Rivelazioni

 

 

INFANZIA DI GESÙ

Parte II

(cap. 101 – 200)

 

 

[Infanzia parte I] – [indice]

 

 

101. Capitolo

Giuseppe presenta Cirenio a Tullia. Una meravigliosa scoperta:

Tullia è cugina e amore giovanile di Cirenio. Commozione di Cirenio.

23 dicembre 1843

1. Poi Giuseppe si avvicinò alla fanciulla, ancora affaccendata col Piccino, la tirò per la manica e le disse:

2. “Ascolta, mia cara figlia, sul serio non hai ancora notato chi si trova qui ora? – Alza dunque almeno una volta gli occhi e vedi!”

3. Qui la fanciulla si destò dal suo diletto e scorse lo splendente Cirenio.

4. Ella si spaventò letteralmente e domandò tutta impaurita: “O mio caro padre Giuseppe, chi è quest’uomo così intensamente splendente? Che cosa vuole qui? Da dov’è mai venuto?!”

5. E Giuseppe disse alla fanciulla: “Oh, non temere, Tullia, figlia mia! Vedi, questo è l’ottimo Cirenio, fratello dell’imperatore e governatore dell’Asia e di una parte dell’Africa!

6. Costui metterà sicuramente a posto nel modo migliore le tue faccende a Roma; tu infatti già dal primo sguardo gli sei diventata molto cara!

7. Ma va’ e pregalo di ascoltarti, e raccontagli tutta la storia della tua vita, e sta’ sicura che non avrai parlato a un orecchio sordo!”

8. Ma la fanciulla disse: “O mio caro padre, questo non oso; poiché io so che un signore così interroga, in simili circostanze, proprio con terribile severità, e sentendo un qualsiasi punto che non si può dimostrare, subito allora minaccia la morte!

9. Come mi è già successo una volta nella mia povertà, quando pure un simile signore aveva cominciato a esaminare di dove io fossi.

10. E quando io gli riferii tutto fedelmente, allora pretese da me delle rigorosissime prove.

11. Ma poiché io, del tutto orfana e in assoluta povertà, non gliene potei fornire, allora mi ordinò il più rigoroso silenzio, e mi minacciò di morte qualora avessi voluto parlarne ancora a qualcuno.

12. Ti prego perciò, anche tu non tradirmi, altrimenti sono sicuramente perduta!”

13. Qui Cirenio, che aveva sentito questa sommessa conversazione, si avvicinò a Tullia e le disse:

14. “O Tullia, non temere chi vuole proprio fare di tutto per renderti quanto più possibile felice!

15. Non dirmi nient’altro che il nome di tuo padre, se ancora te lo ricordi, e di più non mi serve.

16. Tuttavia non avere alcun timore anche se il nome di tuo padre ti fosse uscito di mente; tu mi rimani ugualmente cara, per il fatto che ora sei figlia di questo mio grandissimo amico!”

17. Qui Tullia trovò già più coraggio e disse a Cirenio: “In verità, se i tuoi miti occhi m’ingannano, allora il mondo intero è una menzogna. Perciò te lo voglio dire, come si chiamava il mio buon padre.

18. Vedi, il suo nome era Victor Aurelius Dexter Latii; – se tu sei un fratello dell’imperatore, allora questo nome non ti sarà estraneo”.

19. Quando Cirenio ebbe sentito questo nome, ne fu visibilmente commosso e disse con la voce spezzata:

20. “O Tullia, era proprio un vero fratello di mia madre! Sì, sì, di lui so che ebbe da una moglie legittima una figlia nata cieca, che egli amava sopra ogni cosa!

21. Oh, quante volte l’ho invidiato per la sua fortuna, che propriamente era una sfortuna! Ma per lui la cieca Tullia valeva più del mondo intero!

22. Sì, io stesso ero totalmente innamorato di questa Tullia, quando aveva ancora solo quattro o cinque anni, e spesso ho giurato a me stesso: ‘Un giorno questa e nessun’altra dovrà diventare la mia legittima moglie!’

23. E – o Dio, ora io trovo la mia celeste Tullia qui, in casa del mio celeste, divino amico!

24. O Dio, o Dio! - Questo è troppo salario in una volta sola per un debole mortale, per quel poco che io, un nulla davanti a Te, ho fatto, o Signore!” – Qui Cirenio si accasciò esausto su una sedia, e solo dopo qualche tempo si riprese per parlare ancora con Tullia.

 

 

102. Capitolo

Cirenio chiede la mano di Tullia. Tullia lo mette alla prova.

Un Vangelo del matrimonio.

27 dicembre 1843

1. Dopo essersi ripreso, Cirenio disse di nuovo a Tullia: “Tullia! Non vorresti dunque concedermi la tua mano e diventare la mia legittima moglie, se io te lo chiedessi dal profondo del mio cuore?”

2. E Tullia disse: “Che cosa mi faresti dunque, se io lo rifiutassi?”

3. E Cirenio disse, un po’ eccitato, ma sempre col miglior cuore:

4. “Allora lo offrirei come sacrificio a Colui che tieni fra le tue braccia, e poi me ne andrei via triste da qui!”

5. E Tullia interrogò ancora Cirenio, dicendo precisamente: “Che cosa mai faresti allora, se a Colui che ora riposa fra le mie braccia io chiedessi un consiglio su ciò che debbo fare,

6. ed Egli mi sconsigliasse di accettare la tua proposta, e mi dicesse di restare fedele alla casa che mi ha accolta con tanta straordinaria amabilità!?”

7. E Cirenio restò un po’ sorpreso a questa domanda, disse tuttavia un po’ imbarazzato:

8. “Sì, allora, mia splendidissima Tullia, - allora ovviamente senza replicare dovrei desistere subito dalla mia richiesta!

9. Poiché contro la volontà di Colui a Cui ubbidiscono tutti gli elementi, l’uomo mortale non potrà mai in eterno opporsi!

10. Oh, ma interroga subito il Piccino, perché io apprenda al più presto qual è la mia sorte!”

11. Ma il Piccino si rizzò immediatamente e disse: “Io non sono Signore di ciò che è del mondo; perciò da parte mia siete liberi in tutto ciò che è del mondo.

12. Ma se nel vostro cuore avete concepito amore vero l’uno per l’altro, allora non lo dovete spezzare!

13. Infatti da Me non vi è altra legge per il matrimonio, se non quella che sta scritta con lettere infuocate nei vostri cuori.

14. Ma se già al primo sguardo vi siete riconosciuti e uniti in conformità a questa legge viva, allora non dovete neanche più separarvi, se non volete peccare davanti a Me!

15. Io però non ritengo valido alcun vincolo matrimoniale mondano, bensì solo quello del cuore;

16. chi spezza questo vincolo, è un vero adultero davanti a Me!

17. Tu, Mio Cirenio, ti sei lasciato avvincere il cuore molto possentemente per questa figlia; perciò non devi più distoglierlo da lei!

18. E tu, figlia, già al primo sguardo t’infiammasti nel tuo cuore per Cirenio, perciò sei già sua moglie davanti a Me e non occorre che tu lo divenga adesso!

19. Da Me infatti non vale consiglio o sconsiglio esterno, ma solo il consiglio dei vostri cuori è valido presso di Me!

20. Rimanete dunque eternamente fedeli a questo, se non volete diventare veri adulteri davanti a Me!

21. Ma maledetto sia chi sconsiglia per ragioni mondane in questioni d’amore, il quale proviene da Me!

22. Che cosa è dunque di più: l’amore vivo, che proviene da Me, oppure la ragione mondana, che proviene dall’inferno?

23. Guai però anche all’amore la cui ragione è il mondo, – esso sia maledetto!”.

24. Queste parole del Piccino fecero sì che tutti si spaventassero, e nessuno osò dire ancora qualcosa sulla questione del matrimonio.

 

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103. Capitolo

Il Divin Piccino continua la spiegazione sulla legge viva del matrimonio. L’amore della testa e l’amore del cuore. Il Piccino unisce i due innamorati. Tullia riconosce la Divinità nel Piccino.

28 dicembre 1843

1. Ma poiché tutti a questo discorso del Piccino guardavano fissi davanti a sé, completamente costernati, e nessuno osava dire qualche cosa, d’un tratto il Piccino aprì di nuovo la bocca e disse:

2. “Perché mai state ora tutti così tristi intorno a Me? Eppure non vi ho fatto nulla di male!

3. A te, Mio Cirenio, diedi ciò di cui il tuo cuore era assetato, e così anche a te, cara Tullia; che cosa volete dunque di più?

4. Devo forse approvare l’adulterio vivo, mentre tuttavia voi uomini per quello morto avete messo la pena di morte?

5. Che pretesa sarebbe mai questa?! Non vale dunque ciò che procede nella vita, più di ciò che è giudicato nella morte?

6. Ritengo che di questo dobbiate ben rallegrarvi, non invece dispiacervi che sia così!

7. Colui che ama, ama nel cuore o nella testa?

8. Voi però avete ricavato le vostre leggi sul matrimonio non dal cuore, bensì solo dalla testa!

9. Ma la vita è solo nel cuore e da questo esce in tutte le parti dell’uomo, e così anche nella testa, la quale in se stessa non ha vita, ma è morta.

10. Ma se voi sanzionate già con la morte le leggi della testa, che insieme alla testa sono morte, quanto più giusto è dunque rispettare le vive eterne leggi del cuore!

11. Perciò rallegratevi invece che Io, il Vivo fra voi, mantenga ferme le leggi della vita; poiché se non facessi questo, già da molto tempo sarebbe venuta sopra voi tutti la morte eterna!

12. Ma per questo Io venni nel mondo, perché attraverso Me tutte le opere e le leggi della morte vengano annientate, e al loro posto debbano subentrare le antiche leggi della Vita!

13. Ma se Io vi mostro in anticipo che cosa sono le leggi della vita e che cosa quelle della morte, che cosa vi faccio dunque di male, perché vi rattristiate e abbiate paura di Me, come se anziché la vita vi avessi portato la morte?!

14. O voi sciocchi, in Me è venuta a voi l’antica, eterna Vita; perciò rallegratevi e non siate mai più tristi!

15. E tu, Mio Cirenio, prendi la donna che ti do, e tu, Tullia, prendi in tutta serietà l’uomo che ti ho condotto; ora non dovrete mai più lasciarvi!

16. Ma quando la morte del corpo vi avrà separati, allora la parte che sopravviverà dovrà essere libera esteriormente, ma l’amore dovrà durare in eterno. Amen.”

17. Queste parole del Piccino gettarono tutti nel più grande stupore,

18. e Tullia disse, tutta tremante per la grande venerazione:

19. “O uomini! Questo Bambino non è figlio di uomini, bensì è la massima Divinità stessa!

20. Così infatti nessun uomo, bensì solo un Dio può parlare; solo un Dio quale Essenza della Vita stessa può conoscere le leggi della vita e può ridestarle in noi!

21. Noi uomini invece siamo tutti morti; come potremmo allora trovare le leggi della vita e stabilirle come tali?

22. O Tu santissimo Bambino, adesso soltanto riconosco chiaramente ciò che prima ho oscuramente intuito: Tu sei il Signore del Cielo e della Terra dall’eternità! A Te sia dunque tutta la mia adorazione!”.

 

 

104. Capitolo

Cirenio chiede la benedizione del Piccino.

Il Piccino pretende che Cirenio rinunci a Eudokia per amore di Tullia.

Lotta interiore di Cirenio. La ferma Volontà del Piccino.

Cirenio manda a prendere Eudokia.

29 dicembre 1843

1. Questo alto linguaggio da parte di Tullia aveva tutto estasiato Cirenio, ed egli si avvicinò a Tullia, che teneva ancora il Piccino in braccio, e disse con la più grande commozione al Piccino:

2. “O Tu Vita mia, Tu vero Dio del mio cuore, poiché dunque mi hai già così benignissimamente unito a questa fanciulla, io povero peccatore ti chiedo dunque anche la Tua benedizione, alla quale rimarrò fedele per tutta la vita!”

3. E il Piccino subito si rizzò e disse: “Sì, Mio caro Cirenio, ti benedico con la tua donna Tullia!

4. Ma la donna che finora fu tua sposa, quella in cambio devi darla a Me!

5. Poiché se tu non facessi questo, resteresti davanti a Me nel peccato di adulterio; tu infatti hai amato quella donna e l’ami ancora molto!

6. Ma se consegni a Me la donna, e Me la dai e la offri interamente come sacrificio, allora mi hai anche dato il tuo peccato!

7. Io però appunto per questo sono venuto in questo mondo, per prendere su di Me tutti i peccati degli uomini del mondo e cancellarli per l’eternità mediante il Mio Amore al Suo divino cospetto! Così avvenga!”

8. E Cirenio restò inizialmente un po’ sorpreso a questa richiesta; poiché la sua sposa era una schiava greca di straordinaria bellezza, che egli aveva comprata a caro prezzo.

9. Egli l’amava molto per la sua grande bellezza, sebbene da lei non avesse figli.

10. Questa greca aveva bensì già trent’anni, ma ciò nonostante era ancora così bella, che dal volgo pagano era adorata come una vera e propria Venere.

11. Perciò questa richiesta era un po’ dura per il nostro buon Cirenio, ed egli avrebbe preferito di molto che non fosse arrivata.

12. Ma il Piccino non si lasciò distogliere da questo, bensì rimase fermo nella sua pretesa.

13. Ma poiché Cirenio vide che il Piccino non voleva assolutamente desistere dalla sua pretesa, disse al Piccino:

14. “O Tu vita mia! Vedi, io mi sono molto affezionato alla mia sposa, la bella Eudokia, e ne sentirò molto la mancanza!

15. Per davvero, se si potesse fare, vorrei piuttosto lasciarTi Tullia che allontanare la bellissima Eudokia!”

16. Ma il Piccino sorrise a Cirenio e gli disse: “Mi ritieni dunque un bottegaio che fa scambio di merci?

17. Oh, vedi, non lo sono proprio! - Oppure Mi ritieni un essere con cui si può patteggiare la parola da lui pronunciata?

18. Oh, allora ti dico, ti darei più ascolto se tu Mi dicessi: ‘Fa’ scomparire tutto il cielo visibile e la Terra visibile’, piuttosto che ritirare una parola, una volta pronunciata!

19. In verità ti dico: sole, luna e stelle e questa Terra scompariranno, come un abito essi invecchieranno e andranno distrutti, ma le Mie Parole mai in eterno!

20. Perciò tu farai anche subito portare qui Eudokia, e dopo soltanto riceverai Tullia, da Me benedetta.

21. Se però ti rifiuterai, allora ti lascio morire Eudokia – e poi non ti do mai più Tullia.

22. Poiché quello che fai, devi farlo liberamente; un’attività giudicata non ha valore davanti a Me.

23. Se Eudokia muore, allora sei già giudicato con la sua morte e non puoi più diventare il marito di Tullia.

24. Se invece Mi offri Eudokia come sacrificio, allora sei veramente libero, e Tullia può diventare la tua legittima moglie!

25. Due mogli però, in conseguenza del Mio Ordine, non puoi averle; poiché in principio furono creati solo un uomo e una donna.

26. Fa’ dunque come ora ti ho detto, affinché non venga un giudizio su di te”.

27. Queste parole del Bambino indussero Cirenio alla repentina decisione di mandare a prendere Eudokia dalla città;

28. egli infatti l’aveva portata con sé da Tiro, ma non la faceva vedere a nessuno, perché anche nessuno potesse essere sedotto dalla sua grande avvenenza.

29. Tuttavia perfino adesso egli non l’affidò però a nessun altro, che solamente al figlio maggiore di Giuseppe e a Maronio Pilla.

30. Questi due, accompagnati dalla guardia del corpo di Cirenio, andarono nella residenza di Cirenio e portarono ben presto la bella Eudokia nell’abitazione di Giuseppe; ma Eudokia se ne meravigliò molto, e non sapeva come fosse accaduto, che Cirenio per la prima volta l’avesse mandata a prendere da uomini estranei.

 

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105. Capitolo

Cirenio prega ancora di poter tenere Eudokia.

Fermo diniego del Piccino. Protesta di Eudokia.

Vittoria dello spirito in Cirenio. Maria consola Eudokia.

30 dicembre 1843

1. Ora quando Cirenio osservò Eudokia di fronte a Tullia, trovò che ella era notevolmente più bella di Tullia, e gli fece male di separarsi ora per sempre da lei.

2. Ed egli chiese perciò ancora una volta al Piccino, se non potesse tenerla, per lo meno come ancella e compagna di Tullia.

3. Ma il Piccino disse: “Cirenio Mio! Tu puoi prendere tutte le ancelle che vuoi nella tua casa,

4. ma solo Eudokia no! Costei devi lasciarla qui, e questo perché Io voglio così per il tuo bene!”

5. Ma quando Eudokia vide questo, e sentì molto bene come questo Bambino lattante rispondesse a Cirenio con tono di comando,

6. allora ella si spaventò e disse: “Ma per l’amore di tutti gli dèi, che è mai questo?! Un bambino lattante comanda a colui, davanti al quale tremano, quando parla, l’Asia e l’Egitto!

7. E il grande dominatore ascolta timoroso il bambino così deciso nel comandare, e si adatta volonteroso al suo dire?!

8. Come odo, devo separarmi da Cirenio affinché un'altra prenda il mio posto!

9. Oh, ciò non accadrà tanto facilmente, come forse pensa questo bambino lattante!

10. Sarebbe per te, potente Cirenio, proprio una grandissima vergogna, caso mai ti volessi lasciar comandare da questo bambino; perciò sii un uomo e un romano!”

11. Ma quando Cirenio ebbe sentito questo da Eudokia, si eccitò e disse:

12. “Sì, Eudokia! Proprio adesso ti mostrerò che sono un uomo e un romano!

13. Vedi, anche se questo Bambino che Tullia vezzeggia non fosse di origine divina, se tuttavia potesse parlarmi pressappoco così, Gli ubbidirei!

14. Ma questo Bambino è della più alta origine divina, e tanto più dunque voglio ubbidirGli, qualunque cosa voglia da me!

15. Che cosa preferirai tu: fare ciò che vuole questo Bambino di tutti i bambini, o morire per l’eternità?”

16. Queste parole di Cirenio ad Eudokia furono di grande effetto.

17. Ella cominciò bensì a piangere, perché tutto ad un tratto doveva abbandonare tanta magnificenza,

18. però intanto pensava che il suggerimento di un dio non si può più cambiare; e così si arrese a questa disposizione.

19. Ma si avvicinò a Eudokia Maria e le disse: “Eudokia, non rattristarti per questo scambio!

20. Poiché tu cedesti una gloria ben piccola, per riceverne in cambio una grandissima e diversa!

21. Vedi, anch’io sono figlia di un re, ma la gloria reale è passata da molto tempo, e vedi, ora io sono un’ancella del Signore, e questa è una gloria maggiore di tutti i reami del mondo!”

22. Queste parole fecero grandissima impressione a Eudokia, ed ella cominciò a rincuorarsi in casa di Giuseppe.

 

 

106. Capitolo

Eudokia chiede spiegazioni sul Piccino. Maria la invita a pazientare.

Gesù Bambino fra le braccia di Eudokia e in colloquio con lei.

2 gennaio 1844

1. Ma Eudokia chiese a Maria come mai avvenisse che questo Piccino fosse così ricolmo di prodigiosa forza, e di natura così sommamente divina.

2. E come mai fosse accaduto che ora Cirenio dipendeva così tanto dalle parole del Piccino.

3. Ma Maria disse a Eudokia con tutta soavità: “Cara Eudokia! Vedi, non ogni legno si può spezzare sul ginocchio!

4. Ad ogni cosa occorre il suo tempo e la sua attesa; è con la cara pazienza che noi andiamo più lontano!

5. Quando sarai stata qualche tempo da me, soltanto allora apprenderai anche tutto; ma per adesso credi che questo Bambino è più grande di tutti gli eroi e gli dèi di Roma!

6. Non hai sentito l’altro ieri la grande potenza della tempesta?

7. Vedi, essa veniva dalla mano potente di Colui che Tullia ancora vezzeggia!

8. Vedi, ma ciò che la violenza di quella tempesta fece dei templi in città, potrebbe farlo anche della Terra intera!

9. Per adesso ne sai a sufficienza, e di più non devi sapere, per la tua stessa salvezza,

10. ma quando sarai più matura, allora apprenderai anche di più!

11. Perciò ti prego anche, per la tua stessa salvezza, di tacere con chiunque di questo; se invece ne parli, sarai giudicata!”

12. Queste parole di Maria calmarono Eudokia, ed ella cominciò a riflettere moltissimo tra sé su quanto aveva sentito da Maria.

13. Maria però si avvicinò a Tullia e le riprese dalle braccia il Piccino, e le disse:

14. “Vedi, te questo mio Figliolino ha già benedetta, e tu perciò sarai felice per sempre!

15. Là però c’è la povera Eudokia; ella non ha ancora mai provato il beneficio infinitamente grande della benedizione del Piccino! Perciò voglio mettere il Piccino anche fra le braccia di Eudokia, perché provi quale potenza emana dal Piccino!”

16. Poi Maria portò il Piccino da Eudokia e le disse:

17. “Qui, Eudokia, è la Salvezza mia e tua! PrendiLo per un po’ fra le braccia e prova com’è dolce, essere una madre di un tale Bambino!”

18. Con grande reverenza Eudokia prese il Piccino fra le sue braccia;

19. ella però temeva questo Bambino tanto misterioso, e intanto osava a mala pena muoversi.

20. Ma il Piccino sorrise e disse: “O Eudokia, non aver paura di Me; poiché Io non sono il tuo distruttore, ma il tuo Salvatore!

21. Ma in questo breve periodo Mi conoscerai certo meglio di quanto tu Mi conosca adesso!

22. Allora non avrai più paura di Me, bensì Mi amerai, come Io ti amo!”. – Queste parole tolsero a Eudokia la paura, ed ella cominciò ad accarezzare e a vezzeggiare il Piccino.

 

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107. Capitolo

Ringraziamento di Cirenio. Nobiltà d’animo e saggezza del modesto Giuseppe.

Cirenio affida a Giuseppe otto bambini poveri.

3 gennaio 1844

1. Ora però Cirenio disse a Giuseppe: “Eccellente amico e fratello! Ho fatto ora nella tua casa la mia più grande fortuna sotto ogni riguardo; dimmi ora quale compenso mi richiedi per te?!

2. Oh, dimmi, come posso ripagarti sia pur in minima misura, per tutto quello che tu hai fatto per me?!

3. Non calcolare però magari questa casa di campagna, che come compenso per te sarebbe certo qualcosa di troppo scarso e misero!”

4. E Giuseppe disse: “O fratello e amico, che cosa pensi mai di me?!

5. Credi forse che sono un commerciante di buone azioni, e faccia del bene soltanto per un compenso?

6. O quanto sei in errore, se credi questo di me!

7. Vedi, non conosco nulla di più miserabile che un benefattore pagato e una buona azione pagata!

8. In verità, sia maledetto io e il giorno e l’ora in cui nacqui, se volessi accettare da te anche solo uno statere([1])!

9. Prendi pur dunque con te con animo lieto tua moglie, la purificata Tullia; ciò che farai a lei e a qualche altro povero, lo stimerò e accetterò sempre quale buon compenso per le mie azioni verso di te!

10. Risparmia tuttavia a questa casa qualsiasi donazione; infatti quello che ho è sufficiente per noi tutti. Perché ci deve essere dell’altro ancora?

11. Credi forse che esigerei da te qualche retta per il mantenimento di Eudokia? – Oh, sta’ tranquillo per questo!

12. Io l’accolgo come una figlia e l’educherò nella grazia di Dio.

13. - Ma dov’è mai il padre che si sia fatto pagare da qualcun altro per l’educazione della propria figlia?!

14. Io ti dico che Eudokia vale più di tutto il mondo; perciò non c’è neanche al mondo compenso accettabile, che ora mi possa essere offerto per lei.

15. Il grande compenso però che io ho per tutto il mio agire, vedi, si trova ora fra le braccia di Eudokia!”

16. Ma quando Cirenio vide il grande disinteressato altruismo di Giuseppe, disse con grandissima commozione:

17. “In verità, davanti a Dio e a tutti gli uomini della Terra sei tu qui l’unico uomo di tutti gli uomini!

18. Elogiarti a parole sarebbe fatica vana; tu infatti sei al di sopra di qualsiasi parola umana!

19. Ma io so quello che farò, per mostrarti quanto altamente ti stimi e ti apprezzi.

 

20. Un regalo ti farò, che sicuramente non respingerai.

21. Vedi, io ho a Tiro tre fanciulle e cinque ragazzi([2]) di poverissimi genitori, i quali però sono già morti!

22. Questi cari bambini li farò portare qui da te, perché vengano da te allevati!

23. Che io provvederò al loro mantenimento, puoi esserne pienamente sicuro.

24. Mi ricuserai anche questo? No, Giuseppe, mio eccellentissimo fratello, sicuramente non lo farai!”

25. E Giuseppe disse tutto commosso: “No, fratello, questo non te lo rifiuterò mai! Manda qui dunque questi bambini il più presto possibile; si provvederà a loro nel migliore dei modi in tutto ciò di cui hanno bisogno!”.

 

 

108. Capitolo

Apprensione di Cirenio perché il matrimonio dovrebbe

essere benedetto da un sommo sacerdote di Imene.

4 gennaio 1844

1. Cirenio, tutto contento di questa assicurazione di Giuseppe, disse allora a Giuseppe:

2. “Eccellentissimo amico, ora è adempiuto ogni mio desiderio, e non c’è più nulla ora che io potrei desiderare!

3. Soltanto una imbarazzante circostanza sussiste ancora accanto alla mia grande felicità, e consiste in questo:

4. Tullia, la celestiale, è bensì ora la mia legittima moglie, benedetta da parte di Dio; ma vedi, io esteriormente sono ancora un romano e perciò, a cagione del popolo, devo anche farmi dare una benedizione ufficiale da un sacerdote per testimonianza!

5. Ma una tale benedizione può essere impartita soltanto da un alto sacerdote di Imene, e soltanto così diventa poi un vincolo legalmente valido.

6. Ma come si può fare qui una cosa simile, dato che non c’è più presente neanche un sacerdote, a parte i tre di grado inferiore?”

7. E Giuseppe disse a Cirenio: “Che cosa t’importa di ciò che non conta nulla?

8. Quando ritornerai a Tiro, là troverai sacerdoti a sufficienza, i quali per denaro ti benediranno, se mai dai qualche peso al valore di questa benedizione.

9. Ma se rimani come sei ora, farai meglio; anche tu infatti sei un signore della tua propria legge!

10. Io però mi ricordo di aver udito una volta da un romano, che a Roma esiste una legge segreta che suona così:

11. ‘Se un uomo sceglie una fanciulla in presenza di un muto, di un pazzo o di un bambino lattante,

12. e costoro all’atto della scelta sono di buon umore e intanto sorridono, in questo modo il matrimonio è perfettamente valido, soltanto deve esserne poi fatta notifica al sacerdote di competenza,

13. nel qual caso ovviamente non può mancare una piccola luccicante offerta’.

14. Se questa legge segreta esiste in realtà, che occorre di più?

15. Fa’ venire i tre sacerdoti che sono qui da me; costoro ti daranno l’attestato che tu hai scelto Tullia in presenza di un Bambino che ti sorrideva e perfino ti benediceva, e che è giusto appena nel suo quarto mese d’età!

16. Se hai questa innocentissima testimonianza e un po’ d’oro, che occorre di più per l’intero popolo romano?!”

17. E Cirenio saltò letteralmente dalla gioia e disse a Giuseppe:

18. “Per davvero tu, eccellentissimo fratello, hai perfettamente ragione! Esiste sul serio una tale legge; solo che all’inizio non me ne sono potuto subito ricordare!

19. Adesso è tutto nel miglior ordine; fa’ pur venire da me dunque i tre sacerdoti, e conferirò subito adeguatamente con loro su questo punto!”. – E Giuseppe allora fece subito venire nella stanza i tre ancora muti sacerdoti.

 

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109. Capitolo

Esitazione dei sacerdoti. Cirenio assume ogni responsabilità.

Una cattiva testimonianza sull’avidità di lucro di Roma.

Matrimonio di Cirenio con Tullia.

5 gennaio 1844

1. I tre sacerdoti arrivarono immediatamente, e uno disse: “Solo un ordine del governatore oggi può scioglierci la lingua;

2. questa mattina infatti facemmo giuramento di non dire parola per tutto il giorno e di non mettere in bocca alcun cibo!

3. Ma, come ho detto, ora che è sera infrangiamo questo giuramento perché vi siamo costretti dall’ordine del governatore! - Voglia egli un giorno renderne conto per noi!”

4. Ma Cirenio disse: “In verità, costretti non vi ho affatto; ma se ve ne fate una questione di coscienza, allora prendo volentieri la cosa sul mio conto!

5. - Sono pure infatti in casa di Colui a Cui competono fondamentalmente tali conti, e allora credo che al controllo di questo conto non mi dovrebbe andare così male, come voi stoltamente vi immaginate!”

6. E Giuseppe disse: “O fratello! Il controllo è già fatto, perciò dì solo ai tre ciò che a loro hai da richiedere!”

7. Ma uno dei sacerdoti prevenne Cirenio e gli domandò che cosa avrebbero dovuto fare per lui.

8. E Cirenio, esprimendosi molto concisamente, espose subito ai tre la propria richiesta.

9. Ma i tre dissero: “La legge è giusta, e il fatto lo è pure; noi però siamo solo sacerdoti di grado inferiore e la nostra testimonianza non verrà considerata valida!”

10. E Cirenio spiegò loro che in questo caso, per assoluta mancanza di un sacerdote di grado superiore, qualsiasi sacerdote inferiore era perfino obbligato ad esercitare l’ufficio e il diritto del sacerdozio superiore.

11. Ma i sacerdoti dissero: “Ciò è giusto; ma vedi, quando due giorni fa noi volevamo esercitare il potere del sacerdozio superiore, allora ci hai condannati!

12. Se noi ora esercitassimo di nuovo davanti a te un diritto del sacerdozio superiore, non ci condanneresti forse un’altra volta?!”

13. Ma Cirenio disse alquanto eccitato: “Allora vi condannai perché volevate esercitare il diritto del sacerdozio superiore in modo totalmente contrario alla legge;

14. ora invece avete davanti a voi il diritto legale; se agite in conformità ad esso, non avete certamente da temere alcuna condanna da me!

15. Anzi invece voglio elargirvi per questo un’offerta, che potrà assicurarvi il sostentamento a vita! E un’offerta per Roma non rimarrà a mezza strada!”

16. E i sacerdoti dissero: “Bene; però neppure noi tre ora apparteniamo più agli idoli, e non vogliamo avere più niente a che fare col paganesimo di Roma!

17. Sarà poi valida la nostra testimonianza, se a Roma si apprenderà che noi siamo passati alla fede di Israele?”

18. E Cirenio disse: “Lo sapete altrettanto bene quanto me, che a Roma per denaro è valida qualsiasi testimonianza!

19. Perciò fate quello che vi chiedo; tutto il resto non vi riguarda; perché me ne occuperò già io!”

20. Soltanto questa assicurazione indusse i sacerdoti a rilasciare a Cirenio il certificato richiesto e con esso a benedirlo.

21. Quando Cirenio ebbe avuto il certificato, soltanto allora porse la mano a Tullia e la alzò quale ormai sua legittima moglie.

22. E le diede un anello e mandò subito a prendere per lei dalla città dei vestiti regali.

 

 

110. Capitolo

Tullia in abiti regali e dolore di Eudokia.

Parole di conforto del Piccino a Eudokia e lacrime di gioia di Eudokia.

Partecipazione di Maria.

8 gennaio 1844

1. In breve tempo gli abiti regali per Tullia furono procurati, ed essa ne fu rivestita, come già accennato prima.

2. Ma Maria riprese il suo vestito, lo lavò e lo tenne poi di nuovo per sé.

3. Cirenio voleva naturalmente dare anche a Maria, in sostituzione di quello, dei vestiti regali;

4. ma tanto Maria quanto Giuseppe ricusarono ciò solennemente.

5. Ma quando Eudokia vide Tullia nel suo vero sfarzo regale, sentì tuttavia un peso nel cuore, così che cominciò a sospirare segretamente.

6. Ma il Piccino disse a lei sottovoce: “Eudokia, Io ti dico, non sospirare a motivo del mondo, sospira invece a motivo del tuo peccato, e farai meglio!

7. Poiché vedi, Io sono più che Cirenio e Roma; se hai Me, allora hai di più che se possedessi il mondo intero!

8. Ma se Mi vuoi avere interamente, devi allora pentirti dei tuoi peccati, in seguito ai quali divenisti sterile!

9. Se però nell’amore per Me ti pentirai del tuo peccato, allora soltanto, nella misura del tuo amore, riconoscerai chi sono Io veramente!

10. Ma quando Mi riconoscerai, allora sarai più felice che se tu fossi la consorte dell’imperatore stesso!

11. Poiché vedi, l’imperatore deve tenere una forte guardia per non essere scacciato dal trono.

12. Io invece basto da solo a Me stesso! Spiriti, soli, lune, terre e tutti gli elementi sono a Me sottomessi, e tuttavia non ho bisogno di guardie e Mi lascio tuttavia perfino prendere in braccio da te, benché tu sia una peccatrice!

13. Perciò sta’ tranquilla e non piangere; poiché tu hai ricevuto quello che fu tolto a Tullia, quando ella ricevette i vestiti regali!

14. E ciò è infinitamente più che quei vestiti regali scintillanti d’oro, i quali sono morti e portano la morte,

15. mentre tu hai la Vita fra le tue braccia, e non gusterai mai più la morte in eterno, se Mi ami!” -

16. Queste parole del Piccino ebbero un effetto così salutare sull’animo di Eudokia, che ella per la grandissima gioia e l’alta beatissima meraviglia cominciò a piangere.

17. Ma Maria si accorse che Eudokia bagnava i suoi occhi con lacrime di gioia, perciò andò da lei e le domandò:

18. “Soave Eudokia, che ti accade, ché scorgo dolci lacrime nei tuoi occhi?”

19. Ed Eudokia rispose dopo un profondo sospiro di delizia:

20. “O tu la più felice delle madri su tutta la Terra! Vedi, il tuo Piccino mi ha parlato in modo meraviglioso!

21. In verità, non uomini mortali, sia pure in tutta la loro grandezza mondana, bensì solo dèi possono essere capaci di tali parole!

22. Di grandi pensieri e presentimenti è ora pieno il mio petto! Come da una profondità nascosta essi salgono in me così come dal mare le chiare stelle; e per questo io piango nel mio rapimento!”

23. Ma Maria disse: “Eudokia, abbi solo pazienza! Dopo le stelle arriverà anche il sole; soltanto nella sua luce vedrai dove sei! – Ma ora silenzio, poiché Cirenio viene qui!”.

 

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111. Capitolo

Ringraziamento di Cirenio al Piccino.

Parole di benedizione del Piccino alla coppia di sposi.

Giuseppe li invita a celebrare da lui il banchetto nuziale.

Ritorno di Cirenio in città.

9 gennaio 1844

1. Quando Cirenio con Tullia si fu avvicinato a Eudokia, che teneva ancora il Piccino fra le braccia, disse allora al Piccino:

2. “O Vita mia, mio Tutto! A Te soltanto io devo questa mia grande, meravigliosa felicità!

3. Io feci solo ben poco per Te, e Tu mi compensasti in modo così indicibile, e mi rendesti l’uomo più felice della Terra!

4. Oh, come potrò mai io, povero peccatore, ringraziarTi abbastanza per questo?!”

5. Ma il Piccino si eresse, levò in alto la Sua mano destra e disse:

6. “O Mio caro Cirenio Quirino, Io benedico ora te e tua moglie Tullia, perché abbiate a vivere insieme felicemente nel mondo!

7. Ma questo ti dico anche: nella felicità del mondo non reputarti mai troppo felice, bensì considera il mondo, insieme alla sua felicità, un teatro dell’inganno, così godrai nella giusta sapienza la vita del mondo!

8. Poiché vedi, tutto nel mondo è esattamente il contrario di ciò che ti si rappresenta; soltanto l’amore, quando viene dal profondo del cuore, è vero e giusto!

9. Dove scorgi la vita senza amore, là non c’è vita, bensì la morte;

10. dove invece, per la quiete del vero amore, tu immagini la morte, là è di casa la vita, e nessuno la può distruggere!

11. Tu non sai quanto è malfermo il suolo sul quale stai; Io però lo so, perciò ti dico tutto questo!

12. Scava qui solo a mille klafter (1900 m) di profondità, e avrai davanti a te un enorme abisso che ti inghiottirà!

13. Dunque non scavare troppo in profondità nel mondo, e non rallegrarti delle scoperte nella profondità del mondo;

14. poiché sempre, ovunque qualcuno si addentri a scavare troppo a fondo nel mondo, si prepara anche la propria rovina.

15. Non fidarti del punto in cui stai; poiché esso è malfermo e può inghiottirti, se lo scavi e fai un vuoto nel terreno!

16. Rifletti: tutto nel mondo può ucciderti, perché ogni cosa contiene in se stessa la morte, – solo ed esclusivamente l’amore non la contiene, se tu lo conservi nella sua purezza!

17. Ma se lo mescoli con cose mondane, esso allora diventa pesante e può anche ucciderti, tanto fisicamente quanto spiritualmente.

18. Rimani dunque nel puro amore disinteressato, ama l’unico Dio, quale tuo Padre e Creatore, al di sopra di tutto, e gli uomini, quali tuoi fratelli, come te stesso, così avrai la vita eterna in questo tuo amore, Amen”.

19. Queste sapientissime parole del Piccino incussero a Cirenio, così come a tutti i presenti, un così profondo rispetto, che essi tremavano in tutto il corpo.

20. Ma Giuseppe si avvicinò a Cirenio e disse: “Fratello, calmati e va’ in città con la benedizione di questa casa! Tutto quello però che udisti e ricevesti qui, tienilo segreto per adesso! Vieni però domani e tieni qui il tuo banchetto nuziale!”.

– E Cirenio si recò subito in città con Tullia e col suo seguito.

 

 

ARCANGELI IN CASA DI GIUSEPPE

 

112. Capitolo

Una nuova sorpresa in casa di Giuseppe:

dei giovinetti biancovestiti aiutano in casa.

10 gennaio 1844

1. Dopo che Cirenio dalla casa di Giuseppe, a sera già piuttosto inoltrata, si fu recato con i suoi in città, Giuseppe disse ai suoi figli:

2. “Figlioli, andate ora a eseguire i lavori di casa! Provvedete alle mucche e agli asini e preparateci poi una cena, e buona e fresca! Infatti oggi stesso devo adottare e benedire la mia nuova figlia durante un lieto banchetto!”

3. Allora i figli di Giuseppe andarono subito a fare come Giuseppe aveva loro ordinato.

4. Ma quale non fu la loro sorpresa, quando nella stalla incontrarono parecchi giovinetti biancovestiti, che con molto zelo accudivano gli animali di Giuseppe.

5. I figli di Giuseppe chiesero loro chi avesse loro comandato di fare questo, e di chi fossero servitori.

6. Ma i giovinetti dissero: “Noi siamo sempre servitori del Signore, e il Signore ci ha comandato di farlo; per questo anche l’abbiamo fatto!”

7. Ma i figli di Giuseppe chiesero ai giovinetti: “Chi è il vostro signore, e dove sta di casa? È forse Cirenio?”

8. E i giovinetti dissero: “Il nostro Signore è anche il vostro, abita da voi, – ma Cirenio non è il Suo nome!”

9. Allora i figli di Giuseppe ritennero che questi fosse il loro stesso padre, e dissero perciò ai giovinetti:

10. “Se è così, allora venite con noi, perché nostro padre, che qui è il signore di questa casa, vi riconosca, se siete realmente i suoi servitori!”

11. E i giovinetti dissero: “Mungete prima le mucche, poi vogliamo venire con voi e presentarci al vostro Signore!”

12. Qui i figli presero i secchi per il latte e munsero il triplo del solito, anche di quando in precedenza avevano curato le mucche il meglio possibile.

13. Allora essi rimasero oltremodo sorpresi e non riuscivano a spiegarsi come le mucche questa volta dessero così tanto latte.

14. Ma quando ebbero finito di mungere le mucche, allora i giovinetti dissero:

15. “Ora che avete finito il vostro lavoro, andiamo in casa dove abita il vostro e nostro Signore!

16. Ma vostro padre vi ha anche dato disposizioni per una buona cena; questa si deve preparare, prima ancora che entriamo nella stanza del Signore!”

17. Subito i giovinetti andarono in cucina, e vedi, anche là c’erano già parecchi giovinetti tutti occupati a preparare una cena squisita. –

18. Ma per Giuseppe il lavoro dei figli durava un po’ più del solito; perciò andò a vedere che cosa facessero.

19. Ma come restò stupefatto, quando trovò la cucina piena zeppa di lavoranti!

20. Egli domandò subito ai figli che cosa fosse mai quello, per amor del Signore.

21. Ma i giovinetti risposero: “Giuseppe, non ti preoccupare; poiché quello che c’è e succede qui, c’è e succede realmente per amore del Signore! Lasciaci dunque prima preparare la cena, poi apprenderai i particolari dal Signore stesso!”

 

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113. Capitolo

Stupore di Maria per le continue visitazioni. Consolazione di Giuseppe.

Venerazione degli angeli davanti al Piccino e Sue parole agli arcangeli.

La cena comune.

11 gennaio 1844

1. Giuseppe ritornò poi subito nella stanza e raccontò a Maria e a Eudokia quello che aveva appena visto e quello che succedeva fuori in cucina.

2. Maria ed Eudokia se ne stupirono enormemente, e Maria disse:

3. “O grande Dio, così non siamo dunque neppure un secondo sicuri dalle Tue visite! Non appena una ha messo il piede fuori dalla porta, già cento nuove al loro posto rimettono piede nella stanza!

4. O Signore, non vuoi dunque lasciarci un attimo in pace?! - Forse dobbiamo già di nuovo fuggire, e ora magari dai Romani? Oh, quale conseguenza potrà avere questo fatto?”

5. Ma Giuseppe disse: “Cara Maria, non intimorirti invano! Vedi, noi siamo pur tutti pellegrini in questo mondo, e il Signore è la nostra guida!

6. Dove il Signore vuol condurci, là anche seguiamoLo, abbandonandoci totalmente alla Sua santa Volontà; è Lui solo infatti, che sa dove e che cosa è per noi il meglio!

7. Vedi, tu t’intimorisci sempre, quando il Signore ci manda qualcosa di nuovo; io però sono pieno di gioia per questo – perché ormai so che il Signore provvede sempre per il nostro meglio!

8. Questa mattina il Signore ha mandato su di me una forte prova; io ne fui molto rattristato.

9. Ma la tristezza non durò a lungo; l’ucciso fu risuscitato e vive, e io sono di nuovo pieno di serenità ed ora mi rallegro per una buona cena benedetta.

10. Fa’ altrettanto, e ti gioverà molto di più che tutte le tue vane, giovanili paure e inquietudini!”

11. Queste parole di Giuseppe tranquillizzarono Maria, ed ella stessa ora divenne piena di curiosità, di vedere i nuovi cuochi in cucina.

12. Perciò ella si alzò e voleva andare a vedere; ma in quel momento entrarono nella stanza i figli di Giuseppe, carichi di vivande, e tutti i giovinetti li seguivano con la più grande venerazione.

13. E quando essi giunsero in prossimità del Piccino, caddero subitaneamente in ginocchio e Lo adorarono.

14. Ma il Piccino si rizzò e disse ai giovinetti: “Alzatevi, voi arcangeli dei Miei infiniti Cieli!

15. Ho esaudito la vostra preghiera. Il vostro amore Mi vuol servire anche qui nella mia piccolezza; eppure Io, il vostro Signore dall’eternità, non ho mai avuto bisogno del vostro servizio!

16. Ma poiché il vostro amore è così possente, rimanete allora qui per tre giorni terrestri e servite questa casa; ma all’infuori di coloro che sono qui in casa, nessuno sappia chi voi siete!

17. Ora però cenate col Mio padre adottivo e con la mia genitrice carnale, e con questa figlia che Mi tiene nelle sue mani, con i tre in ricerca e con i Miei fratelli!”

18. Dopo di che i giovinetti si alzarono, Maria prese il Piccino e tutti si misero a tavola, intonarono con Giuseppe il canto di lode e mangiarono e bevvero ultrabeati e felici.

19. Ma gli arcangeli, i giovinetti, piansero dalla beatitudine e dissero:

20. “In verità, eternità sono passate sotto i nostri sguardi, piene del massimo diletto;

21. ma tutte le eternità più piene di diletto non sono pari a questo attimo in cui mangiamo alla tavola del Signore, sì, alla tavola dei Suoi figli, fra i quali Egli è in tutta la Sua pienezza! O Signore, lascia anche noi divenire Tuoi figli!”.

 

 

114. Capitolo

Colloquio di Maria con Zuriele e Gabriele.

Gesù indica il nuovo Ordine in Cielo e sulla Terra.

Curiosità di Eudokia per i celesti messaggeri.

12 gennaio 1844

1. Quando fu consumata la cena, e dopo che tutti con Giuseppe ebbero offerto al Signore un canto di ringraziamento, uno dei giovinetti disse a Maria:

2. “Maria, tu benedetta fra le donne della Terra, non ti ricordi più di me? - Non sono quello che così spesso ha giocato con te nel Tempio, e sempre ti ha portato un cibo buono e una bevanda dolce?”

3. Qui Maria fece un sorriso sbarazzino e disse: “Sì, ti riconosco; tu sei Zuriele, un arcangelo! Talvolta però mi hai anche un po’ punzecchiata, poiché parlavi con me, ma non ti lasciavi vedere!

4. E spesso dovevo pregarti per delle ore, prima che tu ti persuadessi a farti scorgere da me!”

5. E il giovinetto disse: “Vedi, tu Madre benedetta, così era la Volontà del Signore, al Quale eri oltremodo cara.

6. Ma così come in te il cuore, la sede dell’amore, continuamente batte e sprona e punzecchia tutto il tuo essere,

7. così è anche questo il modo dell’Amore del Signore: che egli i suoi prediletti continuamente li sprona, pizzica e punzecchia, ma è anche proprio così che forma la vita e la rende durevole per l’eternità!”

8. Maria fu molto contenta di questa spiegazione e lodò la grande bontà del Signore.

9. Ma un altro giovinetto si rivolse pure a Maria e disse: “Vergine benedetta! Riconosci anche me? Non sarà molto più di un anno, da che ti ho visitata a Nazareth!”

10. E Maria lo riconobbe dalla voce e disse: “Sì, sì, tu sei Gabriele! In verità, nessuno è come te; poiché certo tu hai portato alla Terra il messaggio più grande, e la salvezza a tutti i popoli!”

11. E il giovinetto rispose a Maria: “O Vergine, in principio ti sei sbagliata; poiché vedi, il Signore già con me ha cominciato, per eseguire l’Azione più grande, a servirsi dei mezzi più piccoli e scarsi!

12. Ecco perché io sono solo il minimo e il più piccolo nel Regno di Dio, non già il più grande! È vero che ho portato alla Terra il più grande e il più santo messaggio,

13. ma non per questo io sono tale, che nessuno mi possa uguagliare in grandezza; anzi al contrario, io sono precisamente il minimo nel Regno di Dio!”

14. Allora Maria si meravigliò molto, insieme a Giuseppe, per la grande umiltà del giovinetto.

15. Ma il Piccino disse: “Sì, questo angelo ha ragione! In principio il più grande era il più vicino a Me.

16. Costui però si innalzò e voleva essere uguale a Me, e voleva superarMi e perciò si allontanò da Me.

17. Ma perciò Io costruii allora Cielo e Terra, e diedi l’ordinamento, che solo il minimo deve essere il più vicino a Me!

18. Ora però Io ho scelto per Me ogni inferiorità del mondo; e perciò da Me saranno i più grandi, solo coloro che come Me sono i minimi e i più piccoli nel mondo, così come in se stessi.

19. E così, Mio Gabriele, tu hai ragione per te, e anche la Madre ha ragione; infatti è così che sei il più grande, perché tu per te e in te sei il minimo!”

20. Quando il Piccino disse tali parole al giovinetto Gabriele, subito tutti i giovinetti caddero in ginocchio e Lo adorarono.

21. Ma Eudokia scrutava qua e là; infatti non sapeva che pensare di questi bellissimi giovinetti.

22. Sentì certo che questi giovinetti venivano chiamati “primi messaggeri”, e cioè dal Regno di Dio, – ma ella riteneva che questo fosse la Palestina così come l’Alto Egitto. Domandò quindi se essi fossero magari degli inviati.

23. Ma un giovinetto disse: “Eudokia, abbi solo pazienza! Vedi, noi restiamo qui per ben tre giorni, e allora ci potremo conoscere meglio!”. Ed Eudokia fu contenta di questo e si recò presto a riposare.

 

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115. Capitolo

Giuseppe sollecita al riposo.

Rivelazione dei giovinetti sul prossimo agguato notturno di trecento assassini.

L’assalto. Vittoria degli angeli.

13 gennaio 1844

1. Ma Giuseppe disse: “Figli e amici! La sera è già inoltrata; perciò ritengo che sarà ora di andarsi a riposare!”

2. Ma i giovinetti dissero: “Sì, padre Giuseppe, tu hai ragione; voi tutti, che ancora dimorate nei corpi materiali, andate al riposo ristoratore!

3. Noi invece andremo fuori, davanti alla tua casa, e la custodiremo!

4. Infatti il nemico della vita ora è venuto astutamente a sapere che qui abita il Signore, e ha deciso di assalire questa casa stanotte per uccidere.

5. È per questo che siamo qua, per proteggere questa casa; e se verrà il nemico, dovrà avere la peggio!”

6. Giuseppe e Maria, l’ancora desta Eudokia, i tre sacerdoti e i figli di Giuseppe si spaventarono enormemente a questa notizia,

7. e Giuseppe disse: “Se è così, non mi sento di riposare, ma di vegliare con voi per tutta la notte!”

8. Ma i giovinetti dissero: “State tutti perfettamente tranquilli; noi siamo più che sufficienti e abbiamo anche forza a sufficienza, se è la Volontà del Signore, per trasformare in nulla l’intera creazione!

9. Come potremmo allora temere una manciata di vili prezzolati assassini?!

10. Poiché vedi, l’intera faccenda consiste in questo: alcuni amici dei sacerdoti periti sono venuti a conoscenza, per cura di Satana, che Cirenio è diventato un grande amico degli Ebrei, e precisamente tramite questa casa.

11. Perciò essi fecero un complotto segreto e giurarono di assalire stanotte questa casa, e di trucidare tutti quelli che vi si trovano.

12. Noi però già da molto tempo abbiamo visto un tale progetto e per questo siamo venuti, per proteggere questa casa.

13. Perciò stai del tutto tranquillo; domani vedrai come avremo lavorato per te durante la notte!”

14. Ma quando Giuseppe ebbe sentito questa fedele assicurazione dei giovinetti, di proteggere [la casa], egli allora lodò e glorificò Dio;

15. indicò poi anzitutto a Eudokia la sua camera da letto, la benedisse come sua figlia, ed ella si recò per prima e immediatamente a riposare.

16. Poi Maria andò col Piccino nella medesima stanza, e stavolta ella Lo prese a letto con sé.

17. Infine anche i tre sacerdoti andarono nella loro camera; ma Giuseppe e i figli rimasero nella sala da pranzo e vegliarono.

18. Ma i giovinetti uscirono e si accamparono attorno alla casa.

19. Ed ecco che all’avvicinarsi della mezzanotte si udì un tintinnio d’armi, sulla via che portava dalla città alla villa.

20. In pochi minuti l’intera casa di Giuseppe fu circondata da trecento uomini armati.

21. Ma allorquando vollero penetrare nella casa, i giovinetti si alzarono ed uccisero in un istante tutta la schiera, eccetto un uomo.

22. Quello lo legarono e lo condussero in una stanza come testimone per il giorno seguente.

23. E così la casa di Giuseppe fu salvata miracolosamente, e rimase poi in pace e sicura da ogni futuro assalto.

 

116. Capitolo

Preparativi per il banchetto nuziale di Cirenio.

Supremo rispetto degli angeli al bagno del Piccino.

Rianimazione dei cadaveri con l’acqua del bagno del Piccino.

15 gennaio 1844

1. La mattina presto, già prima dello spuntar del Sole, tutti erano affaccendati in casa di Giuseppe.

2. I giovinetti attendevano ai lavori nella stalla e in cucina insieme ai figli di Giuseppe; infatti molte cose si dovevano preparare per il banchetto nuziale di Cirenio.

3. Giuseppe stesso però, con un paio di giovinetti, con Zuriele e Gabriele, andò fuori e guardò i cadaveri e disse ai due:

4. “Che si deve fare? Dobbiamo pur seppellirli prima che Cirenio arrivi dalla città?!”

5. Ma i giovinetti dissero: “Giuseppe, non te ne curare, poiché proprio il governatore lo deve vedere, quale Potenza abita nella tua casa!

6. Perciò questi cadaveri rimarranno a giacere qui finché Cirenio arrivi, e poi egli stesso potrà farli portar via.”

7. Giuseppe fu soddisfatto di questa risposta e ritornò quindi con i due in casa.

8. Quando entrarono nella stanza, Maria era giusto intenta al bagno del Piccino, mentre Eudokia – dove possibile – l’aiutava.

9. Ma i due giovinetti si fermarono compresi della più grande venerazione, con le mani incrociate sul petto, fin tanto che il Piccino veniva lavato.

10. Ma quando il Piccino fu lavato e rivestito con biancheria fresca, Egli subito chiamò a Sé Giuseppe per una cosa che Gli stava a cuore e disse:

11. “Giuseppe, sul terreno che appartiene a questa casa, nessuno deve perdere la vita!

12. Ma la cosa per cui ti ho chiamato, è che tu prenda quest’acqua e la conservi.

13. Ma quando Cirenio verrà dalla città e vedrà gli uccisi, prendi allora subito l’acqua e spruzzala su di loro, ed essi allora si sveglieranno e verranno condotti davanti al tribunale di Stato.

14. Prima però legate le mani dietro la schiena ad ogni cadavere, affinché quando si sveglino non prendano subito le armi e si difendano!”

15. Quando Giuseppe ebbe sentito questo, fece prontamente con l’aiuto dei due ciò che il Piccino aveva detto;

16. e quando ebbe legato le mani all’ultimo cadavere, ecco che già arrivava anche Cirenio dalla città, in pieno sfarzo, con un grande seguito.

17. Egli però si spaventò alla vista di questi cadaveri legati, e domandò ansiosamente che cosa fosse successo.

18. Ma Giuseppe, informandolo di tutto, si fece portare l’acqua e subito asperse i cadaveri, al che questi si alzarono come da un profondo sonno.

19. Ma Cirenio, ora informato di tutto, fece subito portare questi risuscitati nella prigione di Stato.

20. E come tutti costoro, insieme a quello lasciato in vita, furono condotti via sotto forte scorta, Cirenio entrò nella stanza con la sua sposa, e là lodò e glorificò oltre ogni misura il Dio d’Israele.

 

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117. Capitolo

Malumore di Cirenio a causa dei traditori.

Giuseppe gli consiglia di cercare l’aiuto del Signore.

Cirenio e gli angeli. La miracolosa potenza degli angeli.

16 gennaio 1844

1. Questo avvenimento però aveva tuttavia contrariato un po’ Cirenio, ed ora egli non sapeva che cosa dovesse fare di questi traditori.

2. Egli perciò si avvicinò a Giuseppe e ne parlò con lui; ma Giuseppe gli rispose:

3. “Sii di buon animo, fratello mio nel Signore! Poiché a te non sarà torto neanche un capello.

4. Vedi, sulla Terra tu sei sicuramente il mio più grande amico e benefattore; ma a che cosa mi sarebbe servita questa notte tutta la tua amicizia?!

5. Questi assassini prezzolati avrebbero potuto nella notte bollirmi e arrostirmi con tutta la mia casa, senza che tu ne avessi saputo nulla prima di questa mattina, quando, arrivato da me, di me non avresti trovato più niente!

6. Chi fu qui il mio Salvatore? Chi aveva penetrato già molto tempo prima i piani segreti dei malvagi, e mi ha inviato aiuto al tempo giusto?

7. Vedi, fu il Signore, mio Dio e tuo Dio! – Dunque sta’ di buon animo; poiché anche tu sei ora nella mano onniprotettrice del Signore, ed Egli non permetterà che ti venga torto neanche un capello!”

8. Col cuore commosso Cirenio, a fianco della sua Tullia che ora era occupata col Piccino, ringraziò Giuseppe per queste parole di conforto.

9. Contemporaneamente però egli scorse i due splendidi giovinetti, e si avvide anche che ce n’erano parecchi altri in cucina.

10. Egli domandò quindi a Giuseppe, da dove mai venissero quei giovinetti tanto belli e di tenerissimo aspetto, se fossero magari anch’essi degli infelici salvati.

11. Ma Giuseppe disse: “Vedi, ogni signore ha i suoi servitori; tu ora lo sai che il mio Piccino è anch’Egli un Signore!

12. E vedi, questi sono i Suoi servitori; sono anche coloro che questa notte hanno preservato questa casa dalla distruzione!

13. Ma non voler già indovinare di qual paese siano; poiché non ne otterresti nulla, essendo questi aiutanti di una forza e potenza indescrivibili”.

14. Così essi non te lo diranno, e con la coercizione non combinerai nulla contro di loro, essendo essi troppo potenti e infinitamente robusti.

15. E Cirenio disse: “Così questi sono semidei come quelli che abbiamo nella nostra fantasiosa dottrina?

16. Come?! - Avreste forse anche voi accanto all’unico Dio quei certi semidei, che hanno il compito di prestare buoni servizi all’uomo, nonché al Dio principale?!”

17. E Giuseppe disse: “O fratello, qui ti sbagli di molto! Vedi, di semidei da noi non è il caso di parlare in eterno,

18. bensì invece di spiriti beatissimi che ora sono angeli di Dio, un tempo però anch’essi, come noi, sono vissuti sulla Terra!

19. Tuttavia di ciò che hai saputo da me ora, taci come se non avessi mai saputo nulla, altrimenti potrebbe capitare del male al tuo corpo!”

20. Qui Cirenio si mise un dito sulla bocca e giurò di tacere fino alla morte.

21. Qui si avvicinarono a Cirenio i due giovinetti e dissero: “Ora vieni fuori con noi, affinché ti mostriamo la nostra forza!”

22. E Cirenio andò fuori con loro, e vedi, un monte che appariva lontano all’orizzonte scomparve, a una parola dalla bocca dei giovinetti!

23. Soltanto qui Cirenio scorse la ragione per cui doveva tacere, ed egli tacque anche per tutta la sua vita – e così tutti coloro che erano con lui.

 

118. Capitolo

Differenza tra la potenza del Signore e la potenza dei Suoi servitori.

Domanda di Cirenio sullo scopo degli angeli.

Parabola del Padre amoroso e dei Suoi figli.

17 gennaio 1844

1. Dopo questa dimostrazione di potenza, i due giovinetti ricondussero Cirenio nella stanza, dove si trovavano Giuseppe, Maria col Piccino, Tullia, Eudokia e i tre sacerdoti, Maronio e altri ancora del seguito di Cirenio.

2. E Giuseppe andò subito da Cirenio e gli domandò:

3. “Ora, nobile fratello e amico, che ne dici tu di questi servitori del Signore?”

4. E Cirenio disse: “O eccellentissimo fratello! Qua tra loro e il Signore non c’è quasi alcuna differenza; poiché essi sono altrettanto potenti quanto Lui!

5. Il Piccino distrusse ultimamente con un cenno della Sua mano la grande statua di Zeus;

6. ma questi servitori distrussero con una parola un’intera montagna! – Dimmi, quale differenza c’è mai qua tra Signore e servitori?!”

7. E Giuseppe rispose a Cirenio: “O amico, tra loro c’è una differenza infinitamente grande!

8. Vedi, il Signore fa tutte queste cose eternamente da Se stesso; i Suoi servitori invece possono farle solo con la potenza del Signore, quando Egli vuole che siano fatte!

9. In caso diverso, essi possono fare da se stessi tanto poco quanto me e te, e tutta la loro forza propria non arriva a sgretolare neppure un granellino di pulviscolo!”

10. Ma Cirenio rispose: “Ti capisco; quello che hai detto è giusto e non occorrono altre spiegazioni.

11. Ma se solo il Signore opera tutto questo, e i servitori di per sé non hanno forza, che cosa se ne fa allora?”

12. E Giuseppe disse: “Vedi, tu magnifico, caro fratello, qui c’è il Piccino. Rivolgiti a Lui con questa domanda, – Egli te ne darà la risposta più valida!”

13. E Cirenio fece questo, e il Piccino si rizzò e disse:

14. “Cirenio, tu sei ora un marito e questa notte hai già fecondato tua moglie perché te ne venga un discendente!

15. Ma Io ti dico, tu ne avrai ben dodici! Ma quando sarai un padre di dodici figli, dimmi che cosa te ne farai e perché, e in generale per quale ragione vuoi avere figli?

16. Forse che senza di loro tu non puoi provvedere abbastanza bene ed alacremente alle tue mansioni?”

17. Qui Cirenio restò enormemente sorpreso e disse dopo qualche esitazione, un po’ imbarazzato:

18. “Per quanto riguarda le mie mansioni di governo nello Stato, mi basta l’esperienza che ho, e a questo scopo non ho bisogno di figli!

19. Ma è solo nel mio cuore che provo un possente bisogno di avere dei figli, e questo bisogno si chiama amore!”

20. E il Piccino disse: “Bene, ma quando avrai figli, non coninvolgerai anche loro nelle tue mansioni, per puro amore, e non darai loro autorità e potere per il motivo che sono tuoi figli, e non ne farai i tuoi potenti servitori?”

21. E Cirenio rispose: “O Signore, questo lo farò certo sicuramente!”

22. E il Piccino rispose di nuovo: “Ora vedi, se tu come uomo fai già questo per amore dei tuoi figli, perché non lo dovrebbe fare Dio, un Padre santo, con i Suoi figli, per il Suo Amore infinito verso di loro?”.

23. Questa risposta disse a Cirenio tutto, colmò lui, così come tutti gli altri, della più alta venerazione, ed egli poi non chiese più nulla.

 

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119. Capitolo

Giuseppe dà disposizioni per il banchetto. Gli abiti festivi.

Il radioso vestito festivo degli angeli. Imbarazzo di Cirenio e degli altri.

Gli abiti festivi vengono riposti.

18 gennaio 1844

1. Ma qui entrarono già anche i figli di Giuseppe e gli dissero: “Padre, la colazione è preparata in abbondanza!

2. Se vuoi, possiamo apparecchiare il tavolo grande e deporvi le vivande!”

3. E Giuseppe disse: “Bene, figli miei, fatelo, indossate però i vostri abiti nuovi, poiché questa mattina avremo il pranzo di nozze di Cirenio!

4. Voi pure dovete stare a tavola, e perciò dovete anche essere vestiti da nozze! Andate ora, e fate tutto ciò che è buono, giusto e opportuno!”

5. E i figli apparecchiarono la tavola, e poi andarono a fare come Giuseppe aveva loro ordinato.

6. Ma anche i due giovinetti si avvicinarono a Giuseppe e dissero:

7. “Padre Giuseppe, che ne pensi? Vedi, il vestito che indossiamo è soltanto il nostro abito da lavoro; dobbiamo anche noi metterci in abito da nozze?”

8. Ma Giuseppe rispose: “Voi siete angeli del Signore, e questo vostro vestito è già comunque la più bella veste nuziale; perché mai deve ornarvi un’altra?”

9. Ma i giovinetti dissero: “Vedi, noi non vogliamo dare scandalo a nessuno; quello che hai ordinato ai tuoi figli, vogliamo farlo anche noi, e vogliamo presenziare alla tua tavola con i nostri abiti nuziali!

10. Lasciaci dunque uscire, affinché cambiamo gli abiti come i tuoi figli!”

11. E Giuseppe disse: “Fate dunque ciò che sicuramente trovate necessario secondo il Signore! Siete pur perennemente i servitori del Signore e conoscete anche perennemente la Sua Volontà; dunque fate secondo questa!”

12. E i due giovinetti uscirono, e in breve tempo arrivarono con i figli di Giuseppe e con tutti gli altri giovinetti, in abiti tanto fulgenti quanto l’aurora nel più bello dei suoi rosei splendori;

13. ma i loro volti, i piedi, le mani, splendevano come il sole quando sorge.

14. Cirenio e tutto il suo seguito si spaventarono per questo infinito fasto ed infinita maestà.

15. E Cirenio disse in timorosa fretta a Giuseppe:

16. “Eccellentissimo amico, adesso ho visto l’infinita gloria della tua casa! Lasciami però uscire, perché questa gloria mi dissolve!

17. Ma perché mai hai dovuto comandare ai tuoi figli di cambiarsi? Senza questo, sicuramente anche i servi del Signore sarebbero rimasti nella loro precedente semplicità, priva di splendore e a me così gradevole!”

18. Qui Giuseppe, al quale pure il fiato era divenuto troppo corto per il tanto splendore, si riprese, e ordinò di nuovo ai suoi figli di indossare gli abiti da lavoro.

19. I figli andarono a farlo; ma anche i giovinetti andarono a cambiare il loro vestito, e ritornarono poi con i figli di Giuseppe nella loro precedente semplicità.

20. Ora a Cirenio il cuore era tornato leggero, e poté ora mettersi a tavola con sua moglie e con i suoi compagni.

21. E così occupò il posto d’onore della tavola con i suoi, e Giuseppe, Maria col Piccino, Eudokia, i figli di Giuseppe e i giovinetti, l’altra parte della tavola, e mangiarono e bevvero tutti, dopo il canto di lode di Giuseppe.

22. Ma alcuni ufficiali insieme al loro superiore ritenevano di essere ora corporeamente alla mensa degli dèi nell’Olimpo, ed erano fuori di sé per la tanta contentezza; essi infatti non sapevano nulla della casa di Giuseppe, di com’era fatta.

 

 

120. Capitolo

Preoccupazione di Giuseppe per festeggiare la Pasqua come prescritto.

Tranquillizzante spiegazione degli angeli.

Giuseppe si preoccupa nuovamente per la presenza dei molti pagani.

Splendida risposta del Piccino.

19 gennaio 1844

1. Terminato il tempo della squisita colazione, che era durata circa un’ora, venne recitato da Giuseppe l’inno di lode, e tutti si alzarono da tavola.

2. Ma poiché quel giorno era la vigilia del sabato, dunque un venerdì, in cui cadevano le feste pasquali degli Ebrei, allora Giuseppe era un po’ in apprensione e non sapeva, lì in mezzo a tutti quei romani, come osservare queste feste.

3. Sapeva infatti che quelli ora lo avrebbero visitato il sabato di Pasqua come in una qualsiasi altra giornata.

4. Perciò, come già detto, era in apprensione per come dovesse santificare questo sabato tanto straordinariamente solenne.

5. Ma allora lo circondarono i giovinetti e dissero: “Ascoltaci, uomo giusto, ma inutilmente preoccupato!

6. Tu sai che verso questo tempo anche gli angeli di Dio convenivano a Gerusalemme quali arcangeli, cherubini e serafini.

7. E il Santo dei santi era sempre abitato da loro, come sai, e come lo sa tua moglie.

8. Ma poiché tu sai che noi seguiamo soltanto il Signore, e non il Tempio di Gerusalemme, - così anche noi non siamo nel Tempio.

9. Quando il Signore dimorava nel Tempio di Gerusalemme, allora sì che noi eravamo nel Tempio.

10. Ora però Egli dimora qui, e anche noi siamo qui, a festeggiare con te la Pasqua, e nessuno di noi è nel Tempio, che ormai è totalmente abbandonato.

11. Ma come meglio potresti celebrare la Pasqua, se non agendo come noi?!

12. Vedi, noi però domani faremo la stessa cosa che abbiamo fatto e ancora faremo oggi, e ciò sarà giusto!

13. Tu fa’ altrettanto, e alla pienissima presenza del Signore del sabato e di tutte le feste, osserverai correttamente insieme a noi il sabato e la festa di Pasqua!

14. Interroga l’eccelso Piccino, ed Egli ti dirà e riferirà fedelissimamente la stessa cosa!”

15. E Giuseppe disse: “È tutto giusto e buono e vero, ma che ne è qui della Legge di Mosè? Questa finisce?”

16. Ma i giovinetti dissero: “Uomo giusto, tu ti sbagli; dì, Mosè ha mai ordinato, per la festa di Pasqua, di andare a Gerusalemme?

17. Non ha egli stabilito la festa solo ed esclusivamente là dove si trova il Signore con l’arca dell’Alleanza?!

18. Vedi, ora però il Signore non è più con l’arca dell’Alleanza, bensì Egli è con te e con la tua casa corporeamente!

19. Di’, ora, dove deve essere legittimamente celebrata la festa di Pasqua in base a Mosè?”

20. E Giuseppe disse: “Se è così, certo allora la festa dovrebbe ovviamente essere celebrata qui! Ma che facciamo con tutti questi pagani?”

21. E i giovinetti dissero: “O giusto figlio di Davide, non te ne preoccupare, bensì fa ciò che faremo noi, e tutto sarà ben fatto!”

22. Qui il Piccino volle Giuseppe, (nella quale occasione i giovinetti si prostrarono a terra) e disse:

23. “Giuseppe, come oggi, così domani e dopodomani; ma non ti preoccupare degli incirconcisi, poiché questi sono ora migliori dei circoncisi!

24. Vedi, la circoncisione del prepuzio non conta nulla, tutto sta invece nella circoncisione del cuore!

25. Ma questi romani hanno un cuore nobilmente circonciso; è per questo che Io ora faccio con loro e non con gli Ebrei la festa di Pasqua!”.

26. Queste parole riportarono Giuseppe all’equilibrio; egli divenne pieno di gioia e lasciò ogni cura ai giovinetti per la festa di Pasqua.

 

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121. Capitolo

Giuseppe in imbarazzo perché a Pasqua è invitato nella rocca di Cirenio.

Parole tranquillizzanti del Piccino: "Dove sono Io, là è anche la vera Pasqua"

20 gennaio 1844

1. Ma dopo che il festeggiamento della Pasqua fu così stabilito, e Giuseppe si fu arreso a tutto,

2. Cirenio si avvicinò a Giuseppe e disse: “Eccellentissimo amico e fratello! Vedi, oggi io sono stato tuo ospite e lo resterò fino a sera!

3. Domani però preparerò una piccola festa nella mia residenza, e ad essa invito tutta quanta la tua casa, come è riunita qui,

4. e spero che non mi rifiuterai questo segno di amicizia?!

5. Infatti non per contraccambiarti io t’invito, ma è per il grande amore e la grande stima che nutro per te e per tutta la tua casa, che faccio questo!

6. Poiché vedi, per questo ho fissato la mia partenza a dopodomani, e non posso fermarmi qui a lungo come mi ero prefisso all’inizio;

7. infatti affari urgenti fanno sì che io debba modificare il mio progetto.

8. Ma proprio per questa ragione vorrei avere una volta la fortuna di averti mio ospite, e certo in maniera degna di te!”

9. Qui Giuseppe restò di nuovo sorpreso e non sapeva che fare; infatti egli aveva davanti a sé il santo sabato di Pasqua, che per lo meno voleva festeggiare in casa sua.

10. Egli disse dunque a Cirenio: “Degnissimo amico e fratello nel Signore!

11. Vedi, domani è per noi Ebrei la festività più importante, che ogni ebreo deve celebrare per lo meno entro l’atrio della sua casa, se proprio non può recarsi al Tempio di Gerusalemme!

12. Dovrei farmi il più amaro rimprovero se infrangessi questa prima fra le nostre leggi;

13. perciò a questo riguardo non posso veramente prometterti nulla!

14. Ma se tu vuoi venire da me e celebrare la festa che ti proponi nella mia casa, che propriamente appartiene anche a te, mi farai un immenso piacere!”

15. E Cirenio disse: “Ma fratello, sei dunque più incredulo di me, un pagano di nascita secondo le tue parole?!

16. Che cos’è il tuo Bambino? Non è il Signore, dal quale vengono tutte le tue leggi fin dal principio?!

17. I giovinetti non sono i Suoi primordiali servitori? - Non ha il diritto di stabilire le leggi, Lui, che così onnipotente riposa fra le braccia della giovane madre?!

18. E se Questi mi esaudisse, anche allora riterresti il tuo giorno festivo superiore alla Sua divina Parola?”

19. Qui il Piccino si sollevò e disse: “Sì, Cirenio, hai detto giusto; soltanto, serba però tutto per te!

20. Ma domani siamo tutti tuoi ospiti; poiché dove sono Io, là è anche la vera Pasqua! Sono Io infatti il Liberatore dei Figli d’Israele dall’Egitto!”.

21. Quando Giuseppe ebbe udito questo, lasciò perdere la sua Pasqua e accettò l’invito di Cirenio.

 

 

122. Capitolo

Giuseppe s’informa sullo sgombero delle macerie del tempio,

sul destino dei ribelli e dei tre sacerdoti, e sull’arrivo degli otto bambini.

Risposte di Cirenio.

22 gennaio 1844

1. Stabilito così il luogo di celebrazione della Pasqua, di cui Giuseppe – come già accennato – fu soddisfatto, Giuseppe chiese di nuovo notizie a Cirenio sullo sgombero delle macerie del tempio e sui dissotterrati.

2. E Cirenio disse: “O mio eccellentissimo fratello e amico, non stare a preoccupartene;

3. poiché a mio parere sono già stati presi i migliori provvedimenti!

4. Le macerie sono già state sgomberate fino all’ultima pietruzza, i sacerdoti effettivamente uccisi sono stati sotterrati, e quelli salvati li condurrò con me dopodomani a Tiro, e là prenderò per loro le opportune disposizioni!

5. Vedi, così sta la cosa! Come ritengo, è stata sbrigata per quanto possibile bene e rettamente?”

6. E Giuseppe disse: “Sì, per davvero, meglio di così non avrebbe provveduto neanche un padre per i suoi propri figli! Ne sono perfettamente contento!

7. Ma che cosa ne farai dei ribelli che ieri notte assalirono la mia casa?”

8. E Cirenio disse: “Vedi, sono rei di alto tradimento e con ciò si sono resi passibili della pena di morte!

9. Tu sai però che io non sono amico degli spargimenti di sangue, anzi ne sono il più grande nemico!

10. Perciò ho risparmiato loro la pena di morte, e in sua vece però ho assegnato la ben meritata punizione per tanto di quel tempo, che diventano schiavi per tutta la vita!

11. E ritengo che questa pena non sarà troppo grande al posto della pena di morte, particolarmente se a colui che si sarà totalmente corretto, verrà anche resa possibile segretamente la liberazione.

12. Essi pure vengono con me a Tiro, dove saranno prese a loro riguardo le ulteriori disposizioni”.

13. E Giuseppe disse: “Caro fratello, anche qui hai agito in totale conformità all’Ordine divino, e perciò non posso che lodarti quale governatore veramente saggio!

14. Ma ora avrei un’altra cosa nel cuore! Vedi, ci sono ancora i tre sacerdoti subalterni; che ne sarà di loro secondo quanto hai pensato?”

15. E Cirenio disse: “O eccellentissimo amico e fratello; anche per costoro ho provveduto!

16. Maronio, che ora la pensa come me, li prende con sé e li impiegherà come suoi funzionari nell’incarico che io gli affiderò.

17. Dì, va bene così? – In verità, se il mio discernimento fosse maggiore e più profondo, potrei certo prendere provvedimenti anche migliori!

18. Ma così agisco dunque come mi sembra meglio, e penso che il tuo Signore e tuo Dio vorrà benedire la mia buona volontà, sebbene non scaturisca dal miglior discernimento?!”

19. E Giuseppe disse: “Il Signore ha già benedetto il tuo discernimento, così come la tua volontà, e quindi hai anche già preso i provvedimenti migliori!

20. Ora però ancora una cosa: entro quando mi manderai gli otto bambini, di cui cinque maschi e tre femmine?”

21. E Cirenio disse: “Fratello mio, amico mio, questa sarà la mia prima preoccupazione, non appena arriverò a Tiro!

22. Ora però lascia che andiamo fuori all’aperto, poiché oggi è una giornata straordinariamente bella, e là vogliamo lodare il nostro Signore!”. – E Giuseppe mise perciò in movimento tutta la casa.

 

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123. Capitolo

La comitiva alla volta del monte sacro. Incontro con gli animali feroci. I due celesti giovinetti ammansiscono le fiere.

23 gennaio 1844

1. Cirenio col suo seguito, Maronio con i tre sacerdoti, e Giuseppe con Maria e col Piccino, due giovinetti ed Eudokia formavano la comitiva.

2. Maria ed Eudokia sedevano su due asini che i due giovinetti guidavano.

3. Gli altri giovinetti rimasero a casa con i figli di Giuseppe, e li aiutarono nelle faccende domestiche e a preparare un buon pane e un buon pranzo, che però ovviamente venne consumato solo alla sera.

4. Ma fuori città si trovava un monte che era tutto coperto di cedri e misurava circa quattrocento klafter (760 m) di altezza.

5. Questo monte veniva venerato dai pagani come luogo sacro, ragion per cui non vi si tagliava nessun albero.

6. Soltanto una strada, che avevano tracciato i sacerdoti, conduceva fino alla sommità, sulla quale era eretto un tempio aperto, da cui si aveva una vista estesa e incantevole in tutte le direzioni.

7. Ma a causa della fitta vegetazione di questo monte piuttosto esteso, sostavano anche continuamente, nelle fitte boscaglie di questo monte, un gran numero di bestie feroci che rendevano insicura e pericolosa la salita del monte.

8. Ma i tre sacerdoti sapevano bene di questa particolarità del monte; perciò anche si avvicinarono a Cirenio, quando egli era già arrivato ai piedi del monte, e glielo segnalarono.

9. E Cirenio disse: “Non vedete dunque che io non ho paura?

10. E perché poi dovrei averne? - Vi è pure in mezzo a noi il Signore di tutti i cieli e di tutti i mondi, e vi sono due dei Suoi onnipotenti servitori!”

11. I sacerdoti si rinfrancarono a queste parole di Cirenio e rientrarono nella fila, e la comitiva procedette in rapida salita.

12. Ma quando l’intera comitiva fu penetrata da circa una buona mezz’ora nel profondo del bosco montano, improvvisamente tre possenti leoni balzarono da una folta macchia e sbarrarono la strada a Cirenio.

13. Cirenio se ne spaventò non poco e gridò aiuto.

14. E subito i due giovinetti si fecero avanti, sgridarono le tre bestie, e queste ruggendo abbandonarono all’istante il posto;

15. però non tornarono a rifugiarsi nella macchia, ma seguirono la compagnia ai bordi della strada e non fecero del male a nessuno.

16. Ma quando la compagnia fu di nuovo avanzata per una mezz’ora, ecco che le si fece incontro un’intera carovana di leoni e pantere e tigri.

17. Ma quando questa inquietante carovana giunse in vista dei due giovinetti, si divise sui due lati della strada e fece così posto alla nostra compagnia.

18. Ma per molti nella compagnia, fra il seguito di Cirenio, questo incontro incusse timore e ogni rispetto, così che essi a mala pena osavano respirare.

19. Quando però si accorsero che le bestie, in vicinanza del Piccino, si accovacciavano e tremavano, allora per i paurosi pagani si accese una luce, ed essi cominciarono a intuire chi era di casa nel Bambino.

 

 

124. Capitolo

Svenimento di Eudokia e di Tullia. I serpenti velenosi sulla cima. Maria col Piccino purifica il luogo. Stupore del seguito di Cirenio.

24 gennaio 1844

1. La carovana delle bestie però non tornò indietro, ma proseguì il cammino ringhiando sordamente.

2. Eudokia, al fianco di Maria, così come Tullia al fianco di Cirenio, che ora procedeva subito prima dei due asini, a tale vista furono bensì colte da un piccolo malore;

3. ma Giuseppe e Maria infusero loro tanto coraggio, che presto svanì da loro di nuovo ogni paura.

4. E la comitiva proseguì di nuovo indisturbata ed ora non incontrò più alcun ostacolo fino alla sommità.

5. Ma giunti alla sommità - e precisamente nello splendido spazio aperto dove, sul punto più elevato, si trovava un tempio - si presentò un nuovo ostacolo.

6. In vicinanza del tempio c’era un vero e proprio covo dei più velenosi serpenti e di vipere.

7. A centinaia essi si riscaldavano al sole, nella vasta e libera spianata intorno al tempio.

8. Quando queste serpi scorsero la comitiva avvicinarsi, cominciarono a battere i sonagli e a far guizzare la lingua e a fischiare.

9. Il seguito di Cirenio rimase irrigidito dalla paura. Particolarmente male si sentì qui Tullia, che andava a piedi; ella perse quasi completamente conoscenza, e nella sua grande paura si vide qui davanti agli occhi la propria fine.

10. Ma non solo gli esseri umani, bensì anche i tre leoni cominciarono a emettere un certo angoscioso lamento, e si addossarono quanto più strettamente possibile alle persone.

11. A Cirenio questa vista non fece nulla; tuttavia era imbarazzato a causa di sua moglie e del suo seguito.

12. Egli perciò si rivolse a Giuseppe e disse: “Fratello, dì ai due servitori del Signore che abbiano a sgridare queste serpi!”

13. Ma Giuseppe disse: “Ciò non è necessario!

14. Poiché vedi, qui mia moglie è una prima maestra; lasciamola solo andare avanti col suo somarello,

15. e vedrai come queste serpi si daranno alla fuga davanti a lei!”

16. Maria col Piccino in braccio avanzò col suo somarello; e quando le bestie la videro,

17. fuggirono improvvisamente da là con la velocità del lampo, e non ne fu più vista nemmeno una.

18. Ma di ciò si meravigliò tutto il seguito di Cirenio, e molti si domandavano l’un l’altro completamente stupefatti:

19. “Non sarebbe costei forse Igea, alla quale pure avrebbero ubbidito, a un suo cenno, tutti i serpenti?”

20. Ma Cirenio, che sentì questo interrogarsi, disse: “Che cosa dite di Igea, che non è mai esistita?

21. Qui c’è più di Giunone, la quale pure non è mai esistita; c’è la moglie di questo eccellentissimo saggio, scelta dal Dio Altissimo!”.

22. Qui tutti quelli del seguito di Cirenio rimasero sorpresi; ma nessuno osava più chiederne qualcosa a qualcun’altro.

 

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125. Capitolo

Il pericoloso tempio. Uno sciame di mosche nere.

Crollo del tempio. La compagnia all’aperto sotto un fico.

25 gennaio 1844

1. Quando la sommità del monte fu ripulita in tal modo da tutte le serpi, Cirenio disse alla sua servitù:

2. “Andate nel tempio e spazzatelo, e coprite l’altare con teli puliti, e mettetevi poi sopra le provviste che abbiamo portato!

3. Poi ci prenderemo in questo bel tempio panoramico un piccolo ristoro!”

4. Subito la servitù di Cirenio andò a fare ciò che le era stato comandato.

5. Quando tutto fu a posto, Cirenio invitò Giuseppe e Maria, perché avessero a seguirlo nel tempio panoramico, per prendervi un piccolo ristoro e rinfresco.

6. Ma Giuseppe disse: “Fratello, io ti dico, fa’ togliere presto ogni cosa dal tempio, altrimenti esso crollerà prima che tu abbia preso le tue cose!

7. Poiché vedi, questo edificio è già molto vecchio, corroso dalle intemperie e instabile, ed è servito un tempo per grandi scelleratezze!

8. Perciò ora viene tenuto ancora assieme solo da alcuni spiriti maligni.

9. Se ora io entro con mia moglie e il Piccino in questo edificio sconnesso, gli spiriti maligni fuggiranno via, e allora l’intero tempio precipita sopra di noi in fumanti rovine.

10. Ti prego dunque, segui il mio consiglio, e farai bene!”

11. Cirenio qui sgranò gli occhi, e tuttavia seguì all’istante il consiglio di Giuseppe.

12. Ma la sua servitù, per quanto sollecita, quasi non aveva ancora finito questo lavoro, quando si videro volar via dal tempio una gran quantità di mosche nere, con un impetuoso ronzare selvaggio.

13. A questa apparizione Giuseppe gridò ai servitori: “Uscite al più presto dal tempio, altrimenti vi accadrà del male!”

14. Come spinti da un uragano, a questo grido di Giuseppe i servitori di Cirenio sfrecciarono fuori dal tempio.

15. Ma a mala pena essi si furono allontanati di qualche passo dal tempio in grandissima fretta, che già il tempio precipitava su se stesso con grande fragore.

16. Tutti si spaventarono e si misero le mani nei capelli; perfino i tre fedeli leoni in questa occasione se ne fuggirono via al momento, ma in seguito ritornarono.

17. Ci si domandava reciprocamente la ragione di questo avvenimento; ma fra i pagani - ad eccezione di Cirenio - nessuno poteva dare all’altro una risposta.

18. Ma quando la compagnia si fu un po’ ripresa dallo spavento, Cirenio domandò a Giuseppe dove vi fosse un posto sicuro, che egli potesse far apparecchiare per i rinfreschi.

19. E Giuseppe gl’indicò un posticino verde, completamente libero, sotto un fico di montagna che era pieno di fiori e frutti.

20. E subito Cirenio vi mandò i suoi servitori, fece ripulire il posto e apparecchiarlo elegantemente, e vi fece deporre tutti gli svariati rinfreschi che aveva portato.

 

 

126. Capitolo

Spuntino all’aperto con i giovinetti. L’incendio del palazzo imperiale.

Eccitazione ed ira di Cirenio e suo discorso adirato.

Risposta calma e tranquilla di Giuseppe all'eccitato Cirenio.

26 gennaio 1844

1. Poi Cirenio invitò nuovamente Giuseppe a volersi prendere con lui dei rinfreschi insieme a Maria, al Piccino e a Eudokia.

2. Qui Giuseppe vi andò subito con i suoi, e prese il posto più basso, e benedisse i cibi, e mangiò e bevve.

3. Seguirono l’esempio di Giuseppe anche i due giovinetti e poi tutto il resto della compagnia.

4. Ma mentre se ne stavano insieme così di ottimo umore, e mangiavano e bevevano,

5. vedi, ecco che Maronio, il quale sedeva a fianco di Cirenio, notò che sopra la città di Ostracine cominciava a levarsi una possente colonna di fumo,

6. e che anche sulla riva del mare, un po’ più lontana, si levavano ugualmente dense colonne di fumo.

7. Egli ne avvertì subito Cirenio, e questi riconobbe subito che là in città proprio il suo palazzo era in fiamme, - e suppose che anche sulla riva del mare, un po’ più lontana, le sue navi fossero state incendiate.

8. Come colpito da mille fulmini, qui Cirenio balzò in piedi e gridò:

9. “Per amore del Signore, - che cosa devo vedere?! - Sono questi i frutti della mia bontà verso di voi, miserabili Ostracini?

10. In verità, voglio cambiare questa bontà nella furia di una tigre, e voi sconterete il vostro misfatto, come nessuna Furia l’ha mai scontato ancora nell’inferno più profondo!

11. Su, amici e fratelli! Ora non c’è più da restar qui per noi! Su, su, per la giusta vendetta contro questi scellerati!!!”

12. Tutto il seguito di Cirenio a questo terribile grido di Cirenio balzò in piedi con la velocità del lampo e in un attimo raccolse in fretta ogni cosa.

13. Solo Giuseppe con i suoi restò a sedere tutto calmo e guardò appena verso la zona dove c’era l’incendio.

14. Cirenio osservò questo e apostrofò precipitosamente Giuseppe dicendo:

15. “Quale amico sei dunque per me, se nel momento della mia disgrazia puoi restare seduto qui così tranquillamente?!

16. Lo sai pure che senza di te non posso passare sicuro questa strada di montagna a causa delle molte belve feroci!

17. Perciò alzati, e portami al sicuro, altrimenti mi fai inasprire anche contro di te!”

18. Giuseppe disse tutto tranquillo: “Vedi, infuriato romano, proprio adesso non ti seguirò!

19. Che farai mai, se tu arrivi giù in circa due ore? - Non sarà nel frattempo già tutto consumato dalle fiamme?!

20. Ma se di questo vuoi far vendetta, allora ritengo che ci potrà essere sempre tempo a sufficienza!

21. Se tu non avessi gridato così, in verità, l’avrei detto ai due giovinetti, e questi avrebbero posto fine istantaneamente all’incendio.

22. Ma poiché tu stesso hai gridato così, allora vacci tu stesso, e spegni il fuoco con la tua ira!”.

 

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127. Capitolo

Cirenio cerca il favore di Giuseppe tramite Tullia.

Cordiale e rassicurante risposta di Giuseppe.

I due giovinetti estinguono l’incendio con la forza di volontà.

27 gennaio 1844

1. Queste parole dette da Giuseppe in tono serissimo, fecero a Cirenio un’enorme impressione, ed egli non sapeva che cosa rispondere;

2. né osava rivolgere ulteriormente la parola a quell’uomo visibilmente alquanto eccitato.

3. Perciò disse a Tullia: “Va’ tu dall’uomo saggio, e spiegagli la mia scusabile pena e l’alterazione che questa ha prodotto nel mio animo!

4. Chiedigli di perdonare, e assicuragli che in tutto l’avvenire non gli procurerò mai più neanche un minuto simile a questo!

5 – Soltanto, non voglia piantarmi in asso questa volta, e non abbia a negarmi il suo appoggio!”

6. Ma ben sentì Giuseppe quello che Cirenio aveva detto a Tullia;

7. egli dunque si alzò, si avvicinò a Cirenio e disse: “Nobile amico e fratello in Dio, il Signore! Finora non abbiamo avuto bisogno di intermediari,

8. bensì abbiamo sempre dichiarato apertamente i nostri reciproci desideri!

9. A che scopo tua moglie dovrebbe fare da intermediaria, come se noi due non bastassimo a noi stessi?

10. Ritieni forse che anch’io potrei adirarmi per qualche cosa?!

11. Oh, vedi, allora ti sbaglieresti molto su di me! La mia serietà è solo il frutto del mio grande amore per te!

12. Ma è un cattivo amico, colui che in caso di necessità non può far sentire al suo amico anche una parola seria!

13. Vedi, se nella cosa che ora ti preoccupa ci fosse qualche realtà, puoi certo star sicuro che io per primo vi avrei attirato la tua attenzione, come del resto finora sempre feci in ogni occasione!

14. Ma qui non c’è nient’altro che tutto un vuoto miraggio, da parte di quegli spiriti maligni che furono scacciati da qui!

15. Ora essi compiono una cieca vendetta e vogliono metterci in agitazione, perché noi qui li abbiamo scacciati dal loro antico nido.

16. Vedi, questo è tutto! - Se me lo avessi chiesto in precedenza, prima di arrabbiarti, non avresti avuto neppure bisogno di alzarti da terra!

17. Tu però ti fidasti subito dei tuoi sensi e ti eccitasti per niente e di niente!

18. Ora però mettiti di nuovo a sedere con tutta calma e osserva l’incendio con occhio tranquillo, e sta’ pur certo che presto esso avrà fine!”

19. Questa notizia di Giuseppe ovviamente fece a Cirenio più o meno lo stesso effetto, che fa a una mucca una porta nuova;

20. ciò nonostante egli credette a quello che Giuseppe gli aveva detto, sebbene di questa cosa non capisse nulla.

21. Ma Giuseppe disse ai giovinetti in presenza di Cirenio:

22. “Guardate un po’ anche voi verso il luogo, dove gli scacciati da qui praticano le loro birbanterie, perché vi sia posta fine, a tranquillità del mio fratello!”

23. E i due fecero così, - e vedi, all’istante non fu più visibile alcuna traccia dell’incendio!

24. Solo adesso Cirenio comprese un po’ meglio ciò che Giuseppe gli aveva comunicato prima, e riacquistò il buon umore; ma per i due giovinetti, così come per Giuseppe, gli venne un terribile rispetto.

 

 

128. Capitolo

Istruzione a Cirenio sui pizzicotti promessi da Gesù Bambino.

Giuseppe sottolinea i prodigi che si svolgono nella natura.

29 gennaio 1844

1. Dopo che tutto fu così riportato all’ordine e alla calma, il Piccino si rizzò e disse a Cirenio:

2. “Ascoltami, uomo di nobile cuore! Ti ricordi ancora di quando Io tiravo i capelli al fratello Giacomo?

3. Vedi, tu volevi allora che Io tirassi i capelli anche a te!

4. Io te lo promisi, e vedi, ecco che ora mantengo la Mia promessa;

5. infatti tutte le piccole sorprese che da allora ti sono capitate, non sono altro che le tiratine di capelli a te promesse!

6. Ma quando in futuro queste ti capiteranno e ti toccheranno di nuovo, allora ricordati di queste Mie Parole e non temere nulla, e non adirarti mai più;

7. poiché non vi perderai neanche un capello. A chi faccio così, costui Io lo amo ed egli non ha nulla da temere, né in questo mondo né nell’altro!”

8. A questa spiegazione del Piccino vennero a Cirenio le lacrime agli occhi, ed egli non sapeva più contenersi dal tanto amore e dalla tanta gratitudine.

9. Ma sentirono questo discorso del Piccino anche molti pagani lì presenti, e si stupirono oltre ogni dire per come questo Piccino, all’età di tre mesi, potesse parlare con tale perfetta saggezza e tanta chiarezza.

10. E alcuni si rivolsero a Giuseppe e domandarono come mai accadesse una cosa simile, che quel Piccino in così tenera età potesse parlare in modo così perfettamente dotto!

11. Qui Giuseppe alzò le spalle e disse: “Cari amici! Sulla grande Terra, e specialmente nell’ambito della vita, si presentano qua e là i fenomeni più prodigiosi.

12. Essi accadono bensì davanti ai nostri occhi, ma chi può definire le segrete leggi di una Divinità Creatrice, secondo le quali Essa così opera?!

13. Per davvero, noi stessi, essendo i più grandi prodigi, calpestiamo giornalmente con i nostri piedi un numero infinito di prodigi - e a mala pena vi facciamo attenzione!

14. Ma chi di noi sa come sorgano questi innumerevoli miracoli, - l’erba, l’albero, il verme, il moscerino, il pesce nell’acqua?

15. Per davvero, qui non ci resta altro che contemplare i prodigi, ed esaltare, lodare e adorare il grande santo Artefice degli stessi!”

16. Questa spiegazione di Giuseppe acquietò perfettamente i pagani che lo avevano interrogato,

17. e da quel momento essi guardarono all’intera natura con tutt’altri occhi.

18. Poi essi si sparpagliarono da tutte le parti sull’aperto prato in cima alla montagna e contemplarono i prodigi della Creazione.

19. Ma Cirenio si rivolse tuttavia segretamente a Giuseppe e gli chiese se sul serio non sapesse quella cosa.

20. E Giuseppe glielo assicurò e disse: “Rivolgiti per questo al Piccino; egli ti darà sicuramente il miglior chiarimento.”.

 

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129. Capitolo

Domanda di Cirenio sulla prodigiosa capacità di parlare di Gesù Bambino a tre mesi d’età.

Splendida e saggia risposta degli angeli sull’Identità misteriosa del Piccino.

30 gennaio 1844

1. E Cirenio si rivolse poi subito con profonda umiltà al Piccino e disse:

2. “Vita mia, mio Tutto! Vedi, è pur tuttavia una meraviglia inaudita, benché si sappia Chi Tu sei, che Tu, un Piccino dell’età di tre lune, sia capace di parlare in modo così perfetto e supersapiente!

3. Vorrei perciò, su questo monte dove sono già accadute tante cose prodigiose, ricevere un po’ di luce in proposito! Non vorresti dunque darmi qualche parola su questo?”

4. Ma il Piccino disse: “Cirenio, vedi, là a fianco di Giuseppe si trovano i due servitori: rivolgiti a loro, essi te ne parleranno!”

5. Cirenio seguì subito questo consiglio e si rivolse in questa cosa ai due giovinetti.

6. Ed essi dissero: “Vedi, questa è una cosa puramente celeste; se anche te la facciamo sapere, ciò nonostante però non la comprenderai!

7. Infatti gli uomini naturali non possono mai comprendere ciò che è purissimamente celeste, perché il loro spirito non è ancora libero, ma è imprigionato da tutta la materia del mondo.

8. Anche tu però sei ancora in grandissima parte un uomo naturale; dunque neanche comprenderai quello che ti faremo sapere!

9. Tu però vuoi saperne qualche cosa, – così per ordine del Signore vogliamo anche dirtelo;

10. ma la comprensione non possiamo dartela, per il motivo che tu sei ancora un uomo naturale.

11. E così ascoltaci: vedi, il Piccino, così com’è nella Sua forma umana, essendo un uomo naturale, per molto tempo ancora non può parlare di fronte a voi!

12. Sarà in grado di farlo in parte soltanto fra un anno!

13. Ma nel cuore del Piccino dimora la pienezza dell’eterna, onnipotente Divinità!

14. Ora quando questo Piccino ti parla percettibilmente e con suprema sapienza, non è il Bambino visibile che ti parla, bensì è la Divinità che parla dal Bambino al tuo animo destato a tale scopo.

15. E tu allora percepisci le parole come se parlasse il Piccino a te visibile.

16. Ma non è così, bensì qui parla solo la Divinità a te invisibile!

17. E quello che tu credi di udire come dall’esterno, lo odi soltanto in te stesso; e ciò avviene per chiunque ode parlare questo Piccino!

18. Ma perché tu ti convinca di questo, mettiti ora lontano da qui quanto vuoi, dove non si potrebbe più sentire la voce naturale del Piccino,

19. e il Piccino poi ti parlerà, e tu da lontano Lo sentirai altrettanto bene come nella massima vicinanza! Vai a fare l’esperimento!”

20. E Cirenio, benché non capisse nulla di tutto questo, si allontanò tuttavia di circa mille passi oltre la spianata del monte.

21. Là sentì d’un tratto, ben distinta e chiara, la chiamata del Piccino, che suonava così:

22. “Cirenio! Ritorna indietro in fretta, poiché sotto il punto dove ti trovi c’è una caverna piena di tigri!

23. Queste cominciano a fiutarti; perciò affrettati a tornare, prima che ti vedano!”

24. Cirenio, sentendo questo, fuggì subito indietro veloce come il vento e stava ora lì tutto sconcertato. Voleva fare altre domande, ma alla fine non seppe che cosa esattamente chiedere, poiché questa esperienza era per lui troppo prodigiosa.

 

 

130. Capitolo

Cirenio riconosce la sua ignoranza nelle cose spirituali e chiede

luce. La risposta degli angeli: una grande e chiara testimonianza

sull’Identità del Signore e sulla Sua Incarnazione. Gesù benedice Cirenio.

31 gennaio 1844

1. I due giovinetti poi non dissero più nulla; ma Cirenio a questa spiegazione si era troppo eccitato per potersene stare tranquillo.

2. Quando egli, dopo qualche tempo, si fu di nuovo concentrato, disse ai due giovinetti:

3. “Sublimi servitori di Dio, sicuramente dall’eternità! La vostra spiegazione è troppo meravigliosamente elevata e troppo attrae tutta la mia vita, perché io possa accontentarmi di ciò che mi avete detto e mostrato!

4. Certo ora riconosco perfettamente che sono un uomo naturale e razionale, completamente privo di ogni sapienza superiore, [un uomo] che vede a mala pena una spanna più in là di quello che tocca.

5. Ma non sarebbe possibile di procurarmi solo un poco in più di perspicacia?!

6. Ve ne prego umilmente, fatemi questo! Schiudetemi una facoltà conoscitiva più profonda, che sicuramente giace nascosta in me,

7. perché io possa almeno capire più chiaramente quello che mi avete manifestato!”

8. Ma i due dissero: “Vedi, tu del resto così caro amico e fratello, tu chiedi qui ciò che è impossibile prima del tempo!

9. Poiché fino a quando camminerai ancora nella carne, non potrai mai comprendere le cose della somma divina Sapienza!

10. Considera che il Signore Dio, che qui dimora in tutta la Sua infinita ed eterna pienezza in questo Bambino, ha innumerevoli miriadi dei più splendidi ed enormi mondi e terre, di cui un’infima parte tu vedi in cielo come stelline durante la notte,

11. ed Egli avrebbe potuto sceglierli come questa Terra per la Sua Incarnazione! E tuttavia Egli ha scelto questa magra Terra, che pure fra tutti gli innumerevoli mondi è quello più misero e più cattivo sotto ogni aspetto!

12. Ma così è piaciuto a Lui, l’eterno Signore dell’Infinità; Egli fece come ci sta davanti agli occhi!

13. Ma credi tu che abbia avuto forse bisogno del nostro consiglio, o forse della nostra approvazione?

14. Oh, vedi, ciò sarebbe pensare in modo fondamentalmente sbagliato! Egli compie dall’eternità soltanto ciò che Lui vuole, e nessuno è stato mai il Suo consigliere!

15. Ma chi può interrogarLo e dire: ‘Signore, che cosa fai e perché lo fai?’

16. Egli stesso è in Sé eternamente la somma Perfezione, la somma Sapienza, l’Amore e la Dolcezza più grandi!

17. Egli è in Sé l’unica somma Forza e Potenza; un pensiero di annientamento nel Suo petto – e tutto nell’attimo più breve sprofonda nel nulla!

18. E vedi, ciò nonostante Egli si lascia qui coccolare come un debole figlio degli uomini, fra le braccia di una debole Vergine ebrea!

19. Ed Egli, che provvede dall’eternità con ogni abbondanza e sapienza a vivificare col cibo più opportuno innumerevoli soli, mondi ed esseri di infinite specie, succhia qui Lui stesso, su questa magra Terra, le deboli mammelle di una Vergine quindicenne!

20. Egli, Vita fondamentale di ogni vita, ha indossato Lui stesso l’abito della morte, del peccato, e si è nascosto nella Carne e nel Sangue!! -

21. Che ne dici dunque? – Che te ne pare? Non vorresti anche su questo essere più illuminato?!

22. Vedi, così come non comprenderai mai questo in profondità, altrettanto poco qui ti può essere detto di più, circa il parlare precoce di questo sommo Bambino.

23. Ma amaLo con tutte le forze che hai in te, e non tradirLo in nessun luogo, così in questo amore troverai anche qualcosa, che altrimenti tutti i Cieli non sarebbero capaci di rivelarti in tutte le eternità!”

24. Queste parole riempirono Cirenio di un così terribile rispetto per il Bambino, che egli cadde subito prostrato davanti a Lui e piangendo disse: “O Signore, non sono degno in eterno della grazia di cui godo qui!”

25. Il Piccino disse: “Cirenio, alzati, e non tradirMi! Conosco sì il tuo cuore e ti amo e ti benedico; perciò sollevati!”. - E Cirenio subito si sollevò, tutto tremante d’amore e venerazione.

 

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131. Capitolo

Si approssima una tempesta. Consiglio di Giuseppe.

Presentimento dei leoni e loro fuga verso il bosco.

1 febbraio 1844

1. Ma gli altri, che prima si erano sparpagliati da tutte le parti sulla sommità molto estesa della montagna, tornarono indietro con i volti tutti preoccupati.

2. Infatti essi vedevano alzarsi dalla parte sud-occidentale dell’Egitto delle enormi nuvole nere, che erano sempre foriere di grandi tempeste.

3. A nord-est verso Ostracine era bensì tutto sereno; ma tanto più spaventosa era la vista sopra la montagna, come già detto, a sud-ovest.

4. Quelli che erano tornati consigliarono perciò di correre presto a casa.

5. Ma Cirenio disse: “Quando sarà il momento opportuno, ce lo faranno sapere questi potenti saggi;

6. ma fin quando costoro se ne stanno tranquilli, neppure noi vogliamo farci venire i capelli bianchi!”

7. Ma Maronio e il comandante dissero: “Tu hai ragione; ma va’ oltre quella piccola altura e guarda, e sarai sicuramente anche tu del nostro parere!

8. Poiché là sembra che tutte le Furie improvvisamente abbiano messo a fuoco la Terra!”

9. Ma Cirenio domandò a Giuseppe che stava un po’ sonnecchiando:

10. “Amico e fratello, hai sentito quale allarmante notizia mi hanno portato qui?”

11. E Giuseppe disse: “Io sonnecchiavo e so a mala pena di che cosa discorrevate fra voi”.

12. E Cirenio disse: “Alzati dunque e vieni con me su quell’altura, e scoprirai subito l’argomento del nostro discorso!”

13. E Giuseppe si alzò e andò con Cirenio sull’altura.

14. Quando vi giunsero, subito Cirenio indicò a Giuseppe l’aspetto estremamente minaccioso della tempesta che si stava avvicinando.

15. E Giuseppe disse: “Ebbene, ma che vuoi farci?

16. Fuggire? – Dove? - In un quarto d’ora al massimo la tempesta è già qui!

17. Per Ostracine ci occorre un’ora e mezza correndo; prima ancora di aver attraversato la parte superiore del bosco montano, la tempesta ci avrà già raggiunti da un bel pezzo!

18. Che succederà poi nella gola insicura se una legione di bestie ci circonderanno, cosa che fanno volentieri nelle grandi tempeste?!

19. E se per giunta ci sorprende un travolgente nubifragio e torrenti d’acqua ci trascinano a valle senza pietà, – che facciamo allora?!

20. Perciò restiamo piuttosto qui sulla cima, dove tutt’al più ci possiamo bagnare, mentre nel bosco ci può capitare qualsiasi disavventura!”

21. Cirenio fu soddisfatto di questa risposta e ritornò con Giuseppe sotto l’albero di fichi.

22. Ma intanto nella compagnia di Cirenio le facce erano tuttavia molto preoccupate, – specialmente quando essi videro i tre leoni fare un balzo e prendere la fuga nei boschi.

23. E Maronio disse a Giuseppe stesso: “Vedi, le tre bestie divenuteci fedeli, di sicuro per un presentimento della calamità che qui ci aspetta si sono messe in salvo con la fuga! Non dobbiamo noi fare altrettanto?”

24. Ma Giuseppe disse: “L’uomo non ha da imparare ciò che deve fare dagli animali, bensì dal Signore della natura!

25. Io però ritengo di essere più intelligente dell’animale; perciò rimango e aspetterò qui la tempesta, e solo dopo mi metterò in cammino, se ne verrà una!”. Tutti ora dovettero accontentarsi di questo e rimanere in trepida attesa.

 

 

132. Capitolo

La cima del monte avvolta nella nebbia. I pagani hanno timore degli dèi.

Il coraggio di Cirenio messo alla prova dall’infuriare del temporale.

La potente Parola del Bambino seda la tempesta.

3 febbraio 1844

1. Ma non passò un quarto d’ora, che la cima della montagna cominciò d’un tratto a riempirsi di nebbia, e così fitta, che si fece letteralmente buio.

2. L’intera compagnia di Cirenio cominciò a lamentarsi e disse:

3. “Ci siamo adesso! - Zeus ci servirà qui per bene!

4. Qui non si potrà dire: Lontano da Zeus, lontano dal lampo!

5. Qui invece possiamo fare tutti una brutta fine; infatti i mortali non si devono mai avvicinare agli dèi oltre il dovuto, se vogliono salvare la pelle sulla Terra!”

6. Ma Cirenio disse scherzando un po’: “Ora i vostri dèi tutti insieme potranno anche avermi caro!

7. Io ho trovato un Dio migliore, del quale non si dice: ‘Lontano da Lui, lontano anche dal lampo!’

8. Si dice anzi tutto il contrario: ‘Lontano da Lui, lontano dalla vita – e molto vicino al lampo che uccide!’

9. Ma vicino a Lui equivale poi anche a: ‘Vicino alla vita – e molto lontano dal lampo che uccide!’

10. Perciò ora non mi spaventano affatto neanche queste nebbie; poiché io so bene che noi tutti, ciò nonostante, siamo molto lontani dal lampo che uccide!”

11. Ma Cirenio quasi non aveva finito di dire questo, che già un fragoroso lampo guizzò proprio davanti alla compagnia fino a terra, e a questo ne seguirono presto una legione!

12. Ciò scosse un po’ Cirenio, e i suoi compagni dissero: “Ti piace questo, dopo la tua dichiarazione di poco fa?”

13. E Cirenio disse: “Molto; questo infatti è un vero micidiale putiferio, nel quale nessuno di noi ha perduto ancora la vita!

14. A me pare che i vostri dèi si sono accorti che qui c’è il fratello dell’imperatore – e anche Qualcun’altro ben diverso! Perciò ci fanno questo onore!”

15. Ma un capitano della compagnia di Cirenio, che stava ancora alquanto saldamente sotto la pantofola degli dèi, disse allo scherzoso Cirenio:

16. “Ma vi prego, vostra altezza imperiale e consolare, non vogliate scherzare qui con gli dèi! Quanto facilmente infatti l’agile Mercurio potrebbe informarne Zeus e noi allora con un lampo saremmo tutti perduti!”

17. E Cirenio disse, scherzando ancora di più: “Mio caro capitano, per questo siediti a terra con tutta tranquillità!

18. Poiché Mercurio ora è stato messo da Zeus agli arresti domiciliari in eterno, e Zeus stesso ha ricevuto da una Giunone di ben altra specie un ceffone così forte, che l’udito e la vista gli sono spariti per l’eternità!

19. Perciò ora puoi stare completamente tranquillo a questo riguardo; d’ora in poi infatti Zeus non avrà più molto a che fare con lampo e tuono!”

20. Ma in questa occasione cominciò a lampeggiare e a tuonare terribilmente con sempre maggior frequenza, e il capitano osservò:

21. “O vostra altezza imperiale e consolare avrà da pentirsi amaramente di questo linguaggio sprezzante verso gli dèi!”

22. E Cirenio disse: “Oggi sicuramente no; forse domani, se me ne resterà il tempo!

23. Poiché vedi, se io al pari di te e di qualche altro folle potessi temere gli dèi, non parlerei così proprio adesso sotto questo mare di fuoco!

24. Ma appunto perché non temo affatto gli dèi, parlo così!”

25. Così il capitano fu liquidato e non osò poi parlare oltre con l’altezza imperiale.

26. Ma un lampo si abbatté proprio tra Giuseppe, Maria e i due giovinetti.

27. Allora il Piccino si sollevò e disse: “Togli la maschera, mostro!”

28. A questa parola tutte le nuvole caddero improvvisamente. Il cielo si fece totalmente sereno, ma in compenso si vide una quantità di serpi strisciare al suolo.

29. Ma i due giovinetti rivolsero uno sguardo al suolo, e tutte le serpi in parte fuggirono verso il bosco, in parte però furono annientate.

30. Questo atto fece ammutolire tutti quelli che si trovavano con Cirenio sul monte; infatti non si sapeva come ciò fosse accaduto.

 

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133. Capitolo

Il comandante romano a colloquio con Cirenio sulle

leggi della natura e sul Legislatore. Il ritorno a casa.

5 febbraio 1844

1. Dopo un certo tempo fra uno stupore e l’altro, il comandante si avvicinò con molta modestia a Cirenio e disse:

2. “Vostra altezza! So che l’altezza vostra si è molto occupata di scienze naturali, come l’hanno fatto anche parecchi illustri capi di Roma!

3. Io per me sono stato bensì sempre più un soldato che un qualche studioso della natura;

4. ma questo stranissimo fenomeno, che è accaduto qui sotto i nostri occhi, mi costringe a riflettere.

5. Ciò nonostante non riesco però in alcun modo a vederne altra ragione, che non sia sul serio quella del miracolo, che è spiegabile con la singolare potenza di questo Bambino ebreo.

6. Ma sul serio qui non ci sarebbe presente nessun’altra ragione? - Non potrebbero esserci certe leggi segrete della natura, secondo le quali ciò può essere prodotto ugualmente bene come del resto la pioggia, la grandine e la neve?

7. O datemi una piccola lucina, affinché anch’io possa pur capirne qualche cosa, e non me ne stia qui come la calza di un illirico!”

8. E Cirenio disse al comandante: “O amico! Ti sei mal consigliato, rivolgendoti a me in questa faccenda!

9. Poiché qui ne capisco altrettanto quanto te; che una cosa simile sia accaduta sicuramente secondo una legge, fin qui è certo!

10. Ma com’è la legge, questo ben difficilmente lo saprà qualcun’altro, se non solamente il grande Legislatore della natura!

11. Se però sia lecito a noi mortali di interrogare il grande Legislatore circa la costituzione di tali leggi, ciò per lo meno a me è completamente sconosciuto!”

12. Ma il comandante disse: “Vedete, vostra altezza, qui c’è dunque il savio ebreo, qui il suo prodigioso Bambino e i due giovinetti sommamente straordinari, che questa mattina con le loro vesti splendenti ci hanno tanto sconcertati!

13. Come andrebbe dunque, se in questa faccenda sommamente straordinaria ci rivolgessimo a loro?”

14. E Cirenio disse: “Provaci, se ne hai abbastanza coraggio!

15 - A me esso manca in questa circostanza; poiché ora vedo molto chiaramente, che questi - sono esseri di specie tutta diversa da come siamo noi!”

16. E il comandante disse: “Non è proprio il coraggio che mi fa difetto;

17. ma se vostra altezza è di questa opinione, allora tuttavia non voglio certo rendermi colpevole di alto tradimento, e mi accontento della mia ignoranza!”

18. Ma Giuseppe disse a Cirenio: “Fratello, ora fa’ predisporre per la partenza; poiché il sole si è già piuttosto inclinato!”.

19. Cirenio fece questo, e dopo breve tempo s’iniziò il viaggio di ritorno, che procedette senza alcun impedimento; e in due ore la villa fu di nuovo raggiunta.

 

 

IL FESTOSO BANCHETTO DA CIRENIO

 

134. Capitolo

I famigliari rimasti a casa accolgono la compagnia. Racconto di Gioele. I tre leoni come guardie del corpo di Cirenio.

6 febbraio 1844

1. Giunta di nuovo presso la villa, la compagnia venne subito salutata con la più grande amorevole affabilità dai figli di Giuseppe, e in modo tutto speciale dai giovinetti che erano rimasti a casa.

2. E i figli mostrarono subito al padre Giuseppe tutto ciò che avevano fatto nel frattempo, e come avessero adempiuto la sua volontà nel modo più puntuale.

3. Contemporaneamente però il figlio maggiore raccontò a Giuseppe tutto quanto si era svolto di prodigioso in quel lasso di tempo nella zona di Ostracine.

4. “In modo tutto particolare”, disse il narratore, “l’improvviso incendio della residenza in città ha spaventato tutti gli abitanti!

5. Ma come essi cercarono di domare l’incendio, il violento fuoco si estinse improvvisamente, e non se ne poté più trovare alcuna traccia.

6. Dopo di che vedemmo improvvisamente che la montagna cominciava ad avvolgersi in nuvole di fuoco, e mille lampi vi saettavano caoticamente.

7. Allora ci ricordammo del Sinai, il quale al tempo della grande Manifestazione di Dio ai nostri padri deve aver avuto proprio questo aspetto.

8. Fummo allora molto in apprensione per voi, ma i giovinetti ci confortarono e dissero che a nessuno sarebbe stato torto nemmeno un capello.

9. Ma come la montagna cominciò così ad avvolgersi in nuvole di fuoco, vedi, ecco che tuttavia ben presto fummo proprio enormemente spaventati:

10. tre immensi leoni balzarono precipitosamente verso di noi dalla via della montagna.

11. Noi ci spaventammo molto. I giovinetti però dissero: ‘Non abbiate paura; questi animali infatti cercano rifugio nell’abitazione di Colui al Quale tutte le cose devono ubbidire!’

12. E vedi, così fu anche! I tre leoni corsero subito nella nostra rimessa dei carri, dove si trovano ancora tutti tranquilli.

13. Noi dopo la tempesta andammo là con alcuni giovinetti e osservammo le belve gigantesche;

14. allora esse presto si alzarono e diedero segni di inconfondibile sottomissione e amicizia! - Vedi, padre Giuseppe, tutto questo si è svolto nel modo più prodigioso in vostra assenza.”

15. E Giuseppe disse: “Bene, bene, figlio mio; tutto questo lo abbiamo vissuto anche noi! Ti saresti quasi dilungato un po’ troppo nel tuo racconto!

16. Ora però andate ad apparecchiare la tavola; noi tutti infatti abbiamo bisogno di ristoro, perché la montagna ci ha un po’ spossati!”

17. E i figli con gli altri giovinetti si affrettarono subito in cucina e in sala da pranzo, e in breve tempo misero tutto in perfetto ordine.

18. Cirenio disse: “Per davvero, mi sorprende molto che queste tre belve, anziché nascondersi nelle loro tane, si siano rifugiate qui!

19. Alla fine resteranno presso questa casa e la custodiranno fedelmente, come si hanno parecchi esempi simili con questa specie di animali!”

20. E Giuseppe disse: “A me va tutto bene, ciò che va bene ed è gradito al Signore;

21. però può anche essere che questi animali seguiranno te a protezione della tua nave?!”

22. E Cirenio disse: “Allora anche a me andrà bene ciò che vuole il Signore, – sebbene il Signore possa proteggermi anche senza questi leoni!”

23. Qui i tre leoni vennero fuori e si misero intorno a Cirenio e gli diedero a capire la loro amicizia.

24. E Cirenio disse: “Però è strano sul serio; a te caro fratello basta dire qualche cosa, ed ecco che già succede!”

25. Ma i due giovinetti dissero: “Questi tre animali stanotte stessa ti renderanno buoni servigi!

26. Poiché il Signore conosce perennemente i mezzi più idonei con cui aiutare qualcuno.

27. Ma tali animali furono già spesso a divino servizio; perciò vengono scelti anche adesso a servirti, in una faccenda che ti aspetta! - E così sia!”.

 

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135. Capitolo

Il pranzo a casa di Giuseppe.

Il Piccino rivela un prossimo attentato a Cirenio. Cirenio torna a casa.

I leoni fanno le guardie notturne. L’attentato. Giudizio divino sugli attentatori.

7 febbraio 1844

1. Dopo questa conversazione i tre leoni lasciarono di nuovo Cirenio e si ritirarono nella loro rimessa dei carri.

2. Cirenio voleva bensì scambiare ancora qualche parola con Giuseppe su questo fenomeno, ma arrivarono in quel momento i figli di Giuseppe ad annunciargli che il pranzo era pronto e la tavola apparecchiata.

3. E Giuseppe invitò quindi subito l’intera compagnia a entrare nella sala da pranzo, e a ristorarsi a tavola con cibo e bevanda.

4. A questo invito tutti ora si recarono in sala da pranzo e mangiarono i cibi benedetti, ed estinsero la sete con acqua e un po’ di succo di limone.

5. Dopo il pasto, che era durato circa un’ora, Giuseppe ringraziò Dio e benedisse tutti gli ospiti lì presenti.

6. Ma il Piccino chiese accanto a Sé Cirenio; e quando, nella più grande umiltà, questi si avvicinò a Lui, gli disse:

7. “Cirenio, questa notte sarai assalito da una piccola masnada di traditori nella tua camera da letto!

8. Io però è per questo che ti do i tre leoni; lasciali nella tua stanza accanto a te, come ti seguiranno.

9. Quando la banda traditrice entrerà nella tua stanza, verrà assalita all’improvviso dai tre leoni nel modo più feroce e sbranata;

10. a te però intanto non verrà torto neppure un capello! - Non temere però i tre leoni; poiché essi riconoscono perfettamente in te il loro signore!”

11. Col più grande fervore Cirenio in cuor suo ringraziò il Piccino e lo sommerse di baci, lo stesso anche sua moglie, Tullia, la quale però non sapeva nulla di quanto il Piccino aveva detto poco prima a Cirenio.

12. E mentre la sera era già piuttosto inoltrata, Cirenio si alzò da tavola con la sua compagnia, ripeté ancora una volta il suo invito per il giorno successivo e, ricevuta la benedizione, si recò poi in città.

13. Ma come ebbe messo piede nel vestibolo, anche i tre leoni erano già sotto mano e accompagnarono Cirenio nel suo appartamento standogli sempre al fianco.

14. E quando egli si recò al suo giaciglio con Tullia, i tre leoni circondarono il giaciglio, tenendo i loro occhi lucenti rivolti costantemente verso la porta d’ingresso.

15. I servitori di Cirenio andarono ancora spesso dentro e fuori; ma i leoni non prestarono loro attenzione.

16. Ma era circa la seconda veglia, quando venti uomini mascherati vennero a passi lievissimi nella stanza di Cirenio e si avvicinarono pianissimo al giaciglio dove dormiva.

17. Ma quando ormai furono a non più di cinque passi distanti dal giaciglio ed estrassero i loro pugnali,

18. improvvisamente i tre leoni si precipitarono su di loro fra tremendi ruggiti, e in pochi istanti li fecero a pezzi, e neppure uno sfuggì a questo assalto.

19. Infatti nessuno era preparato a un simile assalto; al primo balzo tutti caddero nella più grande paura e confusione, e non pensarono a difendersi.

20. Per tale ragione nessuno riuscì neanche a tornare indietro, e così divennero preda della furia dei leoni.

21. E così Cirenio quella notte fu salvato prodigiosamente per mezzo dei tre leoni, e il mattino seguente si stupì non poco, quando scorse i cadaveri dilaniati.

 

 

136. Capitolo

L’interrogatorio di Cirenio alla servitù. Paura dei servitori per i tre giudici felini.

Scoperta del traditore. Prodigioso giudizio del leone.

8 febbraio 1844

1. Ma Cirenio svegliò anche subito la sua servitù e la convocò, perché gli rendesse ragione di come fosse successo un tale tradimento.

2. La servitù a quella vista si spaventò e disse all’incollerito governatore:

3. “Severissimo, giustissimo e potentissimo signore, signore! - Gli dèi ci siano testimoni, che noi non sapevamo una sillaba di tutto questo.

4. Che la morte ci colga tutti, se vi abbiamo avuto la pur minima parte o noi stessi ne abbiamo avuto la pur minima conoscenza!”

5. E Cirenio disse: “Allora portate fuori questi cadaveri e sotterrateli davanti a questa fortezza sulla pubblica piazza, a esempio intimidatorio per tutti coloro che fossero magari ancora della loro idea!”

6. Ma la servitù aveva gran timore dei tre leoni che ancora sorvegliavano rigorosamente il letto di Cirenio, e disse:

7. “O signore, signore! Vedi, noi non osiamo toccare qualcosa qui; poiché le tre belve hanno un aspetto troppo feroce, e potrebbero farci quello che hanno fatto a questi ribelli?!”

8. E Cirenio disse: “Chi di voi ha la coscienza a posto si faccia avanti, e si convinca che anche questi animali feroci rispettano la fedeltà!”

9. A queste parole di Cirenio, tutti si fecero avanti eccetto uno, e i leoni non fecero loro minimamente del male.

10. Ma Cirenio domandò a quello rimasto indietro: “Perché rimani dunque indietro, mentre vedi come i tuoi compagni non vengono minimamente toccati dai leoni?!”

11. E l’interrogato disse: “Signore, signore, sii misericordioso con me; poiché ho la coscienza impura!”

12. E Cirenio gli domandò: “In che cosa consiste dunque l’impurità della tua coscienza? - Parla, se non vuoi morire!”

13. E l’interrogato disse: “Signore, signore, sapevo di questo tradimento da ieri mattina, ma non volli riferirtene nulla, perché ero stato corrotto con cento libbre d’argento!

14. Infatti pensavo fra me che saresti stato salvato comunque, come fu salvato l’uomo sapiente fuori nella villa, e così accettai l’argento”.

15. Qui Cirenio fece un balzo e disse: “Così ogni onesto filantropo deve avere fra i suoi servitori e amici anche un diavolo?!

16. Miserabile furfante, accostati qui al giudizio di Dio! Se trovi grazia davanti a questo tribunale, allora neanch’io ti voglio giudicare,

17. ma se davanti a questo tribunale non trovi grazia, sei già giudicato per l’eternità!”

18. Qui l’interrogato e così obbligato, cominciò a vacillare e si afflosciò svenuto.

19. Allora un leone si alzò, si mosse verso lo svenuto, gli afferrò una mano e lo trascinò con molta cautela davanti a Cirenio, dove il colpevole rimase a giacere immobile.

20. Poi però lo stesso leone balzò precipitosamente nella vicina stanza aperta, e in quella stessa ghermì un involto, lo tirò fuori e lo stracciò in mille pezzi.

21. E comparvero le cento libbre d’argento che il servitore aveva ricevuto per il suo silenzio.

22. Cirenio si stupì non poco a questa vista.

23. Ma il leone prese poi di nuovo il colpevole per il braccio, lo trascinò nella stanza accanto, e lo mise esattamente nella posizione in cui si trovava prima l’involto.

24. Allora gli appioppò alcuni colpi di coda che riportarono di nuovo in sé lo svenuto, e non gli fece nient’altro.

25. Poi il leone ritornò indietro al suo posto di prima e si mantenne tutto tranquillo con i suoi due camerati.

26. La servitù cominciò ora a portar via i cadaveri su ordine di Cirenio. E Cirenio lodò e glorificò il Dio d’Israele, per averlo così miracolosamente salvato; ed entro un’ora la camera da letto fu di nuovo completamente pulita.

 

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137. Capitolo

Tullia si sveglia da un sonno profondo e Cirenio le racconta l’accaduto.

Io gioioso ritrovarsi con la sacra Famiglia.

9 febbraio 1844

1. Ma Tullia si destò da un sonno ristoratore, soltanto quando ormai nella stanza da letto non esisteva più alcuna traccia di ciò che era accaduto quella notte.

2. E Cirenio le domandò se avesse dormito completamente tranquilla.

3. E Tullia glielo assicurò, poiché la passeggiata sul monte l’aveva molto stancata.

4. E Cirenio disse: “Questa è stata una gran fortuna per te!

5. Poiché se fossi stata sveglia questa notte, avresti preso una grande paura!

6. Poiché vedi, appena un’ora fa questa stanza aveva un aspetto terrificante!”

7. Tutta stupita Tullia domandò qui a Cirenio, che cosa mai ci fosse stato e che cosa fosse accaduto lì.

8. E Cirenio mostrò a Tullia i tre leoni e disse a voce molto alta:

9. “Tullia, vedi, questi sono pure tre animali spaventosi! Come animali essi sono re in quanto a forza, furore e crudeltà, se vengono provocati;

10. e guai al viandante che passa nei luoghi selvaggi dove dimorano!

11. Niente lo salva dal loro furore. Un balzo, e l’uomo giace sbranato nella cocente polvere del deserto!

12. E tuttavia ci sono uomini, al cui confronto questi animali sono geni dei cieli!

13. Dunque questi tre animali feroci questa notte ci hanno preservati entrambi dal furore degli uomini, e hanno sbranato venti ribelli in questa stanza!” -

14. Tullia inorridì a questo racconto di suo marito e disse:

15. “Com’è accaduto questo? Perché dunque non ne ho saputo nulla? Se ne sapevi qualcosa già prima, perché non me ne hai rivelato nulla?”

16. E Cirenio disse: “Tullia, sapevo bene che questa notte sarebbe successo qualcosa;

17. ma in quale maniera, detto con precisione, non lo sapevo; infatti sapevo solo quanto mi aveva rivelato il divin Bambino del mio amico.

18. Ma che io non ti rivelai nulla, fu a motivo del mio grande amore per te, mogliettina del mio cuore!

19. E vedi, ora è tutto passato; il Dio d’Israele ci ha salvati miracolosamente da una orribile fine,

20. per questo vogliamo però anche amarLo, lodarLo e glorificarLo per tutta la vita dal profondo del cuore!

21. Ora però, poiché sei già vestita, lascia che andiamo incontro alla nobile famiglia, per accoglierla già davanti alla porta della città!”

22. Cirenio ordinò ora alla sua servitù di preparare e di ordinare bene tutto per l’imminente festa,

23. e ordinò al servo traditore di seguirlo davanti alla porta della città.

24. Ma in quello stesso momento giunse Maronio con i tre sacerdoti da un’altra parte della fortezza, e annunciò a Cirenio che la nobilissima famiglia si stava già avvicinando al palazzo.

25. Qui Cirenio lasciò tutto in sospeso, e col cuore palpitante corse incontro al suo amico Giuseppe, il quale però con Maria, col Bambino e con tutto il suo celestiale seguito, gli veniva incontro a braccia spalancate già sulla prima scalinata.

 

 

138. Capitolo

Relazione di Cirenio e critica di Giuseppe.

Amore e compassione sono meglio che la più rigorosa giustizia.

Ringraziamento di Cirenio. La compagnia nella grande stanza da letto di Cirenio.

10 febbraio 1844

1. Cirenio abbracciò Giuseppe col più grande affetto e lo informò in poche parole, su ciò che era accaduto durante la notte nella fortezza.

2. E Giuseppe disse: “Mio amatissimo amico e fratello nel Signore, quello che mi vuoi raccontare, lo sapevo ancora prima che succedesse, esattamente com’è poi accaduto!

3. Una sola cosa però non avresti dovuto fare nel modo in cui l’hai fatta;

4. e quest’unica cosa è l’aver fatto seppellire nella pubblica piazza i cadaveri sbranati!

5. È vero che l’hai fatto in una legittima prospettiva politica, e precisamente per dissuadere con tale esempio il resto del popolo da simili tentativi;

6. ma questo è un mezzo molto instabile! Poiché vedi, nulla al mondo dura tanto poco quanto lo spavento, la paura e la tristezza!

7. Perciò anche il mezzo che suscita queste tre cose, non è minimamente più stabile delle cose stesse da esso suscitate.

8. Ma quando qualcuno ha scosso via da sé con la libertà del proprio spirito questi tre emblemi del giudizio, allora egli si sdegna e si avventa poi con raddoppiato furore contro il crudele giudice.

9. Perciò guida gli uomini sempre con l’amore, che rimane in eterno, e cerca di nascondere al popolo tali necessari e pur tuttavia raccapriccianti esempi, così godrai sempre l’amore del popolo!

10. Io ti dico: in ogni occasione una goccia di pietà è meglio che un intero palazzo pieno della migliore e più rigorosa giustizia!

11. Poiché la compassione migliora tanto il nemico quanto l’amico; ma la più rigorosa e miglior giustizia rende orgoglioso e superbo il giusto,

12. e il colpevole e giudicato diventa pieno di risentimento, e medita solo come potrebbe vendicarsi del giusto.

13. Quello però che ora hai fatto, non si può più disfare.

14. Ma per il futuro tieni a mente questa regola; essa è meglio dell’oro, anzi meglio che oro purissimo!”

15. Cirenio gettò qui ancora una volta le braccia al collo di Giuseppe, e lo ringraziò per questo insegnamento come un figlio il proprio padre.

16. Poi tutta la compagnia si recò nella stanza da letto di Cirenio, che qui, com’era in uso presso i grandi di Roma, consisteva sempre in un grande salone.

17. Poiché i Romani dicevano: “Nel sonno l’uomo espelle sempre la malattia;

18. se questa non ha lo spazio opportuno per disperdersi nella camera da letto, ricade nuovamente sull’uomo, ed egli si ammala!”

19. Per questa ragione allora i ricchi romani avevano perfino delle fontane zampillanti nei grandi saloni per dormire, le quali purificavano l’aria ed attiravano a sé le esalazioni cattive.

20. E così anche in quel palazzo la stanza da letto di Cirenio era la sala più grande, ed era munita di due fontane con larghi bacini d’acqua, nei quali nuotavano parecchie cipolle di mare.

21. Il pavimento della sala era di marmo nero e bruno, e l’intero salone era di grande sfarzo egiziano antico.

22. In questo salone dunque si trovava ora l’intera compagnia e conversava su diverse cose dei tempi antichi, mentre la servitù di Cirenio faceva tutto il possibile per sistemare nel modo migliore tutto quello che era stato comandato, nelle sale adiacenti.

 

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139. Capitolo

Pentimento del traditore. I tre leoni hanno compassione del pentito.

Buon consiglio di Giuseppe.

Generosità di Cirenio e suo benefico influsso sul servitore pentito.

12 febbraio 1844

1. Ma anche il servo traditore stava in un angolo della sala, e si pentiva tra sé per il passo che aveva compiuto contro il suo signore;

2. nessuno però pensava a lui, poiché tutti quanti erano immersi in discorsi di profonda sapienza.

3. Ma la servitù fedele a Cirenio aveva comunque ampiamente da fare a destra e a sinistra per allestire la tavola, per la cucina e per disporre addobbi di ogni genere.

4. E così neanche la servitù pensava all’afflittissimo compagno.

5. Allora i tre leoni d’un tratto si alzarono e trotterellarono verso il pentito servitore di Cirenio e lo leccarono e, con svariati atteggiamenti, in certo qual modo gli diedero a capire la loro compassione.

6. Allora Maronio notò per primo che modo di fare avevano i tre leoni col servitore, e lo indicò a Cirenio;

7. poiché Maronio temeva che alle tre bestie potesse magari venire appetito per il servitore.

8. Quando Cirenio osservò questa singolare situazione del suo servo traditore, allora soltanto cominciò a discorrere con Giuseppe sul misfatto di questo servo.

9. Giuseppe disse: “Amico e fratello, guarda qui un’azione, di quelle che prima sulla scala ti ho consigliato, e ti ho mostrato che una goccia di compassione è meglio che un intero palazzo pieno della miglior giustizia!

10. I tre animali qui ti precedono con il buon esempio; va là, e come uomo fa’ qualcosa di meglio!

11. Io però mentre venivo qui dalla villa, ho appreso da uno di questi servitori del Signore, come questa mattina tu abbia elogiato questi tre animali davanti a tua moglie.

12. Come mai avviene ora, che ora sono proprio questi tre animali a mostrarti adesso quello che avresti dovuto fare subito dall’inizio?

13. Vedi, così il Signore istruisce continuamente gli uomini!

14. Nulla al mondo accade invano; perfino dal girare di un granellino di polvere al sole puoi imparare la vera sapienza!

15. Esso infatti viene guidato e mantenuto con la stessa Sapienza e Onnipotenza di Dio, come il sole e la luna del cielo!

16. Tanto più dunque puoi considerare questo fatto come un fortissimo cenno del Signore, che ti dice chiaramente quello che devi fare.

17. Va’ e rialza colui che è tre volte povero e profondamente avvilito; va’ e rialza un fratello oltremodo contristato e tutto pieno di rimorsi!

18. Poiché il Signore lo ha preparato ora per te, perché ti divenga un fedelissimo fratello!”

19. Quando Cirenio ebbe sentito questo da Giuseppe, si avvicinò in fretta al servitore, lo afferrò sotto le braccia e disse:

20. “Fratello, hai agito male con me; ma poiché ho trovato in te del pentimento, rialzati dunque!

21. Però d’ora in poi non dovrai più essere per me un servo, ma starai al mio fianco come un fedele fratello!”

22. Questo fece spezzare il cuore al servitore, così che cominciò a piangere apertamente e a lamentarsi per come avesse potuto peccare, contro la nobiltà di un tale uomo degli uomini!? -

 

 

140. Capitolo

Fraterno discorso di Cirenio al servitore pentito e sua accoglienza nella compagnia.

I servitori invidiosi e la risposta di Cirenio.

13 febbraio 1844

1. Ma poiché Cirenio vide la grande riconoscenza di questo servitore e il suo grande pentimento, lo confortò e disse:

2. “Vedi, mio nuovo fratello nel Signore, noi uomini tutti siamo imperfetti davanti a Dio, e Dio ci perdona gli sbagli, se li riconosciamo e ce ne pentiamo;

3. e tuttavia Dio è santo, mentre noi tutti siamo grandi peccatori davanti a Lui!

4. Ma se il Santo perdona, perché noi peccatori non dobbiamo perdonarci reciprocamente i nostri sbagli?

5. Fino a quando l’essere umano non si è abbassato al livello di una vera Furia, fino ad allora anche la Grazia di Dio rimane sopra di lui;

6. una volta però che nel mondo l’uomo è diventato un completo diavolo, allora Dio ha tolto da lui la Sua Grazia e lo ha consegnato al giudizio dell’inferno!

7. Per questo i venti uomini che ti hanno corrotto sono stati sbranati dai leoni, - poiché essi erano già diavoli!

8. Tu però fosti risparmiato essendo solo un sedotto, ed eri cieco e non sapevi quello che facevi!

9. Il Signore Dio non ha tolto la Sua Grazia da te, e ti ha aperto gli occhi, così che sei giunto a vedere pienamente il peccato in te.

10. Tu ti sei pentito del peccato riconosciuto, e Dio ti ha perdonato il peccato!

11. Perciò anch’io ti perdono il misfatto verso di me e ti rendo così mio amico e mio fratello nel Signore!

12. Perciò ti rialzo e ti conduco fra la mia compagnia santissima ed eccelsa.

13. Sii dunque ora di buon animo, e seguimi, per essere benedetto dal mio alto amico e diventare per me un vero fratello!”

14. Questo discorso davvero splendido di Cirenio al servitore reo di tradimento, ottenne il miglior effetto.

15. Il servitore ne fu confortato e rafforzato, si alzò e, sciolto in lacrime, seguì Cirenio fino alla compagnia.

16. Quando vi giunse, subito Giuseppe alzò le sue mani e benedisse il servitore, e intanto non disse altro che: Il Signore sia con te!

17. Poi Cirenio ordinò subito di procurare splendide sfarzose vesti e di farle indossare al servitore,

18. e gli conferì subito un titolo onorifico e gli diede poi un bacio fraterno.

19. Poi Cirenio convocò l’intera servitù e le presentò questo nuovo fratello, e le ordinò di ubbidirgli.

20. Ma i servitori dissero: “Che giusto giudice sei mai, se innalzi il traditore, e invece abbassi noi, che ti abbiamo sempre dimostrato la più grande fedeltà?!”

21. “Che v’importa”, disse Cirenio, “se io sono buono e misericordioso? - A chi fra voi è mai mancato qualcosa da me? Eppure neanche uno di voi ha messo in gioco la sua vita per me!

22. Costui però fu sempre l’ultimo fra voi e per causa mia ha messo in gioco la sua vita; con la sua azione sono stato liberato dai miei nemici! Non merita dunque questo rango?”

23. Qui la servitù ammutolì e ritornò al proprio lavoro e fu soddisfatta di questa risposta.

24. Ma un giovinetto dei Cieli disse: “Proprio così accadrà un giorno anche nel Regno di Dio; ci sarà più gioia per un peccatore pentito, che per novantanove giusti che non hanno mai peccato!”.

 

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141. Capitolo

Preparativi per il banchetto e invito alla festa nuziale da parte di Cirenio.

Discorso solenne del Piccino. I poveri invitati al banchetto.

14 febbraio 1844

1. Nel frattempo anche la colazione fu pronta e le tavole ben apparecchiate;

2. e i servitori vennero a comunicarlo a Cirenio.

3. E Cirenio andò ad ispezionare tutto, e trovando tutto nel massimo e miglior ordine, andò a invitare la compagnia a tavola nella grande sala attigua.

4. Quando Giuseppe vi entrò, non finiva più di meravigliarsi poiché lì, in quella sala, gli sembrava di trovarsi in un piccolo Tempio di Salomone a Gerusalemme.

5. Ma questa disposizione era opera di Maronio Pilla, il quale naturalmente - come ex-governatore di Gerusalemme - sapeva benissimo qual era l’aspetto del Tempio esternamente e internamente.

6. Pieno di gioia Giuseppe disse: “Per davvero, a questo scopo, fratello mio Cirenio Quirino, non avresti potuto mettere in opera un’idea migliore!

7. E io ora sono alla festa preparatoria come a Gerusalemme; manca solo il Santo dei santi, e il Tempio sarebbe completo, se ci fosse anche quello!

8. La cortina è ben qua; ma dietro a questa manca l’arca dell’Alleanza!”

9. Ma Cirenio disse: “Fratello, pensavo che il Santo dei santi Lo porti comunque tu, vivo, - perché allora deve essercene uno artificiale?”

10. Soltanto qui Giuseppe si riebbe dalla sua sognante sorpresa e si ricordò del Piccino e di Maria.

11. Ma ora il Piccino chiamò a Sé Cirenio e gli disse (qui gli angeli caddero prostrati con la faccia a terra):

12. “Cirenio, molto hai fatto per procurare una gioia all’uomo più puro della Terra; ma una cosa quasi avresti dimenticato!

13. Vedi, tu oggi dai un banchetto grande e molto splendido!

14. Quanto di meglio e di più squisito possano mai produrre tre parti del mondo, è oggi raccolto qui!

15. In questo fai anche bene; poiché per davvero, in nessun mondo, per tutta l’eternità e l’infinità, toccò a una casa un onore più grande che ora alla tua!

16. Tu infatti ora hai davanti a te Colui davanti al Quale tutte le potenze del Cielo si coprono il volto!

17. Giuseppe ti ha accennato che il Santo dei santi è vuoto in questo Tempio.

18. Vedi, così è anche! Ma non così deve essere!

19. Manda fuori i tuoi servitori, ed essi conducano qui ogni sorta di poveri, ciechi, paralitici, storpi e sofferenti!

20. Fai apparecchiare per loro nel riprodotto Santo dei santi anche una tavola, e offri loro festosamente da mangiare e da bere, e i Miei servitori avranno cura di loro!

21. E vedi, così allora il Santo dei santi sarà vivo, e rappresenterà il Santo dei santi meglio dell’arca dell’Alleanza, ora vuota, in Gerusalemme!

22. Nello stesso tempo però procurati anche tre caproni; questi gettali ai leoni, perché anch’essi siano nutriti!”

23. Cirenio baciò poi il Piccino e seguì subito il Suo consiglio.

24. E nel tempo di un’ora il rappresentato Santo dei santi fu pieno di poveri, e i leoni ebbero il loro cibo.

 

 

142. Capitolo

Preghiera di ringraziamento e umiltà di Giuseppe.

Gara di stima tra Cirenio e Giuseppe per lasciare all’altro il posto migliore.

Cirenio accetta il saggio consiglio di Giuseppe.

15 febbraio 1844

1. Dopo che tutto fu così disposto e sistemato, soltanto allora Giuseppe alzò gli occhi al cielo e ringraziò il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

2. E quando ebbe terminato la sua preghiera di ringraziamento, soltanto allora egli prese posto con i suoi alla tavola di Cirenio regalmente imbandita, proprio in fondo.

3. Ma Cirenio si affrettò subito da Giuseppe e gli disse:

4. “No, no, mio eccellentissimo amico e fratello! Così non va; poiché questa festa riguarda te e non me!

5. Perciò il tuo posto è là a capotavola, e non qui in fondo!

6. Alzati dunque, e lascia che io stesso ti faccia sedere là a capotavola, dove è apparecchiato in oro, e con tutti i tuoi congiunti!

7. Qui invece siederà e starà la mia gente; poiché così ho stabilito io stesso!”

8. Ma Giuseppe disse: “Cirenio, vedi, proprio perché sono il tuo più sincero amico e fratello, rimango con i miei a sedere qui in questo posto!

9. Poiché vedi, davanti a me non perdi nulla, se io anche siedo qui all’ultimo posto;

10. ma davanti ai tuoi grandi funzionari di Stato, tu perdi molto se non li metti ai primi posti!

11. Perciò lascia le cose come stanno! Nel mondo, è il mondo che deve avere la sua preminenza; ma nel Regno di Dio sarà il caso tutto contrario, - poiché là gli ultimi saranno i primi alla tavola di Abramo, di Isacco e di Giacobbe!”

12. Ma Cirenio disse: “O fratello, mi sono rallegrato di questo giorno per rendere a te, un figlio di re, un onore altrettanto regale!

13. ora però se ne va metà della mia gioia, se devo vedere te, a cui è destinato tutto questo, proprio in fondo!

14. Fratello, vieni a sederti per lo meno nel posto di mezzo, perché io ti sia almeno più vicino a tavola!”

15. E Giuseppe disse: “Ma carissimo fratello mio, non vorrai essere infantile?!

16. Lo sai pure che io devo sempre e dappertutto rimanere nell’ordine, che il Signore Dio mi prescrive nel mio cuore!?

17. Vorresti dunque tentarmi a voler sorpassare quest’ordine?!

18. Metti ai posti d’onore i tuoi grandi e brillanti invitati, e tu come signore puoi sederti dove vuoi, in quanto a te compete ogni posto a tavola!

19. E in tal modo la cosa è appianata; i grandi riconosceranno già dall’oro delle stoviglie il primo posto, e si sentiranno molto onorati, se tu accordi loro interamente quei posti d’onore, e ne scegli per te stesso uno più basso!”

20. Cirenio comprese le parole di Giuseppe, assegnò allora ai suoi grandi i primi posti,

21. egli stesso invece sedette con Tullia a metà della tavola.

22. E così tutto fu in buon ordine; i grandi erano pieni di gioia nel sedere a capotavola,

23. Cirenio era soddisfatto al centro, e Giuseppe con i suoi era arcicontento di poter rimanere, anche in quella grande splendida festa, nell’ordine di Dio.

 

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143. Capitolo

Il capitano amante del domandare è alla ricerca di Dio.

Risposta del sacerdote sulla dottrina degli idoli e sua professione di fede nel solo vero Dio.

Risposta di Giuseppe al capitano: Ogni cosa a suo tempo!

16 febbraio 1844

1. Ma la colazione durò per circa un’ora, e mentre si mangiava si parlò molto di svariati argomenti.

2. Ma un capitano, che pure aveva preso parte all’escursione sul monte, domandò verso la fine del banchetto a uno dei tre ex-sacerdoti subordinati:

3. “Ascoltami! Vedi, noi abbiamo una mitologia, secondo la quale da qualunque parte possiamo mai guardare, c’è un pullulare di dèi;

4. io però finora non ho mai visto, né in altro modo percepito, alcunché di un dio!

5. Di mille cose mi sono sognato non raramente, - ma di una qualche divinità mai!

6. Ma chi fra noi tutti, uomini ora viventi, può farsi avanti e dichiarare veramente in coscienza: ‘Io ho visto e ho parlato con Zeus, o con qualche altra divinità?’

7. Ma dal momento che anche noi siamo pur esseri umani, altrettanto quanto coloro che nei tempi remoti avrebbero avuto una relazione con gli dèi,

8. non vedo allora perché gli dèi ci abbiano ora così abbandonati, e non si curino più minimamente di noi!

9. Non potresti tu, come ex-sacerdote, darmene dunque una qualche valida ragione?”

10. Ma il sacerdote disse: “Caro amico, ti prego per ciò che c’è al mondo, non mi interrogare mai più su tali assurdissime cose!

11. I nostri dèi non sono nient’altro che efemeridi([3]) che vengono generate dal pantano della nostra stupidità.

12. Ma poiché noi, in tale nostra stupidità, non possiamo scorgere niente di meglio che i prodotti del nostro proprio fango, così li prediligiamo e li rappresentiamo a noi stessi come dèi,

13. costruiamo loro dei templi e poi adoriamo in essi i vuotissimi prodotti della nostra stupidità.

14. Vedi, questi sono gli dèi a cui abbiamo costruito dei templi, e Roma ne abbonda!

15. Sì, certo esiste un vero Dio; questo però fu sempre santo e noi, esseri impurissimi nei nostri cuori, non possiamo vedere Lui, bensì invece le Sue opere!

16. Se però vuoi saperne di più su questo unico Dio, rivolgiti a quel puro ebreo; egli - te lo giuro - te Lo farà sicuramente conoscere meglio!”

17. Il capitano fu soddisfatto di questa risposta; egli infatti ebbe proprio quella risposta che già da molto tempo aveva cercato.

18. Ed egli si avvicinò anche a Giuseppe e gli espose il suo desiderio.

19. E Giuseppe disse: “Buon uomo, ogni cosa ha il suo tempo! Quando sarai maturo, ciò ti sarà rivelato; perciò per adesso accontentati di questa promessa!”.

 

 

144. Capitolo

Il desiderio di Giuseppe e di Cirenio di vedere la copia del Santo dei santi.

Obiezione del Piccino. Giuseppe in imbarazzo.

Chiarimento di Maria e approvazione del Piccino. Istruzione del capitano.

17 febbraio 1844

1. Dopo che il capitano in cerca di Dio fu liquidato in questa maniera, Giuseppe disse a Cirenio:

2. “Fratello, ora lasciaci un po’ vedere anche il Santo dei santi!”

3. E Cirenio con grande gioia aderì alla richiesta dell’amico, a lui caro più di ogni cosa.

4. Ma il Piccino si drizzò e disse a Giuseppe:

5. “AscoltaMi, fedele nutritore del Mio corpo! Tu stesso hai detto prima al capitano in cerca di Dio:

6. ‘Ogni cosa ha il suo tempo; solo quando sarai maturo, allora ti sarà certo rivelato il resto! Accontentati per adesso di questa promessa!’

7. Ma così dico anch’Io qui, davanti all’ingresso del Santo dei santi qui rappresentato e imitato:

8. ‘Anche questo ingresso ha il suo tempo!’. Voi tutti ancora non siete maturi per questo, quando però sarete maturi, allora voglio farlo aprire davanti a voi dai Miei servitori!

9. Per adesso però accontentatevi anche voi di questa promessa!”

10. Qui Giuseppe e Cirenio si guardarono l’un l’altro con tanto d’occhi, e l’imbarazzo dell’uno superava quello dell’altro.

11. E Giuseppe disse a Maria: “Andiamo bene, se il Piccino mi detta legge adesso che ha ancora i piedi nelle fasce!

12. Che cosa farà mai quando avrà dieci anni, e che cosa a venti?”

13. Maria però disse a Giuseppe: “Ma caro padre Giuseppe, come puoi dunque anche tu diventare debole!?

14. Eppure te lo mostrano gli angeli, con la loro grandissima umiltà, Chi è questo Piccino!

15. E i molti prodigi che accadono attorno a noi, non sono anch’essi che una prova chiara come il Sole, di questa grande prodigiosa Verità di tutta la verità - e di ogni verità!

16. Vedi, io, la tua fedele moglie e la tua ancella, mi accorgo però bene di ciò a cui mirano le parole del Piccino!

17. Fa’ quello, e credo di essere convinta già fin d’ora, che subito comincerà a soffiare un vento diverso!”

18. E Giuseppe domandò allora di nuovo a Maria: “Già, che cos’è dunque che devo fare ora?”

19. E Maria disse: “Guarda l’uomo che sta cercando e mostragli saggiamente Quello che sta cercando, da cui pensa di essere tanto lontano, eppure è così vicino!”

20. E il Piccino guardò Giuseppe sorridendogli nel modo più amabile e soggiunse:

21. “Sì, sì, Mio amatissimo Giuseppe, la donna ha ragione; va’ ad istruire il capitano!

22. Poiché vedi, a coloro che chiedono, cercano e bussano, deve essere aperta la porta, a lungo chiusa, nel Mio Regno!

23. Però non c’è bisogno che tu Mi indichi direttamente col dito, non essendo il Mio tempo ancora venuto; poiché tu lo sai bene, che tutto qua deve avere il suo tempo!”

24. Giuseppe baciò allora il Piccino e andò poi dal capitano e gli disse:

25. “Vieni e ascolta! Quello che brami, lo avrai!”. E il capitano stette a sentire con gioia le parole di Giuseppe.

 

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145. Capitolo

Domanda del capitano sulla venuta del Messia. Giuseppe parla

del Messia. Parole del sacerdote sulla fine dei templi pagani.

19 febbraio 1844

1. Quando il capitano ebbe in tal modo i tratti principali e fondamentali della Dottrina di Dio, e così anche alcuni accenni al Messia,

2. divenne allora molto pensoso e, dopo una pausa, domandò quando questo Messia sarebbe venuto.

3. Ma Giuseppe rispose e disse: “Questo Messia, mediante il Quale tutti gli uomini vengono liberati dal giogo della morte, e che ricongiungerà la Terra caduta ai Cieli, è già qua!”

4. E il capitano indagò e disse: “Se questo Messia è già qua, dimmi dov’è, - e da che cosa lo si può riconoscere!”

5. E Giuseppe rispose e disse: “Questo non mi è concesso, di potertelo indicare col dito;

6. Ma per quanto riguarda i segni per riconoscerLo, te ne voglio dire subito alcuni, e così ascoltami!

7. Vedi, il Messia sarà in primo luogo il vivente, eterno Figlio dell’altissimo Dio a te finora ignoto!

8. Una purissima Vergine Lo concepirà in un modo più che miracoloso, per la sola Forza dell’Altissimo!

9. Ma quando Egli sarà stato concepito e poi sarà nato, allora tutta la pienezza dell’altissima Forza di Dio abiterà nella Sua Carne.

10. E quando Egli abiterà fisicamente sulla Terra, allora i Suoi servitori e messaggeri scenderanno sulla Terra dagli alti Cieli e Lo serviranno segretamente, e per molte persone anche palesemente.

11. Egli con parole e azioni renderà beati tutti quelli che Lo seguiranno agendo secondo la Sua Parola, e infiammeranno i loro cuori per Lui!

12. Coloro però che non vorranno riconoscerlo, li giudicherà la Sua onnipotente Parola, che Egli scriverà con stilo di ferro nel cuore di ogni uomo!

13. Ma le Sue parole non saranno come quelle di un uomo, saranno invece piene di forza e piene di vita; e chi udirà le parole e le serberà nel proprio cuore per metterle in pratica, costui non gusterà mai la morte in eterno!

14. Nella Sua condotta però Egli sarà mansueto come un agnello e tenero come una tortora;

15. e pur tuttavia tutti gli elementi ubbidiranno al soffio Suo più lieve!

16. Se comanderà molto sommessamente ai venti, essi si scateneranno e sconvolgeranno il mare fino al fondo!

17. Quando volgerà lo sguardo al mare agitato, le sue acque diventeranno uno specchio tranquillo!

18. Se Egli soffierà sulla terra, essa dovrà aprire i suoi antichi sepolcri e restituire tutti i morti alla vita!

19. E il fuoco diventerà un refrigerio per colui che porterà viva nel petto la Parola del Messia!

20. Ora, caro capitano, hai le caratteristiche più essenziali del Messia, dalle quali facilmente Lo puoi riconoscere.

21. Dirti di più su di Lui non mi è permesso; ma il ‘dov’è’ lo troverai di sicuro molto facilmente e molto presto!”

22. Questa spiegazione fece un’impressione grandissima sul capitano, così che egli a mala pena osava ancora dire qualche cosa.

23. Egli andò allora dal sacerdote già prima interpellato e gli disse:

24. “Hai sentito dalla tua parte quello che ha detto a me questo sapientissimo ebreo?”

25. E il sacerdote disse: “Io ti dico: ogni minima parola penetrò profondamente nella mia anima stupefatta!”

26. E il capitano disse: “Dimmi dunque, che fine faranno poi i nostri dèi, quando il Messia del mondo, segnalatomi in questo modo tanto straordinario, comparirà nella piena attività della Sua forza tutta divina?”

27. E il sacerdote rispose: “Non hai sentito tre giorni fa la forza dell'uragano notturno?

28. Sulla montagna, - non hai visto la fine improvvisa di quello che fu il nostro tempio di Apollo, e tutti i segni che ne sono seguiti?

29. Vedi, esattamente così accadrà fra breve tempo anche a Roma! In macerie polverose saranno ridotti i templi!

30. E dove oggi ancora si portano sacrifici a Zeus, là vedrai fra breve un mucchio scompigliato di pietre; ma in compenso gli uomini costruiranno templi vivi nei loro cuori!

31. In essi ogni uomo, come un sacerdote, potrà offrire all’unico vero Dio un sacrificio vivo, ovunque e in qualsiasi momento! Tanto e non di più posso dirti! Vuoi di più? Vedi, ecco là quelli che ne sanno più di me! Perciò non mi chiedere altro!”.

 

 

146. Capitolo

Altre domande del capitano. Discorso di Giuseppe sul Regno del Messia.

L’amore come chiave principale della verità. La compagnia nella riproduzione del Santo dei santi.

I poveri ciechi riacquistano la vista.

20 febbraio 1844

1. Dopo di che il capitano non interrogò più oltre il sacerdote, ma si recò subito di nuovo da Giuseppe.

2. Giunto lì, egli raccontò subito tutto quello che aveva sentito dal sacerdote,

3. e poi però domandò anche subito a Giuseppe, che cosa di tutto questo egli avrebbe dovuto prendere sul serio.

4. E Giuseppe rispose e disse: “Di tutto quello che ti fu detto, prendi per adesso quanto ti fu detto;

5. tutto il resto però aspettalo con ogni pazienza da ciò che seguirà, così procederai nel modo migliore!

6. Poiché vedi, non è nel domandare e nel rispondere che consiste il santo Regno del Messia,

7. bensì solo esclusivamente nella pazienza, nell’amore, nella mansuetudine e nel completo abbandono alla divina Volontà!

8. Poiché presso Dio non c’è nulla che si lasci forzare, nulla costringere, e tantomeno si può ottenere qualcosa con l’ostinazione.

9. Ma quando il Signore lo riterrà bene per te, allora ti guiderà anche a una superiore rivelazione!

10. Nutri però subito vivo amore per il Dio, che da me ti è stato chiaramente rivelato; con questo amore giungerai quanto prima là dove vorresti esattamente essere!

11. Sì! - Un tale amore ti darà in un colpo solo, in modo vivo, più di quanto potresti arraffare con un milione di morte domande”.

12. E il capitano domandò e disse: “Bene, mio stimatissimo, sapientissimo amico! Tutto questo voglio farlo; ma solo una cosa mi devi dire: come si ama il tuo Dio, se lo si conosce ancora troppo poco?”

13. E Giuseppe disse: “Così come ami tuo fratello o la tua eventuale fidanzata, così ama anche Dio!

14. Ama le persone accanto a te come fossero tutte tuoi fratelli e sorelle in Dio, e con ciò amerai anche Dio!

15. Fa’ sempre e dappertutto del bene, così avrai la Grazia di Dio!

16. Sii misericordioso verso chiunque, così troverai anche presso Dio la vera viva misericordia!

17. Inoltre sii in tutte le cose calmo, mite e pieno di pazienza, e rifuggi l’orgoglio, la superbia e l’invidia come la peste,

18. allora il Signore susciterà nel tuo cuore una fiamma possente,

19. e la luce potente di questa fiamma spirituale scaccerà da te ogni tenebra di morte, e allora troverai in te stesso una rivelazione, nella quale troverai viva risposta a tutte le tue domande nel modo più splendido!

20. Vedi, questa è la retta via per la Luce e la Vita da Dio, questo è il retto amore per Dio; questa via percorri!”

21. Come il capitano ricevette questo vigoroso insegnamento da Giuseppe, subito trattenne le sue molte altre domande e s’immerse in profondi pensieri.

22. Nello stesso tempo però fu anche ampiamente discostata dai giovinetti la cortina, e Giuseppe ne desunse subito ch’era giunto il momento di entrare nel riprodotto Santo dei santi.

23. Già da lontano, dal fondo di questa grande sala, venne loro incontro un possente grido di ringraziamento da parte dei poveri sfamati.

24. Ma quando lo splendido Cirenio fu completamente entrato, insieme a Giuseppe e a Maria col Piccino, nel riprodotto Santo dei santi, allora fu proprio il colmo per i poveri.

25. A Cirenio questa vista costò molte lacrime di gioia e di compassione, lo stesso anche a Giuseppe e a Maria.

26. Ma c’erano fra essi molti ciechi, paralitici e storpi di ogni genere; il loro numero infatti era di centinaia.

27. Allora Maria pregò segretamente, prese poi il fazzoletto col quale spesso asciugava il Piccino, e lo passò sugli occhi di tutti i ciechi; e tutti allora riacquistarono la luce degli occhi. Dopo questo fatto le lodi e le esaltazioni non volevano mai finire; perciò la compagnia si ritirò di nuovo per breve tempo nella sala principale.

 

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147. Capitolo

Implorazione dei malati a Maria. Maria invita a rivolgersi a Gesù Bambino.

Guarigione dei malati e loro istruzione per mezzo degli angeli.

Il capitano ricerca l’Autore dei miracoli.

21 febbraio 1844

1. Soltanto dopo un certo tempo la nobile compagnia ritornò nel riprodotto Santo dei santi, e fu nuovamente accolta fra le più grandi acclamazioni.

2. Ma i paralitici, gli storpi e gli altri infermi gridarono: “O magnifica Madre! Tu che soccorresti i ciechi, ti preghiamo, libera anche noi dalla nostra grande pena!”

3. Ma Maria disse: “Che cosa gridate a me? Io non posso darvi alcun aiuto; poiché io sono come voi, soltanto una debole, mortale ancella del mio Signore!

4. Ma Colui che io porto sulle mie braccia può sì aiutarvi; poiché in Lui abita l’eterna pienezza della divina Onnipotenza!”

5. Ma i malati non diedero ascolto alle parole di Maria, gridarono invece ancora, molto di più: “O magnifica Madre, aiutaci, aiuta noi miseri, e rendici liberi dalla nostra pena!”

6. Allora il Piccino si rizzò, e stese la Sua mano sopra i malati, e tutti divennero all’istante perfettamente sani.

7. I paralitici saltarono come cerbiatti, gli storpi divennero diritti come i cedri del Libano, e tutti gli altri infermi furono liberati dai loro mali.

8. E gli angeli andarono poi da tutti questi poveri, li invitarono a tacere, e annunciarono loro che il Regno di Dio sulla Terra era vicino!

9. Questo avvenimento distolse il nostro capitano dai suoi profondi sognanti pensieri, ed egli pure seguì la compagnia nel Santo dei santi.

10. Là giunto, si accostò subito a Giuseppe e gli domandò: “Nobile amico, che è successo qui? - Qui non vedo più dunque né ciechi, né paralitici, né storpi, né altri miserabili!

11. Come mai?! - Sono stati guariti tutti con un miracolo, oppure il loro misero stato di prima era solo simulazione?”

12. E Giuseppe disse: “Va’ e parlane con quegli stessi che adesso ti sembrano così misteriosi! Essi sapranno dirti meglio di chiunque che cosa è loro accaduto!”

13. E il capitano fece subito ciò che Giuseppe gli aveva consigliato; infatti il domandare era propriamente il lato debole di questo capitano.

14. Ma egli ottenne ovunque una stessa e unica risposta; ovunque essa era: “In modo miracoloso divenni sano!”

15. E il capitano ritornò da Giuseppe e gli domandò:

16. “Chi dunque di voi fece il miracolo? - A chi fra voi è propria una simile forza prodigiosa? - Chi di voi è dunque sicuramente un dio?!”

17. E Giuseppe disse: “Vedi, là vi sono ancora i poveri guariti!

18. Va’ là di nuovo e interrogali; essi ti daranno certo la giusta informazione!”

19. E il capitano si rivolse subito di nuovo ai poveri e domandò chi fosse l’uomo dei miracoli.

20. Ma i poveri dissero: “Guarda la grande compagnia; da in mezzo a loro ci venne miracolosamente la guarigione!

21. La piccola ebrea sembra averne la potenza. Come però? Questo lo sapranno gli dèi meglio di noi!”

22. Ora il capitano non ne sapeva molto più di prima.

23. Ma Giuseppe disse al capitano: “Vedi, tu sei un ricco di Roma; ora prenditi cura di questi poveri per amore di Dio, così ne saprai di più! Per adesso però accontentati di questo!”.

 

 

148. Capitolo

Il capitano e Cirenio gareggiano nel fare il bene.

Incertezza del capitano e insegnamento di Giuseppe.

22 febbraio 1844

1. Quando il capitano ebbe sentito questo da Giuseppe, non stette molto a pensarci, ma andò da Cirenio e disse:

2. “Altezza imperiale e consolare! La Signoria vostra ha sicuramente sentito ciò che il savio ebreo ha consigliato alla mia meschinità?

3. Mi sono perciò deciso subito a seguire più che puntualmente il suo consiglio.

4. Prego dunque la Signoria vostra di consentire a questa mia decisione, con la quale vorrei prendermi a carico il sostentamento di tutti questi poveri come fossero i miei propri figli!”

5. E Cirenio disse: “Mio stimabilissimo e caro capitano! Mi dispiace di non poterti concedere questo nobile piacere!

6. Poiché vedi, li ho appena presi già tutti a mio proprio carico!

7. Ma di questo non ti devi rattristare; poiché di poveri ne incontrerai ancora a sufficienza.

8. Segui riguardo a loro il consiglio del savio ebreo, e ne ricaverai lo stesso compenso!”

9. Il capitano s’inchinò qui davanti a Cirenio, andò subito da Giuseppe e disse:

10. “Guarda un po’ qua, che posso fare ora, se Cirenio mi ha già prevenuto da tempo? Dove prenderò ora i poveri? Poiché qui si sono radunati da tutta Ostracine!”

11. E Giuseppe sorrise qui cordialmente al capitano e gli disse:

12. “O mio ottimo amico, proprio di questo non ti preoccupare; poiché di tutto ha sempre avuto mancanza la Terra meno che di poveri!

13. Vedi, non devono essere proprio ciechi, paralitici, storpi e altri infermi!

14. Va’ a visitare le famiglie nelle case, accertati dei loro molteplici bisogni, e troverai subito occasioni in quantità per distribuire convenientemente il tuo superfluo!

15. Vedi, questa città nel suo complesso è già comunque più una rovina che una città passabilmente bella e fiorente di aspetto.

16. Visita le abitazioni mezzo diroccate di tanti cittadini, e scorgerai subito con somma chiarezza la vanità del tuo cruccio per la mancanza di poveri!”

17. Ma il capitano disse: “Caro sapiente amico, tu hai ben ragione;

18. ma quei poveri potranno darmi poche informazioni sul Messia che ha da venire, essendo essi, al pari di me, degli eretici rispetto a te!

19. Costoro invece hanno vissuto ora su loro stessi tante meraviglie, e avrebbero potuto a poco a poco rivelarmi diverse cose!?”

20. E Giuseppe replicò al capitano: “Oh oh, mio caro amico! - Ritieni dunque che la rivelazione delle cose spirituali stia nei poveri?

21. Oh, qua sei in grande errore! - Vedi, la rivelazione sta soltanto nell’amore del tuo proprio cuore e del tuo spirito! - Se tu eserciti l’amore, allora dalla fiamma di tale amore ti verrà una luce, mai però dalla bocca dei poveri!”. Di questa spiegazione il capitano si accontentò e in seguito non chiese più che cosa avrebbe dovuto fare.

 

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149. Capitolo

Il problema di riparare un’antica nave cartaginese in giorno di sabato.

Discorso del Piccino sul fare il bene in giorno di sabato.

La disubbidienza di Giuseppe, fedele alla Legge.

La prodigiosa riparazione della nave per mezzo degli angeli.

23 febbraio 1844

1. Tranquillizzatosi così il capitano, Cirenio diede un ordine al comandante, in base al quale questi doveva allestire per il giorno seguente un’altra nave per trasportare quei poveri a Tiro.

2. Ma il comandante disse: “Altezza imperiale e consolare! Che io sappia, fuori nel porto c’è ancora soltanto una vecchia nave cartaginese, che però è ormai in pessimo stato.

3. Costruttori di navi in questa città non ve ne sono, tutt’al più qua e là solo modestissimi carpentieri, che con enorme difficoltà possono forse mettere assieme una barca da pesca.

4. È perciò molto in dubbio, come riusciremo a rimettere in ordine la vecchia nave cartaginese!”

5. E Cirenio disse: “Non darti pensiero; su questo ci si procurerà subito il miglior consiglio!

6. Vedi, quel saggio ebreo come falegname è un gran maestro nell’arte sua, e così pure i suoi cinque figli!

7. A lui voglio chiedere consiglio, e sono convinto che proprio in questa particolare faccenda mi darà il consiglio migliore!”

8. Qui Cirenio si rivolse subito a Giuseppe e gli espose la cosa.

9. Ma Giuseppe disse: “Amico e fratello! Sarebbe tutto giusto e bene, se proprio oggi non fosse il nostro sabato più grande, in cui non possiamo toccare alcun lavoro!

10. Ma forse qui ci sono carpentieri cui il nostro sabato non riguarda per nulla; a costoro voglio certamente dare istruzioni!”

11. Si levò però il Piccino e disse: “Giuseppe, riguardo al sabato, a qualunque persona è lecito fare del bene!

12. La celebrazione del sabato non consiste tanto nello stare oziosi tutto il giorno, ma piuttosto in opere buone!

13. Mosè ha bensì comandato altamente la celebrazione del sabato, e nel suo comandamento ha qualificato ogni lavoro non necessario e servilmente pagato come violazione del sabato, la quale davanti a Dio è un abominio;

14. ma fare la volontà di Dio in un sabato, Mosè non l’ha mai proibito!

15. Non c’è in nessuna parte della Legge, che in un sabato si debba lasciar perire un fratello!

16. Io però, quale Signore del sabato, dico: ‘Fate anche di sabato sempre del bene, così celebrerete il sabato nel modo migliore!’

17. Ma se tu, Giuseppe, non osi trasgredire neanche solo in apparenza la Legge di Mosè, con la facile riparazione di quella nave, dovranno farlo subito i Miei servitori!”

18. E Giuseppe disse: “Mio divino Figlioletto, tu hai ben ragione; ma vedi, io sono diventato vecchio nella Legge e non voglio trasgredirla nemmeno all’apparenza!”

19. Allora il Piccino chiamò subito i giovinetti e disse: “Dunque andateci voi e adempite la Mia Volontà;

20. poiché Giuseppe rispetta la Legge più che il Legislatore, e il sabato più che il Signore del sabato!”

21. E veloci come il pensiero i giovinetti lasciarono la sala e all’istante misero anche in ordine la nave, e tornarono anche subito indietro.

22. Tutti si meravigliarono di questa rapidità e molti non credettero che la nave fosse in ordine. Ma arrivarono presto messaggeri dal porto, che comunicarono questo fatto a Cirenio. Allora l’intera compagnia si recò poi sulla riva e visitò la nave, e si meravigliò per una tale abilità di questi giovinetti.

 

 

150. Capitolo

Visita del porto. La preziosa nave. Discorso di ringraziamento di Cirenio a Giuseppe.

Risposta del Piccino e invito a far del bene ai poveri.

24 febbraio 1844

1. Ma Cirenio esaminò accuratamente la nave e calcolò per quante persone ci potesse essere spazio.

2. E trovò che in caso di necessità vi si sarebbero potute ricoverare molto comodamente mille persone.

3. In occasione del conteggio però, egli si accertò anche della straordinaria solidità ed eleganza di quella nave;

4. infatti essa non sembrava fosse vecchia e rappezzata, anzi tutta la nave sembrava come fosse appena varata.

5. Non si poteva scoprire alcuna fessura, e nel legno non si potevano osservare i segni degli anni, né nodi, né altre fibre e pori.

6. Quando Cirenio si fu accertato di tutto questo, e dalla nave ritornò a riva presso la compagnia - naturalmente col suo necessario seguito - egli subito si avvicinò a Giuseppe e disse:

7. “Mio eccellentissimo amico, tu il più felice degli uomini della Terra! Del miracolo ormai non mi meraviglio più affatto; poiché adesso lo so fin troppo bene, che presso Dio tutte le cose sono possibili.

8. So che questa non è una nave fatta e dopo rappezzata, bensì una nave di nuovissima creazione; ma di questo non mi meraviglio.

9. Infatti al Signore sarà certo ugualmente facile creare un mondo intero o una simile nave; poiché la Terra è pur anch’essa una nave, che porta moltissimi uomini sul mare dell’infinità!

10. Ma che tu ora mi abbia reso tuo grande debitore, vedi, questo ora mi fa pensare in quale modo ti potrò mai pagare questo debito?!

11. Poiché vedi, questa nave, che poco fa valeva a mala pena una libbra d’argento, dato che assomigliava già più a un relitto che a una nave, ora vale più di diecimila libbre d’oro!

12. Infatti ora può essere utilizzata per un viaggio oltre le colonne d’Ercole (Gibilterra) per la Britannia, così come per la circumnavigazione di tutta l’Africa fino all’India!

13. In verità, una tale opera, per il suo impiego mondiale, non c’è oro che la paghi!

14. Vedi, mio eccellente amico, questo è ciò che mi fa molto pensare ora, a come ti pagherò mai questo debito!

15. Se tu volessi stimare l’oro, com’è vero che vive il tuo e ora anche mio Dio, entro sette giorni ne riceveresti diecimila libbre!

16. Ma io so che l’oro ai tuoi occhi è un abominio, e così ora questo mi rende triste, che io debba rimanere debitore di qualche cosa a te, il mio più grande amico!”

17. E Giuseppe afferrò la mano di Cirenio, la strinse al suo petto e voleva parlare; ma gli vennero pure le lacrime agli occhi alla vista di quel nobile romano.

18. In compenso si rizzò però il Piccino, sorrise a Cirenio e disse: “Mio caro Cirenio Quirino! In verità Io ti dico: se tu avessi accolto anche solo un povero nel Mio Nome, avresti già fatto di più di quanto valgono diecimila di queste navi!

19. Tu però ora hai provveduto in poco tempo a parecchie centinaia di persone, e Io in cambio dovrei dartene moltissime di queste navi, per risarcirti alla maniera terrena!

20. Poiché vedi, presso di Me un uomo vale più che un mondo intero pieno di queste navi! Perciò non darti pensiero per il tuo presunto debito!

21. Quello che tu fai ai poveri, lo fai anche a Me; ma non qui sulla Terra Io ti ricompenserò, bensì quando morirai, Io allora risveglierò subito la tua anima e ti renderò simile a questi Miei servitori che hanno riparato la nave!”

22. Cirenio qui pianse, e assicurò che d’ora in poi avrebbe impiegato tutta la vita per il bene dell’umanità povera e sofferente.

23. Ma il Piccino levò la Sua mano, disse Amen, e benedisse poi Cirenio e la nave.

 

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151. Capitolo

Pranzo al castello. Il capitano in città in cerca dei poveri, suo ritorno

e lode da parte di Cirenio. Parole di benedizione del Piccino.

26 febbraio 1844

1. Poi l’intera compagnia si recò di nuovo in città e qua nella fortezza, dove nel frattempo era stato preparato il pranzo, perfettamente secondo l’usanza ebraica.

2. Tutti quanti ripresero i posti di prima e si rinvigorirono a quel pranzo preparato in maniera gustosa.

3. Soltanto alla fine del pranzo Cirenio osservò che il noto capitano non si trovava fra gli ospiti.

4. “Dov’è? Che cosa fa?”, fu la domanda generale su in cima, nella parte romana della tavola.

5. Ma Cirenio si rivolse al suo Giuseppe e lo chiese a lui.

6. E Giuseppe rispose e disse: “Non preoccuparti per lui; poiché è andato a trovare i poveri in città!

7. Ovviamente gli preme ora ancor più di rintracciare la luce interiore, che propriamente i poveri;

8. ma ciò non porta nessun pregiudizio alla sua causa, poiché nel cercare stesso gli si aprirà da sola la giusta via!”

9. Ora quando Cirenio apprese questo, ne fu più che felice e lodò in cuor suo il capitano.

10. Ma quando la parte romana già si divideva su ogni sorta di congetture circa il motivo per cui era assente il capitano, giunse egli stesso tutto allegro presso la compagnia, e fu subito assalito da tutte le parti con mille domande.

11. Ma il capitano, lui stesso grande amico del domandare, era con ciò tutt’altro che amico del rispondere.

12. Egli andò dunque subito da Cirenio e si scusò per avere stavolta disertato il pranzo.

13. E Cirenio porse la mano al capitano e gli disse:

14. “Per davvero, anche se noi stessimo davanti al nemico, e tu per una ragione simile avessi abbandonato il tuo posto di combattimento, non dovresti rispondermi di nulla!

15. Vero, è vero infatti, lo comprendo adesso: facciamo di più se facciamo del bene anche a un’unica persona, che non conquistando per Roma anche tutti i regni del mondo!

16. A Dio, il Signore, importa più di un’unica persona che di tutto il resto del mondo!

17. Perciò dunque davanti a Dio facciamo una cosa di gran lunga più grande se, da fratelli, per amore provvediamo a un fratello materialmente - e per quanto possibile anche spiritualmente,

18. che non scendendo in campo contro molte migliaia dei più acerrimi nemici!

19. Sì, davanti a Dio è cosa infinitamente più onorevole essere un benefattore dei propri fratelli, che non il più grande di tutti gli eroi in questo pazzo mondo!”

20. E il Piccino aggiunse: “Amen; così è, Mio Cirenio Quirino!

21. Rimani su questa via; per davvero, nessun’altra conduce tanto sicuramente come questa all’eterna Vita! - Poiché l’amore è la vita; chi ha l’amore, costui ha anche la vita!”. - Poi il Piccino benedisse con gli occhi Cirenio e il capitano.

 

 

152. Capitolo

Parole del piccolo Gesù a Cirenio mentre gli affida i poveri.

Cirenio precursore di Paolo.

Profezia sulla caduta di Gerusalemme per la spada dei Romani.

27 febbraio 1844

1. Dopo questi discorsi i giovinetti riaprirono la cortina, e l’intera compagnia si recò nuovamente dai poveri. E il Piccino si rizzò e benedisse i poveri con gli occhi.

2. Poi Egli si rivolse a Cirenio e gli parlò con voce soavissima:

3. “Mio amato Cirenio Quirino! Vedi, questi Miei servitori, che tu scorgi qui come teneri giovinetti, sorvegliano nel Mio Nome l’intera Creazione!

4. Ogni mondo e ogni sole deve ubbidire al loro più lieve cenno,

5. e così vedi che Io ho conferito loro una potenza sconfinata.

6. Ma come ho affidato a questi Miei servitori tutta la Creazione perché la dirigano ordinatamente, così qui Io ti affido questi mondi della vita, molto più grandi!

7. Vedi, questi fratelli e sorelle sono di per sé più che un’intera infinità piena di mondi e di soli!

8. Sì, Io ti dico: un bambino nella culla è più che tutta la materia nell’eterno infinito spazio!

9. Rifletti perciò a quanto è grande ciò che ricevi da Me in questo dono, e a quanto è grande ciò a cui Io ti prepongo!

10. Guida con ogni amore, mansuetudine e pazienza questi poveri sulla retta via verso di Me, e per questo un giorno non riuscirai mai a misurare in eterno la grandezza del tuo compenso!

11. Io, il tuo Signore e tuo Dio, con ciò faccio di te un precursore nel regno dei pagani, affinché colui([4]) che un giorno invierò ai pagani possa trovare una facile accoglienza!

12. In seguito però manderò anche un precursore([5]) agli Ebrei;

13. ma Io ti dico: costui avrà una condizione molto dura! E ciò che lui farà col sudore della fronte, tu lo procurerai dormendo!

14. Ma perciò anche sarà tolta ai figli la Luce, e sarà consegnata a voi in ogni pienezza!

15. E Io perciò come Bambino metto in te il seme, il quale un giorno Mi darà l’albero sui cui cresceranno nobilissimi frutti per la Mia Casa eternamente.

16. Ma il fico presso i figli, che già ai tempi di Abramo piantai in Salem - una città che Io in Melchisedek ho costruito di Mia propria mano - lo maledirò, perché non porta altro che foglie!

17. In verità, finora ho sempre avuto fame! Molte volte feci concimare l’albero per mezzo di buoni giardinieri, e tuttavia esso non Mi diede alcun frutto!

18. Ma perciò anche, prima che trascorra un secolo, la città che la Mia mano ha costruito per i Miei figli cadrà per mezzo di voi forestieri; il figlio di tuo fratello prenderà la spada contro Salem!

19. Ma come tu ora accogli questi poveri quali figli, così anch’Io accoglierò voi forestieri quali Miei figli, ed essi cacceranno via i figli!

20. Ma queste parole tienile per te e agisci in base ad esse in segreto; Io però ti benedirò sempre con l’invisibile corona del Mio eterno Amore e dell’eterna Grazia, Amen!”.

21. Queste parole fecero ammutolire tutti. Gli angeli stavano prostrati con la faccia a terra, e nessuno ardiva dire qualche cosa o far domande.

 

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153. Capitolo

Domanda di Cirenio sulla Divinità del Piccino.

Giuseppe tenta di spiegarla mediante la viva Parola di Dio nei Profeti.

Gesù Bambino rettifica il parere di Giuseppe.

28 febbraio 1844

1. Soltanto dopo un certo tempo Cirenio prese in disparte Giuseppe e gli disse:

2. “Mio eccellentissimo amico e fratello! Hai sentito quello che il Piccino ha detto a me?!

3. Hai sentito come ha palesato ormai molto apertamente: «Io - il tuo Signore - e tuo - Dio!?»

4. Se vi aggiungo l’onnipotenza del Suo volere e i servitori dai Cieli dei cieli, che sempre cadono prostrati con la faccia a terra quando il Piccolo parla, allora il Bambino è dunque - l’unico, eterno, vero Dio e Creatore del mondo e di tutte le cose in esso?!

5. Amico! Fratello! Che ne dici di questa mia dichiarazione? - Non è così? - O è altrimenti?”

6. Giuseppe restò qui lui stesso un po’ sorpreso; infatti egli riteneva sì il Bambino un perfetto figlio di Dio, ma non Lo riteneva la Divinità stessa!

7. Disse perciò dopo un poco: “Ritenere il Bambino Dio stesso, potrebbe essere un po’ azzardato!

8. Ma così è dunque tra gli Ebrei, che essi sono bambini di Dio - e sono perciò anche figli di Dio!

9. E questo data già a partire dal padre Abramo, il quale era pure un figlio di Dio, e così lo sono anche i suoi discendenti.

10. Inoltre ci sono ancor sempre stati presso di noi dei grandi e piccoli profeti, e quando essi parlavano, parlavano da parte di Dio, e Dio questionava e parlava per bocca loro sempre in prima persona.

11. Così parla una volta il Signore tramite Isaia: «Poiché Io sono il Signore tuo Dio, che agita il mare affinché le sue onde infurino. Il Mio Nome è: Signore - Zebaoth.

12. Io metto la Mia Parola nella tua bocca e ti copro sotto l’ombra delle Mie mani, per piantare il Cielo e fondare la Terra e dire a Sion: tu sei Mio popolo!»([6])

13. E vedi, se anche il profeta parla così in prima persona, come se egli stesso fosse il Signore, pur tuttavia egli non è il Signore, bensì solo lo Spirito del Signore parlava così per bocca del profeta!

14. E vedi, così sarà anche qui; Dio risveglia in questo Bambino un potentissimo profeta e parla già ora precocemente per bocca Sua, come un tempo per bocca del ragazzo Samuele!”

15. Qui Cirenio fu bensì tranquillizzato, ma il Piccino volle accanto a Sé Giuseppe e Cirenio e disse a Giuseppe:

16. “Giuseppe, tu sai bene che il Signore ha parlato per lo più per bocca dei profeti come in prima persona;

17. ma non sai tu che cosa dice una volta il Signore proprio in Isaia, dove Egli dice:

18. «Chi è Colui che viene da Edom, con abiti rossastri da Bazra? Che è così adorno nei Suoi abiti e avanza nella Sua grande Forza?

19. Sono Io, Colui che insegna la giustizia ed è un Maestro nel soccorrere!

20. Perché mai il Tuo vestito è di colore così rosso e il Tuo abito come di chi pigia al torchio?

21. Io pigio nel tino da solo e nessuno tra i popoli è con Me. Li ho torchiati nella Mia ira e calpestati nella Mia collera.

22. Perciò il loro possesso è sprizzato sui Miei abiti e ho imbrattato tutto il Mio vestito!

23. Infatti Mi sono ripromesso un giorno di vendetta; l’anno di redimere i Miei è arrivato!

24. Poiché Mi guardai attorno, non c’era alcuno ad aiutarMi, e Io fui nello sgomento, e nessuno Mi sosteneva, - bensì il Mio braccio dovette aiutarMi e la Mia ira Mi sostenne!

25. Perciò ho calpestato i popoli nella Mia ira e li ho resi ebbri nella Mia collera e ho gettato a terra il loro possesso!»([7])

26. Giuseppe! - Conosci Colui che viene da Edom, ed ora è venuto, ed ora dice a te: ‘Sono Io, Colui che insegna la giustizia e sono un Maestro nel soccorrere!’?”

27. A queste parole Giuseppe si mise la mano sul petto e adorò dentro di sé il Piccino.

28. E Cirenio disse dopo un poco, pianissimo, a Giuseppe: “Fratello! Mi sembra, da questo discorso ovviamente per me troppo sapiente del Bambino, di avere tuttavia ragione?!”

29. E Giuseppe disse: “Sì, tu hai ragione; ma tanto più deve starti ora a cuore il tacere, se vuoi vivere!”. - E Cirenio si scrisse questo ammonimento nel profondo del cuore, e lo osservò anche per tutta la sua vita.

 

 

154. Capitolo

Domanda di servizio del capitano. Risposta negativa di Cirenio.

Colloquio del curioso capitano con il leggiadro angelo. Tormento d’amore del capitano.

29 febbraio 1844

1. Dopo questa scena il nostro capitano si avvicinò a Cirenio e gli domandò quanti uomini dovesse comandare al suo servizio nella fortezza, per quella sera.

2. Questo però il capitano lo chiese, perché sapeva che Cirenio quella sera stessa avrebbe fatto portare sulla nave i suoi bagagli, così come le provviste per parecchie centinaia di persone, che egli portava con sé da Ostracine a Tiro.

3. Ma Cirenio guardò il capitano e disse: “Mio caro amico! Se vi dovessi provvedere io, solo adesso, sarebbe un mal provvedere!

4. Ma al rifornimento della nuova nave che accoglierà questi poveri, ci si penserà oggi stesso in modo che nessuno dei viaggiatori avrà da patire alcuna mancanza.

5. Non hai visto come fu ripristinata in fretta l’antica nave cartaginese per mezzo di questi giovinetti?

6. Vedi, alla stessa maniera essa può essere e sarà anche fornita di tutto.

7. Ma per quanto concerne le mie proprie navi, sono comunque già da molto tempo provviste di tutto per un anno, e in caso estremo per mille uomini.

8. Per tale ragione nessun uomo deve ora essere impegnato a causa mia, ma ciascuno rimanga al suo servizio imperiale”.

9. Questa risposta meravigliò il capitano, poiché normalmente Cirenio ci teneva molto all’attenzione militare.

10. Egli interrogò poi Cirenio, dicendo: “Vostra altezza imperiale e consolare! Chi sono poi dunque questi giovinetti? Sono autentici incantatori egizi, o sono forse addirittura semidei, oppure dei famosi maghi e astronomi di Persia?”

11. E Cirenio disse: “Mio caro amico, qui non c’è né l’uno né l’altro!

12. Ma se vuoi proprio sapere chi sono questi giovinetti, va’ a interrogare uno di loro, e senza mia colpa ciò ti diverrà chiaro!”

13. Il capitano s’inchinò qui davanti a Cirenio e si rivolse subito a uno dei giovinetti presenti, e gli chiese:

14. “Ascoltami, mio amabilissimo, splendidissimo, bellissimo, che m’incanti totalmente, tu splendido oltre ogni immaginazione, tu infinitamente tenero, tu che con la tua inconcepibile bellezza paralizzi la mia lingua, tu soa - a - a - vis - si - soavissimo - giovinetto!

15. Sì - che - cosa ho - ho - ho - poi io - voluto domandare propriamente?”

16. E il giovinetto trasformandosi nella completa bellezza celeste fino allo splendore, disse allora al capitano:

17. “Questo poi dovresti saperlo tu! Chiedi pure, amico delle domande; ben volentieri voglio risponderti in tutto!”

18. Ma il capitano era totalmente smarrito per la troppo grande beltà del giovinetto e non riuscì a portare una parola sulla lingua.

19. Dopo un certo tempo, quando si fu saziato di guardare a bocca aperta la bellezza per lui inconcepibile del giovinetto, allora soltanto pregò il giovinetto di dargli un bacio.

20. E il giovinetto baciò il capitano e disse: “Con ciò sia tra noi un legame in eterno! – Cerca solo di conoscere maggiormente quel saggio ebreo, e te ne verrà molta luce!”

21. Ma il capitano fu poi così terribilmente innamorato di questo giovinetto, che non sapeva più capacitarsi per il troppo amore, e dimenticò del tutto la sua domanda.

22. E questo amore lo tormentò fino a sera e fu una piccola punizione per la mania del capitano di far domande; la sera però venne di nuovo guarito, e non ebbe più alcuna voglia di avvicinarsi a un simile giovinetto.

 

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155. Capitolo

Preoccupazione di Cirenio per l’approvvigionamento della nave.

Il buon consiglio dell’angelo. Ringraziamento di Cirenio a Giuseppe e al Piccino.

Predizione di Giuseppe sul viaggio di Cirenio.

1 marzo 1844

1. A sera fu di nuovo preparata e consumata una cena, e poi furono prese disposizioni per la partenza dell’indomani.

2. Ma da quanto ne sapevano Cirenio e il suo seguito, la nuova nave cartaginese non era stata ancora caricata e provvista di nulla, e Cirenio in segreto se ne preoccupava tuttavia un poco.

3. Ma gli si avvicinò un giovinetto e disse: “Quirino! - Non ti devi preoccupare di nulla nemmeno in segreto;

4. poiché vedi, ciò per cui ora ti dai pensiero, è già da molto tempo perfettamente in ordine!

5. Dai solo le necessarie disposizioni per il buon ordine di questa tua casa durante la tua assenza; a tutto il resto sarà ben provveduto da parte nostra, nel Nome del Signore Dio Zebaoth!”

6. Cirenio credette – e non si dette più pensiero di nulla per quanto riguardava l’organizzazione delle navi.

7. Poi Cirenio chiamò a sé il capitano e gli affidò la direzione e la cura della fortezza.

8. E dopo che il capitano ebbe ripreso questo suo abituale servizio,

9. Cirenio chiamò a sé il comandante e gli affidò di nuovo i pieni poteri sulla milizia che stazionava in quella città.

10. Infatti presso i Romani in presenza del governatore il comandante non poteva disporre della milizia a propria discrezione, perché il governatore era allora per così dire tutto in tutto.

11. Quando Cirenio ebbe finito di dare le disposizioni, si avvicinò a Giuseppe e disse:

12. “Mio eccellentissimo, sì, vorrei dire mio santo amico e fratello! Di quante cose io devo ora ringraziare te, e in modo tutto speciale il tuo santissimo Piccino!

13. Come, quando, con che cosa sarò mai in grado di ripagarti questo grosso debito!?

14. Tu mi hai dato Tullia, mi hai salvato miracolosamente la vita!

15. Sì, non posso assolutamente contare tutti gli straordinari benefici, che mi hai reso nel breve tempo della mia permanenza qui!”

16. E Giuseppe disse: “Amico, quanto tempo è passato, da quando stavo in grande afflizione?!

17. Allora tu mi fosti mandato incontro dal Signore, a Tiro, come un angelo salvatore!

18. E vedi, così di continuo una mano lava l’altra nel grande corpo dell’intera umanità!

19. Ma ora non parliamo più di questo! Vedi, s’è fatta sera! La villa dista un’ora dalla città; perciò lasciami ora partire e andare a casa!

20. La benedizione mia e del Signore, tu e tutti i tuoi compagni l’avete copiosamente; perciò puoi partire tranquillo da qui!

21. I tre leoni però prendili con te sulla nave, - e ti renderanno dei buoni servigi!

22. Infatti avrete tempesta e sarete spinti alla deriva verso Creta, e i rapaci Cretesi vi assaliranno.

23. E sarà qui che i tre leoni ti renderanno di nuovo un buon servizio!”.

24. Qui Cirenio divenne timoroso; ma Giuseppe lo confortò e gli assicurò che nessuno avrebbe patito neanche solo il minimo danno.

 

 

156. Capitolo

Ringraziamento di Maronio, dei tre sacerdoti e ti Tullia.

Giuseppe intima il silenzio sulla sua Famiglia.

2 marzo 1844

1. Poi venne da Giuseppe Maronio Pilla con i tre sacerdoti, e lo ringraziò per tutti i prodigiosi benefici.

2. E Giuseppe lo ammonì di tacere su tutto quello che aveva visto lì.

3. E Maronio lo promise nel modo più solenne insieme ai tre sacerdoti.

4. Poi venne Tullia, cadde a terra davanti a Maria e si sciolse in lacrime di gratitudine.

5. Ma Maria si chinò a terra col Piccino, sollevò Tullia e le disse:

6. “Sii benedetta in Nome di Colui che riposa fra le mie braccia! - Sii sempre grata nel tuo cuore, memore di questo Bambino, e in Lui troverai la tua salvezza!

7. Metti però un laccio alla tua lingua e non tradire la nostra presenza a nessuno!

8. Quando infatti sarà il tempo, allora il Signore stesso si manifesterà al mondo!”

9. Poi Maria congedò Tullia che ancora singhiozzava.

10. Ma Giuseppe disse a Cirenio: “Amico! Vedi, molti del tuo seguito furono testimoni di parecchi fatti prodigiosi; a costoro ordina, per amore della loro salvezza, che anch’essi vogliano tacere su tutto questo!

11. Poiché ogni traditore di questa causa puramente divina incontrerà la morte, se non vorrà tacere!”

12. Cirenio promise questo a Giuseppe e gli assicurò che nessuno ne avrebbe mai dovuto sapere nemmeno una sillaba.

13. Ma Giuseppe lodò Cirenio e gli ricordò infine gli otto bambini promessi, che sarebbero dovuti essere cinque fanciulle e tre ragazzi.

14. E Cirenio disse: “O amico, questa sarà certo la prima faccenda!

15. Ma adesso ancora una domanda soltanto: vedi, già entro quest’anno dovrò recarmi a Roma a motivo di Tullia!

16. Mio fratello Augusto Cesare, avendo già appreso da me qualcosa, come sai, mi domanderà sicuramente dell’altro.

17. Che cosa gli dirò? Fino a che punto posso iniziare quella nobile persona a questo segreto?”

18. E Giuseppe disse: “Puoi metterlo a parte di parecchie cose, ma solo a quattr’occhi.

19. Ma ricordagli che se tace rimarrà indisturbato nella sua carica imperiale, e così i suoi discendenti;

20. ma se lascerà trapelare anche solo una sillaba in qualsiasi luogo, allora Dio lo punirà subito!

21. E se egli invece si opporrà all’Onnipotente, soccomberà all’istante con tutta Roma!”.

22. Cirenio ringraziò fervidissimamente Giuseppe per questa concessione; e Giuseppe lo benedisse e si recò poi con tutti i suoi alla villa.

 

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DI NUOVO IN CASA DI GIUSEPPE

 

157. Capitolo

Amorevole colloquio di Gesù Bambino con Giacomo.

Il peso del Signore per coloro che lo portano dentro di sé.

Gesù Bambino interrompe improvvisamente il suo prodigioso modo di parlare.

4 marzo 1844

1. Fuori città Maria affidò il Piccino a Giacomo; ella infatti si era stancata, avendolo tenuto in braccio per tutto quel giorno.

2. E Giacomo fu pieno di gioia, poiché poteva portare ancora una volta il suo beniamino.

3. Ma il Piccino aprì gli occhi e disse: “Tu, Mio caro Giacomo! - Tu sì che Mi vuoi proprio bene con tutto il cuore!

4. Ma se Io ti divenissi molto pesante, anche allora Mi vorresti ancora così bene?”

5. E Giacomo disse: “O mio carissimo Fratellino! Anche se Tu avessi il mio peso, Ti porterei tuttavia col cuore più ardente sulle mie braccia!”

6. Ma il Piccino disse: “Fratello Mio, adesso ovviamente non ti diverrò pesante,

7. ma un giorno verrà il tempo in cui ti diverrò un peso grande!

8. Perciò fai bene ad abituarti già adesso con amore al Mio peso;

9. così quando poi arriverà il tempo difficile, Mi porterai nel Mio peso intero con la stessa facilità con cui Mi porti Bambino!

10. Ma Io ti dico: chiunque non Mi sopporterà prima quale Bambino, un giorno soccomberà sotto il Mio peso intero!

11. Chi invece Mi porterà nel suo cuore, come tu ora sulle tue braccia, quale piccolo debole Bambinello, per lui diverrò anche nella Mia età virile un carico altrettanto lieve!”

12. E Giacomo, non comprendendo queste sublimi Parole, chiese al Piccino accarezzandolo:

13. “O mio carissimo Fratellino, mio Gesù! Ti farai dunque portare in giro in braccio anche da uomo?”

14. Ma il Piccino disse: “Tu Mi ami con tutte le tue forze, e questo Mi basta!

15. La tua semplicità però Mi è più cara che la sapienza dei sapienti, i quali calcolano e predicono molto, ma intanto i loro cuori sono più freddi del ghiaccio.

16. Quello che adesso ancora non comprendi, lo toccherai con mano al tempo opportuno.!

17. Vedi, Io però sono ancora soltanto un Bambino, che è in un’età da non saper parlare affatto;

18. e vedi, pur tuttavia la Mia lingua è sciolta, e Io parlo con te come un uomo maturo!

19. Ora se Io volessi rimanere così, sarei simile a un essere doppio, un Bambino per l’occhio – e un Uomo per l’orecchio.

20. Così però le cose ora non possono restare! Per un anno ancora Io Mi legherò la lingua davanti a tutti, eccetto te;

21. tu però sentirai la Mia voce solo nel tuo cuore!

22. Ma quando parlerò di nuovo con la bocca, il tuo occhio allora Mi vedrà sì più adulto, ma il tuo orecchio sentirà solo cose infantili da Me!

23. A te però ho riferito ora queste cose, affinché tu poi non ti debba scandalizzare di Me - e così sia!”.

24. Qui il Piccino divenne di nuovo completamente senza parola e si atteggiava in modo simile ad ogni altro bambino. - E durante questa conversazione la villa fu già anche raggiunta.

 

 

158. Capitolo

Gli angeli provvedono miracolosamente a governare gli animali domestici di Giuseppe.

Lo zelo di Giuseppe per il sabato. Gabriele sottolinea l’attività della natura nel giorno di sabato.

Scomparsa degli angeli.

5 marzo 1844

1. Giunti alla villa, Giuseppe ordinò subito ai quattro figli maggiori di dare un’occhiata agli animali e di foraggiarli, e di andare poi presto a riposare.

2. E questi andarono in gran fretta a fare tutto ciò; ma presto ritornarono e dissero a Giuseppe:

3. “Padre, è meraviglioso! Tanto i buoi quanto gli asini hanno mangiato e bevuto, e tuttavia le loro mangiatoie sono piene, e i secchi([8]) dell’acqua sono colmi fino all’orlo! Come può essere?”

4. E Giuseppe andò lui stesso a vedere e trovò confermata l’affermazione dei quattro figli.

5. Allora tornò indietro e domandò ai giovinetti, ancora presenti, se quello l’avessero fatto loro, di sabato.

6. E i giovinetti risposero affermativamente; ma Giuseppe, tutto pieno di dubbi, disse ai giovinetti:

7. “Come mai siete servitori del Signore, e non volete santificare il sabato?”

8. Ma Gabriele rispose allora: “O uomo puro, come puoi farci dunque una simile domanda?!

9. Non è trascorsa la giornata odierna come qualunque altra? Il sole non è sorto e tramontato come in qualunque altro giorno comune? Non è venuto anche oggi il vento del mattino, del meriggio e della sera?

10. Quando stavamo al mare, non hai visto il vivacissimo agitarsi delle sue onde? Perché dunque esso non ha voluto osservare il sabato?

11. Come hai potuto oggi camminare, mangiare e bere, e prendere respiro – e come mai non hai proibito al tuo cuore di battere?!

12. Vedi, tu uomo inquieto per il sabato, tutto quello che esiste e avviene nel mondo, sussiste esclusivamente per mezzo della forza d’azione conferita a noi dal Signore, e tutto viene da noi guidato e diretto!

13. Se noi volessimo ora riposare per una giornata, dimmi, non andrebbe subito in rovina tutta la Creazione?

14. Vedi, così noi soltanto con la nostra attività nell’amore per il Signore dobbiamo osservare il sabato, non già con un ozioso far nulla!

15. Il vero riposo nel Signore consiste dunque nel vero amore per Lui nel cuore, e nell’incessante attività secondo questo amore per il mantenimento dell’eterno Ordine.

16. Tutto il resto davanti a Dio è un abominio colmo di umana stoltezza.

17. Rifletti bene a questo, e in nessun sabato abbi timore di fare del bene, così sarai pienamente simile al Signore, tuo e mio Creatore!”.

18. A questo discorso tutti i giovinetti caddero prostrati con la faccia a terra davanti al Piccino, e poi scomparvero.

19. Ma Giuseppe s’impresse queste parole nel profondo del cuore, e in seguito non fu più così inquieto di sabato.

 

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159. Capitolo

Meraviglia e inquietudine di Eudokia per l’improvvisa scomparsa degli splendidi giovinetti.

Parole tranquillizzanti di Maria. Il riposo notturno.

Nostalgia di Eudokia per Gabriele, sua improvvisa apparizione e suo consiglio.

6 marzo 1844

1. Quando i giovinetti furono scomparsi, Eudokia chiese a Maria chi mai fossero esattamente quei giovinetti.

2. Eudokia infatti era ancora una pagana e non sapeva nulla degli straordinari segreti del Cielo.

3. Ma che in questa occasione anche i pagani vedessero gli angeli, dipendeva dal fatto che per tutto quel tempo fu tenuto aperto il loro occhio interiore;

4. e la scomparsa degli angeli non fu dunque nient’altro che il richiudersi della vista spirituale interiore, -

5. per tale ragione dopo la scomparsa degli angeli parve dunque a Eudokia di essersi svegliata come da un sogno profondo.

6. Ella si sentì ora di nuovo completamente naturale, e tutto ciò che durante l’intera giornata aveva visto, udito e fatto, le parve come un vivissimo sogno.

7. Perciò è anche scusabile la suddetta domanda da parte di Eudokia a Maria;

8. poiché ora ella era di nuovo totalmente nel suo stato esteriore, e questo era pagano.

9. E Maria però rispose e disse: “Eudokia, noi rimarremo insieme ancora molto a lungo, e ti diverrà chiaro tutto ciò che adesso per te è ancora oscuro!

10. Ma per oggi vogliamo andare a riposare; poiché sono molto stanca!”

11. Eudokia si accontentò sì esteriormente di questa promessa; ma nel suo cuore crebbe la brama.

12. Ma Giuseppe disse: “Figli miei, si è fatta notte; chiudete i portoni e andate a riposare!

13. Domani infatti è pur sempre il dopo-sabato in cui non lavoriamo; allora potremo anche discorrere di parecchie cose!

14. Ma per oggi lodate il Signore e fate come vi ho detto!

15. Tu però, Giacomo, prepara la culla e porta a riposare il Piccino, e accosta la culla al letto della Madre!

16. E tu, Eudokia, recati anche tu nella tua camera da letto, e rinvigorisci le tue membra con un dolce sonno nel Nome del Signore!”

17. Ed Eudokia andò subito nella camera a lei destinata, si adagiò sul letto, ma lungi restò il sonno.

18. Poiché il suo animo focoso era troppo eccitato per la scomparsa dei giovinetti;

19. ella infatti si era innamorata di Gabriele, ed ora non sapeva più cosa pensare né cosa fare, essendo l’idolo del suo cuore scomparso così improvvisamente davanti ai suoi occhi.

20. Ma mentre tutti quanti riposavano e dormivano, Eudokia si alzò e aprì una finestra e guardò fuori.

21. Allora improvvisamente Gabriele fu davanti a lei e disse: “Devi calmare il tuo cuore!

22. Poiché vedi, io non sono un essere umano come te, ma sono uno spirito e sono un messaggero di Dio!

23. Adora invece il Bambino; questi infatti è il Signore, Lui quieterà il tuo cuore!”. - Poi l’angelo scomparve di nuovo, ed Eudokia ebbe pace.

 

 

160. Capitolo

Lieto gioco infantile di Giacomo col Piccino. Rimprovero di Giuseppe e pertinente risposta di Giacomo.

Sogno di Eudokia e splendida testimonianza del Signore.

7 marzo 1844

1. La mattina, un’ora prima del levar del Sole, come di consueto tutto era già pieno di vita in casa di Giuseppe, e il Piccino stesso sgambettava tutto vispo nella culla e faceva udire i Suoi gioiosi suoni infantili quasi come un canto.

2. Giacomo giocava a modo suo col Piccino, e con la mano faceva ogni sorta di mosse al Signore dell’infinità, e intanto cantava e fischiettava.

3. Maria però era ancora nel suo letto e sonnecchiava; perciò Giuseppe, immerso nella sua preghiera del mattino, mosse qualche rimprovero a Giacomo, perché faceva così rumore e non badava alla preghiera, né alla madre ancora assopita.

4. Ma Giacomo si scusò e disse: “Caro padre, vedi, eppure il Signore del Cielo e della Terra si compiace di come mi occupo di Lui!

5. Noi però dovremmo pur sempre fare solo ciò di cui il Signore si compiace!

6. E vedi, piace al Signore quello che io faccio! Come può dunque spiacere a te?

7. Ma la Madre di sicuro non dormirebbe così bene se noi due, io e il Piccino, non facessimo così rumore!

8. Ti prego, caro padre, di ritenermi con ciò scusato e di non farmi rimproveri in avvenire, quand’anche nella mia occupazione io sembri a te talvolta come sfrenato, se intanto però compiaccio il Signore!”

9. Ma Giuseppe disse: “Sì, sì, va già tutto bene, – vedo anzi volentieri che tu sappia intenderti così bene col Piccino;

10. solo però, non devi fare tanto rumore in futuro, quando vedi che qualcuno dorme ancora e qualcun altro è raccolto in preghiera a Dio!”

11. Giacomo ringraziò Giuseppe per questo ammonimento, dopo però lo interrogò, dicendo precisamente:

12. “Padre! Quando tu preghi Dio così come hai pregato adesso, quale Dio dunque preghi?

13. Per quel che so ora di questo Bambino, è impossibile che ci possa mai essere un qualche Dio più grande e più vero di come è questo Piccino, secondo la fortissima testimonianza dal Cielo!

14. Ma se è questo il caso in base ai profeti e alla testimonianza di molti miracoli?

15. Se nel profeta è detto: «Chi è Colui che viene da Edom, con abiti rossastri da Bazra? Colui che è così adorno nei Suoi abiti e procede nella Sua grande forza? – Sono Io Colui che insegna la giustizia e sono un Maestro nel soccorrere!»

16. Padre, queste parole ieri il Piccino davanti a te le ha riferite a Se stesso! Chi è Egli dunque? Nessun uomo infatti può dire questo di Sé! - Di Dio però ce n’è uno solo!

17. Chi è pertanto il Piccino, il Quale dice: «Sono Io Colui che insegna la giustizia e sono un Maestro nel soccorrere»!? ”

18. Qui Giuseppe restò stupito e disse: “Per davvero, Giacomo, figlio mio, tu hai ragione; vai meglio tu alla culla – che io qui nel mio angolo della preghiera!”

19. A queste parole Eudokia uscì dalla sua stanza, colma di sublime rapimento, bella come un’aurora, e cadde a terra davanti alla culla e adorò il Piccino.

20. E dopo aver pregato così una mezz’ora, ella si alzò e disse: “Sì, – sì, Tu solo sei, e all’infuori di Te non c’è più nessuno!

21. Questa notte ho visto in sogno un sole in cielo, ed esso era vuoto e aveva poca luce.

22. Poi però vidi sulla Terra questo Piccino, ed Egli brillava come mille soli, e da Lui usciva un possente raggio verso quel vuoto sole e lo illuminava da parte a parte.

23. In questo raggio vidi gli angeli che furono qui, salire e scendere in volo, il loro numero era infinito, ma i loro volti erano costantemente rivolti al Piccino! Ah, quale gloria era quella!”.

24. Questo racconto fece uscire del tutto Giuseppe dal suo angolo di preghiera, ed ora egli aveva la massima opinione del Bambino e pregava spesso accanto alla culla.

 

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161. Capitolo

Preoccupazione di Maria e di Giuseppe per l’improvviso mutismo del Piccino.

I loro dubbi sull’autenticità del Piccino.

Vano tentativo di Maria di guarire un cieco con l’acqua miracolosa del bagno del Piccino.

La guarigione del cieco tramite Giacomo su comando interiore del Piccino.

8 marzo 1844

1. In questa occasione si svegliò anche Maria, si strofinò via il sonno dagli occhi, si alzò subito e si lavò, e nello stanzino attiguo cambiò l’abito da notte con l’abito da giorno.

2. In breve tempo ella ritornò di nuovo tutta linda, somigliante a un angelo del Cielo, così bella, così buona, così pia, e così premurosa di abbandonarsi alla Volontà del Signore!

3. Ella salutò Giuseppe e lo baciò, abbracciò poi Eudokia e la baciò.

4. Dopo questo cordialissimo saluto, che al vecchio Giuseppe costava sempre qualche lacrima di gioia, Maria – umiliandosi grandemente nel suo cuore – s’inginocchiò piena d’amore presso la culla e pregando diede al Piccino il seno.

5. Dopo che il Piccino ebbe succhiato, Maria fece subito preparare un fresco bagno e lavò il Piccino come al solito.

6. E il Piccino sgambettava vispo nella vaschetta, e faceva udire diligentemente la Sua voce dai suoni inarticolati.

7. Quando il Piccino fu lavato e asciugato, e riavvolto in freschi abitini e fresche fasce;

8. Maria chiese al Piccino come stava, se si sentiva bene nei freschi abitini.

9. Ella infatti sapeva bene che il Piccino poteva parlare, e in maniera divina; - ma non sapeva, e nessuno lo sapeva tranne Giacomo, che il Piccino si era di nuovo legata la lingua.

10. Perciò parve strano a tutti, che il Piccino alle domande di Maria non desse alcuna risposta.

11. Maria pregò allora insistentemente il Piccino di voler parlare anche solo un poco; ma il Piccino emise la Sua voce infantile, e di parlare non fu più questione!

12. Ciò allarmò tanto Maria quanto Giuseppe, ed essi riflettevano se magari durante la notte gli angeli non avessero portato in Cielo il divin Bambino, e avessero lasciato in Sua vece nella culla un bambino normalissimo.

13. Infatti la credenza nello scambio di bambini era molto diffusa presso gli Ebrei.

14. Tanto Maria quanto Giuseppe osservarono il Piccino molto angosciati, per vedere se fosse proprio ancora Lo stesso,

15. ma non poterono scoprire la benché minima differenza, né alla testa né in qualche altra parte.

16. Allora Maria disse: “Tenete l’acqua del bagno, e cercate un malato, e portatelo qui;

17. poiché finora quest’acqua ha sempre avuto una miracolosa forza di guarigione!

18. Se il malato guarisce, allora abbiamo ancora il nostro Piccino, e se non guarisce, allora è piaciuto al Signore Dio di darci un altro bambino al posto del Suo!”

19. Qui Giacomo voleva parlare; ma il Piccino glielo proibì nel cuore in modo ben percettibile, ed egli tacque.

20. Giuseppe però mandò subito il figlio maggiore in città, perché portasse un malato.

21. Un’ora e mezza dopo egli arrivò con un cieco, e Maria gli lavò gli occhi con l’acqua del bagno; ma il cieco non ottenne la luce degli occhi.

22. Questo fatto rese tristi Maria, Giuseppe, i quattro figli maggiori ed Eudokia; solo Giacomo rimase allegro e prese il Piccino e lo coccolò.

23. Ma il cieco brontolava perché riteneva di essere stato solo beffato.

24. Ma Giuseppe lo consolò e gli promise di mantenerlo per tutta la sua vita, come risarcimento per questa presunta beffa. - Con ciò il cieco fu di nuovo tranquillizzato.

25. Giuseppe però notò l’allegria di Giacomo e gliela prospettò come peccato nei confronti di lui, suo padre.

26. Ma Giacomo disse: “Sono allegro perché so a che punto sono; voi invece vi affliggete perché non lo sapete! Non sapete dunque che non si deve tentare Dio?”

27. Qui Giacomo soffiò sul cieco, e questi divenne vedente all’istante; ma ora tutti guardavano Giacomo con ammirazione, e non sapevano che cosa pensare.

 

 

162. Capitolo

Giuseppe indaga sull’origine della forza di guarigione in Giacomo.

Interrogatorio di Giacomo da parte di Giuseppe.

Buona risposta di Giacomo ispirata dal Signore.

9 marzo 1844

1. Poco dopo Giuseppe si avvicinò di più a Giacomo e gli domandò da dove venisse una tale forza del suo soffio.

2. E Giacomo disse: “Caro padre, ho sentito in me una voce, che mi diceva:

3. ‘Soffia sul volto del cieco, ed egli riotterrà perfettamente la vista!’

4. E vedi, io credetti fermamente a questa voce in me, feci secondo la sua parola, e il cieco è vedente!”

5. E Giuseppe disse: “Sarà così come hai detto ora;

6. ma da dove proveniva la potente Voce in te? Come la sentisti?”

7. E l’esaminato Giacomo disse: “Caro padre, non vedi dunque Colui che ora in braccio a me gioca con i miei riccioli?

8. Credo sia Lui che mi aveva detto miracolosamente questa cosa in me!”

9. E Giuseppe interrogò ancora Giacomo e disse:

10. “Ritieni dunque che il Piccino sia ancora l’autentico? Non credi che ci sia stato scambiato?!”

11. E Giacomo disse: “Chi o quale potenza potrebbe mai essere in grado di scambiare l’Onnipotente?

12. Non cadevano pur sempre gli angeli con la faccia a terra, quando il Piccino parlava in modo più che meraviglioso, – come avrebbero potuto agire così con Lui, l’Onnipotente?!

13. Io perciò ritengo che il Piccino sia il primo e l’autentico, tanto certo e vero quanto è certo e vero che io non ho mai creduto a uno scambio di piccini!”

14. E Giuseppe disse: “Mio caro figlio, mi hai dato qui una prova non molto solida della tua fede;

15. poiché vedi, così parla Davide stesso, dicendo:([9]) «Perché i pagani imprecano e le genti parlano così invano?’

16. I re nel Paese si ribellano e i signori deliberano fra loro contro il Signore e il Suo Unto e dicono:

17. ‘Strappiamo il suo vincolo e rigettiamo da noi il suo legame!»

18. Vedi, figlio mio, queste parole sono spirituali, e i re sono le potenze, e il Paese è il grande regno delle potenze invisibili! – Ma che cosa hanno in mente costoro? Di che cosa parlano?

19. Non è con ciò dimostrata la possibilità che possano mettere le mani anche sul Signore?!”

20. E Giacomo disse: “Senz’altro, se il Signore lo permettesse!

21. Ma si dice pur già all’inizio di questo canto, chiedendo: «Perché i pagani imprecano e perché le genti parlano così invano?»

22. Non vuole forse Davide indicare così l’inadeguatezza di tali potenze contro il Signore?!

23. Più sotto però è pur detto espressamente: «Ma Colui che abita in Cielo se la ride di loro e di loro si fa beffe!

24. Egli un giorno parlerà con loro nella Sua ira, e nella Sua collera li spaventerà!»

25. Caro padre! Io penso che queste due strofe del grande cantore divino giustifichino a sufficienza la mia fede!

26. Esse infatti mi informano a sufficienza che il Signore rimane perennemente un Signore, e di Lui non si può fare alcuno scambio!”.

27. Giuseppe stupì per la sapienza di suo figlio e con tutta la sua casa ritornò nuovamente ad accogliere l’autentico Piccino, e lodò e glorificò Dio per questo.

 

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163. Capitolo

I lavori dei figli di Giuseppe. Abilità di Maria. Diligenza di Eudokia.

Arrivo degli otto bambini da Tiro. Nobile ambasciata di Giuseppe a Cirenio.

Maria maestra degli otto bambini.

11 marzo 1844

1. In tal modo tutto ora ritornò nel consueto buon ordine in casa di Giuseppe.

2. Giuseppe e i suoi figli facevano ogni sorta di piccoli utensili in legno, e li vendevano agli abitanti della città a prezzi modici;

3. e facevano questo naturalmente accanto agli altri loro lavori per la famiglia.

4. Maria ed Eudokia invece sbrigavano le faccende domestiche e facevano dei vestiti, e talvolta anche lavori d’ornamento per le ricche famiglie della città.

5. Maria infatti era molto abile in ogni arte della filatura e sferruzzava dei vestiti interi;

6. Eudokia invece era una brava cucitrice e sapeva cavarsela bene con l’ago.

7. E così la famiglia si guadagnava sempre il necessario e aveva di che assistere, in caso di necessità, anche altri poveri. –

8. Soltanto dopo un trimestre arrivarono da Tiro gli otto bambini – accompagnati naturalmente da fidati amici di Cirenio –

9. e portarono un considerevole anticipo-spese, il quale consisteva in ottocento libbre d’oro.

10. Ma Giuseppe disse: “I bambini sì, li prendo, ma il denaro non lo prendo, su di esso infatti è la maledizione del Signore!

11. Riprendetelo perciò voi e datelo a Cirenio, egli saprà bene perché non posso e non devo accettarlo!

12. Portategli però la mia benedizione e il mio saluto,

13. e ditegli che l’ho accompagnato in spirito nel suo viaggio di ritorno, e fui testimone di tutto ciò che gli è successo,

14. e l’ho benedetto sempre, dove un pericolo lo minacciava!

15. Per la perdita delle tre fiere sull’isola di Creta non si deve affliggere; poiché il Signore che egli conosce ha voluto così!”

16. Poi Giuseppe benedisse gli amici di Cirenio e accolse con grande gioia gli otto bambini, che si sentirono subito perfettamente a loro agio in casa di Giuseppe.

17. Poi gli amici di Cirenio ripresero l’oro e ritornarono rapidamente di nuovo a Tiro.

18. Ma Giuseppe glorificò Dio per avergli dato anche quei bambini, li benedisse e li affidò alla guida di Maria, che era un’eccellente maestra di scuola, essendo stata istruita nel Tempio su tutto quanto possibile.

19. E i bambini imparavano a leggere e a scrivere in greco, ebraico e anche in romano.

20. Infatti in quel tempo quasi ogni persona doveva saper parlare queste tre lingue, e in caso di necessità anche scriverle. (Nota: La lingua romana però era allora all’incirca ciò che è oggi la gallica (francese), e non poteva mancare in una buona educazione.)

 

 

164. Capitolo

Un anno tranquillo in casa di Giuseppe.

Miracolosa guarigione del ragazzo moro per mezzo di Giacomo, su comando di Gesù Bambino.

12 marzo 1844

1. A partire da questo periodo tutto andò tranquillamente in casa di Giuseppe e non accadde niente di prodigioso.

2. E questa situazione tranquilla durò un anno intero, finché il Piccino poté già camminare da solo e anche parlare e giocare con gli altri otto bambini.

3. In quel tempo venne in casa di Giuseppe una famiglia di mori, che aveva un bambino molto malato.

4. Questa famiglia infatti aveva udito in città, che in quella casa si trovava un medico prodigioso che guariva tutte le malattie.

5. Il bambino malato era un fanciullo di dieci anni, ed era miseramente martoriato da uno spirito cattivo.

6. Lo spirito non lasciava in pace il fanciullo né di giorno né di notte, lo gettava di qua e di là, gli faceva gonfiare il ventre e gli procurava in tal modo dolori insopportabili.

7. Ora lo spingeva nell’acqua e ora di nuovo nel fuoco.

8. Ma quando questo spirito si trovò in casa di Giuseppe, divenne tranquillo e non si mosse.

9. Ma Giuseppe domandò al padre del ragazzo, il quale capiva il greco, che cos’avesse il fanciullo.

10. E il padre raccontò a Giuseppe molto fedelmente tutto ciò che era accaduto al ragazzo sin dall’inizio.

11. Poi Giuseppe chiamò Giacomo, il quale, giovinetto sedicenne, si occupava come al solito del Piccino, e gli fece conoscere la pena di questa famiglia di mori.

12. Ma Giacomo si rivolse al Piccino e lo strinse al petto e parlò con Lui nel suo cuore.

13. Ma il Piccino disse a voce molto alta in lingua ebraica:

14. “Fratello Mio, il Mio tempo è ancora lontano da venire; ma avvicinati tu al fanciullo ammalato, la cui stirpe porta il segno di Caino!

15. Toccalo con l’indice della mano sinistra alla bocca dello stomaco, e subito lo spirito cattivo fuggirà per sempre dal ragazzo!”

16. E Giacomo subito si avvicinò e fece come il Piccino gli aveva ordinato.

17. Allora lo spirito cattivo straziò il fanciullo per l’ultima volta e gridò:

18. “Che vuoi dunque da me tu terribile? Dove devo andare, ora che prima del tempo mi scacci dalla mia abitazione?!”

19. E Giacomo disse: “Il Signore lo vuole! - Il mare non è lontano; dov’è più profondo, laggiù dovrai abitare, e il fango dovrà essere d’ora in poi la tua dimora, Amen!”

20. Qui lo spirito abbandonò il fanciullo, e il fanciullo guarì all’istante.

21. Allora la famiglia voleva ricompensare Giuseppe; ma Giuseppe non accettò nulla, e congedò la famiglia di nuovo in pace, e lodò Dio per tale prodigiosa guarigione in questo fanciullo.

 

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IL PESCATORE GIONATA (CRISTOFORO) PORTA GESÙ BAMBINO ATTRAVERSO UN BRACCIO DI MARE

 

165. Capitolo

Interruzione dei miracoli per un anno e mezzo.

Gesù vispo Bambinello. Visita di Giacomo a Gionata onesto pescatore.

Cristoforo, ovvero il Bambino pesa quanto un mondo.

Ritorno a casa in compagnia di Gionata.

13 marzo 1844

 

1. Dopo questa storia trascorse di nuovo un semestre in piena tranquillità, e non accadde nulla di prodigioso.

2. Il Bambino infatti evitava accuratamente, con la Sua Forza interiore, tutto ciò che avrebbe potuto dare adito a qualsiasi azione miracolosa.

3. Egli era vispo e giocava con gli altri bambini, se questi avevano tempo;

4. altrimenti però andava in giro di preferenza con Giacomo e chiacchierava con lui, quando erano soli, molto assennatamente.

5. Ma con gli altri bambini chiacchierava esattamente come altri bimbi all’età di due anni.

6. Ma in quei dintorni abitava un immigrato ebreo, e praticava la pesca nel vicino mare, e viveva di questo guadagno.

7. Ma questo ebreo era molto grande di aspetto e aveva una forza gigantesca.

8. In una vigilia di sabato, al mattino subito dopo colazione, Giacomo prese il Piccino e col permesso di Giuseppe andò, per una strada diretta, da questo ebreo che era distante dalla casa di Giuseppe un’ora buona di cammino.

9. Ma Giacomo lo fece perché questo ebreo l’aveva già invitato più volte, e perché il Piccino glielo aveva segretamente comandato.

10. Quando Giacomo arrivò ora col Piccino in casa del pescatore, questi ne fu lietissimo e offrì subito a Giacomo un pesce ben preparato.

11. E Giacomo ne mangiò a suo piacere e ne diede da assaggiare dei pezzettini ben scelti anche al suo piccolo Fratellino.

12. E il Piccino mangiava anche con visibile appetito le piccole porzioni che Giacomo Gli metteva in bocca.

13. Ciò fece così tanto piacere al pescatore, che egli involontariamente ne fu commosso fino alle lacrime.

14. Giacomo però voleva ritornarsene a casa presto;

15. ma il pescatore lo pregò con molta insistenza di rimanere da lui per quel giorno.

16. “A sera però” disse “voglio portarti io a casa insieme all’incantevole tuo fratellino!

17. Vedi infatti, tu impiegasti sì un’ora e mezza, perché dovesti aggirare questo braccio di mare che è assolutamente poco profondo!

18. Io però sono alto quasi due klafter (3,8 m); l’acqua mi arriva appena al ventre, dove è più profonda!

19. Dunque ti prendo in braccio insieme al bambino, passo a guado con voi il braccio di mare, e poi vi porto facilmente a casa in meno di un quarto d’ora, con in più una buona razione dei migliori pesci freschi!”

20. Qui il Piccino disse: “Gionata! La tua volontà è buona, ma se Io con Mio fratello ti divenissi poi un po’ troppo pesante?”

21. E Gionata sorrise e disse: “O mio caro piccino, se anche foste cento volte più pesanti di quello che siete, potrei ancora portarvi molto facilmente!”

22. E il Piccino disse: “Gionata, si tratta solo di provare; prova a portare Me da solo oltre il braccio di mare, che non è largo neanche cinquanta klafter (95 m), e a riportarMi indietro, e si vedrà qual è il tuo vigore per noi due!”

23. Gionata andò subito a questa prova, prese in braccio il Piccino col consenso di Giacomo, e con Lui attraversò a guado il braccio di mare.

24. Nell’andata la cosa fu tollerabile, sebbene Gionata si stupisse grandemente per la pesantezza del Piccino.

25. Ma al ritorno il Piccino divenne così pesante, che Gionata trovò necessario prendere una robusta trave per portare il Piccino a riva, appoggiandosi ad essa con la più grande difficoltà del mondo.

26. Ma quando vi arrivò, depose subito il Piccino a riva, dove Giacomo aspettava, e disse: “Per l’amore di Jehova, che è questo? Più pesante di questo bambino non può essere neanche il mondo intero!”

27. E il Piccino disse sorridendo: “Questo di sicuro; infatti adesso tu hai anche portato di gran lunga più di quanto costituisce il mondo intero!”

28. Ma Gionata, riprendendosi a stento, domandò: “Come devo intendere questo?”

29. Ma Giacomo disse: “Caro Gionata, prendi tu i pesci, e accompagnaci sulla strada asciutta alla nostra dimora, e rimani con noi per la notte; domani ti sarà fatta luce su questo!”

30. Poi Gionata prese tre bariletti con i migliori pesci, e la mattina stessa accompagnò i due a casa da Giuseppe, il quale lo accolse con molta gioia, poiché essi fin dalla giovinezza erano stati amici di scuola.

 

 

GIONATA A CASA DI GIUSEPPE

 

166. Capitolo

Gionata dal suo amico d’infanzia Giuseppe. Racconto di Gionata e sua domanda sul singolare bambino di Giuseppe. Giuseppe riferisce sul Bambino. Umiltà e amore di Gionata per il Bambino e sua preghiera.

14 marzo 1844

1. Gionata consegnò a Giuseppe i tre bariletti di pesce, con i quali gli procurò una grande gioia; Giuseppe infatti era molto amante del pesce.

2. Poi egli disse a Giuseppe: “Mio amatissimo amico di gioventù, dimmi un po’ che genere di bambino hai!

3. Per davvero, potrà avere al massimo due o tre anni, e parla assennatamente come se fosse un uomo adulto!

4. E - vedi, - io, - che pure posso portare due buoi sotto le braccia come tu due agnelli, volevo trattenere da me per tutto il giorno Giacomo col piccino, e volevo portarli a casa da te la sera, passando a guado il braccio di mare!

5. Ma quando espressi tale mio desiderio a Giacomo, il piccino si rivolse a me e disse, con mio non poco stupore:

6. ‘Gionata, la tua volontà è buona; ma se noi solo non ti diventassimo poi troppo pesanti?!’

7. Che io, consapevole della mia forza, a questa domanda d’infantile preoccupazione dovetti sorridere, si capisce da sé!

8. Ma il piccino disse poi che si trattava solo di fare una prova; io dovevo provare a portare lui da solo oltre il braccio di mare e ritorno, per convincermi se eventualmente egli non mi dovesse diventare troppo pesante!

9. Col consenso di Giacomo io presi in braccio il piccino e lo portai attraverso l’acqua.

10. Nell’andare era ancora sopportabile; ma nel tornare dovetti prendere un bastone al quale mi appoggiai, e solo con la più grande difficoltà del mondo giunsi all'altra riva.

11. Poiché davvero, tu caro amico mi puoi credere, il bambino era così terribilmente pesante, che io credevo proprio che in braccio a me ci fosse il peso di un mondo!

12. Quando raggiunsi la riva, consegnato in fretta il piccino a Giacomo e riposatomi un po’,

13. chiesi allora a Giacomo che cosa fosse, come mai questo bambino era più pesante di un mondo?

14. Allora il piccino disse di nuovo spontaneamente

15. che io ora avevo portato di più, che non se avessi portato un mondo intero!

16. Amico, di tutto ciò è stato testimone il tuo Giacomo! - Ora io in proposito ti domando e dico:

17. Che bambino hai dunque, per amor di Jehova? Per davvero, non può trattarsi di cose naturali!”

18. E Giuseppe disse a Gionata: “Se tu potessi tacere come un muro – altrimenti la tua vita sarebbe in grande pericolo – allora, mio vecchio lealissimo amico, potrei ben raccontarti qualche cosa!”

19. E Gionata giurò e disse: “Per Dio e per tutti i Cieli, vorrei morire nel fuoco mille volte, se mai ti tradisco con una sola sillaba!”

20. Allora Giuseppe lo condusse con sé sulla sua collina preferita, e gli raccontò tutte le circostanze sulla questione del Piccino, cosa di cui prima Gionata non sapeva ancora una sillaba.

21. Ma Gionata, quando ebbe sentito tali cose nel breve racconto, cadde in ginocchio e dalla collina adorò il Piccino, che in quel momento stava giocando in mezzo agli altri otto bambini,

22. e disse al termine della sua lunga preghiera: “O beatitudine delle beatitudini! Il mio Dio, il mio Creatore mi ha visitato! Io ho portato sulle mie braccia Lui, che porta tutti i mondi e tutti i cieli!? - O infinita Grazia delle grazie! O Terra, sei proprio degna di una tale Grazia!? Sì, adesso capisco le parole del divin Bambino: ‘Più che un mondo tu - hai portato!’”. – Dopo di che Gionata ammutolì e dal rapimento per un’ora non poté far uscire alcuna parola dalla sua bocca.

 

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167. Capitolo

Ospitale invito di Giuseppe a Gionata. Gionata esita e si riconosce peccatore.

Ottimo consiglio di Giuseppe. Il cibo preferito del Piccino: il cuore di Gionata.

Testimonianza di Gesù su Gionata.

15 marzo 1844

1. Quando Gionata ebbe detto la sua preghiera in questa maniera viva, Giuseppe gli disse:

2. “Mio amato amico, tu abiti da solo con i tuoi tre aiutanti nella tua capanna.

3. Oggi, vigilia di sabato, non prenderai più pesci comunque; perciò rimani oggi da me, e così anche domani che è sabato!”

4. E Gionata disse: “Sì, mio amico e fratello, se non ci fosse il divin Bambino, vorrei certo rimanere da te;

5. ma vedi, io sono un uomo peccatore e sono impuro in tutte le mie parti e membra!

6. Infatti da quando vivo fra i pagani, non ho quasi più pensato ai precetti di Mosè, e sono vissuto più da pagano che da ebreo.

7. E così non posso rimanere qui, dove abita il Santo dei santi!”

8. E Giuseppe disse: “Fratello, la tua ragione è buona, da me però non si accetta!

9. Poiché vedi, il Signore che si mostra così clemente perfino verso tutti i pagani, si mostrerà di sicuro ancora più clemente con te, essendo tu un contrito ebreo!

10. Occorre solo che tu Lo ami, e puoi contarci, che anche il Signore ti amerà oltre misura!

11. Poiché vedi, gli otto bambini ed Eudokia sono pagani, e ciò nonostante il Piccino va in giro con loro e vuol loro bene oltre misura!

12. Dunque anche te Egli accoglierà nel modo più amorevole, e s’intratterrà con te come col Suo migliore amico!”

13. A queste parole Gionata si fece coraggio, e con Giuseppe scese di nuovo dalla collina all’abitazione, dove già da tempo era preparato il pranzo.

14. Giuseppe invitò ora tutti quanti a tavola. Maria prese il Piccino e anche lei sedette a tavola, come al solito, accanto a Giuseppe.

15. Ma il Piccino non voleva mangiare la pappa di latte preparata per Lui.

16. E Maria ne fu angustiata, poiché pensava che il Piccino doveva essere indisposto.

17. Ma il Piccino disse: “Perché ti angosci per causa Mia?

18. Vedi, Gionata mi ha portato un cibo migliore; questo Io mangerò, e questo Mi sazierà veramente!”

19. Ma qui Maria subito intese i pesci che erano stati messi in tavola per ultimi.

20. Il Piccino però disse: “Maria, non Mi hai compreso!

21. Poiché Io non intendo i pesci, sebbene naturalmente siano meglio di questo latte di ieri, che è già cagliato e Gioele ha preso invece del latte fresco, per cuocere una pappa per Me.

22. Ma la grande umiltà e il grande amore del suo cuore (cioè di Gionata), che già spesso egli Mi ha dimostrato senza conoscerMi - questi Io intendo!

23. Io ti dico, Maria, Gionata è un uomo forte nelle sue membra, ma l’amore del suo cuore è molto più forte ancora!

24. E questo suo amore per Me è il cibo molto sostanzioso che ora Mi sazia! Ma mangerò tuttavia anche dei suoi pesci; la pappa acida però non Mi piace!”. – Ma per questo Gionata divenne così contento, che cominciò a piangere forte.

 

 

168. Capitolo

La cattiva pappa preparata da Gioele. Rimproveri di Maria e di Giuseppe.

Riguardo del Piccino per Gioele. Cenni sull’educazione.

6 marzo 1844

1. Soltanto ora Maria assaggiò la pappa che Gioele aveva preparato per il Piccino, e la trovò sul serio un po’ acida e rappresa in piccoli grumi.

2. Allora chiamò subito Gioele, che era ancora tutto affaccendato in cucina ad arrostire i pesci.

3. Quando questi arrivò, la Madre disse piena di serietà: “Gioele, assaggia un po’ la pappa!

4. Hai dunque così poco rispetto per il Bambino, per il padre Giuseppe e per me, la fedele moglie di tuo padre, che mi hai potuto fare questo?!

5. Le nostre mucche e le nostre capre non hanno più latte fresco nelle mammelle?

6. Perché hai preso quello di ieri, già inacidito, che freddo si può anche bere, se si ha sete, ma non bollito, poiché allora è dannoso, specialmente poi ai bambini?”

7. Qui anche Giuseppe assaggiò la pappa, e già voleva mandare un piccolo temporale sopra Gioele.

8. Ma il Piccino si eresse e disse: “O voi uomini - voi! - Perché mai volete oltrepassarMi dappertutto?!

9. Non è già sufficiente l’osservazione che Io ho fatto su Gioele?! Perché mai volete giudicarlo completamente, dopo di Me?

10. Pensate che Io Mi compiaccia di tale vostra severità? – O no! - A me piacciono solo l’amore, la mitezza e la pazienza!

11. Gioele si è reso certamente punibile per la sua disattenzione,

12. per questo però l’ho anche subito punito con la Mia osservazione di biasimo! Questa punizione però è sufficiente; a che pro’ un ulteriore rimprovero e un temporale in aggiunta?

13. Fa’ certo bene un padre, se castiga con la sferza i piccoli bimbi maleducati, ma verso i figli adulti egli deve essere sempre un maestro saggio e mite!

14. Soltanto qualora un figlio si rivoltasse contro il padre, lo si deve minacciare!

15. Se così si converte, deve essere di nuovo accolto nell’antica pace;

16. se invece non si converte, deve essere scacciato e allontanato dalla casa del padre e dalla sua patria!

17. Gioele però non ha commesso alcun misfatto, solo la voglia del pesce non gli ha concesso abbastanza tempo da mungere una capra!

18. D’ora in poi però non lo farà sicuramente mai più; perciò gli sia anche tutto perdonato!”

19. Poi il Piccino chiamò a Sé Gioele e disse: “Gioele! Se Mi ami, come Io ti amo, non dare più in futuro una tale pena a tuo padre e a tua madre!”

20. Ma Gioele per la commozione cominciò a piangere, e cadde in ginocchio e chiese perdono al Piccino, a Maria e a Giuseppe.

21. E Giuseppe disse: “Alzati dunque, figlio mio, ciò che il Signore ti perdona, ti sia perdonato anche da me e dalla madre!

22. Ma ora va’ a vedere cosa fanno i pesci!”

23. E il Piccino aggiunse altrettanto lestamente: “Sì, sì, va’ pure, altrimenti i pesci si bruciano e poi non sarebbero buoni; Io stesso infatti ne voglio mangiare!”.

24. Questa preoccupazione piacque così tanto agli altri otto bambini, che essi risero forte dalla gioia.

25. Ma il Piccino rise Egli stesso di tutto cuore, e mise l’intera compagnia dei commensali di allegrissimo umore, e gli occhi di Gionata erano pieni di estatiche lacrime di gioia.

 

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169. Capitolo

I commensali mangiano il pesce.

Il Piccino reclama una porzione per Sé e Giuseppe tenta di dissuaderLo.

Straordinaria risposta di Gesù e predizione del culto a Maria.

Parole di benedizione dell’umile Piccino.

18 marzo 1844

1. In breve tempo Gioele portò, sopra una graticola, i pesci arrostiti e li pose sulla tavola.

2. Giuseppe ne servì subito a ciascuno una buona porzione, e non dimenticò se stesso;

3. ma al Piccino non servì naturalmente alcuna porzione, poiché Questi com’è naturale riceveva la Sua parte dalla Madre.

4. Ma il Piccino stavolta non si accontentò, ma chiese Lui pure una porzione intera.

5. Allora Giuseppe disse: “Ma Figlioletto mio amatissimo, mio Gesù, questo sarebbe certo più che troppo per Te!

6. Prima cosa, è impossibile che Tu possa mangiare tutto, e in secondo luogo, se Tu lo consumassi, Ti farebbe ammalare!

7. Ma non vedi che ho già dato comunque una porzione più grande alla Madre, appunto perché ha da provvedere a Te?!

8. Dunque sta’ pur tranquillo del tutto, Figlioletto mio; perché non ci perderai nulla!”

9. E il Piccino disse: “Questo lo so bene – e parecchie cose ancora che tu non sai!

10. Però sarebbe stato pur conveniente che tu avessi dato anche al Signore una porzione intera!

11. Sai tu chi era Melchisedek, il Re di Salem? – Tu non lo sai!

12. Io invece lo so e te lo dico: il Re di Salem era il Signore stesso; ma eccetto Abramo, nessuno doveva immaginarlo!

13. Perciò Abramo si chinò fino a terra davanti a Lui e di propria volontà Gli diede la decima di tutto.

14. Giuseppe! - Io sono lo stesso Melchisedek, e tu sei simile ad Abramo!

15. Perché dunque non Mi vuoi dare la decima di questi buoni pesci?

16. Perché Mi rimandi alla Madre? Chi ha dunque fatto il pesce così come il mare? Fu Maria - o fui Io, un Re di Salem dall’eternità?!

17. Vedi, qui Io sono nella Mia proprietà da tempi eterni, e tu non Mi vuoi offrire nemmeno una porzione intera di pesci? Sembra davvero strano!

18. Ma perciò avverrà anche che gli uomini un giorno offriranno alla Mia Madre corporale delle porzioni molto più grandi che a Me.

19. E Io dovrò aspettare quello che verrà offerto alla Madre, e sarà lontano l’Ordine di Melchisedek!”

20. Ma Giuseppe non sapeva che cosa dire. Egli divise però subito la sua parte e ne servì la metà più grande al Piccino.

21. Ma il Piccino disse: “Chi Mi dà qualche cosa e trattiene una parte per sé, costui non Mi conosce!

22. Chi vuol dare a Me, Mi dia tutto, altrimenti non l’accetto!”

23. Qui Giuseppe con grandissima gioia fece scivolare anche la sua parte davanti al Piccino.

24. Ma il Piccino levò la Sua destra e benedisse le due parti e disse:

25. “Chi Mi dà il tutto, costui guadagna cento volte! Riprendi il pesce davanti a te, Giuseppe, e mangia! Ciò che ti avanzerà, quello soltanto dammi!”

26. Qui Giuseppe riprese il pesce e ne mangiò molto! Ma quando non poté più mangiarne, ne restò ancora così tanto, che sarebbe stato sufficiente per dodici persone. E il Piccino mangiò allora di ciò che era avanzato.

 

 

170. Capitolo

Vana domanda di Gionata sui sentimenti intimi di Giuseppe

nel rapporto col Piccino e risposta di Giuseppe.

20 marzo 1844

1. Dopo questa scena a tavola, che era costata a Gionata molte lacrime di gioia e anche di pentimento, disse appunto Gionata a Giuseppe:

2. “Giuseppe, mio vecchio amico di gioventù, dimmi dunque in tutta sincerità - quanto infinitamente felice ti senti mai, quando pensi alla grandezza della tua chiamata?!

3. Che cosa provi quando guardi il Piccino e il tuo cuore con viva fede ti dice: ‘Vedi, il Piccino è Dio Jehova Zebaoth!

4. Colui che parlò con Adamo, con Henoch, con Noè, con Abramo, Isacco e Giacobbe;

5. Colui che liberò i nostri padri dalle dure privazioni di questo Paese per mezzo di Mosè, e diede Egli stesso la Legge nel deserto

6. e nutrì per quarant’anni il grande popolo nel deserto, in cui non cresce nulla se non qua e là uno spino e un cardo,

7. che ha parlato per bocca dei santi e dei profeti!’?

8. O Giuseppe, dì, dimmelo! Che cosa senti allora, che cosa in tale Presenza, di Colui che ha fondato Cielo e Terra?!

9. Sì, che creò gli angeli e fece la prima coppia di uomini e le diede vita col Suo alito eternamente vivo!

10. Oppure - dì! - quando rifletti a questo, ti è ancora possibile di parlare?

11. Già la visione del Bambino non ti lega la lingua, così che per troppo grande venerazione davanti a Colui che eternamente fu, sei costretto a tacere?”

12. E Giuseppe rispose a Gionata: “Tu hai ragione, a domandarmi così;

13. ma rifletti tu stesso, – che cosa devo fare?! Ormai è così, e io devo sopportare l’Altissimo come se fosse qualcosa di più modesto; altrimenti non potrei affatto sussistere!

14. Vedi, Dio è Dio, e noi siamo Sue creature! - Egli è tutto, e noi non siamo nulla!

15. Questo rapporto è giustamente calcolato; ma puoi tu cambiare qualcosa in questo rapporto, anche col più sublime volo del tuo pensiero?

16. Vedi, perciò il tuo domandare è vano! Se anche io potessi avere un cuore grande come è la Terra, e una testa grande come il cielo, e vi potessi suscitare sentimenti e pensieri davanti ai quali tutti gli angeli potessero tremare,

17. dì, quale servizio potrei prestare in tal modo, a Colui che porta nella Sua destra l’intera infinità come un granellino di sabbia?!

18. Sarò io in tal modo più uomo, e Dio meno Dio?!

19. Vedi, perciò è vana la tua domanda! - Tutto quello che io posso fare, è amare il Piccino con tutte le mie forze, e renderGli il necessario servizio che Egli mi richiede!

20. Tutti gli altri pensieri di grandezza invece li lascio da parte per questa ragione: perché so bene che il mio più elevato e più grande pensiero, in confronto alla grandezza di Dio, è un purissimo borioso nulla!”.

21. Questa risposta indusse Gionata a tutt’altri pensieri, ed egli poi non fece più a Giuseppe di tali domande.

 

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171. Capitolo

La sera sulla collina preferita di Giuseppe.

Giacomo nutre il piccolo Gesù con pane burro e miele.

Le mosche nel pentolino del miele. Profonde parole di Gesù su Isaia capitolo 7, versetto 15.

21 marzo 1844

1. Ma verso la sera di quel giorno che – come già noto – era una vigilia di sabato, Giacomo prese il Piccino e andò sulla collina preferita di Giuseppe.

2. E Giuseppe e Gionata seguirono ben presto l’esempio di Giacomo e si recarono anch’essi sulla collina.

3. Ma Giacomo prese con sé per il Piccino, come al solito, un po’ di burro e miele in un piccolo pentolino, e un pezzetto di pane di frumento,

4. e ne metteva spesso una piccola porzione in bocca al Piccino; il Piccino infatti mangiava più volentieri di ogni altra cosa un pezzetto di pane con miele e burro.

5. Ma quando Giacomo posò il suo pentolino su un panchetto e gironzolava gaiamente col Piccino nell’erba della dolce collina,

6. ecco che subito alcune api e mosche visitarono il pentolino e banchettarono a piacere col dolce contenuto.

7. Ma quando Giuseppe si accorse di questo, disse a Giacomo: “Va’ dunque a coprire con qualcosa il pentolino, altrimenti il suo contenuto sarà presto consumato da mosche e api!”

8. E Giacomo accorse in fretta col Piccino e voleva scacciare questi ospiti dal pentolino; ma essi non gli ubbidivano.

9. Allora il Piccino disse: “Giacomo, dammi il pentolino, e vedrò se anche a Me la mosca e l’ape si mostreranno disubbidienti!”

10. Qui Giacomo diede il pentolino in mano al Piccino, e il Piccino soffiò tre volte con un sciò - sciò - sciò nel pentolino, e all’istante le mosche e le api si dispersero.

11. Poi Giacomo diede al Piccino un pezzetto di pane con burro e miele, e il Piccino lo prese e lo mangiò contento.

12. Ma Gionata, che prima con Giuseppe parlava di svariate cose in relazione alla sapienza della simbologia egizia, osservò quest’azione che sembrava essere molto trascurabile, e domandò a Giuseppe se non vi fosse anche in questa un qualche significato di profonda sapienza.

13. E Giuseppe rispose: “Non penso proprio; poiché non in ogni e qualsiasi minima azione c’è una sapienza nascosta.

14. Ogni qual volta qualcuno tiene aperti burro e miele, accorreranno sempre mosche e api a mangiarne!

15. Si potrebbe bensì, in buone occasioni, usare questo fatto così come mille altri in modo simbolico, – ma di per se stessa questa azione è insignificante!”

16. Ma qui il Piccino corse da Giuseppe e disse tutto allegro:

17. “Mio carissimo Giuseppe, questa volta hai dato un colpo nel vuoto!

18. Come leggi in Isaia? Non sta scritto così di Me:

«Burro e miele Egli mangerà,

perché sappia rigettare il male

e scegliere il bene.

19. Ma prima che il Fanciullo impari

a rigettare il male e a scegliere il bene,

il Paese di cui inorridisci

sarà abbandonato dai suoi due re.

20. Ma il Signore farà venire sopra di te,

sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre,

giorni come non ve ne furono

dal tempo in cui Efraim è stato separato da Giuda

per mezzo del re di Assiria!

21. In quel tempo infatti

il Signore soffierà alla mosca

al termine delle acque in Egitto,

e all’ape nel Paese di Assur!’([10])

22. Vedi, Giuseppe, ciò che è nelle parole del profeta, c’è anche in questa azione;

23. ma il tempo di svelarle non è ancora arrivato, sebbene più non sia lontano!

24. Conosci però il Figlio della profetessa, che si chiama qua ‘Rubapresto, Bottinveloce’?([11])

25. Conosci il Figlio che una Vergine partorirà e Lo chiamerà ‘Emanuele’?([12])

26. Vedi, tutto questo sono Io! Ma non lo comprenderai pienamente prima che Io, quale ‘Rubapresto’ e ‘Bottinveloce’ e come ‘Emanuele’ non chiamerò dall’Alto padre e madre!”([13])

27. Qui il Piccino corse di nuovo da Giacomo. Ma Giuseppe e Gionata si guardarono l’un l’altro con tanto d’occhi, e non finivano più di meravigliarsi per le parole del Piccino e per la straordinaria coincidenza simbolica tra la precedente azione e le parole del profeta.

 

 

172. Capitolo

Gionata esagera in reverenza e umiltà davanti a Gesù Bambino.

Buon consiglio di Giuseppe e amorevole incoraggiamento del Piccino.

Gionata decide di rimanere.

22 marzo 1844

1. Ma Gionata, dopo essersi un po’ ripreso dallo stupore per il discorso del Piccino, disse a Giuseppe:

2. “Fratello! Davvero, per quanto fermamente io mi sia proposto di rimanere da te oggi e domani, pur tuttavia difficilmente rimarrò fedele a questo proposito!

3. Poiché vedi, tutto qui mi sembra ora troppo santo! Mi par d’essere qui come in un luogo deserto, in cui tutto ciò che il viandante guarda, gli grida: ‘Qui non c’è posto per te, ma solo per spiriti!’

4. Mi sembra anche come d’essere su un monte altissimo, sulla cui cima l’incanto dell’ampia vista all’inizio colpisce i sensi;

5. ma ben presto gli dice la fredda aria purissima:

6. ‘Tu pigro e impuro somaro umano, ritorna presto alla tua patria puzzolente!

7. Poiché qui, dove si librano gli spiriti più puri del purissimo etere, non v’è dimora per un’anima impura!’

8. Com’era puro il grande profeta Mosè; e tuttavia il Signore gli disse, quand’egli chiese di vederLo:

9. ‘Tu non puoi vedere Me, il tuo Dio, e allo stesso tempo vivere!’

10. Qui è Lo stesso Signore nella pienezza della Sua Santità; Egli è qui, l’Annunciato per bocca di tutti i profeti!

11. Come mi sarebbe possibile di sopportare qui più a lungo la Sua visibile presenza, io che sono infine un vecchio peccatore contro tutta la Legge di Mosè?!”

12. Ma Giuseppe disse: “Caro amico e fratello, sai pure qual è la Legge principale; perché dunque preferisci andare a casa invece di osservare, vivendola, questa Legge?

13. Ama il Signore con tutte le tue forze, e non pensare costantemente ai tuoi peccati, così sarai sicuramente più gradito al Signore che con le tue continue esclamazioni!

14. Aspetta finché il Piccino non ti congedi! - Se accadrà questo, allora credi che sei indegno di Lui;

15. ma fino a quando non sarà questo il caso, rimani, – poiché più a casa che qui non sarai mai da nessuna parte in eterno!”

16. Qui sopraggiunse il Piccino e disse: “Giuseppe! Hai ben ragione ad avere un po’ sgridato Gionata; perché è così ostinato, e non vuole restare qui, mentre Io invece gli voglio così bene!”

17. Poi il Piccino si rivolse a Gionata e disse:

18. “Gionata! Sul serio dunque non vuoi restare qui? Che ti succede qui di male, che non vuoi rimanere?”

19. E Gionata disse: “Mio Dio e mio Signore! Vedi, io sono un grande peccatore contro la Legge!”

20. Ma il Piccino disse: “Che cosa parli di peccati? Non ne riconosco nessuno in te!

21. Sai tu, chi è un peccatore? – Io ti dico: è un peccatore colui che non ha amore!

22. Tu però hai amore, e così non sei peccatore davanti a Me; poiché Io te li ho perdonati, i peccati, essendo Io al di sopra di Mosè un Signore dall’eternità!”.

23. Qui Gionata pianse, e prese la nuova decisione di rimanere, e si avvicinò al Piccino e Lo abbracciò e accarezzò.

 

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173. Capitolo

Gesù Bambino leggero come una piuma. Meraviglia di Gionata.

Profonde parole del Piccino sul peso della Legge mosaica.

Mosè ha riposto l'intera Legge nell'amore a Dio.

 

23 marzo 1844

1. Ma mentre Gionata così coccolava e accarezzava il Piccino, Questi gli disse:

2. “Gionata, prova un po’ a portarmi adesso, certamente adesso non ti sembrerò pesante come sopra il braccio di mare!”

3. E Gionata, pieno di gioia e amore, prese il Piccino fra le braccia e lo trovò leggero come una piuma.

4. Allora egli disse al Piccino: “Mio Dio e mio Signore! Come devo intendere questo?!

5. Là al mare per me eri pesante come un mondo; qui invece sei per me una piuma!”

6. E il Piccino disse: “Gionata, così come a te, andrà a chiunque!

7. Poiché il Mio grande peso non sta in Me, ma nella Legge di Mosè!

8. Quando non conoscevi Me, ma solo la Legge, e Mi avevi sulla spalla, non il peso Mio, bensì soltanto quello della Legge schiacciava le tue spalle, pesante come un mondo.

9. Ora però nel tuo cuore hai riconosciuto Me, il Signore su Mosè e sulla Legge, e vedi, il peso della Legge non è più con Me, il Signore della Legge!

10. Ma così andrà spiritualmente in futuro a tutti coloro che sopporteranno la Legge!

11. In verità Io ti dico: i giusti per legge gemeranno e digrigneranno i denti;

12. ma il Signore siederà a tavola nelle case dei peccatori e li guarirà e li accoglierà come Suoi figli!

13. I perduti Io li cercherò, i malati, i duramente imprigionati e i tormentati Io li guarirò, salverò e libererò;

14. ma i giusti della Legge dovranno andarsene dalla Mia casa ingiustificati!

15. In verità Io ti dico: l’esattore delle tasse e il peccatore Io li esalterò nella Mia casa;

16. ma il giusto lo caricherò di un pesante fardello davanti a Me nella Mia casa!

17. Sì, - una prostituta potrà cospargerMi d’unguento e la colpa di un’adultera voglio scriverla nella sabbia, e i peccatori Mi potranno toccare;

18. maledetto invece dovrà essere un cavaliere della Legge e così un dottore della Scrittura, se Mi toccheranno!

19. Coloro che il peso della Legge ha ucciso, li trarrò dalle tombe;

20. ma agli ingordi della lettera della Legge Io renderò la porta della Vita stretta come una cruna d’ago!”

21. Per queste parole Giuseppe si spaventò e disse: “Ma Piccino, che cose terribili vai dicendo!?

22. La Legge l’ha pur data anch’essa Dio, come può dunque un peccatore essere migliore di un giusto!?”

23. Ma il Piccino disse: “Dio ha bensì dato la Legge; però non per l’intelletto mondano, bensì per il cuore! E Mosè stesso ha collocato l’intera Legge nell’amore a Dio!

24. La Legge è bensì rimasta – ma l’amore si è spento già da molto tempo!

25. Una Legge però, in cui non c’è più amore, non giova a nulla, e colui che la osserva senza amore, è un morto schiavo della stessa!

26. Perciò un pagano e un peccatore libero ora li preferisco a uno schiavo della Legge incatenato e morto!”.

27. Qui Giuseppe tacque e meditò su queste parole; ma il Piccino cominciò di nuovo a chiacchierare di cose infantili con Gionata e col Suo Giacomo.

 

 

174. Capitolo

La sera sulla collina. Giuseppe e Gionata contemplano la luna piena.

Cenni del Piccino sul molto sapere in contrapposizione col molto amare.

Il “Volto” di Dio. Natura della luna.

26 marzo 1844

1. Ma poiché si era già fatta sera e la luna sorgeva proprio nella sua piena luce sopra Ostracine,

2. Gionata da questa collina ammirò la sua bella forma e si beò della sua luce, e divenne tutto silenzioso.

3. Ma Giuseppe notò questo e domandò a Gionata: “Fratello, che scorgi mai nel disco lucente della luna, per scrutarlo con tanta attenzione?”

4. E Gionata rispose e disse: “Veramente non scorgo proprio nulla – eccetto le vecchie macchie sempre uguali!

5. Pur tuttavia ogni qual volta vedo la luna così, sempre penso che cosa mai saranno le macchie, e soprattutto: cos’è la luna, per qual motivo ora non la vediamo affatto, ora la vediamo come una falce, ora di nuovo così e poi così?

6. Se ne hai forse una qualche miglior conoscenza, fammelo sapere; di simili cose infatti io sento parlare molto volentieri!”

7. E Giuseppe disse: “Caro amico! Riguardo a questo ci somigliamo l’un l’altro perfettamente;

8. e così sulla singolare costituzione di questo astro io sono altrettanto esperto quanto te,

9. e così a questo riguardo sarò in grado di dirti ben poco! - Il Piccino ne saprà sicuramente più di me; perciò interroga Lui!”

10. E Gionata con una certa trepidazione interrogò il Piccino sulla costituzione della luna.

11. E il Piccino disse: “Gionata! Se ti mostro la luna, allora vorrai vedere anche il sole e poi le innumerevoli stelle!

12. Dì, quando avranno poi fine la tua curiosità e il tuo desiderio di sapere?

13. Vedi, il molto sapere rende la testa pesante e la vita terrena sgradevole!

14. Invece il molto amore nel cuore per Dio e per i tuoi fratelli, rende piacevole la vita terrena e toglie ogni timore della morte!

15. Infatti questo amore è già in se stesso l’eterna vita; chi però ha questa, costui un giorno otterrà anche di vedere tutto il Creato!

16. Poiché i veri amanti di Dio contempleranno il Suo Volto! - Questo però è il Volto di Dio: ciò che Egli ha creato con la Sua Sapienza e con la Sua eterna Onnipotenza!

17. Infatti la Sapienza e l’Onnipotenza sono il Volto di Dio, così come l’Amore è la Sua Essenza fondamentale dall’eternità!

18. Ma poiché già Mi hai interrogato sulla luna, così Io ti dico: essa è un’altra Terra e ha monti, valli, frutti, animali ed esseri della tua specie.

19. Ma la parte che tu vedi è libera e nuda e vuota, e non ha né acqua né fuoco.

20. Solo la parte che tu non vedi è simile alla Terra;

21. la sua luce è dal sole, e il mutamento di luce dipende dalla sua posizione, che cambia ad ogni minuto secondo la rotazione intorno alla Terra. - E le macchie sono luoghi di prova più profondi e più oscuri.

22. Ora sai che cos’è la luna; ne sei soddisfatto?” – E Gionata rispose affermativamente a questa domanda e si immerse in profondi pensieri.

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175. Capitolo

Maria e il piccolo Gesù in tenera, scherzosa conversazione sulla collina.

Giuseppe e Gionata al pasto lunare. L’improvvisa eclissi di luna.

27 marzo 1844

1. Ma quando Maria ebbe terminato con Eudokia le sue faccende domestiche, si recò lei pure sulla collina, accompagnata da Eudokia.

2. E il Piccino le corse incontro e saltellò gioiosamente intorno alla splendida madre.

3. Ma Maria prese il Piccino, già piuttosto pesante, fra le sue braccia un po’ stanche, e Lo accarezzò e disse scherzando:

4. “Ma come sei pesante oggi! Sicuramente sei stato molto goloso e hai mangiato troppo miele, burro e pane?”

5. E il Piccino disse: “Si fa presto a contarlo! Un pentolino così, che Giacomo può nasconderlo facilmente nel pugno!

6. Poi un pezzetto di pane, che non si può neanche lasciare in balìa del vento, perché non lo alzi subito in aria come una foglia secca!

7. Con questo non si diventa certo molto pesanti!

8. Devo dirti che ho sul serio molta fame, e Mi rallegro già per la cena.

9. Vedi, Giuseppe e Gionata prima si sono mangiati l’intera luna e tuttavia hanno ancora fame, sebbene non abbiano più da crescere;

10. come potrei esserMi saziato con quella merenda da mosca, Io che debbo ancora crescere?!”

11. E Maria disse al Bambino: “Figlioletto mio, ma oggi sei di nuovo proprio cattivo!

12. Vedi, se Giuseppe e Gionata avessero mangiato la luna, allora non brillerebbe mai più così bella dal cielo!”

13. E il Piccino però disse: “Donna e madre! Io non sono cattivo; ma è solo che tu non Mi hai compreso.

14. Avvicinati però ai due, ed essi faranno assaggiare subito anche a te un po’ di luna!”

15. Qui Maria sorrise e si avvicinò a Giuseppe, e lo salutò, e gli chiese che cosa stesse pensando così concentrato,

16. e perché con Gionata guardasse tanto assiduamente la luna piena.

17. E Giuseppe si volse appena verso Maria e disse: “Non disturbarmi dunque nella mia osservazione;

18. poiché ora vorrei decifrare qualche cosa con Gionata! Gesù ci ha dato dei cenni, bisogna elaborarli; perciò sta’ tranquilla ora, e non disturbarci!”

19. Qui Maria guardò il Piccino che sorrideva di nascosto, e il Piccino disse:

20. “Vedi ora, come Giuseppe e Gionata ancora consumano la luna? Ma aspetta solo qui con tutta pazienza, e manda a prendermi da Giacomo un pezzetto di pane e un’arancia!

21. Poiché il consumare la luna di Giuseppe e Gionata mi rende ancora più affamato di quanto già non lo sia”.

22. E Maria mandò subito Giacomo e fece portare quello che il Piccino chiedeva.

23. Poi però ella chiese al Piccino, quando i due avrebbero terminato la loro decifrazione della luna.

24. E il Piccino disse: “Fa’ dunque attenzione; oggi e subito adesso verrà un’eclissi di luna, questa durerà circa tre ore!

25. Ma i due non sanno da dove tragga origine; perciò riterranno di aver sul serio consumato la luna, specialmente Gionata!

26. E questo fenomeno metterà fine a questa osservazione.

27. Dopo li istruirò di nuovo, come del resto uso fare quando è necessario.

28. Ma prima i due devono lanciarsi proprio per bene, e devono veder ridotti in polvere i loro calcoli!”

29. Non appena il Piccino ebbe finito di dire queste parole, la luna ebbe già un incavo marrone scuro.

30. Gionata lo notò per primo e lo indicò a Giuseppe.

31. Giuseppe tutto sorpreso notò naturalmente la stessa cosa e ancor più, poiché l’eclissi aumentava ad ogni istante.

32. Allora ben presto entrambi s’impaurirono e Giuseppe chiese subito al Bambino: “Bimbo, che è questo che succede alla luna?”

33. E il Piccino disse: “Vedi pure che mangio, perché Mi vuoi disturbare? - Aspetta che abbia finito l’arancia come voi la luna, poi dirò pure di più!”.

34. Giuseppe allora tacque, e quando la luna si oscurò completamente, i due si spaventarono, e tutti quanti dovettero ora rientrare in casa, e Gionata riteneva sul serio di aver consumato la luna.

 

 

176. Capitolo

Giuseppe e Gionata continuano le loro considerazioni sulla Luna.

La luna ridiventa visibile.

28 marzo 1844

1. Giunti in casa, Gionata disse a Giuseppe: “Fratello! Che cosa ne uscirà da questa storia sommamente spiacevole?

2. Per la mia povera vita, guarda un po’ fuori dalla finestra! L’intera luna è già consumata da cima a fondo!

3. E fuori è ora proprio terribilmente buio!

4. Sì, sì, l’ho però anche sentito già più volte da pagani molto istruiti, che l’uomo non deve contare gli astri del cielo, e neppure osservarli altrimenti con troppa attenzione,

5. poiché allora potrebbe succedere facilmente che essi cadano giù sulla Terra!

6. E se l’uomo colpisse magari la sua propria stella guida, e questa cadesse, l’uomo sarebbe finito e perduto!

7. Ma la luna è essa pure un astro del cielo, e può essere soggetta alla stessa strana legge!

8. E allora può essere che noi l’abbiamo colpita, ed essa cadde da qualche parte parzialmente al suolo sulla Terra; poiché io vidi una quantità di particelle volarsene via (stelle cadenti).

9. Oppure noi siamo ora posseduti dalla luna e diventeremo sonnambuli, il che sarà per noi una gran piaga!

10. Uno di questi casi lo è sicuramente! Infatti, che la luna non esiste più, lo si può toccare con mano; ma chi l’ha mangiata, o dov’è andata, questa è ora tutta un’altra questione!”

11. E Giuseppe disse: “Sai una cosa, l’ho già pur sentito più d’una volta, che ogni tanto la luna, come anche il sole, viene oscurata.

12. E ciò molto facilmente potrebbe essere il caso anche adesso, sebbene io stesso non mi possa ricordare di aver visto mai qualcosa di simile!

13. Ho sentito però questo da gente anziana: che ogni tanto gli angeli di Dio puliscono questi due lumi del cielo come noi una lampada, quando lo stoppino fa la moccolaia,

14. lavoro durante il quale naturalmente si fa allora un po’ buio sulla Terra. E questo potrebbe essere ben il caso anche di adesso!

15. Poiché la favola che un drago comincia a ingoiare i due astri, è troppo sciocca e appartiene al più buio paganesimo”.

16. Ma mentre Giuseppe e Gionata discorrevano così della luna, la luna cominciò di nuovo a diventare visibile dall’altra parte.

17. E i bambini e i figli di Giuseppe osservarono questo e dissero: “Vedete, vedete, la luna già ricompare!”

18. I due guardarono fuori, e a Gionata cadde una pietra dal cuore, perché egli poteva pur vedere di nuovo la luna.

19. Qui di nuovo Giuseppe domandò al Piccino, come mai dunque avvenisse una tal cosa.

20. Ma il Piccino disse: “Lasciate pur uscire prima la povera luna dall’ombra che proietta la Terra, soltanto poi vogliamo vedere se si è cambiata!

21. La Terra non è già un corpo infinito, ma è rotonda come l’arancia che Io mangiavo poco fa,

22. e sta liberamente sospesa, e attorno ad essa c’è un infinito spazio libero; per questo i raggi del sole possono sempre illuminarla da tutte le parti.

23. Così dunque la grande Terra deve anche proiettare un’ombra, e quando la luna entra in quest’ombra, essa diventa buia, poiché del resto anche la luna viene illuminata dal sole. Di più però non vi dico!”. - Qui Giuseppe e Gionata si guardarono l’un l’altro, e non seppero rispondere nulla.

 

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177. Capitolo

Stupore di Gionata per la forma sferica della Terra.

Gesù “professore di scienze naturali”. Preparativi per la cena.

29 marzo 1844

1. Soltanto dopo una pausa Gionata disse a Giuseppe: “Fratello! Ma a chi mai sarebbe potuto venir in mente anche solo in sogno, che la Terra è una sfera enormemente grande?!

2. Noi abitiamo dunque solo la superficie di questa sfera?

3. Ma che ne faccio del mare? Appartiene anche lui alla sfera - oppure la vera e propria sfera terrestre solida galleggia su di esso?”

4. Qui si fece avanti il Piccino e disse: “Perché voi oggi per il troppo lambiccarvi il cervello non abbiate a perdere il benefico sonno, devo pur aiutarvi a uscire dal vostro sogno!

5. Venite più vicino, e tu, Giacomo, porta presto un’altra arancia proprio bella rotonda!”

6. Quando l’arancia fu procurata, il Piccino la prese in mano e disse:

7. “Vedete, questa è la Terra! - Io però ora voglio che questa arancia assomigli totalmente alla Terra in piccolissime proporzioni, e abbia monti, valli, fiumi, laghi, mari, e anche località, dove sono state costruite dagli uomini. – Avvenga!”

8. All’istante si trovò nella mano del Piccino una sfera terrestre del tutto perfetta in piccola scala.

9. Il mare, i fiumi, i laghi, i monti e anche le città si vedevano come del tutto naturali su questa sfera – che però ovviamente con l’“Avvenga!” era diventata cento volte più grande di un’arancia.

10. Tutti ora si assieparono lì attorno per osservare questa miracolosa creazione in piccolo della Terra.

11. Ma Giuseppe trovò ben presto Nazareth e Gerusalemme e restò sorpreso per la straordinaria precisione.

12. Eudokia trovò presto Tebe nella sua patria e restò sorpresa della precisione.

13. Così fu trovata anche Roma e ancora una quantità di altri luoghi conosciuti.

14. Oltre un’ora durò l’osservazione di questa sfera terrestre, e non voleva mai finire.

15. Perfino a Maria questa piccola Terra piacque così tanto, che si ricreò sommamente nell’osservarla.

16. E gli otto bambini, quelli erano proprio come tutti pietrificati, con gli occhi incollati a questa sfera terrestre.

17. Ma il Piccino spiegò ora in modo particolareggiato la costituzione della Terra come un professore di geografia, e tutti compresero il Suo discorso.

18. Ma quando il Piccino ebbe terminato questa spiegazione, disse a Giacomo:

19. “Giacomo! Ora prendi un filo, e appendi libera questa sfera da qualche parte, perché gli avidi di sapere anche domani possano trovar lavoro!

20. Per oggi però lasciamo questa Terra in pace e andiamo noi pure a riposare, cioè dopo la cena;

21. poiché Mi è venuta fame e sete, mentre voi vi stavate nutrendo di luna e di Terra!”.

22. E Giuseppe ordinò subito al maestro di cucina Gioele, di preparare una cena e di metterla in tavola. E Gioele andò con gli altri tre fratelli a preparare una buona cena.

 

 

178. Capitolo

La cena. Gionata vuol tornare a casa per realizzare un segreto proposito.

Il Piccino lo dissuade dal proposito.

Ubbidienza di Gionata e suo ritorno a casa.

30 marzo 1844

1. Ma quando la cena fu preparata e consumata, Gionata disse a Giuseppe:

2. “Fratello, tu avrai poco posto; perciò adesso in questa bella notte lasciami andare a casa, dove è anche pronto un giaciglio debitamente grande per la mia persona!

3. Domani però voglio essere da te già un’ora prima del levar del sole!”

4. Ma Giuseppe disse: “Fratello, se non hai altra preoccupazione che solamente quella di un giaciglio per la notte debitamente spazioso per te, puoi benissimo restare qui;

5. poiché non ve ne sarà mancanza in questa casa ora mia!

6. Vedi lì una porta, nell’atrio a sinistra, lì c’è una stanzetta spaziosa!

7. In essa ho già fatto preparare per te un buon giaciglio!

8. Ritengo che sarà grande a sufficienza per te; perciò se è per questo puoi ben restare qui!”

9. E Gionata disse: “Fratello, sei molto buono con me, e ora riconosco fin troppo bene che in nessun luogo sono più a casa mia di qui,

10. e sono anche convinto che il tuo giaciglio sarà grande a sufficienza per me e più che buono!

11. Ma vedi, qualcosa mi attira molto fortemente a casa, anzi adesso d’un tratto tanto possentemente, che vorrei piuttosto volare che andarci normalmente a piedi!”

12. Ma quando Giuseppe sentì questo, disse allora: “La volontà è tua, e tu puoi fare ciò che vuoi; perciò puoi andare o restare!”

13. Allora Gionata andò dal Piccino e si congedò da Lui con grandissima umiltà.

14. Ma il Piccino disse: “Gionata, se proprio vuoi assolutamente andar via, puoi anche andare; ma non scordarti di tornare!

15. Io però ti dico che la tua sortita di questa notte con la rete grande non ti frutterà nulla!

16. Io invece ti spingerò nella rete un pescecane, ed esso ti molesterà fino al levar del Sole, e al mattino strapperà la tua migliore attrezzatura da pesca!

17. E tuttavia non ne entrerai in possesso; poiché esso con un colpo di coda renderà vana ogni tua fatica!”

18. Ma quando Gionata ebbe sentito questo dal Piccino, cambiò improvvisamente nella sua volontà e disse a Giuseppe:

19. “Fratello, se è così, allora rimango! - Poiché vedi, io volevo portarti domani un grande bariletto pieno di pesci sceltissimi;

20. e questo pensiero mi attirava così possentemente a casa!

21. Ma poiché ora ho sentito come andrebbe a finire questa sortita, così rimango da te!

22. Fammi dunque condurre al giaciglio a me destinato e vi dormirò molto tranquillamente, - e succeda a casa quel che vuole!”

23. Ma il Piccino disse: “Gionata, così Mi piaci di più che quando vuoi nascondere il tuo cuore!

24. Ora però ti dico Io: vai a casa; poiché oggi a mezzanotte Mi renderai un importante servizio!”

25. Allora Gionata si alzò e andò in fretta a casa, benedetto da tutta la casa di Giuseppe.

 

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179. Capitolo

Buona accoglienza di Gionata da parte dei suoi.

Partenza di Gionata per l’alto mare.

Salvataggio del naufrago Cirenio e dei suoi.

1 aprile 1844

1. Ma era la decima ora di sera, secondo il computo odierno, quando Gionata arrivò a casa.

2. Ma quando Gionata arrivò a casa a quell’ora, trovò i suoi tre aiutanti, con le loro mogli e i figli, ancora molto indaffarati e li udì giubilare e dire così tra loro:

3. “È stata una cosa buona e opportuna che il nostro signore se ne sia andato, e ci abbia dato un’occasione in cui possiamo dimostrargli quali fedeli servitori noi siamo della sua casa!

4. Mille libbre di tonni, mille libbre di storioni, tre giovani pescecani, dieci pesci spada, un delfino e circa duecento libbre di piccoli pesci pregiati abbiamo preso oggi!

5. Quale gioia avrà quando troverà una tale abbondanza di pesci!”

6. Qui Gionata si fece sentire, e tutti quanti gli corsero incontro come a un padre, e gli indicarono la fortunata pesca.

7. Gionata li lodò e li baciò e disse poi: “Dato che oggi siete stati già così bravi, andate ora a portare nel grande affumicatoio i grossi pesci: i pescecani, le spade, il delfino e gli storioni, divisi in quattro!

8. E fate però anche subito un forte fumo di piante aromatiche di ogni specie, affinché questi pesci non vadano a male a causa del caldo! E salate particolarmente bene i pescecani e il delfino, e non risparmiate con le cipolle di mare e il timo!

9. I tonni e gli altri pesci più piccoli invece metteteli nei bariletti grandi!”

10. E il suo primo aiutante però disse: “O signore! Quello che hai ordinato ora, è già stato fatto di giorno, e tutto è già perfettamente in ordine!”

11. Allora Gionata andò ad accertarsi di tutto e disse: “Figli e fratelli, questa non è una pesca normale!

12. Qui ha cooperato una Forza superiore; ma perciò oggi vogliamo anche aspettare fin dopo mezzanotte, e vogliamo vedere se tale Potenza superiore, in cambio, non richiederà la nostra forza!

13. Voi avete visto il forte oscuramento della luna; questo è un sicuro segno che oggi stesso toccherà a qualcuno una disgrazia! Perciò vogliamo aspettare anche noi fino a mezzanotte, se qualcuno avesse mai bisogno del nostro aiuto!

14. Andate dunque, e preparate a salpare il battello grande, che ha una vela e dieci forti remi!”

15. E i tre aiutanti andarono subito a fare questo.

16. Ma avevano appena finito di preparare il battello grande, che già un vento poderoso cominciava ad agitare l’acqua del mare.

17. Allora Gionata disse ai tre: “Ora non abbiamo più tempo da perdere! - Chiamate i vostri dieci figli e metteteli ai remi! - Tu, capo-pesca, prendi il timone, e io stesso lavorerò ai due grandi remi di prua!

18. La vela però ammainatela, perché abbiamo un vento contrario; e così si esca subito in alto mare nel nome dell’Onnipotente!”

19. Quando essi ebbero così navigato per un’ora buona, e avevano molto da combattere con le forti onde, sentirono delle forti grida di spavento dall’alto mare possentemente agitato.

20. Gionata si diede a remare col più grande coraggio e in un quarto d’ora raggiunse una grande nave romana, che era incagliata su un banco di sabbia ed era già molto inclinata dalla furia delle onde.

21. Subito furono gettate delle scale di corda, e tutti – in numero di circa cento persone – vennero salvati, e alla loro testa si trovava proprio il nostro Cirenio con Tullia e con Maronio Pilla.

 

 

180. Capitolo

Felice sbarco. Gioia di Gionata. Ringraziamento di Cirenio. Riposo dei naufraghi.

Recupero della nave incagliata. La prima colazione a base di pesce.

Umiltà di Gionata. Arrivo di Giuseppe e dei suoi.

2 aprile 1844

1. Ma Cirenio domandò al gigantesco salvatore, come si chiamasse la zona in cui egli si trovava adesso, e come si chiamasse lui - il salvatore.

2. E Gionata rispose: “Signore, devi essere uno straniero, poiché ti è sconosciuta questa zona, che pure ha così tanto di caratteristico in sé.”

3. E Cirenio disse: “Amico! Una zona ha non di rado somiglianza con un’altra, e all’incerto chiarore della luna non di rado non si riconosce neppure la propria patria!

4. Ma risulta poi particolarmente difficile riconoscere una zona, se l’animo ha avuto prima a che fare con la paura della morte!

5. Perciò puoi ben indicarmi come si chiama questa zona in cui mi ha spinto la terribile tempesta!”

6. E Gionata disse: “Caro signore! Sai pure che c’è una regola, secondo la quale non si deve dire subito al salvato dove si trovi.

7. Infatti - se è molto lontano dalla sua meta, egli diventa troppo triste, nell’apprenderlo subito dopo aver superato un pericolo;

8. se invece, per una casuale virata della tempesta, è stato tuttavia spinto vicino alla sua meta, allora una gioia simile dopo la precedente paura mortale potrebbe costargli la vita!

9. Perciò il salvatore deve essere inizialmente riservato, e solo dopo un certo tempo può comunicare ai salvati ciò che essi vogliono sapere!”

10. Ma quando Cirenio ebbe ricevuto tale risposta dal salvatore a lui ancora sconosciuto, disse allora:

11. “Davvero, tu sei un nobile salvatore e vi hai la retta sapienza; perciò rema pure lestamente affinché tocchiamo presto terra!”

12. E Gionata disse: “Vedi, ecco già la baia, essa termina alla fine in uno stretto braccio!

13. Se fossimo in un punto fermo e tranquillo, vedremmo già da un pezzo la mia capanna da pescatore!

14. In un breve quarto d’ora siamo già da un pezzo sulla terra asciutta; infatti il vento ora ci è molto favorevole.”

15. Cirenio fu soddisfatto di questa risposta, e Gionata attraversò la baia con la velocità di una freccia, e raggiunse in pochi minuti l’agognata riva.

16. Quando il battello fu assicurato alla riva, tutti scesero subito a terra e Cirenio ringraziò ad alta voce il Dio d’Israele, per averlo salvato con tutti i suoi cari.

17. Ma quando Gionata ebbe sentito questo, che Cirenio, che a quell’epoca egli non conosceva, glorificava il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, disse allora:

18. “Amico mio! Ora sono doppiamente contento, poiché in te ho salvato un israelita; anch’io infatti sono un figlio di Abramo!”

19. E Cirenio disse: “Questo io esattamente non lo sono, bensì sono un romano; e tuttavia conosco la Santità del tuo Dio e perciò riconosco solo ed esclusivamente Lui!”

20. E Gionata disse: “Questo è ancora meglio! Domani vogliamo parlarne di più; per oggi però andate a riposarvi!

21. Vedi, le mie capanne sono spaziose e pulite! Di paglia ne ho pure in grande quantità, perciò fatevi un giaciglio; io però tornerò subito indietro a vedere se la vostra nave non si può più disincagliare!”

22. Cirenio disse bensì: “Amico, per quello c’è tempo anche domani!”

23. Gionata però disse: “Domani è sabato; ciò significa riposarsi da ogni lavoro servile! Perciò tutto deve essere messo a posto ancora prima che spunti il Sole!”

24. Poi Gionata con i suoi aiutanti salì di nuovo sul battello, ed essendosi il vento un po’ calmato, andò tanto più velocemente fino alla nave di Cirenio, e anche nel disincagliarla ebbe tanto meno da lavorare, in quanto, in occasione della luna piena, fu molto agevolato dall’alta marea.

25. Egli afferrò subito il cavo da rimorchio, lo assicurò al battello e remò pieno di gioia nella baia piuttosto profonda, e portò così l’intera grande nave nel suo sicuro porto, e la fece assicurare a riva mediante un cavo molto lungo, non potendo arrivare ad ancorarla.

26. Dopo questo lavoro della durata di due ore buone, a mattina già piuttosto chiara, Gionata si recò a casa, si coricò sul suo giaciglio e riposò per tre ore con i suoi aiutanti.

27. Anche Cirenio e il suo seguito riposarono e dormirono fino a mattina piuttosto inoltrata.

28. Quando Gionata si svegliò ben rinvigorito, lodò e glorificò Dio nel Bambino di Giuseppe, e si ricordò di ciò che Questi gli aveva detto.

29. Poi egli ordinò alle donne di macellare subito i migliori tonni – in numero di trenta – e di arrostirli per i molti ospiti, lavoro in cui lui stesso si rese utile alle donne, con tutti i suoi aiutanti.

30. Quando dopo un’ora la colazione fu preparata, Gionata stesso andò nelle capanne a svegliare gli ospiti salvati.

31. Cirenio si svegliò per primo e si trovò tutto rinvigorito e allegro, e domandò subito a Gionata se avesse poi trovato ancora la nave.

32. E Gionata disse: “Alzati e guarda fuori da questa finestra!”

33. E Cirenio si alzò subito, guardò fuori e vide la sua grande nave in ottimo stato nel porto.

34. Allora divenne ultrafelice, sì, commosso e pieno di riconoscenza verso il gigantesco salvatore Gionata, e disse:

35. “O amico! Un’azione simile non può essere ricompensata in modo comune; in verità, questa azione voglio ricompensarla in un modo tale, come solo un imperatore può premiarla così!”

36. Ma Gionata disse: “Amico, lascia stare adesso; vieni invece a colazione col tuo seguito!”

37. E Cirenio disse, altamente meravigliato: “Che cosa, tu vuoi anche servirci da mangiare? - O uomo nobile! - Quando saprò da te dove mi trovo, e chi sei tu, allora soltanto saprai anche chi sono io, e un grosso premio ti sarà allora riservato!”

38. Poi tutti quanti si alzarono dai giacigli e seguirono Gionata nella grande capanna, dove la colazione già aspettava la compagnia, e tutti mangiarono con grande appetito i pesci ben preparati, ed elogiarono Gionata oltre misura.

39. Gionata però disse: “Oh, non elogiate me; poiché di tutto questo qualcun altro – e non io – ha il grande merito!

40. Io fui solo un goffo strumento di Colui che mi ha così incaricato, e mi ha mostrato in anticipo che questa notte avrei avuto da compiere un importante servizio.

41. E così fu poi anche; io ti trovai in grande difficoltà e diventai per te un salvatore, e questo fu Volontà dell’Altissimo!

42. Questa santa Volontà io ho adempiuto, e la consapevolezza di aver adempiuto la Volontà di Dio per amor Suo, è il mio alto premio, – e se tu fossi anche un imperatore, non potresti darmene uno più alto!

43. Perciò ti prego anche di non pensare fra te ad alcun’altra ricompensa.

44. Rimetti solo in ordine la tua bella e grande nave, e come io saprò da te la tua meta, allora in più ti darò una mano col consiglio e con l’opera!”

45. Qui Cirenio disse: “Amico! Questo lo saprai subito!

46. Vedi, la mia meta per questa volta è Ostracine in Egitto; io infatti sono il governatore e un fratello dell’imperatore. Il mio nome è Cirenio Quirino”.

47. A queste parole Gionata cadde in ginocchio e chiese grazia, se magari in qualcosa avesse passato la misura.

48. Mentre però Cirenio voleva rialzare Gionata, arrivò Giuseppe, con tutta la sua compagnia, a visitare Gionata, poiché questi da così tanto tempo non aveva voluto presentarsi da Giuseppe, come invece aveva promesso.

 

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GIUSEPPE E IL NAUFRAGO CIRENIO DA GIONATA

 

181. Capitolo

Colloquio tra Gionata e Cirenio. Meraviglia di Giuseppe per la nave straniera e spiegazione di Gionata. Prudenza superstiziosa del salvatore Gionata e insegnamento del Piccino. Toccante incontro tra il Piccino e Cirenio.

3 aprile 1844

1. Giuseppe però non andò subito nella capanna, ma vi mandò un messaggero e fece avvisare Gionata che egli si trovava lì.

2. Gionata si alzò presto e disse a Cirenio:

3. “Altezza consolare reale e imperiale! Chiedo ancora una volta perdono se in buona fede e per grossolanità ho forse mancato verso di te in qualche cosa!

4 – Infatti, come del resto tutto in me è massiccio, così lo è in qualche occasione anche la mia lingua!

5. Adesso però devo di nuovo uscire; poiché il mio vicino e mio degnissimo amico è venuto oggi a farmi visita!”

6. E Cirenio disse a Gionata: “O amico, carissimo salvatore della mia vita, fa’ come ti piace, e non badare a me, il tuo debitore!

7. Adesso qui mi vestirò solo un po’ meglio, e poi io stesso ti seguirò subito.”

8. Ora Gionata lasciò Cirenio e si recò fuori rapidamente per ricevere Giuseppe.

9. Ma Giuseppe nel frattempo era andato un po’ verso la riva dove c’era la nave, per osservarla meglio.

10. E Gionata corse dietro a Giuseppe e alla sua compagnia e presto anche li raggiunse.

11. Quando i due si furono salutati e mentre Gionata prendeva in braccio e accarezzava il Piccino che gli era corso incontro,

12. Giuseppe chiese tutto meravigliato al suo grande amico:

13. “Ma fratello, dimmi dunque, – dove hai preso la nave?

14. Oppure con essa sono arrivati degli ospiti, dei viaggiatori?

15. Per davvero, è una magnifica nave, del tipo come se ne vedono arrivare solo da Roma!”

16. E Gionata disse: “O amico, vedi, è per questo che già ieri dovetti lasciare la tua villa!

17. Ieri una burrasca aveva spinto una nave romana su un banco di sabbia fuori della baia.

18. Ai miei sforzi – per grazia di questo tuo Bimbetto – è riuscito di salvare la nave da sicuro naufragio.

19. I salvati, circa un centinaio di numero, si trovano ancora nella mia abitazione, che fortunatamente per loro è spaziosa a sufficienza;

20. e io penso che partiranno oggi stesso, dato che per fortuna la loro destinazione è comunque, come mi dissero, la nostra stessa città.

21. Essi non sanno bensì ancora dove si trovano; poiché ai salvati questo non lo si deve dire subito.

22. Ma quando proseguiranno il viaggio, allora farò comunque io loro da guida!”

23. E Giuseppe chiese a Gionata se i salvati non avessero detto chi fossero e di dove.

24. Ma Gionata rispose: “Sai bene che non si devono riportare i segreti altrui;

25. infatti fin quando i salvati non sono andati via, non si devono rivelare i loro nomi, perché ciò potrebbe danneggiarli nel prossimo viaggio!”

26. Qui disse il Piccino a Gionata: “O uomo, hai sì un nobile cuore, in cui non dimora falsità;

27. ma per quanto riguarda certe vecchie superstizioni, ne sei ancora molto ricco!

28. Qui però è tuttavia meglio tacere che parlare; infatti tra pochi istanti la cosa si chiarirà comunque!”

29. Ma come il Piccino ebbe detto questo, ecco che anche Cirenio col suo seguito uscì dalla capanna e si recò verso la nave, dunque proprio nel posto in cui si trovava Giuseppe.

30. Ora quando egli si fu avvicinato, disse a Tullia: “Donna! Guarda un po’ là! - La compagnia lì accanto al nostro salvatore, non assomiglia totalmente a quella per cui ci mettemmo in viaggio verso Ostracine?!

31. Per Dio il Vivente! Non ho mai visto qualcosa di più simile! - E vedi, il nostro ospite ha appena preso in braccio anche un piccino, che assomiglia completamente a quello santo che ha il nostro celestiale amico di Ostracine!”

32. Qui il Piccino chiese di essere messo a terra e, come fu libero, corse subito incontro a Cirenio che si era già molto avvicinato.

33. E Cirenio si fermò e osservò con grande attenzione il Piccino che gli correva incontro.

34. Ma il Piccino disse, mentre ancora era distante da Cirenio circa tre passi:

35. “Cirenio, Cirenio, Mio caro Cirenio! - Vedi come ti corro incontro; perché dunque non Mi corri incontro così anche tu?!”

36. Qui Cirenio riconobbe il Piccino, cadde subito in ginocchio insieme a Tullia e letteralmente gridò:

37. “O mio Dio, o mio Signore! - - Chi - dove - sono io dunque, che Tu - o mio Dio! - Tu - mio Creatore, mia Vita, Tu che solo sei tutto, tutto per me, mi vieni incontro in questo luogo ancora a me sconosciuto?!”

38. Ma il Piccino disse: “Mio caro Cirenio, sei già nel luogo giusto; poiché dove sono Io, è già il luogo giusto per te! - Vedi, là arrivano già anche Giuseppe, Maria, Eudokia, i Miei fratelli e i tuoi otto bambini!”

39. Qui Cirenio disse: “O Tu Vita mia, questa è troppa beatitudine in una sola volta per me!”. - Dopo di che egli cominciò a piangere dalla beatitudine, e non poteva parlare per la troppo santa sensazione.

 

 

182. Capitolo

Piegare il cuore anziché le ginocchia. Cirenio saluta Giuseppe.

Benedizione nel portare la propra croce e trionfo della fiducia in Dio.

Gioia di Cirenio per essere vicino a Ostracine.

12 aprile 1844

1. Ora si avvicinò anche Giuseppe e pianse insieme a Maria, dalla gioia di aver ottenuto di rivedere ancora una volta, dopo due anni, il suo amico Cirenio.

2. Ma il Piccino disse a Cirenio: “Cirenio, è sufficiente che tu con tutto l’amore pieghi davanti a Me il tuo cuore;

3. le ginocchia invece puoi tenerle diritte! Poiché vedi, hai con te un seguito di molte persone che non Mi conoscono ancora, e non devi tradirmi con questo tuo atteggiamento!

4. Perciò alzati da terra e fai come fanno Giuseppe, Gionata, Maria e tutti gli altri; anche tua moglie deve rialzarsi!”

5. Al che Cirenio si alzò con Tullia, prese subito fra le braccia il Piccino e Lo accarezzò.

6. Solo col Piccino in braccio egli si avvicinò a Giuseppe e disse:

7. “Ricevi il mio saluto dal profondo del cuore! - Quanto, quanto spesso il mio cuore ha avuto nostalgia di te;

8. Tuttavia i fatali affari di Stato si sono così tanto accumulati nel corso di questi due anni, che non seppi mai trovare il tempo per assecondare questa alta e santa esigenza del mio cuore.

9. Soltanto adesso avevo messo tutto in ordine, al punto da poterti visitare, mio santo amico, per un breve tempo.

10. Ma perfino adesso che ho assecondato l’impeto del mio cuore, sarei quasi perito, se con tutta certezza questo santissimo Piccino non mi avesse mandato incontro un salvatore!

11. O mio amico e fratello! Ho sopportato moltissimo in questi due anni!

12. Persecuzione, tradimento, calunnie presso l’imperatore e molte altre spiacevolissime cose ebbi da superare!

13. Ma intanto pensavo sempre a quello che mi aveva detto due anni fa il santissimo Piccino, e precisamente che Egli stuzzica e pizzica quelli a cui vuol bene.

14. E per davvero, tutte queste tempeste attorno al mio animo, sul serio non furono altro che tutte carezze di questo mio Signore di tutti i signori!

15. Sempre infatti, quando si alzava un’ondata contro di me e minacciava di inghiottirmi completamente,

16. questa anche s’infrangeva contro un’onda opposta, ancora più possente, e non rimaneva altro che solo una vana e vuota schiuma!

17. E così ora sono anche giunto qui, del tutto sano e salvo, dopo aver superato un grave pericolo che minacciava di inghiottire tutto, e mi trovo ora in tua compagnia, per me più che santa, e ogni tempesta che mi angustiava si è calmata come ad una quiete eterna!”

18. Qui Giuseppe abbracciò Cirenio e disse: “Sì, fratello nel Signore, come tu hai detto ora, così anche è!

19. Io sapevo pur sempre in segreto quello che ti accadeva; ma ne lodavo sempre il Signore perché ti voleva così bene.

20. Ora però guarda laggiù verso mezzogiorno e oriente, e riconoscerai facilmente la città, e più facilmente ancora la tua casa di campagna!

21. Fa’ dunque che si provveda alla tua nave e vieni via con me; a casa soltanto vogliamo dirci tutto il resto con gran piacere!”

22. Quando Cirenio guardò in quella direzione e ben presto riconobbe la villa, fu proprio il colmo per lui e non finiva più di meravigliarsi di tutto questo.

 

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183. Capitolo

Cirenio chiede a Giuseppe la spiegazione del suo avventuroso viaggio per mare.

Risposta evasiva di Giuseppe. Cirenio insoddisfatto riceve chiarimenti dal Piccino.

Ritorno in compagnia alla villa di Giuseppe.

13 aprile 1844

1. Quando Cirenio si fu un po’ rimesso dalla meraviglia, essendosi convinto [guardando] da tutte le parti che era proprio vero, soltanto allora, tutto perplesso, ricominciò a parlare ordinatamente e disse a Giuseppe:

2. “Sì, mio eccellente amico e fratello, sia fatto subito secondo il tuo desiderio;

3. ma prima si devono regolare ancora due cose!

4. In primo luogo, deve essere ricompensato il mio grande salvatore – e ciò in una maniera imperiale!

5. E in secondo luogo, devo prima sapere ancora da te, come fu esattamente possibile che io venissi spinto proprio qui, dove mai più immaginavo!

6. Poiché vedi, già cominciando da Tiro, ebbi sempre un forte vento di levante, che a poco a poco si trasformò in un vero uragano!

7. Per dieci giorni interi fui già sballottato da questo vento contrario in alto mare – Dio sa fin dove.

8. Ma quando ieri a mezzanotte, con l’aiuto di questo grande salvatore, finalmente ebbi ancora una volta la terra sotto i piedi, pensai di trovarmi in Spagna, e precisamente vicino alle colonne d’Ercole!

9. E - ora anziché nella presunta Spagna io sono proprio qui, dove volevo esattamente arrivare!

10. O fratello, o amico, - dammene solo una piccola spiegazione!”

11. E Giuseppe disse: “Amico, prima tuttavia fa’ ispezionare la nave dalla tua gente, per vedere se tutto è in ordine;

12 – soltanto dopo, con la grazia del Signore, voglio dirti qualcosa sul tuo viaggio per mare!”

13. E Cirenio rispose al saggio Giuseppe: “O amico, - mi sembri un po’ particolare oggi!

14. Mi stai mettendo alla prova? Oppure che cosa ti proponi di fare con me?

15. Eppure oggi è il sabato del tuo e mio Signore, al quale tu normalmente hai tenuto molto dappertutto!

16. E in verità, io non ti capisco e non so neanche perché oggi vuoi costringermi a un lavoro?!

17. Vedi, Questo qui che santo, santissimo riposa fra le mie braccia, sicuramente ha messo in ordine la mia nave già da molto tempo, perché io Lo amo sopra ogni cosa!

18. A che pro dunque la mia preoccupazione? - Io ero in grande pericolo e mi preoccupavo molto;

19. ma tutta la mia preoccupazione non servì a nulla; poiché solo ed esclusivamente Lui mi ha portato la salvezza!

20. Ma perciò in avvenire non mi voglio neanche più preoccupare di nulla, e oggi è più che certo che lascerò stare la nave! - Non è giusto così?”

21. E il Piccino baciò Cirenio e disse: “Giuseppe ti ha solo provato nel Mio Nome, perché tu volevi ricompensare Gionata, prima di andare con lui alla villa.

22. Io però ti dico: non occorre affatto che tu ricompensi Gionata; poiché sono Io stesso la sua ricompensa!

23. Perciò mettiti pure in cammino e va’ con Giuseppe; a casa potrà esserti tutto chiarito!” – E Cirenio fece subito quello che il Bambino gli aveva consigliato, e tutti si diressero verso la villa.

 

 

184. Capitolo

Piacevole raduno sulla collina all’ombra profumata degli alberi. Saggia interpretazione di Giuseppe sul viaggio per mare di Cirenio. Come il Signore guida i Suoi.

15 aprile 1844

1. Quando l’intera compagnia, ad eccezione della servitù di Gionata, si trovò dentro e presso la villa di Giuseppe, Giuseppe ordinò subito ai suoi figli di provvedere per un buon pranzo.

2. E Gionata consegnò loro, a tale scopo, la buona scorta di tonni della miglior qualità che aveva portato con sé.

3. Dopo questa disposizione, Giuseppe si recò sulla sua collina preferita insieme al seguito principale di Cirenio, e naturalmente con Cirenio stesso, con Maria, con Gionata e col Piccino che Cirenio teneva ancora in braccio.

4. Ed Eudokia e Tullia, così come gli otto bambini, non rimasero in casa, ma seguirono anch’essi la compagnia sulla vasta collina.

5. Qui giunti, tutti sedettero sulle panche fatte da Giuseppe, e si ristorarono all’ombra profumata delle piante di rose, mirti e papiri.

6. La collina infatti si divideva in due parti: l’una aveva una fitta vegetazione, e andava bene per il giorno;

7. l’altra invece ne era priva e andava bene solo per le ore serali e notturne, per godervi l’aria fresca e una libera vista dei dintorni, così come del cielo.

8. Giunti così fra le splendide fronde della collina e presovi posto, Cirenio domandò a Giuseppe, se non volesse dargli adesso la promessa spiegazione in merito al suo viaggio per mare.

9. E Giuseppe rispose e disse: “Sì, fratello, questi sono il luogo e il momento adatto, e così ascoltami dunque!

10. Vedi, il vento d’oriente rappresenta la Grazia di Dio; essa ti spinse impetuosamente verso Colui che ora tieni in braccio!

11. Moltissimi però ancora non conoscono e non riconoscono la Grazia del Signore, quando e come essa opera.

12. Così anche tu non riconoscesti ciò che l’onnipotente Grazia del Signore intendeva fare con te!

13. Tu ti pensavi perduto e ritenevi che il Signore ti avesse completamente dimenticato;

14. e vedi, quando tu ti arenasti sul banco di sabbia per la potentissima Grazia del Signore, e ti credesti perduto, solo allora il Signore ti ha afferrato con tutta forza e ti ha salvato da ogni rovina!

15. Ma questa è sempre stata ed eternamente sarà la maniera del Signore, di guidare coloro che furono e saranno sulla strada verso di Lui!

16. Ma perché il Signore ti ha guidato così? – Vedi, quando si venne a sapere nei pressi di Tiro che saresti venuto qui per nave, si radunarono allora dei rivoltosi prezzolati,

17. presero delle imbarcazioni, e volevano assalirti e ucciderti in alto mare!

18. Allora il Signore mandò improvvisamente un forte vento d’oriente;

19. esso spinse la tua nave tanto velocemente lontano dai tuoi nemici, che non riuscirono più a raggiungerti.

20. Ma poiché i tuoi nemici tuttavia non ti perdevano di vista, ma anzi ti inseguivano sempre più furiosi, allora la Grazia del Signore su di te si trasformò in un uragano.

21. Questo uragano affogò i tuoi nemici nel mare e pose la nave in quiete al posto giusto, dove poi ti arrivò la completa salvezza. – Cirenio! Comprendi ora questo tuo viaggio in mare?”.

 

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185. Capitolo

Cirenio ringrazia il Piccino per la grazia della Sua guida. Come pregare per piacere a Dio. La ragione fondamentale dell’Incarnazione del Signore. Stupore di Cirenio per i progressi degli otto bambini.

16 aprile 1844

1. Ma quando Cirenio ebbe sentito questo da Giuseppe, si rivolse subito al Piccino che riposava fra le sue braccia e Gli disse:

2. “O Tu, il cui Nome la mia lingua non sarà mai degna di pronunciare! - Ciò dunque non era che Grazia da parte Tua, mio Signore e mio Dio?!

3. Ma come, in quale maniera io devo ora ringraziarTi, come lodarTi e glorificarTi per tale immensa, prodigiosissima Grazia?!

4. Che cosa mai posso fare in cambio io, un povero, insulso uomo, a Te o Signore, perché mi sei così infinitamente benigno e mi custodisci più che il Tuo proprio Cuore?”

5. E il Piccino disse: “Mio amato Cirenio! Mi piaceresti anche molto di più, se solo non volessi sempre sospirare così davanti a Me!

6. Che cosa ne guadagniamo tu ed Io, se sospiri così davanti a Me?

7. Io ti dico, sii piuttosto di animo lieto, e amaMi come tutte le altre persone nel tuo cuore; allora Mi piacerai di più che non se sempre sospiri per nulla e poi nulla!”

8. E Cirenio disse con la massima tenerezza al Piccino:

9. “O Vita mia, mio Tutto! - Non posso dunque pregare Te, mio Dio e mio Signore?”

10. Ma il Piccino rispose: “O sì, questo puoi farlo; ma non con ogni sorta di infinite esclamazioni,

11. bensì solamente nel tuo spirito, che è l’amore in te per Me, e nella verità, che qui è una giusta luce che scaturisce dalla fiamma dell’amore!

12. Ritieni dunque che con le preghiere umane Io diventi più grasso, e più potente e più grande di quanto non Lo sia comunque, anche senza queste preghiere!?

13. Oh, vedi, perciò dalla Mia eterna Infinità Mi sono messo in questo corpo: perché gli uomini Mi possano adorare piuttosto col loro amore

14. e possano risparmiare così la bocca, la lingua e le labbra! Un simile pregare infatti svilisce tanto l’adoratore quanto l’Adorato, perché è una cosa morta, una caratteristica dei pagani!

15. Che fai dunque tu con i tuoi buoni amici e fratelli, quando vi incontrate?

16. Vedi, ti rallegri di loro e li saluti e porgi loro le mani, il petto e la testa!

17. Fa’ la stessa cosa anche con Me, e Io non pretenderò da te nient’altro in eterno! -

18. Ed ora sta’ allegro del tutto e occupati un po’ anche dei tuoi bambini, e interrogali un po’ su tutto quello che hanno già imparato;

19. e ne avrai tu stesso una gioia maggiore, e anche a Me darai una gioia maggiore, che non se tu volessi continuare a sospirare e ad esclamare per cento anni di seguito!”.

20. Allora Cirenio divenne proprio allegro, e chiamò subito a sé gli otto bambini, e li interrogò su parecchie cose.

21. Ma i bambini gli diedero ad ogni domanda delle risposte così esaurienti e profonde, che egli non finiva più di meravigliarsi.

22. Ma allora fu anche il colmo per Cirenio per la tanta gioia; ma anche i bambini si rallegrarono di essere così bravi, e Cirenio fece a tutti abbondanti regali e lodò il Maestro.

 

186. Capitolo

Il ragazzo Sisto fa a sua volta un regalo al padre Cirenio: una relazione sulla natura e sulla forma della Terra.

Gesù Bambino conferma.

17 aprile 1844

 

1. Poi però si avvicinò a Cirenio il maggiore dei tre ragazzi e gli disse:

2. “Padre Quirino Cirenio! Dato che ora ci hai interrogato su parecchie cose e noi non siamo rimasti in debito con te di alcuna risposta, e così sei stato contento di tutti noi, –

3. non vorresti accettare da me anche un piccolo contraccambio, per l’amore e la cura che hai per noi?”

4. Cirenio sorrise a questa domanda e disse al ragazzo:

5. “La tua offerta, mio caro Sisto, mi è molto gradita e cara; solo però devi descrivermi meglio la cosa che mi volete regalare,

6. e poi dirò subito a voi tutti se la posso accettare o no!”

7. Allora il ragazzo rispose e disse: “O padre Quirino Cirenio, non è una cosa che vogliamo e possiamo darti in dono,

8. bensì una nuova scienza, di cui tu fin adesso sicuramente non hai idea!”

9. Quando Cirenio ebbe sentito questo dal suo Sisto, gli disse:

10. “Ascolta, mio caro Sisto, se la cosa sta così, allora puoi regalarmene quanto vuoi, e accetterò tutto più che volentieri!”

11. Dopo questa asserzione da parte di Cirenio, il ragazzo disse:

12. “Ebbene, o padre Quirino Cirenio, se ciò ti è gradito, ascoltami dunque!

13. Tu sicuramente non hai mai udito finora nella verità, qual è l’aspetto della nostra Terra, e che forma ha!

14. Che forma pensi che abbia la grande Terra che tutti ci sostiene, e ci nutre con la grazia di Dio in essa?”

15. E Cirenio restò stupito a questa domanda, e non sapeva che cosa rispondere.

16. Solo dopo una pausa egli disse al ragazzo: “Ascolta, ragazzo, la tua domanda mi mette in grande imbarazzo; infatti non posso darti alcuna risposta certa!

17. Abbiamo sì ipotesi di ogni genere sulla costituzione della Terra, ma dove si tratti di una verità certa, non si può uscir fuori con delle ipotesi!

18. Perciò adesso parla pure tu da solo, e io ti ascolterò e giudicherò poi la tua spiegazione.”

19. Qui il ragazzo a un cenno di Giuseppe corse in casa, e portò con grande cautela quel globo terrestre che il Piccino la notte prima, per l’eclissi di luna, aveva creato da un’arancia.

20. Quando Cirenio vide questo prodotto, si meravigliò e disse: “Ebbene, - che è mai questo? Sarebbe forse il presunto regalo?

21. Tu dicesti pure poco fa, che il regalo non consisteva in una cosa, ma solo in una dimostrazione scientifica!

22. Questa però è pur solo una cosa, e non una dimostrazione scientifica!?”

23. Ma il ragazzo disse: “Caro padre Quirino Cirenio, ciò è ben vero, però questa cosa non te la posso regalare, perché non è mia;

24. però qui è necessaria, se mi devi capire!”

25. Qui il ragazzo, con l’aiuto del globo terrestre, cominciò a spiegare come un professore la costituzione della Terra, e con una tale profondità, da riempire Cirenio di grandissimo stupore.

26. E quando il ragazzo ebbe terminato, il Piccino disse a Cirenio: “Così è! - Ma perché te ne rimanga un ricordo, così anche questa piccola Terra sarà tua, finché un giorno nel Mio Regno non ne riceverai una più grande!”.

 

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187. Capitolo

Gioia di Cirenio per il dono del mappamondo e sua preghiera in merito ad Augusto.

Profonda risposta del Piccino con riferimento all’Ordine divino.

18 aprile 1844

1. La gioia di Cirenio per questo regalo fu così straordinaria, che egli non sapeva proprio capacitarsi dalla tanta beatitudine.

2. Soltanto dopo un certo tempo, quando ebbe ben guardato il magnifico globo da tutte le parti, di qua e di là e di sopra e di sotto, e si fu persuaso della importantissima riproduzione di tutti i punti a lui noti, cominciò di nuovo a parlare e disse:

3. “Giuseppe, questo in fin dei conti è per noi tutti un segno chiarissimo su Colui che un tempo ha creato la Terra!

4. Infatti che cosa è più difficile all’Onnipotente: creare una grande Terra - o crearne una così piccola per istruirci sulla grande che ci sostiene?!

5. Io ritengo che sia la stessa identica cosa!

6. O Dio, o grande Dio! Quale infinita pienezza di ogni genere di perfezioni deve abitare in Te, perché Ti siano possibili con tanta somma facilità tali prodigi!?

7. Chi nel suo animo si immerge in Te, costui è beato già nel mondo!

8. Chi ha e porta Te con amore nel suo cuore, quanto infinitamente felice lo si deve stimare!

9. Oh, come mi sembra nauseante ora il vano affaccendarsi degli uomini mondani!

10. O mio povero fratello Augusto, se tu sapessi e conoscessi quello che io ora so e conosco, quanto ti nauseerebbe il tuo trono vacillante!

11. O mio piccolo Gesù, Tu Vita mia, mio Tutto! Non potresti, con la Tua Onnipotenza, mostrare a mio fratello com’è futile e com’è terribilmente sudicio il suo trono?”

12. Ma il Piccino disse: “Cirenio, osserva tutte le creature della Terra,

13. e ne troverai di buone e di cattive di fronte a te!

14. Ritieni dunque che per questo anche di fronte a Me siano così?

15. Vedi, il leone è una belva crudele e non risparmia vita alcuna nel suo furore!

16. Hai trovato questa belva così anche di fronte a Me?

17. ‘Niente affatto’, dici tu nel tuo animo, ‘poiché questo re del deserto mi salvò due volte la vita!’

18. Vedi, così stanno le cose anche con tuo fratello; egli non può essere come te, e tu non come lui!

19. Infatti Io ho chiamato ad esistere ogni genere di creature perché così è necessario in conseguenza del Mio eterno Ordine!

20. E così dovette anche accadere che tuo fratello divenisse ciò che egli è, e anche tu divenissi ciò che tu sei!

21. Ma se tuo fratello dice: ‘Signore! Io non so che cosa sono e quello che faccio, ma la Tua Forza è con me, e io agisco secondo il suo impulso!’,

22. allora tuo fratello è giusto come te, e non ti devi preoccupare per lui; poiché un giorno saranno rese manifeste le opere di ciascuno!”. – Questo discorso indusse Cirenio di nuovo a migliori pensieri su Augusto, ed egli osservò nuovamente la sua piccola Terra.

 

 

188. Capitolo

Cirenio dichiara il suo amore al Signore. La prova a cui è sottoposto: la morte di Tullia.

Profonda afflizione di Cirenio.

Giusto rimprovero del Piccino deluso e buon effetto su Cirenio.

19 aprile 1844

1. Ma allorché Cirenio osservò un’altra volta con grande attenzione questo globo terrestre, il Piccino chiese di essere lasciato libero per saltare un po’ qua e là sulla collina.

2. E Cirenio Lo mise molto dolcemente a terra e disse:

3. “O Vita mia, mia Salvezza, mio Tutto! Solo dalle mie mani Ti lascio libero, fisicamente;

4. però mai, mai dal mio cuore; poiché là vivi ormai unicamente Tu, – sì Tu unicamente sei il mio Amore!

5. In verità, se solo ho Te, o mio Salvatore, allora il mondo intero con tutti i suoi tesori, per me è più insignificante del nulla stesso!”

6. Qui il Piccino si alzò, si volse di nuovo a Cirenio e gli disse:

7. “Dunque devo restare tuttavia di nuovo con te, sebbene proprio volentieri vorrei saltare un po’ qui in giro, poiché tu Mi vuoi così tanto bene!

8. Se tu avessi guardato continuamente la tua piccola Terra, vedi, allora lo stare accanto a te Mi sarebbe certo venuto un po’ a noia;

9. ma poiché hai di nuovo rivolto il tuo cuore, così come tutta la tua attenzione, completamente a Me, allora devo rimanere con te e non Mi posso separare da te!

10. Ma ascolta, Mio caro Cirenio! Che ne dirà dunque tua moglie, quando sicuramente sentirà che tu ami solo ed esclusivamente Me?”

11. E Cirenio disse: “Signore, se solo ho Te, che cosa vado a chiedere di mia moglie e del mondo intero! - Vedi, tutto questo lo darei per la più leggera delle monete!

12. O mio Gesù, quale beatitudine può mai essere maggiore, che non solo e unicamente questa: amarTi sopra ogni cosa e di essere riamato da Te!

13. Perciò vorrei piuttosto disdegnare Tullia come uno sciame di cavallette, che allontanarmi anche solo di un capello dall’amore per Te!”

14. Ma il Piccino disse: “Cirenio, ma se Io in questo ti mettessi un po’ alla prova, pensi dunque che potresti rimanervi perseverante?”

15. E Cirenio disse: “Secondo il mio attuale sentimento, Tu potresti anche ridurre la Terra in polvere sotto i miei piedi e togliermi Tullia mille volte, se fosse possibile, e resterei ciò nonostante nello stesso amore per Te!”

16. Qui improvvisamente Tullia si afflosciò al suolo come colta dal fulmine, e fu completamente morta.

17. Tutti i presenti si spaventarono fortemente. Si portò subito del succo di limone ben fermentato e dell’acqua fresca e si cercò di rianimarla;

18. ma ogni fatica fu vana; Tullia infatti era proprio morta.

19. Ma quando Cirenio vide che Tullia era morta sul serio, allora si nascose il volto e cominciò a rattristarsi molto.

20. Ora però il Piccino domandò all’afflitto Cirenio: “Cirenio! Che ti succede ora? Vedi, la Terra è ancora intera, e tua moglie non è neppure lontanamente uccisa per mille volte, come pretendevi tu, – e tu ti affliggi come se avessi perso ogni cosa al mondo!

21. Non hai ora Me come poco fa, che per te ero pur tutto?! - Come puoi ora affliggerti così tanto?”

22. Qui Cirenio trasse un profondo sospiro e disse con voce molto lamentevole: “O Signore! Non lo sapevo quanto cara mi fosse Tullia, finché l’avevo; la sua perdita soltanto mi ha mostrato ora il suo valore!

23. Per questo ora mi affliggo - e mi affliggerò certo tutta la vita per lei, che mi fu una compagna così nobile e fedele!”

24. Allora il Piccino trasse un profondo sospiro e disse: “O voi uomini volubili, quanta poca perseveranza dimora nei vostri cuori!

25. Se siete già così in Mia presenza, che cosa sarete allora, quando non sarò più tra voi?!

26. Cirenio! Che cos’ero per te alcuni minuti fa, - e che cosa sono per te adesso?

27. Nascondi il tuo volto davanti a Me come davanti al mondo, e il tuo cuore è così pieno di tristezza, che a mala pena puoi sentire la Mia voce!

28. Io però ti dico: in verità, così non sei ancora degno di Me!

29. Poiché chi ama ancora la propria moglie più di Me, costui non è degno di Me, essendo Io più che una donna, creata dalla Mia potenza!

30. Io ti dico: consigliati meglio in futuro, altrimenti in questo mondo non vedrai mai più il Mio volto!”

31. Poi il Piccino andò da Giuseppe e gli disse: “Giuseppe! Fa’ portare la morta nella stanzetta e falla mettere su un catafalco!”

32. Ma Giuseppe disse: “Figlioletto mio, non vivrà mai più?”

33. E il Piccino disse: “Non Mi interrogare su questo; poiché ora non è di gran lunga ancora il Mio tempo, ma fa’ come ti ho detto!

34. Vedi, la donna divenne gelosa di Me, quando Cirenio Mi confessò il suo amore; questa gelosia e questa invidia d’amore l’hanno uccisa così in fretta! Perciò non Mi interrogare oltre, ma falla portare nella stanzetta sulla bara, poiché ella è realmente morta!”

35. Giuseppe fece allora portare subito in casa il cadavere e fece preparare in una stanzetta laterale una bara e poi vi fece adagiare il cadavere.

36. Tutti quanti ora andarono da Cirenio e cercarono di consolarlo per questa improvvisa perdita della moglie.

37. Ma Cirenio si scoprì presto di nuovo il volto, si eresse come un vero eroe e disse:

38. “O cari amici, non mi consolate inutilmente; infatti ho già trovato la mia consolazione nel mio proprio cuore,

39. e non potete certo darmene una migliore!

40. Vedete, qui il Signore mi ha dato in modo ben prodigioso questa nobile moglie, e qui me l’ha di nuovo tolta; infatti è pur Lui solo il Signore di ogni vita!

41. A Lui dunque sia anche tutto offerto, e il Suo santo Nome sia perciò eternamente lodato e glorificato!

42. È bensì un duro colpo per il mio cuore carnale; ma io sento ora che esso è anche tanto più vivificante per il mio spirito!

43. Così infatti il Signore mi ha reso libero, e io appartengo ora, privo di ogni legame terreno, a Lui soltanto, ed Egli soltanto è ora il santo Abitatore del mio cuore! Perciò non mi consolate; Lui soltanto è la mia consolazione per l’eternità!”

44. Qui il Piccino ritornò da Cirenio e gli disse: “Amen! -Così sia per l’eternità!

45. Come un soffio passeranno questi anni terreni, in cui noi opereremo ancora qui; dopo però tu sarai là dove sarò Io eternamente, tra coloro che Mi ameranno come te! -Così sia eternamente, eternamente, eternamente!”.

 

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189. Capitolo

Cirenio invitto a pranzo rifiuta perché

saziato dalla presenza del Signore. Il Piccino loda Cirenio.

20 aprile 1844

1. Ma vennero ora anche i figli di Giuseppe ad avvisare che il pranzo era pronto.

2. E Giuseppe si avvicinò a Cirenio che era di nuovo tutto affaccendato col Piccino, lo avvisò e gli chiese se la tristezza gli permettesse di prendere qualche alimento.

3. E Cirenio disse: “O mio nobile fratello, ritieni dunque che io abbia una qualche fame?

4. Guarda un po’ qui! Come si può dunque aver fame in compagnia di Colui, dal Quale in ogni istante miriadi di miriadi vengono saziate?!

5. Ma per quanto concerne la mia tristezza da te presunta, io ti dico dalla pienezza del mio amore per Colui che creò te e me:

6. Come potrei mai affliggermi in compagnia del mio e tuo Signore?!

7. Vedi, dove tu spargi nella terra un chicco di grano, che vi marcisce, là Egli ne fa comparire cento al posto di uno.

8. Così è certo il caso anche qui; dove il Signore prende uno, là Egli dà presto mille in cambio.

9. A me Egli ha sì preso la gelosa Tullia, al suo posto però mi ha dato Se stesso!

10. O fratello, quale infinito compenso è ciò per la mia così piccola perdita!

11. In luogo di mia moglie, ora posso chiamare Lui eternamente mio nel mio cuore! O fratello, come potrei dunque essere ancora in lutto per Tullia?!”

12. Qui Giuseppe disse: “O fratello, tu sei diventato grande davanti al Signore; in verità, tu sei stato un pagano - e ora sei migliore di molti israeliti!

13. Sì, io stesso devo riconoscere davanti a te: il tuo cuore e la tua bocca svergognano ora grandemente me stesso;

14. poiché un tale abbandono alla Volontà del Signore, finora non l’ho mai vissuto in me stesso!”

15. Qui il Piccino si eresse e disse: “Giuseppe! Io so perché ti scelsi; ma più grande davanti a Me non fosti mai come proprio adesso, che riconosci la tua debolezza davanti a un pagano!

16. Io però ti dico, dato che hai già reso testimonianza a Cirenio che egli è migliore di molti israeliti:

17. Cirenio è qui più che Abramo, Isacco e Giacobbe, e più che Mosè e i Profeti, e più che Davide e Salomone!

18. Infatti le loro azioni furono giuste per la fede e per il grande timor di Dio nei loro cuori;

19. Cirenio però è un primogenito che il Mio Amore ha destato, e ciò è più che tutta l’antica Alleanza, che era morta, mentre Cirenio ora è tutto vivo!

20. Tu conosci lo splendore del Tempio di Gerusalemme; esso è un’opera di salomonica sapienza.

21. Ma quel Tempio è morto come il suo esecutore, che sacrificò Me alle donne!

22. Cirenio però Mi ha costruito ora nel suo cuore, con grande abnegazione, un nuovo tempio vivo, in cui abiterò in eterno, e ciò è più che tutta la sapienza di Salomone!”.

23. Qui Cirenio cominciò a piangere dalla beatitudine, e tanto Maria quanto Giuseppe s’impressero queste parole nel profondo del cuore; esse infatti erano piene di forza e piene di vita.

 

 

190. Capitolo

Il Piccino esorta Cirenio a mangiare e a giocare poi con Lui.

Obiezioni di Maronio e di Maria. Energica risposta del Piccino.

La resurrezione di Tullia.

22 aprile 1844

1. Ma il Piccino disse poi nuovamente a Cirenio:

2. “Cirenio, tu ora sei ben sazio nel tuo cuore, e questa sazietà ti rimarrà in eterno!

3. Ma il tuo corpo ha fame e tu necessiti di un ristoro, per quel medesimo scopo per il quale Io stesso, per il Mio corpo, necessito di un ristoro naturale.

4. Perciò scendi ora con Me in casa; là vogliamo mangiare un buon pesce, quello che Gionata aveva portato oggi e che i Miei fratelli hanno preparato molto bene!

5. Devo dirti infatti che Io mangio molto più volentieri i pesci, che le insipide pappe ebraiche, e Me ne rallegro già molto per un buon pezzetto!

6. Oh, Io ti dico, Mio carissimo Cirenio, i pesci li mangio molto volentieri ed è anche per questo che voglio molto bene a Gionata: perché è un provetto pescatore e ci porta spesso i pesci migliori!

7. E sai, Mio carissimo Cirenio, dopo mangiato devi proprio giocare un po’ con Me, e anche i tuoi figli devono farlo!

8. Ancora non sei vecchio e quindi puoi ben saltellare e saltare un po’ qui attorno con Me!”

9. Questo linguaggio puramente infantile del Piccino rallegrò così tanto Cirenio, che egli dimenticò completamente la morta Tullia, sebbene quelli della sua compagnia se ne affliggessero;

10. e alcuni della compagnia cominciarono anche a preoccuparsi per Cirenio a causa della sua allegrezza, che a loro sembrava essere una follia.

11. Maronio stesso andò da Cirenio e gli chiese come si sentisse.

12. Ma il Piccino rispose subito in luogo di Cirenio e disse:

13. “O Maronio! Non ti preoccupare per questo Mio amico; poiché non fu mai in tutta la sua vita così senza follia come adesso!

14. Vorrei che tu fossi così sano come Cirenio, allora sicuramente non faresti domande simili in Mia presenza!

15. Ma vieni anche tu giù con noi a tavola; forse un buon pezzetto di pesce ti guarisce!”

16. Poi Cirenio si recò in casa col Piccino, con Giuseppe, Maria, Gionata, Eudokia e con gli otto bambini, e Maronio li seguì, sebbene camminando un po’ sulle spine;

17. ma gli altri della grande compagnia erano afflitti e non andarono a pranzo.

18. Ma dopo il pranzo, che era piaciuto moltissimo a tutti, il Piccino chiese di andare subito nuovamente fuori all’aperto, per giocare con Cirenio e con gli otto bambini.

19. Ma Maria disse: “Ascolta, Gesù mio! Ora non hai il permesso di giocare, e neanche gli otto bambini; infatti primo, è pur sabato, e secondo, abbiamo in casa un cadavere, e allora non si deve giocare, ma essere belli tranquilli e discreti!”

20. Ma il Piccino disse: “Donna, quale spirito ti dice di parlarMi così?

21. È dunque il sabato più di Me – e la donna morta più che la Mia Volontà?!

22. Ma perché tu veda che Io sto al di sopra del sabato e della donna([14]) morta, e perché essa non sia di ostacolo alla Mia gioia, così si svegli!”

23. A questa parola il cadavere si alzò dal catafalco e venne presto nella stanza.

24. Ma il Piccino ordinò di darle qualcosa da mangiare e andò poi subito con Cirenio all’aperto, mentre tutti quanti cominciarono a meravigliarsi sommamente per questa resurrezione.

 

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191. Capitolo

Gara di corsa tra Gesù e Cirenio. Abilità di Cirenio.

Come diventare maestro di vita.

23 aprile 1844

1. Quando il Piccino fu fuori all’aperto con Cirenio e con gli altri otto bambini, disse allora il Piccino a Cirenio:

2. “Guarda là un albero; quanto potrà distare da qui?”

3. “Ritengo” disse Cirenio “che dovrebbe essere distante da qui circa duecento passi buoni”.

4. E il Piccino disse: “Facciamo dunque una gara per vedere chi di noi ha le gambe più veloci!”

5. E Cirenio sorrise e disse: “O Signore, con le forze naturali arriverai certo per ultimo all’albero!”

6. E il Piccino disse: “Questo si vedrà solo dopo il risultato - e così facciamo la prova!”

7. Qui questi corridori corsero con tutte le loro forze, e il Piccino arrivò per primo all’albero([15]).

8. Giunto vicino all’albero, Cirenio, quasi completamente senza fiato, disse:

9. “O Signore! Lo sapevo che non avresti corso naturalmente, e avresti così raggiunto per primo il traguardo!

10. Tu infatti sei portato da forze invisibili; io invece sono portato solo dalle mie pigre gambe!”

11. Ma il Piccino disse: “Cirenio, qui ti sei di nuovo sbagliato un’altra volta; poiché le tue gambe vengono animate da forze invisibili come le Mie!

12. Ma la differenza sta solo in questo: che Io sono un Maestro, tu invece solo un apprendista delle forze.

13. Ma se eserciterai adeguatamente le tue forze, allora potrai adoperarle anche tu come il Maestro!

14. Ora però corriamo indietro, e vedremo chi raggiungerà prima il posto davanti alla casa!”

15. Qui Cirenio si chinò velocemente a terra, sollevò il Piccino e corse con Lui a quel posto – e fu ampiamente primo sul posto.

16. Giunti là, il Piccino sorrise e disse: “Questo è stato proprio divertente!

17. Vedi, hai raggiunto subito la maestria; vedesti il Maestro, Lo accogliesti e così diventasti tu stesso maestro!

18. Vedine però anche l’insegnamento: così in futuro nessuno diventerà più un maestro da sé;

19. ma se uno accoglierà il Maestro, allora diventerà un maestro tramite il Maestro che egli avrà accolto.

20. È di poco conto qui, chi sia più lesto a correre; ciò nonostante però, ciascuno deve sforzarsi di raggiungere al più presto e per primo il traguardo da Me designato!

21. Ma chi comincerà il percorso della vita con la propria forza, costui sarà l’ultimo;

22. chi invece farà come hai fatto tu proprio adesso nella seconda corsa, costui si troverà anche, come te, per primo al traguardo!

23. Ora però lascia che passiamo a un altro gioco e ci divertiamo intanto proprio da bambini”.

 

 

RIVELAZIONI PROFETICHE DI GESÙ BAMBINO

 

192. Capitolo

Il gioco delle buche è ricco di insegnamenti.Le buche della vita e il loro ordine.

24 aprile 1844

1. Dopo di che il Piccino si rivolse a Sisto, il maggiore dei figli maschi di Cirenio, e gli disse:

2. “Sisto, va’ avanti là dove la strada finisce, a fare dieci buche, ognuna distante una spanna dall’altra! Quello che poi ne faremo, già lo sai.

3. Poi porta tu le dieci biglie di creta che Giacomo ha fatto per noi per giocare, e poi tireremo un po’ a biglie; – sai già come, poiché sei tu che me l’hai insegnato!”

4. Allora Sisto fece subito ciò che il Piccino chiedeva.

5. Dopo che furono fatte le dieci buche e portate le biglie di creta, il Piccino disse a Cirenio:

6. “Ora lasciaMi pure nuovamente libero, perché ti possa spiegare e mostrare com’è questo gioco; voi altri bambini però ora non Mi dovete obiettare nulla, perché voglio spiegare Io stesso la cosa a Cirenio!”

7. Qui il Piccino si rivolse in modo assai serio a Cirenio e disse:

8. “Vedi, il gioco va così: devi stare a tre passi da queste buche, poi far scorrere una biglia.

9. Se con un tiro riuscito la mandi nella decima buca, dunque l’ultima e la più lontana, tu sei il re del gioco; se la mandi nella nona, allora sei un ministro; nell’ottava sei un generale!

10. Nella settima un prefetto, nella sesta un giudice, nella quinta un sacerdote, nella quarta un agricoltore, nella terza un padre, nella seconda una madre e nella prima un bambino!

11. Come prosegue poi il gioco, te lo spiegherò di nuovo quando le buche saranno occupate”.

12. Qui Cirenio prese sorridendo una biglia e la fece scorrere verso il percorso, e la biglia rotolò subito nella prima buca! -

13. E il Piccino domandò: “Sei contento del tuo stato? Altrimenti come iniziatore del gioco puoi tirare altre due volte!”

14. E Cirenio disse: “Splendidissima Vita mia, mio Gesù! Resto pure dove sono ora!”

15. E il Piccino disse: “Bene, allora adesso tirate voi, uno dopo l’altro. Io tirerò poi per ultimo!”

16. E i bambini tirarono le loro biglie, però non occuparono tutte le buche, bensì entrarono spesso in due e in tre in una stessa buca.

17. Alla fine tirò il Piccino e arrivò, come sempre del resto, nella decima buca! –

18. Allora una bambina criticò e disse: “Ma insomma il piccolo Gesù deve sempre essere un re!”

19. Ma il Piccino disse alla bambina: “Perché te la prendi? Hai pur tirato prima di Me; perché sei così maldestra con la mano?!

20. Ma non portarMi rancore per questo, altrimenti ti farò subito ritornare un topo, di cui hai così tanta paura!”

21. Allora la bambina non disse più nulla, e si contentò solo della seconda buca!

22. Però la nona, l’ottava, la settima e la sesta buca non erano occupate, allora Cirenio disse al Piccino:

23. “Vedi, Vita mia! – Adesso non c’è ancora un ministro, né un generale, né un prefetto, né un giudice!

24. Chi assumerà ora queste cariche principali?”

25. “Queste posizioni”, disse il Piccino, “ora debbo prenderle Io stesso perché nessuno le aveva occupate; infatti tutti i posti non occupati devono essere assunti da uno occupato, contando dalla buca del re! -

26. Se il ministro fosse occupato, i tre posti vuoti successivi toccherebbero a lui. Ma dato che non è occupato, allora le quattro buche toccano al re! – Ma poiché ora tutte le buche sono occupate, passiamo al gioco vero e proprio!”.

 

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193. Capitolo

Il gioco delle buche - un gioco delle attività degli uomini.

Le leggi che il Piccino detta come re del gioco.

25 aprile 1844

1. E il Piccino disse ancora a Cirenio: “Ora, poiché Io sono il re, ciascuno di voi deve anche ubbidirMi come ad un re! -

2. E così udite ora le Mie leggi! – La buca del sacerdote sia saggia, seria e buona!

3. Se tu ridi quando ride qualcun altro, allora sbagli e vieni destituito dal tuo incarico e cadi così in castigo.

4. Tu buca dell’agricoltore sii operosa; se sei fiacca, dovrai patire la fame!

5. Tu, buca del padre, sii piena d’amore verso i tuoi figli, ed educali bene e con giustizia, altrimenti diventerai il loro zimbello!

6. Tu, buca della madre, sii donna di casa e piena di timor di Dio, perché i tuoi lattanti diventino saggi!

7. E tu, mia buona cara buca del bambino, rimani come sei: un continuo maestro dei sapienti per ottenere la sapienza in Dio!

8. Ora, queste sono le leggi; devono essere osservate esattamente!

9. Ma se qualcuno vuole da Me una grazia, deve venire a chiederMela in ginocchio!

10. Ora andate e agite, e lasciateMi solo! Tu però, Cirenio, devi andare con padre e madre, perché sei un bambino!”

11. Ora una fanciulla e un ragazzo, quali sacerdoti, si allontanarono con molta serietà e gravità, e si misero in un posto un po’ più elevato.

12. Poi si allontanarono due fanciulle e un ragazzo, agricoltori, e scorrazzavano poi molto affaccendati sul terreno, come se avessero il più importante dei lavori.

13. Dopo di che si allontanarono di nuovo un ragazzo e una fanciulla, in atteggiamento molto serio, e rappresentavano il padre, perché il padre nel suo cuore deve essere anche una madre, per essere un retto padre.

14. Poi andò la madre da sola e dopo di lei il bambino, e precisamente Cirenio; e la madre però aveva timore del suo bambino, e non osava parlare con lui e dargli saggi insegnamenti.

15. Ella quindi ritornò dal Re e Gli chiese la grazia di volerle dare un altro posto.

16. Ma il Re la rinviò ai sacerdoti, e questi cominciarono a ridere, quando videro la madre correre verso di loro.

17. Allora il Re convocò subito i sacerdoti e li destituì perché avevano riso, mentre avrebbero dovuto essere seri, e li mise fra gli agricoltori.

18. Ma gli agricoltori cominciarono presto a bisticciare e a contendere tra di loro, e il Re li convocò e compose i dissidi, e ristabilì fra loro la calma.

19. Ora venne di nuovo la madre e pretese un altro posto.

20. Ma il Re disse: “Poiché tu rappresenti l’amore nella sua sapienza, sii tu il sacerdote!”

21. Ora però venne il padre a lamentarsi di non aver moglie, perché la madre era un sacerdote.

22. E il Re disse: “Allora prendi il bambino e va’, e diventa ciò che è la madre!”

23. E così avvenne; ma il sacerdote cominciò a pretendere grandi riguardi da parte degli agricoltori.

24. Allora presto cominciò ad andare tutto sottosopra, e perciò il Re richiamò di nuovo tutti quanti e disse: “Vedo che siete discordi; perciò vogliamo procedere a un nuovo tiro!”.

 

 

194. Capitolo

Cirenio nella buca del ministro. La bambina è scontenta.

Efficace minaccia del “re”. Il miracolo dei topi.

26 aprile 1844

1. Cirenio dovette di nuovo tirare per primo, e la sua biglia arrivò ora nella nona buca, e i figli di Cirenio dissero:

2. “Padre Cirenio, questo sì che si chiama avanzare: da bambino a ministro, e al primo tiro!

3. Se tu volessi tirare un’altra volta, potresti sicuramente arrivare nella buca del re!”

4. E Cirenio disse: “Figli miei, sono già contento di questa carica; perciò prendete un po’ voi le biglie e tirate!

5. Vedete di arrivare spesse volte nella buca del bambino, poiché là sarete al vostro posto e al migliore!”

6. Al che tirò subito Sisto, e arrivò nella buca del bambino e ne fu molto lieto.

7. Poi tirò la maggiore delle bambine e arrivò di nuovo nella seconda buca, quella della madre.

8. Ma la fanciulla brontolò nuovamente e disse: “Ah, insomma devo essere un’altra volta la madre!”

9. Ma il Piccino andò là, tolse la biglia dall’incavo, la diede di nuovo in mano alla bambina e disse:

10. “Ecco - tira ancora una volta, tu scontenta; bada però di non diventare di nuovo madre!”

11. E la fanciulla tirò di nuovo e di nuovo arrivò nella stessa buca, e cominciò letteralmente a piangere di rabbia.

12. Allora il Piccino si avvicinò di nuovo alla fanciulla e disse: “O essere avido di potere! In verità, in te non si smentisce la natura della donna primordiale!([16])

13. Che devo fare con te, natura di serpente, zampa di leone?

14. Presto qui un topo, quello ti affliggerà molto, poi Mi diventerai ben diversa!”

15. Qui subito la fanciulla cadde in ginocchio davanti al Piccino e disse piangendo:

16. “Mio carissimo Gesù, ti prego, topi o ratti no; perché di quelli ho una terribile paura!

17. Preferisco mille volte essere madre, piuttosto che vedere un solo topo!”

18. Ma il Piccino disse: “Per questa volta ancora voglio risparmiarti il topo;

19. ma se Mi brontoli un’altra volta, allora dieci topi in una volta verranno da te ad annusare i tuoi piedi!”

20. Allora la fanciulla divenne silenziosa come un topolino e osservò con tutta pazienza come gli altri bambini occupassero tutte le altre buche,

21. e non trovò da ridire nemmeno quando una seconda bambina occupò la buca del padre, benché altrimenti fosse sempre la cosa peggiore per lei, se non vi arrivava un ragazzo.

22. Alla fine il Piccino tirò di nuovo e arrivò poi di nuovo nella buca del re.

23. Allora la fanciulla si morse le labbra per la rabbia nascosta.

24. E il Piccino sorrise, prese un rametto e con esso toccò leggermente tutte le biglie, e soffiò poi sulle buche, e all’istante al posto di ogni biglia vi fu dentro un bel topo.

25. Quando la fanciulla scorse queste bestioline, cominciò a gridare e a strillare terribilmente e scappò via.

26. Allora venne fuori Giuseppe e domandò : “Mio caro Gesù, che hai già di nuovo con la bambina, ché grida così tanto?”

27. E il Piccino disse: “È invidiosa, come sempre; perciò ho fatto di nuovo venire da lei qualche topo!”.

28. Qui Giuseppe sorrise e andò a calmare di nuovo la fanciulla; ma gli altri bambini continuarono ora tranquillamente il loro gioco, poiché non avevano visto niente dei terribili topi.

 

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195. Capitolo

Colloquio tra il piccolo Gesù e la fanciulla cocciuta.

27 aprile 1844

1. Poco tempo dopo ritornò anche la fanciulla, e il Piccino le chiese subito se voleva di nuovo giocare con loro.

2. Ma la fanciulla disse: “Guardare sì, lo voglio, ma giocare con voi no; poiché faccio presto ad arrabbiarmi per qualcosa, e allora tu sei subito cattivo!

3. E così non mi va di giocare; poiché ho troppa paura di te, perché arrivi subito con i topi e i ratti”.

4. Ma il Piccino disse: “Sì, ma perché poi sei anche così sciocca, e ti arrabbi per cose nelle quali non hai niente da perdere, comunque vadano?

5. Accontentati di ciò che ti tocca in sorte, e in futuro non verranno da te topi e ratti!

6. Guarda Me! Io tiro sempre per ultimo, e non brontolo, sebbene la precedenza Mi sia dovuta!

7. Perché brontoli allora, tu che come fanciulla dovresti essere la pazienza stessa?”

8. E la fanciulla disse: “Che cosa posso farci? Perché dunque ho un animo così? Non me lo sono dato da me, e così io sono come sono, e non posso essere diversa!

9. Ma sapendo che sono così, ora preferisco non giocare piuttosto che dovermi arrabbiare di nuovo, per poi essere di nuovo punita da te con i topi!”

10. Ma il Piccino si volse altrove e disse come a Se stesso: “Vedi, i figli del mondo protestano contro di Te e biasimano in essi la Tua opera, perché non Ti conoscono!

11. Però - un tiro e un altro tiro, e i figli del mondo dovranno pensare altrimenti di Te!” - -

12. Poi il Piccino si voltò di nuovo e disse alla fanciulla: “Ma allora a chi dai la colpa, se sei così irascibile e non sei contenta della tua sorte?”

13. Ma la fanciulla disse: “Veramente - una volta che tu, mio caro Gesù, cominci a interrogare qualcuno, non si finisce mai,

14. e così poi diventi proprio un bambino terribilmente fastidioso!

15. Che ne so io, di chi è la colpa che sono così? - Sei pur tu stesso un piccolo profeta e sei un bambino prodigio che può parlare con Dio!

16. Chiedi a Lui, se ciò è possibile, Egli saprà dirtelo meglio di chiunque, perché io sono così!”

17. Qui il Piccino si avvicinò di più alla fanciulla e disse: “Tu fanciulla! Se tu Mi conoscessi, parleresti diversamente!

18. Ma poiché non Mi conosci, allora parli come ti è cresciuta la lingua!

19. Guarda un po’ su verso il Sole! Che cosa pensi che sia e da chi riceve il suo splendore?”

20. Ma la fanciulla disse, già tutta spazientita: “Ma che tu abbia una tale passione proprio per me, per martirizzarmi letteralmente con le tue domande!

21. Guarda là, ce ne sono altri sette; quelli li lasci in pace! Va’ un po’ anche da loro, a infastidirli col tuo eterno domandare”.

22. E il Piccino disse: “O fanciulla! Vedi, quelli sono sani e non hanno bisogno di medicine; tu invece sei malata nella tua anima, è per questo che vorrei ben aiutarti, se tu non fossi così riluttante!

23. Ma poiché sei così tanto riluttante, sarà difficile aiutarti!

24. Questo però tieni a mente: se un angelo dei Cieli di Dio avesse come te la grazia di essere da Me interrogato, tanto s’infiammerebbe dalla troppo grande beatitudine, che per il suo fuoco d’amore distruggerebbe all’istante tutta la Terra!

25. Ma ora allontanati da Me, non Mi vai più, perché sei così riluttante e cocciuta!”. – Qui la fanciulla se ne andò e pianse di nascosto; Gesù però come Re continuò a dirigere i Suoi compagni di gioco.

 

 

196. Capitolo

Altri bisticci nel secondo gioco. Il terzo tiro: la bambina ambiziosa nella buca del ministro.

Istigazione contro il “bambino”.

Un nuovo, ultimo tiro. Tutti vanno nella buca del "bambino", soltanto il Bambino nella buca del re.

La Sua biglia comincia a brillare come il sole, e il Bambino mette la biglia splendente nella buca del "padre". L'ordine fondamentale della vita è ripristinato.

29 aprile 1844

1. Ma nel corso di questa seconda partita scoppiarono nuovamente dei contrasti fra i giocatori.

2. Il ministro era troppo temuto, perché questi era Cirenio stesso; il generale, così come il prefetto e il giudice, osavano a mala pena muoversi di fronte al ministro, e mormoravano tra loro di nascosto per tale ordinamento.

3. Non erano contente specialmente un paio di bambine che facevano da prefetto e da giudice, perché senza l’approvazione del ministro non potevano fare nulla.

4. Soltanto Sisto era perfettamente soddisfatto nella sua buca del bambino.

5. Ma il Piccino vide questa disarmonia, e perciò chiamò tutti di nuovo a raccolta, distribuì di nuovo le biglie e fece tirare per la terza volta.

6. Ma a questo tiro Cirenio arrivò nella buca del re, e il Piccino nella buca del bambino;

7. e tutti i bambini furono veramente molto contenti, che stavolta anche Gesù, che aveva due anni e quattro mesi, andasse nella buca del bambino.

8. Qui ritornò perfino quella certa fanciulla e disse al Piccino: “Vedi, questo è il posto giusto per te; ho piacere che anche tu per una volta sia venuto in questa noiosa buca!”

9. Ma il Piccino disse: “Vedi, la buca del ministro è ancora libera! Prendi una biglia e tira, forse ci entri?!”

10. Allora la fanciulla prese tuttavia di nuovo la biglia e tirò, e andò giusto nella buca del ministro.

11. Ma quando si vide nella buca del ministro, divenne tutta di un rosso fuoco dalla gioia, perché finalmente per una volta la sua ambizione era stata soddisfatta, e disse scherzando:

12. “Ora, Gesù mio, rallegrati; adesso sì che ti punirò se sarai disubbidiente!”

13. E il Piccino disse: “Sai, i bambini sono liberi dalla legge; che cosa vuoi farMi allora, e che vuoi fare di Me?”

14. Ma la fanciulla disse: “Lascia solo che cominci un po’ il gioco, e vedrai subito se il ministro non ha potere sui bambini!”

15. Dopo di che Cirenio, il re, assegnò il gioco, e tutti quanti andarono ai loro posti e là sbrigarono le loro incombenze.

16. Ma il ministro aizzò particolarmente il sacerdote contro il bambino, perché il sacerdote non lo lasciasse proprio venire a sé.

17. Così pure gli altri ranghi non prestavano ascolto al bambino.

18. E il Bambino corse perciò dal re e, secondo la regola del gioco, si lamentò da lui per la sua persecuzione.

19. E il re disse: “O Signore, io sono ancora troppo poco esperto di queste regole!

20. Ma dal momento che ora, malgrado queste regole, si è di nuovo insinuato un disordine nel gioco, voglio convocare nuovamente la piccola compagnia e, se Tu vuoi, possiamo fare subito un nuovo tiro!”

21. E il Piccino disse: “Sì - Cirenio, un nuovo ed ultimo per l’eternità!

22. Chiama dunque a raccolta i bambini, affinché facciano l’ultima prova!”

23. E Cirenio chiamò a raccolta i bambini e distribuì le biglie, e si tirò.

24. Questa volta tutti i bambini insieme a Cirenio tirarono nella buca del bambino; soltanto Gesù tirò da solo nella buca del re.

25. Ma allora la Sua buca subito cominciò a farsi incandescente, e la Sua biglia a splendere come il sole!

26. E il Piccino prese la biglia splendente e la mise nella buca del padre, e domandò poi a Cirenio:

27. “Cirenio, comprendi ora già un poco questo gioco molto significativo?”

28. E Cirenio disse: “O Signore, Tu vita mia! Come posso comprendere questo?”

29. E il Piccino disse: “Così ascoltaMi dunque; lo spiegherò a voi tutti in modo molto chiaro e completo”.

 

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197. Capitolo

Significato del gioco. I tre tiri corrispondono al periodo storico da Adamo fino all'Incarnazione.

Il nuovo tiro, l'ultimo in eterno: tutti, nella condizione di bambini, riconosceranno il Padre ed egli sarà Padre in eterno.

30 aprile 1844

1. E il Piccino cominciò subito a parlare come un sapiente maestro di una sinagoga, e disse:

2. “Ecco dunque il significato di questo gioco: dalla Creazione, così come prima di essa, era Dio il Signore dall’eternità!

3. Il primo tiro: gli antichi spiriti si destano e non vogliono acconsentire alla gloria di Dio, e il gioco non ha ordine.

4. Da Adamo fino a Noè, e da Noè fino a Mosè dura questo gioco.

5. La bambina riluttante è l’amore - e il mondo([17]), al quale però l’amore ripugna.

6. Ai tempi di Noè il mondo viene punito con una minaccia, come questa bambina con i topi.

7. Ma il mondo non si corregge, anzi a poco a poco cade di nuovo nell’idolatria e vuole altari, divinità visibile e molta cerimonia.

8. Allora il Signore sotto Mosè richiama il gioco, ed avviene un secondo tiro!

9. Da principio sembra che questa volta la cosa si manterrà, ma basta solo che per una volta Mosè giri le spalle, e il vitello d’oro è pronto!

10. Così la bambina comincia a litigare proprio per davvero, al che essa viene poi punita sul serio con la minaccia fatta realtà.

11. E così il diluvio fu piuttosto una fortissima minaccia che in certo qual modo una punizione.

12. Ma la punizione del popolo nel deserto fu una vera punizione, perché avvenne mediante il fuoco, come una volta a Sodoma.

13. Dopo il tiro il gioco riparte. A dire il vero all’inizio va bene, ma per pura paura; poiché in questo gioco manca la madre, l’amore, la quale se n’è andata perché non poteva dominare.

14. Fino a questo tempo è durato questo gioco mosaico, e si è logorato per le tante ribellioni e per la continua paura.

15. Di nuovo il Signore chiama a raccolta la piccola schiera; si effettua il tiro, e il Signore diventa Bambino!

16. Allora arriva l’amore e manifesta una certa gioia per lo stato impotente del Signore.

17. Ora anche l’amore tira, e gli riesce di raggiungere il primo gradino del trono.

18. E allora perseguita il Signore fino alla morte, e non Lo lascia tranquillo per mille e quasi novecento anni, e istiga tutti quanti contro di Lui!

19. Dopo però coloro stessi [che sono] posti a dominio del mondo si accorgono che così non può più andare.

20. E avviene un ultimo tiro: il Signore diventa di nuovo l’antico Signore; pieno di ardentissimo zelo diventa il Suo stato, e pieno di Grazia il Suo tiro!

21. E tutto il popolo, dallo stato di figli, riconoscerà il Padre, dove Egli come tale si avvicinerà sempre e sempre più al popolo, in tutta la Sua Potenza d’Amore!

22. E questo sarà l’ultimo tiro, e in seguito non ne avverrà più un altro! Poiché il Padre allora sarà Padre in eterno!

23. Vedi, ecco il senso di questo gioco! - Ora però ritorniamo in casa a vedere che cosa fa la risvegliata Tullia; e così seguiteMi tutti!”.

 

 

198. Capitolo

Le premure di Maria e di Eudokia attorno alla resuscitata Tullia.

Immagine profetica del culto a Maria. I veri amanti del Signore.

2 maggio 1844

1. Quando la nostra compagnia di giocatori entrò in casa, fu a mala pena notata; tutti quanti infatti erano ancora abbondantemente indaffarati intorno a Tullia resuscitata.

2. Alcuni la confortavano, altri ancora le stavano attorno e l’osservavano, e temevano che ricadesse ancora nella morte.

3. Perfino Maria ed Eudokia erano indaffarate per lei e le portavano ogni sorta di ristori e di rinfreschi.

4. E i figli di Giuseppe insieme a Giacomo erano occupati a preparare la cena.

5. Soltanto Giuseppe e Gionata sedevano nella stanza attigua su una panca di giunco, e discorrevano su alcune cose dei tempi antichi;

6. ed essi furono anche gli unici ad accorgersi di coloro che entravano, per cui si alzarono e andarono incontro a Cirenio e al Piccino, e li ricevettero naturalmente con la più grande affabilità.

7. Ma il Piccino corse subito da Giuseppe e gli disse:

8. “Per quanto tempo ancora gli stolti consoleranno la resuscitata Tullia, le daranno rinfreschi e corroboranti ristori?

9. È già da un pezzo che vive bene quanto occorre, e non morirà di nuovo prima del tempo giusto; che cosa vogliono dunque gli stolti?!”

10. E Cirenio disse: “Che ce ne importa? Lasciamo loro quella gioia, noi infatti non ci perdiamo nulla!”

11. E il Piccino soggiunse: “Questo è chiaramente vero, e perciò voglio anche poco preoccuparMene;

12. ma ritengo che anche questo dovrebbe tuttavia essere esatto: se già la resuscitata merita una così grande ammirazione, dunque anche colui che resuscita non dovrebbe essere lasciato troppo in seconda linea!” - ?

13. E Giuseppe disse: “Qua hai del tutto ragione, Figlioletto mio; ma che cosa si può fare?

14. Se Ti dovessi presentare come sicuro Resuscitatore, ciò significherebbe rivelarTi prima del tempo, a coloro che sono ancora ben lontani dal conoscerTi - e questo sarebbe imprudente!

15. Se però Tu alitassi in loro miracolosamente nell’animo una tale cognizione, allora sarebbero giudicati!

16. Perciò lasciamoli come sono; ma noi restiamo qui uniti segretamente in spirito e verità!

17. Quando si saranno saziati fino alla nausea di confortare e fissare a bocca aperta la romana, allora forse sì, verranno e faranno comunione con noi!”

18. E il Piccino disse: “Guardate anche qui di nuovo un’immagine del futuro!

19 – Così un giorno anche coloro che si troveranno sotto il nostro tetto si dedicheranno alla morta Romana, a motivo delle cose mondane,

20. e Maria avrà molto da fare tra i Romani e con la Romana!

21. Ma ciò nonostante quelli in casa nostra non saranno nostri compagni, ma piuttosto ciò che sono ora, cioè pagani, e non si cureranno di Me, ma solo di Maria!

22. E la Mia compagnia vera e propria in tutti i tempi resterà nascosta e piccola nel mondo!

23. Tullia era una mendicante cieca e divenne vedente mediante la Mia acqua viva,

24. e divenne poi una prima fra le donne del grande impero dei pagani.

25. Ma poiché divenne gelosa, allora trovò anche la morte.

26. Di nuovo fu ridestata perché vivesse; ella vive, ma ancora non le va di accorgersi di Me.

27. Dovrò dunque renderla attenta a Me con un giudizio?

28. Io però voglio aspettare ancora qualche tempo, e vedere se la romana non si alzerà e non verrà a Me, il suo Risuscitatore! – Giuseppe, comprendi questa immagine?”.

 

[indice]

199. Capitolo

Domande prettamente umane e perciò miopi di Giuseppe.

Risposta del Piccino. Il significato universale dell’Incarnazione del Signore.

3 maggio 1844

1. Ma quando Giuseppe ebbe sentito tali cose dal Piccino, allora disse:

2. “Mio divin Figlioletto! Ti ho ben compreso nel mio profondo.

3. Però devo ammettere, a questo proposito, che non mi hai proprio fatto una predizione piacevole!

4. Se infatti dopo di Te, così come prima di Te, la maggior parte degli uomini resteranno pagani e servitori degli idoli, a che pro allora questa Tua venuta quaggiù?

5. A che scopo un tale abbassamento della Tua infinita eterna Santità? Vuoi aiutare soltanto pochi? Perché non tutti?”

6. Ma il Piccino disse: “O Giuseppe, hai proprio una quantità di domande vane!

7. Non hai mai osservato il cielo stellato? - Vedi, ciascuna stella che guardi è un mondo, è una Terra sulla quale, come qui, abitano liberi uomini!

8. E ce ne sono innumerevoli, che nessun occhio mortale ancora ha mai scorto, e vedi, per questi tutti vale questa Mia Venuta quaggiù!

9. Ma come e perché, lo vedrai un giorno nel Mio Regno in grandissima chiarezza!

10. Perciò non ti meravigliare se ti ho fatto una simile predizione sugli uomini di questa Terra;

11. poiché Io ne ho senza numero e fine; e tutta questa innumerevole e infinita moltitudine ha bisogno di questa Mia Venuta quaggiù -

12. e ne hanno bisogno perché il Mio proprio eterno Ordine ne ha bisogno, dal quale questa Terra così come tutte le altre, senza numero e fine, sono venute.

13. Dunque sulla Terra accadrà certo così come Io ti ho predetto!

14. Ciò nonostante lo scopo eternamente santo di questa Mia Venuta quaggiù non sarà però invano! -

15. Poiché vedi: tutti questi innumerevoli mondi, soli e terre hanno le loro orbite, e queste hanno a loro volta direzioni innumerevoli e infinitamente diverse.

16. Ovunque sono altre leggi e ovunque un altro ordine;

17. ma alla fine convengono tutte nell’unico Ordine - il Mio Ordine fondamentale, e corrispondono all’unico grande scopo principale, così come le membra del corpo e le loro funzioni.

18. E vedi, così sarà anche alla fine per gli uomini della Terra, e un giorno essi tuttavia riconosceranno tutti nello spirito che c’è solo un Dio, un Signore, un Padre e solo una Vita perfetta in Lui!

19. Ma come e quando? – Ciò rimane presso Colui che ora te l’ha detto!

20. Prima però dovranno soffiare ancora molti venti sul suolo della Terra

21. e molta acqua riversarsi dal Cielo, e molta legna essere bruciata, prima che si possa dire:

22. ‘Vedi, ora c’è un gregge e un Pastore, un Dio e solo un Uomo dagli innumerevoli, un Padre e un Figlio in coloro e da coloro che sono innumerevoli e degli infiniti!’([18])

23. A questo discorso del Piccino, a Cirenio, a Gionata così come a Giuseppe si rizzarono i capelli dritti sulla testa, e Giuseppe disse:

24. “O Piccino! - Le Tue parole diventano sempre più incomprensibili, prodigiose - e davvero tremende!

25. Chi può comprenderne l’infinita profondità?! - Perciò parla con noi secondo il nostro intendimento, altrimenti periremo sotto tale profondità del Tuo linguaggio!”

26. Ma il Piccino sorrise e disse: “Giuseppe! Vedi, proprio oggi sono ben disposto a farvi rivelazioni, che ne abbiate tutti a rabbrividire!

27. E da ciò dovrete vedere in pienezza che in Me sul serio risiede il perfetto Signore dell’eternità, ed ora abita fra voi! – E così ascoltateMi ancora!”.

 

 

200. Capitolo

Rivelazioni profetiche del piccolo Gesù: la morte di Gesù,

la Sua dottrina della riconciliazione, risurrezione e apertura della porta della Vita per tutti.

4 maggio 1844

1. E il Piccino parlò così: “Giuseppe! - Che cosa dirai allora, quando un giorno i figli del mondo prenderanno il Signore e Lo uccideranno con l’aiuto di Satana?

2. Quando Lo prenderanno come un rapinatore assassino e Lo trascineranno davanti al tribunale del mondo, dove lo spirito dell’inferno agisce a suo piacimento?

3. Ed esso farà affiggere il Signore di ogni gloria alla croce! - Che ne dici di questo? - !

4. Quando accadrà di Lui come di Lui hanno predetto i profeti, le cui parole ti sono ben note! - Che ne dici di questo?”

5. Quando i tre ebbero sentito una cosa simile dal Piccino, si spaventarono molto, e Giuseppe disse molto impetuosamente:

6. “Gesù mio, mio piccolo Figlioletto-Dio, in verità, solo non a Te succeda questo!

7. La mano che si alzasse mai su di Te, possa essere maledetta in eterno, e l’anima di chi la possiede possa scontare il suo sacrilegio eternamente fra i più atroci tormenti!”

8. E Cirenio si associò lui pure, insieme a Gionata, al partito di Giuseppe e disse:

9. “Sì, se mai fosse possibile che una cosa simile potesse succedere, vero in eterno, allora da oggi in poi voglio diventare il più crudele dei tiranni!

10. Duecentomila dei più addestrati guerrieri stanno sotto il mio comando; a me non costa che un cenno morte e distruzione siano portate a tutto il mondo.

11. Prima che un diavolo sfrontato di un uomo possa mettere le sue mani sataniche su questo Bambino, prima voglio far uccidere piuttosto tutti gli uomini dell’intera Terra!”

12. Ma il Piccino sorrise e disse: “Poi però resteranno tuttavia i tuoi guerrieri; chi dunque eliminerà poi costoro dal mondo?

13. Vedi, Mio caro Cirenio, chi sa quello che fa, e fa ciò che non è giusto, fa peccato ed è un operatore di iniquità;

14. chi però non sa quello che fa, e così fa ciò che non è giusto, a quello si deve perdonare; poiché egli non lo sapeva, ciò che faceva!

15. Solo - se uno avesse saputo bene ciò che faceva, e di per sé non avrebbe voluto fare una cosa ingiusta; però quando viene costretto, non si oppone e fa ciò che è ingiusto, costui è uno schiavo dell’inferno e da se stesso si attira sul collo il giudizio.

16. Ma l’inferno sa bene che qui è meglio agire con gli strumenti ciechi che con quelli vedenti;

17. perciò tiene anche al suo soldo continuamente quelli ciechi, - e appunto questi ciechi affiggeranno il Signore della gloria alla croce!

18. Ma come vuoi punire un cieco, se per strada inciampò col piede e cadde e si ruppe braccia e gambe?!

19. Perciò resta pure bel tranquillo a casa con la tua potenza, che potrebbe arrecare sulla Terra molta più sciagura che salvezza!

20. E sta’ sicuro che Colui che gli uomini nella loro cecità uccideranno secondo la carne, non viene ucciso nello Spirito e nella Sua Forza e Potenza, ma subito risorgerà per Sua propria Forza e Potenza -

21. e solo così aprirà ad ogni creatura la via alla Vita eterna!”

22. Ma il tono veemente di Cirenio attirò sulla piccola compagnia anche l’attenzione della compagnia di Tullia.

23. Ma il Piccino rimandò la compagnia e disse: “Andate alle vostre faccende; poiché ciò che avviene qui non è per voi, ciechi!”.

E la compagnia si ritirò di nuovo.

 

[inizio]

[Infanzia di Gesù – parte I] - [Infanzia di Gesù - Parte III]

 

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INDICE

Cap. 101 – 200

 

 

101

Giuseppe presenta Cirenio a Tullia. Una meravigliosa scoperta: Tullia è cugina e amore giovanile di Cirenio. Commozione di Cirenio.

102

Cirenio chiede la mano di Tullia. Tullia lo mette alla prova. Un Vangelo del matrimonio.

103

Il Divin Piccino continua la spiegazione sulla legge viva del matrimonio. L’amore della testa e l’amore del cuore. Il Piccino unisce i due innamorati. Tullia riconosce la Divinità nel Piccino.

104

Cirenio chiede la benedizione del Piccino. Il Piccino pretende che Cirenio rinunci a Eudokia per amore di Tullia. Lotta interiore di Cirenio. La ferma Volontà del Piccino. Cirenio manda a prendere Eudokia.

105

Cirenio prega ancora di poter tenere Eudokia. Fermo diniego del Piccino. Protesta di Eudokia. Vittoria dello spirito in Cirenio. Maria consola Eudokia.

106

Eudokia chiede spiegazioni sul Piccino. Maria la invita a pazientare. Gesù Bambino fra le braccia di Eudokia e in colloquio con lei.

107

Ringraziamento di Cirenio. Nobiltà d’animo e saggezza del modesto Giuseppe. Cirenio affida a Giuseppe otto bambini poveri.

108

Apprensione di Cirenio perché il matrimonio dovrebbe essere benedetto da un sommo sacerdote di Imene.

109

Esitazione dei sacerdoti. Cirenio assume ogni responsabilità. Una cattiva testimonianza sull’avidità di lucro di Roma. Matrimonio di Cirenio con Tullia.

110

Tullia in abiti regali e dolore di Eudokia. Parole di conforto del Piccino a Eudokia e lacrime di gioia di Eudokia. Partecipazione di Maria.

111

Ringraziamento di Cirenio al Piccino. Parole di benedizione del Piccino alla coppia di sposi. Giuseppe li invita a celebrare da lui il banchetto nuziale. Ritorno di Cirenio in città.

112

ARCANGELI IN CASA DI GIUSEPPE

Una nuova sorpresa in casa di Giuseppe: dei giovinetti biancovestiti aiutano in casa.

113

Stupore di Maria per le continue visitazioni. Consolazione di Giuseppe. Venerazione degli angeli davanti al Piccino e Sue parole agli arcangeli. La cena comune.

114

Colloquio di Maria con Zuriele e Gabriele. Gesù indica il nuovo Ordine in Cielo e sulla Terra. Curiosità di Eudokia per i celesti messaggeri.

115

Giuseppe sollecita al riposo. Rivelazione dei giovinetti sul prossimo agguato notturno di trecento assassini. L’assalto. Vittoria degli angeli.

116

Preparativi per il banchetto nuziale di Cirenio. Supremo rispetto degli angeli al bagno del Piccino.Rianimazione dei cadaveri con l’acqua del bagno del Piccino.

117

Malumore di Cirenio a causa dei traditori. Giuseppe gli consiglia di cercare l’aiuto del Signore. Cirenio e gli angeli. La miracolosa potenza degli angeli.

118

Differenza tra la potenza del Signore e la potenza dei Suoi servitori. Domanda di Cirenio sullo scopo degli angeli. Parabola del Padre amoroso e dei Suoi figli.

119

Giuseppe dà disposizioni per il banchetto. Gli abiti festivi. Il radioso vestito festivo degli angeli. Imbarazzo di Cirenio e degli altri. Gli abiti festivi vengono riposti.

120

Preoccupazione di Giuseppe per festeggiare la Pasqua come prescritto. Tranquillizzante spiegazione degli angeli. Giuseppe si preoccupa nuovamente per la presenza dei molti pagani. Splendida risposta del Piccino.

121

Giuseppe in imbarazzo perché a Pasqua è invitato nella rocca di Cirenio. Parole tranquillizzanti del Piccino. "Dove sono Io, là è anche la vera Pasqua”.

122

Giuseppe s’informa sullo sgombero delle macerie del tempio, sul destino dei ribelli e dei tre sacerdoti, e sull’arrivo degli otto bambini. Risposte di Cirenio.

123

La comitiva alla volta del monte sacro. Incontro con gli animali feroci. I due celesti giovinetti ammansiscono le fiere.

124

Svenimento di Eudokia e di Tullia. I serpenti velenosi sulla cima. Maria col Piccino purifica il luogo. Stupore del seguito di Cirenio.

125

Il pericoloso tempio. Uno sciame di mosche nere. Crollo del tempio. La compagnia all’aperto sotto un fico.

126

Spuntino all’aperto con i giovinetti. L’incendio del palazzo imperiale. Eccitazione ed ira di Cirenio e suo discorso adirato. Risposta calma e tranquilla di Giuseppe all'eccitato Cirenio.

127

Cirenio cerca il favore di Giuseppe tramite Tullia. Cordiale e rassicurante risposta di Giuseppe. I due giovinetti estinguono l’incendio con la forza di volontà.

128

Istruzione a Cirenio sui pizzicotti promessi da Gesù Bambino.Giuseppe sottolinea i prodigi che si svolgono nella natura.

129

Domanda di Cirenio sulla prodigiosa capacità di parlare di Gesù Bambino a tre mesi d’età. Splendida e saggia risposta degli angeli sull’Identità misteriosa del Piccino.

130

Cirenio riconosce la sua ignoranza nelle cose spirituali e chiede luce. La risposta degli angeli: una grande e chiara testimonianza sull’Identità del Signore e sulla Sua Incarnazione. Gesù benedice Cirenio.

131

Si approssima una tempesta. Consiglio di Giuseppe. Presentimento dei leoni e loro fuga verso il bosco.

132

La cima del monte avvolta nella nebbia. I pagani hanno timore degli dèi. Il coraggio di Cirenio messo alla prova dall’infuriare del temporale. La potente Parola del Bambino seda la tempesta.

 

133

Il comandante romano a colloquio con Cirenio sulle leggi della natura e sul Legislatore. Il ritorno a casa.

 

134

IL FESTOSO BANCHETTO DA CIRENIO

I famigliari rimasti a casa accolgono la compagnia. Racconto di Gioele. I tre leoni come guardie del corpo di Cirenio.

135

Il pranzo a casa di Giuseppe. Il Piccino rivela un prossimo attentato a Cirenio. Cirenio torna a casa. I leoni fanno le guardie notturne. L’attentato. Giudizio divino sugli attentatori.

136

L’interrogatorio di Cirenio alla servitù. Paura dei servitori per i tre giudici felini. Scoperta del traditore. Prodigioso giudizio del leone.

137

Tullia si sveglia da un sonno profondo e Cirenio le racconta l’accaduto. Io gioioso ritrovarsi con la sacra Famiglia.

138

Relazione di Cirenio e critica di Giuseppe. Amore e compassione sono meglio che la più rigorosa giustizia. Ringraziamento di Cirenio. La compagnia nella grande stanza da letto di Cirenio.

139

Pentimento del traditore. I tre leoni hanno compassione del pentito. Buon consiglio di Giuseppe. Generosità di Cirenio e suo benefico influsso sul servitore pentito.

140

Fraterno discorso di Cirenio al servitore pentito e sua accoglienza nella compagnia. I servitori invidiosi e la risposta di Cirenio.

141

Preparativi per il banchetto e invito alla festa nuziale da parte di Cirenio. Discorso solenne del Piccino. I poveri invitati al banchetto.

142

Preghiera di ringraziamento e umiltà di Giuseppe. Gara di stima tra Cirenio e Giuseppe per lasciare all’altro il posto migliore. Cirenio accetta il saggio consiglio di Giuseppe.

143

Il capitano amante del domandare è alla ricerca di Dio. Risposta del sacerdote sulla dottrina degli idoli e sua professione di fede nel solo vero Dio. Risposta di Giuseppe al capitano: Ogni cosa a suo tempo!

144

Il desiderio di Giuseppe e di Cirenio di vedere la copia del Santo dei santi. Obiezione del Piccino. Giuseppe in imbarazzo. Chiarimento di Maria e approvazione del Piccino. Istruzione del capitano.

145

Domanda del capitano sulla venuta del Messia. Giuseppe parla del Messia. Parole del sacerdote sulla fine dei templi pagani.

146

Altre domande del capitano. Discorso di Giuseppe sul Regno del Messia. L’amore come chiave principale della verità. La compagnia nella riproduzione del Santo dei santi. I poveri ciechi riacquistano la vista.

147

Implorazione dei malati a Maria. Maria invita a rivolgersi a Gesù Bambino. Guarigione dei malati e loro istruzione per mezzo degli angeli. Il capitano ricerca l’Autore dei miracoli.

148

Il capitano e Cirenio gareggiano nel fare il bene. Incertezza del capitano e insegnamento di Giuseppe.

149

Il problema di riparare un’antica nave cartaginese in giorno di sabato. Discorso del Piccino sul fare il bene in giorno di sabato. La disubbidienza di Giuseppe, fedele alla Legge. La prodigiosa riparazione della nave per mezzo degli angeli.

150

Visita del porto. La preziosa nave. Discorso di ringraziamento di Cirenio a Giuseppe. Risposta del Piccino e invito a far del bene ai poveri.

151

Pranzo al castello. Il capitano in città in cerca dei poveri, suo ritorno e lode da parte di Cirenio. Parole di benedizione del Piccino.

152

Parole del piccolo Gesù a Cirenio mentre gli affida i poveri. Cirenio precursore di Paolo. Profezia sulla caduta di Gerusalemme per la spada dei Romani.

153

Domanda di Cirenio sulla Divinità del Piccino. Giuseppe tenta di spiegarla mediante la viva Parola di Dio nei Profeti. Gesù Bambino rettifica il parere di Giuseppe.

154

Domanda di servizio del capitano. Risposta negativa di Cirenio. Colloquio del curioso capitano con il leggiadro angelo. Tormento d’amore del capitano.

155

Preoccupazione di Cirenio per l’approvvigionamento della nave. Il buon consiglio dell’angelo. Ringraziamento di Cirenio a Giuseppe e al Piccino. Predizione di Giuseppe sul viaggio di Cirenio.

156

Ringraziamento di Maronio, dei tre sacerdoti e ti Tullia. Giuseppe intima il silenzio sulla sua Famiglia.

157

DI NUOVO IN CASA DI GIUSEPPE

Amorevole colloquio di Gesù Bambino con Giacomo. Il peso del Signore per coloro che lo portano dentro di sé. Gesù Bambino interrompe improvvisamente il suo prodigioso modo di parlare.

158

Gli angeli provvedono miracolosamente a governare gli animali domestici di Giuseppe. Lo zelo di Giuseppe per il sabato. Gabriele sottolinea l’attività della natura nel giorno di sabato. Scomparsa degli angeli.

159

Meraviglia e inquietudine di Eudokia per l’improvvisa scomparsa degli splendidi giovinetti. Parole tranquillizzanti di Maria. Il riposo notturno. Nostalgia di Eudokia per Gabriele, sua improvvisa apparizione e suo consiglio.

160

Lieto gioco infantile di Giacomo col Piccino. Rimprovero di Giuseppe e pertinente risposta di Giacomo. Sogno di Eudokia e splendida testimonianza del Signore.

161

Preoccupazione di Maria e di Giuseppe per l’improvviso mutismo del Piccino. I loro dubbi sull’autenticità del Piccino. Vano tentativo di Maria di guarire un cieco con l’acqua miracolosa del bagno del Piccino. “Non sapete che non si deve tentare Dio?” (Giacomo). La guarigione del cieco tramite Giacomo su comando interiore del Piccino.

162

Giuseppe indaga sull’origine della forza di guarigione in Giacomo. Interrogatorio di Giacomo da parte di Giuseppe. Buona risposta di Giacomo ispirata dal Signore.

163

I lavori dei figli di Giuseppe. Abilità di Maria. Diligenza di Eudokia. Arrivo degli otto bambini da Tiro. Nobile ambasciata di Giuseppe a Cirenio. Maria maestra degli otto bambini.

164

Un anno tranquillo in casa di Giuseppe. Miracolosa guarigione del ragazzo moro per mezzo di Giacomo, su comando di Gesù Bambino.

165

IL PESCATORE GIONATA (CRISTOFORO) PORTA GESÙ BAMBINO ATTRAVERSO UN BRACCIO DI MARE

Interruzione dei miracoli per un anno e mezzo. Gesù vispo Bambinello. Visita di Giacomo a Gionata onesto pescatore. Cristoforo, ovvero il Bambino pesa quanto un mondo. Ritorno a casa in compagnia di Gionata.

166

GIONATA A CASA DI GIUSEPPE

Gionata dal suo amico d’infanzia Giuseppe. Racconto di Gionata e sua domanda sul singolare bambino di Giuseppe. Giuseppe riferisce sul Bambino. Umiltà e amore di Gionata per il Bambino e sua preghiera.

167

Ospitale invito di Giuseppe a Gionata. Gionata esita e si riconosce peccatore. Ottimo consiglio di Giuseppe. Il cibo preferito del Piccino: il cuore di Gionata. Testimonianza di Gesù su Gionata.

168

La cattiva pappa preparata da Gioele. Rimproveri di Maria e di Giuseppe. Riguardo del Piccino per Gioele. Cenni sull’educazione.

169

I commensali mangiano il pesce. Il Piccino reclama una porzione per Sé e Giuseppe tenta di dissuaderLo. Straordinaria risposta di Gesù e predizione del culto a Maria. Parole di benedizione dell’umile Piccino.

170

Vana domanda di Gionata sui sentimenti intimi di Giuseppe nel rapporto col Piccino e risposta di Giuseppe.

171

La sera sulla collina preferita di Giuseppe. Giacomo nutre il piccolo Gesù con pane burro e miele. Le mosche nel pentolino del miele.

Profonde parole di Gesù su Isaia capitolo 7, versetto 15.

172

Gionata esagera in reverenza e umiltà davanti a Gesù Bambino. Buon consiglio di Giuseppe e amorevole incoraggiamento del Piccino. Gionata decide di rimanere.

173

Gesù Bambino leggero come una piuma. Meraviglia di Gionata. Profonde parole del Piccino sul peso della Legge mosaica. Mosè ha riposto l'intera Legge nell'amore a Dio. La Legge è rimasta, ma l'amore si è spento "… ma agli ingordi della lettera della Legge Io renderò la porta per la Vita stretta come una cruna d'ago”

174

La sera sulla collina. Giuseppe e Gionata contemplano la luna piena. Cenni del Piccino sul molto sapere in contrapposizione col molto amare. Il “Volto” di Dio. Natura della luna.

175

Maria e il piccolo Gesù in tenera, scherzosa conversazione sulla collina. Giuseppe e Gionata al pasto lunare. L’improvvisa eclissi di luna.

176

Giuseppe e Gionata continuano le loro considerazioni sulla Luna. La luna ridiventa visibile.

177

Stupore di Gionata per la forma sferica della Terra. Gesù “professore di scienze naturali”. Preparativi per la cena.

178

La cena. Gionata vuol tornare a casa per realizzare un segreto proposito. Il Piccino lo dissuade dal proposito. Ubbidienza di Gionata e suo ritorno a casa.

179

Buona accoglienza di Gionata da parte dei suoi. Partenza di Gionata per l’alto mare. Salvataggio del naufrago Cirenio e dei suoi.

180

Felice sbarco. Gioia di Gionata. Ringraziamento di Cirenio. Riposo dei naufraghi. Recupero della nave incagliata. La prima colazione a base di pesce. Umiltà di Gionata. Arrivo di Giuseppe e dei suoi.

181

GIUSEPPE E IL NAUFRAGO CIRENIO DA GIONATA

Colloquio tra Gionata e Cirenio. Meraviglia di Giuseppe per la nave straniera e spiegazione di Gionata. Prudenza superstiziosa del salvatore Gionata e insegnamento del Piccino. Toccante incontro tra il Piccino e Cirenio.

182

Piegare il cuore anziché le ginocchia. Cirenio saluta Giuseppe. Benedizione nel portare la propria croce e trionfo della fiducia in Dio. Gioia di Cirenio per essere vicino a Ostracine.

183

Cirenio chiede a Giuseppe la spiegazione del suo avventuroso viaggio per mare. Risposta evasiva di Giuseppe. Cirenio insoddisfatto riceve chiarimenti dal Piccino. Ritorno in compagnia alla villa di Giuseppe.

184

Piacevole raduno sulla collina all’ombra profumata degli alberi. Saggia interpretazione di Giuseppe sul viaggio per mare di Cirenio. Come il Signore guida i Suoi.

185

Cirenio ringrazia il Piccino per la grazia della Sua guida. Come pregare per piacere a Dio. La ragione fondamentale dell’Incarnazione del Signore. Stupore di Cirenio per i progressi degli otto bambini.

186

Il ragazzo Sisto fa a sua volta un regalo al padre Cirenio: una relazione sulla natura e sulla forma della Terra. Gesù Bambino conferma.

187

Gioia di Cirenio per il dono del mappamondo e sua preghiera in merito ad Augusto. Profonda risposta del Piccino con riferimento all’Ordine divino.

188

Cirenio dichiara il suo amore al Signore. La prova a cui è sottoposto: la morte di Tullia. Profonda afflizione di Cirenio. Giusto rimprovero del Piccino deluso e buon effetto su Cirenio.

189

Cirenio invitato a pranzo rifiuta perché saziato dalla presenza del Signore. Il Piccino loda Cireneo.

190

Il Piccino esorta Cirenio a mangiare e a giocare poi con Lui. Obiezioni di Maronio e di Maria. Energica risposta del Piccino. La resurrezione di Tullia.

191

Gara di corsa tra Gesù e Cirenio. Abilità di Cirenio. Come diventare maestro di vita.

192

RIVELAZIONI PROFETICHE DI GESÙ BAMBINO

Il gioco delle buche è ricco di insegnamenti. Le buche della vita e il loro ordine.

193

Il gioco delle buche - un gioco delle attività degli uomini. Le leggi che il Piccino detta come re del gioco.

194

Cirenio nella buca del ministro. La bambina è scontenta. Efficace minaccia del “re”. Il miracolo dei topi.

195

Colloquio tra il piccolo Gesù e la fanciulla cocciuta.

196

Altri bisticci nel secondo gioco. Il terzo tiro. La bambina ambiziosa nella buca del ministro. Istigazione contro il “bambino”. Un nuovo, ultimo tiro. Tutti vanno nella buca del "bambino", soltanto il Bambino nella buca del re. La Sua biglia comincia a brillare come il sole, e il Bambino mette la biglia splendente nella buca del "padre". L'ordine fondamentale della vita è ripristinato.

197

Significato del gioco. I tre tiri corrispondono al periodo storico da Adamo fino all'Incarnazione. Il nuovo tiro, l'ultimo in eterno: tutti, nella condizione di bambini, riconosceranno il Padreed Egli allora sarà Padre in eterno.

198

Le premure di Maria e di Eudokia attorno alla resuscitata Tullia. Immagine profetica del culto a Maria. I veri amanti del Signore.

199

Domande prettamente umane e perciò miopi di Giuseppe. Risposta del Piccino. Il significato universale dell’Incarnazione del Signore.

200

Rivelazioni profetiche del piccolo Gesù: la morte di Gesù, la Sua dottrina della riconciliazione, risurrezione e apertura della porta della Vita per tutti.

 

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[1] piccola moneta antica. [N.d.T.]

[2] Nei successivi capitoli (122,20; 156,13; 186,1; 245,13; 247,7) si parla di tre maschi e cinque femmine, il che lascia supporre che Cirenio abbia sbagliato ad esprimersi. [N.d.E. tedesco]

[3] mosche di un giorno. [N.d.T.]

[4] allusione a Paolo. [Nota di Jakob Lorber]

[5] Giovanni Battista

[6] Isaia 51, 15-16

[7] Isaia 63, 1-6

[8] In base all’etimologia della parola usata nell’originale tedesco, si deduce che i secchi per l’acqua usati da Giuseppe consistevano in tronchi scavati e adeguatamente lavorati.

[9] È citato il Salmo 2, versetti 1-5

[10] Isaia 7, 15-18

[11] Confronta Isaia, 8,1

[12] Confronta Isaia 7,14

[13] Confronta Isaia 8,4

[14] La parola “donna” è stata aggiunta da Hüttenbrenner nell’originale.

[15] Nell’originale letteralmente: “ … e il Piccino fu il primo occupante dell’albero.”

[16] Satana

[17] rappresenta l’amore e anche il mondo. [N.d.T.]

[18] Un altro modo di leggere è: “... negli e dagli innumerevoli e infiniti”. [Nota dell’edizione tedesca]