Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 38

 

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La parabola del buon samaritano 

Nella dodicesima domenica dopo Pentecoste

 ( XIXa del Tempo Ordinario)

 

Luca 10, 25-37]: «E vedi, un dottore della legge allora mise alla prova Gesù e disse: “Maestro, che devo fare perché io erediti la vita eterna?”. Ma  Gesù gli disse: “Come sta scritto nella legge? Come leggi tu?”. Egli rispose e disse: “Devi amare Iddio, tuo Signore, di tutto cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e con tutto il sentimento ed il tuo prossimo come te stesso”. E Gesù gli disse: “Hai risposto bene: fa questo così vivrai”. Ma costui si voleva giustificare e disse a Gesù: “Chi è dunque il mio prossimo?”. Allora Gesù rispose e disse: “C’era un uomo che scendeva da Gerusalemme verso Gerico e cadde in mano ai briganti. Costoro lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono e lo lasciarono a giacere mezzo morto. Ma per caso accadde che un sacerdote passò per quella stessa strada, e poiché lo vide, passò oltre. Altrettanto un levita che venne in quel luogo, lo vide e passò oltre. Un samaritano però, viaggiava e venne lì, poiché lo vide ne ebbe compassione. Andò da lui, gli fasciò le ferite, vi versò olio e vino e lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò nella locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente egli partì, estrasse due denari, li diede al locandiere e disse: ‘Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo pagherò quando ritorno’. - Chi di questi tre ti pare sia stato il prossimo di colui che era caduto nelle mani dei briganti?”. Ed egli rispose: “Chi ebbe compassione di lui”. Allora Gesù gli disse: “Va' e fa altrettanto”.»

 

(Il 10 aprile 1872)

1.         Questi versetti vi riferiscono la parabola del samaritano dove, con un’immagine tangibile, Io volli rispondere alla domanda del fariseo: «Chi è il mio prossimo?», mostrando chi fosse costui, e come il secondo comandamento d'Amore – «Tu devi amare il tuo prossimo come te stesso – dovesse essere compreso nel senso spirituale.

2.         In tutti i tempi gli uomini hanno fatto e fanno una grande differenziazione tra amore umano, amore fraterno e amore del prossimo, non considerando che tutti confluiscono in un unico Amore, sul quale Io vi ho dato non molto tempo fa una parola dettagliata che potrebbe essere inserita qui, se non fosse da tener presente un'altra spiegazione.

3.         Ma poiché a quel tempo, quando diedi questa parabola, a causa delle diverse condizioni o caste, come anche per le vedute degli uomini, si era molto lontani da quello che Io volevo s’intendesse, con «Ama il prossimo tuo come te stesso!» –, e ciò risulta anche dalla risposta del fariseo, il quale pose ancora una domanda: «Chi dunque è veramente il mio prossimo?». – Per questo motivo, Io mostrai con un esempio, chi sarebbe dovuto essere veramente il prossimo di ogni uomo, e per tutti i tempi a venire non esisteranno più dubbi sul concetto di ‘prossimo’, né su come praticare l'amore per lo stesso; con benevolenza soltanto, infatti, oppure con buoni desideri, tale amore è poco d’aiuto al prossimo, poco all'umanità, e poco a Me.

4.         Per quanto sia già stato scritto e detto molto su questo secondo comandamento d'Amore, pochissimi uomini hanno veramente compreso che cosa sia ‘l'amore per il prossimo’, e chi sia lo stesso ‘prossimo’.

5.         La conclusione, in senso generale, è subito fatta: “L’intera umanità è il mio prossimo, e tramite la legge che mi indica di amare il prossimo come me stesso, è anche determinata la misura dell'amore!”.

6.         “Giustissimo!”, dico Io; ma da questo, deriva: “Fino a qual punto l'umanità, oppure ogni uomo, è il mio prossimo? E che cosa significa: amare me stesso – nota bene, però – nella giusta misura?”.

7.         In questi due concetti si trova la chiave del Mio Regno, perciò, tra tutti i comandamenti possibili, Io ho fatto proprio del comandamento dell'amore per il prossimo, il secondo in ordine d’importanza, non solo per la vostra Terra, ma per tutti i mondi, e perfino per il grande Regno dello spirito.

8.         È innanzitutto per questo, il comandamento d'Amore: perché senza Amore non c'è Calore, senza Calore non c'è Vita, senza Vita non c'è Creazione, di qualsiasi genere si voglia immaginarla. L'Amore è il primo impulso che stimola all'attività; l'attività, genera conseguentemente Calore. Il Calore – espressione di movimento, di vibrazione – si manifesta come Vita, e la Vita è nascere, esistere e morire, il che è un segno visibile della vita o della Creazione nella sua intera estensione.

9.         L'Amore nobilita tutti gli esseri che lo provano in sé, e lo esercitano verso altri. Senza Amore non ci sarebbe alcuna misura spirituale delle azioni, e senza Amore non esisterei Io, né qualcosa di creato che possa divenire permanente.

10.    Ebbene, come l'Amore in Me creò i Miei spiriti, gli esseri viventi e perfino la materia, e continuamente li avvolge tutti con uguale ardore, li nutre, mantiene e guida alla meta spirituale più grande possibile, alla quintessenza del sublime Amore, altrettanto deve l'uomo avvolgere con lo stesso amore il suo ambiente, e il mondo nel quale egli vive. Tutto il Creato generato per Amore e mediante il Mio Amore divino, dovrà essere la costante testimonianza che Io sono un Padre amorevole, quando i Miei esseri creati e il Mio prossimo adempiono il loro dovere, la loro missione così come Io l'ho pensata, e come vorrei fosse compiuta per libero impulso e non per costrizione. La libera volontà nobilita la creatura, a differenza dell'essere guidato dall'istinto, che deve agire così e non può fare diversamente.

11.    Quest’Amore, espandendosi su tutto, deve essere la misura dell'amore umano, e prendere dimora nel petto di ogni uomo, quale monumento perenne di un'origine superiore su cui dovranno richiamarsi anche tutti i suoi pensieri, le sue parole e le sue opere. Quest’amore, come il Mio, non dovrà conoscere nessun altro scopo, che quello di fare tutto per il bene dei propri simili e degli esseri con cui si condivide la vita, naturalmente considerando che, non sempre si deve concedere al prossimo, tutto ciò che desidera, se il concederlo potrebbe arrecare forse danno, anziché profitto.

12.    Considerate Me! Io amo tutti voi! Vi amo con un Amore che non potete comprendere, né afferrare né contraccambiare; eppure, a tutte le preghiere con le quali voi Mi sommergete, non dico sempre: “Sì!”, ma nella maggior parte dei casi, il contrario: “No!”. E perché? Perché voi desiderate spesso cose che vi sarebbero spiritualmente dannose! E se questo diniego porterà poi sofferenze e lotte, sciagure e lutti su di voi e sui vostri cari, esso è comunque solamente un efflusso d'Amore, l’Amore del vostro Padre celeste che tutto ha creato per causa vostra, che ha sopportato così tanto, e che all'ingratitudine, allo scherno, al rinnegamento, vi ripaga sempre con benedizioni.

13.    Da ciò voi vedete come deve essere inteso l'Amore, e anche il vostro amore umano, o per il prossimo, affinché provochi del bene e non del male. Come un padre sulla Terra non concede ai suoi figli immaturi tutto ciò che essi – nella loro mancanza di giudizio – pretendono da lui, ma tiene sempre d'occhio l'alto scopo educativo, altrettanto, voi dovete compiere il bene nei riguardi del vostro prossimo, solo quando siete persuasi che, a vostro giudizio, esso non alimenti forse un vizio, oppure non conduca alla poltroneria anziché all’azione.

14.    Questo, è quell'Amore con il quale Io dalla Mia Sapienza governo i Miei mondi! Altrettanto, voi dovete moderare e regolare con le vostre forze di discernimento l'impulso a fare del bene, affinché il risultato opposto non sia la conseguenza della vostra, seppure nobilissima, volontà.

15.    Il secondo punto da esaminare è: “Voi dovete amare il prossimo, come voi stessi!”.

16.    Ebbene, anche qui sono possibili tante opportunità, quanti sono i gradini spirituali della natura umana, salendo dall'abnegazione dell'amor proprio fino all'egoismo supremo; e così sorge la domanda:

17.    “Quando è giusto che io eserciti il mio amor proprio, e quanto esso è utile a me, e agli altri?”.

18.    Solo dopo aver risposto a questa domanda, si determina di quale amore si tratti, e come questo debba essere dimostrato! Voi vedete che precisamente dalle parole ‘amore’ e ‘se stesso’, derivano concetti completamente diversi da quelli che risultano da una riflessione superficiale.

19.    Il significato dell'amor proprio deve innanzitutto star chiaro dinanzi ai vostri occhi, affinché sappiate come e che cosa dovete amare in voi, per poi trasferire, secondo questa conoscenza, il vostro amore agli altri, oppure, poter giudicare con precisione il genere di amore da riservare a loro.

20.    In ogni uomo è posto l'impulso a conservare la propria vita, allungarla e renderla il più gradevole possibile. Questo necessario impulso di conservazione dell'involucro – o rivestimento esteriore dell'uomo spirituale-animico – doveva essere posto e piantato in lui profondamente, affinché ai più piccoli dissensi, durante il suo corso della vita terrena, non sopravvenisse il pensiero di sopprimere quest'impulso ostacolante, e di sbarazzarsi del proprio corpo ancor prima della maturazione dell'uomo interiore.

21.    Quest’impulso di conservazione è tanto potente e necessario, che soltanto quegli uomini che rinunciano a tutto lo spirituale e che non hanno nessuna fede e nessuna religione nel verissimo senso della parola, oppure che sono indeboliti da false vedute mondate o da disagi spirituali nel loro organismo vitale, possono giungere al punto di distruggere l'amore per la vita così profondamente radicato in sé, e mettere arbitrariamente e prematuramente fine alla propria esistenza, prima che ciò sia stato stabilito nel piano delle Mie divine e, ovunque, valide Leggi.

22.    Tali anime suicide, nell’Aldilà hanno da percorrere per la maturazione una via connessa con condizioni ampiamente più difficili, poiché esse, immature sono andate via da questo mondo, e altrettanto immature sono entrate in un altro.

23.    Il secondo tipo d’amor proprio è di natura più elevata, e riguarda l’impulso di conservazione e di perfezionamento dello spirituale. L'uomo cerca di rendere il proprio io spirituale quanto più somigliante possibile a Colui che pose, nel suo essere, questa Scintilla di consapevolezza divina, elevandolo con ciò ben oltre la materia, e ponendolo al confine tra due mondi, così che egli appartenga alla materia, secondo il suo involucro corporeo, e allo Spirito, secondo il mondo spirituale.

24.    Tanto nel materiale, quanto nell’essere spirituale dell'uomo, possono essere presenti una mancanza oppure un eccesso d’amor proprio.

25.    La mancanza nell'amor proprio materiale si manifesta attraverso il disgusto della vita, per cui l'impulso di conservazione del corpo diventa così scadente che spesso l'uomo, a causa d’insignificanti dispiaceri della vita terrena, distrugge la vita del proprio corpo. Questa condizione è spesso provocata da una falsa educazione attraverso mancanza di fede in un Dio, oppure in una continuazione della vita dell'anima oppure attraverso disturbi spirituali.

26.    A quest’estremo della mancanza d’amor proprio, sta poi di fronte di nuovo un eccesso in amor proprio. L'uomo, stimando il suo benessere fisico come supremo, vuole abbandonarsi unicamente a ciò che soddisfa il suo più basso egoismo, e ricorre a tutti i mezzi, leciti o illeciti, divini o diabolici, pur di raggiungere il suo scopo. Per lui non c'è che il suo stesso io e, rinnegando ogni vincolo dell'amore per il prossimo, considera se medesimo sempre e unicamente il suo stesso prossimo. Questi uomini si trovano sul gradino spirituale più basso; essi, infatti, si sottraggono a tutte le lotte e a tutti i sacrifici, cercando solo godimento, e precisamente solo per se stessi, e perseguendo un tale amor proprio che preclude completamente qualsiasi amore per il prossimo.

27.    Può anche esistere un amor proprio, in cui l'uomo solo per amor di se stesso vuole formare e perfezionare il proprio interiore, così che perfino il corpo gli diventa di peso, ed egli vorrebbe liberarsene il più presto possibile.

28.    Qui avete i due estremi: mancanza ed eccesso in amor proprio, sia nel materiale, sia nella spirituale essenza dell'uomo. Se però deve essere mantenuta una via di mezzo, dove non ci si avvicini troppo né all'uno, né all'altro estremo, allora ci si deve domandare in che rapporti sia l'amore del prossimo, rispetto all’amor proprio.

29.    Anche qui vale ciò che ho già spiegato in principio: l'amore moderato, guidato dalla ragione, che ha sempre di mira la vera e propria meta spirituale dell'uomo e lo scopo della sua carriera terrena, quest'amore deve guidare l'amor proprio per vie tali, che il corpo non soffra o addirittura si atrofizzi sotto l'influsso dello spirito, e lo spirito, sotto quello del corpo. L'uomo deve sempre ponderare che gli fu affidato anche il suo corpo come un bene, e come un giorno dovrà render conto della propria anima, allora gli sarà anche fatta la domanda: “Hai adoperato il tuo corpo allo scopo per cui esso era destinato, oppure ne hai fatto un uso improprio?”. Allora avverrà contemporaneamente la giustificazione che l’uomo dovrà sostenere sul suo spirito e i talenti a lui affidati, con quella giustificazione che dovrà dare sulla vita materiale.

30.    Entrambi, spirito e corpo, sono da adoperare e da educare, divenendone noi stessi i maestri, così che tutte le azioni accadano, solamente con riguardo a Me, il Donatore, e portino così l'impronta della Divinità. Questo modo di pensare, di agire e di operare, deve essere per voi anche la misura di come elargire il vostro amore al prossimo! Ossia, concedendo ogni bene, sempre che questo corrisponda ai Miei principi morali.

31.    L'uomo deve dapprima riconoscere in se stesso, cosa è in grado di fare, per misurare poi la capacità degli altri. Deve dapprima imparare in sé a distinguere il bene e male. E imparare cosa è utile o dannoso allo spirito, e cosa al corpo, prima di concedere agli altri, per cieco amore, ciò che li condurrebbe unicamente alla rovina e non alla meta suprema.

32.    Quindi, regolate prima il vostro amor proprio! Mantenete in questo la giusta misura e il peso, e il giusto amor proprio vi guiderà meglio di tutti all'amore per il prossimo! Poiché solamente lì, dove regna chiarezza di vedute, possono anche esserci azioni pienamente valide; altrimenti brancolerete nelle tenebre, sottovalutando o abusando del vostro amore a danno degli altri. Ovunque, nel mondo intero, gli estremi sono dannosi e non approdano a nulla: nell'amore come nell'odio, nel dare come nel negare, nel parlare come nel tacere.

33.    Perciò in ogni azione siate memori della vostra destinazione superiore, e non dimenticate inoltre che voi siete uomini e non dei, e che il troppo grande, come anche il troppo poco amore per se stessi, porta nella stessa misura a cattivi risultati, così come i concetti troppo elevati o troppo bassi dell'amore per il prossimo, possono nuocere più che giovare.

34.    Riconoscete dapprima le vostre stesse debolezze, per essere indulgenti verso gli altri! Esaminate se il soddisfare una preghiera a voi fatta, può produrre del bene o del male, e regolate poi i vostri doni d'amore, il vostro spirito di sacrificio verso il vostro prossimo! Niente può essere fonte di tanto danno, come prendere alla lettera il concetto dell'amore per il prossimo.

35.    Vedete: Io, sono il vostro prossimo, e faccio di tutto affinché voi, Mio prossimo, diventiate Miei fratelli e sorelle, anzi figli Miei; eppure nonostante tutto l’Amore e la Sapienza, Io non sono così arrendevole da dare agli uomini tutto ciò che essi spesso pretendono da Me nella loro età minore. Quale Spirito, e precisamente quale Spirito supremo, Io so meglio di tutti quello che è salutare ai Miei figli, ai Miei fratelli e sorelle spirituali, poiché Io li voglio educare, e non viziare!

36.    Prendete perciò esempio da Me! Guardate come Io tengo unita la Mia intera Creazione e come guido le sue parti insieme, verso la grande meta della redenzione dalla materia, e voi certo troverete la giusta via tra dare e prendere, tra concedere e rifiutare! Solo allora il secondo grande comandamento d'Amore troverà la sua reale espressione spirituale, non solo nelle parole, ma anche nei fatti, allorquando farete al vostro prossimo, ciò che voi – se vi trovaste nella situazione e nelle condizioni del vostro prossimo – ritenete sia il meglio per voi stessi, quali esseri spirituali.

37.    Tenendo lo spirituale sempre in alto, anzi più in alto di tutto il resto, dovete cercare in esso il punto d’inizio e la fine di tutte le vostre azioni, affinché esse concordino con i Miei grandi pensieri creativi, vi raffinino e nobilitino, e voi, in tal modo, Mi riconosciate come il vostro amorevolissimo Padre, sempre più glorificato e per quello che Io vorrei essere per tutti, vale a dire: la vostra Guida spirituale, Conduttore e Padre. – Amen!

 

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