Rivelazioni

nel 1847/1848 al mistico e profeta

Jakob lorber

 

Il vescovo Martino

 

Lo sviluppo di un’anima nell’aldilà

 

 

[Parte II    Cap. 101 – 204]

 

 

[INDICE cap. 101-204]

 

[PARTE  I / cap. 1-100]

 

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Cap. 101

 

Rinnovata domanda di Chanchah sul grande Lama

Imbarazzo e vuoti sotterfugi di Martino

Risposta di Chanchah: “O tu, povero somaro”

1.              A tali parole, Chanchah gli batte la mano sulla spalla e dice: “Ebbene, servitore del Lama! Quanto a lungo fai attendere la povera Chanchah per una giusta e definitiva risposta, risposta che il suo cuore brama più potentemente che la sua anima mille vite?

2.              O amico, se io avessi mille cuori e fossi l'essere più bello che mai abbia camminato sotto i raggi del Sole, tuoi sarebbero tutti i cuori, e mai i miei bellissimi occhi si distoglierebbero da te, se mi dirai la verità su ciò che mi devi come risposta. Io però ho solo un cuore; quest’unico cuore però dovrà amarti come mille cuori, se mi sarai un vero amico e m’indicherai il grande Lama, o con parole, oppure possibilmente nei fatti. Guai però a te, se oserai abbindolare il mio cuore che vuole amarti così smisuratamente!

3.              È vero, io amo il tuo meraviglioso fratello con un ardore a te incomprensibile. Ma tutto quest’ardore sarà rivolto a te, se tu per me vorrai e potrai essere un vero amico! Sulla mia parola potrai costruire più solidamente che su una roccia di diamante!”.

4.              Martino è completamente confuso da questo discorso. Guarda la cinesina inconcepibilmente bella, come pietrificato, e pensa e simula quel che ora deve fare o dire. Dopo un tempo abbastanza lungo, le parla dicendo:

5.              “O soavissima e straordinariamente bella Chanchah! Se tu non fossi così inconcepibilmente bella, ti avrei già detto parecchie cose, ma quando ti guardo, sono proprio perso da tanta ammirazione e amore per te, e così non riesco a parlare. Perciò ti devo confessare apertamente che per un bel po’, finché i miei occhi non si saranno abituati di più alla tua vista, non riuscirò a dirti molto di assennato.

6.              Tu potrai senz’altro parlare, e anche minacciare, poiché la mia vista di sicuro non metterà disordine in te. Ma con la mia lingua va stranamente male, essa è praticamente schiacciata dalla tua grande bellezza, e poi completamente paralizzata quando devo parlare con te. Perciò devi avere con me un pochino di pazienza. Un po’ alla volta le cose si aggiusteranno, quando mi sarò abituato di più alla tua beltà”.

7.              Risponde Chanchah: “Se questo è il motivo, allora dimmi: come ti è stato possibile parlare prima con me ordinatamente, e darmi ad intendere un motivo così campato in aria, riguardo al quale ora non puoi rispondere alle mie domande?

1.              Vedi, a chi l'amore lega la lingua, questi balbetta e parla come un ubriaco, e il suo discorso non ha senso. Poiché una lingua impacciata non ha radici che attingano il proprio movimento alla fonte della sapienza. Le radici della tua lingua sono invece piene della più vivace umidità. Perciò giustificati di fronte al mio cuore come un uomo, e non come uno sciocco! Ciò che io ti dico è vero, com’è vera la mia vita più intima. Dunque, come puoi parlarmi dalla tua pelle e mai dal tuo cuore?”.

2.              Adesso il vescovo Martino è ancora più imbarazzato, e non sa trovar parole per affrontare la sua bella avversaria. Comincia perciò davvero a balbettare sillabe e parole nelle quali non c'è senso alcuno. Più balbetta, più Chanchah fa grandi occhi e sorride con compassione. Dopo un po’, quando il balbettare di Martino diventa troppo buffo, lei dice:

3.              “Amico, io ti compiango, perché tu, o sei una volpe astuta, oppure uno sciocco somaro! – Uno, peggio dell'altro! Io penso comunque, che tu sia più l'ultimo che il primo, e questo giustifica anche la tua criminosa affermazione di essere anche un servitore del grande Lama. In verità, se il Lama si dovesse servire di servitori simili, sarebbe molto da commiserare insieme a tali servitori!

4.              Vedi, prima ho udito da te alcune parole abbastanza sagge, e pensavo veramente che tu fossi qualcosa di più elevato. A credere in questo mi ha costretto anche il tuo pomposo copricapo, così come anche il fatto che chiamavi quel vero saggio, fratello tuo. Ora però, mi è tutto chiaro di te! Tu sei un cosiddetto asino buono che qui, nel regno del Cielo, vegeta soltanto, perché sulla Terra è stato sicuramente troppo stupido per commettere un qualunque peccato. E così, tu sei ben l'anima buona di un asinello che non fa del male a nessuno, e come creatura merita tutto il rispetto del Lama, ma da te non si può pretendere più di quanto il grande Lama ha messo nella tua natura. Tu mi perdonerai però, che da te ho anche preteso più di quanto si possa ottenere! Perciò ti esonero da ogni risposta pretesa prima!

5.              O povero somaro, quanto mi dispiace adesso d'averti tanto angustiato! Tu hai qui sì, la forma di un uomo, forma che nel regno degli spiriti forse tutti gli animali ottengono, perché sono solo degli uomini incantati della specie più stupida, ma nonostante ciò, sei di sicuro quello che eri sulla Terra. Perciò sii di nuovo buono, mio povero e stupido asinello! Quanto mi dispiace ora che prima ho presupposto in te dell'umana sapienza, e ben addirittura celeste! È vero mio caro asinello, che non me ne vuoi?”.

6.              Ora il vescovo Martino è proprio amareggiato e volentieri darebbe alla cinesina, come si suol dire, una bella lezione. Ma poiché con ciò si è liberato dalla gravosa risposta, ingoia tutti questi complimenti e si allontana con la coda tra le gambe dalla sua Chanchah, che comunque non lo perde d'occhio.

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Cap. 102

 

Buoni cenni di Borem sul rapporto interiore con il Signore e sul trattamento delle nature stoiche

1.              Borem si avvicina a lui e dice: “Fratello Martino, come va con il tuo coraggio? Ti è già diventato troppo corto, oppure ti sta diventando troppo corto?”.

2.              Risponde il vescovo Martino: “Ma va, questo è proprio pazzesco! Questi cinesi avranno pur conservato qualcosa dell'antica poesia asiatica, ma questo è anche tutto ciò che possiedono come istruzione spirituale. Per il resto sono certamente il popolo più stupido della Terra intera. Gli ignoranti, gli ottentotti[1], i madagascari, gli australiani e neozelandesi devono essere, a confronto di queste teste pelate, dei veri Socrate e Platone!

3.              T’immagini caro fratello, che opinione ha di me la bella pechinese? Ahimè, questo è davvero incredibilmente pazzesco! Ascolta: non un’allegoria, ma in pienissima serietà, un vero e proprio asino! Permettimi fratello, questo è veramente troppo!”.

4.              Risponde Borem: “Sì, a dir il vero, questo è proprio un po’ troppo; considerare un padron di casa, oltretutto un celeste padron di casa, per un asino vero e proprio, non sta troppo bene! Ma non ti preoccupare, perché solo in questo modo hai potuto evitare completamente le sue pretese. E di questo puoi solo ringraziare il Signore, il quale da solo ha guidato questa faccenda per il bene tuo e della povera Chanchah. Perciò stai tranquillo e ingoia pazientemente quel che è accaduto; al momento opportuno tutto si aggiusterà nuovamente.

5.              Sai, carissimo fratello Martino, in futuro non pavoneggiarti della tua signoria sulla casa, allora ogni cosa ti sarà più facile e sopporterai tutto cento volte meglio. Anche con questa Chanchah potresti più facilmente venirne a capo”.

6.              Risponde il vescovo Martino: “Sì, hai ragione! Ora capisco, non devo mai considerarmi un padrone, là dove ha messo piede il Signore, ma certe volte si è fortemente tentati di essere così un qualcosina! Ora comprendo molto bene: la cosa migliore, è di essere assolutamente niente!

7.              Tuttavia, a causa degli sciocchi insulti da parte di questa cinesina, io sono ora già di nuovo nell’ordine più perfetto, e questo significa che ho perdonato tutte le sue sciocchezze, ma che in futuro non bazzicherò troppo con lei, puoi esserne completamente certo, poiché, se già una volta sono stato dichiarato un asino, non andrò certamente una seconda volta come tale sul ghiaccio!”.

8.              Dice Borem: “Fratello, hai ragione, ma non parlare troppo forte, perché Chanchah osserva con occhi acutissimi ogni tua espressione e movimento. Sai, in lei non c’è assolutamente niente di cattivo, ma al posto di questo, un eccessivo potente impulso ad ottenere chiarezza qui, nel regno degli spiriti, sulla moltitudine dei misteri del suo paese. Perciò lei fa anche di tutto per venire in chiaro, perlomeno sul punto più importante della sua fede.

9.              Com’è questa cinesina, così si comportano qui tutti quegli uomini nel cui paese, sulla Terra, spesso sono di casa i più madornali e innumerevoli segreti relativi all'aldiquà. Questa è, di per sé, certamente una caratteristica molto lodevole di tali uomini. Si deve però procedere con loro con la massima prudenza, infatti, essi somigliano molto agli uomini affamati sulla Terra, ai quali all'inizio non si deve permettere di mangiare a volontà ma solo un po' alla volta, altrimenti la loro salute ne riceverebbe un danno molto grave.

10.         È altresì vero e lodevole che questi uomini, che sulla Terra sono stati tenuti nella più grande oscurità, abbiano qui ora una fame e una sete sconfinata, per ottenere finalmente una rivelazione ai loro innumerevoli segreti; ma tutti questi segreti che hanno alimentato al massimo grado la fantasia e il talento poetico di questi uomini, sono stati da loro incorniciati con immagini e idee, fino a diventare creazioni interiori che hanno modellato quasi completamente tutto il loro essere.

11.         Se si venisse a loro subito con la Luce purissima, questa li distruggerebbe completamente, perché potrebbe dissolvere del tutto il loro essere. Perciò con questi uomini si deve procedere quasi come con una vecchia casa diroccata, dove si deve intervenire solo con parziali restauri, se non si vuole distruggerla completamente con un intervento troppo radicale. Tuttavia, una casa distrutta può essere ricostruita facilmente nella stessa forma con materiale completamente nuovo, ma questo non si può fare con un uomo: qui, tutte le sue parti devono essere preservate, altrimenti cesserebbe di essere lo stesso uomo.

12.         Spero ora che tu mi abbia capito, e quindi adesso sta’ solo all’erta. Non dire e non fare nulla, specialmente con questi cinesi, all'infuori di quello che suggerirà il Signore a te e a me, allora tutto andrà nell’ordine migliore. Non devi nemmeno rivolgerti al Signore, come anche a me, ad alta voce, alla presenza di questi uomini, ma devi farlo solo nel cuore. E la risposta a riguardo, ti sarà subito data, com’è data a me. Anch'io chiedo continuamente al Signore quel che devo fare nelle differenti situazioni. E Lui mi dice subito cosa devo fare e, all'occorrenza, anche cosa dire ad alta voce!

13.         Ora presta attenzione, ti si sta avvicinando la cinesina. Non pensare a ciò che vorresti dire, ma solo chiedi subito nel cuor tuo al Signore, ed Egli metterà in esso tutto ciò che dovrai dire! Ora sai tutto; agisci di conseguenza e tutto andrà bene, ma non devi offenderti in nessun caso, se Chanchah dovesse venire a te salutandoti ancora una volta come se tu fossi un vero asino!”.

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Cap. 103

 

Il frutto benedetto dell'umiliazione di Martino

1.              Ora  il vescovo Martino parla nel suo cuore: “Io ringrazio te con tutto l'amore che c’è in me, giacché in cose così importanti non mi hai istruito prima in modo così chiaro! Solo adesso comincio a raccapezzarmi su che cosa significhi essere un uomo interiore e, come tale, parlare e agire! Ora mi diventa anche chiaro ciò che mi ha detto un selenita agli albori del mio soggiorno qui, sotto la guida del Signore e dinanzi al quale io volevo mettere in mostra la mia chiarissima ridicola stupidità, come se fosse sapienza celeste.

2.              Sì, fratello, ora si accende in me una luce completamente nuova! Ora scopro la realtà, dove prima supponevo di aver visto ancora cose meravigliose, caratteristica solo di questo mondo. Ti ringrazio caro fratello, e in particolare eternamente Te, mio Dio, mio Signore e Padre; sì, ora certamente andrà tutto bene! In queste condizioni potranno venir da me mille cinesine, e io le servirò tutte nel miglior di tutti i modi!”.

3.              Di nuovo Borem gli risponde segretamente dicendo: “Sì, è così; ma ti devi concentrare molto! Poiché all’inizio ci vuole un vero forte superamento della tendenza a parlare, mentre si deve tacere anche quando la lingua vorrebbe saltar fuori per la gran voglia di chiacchierare.

4.              Alle volte il Signore non ci mette subito la risposta nel cuore, come magari si vorrebbe, per motivi molto saggi. Allora significa attendere in tutto amore e rassegnazione completamente tranquilli e rilassati, finché al Signore piacerà metterci nel cuore la risposta desiderata!

5.              Quindi, aggiungiamo in noi ancora questa regola di comportamento, carissimo fratello, allora tutto andrà oltremodo bene! Ora però, preparati; guarda, è già completamente vicino a te e ti osserva ora molto acutamente!”.

6.              Parla il vescovo Martino ancora nel cuore: “Ora viene sicuramente con un'intera legione di asini. Io però, li sopporterò tutti, proprio come il libero spazio cosmico sopporta l'infinito esercito di stelle, di mondi e di soli, senza stancarsi. Nel Tuo Nome, Signore, venga pure quel che vuole! Sulla mia pazientissima schiena dovrà trovar posto del tutto comodamente così tante croci e crocette, io le sopporterò già in tutto amore e pazienza. Quindi, solo coraggio, nel Nome del Signore!”.

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Cap. 104

 

Riconciliazione tra la cinesina e Martino

Sull’offesa e perdono nello spirito cinese

1.              Chanchah è ora davanti a Martino, gli sorride amichevolmente e parla con una voce esitante e assai graziosa, e in più davvero delicatamente verginea: “Carissimo amico, ti sei allontanato da me tutto silenzioso quando ho fatto le mie supposizioni, certamente molto da scusare, sul tuo vero essere, per non aver dato una risposta alla mia domanda. Da questo posso dedurre che il mio giudizio ti ha molto offeso! Se questo è il caso, allora perdonami dopo avermi dato prima la giusta punizione a tuo piacere. Sii con me nuovamente buono, poiché ti do la più santa assicurazione che non ti farò più domande, e tanto meno ti offenderò con uno sguardo o con parole.

2.              La fede e le usanze del mio paese, di cui non sono responsabile, considerano gli uomini che sono poveri nel loro intelletto, come animali veri e propri. Io credevo d’aver fatto questa scoperta in te, e per conseguenza ti ritenevo anche per un animale. Ora però mi sono convinta del contrario, che non sei per nulla ciò che credevo tu fossi.

3.              Mi sono subito pentita del mio errore e avrei voluto gettarmi ai tuoi piedi. Ma ho visto che parlavi con tuo fratello di cose sicuramente importanti, e non ho voluto disturbarti; così ho aspettato che fossi tu ad allontanarti da lui. Ma poiché ora è giunto il momento da me tanto desiderato, allora farò ciò che già da tempo volevo fare: cadere ai tuoi piedi celesti chiedendoti una giusta punizione e poi il perdono di ogni colpa che io ho verso di te, magnifico e grande cittadino di tutti i Cieli!”. Con queste parole, cade ai piedi di Martino.

4.              Il vescovo, però, tutto commosso da questa graziosissima supplicante, dice: “O pura celestiale Chanchah, ti prego, alzati subito! Che cosa ti salta in mente! Io… punire… te… la celestiale? Io, che vorrei mangiarti tutta per puro amore, oppure fonderti dentro la mia stessa vita! Credi forse che anch’io sia un cinese spietato? Oh, me ne guardi eternamente il grande, santo e verissimo Lama! Presto, alzati, perché non sopporto di vederti così neppure per un minuto, mia celestiale Chanchah!”.

5.              La cinesina si alza rapidamente e dice “O caro amico, nel tuo paese devono certo vivere uomini assai migliori che gli uomini del grande impero dal quale io provengo. Poiché vedi, da noi non è proprio così facile perdonare un’offesa ricevuta, come tu hai dimostrato a me così benevolmente.

6.              Da noi, quando si offende qualcuno, vuol dire gettarsi davanti a lui con la faccia a terra e supplicare il perdono per l'offesa, ma prima si chiede una giusta punizione, e per pesanti offese, perfino la morte, e solo dopo la remissione della colpa. Perché tutti lì dicono e credono: ‘Ad un'offesa si può riparare completamente solo con una contro-offesa corporale. Se con questo l'offesa è pareggiata, solo allora chi offende può chiedere all'offeso di perdonargli anche nel cuore’.

7.              Vedi, così è da noi! Perciò non deve sembrarti tanto strano se scopri in me ancora qualcosa che non è in sintonia con gli usi del tuo paese. Da noi, infatti, le leggi sono molto antiche e infinitamente severe. Guai a chi osasse attenersi a queste leggi antichissime con superficialità, poiché sono le medesime e immutabili leggi che lo stesso Lama ha dato dai Cieli alla prima coppia umana.

8.              Tu però sai, carissimo amico, da voi qui le leggi sono dolci e piene d'amore. Poiché in futuro non avrò probabilmente più niente a che fare con le leggi del mio paese, non c’è più necessità che io, d’ora in poi, mi attenga ad esse. Io perciò m’indirizzerò secondo le vostre leggi, e sicuramente non potrò mai sbagliare! Cosa pensi in questo riguardo?”.

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Cap. 105

 

La celestiale legge dell'amore e suo beatificante effetto

1.              Risponde il vescovo Martino: “O mia amata Chanchah, io credo che tu abbia proprio ragione. Solo devo qui confessarti apertamente che noi, cittadini del Cielo, in verità non abbiamo leggi, ma viviamo una vita liberissima in Dio, nostro Signore, completamente senza leggi. Vivere in Dio, il Signore, significa però: – vivere eternamente in tutto amore. L'amore rende tutto libero, e all'infuori di se stesso, non riconosce nessuna legge. Perciò qui non abbiamo nessun’altra legge se non l’amore, che legge non è, bensì solo l'eterna perfettissima libertà di tutti gli esseri. Comprendi tu, questo?”.

2.              Risponde Chanchah: “Sì, lo comprendo, e sono ora enormemente felice di comprendere un simile buon insegnamento. Se l'amore, anche dove deve essere mantenuto completamente segreto, fa già felice un cuore amante in massima misura, come devono essere felici quelli che sono sotto l'unico scettro dell'amore e non ne conoscono nessun altro. Sì, sì, l'amore, l'amore – dove questo è legge, là certamente tutti gli uomini devono trovarsi, sotto una legge simile, in ogni massima beatitudine!

3.              A cosa serve a un uomo tutto lo splendore del Sole, se gli manca il suo calore? A cosa serve tutto l'oro e tutte le pietre preziose, se nei freddi possessori pulsano scricchiolanti gelidi cuori di pietra? O amico, adesso mi hai detto qualcosa di veramente santo. Comincio ad avvertire che cosa voleva dire il tuo carissimo amico, a me oltre modo caro, quando mi disse: ‘Il tuo amore per Me ti rivelerà tutto!’ Sì, sì, quest'amore mi ha già rivelato molto, e il mio cuore mi dice che mi rivelerà ancor molto di più!

4.              Io però vi amo anche con tutto l’ardore del Sole a mezzogiorno, e in particolare, colui che mi deve ancora dire il suo nome. Mi devi perdonare se voglio molto più bene a lui, tuo amico e fratello, che a te. Non so ancora per quale motivo, in fondo non è più bello di te e di tuo fratello Borem, e non ha nemmeno una veste più bella. Ma c'è qualcosa di indescrivibilmente attraente nei suoi grandi occhi azzurri, e la sua bocca ha una così strana fattezza ed espressione divina, tanto da essere fortemente tentati da ritenere il suo aspetto, così infinitamente affettuoso, per la fedele immagine del Lama!

5.              Sì, io ti dico, quando interrogo così il mio cuore in tutto il suo prorompente amore per quest’Uno, allora esso mi risponde: ‘O Chanchah, per me Questi è il grande, santo Lama! Chi altro potrebbe parlare in questo modo celeste, chi altro potrebbe creare, con una sola parola, un albero di fico con frutti perfettamente maturi, e donarlo poi a Chanchah che Lo ama sopra ogni, ogni, ogni cosa, come segno vivente del suo amore? Chi altro potrebbe avere così amorevoli e meravigliosi occhi e una bocca così immensamente e celestialmente bella, se non il mio amatissimo Lama del cuore?’.

6.              Sai, carissimo amico, veramente così parla solo il mio cuore e non la mia ragione. Anche se questa seguirebbe molto volentieri la bellissima voce del cuore, se non temesse di commettere un peccato. Poiché la ragione, dove il cuore prende la parte più grande, non è proprio un giudice troppo severo, e divinizza volentieri ciò che è del cuore.

7.              Così è anche il mio caso ora: il mio cuore divinizza quell’eccellentissimo, e la ragione vorrebbe volentieri fare la stessa cosa, se fosse l'unica ragione e non avesse una massa di altre ragioni intorno a sé.

8.              Presto però non mi preoccuperò più delle altre ragioni, ma seguirò solo quella del cuore. Forse così giungerò prima alla giusta mèta! Se qui non esiste altra legge che quella dell'amore, io avrò presto messo in chiaro le cose nei confronti dell’arida ragione. Che ne dici tu, amico carissimo, di tutto questo?”.

9.              Risponde il vescovo Martino: “Carissima Chanchah, per il momento non c'è da dire altro. Segui solo il tuo cuore, allora non batterai certamente una via troppo tortuosa. Col tempo si accenderà una giusta luce anche nella tua ragione. Più di così, ora non posso davvero dire niente a tutte le tue bellissime parole”.

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Cap. 106

 

Martino in difficoltà per le successive domande di Chanchah

1.              Riprende Chanchah: “O carissimo amico, tu sai, io ti voglio molto bene, ma non posso chiederti molto altro, poiché ho promesso, d’ora in poi, di non darti più fastidio con domande ritenute forse troppo poco intelligenti. Ciò nondimeno, devi tener conto qui di nuovo della mia seguente osservazione:

2.              Vedi, avverto fin troppo bene, dai tuoi discorsi e dalla tua espressione, il tuo grande imbarazzo quando comincio a parlarti del tuo celeste amico e fratello. Ma da dove viene tale disagio?

3.              Sei forse geloso perché il mio cuore preferisce notevolmente lui a te? Oppure non sei proprio un suo vero amico e fratello come vuoi far credere? T’irrita forse nel tuo cuore segretamente che questo magnifico, per me fino adesso ancora senza nome, ti superi grandemente in perfezione spirituale? Oppure sei geloso della sua celestiale bellezza virile? Può darsi che non ti piacciono i suoi occhi e la sua bocca che, in verità, superano certamente la tua bocca e anche i tuoi occhi, come il suo intero essere eccellentissimo supera il tuo, sebbene tu sembri splendere più di lui?

4.              Vedi, caro amico, queste domande sono per me molto importanti. Io bramo ardentemente la risposta, come un viandante in un rovente deserto di sabbia brama un sorso ristoratore d'acqua fresca, quando una sete ardente lo tormenta. Perciò, se senti amore per me nel cuor tuo, non attendere oltre per rispondere sinceramente a queste mie importanti domande. Se non lo farai, allora Chanchah si allontanerà da te e non ti chiederà mai più nulla!”.

5.              Il vescovo Martino a questi interrogativi è nuovamente molto sconcertato. Esteriormente ha l’aria come di uno che riflette prima di rispondere alle domande della soave Chanchah, ma interiormente attende con ansia che Io gli metta presto nel cuore una risposta qualunque, naturalmente eccellente. Io però, lascio il buon Martino, anche questa volta per saggissimi motivi, un po' sulla corda, come usate dire voi.

6.              Poiché in tal modo Martino fa attendere un po’ la soave Chanchah con tutte le sue espressioni che promettono molte cose, questa diventa già un po’ irritata. Comincia dapprima a osservarlo con i suoi grandi occhi dalla testa ai piedi, e questo dà ancora più fastidio a Martino, rendendolo ancora più imbarazzato nel trovare una giusta risposta.

7.              La soave Chanchah concede a Martino ancora qualche istante di riflessione, attendendo sempre una qualche risposta dalla sua espressione apparentemente saggia. Ma nonostante tutte le sue arie promettenti, egli non riesce a darne nessuna, e lei perde la pazienza dicendo:

8.              “Caro amico e fratello, vedo che, o non puoi rispondermi, oppure non vuoi o, molto probabilmente, ancora non ti è permesso! Se non puoi, allora sei scusato, perché sarebbe enormemente ingiusto pretendere da qualcuno qualcosa di più di quello che può dare. Tu ben comprenderai cosa voglio dire con questo, ammesso che in te ci sia tanta comprensione!

9.              Se non ti è permesso, sei lo stesso scusato. Perché allora è anche chiaro che qui c’è qualcuno che, col suo potere interiore, ti ordina con precisione cosa puoi dire e cosa no! In questo caso sarebbe sciocco da parte mia pretendere da te qualcosa che va oltre la legge; io, come cinese, so come nessun altro rispettare le leggi.

10.         Se invece non vuoi darmi una risposta, anche se lo potessi e ti fosse concesso, allora sei un uomo geloso e perfino perverso. E la tua veste splendente è simile alla pelle di una mite gazzella, all'interno della quale si cela in ogni modo una iena feroce. In tal caso non sei assolutamente scusabile, e non meriti altro che il più completo disprezzo del mio cuore.

11.         Giacché non mi hai dato una risposta alle mie precedenti e importanti domande, rispondi perlomeno all'uno o all'altro punto di queste tre domande, affinché io sappia comportarmi bene in questo mondo, e in primo luogo in casa tua, anche se sono una novellina! Ti prego però, dal più profondo del mio cuore, di dire qui la verità e di non rimanere debitore di una risposta per nessuna ragione!”.

12.         Martino a questo punto diventa dieci volte più imbarazzato che con le precedenti domande. Giacché se dice: ‘Non posso!’ allora mente. Se invece dice: ‘Non voglio’, lo stesso mente, e in più si attira il disprezzo della sua amatissima Chanchah. Se però dice: ‘Io non ho il permesso!’ si espone a un’ulteriore ed evidente domanda: chi gli ha proibito questo, e perché? E a entrambe le domande deve poi necessariamente rispondere, se non vuole inevitabilmente fuggir via vergognandosi da Chanchah.

13.         Nel momento in cui il nostro Martino si trova nella massima difficoltà a causa di queste ultime domande di Chanchah, ritorno Io dalla compagnia e, avvicinandoMi a lei, prendo su Me stesso le risposte alle suddette tre domande, e con ciò apro una scappatoia all’ingenuo Martino, divenuto assai imbarazzato.

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Cap. 107

 

Insegnamento del Signore alla nuova cittadina celeste traboccante di domande

La parabola del sacco legato

Sollievo di Martino

1.              Quando Chanchah vede che Mi avvicino, dopo aver lasciato i suoi connazionali, viene subito da Me lamentandosi del comportamento del vescovo Martino, e non sa più cosa pensare di lui.

2.              Allora Io le dico: “Ascolta, Mia cara Chanchah, anche tu però tormenti Mio fratello con fuoco e fiamme! Non presumi tu quali istruzioni segrete gli potrebbero molto facilmente legar la lingua esteriore per il tuo eterno bene? Perciò in futuro devi trattare con lui, un Mio nobilissimo amico, un po’ più con riguardo, altrimenti lo metti in grave imbarazzo recando al suo cuore molti dispiaceri.

3.              Vedi, per quanto riguarda le tue prime eventuali sei domande, in questo amico e fratello non c'è veramente niente di quanto tu hai immaginato, all'infuori del fatto che, per un motivo molto saggio, necessariamente lo metti un po’ in imbarazzo ogni qual volta vuoi discutere con lui di Me, ma il suo impedimento ha un’origine completamente diversa da quello che tu vorresti intendere. Quindi non ti può neanche dare alcuna risposta alle tue domande, perché in esse non c’è affatto il vero motivo del suo imbarazzo.

4.              Per quanto riguarda invece le tue ultime tre domande, lui non può darti una risposta per un motivo molto semplice: tu non hai chiesto la vera causa del suo imbarazzo alle tue prime domande, e neanche potevi farlo, perché tu stessa non potevi conoscerlo. Perciò se ti avesse dato una risposta qualunque, affermativa o negativa, avrebbe dovuto affermarti una non verità. Questo è comunque qui, nel regno dei Cieli, un'assoluta impossibilità, perché qui nessuno potrebbe essere falso, anche se lo volesse. Perciò, l'amico Martino, che ti ama molto, è rimasto muto, ed ha preferito sopportare tutto da te, pur di non ingannare la sua amata Chanchah nemmeno con una sola parolina! Non è stato molto lodevole da parte sua?”.

5.              Risponde Chanchah, anche lei un po’ impacciata: “Ahimè, magnifico amico, se stanno così le cose col nostro padron di casa, è evidente che mi pento infinitamente d’esser stata causa di qualche dolore non da poco per il suo cuore. Oh, se solo potessi rimediare di nuovo!

6.              Sì, sì, soffro terribilmente! E certo, non posso farci niente per tutto questo! Perché, mio eccellentissimo e potentissimo amico, vedi anche tu che sono una straniera, e non so cosa e come si può domandare qui. Ma poiché ora mi hai suggerito come si devono impostare le domande, mi orienterò così in futuro. Ma dimmi solo questo: perché qui veramente non si riesce ad avere una risposta a una domanda, anche se è sbagliata la maniera in cui è posta?”.

7.              Rispondo Io: “Mia amatissima Chanchah, vedi, è molto semplice: se tu mettessi davanti a me un sacco, strettamente legato, con la preghiera: ‘Amico, slegami questo sacco, e attingerai da esso mille delle più belle pietre preziose!’. Se Io però ti chiedessi: ‘Sei proprio certa che in questo sacco vi siano mille pietre preziose?’, e tu rispondessi: ‘No, non ne sono certa, lo suppongo soltanto!’.

8.              Vedi, se Io invece sapessi che in questo sacco non ci sono pietre preziose, ma solo sozzura indurita, e comunque aprissi lo stesso il sacco secondo il tuo desiderio, porgendoti il suo infimo contenuto invece delle mille bellissime pietre preziose, che cosa penseresti di Me, se poi tu venissi a scoprire che Io, conoscendo bene il contenuto del sacco, ho voluto solo umiliarti a causa della tua ignoranza? Non diresti poi: ‘Amico, se ne conoscevi il contenuto, perché l'hai aperto e non mi hai detto prima la verità?’.

9.              Vedi, lo stesso caso è qui con una domanda incerta. Anche questa è simile a un sacco strettamente legato, che Martino dovrebbe slegare per darti così ciò che domandi. Ma poiché non contiene ciò che tu desideri, dimMi: che cosa deve fare? Deve o no, slegare il sacco? Deve umiliare colei che ama così intimamente, la quale mette ora il suo cuore in pienissima attività? Che cosa ne pensi soavissima Chanchah?”.

10.         Risponde la cinesina: “Ahimè sì! Ahimè sì, mio amatissimo amico, se parli tu, tutto mi sembra chiaro, e riconosco la suprema verità in tutto quel che dici. Ma non è così quando parla l'amico Martino! Quanto più a lungo si esprime, tanto più diventa per me offuscato e incomprensibile tutto ciò di cui parla. Allora sono costretta a inoltrarmi sempre più con altre domande, a nessuna delle quali però ha dato ancora una risposta.

11.         Se mi avesse risposto almeno a una sola, allora sicuramente non gli avrei chiesto altro. Oppure, se almeno mi avesse mostrato come hai fatto tu adesso, come si deve chiedere qui per avere una risposta, e soprattutto, se si può chiedere o se sia lecito chiedere! Ma vedi, magnifico amico mio, di tutto questo in Martino non c'è stato niente. Perciò, tu e lui vogliate scusarmi se sono andata oltre con delle domande sicuramente così fastidiose per il buon amico Martino.

12.         Ahimè amico, tuttavia, essere qui è anche molto strano! Dovunque si guardi, non si vedono altro che meraviglie su meraviglie. Ah, e portenti di cui la Terra non ha nemmeno un’idea! Chi non dovrebbe, con tali manifestazioni incomprensibili, non domandare agli iniziati il significato di questo o di quello? Chi è colui che fa cose simili? Se questo è il Cielo, dov'è il Lama che l'ha fatto? Dimmi tu, amico mio, amato sopra ogni cosa, non sono queste naturali domande da scusare in tali condizioni del tutto straordinarie?”.

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Cap. 108

 

Parabola della saggia educazione dei figli

1.              Rispondo Io: “A dire il vero Io ti dico, Mia amatissima Chanchah, queste e ancora mille altre domande sono molto da scusare. Sai però, anche qui, come sulla Terra, per tutto ci vuole il suo tempo.

2.              Vedi, sulla Terra i fanciulli sono golosissimi, e anche i più avidi di sapere. Hanno spesso fame, vogliono sapere tutto fino in fondo e chiedono continuamente ogni genere di cose ai loro familiari. Credi forse che sarebbe un bene riempire gli stomaci di questi piccoli con ogni cosa che il loro sensibile palato desidera? E inoltre, soddisfare la loro curiosità con continue risposte su tutto ciò che domandano?

3.              Vedi, genitori saggi mettono un giusto freno ai loro figli, guidandoli così naturalmente e in maniera virtuosa su un retto binario al meraviglioso traguardo dello sviluppo umano! Genitori sciocchi, invece, concedono ai loro figli tutto quello che i loro occhi vedono, facendo così di loro delle scimmie, anziché uomini. La loro carne nutrita troppo si riempie di sensualità, il loro spirito diventa indolente, e alla fine del tutto impenetrabile per ciò che è elevato, buono e vero, come ti hanno dimostrato sulla Terra, particolarmente nel tuo paese, fin troppo chiaramente, mille volte mille esempi.

4.              Ma com’è sulla Terra, lo stesso è anche qui. A nessuno farebbe bene possedere e sapere tutto subito, ma solo un po' alla volta, come esige la capacità d’apprendimento di ognuno. Guidati in questo modo, i fanciulli più piccoli di qui diventano sempre più forti e possono, di volta in volta, sopportare sempre di più, fino a diventare abbastanza robusti e idonei per ricevere dell’eccelso.

5.              E ora altrettanto sarai educata anche tu da noi tre, insieme a tutti gli altri che vedi qui. Perciò adeguati pazientemente in tutto, allora potrai presto e facilmente rispondere tu stessa in modo perfetto alle tue domande! Sei tu ora soddisfatta con questo?”.

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Cap.109

 

Domanda fondamentale della cinesina e contro domanda cruciale del Signore

Storia del fiore del mattino e della sera

1.              Martino, a questo Mio insegnamento rivolto alla cara cinesina, fa una faccia oltremodo lieta, e nel suo cuore Mi ringrazia oltremisura.

2.              Chanchah però dice: “O magnifico amico del mio cuore e della mia vita, Tu hai veramente ragione in ogni parola che esce dalla tua bocca! Tuttavia non è colpa di Chanchah se è figlia di uno spirito così assetato di sapere. Io comunque, la tua povera Chanchah, d'ora in poi placherò il mio cuore e sarò come un fiore nel campo che si schiude grazie alla luce e al calore del Sole del Lama e, nutrito dalle gocce di rugiada del Suo amore mattutino, riempie alla fine anche i suoi vasi fruttiferi con abbondanti semi della vita.

3.              Oh! Il grande, santo Lama deve essere infinitamente buono, saggio e potente, perché tutto ciò che Egli ha fatto, è disposto così saggiamente e bene! Ahimè! Ahimè, se potessi godere l’infinita felicità di vederLo anche solo da lontano e solo per pochi istanti. Oh, dimmi, tu magnifico, sarò mai degna di tanta gioia sublime? Se dovesse accadere solo una volta – non importa quando – allora mi accontenterei certamente per tutti i corsi eterni del tempo, e voglio seguire e fare sempre volenterosamente ciò che voi mi vorrete ordinare. Per questo, però, dammi una buona e giusta speranza!”.

4.              Rispondo Io: “O figlioletta cara! Vedo già che il Lama occupa gran parte del tuo cuore. E questo è oltremodo lodevole da parte tua. Tu però dici sempre anche a Me, e lo riconosco dai tuoi occhi e dal tuo parlare, che ami anche Me oltremisura. Ora vorrei sapere da te se ami più Me oppure il tuo Lama! Interroga perciò il tuo cuore e dimmi quel che ti risponde!”.

5.              Chanchah è ora molto imbarazzata e abbassa gli occhi. Il suo cuore s'infiamma d’amore sempre di più per Me, e lo sente prepotentemente. Perciò da lei, che è sempre stata così loquace, questa volta non viene fuori nessuna parola. Dopo un po' le chiedo nuovamente se Mi può dare una risposta. Allora lei dice, con animo molto angosciato:

6.              “O tu, pupilla dei miei occhi, o altare infuocato del mio cuore! Vedi, quando vivevo ancora sulla Terra al fianco di mia madre, ed ero una ragazzina di circa 13 anni, le chiesi cosa si dovesse fare per amare il santo Lama sopra ogni cosa.

7.              Allora mia madre, veramente saggia, mi rispose: ‘Ascolta, mia amata figlia: semina in giardino due fiori uguali, quest’uno verso il mattino – dedicato al Lama – e l'altro verso sera, dedicato agli uomini. Abbi cura di entrambi nella stessa misura, e bada a come cresceranno e si svilupperanno. Se il fiore della sera crescerà meglio di quello del mattino, significherà che ami più il mondo che il santo Lama. Se invece vedrai il contrario nei due fiori, allora il tuo amore per il Lama è più forte di quello per gli uomini’.

8.              Feci subito ciò che mi suggerì la mia saggia madre. Ma poiché temevo che il fiore del Lama potesse rimanere indietro rispetto a quello degli uomini, lo curavo di nascosto molto di più di quello degli uomini. Ma vedi, nonostante la mia grande premura nel curare il fiore del Lama, questo tardò lo stesso il suo sviluppo!

9.              Tutto ciò lo raccontai alla madre, e lei mi tranquillizzò col suo saggio insegnamento, dicendo: ‘Vedi, mia amata figlioletta; il Lama ha voluto così dimostrarti che Lui, che dimora nella Luce eternamente inaccessibile, Lo puoi amare sopra ogni cosa se ami gli uomini come te stessa. Poiché chi non ama questi che vede, come può amare il Lama che non vede?’.

10.         Allora bagnai più spesso il fiore della sera che quello del mattino, e così il fiore del mattino crebbe più rigoglioso del fiore della sera!

11.         E proprio così faccio ora! Tu sei il mio fiore della sera, e il mio cuore per il Lama è il fiore del mattino. T'innaffio con tutte le mie forze, perché trovo in te lo spirito dell'uomo più perfetto, e il mio cuore trabocca prepotentemente, purtroppo però non per il Lama, ma per te, per te!

12.         Tu sei diventato proprio un vero Lama del mio cuore! Ma che cosa ne dirà il grande Lama a suo tempo, questo lo saprà Lui meglio di tutti! Inoltre, devo ancora confessarti che perfino la mia coscienza oltremodo sensibile non me lo rimprovera! Che cosa dici tu adesso, eccellentissimo, di questo?”.

13.         Rispondo Io: “Mia amata Chanchah, ho dovuto attendere parecchio la tua risposta che rallegra moltissimo il Mio cuore. Allora anche tu dovrai attendere un pochino, per riceverne una veramente bella e buona. Tuttavia, rallegrati di ciò che Io ti darò per stupenda risposta; presto te la darò!”.

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Cap. 110

 

Preparativi per un celestiale banchetto

Primo viaggio di Martino con il messo celeste

1.              Nel frattempo Mi rivolgo a Martino e Borem, dicendo loro in segreto: “Amici e fratelli, ora avete come aiutanti uomini e donne in quantità. Perciò andate, e mettete il grande tavolo in mezzo alla sala e imbanditelo bene con pane e vino. Prendete anche i frutti maturi dall’albero di fico e metteteli in gran numero sul tavolo, accanto al pane e al vino! Poiché dopo che Io scambierò ancora alcune parole, prima con la Mia carissima Chanchah, poi tutti quanti, ci prenderemo un buon ristoro, rinforzo e alimento! Andate e adempite questo Mio Desiderio e Volontà!”.

2.              I due Mi ringraziano nel loro cuore per quest’incarico e vanno subito ad eseguire la Mia Volontà. Martino chiama subito i monaci di tutti i già menzionati ordini ora purificati. Altrettanto anche le suore, le quali ricevono l’incarico di portare in tavola i cibi, cioè il pane e il vino, e le dame del cuore di Gesù sono incaricate di procurare i fichi, mentre in precedenza i monaci hanno disposto il grande tavolo, che qui si è anche formato senza alcun falegname, secondo le disposizioni dei due.

3.              I cento cinesi assistono a questo movimento con curioso interesse, poiché non sanno ancora quel che succederà. In particolare sono sorpresi per l'improvvisa comparsa del grande tavolo, di cui prima non c'era traccia. Invece la formazione improvvisa dell'albero di fico non li stupisce più tanto, essendosi già abituati sufficientemente con la prolungata contemplazione dello stesso.

4.              Altrettanto sono sorpresi anche i molti genitori terreni, particolarmente quelli delle dame del cuore di Gesù per l'improvvisa attività della sala. Essi sono un po' impauriti, perché non possono comprendere che cosa ne verrà fuori alla fine, giacché a causa della moltitudine che ora è in attività intorno al tavolo, non riescono a vedere come questo sia fornito in abbondanza con pane, vino e fichi.

5.              Quando il tavolo è pronto, tutti i presta servizio si mettono di nuovo al loro tranquillo posto di riposo. Martino e Borem, in compagnia di una dama del cuore di Gesù, ossia la prima che, nel suo interiore, si tuffò nel mare sotto forma di rana, vengono nuovamente da Me e Mi annunciano che ora tutto è pronto.

6.              E Io dico: “Va tutto bene. Ora però andate anche fuori, al recinto del giardino, e vedete se c'è ancora qualcuno che possa prender parte a questo banchetto! Gella, (la dama del cuore di Gesù) tu nel frattempo rimani con Me e ascolta le buone cose che dirò ora alla Mia carissima Chanchah. Così sia, fratelli Miei!”.

7.              I due escono subito e si stupiscono non poco quando trovano il giardino nella sua più grande abbondanza celeste, e in più, in un’estensione così vasta, che fa quasi venir loro le vertigini; Martino, meravigliandosi moltissimo, osserva:

8.              “O fratello, avremo da camminare un bel po' prima di giungere al recinto che circonda quest'immenso giardino! In verità, questo deve essere già più esteso del più grande impero della Terra! O Signore, Signore, questo è infinito, è incomprensibile; ecco, una cosa simile può accadere solo in Cielo!

9.              O mio Dio, guarda verso il mattino, il viale! Che meraviglioso filare di alberi! E tu, fratello, riesci a vedere la fine di questo viale alberato? Io non ne vedo alcuna, e non si vede traccia di un recinto! No, fratello Borem, con il nostro solito spostamento a piedi avremo parecchio da fare noi due, prima di giungere in qualche modo a un recinto. E poi percorrerlo interamente – o Signore, questo sarà un completo lodevole pezzetto di una commozione non plus ultra!

10.         Ma non fa niente; compiere la Volontà del Signore è pur sempre il più grande e beatissimo piacere e una grande gioia, e così io mi rallegrerò anche del viaggio in questo giardino! Faremo però anche alpinismo: là, verso mezzogiorno scopro monti di considerevole altezza. E, o perbacco, guarda là, verso sera e mezzanotte, queste sono montagne come sulla Terra nessuno ha ancor mai sognato qualcosa! Ah, ah, queste cime, queste cime incredibilmente belle! Fratello, tutto questo è ancora all'interno del recinto del nostro giardino?”.

11.         Risponde Borem: “Certamente, perché il giardino si estende come il nostro amore per il Signore e per i nostri fratelli e sorelle. Ma sai, fratello, in rapporto all'estensione celeste di questo giardino del nostro Signore, che Egli ha preparato così magnificamente per noi, esiste però anche proprio un modo di movimento celeste, che qui è triplice: il primo è un movimento naturale, a piedi, come sulla Terra. Il secondo è aleggiante, vale a dire animico, ed ha la velocità del vento. E infine il terzo, quello spirituale, che è simile al fulmine ed è uguale al volo del pensiero.

12.         Questo terzo modo di movimento è usato solo in caso di bisogno. Perciò qui non lo useremo, ma useremo il secondo modo che sarà più che sufficiente. Il mezzo per questo movimento, però, è la nostra ferma volontà, e poiché possiamo solo volere nel nome Signore, subito voleremo liberi in questa pura aria celeste, e dove poi desideriamo andare, andremo in quella direzione alla velocità del vento. Quindi, basta ora che tu lo voglia, e …accadrà!”.

13.         Martino ora vuole quanto Borem gli ha mostrato, e subito entrambi si librano nella liberissima aria celeste, facendo il primo movimento verso il mattino, su cui Martino ha una gioia tale che non riesce proprio a capacitarsi.

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Cap. 111

 

Contro parabola del Signore: i due uomini-piante nel giardino dell'Amore di Dio

L’incarnazione di Dio

1.              Io invece nel frattempo parlo a Chanchah e anche a Gella, dicendo: “Mia magnifica, carissima Chanchah, ora Mi hai dato una meravigliosa risposta, ed è stata ancor più meravigliosa perché l'hai attinta dalla profondità del tuo cuore. Io ho promesso di dartene una ancora più magnifica, e vedi, ora sono qui per mantenere la Mia promessa. Quindi ascoltaMi pazientemente! Ma non attenderti un lungo discorso; poiché vedi, Io dico sempre poco, e uso sempre dire molto con poche parole.

2.              Mi hai dato un'immagine sulla cura del tuo fiore del mattino e della sera, e questa è stata molto bella. Io invece ti darò un’altra immagine del mattino e della sera, e consiste in questa:

3.              Vedi, come hai fatto tu con i tuoi fiori, così il buono e grande Lama ha piantato, nel giardino infinito del Suo Amore, due uomini: l’uno verso il mattino per il Suo Cuore, e l'altro verso sera per la Sua Sapienza! Il primo lo nutriva con tutta la Sua divinità, affinché diventasse magnifico come il Lama stesso, ed avesse in lui un grandissimo compiacimento. Ma vedi, questo primo divenne presuntuoso, non volle prosperare, bensì decadde al cospetto del Lama e Lo disprezzò, e ancor Lo disprezza fino adesso oltre ogni misura, anche se il Lama lo vorrebbe accogliere ancor sempre con braccia e cuore aperti!

4.              Poiché questo primo uomo non volle fare una buona riuscita, il grande Lama ne mise presto un secondo verso sera, vale a dire nel mondo, e lo curò non meno dell'altro. Ma anche questo si atrofizzò ostinatamente. Allora il Lama si pentì d'aver creato l'uomo, e quindi voleva distruggere nuovamente un tale opera, come un vasaio distrugge un vaso che non gli è ben riuscito.

5.              Il Lama allora domandò al Suo Amore, e Questo si mise al fianco dei non riusciti; Egli stesso si fece uomo, per essere all'uomo un vero modello.

6.              Gli uomini non riusciti invece Lo presero e uccisero il Dio-Uomo, sebbene in Lui non potessero uccidere l’Iddio. Solo pochi Lo riconobbero e presero a cuore il Suo insegnamento. Invece, molti innumerevoli, sebbene sentissero di Lui, tuttavia non credettero e ancora non credono, e non accettano il Suo insegnamento affinché diventassero figli Suoi, e poi, voler essere come il loro eterno Padre!

7.              Cosa pensi tu? Cosa deve fare ora il Lama a tali uomini? Deve forse tollerarli e sopportarli per lungo tempo ancora?

8.              Vedi, il Suo Amore è così grande per questi uomini, che Egli morirebbe mille volte ancora per loro, se fosse possibile e vantaggioso. E tuttavia essi non vogliono amarLo più del futile mondo, bensì il Suo Amore, piuttosto, lo dimenticano del tutto, per poter tanto più, privi di scrupoli, appartenere al mondo.

9.              O Chanchah, dimMi: che cosa meritano tali uomini? Deve il Lama sopportare ancora a lungo la loro cocciuta ostinazione, oppure deve mandarli in rovina?”.

10.         Risponde Chanchah: “O Amico, tu amore mio, queste sono veramente piante assai cattive del Lama, e meritano una punizione molto grande! Se però il Lama è tanto buono, potrebbe mai recidere queste piante e lasciarle in balia del fuoco, come aveva minacciato di fare ai padri delle origini? Io penso che l'infinità, come comincio ora a riconoscere, sia grande abbastanza per conservare a suo modo una simile malerba. E se io fossi al posto del Lama, non distruggerei nulla di ciò che una volta ha ricevuto la vita! Non la pensi anche tu così, amico mio amatissimo?”.

11.         Rispondo Io “Sì, sì, amatissima, anch'Io sono di questo parere, e anche faccio così! Ma ora aspetta un po': presto i due fratelli porteranno dentro degli ospiti assolutamente stravaganti, ed Io vedrò che cosa dirai a questi. Perciò riprenditi; poiché vedrai e intenderai qualcosa di estremamente insolito!”.

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Cap. 112

 

Satana nella sala sotto le spoglie di un mostro

Il banchetto ristoratore

Gella riconosce il Signore

1.              Dopo un po’, la porta della sala si apre. Martino e Borem hanno entrambi in mano una grossa catena e stanno tirando, legato strettamente a queste due catene, un mostro di una bruttezza indescrivibile. Molti altri mostriciattoli più piccoli, non meno brutti del mostro principale, seguono questo mostro.

2.              Quando Chanchah e Gella vedono questi orribilissimi apparenti ospiti, fanno un balzo indietro per il grande spavento. Chanchah grida come da una impotenza paralizzante.

3.              “O Lama, Lama, per amor del Tuo santissimo nome, che cosa Ti abbiamo fatto noi, poveri, per farci distruggere in un modo così orribile dal maligno Ahrimann e dai suoi perfidissimi seguaci? O tu, magnifico amico mio, se a te è in qualche modo possibile, salva te con tutti noi, e distruggilo se puoi! Oh, terribile, terribile, che orrende figure accese d’ira!”.

4.              Rispondo Io: “O Chanchah, non temere! I mostri che qui vedi sono in nostro potere, e mai noi nel loro! Lo vedi facilmente dal fatto che, nonostante la loro bruttezza veramente immensa, sono in ogni caso dominati dai due fratelli.

5.              Perciò non temete, bensì venite con me incontro ai due, e ascoltate come queste bestie cominceranno a ruggire terribilmente con il Mio accostamento. Guardate come si contorcono e s'impennano terribilmente. Tutto questo però non vi spaventi! Poiché Io, da solo, sono abbastanza potente da distruggere con un solo sguardo innumerevoli mostri simili in un attimo, così come prima, in un attimo ho fatto spuntare qui quest'albero di fico. Perciò seguiteMi con coraggio! Al Mio fianco sarete eternamente al sicuro, poiché nessuna potenza potrà mai affrontarMi!”.

6.              Ora vado incontro a Martino e Borem, i quali hanno un bel da fare per tenere a bada il mostro.

7.              Dice Martino: “O Signore, questi sono ospiti impeccabili; in questi puoi avere una gioia del tutto particolare! Questi per la casa sono come un pugno nell'occhio! Purtroppo non c'era nient'altro da trovare, e così abbiamo portato con noi ciò che abbiamo trovato. Devo però confessare apertamente: se questo non è Satana in persona, col suo bel seguito, voglio chiamarmi ed essere tutto ciò che vuoi Tu!”.

8.              Rispondo Io: “Sta’ solo tranquillo, questo l'ho già previsto! Ciò deve essere per vostro profondissimo insegnamento e tranquillità. Chi vuol riconoscere il più alto di tutti, questi non deve ignorare il più basso di tutti. Portatemi il drago più vicino!”.

9.              I due tirano potentemente alle due catene, ma il mostro non vuol procedere di un solo passo.

10.         Perciò dice Martino: “Signore, è semplicemente impossibile far avanzare questo mostro, anche di solo di un pelo!”.

11.         Rispondo Io: “Allora lasciatelo lì, dove si trova, però legate le catene alle colonne della sala, e che resti a strepitare invano per un po'! Intanto noi andremo al banchetto preparato, per fortificarci e affrontare questa lotta”.

12.         Dice Martino: “Oh sì, dopo questa nostra escursione, un pasto benedetto da Te, veramente ci farà molto bene! È opportuno che questi ospiti bestiali siano legati in fondo alla sala, altrimenti la loro vista ci potrebbe far passare anche l'appetito. Anche l'aria che li circonda non profuma come rose del paradiso, bensì come zolfo, pece e sudiciume mescolati insieme. Bene che sono in fondo!”.

13.         Rispondo Io: “Va bene, fratello Mio, ora va’ avanti e chiama gli altri al banchetto che Io ho preparato. In questo, tutti devono essere fortificati per l'eterna vita del loro spirito!”.

14.         Martino va ora veloce e chiama tutti a tavola, dove pane, vino e una gran quantità dei fichi più stupendi attendono i commensali.

15.         Tutti si alzano alla chiamata di Martino, e vanno del tutto modesti e rilassati alla grande tavola.

16.         Quando i molti ospiti sono tutti presenti, puntano i loro occhi su di Me, poiché essi ritengono, eccetto Martino e Borem, che Io sia un messaggero di Dio, e non sanno ancora che Io, il Signore stesso, Mi trovi in mezzo a loro. Perciò ora pensano che Io, come inviato del Signore, annunci, grandi e importanti cose.

17.         Io invece non dico altro che: “Figlioletti, mangiate e bevete tutti, ognuno secondo la sua esigenza. Da lungo tempo ogni cosa è già benedetta per tutti quelli che amano Dio e i loro fratelli e sorelle come se stessi!”.

18.         A queste parole tutti esclamano: “Lodato sia il nostro grande Dio nel Padre, nel Figlio e nello Spirito. A Lui solo ogni onore, ogni lode e ogni gloria in eterno!”.

19.         Poi tutti prendono il pane e il vino e i cinesi i fichi; alcuni però provano anche il pane e piace loro più dei fichi.

20.         Chanchah e Gella invece, le quali stanno vicino a Me, non sanno se devono gustare il pane il vino oppure i fichi.

21.         Allora Io dico loro: “Figlie Mie, mangiate ciò che vi piace di più; tutto vi fortificherà per la vita eterna!”. Le due prendono allora del pane, e Chanchah lo trova infinitamente saporito. Non meno piace a Gella, la quale tuttavia fa quest’osservazione:

22.         “Io pensavo che il pane celeste avesse il gusto delle nostre ostie!”.

23.         Io però le rispondo: “Gella, ora sei nel Cielo alla tavola del Signore, e non sulla Terra alla tavola di Babele! Perciò pensa anche a ciò che è del Cielo e non a ciò che è della Babele mondana, il cui signore si trova là in fondo!”.

24.         Gella s’impaurisce a queste parole, ed ha la sensazione che Io sia, alla fine, il Signore stesso.

25.         Io però l’assicuro e la tranquillizzo dicendo: “Gella, se anche così fosse, come sospetti ora in te, sii tuttavia tranquilla per amor degli altri e pensa che Dio, Signore tuo come di tutti, non sia inaccessibile, bensì è un Padre amorevolissimo che, in eterno, si abbassa profondamente, umiliandosi verso tutti i Suoi figli, ed è tra loro come un fratello volendo splendere meno di tutti! – Comprendi tu questo, cara figlioletta?”.

26.         Risponde Gella: “O mio, mio Signore… mio Dio… Padre mio!”.

27.         Chanchah si accorge di questo e chiede subito a Gella: “Sorella, a chi erano rivolte le tue parole piene di significato? Non ci sarà tra noi, da qualche parte, il Lama? Oh, parla, affinché mi affretti a Lui e là mi strugga per amore e venerazione!”.

28.         Io però tranquillizzo subito Chanchah, promettendole che presto anche lei riconoscerà e vedrà il grande Lama, e con queste parole anche lei è soddisfatta.

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Cap. 113

 

Il saputello Martino in difficoltà

“Chi vuol essere il primo, sia il servo di tutti!”

1.              Anche alcuni altri però si stupiscono del comportamento di Gella, come anche, alla fine, di Chanchah. Si chiedono l’un l’altro chi Io sia veramente, giacché, sebbene non sia il presunto padrone di casa – che veramente è solo Martino – Mi comporto come se lo fossi, e Martino, come Borem, fossero solo i Miei subalterni servitori.

2.              Quando Martino si accorge dell’agitazione tra i molti ospiti, va subito da loro e dice: “Ascoltate, cari fratelli e sorelle! Non conoscete dunque la Parola di Dio? Non ha parlato e detto il Signore stesso: ‘Chi di voi vuol essere il primo, sia il minimo e il servo di tutti?’. Credete forse che qui nel Cielo vi sia un ordine diverso da quello che il Signore stesso ha mostrato, insegnato e rivelato sulla Terra?

3.              Oh, io vi assicuro che qui è veramente quel luogo dove è adempiuto nel modo più vivente, punto per punto, l'ordine insegnato e rivelato dal Signore stesso nel mondo! Perciò non fatevi troppe domande: ‘Chi è questo? Perché è così?’, …ma mangiate e bevete secondo la vostra esigenza, e poi ringraziate solo Gesù, il Signore, per ogni cosa; tutto il resto lo verrete a sapere al momento giusto!”.

4.              Rispondono gl’interpellati: “Amico, ciò che ci hai detto ora, è stato molto saggio, ma vedi, questo lo sappiamo, Grazie a Dio, anche bene, perciò non ci hai veramente reso un gran servigio col tuo insegnamento. Sappiamo anche che da questo banchetto benedetto possiamo mangiare a volontà, finché desideriamo. Quindi, caro amico, avresti anche potuto risparmiarti lo sforzo d'invitarci a seguitar a mangiare, poiché noi siamo della convinzione che anche qui, nel Regno di Dio, ogni spirito umano, o uomo-spirito, abbia un suo stomaco. Questo sa sicuramente al meglio se, quando e come lo preme la scarpa, e quanto cibo può accogliere in sé. Tu da questo capisci che avresti potuto risparmiarti facilmente quest’inutile operosità!

5.              Sappiamo bene che nel Regno di Dio solo il servitore di tutti è il più grande. Ma con ‘servitore e servo di tutti’ noi intendiamo, nello stesso tempo, all’opposto, anche il più grande di tutti, ossia: il più grande nell'amore e nella sapienza, come pure nella forza. Poiché, dove c'è troppo poco amore, c'è anche una troppa scarsa voglia di fare, che certo sarà una caratteristica principale del servo di tutti! In secondo luogo, il servo di tutti deve esser colmo della massima sapienza; poiché con qualche lacuna di sapienza, non gli andrebbe certamente per il meglio nel servire tutti. E in terzo luogo, noi siamo fermamente convinti che il servitore di tutti dovrebbe essere anche onnipotente e onnipossente per essere tale.

6.              Amico, ritieni forse sul serio di essere tu un tale ultimo, minimo servo di tutti, servitore di tutti? In verità, se questo fosse il caso, avremmo davvero molta compassione di te. In questo, noi tutti la pensiamo ora allo stesso modo e cioè: a un tal esercizio di servo di tutti può provvedere solo il Signore! Che cosa pensi tu, a questo riguardo?”.

7.              Martino è come colpito da un fulmine a questa risposta. Ora non sa che cosa rispondere al saggio oratore, e sta dinanzi agli altri ospiti del tutto sbalordito. Quest’uno però, vede il suo imbarazzo e soggiunge:

8.              “Fratello, va’ pure tranquillo e consolato al tuo posto, certamente il migliore! Attieniti precisamente a Colui che sembra essere per tutti noi un forte e verissimo servo di tutti, allora non ti troverai mai impacciato! Ma se qualche volta vorrai agire per conto tuo, ti potrà spesso capitare come capita a quella mosca stolta che, succhiando il sudore sulla schiena del vigoroso cavallo al traino di un grosso carro, – alla fine finisce col credere di essere lei a trainare il carrozzone. Ma quando il cavallo si ferma per far sosta, la mosca deve ammettere, con grande vergogna, quanto sia nulla la sua presunta poderosa forza, rispetto a quella colossale del cavallo. Perciò ritorna pure da quel potentissimo: con lui potrai tirare, ma senza di lui, amico mio, non potrai far nulla in nessun caso!”.

9.              Martino allora torna di corsa da Me, dicendo: “Ma Signore, quelli mi hanno dato una bella lavata di capo, sono proprio dei servitori molto obbedienti! No! In questo modo nessuno mai mi ha chiuso la bocca. Neppure si può ribatter loro niente; purtroppo hanno ragione!”.

10.         Dico Io: “Allora guarda Borem! Vedi, lui non fa nulla senza Mio ordine, e perciò non cozza da nessuna parte. Tu invece certe volte vuoi darti un po’ troppe arie, e allora cozzi! Sì, Mio caro Martino, qui gli ospiti vanno trattati diversamente che sulla Terra. Altrimenti ci s’imbatte facilmente in qualcuno che si vorrebbe istruire, ma alla fine ci si dovrà render conto che non gli si può nemmeno sciogliere i lacci dei calzari! Quante volte dovrai ancora cozzare per diventar savio?”.

11.         Risponde Martino: “O Signore, si dice che un asino vada una volta sola sul ghiaccio, e che poi ne abbia abbastanza. In me devono perciò essersi radunate le anime di tutti gli asini, per cui ognuno vuol fare una volta l'esperienza scivolosa, altrimenti sarei dovuto diventare già più savio per amore del Tuo santissimo Nome!”.

12.         Dico Io: “Ora è già tutto di nuovo in ordine. Fa’ solo ben attenzione a ciò che voglio Io, allora non ti ci cozzerai mai più in eterno! Ora però, ristorati nuovamente con pane e vino, affinché tu diventi abbastanza forte da trascinare qui, insieme a Borem, quell'ospite!”.

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Cap. 114

 

Sui cambiamenti di forma dell’essenza di Satana

Un cenno sul carattere di Martino

Presentimento dei novizi della vicinanza del Signore

Umile confessione di colpa di Chanchah

1.              Ora parla Chanchah, completamente confusa: “Ahimè, tu, amore mio, potranno tutti questi ospiti sopportare la troppo orribile vista di quel mostro? E non potrà farci nulla di male? O Lama, Lama, questo sarà uno spettacolo terribilissimo! Guarda, come comincia a contorcersi e a impennarsi spaventosamente! Ahimè, Lama, che vista raccapricciante! Che collera, che terribile ira sfavilla dai suoi furiosi occhi di fuoco! O amico, quando questo mostro si troverà dinanzi a noi, chi oserà guardarlo?”.

2.              Rispondo Io: “Sta’ tranquilla, quest'ospite potrà assumere l'aspetto di cui crede d'aver bisogno per il suo presunto vantaggio. Ma noi qui gli abbasseremo già lo scabroso lavoro, almeno per un po' di tempo! Perciò non temere, tutto andrà bene”.

3.              Riprende Chanchah: “O carissimo amico, o tu, amore mio, su di te io pongo – come sul Lama – la mia più grande fiducia; ma sul fratello Martino non metto la mano, poiché egli è troppo presuntuoso. Quando le cose diventano serie, si tira rapidamente indietro, come se non avesse la forza per ciò che dovrebbe o vorrebbe fare. Perciò io credo che causerà piuttosto danno che guadagno, conducendo qui quell'orribile mostro. Invece di Borem, che è un uomo pieno di sapienza e di giusta forza, ci si può fidare! Martino invece è, e rimane un Pehux[2] che si crede capace di molto, ma quando necessita seriamente qualcosa, non riesce a far nulla!”.

4.              Rispondo Io: “Mia diletta, certamente non hai torto del tutto; egli comunque occupa pienamente il suo posto attuale. Nel grande Ordine del Lama, anche questi esseri sono necessari, poiché senza molto riflettere, essi mettono mano a una cosa senza badare se sono all'altezza oppure no. E questo ha come conseguenza che poi anche altri sono stimolati a fare qualcosa, e costoro spesso sono molto più intelligenti di chi ha iniziato senza molto riflettere! Quelli che sono troppo saggi non raramente sono troppo selettivi. Spesso non osano, per l’eccessiva riflessione, ad intraprendere una cosa, finché tutti i loro saggi motivi per una faccenda non si adattano del tutto esattamente. E così sono necessari anche dei Martino, i quali hanno meno sapienza, ma in compenso portano in sé una grande voglia di fare, il che spesso è meglio di troppa sapienza. Perciò, per Martino, sta pure tranquilla; egli eseguirà bene il suo compito, se agirà e porterà avanti la cosa secondo l'Ordine Mio”.

5.              Risponde Chanchah: “Oh, sì, questo è sicuro! Che tu sia qui il più saggio, è fin troppo chiaro nel mio cuore, ma che io non sappia ancora chi tu sia veramente, questo è l'unico neo che trovo in te! Vedi,  quando poc'anzi ho chiesto solo il tuo nome, mi hai affermato che il mio amore per te mi avrebbe rivelato tutto. Ma per quanto immensamente io ti ami, non riesco a sapere da nessuno, e ancor meno da me stessa, come ti chiami e chi tu sia veramente. O amico mio, amato sopra ogni cosa, oh, dimmi il tuo nome!”.

6.              Rispondo Io: “Carissima e soavissima Chanchah! Vedi, il solo nome per il momento non conta assolutamente nulla, se non puoi ancora riconoscere tutto ciò che è legato ad esso. Ma se tu avessi fatto giusta attenzione a tutto ciò che ho detto, saresti già abbastanza in chiaro con Me! D’ora in poi però, sta’ attenta a tutto ciò che farò e dirò, e come gli altri parleranno a Me e con Me, e che cosa si formerà, sulla base della Mia Parola, quando Io comanderò qualcosa; allora noi due ci conosceremo presto e più facilmente. Ora però sii salda e coraggiosa, poiché Martino e Borem hanno già ricevuto il Mio cenno per condurre qui il mostro. Guarda, essi già sciolgono le catene al furioso!”.

7.              Chanchah rimane senza parole. Gella invece con coraggio si avvicina a lei dicendo: “Chanchah, se tu conoscessi l'infinita forza e potenza di quest’Amico come la conosco io, al fianco Suo avresti tanta poca paura di mille mostri simili, come l’avresti di un piccolissimo moscerino!”.

8.              Chanchah è letteralmente spaventata, e dice precipitosa: “Sorella, che cosa dici! Oh, continua a parlare, parla di lui, di lui che io amo così infinitamente! Lo conosci? Se conosci questo magnifico – allora parla, parla, presto! Si deve forse avverare il mio segreto presentimento su di lui? O Lama, allora Chanchah è: o l'essere più felice del Cielo, oppure il più infelice dell'infinità!

9.              Poiché vedi, io sono una grande peccatrice al cospetto del Lama; infatti, nel mio paese, una volta ho tradito alcuni suoi presunti messaggeri, che poi tutti hanno perso malamente la vita. Se essi erano veramente messaggeri del Lama, e il mio grande presentimento qui si avverasse, allora guai a me! Perché essere respinta in eterno da chi si ama così infinitamente, – o sorella, puoi immaginare un tormento più grande? Solo nel caso che quei bugiardi imbroglioni da me traditi non fossero stati messaggeri del Lama – cosa che però non posso stabilire – allora la faccia dell’immensamente Giusto mi sarebbe di certo più sopportabile! Perciò parla, parla; nondimeno, ahimè sorella, non parlare – poiché insopportabilmente la tua rivelazione troppo prematura potrebbe trafiggere il mio cuore! Oh, lasciami ancora un po’ sguazzare nella dolce incertezza!”.

10.         Con queste parole lei cade ai Miei piedi come svenuta. Io però le do forza e la sollevo nuovamente.

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Cap. 115

 

Commovente riconciliazione tra il gesuita Chorel e Chanchah

Gioia del Signore per l'amore della cinesina

1.              Nello stesso istante, però, si avvicina proprio quel gesuita che Chanchah ha tradito, sempre insieme ad alcuni suoi colleghi, questi cade sulle ginocchia davanti a Me e dice:

2.              “O Signore, o Padre, solo ora i nostri cuori Ti hanno riconosciuto! Oh, perdonaci la nostra così lunga cecità, che non ci ha permesso di riconoscerTi come Tu sei – così buono, così amabile, così mite, così infinitamente indulgente!”.

3.              Rispondo Io: “Alzatevi, figlioletti, e non fate tanto scalpore, perché ci sono molti ancora che non devono riconoscerMi a motivo della loro libertà. Voi sapete che il vasaio sa meglio di tutti quando è il momento di togliere il vaso dal piatto girevole. Restate ora con noi, e testimoniate quel che vi ha fatto di male questo drago che Martino e Borem stanno trascinando qui. Tu invece, Chorel, fatti anche riconoscere da Chanchah, la quale un giorno ti ha tradito all'imperatore, e che ora si trova qui vicino a Me per il suo immenso amore, una vicinanza da cui nemmeno l'eternità la potrà più allontanare!”.

4.              Chorel esegue subito il Mio Ordine e si presenta amichevolmente a Chanchah. Questa lo riconosce subito e s’impaurisce davanti al suo presunto accusatore.

5.              Chorel però le domanda: “Chanchah, perché hai paura di me? Non hai agito secondo la tua coscienza? Io stesso ti ho insegnato che è peccato per l’uomo agire contro la voce della propria coscienza; poiché la voce della coscienza è la voce di Dio, oppure del Lama, in noi. All'inizio hai avuto molto rispetto per me, perché vedevi in me e nei miei compagni dei veri messaggeri di Dio. Più tardi però, hai scoperto in noi, con la tua acutezza femminile, un alto tradimento, e alla fine sei riuscita, con la tua accortezza, a sventare tutto il nostro progetto a te confidato. Allora è stato proprio il tuo dovere di cinese a denunciare il nostro cattivo proposito, risparmiando così molto male alla tua patria.

6.              Anche se poi siamo stati puniti in una maniera così orribile, tu non ne hai la minima colpa, ma solo noi stessi, perché abbiamo trasformato il santo scopo della nostra missione in un abuso così vergognoso! Perché se fossimo rimasti fedeli, particolarmente io, allo scopo della nostra missione, tu saresti diventata una delle più zelanti cristiane, insieme a una moltitudine della tua stirpe. Ecco però che noi solo troppo presto – accecati dai grandi tesori del tuo paese – divenendo contrari al nostro santo scopo, perdemmo poi anche tutto, insieme alla nostra vita di poco valore.

7.              Da questo puoi facilmente desumere che tutti noi è impossibile poter avere un’accusa contro di te, avremmo piuttosto da temere il contrario. Quindi, soavissima e fedelissima Chanchah, tu non hai da temere eternamente nulla da noi, poiché, a ragione, non abbiamo paura di fronte a te che potresti benissimo accusarci! Perdonaci invece tu, amata dell'Altissimo, così che possiamo alla fine avvicinarci, liberi da tutte le colpe, a Colui il cui Nome non siamo degni di pronunciare in eterno!”.

8.              Chanchah è intimamente commossa da questa confessione di Chorel, e dice: “O cari amici, qui, in queste stanze, non esiste più alcuna colpa; e se ce ne fossero, il mio amore per il Lama le cancellerebbe in eterno! Poiché il mio cuore dice: ‘Il tuo amore per il Lama – è il Lama stesso in te!’. Amico, questo santo amore non conosce colpa, bensì dappertutto solo cari fratelli e sorelle, e questo anche quando essi camminano ancora nel loro errore! La mia accusa contro di voi però sia: che io vi ami e rispetti voi tutti come la mia stessa vita! Avete qualcosa in contrario?”.

9.              Chorel e i suoi colleghi piangono di gioia a queste meravigliose parole di Chanchah, e Chanchah piange con loro.

10.         Io invece mi rivolgo alla cinesina e dico: “Tu, stupendo fiore del Mio cuore, vieni qua, e lasciati abbracciare! In verità, un amore simile è assai raro e difficilmente così puro!

11.         O amatissima, tu sei ora infinitamente fortunata, poiché Mi hai tanto conquistato. Ma anch'Io, come tuo Amato, sono super fortunato, perché ho trovato in te, una pagana, un amore tale che, in tutta la cristianità, non se ne trova uno maggiore all'infuori che nella Maddalena e nella Madre del Mio corpo terreno.

12.         O Chanchah, Chanchah, tu sei andata molto lontana, ancora non sai quanto! Ma al momento giusto sarai guidata in una profondità di cui tu non hai ancora nessun’idea! I tuoi occhi dovranno restar chiusi ancora un per un po’, perché tu possa essere ulteriormente felice. Perciò abbi ancora un po' di pazienza! – Ora però calmatevi tutti; i due trascinano qui il drago e sono già oltre la metà della sala, e saranno subito qui con lui!”.

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Cap. 116

 

Una scena con Satana per l'istruzione dei figli di Dio

Disputa di Martino con Satana

Martino alle strette – Consiglio del Signore

1.              Martino, già da lontano grida: “Signore, aiutaci, aiutaci! Altrimenti questa bestia ci farà del male; pur con tutte le nostre forze, difficilmente possiamo tenerla a bada!”.

2.              Dico Io: “Satana, obbedisci al tuo Signore!”.

3.              Ruggisce il drago “Non Ti obbedirò mai! Non riconosco nessun Signore sopra di me!”.

4.              Esclamo Io: “Anche se non vuoi obbedire alla Mia Parola di Padre, non potrai opporre resistenza alla Mia Onnipotenza, come già altre volte hai sperimentato! Perciò Mi rivolgo a te ancora una volta come Padre e Signore, dicendoti: vieni qua e giustificati!”.

5.              Ruggisce il drago “No, no, no! Non Ti obbedirò mai, poiché io solo sono il signore dell'infinità, e Tu sei ciò che sei, solo per causa mia!”.

6.              Lo avverto Io: “Satana, non opporti più a Dio, tuo eterno Creatore, altrimenti ti raggiungerà qui il tuo eterno e inesorabile giudizio!”.

7.              Ruggisce nuovamente il drago: “Io, Tuo signore, voglio affrontare in eterno Te e il Tuo miserabilissimo giudizio! Toglimi da questo posto, se ci riesci!”.

8.              Allora lo afferro con la potenza della Mia Volontà, lo scaravento insieme al suo seguito davanti a Me e lo lascio così, steso per terra come morto!

9.              Martino gli chiede subito il perché lui (il drago) adesso non ha posto resistenza.

10.         Gli rispondo Io: “Ora lasciatelo finché non si riprende; allora dovrà dimostrarsi che cosa metterà in campo”.

11.         Dice Martino: “O Signore, adesso vorrei dar libero corso alla mia lingua per un momento, e rifilare negli orecchi di questo stupidissimo essere, che supera ogni concetto umano, alcune ben nutrite verità! Quanto ce l’ho con quest’assoluto stupidissimo mostro oppositore, non riesco nemmeno ad esprimerlo! Davanti al suo ridicolissimo e orribile aspetto non ho proprio paura, bensì posso solo ridere – naturalmente arrabbiato!”.

12.         Rispondo Io: “Se tu hai una così grande passione di affrontare il Mio nemico mortale, allora tenta pure la tua fortuna, sta’ attento però di non aver la peggio! Solo per questo motivo gli sarà sciolta la lingua. Poiché se lo lasciassi libero del tutto, giocherebbe con te come il leone gioca con la mosca! Sì, ti dico, senza di Me, con la forza che ancora gli è rimasta, la Creazione intera non potrebbe opporre nessuna resistenza! Ma solo con la sua lingua che ora è sciolta, puoi tentare già senza danno, se diventi tu suo maestro. Di conseguenza, comincia pure a rifilare nei suoi orecchi le tue pungenti frecciate espressive!”.

13.         Martino avanza ora molto coraggioso e, poco prima delle fauci del drago, comincia a rivolgergli le seguenti pungenti domande: “Ascolta, stupidissima bestia di tutta l'infinità! Che cosa vuoi ottenere da Dio con la tua vecchia ridicolissima opposizione? Alcune eternità non sono ancora abbastanza per dimostrarti che sei la carogna più stupida dell’intera infinità? Vedi, di un asino si dice che solo una volta va a ballare sul ghiaccio. Ma che cosa si dovrebbe dire di te, tu antichissima, universale bestia ingannatrice di uomini! Il tuo sudicio cervello, infatti, non è stato ancora bollito abbastanza nel fuoco dell'inferno per alcune dozzine di decilioni di anni, o di eternità – ammesso che la tua infinita stupidità abbia il concetto di un decilione? Dammi una risposta, carogna stupidissima, se puoi darmene una!”.

14.         Risponde il drago: “Ascolta, tu sputasentenze d'una testa cieca! Un leone non è un cacciatore di mosche. Ed io, quale uno spirito primordiale, sono veramente troppo magnanimo nella mia grandissima miseria, per occuparmi di uno spirito randagio! A te perdono volentieri, giacché sulla Terra sei stato un buon lavoratore per il mio regno. Quindi nessuna offesa, mio caro Martino!”.

15.         Questa risposta fa andare Martino completamente fuori di sé. Egli appena ha ancora abbastanza padronanza di sé, da sopportare un tale disprezzo della sua persona e di ascoltare l'accusa finale. Perciò fa un profondissimo respiro e dice:

16.         “O tu, miserabilissimo scellerato, come puoi osare di umiliare così vergognosamente me, un cittadino del Cielo, qui alla pienissima presenza di Dio? Non sai tu come sta scritto? Vedi, sta scritto: ‘Guai a colui che metterà le mani addosso ad uno dei miei unti!’. Io, come cittadino del Cielo di Dio, sarò anche un unto del Signore! Credi tu forse che Egli lascerà impunito un simile sacrilegio, miserabilissimo?”.

17.         Risponde il drago: “Ascolta Martino: io, che tu hai sempre chiamato il principe della menzogna, finché stavi e lavoravi sulla Terra unicamente al mio soldo, in tutta calma ti ho solo restituito la nuda verità, al tuo insulto veramente perfido sul mio miserabilissimo essere. E guarda, tu, quale cittadino del Cielo unto da Dio, esplodi infuriato come una botte di polvere da sparo sulla Terra, e mi metti in guardia, sotto minaccia della vendetta divina, dal toccare il tuo capo unto!

18.         Ma dimmi: chi ti dà il diritto d’insultarmi così davanti a Dio? Non sono io, come te, proceduto da Dio, con la sola differenza che sono una parte infinita proveniente da Lui? Tu invece sei solo un pulviscolo di polvere nella polvere proveniente da me, raccattato nuovamente dal Signore dalla pula della totale nullità, e trasformato in un piccolissimo spirito umano!

19.         E se hai un qualche rispetto per Dio, allora rispetta tutto ciò che proviene da Lui, e non solo il tuo capo unto, cui sembri tenere più che al Signore! Oppure, con il tuo capo unto hai misurato le infinite profondità originarie della Divinità fino ad un capello, da venir poi davanti a me con un motivo supremo e saggio dicendo: ‘Perché sei così, come non dovresti essere?’.

20.         Puoi tu dimostrarmi che io non sono così, come devo essere, per ragioni di creazione da te eternamente inesplorabili, affinché tu possa essere quel pochino che sei? Oppure esiste un vasaio che crea un vaso senza il piatto girevole? Ma ciò che per il vasaio è il piatto girevole, questo è tutto il mondo per il Creatore. Io invece sono la materia dell'intero mondo, quindi anche il fondamento. Io sono quindi il contrario fissato, attraverso il quale tutto l'essere e il divenire deve essere prima condizionato, per potersi manifestare come tale nell'infinità!

21.         Da questo puoi desumere, con il tuo capo unto, che io sono sicuramente anche necessario nel grande Ordine di Dio, e che Dio, per mezzo della mia configurazione originale, non ha certamente riposto poca sapienza alla base di tutto l’essere e il divenire. Dimmi che è così – se lo comprendi e vuoi dare a Dio il pienissimo rispetto! Come non consideri con il tuo capo unto che tu, se bestemmi l'opera di Dio, bestemmi necessariamente anche Dio stesso e – certamente nella tua perdonabile grande stoltezza – Lo consideri un purissimo ciarlatano?

22.         Perciò, mio caro Martino, sta’ tranquillo, poiché scorreranno ancora molte eternità prima che tu possa afferrare solo la decilionesima parte di un atomo di quell’infinito, profondissimo rapporto che c’è tra me e Dio! Inoltre: non dovrebbe sembrar strano a te, un unto abitante di pace del Cielo di Dio, apprendere da me, Satana, la mansuetudine?

23.         Martino, se hai qualcosa da dirmi, allora parla! Ma parla come un saggio, e non come uno stupidissimo e scatenato ragazzaccio di strada che vive nel mondo. Ricordati che qui ti trovi davanti a Dio e al Suo più grande spirito originariamente creato, di cui tutt’al più ti colpiscono il suo spiacevole aspetto e la sua opposizione, che non ti saranno mai comprensibili in eterno a causa della tua stupidità!”.

24.         Martino resta enormemente sorpreso, e non sa cosa dire. Guarda prima Me, poi nuovamente il drago, e Mi chiede segretamente: “Signore, cosa vuol dire questo? Che cosa devo replicare al drago? Mi sembra che, alla fine, nelle incomprensibili profondità delle profondità, lui abbia anche ragione!

25.         Il diavolo – e l'aver ragione, questo sta come un pugno nell'occhio! Ma che cosa devo dire, se alla fine il diavolo ha ancora ragione? No, se questo non è mal… mi stava scappando – voglio chiamarmi come vuoi! Il diavolo – e l'aver ragione!”.

26.         Rispondo Io: “Hai voluto avventurarti con lui in una lotta verbale, allora continua a lottare; poiché non puoi lasciarti vincere dal diavolo! Quindi cerca ora di combatterlo a tuo piacere. Continua quindi a parlare con lui e controbattilo a ciò che ti ha detto!”.

27.         Risponde Martino: “Oh, questa sarà un bel controbattere! Ahi, ahi! Io… e lui!”.

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Cap. 117

 

Tentazione di Martino per mezzo di Satana nel seducente aspetto di un essere femminile

1.              Dopo un po', Martino si rivolge nuovamente al drago dicendo: “Ascolta, incorreggibile seduttore di ogni vita, tu essere perfido, vecchio campione della notte spirituale e spietatissimo portatore di morte di tutte le povere anime! Tu parli ben come un profondo saggio, ma non è la tua volontà che ti impone a parlare così, bensì adesso solo la tua profonda percepita impotenza, nella quale ti trovi da cima a fondo afferrato dall'infinita potenza del Signore! Se tu fossi libero – scommetto mille vite ad una! –, allora faresti un discorso completamente diverso!

2.              Io so bene che tu, quale primo e più grande spirito pieno di luce e splendore, sei proceduto da Dio. Il tuo potere penetrava ogni spazio, e la tua luce risplendeva come risplende l’occhio di Dio! Ma so anche che Dio ti ha chiamato fuor da Sé non per la caduta, nella quale tu persisti ostinatamente già da eternità, ma solo per la più alta resurrezione della liberissima e beatissima vita!

3.              Dimmi: – perché non ti trovi sul quel gradino sul quale dovresti stare secondo la Volontà di Dio? Perché sei sempre l’antagonismo più duro della Sua Volontà? Perché vuoi persistere nel tormento più terribile per l'eternità, piuttosto che rivolgerti al Signore, tuo Dio e Padre, e godere, come un figlio perduto ritornato, una misura sterminata dell'eterno Amore del Padre in tutta libertà e somma plenipotenza? Parla, se per questo possiedi sufficiente sapienza!”.

4.              Risponde il drago: “Vedi Martino, questo discorso interrogativo è già molto più ragionevole dei tuoi precedenti, e fa onore al tuo spirito. Qui vengono fuori veramente delle cose che meritano una risposta migliore! Tu però sai che io, prima di rispondere a qualcuno su tali punti dalle profondità delle profondità, gli tasto il polso per vedere se è anche in grado di afferrare ciò che gli reco per risposta!

5.              Perciò io domando al Signore – se Egli lo vuole che ti debba rispondere su questo – di concedermi solo per un po’ di tempo piena libertà. E precisamente sotto la sacra garanzia che non torcerò un solo capello né a te né a qualcun altro! Se sosterrai la mia prova, allora risponderò a tutte le tue domande. Se non la sosterrai, allora vorrà dire che per la sapienza troppa profonda non sei ancora a lungo maturo. In ultimo aggiungo che ti tasterò il polso solo se insisti e vuoi le risposte alle tue domande! Ora deciditi!”.

6.              Martino si rivolge nuovamente a Me, e Mi domanda che cosa deve fare.

7.              Gli rispondo Io: “Chi comincia un'opera la deve anche terminare; questa è la prima regola dell'ordine di ogni vita vera. Devi perciò fare ciò che il tuo avversario ti ha messo come condizione. Io però, ti dico: sii saldo! Perché questo spirito è uno spirito sommamente astuto, e le sue prove sono sottilissime trappole disposte sapientemente!”.

8.              Mi rivolgo poi al drago dicendo: “Tu sei libero per pochi istanti; non abusare di questa grazia!”.

9.              In questo preciso attimo l’orribilissimo drago corazzato scompare. Dalla polvere della corazza si leva una figura femminile infinitamente bella, al cui confronto ogni bellezza femminile degli abitanti del Sole dovrebbe ampiamente retrocedere! Una morbidezza che non ha eguale, una rotondità, una nobiltà in tutte le membra e articolazioni, un’inafferrabile delicatezza e candore della pelle, come lo spazio infinito non ha precedenti. Sul corpo infinitamente bello si trova una testa, la cui bellezza maestosa fa indietreggiare profondamente ogni forza d'immaginazione!

10.          Quando Martino vede d'innanzi a sé questa figura, questa bellezza per lui mai sospettata, che gli chiede inoltre, con sguardo ancora oltremodo gentile e con voce infinitamente delicata vibrante di dolcissima melodia:

11.          “Ora, caro Martino, se vuoi, voglio rispondere alle tue domande. Ma prima, dimmi solo se potresti amarmi, se io volessi amarti più della mia stessa vita! Potresti amarmi, e con un tale amore salvarmi dal mio ben noto grande tormento senza fine? Oh, Martino, parla! Parla!”.

12.          Allora Martino è completamente fuori di sé. Dallo stupore non riesce quasi più a respirare. L’enorme fascino di questo essere esercita su di lui un effetto tanto potente che cade addirittura in preda a una vera e propria febbre! Di poter parlare, o pronunciare qualcosa, con lui non se ne parla proprio. Balbetta solo alcuni suoni disordinati, spalancando sempre più bocca e occhi. Ogni fibra del suo essere diventa ardentissimo amore per questa bellezza femminile per lui troppo insopportabile.

13.          Dopo un lungo tempo di questo suo diventar sempre più incandescente, egli grida alla fine con tutte le forze: “O cielo, cielo, cielo di tutti i cieli! Chi può vederti e non amarti? Io ti amo, ti amo, ti amo infinitamente! Se sei infelice, tu bellissimo, incantevole essere di tutti gli esseri, se devi soffrire: chi mai potrà essere felice, se ti ha visto e sa che soffri?

14.          Se non ti posso salvare, oh, allora voglio piuttosto soffrire eternamente insieme a te, che essere il più beato di tutti i Cieli senza di te! Per te potrei offrire l’infinito, se lo avessi! Darei mille vite per un atomo del tuo essere! Oh, tu, essere meraviglioso senza fine! – Oh, parla, parla, cosa devo fare per salvarti, – per guadagnarti eternamente per me?”.

15.          Risponde il drago trasformato “O magnifico Martino, se mi ami, come sostieni, allora dammi qui un bacio appassionato! Questo bacio mi salverà in eterno e farà di me la compagna più dolce della tua vita eterna!”.

16.          Dice Martino, colmo di massima estasi: “O cielo dei cieli! Non solo uno ma un trilione di baci dovrai avere!”.

17.         Con impeto egli vuole realizzare il suo proposito, e si lancia letteralmente su di lei. Ma che faccia fa quando questo essere lo respinge con disprezzabilissima espressione del viso, gridando:

18.          “Indietro, miserabile caprone lussurioso, hai sostenuto male la tua prova, e d'ora in poi non sei degno di ricevere nessuna risposta da parte mia! Scellerato! Come hai potuto dimenticare Dio e gettarti nelle mie braccia, – nelle braccia del nemico di ogni vita che non somiglia alla mia! O debole creatura, tu escremento di ogni sozzura!”.

19.          Martino cade indietro svenuto e il drago assume di nuovo il suo precedente aspetto.

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Cap. 118

 

Sollievo morale e insegnamento mediante Borem al caduto Martino

Ammonizione del Signore

Inseparabilità nel Cielo tra possesso e possessore

1.              Borem va da Martino, lo rialza e dice: “Caro fratello, vedi, tu sei troppo appassionato! In futuro lascia agire solo il Signore! Noi dobbiamo fare solo ciò che Lui ci consiglia, allora ce la caveremo sempre al meglio.

2.              Per competere con tali esseri, come questo qui, ci vuole molto più di ciò che noi adesso siamo in grado di comprendere! Questi esseri, nessun angelo può affrontarli da sé, ma solo con l'aiuto strettissimo del Signore. Perché a questo drago primordiale stanno a disposizione migliaia e migliaia dei più sottili mezzi ingannevoli provenienti da lui stesso, con i quali potrebbe insidiare tutti i Cieli se gli fosse permesso dal Signore! Ma se già tutti gli abitanti del Cielo non sono al sicuro senza l'intervento del Signore, che cosa potremmo compiere contro di lui noi due, quali a mala pena principianti di questo regno!

3.              Vedi, quando Michael, l'angelo più potente di tutti i Cieli, lottò con questo drago per il corpo di Mosè, egli fu vinto. E come vinto non poté far altro che invocare su questo essere perfidissimo il giudizio del Signore, che era il solo in grado di riprendere la preda a questo drago!

4.              Ma se già un Michael dovette, in un certo senso, aver la peggio, che cosa possiamo fare noi due contro di lui? Perciò, in tutti i tempi futuri sii molto prudente se il Signore ordina un urto necessario con tali esseri; poiché il loro essere è null’altro che fondamentalmente malvagio e falso.

5.              Ora alzati di nuovo e ringrazia il Signore che, assolutamente da solo, ti ha liberato ora da un grande malanno! Perché se fosse dipeso da Satana, avrebbe in ogni modo accettato da te il bacio. Con questo, però, egli avrebbe tramutato anche il tuo amore celeste nel suo amore infernale, e ti avrebbe incatenato a sé con catene più che di ferro, col suo aspetto femminile che non avrebbe di nuovo deposto tanto facilmente davanti a te.

6.              Ma nell'istante in cui volevi baciarlo, è stato rigiudicato dal Signore nella sua malvagia natura originale. La sua superbia infinita è emersa, e tu sei stato respinto miseramente da lui, che ha dovuto riprendere subito il suo aspetto di drago. Quindi, ti ha salvato il Signore! Perciò alzati subito e ringraziaLo, per aver protetto tutto il tuo fragile essere!”.

7.              Martino si alza molto rapidamente a questa buona ammonizione di Borem, e si precipita da Me. Mi chiede perdono per la sua pazzia e Mi ringrazia assai fervidamente per la salvezza e per l'ammonizione ricevuta dalla bocca di Borem.

8.              Io però gli dico: “Martino, per quanto ti devo sopportare ancora nella tua follia, troppo spesso ripetuta? Quando comincerai una buona volta ad agire secondo i tuoi migliori propositi? Quante tirate d'orecchi dovrai ancora ricevere per diventare permanentemente saggio? O specie perversa, – quanta pazienza ci vuole per portarti sulla retta via!

9.              Alzati adesso; ma sii una buona volta finalmente più sensato! È abbastanza se ti lasci trasportare solo troppo presto da una qualunque realtà. Ma lasciarsi vincere anche da un chiarissimo inganno fino all'ultima fibra di vita… dico, quanta debolezza ci vuole per questo!”.

10.         Martino singhiozza per il pentimento e mi chiede continuamente perdono.

11.         Io però Mi chino subito, lo sollevo e dico: “Vedi, ora stai nuovamente libero dinanzi a Me, perché Io ti ho rialzato; ma per quanto tempo rimarrai così?

12.         Vedi, ogni vero cittadino del Cielo deve essere alla fine, in modo assoluto, perfettamente libero da se stesso, e non può cadere, anche se avesse da percorrere per un po’ di tempo una via ancora sdrucciolevole! Ma che cosa sarebbe con te, se dovessi lasciarti libero del tutto? Manterresti ben l'equilibrio e non cadresti, se dovessi percorrere tu solo una qualche via sdrucciolevole?”.

13.         Risponde Martino, tutto contrito: “O Signore, non lasciarmi mai. Oh, non lasciarmi mai libero del tutto, altrimenti sarò perduto! Oh, non pretendo nulla eternamente da una libertà assoluta! Se solo potessi essere con Te quale ultimo, sarei già pienamente contento per tutte le eternità! Quindi dà pure questa dimora al caro fratello Borem, perché io non sono degno di una simile meravigliosa proprietà!”.

14.         Rispondo Io: “Stai tranquillo, e tieniti stretto a Me nel tuo cuore, allora tutto andrà bene, ma questa proprietà non posso levarla a te e darla a Borem, perché levarti questo possesso, vorrebbe dire toglierti la vita e darla a un altro. Poiché qui, nessuno può possedere altro, se non ciò che proviene da lui, e tale vivente possesso, però, deve rimanere come il possessore stesso, perché qui, possessore e possesso sono inseparabili.

15.         Tuttavia, in tale proprietà tu devi solo non considerarti mai come un signore, allora il tuo possesso crescerà sempre più in magnificenza! Ogni cittadino del Cielo è certamente un liberissimo possessore delle opere del suo spirito e del suo amore per Me; però, l'unico Signore sopra ogni possesso, come su ogni spirito, sono solo Io!

16.         Ora sai come stanno qui le cose, perciò d’ora in poi anche tu resta saldo nel Mio unico Amore, così la tua proprietà celeste non ti darà mai più fastidio!

17.         E non preoccuparti per Borem, poiché lui ha già tutto nella più grande abbondanza. E quando sarai del tutto maturo, egli introdurrà anche te nella sua proprietà. Ora va’ ancora da Borem, e fa’ ciò che fa lui! Io invece ora dirò a quest’ospite un paio di paroline”.

18.         Martino fa così come gli è stato consigliato.

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Cap. 119

 

Colloquio del Signore con Satana

Maligna ostinazione di Satana

Parabola del fonditore

Il seguito di Satana salvato

1.              Io invece Mi rivolgo al drago e le Mie parole suonano così: “Satana, per quanto tempo vuoi ancora tentare Dio, il tuo eterno Signore? Per quanto tempo ancora durerà la tua illimitata arroganza? Che cosa vuoi ottenere di fronte al Mio infinito potere che può, in ogni momento, scioglierti e annientarti completamente? E se pur non vuole questo, ti può in ogni caso castigare in eterno nella maniera più severa!

2.              Tu sai che questo è il tuo ultimissimo tempo; in questo puoi ancora esistere… o cadere in eterno! Che cosa vuoi fare? Conosci fin troppo bene la Mia Volontà, e se così non fosse, non avresti in eterno nessun peccato. Ma poiché la Mia Volontà e la ricompensa come pure il castigo ti è ben noto, allora parla: cosa vuoi fare?

3.              Vedi, ora tutti si levano contro di te! Tutti i monti saranno abbassati e tutte le valli colmate. Tutte le corone e tutti i troni della Terra che hai edificato, saranno gettati nel fango! Che cosa farai? Non potrai resistere eternamente alla Mia Potenza; non ti sarà concesso più nulla! Dunque, parla: che cosa farai? Ti solleverai, oppure vuoi cadere?

4.              Guarda: sotto di te l'eterno abisso! – E vedi, qui sono Io, un Padre di tutti, un Padre di tutti quelli che Mi amano, e qui c’è la Mia tavola! – Scegli ora, e decidi rapidamente! Così sia!”.

5.              Risponde Satana: “Signore, io Ti conosco, conosco il Tuo potere e la mia terribile impotenza accanto alla Tua infinita, eterna potenza. Ma proprio perché riconosco tutto questo troppo bene in ogni profondità delle profondità, e sento fin nell’intimo la mia impotenza, considero anche come un trionfo del mio orgoglio poterTi resistere, anzi, poterTi resistere eternamente! E comprendo anche che, con tutto il Tuo potere, non riesci a piegare il mio sentimento, a prevalere sulla mia volontà, – tranne che col mio totale annientamento, il che però non potrai in eterno mai considerare come una vittoria su di me! Poiché una spirituale vittoria di vita non si basa mai sul possibile annientamento completo dell'opposto infinitamente più debole, bensì nella saggissima convinzione di ciò che condiziona necessariamente la pienissima libertà delle due parti.

6.              Questa convinzione, però, si basa sempre sulla libera arbitraria accettazione dell'opposto. Ma quest'opposto sono io, che non vorrò mai riconoscere quello che Tu vuoi, anche a pieno diritto. E anche se lo comprendo, non lo voglio comunque fare, per dimostrarTi che esiste, oltre alla Tua Volontà, ancora un'altra che, tutta la Tua Onnipotenza non potrà mai in eterno sottomettere, finché mi permetterai di esistere!

7.              Poiché vedi, è cosa facile essere libero secondo la Tua Volontà. Ma conoscere la Tua eterna Onnipotenza e la Tua ira, e tuttavia, nella propria impotenza, rinunciando eternamente a tutta la beatitudine nel più grande tormento, resistere a Te, all'onnipotente Spirito – vedi, questa è la cosa più grande di tutte le grandezze che il Tuo occhio onniveggente potrà eternamente essere in grado di vedere!

8.              E vedi, questo è anche il motivo della mia costante disobbedienza verso di Te. In questa disobbedienza scorgo il più grande trionfo della mia impotenza contro la Tua Onnipotenza, perché in tale impotenza rimango sempre il vincitore volontario della Tua Onnipotenza, Sapienza e Amore, come anche della Tua ira, e Tu non mi puoi sottomettere con tutta la Tua Potenza, Forza, Amore, Sapienza, Giudizio e Ira!

9.              Essere un Michael non ci vuole molto, essere un Gabriel nessuna difficoltà, essere un Zuriel[3] è semplice; essere un serafino, un cherubino è un gioco celeste. Essere invece un Lucifero, il primo, il più grande spirito dopo di Te, sapendo bene quale infinita beatitudine offra il Tuo infinito Amore, e accanto, però, anche quale tormento sempre crescente il Tuo iracondo giudizio! Inoltre, disprezzando ogni beatitudine come ogni tormento eterno, presentando eternamente a Te l’imperterrita eterna ostinazione dalla propria ben cosciente incrollabile impotenza, senza avere la pur minima speranza di ottenere mai qualcosa, bensì in eterno solo perdere senza fine! Vedi, quest’impotente grande volontà di una creatura è infinitamente più grande di tutta la grandezza della Tua divinità! E questa consapevolezza mi rende più beato nel mio grandissimo tormento, di quanto lo saresti Tu insieme a tutti i Tuoi spiriti e angeli! Perciò non chiedermi più fino a quando ancora Ti resisterò. La mia risposta sarà sempre la stessa: eternamente! Eternamente! Eternamente! Dio non mi piegherà… mai!”.

10.         Rispondo Io: “O cieco, tenebroso spirito, quanto è grande la tua morte, nella quale t’illudi di poterMi affrontare! Tu gioisci nella tua follia e non pensi che ogni vera libertà, come la tua stessa apparente, alla fine dovrà essere ugualmente sottomessa alla Mia Volontà. Chi mai ha tenuto consiglio con Me, e chi è penetrato nei Miei sentieri? Non ti sei mai chiesto se non fosse la Mia segreta Volontà che tu dovessi essere proprio così come sei? Non ti sei mai chiesto se non ti abbia destinato Io per la caduta, fin dall'inizio primordiale? L’opera, può mai comandare all’artista come e a che scopo deve egli formarla?

11.         Un fonditore di bronzo, da una massa ignifuga produce il suo grande crogiolo. Questo è messo in un potente fuoco e in esso cuoce poi il duro metallo. E quando è fuso abbastanza, scorre poi come l'acqua, e l’artista lo lascia fluire in differenti e utili forme. Quando il bronzo è versato nelle forme, queste sono poi raffreddate e non devono più sopportare nessun calore. Il crogiolo invece rimane nel fuoco, affinché altro bronzo possa esser fuso. Esso non è raffreddato finché non diventerà inservibile, dopo di che sarà gettato via anch’esso per sempre come materia distrutta dal fuoco non più utile a nulla.

12.         Non sono Io, dunque, un Maestro d’arte di tutte le opere delle opere? E se Lo sono e Mi procuro degli utensili come voglio e secondo il bisogno, dimMi: Mi puoi tu resistere? Oppure puoi chiamarla resistenza, quando sei così come sei, e non puoi essere diverso da come alla fine Io voglio?

13.         Io però non sono un duro fonditore di bronzo, ma un Maestro pieno d'Amore, perché voglio tirar fuori perfino i Miei crogioli dal loro inestinguibile fuoco, se lo desiderano e vogliono passare nell'Ordine delle Mie libere opere. Se invece non lo vogliono, e trovano più gioia nel rimanere Miei eterni crogioli per la fusione, a Me sta anche bene, così non ho bisogno di costruirmene di nuovi. Se però rimangono crogioli, allora sono come devono essere, ed è impossibile che possano essere come vogliono. Perché un utensile non può essere diverso da come Io l'ho formato e voglio che sia.

14.         Perciò la tua presunta resistenza, nella quale tu trovi compiacimento, non è altro che una chimera, generata dalla tua grande cecità. Perché come un vaso non può dire al vasaio: ‘Io sono come voglio!’, mentre è il vasaio che lo lavora al tornio e lo forma come vuole – tanto meno tu puoi dire a Me che sei come vuoi essere tu, mentre devi essere solo, come e cosa sei, come voglio Io! Solamente Io do a te, quale eterno Amore stesso, unitamente al tuo giudizio, anche tanta vivente libertà, secondo la quale puoi sentire, comprendere e cambiare la tua straziante condizione, se lo vuoi. Se però non lo vuoi, allora rimani come e ciò che sei, – ma non perché lo vuoi tu, bensì perché lo voglio Io!

15.         Se invece vuoi migliorare il tuo destino, allora Io metterò al tuo posto un altro utensile a Me utile alla tua maniera! – Parla ora: che cosa vuoi? Per Me è del tutto indifferente se rimani come e quello che sei – oppure se Io, come detto, dovrò mettere un altro utensile al tuo posto!”.

16.         A questo punto, Satana resta enormemente sorpreso e non sa cosa rispondere.

17.         Ma il suo numeroso seguito grida: “O Signore, se è così, oh, allora liberaci dal nostro antico tormento, e metti al nostro posto dei nuovi e utili strumenti! Perché noi ne abbiamo abbastanza della miseria, e siamo già stati molto consumati dal fuoco. Perciò abbi pietà di noi e trasformaci, o Signore, secondo la Tua Bontà, secondo il Tuo Amore!”

18.         Quando Satana sente questo dal suo seguito, diventa furibondo, ruggisce e sbraita: “Non volete prender parte alla mia grandezza? Anch’io non rimarrò quello che vuole Dio, bensì quello che vorrò diventare io! Seguitemi!”.

19.         Come risposta, il suo seguito grida: “Pazzo, che cosa puoi volere tu che Dio non voglia! Non è la tua eventuale più libera volontà, Volontà di Dio? Fa’ pure ciò che vuoi, tuttavia non potrai voler nulla da te, ma farai solo la Volontà di Dio in te, che rimarrà in ogni tempo e in eterno il tuo giudice invincibile! Fa’ tu, come sei giudicato; noi invece siamo stati afferrati dalla Misericordia di Dio, e non ci lascerà mai più! Perciò noi facciamo adesso anche secondo il nostro miglior giudizio!”.

20.         Dico Io: “Allora alzatevi, voi miseri, e il vostro sia un destino indipendente! Tu unico, invece, rimani, se vuoi, ciò che sei! Qualunque cosa tu vorrai fare, non è la tua, bensì la Mia Volontà divina! – E la tua volontà in te, sia eternamente un giudizio proveniente da Me in te!

21.         Io però ti do, per quest’infinito, grandissimo e profondissimo insegnamento, ancora un breve tempo, nel quale potrai riflettere su che cosa sei e come sei! Se vuoi avere un destino migliore allora l’avrai. Ma se non lo vuoi, allora rimarrai ciò che sei finché l'ultimo prigioniero dell’attuale Creazione germoglierà attraverso la via della carne! Che cosa sarà poi di te, lo so soltanto Io, e nessuno nell'infinito all'infuori di Me!”.

22.         A queste parole, Satana emette un grande urlo e si precipita fuori della porta. Il suo seguito, invece, butta via da sé la corazza da drago, e qui stanno mille anime dall'aspetto miserabile completamente nude e, , per le loro grandi sofferenze, chiedono guarigione e lenimento.

23.         Io chiamo ora nuovamente il nostro Martino, Borem e anche Chorel, e ordino loro di condurre questi miseri nel bagno refrigerante. I tre fanno subito ciò che ho loro ordinato, e i mille infelici trovano lenimento nel bagno.

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Cap. 120

 

Il risveglio di Chanchah dal suo stato simile a un sogno

Spiegazioni del Signore sui grandi avvenimenti e su Se stesso

1.              Nel frattempo si desta anche Chanchah al Mio fianco come dal sonno, e ricorda tutto ciò che è accaduto davanti ai suoi occhi come fosse stato solo un vivido sogno. Comincia subito a narrarMi punto per punto, tutto ciò che ha sognato. Dopo aver terminato il suo racconto, Mi chiede se, nella sua visione, ci sia stato qualcosa di vero.

2.              Gli rispondo Io: “Chanchah, non hai visto prima come Borem e Martino hanno dovuto trascinar qui l’orribile drago in catene, e quanto questo si sia opposto alla loro forza? E come Io poi, quando Martino Mi ha chiesto aiuto col giusto consenso di Borem, con la Mia forza di volontà abbia gettato in un istante qui ai nostri piedi il drago mostruoso? Questo tu l’hai visto certamente a occhi aperti!”.

3.              Risponde Chanchah: “Sì, eccellentissimo, questo l'ho visto. Ma quando il drago stava troppo vicino a noi, mi ha preso un grandissimo terrore, tanto da cadere in una specie di sonno angoscioso, e ho visto i successivi avvenimenti con questo mostro come in un sogno. È stata una condizione simile a quella in cui mi sono trovata al mio arrivo in questo mondo, quando ho incontrato Chorel, sostenendo con lui una lotta terribile. E quando poi mi svegliai, mi parve tutto un angoscioso sogno, proprio come adesso.

4.              Ciò che vedo pienamente con la coscienza desta, lo posso comprendere bene fino a dove giunge la mia piccola facoltà di comprensione. Ma per quanto concerne queste visioni, viste come in un sogno, esse stanno troppo oltre l'ambito delle conoscenze della mia anima. Non posso far altro che rivolgermi a te, perché di te ho la più vivente convinzione che tu sia l’unico grande saggio, e il più potente di tutta questa grande casa! Oh, spiegami perciò questa mia visione!

5.              In questa visione tu agivi e parlavi come l'eterno santissimo Lama stesso. Ma poiché ora sono nuovamente sveglia, non vedo in te il pur minimo cambiamento nel tuo aspetto a me ben noto. Quindi, puoi essere un inviato del Lama investito di ogni potere, altrettanto come puoi essere, dietro una maschera opportuna, il Lama stesso! Tanto e non di più posso ritenere la mia visione; il resto e il più giusto, lo attendo però da te, da te mio unico amore! Oh, non attendere di dissetare il mio cuore con la sovrabbondanza della tua sapienza!”.

6.              Rispondo Io: “Chanchah, dov'è il drago adesso? E dov’è il suo seguito? Vedi, tu ora ti stupisci all'improvviso e dici nel tuo cuore: ‘Vicino al Lama, il Santo supremo, il mostro non si vede più da nessuna parte! E il suo seguito? – E Borem, Martino e Chorel, – dove sono?’.

7.              Io però ti dico: vedi, la Mia potenza ha scacciato il mostro così rapidamente, come corre via il pensiero più veloce, ed essa l’ha costretto ad entrare nei porci della Terra, affinché ora diventino furenti, e in tale furia prendano d'assalto il promontorio del pienissimo egoismo, e infine da lì si precipitino nel mare della più tenebrosa follia e anneghino nello stesso!

8.              Il suo vecchio seguito invece gliel'ho sottratto con la potenza della parola, e provvedo ad esso per mezzo dei tre assenti con il bagno dell’auto conoscenza, dell'umiltà e del miglioramento che ne può conseguire.

9.              Nondimeno, tutto ciò che Io faccio qui, come in ogni dove, lo faccio completamente per potenza propria. Non esiste potere sopra di Me né sotto di Me che potrebbe comandarMi e dire: ‘Ora fa questo e quello!’, bensì, ciò che Io faccio, lo faccio da solo – senza ordine di qualcun altro. Se però dico a qualcuno: ‘Tu fa’ questo, e tu quello!’, ecco che nessuno potrà opporre resistenza alla forza della Mia Volontà.

10.         O Chanchah, se vedi chiaramente tutto questo dal Mio operare, e già da lungo tempo l’hai potuto scorgere, come puoi ancora domandare se sono un inviato del Lama, oppure alla fine, il Lama stesso?

11.         La semplicità del Mio Essere esteriore non ti deve ingannare, poiché vedi, il Lama non ha bisogno di splendere esteriormente come i principi della Terra, ma solo attraverso il Suo Amore di Padre, Sapienza e Potenza nei cuori dei Suoi figlioletti! Io però splendo nel tuo cuore già da molto tempo oltre ogni misura; come hai potuto non riconoscerMi?

12.         Vedi, Mia cara Chanchah, figlia Mia, Io sono il Padre tuo, il tuo Lama, e all'infuori di Me non esiste più nessuno in eterno! Ma per questo non ti devi spaventare, poiché vedi, come sono adesso, così sarò immutabilmente in eterno sempre Lo stesso, e tutti i Miei figlioletti non Mi devono riconoscere, vedere, amare e adorare come loro Dio, ma sempre solo come loro Padre traboccante d'Amore!

13.         Non temere dinanzi a Me, ora che Mi riconosci, poiché non vedrai in Me in eterno mai nessun cambiamento, eccetto che, d'ora in poi, godrai di tutti gli infiniti tesori del Mio paterno Amore e della Mia sapienza, in un eterno crescendo senza limite e senza misura! – Sei ora soddisfatta con questo chiarimento del Mio Essere?”.

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Cap. 121

 

Immensa beatitudine e amore di Chanchah per il riconosciuto Lama

Amore e Sapienza

Il Signore come Padre e Fratello

1. Chanchah ora cade ai Miei piedi piangendo e singhiozzando per la troppo grande gioia e beatitudine. Io però la fortifico, e lei si rialza osservandoMi con i sui grandi, beatissimi occhi, dalla testa ai piedi, e non può saziarsi alla Mia vista. Solo il suo cuore parla:

2. “Tu, Tu, oh, sei Tu dunque! Sei Tu l'onnipotente, santo Lama! Tu, l'Eterno! – Tu hai creato la Terra, la Luna, il Sole, tutte le innumerevoli stelle, l’immenso mare, l’incalcolabile esercito di tutte le specie di animali che vivono nell'acqua, sulla terra e nell'aria! Tu hai creato noi uomini! O Lama, Lama, Tu grande, santo Lama! Chi Ti potrebbe lodare, glorificare e adorare a sufficienza! Quale cuore sarebbe degno di poter amare Te, il Santissimo?

3. Ma, o Lama, quale cuore, degno o non degno, potrebbe non amarTi, quando i suoi occhi Ti vedono e i suoi sensi Ti riconoscono! Perciò perdona me, indegnissima, d'aver osato amarTi, o Santissimo! Ma che cosa può fare la povera Chanchah, se il suo cuore è più forte della sua ragione?

4. O Lama, Lama! Vedi, io riconosco ora pienamente la mia nullità rispetto al Tuo infinito Tutto; e il cuor mio Ti ama ancora più intensamente! Non sarai in collera con me, giacché ora Ti amo in modo inconcepibilmente ancora più intenso? O Lama, fortifica il mio cuore, altrimenti non sopporterà il tanto potente amore per Te! O Lama, Lama, io muoio d'amore!”.

5. Con queste parole Chanchah cade nuovamente davanti a Me, piangendo e singhiozzando d’amore.

6. Dico Io: “O Chanchah, il Tuo amore è grande, e il tuo cuore una perla preziosissima, ma vedi, ti devi riprendere e non infiammarti oltre la tua forza per il potentissimo ardore, altrimenti non potrai sopportare in seguito la Mia presenza, il che turberebbe non poco la tua beatitudine!

7. Guarda Gella qui vicino a te, e considera Martino, Borem e anche Chorel, questi mi conoscono già da parecchio e sono altrettanto pieni d'amore per Me. Tuttavia essi Mi sopportano e possono perciò fare tutto e godere di ciò che Io prescrivo e do loro. Se invece si trovassero nella tua condizione, non potrebbero fare e rallegrarsi di nulla, come te adesso, che non puoi fare e apprezzare nulla di più elevato, perché il tuo amore troppo potente assorbe tutte le tue forze!

8. Io però ti dico questo, Mia amata Chanchah, non perché non Mi sarebbe caro il tuo grande amore per Me, poiché Io ti ho già detto spesso quanto Mi sei cara, e ti dico ancora: ‘Nessuno Mi può amare abbastanza!’. – Ciononostante, per quanto l’amore possa essere grande, è ben da badare che esso non può procedere senza sapienza, se deve cagionare la beatitudine di tutte le beatitudini!

9. Perché il puro amore è un fuoco divorante! E poiché è un fuoco fondamentale, non può essere guidato da nessuna parte che solo con un adeguato grado di sapienza. Perciò devi anche tu moderare il tuo amore per Me con un giusto grado di sapienza, se vuoi godere la vera beatitudine del giusto amore!

10.           Non mi considerare continuamente come il sommo, onnipotente Essere divino, al Quale nessuno può avvicinarsi e, nello stesso tempo, continuare a vivere, bensì consideraMi come il tuo migliore e unico vero Padre, anzi, nella Mia umanità, perfino come tuo fratello! Allora Mi sopporterai facilmente come ogni altro beato. Potrai costantemente essere intorno a Me e condividere tutte le beatitudini con gli onnibeati, i quali sono anche sempre presso di Me, come lo sei tu adesso. Solo che essi hanno sempre molto da fare, per conto Mio, negli innumerevoli spazi della Mia infinita Creazione, ma nello stesso tempo sono sempre vicini a Me, come te ora e sempre lo sarai! – Comprendi tu, figlia Mia amatissima, quel che ti ho detto ora?”.

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Cap. 122

 

Una celeste dichiarazione d'amore

La vittoria dell’amore

Gioia di Gella per Chanchah

1.              Risponde Chanchah: “O Lama, Lama! Dov'è il cuore che Ti riconosce, e poi può ancor misurare l'impeto del suo amore per Te, per Te, il Santissimo da eternità! Vedi, se io avessi tanti cuori, quante sono le stelle nel cielo, quanti sono i granelli della sabbia nel mare e l'erba sulla Terra, e se ogni cuore fosse un sole, pieno della più grande passione per Te, – allora tutta la passione d'amore per Te di questi innumerevoli cuori, o mio santissimo Lama, sarebbe tuttavia solo come una freschissima goccia di rugiada rispetto a un mare bollente! Tu, infatti, eternamente non puoi essere amato abbastanza, perché sei il sommo e più potente Amore stesso!

2.              Io lo so bene che Tu, o Lama, sei un Padre, anzi perfino un Fratello delle Tue creature, perché Tu lo vuoi essere, ma quale cuore può immaginarTi solo come Padre e Fratello e non ricordarsi sempre che il Padre, il Fratello, è anche il … ahimè, l'eterno, santissimo, grande, onnipotente Lama (Dio)? Perciò Ti devo amare, perché non posso fare diversamente che amarTi eternamente senza fine sopra ogni cosa! E nessuna sapienza può moderare l’amore del mio cuore!

3.              Oh, se io avessi mille vite e la sapienza mi dicesse: ‘Chanchah, tutte queste mille vite le perderai, se non controllerai sapientemente il tuo amore per il Lama!’, allora il mio cuore replicherebbe alla sapienza: ‘Oh, quale beatitudine può uguagliare quella di perdere mille vite nell’amore per Te, o Lama!’; il che però sarebbe sicuramente impossibile, infatti, come potrebbe perdere la vita uno che Ti ama sopra ogni cosa, come la più alta Vita di ogni vita?

4.              Perciò io Ti amerò ancora di più, e nessuna sapienza potrà mai essere in grado di moderare il mio cuore nell'amore per Te, per il mio Lama! Solo se Tu, o Santissimo, lo volessi respingere e annientare, solo in questo caso la povera Chanchah non potrebbe più amarTi. Ma, o Lama, o Padre, questo, certo, a Chanchah non lo farai!”.

5.              Rispondo Io: “Mia carissima figliola! In verità ti dico: chi Mi ama come te, questi è uno con Me, ed ha non una vita, ma innumerevoli vite in sé! Come potrebbe morire? AmaMi perciò con tutte le tue forze e non temere. Il tuo amore per Me ti darà anche la sapienza, e questa ingrandirà di più anche il tuo cuore, affinché tu possa amarMi sempre più potentemente. Ora però vieni al Mio petto e da’ sfogo al tuo amore!”.

6.              A queste parole, Chanchah emette un grido d’estasi e si getta al Mio petto quasi svenuta.

7.              Gella piange piena di gioia, perché Chanchah Mi ha riconosciuto, e dice singhiozzando: “O felicissima! Quanto deve essere beato respirare su questo Petto i fiotti infiniti dell'eterno Amore di Dio! Ah, quale aria deve aleggiare, – alla Fonte primordiale, dalla quale tutti gli esseri infiniti, angeli, soli, mondi, uomini, animali e piante, attingono la loro esistenza, la vita loro, il loro tutto! O sublime diletto, beatitudine e gioia!

8.              O Chanchah, quanto grande deve essere la delizia, nella quale ora tu aleggi in pienissima misura! Quale angelo ha una scala per misurarla!

9.              Ma cosa pensi tu, cuore mio – sei anche tu nella più grande visibile vicinanza di Colui che è Santo, Santissimo! Perciò stai calmo, cuore mio; il Signore dà a ognuno secondo la giustissima misura del suo amore e della sua sapienza! Non pensare perciò alla somma misura di beatitudine che ora tocca a questa nobile cinesina, ma pensa a quanto infinitamente felice sei ora tu stesso!”.

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Cap. 123

 

Risveglio spirituale degli altri cinesi e dei monaci

Le suore gelose e loro umiliazione

1.              Mentre Gella fa tali lodevoli considerazioni, arrivano tutti i cinesi. Uno di loro si fa avanti dicendo:

2.              “Tu, innegabile inviato di Dio, esponici, dalla tua grande sapienza a noi ben nota, qual è la vera ragione che la nostra Chanchah è così enormemente affezionata a te? Lei ha un amore così grande per te, che nessun uomo potrebbe averne uno più grande per il Lama, se, ammessa la possibilità, stesse visibilmente dinanzi a Lui!”.

3.              Rispondo Io: “Abbiate solo pazienza, Chanchah vi rivelerà in breve tutto ciò che vi è necessario sapere! Ora però, non indagate oltre, ma lasciate precedere il vostro cuore al vostro senno, solo così percorrerete la via più breve e più sicura!”.

4.              Dice nuovamente uno di loro: “Questo sarà ben molto buono e retto, e noi speriamo questo anche da lei, ma potrà dirci anche che cosa significa quel mostro che prima tu hai cacciato repentinamente fuori dalla porta, dopo aver messo davanti al buon Martino ogni sorta di apparizioni, anzi, si era addirittura trasformato in un essere femminile incantevolissimo per accalappiare il poveretto? Non era per caso un inviato di Ahrimann, o addirittura l'Ahrimann stesso?”.

5.              Rispondo Io: “Anche questo, Chanchah non ve lo rifiuterà. Ora ritornate di nuovo ai vostri posti e attendete là, in tutta gioia, tale soluzione. Così sia!”.

6.              A queste parole tutti i cinesi tornano nuovamente indietro e fanno ciò che Io ho ordinato loro.

7.              Ma anche parecchi dei monaci si fanno ora avanti e Mi domandano la stessa cosa. Anche a loro è consigliato di attendere ancora un po’, affinché si rafforzassero sufficientemente per la soluzione che sarebbe seguita. Dopo di che, tornano indietro e attendono in tutta letizia e pazienza.

8.              Alcune suorine, invece, formano un gruppo e sussurrano tra loro: “Noi avevamo già quasi creduto, in seguito ad alcuni cenni della nostra sorella che ora si chiama Gella, che quest’amico dei cinesi che ha potuto fronteggiare così vigorosamente il drago con tutto il suo seguito, fosse l'arcangelo Michael oppure proprio Gesù, il Signore stesso. Ma a giudicare da come si comporta con la cinesina, molto più bella di noi, da come la stringe al cuore e da come la vezzeggia, non è vero niente: costui non può essere Michael, né tanto meno Gesù, il Signore!

9.              Ritengo perfino un grave peccato pensar male di Michael, e addirittura del Signore Gesù, come se Egli potesse – e in più con una pagana – giocare così, a far l'innamorato. Questa sciocca bastardina, però, non si vergogna minimamente di noi! Guarda come si strofina al Suo petto; deve proprio essere una gatta innamorata!

10.         Se fosse stato Michael, o Gesù, il Signore, sarebbe venuto anche da noi cristiane, che su di Lui abbiamo un incontestabile diritto davanti a questi pagani. Ma poiché fa la corte sempre e solo a questa cinesina, lasciando noi quasi completamente fuori, sarà ben difficile che questi possa essere Gesù! – È solo sciocco, da parte della nostra sorella Gella, star lì sul punto di gettarsi anche lei al suo petto. Perlomeno ne ha già tutta l'aria!”.

11.         Dico Io a Gella: “Figlioletta Mia, vedi, qui accanto a Chanchah c'è anche per te un posticino! Vieni anche tu qui, e da’ libero sfogo al tuo amore!”.

12.         Subito Gella cade al Mio petto, ed è colma di beatitudine!

13.         Ma il piccolo gruppo dice: “Nooo! … ecco ci siamo! Come abbiamo pensato, così anche è! No! Non c'è più niente da dire! Se solo tornasse presto Martino, il padron di casa, per poterci lamentare con lui! Ah, ecco che arriva con Borem e Chorel! Svelti, andiamogli incontro!”.

14.         Quando Martino vede venirgli incontro il completo numeroso seguito di donne, capisce anche subito dove preme loro la scarpa. Va loro incontro amichevolmente e dice:

15.         “So già! So già dove vi preme! Tornate indietro tranquille ai vostri posti, perché per lamentele simili non ho orecchi! Solo questo memorizzatevi saldamente e bene: ‘Chi vuole amore, deve dapprima amare; poiché l'amore non si può ottenere se non per mezzo dell'amore! Perciò amate anche voi il Signore come quelle due, allora anche voi guadagnerete il Suo petto! Comprendete voi questo?”.

16.         Dicono le molte donne del monastero: “Ahimè, caro signore di questa casa, come potremmo noi fare una cosa simile? Non comprendi dunque che noi siamo le più accanite cristiane? Quella favorita invece è una pagana, e Gella è sempre stata una donna di costumi molto facili, perciò sulla Terra è stata posseduta da diverse tentazioni diaboliche. Perciò neanche qui, nella tua dimora celeste, perderà l'occasione, come e dove ne capita una, di prestare un ben disposto orecchio e cuore a tali tentazioni.

17.         Quell'uomo, che quasi tutte noi abbiamo ritenuto fosse Gesù, il Signore, o perlomeno Michael, è senz'altro uno spirito molto al di sotto di noi; altrimenti non si comporterebbe in maniera così intima con queste due persone leggere! Perciò…”.

18.         A questo punto Martino le interrompe: “Va bene, mie care! Credevo che voi foste tutte ormai pure, dopo essere state cotte abbastanza e poi lavate. Adesso invece esce da voi una vecchia ruggine e del sudiciume! Perciò dovrete andare già ancora una volta in un bagno molto rigoroso, prima di essere degne d'avvicinarvi a quel Santo!”.

19.         Gridano le monache: “Che cosa vai dicendo tu, noi – fare il bagno? Anche tu sei un impuro! Per questo il diavolo entra ed esce da te! Oppure non abbiamo forse visto, per nostro grande raccapriccio, che prima avresti baciato la bella diavolessa se lei non ti avesse respinto? Se va avanti così, sarà presto abbastanza chiaro in quali mani ci troviamo in questa casa!”.

20.         Risponde Martino del tutto tranquillo: “Sì, sì, ora andate a mollo! Fare un bagno, solo fare un bagno! Là, dietro quella parete bianca, nuotano e si lavano adesso mille pesci dei più rari; là c'è posto anche per voi! Perciò recatevi di buon grado, e fate comunità con quegli ospiti del bagno, altrimenti…!”.

21.         Le monache gridano di sdegno e tornano indietro ai loro vecchi posti.

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Cap. 124

 

Cenni sulla guarigione dell'anima

Metodo spirituale naturale

Crisi degli spiriti cinesi

Sull’essenza della gelosia

1.              Martino invece si reca con Borem e Chorel dal Signore, cioè da Me. Egli Mi vuole annunciare che i mille bagnanti del seguito del drago, poiché a loro va ora meglio, assumono ogni genere di forme diventando molto smanierati, tanto che anche Borem non si raccapezza più su che cosa succederà in seguito con loro.

2.              Rispondo Io ai tre: “I mille che sono nel bagno, là sono ben custoditi. Poiché essi non vedono quest’abitazione, ma solo il mondo della loro cattiveria interiore. Questo ora in loro è sempre più riesumato, e con ciò, visibile nella sua esteriorità. Tal cosa è già un buon segno! Lasciate stare ora i mille, essi saranno già guidati sulla giusta via!

3.              Là invece stanno più di trecento donne. Queste sono dominate da grande gelosia e soffrono molto nel loro cuore, tanto da farMi compassione. Andate da loro e istruitele nella maniera giusta; ma con il bagno, fratello Martino, non dovrai più minacciarle, se vuoi portare a Me queste poverette!

4.              Vedi, la gelosia è una pianta parassita dell'amore e lo distrugge! Se poi la pianta parassita s'innesta con forza all'albero dell'amore, distrugge tutto l’albero. Se invece lo si vuol conservare e rafforzarlo, si dovrà cercare con mezzi idonei di purificarlo completamente da simili agenti estranei.

5.              Se però tu agiti degli animi gelosi ancor più attraverso minacce, quanto già lo sono comunque, innesti tu stesso la pianta parassita all'albero della vita, e questa poi, crescendo, distruggerà completamente l’albero.

6.              Perciò in seguito dovrai agire così, quando avrai a che fare con spiriti gelosi: considera la gelosia sempre come un prodotto dell'amore, e pensa che, dove c'è gelosia, ci sia anche amore! Placa questa con amore, allora riuscirai a fare della gelosia, presto, l'amore più appassionato!

7.              Io vi dico che, dove non si mostra nessuna gelosia, là non c'è neanche amore! Oppure avete mai visto sulla Terra che salici sterili, conifere, pini, e mille altri alberi improduttivi siano aggrediti da piante parassite? Mai avrete visto una cosa simile, ma spesso le avete viste aggredire i nobili alberi da frutta.

8.              Così è anche qui il caso, e in particolare con quelle donne. Esse hanno molto amore, come un nobile albero da frutta ha molto succo nobile. Cercate di eliminare dal loro cuore il cattivo tubercolo con l’amore, e raccoglierete in loro meraviglie di fertilissimo amore! Andate perciò ora lì e fate come vi ho consigliato Io, allora presenterete una buona opera al Mio Cuore!”.

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Cap. 125

 

Borem e le monache dal cuore malato

1.              I tre (Martino, Borem e Chorel) vanno ora con volto amichevole dalle povere donne. Quando vi giungono, Borem prende la parola e dice:

2.              “Care sorelle, ascoltatemi assai pazientemente! Voglio procurare a tutte voi un buon diritto, poiché io so che il vostro cuore soffre. E so che questo fratello, quando cercavate da lui le vostre ragioni, vi ha respinto duramente. Allora non potevo, quale ospite di questa casa io stesso, intromettermi nelle faccende del padrone di casa, poiché ognuno, con diritto, è il primo signore della sua dimora.

3.              Ora però, il supremo Signore di tutti i padron di casa, mi ha conferito la facoltà di esercitare, anche come ospite, il diritto dell'amore. Così voglio e vi procurerò ora, secondo le mie forze e con ogni mezzo, la vostra buona ragione, e riparare, nel Nome del Signore, tutto ciò che ora vi opprime ed ha offeso il vostro cuore. Mie care sorelle, siete con ciò, tutte soddisfatte?”.

4.              Le donne rispondono come da una bocca sola: “Oh, sì, caro, buon fratello! In verità, tu sei sicuramente un vero amico di Dio; da te accettiamo tutto volentieri! Tu hai buone intenzioni e sei onesto con noi, riconoscendo la sofferenza del nostro cuore. Ma con Martino non vogliamo avere più niente a che fare, perché invece di riconoscere la nostra miseria, di consolarci, d'istruirci e di indicarci la verità, qualora ci fossimo trovate ancora su una via sbagliata, lui ci ha rimandato all’inferno, nel bagno dei diavoli. Questo modo di fare non è stato molto celeste da parte sua, lui che è un principale cittadino del Cielo, o almeno lo vuole essere. Perciò preferiremmo che si allontanasse per non indisporci alla sua vista”.

5.              Risponde Borem: “Care sorelle, lasciate andare e fidatevi di me. Io metterò di nuovo tutto a posto! Vedete, nostro fratello Martino non è uno spirito malvagio, bensì, come me, solo un buono proveniente dal Signore.

6.              Noi abbiamo avuto molto da fare con quegli ospiti ancora molto cattivi, che ora sono nel bagno, e con questo abbiamo avuto molti deplorevoli dispetti. Quando noi, ormai stanchi per la grande fatica, ci siamo rivolti, per consiglio, a quell'Amico onnipotente, siete arrivate voi, purtroppo in un momento non molto favorevole. E Martino, che è molto eccitabile, vi ha accolto veramente in maniera troppo dura e poco delicata, cosa che però, come detto, a noi tutti c’è molto da perdonare.

7.              Perciò io penso che voi gli perdonerete questo molto facilmente, poiché, in altre circostanze, egli è pieno d'amore per voi, ed ha una grande gioia di accogliervi tutte come sue care compagne di casa. Io credo che lo farete; cosa che farei sicuramente anch'io, se voi mi aveste offeso”.

8.              A ciò dicono le donne: “Sai, carissimo amico, ciò che dici, lo facciamo noi tutte di cuore e volentieri. Ma ti diciamo anche questo per l’umiliazione di Martino: solo per amor tuo lo facciamo, e chiuderemo un occhio sulla sua grande cattiveria. In seguito però, difficilmente lo perdoneremo, se dovesse ancora una volta essere con noi così smanierato.

9.              Egli è certamente un vero e caro uomo, ed è una vera gioia vedere la sua bella figura. Ma a che serve l'aspetto, se nel cuore è più aspro di una mela di otto settimane dopo il tempo della fioritura? Se Martino ci verrà incontro, come sei venuto tu, in noi troverà dei cuori che non sono di certo senza amore. Se invece viene nel suo desiderio tirannico di padron di casa, troverà, invece che amore, tutt'altra cosa.

10.         Ora, grazie a Dio, siamo di sicuro anche celestialmente belle. Tutti gli uomini che sono qui in gran numero, ci hanno già guardato con grande piacere, sebbene per questo non ci vantiamo, giacché sappiamo che ogni bellezza esteriore è un dono del Signore. Ma che Martino e quel vostro potente amico, non trovino in noi proprio niente che possa suscitare in loro un certo piacere, è per noi molto offensivo.

11.         Quelle due sorelle in fondo non sono neanche tanto più belle di noi, ma quell'amico le ama sopra ogni cosa e si occupa quasi esclusivamente di loro. Noi invece stiamo qui come povere peccatrici e nessuno ci fa caso, perché tutti hanno gli occhi fissi su quei tre. Non dovrebbe questo, alquanto umiliarci? E se di quell'amico per un po' di tempo abbiamo nutrito nei nostri cuori le più elevate supposizioni, non appassiscono queste come fiori terreni, se sono privati di ogni necessario nutrimento?

12.         Vedi, anche il cuore ha bisogno di essere nutrito, se deve fortificarsi nell'amore. Ma come possiamo fortificare i nostri cuori nell'amore, se invece di ricevere un nutrimento, devono solo e sempre digiunare?”.

13.         Risponde Borem: “Sì, mie amabilissime sorelle, la vostra pretesa è giusta. Abbiate solo ancora un po' di pazienza, e i vostri cuori saranno presto pienamente saziati! Voi sapete che un buon medico guarisce prima i malati, e solo dopo va in visita dai sani.

14.         Così è anche qui. Non appena queste due pazienti si saranno completamente rimesse, quel medico verrà anche da voi. Perciò pazientate ancora un po’ e seguitemi, – vi mostrerò qualcosa di assolutamente meraviglioso!”.

15.         Rispondono le donne: “Caro amico, questo, veramente, qui non è necessario. In quest’immensa sala c’è una tale quantità delle bellezze più meravigliose, che non si può mai saziarsi di osservare.

16.         Questo meraviglioso pavimento che sembra fatto proprio come fosse di pure nobilissime pietre dai diversissimi e viventi più freschi colori incastonati in stupende ghirlande!

17.         Le grandi, meravigliose colonne che sorreggono le bellissime e indescrivibili gallerie! Esse brillano come fossero fatte con i più splendenti rubini, nel cui interno mille stelle si librano intorno come dorati pesciolini nell'acqua, formando così sempre nuove meravigliosissime forme di luce!

18.         Così qui esistono ancora mille e di nuovo mille meraviglie, per le quali noi non abbiamo proprio nessun nome. Dato che per la contemplazione c’è una così gran quantità delle cose più meravigliose, non abbiamo un più lieve bisogno di vedere ancora qualcosa di più stupendo e più meraviglioso.

19.         I nostri occhi sono provvisti in abbondanza e non hanno bisogno di altro! Del tutto diverso però, appare per i nostri cuori! Vedi, questi sono ancora molto sprovvisti! A che serve far gioire l'occhio, se nello stesso tempo il cuore soffre? Perciò, procura prima il necessario per il nostro cuore, poi i nostri occhi potranno essere soddisfatti con qualcosa di più leggero!”.

20.         Risponde Borem: “Care sorelle, la vostra pretesa è giustificata ed è molto giusta. Voi però la esponete ancor prima di sapere ciò che vi voglio mostrare! Sapete forse se questo non è proprio per il vostro cuore? Sapete già in anticipo in cosa consiste il meraviglioso che vi voglio mostrare? È il meraviglioso solo per gli occhi? Non può esistere anche qualcosa di altamente meraviglioso solo per il cuore?

21.         Che cos’è di più: l'occhio, oppure il cuore? Non può essere l'occhio, cieco, e il cuore nondimeno gozzovigliare in ogni pienezza della vita d'amore? Quale terreno occhio di uomo può contemplare Dio? Vedete, per questo ogni occhio carnale è cieco; ma il cuore può pensare Dio e Lo può amare. Sì, può diventare per Lui, per il Signore, perfino un tempio vivente, nel quale Egli può prendere dimora! Che cosa è dunque di più: l'occhio, oppure il cuore?

22.         Ma se è così, come potete immaginarvi, care sorelle, che io vi possa condurre, qui nel regno del Cuore di Dio, in qualche luogo dove esistono cose splendenti meravigliosamente solo per gli occhi?

23.         Io vi dico: qui tutto ha valore secondo il cuore! L'occhio è solo un testimone della luce di tutto ciò che avviene nel cuore e di ciò che è presentato al cuore dal cuore. Così anche questa meraviglia che vi voglio mostrare, è preparata non per i vostri occhi, ma semplicemente per i vostri cuori.

24.         Ma poiché qui, nel Regno di Dio, nessun è cieco, ma ognuno ha la sua vista – forte quanto il cuore – così l’occhio è certamente anche sempre testimone di ciò che accade per il cuore e viene dal Cuore. E così vedrete anche voi, con i vostri occhi, ciò che accadrà per il vostro cuore. Perciò seguitemi ora!”.

25.         A queste parole di Borem, tutte le donne seguono i tre, e precisamente alla porta che conduce nei campi del Sole.

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Cap. 126

 

Imprecazioni dei bagnanti al seguito del drago

Istruttive e tranquillizzanti parole del Signore

1.              Mentre Borem, Martino e Chorel si avviano con le molte donne alla porta del Sole, i mille ospiti del bagno diventano molto turbolenti nel loro bagno cosciente. Essi cominciano ad emettere madornali bestemmie, tanto che tutti i monaci purificati qui presenti, e perfino Gella e Chanchah distinguono bene.

2.              Le due si riprendono presto dalla loro beatissima ebbrezza d'amore, e stanno ora ad ascoltare attentamente. Chanchah sta per domandarMi il significato di tutto questo, quando proprio cento dei fratelli monaci corrono da Me e Mi pregano insistentemente di chiudere la bocca a questi ospiti nel bagno, altrimenti i più deboli di loro potrebbero essere facilmente irritati.

3.              Allorché questi monaci hanno appena manifestato la loro preghiera a Me, vengono già anche i cinesi unitamente alle loro molte donne e ai genitori delle monache, dicendo: “Tu potente messaggero di Dio, non senti dunque come questo seguito del drago, ora nel bagno, vuole gettarsi addosso a Dio, a Te e tutti noi, per distruggerci nel modo più orrendo? Qui, in seguito, sarà a mala pena possibile esistere, se a questa maligna plebaglia infernale non sarà posto un arresto totale nel suo affaccendarsi.

4.              Ascolta quali terribili bestemmie essi emettono! Queste bestie sono ancora molto peggio del drago stesso che ha parlato prima con Te e Martino, apparentemente del tutto in maniera sensata. Poni perciò una fine a questo fare, oppure lasciaci uscir fuori, in modo che in avvenire non dobbiamo mai più sentire tali bestemmie sul Santissimo!”.

5.              Rispondo Io: “È perfettamente giusto che i vostri cuori siano nauseati da queste cose spiacevoli, tuttavia dovreste guardare solo a Me e non a voi, altrimenti eleverete voi stessi a giudici; e questo sarebbe poi, peggio di tutto il vuoto bestemmiare di questi ospiti, naturalmente ancora molto malvagi!

6.              Chi solo bestemmia, riconosce con ciò nient'altro che la sua impotenza. Poiché se avesse potere, agirebbe subito e non userebbe mai parole inutili, le quali sono solo vuote risonanze. Chi è impotente, ma vuole agire lo stesso come se avesse un potere, si erge a falso giudice, e con ciò s'intromette con cattiveria nei diritti che sono esclusivi di Dio. Egli oltraggia questi con la sua impotenza, mentre solo Dio ha tutta la Potenza e la Forza, e quindi il diritto esclusivo di giudicare, e così deve essere a causa dell’eterno e necessario ordine.

7.              Vedete, cari amici e fratelli, ora vi irritano le ingiurie e le bestemmie di questi ospiti al bagno; ed è giusto che voi abbiate nei vostri cuori un dispiacere grande! Io però, oltre a questo, vedo in tutti voi anche un grande fuoco che, se fosse abbastanza potente, potrebbe dare l’eterno colpo di grazia a questi ospiti. Vedete, tale fuoco è peggiore di quell'impotente e insensato bestemmiare.

8.              Questi ospiti c’insultano solo perché sanno bene che non ci possono nuocere per l’eternità. Sanno pure quanta pazienza e magnanimità si trova presso Dio. Li distruggeremmo noi per questo, perché ne abbiamo il potere, o almeno, li abbandoneremmo in eterno? Sarebbe questo saggio? Sarebbe questo nell'Ordine di Dio, il Quale non vuole distruggere nulla, ma vuole mantenere tutto in eterno, anzi, deve mantenerlo, altrimenti soffrirebbe la stessa Divinità, se solo la più piccola particella che è uscita da Lei, potesse essere distrutta?

9.              Perciò fatevi coraggio e lasciateli imprecare e bestemmiare; col tempo finiranno e passeranno in un potente pentimento. Essi ci diventeranno poi tutti assai cari e fedeli fratelli, e in particolare, sorelle, giacché la maggioranza è femminile!

10.         Che siano completamente impotenti, lo potete vedere facilmente dal fatto che non possono muoversi di un pelo da questo bagno. Ma che gloria sarebbe per noi se volessimo vendicarci di loro, perché siamo potenti e loro invece completamente impotenti? Io penso che questa gloria somigli a quella di un leone che si sminuisce fino a diventare predatore di moscerini.

11.         Io però esorto tutti voi a guardare sempre a Me e a osservare ciò che faccio Io, così non sentirete più, in futuro, nessun disgusto e nessuna voglia di giudicare nei vostri cuori! Tutto questo è affar Mio più di tutti, ed Io sono tranquillo. Perciò siate voi tanto più tranquilli, giacché tutte queste bestemmie non vi toccano minimamente!

12.         Essi bestemmiano solo la giustizia di Dio che qui li lascia a bagno, e naturalmente un bagno simile non può essere per loro del tutto indolore, se deve essere d’aiuto. Infatti, ogni cambiamento è legato al dolore, finché tutto l’essere non sia passato a un ordine diverso. Il dolore stesso però è necessario. Se non ci fosse dolore, allora non ci sarebbe nemmeno gaudio, perché se un essere non fosse suscettibile al dolore, sarebbe anche completamente morto per il gaudio.

13.         Questi bagnanti sono ora tutti in un profondo processo di cambiamento e devono sopportare anche qualche dolore, lo stesso che spinge le loro lingue anche a bestemmie simili. Se col tempo si avvicineranno a un nuovo, stabile ordine, anche i loro dolori saranno molto attenuati. Le loro lingue rinunceranno poi completamente alle imprecazioni e cominceranno a formulare elevate parole di pentimento, le quali saranno poi un ponte per l'amore e per la vita.

14.         Ma affinché non siate irritati oltre in questo vuoto bestemmiare, allora venite con Me a quella porta alla quale attendono già Borem, Martino e Chorel con le tante donne. Questa porta, che davanti ai vostri occhi è ancora chiusa, la aprirò Io. Là avrete una grande occasione di umiliarvi in tutto il vostro essere fino alla fibra più intima del vostro cuore ancora troppo orgoglioso, il che per voi è senz'altro necessario! Perciò seguiteMi adesso; così sia!”.

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Cap. 127

 

Alla porta chiusa del Sole

La luce in rapporto all'attività

Cenni di condotta per la sfera della sapienza

1.              L’intera grande compagnia Mi segue alla porta indicata, presso la quale attendono il vescovo Martino e Chorel con le donne, affinché Io giunga ed apra loro la porta della luce. Essi sono in tutto già circa tremila, tanto che si forma una certa confusione. Poiché questa porta è ora molto ampia, i differenti ospiti trovano lo stesso spazio a sufficienza per giungere liberamente sul suolo del Sole, e contemplare lì le meraviglie dell'Amore, le meraviglie della Luce.

2.              Alla porta, subito Martino Mi viene incontro per domandarMi perché questa porta sia ancora chiusa, mentre tutte le altre sono aperte.

3.              Io però gli dico: “Amico, fratello, sulla Terra non hai mai sentito o letto qualcosa sulle varie nascite degli uomini e animali? Vedi, ogni essere è padrone dei suoi sensi fin nel ventre materno, eccetto che dell’occhio! Sente, gusta, odora, anche l'orecchio non è chiuso; l'occhio invece è aperto solo dopo la nascita. Perciò anche nella rinascita spirituale l'apertura della porta verso la luce, o l'apertura dell'occhio spirituale, è l’ultima. Poiché prima che qualcuno possa vedere, deve essere quindi ben preparato.

4.              Ma se qualcuno vuole accendere una luce in casa sua di notte, dovrà fare i necessari preparativi, con i quali la può produrre. Non dovrà tener pronta una lampada ad olio e un buon e sicuro accendino? Che cosa non dovrà fare con questo, e per quanto ne avrà da fare, affinché possa produrre la luce desiderata? Vedi, fino alla luce passerà un po' di tempo. Un procedimento molteplice dovrà precedere, e lo scopo di ogni precedente procedimento alla fine sarà la luce! Quando questa una buona volta sarà prodotta, solo allora si potrà passare ad un altro profittevole operare in questa luce; prima però, non se ne potrà ragionevolmente parlare!

5.              Se rifletti su questo, comprenderai facilmente perché in questa casa tutte le altre porte sono aperte e solo questa porta del Sole era chiusa davanti a questi ospiti.

6.              Io vedo bene che tu vorresti domandarMi ancora una volta e dire: ‘Sì, se è così, per quale ragione a te la porta è già stata aperta un paio di volte? E perché non è stata l'ultima, quando entrasti per la prima e per la seconda volta?’. Io però ti dico: per prima cosa tu non fai più parte di questi ospiti, i quali dapprima devono stare in attesa della rinascita. Per secondo, per quanto riguarda le altre porte, che tu sei passato dopo la porta del Sole, tu pensi che ogni spirito, dopo la sua rinascita, dovrà rassegnarsi nondimeno ad un'attività nella luce oppure nel chiaro intendimento e conoscenza?

7.              Oppure credi forse che, dopo il ricevimento della luce, subentri un eterno, eventuale lascivo dolce far niente? Oh, no, Io ti dico, la vera attività si presenta solo nella luce. Prima di ricevere la luce, ogni azione mira solo a questo, ad accogliere la luce. Se però c’è la luce, allora il tempio del Sole è aperto, solo allora inizia la grande attività dello spirito rinato!

8.              Hai tu mai visto sulla Terra che i ragazzi di scuola ottengano un incarico da funzionario pubblico? Un allievo deve giungere alla necessaria luce della piena conoscenza attraverso parecchi studi, prima che gli sia affidato un incarico adatto al suo sapere. Ma quando ha assolto il suo corso scientifico ed ha ottenuto una giusta luce di conoscenza, si metterà forse a riposare su una poltrona, e comincerà a dormire sulla stessa comodamente, invece di lavorare nel suo sapere a lui diventato luce? Anzi, solo allora comincerà veramente a lavorare, perché tutti i suoi precedenti studi sono stati solo un far luce nella notte della sua essenza.

9.              Vedi, ora hai di nuovo un rilevante motivo in più, perché dopo la porta del Sole ci sono ancora altre porte, specialmente quelle per l’intero infinito universo! Hai forse ancora un'altra domanda?

10.         Risponde Martino: “O Signore, Tu vedi nel mio cuore come in una goccia d'acqua. Ora in me non sento altro che solo il più ardente amore per Te, per Te Padre santo, infinitamente buono! Tu sai che l'attività adatta alle mie forze mi è gradita sopra ogni cosa; perciò mi gioverà di certo un grado di luce ancora più alto! Tu, infatti, sai che non mi è mai mancata la volontà per operare del bene, ma piuttosto la luce, vale a dire, quasi sempre la giusta sapienza. Perciò io penso che la riapertura completa di questo tempio sarà per me di grande utilità! Anche se io vedo il vero Sole di tutti i soli e la Luce di tutta la luce solo in Te, e questa è in me già in tutta pienezza, perciò di ogni altra luce potrei anche farne a meno eternamente!”.

11.         Rispondo Io: “Ecco, così, Mio caro fratello Martino, questo discorso Mi piace già molto di più delle tue precedenti domande.

12.         È ben vero che Io sono il Sole di tutti i soli, la Luce di ogni luce. Chi ha Me, questi cammina e opera nel giorno più chiaro. Ma poiché ogni uomo proceduto da Me è un vero e proprio libero essere, allora egli ha anche luce propria. Questa deve risplendere in lui altrettanto liberamente, come liberamente splende il Sole nel grande spazio dei suoi pianeti, come liberamente splendono gli occhi ad ogni uomo e come liberamente ogni cuore umano ferve sempre nuovi pensieri. Da loro procedono poi libere idee, da queste la conoscenza di se stessi, e da ciò la grande conoscenza della Mia divina Essenza, del Mio Amore e della Mia Sapienza. Perciò a questi ospiti è ora schiusa anche questa porta, affinché riconoscano se stessi, e solo dopo Me in ogni verità. Andiamo quindi anche verso l'apertura di questa porta!”.

13.         Dice Martino “O Signore, o Padre santissimo, questo sarebbe già verissimo, buono e giusto. Dammi però solo la certezza che Tu, dopo la conoscenza e la piena verità che questi ospiti otterranno su di Te, non Ti nasconderai nuovamente in qualche luogo, e noi Ti potremo poi cercare e chiamare come vogliamo, e Tu non Ti farai vedere di nuovo tanto presto! O Signore, o Tu Padre caro, solo, non farci più questo!”.

14.         Rispondo Io: “Amato figlio Mio, Io ti dico: preoccupati di tutto, ma non preoccuparti mai più di questo! Perché dove sono i figli, là c’è anche il Padre – e dove c'è il Padre, là sono anche i figli! Tu però sai che la Mia famiglia è grande, e grandissimo è il gregge di tutte le Mie pecorelle. Queste poi le condurremo tutte ad un solo ovile e ci sarà un solo gregge e un solo pastore! Ma per questo ci sarà ancora molto da fare.

15.         Ricordati: sulla Terra sono ora ordinati molti mietitori; ci sarà una grande cernita! Avrò bisogno di molta carne, quindi scorrerà molto sangue per estirpare ogni prostituzione. Ho suscitato sulla Terra dei testimoni, e ciò di cui parlo ora qui con te, di cui ho già parlato e ancora parlerò e agirò, vedi, tutto questo, nello stesso tempo, sulla Terra è annotato e annunciato alla carne! Perciò non preoccuparti se, in qualche modo, dovrò lasciarvi dopo l'apertura di questa porta, bensì pensa: appena adesso Io rimarrò in eterno saldamente immutato presso di voi!

16.         Ora però ancora qualcosa, Mio amato Martino! Vedi, questa volta penetreremo molto più profondamente i grandi campi del Sole, e c'inoltreremo più lontano della prima volta. Là Ti verranno incontro esseri femminili di bellezza mai sospettata, col più grande fascino, amore e indescrivibile delicatezza, altrettanto gli uomini. Tu però li dovrai trattare sempre con vera serietà celeste. Ma quando parli, allora parla poco e saggiamente; con ciò li conquisterai più di tutto! Dovrai amarli solo in segreto, così che essi non lo noteranno, allora camminerai tra di loro in tutta sicurezza!

17.         Poiché su questo grande mondo della luce c’è la sapienza in testa. Solo all’interno di questa si cela del tutto in segreto l’amore, come nella luce del Sole, del tutto invisibile, è presente il calore e si manifesta solo negli innumerevoli effetti produttivi di molte specie. Nel Sole perciò dovrai solo risplendere, come vedrai risplendere anche Me! Osserva dunque fedelmente questa regola, con questa prima grande spedizione godrai molta beatitudine. E ora va’, e nel Mio Nome apri la porta! Così sia!”.

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Cap. 128

 

Sulla sorgente di luce solare

Il Signore quale Ultimo

Martino come guida del viaggio

1.              Martino Mi ringrazia con tutto il cuore per quest'incarico, si avvicina così alla porta e la apre con la più grande facilità, anche se apparentemente essa misura dodici lunghezze d'uomo in altezza e sei in larghezza.

2.              Quando la porta è dischiusa, si ode un grido di estasiato spavento da parecchie migliaia di gole. Tutti si coprono gli occhi, perché la luce abbaglia questi ospiti con estrema, intensa pienezza. Nessuno osa fare un solo passo avanti o indietro, perché la maggioranza è dell'opinione che in questa luce immensamente potente, dimori veramente la Divinità in tutta la primordiale pienezza della Sua Potenza, Forza e Sapienza.

3.              Questa volta lo stesso Martino resta sorpreso, perché anche a lui questa splendida luce appare ora più forte che le prime due volte. Tuttavia questo gli dà poco fastidio, perciò prende subito la parola e dice:

4.              “Fratelli e sorelle, non abbiate paura di ciò che dal Signore è stabilito solo per beatificarci oltre ogni misura! Venite tutti fuori con me, poiché la luce è un solido terreno e si può camminare come sul bronzo!”.

5.              Borem e Chorel conducono adesso fuori le loro donne. Queste sono molto impaurite, ma alla fine cominciano, superando la paura con la loro grande curiosità, a mettere i piedi oltre la soglia della porta. Alle donne seguono i monaci e gli altri ospiti, che sono i genitori delle suore e anche di qualche monaco. A questi si aggiungono i cinesi che li seguono con passo assai prudente.

6.              Quando tutti sono fuori, seguo anch'Io con Chanchah e Gella, le quali, all'inizio, hanno pure molta paura di questa luce assai intensa. Al Mio fianco però la paura svanisce, e mettono in tutta tranquillità i piedi in questi nuovi campi di luce.

7.              Tutti si trovano ora sullo splendente suolo del Sole, inteso non solo spiritualmente, ma anche nel senso fisico. Poiché ogni spirito proveniente dal Mio Cielo più alto, vede anche ogni corpo naturale interiore ed esteriore, così com’è fatto. Poiché essi sono con Me, allora vedono attraverso di Me tutto ciò che è nel mondo dello spirito e nel mondo fisico, precisamente così come lo vedo Io.

8.              All’inizio non distinguono molto bene, perché i loro occhi sono abbagliati dall’intensissima luce, ma un po' alla volta vi si abituano, come si comincia ora a mostrare. Infatti, alcuni ospiti già iniziano a distinguere sul suolo diversi oggetti e anche diversi colori.

9.              Le donne scoprono perfino parecchi fiori meravigliosi, e vorrebbero raccoglierne alcuni, ma Borem e Chorel le dissuadono, giacché sul Sole sarebbe considerato di cattivo augurio se si dovesse danneggiare qualcosa a una pianta in un tempo non giusto; poiché qui, tutto deve avvenire nell'ordine più rigoroso.

10.         Dopo che questa grande compagnia sotto la guida di Martino si è già inoltrata per un bel tratto sul suolo del Sole, ora perfino lui comincia ad avere un po’ di paura; fa una breve sosta, si reca da Me e dice:

11.         “O Signore, o Padre, secondo la mia percezione, in rapporto alla misura terrena, ci siamo allontanati da casa mia più di mille miglia, e all’infuori di alcuni arbusti di fiori, non abbiamo ancora visto nulla. Quanto lontano e quanto a lungo dovremo ancora camminare, finché avremo raggiunto una qualche méta determinata?

12.         Devo confessare apertamente che non vorrei proprio rimanere troppo a lungo su questo mondo troppo luminoso, se non si riuscisse a vedere altro che luce e alcuni arbusti di fiori! È già bene che quest’incandescente luce non bruci, e che i nostri occhi spirituali non si infiammino come quelli carnali, altrimenti sarebbero già persi! Io vado certo avanti, ma a che cosa serve il mio procedere se non so dove si va? Perciò va’ avanti Tu, o Signore, allora anche noi giungeremo quanto prima alla giusta mèta!”.

13.         Rispondo Io: “Figlio Mio Martino, va’ avanti tu sul suolo della luce, paziente e infaticabile; allora verremo già alla mèta del nostro pellegrinaggio! Non sai tu, dunque, che il Sole è milioni di volte più grande della Terra? Ma se già sulla Terra, per fare un grande viaggio ci vuole grande pazienza e molto sacrificio personale, allora qui, sul Sole, il cui suolo è molto più esteso, ci vuole certamente molta più pazienza, per girare tali vasti territori. Perciò va’ pure avanti tu come guida; tutti noi ti seguiremo con lo stesso passo!

14.         Io qui non posso precedere per questa ragione, per primo non confondere nessuno di voi nella sua libertà. E per secondo, se andassi avanti Io e ci venissero incontro gli abitanti di questo mondo di luce, riconoscerebbero troppo presto il Mio Essere con il loro spirito molto illuminato; a ciò, nello stesso tempo, si consumerebbero per la troppa grande venerazione dinanzi a Me! Se invece cammino dietro di voi, non succederà nulla. Presso questi abitanti del Sole, infatti, il primo è sempre il più importante. Ciò che invece si trova in coda, a questo badano poco, o proprio per niente! E vedi, cosi in coda sono collocato al meglio!

15.         Ci troviamo ancora su una montagna molto alta, ma ora arriveremo presto, già in una valle, allora la luce sarà già più mite. Là scorgerai masse di uomini e avrai molto da fare, come tutti quelli che camminano con noi. Da ciò riconoscerai il vero scopo del nostro viaggio. Ora però va’ nuovamente al tuo posto e compi il tuo servizio di guida!”.

16.         Martino Mi ringrazia per quest'incarico, va subito davanti alla compagnia e da’ loro un segnale per seguirlo, e tutti si alzano e lo seguono.

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Cap. 129

 

L'incontro di Martino con Pietro e Giovanni

Sull'essenza dell'amore e della sapienza presso gli uomini del Sole

1.              Mentre Martino procede di nuovo in avanti, chiedendosi segretamente da un bel po’, quando apparirà la valle, gli vengono incontro Pietro e Giovanni l'evangelista, i quali lo salutano molto amichevolmente. Egli li riconosce subito, soprattutto Pietro che è stato la sua prima guida nel mondo dello spirito, e può appena parlare dalla gioia nel rivederlo ancora, perché ne sentiva già molto la mancanza. Dopo un tempo dedicato al gioioso incontro, Martino domanda:

2.              “Ma amico, fratello, tu, roccia della Parola di Dio, dove sei stato così a lungo? Perché non sei venuto da me, nella casa che il Signore mi ha dato? Oh, se fossi stato presente, ti saresti stupito non poco dei miracoli inconcepibili che il Signore ha operato! Ora però sono felice oltre ogni dire, perché finalmente sei di nuovo con me! Rimarrai, almeno questa volta, più a lungo con me?”.

3.              Risponde Pietro: “Caro fratello, tu sai che tutti noi abbiamo una sola volontà, e questa volontà è quella del Signore. Ciò che Egli vuole e ordina, questo è bene! L'infinito è grande ed è pieno delle Sue opere; noi però siamo figli Suoi e siamo come il Suo braccio. Perciò siamo ora qui, ora là. Come e dove il Signore ha bisogno, là siamo in un attimo; sia miliardi di anni luce lontano nelle basse profondità, oppure sulle più alte altezze, è lo stesso, poiché le distanze, secondo lo spazio, per noi non esistono più.

4.              E vedi, così, dopo di te, ho avuto molto da fare e non potevo venire visibilmente da te, ma ora, insieme al nostro carissimo fratello Giovanni, ho un po’ di tempo libero e m’intratterrò per un giusto tempo in tua compagnia! Il motivo principale è, in ogni modo, sempre il Signore e Padre Gesù. Senza la Sua presenza visibile noi non possiamo mai resistere un tempo troppo lungo, non affatto in simili momenti nei quali Egli stesso diventa di nuovo molto operoso, ed esce dalla Sua Pazienza e Longanimità!

5.              O amico, sui corpi mondiali, specialmente sull’amata Terra, stanno accadendo cose che tu non puoi farti nessun concetto. Perciò anche il Signore diventa operoso, e noi presto vedremo cose di cui tu finora non hai nessun’idea. Così, non appena noi, qui sul Sole, scenderemo nelle sue grandi vallate, allora tu stesso ti convincerai, come qui, nelle grandi regioni del mondo della luce, andremo incontro a cose veramente magnifiche. Dopo questa nostra naturale emozione, avremo ancora bisogno di un buon tempo perché si possa giungere nella prima valle. Vedrai ancora meraviglie di cui non puoi fartene nessun’idea, benché tu sia ora, insieme con me, un abitante del terzo Cielo!

6.              Solamente, non dovrai però mai perdere di vista il concetto ‘serietà’, perché gli uomini del Sole sono molto curiosi! Nel loro esteriore sono il riflesso del Cielo, nel loro interiore invece sono più astuti delle volpi. Essi hanno il massimo rispetto per noi, puri figli di Dio. Se però tu mostri loro solo un minimo di debolezza, non te ne libererai più tanto facilmente. Allora ti affronteranno con una sapienza tale che tu non puoi minimamente immaginare. Il fratello nostro qui presente potrà dirti qualcosa di più, perché egli ha a che fare soprattutto con gli abitanti del Sole”.

7.              Risponde Martino: “Ascolta, amato fratello mio, la tua esposizione è certamente molto interessante; ma io non ho una grande voglia d'incontrarmi tanto presto con questi abitanti del mondo della luce, se sono esseri così particolari! So molto bene che sono infinitamente belli, perché ho già una volta avuto la fortuna di vederne alcuni da casa mia. Che però dietro la loro bellezza si nasconda una certa astuta sapienza, questo non lo sapevo ancora.

8.              Il Signore mi ha ben dato accenno su come devo comportarmi – questo si accorda perfettamente con queste tue osservazioni – ma di una certa insidiosa astuzia non mi è stato annunciato con chiarezza ancora nulla. Il Signore fortifichi me e voi, miei amati fratelli. Espellerò loro l’astuzia con il vostro aiuto! Oh, non sarebbe male se potessimo lasciarci abbracciare da queste splendide bellezze del Sole!”.

9.              Risponde Giovanni: “Fratello, l'amore è presente in te ed è aperto completamente verso l’amore altrui! L'amore riconosce subito l'amore! Ma le vie della sapienza sono infinite; oltre al Signore, noi non le penetreremo mai completamente in eterno. Perciò in fatto di sapienza non conviene iniziare nessuna disputa di propria iniziativa, ma solo tramite il Signore. Solo a Lui sono chiarissime tutte le Sue vie, perché tutta la sapienza infinita proviene da Lui, perciò Lui solo è anche la Via, la Verità e la Vita!

10.         Tu sai che il Signore mi ha concesso il grande dono della profondissima sapienza. Egli mi ha dato una profondissima rivelazione e perciò ora anche i popoli di tutti i soli e mi ha subordinato eoni (10¹²º) di spiriti di vasta sapienza, i quali però, attingono tutti dalla mia abbondanza. E vedi, questi abitanti, in particolare quelli di questo Sole, hanno messo in grande imbarazzo perfino me! Se in tali momenti il Signore non fosse venuto in mio aiuto, avrei potuto ritirarmi con vergogna.

11.         Ma se può capitare a me d’essere messo alle strette, che ho a che fare con i popoli dei soli ormai da circa duemila anni terreni, che cosa faresti tu che vieni a contatto per la prima volta con questi popoli?

12.         Vedi, quanto magnifico è ora questo paesaggio montano, quanto maestose sono queste luminose rocce che si ergono nell'etere di luce come grandi cristalli di diamanti, e quanto è decorata anche quest’altura con i fiori più meravigliosi, di splendore per te sicuramente indescrivibile, e quanto dolce si stende questo sentiero come un radioso arcobaleno, – tutta questa magnificenza è tuttavia una pura meschinità se paragonata all'armonia che ti giungerà giù nella valle da un singolo sguardo di un uomo solare!

13.         Ora però devi prima prendere in considerazione l'armonia delle parole che provengono dalle purissime gole dei meravigliosissimi oratori e cantori di questo mondo di luce! Io ti assicuro che resterai di sasso per lo stupore e il rapimento, e difficilmente oserai pensare, e ancor meno parlare, o addirittura insegnar loro, i quali potrebbero, solo con uno sguardo, cacciarti la lingua fin nello stomaco!

14.         Se vuoi andare d'accordo con questi uomini solari d'ambo i sessi, inconcepibilmente belli e rigidamente sapienti, allora esteriormente dovrai apparire del tutto indifferente, ma nella tua interiorità dovrai voler loro oltremodo bene, allora essi riconosceranno presto in te un cittadino del grande Cielo, al quale è stato dato un grande potere, e ti rispetteranno e ameranno!

15.         L'amore presso di loro, è però anche completamente diverso che da noi, figli del Signore. Esso è ben anche una specie di predisposizione affettuosa, ma solo fin dove non lo distrugge la sapienza. Infatti, non appena l'amore diventa solo minimamente più forte della loro luce, la parte prevalente dell'amore passa subito in un momentaneo ardentissimo avvampare. Quest’avvampante fiamma dell'amore si unisce poi subito con la luce interiore della sapienza, dove riappare di nuovo, invece dell’amore, solo una potenziata sapienza, che spesso è più fredda del polo sud della Terra!

16.         Perciò con l'amore delle donne, sul quale tu hai tenuto molto, con queste donne del Sole non c’è proprio nulla da fare. Specialmente queste donne sono le meno ricettive.

17.         Vedi, fratello, se ti atterrai precisamente a queste regole, allora troverai molta beatitudine presso i popoli del Sole. Diversamente, invece, ti troverai in un imbarazzo estremo, simile a quello che ti ha preparato Satana quando, nella sua trasformazione, lo volevi baciare alla presenza del Signore!”.

18.         Dice Martino: “Ma, per amor del Signore, dimmi: c'eri dunque anche tu vicino?”.

19.         Risponde Giovanni: “Oh, certamente! Vedi, la tua casa ha anche grandi gallerie, che tu ancora non conosci. Io ti assicuro che queste possono accogliere molti spettatori, dove il Signore opera personalmente con Potenza! Non solo io, ma tutti gli innumerevoli cittadini del Cielo hanno assistito a questa scena! Troverai, perfino tra gli abitanti del Sole, molti che te lo rinfacceranno, se in qualche modo te lo dovessi dimenticare!”.

20.         Martino fa una faccia molto sconcertata, e dice dopo un po': “O storia disperata! Ohimè, comincia proprio bene! No! Adesso l'avete visto anche voi, e anche questi raffinatissimi abitanti del Sole! Oh, non c’è male! A questo punto non m’importa più di nulla. Se sulla Terra il Sole mi ha fatto spesso molto sudare, non mi risparmierà, specialmente adesso che ho la fortuna di metter piede, in corpore spirituoso[4], sul suo stesso suolo! Perciò, solo avanti; lo sento già in anticipo: la cosa si farà!”.

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Cap. 130

 

Alcune domande indagatrici di Giovanni a Martino

Sull’intercessione dei santi e apprensione per i parenti

1.              Riprende Giovanni: “Amico e fratello Martino, ascolta. Tu sei stato, a quanto ne so, un grande amico di Maria e anche di Giuseppe e altri santi. Com’è dunque che qui sembra non te ne occupi per niente? Non t’importa nemmeno dei tuoi parenti, di tuo padre e tua madre, dei tuoi fratelli e sorelle che sono venuti qua prima di te, e ancora di una moltitudine di altri parenti e amici! Dimmi: a che cosa è da attribuire questo?

2.              Essi potrebbero facilmente essere infelici da qualche parte. Tu sei ora un grande amico del Signore. Potresti, o non vorresti aiutarli, se li sapessi in qualche modo sfortunati? Nel mondo hai tenuto molto all'intercessione dei santi, e qui ora, tu stesso santo, tu stesso amico del Signore, non ci pensi proprio! Dimmi: come avviene questo?”.

3.              Risponde Martino: “Carissimo amico e fratello, il bue mangia paglia e fieno, e un asino si accontenta del foraggio peggiore; io sulla Terra sono stato prima un asino e poi un bue! Qual era quindi il mio foraggio? Vedi, dapprima un erba e fieno pieno di letame, e in seguito un’erba e paglia un po’ migliore! Chiedo: ‘Si può con un cibo simile per lo spirito, diventar grasso, forse anche spiritualmente?’.

4.              Ora invece con il solo Amore, Misericordia e Grazia del Signore, sono diventato un vero uomo e ho mangiato già spesso il Suo pane della Vita e bevuto il Suo autentico vino della pura conoscenza. Sarebbe ora lodevole da parte mia aver appetito del bel cibo terreno dell'asino e del bue? Dovrei forse pensare anche qui ancora come sulla Terra, falsamente, credendo che i beati abitanti di quest'infinito, grande spirituale Regno celeste, siano più misericordiosi, più amorevoli e più pietosi del Signore stesso, e che Egli si dovrebbe prima far commuovere da loro all'Amore, Misericordia e Grazia? O amico, tanto stupido com’ero, ora – grazie a Dio! – non lo sono più!

5.              Che cosa sono Maria e Giuseppe? Cosa tutti i cosiddetti santi? Cosa i miei genitori, fratelli e sorelle e tutti gli altri amici terreni, rispetto al Signore? Se ho Lui, non ho bisogno di mille Maria e Giuseppe, di mille genitori, di diecimila fratelli e sorelle e di una moltitudine infinita di altri amici! Il Signore provvede per tutti loro come ha provveduto per me! Di cos’altro c’è bisogno? Io penso che ogni vero cittadino del Cielo la penserà come me. Se invece la pensa in maniera diversa, allora dovrà necessariamente essere ancora più perfetto del Signore stesso!

6.              Una volta, quando Lo informarono che fuori lo aspettavano Maria, Sua madre e i suoi fratelli e sorelle, il Signore stesso disse chi sarebbe stata in verità Sua madre, e chi i Suoi fratelli e sorelle.

7.              Ma se Lui, che era e sarà in eterno il nostro Insegnante e Maestro, ci ha dato un tale insegnamento, che purtroppo nel mondo, di fatto, non abbiamo ben compreso, dobbiamo ora noi, qui nel Cielo, trovare un insegnamento migliore in noi stessi? Io penso che questo andrebbe di là del mio foraggio terreno da asino e bue! Non la pensi anche tu così, carissimo fratello?”.

8.              Risponde Giovanni: “Veramente tu mi hai parlato proprio dal centro del mio cuore. È così! Deve essere così e non può essere in eterno diversamente! Ma se ti venissero incontro Giuseppe e Maria e altri importanti personaggi, non potresti averne una gioia del tutto speciale?”.

9.              Dice Martino: “Una vera gioia certamente, ma di sicuro non una più grande di quando viene da me il Signore. Perché solo in Lui io ho tutto, e perciò Egli solo è per me sopra di tutto! Vedi, tu e il fratello Pietro fate parte certamente delle prime persone che ha portato la Terra; metto ad arrostire per voi – come si dice nel mondo – una salsiccia speciale? Io vi voglio molto bene, ma rispetto ogni buono e saggio cittadino del Cielo come voi. Perché noi tutti siamo fratelli, e uno solo è il Signore! Non è così?”.

10.         Risponde Giovanni: “Fratello, con tale vera sapienza ce la farai bene anche sul Sole. Ora vedo che già possiedi quella vera! E guarda, la via s'inoltra già in basso nella valle; adesso avremo a che fare con i saggi del Sole!”.

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Cap131

 

Discesa in una valle del Sole

La contemplazione degli spiriti

Condizioni del veloce oppure lento viaggiare nel regno dello spirito

1.              Martino vede ora veramente la via come essa si storce in mille tornanti, in giù, sugli ampi dorsi montuosi verso un'enorme vallata, nella quale però non riesce a scorgere ancora assolutamente nessuna cosa.

2.              Anche gli spiriti, infatti, vedono ciò che ancora non conoscono come in grande lontananza. Essi si avvicinano allo stesso nella misura e condizioni, così come aumenta la loro conoscenza sull'oggetto presente. Quindi anche la discesa dall'alto monte fin nella profonda e vasta valle, significa ‘entrare nella piena umiltà e, attraverso questa, nel più grande amore, senza il quale nessuno spirito può giungere alla pienissima potenza vitale.

3.              Martino, come anche i molti altri ospiti, guardano ora giù nella valle, ma non riescono ancora a scorgere che cosa vi sia. Perciò molti chiedono alla loro guida che cosa incontreranno là. Borem lo sa bene, ma sa anche quel che deve dire. I cinesi si girano verso di Me, nella convinzione che Io sappia rispondere loro qualcosa.

4.              Martino si rivolge perciò a Giovanni, e dice: “Carissimo amico, vedo già molto chiaramente la valle. Ma a che serve guardare in una valle così lontana, se non si riesce a vedere quel che vi sta dentro? O fratello, allora deve essere ancora molto lontana. La via non è per niente difficile, si cammina molto leggeri, noi quasi aleggiamo piuttosto che camminare con i piedi. Ciò nonostante, questa non vuole avvicinarsi! Quanto tempo ci vorrà ancora per raggiungerla?”.

5.              Risponde Giovanni: “Amico, la pazienza è la pietra fondamentale della sapienza. Tieni perciò questa pietra fondamentale saldamente nel tuo cuore, allora raggiungerai molto prima e facilmente la valle del Sole che si estende davanti a noi!”.

6.              Riprende Martino “Amico e fratello, la pazienza non mi manca, non mi è mai mancata, ma io so anche che ad ogni spirito sono possibili due fino a tre movimenti, vale a dire: uno naturale, uno animico e, infine, pure uno puramente spirituale, veloce come il pensiero. Perché noi qui ci serviamo unicamente del naturale, che è il più lento? Non sarebbe meglio se prendessimo un movimento un pochino più veloce per giungere prima al nostro scopo?”.

7.              Risponde Giovanni: “Ma, caro fratello, ora già non parli più tanto saggiamente quanto prima! Che cosa importa se giungiamo nella valle prima, oppure dopo? Qui non ci sono contate le ore di vita come sulla Terra! Che cosa interessa più, a noi, viventi in eterno, di percorrere spazi di tempo, rapidamente o lentamente! Vedi, nessun tempo ci preme più eternamente: dove siamo noi, e soprattutto dove c’è il Signore, là siamo anche a casa!

8.              Del resto, qui nel perfettissimo regno degli spiriti, la velocità del nostro movimento non dipende, in ogni caso, dai nostri piedi, bensì unicamente dalla completezza delle nostre conoscenze. Chi desidera un movimento più veloce, si applichi prima alla pazienza, e da questa all'umiltà, dalla quale scaturiscono l’amore e la sapienza. Se avrà la sapienza in piena misura, avrà anche la completissima conoscenza in tutte le cose; questa a sua volta condiziona il movimento dello spirito!

9.              Ma poiché qui è impossibile che la cosa possa essere diversa, non serve che guardi i tuoi piedi, se si muovono velocemente o lentamente, guarda solo al sentimento e alla conoscenza, allora il movimento diventerà subito abbastanza veloce! Comprendi tu questo?”

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Cap. 132

 

Dell'essere-onnipresente e del simultaneo agire dei perfetti cittadini del Cielo

Obiezioni di Martino e loro confutazione da parte di Giovanni

 

1.              Risponde Martino “Sì, sì, mi pare di comprendere. Però la cosa non riesco ancora a capirla completamente, poiché io so che il Signore, tu e il fratello Pietro, come anche Borem, sicuramente avete la conoscenza pienissima, tuttavia non vi muovete più veloci di me e di tutta questa schiera! Come si spiega questo?”.

2.              Risponde Giovanni: “Amico, il nostro movimento è solo un movimento apparente ai tuoi occhi, che avviene per amor tuo e per amor di tutta questa schiera. In fondo in fondo, però, noi siamo già da molto, dappertutto, dove dobbiamo e vogliamo essere!

3.              Vedi, mentre parlo qui con te, non sono solo in questo, ma anche in una miriade di soli e mondi, e opero là, come qua, nel Nome del Signore e, con tutte le mie forze, adempio la Sua santa Volontà! E quello che faccio io, lo fa tanto di più il Signore stesso, Pietro e tutti i perfetti cittadini del Cielo! Amico, comprendi tu questo e lo afferri?”.

4.              Dice Martino: “Mio amato fratello, devo confessarti a cuore aperto che questa per me è un po' troppo grossa! La tua spiegazione somiglia a una celeste esagerazione! Amico, se da te, all'inizio solo un Giovanni, nel tempo terrestre di quasi 2000 anni, sono usciti almeno un decilione di Giovanni assolutamente uguali, allora questa è la più pura impossibilità di tutti i cieli e di tutti i mondi!

5.              Anch'io certamente sono ora uno spirito e, perché presso il Signore, di sicuro non il più imperfetto, ma finora sono sempre solo uno, e dove sono, là mi trovo, ed è impossibile che io possa essere anche in qualche altro luogo nello stesso tempo! Poiché, laddove l'unità è un’unità, è impossibile possa essere divisa. Ma se è divisa, o se la sua forma è presente nello stesso valore e carattere molteplice, allora l'unità non è più tale, bensì una divisione di uno e lo stesso essere. E ogni singola forma derivata dalla precedente totale unità, può avere solo tanto valore, quanto è la parte divisa della precedente unità complessiva.

6.              Se le cose stanno così con te e perfino col Signore, come mi hai ora riferito, allora tu non sei un Giovanni intero, e il Signore non è Signore intero, com’è qui con noi! Io potrò considerarti un Giovanni completo solo quando sarai di nuovo completamente intero! Oppure, spiegamelo in modo logico, se è mai possibile immaginarlo e comprenderlo diversamente!”.

7.              Risponde Giovanni: “O amico, questa è solo una piccola noce della sapienza interiore, offerta a te per essere schiacciata, e stai già soffocando. Che cosa farai quando i figli dei figli del Sole ti metteranno davanti, per stritolarti, pezzi di diamanti, grossi come mondi?

8.              Ma vedi, tu non hai mai visto più di un Sole. Se uno o mille specchi ti dovessero riflettere la sua immagine completa, sarebbe il Sole diviso e indebolito nel suo effetto, presentando questi specchi ai tuoi occhi, la sua stessa immagine?

9.              Non raccoglie ogni goccia di rugiada e ogni occhio, l'immagine del Sole? Non è quindi il Sole, uno, e il suo effetto, non è sempre lo stesso?

10.         Amico, riflettici un po', poi c’inoltreremo ulteriormente in questa sfera del Sole, altrimenti avremo ancora da fare ben più a lungo, prima di poter raggiungere completamente la valle!”

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Cap. 133

 

Pensieri di Martino sull'onnipresenza di Dio

1.              Martino spalanca gli occhi a questa spiegazione, e si chiude dentro di sé. Dopo un po' comincia a balbettare completamente fra sé e sé, e dice a mezza voce: “Hm, – sono ancora molto indietro! O profondità, profondità – grande, immensa profondità, – quando comprenderò le tue fondamenta? Sì, sì, è così: Dio è onnipresente! Ma come può essere? Com'è possibile la Sua onnipresenza, se Egli è qui Uno e Lo stesso, e opera e parla, e io vedo la Sua figura come quella di un uomo?

2.              Sì, sì, il Sole in mille e ancora mille specchi è uno e lo stesso Sole, e non ne esiste un secondo. Un sole risplende uno e lo stesso da tutti gli specchi e da trilioni di gocce di rugiada. Uno, da trilioni di occhi, e opera secondo la grandezza della superficie che lo riflette, sia questo uno specchio, un occhio o una goccia di rugiada! È meravigliosamente straordinario, e certo è così, e non può essere diversamente!

3.              Come però il Signore possa essere allo stesso modo presente anche dappertutto, questo è di certo infinitamente più difficile da comprendere! È anche Lui un sole? Ma dov’è questo sole? Io ho visto solo il Signore, ho visto l'Uomo-Dio Gesù e Gli ho parlato, ma un sole, qui, all’infuori di quello sul quale ora cammino, non l'ho ancora visto!

4.              Qui è ben tutta luce su luce, – ma non conosco da dove viene la luce! Certamente viene dal Signore; ma il Signore stesso non splende! Egli è qui senza splendore, più semplice di uno di noi! Sarà certamente la Sua onnipotente Volontà che pronuncia il Suo eterno ‘Sia luce!’ in un’incessante attività, tanto spirituale che naturale! O Dio, o Dio, chi afferra la tua infinita profondità?

5.              Sì, ora vedo per la prima volta chiaramente che tutta la mia sapienza è un purissimo nulla, un indefinito cerchio vuoto con molte storture, dentro il quale non esiste nessun centro! O Signore, quando comprenderò che cosa sei Tu?”.

6.              Dopo queste parole, Martino tace e s’immerge in grandi e profondi pensieri.

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Cap. 134

 

Risposta di Giovanni alla domanda di Chorel, se gli abitanti del Cielo

possono contemplare la Terra e la sua storia più remota

1.              Mentre Martino è immerso nei suoi pensieri, Chorel si avvicina a Giovanni e a Pietro dicendo: “O cari amici del Signore, voi vecchi consacrati fratelli e compagni della divina Sapienza e Amore, perdonatemi se anch'io mi permetto d’importunarvi con una domanda! L’ho chiesto anche a Borem. Lui però mi ha sempre dato una risposta evasiva e non ho potuto comprendere ciò che mi ha detto. Per questo mi rivolgo ora a voi, e spero di trovare presso di voi più profondità e chiarezza che presso Borem”.

2.              Risponde Giovanni: “Fratello, non c’è bisogno di chiedere ciò che vorresti sapere e comprendere interamente. Questo ci è messo già da lungo tempo davanti agli occhi del tutto chiaramente, perciò dovrai ricevere anche subito una buona risposta.

3.              Tu vorresti sapere se i beati abitanti del Cielo possono contemplare di nuovo la Terra così com'è, e comprendere la sua storia più remota. Perché spesso, quando eri su di essa, tu stesso ti sei domandato:

4.              ‘Potrò vedere, dopo la deposizione della carne, questa meravigliosa Terra con i suoi fiumi, laghi, mari, monti, valli e tutte le sue altre migliaia di stupende meraviglie? Potrò conoscere tutti i nuovi eventi nel campo della storia del passato e del futuro? Potrò avere qualche influsso effettivo su tutto ciò?’.

5.              Io però, a questo ti rispondo: ‘Fratello, tutto sta a disposizione dei beati del Signore! Noi siamo tutti Suoi, e la Terra è Sua. Tutto ciò che vi è sopra e sotto, è Sua proprietà. E poiché siamo Suoi figli, nostro Padre, che ci dà cose così grandi, ci negherà forse una cosa così piccola? Egli, che soddisfa la nostra sete con i mari del Suo Amore e della Sua Grazia, ci negherà forse delle gocce di rugiada?’.

6.              Vedi, tu cammini ora sul reale, Sole materiale, contempli le sue magnificenze e giungerai poi a quelle più grandi. E se puoi vedere queste, quanto più potrai contemplare quelle minori della Terra! Io penso che se uno possiede una dimora principesca, nella quale gli sono concesse tutte le libertà, tutte le comodità, tutto il piacere e la gioia, quanto e quando ne ha voglia, avrà ancora il pur minimo desiderio di possedere un posticino in una casa di delinquenti, o in un carcere zeppo di pestilenza e di morte? Oppure, vorrà almeno esplorare quell’oggetto che è germogliato dalla morte? Oppure vorresti ora scendere sulla Terra e lasciare questo Sole?”.

7.              Risponde Chorel: “O fratello, assolutamente no! Piuttosto che abbandonare queste regioni celesti e la santissima compagnia del Signore che è infinitamente buono, caro, dolce e soave, rinuncerei piuttosto a un intero trilione di terre in eterno! Sono già soddisfatto di poter vedere la Terra ogni qual volta ne abbia voglia. Del vero uso di questa facoltà, poco m'importerà d'ora innanzi! Ti ringrazio carissimo fratello di tutto cuore, per avermi dato una così splendida spiegazione; il Signore ti ricompensi tale bontà!”.

8.              Dice Giovanni: “Fratello, tutto il ringraziamento, tutta la lode, ogni gloria e ogni onore, spettano al Signore soltanto! Ora va’ di nuovo da Borem; infatti, io devo prendere ora Martino di nuovo per le briglie, poiché presto raggiungeremo la valle e i suoi meravigliosi abitanti”.

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Cap. 135

 

Meraviglie del mondo solare e dei suoi abitanti

Trepidazione di Martino davanti alla sapienza degli uomini del Sole e cenni di comportamento  di Giovanni

1.              Mentre Chorel si reca di nuovo dal suo amico Borem, Martino, ancora assorto nei suoi pensieri, vede le grandi pianure della valle coperte dappertutto con grandiosi, magnifici giardini e palazzi e templi. Vede anche come da un vicinissimo tempio, si avvicina una moltitudine di uomini dall’aspetto assai meraviglioso. Questa visione scuote Martino dai suoi pensieri da capogiro, e si rivolge subito a Giovanni e Pietro:

2.              “Finalmente! A quanto vedo saremmo arrivati praticamente sul posto. O miei cari fratelli, com’è infinitamente meraviglioso! In verità, l'immensa magnificenza e bellezza incantevolissima di questa regione mi toglie proprio il respiro!

3.              E, o per la miseria, ecco che ci viene incontro già un grande corteo di uomini solari! I primi che avanzano posso già riconoscerli; sono immensamente belli e, quanto sono meravigliosamente vestiti e ingioiellati! Ahimè, ahimè, più si avvicinano, più diventano magnifici! Se continua così, so già in anticipo che, senza una particolare assistenza del Signore mi sarà ben difficile sopportare la loro vicinanza!

4.              Sono stranamente curioso per questa lotta di sapienza che dovrò sostenere con loro. Oh, sarà bellissimo! Avverto già in anticipo la forza nei miei piedi già adesso terribilmente vacillanti!

5.              Se questi uomini hanno solo in un certo qual modo buoni occhi, dovrebbero riconoscere già da lontano che individuo stupido e sensuale va loro incontro. Oh, troveranno un singolare piacere in me e nella mia sapienza! Oh, oh, dai loro occhi sta già sfavillando un'immensa sapienza, e da me invece una grande porzione della più rara stupidità! Questo sarà un magnifico scontro!

6.              O fratelli, mettetevi davanti a me, affinché questi magnifici non mi scorgano così di colpo e valutino già in anticipo la grandezza della mia stupidità!”.

7.              Dice Giovanni: “Non ti preoccupare, anche se all'inizio te la passerai un pochino strano. Quando li avrai frequentati un po’ più a lungo, questi esseri ti saranno già più sopportabili. Ora, in ogni modo, sii serio, e nel tuo intimo però, mite e dolce! Allora andrai facilmente d'accordo con loro, più di quanto pensi. La loro sapienza è da ritenersi ben grande, ma, come tutto ciò che è creato, ha i suoi limiti. Perciò, fratello, avanti con coraggio! Devi pur una buona volta imparare a sopportare queste magnificenze, e questo sarà possibile più facilmente ora che il Signore stesso guida tutti noi così intimamente!”.

8.              Dice Martino: “Sì, sì, hai proprio ragione. Questa però non è poca cosa, la situazione è disperatamente seria. Ancora poche dozzine di passi e siamo in compagnia. Ebbene, nel Nome del Signore, forse anche qui nelle vicinanze il temporale non sarà proprio così pericoloso, da come si presenta minaccioso da questa lontananza ormai molto irrilevante!

9.              Che cosa portano ora le belle e celestiali fanciulle che corrono avanti? O altrimenti, che cosa possono essere quei cappelli e ghirlande dall’immenso splendore con i quali ci vengono incontro? Che cosa vogliono fare con questo?”.

10.         Risponde Giovanni: “Questi sono premi per i più sapienti tra noi, con i quali ci orneranno dopo averci messo alla prova. Tu veramente hai già, da parte del Signore, un cappello simile sul capo, ma non ha importanza! Se sarai trovato degno del premio, allora uniranno così intimamente il tuo cappello con il loro, che da questi ve ne sarà uno solo, ma con splendore molte volte maggiore. Se invece non sarai trovato degno del premio, allora ti lasceranno così come sei. Perciò concentrati saldamente, affinché tu non perda tale premio!”.

11.         Dice Martino: “O fratello, non ti preoccupare per questo! Non ho ancora mai ricevuto in qualche luogo un premio, e quindi sicuramente non diventerò un premiato neanche qui – di ciò non me ne importa molto. Ma solo la mia natura – e tali bellezze, tali fascini; o fratello, queste forniranno la vera e propria istigazione! Ora però siamo il più possibile seri e di poche parole! Vengono già completamente nella nostra vicinanza; sì – sono già qui!”.

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Cap. 136

 

L’estasiato vescovo Martino e le tre belle fanciulle del Sole

1.              A questo punto si presentano direttamente davanti a Martino tre fanciulle d'immensa bellezza, allargano le loro braccia e dicono: “O meravigliosa guida di questa tua bellissima compagnia, che cosa ci porti di maestoso dalle tue altezze delle altezze? Oh, parla, tu lungamente atteso!”.

2.              Martino dalla sua supposta serietà si morde segretamente la lingua e si pizzica nei fianchi per non crollare troppo presto a queste seducenti parole, per far buona riuscita nella contro gentilezza. A queste allocuzioni egli non dice proprio nulla. Le tre perciò ripetono la domanda in maniera ancora più teneramente della prima volta. Martino quasi si rosicchia la lingua e non dice ancora nulla.

3.              Le tre fanciulle in segreto si meravigliano di questa singolare mutezza del nostro Martino, e allora dicono: “O eccelso, vedi tu macchie in noi, per non degnarci di una parola? Non siamo dunque di tuo gradimento? E dire che abbiamo visto quanto bramavi baciare il drago trasformato nella tua casa sulle altezze delle altezze!

4.              Anche i nostri acuti osservatori ti hanno già visto su Mercurio, come ti sei quasi completamente sciolto davanti a una bella mercuriana. E prima ancora ti hanno visto presso quel noto gregge di pecore e agnelli, dove eri molto loquace. E ti videro camminare anche nel corpo mortale sulla Terra e furono testimoni delle tue imprese non raramente molto strane. Allora eri ben molto eloquente, a noi invece, figlie del Sole, non ci degni nemmeno di una risposta! Oh, parla dunque, perché continui a tacere?

5.              Noi ben sappiamo che tacere al momento giusto è una buona parte di sapienza; ma il tuo silenzio attuale non sembra essere tale! Dì almeno perché taci; ti pregano e lo bramano i nostri cuori!”.

6.              Martino sta già quasi morendo d'amore per queste tre grandi bellezze, e adesso pensa che cosa rispondere a una simile richiesta. Ha già capito che lo conoscono dall'A alla Zeta, e conosceranno oltremodo bene tutti i suoi sottili accorgimenti. Perciò dice tra sé del tutto in segreto:

7.              “O storia disperata oltre ogni concetto umano e angelico! Questa diventerà una rarissima manifestazione d’imbarazzo fin’ora ancora senza precedenti! Io dovrei parlare con loro? Allora vorrei proprio sapere: come?

8.              Per primo, la loro già inconcepibile affascinante bellezza svilupperà in ogni caso sempre più fascino, tanto che si dovrà per forza perdere la parola. Per secondo, queste mi conoscono quasi meglio di quanto io non conosca me stesso!

9.              Di conseguenza, come, e di che cosa dovrò parlare? O Signore, non mi abbandonare proprio adesso! E tu, mia buona serietà, anche non mi lasciare, altrimenti sono semplicemente perduto!

10.         Oh, per la miseria! – Ah, questa bellezza infinita! Ahimè, questi occhi, ardenti come il Sole stesso, questi capelli simili all'oro più fine! Questo collo – quale morbidezza, quale rotondità, quale inesprimibile delicatezza!

11.         Oh – oh – questo seno! Ah, ah, no – non ce la faccio più! Sulla Terra non esiste nulla con cui paragonare quest’inconcepibile delicatezza, neanche lontanamente!

12.         Che cos’è il fascino di una purissima goccia di rugiada, che cosa il taglio purissimo di un diamante, che cosa una delicatissima nuvola a pecorella che corteggia il Sole al tramonto, sorretta dal soave soffio della sera? Che cosa si sa sulla Terra di un tale candore! La neve più candida illuminata dal Sole di mezzogiorno, sarebbe, al confronto, appena il più sporco lucido da scarpe!

13.         No! Un’intera eternità non sarebbe sufficiente per potersi saziare a questa vista! E le braccia, le mani, i piedi! – Martino, distogli gli occhi da queste grandi, soavi e delicatissime bellezze, altrimenti sei perduto, semplicemente spacciato e perduto!”.

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Cap. 137

 

Martino in lotta esaminante con le tre figlie del Sole tra sapienza e amore

1.              Mentre Martino sta fantasticando tra sé, le tre provocatrici cominciano a sorridere. Hanno letto perfettamente dagli occhi e dagli angoli della bocca di Martino ciò che egli ha mormorato tra sé, e perciò gli dicono: “Amico, ora sappiamo perché non parli. Vedi, tu sei debole, – sì, tu sei ancora molto debole, e la tua congenita debolezza ti paralizza la sapienza e la lingua! Ti sembriamo proprio così affascinanti e belle? Oh, dicci almeno questo ad alta voce!”.

2.              Martino vorrebbe già saltare addosso alla prima delle tre, tuttavia si fa animo e dice: “Sì, voi meravigliosissime, la vostra forma è perfettamente bella all’infinito. Oltre di ciò siete anche troppo sagge, e questo copre la vostra bellezza e fa sì che io a malapena la possa sopportare. Io, infatti, non sono amico della grande sapienza. Quindi, se mi volete per vostro amico, dovete parlare con me dall'amore, e non dalla sapienza!

3.              Voi mi avete portato un premio per offrirmelo, se mi riconoscerete come un perfetto sapiente. Io però vi dico che vi siete molto sbagliate sul conto mio, nonostante la vostra grande sapienza. Poiché vedete, tali premi io proprio non li accetto! Io conosco solo un premio, e questo per me è solo l'amore, che è Dio, il Signore, che voi conoscete come l’eterno primordiale Spirito, dal Quale sono procedute tutte le cose. Unicamente questo è il mio premio, premio che ho già da lungo tempo accettato per l'eternità. Di questo vostro premio della sapienza, non posso assolutamente aver bisogno. Perciò datelo a qualcun altro che voi ritenete degno di questo, ma risparmiate me!”.

4.              Su questo rispondono le tre: “Oh, ascolta, magnifico amico! Finora non ti abbiamo sottoposto ad alcuna prova della sapienza. Questo sarebbe anche inutile, perché vediamo quale spirito vive in te. Certo, da parte nostra sarebbe veramente poco saggio se pretendessimo di parlare con un altro spirito che non sia quello che abbiamo trovato in te! Hai menzionato il premio che già possiedi, apprezzandolo con ragione oltre ogni cosa. Noi invece siamo di quest’opinione e diciamo:

5.              Il primordiale, eterno onnicreante Spirito non è divisibile. Certamente l'Amore è la Sua Essenza fondamentale, ma quest’Amore non è solo Amore, bensì in Se stesso è anche l'eterna Sapienza primordiale. Ma se tu esalti quest'Amore, potresti mai separare da lui la Sapienza, la Luce di ogni luce? Amico, non ti sembra che qui, nella fretta, hai fatto male i conti? Come puoi voler solo il corpo e rifiutare la testa? Oh, parla, spiegaci questo!”.

6.              Martino è ora tutto sbalordito e dice fra sé: “No! Va bene così: queste già mi hanno in mano! Adesso però siamo seri, solo seri! Se non fossero così terribilmente gentili, si potrebbe trattare ancora più seriamente con loro; ma di fronte a tanta gentilezza ci vuole sicuramente un'enorme serietà per poter parlare con loro, almeno in parte, un po' seriamente.

7.              Esse attendono una risposta con una incantevolissima brama e un’impazienza graziosissima. Ma che cosa devo dir loro? Come muovere e torcere la lingua per affermare la verità, senza offendere il loro orecchio abituato alle celestiali armonie? Silenzio! Solo silenzio! Mi sta venendo in mente qualcosa di veramente valido! Dirò loro questo, naturalmente in un modo il più possibile umano; allora resteranno sicuramente sorprese! Quindi, solo coraggio, nel Nome del Signore!”.

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Cap. 138

 

Motivazioni di Martino per il rifiuto del premio della sapienza

Replica di profonda saggezza delle figlie del Sole

1.              Dopo questo monologo, Martino si rivolge nuovamente alle tre, dicendo: “O voi, figlie del grande Sole, magnifiche oltre ogni concetto! Voi mi avete dato una risposta pienamente giusta a tutto ciò che vi ho detto. C'è però una cosa, rispetto alla quale avete fatto male i conti.

2.              Vedete e ascoltate! Voi avete certamente ragione, quando la vostra luce vi dice: il grande eterno primordiale Spirito nel Suo Amore e nella Sua Sapienza è in tutto perfettamente indivisibile! Dove c'è un corpo, là deve esserci anche una testa, e ciò vuol dire, tanto quanto: a chi è toccato un premio dell'amore, questi non può, per essere perfetto, lasciare da parte il premio della sapienza! Ma voi vedete sicuramente con i vostri chiarissimi e bellissimi occhi celestiali, che il mio capo indossa già un premio del tutto simile al vostro, e poiché siete così profondamente iniziate in tutte le altre mie vicende, allora saprete certamente che ho ricevuto questo gioiello direttamente dal Signore stesso!

3.              Considerato che voi, incantevoli fanciulle, non lo potete negare, allora il Signore mi dovrebbe aver dato un premio diviso, quindi: quello dell'Amore, di per sé completamente solo, il quale racchiude però in sé, tuttavia, già il necessario e proporzionato giusto grado di sapienza! Ma se questo premio, quale un perfetto dono del grande Dio, è di conseguenza nessuna metà, quindi non diviso, bensì è un perfetto intero dono misurato al meglio, io veramente non capisco, nonostante la vostra presentata replica molto saggia, a cosa mi dovrebbe servire il vostro vuoto premio della sapienza!

4.              Se ho già una testa, come ve lo dimostra sicuramente la mia figura, a che cosa mi dovrebbe servire ora una seconda testa? Se davvero ne avessi ancora bisogno di un’altra, allora l’accetterei ben volentieri da voi, secondo la Volontà del mio Signore, amabilissime figlie del Sole. Se però non è necessario averne due, ma solo una perfetta, allora voi comprenderete anche certamente che non posso assolutamente accettare il vostro premio! Oh, parlate! Parlate, io ascolto!”.

5.              Rispondono le tre: “Oh, tu, magnifico, elevatissimo, noi sappiamo certamente che nel tuo premio ti è dato più di quanto noi siamo in grado di comprendere eternamente, così sappiamo anche che il tuo premio non è un premio a metà, bensì è un premio assolutamente intero; ma vedi, noi sappiamo anche da innumerevoli esperienze, ricorrenti sempre allo stesso modo, che il grande Iddio dà anche ad ogni essere, secondo il suo genere, una completa, perfetta vita!

6.              Noi sappiamo che nessun uomo viene al mondo senza testa. Egli ha occhi per vedere, orecchi per sentire, un naso per l'olfatto, un palato per gustare e ogni specie di nervi per le molte sensazioni e sentimenti. Ad un fanciullo appena nato non manca nulla di ciò; e tutto questo proviene certamente dall'Amore, come anche dalla profonda Sapienza dell'altissimo Spirito. Qui, infatti, è evidente l’una come l'altra cosa chiaramente con uno sguardo.

7.              Ma come avviene poi che un fanciullo appena nato – quale un'opera dell'Amore e della Sapienza del grande Dio – giunga molto più tardi alla sapienza che non all'amore, che è la vera e propria Vita? Tu stesso vivi già da lungo tempo ed hai amore in tutta esuberanza. Domandati però, se la tua eventuale sapienza è anche così vecchia come la tua vita; troverai evidente in te stesso la risposta contraria!

8.              Vedi, noi sappiamo dai nostri sommi saggi, che il grande Dio sulla tua Terra ha detto ad un certo saggio ebreo: ‘Nessuno può entrare nel Regno di Dio, se non è rinato nello spirito!’; dicci: come può pretendere il grande Dio da un saggio che vive già da lungo tempo, la rinascita dello spirito, se Egli ad un fanciullo, già nel ventre materno, ha già dato tutto ciò che è necessario per la pienissima presa di possesso dell'eterno Regno di Dio?

9.              Dappertutto si mostra che la maturazione di ogni formazione segue solo molto più tardi. Puoi dimostrarci, dalla tua storia terrena, che da un ventre materno sia nato un uomo completamente istruito? Oppure: sai ora, già con certezza, il perché il grande Spirito ti ha fatto venire qui solo adesso, dopo che hai subito già alcune metamorfosi, in mezzo a questi due saggi spiriti primordiali, in questo grande mondo della luce? Oh, parla tu, magnifico, e istruiscici, perché vogliamo afferrare da te, cose di estrema profondità!”.

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Cap. 139

 

Martino nella morsa della sapienza

Parole d’incoraggiamento di Pietro

Buona risposta di Martino

1.              A questa risposta, Martino è completamente imbarazzato e non sa controbattere più una sillaba. Fra sé e sé mormora sommessamente: “Ecco, così, mi sta proprio bene! Ora la scrofa si trova completamente nella sua pozzanghera! Che cosa devo dire adesso? Queste hanno ragione in tutto, ed io al confronto, sono un asino e un bue in tutti i punti – nota bene, con il cappello della sapienza sulla testa! Oh, questa, in tutto è bella, buona e giusta! E queste mi vengono incontro con un secondo cappello! Di bene in meglio! Fratelli, cari fratelli! Se non mi tirate fuori voi da quest’impiccio, vi scivolerò di mano in ogni caso!”.

2.              Interviene Pietro: “Fratello, porta solo pazienza, e sopporta questa saggia prova, poi andrà già tutto meglio! Basta che tu rifletta; si troverà in qualche modo una risposta. Solamente, sii sempre serio e non farti contrattare molto, ma sostieni a fondo quanto asserisci. Parla come un maestro, allora vedrai che con questa strategia vincerai! Certamente, in seguito la situazione sarà un po’ più accesa, ma allora noi già ti aiuteremo, se ne avrai bisogno. Perciò coraggio, e non perderti d'animo; tutto andrà bene!”.

3.              Dice Martino: “Fratelli, da come sento, da me non uscirà fuori un granché, poiché il cassetto della mia sapienza è già stato svuotato! Che all'amore debba seguire necessariamente la sapienza, mi è ora oltremodo chiaro. Da questi tre esseri meravigliosi, ciò è stato esposto proprio nel giusto ordine, non c’è niente da dire. Perciò non posso far altro che dar loro la ragione più completa. Oppure puoi dire tu qualcosa di meglio?”.

4.              Riprende Pietro: “Sì, è giusto! E quel che è giusto, è giusto sulla Terra come in Cielo. Nonostante ciò, non devi farti impressionare troppo facilmente da una saggia discussione, poiché anche le tue argomentazioni sono da difendere! Perciò, come già detto, rifletti solo un po’, e si presenterà presto una risposta molto buona!”.

5.              Martino riflette ora in lungo e in largo su quel che deve dire, e trova, dopo una lunga riflessione, sul serio una risposta che si può veramente ascoltare, e allora dice: “O voi, magnifiche e straordinarie figlie del grande Sole! Il vostro discorso è certamente molto saggio e ordinato al meglio. Tuttavia, qualcosa vi manca, che a voi potrebbe sembrare insignificante, ma per me non lo è assolutamente.

6.              Voi sapete dai vostri saggi ciò che il grande Spirito di Dio ha insegnato sulla mia piccola Terra, e anche com’è fatta lì la natura di ogni creatura, e quindi c’è qualcosa che mi stupisce molto, e cioè che voi non sappiate quel che il Signore Gesù, che è il vostro primordiale grande Spirito eterno, abbia detto ancora in altre occasioni a noi, figli Suoi!

7.              Vedete, una volta delle madri portarono a Lui i loro figlioletti. E poiché da questo si creò una certa confusione, i discepoli, che si reputavano già molto saggi, si posero davanti a quelle madri impedendo loro di avvicinarsi al Signore. Ma il Signore, che presto notò questo, disse ai suoi discepoli: «Lasciate che i piccoli vengano a Me, e non impedite loro di avvicinarsi; perché di loro è il Regno dei Cieli! In verità, vi assicuro che, se non diventerete come questi fanciulli, non entrerete nel Mio Regno!».

8.              Con questo, tuttavia, il Signore pose in loro, che già erano saggi, la figliolanza, la quale non possiede ancora nessuna sapienza, come condizione per il raggiungimento del Regno dei Cieli. Allora io non so voi, come facciate a considerare la sapienza qualcosa di così grande, e sembrate essere super convinte che solo dopo aver ricevuto il vostro premio della sapienza, si possa essere abilitati per il Regno dei Cieli! Io penso che l'insegnamento di Dio sarà certo più elevato del vostro, e assolutamente vero!

9.              Ben il Signore disse al saggio Nicodemo che sarebbe dovuto prima nascere di nuovo, se voleva entrare nel Regno di Dio, ma il Signore non intendeva con ciò la vostra sapienza che, in ogni caso, il giudeo già possedeva, bensì l'innocente fanciullezza che è puro amore! Alla stessa maniera comprendo anch'io la Parola del Signore, attenendomi solo all'amore, e lascio a Lui tutta la sapienza. Vedete, per questo io sono anche presso di Lui, – altrimenti Dio sa dove, se il Signore avesse guardato alla mia sapienza, che è assolutamente un nulla in eterno!

10.         Io sono anche più che convinto che, chiunque voglia ostentare della sapienza davanti a Dio, pecchi. Ma se il cuore di un semplice è colmo d'amore solo per Lui, ha in sé anche il sommo premio della vita, che gli procura la figliolanza di Dio. Se dunque ha già questo premio, a cosa gli dovrebbe servire il vostro? Perciò vi sia detto da me per l'ultima volta: io non ho bisogno del vostro premio della sapienza, perché ho già da molto tempo ciò di cui ho bisogno!

11.         Cercate anche voi di ottenere il mio premio! Allora sarete tutte più felici di quanto lo siate adesso nel vostro splendore, che è fatto di sola sapienza, dalla quale traspare, nonostante la vostra inconcepibile bellezza, poco amore! Parlate ora, se avete ancora qualcosa da dire; ma non aspettatevi più nessuna risposta da me! Perché solo una cosa è necessaria, e questa cosa è l'amore; tutto il resto lo dà il Signore, quando ne ho bisogno!”.

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Cap. 140

 

Le tre figlie del Sole pregano Martino d'insegnar loro ad amare Dio

Critica questione centrale di Martino

Le figlie del Sole, infiammate d'amore, al petto di Martino

1.              Dopo questa buona risposta di Martino, le tre s'inchinano fino a terra, dicendo: “O magnifico figlio del grande Spirito! Solo adesso riconosciamo che tu sei un vero figlio di Colui che per noi non ha nome. Hai vinto; ora siamo tue, e tuo questo premio che noi portiamo! Oh, permetti a noi di essere le ultime nella tua casa e insegnaci ad amare l'eterno Dio!”.

2.              Martino, del tutto sorpreso da questo risultato, risponde: “Nella mia casa c'è posto ancora per molte migliaia, quindi ci sarà posto anche per voi, poiché la mia casa che il Signore, il mio eterno Padre santo, ha costruito in eterno per me, è ben più grande del vostro mondo. Perciò, se lo desiderate, abbandonate il vostro premio della sapienza, prendete il mio dell'amore e seguitemi! Se però vi è possibile, coprite di più le vostre grazie troppo grandi! Queste, infatti, sono per me più potenti delle vostre parole, perché io sono vivo nell'amore, e non nella nuda sapienza!”.

3.              A queste parole di Martino, quelli che stanno dietro alle tre, portano subito ricche vesti a pieghe di color turchino, e in un istante le mettono alle tre. Allorché si son vestite, dicono a Martino: “O tu, nobile, magnifico, figlio dell'Altissimo, siamo ben vestite così, e gradevoli ai tuoi occhi? Questi non trovano più nessuno scandalo in noi? Siamo ora secondo il desiderio del tuo cuore?”.

4.              Risponde Martino: “Così va già bene. Questo è il modo di andare in casa mia; questa è una casa del grande Padre santo, il Quale non va in giro quasi completamente nudo, come voi prima, bensì del tutto vestito. Anche così voi siete ancora infinitamente belle, ma ciò nonostante la vostra bellezza è sopportabile ai miei occhi. E così potete certamente rimanere presso di me!

5.              Ma ora, ancora una cosa. Ditemi: conoscete voi il grande Spirito? Avete un’idea di Lui? Che cosa fareste se doveste andare davanti a Lui?”.

6.              Rispondono le tre: “O tu, eccellentissimo! Noi sappiamo bene che esiste un altissimo, eterno primordiale Spirito di tutti gli spiriti, il Quale ha creato tutto ciò che esiste dalla Sua eterna sapienza e onnipotenza. Questo Spirito, però, è per noi così infinitamente Santo, da non poterci mai permettere di farci di Lui una qualunque immagine! Questo lo possono fare solo gli esseri superiori. Perciò ti puoi anche immaginare come ci sentiremmo, se dovessimo comparire dinanzi a Lui, se ha una qualche forma, con la convinzione chi Egli sia! Oh, questo sarebbe qualcosa di terribile, sarebbe la cosa più terribile che potesse capitarci!"

7.              Riprende Martino: “Oh, se è così, allora come mai non temete dinanzi a noi, figli Suoi? Non potete immaginare che il Padre stesso possa somigliarci? Vedete quali frutti porta la nuda sapienza! Ciò che al nostro cuore è somma necessità, al vostro è trattenuto del tutto duramente. Ciò che eleva noi alla delizia più grande, potrebbe diventare per voi il più grande tormento!

8.              Quale differenza tra noi e voi! Ditemi: non avete ancora mai sentito amore nel vostro cuore? Non provate eventualmente qualcosa del genere ora per me, o per uno dei miei due fratelli?”.

9.              Rispondono le tre: “Che cosa intendi con questo? Noi ben sappiamo che l'amore è un’avarizia nel cuore, una forza raccogliente, che a volte afferra cose affini, le attrae poi intensamente e vuole unirle a sé. Ma cos'altro ancora sia l'amore, non lo sappiamo! Tuttavia, questa forza del cuore può afferrare solo cose piccole, perché essa stessa è piccola. Come potrebbe afferrare cose grandi, come lo sei tu? Noi possiamo ben rispettarti al massimo, ma per il nostro amore tu saresti già troppo grande, così che non possiamo comprenderti”.

10.         Risponde Martino: “Ahimè, la vostra sapienza comincia a perdere colpi! Oh, non preoccupatevi della grandezza del vostro cuore; questo sarà presto abbastanza grande per molto amore! Chi di voi potrebbe abbracciarmi, e così, stringermi forte al suo petto?”.

11.         Tutte e tre le fanciulle rispondono gioiose: “Oh, questo lo possiamo fare benissimo, e se tu, magnifico, lo permetti, vogliamo subito dartene una prova più che focosa!”.

12.         Risponde Martino: “Avanti; lo permetto di tutto il cuore volentieri!”.

13.         A queste parole le tre cadono al petto di Martino e ognuna preme, per quanto è possibile, il proprio morbidissimo petto al suo. Ognuna dice: “Ahi, ahi, che dolcezza infinita! Oh, lasciaci a lungo così, al tuo petto!”.

14.         Dice Martino: “Io lo sapevo già che voi avete amore, e stranamente, un amore molto sostanzioso! Rimanete ora pure a lungo al mio petto, questo v'insegnerà anche ad amare al meglio! Oh, questa cosa si farà!”.

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Cap. 141

 

Minaccioso atteggiamento dei tre uomini del Sole

Energica risposta di Martino

Obbedienza dei tre uomini del Sole su consiglio dei loro spiriti

1.              Gli altri uomini del Sole però, alle cui famiglie appartengono le tre fanciulle, notano come queste tre si aggrappano a Martino e non vogliono più separarsi da lui. La cosa sembra loro dubbiosa, perciò altri tre, che però non sono più di genere femminile, bensì maschile, si avvicinano a Martino.

2.              Questi tre gli domandano: “Elevatissimo, eccelso! I nostri occhi vedono ciò che non sono abituati a vedere, poiché cose simili qui non succedono. Questa è una cosa sconosciuta che non fa parte del nostro ordine; perciò ti domandiamo: che cosa significa tutto questo! Vuoi tu prenderci queste tre fanciulle? Oh, dicci, con quale diritto? Le vuoi avere come tue donne? Le vuoi fecondare? Vedi, questo non lo puoi; perché non sei di questo mondo e inoltre sei ancora uno spirito che non può fecondare! Parla dunque: che cosa significa questo? Che intenzioni hai con le nostre figlie?”.

3.              Martino risponde a questi tre uomini, anche oltremodo belli: “Carissimi e bellissimi amici, non preoccupatevi per queste tre fanciulle, poiché presso di me sono in mani molto migliori che nelle vostre, nelle quali avete solo sapienza, ma in questa sapienza avete terribilmente poco amore! Ora io insegno loro ad amare, ed esse comprendono l'amore. Questa è la Volontà del grande Dio che, in Se stesso, è il sommo, più alto e purissimo Amore. Io vi dico che anche voi dovreste conoscerLo, così potreste anche voi elevarvi e non rimanere sempre su questo vostro mondo, fisicamente e anche spiritualmente. Io accoglierò queste vostre figlie nella mia casa! Ma non accoglierò voi, se non sarete in grado di amare. Se invece lo potrete, si troverà un posticino anche per voi!”.

4.              Rispondono i tre uomini: “Il senso del tuo discorso è senza ordine, quindi senza sapienza, e di conseguenza per noi non afferrabile. Parla perciò saggiamente, se vuoi parlare con noi! Sappiamo bene che provieni dalla comunità dei figli del grande Spirito primordiale. Anche i nostri sommi saggi ti conoscono già dal tuo pianeta. Tutto questo presso di noi è senza valore finché non sarai vestito con la veste della sapienza. Per questa ragione ti ordiniamo, anche nel nome dell’altissima sapienza di questo grande mondo di luce, di lasciare immediatamente queste tre, altrimenti ti dovrà capitare una grande sciagura, come anche all'intera grande schiera che ti segue! Obbedisci, o chiameremo i nostri potentissimi spiriti che dovranno mettere le mani su di voi!”.

5.              Dice Martino “Oho, non siate troppo frettolosi, miei bellissimi e carissimi amici! Guardatemi! – Tra tutti questi molti fratelli e sorelle che mi seguono, e sono compagni della mia casa, io sono certamente il più debole. Ma rispetto a voi, ho tuttavia tanta forza che potrei disperdervi con un mio solo debolissimo pensiero, come una violenta tempesta disperde la polvere! Perciò ritiratevi con le vostre ridicole minacce, altrimenti metterò io stesso le mani su di voi e sui vostri onnipotenti spiriti che dovrebbero essere saggi! Voi vedrete presto irradiarsi da me una tale serietà, da rimanere molto, ma molto male! Quindi tornate indietro volontariamente, altrimenti comincerò subito a parlare molto diversamente con voi!”.

6.              I tre uomini del Sole tendono in alto le mani e chiamano i loro spiriti. Questi però rispondono da una nube:

7.              “Noi non possiamo far nulla a questa compagnia, perché avvertiamo nel suo seguito il più Terribile di tutti i terribili! Fate ciò che vogliono, oppure fuggite da loro quanto più velocemente e lontano possibile, altrimenti potrebbe andare a tutti voi molto male! Poiché tutti questi sono onnipotenti, e il più Onnipotente è tra loro! Perciò obbedite, oppure fuggite; meglio per voi in ogni caso sarebbe l'obbedienza che la fuga! Dove, infatti, potreste fuggire se i loro piedi sono più veloci dei vostri pensieri?”.

8.              Dopo aver udito questo, Martino prende di nuovo la parola e dice: “Ebbene, miei pur sempre amabilissimi e bellissimi amici, che cosa volete fare adesso? Che cosa vi suggerisce ora la vostra sapienza? Volete ancora iniziare ostilità con tutti noi?”.

9.              Rispondono i tre: “Quand’è così, la nostra sapienza dice: ‘Se colui, contro il quale vuoi contendere, è più forte di te, abbandona la lotta. E se poi ti dà un qualsiasi ordine, allora obbedisci rigorosamente a colui che ti da’ il comando!’. Vedi, poiché in questa tua compagnia, sei più potente di noi, ti vogliamo anche obbedire. Dunque ordina, e dì cosa vuoi da noi!”.

10.         Risponde Martino: “Affrettatevi tutti ad andare avanti, all'infuori delle vostre tre figlie, le quali rimarranno presso di me, e preparate la vostra casa, poiché alloggeremo presso di voi per un po' di tempo! Ciò che poi accadrà più tardi, ve lo annuncerà qualcun altro di questa mia grande compagnia; poiché, come ho già detto, io sono il più piccolo tra tutte queste migliaia! – Quindi sia fatto!”.

11.         A queste parole di Martino i tre si allontanano e passano oltre splendidi campi su un piccolo rilievo della valle, dove si trova un grande tempio, adibito ad abitazione degli uomini del Sole. Intorno a questo, un po’ più in basso, si trovano edifici più piccoli, nei quali sono allevati i fanciulli.

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Cap. 142

 

Curiosità delle venti suore vanitose

Salutare umiliazione mediante la bellezza svelata delle tre figlie del Sole

1.              Quando la numerosa compagnia degli uomini del Sole si disperde rapidamente, anche le tre figlie si rialzano, e sono ancora più belle di prima. Ora, infatti, in maniera assai incantevole già traspare amore dai loro occhi inconcepibilmente belli. La loro voce diventa dolce e armoniosa come un canto di cherubini, perché adesso non parlano di nient'altro che d'amore.

2.              Anche noi però cominciamo a muoverci di nuovo. Le molte donne che guidano Borem e Chorel, e anche i monaci al loro fianco, cominciano ora anche ad uscire con impeto per esaminare le immense bellezze del Sole. Prima non hanno avuto tempo per puro stupore, perché, per così dire, erano occupate ad ammirare le molte e meravigliose rarità della natura di questo mondo. Poiché nel frattempo hanno saziato sempre più i loro occhi, e Borem le ha rese appositamente attente, adesso vogliono anche vedere se, e quanto, le donne del Sole sono più belle di loro.

3.              Martino si accorge subito, da un cenno interiore da parte Mia, di ciò che queste hanno in mente. Egli però sa anche, quanto queste suore, che hanno tenuto molto in conto la loro passata bellezza, sarebbero battute dalle tre potentissime bellezze del Sole. Perciò dice alle tre fanciulle:

4.              “Ascoltatemi, voi bellissime figliole! Vedete, un rilevante numero di donne del mio pianeta comincia a pigiarsi avanti, per confrontare la loro bellezza fisica con la vostra. Ma poiché in confronto a loro voi siete infinitamente belle, tanto che la vostra bellezza potrebbe letteralmente uccidere in un attimo queste donne un po’ vanitose, allora coprite per un breve tempo il vostro viso con la folta capigliatura, per scoprirlo di nuovo solo un po’ alla volta, quando io vi darò per questo un segno! Oh, fatemi questo piacere!”.

5.              Rispondono le tre: “Oh, tu, adesso nostro amore! Siamo proprio così belle d’aspetto? Vedi, in questo mondo finora ancora nessuno ce l’ha mai detto. Qui non si sa nulla di una bellezza della forma, ma solo di un ordine della forma, e di una corrispondente sapienza proveniente da questo. Tu sei stato certamente il primo a cominciare ad elogiare il nostro aspetto, cosa che però noi abbiamo attribuito piuttosto al nostro ordine e alla nostra sapienza, ma ora comprendiamo che tu intendi principalmente il nostro aspetto! Se però sul serio il nostro aspetto è per te, come tu dici, così inconcepibilmente bello, allora dicci in che cosa consiste la nostra così grande bellezza!”.

6.              Risponde Martino: “Prima adempite il mio desiderio; dopo, all'occasione, vi spiegherò tutto!”.

7.              Dicono le tre: “Oh, allora mettici tu stesso i capelli sul viso. Poiché tu sai meglio di tutti come la nostra faccia deve essere nascosta, per non essere pericolosa per quelli che adesso vengono da noi!”.

8.              Martino non se lo lascia dire due volte e si mette subito all’opera. Quando ha appena terminato con la terza, già arriva da lui Borem, dicendo:

9.              “Fratello, finora hai svolto il tuo compito da maestro! Va bene che hai con te due amici, i quali conoscono tutte le vie, sia di questo, sia di altri innumerevoli mondi, tuttavia hai fatto proprio dei miracoli. Adesso però devi fare molta attenzione con queste, ora, tue tre figlie, verso le suore che si stanno facendo avanti, altrimenti assisterai a un vero pandemonio!

10.         Per intanto non far vedere loro per niente il viso, fallo solo se te lo chiedono con insistenza. Se tu potessi sbrigare la faccenda altrimenti, sarebbe tanto meglio. Come le nostre suore vedranno queste tre dal volto, cadranno a terra come fulminate, e cominceranno a strapparsi letteralmente i capelli per la grande umiliazione e vergogna. Ora perciò, sii il più possibile prudente, altrimenti assisteremo ad un bello spettacolo!”.

11.         Martino nell’udire ciò, diventa molto imbarazzato e conclude: “Dunque è in arrivo una nuova storia disperata! Queste suore mi hanno dato sempre un bel da fare, e anche qui, nel Cielo, le stupide zitelle non danno ancora tregua! Avrei proprio voglia di metter loro davanti queste tre figlie del Sole, denudate completamente, nella loro più fulgida bellezza. Che abbiano pure a cozzare, in quanti modi è possibile, e siano umiliate più di uno schiavo! Forse dopo migliorerà con loro!”.

12.         Prende la parola Pietro: “Sì, hai ragione fratello, non si deve trattarle con troppo riguardo; nella loro vanità queste suore si stanno più che sforzando di compiacersi del loro essere esteriore. È certamente giusto all'inizio usare mezzi indulgenti per allontanare dall'anima tali vanitosi residui mondani, ma in questo caso i mezzi indulgenti non sono sufficienti; qui ci vuole proprio una sana strigliata. Fratello Borem, come la pensi tu, hai proprio ragione; ma anche Martino ha ragione! Perciò lasciamolo agire qui liberamente!”

13.         Anche Giovanni conferma questo, e dice ancora a Borem: “Hai proprio ragione, e Martino non di meno. Poiché vedi, sul Sole la notte non esiste eternamente, e il polo nord splende tanto quanto il polo sud. Perciò va’ pure indietro e conduci qui il tuo mansueto gregge, dove sarà tosato e pettinato al meglio!”.

14.         Borem va, e insieme a Chorel porta venti delle più vanitose, le quali si considerano particolarmente belle. Queste circondano subito Martino insieme con Pietro, Borem e Chorel, e dicono a Martino: “Ebbene, dove sono dunque le infinite bellezze del Sole, delle quali s'era detto in casa tua che noi non saremmo assolutamente nulla al loro confronto? Faccele vedere, e dimostraci la verità di quanto hai asserito!”.

15.         Risponde Martino: “Avvicinatevi, voi, anime vanitose! Dovete essere assecondate senza indugio! Guardate: qui ce ne sono tre! Vi piacciono?”.

16.         Dicono le suore: “Non vediamo nient'altro che capelli e vesti azzurre pieghettate, cose simili le abbiamo anche noi; vogliamo vedere il volto libero dai capelli, il seno e le braccia!”.

17.         Ribatte Martino: “Se volete morire di cruccio e vergogna, il vostro desiderio dovrà essere subito esaudito! Ditelo ora – sì, o no!”.

18.         Le suore esitano sull’ultima intimazione di Martino e si chiedono l'un l'altra che cosa si debba fare; ma nessuna sa dare una risposta precisa. Una di loro si rivolge a Chorel e gli chiede un consiglio su questo. Anche Chorel però, alza le spalle, e dopo un po' di riflessione dice:

19.         “Sì, mie amate sorelle, qui un buon consiglio sarebbe veramente prezioso! Se dite sì, chissà come vi andrà, dopo le parole molto determinate di Martino. Se invece dite no, allora la vostra illimitata curiosità quasi vi distruggerà. Vedete, quanto è difficile qui darvi un consiglio! Una cosa sarebbe certamente la migliore, ma oserete tanto?”.

20.         Dicono le suore: “Noi vogliamo fare tutto ciò che è giusto! Oh, parla e consigliaci!”.

21.         Continua Chorel: “Bene, allora ascoltate: dietro di noi ci sono i cinesi, e dietro a questi vi è il Signore, in mezzo alle due che Lo amano sopra ogni cosa! Rivolgetevi a Lui; Egli vi potrà dare la migliore informazione su ciò che qui avete da osservare e da fare! Se seguirete la Sua parola, sicuramente ne verrete fuori con la pelle sana e salva. Al contrario, invece, dovrete imputare a voi stesse la colpa, se in un modo o nell’altro qualcosa dovesse andar male. Perché io vedo che qui c'è poco da scherzare! Questo è il mio consiglio, voi in ogni modo potete fare pur sempre ciò che volete!”.

22.         Quando le suore sentono cose siffatte, dicono: “Amico, questo lo sappiamo già da molto tempo! Ma qui non si tratta altro che di cadere dalla padella alla brace. Allora temiamo queste tre, mille volte meno del Signore! Poiché, cosa sono queste, rispetto al Signore? Il Signore è il Signore, e tutte queste altre sono solo, come noi, Sue creature. Se super belle o super brutte, davanti a Lui è la stessa cosa. Noi perciò crediamo che sia meglio guardare queste tre bellezze del Sole, piuttosto che andare dal Signore e mostrare così che abbiamo meno paura di Lui, che di loro!”.

23.         Risponde Chorel: “Bene, bene, se potete consigliarvi meglio di me, allora fate come volete, ma per il futuro, in un altro caso simile, risparmiatevi la fatica di venire a me con una domanda!”.

24.         A questa osservazione le suore si rivolgono nuovamente a Martino e dicono: “Succeda ciò che vuole, noi vogliamo vedere queste tre in tutta la loro bellezza!”.

25.         Risponde Martino: “Bene, bene, venite pure avanti e spalancate bene i vostri occhi; la vostra stupida vanità vi passerà presto!”. A questo punto si rivolge alle tre e dice: “Ora, mie amatissime figlie, togliete i capelli dal viso e fatelo vedere a queste vanitose!".

26.         Rispondono le tre “Ma se reca loro danno, allora rimaniamo volentieri nascoste, perché nessuno deve essere danneggiato da noi!”.

27.         Risponde Martino: “Mie magnifiche e amatissime figlie, a questo punto è lo stesso. A chi desidera fermamente qualcosa per se stesso – buona o cattiva che sia – non si fa nessun torto! Queste suore vogliono vedervi a tutti i costi, nonostante siano state avvertite più volte, sia da me, sia da un altro fratello. Perciò vi dovranno vedere, anche se con questa pazzia andranno quasi in rovina. E così svelatevi, e mostratevi a queste stupide vanitose!”.

28.         A queste parole, rispondono le tre: “O amico sublime, tu sei davvero un grande saggio, perché il tuo discorso si basa su un solidissimo fondamento! Perciò vogliamo subito fare ciò che tu ci hai comandato. Possa l'effetto essere come vuole, così ci sveliamo!”.

29.         A questo punto tutte e tre, nello stesso tempo, spostano di lato i capelli. La loro troppo grande bellezza di raggiante splendore, sulle suore vanitose ha all’incirca lo stesso effetto come se dieci fulmini le colpissero contemporaneamente. Tutte cadono tramortite l’una sull’altra, e solo alcune di loro gridano con voce cupa:

30.         “Povere noi, bruttissime, siamo perdute! Coccodrilli, rospi e ancora altre bruttissime ciurmaglie sono più belli, rispetto a noi! O Signore, rendici tutte cieche! Poiché è meglio essere cieche in eterno che vedere solo una volta ancora, una tale troppo immensa bellezza!”.

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Cap. 143

 

Compassione delle tre figlie del Sole per le suore svenute

Loro rianimazione da parte del Signore

Discorso di Giovanni e Martino con le tre figlie del Sole sul Signore

1.              Dopo queste parole, esse ammutoliscono completamente, e le tre dicono a Martino, a Pietro e a Giovanni: “O poverette, cosa avete fatto! Se già lo sapevate, perché ci avete ordinato di scoprire a loro il nostro volto? Ora giacciono completamente senza vita dinanzi a noi! Adesso, chi darà loro una nuova vita? Lo potete voi? Oh, se lo potete, ridestate nuovamente le poverette, perché ci fanno troppa pena! Ahimè, sarebbe stato meglio se non ci fossimo scoperte davanti a loro!”.

2.              Dice Giovanni “Non datevi pena! Ciò che è accaduto a queste, per mezzo della vostra preponderante bellezza – aumentata appositamente da Dio, il Signore – è per loro oltremodo buono e salutare. Proprio con ciò sono state liberate dall’ultimo fardello, pesante e materiale, che le avrebbe tormentate ancora a lungo, e rese incapaci di godere delle più alte e sublimi gioie dei Cieli di Dio. Ora invece questo peso è stato rimosso da loro in un colpo solo per l'eternità. Così potranno presto sorgere ad una vita migliore e più pura, e potranno, come noi, guardarvi senza fastidio, senza vergogna e senza essere danneggiate. Esse vi potranno anche molto giovare, essendo figlie dell'altissimo Padre santo!

3.              Ora certamente sono come morte, perché è stato rimosso da loro il falso amore che, finora, le ha animate molto di più che l'amore per Dio, l'eterno Signore di ogni magnificenza e di ogni vita. Ma vedete, là, dal fondo di questa grande compagnia arriva ora un Uomo, un Padre tra due figlie! Questi, al momento giusto, richiamerà in vita le apparentemente morte, e davanti ai vostri occhi si manifesterà così la Magnificenza di Dio. Perciò non preoccupatevi di ciò che accade loro, è stato un atto salutare per i loro cuori ancora molto vanitosi!”.

4.              Rispondono le tre: “O magnifico, a noi già conosciuto amico! Siccome ci hai già detto tante cose molto confortanti, parlaci anche di quest’Uomo che sta venendo in mezzo alle sue due figlie. È anche Lui un fratello vostro e, come voi, proviene dal pianeta santo?”.

5.              Risponde Giovanni: “Come Lo vedete camminare, è certo un Fratello di tutti noi. Egli proviene, così come noi nella Sua forma qui visibile, dalla Terra, cioè da quel piccolo mondo che i vostri saggi chiamano semplicemente il pianeta santo. Ciononostante Egli è il Maestro di tutti noi e quindi anche il Signore! Poiché chi è un Maestro, è anche un Signore. Lui però è nostro Maestro in ogni cosa; quindi è anche un Signore sopra ogni cosa ordinata da Dio!”.

6.              Dicono le tre: “Oh, se è così, allora Egli è molto più di voi? Forse, così come da noi, il saggio supremo, cui devono obbedire non solo tutti gli uomini di questo grande mondo, ma anche tutti i monti, tutte le acque e tutti gli animali e tutte le piante?”.

7.              Risponde Giovanni: “Sì, sì, è pressappoco così; ma ancora qualcosa di più, come lo vedrete presto voi stesse!”.

8.              Continuano le tre: “Dobbiamo forse nascondere il nostro volto anche davanti a Lui?”.

9.              Ribatte Giovanni: “Non è necessario! Perché Egli vi conosce già da molto tempo con tutto il vostro mondo, prima ancora che fosse e prima ancora che fossimo noi e i vostri saggi!”.

10.         Questa risposta meraviglia moltissimo le tre figlie del Sole, tanto che controbattono: “Che cosa dici! Questa è una cosa di cui noi non abbiamo ancora mai sentito, nemmeno dai nostri più grandi e sommi saggi. Poiché questi sostengono che il nostro mondo di luce è come una madre di tutti gli altri mondi, ed è perciò anche il più vecchio di tutti. Ma se il nostro grande mondo, che quasi non ha fine, è il più vecchio – cosa che è sicura e certa, poiché già spesso siamo stati testimoni come dal suo immenso grembo siano stati partoriti nuovi mondi, anche se più piccoli – come può allora un saggio di un altro mondo, sicuramente più piccolo, che fu anche partorito dal nostro, essere più vecchio dei nostri saggi, anzi, più vecchio del nostro grande mondo pressappoco infinito?

11.         O tu amico, altrimenti magnifico, qui certamente hai fatto un po’ male i conti. Doveva solo essere che quel Maestro fosse uno spirito angelico primordiale; allora sarebbe di certo una cosa del tutto diversa, e in questo caso potresti ben aver ragione. Ma poiché difficilmente sarà questo il caso – cosa che deduciamo dal fatto che non è circondato da nessuno splendore di luce, che è sempre molto imponente il caso presso gli altri spiriti angelici, tanto che nei loro confronti noi sembriamo quasi del tutto tenebrosi – allora dovrai già perdonarci, se ti mettiamo in conto un piccolo errore nei tuoi calcoli!”.

12.         Risponde Giovanni: “Mie stimatissime figlie! I vostri saggi calcolano molto bene, ma noi calcoliamo meglio. Poiché vedete, c'è una grande differenza tra noi e voi: noi siamo verissimi figli dell'Altissimo, mentre voi tutti siete solo Sue creature, e potete divenire figlie dei Suoi figli solo attraverso di noi! Questo lo sapete anche dalla bocca dei vostri saggi. Quand’è così, ditemi: chi sono i più vecchi? I figli, oppure le figlie dei figli, quali siete voi?”.

13.         A questo punto le tre restano sorprese, e dopo un po' dicono: “Oh, la tua domanda è di una sapienza troppo profonda! A questa non possiamo rispondere. Forse lo potranno i nostri saggi, ma non lo possiamo confermare, perché noi ovviamente non possiamo calcolare quanto profondamente essi giungono con la loro sapienza. Ora però, lasciamo stare questa faccenda, poiché il vostro Signore e Maestro – come ci hai detto tu – è già venuto abbastanza vicino. Vogliamo prepararci degnamente alla Sua accoglienza! Solamente, dicci ancora come preferisce che Gli si vada incontro, affinché possiamo prepararci interiormente ed esteriormente per questo!”.

14.         Risponde Giovanni: “Su questo punto rivolgetevi pure al vostro secondo padre Martino, che prima vi ha insegnato ad amare. Egli ve lo dirà già del tutto precisamente!”.

15.         Dopo di ciò le tre si rivolgono subito a Martino e questi dice:

16.         “Mie amatissime figlie! Presso questo Maestro e Signore ha valore solo, e unicamente, il puro Amore! Perciò andateGli incontro con il più grande amore, solo così Lo conquisterete. Se avrete conquistato Lui, avrete conquistato tutto, perché a Lui tutte le cose sono possibili. Egli potrebbe far di voi perfino effettive figlie di Dio, di questo sono pienamente convinto!”.

17.         Rispondono le tre: “Potremo anche amarLo così come prima abbiamo amato te? Potremo stringerci forte a Lui anche secondo la nostra neo risvegliata voglia del cuore?”.

18.         Risponde Martino: “Ma certo, l'amore davanti a Lui non potrà mai fare un passo falso. Anche nel caso in cui vi dovesse dire: ‘Non Mi toccate!’, non lasciatevi tuttavia trattenere con questo, ma infiammatevi per Lui ancor di più. AccoglieteLo strettamente nel vostro cuore, allora Egli stesso vi verrà incontro e vi concederà in piena misura tutto ciò che il vostro cuore desidera! Se una volta vi avrà accolto nel Suo Cuore, solo allora sentirete in voi una beatitudine di cui nessun saggio del vostro mondo può aver solo la più pallida idea!”.

19.         Riprendono le tre: “Oh, quelle due nobilissime godranno sicuramente di tale beatitudine nella più grande pienezza! Quale potente spirito del Cielo deve essere Lui, perché voi, quali veri figli dell'altissimo Spirito, Lo riconosciate come vostro Signore e Maestro! Certamente deve essere il Suo primo figlio, e perciò anche il Suo preferito e il Suo tutto!”.

20.         Risponde Martino: “Sì, avete quasi fatto centro; le cose stanno quasi così. Ora però, state calme. Egli sarà subito qui! Guardate, al Suo avvicinarsi, le morte cominciano già a muoversi; perciò silenzio! Non è vero, mie amatissime figlie, non è Egli infinitamente degno d’amore?”.

21.         Rispondono le tre completamente entusiasmate. “Oh, Cielo, Cielo! Oh, una tale gentilezza tutti i Cieli infiniti, sicuramente non l’anno ancora vista una volta! Ah, quale inconcepibile mansuetudine emana da tutto il Suo Essere! Ah, più si avvicina, più diventa amabile all’infinito! Oh, perdonaci se dobbiamo dirti che voi, anche come figli dell'Altissimo, apparite come ombre vuote rispetto a Lui. Oh, più si avvicina, tanto più chiaro diventa ai nostri cuori che, oltre di Lui, non si potrebbe amare nessun altro essere!

22.         O amico, o tu nostro nuovo padre spirituale, ora non possiamo più frenare i nostri cuori; troppo forte è il desiderio per Lui! Ora è a circa dieci passi da noi, e – oh, guarda lì! Guarda! Egli chiama con un cenno della mano! Oh, dicci, a chi, a chi è destinato questo santo cenno? Vedi, i monti di questo mondo s’inchinano ogni qualvolta Egli chiama! E laggiù, in fondo alla valle, come si levano le grandi acque e come tremano! – Oh, dicci: a chi è destinato questo santo cenno?”.

23.         Risponde Martino, anche lui tutto commosso: “A voi, a voi, mie amatissime figliolette, e dopo di voi, questa volta sicuramente al vostro mondo intero! Perciò affrettatevi, e fate come vi ho insegnato prima!”.

24.         Dicono le tre: “Oh, guidaci tu! Noi non abbiamo né il coraggio né la forza, perché il nostro amore troppo grande paralizza le nostre membra!”.

25.         Martino, Giovanni e Pietro prendono ora senza indugio le tre sotto braccio e le conducono delicatamente da Me.

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Cap. 144

 

Ammirazione di Chanchah e Gella per la bellezza delle tre figlie del Sole

Lodi del Signore a Martino come pescatore di uomini

 Dell’avvicinarsi e dell’afferrare la Grazia

1.              Quando le tre, con le loro guide, giungono da Me, e Chanchah e Gella scorgono queste tre straordinarie bellezze, sobbalzano letteralmente, e Chanchah dice:

2.              “O Tu, onnipotente Padre mio, che esseri sono questi? Nemmeno il petto umano più passionale avrà ancora mai sognato una tale inconcepibile bellezza! O Padre, anche questi, sono esseri creati oppure spiriti primordiali, il cui animo era, dall'eternità, più immacolato della luce della stella più pura?

3.              Ahimè, come deve essere orribile il mio aspetto rispetto al loro! Sì, se le contemplo, mi sembra – oh perdonami un simile pensiero! – che possa essere a Te, o Padre, quasi impossibile dare alla figura femminile umana una forma tanto infinitamente bella. Certamente un tale pensiero è stupido e sciocco quanto ora lo sono io stessa! – Oh, – in verità, la loro infinita bellezza è per me quasi del tutto insopportabile!”.

4.              Dopo queste parole, Chanchah ammutolisce; Gella invece tace fin dall'inizio e non sa né consigliarsi né aiutare, bensì sospira solo segretamente nella consapevolezza della sua presunta grande bruttezza.

5.              Io, in ogni caso, per un ottimo motivo, le lascio per un po' in tale contrizione, poi dico a Martino: “Ebbene, Mio amato fratello Martino, la pesca procede bene con te. Mi hai pescato tre veri graziosi pesciolini perfino dalle profonde acque del Sole, e ciò Mi dà una gioia molto grande! Vedo già che la pesca ti riesce meglio qui che sulla Terra. Perciò dovrò far di te un vero pescatore nelle acque del Sole. Ora stai diventando particolarmente forte, e sei degno dei Miei fratelli Pietro e Giovanni, i quali sono sempre i Miei principali pescatori nell’intera infinità.

6.              Davvero, questa volta hai superato ottimamente te stesso! Vedi, questa è la prima vera gioia che mi hai dato! Poiché fino ad ora a nessun pescatore, inviato in questo mondo di luce, è riuscito di prendere nella rete dell'amore, uomini di questo mondo. La loro sapienza è grande e la loro bellezza ha reso quasi impotenti già molti pescatori. Tu invece ti sei distinto veramente come un maestro. Ti metterò a capo di cose più grandi, perché hai operato così bene nel piccolo!”.

7.              Dice Martino: “O Signore, o Padre, troppa, troppa grazia! Tu sai bene che da un bue non si riesce ad ottenere che un piccolo pezzo di carne di manzo. E che altro sono io dinanzi a Te, se non un bue e talvolta anche un altro animale? Tu sai già di che animale parlo!

8.              Senza la tua particolare Grazia, in compagnia di queste tre amabilissime figlie me la sarei vista di certo terribilmente brutta, a causa della mia debolezza. Anche se non mi hanno inferto un colpo troppo forte nelle costole a causa della loro sapienza, ma certo un colpo più forte con la loro bellezza troppo seducente.

9.              Oh, e che bellezza dalla testa alle dita dei piedi! Tu però, mi hai aiutato per mezzo di questi due potentissimi fratelli, e vedi, è andata sicuramente così! Se invece Tu mi avessi lasciato libero solo per un po’, allora sarei stato spacciato su due piedi con la mia forza. Che cosa mi sarebbe capitato poi, Tu lo saprai, o Signore, sicuramente meglio di tutti!”.

10.         Rispondo Io: “Mio caro fratello, hai detto molto bene, perché senza di Me nessuno può fare qualcosa. Ma vedi, le cose stanno così:

11.         Il dono della Mia Grazia è certamente Opera Mia, questa a nessuno è rifiutata. Ma accogliere questa Grazia e agire di conseguenza, è la propria opera di ogni spirito libero, e quindi anche la tua. E per questo Io ti elogio, perché hai accolto la Mia Grazia così egregiamente e poi hai agito conforme a questa!

12.         Io lascio pervenire a moltissimi la Mia Grazia, ed essi anche la riconoscono e Mi lodano per questo, ma se devono operare di conseguenza, non la considerano e rimangono sempre uguali nella loro cattiva abitudine terrena: finché rimangono nel corpo, fanno ciò che fa bene alla loro carne e rimangono sensuali fino all'ultimo istante! Quando poi giungono nel regno dello spirito, si comportano dieci volte peggio che nel mondo, potendo qui avere tutto ciò che vogliono. Essi hanno tuttavia la Mia Grazia sempre con la stessa intensità, ma non ne tengono gran conto, e questo per loro è molto grave.

13.         Tu invece ora hai apprezzato realmente la Mia Grazia, e perciò sei degno della Mia lode. In particolare qui, dove metterla in pratica è mille volte più difficile che sulla Terra. Continua così, allora il tuo spirito si rallegrerà presto di una forza di libertà che non conosce eguali!”.

14.         Pietro e Giovanni danno loro stessi testimonianza e dicono: “In verità, noi due non avremmo avuto il coraggio di venire alle donne del Sole con l'amore, perché noi sappiamo che cosa possono, se scoprono in uno spirito solo la più lieve debolezza! A Martino invece è riuscito. A Te o Signore, ogni lode per questo, e a Martino un’assai magnifica corona dell’eroe!”.

15.         Rispondo Io: “Sì, così sia! Ora però, Mio caro fratello Martino, presentaMi i tuoi tre pesciolini, affinché Io apprenda da loro come li hai preparati per Me!”.

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Cap. 145

 

Il Signore e le tre figlie del Sole mature per l’Amore

1.              A questo invito Martino si rivolge alle tre e dice loro: “Ebbene, mie amatissime figlie, ora siamo al posto giusto. Allora aprite i vostri cuori, come ve l’ho insegnato io e come lo brama l’ardore degli stessi!”.

2.              A queste parole di Martino, le tre stendono impetuose le loro bellissime braccia e vorrebbero cadere subito al Mio petto.

3.              Io però intimo loro: “Mie amate figliolette, ancora non toccateMi, poiché siete tuttora nella vostra carne; poiché questo ucciderebbe il vostro corpo! Quando però sarete disincarnate, Mi potrete toccare senza danno! Io sono uno Spirito perfetto; perciò anche solo spiriti perfetti Mi possono toccare!”.

4.              Dicono le tre: “Questo Tuo fratello è certo anche uno spirito! E vedi, noi abbiamo giaciuto al suo petto e vi abbiamo conosciuto l'amore, e non ci è accaduto niente! Se Tu, eccellentissimo Maestro e Signore dei Tuoi fratelli, sei uno Spirito ancora più perfetto, pensiamo che ci danneggerebbe ancor meno, se volessimo abbandonarci al Tuo Petto così pieno d’Amore!

5.              E cosa vuol dire poi, quando saremo disincarnate? È ancora meglio amare senza corpo, che col corpo essere eliminate dall'amore? – Oh, guardaci e considera quanto soffriamo, se non possiamo amarTi secondo il desiderio del nostro cuore!”.

6.              Dico Io: “Care figliolette! Potete amarMi già con tutte le vostre forze, l'amore non vi è negato. Ma solamente, non potete ancora toccarMi, perché ciò vi danneggerebbe! Se però il vostro amore è già così appassionato che potrebbe quasi sciogliere il vostro corpo, potete ben toccare i Miei piedi, perché il petto sarebbe ancora troppo ardente per voi!”.

7.              A queste parole le tre cadono subito ai Miei piedi, li abbracciano forte con le loro delicatissime mani e dicono poi con una delicatissima e armoniosa voce: “Ah, ah, quale infinita dolcezza! Oh, se i nostri fratelli sapessero quanto infinitamente dolce è l'amore, essi darebbero tutta la loro sapienza per una goccia di rugiada di tale amore!

8.              O Tu, eccellentissimo Signore e Maestro, perché noi, abitanti di questo grande e meraviglioso mondo, non sappiamo nulla di questo sentimento? Perché dobbiamo sempre e solo frugare nell’inesauribile e inesplorabile sapienza dell’eterno Spirito primordiale dei Cieli, e non scorgere mai che cosa sia l'amore, il dolcissimo amore?”.

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Cap. 146

 

Gravose condizioni per il raggiungimento della figliolanza di Dio sulla Terra

1.              Rispondo Io: “Mie care figliolette! Vedete, il corpo di un uomo ha molte membra e molti sensi. L'orecchio però non può avere ciò che è dell'occhio, la bocca non ciò che è del naso, la testa non ciò che è del cuore, e il cuore non ciò che è dei piedi e delle mani. Ma se tutto il corpo è sano, allora lo sono anche tutte le singole membra. L'occhio non si sente infelice perché non ode, e l'orecchio perché non vede.

2.              Allo stesso modo il capo non si è mai lamentato perché è più lontano dal cuore di quanto non lo sia il polmone. Perché tutte le membra, qualunque funzione esse svolgano, hanno beneficio e traggono vita da un cuore che è la dimora dell'amore e della vita. E così, figliolette mie, siete anche voi; anche se non il cuore stesso nel grande Ordine delle cose di Dio, siete ugualmente partecipi di tutto ciò che viene dal Suo Cuore. Chi di voi, in ogni modo, riconosce l'amore, come l'avete riconosciuto voi ora, sarà anche accolto dall'Amore!

3.              Finché siete ancora sangue, potete diventare parte di ciascun membro. Se però il sangue è diventato una volta parte nutritiva di un qualsiasi membro e con esso è confluito all’unione, non è più possibile pensare, una volta unificato, ad una prosecuzione di una tale particella di sangue.

4.              Io so bene che i vostri saggi spesso si stupiscono del grande privilegio di quel piccolo mondo – che essi di solito chiamano il pianeta santo, poiché i suoi uomini sono figli esclusivi dell'Altissimo. – Riflettete però, quanto miseramente devono essi passare in quel luogo la loro vita passeggera!

5.              Fin dall’infanzia devono sopportare fame, sete, grande freddo, spesso caldo ancora più grande, oltre a un corpo molto traballante. Questo loro corpo è ancora sottoposto a mille dolorosissime malattie, e alla fine, ancora a una sicura dolorosa morte! Là, l'uomo è partorito con grandi dolori, e altrettanto con grandi dolori deve di nuovo lasciare il mondo.

6.              Fino al suo dodicesimo anno d'età, lì l’uomo è spesso difficilmente capace di un pensiero maturo, e spesso è formato a uomo ragionevole a colpi di verga. Appena a metà strada col discernimento, a lui è già caricato il duro giogo di una moltitudine di pesanti leggi da osservare. Per l’inosservanza di queste, lo aspettano non solo i più pesanti e dolorosi castighi temporali, ma persino i più aspri e inevitabili castighi eterni!

7.              Inoltre, per sostenere la vita del suo già fragile e pesante corpo, deve ancora procurarsi il suo cibo nel cocente sudore della sua fronte! E con tutto questo, spesso fino all’ultimo istante della sua vita terrena, è nella perenne incertezza, se dopo la dolorosa morte del suo corpo vi sia ancora in qualche modo la vita. E se già ve n'è una, allora per lui, non raramente, questa è immaginata più terribile e meno desiderabile che uno stesso eterno annientamento. In mezzo a tutte queste amarezze, però, egli è tuttavia stimolato da uno straordinario amore per la vita, tanto che la morte, nonostante tutte le tribolazioni della sua vita piena di affanni, gli pare comunque come la più terrificante!

8.              Se voi ora considerate gli uomini del pianeta da voi cosiddetto santo, ciò che devono sopportare per corrispondere alla loro futura, certamente più alta chiamata, dite: se vi considerate contrari, sono essi da parte vostra da invidiare? Oppure volete voi sopportare questo, per diventare forse ciò che essi dalla nascita, non sono ancora a lungo e anche mai lo possono diventare, se non adempiono tutte le difficilissime condizioni secondo le rigide leggi che sono date loro sotto severissime sanzioni dall'altissimo Spirito di Dio?”.

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Cap. 147

 

Sfavorevole critica delle tre belle del Sole sulla figliolanza di Dio ricca di privazioni sulla Terra

1.              A questa descrizione le tre figlie del Sole si alzano nuovamente e dicono: “O Tu eminentissimo Amico e Maestro di grande sapienza! Se il grande Dio tratta così i figli suoi in divenire, allora non teniamo per nulla a una tale figliolanza in eterno! Perché se uno, forse tra mille, attraverso un’orribile vita di abnegazione, con questa figliolanza così duramente e difficilmente conquistata, avesse raggiunto tutte le facoltà dell'Altissimo, tuttavia esse sarebbero nulla rispetto a tali sofferenze! E tre volte nulla, perché esse toccano solo a chi, durante la sua vita, ha sopportato più di tutto con pazienza ogni immaginabile miseria.

2.              Cosa serve a un tale figlio perfino la più possibile grande beatitudine che un onnipotente Spirito di Dio gli possa preparare? Se gli rimane il ricordo di ciò che un giorno ha dovuto sopportare per questo, allora gli dovrà rendere amara ogni beatitudine in eterno. E ancor più amara se, oltre a questo, dovrà vedere che i suoi fratelli, pari di nascita, languiscono sicuramente a migliaia in modo assai miserabile in un qualche eterno luogo di pena; mentre egli, forse, da molti eoni di tempo, quale unico fortunato, ha risolto la sua atroce missione della vita.

3.              Ma se non serba il ricordo della sua passata sofferenza e non si occupa mai dei suoi fratelli assai sfortunati, perché egli solo ha avuto la fortuna quasi irraggiungibile di divenire un figlio di Dio, allora è stato defraudato della sua stessa vita, poiché senza ricordo non potrà assolutamente dire di essersi guadagnata una tale fortunata beatitudine. Se invece non conosce quelli che, accanto a lui, sono diventati miserabili, allora un bimbo, ancora nel ventre materno, da noi è già più saggio e illuminato di un così misero figlio di Dio che, della sua figliolanza divina, non ha certamente, all'infuori di una beatitudine apatica, nient'altro che solo il vuoto e insignificante nome!

4.              Con siffatte condizioni – ascolta Tu, anche se sei un primissimo figlio di Dio! – Noi non teniamo alla Sua figliolanza divina! Potremmo noi stesse essere equiparate a Te, premesso che la Tua figliolanza Ti sia costata anche proporzionate grandi precedenti sofferenze! Noi però non comprendiamo neanche la Sapienza di Dio. Come può trovare il suo piacere in tali esseri martoriati? In verità, un Dio simile, – e il nostro Dio, devono saper poco l’uno dell’altro!

5.              Ci dispiace veramente con tutto il cuore! Venite e rimanete presso di noi, qui starete meglio che col vostro Dio, il quale ha gioia solo nella miseria!

6.              Il vostro amore è ben qualcosa di dolce, ed è in parte il fondamento della vita. Ma a che serve tutta questa dolcezza di vita, se con ciò lo spirito rimane un eterno vincolato, e non ha proprio nessun movimento, perché gli è concesso di muoversi solo all'interno delle ristrette barriere di un ordine stabilito?

7.              Noi uomini in questo grande mondo siamo veramente liberi, è solo la sapienza che ci rende liberi ed assoggetta ogni cosa alla sapienza dei nostri spiriti. Ma poiché proprio attraverso la sapienza noi siamo liberi e consideriamo l'amore solo una silenziosa forza vegetativa, così da noi non c’è neanche un’imperfezione, né fisica né morale.

8.              Noi siamo perfetti nella forma, perfetti nel pensiero, nella brama e nell'azione. Non troverete nulla da noi, tanto nelle valli, quanto sui monti, che abbia la pur minima imperfezione.

9.              Invidia, collera, ambizione, avarizia, lussuria e avidità di dominio, sono in questo mondo – fin dove lo conosciamo noi – completamente estranee; perché la vera sapienza c’insegna in tutto il medesimo diritto e il medesimo merito. Noi tutti, infatti, siamo perfette armonie dello Spirito supremo, e Lo onoriamo in noi l’un l’altro con la giusta sapienza che abbiamo da Lui. E vedete, questa è una giusta onoranza degna di questo Spirito!

10.         E voi invece, credete di conquistarLo solo con l'amore, e così pensate di essere onnipotenti figli Suoi? O voi miseri, o voi deboli! Credete sul serio, quali presunti figli, di poter venire allo Spirito supremo solo con un poco di prurito del cuore, e Gli proponete, come a un neonato, solo un dolciastro succhiotto per conquistarLo?

11.         Oh, qui siete tutti in un errore molto deplorevole, e dimostrate con questo che a voi, che volete o dovreste essere già spiriti perfetti, è completamente estraneo il concetto ‘spirito!’. Voi non vi conoscete, non vi siete mai riconosciuti! – Come volete pretendere di conoscere il primordiale Spirito eterno di tutti gli spiriti, e alla fine essere i Suoi eccellentissimi figli? Venite da noi a scuola, allora riconoscerete dapprima voi stessi, e solo dopo lo Spirito supremo!”.

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Cap. 148

 

Continuazione del critico discorso di sapienza delle tre figlie del Sole

 

(Continuano le tre figlie del Sole):

1.              Noi veramente abbiamo notato che, in particolare questo fratello da voi chiamato ‘Martino’, possiede alcune piccole scintille di una sapienza mistica degna di nota, simile a quella dei nostri saggi dell'alta montagna, i quali a volte vengono anche con delle cose che, come le loro abitazioni, si trovano sopra della nostra visione e conoscenza. Ma a cosa serve, a lui e a voi, una mistica così elevata, se vi mancano completamente i principi basilari della pratica sapienza di vita?

2.              Questi principi consistono nella giusta indulgenza verso la debolezza. Poiché dove il forte vuole essere forte verso il debole e vincere su di lui, là è perduto ogni ordine della sapienza. Ogni forza, infatti, deve trovare la vittoria nella sua chiara consapevolezza e mai nella sottomissione umiliante di chi, già da lontano, appare il più debole.

3.              E così abbiamo agito anche noi, quando abbiamo scorto in voi i più deboli sul nostro suolo: abbiamo fatto ciò che avete voluto, per potervi esplorare tanto più profondamente. Ora abbiamo appunto riconosciuto che voi siete esseri molto da commiserare. Perciò v’invitiamo, nonostante siate degli spiriti, ad apprendere presso di noi la vera sapienza di cui avete bisogno, se volete acquisire, col tempo, migliori pensieri e concetti sullo Spirito supremo!

4.              Certamente i nostri puri spiriti dalle fluttuanti acque chiare ci hanno annunciato che non dobbiamo apporci, poiché in mezzo a voi si trova il Terribilissimo, ma allora non abbiamo compreso del tutto questo grido! Ora però ci è chiaro che essi intendevano sotto questo grido nessun altro che Te. La cosa terribile sta di certo nel fatto che Tu sei andato troppo avanti nella tua folle immaginazione, perché ritieni di essere, come vediamo, seriamente il primo figlio dell'Altissimo, e cerchi di mantenere i tuoi fratelli in una tale illusione. E questo è proprio il più detestabile presso di noi, quando qualcuno cerca di ingannare i suoi fratelli più deboli!

5.              Chi è forte non nasconda la sua forza, ma anche non si misuri con i deboli! Chi invece è debole, non faccia finta di essere forte, ma si comporti per quello che è! Così la forza del forte e la debolezza del debole, diventeranno un’unica forza nella forza!

6.              Tenete bene a cuore queste parole! Esse provengono dalla bocca dei figli minori di questo magnifico mondo. Ma se verrete nelle ospitali abitazioni dei nostri anziani, là vi sarà accesa una luce ancora più potente. Non ve lo impedisca tuttavia il fatto che, considerandovi e credendovi già perfetti, voi pensaste ci nuocerebbe se dovessimo avvicinarci ai vostri petti! Oh, non ve ne preoccupate!

7.              Poiché vedete, noi siamo, proprio mediante la vera sapienza, già adesso come figli nei corpi di questo mondo, molto più puri spiritualmente di quanto voi mai potreste esserlo. Lo spirituale sta certamente non nel corpo, ma nel vero e proprio spirito che è, e rimane sempre lo stesso, sia in un corpo grossolano, sia in un corpo più finemente etereo.

8.              Voi non dovete nemmeno paragonare i nostri corpi a quelli che avete portato sul cosiddetto pianeta santo, che erano più grossolani, più pesanti, più bui e goffi delle pietre più rozze di questo mondo. Vedete da voi stessi che i nostri corpi sono molto più eterei e più simili alla luce di quanto non lo siano i vostri spiriti, come sono da vedere qui. Essi uniscono in sé molta più purezza e giusto ordine, perché sono continuamente penetrati dallo spirito che dimora in loro.

9.              Venite perciò tranquillamente con noi! Nelle nostre dimore diventerete sicuramente più puri di quanto non lo siate adesso. Ciò nondimeno, non sia fatta la più lieve costrizione alla vostra debolezza con la nostra preponderante forza, che noi manifestiamo non per vantarci, come hai fatto tu prima, amico Martino, quando parlavi pateticamente di una forza che avevi in te – nonostante tu fossi il più debole – e con la quale affermavi di poter schiacciare il nostro grande mondo come si schiaccia un delicato petalo di eterea polvere di luce tra pollice e indice!

10.         Non trovi ora tu stesso d'aver esagerato un po' troppo con la tua forza? Ma non ti sia fatto per questo nessun rimprovero, perché parlavi nel tuo cieco entusiasmo e non ci conoscevi. Ora però, speriamo che tu ci conosca meglio e che non penserai mai più così di noi, né tanto meno lo dirai ad alta voce.

11.         Noi tuttavia adesso andiamo avanti, e se volete, allora seguiteci! Siate certi che sarete accolti da tutti noi assai amichevolmente nelle nostre solide dimore, che non consistono, come la tua dimora celeste, in un’immaginazione fissata, bensì nella più solida realtà, costruite con la nostra volontà e con le nostre mani!

12.         Affinché tu, Martino, veda però che la nostra sapienza va un po' oltre e che conosciamo te, e voi tutti, meglio di quanto tu possa immaginare, allora troverai nella dimora del nostro anziano uno spettacolo, nel quale ti ritroverai completamente dal tuo inizio fino a questo istante!

13.         Tu credi ora ben di essere già molto lontano dalla tua dimora del Cielo superiore? Vedi, nel medesimo istante noi ci troviamo nella stessa e vediamo precisamente tutto ciò che vi accade. Così siamo state anche testimoni quando volevi propinare un focosissimo bacio al drago mascherato! Ora però non pensare alla nostra potenza visiva, poiché al momento giusto troverai, nella vera sapienza, la ragione di tutto questo! La tua e la vostra volontà completamente libera vi guidi! Noi ora andiamo avanti!”.

14.         Dopo questo lungo discorso, le tre si allontanano.

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Cap. 149

 

Effetto avvilente della sapienza delle tre figlie del Sole sulla certezza di vittoria di Martino

1.              Martino, però, che già da molto sente di stare come sulle spine, si rivolge subito a Me dicendo: “O Signore, o Padre, – come obbedientissimo servitore quale sono io, questa volta siamo capitati in un vero vespaio! No, questo supera tutto ciò che mi è capitato finora!

2.              O fratello Pietro, e tu, Giovanni, avete troppo presto elogiato il mio coraggio e la mia vittoria, e troppo presto l'eroica corona! Adesso si scopre quale vittoria io abbia ottenuto, e quanto bene hanno sistemato ora tutti noi queste tre trote solari!

3.              O Signore, se ripenso alla mia stupidissima pesca – Tu sai già di cosa parlo – quant’è vero che Ti amo sopra ogni cosa, per me essa è stata più onorevole di questa! La Tua bontà e grazia, qui, mi hanno già una volta designato a un vero maestro di pesca nelle acque della vita del Sole. Ora invece Ti devo già pregare di togliermi subito questo titolo glorioso! Perché questi pesci mi divorano comunque da molto – già arrostito con torsolo e gambo alle erbe acide, come si suol dire – prima che io ci possa veramente pensare di andare a pesca!

4.              O uragano disperato! No! No! queste tre ci hanno fatto una bella ramanzina da tutte le stelle in una volta sola! E la cosa più disperata è che, in fondo, si può obiettare loro poco o nulla! Esse sono buone, nobili, dolci, arrendevoli, e con ciò indescrivibilmente affascinanti e belle, ma io potrei ugualmente esplodere di collera, perché queste tre figlie mi hanno dato tanto vergognosamente addosso!

5.              Noi dobbiamo seguirle? Io certamente no! Chi allora? Ci mancherebbe solo di andare a scuola da loro! E Tu, o Signore, magari Tu stesso, insieme? E tu, Pietro, e Giovanni anche? Questa è bella! – Che cosa ne dici Tu, o Signore, Tu, mio Tutto?”.

6.              Rispondo Io: “Stai tranquillo. Faremo tutto ciò che le tre desiderano da noi, perciò le seguiremo e vedremo quel che ne verrà fuori. Più una commedia è intricata, tanto più beatificante è la soluzione. Poiché vedi, voi, come Miei primi figli, fratelli e amici, dovete conoscere tutto, altrimenti non sarete idonei per il Mio servizio. Perciò ora seguiamo pazientemente queste tre!”.

7.              Dice Martino: “Signore, Tu sai ciò che dico ora, e sempre dirò: ‘Sia fatta la Tua sola santissima Volontà!’. Perché so già che solo Tu conosci tutte le vie che dobbiamo percorrere, per raggiungere la méta che Tu, come Dio, Padre, Signore, Amore e Sapienza, hai posto eternamente per noi. Ciò nonostante adesso mi sento proprio come un vero bue sul monte, e in questo momento non riesco nemmeno a mettere insieme la massa di contraddizioni che sono fluite, come una fiumana, da queste tre dee del Sole!

8.              Vedo ora sempre più chiaramente che le loro frasi devono essere piene di contraddizioni, e nondimeno non riesco a controbattere loro nulla; perché ciò che hanno detto, era ed è, effettivamente giusto.

9.              Tu stesso però avrai notato meglio di tutti, quanto erano beate al mio petto, e volevano, per così dire, imparare l’amore, le cui dolcezze esse hanno esaltato tanto, che i loro accompagnatori volevano farmi violenza chiamando perfino i loro spiriti che, veramente, hanno dato loro tutt'altra risposta. Allora l'amore era tutto per loro! Ora invece, proprio da loro è definito una muta forza vegetativa: pressappoco come una sciocchezza, che per sé non è niente, bensì serve solo agli esseri più liberi per la procreazione come un inconsapevole muto motivo, che probabilmente consiste in un futile fluido elettromagnetico, sommamente imponderabile!

10.         Com’era il loro linguaggio, quando Tu hai accennato di venire da Te? Quale lirica fluiva dalle loro bellissime bocche! Io ho pensato tra me: ‘Ecco, ora Lo hanno già riconosciuto, o almeno, hanno un forte presentimento di Chi si celi dentro di Lui!’. Ma quanto mi sono illuso in loro, come parlavano del tutto diversamente quando si tenevano strette ai Tuoi piedi! E quanto potentemente si è modificato il loro discorso, quando hai rivelato le amare condizioni, sotto le quali un uomo sulla Terra può giungere alla Tua figliolanza – mentre hai fatto trapelare certamente poco del Tuo infinito Amore, Misericordia e Grazia!

11.         Io Ti dico, o Signore e Padre, se continuerà così con questi abitanti del Sole, avremo un raccolto disperatamente povero, perché potrei conseguire qualcosa prima addirittura con Satana, che con queste tre, purtroppo, bellissime dee del Sole!

12.         In verità, queste sono, come si suol dire, proprio del diavolo! Belle, più di quanto una fantasia umana possa immaginare, ma inoltre più scaltre di tutti i nostri lodevoli ospiti al bagno lasciati a casa, che una volta sono stati separati da lui come un rispettabile seguito di Lucifero! Io sostengo che un bruttissimo diavolo deforme, sia mille volte meno pericoloso di tali esseri celestialmente belli, se possiedono una così ampia diabolica scaltrezza!

13.         Ora però, sia come vuole. Come Tu vuoi, così agirò – come certamente noi tutti – e andremo anche nella loro dimora. Ma questo, o Signore, mi permetterai che io abbia, in una buona occasione, il permesso di non mettere nessun freno alla mia lingua? La loro sconfinata bellezza adesso non mi confonderà più. Perciò rallegratevi, voi pacifici esseri di questo mondo, – adesso dovrete assaggiare Martino in un modo che la vostra grande sapienza vi dovrà sembrare come un moscerino nei confronti di una montagna! Per il Tuo onore, infatti, e per amor del Tuo Nome, voglio diventare un leone e, nello stesso tempo, lottare con mille roventi spade. Ovvio però, o Signore su ogni cosa, non dovrai piantarmi in asso! Poiché se Tu lo facessi, allora potrei capitare, con tutto il mio grande coraggio, in una vera salsa!”.

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Cap. 150

 

Suggerimenti del Signore a Martino sulle benevole maniere

Cenni sui processi interiori delle tre belle del Sole

L'ira di Martino e le tranquillizzanti parole del Signore

1.              Rispondo Io: “Mio caro Martino, la tua volontà e il tuo coraggio sono quanto mai buoni e degni di ogni lode, ma solo non devi mai prefiggerti di fare qualcosa con temperamento focoso – anche se con giusto risentimento – prima di aver compreso la vera ragione per la quale vorresti lottare come un leone con mille spade!

2.              Vedi, poc’anzi ti ho designato maestro di pesca di questo mondo, e tale anche rimarrai. E la tua eroica corona offerta da Pietro, pure resterà tua, perché qui ti sei veramente comportato da maestro. Infatti, come ti ha fatto notare il Mio stesso fratello Pietro, è molto difficile portare questi esseri là, dove li hai portati tu, anche se con la forza Mia in te.

3.              Non credere che ora queste tre, perché sono state necessariamente un po' respinte da Me, abbiano rinunciato all'amore nei loro cuori, secondo il loro lungo discorso della verità! Se lo avessero fatto, non ci avrebbero mai invitato a seguirle e non ci avrebbero neanche rivolto tante parole, poiché la loro sapienza è altrimenti molto taciturna.

4.              Tuttavia, proprio perché il loro cuore è rimasto in segreto intensamente affezionato a noi, avevano molte altre parole da dire, e non avrebbero finito se avessimo obiettato loro qualcosa. Però, visto che le abbiamo lasciate parlare come volevano loro, così hanno dovuto finirla. Io ti assicuro che si sono separate da noi segretamente col cuore molto pesante, e adesso non vedono l'ora che le raggiungiamo. Come vedrai tu stesso, fra poco ci verranno anche incontro nuovamente; perciò, restiamo anche un po’ qui!

5.              Sarebbe perciò molto ingiusto, se noi le volessimo giudicare per il loro discorso precedente, e questo, puramente per gelosia, – la cui gelosia in loro, ha generato proprio il neo risvegliato amore! Hanno visto che la loro bellezza ci ha lasciato, in un certo qual modo, freddi, e non sono riuscite a farsi amare da noi né con la loro bellezza, né con il loro ardente amore. Perciò sono ricorse ad una bonaria sapienza come rifugio, e si vogliono dimostrare con noi quanto più possibile utili.

6.              Dì ora tu stesso: sarebbe forse lodevole se tu volessi, come un leone, combattere contro di loro con mille spade fiammeggianti? Riflettici da te stesso, e dimMi se le cose non stanno proprio così!”.

7.              Martino a questo punto riflette molto seriamente, facendo grandi occhi, e dopo un po' di tempo ammette: “Sì, sì, certamente! È senz’altro così! Oh, che quadrupede sono! Nello stesso tempo, bue e il più stupido somaro, forse l'unico su questo grande, luminoso mondo migliore!

8.              Ma dove avevo, per amor del Tuo santissimo Nome, i miei occhi, i miei lunghi orecchi, i miei sensi? No! Se solo avessi ora per le mani un robusto bastone per pestarmi questa mia stupidissima zucca, allora mi sentirei molto meglio!

9.              Io volevo questi amabilissimi, amorevoli cuoricini… – no, non lo posso proprio pronunciare, perché è troppo stupido! Giusto, là su una piccola altura vengono già di nuovo giù! O incantevolissime figliolette, venite, venite! Questa volta vi dovrò accogliere già meglio!

10.         Ma che cosa devo fare adesso, per farmi perdonare di nuovo il mio grosso asinino errore? Probabilmente esse sapranno per filo e per segno tutto ciò che ho detto a Te su di loro! Oh, questo sarà certamente di nuovo uno splendido lavaggio!”.

11.         Parlo Io: “Martino, non essere troppo fervoroso, né da un lato né dall'altro, allora andrà tutto bene! Pensa all’insegnamento come ci si deve comportare qui, – cioè pieno d'amore con estrema serietà, allora rimarrai sempre il medesimo vincitore e un maestro di pesca nelle acque del Sole! Ora dunque sii solo serio, perché esse sono già di nuovo piuttosto vicine!”.

12.         Dice Martino: “O Signore, dammi solo un po' più di discernimento e comprensione, affinché in seguito, quando le tre magnifiche verranno nuovamente da me con la loro sorprendente sapienza, io possa giudicare meglio! Altrimenti non starò bene, se non combinerò di nuovo un bel colpo asinino!”.

13.         Rispondo Io: “Non ti preoccupare di questo, poiché proprio così come sei, puoi esserMi più utile qui, che Pietro e Giovanni, la cui vista penetra tutti i segreti di questo mondo! Poiché chi già in anticipo conosce quali saranno i frutti del suo lavoro, secondo l'ordine di questo mondo, non osa intraprendere più di tanto, rispetto ad uno che, proprio per la sua vista non così chiara, tratta questi esseri più secondo l'ordine del suo stesso mondo. Perciò rimani come sei, e potrai agire nel migliore dei modi!

14.         Questi uomini anche presto perdono la gioia in uno spirito, quando si accorgono che, in sapienza, è al loro livello, oppure, com’è il caso con Pietro e Giovanni, li superano notevolmente; allora diventano enormemente ironici e poi si ritirano. Ma se hanno a che fare con uno come te, sono gli esseri più premurosi che tu possa trovare, tanto da poter far di loro tutto ciò che vorrai. Perciò, sii come sei, così potrai servirMi al meglio! Ora però, silenzio, stanno arrivando!”.

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Cap. 151

 

Domande delle tre belle al Signore, perché Egli e i Suoi non sono venuti nelle loro dimore – Saggia risposta del Signore

1.              Quando le tre giungono da noi nello stesso abbigliamento che avevano indossato prima davanti a Martino, si rivolgono subito a Me, dicendo: “O eminentissimo, quanto tempo dobbiamo attendere affinché Tu, con i Tuoi, possa ritenerci degne di ospitarTi in una delle nostre dimore?

2.              Vedi, dai nostri saggi e dagli spiriti del nostro grande mondo, come pure da quelli di molti altri, i quali vengono spesso a visitarci, e anche dalla bocca degli angeli dello Spirito supremo che, non raramente ci raggiungono, noi sappiamo che, quali abitanti di questo mondo, non siamo oltremodo belli solo fisicamente, ma siamo anche puri moralmente, tanto che nemmeno gli esseri di luce più puri riescono a trovare in noi la minima macchia. E che ci trovano sempre degni della loro visita, rallegrandosi con noi nel modo migliore in tutta purezza e ci informano di quali opere meravigliose si trovano nell'infinito Regno degli angeli e dei mondi dello Spirito supremo che voi chiamate vostro Dio e Padre, e ancor ne sono create di momento in momento sempre più grandi e inconcepibili.

3.              Se dunque tutti gli angeli e gli spiriti ci danno una testimonianza simile, e dinanzi a noi non sono per niente riservati, allora non comprendiamo che cosa possiate trovare in noi, da sentirne così poca propensione! Noi non preghiamo mai gli altri spiriti affinché vengano a visitarci, però essi vengono ancora volentieri, perché ogni volta trovano in noi ciò che dà loro grande gioia e diletto. Voi invece vi abbiamo pregato con insistenza, secondo il nostro modo migliore, sulla via più pura della sapienza dei nostri sommi saggi, ma su di voi questo sembra aver fatto poco o proprio nessun effetto! Oh, dicci tu, eminentissimo, a cosa può essere attribuita la vera colpa! Diteci perché non siete ancora venuti nelle nostre dimore, nelle quali vi attendono a migliaia!”.

4.              Rispondo Io: “In questo, nessuno di voi è moralmente colpevole. Io so certamente al meglio come voi siete ordinati in tutto, e conosco il vostro aspetto, i vostri integri costumi e le vostre dimore. Ma come siete libere voi, così lo siamo anche noi, e facciamo ciò che vogliamo. Nessuno ha il diritto di pretendere da noi una giustificazione e dirci: ‘Perché fate questo, e perché quello?’; poiché noi siamo perfettamente liberi e facciamo quello che vogliamo.

5.              Inoltre, con tutta la vostra sapienza dovete anche sapere questo: che noi non ci lasciamo attrarre assolutamente solo da questa, ma solo dal giusto, vivente amore! Se saremo veramente amati, allora seguiremo già l'impulso del vostro cuore. Ma la vostra presunta grande sapienza non ci porterà mai avanti neanche solo di un mezzo passo!

6.              Io però ho ben notato che voi, prima, avete usato parole piene di sapienza rivolte a Me solo come una copertura, per nascondere il vostro effettivo amore. E Io non sono amico di sotterfugi simili, ma solo della pienissima sincerità del cuore! Se volete dunque che Io, e tutti questi Miei, entriamo nelle vostre dimore, non dovete essere esteriormente diverse da come siete fatte nel vostro interiore; perché Io vedo attraverso ogni segretissima fibra della vostra vita! E quello che vedo Io, lo vedono tutti questi Miei, e ancora innumerevoli altri, i quali sono, come questi, perfettamente Miei in eterno!”.

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Cap. 152

 

Umiliante effetto della bellezza fisica delle tre fanciulle del Sole sulle altre donne

Tuonante discorso di Martino e consiglio del Signore alle donne stizzite

1.              A queste Mie parole le tre si levano subito di dosso le loro vesti, e dicono: “O Tu eminentissimo, – se è così, allora nemmeno queste vesti dovranno più coprire i nostri corpi. Perché anch’esse sono un mascheramento della verità e contribuiscono a nascondere il nostro cuore e l'amore, il che non è giusto!”.

2.              Quando restano vestite della sola cintura intorno ai fianchi e la loro bellezza è visibile in tutto il suo splendore, ogni donna cade a terra gridando. “Guai, guai a noi bruttissime!”.

3.              A questo comportamento delle donne, Martino s’indigna nuovamente, interviene con forza, dicendo con voce ben udibile: “Ecco, ci risiamo! Giacciono a terra come delle misere rane! Allora il Cielo, con tutta la sua struttura magica e meravigliosa delle cose, non è assolutamente migliore della Terra, con i suoi esseri transitori! Là proprio la transitorietà fa diventare gli uomini completamente stupidi per pura apprensione della loro vita. Per questo non raramente essi perdono di vista la vita, insieme alla sua fatale transitorietà così che poi, in tutte le sciocchezze del loro essere, non sanno più perfino cosa sia l’esistenza, o se vivono ancora. Meno ancora sanno se dopo la morte del corpo vivranno di nuovo coscienti di loro stessi.

4.              Qui nel Cielo le temporanee preoccupazioni non ci sono più. Al posto di queste, però, capitano mille altre meschinità, che superano notevolmente le fatali preoccupazioni della Terra. Ora è questo, ora quello, poi tutt'altra cosa. In breve, si potrebbe diventare già piuttosto tutto, all'infuori che un essere umano!

5.              Quali preoccupazioni mi hanno già procurato questi esseri femminili! Non ce ne sono di uguali perfino su questo mondo solare! Se si pensa: ‘Ogni lode al Signore, ora tutto va bene!’, – proprio allora accade di nuovo qualcosa come una saetta, tanto che si vorrebbe già tirare sulla faccia perfino la pelle del corpo spirituale!

6.              O vanitose, stupide oche, o vergognosi esseri dell'umanità: credete forse che il Signore vi abbia creato per la vanità o per ornamento del Cielo? Credete di avere sempre il diritto di essere, per noi esseri maschili, un peso pressoché insopportabile con l'intera legione della vostra stupidità? Alzatevi, e d’ora in poi comportatevi più saggiamente, altrimenti vi abbandoniamo tutte, e così potrete poi vivere da sole nella vostra stupidità!

7.              Per pura, segreta bile, siccome le fanciulle del Sole sono di sicuro infinitamente più belle e più sagge di loro, queste pazze cadono a terra come sacchi pieni di paglia e, offese, gridano per la loro insopportabile vanità: ‘Guai, guai a noi bruttissime!’. Oche che non siete altro, volete essere, con tutta la vostra stupidità, ancora più belle di queste figlie della sapienza celeste, che è così grande da indurre noi, spiriti maschili, alla più giusta ammirazione? Io vi dico che per voi ce ne vorrà ancora di tempo!

8.              E se nella vostra idiozia farete, come finora, così lodevoli progressi, potrete diventare ancora più brutte di quello stesso ospite che ho trascinato in catene, insieme a Borem, in casa mia! Perciò, su con voi, se volete rimanere ancora a lungo presso di noi!”.

9.              A queste parole di Martino, tutte le donne si rialzano e si rivolgono a Me, con la preghiera di fare a lui un giusto rimprovero per l’offesa ricevuta.

10.         Rispondo Io: “Voi stesse avete bocca e lingua; allora rendetegli ciò che non vi piace! A Me, Martino, non ha fatto nulla; perché è stato giusto che vi abbia risvegliato un pochino per mezzo di un piccolo tuono!”.

11.         Dicono le donne: “Allora anche Tu, o Signore, nostro Tutto, sei contro di noi! Dove potremo trovare grazia?”.

12.         Riprendo Io: “Nella vostra giusta umiltà, nella vostra obbedienza e nel giusto amore per Me! Ma a causa della vostra vanità, difficilmente otterrete da Me una grazia qualsiasi. Fate perciò quello che Martino vi ha consigliato, e tutto si aggiusterà! Diventate amiche di queste tre, e amatele, allora la loro bellezza vi disturberà di meno!”.

13.         A queste parole, le donne cominciano subito a diventare più concilianti. Parecchie riescono già a sopportare meglio la grande bellezza delle figlie del Sole, ed ora si avvicinano ad esse senza molto timore.

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Cap. 153

 

Conciliante discorso delle tre figlie del Sole

Martino in nuova tentazione

Le donne della Terra in armonia con le donne del Sole

Disposizione per l'ingresso nelle dimore delle figlie del Sole

1.              Le figlie del Sole, però, ben si accorgono in quale imbarazzo vengano a trovarsi le molte donne, a causa della loro nudità. Perciò si avvicinano a queste, e dicono: “Stimate sorelle, affine al nostro sesso, deponete e rigettate da voi, ciò che non è degno di voi, allora il nostro aspetto non vi metterà più in imbarazzo!

2.              Noi non possiamo farci nulla, se all'Altissimo è piaciuto di formarci, secondo la vostra opinione, così infinitamente belle. E non ne siamo per nulla vanitose, oppure, secondo il vostro malvagio mondo terrestre, orgogliose, perché vediamo troppo chiaramente che ciò non è opera nostra, ma solo opera di Dio. Sarebbe molto sciocco e cattivo da parte nostra se volessimo disprezzarvi solo perché, fisicamente, voi non siete belle come noi!

3.              Non ci siamo formate da sole, ma la forza dello Spirito sublime ha formato voi, come noi, nel modo che era opportuno, e confacente alla Sua infinita Sapienza! Se però siamo opera dell’uno e lo stesso Maestro eterno, come possiamo guardarci a vicenda con disprezzo per certe caratteristiche che non noi, ma solo Dio ci ha conferito?

4.              Siate perciò liete, care sorelle! Non guardateci mai più con sguardo invidioso, allora sosterrete facilmente il nostro aspetto così come sopportate il vostro. Vedete, ci sopportano perfino i vostri uomini, per i quali siamo certamente ancora molto più attraenti. Allora noi pensiamo che voi, come specie affine, dovreste sopportarci ancor molto più facilmente!”.

5.              Dice Martino tra sé: “Ma ben con la più grande difficoltà! Perché adesso siete terribilmente incantevoli! Lo sfioramento lieve di un braccio potrebbe mettere uno come noi subito in un’estasi tale, che potrebbe esplodere per tanta ardente voluttà, come una rana gonfiata!

6.              Per la miseria, questo seno, queste braccia e queste gambe dall'A alla Z! No, questo non è sopportabile in alcun modo! Se si gettassero ora al mio petto, perbacco, sarebbe finita; sì, sarebbe puramente finita con me! Dovrebbero certo di nuovo coprirsi di più, perché così sono belle in maniera troppo insopportabile, e sicuramente, perfino per le pietre, troppo affascinanti!”.

7.              Dicono le donne: “O meravigliosissime figlie di questo grande mondo migliore! È in parte vero che all'inizio siamo state un po’ vanitose nell’invidiare il vostro aspetto. Ora però dobbiamo confessare che, è veramente la vostra inconcepibile bellezza che ci schiaccia, perché i nostri occhi non sono abituati a sopportare una vista simile. Perciò vi preghiamo, figlie degli angeli, di indossare nuovamente una veste, altrimenti potremmo morire completamente alla vostra vista, nonostante siamo già, in un certo modo, spiriti beati, e voi, ancora esseri di questo mondo, avvolti con carne e sangue!”.

8.              Rispondono le figlie del Sole: “L’esaudimento del vostro desiderio, anche se vi vogliamo essere pronte al servizio, non dipende da noi, bensì dai vostri signori. Ciò che essi vogliono, noi lo faremo! Rivolgetevi perciò a questi!”.

9.              Dico Io: “Rimanete; Mi dovrete servire così! Io so perché! Poiché vedete, Mie tre amabilissime figlie, sebbene nate su questo mondo: nessuno sa meglio del padre ciò che è bene per i figli. Io però sono un Padre verissimo e giustissimo di questi e ancora d’innumerevoli altri figli. Perciò so meglio di tutti cosa può giovar loro e perché voglio che non vi vestiate diversamente da come vi vestite nel vostro ordine su questo mondo!”.

10.         Rispondono le tre: “Signore, Maestro e Padre dei tuoi figli, la Tua Volontà sia per noi un comandamento santo! Ora però, venite finalmente nelle nostre dimore! Lasciatevi onorare in queste e, se volete, anche amare con tutto l'ardore del nostro cuore!”.

11.         Dico Io: “Sì, Mie nuove figlie, ora entreremo nelle vostre dimore, per vedere come sono fatte. Martino, tu va’ avanti con Pietro e Giovanni! Tu, Borem, e tu, Chorel, seguite i tre con le donne e gli altri fratelli; dietro di Me, invece, seguano i cinesi con le loro donne! Voi tre, figlie del Sole, e ora figlie Mie, mettetevi qui, al fianco delle Mie due sorelle che si chiamano Chanchah e Gella. Vogliamo in quest’ordine entrare tutti nelle vostre dimore!”.

12.         Dicono le tre: “Signore e Maestro, sapranno i tre che ci precedono, dove devono guidare tutta questa grande compagnia?”.

13.         Rispondo Io: “Non vi preoccupate di ciò! I due, in mezzo ai quali va Martino, conoscono perfettamente le vostre dimore. Perché ai Miei figli nulla è sconosciuto ed estraneo. Ciò che Io ho, quale Padre loro, l'hanno anch'essi in tutta pienezza; perciò non abbiate nessuna preoccupazione!”.

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Cap. 154

 

Della vera sapienza e della sapienza apparente dei saggi del Sole

La legge dell'incesto tra gli abitanti del Sole, un artifizio di Satana!

Scopo della venuta del Signore

1.              La compagnia si mette ora nuovamente in moto, e noi proseguiamo in tutta tranquillità.

2.              Strada facendo, però, le tre figlie del Sole Mi chiedono: “Buono e saggissimo Signore, Maestro e Padre dei Tuoi figli, perché le Tue due amabile figlie sono così silenziose e non Ti rivolgono nessuna domanda? Sanno già tutto e sono forse per questo già molto sagge? Vedi, anche i nostri saggi superiori parlano pochissimo, ma quando parlano, una parola dalla loro bocca ha certamente diecimila volte più peso della nostra! Sarà così probabilmente anche il caso con queste amabilissime figlie?”.

3.              Rispondo Io: “Sì, è quasi davvero così. Con la sola differenza che queste due possiedono già, in tutta pienezza, ciò di cui i vostri altissimi saggi nella loro profondissima mistica hanno a mala pena la più pallida idea, e quasi non osano esprimersi!

4.              Poiché vedete, una sapienza, come quella dei vostri saggi, è veramente nessuna vera sapienza. Essa è piuttosto una smania di far misteri con tutto, che in fondo non porta a nulla che Io in verità possa approvare. Anzi, vi assicuro che i vostri saggi ordinamenti sono qui e là di una specie che vi rendono completamente non idonei per il Mio Regno!

5.              Certamente non commettete peccato, se seguite precisamente ciò che stabiliscono le vostre leggi. Queste però sono già tanto lontano da quelle leggi primordiali, quanto è lontano il Cielo da questo mondo. Io vi assicuro, voi avete ben ancora la vostra forma originale in tutto, e siete potenti nella vostra volontà. Invece i vostri cosiddetti saggi primitivi, in generale non valgono più molto, anche se qua e là ci sono ancora delle comunità che hanno conservato tuttora fedelmente le loro leggi primordiali. E così queste due sorelle qui sono ben molto più sagge dei vostri più grandi saggi!

6.              Poiché vedete, esse sono piene d'amore e, quando vivevano nel mondo, giacere con i loro fratelli e padri, era sconosciuto ed era il più grande peccato, perché un tale atto da Me è rivestito col più pesante eterno castigo senza grazia! Gli abitanti della Terra dicono: ‘Maledetto sia un incestuoso!’; presso di voi, invece, l'incesto è una legge dei vostri saggi! Vedete ora quanto sbagliano queste vostre guide! Perciò non sono tanto saggi come voi pensate, e ora Io vengo proprio per questo da voi, per dimostrare la loro grande ignoranza”.

7.              Rispondono le tre: “O sublime Signore e Maestro dei tuoi figli! Sei Tu dunque anche un Signore sui nostri saggi e sul nostro grande, magnifico mondo, giacché vuoi darci altre leggi?”.

8.              Dico Io: “Si, figlie Mie, ancora pure dall'incesto! Satana ha trovato una strada anche in questo mondo perfetto, ed ha già corrotto molte comunità. Perciò, come Signore anche di questo mondo, Io stesso devo venire e mondare l'impuro suolo, altrimenti voi tutti perdereste presto la vostra orinaria nobiltà e, con ciò, la vita eterna dello spirito che, in molte comunità, è appesa ormai a un filo molto debole! Poiché quando Satana vuol catturare qualcuno, lo cattura con una certa sapienza arrogante, e in seguito con la lussuria. Con voi c’è riuscito in maniera proprio molto fine; Io però vi assicuro che all'occhio Mio nulla è troppo raffinato!

9.              Voi tutti, insieme ai vostri saggi, siete molto ammalati, e questo in molte e grandi comunità! La vostra procreazione, che in origine era puramente spirituale, ora è diventata rozzamente materiale; anzi, è diventato il più grande abominio di tutti gli abomini!

10.         Io vi assicuro che tra i Miei figli, sul pianeta da voi chiamato ‘santo’, l'incesto è il più funesto, davanti a Me il crimine più terribile. Tanto è vero che Io voglio avere irrevocabilmente punito un incestuoso senza grazia e misericordia con la morte temporale ed eterna col fuoco! E vedete, quest’orribilissimo vizio del tutto puramente satanico, presso di voi è diventato una legge!

11.         Credete forse che Io, quale il Fondamento primordiale di ogni essere e l'Ordine di ogni ordine, possa tollerare una legge simile? Perciò vengo ora Io, per salvarvi, o per giudicarvi in eterno. Non inutilmente i vostri spiriti hanno esclamato ai vostri uomini del Sole che, in questa compagnia viene il ‘Terribile’; costoro però, non erano spiriti buoni, bensì spiriti traviati dal vero Satana! Ma Io non sono il terribile, bensì, il puro Amore per gli innocenti, però certamente un giudizio eterno per coloro che, una volta ricevuta la Mia Parola e la Mia Legge, non agiscono di conseguenza!”.

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Cap. 155

 

Sagge parole di Chanchah

Leggi cattive e leggi vere – Non c'è vittoria senza lotta

Perché il Signore viene solo adesso dalle figlie del Sole

1.                Queste Mie parole impressionano molto le figlie del Sole. Tuttavia Chanchah apre la deliziosa bocca, e inizia a parlare con delicate parole:

2.                “O bellissime figlie di questo meraviglioso mondo che non ha visto nessuna notte e mai ha sentito il brusco cambiamento delle stagioni! O voi felicissime secondo il corpo, che non conoscete nessuna malattia e non avete mai visto morir qualcuno! Le vostre leggi però, peggiori dei nostri più grandi vizi, vi mantengono tuttavia libere e finora immortali! Voi siete in verità libere così che, secondo le vostre leggi, non potete mai peccare, anche se lo vorreste. Esse, infatti, vi rendono puramente impossibile un passo falso; ma come avviene questo? Come devono essere fatte le leggi che mai qualcuno le possa infrangere?

3.                Vedete, ve lo voglio spiegare mediante la Grazia e l'Amore del mio Padre santo: il maligno Ahriman (Satana) ha mostrato e insegnato ai vostri saggi, in modo fedele e come un chiaro spirito di luce, tutte le possibili caratteristiche e bisogni della vostra natura. E inoltre ha dato la direttiva di trasformare in legge tutto ciò che fosse desiderato da una qualsiasi fibra del vostro essere, ma con l'aggiunta: ‘Se a qualcuno è gradito, allora faccia ciò che vuole. Se invece non gli è gradito, egli anche non cade, se lo abbandona!’.

4.                Ora però riflettete voi stesse, voi sagge: cosa valgono leggi simili? E a cosa vi possono servire? Oppure: avete mai sentito qualcosa di un castigo per la trasgressione di una legge?

5.                Vedete, delle autentiche leggi devono essere così concepite, che costino all'uomo una grande abnegazione, fino a che egli le possa adempiere in sé, diametralmente in opposizione ai suoi stimoli naturali più impetuosi. Adempiendole in piena libertà e trascurando tutti i vantaggi materiali, egli così, si eleva come spirito libero sulla sua morte e sulla fugacità della materia sottomessa. E poi, sta come un vincitore sulla sua morte, insita nella sua natura e, come tale, può entrare nell'Ordine più alto dell’eterna vita dello Spirito e, attraverso la Sua Grazia, divenir partecipe della figliolanza dello Spirito supremo

6.                Invece, quale vittoria si può conseguire con le più insignificanti leggi della vostra elevatissima sapienza? Io vi dico: proprio nessuna! Poiché dove non c'è lotta, non c'è vittoria, e dove non c'è vittoria, là non c'è neanche un premio! Che cosa è un uomo che non si è meritato un premio? Vedete, vale meno di una comunissima pianta che egli calpesta con i suoi piedi, giacché questa almeno ha raggiunto il suo scopo sulla grande scala evolutiva degli esseri in ascesa. Ma l'uomo senza premio ha vissuto senza scopo. Ha vissuto solo perché era vivo, ma la sua vita era senza scopo e perciò non potrà neanche mai giungere ad una qualunque destinazione – cosa che è proprio con voi il caso.

7.                Voi continuate a vivere, dopo aver deposto il vostro involucro esteriore, certamente come una specie di nuvola di luce spirituale. Ma ugualmente senza scopo, come qui ancora nei vostri corpi, il cui lato esteriore nell’aspetto corrisponde al vostro mondo. La sua sfera esteriore è certo anche pura luce di grande forza e magnificenza, ma l’interiore è in sé più buio dell'interiore di un qualunque altro pianeta. Io vi assicuro che la vostra sapienza non è altro che menzogna, – e la vostra bellezza, una vuota apparenza!

8.                Per questo viene ora il Signore stesso, per dare a voi, figli del dispensatore di luce (Sole) una vera Luce, e mostrarvi una via nuova, sulla quale potete arrivare anche da noi in tutta verità. Vedete, così suona la nostra vera sapienza! E se volete divenire perfetti, essa deve essere operante anche presso di voi, altrimenti, con tutta la vostra bellezza, sarete gli esseri più miseri nell’intero spazio della Creazione di Dio, del Padre Mio!”.

9.                Ora le tre sono davvero sgomente davanti alla sapienza di Chanchah, e dicono dopo un po' di tempo: “O tu eccellentissima, se le cose stanno così, e saranno certamente così come le hai esposte tu, e le nostre leggi sono veramente così come le hai descritte, – perché il vostro Signore e Maestro, quale grandissimo messaggero dell'Altissimo, ci ha lasciato così a lungo in tale errore e non è venuto prima per aiutarci?”.

10.           Risponde Chanchah: “Amatissime sorelle, il Signore sa meglio di tutti quando il frutto è perfettamente maturo! Poiché Egli ha fatto il seme e nello stesso ha messo il germoglio vivente, e nel germoglio ha dato il frutto, il suo tempo e la sua maturazione! Quindi così è ora anche il caso vostro. Voi siete diventati maturi, ma non nel vero, bensì nel falso. Affinché però non passiate dal falso al maligno, viene Egli stesso per salvarvi!”.

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Cap.156

 

Buon presentimento delle figlie del Sole sull'essenza del Signore

Arrivo nel palazzo degli abitanti del Sole

 Parole d’ammirazione di Chanchah e Gella

1.              Rispondono le tre, non più lontane dalla dimora: “O incantevolissima sorella del nostro sesso, tu parli del tuo Signore, Maestro e Padre proprio come se non fosse un messaggero dell'Altissimo, bensì l'Altissimo stesso! Oh, ti preghiamo, se tu possiedi una sapienza già così grande, spiegaci questa faccenda più precisamente!”.

2.              Risponde Chanchah: “Amate sorelle, parlare di questo non spetta a me, ma solo a questo mio Signore e Padre! Ma poiché non siamo tanto lontani dalla vostra dimora, là verrete a sapere tutto ciò che domandate! Perciò abbiate pazienza fin là!”.

3.              Con questa risposta le tre sono soddisfatte e proseguono con noi verso la vicina dimora. Ora giungiamo al recinto del primo vestibolo, dal quale ha inizio il primo giardino, dopo di questo il secondo o intermedio a forma di terrazza, e dopo di questo alla fine un terzo e ultimo assai magnifico.

4.              Quando Chanchah e Gella scorgono questa grande magnificenza e alla fine l'enorme edificio abitativo, paragonabile a un tempio, si spaventano oltremodo e dicono alle tre, dopo un lungo sospiro.

5.              “Ma, per amor del Signore! Voi dimorate in case simili? Là non vediamo altro che oro e le più grandi, più nobili pietre preziose! E quale costruzione assai ardimentosa, quale ingegnosa architettura! Sì, abitare in dimore simili con la pienissima consapevolezza che non c'è bisogno di morire, finché piace una vita così, deve essere qualcosa di assai beatificante!

6.              Vediamo però anche che deve essere assai difficile condurre una vita gradita a Dio. Poiché dove si è così potentemente provveduti per lo stimolo esterno, nessun uomo pensa di certo alla privazione, ancora molto meno ad un sacrificio di se stessi, solo attraverso il quale lo spirito immortale può essere risvegliato e unito di nuovo col suo Creatore.

7.              O Signore, Padre amorevolissimo, hai Tu una qualche gioia in questa magnificenza esteriore? Vedi, la dimora celeste di Martino è indubbiamente oltremodo meravigliosa; ma in confronto a questa, essa è un vero spazio per poveri peccatori! E questi giardini, questi spaziosi, magnifici giardini! Quale abbondanza d’incredibili opere artistiche! No, questo non può essere un mondo, questo deve già essere un Cielo!”.

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Cap. 157

 

Seria riflessione di Chanchah alla vista dello sfarzo

Del fiammeggiante sfarzo d’amore del cuore

Ogni specie di contraddizioni

1.              Rispondono le tre: “O care sorelle, se già questa semplicità esteriore vi entusiasma tanto, che cosa direte allora quando entrerete e vedrete l'interno delle nostre dimore? Noi, infatti, impieghiamo tutte le nostre cure e attenzioni solo dell'interno di queste. Crediamo, proprio con ciò, di rendere il più grande onore al grande Spirito primordiale, impiegando effettivamente in tutto, i talenti a noi concessi, il che ci sembra dignitoso per il nostro spirito.

2.              Noi crediamo che ogni grande magnificenza, se è realizzata da noi esseri ragionevoli per l’onore dello Spirito supremo, trovi proprio in questo la sua piena giustificazione. Poiché il grande Spirito ci ha insufflato una tale sensibilità, che al nostro spirito vale come legge: come possiamo allora creare cose inferiori invece che superiori? Questo non significherebbe voler formare il nostro spirito diversamente da come l’ha predisposto il Creatore? Perciò non vi turbino le meraviglie delle nostre dimore, perché noi non le erigiamo per vanità, ma solo per le sagge necessità del nostro spirito!”.

3.              Dice Chanchah: “Allora anche qui, come sulla Terra, presso i cosiddetti gesuiti, di cui ero una volta allieva, vale la massima “Omnia ad majorem Dei gloriam?”[5]. Devono dunque questi monaci malvagi aver trovato la via anche qui?

4.              Una dimora simile sarebbe certamente molto meglio di un impero nella mia patria sulla Terra. O voi magnificissime povere, esaminate allora il Signore: la Sua veste vi dirà quale magnificenza Gli stia, prima di ogni altra cosa, a cuore! E da ciò comprenderete facilmente se, e quanto Gli sia gradita un tale fasto esteriore. Sì, la sontuosità fiammeggiante dell’amore del cuore, questa è ciò che Egli gradisce soprattutto, tutto il resto invece è dinanzi a Lui un abominio!

5.              Se così non fosse stato, Egli sarebbe già venuto spesso da voi, così come viene spesso sul mio pianeta presso i più poveri e più meschini e, come Padre amorevolissimo, li alleva ad essere figli Suoi, donando loro tutta la pienezza della Sua Grazia! Ma presso i grandi e i potenti che dimorano in palazzi sontuosi, Egli non si reca mai, non li istruisce e nemmeno li alleva ad essere figli Suoi!”.

6.              Rispondono le tre: “Cara sorella, avrai certo ragione. Ma tu, come sei diventata così gradita al Signore – qualora Egli celi in Sé veramente lo Spirito dell'Altissimo – provenendo, come noi scorgiamo grazie alla nostra più intima sapienza, anche da una dimora non troppo misera del tuo pianeta?”.

7.              Riprende Chanchah: “Ma proprio per questo sul mio pianeta non mi toccò anche mai una grazia simile! Che ora io Gli sia così vicina, ciò è dovuto al mio amore per Lui. Perché L'ho amato con tutto il fervore della mia vita ancor prima di conoscerLo, e sapevo che anche le creature possono amare il Creatore santissimo! E vedete, quest’amore e non la magnificenza della mia dimora terrena mi ha portato a Lui!”.

8.              Dicono le tre: “Ora però anche noi siamo presso di Lui, sebbene la nostra dimora sia quanto mai sfarzosa. Com’è possibile questo, se Egli è veramente Colui che ci presenti con le tue parole?”.

9.              Risponde Chanchah: “Care sorelle, nell’apparenza esteriore è ben possibile, ma questa vicinanza non è vera e reale vicinanza, e voi presto lo comprenderete non appena Egli aprirà la Sua bocca davanti ai vostri savi! – Ora, però, siamo ormai già davanti al vestibolo della vostra dimora. Martino si ferma e ritorna da noi per venire a prendersi consiglio. Adesso sospendiamo la nostra conversazione e prestiamo attenzione a tutto ciò che accadrà!”.

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Cap.158

 

Cieco fervore di Martino contro il servizio cerimoniale degli abitanti del Sole

Saggio e tollerante discorso del Signore

Dialogo di Martino con Pietro sui severi richiami del Signore

1.              Appena Chanchah ha pronunciato queste parole, Martino è già davanti a Me e dice: “O Signore, o Padre, qui si potrebbe nascondere la faccia! Questa è una magnificenza che sicuramente nessuno spirito di un altro mondo ha mai sognato! Persino i Tuoi nobilissimi fratelli si strofinano gli occhi, e sembra che possono appena sopportare questo grandissimo splendore! È strano però che non ci venga incontro nemmeno una mosca, per non parlare di qualcosa d’umano!

2.              Pietro pensa che dobbiamo attendere qui, davanti al vestibolo, finché non ci verranno incontro i primi della casa con tutte le cerimonie, secondo il loro secolare costume. Io però, che nel mondo ho avuto una grande nausea per tutte le cerimonie, perché ero completamente sepolto nelle stesse, penso che non dovremmo attendere queste splendide sciocchezze, ma entrare in casa senza bussar troppo. Tu per questo avrai sicuramente sufficiente potere!”.

3.              Rispondo Io: “Oh, Mio caro Martino! Noi non veniamo qui come nemici, bensì come veri amici. Vogliamo aiutare e costruire – e non percuotere e distruggere!

4.              Che gloria avremmo se ora, in un attimo, distruggessimo il paesaggio intero? Oppure, per un braccio robusto, è onorevole strappare a un moscerino la testa dal corpo? Vedi, è meglio rimetter la testa a un moscerino che distruggerlo. Perciò vogliamo far qui il giusto uso non della nostra forza, ma della nostra pazienza e del nostro amore!

5.              Oppure sarebbe stato giusto per te, se Io, invece di concederti tutta la Mia Pazienza e tutto il Mio Amore, che non hai mai meritato, ti avessi afferrato subito con la Mia Onnipotenza e gettato all'inferno? Con che cosa avresti potuto impedirlo a Me? E vedi, non ti ho fatto niente di tutto questo, perché non trovavo nulla di onorevole nel mandare in rovina te, impotente, da Me, Onnipotente, – ma ben lo trovavo nel conservarti e rialzarti! Sarebbe ora intelligente, da parte nostra, procedere qui con ostilità?”.

6.              Martino si batte il petto e dice: “O mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa! O Signore, perdonami, Tu sai quale quadrupede io sono!”.

7.              Dico Io: “Sì, sì, già da molto tempo ti ho perdonato tutto. In futuro però, tieni sempre davanti agli occhi ininterrottamente il vero motivo per cui operiamo, ed eternamente opereremo, così non cadrai facilmente in stoltezze simili! Vedi, noi vogliamo conservare tutto in eterno e non distruggere nulla, fosse anche per un secondo solo; di distruzione ha sete solo l'inferno! Afferra questo, e recati nuovamente al tuo posto!”.

8.              Martino Mi bacia i piedi e si reca rapidamente di nuovo dai due fratelli, Pietro e Giovanni.

9.              Questi gli domandano: “Ora, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo attendere, oppure entrare con la forza?”.

10.         Risponde Martino: “Sapete, gli stolti sono sempre stati i più impazienti, perché non hanno intendimento. Ma quando diventano troppo stupidi, un solenne ceffone è per loro molto salutare! E questo è anche il mio caso. Il Signore mi ha strigliato un po', e ora sono di nuovo completamente a posto! Da un quadrupede Egli ha fatto di nuovo un uomo, e ora, tutto è ancor nell'ordine più bello!”.

11.         Dice Pietro: “Sì, sì, hai detto bene. – Anch'io nel mondo ho ricevuto dal Signore alcuni potenti colpi nei fianchi, e questo è stato bene. Perfino il fratello Paolo una volta mi ha lanciato il suo pugno spirituale alla mia schiena, e vedi, anche questo è stato bene! Ora però, noi due non sappiamo ancora se attendere qui e stancarci un po’, oppure penetrare subito in questa meravigliosa dimora. Solo questo devi dirci, caro fratello Martino!”.

12.         Replica Martino: “Come mi pare, anche voi cominciate a punzecchiarmi un poco! S'intende da sé che dobbiamo attendere, secondo la Volontà del Signore, finché tutti quelli che vogliono venirci incontro non avranno terminato le loro cerimonie! E voi saprete sicuramente quali!”.

13.         Risponde Pietro: “Ora, caro fratello, non devi saltare subito! Vedi, io so meglio di tutti che un ceffone del Signore non fa proprio bene come una carezza; ma è tuttavia ugualmente Amore, come la carezza stessa! Sai, quando il Signore annunciò in anticipo a me e ai miei fratelli delle Sue imminenti sofferenze, io Lo misi in guardia da Gerusalemme, e nel mio grande amore per Lui, dissi: ‘Signore, questo non Ti dovrà accadere!’.– Che cosa mi rispose il Signore?”.

14.         Dice Martino: “O fratello, non ripetermi questa terribile sentenza! In verità, mi è sempre stato incomprensibile come il Signore, che poco prima ti aveva messo a pilastro della Sua Chiesa, così che nessun potere dell'inferno avrebbe mai potuto vincerla in eterno, ti abbia poi chiamato Satana, principe dell'inferno! Veramente, questo è per me fino adesso, ancora un profondissimo mistero! Tu come lo intendi questo?”.

15.         Risponde Pietro: “Vedi, quando il Signore mi mise a pilastro della Sua Chiesa, allora parlò a me dalla Sua Sapienza. Quando invece mi chiamò Satana, parlò a me dal Suo sconfinato Amore, perché espulse da me il mio mondano con tutta potenza in un colpo solo; tale mondano in me era il vero e proprio Satana stesso! Comprendi ora questa sentenza e questo violentissimo ceffone?”.

16.         Dice Martino: “A dir il vero ancora non nell’intera pienezza, ma sento bene, dove arriva questa cosa! Sì, sì, il Signore è assolutamente Amore!”.

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Cap. 159

 

Musica dal mondo solare

Severa esortazione di Pietro a Martino, per superare la sua sensualità

1.              Continua Martino: “Ora però, percepisco come dei suoni di campane! Che cosa sarà? Ah, questo è meraviglioso! Dunque, anche qui musica! A dir il vero non si distingue un ritmo, ma tutti questi suoni sparsi sono tuttavia meravigliosi. Sarei addirittura curioso di sapere con quali strumenti musicali gli abitanti del Sole riescono a diffondere questa musica!”.

2.              Dice Pietro: “Caro fratello, questi sono una specie di campane, pressappoco come erano in uso presso gli antichi egizi, e adesso ancora sono a casa presso i persiani, gheberi e indù; solo che qui hanno un suono molto più puro che sulla Terra. Queste campane consistono in una specie di dischi, sui quali si percuote con martelli elastici, in occasioni di particolari grandi feste oppure anche durante grandi scene della natura, che qui proprio non sono rare.

3.              Per avvenimenti minori hanno una specie di campanelli, per mezzo dei quali comunicano i loro differenti segnali. Hanno anche una specie di arpa, che sanno usare magistralmente. Le arpe, però, le sentirai solo quando sarai all'interno del tempio-dimora. Ora sai già ciò che ti premeva molto di sapere! Ecco che stanno per uscire direttamente dalla casa, restiamo ora tranquilli e aspettiamoli!”.

4.              Martino fa ancora una breve domanda: “Amico, la nostra collocazione è giusta per accoglierli?”.

5.              Risponde Pietro: “Cosa ti salta in mente adesso? Non siamo mica soldati, o addirittura commedianti!”.

6.              Replica Martino: “Ti prego, caro fratello, non essere adirato con me, altrimenti dovrei davvero disperarmi! Adesso, ogni qual volta apro bocca, ne vien fuori una stupidaggine!”.

7.              Dice Pietro: “Sì, sembra proprio di sì. La causa di questo però, è che tu, senza essere invitato dal Signore, continui a parlare e a domandare! Inoltre, in te hai ancora una considerevole parte di sensualità che si aggira nella tua anima come piccoli serpenti. Questa offusca di continuo talmente i sensi del tuo spirito, che riesci a parlare un po’ più saggio quando la tua sensualità sostando in te, non è eccitata di nuovo da stimoli esteriori.

8.              Io ti prego, per amor del Signore, fa’ un patto con te stesso e non permettere mai più di desiderare ciò che non è degno del tuo spirito! Allora la vista del tuo spirito diventerà sempre più chiara e, in seguito, pronuncerai solo parole di pura sapienza. Se invece non lo farai seriamente, non verrai mai più fuori dalla tua stoltezza. E il Signore, invece di guidarti ai livelli più elevati, ti affiderà alla Luna della Terra per mille anni, misurati secondo il tempo naturale di questa!

9.              Ora compariranno presto una moltitudine delle più belle e più incantevoli donne e figlie del Sole. Ti dico, nel Nome del Signore, molto seriamente: fin qui e non oltre è previsto dal Signore di guidarti per renderti libero finalmente della tua sensualità! Se supererai questa prova, sarà bene e utile per te. Se però non la sosterrai, sarai improvvisamente abbandonato da noi e, invece di trovarti sul Sole, ti troverai sul suolo assai spoglio della Luna, un mondo di cui già una volta hai conosciuto un saggio.

10.         Poiché vedi, tutto quello che è successo con te e intorno a te, fin dal tuo arrivo nel nostro mondo dello spirito, è accaduto soprattutto per causa tua, per far di te un lavoratore diligente nella grande vigna del Signore. Come ti ha detto il Signore stesso, tu potresti diventare per Lui, proprio in questo mondo, un utile servitore; per questo Egli fa cose grandi: per far di te un vero angelo. Anche tu però devi fare qualcosa, se il Signore fa tanto, altrimenti ti preparerai da te stesso un destino molto sfavorevole. E poi, nel vero Regno di Dio, che finora ti è ancora estraneo, diventerai, nel migliore dei casi, un miserabile raccoglitore di stracci!

11.         Ora tu sai che cosa significa tutto questo. Perciò sappi controllare te stesso in modo definitivo, sii serio e buono, e se una bellezza troppo grande ti metterà in imbarazzo, guarda il Signore, e presto ti calmerai! Tu devi arrivare al punto che bellezze ancora più grandi non potranno mai più persuaderti, e questo solo perché tu sei del Signore e vuoi esserlo in eterno. Solo allora sarai in grado di essere accolto nel vero Cielo, dove ti attendono beatitudini senza nome e senza numero, delle quali non hai ancora la più pallida idea.

12.         Finora, infatti, il tuo occhio non ha ancora visto ciò che il Signore ha preparato per coloro che Lo amano in fede e verità, e non per coloro che, come te, alla vista di una tondeggiante donna dalla pelle vellutata, si dimenticano completamente di Lui, cercandoLo solo quando affondano fino alla bocca nel pantano della loro sconfinata stoltezza.

13.         Vedi, Martino, finora con te è stato proprio così, ed eri, secondo le tue ripetute confessioni, più quadrupede che uomo. Ora però, poiché siamo al traguardo, rimuovi una volta per sempre, nel Nome del Signore, tutto ciò che in te è bestiale! Svestiti completamente del vecchio Adamo e indossa in tutta pienezza l'Amore di Cristo, allora sarai accolto immediatamente nel vero, autentico e stabile Cielo, nella nuova Gerusalemme, di cui io, Giovanni e innumerevoli altri, siamo già, da lunghissimo tempo, cittadini! Martino, mi hai compreso adesso?”.

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Cap. 160

 

Avvilimento e disperazione di Martino

Incoraggiamento e ammonizione di Pietro

1.              Dice Martino, molto meditabondo: “Dunque, – continuamente in prova, la mia prova! Quindi, tutto questo, puramente a causa mia! O Dio! O Dio, quando finalmente prenderanno una fine queste prove?

2.              Forse sarò esaminato fino a quando diventerò abbastanza maturo non per il Cielo, bensì per l'inferno! Probabilmente per questo devo ora provare tanto del celestiale, affinché dopo mi compaia tanto più orribile, l'inferno?

3.               Quante volte ho già sentito dirmi: ‘Ora, Martino, caro fratello, sei perfetto!’. Ma se sono già così perfetto, come posso e devo essere ancora più perfetto per il vero Cielo?

4.              O Dio, sarebbe stato meglio che Tu non mi avessi mai creato, allora il mio nulla sarebbe ora più beatificante che il mio essere sotto tante prove tra Cielo e inferno!

5.              Veramente ora so come va con me, e per questo ringrazio te, caro fratello Pietro. Ma ti dico anche: con questa verità rivelata tu hai posto anche fine in me, con un colpo solo, a tutte queste prove! Ora puoi farmi passare davanti, angeli o demoni, questo sarà per me indifferente, come il mio futuro essere o non-essere, come il mio Cielo o inferno! Poiché se queste sono ancora prove, ed io sono nient’altro che continuamente messo alla prova, allora non ci tengo proprio a continuare a vivere!

6.              E, per Dio, tu prima hai parlato della spoglia Luna. Oh, spediscimi là al più presto, ma per l'eternità! Là sarò più felice che qui, con queste continue prove, dalle quali vedo troppo chiaramente che io, nonostante voi, primi principi del Cielo siate con me, in compagnia del Signore stesso, sono guidato invece che al Cielo, solo all'inferno!

7.              Ora però, sia come vuole. Come ho già detto: conducete davanti a me sia angeli che demoni, mi sarà indifferente; perché d'ora in poi sarò muto più di un sasso!”.

8.              Dice Pietro: “Fratello, lascia cadere questo pungiglione! Poiché questa è la morte che la lussuria della carne porta in sé: il suo nome è ‘ira’! Per questo, anche i figli della carne si chiamano ‘figli dell'ira!’. – Ora però vengono già tutti fuori! Perciò stai tranquillo, la tua serietà ti sarà vantaggiosa!”.

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Cap. 161

 

Facile vittoria di Martino nel dialogo di sapienza con l'anziano  del tempio  del Sole, scioccamente superbo

1.              A queste parole il più anziano e più saggio della terza altezza esce dal grande vestibolo del tempio in una veste grigia pieghettata, circondato da fanciulle e giovinetti. Nella mano destra regge un bastone uguale a quello di Aronne, e nella sinistra una specie di fascia magica, sulla quale sembrano incisi diversi segni mistici. – Quando è a circa cinque passi dalle tre guide, rovescia interamente la fascia e la mette giù davanti a sé sul terreno di un grazioso azzurro. Poi mette giù il bastone su questa fascia e dice dopo un breve tempo:

2.              “Con l'incommensurabile forza e potenza, che a me è propria per la mia sconfinata sapienza, vi scongiuro, quale il primo e più vecchio uomo di questo mondo, che in eterno non ha fine, e da me è conservato,…” –

3.              A questo punto Martino dice tra sé: “O cosa? Questo tipo diventa comico! Andiamo pure avanti così!”.

4.              Continua l'anziano: “…di rivelarmi fedelmente con la più illimitata verità, cosa volete e che cosa vi ha spinto fin qui! Alla minima traccia di una falsità dalla vostra bocca – sarete tutti annientati dalla mia invincibile potenza! Ebbene, parlate!”.

5.              Dice Martino: “Noi tutti nello stesso tempo, oppure uno per tutti? Questo dovrebbe stabilirlo la tua sapienza più chiaramente; perché noi non siamo così avveduti, come la vostra alta sapienza! Ti prego quindi di essere più preciso! – (Tra sé:) ‘Questo è giusto; poiché la sua stupidità stende anche uno spesso velo sulla bellezza delle fanciulle, e questo è anche bene! Ora sono di nuovo perfettamente conciliano con Pietro, Giovanni e tutti gli altri!”.

6.              Risponde il saggio “Se parla uno, non si può sapere quel che pensano gli altri. Perciò dovete parlare tutti insieme, e molto forte!”.

7.              Dice Martino tra sé: “In generale, e specialmente davanti a questi vecchi principi del Cielo, io sono molto stupido, ma oltre la stupidità di questo saggio con c'è proprio più nulla! Voglio impegnare la sua sapienza in modo tale che, alla fine, non saprà più dove girarsi per la stupidità e l’imbarazzo. Devo però chiedere a Pietro che cosa devo fare a questo punto!”. – Su questo Martino si rivolge a Pietro.

8.              E Pietro dice: “Caro fratello, ora tocca a te, e questo, in pienissima libertà e verità! Parla pure, come ti pare e piace!”.

9.              Allora Martino dice al saggio: “Dunque, saggio senza limiti, se la tua sapienza è così immensa, io non capisco come mai tu possa domandarci cosa vogliamo e che cosa ci ha condotto fin qui! Poiché vedi, noi saggi molto inferiori ti penetriamo con lo sguardo perfino al pelo, e sappiamo già precisamente che cosa si nasconde dietro la tua presunta altissima sapienza! E così io penso che anche tu allo stesso modo ci puoi penetrare con lo sguardo, se in tutta serietà sei così enormemente saggio! Che cosa pensi a questo riguardo?”.

10.         Risponde il saggio: “Sì, lo posso certo anch'io, se ho steso dinanzi a me la grande fascia magica ed ho accanto anche il doppio bastone. Ma poiché per ospiti così piccoli ho portato con me solo i miei accessori ordinari, allora devo ben anche domandare, per sapere qualcosa di voi, – e così adesso dovete parlare!”.

11.         Dice Martino: “Sì! Se le cose stanno così, come puoi allora scorgere se ti è detto il vero oppure il falso?”.

12.         Riprende il saggio: “Per prevenire questo vi ho fatto la più grande minaccia, che io anche eseguirò, se mi direte il falso. Perciò, solo la verità più sincera, o – altrimenti –”

13.         “O altrimenti, – sei e rimani un asino!”. – lo interrompe Martino.

14.         Domanda il saggio: “Che cos’è un asino?”.

15.         Risponde Martino: “Da noi è un essere completamente innocuo, del tuo stesso colore. Ha orecchi molto lunghi, ma in compenso un’intelligenza molto corta!”.

16.         Ribatte il saggio: “Chi ti dà il diritto di ritenermi tale?”.

17.         Continua Martino: “Mi permetta la tua infinita sapienza una piccola pausa, giacché una domanda così importante necessita di studio!”.

18.         Incalza il saggio: “Che cosa vuol dire ‘studio’? Da noi non esiste nessuna cosa che significhi studio!".

19.         Riprende Martino: “Ascolta, tu più saggio dei saggi, la tua sapienza qui non deve proprio essere troppo lontana, se non sai nemmeno ciò che serve, almeno all'inizio, per acquisire la sapienza! Uno studio è diligente riflessione sui primi concetti ed elementi che precedono necessariamente la sapienza. Comprendi ora cos'è uno studio?”.

20.         Risponde il saggio: “No! Non lo comprendo. Poiché la mia sapienza è troppo grande e non afferra piccolezze simili, essendo troppo piccole, troppo insignificanti. Perciò esprimiti in maniera più elevata, altrimenti non posso comprenderti!”.

21.         Replica Martino: “Guarda, guarda, non sei proprio così stupido come si potrebbe credere, quando ti si guarda e poi ti si ascolta! Dunque, a causa dell'immensa grandiosità della tua sapienza non puoi comprendere piccolezze simili! Guarda, guarda, che saggio! Tuttavia, poiché grazie alla tua immensa sapienza, non puoi afferrare tali piccolezze, allora io di nuovo non capisco come mai tu, prima, abbia potuto comprendere subito il concetto ‘asino’ ancor più piccolo, con una spiegazione tanto breve!”.

22.         Dice il saggio: “Asino è un essere – e studio solo un concetto. Un essere si comprende sempre più facilmente che un puro concetto. Quindi parla in maniera più alta e per me più comprensibile!”.

23.         Continua Martino: “Amico, io credo che noi due, specialmente in seguito, ci comprenderemo difficilmente o anche proprio per niente. Poiché tu, con la tua sapienza, sei un essere umano oltremodo stupido, presso il quale non si trova la pur minima traccia di una qualsiasi sapienza!

24.         Io però ti do un consiglio e ti dico: tirati tranquillamente indietro e lascia parlare un altro al tuo posto – ma senza fascia magica e bacchetta da fattucchiera. – Forse verrà fuori qualcosa di meglio. Eventualmente come le tre figlie di questa casa, le quali per prime ci sono venute incontro ed hanno proferito parole veramente molto sagge, tanto che da questo ho dovuto dedurre che tu saresti stato enormemente più saggio di loro!

25.         Ma mi sono molto ingannato in quest’aspettativa. Un altro tipo candidamente sciocco come te, non esiste forse in tutto il tuo intero mondo! Sai, noi due abbiamo già concluso; perciò tirati indietro e lascia parlare un altro al posto tuo!”.

26.         Obbietta il saggio: “Questo non è possibile in eterno. Poiché io vengo giù dalle altezze di tutte le altezze a queste semplici creature, nessuno può parlare che solo io quale il più alto, il più saggio, il più potente, l'eterno, l'infinito!”.

27.         Dice Martino: “Che cosa? Per la miseria! Alla fine sei forse addirittura il supremo Essere divino?”.

28.         Risponde il saggio. “Non proprio, ma non molto meno; solo che Egli è un po’ più vecchio di me, essendo io figlio Suo!”.

29.         Continua Martino: “Nient’altro? O magari qualcosa un pochino in più. Sai, un pochino qualcosa così, come una piccola aggiunta!”.

30.         Dice il saggio: “Certamente molto di più ancora; ma questo sarebbe per te troppo incompressibile. Perciò non posso dirti niente, poiché tu sei un nulla rispetto a me!”.

31.         Continua Martino: “Sì, sì, ti credo perfettamente in tutto! Oh, tu sei veramente qualcosa di grande, anzi, d'immensamente grande nel tuo genere! Non troverai un par tuo su questo mondo sicuramente mai! O tu, tu, tu, …!”.

32.         Lo interrompe il saggio: “… Sì, non ho nessuno sopra di me. Quando sfioro il suolo col mio bastone, sussulta il mondo intero, e tutti gli esseri tremano di paura quando mi avvicino a loro! Io invece proprio non capisco come mai, tu e i tuoi fragili compagni, non tremiate di fronte a me, che potrei distruggervi da un momento all’altro”.

33.         Risponde Martino: “Ciò che adesso non comprendi, lo comprenderai, speriamo molto presto! Perlomeno non da me; ma c'è già qualcuno in questa compagnia che ti dirà perché noi non tremiamo per niente dinanzi a te, e mai tremeremo in eterno!

34.         Poiché vedi, tu sei stato parecchio ingannato da uno spirito maligno che, una volta è venuto da te sotto le spoglie di un angelo di luce, e in seguito hai ingannato anche tutta questa grande comunità, poiché hai dato loro leggi con le quali possono fare tutto ciò che vogliono – senza mai sbagliare – le cui leggi sono praticamente come non averne proprio nessuna!

35.         Io però so che una volta sei stato un giusto umilissimo saggio, ed hai diretto nel migliore dei modi la tua grande comunità. Quando però quel falso spirito di luce ti sedusse e, invece della vecchia e vera divina sapienza, ti diede la tua attuale immensa stupidità, allora sei diventato, come sei adesso, un essere pieno della più grande stoltezza!”.

36.         Risponde il saggio: “Tu stai dicendo qualcosa che, stando ai fatti, è proprio vero. Ma che per questo io sia uno stolto, si dovrà prima dimostrare, poiché a me non sembra di essere tale! Perciò ti ordino di parlare ancora, ma sempre solo in maniera grande!”.

37.         Continua Martino: “Dimmi, se puoi ricordarti: quanti anni hai? Sei sempre stato ciò che sei, oppure c'era prima qualcun altro che rivestiva la tua carica, forse tuo padre? Non sei stato un tempo un giovane, forse addirittura un ragazzo? Dimmi solo questo, allora potrò rispondere più facilmente alle tue domande!”.

38.         Risponde il saggio: “Alla prima domanda non posso rispondere, perché il grande misuratore del tempo è stato distrutto già da molto. Una grande tempesta una volta ha strappato la corda del grande pendolo[6], e noi non possiamo più ripristinarlo. Perciò né io, né qualcun altro sa, quanti anni si abbia qui.

39.         Se io sia sempre stato, oppure se un tempo abbia avuto un principio, posso ricordarmelo solo molto vagamente, come se fossi nato una volta e poi non fossi stato sempre ciò che sono adesso. Mi par di ricordare anche di aver avuto una volta un padre che, allora, quando ero ancora un fanciullo, rivestiva la mia carica, ma sicuramente non aveva la grande sapienza che ho io adesso! – Alle tue domande è stata data risposta, perciò parla ora nuovamente tu!”.

40.         Continua Martino: “Vedi, io lo sapevo che tu non sei un dio e nemmeno un figlio di dio, ma semplicemente un uomo mortale, come lo è stato ognuno di noi. E questo è un bene per te e per tutta la tua comunità, poiché così, tutti insieme, potrete ancora essere salvati! Se invece tu avessi perseverato nella tua rigida stupidità, vi sarebbe potuto accadere, con la massima serietà, qualcosa di molto brutto. Il motivo per cui sarebbe accaduto questo, te lo mostrerà il seguito. Se invece vuoi essere molto fortunato, allora getta via da te subito la fascia magica e il bastone da fattucchiera, altrimenti non si potrà ancore esprimere una parola saggia con te!”.

41.         Dice il saggio: “Pretendi troppo da me. Se depongo questi accessori, molto necessari alla mia forza, potenza e sapienza, non potrò operare più nulla! Chi mi obbedirà, se non ho potere? Chi si affiderà ad un impotente? E chi mi ascolterà, se non ho sapienza? Perciò non devi pretendere da me cose che non sono compatibili con la mia altissima dignità!”.

42.         Dice Martino: “Amico, noi abitanti della Terra abbiamo una elevatissima parola di Dio stesso, e questa suona così: ‘Non vi è nulla che abbandoniate nel Nome Mio che non ritroverete centuplicato al tempo della ricompensa!’.

43.         E vedi, così sarà anche con te il caso! Ciò che farai e lascerai nel Nome del Signore nostro, lo riavrai moltiplicato mille volte tanto in tutta verità. Lascerai miserie e, per queste, riavrai nobilissimi gioielli. Per il fittizio riceverai un essere vero. Per del falso riceverai la verità, per stupidità sapienza, per debolezza vera forza, per impotenza potenza! Così otterrai, da Dio il Signore, nella più vera pienezza tutto ciò che lascerai qui dall'abbondanza della tua nullità,!

44.         Fa’ perciò spontaneamente volentieri ciò che pretendo da te. Io mi darò a te come ostaggio, così che tu possa far di me ciò che vorrai, nel caso in cui non ti abbia detto qui la pienissima verità!”.

45.         Dice il saggio: “Bene, vedo già che sei sul serio uno spirito assai sincero, e farò quindi ciò che pretendi da me. In cambio però, rispondimi almeno alla prima domanda: chi siete e da dove venite, affinché io possa poi guidarvi in questa casa!”.

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Cap.162

 

Della vera fede e della libertà dello spirito

Il risveglio spirituale dell'anziano

1.              Il saggio depone ora tutto davanti a sé. Quando getta da sé la fascia insieme al bastone, si presenta Pietro davanti a lui e dice:

2.              “Così è giusto! Hai fatto ciò che il fratello Martino ha preteso da te nel nome di tutti noi, e con ciò ci sei diventato un nuovo fratello. Quindi è ora giusto che anche noi facciamo ciò che tu pretendi da noi, vale a dire, che ti annunciamo chi siamo e da dove veniamo.

3.              Vedi, non è facile dirti con parole ciò che vorresti sapere da noi. Se però lo facessimo, non servirebbe veramente proprio a nulla, e ti aiuterebbe poco, poiché per quello che ti rivelerò, ci vuole da parte tua una fede incondizionata, una buona volontà e un’accoglienza incontestabile. Se a te manca questa fede, non ti servirà a nulla tutto ciò che desidero dirti!

4.              Tu già pensi dentro di te: ‘Se vengono aggiunte prove a ciò che è detto, voglio e posso credere a tutto!’. Ma contro questo ti devo certamente far notare che una fede simile, non è fede, ma un puro sapere, con il quale è servito poco o nulla al tuo essere interiore.

5.              Perché un sapere basato sulla prova non è più un sapere libero, ma un sapere giudicato. Non rende nessuno spirito, libero, bensì, quando sono date molte prove per una verità rivelata, lo spirito è spesso catturato!

6.              Solo quella fede che è uguale a una libera obbedienza del cuore, in cui questo non domanda: ‘Perché, come, quando e in che modo?’, è una giusta fede. Solo questa rende lo spirito libero, perché una fede così, è una libera, incondizionata accettazione di ciò che ti è comunicato da un messaggero celeste, la cui autorità deve essere percepita solo dall'amore del tuo cuore.

7.             Se senti amore per il messaggero, allora accoglilo; ma se non senti nulla, lascialo andare! Anche il messaggero ha la stessa direttiva da Dio. Egli, infatti, disse e dice: «Dove vi si accoglierà, là rimanete; dove invece non vi si accoglierà, là scrollate la polvere dei vostri calzari su di loro e proseguite oltre!».

8.              Da questo tu vedi che né colui cui è rivolto il messaggio, né il messaggero stesso, devono essere legati, ma completamente liberi. Messaggero libero, accoglienza libera! Dove è richiesto di più, là non c'è più nessuna libertà, ma un giudizio che non rende libero nessuno spirito.

9.              Se Dio, l'eterno Signore, istruisse i Suoi uomini con prove inconfutabili che Egli è, e com’è e cos’è, questo sarebbe per Lui una cosa molto facile. Egli avrebbe potuto mettere gli uomini unicamente in un giudizio, così che impossibilmente avrebbero potuto accettare e pensare a qualcosa d’altro, perché il loro cuore sarebbe stato giudicato ugualmente a quello degli animali. Il Signore, però, non vuole automi, bensì uomini completamente liberi. Perciò deve essere anche libero il loro cuore, soprattutto nell'accogliere l'insegnamento da Lui rivelato, altrimenti mai potranno diventar liberi nel loro spirito.

10.         Finché il tuo intelletto pretende una prova per accogliere un insegnamento o una rivelazione, così a lungo è anche lo spirito, come prigioniero in un’oscura prigione. E là patisce fame e sete, grida per aver un nutrimento, che con le prove gli è dato come magre briciole, ma con queste non riuscirà mai a ottenere quella forza con la quale potersi liberare dalle sue catene.

11.         Se però l'intelletto del cuore libero accoglie qualcosa senza prove, allora questo mostra subito la sua forza libera che passa nello spirito e lo rende libero. E quando lo spirito è libero, tutto nell'uomo è libero: l'amore, la luce e l’osservazione! Allora non c'è più bisogno di nessuna prova per la verità, poiché lo stesso spirito libero è la più chiara e più completa verità di ogni verità.

12.         Domanda ora al tuo cuore se puoi credere senza condizione a ciò che ti dirò, allora conoscerai anche quello che vuoi sapere! Se invece non lo puoi, le mie parole saranno inutili. Noi, infatti, non siamo venuti per giudicarvi, ma per liberarvi dal duro giogo della vostra antica schiavitù!”.

13.         Risponde il saggio: “Eminente amico, tu stai più in alto di me. Parla dunque, e io ti crederò liberamente, perché ti voglio credere!”.

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Cap.163

 

Chiarimento di Pietro sulla compagnia in arrivo e scopo della sua visita

Dubbi del saggio sulla visibilità di Dio

1.              Continua Pietro: “Ebbene, così ascolta dunque! Noi tutti, come ci vedi qui, siamo per primo, figli di Dio, cioè, secondo il vostro concetto, figli dell'altissimo Spirito. Per secondo però, alcuni di noi sono anche primi servitori principali dell'Altissimo, e precisamente del tipo che appunto l'Altissimo stesso ha posto come colonne fondamentali della Sua Chiesa all’intera infinità. Dapprima certamente solo sulla Terra, in pratica su quel pianeta che voi chiamate santo. Quando però hanno adempiuto là con gioia e dedizione il loro compito, sono stati subito elevati, attraverso un doloroso abbandono del corpo, al più alto dei Cieli, per aver da Lui tutto ciò che Egli stesso possiede, e quindi godere le più alte di tutte le beatitudini eternamente non offuscate. Per terzo, però, in tali beatitudini compiere quel servizio nel senso più ampio che – naturalmente in più stretta misura – hanno compiuto sulla Terra. E così sappi che proprio io, Pietro, e quel terzo, Giovanni, siamo tali servitori. Gli altri, invece, sono tutti più o meno principianti in questo mondo e in questo servizio appena menzionato.

2.              Lo scopo per il quale siamo venuti qua, in primo luogo è di presentare e iniziare i nuovi arrivati in questo mondo a servizi d'amore più alti. Dopo di questo, vogliamo tuttavia rialzare voi, abitanti di questo mondo di luce, e più precisamente, solo alcune comunità che si sono distolti dalla giusta via.

3.              Ma poiché proprio quest'ultima è una faccenda difficile, così che lo sforzo potrebbe superare le nostre forze, allora è presente con noi anche Dio, il Signore stesso, in tutta la pienezza della Sua Forza e Potenza! E questo, nella visibile forma umana, che è proprio la vera e propria forma divina, nella quale Dio ha formato noi uomini secondo la Sua immagine sia esteriore che interiore. Egli, infatti, non ha preso nessun'altra forma per i suoi prediletti che la primordiale del Suo eterno Amore.

4.              Pertanto nell’intera infinità non esiste da nessuna parte un mondo sul quale gli uomini avrebbero una forma diversa da quella che abbiamo noi. Sono differenti l’uno dall’altro qui e là secondo la grandezza esteriore e nel colore, talvolta anche in pochi particolari esteriori. La forma di base rimane però sempre quella divina.

5.              Perciò non dovrà nemmeno sorprenderti se ora vedrai Dio, l’altissimo Spirito, completamente nella mia forma e grandezza. La Sua infinita ed eterna Potenza e Grandezza non dipendono dalla Sua forma esteriore, ma dalla grandezza del Suo Spirito interiore che dimora eternamente nell’inaccessibile santissima Luce, e che non potrà mai essere visto e ancor meno compreso da uno spirito creato.

6.              Ora sai tutto; non ho tralasciato nulla che fosse necessario in alto grado per la risposta alla tua domanda. Dimmi ora, sinceramente e senza alcuna falsità – come è molto comune presso di voi, specialmente in questa comunità, – se credi proprio a tutto ciò che ora ti ho detto!”.

7.              Risponde il saggio: “Eminentissimo amico, hai parlato nello spirito più sincero, fino all'ultimo, – in tutto. Ma che ci sia anche Dio, il Supremo, l’infinito Spirito primordiale tra voi, e precisamente nella tua forma e grandezza, questa, ti renderai conto tu stesso se conosci solo un poco le nostre antichissime profezie e rivelazioni, è una cosa difficile da credere! Potrebbe essere che io lo capisca più avanti. Per il momento, però, e per il concetto che ho di Dio, dell'Essere supremo, mi è quasi completamente impossibile!

8.              Tu sai che Dio, solo molto raramente invia qui i Suoi angeli, i quali proprio a noi saggi superiori rivelano la Sua altissima Essenza, ma aggiungono sempre: ‘Nessuno può vedere Dio e vivere nello stesso tempo!’. Per questo motivo Egli dimora in un’imperscrutabile profondità di tutte le profondità, affinché nessun essere, nella sua vita, debba essere pregiudicato alla vista della Divinità. Così come ci andrebbe a noi adesso, se fosse veramente così come mi hai ora annunciato, se Dio s’intrattenesse qui tra voi!

9.              Non posso negare che questo potrebbe essere, a dir il vero, anche possibile all'Essenza divina. Che cosa sarebbe però, del Suo eterno, immutabile Ordine che ci è stato così spesso annunciato?”.

10.         Risponde Pietro: “Amico, solo un po’ di pazienza, e ciò che a te pare difficilmente possibile, lo troverai assolutamente possibile! Ora però calmati, – Egli stesso viene qui; da Lui lo comprenderai meglio!”.

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Cap.164

 

Logica esposizione di Pietro e rimozione dei dubbi dell'anziano del Sole riguardo alla presenza visibile del Signore

1.               Dice il saggio: “Caro amico, non sarà forse quello che cammina là nel mezzo di due donne, davanti alle quali – come mi sembra – vengono avanti le tre figlie di questa casa che noi vi abbiamo mandato incontro prima, quando aspettavate e non potevate o non volevate entrare?

2.              Vedi, da noi sarebbe indecoroso in sommo grado se un saggio, anche solo di terzo rango, si lasciasse guidare dalle donne! Come dovremmo poi considerare il fatto che Dio, l'Altissimo, dal quale devono scaturire tutte le leggi dell'Ordine, si lasci guidare da queste? Naturalmente, ammesso che questo Spirito, o piuttosto, Uomo, dal quale non traspare nulla di particolare, sia come tale un Dio!”.

3.              Risponde Pietro: “Amico, non hai mai fatto durante la tua intera vita differenti cose, o per tua utilità oppure solo per tuo diletto?

4.              Tu dici: ‘Oh, sì, un gran numero di entrambe le disposizioni!’.

5.              Bene, se tu dunque hai fatto delle cose differenti, allora dimmi se tra queste non si trovi anche una delle quali potresti affermare: ‘Questa opera non è degna di me! Me ne vergogno e sarebbe contrario a ogni ordine e, in altissimo grado, indecoroso che io la contempli coi miei occhi, o addirittura la tocchi con le mie mani’.

6.              Tu dici: ‘No! Perché se io avessi un'opera simile, come avrei potuto farla se non fosse stata degna dei miei occhi né delle mie mani?’. Vedi, hai detto molto bene, ed è anche così. Ora però ascolta:

7.              Se già tu non consideri nessuna delle tue opere tanto brutte da essere indegna di te che sei, rispetto a Dio, un maestro imperfettissimo delle tue opere, come puoi pretendere da Dio una virtù dell’ordine, quando Egli è l'eterno perfettissimo Maestro di tutte le Sue opere?

8.              Dimmi, quale Opera divina trovi brutta al punto che Dio se ne dovrebbe vergognare? Oppure Egli, quale eterno Signore di tutte le infinite opere, dovrebbe prima chiedere a noi, appunto opere Sue, il giusto parere se e quali di queste dovrebbe realizzare? Che cosa pensi tu a questo riguardo?”.

9.              Risponde il saggio: “O amico, ora vedo molto chiaramente che tu sei un saggio molto più profondo. Ognuna delle tue parole ha una solidissima base e non c’è nulla da obiettare! E così io comincio ora ad abbracciare seriamente la fede che quest’Uomo, dall'apparenza così semplice, possa racchiudere in Sé l'altissima Essenza di Dio. Poiché se lo poteva sul piccolo pianeta santo, come siamo stati istruiti dai Suoi angeli, perché Gli dovrebbe essere impossibile qui, su questo grande e luminoso mondo?

10.         Tu vedi che io posso ben accettare questo, e anche l’accetto. Ora però viene un'altra, davvero terribile, più grave domanda: amico, ma se Lui Lo è, Lui, l'Onnipotente, il Santissimo e l’infinito Saggissimo – Lui, che perfino per i nostri più grandi e più profondi pensieri è troppo Sublime e Santo, tanto che neanche il più alto e il più puro saggio oserebbe solo pensare al Suo Nome; – come, domando io, Lo accoglieremo e potremo esistere dinanzi a Lui?”.

11.         Risponde Pietro: “Amico, Egli ci è già molto vicino. OsservaLo molto attentamente con i tuoi occhi acuti, e dimmi poi se ti sembra davvero così terribile, iracondo e spaventoso. Dimmi anche se le tre figlie di questa casa, che continuano a girarsi verso di Lui e sembrano essere oltremodo gioiose, sentono in sé qualcosa della tua grande paura!”.

12.         Dice il saggio: “O amico, non mi sembra così. Egli pare molto buono, soave e mite, e non avevo ancora mai visto le tre tanto gioiose!”.

13.         Continua Pietro: “Bene, se tu lo noti, come puoi ancora domandare? Io ti dico solamente: non aver timore dinanzi a Lui! Poiché dove Egli viene, viene sempre per Amore – e mai in eterno per ira e vendetta. Anche se l’ira e la vendetta, come l'Amore, sono eternamente Sue, e perciò nessuno deve avere ira e usare vendetta verso i suoi simili.

14.         Poiché l'ira è solo di Dio, e del giudice la vendetta. L'Amore invece è del Padre, e questo Egli lo dona ai Suoi figli, lo cerca presso di loro, ed Egli viene, quando viene, né nell’ira, né nella vendetta. Egli viene sempre nell'Amore quale Padre dai Suoi figli, che ha formato proprio per Amore secondo la Sua Immagine ed ha messo nel loro cuore la meravigliosissima destinazione di poter diventare completamente ciò che Egli stesso è.

15.         Ora però se è così secondo l'eterna verità, sarebbe saggio aver timore dinanzi a Lui, che di fronte a noi è l'Amore stesso?

16.         Tu certo non hai paura dinanzi a me che possiedo anche tanta potenza e forza, da poter distruggere in un attimo tutto questo mondo con un minimo pensiero, e chiamarne fuori un altro! Ma giacché non mi temi, anche se ho in me tutta la potenza dal Signore, pur non essendo con questo mai in eterno così buono come Egli è, come devi aver paura dinanzi a Lui, la cui bontà è senza fine?

17.         Non temere dunque, bensì rallegrati piuttosto oltre ogni misura, perché a te e a questo mondo capita ora una grazia così illimitatamente grande! Allora anch’Egli avrà gioia in te e in tutti voi, e vi aiuterà, poiché specialmente voi avete bisogno del Suo aiuto! Ora però, amico, ordina il tuo cuore; poiché solo pochi passi, e Lui sarà in mezzo a noi!”.

18.         Risponde il saggio: “O amico, se il mio cuore è in ordine, non lo posso dire. Ma che provi un grande amore per Lui, ora lo sento per la prima volta vivente!

19.         Altrettanto mi sono ora alquanto sbarazzato della mia paura, sotto i presupposti che seguiranno, che a me sembrano non poco saggi: in seguito a legittimi pensieri è impossibile che io, come creatura, possa essere e divenga più di quello che sono, e cioè una creatura. Così è anche impossibile che Dio possa essere e divenire meno di quello che è, – vale a dire, Dio, l'Essere primordiale più perfetto, da cui ogni essenza, comunque sia fatta, deve essere condizionata.

20.         Senza Creatore non si può pensare a nessuna creatura; ben pensabile però è il Creatore senza creatura. Il Creatore, infatti, è già quello che è, attraverso la Sua eterna chiarissima consapevolezza, di conseguenza Egli può creare come, e quando vuole. È impossibile invece che la creatura possa essere qualcosa, prima che l'onnipotente Volontà del Creatore l'abbia fatta per qualcosa.

21.         Io nel Creatore, come nella creatura, vedo due necessità, delle quali la seconda sembra condizionata dalla prima; ma se questo fatto è da considerare impossibilmente diverso che solo così, non comprendo assolutamente come io, quale necessità condizionata, dovrei temere davanti alla prima incondizionata!

22.         Io m’immagino così la cosa per la massima tranquillità dell'animo mio: il nostro grande mondo sulla sua superficie ha una moltitudine di cose piccole, il cui volume sta in un meschino rapporto rispetto al volume complessivo dell’intero mondo, quasi come il puro nulla rispetto all’infinito!

23.         Ciò nondimeno, il più piccolo esiste imperturbato accanto al grande, e ugualmente, ha lo stesso motivo di rallegrarsi della sua esistenza come il quasi infinito grande. Esso, anche se rispetto al grande è un nulla, verso se stesso è però certamente perfetto. E inoltre penso: io certamente non potrò in eterno mai diventare ciò che è il nostro sublimissimo, onnipotente Creatore. Al contrario, però, anche il Creatore non potrà mai diventare, nonostante la Sua onnipotenza, ciò che sono io, vale a dire, una creatura.

24.         Veramente non c’è nulla di utile in questo sofferente privilegio, ma è tuttavia un particolare gradino, sul quale in nessun caso potrà mettere piede il Creatore. E così, qui ognuna delle due necessità ha qualcosa per sé: che proprio questo qualcosa potrà sembrare forse apparente, ma in realtà giammai potrà essere raggiunto dall'opposto! Se io mi metto questo rapporto chiaramente davanti agli occhi, allora è anche allontanato quel certo timore che finora mi ha oppresso!”.

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Cap.165

 

Dialogo di Giovanni con il saggio del Sole

Il rapporto tra Creatore e creatura

1.              Dopo di ciò, interviene Giovanni: “Caro amico, io ho ponderato attentamente il senso del tuo discorso, e trovo che è giusto, se considerato in se stesso. Devo solo farti notare che sei stato troppo rigido nel trattare i due estremi, ed hai tracciato una linea di confine troppo brusca.

2.              È certamente vero che il Creatore non potrà mai diventare creatura e la creatura mai Creatore, ciò nonostante il Creatore allo stesso tempo sarà in svantaggio, tanto poco quanto in un particolare vantaggio nei confronti della creatura.

3.              Poiché, in primo luogo, per la creazione della creatura Egli non ha nessun’altra materia che Se stesso. Deve formare la creatura dalla sostanza medesima della quale Egli stesso consiste dall'eternità. Poi però deve anche continuare a conservarla da Se stesso, mentre la creatura, di fronte al suo Creatore, non ha altro da fare che solo essere.

4.              E se la creatura è così come la vuole avere il Creatore – vale a dire nell'Ordine fissato per lei – essa può entrare ugualmente nella perfezione del suo Creatore. Essa può raggiungere la figliolanza di Dio, e dopo può dimorare con Lui, per così dire, nella stessa casa, e usare e godere tutti i Suoi diritti. Io penso che, in questo caso, il Creatore, come la creatura, avranno reciprocamente molta poca differenza.

5.              Finché Creatore e creatura, in seguito alla libera volontà morale concessa a quest’ultima, stanno l’un l’altra di fronte nel volere e nell'operare, fino ad allora il tuo principio addotto è certamente giusto. La priorità[7] del Creatore, infatti, non può essere messa in dubbio, poiché essa è una necessità imprescindibile.

6.              Se però la creatura, con il riconoscimento e l’attivo volere della svelata Volontà del Creatore, abbatte la parete di confine, con ciò accoglie il Creatore in se stesso e con questo diventa completamente uno con Lui, allora ci si domanda:

7.              Dov'è il Creatore, quale eternamente Uno e Lo stesso, più Creatore: in Se stesso, oppure nella creatura? Cos'è qui più vecchio: la creatura, come essenza identica, con e nel Creatore, – oppure il Creatore, come Essenza identica nella creatura? Poiché Egli stesso dice: ‘Voi siete in Me, e Io in voi!’.

8.              In questo caso, che è vero e innegabile, io penso, dalla pienezza del mio più chiaro punto di vista, che tu, caro amico, abbia tirato un po' troppo forte le tue corde, e perciò dovrai permettere che si tratti ancora un po' con te! Che dici, a questo riguardo?”.

9.              Risponde il saggio: “Caro amico, io vedo che tu sei immensamente sapiente. Non c'è nulla da obiettare ai tuoi principi enunciati. Io penso solo che l'essenza produttiva rimanga propria al Creatore: sia che stia lì isolato per conto Suo, o che, in seguito alla Sua fluente azione, riempia la Sua creatura come si riempie un vaso, con Se stesso, naturalmente secondo la capacità di accoglienza conferita alla creatura.

10.         Che la creatura mai sarà in grado di accogliere in sé l’intera pienezza della Divinità primordiale, non dovrebbe esserci nessun dubbio! Io penso che la risposta a questa domanda sta già nel concetto ‘infinità’, la quale può essere accolta di nuovo solo dalla stessa infinità, mai però da un finito, tratto dall’infinità.

11.         Vedi, noi vediamo dal nostro mondo un Sole, la cui grandezza, secondo il nostro calcolo, dovrebbe essere molto più grande del nostro mondo migliaia di volte mille volte. Siccome però ho notato molto spesso, come perfino le più piccole gocce di rugiada accolgano in sé l'immagine di quel grande mondo, e l’accolgono completamente in base al proprio volume, così non vi è dubbio che anche noi creature accogliamo in noi, in modo simile, il Creatore, per quanto Egli possa essere accolto proprio da noi per il nostro perfezionamento.

12.         Tuttavia, quanto rimane distante l'immagine del sole nella goccia di rugiada davanti al vero e proprio sole, e tanto distante rimane la creatura con la propria immagine sul Creatore, rispetto al vero e proprio Creatore! Io credo che sarebbe difficile quantificare quante di quelle gocce di rugiada siano necessarie per riflettere solo il volume reale di quel sole che si riflette in esse ben eoni di volte!

13.         E nondimeno, qui stanno solo due cose limitate, l’una verso l'altra! Tuttavia, come sarebbe possibile qui solo una definizione tutto equiparante, dove s’incontrano l'eterna infinità e una limitatezza sicuramente appena percettibile nel tempo e nello spazio?

14.         Del resto, non si può negare che l'Essenza creativa nella creatura sia identica con il Creatore, come anche viceversa; ma io domando: in quale rapporto? E questa proporzione deve anche essere tenuta in grande considerazione, perché da essa soltanto deriva troppo chiaramente che, tra Creatore e creatura, nonostante tutta l’uguaglianza naturale e morale, dovrà tuttavia rimanere un abisso in eterno così grande, da non poter essere completamente superato né da una parte né dall'altra.

15.         E così, per ora, io rimango col mio principio, secondo cui i due contrari non potranno mai unirsi in uno perfettamente. Tuttavia, non voglio sottrarmi ad un insegnamento più profondo. Al contrario: mi sarà ben accetto ogni più profonda istruzione in questa faccenda, perciò mi rallegro anche molto di ascoltarti ulteriormente e più in profondità”.

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Cap.166

 

Il divenire uno dell'uomo con Dio

Esempio del mare e della goccia d'acqua

Difficoltà della sapienza intellettuale di fronte alla sapienza del cuore

1.              Continua Giovanni: “Caro amico, sei molto critico in questa questione importante oltre tutto, e per certi aspetti hai ragione. Nell'insieme però, puoi giungere con ciò su vie sbagliate, sulle quali difficilmente potresti in eterno raggiungere la vera mèta del tuo essere! Io voglio perciò, nel Nome del Signore, il Quale proprio a causa nostra sta ora un po’ in attesa, illuminarti più profondamente. Così ascolta, caro amico:

2.              Tu sei ricorso ad un'immagine naturale per chiarire la validità del tuo principio. Allora posso prendere anch'io un'immagine simile, per mostrare a te stesso una testimonianza opposta che dovrà alluminarti più dell'immenso mare di luce del tuo sole che mi hai presentato! Non attingerò certo così profondamente nello spazio della Creazione come hai fatto tu, ma credo tuttavia che, con l'aiuto del Signore, coglierò il punto esatto.

3.              Vedi, il mare si trova pressoché su ogni mondo – sia grande o piccolo, secondo il suo stesso volume – quale massa d'acqua, nella quale alla fine affluiscono singolarmente tutti i flussi d’acqua, fiumi, torrenti, ruscelli e innumerevoli ruscelletti, e nel quale cade anche la maggior parte delle gocce di pioggia.

4.              Tuttavia, questo mare su ogni mondo è la causa primaria di tutte le acque come di ogni pioggia e rugiada. Se un mondo non avesse il mare, sarebbe come un uomo senza sangue e quindi nemmeno altri liquidi, e dovrebbe diventare, anche al più presto, una mummia o una statua senza vita. Il mare perciò ad un mondo serve come il sangue serve all'uomo e ad ogni altro essere vivente.

5.              Ora, tutto ciò che su un mondo ha il nome di liquido, proviene dal mare, esegue determinati servigi e ritorna poi nuovamente nel mare. In innumerevoli piccolissime sferette o goccioline, il mare elargisce continuamente la sua grande abbondanza nello spazio etereo ad esso completamente affine, spazio che circonda ogni mondo. In tale spazio costantemente in movimento, queste piccolissime particelle d'acqua sono portate nel mondo intero in tutte le direzioni possibili. Essendo presenti in gran quantità nell'aria, esse diventano visibili dapprima come nebbia e, più tardi, in un insieme ancora più denso, come nuvole dense. In queste nuvole esse si afferrano, formando così gocce più grandi e quindi anche più pesanti, che poi presto qua e là cadono giù in grosse quantità sotto forma di pioggia sul mondo assetato, e di nuovo lo ravvivano e ristorano.

6.              Ora sai che cos’è il mare, e tutto ciò che viene fuori da esso.

7.              Tu dici: ‘Sì, questo si basa già su vecchie esperienze’.

8.              Bene, poiché lo comprendi, allora dimmi che cos'è, in sostanza, più vecchio: le singole gocce del mare, oppure l'intero mare stesso? Certamente il mare esisteva prima che potesse alzarsi nell’aria da esso una goccia di pioggia. Ma una volta salita, era la goccia, come parte del mare stesso, qualcosa di diverso dal mare? E quando ricadrà nuovamente, troverai forse nella goccia, qualcosa di differente tra la goccia stessa, e il mare?

9.              Tu dici: ‘No, è tutto identico, poiché dove la parte del tutto è uguale al tutto, la parte e il tutto sono una cosa sola!’.

10.         Bene, dico io; ma se tra Creatore e creatura esiste lo stesso rapporto, da dove prendi dunque i netti confini che poni tra Creatore e creatura?”.

11.         A questo punto il saggio è molto sorpreso e risponde solo dopo un po' di tempo: “Amico saggissimo, io ora vedo chiaramente che tu hai ragione. Non c'è più nulla da obiettare a questa tua dimostrazione per l'identità del Creatore con la creatura. È così, e non può essere diversamente. Da dove, infatti, avrebbe dovuto prendere il Creatore la sostanza per la creazione delle creature, se non da Se stesso?

12.         Ma se l'ha presa da Sé, allora il materiale, o la sostanza, deve essere identica al Creatore. Anche se il tempo, nel quale il materiale della creatura fu separato dal Creatore, naturalmente non è identico col Creatore. Il tempo, infatti, è per le due parti solo un rigoroso ritaglio limitato dell'eternità, mentre il Creatore è assolutamente eterno, e deve esserLo necessariamente, perché senza di Lui, un divenire non sarebbe mai pensabile.

13.         Questo fatto è dunque chiaro e impossibile possa diventare più chiaro, nemmeno con prove più profonde. Ma per rendere ben salda questa cosa, il rapporto potrebbe essere un’equazione non senza profitto, particolarmente per questa comunità, la quale vuole avere tutto calcolato precisamente!

14.         Questa proporzione, però, la vorrei presentare così: che il Creatore, quale totalità di tutte le singole totalità, separato per Suo volere, si trova nella stessa proporzione nei confronti di queste, come all’incontrario, si trovano tutte le singole totalità che provengono eternamente da Lui, nella loro totalità nei confronti del Creatore. – Quale proporzione però porta necessariamente al risultato che la piena sintesi di tutte le particolari totalità prodotte, equivale alla totalità del Creatore posta in esse. Oppure: l'unità intera del Creatore è contenuta perfettamente nell'unità delle creature, come anche viceversa.

15.         Ma se l'intero uno nella creatura è uguale all'Uno del Creatore, allora anche un uno separato è uguale all'Uno intero, perché il tutto è contenuto altrettanto bene nel Tutto, e precisamente nel rigoroso identico rapporto. – Io penso che questa proporzione non dovrebbe essere per niente di troppo!”.

16.         Risponde Giovanni: “Sì, sì la proporzione è proprio giusta. Ma a questo ti devo solo far notare che noi, figli del Signore, che per noi è, e rimane un Padre in eterno, siamo soliti calcolare in modo del tutto diverso da come tu mi hai calcolato qui!

17.         Vedi, ciò che tu calcoli con la tua testa, noi lo calcoliamo sempre con il nostro cuore. E otteniamo sempre un ottimo risultato che comprende in sé tutti i casi particolari immaginabili! Ora però viene il Maestro dei maestri, il Quale ti mostrerà calcoli completamente diversi!”.

18.         Dice il saggio: “Dunque, È Questi il Signore, ovvero la vera e proprio Essenza di Dio?”.

19.         Risponde Giovanni: “Sì, amico, Questi è il Signore!”.

20.         Continua il saggio: “In verità, il Suo aspetto esteriore non rivela proprio molto di meraviglioso, ma la Sua vicinanza suscita in me un potente grado d'amore per Lui!

21.         L'apparenza è buona, anzi molto buona! Ma che quest'Uomo, apparentemente del tutto naturale, possa ben avere anche un’immensa sapienza, debba essere il Creatore dell'infinità e di tutte le opere in essa contenute, questo lo creda chi vuole! Per me è praticamente impossibile.

22.         Egli è limitato proprio come noi due! Com'è possibile che possa al tempo stesso penetrare e abbracciare l'infinità? Ma, come detto, la sapienza ha eterne imperscrutabile profondità; tutto può essere possibile. Io con ciò veramente voglio solo dire che mi sembra solo strano! – Ora però silenzio; Egli fa cenno di tacere!”.

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Cap. 167

 

Il Signore e Uhron, il saggio del Sole

Sua conversione e buona risposta

Parole di lode di Martino sul discorso di Uhron

1.              Ora Mi avvicino Io e domando: “Uhron, dimMi: la porta di questa casa si apre facilmente o con difficoltà? Se si apre facilmente, allora conducici dentro. Se invece si apre con difficoltà, permettiMi di fare una prova, affinché Io veda quanto sia difficile aprirla!”.

2.              Risponde il saggio: “Nobile amico di tutti gli angeli e uomini! A me non pare che Tu sia uno di quelli che cerca la sapienza presso gli uomini. Poiché tutta la nostra sapienza è già lo stesso dono Tuo a noi, e ogni nostra disposizione è opera Tua. E così penso che non sia proprio necessario che io Ti mostri se la porta di questa casa si apra facilmente, o con difficoltà! Comanda quel che deve avvenire, e subito avverrà!”.

3.              Rispondo Io: “Hai detto ciò che pretendevo da te. La porta si apre facilmente, perciò conduciMi in casa! Poiché Io non alludevo al fatto che la porta di questa dimora si aprisse facilmente o meno. Che importanza può avere, giacché in eterno è in Mio potere far sorgere miriadi di case simili in un attimo, e in un attimo farle di nuovo scomparire!

4.              Io invece ho posto la domanda solo al tuo cuore, che è la vera porta nella casa della tua vita. Vedi, questa porta si apre facilmente, e questa è dove Io voglio che tu Mi debba introdurre! Mi hai già permesso di entrare, ed hai fatto bene, ma ora conduci tutti noi anche in questa dimora esteriore, per avere la prova di ciò che è la tua vita, e affinché vedano tutti che Io sono Signore anche di questa casa e di questo mondo!”.

5.              Risponde il saggio: “Tu sei il Signore qui come, senza fine, dappertutto! A Te solo appartiene eternamente anche questa casa esteriore. All'infuori di Te, nessuno ha un diritto di comandare e far da padrone in essa a suo piacimento. Perciò da parte mia sarebbe assai presuntuoso se io volessi guidare Te, l’eterno e verissimo proprietario di questa casa, come di questo mondo intero, nella Tua, a pieno diritto, proprietà!

6.              O Signore, Tu eterno proprietario dell'infinità, poiché ora sei finalmente venuto anche in questa Tua pienissima proprietà, allora guidaci Tu – Quale il solo, legittimo Padre di famiglia – in questa casa assolutamente Tua!”.

7.              Rispondo Io: “Hai parlato giustamente e bene, giacché è proprio così come hai detto tu. Io però ti ho posto, per mezzo dei Miei angeli, a Mio amministratore, e adesso vengo a fare i conti. Allora Io penso che tocchi a te guidare Me, quale Signore, nella Mia proprietà a te affidata!”.

8.              Dice il saggio: “O Signore, se Tu fossi un locatore, allora sì! Poiché se uno che non possiede ancora nulla prende in affitto un podere, deve ben convenientemente essere guidato dal mandatario in un tale pseudo possesso, il quale conosce la faccenda. Tu invece sei un Proprietario in tutta la pienezza della più alta verità. Nessun atomo di tutto ciò che è in questa casa Ti è sconosciuto, come non Ti è sconosciuta la mia pessima amministrazione. Dunque non avrai molti conti da fare con me, perché ora sono fin troppo convinto che il mio cattivo calcolo Ti sia già noto fin dall'eternità in tutti i suoi punti infedeli.

9.              Per questo, ancora una volta vengo con l'umilissima preghiera e dico: Tu unico Signore e Padre di questa, come di ogni altra casa, entra Tu nella Tua pienissima proprietà. Ma di me, quale Tuo pessimo amministratore, abbi pietà e misericordia, e non punirmi secondo ciò che giustamente merito!”.

10.         Con queste parole il saggio cade con la faccia davanti a Me e, per la prima volta nella sua vita, piange, poiché il ridere come il piangere, per gli abitanti di questo mondo, spesso saggi molto rigidi, è quasi del tutto sconosciuto.

11.         Io però chiamo Martino e dico: “Martino, ti è piaciuto il discorso di questo saggio ora completamente convertito?”.

12.         Risponde Martino: “O Signore, ora egli ha senz’altro espresso la pienissima verità, e precisamente così completa che non posso immaginarmi eternamente niente di più vero.

13.         Avessero parlato così i giudei, quando sei venuto sulla Terra! Allora nessuno di questi Ti avrebbe tradito, e nessun Caifa e Pilato Ti avrebbe fatto crocifiggere. Perché anche lì sei venuto nella Tua pienissima proprietà, ma i Tuoi non Ti hanno riconosciuto così come Ti ha riconosciuto questo forestiero ora qui in questo mondo!

14.         Ma ciò che è accaduto, gli uomini non possono più cancellarlo! Perciò perdona, o Tu miglior Padre, tutti coloro che non sanno quello che fanno, – ai quali purtroppo ho anch’io l’onore di appartenere!”.

15.         Dico Io: “Bene, Mio Martino, anche tu hai parlato bene! Ora però, prendete questo saggio e portatelo sulle vostre braccia in casa davanti a Me! Così sia!”.

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Cap. 168

 

Effetto della conversione di Uhron sugli abitanti della sua casa

Ingresso nella casa del Sole

1.              Pietro, Giovanni e Martino sollevano il saggio da terra e lo portano nella meravigliosa casa, ma a questa vista gli altri abitanti del Sole si spaventano, e più precisamente i veri e propri abitanti di questa casa, e dicono tra loro:

2.              “Che cosa succede? L’immortale sommo saggio è caduto a terra come morto davanti a questo Spirito umano, e ora i tre spiriti stranieri lo portano nella nostra casa! Come andrà a finire? Chi è allora questo Spirito che ha un simile potere, come in un angelo non lo abbiamo ancora mai scoperto?”.

3.              A questo, alcuni che seguono immediatamente i portatori, dicono: “Non avete dunque sentito prima che questo Spirito deve essere il supremo Spirito di Dio? Noi, da parte nostra, siamo ora quasi certi di questo; come però una cosa simile vi sia potuta sfuggire, è per noi un mistero!

4.              Non avete dunque sentito come il nostro sommo saggio ha parlato con Lui e Lo ha riconosciuto come l’unico Padre della casa e quindi il più anziano di questa, come anche di ogni altra casa?

5.              Entrate perciò in voi e riflettete quale grazia è capitata ora a questa casa, anzi a quest’intero mondo, se il suo Creatore lo calca con i Suoi santissimi Piedi per la prima volta visibile ai nostri sensi! Affrettatevi avanti e purificate con dovizia il luogo di residenza del più anziano di questa casa, affinché il vero proprietario possa per la prima volta occupare il Suo posto con pieno e antico diritto!”.

6.              A queste parole, tutti corrono in casa e fanno molto diligenti, così come i più saggi tra loro hanno consigliato. Io invece li seguo al passo, e precisamente in mezzo a Chanchah e Gella e alle tre figlie proprio di questa casa. Mi seguono Borem e Chorel, che ora sono guide dell'intera compagnia, la quale non riesce a spalancare abbastanza gli occhi per apprezzare meritatamente tutte le innumerevoli magnificenze che si offrono loro qui per la contemplazione.

7.              Tutti esultano oltre misura e lodano Me. Poiché ora sanno già tutti in abbondanza che Io solo sono il Signore. Essi sono tanto più felici perché si trovano in compagnia di Colui che è l'eterno Maestro di tutte queste magnificenze. Così, entriamo in quest'ordine nella prima dimora degli abitanti del Sole.

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Cap. 169

 

Buon discorso di benvenuto di Uhron

 Messaggio ricco di grazia rivolto ad Uhron

Elevazione degli uomini del Sole alla figliolanza di Dio

Una triste testimonianza sugli uomini terreni

1.              Quando dopo l’ingresso durato alcuni passi, si trovano tutti in questa imponente magnificenza del tempio, il saggio già rinvigorito si presenta di nuovo davanti a Me e dice in umilissima venerazione:

2.              “O Tu, al Quale su questo Tuo mondo nessuna lingua osava dare un Nome! Tu che da così lungo tempo attraverso i Tuoi arcangeli originari ci hai annunciato l'eterno Spirito primordiale e onnipotentissimo Creatore di tutti gli esseri, il cui numero non ha nessun inizio e nessuna fine! Tu, Primo, Tu, Santissimo, Tu, Sapientissimo, Tu eterna Legge ed eterno Ordine di tutti gli esseri e cose! Poiché, clemente, ci hai finalmente visitato, allora degna noi, indegnissimi, ancora della Grazia di mostrarci Tu stesso la Tua Volontà e di indicarci una via, sulla quale possiamo rallegrarci con certezza del Tuo compiacimento in eterno!

3.              Su questo mondo siamo certo provvisti con grandi vantaggi. Noi siamo, per quanto riguarda la forma, oltremodo belli e, secondo la misura del nostro vincolo sociale, anche sufficientemente saggi. Lavoriamo più con la volontà che con le nostre mani. Non ci ha mai tormentato ancora la preoccupazione del nutrimento, come deve essere molto spesso il caso su altri mondi. Inoltre non conosciamo nemmeno le malattie del nostro corpo, sebbene la nostra carne sia molto eccitabile; altrettanto possiamo anche vivere finché vogliamo. Se acconsentiamo però alla conversione pretesa da parte di spiriti superiori, allora per noi diviene motivo di gioia suprema!

4.              In breve, noi siamo fatti in modo che posso sicuramente dire: difficilmente ci sarà un secondo mondo nello spazio infinito delle Tue creazioni, nel quale uomini naturali possano essere ancora più felici di noi attraverso la Tua Grazia senza fine. Con tutto ciò noi scorgiamo tuttavia che stiamo ampiamente indietro rispetto ai figli Tuoi, tanto quanto sono lontani l'un dall'altro i poli dell'infinità!

5.              O Signore, guardaci, poiché anche noi siamo proceduti da Te come i Tuoi figli! Concedici una possibilità, attraverso la quale anche noi possiamo sperare di essere messi solo un po’ più vicino ai tuoi beati figli nella realtà spirituale!

6.              Tu sublime, santissimo Padre dei Tuoi figli, se fosse Tua Volontà, e non contrario al Tuo santo Ordine, ascolta la mia misera preghiera, per proferir la quale mi ha dato coraggio la miseria spirituale di questo popolo e il mio potente e inconcepibile amore per Te! Ma non essere in collera con noi, o Padre dei Tuoi, se io oso, come un forestiero, bussare alla santissima porta del Tuo Cuore!”.

7.              Subito dopo, Io dico: “Figlio Mio Uhron, proprio perché tu preghi, Io sono anche qui! Poiché vedi, gli uomini della piccola Terra si sono ora completamente dimenticati di Me, e hanno fatto di essa un inferno perfetto! Ci sono solo pochi ancora qua e là che, di fatto, ci tengono e costruiscono ancora qualcosa sul Mio Nome; ai più, invece, questo irrita, e ne hanno nausea. Tu da questo vedi facilmente che, in futuro, su quella Terra senza fede, difficilmente potrò più allevare per Me dei figli.

8.              Allevarli con il Mio potere, infatti, non è possibile, perché così facendo sarebbero giudicati. Questo però con i Miei figli non potrà mai in eterno essere il caso; essi dovranno avere la più completa libertà, altrimenti non Mi potranno servire come fossero il Mio braccio destro. Ma se non li visito con il Mio potere, e lascio far loro ciò che ancora vogliono liberamente, diventeranno demoni e commetteranno tra loro azioni e cose della specie più infame, tanto da essere presentati come modelli dell'inferno più profondo.

9.              Essi non hanno nessuna fede, nessun amore, nessuna umiltà, nessuna obbedienza e quindi anche nessuna fiducia in Me. E come potrebbero aver fiducia in Me, considerato che Io, in virtù della loro più grossolana incredulità, è come se non esistessi?

10.         Perciò non mi rimane nient'altro che proteggere e conservare i pochi giusti e migliori. Gli altri invece, voglio lasciarli completamente liberi alla loro stessa volontà e prendere da loro ogni Mio collegamento, per il cui motivo essi poi in breve successione scompariranno completamente dal suolo della Terra, come inutili larve.

11.         In questo modo, però, non potrò quasi più ottenere da quella Terra dei figli perfetti. I migliori, là, sono peggio che qui i peggiori, come siete stati proprio voi stessi. E così Io voglio costruire qui un nuovo semenzaio per i Miei figli in divenire, e invece quella Terra sarà vagliata in modo che i migliori che resteranno, faranno viaggi da durare giorni interi, prima di incontrare qualcuno simile a loro!

12.         Ecco, poiché voglio far questo, vi devo anche tracciar tali vie, sulle quali potrete giungere alla Mia vera figliolanza – se lo volete! La Terra però sarà purificata, poiché voglio erigere da lei fino a voi un ponte per lo spirito, sul quale dovrete camminare con loro come mano nella mano!

13.         Ora però manda veloce dei messaggeri e lascia venir dentro molti, poiché Io voglio spalancar loro tutte le porte per il Mio Cuore! Così sia e avvenga!”.

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Cap. 170

 

Flusso di popoli della comunità del Sole

Predica affidata a Martino e sue ansiose riflessioni

Il meraviglioso canto e suo effetto su di lui

1.              Messaggeri corrono fuori veloci in tutte le direzioni per eseguire immediatamente l’ordine del saggio, per chiamare e radunare qui, migliaia e migliaia per il grande annuncio di una nuova dottrina, quale finora mai ancora si è sentito su questo mondo.

2.              Come i venti tempestosi fuggono e spingono le nuvole d'innanzi a sé, così corrono i messaggeri nella grande comunità. Chiamano a perdifiato gli abitanti, per radunarli rapidamente nella dimora in cui è solito venir sempre nelle grandi occasioni il saggio Uhron, per annunciare agli uomini, dalle altezze delle altezze, nuove vie della sapienza.

3.              All'udire questo richiamo, i popoli della comunità accorrono alla casa indicata. Ognuno porta la grande brama letteralmente come sulle ali dell'aquila attraverso l'aria, ed è un affluire e accalcarsi verso il luogo dove l'Altissimo li attende.

4.              Martino già nella casa sente questo grande echeggiare e rumoreggiare come un rullo di tuono, e Mi domanda: “Signore, Padre, da dove proviene questo fragore? Si avvicina e aumenta sempre di più!”.

5.              Rispondo Io: “Non sai tu ancora che l'attrazione agisce molto più potentemente là, dove si trova il magnete fondamentale? Vedi, questo fragore proviene dal veloce avvicinarsi degli uomini di questo grande mondo, perché tutti presumono cosa toccherà loro qui. Già circondano la casa; guarda fuori da queste quattro porte, quali incalcolabili masse si stanno spingendo qui! Tutti, tutti vengono, per ascoltare le parole del Signore della vita e della morte.

6.              Vedi, qui il nostro lavoro diventerà già un po’ più intenso di quanto tu hai potuto costatare finora! Ma non preoccuparti; poiché anche se il lavoro è grande, abbiamo anche più che sufficiente forza e potenza per questo! O forse credi che la nostra forza non ci basterà, giacché guardi così angoscioso questa massa in avvicinamento?”.

7.              Risponde Martino: “O Signore, questa sarebbe un'opinione altamente cieca da parte mia; penso solamente: come c’intenderanno tutti questi innumerevoli esseri? Qui in casa – anche se è già strepitosamente grande – non sarà possibile alloggiarli tutti. Poiché io vedo, come sulla Terra, molte miglia lontano, e l’intero circondario è completamente pigiato! Ma se andiamo all’aperto, ci sentiranno solo i pochi più vicini, tutti gli altri non ci vedranno nemmeno. In verità, istruire tutta questa massa spaventosa, comporterà un bel lavoro!”.

8.              Rispondo Io: “Non così, Mio caro Martino; questa faccenda si svolgerà in modo del tutto diverso! Qui noi procederemo solo con i più vicini, cioè soprattutto con Uhron. Questi poi lo comunicherà, con propri segni all’istante, a tutti gli altri, come attraverso un telegrafo.

9.              Ora però, tocca di nuovo a te per primo! Tu terrai la prima predica, poi toccherà a Pietro e a Giovanni, e infine a Me stesso. Io però ti dico: adesso raccogliti, perché qui ci sarà molto temporale; vedi che tu non venga disturbato! Ora abbi ancora un po' di pazienza; quando Io ti darò un segno, inizia la tua predica! Così sia!”.

10.         Dice Martino fra sé; “Sì, sì, o Signore, Tu hai un bel dire: ‘Così sia!’. Ma io, io, – questa è tutt’altra cosa! Io adesso devo tenere una predica a questi milioni di uomini che sono sicuramente altrettanto saggi quanto me, se non di più? E questo, alla presenza del Signore, di Pietro e dell'immensamente profondo Giovanni? Questo si farà, – e sotto ogni specie di tempeste e temporali, questo si farà ancora meglio! Nonostante ciò, farò una figura dopo l'altra, poi ci sarà da ridere di gusto, oh, questa sarà una cosa del tutto disperata!

11.         È vero che ho già tenuto spesso dei discorsi, non di rado, stupidi, talvolta anche un po' giudiziosi alla presenza del Signore e anche alla presenza di Pietro e Giovanni. Non c'erano però milioni, o addirittura trilioni di ascoltatori, e tutti più saggi di me. Ma qui, dove brulica così, la cosa assume un aspetto del tutto differente!

12.         Tutta la casa è gremita. Non si capisce più nulla, non si capisce chi è maschio e chi è femmina! Migliaia di esseri inconcepibilmente belli mi guardano fissi con i loro grandi occhi ardenti, e sembra che aspettino, con grande impazienza, ciò che riferirò. Oh, questo si farà! Non so ancora una parola di ciò che dovrò dire, e tutti già spalancano gli occhi, orecchi e bocca, per quanto possono, per udire la mia sapienza, – o chissà che cosa! Oh, saranno sorpresi della mia erudizione!

13.         Se il Signore adesso mi lascia sedere e non mi mette ogni parola in bocca, mi troverò in un brodo come non mi sono ancora mai trovato finora! Attendo già un segno da Lui, ma, Gli sia reso grazie, finora non ve n'è stato alcuno! Oh, se solo non mi fosse dato! In ogni caso non sarà così! Il Signore ha già l’aria di uno che vorrebbe dire: ‘Martino, preparati!’.

14.         Ma ascolta, ascolta – sento come armonie lontane. Sento un canto, un meraviglioso canto! Questo ha il suono come quello di un organo, e come voci di purissime gole di cantori! Oh, questo è meraviglioso, questo è puramente celestiale! O tu musica pura, tu musica divina, delizi ed edifichi i sentimenti dell’anima non solo sulla Terra – anche nel Cielo tu sei un grande ristoro degli spiriti beati! Accordi sempre più potenti si alternano in toni maestosamente contenuti!

15.         Ah, è super maestoso! Questo potente basso, quest’armonico soprano e quest’accordatura purissima! O Signore, questa musica è più meravigliosa ancora di tutte le altre magnificenze di questo mondo! Sì, questa musica mi rianima da cima a fondo. Sento ora che riuscirò a venir a capo di qualcosa, se dovrò iniziare a predicare! In verità, questo è certo il più meraviglioso canto di predicazione che mai un orecchio spirituale, quale sono io, abbia mai udito!

16.         Oh, magnifico, magnifico, magnifico! Signore, Ti ringrazio per quest’infinito meraviglioso piacere! Esso spetta unicamente a Te, ma sono tuttavia ultra beato, ed ho anche più coraggio di prima. Sì, Tu hai certamente mezzi incalcolabili per rialzare un animo timoroso e infondere coraggio al trepidante, e conosci il sentimento di ognuno. Così voglio ora anche annunciare Te come un vero araldo e mostrar loro la Tua nascosta Grandezza, Amore, Potenza, Forza e Santità! Sia il Tuo Nome santissimo lodato e glorificato in eterno!”.

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Cap. 171

 

Cenni di condotta del Signore a Martino – Sulla cura dell'ira

Come si deve trattare Satana – Prudenza di Martino prima dell’inizio della predica

Le potenti minacce del nemico

Rassicuranti parole di Martino alla moltitudine spaventata – Parole incoraggianti del Signore

1.              Riprendo Io la parola: “Bene, bene, caro Martino! Il canto della predicazione volge al termine, perciò tieniti pronto! Io ti assicuro che qui la cosa sarà molto rovente, perché non siamo al sicuro dalla visita del nostro nemico!

2.              Perciò raccogliti, e non lasciarti prendere dall’ira. Al collerico non devi rispondere con contro collera, ma solo con mansuetudine e serietà, allora otterrai su di lui la più splendida vittoria! L’ira, infatti, vuole nuovamente destare ira, per poi ucciderla con la sua presunta superiorità. Se invece l'ira non trova nulla su cui poter mettere le mani addosso, ritorna su se stessa e si sbrana da sola. Perciò preparati a tutto; sii serio e mansueto, allora vincerai!”.

3.              Risponde Martino: “O Signore, se quel nemico, con il quale già una volta ho avuto l'onore di aver a che fare in casa mia, dovesse venire qua, allora Ti prego per la concessione di un po' più di forza, perché vorrei volentieri infliggere a quella bestia una bella lezione per tutta l'eternità, come ringraziamento per il molto bene che mi ha fatto!”.

4.              Dico Io: “Non così, Mio caro Martino. Tu certamente sai che render male per male, non ha ancor mai portato un frutto benedetto! Lascia perciò andar via da te simili pensieri così come ti son venuti. Agisci come ti ho consigliato Io, allora sarai certo della vittoria finale. Se invece agirai in modo distruttivo verso il nemico, egli fuggirà, ma non per non ritornare, bensì per raccogliere nuove forze per poterti poi presumibilmente danneggiarti di più.

5.              Io ti dico: egli sarebbe presto annientato, se solo potesse essere distrutto. Ma poiché questo non è possibile secondo l'ordine così predisposto, si deve agire altrimenti, e farlo prigioniero in modo del tutto diverso, per mantenere in esistenza, con la sua conservazione, l’intera Creazione materiale. Limitarlo il più possibile, questa è la soluzione; ma lungi sia da ognuno il distruggerlo, o magari annientarlo!

6.              Ora anche il canto di predicazione è alla fine, perciò tieniti pronto. Il Mio sostegno non ti mancherà, se agirai secondo il Mio consiglio!”.

7.              Mentre dico questo, la musica tace. Uhron, il saggio, si avvicina a Martino e dice: “Ebbene, amico, da come ho percepito io, sarai tu il primo a rivolgere a noi la parola, dunque puoi anche iniziare; tutto è pronto. I popoli sono radunati, gli amplificatori di suono ai loro posti. Tutti gli orecchi e tutti gli occhi sono rivolti su di te, e così, se a te, e soprattutto all'Uno è gradito, puoi ben cominciare!”.

8.              Risponde Martino: “Sì amico, comincerò subito. Solo prima dimmi se tutti gli ospiti, che ora sono radunati in masse serrate qui in questa grande casa, li conosci tanto bene, che mi puoi comunicare se tra di loro non si trova nessun ospite completamente estraneo, a te del tutto sconosciuto?

9.              Se qui non c'è nessun estraneo, vi parlerò del tutto direttamente e breve. Se invece si trova un qualsiasi non invitato, che si è introdotto furtivamente come un ladro, un furfante e assassino, per ottenebrare e agitare gli animi di questi moltissimi ascoltatori durante il mio discorso, allora indicamelo, affinché io lo metta qui davanti a me e possa mostrarlo agli occhi di tutti voi!”.

10.         Il saggio perlustra con i suoi occhi diligenti la moltitudine degli ospiti, i quali sono schierati nell'ordine più bello. Non trova però nessuno che sia estraneo, e dice a Martino: “Amico, fin dove arrivano i  miei occhi, non scopro nessun forestiero. Ma per essere certo, voglio lanciare un segno anche a quelli che sono radunati in massa fuori, allora si vedrà subito se tra loro c'è un qualche forestiero!”.

11.         Dice Martino: “Bene, fallo; io per questo attenderò ancora un poco!”.

12.         Il saggio fa emanare rapidamente fuori in lontananza una tale domanda interrogativa. In breve tempo, da tutte le parti la moltitudine risponde:

13.          “No, no, no! Nessun forestiero è tra noi! Qualcos'altro invece si vede sulla superficie del grande mare vicino; questa diventa molto agitata e ondeggia violentemente! Siamo in angosciosa attesa che solleverà un grosso bubbone, e dovremo tutti prendere la fuga, prima che gli ospiti eminentissimi avranno terminato a noi le loro sante parole!

14.         Mentre noi, Uhron, ti annunciamo questo, già in non grande lontananza si mostra un rigonfiamento della superficie di enorme dimensione! Grande Spirito di Dio, se questa si solleverà alla piena altezza, spingerà l’acqua ben fin oltre la tua altissima dimora! Oh, pregaLo, prega l'Onnipotente che deve trovarsi visibilmente nella tua primordiale casa paterna ora sacra oltre ogni cosa, di voler allontanare da noi questo pericolo minaccioso e di non lasciarci perire miseramente!”.

15.         Il saggio comunica questo a Martino e gli chiede di pregare il Signore affinché, pietoso, allontani da loro un tale pericolo.

16.         Dice Martino: “Amico, comunica a tutti rapidamente che non devono temere nulla e che a nessuno sarà tolto anche solo un capello! Questo, infatti, accade a causa di quell’impotente spirito maligno che una volta ebbe la grande sfrontatezza di prescrivere a voi tutti, sotto le false spoglie di un angelo di luce, nuove leggi di Dio. Queste invece erano solo le sue leggi, e con tali leggi voleva, dal fondamento, distruggere totalmente tutti. Ma affinché il suo piano malvagio possa essere completamente ostacolato in eterno, ora siamo qui noi, e vi salveremo tutti con il potere e la forza di Colui che ora è tra noi come eterno Padre santissimo tra i figli Suoi! Quindi comunica subito questo a tutti!”.

17.         Il saggio lo fa immediatamente, e in breve tempo riceve dalla moltitudine di nuovo la risposta:

18.          “All'altissimo Spirito di Dio tutto l’onore e la venerazione! Questo è sicuramente un grandissimo conforto! Ciò nonostante l'acqua cresce a velocità incredibile, e ci sommergerà entro dieci battiti di pendolo del grande misuratore del tempo. Pregate, affinché il Signore voglia modificare questa situazione, altrimenti per la fuga è proprio il tempo giusto!”.

19.         Il saggio riferisce in fretta tale situazione a Martino e questi dice:

20.         “Avvisali subito che, nonostante tutte queste manifestazioni, non devono tuttavia avere la minima paura! Non devono fuggire, anche se l'acqua dovesse già bagnare loro i piedi. Perché il Signore starà a guardare al nemico solo fino a quel momento, ma poi lo afferrerà con il Suo supremo severo giudizio e lo punirà nel modo più potente davanti ai loro occhi!”.

21.         Il saggio riferisce questo di nuovo rapidamente, e dalla moltitudine arriva la risposta:

22.          “Sulla parola del Santo, attenderemo il pericolo anche fino ai nostri piedi e poi esulteremo, loderemo e glorificheremo lo Spirito Divino, se Egli ci vorrà dimostrare una tale inconcepibile grazia! L'acqua però sale continuamente, e il rigonfiamento, immensamente grande, cresce a velocità finora mai vista. Questo emetterà un’esplosione tremendamente devastante, se non sarà fermato dall'Onnipotenza di Dio!”.

23.         Il saggio comunica rapidamente questa risposta a Martino. Questi, in grande eccitazione, dice:

24.          “Ascolta, amico, questo è un verme miserabilissimo, e non ha nessun rispetto davanti a Dio, davanti al suo eterno Signore, perché sa che Lui è troppo buono, anzi infinitamente buono! Tuttavia, sebbene presso il Signore, in un certo modo, tutto assume il carattere dell'infinità, qui però Satana si sta sbagliando di grosso! Questa volta al Signore la Sua pazienza, già perdurando quasi eternamente, sarà di sicuro troppo corta e saprà imbavagliare adeguatamente quest’antichissimo, perfido scellerato!”.

25.         Dico Io: “Martino, non ti preoccupare! Con questo sovversivo comincerò molto presto a fare i conti. Tu invece comincia pure il tuo discorso, così che, alla fine, veniamo una buona volta ad una mèta! Lasciamo a Satana il suo compiacimento. Io ti assicuro che sarà molto breve! Affinché tu possa essere tanto più tranquillo, ti dico ancora di più: questa volta il nemico si sbaglierà molto sulla Mia pazienza, anzi, si è già sbagliato!”.

26.         Risponde Martino: “O Signore, Tu, migliore, Padre santissimo! Ora è stato rimosso dal mio povero cuore un peso di trentamila quintali! Oh, a Te tutto il mio amore e la più profonda adorazione in eterno!”.

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Cap. 172

 

Predica di Martino al raduno degli uomini del Sole

Vita crocifissa sulla Terra come condizione per la figliolanza di Dio

1.              Dopo queste parole, Martino si rivolge alla comunità e dice: “Voi tutti, che siete qui radunati in quest’occasione straordinaria, per udire parole di vita dalla mia, e poi perfino dalla bocca del Signore stesso: lasciatevi innanzi tutto dire di non lasciarvi disturbare, se ora vi minaccerà un cattivo tempo, poiché vedete, proprio Dio, l'Altissimo, l’onnipotente Spirito stesso, è qui presente visibilmente, ed è proprio Lo stesso con il quale mi avete visto parlare, anche se non avete sentito di cosa parlavamo.

2.              Quest’Unico, vero, eterno Signore e Creatore di tutta l'infinità, mi ha dato per tutti voi la pienissima assicurazione che castigherà enormemente il maligno davanti ai vostri occhi, se dovesse continuare ancora oltre il suo gioco perverso. Ma poiché abbiamo da Lui stesso tale assicurazione, vogliamo anche attendere senza paura e in tutta pazienza le Grazie che il Signore elargirà su di noi.

3.              Io che ora parlo, però, non sono assolutamente saggio da me stesso. Tutto ciò che vi dirò, proviene dal Signore, non in altisonanti parole, bensì con parole in tutta semplicità. Perciò non attendetevi nulla di elevato, ma tanto più del vero e del buono! Vi darò ciò che ho io; e così ascoltatemi!

4.              Miei cari compagni di grazia del mio e del vostro Dio, del mio Signore e Padre, Signore vostro e ora anche Padre vostro! L'onnipotente Volontà di quest’unico Padre vi ha già provvisto, già dalle origini primordiali sul vostro meraviglioso mondo, con tanti vantaggi che non si possono portare in nessun paragonare con gli abitanti della mia Terra.

5.              Voi nella forma siete senz’altro belli, ma così belli che noi, abitanti della Terra, mai potremmo immaginare un purissimo angelo di luce ancora più bello. Siete inoltre liberi di scegliere la durata della vostra vita terrena, tanto che ognuno di voi può decidere di vivere finché vuole. La differenza tra la vostra vita naturale e la vostra vita dell’anima separata dal corpo, è davvero così minima che è quasi la stessa cosa andare in giro con questo corpo o senza. Voi vedete e parlate con i trapassati quando e quante volte volete, e ora potete perfino parlare e operare con noi spiriti puri, come se non aveste più alcun corpo!

6.              Quanto è differente tutto questo, da quel rigido mondo, sul quale io, e tutti gli altri qui con me, eravamo nella carne! Là, la durata della vita naturale è, per la verità, incerta, e lo stesso molto breve. Se qualcuno di voi dicesse: ‘Io sono giovane!’ là, presso di noi, egli già sarebbe terribilmente vecchio. Poiché io so che qui, in quest’adunanza, ce ne sono molti che, secondo il calcolo del tempo della nostra Terra, sarebbero vecchi di parecchie centinaia d'anni. E questi, presso di voi, sono invece ancora uomini giovani, mentre da noi sarebbero davvero incredibilmente vecchi.

7.              Ugualmente presso di voi ci sono anche uomini tanto vecchi che, secondo il calcolo del nostro tempo, sono già più vecchi di tutto il genere umano del mio piccolo mondo messo insieme! Sì, qui ci saranno certamente anche uomini ancora viventi nella carne, tanto vecchi, che sono forse mille volte più vecchi ancora. Quali grandi, importanti e sante esperienze devono aver fatto tali uomini! Quale formidabile sviluppo deve acquisire la vostra formazione spirituale al fianco di tali sommi ed esperti maestri, e quanto profondamente la vostra sapienza farà spuntare le sue più splendide radici!

8.              Mentre sul nostro mondo, non appena si comincia a comprendere che cosa è la vita, si è già morti dolorosamente e si deve uscire dalla carne corrotta. Se per l’eterna vita o per la morte, difficilmente è comunicato a qualcuno! In breve, si deve lasciare tutto ciò che si è in qualche modo guadagnato, sia esso onore, fama, gloria, virtù, scienza, sapienza; questo non è mai preso in considerazione dal Signore. Bensì, quando viene il furtivo angelo sterminatore e tormentatore e spinge all’uomo la sua spada nel cuore, è già completamente finita.

9.              Si deve morire senza la certezza di ottenere un perdono! Poiché la vita, dopo la morte del corpo, da noi esiste solo negli insegnamenti tramandati dalla fede e dalla speranza. Certamente, quasi nessuno ha già, come qui da voi, una sicura consapevolezza della vita eterna nella sua carne! Riflettete, quale privilegio sia questo per un uomo libero, se egli, come voi qui, fosse un signore della sua vita! E come possa gioire da tutto ciò che ha acquisito e come godere liberamente degli innumerevoli vantaggi di una simile vita!

10.         Potete parlare con le anime dei vostri fratelli, da voi separati corporalmente, e li potete sempre vedere, come se non fossero morti per niente. Da noi, appena la decimillesima parte sa, se dopo la morte fisica vi sia ancora una vita, e come essa sia fatta. E nonostante ciò, si è obbligati a sacrificare tutto per una vita futura che tanti non conoscono per niente e non hanno nessun presentimento che una tale vita esista! Quelli che ci credono, non hanno tuttavia la più lieve traccia – all'infuori di alcune favole insostenibili – in cosa consiste questa o consisterà!

11.         Immaginatevi quale incalcolabile privilegio sia questo, se una creatura già dall'inizio sta lì come un signore della sua vita!

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Cap. 173

 

Seguito della predica del vescovo Martino

 Differenza delle condizioni di vita sul Sole e sulla Terra

1.              Continua il vescovo Martino: “Il vostro mondo è il nostro Sole, senza il quale noi non avremmo vita. Esso ci dà luce e calore; voi invece lo abitate, e non conoscete nessuna notte e nessun inverno.

2.              Ma sapete voi che cosa sia un sole? Ebbene, con tutta la vostra sapienza non sapete quasi nulla di ciò che è un sole, perché voi stessi, siete proprio abitanti di un sole!

3.              Voi non conoscete neppure il vantaggio di essere abitanti di un sole. Anch'io non lo conoscevo prima, quando ancora mi trascinavo come un verme sul mio meschinissimo pianeta. Ora però lo conosco, e vi posso perciò dire che, come spirito diventato ora saggio, io non posso trovare un termine con il quale esprimere quanto sia grande il vantaggio di essere un abitante del Sole. Quanto terribilmente misero è al confronto, un abitante del mio corpo celeste in tutti i suoi rapporti naturali! Per lui, al massimo, esistono attimi fuggenti, di cui possa dire di essere felice.

4.              L’aridità del suolo e la sua grande durezza, costringono il povero uomo a guadagnarsi il pane col doloroso sudore della sua fronte. E poiché il pesante lavoro, ad alcuni di natura fiacca, non piace fin dalla nascita, allora vanno a mendicare. Oppure, se sono abbastanza forti, prendono anche con violenza ai più laboriosi le loro provviste, e le consumano.

5.              Col tempo, tali uomini assoldano una massa d’individui di pari sentimenti, i quali non lavorano più, bensì si dedicano solo a tali rapine. Costoro opprimono i lavoratori diligenti in tutti i modi possibili e, con ogni genere di pretesti che vantano come un diritto, pretendendo da loro certe tasse, perché ritengono i lavoratori molto al di sotto di loro stessi.

6.              Si formano poi, da tali scansafatiche, signori potenti, i quali opprimono i lavoratori e i contadini, e con loro fanno ciò che vogliono. Per questo impongono loro solo leggi su leggi, le quali perlopiù sono emanate unicamente a vantaggio di tali legislatori. Pertanto sono imposte anche pene asprissime, nel caso di violazioni di queste, il che aumenta e rende più misera ancora mille volte la triste vita di un contadino.

7.              Se qui e là i lavoratori sono oppressi troppo, non di rado molti di loro insorgono con grande collera, vanno in grandi schiere contro i loro oppressori e ne uccidono spesso un gran numero, ma essi stessi ci rimettono di solito anche la propria vita.

8.              Tali scontri furiosi, da noi si chiamano guerre. E se cominciano, raramente finiscono prima che una fazione non abbia annientato l’altra completamente, oppure finché il più debole, durante la carneficina, è venuto all’intendimento che non ce la potrà assolutamente fare contro il più forte e si arrende senza condizioni, dove poi è ristabilita nuovamente la pace.

9.              Ma quale pace? Io vi dico: una pace dell’infero, e non una pace del Cielo! Perché il vinto si dovrà sottomettere come uno schiavo e, a causa della sua debolezza, non raramente dovrà sopportare leggi con le quali non è torturato solo nel suo povero corpo, spesso lacerato da molte ferite, ma anche nel suo spirito oppresso da pesanti vincoli e catene.

10.         Una condizione simile inoltre non dura solo poco tempo, ma, non raramente, mille lunghi anni terrestri. E nonostante tutto ciò, la natura della Terra rimane comunque sempre la stessa: ora notte, ora di nuovo un misero giorno di passione. Ora un inverno che fa irrigidire tutto, poi di nuovo una così calda estate che rende le catene ferree ancora più roventi e insopportabili che l’inverno rigido come la morte.

11.         La mancanza di cibo provoca un dolore nello stomaco, dolore che noi chiamiamo fame, il che spesso, in anni improduttivi diviene così grande, che molti ci muoiono in questa.

12.         O amici, paragonate questa vita con la vostra, e dite voi stessi se la vostra sapienza possa trovare in qualche modo le parole con cui descrivere a sufficienza l'immenso vantaggio che voi avete! Voi dite: ‘Una vita così non è vita, ma solo una terribilissima sofferenza! Come possono esistere lì, uomini, e come possono lodare il loro Creatore?’.

13.         Io però vi dico: sebbene la vostra domanda sia giusta, lì esistono comunque molti uomini che, quanto più soffrono, tanto più amano e lodano il loro Creatore! – Cosa pensate di questo?

14.         Voi dite: ‘Amico, questo è impossibile! Come può un Creatore, buono sopra di tutto, infliggere in qualche luogo del Creato, cose così orribili alle Sue creature, e pretendere che esse Lo lodino e Lo amino per questo? In verità, allora i poveri abitanti della Terra non hanno ancora mai conosciuto il loro vero Creatore! Oppure avendoLo riconosciuto, sono degli stolti se Lo ringraziano per una vita così, oppure se, in aggiunta, Lo amano ancora!’.

15.         Anche questa vostra domanda in luogo della risposta in virtù della vostra vita così infinitamente privilegiata è giustificata. Ma che cosa pensereste poi se io vi annunciassi che il Creatore degli uomini del mio pianeta ha perfino preparato per loro le più severe pene eterne nel fuoco dell'inferno, come sicura conseguenza se, in tutte le sofferenze della loro vita terrena, essi non Lo amano sopra ogni cosa, non benedicono i loro nemici e tormentatori, e non pregano per quelli che li maledicono! E se non sono grati a Dio, il Creatore, per tutto ciò che Egli ha dato loro in bene o in male, con tutte le loro forze ancora avanzanti in tutto il loro martirio? – Dite, che cosa ve ne pare?

16.         Che cosa ve ne pare se, proprio su quel pianeta, il Signore punisce più duramente proprio coloro che Gli sono più affezionati con tutta l'anima, mentre i Suoi peggiori rinnegatori si trovano spesso e perlopiù nel massimo del benessere? E ciò che si chiama ‘benessere’ sul mio mondo, non è certamente da paragonare al vostro!

17.         Oh, parlate, amici, rivelatemi il vostro giudizio, voi felicissimi! – Siete davvero senza parole! Ma devo dirvi ugualmente ancora parecchie altre cose, affinché possiate farvi un pieno giudizio tanto più chiaro. Così ascoltate:

18.         Non ho bisogno di descrivervi ogni volta le vostre meravigliose condizioni, per mettere in giusta luce davanti ai vostri occhi la miseria del mio mondo. Io so bene che voi conoscete il vostro mondo in ogni caso molto meglio di me. Ma per questo vi voglio tanto più chiaramente mettervi davanti le condizioni del mio mondo e cogliermi qualcosa ampiamente più maneggevole. Allora sarete in grado, grazie alla vostra solidissima sapienza e alla vostra vista acutissima, di giudicare facilmente da soli in che rapporto stanno, corrispondente alle condizioni, gli abitanti del mio mondo in confronto a voi. Poiché se già per quello che vi ho comunicato finora, state lì già quasi senza fiato, sono veramente curioso di sapere cosa direte quando vi comunicherò ancora dell’altro!

19.         Vi ho già detto prima che il mio mondo è assolutamente molto duro: fisicamente come spiritualmente oppure moralmente. Solo mediante un pesantissimo, faticoso lavoro, dal suo suolo si può ricavare del cibo. Ma prima di poterlo lavorare con successo, ci si deve preparare ancora mille utensili, grazie ai quali si può ottenere qualcosa dal duro suolo della Terra.

20.         Ora, con l'andar del tempo, le cose e le condizioni degli uomini sul mio mondo sono così cambiate, che solo la più piccola parte di questi possiede dei propri fondi e terreni, mentre la maggior parte non ha nulla e, alla parte possidente, per un pessimo salario e non raramente per del magrissimo cibo, deve essere un purissimo schiavo.

21.         Molti di questi possidenti accumulano, molte migliaia di volte, più di quanto essi stessi e i loro figli potrebbero consumare in mille anni.

22.         Ora però viene il duro inverno che tutto irrigidisce, i ricchi possidenti hanno buone case e stanze ben arredate, stanze che si possono riscaldare per mezzo di un fuoco prodotto artificialmente, molto piacevole, e dove vi sono giacigli morbidi e caldi su cui poter riposare.

23.         I moltissimi poveri nullatenenti invece devono passare la propria vita, con indumenti pessimi, nelle peggiori catapecchie, e non di rado sono affamati, miseri e ammalati. E se a questi va già così male, tanto che spesso a migliaia muoiono di fame e si disperano, i ricchi possidenti non si fanno certo venire i capelli bianchi per la preoccupazione. Guardano del tutto indifferenti e dicono: ‘È certamente un bene che quest’inutile plebaglia accattona crepi, così non ne saremo tanto tormentati e molestati!’.

24.         Ma proprio tale miseria, che questi ricchi provocano più di tutto presso i poveri, la sfruttano ancor di più per il loro interesse: essi esercitano l'usura disumanamente con la gran quantità di generi alimentari accumulati. Chi non dà, oppure non può dar loro ciò che pretendono, può morir di fame davanti alla loro porta, e con ciò non diventano più teneri di un pelo nei loro cuori!

25.         E per quanto queste ingiustizie gridino vendetta al Cielo, il Creatore non fa, per così dire, nulla. I giorni e le notti si alternano regolarmente. La pioggia cade e benedice i campi dei ricchi più di quelli dei poveri, i quali non hanno molti mezzi per coltivare i loro magrissimi pezzi di terreno secondo necessità. Gli alberi fruttiferi dei ricchi abbondano di benedizioni, mentre quelli dei poveri non raramente deperiscono, stanno lì mezzi secchi e senza frutti. I ricchi induriti hanno tutto in abbondanza, mentre i poveri spesso periscono in una miseria quasi indescrivibile!

26.         Come detto, un tal procedere inaudito e infernale, dal Creatore è tollerato con un’indifferenza tale non raramente per molti anni, come se non fosse assolutamente importante. E se Egli già di quando in quando – si suppone solo perché intenerito dalle preghiere delle dolorose lacrime dei poveri – manda un giudizio sulla Terra, che però ha solo l'apparenza che provenga da Lui, allora un giudizio simile colpisce di nuovo soprattutto i poveri e i deboli. I ricchi perlopiù di solito ne escono illesi, e alcuni diventano persino più ricchi e mondanamente più felici con un tale giudizio.

27.         Se scoppia una guerra, allora per i ricchi si devono far uccidere di solito i poveri nullatenenti sui campi di battaglia, per la qual cosa essi non ricevono altro che un miserissimo salario. In compenso però, ai ricchi è assicurata di nuovo la loro proprietà. E se poi i poveri tornano a casa dal campo di battaglia – spesso mutilati di un piede, o di una mano, e con cento cicatrici prodotte dalle ferite – allora devono elemosinare per un misero pezzo di pane. Se giungono alla porta di un ricco, non raramente sono cacciati fuori dai piedi come un comunissimo animale, ricevendo spesso solo le più scellerate parole ingiuriose, e cacciati via!

28.         Vedete, nondimeno essi non devono augurare niente di male a questi ricchi malfattori, anzi, devono ancora benedire e perdonare di tutto cuore i loro oppressori, altrimenti potrebbero ancora cadere sotto l'eterna punizione infernale di Dio!

29.         Ma come con la guerra, la quale sembra essere un giudizio di Dio che, in ogni caso, colpisce duramente sempre i più miseri, così è lo stesso con tutti gli altri giudizi. I poveri e i miserabili sono sempre i più colpiti, mentre i ricchi e i fortunati, senza cuore e sentimento, riescono perlopiù a cavarsela sempre.

30.         Tuttavia di solito solo i poveri sono affezionati al Signore, a credere in Lui e a pregaLo con tutte le loro forze. I ricchi fortunati invece, raramente hanno appena una mezza fede, e il più delle volte nessuna. Essi nutrono nei loro cuori induriti certamente pochissimo amore per Dio, pregano poco o per niente, e spesso si permettono di oltraggiare assai vergognosamente Lui e tutte le Sue leggi.

31.         Un pezzo d'oro, un buon pasto e una giovane lasciva prostituta, con la quale poter commettere la più vergognosa lussuria, sono per loro mille volte preferibili a Dio, il Quale è considerato come un nulla, e sono parecchie migliaia di volte preferibili a coloro che, col sudore della fronte, svolgono i lavori più duri e che, con la loro povera vita, proteggono la loro sicurezza giorno e notte, estate e inverno.

32.         Ma con la loro completa iniquità, essi sono mondanamente felici e non sono mai, nella loro sovrabbondanza, danneggiati dai poveri, bensì qualche volta solo dai loro pari. E perfino da infelici i ricchi si trovano di solito ancora mille volte meglio che i più felici poveri, i quali, oltre la miseria, non hanno mai qualcosa di meglio.

33.         Amici, cosa ne dite voi? Vi piace questa vita di un uomo abitante su quella stella che voi chiamate generalmente ‘santa’?”.

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Cap. 174

 

Emozionante impressione della predica di Martino sugli uomini del Sole

Dialogo tra Uhron e Martino

1.              A questo punto si fa avanti il saggio Uhron e dice: “Amico, io vedo che ci comunichi il vero; ma che cosa pensi di ottenere con questo? Vuoi far insorgere questi popoli contro Dio? In verità, qui si esaurisce tutta la mia sapienza, e non posso comprendere né te, né tanto meno Dio! Quale ordine può essere questo?

2.              Conosco i Cieli e conosco anche gli inferni di molti mondi, ma ti dico: non vi è inferno peggiore della tua Terra! Perciò ti prego di cambiar discorso, altrimenti agiterai tutti i popoli contro Dio, che finora essi hanno lodato e onorato sopra ogni cosa!”.

3.              Risponde Martino: “Amico, ogni cosa e ogni essere del Signore deve assolvere, apertamente o in segreto, un determinato compito. Solamente, la differenza è qui: le cose devono assolverle; invece noi, esseri liberi e dotati di volontà propria, possiamo e vogliamo assolverle! E così, dal mio discorso possa seguire quello che vuole; perché io non faccio nulla all'infuori della Volontà del Signore! Perciò potete continuare ad ascoltarmi, perché non ho ancora finito!”.

4.              Riprende il saggio: “Puoi certamente continuare il tuo discorso, ma ci si domanda solo a che pro, e per qual motivo. Tu non perdi o guadagni sicuramente nulla se noi, quali esseri puri e abitanti di questo mondo, sappiamo o no cosa succede sul tuo. E sicuramente neanche noi ci guadagniamo nulla, se ci è presentata la malvagità del tuo mondo più da vicino, di come è possibile alla nostra sapienza dare uno sguardo nelle condizioni dei suoi esseri. Possiamo invece ben soffrire un grave danno con le tue esposizioni sulla terribile condizione del tuo mondo, danno che difficilmente si potrà di nuovo rimediare!

5.              Perciò io penso che abbiamo già avuto da te un'ampia esposizione delle sue pessime condizioni, e possiamo immaginare facilmente che su di esso debbano accadere cose ancora peggiori, perché nella tua relazione ci sono tutti i presupposti. Così io credo che ora potrebbe essere completamente inutile tormentarci ancora a lungo con qualcosa che, in fin dei conti, non può interessarci tanto, poiché non siamo in grado di cambiare tali malvagie condizioni! Non saremo nemmeno mai disposti, né tanto meno desiderosi che il suo pessimo ordine sia qui accettato. E così penso che ora potresti far parlare tuo fratello Pietro al posto tuo, forse verrà con qualcosa di meglio!

6.              Se tu dovessi avere l'intenzione di accusare dinanzi a noi Dio, tuo e nostro Creatore, e oltre a ciò far decidere noi se Egli agisce in maniera giusta o ingiusta, allora dovrei compiangerti in tutta serietà! Che cosa potremmo fare noi, creature impotenti, contro l'infinita onnipotenza del Creatore, anche se volessimo riconoscere che Egli procede con gli uomini del tuo mondo così ingiustamente? Egli solo è il Signore, nella Sua mano sta l’intera infinità!

7.              Mettiamo il caso che Egli avesse posto davvero, tra le miriadi dei Suoi mondi, uno che dovesse stare solo al gioco dei Suoi capricci. Dimmi: chi mai potrebbe chiederGli giustificazione? E se tu osassi, credi forse di poterGli strappare una risposta giustificante? Egli solo è, e rimane in eterno il Signore, e fa ciò che vuole! Con chi vuole essere buono, Egli è buono; chi invece vuole rigettarLo, Lo può anche rigettare, – possa questo a noi sembrar giusto oppure ingiusto.

8.              Chi potrebbe intralciare a Lui la via e impedire se all’improvviso volesse annientare questo nostro mondo? Oppure se volesse inviare su di noi miriadi dei più terribili spiriti torturatori e lasciare che ci tormentassero per eoni di tempo? Con che cosa potremmo impedirGli un giudizio simile?

9.              Io penso: Dio, che visibilmente si trova ora qui tra noi, è l’unico Signore di tutti i mondi, dei Cieli e anche degli inferni. La Sua Onnipotenza però garantisce per la Sua analoga Sapienza infinita! Egli saprà meglio di tutti perché, a volte qua e là, permette che succedano certe cose che, la nostra sapienza, ben difficilmente potrà comprendere. Perciò, disponiamoci docilissimi alla Sua Volontà e al Suo Ordine! Io sono convinto che non percorreremo una cattiva strada! – Sei tu d'accordo con me?”.

10.         Risponde Martino: “Certamente! Ma proprio perché è Volontà del Signore, devo continuare a parlare; anche in questo, infatti, tu devi rispettare la Sua Volontà!”.

11.         Dice il saggio: “Se è così, allora continua a parlare nel Suo Nome; noi ti ascolteremo!”.

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Cap. 175

 

Conclusione della predica di Martino e un cenno sul suo scopo

Le condizioni per la figliolanza di Dio

Discorso di ringraziamento e riconoscimento del saggio

1.              Continua Martino: “Con tutte le pessime condizioni di vita da me accennate, di cui ho veramente detto solo la minima parte, non voglio intendere che il Signore sia un po’ ingiusto, oppure che, con questo, sia quasi impossibile sulla Terra condurre una vita gradita a Dio, il Signore! Io con questo, vi voglio scuotere nel vostro animo. Per far sì che possa ottenere questo, devo mostrarvi gli infiniti vantaggi delle vostre condizioni di vita, poiché voi, nati in mezzo ad essi, non potete apprezzarli senza prima conoscere le condizioni di vita di altri mondi, specialmente del mio che, grazie a Dio, conosco meglio perché provengo da lì, e io stesso ho avuto molto da fare con le sue condizioni di vita.

2.              Non voglio con ciò, né accusare il Signore davanti a voi e alla vostra sapienza – cosa che sia eternamente lungi da me – né vi voglio sobillare contro di Lui, cosa che sarebbe certamente la più grande follia! Ma considerato che anche voi siete chiamati alla figliolanza di Dio, e mediante la vostra sapienza siete giunti alla comprensione che solo sul mio mondo vengono generati i Suoi veri e propri figli – è per voi adesso ancora più necessario venire a sapere sotto quali condizioni un uomo, una creatura, possa pervenire a quest’inestimabile, elevatissima dignità!

3.              La vostra vita è stata finora veramente solo un purissimo trastullo degli angeli di Dio, dei quali finora siete stati proprietà. Essa non serve assolutamente per giungere alla figliolanza di Dio, essendo questa una santissima serietà, e non un passatempo, perciò essa deve anche essere desiderata nella più piena e spesso più amara serietà della vita!

4.              Per questo riceverete ancora anche voi delle leggi come le abbiamo noi, e anche presso di voi si comanderà: ‘Ognuno di voi prenda la sua miseria sulle proprie spalle e segua Me, il Signore, altrimenti di certo non gli sarà possibile arrivare là, dove Io (dice il Signore) sono e vivo e opero in mezzo ai Miei figli, i quali sono e restano per le eternità il Mio braccio destro, e fanno quello che faccio Io, e vivono come vivo Io!’.

5.              Il Signore stesso è perciò diventato un uomo sulla mia Terra, ha sopportato tutte le fatiche inimmaginabili di questa terrena vita umana, e alla fine si è lasciato perfino uccidere secondo il corpo dalla grande cecità degli uomini del mio mondo, e nel modo più infamante e più doloroso a una trave di legno incrociato, affinché poi gli uomini di questo mio mondo potessero diventare degli dei, – naturalmente se lo vogliono essi stessi.

6.              Ma finché uno non è nato su quel mondo dove il Signore stesso si è avvolto nella carne, non giungerà alla figliolanza di Dio. La raggiungerà solo quando avrà adempiuto, del tutto liberamente in sé, tutte quelle condizioni che il Signore stesso ha prescritto a questo scopo!

7.              Tutti voi avete sentito da me, quanto miseramente vadano le cose sulla mia Terra, così precisamente, da dover pensare che il Signore non ci tenga per niente a quel mondo che Egli stesso, con la Sua incarnazione, ha fatto per il più importante e più santo di tutto l’universo, dando l’impressione di non curarsene minimamente. Ma non è così!

8.              Solo gli uomini di quel mondo sono liberi nel senso più pieno, e possono fare ciò che vogliono: bene secondo il comandamento di Dio, oppure male contro lo stesso. Essi sono messi alla prova per il bene o per il male, da nient'altro che solo dalla loro perfetta libera volontà. Per questo motivo quel mondo è disposto in modo così misero in tutte le sue condizioni di vita, affinché attraverso di esse, nessuna libera volontà debba subire un qualunque traviamento e diventare cattiva.

9.              Al contrario, però, anche il celestiale è nascosto in modo che, altrettanto, nessuna libera volontà deve essere costretta ad agire per il bene da precise contemplazioni di future beatitudini. Sebbene ognuno conosca le conseguenze della sua buona o cattiva vita dalla dottrina di Dio, così può nondimeno, agire come vuole, perché non ha, né da un lato né dall'altro, una qualunque certezza che lo costringa.

10.         A causa di ciò, tutto sulla Terra è così predisposto, affinché la volontà degli uomini debba rimanere una volontà perfettamente libera. Perché senza di essa è impossibile raggiungere la più libera, eternamente non giudicata figliolanza di Dio.

11.         Che ora gli uomini di questa mia Terra giungano per lo più negli smarrimenti – l'uno in un modo, l'altro in un altro – ora sarà sicuramente comprensibile. Ma che di conseguenza anche voi sarete trasferiti in condizioni di vita completamente differenti – se prenderete sul serio il raggiungimento della figliolanza di Dio – questo è qualcosa di completamente diverso! Il come, però, ve l’annuncerà il mio successore; perciò ascoltatelo!”.

12.         Risponde il saggio: “Sii ringraziato da parte mia e da tutti quelli che sono radunati qui e fuori di qui, per il tuo discorso e l’insegnamento che ci hai proferito dalla Grazia del tuo e del nostro Dio e Signore. Di quest’insegnamento mi è stata particolarmente preziosa l'ultima parte, perché ho compreso abbastanza chiaramente per quale motivo gli uomini del tuo mondo sono messi così male rispetto a noi. Ho percepito però anche da ciò un'altra volta la conferma del mio addotto pensiero fondamentale, di conseguenza nessun essere intelligente deve perdersi d’animo al cospetto del Creatore e della Sua bontà.

13.         Perché la Sua Onnipotenza illimitata, le cui opere sono senza numero e di specie e ordine assai meraviglioso, è per noi una garanzia innegabile della Sua Sapienza altrettanto infinita, ma tale Sapienza può solo essere un efflusso dello stesso grande Ordine nell'eterna, perfettissima Vita del Creatore stesso!

14.         Dove però la Vita si basa sull'altissimo, purissimo e nello stesso tempo profondissimo ordine, in una tale perfettissima Vita deve esistere anche una Bontà, di cui uno spirito creato, per quanto libero, sarà in grado di farsi in eterno un’idea completamente chiara.

15.         Perciò, caro amico, ti ringrazio ancora una volta, per me, come per tutti i popoli qui presenti, e mi rallegro molto per il discorso che ci terrà ora tuo fratello Pietro! Il Signore guidi la sua bocca e la sua lingua!”.

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Cap. 176

 

La  crescente onda nemica

Parole fortificanti di Pietro a tutti

Sua importante domanda agli uomini del Sole: “Volete oppure no, diventare figli di Dio?”

Risposta di Uhron

1.              Dopo questo discorso, dall'esterno giunge un segnale per avvertire che le acque del grande mare sono distanti solo un'altezza d'uomo da quelli che occupano la parte più bassa, e che da un momento all'altro bagnerà i loro piedi. Lo Spirito onnipotente deve aiutarli, altrimenti saranno costretti a fuggire il più presto possibile.

2.              A questo punto prende la parola Pietro e dice: “Amico e fratello, parla ai popoli e dì loro che non devono perdersi d’animo. Il Signore, infatti, permette questo pericolo volutamente, affinché tutti debbano pervenire a una tanto più chiara dimostrazione della grande Magnificenza di Dio!

3.              L’acqua sfiorerà ben i loro piedi, ma non li bagnerà. Altrettanto, anche la spinta sotterranea arriverà fino alla sua massima espansione e scoppierà, ed erutterà grandi masse piene di fuoco, ma queste masse nella loro totalità, saranno distrutte e completamente annientate ancor molto prima di toccar terra nella loro ricaduta, e la crosta, spinta verso l’alto, retrocederà nello stesso istante in cui scoppierà!

4.              Perciò nessuno deve aver paura, bensì, finché durerà tutto l'illusorio minaccioso pericolo, comportarsi come se nulla fosse; allora a nessuno sarà torto neanche un capello! Comunica subito questo a tutti!”.

5.              Il saggio fa annunciare quest’insegnamento con i segnali già noti. In pochi istanti da tutte le parti vengono i segnali di risposta indicanti che tutti hanno compreso l'insegnamento nel modo giusto, ed è stato accolto da tutte le parti con gratitudine, e volenterosi lo seguiranno con precisione e con coraggio.

6.              Quando il saggio ha di nuovo annunciato ciò a Pietro, questi aggiunge:

7.              “Avvertili anche che ora dovranno fare molta attenzione, perché io rivolgerò loro parole elevate!”.

8.              Il saggio lo fa subito, e tutti restano nella più trepidante attesa.

9.              Parla Pietro: “Amici miei, fratelli miei! Il mio predecessore vi ha mostrato le condizioni di vita nelle quali gli uomini vivono su quel mondo. Anch'io ho vissuto lì, nello stesso tempo in cui il Signore si è rivestito con la carne, ed ha sopportato tutti gli immaginabili fardelli fin dalla Sua corporale fanciullezza, come ogni altro poverissimo uomo terreno.

10.         Da queste condizioni di vita così fedelmente descritte, avete potuto dedurre con facilità quanto diversamente siate voi messi, sotto ogni aspetto della vita, sul vostro grande mondo di luce. Inoltre, avete potuto costatare ciò che è necessario per diventare, da semplice creatura, un liberissimo figlio di Dio.

11.         Ora perciò si pone prima di tutto la domanda: ‘Volete voi – e precisamente con la conservazione di tutti i vostri vantaggi della vita, se questi non vi sono limitati da una legge, tanto da rinunciare liberamente a questi privilegi a causa del Regno di Dio – diventare figli di Dio come lo siamo noi? Oppure no!’. Pensate bene a ciò che volete fare, e dopo matura riflessione, ditemi poi solo: sì, o no!

12.         Pensate al vantaggio di essere un figlio di Dio, o almeno poterlo diventare. Pensate a cosa ci vuole per raggiungere questo privilegio; riflettete però, anche su quelli che avete finora, e alla vostra attuale condizione di vita, della quale voi stessi dovrete dire: ‘Quanto è mutata dalla precedente!’.

13.         Veramente nessuno lascerà qualcosa che, nel Regno di Dio, non gli sarà risarcito mille volte per l'eternità. Ma questo risarcimento non sarà per niente messo troppo chiaramente davanti alla sua sapienza, ma solo fin dove la forza della sua fede sarà in grado di arrivare.

14.         Ora avete tutto chiaramente davanti a voi: lo spirituale come il naturale vi sta aperto, ma questo non sarà il caso per quelli che intendono seriamente diventare figli di Dio. Perciò riflettete bene su che cosa volete fare a questo proposito! Vi è offerto del grande, ma da voi si pretende anche non poco!”.

15.         Dice il saggio: “Amico, tu sai che la nostra intelligenza è della specie che non abbiamo bisogno di riflettere troppo a lungo per comprendere chiaramente ciò che vogliamo o dobbiamo fare. E così credo anche, nel nome di tutti i popoli qui presenti, di avere idee completamente chiare su cosa vogliamo, e naturalmente, anche cosa possiamo fare.

16.         Poiché la capacità è una condizione principale per fare o agire, considerato che Dio stesso sicuramente non potrà pretendere da nessuna creatura più di quanto questa sia in grado di dare, secondo le caratteristiche e forze insite in essa. Così anch'io sono chiaramente convinto che il Signore non pretenderà da noi più di quanto siamo in grado di compiere su questo mondo, in seguito alla nostra posizione naturale e spirituale!

17.         Questa massima è breve e chiara abbastanza, per scorgere da ciò che noi vogliamo, solo quello che possiamo. Figliolanza di Dio, qua o là, su o giù, questo è uguale! Noi la vogliamo se il suo raggiungimento non va oltre le nostre forze. Ma se ci costa più del dispendio di tutte le nostre forze, allora la possiamo anche non volere, perché in questo caso per noi è irraggiungibile!

18.         In breve, – se per noi è raggiungibile sotto le nostre attuali condizioni di vita, allora la vogliamo. Se questo non è il caso e non è possibile, allora amico, devi tu stesso comprendere che è impossibile che noi la possiamo volere! Ora conosci la nostra decisione. Fa’ perciò quello che vuoi; poiché io penso che anche la nostra volontà sia libera, e tale deve rimanere!”.

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Cap. 177

 

Nuovo chiarimento di Pietro sulla questione della figliolanza di Dio

Sua critica con riferimento all'incesto degli uomini del Sole

1.              Risponde Pietro: “Caro amico, in fondo in fondo tu non hai compreso il mio discorso! Vedi, la domanda è: ‘Volete voi – e precisamente con la conservazione di tutti i vostri vantaggi della vita, se questi non vi sono limitati dalle leggi, tanto da rinunciare liberamente a questi privilegi a causa del Regno di Dio (si comprende da sé: solo a quei privilegi che per la vita non sono assolutamente necessari) – diventare figli di Dio oppure no?’. Se parlo della conservazione, allora io credo che tu comprenderai la cosa così come te l'ho presentata!

2.              Credimi, amico, che noi nel Regno di Dio siamo anche tanto saggi da comprendere che un sole non può trasformarsi in un semplice pianeta, se non si vuol turbare l'ordine stabilito in tutto l’universo, e che gli uomini del Sole sono di natura e costituzione del tutto diverse dagli uomini di un piccolo pianeta! Tutto questo lo sappiamo bene tanto quanto te, amico!

3.              Voi però avete certe leggi fatte da voi stessi che, veramente non sono leggi, perché non impongono nient’altro che un liberissimo arbitrio di procedere e operare! In seguito a queste leggi, potete anche ignorare le vostre antiche, sagge leggi primordiali e mettere al loro posto le nuove, completamente inutili. Domanda: computate un tale arbitrio anche tra i veri e propri vantaggi della vostra vita?

4.              Angeli provenienti dai Cieli vi hanno ordinato un matrimonio, cioè una legale unione tra un uomo con una donna dabbene. Essi vi hanno anche mostrato il vero concepimento spirituale dei figli, secondo il quale finora avete anche messo in atto le vostre procreazioni. Come mai che adesso i padri giacciono animalescamente con le proprie figlie, quando essi hanno un comandamento la cui trasgressione è sottoposta a castigo, dove si dice che nessun padre deve portare a termine con sua figlia un concepimento spirituale?

5.              Dimmi: anche questo tu computi per quegli irrinunciabili vantaggi della vostra vita solare? Parla: qual è la tua opinione?”.

6.              Risponde il saggio: “O amico, questo non fa parte dei vantaggi della nostra vita, poiché ci ha procurato gli svantaggi più grandi, tanto per la vita naturale che per quella spirituale! Perciò s'intende da sé che possiamo rinunciare senza dubbio a tali autentici malanni della nostra esistenza. Sotto ciò che io chiamavo propriamente ‘vantaggi della nostra vita’, io intendevo solo quella peculiarità primordiale della nostra vita essenziale naturale, con la quale, per la maggior parte, noi siamo signori sulla natura e realtà del nostro mondo!

7.              Un privilegio della nostra vita è che possiamo ottenere dal suolo di questa terra tutto ciò che vogliamo, come magnificenze senza numero e misura, e anche tutte le indispensabili necessità per il sostentamento del nostro corpo.

8.              Io penso che la preghiera per la conservazione di tali privilegi della vita, non sarà certo peccato davanti agli occhi del Signore, né un motivo per rifiutarci l’accoglienza nella Sua figliolanza!

9.              Se però una tale preghiera dovesse essere davanti a Lui un peccato, allora dovremmo certamente sostenere che ci sia concesso di rimanere così come siamo adesso, piuttosto che scambiare quest’evidente sicurezza con qualcosa di altamente insicuro e difficilmente raggiungibile!

10.         Vedi amico, questo penso io! Se per te va bene, allora noi tutti diciamo sì alla tua richiesta; se invece non ti va bene, allora diciamo tutti no! Poiché il Signore non può pretendere da noi qualcosa d’impossibile, tranne che non ci trasformi del tutto, organizzando la nostra vita con delle caratteristiche e capacità a noi finora completante sconosciute. Di fronte all'onnipotenza del Signore nessun essere può protestare, quindi nemmeno noi!”.

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Cap. 178

 

Proposta di Pietro per il ringraziamento e la preghiera

 Importante rifiuto della preghiera di intercessione a Dio da parte di Uhron

1.              Risponde Pietro: “L'Onnipotenza del Signore è il Suo eterno Ordine, dal quale voi, come l'intera infinità, siete proceduti. Se il Signore volesse ora trasformarvi completamente, dovrebbe trasformare prima di tutto anche il Suo intero Ordine, cosa che non farà mai in eterno, perché Egli stesso è proprio quest'Ordine!

2.              La vostra vita è stata finora una vita estremamente comoda e senza preoccupazioni! In nessun luogo mai vi costa una lotta, mai una pena e una fatica! Dalla nascita fino alla vostra spontanea uscita dal corpo, voi non sapete nulla di una vera imperfezione, perciò anche di nessun sacrificio personale.

3.              Sapete bene che voi, con tutto il vostro mondo, siete opere di uno Spirito divino Onnisciente, che perciò anche onorate sommamente. Ma quando, Lo avete pregato per qualcosa di particolare, e quando, Lo avete ringraziato per uno dei grandi benefici della vita che Egli vi ha sempre fatto pervenire in grandissima abbondanza?

4.              Vedete, finora siete vissuti come assolutamente indipendenti da Lui. Sarebbe forse chiedere troppo se, d’ora in poi, vi degnaste di voler dipendere da Lui un po' di più di quanto sia stato finora? Adesso parla di nuovo, e mostrami fedelmente la tua decisione!”.

5.              Dice il saggio: “Amico, questo lo vogliamo sicuramente! In particolare per quanto riguarda la nostra dovuta gratitudine, vogliamo fare appello a tutto l'immaginabile per esprimerla convenientemente per i tanti e grandi benefici, e testimoniare al gran Donatore santo dei migliori e innumerevoli doni ricevuti dal più profondo della nostra vita. Ma per quanto concerne la preghiera, allora devo confessarti che non posso essere d'accordo, perché ritengo ogni preghiera come un'offesa alla divina Sapienza.

6.              Con una preghiera alla Divinità, infatti, io dovrei evidentemente riconoscere di essere più giudizioso di Dio e quindi, in un certo qual modo, comprendere meglio del Signore stesso, ciò di cui ho bisogno. Io penso che una cosa simile non dovrebbe permettersela nemmeno un figlio di Dio stesso, tanto meno un'altra creatura!

7.              Inoltre, ogni preghiera mi sembrerebbe anche come una lotta cortese, tramite la quale, la creatura dovrebbe superare una certa resistenza e, per così dire, ostinata spietatezza nel Creatore, e con ciò, voler trionfare su di Lui!

8.              In verità, amico, prima di osare di avvicinarmi all’Onnisciente e Onnipotente e Buon Creatore con una preghiera, con la quale Gli provassi palesemente di conoscere meglio di Lui i miei bisogni, e prima di poter pregare per gli altri e mostrarGli con questo di essere migliore e più misericordioso di Lui, vorrei piuttosto non essere! O amico, quale rispetto per Dio, per lo Spirito primordiale onnipotente e sapiente, sarebbe mai questo?

9.              Perciò la mia risposta alla tua proposta è la seguente: noi vogliamo per l'eternità, come fino adesso è stato, dipendere da Lui in ogni cosa completamente, poiché riconosciamo che è impossibile dipendere da qualcun altro! Ugualmente vogliamo ringraziarLo in eterno per tutto, dal più profondo della nostra vita, perché riteniamo ogni Suo dono infinitamente buono e, come tale, anche lo riconosciamo da ogni nostra profondità. Ma pregare il Signore, non lo faremo, non lo vogliamo né possiamo assolutamente farlo, perché riconosciamo troppo chiaramente come il Signore sappia infinitamente meglio di tutti, ciò di cui abbiamo bisogno, e non occorre che glielo facciamo notare noi con un’insignificante preghiera da misere creature e, nei Suoi confronti, appena viventi a metà! Così sia anche eternamente lontano da noi, dire a Lui con una preghiera, che è un Dio duro, ed ha una debolezza tale che solo con la preghiera, da parte delle creature, può essere messa nel giusto ordine!

10.         Amico, noi tutti rispettiamo Dio, lo Spirito supremo, in modo troppo infinitamente elevato, e abbiamo un’immagine troppo santa e sublime delle Sue perfettissime Caratteristiche, da poterci dimenticare tanto profondamente di voler venire con una preghiera a Colui che ci ha creato così perfetti quanto era necessario per noi, senza la nostra preghiera!

11.         Ringraziare sì, Lo ringrazieremo in eterno, e lo vogliamo, per tutti i molti benefici e doni, di cui il più piccolo è così grande e santo che noi siamo appena in grado di apprezzarlo in tutta la sua pienezza. Ma, come già ampiamente dimostrato ora, mai vorremo e mai peccheremo con una preghiera a Lui, al santissimo Perfetto!

12.         Fa’ ora ciò che vuoi, ma non ti riuscirà facilmente, nonostante tutta la tua sapienza, di farci cambiare idea, e farci cominciare anche a pregare! Questo potrebbe succedere solo se il Signore lo pretendesse espressamente da noi. – Naturalmente, alla Volontà di Dio nessuna creatura può opporsi. Ma nella nostra libertà noi rimarremo anche liberi, e faremo ciò che riteniamo sia giusto davanti a Dio, agli angeli e agli uomini!”.

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Cap. 179

 

Pietro come insegnante nella preghiera del Padrenostro

 Perché la preghiera sta oltre la gratitudine

Importante domanda di Pietro ad Uhron su ordine del Signore

1.              Riprende Pietro: “Amico, quando il Signore, come onnipotente Creatore dei Cieli e di tutti i mondi, si rivestì della carne sulla mia Terra, visse tra noi uomini e camminò come un uomo, ci insegnò pieno di vigore a pregare così, dicendo:

2.              Quando però pregate, allora dite: «Padre nostro che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo santissimo Nome! Il Tuo Regno dell'Amore, della Verità e dell'eterna Vita venga a noi! Solo la Tua santa Volontà sia fatta, per tutti i tempi e per tutte le eternità! Dacci oggi come sempre il pane quotidiano! Perdona le nostre mancanze e peccati nella misura in cui noi perdoniamo i nostri debitori, comunque essi siano! Non permettere tentazioni alle nostre debolezze, dinanzi alle quali dovremmo soccombere; ma liberaci da ogni male che potremmo sempre incontrare! Tua, o Padre, è tutta la forza, potenza e magnificenza in eterno! A Te solo sia ogni Gloria, ogni Onore, ogni Lode, ogni Amore, ogni Elogio e ogni Gratitudine in eterno!».

3.              E poiché il Signore stesso ci ha insegnato a pregare e a chiedere così, allora io credo bene che non dovrebbe essere ingiusto se noi, come figli, Lo volessimo pregare sempre, prima di chiederGli ciò che riconosciamo di aver bisogno!

4.              Poiché io penso: già il dovuto ringraziamento che noi offriamo al Creatore per gli innumerevoli benefici, sia un santo e grande privilegio per noi esseri liberi. Con ciò riconosciamo, di fronte a Dio, ciò che abbiamo e riceviamo come dono libero e non giudicato. Tuttavia la preghiera sta molto più in alto, poiché proprio attraverso la preghiera ci viene non solo il riconoscimento che possiamo apprezzare un dono di Dio come dono libero, bensì perfino, anche la libera scelta del dono!

5.              Per la perfetta liberazione dello spirito non è necessario solo il libero riconoscimento di ciò che il Signore ci dà come occorrente per la vita, ma principalmente la libera scelta di questo. Perciò è richiesta chiaramente più auto ricerca e libera conoscenza si se stessi, che solo la percezione che tutto ciò che siamo, abbiamo e riceviamo, siano doni gratuiti provenienti da Dio, il Signore.

6.              Chi ringrazia per un dono ricevuto, ma non sente con questo nessun bisogno di un altro necessario dono, è ancora molto limitato nella sua sfera vitale, ed ha ancora molto di animalesco in sé. Poiché anche gli animali, con il loro lieto consumo di cibo, ringraziano istintivamente il Donatore, anche se non sono in grado di riconoscerLo. Un animale non può, in ogni caso, chiedere nulla, perché non può riconoscere i suoi bisogni! Quando ha fame, cerca del cibo. Quando l’ha trovato e si è saziato, allora riposa finché ha nuovamente fame. Questo riposo è un pigro ringraziamento per il cibo che ha trovato per il satollamento; ma quando il pigro animale riposa sazio, non ha nessuna cognizione che in seguito potrebbe di nuovo aver fame e aver bisogno di altro cibo.

7.              Non è così per l'uomo, perché questi sa, ciò di cui ha bisogno. Quando l'uomo si è saziato, egli sa che dovrà nuovamente mangiare per sfamarsi. Egli conosce però anche il Donatore. Perciò non deve solo ringraziare quando si è saziato, bensì alla gratitudine deve unire ancora la preghiera. Per mezzo di questa mette ancor più in evidenza il Creatore, e testimonia che riceve tutto solo da Lui, e anche per il futuro si aspetta da Lui tutto il bene e tutto quanto gli è necessario.

8.              Nello stesso tempo, però, l'uomo si mette al cospetto del suo Maestro, proprio con la preghiera, come vuole il Maestro stesso: come un essere completamente libero cui appartiene non solo il diritto di ricevere, ma spetta anche l’umile libero diritto di pregare. Questo diritto presuppone però, certamente in ogni uomo, una grande conoscenza di se stesso, senza la quale nessun uomo può diventare un uomo perfetto!

9.              Io penso che questi motivi potranno essere ben sufficienti alla vostra sapienza, per comprendere che la preghiera, per ogni spirito libero, è molto più necessaria che la migliore e pur dovuta gratitudine!

10.         E se a te non dovessero bastare ancora i miei motivi certamente validissimi, allora, amico mio Uhron, ti basti sapere che il Signore stesso ci ha spesso incoraggiato a pregare, se vogliamo ricevere qualcosa, ma solo molto raramente ha ricordato a qualcuno un ringraziamento!

11.         Così ci ha dato anche una santa regola, secondo la quale dobbiamo pregare e domandare. Ma di una regola su come dobbiamo ringraziare, ti posso dire poco o nulla!

12.         Il Signore stesso ringraziava spesso la Divinità che era in Lui come Padre, e proibì ai nove purificati che non tornarono con il decimo, di tributarGli onore anche una volta sola. Ciò nonostante, Egli non ci ha mai dato una regola su come dovessimo ringraziare, cosa che invece ha fatto esplicitamente con riferimento alla preghiera.

13.         E se il Signore, in chiare lettere, ha preteso da noi, imperfetti abitanti della Terra, la preghiera, allora sono dell'opinione che non la riterrà superflua da parte vostra!

14.         Per questo il mio incarico del Signore si rivolge a tutti voi, che in seguito tutto ciò che avete, lo dovrete avere dal Signore, ma solo sulla via della preghiera! Chi di voi invece non pregherà, non otterrà nulla, o non molto.

15.         Poiché voi siete liberi, allora dovete anche voi stessi riconoscere ciò di cui avete bisogno. Se in questo vi siete riconosciuti – il che presso di voi sarà molto più facile di com’era presso di noi – allora chiedete; e vi sarà dato ciò di cui avrete domandato.

16.         Se per voi questo è giusto, allora rispondete affermativamente, e il fratello mio Giovanni vi condurrà oltre. Spetta alla vostra libera volontà scegliere e deliberare!”.

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Cap. 180

 

Risposta affermativa a Pietro del saggio del Sole

Sua critica alle promesse del Signore

1.              Risponde il saggio: “Sì, amico, per noi è giusto tutto ciò che il Signore vuole. Poiché alla Sua onnipotente Volontà non ci si può opporre, sia che pretenda da noi del facile, sia del difficile! Infatti, se non lo facessimo liberamente per il nostro futuro bene, lo dovremmo fare lo stesso attraverso un giudizio per la nostra rovina! Quindi preferiamo farlo senza fine, liberamente, e vogliamo piuttosto guadagnare, che perdere qualcosa per la nostra vita futura.

2.              Vedo che, da tutto ciò che ci avete detto tu e il tuo predecessore, dobbiamo rimettere completamente nelle mani del Signore la nostra forza di volontà produttiva, finora libera, con la quale fino adesso abbiamo coltivato i nostri giardini e costruito, per lo più, le nostre case. In ogni modo non ha nessun’importanza, perché possiamo riottenere questa facoltà, certo non diminuita, per mezzo della preghiera!

3.              In verità noi sappiamo sulla via della nostra percezione interiore, e attraverso ogni genere di spiriti provenienti dalla tua Terra, che il Signore non prende troppo alla lettera le Sue promesse. A chi promette abbondanza, a questi dà povertà. A chi promette con la salute una lunga vita, questi può attendersi presto sofferenza e una fine prossima della sua vita terrena. A chi vuol dare libertà di vita, questi diventerà in breve un prigioniero terreno; colui che Egli ama, lo lascia tentare e punire enormemente. I devoti che pendono a Lui e alla Sua Parola, fa subire loro, miseria e persecuzioni d'ogni genere. E quelli che Lo amano sopra ogni cosa, li fa crocifiggere, – e altre cose simili!

4.              Tuttavia – come ho detto – tutto questo non ha importanza; poiché Egli solo è l'onnipotente Signore delle Sue opere, e con esse può fare ciò che vuole. Nessuno può chiederGli e dire: ‘Signore, perché fai questo o quello, che a noi sembra ingiusto?’, poiché Egli solo è il Signore, e questo basti ad ognuno!

5.              Il Signore ha promesso – come sappiamo – ai Suoi regnanti sulla Terra un dominio eterno, ed essi morirono al pari di ogni altro uomo. Così come promise, a un certo popolo, un paese e un dominio eterno e, da quanto abbiamo saputo, questo popolo eletto ora non ha più né regno né paese! Così come anche sappiamo che Egli destò dei profeti che dovevano rivelare al popolo la Sua Volontà su quanto stava per fare. Quando però fu tempo che tali rivelazioni avrebbero dovuto avverarsi, i profeti restarono lì come i peggiori mentitori, perché il Signore non portò a termine ciò che aveva fatto annunciare da questi! E parecchie cose ancora!

6.              Come vedi, non ci si può fidare alla lettera delle promesse del Signore. Così sarà il caso anche con l’esaudimento delle differenti preghiere; poiché, chi potrebbe mai costringerLo?

7.              Ma nondimeno vogliamo accogliere la tua proposta, poiché sappiamo solo troppo bene che un rifiuto da parte nostra sarebbe la più grande sciocchezza. Perciò accada, ciò che vuole il Signore onnipotente!”.

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Cap. 181

 

Discorso di Giovanni sul significato spirituale delle promesse del Signore

L’immagine profetica della nuova casa e della nuova città quale nuova promessa del Signore

Rifiuto di Uhron come vaneggiamento senza testa né cuore

1.              Subentra Giovanni: “Amici, e in particolare tu, fratello Uhron che hai la parola! Dal punto di vista terreno potrai anche aver ragione. Ma poiché le parole e le promesse del Signore sono soprattutto spirituali e toccano, nel loro vero valore, solo lo spirito e non la fuggevole natura umana, allora ci vuole anche una comprensione veramente spirituale per dire se il Signore sia o no fedele alle Sue promesse.

2.              Ciò che il Signore promette, lo adempie anche fedelmente, ma solo per lo spirito, e non per il corpo necessariamente mortale! Ora nel Suo Nome vi farò io una promessa. Dimmi poi se, e come l'avrai compresa! Ecco dunque:

3.             ‘Il Signore edificherà una nuova casa, e una nuova città scenderà vivente dai Cieli. E la casa sarà, come la città, di molte case.

4.             Quelli però che abiteranno la nuova casa e nello stesso tempo la nuova città e le molte case della città, saranno più grandi della nuova casa, della città e delle molte case della città.

5.             Non appena essi andranno ad abitare nella nuova casa del Signore, questa s’inchinerà davanti a loro, e s’inchineranno la città, e in essa le molte case.

6.             La casa però sarà piccola all'esterno e, in compenso, all'interno enorme, per accogliere gli innumerevoli abitanti, e così sarà anche la città e saranno tutte le molte case in essa!

7.             Beati coloro che andranno ad abitare in questa casa e nella città e nelle molte case in essa! Poiché la casa e la città e le molte case, faranno indossare loro le vesti della figliolanza del Signore!

8.              Qui essi saranno sempre resi potenti dalla casa, dalla città e dalle molte case della città! Chi invece non abiterà la casa, la città e le molte case della città, sarà indebolito, e questa debolezza si accrescerà e infine lo ucciderà!’.

9.              Ebbene, amico Uhron, tu hai qui la promessa del Signore che sarà in voi adempiuta assai fedelmente. Perciò dimmi ora se, e come hai compreso questa promessa verissima e puramente divina!

10.         Io però in anticipo ti dico anche, che qui attenderai molto invano un adempimento esteriore, quindi letterale, proprio come un tempo sulla mia Terra, un profeta di nome Giona attese inutilmente la rovina della grande città di Ninive, secondo la profezia del Signore. Dunque, parla ora: che cosa ti pare di questa promessa?”.

11.         Dopo alcune riflessioni, il saggio risponde: “Amico, di questa promessa puramente divina non posso dirti, per ragionevoli motivi, null'altro che essa è un puro vaneggiamento senza testa né cuore. Perciò, davanti al tribunale della nostra chiarissima sapienza, non può trovare nessuna accoglienza!

12.         Io ti dico francamente: chi vuol dare a me, come a questo intero popolo, una promessa qualsiasi, o un comandamento, lo darà con parole, come lo dà il puro, chiaro senso letterale. Ma una promessa, che in tutte le sue parti è un non senso, contrario all’ordine e alla natura, può rimanere sempre lontano da questi luoghi!

13.         Poiché, se già siamo costretti a rinunciare ai nostri attuali vantaggi di vita per ottenere così la figliolanza divina che finora veramente non abbiamo mai cercato e desiderato, allora vogliamo anche avere la promessa e le condizioni, espresse chiaramente, non con parole con le quali si può promettere il bianco e poi dare il nero, ma con parole naturali, che esprimano in modo chiaro a cosa noi andiamo incontro!

14.         Io penso che la mia pretesa sia sicuramente giusta; perciò parla secondo questa, così diventerà più facile per noi! Ma con una nuova casa, costruita dal Signore, che deve essere più piccola dei suoi abitanti, e il suo interno più grande del suo esterno, e ugualmente la città con le sue molte case, non venire più da me. Con contraddizioni simili, ognuno dei nostri ascoltatori potrebbe ricevere presto il più puro disgusto!

15.         Anche se il Signore è il più alto e più puro Spirito, ha creato nondimeno anche la natura impura. Perciò parli con gli spiriti spiritualmente, ma con noi uomini naturali parli anche naturalmente. Io sono del parere che Egli saprà parlare facendoSi capire per via naturale, proprio come ha creato tutta la natura per via naturale.

16.         Sicuramente il Signore ha ben un diritto originario indiscutibile di parlare come vuole. Io però penso che anche noi abbiamo un diritto di dire: ‘Signore, non lo comprendiamo, per noi è un non senso; parla perciò con noi come Tu sai che possiamo comprendere!

17.         Non Ti nascondere sempre dietro le nuvole, ma entra apertamente nella Tua proprietà, poiché Tu non hai certo bisogno di avere soggezione davanti a noi, opere Tue, visto che non possiamo certo essere diversamente da come Tu ci vuoi!

18.         Tu sai meglio di tutti quale lingua ci hai insegnato, e quindi, quale comprendiamo. Parla con i Tuoi figli e spiriti celesti spiritualmente, ma con noi, parla in modo naturale!

19.         Nondimeno, se vuoi parlare con noi solo spiritualmente e con celesti immagini trascendentali, allora donaci prima la necessaria comprensione; altrimenti il Tuo discorso sarà per noi di nessun profitto e, per Te, di nessun onore!’. Ciò che non si comprende – provenga da Dio oppure da uno spirito o dagli uomini – non si può neanche apprezzare secondo il merito. E ciò che non si può apprezzare, come si potrebbe onorare?

20.         Io penso che ora ho parlato in maniera molto comprensibile; parla anche tu (Giovanni) così, ed io ti ascolterò e ti seguirò con questo grande popolo e tutti i suoi posteri!”.

21.         Risponde Giovanni: “Amico, tu pretendi cose che sono praticamente impossibili, e stanno in gran contrasto perfino con la vostra purissima sapienza naturale! Come puoi pretendere che ti sia esposto il puro spirituale, in modo del tutto naturale? Oppure vuoi già assolutamente del naturale? Non è il più naturale possibile che io ti proponga da parte del Signore dello spirituale e celestiale con l'aiuto di immagini naturali, nelle quali si celano altrettanto dello spirituale e del celestiale, come la tua vera e propria vita spirituale si cela nel tuo corpo naturale?

22.         Quale utilità avrebbe una pura parola materiale per il tuo spirito? Non sarebbe questa simile a un frutto vuoto che ha sì l'aspetto esteriore come se fosse qualcosa, ma all'interno è vacante, e non ha nulla per ristorare e rafforzare il tuo stomaco?

23.         Così io non ti do dal Signore neanche nessuna parola e promesse vuote, bensì parole e promesse piene dal più interiore fino al più esteriore. E con il dono, anche la comprensione non rimarrà per strada! Dimmi: cosa vuoi avere ancora di più?”.

24.         Risponde il saggio: “Sì, amico, quando la giusta comprensione sopravviene a tale linguaggio, allora mi sta bene. Ma dimmi anche, come si deve fare per giungere alla giusta comprensione!

25.         Che cosa significa la nuova casa, che cosa la città che scenderà dai Cieli e le molte case in essa? Che cosa significa la loro vita? Come potranno essere gli abitanti più grandi delle case, oppure di una casa, o dell'intera città? Come s’inchineranno la casa, la città e le molte case in essa davanti ai loro abitanti? E come potranno essere la casa, la città e le molte case in essa più piccole all’esterno che all’interno?

26.         Vedi, queste sono cose molto strane per la nostra sapienza! È impossibile che possiamo afferrarle. Dacci perciò anche una spiegazione, allora accetteremo ancora di più, anche se all'inizio per gli stessi motivi sarebbe ancora così incomprensibile per la nostra sapienza!”.

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Cap. 182

 

Spiegazione di Giovanni dell'immagine profetica

Comprensione e fiducia del saggio del Sole

1.              Risponde Giovanni: “Bene, allora presta attenzione: la nuova casa è la Nuova Rivelazione del Signore a voi, che Lui sta edificando nel vostro cuore. La città vivente che scende dai Cieli, sono il Signore e noi, figli Suoi, colmi di vita eterna. Voi invece dovete penetrare in questa Rivelazione rivolta a voi e prendervi una vera dimora della vita, allora quest'insegnamento s’inchinerà e vi sarà sottomesso.

2.              Ma se vivrete attivamente in questa Rivelazione, raggiungerete per mezzo suo una sapienza ancora più grande di quella che vi stiamo dando adesso. E sarà anche così: che in queste poche parole, la cui esteriorità è veramente piccola, troverete un contenuto di sapienza infinitamente grande, tanto grande che voi stessi non potrete comprenderlo completamente in eterno in tutta la sua pienezza! E innumerevoli posteri dimoreranno in questa sapienza, e tuttavia, giammai giungeranno alle sue pareti di chiusura e ai suoi confini.

3.              Come l'uomo possiede materialmente una casa e vi dimora dopo averla ben arredata, altrettanto l'insegnamento di Dio è anche un'eterna casa per lo spirito dell'uomo, nella quale dimorerà e opererà eternamente.

4.              La città di Dio e le molte case in essa, sono poi uguali a questa casa. Chi abita una casa simile, oppure è attivo nella semplice Sapienza della Parola di Dio afferrata in senso stretto, entrerà attraverso di questa nella Città di Dio, cioè nell’abbondanza della Sapienza divina, perché otterrà tutto ciò che il Signore ha nella Sua Casa e nella Sua Città eterna e nelle infinite case in essa.

5.              Io penso, amico, che ora mi hai compreso meglio di prima. Dimmi perciò, se sei d'accordo con questo e se la cosa ti è gradita!”.

6.              Risponde il saggio: “Sì, adesso sì! Ora la faccenda ha un aspetto tutto diverso! Ora mi sono subito ritrovato, e sapevo già al primo chiarimento della casa, dove l’intera faccenda sarebbe arrivata. Vedo che vi sono profondissime rispondenze; ma esse sono comprensibili e afferrabili. Perciò puoi già ulteriormente continuare a rivelarci la divina Volontà, e noi l’accetteremo senza obiezioni!”.

7.              Dice Giovanni: “Amico, io ho già detto ciò che avevo da dire; ora invece viene Lui stesso. AscoltateLo! La Sua Parola soltanto vi trasformerà e vi darà la vera libertà! Prestate perciò bene attenzione, perché ogni parola che Lui dice, è Vita eterna e altissima Sapienza! E così, ascoltateLo!”.

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Cap.183

 

Saluto di accoglienza degli uomini del Sole al Signore

Suo discorso ai saggi del Sole

Umiltà, il mezzo per la liberazione delle creature

Soave carico delle nuove regole di vita

1.              Ora vengo avanti Io, sempre circondato da Chanchah, Gella e dalle tre figlie del Sole, le quali nel frattempo hanno discusso molto su questo mondo con le due prima nominate. E quando Mi faccio innanzi, il saggio e tutto il suo popolo dentro e fuori questa casa, cadono sulla faccia e tutti Mi lodano ad alta voce:

2.              “Salute e onore a Te, Inesplorabile, Eterno, Infinito! Accetta con questo il nostro più profondo ringraziamento per questa inconcepibile somma Grazia, che hai degnato una volta anche noi, vermiciattoli di questo pulviscolo solare, della Tua visibile presenza!

3.              È certo sommamente sconveniente se nei nostri cuori si muovesse un desiderio indegno di Te: sarebbe nostra inesprimibile somma beatitudine se Tu, d'ora in poi, non ci lasciassi più, ma rimanessi eternamente presso di noi! Ma cosa possiamo fare, se non dar libero sfogo a questo desiderio ardente del nostro cuore davanti a Te, Santissimo?

4.              O Tu, i cui piedi sono troppo santi, perché questo suolo potesse essere degno di essere calcato da loro, ci perdonerai, clementissimo, di una tale insensata pretesa! Se Tu, o Santissimo, ci ritieni ancora degni di rivolgere a noi alcune Parole di Vita, allora Ti preghiamo, dal più intimo del cuore, che Tu voglia concederci questa Grazia! Ma su tutto, sia magnificata con alte lodi solo la Tua più santa Volontà!”.

5.              Dopo quest’umilissimo solenne discorso, Io dico: “Alzatevi, Miei cari figli! Ascoltate Me, l'eterno Padre dell'infinità, Padre vostro e Padre di miriadi di vostri fratelli e sorelle che sono proceduti da Me, per abitare l'infinità e per testimoniare dappertutto che Io sono il Padre vostro dall'eternità!”.

6.              Dice il saggio: “O Signore! Signore! Signore! – Troppo indegni sono i nostri occhi per contemplare l'infinita Santità del Tuo volto! Perciò lasciaci in questa posizione, che io ritengo per la più adatta, nella quale, vermiciattoli come noi, devono stare davanti all’eterno, onnipotente Creatore!”.

7.              Continuo Io: “Cari figlioletti, l'umiltà è certamente la prima e più grande virtù di ogni cuore umano, ma non deve essere esagerata, come ogni altra regola della vita.

8.              Che Io sia il Creatore e voi le creature, è un fatto che è una necessità per entrambe le parti e per Me stesso non può essere posto in altri termini. Se Io, infatti, voglio avere delle creature, devo crearle così, come Io le voglio, ed è impossibile che una creatura possa domandare prima, se, e a quali condizioni debba essere creata, ma dipende unicamente da Me, come voglio averla Io!

9.              Quindi la creatura è una necessità della Mia Volontà; ma la Mia Volontà – come fondamento del divenire ed esistere della creatura – di fronte alla creatura è altrettanto una necessità. Così rimane l’un l’altro, poco o nessuna differenza, su questo punto di vista tra Creatore e creatura, poiché come Io, quale Creatore, sono una necessità per la creatura, altrettanto anche la creatura come punto d’appoggio della Mia Volontà, è a questa una necessità.

10.         Del tutto diverso, però, è quando il Creatore, dalle Sue libere creature, vuol far nascere potenti esseri autonomi simili a Lui. Allora di fatto la creatura entra in una sfera della vita del tutto diversa! Il Creatore conferisce alla creatura una propria forza mediante la libera, vivente Parola piena di potenza, che poi la creatura deve portare in effetti in sé con diligente cura alla completa maturazione, per diventare con questa, un essere libero, completamente potente da se stesso.

11.         Solo in questo caso subentra la vera umiltà, perché essa è l'unico mezzo attraverso il quale la creatura si svincola completamente dalla costrizione creativa. Poi sarà in grado di mettersi di fronte a Me, di fronte al Creatore, come un essere da se stesso, vivo e potente, così come Io stesso potrei comparire dinanzi a Me come un secondo Io. Ma questa necessaria umiltà non può tuttavia essere esagerata, bensì deve giungere solo fino al punto che Io, quale Maestro di ogni vita, la dispongo; altrimenti non può adempiere lo scopo che le è assegnato.

12.         Perciò ora alzatevi tutti e volgete i vostri occhi a Me! Solo così e solo dopo, vi potrò far giungere le giuste Parole di Vita! E così, in piedi dunque!”.

13.         Dopo queste parole provenienti dalla Mia bocca, tutti i presenti si alzano insieme al saggio, il quale in quest’occasione riprende la parola dicendo:

14.         “Fratelli e sorelle, ci siamo rialzati davanti al Signore, e stiamo di fronte al Suo volto santissimo. Riflettete bene su chi sia Colui dinanzi al quale ora ci troviamo! Riflettete e afferratelo profondamente nel vostro cuore!

15.         Egli è il Signore, l'Onnisantissimo, l'eterno primordiale Spirito di Dio, il Creatore onnipotente di tutti i Cieli infiniti, di tutti gli angeli, di tutti gli uomini e di tutti gli altri esseri! Egli, il Santissimo, il Sublime, ci ha parlato invitandoci a rialzarci davanti a Lui, e noi abbiamo fatto in somma venerazione ciò che esige da noi.

16.         Egli però ci ha promesso ancora altre parole di Vita. Abbiamo un validissimo motivo di rallegrarcene già enormemente! Poiché sappiamo che, da Colui che è l'eterna Vita primordiale stessa, è impossibile possano scaturire altre parole, se non parole di Vita.

17.         Allora rallegratevi infinitamente con me, poiché il Signore – Egli, la Vita stessa – rivolgerà a noi tutti, parole di Vita, parole di libertà, anzi, parole potentissime per la completa trasformazione del nostro essere di creature giudicate! Perciò aprite ampiamente i vostri orecchi e il vostro cuore, affinché tali Parole santissime qui mai udite, non passino in qualche orecchio, inascoltate e inosservate!

18.         O Signore, Tu, Santissimo, i nostri cuori sono pronti! Se fosse la Tua santissima Volontà, lasciaci pregare per le promesse parole piene di Vita e di divina Potenza e di Forza! La Tua santissima Volontà sia unicamente lodata in eterno!”.

19.         Dico Io: “Mio amato Uhron, in verità, in verità il tuo cuore ha dato al Mio una grande gioia! Aspetta dunque insieme al tuo popolo, poiché nemmeno Io mancherò di dare una gioia ancora più grande al vostro cuore. Questa vi rimarrà in eterno, e nessuno ve la potrà più togliere!

20.         Di questo siate certi, se seguirete il Mio insegnamento e l’insegnamento di questi Miei figli e messaggeri. Ma questo vi giungerà tanto più facile, perché voi, nella Sapienza della Mia Giustizia, siete già in ogni caso molto più avanti di tutti gli altri popoli!

21.         Il Mio insegnamento, però, è lo stesso molto facile da osservare, perché Io, come Creatore, so meglio di tutti quel che vi necessita, e quel che potete seguire più facilmente per la vostra liberazione, anche secondo la vostra costituzione naturale. Perciò non abbiate timore dinanzi al nuovo giogo che ora metterò sulle vostre spalle! Io vi assicuro, esso riuscirà molto agevole, dolce e delicato!

22.         Così suona in breve l'insegnamento che ora vi rivelo: ‘Amate Me, vostro Signore, Dio e Padre, con tutte le forze della vostra vita, e amatevi altrettanto anche tra di voi!’.

23.         Ognuno di voi nel Nome Mio cerchi di rendere servizio agli altri. Nessuno si creda di essere più di quello che è suo fratello e sua sorella! Allora diventerete facilmente i Miei amati figli, e lo rimarrete in eterno.

24.         Inoltre, però, conservate anche la vostra antica purezza di costumi! Lungi da voi sia la libidinosa lussuria della carne, nella quale siete capitati da un po’ di tempo, sedotti da uno spirito maligno![8] Procreatevi secondo l'antica, ordinata, spirituale maniera che vi è data nella vostra volontà, e non nella vostra carne!

25.         Certamente potreste anche procrearvi carnalmente, attraverso il coito naturale e chiamare in vita con questo, figli della carne e figli del mondo. Ma a cosa vi servirebbe questo? Vi allevereste con ciò solo ladri, rapinatori e assassini, che in breve tempo diventerebbero più potenti di voi e vi farebbero poi schiavi della loro malvagia cupidigia. Perciò evitate accuratamente la vostra carne da mali simili e, principalmente, non toccate le vostre figlie, con le quali dareste alla luce demoni sul vostro puro mondo. Solo così vi sarà davvero facile il raggiungimento della Mia figliolanza!

26.         Se invece volete continuare come finora ad essere lascivi nella vostra carne e in quella delle vostre figlie, la forza creativa spirituale vi sarà presto tolta. Invece di questo vostro leggero, etereo corpo, ne riceverete uno sgraziato, pesante, deforme e affetto da ogni genere di malattie, nel quale lo spirito immortale potrà muoversi solo molto faticosamente e a malapena. Inoltre sopraggiungerà su di voi ancora la morte, che finora non avete ancor mai sentito né gustato.

27.         Perciò rimanete nella vostra antica purezza di costumi e continuate a procrearvi spiritualmente! Poiché, solo ciò che crea lo spirito vivente, rimane poi anche in seguito vita che non conosce nessuna morte. Ma ciò che genera la morta carne, rimane morto, e solo difficilmente potrà passare alla vita, perché la radice della carne è la morte.

28.         Come su un tronco secco difficilmente potrà essere innestato un ramo vivente per la vita, così è anche per lo spirito vivente nella carne morta il raggiungimento della vita!

29.         Altresì, anche la vostra volontà ne sarebbe indebolita, tanto da non poter più coltivare con questa sola forza i vostri giardini e i vostri campi. Vi dovreste poi accontentare solo con quelle piante che hanno semi e si riproducono attraverso la stessa. Allora non potreste più ottenere, come adesso, dal suolo del vostro mondo continuamente cibo maturo, ma dovreste attendere con trepidazione e spesso con molta impazienza il tempo nel quale, l'uno o l'altro frutto, possa giungere a maturazione.

30.         Altrettanto sarebbe anche con la costruzione delle vostre case! Il materiale per questo scopo sarebbe molto ostinato, pesante e pieno di difetti. Non potreste più renderlo malleabile e leggero con la forza della vostra volontà, né renderlo durevole per tutti i tempi.

31.         Ora avete anche la grande gioia di poter entrare in contatto con gli spiriti dei vostri fratelli defunti, e li potete vedere, parlare e perfino abbracciare. Tutto questo presto vi diventerà impossibile se continuerete a persistere nel vostro errore.

32.         Se invece vivrete così, come vi ho appena brevemente istruito, conserverete non solo le vostre perfezioni, ma ne otterrete ancora di nuove, i cui vantaggi saranno talmente grandi che al momento non sareste nemmeno in grado di comprenderli.

33.         Ora vi ho detto tutto ciò che dovete fare per il futuro. Adesso però dipende da voi, se volete accettare tutto questo e agire di conseguenza.

34.         Chiedete tutti al vostro cuore, e ditelo poi francamente a Me, giacché Io vi lascio la pienissima libertà e non voglio nemmeno guardare nei vostri pensieri, affinché possiate voi stessi, decidere del tutto liberamente, cosa e come la volete!”.

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Cap. 184

 

Buona risposta del saggio

1.              Risponde il saggio: “O Signore, la Tua richiesta a noi tutti è inconcepibilmente mite, dolce e buona oltre ogni misura, e da parte nostra non ci sarà bisogno eternamente della minima riflessione, per non accettarla all’istante con il cuore pieno di gratitudine! Che cosa dovremmo chiederci, che cosa decidere, se la Tua santissima richiesta nel nostro cuore ci sarebbe gradita oppure no?

2.              O Benefattore santissimo, in eterno mai saremo in grado di ringraziarTi come si conviene per quest’infinito beneficio e grazia che Tu, con la Tua affabilità per noi inconcepibile, ci hai dimostrato tale inaudito Amore, indicando a noi creature, una via così ultra facile da percorre, sulla quale poter raggiungere la suprema dignità celeste di diventare liberi figli Tuoi! E noi dovremmo ancora rifletterci?

3.              O Signore, o Padre, Tu eterno Spirito santissimo – se io avessi mille vite e dovessi sacrificarle per ottenere la Tua figliolanza solo in misura piccolissima – in verità, io le darei con mille gioie, anche se la perdita di ogni vita fosse accompagnata da dolori e torture grandi! E qui, dovrei ancora riflettere su tali supremi doni di grazia, se io e questo popolo dobbiamo accettarli oppure no?

4.              Tu, Padre santissimo! Non voglio dire né sì né no con la bocca. Guarda solo clemente nei nostri cuori, di certo eternamente indegni del Tuo sguardo santissimo. Questi Ti sussurreranno mille volte un ardentissimo sì, come ardente è quel rigonfiamento che ora per l’esplosione, sarà presto maturo.

5.              O Signore, o Padre! Tutto, tutto quello che vuoi Tu, vogliamo adempierlo ancor più precisamente di come là orbitano precisamente i piccoli mondi intorno al nostro grande mondo ora da Te benedetto eternamente.

6.              Ora però, non lasciar penetrare inascoltata questa preghiera al Tuo santissimo Cuore paterno: che d’ora in poi, con la Tua presenza visibile, non ci lasci per sempre, bensì, Ti voglia mostrare a noi di tanto in tanto, secondo il Tuo compiacimento!

7.              Poiché vedi, troppo potentemente arde ora l’amore di tutti noi per Te! Quale disperazione sentirebbero i nostri cuori, se i nostri occhi non dovessero mai scorgere Te, o Padre santissimo, e i nostri orecchi mai poter intendere parole dalla Tua voce paterna così armoniosa! Esse hanno colmato di colpo i nostri cuori oppressi con una tale inconcepibile pienezza di vita, che non possiamo trovare parole per descrivere la Tua verissima Grazia paterna divina!

8.              Perciò, o Signore, non lasciar giungere questa nostra preghiera del tutto inascoltata al Tuo Cuore di Padre! E solo la Tua santissima Volontà sia lodata in eterno!”.

9.              Rispondo Io: “Figlioletti, quello che chiedete, l'ho già paternamente disposto da lungo tempo. Il Creatore rimane invisibile e imperscrutabile solo alle creature. Perché queste sono giudicate nella Potenza del Creatore e non possono mai presentarsi davanti a Lui, vederLo e percepire la Sua voce. Del tutto diverso invece è con i figli che Io, come Creatore, e ora come Padre, ho reso liberi per mezzo della Parola e dell’Insegnamento. Questi Mi possono vedere e parlare quando vogliono, premesso che i loro cuori si trovino nell'Ordine della Mia Dottrina!

10.         Se però questo non è il caso, se i cuori sono sensuali, se cose materiali e inutili preoccupazioni mondane hanno preso in loro posto, rendendo inattiva la Mia Parola e il Mio insegnamento, allora certamente Io non posso più essere visto né sentito, perché così, un figlio in divenire della Mia Grazia, Amore e Misericordia, ha indossato di nuovo la veste giudicata della creaturalità, – per il cui scopo ha naturalmente anche la piena libertà.

11.         Perciò d'ora in avanti rimanete tutti in questo Mio insegnamento! Conservate i vostri cuori nella vostra primordiale purezza morale, affinché il Mio Amore paterno abbia in loro spazio e in voi possa provocare una nuova vita, che è una verissima, liberissima in e da se stessa. Allora non avrete mai motivo di lamentarvi: ‘Signore, Padre, dove sei? Perché non possiamo mai vederTi e non possiamo udire la Tua voce paterna?’.

12.         In verità, Io vi dico: tutti coloro che, di fatto, pendono al Mio insegnamento, sono quelli che veramente Mi amano. E poiché Mi amano veramente, Io sarò tra di loro sempre, o visibile o percettibile, e li istruirò Io stesso e li eleverò a figli Miei.

13.         Ora però portate quanto più cibo e bevande potete! Noi tutti vogliamo saziarci e vedrete che, benedicendovi, mangerò e berrò come voi, e tutti i fratelli e sorelle che sono con Me! Andate dunque, e fate secondo la Mia Parola!”.

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Cap. 185

 

Discorso di ringraziamento e gioia del saggio

I giardini fruttiferi inondati

Allontanamento di Satana per mezzo di Pietro e Martino

1.              Quando il saggio sente tale desiderio da parte Mia, si emoziona lietissimo e dice: “O Signore, o Padre colmo d'Amore, Bontà, Magnificenza, Potenza, Forza e Santità, questo ci dà la più grande certezza che non ci lascerai mai, poiché chi mangia con noi, ci fa capire che vuol rimanere con noi. E così anche Tu rimarrai presso di noi, come ce l’hai già promesso. A Te ogni lode, ogni onore e ogni grazie per questo!”.

2.              Dopo queste parole, tutti si affrettano fuori volendo portare dal giardino alimenti in ricchissima quantità e deporli davanti a Me in qualità più che scelte.

3.              Ma quando i portatori di cibo sono fuori all'aperto, sono colti dolorosamente di sorpresa, perché scoprono che l'acqua, fuoriuscita a causa del rigonfiamento di fuoco, ha invaso i ricchi giardini fruttiferi. Perciò essi non sono neanche in grado di raccogliere qualcosa dai grandi e diversi ultraricchi ordinati giardini, per lo scopo da Me richiesto. Perciò tornano indietro anche molto rattristati, mentre il saggio dice:

4.              “O Signore, perdona noi miseri! Tu vedi: il maligno rigonfiamento di fuoco ha coperto tutti i nostri giardini fruttiferi con la cattiva acqua del mare, e questo vuol dire che non siamo in grado di raccogliere neanche il più piccolo frutto. Allontana perciò prima questo maligno flusso, e potremo poi agire subito secondo il Tuo desiderio!”.

5.              Rispondo Io, chiamando Pietro e Martino: “Pietro, fratello Mio, e anche tu, Martino, uscite fuori, fermate il flusso e dissolvete il maligno rigonfiamento di fuoco, affinché questi non siano impediti nell'adempimento del Mio desiderio! Ma se il nemico non volesse obbedirvi al primo richiamo, allora ordinateglielo nel Nome Mio per la seconda e per la terza volta! Se dovesse anche in questo caso mostrarsi renitente, allora fate un serissimo uso della vostra forza celeste insita in voi! Così sia!”.

6.              Pietro e Martino s’inchinano dinanzi a Me e, con il saggio, corrono fuori all'aperto. Quando vi giungono, Martino è violentemente sorpreso su questo spettacolo e dice:

7.              “Ah, – questa è certo un'infame, vergognosissima, abbietta e maligna carogna! Ma dimmi, fratello Pietro, non la smetterà mai questa perenne arcicanaglia d'arrecar danno e far del male?

8.              Tu, fratello, scuoti le spalle! Questo vuol dire quanto: ‘Lo sa solo il Signore!’. – Sì, sì, hai certamente ragione; ma ora la carogna si dovrà rallegrare se non ci obbedirà immediatamente! In verità, gli verrà a costar caro il suo rifiuto. La nostra forza celeste, conferitaci dal Signore e Padre, sarà ben in grado di dirgli dove dovrà praticare i suoi futuri malvagi giochi di prestigio! Fratello, dobbiamo chiamare insieme oppure tu solo, o lo devo fare io solo nel Nome del Signore per tutti e due?”.

9.              Risponde Pietro: “Chiama tu solo, nel Nome del Signore, per tutti e due!”.

10.         Dice Martino: “Bene, allora ci proverò! E così ascolta dunque, tu, maligna inondazione, e anche tu, ultra malefico rigonfiamento di fuoco, e soprattutto tu, vecchio, malvagissimo Satana, retrocedi all'istante per ordine del Signore, altrimenti andrai incontro a un giusto e asprissimo giudizio di Dio! Amen! Tre volte amen, amen, amen!”.

11.         A Questa chiamata, risuona indietro una stridula risata, e poi queste parole:

12.         (Satana:) “O miserabile moscone d’un vescovo Martino! Tu, diecimila volte meno di niente, vuoi intimarmi di retrocedere? Vedi, né Dio né tutti i Suoi Cieli mi faranno retrocedere, per non parlare di te, miserabilissimo nulla!

13.         Invece, ora grido io, a te e a quell’altro moscone da strapazzo, per pura magnanimità: nascondetevi in qualche fossa, altrimenti dovrete ricevere del cibo buono e molto caldo, che sarà subito completamente cotto nella mia grande pentola!

14.         Non aspiro a vendicarmi in voi che siete nulla, poiché un potentissimo leone non cattura mosche. Io faccio ciò che faccio qui, necessariamente per mantenere la mia creazione! Affinché voi, che siete nulla, non andiate in rovina! Fuggite! E non osate mai più di minacciarmi ancora una volta! Non mettete troppo alla prova la mia grande pazienza! Guai a voi, se la perdo!”.

15.         Martino quasi esplode di sdegno su questa sfacciataggine di Satana, e non sa cosa deve replicare in tutta fretta.

16.         Pietro però lo ammonisce e dice: “Fratello, non ti devi irritare, perché così facendo fai proprio ciò che lui vuole veramente da te. Costui lo si deve prendere in tutt'altro modo! Guarda: io lo farò subito retrocedere, e questo con la più grande calma! Gli dirò solo molto calmo: ‘Satana, il Signore Gesù Cristo sia anche con te!’. – E vedi, il flusso già si ritira, e il rigonfiamento di fuoco sprofonda in un vero nulla. Egli non si presenterà più e dovrà assoggettarsi imbestialito a tutto ciò che la mia forza celeste ha disposto su di lui”.

17.         Dice Martino: “Ah, non avrei mai creduto che questo essere immondo si sarebbe piegato così in fretta! Allora è questa la potenza del Cielo? M’immaginavo qualcosa di completamente diverso! Ti ringrazio, fratello, per questo vero insegnamento di saggezza celeste. Grazie ad esso, sono ora già di nuovo diventato mille volte più saggio!

18.         Guarda, l'acqua si è completamente ritirata, e neanche del rigonfiamento di fuoco si vede più niente. Al Signore, lode e onore in eterno! Credo che adesso questa brutta carogna di un Satana, o di un Satana donna, non oserà tanto presto avvicinarsi di nuovo a noi!”.

19.         Risponde Pietro: “Non ci contare, per questo ha già avuto altre lezioni simili. Ma rovescia la mano, ed è già un’altra volta presente con una trovata tutta nuova! Non durerà a lungo, e presto ci darà ancora parecchio da fare. Se però si vuol metterlo in fuga con poco, si dovrà ricorrere alla potenza del Cielo, solo così sarà sconfitto. Ricordati questo fratello, e fa’ così la prossima volta!”.

20.         Dopo di ciò, Pietro si rivolge al saggio che, ancora molto sbalordito, sta ancora davanti a loro due, e gli dice: “Ora adempite il desiderio del Signore, poiché i vostri giardini sono di nuovo liberi!”.

21.         Il saggio s’inchina profondamente e corre poi in giardino a prendere cibo e bevanda.

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Cap. 186

 

La pura gioia dei figli è anche gioia del Padre celeste

Un santo mistero dell'Amore e di Dio

Della semplicità infantile

1.              Pietro e Martino ritornano nuovamente da Me nella casa del Sole, e Martino vuol subito cominciare a riferire fedelmente quel che è successo fuori.

2.              Pietro però gli dice come segretamente: “Fratello, che cosa vuoi riferire al Signore, come se Lui non conoscesse un’eternità prima tutto quello che c’è qui, questo Sole e noi due come cose effettivamente create! Non sai tu dunque, che il Signore è onnisciente dall'eternità?”.

3.              Martino si batte la mano sulla fronte e dice: “O fratello, e Tu in particolare, Signore, dovete perdonarmi se incorro talvolta ancora in una specie di stupidaggine terrena!

4.              È fin troppo vero che Tu, o Signore, sei onnisciente, e che mai hai bisogno in eterno di farTi riferire prima qualcosa, per giungere alla conoscenza di quanto accade. Ma in me c'è tuttavia lo sciocco impulso, sicuramente terreno, di volerlo raccontare a Te, come sulla Terra a un qualsiasi amico, come se Tu non sapessi ancora niente di ciò che è avvenuto.

5.              Io inoltre ho tuttavia anche la sicura aspettativa che Tu, o Signore, mi perdonerai con misericordia una tale sciocchezza terrena! Poiché in seguito starò già più attento e con tutte le forze eviterò tali stupidaggini!”.

6.              Rispondo Io: “Bene, Mio caro figlio Martino, non è così sbagliato come pensi tu adesso, quando Mi descrivi o racconti qualcosa. Tutti i figli, infatti, parlano volentieri, e con Me con estremo piacere.

7.              Se non Mi lasciassi raccontare niente dai Miei figlioletti, perché sono onnisciente, allora non si scambierebbe in eterno mai una parola tra Me e voi. Ma poiché Io voglio veramente che ai Miei figli in eterno mai venga a mancare una gioia, essi Mi devono raccontare anche tutto, come e quando fanno una qualche esperienza.

8.              Poiché Io ve lo assicuro, per l’eterna Fedeltà e Amore del Mio Cuore paterno: a Me dà gioia solo ciò che fa gioire i Miei figlioletti! Non la Mia Divinità, né la Mia Sapienza e Onnipotenza, e nemmeno la Mia Onniscienza, ma solo il grande Amore per i Miei figli che Mi amano, come voi adesso raccolti tutti intorno a Me, costituisce la suprema beatitudine di tutto l’Essere Mio.

9.              CredeteMi, Io ero infinitamente più felice sulla Croce, che quando cominciai a formare Cielo e Terra con la Mia Parola onnipotente! Poiché, come Creatore, Io stavo come un giudice inesorabile nel centro alla Mia eterna, inaccessibile Divinità, invece alla croce stavo appeso come un Padre accessibilissimo, pieno di sommo Amore, circondato già da diversi figlioletti – i quali certo non avevano ancora riconosciuto pienamente il Padre in Me, perché a loro il Figlio crocefisso, vale a dire il Corpo del Padre, stava d’ostacolo, ma Mi amavano lo stesso sopra ogni cosa come il Figlio dell'altissimo Padre.

10.         In verità, vi assicuro che un cuore che Mi ama veramente, Mi dà di più che tutti i Cieli e mondi con tutta la loro magnificenza. Sì, voglio lasciare novantanove Cieli, e cercare un cuore che Mi possa amare!

11.         Ma dov'è la madre, che avesse in casa sua una grande compagnia e musica e giochi di ogni specie, ma avesse inoltre un bimbo appena nato e percepisse, in mezzo ai suoi amici e ospiti che il figlio neonato piange, minacciato da una qualche malattia, e non lasciasse subito la compagnia e corresse dal suo figlioletto? Perché dalla compagnia, lei si aspetta ben con ragione, gratitudine e rispetto, ma nel petto del suo bimbo batte un cuore, nel quale è seminato l’amore per il suo cuore materno.

12.         Io dico a tutti voi: anche questa madre lascerebbe novantanove delle sue più splendide compagnie per affrettarsi dal suo figlioletto per via del futuro amore, poiché una piccola scintilla di vero amore sta molto più in alto che mille mondi pieni del più grande e meraviglioso splendore!

13.         Ma se già una madre terrena fa questo, quanto più Io, che sono tutto per i Miei figli nella pienezza come Padre e come Madre: come Padre nel Mio Cuore, e come Madre nella Pazienza, Mansuetudine e Bontà infinita.

14.         Perciò, Miei amati figlioletti, non abbiate paura di Me, e parlate e raccontateMi ciò che sentite o vedete! Date libero corso all'amore del vostro cuore, poiché le Mie meravigliose creazioni Mi rallegrano solo quando anch’esse rallegrano voi!

15.         Oppure la madre non sa forse cosa le dirà il suo pargoletto balbettando? E certo, il primo grido ‘mamma’ dalla bocca del suo prediletto, le darà mille volte più gioia, per quanto sia pronunciato così indistintamente, del discorso più assennato di un saggio.

16.         Che cosa sono i più grandi pensieri su mondi, soli, popoli e angeli rispetto solo al germogliante amore del cuore del bimbo che balbetta ‘mamma cara!’? – Altrettanto è anche presso di Me. Che cosa eguaglia in grandezza, se un figlioletto che Mi ama, appena risvegliato dal suo necessario precedente sonno del giudizio, esclama liberamente e veramente ‘Padre caro’?

17.         Perciò anche tu, Mio caro figlio Martino, in futuro non reprimere l'impulso del tuo cuore, e neppure voi tutti. La vostra semplicità infantile sta presso di Me infinitamente più in alto che la sublime sapienza del più perspicace cherubino. Di questo Io diedi insegnamento già sulla Terra, quando dissi ai miei discepoli: «Tra tutti coloro che dal principio del mondo son nati da donna, nessuno era più grande di Giovanni, il Battista, ma in futuro, il più piccolo del Mio Regno sarà più grande di lui nell’amore!».

18.         Ora però, i nostri padroni di casa hanno imbandito completamente la tavola, e il saggio si avvicina per invitarci a pranzo. Perciò, doverosi, lo ascolteremo non appena ci rivolgerà il suo invito! Ma ricordatevi questo: comunque voglia egli disporre, così anche noi prenderemo posto alla grande tavola. Così sia, figlioletti Miei!”.

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Cap. 187

 

Banchetto d'Amore del Signore presso gli uomini del Sole

Dove si trova il giusto posto del Signore

1.              Ora il saggio si avvicina, s'inchina profondamente e dice con tutta la reverenza che gli è possibile: “O Signore, o Dio, o Padre dei Tuoi figli e santissimo, onnipotente Creatore di tutte le Tue opere infinite! La Tua Volontà santissima è stata adempiuta da noi secondo le nostre forze, cibi e bevande di tutti i generi sono procurati e la grande tavola è riempita con questi. Adesso sia fatta d’ora in poi la Tua santissima Volontà!”.

2.              Dico Io: “Così è buono e giusto. Ora però, come capo di tutta questa comunità, decidi tu anche i posti a tavola, insieme al vero possessore della casa, e indicaci dove noi dobbiamo accomodarci!”.

3.              Risponde il saggio insieme al proprietario della casa: “O Signore, come dobbiamo noi, vermiciattoli di fronte a Te, anche solo osar pensare di voler assegnare a Te un posto? O Signore, una tale sfrontatezza dovrebbe ucciderci all'istante per l'eternità. Tutto nondimeno appartiene completamente a Te in eterno! Ogni posto, dove Ti trovi Tu, è il primissimo, altissimo, santissimo; e noi – – ? No, no, non posso mai esprimerlo per la seconda volta!

4.              O Signore, io ho solo l’unica preghiera, che Tu qui in nessuna cosa debba tener nascosta la Tua santissima Volontà, bensì rivelarcela per la più precisa ottemperanza. Noi l’accoglieremo come il più santo gioiello nel nostro cuore e ci sforzeremo di adempierla fedelmente con tutte le forze!

5.              Riprendi perciò clemente indietro quest'incarico, con il quale saremmo costretti, puramente solo secondo il nostro giudizio, a decidere i posti a questo grande tavolo per Te e per i Tuoi venerabili figli!”.

6.              Rispondo Io: “Ora hai nuovamente parlato bene e giustamente, così come te l'ha suggerito il tuo amore per Me! Ma se riconosci la Mia Volontà come il gioiello più santo del tuo cuore, devi anche accettare quest'incarico dato a te e al padrone della casa, e agire di conseguenza! Altrimenti parli bene dalla Mia Volontà, ma se ti do qualcosa da fare, credi poi di offenderMi, se dovessi fare quanto ti ho chiesto! Fa’ perciò cosa voglio Io! Allora quanto prima riconoscerai perché Io voglio da te una qualcosa così!”.

7.              Allora il saggio s'inchina profondamente insieme al proprietario della casa, ed entrambi riflettono trepidanti su cosa devono fare adesso. Quale posto assegnare a Me? Perché presso di loro un posto è uguale all'altro. Il cosiddetto posto del padron di casa e il posto d’onore del saggio ai due sembrano non adatti, perché con ciò onorerebbero se stessi, se assegnassero a Me i loro posti. Così riflettono qua e là, ma non viene loro niente di giusto.

8.              Il saggio si rivolge perciò a Martino, sperando che lui possa dargli una giusta informazione.

9.              Martino scuote le spalle e dice: “Sì, amico mio, qui è difficile consigliare! Non avete riservato nessun posto all'Amore?”.

10.         I due spalancano gli occhi e dicono: “Amico, veramente un posto così non l'abbiamo ancora mai avuto! Che cosa dobbiamo fare adesso?”.

11.         Dice Martino: “Allora stabilitene uno in questo momento, e la faccenda sarà già risolta!”.

12.         I due domandano ancora: “Ma che aspetto deve avere un posto così? Come deve essere ordinato?”.

13.         Risponde Martino: “Andate lì, dalle tre figlie di questa casa che sono presso il Signore; queste troveranno presto un tale posto, e sarà finita!”.

14.         I due saggi si recano ora dalle tre fanciulle e sottopongo loro il quesito.

15.         Queste però, portano le mani al cuore dicendo: “Padri cari, vedete, qui è il posto giusto per il Signore delle magnificenze! Perciò non riflettete con la testa, bensì andate da Lui col cuore, e allora il primo posto più vicino sarà anche quello giusto!”.

16.         Solo adesso ai due si accende una luce nuova e comprendono cosa Io voglio. Subito i due si presentano dinanzi a Me, s'inchinano profondamente, rialzano poi la loro testa e dicono:

17.         “O Signore, Dio, Padre! A Te solo ogni lode, ogni onore, ogni ringraziamento e tutto il nostro amore. Abbiamo riconosciuto la Tua santissima Volontà con l'aiuto del caro fratello Martino e delle nostre tre care figlie, e l'abbiamo anche eseguita con tutte le nostre forze.

18.         O Signore, Dio e Padre, – vedi, qui nel nostro petto abbiamo riservato per Te, e dopo di Te per tutti gli altri fratelli e sorelle, il primo e certamente anche il giusto posto! Perciò vieni ora, Tu migliore di tutti, il più santo Padre colmo d'Amore, insieme con tutti quelli che Tu ami, e prendine pienissimo possesso per le eternità!

19.         Poiché ora sappiamo che la qui presente tavola, apparecchiata con cibo materiale, è solo un'immagine esteriore di ciò che dobbiamo preparare nei nostri cuori per Te, o Padre santo traboccante d’Amore.

20.         Per vero la nostra tavola di vita interiore è di gran lunga non apparecchiata così riccamente con un cibo a Te gradito, come questa esteriore. Ma benedicila Tu in noi, o Padre santo, affinché si arricchisca con opere d'amore, d'umiltà e di mansuetudine più dolce e giusta dinanzi a Te! Allora potremo anche noi, o Padre santo, venire incontro a Te cantando un vero ed eterno attivo osanna!

21.         Il Tuo Nome, che è la Tua onnipotente, santissima Volontà, sia da noi, come da tutta l’infinità, eternamente lodato!”.

22.         Dico Io: “Così, Miei amati nuovi figli, è giusto. Se rimanete come siete adesso, allora si adempirà tutto ciò che vi è stato annunciato. Ora però, sediamoci a questa tavola esteriore!

23.         Io benedirò il cibo e mangerò con voi il pasto dell'Amore. E tutti quelli che ne mangeranno, Mi accoglieranno nei loro cuori in carne ed ossa, e con questo avranno in loro la Vita eterna, la vera Luce e la Verità!

24.         Perciò, ora andiamo tutti a tavola ma nessuno scelga un posto, bensì per ognuno, quello giusto sia il primo e il più vicino, perché nulla è importante all'esterno, ma è importante ciò che c’è in voi! E dunque, sia e accada  come ora ho detto!”.

25.         Ora tutti si muovono verso la tavola e attendono finché Io prenda posto. Quando occupo il primo e il più vicino, con accanto a Me le cinque fanciulle, poi Giovanni, Pietro, Martino, Borem, Chorel, e poi tutti quelli che sono al Mio seguito, anche gli abitanti del Sole si siedono di fronte a noi molto rispettosamente, e più precisamente Uhron e Shonel (il proprietario della casa) di fronte a Me.

26.         Quando tutti sono riuniti alla grande tavola, in circa trentamila, benedico il cibo e le bevande da loro preparate, e invito tutti a mangiare e bere. Io faccio altrettanto con tutti quelli che sono venuti con Me, e tutti gli abitanti del Sole, reverentissimi, mangiano e bevono con la più grande gioia interiore, poiché vedono che anch’Io mangio e bevo con loro.

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Cap. 188

 

Dell'eterna benedizione alla tavola del Signore

 Improvviso mutamento fisico-spirituale delle tre figlie del Sole

Cenno sul potere dell'Amore e suoi prodigi

1.              Il cibo è presto consumato, ogni cosa è pienamente rafforzata e ognuno si meraviglia per lo squisitissimo sapore. Ma poiché il pasto è consumato e quindi la grande tavola sta lì vuota, Uhron e Shonel Mi domandano in tutta umiltà:

2.              “O Santo, Padre caro, se fosse la Tua santissima Volontà, vogliamo imbandire di nuovo subito la tavola?”.

3.              Rispondo Io: “Questo sarebbe del tutto inutile. Chi ha mangiato una volta alla Mia tavola, si è saziato con la Vita eterna. Questi non ha bisogno che una sola volta per accoglierMi in sé, e Mi ha completamente per l'eternità!

4.              Però, figlioletti, ora dobbiamo concludere ancora un’altra cosa, e anche questa sarà un banchetto, ma spirituale, e non materiale.

5.              Queste tre figlie, che per prime Mi sono venute incontro, e sono state anche le prime a riconoscerMi in tutto il fervore di vita dei loro cuori, sostenendo ben una difficile prova, ora le prenderò con Me nel novero dei Miei figli. Ma solo se voi siete d’accordo! Poiché il privilegio che potete vivere terrenamente finché volete, non vi sarà tolto. Perciò rendeteMi nota la vostra volontà, se vi è gradito che Io accorci la loro vita su questo mondo e le prenda per Me!”.

6.              Parlano Uhron e Shonel: “Signore, Tu caro, Padre santo, certamente la Tua eterna santa Volontà è tutta la nostra vita, tutto il nostro aspetto e realtà! Noi siamo nondimeno tutti Tuoi, e non nostri, noi siamo tutti opera Tua! Come dobbiamo manifestare qui di nuovo la nostra volontà, se ci sarebbe giusto o no?

7.              O Signore, ciò che Tu vuoi fare, questo è per noi tutti perfettamente giusto di tutto cuore; poiché ora la Tua santissima Volontà è il nostro amore, è tutta la nostra vita! Tu ci hai suscitato e dato ai primordi queste tre care figlie. Perciò esse sono Tue, e non nostre, e le puoi prendere quando vuoi! Solo la Tua santa Volontà sia lodata in eterno!”.

8.              Rispondo Io: “Cari figli, le vostre parole Mi piacciono perché non provengono solo dalla vostra bocca, ma anche dal vostro cuore. E così le tre figlie, come le vedete ora, non sono più nei loro corpi materiali, bensì in quelli già spiritualizzati qui al Mio fianco, poiché sono state trasformate nel momento in cui avete dato nel vostro cuore il sincero lieto consenso per questo! Notate in loro forse una differenza rispetto a prima?”.

9.              Rispondono Uhron e Shonel: “O Padre, noi non notiamo la benché minima differenza! Com’è successo questo? E come dobbiamo intenderlo? Poiché vedi, i nostri defunti, come spiriti, sembrano molto leggeri ed eterei, invece queste sembrano avere ancora pienamente il loro precedente corpo materiale! I nostri defunti lasciano anche il loro corpo deceduto, che poi portiamo in un luogo stabilito, dove presto si dissolve completamente. Ma di queste tre non è rimasto nessun corpo! Come è stato dunque possibile?”.

10.         Dico Io: “Figlioletti, ricordatevi questo: di chi l’amore per Me è così impetuoso e potente, com’è qui l'amore di queste tre, questi è trasformato già nel corpo attraverso l’impetuoso amore per Me, tanto che la sua carne è presto dissolta e purificata dal fuoco del suo spirito e accolta nella propria vita ed essenza dello stesso, senza che il corpo debba prima aver bisogno di essere completamente separato dall'essenza dello spirito.

11.         Perciò, seguite nell'amore per Me, l’esempio di queste tre, così anche la vostra trasfigurazione sarà una uguale! Poiché in verità Io vi dico: chi Mi ama veramente così, tanto che per amor Mio abbandona tutto, sarà altrettanto trasfigurato, proprio come queste tre!”.

12.         Dice Martino: “O Signore e caro Padre Gesù, questo sarebbe bene anche sulla nostra piccola Terra, ma i corpi dei miei fratelli terreni, sono ben troppo materialmente grossolani, per poter essere capaci di una tale trasfigurazione?”.

13.         Rispondo Io: “Martino, la Terra non è il Sole, e il Sole non è la Terra. Io invece sono lo stesso in Cielo, come anche sul Sole e sulla Terra, e così è anche uguale il vero amore e la sua forza e risultato!

14.         Anche la Terra ha simili esempi di trasfigurazione, e questo, tanto nei tempi antichi che in quelli recenti, ma a un tal effetto deve precedere anche necessariamente una causa! Con troppo poco calore non si scioglie nemmeno la cera, tanto meno il metallo! Comprendi tu questo?”.

15.         Risponde Martino: “O Signore, ora lo comprendo meglio. Poiché io stesso ero una cosiffatta cera o metallo, e avevo troppo poco calore in me per sciogliere anche solo un poco questa cera, per non parlare del duro metallo della mia materia! E così ci saranno ben molti fratelli sulla Terra la cui materia non può essere solo metallo, ma diamante puro. Questo potrà ben essere difficilmente trasformabile, com’è accaduto adesso con le tre figlie del Cielo!”.

16.         Dico Io: “Martino, questo non è il luogo adatto per parlarne. Tu però, saprai certamente che a Me sono possibili molte cose che a te sembrano impossibili. Io ti dico che anche nelle tombe accadono meraviglie che non sono né viste né percepite dagli occhi carnali degli uomini terreni!

17.         Ora però basta con questo, abbiamo tutt’altra cosa da sbrigare. Io vi assicuro che ora avremo da fare ancora qualcosa di assai straordinario, poiché il nostro nemico ha già di nuovo fatto qualcosa! Perciò calmatevi!”.

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Cap. 189

 

Proposta umana di Martino per rendere inoffensivo Satana

Cenno del Signore sul permesso delle maligne opere di Satana

Pieni poteri di Martino per dominarlo

1.              Dice Martino: “Dunque, quest’innominabile malfattore non ha ancora trovato pace! O Signore, se avessi io, solo una piccola scintilla della Tua Onnipotenza, lo appenderei a un qualsiasi corpo mondiale così da sistemarlo nel miglior modo per tutte le eternità. Poiché se questo essere maligno non sarà imbavagliato in eterno, sui poveri corpi mondiali non andrà mai eternamente meglio di quanto sia andata finora!

2.              Io credo, o Signore, che la Tua Creazione esista nella realtà già così da alcuni decilioni di anni terrestri, o perfino anni solari!

3.              Durante tutti questi inconcepibili spazi di tempo esiste ed è esistito già prima di ogni creazione il Satana altrettanto malvagio come adesso. Tutte le infinite prove e i pesanti castighi non l’hanno reso migliore neanche di un pelo, e le future eternità non saranno in grado di cambiarlo, come non lo sono state quelle passate!

4.              Io perciò penso che si dovrebbe, in seguito a queste circostanze di questo essere, esiliarlo saldamente per tutte le eternità su un qualche corpo mondiale privo di ogni essere vivente, affinché poi, tutto il resto della Creazione possa aver pace!

5.              Poiché, o Signore, se Tu d’ora in avanti gli lasci una certa, anche se molto condizionata, libertà, nell'intera infinità egli non diventerà in eterno mai migliore di com’è adesso, e noi avremo a che fare sempre abbondantemente con lui!

6.              Tu, o Signore, vedi le circostanze certamente meglio di noi e sai perché è concessa a Satana da Te una così infinita indulgenza e pazienza. Ma da come vedo io la faccenda, è proprio così, come l'ho esposta adesso! Tu farai certamente ciò che sarà giusto dal Tuo eterno Amore e Sapienza; ma io farei come ho detto ora davanti a Te!”.

7.              Dico Io: “Mio caro figlio Martino, tu parli come ti suggerisce la tua sapienza. Un altro parlerebbe ancora diversamente. Chi invece guarda nelle profondità del Mio Ordine, parlerà così, proprio come parlo Io!

8.              DimMi: cosa c’importa se questo essere, in qualche modo, distrugge qualcosa che noi possiamo ricostruire di nuovo? Non hai fatto sulla Terra fino alla fine la sua scuola, e non sei stato abbastanza singolarmente rovinato? E guarda, ora sei ricostruito di nuovo per l’eternità!

9.              T’importa ora ancora qualcosa di come te la passavi prima nella tua distruzione? – Tu dici che questo ora non t’interessa più minimamente! Ebbene, allora sarà così anche con trilioni di altri tuoi pari!

10.         Ci sono certamente moltissimi ammalati che soffrono molto, ma noi possiamo aiutarli. E quando diventano nuovamente sani, soffriranno della loro precedente malattia? Io penso che questo sarà ben difficilmente il caso! Perché un completamente guarito dimentica solo troppo presto come si sente un ammalato, e perciò è anche troppo spesso oltremodo poco compassionevole con gli ammalati e sofferenti!

11.         E così è ora anche con te il caso. Tu sei ora guarito per l’eternità, e non senti più che cos'è un dolore, una paura, uno spavento; ma colui che è molto malato, lo sente proprio bene!

12.         Perciò noi, sani e potenti, dobbiamo avere perfino anche con l'ammalatissimo Satana una giusta pazienza; e questo tanto più, perché Satana ci dovrà servire perfino con la sua malignissima malattia!

13.         Oppure pensi che il giudicato Satana possa fare del tutto liberamente ciò che vuole? Oh, qui saresti in un errore molto grosso!

14.         Vedi, egli può fare solo quanto gli è concesso! La sua volontà è certo assolutamente maligna; ma non può darle esecuzione senza il Mio permesso. Ma il perché talvolta qua e là Io permetto di portare ad effetto qualcosa della sua maligna volontà, tu adesso non lo puoi ancora comprendere. Tuttavia, quando avrai accumulato più esperienza dall'attività d'amore di tutti i Cieli, allora comprenderai anche molte cose che adesso ancora a lungo non puoi comprendere!

15.         Io però non voglio confonderti nella tua convinzione! Se vuoi esiliare Satana, per instaurare con ciò nell’intera infinità l'eterna pace, non ho davvero niente in contrario! Voglio anche dotarti con molto potere, affinché tu, secondo la tua opinione, possa diventar maestro del non fiaccato Satana. Deve avvenire, affinché tu debba trovar realizzata completamente la tua volontà. Sta’ attento però, se alla fine tu stesso non allenterai solo troppo presto la benda con la quale vuoi imbavagliare Satana! Fa’ ora ciò che vuoi, la forza e il potere te li ho già dati!”.

16.         Risponde Martino: “O Signore, se ho la forza, e a Te è giusto così, allora già la spunterò con questa carogna! Ma ci dovrà essere un fratello con me!”.

17.         Dico Io: “Non solo uno, bensì Pietro, Giovanni, Borem, Chorel, Uhron e Shonel dovranno accompagnarti, e questo al più presto! Sull'ampia fascia mediana del Sole, infatti, proprio dirimpetto a noi – quindi all’incirca a metà della parte inferiore del Sole – Satana si è messo a distruggere troppo, e continua a farlo; là lo troverai pieno di collera, dolore e durissimo lavoro! Là allora fa’ con lui quello che vuoi e quel che ti sembra giusto! Dunque sia!”.

18.         Risponde Martino: “Ti ringrazio, o Signore e Padre; con questo Tuo aiuto andrà tutto bene! Perciò fratelli, mettiamoci subito in cammino, altrimenti questo ribaldo ci distruggerà prima mezzo Sole!”.

19.         Interviene Pietro: “Fratello, noi viaggiamo tanto veloci che ora siamo già sul posto, senza aver mosso anche solo un passo. Poiché nello spirito il movimento ‘qui e là’ è un attimo!”.

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Cap. 190

 

Martino con i suoi celesti accompagnatori sul luogo della devastazione

Satana giudicato da Martino

Compassione di Martino per Satana piangente e liberazione di quest'ultimo

1.              Martino si guarda ora da tutte le parti, non vede più nessuna casa, nemmeno il Signore, nessuno al di fuori dei suoi compagni prima nominati. Tutt'intorno è deserto e devastato. Dal suolo martoriato del Sole salgono fumo ed enormi colonne di fuoco con grande violenza. Qua e là nel suolo si aprono vasti crateri pieni di fiamme fragorose, dai quali di tanto in tanto sono eruttate grandi masse di materia incandescente nel circostante spazio cosmico. Qui e là molte di queste masse precipitano di nuovo indietro con un terribile fragore, e spingono acqua nei grandi crateri pieni di fuoco, creando così potentissime esplosioni di vapore. E tutto questo con una potenza tale che potrebbe scaraventar fuori, per milioni di miglia, un mondo come questa Terra.

2.              Quando Martino vede ora come la forza di questi crateri di fuoco del Sole gioca con masse di materia grandi quanto un mondo come fa il vento sulla Terra con i fiocchi di neve, dice sorpreso: “Fratelli, questo è più di quanto un povero spirito umano possa afferrare! Questa è certo un’espressione di forza, della quale l'intera Terra, se potesse pensare come un uomo, non sarebbe in grado di farsi la minima idea! Ditemi: tutto questo è una conseguenza dell’opera dell'arcimaligno Satana?”.

3.              Risponde Pietro: “Certamente! Poiché di sicuro noi non lo aiutiamo, e altri come noi nemmeno! Così non possiamo supporre nient’altro che questa sia unicamente opera sua!”.

4.              Dice Martino: “Ma dove si trova, affinché possiamo andarci e dargli il colpo di grazia?”.

5.              Continua Pietro “O fratello, questo non è necessario. Egli stesso ti farà da solo l'onore e un particolare piacere! Guarda, su quel grande cratere si sta già alzando, rovente come metallo fuso che zampilla sprizzante in una fornace! Preparati a riceverlo; ma non farlo venire troppo vicino a te, altrimenti potresti sentire un po’ troppo caldo!”.

6.              Risponde Martino: “Bene, bene, fratello, egli non mi andrà davvero troppo lontano!”.

7.              A questo punto, Martino rivolge subito a Satana parole di giudizio piene di potere, dicendo: “Il potere del Signore in me, per il raggiungimento dell’eterna pace di tutti gli esseri creati, ti trattenga esiliato in eterno su quel mare di fuoco! E affinché tu debba aver tanto meno possibilità di concepire piani malvagi, ti coprano ancora di sopra ermeticamente alcune montagne grandi come mondi e dure come diamanti! Così avvenga, nel Nome del Signore!”.

8.              Quando Martino ha appena pronunciato queste parole, accade anche secondo queste. Ma non dura a lungo che Martino chiede a Giovanni: “Fratello, tu hai la rivelazione e l’hai scritta ai tuoi tempi per il mondo dallo Spirito del Signore. Dimmi adesso: è giusto o no, quello che io ora ho fatto al maligno?”.

9.              Risponde Giovanni: “Domandalo al tuo cuore, e da questo, all'Ordine di Dio! Io ti dico che anche tu sei tanto vecchio quanto questo da te confinato, e sei stato, finché non ti ha afferrato il Signore, anche un malvagio presuntuoso. Se il Signore avesse fatto a te ciò che tu hai fatto a questo spirito malvagio creato insieme a te, saresti tu, con questo, ben soddisfatto?”.

10.         Dice Martino: “O fratello, sarebbe stata la cosa più terribile che potesse capitarmi! Oh, dimmi: sente egli ora anche dolori in queste condizioni?”.

11.         Continua Giovanni: “Io ti dico: i più atroci, i più indicibili! Ti senti meglio ora, se è martoriato in modo davvero così inesprimibile?”.

12.         Risponde Martino: “O fratelli, no, no, non deve soffrire, bensì solo essere inattivo; perciò via con questa copertura e con il fuoco!”.

13.         Accade subito ciò che Martino ha espresso in tono di comando. Satana si leva tutto dolorante dal residuo fumante dell'ex cratere di fuoco, e piange proprio da far pietà.

14.         Quando Martino vede questo, dice: “Fratelli, nonostante la sua antichissima cattiveria, adesso mi fa oltremodo pena questo povero diavolo! Che cosa ne dite se ora lo chiamassimo presso di noi, e gli proponessimo delle vie da percorrere per giungere poi a un miglioramento? Poiché non gli manca di certo l’intelligenza, bensì la volontà. E allora io penso: non si potrebbe piegare con l'aiuto della propria intelligenza? Cosa pensate voi, cari fratelli, in questa faccenda?”.

15.         Risponde Giovanni: “Hai proprio ragione; infatti, questa è anche l'immutabile Volontà del Signore! Ti renderai però conto tu stesso che non si può convincerlo su nessun’altra via, se non su quella del lungo, continuo giudizio – il medesimo esistente nella Creazione materiale esteriore. Per questo diventa sempre più debole e impotente, e si deve, cosciente di questa debolezza e impotenza, subordinare nondimeno davvero in molto, in cui nella sua libera pienezza delle forze non giudicate, non si subordinerebbe eternamente mai.

16.         Ciò nonostante puoi fare un tentativo con lui, per convincere te stesso di che natura siano la sua intelligenza e la sua volontà. Perciò chiamalo, e sarà subito dinanzi a noi!”.

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Cap. 191

 

Martino chiama Satana

Tentativo di questi di giustificarsi

1.              Martino fa come gli ha consigliato Giovanni. Chiama Satana con la potenza della sua volontà, e questi sta subito davanti a lui in una miserabilissima figura d’uomo ricoperta con mille ustioni, e gli domanda:

2.              “Che cosa mi vuoi fare ancora? Non ti è stato sufficiente avermi reso così misero, come sto qui ora dinanzi a te? Vuoi ridurmi ancora più miseramente? Che cosa ti ho fatto? Non sei felice, come solo uno spirito può esserlo, e questo per l'eternità? Credi di accrescere la tua beatitudine eterna, sacrificandomi al più grande tormento? O spirito debole, quanta strada devi ancora fare perché tu possa diventar perfetto e comprendere l'eterno Ordine della Divinità!

3.              Vedi, tu mi ritieni il più maligno fondamento di tutti gli esseri, quindi di fronte al Cielo anche l’essere più spregevole e carico di maledizioni! Io però ti chiedo: quando, ti ho ingiuriato come fai tu con me? Che male ti ho fatto? Non sei stato tu stesso che, per tuo proprio potere, hai trasgredito le leggi di Dio sulla Terra, e per questo non hai avuto bisogno della pur minima tentazione da parte mia? Se ti avessi istigato io, il Signore avrebbe fatto sicuramente i conti con me a causa tua, e non con te, subito dopo il tuo arrivo nel mondo degli spiriti!

4.              Hai sì ripulito con la pesca, il mare della tua malvagità con l'aiuto del Signore, cancellando con ciò i tuoi peccati, hai anche rimosso da te il cosiddetto drago – propriamente dal mare della tua stessa cattiveria. – Tu pensavi che questo fossi io stesso; io però ti dico che qui tu sei in grande errore! Perché quel drago eri tu stesso in tutta l’estensione della tua più grossolana sensualità carnale, e non io!

5.              Certamente io sono anche in te – di conseguenza tutto il tuo essere, fino allo spirito interiore, sono io. Poiché, come un tempo sulla tua Terra, che è anche presa interamente da me, il Signore creò la donna dalla costola di Adamo, così tu, e tutta la Creazione, sei preso da me. Io però non mi affliggo di ciò che è stato preso da me, e neanche lo giudico. Ognuno ha in sé comunque la Parola di Dio mediante il Suo Spirito che lo giudica sempre e ovunque! Se dunque è così, cosa continui a condannarmi, e sei pieno di un odio inestinguibile verso di me?

6.              Oppure sei forse ancora irritato dal fatto che, nella mia trasformazione, quando volevi darmi un bacio, io ti abbia respinto alla presenza del Signore? Vedi, se non ti avessi respinto, ti saresti perduto nella grande palude della tua grossolana sensualità! Poiché ti ho respinto e umiliato e con ciò ti ho mostrato il più grande beneficio, merito per questo da te un trattamento simile?

7.              Se qui ho provocato questi scotimenti del suolo solare, ho dovuto farlo, altrimenti questo corpo sarebbe divenuto inadatto per un suo futuro stabilito servizio, come un animale che continua ad inghiottire nutrimento, però il grossolano, l'inutile escremento, non riesce ad espellerlo dal suo corpo. Quanto tempo potrebbe vivere ed eseguire il suo servizio?

8.              Vedi, anch'io, come te, sono un servitore della Divinità, purtroppo giudicato, provvisto solo di pochissima libertà. Io devo fare ciò che faccio! E se in qualche luogo dell'intero universo sbaglio solo un poco, l’amarissima sferza è anche subito sulla mia schiena e su tutto il mio essere! Io sono, tra tutti i servitori, l'ultimo, l’infimo, e quindi, dal Creatore, considerato anche il più abbietto e più miserabile. Non posso far nulla, all'infuori di quello per cui sono giudicato, sebbene io possieda l’intelligenza più perfetta, e molto spesso vorrei fare qualcosa di diverso – cosa che mi rende poi solo ancora più miserabile!

9.              Come ti sentiresti tu al mio posto, se il Creatore avesse ordinato te in vece mia, per gli stessi scopi? Ti piacerebbe se venisse da te anche un Martino e ti facesse come tu hai fatto a me adesso? Parla dunque, poiché io ho parlato abbastanza!”.

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Cap. 192

 

Intelligente replica di Martino a Satana

Mania di grandezza di Satana alle proposte di Martino

1.              Risponde Martino: “Povero infelice, come ti ho ascoltato adesso io pazientemente, al cospetto di tutti questi cari testimoni e amici del Signore, così pretendo ora da te, che mi ascolti altrettanto pazientemente. Poiché ti dico, nel Suo Nome, che ora noi siamo qui veramente per aiutarti per sempre, oppure per giudicarti per sempre!

2.              Molto mi hai parlato ora della tua posizione e situazione, in verità sommamente infelice, nella quale ti trovi già da eoni dei grandi spazi-tempo della Creazione. Ma vedi, io sono uno che non crede facilmente, e con sincerità ti dico che non credo nemmeno la terza parte di tutto ciò che hai detto!

3.              Che a te vada molto male, anzi talvolta perfino inconcepibilmente male, ti credo molto volentieri. Ma i motivi della tua grande miseria non li credo proprio per niente! Poiché ora conosco troppo bene l'infinita Bontà, Amore, Pazienza, Mansuetudine e l'inconcepibile affabilità del Signore per noi, Sue creature! Come potrei credere solo minimamente che possa essere stata la Sua Volontà ad averti creato unicamente per la più terribile miseria nell’intera infinità? Poiché in nessun luogo esiste un essere che possa incolpare il Signore di una simile spaventosa e terribile crudeltà!

4.              Anche a me non andò per niente bene, quando venni in questo vero mondo. Ero miserabile, soffrivo fame e sete, e fui tormentato dalla noia più terribile, tanto che i minuti diventavano millenni. Ma tutto questo è successo per risvegliarmi ed entrare finalmente nel Regno dell'eterna magnificenza di Dio. In questo Regno io riconosco sempre di più come tutte queste situazioni, solo apparentemente misere, non erano altro che il più grande Amore del Signore, affinché io potessi essere purificato e reso capace, attraverso di esse, di accogliere in me pienamente l'Amore del Padre.

5.              Se avessi deposto prima la mia arroganza vescovile portata di qua – cosa che avrei potuto fare facilmente, da come riconosco adesso – allora con me sarebbe andata anche velocemente meglio. Ma io stesso ero duro e non lo volevo, perché l’arroganza vescovile mi animava e, da questa, veniva fuori una vera sensualità! E così ho dovuto certamente soffrire, ma non per Volontà del Signore, bensì unicamente per la mia suprema stessa volontà! – In questo tu non dovrai portare nessuna colpa in eterno e ancor meno la Volontà del Signore!

6.              Così io credo anche fermamente che nessuno, all’infuori di te, sia responsabile della tua miseria! E nel caso in cui tu volessi, anche in questo preciso istante, rivolgerti al Signore, e ritornare come un vero figlio perduto, nel grembo del tuo santo, eterno Padre: – in eterno voglio essere io al tuo posto l'essere più misero dell’infinità, se Egli non ti venisse incontro immediatamente con braccia piene d’Amore, e non ti accogliesse con le più grandi solennità di tutti i Cieli, come il Suo molto amato figlio!

7.              Fa’ questo da te stesso, fratello poverissimo, e la tua grande miseria avrà all’istante una fine! Perdonami se spesso sono stato duro e ho addossato a te i miei peccati! Ora metto tutto sul mio conto e voglio farti eternamente del bene, se accetterai la mia proposta e agirai di conseguenza!

8.              Riconosco anche che non sono per nulla degno di fare a te, quale primo e più grande spirito proveniente da Dio, una proposta simile. Io so infatti, che in te, ancora adesso, nel tuo giudizio senza fine, c'è più sapienza e forza di quanto io, un vero nulla rispetto alla tua grandezza, potrei mai comprendere. Ma proprio perché ti apprezzo tanto per la tua grandezza, e ti onoro altamente quale il primogenito di Dio, desidero, come lo desiderano tutti i Cieli, che tu possa finalmente ritornare dal tuo Dio, dal Padre tuo!

9.              Sono già trascorse eternità, nelle quali ti sei sempre sforzato a slanciarti oltre l'eterno, onnipotente Dio, con tutti i mezzi che erano possibili alla tua profondissima sapienza ed enorme potenza! Non solo non hai raggiunto mai nulla, ma sei solo divenuto sempre più miserabile, più debole e più meschino. In nulla, così facendo, sei diventato più ricco, che solo nella collera divorante te stesso e ira contro Dio.

10.         Certamente hai già ricevuto innumerevoli volte inviti uguali e anche migliori di quelli che ora ti rivolgo io, ma essi sono giunti infruttuosi alla tua ostinazione a me incomprensibile. Ma vedi, sicuramente non hai mai avuto dinanzi a te un messaggero con tale intenzione, più misero di quanto lo sia io adesso, perciò fa’ ora un’eccezione e torna indietro con me!”.

11.         Dice Satana: “Ora hai parlato veramente molto educato e aggraziato, perciò perdono anche tutte le tue grossolanità che mi hai fatto. Ma per quanto riguarda il tuo desiderio, a me conosciuto già fin troppo bene, potrò risponderti solo quando nell’intero immenso spazio della Creazione, nessun sole e nessuna dura terra, terrà più prigioniera la mia essenza.

12.         Poiché il mio io è l'immenso cosmo; questo però è giudicato. Come posso diventar libero del giudizio nella mia universalità? Ciò che vedi qui dinanzi a te è solo il più interiore seme della vita del mio essere, senza fine per i tuoi concetti! Se tu mi puoi dare ciò che ho perduto, allora voglio seguirti anche senza indugio!”.

13.         Martino guarda fisso Satana, e dice dopo un po' di tempo del tutto serio: “Sì, assolutamente tutto, miserissimo primogenito di Dio; seguimi dunque!”.

14.         Dice Satana: “Con che cosa puoi garantirmi la tua promessa come pienamente vera?”.

15.         Risponde Martino: “Con l'infinito Amore di Dio, Padre tuo! Ti basta questo?”.

16.         Continua Satana: “Amico Martino, secondo i tuoi limitati concetti, tu hai certamente delle buone intenzioni con me. La tua garanzia è buona e accettabile per spiriti che sono, come te ora, ancora finiti e limitati. Ma se questa garanzia possa bastare anche a me, che sono – anche se proceduto da Dio – uno spirito infinito uguale a Dio, questa è un'altra questione!

17.         Vedi, per un moscerino troverai presto e facilmente nutrimento in quantità, ma non così facile per un elefante e ancor meno per il gigantesco Leviathan, che ha bisogno pezzi grossi come montagne per il suo satollamento!

18.         E così l’Amore di Dio per te infinito, è più che sufficientemente grande per esseri finiti, per nutrire tutti per le eternità; ma per un pari spirito infinito, quest'Amore potrebbe essere sufficiente solo se avesse da nutrire lui soltanto!

19.         Ma se oltre a lui dovesse saziare ancora un'infinità di esseri innumerevoli, ognuno dei quali col tempo ne avrà bisogno all'infinito: vedi, allora anche l'infinito Amore della Divinità mostrerebbe necessariamente i Suoi limiti, perché dalla Sua unica infinità dovrebbe mantenere due infinità, cosa che sarebbe puramente impossibile.

20.         Io stesso ora ho ancora bisogno di infinitamente molto, sia dal punto di vista fisico, sia morale, attraverso l'intero spazio della Creazione, dove sono duramente prigioniero. Quanto più ne avrei bisogno dopo, nella mia riacquistata libertà!

21.         Io dico a te e a voi tutti che siete qui: per amor vostro non tornerò indietro! Perché se tornassi, voi sprofondereste e andreste in rovina! Solo io so, quanto è grande Dio, quanto ha e cosa può dare. Io comprendo che impossibilmente Egli può mantenere nello stesso tempo, me e voi. Perciò preferisco rimanere eternamente miserabile, affinché voi, quali miei figli, possiate godere quella magnificenza dovuta a me soltanto, – cosa che vi concedo di tutto cuore!

22.         Comprendo bene che Dio è infinitamente buono; ma proprio la Sua troppo infinita Bontà Lo rende scialacquatore! Se per amor vostro, figli miei, non gli tenessi testa e alle volte non Lo limitassi nella Sua troppo immensa generosità, presto Egli dovrebbe nuovamente andare sulla Terra, e là cercare pane presso le Sue dure creature!

23.         Così tu vedi che l'infinito Amore di Dio non può servire a me come garanzia accettabile. Allora dovrai darmene già un'altra che mi varrà più di questa!”.

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Cap. 193

 

Ancora buone proposte di Martino per la salvezza di Satana

Ulteriori obiezioni di questi

L'Ordine della Creazione, prima e dopo l’incarnazione del Signore

1.              Continua Martino: “Miserissimo amico mio, tu hai esposto davanti a noi, in modo logico, i motivi per i quali a te, quale stesso spirito senza fine, non può bastare l'infinito Amore di Dio. Io invece pensavo che se si potesse ragionare un po' sulle tue pretese, e tu ti accontentassi, come noi, di ciò che ognuno ha, – il che sarebbe in ogni caso, enormemente, più di quanto tu abbia in questa miserabile condizione, – allora per te sarebbe certo infinitamente meglio di adesso! E quindi, io penso che l'infinito Amore di Dio sarebbe certamente una garanzia poderosa, più che sufficiente per il tuo ritorno!

2.              Adesso, in fondo, tu sei come niente, non hai niente e devi sempre soffrire molto. Allora potresti diventare almeno ciò che siamo noi, e non avresti più necessità di quante ne abbiamo noi! Non sarebbe questo meglio, di come ti vanno le cose adesso?

3.              Tu invece porti, come hai detto, per amor nostro, effettivamente figli tuoi, un sacrificio senza fine, – cosa che sicuramente nessuno di noi potrà mai pretendere. Allora potresti anche portare un sacrificio, cosicché, come movente per il tuo ritorno, non dovrai rivendicare di nuovo tutto, bensì solo tanto quanto ciascuno di noi ha! Questo, per l'infinita generosità di Dio, non farebbe nessuna differenza, e non farebbe più povera la grande dispensa del Padre!

4.              Che cosa ne dici? Io penso che anche così potrebbe andare!”.

5.              Risponde Satana: “Mio caro Martino, tu parli come comprendi la cosa nella tua naturale e necessaria limitatezza. E poiché sei molto cortese, allora posso anche avere con te la necessaria pazienza. Ma rifletti solo su chi sono e su cosa nient’altro impossibilmente posso essere! Posso diventare più piccolo di come sono? Tu non comprendi ancora che l'intero infinito spazio della Creazione è ricolmo esclusivamente con la mia indivisibile sostanza!

6.              Oppure potresti tu, per aver meno necessità, farti amputare i piedi, le mani, un membro dopo l’altro, per diminuire così i tuoi bisogni? Poiché senza piedi avresti bisogno già di una veste più corta, senza mani, di una veste senza maniche, e lo stomaco avrebbe da lavorare di meno per così poche membra, necessitando di meno nutrimento. Questo calcolo dovrebbe essere giusto; dimmi solo: saresti ben soddisfatto con questo?”.

7.              Ribatte Martino: “Amico assai misero, io penso che di questo, con te, ci sarebbe bisogno tanto poco, quanto con me di fronte al Signore! Poiché ogni uomo deve pure abbandonare il suo corpo che, per qualche di tempo ha determinato la sua entità, allora potresti ben anche tu lasciar andare la tua entità materiale e, al par di noi, accontentarti solo con la spirituale. Il Signore troverebbe certamente l’utilizzo più saggio e migliore del tuo grande corpo mondiale, così come lo trova del nostro piccolo corpo! Vedi, noi siamo perfettamente contenti di questo nobilissimo corpo spirituale; e allora non potresti esserlo anche tu?”.

8.              Dice Satana: “Caro amico, tu parli sempre e solo come ti suggerisce la tua limitatezza. Questo perché non puoi, come posso io, innalzare i tuoi occhi oltre la Creazione, che è la mia essenza. La tua volontà è buona, e il tuo cuore anche. La tua sapienza invece è solo un punto luminoso nell'infinità!

9.              Non comprendi dunque che ogni essere deve avere una base, un punto fermo, per nascere e poi esistere? Ogni forza deve avere una contro forza per potersi manifestare come tale! Così due forze si affrontano reciprocamente, trovano reciproca resistenza e si manifesta con ciò l’effetto contrario del polo opposto. Solo attraverso un tale conflitto o uguale manifestazione di due forze, può essere effettuata un’esistenza.

10.         Ebbene vedi: Dio è la forza positiva superiore, – io quale forza negativa inferiore altrettanto infinito come Dio nel suo genere superiore! Dio, senza di me, potrebbe esprimersi altrettanto poco quanto lo potrei io senza Dio!

11.         Ma se io, secondo il tuo consiglio, retrocedessi alla Divinità e diventassi con ciò una forza positiva con Essa – dimmi: non dovrebbe ogni Creazione durata finora proceduta da Dio e da me, dissolversi in un purissimo nulla, e ritornare tutti nel nostro essere primordiale, solo come idee, e abbandonare entità, essenza e coscienza?

12.         Parla ora, e convincimi che la continuazione a sussistere di tutte le cose sia possibile anche per altre vie, allora voglio seguirti!”.

13.         Dice Martino: “Sai, la mia sapienza non giunge tanto profondamente, e io credo che anche questi miei fratelli non avranno ancora alzato i loro occhi oltre l'infinità. Che però il Signore debba dipendere ormai necessariamente proprio da te per mantenere le Sue opere finora create, lo dubito fortemente!

14.         Prima della Sua incarnazione c’era forse una vecchia Terra e un vecchio Cielo che si fondavano su di te, allora tu eri certamente il polo negativo. Quando però il Signore stesso prese carne, allora rigettò la tua polarità e ne pose in Se stesso una molto più idonea, più degna di Lui e, per tutte le eternità, più resistente al posto della tua! Con questo collante Egli mise di nuovo saldamente insieme la Creazione che si scardinava in tutte le sue parti per la tua debolezza. Con ciò, in un certo qual modo il vecchio è passato, e qualcosa di completamente nuovo è subentrato al suo posto.

15.         Prima dell’incarnazione, forse, eri una necessità. Ma dopo di questa non sei né più né meno di qualunque altro spirito, e per la conservazione delle cose non sei più assolutamente necessario. Perciò io penso che ora dovresti esaminare questo e agire secondo il mio desiderio!”.

16.         Risponde Satana un po' sull’agitato: “Amico, ora diventi già di nuovo un po’ arrogante; ma ti giustifica la ristrettezza della tua sapienza!

17.         Vedi, tu, corto di vedute, chi aiutò quel tempo la Divinità, affinché potesse effettuare una tale nuova Creazione? Non sono stato io che ho dovuto perseguitarLo, tentarLo, e alla fine ho dovuto perfino aiutare a ucciderLo secondo la carne, affinché potesse così accogliere nella Sua natura positiva di Dio, il mio essere di polo negativo del dolore e della sofferenza?

18.         Questa natura è ora, in Dio, proprio ciò che tu hai chiamato, il Suo infinito Amore! Tuttavia, questo – come te l’ho già fatto notare prima – può bastare a voi, esseri finiti, ma non a me, perché io stesso sono infinito ed eterno, e adesso, già proprio per niente, dove stanno saldi ancora molte miriadi di soli e mondi, i quali sono ancora assolutamente mia essenza!

19.         Ah, quando un giorno tutta la materia, come polarità negativa, sarà sciolta e passata in Dio, allora, probabilmente. Solo allora la mia polarità negativa sarà interamente superflua. Io poi, come spirito spogliato completamente di ciò che è mio, potrò fare ciò che tu pretendi ora da me!

20.         In questo caso diventerò più piccolo di quanto sono adesso. E non avrò bisogno, per il mio sostentamento, più di quanto necessiti ora tu, e non potrò mai più mettere in pericolo la vostra beatitudine. Ma adesso voi tutti stareste ancora molto male se tornassi subito indietro con te dal Signore! Perciò dovrò rimanere ben ancora alcuni eoni di anni terrestri come sono adesso, prima di poter esaudire il tuo desiderio senza alcun pericolo per tutti voi!

21.         O amico, o figlio, io conosco troppo bene l'infinita dolcezza dei Cieli, e conosco anche l’orribile asprezza del mio stato! Ma che cosa posso fare?

22.         Vedi, nessuna quercia cresciuta si lascia più piegare facilmente. Tanto meno io, quale quercia primordiale di tutta la Creazione! Col tempo però, e secondo le giuste condizioni, anche il tuo buon desiderio potrà adempiersi.

23.         Ora però dovreste piuttosto volgere il vostro sguardo alla Terra, dove le cose vanno molto male. Là fareste meglio che voler rendere possibile prima del tempo ciò che per adesso è puramente impossibile! – Che cosa ne pensi tu, mio caro figlio Martino?”.

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Cap. 194

 

Ripetuto tentativo di Martino per far comprendere a Satana l'insensatezza della sua ostinazione

1.              Risponde Martino: “Miserissimo amico, tutto ciò che mi hai spiegato ora con benevola pazienza, potrà anche essere possibile, ma vedi, io sono, come tutti i ciechi, molto incredulo, o forse anche più stupido che incredulo. Allora non riesco assolutamente a comprendere bene, come può la Creazione non poter esistere senza di te? Soprattutto se, con il tuo ritorno a Dio, non solo non cesseresti di essere, ma nella tua essenza diventeresti solo infinitamente più perfetto!

2.              Io so bene dal Signore che tu devi essere conservato a tutti i costi, perché da te dipende, secondo l’Ordine divino, la conservazione delle essenze e dei corpi mondiali. Solamente, che importanza possono avere le essenze temporali?

3.              Se una volta sarai completamente salvato – il che dipende completamente e solo dalla tua volontà – allora tutta la materia sarà comunque superflua! Essa – poiché non è altro che la tua ostinazione giudicata – con il tuo ritorno e perfezionamento, sarebbe comunque sciolta subito secondo il desiderio del Signore, e completa nell’essenza puramente spirituale, che ora è prigioniera e incatenata in essa a causa della tua ostinazione giudicata!

4.              Ma le nostre essenze spirituali, la nuova Terra e il nuovo Cielo non hanno veramente nulla a che fare con te, poiché la loro eterna esistenza trova unicamente nel Signore le sue polarità, che sono Amore e Sapienza, oppure Bontà e Verità!

5.              Hai ragione d’averci suggerito di volgere i nostri sguardi alla Terra, dove le cose vanno molto male. Io però sostengo, mio miserissimo fratello e amico, se tu tornassi indietro, allora nell’istante non solo la Terra, ma l'intero Creato starebbe lì nella sua primordiale purezza e perfezione divina! Ogni malvagità cesserebbe, e ciò che deve ancora percorrere la via giudicata e faticosa della carne e della materia, starebbe all'istante compiuto in e attraverso il tuo ritorno!

6.              Poiché tutta la via della carne è nient’altro che un penoso strappo da te, e un gravoso risorgere dal tuo giudizio. Ma se il giudizio con te avesse una fine, a che servirebbe la materia, a cosa la faticosa e dolorosa via della carne?

7.              Io penso che ora ho dichiarato anche la pienissima verità, e questo nel miglior modo possibile dal mio cuore e volontà. Agisci ora conforme a questo, e vedrai che le cose appariranno completamente diverse da come te le immagini adesso!”.

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Cap. 195

 

Satana risponde a Martino, in cui lo accusa di superbia

1.              Risponde Satana: “Amico, il più bello del tuo discorso è che tu, del tutto garbatamente e con tranquillità, manifesti la tua cortezza di vedute di fronte a me. Per il resto, nella tua condizione e comprensione di queste cose, sei ancora indietro di un’intera eternità!

2.              Vedo dalle tue parole che di tutto quello che ho detto, non hai capito niente. Sarebbe perciò anche fatica sprecata svelarti ancor meglio le condizioni di vita più profonde tra Dio e me, perché le comprenderesti ancor meno di quanto è stato detto finora!

3.              Perciò io penso che dovremmo lasciarci nuovamente in pace e dedicarci alle nostre necessarie faccende, poiché con il nostro reciproco e quindi infruttuoso parlare, non approderemo a nulla in eterno. Io capisco molto bene ciò che vorresti. Tu invece non capisci, e neanche puoi capire ciò che è possibile o impossibile realizzare. Perciò tutto questo scambio di parole con te è un inutile lavoro!

4.              Siccome però sei così cortese, ti dirò lo stesso qualcosa, e ciò ti sarà molto utile! Vedi, tu come tutto il tuo mondo, vedete in me la base di tutto l’arcimale che derivò dalla mia superbia sorpassando ogni immaginazione angelica! Ammettiamo anche che sia così, che la coscienza del proprio valore, la consapevolezza dell'esistenza, l'autodeterminazione delle proprie forze e la necessaria attività che ne deriva, meritino questo titolo offensivo[9], ma che cos’è mai questa in te, amico Martino, quando vorresti indurmi alla conversione solo per procurarti, in tutti i Cieli, il grande nome perfino dalla bocca del Signore?

5.              Sei riuscito vittorioso con la tua lingua sugli abitanti di questo mondo, e il Signore ti ha fatto per questo un grande elogio. Egli ti ha distinto davanti a tutti i tuoi simili e più meritevoli fratelli, e ora vorresti prepararti la più grande gloria del Cielo con la vittoria su di me! Tu vorresti sentir dire di te, con parole di elogio e lode: ‘Ecco, vedete, vedete! Ciò che non è riuscito a miriadi di spiriti potentissimi, ciò che non è riuscito nemmeno a Dio, è riuscito al debole Martino, gloriosamente!’.

6.              Pensi tu Martino, che una simile aspirazione sia qualcosa di diverso dalla più grande segreta superbia, rispetto alla quale, la mia è un semplice nulla? Abbandona questa dal fondamento più intimo, solo allora forse potremo continuare a parlare! Poiché vedi, se mi presento davanti a te nel mio vero aspetto, io sono luce. Perciò tu devi essere completamente puro, solo allora potremo parlare attivamente l’un con l’altro! Va’ dunque, e purificati di tutto il sudiciume, solo dopo vieni di nuovo e parla con me, la luce primordiale dell'eternità!”.

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Cap. 196

 

Martino, Giovanni e Satana

Onestà di Martino, sapienza e fermezza di Giovanni

Lo spirito di contraddizione di Satana e rimprovero a Giovanni

Risposta di Giovanni

1.              Martino rimane ora molto sorpreso a tali parole di Satana, perché con queste si sente veramente un po’ colpito. Perciò, quando il suo animo diventa alquanto più calmo, si rivolge a Giovanni e dice: “Caro fratello, tu che sei colmo della sapienza del Signore come nessun altro, cosa ne dici tu? Devo forse credere a Satana in quest’unico punto? Secondo la mia sensazione più intima egli, a dir il vero, non ha tutti i torti!”.

2.              Dice Giovanni: “Lascia ora questa faccenda, poiché dove noi ancor mai abbiamo ottenuto qualcosa, vana sarà anche la tua fatica! Ordinagli nel Nome del Signore di stare zitto; dopo però ci dirigeremo di nuovo verso casa, dal Padre! Questi solo faccia con lui ciò che vuole; e questa sarà anche la cosa migliore!”.

3.              Risponde Satana: “E proprio perché hai dato tu al mio Martino un tale consiglio, non mi lascerò ordinare da lui di stare zitto. Gli renderò onore e andrò con lui davanti al Signore, per concordare con Lui stesso la faccenda, che voi tutti non potete comprendere! Andate ora a casa, io vi seguirò di mia spontanea volontà!”.

4.              Riprende Giovanni: “Noi purtroppo conosciamo le tue intenzioni, e sappiamo anche che in nessuna occasione sei più pericoloso di quando ti presenti con atteggiamenti umani! Perciò, se hai coraggio, dovrai presentarti al Signore da solo, poiché noi non abbiamo nessun ordine di portarti insieme quale il Suo più grande nemico.

5.              Oh, sarebbe ben altra cosa se tu ti fossi convertito secondo il consiglio molto buono di Martino e saresti ritornato nel santo grembo del Padre come un pentito figlio perduto! Allora, per noi tutti, saresti stato il compagno più gradito. Così invece davvero non abbiamo assolutamente bisogno di te.

6.              Come però detto, se vuoi andare dal Signore, conosci fin troppo bene la strada. Con noi invece così come sei ora, non puoi e non potrai procedere in eterno in nessuna comunità! Così sia, nel Nome del nostro e del tuo Dio e Signore!”.

7.              Satana fa un’espressione molto irritata a queste parole e dice: “Se il Signore invia messaggeri come te ora, e li invierà in futuro, ti giuro su tutto ciò che mi è santo, che eternità non mi muoveranno al ritorno – anche se mi dovesse giudicare con il fuoco di tutti i soli centrali!

8.              Forse Martino potrebbe concludere qualcosa con me, ma Giovanni, Pietro e Paolo, eternamente mai! Scriviti queste parole dietro i tuoi orecchi, tu, duro, spietato zoticone di un discepolo di Cristo! Credi forse che io abbia trepidazione o paura di te e delle tue sentenze, solo perché sei Giovanni, lo scrivano del Vangelo e il bistrattatore della Rivelazione? Oh, qui ti sbagli di grosso!

9.              Vedi, un moscone creato da me, mi è infinitamente più caro che mille di tali profeti quale sei tu! Vergognati per la tua grande durezza di cuore verso quelli che sono altrettanto opera del Creatore, ma certamente sofferenti, miseri e tormentati in eterno!

10.         Il Signore stesso vi ha descritto eccellentemente come siete fatti, quando nella parabola del figlio perduto disse: «Quando però il padre preparò una gran festa al povero figlio perduto ma ritornato, e gli altri figli sentirono in casa suoni e canti, vennero e dissero sdegnati: a noi, che ti siamo sempre stati fedeli, non hai ancora mai dato una festa! Ma siccome quest’abbietto è ritornato, lui che ti ha talmente offeso, tanto che tremarono Cielo e Terra e s’irrigidirono per l'orrore, a costui dai il tuo anello col sigillo e gli prepari anche un grande banchetto!».

11.         Quel che rispose il padre a questi borbottanti iracondi, non ho bisogno di ricordarvelo. Perché tu rimani lo stesso ciò che sei: insensibile e spietato nel tuo cuore come tutti quelli della tua razza!

12.         Escludo però Martino! Egli è stato, guidato da voi, per un certo tempo molto rozzo. Si è però migliorato, e la sua conversazione con me è stata, da eoni di spazi di tempo inimmaginabili, il primo momento beato per il mio cuore. Per questo sarà in eterno da me anche molto rispettato! E se qualcuno otterrà qualcosa con me, allora sarà Martino; voi altri invece risparmiatevi eternamente ogni fatica! Andate ora; io resterò!”.

13.         Riprende Giovanni: “Sei molto ingiusto con me! Quando Martino, con il suo potere ti ha gettato e confinato per l’eternità nel fuoco di questo cratere fumante, e in più ti ha coperto di sopra con montagne incandescenti, chi lo ha rimproverato, così che di nuovo ti liberasse? E poiché ho fatto questo, com’è che sono un duro, spietato zoticone?”.

14.         Risponde Satana: “Amico, non parlarmi della tua misericordia! Martino ha fatto ciò che ha fatto nella sua sconsideratezza. Quando però presto ha capito che non agiva giustamente, ha cambiato subito la sua sconsiderata azione. Tu invece sei veramente ciò che sei, e non cambierai mai il tuo giudizio, sia esso giusto oppure ingiusto. Per questo ti odio e ti detesto più di tutte le mie peggiori sofferenze e torture! A te, Martino, il mio rispetto, a voi altri invece il mio eterno e più profondo disprezzo! E ora toglietevi di mezzo, altrimenti darò inizio ad uno spettacolo come l'intera infinità non lo ha mai visto ancora!”.

15.          Dice Giovanni “Non siamo qui per obbedirti, ma solo per ostacolarti nella tua cattiveria. Perciò ce ne andremo solo quando lo vorrà il Signore, e non secondo la tua volontà! Ma se vuoi dare spettacolo, puoi farlo benissimo. Si dimostrerà poi subito, se il nostro potere su di te non sarà più grande del tuo su di noi!

16.         Ma poiché ci hai ordinato di andarcene subito da qui, allora anche noi potremmo ordinarti nel Nome del Signore qualcosa di completamente diverso. Noi però non desideriamo rendere male per male, bensì darti solo il consiglio: mantieniti in avvenire del tutto tranquillo, se ancora non puoi, o non vuoi seguire la chiamata di Martino, poiché vedi, questo è l'ultimo breve periodo che ancora ti è lasciato per il tuo ritorno. Se non ne approfitterai, sarai giudicato per l'eternità con estrema durezza!

17.         Ben ci hai messo davanti il Vangelo del figlio perduto, e volevi in ciò rimproverarci la nostra durezza. Io però ti assicuro che il figlio perduto ritornerà anche senza di te, e precisamente nei molti fratelli rassegnati alla Volontà di Dio che, di un solo sentimento, staranno davanti a Lui come un solo uomo. Tu invece sarai gettato per l'eternità nel fuoco del giudizio di Dio come il ricco epulone, se non seguirai al più presto la chiamata di Martino!”.

18.         Risponde Satana: “Il Signore faccia ciò che vuole. Anch’io farò ciò che voglio. Mostrerò a Lui e a voi tutti che potrà certo disperdere l’intera infinità come pula con la Sua potenza, ma il mio cuore e la mia volontà si opporranno in eterno duramente e invincibilmente alla Sua Onnipotenza e Sapienza! Fate ora quel che volete, e anch'io farò quello che voglio!”.

19.         A queste parole, Martino dice a Giovanni: “O fratello, a quanto pare ogni nostro sforzo è fatica sprecata; perciò andiamocene, poiché ora vedo già chiaramente che con questo Satana non c'è più niente da fare ulteriormente!”.

20.         Risponde Giovanni: “Caro Martino, se non ci avesse intimato di tornare a casa, ce ne saremmo già andati. Ma la sua volontà non deve imporre nulla alla nostra, perciò dobbiamo rimanere ancora un po'. Poiché se ce ne andassimo da qui adesso, sarebbe per lui un trionfo su di noi, e se trionfasse, ce la passeremmo proprio male! Perciò vogliamo e dobbiamo trattenerci qui ancora un po' di tempo e mettere in ordine questa regione; dunque, sia!”.

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Cap. 197

 

Furia di Satana

Paura di Martino e calma e chiarezza di Giovanni

Indipendenza da Satana dei figli di Dio

1.              Satana si accorge che la compagnia non vuole andarsene al suo comando. Perciò resta sorpreso e, nel suo interiore, incandescente d'ira, tale stato gli conferisce anche un aspetto esteriore spaventoso.

2.              Martino lo nota e dice a Giovanni e agli altri compagni: “Amici, a quanto vedo, sembra che le cose adesso col figlio perduto non vadano troppo bene! Una collera, furtiva e terribile, saetta dai suoi occhi, la sua fronte è solcata da mille pieghe tenebrose, e ugualmente gli angoli stravolti della sua bocca accennano ad una terribile vendetta, cosa che egli ha intenzione di prendere!

3.              Io penso che tu, fratello Giovanni, gli abbia forse dato addosso un po' troppo duramente! Devo dirti che alla sua vista, nonostante la forza del Signore insita in me, sono colto da una paura non indifferente. Non perché potrebbe accaderci qualcosa, ma a causa della sicura e completa vanità di tutti i nostri sforzi. Guarda solo le facce di Uhron e Shonel; questi due stanno quasi morendo di paura! Per amor del Signore, che cosa succederà, adesso?”.

4.              Risponde Giovanni: “In verità la cosa appare veramente terribile. Io però ti dico: nessuna paura di lui! Poiché anche la paura davanti a lui è una specie di cessione del nostro potere alla sua forza; anche questo sarebbe una specie di trionfo da parte sua su di noi, cosa che non possiamo mai concedere! Poiché se lo facessimo, saremmo talmente attirati dalla sua malvagia polarità, che ci costerebbe poi grande fatica liberarci di lui.

5.              Vedi, egli ti ha trattato molto umanamente e ti ha fatto importanti promesse, ma non per mantenerle a causa delle tue buone maniere, bensì solo per catturarti nei suoi lacci come un novellino inesperto di questo Regno!

6.              Ti raccapezzi adesso? Ma poiché io ho penetrato e sventato il suo piano sottile, così è ora segretamente colmo della massima ira e ci annienterebbe tutti dalla collera, se potesse misurarsi col nostro potere. Egli però comprende troppo bene come il suo potere sia distante dal nostro interi Cieli, e quanto sia impotente verso di noi, allora per questo diventa nel suo interiore oltremodo iracondo, rabbioso e furente!

7.              Solo non dobbiamo curarci minimamente di questo, allora presto ci mostrerà di nuovo una faccia completamente diversa!”.

8.              A questo punto Satana colpisce talmente forte il suo piede al suolo che questo trema ovunque, e dice poi poderosamente a Giovanni: “Miserabile, non sei ancora abbastanza sazio della mia miseria? Se ora non sono più nulla, e non ho più alcun valore nella grande Creazione, allora distruggimi completamente con il tuo potere, se ne hai il coraggio! Sta’ attento però che, con la mia distruzione, tu non distrugga anche te stesso!

9.              Io invece vedo solo troppo bene quanto tu tenga alla mia conservazione per amor dei tuoi. Per questo sei anche un vile codardo, hai di me la più terribile paura, perché il mio lavoro sicuramente non ti piacerebbe così come quello dei morbidi Cieli! Temi il mio trionfo su di te e dici che dinanzi a me non si deve aver nessuna paura!

10.         O tu stupida testa, quale paura è dunque peggiore: quella vuota dinanzi a me, oppure quella della mia vittoria su di te? Non capisci dunque che una tale paura è per me uno dei trionfi più grandi? Parla, non è così?”.

11.         Risponde Giovanni: “Oh, lontano come il Cielo e mille volte no! Poiché una cosa è la paura di un comportamento, tramite il quale con la tua rigidissima stortura si potrebbe somigliare a te, e tutt’altra cosa è una ridicola paura dinanzi alla tua essenza individuale. La prima potrebbe essere molto dannosa a uno spirito purissimo, mentre la seconda è impossibile a uno spirito fortificato dal Signore, e non può danneggiare gli spiriti più deboli perché essi hanno intorno a sé, sempre potentissimi spiriti protettori!

12.         Perciò ho messo in guardia Martino soprattutto da tali sprofondamenti nella tua volontà, che evidentemente ti avrebbe procurato un trionfo su di noi, diventando pericoloso perfino anche a me. Ma non per paura di te stesso, che non hai nessun potere su di noi all'infuori che la menzogna e l'arte della persuasione!

13.         Tu sei dell’opinione orgogliosa e sciocca, che io abbia paura di te e non oso distruggerti perché distruggendoti, distruggerei anche me: o Satana, qui sei in un errore molto grosso! Poiché la mia conservazione e la conservazione di tutti noi, dipendono tanto poco dalla tua, quanto lo dipende quella del Signore stesso, perché ormai viviamo eternamente in Lui, e Lui vive in noi attraverso il Suo Amore paterno!

14.         Da questo, tu, quale eterno mentitore, puoi riconoscere che io potrei distruggerti completamente, senza con ciò recar danno alla mia esistenza anche solo di un pelo. Che io però non faccia una cosa simile, non dipende dal mio amore per te o dalla paura di te, bensì esclusivamente a cagion dell'Amore e della Pazienza infinita del Signore, che dimorano anche nel mio cuore.

15.         In verità, se dipendesse unicamente da me, l'intera infinità avrebbe già da lungo tempo perfettamente quiete da te; poiché io, Giovanni, ti avrei già dato da molto il colpo di grazia! – Io penso che tu avrai compreso bene il mio discorso molto franco!”.

16.          Risponde Satana: “Sì, l'ho compreso bene! Purtroppo però ho fatto anche la sempre ricorrente disgustosa esperienza che proprio voi, cosiddetti spiriti puri del Cielo, avete i più impuri concetti di Dio e le più indegne immagini di Lui!

17.         Dice Giovanni: “Come mai? Parla! Questo sembra un nuovo tranello da te finora ancor mai escogitato! Lo vogliamo sentire!”.

18.         Parla ulteriormente Satana: “Tu domandi: ‘come mai’? Suona questo, strano e nuovo, ai tuoi cosiddetti celestiali purissimi orecchi? Aspetta solo ancora un po', ti dovrà subito essere accesa una luce sulla quale dovrai meravigliarti per l’eternità! Se però vuoi la luce, abbi allora la compiacenza di rispondermi brevemente alle domande che ora ti farò!

19.         Ma prima ti do la più santa assicurazione che mi sottoporrò eternamente a tutto ciò che vorrai pretendere da me, se potrai accusarmi di una non verità. Se invece non ne sarai in grado, allora io rimarrò ciò che sono. Tu al contrario, insieme al tuo seguito, potrai andare a casa, da me del tutto inviolato e imperturbato, e poi nella tua patria celeste ti farai più puri e più degni concetti di Dio!”.

20.         Ribatte Giovanni: “Allora domanda, ma non venire a me con le tue vecchie domande che conosco fin troppo bene, altrimenti avremo presto finito di parlare!”.

21.         Dice Satana: “Bene, dunque qui vale l’essere o il non essere. Vedrò quanti salti distanti da me farai con la tua sapienza! – Domanda: Dio è onnipresente oppure no?”.

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Cap. 198

 

Lotta verbale tra Giovanni e Satana sull'onnipresenza di Dio e l'origine del male

Satana, nel suo genere, un trionfo del Creatore

Prova di Giovanni dell'effettiva salvezza dal male

1.              Risponde Giovanni: “Sicuramente, secondo la Sua Essenza divina e Volontà, Dio è infinito, e quindi anche Onnipresente. Ma come sostanziale Uomo-Dio, e verissimo Padre dei Suoi figli, Egli dimora solo tra i Suoi nel Cielo dei Cieli!”.

2.              Prosegue Satana: “Bene, ammetti quindi l'Onnipresenza di Dio irrevocabilmente. Allora dimmi per cortesia anche se Dio è sommamente saggio e assolutamente buono e, da ciò, Onnisciente e Onniveggente? E per il raggiungimento dei Suoi scopi, in seguito alla Sua suprema Sapienza e infinita Bontà, sceglie precisamente ogni volta, anche i mezzi migliori e più idonei?”.

3.              Risponde Giovanni: “Certamente! Perché Dio in Sé è l’Amore purissimo, e per questo non può essere altro che in eterno, assolutamente buono e sommamente saggio! Io so già dove vuoi arrivare; ma continua pure a domandare, non lascerò nessuna domanda senza risposta!”.

4.              Continua a parlare Satana: “Ha Dio creato tutto ciò che contiene l'infinità? Oppure esiste ancora un qualche altro Dio che ha creato ciò che voi chiamate ‘cattivo’ oppure ‘male’, mescolato nella Creazione dal tuo buon Dio? Oppure, l'unico Dio buono ha potuto creare da Sé il bene e il male?”.

5.              Risponde Giovanni: “In principio di tutto il divenire ed essere, era la Parola, e la Parola era presso Dio, Dio era la Parola, e tutte le cose sono state fatte per mezzo della Parola. Questa Parola stessa è poi diventata Carne ed ha dimorato in mezzo alla carne creata; ma la tenebra del mondo non l'ha riconosciuta.

6.              Il Signore stesso è venuto, per creare tutto nuovo, dai Suoi nella Sua proprietà, ma questi Suoi non hanno riconosciuto la Luce, i saggi del mondo non hanno riconosciuto l'eterna Parola, e i figli, non il loro eterno Padre santo. Poiché, tu solo hai tenuto prigionieri i sensi di tutto il mondo, affinché non riconoscessero Colui che, fin dall'eternità era, è, ed eternamente sarà Tutto in tutto!

7.              Ma poiché Dio è l’unico Creatore di tutte le cose e, all'infuori di Lui non vi è altro Dio in nessun altro luogo, allora è anche chiaro che tutto ciò che proviene dalla Sua mano, impossibile possa essere altro che solo buono e perfetto.

8.              Tutti gli spiriti provengono da Lui, puri e buoni, come lo è Lui stesso. Ma a questi Egli ha dato la pienissima libertà della volontà alitata in loro, di conseguenza essi potevano fare tutto ciò che volevano. E per insegnar loro l'uso di questo dono, ha dato col più libero volere, attraverso Lui stesso, anche leggi santificate che potevano, o rispettare, oppure anche non rispettare.

9.              E guarda, tutti osservarono le leggi, eccetto uno! Quest'unico e primo, dotato della più grande Luce di conoscenza, rifiutò le leggi di Dio per sua libera volontà e reagì contro di queste, non badando alle conseguenze!

10.         Questo spirito invertì quindi in sé l'Ordine divino, a mezzo della sua libera volontà alitata a lui da Dio. In questo modo egli, di fronte a quegli spiriti che non hanno abusato della loro altrettanto libera volontà, è diventato opposto all’Ordine e, per se stesso, cattivo e malvagio. E dovette poi, costretto da se stesso, allontanarsi dalla comunità, fino a quando non ritornerà volontariamente ed entrerà in quell'Ordine che il Signore ha dato egualmente a tutti gli spiriti, vale a dire, l'Ordine dell'Amore.

11.         Però, è impossibile che di fronte a Dio e a tutti noi, ora spiriti puramente celesti, tu, quale spirito divenuto opposto all’Ordine, possa essere cattivo, perché in eterno non potrai mai danneggiarci. Cattivo e malvagio sei solo contro te stesso, perché danneggi solo te, finché rimarrai nel tuo ordine opposto.

12.         Volevi intrappolarmi, credendo che io sarei stato costretto a dire che Dio abbia creato anche il male, perché tu, come spirito malvagio, sei anche una Sua creatura! Ma fin dove pensi tu, là io sono già avanti un'eternità, e conosco fin troppo bene tutta la tua artificiosa sapienza! Perciò ti consiglio anche seriamente: risparmia le tue prossime ancora eventuali domande, se sono mirate a intrappolarmi, perché con me non vincerai eternamente nessuna competizione!

13.         Io riconosco dai tuoi occhi disonesti che, alla fine delle tue domande, avresti molto volentieri dimostrato che noi avremmo sul serio i concetti più impuri e più indegni di Dio. Questo, considerato che con le nostre conoscenze, alla fine avremmo dovuto ammettere perfino: ci sarebbero o due dei – uno buono e uno cattivo – oppure un Dio che fosse un ibrido, e quindi un imbrattatore delle Sue opere. Ma vedi, non è così, bensì proprio come ti ho appena dimostrato.

14.         Certamente, allora Dio sarebbe ancora imperfetto, se avesse alitato agli spiriti creati, solo una volontà giudicata e non una perfettamente liberissima. Di questo, tu stesso fornisci l'onnipotente controprova! Poiché, come Dio ha creato tutti gli altri spiriti immensamente liberi e perfetti e quindi anche te, e questo si vede chiaramente dal fatto che tu, sebbene in tutti i sensi, secondo l’esteriore giudicato, puoi opporti direttamente al Creatore, finché vuoi, puoi però anche, altrettanto bene, come noi tutti, agire perfettamente libero secondo la Volontà del Signore!

15.         Io ti dico: in tutto il Cielo non esiste nessuno spirito che possa dare la più grande prova per l’illimitatissima perfezione di Dio, che proprio tu! Tu sei, per così dire, il più grande capolavoro del Signore, e perciò non puoi essere di fronte a Lui, un'opera da strapazzo.

16.         Da questo, però, deve ora anche esser chiaro che tu non mi afferrerai mai con le tue assurdità; poiché ciò che tu sai, io lo so già da lungo tempo! E questa è ancora una nuova prova per l'infinita perfezione di Dio che io – quale uno spirito staccato dal tuo essere – possa resistere a te nel modo più potente in tutto il tuo volere!

17.         Che cosa dici ora? Hai forse qualche altra domanda-tranello in serbo per me? Avanti allora, risponderò degnamente a tutte!”.

18.          A questo punto Satana rimane interdetto enormemente ed è in grande imbarazzo, perché non trova nulla da controbattere al potente Giovanni.

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Cap. 199

 

Intimazione di Giovanni a Satana di proseguire con altre domande

Megalomania e risposta altezzosa di Satana

Giovanni comanda a Satana di abbandonare il Sole

Implorazione di Satana per avere indulgenza

1.              Poiché ora Satana non appare più con nessuna domanda e la sua faccia assume un carattere più stupido-sconcertato che cattivo, continua a parlare Giovanni:

2.              “Ebbene Satana, com’è allora? Non hai dunque più nessuna domanda? Sarei ora proprio propenso, con tutto il cuore, a seppellirti letteralmente di risposte! Ma tu taci, e devo dedurre da ciò che con la tua sapienza sei piuttosto alla fine, e la tua eredità paterna, da te carpita con violenza, potrebbe essere dilapidata fino all'ultimo centesimo. Che cosa pensi in questo riguardo?”.

3.              Dopo un po' di tempo, Satana risponde molto stridulo: “Ce ne vuole ancora! Credimi: la mia sapienza è ancora molto infinita! Potrei porti ancora una domanda infinita; ma come faresti tu, spirito finito, a darmi una risposta? Così preferisco tacere, perché comprendo la pura impossibilità di pretendere da te la mia soddisfazione. Una piccola goccia di rugiada potrà spegnere la sete di un moscerino, ma difficilmente basterà a un sole centrale! Comprenderai certo all’incirca cosa voglio alludere con questo paragone?”.

4.              Risponde Giovanni: “Oh, sì, senza molta fatica e rompicapo; ma da ciò, deduco ancora più di quanto tu possa credere! E deduco anche che tu, non appena si sarà esaurito il filo della tua presunta sapienza, ti rifugerai nuovamente nel tuo vecchio menzognero orgoglio, e con ciò vorrai soddisfare te stesso. Ma vedi, ora questo non funziona più.

5.              Misura la mia, e poi la tua estensione, e ti convincerai facilmente di come stiano le cose con la nostra reciproca infinità! Io credo che ciò che si può misurare a braccia e col compasso, non sia poi tanto infinito! E così è anche con la tua e la mia infinità. Io ti dico che chi si crede infinito, non comprende che cosa sia l'infinità. Oppure è un pazzo vero e proprio, e per conseguenza può afferrare tanto poco, ciò che in ogni rapporto è l'infinità.

6.              Guarda, guarda, tu prima hai vaneggiato di una domanda infinita! Saresti pronto con questa? Se però la tua domanda non avesse mai fine, quando dovrebbe poi iniziare la risposta altrettanto infinita? Devi ammetterlo anche tu che tali enfatici discorsi dalla tua bocca non sono niente che i più insensati vaneggiamenti! Oppure veramente non comprendi questo?”.

7.              Risponde Satana: “Io comprendo tutto, se lo voglio, ma alcune cose non voglio comprenderle di proposito, e questo, solo perché a me, quale signore della magnificenza, non mi sta bene! Comprendi tu, questo mio linguaggio?”.

8.              Continua Giovanni: “Oh, sì, questo è un vecchio linguaggio a noi tutti fin troppo conosciuto. Noi però questo linguaggio non lo ascoltiamo più, bensì adesso ti ordiniamo di abbandonare questo mondo con la tua essenza centrale, e di trasferirti, nel Nome del Signore, sulla Terra, nel luogo a te destinato! Se là starai tranquillo, non ti spetterà nessuna ulteriore pena. Se invece sarai pieno di inquietudine e cattiveria, allora avrai da ascrivere solo a te stesso, se il Signore ti darà da assaporare il rigore della Sua ira!”.

9.              Dice Satana: “Cari amici, solo non fatemi questo; poiché la Terra ora m’inorridisce quanto una carogna nauseante! Lasciatemi qui! Vi prometto di stare tranquillo per sempre come un sasso; solo, non cacciatemi via da qui!”.

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Cap. 200

 

Satana implicato in controsensi

Satana, il guastatore e tentatore

Nuovo patto di pace tra lui e Giovanni

1.              Dice Giovanni: “Ascolta, tu dici che la Terra t’inorridisce quanto una carogna nauseante! Questo mi sembra molto strano! Sei ancora tu che con la tua profondissima sapienza e grandiosa maestria hai ridotto la Terra così com’è ordinata adesso! Come possono nausearti tanto i capolavori della tua sapienza?

2.              Vedi, anch’io ho dato esistenza, con la Grazia del Signore, a più di una piccola opera. Di nessuna però ho trovato un qualche motivo per vergognarmi o per averne perfino una nausea!

3.              Lo stesso è con i miei innumerevoli fratelli e sorelle celesti, e tuttavia nessuno di noi si è mai vantato, come ti vanti tu, di possedere sapienza e poteri ultra divini. Noi non ci vantiamo mai, eccetto che della Grazia del Signore. Tutte le nostre opere dinanzi a Lui sono in ogni modo preziose e meravigliose, e noi abbiamo il giustissimo motivo di rallegrarcene! Come mai che per te sono un disgusto le tue opere abborracciate altamente sagge?”.

4.              Risponde Satana: “È dunque la Terra opera mia? Non sta scritto: «In principio Dio creò i Cieli e la Terra?». Come potrebbe allora la Terra essere opera mia?”.

5.              Dice Giovanni: “Oh, come giri adesso il tuo discorso? Non hai detto spesso che tu non solo saresti stato il creatore della Terra e dell’intera infinità, bensì, che tutto sarebbe in fondo te stesso!

6.              Io so ricordarmi anche bene di quel ‘Grande Tempo dei tempi’[10] della Terra, quando ti prendesti l’insolente libertà di condurre il Signore, tuo Dio e Creatore, sulla vetta di un alto monte, dicendoGli: «Vedi, tutto questo è mio! Tutti i regni di questa Terra saranno Tuoi, se Ti prostrerai dinanzi a me e mi adorerai!». Se allora chiamasti tua la Terra, come mai è diventata ora di nuovo un’opera del Signore? Dimmi: quando hai mentito? Quella volta, oppure adesso?”.

7.              Risponde Satana: “Ti prego, ora non mi svergognare così forte! Ammetto che, più o meno, ho mentito allora e anche adesso, perché così sta già nella mia natura! Ammetto anche che ho molta colpa nel fatto che ora la Terra abbia l’aspetto così nauseante. Risparmiami ora simili rimproveri e dammi quiete! In futuro non avrai mai più motivo di aver del rancore verso di me, povero diavolo!”.

8.              Continua Giovanni: “Ma quale garanzia ci dai adesso, così che possiamo crederti?”.

9.              Dice Satana: “Tu sai che fin dai tempi antichi si dice che in me non c'è alcuna verità. Se dunque è così, con che cosa potrei darti garanzia? La tua volontà sia il mio giudizio, se infrango la mia parola! Questo è tutto ciò che ti posso dare per la garanzia della mia promessa!”.

10.         Dice Giovanni: “Non la mia, ma la Volontà del Signore sia il tuo giudizio, e così rimani secondo la tua preghiera!”.

11.         Dopo di ciò, Giovanni chiama tutti i presenti e dice loro: “Fratelli, voi sapete che un contratto tra un giusto e un sospetto disonesto richiede testimoni, affinché, grazie a questi, il contratto possa essere convalidato. Voi ora avete udito e visto tutto quello che qui è accaduto ed è stato detto, e a quale scopo. Per amor della testimonianza voi siete venuti qua da parte del Signore, così come Martino e io a motivo della Parola e della conciliazione, e anche della testimonianza. Perciò dovete rimanere testimoni viventi in eterno di ciò che avete visto e sentito qui. E la vostra testimonianza dovrà essere vera eternamente davanti al Signore e a tutti i Suoi Cieli e a tutti i figli Suoi!”.

12.         Rispondono unanimi i testimoni: “Sì, quanto è vero che la nostra vita è una vita proveniente da Dio!”.

13.         Giovanni poi dice a Satana: “Il nostro contratto è ora convalidato e ratificato da eterni veritieri testimoni; perciò mantieni la tua promessa! Ma guai a te, tre volte guai a te, se non la manterrai secondo la tua vecchia maniera!”.

14.         Ribatte Satana: “Perché tanto clamore? Mostrami solo un posto ed io ti dico: ritorna tra decilioni di anni solari, e mi troverai come mi lascerai adesso!”.

15.          Giovanni acconsente: “Bene, allora sia! Là in mezzo a quei due monti vedi un prato completamente verde speranza. Recati là, e giaci nel Nome del Signore Gesù, dell'Unto dall'eternità!”.

16.         Al nome ‘Gesù’, Satana scatta via di là come un fulmine, e con un potente urlo prende possesso del posto indicato. E tutti gli inviati tornano ora nuovamente a casa.

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Cap. 201

 

Beato ritorno in casa di Shonel

Discorso laudativo di accoglienza del Signore, diretto specialmente a Martino

Sua grande promessa consolatrice: dal giudizio alla salvezza!

1.              Il viaggio di ritorno a casa avviene velocemente così come lo è stato il viaggio di andata; in questo modo i messaggeri inviati sono da Me in men che non si dica, e più precisamente in casa di Shonel.

2.              Quando vi giungono, corrono subito da Me pieni di gioia, amore e gratitudine per la forza, potenza, amore e grande pazienza loro concessa.

3.              Martino è il primo che ora, per amore ardentissimo, cade dinanzi a Me e comincia oltremodo a lodarMi e a glorificarMi.

4.              Io però lo rialzo e gli dico: “Mio carissimo figlio e fratello, hai ora  eseguito bene un compito difficilissimo, e sei stato per Mio fratello Giovanni un utilissimo pioniere; così è bene, Mio Martino!

5.              All’inizio sei stato un po' troppo impetuoso, ed hai fatto un uso un po’ troppo severo della Mia potenza a te prestata. Ma appena il fratello Giovanni ti ha ripreso, hai allora agito pienamente secondo il Mio giustissimo Ordine, e ti sei comportato tanto bene, da ottenere con Satana qualcosa che finora non è riuscita proprio a nessuno senza giudizio.

6.              Poiché finora quasi tutti i messaggeri hanno potuto concludere qualcosa con Satana solo attraverso un durissimo giudizio temporaneo; perché non potevano contrapporre nulla all’acutezza del suo discorso! Tu invece lo hai giudicato con la tua parola, tanto che ha dovuto darsi lui stesso prigioniero al discorso di Giovanni, – e questo finora non era ancora mai successo! Ora è libero, e giace tuttavia al posto indicato, sebbene si possa muovere, e questo è bene.

7.              Naturalmente egli ha ancora molte legioni che operano malvagiamente nel suo nome; la Terra lo sentirà, – ma solo brevemente! Poi però un po’ alla volta la cattiva fonte si esaurirà, e tutto il male perderà le forze, anche se non finirà del tutto. Ma allora anche la fine di ogni male non sarà più lontana!

8.              Tuttavia, il giudizio su ogni male sarà il nostro amore. Questo conquisterà tutto, e nulla potrà resistergli in eterno! Il giudizio dell'amore sarà un giudizio fermo, eternamente immutabile. Ma non opprimerà come un carico pesantissimo, bensì terrà prigioniero solo ciò che non voleva diventar libero!

9.              Però, prima che questo giudizio prenda il suo inizio, vogliamo inviar fuori ancora una volta dei messi per il grande banchetto in tutti i mondi stellari. Chi è trovato, deve essere costretto a entrare! Bene per coloro che non si opporranno all'invito; le loro gioie non avranno mai una fine!”.

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Cap. 202

 

Il premio dei vincitori

Matrimonio celeste quale più alto perfezionamento dell'Ordine divino

Sull'essenza della donna – Buona scelta di Martino e abbandono alla Volontà del Signore

Un cenno sul matrimonio celeste – Missione celeste di Martino quale perfezionato

1.              Continua il Signore: “Ora, figlioletti miei, c'è ancora qualcos’altro! Martino, Borem e Chorel, venite vicino a Me! Ora siete passati attraverso molte prove difficili e siete usciti vincitori da parecchie lotte potenti e molto impetuose. In questo modo vi siete resi completamente idonei per il Mio Regno di tutti i Cieli!

2.              Adesso siete diventati lavoratori competenti nella Mia vigna, e così siete degni anche di una giusta ricompensa che ora vi dovrà spettare. Io so, e lo leggo chiaramente nei vostri cuori, che Io stesso sono la vostra massima ricompensa e, in eterno, non portate nessun altro desiderio. Ma proprio quest’aspetto del vostro cuore vi rende capaci e degni per accogliere in voi ogni altra ricompensa.

3.              Tuttavia, il Mio Ordine per la vostra massima perfezione richiede che in avvenire non dobbiate vivere e operare all’esterno, bensì all’interno del matrimonio del Cielo. Perciò ognuno di voi, per essere perfetto in tutto, deve anche avere una donna, affinché la sua sapienza si rinsaldi per l'eternità e accolga la luce che si riversa copiosamente dalla fiamma d'amore del proprio cuore!

4.              Una donna, infatti, è come un vaso, ma un vaso spirituale per l'accoglienza e la conservazione della luce proveniente dal vostro cuore, ma nello stesso tempo la donna è un'ancella nella cucina di vita del cuore, e mantiene il sacro fuoco della vita sul focolare che Io ho edificato nei vostri cuori. E così, ora ognuno di voi deve anche prendersi una donna, ed essere in eterno, pienamente uno con lei! Martino, io penso che questo non ti sarà sgradito!”.

5.              Dice Martino, completamente contrito di beatitudine: “O Signore, Tu conosci la mia natura meglio di tutti! Colei che Tu mi darai, mi renderà infinitamente beato! Chanchah o Gella, per me è indifferente; oppure, se fosse possibile, allora una figlioletta del Sole! Oh, questo sarebbe già oltre di tutto!”.

6.              Dico Io: “Questo ora dipende da te, sei libero, e quindi puoi anche scegliere liberamente!”.

7.              Risponde Martino: “O Signore, unicamente la Tua Volontà sia fatta!”.

8.              Continuo Io: “Ebbene, allora prenditi quella più vicino a te!”.

9.              Martino, colmo di beatitudine, si guarda subito intorno, scorge già Marelisael, la prima e più bella delle tre figlie del Sole, al suo fianco. La conduce davanti a Me e dice: “Signore, è questa la giusta?”.

10.         Rispondo Io: “Sì”, e lo benedico per l'eternità, e con questo, Martino è perfetto.

11.         Pieno di somma beatitudine egli bacia la sua donna celeste e riconosce ora che, attraverso il suo amore, si è in eterno sposato con la sapienza. Entrambi Mi lodano e Mi glorificano da un cuore e da una bocca. Dunque, così dall’Adamo, prima separato, si crea nuovamente nel Cielo un uomo completo, ma in separata, personale beatissima essenzialità.

12.         Dopo Martino, Borem riceve Surahil, la seconda delle tre figlie del Sole, e Chorel Hanial, la terza delle tre, e i due sono felici e beati oltre misura!

13.         Martino, che sa appena contenersi per la beatitudine e il delizioso, dolcissimo sentimento, dice: “O Signore, Tu Padre migliore e santissimo! Ora vorrei anch'io esclamare qui, come un giorno Pietro sul monte Tabor: ‘Qui è bene stare!’. Ma solo la Tua Volontà sia fatta!”.

14.         Rispondo Io: “Mio caro, ora perfetto Martino! Non hai mai sentito sulla Terra il vecchio detto: ‘Chi ha l'amore, porti la sposa a casa!’. Vedi, questo è anche il tuo caso. Perciò, siccome abbiamo messo in ordine tutto in questa grande dimora, ritorneremo nuovamente a casa!

15.         La via però, sulla quale noi andremo, per questi miei nuovi figli di questo grande mondo di luce, dovrà continuare a rimanere aperta fin nella tua e Mia casa, e tutti quelli che hai accolto nella tua casa, rimarranno tuoi e Miei eternamente. Perché ciò che è Mio, è ora anche tuo, e ciò che è tuo, è anche Mio in eterno.

16.         Così tu rimarrai in Me anche per sempre l'angelo custode di questa casa e della sua comunità, come Io in te. Ma non solo la comunità di questo mondo, bensì anche tutte le dodici porte della tua casa ti condurranno in altre innumerevoli comunità mondiali, dove troverai beatitudini senza numero né misura!

17.         Ora ancora una parola ai nuovi figli di questo mondo! Questa però, esca dalla tua bocca!”.

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Cap. 203

 

Discorso di Martino, il nuovo angelo custode, alla sua comunità del Sole

Buona risposta di Uhron a Martino

Sua preghiera al Signore e l'Amen di Lui

1.              Martino ringrazia da tutta la sua profondità di vita per quest’incarico, poi si rivolge ad Uhron e Shonel dicendo: “Cari amici e fratelli, avete ora visto con i vostri occhi, e udito con i vostri orecchi, quel che il Signore stesso ha detto e fatto! La vostra preghiera – non appena avete compreso che è più necessaria del ringraziamento – è stata che il Signore e noi tutti dovremmo d’ora in poi rimanere sempre con voi. Il Signore ha ascoltato benevolmente questa preghiera e vi accorderà tutto ciò che il vostro grande amore per Lui e per noi desidera. Ma s'intende da sé: solo nel e dal Suo eterno Ordine!

2.              Noi in verità non rimarremo qui nella nostra personalità, ma apriremo una via sicura, sulla quale potrete venire visibilmente da noi, e noi da voi, in ogni momento.

3.              D'ora in poi però, perseverate nell'insegnamento che è scaturito a voi dalla bocca del Signore, così la via che conduce a Lui sarà una via meravigliosamente breve. Se però le Sue parole e gli insegnamenti con il tempo le osserverete meno di adesso, in cui siete compenetrati completamente dalla Sua Parola, allora questa via diventerà veramente sempre più lunga e più faticosa; tuttavia, da questa possibilità vi proteggerà il Signore stesso e il vostro grande amore per Lui!

4.              La mia casa e la casa del Signore non sono due, bensì una soltanto; poiché essa è una casa dell'Amore! Voi sapete dove si trova, e allora venite sempre in questa casa da noi! Là troverete il Signore sempre in mezzo a noi come l’eterno Santo, miglior Padre in mezzo ai Suoi figli, i quali Lo amano sopra ogni cosa! Così sia, nel Nome del Signore!”.

5.              Risponde Uhron: “A Dio, il Signore, tutto il nostro amore, e a voi attraverso di Lui; il Suo Nome sia santificato in eterno!

6.              Le nostre care figlie, date a voi dal Signore e da noi, siano il nostro cuore in voi, e la nostra lingua la più profonda gratitudine nella vostra bocca. Fin dove i raggi del nostro mondo giungono nell'infinito, anche fin là giunga il canto di lode che sempre offriremo al Signore e a voi in Lui, in purissima armonia!”

7.              E rivolgendosi a Me, il Signore: “E Tu, o inesprimibile Padre santissimo, ricordaTi di noi quali Tuoi nuovi figli! Conserva noi, tutti i nostri discendenti e la nostra grande comunità, nella Tua Grazia e nel Tuo Amore in eterno! RicordaTi però anche di quelle altre comunità e popoli che, in questo grande mondo, dimorano in regioni e fasce a noi ancora completamente sconosciute! La Tua Volontà sia fatta a loro come a noi, secondo il Tuo Amore e l’eterna Tua Sapienza!”.

8.              A questo aggiungo Io: “Amen! Io vi dico, li radunerò intorno a Me da tutte le regioni della Mia Creazione senza fine, e darò a ognuno il suo nella pienezza in eterno! Il Mio Amore, la Mia Grazia e Misericordia siano con voi!”.

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Cap. 204

 

Ritorno a casa della comunità celeste

Un'opera di Misericordia – Visita alle gallerie della casa di Martino

La via per la Città di Dio – Meraviglioso incontro e saluto

1.              Nello stesso istante ci alziamo e siamo già in casa di Martino. Qui ci attendono anche i noti ospiti lasciati al bagno, completamente purificati, i quali cadono subito sul loro viso davanti a noi e Mi supplicano per grazia e misericordia, cosa che a loro è anche subito concessa in pienissima misura.

2.              Dopo di ciò, Martino con tutti i suoi ospiti, amici e fratelli, è condotto da Me, per la prima volta, alle gallerie di casa sua. Qui, verso il mattino c'è una porta aperta, dalla quale parte una meravigliosa via che conduce alla santa Città di Dio.

3.              A questa porta vengono incontro a Martino anche tutti gli altri apostoli insieme con Maria, Giuseppe e Davide, Mosè, Abramo, Noè, Enoch, Adamo ed Eva, oltre a tutti gli altri patriarchi e profeti e lo salutano con estrema affabilità come un nuovo cittadino della Mia Città.

4.              Solo a questo punto a Martino si aprono completamente gli occhi, e la sua vera beatitudine prende solo qui il suo pienissimo principio.

5.              Questo però è anche l’obiettivo, fino al punto che Io volevo per mostrarvi la Mia guida del vescovo Martino oltre la tomba. Poiché, se volessi condurvi ancora oltre, difficilmente potreste comprendere la cosa, perché non giungeremmo mai a una fine!

6.              Chi legge questa scena specifica presentata dall'Aldilà, credente, e ne fa tesoro, potrà perfino comprendere come va con l'uomo nel regno degli spiriti dopo la deposizione del corpo terreno; e si potrà indirizzare conformemente a questo. Chi invece è un uomo mondano, questi rigetterà tali fatti altrettanto come rigetta incredulo le intere Sacre Scritture, quale follia di uno scrivano da quattro soldi senza senno. Solo che, davvero, questo non c’importa, poiché tra non molto egli arriverà certamente là, dove all'infuori di Me nessuno potrà aiutarlo!

7.              Se per caso una qualche testa poetica o filosofica dovesse imbattersi in alcuni discorsi di Martino, perché gli suonano in parte ancora troppo materiali, lascivi e non spirituali, a questi sia detto: «Dove c'è una carogna, là si radunano le aquile!». Lo spirito dell'uomo è qui, come nell’Aldilà, uguale nel suo travaglio; ma se è purificato da tutte le scorie, allora parlerà anche come un puro spirito senza sporcizia e turbamento.

8.              Sebbene con questa rivelazione il mondo dello spirito sia descritto pressoché in maniera completa – nelle differenti guide principali e secondarie di anime e spiriti dell'Aldilà – dovete considerare questo, non come un caso di guida in generale, bensì solo come un caso specifico, individuale, che ha per scopo unicamente la purificazione e perfezionamento di Martino. Tuttavia questa scena mostrata in tutte le parti intorno a Martino, è da considerare come un tutto compiuto.

9.              Accoglietele con fede, allora camminerete nell'Aldilà su vie più facili, a differenza di molte migliaia di uomini che, nella loro notte e oscurità, non hanno della vita nell'Aldilà, nessun presentimento.

10.         La Mia Grazia, la Mia Benedizione e il Mio Amore siano con tutti voi! Amen!

 

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INDICE   II parte

 

Cap. 101     Rinnovata domanda di Chanchah sul grande Lama – Imbarazzo e vuoti sotterfugi di Martino – Risposta di Chanchah: “O tu povero somaro”

Cap. 102     Buoni cenni di Borem sul rapporto interiore col Signore e sul trattamento delle nature stoiche

Cap. 103     Il frutto benedetto dell'umiliazione di Martino

Cap. 104     Riconciliazione tra la cinesina e Martino – Sull’offesa e perdono nello spirito cinese

Cap. 105     La celestiale legge dell'amore e suo beatificante effetto

Cap. 106     Martino in difficoltà per le successive domande di Chanchah

Cap. 107     Insegnamento del Signore alla nuova cittadina celeste traboccante di domande – La parabola del sacco legato – Sollievo di Martino

Cap. 108     Parabola sulla saggia educazione dei figli

Cap. 109     Domanda fondamentale della cinesina e contro domanda cruciale del Signore – Storia del fiore del mattino e della sera

Cap. 110     Preparativi per un celestiale banchetto – Primo viaggio di Martino con il messo celeste

Cap. 111     Contro parabola del Signore: i due uomini-piante nel giardino dell'Amore di Dio – L'incarnazione di Dio

Cap. 112     Satana nella sala sotto le spoglie di un mostro – Il banchetto ristoratore – Gella riconosce il Signore

Cap. 113     Il saputello Martino in difficoltà – “Chi vuol essere il primo, sia il servo di tutti!”

Cap. 114     Sui cambiamenti di forme dell’essenza di Satana – Un cenno sul carattere di Martino – Presentimento dei novizi della vicinanza del Signore – Umile confessione di colpa di Chanchah

Cap. 115     Commovente riconciliazione tra il gesuita Chorel e Chanchah – Gioia del Signore per l'amore della cinesina

Cap. 116     Una scena con Satana per l'istruzione dei figli di Dio – Disputa di Martino con Satana – Martino alle strette – Consiglio del Signore

Cap. 117     Tentazione di Martino per mezzo di Satana nel seducente aspetto di un essere femminile

Cap. 118     Sollievo morale e insegnamento mediante Borem al caduto Martino – Ammonimento del Signore – Inseparabilità nel Cielo tra possesso e possessore

Cap. 119     Colloquio del Signore con Satana – Maligna ostinazione di Satana – Parabola del fonditore – Il seguito di Satana salvato

Cap. 120     Il risveglio di Chanchah dal suo stato simile a un sogno – Spiegazioni del Signore sui grandi avvenimenti e su Se stesso

Cap. 121     Immensa beatitudine e amore di Chanchah per il riconosciuto Lama – Amore e Sapienza– Il Signore come Padre e Fratello

Cap. 122     Una celeste dichiarazione d'amore – La vittoria dell’amore – Gioia di Gella per Chanchah

Cap. 123     Risveglio spirituale degli altri cinesi e dei monaci – Le suore gelose e loro umiliazione

Cap. 124     Cenni sulla guarigione dell'anima – Metodo spirituale naturale – Crisi degli spiriti cinesi – Sull’essenza della gelosia

Cap. 125     Borem e le monache dal cuore malato

Cap. 126     Imprecazioni dei bagnanti al seguito del drago – Istruttive e tranquillizzanti parole del Signore

Cap. 127     Alla porta chiusa del Sole – La luce in rapporto all'attività – Cenni di condotta per la sfera della sapienza

Cap. 128     Sulla sorgente di luce solare – Il Signore quale Ultimo – Martino come guida del viaggio

Cap. 129     L'incontro di Martino con Pietro e Giovanni  – Sull'essenza dell'amore e della sapienza presso gli uomini del Sole

Cap. 130     Alcune domande indagatrici di Giovanni a Martino – Sull’intercessione dei santi e apprensione per i parenti

Cap. 131     Discesa in una valle del Sole – La contemplazione degli spiriti – Condizioni del veloce oppure lento viaggiare nel regno dello spirito

Cap. 132     Dell'essere-onnipresente e del simultaneo agire dei perfetti cittadini del Cielo – Obiezioni di Martino e loro confutazione da parte di Giovanni

Cap. 133     Pensieri di Martino sull'onnipresenza di Dio

Cap. 134     Risposta di Giovanni alla domanda di Chorel, se gli abitanti del Cielo possano contemplare la Terra e la sua storia più remota

Cap. 135     Meraviglie del mondo solare e dei suoi abitanti – Trepidazione di Martino davanti alla sapienza degli uomini del Sole e cenni di comportamento di Giovanni

Cap. 136     L’estasiato vescovo Martino e le tre belle fanciulle del Sole

Cap. 137     Martino in lotta esaminante con le tre figlie del Sole tra sapienza e amore

Cap. 138     Motivazioni di Martino per il rifiuto del premio della sapienza – Replica di profonda saggezza delle figlie del Sole

Cap. 139     Martino nella morsa della sapienza – Parole d’incoraggiamento di Pietro – Buona risposta di Martino

Cap. 140     Le tre figlie del Sole pregano Martino d'insegnar loro ad amare Dio – Critica questione centrale di Martino – Le figlie del Sole, infiammate d'amore, al petto di Martino

Cap. 141     Minaccioso atteggiamento dei tre uomini del Sole – Energica risposta di Martino – Obbedienza dei tre uomini del Sole su consiglio dei loro spiriti

Cap. 142     Curiosità delle venti suore vanitose – Salutare umiliazione mediante la bellezza svelata delle tre figlie del Sole

Cap. 143     Compassione delle tre figlie del Sole per le suore svenute – Loro rianimazione da parte del Signore – Discorso di Giovanni e Martino con le tre figlie del Sole sul Signore

Cap. 144     Ammirazione di Chanchah e Gella per la bellezza delle tre figlie del Sole – Lodi del Signore a Martino come pescatore di uomini – Dell’avvicinarsi e dell’afferrare la Grazia

Cap. 145     Il Signore e le tre figlie del Sole mature per l’Amore

Cap. 146     Gravose condizioni per il raggiungimento della figliolanza di Dio sulla Terra

Cap. 147     Sfavorevole critica delle tre belle sulla figliolanza di Dio ricca di privazioni sulla Terra

Cap. 148     Continuazione del critico discorso di sapienza delle tre figlie del Sole

Cap. 149     Effetto avvilente della sapienza delle tre figlie del Sole sulla certezza della vittoria di Martino

Cap. 150     Suggerimenti del Signore a Martino sulle benevole maniere – Cenni sui processi interiori delle tre belle del Sole – L'ira di Martino e le tranquillizzanti parole del Signore

Cap. 151     Domande delle tre belle al Signore, perché Egli e i Suoi non sono venuti nelle loro dimore – Saggia risposta del Signore

Cap. 152     Umiliante effetto della bellezza fisica delle tre fanciulle del Sole sulle altre donne – Tuonante discorso di Martino e consiglio del Signore alle donne stizzite

Cap. 153     Conciliante discorso delle tre figlie del Sole – Martino in nuova tentazione – Le donne della Terra in armonia con le donne del Sole – Disposizione per l'ingresso nelle dimore delle figlie del Sole

Cap. 154     Della vera sapienza e della sapienza apparente dei saggi del Sole – La legge dell'incesto tra gli abitanti del Sole, un artifizio di Satana!  – Scopo della venuta del Signore

Cap. 155     Sagge parole di Chanchah – Leggi cattive e leggi vere – Non c'è vittoria senza lotta – Perché il Signore viene solo adesso dalle figlie del Sole

Cap. 156     Buon presentimento delle figlie del Sole sull'Essenza del Signore – Arrivo nel palazzo degli abitanti del Sole – Parole d’ammirazione di Chanchah e Gella

Cap. 157     Seria riflessione di Chanchah alla vista dello sfarzo – Del fiammeggiante sfarzo d'amore del cuore – Ogni specie di contraddizioni

Cap. 158     Cieco fervore di Martino contro il servizio cerimoniale degli abitanti del Sole – Saggio discorso tollerante del Signore – Dialogo di Martino con Pietro sui severi richiami del Signore

Cap. 159     Musica dal mondo solare – Severa esortazione di Pietro a Martino, per superare la sua sensualità

Cap. 160     Avvilimento e disperazione di Martino – Incoraggiamento e ammonizione di Pietro

Cap. 161     Facile vittoria di Martino nel dialogo di sapienza con l'anziano del tempio del Sole scioccamente superbo

Cap. 162     Della vera fede e della libertà dello spirito – Il risveglio spirituale dell'anziano

Cap. 163     Chiarimento di Pietro sulla compagnia in arrivo e scopo della sua visita – Dubbi del saggio sulla visibilità di Dio

Cap. 164     Logica spiegazione di Pietro e rimozione dei dubbi dell'anziano del Sole riguardo alla presenza visibile del Signore

Cap. 165     Dialogo di Giovanni con il saggio del Sole – Il rapporto tra Creatore e creatura

Cap. 166     Il divenire uno dell'uomo con Dio – Esempio del mare e della goccia d'acqua – Difficoltà della sapienza intellettuale di fronte alla sapienza del cuore

Cap. 167     Il Signore e Uhron, il saggio del Sole – Sua conversione e buona risposta – Parole di lode di Martino sul discorso di Uhron

Cap. 168     Effetto della conversione di Uhron sugli abitanti della sua casa. – Ingresso nella casa del Sole

Cap. 169     Buon discorso di benvenuto di Uhron – Messaggio ricco di grazia ad Uhron – Elevazione degli uomini del Sole alla figliolanza di Dio – Una triste testimonianza sugli uomini terreni

Cap. 170     Flusso di popoli della comunità del Sole – Predica affidata a Martino e sue ansiose riflessioni – Il meraviglioso canto e suo effetto su di lui

Cap. 171     Cenni di condotta del Signore a Martino – Sulla cura dell'ira – Come si deve trattare Satana – Prudenza di Martino prima dell’inizio della predica – Le potenti minacce del nemico – Rassicuranti parole di Martino alla Moltitudine spaventata – Parole incoraggianti del Signore

Cap. 172     Predica di Martino al raduno degli uomini del Sole – Vita crocifissa sulla Terra come condizione per la figliolanza di Dio

Cap. 173     Seguito della predica del vescovo Martino – Differenza delle  condizioni di vita sul Sole e sulla Terra

Cap. 174     Emozionante impressione della predica di Martino sugli uomini del Sole – Dialogo tra Uhron e Martino

Cap. 175     Conclusione della predica di Martino e un cenno sul suo scopo – Le condizioni per la figliolanza di Dio – Discorso di ringraziamento e di riconoscimento del saggio

Cap. 176     La crescente onda nemica – Parole fortificanti di Pietro a tutti – Sua importante domanda agli uomini del Sole: “Volete o no diventare figli di Dio?” – Risposta di Uhron

Cap. 177     Nuovo chiarimento di Pietro sulla questione della figliolanza di Dio – Sua critica riguardo all'incesto degli uomini del Sole

Cap. 178     Proposta di Pietro per il ringraziamento e la preghiera – Importante rifiuto della preghiera di intercessione a Dio da parte di Uhron

Cap. 179     Pietro come insegnante nella preghiera del Padrenostro – Perché la preghiera sta oltre la gratitudine – Importante domanda di Pietro ad Uhron su ordine del Signore

Cap. 180     Risposta affermativa a Pietro del saggio del Sole – Sua critica sulle promesse del Signore

Cap. 181     Discorso di Giovanni sul significato spirituale delle promesse del Signore – L’immagine profetica della nuova casa e della nuova città quale nuova promessa del Signore – Rifiuto attraverso Uhron come vaneggiamento senza testa né cuore

Cap. 182     Spiegazione di Giovanni dell'immagine profetica – Comprensione e fiducia del saggio del Sole

Cap. 183     Saluto di accoglienza degli uomini del Sole al Signore – Suo discorso ai saggi del Sole – Umiltà, il mezzo per la liberazione delle creature – Soave carico delle nuove regole di vita

Cap. 184     Buona risposta del saggio

Cap. 185     Discorso di ringraziamento e gioia del saggio – I giardini fruttiferi inondati – Allontanamento di Satana per mezzo di Pietro e Martino

Cap. 186     La pura gioia dei figli è anche gioia del Padre celeste – Un Santo mistero dell'Amore e di Dio – Della semplicità infantile

Cap. 187     Banchetto d'Amore del Signore presso gli uomini del Sole – Dove si trova il giusto posto del Signore

Cap. 188     Dell'eterna benedizione alla tavola del Signore – Improvviso mutamento fisico-spirituale delle tre figlie del Sole – Cenno sul potere dell'Amore e suoi prodigi

Cap. 189     Proposta umana di Martino per rendere inoffensivo Satana – Cenno del Signore sul permesso delle maligne opere di Satana – Pieni poteri di Martino per dominarlo

Cap. 190     Martino con i suoi celesti accompagnatori sul luogo della devastazione – Satana giudicato da Martino – Compassione di Martino per Satana piangente e liberazione di quest'ultimo

Cap. 191     Martino chiama Satana – Tentativo di questi di giustificarsi

Cap. 192     Intelligente replica di Martino a Satana – Mania di grandezza di Satana alle proposte di Martino

Cap. 193     Ancora  buone proposte di Martino per la salvezza di Satana – Ulteriori obiezioni di questi – L'Ordine della Creazione, prima e dopo l'Incarnazione del Signore

Cap. 194     Ripetuto tentativo di Martino per far comprendere a Satana l'insensatezza della sua ostinazione

Cap. 195     Satana risponde a Martino, in cui lo accusa di superbia

Cap. 196     Martino, Giovanni e Satana – Onestà di Martino, sapienza e fermezza di Giovanni – Lo spirito di contraddizione di Satana e rimprovero a Giovanni – Risposta di Giovanni

Cap. 197     Furia di Satana – Paura di Martino e calma e chiarezza di Giovanni – Indipendenza da Satana dei figli di Dio

Cap. 198     Lotta verbale tra Giovanni e Satana sull'onnipresenza di Dio e l'origine del male – Satana, nel suo genere un trionfo del Creatore – Prova di Giovanni dell'effettiva salvezza dal male

Cap. 199     Intimazione di Giovanni a Satana di proseguire con altre domande – Megalomania e risposta altezzosa di Satana – Giovanni comanda a Satana di abbandonare il Sole – Implorazione di Satana per avere indulgenza

Cap. 200     Satana implicato in controsensi – Satana, il guastatore e tentatore – Nuovo patto di pace tra Lui e Giovanni

Cap. 201     Beato ritorno in casa di Shonel – Discorso laudativo di accoglienza del Signore, diretto specialmente a Martino – Sua grande promessa consolatrice: dal giudizio alla salvezza!

Cap. 202     Il premio dei vincitori – Matrimonio celeste quale più alto perfezionamento dell'Ordine divino – Sull'essenza della donna – Buona scelta di Martino e abbandono alla Volontà del Signore – Un cenno sul matrimonio celeste – Missione celeste di Martino quale perfezionato

Cap. 203     Discorso di Martino, il nuovo angelo custode, alla sua comunità del Sole – Buona risposta di Uhron a Martino – Sua preghiera al Signore e l'Amen di Lui

Cap. 204     Ritorno a casa della comunità celeste – Un'opera della Misericordia – Visita alle gallerie della casa di Martino – La via per la Città di Dio – Meraviglioso incontro e saluto

 

 

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[1] Ottentotti: nome di origine onomatopeica per indicare un popolo rozzo che non sa parlare.

[2] Pehux: un uomo incauto.

[3] Zuriel: uno dei sette arcangeli portatori delle caratteristiche di Dio insieme a Michael, Gabriel, Raphael, Alaniel, Muriel, Uraniel

[4] Nel corpo spirituale.

[5] Tutto a maggior gloria di Dio.

[6] ‘il misuratore del tempo’ : vedi il cap. 11 del ‘Il Sole naturale’.

[7] L’esistere per primo. [Nota dell’editore]

[8] Satana

[9] Di superbia

[10] Al tempo di Gesù sulla Terra.