Gottfried Mayerhofer
Predica n. 40
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Quattordicesima dopo Pentecoste
( XXIa del Tempo Ordinario)
[Matteo 6,
24-34]: «“Nessuno può servire due padroni: o
odierà l'uno e amerà l'altro, oppure aderirà all'uno e disprezzerà l'altro. Voi
non potete servire Dio ed il mammone. Perciò Io vi dico: non state in pensiero
per la vostra vita, cosa mangerete o berrete, neanche per il vostro corpo, cosa
indosserete. Non è la vita più del cibo ed il corpo più della veste? Guardate
agli uccelli sotto il cielo! Essi non seminano, non mietono, non raccolgono nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non siete voi dunque più di
loro? Ma chi tra voi, per quanto possa provvedere, può aggiungere una durata
più lunga alla sua vita? E perché vi affannate per la veste? Guardate come
crescono i gigli del campo: essi non lavorano, anche non filano. Eppure io vi
dico, neanche Salomone, in tutta la sua magnificenza, vestiva come uno di
questi. Se Dio, infatti, veste così l'erba sul campo, che oggi c'è e domani
sarà gettata nella fornace, non farà molto più per voi, o gente di poca fede?
Perciò non dovete preoccuparvi e dire: che cosa mangeremo? Che cosa berremo?
Con che ci vestiremo? Per tutte queste cose si preoccupano i pagani. Il Padre
vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutto. Cercate prima il regno
di Dio e la sua giustizia, così tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Perciò non preoccupatevi per il domani, il domani, infatti, avrà le sue
preoccupazioni. Ė abbastanza che ogni giorno abbia il suo proprio
affanno”.»
(Il
20 aprile 1872)
1. Questi versetti danno le direttive per la vita dei Miei discepoli e, presi alla lettera e adattati alla loro situazione, hanno un carattere del tutto speciale, dovendo infondergli fiducia nel futuro, quando Io non avrei più camminato in mezzo a loro.
2. L'intero sesto capitolo contiene dunque le regole per la futura vita missionaria, alla quale essi andavano incontro. E furono le ultime esortazioni paterne che Io diedi loro, affinché imparassero ad afferrare le Mie parole nel senso spirituale, e non alla lettera, cosa che invece accadeva spesso; tali parole, infatti, dovevano essere chiare innanzi tutto a loro stessi, prima di poter servire ad istruire gli altri, e a portarli sulla via della vera conoscenza.
3. Così questo capitolo contiene dettagliate spiegazioni sul modo e sulla maniera in cui fare l'elemosina, e come si deve pregare e praticare le usanze religiose, spiritualmente e per l’utilità dell'anima. Oltre ciò, è mostrato il vero e proprio valore dei beni temporali, materiali, e di quelli eterni, spirituali, e il modo in cui si possono unire le preoccupazioni della vita, con la fiducia in Me. Quest'ultimo fu un punto molto importante, poiché i Miei discepoli, dopo la Mia dipartita, dovevano scegliere tra Spirito e mondo, oppure – come sta scritto lì – tra Dio e mammona.
4. Essi avevano abbandonato tutto ciò che li legava al mondo e Mi avevano seguito, sacrificando i beni e i legami del mondo, ai beni spirituali. Fu quindi ben comprensibile che, avendo Io anticipato così spesso la Mia dipartita, sorgesse in loro il pensiero: “Che cosa sarà di noi? È vero, nella Sua vicinanza non abbiamo da preoccuparci di nulla; ma quando Egli non camminerà più tra noi, che cosa accadrà?”.
5. A questi pensieri che spesso s’insinuavano, Io dovetti rispondere per tranquillizzare il loro animo allarmato, non soltanto durante il tempo del Mio cammino terreno, bensì anche per i tempi seguenti, affinché anche le preoccupazioni per il cibo e il vestiario non gravassero tanto su di loro, e la loro missione spirituale non ne soffrisse considerevolmente. Questa, la ragione delle parole paterne, l'accenno ai gigli del campo, e alla certezza che il Padre affettuoso in Cielo non dimentica nulla di ciò che Egli ha creato, e che, per questo motivo, non avrebbe abbandonato neanche loro, i prescelti per gli scopi supremi!
6. Tutte queste parole, espresse ai Miei discepoli, avevano per loro, nelle condizioni nelle quali essi vivevano, un significato letterale, mentre per voi e per tutte le generazioni future, hanno un significato spirituale. Voi, infatti, vivete in altre condizioni, e non avete bisogno di sbarazzarvi di tutto per seguirMi spiritualmente sulla via tracciata.
7. Quando Io in quel tempo dissi: «Non si possono servire due padroni!», con ciò intendevo che è impossibile abbracciare due cose differenti con il medesimo grado d'amore. ‘Servire Dio, o mammona’ equivale a dire: avere davanti agli occhi l'una o l'altra cosa come meta suprema. ‘Servire’, infatti, significa: abbandonarsi con tutta l'anima a ciò che si ama più di ogni altra cosa.
8.
In tal senso vale questa parola anche per voi e per
il genere umano vivente e veniente. Chi vive totalmente del mondo e dei suoi
piaceri, cerca soltanto soddisfazione dagli stessi, e impiega tutti i mezzi per
raggiungere ciò che gli sembra la sua massima meta, – vale a dire il bene
temporale. Costui può avere naturalmente soltanto un concetto mediocre di Dio e
dei beni spirituali, e questo egli lo subordinerà sempre agli altri concetti,
perché il suo principale obiettivo, il suo unico desiderio, è solamente il bene
mondano, e non il bene spirituale. Sotto quest’aspetto è da considerare vera,
la parola: «Non si può servire Dio e mammona!».
9. Ma impiegare mammona, cioè i beni terreni, per scopi spirituali, e non attribuirgli maggior valore di quanto ne abbia veramente, dunque utilizzarlo per il bene proprio e del prossimo, tanto più quando Io ho colmato alcuni singoli con particolari ricchezze, questa è un’altra faccenda!
10. Anche allora c'erano ricchi, benestanti e altolocati, che però aderivano unicamente a Me, e consideravano il mondo così come Io desideravo dovesse essere considerato. I beni loro affidati erano perciò solo dei mezzi per raggiungere uno scopo, e non esclusivamente l'unica meta finale di tutte le loro aspirazioni.
11.
Perciò è sommamente necessaria la giusta
comprensione di questa frase: «Non si possono
servire due padroni!».
12. Anche le rimanenti parole di conforto che Io diedi ai Miei discepoli, non sono da prendere nel senso letterale. Nelle condizioni attuali di vita, infatti, è perfino dovere di ciascuno provvedere alle proprie necessità terrene, solo che questa premura non deve giungere al punto da impedire a un uomo di perseguire il suo scopo spirituale e fare del bene al suo prossimo!
13. È ben vero: «Gli uccelli non seminano, non mietono, non raccolgono nei granai, eppure li nutre il Padre vostro celeste»; solo che gli animali sono esseri inferiori, svantaggiati, il cui istinto di conservazione guida gli affamati al nutrimento, e gli assetati alla sorgente. Per la maggior parte, gli animali hanno da provvedere soltanto a se stessi, o alla loro piccola famiglia, e a quest'ultima solo per breve tempo.
14. Non così è per l'uomo. Egli è libero! Non la voce della natura, non l'istinto, bensì il suo spirito lo spinge, mediante l'intelletto, a migliorare in questo modo la sua condizione, affinché non sia disturbato dalle preoccupazioni per il proprio organismo fisico, nel lavorare sul proprio io spirituale. Egli deve quindi provvedere alla vita futura per sé e per la sua famiglia, avendo bisogno questa di un’assistenza più lunga che quella degli animali.
15. Lo scopo principale della vita dell’uomo deve essere certamente il Regno di Dio e la sua destinazione spirituale superiore, la quale, dopo questa breve vita di prova, nell'Aldilà continuerà eternamente. È quindi suo dovere utilizzare i doni a lui affidati – i talenti e le ricchezze – così che egli non venga mai a perdere la sua veste spirituale, per quella lunga durata di vita.
16. È ben espresso in queste frasi: «Non state in pensiero per il domani; ogni giorno, infatti, ha i suoi affanni!», ma è un’esortazione rivolta ai Miei discepoli, che ha senso diverso se deve essere interpretata adesso per voi. Essa, e anche tutti i versetti precedenti, vogliono dire soltanto che l'uomo non deve estendere troppo lontano le proprie preoccupazioni, né deve interferire nella ruota del destino o nella guida divina del singolo, poiché lì cessa la sua sfera d'azione.
17. Voi uomini dovete dare spazio alle vostre preoccupazioni e alle vostre fatiche solo fino al punto in cui esse sono approvate dalla Mia Dottrina e dalla Mia Parola, e promettono un risultato. Allora saranno giuste, e anche non troppo gravose; infatti, voi avrete sempre da adempiere la parte più piccola, Io invece quella più grande, dei vostri desideri. Se oltre a ciò considerate ancora che la vostra visione, quali esseri finiti, è sempre limitata, mentre la Mia, quella dell’onnipotente Signore e Creatore, è illimitata, allora dovrete anche riconoscere che ciò che ardentemente e con suppliche voi desiderate, non può essere sempre esaudito, ma devo spesso rifiutarvelo, perché Io vedo più lontano di quanto non vediate voi.
18. Dall'interpretazione di questi versetti, voi vedete quanti malintesi possa provocare la comprensione unilaterale delle parole, intese in quel tempo, del tutto differentemente da oggi. Allora, esse erano adeguate alla futura missione e alla posizione sociale dei Miei discepoli; oggigiorno sono certo vere altrettanto, – dalla Mia bocca, infatti, poteva uscire solamente la Verità. Tuttavia, dovrà essere più il loro senso spirituale, la stella guida del vostro fare e lasciare. Le parole di conforto date ai Miei primi discepoli, dovranno apparire ai Miei attuali – forse ultimi discepoli – in un significato completamente diverso.
19. Tutto ciò che Io dissi, infatti, resta vero; ma il punto di vista spirituale di ogni individuo motiva la comprensione della Verità. Se essa sarà sempre adattata alle proprie condizioni e riferita a Me, allora potrà portare quei risultati che Io un giorno avevo di mira e voglio oggi di nuovo aver per scopo, grazie alla spiegazione spirituale della stessa. Io qui ripeto che la giusta comprensione delle Mie parole – le quali, poiché provenienti da Me, devono essere di eterna durata e di eterna bellezza – vi svela cose che, voi presentite spesso in particolari momenti, ma il cui velo mai sarete in grado di rimuovere completamente.
20. Adoperatevi quindi a conseguire la comprensione spirituale, affinché la Luce irradiante in voi nella sua intera potenza, possa illuminare, riscaldare, ravvivare e collegare la vostra anima con il Mio Spirito! Allora sarà venuto il momento in cui non esisterà più per il vostro occhio, la copertura della Creazione materiale, ma essa retrocederà all'occhio spirituale e vi farà riconoscere, ovunque, solo ciò che è spirituale, e Me, quale Signore dello spirituale, ed eterno affettuoso Padre.
21. Là prospereranno per voi la pace e la quiete, quale meta finale di tutte le giuste e futili preoccupazioni; là vi sarà la ricompensa per tutte le amarezze della vita terrena, il premio per tutto ciò che è stato giustamente guadagnato; là saranno trasformate le ultime pietre da costruzione del mondo materiale, nelle prime del mondo spirituale, sulle quali poggia l'intero, grande edificio di un mondo spirituale mai terminante. Alle cose materiali sarà assegnato il loro posto spirituale, e agli esseri spirituali la loro necessaria via per l’ulteriore purificazione, affinché essi – salendo di gradino in gradino, di mondo in mondo, di sole in sole – accolgano sempre più capacità, godano sempre più beatitudini e, come meta finale di tutte le fatiche, raggiungano infine quel gradino dove il Padre, quale unico Pastore, è circondato dai Suoi figli, da quell’unico gregge, la cui raccolta inizia nella vita corporale e terminerà nello spirituale-supremo.
22. Questa è la vostra meta, e questo è lo scopo di tutte le Mie comunicazioni a voi! Io faccio tutto quanto Mi è possibile, come voi potete vedere e, certamente presentire. Ora, dipende unicamente da voi comprendere le Mie molte parole, così come solamente Io, che sono Spirito, posso averle pensate.
23. Adoperatevi a conseguire la loro comprensione, e il risultato finale vi dimostrerà che soltanto per questa via, un Padre può guidare i propri figli a una simile meta! – Amen!
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