Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 34

 

 

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La parabola dell’amministratore disonesto

 

Ottava dopo Pentecoste

 ( XVa del Tempo Ordinario)

 

[Luca 16, 1-13]: «Egli però disse anche ai discepoli: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore; egli divenne dinanzi a lui malfamato, come se avesse sperperato i suoi averi. Ed egli lo chiamò e gli disse: ‘Che cosa è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione; perché d’ora innanzi non puoi essere amministratore’. L'amministratore disse a se stesso: ‘Che cosa devo fare? Il mio padrone mi toglie l'incarico? Zappare, non posso, mendicare, mi vergogno. So bene cosa fare, quando sarò rimosso dall’incarico che essi mi accolgano nella loro casa’. Ed egli chiamò a sé ogni debitore del suo padrone e disse al primo: ‘Di quanto sei debitore al mio padrone?’. Quello rispose: ‘Di cento botti d'olio’. Ed egli gli disse: ‘Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi, senza indugio, cinquanta’. Poi disse ad un altro: ‘Tu però di quanto sei debitore?’. Egli rispose: ‘Di cento misure di grano’. Ed egli gli disse: ‘Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta’. E il padrone lodò quell'ingiusto amministratore, perché aveva agito con giudizio. I figli di questo mondo, infatti, sono nel loro genere, più giudiziosi dei figli della Luce. E Io vi dico anche: procuratevi amici con l’ingiusta mammona, affinché quando mancherete del necessario essi vi accolgano nei rifugi eterni. Chi è fedele nel minimo, costui è fedele anche nel molto; e chi è ingiusto nel minimo, costui è ingiusto anche nel molto. Se ora non siete fedeli nell’ingiusta mammona, chi vi affiderà quella vera? E se non siete fedeli in quell’estraneo, chi vi darà ciò che è vostro? Nessun servitore può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure seguirà l'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e mammona”.»

(Il 11 aprile 1872)

1.         Questo Vangelo tratta di un amministratore ingiusto, il quale, dopo che il suo padrone fu informato della sua infedeltà, volle assicurarsi una via di scampo, affinché, condannato, non fosse esposto alla necessità di stentare la vita, oppure di doversi guadagnare il pane quotidiano con pesanti lavori manuali.

2.         Io espressi questa parabola agli scribi e ai farisei perché essi, più di tutto, adoravano il denaro – in pratica mammona – e, per procurarsene in abbondanza, non si risparmiavano nessun mezzo per raggiungere tale scopo.

3.         Ciò che ha fatto l’ingiusto amministratore in questa parabola – cioè di ridurre a metà le obbligazioni dei debitori del suo padrone, per porsi presso di loro in grande protezione – lo fecero anche i farisei nelle loro leggi riguardo alla religione, facilitando ai ricchi l'osservanza delle stesse, se a questo scopo essi avessero pagato molto bene. Perciò erano indulgenti con costoro, e severi con i poveri, come lo è ancor oggi il vostro corpo sacerdotale.

4.         Gli insegnamenti che Io diedi ai Miei discepoli: l’ammonimento di assicurarsi amici per mezzo di mammona affinché in caso di necessità non avessero a stentare la vita; poi al versetto successivo: «Chi è fedele nel poco, costui è fedele anche nel molto, e chi è disonesto nel poco, costui è disonesto anche nel molto!»; inoltre: «Se ora non siete fedeli nell'ingiusto a mammona, chi vi affiderà il vero?»; e ancora: «Se non siete fedeli nell’estraneo, chi vi darà quello che è vostro; come anche il versetto successivo: «Nessun servitore può servire due padroni; o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure il contrario, cosa che anche spiritualmente vuol dire: «Voi non potete servire Dio e mammona!», – tutti questi versetti contengono la stessa cosa, ma con poche differenze. Solo il nono versetto sta in apparente contraddizione con i successivi, perché lì è consigliato di farsi amici con mammona, affinché in caso di bisogno una mano amica ci sostenga, mentre negli altri versetti è accennato che non si possono servire due padroni, e nel tredicesimo versetto è detto addirittura chiaramente: «Voi non potete servire Dio e mammona!». Come può, infatti, qualcuno assicurarsi amici con mammona, e nello stesso tempo servire Dio?

5.         Voi vedete che qui all’apparenza esistono delle contraddizioni, poiché Dio e mammona, vale a dire il mondo materiale, i suoi tesori e i suoi godimenti, sono certamente cose opposte, ed è del tutto naturale che chi adora mammona o il mondo, non può amare anche Dio e seguire le Sue regole di vita.

6.         Per sciogliere le contraddizioni, vogliamo esaminare un po’ più da vicino questi versetti, e cercare, nonostante la loro apparente contrapposizione, di dimostrare il comune movimento verso uno scopo.

7.         Vedete, quando Io dissi in questa parabola che il cattivo amministratore fece ridurre considerevolmente le obbligazioni del suo padrone, spiritualmente questo significa che gli errori dell'uomo, commessi contro di Me quale Essere supremo, tenuto conto della sua natura e delle condizioni nelle quali egli stesso deve vivere, saranno considerati con più indulgenza. Se Io volessi giudicare le vostre azioni, o addirittura punirvi senza queste considerazioni, allora l'intera umanità si troverebbe assai malmessa. La fine dovrebbe essere un secondo annientamento dell’intero genere umano, come un giorno il diluvio. Creando di nuovo gli uomini, Io dovrei – se non voglio che essi ricadano nelle stesse orme – farne delle macchine, e non uomini liberi.

8.         Quando si dice: “Assicurarsi amici con mammona!”, ciò significa: alleggerire il peso a chi è già gravato con peccati e rimorsi! Metterlo davanti al fatto che il suo debito verso di Me è certamente grande, ma da parte sua non deve essere considerato inestinguibile! Dimostrargli che l'uomo senza il mondo non potrebbe esistere sulla Terra, ma che egli deve vivere con i propri simili operando soltanto il bene, per quanto sta nelle sue forze, anche se dovesse essere, in questo, ostacolato da cattivi influssi. Insegnargli che non deve considerarMi come massimo, severo Giudice, bensì come Padre affezionato che, nel caso di mancanze, sa bene quanto sia colpa propria dell’uomo, e quanto debba essere messo in conto al mondo!

9.         In questo modo voi alleggerirete il peso perfino ai preoccupati, e li riconcilierete di più con il mondo al quale volevano sottrarsi, forse per il troppo zelo. Impartendo loro buoni consigli, e in tal modo consolandoli, il vostro agire corrisponderà alle parole: «Fatevi amici con mammona!». Così vi guadagnerete il cuore di quelli che, per altre vie, forse per la disperazione, si sarebbero gettati completamente nelle braccia del mondo, oppure avrebbero perso ogni speranza in Dio, nell'eternità, e perfino nell'esistenza della propria anima.

10.    Il successivo, decimo versetto, il quale dice che, chi è fedele nel minimo lo sarà anche nel grande, significa: quando un credente ha, una buona volta, compreso di poter resistere al mondo con le sue deboli forze, non lasciandosi sedurre da esso, e dunque attribuisce a ogni cosa solo il valore che essa ha veramente, non si lascerà abbagliare dallo splendore materiale, e se le circostanze dovessero un giorno metterlo in una posizione superiore mondana, egli serberà la fedeltà corrispondente ai propri principi, come fece in passato con poche forze e nella sua limitata sfera d'azione.

11.    Lo conferma anche il dodicesimo versetto; ‘l’altrui’, infatti, significa la vostra destinazione materiale, e ‘il proprio’ la vostra spirituale. Donarsi totalmente all'uno o all'altro, è naturalmente possibile solamente allora, quando s’ignora completamente l'uno e si rende omaggio solo all’altro[1], mentre è certo concesso che si possa utilizzare l'uno, per raggiungere nell'altro il proprio scopo. Solo così è possibile che gli uomini si avvicinino a Me e possano aspirare al loro perfezionamento spirituale, cioè se essi, pur vivendo nel mondo, utilizzando il mondo e tutte le sue ricchezze e tesori, tuttavia non hanno in vista nessun altro scopo che dimostrare al prossimo, e tramite lui, di più a Me stesso, che con un saggio impiego di ciò che è stato loro affidato, hanno compreso le Mie due leggi dell'Amore.

12.    La parabola successiva del ricco crapulone e del povero Lazzaro doveva mostrare ancor di più ai Miei ascoltatori, quali conseguenze poteva avere l'abbandonarsi completamente a mammona, anziché impiegarla per scopi spirituali. E che in questo modo, l’uno riceve già sulla Terra la propria ricompensa, mentre all’altro è riservata la ricompensa per un'altra, e precisamente più lunga vita, poiché l’una è di breve, mentre l’altra è di eterna durata. La via per la beatitudine sarà impossibile a colui che è di mentalità mondana – eccetto che sia interiorizzato – proprio come, al già buono è impossibile il ritorno al mondo.

13.    Che il ricco nel suo tormento abbia pregato di salvare perlomeno i suoi fratelli, laddove Abramo gli rispose che, chi non crede alla propria religione e ai suoi principi, nemmeno i morti – se ritornassero nel mondo – potrebbero convertirlo, ciò vuol dire, che quelli che si sono dedicati totalmente al mondo o a mammona, terrebbero poco conto perfino degli influssi ultraterreni che si facessero sentire presso di loro, perché essi, di sentimenti troppo bassi, considererebbero l'ultraterreno già da lungo tempo come non esistente, avendolo rinnegato con opere e parole.

14.    Dall'intero Vangelo dell'amministratore ingiusto, emerge quindi che voi uomini – e in particolare anche voi, i quali più degli altri Io voglio introdurre nei Miei segreti della Creazione e nella Mia Dottrina – se volete assicurarvi degli amici, e procurare a Me dei figli, innanzi tutto non dovete rendere la vita difficile agli altri con esagerate pretese, e che voi stessi, se errate, dovete lasciare alla Mia Grazia, fino a qual punto Io terrò conto o meno dei vostri errori.

15.    Il troppo, a nessun riguardo è di utilità, bensì, ovunque, è soltanto dannoso. Voi non dovete rendere difficile a voi e agli altri, la via che conduce a Me; non dovete voler essere Miei spiriti, mentre siete ancora uomini deboli! Quest’aspirazione non la sopporta la vostra natura umana! Voi potete certamente essere completamente amore per Me, completamente amore verso il vostro prossimo, e mantenere la vostra purezza morale nel mezzo del movimento mondano! Potete servirMi totalmente, senza con ciò dover voltare le spalle al mondo.

16.    Non vedete, infatti, come Io stesso utilizzo gli avvenimenti del mondo per educare spiritualmente l'umanità? Io non disprezzo e non posso aborrire ciò che Io stesso ho creato; questa soltanto è la differenza: che tutti i comportamenti degli uomini, per quanto cattivi possano essere da parte dell'uno o dell'altro, devono comunque servirMi per il perfezionamento spirituale dei Miei figli, e dell'intera umanità!

17.    Come procedo Io, quale sommo Giudice e Sovrano, così dovete fare anche voi! Voi dovete altrettanto utilizzare le circostanze, condizioni e situazioni in cui v’imbattete durante il cammino della vostra vita, affinché attraverso le azioni dirette al vostro prossimo, Mi aiutiate ancor più nei Miei scopi. Poi non sarà necessario evocare i trapassati – come il ricco nella parabola credeva di poter pretendere – se voi viventi, nel mezzo del tumulto del mondo, sarete i migliori testimoni visibili che l'anima umana, memore della sua alta missione, non potrà servire due padroni, bensì Uno solo, e precisamente il Signore dell’intero Universo, vale a dire Me soltanto, senza lasciare inutilizzate quelle situazioni che saggiamente servono ad accelerare e portare trionfalmente a termine il grande compito delle creature umane.

18.    Così voi scorgete da una parabola, nella quale l'ingiustizia serve da esempio, quanto profitto può essere tratto perfino da condizioni che all’apparenza sono non buone, il cui risultato finale però è la cosa più meravigliosa che Io, quale Dio, quale Gesù ho perseguito, e che voi, quali figli Miei, dovete contribuire a perfezionare! – Amen!

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[1] Il ché vuole affermare che non si possono servire due padroni.