Gottfried Mayerhofer
Predica n. 44
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Diciottesima dopo Pentecoste
( XXVa del Tempo Ordinario)
[Matteo 9, 1-8]: «Allora Gesù salì sulla barca, passò all'altra riva e giunse nella
sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico che giaceva su un letto. Allora
Gesù, vide la loro fede e disse al paralitico: “Sii consolato,
figlio mio, i tuoi peccati ti sono rimessi”. E alcuni tra gli scribi
parlarono a se stessi: “Costui bestemmia Dio”.
Ma poiché Gesù conosceva i loro pensieri, disse: “Perché
pensate così malvagiamente nel vostro cuore? Che cosa è più facile, dire: ‘Ti sono rimessi i peccati’,
oppure dire: ‘Alzati e cammina!’? Ma affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha potere
sulla Terra di rimettere i peccati (disse egli al paralitico): Alzati, raccogli
il tuo giaciglio e va' a casa”. Ed egli si alzò e andò a casa. Poiché il
popolo vide questo, si meravigliò e rese gloria a Dio, che aveva dato agli
uomini tale potere.»
(Il
25 aprile 1872)
1. Questo Vangelo di nuovo annuncia parecchi miracoli che Io operai, e narra come liquidai le obiezioni e i commenti dei farisei, i quali criticavano sempre il Mio modo di insegnare e di operare.
2. Già il primo miracolo sul paralitico li infastidì nel loro zelo sacerdotale, perché Io, prima che fosse compiuta la guarigione, dissi al malato: «I tuoi peccati ti sono perdonati!». Io perdonai al paralitico i peccati a causa della sua fede, ossia a causa della sua sicura convinzione che egli e i suoi parenti e conoscenti avevano, e poi gli perdonai i peccati perché egli – così come la maggior parte dei malati che i mali, da loro stessi si tirano addosso, peccando contro la loro natura – ora doveva sopportarne le conseguenze.
3. I farisei e i sommi sacerdoti credevano di essere i soli ad avere il diritto di perdonare i peccati, questa, la ragione della loro agitazione. Io però volevo dimostrar loro che, non solo potevo perdonare i peccati – e nel senso più vero – ma possedevo anche il potere di guarire le conseguenze dei peccati, cosa che essi non potevano fare.
4. Il motivo della loro gelosia e del loro rancore, stava nel fatto che Io conquistavo per Me il popolo con tali convincenti esempi di atti miracolosi, da allontanarlo un po’ alla volta da loro.
5. In quel tempo fu necessario che Io dimostrassi e convalidassi le Mie parole, mediante tali azioni, poiché la massa del popolo non si trovava ancora a quel grado di cultura religiosa da poter giungere sulla giusta via della salvezza mediante argomenti unicamente spirituali. E così voi vedete in questo capitolo del Vangelo, come Io cercassi di correggere le malattie spirituali e le false opinioni del Mio seguito, dimostrando sempre con le opere esattamente ciò che avevo insegnato. In quel tempo tra i sacerdoti del popolo ebreo esistevano moltissimi pregiudizi, che Io dovevo prima rimuovere per rendere universale la Mia Dottrina; davanti a Me, infatti, tutti gli uomini sono uguali, e tutti, attraverso lo Spirito divino posto in loro, hanno diritto alla Mia figliolanza.
6. Io dovevo confutare le false opinioni spirituali con le Mie parole, e con le opere dovevo estirpare le malattie fisiche come testimonianza della Mia potenza. Perciò voi vedete come Io e i Miei discepoli facessimo spesso proprio il contrario di ciò che prescrivevano le cerimonie religiose degli ebrei, affinché il popolo fosse reso attento con ciò, che l'osservanza delle leggi del tempio secondo le parole non era ancora religione, non era ancora ciò che Mosè, i profeti ed Io volevamo.
7. Così Io lavorai a ricondurre al loro giusto valore, tutte le usanze male interpretate, per far spazio alla Mia pura Dottrina spirituale. Per questo, Io espressi le parole: «Non i sani hanno bisogno del medico, bensì i malati!»; «Io ho compiacimento nella misericordia e non nel sacrificio!»; «Io sono venuto a chiamare al pentimento i peccatori e non i timorati!», e all'obiezione a causa del digiuno: «Come possono gli invitati a nozze portare cordoglio, finché lo sposo è presso di loro? Verrà però un tempo in cui lo sposo sarà loro preso, e allora essi digiuneranno!»; «Nessuno rattoppa un vecchio abito con un pezzo di tessuto nuovo!»; «Non si mette mosto in otri vecchi!», ecc.
8. Da tutto ciò, voi vedete come Io combattessi i vecchi pregiudizi sotto differenti forme, con parole e parabole, affinché la Mia Dottrina fosse riconosciuta come spirituale, e si riconoscesse che essa non era da sostituire con cerimonie, e con il correre qua e là nel tempio, e fosse verità la massima: «Chi vuole adorarMi, deve adorarMi in Spirito e in verità!».
9.
Anche ai Miei discepoli rammentavo di ciò. Mostrai
loro i molti figli traviati, e dissi che grande era la raccolta, ma pochi i
lavoratori. Per questo Io li esortavo: «Pregate il
Signore della raccolta, affinché Egli mandi lavoratori nella Sua messe!».
10. Vedete, figli Miei! Nel caso del paralitico, la sua malattia proveniva da peccati che egli stesso aveva commesso contro il proprio organismo. Perciò, prima di guarirlo, Io gli dissi: «I tuoi peccati ti sono perdonati!». Io gli perdonai i peccati poiché egli, infatti, non sapeva di essersi procurato quel male andando a caccia di piaceri sensuali. E non gli dissi neppure: “Va e non peccare più!”, perché egli era ancora ben lontano dal comprendere, e dal pentirsi di tali peccati.
11. La sua improvvisa guarigione, solo attraverso la Mia parola, doveva risvegliarlo a profonda riflessione, e dimostrargli che non ciò che gli procurò all’inizio tanto piacere e più tardi tanta sofferenza costituisce la vera e propria vita dell’uomo, bensì che c'è in lui qualcosa di più elevato, di più spirituale, che vuole attirarlo in regioni più belle, dove ben altri stimoli, che solo le misere seduzioni dei sensi, sono la cosa principale.
12. Con le Mie parole Io volli innalzare questo paralitico malato e umiliare l'arroganza dei farisei, affinché essi sentissero la loro impotenza, non essendo in grado di dare tale forza alle loro parole. Le parole si perdono, mentre i fatti parlano di continuo! Così erano le Mie osservazioni che Io feci nelle differenti occasioni; esse tendevano a moderare e circoscrivere nei propri limiti il borioso, orgoglioso intelletto umano, affinché si piegasse umilmente davanti al superiore potere dello Spirito.
13. Tutto ciò che Io ho detto e fatto a quel tempo in quell’occasione, trova adesso e in tutti i tempi, la sua applicazione. Paralitici, ciechi, storpi, anzi morti ve ne sono dappertutto, da qualunque parte l'occhio possa rivolgersi. Ovunque regna più tenebra che luce, o al massimo, crepuscolo. Anche adesso ci sono molti che sono spiritualmente storpi o paralitici, a causa del falso orientamento della loro anima, e che, attaccandosi alle cose della caduca natura, disprezzano e trascurano completamente lo spirituale. La conseguenza di questa paralisi spirituale è la falsa opinione sullo Spirito e sulla materia, e questi sono peccati che Io devo perdonar loro tutti i giorni, affinché la maggior parte degli uomini non vada perduta.
14. Anche adesso nel mondo accadono prodigi in quantità, ma gli uomini non li accettano come tali. Essi cercano con l'intelletto di attribuire tutti gli avvenimenti naturali e tutti gli avvenimenti politici a cause completamente naturali, e non si accorgono di come Io stesso li aiuti a uscire dall’impiccio, quando essi, a causa della loro cocciutaggine, sono immischiati in un labirinto di ipotesi e di avvenimenti disastrosi.
15. Solamente, come già dissi un giorno, che Io visito i malati, e non i sani, e così accade anche adesso. Io vado a trovare i malati, i deboli, i paralitici, i ciechi e le anime affette da ogni genere di mali, e Mi sforzo di guarirli facendo dei loro stessi peccati la loro scuola, dalla quale dovranno uscire possibilmente fortificati e irrobustiti. Così Io guarisco qualcuno, perché egli ha fede salda. Io lo porto in situazioni che danno a lui il tempo di riflettere sul corso della sua vita e sui suoi errori, e correggerli.
16. Anche a voi, che in molte cose già riconoscete meglio ciò che Io ho di mira veramente con l'uomo e a quale scopo l'ho predestinato, devo spesso perdonare i peccati, perché anche voi non siete ancora consapevoli pienamente da dove vengano così tante avversità che amareggiano la vostra esistenza. Ancora non posso dire a voi, come all'adultera: «Va, e non peccare più!», poiché non tutti sono giunti alla consapevolezza di essere, nonostante la miglior volontà e il più grande spirito di sacrificio, solo servitori inutili.
17. Ancora adesso, qualcuno geme sotto la pressione della conoscenza delle proprie debolezze. Allora, come il malato nel Vangelo, dovrà solo avvicinarsi a Me con ferma fede, poiché Io lo guarirò, ed egli udrà ben presto nel suo interiore la Voce che gli esclamerà: “I tuoi peccati – o gli errori – ti sono perdonati! Prendi il tuo giaciglio e va’ a casa!”. E questo significa: “Non contare sugli altri, né su avvenimenti futuri e circostanze migliori, ma getta via da te le debolezze, sul cui letto giacevi finora! Prendi sulle spalle le tue false opinioni e gli errori; portali, e va incontro a passo sicuro al tuo perfezionamento! Le tue opinioni ed errori, sui quali giacevi finora come un malato, non dovranno più ostacolarti sulla via verso l’avanzamento, poiché adesso per te, sarà più facile se te ne sbarazzerai progressivamente del tutto! Ma dovrà prima subentrare l’opposta situazione, ossia: se in passato giacevi su di loro, ora devi prenderli sulle tue spalle, ben consapevole del loro significato, senza che essi possano diventarti molesti per via del loro peso”.
18. Così anche voi, che Io ho preferito davanti a molti ed ho familiarizzato con la Mia Dottrina, dovete cominciare con il guarire voi stessi. A tale scopo vi mando quelle situazioni sotto le quali dovrà essere messa alla prova ed esercitata la vostra forza animica; anche adesso, infatti, devo andare a trovare i malati. Io devo aiutarli, affinché essi, guariti, possano servire per gli altri come buon esempio.
19. Anch'Io, non posso cucire una nuova toppa su un vecchio abito dei peccati, e neanche portare nuovo mosto in otri vecchi. Entrambi non lo sopporterebbero. L'abito si straccerebbe e l'otre scoppierebbe. Il vecchio abito o l'otre vecchio, devono quindi essere dapprima rimossi; il vecchio Adamo deve essere levato, se deve affacciarsi il nuovo al suo posto. Devono dapprima essere perdonati i peccati, quale origine del male, in pratica devono essere estirpati, – solo allora l’ex malato potrà proseguire la propria via, guarito e ben in forma. A tutto deve però contribuire ogni parola, ogni azione, ogni avvenimento, per moltiplicare i lavoratori che sono necessari alla raccolta.
20. Già una volta Io dissi: «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti!». Ci sono ancora molti storpi, ciechi e paralitici. Tutti loro devono guarire. Per questo c’è bisogno di qualificati lavoratori nella Mia vigna, e questi, se vogliono adempiere il loro servizio, devono essere essi stessi all'altezza di ogni lavoro. Ciò sarà possibile solo allora, quando anch'essi saranno passati attraverso la scuola della conoscenza che vogliono portare agli altri.
21. Così si determinerà per loro una serie di prove, sofferenze e lotte che avranno come ultimo risultato, il cambiamento delle abitudini e il rinnovamento con l'abito della verità divina, affinché possano tutti seguire il grido: «Alzati, prendi il tuo giaciglio e va' a casa!».
22. Voi tutti eravate malati, più o meno paralitici. Io vi ho offerto in abbondanza i mezzi per la guarigione. Quando voi sarete completamente guariti, sarete i lavoratori per la raccolta che fra breve sarà effettuata in misura maggiore di quanto sia avvenuto finora.
23. Adoperatevi quindi, fino a che ognuno di voi, al suo posto, avrà adempiuto giustamente il proprio dovere, come Io posso e ho il diritto di pretendere da lui, poiché a nessuno mancano i mezzi di guarigione! – Amen!
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