Gottfried Mayerhofer
Predica n. 39
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Tredicesima dopo Pentecoste
( XXa del Tempo Ordinario)
[Luca 17, 5-19]: «Gli apostoli dissero al Signore: “Rafforzaci
la fede!”. Ma il Signore disse: “Se voi aveste
fede quanto un granello di senape, e direste a questo gelso: ‘Sradicati e
trasferisciti nel mare!’, allora esso vi sarebbe obbediente. Chi è tra voi che
ha un servitore che gli ara la terra o pascola il bestiame, quando torna a casa
dal campo gli dice: ‘Vieni subito e siediti a
tavola?’. Non gli dirà piuttosto: ‘Prepara ciò che devo mangiare di sera, tirati su e
servimi, affinché io mangi e beva; dopo mangerai e berrai anche tu?’. Ringrazierà egli il servitore, perché costui ha fatto ciò
che gli è stato ordinato? Io non lo credo. Così anche voi; quando avrete fatto
tutto quello che vi è stato ordinato, allora dite: “Noi siamo servitori
inutili. Abbiamo fatto ciò che eravamo debitori di fare”.»
«Durante il viaggio verso
Gerusalemme, Gesù attraversò
(Il
14 aprile 1872)
1. In questi versetti si narra come Io guarii dieci lebbrosi con la Mia Volontà. A costoro sarebbe stato proibito l’ingresso nel tempio. Per riguardo alla salute, infatti, chiunque, anche al di fuori della casa di Dio, si teneva lontano da persone che erano colpite da tali malattie. Quando però, rafforzati attraverso la fede nelle Mie parole, essi vollero mostrarsi ai sacerdoti all’ingresso del tempio, la lebbra era scomparsa.
2.
Questo atto fu una prova di quanto possano fare la
ferma fede e l'incrollabile fiducia, qualora l'anima ne sia completamente
dominata. Con quest’esempio Io volli dimostrare tale forza dicendo ai Miei
discepoli – nello stesso capitolo, versetto sesto – le parole: «Se aveste fede, grande solo come un granello di senape,
e direste a questo gelso: “Sradicati e trasferisciti nel mare!”, esso vi
sarebbe ubbidiente!».
3. Che cosa significassero spiritualmente queste parole, Io lo dimostrai appunto con la guarigione di questi dieci uomini affinché alla teoria seguisse la pratica, e i Miei discepoli potessero scorgere su altri, la potenza della fede che a loro stessi in così tante occasioni mancava.
4. Ora che Io vi do quest’esempio di ferma fede come predica domenicale, vogliamo considerare un po’ più da vicino la parola ‘fede’, affinché voi, e molti altri, impariate a comprendere che cosa essa sia veramente. Anche questa parola, infatti, è una di quelle che sono sulla bocca di molti, ma nel cuore di pochi.
5. Devo premettere questa spiegazione, altrimenti voi, come non comprendete l’immagine del gelso che Io esposi ai discepoli, tanto meno comprenderete l’episodio dei dieci lebbrosi. Ma se capirete ciò che Io intendo con la parola ‘fede’, allora potremo passare alla sua rispondenza su di voi, sulle condizioni attuali, così come su quelle future, facendo la qual cosa sarà ricordato anche l’unico samaritano, il quale ritornò per ringraziarMi.
6. Tutto ha la propria sequenza naturale! Chi costruisce una casa, non comincia dal tetto, bensì dai muri maestri. Se questi sono solidi, anche il tetto poggerà su solide fondamenta. Come nella vita materiale, altrettanto in quella spirituale! Questa la ragione delle molte spiegazioni e delucidazioni che Io vi do, spesso di un medesimo argomento, affinché voi apriate i vostri orecchi e i vostri occhi spirituali, e non vi vada come a un uomo che pensa a qualcosa, ma non è conscio che durante questo tempo molte migliaia di meraviglie della Mia Creazione si riflettono sulla retina del suo occhio, poiché la sua anima, occupata altrove, non assume nessuna informazione riguardo a questo.
7. Nella precedente predica Io ho spiegato l'amor proprio e l'amore per il prossimo. In quest’odierna, voi dovete apprendere il vero significato della parola ‘fede’, parola di cui si fa così spesso abuso, e di cui certamente, tra centinaia di uomini, neanche uno afferra spiritualmente il significato supremo.
8. Vedete, in quel tempo i Miei discepoli non sapevano che cosa fosse veramente ‘fede’. Io lo resi loro comprensibile, guidandoli visibilmente e personalmente, e operando miracoli davanti a loro, ma ugualmente essi non ne compresero il significato. Credete forse, voi che ricevete da Me quasi giornalmente tanto Pane celeste, di sapere che cosa significhi ‘fede’? Io vi devo dire: voi comprendete altrettanto poco questa parola, e dimostrate giornalmente e ad ogni ora, di avere ben poca fede, sebbene crediate, pur essendo deboli in amore, di essere forti nella fede. Dimostrarvi questo, deve essere lo scopo delle Mie parole.
9. Che cosa significa realmente ‘fede’?
10. Ebbene, la maggior parte di voi si sentirà in imbarazzo nel dare una risposta, e alcuni risponderanno così: “Io penso che ‘fede’ significhi: quanto io sono ‘convinto’ che questa o quella cosa sia in realtà così come essa mi viene detta o insegnata”. – “La fede si basa sull'autorità di chi mi dice ‘questo’ o ‘quello’!”. – “Io lo credo, perché chi me lo dice, ne sarà persuaso!”.
11. Dappertutto sentirete tali e simili risposte, le quali però, vanno a finire tutte in uno stesso punto, e vogliono dire sempre e solamente, che questa fede poggia su piedi così deboli, che il più lieve soffio di vento potrebbe abbatterla e renderla vana.
12. Io mai intesi una tale fede! La fede, infatti, che Io spiegai ai Miei discepoli nella parabola sopra menzionata – versetto sei – dicendo: «Se aveste fede, si solleverebbero le montagne!», questa fede significa qualcosa di diverso da quello che generalmente si suppone, quando per esempio si dice: “La fede rende beati!”. Ed è uno stato ben differente, da ciò che si possa raggiungere con una fede come quella che i sacerdoti insegnavano al popolo. Io dubito molto che, con la fede abituale, qualcuno sia mai divenuto beato, se egli non l'ha afferrata secondo il Mio intendimento, ma secondo quello dei sacerdoti.
13. Quindi la fede che Io insegnai ai Miei discepoli, e che volevo mostrare e render loro comprensibile con la guarigione dei dieci lebbrosi, nel mondo spirituale è una forza ben più poderosa di quanto voi crediate e immaginiate; questa fede, infatti, è la ferma convinzione che ogni cosa debba accadere irrevocabilmente, così come accadde con la Mia Parola. Questa fede è un intervento nella Mia Potenza, una spartizione della Mia Onnipotenza, che Io concedo volentieri a quei figli che meritano veramente questo nome, i quali però – nota bene – mai abuseranno di tal enorme forza, perché vedranno fin troppo chiaramente ed intelligibilmente, quanto grande sia questo dono da parte dell'onnipotente Creatore e Padre, e che solo un figlio affezionato può riceverlo.
14. Fu grazie a questa fede che i dieci lebbrosi – così saldamente afferrati ad essa – ancora gravati dalla malattia, andarono imperturbabili dai sacerdoti, fermamente convinti che la Mia Parola – quale Parola divina – non poteva ingannare, doveva adempiersi, poiché quella era la Mia volontà. Ed essi lo credettero, e si fidarono completamente.
15. Questo genere di fede, chi di voi la possiede? Ponete la mano sul vostro cuore e domandatevelo, e vi accadrà come ai Miei discepoli! L’ammissione sarà: “Tale fede noi non la comprendiamo! Tale ferma e immutabile convinzione, tale salda fiducia nelle Tue promesse divine, ci manca interamente; noi non ne siamo capaci!”.
16. E Io vi rispondo: “Sì, lo so che siete ben lontani dall'essere capaci di tale fede; altrimenti sentireste in voi la beatitudine – come si dice: “La fede rende beati!”, – se, forniti con Potere divino, foste déi in corpi umani. Voi non lo potete comprendere, quale grande campo di attività si aprirebbe davanti a voi, quanto bene potreste fare, e quanto in alto vi trovereste, oltre l’abbietto movimento dell’usuale mondo! Se vi sentiste provvisti di tale potere, allora quella parola sarebbe adempiuta! – Una tale fede, infatti, vi renderebbe beati, felicissimi e soddisfatti, – e vi accorgereste del lento sorgere del vostro io nel Mio Io, come fu, in parte, dato ai primi uomini, che però lo persero di nuovo per colpa loro.
17. Questa fede, questa ferma convinzione, è ciò che mancava ai Miei discepoli, e manca anche a voi e a tutti gli uomini; essa si basa sull’amore per Me, e proprio per questa ragione Io voglio suscitarvela nel cuore, affinché anche voi tendiate a essa. Sebbene, infatti, non sia così facile da conseguire, poiché richiede molta padronanza di se stessi e grande integrità morale, allora voi potete in parte e in momenti di supremo entusiasmo, divenirne partecipi, se una buona volta avrete afferrato l'idea di questo potente strumento della Mia divina Potenza, e dell’Amore.
18. Voi non avete ancora compreso la parola “Io voglio!”; questa, infatti, si basa sulla fede, che ciò che si vuole deve anche accadere. La potenza della forza di volontà è quella fede che smuove le montagne, che perfino alla natura strappa le sue leggi segretissime, e attraverso cui si rende possibile ciò che prima era annoverato tra le impossibilità.
19. Però, tutto ciò che voi volete, deve essere in primo luogo voluto per scopi spirituali e, in secondo luogo, solo attraverso di Me e la Mia Potenza; infatti, senza questa voi siete impotenti, e solo con essa, onnipotenti.
20. Che cosa c'è, infatti, di diverso nel magnetismo, se non la forza di volontà, o questa stessa fede che, confidando saldamente e incrollabilmente in Me, con l'imposizione delle mani, guarisce in breve tempo mali che, altrimenti, avrebbero un decorso più lungo!?
21. Solamente a questa fede, tutto si arrende! Non che l'effetto esuli dall'ambito delle leggi naturali, anzi! Queste leggi, che prima si erano sottratte al potere umano, diventano poi obbligate a servire l'uomo e a obbedirgli come essere spirituale, come derivato da Me, mentre parlano con disprezzo all'uomo materiale, alle sue fantasticherie e alle sue indagini.
22. Appena però questa fede si è naturalizzata nel cuore dell’uomo, allora seguirà anche il caso menzionato come secondo, nel Vangelo, vale a dire: l’espressione di gratitudine e riconoscimento per il dono ricevuto dall'alto!
23. Nel quindicesimo versetto del Vangelo si dice: «Uno dei dieci guariti ritornò indietro ed espresse la propria gratitudine presso di Me».
24. Per rendere ben comprensibile agli ebrei il significato dell’ingratitudine per i benefici ricevuti, dovette essere proprio un samaritano, esponente, infatti, di una stirpe del popolo ebreo che i giudei vedevano come la più spregevole e nella quale essi ritenevano fossero presenti tutte le cattive caratteristiche, ma nessuna buona.
25. Già nel precedente Vangelo fu un samaritano che dovette servire ai sacerdoti e ai farisei come esempio per questo scopo, cioè, che non si devono disprezzare gli uomini, di qualsiasi stirpe o di qualunque origine essi siano. E anche questa volta è di nuovo un uomo di quella stirpe disprezzata, a svergognare i presuntuosi giudei che si reputavano migliori degli altri, dimostrando loro come nessuno, né pubblicano, né samaritano, sia tanto cattivo da non poter esercitare l'amore per il prossimo, e che in lui non si possano trovare anche buone, anzi spesso migliori qualità che in molti appartenenti a caste molto stimate, – un esempio, questo, anche per i tempi odierni, in cui così tanti guardano il loro prossimo come quel fariseo guardava il pubblicano o come il giudeo guardava il samaritano!
26. Che dei dieci lebbrosi ne tornasse indietro solo uno, e precisamente quello da cui meno di tutti lo si sarebbe aspettato, dimostra che la vera fede aveva messo radice soltanto in lui ed egli, sopraffatto dalla Grazia del Signore, non poté fare altro che rendere l’onore a Colui dal Quale era derivata tale grazia.
27. Così sarà anche con i doni di grazia nella vita di tutti gli uomini. Avranno da gioire degli stupendi risultati della loro ferma fede e della fiducia in Me e nella loro stessa forza di volontà, solo quelli che riconosceranno sinceramente e liberamente le parole del decimo versetto, il quale dice: «E quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, allora riconoscete che siete servitori inutili e avete fatto solamente ciò che eravate debitori di fare!».
28. In quest’atto di guarigione Io permisi che, oltre alla ferma fede dei guariti, non fosse dimenticata anche la caratteristica più grande, la riconoscenza per i benefici ricevuti. Un atto di carità ricevuto senza un sentimento di gratitudine verso il datore, è un mezzo, anzi spesso addirittura nessun atto di carità, e specialmente, se l’inosservanza del ringraziamento per una grazia concessa, anziché rendere umile il beneficiario, lo renda orgoglioso. La prima è espressione d’amore, l’altra, di odio; la prima è un’aperta ammissione della propria impotenza, la seconda un rincrescimento che le circostanze siano tali da richiedere di dover essere grati verso altri; la prima cosa è di natura celeste, la seconda di natura infernale.
29. Perciò, ancora dopo millenni, Io voglio richiamare alla memoria di chi attentamente esamini quest’atto, che la potenza della fede, per quanto possa essere bella anche fino al massimo grado, pur tuttavia è nulla se prima, come dopo l'atto, lo sguardo non si rivolge verso l'alto per riconoscere, sia la propria impotenza, sia l'Onnipotenza di Colui che provvede di tali potenti mezzi l'uomo, quale minuscola creatura nella Sua Creazione.
30. A quell'uomo che è consapevole della propria origine divina e guarda solo verso l'alto, e umilmente ringraziando depone nuovamente sull'altare dell'amore tutti i doni ricevuti da lì, a un tale cuore sarà incrementata la forza del suo volere attraverso la Mia Volontà. In un tale cuore, come frutto del convincimento, vivrà la giusta fede che – attraverso la stessa consapevolezza di tal forza – darà all’uomo la beatitudine che può godere solo un figlio, quando riconosce la potenza del suo affezionato Padre e si sente degno della stessa.
31. Tendete quindi a questa dignità! E dove poi ci sarà riconoscenza, lì anche il compimento voluto coronerà i vostri desideri!
32.
Così accogliete
questo Vangelo come segnavia attraverso il labirinto della vita. Costruite
su un solido e stabile fondamento, e costruite il tetto che l'intera casa
prenderà per la sua protezione, che sarà il Mio mondo dello spirito, con il cui
appoggio, secondo la misura della vostra fede, sarete posti di gradino in
gradino al di sopra degli esseri superiori, e potrete mostrar loro ciò che Io
vi accordai spesso, durante il vostro tempo di vita e di prova, vale a dire: l'Amore infinito come vostro Padre e la potenza infinita
come Miei figli, se avrete imparato a credere, e a fidarvi saldamente! –
Amen!
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