Gottfried Mayerhofer
Supplemento alla Predica n. 46
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(Premessa)
Durante la lettura di questa predica (la n.46) sulla fede e la confidenza della rispettiva domenica,
come pure dopo, e cioè il 3 ottobre 1875, sorse una
piccola disputa riguardo alle apparenti contraddizioni che secondo la logica
del raziocinio umano vi si riscontrano, e precisamente là dove è detto che quell’ufficiale può valere come un modello di fede, mentre
in seguito si asserisce allo stesso modo come anch’egli avesse dubitato, ecc…
Alcuni dei fratelli espressero differenti opinioni pro o contro, come ad
esempio: “Si renderebbe necessaria una spiegazione, affinché i deboli nella
fede non abbiano a pericolare”, inoltre “Questa contraddizione apparente
altro non è che un documento sulla debolezza della natura umana” ecc… Come
pure: “In ciò vi sarà da scorgervi i diversi gradi e specie di fede, perché
certamente tutti i presenti qui credono, ma d’altro canto, qual differenza tra
l’una e l’altra di queste fedi individuali! Ed oltre a questo, dal punto di
vista nostro, rispetto a quello che il Signore può
esigere da noi, per potersi dire perfetto e maturo….. ecc”, Dopo questa
discussione, dunque, il fratello Mayerhofer sentì
(Ia risposta)
3 ottobre 1875
1. Perché disputate voi su ciò che Io ho detto ma che nella lettura di questa Predica vi è sfuggito? In primo luogo: “Che cosa feci Io?”. Dunque, Io operai un miracolo per indurre coloro che Mi circondavano ad aver fede in Me, per rafforzare così maggiormente l’interessato nella confidenza a Me, perché si persuadesse che simili prodigi sono possibili.
2.
La fede doveva in primo luogo riferirsi alla
Mia Persona e la fiducia all’azione. La convinzione era poi risultata dalla constatata evidente potenza del Mio Spirito,
quindi dalla possibilità di compiere cose che prima di allora non erano mai
state compiute, ed in terzo luogo dal riconoscimento che Io – quale Uomo – ero
Dio, e
3.
Fate di comprendere così
(IIa risposta)
4 ottobre 1875
4. Ieri è mancato il tempo per dare a te ed ai tuoi fratelli spiegazioni ancor più precise sulle supposte contraddizioni che si riscontrerebbero in questo Vangelo e nella rispettiva Predica.
5. Io vi dissi già che fede, fiducia o confidenza, e convinzione, sono qualità del tutto diverse le une dalle altre, la cui distinzione nel significato abituale delle parole non si trova così alla superficie, bensì molto più profondamente, e così deve venir ricercata.
6.
All’inizio della Predica è detto che
7. Che cos’è la ferma Volontà? La ferma Volontà è derivata dalla convinzione che ciò che si vuole deve anche accadere; questa ferma convinzione è un grado della fede che può essere l’ultimo come il massimo. Neppure l’ufficiale reale aveva all’inizio una ferma convinzione, ma l’acquistò non appena ebbe trovato guarito suo figlio e dopo aver appreso che esso aveva recuperato la salute nello stesso istante in cui Io gliene avevo fatto promessa.
8. Dunque, quando l’ufficiale reale venne a cercarMi e ad implorare da Me aiuto, egli aveva già una fede nella Mia Potenza, ma questa fede in realtà era più una speranza che non una convinzione. Egli era venuto a Me con un’idea corrispondente a quella che è contenuta nel vostro modo di dire, cioè: “Se non fa proprio bene, non potrà neanche far male!”.
9. Quando poi Io gli dissi che rincasasse perché suo figlio era guarito, egli ebbe fiducia nelle Mie parole, ma non ancora la ferma convinzione, poiché egli voleva dapprima essere ben sicuro della cosa; ed allorché nel rincasare trovò suo figlio risanato, questo ancora non bastò da solo ad infondergli la convinzione, ma ci volle in aggiunta l’assicurazione da parte dei suoi servitori che gli confermassero che il figlio era guarito senza aiuto e senza medicine nell’ora stessa in cui Io glielo aveva promesso.
10. Da tutto ciò ora voi potete vedere quanti siano i gradi della fede e come questa, appunto in occasione del fatto occorso all’ufficiale del re, vi si presenti dinanzi ai vostri occhi figurativamente in tre gradazioni o fasi.
11. Quando Io operai dei miracoli, lo feci proprio per convincere con dei fatti gli uomini che Io ero veramente Colui che asserivo di essere; poiché per Me non poteva essere del resto che perfettamente indifferente che quel fanciullo morisse o no, non esistendo per Me la morte, ben sapendo Io che cosa sarebbe avvenuto dell’anima del fanciullo se fosse trapassato, e nemmeno il dolore del padre poteva essere il motivo principale perché Io conservassi in vita il figliolo, poiché basta che vi guardiate un po’ intorno nel mondo per vedere come Io educhi i Miei figli, cioè per lo più mediante il dolore e non già con la gioia.
12. Quello che Mi interessava era dunque di rafforzare la loro fede in Me e di consolidare la fiducia nelle Mie parole, perché Io sapevo benissimo quali lotte e quali tribolazioni avrebbero in futuro atteso i Miei seguaci, qualora avessero voluto rimanere fedeli a Me e alla Mia Dottrina.
13. Io dovevo far sì che la convinzione, quale ultimo e più alto ed elevato grado della fede, prendesse salde radici in loro, perché soltanto così più d’uno fra essi poté andare incontro al martirio con animo tranquillo e poté sprezzare tutti i pericoli e tenere alto il vessillo dell’amore, del perdono e dell’indulgenza, in quanto la loro iniziale fede in Me aveva consolidato in loro la fiducia, e questa si era poi tramutata nella convinzione che solo così è immaginabile un Creatore quale Padre, e così un Regno spirituale e una progressiva beatitudine in questa o nell’altra vita, e ciò precisamente così come Io l’avevo insegnato loro.
14. Vedete, nell’animo umano i sentimenti più sublimi e le prove più convincenti sono bensì in grado di suscitare per un breve tempo una certa fiducia, però per un vera fede voi non siete che degli uomini, e appunto perciò, nonostante la buona volontà dell’uomo, momenti simili possono, per influsso di altre circostanze, venire indeboliti o addirittura cancellati.
15. E così accadde anche a quell’ufficiale reale. Egli aveva fiducia in Me, rincasò, ma non perciò egli era scevro da dubbi. La vera convinzione gli venne soltanto quando si fu accorto che tutto era avvenuto proprio come Io gli avevo detto e come egli aveva sperato; solo allora la sua opinione sul Mio conto, sulla Mia potenza e sulla Mia dottrina si trovò consolidata.
16. E’ così che dovete intendere le parole di questa Predica, poiché non è possibile acquisire una ferma fiducia, una fede incrollabile ed una convinzione viva e profonda tutta ad un tratto; la si può bensì possedere fortemente in un dato momento, ma con ciò non si può dire tuttavia che debba essere duratura per tutti i tempi.
17. Basta che consideriate per un po’ il caso dell’apostolo Pietro prima che Io venissi catturato; non vi era sacrificio di cui egli non si sentisse capace per Me, ed invece che cosa ha fatto egli in realtà più tardi!? Pietro aveva sicuramente più fede di questo romano, e ne aveva anche il motivo, ma nonostante ciò venne un istante in cui si rese manifesto che la sua fede non era di terzo grado, bensì appena di primo.
18. E così pure voi tutti: “Che fede credete di avere?”. Domandatelo un po’ a voi stessi come potrebbe venir classificata la vostra fede. Scrutate i vostri pensieri, le vostre parole e le vostre opere, e troverete che non possedete quella fede, né quella fiducia, né quella convinzione che dovreste avere; e troverete che in generale la vostra fede si regge su fondamenta molto malferme.
19. Io vi dico, che chi crede fermamente in Me ed in Me confida ed è intimamente convinto che sono Io che guido tutto e che tutto non è che Amore, e che ogni cosa non succede che per il meglio dei Miei figlioli, costui non potrà mai più cadere in errore. Poiché quando uno è convinto che ‘questa è la giusta e l’unica via che porta alla salvezza’, come può egli battere altre vie, come può agire diversamente da quanto Io gli ho insegnato ed indicato?
20. Scandagliate
voi stessi ed il vostro cuore, e vedete quanta fede, quanta
fiducia e confidenza, quanta convinzione potete veramente dimostrare di avere
circa
21. Così dunque questa predica è, e rimane ancor sempre un esempio per voi del come dovrebbero essere gli uomini e come in realtà essi sono! Forti e saldi dovreste essere, mentre in realtà siete vacillanti nella fede e nell’azione generata dalla fede. Voi disputate spesso sulle Mie parole, ma se la misura che voi vorreste applicare alle Mie parole ed alle Mie azioni venisse applicata a voi stessi, ne uscireste davvero alquanto svergognati.
22. Perché oggi non si riscontra che molto raramente degli uomini operanti prodigi? Appunto per la ragione che tutti vorrebbero far qualcosa, anzi sono pieni di speranza e di ardente bramosia di poterlo fare, ma purtroppo non sono in grado di appropriarsi di quella fede ferma e sicura, quell’intima fiducia che occorre per giungere alla convinzione assoluta che, quando veramente si vuole fare qualcosa nel Mio Nome per il bene degli uomini, essa deve anche riuscire.
23. Badate però di non fraintendere anche queste Parole, perché se siete dei rigenerati nello spirito, prima che voi stendiate la mano, prima che pronunciate la parola, percepirete in voi stessi se è Mia Volontà che questa o quella cosa si compia o meno, poiché non dappertutto vi è concesso di porgere aiuto, particolarmente colà dove Io ho posto e concesso il castigo.
24. Quanto al resto, niente è pregiudicato, anche se voi discutete nei casi di dubbi o di apparenti contraddizioni, poiché è meglio mettere in chiaro qualcosa, che non accogliere incondizionatamente; poiché appena dalla discussione di simili punti controversi riuscirete a scoprire quanto differiscano fra di loro le vostre idee, mentre spesso ciascuno di voi crede di aver ben compreso tutto quello che vi viene detto da Me o vi è stato detto.
25. Anche in voi deve svilupparsi gradatamente la nascente
fede e rendersi forte e sicura
la fiducia, per poi a sua volta
consolidarsi in una salda convinzione
che soltanto
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