Gottfried Mayerhofer
Predica n. 48
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Ventiduesima dopo Pentecoste
( XXIXa del Tempo Ordinario)
[Matteo 22,
15-22]: «Allora i farisei
si ritirarono e tennero un Consiglio, come catturare Gesù nei suoi discorsi.
Essi mandarono a lui i propri discepoli insieme ai servitori di Erode e
dissero: “Maestro, sappiamo che sei verace e insegni
la giusta via di Dio secondo verità e non domandi a nessuno, poiché non guardi
in faccia agli uomini. Dicci perciò cosa pensi: è giusto o no, pagare il
tributo a Cesare?”. Ora poiché Gesù scorgeva la loro astuzia, rispose: “Voi ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del
tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Ed egli domandò loro: “Di chi è quest’immagine e quest’iscrizione?”. Essi
gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro:
“Date dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio,
quello che è di Dio”. Poiché sentirono questo, si stupirono, lo
lasciarono e se ne andarono.
(Il
29 aprile 1872)
1. Questo 22° capitolo è pieno delle parabole che Io esposi agli scribi e ai farisei, per porre riparo adeguatamente a tutte le loro obiezioni.
2. I versetti di cui sopra, trattano uno di quei tranelli che essi Mi tesero per poterMi, attraverso una Mia risposta imprudente, consegnare alle autorità.
3. I Romani, loro padroni, si preoccupavano di nient’altro che della propria supremazia nella Giudea; ma di ciò che riguardava la religione dei giudei e dei loro riformatori, fossero essi profeti o predicatori – come il Mio precursore Giovanni, o addirittura l'atteso Messia, così come Io lo rappresentavo – era loro completamente indifferente, fintanto che certe innovazioni rimanevano nel campo religioso e non travasavano in quello politico. Per questa ragione, ai farisei premeva principalmente trovare una domanda, rispondendo alla quale Io non avrei potuto evitare implicazioni con la politica.
4. Così, infatti, essi Mi mandarono i loro discepoli con alcuni servitori di Erode, e con l'ambigua domanda: «È giusto o no dare il tributo a Cesare?».
5. Una domanda alla quale essi si aspettavano che Io rispondessi che innanzi tutto veniva l'offerta al tempio, e poi, che il tributo a Cesare sarebbe stato un peso ingiusto, imposto con il potere della spada. Con una tale risposta essi avrebbero avuto in mano le prove schiaccianti che Io ingannavo il popolo con cattive interpretazioni e lo disponevo in opposizione al governo, e così credevano di poterMi coinvolgere con le autorità. Ma affinché non cadesse su di loro il sospetto e avessero anche testimoni, in caso di negazione da parte Mia, inviarono insieme ai discepoli anche dei servitori di Erode, che avrebbero dovuto confermare le Mie dichiarazioni da loro attese.
6. Devo ammettere che la domanda era insidiosa. Poiché i Romani non erano i signori legittimi, bensì i padroni di questo paese, i farisei supponevano che Io, giudeo di nascita, per le circostanze imposte avrei disprezzato e Mi sarei messo contro il dominio straniero. Io però esamino il cuore e i reni degli uomini e, ben sapendo cosa essi volessero, risposi con poche parole, così che un'ulteriore domanda da parte loro fosse impossibile. Nella risposta, infatti: «Date a Cesare ciò che appartiene a Cesare, e a Dio, ciò che appartiene a Dio!», era già contenuta l'intera spiegazione che solo Io, quale Colui che sono, potevo dare, – anche se proprio non era quella da loro attesa.
7. Poiché avevo mostrato loro l'immagine di Cesare e la sua intestazione sulla moneta, non potevo esprimere altro che: “Quest'immagine da una parte della moneta vi mostra di chi siete sudditi e, se non volete comprendere il significato dell'immagine, allora l'iscrizione dall'altra parte ve lo conferma ancora meglio. Questa è una moneta spicciola, con la quale voi potete fare industria e commercio e, con ciò soddisfare le vostre necessità terrene; lo spirituale però è insito in ogni moneta – possa essere d'oro o di altro metallo, – e ha un'altra origine, un altro motivo e un altro scopo!”. Con ciò Io separai rigorosamente il tributo dovuto al potere mondano, da quello dovuto allo spirituale.
8. La Mia risposta doveva dir loro: “Con le imposte a Cesare voi acquistate il vostro ordine terreno, tranquillità e sicurezza; con i sacrifici spirituali, però, vi procurate l'ordine nel vostro interiore, la tranquillità di una coscienza pura e la sicurezza nell'agire, così da sapere che cosa fate e perché. In questo modo raggiungete su entrambe le vie, qui nel materiale e là nello spirituale, lo stesso scopo. Entrambe devono esistere, poiché senza di esse non sarebbe possibile nessuna convivenza, né potrebbe essere espresso chiaramente quale sia veramente la cosa più importante: se i tesori del mondo, oppure i tesori dello Spirito”.
9. Ciò che Io dissi ai farisei, ha avuto la sua validità anche per tutti i tempi successivi, e l’avrà ancora in futuro, finché gli uomini vivranno insieme in città e villaggi, e finché religione e fede in un Essere supremo vivranno ancora nei loro cuori. Così com’è necessario un sovrano, quale capo supremo temporale, altrettanto è necessario un Dio che tenga unito l'intero universo. Entrambi sono fondatori dell’ordine, conservatori dell'ordine, e perciò anche gli unici legislatori. I sovrani temporali possono chiamarsi come vogliono, ma il potere esecutivo sarà sempre conferito a un singolo; altrettanto in campo spirituale, c’è un solo Reggente, e non parecchi dei.
10. Che ci siano sempre stati uomini che come sovrani abusarono del loro potere, e altri che non vollero riconoscere alcun potere su di sé, è naturale, come altrettanto naturale è il fatto, che ci siano stati uomini e popoli ai quali non bastava un solo Dio, e che si crearono un intero esercito di dei e dee, per poter vivere comodamente le loro passioni mondane, nel qual caso però, anche ogni azione fu sanzionata da una sentenza divina. Altrettanto, ci furono e ci sono ancora uomini che non vogliono nessun sovrano, e assolutamente nessun Dio all'infuori del loro proprio io.
11. È certo, gli uomini possono fare come vogliono: ma ovunque devono pagare il tributo! Essi devono sacrificare al sovrano temporale una parte del loro guadagno, e al sovrano spirituale, vale a dire a Dio, tutte le passioni mondane, se vogliono stare in considerazione presso il primo e raggiungere presso l’ultimo, la meta che Egli ha posto loro.
12. Ovunque minaccia la punizione con il mancato pagamento, – qui quella terrena, e là quella spirituale, – e quindi Io avevo certamente ragione, quando dissi ai farisei: «Date a Cesare ciò che appartiene a Cesare, e a Dio, ciò che appartiene a Dio!»; questo significa: “Adempite bene i vostri doveri sociali, come quelli spirituali! Riconoscete la vostra posizione quali uomini verso il vostro prossimo e verso il vostro sovrano temporale, non dimendicando però nello stesso tempo i vostri doveri verso Colui che vi mise nel mondo e vi diede talenti o capacità di cui un giorno Egli stesso esigerà la decima, o il tributo! Non confondete i due doveri, e non aspirate poi a voler soddisfare entrambi su una sola strada, il che non è possibile! Voi, infatti, non potete sbarazzarvi totalmente di quello terreno, e tanto meno di quello spirituale!”.
13. Ciò che è evidente da quest’espressione rivolta ai farisei, è che anche voi non dobbiate rifiutare il tributo al mondo, senza tuttavia sacrificare lo spirituale della vostra essenza, e anche, senza voler essere completamente spirito fintanto che dovrete ancora dimorare nell’involucro fisico di questo globo terreste! È necessario, tanto qui nella vita terrena, quanto nell'aldilà nella sublime vita spirituale, conoscere la giusta via di mezzo, e non cadere negli estremi dove non ci potrà essere utilità per nessuno, ma solamente danno per se stessi e per gli altri.
14. Perciò osservate anche voi queste parole rivolte ai farisei, il cui profondo significato illumina la vostra intera vita terrena e futura, affinché una falsa interpretazione non produca risultati sbagliati! Come Io affermai che l'amore fine a se stesso potrebbe essere rovinoso sia all'amante come all'amato, se non è guidato e mitigato dalla sapienza, altrettanto qualsiasi virtù – anche la migliore – potrebbe divenire rovinosa, non appena essa vuole superare i limiti del possibile.
15. Mai dimenticate in tutto il vostro cammino terreno, di dare al mondo ciò che esso è autorizzato a pretendere da voi!
16. Date al mondo ciò che è del mondo, ma non lasciate che gli stimoli mondani si estendano allo spirituale! Spiritualizzate, se volete, ogni attività possibile, ma non materializzate le vostre sacre, spirituali caratteristiche, le quali devono durare più a lungo di questa breve vita pellegrina! Date a Dio, ciò che appartiene a Dio! Considerate anche i beni terreni come doni del Cielo, senza dimenticare però, a causa delle transitorie ricchezze, quelli eterni e duraturi! Sebbene il mondo e Dio, siano all’apparenza due cose diverse che perseguono scopi differenti, tuttavia è possibile non solo soddisfare entrambi, ma anche conciliarli, in quanto anche il mondo fu creato da Dio come mezzo per accrescere e rafforzare le qualità spirituali dei Suoi esseri, e così ricondurre il mondano-grossolano, o materiale, di nuovo, alla sua origine dalla quale è uscito.
17. Il tributo, o censo, deve essere dato al mondo; esso, infatti, è la guida per lo spirituale. Come si apprezza la luce solo perché si conoscono le tenebre, così si apprezzerà poi maggiormente anche l'imperituro, se si è conosciuto il perituro, il mondano. Il tributo che voi dovete dare al mondo, consiste nella lotta alle sue tentazioni, e inoltre, nella chiara opinione sul vero e proprio valore dei suoi beni, che saranno ben utilizzati solamente quando potranno offrire un prodotto spirituale dell'amore. Anche il tributo materiale a Cesare dà all'uomo, al suddito, la tranquillità per attendere ai propri pacifici lavori, e in tal modo poter provvedere per sé e per il bene della sua famiglia. Così il giudice si prende cura del bene comune, e il cittadino del proprio bene.
18. Così la vita terrena è solo la base di un edificio superiore, il quale, iniziato sulle grezze pietre della realtà materiale, dovrà terminare negli ultimi elementi spirituali di luce di un altro mondo superiore, e per raggiungere questa vita più elevata, dovranno circolare abbondantemente i tributi terreni, affinché procurino molto di buono e di elevato nello spirituale. In questa maniera potrà essere conciliato ciò che appartiene a Cesare, con ciò che appartiene a Dio. Solo questo, potrà favorire la vita spirituale dei singoli uomini, poiché corrisponde allo scopo vero e proprio per il quale Io vi posi nel mondo, provvisti di così tante differenti caratteristiche, tanto buone quanto cattive. Combattete le ultime, ed esse contribuiranno a rafforzare le prime e vi formeranno a Mia immagine spirituale.
19. Osservate perciò questa Parola che Io vi ho dato in questo Vangelo; anche in essa sta molta della profondità, dalla quale l’uomo giudizioso e avveduto potrà ricavare regole per la sua intera vita! Egli non pretenderà poi l'estremo da sé, dal suo prossimo e dal mondo, ma percorrerà la giusta via di mezzo, mentre attraverso il pagamento della tassa, alleggerirà al suo prossimo l’apportare del tributo stesso. In tal modo compirà la propria missione e il Mio scopo, soprattutto perciò Io creai spiriti e materia, affinché quest’ultima, il mezzo di collocamento dei primi, alla fine dovrà e potrà sciogliere e riunire ciò che Io ho posto fuori, separato nei grandi spazi delle Creazioni mondiali.
20. Così anche voi, percorrendo la via di mezzo, contribuirete a spiritualizzare la materia, affinché il Mio Ritorno sulla vostra Terra sia giustificato mediante la spiritualizzazione vostra e dell'umanità. Poi si rivelerà ciò che voi avete dato a Cesare e ciò che avete dato a Dio, e fino a qual punto in questo dare, prevalsero la giusta misura e il giusto peso. Solo quando sarete divenuti capaci di afferrare anche la più piccola delle Mie parole nel giusto, profondo e spirituale senso, vi sarà possibile un'unificazione con Me e con il Mio mondo dello spirito. Io non tralascio nessun mezzo per raggiungere lo scopo di mostrarvi ciò che è del mondo, o di Cesare; però, vi rammento anche in continuazione ciò che è di Dio, o Mio, e come entrambi, sebbene separati, possano essere associati, se alla giusta comprensione arriva anche il giusto adempimento. – Amen!
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