Rivelazioni
nel 1846/1847 al mistico e profeta
terza parte
LA TERRA
RELIGIOSA
I popoli
Uno sguardo generale ai variegati abitanti
della Terra,
con principale riferimento alla rispondenza
spirituale tra loro e il Cielo
Questa terza parte della rivelazione relativa al pianeta Terra, è stata
tenuta celata ai lettori per molto tempo, poiché, a causa del commento un po’
duro del Signore nei primi capitoli su alcuni popoli non cristiani, fino ad
oggi si è ritenuto sconveniente la pubblicazione. Tuttavia, dopo oltre 150 anni
molte condizioni sono cambiate, poiché, mentre ci si avvicina sempre più ad un
tempo profetizzato, la crescita spirituale dell’umanità va sempre più avanti,
tale da comprendere sempre più le nuove Rivelazioni. Perciò è anche il tempo di
sottoporre ai lettori anche questa terza parte. Questi ultimi capitoli riguardano
le considerazioni sotto l’aspetto religioso su alcuni popoli della Terra che
nel 1847 erano sconosciute ai più. In questa terza parte della rivelazione,
oltre ad alcuni aspetti di vita comportamentale di quei popoli presentate nella
loro realtà storica di allora, il fine della rivelazione è di lasciare una
testimonianza storica delle condizioni di quei popoli di allora nella loro
essenza religiosa, e quindi, come considerarle sotto il profilo spirituale e
dottrinale, confrontato con quello cristiano dell’occidente, che ora, con le
rivelazioni di Lorber, può cominciare ad acquisire una Luce ben diversa da come
da sempre è stata presentata dalla Chiesa cristiana. Oggi, con lo sviluppo
delle comunicazioni e la decadenza di tutti i valori religiosi, nonché nella
tendenza – alla moda – di concedersi a religioni non cristiane, conoscere il
pensiero ‘dal Cielo’ su queste altre civiltà diventa enormemente importante, al
fine di valutare la realtà della propria fede e come considerare le altre alla
Luce della verità.
Titolo
originale: “ERD UND MOND – DIE VÖLKER”
Casa Editrice del testo originale: LORBER VERLAG - Bietigheim - Germania
Copyright © by Lorber Verlag
Traduzione di Antonino Izzo (2019)
ISBN
Questa
edizione in *.html è a cura di: “Amici della nuova Luce”
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GESÙ La Nuova Rivelazione
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۞
Sui
critici, sugli ebrei, sui musulmani e sui bramini
28 aprile
1847
1.
È evidente che non osserveremo le caratteristiche di tutti gli abitanti
della Terra, poiché questo richiederebbe troppo tempo e troppo spazio, ma
rivolgeremo uno sguardo generale solo alle cosiddette condizioni nelle quali si
trovano i diversi abitanti della Terra soprattutto in considerazione di ciò che
il collegamento spirituale realizza tra loro e il Cielo.
2. Dal momento che fino ad ora abbiamo
prestato la nostra attenzione solo ai ‘cristiani’, senza menzionare gli altri
abitanti della Terra, allora a tale riguardo, dove si tratta della totale
rappresentazione della Terra, con il tempo potrebbe venire in mente ad un
qualche lettore, di fare alcune osservazioni pungenti, che per vero non
mancheranno.
3. I cosiddetti ‘critici’ di
professione devono appunto criticare, ficcare il naso e insultare ogni cosa,
perché questa è gente che vive di insulti, e poiché il mondo attuale preferisce
piuttosto leggere sempre e molto attentamente degli insulti più che elogi,
allora questa cattiva caratteristica del mondo è una leva particolarmente
potente per portare i critici laddove possono inveire contro tutto.
4.
Da costoro vengono lodate solo opere ed azioni di uomini potenti, ai quali è
cosa facile mettere alle strette i critici su di loro imprecanti con ogni
genere di mezzi molto severi. Per questo, poi, questi sapienti del mondo
sfogano tanto più la loro bile su tutto ciò da cui non hanno da temere
bastonate; perciò è necessario chiuder loro già in anticipo quanto più
possibile la bocca asinina, e in una tale comunicazione come questa, mescolare
talvolta anche un po’ di fieno, affinché queste povere bestiole abbiano qualcosa da mangiare.
5. A seguito della comunicazione sulla
Terra, non ci sarebbe da chiedere null’altro per ciò che riguarda gli altri
abitanti, dal momento che i cristiani restano, per l’appunto, sempre l’elemento
principale, e la Terra spirituale viene dominata e guidata solo da spiriti
cristiani e mai da spiriti pagani. Tuttavia qui si tratta solo di dare alcune
porzioni di fieno per i critici, affinché anch’essi ricevano in questo qualcosa
da mangiare.
6. Nondimeno, nei paesi tropicali la
crescita dell’erba è notoriamente molto più vigorosa che nei paesi temperati,
dove la bandiera cristiana sventola già più spesso tra tutte; perciò possiamo
anche essere assicurati che proprio nei paesi tropicali troveremo un’abbondanza
di ogni specie di fieno. E perciò vogliamo rivolgerci agli altri abitanti della
Terra con una tale intenzione.
*
7. Più vicini alle molte sette
cristiane vivono gli ebrei, sparsi in tutto il mondo. Questi possono essere
paragonati a quelle fette di lardo con le quali i cuochi riempiono la magra
selvaggina. Così, anche i differenti uomini che perlopiù sono come una
selvaggina molto magra, sono riempiti con gli ebrei su tutta la Terra.
8. Gli ebrei somigliano poi ai suini ai
quali gli uomini fanno crescere ovunque un po’ di grasso, affinché, quando a
loro va un po’ magra, si possono di nuovo far riempire dal grasso d’oro e
d’argento degli ebrei.
9. Un ebreo com’è ora costituito, è
perfettamente un ingordo, il cui esteriore già certifica per ognuno a quale
specie di animale appartiene questa razza di uomini. Dunque, un ebreo ha in
genere l’aspetto di un suino, e puzza (spiritualmente) come uno di questi,
sguazzando dappertutto nel più spregevole fango del mondo come questi animali,
al fine di calmare la sua sete di oro e d’argento.
10. Per lui, preso spiritualmente, ogni
cibo va bene. Egli è cristiano con il cristiano, turco con il turco, pagano con
il pagano, cinese con il cinese, ed è un feticcio([1])
con i servitori di feticci, solo per potersi procacciare da tutti questi il
loro oro, argento e pietre preziose.
11. Un suino può gustare qualsiasi
cibo; perfino il più puro escremento è a lui gradito, purché sia caldo. –
Questo è il caso anche per l’ebreo! Dove lui trova soltanto un qualunque calore
o attitudine per il suo interesse, lo divora, perché questi sono appunto quegli
uomini disposti a fare tutto per denaro, e tra loro stessi ci sono pochissime
eccezioni. I migliori, come voi usate dire, sotto il rapporto spirituale, non
sono degni di un colpo di polvere da sparo.
12. Essi aspettano ancora un Messia che
dovrebbe riportarli una volta ancora nella loro antica Terra promessa, e far di
loro il grande popolo da una potenza prodigiosa; ma questo Messia non verrà
mai, e rimarranno ciò che sono fino alla fine dei tempi. Perciò essi, cosa che
è facilmente comprensibile, nel regno degli spiriti giocheranno un ruolo
estremamente inferiore e degno di nessuna considerazione!
13. Là, essi sono ciò che sono qui,
vale a dire mercanteggiatori, con la differenza che qui camminano nella forma
umana tra gli uomini, nell’aldilà invece appaiono per lo più nel loro aspetto
di suino che è il più detestabile; certamente non visibile per ognuno, nemmeno
tra di loro, ma sono così solo se osservati dalla pura Luce della Verità (cioè
dalla sfera del Signore).
14. Dal momento che
con gli ebrei non c’è più molto da fare, ed ognuno sa che essi si trovano nell’intero
mondo in mezzo a tutte le nazioni, e dappertutto esercitano lo stesso
commercio, allora non vogliamo neanche dire più oltre di loro.
15. Per vero, in loro sono esistenti
ancora in maniera predominante delle grandi disposizioni spirituali, ma queste disposizioni
vengono impiegate per il puro male. Perciò essi rimangono anche quello che
sono, e nel mondo degli spiriti non c’è un Cielo più magro di quello degli
ebrei, perché essi mercanteggiano anche là, e per loro lo splendore dell’oro
vale più della più intensa Luce della verità anche là.
*
16. Proprio vicino agli ebrei
(spiritualmente) vengono i musulmani, i quali una piccola parte vive in Europa,
un quinto in Asia, e un ottavo in Africa. Questi musulmani sono una varietà di
ebrei e di cristiani ariani([2]),
ma la loro principale virtù è il commercio e la guerra. Quello che non possono
ottenere con il commercio, lo comprano con le armi alla mano. Tuttavia, il loro
tempo sarà presto alla fine!
17. Essi mettono la massima ricompensa
dei loro sforzi commerciali e bellici nei puri godimenti sensuali, perciò il
loro elisio([3]),
come se lo immaginano, abbonderebbe delle più belle giovani fanciulle e donne,
con le quali sperano poi di praticare in eterno la loro natura immorale, senza
stancarsi o sfinirsi nelle loro sensazioni sensuali.
18. Alcuni tra loro s’immaginano il
loro elisio così che il suolo dello stesso sia lastricato con dei puri seni
femminili più bianchi e più belli, sui quali essi andrebbero in giro del tutto
comodi, e le donne e le fanciulle lì crescerebbero nell’aspetto sempre più
fresco come i funghi dal terreno; e se ne potranno servire delle stesse tutte
le volte che vogliono, ed esclamare in pienissimo visibilio: “Quanto magnifico e grande è il nostro
Allah!”
19. Così, essi nei loro giardini
paradisiaci s’immaginano anche gli alberi come tra i più belli corpi femminili,
all’incirca come un tempo i greci e i romani s’immaginavano una certa dea
Dafne, dopo che Apollo l’aveva trasformata in un albero di alloro. Queste
donne-albero sarebbero piene di genitali e si lascerebbero anche usare. Questi
sono all’incirca i concetti del Cielo della maggior parte dei musulmani,
insieme ai quali sono da intendere anche i più eccellenti cibi e bevande
preferite.
20. Che con loro nel mondo degli
spiriti siano da attendersi pessimi aspetti, s’intende da sé, perciò sarebbe
peccato per carta e inchiostro menzionare ulteriormente su questo.
21. S’intende però anche da sé che, per
quanto detto, non sono da condannare perché si trovano su questa via errata, e
nel mondo spirituale sarà provveduto per loro affinché ritornino sulla giusta
via; solo fino a quando rimangono “musulmani”, per loro non c’è nessuna
collocazione nel regno degli spiriti. – Che cosa dovrebbero fare? Quello che
essi credono, non può essere ammesso! Perciò nell’aldilà sono come erranti che
non sanno dove rivolgersi.
*
22. Accanto ai musulmani si trovano i
bramini([4]),
i quali compiono le loro malefatte nell’Asia centrale e anche in una parte
dell’Asia meridionale. Questa categoria di persone sono dei puri misteriosi
uomini di miracoli. Per loro non vi è altro che miracolo su miracolo, ed essi
stessi non operano null’altro che miracoli, e il loro studio principale è di
sottrarre alla buona come alla cattiva Divinità le Sue forze miracolose per
operare loro stessi ogni specie di miracoli.
23. Ognuno può facilmente vedere che
qui vi è in gioco già molta macchinazione satanica; poiché presso di loro
l’istituzione di casta è ancora perfettamente a casa. L’uomo comune è
condannato a rimanere eternamente stupido, affinché non veda in trasparenza le
illusionistiche opere miracolose della sua casta spirituale.
24. Guai a colui che osasse interrogare
un servitore di Brama su come esercita un’opera miracolosa, poiché alla prima
trasgressione di questo genere, l’impertinente viene dapprima respinto con un
sacco di bastonate, ma una seconda trasgressione gli costa già la vita, o
perlomeno gli occhi e la lingua.
25. Che questi abitanti della Terra
estremamente sudici giochino un ruolo ancora peggiore dei musulmani nel regno
degli spiriti, non c’è bisogno di menzionarlo più da vicino. Tali spiriti di
codesti uomini braminici dovranno essere trasferiti completamente nelle regioni
polari della Terra, dove esiste la più grande desolazione, affinché dopo molti
anni diventino atti a ricevere il
cristianesimo. Questo però è anche tutto ciò che si può dire di loro, perciò
prossimamente passiamo ad un altro partito.
[indice]
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I
cinesi, quali seguaci di Zoroastro
30 aprile 1847
1. Accanto ai bramini, i cinesi stanno quasi sullo stesso
gradino. Costoro hanno la cosiddetta religione di Zoroastro. Questa stirpe di
uomini sono per vero non così smaniosi di miracoli, e perciò nel loro genere
sono un pochino migliori dei bramini, ma ciononostante, nella loro vera e
propria istruzione religiosa sono oltremodo indietro rispetto ai veri
cristiani, poiché da un lato sono fatalisti, e dall’altro perfino i più severi
linearisti([5]),
che in tutto il loro fare e disfare hanno stabilito il “fin qui e non oltre”.
2. Le loro case di abitazioni e i loro
abiti devono avere sempre la stessa forma, quindi anche i cibi e le bevande
sono precisamente stabilite per ogni classe e per ogni festa, come anche le cerimonie
e i discorsi. Nulla deve essere perfezionato, ma nemmeno peggiorato.
3. Le malattie vengono trattate secondo
le classi; la più comune classe del popolo viene sempre curata con bastonate,
poiché essi dicono: una malattia interiore viene per mezzo di ciò attirata
sulla pelle, e questa, poi, una volta che è stata percossa fino a diventare
blu, può essere solo tagliata in più punti, allora ne esce poi tutta la
sostanza cattiva.
4. Il colera, oltre alle bastonate e ai
tagli della pelle, viene anche curato con il taglio della lingua. Il militare
viene curato quasi allo stesso modo quando si ammala, ma sulle bastonate viene
posto normalmente un cerotto fatto da una specie di pece. Questo cerotto viene
spalmato molto caldo sulla schiena e sul ventre, e vi rimane poi fino a quando
non cade da se stesso.
5. Le classi più nobili vengono curate
con rabarbaro e chinina([6]),
ma solo i funzionari di corte e gli imperatori hanno il dirittodi utilizzare l’intera
farmacia, nel caso di una loro malattia, che però solo verso i più ricchi
consiste di dieci medicine. Il farmaco rimane sempre uguale, con una massima:
“A chi aiuta, a questi aiuta, ma a chi non aiuta, questi è destinato a morire!”
6. Oltre all’unico grande Dio che
adorano come l’Essere supremo, essi hanno ancora un gran numero di déi
domestici che devono aiutarli nelle piccole faccende; ma con questi déi
domestici si ha per lo più un rapporto molto spiacevole, e questi non
sussistono a lungo. Infatti, quando un cinese chiede qualcosa al suo dio
domestico e questo naturalmente non glielo può concedere, allora un tale dio
perde presto la sua funzione, dopo di che viene tolto molto bruscamente dal suo
piedistallo e bastonato per tre ore.
7. Allora una tale divinità viene messa
in un vecchio angolo riservato, e in questo modo viene per così dire,
pensionato. Quando poi già una quantità di tali déi sono messi in pensione,
viene tenuto con loro un autodafé([7]),
e la loro inutile cenere viene gettata in un fiume.
8. Essi sono quindi anche molto
particolari con le costruzioni delle strade. Da loro una strada non deve mai
passare su un terreno, ma scorrere o in un fossato sul quale non cresce nulla,
oppure in un qualche ruscello, cosa che però è raramente il caso, poiché, più
facilmente, i cinesi sanno riempire i fossati. Perciò di solito si vedono ponti
lunghi molte miglia, e precisamente su di un terreno asciutto, affinché sotto
il ponte il terreno possa eventualmente essere ancora utilizzato.
9. Questo modo sarebbe per vero buono,
se fosse meglio progettato, ma talvolta questi ponti sono così malfatti, che il
viandante riesce a malapena a superarli, e se da qualche parte il ponte crolla,
allora colui che è caduto, se è rimasto ancora in vita, dovrà riparare il
danno, cosa che non accade di rado, poiché un tale ponte deve durare un
determinato numero di anni. Se si rovina prima, non viene migliorato nulla di
questo, tranne quando da qualche parte vi è caduto un viandante, allora lui
dovrà assumersi il compito di ripararlo.
10. Accanto a queste strade a ponte
esistono ben anche alcune strade militari destinate solo per i pesanti carri e
per i militari. Queste strade militari non sono mai asciutte e mai senza fango,
poiché queste di solito sono tracciate seguendo un piccolo corso d’acqua di un
ruscello, per il qual motivo i cinesi vanno per la maggior parte quasi sempre a
piedi nudi; solo quando abbandonano la strada si lavano i piedi, e solo poi
indossano i loro sandali molto appuntiti.
11. I terreni sono delimitati quasi
come in Giappone, tuttavia non gravati da quelle punizioni come nel violare il
confine. Così in molte zone ancora oggigiorno è anche fissato il numero dei
figli che un contadino o un cittadino può avere; se ne ha di più, allora lo
deve denunciare immediatamente alle autorità, le quali poi gli impartiscono
subito il decreto di soppressione.
12. Per la soppressione dei bambini
eccedenti vengono di solito impiegate le ostetriche, e poiché queste sanno solo
ora con precisione che gli europei comprerebbero da loro questi bambini, allora
esse portano, ovunque sia possibile, tali bambini sul mercato, dove anche ai
cinesi senza figli è permesso comprarli.
13. Che questo popolo, oltre a
moltissime scempiaggine che talvolta sembrano perfino considerevolmente
crudeli, possieda anche qualche bene irreprensibile, e la maggior parte di loro
sia molto sobria, di questo potete altrettanto essere assicurati; per questo
motivo essi hanno quasi sempre una costante pace, e inoltre, sebbene siano il
popolo più numeroso al mondo, hanno anche la più grande ricchezza terrena.
14. Che però con questo popolo così
com’è, nel mondo spirituale non vi sia nulla da fare, s’intende da sé. Con loro
si deve trattare con estrema cautela, se dovessero essere conquistati per il
vero Regno dei Cieli, perché in seguito alla loro linearità e determinazione
sono puramente stoici([8]),
secondo gli insegnamenti del loro Confucio([9]).
15. Quanto difficilmente gli stoici
sono accessibili per una Luce migliore, è già stato mostrato una volta, e precisamente
nella descrizione del Sole spirituale (cfr S.S. vol.1 cap.24-27). Non si
troverà facilmente sulla Terra un popolo come questo, all’infuori di quello
giapponese che osserva così rigorosamente le sue leggi e i suoi insegnamenti;
ma proprio per questo motivo essi giungono anche a quel diogeniano([10])
auto compiacimento, a cui non vogliono rinunciare a nessun prezzo.
16. Dove però questo auto compiacimento
ha raggiunto il supremo punto culminante, allora tutto il resto è un mero
nulla; tutti i Cieli e tutta la magnificenza degli angeli, anzi perfino la Mia
stessa suprema Magnificenza, non possono aver la meglio verso tale auto
compiacimento. E ciò, perché? Perché, come detto, è stato mostrato a
sufficienza nel Sole spirituale, e precisamente nella regione della sera del
generale regno degli spiriti.
17. Pertanto, che questi uomini siano
stoici senza eccezione, potete vederlo già dalla loro organizzazione di Stato.
Questo popolo si considera come il popolo che vive al centro, si considerano
abitanti del Regno celeste, e la loro eccellenza predomina in ogni cosa come
tutto sulla Terra. Il loro imperatore è un puro figlio del Cielo, e proviene in
linea retta dal Sole. Per questo motivo questo popolo evita anche, per quanto
possibile, ogni mescolanza con gli altri popoli della Terra, e non vuole essere
istruito da nessuno, perché esso stesso sa tutto al meglio.
18. Come però già sulla Terra è
difficile far comprendere ad un cinese qualcosa di meglio e portarlo ad
un’altra fede, così è ancora molto più difficile portare un tale spirito di un
trapassato ad una convinzione migliore.
19. Dunque, dal momento che ora
conosciamo questo popolo per quanto è necessario per lo scopo prefissato,
allora non vogliamo soffermarci più a lungo con esso, ma passare subito ad un
altro.
[indice]
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Gli
abitanti dell’Asia centrale, dell’alto Tibet
1° maggio
1847
1. Proprio nel mezzo dell’Asia, nell’alto Tibet, vive
ancora un popolo che ha un’antichissima costituzione patriarcale. Tra tutte le antiche
religioni dei cosiddetti Parsi e Geberi([11]),
la religione di questo popolo è ancora la più pura.
2. Essi hanno ancora il vero Sanscrito([12])
nel quale si tratta della Zend Avesta([13]).
Infatti, il Sanscrito è la sacra scrittura dei tempi primordiali, e in questo
scritto sono contenuti i segreti del nome Zend Avesta nella vostra lingua: “La
storia sacra”, esse sono tradizionali storie delle molteplici e meravigliose
conduzioni divine della razza umana nei tempi primordiali([14]).
3. Perciò è sbagliato se qua e là
alcuni considerano il Sanscrito e la Zend Avesta in certo qual modo come due
libri; il tutto è solo un libro, e questo è suddiviso nel libro delle guerre di
Jehova e nel libro dei profeti.
4. Ma poiché proprio i profeti attraverso
la loro santa storia descrivono le azioni di Dio, allora questi apparenti due
libri sono veramente un solo libro che si trova ancora abbastanza non
falsificato presso gli abitanti summenzionati dell’alto Tibet, e contiene
all’incirca le stesse cose che Io vi ho comunicato del tempo primordiale
nell’Opera da voi cosiddetta principale (“Il Governo della Famiglia di Dio”);
solamente, che lì tutto è ancora avvolto nel linguaggio primordiale in pure
immagini misteriose che, per il nuovo tempo, sono difficili o impossibile da
decifrare.
5. Presso alcuni patriarchi di questo
popolo vi è ben conservato ancora qualcosa dell’antica sapienza, attraverso la
quale questo antico scritto per mezzo di rispondenze viene portato più vicino
all’intelletto umano, ma non si può parlare di una spiegazione totalmente
radicale, poiché dove simili misteri non possono essere spiegati dalla Mia
Luce, rimangono sempre in una certa penombra nella quale si vede facilmente un
tronco d’albero mezzo marcito per un orso.
6. In realtà si diventa pieni di paura
e un profondo mistero fa posto ad un altro, ma quando sorge il Sole, allora
scompaiono tutti i profondi misteri carichi di timore e paura, e l’orso
misterioso diventa un tronco d’albero del tutto naturalmente mezzo marcio.
7. Così è anche con questi antichissimi
scritti misteriosi in cui l’osservatore crede di dovervi scoprire profondità su
profondità e sapienza su sapienza. Ogni virgoletta sembra afferrare in sé la
rivelazione di un sole; solo che se qualcuno viene nella Mia Luce, allora
scompariranno tutti questi misteri, e in un tale scritto non troverà che un
fedele racconto di quei fatti sicuramente meravigliosi che Io ho dovuto fare
per gli uomini di questa Terra a causa del loro perfezionamento.
8. Tuttavia una tale spiegazione è
evidente che non si trova presso i nostri abitanti dell’alto Tibet, al posto di
questo si trova una smania di fare dei misteri su tutto, che per voi sono quasi
incredibili, poiché questo popolo è così pieno di misticismo che, sotto questo
aspetto, occupa ben la prima classe su tutta la superficie della Terra.
9. Ci sono molti che dicono di parlare
addirittura con le stelle, di comprendere il linguaggio degli animali, che sono
nella ferma fede di essere anche in grado di mettersi d’accordo con gli alberi
e con l’erba, come anche con le rocce.
10. Alcuni tra loro, secondo la loro
opinione, si possono perfino rendere completamente immortali. E ancora altri si
possono perfino rendere invisibili, mentre la maggior parte sono in intimità
con gli spiriti e vivono continuamente nella loro comunione.
11. Nonostante tutto questo, essi
credono comunque fermamente in un Dio, dinnanzi al Quale possiedono però una
venerazione così infinita, che non osano mai pronunciare il Suo Nome.
12.Solo il patriarca più anziano una
volta all’anno è autorizzato a pronunciare il Nome di Dio, tuttavia in un luogo
tale che per nessun altro è accessibile, e nel giorno in cui viene pronunciato
questo Nome, tutto il popolo, confessando questa dottrina, deve giacere sulla
faccia dal sorgere del Sole fino al suo tramonto, e non prendere né cibo né
bevanda.
13. È ben giusta la devozione dinanzi a
Dio, il Signore, ma il principio: “Il
troppo di qualunque cosa è dannoso”, trova anche qui la sua applicazione.
Poiché la devozione, quando ottiene una tale enorme esagerazione, distrugge
l’amore; solo questo amore però è e rimane eternamente la condizione principale
di tutta la vita.
14. Ogni timore, quando viene aumentato
fino al più alto punto culminante, è mortale e, con il tempo distrugge tutto il
bene. È unicamente l’amore che accresce la vita sempre nel grado come esso
stesso viene aumentato.
15. In seguito a questa profondissima
venerazione davanti al Nome di Dio, in questo popolo sono in uso anche una
quantità di espiazioni sommamente sciocche e ridicole, le quali si trovano ben
anche presso i bramini, perché questi sono in un certo qual modo discendenti di
questo popolo, come di quella religione, ma nella massima diffusione sono
ancora di casa presso i nostri tibetani.
16. Non di rado s’incontrano qui dei
penitenti che stanno per vent’anni su un punto, anche dei penitenti appesi che
si infilano un gancio nella pelle, e si lasciano poi appendere ad un albero per
mezzo di una corda, dove rimangono appesi tanto a lungo, finché la corda o si stacca
per putredine o la pelle si stacca dal gancio; e poiché solo pochi possono
morire in una tale operazione di pentimento, per primo perché dai loro parenti
vengono provveduti molto accuratamente nel punto della ferita con oli
rinfrescanti e guarenti, e per secondo vengono nutriti tre volte al giorno con
il cibo migliore che essi hanno.
17. Ci sono anche alcuni penitenti che
si coprono con pesanti catene e si trascinano poi per dieci anni su fossati,
colline e ciottoli di pietra, e non di rado percorrono una via di 200 miglia,
naturalmente non in linea retta. Opere di pentimento di tal fatta essi ne hanno
una gran quantità, le quali sono nient’altro che la conseguenza della loro
esagerata venerazione davanti al Nome di Dio.
18. Questi teocrati ormai quasi
interamente soli nel mondo degli spiriti, là non svolgono proprio alcun ruolo
notevole, perché anch’essi devono accettare prima Cristo, cosa che dà un lavoro
abbastanza difficile, che è dovuto proprio alla loro immaginazione
infinitamente elevata di Dio.
19. Questa immaginazione rende loro
assolutamente incomprensibile come Dio abbia potuto degradarsi fino ad essere
Uomo, è ancora più incomprensibile (per loro) come abbia potuto perfino farsi
crocifiggere dagli uomini.
20. Ma se già qui da voi, Cristo non
entra (nella testa) in un vero deista, quanto meno potrà farlo in questi uomini
che, tra tutti i popoli della Terra, hanno di Dio la più colossale misteriosa
immaginazione. Allora si potrebbe anche dire: “Agli uomini non sarebbe possibile qualcosa di simile. Invece per Dio
tutte le cose sono possibili”.
21. Per il resto, tuttavia, questo
popolo verso i forestieri e verso i poveri ha caratteristiche oltremodo
lodevoli. Qui esiste ancora l’antichissima perfetta ospitalità, e chi viene da
loro, viene curato al meglio finche vuole rimanervi. Ogni servizio gli è
accordato con premura, se non è troppo in contraddizione con le loro leggi
religiose.
22. Se però un qualche desiderio sta
solo in piccola contraddizione con le loro leggi religiose, viene comunque esaudito
per rispetto del forestiero; ma chi di loro, in tal modo, si sacrifica al
forestiero contro la propria legge, poi, liberamente, deve esercitare il
pentimento prescritto per la purificazione della sua persona.
23. I poveri vengono considerati come una
specie di santuario, così da poter dire: “Ben
per colui che là è nato povero, perché costui sta meglio di tutti i benestanti
di questo popolo!”. Ma per quanto questo sia un bene quando ci si prende
cura dei poveri, tuttavia ciò è nocivo se si agisce con una misericordia
esagerata verso di loro, perché allora ciascuno cerca poi presto un lavoro che
non gli piace, e fa presto a diventar povero, poiché, come tale, sa bene che
allora sarà portato dagli altri sulle mani.
24. Presso questo popolo c’è per vero
una legge che stabilisce chi è da considerare come povero, e come tali, i
poveri di questo popolo sono solo i paralitici, gli storpi, i ciechi, i sordi,
e anche quei penitenti che restano mutilati e quindi incapaci di lavorare, e i
vecchi di settant’anni e oltre. Questi poveri vengono trattati con la più
grande attenzione e cortesia; ma proprio questo eccellente trattamento non
raramente dà motivo a quegli uomini che temono il lavoro, a mutilare se stessi,
per poi essere accolti nella classe dei poveri.
25. Qui si trova molto di quel detto
che dice: “In medio beati”([15]). Come
ho già detto, è molto giusto fare del bene ai poveri, ed è bene dar da bere gli
assetati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, e liberare i
prigionieri; ma far salire i poveri letteralmente su un trono, questo non
dovrebbe essere, poiché la povertà deve sempre rimanere una prova dello
spirito, e il povero deve cercare e trovare aiuto piuttosto presso di Me, che
presso gli uomini.
26. Dopo che abbiamo imparato a
conoscere questo popolo in modo che presso di esso non c’è molto da imparare,
allora la prossima volta vogliamo rivolgerci ad un altro.
[indice]
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Sugli
attuali giapponesi che provengono dall’Asia centrale
8 maggio 1847
1. Proprio vicino ai bramini, ai cinesi e ai nostri
abitanti dell’Alto Tibet vengono come parenti religiosi i giapponesi, i quali,
come sono adesso, discendono altrettanto dall’Asia Centrale. Essi sono, per
quanto riguarda la religione, un miscuglio, cioè sotto questo aspetto sono come
una cosiddetta accozzaglia([16]),
avendo qualcosa di tutto e, nell’insieme, comunque nulla.
2. Essi sono bramini, zoroastriani,
parsi e geberi, e quindi seguaci del Dalai Lama([17]),
ma nello stesso tempo anche come i bramini, ormuzisti([18]),
i quali in ultimo modo adorano anche la divinità maligna, la quale li
costringerebbe ancora a fare sacrifici umani.
3. Riguardo ai sacrifici umani, essi
veramente non la prendono così precisamente, ma in modo abbastanza tale che
questi sacrifici sono ancora in essere; tuttavia, in determinati tempi devono
essere sacrificati i più bei giovinetti e le più belle fanciulle.
4. Questi giovinetti e queste
fanciulle, per vero, ora non vengono più trucidati come era il caso di una
volta, ma al loro posto si deve far sprofondare nel mare un numero doppio di
criminali di Stato.
5. Su questo avete già ricevuto di più
in un’altra occasione (cfr “Le 12 Ore” cap. 9), cosa che, se volete, può essere
aggiunta qui.
6. Da tutto ciò, comunque, vedrete
anche che con questi giapponesi, stoici al massimo grado, nel mondo spirituale
vi è ancora meno da fare con rispetto agli altri popoli asiatici menzionati
finora. Fino adesso, infatti, non esiste naturalmente e spiritualmente nessun
popolo sulla superficie della Terra che sia più inaccessibile a causa del suo
stoicismo altamente sviluppato.
7. E tuttavia è ancora più facile
avvicinarsi a questo popolo secondo natura, che spiritualmente nel regno degli
spiriti dove essi si tengono talmente trincerati, che non è possibile avvicinarli
facilmente senza un danno, poiché il loro stoicismo sviluppa una propria specie
di diluvio universale spirituale, al quale possono opporsi soltanto gli spiriti
angelici provenienti dal terzo Cielo.
8. Spiriti di specie inferiore non
possono entrare in questo luogo, perché è peggiore del vero e proprio inferno
stesso. La cosa più brutta in questa faccenda è che a loro non si può
avvicinare nemmeno uno spirito proveniente dal vero inferno. Se egli osasse
qualcosa del genere, allora gli accadrebbe anche subito qualcosa mille volte
peggio che nello stesso inferno più basso.
9. Egli sarebbe catturato all’istante,
legato e torturato nel modo più spaventoso; infatti, voi sapete che i
cosiddetti diavoli possono sopportare meno di tutto l’umiltà, come anche la
verità, la sincerità e la modestia legata a questa, cosa che sorpassa tutto
quanto è per voi pensabile.
10. Tutte queste virtù: umiltà,
sincerità, il più rigoroso amore per la verità, per la sollecitudine e
l’abnegazione di se stessi fin nel più profondo punto culminante, poi un amore
per l’ordine che sulla Terra non c’è da presentare nessun secondo esempio, la
più grande ospitalità tra loro, la più severa giustizia e il totale disprezzo
per la vita, tutto questo presso i giapponesi si trova sviluppato in misura
tale da non potervene fare nessun concetto.
11. Là non si parla mai della
trasgressione di una qualsiasi legge, e se qualcuno senza volerlo ha fatto un
passo falso casualmente senza esserne consapevole, allora lui stesso chiede per
questo la più severa punizione.
12. A questo punto si può dire: il
giapponese, nella sua individualità, è l’uomo più virtuoso sull’intera
superficie della Terra! In lui non si parla mai di peccato, ma proprio in
questa virtù che adempie precisamente, cerca anche la sua più grande
ricompensa, e l’amor proprio soddisfatto è la sua massima beatitudine.
13. La cosa peggiore in questa faccenda
è naturalmente il fatto che, a causa di questo suo stoico amor proprio
soddisfatto, egli non ha bisogno di nessun Dio, se già crede in Lui; e invece
di amarLo e mostraGli la gratitudine del suo cuore, Gli fa solo rimproveri,
perché a suo modo, Dio ha fatto di lui un essere saggio, e soprattutto un
essere cosciente di se stesso e degli eventuali bisogni.
14. Per lui tutto è spreco e sfarzo
inutile, poiché il giapponese dice: è
molto meglio essere niente, che essere inutile. Ma poi riconosce che per
Dio, lui non può essere utile in niente, e perciò si considera come puramente
superfluo, e rinfaccia a Dio di possedere poca saggezza. E in più dice ancora: “Come giocattolo per Dio, nella Sua
considerazione, noi siamo troppo niente e troppo cattivi. Nella nostra
considerazione siamo invece troppo buoni e troppo nobili, e piuttosto, vorremmo
essere utili a Dio per qualcosa, e se fosse possibile prestare a Lui,
all’Onnipotente, un servizio. Invece siamo qui, e nessuna sapienza può spiegare
per quale motivo! La nostra adorazione e il nostro sacrificio giungono appena
fino alle cime più alte del monte, ma cosa dovrà essere per Lui il fatto che gli
elogi possono appena essere percettibili alla Terra, al Sole, alla Luna e alle
stelle? Noi ariamo certamente i campi, ma ciononostante Egli mostra che i
boschi e i prati attraverso il Suo soffio sono coltivati meglio dei nostri
campi. Costruiamo anche navi, ma che cosa sono rispetto alla capacità di
nuotare dei pesci e rispetto alla forza del volo degli uccelli? Noi costruiamo
grandi palazzi e templi, ma cosa sono rispetto alla Sua Terra e rispetto ai
monti che, sulla stessa, sono costruiti così meravigliosamente dalla Sua mano?
15. Ci
ha forse creati per riconoscerLo, affinché Lui ne avesse poi una gioia in
questa nostra conoscenza su di Lui? Ma quand’è che un infinitissimo piccolo
verme può riconoscere il suo Dio infinitamente grande come Egli è? Chi è imperfetto
in un modo, lo è anche in un altro! Quand’è che Dio potrà aspettarsi da noi una
perfetta conoscenza di Lui Stesso? Di certo, eternamente mai, poiché il più
imperfetto potrà afferrare il più perfetto tanto poco, quanto qualcuno può
svuotare tutto il mare in un piccolo vaso. Potrà mai il mare avere una gioia,
se si attinge da lui un vaso pieno? Tanto meno anche Dio potrà avere una gioia,
quando noi, dalla Sua intera infinità, riusciamo a formare a mala pena la più
piccola scintilla! Se però Egli dovesse gioire di qualcosa di simile, allora
non può essere saggio, dal momento che già qualcosa del genere è impossibile
possa rallegrarci, poiché noi possediamo nel modo estremamente non necessario
la più piccola scintilla della Sua infinita Sapienza”.
16. Un simile filosofare degli stoici
circola in enorme abbondanza tra questi uomini e, come è possibile vedere
facilmente, esso è assolutamente e direttamente contrario alle vere e proprie
massime sataniche. Perciò, ‒ come è già stato menzionato prima – ad un diavolo
che vuol dominare su tutto, la cosa va nel modo peggiore quando viene in questa
regione, dalla quale però ben si guardano in particolare gli spiriti maligni.
Infatti, i principi sono per loro la cosa più abietta, attraverso i quali viene
messo da parte non solo ogni sete di potere, ma anche ogni importanza appena
immaginabile, da cui una qualunque valutazione del suo essere, anche solo
minimamente, potrebbe essere portata alla luce del giorno.
17. Da ciò diventa anche chiaro il
perché in una tale regione si possono recare soltanto gli spiriti più forti del
Cielo. E il motivo sta nel fatto che gli spiriti più deboli potrebbero essere
catturati da questi principi non comuni, e questo è proprio il suddetto
particolare veleno spirituale, dal quale si devono guardare con molta
attenzione gli spiriti più deboli.
18. Voi stessi, come siete qui, non
potete venire a contatto con un giapponese così stoicamente saggio, e se foste
padroni della sua lingua, allora voi, su mille, non potreste replicargli
nemmeno una cosa.
19. Per questo motivo non permetto (per
il momento) nemmeno sul piano politico terreno che gli altri popoli della Terra
possano venire in un qualche stretto contatto con questi arcistoici, perché
potrebbero solo spargere presto nel mondo intero, il giapponesismo.
20. Ciò perché uno stoicismo per sé
solo, se si forma ateisticamente, non è così pericoloso, e si atrofizza presto
perché non ha radici; ma uno stoicismo in collegamento con il più rigoroso
deismo è la cosa più pericolosa per lo spirito, perché questo stoicismo, con la
sua rigida fede in Dio, ha del tutto naturalmente una radice indistruttibile.
21. Istruirvi oltre nelle sua essenza,
sarebbe molto inutile e perfino dannoso, perciò vogliamo abbandonare i nostri
giapponesi e passare ad un altro popolo.
[indice]
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Le
caratteristiche religiose degli indigeni del Borneo e della Guinea
4 maggio 1847
1. Dopo i giapponesi vengono gli abitanti delle importanti
isole del Borneo e della Guinea; s’intende da sé che qui si parla soltanto
degli indigeni([19]),
ma non degli europei che qui e là si sono stabiliti e dimorano sulle coste.
2. Gli indigeni di queste due isole
sono, cosa che è facilmente comprensibile, di discendenza cinese; perciò anche
la religione dei cinesi viene qui praticata più spesso di tutto, e deve anche
essere praticata, perché i rispettivi dominatori di queste isole devono
riconoscere di continuo la supremazia della Cina, e devono anche, quando lo
reclama il suo imperatore, pagargli un tributo.
3. In differenti cose differiscono
comunque dagli ordinamenti e dai costumi cinesi, e quindi hanno alcuni
cambiamenti con la religione. Di solito il re di quest’isola ha più di un
soprannome, tipo: “Sua maestà dai piedi
d’oro”, oppure: “Figlio della Luna”;
mentre l’appellativo “Figlio del Sole”,
no, perché questo titolo onorifico spetta solo all’imperatore.
4. Di conseguenza, per il popolo il re
ha una considerazione semi divina, e in certi periodi deve essere adorato, e
gli devono anche essere portati abbondanti doni che egli stabilisce in quel
determinato giorno.
5. Se i doni non sono abbondanti,
allora i sacerdoti offerenti vengono messi a terra e bastonati fortemente di
santa ragione, e viene deciso un secondo giorno del sacrificio; inoltre, quando
i sacerdoti vengono bastonati, devono piangere il più forte possibile, e questo
pianto deve essere imitato da tutti coloro che lo sentono. Allora accade non di
rado che in un giorno l’intero paese si abbandona al piagnucolare più
lamentevole.
6. Il re, come semidio, è anche il più
saggio tra il suo popolo, perciò per la sua adorazione ci vuole anche
l’imitazione delle sue azioni, presupposto che lui lo desideri e lo voglia; per
conseguenza, se il re tossisce, allora presto tutto il paese deve tossire; se
si schiarisce la gola, allora tutti devono farlo; se si siede, tutti nel paese
si devono sedere, naturalmente se la notizia arriva in un certo qual modo
telegraficamente che il re si è seduto.
7. Questo naturalmente non accade
durevolmente, ma solo nei giorni in cui il re vuole che sia così.
8. Quindi anche nessuno, eccetto il re
e il sommo sacerdote, deve adorare l’Essere supremo, perché il popolo comune
non è degno di onorare e adorare Dio, ma tutti coloro che vogliono avere una
grazia da Dio devono andare da un sacerdote, questi va dal sommo sacerdote, e
il sommo sacerdote a sua volta va dal re, affinché il re, come l’unico degno,
presenti a Dio la richiesta del suo popolo, la grazia richiesta con la
preghiera da parte di colui che preme di averla.
9. Se qualcuno dovesse osare presentare
da solo la sua preghiera all’Essere supremo, e ciò si scoprisse, allora viene
punito come un criminale e profanatore sacrilego dell’unica maestà regale, di
solito con la morte, se però egli è di stirpe migliore, allora viene bastonato
per un ora secondo il loro calcolo del tempo. Se però è ricco e possiede molto
oro, può anche ben riscattarsi dalle bastonate, ma per un’ora di bastonate deve
misurare tre ore di oro per il tesoro regale.
10. Che in questo misurare venga anche
impiegata molta raffinata astuzia e trucchi, s’intende da sé; allora con la
precisa misurazione viene impiegato spesso più dei 4/5 del tempo e ancora di
più, per il cui motivo il re ha convertito il riscatto delle bastonate di
un’ora anche in tre ore.
11. Ma affinché il popolo non manchi
facilmente verso questo severissimo comandamento, allora gli è permesso, com’è
concesso ai cinesi, procurasi degli déi domestici che, in nome del re, vengono
consacrati dai sacerdoti, e con ciò resi forti ed efficaci. Questi, quali déi
domestici, consistono di solito soprattutto di grossolane pagode di legno e
anche di argilla, le quali vengono onorati dal popolo tanto più profondamente,
quanto più vecchio e più malandato è il loro aspetto.
12. Questo è l’aspetto che differenzia
questo popolo dai cinesi, poiché i cinesi alla fine bastonano di santa ragione
le loro divinità, se non hanno servito loro in nulla, mentre questo popolo
tiene solo alle divinità ben vecchie, e precisamente per il motivo che queste,
poiché a loro è già stato sacrificato molto, sarebbero da smuovere più
facilmente a qualcosa, che le nuove, le quali attraverso sacrifici e preghiere
non sono ancora troppo santificate come le vecchie.
13. Che con un popolo così non vi sarà
molto da fare nel mondo degli spiriti, è facilmente da comprendere; tuttavia
essi sono molto più accessibili al cristianesimo e al puro Vangelo, dei cinesi,
e specialmente i giapponesi, a questo scopo ci vuole solo molta pazienza, e si
deve trattare con loro come con gli smarriti, per portarli sulla retta via.
14. Infatti, come gli smarriti, anche
questi hanno una moltitudine di concetti sommamente falsi, ma fissi, i quali sono
radicati nella loro anima come vecchi tumori. Per guarirli si deve adoperare
una vera e propria omeopatia spirituale e lasciarli digiunare oltre misura,
affinché tutto il dannoso si consumi prima in loro, e solo allora diventano
capaci di accogliere e digerire nuovo cibo.
15. Quando, una buona volta uno è
guarito, allora è anche più saldo che dieci altri, e possiede un coraggio e un
amore che non è da paragonare con nulla di ciò che voi conoscete qui.
16. Un tale spirito, se fosse
possibile, soffrirebbe piuttosto mille volte la morte tra i più atroci dolori
che deviare di un solo pelo dall’ordine prescritto loro, per la cui ragione
questi spiriti vengono poi anche posti a protezione di quegli uomini che
dimorano appunto in queste regioni, e quando gli stessi abbandonano la Terra,
questi spiriti sono anche quasi esclusivamente destinati a portare i loro
compatrioti sulla retta via.
17. Com’è stato mostrato qui, sulle due
isole le cose procedono con poche differenze appena percettibili; gli abitanti
del Borneo sono solo un po’ più miti di quelli della Guinea. Con ciò avremmo
terminato con questi due popoli, perciò prossimamente vogliamo prendere un
altro popolo per l’osservazione.
[indice]
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La
religione degli abitanti delle isole asiatiche, in particolare di Giava
5 maggio 1847
1. Di costituzione più o meno simile sono anche gli
abitanti della maggior parte delle isole, di cui l’Asia è circondata in lungo e
in largo, delle quali alcune possiedono già quasi del tutto la religione
cattolica-romana oppure quella protestante; solo l’isola di Giava fa una vera e
propria eccezione.
2. Su quest’isola dimora una razza del
tutto singolare, s’intende da sé che sotto questa razza sono da intendere solo
gli indigeni. L’isola stessa è dominata dalla Cina per mezzo di un viceré, ma
nonostante ciò le coste appartengono per lo più agli europei. L’interno del
paese è invece visitato ancora ben poco dagli europei, perché questi non sono
in grado di sopportarlo troppo a lungo a causa delle molteplici evaporazioni
velenose che su quest’isola son di casa in un grado particolarmente alto.
3. Gli indigeni, all’opposto, in certo
qual modo si sono acclimatati, e la loro intera costituzione corporea è molto
più adatta all’assimilazione innocua di queste evaporazioni velenose, che non
quella degli europei.
4. Proprio in seguito a questo insolito
clima gli abitanti hanno uno stranissimo concetto della Divinità; essi
riconoscono un solo Dio, ma questo Dio ha, per così dire, due corpi che sono
cresciuti insieme sulla schiena.
5. Su questi due corpi sta una testa
che ha due facce: un corpo è completamente bianco raggiante, l’altro invece
completamente grigio scuro.
6. Di giorno la divinità rivolge agli
uomini la parte bianca del suo corpo e la relativa faccia; di notte invece
quella grigio scura.
7. Dalla parte bianca esce il bene,
invece dalla parte scura qualcosa di spaventoso e maligno; perciò durante la
notte nessuno osa facilmente uscire all’aperto, perché non gli può capitare
nulla di buono, ma solo qualcosa di spaventoso e maligno.
8. Il motivo sta nel fatto che su
quest’isola, specialmente nelle valli interne della stessa, si sviluppa
costantemente un’aria velenosa che uccide gli europei, ma rende per lo meno
considerevolmente malati gli indigeni, talvolta può anche ucciderli se hanno
inspirato troppo a lungo una tale aria, per il cui motivo i nativi di
quest’isola dimorano anche senza eccezione sui monti, e solo di giorno, quando
il Sole si è già levato da cima a fondo ed ha scacciato l’aria cattiva, essi si
recano nelle valli per un qualche determinato lavoro.
9. Una di queste valli del paese è però
completamente disabitata, e gli abitanti la chiamano ‘la valle della morte’.
10. In questa valle si trovano degli
alberi velenosi chiamati Bohonupas([20]),
già menzionati in altre occasioni (cfr “Le 12 Ore” cap. 7,10),
i quali diffondono un’esalazione così velenosa attraverso questa valle lunga
parecchie miglia, che nessun essere vivente può opporre resistenza; solo alcuni
criminali condannati a morte dal re di questo paese devono fare un giro in
questa valle per andare a prendere la resina velenosa di questo albero, tramite
il quale vengono poi uccise le donne adultere.
11. Solo il re possiede questo veleno
ben conservato in una scatola d’oro. Per essere usato, basta intingere in esso
solo una piccola punta di spillo, sufficiente a togliere la vita ad un uomo
attraverso un piccolissimo graffio nel corso di pochi minuti, e precisamente
sotto i più terribili dolori.
12. Se vengono mandati cento uomini
nella valle, di solito ne ritornano al massimo due, ai quali però viene poi
condonata la vita. – Quando questi infelici vengono inviati là, devono
precisamente cercare di sapere da che parte soffia lì il vento.
13. Se il vento soffia nella direzione
del piccolo bosco di alberi velenosi, allora devono seguire il vento, ma se questo
cambia, devono fuggire all’improvviso; poiché appena lo strato d’aria di questo
boschetto velenoso li ha raggiunti, sono perduti senza salvezza.
14. Se però il vento continua a soffiare
più a lungo nella stessa direzione, allora possono ben arrivare ad uno o
all’altro alberello seguente, e in questo compiere cauti il loro lavoro. Dopo
questo disbrigo devono poi intraprendere velocemente contro vento la loro
ritirata senza sosta, e fare perlomeno una via di dieci miglia([21]),
finché sono al sicuro dalle conseguenze dell’aria velenosa di questa valle, la
quale è veramente lunga circa venti miglia e con una conca larga un miglio,
nella quale però non si trova nemmeno una goccia d’acqua, come anche
nessun’altra erba o pianta, poiché tutto muore nell’evaporazione di questo
albero velenoso.
15. Allo stesso modo in questo paese
esistono anche caverne dalle quali s’innalza un costante refolo([22])
velenoso, solo che non si diffonde così lontano nella sua intensità velenosa
come il miasma([23])
velenoso dell’albero descritto sopra, e in tal caso gli abitanti possono
talvolta avvicinarsi a tali caverne, ma naturalmente anche soltanto secondo il
vento.
16. A questo punto in una tale caverna
essi lanciano dei fasci ardenti attraverso i quali questo gas fuoriuscente
altamente infiammabile si accende velocemente, e poi a volte continua a
bruciare per anni; ma quando brucia, allora è anche interamente innocuo.
17. Pertanto, è anche la particolare
caratteristica di questo paese il motivo della singolare formazione spirituale
di questo popolo, come è stato mostrato sopra, da cui trae origine la loro
duplice divinità. E tuttavia, ciò che per voi è di nuovo strano, è che gli
abitanti non danno molto peso a questa loro divinità, avendo anche il Corano e
attualmente anche la Bibbia.
18. Alcuni di loro danno la preferenza
alla Bibbia, e altri al Corano, cosicché la loro divinità è presso di loro già
venuta quasi completamente fuori corso.
19. Alcuni tra loro sono dell’opinione
che un uomo perfetto dovrebbe conoscere tutte le religioni e scegliersi da
queste la migliore.
20. Altri dicono ancora che tra le
molte religioni solo una può essere quella giusta, ma trovarla sarebbe il
compito più difficile per il più saggio tra loro, perciò nel frattempo sarebbe
meglio fare qualcosa per tutte, finché si trovi quella giusta, poiché in ogni
religione c’è da trovare qualcosa di saggio e qualcosa di sciocco; quindi si
ossequi solo il saggio in ogni religione, e si rigetti lo sciocco, per cui alla
fine si diventa così saggi da trovare il giusto dalle molte religioni.
21. Questi uomini non sono in fondo
così stupidi come inizialmente qualcuno potrebbe credere, poiché si poggiano
sul nulla, ed è per questa ragione che nel regno degli spiriti essi sono anche
i più accessibili.
22. Solo con l’amore è un po’
difficile, perché essi considerano l’amore nel mondo come la più grande
sciocchezza. Il motivo di questo sta nel fatto che sotto il concetto ‘amore’
essi intendono semplicemente quello di un’ebbrezza simile alla passione,
attraverso la quale ambedue le parti si afferrano sessualmente come in una
cieca frenesia, e praticano l’impudicizia simile a quella tra gli animali, il
cui atto pone talvolta la sapienza dell’uomo al di sotto dell’animale più
infimo.
23. Tuttavia, com’è molto facile da
vedere, questo è soltanto un concetto del tutto errato dell’amore, considerando
per l’intero amore un falso impulso e riconducendolo in modo errato.
24. Se gli spiriti di questi uomini
sono in chiaro su questo concetto, allora essi sono gli esseri più capaci nel
regno degli spiriti, e nello stesso tempo anche i più volenterosi e i più
puntuali nell’adempimento di ogni attività loro affidata.
25. Questo è qualcosa di
particolarmente memorabile di questo popolo; perciò è stato dato qui anche
alquanto di circostanziato. Tutto il resto che lo riguarda non appartiene alla
nostra faccenda; perciò prossimamente ci occuperemo di un altro popolo.
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Le
popolazioni di Sumatra e Celebes, in particolare Ceylon
6 maggio 1847
1. Nelle vicinanze dell’isola di Giava da noi descritta si
trovano anche due isole un po’ più grandi, sotto i nomi di Sumatra e Celebes.
2. I popoli di queste due isole stanno
quasi tutti sotto la stessa condizione, e sarebbe quindi superfluo dare qui con
loro una ripetizione di quello che è già stato dato; può solo essere detto che,
sotto ogni aspetto, Sumatra è più vicina all’isola di Giava che all’isola di
Celebes, sulla quale le cose vanno molto più in un autentico modo cinese e
talvolta anche alla maniera del Borneo, sebbene tra gli abitanti di Celebes ci
siano anche quelli di Giava.
3. Che però su entrambe le isole, e
particolarmente sulle coste, anche gli europei abbiano accesso e perfino colonie,
non ha bisogno di essere menzionato più da vicino nell’attuale brama di
conquista degli inglesi, talvolta ben anche dei francesi, degli olandesi e
degli spagnoli. Perciò vogliamo rivolgerci subito verso un'altra isola, cioè
all’isola di Ceylon([24]),
la quale ha per vero delle colonie europee sulle sue coste, ma all’interno sono
messi al sicuro ancora gli aborigeni nelle loro numerose gole, caverne e
grotte.
*
4. Quest’isola (Sri Lanka) è decantata da
molti viaggiatori come un paese delle incomprensibili meraviglie, e visitata da
molti naturalisti a causa degli straordinari fenomeni.
5. Quest’isola di origine puramente
vulcanica, ha in realtà i più grandi collegamenti sotterranei che stanno in
connessione tra loro attraverso grandi canali, perfino con le viscere viventi
della Terra; perciò vi sarà facile comprendere che da ciò vengono provocati
molti strani fenomeni che non si verificano altrove, se date uno sguardo
retrospettivo su tutto ciò che vi è stato comunicato nella parte fisica del
corpo terrestre, e in parte anche alla parte spirituale dello stesso.
6. Allora i fenomeni delle cosiddette
tregende([25])
infernali a voi ben note, non di rado compaiono con una tale intensità, che il
loro frastuono cresce spesso con una tale violenza, per cui gli abitanti si
isolano da questo nascondendosi nelle più profonde cavità, per preservare danni
al loro udito.
7. Oltre a questi fenomeni rumorosi,
esiste una quantità ancora maggiore di fenomeni meteoritici, che in certi tempi
occupano l’occhio non meno che il chiasso all’orecchio.
8. La Fata Morgana([26])
del genere più raro sono quasi nell’ordine quotidiano delle cose, che però sono
sempre della specie più mite ed entusiasmano i vedenti, piuttosto che colmarli
di una qualche paura. Invece, altri fenomeni di fuoco notturno diffondono molta
paura e spavento, e talvolta causano anche piccole devastazioni locali.
9. Questi fenomeni di
fuoco consistono talvolta in una miriade delle cosiddette stelle cadenti che,
del tutto in basso, alle volte a solo poche tese sopra la superficie della
Terra, attraversano tutte le direzioni.
10. Questo fenomeno di fuoco è il meno
temuto, mentre un po’ più raccapriccianti sono gli uomini di fuoco, i draghi di
fuoco, i serpenti di fuoco che talvolta, passano in schiere di migliaia sulla
superficie della Terra, e talvolta solo alcuni piedi sulla stessa.
11. Questi fenomeni sono per vero molto
sorprendenti e guardandoli incutono paura, in particolare a causa della loro
bellissima luce bianca brillante; ma non sono pericolosi per nessuno, perché la
loro luce è di natura molto fredda. Più temuti sono sicuramente le ruote
fiammeggianti e le ghirlande di fuoco che si presentano di certo un po’ più
raramente.
12. Questi incendiano certi oggetti a
loro materialmente affini, e se gli uomini o gli animali vengono sfiorati da
queste ruote e ghirlande, subiscono scosse elettriche e talvolta ben anche
ferite da ustioni molto dolorose. Invece le cose più temute in questo paese
sono le cosiddette colonne di fuoco danzanti, che in fondo non sono altro che
tornadi di fuoco.
13. Questi causano ben la più grande
devastazione dove e quando si manifestano, ma si verificano solo raramente,
appena due o tre volte all’anno, e di solito solo in determinati posti, e
quando appaiono, si annunciano già un giorno prima attraverso un certo continuo
robusto fruscio nell’aria, col cui fenomeno gli uomini e gli animali non
lasciano le loro casupole e meno ancora le case, oppure, come è stato già
mostrato prima, vanno a dimorare nelle cavità della Terra, cavità che gli
uomini dimoranti adornano con un miscuglio di opere intagliate e intrecciate.
14. Gli abitanti di quest’isola non
hanno nessun re, ma solo una specie di sommo sacerdote, il quale però ha la
reputazione di mago, e presso il popolo si crede che sia lui il maestro di
tutti questi meravigliosi fenomeni del paese.
15. Questo sacerdote mago ha poi anche
una quantità conveniente di assistenti che istruisce e poi li pone in tutte le
parti di questo paese, i quali hanno l’incarico di istruire il popolo nella
religione stabilita, e prescrivergli anche come deve comportarsi durante i
differenti fenomeni per uscirne senza danni.
16. La cosa non comune in questa
faccenda è che questo sommo sacerdote insieme ai suoi assistenti è il clero
sacerdotale più disinteressato sull’intera superficie terrestre, poiché non
richiede da nessuno neanche il più piccolo dono; solamente gli assistenti
possono accettate cibo e bevanda, quando vanno tra il popolo per l’istruzione.
17. Il popolo riconosce la benedizione
di questo sacerdote e si adopera a spingere nella sua direzione le greggi degli
animali più belli e più scelti, dei quali però egli non prende mai più di
quanto gli occorre per i semplici bisogni e per l’occorrente per la casa.
18. Per questo motivo egli gode di una
straordinaria reputazione presso il popolo, e un amore così illimitato che, nel
caso di bisogno, basterebbe un suo cenno, e tutto il popolo, grande e piccolo,
sarebbe in piedi armato, per proteggere il suo più grande benefattore, come
esso lo chiama.
19. Per voi potrebbe essere strano da
parte di questo cosiddetto sacerdote-mago il fatto che lui, come anche i suoi
assistenti, possieda davvero un potere del tutto magico, per mezzo del quale
può comandare gli animali ed essi lo seguono ad un suo cenno, e da questo non è
escluso nessun animale, dal più grande fino al più piccolo su quest’isola.
20. Questo, allo stesso tempo, gli dà
anche la più grande considerazione, quando talvolta cammina attraverso un
intero esercito di animali feroci del tutto incolume, come se andasse tra un
gregge di pecore. Serpenti, vipere e coccodrilli sono gli usuali assedianti
della sua magica corte, e non uno di questi animali osa fare il più lieve
movimento senza il suo cenno. Solo quando ordina loro, essi si allontanano
dalla sua corte veloci come una saetta, e si cercano il loro nutrimento.
21. La corte([27])
di questo sommo sacerdote si trova all’incirca al centro di quest’isola, ed è
assolutamente inaccessibile a qualsiasi europeo, in parte a causa della
vegetazione molto fitta, in parte per le ripide montagne rocciose quasi
insormontabili, e in parte anche a causa delle molte ciurmaglia di animali che
qui sono più abbondanti che altrove.
22. Un rilevante ostacolo sono anche i
fenomeni naturali trattati prima, dei quali perfino i più coraggiosi europei
non si fidano del tutto; e così quest’isola rimane accessibile solo alle coste
per le colonie degli europei. Questi europei conoscono l’interno tanto poco,
quanto poco conoscono l’interno dell’Africa ed ancora di altri paesi.
23. La religione di questo popolo è
appunto non comune, come lo è il loro paese stesso; essi credono in un Dio, che
però non è visibile e nel suo genere non è immaginabile per nessun mortale.
24. (essi credono che) Questo Dio consacra
di quando in quando un uomo che, nel Suo Nome, provvede agli affari terreni,
perché essi sarebbero troppo meschini per Dio, e troppo indegni per Lui.
25. La loro isola la ritengono per il
mondo intero, che galleggia intorno sulle infinite distese d’acqua.
26. Solo Dio governa il Sole, la Luna e
le stelle, ma alla direzione della Terra, che è troppo piccola per essere
diretta unicamente da Dio, vi provvede il sommo sacerdote consacrato da Lui.
infatti, il popolo ha il più grandioso concetto delle stelle, e considera la
stella più piccola infinitamente più grande della Terra.
27. Dio invece ritengono si trovi nel
Sole, perciò questo astro viene da loro anche adorato; viceversa la Luna la considerano
come un mondo celeste, nel quale il sommo sacerdote ed anche loro stessi vi
giungeranno dopo la morte del corpo, se hanno vissuto sulla piccola Terra
onestamente e sobriamente.
28. Solo con le stelle
le cose vanno un po’ peggio per loro; queste, infatti, le popolano (con la loro
fantasia) soltanto con ogni sorta di anime di animali, i quali però, secondo i
loro concetti, nell’aldilà sono molto più grandi e più perfetti che sulla loro
Terra.
29. Di Cristo sanno poco (all’epoca del
dettato, 1847), e qui e là proprio nulla, ma quelli che di Lui sanno qualcosa,
sono dell’opinione che un giorno Egli sulla loro isola è stato un sommo
sacerdote, ma poi si sarebbe allontanato per andare su un’altra Terra al fine
di rendere felici gli uomini di lì, perché forse i loro antenati Gli sarebbero
diventati disobbedienti. Infatti, pur se considerano il loro paese come fosse
l’unica Terra, credono tuttavia che sul mare infinitamente grande, secondo la
loro opinione, possano esistere ancora altri corpi mondiali galleggianti, sui
quali dimorano degli uomini simili a loro, ma che da nessuna parte sarebbero
così perfetti come lì, alla cui opinione sono giunti per il fatto che non di
rado vengono in contatto con gli europei, e presso di loro scoprono che non
sono così perfetti maestri degli animali come lo sono loro.
30. Essi hanno anche ben visto talvolta
alcune navi di linea e sentito delle cannonate, solo che le considerano per un
puro gioco infantile, poiché i fuochi d’artificio che il loro sommo sacerdote
riesce a fare, non sono affatto da paragonare alla vanità di un lampo di
cannone, cosicché essi considerano anche la stessa nave soltanto per un uovo
galleggiante svuotato che ha deposto un qualche potente drago di fuoco.
31. Gli articoli di lusso che gli
europei offrono loro, li disprezzano oltre misura, poiché essi dicono: noi
riusciamo a fare cose più grandi con la nostra volontà, che voi con le vostre
mani, perciò con questo popolo non si stabilisce alcun rapporto commerciale.
32. Gli abitanti delle coste commerciano
solo con zanne di elefanti che, di solito, ricevono gratuitamente dagli
indigeni. Per tutto il resto, l’isola non offre quasi nessun materiale per il
commercio.
33. In tutta questa esposizione potete
vedere facilmente che questo popolo è ancora molto semplice, e conosce
pochissime necessità, ma in seguito a questa semplicità ha poi anche nella
sfera psichica ancora quel tipo di forza primordiale, com’era caratteristico
presso i popoli primitivi della Terra.
34.
Presso di loro è ancora visibile la stessa forza primordiale spirituale che
un giorno possedevano i primi uomini della Terra, e secondo la vera religione
essi sono ancora i più puri seguaci di Zend Avesta([28]),
e nello stesso tempo anche intenditori di quegli scritti, cui hanno aggiunto
poco e tolto ancor meno.
35. Nel mondo degli spiriti anche con
questo popolo è un lavoro facile guidarlo al Vangelo, perché amano molto
Cristo, e inizialmente sono dell’opinione di seguirLo ancora di più
nell’aldilà, perché nel mondo, quale loro sommo Sacerdote consacrato da Dio, i
loro antenati Gli hanno obbedito poco, e pensano che questa disobbedienza sia
ora fissata a tutti i posteri come un peccato ereditario, per il cui motivo
ognuno nell’aldilà deve obbedienza all’offeso Uomo di Dio (Gesù).
36. Questo motivo secondo l’apparenza è
per vero un po’ ridicolo, ma è facilmente avvisabile che, nonostante il
ridicolo, è comunque un buon punto di partenza, per mezzo del quale gli uomini
di questo paese possono giungere nell’aldilà alla Luce del vero Vangelo.
37. Presso questo popolo non vi è nulla
di rimarchevole per la nostra causa, perciò per la prossima volta vogliamo
rivolgerci ad un altro piccolo popolo.
[indice]
۞
I
veri e propri abitanti del Madagascar
8 maggio 1847
1. Dopo l’isola di Ceylon viene quella molto più grande
isola del Madagascar appartenente all’Africa. Quest’isola è abitata (anno 1841)
da un popolo molto particolare che qui si è stabilito nei tempi primordiali
dall’Asia.
2.Tuttavia non bisogna pensare che questo
popolo abbia popolato quest’isola passando dall’Africa, bensì al contrario,
l’Africa del sud è stata più spesso di tutto popolata da abitanti di
quest’isola.
3. Gli abitanti sono per la maggior parte
mori; mentre gli abitanti dell’isola nominata prima (Sri Lanka) o hanno il color bruno, oppure talvolta un
ben bruno scuro; gli abitanti del Madagascar hanno invece un colore della pelle
totalmente nero, tra cui solo molto pochi sono di colore bruno ramato scuro.
4. Questi uomini, con poche eccezioni,
sono del tutto i veri e propri cainiti, nei quali la formazione dello spirito
si trova per la maggior parte ancora sul gradino più basso. Essi hanno ben un
concetto di un Essere supremo; ma per loro Questo è così scuro come il colore
della loro pelle.
5. Questo popolo è l’unico che pone il
genere femminile al di sopra del maschile, perciò presso di loro siede sul
trono ininterrottamente una regina di perfetta reputazione divina, e mai un re,
e questa governa il suo popolo secondo il suo umore ed arbitrio del tutto
libero.
6. Il motivo che qui il genere
femminile predomini sta nel fatto che i suoi saggi, che sono tutte donne,
insegnano al popolo che la donna è più perfetta dell’uomo in tutto; nell’uomo
si vede nelle sue fosse muscolari che egli non ha ancora del tutto colmato,
mentre nella donna è già compiuto ciò che nell’uomo prende l’inizio.
7. L’uomo non ha seni, e di conseguenza
non può nemmeno avere sentimenti così profondi e saggi come la donna. L’uomo è
anche molto più peloso della donna, quindi più vicino alla specie animale.
L’uomo porta tra le gambe anche un prolungamento animale simile ad una coda
come la scimmia, cosa che nella donna non si verifica più.
8. Inoltre, la donna nell’aspetto è
anche molto più nobile e più bella dell’uomo, e solo da lei proviene il genere
umano. Per vero, lei ha ben bisogno del concubito([29]),
solamente, viene dato poco valore alla creazione da parte dell’uomo, essendo la
donna più in alto rispetto a lui, e ciò si può vedere più chiaramente da
quest’opera di procreazione.
9. Il contributo dell’uomo durerebbe
solo tanti attimi quante dita ha alle mani, mentre alla donna costa proprio
tanti mesi la durata del tempo che determina qui chiaramente la superiorità
quasi incalcolabile del genere femminile rispetto al maschile.
10. Da simili filosofismi questi saggi
femminili dimostrano incalcolabili privilegi del loro genere, e da ciò
dimostrano perfino che l’Essere supremo, se ce n’è uno in qualche parte,
dovrebbe essere Egli stesso una Donna ultraperfetta.
11. Essi hanno anche dei templi nei
quali onorano e adorano dappertutto la donna come la divinità; e l’oggetto
principale dell’adorazione nella donna è il genitale, e poi il seno.
12. quando compiono il loro servizio
religioso principale, cosa che avviene ad ogni Luna piena, in questo servizio
il momento più elevato è quando una donna viva si posa nuda sull’altare, mette
le sue mani sul genitale e poi presto comincia ad urinare.
13. Nel momento dell’espulsione
dell’urina tutto il genere maschile cade giù sulla faccia, e dopo la donna
urina su di loro.
14. Una simile adorazione di Dio si
trova anche presso alcune tribù dell’Africa, adorazione che gli stessi hanno
portato con sé naturalmente dalla loro madre patria.
15. Questo genitale femminile, cosa che
è facilmente comprensibile, è perciò altamente onorato, perché da quel luogo
prende la sua origine il genere umano.
16. In ciò è rimarchevole che sulla
superficie della Terra, per quanto riguarda il soddisfacimento della voglia
carnale, da nessuna parte vive un popolo più casto e più pudico che qui.
17. Al di fuori del tempio non può aver
luogo da nessuna parte una procreazione, pena la morte istantanea, e questa può
avvenire al tempo stabilito solo una volta all’anno, dopo che, secondo i loro
concetti, sono state compiute una quantità di atti liturgici; e quando la
procreazione avviene, nel tempio deve essere totalmente buio.
18. La donna ha tuttavia il diritto di
lasciarsi di tanto in tanto soddisfare dai suoi schiavi, se arde di desiderio;
ma se un uomo desiderasse una donna, allora questo sarebbe già una
trasgressione criminale.
19. Gli uomini bianchi sono considerati
solo come mezzi uomini, sui quali può essere fatta anche la caccia, avendo essi
una buona carne.
20. Se un uomo bianco catturato viene
cresciuto molto bene, e una donna del Madagascar trova in lui un particolare
piacere, allora lei per il suo divertimento gli può anche donare la vita e
tenerlo come una spassosa scimmia, ma, e questo s’intende da sé, dovrà subire
delle cose che, come voi usate dire, sarebbero troppo cattive per il diavolo.
21. Gli uomini (bianchi), se vengono
catturati, se la passano sempre un po’ meglio; invece le donne vengono
macellate e bollite senza grazia né perdono, perché le donne dei bianchi, da
queste donne nere, sono considerate come semplici animali.
22. Quanto questi uomini sono ancora
indietro nello sviluppo spirituale, quanto ancora sono molto inaccessibili per
il Vangelo, può già essere visto da queste poche relazioni. Sono stati fatti
ben già dei tentativi, qui e là sulle coste, solo che fino ad ora tutto è stato
ancora inutile, poiché là, si può dire, Lucifero conduce ancora imperturbato il
suo dominio.
23. Il paese stesso però è anche così
disposto da presentare il più grande ostacolo all’accesso di ogni potenza
superiore; quest’isola, infatti, è accessibile solo in pochissimi punti.
24. Il mare tutt’intorno è in grande
estensione pieno di scogli e poco profondo; con imbarcazioni più grandi non si
può approdare quasi da nessuna parte, ma in alcuni pochi punti solo con barche,
quando il mare è calmo, e qui gli approdanti devono essere molto prudenti per
non cadere nelle mani dei malgasci([30])
in agguato in tali punti.
25. La regina di questo paese fa anche
sorvegliare costantemente con rigore le sue coste, e lungo tutta questa costa
fa crescere sterpaglie impenetrabili che sono anche popolate da una quantità di
cattiva ciurmaglia di ogni specie di vermi ed insetti velenosi, verso cui solo
gli indigeni sanno proteggersi cospargendosi con la resina di una certa pianta.
26. In determinati tempi, in
particolare a metà primavera, nell’estate e a metà autunno, nel totale, mezzo
anno, non ci si deve avvicinare a quest’isola, perché allora svolazzano intorno
trilioni di grandi formiche volanti, chiamate da alcuni naturalisti “muskaton”, che sono peggio delle “moskitos” delle isole americane.
27. Se in quel periodo un europeo si
arrampica su alla costa e viene assalito da uno sciame di questi muskaton,
allora nello spazio di pochi minuti diventa solo uno scheletro completamente
rosicchiato. Gli indigeni tuttavia non ne sono attaccati, perché l’odore
dell’erba con la cui resina essi si cospargono, è altamente ripugnante.
28. Da questa breve descrizione potete
vedere facilmente come stanno le cose nel mondo spirituale con questo popolo
più che pagano. Ad esso è oltremodo difficile avvicinarsi, anzi si potrebbe
quasi più facilmente lavarlo fino a farlo diventare bianco, che risvegliare il
suo spirito per il Vangelo.
29. Le anime di tali uomini trapassano
nei cosiddetti spiriti della natura, oppure vengono guidate su un altro pianeta
dove ricevono un involucro materiale più leggero, e quindi sostengono ancora
una vita materiale nella quale diventano sempre più adatte per l’accoglienza
del Vangelo, ma soltanto pochissime con grande fatica dopo la morte del loro
corpo giungono alla vera conoscenza.
30. Invece gli spiriti della natura con
il tempo vengono posti o in una regione migliore attraverso la procreazione
nella carne, oppure anch’esse vengono guidate su un altro pianeta.
31. Ora sapete abbastanza di questo
popolo della Terra oltremodo raggrinzito; perciò non vogliamo soffermarci più a
lungo su di esso, ma prossimamente passare ad un altro.
[indice]
۞
Le
popolazioni carnivore dell’Africa del Sud
10 maggio
1847
1. Proprio vicino a questo popolo, con ogni tipo di usi e
costumi al di sotto dei pagani, stanno ancora certe popolazioni che occupano
per lo più la parte meridionale dell’Africa. La loro religione non di rado è
ancora peggiore di quella dei malgasci.
2. Qui ci sono i veri e propri
servitori di feticci adoratori di oggetti del tutto naturali, indipendentemente
se per loro sono utili oppure no, ma semplicemente perché in un determinato
giorno dell’anno essi li hanno notati per primi; tali oggetti possono essere un
bastone, un verme, un coccodrillo, un uccello, una scimmia, anche un sasso; in
breve tutto ciò che si chiama corpo, può essere usato come divinità degna di
essere adorata.
3. Questi popoli non hanno nessun re,
nemmeno una regina, nella qual cosa si distinguono molto dai malgasci. Essi
vivono solo a orde come le scimmie sugli alberi, e si nutrono perlopiù di ogni
genere di saccheggio e caccia.
4. La carne la mangiano completamente
cruda, e dalle pelli si fanno di solito dei letti pendenti ai rami degli
alberi. Mangiano solo pochi frutti, per loro è quasi sconosciuto il latte
animale; in compenso bevono il sangue degli animali con tanta più grande
avidità.
5. Queste orde conducono spesso anche
una specie di guerra, in particolare ai tempi di grandi cacce agli animali,
dove di solito nella caccia l’orda meno fortunata aggredisce quella più
fortunata e le strappa il bottino, se è fattibile. I cacciatori uccisi delle
due parti vengono poi portati con sé dalla parte vincente come bottino di
caccia, e mangiati per primi.
6. Gli uomini bianchi sono per loro una
leccornia, perciò anche spesso si avvicinano di soppiatto alle coste del mare
per raggiungere una scimmia vestita di bianco, come essi sono dell’opinione, la
quale specie di scimmia ha per il loro palato la carne più gustosa.
7. Il più forte di una tale orda è di
solito il capo, però non ha nulla da comandare, ma solo da indicare ciò che
deve accadere, e l’indicazione avviene normalmente con la prima aggressione,
secondo la quale si regola poi l’intera orda.
8. Queste popolazioni non hanno di
solito neanche un linguaggio articolato, ma s’intendono solo o con segni con le
mani, oppure con un certo schiocco con la lingua.
9. Gli europei indicano questi popoli
con diversi nomi: ignoranti, ottentotti([31]),
boscimani([32])
e arrampicatori.
10. Molti di queste orde, di cui ce ne
sono a migliaia, lungo le coste sono già state, per quanto possibile,
civilizzati cristianamente, ma molte di più dimoranti all’interno del paese
sono ancora nella vecchia brutalità del tutto animalesca.
11. L’unica cosa buona che hanno questi
popoli, consiste nel fatto che per primo hanno i minimi bisogni di vita, e poi
che sono molto curiosi, cosicché quando da loro vi giungono dei missionari,
all’inizio naturalmente sotto conveniente copertura, hanno un facile gioco con
queste popolazioni, premesso che riescano ad intendersi con loro, cosa che però
non è nemmeno troppo difficile, perché queste popolazioni, a causa dei loro
scarsissimi bisogni, sono anche oltremodo poveri di nozioni e spesso sono
sufficienti pochissimi segni naturali con la mano, per potersi intendere in principio
con questi popoli.
12. Per quanto selvaggi e vicini
all’animalesco siano questi popoli, essi per il mondo spirituale stanno
comunque di gran lunga più in alto degli abitanti del Madagascar, e soprattutto
rispetto a quei popoli che, per le loro cause della nazionale politica interna,
sono molto difficilmente o per nulla accessibili; e i suddetti popoli selvaggi
sono paragonabili alle cose sulla Terra, alle quali si può arrivare facilmente.
13. Ogni cosa, per quanto ancora non
appariscente, può essere utilizzata per qualcosa di utile, se si può prenderne
possesso; invece le splendide cose che si trovano in tali posti della Terra,
che non possono essere raggiunte ed accedere da nessuno, non le si possono
utilizzare per niente, ed è come se non esistessero proprio.
14. Nelle parti può occidentali della
costa di questa parte del mondo, dimorano ben di nuovo delle stirpi sotto un
re, qui e là anche sotto una regina. Queste stirpi sono le peggiori di tutte,
perché esercitano il commercio degli schiavi, ed alcuni re ne hanno talmente
tanti, da costruire degli stabilimenti per l’allevamento di uomini, come voi
fate con gli animali, per generare tanti più schiavi per il commercio verso
l’America.
15. Le donne più vigorose e più fertili
sono catturate e portate a migliaia in questi stabilimenti dove vengono
ingravidate dagli uomini più forti. Quando poi sono gravide, devono compiere i
lavori ordinari, solo alcuni giorni prima del parto vengono di nuovo condotte
nel punto di raccolta stabilito, per mettere al mondo il loro frutto, il cui
frutto poi lo devono mantenere per un anno con il loro seno. Dopo questo tempo
i bambini vengono loro tolti e consegnati all’istituto di nutrimento pubblico.
16. Dopo sei settimane dallo
sgravamento una tale donna dovrà di nuovo giacere con un uomo, e così via,
finché qualcuna non raramente avrà messo al mondo circa 26 bambini. Se una
donna simile, dopo una tale prestazione si mantiene abbastanza forte, allora
può ancora essere venduta come schiava, se invece è troppo debole, sarà
cacciata fuori, e lei stessa dovrà cercarsi il suo ulteriore nutrimento.
17. Oltre a questa manipolazione,
questi despoti([33])
neri fanno ancora catturare, dov’è possibile, ulteriori schiavi per consegnarli
al commercio.
18. In questo tempo attuale (1847) in
alcuni luoghi, per vero, è già stato messo un certo freno a questo mostruoso
eccesso; ma nelle zone più profonde esistono ancora una moltitudine di tali
mostruosità.
19. Gli schiavi venduti hanno su questo
mondo, purtroppo presso i popoli cristiani, per vero una spaventosa sorte, in
compenso però vengono possibilmente indennizzati nell’aldilà; invece quei
mostri di re e regine sono le peggiori carogne dell’inferno! La loro
cattiveria, infatti, supera tutti i concetti, e la durezza del loro cuore può
sgretolare il diamante. Con questi, nel mondo degli spiriti, per loro non c’è
altro da fare che usare l’incenso del più profondo inferno.
20. Così tra loro ci sono anche regine
che si fanno adorare come vere e proprie divinità, e quando una tale regina
muore, cosa che per la divinità è certamente qualcosa di disonorevole, per
capeggiare questa vergogna, devono morire perlomeno alcune centinaia di sudditi
insieme a questa dea, ed alcuni si dovranno perfino far seppellire con lei ancora
viventi, affinché la regina non si annoi troppo nella tomba.
21. Che nell’aldilà con tali uomini ci
sia ben poco da fare, e perfino con una seconda incarnazione non ci si potrà
aspettare straordinari successi, si lascia vedere facilmente, considerando
quali frutti sono risultati finora da tutti gli innumerevoli tentativi di
miglioramento di Satana, ma in ciò non c’è veramente molto da dire.
22. Se ad un vasaio un vaso non vuole
affatto riuscire, se già questo non vuol farsi qualificare assolutamente come
vaso utile, che ne sarà se lo rompe e lo getta fuori in strada, dove forse
potrà servire come pavimentazione della strada? Oppure, cosa importerà ad un
musicista di una libera fantasia quando l’ha suonata a vista e non l’ha messa
per iscritto? Non ha egli la facoltà di suonarne migliaia di altre per
quell’una perduta, e se ne vuole una, metterla anche per iscritto?
23. Perciò lasciamo questi vasi non
riusciti di popolazioni, e rechiamoci di nuovo da un altro popolo.
[indice]
۞
Gli
aborigeni dell’Australia
12 maggio
1847
1. Oltre a queste selvagge orde di popoli africani, ci
sono anche razze simili, come usate dire voi, nella parte del mondo da voi
considerato come quinto continente, di nome Australia.
2. In questa parte del mondo, o
piuttosto in questa grande isola della Terra, specialmente al suo interno vi
sono ancora una considerevole quantità di popolazioni alle quali non è giunto
quasi nessun raggio di formazione umana; e ancora, come usate dire voi, vi sono
puri uomini naturali che però in sé non hanno proprio nulla di cattivo.
3. Essi sono estremamente pacifici e
non sanno nulla di una guerra; sebbene non temano per nulla la morte, al
contrario ne hanno, non di rado, un gran desiderio. Possono anche sopportare
dolori fisici con una indifferenza per voi appena concepibile; perciò possono
sopportare anche i più grandi strapazzi della vita con il massimo sangue
freddo.
4. Le lotte furiose con gli animali
selvaggi sono per loro un gioco dilettevole; sono anche i più grandi maestri
nella cattura dei serpenti, e a questa cattura vanno sempre con il massimo
zelo, perché questi animali sono per loro le leccornie più gustose.
5. Quando avvistano da qualche parte
l’arrivo di un estraneo appena arrivato, di solito prendono la fuga, non tanto
per paura, ma per una sorta di ribrezzo che hanno dinanzi agli europei vestiti,
anche dinanzi agli asiatici, poiché per loro nulla è più ripugnante e più
increscioso che un uomo vestito.
6. Essi sono altrettanto cainiti, ma
della specie migliore, ed hanno un vago concetto del tempo primitivo e di un
Essere supremo. L’Essere supremo essi stessi non l’adorano, ma affidano questo
agli uccelli nell’aria che, quale specie animale, da nessuna parte è più bella
e più ricca come in questa parte del mondo.
7. Qui gli uomini dicono: “Dio non guarda all’adorazione, ma
semplicemente al lavoro dell’uomo, ed ha creato delle forme celesti che volano
al di sopra di lui per osservare quello che fa; e quando lo hanno osservato,
volano poi presto di nuovo in alto verso le stelle e riferiscono all’Essere
supremo come si comportano gli uomini laggiù sulla Terra”.
8. Perciò questi uomini sono anche
molto lieti quando vedono volare intorno a loro una moltitudine di uccelli,
perché da ciò desumono che Dio s’interessa molto di loro, quando Egli mette
loro sulla testa molti di questi osservatori.
9. Gli uccelli che non possono volare([34]),
che qui ce ne sono molti come tacchini, ed ancora una moltitudine di altri
volatili di questa razza, presso di loro non godono di nessuna grande
considerazione, perciò da loro vengono anche mangiati, ma sempre crudi, poiché
da loro vige la regola che il pollame si deve mangiar crudo, la carne degli
animali quadrupedi mansueti, invece, deve solo essere salata ed essiccata
all’aria; i pesci devono essere bolliti, e i vermi della Terra che qui
consistono di ogni specie di serpenti, lucertole e coccodrilli, vengono
arrostiti al fuoco.
10. I frutti invece si devono gustare
così come crescono, quando sono maturi; il frutto migliore di tutti è la noce
di cocco che offre loro tutto: bevanda, burro e una specie di pane.
11. Questi uomini solo raramente hanno
delle case o casupole; e se hanno già qualcosa di simile, allora ce l’hanno quasi
del tipo come le hanno avute gli uomini primitivi.
12. Fitti gruppi di alberi vengono
circondati con una specie di siepe, e solo da un lato viene lasciato un
ingresso. Un tale gruppo di alberi, circondato da una siepe, è di solito la
casa di un’intera famiglia spesso molto numerosa; internamente tutto è tirato a
lucido, all’esterno invece somiglia ad un impenetrabile groviglio di arbusti,
così che non sarebbe neanche facilmente possibile giungere in una casa simile
da qualche altra parte che attraverso la normale porta d’ingresso, o meglio:
vicolo d’accesso, che non conduce mai alla vera e propria abitazione in
direzione diritta, ma nelle più possibili tortuosità.
13. Una tale porta, o meglio, il
vicolo, non di rado è lungo un’ora (di cammino), ed è un vero labirinto che un
forestiero non attraversa facilmente, senza smarrirsi almeno cento volte. Essi
impiantano quest’ingresso cosi ingannevole, affinché una popolazione estranea,
oppure anche animali selvaggi, rapaci, non possono trovarla nottetempo e aggredirla.
14. Lungo questa tortuosa ingannevole
via si trovano, a causa della loro massima sicurezza, non di rado fossati
profondi due tese([35]),
di solito larghi come la via stessa, cioè circa tre o quattro piedi, e lunghi
una tesa e mezza. Di giorno questi fossati sono coperti, di notte invece di
nuovo scoperti, e questo è un buon mezzo di protezione per la loro casa, poiché
attraverso il groviglio di arbusti che è cresciuto uno accanto all’altro così
fittamente che non si può far passare facilmente nemmeno un dito, non vi passa
nemmeno un topo, per non parlare di un altro animale o di un uomo, in
particolare presso le case già vecchie, dove il groviglio di siepe circonda il
fitto vecchio gruppo di alberi in una distanza da 3 fino a 400 tese.
15. La cosa più spaventosa per loro è
quando un albero della loro casa vivente comincia a seccare a causa del
decrepito. Allora viene fatto tutto il possibile per vivificare di nuovo un
tale albero, ma se non serve a nulla, allora cominciando dall’alto viene, in un
certo qual modo, come una casa presso di voi, demolita prudentemente ramo dopo
ramo, e questo fino alla radice; quando il vecchio albero è del tutto demolito,
allora al ceppo della sua radice viene innescato il fuoco che brucia lentamente
tutto l’albero.
16. Una volta che questo incendio,
perdurante talvolta parecchi giorni, è finito e il terreno è raffreddato,
allora nello stesso punto viene piantato e curato un altro albero, affinché
possa sostituire il suo predecessore il più presto possibile.
17. Nondimeno, rende oltremodo infelici
questi uomini, allorquando, come specialmente nel tempo presente, non di rado
degli avidi europei giungono alle loro abitazioni amate sopra tutto, e vi danno
fuoco dall’esterno, cosa che poi naturalmente costringe i poveri abitanti ad
abbandonarle, quando è ancora possibile; questi poveretti per la maggior parte
vengono asfissiati dal massiccio fumo. Questo modo di agire degli europei,
colma questi poveri uomini innocenti soprattutto di una ripugnanza
inestinguibile verso gli uomini vestiti.
18. Ora esistono stirpi primitive di
tal fatta solo ancora nell’Australia centro-meridionale, perché l’orientale, il
settentrionale e l’occidentale è già per la maggior parte sotto il dominio
degl’inglesi e degli olandesi.
19. In alcune regione settentrionali
esistono però ben anche alcune stirpi primitive tollerate, le quali però si
distinguono da quelle vere e proprio nel fatto che hanno una specie di capi
regali, e con questi una costituzione che è abbastanza simile a quella del
Borneo. Questi capi hanno anche una specie di milizia che ha ancora le normali
armi ad arco, e oltre a ciò anche un senso dell’olfatto oltremodo acuto, per
mezzo del quale un tale guerriero australiano fiuta un nemico alla distanza di
un’ora di cammino.
20. Il senso dell’olfatto è per vero
oltremodo acuto anche nei veri e propri aborigeni di questa parte del mondo, ma
ne fanno meno uso le razze del settentrione che hanno i capi regali.
21. La religione presso gli abitanti
dei paesi settentrionali è già più del genere cinese, sebbene a volte c’è
accanto anche quella australiana primitiva; perciò nemmeno nel mondo degli
spiriti sono da smuovere così facilmente al cristianesimo, come gli aborigeni
di questa parte del mondo meridionale.
22. Presso gli abitanti settentrionali
si trova perciò anche già un maggior grado di una cultura che presso i veri e
del tutto semplici aborigeni meridionali, i quali al di fuori di una specie di
zappa e una specie di coltello da intaglio, non conoscono nessuno altro
strumento agricolo, ben però sono maestri in ogni genere di intrecciatura di
erbe, di radici e di una specie di cotone, la cui intrecciatura la usano solo
per un particolare abbellimento delle loro abitazioni, mentre per il resto
vanno in giro completamente nudi, e al posto del vestiario tatuano talvolta la
loro pelle, cosa che però non è in tutti il caso.
23. Che questi semplici uomini
innocenti, oltremodo bonari, possano essere smossi molto facilmente nel mondo
degli spiriti al cristianesimo, è già stato menzionato sopra, e non c’è bisogno
di dire più; poiché con un uomo così nell’aldilà è veramente molto meglio che
con uno stolto, presuntuoso cristiano settario.
24. Quindi di questo popolo non abbiamo
bisogno di sapere di più, perché tutto il resto è solo per statistica, ma per
il nostro orizzonte spirituale non serve; perciò vogliamo passare prossimamente
ad un altro popolo.
[indice]
۞
Gli
aborigeni della Nuova Zelanda
14 maggio
1847
1. Nel profondo sud della Terra si trova ancora un’isola piuttosto
ragguardevole: la Nuova Zelanda; questa consiste veramente di tre isole
principali, e poi ancora di una quantità di piccole isole e moltissimi banchi
di corallo.
2. Gli aborigeni di quest’isola vi sono
già stati mostrati in un’altra occasione, come alcuni altri, nella loro
costituzione, nella religione e nei loro difficili rapporti con gli europei,
perciò per contemplare più da vicino questo popolo, potete leggere queste
esposizioni già rivelate in altri libri([36]).
3. Ciononostante qui può ancora essere
detto come questo popolo viene accolto nel mondo spirituale. In questo essi
procedono abbastanza facilmente, perché hanno una straordinaria venerazione
dinanzi all’Essere supremo e dinanzi a tutte le cose che si sviluppano
meravigliosamente.
4. Quando poi nel mondo degli spiriti
essi vengono guidati come nel vero mondo delle meraviglie a manifestazioni che
li richiamano all’incarnazione del Signore, allora essi chiedono presto, pieni
di curiosità, dello sviluppo più prossimo e della ragione vera e propria, cosa
che viene loro comunicato anche subito, secondo la condizione della loro
facoltà di comprensione.
5. Quando essi ottengono tale
conoscenza, allora ne hanno una grandissima gioia e desiderano presto niente di
più ardentemente che imparare a conoscere il Signore personalmente e, in un
certo modo, il più presto possibile, cosa che tuttavia deve avvenire con
precauzione, perché altrimenti questi spiriti umani sarebbero afferrati
improvvisamente da un amore troppo potente, il che indebolirebbe il loro
spirito per l’improvviso sforzo troppo grande, piuttosto che fortificarlo.
6. Se però vengono preparati
saggiamente un po’ alla volta, si troveranno proprio allora con quella saggia
moderata passione alla presenza del Signore, quando questa condizione sarà per
loro più sopportabile. Se però sono stati introdotti una volta alla presenza
del Signore, allora rimangono anche immutabilmente saldi e sono estremamente
attivi in tutte le opere dell’amore. A loro viene affidata principalmente la
sorveglianza del Polo Sud della Terra, come anche la principale direzione della
Luna, nel cui incarico rimangono finché è la Mia Volontà che sa precisamente
quanto a lungo deve lasciare gli spiriti in determinate faccende.
7. Ciò che accade dopo tali incombenze
con simili spiriti, lo decidono le loro facoltà interiori conquistate in tali
faccende loro affidate. Ma poiché nella Casa del Padre ci sono molte dimore, ci
saranno ancora anche molte ulteriori occupazioni.
8. Non avete bisogno di sapere neanche
nient’altro, perché questo rimane riservato per quel momento in cui voi stessi
potrete fare le giuste esperienze nel vostro spirito.
9. Oltre a questo piccolo popolo
esistono ancora una moltitudine di abitanti delle isole più piccole, la cui sorte
spirituale ha una sicura somiglianza con uno o l’altro popolo nominato; perciò
non è nemmeno necessario rappresentare ognuna delle molte migliaia di isole, il
che sarebbe senza scopo, e causerebbe un inutile lavoro molto esteso.
10. Nello stesso modo esistono in
America ancora alcuni pochi popoli selvaggi che si distinguono pochissimo nel
loro stato spirituale dalle schiere dei popoli selvaggi descritte finora.
11. Come rarità umana esiste nell’alta
Africa, perlopiù lungo i fiumi, ancora una propria specie di uomini, l’una è
completamente bianca, e l’altra è screziata di bianco e nero. Quelli della
prima specie i vostri naturalisti li chiamano uomini coniglio, oppure uomini
albini([37]);
la seconda specie gli uomini gazzella([38])
ed anche uomini gazza.
12. Di giorno entrambi i tipi di uomini
dimorano continuamente in caverne sotterranee, ed escono solo nottetempo per
cacciare qualcosa per il loro nutrimento. La causa del fatto che escono solo di
notte dalle loro abitazioni cavernicole, sono i loro occhi estremamente
sensibili.
13. Sebbene fuggano il giorno terreno,
non sono comunque per niente nemici del giorno spirituale, ed entrambe le
specie di uomini hanno perciò continuamente la seconda vista, e nella loro
anima sono appunto tanto teneri e miti quanto nella loro struttura corporea
terrena.
14. Naturalmente qui sulla Terra essi
hanno poca conoscenza esteriore del Vangelo, e raramente hanno relazioni con
missionari, ma nonostante ciò hanno un Vangelo interiore che, per la loro
natura, è più genuino di quello che, non di rado, i missionari estremamente
assetati di gloria ed avidità portano e predicano alle stirpi dei popoli
selvaggi.
15. Con queste non comuni specie di
uomini siamo però anche alla fine con la vera rappresentazione spirituale della
Terra; perciò, per portare alla giusta comprensione quanto è stato detto finora
sui popoli non cristiani, aggiungeremo solo poco, e con ciò concluderemo
quest’Opera per voi benedicente.
[indice]
۞
Ancora
una volta della ‘paglia e fieno’ per gli eruditi del mondo
15 maggio
1847
1. Ciò che è stato detto finora sulle popolazioni di altre
religioni, tanto per voi quanto per il mondo, non è stato collegato alla
rappresentazione spirituale della Terra, e cioè come paglia e fieno promessi in precedenza per la grigia umanità erudita
del mondo. Quale paglia e fieno s’intende per questa causa, perché veramente
non fa parte del trattato della Terra spirituale, poiché rappresenta perlopiù
soltanto le condizioni materiali delle
popolazioni non cristiane, dove solo alla fine viene sempre toccato e mostrato
il destino spirituale di tali popoli.
2. Gli eruditi del mondo vi troveranno
un aspetto principale, solo che proprio per tale motivo è dato, affinché
abbiano qualcosa da ruminare.
3. Inoltre, quest’aggiunta terza parte
delle popolazioni non cristiane, è anche per questa ragione, più o meno paglia e fieno, perché gli eruditi che
conoscono la Terra dai libri, hanno appreso qui e là alcune condizioni poste
diversamente da come sono mostrate qui secondo la Verità interiore.
4. Naturalmente, gli eruditi non
riflettono sul fatto che gli altri libri, dai quali essi hanno imparato a
conoscere la Terra, non sempre sono stati scritti da uomini che hanno viaggiato
loro stessi in tutti i punti della Terra, e tali libri sono stati perlopiù
compilati da uomini che, per primo, avevano abbastanza tempo per scrivere, e
oltre al tempo avevano anche l’occasione di ottenere nelle loro mani tutte le
enciclopedie ed altre descrizioni di viaggi, per produrre da queste le loro
cosiddette complete geografie.
5. Gli statistici principali, dai quali
tutta la Terra è stata per così dire, come usate dire voi, sgraffignata([39]),
conoscono spesso soltanto in minima parte le complete condizioni abitative del
paese che trattano. Invece di fare dei viaggi per persuadere se stessi di
tutto, frugano piuttosto negli archivi coperti di polvere e studiano lì le
condizioni del paese e la sua costituzione, ma dovrebbero passare un paese di
villaggio in villaggio, di comunità in comunità, di valle in valle e di monti
in monti, e vi troverebbero una tale quantità di diverse condizioni, costumi e
usanze, e troverebbero una così grande quantità di nuovi nomi, di cui finora
non hanno avuto ancora nessuna idea.
6. Se però, già il paese in cui essi
vivono, paese che non conoscono, ha ancora tanto da mostrare, allora, quante
più differenti caratteristiche, condizioni e ancora una quantità di misteri di
ogni genere comprenderebbe in sé l’intera superficie della Terra, di cui i
nostri eruditi, che vogliono essere più che sapienti, non hanno mai sognato
qualcosa; e perciò Mi sarà ben permesso, per il mondo, di aver parlato qui
anche di alcune sconosciute caratteristiche e condizioni terrene, avendo Io
conosciuto la Terra certamente meglio già moltissimi anni prima di quanto gli
eruditi la conosceranno mai.
7. Quanto è stato reso noto in questa
comunicazione sui popoli sconosciuti è per vero,, al cospetto degli eruditi del
mondo, come già detto, paglia e fieno;
ma al cospetto di coloro che sono risvegliati nello spirito non lo è per
niente, perché questi si persuaderanno in se stessi facilmente che le cose
stanno così con quanto comunicato, e non può nemmeno essere diversamente,
perché tale Rivelazione è vera, dall’interiore all’esteriore, e non una
rivelazione falsa, presa dalle tenebre esteriori diretta alla notte interiore
del cuore.
8. Cosa può servire all’uomo aver
rimpinzato il suo cervello solamente con libri di geografia, ma oltre a ciò non
può chiedere a nessuno e tanto meno al suo stesso spirito, se le cose stanno
così nella realtà come sono da leggere nei libri stampati? Quanto sta meglio
colui che lo impara dallo spirito e viene tirato su da Me Stesso, il Padre,
perché in costoro ogni scienza diventa vivente, mentre negli altri esiste
soltanto un frammento morto, per la cui autenticità alla fine non gli rimane
nessun’altra garanzia che l’autorità di una biblioteca e di un archivio.
9. Io tuttavia vi ho dato queste
relazioni sconosciute, non per l’aggravio della memoria, ma per l’animazione
dello spirito. Ma poiché vi sono state date così, e in più affinché il vostro
spirito abbia in questo un esercizio nella sua sapienza, allora sono date come
sono e, …come non sono. Come sono, lo spirito lo trova nella sua Luce, e dalla
stessa gli diventa chiaro che queste esposizioni apparentemente materiali, in
fondo sono solo spirituali; ciò perché tutte queste condizioni sulla Terra sono
spirituali, la quale non ha nulla di materiale, perché sono Io Colui che ve le
dà, ed Io sono uno Spirito, e precisamente lo Spirito Supremo.
10. Davanti ai Miei occhi non esiste
nulla di materiale, quindi anche ogni Mio dono da Me è spirituale, e non
materiale, per quanto possa sembrare ancora materiale.
11. Io, sia che parli oppure no, apro
la Mia bocca solo in parabole, affinché il mondo vi si urti, e con orecchi
aperti non oda ciò che è detto ad alta voce, e altrettanto non veda con gli
occhi aperti; cosicché la sapienza del mondo può affilarsi ed aguzzare il suo
pungiglione come vuole, ma non attraverserà comunque mai la corteccia del vero
albero della vivente conoscenza.
12. Io ben conosco la Terra in ogni
singolo atomo, e tanto più facilmente le singole condizioni e caratteristiche
superficiali, tuttavia non farò nessuna statistica terrena, ma la Mia statistica,
pur vedendo ben giustamente il terreno, è comunque solo una statistica dello
spirito.
13. Oppure, non prendereste voi per
stolto, colui che volesse informare il bambino nel corpo materno, attraverso un
qualche dispositivo magnetico, esponendogli in quali condizioni si trova nel
suo piccolo mondo e come questo è fatto? Il bimbo non è di certo nel corpo
materno per questo scopo, bensì per lo scopo di uno sviluppo individuale della
vita; solo dopo, un po’ alla volta nel tempo, gli saranno procurati concetti
sempre più sviluppati, così come, nella misura in cui il fanciullo si nutre nel
corpo materno e gli è data sufficiente forza, in questo corpo non ha bisogno di
una forza maggiore.
14. Così è anche con l’uomo in questo
mondo, mondo che per lui non è altro che un secondo grembo materno più grande,
nel quale il suo spirito deve essere maturato e generato. Perciò a lui può
essere dato qui solo quel nutrimento e nella misura che gli è necessaria per la
sua maturazione; se si facesse di più, lo si danneggerebbe soltanto, e mai gli
gioverebbe. Infatti, il vero e proprio istituto scolastico comincia solo dopo,
e là, dove lo spirito è già partorito ed è perfettamente libero.
15. Là ogni spirito afferrerà allora
con grande facilità la vera statistica della Terra e dell’intero Universo;
perciò sarebbe estremamente sciocco se si volesse addossare a lui, allo
spirito, qui sulla Terra, un assurdo peso che per portarlo non ne possiede
ancora la capacità, cosa che ognuno può facilmente vederlo dal fatto che sulla
Terra non esiste sicuramente nessun uomo che abbia interiorizzato così
perfettamente e precisamente la superficie della Terra solo attraverso
l’apprendimento dai libri, come un foglio di carta srotolato davanti ai suoi
occhi.
16. Quanto grande dovrebbe essere questo
libro nel quale sarebbe descritta nei più piccoli dettagli ogni piccolezza
della superficie della Terra? E quanto tempo avrebbe bisogno l’uomo, per
leggere per intero, perlomeno solo un trilione di nomi e cifre, e soltanto dopo
impararle a memoria?
17. Di conseguenza, non sarebbe da
parte Mia la più grande stoltezza, se Io volessi essere per il vostro spirito
un Professore di statistica, e gli volessi immettere qui con il magnetismo, nel
suo secondo corpo materno, qualcosa di materiale, ciò che un giorno potrebbe
afferrare e abbracciare con lo sguardo nel suo stato libero facilmente in un
minuto e in pienezza? Perciò, tutto ciò che Io do, è qualcosa di spirituale, e
non è nessuna statistica terrena!
18. Se però sono stati toccati anche
dei punti terrenamente statistici nei loro giusti rapporti, li dovete comunque
considerare solo come le basi delle colonne in un grande edificio, le quali non
determinano l’edificio stesso, ma ciononostante, tutto il grande, magnifico
edificio, giace su di loro.
19. Io non do nulla di terreno a causa
del terreno, ma se lo do così, allora lo do per il sostegno dello spirituale.
Chi utilizza tutto il terreno in questo modo, questi gusta bene il nutrimento
offerto per il suo spirito. Chi invece gusta dell’altro, gusta il suo stesso
giudizio, perché egli uccide in se stesso ciò che dovrebbe vivificare.
20. Vi è differenza tra il primo e il
secondo corpo materno: nel primo, l’uomo viene partorito attraverso il “devi”.
E nel secondo, attraverso il “puoi”. Nel primo, l’uomo è ancora un animale,
quindi è nel primo giudizio. Solamente nel secondo diventa uomo un po’ alla
volta attraverso la conoscenza e attraverso la libertà della sua volontà che in
lui è come un giudice. Perciò ciascuno vivrà del suo stesso giudizio, e non
riceverà eternamente mai alcun altro giudizio che il suo stesso!
21. Perciò afferrate anche quest’opera
in questo senso, e utilizzatela come esercizio attivo per la vita per il vostro
spirito! Allora raccoglierete il vero frutto.
22. Questo è il vero amore per Me, come
per i vostri fratelli. Voi giungerete a questo vero amore, tanto più
facilmente, quando Mi riconoscerete più profondamente attraverso le meraviglie
rivelate del Mio Amore, ed ammetterete quanto Io devo essere estremamente umile
ed accondiscendente di tutto Cuore, per rivelarvi tali cose per il vostro bene,
il che è sempre la conoscenza più profonda del Mio Regno, nel quale anche tutto
il resto è presente come aggiunta del Mio Amore.
23. Osservate bene queste parole, e
considerate profondamente chi è Colui che ve le dà! Se farete questo in tutto e
in ogni cosa, allora vi toccherà la Mia benedizione anche con questa, come con
ogni altra parola in tutta la pienezza che qui e nell’aldilà vi do eternamente.
Amen!
Fine
Sui
critici, sugli ebrei, sui musulmani e sui bramini |
28.04.1847 |
|
I
cinesi, quali seguaci di Zoroastro |
30.04.1847 |
|
Gli
abitanti dell’Asia centrale, dell’alto Tibet |
1.05.1847 |
|
Sugli
attuali giapponesi che provengono dall’Asia centrale |
8.05.1847 |
|
Le
caratteristiche religiose degli indigeni del Borneo e della Guinea |
4.05.1847 |
|
La
religione degli abitanti delle isole asiatiche, in particolare di Giava |
5.05.1847 |
|
Le
popolazioni di Sumatra e Celebes, in particolare Ceylon |
6.05.1847 |
|
I
veri e propri abitanti del Madagascar |
8.05.1847 |
|
Le
popolazioni carnivore dell’Africa del Sud |
10.05.1847 |
|
Gli
aborigeni dell’Australia |
12.05.1847 |
|
Gli
aborigeni della Nuova Zelanda |
14.05.1847 |
|
Ancora
una volta della ‘paglia e fieno’ per gli eruditi del mondo |
15.05.1847 |
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- [1° - La Terra naturale] - [2° - La Terra spirituale]
[1] Feticcio:
idolo rappresentato con rozza e grossolana figura, adorato dai popoli
primitivi.
[2] Arianesimo:
dottrina di Ario di Alessandria, condannata come eretica dal concilio di Nicea
nel 325. Essa affermava che Gesù Cristo non era Dio, ma soltanto un uomo di
eccezionalissime virtù.
[3] Elisio:
secondo le credenze dei greci antichi, sede ultraterrena riservata alle anime
dei buoni; era descritta come un luogo sereno. Oggi “Campi elisi”.
[4] Bramino: detto
anche bramano o bracmano, è un membro della prima delle quattro caste
sacerdotali, detta del Varnasrama dharma, della società induista.
[5] Linearismo:
termine in uso nelle arti figurative per evidenziare la prevalenza espressiva
ed essenziale della linea rispetto agli altri valori come il colore o i
chiaroscuri.
[6] Chinina:
alcaloide estratto dalla corteccia di china; ha azione stimolante e febbrifuga
ed è usata in medicina soprattutto contro la malaria.
[7] Autodafé:
sentenza che seguiva al processo dell’inquisizione spagnola contro gli eretici;
per estensione, cerimonia che accompagnava la morte sul rogo degli eretici.
[8] Stoico:
pertinente alla stoa, cioè alla scuola o corrente filosofica e spirituale
fondata ad Atene da Zenone di Cinzio nel III secolo a.C., e quindi allo
stoicismo, tendente ad un impronta razionale, panteista e dogmatico, con un
forte orientamento etico e tendenzialmente ottimista
[9] Il confucianesimo, recentemente
denominato ruismo in alcune
pubblicazioni specialistiche, è una delle maggiori tradizioni
filosofico-religiose, morali e politiche della Cina sviluppatosi nel corso di
due millenni a partire dagli insegnamenti del filosofo Kǒngfūzǐ, il «Maestro
Kong» (551-479 a.C.),
conosciuto in occidente con il nome latinizzato di Confucio, esercitando
un'influenza grandissima anche in Giappone, in Corea e in Vietnam. Confucio
elaborò un sistema rituale e una dottrina morale e sociale che si proponeva di
rimediare alla decadenza spirituale della Cina, in un'epoca di profonda
corruzione e di gravi sconvolgimenti politici.
[10] Diogeniano: relativo
a Diogene, un filosofo greco antico, considerato uno dei fondatori della scuola
cinica greca legata al più antico pensiero di Diogene e di Antistene.
[11] Parsi e
Geberi: un gruppo etnico di origine persiana immigrato in India nell’ottavo
secolo d.C. che si rifà allo zoroastrismo.
[12] Sanscrito: antica lingua indiana.
[13] L'Avesta è il nome sotto il quale si va
a collocare l’insieme dei libri sacri (circa 21) appartenenti alla religione
zoroastriana, tratti però da antichissimi libri scritti in un idioma iraniano e
della Persia. Furono ricopiati in due copie ma poi distrutte. Si
cercò poi di farle risorgere trascrivendole secondo i ricordi trasmessi
oralmente dal popolo, ma subirono numerose correzioni e revisioni fino al 1200.
[14] La storia
degli abitati del Tibet, i quali erano cinesi isolatasi dalla dipendenza del re
della città di Hanoch prima del Diluvio, riportata in sintesi al cap. 37 del
vol.1 del Governo della famiglia di Dio”.
[15] Nel mezzo i
beati.
[16] Accozzaglia:
insieme di cose disparate e di poco valore.
[17] Dalai Lama: capo supremo
del buddismo tibetano; è la principale autorità spirituale del Tibet e viene
considerato dal suo popolo una emanazione di Cenresig, il Buddha della
Compassione. Quello attuale è il XIV. [N.d.R.]
[18] Ormuzisti:
seguaci di Ahura Mazdā, il nome dato all’unico Dio, creatore del regno
visibile e invisibile, da Zarathuštra. Ahura = respiro vitale; Mazdā =
pensiero, o memoria.
[19] Indigeno:
detto di persona che è originaria nativa di un dato paese, per quanto se ne sa,
fin dai tempi più antichi.
[20] Bohonupas: numerosi ricercatori e scrittori del 1700-1800, e perfino Frate Odorico da
Pordenone nel 1300, quindi molti secoli prima di Jakob Lorber, ha descritto
perfino la forma e le misure di quest’albero velenoso, dal quale gli abitanti
di Giava prelevano questo potentissimo veleno, il famoso upas tiente,
con cui avvelenano le loro frecce. [N.d.R.]
[21] Alcuni naturalisti potrebbero ritenere una favola l’irradiazione velenosa
con un tale ampio raggio di questo albero, e tuttavia Foersch, un giovane
medico delle Indie orientali olandesi, scrisse nel 1776 (cioè 71 anni prima di
Lorber) che intorno a tale albero velenoso non esiste niente di vivente per un
raggio dalle 15 alle 18 miglia, e che tale albero si trova a 27 leghe da
Batavia (135 km), 14 leghe da Soura karta (70 km) e tra le 18 e 20 leghe
(90-100 km) dalla sede dell’imperatore di Giava. [N.d.R.]
[22] Refolo:
leggero soffio di vento che si leva improvviso e a brevi intervalli, sempre
nella stessa direzione.
[23] Miasma:
esalazione nociva da acque stagnanti o putredini.
[24] Ceylon è
un’isola al largo della costa sud-orientale del continente indiano.
Soprannominata anche ‘lacrima dell’India’, dal 1972 ha cambiato nome in Sri
Lanka, che significa “isola risplendente” divenendo una Repubblica Democratica
Socialista.
[25] Tregenda: gran
numero di diavoli, di spiriti e di streghe che, secondo la credenza popolare,
vanno in giro di notte e fanno conciliaboli.
[26] Fata Morgana:
è una forma complessa ed insolita di miraggio che si può scorgere all'interno di
una stretta fascia posta sopra l'orizzonte.
[27] Corte: tipica
abitazione contadina caratterizzata dalla presenza di uno spazio comune
scoperto.
[28] Zed Avesta:
complesso di libri sacri della religione di Zoroastro; si divide in cinque
parti e contiene sia la dottrina che il rituale.
[29] Concubito:
unione carnale tra un uomo e una donna.
[30] Malgasci:
abitanti del Madagascar.
[31] Ottentotti:
indigeni appartenenti a una popolazione dell’Africa meridionale di cui
rimangono oggi pochi superstiti.
[32] Boscimani:
popolazione dell’Africa sud-occidentale.
[33] Despota: chi
governa con autorità assoluta, sostituendo la propria volontà alla legge e
arrogandosi diritti di dominio che non ha.
[34] Uccelli che
non volano: probabilmente l’Emù simile allo struzzo, ma anche il piccolo Kiwi e
lo Struzzo.
[35] Tesa: antica
misura di lunghezza corrispondente approssimativamente all’apertura delle
braccia.
[36] Altri libri: un
cenno su queste isole è stato dato nell’opera “Le 12 Ore” all’ottava Ora dal
versetto 14.
[37] Albino: negros
albinos, che indicava i negri dell’Africa occidentale, la cui pelle era chiara.
Dal latino «albus» bianco.
[38] Perché la
gazza ha il piumaggio bianco sulle spalle e sul ventre, mentre nero lucido
cangiante nelle altre parti del corpo e nella lunga coda.
[39] Sgraffignare:
portar via qualche piccola cosa con sveltezza.