Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 43

 

۞

Il più grande comandamento

 

Diciassettesima dopo Pentecoste

 ( XXIVa del Tempo Ordinario)

 

[Matteo 22, 34-40]: «Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono. E uno tra loro, uno scriba, lo tentò e disse: “Maestro, qual è il più importante comandamento nella legge?”. – Gesù gli rispose: “Tu devi amare Dio, il tuo Signore, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutto il tuo sentimento. Questo è il più importante e il più grande comandamento. L’altro, però, è simile a questo: ‘Tu devi amare il tuo prossimo come te stesso’. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti”.»

(Il 24 aprile 1872)

1.        Sulla risposta che Io diedi al fariseo, alla domanda ‘quale fosse il Comandamento più importante’, vi è già stato detto parecchio, e veramente non sarebbe necessario dire ancora qualcosa sui due comandamenti d'amore: «Ama Dio sopra ogni cosa e il tuo prossimo come te stesso. Tuttavia, poiché qui, come predica domenicale, è accennato in modo particolare come gli scribi e farisei Mi tentarono per trovare un capo d'accusa contro di Me, poiché la Mia attività e le Mie verità erano loro fastidiose, – allora vogliamo sottoporre queste due leggi a una riflessione più dettagliata. Io vi spiegherò un po’ più da vicino, tanto le condizioni delle cose del luogo, quanto la loro analogia spirituale nei tempi attuali, affinché possiate portare più facilmente a confronto il contesto delle Mie parole e delle Mie opere di quel tempo, con gli avvenimenti del presente.

2.        Vedete, a quel tempo del Mio cammino terreno la casta sacerdotale era ambiziosa e avida, tanto quanto lo è stata in tutti i tempi seguenti, e chi voleva sminuire o addirittura annientare il suo potere era naturalmente considerato un nemico della chiesa e dei sacerdoti, giacché allontanava il popolo da loro, cosa che ne avrebbe intaccato in modo particolare il potere e, più di tutto, il loro sacco del denaro. Quindi, non appena si presentava un maestro, come ero Io, e alle cui chiare parole si poteva contrapporre ben poca opposizione, essi miravano solamente a questo: consegnarlo sotto un qualsiasi pretesto alle autorità per la punizione, come un pericoloso sobillatore contro gli ordinamenti politici esistenti, cosa che pur riuscirono ad attuare quando il tempo della Mia missione sulla Terra fu giunto ormai alla fine. Tuttavia, per quanto prima di allora essi lo avessero tentato spesso, Io schivavo personalmente i loro tranelli e le loro insidiose domande con risposte ben ponderate.

3.        In questo capitolo voi trovate differenti domande e differenti tentativi di comprometterMi con le autorità, affinché essi potessero raggiungere il loro scopo senza sembrare in apparenza gli autori della Mia cattura, poiché temevano la reazione del popolo, il quale Mi era affezionato e Mi seguiva. Perciò Mi rivolgevano tali domande, come quella del tributo da pagare, e molte altre del genere. Anche la domanda di uno scriba: “Qual è il più importante comandamento?”, era stata formulata in vista di una cattura; costui, infatti, si aspettava da Me una risposta in cui poter rintracciare un disprezzo delle esistenti leggi terrene, grazie al quale gli inservienti e i servitori del governatore avrebbero avuto valide ragioni per consegnarMi ai tribunali. Ma poiché Io conoscevo in anticipo i loro pensieri e le loro intenzioni, Mi guardai bene dal dare loro prima del tempo l’occasione di tali imputazioni menzognere. La Mia risposta fu così come stava già nelle loro leggi; solo che la Mia interpretazione di quelle leggi era differente dalla loro, e così pure l’applicazione e il modo e la maniera in cui Io volevo fossero osservate.

4.        Nelle leggi mosaiche erano contenute le due uniche e più importanti leggi, ma  le interpretazioni e le spiegazioni degli scribi e dei sacerdoti erano tali da renderle accessibili al popolo solamente dalla parte in cui l’uomo spirituale era poco rappresentato ed esaltato, e difficilmente poteva ritrovare la sua giusta posizione dinanzi a Me e al suo prossimo così come dinanzi all’intera Creazione; una condizione che anche oggigiorno è compresa da pochi così come dovrebbe esserlo secondo lo Spirito. In quel tempo il popolo si atteneva alla lettera, e anche adesso, dopo quasi duemila anni, rimane scrupolosamente attaccato alla stessa come una mosca a una paniuzza, dalla quale vorrebbe volentieri liberarsi, ma senza avere la forza necessaria.

5.        Sebbene Io avessi indicato al fariseo questi due unici comandamenti come i più grandi, egli tuttavia li comprese altrettanto poco, quanto la risposta alla Mia domanda: “Che cosa ritenete voi del Cristo?”. Questa risposta, presa da un salmo di Davide, mostrava loro in prospettiva, che alla fine tutto dovrà essere soggetto a Me quale Signore della Creazione, e servire da sgabello, su cui si poseranno i Miei piedi, vale a dire su cui sarà eretta – come edificio – la Mia Dottrina.

6.        Che cosa significhi «Amare Dio sopra ogni cosa» pochi lo compresero in quel tempo, e pure oggi molti non lo comprendono. E cosa significhi «Amare il proprio prossimo» – un comandamento complementare del primo, – è altrettanto poco chiaro per molti.

7.        Vedete, ‘Amare Dio sopra ogni cosa’, è una frase facile da esprimersi, ma non così facile da comprendere, e ancor più difficile da realizzare! Qui devo di nuovo, dapprima, domandare: “Perché gli uomini devono amare Dio sopra ogni cosa?”. – Si dovrà rispondere a questa domanda, prima di poter parlare dell’amore e della misura dello stesso.

8.        Ebbene, se voi esaminate questa domanda con il freddo, distaccato intelletto, allora ne verrà fuori un’altra, vale a dire: “Perché io devo amare Dio?”. E il freddo, giudicante uomo, risponderà così: “Se rifletto bene, non trovo alcun motivo per amare un Dio; per primo, perché non posso amare qualcosa di invisibile, e per secondo, perché verso quel Dio che mi ha creato, io non ho nessun obbligo di gratitudine. Quando Egli mi creò, non mi chiese se mi andava bene, oppure no! Egli ha avuto in mente unicamente il Suo piacere di creare, ma non mi ha chiesto se io, quale essere creato, con il mio stato e la posizione che Egli stesso mi aveva assegnato tra gli altri esseri, fossi veramente soddisfatto e se mi sentissi felice”.

9.        Da ciò risulta come, da parte dell’uomo, non vi sia alcun obbligo di amare il suo Creatore, perfino se Egli lo avesse messo anche nelle condizioni più felici, e tanto meno, prendendo in considerazione con quali tormenti, sofferenze e dissensi egli deve invece addirittura combattere dalla nascita fino alla morte. Per questa ragione gli uomini dovrebbero amare Dio e, per giunta, pure, sopra ogni cosa? Questo sarebbe certo pretendere troppo! Così tanti uomini vorrebbero dire al loro Creatore: “Se Tu non mi avessi creato come uomo, potresti ancora avanzare una pretesa sul mio amore; ma sotto queste tristi condizioni di vita ci vorrebbe una grande dose di ingenuità, per amare Colui che, materialmente, in un certo senso, mi ha addirittura posto al di sotto dell’animale, dotandomi solo della capacità di poter giustamente giudicare e deplorare la mia situazione!”.

10.     Vedete, figli Miei, così giudica, e non a torto, l’uomo razionale, al quale la fredda realtà – vale a dire ciò che vede dinanzi a sé, e che può afferrare con le proprie mani e percepire con i propri sensi – costituisce l’intero mondo. Un tale modo di pensare, fin dall’origine dell’uomo ha sempre rappresentato presso i singoli la base delle loro azioni e, nell’epoca attuale, i vostri eruditi materialisti predicano questo senza scrupoli, trovando un grande pubblico che approva pienamente le loro opinioni e batte loro le mani.

11.     Se Io quindi in questa predica tocco di nuovo il comandamento devi amare Dio sopra ogni cosa, ciò accade per tenere dinanzi agli occhi della maggior parte degli uomini le loro false opinioni su di Me e sul mondo – unitamente alle false conclusioni a questo connesse – e per amor di coloro che hanno un senso pure per qualcos’altro che essere adoratori della sola caduca materia, i quali sentono che nel loro intimo si muove qualcosa di migliore e più profondo che li spinge alla vita spirituale.

12.     Se Io ho dato un comandamento, deve pur esserci un motivo per cui tale comandamento va adempiuto oppure osservato. Deve esistere un motivo per il quale Io proposi questa legge dell’Amore come la più importante e la più grande nella Mia Creazione, stabilita per la sua continuazione, la sua coesione e il suo perfezionamento.

13.     Ebbene, vedete, di ogni legge può essere facilmente valutata la ragione per cui essa fu data così e non diversamente; se fu data per Amore, quindi per il bene degli altri, oppure solo per gli interessi del legislatore stesso.

14.     Ora se Io, quale Creatore, prescrivo ai Miei esseri creati e a Me somiglianti, come prima legge, l’amore, amore che essi devono avere verso il loro Creatore, allora è certamente chiaro che in questo si riconosce il motivo o il perché di questa legge anche nei Miei ordinamenti, e si riconoscerà che ovunque – accada quel che vuole – alla base, c’è sempre l’amore.

15.     Che cos’è dunque, veramente, ‘amore’?

16.     Vedete, anche questo concetto noi dobbiamo spiegare, per poter meglio valutare la sua grandezza!

17.     L’amore non è altro che un certo attaccamento per un oggetto animato o inanimato. Un’affettuosità che esige la conservazione di quest’oggetto, nella misura in cui, appunto, esso si orienta al nostro amore. Per gli esseri viventi, l’amore è un’affezione o un’attrazione verso altri esseri che per le loro caratteristiche si armonizzano reciprocamente tramite i sentimenti. Nel caso dell’uomo, infatti, si aggiunge anche il fatto che, chi dà amore, riceve a sua volta anche amore. L’amante vorrebbe intrattenersi con l’essere amato nello scambio dei suoi intenti e dei suoi sentimenti e, ricevendo a sua volta di nuovo amore, unirsi in qualche modo con l’altro e formare un tutt’uno spirituale. L’amore, che non ha altro scopo che vedere l’amato il più felice possibile, è inoltre la caratteristica che ci rende capaci di dare tutto all’amato, non trattenendo nulla per noi, all’infuori della consapevolezza di averlo reso tanto felice, come le nostre forze permettevano.

18.     Ebbene, se l’uomo ha compreso e afferrato questo genere di Amore da parte del suo Dio, il Creatore e Signore, allora gli sarà facile comprendere anche quell’aspetto della legge dell’Amore che gli impone di amare quel Dio che ha dato tutto per rendere felici, anzi eternamente beate le Sue creature, con tutta l’anima e con tutte le forze a Lui possibili.

19.     E in che modo Dio dimostra all’uomo quest’Amore che Egli ha sacrificato per lui, suscitando il suo amore umano, affinché impari ad amare il Creatore dell’intero universo sopra ogni cosa, al di là da ogni cosa terrena, visibile e invisibile?

20.     Vedete, qui ci sono due vie che possono mostrare chiaramente all’uomo l’Amore del suo Creatore: lo spirituale, invisibile mondo dimorante in lui, e il materiale mondo visibile che lo circonda. Entrambe le vie, sebbene differenti nel loro modo di esprimersi e manifestarsi, conducono alla stessa meta, vale a dire: riconoscere il Creatore come Signore e Padre amante!

21.     Esaminiamo anzitutto la prima via.

22.     Nei tempi passati, quando la natura era meno conosciuta, furono gli scienziati a scoprire parecchi principi dell’infinito, nel grande come nel piccolo. E fu l’uomo interiore a occupare i legislatori appassionati come Mosè, i profeti e i veggenti, i quali, concentrando la propria attenzione sull’interiorità umana, indicarono come comandamento ciò che in verità sarebbe dovuto avvenire per libero impulso.

23.     A quei tempi, questa legge dell’amore per Dio stava davanti all’uomo come legge, e non come un comandamento d’amore. Perciò anche il fariseo domandò quale fosse il comandamento più importante, perché egli non riteneva questo così importante e forse credeva di ricevere da Me una risposta che alludesse a una legge civile. L’amore, infatti, come Io lo comandai, era estraneo a lui e anche a molti altri uomini di quel tempo. E anche adesso, all’infuori del significato di amore per se stessi, risulta sconosciuto a milioni di esseri viventi, nonostante tutte le spiegazioni possibili.

24.     Per valorizzare questa legge della Mia grande Creazione, Io stesso scesi sulla vostra tenebrosa Terra, e vi mostrai con parole e opere, ciò che è l’amore per Dio e ciò che è l’amore per il prossimo. Così portai via l’uomo dal suo orientamento materiale e lo elevai a una creatura spirituale che ha certamente le radici, ossia i suoi piedi sulla Terra nel materiale, ma la sua testa, o fiore spirituale, è elevata in regioni che non hanno nulla a che fare con la materia.

25.     Come Io spiegai ai Miei contemporanei l’amore per Dio, altrettanto mostrai loro in parabole, parole e opere, che cosa sia veramente l’amore per il prossimo e come dovrebbe essere inteso e praticato; mostrai come il secondo comandamento, quello dell’amore per il prossimo, possa essere adempiuto solo quando si è compreso il primo in senso completamente spirituale, e viceversa, come l’amore per Dio sia autentico e puro solo quando abbia trovato la sua espressione come amore fraterno, per il prossimo e per l’intero mondo circondante l’uomo.

26.     La seconda via, quella di dimostrare l’amore per Dio attraverso la natura e di scorgere in essa il linguaggio di Dio a ogni passo, fu riservata ai secoli successivi, sebbene anche al tempo del Mio cammino terreno, e ancor prima, le caste sacerdotali fossero già a conoscenza dei segreti della natura, e così bene come solo pochi lo sono adesso. Per lungo tempo questa voce restò inosservata, ma attraverso di essa Io volli dare agli uomini migliaia e ancora migliaia di testimonianze del Mio Amore universale. Anche adesso è riservato ancora solo a singoli di intendere questa voce nelle loro ricerche, poiché purtroppo, la maggioranza rovistante nel campo delle scienze naturali conosce solo la materia e le sue leggi da Me imposte ad essa, e non sa percepire il lieve richiamo dell’Amore che spira loro incontro da ogni atomo, perché proprio in ogni atomo sta celato un alito d’Amore del Mio Io divino, il quale altrettanto attende il proprio ulteriore sviluppo, secondo le leggi dell’Amore.

27.     Per voi attuali viventi, fu il telescopio che dischiuse gli ampi spazi sopra di voi; e fu il microscopio che vi svelò le meraviglie del più piccolo. Attraverso i due strumenti voi potete certamente presentire l’infinità e l’infinito stesso, ma non comprenderlo.

28.     Entrambe queste scienze, l’astronomia e le scienze naturali, vi furono date per smorzare il vostro orgoglio, rimuovere la vostra presunzione e innalzarvi come spirito, al di sopra di tutti gli spazi, dando esse al limitato, la facoltà di afferrare e presentire l’illimitato.

29.     Entrambe queste scienze devono condurre all’amore per Dio, e l’amore per Dio alla dignità umana, e la dignità umana all’amore del prossimo, che poi riconduce di nuovo a Colui che ha ordinato tutto, così che ogni Scintilla d’amore possa completare il proprio ciclo, partendo da Me come Dio e ritornando poi di nuovo a Me.

30.     Così deve formarsi da se stesso l’amore per Dio nel cuore degli uomini, e trovare la sua espressione nell’amore per il prossimo; mentre quest’ultimo, basato sul primo, sollecita il ciclo, e così entrambe le leggi dalle quali tutto è scaturito e alle quali tutto cerca di ritornare, si confermano come le supreme, ma anche le uniche. Così, queste leggi sono le più importanti. Esse infatti sono costruite sull’amore, sull’attrazione del simile verso il simile, e possono solo procurare armonia, vale a dire pace, delizia e beatitudine.

31.     Anche se l’uomo nel suo percorso di vita deve sopportare così tante lotte e amare sofferenze, l’uomo animico spirituale vede tuttavia in questo non la sequenza di situazioni materiali o sociali, bensì l’esercitazione a una vita superiore. Dapprima devono essere superate le tentazioni del mondo materiale, prima di poter afferrare e comprendere quello spirituale in tutta la sua importanza. Così, lotte e sofferenze sono a lui, al figlio di un Dio, solo un incitamento a procedere in avanti, e non un motivo di delusione! Così, egli nella lotta contro il mondo materiale si sente elevato e, come figlio spirituale di un Padre che lo ama eternamente, proceda abbastanza forte da sconfiggerlo, come Io, per ulteriore conferma, vi diedi in Gesù il più sfolgorante esempio.

32.     In questa consapevolezza, l’uomo comprende il perché deve amare Dio sopra ogni cosa – vale a dire, ben più di ogni altro affetto – e rispettare quindi l’amore per Dio come la cosa suprema, soddisfacendo solo questo; e allo stesso modo il perché deve amare e rispettare il suo prossimo come se stesso, considerandolo altrettanto un essere spirituale proveniente dalla mano di Dio, il quale, come Sua immagine, vuole essere considerato e rispettato.

33.     In tal modo voi dovete amare Me come Dio, e dimostrare quest’amore al prossimo, affinché siate i veri discendenti di Colui che ha infuso in tutto così tante meraviglie. Allora vi sarà chiaro che un mondo può sussistere solo quando l’amore diventa la sua essenza fondamentale, se tale amore è l’impulso per la sua conservazione e il suo perfezionamento.

34.     Questo è ciò che vi predicano le Mie due leggi, ciò che vi gridano dalla culla fino alla tomba in mille forme e circostanze, e molto oltre questa vita terrena; ed esse vi ripeteranno sempre che senza amore non ci può essere un Padre, ma che, senza amore, neanche possono esistere dei figli. – Amen!

 

* * *

[inizio]

 

[home sito]  -  [home Mayerhofer]  -  [home Prediche]