Gottfried Mayerhofer
Predica n. 24
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La domenica delle Rogazioni[1]
(VIa dopo
Pasqua)
[Giov. 16,
23]: «“In verità, in verità vi dico: se chiederete al Padre
qualcosa nel nome mio, egli ve la darà!”».
(Il
19 marzo 1872)
1. Questo versetto, che nell’anno ecclesiastico è destinato a questa domenica, vi dice come Io, ai Miei discepoli, per consolazione della perdita della Mia persona, diedi loro la speranza che, se fosse stato necessario, avrebbero ricevuto tutto ciò che sarebbe stato chiesto al Padre Mio nel Cielo. Io misi in prospettiva questa gioia poiché, con ciò, essi potevano rimanere in comunione spirituale con Me, e Io, anche se non ero più visibile, avrei sentito le loro preghiere, e li avrei anche aiutati ad esaudirle.
2. La frase, così come sta scritta nella Bibbia, non è molto difficile da comprendere. E certo c'è in essa qualcosa di molto più profondo, quindi dovete prenderla seriamente in considerazione!
3. Per introdurvi più vicino alla sua corrispondenza e interpretazione spirituale, bisogna anzitutto rispondere alla domanda: “Che cos'è veramente una preghiera?”.
4. Vedete, voi – come ho detto già spesso – esprimete tante parole senza avere la minima idea di ciò che esse veramente significhino! Questo è un indizio di quanto poco voi conosciate la profondità, forza e potenza della parola, quale espressione di un pensiero. Per questa ragione Io sono spesso costretto a richiamare dapprima la vostra attenzione sulle singole parole che compongono una frase presa dalla Bibbia, per introdurvi così gradualmente alla loro comprensione. Finché voi non sarete in grado di conoscere e individuare la scomposizione delle parole, con il loro corrispondente significato, non è nemmeno il caso di parlare di una comprensione vera e propria dei passi biblici, nemmeno dei più semplici. La Bibbia, con tutto il tesoro di sapienza in essa racchiuso, resterà per voi incomprensibile; al massimo ci si accontenterà del senso superficiale delle parole, e ciò procurerà all’uno o all’altro, nei momenti difficili della vita terrena, un po’ di conforto e di pace.
5. Per ritornare alla nostra frase del Vangelo di Giovanni, bisogna dapprima rispondere alla domanda: che cosa è una preghiera; e poi passare al suo significato spirituale, vale a dire, com’è da intendere quando è rivolta a Me, l’onnisciente Signore e Creatore.
6. Ebbene, vedete, una preghiera è un’invocazione d’aiuto presso uno più potente, o più forte, quando le proprie forze non sono sufficienti. È una richiesta di attivo soccorso per se stessi, oppure per un altro essere che ha bisogno di assistenza, o aiuto.
7. Che cosa attesta, ora, quest'implorazione? Attesta la propria impotenza; e questa induce alla preghiera, poiché non si è in grado di comandare.
8. Ora se un supplicante rivolge una preghiera a qualcuno e si appella ad altre persone favorevoli in amicizia, o per la menzione del loro nome, oppure, per mezzo dell'intercessione della persona stessa vuol fare una favorevole impressione presso i molto influenti, allora questo dimostra nuovamente che il supplicante, attraverso l’appello di un nome che è caro e gradito anche alla terza persona, spera di smuoverla così sollecitamente, affinché essa accondiscenda alla sua richiesta.
9. Dunque, se riflettete su questa semplice osservazione, comprenderete facilmente perché Io, Gesù, raccomandai ai Miei discepoli di pregare in Nome Mio il Padre nel Cielo, e perché promisi loro in anticipo che nessuna delle preghiere espresse, sarebbe rimasta inesaudita. Con ciò, volevo rammentare, sempre, la loro impotenza, metter loro nel cuore che non potevano compiere nulla da se stessi, e volevo, nello stesso tempo, anche mantener vivo tra loro il ricordo del Mio operato e della Mia vita, perché solo così – rivolti più alla ricerca spirituale – essi avrebbero stimato il mondano secondo il suo reale valore, e perciò, mai frainteso.
10. Questo modo di pregare doveva provocare una costante crescita della fiducia in Me, e la certezza che Io, sebbene non più visibile, fossi pur sempre spiritualmente intorno a loro. In tal modo essi avrebbero creduto anche di più alla Mia discendenza dall'alto, e avrebbero potuto infondere agli altri questa fede incrollabile nella guida di un Essere supremo quale Creatore, Conservatore, Signore e Padre.
11. Che Io, quale Dio, non avessi bisogno delle loro preghiere e sapessi già da eoni di tempo in precedenza, quali fossero i loro bisogni e che cosa fosse meglio per loro, questo s’intende da sé. La preghiera aveva solo lo scopo di risvegliare in loro, come in genere in tutti gli uomini, la fiducia in Me, quale Essere supremo, e che non sono un Dio dinanzi alla Cui grandezza il minuscolo uomo deve tremare, bensì che Io – pur essendo un Dio e un Essere supremo – sono accessibile come un amorevole Padre dei Miei figli e di tutti gli esseri creati, e precisamente con l'umile avvicinamento, con la fervida preghiera o richiesta, quella, appunto, che può essere esaudita solo da un Padre amorevole, e non da un severo Dio giudicante.
12. Se Io, come Gesù, proposi Me stesso per l’intercessione, dicendo: «Quello che voi chiederete nel nome Mio, il Padre che è in Cielo ve lo concederà!», ciò avvenne perché durante il Mio percorso di vita essi avevano visto e compreso il Mio Amore, la Mia tollerante pazienza con gli errori degli altri, e così poterono formarsi un debole abbozzo dell’immagine del Padre, il Quale aveva dimostrato in ogni occasione il Suo Amore verso un tale Figlio, come lo ero Io, Gesù. Solo così l'inaccessibile Dio Jehova divenne loro accessibile, solo così essi presero coraggio per innalzare il loro cuore a Me, e solo così ebbero fiducia che, se avessero pregato in Nome Mio, oppure avessero supplicato per l’esaudimento delle loro preghiere, allora avrebbero trovato anche un benevolo ascolto presso di Me.
13. In questo modo non fu mai turbato il collegamento spirituale che li aveva collegati da un lato a Me, come Gesù, e dall'altro con il Mio Amore o, col Padre. Soltanto in questo modo i Miei discepoli poterono andare confortati nel mondo, poterono insegnare e predicare il Mio Vangelo, compiere prodigi e sacrificare perfino la propria vita, perché il loro collegamento con Me, che mai fu interrotto, li distoglieva continuamente dal mondo materiale e li attirava in quello spirituale.
14. Così essi diedero un eterno esempio della potenza della fede e della preghiera, quando questa, sorgendo da un cuore puro e chiedendo solo cose spirituali, si eleva a Me, e porge in anticipo la gratitudine per i benefici di cui Io non priverei mai i Miei figli, anche se essi non li chiedessero.
15. Quindi vedete, figli Miei, ciò che si cela dietro la parola ‘preghiera’, quanto grande è il suo significato, il suo beneficio concesso al cuore supplicante! E come nella vita mondana un supplicante si abbandona spesso alla dolce speranza che quanto ha implorato gli sarà concesso, e gode già in anticipo della gioia che accresce la fiducia in chi egli ha supplicato, aumentando l'amore per lui, ugualmente è nelle dimensioni spirituali l'avvicinarsi a Me, come Padre di tutta la Creazione, l'unico conforto e l'unica rassicurazione che un Dio giusto, tutto abbracciante con Amore, certamente voglia solo il giusto e il buono, ed esaudirà – se essa è giusta – certamente ogni preghiera.
16. Così persiste il collegamento tra creatura e Creatore. Esso non è basato sulla paura, sullo strisciare davanti al trono di un onnipotente, iracondo e severo giudicante Dio; no! Esso è basato sulla fiducia, sull'amore che un figlio debole ha per il Padre suo, per il suo potente Protettore.
17. È l'amore, e non il timore, che mantiene il cuore in massimo movimento, e fa sì che esso, con battiti pieni di gioia si rivolga al sempre ed eterno immutabile Padre di tutte le creature. È il vincolo più bello che la natura possa presentare, il vincolo dell'amore filiale e dell'amore paterno, a cagione del quale l'intera Creazione fu creata, conservata e perfezionata; e tale vincolo può essere l'unico che corrisponda a uno Spirito come Me, e che procuri a un uomo, come ad ogni essere creato, la sua nobiltà spirituale.
18. Perciò comprendete, figli Miei, che cosa vuol dire: ‘pregare’, che cosa vuol dire ‘implorare’, che cosa vuol dire rivolgersi a Me nel nome di Gesù. Il nome ‘Gesù’ racchiude il Mio Atto supremo, la Mia Opera suprema, il Mio Sacrificio supremo, che Io compii per Amor vostro e per tutti gli spiriti.
19. In ricordo della Mia Sofferenza non potete essere arroganti! In ricordo del Mio Amore non potete odiare! E in ricordo del Mio Sacrificio non potete essere avidi! Però, solo con l’invocazione del Mio nome terreno, aspirerete a tutte le virtù che Io personalmente praticai durante la Mia vita terrena.
20. La preghiera a Me rivolta vi deve elevare sopra tutto il mondano, vi deve condurre al Mio Regno spirituale, nel quale Io concedo volentieri al supplicante ciò che, in ambito spirituale, serve per il meglio a lui, o al prossimo suo.
21. Ora che sapete che cosa vuol dire ‘pregare’, ora che sapete Chi dovete pregare, allora c'è un secondo punto da prendere in considerazione, vale a dire: per che cosa dovete pregare, per sperare perlomeno in una più piccola concessione.
22. In particolare, su questo secondo punto, molti sbagliano. Molti pregano solo quando il bisogno li costringe, e molti altri, di nuovo, quando si tratta di profitti mondani, oppure di altre cose insignificanti.
23. Da quanto preceduto, potete rilevare che cosa sia veramente una preghiera, e precisamente una preghiera rivolta a Me. Vi ricorderete che cosa Io dissi spesso: «Il Mio Regno non è di questo mondo!» e: «Chi Mi vuol pregare, deve pregare in Spirito e in Verità!».
24. Vedete, queste massime vi dimostrano esattamente che non si tratta di cose mondane, e voi Mi mostrereste poco rispetto e poco amore, se Mi consideraste un giudice o un monarca comune, al quale si devono solo inoltrare preghiere, e presso il quale, con certe mediazioni, si crede di poter raggiungere più facilmente il proprio scopo.
25. Guardate il mondo, quante sciocchezze pretende da Me! Quanti immaginari intercessori e mediatrici sono invocati, per intercedere presso di Me a favore dei supplicanti. Se gli uomini riflettessero solo un po' sul loro comportamento, dovrebbero vergognarsi e arrossire per la cortezza di vedute, per come possano tirar giù Dio, il Creatore e Signore dell'infinità, alle futili cose, nella gretta vita del mondo. Essi non riflettono che la maggior parte dei mali e sciagure non provengono da Me, ma dal loro stesso comportamento.
26. Se lascio fare agli uomini ciò che vogliono, ed essi si attirano malattie e disavventure, dalle quali in seguito dovrebbero ottenere un profitto spirituale, perché dovrei poi impedire ciò che serve proprio a tale scopo e alla loro salvezza spirituale? Io posso avere in mente solo il progresso spirituale, e non il benessere mondano di ogni singolo, come scopo principale del suo cammino terreno! Come potrei concedere ai Miei figli, proprio ciò che sarebbe loro di danno?
27. Uomini di corte vedute, e creduloni! Voi spesso Mi sembrate dei bambini che vogliono a tutti i costi mettere le loro mani nel fuoco, perché non hanno ancora fatto l'esperienza che il fuoco non solo dà luce, ma brucia anche.
28. Quanti casi vi potrei enumerare, di tutti i tipi di preghiere che sono fatte! Uno vuole soldi, un altro la salute, un terzo la riuscita delle sue imprese, un quarto si lamenta perché la morte ha lasciato una lacuna nella sua famiglia, un quinto vorrebbe vedere i propri figli nel lusso e nel benessere, e così correre completamente all'Inferno, ecc.; ma tutti quanti non riflettono che con l’esaudimento delle loro preghiere, il benessere spirituale e i guai degli interessati sarebbero spesso, ancora peggiori, e ancora più tristi. Essi non riflettono che proprio la sofferenza e le sventure sono le pietre angolari, contro le quali urtano i vacillanti, quando sono dediti alle attività mondane, e vogliono completamente mettere da parte il progresso spirituale.
29. Voi padri e madri di famiglia, volete avere ogni bene per i vostri figli: salute, ricchezza, lunga vita e alta posizione nel mondo. Ebbene, ciò che voi volete come minuscole creature nella Mia Creazione, credo debba essere certamente concesso anche a Me! Sarà concesso ben anche a Me, di educare i Miei figli in modo che essi godano in pienissima misura, tutto il buono e il bello che Io ho ammassato nella Mia Creazione, e precisamente solo per loro, affinché, spiritualmente sani, ricchi in amore e a Me vicini, anch’essi possano essere messi su grandi cose.
30. Vedete, Io non voglio nient’altro che ciò che desiderate voi stessi, con la sola differenza che voi uomini, per divenire figli Miei, dovete frequentare ben altre scuole di quelle che volete far frequentare ai vostri figli. E qui divergono le nostre vedute.
31. Devo osservare inoltre che voi vi preoccupate per un solo breve spazio di tempo in cui, secondo i vostri concetti, i vostri figli devono star bene, mentre Io Mi preoccupo che la futura vita eterna dei Miei allievi, sia colma di beatitudini e godimenti mai immaginati.
32. Dunque vedete che su questo punto Io devo spesso essere inesorabile, e scrivere sulla sabbia le vostre folli preghiere, in modo che la prossima corrente d’aria le disperda di nuovo, mentre i Miei ordinamenti stanno scritti come Legge nelle rocce dell'eternità, che mai passeranno! Perciò riflettete bene sulle vostre preghiere, e non pretendete da Me la rovina dei Miei figli! Io li ho creati per l'eterna vita, per la vita degli spiriti, per la vita degli angeli, e non per il benessere nel sudiciume del mondo, né per consegnarMi forse un giorno, un'anima insudiciata.
33. Quindi, quando pregate e invocate il Mio aiuto, riflettete che Io so già in anticipo per che cosa Mi pregate, e che non potete dirMi nulla di nuovo! Riflettete che gli uomini, se non fosse stato per la Mia Volontà, non sarebbero incorsi in queste amare condizioni derivate dai loro stessi errori! Riflettete che il vostro unico conforto è la fiducia in Me! Anch'Io ebbi fiducia, quando nel giardino di Getsemani, nel tormento della Mia grande sofferenza che lì dovetti sentire, come uomo, pregai: «Padre, allontana da Me il calice amaro!». E certo il calice non Mi fu allontanato, ma dovetti vuotarlo fino all'ultima goccia! Riflettete sul fatto che Io, lì, dissi: «Non la Mia, bensì la Tua volontà, o Padre, sia fatta!».
34. Ciò che Io un giorno esclamai, quando Mi abbandonai docilmente al Mio destino, questo possa essere anche la vostra unica consolazione, e stella-polare, sul vostro corso della vita terrena!
35. Sì, pregate! Pregate in Nome Mio, supplicate fervidi a Me! Il supplicare vi darà conforto, vi darà pace, e avrete compiuto il vostro dovere e il vostro obbligo verso di Me. L'esaudimento o non esaudimento delle vostre preghiere, però, lasciatelo a Me! Io vedo meglio e più lontano, e non posso concedere tutto ciò che desiderano i Miei ciechi e inesperti figli. Anche voi non date ai vostri figli tutto ciò che vogliono, e perché? Perché voi da adulti, vedete più chiaro e siete più ragionevoli. E ciò che sono i bambini piccoli in rapporto a voi, lo siete voi in rapporto a Me, anzi, molto meno ancora.
36. Perciò, confidate in Me! Io so dare e togliere, quando è il momento. Le Mie Vie sono imperscrutabili, e spesso, proprio quando vi scorrono lacrime di dolore in abbondanza, i Miei spiriti e i Miei angeli celebrano una festa di gioia.
37. Fiducia nelle Mie intenzioni, sempre amorevoli, era ciò che Io raccomandavo ai Miei discepoli; la stessa fiducia vorrei risvegliare anche in voi. Senza di questa, infatti, non potreste fare nessun passo in avanti, ma dovreste lasciare ogni speranza del vostro destino e giungere alla negazione di Dio. La fiducia è il filo che vi conduce con certezza fuori dal labirinto della vita, nella mano di un Padre amorevole che, proprio quando vi sembrava il più lontano, era a voi il più vicino.
38. Implorate e pregate, ma non chiedete l'impossibile, non chiedete le cose mondane! Voi siete spirito, e Spirito sono Io! Io posso giudicare solamente come un Essere spirituale, e anche voi vi dovete abituare già nel corso del vostro tempo terreno, a preferire in voi lo spirituale al materiale mondano.
1. Allora conterà anche per voi, ciò che Io dissi un giorno ai Miei discepoli: «Ciò che voi chiederete in nome Mio, vi sarà dato!». Di questo potrete essere certi, tanto più che Io stesso ve l'ho ora, qui, ripetutamente promesso! – Amen!
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Prediche]
[1] Rogazioni: processioni che
si fanno/facevano per tre giorni consecutivi, prima dell’Ascensione, per
implorare da Dio un buon raccolto agricolo.