Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 37

 

 

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La guarigione di un sordomuto

 

Undicesima dopo Pentecoste

 ( XVIIIa del Tempo Ordinario)

 

[Marco 7, 32-37]: «Ed essi gli portarono un sordo, il quale era muto, e lo pregarono di mettere su di lui la mano. Ed egli lo prese separatamente dal popolo, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva toccò la sua lingua e guardò verso il Cielo, sospirò e gli disse: “Hephata!” cioè “Apriti!”. E subito si aprirono i suoi orecchi, il nodo della sua lingua venne sciolto ed egli parlava correttamente. E Gesù comandò loro che non dovevano parlare con nessuno. Ma quanto più egli lo proibiva, tanto più essi lo divulgavano, ed il popolo se ne stupì oltre misura e disse: “Ha fatto bene ogni cosa; e rende i sordi udenti ed i senza voce, parlanti!”.»

(Il 17 aprile 1872)

1.         La rapida guarigione di un sordomuto, di cui narrano questi versetti, fu uno di quegli atti mediante i quali di tanto in tanto Io convalidavo la Mia Dottrina, affinché i Miei discepoli, così come il popolo che Mi seguiva, si persuadesse anche con i fatti che le Mie parole avevano origine divina. Questi fatti dovevano anche confermare e dimostrare che la Mia presenza sulla vostra Terra aveva una missione più elevata di quella di un profeta o di un veggente. Il popolo, infatti, abituato da maghi ed esseni a veder compiere davanti ai suoi occhi, opere apparentemente prodigiose che non poteva capire, attribuiva troppo facilmente agli uni o agli altri un nome, o una forza che non gli era propria, per il qual motivo Io compii principalmente solo guarigioni, o taluni miracoli che quei ciarlatani e maghi non erano in grado di compiere.

2.         Ciò che riguarda l'atto della guarigione stessa, così come Io lo operai, ha un più profondo, spirituale senso, che soltanto quello di guarire un sordomuto, allo scopo che poi si parlasse di Me, e della Mia Forza miracolosa. Io non avevo bisogno di simili elogi, anzi – come uno dei versetti dice chiaramente – Io proibii al guarito, così come ai testimoni, di parlare ulteriormente di questo fatto. Cosa però, che fu solo raramente rispettata; poiché proprio con il divieto, si risveglia ancor più forte l'impulso a peccare. E anche il Mio discepolo Paolo percepì questo, quando sospirando, disse: «Se non ci fosse la legge, non ci sarebbe la voglia di peccare contro. Egli riconobbe in queste parole la debolezza della natura umana, e mise in guardia nello stesso tempo dall’essere troppo certi di aver raggiunto una qualche forza, per non cadere inaspettatamente, ancor più in basso.

3.         Riguardo alla comprensione per tutti voi del significato spirituale contenuto in questa guarigione del sordomuto, dovete prima afferrare giustamente le parole ‘sordo’ e ‘muto’ e poi, dalla spiegazione data, ricavare le conclusioni spirituali.

4.         Questo sta alla base di una predica domenicale che Mi avvicini a voi. Dovete sapere, infatti, che in ogni parola che Io pronunciai, e ancor più in ogni azione che Io compii durante il Mio cammino terreno, l’aspetto rilevante – più che il fatto in sé – fu principalmente lo spirituale, furono le occasioni o le circostanze nelle quali Io annunciavo la Mia Dottrina al popolo che Mi seguiva. Ognuna delle Mie parole aveva un senso di grande portata, molto più di quanto quegli ascoltatori presumessero, e più di quanto hanno trovato anche oggigiorno la maggior parte dei commentatori e studiosi della Bibbia.

5.         Per questo è necessario che Io spieghi qui un po' meglio queste due parole, ‘sordo’ e ‘muto’, affinché possiamo scoprire più facilmente, con la rispondenza spirituale, ciò che adesso si adatta al Mio scopo, e che cosa si trovava già in quel tempo nella Mia parola ‘Hephata’ e nell'azione, come anche nella persona sulla quale Io compii l’azione. Non era, infatti, un caso che un sordomuto dovesse essere da Me guarito in quel modo particolare, mentre Io in altre occasioni restituii la salute a ciechi, storpi, lebbrosi, e ad altri, con la Mia sola parola, o con l'imposizione delle Mie mani.

6.         Essere ‘sordo’ è una condizione in cui l'uomo spirituale interiore, privato di un senso, deve fare a meno più di un vantaggio e degli influssi spirituali del mondo esterno, che all’uomo sano affluiscono invece da ogni parte attraverso l'udito. A quest'ultimo viene con ciò dimostrato che perfino nel vibrare della materia che provoca il suono, si trovano cose ben più grandi, più spirituali di quanto lui s’immagini; le impressioni del suono, infatti, – dal più lieve rumore fino alla sublime armonia della musica, oppure fino alla ancor più alta espressione di tutti i concetti spirituali contenuti nella parola – formano una grande serie di godimenti, spiegazioni e comunicazioni della Mia Divinità ed Eternità nell'intera Creazione materiale, le quali sono tutte estranee al sordo, e non spiegabili, come i colori al cieco, tanto più se queste mancanze esistono dalla nascita.

7.         ‘Muto’ è di nuovo l'opposto di ‘sordo’. In altre parole, mentre nel sordo l'uomo interiore è privato di migliaia d’influssi dall'esterno per la mancanza dell'udito, viceversa il muto, privato del mezzo del linguaggio, deve sentire la mancanza di non poter manifestare gli influssi che esercita su di lui il mondo esterno che lo circonda, e di non poter comunicare ad altri, il mondo che dall'esterno si rispecchia nel suo interiore, attraverso il grande e vastissimo strumento, attraverso la voce e il linguaggio. Nel migliore dei casi, sono a sua disposizione, oltre ai gesti e ai segni, suoni inarticolati.

8.         Come già vi ho detto in un'altra parola, le informazioni reciproche sono una necessità essenziale, anzi un mezzo necessario per il progresso sulla via spirituale, e allora s'intende da sé che, chi è muto, deve rinunciare a un’enorme quantità di piaceri, cosa di cui ha consapevolezza solo quando vorrebbe restituire, attraverso la comunicazione, di nuovo quel che ha ricevuto dall'esterno.

9.         Ora che Io vi ho spiegato meglio il significato di queste due parole e gli inconvenienti della perdita dell'una o dell'altra facoltà, potete farvi un giusto concetto di quelle creature e uomini che, non solo devono rinunciare all'uno o all'altro senso, ma a tutt'e due, quindi mancano della percezione e dell’accoglimento delle armonie esterne, e della restituzione delle impressioni prodotte da queste ultime, nell'uomo interiore.

10.    In tali mancanze, si trova un enorme impedimento del progresso nello spirituale; chi, infatti, accoglie con altri mezzi diversi dall'udito quanto sta al di fuori di lui, e può comunicare alla meglio quanto ha accolto, nella Mia grande Creazione costui si priva di molte cose che, ad altri, senza che essi sappiano, cadono nel grembo in piena misura.

11.    Non senza motivo in quel tempo il popolo Mi pregò di guarire quel sordomuto. Esso era guidato dal pensiero che anche costui avrebbe dovuto intendere le Mie parole e che, in tal modo, quando il suo interiore sarebbe stato nutrito con la grande ricchezza di pienezza spirituale mai presentita, avrebbe potuto comprendere la propria, e anche la Mia missione sulla Terra.

12.    Quanti uomini hanno ancora adesso chiuso il loro orecchio spirituale alla Mia Creazione e alla Mia Dottrina e, per quanti, la Mia intera Creazione è fino ad ora ancora un muto, confuso miscuglio di sostanza e materia, le cui leggi, secondo la loro opinione, traggono origine unicamente dal caso! A quanti Io esclamo: «Ephata!», cioè: “Aprite i vostri orecchi! Udite l’inno di esultanza dell'intera natura che, dall'ultimo atomo fino al più grande Sole centrale, predica solamente amore! Aprite i vostri orecchi e udite la profondità spirituale che vi fu data nella Mia Dottrina, per educarvi a qualcosa di più elevato, a qualcosa di più grande che non sia quello degli animali che vegetano divorando erbe e carne, i quali sono dotati solo di maggiore intelligenza in confronto ad altri!”.

13.    Quanto Io esclamo questo ogni giorno, ogni ora, anzi ogni momento! E ogni emozione dell'animo, ogni idea, che non può essere un prodotto della sostanza o della materia, mostra loro chiaramente che nell'uomo-animale corporeo sta nascosto uno spirituale più elevato uomo, il quale deve spiritualizzare l'uomo esteriore, così da divenire un degno rivestimento dell'interiore e una creatura che renda onore al suo Creatore.

14.    E vedete, ciò nonostante, migliaia hanno condannato se stessi al sordomutismo. Essi non comprendono quale grande tesoro di beatitudini spirituali nella Mia natura vuole esercitare un tale effetto su di loro; restano freddi o muti a queste impressioni. Tutte le armonie spirituali passano inavvertite accanto ai loro orecchi, e il loro interiore è vuoto, oppure colmo d’impressioni che provengono dalla più bassa sfera della materia, o della sensualità, e che li fan calare dall’uomo all’animale.

15.    Il loro interiore è vuoto, e poiché non possono dare nulla di spirituale, neanche dagli altri ricevono nulla. Per loro impera solo la materia, e lo spirituale è il prodotto di un cervello folle.

16.    Con le stesse parole che vi faccio pervenire da parecchi anni, Io esclamo: “Epheta!”, ai Miei figli smarriti, metto le Mie dita nei loro orecchi per salvarli, finché è possibile, e prima ancora che l'intera natura risuoni nel loro orecchio con squilli di tromba, invece che con soavi armonie, per indirizzarli a ciò che essi non vogliono intendere per via pacifica.

17.    Io non ho creato gli uomini perché siano sordi verso tutte le Mie opere, e non ho provveduto la Mia Creazione di così tante meraviglie, perché debba essere un libro muto per i Miei esseri spirituali.

18.    Nulla è, e deve essere sordomuto nella Mia intera natura! Tutto ciò che vive, deve percepire il linguaggio del suo Creatore, del Padre suo. Egli, infatti, con l’impronta delle Sue creazioni vuole colmare l'anima degli esseri creati, in modo che nella comunicazione di quanto visto, percepito e udito, vi sia l'intera delizia dell'esistenza.

19.    La Mia natura non deve essere muta! ‘Muto’, infatti, è tanto, quanto ‘morto spirituale’. Giubilando, tutto deve testimoniare che vive, che si rallegra della vita e che riconosce di nuovo il suo Creatore, il Padre suo amorevole in tutte le Creazioni del mondo esteriore! Così la Creazione materiale deve essere la base dello spirituale, e la Creazione spirituale deve spiritualizzare quella materiale!

20.    Sordo o muto non è, e non deve essere nulla nel mondo, tanto meno l'uomo che, quale ultimo prodotto della Creazione materiale su questa Terra, porta in sé la Mia immagine spirituale!

21.    Come Io ridiedi l'udito al sordomuto, affinché egli udisse che cosa e come – nella natura – tutto Mi lodi e glorifichi, così egli non dovrebbe più essere neanche muto, affinché possa accordarsi insieme a quest’inno giubilante e possa riconoscere Me come suo Signore, ma anche come affezionato Padre suo.

22.    Come Io guarii quel sordomuto, così anche voi lasciatevi guarire, affinché, non sordi alle Mie parole, possiate annunciare agli altri con la potenza della forte voce, piena di convincimento, che quei fatti e quei prodigi, da Me compiuti più di mille anni fa, volevano significare spiritualmente solamente ciò che Io avevo in animo con l'intera umanità, quando la creai, e quando stabilii su questa Terra voi uomini a signori!

23.    Io non volevo sordi e neanche muti! Volevo educare esseri per il Mio Regno, i quali dovevano avere orecchi spirituali aperti e lingue sciolte per percepire Me e la Mia Creazione e per proclamare ad alta voce: “Osanna nelle Altezze! Gloria a Colui che ci diede questa straordinaria grazia di percepirLo e, di più, ci diede i mezzi per restituire il percepito, affinché esso sia un bene comune non solo per noi, ma per tutti quelli che vogliono divenire figli Suoi!”.

24.    Così Io desidero che voi Mi offriate il cantico di lode quotidiano, e che dimostriate, all'intero mondo, con parole e opere, che non siete stati né sordi né muti durante il tempo del Mio insegnamento!

25.    Prendete nota di questo per la vostra salvezza, e anche per il bene del vostro prossimo! – Amen!

 

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