Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 35

 

 

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Il pianto di Gesù su Gerusalemme

 

Nona dopo Pentecoste

 (XVIa del Tempo Ordinario)

 

[Luca 19, 41-46]: «E quando egli sopraggiunse vicino, guardò la città, pianse su di essa e disse: “Se avessi riconosciuto anche tu, in questo tuo tempo cosa occorre alla tua pace! Ma ora è nascosta ai tuoi occhi. Tempo verrà su di te in cui i tuoi nemici ti stringeranno d’assedio, ti circonderanno e premeranno da ogni parte: abbatteranno te e i tuoi figli con te: ti raderanno al suolo e non lasceranno che pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. Ed egli entrò nel tempio e cominciò a scacciare chi lì vendeva e comprava e disse loro: “Sta scritto: la mia casa è una casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!”.»

(Il 12 aprile 1872)

1.          Già nelle comunicazioni su Il Sole spirituale[1] voi trovate chiarito che cosa vuol significare: «E Gesù pianse!».

2.         Là vi è mostrato come queste parole esprimano, nel rapporto spirituale, il più profondo dolore di Dio, che portò ai Suoi figli sulla Terra il Suo intero Regno celeste, mostrandosi loro, in sembianza visibile, quale Creatore e Signore di tutti i mondi, ed essi, come gli accecati, nonostante tutto ciò, non riconobbero in Lui, l’espressione del sublime Amore, dell’Umiltà e della Grazia. Essi commisero su di Lui ciò che di più vile e penoso possa accadere a un uomo, come anche, calpestarono coi piedi la Sua Dottrina, la Dottrina dell'Amore, della riconciliazione e della dimenticanza. Fu proprio questo grosso accecamento della maggior parte dei Suoi contemporanei che strappò le lacrime di tristezza al grande Creatore, visibilmente impersonato come Gesù. Egli pianse sulla decadenza della città, capitale del popolo ebreo, e previde la sua fine completa come nazione indipendente, cui si sarebbe legato nel lontano futuro anche l'opposto indirizzo spirituale che ha perseguitato fino al giorno d’oggi questa nazione, un giorno da Me destinata per cose grandi.

3.         Il giubilare dei Miei seguaci, che nel Mio ingresso in Gerusalemme credevano di riconoscere l'apice della Mia missione, non era conveniente agli scribi e ai farisei, e alla pretesa di fare pervenire un rimprovero ai Miei seguaci, Io risposi: «Lasciateli giubilare; poiché, se essi tacciono, parleranno le pietre!».

4.         Con ciò Io volli dire a questi uomini accecati che, quando il giubilo dei Miei seguaci si sarebbe trasformato in cordoglio, poco tempo dopo le pietre delle mura distrutte della loro città e del loro tempio avrebbero mostrato a quelli che non Mi avevano riconosciuto, che Io ero entrato nelle loro mura con la palma della pace. Essi, infatti, non riconobbero in Me, né il Maestro divino, né la Sua Dottrina celeste; aspiravano soltanto allo splendore e al fasto mondano, e ad un Messia mondano che avrebbe dovuto sostenerli e consolidarli ancora di più nella loro bella vita, e nei godimenti impuri.

5.         Non furono passati neanche cinquant'anni dalla Mia morte, e il Mio grido ammonitore già andò in adempimento. Il popolo eletto cessò di esistere come popolo indipendente. E come un giorno Io scacciai dal tempio i venditori e i compratori che avevano fatto un mercato della casa di preghiera, così furono più tardi scacciati i giudei da Gerusalemme, poiché essi avevano esteso anche nella città ciò che era in precedenza avvenuto nel tempio, vale a dire, avevano dimenticato completamente la spirituale, superiore vita dell'uomo e, unicamente con sentimenti mondani, avevano aspirato ai godimenti, al potere e alla ricchezza. Così essi stessi adempirono la Mia profezia che Io, afflitto dal dolore, espressi sulle mura di Gerusalemme e sul suo tempio.

6.         Come in quel tempo Io rivolsi agli uomini smarriti le Mie parole lamentevoli, così vorrei adesso esclamarle anche alla generazione vivente e veniente, poiché ora sono altrettanto addolorato per la sorte di così tante anime che, come Dio, Io stesso non posso salvare, non potendo togliere loro la libertà d'azione.

7.         Così Io vedo anche adesso, come la nave dell'umanità fa rotta a piene vele verso scogli e rocce, prevedo lo sfracellarsi di tutte le sue speranze e le beatitudini sognate, vedo come molte migliaia e migliaia, non solo in ritardo, ma anzi troppo tardi riconosceranno ciò che avrebbero dovuto fare, e che non hanno fatto. Anche a loro Io vorrei dire, come allora a Gerusalemme e ai suoi abitanti: “Vogliate riflettere per bene su ciò che vi serve per la pace; verrà, infatti, il momento in cui voi tutti proverete amarezza per non aver riconosciuto per tempo quando siete stati visitati dalla Mia Benedizione e dalla Mia Grazia!”.

8.         I lamenti sul destino inevitabile di Gerusalemme li potrei ripetere ancora oggi; la stolta umanità, infatti, neanche oggi riconosce la propria missione, lo scopo della propria esistenza e lo scopo della vita attuale e futura. Così dovrà sopravvenire una reazione, per via completamente naturale-spirituale che, secondo le Mie Leggi divine, respingerà gli spiriti, le anime e gli esseri di nuovo in quei limiti nei quali essi potranno raggiungere da soli il grado di perfezionamento che Io ho loro posto, come scopo supremo.

9.         Per un padre terreno spesso è triste vedere come i suoi figli, nonostante tutti i sacrifici, l’amore e le premure che egli ha dedicato per la loro educazione spirituale e morale, lo stesso falliscono, e che essi, imboccando la strada sbagliata, invece di divenire un giorno la consolazione e la gioia della sua vecchiaia, lo ripagano con dispiaceri, preoccupazioni e, spesso, con vergogna di ciò che egli ha fatto per loro per amore. Che cosa però rimane a lui, deluso? Egli non può sovrastare l'individualità dei suoi figli, perché sono spiritualmente liberi e possono pensare e fare quel che vogliono! E allora, una coppia di genitori vede spesso svanire, una dopo l'altra, tutte le speranze così ben fondate, le vede crollare come castelli di carta, senza poter dare il minimo aiuto.

10.    Ciò che accade in questo caso ai genitori terreni, questo accade anche a Me, e in grado ancora più intenso. Io, il Creatore dell’intero Universo, devo stare a guardare come le Mie creature, da Me create per la suprema dignità spirituale, percorrono proprio la via sbagliata, invece – memori della loro alta discendenza – di correre incontro allo spirituale; Io devo stare a guardare come lo spirituale sia calpestato con i piedi, deriso sprezzantemente, e presentato come pazza idea cervellotica di fanatici bigotti che esaltano come sommo, il godimento grossolano-materiale della vita mondana; Io devo stare a guardare come proprio la veste esteriore sia considerata la cosa principale, e il contenuto spirituale, che sta sotto questa veste, considerato un nulla.

11.    Anche in questo caso vale ciò che un giorno dissi ai farisei: anche se i Miei discepoli e i Miei seguaci tacciono, allora parleranno le pietre – vale a dire l'intero regno materiale naturale – ed esclameranno ovunque all'uomo: “Svegliati, uomo, dal tuo delirio mondano! Inutilmente tu cerchi di rinnegare la tua destinazione e il tuo Creatore! Anche se non vuoi prestar fede ai Suoi insegnamenti lasciati in eredità dal tempo del Suo visibile cammino di vita, anche se vuoi soffocare la voce nel tuo stesso cuore, che pur sempre ti grida di nuovo come qualcosa di ‘certo’ e ti ammonisce, se vuoi rinnegare tutto questo, – allora osserva la natura!”.

12.    I più zelanti almanacconi, naturalisti ed esploratori della materia, tutti alla fine arrivano a riconoscere, e devono arrivarci nonostante la loro riluttanza, a questo: che in alto, oltre la materia, vive un grande Spirito che unisce in un unico insieme gli atomi più piccoli come i grandi mondi, e che, com’è evidente da tutte le opere, può esserci solo un Dio dell'Amore, della Grazia e dell’Indulgenza, un Dio che – come fu detto un giorno nell'esempio del figlio perduto – ha più gioia per un figlio ritrovato, che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di consolazione.

13.    C'è un Dio!, risuona dappertutto questo grido. Perfino la connessione delle situazioni politiche e sociali mostrano abbastanza chiaramente all'attento osservatore, che non sempre accade ciò che l'uomo vuole aver di mira, bensì, che tanto nel singolo uomo, quanto anche in popoli interi, i risultati delle aspirazioni sono spesso totalmente diversi da quelli sperati. Ovunque si mostra questa Potenza della Divinità: affettuosa con l'affettuoso, adirata con l'iracondo, conciliante con il conciliante!

14.    E come un giorno Io versai lacrime di dolore divino sulla cecità degli abitanti di Gerusalemme, perché previdi come questi figli smarriti avrebbero fatto violenza, a Me per primo, fisicamente, – poi alla Mia Dottrina, spiritualmente; – e come alla fine essi stessi avrebbero subito la morte, per cessare per sempre di esistere poi, come nazione, giacché loro stessi non avevano voluto altro, – così anche adesso il Mio Cuore si riempie di tristezza per la cecità del genere umano.

15.    Ovunque, Io faccio diffondere scintille della Mia Luce celeste, ovunque risuona la Mia spiritualmente chiamata paterna: “Cambiate, voi accecati! Udite la Mia chiamata, udite la Voce del vostro Padre celeste che vi ammonisce, prima che si avvicini la grande catastrofe, – come un giorno su Gerusalemme e sui suoi abitanti! Ascoltate la Voce che vorrebbe aprirvi gli occhi e mostrarvi come voi tutti, incuranti, barcollate intorno, da ubriachi, sull'orlo dell’abisso dell'eternità, e a ogni istante siete nel pericolo di esserne inghiottiti per lungo tempo. Immaturi e prematuri, giungerete poi in quegli spazi senza tempo, con molti fardelli e con grandi fatiche, cosa che invece avreste potuto conquistare con così poca fatica in questa terrena vita di prova!”.

16.    Così come allora la distruzione di Gerusalemme ebbe luogo solo poco dopo la Mia dipartita, così anche adesso non passerà molto, finché le vostre condizioni sociali, che voi credete esisteranno per sempre, crolleranno completamente!

17.    A quel tempo la distruzione toccò ad una città e ad un popolo, adesso toccherà a molte città e a molte nazioni, toccherà alla Terra intera e, all'umanità su questa vivente.

18.    A quel tempo, dopo la distruzione di Gerusalemme cessò in generale il culto giudaico, e la Mia Dottrina cominciò a portare i primi frutti tra i pagani invece che tra il Mio popolo, il popolo ebreo. Altrettanto adesso, i cosiddetti rappresentanti della Mia Dottrina cesseranno di fare il loro gioco peccaminoso con le Mie parole e con la Mia Dottrina. Ciò che finora era proprietà di una casta, diverrà d’ora in poi bene comune. Lì crollarono le mura del tempio che, per così dire, separavano il popolo dal Santissimo; ora cadranno le mura spirituali. Del tempio non rimase che pietra su pietra, solo devastazione e orrore indicarono il luogo nel quale il Grande Iddio era venerato, però in modo falso e incompreso. I distrutti muri di cinta della città furono gli unici resti che indicarono che lì si trovava la capitale di un popolo.

19.    Altrettanto avverrà adesso nello spirituale. Si potrà riconoscere solo a fatica, dove un tempo stava la pura Verità, nascosta e sepolta sotto evidenti tessuti di menzogne. Le tenebre svaniranno, e non l'offuscata lampada di una volta del tempio, bensì l'onnipotente Sole della Luce spirituale illuminerà tutto, e tutto riscalderà. Sulle rovine dell'illusione e dell'inganno, si pianterà l'eterno verdeggiante albero della Speranza che – sempre tendente verso l'alto, verso il Regno celeste che mai passerà – sarà un simbolo della via per l'umanità rimasta.

20.    Quindi, figli Miei, poiché la Mia Luce di Grazia risplende inutilmente sulla grande massa degli smarriti, cosa che Io devo riconoscere con occhi rattristati e cuore addolorato, allora accogliete voi la Luce di Grazia, e riflettete che Io vi ho prescelto tra così tante migliaia per essere un giorno, dopo la distruzione dell'edificio illusorio dell'inganno, le prime solide pietre da costruzione del nuovo tempio di una nuova Gerusalemme!

21.    Allora, Io camminai visibilmente tra i Miei figli, ed essi non Mi riconobbero; adesso però, che voi Mi riconoscete, o perlomeno ne avete l'occasione – sia attraverso le Mie parole, sia attraverso le Mie opere – e Mi comprendete come Padre amorevole, aspirate perlomeno voi a questo: a salvarvi dalla rovina generale, affinché restiate in piedi, quando crolleranno le mura delle vecchie cose abituali! Dimostrate con la vostra perseveranza e la vostra fiducia che, anche se Io adesso devo di nuovo versare lacrime di dolore su molti perduti, pure ci saranno ancora alcuni che sapranno intendere e comprendere lo sguardo d'amore del Padre e che, nonostante la molta afflizione, potranno divenire il punto d’appoggio di una futura, inesauribile gioia!

22.    Se altri meritano lacrime di compassione, allora aspirate voi a fare in modo che nel Mio mondo dello spirito siano versate lacrime di gioia e di delizia su voi, sul vostro comportamento e sulla vostra perseveranza, lacrime che dovranno essere le più grandi testimonianze della vostra vittoria! – Amen!

 

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[1] “Il Sole spirituale” suddiviso in due volumi, più un Supplemento è una rivelazione di oltre 500 pagine dettata a Jakob Lorber nel 1842 che tratta della morte e della vita delle anime che si trovano nell’aldilà, attraverso il racconto di dieci spiriti fra cui gli apostoli Marco e Giovani ed il veggente svedese Swedenborg, oltre alle spiegazioni spirituali dei 10 Comandamenti, nonché di 37 capitoli nel “Supplemento” quali richiami particolarissimi.