Rivelazioni
nel 1847/1848 al mistico e profeta
Un prelato nel 1847 è prossimo alla sua fine terrena. Ma dopo? Cosa succede? Dove si troverà nell’aldilà? Attraverso il vescovo Martino anche tutta la chiesa che egli rappresenta, e quindi il cattolicesimo, avrà molto da comprendere, per un confronto tra le leggi degli uomini e la vera Legge di Dio.
[Parte I – capitoli 1-100]
[SECONDA PARTE ai capitoli n. 101-204]
Traduzione dall’originale tedesco “Bischof Martin” dalla 3a edizione tedesca del 1960
Casa editrice: Lorber-Verlag – Bietigheim Württ. – Germania
Copyright © by ‘Casa editrice Gesù La Nuova Rivelazione’
Traduzione di Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo – 2014
Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione Via Vittorio Veneto, 167 - 24038 SANT’OMOBONO TERME (Bergamo)
E-mail: damianofrosio@tiscali.it
Questa edizione in lingua italiana è stata curata dal gruppo: “Amici della nuova luce” - www.legamedelcielo.it
Un cenno spirituale per lo studio di quest'opera Proposto dalla Casa Editrice Lorber
Il "Vescovo Martino" di Lorber, termina con un'esortazione del Signore ai lettori, che potrebbe essere considerata un monito decisivo anche per tutti noi, contribuendo essenzialmente alla giusta comprensione del testo.
(Citazione dal cap. 204)
6. «Chi legge questa scena specifica presentata dall'Aldilà, credente e ne farà tesoro, potrà perfino comprendere come va con l'uomo nel regno degli spiriti dopo la deposizione del corpo terreno; e si potrà indirizzare conformemente a questo. Chi invece è un uomo mondano, questi rigetterà tali fatti altrettanto come rigetta incredulo le intere Sacre Scritture, quale follia di uno scrivano da quattro soldi senza senno. Solo che, davvero, questo non c’importa, poiché tra non molto egli arriverà certamente là, dove all'infuori di Me nessuno potrà aiutarlo!
7. Se per caso una qualche testa poetica o filosofica dovesse imbattersi in alcuni discorsi di Martino, perché gli suonano in parte ancora troppo materiali, lascivi e non spirituali, a questi sia detto: «Dove c'è una carogna, là si radunano le aquile!». Lo spirito dell'uomo è qui, come nell’Aldilà, uguale nel suo travaglio; ma se è purificato da tutte le scorie, allora parlerà anche come un puro spirito senza sporcizia e turbamento.
8. Sebbene con questa rivelazione il mondo dello spirito sia descritto pressoché in maniera completa – nelle differenti guide principali e secondarie di anime e spiriti dell'Aldilà – dovete considerare questo non come un caso di guida in generale, bensì solo come un caso specifico, individuale, che ha per scopo unicamente la purificazione e perfezionamento di Martino. Tuttavia questa scena mostrata in tutte le parti intorno a Martino, è da considerare come un tutto compiuto.
9. Accoglietele con fede, allora camminerete nell'Aldilà su vie più facili, a differenza di molte migliaia di uomini che, nella loro notte e oscurità, non hanno della vita nell'Aldilà, nessun presentimento.
10. La Mia Grazia, la Mia Benedizione e il Mio Amore siano con tutti voi! Amen».
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La fine terrena del vecchio vescovo Martino e suo ingresso nell'Aldilà
1. Un vescovo, che teneva in gran considerazione la sua carica e altrettanto i suoi ordinamenti, si ammalò per l'ultima volta.
2. Questi, che perfino quand’era un sottoposto sacerdote dipingeva le gioie del Cielo con i colori più meravigliosi, molto spesso si sfiniva completamente nella rappresentazione delle delizie e beatitudini nel Regno degli angeli; accanto a queste meraviglie, ovviamente, non dimenticava neanche l'inferno e il fastidioso purgatorio, e ora – egli stesso vegliardo già quasi ottantenne – non aveva ancora nessun desiderio di prendere possesso di questo suo Cielo così frequentemente esaltato; avrebbe preferito mille anni ancora di vita terrena, piuttosto che un Cielo futuro con tutte le sue delizie e beatitudini.
3. Per questa ragione, dunque, il nostro vescovo ammalato ricorse a tutti i metodi pur di diventare di nuovo sano in terra. I medici migliori dovevano essere sempre intorno a lui; in tutte le chiese della sua diocesi dovevano essere celebrate messe solenni, e tutte le sue pecorelle furono esortate a pregare per la sua conservazione e a fare, a suo favore, delle pie promesse, per ottenere l’indulgenza plenaria, e anche a mantenerle. Nella sua stanza d’ammalato fu eretto un altare, sul quale ogni mattina si dovevano celebrare tre messe al fine che riottenesse la propria salute. Di pomeriggio, invece, tre monaci, tra i più pii, dovevano pregare in continuazione e leggere il breviario con il Santissimo sempre esposto.
4. Egli stesso implorava spesso: “O Signore, abbi pietà di me! Santa Maria, tu cara madre, aiutami, abbi pietà della mia alta carica di principe-vescovo della Chiesa e delle grazie che io porto in tuo onore e in onore di tuo Figlio! Oh, non abbandonare il tuo fedelissimo servitore, tu sola soccorritrice in ogni necessità, tu, unico sostegno di tutti i sofferenti!”.
5. Tutto questo, però, non gli fu di alcun aiuto; il nostro uomo cadde in un vero sonno profondo, dal quale, da questa parte, non si risvegliò più.
6. Che tipo di cerimonie molto solenni avvengano sulla Terra per la salma di un vescovo, lo sapete benissimo, perciò non abbiamo bisogno di soffermarci più a lungo in merito; vogliamo invece guardarci subito intorno nel mondo dello spirito, e vedere che cosa il nostro uomo v’intraprenderà.
7. Ci siamo già, e vedete, ecco pure il nostro uomo che giace ancora sul suo letto; poiché fino a quando c’è ancora del calore nel cuore, l'angelo non libera l'anima dal corpo. Questo calore è lo spirito dei nervi, il quale deve essere raccolto interamente dall'anima, prima che possa essere effettuato il completo distacco.
8. Ora però l'anima di quest'uomo ha già raccolto in sé completamente lo spirito dei nervi, e l'angelo, in quest’istante la libera dal corpo con le parole: “Hephata”, ossia: “Schiuditi anima! Tu polvere, invece, ricadi nella tua putrefazione, per essere sciolta attraverso il regno dei vermi e del marciume! Amen!”.
9. Ora guardate, il nostro vescovo già si alza, proprio come quando viveva nella pienezza dei suoi ornamenti vescovili, e apre gli occhi. Sorpreso, si guarda stupito intorno, e non vede nessuno al di fuori di se stesso, non vede nemmeno l'angelo che lo ha svegliato. Il paesaggio gli appare in una luce molto fievole, simile ad un crepuscolo piuttosto avanzato, e il suolo somiglia ad un magro muschio alpino.
10. Il nostro uomo non è poco sorpreso di questa strana situazione, e parla ora con se stesso: “Che cosa significa questo? Dove mi trovo dunque? Vivo ancora, o sono morto? Io, infatti, ero molto malato, ed è facilmente possibile che ora mi trovi già tra i defunti. Sì, sì, per l’amor di Dio, deve essere proprio così! O Maria santissima, san Giuseppe, sant'Anna, voi miei tre potenti protettori, venite e aiutatemi ad entrare nel Regno dei Cieli!".
11. Attende a lungo, premurosamente scruta intorno a sé, cercando di capire da quale parte i tre potrebbero arrivare; ma questi non si vedono.
12. Nuovamente invoca i suoi protettori, ma ancora non appare nessuno.
13. Ancora più forte ripete lo stesso richiamo per la terza volta, ma anche questa volta, inutilmente.
14. Intanto il nostro uomo comincia ad essere molto allarmato. Comincia un po’ a disperare e, nella sua situazione, che diventa sempre più disperata, dice: “Oh, per l’amor di Dio, Signore, aiutami! (Questo però è solo il suo modo di dire). Che cosa vuol dire questo? Ho chiamato tre volte e, …inutilmente.
15. Sono dunque condannato? Questo non può essere, perché non vedo nessun fuoco e nessun diavolo.
16. Hahahaaaaa (trema), è veramente terribile! Così, solo! O Dio, e se adesso venisse qua un diavolo, cosa farei? Poiché non ho nessun’acquasanta tre volte consacrata, e nessun Crocefisso.
17. E poi, ho sentito dire che i diavoli hanno una particolare preferenza per i vescovi! Oh, oh, oh, (trema di nuovo di paura), questa è una situazione assai disperata! Credo perfino di sentire, presso di me, già il pianto e lo stridore di denti.
18. Mi toglierò la veste di vescovo, così, forse, il diavolo non mi riconoscerà. Ma, … e se invece questi avesse ancora più potere su di me? – Ahimè, ahimè, che cosa terribile è la morte!
19. Sì, se solo fossi completamente morto, allora non avrei nessuna paura; ma proprio questo essere in vita dopo la morte, ecco, questo è tremendo. O Dio, aiutami.
20. Che cosa succederebbe se mi avventurassi oltre? No! No! Io resto! Poiché, ciò che c’è qui, ora lo conosco, sia pur da breve esperienza; ma quale conseguenza avrebbe solo un passo nell’oscurità più avanti o più indietro, questo, solo Dio lo saprà! Perciò, nel nome Suo e nel nome della beatissima vergine Maria, voglio restare qui fino al giorno del giudizio universale, piuttosto che muovermi solo di un passo in avanti o indietro”.
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Monotonia del vescovo Martino nella sua solitudine e sua meditazione sul cambiamento
1. Dopo che il nostro uomo è rimasto immobile come un sasso per la durata di alcune ore, e tuttavia non è successo nulla, né è cambiato qualcosa nelle sue vicinanze, il tempo corrispondente (anche nella sfera naturale del mondo spirituale, infatti, esiste un'apparenza identica al tempo terrestre) gli è diventato disperatamente lungo, tanto che comincia di nuovo a vaneggiare con se stesso:
2. “Strano, adesso sono in piedi sullo stesso posto da almeno una mezza eternità, e tutto rimane totalmente uguale! Nessuna cosa si muove! Nessun muschio, nessun capello sulla mia testa, nemmeno la mia veste. Che cosa accadrà alla fine?
3. A questo punto, sono stato forse condannato a restare qui per l’eternità? Eternamente! No, no, non è possibile, perché questo sarebbe già un inferno! E…se questo fosse il caso, si dovrebbe scorgere già il terribile orologio infernale con il suo spaventosissimo pendolo che, ad ogni oscillazione esclama: ‘Sempre!’, – oh, terribile – e poi di nuovo: ‘Mai!’. Oh, più terribile ancora!
4. Grazie a Dio che non vedo questo segno d’orrore dell'eternità! Oppure sarà evidente solo dopo il giorno del giudizio universale! Apparirà forse tra poco il segno del Figlio di Dio nel firmamento? Da quanti milioni di anni sono già in piedi qui? E quanto a lungo dovrò ancora stare, prima che arrivi l'ultimo spaventosissimo giorno del giudizio?
5. Veramente curioso: nel mondo non si capisce che cosa starebbe in relazione in qualche modo con l’ultimo giorno del giudizio universale, ma qui, nel mondo dello spirito, sembra essere infinitamente muto! Poiché qui, mille anni sono uguali ad un silenzioso batter d'occhi, e un milione fa altrettanto una magra notizia! Se non avessi una fede così solida, potrei quasi cominciare a dubitare dell’arrivo di quest’ultimo giorno, come anche sull'autenticità dell'intero Evangelo!
6. Allora è tuttavia strano, tutti i profeti che si trovano in questo Evangelo, hanno una sorprendente concordanza con l'Oracolo di Delphi! Sì, uno può far di loro ciò che vuole: con alcune manipolazioni esegetiche essi si possono utilizzare per tutto, e nessuno può dire chiaramente: ‘Riguardano esclusivamente questo fatto!’. In breve, tutti loro in fondo si adattano bene tanto per il posteriore che per l’anteriore. E lo Spirito Santo, che dovrebbe essere celato nel Vangelo, deve essere addirittura un uccello rarissimo, perché dai tempi degli antichi apostoli, mai in nessun luogo si è fatto vedere, all’infuori che nel senno sciocco di alcuni fanatici eretici-protestanti alla ‘mille e una notte’!.
7. È vero che io ho pur sempre una fede molto salda, ma non so se in tali condizioni essa rimarrà ancora a lungo tale; per questo, in verità, non posso garantire!
8. Anche con la tanto glorificata Maria nella mia Chiesa, e con l'intera santa litania, sembra che tutto vada per vie stranissime! E se in qualche modo qualcosa si fosse trovato in Maria, allora già da un bel po' lei avrebbe dovuto ascoltarmi; poiché dalla mia morte fino al momento presente, secondo la mia penosa percezione, sono forse trascorsi un paio di milioni di anni terrestri; ma della Madre di Dio, come di suo Figlio e di qualche altro santo, non si vede la benché minima traccia. Questi dovrebbero essere veramente soccorritori nel bisogno, come non se ne potrebbero desiderare di migliori! – Dico: due completi milioni di anni, – e di costoro, nessuna traccia!
9. Se non avessi una fede così salda, già da lungo tempo non starei più in questo noiosissimo luogo; solo questa mia stupidissima fede mi trattiene. Essa, però, non mi tratterrà più a lungo! Dovrei forse stare qui accovacciato ancora alcuni milioni di anni come un malandrino, e dopo un tale periodo di tempo spaventosamente lungo, raggiungere tanto poco, quanto ho raggiunto finora? Allora sarei un folle! Non è abbastanza che sulla Terra io abbia fatto il folle per niente e ancora per niente? Perciò, a quest’infruttuosa commedia, metterei presto una fine!
10. Francamente, nel mondo ero pagato per la mia stupidità, e lì valeva la pena fare lo stupido; ma, visto che nella faccenda non c’è niente, come lo dimostra la mia esperienza ormai di milioni di anni, mi congederò, umilissimo del tutto, molto presto da tutta questa follia!”.
11. Vedete, adesso egli presto lascerà questo posto, dopo che l'angelo gli ha trasformato alcune ore della sua permanenza nel luogo in un’impressionante durata di milioni di anni. – Ancora il nostro uomo sta immobile come un sasso sul medesimo punto e guarda, alquanto intimidito, intorno a sé, per scegliersi, per così dire, una via sulla quale incamminarsi. Adesso fissa un punto verso il tramonto, dove gli sembra che qualcosa si muova. Per questo diventa anche visibilmente imbarazzato, e parla di nuovo a se stesso:
12. “Che cosa vedo per la prima volta là in fondo, dopo milioni di anni di questa mia terribile noiosa permanenza? La faccenda mi procura una grande angoscia, poiché mi sembra come se qualcuno stia silenziosamente preparando un giudizio!
13. Dovrò tentare di recarmi là? Sarà alla fine la mia rovina per l'eternità? Oppure anche la tanto agognata liberazione?
14. Ora è già tutto un diosiaconnoi; poiché, a chi come me ha passato in esilio milioni di anni terrestri sullo stesso luogo, è del tutto indifferente quel che gli potrebbe accadere ulteriormente. Qual cosa peggiore potrebbe ancora accadere a un uomo onesto, di quella di essere veramente condannato – nel vero senso della parola, imprigionato sullo stesso punto – a un’immobilità statuaria per milioni di anni?
15. Perciò, come dicono i minatori sulla Terra, quando si recano in una galleria, così dico anch'io adesso: ‘Buona fortuna!’. Che vada a quel paese; io una buona volta ci provo! Non potrò diventare più morto in eterno! E, in verità, questo mi potrebbe essere perfino d’auspicio; perché continuare una vita così, com’è ora la mia – milioni di anni in un punto – neanche una stella fissa la sopporterebbe! Allora un’eterna non esistenza sarebbe, in confronto, un infinito vantaggio.
16. Perciò, non un istante più d’esitazione! Vada come vada! Ora è un … no, questo proprio non lo dico ancora; perché questa è un territorio ancora fortemente sconosciuto per me! Quindi solo con umiltà, finché non si conoscerà su che cosa, in sostanza, poggiano i piedi.
17. La storia si sta agitando sempre di più; è come un alberello che è mosso dal vento! Solo coraggio, piedi miei già troppo a lungo disabituati a camminare! Vogliamo vedere una buona volta se ancora ce la faremo ad andare a piedi!
18. È vero che ho sentito dire una volta sulla Terra – per quanto mi possa ricordare – che ad uno spirito basti solo pensarlo, e si troverebbe già dove vorrebbe essere. Ma proprio con la spiritualità della mia persona sembra non sia tutto in chiaro! Possiedo, infatti, piedi, mani, testa, occhi, naso, bocca – in breve, tutto ciò che ho avuto sulla Terra – anche lo stomaco; ma questo subisce già da molto tempo un vero giorno di digiuno da cardinale! Se non ci fosse intorno a me un abbondante muschio, coperto da molta brina, mi sarei già da lungo tempo ridotto ad un atomo! Forse là in fondo esiste anche qualcosa di meglio per lo stomaco!
19. Ancora una volta: ‘Buona fortuna!’. Un cambiamento se non altro, non potrà essere peggiore, in ogni caso, del mio stato attuale. Chi, infatti, sta fermo in un punto per milioni di anni, potrà gloriarsi forse di questa posizione? Dunque, nel nome di Dio!”.
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Il vescovo Martino in compagnia di un apparente collega
Le buone proposte della guida
1.Vedete, ora il nostro vescovo mette in movimento i suoi piedi e si dirige, cautamente e con passo indagatore, verso il suo oggetto che si muove sempre di più.
2. Giuntovi dopo pochi passi, completamente sano e salvo, si stupisce non poco di trovare sotto l’albero un uomo del tutto simile a lui, e cioè, un vescovo in ottima forma, – veramente, solo secondo l’apparenza, poiché in realtà questi è l’angelo che è sempre stato al suo fianco in forma invisibile. L’angelo stesso è lo spirito beato di Pietro.
3. Ascoltate ora come il nostro uomo si rivolge al suo presunto collega e comincia a parlare con lui! Inizia così:
4. “Vedo bene, oppure è un’illusione ottica? Un collega, un collaboratore nella vigna del Signore! Quale gioia infinita, dopo milioni di anni, incontrare finalmente di nuovo un uomo, e per di più un collega, in questo deserto di tutti i deserti!
5. Ti saluto, caro fratello! Dimmi: come sei giunto qua? Hai già raggiunto per caso anche tu la mia età in questo bel mondo dello spirito? Figurati! All’incirca cinque milioni di anni su di uno e medesimo punto!”.
6. L'angelo, come presunto collega vescovo, gli risponde: “In primo luogo, ti sono fratello nel Signore, e naturalmente anche un vecchio collaboratore nella Sua vigna. Per quanto riguarda invece la mia età, sono più vecchio di te secondo il tempo e l'operare, ma secondo l’apparenza, sono molto più giovane.
7. Poiché vedi, cinque milioni di anni terrestri sono uno spazio di tempo alquanto rispettabile per uno spirito creato – sebbene davanti a Dio non sia quasi niente, poiché la Sua Essenza non è misurata né dal passare del tempo né da estensioni di spazio, ma in Lui tutto è eterno e infinito.
8. Quindi tu, come novizio, sei in un grosso errore riguardo all’infinito mondo degli spiriti. Poiché se tu fossi qui da cinque milioni di anni, allora avresti già da lungo tempo un'altra veste, mentre in questo periodo i monti della Terra sarebbero già stati spianati, le sue valli colmate e i suoi mari prosciugati, compresi laghi, fiumi e terreni paludosi. E sulla Terra esisterebbe anche una creazione completamente nuova, della quale ora nei solchi non è posto nemmeno il più piccolo germe.
9. Ma affinché tu, caro fratello, ti accorga da solo che la tua presunta età è solo una fantasia scaturita da te stesso, concessa per il tuo sviluppo, e originata da te, secondo i tuoi stessi concetti di spazio e tempo, che in te sono molto insaporiti con l'inferno, – allora guardati intorno, e scoprirai ancora il tuo corpo distaccato che giace appena da tre ore”.
10. Guardate, il nostro uomo si gira velocemente indietro e scopre, in effetti, la sua salma parato a lutto, preparata allo scopo proprio nel Duomo, con attorno ad un gran numero di candele e una quantità ancora maggiore di uomini come spettatori curiosi e oziosi. Quando si accorge di tale spettacolo, va su tutte le furie e dice:
11. “Carissimo fratello, che cosa devo fare? Ahimè, che terribile assurdità! A causa della terribilissima noia, per me i minuti diventano delle eternità, e certo sono io che dimoravo in quel corpo! Non so cosa fare per la fame e la mancanza di luce, e questi stolti adorano la mia veste di carne. Non avrei forse ora, come spirito, la forza di stracciare questo ciarpame in piccoli pezzi e spargerli come pula al vento? Oh, voi, demoni stolti! Quale opera buona credete di rendere a quest’escremento maleodorante?”.
12. Dice l'angelo: “Voltati di nuovo a me, e non adirarti; hai fatto anche tu le stesse cose quando appartenevi ancora al mondo naturale esteriore! Lasciamo che la morte seppellisca il suo morto; tu invece distogliti da tutto questo e seguimi, così giungerai là, dove c’è la vita!”.
13. Domanda il vescovo: “Ma, dove ti devo seguire? Sei per caso il patrono del mio nome, il santo Bonifacio, perché ti preoccupi ora tanto della mia salvezza?”.
14. Risponde l’angelo: “Io ti dico, nel Nome del Signore Gesù: seguirmi fino a Lui! Egli è il vero Bonifacio di tutti gli uomini; poiché non vi è nulla del tuo Bonifacio, ed io non sono davvero quello che tu sembri ritenere, bensì tutt'altro!
15. Perciò seguimi; fa quello che ora ti dirò, e così per prima cosa comprenderai tutto ciò in cui ti sei imbattuto finora, il come e il perché. E per seconda cosa ti troverai subito su una base migliore, e alla fine, là conoscerai proprio il Signore, quo ad personam[1], e per mezzo Suo la via che porta verso i Cieli, e oltre a ciò conoscerai anche me, fratello tuo!”.
16. Dice il vescovo: “Parla, parla, desidererei volare, pur di lasciare questo luogo noiosissimo!”.
17. Continua l'angelo: “Ascolta! Togliti subito le tue ridicole vesti e indossa questo semplice vestito da contadino!”.
18. Parla il vescovo: “Da’ qua, scambio volentieri questa veste noiosa con il più semplice degli stracci!”.
19. Continua l'angelo: “ Bene! Vedi, sei già nei panni di un contadino; ora seguimi!”.
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Inquietudine del vescovo Martino davanti ad un tempio luterano e risposta dell'angelo
Disponibilità di Martino a prestare servizio come pastore di pecore
1. Ora vanno avanti, rivolti più verso mezzogiorno, e giungono nei pressi di una comunissima fattoria, davanti alla quale si trova, facilmente riconoscibile, un piccolo tempio luterano. Quando il vescovo scorge il tempietto, che è come una grossa spina nei suoi occhi, si ferma per farsi più volte il segno della croce, battendosi la fronte molto stempiata e, percotendosi il petto col pugno chiuso, ripete più volte: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!
2. L'angelo però gli domanda: “Fratello, che cosa ti succede? C’è qualcosa qui che ti turba? Perché non continui a camminare?”.
3. Risponde il vescovo Martino: “Non vedi dunque il tempio luterano? Non è questa una vera diavoleria? Come può un cristiano avvicinarsi ad un tale maled... – oh, non voglio dirlo – luogo?
4. O sei, per caso, tu stesso un diavolo travestito? – Oooooh – se tu … lo sei, allora la …sciami, oh, tu detestabilissimo diavolo!”.
5. Ribatte l'angelo: “Vorresti passare ancora una volta il periodo dei tuoi 5-10 milioni di anni in un luogo ancora più buio e più magro del Regno dello Spirito? Se questo è ciò che vuoi, dillo chiaro e tondo; vedi, qui il tuo vecchio abito da vescovo è già pronto! Questa volta però dovrai attendere ben dieci volte più a lungo, prima che qualcuno ti possa venire ancora in aiuto.
6. Non vedi me dunque andare in giro ancora nel tuo abito da vescovo? Voi invece avete un’opinione e dite: il diavolo può fingersi ben fino ad un angelo di luce, ma non potrebbe mai assumere la figura di un vescovo compenetrato dallo Spirito Santo! Se non vuoi ripudiare la tua stessa opinione, come puoi ritenermi un diavolo? (Il vescovo quasi sprofonda, si segna con una grande croce e dice: ‘Dio sia con noi’).
7. Ma se ripudi la tua dogmatica opinione, che si fonda sull’insuperabilità della roccia di Pietro da parte delle porte dell'inferno, allora annulli con ciò tutta Roma. E perciò, non comprendo come, ad uno come te, un evidente avversario di Roma, possa dar tanto fastidio questa casetta che tu ritieni essere un tempio evangelico! Non vedi che in tutto il tuo attuale comportamento non c'è la pur minima traccia di una logica morale e ancor meno religiosa?”.
8. Al che, il vescovo obietta: “Certo, hai assolutamente molta ragione se si considera la faccenda alla luce del giorno. Ma se sei veramente un vescovo, allora ti sarà anche noto che cosa pensano a Roma; per loro ogni vero credente deve annullare tutta la sua ragione per far posto all'obbedienza cieca e all’incondizionata fede. Quando però la ragione è gravata con le più pesanti catene, come dovrebbe scaturire da noi una certa logica in pensieri e azioni?
9. Presso di noi si dice: ‘L'uomo si guardi soprattutto dal penetrare lo spirito della religione; egli non sappia nulla, bensì creda tutto ciecamente e fermamente! È meglio per lui entrare nel Cielo da sciocco, che all'inferno da illuminato! Si tema Dio per via dell'inferno, e Lo si ami per via del Cielo!’ E se questo è il fondamento del nostro insegnamento, come puoi pretendere da me un comportamento logico?”.
10. Risponde l'angelo: “Purtroppo so fin troppo bene come stanno le cose con l’insegnamento di Babele, e come questo sia esattamente il contrario dell'Evangelo, lì dove dice esplicitamente: ‘Non condannare, per non essere condannato; non giudicare, per non essere giudicato!’. Voi, invece, condannate e giudicate in ogni tempo chiunque non si sottometta al vostro scettro di Babele!
11. Dimmi: siete voi di Cristo, giacché non accettate per niente i Suoi insegnamenti più soavi? Non c’è nell’insegnamento di Cristo il grande, elevatissimo Ordine e coerenza, come nell'intera Creazione? Non emana da ogni parola dell'Evangelo tutta la pienezza dello Spirito Santo? Non siete stati voi in parole e opere, sempre contro lo Spirito Santo, perché avete agito in ogni tempo espressamente in opposizione all’insegnamento più puro che è pieno dello stesso Spirito, mentre ridava quest’insegnamento in eterno permanente, annunciato dapprima dal Signore agli apostoli e discepoli?
12. Da questo puoi vedere su quale base diabolica ti trovi, e quanto tu sia completamente maturo per l'inferno! Il Signore, però, giustamente, vuole concederti Grazia; perciò mi ha mandato a te, affinché io ti salvi dalla tua vecchia prigionia babilonese!
13. Per questo motivo il Signore vuole che tu affronti e ti concili con ciò che per te è una grossissima spina nell'occhio, se vorrai mai avere qualche pretesa di Grazia per il Cielo. Se invece vuoi perseverare nella tua babilonia, allora ti caccerai da solo all’inferno, dal quale difficilmente potrà tirarti fuori un amico del Signore Gesù”.
14. Risponde il vescovo: “Sì, sì, carissimo amico, per la prima volta comincia ad affiorare in me qualcosa come un’intuizione! Perciò abbi solo pazienza con me; nel nome di Dio voglio fare ciò che vuoi tu! Solamente però, non parlarmi più del terrificante inferno, … e conducimi oltre!”.
15. Risponde l’angelo: “Siamo già arrivati a destinazione. Vedi, proprio qui, presso questo contadino e, nello stesso tempo, vescovo luterano, che sono io stesso, otterrai un servizio come pastore di pecore; l'adempimento fedele di questo servizio ti procurerà pane e un progresso graduale! Ma se ti metterai all’opera giudicando, e di cattivo umore, danneggerai molto te stesso e ti ridurrai pane e progresso! Se invece vuoi essere un servitore fedele, allora non ripensare più al tuo essere terreno, ma piuttosto che qui dovrai iniziare di nuovo a servire dal basso se vuoi proseguire in avanti!
16. Ricordati però assai bene questo: qui progredire significa retrocedere e voler essere l'ultimo e il minimo. Poiché nessuno giunge al Signore, prima che non si sia umiliato in tutto e per tutto fin sotto il dito mignolo del piede. – Ora sai tutto sulla tua condizione; perciò seguimi in questa casa di buon cuore e volontariamente!”.
17. Il vescovo ora lo segue senza replicare, poiché egli vede che la sua guida non può aver con lui nessuna cattiva intenzione.
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Nella capanna dell'angelo Pietro
Un’espressione illuminata dell’angelo su Lutero
Impiego di Martino come pastore di pecore nell'Aldilà
1. Quando i due entrano nella casa, che è arredata in modo semplice e con il solo necessario, il nostro vescovo scorge, su un piccolo tavolo triangolare, una Bibbia luterana del Vecchio e Nuovo Testamento, e ne rimane visibilmente imbarazzato.
2. Questo però lo nota subito l'angelo Pietro e gli dice: “Cosa mai ti ha fatto Lutero perché, a causa del tuo grande disprezzo verso quest'uomo, disdegni anche la sua traduzione che è la più fedele possibile della Bibbia, e nella quale non è contenuta nient’altro che la pura Parola di Dio?
3. Vedi, anche se Lutero non era del tutto un uomo del quale si potesse dire con pienissima ragione: ‘Era un uomo secondo il Cuore di Dio!’, egli era in ogni caso molto migliore di moltissimi della tua Chiesa, i quali pensano di essere i soli giusti e i più perfetti, ma in realtà sono gli ultimi e più imperfetti! Lui, invece, in mezzo alla più oscura notte babilonese, ha avuto il lodevole coraggio di ridare all'umanità la pura Parola di Dio e di ricondurla così sulla giusta via del Signore!
4. Su questa via si trovavano ben anche alcune oscurità – cosa che, naturalmente, erano conseguenze di Babele, ancor troppo vicina (Roma) –, il suo insegnamento secondo la pura Parola del Signore di fronte alla vecchia eresia di Roma, era tuttavia come un Sole a mezzogiorno rispetto ad una debolissima luce in una notte di buio fittissimo!
5. Ma se Lutero ha operato questo nel Nome del Signore, dimmi: quale ragione puoi aver tu, per disprezzare e disdegnare quest'uomo encomiabile?”.
6. Risponde il vescovo: “Non è che io proprio lo disdegni; ma tu sai, quando si è stati a lungo schiavi di un partito, col tempo si crea in sé un odio ingannevole contro chi ha maledetto e condannato in mille occasioni il proprio! Questo è quindi anche il mio caso. Spero comunque in Dio, e mi aspetto da Lui l'aiuto necessario per abbandonare tutte le mie stoltezze portate qui dalla Terra dall'A alla Z. Perciò, non irritarti contro di me, sii paziente, e presto migliorerò!”.
7. Dice l’angelo Pietro: “O fratello, non esortare me, ma solo te stesso alla pazienza! Poiché tu ancora non sai cosa ti aspetta; io invece lo so, e devo agire così con te, affinché ti rafforzi nella verità per affrontare, con determinazione, quelle tentazioni che ti capiteranno migliaia di volte sulla via che porta al Signore.
8. Guarda là, fuori dalla finestra! Vedi quelle molte migliaia di pecore e agnelli come corrono animose a rotta di collo disordinatamente e saltellano?
9. Qui c'è un libro, nel quale sono elencati i loro nomi; prendilo e chiamali tutti per nome! Se nella tua chiamata riconosceranno la voce del vero pastore, verranno presto da te. Se invece riconosceranno in te la voce di un individuo venale, allora si disperderanno e fuggiranno lontano. Se però dovesse accadere questo, allora non borbottare, ma riconosci che sei un tale individuo; e verrà poi da te un altro pastore e t’insegnerà come si devono accudire e come chiamare le pecore e gli agnelli!
10. Ora prendi quest’elenco; va’ fuori e fa’ come ti ho appena consigliato!”.
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Piacevole ma pericolosa sorpresa del vescovo Martino nel nuovo servizio
Il gregge di pecore: un gran numero di bellissime fanciulle
1. Il nostro uomo, nei suoi abiti da contadino, esce con un libro piuttosto grosso sotto il braccio, dirigendosi verso il gregge che gli è stato mostrato, il quale, a distanza (spirituale), sembra realmente, secondo l'apparenza, composto di pecore e agnelli. Nella vicinanza spirituale invece, consiste di persone pure, pie e mansuete, quasi tutte anime femminili, le quali nel mondo vissero assai devotamente, ma nello stesso tempo davano più importanza alla spiritualità romana che a Me, il Signore, poiché non Mi conoscevano, e non Mi conoscono tuttora, – perciò, a una certa distanza spirituale, appaiono ancora adesso come animali della specie più mansueta.
2. Quando ora il nostro uomo va fuori, soddisfatto proprio come uno che, dopo lunga pratica, è assunto per la prima volta in un impiego retribuito, si siede su un sasso coperto di muschio e si guarda intorno per vedere dove siano le pecore e gli agnelli. Ora però non vede più niente di questi utili animali domestici, ma una gran quantità delle più belle e più delicate fanciulle, le quali, saltellando allegramente su un ampio tappeto erboso, raccolgono fiori e con questi intrecciano le più belle corone e coroncine.
3. Quando il nostro uomo si accorge di questo, dice a se stesso: “Uhm, che strano! È proprio lo stesso posto, lo stesso prato, dove prima ho visto una quantità quasi innumerevole di pecore e agnelli. Ora invece il gregge è sparito come per incanto, e al suo posto ci sono migliaia delle più incantevoli fanciulle, di cui una è più bella dell'altra. Detto sinceramente, se tutta questa storia non fosse una trappola insidiosa, questo gregge mi sarebbe incredibilmente più caro; ma qui, detto seriamente, non c’è da fidarsi dei propri sensi, poiché, … giri la mano, e tutto è completamente diverso!
4. Ahimè, ahimè, ora vengono tutte qui, senza che io le abbia chiamate! Beh, meglio così; in questo modo potrò osservare queste care fanciulle da vicino, con tutto il mio piacere e – oh, oh! – forse qui potrò anche abbracciarne qualcuna! Allora non sarebbe veramente così male essere qui, per tutta l'eternità, pastore di un gregge di pecore trasformato così meravigliosamente! Veramente non male, non male!
5. Si avvicinano! E quanto più si avvicinano, tanto più meraviglioso è il loro aspetto! Quella là, nel mezzo, davanti – oh, oh, ma quanto è bella! – Oh, forza della mia morale, non mi lasciare adesso, altrimenti sono perduto! Meno male che qui quello stupido celibato non ha più nessun valore, altrimenti uno come me potrebbe diventare molto facilmente un peccatore mortale!
6. Forse dovrò chiamarle per nome dal libro, ma è meglio che non lo faccia adesso; altrimenti potrebbero fuggire e non farsi rivedere mai più! Perciò tranquillo, mio grosso elenco; davanti a questo gregge devi rimanere assolutamente chiuso!
7. Si avvicinano sempre di più, e – solo silenzio adesso, ancora dieci passi e sono qui; sì, allora saranno completamente vicini a me questi cari angioletti! – Oh, cari, deliziosi angioletti!”.
8. Vedete, ora i ‘cari angioletti’ sono già presso il nostro uomo, lo circondano e gli chiedono che cosa stia lì a fare.
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Tentazione del vescovo Martino e il suo insegnamento per mezzo dell'angelo Pietro
1. Il nostro uomo, completamente partito davanti a tanta grazia e amore, risponde con voce tremante. “Oh, voi – ce-le-stiali angioletti, oh, oh, oh, voi cari, cari angioletti! – Oh, ohooooh, voi carissimi angioletti di Dio! … Io, … dovrei essere, … il vostro, … pastore; ma voi amabil…, amabilissimi angioletti, voi certo lo vedete che io, per questo, sono troppo sciocco!”.
2. La più bella del gregge, fiduciosa, per prima si mette a sedere in maniera molto infantile stretta vicino al nostro uomo e le altre seguono il suo esempio. Proprio la più bella di tutte dice poi al nostro pastore: “O amato uomo, tu sei troppo modesto; io, infatti, ti trovo molto bello e, se vuoi, sarei felicissima di essere tua in eterno! Guardami, non ti piaccio?”.
3. Il nostro uomo è talmente innamorato che non riesce a tirar fuori che il suo tremolante ohooooooooooh senza fine; poiché la bellissima testolina coperta da boccoli d’oro, gli occhi blu grandi e gentili, la bocca simile a petali di rosa, l’eterico ondeggiante seno pieno, le più belle mani gentili, come i piedi ancora più eterei, fanno perdere al nostro uomo quasi completamente i sensi.
4. L’angioletto vede la grande emozione amorosa del pastore, si china su di lui e gli dà un bacio sulla fronte.
5. Fin qui il nostro uomo si è tenuto ancora abbastanza saldo; ma ora non ne può più! Diventa eccitatissimo; abbraccia la più bella con tutte le forze e alla fine si lascia andare in un torrente di dichiarazioni d'amore.
6. Quando però è così nella sua estasi, l’intera scena muta improvvisamente. I cari angioletti scompaiono e l'angelo Pietro gli sta vicino dicendo:
7. “Ma fratello, come pascoli dunque il tuo gregge? Ti ho dato un tale consiglio? Veramente, se hai relazioni così con le pecore e gli agnelli a te affidati, allora non giungerai tanto presto alla mèta eterna della vita! Perché non hai usato il libro?”.
8. Risponde il vescovo Martino: “Ma perché non mi hai anche detto che quello che vedevo da casa tua come pecore e agnelli, erano in realtà delle bellissime e graziosissime fanciulle, presso le quali solo un sasso sarebbe potuto essere insensibile? Tu vedi che qui sono stato solo preso in giro! E così, da tale presa in giro, non ne farai certo un terribile modo di agire?”.
9. Ribatte l'angelo: “Come stanno adesso le cose col tuo celibato? Non lo hai infranto ora e, con esso, il voto di eterna castità?”.
10. Replica il vescovo: “Ma che castità, che voto! Io sono ora con pelle e pelo su territorio luterano, e questo annulla entrambi! E poi: con un angioletto simile, com’era qui questa fanciulla, anche nel mondo avrei fatto un sacrificio, nonostante l’intero celibato, e per amor suo mi sarei fatto subito luterano! Ma dove sono scomparse ora queste meravigliose fanciulle, specialmente quella? Oh, se soltanto potessi rivederla ancora una volta!”.
11. Dice l'angelo: “Amico, molto presto la rivedrai insieme alle sue compagne; ma questa volta non le potrai parlare e ancor meno avvicinarti a lei! Se invece ti verrà dietro, allora alzerai la tua mano e pronuncerai queste parole: ‘Nel Nome del Signore, ritorna al giusto ordine e non mi tentare, bensì segui la voce dell'ordine!’.
12. Se a ciò il gregge non dovesse obbedire, allora aprirai il libro e leggerai i nomi che vi sono scritti, allora il gregge si disperderà immediatamente, oppure, se in te riconoscerà un tono che trae origine dalla forza del Signore, ti seguirà. Tu allora lo condurrai su quel monte verso mezzogiorno, dove io ti verrò di nuovo incontro!
13. Ma ciò che è accaduto adesso, sacrificalo nel tuo cuore al Signore Gesù; poiché Lui ha permesso che tu cadessi e, nella caduta, rigettassi da te il tuo ostinato celibato!
14. Ora però non cadere più, poiché una simile ricaduta ti causerebbe una tale ferita che, in tutta serietà, avresti da tormentarti per centinaia di anni terreni prima che tu ne venga fuori! Perciò sii prudente e accorto, poiché una volta che sarai purificato, innumerevoli e infinite bellezze ancora più grandi ti verranno incontro nel Regno di Dio; ma prima dovrai abbandonare tutte le tue stoltezze terrene, fin dalla radice!
15. Ora rimani qui e fa’ come ti ho consigliato, e in seguito avrai una via piacevole, nel Nome del Signore”.
16. Dopo queste parole, l'angelo Pietro scompare all'improvviso, e così il vescovo non ha più l’occasione di fare osservazioni ridicole e contraddire l'angelo in qualcosa!
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Monologo critico del vescovo Martino e confessione dei peccati
1. Ora, di nuovo tutto solo sul prato, dopo un po’ inizia fra sé e sé il seguente monologo:
2. (Il vescovo Martino): “Dov’è dunque adesso la mia guida? Una bella guida questa; quando si ha più bisogno di lei, scompare, e adesso è dove solo Dio lo sa! – Solo quando si dovesse in qualche modo sbagliare, allora è qui in un attimo! – una caratteristica che non posso proprio sopportare! O mi rimane vicino e mi guida su vie così incerte come sono queste del mondo dello spirito, oppure – deve andarsene da me in eterno, anziché venire solo quando, in qualche modo, sono lì per peccare! Oh, di tali matti n’esistono parecchi!
3. Se mi vuole guidare alla beatitudine, allora rimanga visibilmente presso di me, altrimenti la sua guida non servirà a nulla! Beh aspetta, tu segreto individuo di una guida luterana, ti voglio dare qualche osso da rosicchiare che ti farà passare tutta la pazienza! Che cosa mi potrà succedere di più? Sono luterano, secondo l'insegnamento di Roma, perfettamente maturo per l'inferno. – Forse, senza che io me ne accorga, ci sono già!
4. Perciò, lascia che vengano ancora una volta da me gli agnellini belli! Non sarò per loro un lupo in veste di pecora, ma un amante pieno di fuoco, come non ce n’è un altro sulla Terra! Non leverò mai la mia mano contro di loro, e non le chiamerò nemmeno da questo libro, affinché non debbano più fuggire da me. Non mi lascerò neanche più andare con l'una o con l'altra; ma di levar le mani e di leggere dal libro non ci penso nemmeno! E se poi la guida dovesse comparire da un nascondiglio, allora vedrà come un vescovo della Terra sa parlare, se è questo che vuole!
5. Dove staranno gli amati angioletti per tanto tempo? Finora non si scorge nessuna traccia di loro. Mi accorgo però da solo che sono diventato molto più coraggioso e più audace! Perciò, venite qua, voi amati angioletti, troverete in me un vero uomo, non più un vile, ma un campione, e che campione!
6. Ma ancora non si vedono! È già trascorso un po' di tempo da quando la mia guida mi ha lasciato, e non s’intravede nessun’anima da qualche parte! Che significa questo? La mia bella guida mi ha forse di nuovo preso in giro per tutte le eternità? Pare proprio che sia così! Mi sembra già di nuovo come se fossero passate alcune dozzine di anni da quando mi ha lasciato. Ne passeranno forse ancora milioni?
7. Questa vita nel mondo dello spirito è già una vita da cani! Si sta davvero come un bue davanti al monte: tutto è così nebbioso, non una vera luce! Tutto non è ciò che sembra essere! Il sasso, sul quale sto aspettando da lungo tempo le pecore e gli agnelli, è sicuramente anche qualcosa di completamente diverso da ciò che sembra essere! Anche gli amati angioletti: Dio sa, dove sono e che cosa siano realmente! Probabilmente – nulla! Poiché se fossero qualcosa, dovrebbero essere già qui! Sì, sì, tutto quello che si trova qui è nulla. Anche la mia guida; altrimenti non sarebbe potuta scomparire così velocemente nel purissimo nulla!
8. Penso che questa vita, più che a qualsiasi altra cosa, somigli a un sogno! Qui ho sognato anche spesso cose stupide d’ogni genere, di ogni genere di trasformazioni. Ma che cos’erano? Nient’altro che immagini, inventate dalla fantastica forza d'immaginazione dell'anima! Altrettanto ora anche questa vita non è altro che un chimerico, vuoto, apparentemente verissimo sogno eterno! Solo queste mie osservazioni sembrano avere realmente un contenuto; tutto il resto non è altro che un misero pezzo di fantasia dell'anima. È già da almeno duecento anni che attendo le pecore e gli agnelli, ma di loro non si scorge nessuna traccia.
9. Ciò che mi stupisce, tuttavia, è che in questo fantastico mondo, questo libro, questi miei abiti da contadino, e anche il paesaggio con la casa e il tempio luterano, conservino la loro forma completamente immutata! Questa storia, a dir il vero, è un po’ comica. Sembra che ci sia qualcosa di reale in questa faccenda, ma quanto ce ne sia, questa è un'altra domanda!
10. Oppure forse non doveva essere giusto che fin dall'inizio non fossi stato disposto a seguire i suoi insegnamenti? Se però essa era una guida giusta, non avrebbe potuto dimostrarmelo subito, invece di svignarsela così all’improvviso? Non ha forse detto che se cadessi ancora una volta, ciò mi procurerebbe una grossa ferita, per la quale avrei da soffrire, in tutta serietà, parecchie centinaia di anni terreni, prima di guarirne? Sono dunque veramente già caduto? Con il pensiero e la semplice volontà, probabilmente sì, ma con i fatti è impossibile, perché quei sicuri angioletti non sono più ricomparsi!
11. Non sono più riapparsi forse perché avevo tali pensieri e tale volontà? Questo potrebbe essere benissimo! Se solo potessi sbarazzarmi di simili pensieri! Ma perché dovevano essere anche così terribilmente belle e affascinanti? Qui mi sono ingannato ancora una volta per bene! Ora bisogna attendere, finché i miei stupidi pensieri non si plachino, e con loro la mia volontà!
12. Ora però già riconosco: se questa è una prova delle mie principali debolezze, allora sarà per me un grosso guaio; perché in questo punto, nel mondo, segretamente sono stato una vera bestia in ottima forma! Sì, quando là vedevo una donna prosperosa, allora mi veniva … taceas[2]! Quante ne ho… taceas de rebus praeteritis![3] Belle, giovani suore! Oh, che bei tempi erano quelli, …ma ora taceas!
13. Quanto ero severo verso i penitenti nel confessionale, e quanto tiepido con me stesso! Purtroppo, non era giusto; ma chi, all’infuori di Dio, ha la forza di resistere alla potenza della natura?
14. Se non ci fosse stato quello stupidissimo celibato, e il vescovo avesse potuto essere ufficialmente il marito di una donna, come, per quanto ne so io, lo pretendeva esplicitamente anche Paolo, allora si sarebbe avuta di certo una lotta più facile contro la carne. Ma così, un vescovo vive sempre come un Adamo con la seducente Eva, prima della benedizione dell'albero della conoscenza in un certo ‘paradiso’, e non riesce a saziarsi della mela che gli è stata offerta!
15. Oh, che grande mascalzonata! In ogni modo la cosa è così, e chi la può cambiare? Il Creatore soltanto, se lo vuole; senza di Lui l'uomo rimane – specialmente quelli della mia razza! – sempre e in eterno una bestia, e che abominevole bestia!
16. Signore, sii misericordioso ed abbi pietà di me! Io vedo che, se non mi porgerai la Tua mano, difficilmente potrò proseguire; perché io sono una bestia – e la mia guida un ostinato sempliciotto, forse addirittura lo spirito di Lutero! Così non può continuare! Abbi pazienza, e non mi abbandonare, poiché mi trovo di nuovo già mille anni nello stesso punto!”.
17. Ora finalmente smette di parlare e attende le pecore e gli agnelli.
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Ulteriore prova di pazienza per il vescovo Martino e il suo tetro umorismo
1. Si gira da tutte le parti, e aspetta e aspetta, ma ancora nessuna traccia delle pecore e degli agnelli. Ora si alza dal suo sasso, ci monta sopra e guarda da questo punto rialzato per cercarle meglio; ma anche da lì non si vede niente.
2. Comincia a chiamare, ma nessuno risponde e nessuno si fa vedere. Si siede di nuovo e aspetta, ma invano; da nessuna parte, infatti, si scorge qualcosa. Attende ancora per un po', e poiché proprio non si vede nulla, si alza completamente spazientito, prende il suo libro e prosegue con le seguenti parole:
3. (Il vescovo Martino): “Adesso ne ho abbastanza di questa storia! Sarà di nuovo già passato quasi un milione di anni, perlomeno secondo la mia sensazione, e non è successo nulla che potesse cambiare la mia situazione! Adesso, però, mia carissima guida, non ti prenderai più gioco di me; da uomo onesto, riporrò il tuo stupido libro nella tua casa luterana e mi metterò in cammino – per dove, non ha importanza! Sarà questo mondo pur da qualche parte limitato e inchiodato con delle vere e proprie tavole, dove si potrà dire: Huc esque et non plus ultra![4].
4. E se poi, nel Nome di Dio, dovrò rimanere rannicchiato in un tal punto forse un trilione o addirittura decilioni di anni, finché anche le tavole del mondo spirituale saranno marcite, allora saprò almeno il perché! Ma fare qui lo sciocco per niente, e ancora per niente, d’ora in poi non lo farò, poiché ciò che uno fa da se stesso è più facile da sopportare, piuttosto che subirlo da uno stupido e ottuso babbeo di una guida! Sono talmente irritato con questo mascalzone luterano che potrei anche menarlo, se ora mi venisse tra le mani!
5. Esiste qualcosa di più noioso e anche di più penoso che attendere ciò che è stato promesso e non arriva mai? No, questo è troppo cattivo! Da quanto tempo orribile sono qui nell’attesa! Chissà se è realtà, oppure solo secondo la sensazione, questo è ora già un – Dio sia con noi – e del tutto senza motivo e scopo a me comprensibile! E tutto questo a causa di certe pecore e agnelli, – questo è ora già da lungo tempo non più vero, come non è neanche mai stato vero!
6. Se solo incontrassi qui un uomo come me, oh, quanto sarebbe bello! Come potremmo spettegolare magnificamente su questo mondo dello spirito da strapazzo; sarebbe un vero piacere! Così invece, devo condividere solo con me questa gioia. Ora però, via! Non c'è più tempo da perdere, se su questo sasso non voglio diventare un sasso io stesso!
7. Dov’è ora questo libro disperato? Si è forse portato a casa da sé per risparmiarmi la strada? E sta bene! Un po' però mi dispiace lo stesso; prima era lì, e quando lo volevo prendere in mano, guarda caso, è sparito!
8. No, come questo mondo dello spirito è ordinato stupidamente, sta oltre l’orizzonte di ogni umana immaginazione! Un libro se ne va da sé, solo se è stato, giustamente, un po’ criticato! Questa cosa non è male!
9. Va a finire che dovrò ancora chiedere scusa anche a questo sasso, perché per troppo tempo vi ho lasciato riposar sopra il mio essere indegno, – altrimenti prenderà anche lui congedo! E se mi dovessi incamminare in questa magnifica nebbia, su questo fondo muschioso e con questa luce crepuscolare, dovrò forse prima chiedere il permesso affinché mi sia concesso di posarvi il piede per poter proseguire!
10. Oh, questo è già completamente mal…, fermo, non bestemmiare! Questo è già enormemente stupido! Ecco, vedi: anche – grazie a Dio! – la casa luterana insieme al tempio sono andati a spasso Dio sa dove! Avanti, alla fine va già tutto nel ciarpame! Solo il sasso è ancora qui, se è vero! Sembra, in ogni caso, che è ancora sasso, ma devo già esaminarlo più precisamente! – Giusto! Giusto! Anche il signor sasso si è congedato!
11. Beh, adesso sarà forse anche per me il tempo di congedarmi! Ma per andar dove? Qui veramente non c'è molto da scegliere! Solo diritto, seguendo il naso – ammesso che io abbia ancora un naso; perché, se uno come me è già stato preso per il naso per ben due volte per alcuni milioni di anni, dovrebbe chiedersi seriamente come stanno le cose col possesso di quest’organo! Ma, grazie a Dio, questo c’è ancora; perciò ora solo avanti, secondo quest’unica guida, in questo mondo dello spirito veramente magnifico!”.
12. Vedete, ora s’incammina, e l'angelo Pietro lo segue senza farsi vedere. ‘Camminare’, nel mondo dello spirito significa però ‘diventare di altro sentimento’, e così come questo cambia, così si cambia anche in apparenza il luogo. – Noi ora presto vedremo dove si rivolgerà il nostro uomo.
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Il vescovo Martino su vie sbagliate
Cenni del Signore sulle condizioni spirituali e loro corrispondenze
1. Chi di voi s'intende dell’orientamento dello spirito, si accorgerà ben presto che il nostro uomo, invece di andare verso mezzogiorno, s’incammina direttamente verso sera. Adesso procede molto audacemente e con rapidità; ma non scopre niente all’infuori di sé, se non un suolo coperto di un misero muschio e una luce molto fioca dell'apparente firmamento che, quanto più s'inoltra verso sera, tanto più si oscura.
2. Tale crescente oscurità lo stupisce alquanto; ma questo non gli impedisce di arrestare il suo procedere; il motivo delle tenebre è perché la sua conoscenza e la sua fede sono davvero inesistenti. Cosa però ancora più grave, è la falsa motivazione contraria alla pura Parola dell'Evangelo, quindi il più rozzo anticristianesimo e un odio settario nascosto dietro una maschera grottesca.
3. Ecco perché il cammino del vescovo è diretto verso una sera che diventa sempre più buia; ecco il motivo del suolo ricoperto di misero muschio, il che indica l’aridità e il poco valore della Mia Parola nell’animo di quest'uomo. Ecco anche il motivo della crescente oscurità, perché la Parola di Dio, troppo poco rispettata e ancor meno osservata (davanti alla quale questi vescovi s'inchinano solo pro forma, ammantati di rossi e dorati paramenti) non è mai maturata in lui a quel calore di vita dal quale poi sarebbe potuta scaturire la Luce meravigliosa dell'eterno mattino per lo spirito.
4. Tali uomini devono entrare nel mondo dello spirito nel più totale apparente abbandono e nella notte più completa; solo allora sarà possibile convertirli. Quanto difficile era nel mondo portare un vescovo simile sul vero sentiero dell'apostolato, altrettanto, e ancora molto più difficile lo è nell'Aldilà, perché come spirito egli è naturalmente del tutto irraggiungibile dall'esterno; in lui non ci sono altro che errori, false motivazioni e, in fondo, avidità di dominio.
5. Alla Mia grazia sono, in ogni caso, possibile molte cose che sarebbero impossibili nel corso normale dell'ordine! Perciò dovete, proprio in quest'uomo, in pratica osservare dove può arrivare con ciò che c’è qui in lui e, alla fine, quando si rompono, per così dire, tutte le corde, che cosa può operare la Mia Grazia senza interferire nella libertà dello spirito. Tale Grazia è concessa anche a quest'uomo, poiché una volta egli ha pregato che Io potessi afferrarlo con la Mia mano! Tuttavia, la sola forza della Mia Grazia non lo può ancora afferrare, finché egli stesso non avrà eliminato da sé tutto il proprio ciarpame di ogni specie di falsità e cattiverie nascoste, cose che è rivelata dallo stato delle più fitte tenebre che lo circondano.
6. Ora però rivolgiamo di nuovo lo sguardo al nostro viandante! Lentamente, e con passo cauto, procede in avanti, e ad ogni passo esamina il suolo per vedere se sarà abbastanza solido da reggerlo. Il terreno, infatti, diventa ora, qua ora là, acquitrinoso e paludoso; questo è un segno corrispondente al fatto che tutte le sue conoscenze provenienti da falsi fondamenti, sfoceranno presto in un misterioso, imperscrutabile mare. Esse perciò s’imbattono già adesso in differenti piccole paludi nascoste nell'oscurità che diventa sempre più fitta, – una condizione che, già nel mondo, si manifesta in molti uomini, tanto che, se un saggio inizia a parlare con loro della vita dello spirito e della vita dell'anima dopo la morte, essi cercano subito di deviare il discorso, facendo capire che argomenti di questo genere li turbano completamente, li rendono di cattivo umore e tristi, e l'uomo diventerebbe matto se dovesse riflettere troppo su queste cose.
7. Questo timore è nient’altro che un gradino dello spirito su un tale terreno che è già molto paludoso, e dove nessuno più ha il coraggio di misurare l'indefinita profondità di tali pantani con il proprio metro di conoscenza oltremodo troppo corto, per paura di sprofondare con questo, forse in un fondo senza fine.
8. Vedete, il suolo che regge il nostro uomo comincia a presentare veri e propri piccoli mari sempre più vasti, tra i quali scorrono tortuosamente solo piccole e sottili strisce di terra soltanto in apparenza. Questo corrisponde al cervellotico vaneggiamento di un tale che conferma la conoscenza di Dio con la bocca, mentre nel suo cuore è l’ateo più puro.
9. Su un tale terreno, dunque, cammina il nostro uomo, lo stesso terreno percorso da molti milioni di uomini! Queste strisce di terra si fanno sempre più strette tra i mari che diventano sempre di più senza fondo e pieni di disperata impenetrabilità per la sua conoscenza. Egli vacilla fortemente, come uno che va su uno stretto sentiero sotto il quale scorre un torrente impetuoso. Ciò nonostante non si ferma, bensì barcolla avanti per una specie di falso desiderio di sapere, in pratica per trovare una supposta fine del mondo dello spirito; ma in parte, segretamente, anche per cercare le belle pecore e gli agnelli; questi, infatti, non gli sono ancora usciti dalla testa.
10. Gli è stato tolto tutto ciò che potrebbe ricordarglielo: il libro, il prato, il sasso (dell’inciampo) insieme alle pecore e agli agnelli che, una volta, nel mondo, significavano per lui deliziosa seduzione molto affascinante e oltremodo divertente. È soprattutto per questo motivo che l'angelo Pietro ha condotto queste dinanzi a lui, per svelare le sue debolezze e, per mezzo di ciò, metterlo sempre di più in difficoltà.
11. Ora vediamo anche che cosa spinge il nostro uomo a proseguire, finché giungerà al mare sconfinato, dove si comprenderà poi: “Fin qui e non oltre giungono tutta la tua stoltezza, la cecità, e la tua enorme follia!”.
12. Lasciamolo perciò continuare con i suoi vaneggiamenti fino all'estrema punta della striscia di terra, che ora non è più lontana. Una volta là, ascolteremo comodamente quante sciocchezze egli tirerà fuori, dal mare della sua notte spirituale!
13. Ognuno di voi però, esamini precisamente le sue segrete sciocche inclinazioni mondane, affinché presto o tardi non venga a giungere sulla via molto triste di questo viandante!
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L’opprimente situazione del nostro viandante
Suo ulteriore monologo e spiacevoli insulti
1. Ora guardate là: il nostro uomo ha già raggiunto il mare; nessuna piccola striscia di terra separa più, in qualche luogo, le sconfinate acque di questo mare, che traggono origine proprio dalla sconfinata incomprensione di quest'uomo, e rappresenta la stessa in forma corrispondente. Essa caratterizza anche quella condizione dell'uomo, nella quale egli può non giungere pressoché mai a nessun’immagine di qualcosa e, senza pensieri precisi, diventa uguale ad un completo folle, presso il quale tutti i suoi concetti confluiscono caoticamente in un mare di assurdità.
2. Scontroso e pieno di risentimento, egli si trova ora all'ultima sponda, in pratica, all'ultimo concetto, in altre parole: a se stesso! Riconosce ancora solo se stesso; tutto il resto è diventato un tenebroso mare, dove non nuotano altro che ogni specie di mostruosità che, cieche e mute, lo circondano come se volessero inghiottirlo. Grande è l'oscurità e umido e freddo il luogo; il nostro uomo riconosce, dal bagliore opaco delle onde e dall'ondeggiare orribile e cupo delle acque, di essere giunto all’ultima sponda di un mare incommensurabile.
3. Ma ascoltate ora di nuovo lui stesso, quali strane cose va vaneggiando adesso, affinché possiate riconoscere come vanno le cose, non solo a quest’uomo, ma anche ad una quantità innumerevole di uomini, i quali hanno tutto nella testa, nella loro stupidissima immaginazione, ma poco o niente possedevano e posseggono ancora nel loro cuore! Ascoltate, ora comincia a parlare:
4. (Il vescovo Martino:) “Bene, bene, bene, – adesso mi sembra giusto! O tu, maledetta vita da cani! Come minimo dieci milioni di anni terrestri ho dovuto io, misera anima, errare in questa notte di assoluta oscurità, per giungere, invece che ad una buona méta desiderata, ad un mare che mi divorerà senz'altro per tutta l’eternità!
5. Questo sarebbe per me un bel ‘Requiescant in pace, et lux perpetua luceat eis![5]’. Penso che sulla Terra mi avranno cantato sicuramente spesso questo meraviglioso inno. Ora certamente riposo in eterno per il mondo, e le mie ceneri sono ancora illuminate da un sole o da un bagliore fosforico nella putredine di una tomba; ma io, io, il vero io – che cosa ne è stato di me?
6. Sono certamente ancora del tutto lo stesso di ciò che ero; ma dove? Dove sono io? Dove sono andato a finire? Mi trovo qui sulla punta vacillante di una stretta striscia di terra, se questo suolo può essere chiamato anche terra, e intorno a me ci sono la notte più fitta e un eterno, imperscrutabile mare!
7. O uomini che sulla Terra avete ancora la grande grazia di possedere la vita del corpo – ammesso che la Terra esista ancora – come siete infinitamente felici, e quanto enormemente ricchi in confronto a me, voi buoni uomini che lì in poverissimi stracci elemosinate un soldo per il nutrimento! Purtroppo, anche a voi qui, spetta un destino come il mio, e forse ancora peggiore!
8. Perciò, là, si salvi chi si può ancora salvare: o con la stretta osservanza delle Leggi di Dio, o diventando uno stoico nell'anima e nel corpo, come si preferisce; tutto il resto non vale nulla! Se io avessi fatto l'una o l'altra cosa, ora sarei più felice. Così, invece, sto come un eterno bue e asino nello stesso tempo – non davanti a un monte, bensì davanti a un mare che qui, sicuramente continuerà in eterno, m’inghiottirà probabilmente per sempre, ma è impossibile che possa uccidermi, perché io devo già essere immortale!
9. Se qui, in quest’infinito stupidissimo mondo dello spirito, ci fosse qualcosa che mi potesse dare la morte, allora sarebbe inconcepibilmente meglio della terribile fame che mi tormenta già da milioni di anni terrestri nel modo più spaventoso! Se non fossi io stesso, con tutta probabilità, un’anima molto eterea, mi sarei già da lungo tempo divorato come un lupo mannaro fino all'ultima punta del piede, ma anche così è il nulla e di nuovo il nulla!
10. Quando questo mare mi avrà inghiottito, il che accadrà con tutta probabilità al più presto, che cosa mi succederà in questo mondo di pesci senza fine? Quanti squali mi divoreranno, e quanti altri mostri mi assaggeranno con i loro denti? Mi mangeranno e, con questo, mi procureranno i dolori più grandi; ma nonostante ciò non potranno essere in grado di uccidermi in eterno! – Oh, quale magnifica prospettiva per il futuro eterno!
11. Non erano quelle pecore e agnelli, forse delle specie di sirene spirituali, le quali mi hanno attirato qui in maniera invisibile per sbranarmi e divorarmi completamente? Davvero è già passata quasi un'eternità e non sembra più vero, avendoli visti una sola volta milioni di anni fa; tuttavia, non sarebbe proprio così impossibile in quest’incomprensibile stupidissimo mondo dello spirito, dove si passano migliaia di anni senza intravedere, valutare e riconoscere nient’altro che se stessi, senza aver niente da realizzare, se non di fare di tanto in tanto, per migliaia di anni, qualche monologo infruttuoso e senza valore, come un purissimo folle nel mondo degli uomini col corpo!
12. Solo questa singola cosa non capisco, che ora non ho più nessuna grande paura in questa mia situazione sicuramente assai disperata! In fondo, sono più irritato che impaurito; ma siccome non ho nessuno su cui sfogare la mia giusta ira, allora la devo trattenere come aceto stagionato.
13. Tuttavia, se venisse da me Dio stesso, se veramente ve n'è Uno, il mio aceto stagionato davanti alla collera diventerebbe di nuovo fresco. Potrei mettere le mani addosso a un tale pseudo Dio, ammesso che n’esista uno, perché ha guarnito il mondo temporale con innumerevoli magnificenze, mentre questo mondo imperituro è stato trattato peggio di come un tirannico barbaro patrigno tratta i suoi odiosissimi figli adottivi che, senza loro colpa, hanno ricevuto l'esistenza e, purtroppo, disgraziatamente sono diventati i suoi figliastri!
14. Oh, come sarebbe magnifico sfogare la mia collera su un simile Dio, se ce ne fosse uno da qualche parte! Purtroppo non c'è nessun Dio, e non potrà mai essercene stato uno! Perché, se ci fosse un essere divino superiore, allora dovrebbe essere necessariamente più saggio di noi, sue creature; ma visto che Dio non esiste, allora non vi è da scoprire la minima traccia di sapienza!
15. Poiché un cieco lo deve certo ammettere, che ogni essere ed evento devono avere un qualche scopo; ma io sono certo anche un essere e un evento senza colpa. Io vivo, penso, sento, percepisco, sento gli odori, gusto, vedo, ascolto, ho mani per lavorare e piedi per camminare, ho una bocca con lingua e denti e – uno stomaco vuotissimo; ma tutto questo, o Dio, dimmi: a che scopo? A che scopo possedere tutto ciò per milioni di anni terrestri, se non si potranno mai adoperare?
16. Quindi, si faccia avanti un tale Dio così altamente poco saggio! Stia in piedi dinanzi a me per parlare – se in qualche modo ce n'è uno – affinché impari da me la sapienza! Ma potrei provocarLo per delle eternità, tuttavia non apparirà! Perché? Perché Egli non c’è, e non è!”.
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Il vescovo Martino su un punto morto
Accoglienza sull'agognata barca
Discorso di ringraziamento di Martino al barcaiolo, che è il Signore stesso
1. Dopo una lunga pausa, nella quale con un po' di timore resta in attesa della Divinità così sfacciatamente insultata e perfino provocata, inizia di nuovo il seguente discorso alquanto tetro con se stesso:
2. (Il vescovo Martino:) “Niente, niente e di nuovo niente! Posso provocare chi voglio; oltraggiare chi voglio; insultare nel modo più rude, sempre chi voglio; qui non c’è nessuno, qui nessuno mi ascolta, io sono come l’unica coscienza di vita consapevole di se stessa nell’intera infinità.
3. Ma non potrò certo essere solo! Le molte migliaia di volte mille milioni di uomini sulla Terra che sono nati come me, hanno vissuto e sono morti, dove sono andati a finire? Hanno forse smesso del tutto di essere, oppure hanno essi, in tutti gli innumerevoli punti dell'infinità, gli uni dagli altri infinitamente lontani, lo stesso destino da somari come me? – Questa mi sembra che sia la cosa più probabile! Infatti, la mia ex guida e poi le belle pecore e gli agnelli, sono stati certamente una sicura conferma che, in questo mondo, assolutamente infinito, esistono ancora degli uomini! Ma dove, dove, dove? Questa è un'altra domanda!
4. Là fuori, su quest’infinito mare, esisterà sicuramente pochissimo di vivente – ma con tutta probabilità infinitamente lontano, alle mie spalle! Se solo potessi tornare indietro, farei anche questo tentativo e li andrei a cercare! Purtroppo, però, qui sono talmente circondato dall'acqua, che tornare indietro sembra quasi impossibile!
5. Qui, in verità, sotto i miei piedi è ancora asciutto, e mi trovo ancora in piedi, anche se questo suolo è molto traballante e mi regge appena. Ma se dovessi spostare il piede indietro o in avanti, che cosa mi succederebbe? Di certo sprofonderei in un abisso senza fine, in quest’infinita grande fossa d'acqua! Perciò devo restare rannicchiato qui per tutte le eternità, cosa che, in questo caso, sarà per me uno splendido divertimento.
6. Oh, se qui ci fosse almeno una piccola ma sicura barca sulla quale poter salire liberamente e poter dirigere dove voglio, quale beatitudine sarebbe questa per me, ora certamente poverissimo dia … oh, non dirlo; questo nome non deve mai uscire dalla mia bocca! Certamente nel dia …, no, ‘diosiaconnoi’ ci sarà altrettanto poco di reale come nella Divinità stessa; ma il concetto in sé è così brutto che non lo si può pronunciare senza rabbrividire.
7. Ma cosa vedo sullo specchio d'acqua non lontano da qui? È forse un mostro? – O forse, addirittura una barca? Guarda, tu, mio ormai arido occhio, si avvicina sempre di più! Per Dio! È davvero una barca, una vera graziosa barca con remi e vele! No! Se venisse qua, allora potrei di nuovo cominciare a credere in un Dio; poiché questa sarebbe una dimostrazione troppo evidente e in contrasto con tutto quel che ho vaneggiato finora! Giusto! Si avvicina sempre di più! Forse c'è addirittura qualcuno a bordo! Griderò aiuto; qualcuno mi sentirà?
8. (Forte): Ehi, là! Ehi, là! Aiuto! Qui attende già da tempo immemorabile un infelice vescovo che nel mondo ha fatto il gran signore, ma ora, in questo mondo dello spirito, è caduto nella più grande miseria, e non sa cosa fare e darsi un consiglio! O Dio, o Tu, mio grande e onnipotente Dio, se Tu lo sei, aiutami, aiutami!”.
9. Ebbene, vedete, la barca si avvicina con prontezza alla riva, dove si trova il nostro uomo! A bordo vi è anche un esperto barcaiolo, che sono Io stesso, e dietro al nostro uomo, l'angelo Pietro, il quale, ora che la barca tocca la riva, sale agilmente a bordo, insieme al nostro vescovo.
10. Il vescovo però vede solo Me, come barcaiolo, l'angelo Pietro invece non lo vede ancora, perché questi cammina invisibilmente sempre dietro di lui. Ora viene diritto verso di Me con espressione assai amichevole e dice:
11. “Quale Dio o altro spirito buono ha fatto sì che tu ti perdessi con la tua barca proprio in questa zona, su questo grande mare infinito? O ti ha guidato Lui intenzionalmente qui, dove aspettavo da tempo immemorabile una salvezza? Sei forse una guida in questo mondo dello spirito, oppure un salvatore? Uomini come te devono essere incredibilmente rari da queste parti, poiché da un inconcepibile durata di tempo non ho scoperto la minima traccia di un qualsiasi essere!
12. O beatissimo, carissimo amico! Mi sembra che tu sia di natura assai migliore di uno che, da tempo immemorabile, si era proposto come mia guida in questo mondo, per condurmi sulla giusta via! Questa però era proprio una guida non plus ultra! Dio, il Signore, lo possa perdonare; perché mi ha guidato solo per un breve tempo, e alle cose peggiori!
13. Una volta dovetti togliermi la veste da vescovo, che Dio solo sa come me la sia portata fin qua dal mondo, e indossare al suo posto quest’attuale abito da contadino, che deve essere di ottima stoffa, altrimenti con tutte le cure possibili, non avrebbe resistito per milioni di anni terrestri!
14. Con questa destinazione mi sarei ancora sufficientemente accontentato, naturalmente nella speranza di un destino migliore! Ma che cosa ha fatto questo campione di una guida? Lui stesso, con alcuni discorsi morali, mi prese a servizio come pastore delle sue pecore e agnelli.
15. Io accettai volenteroso questo servizio – sebbene fossi su un territorio luterano – uscii con un grosso libro di nomi verso il suo gregge, per fare come lui mi aveva indicato; soltanto, guarda caso, il gregge di pecore e agnelli si trasformò in genuine e bellissime fanciulle! Delle pecore e degli agnelli non c'era più traccia.
16. Avrei dovuto leggere ad alta voce i loro nomi dal libro, ma in tutti i dintorni non compariva nessuno di questi animali che io, prima, avevo visto chiaramente dalla casa di questa guida luterana!
17. Invece, senza che le chiamassi dal libro, a schiere queste stupende fanciulle vennero da me e scherzavano intorno a me e perfino mi baciarono. E una, la più bella, addirittura si chinò su di me con entrambe le braccia tese e mi strinse al suo tenerissimo petto con una grazia così affascinante che venni in un sentimentalismo tale, come mai ho provato qualcosa di simile nel mondo.
18. L’intera storia in fondo era sicuramente non brutta, specialmente per un novizio in questo mondo; avrei dovuto forse saperlo prima che, invece di pecore e agnelli, avrei ricevuto, sotto la mia custodia, tali meravigliose fanciulle?
19. Ma all’improvviso, come portata da un fulmine, c’era già la mia bella guida a portata di mano, e mi fece, su questo, una predica che sarebbe stata degna di Martin Lutero. Facendomi alcune minacce, mi diede nuove disposizioni ancora più stupide e sventate che avrei dovuto seguire alla lettera, e in altre parole, portare tutte le pecore e gli agnelli su un monte da lui indicatomi.
20. Soltanto che io, proprio non molto soddisfatto di un ordine così stravagante, non ho più rivisto né la guida né il gregge; attesi, Dio sa quanti milioni di anni, – ma invano. Volevo alla fine riportare in casa il libro al mio bel datore di lavoro, solo che il libro, probabilmente una specie di automa spirituale, se ne andò da sé, e con lui l’intero paesaggio, e infine me ne andai anch’io. Sono giunto qua, e non potevo più continuare, ho imprecato un lungo tempo, per quanto potevo, e alla fine disperai completamente, perché per tutto questo tempo non si vedeva da nessuna parte traccia di una qualche salvezza.
21. Alla fine sei arrivato tu, come un vero divino angelo della salvezza, e mi hai accolto nella tua sicura imbarcazione! Abbi tu, per questo, il mio più grande ringraziamento! Avessi qualcosa con cui sdebitarmi, come sarebbe dolce per il mio cuore che ti è eternamente riconoscente! Ma tu vedi che qui io sono più povero di tutto ciò che un uomo possa indicare come povero, e non possiedo nulla all'infuori di me stesso. Perciò accontentati, per la tua grande amicizia, del mio grazie e di me stesso, così che tu possa usarmi per un qualunque servizio!
22. O Dio, o Dio, come scorre tranquilla, sicura e veloce la tua imbarcazione sulle onde impetuose di questo mare infinito, e che piacevole sensazione! Oh, tu caro, divino amico, se adesso ci fosse qui la mia ex guida molto stupida! Allora varrebbe la pena presentartela e mostrargli quale sentimento dovrebbe avere una vera guida e un salvatore, se vuol essere anche lui tale! Io stesso una volta nel mondo ero una guida, ma – qui, taccio! – Oh, ti ringrazio! Grazie! Quanto magnificamente va quest’imbarcazione!”.
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Parole del divin barcaiolo sulla benedizione della solitudine
Una confessione per l’incoraggiamento all’auto conoscenza
1. Dopo di che, parlo Io come cordiale barcaiolo: “Deve essere molto spiacevole trovarsi a lungo sempre da solo; ma stare solo così a lungo ha anche qualcosa di molto buono! Perché si ha il tempo per riflettere su certe stoltezze, trovarle abominevoli, deporle del tutto e cacciarle via da sé. E vedi, questo vale di più che la più numerosa e brillante compagnia, nella quale si presentano sempre più cose stupide e malvagie che sagge e buone!
2. Ancora più spiacevole però, è la situazione quando, nell’isolamento, si è minacciati dal rischio di perdere la vita, anche se spesso solo all’apparenza; ma ciò nonostante, una tale solitudine è ancora mille volte meglio che la più leggiadra e più bella compagnia! Perché una tale solitudine minaccia solo un'apparente rovina che, in ogni caso, sarebbe sempre una salvezza, anche se la rovina avvenisse realmente. Nella suddetta leggiadra e bella compagnia, invece, un uomo non di rado è minacciato da mille reali pericoli, ognuno dei quali è veramente capace di rovinare completamente anima e spirito, e portarli all'inferno, da dove difficilmente si potrà trovare una via d'uscita! Perciò la tua condizione è stata sì, molto spiacevole per il tuo sentimento, ma per niente infelice per il tuo essere.
3. Poiché vedi, il Signore di tutti gli esseri ha provveduto lo stesso per te, ti ha saziato secondo la misura e lo scopo, ed ha avuto con te una grande pazienza! Nel mondo, infatti, tu sei stato un vescovo romano, cosa che Io so molto bene, ed hai assolto il servizio verso i tuoi idoli pagani alla lettera e assai scrupolosamente, sebbene interiormente non ci credessi per niente; ma una cosa così, pure secondo il tuo stesso giudizio, presso Dio è impossibile possa avere un valore, perché Lui guarda esclusivamente al cuore e alle opere sue! Inoltre eri molto superbo e avido di potere, e amavi oltremodo la carne delle donne, nonostante il tuo celibato su cui avevi giurato! Pensi davvero che queste opere possano essere gradite a Dio?
4. Anche con i monasteri ti sei dato molto da fare, e visitavi di preferenza quelli femminili, nei quali si trovavano molte e belle novizie. Allora trovavi grande piacere quando si prostravano dinanzi a te come dinanzi a un dio, e si avvinghiavano ai tuoi piedi, e tu le sottoponevi a ogni genere di prove morali, di cui alcune non sono migliori di una totale prostituzione! Pensi forse che un tale zelo morale da parte tua sia stato gradito a Dio, il Signore?
5. Quali grandi ricchezze hai posseduto nel mondo, in opposizione al comandamento di Cristo, il quale comandò agli apostoli di non avere, e non portare sacche, come pure nessun denaro, né manto né scarpe – eccetto che d’inverno – e mai due mantelli! Quali cibi raffinati c’erano sulla tua tavola, quale splendida carrozza, quali ricchissime decorazioni di vescovo ornavano la tua avidità di potere!
6. Quante volte, volendo essere l'annunciatore della Parola di Dio, dalle tribune oratorie hai giurato il falso ed hai maledetto te stesso, se questo o quello non fosse stato vero, cosa che in te, in tutta la tua vita, non hai mai creduto!
7. Quante volte ti sei macchiato da solo – ed eri nel confessionale, mentre ancora gironzolavi in te stesso, inesorabilmente severo verso i poveri piccoli, e lasciavi passare i grandi, come balza una pulce facilmente attraverso una porta della città!
8. Credi forse che il Signore ne possa avere una compiacenza? Lui, al Quale l’intera babilonia romana è un abominio della peggior specie?
9. Hai mai detto in cuor tuo: ‘Lasciate che i piccoli vengano a me’? – Oh, vedi, solo i grandi avevano un valore presso di te!
10. Oppure hai mai accolto un povero fanciullo in Nome Mio e lo hai vestito, sfamato e dissetato? Quanti ignudi hai vestito, quanti affamati hai saziato, quanti prigionieri hai liberato? – Oh, vedi, Io non conosco nessuno di questi; però hai fatto subire a migliaia una dura prigionia nel loro spirito, ed hai inflitto non poche volte ai poveri profonde ferite con le tue maledizioni e condanne, mentre concedevi ai grandi e ai ricchi, dispense su dispense, – naturalmente per denaro; gratuitamente solo qualche volta ai signori molto grandi del mondo, per fare una più grande impressione sulle amicizie mondane! Credi forse sul serio che tali opere siano state ben viste e gradite a Dio, e che tu, subito dopo la morte del corpo, dovevi essere accolto nel Cielo?
11. Io, tuo Salvatore, non dico questo per giudicarti, ma solo per farti notare che il Signore non ti ha fatto nessun’ingiustizia, se ti ha lasciato apparentemente un poco in solitudine; è stato invece molto clemente con te, perché non ha permesso che tu, subito dopo la morte, sprofondassi all'inferno, sebbene davanti a Lui lo meritassi!
12. Riflettici e non infangare più la tua guida, pensa invece, in tutta umiltà, che davanti a Dio tu non sei degno della minima grazia, e solo allora la potrai ritrovare! Se i servitori più fedeli devono considerarsi inutili e cattivi, quanto più lo devi tu che non hai mai fatto qualcosa secondo la Volontà di Dio!”.
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Confessione di sincero pentimento del vescovo Martino e sua buona volontà per la penitenza e cambiamento
1. A ciò, il vescovo dice: “O tu, mio salvatore eccellentissimo e degno di ogni ringraziamento! A questa tua rivelazione, purtroppo, non posso dire altro che: questa è tutta mea culpa, mea quam maxima culpa![6]. Poiché è tutto vero alla lettera. Ma che cosa si può fare adesso?
2. Io sento ora sicuramente il più profondo pentimento per ciò che ho fatto; ma con tutto il mio pentimento, l’accaduto non si può più considerare come non accaduto, e quindi rimangono irremovibili anche la colpa e il peccato, nei quali ci sono il seme e la radice della morte. Ma come si può trovare, nel peccato, la grazia del Signore? – Vedi questa mi sembra essere una cosa assolutamente impossibile.
3. Perciò, io penso, riconoscendo ora perfettamente di essere del tutto maturo per l'inferno, che la cosa non si possa cambiare in nessun altro modo se non che io, con una potente concessione di Dio, sia rimesso ancora una volta sulla Terra con i miei attuali sentimenti, per rimediare proprio là, quanto il più possibile, i miei errori. Oppure – giacché io ho un terrore troppo grande dell'inferno – il Signore voglia mettermi per tutte le eternità in un qualsiasi angolino, come un essere più piccolo di tutti, dove, come il più misero dei contadini su un’arida terra, io possa guadagnarmi con le mie mani il necessario sostentamento. Inoltre, rinuncerei di tutto cuore ad una qualsiasi beatitudine superiore, ritenendo me stesso troppo indegno perfino per il grado più basso del Cielo.
4. Questo è il mio sentimento; e sono certo che non è una mia opinione, poiché sento che questa è la più intima pretesa della mia vita. Non vi è neanche più nulla da fare su quel mondo completamente ottuso, perché l’andamento in generale è ora del tutto malvagio, così che diventa pressoché impossibile essere buoni; è come se uno nuotasse controcorrente.
5. I governi fanno ciò che vogliono, e la religione è usata solo come un oppio politico per il popolo comune, per poterlo controllare meglio e renderlo disponibile per le cose più disparate! Il papa stesso dovrebbe cercare di dare solo un valore spirituale alla religione, ma allora scenderebbero subito in campo, da tutte le parti, con armi e fanfare contro la sua dichiarata infallibilità. Da tutto ciò si può vedere chiaramente quanto sia difficile, specialmente per un vescovo, percorrere la giusta via della Parola di Dio, essendo egli, su tutte le sue vie e sentieri, tenuto d’occhio da una legione di sorveglianti occulti.
6. Tutto questo non toglie certamente ad un vescovo e a nessun altro uomo la libera volontà, ma quanto sia reso difficile in questa maniera il modo di agire, anzi in migliaia di casi è reso davvero impossibile – questo non sarà certamente sconosciuto al Signore.
7. Sarebbe sicuramente giusto e ragionevole e, di questi tempi, quasi necessario essere un martire a causa della Parola di Dio; ma a che servirebbe? Se ci si lascia sfuggire solo una parola sul terribile abuso che si esercita con la santissima religione, ci si ritrova in una voragine con l'ordine dell'eterno silenzio, oppure si è tolti dal mondo completamente in segreto.
8. Ora domando: che cosa potrebbe giovare a qualcuno, se volesse decisamente nuotare contro corrente, annunciando così la purissima verità, sacrificandosi per la povera, abbagliata umanità?
9. Ma se dall'esperienza si vede che non c'è proprio niente da fare in un mondo che si trova nei guai dalla testa ai piedi, e non lo si può aiutare, alla fine è addirittura perdonabile se uno grida a se stesso: ‘Mundus vult decipi, – ergo decipiatur!’[7].
10. Ora però io penso anche: il Signore vuole sicuramente rendere felice ogni uomo; ma se l'uomo preferisce del tutto l'inferno al Cielo, alla fine l'Onnipotente stesso non può impedire che questi precipiti nell'eterno pantano – nel cui caso poi, sicuramente anche il più saggio non potrebbe dire altro che: ‘Si vis decipi, ergo fiat!’[8].
11. Con questo, non voglio però minimamente scusarmi dinanzi a te e sminuire la mia colpa, quale essa è, bensì dirti solo, che ora nel mondo si è peccatori più per necessità che per volontà, cosa di cui il Signore ne dovrà sicuramente tener conto, e con indulgente riguardo.
12. Io non penso che Lui debba ritenere la mia grande colpa minore di quella che è in realtà, ma vorrei per questo una considerazione, perché il mondo è veramente mondo, col quale non si può far niente perfino con la migliore volontà; e perché alla fine si deve perdere anche la buona volontà d'aiutarlo, riconoscendo troppo chiaramente che non si può proprio aiutare.
13. Mio carissimo salvatore, non volermene; poiché ho parlato come ho compreso e riconosciuto finora. Tu lo comprenderai sicuramente meglio e m’istruirai su questo, perché intuisco, dalle tue parole, che sei ricolmo di vera, divina sapienza, e mi darai una giusta illuminazione su ciò che devo fare al fine di evitare perlomeno l'inferno.
14. Inoltre, ti assicuro che, secondo il tuo desiderio, perdono di tutto cuore la mia ex guida! Poiché ero incollerito con lui, e finora non avevo ancora capito veramente quale piano egli aveva con me! Lui ha lasciato trasparire in modo molto indefinito quale intenzione poteva avere, e questo lunghissimo abbandono della mia persona da parte sua, alla fine mi ha fatto andare su tutte le furie! Ora però è tutto passato, e così, se adesso venisse qua, grazie a te, gli getterei all’istante le braccia al collo e lo bacerei come un figlio che non vede suo padre da lungo tempo!”.
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Predica di penitenza del divin barcaiolo al vescovo Martino
1. Ora parlo nuovamente Io, nei panni del barcaiolo: “Adesso ascoltami bene, e presta attenzione a quel che ti dirò!
2. Vedi, Io so bene com’è fatto il mondo, e so anche com’era fatto in tutti i tempi. Poiché se il mondo non fosse stato malvagio, o perlomeno fosse stato solo qualche volta un po’ migliore, non avrebbe crocefisso il Signore delle magnificenze! Ma poiché la sua immensa arrogante malvagità ha fatto questo al legno verde, quanto meno avrà riguardo per i rami secchi! Perciò, per il mondo vale una volta per sempre ciò che sta scritto nel Vangelo dalla bocca del Signore, e cioè:
3. ‘In questi giorni – vale a dire nel tempo del mondo – il Regno dei Cieli ha bisogno di violenza; solo quelli che lo attirano a sé con violenza, lo possiederanno!’. Una tale violenza morale, amico, tu non l'hai proprio mai esercitata verso il Regno dei Cieli. Perciò non devi nemmeno accusare troppo il mondo, poiché, secondo il Mio chiarissimo sapere, tu stavi sempre piuttosto dalla parte del mondo che dalla parte dello spirito! Su questo punto, infatti, sei stato uno dei principali avversari di tutta l'emancipazione spirituale, un nemico dei protestanti, e li perseguitasti, per la loro presunta eresia, con odio e amarissima furia
4. Veramente, presso di te non si diceva mai: ‘Si mundus vult decipi![9]’, ma senza grazia e perdono: ‘Mundus decipi debet![10]’ – e questo: ‘sine exceptio![11]’. Io però ti assicuro che il mondo non è in nessun luogo peggiore di quanto lo sia proprio nella tua sfera, e per lo più nella sfera di quelli che sono come te! Voi siete stati in tutti i tempi i più grandi nemici della Luce, e ci sono stati tempi in cui avete eretto roghi per quelli che pensavano e vedevano anche solo un po’ più chiaramente.
5. Non i principi del mondo hanno cercato di diffondere l'oscurità presso i loro popoli, ma siete stati voi che avete condannato i principi stessi con la scomunica, se essi osavano pensare solo un po' più chiaramente di quanto sarebbe stato gradito al vostro dispotismo gerarchico e tirannico più tenebroso! Se i principi stessi sono stati qui e là tenebrosi, ciò era solo opera vostra; voi invece non siete mai stati un’opera dei principi ma, come in tutti i tempi, solo vostra stessa opera!
6. So bene che adesso è difficile diffondere la pura Luce di Dio in un paese che non ha la minima idea della Luce dall'A alla Z; ma di chi è la colpa? Vedi, di nessun altro se non di voi stessi!
7. Chi vi ha fatto erigere templi idolatri e i peggiori altari di pietra? Chi ha ordinato il vostro cosiddetto servizio divino latino? Chi ha inventato la remissione dei peccati? Chi ha bandito le Scritture di Dio e introdotto al loro posto le leggende più assurde e false dei cosiddetti santi? Chi le reliquie? Chi i milioni di ogni genere d’immagini sacre e opere d'intaglio? – Vedi nessun altro, nessun imperatore e nessun principe, bensì voi! Voi soltanto siete stati, in tutti i tempi, gli artefici della più fitta oscurità, per potervi carpire per il vostro scettro, ogni specie di grandi e piccoli.
8. I principi, per lo più sono colmi di fede timorata, e obbedienti al vostro insegnamento, ma tu che eri versato nelle Scritture, dimmi: che fede era la tua? E a chi prestavi obbedienza? Quanto hai pregato, senza essere stato pagato per farlo?
9. Dimmi, puoi aspettarti da Dio, dopo di tutto questo, una qualche considerazione? Poiché non il mondo ha influenzato te, ma solo tu hai reso il mondo che ti circondava, assai peggiore di quanto non lo fosse prima!
10. Io però ti dico: per quanto riguarda il martirio che hai addotto, così ti saresti piuttosto fatto crocifiggere mille volte dall’amore avido di regnare per la notte, che una volta sola per la pura Luce di Dio! Ma avresti avuto anche poco da temere dai principi, se avessi fatto annunciare la Luce, e ancora meno dai loro soldati. Poiché io so fin troppo bene quanto ti sei opposto ai principi, disprezzando e condannando, quando questi si opponevano alle tue assai assurde pretese, contrarie ad ogni dignità umana e fraterna!
11. Vedi, Mi sono noti anche pochi esempi di principi che hanno messo in prigione dei sacerdoti veramente illuminati che si dedicavano al puro insegnamento di Dio, oppure addirittura – e questa è una grave accusa dinanzi a te – spediti nel mondo dello spirito! Mi sono invece noti un gran numero di esempi provanti che solo voi lo avete fatto a quelli che hanno osato vivere puramente secondo la Parola di Dio!
12. Chi qui è accorto come un serpente e, oltre di ciò, mansueto come una colomba, percorre così le vie del Signore. Credi tu, forse, che il vecchio Dio sia diventato più debole di com’era al tempo degli apostoli, e quindi non sia più in grado aiutare chi è oppresso dal mondo?
13. Oh, vedi, potrei indicarti, oltre a Lutero, ancora una gran quantità di fratelli che, in tempi assai tenebrosi, hanno osato ugualmente confessare la pura Parola di Dio davanti a tutto il mondo. E vedi, i principi del mondo a nessuno hanno staccato la testa dal corpo; ben però andava peggio a chi, di spirito più puro, capitava nelle vostre mani!
14. Spero ora ammetterai che qui, dove non vale nient'altro che la pura verità, unita all’Amore eterno, non si potrà ottenere nulla con tutte le tue giustificazioni, eccetto che con l'unico mea quam maxima culpa! Solo questo è giusto; tutto il resto non vale niente dinanzi al Signore! Perché dovrai pur ammettere che Dio conosce il mondo in tutte le sue fibre più piccole fin dall'eternità, meglio di quanto non lo possa mai conoscere tu! Perciò sarebbe anche la più grande sciocchezza se tu volessi esporre al Signore Iddio, per tua discolpa, come esso è fatto; anche se sostieni che non lo dici per tua discolpa, ma solo perché il Signore debba avere riguardo di te, – senza pensare che tu stesso sia stato un principale guastatore del mondo!
15. Fino al punto in cui meriti riguardo come prigioniero del mondo, non ti sarà sottratto nemmeno un capello; ma in tutto ciò di cui ora lo accusi, non meriti proprio nessun’attenzione! Ciò di cui il mondo ti è debitore dinanzi a Dio, sarà rimosso con un piccolo conto. Ma la tua colpa non scorrerà via così presto, sempre che tu stesso non la confessi pentendoti e riconoscendo anche che non tu – che sei stato e sempre sei malvagio – ma solo il Signore può rimediare a tutto e rimettere la tua colpa.
16. Hai ben una gran paura dell'inferno, perché nella tua coscienza te ne reputi degno, e pensi che Dio ti getterà là dentro come una pietra in una voragine. Però non consideri che tu solo temi il tuo immaginato inferno, ma in quello vero hai un gran compiacimento, e non ne vuoi uscire pienamente!
17. Guarda, tutto ciò che hai pensato finora, era, più o meno, inferno nel vero senso della parola! Poiché dove appare ancor solo una piccolissima scintilla di egoismo e presunzione, e dove s’addebitano ad altri le proprie colpe, là è inferno! Dove il senso carnale non è ancora stato volontariamente bandito, là è ancora inferno! In te, infatti, c’è ancora tutto questo; quindi, ancora sei molto immerso nell’inferno! – Vedi, quanto è vana la tua paura!
18. Il Signore, però, che ha pietà di tutti gli esseri, vuole salvarti da questo – e non, secondo la tua maxima romana, condannarti ad entrarvi ancora più profondamente! Perciò, in futuro, non affermare più che, a chi vuole andare a tutti i costi all’inferno, il Signore dica: ‘Se proprio vuoi andare all’inferno, sia fatto come vuoi tu!’.
19. Vedi, questa è una affermazione molto scellerata da parte tua! Tu sei proprio uno che già da molto tempo non vuole rinunciare all'inferno! Quando mai hai sentito un tale giudizio su di te da parte del Signore?
20. Rifletti bene su queste Mie parole, e seguile in te; allora Io guiderò questa barca così che ti porti dal tuo inferno al Regno della Vita. Così sia!”.
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Confessione del vescovo Martino
Sua decisione di rimanere presso la sua guida e salvatore
L'angelo Pietro, quale terzo nel patto
1. Ora parla il nostro uomo: “Oh, caro amico, devo purtroppo confessarti apertamente che le cose con me stanno esattamente così come me le hai ora esposte, senza tacere i miei peccati. E riconosco di non poter avanzare la minima giustificazione, perché tutto riguarda soltanto me! Ma solo questo vorrei ancora sapere da te: dove mi porterai adesso, e quale sarà il mio destino eterno?”.
2. Risponde il barcaiolo: “Interroga il tuo cuore, l’amor tuo! Che cosa ti dice? Qual è il suo desiderio ardente? Se questo ti ha risposto in base alla tua vita interiore, allora hai già deciso in te il tuo destino, poiché ognuno è giudicato secondo il proprio amore!”.
3. Dice il vescovo: “O amico, se fossi giudicato secondo il mio amore, allora capiterei dove solo Dio lo sa! Poiché nel mio stato d’animo succede proprio come ad una ragazza fanatica di moda che, in una bottega terrena, davanti a centinaia di tessuti alla moda qui e là decorati con disegni, alla fine non sa quel che deve scegliere!
4. Secondo il mio più intimo sentimento vorrei essere presso Dio, il mio Creatore. Poi però s’interpongono i miei molti e grandi peccati, e allora considero un tale desiderio puramente impossibile!
5. Inoltre, penso già di nuovo a quelle pecore e agnelli di questo stravagante mondo dello spirito; con una tale pecora non sarebbe proprio sgradevole vivere per l’eternità! Ma poi una voce interiore mi dice di nuovo: ‘Questo non ti porterà in eterno vicino a Dio, ma ti allontanerà sempre di più da Lui!’. – E con ciò, anche questo mio pensiero prediletto sprofonda nell’abisso di questo mare!
6. Di nuovo mi viene il pensiero di vivere in un qualunque angolino di quest’eterno mondo dello spirito, come un modestissimo contadino, e di avere almeno una volta la grazia di vedere Gesù, anche se solo per pochi istanti! Allora però mi ammonisce di nuovo la mia sfrenata coscienza: ‘Di questo non sei degno in eterno!’, – e sprofondo nuovamente nel mio nulla, con tutto il carico dei peccati dinanzi a Lui, al Santissimo!
7. Solo un pensiero mi si presenta meno difficile e impossibile da realizzare, e devo confessare che questa è ora la mia idea preferita: cioè di stare con te dovunque tu sia, e restarci per l'intera eternità! Anche se nel mondo potevo soffrire meno di tutto proprio quelli che osavano dirmi in faccia la verità, tuttavia, proprio per questo, ora sono affezionato a te sopra ogni cosa, perché mi hai detto apertamente in faccia ciò che è vero, come un giudice molto saggio ma dolcissimo nello stesso tempo. E con quest’idea preferita, rimarrò anche per l'eternità!”.
8. Soggiungo Io: “Ora va bene, se questo è il tuo amore predominante, puoi essere subito accontentato, ma di questo dovrai convincerti in seguito ancora più profondamente! Vedi, non siamo più lontani dalla riva, e tanto meno dalla Mia capanna. Il Mio lavoro lo conosci già, sono una guida nel pienissimo senso della parola! Tu dividerai quest’occupazione con Me; il salario per i nostri sforzi lo darà il nostro pezzetto di terra che noi lavoreremo solerti, secondo la possibilità nei momenti liberi da faccende. E ora guardati intorno, accanto a te troverai ancora qualcuno che starà fedelmente con noi!”.
9. Il vescovo, per la prima volta in questo viaggio sul mare, si gira e riconosce subito l'angelo Pietro; gli si getta al collo e lo prega di perdonarlo per gli insulti fattigli.
10. Pietro risponde con lo stesso amore e si congratula col vescovo per la scelta che ha fatto dalla profondità più intima del suo cuore.
11. La barca giunge ora a riva, dove è fissata ad un paletto, e tutti e tre entriamo nella capanna.
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Nella capanna della guida
La colazione mattutina benedetta e ringraziamento di Martino
Suo nuovo lavoro con i pescatori
1. Finora è stato sempre più buio che chiaro, nella capanna l'oscurità comincia a dissiparsi sempre di più, e un gradevole crepuscolo allontana un po’ alla volta la notte precedente – naturalmente solo agli occhi del vescovo, poiché davanti ai Miei occhi (del Signore) e a quelli dell'angelo Pietro, è sempre stato il più luminoso, eterno, imperituro e immutabile giorno!
2. Che però ora cominci ad albeggiare anche davanti agli occhi del vescovo, è dovuto al fatto che nel suo intimo è iniziato a emergere l'amore, dopo che, con la Mia grazia, egli ha espulso volontariamente da sé un gran numero di impurità terrene, e continua ancora a farlo.
3. “Ma cosa succede ora nella capanna?”, vi chiederete voi. – Abbiate pazienza, presto sarà esposto da Me l’ordine di servizio che d'ora in poi il vescovo dovrà seguire, dopo che si sarà rifocillato un po’ col Mio Pane della Vita. Voi, infatti, comprenderete facilmente che l'uomo debba essere sicuramente molto affamato, perché in tutta la sua vita nel mondo, come anche qui nel brevissimo periodo di sette giorni naturali, anche se a lui sono sembrati incredibilmente lunghi, non ha mangiato a questa tavola del verissimo nutrimento, e non ha mai gustato il Pane della Vita. Perciò dobbiamo permettergli, come usate voi dire, di darci dentro un pochino, vale a dire, lasciar placare prima la grande fame.
4. Vedete, come mangia un pezzo di pane dopo l'altro, e per di più com’è commosso fino alle lacrime, e ora esclama:
5. (Il vescovo Martino:) “O tu, mio prediletto amico e ora, capo servizio in eterno, quanto immensamente bene si sta presso di te! Accetta intanto il mio più fervido ringraziamento, e presentalo nel tuo cuore anche a Dio, il Signore. Perché la mia lingua è eternamente indegna di presentare davanti al Signore una preghiera di ringraziamento, essendo io, davanti a Lui, certamente un grandissimo e rozzo peccatore.
6. Così, così; ah, questo era buono! Oh, l’inconcepibile tempo della mia fame, della mia sete e della mia interminabile notte! Oh, grazie, grazie a te, il più grande ‘grazie’ a Dio, il Signore, poiché ha permesso di salvarmi per mezzo tuo; e adesso anche mi sazi, e sto così bene, tanto da sentirmi come se fossi appena nato! – E guarda: guarda! Si fa anche completamente chiaro come in un mattino di primavera, quando il Sole sta per sorgere! Oh, quanto è magnifico qui adesso!
7. O carissimo amico, e anche tu, mia vecchia e prima guida, poiché ora sono completamente sazio, fatemi fare qualche lavoro, affinché io possa – anche se in misura alquanto minima in confronto alla vostra immensa beneficenza verso di me – manifestarvi il mio grande amore per voi con la diligenza delle mie mani!”.
8. Rispondo Io: “Vieni con noi fuori dalla capanna e avremo subito del lavoro in quantità! Vedi, siamo già di nuovo all'aperto e in riva al mare! Là si trovano le reti da pesca: va’ col fratello e portale qui a bordo; poiché il mare oggi è quieto, e faremo una buona pesca!”.
9. Svelti i due portano tre buone nasse da immersione e una rete da strascico; le caricano subito a bordo, dopo di che il vescovo pieno di gioia dice: “Ah, questo è ben un lavoro divertente! Così mi piace il mare; ma quando vicino alla sua molto traballante sponda aspettavo la mia fine, allora sembrava terribile!
10. Ma allora, qui nel regno dello spirito ci sono anche pesci? – In verità, di questo, io non ne avevo mai sognato qualcosa nel mondo!”.
11. Rispondo Io: “E che pesci! Ti sembrerà abbastanza strano il lavoro, specialmente perché qui il nostro compito è di svuotare il mare completamente dai pesci. E per questo non dovrai perderti di coraggio, andrà tutto bene. Come si dice, ci vuole pazienza, coraggio e grande fermezza virile per questo!
12. Si presenteranno molti pericoli, e non raramente ti sentirai perduto. Allora guarda Me, e fa’ ciò che faccio Io, così procederà tutto per il meglio e a nostro grande vantaggio! – Perché per ogni cosa buona ci vuole fatica, pazienza e costante lavoro! Liberate ora la barca dal paletto, e spingiamoci subito fuori in alto mare”.
13. I due sciolgono la barca, e un vento che soffia da levante la spinge in alto mare, veloce come una freccia.
14. Durante il viaggio il vescovo dice nuovamente: “Oh, perdinci, perdinci! Amici, qui il mare deve essere terribilmente profondo, l'acqua, infatti, sembra nera quasi come il carbone! Se la barca dovesse affondare, che cosa ne sarebbe di noi?”.
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A pesca
1. Rispondo Io: “Amico, niente paura, perché siamo sulle acque per faccende buone e potranno essere profonde quanto vogliono, non abbiamo niente da temere! Prestate ora attenzione: gettate la rete a strascico! Là, dove l'acqua ondeggia potentemente, c’è un pesce enorme! Svelti, che non ci scappi!”.
2. I due gettano la rete, e appena questa si stende nell'acqua vi s’impiglia subito un pesce mostruoso. E poiché non può rompere la robusta rete, trascina con sé la barca, veloce come una freccia, sulla superficie dell'acqua senza mai fermarsi, trascinandola sempre più inferocito.
3. Il vescovo, spaventatissimo, grida: “Oh, per l'amor di Dio, che cosa succede? Siamo perduti! Il mostro riempie la rete solo con la metà della testa! Il suo corpo si stende Dio sa per quale distanza in acqua, e sicuramente è tre volte più grande della nostra barca! Se anche riuscissimo ad ucciderlo, dove potremmo andare con una tale zavorra? – Oh, oh, sempre più inferocito sta trascinando velocemente la barca al ... oh, Dio ci aiuti!”.
4. Interviene ora Pietro: “Non essere infantile! Lascia correre il pesce dove e fin quanto gli fa piacere! Finché ha la testa nella rete, non s’inabisserà, lo so da vecchio pescatore. E quando avrà corso fino all’esaurimento, si calmerà, e per noi sarà un gioco sopraffarlo e trascinarlo a riva! Guarda là – il pesce corre diritto alla riva; allora sarà già alla fine con la sua la sua corsa!
5. E poi, hai dimenticato quel che ha detto il nostro amatissimo Maestro? – Vedi, Lui è tranquillo, perciò lo saremo anche noi! Ma quando ordinerà: ‘Ora fate come Me, le mani all’opera!’, solo allora bisognerà muoversi come Lui ordina. Perché sopra di Lui non c'è nessun maestro nell'arte della pesca. Ora però sta attento, il momento della nostra attività subentrerà presto!”.
6. Adesso intervengo Io: “Pietro, tu prendi il grande arpione e colpiscilo forte dietro la mascella! E tu, amico Martino, salta svelto a terra, afferra energico la fune dalla barca e tirala a riva! Fissala velocemente al palo disponibile, balza poi di nuovo a bordo, prendi il secondo arpione e fa’ ciò che ha fatto Pietro! Poiché vedi, il mostro ha raggiunto la giusta stanchezza e ora ce ne impadroniremo facilmente! Quindi svelto!”.
7. Il vescovo fa in tutta fretta come gli è stato ordinato. La barca è fissata ed egli è subito di nuovo a bordo. Afferra l'arpione e colpisce con precisione e forza dietro l'altra mascella, e così il mostro è ben assicurato.
8. E ora Io, il Signore, ordino: “Scendete a riva, portate la grossa fune alla quale è fissato un pesante e acuminato arpione da lancio; è già pronto, là, vicino alla capanna! Io, nel frattempo, porterò il pesce più vicino a riva con i due arpioni, dove poi dovrete lanciare velocemente l’arpione sulla testa del mostro. E tu, amico Martino, non devi spaventarti se il pesce farà alcuni poderosi movimenti che a te sembreranno di certo spaventosi. Forza e coraggio, e tutto andrà bene! Perciò, nelle Mie mani i due arpioni, e voi svelti all'opera!”.
9. Tutto si svolge con precisione. Quando però il pesante e acuminato arpione penetra nel vivo del pesce, questi comincia a torcersi e a impennarsi terribilmente (per il vescovo Martino). Così facendo spinge potenti flutti a riva, in modo che Martino, il nostro novello pescatore, è completamente sommerso dall'acqua; ma ciò che a lui dà ancora più fastidio, è che a volte le fauci del pesce con mille denti gli si avvicinano per addentarlo mentre tiene la fune. Ha molta paura, ma ora più per Me che per se stesso, vedendo come il pesce, con la sua potente coda, ha sollevato già alcune volte la barca fuori dell’acqua per poi scaraventarla giù di nuovo.
10. Pietro però gli dice: “Tieni duro, fratello! Raccogli tutte le tue forze, altrimenti il terribile mostro ci trascinerà nelle profondità del mare, dove proprio non ci andrebbe nel migliore dei modi!”.
11. Dice il vescovo Martino: “O fratello, se solo potessi star dietro di te! La bestia cerca continuamente di afferrarmi, e il nostro Maestro me la spinge ancora di più sotto il naso, dove questo terribilissimo mostro, proprio davanti alla mia testa, spalanca le sue fauci tre buone Klafter e poi le chiude di nuovo tanto potentemente che mi getta in faccia almeno cento secchi d'acqua!
12. Ah, questo è un lavoro tremendamente pesante, e molto pericoloso! Quest’attività è troppo brutta addirittura per degli schiavi da galera! – Oh, oh, mm, mm, mm– brrr, brrr, – ah – ah, – di nuovo un carico pieno d'acqua in faccia! Annegherò, se la bestia mi sputerà ancora una volta addosso. Ohi – ohi, le fauci già si aprono di nuovo! No, non resisto più! L'acqua è così terribilmente gelida che sento freddo come se fossi coricato completamente nudo sul ghiaccio! Ora cercherà di nuovo di acchiapparmi!”.
13. Gli esclama Pietro: “Allora prendi il puntello e puntagli le fauci, così non potrà morderti!”.
14. Risponde il vescovo: “Dai qua! È già dentro come si deve! – Oh, bestia prepotente, ora ti passerà la voglia di acciuffarmi! Hai avuto davvero una buona idea; solo che avresti dovuto averla prima di un paio di dozzine di boccheggiate! Ma va bene anche così”.
15. Adesso parlo Io dalla barca: “Bene così! Adesso fissate la fune con l’arpione al palo e svelti, salite di nuovo a bordo! Il pesce è già nostro, non ci scapperà più! Noi invece prepareremo subito la nostra barca per andare in alto mare, forse presto faremo una pesca ancora migliore!”.
16. I due fanno velocemente ciò che è stato loro ordinato. Il vescovo Martino, per la verità, si gratta dietro l'orecchio, perché, in un certo senso, ne avrebbe abbastanza; ma nonostante ciò fa velocemente ciò che gli è stato ordinato da Me.
17. Ora entrambi sono già di nuovo sulla barca, la quale riparte veloce come una freccia.
18. Io però, nel frattempo, faccio al vescovo Martino quest’osservazione “Amico, qui ti devi abituare ad essere sempre di buon’umore. Poiché a chi fa il lavoro malvolentieri, l'opera riesce difficilmente bene! Perciò pazienza, coraggio e costanza; la gioia arriva solo a lavoro compiuto!
19. Sì, mio caro amico, qui nel regno dello spirito non è come si sbraita spesso nel mondo con il tuo Requiescant in pace![12], bensì: ‘lavora, finché è ancora giorno!’. Basta già riposare durante la notte, durante la quale nessuno può lavorare! Quando avevi la notte, eri anche tu senza lavoro; ma poiché anche per te è spuntato il giorno, allora anche tu devi lavorare – poiché il Regno di Dio è un regno operoso e non un regno dell'ozio e di preghiere d’ufficio! Perciò, solo rinnovato coraggio!
20. Guardate, là verso settentrione, dove sulle acque sosta ancora un forte crepuscolo! Là l'acqua è molto agitata, ma poiché non c'è vento né qui né là, il motivo di questo movimento ondeggiante non può essere altro che un poderoso grosso pesce! Perciò veloci in quella direzione, e tutte le mani all'opera; questo pesce dovrà ripagare essenzialmente la nostra fatica!”.
21. Interviene il vescovo Martino: “O amico, questo, con l'aiuto del diavolo, ben ci darà il colpo di grazia. Ma a cosa servono qui nel regno dello spirito tanti e così stravaganti grossi pesci? Esiste dunque anche qui il digiuno, durante il quale si può mangiare solo carne di pesce? Oppure la carne e il grasso di questi pesci sono forse anche qui spediti e commercializzati?”.
22. Rispondo Io: “Ora, svelti, che ognuno prenda una spada; poiché questo pesce è un’idra a dieci teste! Il mostro ci ha visto e punta diritto verso di noi. Tu, Pietro, sai già come questi pesci si catturano; invece tu, vescovo Martino, fa ciò che farà il fratello! Quando quest’idra a dieci teste si affaccerà a bordo con le sue teste, allora si potrà colpire velocemente, finché tutte le teste non saranno stroncate dal lungo corpo di serpente; il resto lo farò poi Io! Il mostro è qui, colpite dunque!”.
23. Vedete, Pietro con la sua spada affilata, il che suscita l’orrore del vescovo Martino, taglia una testa dopo l'altra dal nero corpo della raccapricciante idra a scaglie corazzate, o piuttosto, dal collo, poiché dal corpo escono anche dieci colli, su ognuno dei quali poggia una testa. Ma il nostro vescovo Martino non sa ancora bene dove colpire per centrare una testa, perché per la paura non vede quasi nulla e tiene gli occhi più chiusi che aperti.
24. Ora Pietro ha appena tagliato la decima testa proprio al decimo collo! Fiotti di sangue escono dal mostro. Il mare tutt'intorno è colorato di sangue, e il vescovo è molto agitato a causa della violenta furia della bestia ora decapitata del tutto, bestia che ai suoi occhi misura una larghezza di 111 Klafter[13], e altrettanto in lunghezza.
25. Ora parlo nuovamente Io ai due: “Pietro, rimetti la spada di nuovo al suo posto e passami il grande arpione, affinché Io lo lanci nel ventre del mostro e lo tragga qui! Tu invece, Martino, prendi il timone e punta sul settimo grado a levante, e presto saremo di nuovo a riva con quest’eccellente pesca!”.
26. Tutto avviene secondo il più grande ordine, e la barca, che si trascina dietro il bottino, si avvicina a gran velocità alla ben nota riva.
27. Quando la barca è già molto vicina alla riva, il vescovo Martino sbircia con preoccupazione quel che sta facendo il primo grosso pesce. Ma si stupisce non poco, quando non ne scorge più nessuna traccia, e dice subito:
28. “Ma, ma, ma, cosa mai è questo? Ecco, questo secondo mostro ci ha tolto quasi tutte le forze vitali per catturarlo, ucciderlo e trascinarlo fin qui, e dopo tale e tanta fatica, la prima pesca è andata in fumo! Mi sembrava, infatti, che l'avessimo legato un po' troppo lento!
29. Ahi, ahi, questo è certo un disastro! Quella bestia ci è costata talmente tanti sforzi, e ora, dopo tutti i nostri pericoli e la fatica, non abbiamo più nulla! Cari amici, questo bottino lo dobbiamo fissare un po’ meglio, altrimenti perderemo anche questo, se andremo di nuovo a pesca!”.
30. Risponde Pietro: “Non preoccuparti per niente; il primo pesce è già a posto! Perché qui ci sono anche altri lavoratori che sanno già cosa devono fare, quando portiamo loro una pesca! Ora però, giacché ci troviamo già a riva, salta giù e lega la barca. Io e il Maestro, invece, tireremo a riva il grosso bottino!”.
31. Il vescovo Martino, un po' sorpreso, fa subito ciò che Pietro gli dice; noi invece, davanti ai suoi occhi, facciamo ciò che Pietro gli ha detto.
32. Il secondo bottino è già assicurato, e Io dico: “Visto che questa pesca è riuscita bene, abbiamo portato a termine il lavoro principale; perciò ora pescheremo con le nasse da immersione i pesci più piccoli che, dall'acqua, getteremo a riva! Poiché i due mostri più grandi li abbiamo uccisi, e di questi non ve ne sono più in queste acque, dedichiamoci, sempre di buona voglia, a un lavoro più facile! Saliamo di nuovo a bordo e vediamo come ci andrà con la pesca più piccola!”.
33. Così accade come Io ho ordinato. I due mettono in acqua le nasse da immersione e Io guido la barca. Il lavoro procede bene; ogni pescata riempie le nasse con diversi tipi di pesci che i due gettano agilmente a riva; i pesci, però, come toccano riva, subito svaniscono.
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Preoccupazioni del vescovo Martino sull'inutile lavoro
Buona risposta di Pietro con accenni sulle funzioni vuote e insulse di un vescovo romano
1. Questa scomparsa dei pesci, quanto più si protrae, tanto più comincia a innervosire il vescovo Martino, al punto che egli, stizzito, inizia a mormorare tra sé e sé: “Che lavoro assurdo è mai questo! Sono già quasi completamente sfinito dal levar pesci e gettarli a riva, e tutto questo per niente, e di nuovo per niente. Perché non ne rimane uno! Tutti si dissolvono come burro al Sole! Non è questo notevolmente sciocco? No, questo è un lavoro straordinariamente idiota!
2. Devo controllare meglio dove vanno a finire questi pesci così velocemente! – Hm, hm, non riesco a scorgere nulla! – Di nuovo un lancio del mio collega, e non rimane niente in questo regno delle cose eterne! Una bella eternità – questa! Almeno sulla Terra rimane non molto di ciò che è stato; ma del tutto niente, così come qui, non se ne parla proprio, perché qui non rimane davvero nulla di ciò che una volta ha avuto esistenza!
3. Già mi rallegravo di un ottimo salmone, di uno storione o di un altro pesce, ma quest'aria del mondo spirituale consuma tutto con precisione, e sembra molto prevenuta contro i pesci. Con ciò, si caverà fuori assai poco! Va bene che non ho ancora fame, ma un discreto appetito si sta profilando, e il pensiero di un salmone ben cotto mi fa venire l'acquolina in bocca!
4. Qui è, in ogni modo, milioni di volte meglio che il mio stato precedente; ma questo lavoro all’aria aperta di pescatore, non sarà neanche male per tutta l'eternità! Ed è anche strano come qui già da un bel po’ di tempo albeggi, ma non si vede sorgere nessun sole!
5. Che strano mondo, che modo insolito di essere! Si può prenderlo e osservarlo come si vuole, in ogni caso è, e rimane stupido! Questi miei unici amici sono certamente molto saggi nelle loro parole, ma in compenso più sciocchi nell'operare! Si prenda solo tutta questa pesca senza scopo! Che lavoro insipido e sciocco, eppure i due lo fanno come se da questo dipendesse la salvezza dell'eternità! Ma che cosa devo fare? Non ho niente di meglio da aspettarmi, e allora, nel nome di Dio, deve andar bene così! Perciò peschiamo allegramente questi pesci eterei; forse, in seguito, ne uscirà pur qualcosa!”.
6. Domanda Pietro al vescovo Martino: “Che cosa mormori da solo? Sei già stanco?”.
7. Risponde il vescovo Martino: “Stanco, amico, non lo sono proprio, ma ti devo confessare apertamente che questo lavoro mi sembra un po’ ridicolo, anche se sono più che convinto che tu, e in particolare il nostro Maestro, siate uomini molto saggi!
8. Guarda un po’: stiamo lavorando già da un bel pezzo solo per l’aria, oppure, ancor meglio, per niente! Il primo grande pesce è sparito, e il secondo a dieci teste? Di questo non vedo più nulla! Questi pesci piccoli scompaiono addirittura nell’aria ancor prima di toccare il suolo! Domando: ‘A cosa serve un tale lavoro senza senso?’.
9. Io ben vi riconosco come uomini molto saggi, e questo lavoro avrà anche uno scopo molto saggio, ma fammi capire un pochino: perché eseguiamo questo lavoro, per ciò che pare vuoto al massimo? A cosa serve, o a che cosa servirà?”.
10. Gli risponde Pietro: “Guarda, guarda, il caro amico e fratello! Quando eri un vescovo nel mondo, dimmi: quanti lavori ancora più vuoti hai fatto tu? Avrebbe forse potuto chiederti qualcuno a che cosa, in verità, servivano, e se ci tenevi veramente, come per esempio al battesimo della campana, alla consacrazione dell'organo, ai vari cosiddetti abiti vescovili?
11. Quale significato e forza avrebbero l'ostensorio, il mantello, la veste da coro, la stola, i paramenti da messa, il camice da predica, le immaginette e mille altre cose ancora? Quale forza si trova nelle diverse tonache monacali? Perché, una e la stessa immagine di Maria è più miracolosa delle altre? Perché Floriano è per il fuoco e Giovanni Nepomuk per l'acqua, sebbene entrambi siano stati gettati nell’acqua: l'uno nel Danubio nell'alta Austria presso Linz, l'altro nella Moldavia in Boemia, presso Praga?
12. Perché tra i quattordici santi ausiliari non si trova anche Gesù? E perché nelle litanie ‘prega per noi’ è prima invocata la misericordia di Dio, e poi gli oranti si rivolgono ai santi per la loro intercessione? Perché prima si rivolgono a Dio e in seguito ai santi? Vogliono forse impietosire Dio per far sì che possa ascoltare i santi? Ma se possono già in principio impietosirLo, per quale ragione invocano poi i santi?
13. Perché nel cosiddetto rosario, Maria è invocata dieci volte, e Dio una sola volta con la preghiera del Signore? Perché nelle chiese si trovano in abbondanza crocefissi grandi e piccoli, di legno e di metallo, e poi almeno altrettante immagini di Maria in tutte le forme possibili?
14. Quale differenza c'è tra una funzione solenne e una silenziosa messa ordinaria per lo spirito? Quando avrebbe istituito Cristo, Pietro oppure Paolo, questo cosiddetto sacrificio incruento al quale sono attribuiti prezzi in denaro così differenti? Come deve essere costituito il Cuore di Dio, se può trovare un così gran piacere nel veder macellare Suo Figlio giornalmente milioni di volte?
15. Come vedi, mio caro amico, quale numero infinito di occupazioni completamente vuote e perfettamente insulse hai compiuto tu nel mondo, senza che tu stesso abbia mai creduto in esse! E davvero, in questa pesca completamente inutile, non ti è mai venuto in mente, per lo meno, di domandare a te stesso: ‘Per che cosa ho fatto tale lavoro senza senso?’. Mi è stato pagato! Dirai! Bene, anche qui non dovrai lavorare gratuitamente! Che cosa vuoi di più?
16. Io però ti dico che questo lavoro non è completamente privo di contenuto, così com’era il tuo lavoro terreno! Perciò in avvenire non mormorare più in te, ma parla apertamente di ciò che ti preme, allora porremo presto fine alla nostra inutile pesca! Ma finché continuerai a fare come un mercante romano di misteri, noi avremo da pescare ancora a lungo; e la pesca sarà nuovamente distrutta, come il nostro insegnamento nel tuo cuore! Comprendi questo! Ora prendi di nuovo la tua nassa da immersione e continua a lavorare con diligenza!”.
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Rispondenze spirituali della pesca
Composizione dell'anima
Scuse di Martino e parole ammonitrici del Signore
1. Il vescovo fa come gli è stato consigliato, e dice: “Ecco, adesso mi sento già più leggero, sapendo almeno un po’ perché faccio un lavoro, e a che cosa serve alla fine un'attività apparentemente priva di senso!
2. Per quanto ho potuto capire dalle tue parole, questi pesci rappresentano le mie stoltezze: i grandi, le mie da vescovo; e i piccoli, le mie innumerevoli follie minori. Ma come le mie differenti mascalzonate siano diventate pesci, grandi e piccoli di questo mare, io proprio non riesco a capirlo!
3. Questo mare proverrà di sicuro dal diluvio universale, le cui acque hanno accolto in sé anche la pesante quantità dei peccati mortali del genere umano, tra i quali si sono trovati anche i miei in anticipo! In questa maniera, sì, posso dare un qualche significato alla cosa, ma in altro modo proprio no!
4. Ma il perché qui, in quest’assoluta acqua del diluvio universale, i peccati si riproducano proprio come pesci d’ogni tipo, questo, naturalmente, oltrepassa l’orizzonte assai limitato delle mie conoscenze! Invece, l'Onnipotente che ha conservato queste antiche acque del diluvio universale in quest’eterno bacino senza fine per il mondo degli spiriti, ne vedrà di certo chiaramente la ragione!
5. Perciò ora non voglio più indagare ulteriormente, ma solo pescare con diligenza, affinché la mia parte di peccati possa essere tolta quanto prima possibile da queste acque!”.
6. Ora intervengo Io: “Così va bene, sii solo diligente, amico! Vedi, nessun albero cade con un colpo solo, ma con la pazienza, alla fine, tutto si può superare! Qui in verità non ci sono le acque di Noè, e ancor meno i pesci che noi leviamo fuori sono da considerarsi come tue anticipazioni di peccati nel diluvio universale. Queste acque sono invece di certo un diluvio, tuttavia non derivante dall’anticipazione dei tuoi peccati, bensì da tutti i tuoi peccati commessi realmente nel mondo!
7. Ma che i tuoi peccati sembrino prender forma in differenti forme di pesci e in forme di altri mostri marini di specie grandi e piccoli, ha per base che ogni peccato produce un’inabilità dell'anima. E quest’inabilità disperde in essa le infinite molte cose preesistenti lacerate, le quali presero l’origine nell'acqua e sono perfezionate nel fuoco dell'amore di Dio nel cuore dell'uomo, per una perfetta rassomigliante simmetria divina.
8. Negli anni della tua infanzia ti è stata data fisicamente l’anima ben completa nel tuo corpo, per la formazione dell'uomo sulla Terra. Ma poiché non hai vissuto secondo l'Ordine di Dio, ma solo secondo quello animale, dal quale prende origine l'anima, allora hai perduto anche molto della e nella tua anima. E vedi, ciò che era perduto lo dobbiamo ora ripescare dalle acque dei tuoi peccati e, con ciò, riparare i danni inferti a lei! Fatto questo, solo allora potremo procedere a occuparci del tuo spirito e della sua unificazione con te! Perciò, sii ora diligente e paziente, allora capirai presto quel che deve fare qui una vera guida!
9. Poiché questi animali marini rappresentano le tue azioni che erano dei veri e propri peccati, così anche svaniscono quando sono portati alla Luce di Dio. E con ciò si avvera quanto è scritto:
10. ‘Il Regno di Dio è da paragonarsi ad un pescatore che catturò molti pesci nella sua rete. E quando tirò la rete fuori delle acque, trattenne i buoni; i guasti invece li rigettò di nuovo in mare per la perdizione’.
11. Noi abbiamo ora già tirato fuori molte delle tue azioni sotto forma di pesci d’ogni specie, e vedi, essi non hanno nessuna consistenza nella Luce di Dio. E cosa vuol dire questo? – Che tu li consumi a causa della tua anima rovinata, affinché questa possa giungere di nuovo alla sua forma completa!
12. Ma quando, ci saranno nelle tue acque anche delle azioni permanenti? Fa’ in modo che il tuo cuore ne diventi colmo, e risvegliati nell'amore! Finché in te non sentirai amore per Dio, ci sarà ancora da far molto lavoro a vuoto per le tue mani.
13. Ricordati di questo, e sappi dove alla fine si deve arrivare. Allora lavorerai col giusto pentimento, umiltà e pazienza, per raggiungere una vera méta e, per mezzo di questa, alla visione chiara e al vero e proprio giudizio, e da questo… alla grazia! Così sia!”.
14. Il vescovo Martino riflette su queste parole e continua a lavorare. Dopo un po’ si rivolge di nuovo a Me e dice: “Ascolta, mio caro Maestro, tu che sei in grado di vedere attraverso la mia vita terrena, come un orafo vede un diamante, secondo il tuo carattere mi sembri molto amabile; nel meritato rimprovero invece sei più implacabile della più nuda verità stessa!
15. Di certo è fin troppo vero che tutto il mio fare e operare deve essere stato un abominio davanti a Dio, il Signore, perché in tutta la mia vita terrena mi son mosso solo in ciò che è falso, e in parte ho dovuto anche farlo. Quindi, anche tutte le mie azioni non potevano essere altro che malvagie, il che ora lo vedo chiaramente! In questo, però, se tu stesso sei un angelo, dovrai darmi ragione: l'uomo, che non è completamente frutto della sua stessa opera, dotato con le più strane inclinazioni, è certo impossibile possa portare la colpa di tutte le sue manchevolezze e imperfezioni; quindi non si dovrebbe fargli carico di tutto in modo assoluto!
16. Se mi fossi fatto e educato da me stesso, allora sarei io la vera causa di tutte le azioni commesse da me, e potrei essere ritenuto responsabile, e giudicato con tutte le ragioni. Ma condannare così, per direttissima, ognuna delle mie azioni e mettervi il timbro del peccato mortale, solo perché le ho commesse, mi sembra, anche se non del tutto ingiusto, certo un po’ troppo duro!
17. Se il figlio di un ladro diventa ladro a sua volta, perché non ha mai visto, sentito e appreso qualcosa di diverso che rubare e assassinare, io domando: preso con il massimo rigore, può essere imputato solo a lui, come peccato, il suo modo di vivere certamente efferato?
18. Oppure può una tigre essere condannata perché è così crudele e assetata di sangue? Chi ha dato alla vipera e al serpente a sonagli il veleno mortale?
19. Cosa può fare il malandrino della calda Africa che si mangia gli uomini, se può andare a caccia di questi? Perché non scende un angelo dai Cieli, oppure un altro spirito buono, per insegnargli qualcosa di meglio? Oppure, dovrebbe Dio aver creato, in tutta serietà, alcuni bilioni di uomini esclusivamente per la condanna? – Cosa che sicuramente sarebbe la più infinita tirannide!
20. Perciò io penso: ad ognuno il suo, ma non anche l’altrui, di cui è impossibile possa portarne la colpa!”.
21. Gli rispondo nuovamente Io: “Amico, con la tua replica Mi fai grande torto! Tu, infatti, non vedi che ti facciamo compiere questo lavoro non da solo, proprio perché in te, conosco già da lungo tempo gli stoici ragionamenti?
22. Vedi, di ciò che è stato trascurato nella tua educazione, se n’è ora incaricato il fratello Pietro. E ciò di cui incolpi il Creatore, l'ho preso Io sulle Mie spalle!
23. Credi da parte tua veramente di essere del tutto senza colpa? Puoi affermare questo? Non hai conosciuto i comandamenti di Dio, come certamente anche le leggi terrene per l'ordine pubblico? Non eri qui e là e sapevi che avevi in animo un peccato?
24. Quando ti ammoniva la coscienza, ugualmente non hai smesso, ma hai fatto del male, nonostante il suo ammonimento! Domando: anche di questo era colpa dell'educazione e del Creatore?
25. Quando eri duro di cuore verso i poveri, pur se i tuoi genitori terreni sono stati dei veri modelli di altruismo, dimMi: era questa colpa dell'educazione?
26. Quando diventasti avido di potere e volevi elevarti al di sopra del volo di un'aquila, mentre i tuoi genitori erano umili di tutto cuore, come lo richiede la Parola di Dio, dimMi: anche questo era colpa dell'educazione, o addirittura del Creatore?
27. Vedi, quanto sei ingiusto verso il Signore! Riconoscilo e sii umile; con tutte le tue scuse non otterrai nulla in eterno presso Dio, poiché ogni capello ti è stato pesato! Ama Dio sopra ogni cosa e i tuoi fratelli, allora troverai la vera giustizia! Così sia!”.
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Sciocca pretesa filosofica del vescovo Martino
Un riflesso di coscienza amorevole e divinamente serio
1. Parla il vescovo Martino: “Amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi, sarebbe già bene, se solo si sapesse come farlo! Poiché, si dovrebbe amare Dio con l'amore più puro, e allo stesso modo, possibilmente, anche il prossimo; ma uno come noi, da dove dovrebbe prendere un tale amore, e come destarlo in sé?
2. Conosco bene il sentimento dell'amicizia e conosco anche l'amore per il sesso femminile; conosco pure l'interessato amore dei figli per i loro genitori; soltanto, non conosco l'amore dei genitori verso i loro figli! Può somigliare l'Amore divino a qualcuno dei tipi d’amori menzionati, i quali si basano tutti su fondamenta impure, essendo essi rivolti solo alle creature?
3. Io sostengo perfino che l'uomo, come creatura, può amare Dio, il suo Creatore, nella stessa misura come un orologio ama il suo costruttore! Poiché per questo ci vorrebbe la più perfetta libertà divina, che al massimo possono vantarla i liberissimi arcangeli, per amare Dio degnamente per via della Sua Santità! Ma dov’è l'uomo che sta in piedi sul più basso, più sconsacrato gradino? E dov’è la pienissima libertà divina?
4. Dovrebbe solo piacere a Dio, farSi amare dalle Sue creature, così come esse si amano tra di loro, come i figli amano i loro genitori, oppure come il giovane ama la sua bella fanciulla, oppure come un vero fratello ama l'altro, oppure come un uomo povero ama il suo benefattore altamente disinteressato, oppure come un reggente ama il suo trono, oppure come ogni uomo ama se stesso?
5. Per far questo, però, mancherebbe l’oggetto visibile, anzi perfino la facoltà di potersi immaginare in qualche modo quest’oggetto eminentissimo! Quale aspetto ha Dio? Chi, degli uomini, L’ha visto? Chi Gli ha parlato? E come si può amare un Essere di cui non ci si può fare la pur minima idea! Un Essere che non esiste storicamente, ma solo nel mito, sotto differenti descrizioni misticamente poetiche, le quali sono ovunque costellate da una sottile morale arcaica giudaica!”.
6. Ora parlo Io: “Amico, ti assicuro che con questo vaniloquio non potrai lavare nemmeno un filo della tua sudicissima veste! Nel mondo hai avuto abbastanza soggetti! Lì c'erano poveri in quantità, c’erano vedove, c’erano orfani e una massa d’altri bisognosi! Perché non hai amato loro, – mentre avevi di certo abbastanza amore per amare te stesso sopra ogni cosa?
7. I tuoi stessi genitori li hai amati solo a causa dei doni; ma se ti davano troppo poco, allora auguravi loro ardentemente, niente di più che la morte, per poi ereditare i loro averi!
8. I tuoi parroci subordinati li amavi se, solleciti, t’inviavano ricche offerte; se invece queste non arrivavano, allora diventavi per loro uno spietato tiranno!
9. Le pecore ricche che davano molte offerte le benedicevi; le povere, che potevano offrire solo poco o niente, erano da te servite con l'inferno!
10. Le vedove le amavi solo se erano ancora giovani, belle e ricche e se si prestavano a tutto ciò che ti era gradito; altrettanto le prosperose costumate orfanelle dai 16 ai 20 anni!
11. Vedi, con oggetti dell’amore così formati, è certamente impossibile elevarsi alla contemplazione e all’amore spirituale dell'Altissimo, e agli oggetti più degni di ogni amore!
12. Avevi certamente il Vangelo, il più elevato insegnamento di Gesù, il Cristo, quale scuola principale della vita. – Perché non hai provato, almeno una volta nella tua vita, a mettere in pratica almeno un testo, affinché tu apprendessi poi di chi fosse quest’insegnamento?
13. Non vi sta scritto: «Chi ascolta la Mia Parola e la mette in pratica, quegli Mi ama; a lui Io verrò e anche Mi manifesterò!».
14. Vedi, se tu avessi provato a praticare in te solo un testo, allora ti saresti ben convinto che, in primo luogo, quest’insegnamento proviene da Dio e, in secondo luogo, avresti contemplato Dio quale oggetto visibile come molte migliaia di uomini che erano assai più piccoli di te!
15. Così sta anche scritto: «Cercate, allora troverete; chiedete, allora vi sarà dato, e bussate, allora vi sarà aperto!». – Hai tu mai fatto qualcosa di simile?
16. Vedi, poiché non hai mai fatto qualcosa del genere, allora non sei mai potuto giungere a una concezione spirituale di Dio. È perciò molto insensato da parte tua, non trovare nessun amore per Lui, poiché per te Egli non è mai diventato un oggetto, e invece sarebbe dovuto divenirti tale se tu avessi fatto qualcosa solo minimamente per questo scopo!
17. Io però, ti chiedo anche: sotto quale immagine avresti potuto concepire Dio col tuo sudicissimo amore? Avrebbe questo avuto la capacità di strappare al tuo cuore di pietra alcune scintille, per vivificare appunto tale immagine di Dio in te? Vedi, tu taci, ma te lo voglio mostrare!
18. Ascolta: per te, Dio sarebbe dovuto essere del più bel sesso femminile, attribuire a te la forza più grande e lo splendore ancora più grande, e accanto a ciò, permetterti anche di giacere con le più belle fanciulle con una potenza virile che mai va indebolendosi; e soprattutto, concederti tutto ciò che la tua forza d'immaginazione ti presentasse come cosa piacevole, e alla fine cederti addirittura la Divinità, affinché tu potessi, per così dire, ‘bistrattare’ a tuo piacimento l’intera Creazione infinita.
19. Vedi, solo sotto tale visione di Dio come oggetto visibile, la Divinità sarebbe stata per te degna d’amore. Sotto l'immagine del povero Gesù crocefisso, il concetto “Divinità” invece ti era insopportabile, disprezzabile, anzi, perfino ripugnante.
20. Sotto tali condizioni, devi ora certamente chiedere, come si deve amare Dio, e cioè, se col più puro e più degno amore di Lui! Il motivo è – come dimostrato – sempre e solo quello: non hai mai voluto riconoscere Dio, e quindi, neanche amarLo! Perciò non hai fatto nulla, per timore che uno spirito migliore potesse entrare in te e ti portasse all'umiltà, all'amore per il prossimo e, da qui, alla vera conoscenza e amore di Dio!
21. Vedi, questa è la vera ragione per la quale tu ora domandi come si deve e si può amare Dio! Ma se tu già non ami i tuoi fratelli che vedi e che, nondimeno, non desideri amare, come potresti riuscire ad amare Dio che ancora non vedi, perché non Lo vuoi vedere?
22. Vedi, noi due siamo ora i tuoi più grandi amici e fratelli, e tu ci disprezzi continuamente nel tuo cuore, sebbene vogliamo aiutarti, e questo lo scorgiamo in te fino all’ultima tua fibra! Rivolta perciò il tuo cuore! Comincia ad amare noi, quali tuoi benefattori, allora troverai, senz’anche la tua stoltissima filosofia, la via che conduce al Cuore di Dio, com’è giusto e conveniente! Così sia!”.
23. Parla di nuovo il vescovo Martino: “Sì, sì, Dio mio, hai ragione, io vi amo e vi apprezzo oltremisura per la vostra sapienza e per la forza, amore, pazienza e perseveranza unite con questa! Potresti Tu, mio carissimo amico, parlare con me in modo che dal Tuo discorso io non scorga sempre il mio essere degno solo di maledizione in tutta la sua pienezza e gravità? In tal modo mi sarei già da molto tempo innamorato di Te! Ma proprio la pungente durezza delle tue parole mi riempie di una specie di segreto timore, piuttosto che amore per te e per il tuo amico Pietro! Perciò parla con me con più indulgenza, e io ti amerò poi con tutte le mie forze!”.
24. Rispondo Io: “Amico, cosa pretendi da Me? Vuoi che non te lo conceda già nella massima misura, senza essere, per questo, pregato da te? Tu pensi, dunque, che solo un adulatore sia un vero amico, oppure chi per puro timore reverenziale non osi dire in faccia a qualcuno la verità? Oh, qui tu sei in grande errore!
25. Tu sei uno in cui non si trova un capello buono! Nessuna nobile opera d'amore adorna il tuo capo! Se hai fatto qualcosa che dinanzi al mondo appariva come benevolo, in realtà, era tutta presuntuosa malvagità. Poiché tutto il tuo operare, non era altro che una politica maliziosa, dietro la quale stava un qualche nascosto piano di avidità di potere.
26. Se in qualche modo davi a qualcuno una misera elemosina, doveva esserne a conoscenza quasi il mondo intero. DimMi: era questo secondo il Vangelo, dove si dice che la destra non deve sapere cosa fa la sinistra?
27. Se davi a qualcuno un cosiddetto buon consiglio ecclesiastico, anche questo era sempre concepito in modo tale che alla fine, le acque dovessero confluire al tuo mulino!
28. Se ti mostravi affabile, lo facevi solo per imprimere chiaramente la tua elevatezza a chi stava sotto di te!
29. Se il tono del tuo discorso era soave, volevi ottenere solo ciò che le sirene cercano di ottenere con il loro canto, e le iene con i loro lamenti dietro i cespugli! Tu sei sempre stato un voracissimo predatore!
30. In breve, come già detto, in te non si trovava neanche un capello buono, e ti trovavi già, da capo a collo, perfettamente all'inferno! Dio, il Signore, però ha avuto misericordia di te, ti ha afferrato e vuole liberarti da tutti i legami infernali! Credi forse che questo sarebbe stato possibile senza mostrarti come sei fatto?
31. Oppure, non hai mai visto sulla Terra quel che fanno gli orologiai con un orologio guasto, se questo deve essere perfetto nel suo utilizzo? Vedi, essi lo smontano nelle più piccole parti di cui è composto, esaminano con precisione ogni piccolo pezzo e lo puliscono, drizzano ciò che è storto, limano la parte grezza e aggiungono là, dove manca qualcosa, e alla fine assemblano di nuovo l'opera, affinché torni alla sua funzione! Credi forse che un tale orologio completamente guasto potrebbe tornare a funzionare, se l'orologiaio pulisse solo per bene l’esteriore, ma l'interiore lo lasciasse così com'è?
32. Altrettanto sei anche tu un orologio, nel quale non vi è sano nemmeno un dente di un ingranaggio! Se devi essere migliorato, allora anche tu devi essere smontato in tutto il tuo essere guastato! Tutto deve essere messo fuori alla Luce dell'eterna e incorruttibile Verità, affinché tu possa esaminare te stesso e vedere quel che in te e di te è completamente guasto!
33. Quando avrai riconosciuto tutte le tue mancanze, solo allora potrà essere usato il raschietto, la lima, la pinza, e infine anche la spazzola per pulire e lucidare, per formare da te, nuovamente, un uomo nell'Ordine di Dio, e più precisamente, un uomo del tutto nuovo; poiché il tuo uomo attuale, così com’è ora, è del tutto inutilizzabile!
34. E poiché faccio tutto questo per te, dimMi: non merito il tuo amore?”.
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Umile auto conoscenza del vescovo Martino e risveglio del suo amore
Il paesaggio trasformato
Un palazzo e il suo sudicio interno
1. Risponde il vescovo Martino: “Sì, sì, hai completamente ragione amico carissimo! Solo adesso mi si aprono veramente un po’ gli occhi. Ora in me sento anche vero amore. – Sì, ora ti amo di tutto cuore! Oh, lascia che ti stringa al mio cuore, poiché ora vedo quanto malvagio e stolto io ero, e lo sono ancora, e quanto veramente tu voglia farmi del bene! O tu, eccellentissimo amico; e anche tu, mia prima guida, perdona la mia grande e grossolana cecità!
2. Ma, …ma, …che cosa succede? Dov’è andato a finire il mare? Dov’è la nostra barca? Qui è tutto asciutto! Che bellissimo paesaggio! Oh, questi meravigliosi campi, questo stupendo giardino, e là, dove prima stava la capanna, c’è ora un palazzo di una magnificenza mai vista! Sì! Come? Com’è successo questo?”.
3. Rispondo Io: “Vedi fratello, questo è sorto solo da una piccolissima scintilla di vero amore per noi, fratelli e amici tuoi! Il mare dei tuoi peccati si è prosciugato insieme con tutti i suoi cattivi effetti, e il fango del tuo cuore, trasformato in terra fertile. La misera capanna della tua conoscenza, è stata trasformata da questa scintilla d'amore in un palazzo.
4. Ma, per quanto tutto questo possa apparire magnifico, non si scorge ancora da nessuna parte un frutto maturo buono da mangiare. Tutto somiglia ancora molto all'albero del fico che non aveva frutto nel momento in cui il Signore aveva fame.
5. Ora perciò bisogna essere molto attivi e lasciare agire liberamente il risvegliato amore, in maniera che questi alberi possano presto portare dei frutti. Poiché vedi, come nel mondo, tutto cresce e matura alla luce e al calore del Sole, così anche qui, tutto cresce e matura alla luce e all’amore del cuore dell'uomo! Il cuore dell’uomo è il sole di questo mondo per l’eternità!
6. Presto si presenteranno molte occasioni in questa tua migliorata condizione, per tenere occupato il tuo cuore, per ampliare e per rinvigorire la sua forza. Quanto più lo farai agire nell'amore, tanto più benedizioni vedrai uscir fuori in questa regione!
7. Ora però, vieni con noi in questo palazzo, là dentro parleremo di maggiori particolari del tuo nuovo stato. Da lì scoprirai molto presto una quantità di occasioni che terranno completamente occupato il tuo cuore. Dunque, vieni, vieni fratello, e seguici. Così sia!”.
8. Siamo già nel palazzo, il cui interno non è proprio tanto magnifico quanto il suo esterno. Anche il vescovo Martino rimane un po' sorpreso, tanto da non potersi trattenere dal fare la seguente ironica osservazione:
9. “No! Ma questo mi sembra fatto solo per fare bellavista! Fuori, palazzo da re, e all'interno da pezzente! Chi ha fatto questo, lo ha pensato male! Qui sembra proprio come se l'edificio non sia stato ancora terminato all'interno, bensì intonacato solo all'esterno per gli occhi.
10. Cari amici, devo confessarvi apertamente che avrei preferito un milione di volte di più la precedente capanna! Ah, quanta sporcizia vi è ancora qui dentro! Ascoltate: io che amo in assoluto la pulizia, non riesco quasi a sopportare questo sudiciume!
11. Amici, cari amici, vi prego, torniamo subito all’aperto con le sue meraviglie! Poiché in questo letamaio non sarei in grado di avere un pensiero virtuoso, e potrei diventare peggiore, invece che migliore, perché ho una particolare avversione al sudiciume!”.
12. Ora parlo di nuovo Io: “Ascolta, caro fratello e amico, Io vedo bene che l'interno di questo palazzo non è di tuo gradimento. Devi però anche ammettere che l'interiorità del tuo cuore, che corrisponde precisamente a questo palazzo, può piacere a Dio, il Signore, altrettanto poco quanto queste stanze impure piacciono ai tuoi occhi!
13. Nel mondo avrai sicuramente sentito dire, tra le favole pagane, anche quella delle dodici fatiche di Ercole, fatiche che quest’eroe ha dovuto sostenere per essere annoverato tra i mitici dei? Ebbene, tra queste fatiche c’era anche quella nota pulizia della stalla!
14. Che cosa fece questo mitico eroe? Vedi, egli deviò un intero fiume fino alla grande stalla, e questo portò via tutto il sudiciume dalla stessa in un tempo incredibilmente breve!
15. Io però ti dico: allo stesso modo devia anche tu un intero fiume d'amore verso la stalla dei vecchi peccati del tuo cuore, allora un simile fiume ce la farà al più presto a ripulirlo da tutto il sudiciume.
16. Quando stavamo ancora in mare, quello sorto dal diluvio dei tuoi stessi peccati, è bastata una scintilla, o una goccia di autentico amore, perché esso si prosciugasse e il fango si trasformasse in terra fertile!
17. Questa piccola scintilla, che è stata generata in te solo dalle Mie Parole, quindi attraverso un mezzo esteriore, ha potuto toccare anche solo l'esteriorità del tuo cuore, e purificarlo solo all’esterno. Ma la sua interiorità è rimasta così com'era: una vera stalla di Augia[14], e potrà essere pulita solo da te stesso. E questo, come detto sopra, per mezzo di un intero fiume di vero amore per noi, tuoi fratelli e più grandi amici, e anche per quelli che presto ti compariranno qui davanti e occuperanno il tuo cuore!
18. Ecco, guarda da questa finestra! Che cosa vedi ad una certa distanza da qui, verso settentrione?”.
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Prima buona opera di misericordia del vescovo Martino per i miseri nuovi arrivati
1. Risponde il vescovo Martino: “Vedo parecchie persone assai misere camminare terribilmente piano con passo zoppicante. Sembra che non abbiano ricovero. Forse avranno anche un vuoto molto considerevole allo stomaco, e il loro cuore non dovrebbe essere nel migliore degli umori.
2. Amico, mi fanno pena questi poverissimi viandanti. Permettimi che vada loro incontro, che li conduca qui, li accolga e me ne occupi, per quanto io possa fare! Anche se queste stanze sono sudice, a loro serviranno di più che non quei sentieri gelidi, desolati e pietrosi nella direzione a me ben nota, seguendo i quali, per loro sarà sempre peggio!
3. Rispondo Io: “Bene, molto bene, va’ e fa’ ciò che ti dice il cuore. Non ti devi scoraggiare però, se quei viandanti non sono della tua confessione, ma di quella luterana!”.
4. Ribatte il vescovo Martino: “Questo veramente mi è un po’ antipatico, ma ora sono tutti uguali: Lutero, Maometto, giudeo o cinese! In breve, ogni uomo deve essere aiutato!”.
5. Il vescovo Martino, ancora vestito con gli umili indumenti da contadino, ora si congeda e si affretta a correre verso i viandanti, chiama e grida, affinché lo aspettino. Questi si fermano e aspettano il nostro vescovo per sapere che cosa lui vuole; infatti, anch’essi sono da poco arrivati dalla Terra nel regno dello spirito e non sanno neanche dove andare.
6. Ora il nostro vescovo ha raggiunto quest’infelice compagnia, e parla a tutti loro in un tono molto cortese: “Cari amici, ma dove volete andare? Vi prego, per l’amor di Dio, tornate indietro e seguitemi, altrimenti sarete perduti! Perché la direzione che seguite, conduce diritto in un abisso che v'inghiottirà tutti in eterno!
7. Io abito qui con altri due carissimi amici già da molto tempo e conosco la natura di questa regione, perciò vi posso mettere in guardia.
8. Guardate verso mezzogiorno! Là scorgerete un palazzo che fuori è veramente molto più bello di quanto lo sia dentro, ma per il momento ciò non ha importanza! Vi troveremo ugualmente un rifugio, e anche un tozzo di pane, il che sarà in ogni caso meglio che continuare a camminare su questo sentiero che conduce sicuramente alla rovina! Perciò non indugiate più a lungo ma tornate subito indietro e seguitemi; per Dio, questo non dovrà essere a vostro danno!”.
9. Uno dei viandanti prende la parola, e dice: “Bene, ti vogliamo seguire. Tieni però presente in anticipo questo: non vogliamo che tu ci conduca in un edificio cattolico! Lì non ci sarebbe ricovero per noi, perché abbiamo un’avversione talmente forte contro il cattolicesimo romano maleodorante come la peste, come non l’abbiamo per qualsiasi altra cosa; in particolare contro il papa, contro i suoi vescovi e soprattutto contro il perverso ordine monastico della prostituta romana!”.
10. Risponde il vescovo Martino: “Ma che papa, che vescovo, che monaco, che Lutero, Calvino, Maometto, Mosè, Brahma, Zoroastro! Questo vale qualcosa solo sullo stupido mondo; qui, nel regno delle anime e degli spiriti, tutte queste sciocche differenze terrene hanno fine! Qui c'è solo una parola d’ordine, e si chiama amore! Solo con questa parola si può andare avanti; tutto il resto non conta nulla!
11. Quando vivevo nel mondo, io ero un vescovo romano e m’immaginavo di essere un grande. Ma giunto qua, ho imparato presto a riconoscere che non conta assolutamente nulla ciò che si era nel mondo; conta solo ciò che uno ha fatto, come e in quali condizioni!
12. Perciò non lasciatevi ingannare da Lutero né da Calvino, ma seguitemi! In verità, non avrete di che pentirvi! Se invece da me non vi piacerà, questo sentiero vi resterà sempre aperto!”.
13. Risponde il capogruppo di questa compagnia: “Va bene! Tu mi sembri un uomo abbastanza assennato; perciò ti vogliamo seguire nella tua dimora! Ti preghiamo però già in anticipo, che tra noi non si discuta mai qualcosa di religione; poiché ci ripugna tutto ciò che si chiama religione!”.
14. Al che, il vescovo Martino: “Va bene, parlate pure di ciò che volete. Pian piano speriamo di conoscerci meglio, e così non scoprirete nulla in me che possa offendervi anche solo minimamente. Perciò allegri e di spirito sereno, mettiamoci in cammino e accomodatevi nella mia dimora e, soprattutto dai miei amici e fratelli!”.
15. Ora il vescovo Martino va avanti e l'intera compagnia di trenta anime lo segue; egli la conduce diritto verso il palazzo, poi all’interno e, senza indugio, da Me e Pietro. Quando Mi è vicino, Mi rivolge la parola al culmine della gioia.
16. (Il vescovo Martino:) “Vedi, mio amato amico e fratello in Dio, il Signore, li ho portati felicemente tutti qui. Ora, abbi la bontà di mostrarmi in quali stanze li ospiteremo. Poi ti pregherei anche per un po' di pane, affinché si rinforzino, perché sicuramente sono molto affamati”.
17. Dico Io: “Là, alla porta verso sera, c’è una grande stanza ben arredata! Lì troveranno tutto ciò di cui hanno bisogno. Tu invece, ritorna qui, poiché abbiamo da sbrigare un lavoro importante che non può essere rinviato!”.
18. Il vescovo Martino fa come gli ho detto, e la compagnia si rallegra molto quando entra nella stanza ben arredata che il vescovo Martino ha mostrato loro. Dopo la sistemazione, egli è immediatamente di ritorno e chiede dove sia il nuovo lavoro.
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Nuovo lavoro per il vescovo Martino: domare un incendio e salvare delle vite!
Accoglienza e vestizione degli scampati all'incendio
1. E Io gli dico: “Vedi là, verso nord, un incendio? Dobbiamo affrettarci e domare il fuoco, altrimenti l’intera regione ne soffrirà. Poiché il fuoco spiritualmente cattivo si propaga molto di più che quello naturale terreno. Perciò svelti, in piedi!”.
2. Ora corriamo all'incendio, e siamo anche già arrivati. Qui si vede un villaggio assai misero avvolto completamente dalle fiamme, e anche molti uomini poverissimi, completamente nudi che fuggono dalle loro case avvolte dal fuoco. Inoltre, nel mezzo del villaggio c’è una graziosa casetta con un terrazzo, sul quale si trovano cinque uomini che invocano pietosamente aiuto, mentre le fiamme li stanno raggiungendo e minacciano d'inghiottirli da un momento all’altro.
3. Il nostro vescovo Martino li vede, e grida: “Amico, per l'amor di Dio, dove posso trovare qualcosa che assomigli ad una scala, affinché io salga da questi poveretti, e forse, posso ancora salvarli col vostro aiuto?”.
4. Rispondo Io: “Guarda, qui, proprio vicino ai nostri piedi, c'è qualcosa del genere! Prendila, e con questo fa’ largo al tuo cuore!”.
5. Il vescovo Martino afferra velocemente la scala e corre verso la casetta, la quale è già circondata completamente dalle fiamme. La appoggia al terrazzo, vi sale coraggiosamente attraverso le fiamme e si carica sulle spalle due uomini già svenuti, portandoli giù alla svelta, mentre i più robusti lo seguono velocemente. In un minuto ha realmente salvato cinque vite d’anime.
6. Quando ha portato a termine questo lavoro, torna di nuovo da Me e dice: “Sia grazie a Dio, questo salvataggio mi è ben riuscito! Già pensavo che questa volta il mio zelo finisse male; ma ciò nonostante – grazie a Dio! – ho fatto appena in tempo.
7. Ah, amici! Questo però è stato un calore esagerato! Si saranno ben accorciati i miei capelli? Ma non fa niente, l'importante è che questi poveretti si siano salvati! Questi due erano già quasi morti, e siamo arrivati appena in tempo per strapparli alle fiamme. Ma ora si stanno riprendendo, e questo, miei carissimi amici e fratelli, mi è più caro che se fossi entrato davvero nelle beatitudini del terzo o del settimo cielo.
8. Che ne dite, fratelli e amici? Questi poveretti da me salvati, e ora i molti senzatetto che qui, oltre il recinto, stanno accovacciati e si lamentano, li portiamo tutti nel palazzo? Oh, cari fratelli, sì, sì; concedetemi questa gioia!”.
9. Rispondo Io “Sì, certamente, siamo venuti qua soprattutto per questo. Ora però, dobbiamo spegnere anche il fuoco. Fatto questo, andremo con cuori lieti a casa con questi poveretti. Perciò muoviamoci, affinché il fuoco non si estenda ancora di più!”.
10. Dice il vescovo Martino: “Sarebbe utile se avessimo subito a portata di mano un piccolo oceano! Qui però non vedo nemmeno una goccia d’acqua. Penso che questa storia finirà male senz'acqua!”.
11. Soggiungo Io: “Guarda, là per terra c'è un bastone, simile a quello che un giorno portava Mosè. Raccoglilo e conficcalo con fiducia nel terreno, e presto avremo acqua in quantità; questa zona, infatti, è molto paludosa! Fallo senza indugio!”.
12. Il vescovo Martino fa ciò che gli è stato consigliato, e subito zampilla un’abbondante sorgente dal terreno. Il vescovo esulta: “Bene, così va bene, adesso è a posto! Qua dei contenitori!”.
13. Dico Io: “Amico, è abbastanza! L'acqua farà già da se stessa il giusto; questa possente sorgente supererà presto il fuoco e riuscirà a spegnerlo. Perciò possiamo già andare a casa con i nostri poveri salvati e là riposarci un po’ e fortificarci per un'altra attività. Ora va’, e portali tutti da Me!”.
14. Il vescovo va con animo assai allegro e porta con sé tutti quei poveretti. Ci rechiamo al nostro palazzo, dove questi sono subito sistemati in un'altra spaziosa stanza.
15. Non appena entrati, e ancora completamente nudi, il vescovo Martino si toglie subito la sua giacca da contadino e la mette sulle spalle di quello che gli sembra il più povero e più debole. La sua camicia la dà ad un altro che pure gli fa molta pena, e per questo lo lodano tutti.
16. Lui ora, da vero uomo, si esprime così: "Miei poveri amici e fratelli cari, non me dovete lodare, bensì Dio e questi due amici! Poiché io stesso sono stato accolto qui solo da poco tempo e ho ricevuto da loro i più grandi benefici. Io sono solo un pessimo servitore di questi amici degli uomini sventurati, ma mi rallegro grandemente della vostra salvezza, e questa gioia è ora in me stesso la più grande ricompensa!”.
17. Aggiungo Io: “Così va bene, mio amato fratello! Da un Saul, sei diventato un Paolo. Continua così, e presto sarai degno di stare al Mio fianco e al fianco del Mio amico e fratello! Ora però, andiamo nella nostra stanza!”.
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Diversità di pensiero dell'aldiquà e dell'Aldilà
Introduzione alla vivente scienza delle rispondenze
Fame d'azione di Martino e sua debolezza nel riconoscere
1. Ora giungiamo nella nostra stanza che, a dire il vero, non brilla nel suo più ricco splendore, nonostante ciò è arredata con estremo buongusto.
2. Quando il vescovo Martino entra in questa, è molto sorpreso della semplice e inattesa sobrietà della stessa, e domanda: “Ma, carissimi amici e fratelli, chi ha ripulito e preparato così graziosamente questa stanza nel breve tempo che siamo rimasti fuori? Prima, infatti, era più rozza della più modesta stanza di contadino, anche le finestre mi sembrano molto più grandi, e il tavolo e le sedie così pulite e di buon gusto! Oh, ditemi, com'è successo questo?”.
3. Rispondo Io: “Caro fratello, è successo molto semplicemente e in maniera naturale. Vedi, se qualcuno sulla Terra vuole abbellire la sua dimora, elabora un piano dalla sua mente e fa venire ogni specie di artigiani e artisti che, secondo il suo progetto, dovranno rendere più bella la sua dimora.
4. Quest’abbellimento sulla Terra però è più lungo, perché là, la durezza della materia, che prima deve essere lavorata, è una difficoltà molto ostacolante. Qui invece quest’ostacolo non esiste, e così il piano della mente è esposto anche subito come un’opera perfetta. Poiché ciò che qui uno spirito perfetto pensa e vuole è, nello stesso tempo, anche già perfettamente realizzato com’è stato pensato.
5. Naturalmente qui, nell’eterno mondo dello spirito, il pensare è del tutto diverso che nel mondo. Nel mondo, il pensiero consiste di idee e immagini prese dalle cose del mondo e dai loro movimenti e cambiamenti. Qui invece il pensare consiste dalle facoltà dello spirito,le quali sono messe in esso da Dio, se sono risvegliate dalle attività dell'amore per Dio e per il prossimo e illuminate con la Luce proveniente da Lui.
6. Vedi, questa stanza consiste ora esclusivamente del tuo amore per il prossimo già liberamente attivo. Ma per ora è ancora semplicemente graziosa, perché in te la Luce di Dio non ha ancora messo radici e non è penetrata a fondo nella tua vita. Se ciò avverrà, allora ne sarai pienamente consapevole e, su tutto, potrai farti perfino la più soddisfacente ragione; ma per questo ci vuole la giusta conoscenza di Dio, cosa che a te ancora manca, che però raggiungerai presto, se continui a crescere costantemente nell'amore. Ora sediamoci a tavola, dove già ci attende un misurato ristoro. Così sia!”.
7. Osserva il vescovo Martino: “Sì, sì, è così! Qui è veramente tutto meraviglioso, una vera ‘tavola degli incanti’. Ai miracoli però ci si deve abituare, come sulla Terra ai miracoli della natura che, in verità, ancor oggi nessun uomo riconosce e comprende completamente, eppure non ci si rende conto di nulla perché si è abituati a tutte quelle cose incomprensibili. Quindi sarà così anche qui.
8. Nel complesso, non ci tengo molto al riconoscimento dei miracoli di Dio. E così si possono già sopportare, anche se non si riesce a vedere fino in fondo tutto ciò che appare. Se solo ricevo sempre qualcosa da fare e, a questo alle volte una piccola sosta e ristoro, così proprio come sta adesso davanti a noi, bello e pronto su questa stupenda tavola ed ho voi intorno a me, allora non pretendo più nulla di meglio per tutta l’eternità!
9. Ora riconosco Dio nella misura in cui Egli realmente è: Uno in una qualche Luce eternamente inaccessibile. In questa, Egli è Santo, Santissimo, Onnipotente e infinitamente Saggio. Sapere e conoscere di più di Lui, l'Infinito, lo riterrei quasi per un peccato mortale. Lasciamo perciò stare quello che per noi è infinitamente irraggiungibile, e accontentiamoci assai grati, con ciò che la Sua bontà ci concede con grazia estrema!”.
10. Aggiungo Io: “Bene, bene, Mio caro fratello, sediamoci per il sostentamento, e tu, Pietro, va a prendere anche la brocca col vino!”.
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Modestia e umiltà di Martino
Il pasto d'amore benedetto alla tavola del Signore
1. Ora ci sediamo a tavola, Pietro porta il vino e una tunica per il vescovo Martino, dicendo: “Ecco, fratello, poiché hai dato ai poveri la tua giacca e la tua camicia, allora in cambio indossa questa tunica un po' più bella, e in questa veste consuma il pasto preparato!”.
2. Il vescovo Martino contempla la bella tunica di un azzurro luminoso con rifiniture purpuree e dice: “Ah, ah, ma questa per uno come noi è troppo bella e magnifica! Che cosa ti è venuto in mente? Io – un povero peccatore dalla testa ai piedi – e una tunica così, come l'ha portata nel mondo il Salvatore Gesù, il più degno degli uomini! Questo è un sacrilegio senza eguali!
3. No, no, non lo faccio! Anche se Gesù non era propriamente Dio, come Lo consideravano gli stupidi uomini, ciò nonostante era il più saggio e il migliore di tutti gli uomini che siano mai vissuti sulla Terra. Lui era l’uomo più perfetto, senza peccato, in cui Dio avrà senz’altro avuto il Suo più alto compiacimento. Io invece sono stato e sono l'uomo più imperfetto e pieno di peccati. Perciò mai potrò indossare la Sua tunica.
4. In verità, amici, preferirei non mangiare un boccone di pane e non gustare una goccia di questo vino, piuttosto che indossare questa vera tunica di Gesù in maniera così indegna. Datemene una qualsiasi che valga per me come uno straccio! È sufficiente che io abbia portato nel mondo le vesti di Melchisedek, e qui stia scontando questa stoltezza a caro prezzo; per l'eterno futuro sarò ben più prudente, con l'aiuto di Dio!”.
5. Osservo Io: “Va bene lo stesso! Fa’ come vuoi! Qui assolutamente non esiste nessuna costrizione. Perciò, ora mangia e bevi senza tunica. Così sia!”.
6. Di nuovo parla il vescovo Martino: “Ne sono lieto, niente lusso per uno come me! Ma, cari fratelli, ora vengo a voi con un'altra preghiera; ascoltate! Io sono certamente molto affamato e assetato, ma i nostri poveri protetti lo saranno sicuramente ancor di più. Concedetemi perciò la gioia di lasciare a questi poveri la parte che mi spetta e portargliela. Stavolta, la gioia d’aver sfamato questi miseri, dovrà essere il cibo che sazierà maggiormente il mio cuore!”.
7. Osservo Io: “Carissimo amico, un tale desiderio proveniente dal tuo cuore dà anche a Me la gioia più grande! Ma questa volta resti solo un tuo desiderio, poiché per questi nostri poveri bisognosi è già stato provveduto al meglio! Perciò siediti qui presso di Me, e mangia e bevi a piacimento. Dopo il pasto li andremo a visitare e vedremo di dar loro un'occupazione appropriata. Dunque, sia!”.
8. Ora è Pietro a parlare: “Signore e Maestro, distribuisci Tu il pane, e anche il vino; per me è tutto più buono quando lo prendo dalle Tue mani anziché da me stesso! Io Ti prego per questo, carissimo Signore e Maestro!”.
9. Rispondo Io: “Sì, sì, mio amato fratello, faccio questo di tutto cuore, se solo non disturba il nostro caro amico e fratello!”.
10. Al che, il vescovo Martino: “Oh, per niente, carissimi amici e fratelli! Io conosco bene la setta dei cosiddetti spezzatori di pane – probabilmente ne avete fatto parte anche voi sulla Terra! Tutto questo nel mondo dello spirito è in ogni caso senza alcun valore. Chi crede qui di rasserenarsi con queste pie reminiscenze umane, faccia come vuole. Io in ogni modo rinuncio volentieri a tutto ciò che in qualche modo, ha odor di cerimonia, perché nel mondo ne ho già fatto indigestione.
11. Perciò potete spezzare, tagliare o affettare il pane, per me è lo stesso; l'importante è che ci sia qualcosa da masticare al momento giusto! Comunque, sono d'accordo che debba essere il signore della casa a distribuire il pane ai suoi due servitori: un pezzo di pane si mangia senza soggezione se ci è offerto, che di uno che si è preso da sé!”.
12. Dico Io: “Bene, bene; se non ti disturba, allora vorrei spezzare e benedire il pane, e poi anche distribuirlo!”.
13. Ora spezzo il pane, lo benedico e poi lo offro ai due.
14. Pietro quasi piange dalla gioia, il vescovo Martino invece sorride assai amichevolmente, abbraccia Pietro e dice: “Anche tu però sei un uomo d'animo buono! Lo spezzare del pane ti ha certo ricordato la molto elevata scena, reale o probabilmente immaginata piamente dai due discepoli che andavano ad Emmaus! Devo sinceramente ammettere, che spesso ha commosso anche me fino alle lacrime.
15. Poiché al suo interno, per primo, vi è realmente alla base uno stupendo alto significato, e per secondo si sente l’anelito e il desiderio che questa scena possa essersi veramente svolta. L'uomo debole e di vista corta non sente e non sogna niente di meglio che miracoli, specialmente quando la sua fantasia può rappresentare la suprema Essenza di Dio, cooperante personalmente in incognito in qualche occasione dei tempi primitivi. Presso un contemporaneo, la cosa prenderebbe di certo un aspetto ampiamente più incredibile.
16. Quindi, spezza sempre tu il pane, amatissimo signore, maestro e amico, perché anche a me piace questa pia maniera!
17. Ascolta caro amico, questo è un pane meraviglioso! E il vino, … non plus ultra! Sulla Terra, davvero, non ho mai gustato qualcosa di così squisito! Anche questo è forse una specie di vino creato dal pensiero, quindi di natura del tutto spirituale? Ma questo non ha importanza! Che cresca dove vuole, basta che sia buono. Dio sia lodato e glorificato per l'eternità per questo magnifico pasto! Darà abbastanza forze per il possibile prossimo e faticoso lavoro!”.
18. Aggiungo Io: “Bene, anch’Io sono contento che a voi due il pasto sia piaciuto; vi sia benedetto! Ora però, andiamo svelti dai nostri poveri per vedere come stanno!”.
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Singolari esperienze di Martino con gli accolti
Martino vuole istruire ed è istruito
1. Ora andiamo dai primi trenta che il vescovo Martino ha portato qui da solo. Quando entriamo, sono distesi con le facce a terra e gridano: “O Signore, o Signore, Tu, grande, altissimo Dio in Gesù Cristo, non Ti avvicinare a noi. poiché siamo peccatori troppo grandi e non siamo degni della più piccola grazia! La Tua vicinanza è per noi troppo santa e insopportabile!”.
2. Il vescovo Martino si guarda intorno da tutte le parti per vedere dove quei trenta vedono Gesù. Siccome però non scorge nessuno, Mi domanda: “Caro amico, che cosa è successo a questi poveretti? Sono fuori di senno, oppure sono storditi a causa del vino che sicuramente avranno anche bevuto, e adesso hanno una visione luterana o romana?”.
3. Dico Io: “No, no, certamente nulla di tutto questo; nel loro sentimento ritengono Me per tale, e perciò gridano così”.
4. Osserva il vescovo Martino: “Quindi di certo una specie di deficienza mentale, motivata solo un po’ diversamente da come immaginavo io. Del resto, secondo il mio punto di vista, hanno ragione di elogiare ora te, come il loro massimo benefattore nella visione della più elevata Essenza. Poiché anch’io penso che ogni benefattore della tua specie, porti in sé una grande parte dell'autentica Divinità, e se è onorata, allora è onorata anche la Divinità in lui. – Ma che cosa si dovrà fare ora con questi poveretti?”.
5. Rispondo Io: “Per il momento li lasceremo nella loro opinione, secondo il loro desiderio, e ci recheremo dagli altri, poiché se per adesso credono di non poter sopportare la Mia vicinanza, non vogliamo tormentarli oltre; col tempo si aggiusterà tutto!”.
6. Dice il vescovo Martino: “Sì, sì, è giusto così! Sul ginocchio non si può rompere niente di robusto; perciò andiamo presto dagli altri salvati dal fuoco, non vedo l’ora di rivederli!”.
7. Ora andiamo velocemente dagli altri. Quando giungiamo alla porta, dico Io al vescovo Martino: “Fratello, entra prima tu e annuncia Me e Pietro. Se essi lo desiderano, entrerò Io da loro. Se invece non Mi desiderano, cosa che potrai apprendere facilmente dalle loro parole, allora torna indietro in fretta, così che possiamo occuparci di qualcos’altro!”.
8. Il vescovo Martino fa subito ciò che Io gli ho ordinato. Quando giunge dagli scampati alle fiamme, fa una faccia veramente patetica e dice con espressione grave: “Cari amici, il signore e maestro di questa casa, se a voi fa piacere, vuol farvi visita, ma se per questa volta la sua visita non è di vostro gradimento, allora ditelo, e non entrerà. L’opinione, del mio e vostro amico, sarebbe però questa: poiché il signore e maestro di questa casa è un signore oltremodo buono e mite, allora il desiderio di tutti sia quello che egli venga a voi! In ogni caso, siete liberi e potete fare ciò che volete. Quindi, esprimetevi!”.
9. Ciononostante, i tratti in salvo domandano al vescovo Martino: “Tu sai chi è il Signore e Maestro di questa casa?”.
10. Risponde il vescovo Martino: “Questo non lo so precisamente, ma qui nel mondo dello spirito, non è così necessario. È sufficiente che io sappia per esperienza che è un uomo oltremodo buono e saggio. Voler saperne di più, sarebbe perfino sciocco. Perciò accontentatevi per ora anche voi di ciò che vi ho dichiarato di lui in una buona coscienza, e datemi risposta su ciò che volete fare secondo il mio incarico”.
11. Parla uno del gruppo degli scampati: “Ma, amico, perché sei verso di noi così ambiguo e vuoi nasconderci il Santissimo e Altissimo?
12. Vedi, il Signore e Maestro di questa casa è anche l'Unico Signore, Creatore ed eterno Maestro dei Cieli e di tutti i soli e mondi nell’intera infinità, come di tutti gli uomini e gli angeli in Gesù Cristo!
13. Come puoi affermare di non conoscerLo più da vicino? Sei forse cieco e non hai mai visto ancora le Sue mani e i Suoi piedi trafitti? Cosa che noi tutti abbiamo notato subito a prima vista.
14. Osserva la Sua dolcissima serietà, il Suo grande Amore e Sapienza, e poni le tue mani al Suo fianco trafitto, come un Tommaso; allora vedrai sicuramente ancora più chiaro di noi, poveri diavoli, Chi si cela dietro questo tuo Signore e Maestro!
15. Vedi, non come, se in cuor nostro non desiderassimo che Egli, l'onnipotente ed eterno Santissimo, venga da noi in questa stanza della Sua misericordia, ma noi tutti siamo troppo grandi e grossolani peccatori, e non siamo minimamente degni di una tale visita, in cui Dio può venire alle Sue ultime e infime creature, le quali hanno abusato miseramente del Suo Amore e della Sua Pazienza sulla Terra!
16. Perciò annuncia tu, amico felicissimo del tuo Dio e Signore che non conosci, o che non Lo vuoi riconoscere: il nostro cuore brama ed ha sempre bramato Lui, ma i nostri peccati ci hanno fatto troppo brutti, sporchi, nudi e nauseanti, per desiderare che Egli possa venir da noi!
17. Ci stiamo quasi annientando per l’infamia e la vergogna di trovarci qua, in questa casa, dove Egli è venuto ad abitare soprattutto a causa dei peccatori, per conceder loro la Sua misericordia. Che cosa sarebbe di noi? Dove dovremmo nasconderci, se Egli dovesse ora entrare veramente?
18. Perciò, pregaLo tu, fortunatissimo, che voglia risparmiare noi indegnissimi; tuttavia non la nostra, ma la Sua santissima Volontà sia fatta!”.
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Martino in difficoltà come razionalista cieco
1. Ribatte il vescovo Martino: “Oh, oh, ohoo, che cosa vi viene in mente! Dio, l’infinita, sublime Essenza che dimora nell'eterna Luce inaccessibile, e colma l'intera, eterna infinità con la Sua Onnipotenza, Si mostrerebbe in forma d’uomo e lavorerebbe con le mani insieme a noi?
2. Dio colma ben tali uomini e spiriti con la Sua Luce di Grazia, – alcuni di più, altri di meno. Ma intorno, resta ancor sempre un abisso infinito tra Dio e l'uomo.
3. Gesù, tra tutti gli uomini, era certamente l’Essere più pieno dello Spirito di Dio, ma comunque, tanto poco un Dio quanto lo siamo noi. Nessun uomo e spirito pensante può accettare questo, come non si potrebbe credere che il piccolo pianeta Terra sia il centro di tutta la Creazione, altrimenti i soli protesterebbero certamente non poco!
4. Perciò, siate savi, qui, nell'eterno regno dello spirito! È sufficiente essere vissuti tanto stupidamente nella confusione del mondo, tanto da ritenere non raramente il pane, il vino e anche immagini scolpite, come Divinità, mentre avevamo nel Sole la magnifica immagine della Divinità.
5. Considerate me, e i miei due carissimi e migliori amici, per ciò che siamo, allora non avrete mai più una così sciocca paura!
6. So bene che il signore e maestro di questa casa è più potente e saggio che noi tutti messi insieme. E potrebbe anche essere quel Gesù che ci ha dato i più saggi insegnamenti. Non dovete però credere che sia Dio, ma solo ciò che è, vale a dire – come ho già detto prima – l’Uomo migliore della Terra, il più saggio e colmo della potenza di Dio!
7. Voi sapete bene com’è stato ucciso nel mondo dagli scelleratissimi uomini! Potete davvero credere che Dio, quale origine di ogni essenza e di ogni vita, abbia potuto farsi uccidere davvero da uomini così miserabili?
8. Che cosa accadrebbe ad una casa le cui fondamenta fossero distrutte? Vedete, presto cadrebbe!
9. Che cosa succederebbe a tutta la Creazione, che è la vera e propria casa di Dio, nel momento in cui si dovesse distruggere Dio stesso? Chi mai potrebbe vivere senza di Lui? Una morte di Dio, non annienterebbe molto tempo prima ogni vita e ogni essere? Perciò, amici miei carissimi, siate assennati in questo mondo dello spirito!”.
10. Risponde di nuovo uno della compagnia: “Amico, tu hai parlato, in apparenza, molto saggiamente per consolarci. Solo che sei lontano dalla mèta quanto noi, sebbene ti trovi continuamente in rapporto col Signore; ma noi, poveri peccatori, dobbiamo aver la giusta paura di Lui e temerLo!
11. Io, però, da peccatore, ti dico: tu non sei stato ancora iniziato nell’alfabeto della vera sapienza – e vuoi giudicare la Sapienza più intima di Dio? Se tu valuti Dio solo secondo la dimensione, Gesù certamente ti apparirà ancora a lungo troppo piccolo. Ma se consideri che Dio non ha fatto solo i soli e i pianeti, ma anche i moscerini, allora forse ti apparirà chiaro che Dio si occupa delle cose più piccole come di quelle grandi. E che a Lui è anche possibile mostrarSi da Uomo agli uomini, istruirli e guidarli sulle giuste vie! E i soli, Egli li guiderà sicuramente anche come il Sole di tutti i soli!
12. Noi uomini comprendiamo l’uomo, e così anche Dio Lo si può comprendere solo nell'Uomo Gesù. I soli, tuttavia, non li comprendiamo; quindi essi, per noi, senza Gesù, sarebbero anche un’inutile divinità.
13. Vedi, questo è il mio pensiero! Va’ e impara a conoscere meglio il tuo e il nostro Signore della casa, poi ritorna e riferisci a tutti noi se ho avuto torto!”.
14. Il vescovo Martino lascia ora il gruppo e, assai perplesso, ritorna da noi.
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Il Signore si fa riconoscere dal cieco Martino come Gesù
1. Come il vescovo Martino è presso di Me, subito si esprime: “Ma, mio amatissimo signore, maestro, amico e fratello, questa è stata una bella sorpresa da parte tua, per la mia congenita stupidità! Ora davvero non so: sono io un pazzo? – Oppure lo sono quelli là dentro, dai quali ora ci separa solo la porta?
2. Questi, in fondo, hanno una paura ancora più grande di te che i primi, e ti ritengono, in tutta serietà, non solo per il Gesù di una volta, fondatore della religione, bensì anche per l'altissima Essenza divina stessa, e questo per una specie di ragionamento filosofico, cui non si può proprio opporre nessun monte per dimostrare il contrario.
3. Dimmi anche tu, carissimo amico, cosa c’è veramente in questa faccenda? Com’è che queste povere anime, o spiriti, hanno di te un così straordinario concetto? Ora vedo veramente anche le note ferite alle tue mani e ai tuoi piedi, e quasi non ho più alcun dubbio che tu sia il Salvatore Gesù; ma Dio? Gesù e Dio nello stesso tempo? Questo – permettimi – è un po’ troppo!
4. Eppure, quelli là dentro lo sostengono con assoluta certezza! Da dove, dunque, hanno appreso un tale concetto di te? Che alla fine abbiano forse pure ragione? Questo sarebbe davvero troppo per una povera anima com’è la mia! Amico, se questo fosse veramente il caso, anche se per me è ancora incomprensibile, non saprei cosa fare per la paura e lo spavento! O amico, ora ancor sempre amico, – dammi su questo una spiegazione che possa tranquillizzarmi!”.
5. Rispondo Io: “Amico e fratello, tu stesso sei stato vescovo nel mondo ed hai predicato di Gesù, il Crocefisso, dimostrando la Sua Divinità perfino nelle minuscole particole delle ostie! Vedi, tutti questi che sono sotto le nostre cure, e che abbiamo salvato dalle fiamme, sono pecorelle della tua diocesi e discepoli del tuo insegnamento!
6. Perché hai insegnato in questo modo nel mondo, se a te ora sembra assurdo ciò che essi sostengono come allievi della tua scuola? Se dicono assurdità, – domanda: di chi è la colpa? Ma se parlano saggiamente, – di nuovo domanda: quale merito rimane al loro ex insegnante, se ora vuole combattere il suo stesso insegnamento nei suoi allievi, e lo combatte pure veramente? Io penso che in quest’occasione, anche per lui si dovrebbe manifestare l'assurdità!
7. Vedi, Io sono veramente Gesù, il Crocefisso! E in questo fratello ho l'onore di presentarti il vero vecchio Pietro, sulla cui presunta cattedra siedono e governano i vescovi di Roma: certamente non nell'ordine di questo vero Pietro, bensì nell'ordine di quel Pietro che essi stessi si sono inventati, come potevano usarlo al meglio per i loro scopi materiali. Ora sai chi sono Io e chi la tua prima guida; il resto te lo mostreranno i tuoi stessi discepoli!
8. Io un giorno dissi che i figli del mondo sono più saggi di quelli della Luce. Ma se già tu ti ritieni per un figlio della Luce, pari a un regnante cinese, allora vai dai tuoi allievi che sono veri figli del mondo, e impara da loro almeno la saggezza, se la loro sapienza già non ti vuole e non ti può assolutamente piacere!”.
9. Risponde il vescovo Martino: “O amico, tu sei probabilmente quel Gesù che si annunciava e si faceva annunciare come il Figlio dell'Altissimo – ma dov'è l'Altissimo? Dov'è l'onnipotente, eterno Padre? Dov’è lo Spirito Santo che procede da entrambi, visto che vogliamo ritornare al dogmatico e mettere da parte la Luce della pura ragione?”.
10. Dico Io: “Che cosa sta scritto nel Vangelo? Vedi, là si dice: ‘Io e il Padre siamo Uno; chi vede Me, vede anche il Padre!’. Se tu credi, perché chiedi ancora se Mi vedi? Ma se non credi, che cosa chiedi? Resta come sei, e anch’Io resterò come sono, e penso che non ci guarderemo con occhio ostile!
11. Tuttavia là dentro ci sono i tuoi allievi. Va’ da loro, e da loro impara di nuovo il Mio insegnamento; dopo ritorna, affinché poi te lo spieghi Io.
12. Poiché Io, il vero Salvatore Gesù, dico a te, qui nel Mio eterno Regno, che sei uno spirito insensato e non riconosci il grandissimo Amore che ho per te. Ti porto sul palmo della mano e tu sei continuamente, sordo e cieco! Ti do il pane della vita, e tu lo divori come un polipo, senza badare all'effetto interiore che ha prodotto di colpo presso quei peccatori!
13. Tu sei uno che, con occhi e orecchi aperti, non vede e non sente niente. Quali meravigliosi avvenimenti ho fatto accadere intorno a te, e tu non hai domandato: ‘Chi è Colui al Quale obbediscono i mari e i venti?’.
14. Perciò, va’ ancora una volta da questi tuoi discepoli, e impara da loro a conoscere Colui che fino ad ora hai ritenuto un tuo pari! Così sia”.
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Dialogo tra la razionalità di Martino e l’uomo illuminato e saggio sulla Divinità di Gesù
1. Il vescovo Martino fa una faccia ancora più sorpresa, però, fa subito ciò che Io gli ho consigliato ora, necessariamente un po’ più serio.
2. Quando giunge di nuovo presso gli scampati, è sorpreso di trovarli già molto cambiati. I loro tratti sono ringiovaniti e nobilitati, e i loro corpi, dapprima quasi nudi, sono coperti da una veste blu con intorno una cintura purpurea che la trattiene in ricche pieghe intorno alla vita. Tra di loro egli scorge un’imponente figura d'uomo con uno scintillante cappello bianco sul capo, dal quale fuoriescono lunghi e ricchi boccoli biondo oro, fin oltre metà della schiena.
3. Questo splendido uomo va subito incontro al nostro vescovo Martino e gli domanda: “Amico, sei ritornato presto da noi! Hai trovato nell’onnipotente Maestro e Signore di questa casa, Colui che ti abbiamo indicato noi? Lo è? È Lui, Gesù, il Signore dei Cieli e della Terra naturale e spirituale, temporale ed eterno?”.
4. Risponde il vescovo Martino: “Gesù, – sì, sì, questi è proprio Lui. Ma per quanto riguarda la Divinità, la cosa non sembra ancora del tutto chiara. Io penso che si dovrebbe essere un po’ più prudenti nell’opinione che Gesù sia veramente Dio. Poiché, se alla fine non Lo fosse, e all'Essere supremo non piacesse una tale supposizione? …potrebbe essere che in questo casi ci condanni, come lo ha già fatto a suo tempo con molti popoli dei tempi antichi, i quali hanno osato credere in molti altri dèi accanto a Lui. Che cosa faremmo poi noi, insieme al nostro buon Signore Gesù?
5. Perché in Mosè sta scritto in modo inequivocabile: ‘Tu crederai solo in un Dio e non dovrai farti nessuna immagine scolpita né adorarla, né dare a nessuno l'onore al di fuori di Me. Perché Io sono l'unico Signore e Dio che ha fatto il Cielo e la Terra e tutto ciò che in questi vive e respira!’.
6. Mosè parla sì in modo molto vago di un Salvatore che libererà i popoli dal duro giogo dell’antica schiavitù, ma che Jehova, Lui stesso sia sceso quale Salvatore sulla Terra, di questo, nell’intero libro di Mosè non c’è scritta nemmeno una sillaba. Perciò la vostra opinione è un po' affrettata; questo significa che bisogna esaminare tutto precisamente e ponderare bene quel che si fa.
7. Se confrontate Mosè e Gesù, allora troverete anche voi quanto sia difficile, anzi quanto sia quasi completamente impossibile conciliare la Divinità di cui parla Mosè, con la Divinità di Gesù. A causa di questa durissima legge mosaica, Mosè stesso stabilì, su ordine di Dio, la pena di morte se qualcuno avesse offeso Dio sacrificando a un idolo, oppure a un mago, o a un profeta, o ad un qualunque altro eroe, ritenendolo per la Divinità! Un motivo tale, che ha portato anche Gesù alla croce, sebbene Egli usasse esprimersi sempre solo in immagini oscure sul Suo preteso mandato divino davanti agli scribi.
8. È anche molto difficile comprendere, perché la Divinità abbia fondato, tramite Mosè e con tale splendore celeste, una Chiesa spesso proferita per tempi eterni – se poi questa Chiesa con Gesù, quale la Divinità stessa, ha ricevuto un completo colpo di grazia contro la Sua profezia così spesso annunciata!
9. Perciò, cari amici, la vostra precipitosa accettazione della Divinità di Gesù è qualcosa di molto sottile e delicato qui nel mondo dello spirito.
10. Io vedo bene che probabilmente il vostro sentimento, in questa casa di Gesù, vi ha trasformato rapidamente in una condizione migliore mediante un piccolo miracolo. Ma che per questo io non v’invidi proprio per niente, potete esserne certi. Perché io rimango sempre dell’idea: ‘Ride bene chi ride ultimo!’.”
11. Risponde l’imponente uomo col raggiante cappello: “Amico, tutto ciò che hai detto finora, lo conosco bene quanto te. E tuttavia ti compiango per la tua cecità, e temo molto che tu, secondo la tua opinione, riderai per ultimo. Io e quest’intera compagnia, invece, pensiamo così:
12. Gesù, la cui venuta hanno profetizzato tutti i profeti, e di cui canta Davide: «Così parla il Signore al Mio Signore!», oppure: «Così parla Dio, il Signore a Se stesso: siediti alla Mia destra, finché Io abbia messo tutti i nemici come sgabello ai tuoi piedi!’ e ‘Spalancate le porte e aprite i frontoni, affinché il Signore delle Magnificenze, affinché Jehova possa entrare nella nostra città, nella città santa di Dio, nella Sua città!».
13. Gesù, la cui nascita è stata traboccante di miracoli, secondo quanto riferiscono in pieno accordo gli evangelisti, anzi, la cui vita è stata veramente un interminabile miracolo.
14. Gesù, che nel Suo insegnamento ha dimostrato troppo spesso chiaramente chi era Lui nella Sua Essenza più interiore, e a uno dei dieci purificati chiese, quando questi ritornò per renderGli l’onore: «Dove sono dunque gli altri nove, che vengano qua e rendano anche loro l’onore a Dio?».
15. Gesù, che per proprio potere risorse dalla tomba il terzo giorno e andò in giro sulla Terra ancora per quaranta giorni istruendo i Suoi discepoli, e in seguito ascese al Cielo davanti a migliaia di occhi credenti, e subito sui Suoi fece spirar giù dai Cieli lo Spirito dell'eterna Forza, Potenza, Amore e Sapienza.
16. Gesù, di cui Giovanni dà la testimonianza più grandiosa, sia nel suo Vangelo come anche nella sua alta rivelazione.
17. Dimmi, amico, ti è ancora possibile ritenere quest'Uomo degli uomini, solo più di un semplicissimo savio del mondo?
18. Guarda amico, voglio dirti a proposito qualcosa di sciocco, ma a me sembra tuttavia ancora più saggio di quello che dici tu: io penso che se Dio, il Signore, non avesse preso la forma umana per essere visto anche da noi uomini, Sue creature, per quale ragione ci avrebbe creato? Non per Sé! Che vantaggio avrebbe se non potessimo mai vederLo e amarLo pienamente? E che scopo avrebbe per noi una vita senza un Dio visibile? Riflettici su, forse si farà un po' di luce nel tuo intelletto!”.
19. Risponde il vescovo Martino: “Lasciatemi ora un po’ in pace e prenderò a cuore un po’ più profondamente le tue parole abbastanza chiare!”.
20. Dopo una pausa abbastanza lunga, il vescovo Martino comincia di nuovo a parlare e dice: “Amico, ho considerato le tue parole, sotto tutti gli aspetti, e vedo piuttosto il contrario di ciò che prima hai sostenuto. Nonostante ciò, non sono ostinato, e voglio di tutto cuore, acconsentire volentieri alla tua opinione se, per mia soddisfazione, risponderai ad alcune delle mie domande”.
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Domande critiche di Martino e le risposte del saggio
1. Dice il saggio della compagnia: “Domanda, e io ti risponderò, e se ciò che dirò sarà soddisfacente o meno, questo mi è del tutto indifferente”.
2. Continua il vescovo Martino: “Perché la Terra ha una sola montagna più alta? È per questo motivo che la Divinità si trova in essa o sopra di essa in tutta la Sua pienezza, appunto perché questa è l'unica più alta della Terra?”.
3. Risponde il saggio: “Certamente, la Terra ha un monte che è il più elevato di tutti gli altri monti conosciuti, il quale preme la Terra con la sua potente base! Non per questo però è il dio dei monti; ma Dio sapeva e sa perché ha messo su questo pianeta un monte così alto. Probabilmente per dare ai venti un punto generale di divisione e direzione. Perciò di solito anche vicinissimo all’equatore, nei paesi tropicali, compaiono i monti più alti, perché proprio in questi paesi, situati vicini alla fascia principale, i venti dovrebbero essere i più impetuosi in seguito alla rotazione terrestre. E perché lì la forza centrifuga deve agire con più potenza, per il qual motivo, i cerchi di rotazione distano molto di più dal punto centrale o dell’asse.
4. Se in queste regioni non fossero stati messi dal Signore tali altissimi regolatori di venti, esse sarebbero inabitabili in eterno. Nella direzione – e più precisamente nei più grandi continenti, in particolare in Asia – dove l'aria si unisce in un flusso principale, ci sono di conseguenza anche i monti più alti. E in Asia, quale il continente più grande, è anche necessaria un'altissima montagna della Terra. – Sei soddisfatto di questa risposta?”.
5. Risponde il vescovo Martino: “Completamente nel suo genere! Ma ora un'altra domanda: perché in America, il Rio delle Amazzoni è il fiume più grande sulla Terra? È forse perché in esso c’è la pienezza della Divinità?”.
6. Ribatte il saggio: “Amico, io so bene dove alla fine vuoi arrivare, ma ciò nonostante voglio rispondere, per quanto possibile con precisione, anche a questa tua stupidissima domanda.
7. Vedi, l'America è un continente molto giovane e nella Cordigliera ha una montagna enormemente estesa, come anche nelle Ande.
8. Le montagne da una parte sono molto vicine all'oceano più grande del mondo, e perciò nelle loro fondamenta sotterranee, hanno una grande quantità di acqua che vi sale continuamente attraverso gli innumerevoli pori e arterie, e attraverso canali molto più grandi. Dall’altra parte invece, particolarmente l'America del sud, da paese più giovane che è emerso solo da alcune migliaia di anni sopra il livello del mare, ha delle superfici pianeggianti molto estese, di poco sopra le acque, per la maggior parte di contenuto sabbioso molto friabile.
9. Dove però delle estese montagne accumulano molta acqua e questa poi si ammassa nelle grandi superfici piane senza poter stendere resistenza, e solo molto lentamente affluisce al mare, là deve esistere necessariamente il fiume più grande e più largo, senza che ci sia bisogno di contenere più Divinità di quanta ve ne sia in una sola goccia di pioggia! – Dimmi: sei soddisfatto di questa risposta?”.
10. Risponde il vescovo Martino: “Completamente nel suo genere, la risposta non lascia niente a desiderare. Ma adiamo avanti!
11. Dimmi: perché il diamante è la pietra più dura e trasparente, e perché l'oro è il metallo più nobile?”.
12. Risponde il saggio: “Perché gli uomini hanno fatto ciò, secondo la loro presuntuosa perizia, e lo hanno fatto perché questi minerali sono più rari di altri. Ma lasciamo comparire i diamanti tanto copiosamente come sono i ciottoli, e l'oro così come il ferro, – e con i diamanti si pavimenterebbero le strade, e con l’oro si cerchierebbero le ruote dei carri.
13. Ma il perché proprio questi due minerali siano più rari di altri, lo saprà il Signore meglio di tutti. Probabilmente perché in essi, per lo spirito dell'uomo, si trova mescolata una quantità troppo grande di veleno infernale, da dove si può dedurre, con conseguenza grave, che in questi minerali, pur così nobili per gli uomini del mondo, non ci sarà certo una porzione troppo grande della Divinità. Sei soddisfatto anche di questa risposta?”.
14. Risponde il vescovo Martino “Non ti posso obiettare nulla, perciò mi devo accontentare della risposta nel suo genere. Ma ciò che mi aspettavo da te, non l'ho trovato in nessuna di queste tue risposte, vale a dire: una prova ovvia della Divinità di Gesù!
15. Vedi, sulla Terra, come certamente su ogni pianeta, esistono in ogni essere ogni specie di cose, e così anche negli uomini, certi punti massimi talmente unici e singolari nel loro genere che non possono mai essere superati. Così esiste sicuramente un sole maggiore, un pianeta maggiore, sul pianeta stesso a sua volta, particolari privilegi che sono insuperabili nel loro genere. Ma un saggio, potrà per questo sostenere che tali privilegi possano essere ‘divinità’, perché nel loro genere sorpassano tutto in un altissimo grado senza pari? – Così facevano i pagani, i quali idolatravano le cose più perfette, insuperabili secondo il loro giudizio, ma in questa maniera, alla fine, caddero nel più vergognoso politeismo.
16. Certamente, un tempo è esistita una scimmia molto dotta, o un cane, o un asino come quello di Bileam, o un bellissimo e coraggiosissimo cavallo, come Bucefalus di Cesare[15], o sicuramente la donna più bella come Venere dei Medici, e anche un Apollo, un’eroica e saggia Minerva, una Giunone gelosissima.
17. I pagani hanno completamente idolatrato queste eminenze[16], cosa che nessun uomo può negare. Ma se già gli abitanti di un pianeta hanno fatto questo con le straordinarie superiorità dei regni della natura, non c’è da stupirsi se gli stessi uomini abbiano poi elevato il maestro più saggio e il mago più grande a prima divinità, e a lui abbiano anche eretto degli altari, dove lo adorarono e l’adorano ancora oggi; in parte per reale, cieca devozione, maggiormente però per opportunità politica, al fine di conservare la cecità degli altri.
18. Poiché gli uomini hanno fatto questo del loro uomo più saggio – domando: è questo un motivo sufficiente per la sua divinizzazione? Oppure sono mai scese sulla Terra delle Entità superiori che noi abbiamo visto e alle quali abbiamo parlato, ed esse hanno mostrato e confermato la divinità di Gesù?
19. Si raccontano di certo, cose meravigliose sulla sua nascita, e anche come degli spiriti superiori siano scesi visibilmente sulla Terra, e abbiano istruito gli uomini sulla Sua divinità. Io però domando con lo stesso diritto umano: abbiamo noi mai visto qualcosa? Io perlomeno mai! Forse tu?
20. Sì, in un noioso e interessato sogno da monaco, o da suora, ben si son potute mettere insieme simili menzogne. Ma se indaghiamo la verità, allora non si mostra che l'uomo, e ancora l'uomo, ciascuno dei quali vuol sapere di più e meglio del suo prossimo, ma ognuno deve dire a se stesso: ‘Signore, io sono cieco; tutto il mio sapere è solo un’abituale fede priva di espressione, e nient'altro!’.
21. Qui non si può parlare di una convinzione, dove un uomo costruisce sull'autorità dell'altro e accetta nient’altro che quest'autorità come prova suprema. E deve accettarla, perché è impossibile potersi procurare da qualche altra parte una solida conferma se non dall'uomo, e in questo caso si deve proprio dire: ‘Vox populi, vox dei’[17] perché di un vero Dio non si è mai saputo nulla, salvo che per vie puramente umane.
22. Una rivelazione è dunque anche, solo opera dell’uomo, e non può essere altrimenti, avendo, durante il tempo della nostra vita, giammai potuto riceverne altre, se non quelle che sono anche troppo riconoscibili come opera delle mani e della fantasia umana.
23. Dunque, mio carissimo amico, ora esamino certamente tutto, prima di accettarlo, e io non sono inconvincibile, ma le tue dimostrazioni non mi bastano proprio per niente. Un uomo potrà ben avere il più grande impulso per riconoscere Dio; tuttavia questo non può soddisfare nessun uomo, bensì solo Dio stesso. Io però penso questo: prima di giungere a questa soddisfazione, noi, in tutti gli spazi della Sua Creazione dovremo ancora sostenere immensamente molto, prima di essere capaci per una vera Rivelazione divina
24. Tutto ciò che abbiamo incontrato finora, non è stato altro che una prima scuola elementare per prepararci a quel futuro, più grande e santo insegnamento. – Se puoi rispondere a questi miei chiari argomenti con qualcosa di meglio, di più puro, di più vero, e quindi di più divino, allora sono pronto in tutta pazienza ad ascoltarti con estrema attenzione”.
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Continuazione del dialogo sulla Divinità di Gesù
1. Risponde il saggio: “Amico, in verità, devo confessarti apertamente che non sono alla tua altezza, sebbene – con tutte le tue profondissime dimostrazioni – dell’unica Divinità di Gesù, il Signore, tu non abbia modificato nemmeno un atomo. Al contrario, l’hai rafforzata molto di più, perché da ciò io ho visto ancora più chiaramente che Dio è, e deve essere anche un uomo, ma certamente l'Uomo più alto di tutti e il più perfetto. Altrimenti sarebbe impossibile per noi essere ciò che siamo, vale a dire, uomini! E non potremmo nemmeno amare Dio, se Egli non fosse l’Uomo di tutti gli uomini.
2. L'amore però è il nostro bene maggiore, la nostra vita, la nostra beatitudine! Per qual fine ci sarebbe, se non potessimo amare Dio, e se Egli non fosse un uomo?
3. Ora fa’ ciò che vuoi, ma non aspettarti da me una sapienza superiore; con questo ti ho dato tutto ciò che potevo!”.
4. Il vescovo Martino riflette sul discorso del saggio della compagnia, e dopo un po', più a sé che al saggio, dice: “In fondo, tu hai ragione; poiché se il Pentateuco di Mosè dice il vero, certamente Dio doveva ben essere un uomo, altrimenti non avrebbe creato Adamo a Sua immagine, se Egli stesso non avesse la stessa forma! La stessa forma però presuppone certamente anche la stessa essenza!
5. Un orologiaio non ha bisogno di essere lui stesso un orologio per costruirne uno; ma l'idea dell'orologio deve concepirla in se stesso, altrimenti non potrebbe realizzarlo!
6. C'è però già di nuovo un intoppo: se un uomo riesce a concepire un'idea che non gli somiglia, quindi è un'immagine del tutto diversa, non dovrebbe essere Dio in grado di realizzarla? Oh, certamente, di sicuro ne sarà capace!
7. Di conseguenza, il testo del Pentateuco potrebbe essere inteso così: «Dio creò l'uomo a Sua immagine» con questo significato: ‘Dio creò l'uomo secondo la misura della Sua idea, vale a dire, perfettamente corrispondente alla Sua idea!’.
8. Se il testo è da intendersi così – come sarà molto probabile – non ci sarebbe quindi nessuna conseguenza che Dio creasse l'uomo proprio secondo la Sua immagine, oppure che Egli dovesse avere una forma limitata per poter formare l'uomo. Se ogni idea è un concetto in sé senza forma, allora anche Dio può essere, per Se stesso, senza forma, come Idea fondamentale di tutte le idee.
9. Se si dovesse presumere che Dio, per formare un uomo, abbia bisogno necessariamente di una forma d’uomo, allora dovrebbe Egli, per formare un orso oppure uno squalo e così via per tutte le innumerevoli cose, potersi trasformare in tutte queste forme; oppure dovrebbe, in un certo qual modo, essere presente, diviso in tutte queste forme, eternamente immutabile, affinché tutte le cose ed esseri avessero in Lui, sempre, un modello che li disponga e che le formi a Sua immagine.
10. Presumere questo sarebbe certamente il purissimo antico vaneggiamento sofistico! Perciò Dio non ha bisogno di nessuna immagine per formare gli uomini come uomini. E tanto meno ha bisogno di essere Egli stesso un uomo – tale supposizione è assolutamente contraria al concetto della perfettissima Libertà divina. Com’è pensabile, infatti, una totale libertà sotto il concetto di una forma limitata?
11. Perciò, anche la pienissima libertà deve essere senza forma, e ciò è anche in accordo con il testo del Pentateuco, dove Jehova proibisce rigorosamente a Mosè di farsi di Lui una qualsiasi immagine.
12. Sì, sì, amatissimo amico mio, secondo il puro discernimento avrò ben ragione io, tu invece ‘vivrai della tua fede!’, per usare l’espressione di Paolo. Anche questa è certo una vita, ma è una vita senza discernimento e senza calcolo. Non te la voglio togliere e non voglio far di te un proselito. Ma devo in ogni modo dimostrarti che un ex vescovo della Terra non può essere rivoltato, come si fa con la pelle della lepre, per pochi soldi, particolarmente da quelli che sulla Terra sono state sue pecorelle!”.
13. Replica il saggio: “Ah, – già, ora capisco da che parte soffia il vento! Sì, così tu sei quel vescovo che solo da alcune settimane ha scambiato quell’esistenza temporale con questa eterna! Ora è comprensibile perché tu non riesca a capire la Divinità di Gesù! Ex trunco non fit Mercurius![18]
14. Io invece sono il libraio della stessa città dove tu sei stato vescovo. So anche troppo bene come eri fatto! Di fuori uno zelota senza pari, in te stesso, invece, un ateo purissimo! Chi leggeva assiduamente Kant, Hegel, e più che mai col più grande entusiasmo Strauβ? Voltaire, Rousseau ed Helvetius erano sempre sul tuo leggio al posto della Vulgata[19], – tutti spiriti che dal tuo pulpito e nelle tue lettere pastorali hai mandato mille volte all'inferno, ma nel tuo cuore hai innalzato molto sopra di Gesù!
15. Vedi, io lo so meglio di tutti, poiché ti fornivo queste opere ed ero il tuo confidente. Tuttavia non ti ho seguito, ho seguito invece segretamente la mia strada, trovandola in Swedenborg[20], di cui tu non hai mai voluto saperne nulla, perché non era utile per il tuo imbroglio romano! Meno male che ora lo so! Avremo per questo ancora da scambiarci alcune paroline!”.
16. Dice il vescovo Martino completamente disorientato: “Ah, adesso va proprio bene! A tutti i mali si aggiunge ancora questo! Deve averti portato qui direttamente il – diosiaconnoi!
17. (Tra sé) Quel tipo di un libraio sa ancora molte altre cosucce di me! Ebbé, questa risulterà una bella lavata qui nel mondo dello spirito!
18. Se solo non entrasse Gesù, che è sicuramente il padrone della casa! Questa è una storia disperata! Da Lui, infatti, ho già ricevuto alcune tirate d’orecchi, ed ha già scoperto altre mie mascalzonate terrene!
19. Ma se questo candido cappellino comincia a spettegolare su di me, e a scoprire le mie maggiori e segrete mascalzonate, non mi andrà certamente per il meglio. Forse mi troverò di nuovo su qualche piacevole acqua o su qualche spiaggetta – sicuramente per alcuni divertenti milioni di anni! Oh, oh, ohoh! Questo sarà di nuovo lodevole!
20. Che cosa faccio adesso per scansare questa calamità, ammesso sia possibile scansarla? Hm, ah, sì, eccoci qua, così vanno le cose! E se non vanno, allora andrò io di nuovo su una qualche spiaggetta in riva al mare, per pescarvi la stessa eternità! In nome di Dio, ora già non m’importa! No, proprio con questo tipo dovevo venire qui insieme! La faccenda ormai non si può più cambiare; perciò prendiamo una decisione giusta e seguiamola! Dunque, cosa faccio adesso?”.
21. Il libraio s'intromette senza esserne invitato e dice: “Presta fede a ciò che io ritengo ben fondato, così eviterai tutte le tue presunte calamità. Non ritenere inoltre che io sia un traditore, ma un tuo amico che tu hai aiutato a uscire dal fuoco del suo cieco zelo e lo hai vestito perché era ignudo!
22. Credimi: Gesù, il Signore, non ha bisogno di noi in eterno come spie e traditori, poiché Lui conosce i nostri più intimi pensieri molto prima che noi li percepiamo nella nostra anima, perciò possiamo risparmiarci la fatica di denunciarci a vicenda!
23. Guarda! Guarda fratello! Perché Gesù non potrebbe essere il Signore del Cielo e di tutti i mondi? Perché non il Dio dell'eternità, l'Onnipotente infinito? Perché, proprio la cosa più facile, dal mio punto di vista – come se per Dio in genere fosse pensabile qualcosa di più facile o più difficile – dovrebbe essere per Lui meno possibile di qualcosa che io, potrei ritenere sia molto difficile?
24. Doveva essere impossibile, a Colui dal Quale è provenuto ogni essere limitato da spazio e tempo, limitare Se stesso in spazio e tempo, senza perdere la Sua Onnipotenza divina, per amor nostro, Sue creature, Suoi figli, considerato che spazio e tempo provengono da Lui?
25. Oppure: è impedito un pittore o scultore, che ha riprodotto mille figure a colori o in materia modellata, essere anche in grado di dipingere o scolpire se stesso? Se questo è già possibile ad un uomo – sebbene nel senso più imperfetto – come possiamo immaginare qualcosa d’impossibile a Dio?
26. Oppure: sarebbe Dio il sommo liberissimo Essere, se da Se stesso fosse incapace di operare qualcosa? Tu Lo limiti completamente con i tuoi principi hegeliani, e fai di Lui un prigioniero dell'infinità, che può creare sì i più grandi Soli centrali con pianeti, uomini e animali, ma che, quale infinita grandiosa Essenza universale, non avrebbe niente a che fare con gli infusori[21] – che certo hanno anche loro un’esistenza e un organismo artificioso fatto con arte, tramite il quale si manifesta per l’appunto la vita. – E perciò, per noi uomini Egli non vorrebbe né potrebbe occuparsi di noi, prima che non avessimo raggiunto all’incirca la grandezza di un Sole centrale? Ma come può essere questo? Su ciò avranno taciuto anche Hegel e Strauβ!
27. Io, tuo amico, credo ora che tu giungerai al discernimento e non troverai più da discutere, nel concedere e dare a Gesù l'onore che Gli spetta per tutte le eternità delle eternità, tanto più che ti ha sempre dimostrato Grazie così grandi!”.
28. Dice il vescovo Martino: “Fratello, amico! Io ti ho tratto dalle fiamme, ma tu in compenso mi hai dato un'altra fiamma di luce potentissima! Ringrazio Lui, ringrazio te! Ora però lasciami raccogliere, lasciami riflettere! Troppo grande, troppo infinito è il pensiero su cui adesso devo meditare! Perciò concedimi un po' di riposo! Mi risveglio, mi sto risvegliando!”.
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Il vescovo Martino riconosce in Gesù il Signore
La paura del peccatore
Istruzione di Martino
1. Dopo un po’ il vescovo Martino comincia di nuovo a parlare: “Sì, sì, carissimo fratello, per quanto io consideri la cosa dai punti di vista più diversi, le tue argomentazioni adesso reggono. Il nostro padrone e maestro è, e rimane anche il Padrone e Maestro dell'infinità e di tutte le eternità! Egli è indubbiamente il ‘Figlio’ dell'Essere supremo, che è certamente il ‘Padre’ già tanto spesso indicato! Ora però, dov'è lo ‘Spirito Santo’, in un certo senso la terza Persona divina?”.
2. Risponde il saggio libraio: “Amico, devi seguire completamente il Vangelo! Vedi, qui c'é una Bibbia, e in essa il Nuovo Testamento. Leggi Giovanni che già una volta ti ho fatto notare! Vedi, egli dice: «In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, la Parola era Dio; questa Parola è diventata Carne ed ha dimorato tra noi (in Gesù Cristo)!» [Gv.1,1] ecc.
3. E di nuovo leggi in un altro versetto: «In Gesù Cristo dimora corporalmente la pienezza della Divinità!». E di nuovo: «Chi vede Me, vede anche il Padre; poiché il Padre ed Io siamo Uno, – il Padre è in Me ed Io sono nel Padre!» [Gv. 14,9] – e di questi versetti ce ne sono ancora una gran quantità!
4. Vedi, se si riflette bene su tali versetti di tutto il Vecchio e del Nuovo Testamento, allora diventa sempre più evidente che Gesù è l'unico Signore e Creatore dei Cieli e di tutti i mondi!
5. Quando gli apostoli insistevano affinché Egli mostrasse loro anche solo una volta il Padre, in occasione della trasfigurazione sul monte Tabor, sebbene avesse già parlato molto di Lui, Gesù si meravigliò profondamente della cecità dei Suoi discepoli e disse: «Perché dite, voi (ciechi): ‘mostraci il Padre!’ Non sono Io, già da tanto tempo tra voi? Non sapete ancora che, chi vede Me vede anche il Padre? Io e il Padre, infatti, siamo Uno e lo Stesso!» [Gv. 14,9 – Gv. 10,30] ecc. – e già una volta, io ebbi a sottolinearti questo versetto!
6. Io penso che tu qui faccia proprio le stesse domande, come allora gli apostoli e i discepoli al loro Signore e Maestro quando davanti agli occhi avevano ancora il triplice velo mosaico!”.
7. Dice di nuovo il vescovo Martino: “Sì, hai ragione, hai pienamente ragione. Ora vedo del tutto chiaramente! È Lui, è Lui! Egli è l'unico Signore, l’unico Dio, Creatore e Padre dei Cieli e di tutte le incalcolabili miriadi di angeli, soli, mondi e uomini. Ma che Egli abbia scelto proprio la Terra, avrà anche una sua profonda motivazione che col tempo mi verrà, spero, chiarita!
8. Ora però esaminiamo un altro problema! Vedi fratello, quanto più prendo in considerazione quest’inesprimibile, santissima questione, tanto più certa emerge l’identità di Gesù, il Padrone della nostra casa, come il supremo Essere divino, e tanto più si concentra la paura nel mio cuore. Sarebbe terribilissimo dover comparire ora dinanzi a Lui!
9. Ora, infatti, sto qui come un peccatore che cerca il suo simile, come tu sai; ci mancherebbe che, oltre a ciò, arrivasse l’onnipotente Dio! Oh, questo mi procurerà presto la più meritevole condanna eterna! Fino ad ora, forse, essa non è potuta avvenire in tutta la sua pienezza, perché io non ho riconosciuto il Giudice giustissimo pur così vicino, ma ora che ho riconosciuto incontestabilmente Lui, il Terribile, la danza infernale comincerà sicuramente presto per me!
10. Poiché vedi, fratello, noi Lo abbiamo ora riconosciuto e dobbiamo chiamarLo ‘Signore! Signore!’. Egli stesso lo ha insegnato sulla Terra dicendo. «Non coloro che Mi diranno ‘Signore! Signore!’, entreranno nel regno dei Cieli, ma solo chi fa la Volontà del Padre Mio». Dimmi, amico, abbiamo noi rispettato e quindi fatto questa Volontà? Perciò per noi non ci potrà mai essere una parola dal Cielo!
11. Ma che cosa esiste oltre il Cielo? – Vedi, nient’altro che l'inferno! Ohoho, niente che il nudo inferno! Ora vedo già le fiamme tormentarmi inesorabilmente fin sopra la testa. Mi sembra perfino che già i diavoli – ohohoh – diosiaconnoi – – ! Fratello, caro fratello, non posso descriverti quale terrore infinito ha invaso ora tutto il mio essere!
12. Che cosa diremo se Egli, quale Dio onnipotente e Giudice giustissimo, severissimo, anzi del tutto inesorabile, venisse da noi e cominciasse a condannarci semplicemente all'inferno, e a dire: ‘Via – da Me – voi – ma–le–det–ti! – In – quel – fuoco – eterno che è preparato a tutti i dia – diosiaconnoi!’?
13. Ohohohoh! Spaventoso, spaventoso! Sento già le parole tonanti di questo spaventosissimo giudizio. – Ohohoh, questa sarà una vita, una vita e una sensazione terribilissima, se forse andrò giù da tutti i diavoli – diosiaconnoi, me n’ero quasi dimenticato per puro spavento, angoscia e sgomento! Solo non capisco come tu puoi essere così indifferente, dove io muoio di paura e già mi consumo quasi completamente!”.
14. Dice il saggio libraio: “Riprenditi fratello, e sii certo che il Signore è migliore di come i papi e i monaci di Roma Lo descrivono! Ma finché Lo temiamo così scioccamente, Egli se ne andrà e verrà solo quando avremo trasformato la nostra paura in amore!
15. Vedi, che piacere avresti se ti vendicassi di un acaro che ti avesse ferito? Una tale vendetta non sarebbe forse l’azione più insensata di uno sciocco pazzo? Come puoi perciò ipotizzare una cosa simile della sublime Sapienza divina? Che cosa siamo noi rispetto a Dio? Noi siamo, rispetto a Lui, ciò che un acaro è rispetto a noi!
16. Vedi, noi siamo assolutamente nulla rispetto a Lui, e Lui dovrebbe vendicarsi di noi in tal modo? – Dove sta scritto amico, dove? Riprenditi; io ho la migliore speranza che qui alla fine, le cose andranno ancor meglio di quanto possiamo immaginare! – – Zitto! Mi pare che Egli stia entrando! Giusto! Sta entrando!”.
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Una santa scena di liberazione: Martino al petto del Signore
1. Quando Io entro con Pietro, il vescovo Martino si accascia come svenuto, e l’intera compagnia, ad eccezione del libraio, esclama: “Guai a noi!”.
2. Solo il libraio cade in ginocchio in piena coscienza, dicendo: “Signore, Padre – sia santificato il Tuo santissimo Nome, la Tua Volontà sia fatta! Vedi, noi siamo tutti grandi e rozzi peccatori, e non siamo degni della Tua pur minima Grazia, ma noi tutti Ti amiamo in tutta la pienezza del nostro sentimento! Perciò, se è Tua Volontà, spargi su di noi la Tua Misericordia, invece della Tua Giustizia! Che cosa possiamo noi senza la Tua Grazia, senza il Tuo Amore, senza la Tua Misericordia!
3. Tu sei eterno, Tu sei infinitamente saggio, e la Tua Onnipotenza non ha limiti! Mai potremmo scusarci dinanzi a Te! O potrebbe qualcuno, nell’intera infinità, opporsi alla Tua potenza? Poiché ancor prima che qualcuno avesse un pensiero simile, Tu potresti già distruggerlo come non fosse mai esistito.
4. Io, e tutti noi, riconosciamo e confessiamo che Tu sei l'unico Signore dei Cieli e di tutti i mondi. Noi invece, siamo un nulla al Tuo confronto, e nulla al cospetto della Tua infinita Potenza. Fa’ perciò di tutti noi secondo la Tua santissima Volontà; ma ricordaTi della nostra debolezza, e la Tua Misericordia non resti lontana da noi!”.
5. Dico Io: “Alzatevi, e non piagnucolate come delinquenti nel mondo! Poiché se vengo Io a voi, siete già benedetti. Gli spiriti impuri, infatti, Mi fuggono e non vogliono in eterno che Io vada da loro per liberarli e renderli felici. Perciò il vostro timore dinanzi a Me è vano, e debole è la luce del vostro senno.
6. Abbandonate tutto ciò che non è buono nella Mia Casa, nel Mio Regno. Poiché dove sono Io, là c'è anche il Mio Regno, e questo Regno è il Cielo più intimo e più alto! Questo Cielo, però, non è un Cielo dell'ozio e dell'eterno far niente, ma un Cielo della più piena attività, nella quale tutti sarete iniziati sempre più profondamente: ognuno di voi in quello per il quale già sulla Terra faceva esercizi preparatori pieno di talento. Così sia!”.
7. Tutti si alzano nella disposizione d'animo più gioiosa, e Mi ringraziano ad alta voce per tale infinita Grazia e Misericordia. Solo il vescovo Martino giace ancora nel suo svenimento, e non vede e non sente nulla, per l’enorme paura di quanto succede.
8. Allora Pietro, su Mio cenno, si avvicina a lui, lo scuote e dice: “Ma… Martino, che cosa fai qui? Noi ti abbiamo aspettato fuori per molto tempo e non sei più ricomparso! Di che cosa hai discusso qui, tanto a lungo, da farci attendere come attende una sposa piagnucolosa il suo sposo, la quale si prepara vanitosamente per la festa delle nozze? Non sai che abbiamo importanti e, questa volta, urgentissime faccende?”.
9. Dopo una pausa, risponde finalmente il vescovo Martino: “Oh, sì – bene – sì, sì! Giusto, sei tu! Vedi, questa volta sono andato come in un grande e importantissimo viaggio d'esplorazione, e da grandi viaggi non si ritorna così presto. In verità ho scoperto ben del sublime, ma non per mia gioia, bensì solo per mio grandissimo sgomento!
10. Oh, amico, ho fatto ora l’inconfutabile scoperta che il nostro Maestro e Padrone della casa, è Dio, il Signore dell'infinità! Questo è ora più limpido che sulla Terra il Sole a mezzodì in una purissima giornata. Ma ora, immaginati me, un peccatore non plus ultra – e Dio, l'Onnipotente, l’immensamente Saggio, il Giustissimo, l'Onnisapiente, il Santissimo che deve condannare uno a causa della Sua Giustizia e Santità! – Ohohoh, amico, questa è una scoperta terrificante!
11. Il mio amico qui, dal candido cappello, ha provato a confortarmi e a calmarmi. Ma finché non si ha la rassicurazione da Colui che può condannare quelli come noi, di colpo all'inferno per l’eternità, fino allora non serve nessun’altra consolazione!”.
12. Dice Pietro: “Ora alzati, e non essere sciocco! Vedi, il Signore Gesù, che tu temi così terribilmente, ti aspetta a braccia aperte! Ti pare uno che sia pronto a giudicarti e a condannarti?”.
13. Il vescovo Martino lancia un rapido sguardo verso di Me, e riconosce la Mia grande gentilezza. Questo gl’infonde coraggio, tanto che si solleva un po' di più da terra e parla con le lacrime agli occhi: “No, no, da questa dolcezza non appare nessun giudizio di condanna! O Signore, o Padre, quanto devi essere buono se puoi guardare un peccatore come me con tanta dolcezza e grazia!
14. O Gesù, adesso però proprio non ce la faccio più! Il mio cuore, risvegliatosi improvvisamente, brucia, come un sole centrale, d’amore per Te. – Peccato qui, peccato là: devo perlomeno abbracciare i Tuoi piedi, e sfogare su questi il mio amore troppo grande! Signore, fa’ di me ciò che vuoi; ma solo per questa volta, lascia libero sfogo al mio amore!”.
15. Rispondo Io: “Vieni qua, ostinato fratello Mio, i tuoi peccati ti sono rimessi! E non ai miei piedi, ma qui, al Mio petto, da’ libero sfogo al tuo amore!”.
16. A queste parole, Martino si precipita verso il Suo Signore e si abbandona stringendosi completamente a Colui che, per tanto tempo, non ha voluto riconoscere.
17. Quando ha manifestato piangendo il suo amore al Mio petto, Io gli chiedo: “Ebbene, Mio carissimo fratello e figlio Mio, dimMi: ti piace questo viaggio all'inferno? Sono forse Io l'eterno tiranno, come Mi hai definito?”.
18. Risponde il vescovo Martino: “O Signore, ora sono muto e senza parole per confessare a Te, davanti a tutti questi cari fratelli, i miei sbagli e i miei più grandi errori che ora riconosco chiaramente. Ma lasciami raccapezzare un po’ in questa nuova grande e infinita felicità, perché prima voglio fare a Te, o mio dolcissimo, buonissimo, misericordiosissimo Signore Gesù, una vera confessione!
19. O Signore, o Gesù, o Santissimo di ogni Santità, Tu, Amore di ogni amore, Tu infinita Pazienza di ogni pazienza, adesso non posso fare altro che amarTi; amare, amare Te sopra ogni cosa!”.
20. Dico Io: “Bene, bene; proprio grazie a quest’amore che ho visto in te, ho avuto anche questa grande pazienza, e sono venuto Io stesso da te! Adesso sei beatissimo, perché d'ora in poi sarai dove sarò Io stesso. Non cercare però il motivo della beatitudine nell'ozio, bensì nell'attività più grande che si troverà qui in eterno nella più grande pienezza!
21. Ora andiamo nell’altra stanza dove sono gli altri trenta che tu hai portato. Vai avanti tu, e cerca di portarli a Me! Se ti riesce questo primo lavoro nel tuo stato beato, allora condurremo subito anch’essi all’eterna destinazione! Dunque andiamo là! E vai tu solo da loro nella stanza. Così sia!”.
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Prima missione di Martino e sue esperienze
Un apparente serraglio
“Nulla potete far senza di Me”
1. Il vescovo Martino vi si reca subito lietissimo, in Mia compagnia, di Pietro e del saggio libraio che, quale ultimo, ci segue con profondo e infinito rispetto. Giunti davanti alla porta della stanza, il vescovo, su Mio ordine, ci lascia ed entra senza indugio dai trenta, nella stanza sopra descritta.
2. Ora però è da notare che il nostro vescovo Martino non si trova più nella sua stessa luce, ma nella Mia purissima Luce celeste che lui, in ogni caso, per sagge ragioni, non percepisce pienamente nella sua coscienza. In questa Luce, tutte le cose appaiono diversamente dalla propria luce naturale, quindi anche le anime, cioè gli uomini defunti.
3. Nota bene: ‘Defunto’ qui non deve essere confuso con ‘morire’, cosa che sarebbe naturalmente una sciocchezza. ‘Defunto’ designa qui lo stato giudicato da se stesso attraverso ogni genere di peccati (malattie dell'anima) dopo la deposizione della carne.
4. In virtù di quest'ordine, infatti, anche il vescovo Martino trova, appena entrato nella stanza, invece di uomini, per lo più figure di animali, malvagi certamente no, ma piuttosto impauriti e sciocchi. Solo alcuni di loro hanno un aspetto deturpato, rozzo e coperto da molte escrescenze. La maggior parte degli altri, invece, sembrano lepri braccate, asini e buoi affamati; ci sono tra questi anche un paio di pecore rognose e molto deperite.
5. Quando il nostro vescovo Martino, invece dei presunti trenta protestanti da lui salvati, trova nella stanza questi animali per lui assai strani, i quali si nascondono da lui rapidamente in un angolo accucciandosi l'uno sull'altro, si ferma un momento, restando come impietrito. Alla fine dice tra sé, dopo un profondo sospiro: “Sì, cos’è già di nuovo questo scherzo infernale nel primo Regno del Cielo, nella Casa del Signore? Niente male! Esistono forse anche qui topi e ratti e anche un gran numero di piccoli insetti immondi?
6. Niente male, niente male! Starebbe anche troppo bene con ciò che è scritto nelle Scritture: «Nulla d’impuro può entrare nel Regno di Dio!». Qui una coppia di pecore rognose, là cinque pezzi di cretini pieni delle più abominevoli escrescenze, anche buoi magri e sporchi, ugualmente asini e molte lepri dall’aspetto assai misero – davvero un’insolita compagnia per il primo, o più alto Cielo! In tale compagnia, dovrei godere le gioie celesti? Questo si farà!
7. No! Ma questo significa usare un poveraccio, quale io ho il piacere di esserne uno, come messaggero del pesce d'aprile – premesso che qui nel Cielo si sappia qualcosa d’un mese d'aprile!
8. Ah, questo è certo un po’ troppo grosso! Che cosa devo fare adesso con questo giardino zoologico del tutto bonario? Dove sono dunque i miei trenta protestanti portati qui? Sono stati forse trasformati in questi animaletti così carini? – Ciò sarebbe davvero molto comico; e pensare che qui è il centro del supremo, più alto Cielo!
9. Il Signore, è sempre il Signore; di questo sono ora convinto dal più profondo del mio cuore. Questo me lo dice il mio amore per Lui. Sinceramente detto– come si dice nel mondo – io vorrei addirittura mangiarmeLo per amore! Ma cosa vuol dirmi ancora con questo nuovo scherzo, Egli sicuramente lo saprà anche meglio di tutti! Vuol forse mettere questi animali all'ingrasso? Sicuramente si potrà fare un po’ di lardo!
10. Ma cosa chiacchiero, come se fossi anch’io il trentunesimo asino di questa compagnia! Mezza curva a destra e torna indietro, torna da dove sei venuto! Addio miei cari, sarò lieto di rivedervi presto!”.
11. Dopo questo laconico discorso, il vescovo Martino apre di nuovo la porta e torna da noi con una faccia assai perplessa. Io gli chiedo subito dove sono i trenta.
12. E il vescovo Martino risponde: “O Signore, Tu lo sai certamente meglio di me! Quelli là dentro non lo sono di certo. E se lo fossero, questa sarebbe sicuramente una metamorfosi che si adatta in questo primo e altissimo Cielo altrettanto poco, quanto si adatta un pugno nell’occhio.
13. Senza conoscere il linguaggio degli animali, nel caso l’animale avesse un linguaggio segreto, a mio avviso non si potrà far molto con gli abitanti di questa stanza. Tu certamente comprendi anche le pietre e puoi parlare con gli elementi, e con la Tua Onnipotenza puoi comandar loro; ma uno come me, come e cosa deve fare?
14. Perciò, se Tu, o Signore, sapevi sicuramente che cosa conteneva questa stanza, è stata questa senz’altro una prova da parte Tua per dimostrare la mia imbecillità?”.
15. Rispondo Io: “O amico, per niente! Ma tu stesso ti sei preso in giro! Non sai forse che ogni nuovo servitore del suo signore deve informarsi con precisione su ogni cosa, prima di intraprendere un qualunque lavoro?
16. Vedi, non basta che Io ti dica: ‘Vai là!’, e tu ci vada. E quando ancora ti dico: ‘Vieni qua’, tu venga! Ma è importante il mezzo, il come e il perché!
17. Non sta scritto: ‘Nulla potete far senza di Me!’? Perciò anche tu avresti dovuto, prima di entrare in questa stanza, ammettere dinanzi a Me: ‘Signore, senza di Te non posso far proprio nulla!’, allora Io avrei fatto in modo che la cosa andasse diversamente. Tu invece sei entrato immediatamente con la sola fiducia in te stesso. Perciò dovevi sperimentare su te stesso quanto poco si riesce a fare senza di Me.
18. Sul mondo esistono, purtroppo, tanti indipendenti operatori d'opere, quanti sono gli uomini, e tanti sentimenti e conoscenze differenti, quante sono le teste. Qui invece è diverso, qui esiste solo un'indipendenza, vale a dire in Me – e un sentimento e una conoscenza, ugualmente in Me e tramite Me! Dove questo non è il caso, lì non c'è altro che inganno e illusione.
19. Questo, dunque, per tuo futuro insegnamento e tua direttiva! – Ora però entriamo tutti in questa stanza per vedere che cosa si potrà fare con questo tuo apparente serraglio celeste, e se questi animali comprenderanno la Mia lingua. Così sia!”.
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La seconda vista di Martino nel serraglio sotto la guida del Maestro celeste
Suo discorso di conversione
La salvezza degli smarriti
1. Ora entriamo svelti ancora nella stessa stanza, e troviamo la compagnia dei trenta ancora rannicchiata in un angolo, proprio come si rannicchiano gli animali.
2. Pietro li chiama come segue, dicendo: “Seguaci di Calvino, voltatevi, perché il Signore vi attende! Non Lutero, non Calvino, non la Bibbia, nemmeno Pietro e Paolo, o Giovanni, ma unicamente Gesù, il Crocefisso, riconoscete! Perché Lui solo è il Signore dei Cieli e di tutti i mondi; all'infuori di Lui non esiste più nessun signore, nessun dio e nessuna vita!
3. Questo Signore Gesù, che qui è l'Unico vero, eterno Cristo, è qui e vuole accogliervi – se lo volete – affinché diventiate tutti beati nel Suo santissimo Nome!”.
4. Risponde uno della compagnia che ha le sembianze di asino: “Chi sei tu che osi venire con questa vecchia storia di Gesù, in questa era di emancipazione? Non vedi dunque i miei tesori, con i quali spero di farcela per l'intera eternità! E non ti accorgi che io sono perfettamente soddisfatto con la mia condizione? A cosa mi serve quel mistico Gesù che non era, non è, e non sarà mai? Quando si comincerà una buona volta ad eliminare i vecchi saggi mistici e sostituirli con gli uomini veramente saggi del presente?
5. È proprio necessario che Omero debba essere sempre il più grande poeta, Orfeo un vero e proprio dio del suono, Apelle il primo pittore, Apollodoro il primo scultore, Genghiz Chan il più grande eroe e conquistatore, Socrate, Platone e Aristotele i più grandi filosofi, i faraoni Ramses e Sesostris e Möris i più grandi re costruttori, Tolomeo il primo astronomo, Mosè il più grande e savio legislatore, Davide e Salomone i re più saggi, e infine Gesù, il più grande e più savio moralista?
6. Noi tedeschi non abbiamo abbastanza uomini di fronte ai quali tutti questi vecchi personaggi dovrebbero veramente nascondersi? E tuttavia a questi si costruiscono altari per sacrifici, mentre, non raramente, si lasciano morir di fame i saggi del presente! Quando, quando dunque questo non senso prenderà, una buona volta, una fine?”.
7. Risponde Pietro: “Io sono quello che sono, a volte Simon Giona, altre volte solo Pietro! Per quanto riguarda l’emancipazione dei tuoi tempi, questi veramente non valgono granché. La vecchia storia di Gesù vale evidentemente più dei tesori della tua pelle da somaro. I vecchi saggi valgono perciò più dei giovani bellimbusti, perché sapevano ciò che facevano. Per questo sono diventati istruttori di popoli per tutti i tempi, mentre tutti i dotti di quest’epoca presumendosi altamente saggi, non sanno ciò che fanno, non conoscono se stessi, perciò ancor meno conoscono gli altri, e meno di tutto la pura natura e divina essenza del Signore Gesù Cristo. Per questo motivo si presentano poi qui, alla presenza del Signore, come voi, vale a dire nelle sembianze dell'asino, del bue, della lepre braccata (che nel mondo, quando esse, per la loro troppo stravagante sapienza, erano convocate talvolta davanti ai tribunali, per puro coraggio e per il quieto vivere se la davano preferibilmente a gambe piuttosto che difendersi coraggiosamente davanti agli stessi, e solo dopo facevano risuonare un contro latrato quando sapevano che la loro pelle era al sicuro in qualche nascondiglio), e anche nelle sembianze delle pecore rognose!
8. Voltatevi e guardatevi, e scorgerete in voi la verità delle mie parole! Perché prima avevate un così grande timore di Gesù e pregavate che non venisse da voi, e ora che è venuto da voi veramente, Lo considerate solo come un essere mistico?”.
9. L’asinesco della compagnia è ora muto e non dice nulla. Il vescovo Martino, invece, fa quest’osservazione: “O Signore, in verità la Tua pazienza è grande, e infinito è il Tuo Amore! Ma se Io potessi rifilare a questo vero asino un sacco di bastonate sulla sua pellaccia, mi sentirei assolutamente bene. No? Ma questo è veramente un somaro! Non c’è che dire. I cattolici saranno anche ben stupidi; ma uno stupido come quest'asino calvinista non mi era mai capitato ancora”.
10. Dico Io: “Mio caro amico e fratello Martino, non sai che cosa dissi un giorno Io, proprio a questo nostro fratello Pietro, quando egli, a un servo del sommo sacerdote, cioè Malchus, staccò con la spada un orecchio? Vedi, la stessa cosa vale anche qui! Dove l'amore, accompagnato con tutta la mansuetudine e pazienza non può nulla, allora nemmeno la spada e qualunque altro potere riesce a fare qualcosa!”.
11. L'Onnipotenza può giudicare, togliere la vita e annientare col giudizio. Invece aiutare, rimettere in piedi, conservare la vita, ritrovare ciò che è perduto, liberare lo spirito prigioniero, vedi, questo lo può solo l'amore, unito con tutta la mansuetudine e la pazienza. Dove manca questo, là vi è solo morte e perdizione.
12. Noi invece vogliamo che nessuno perisca, ma che tutti quelli che credono in Me, abbiano la vita eterna! Perciò spetta a noi usare tutti i mezzi con i quali sia possibile aiutare ognuno secondo la propria natura.
13. Prova tu con questi indomabili dotti calvinisti, e vedi che cosa puoi ottenere da loro come ex vescovo!”.
14. Risponde il vescovo Martino: “O Tu, carissimo Signore, Tu, mio amatissimo Dio e Padre Gesù, sarebbe tutto bene, ma se il degnissimo Pietro, a quanto pare, non riesce a far nulla con loro senza miracoli, non so davvero fino a dove possa riuscirvi io.
15. Io però ora penso, poiché Tu, o Signore, sei qui nella Tua pienissima Essenza divina, personalmente, cui sono eternamente a disposizione tutti i mezzi, sia assolutamente imperdonabile che io, quale un purissimo nulla, volessi operare qui davanti a Te, dove Tu sei Tutto in tutto, e un soffio del Tuo Pensiero può di più che se io parlassi saggiamente per un’eternità. Perciò ti prego, clemente, riprendiTi questa proposta che mi hai fatto”.
16. Rispondo Io: “Non così, Mio caro fratello Martino! Vedi, anche tu ora fai parte dei Miei mezzi! Se agissi subito Io personalmente su questa compagnia mezza morta, allora essi sarebbero giudicati. Ora già sanno che sono qui, e alcuni di loro hanno anche una mezza fede che Io possa essere il vero Signore.
17. Affido perciò a te quest’incarico per il quale il fratello Pietro ti ha già spianato la via. Lui stesso è troppo potente per questi deboli. Per questo motivo deve aiutarli qualcuno che, per il momento, non sia troppo forte, affinché questi fragili non siano schiacciati. I moscerini, infatti, possono e devono essere prima nutriti da moscerini, se si vuole che non periscano. I fanciulli non possono essere nutriti col cibo degli adulti, ma solo con un latte leggero e delicato. Perciò va’, e adempi il Mio incarico per il recupero di questi trenta impotenti. Così sia!”.
18. Io, Pietro e l’umilissimo libraio usciamo di nuovo da questa stanza e lasciamo il nostro Martino da solo coi trenta.
19. Il vescovo esamina il branco per un po' e si rivolge poi con le seguenti parole, secondo la condizione del suo cuore e di quello del branco, dicendo: “Voi poveri, impotenti fratelli che, nella purissima Luce dell'onnipotente, eterno Dio, apparite come figure di stupidi animali veri e propri, ascoltatemi pazientemente e cogliete il senso del mio discorso!
20. Io nel mondo sono stato un vescovo romano ed ero un fanatico avversario di ogni forma di protestantesimo, sebbene considerassi Roma ancor meno dell'insegnamento di Maometto. E com’ero nel mondo, così sono venuto anche qui come un animale ribelle, contrario a tutto il buono, santo e vero. Su di me non c'era un capello buono e il mio cuore era una vera stalla del tutto simile alla stalla di Augias. Io vi dico, di qualunque cosa che si fosse potuto indicare solo con il minimo apparente motivo come un qualche merito cristiano, presso di me non se ne parlava proprio!
21. L'unica cosa, che però in sé e per sé non significa proprio nulla, era che di tanto in tanto io m’immaginavo Gesù, il Signore, in una specie di fantasia campata in aria, come era rappresentato, e oltre ciò pensavo: ‘Sì, se io Lo potessi avere così, e con Lui poter operare insieme con la conoscenza persuasiva che Egli fosse eventualmente in realtà la suprema Essenza divina, allora sarei l'essere più felice nell’intera infinità. Perché per primo, questo sarebbe il più alto onore degli onori; per secondo, la sicurissima sistemazione e l'assicurazione di vita più sicura per l'intera eternità; per terzo, la protezione più alta e potente; e infine in tale compagnia potrei assistere a meraviglie che finora nessun pensiero umano ha mai concepito’.
22. Vedete, questo pensiero, questa mia fantasia, anzi, questi miei castelli mondani campati in aria, sono stati qui i miei unici salvatori dall'eterna rovina. Essi erano in me un nascosto amore per Dio, che io stesso non conoscevo. E vedete, cari fratelli, per quanto le cose mi andavano male, con quest’amore sono andato tanto lontano che, proprio queste fantasie mondane in me – il che per voi è difficilmente credibile – si sono formate in evidentissime realtà. Adesso io sono davvero con Gesù, l'Unico Signore del mondo dello spirito e del mondo fisico e, in questo modo beatissimo, sono assicurato per tutte le eternità.
23. Fratelli, amici, se non volete essere voi i vostri stessi acerrimi nemici, seguite il mio esempio, ed io voglio essere tutto per voi, se doveste eternamente pentirvi! Credetemi, il Signore è in questa casa meravigliosa ed è infinitamente buono, migliore dei migliori angeli e uomini di tutti i mondi e di tutti i cieli messi insieme! Perciò convertitevi e abbiate fiducia, e all’istante per voi tutto cambierà! Preferite il mio comprovato insegnamento alla vostra presunzione, e diventate strumenti viventi del Signore!”.
24. A questo discorso veramente sincero del nostro Martino, tutti i trenta si volgono a lui e rispondono quasi all’unisono: “Amico, questo discorso ci piace di più che le tue precedenti parole che hai avuto per noi; anche se non possiamo fare a meno di dirti che, i tuoi punti di vista, di considerarci animali nella nostra personalità, proprio non ci piacciono. Si può ben chiamare un tipo stupido asino o bue, ma fargli capire, in un certo senso che, al tempo stesso è effettivamente bue e asino – vedi, fratello, questo è proprio troppo forte!
25. Ora però, sia come vuole! Tu con il tuo discorso ci hai dimostrato di essere un tipo intelligente e buono, e avrai anche ragione col tuo Gesù. Solo quest’unica cosa è un po’ strana, che qui non si vedono angeli. Anche con la bellezza celeste di questa regione ci sembra di avere un filo rilevante, come con gli abiti celesti. Tu, infatti, sei ancor sempre un contadino terreno, per giunta senza giacca. Anche il tuo Signore Gesù indossa una giacca che ha poco o niente di celeste, e Pietro è da menzionare piuttosto da strapazzo, che celeste. Solo il libraio da me ben conosciuto di N. ha una giacca un pochino migliore, che però, per il Cielo non ha sicuramente nemmeno il giusto taglio.
26. Vedi amico, questo particolare è molto importante. Se potrai colmare queste lacune, allora ti crederemo in ogni parola che vorrai dirci, e ti seguiremo al più lieve cenno”.
27. Qui Martino rimane un po’ sorpreso, perché nel corso del suo progresso spirituale, non ha ancora riflettuto su questo. Tuttavia si riprende presto in maniera visibile e continua a parlare a questo branco, adesso già mezzo convertito: “Amici, credetemi, qui conta soprattutto come uno vuole ottenere qualcosa! Io, finora, l’abito lo volevo così, e così l’ho avuto; se invece lo voglio diversamente, allora presto avrà anche un altro aspetto!
28. Angeli veramente neanche io li visti ancora. Ma che cosa contano gli angeli e tutto il fasto celeste, se si può avere il Signore di tutti gli angeli e di tutti i fasti celesti! Egli può far apparire in un attimo come per magia – come si suole dire – tutto ciò che qui ancora manca. Insomma, veramente non ho ancora sentito il bisogno in me di tutto questo, neanche di una giacca migliore; per me, infatti, solo il Signore è Tutto in tutto, anzi, Tutto sopra di tutto!
29. Quando starete sul mio gradino, allora penserete e sentirete come me. L'eternità è tanto lunga, e al fianco del Signore, dell'eterno Maestro dell'infinità, si potranno scoprire e apprendere molte altre cose ancora. Di questo, io ne sono del tutto convinto.
30. Qui dico anche, come lo sento vivente in me: Signore, se solo posso avere Te, non chiedo nessun'altra magnificenza senza misura e senza nome. Perché la magnificenza di tutte le magnificenze è, e rimane in eterno solo il Signore, sì, il nostro Signore Gesù! A Lui solo sia tutto l’onore, tutta la lode e tutto il mio amore in eterno! Amen!”.
31. A questo discorso, l’intero branco si alza come da una nuvola di polvere in una completa forma umana, dicendo all’unisono e ad alta voce: “Amen! Fratello, hai ragione, noi tutti ti crediamo. Ora hai parlato davvero più che saggiamente, e con ciò hai acceso una luce nel nostro cuore che mai si spegnerà! Grazie quindi al Signore Gesù, il tuo ed ora anche il nostro Dio in eterno!”.
32. In questo preciso istante entro Io con i Miei due accompagnatori nella stanza, e tutti cadono ai Miei piedi gridando: “O Signore Gesù, Tu Padre santissimo, Tu, Dio uno e trino, sii con noi, poveri peccatori, clemente e misericordioso! A Te solo in eterno sia ogni onore!”.
33. Io però dico: “Alzatevi, figlioletti Miei! Vedete, non con il giudizio, bensì con il più grande amore il Padre vostro vi viene incontro. E poiché ora Lo avete accolto nel vostro cuore, Egli vi accoglie mille volte nel Suo eterno Cuore paterno. Venite perciò ora tutti a Me, voi che eravate pesantemente aggravati e travagliati, Io vi voglio a dovizia ristorare eternamente!”.
34. A questo punto tutti si alzano e, a quanti è possibile, si precipitano al Mio petto. Per la prima volta piangono lacrime di gioia infinita e poi, dopo essersi sfogati piangendo al Mio petto, Mi seguono lietissimi nella grande sala da pranzo, dove Pietro ha già riunito anche l’altra compagnia.
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Il pasto celeste
Benedizione dei neo liberati e la loro dimora celeste
1. Ora giungiamo in una sala situata più verso il mattino, che è oltremodo grande ed è decorata con vera magnificenza celeste.
2. Nel mezzo di questa sala si trova un grande tavolo rotondo di purissimo oro trasparente, poggiante su dodici gambe di differenti pietre preziose. Intorno al tavolo sono messe tante sedie di purissimo oro, quanti sono gli ospiti. Il pavimento è di un bianco abbagliante come di neve appena caduta; e blu chiaro è il soffitto della sala, sul quale splendono le stelle più belle. Il numero delle finestre di questa sala è ventiquattro, e ogni finestra misura dodici piedi in altezza e sette in larghezza. Da queste entra una luce meravigliosa, e da ognuna si mostrano regioni di magnificenza e grazia mai sospettata. Sul tavolo ci sono sette pani accanto ad una grande e magnifica coppa piena di squisitissimo vino.
3. Tutti quelli che sono entrati, sono ora completamente partiti per la grande magnificenza che si presenta loro qui così inaspettata. La compagnia che ha come capogruppo il libraio è, insieme con lui, piegata quasi fino a terra per l’alta venerazione. I trenta, che poco prima avevano chiesto il fasto celeste, ora spalancano bocca e occhi, e non trovano parole con le quali descrivere sufficientemente questa magnificenza.
4. Solo il nostro Martino rimane indifferente e dice, indicando Me: “Cari fratelli, perché provate quest’immenso stupore per l’enorme fasto di questa sala? Vedete, a me è del tutto indifferente; poiché se non fosse qui con noi il nostro Signore e Padre, non darei un'arancia marcia per tutto questo. Solo Lui è tutto per me; tutto il resto, è nulla senza di Lui!
5. Se il Signore si trovasse con me in una comunissima capanna, sarei infinitamente più beato che non se fossi solo in questa magnifica sala. Perciò il fasto di questo luogo non mi seduce per niente, ma unicamente Lui, Lui, il Padre di tutti noi, il Signore e Dio! A Lui solo va tutta la nostra più alta considerazione, l’amore, l’ammirazione, la riverenza e l’adorazione! Poiché tutta quest’enorme magnificenza è opera Sua, un soffio della Sua bocca! Faccia pure ognuno di voi ciò che vuole – io la penso così!”.
6. Dico Io: “Martino, tu porti avanti bene la tua causa, e ora sei un vero Paolo. Bada però che tu stesso non diventi debole in qualche punto, tale da indurti a dire: ‘Ma se il Signore non fosse sempre con me?’. Ciò nonostante, Io non ti abbandonerò per questo! – Ora però sedetevi a tavola, mangiate e bevete, poiché già molti grandiosi lavori attendono le nostre mani! Così sia!”.
7. Tutti fanno ora secondo il Mio ordine, ed Io spezzo il pane e lo distribuisco loro. Tutti mangiano con grande amore, commozione e con immensa gratitudine del loro cuore questo vero pane della vita eterna, e dopo, dallo stesso calice, bevono il vino di vita della conoscenza, e sono, con questo, vivaci e in buona salute. Dopo aver gustato il vino, infatti, s'impadronisce di tutti un così elevato senso di profonda saggezza celeste, che non sanno come fare per esprimere l’amore, e non trovano le parole per dirMi come ora si sentono felici oltre ogni misura.
8. Io ora li benedico tutti e li scelgo come servitori e veri collaboratori del Mio eterno Regno.
9. Dopo che questo è terminato, il nostro vescovo Martino si alza e dice: “Signore, ho avuto l’impressione come se anch’io dovessi allontanarmi da Te per assolvere qualche importante incarico. Tu fai ciò che vuoi, ma io non ti lascerò mai più! Signore, dove non sei con me, là non vi è nulla di me! Non andrò mai più via da Te; perché ora Ti amo troppo potentemente! Quindi, io resto con Te!”.
10. Rispondo Io: "Non così, Mio carissimo fratello Martino! Io ti dico: non un attimo starai lontano da Me, come nessun altro di questa compagnia e nessuno degli innumerevoli che Mi hanno riconosciuto e accolto nel loro cuore! D'altra parte in ogni caso è necessario che ognuno vada apparentemente senza di Me, là dove Io lo manderò, altrimenti la sua gioia sarebbe incompleta e la sua vita senza scopo!
11. Perciò ciascuno deve dedicarsi diligentemente alla più grande attività e fare del bene il più possibile. Quanto più uno è attivo, tanta più grande beatitudine gli toccherà. Perché la beatitudine consiste solo nell'azione, secondo il Mio Ordine celeste stabilito dall’eternità.
12. Guarda fuori della finestra! Là, verso il mattino, in un bellissimo grande giardino – non lontano da questa Mia casa dell’eternità – c’è una graziosa casetta che, all'interno, è molto più spaziosa di quanto sembri guardandola dall'esterno. Va’, e prendine pieno possesso!
13. In una stanza troverai una tavola rotonda, di un bianco splendente. Questa tavola osservala ogni qual volta torni a casa da un compito a te assegnato. Perché d'ora in poi vi troverai scritta su, sempre, la Mia Volontà, secondo la quale dovrai sempre orientarti in ogni tuo operare. Se farai sempre puntualmente ciò che ti indica questa, allora sarai presto messo a capo di cose più grandi; al contrario, invece, sarai messo a capo di cose più piccole, secondo la tua forza di volontà.
14. Se però tu non dovessi orientarti completamente in qualcosa, allora vieni qua, e ti sarà data informazione su tutto. Se invece Mi chiamerai nella tua dimora, allora Io sarò presso di te. Per ora sai tutto ciò che devi sapere. Perciò va’ adesso nella tua casetta, dove saprai il resto, cui però dovrai attenerti precisamente.
15. Ciò che ho comunicato a te ora, lo comunico, nello stesso tempo, a tutta la compagnia. Guardate tutti fuori, e la casa che voi scorgerete, è di colui che la vede! Andate e operate come ho appena indicato al fratello Martino, poiché ognuno troverà nella propria dimora lo stesso arredamento. Così sia!”.
16. Il vescovo Martino si gratta per un po’ dietro l'orecchio, poiché crede che là non Mi avrà e non Mi vedrà, ma fa comunque come Io gli ho ordinato. Gli altri della compagnia, per i quali la mia vicinanza è ancora troppo santa, se ne vanno più facilmente, in un certo senso per riposarsi da quest’emozione troppo grande del loro animo.
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Il vescovo Martino nella sua dimora celeste
La prima sorpresa: arredamento della casa
1. Quando il vescovo Martino raggiunge rapidamente la sua casetta e vi entra, è oltremodo sorpreso nel vedere che Io stesso lo attendo già alla soglia e ora lo introduco nella stessa; un servizio che, con gli altri, provvedono gli angeli, perché gli altri della compagnia hanno di Me ancora molto più rispetto che amore. Con il vescovo Martino invece è esattamente il contrario; per questo non gli era gradito doversi, in un certo qual modo, separare da Me.
2. Quando Mi vede anche nella sua casetta e lo attendo qui già alla soglia, per pura gioia si batte le mani sulla testa e dice:
3. “Sì, così, – così mi piace sicuramente assai di più che là in casa Tua, in particolare nell'ultima sala delle magnificenze! Mio Signore Gesù immensamente amato, se Tu sei con me, la più misera capanna è già in eterno il Cielo più sublime!
4. Ma come sei venuto qua così velocemente a me del tutto invisibile? Questo è veramente un altro miracolo non-plus-ultra! Sì, sì mio amatissimo Signore Gesù, con Te è tutto un miracolo su miracolo, e io sono proprio uno sciocco che non capisce e non intende nulla! No! È però strano che Tu sia qui prima di me. Io Ti ho lasciato esattamente nella Tua grande sala delle meraviglie!”.
5. Rispondo Io: “Non farti scrupoli per questo, Mio amato fratello Martino. Vedi, se Io non fossi dappertutto, sempre, il Primo e l'Ultimo, e in ogni dove, Tutto in tutto, sarebbe triste con l'intera infinità. Così ora ti puoi voltare e andare dove vuoi, Mi troverai già, laddove ti volterai e andrai.
6. Vieni nella tua casetta con Me, affinché ti mostri Io stesso tutto l’arredamento e t’insegni come usarlo nel modo giusto. Vieni! Vieni! Vieni perciò ora con Me in questa ormai tua casetta. In verità è piccola, ma contiene più di tutti i mondi, anzi più di un’intera regione solare nella sfera naturale planetaria, cosa di cui presto ti potrai chiaramente convincere. Perciò vieni, và e cammina con Me in questa tua dimora! Così sia!”.
7. Il vescovo Martino Mi segue immediatamente ed è oltremodo meravigliato quando entra, piuttosto che in una presunta piccola stanza, in un salone immenso. E quanto più l’osserva, tanto più questo si amplia e offre tutto ciò che il nostro vescovo possa mai immaginare.
8. Nel mezzo di questo grande salone si trova, su un sostegno d'oro, un grande disco bianco splendente. Dietro di questo, su un piedistallo di ferro, un globo terrestre al gran completo, celestialmente artistico, il quale, dal più grande al più piccolo, contiene tutto ciò che la vera Terra contiene dal suo centro alla superficie e, naturalmente, anche tutto ciò che in essa accade.
9. Dietro questo globo è riprodotto, con arte ugualmente divina, tutto il sistema planetario di questo Sole naturale identico all’originale, che mostra, precisamente e fedelmente, ogni particolare e ogni caratteristica di tutti i singoli pianeti, come anche del Sole.
10. Il pavimento di questo salone è come di purissimo zaffiro, le grandi pareti come di smeraldo, il soffitto come di azzurro con molte stelle. Dalle grandi finestre una luce meravigliosa, rosso-violetto, entra in questa grande sala che, a metà altezza, è abbellita ancora da una meravigliosa galleria decorata di finissimo diaspro; poi dalla sala ancora dodici porte che conducono in sale attigue. Le pareti di smeraldo riproducono inoltre bellissimi giochi d’ombra, cosa che il vescovo Martino mai si sarebbe immaginato.
11. Dopo un lungo ed enorme stupore, il vescovo riapre finalmente la bocca e dice: “O Signore, Signore, Signore! Sì, sì, ma che gioco nuovo è mai questo? Ah, è tutto ciò che si può dire! No, no, no! Ah, ahahah! All'esterno sembra quasi una casetta per mosche – e all'interno vi è un intero mondo! Sì, ma come può essere? No, questo è per me finora il più incomprensibile, come può una cosa essere più grande all’interno che non all’esterno? Lo comprenda chi vuole e chi può; per me invece questa faccenda è senz’altro puramente troppo tonda!”.
12. Dico Io: “Mio amato fratello Martino, ti dico che presto lo comprenderai! Vedi, nel reale mondo dello spirito tutto è veramente il contrario del mondo materiale. Ciò che nel mondo è grande, qui è piccolo; ciò che nel mondo è piccolo, qui è grande. Chi nel mondo è il primo, qui è l'ultimo; chi invece nel mondo è l'ultimo, qui è il primo!
13. Quanto è grande un uomo nel mondo? Misura sei spanne in altezza e due in larghezza. Ma se è un saggio, dimMi, quale infinite grandezze e profondità si trovano nel suo cuore! Io ti dico che tutte le eternità non basterebbero per scoprire e comprendere la pienezza delle sue meraviglie!
14. Avrai ben spesso osservato nel mondo un chicco di grano. Questo è sicuramente piccolo secondo la sua misura esteriore, ciò nonostante contiene tanti suoi pari in sé, che l’intera eternità mai potrebbe calcolare. E così davanti a te è svelata l’origine di questo mistero che ritieni incomprensibile.
15. L'esteriore di questa casa è uguale al tuo essere esteriore ora assolutamente umile: essa è – come te – piccola. Il suo interno invece è ora uguale alla tua sapienza interiore, la quale abbraccia cose più grandi della dimensione esteriore della tua essenza. Per questo motivo è chiaramente più grande dell’esterno di questa casa, che qui è uguale al tuo essere esteriore. L'interiore, invece, diventerà sempre tanto più grande, quanto più crescerai nella vera sapienza proveniente dal Mio Amore. Perché qui ognuno vive della sua sapienza proveniente dal suo amore per Me, che è il vero e proprio creatore di tutto ciò che a te qui sembra tanto meraviglioso.
16. Guarda là, quella bianca splendente lavagna che sta diritta in piedi; essa rappresenta la tua coscienza purificata per mezzo Mio. Su di essa troverai, d'ora in poi, sempre la Mia unica Volontà, secondo questa, poi, tutte le volte t’indirizzerai senza indugio!
17. In verità, già nel mondo ogni uomo, nella cameretta del suo cuore, ha eretta un’uguale lavagna della coscienza, sulla quale è sempre indicata la Mia Volontà per la fedele osservanza di ognuno. Ma solo pochi si accorgono di questa, e alla fine davvero molti tingono questa lavagna completamente di nero con tutti i loro peccati, affinché mai più possano scorgervi la Mia Volontà.
18. Vedi con quanta cura è posto qui l’arredamento? Quindi non è stato un gioco di prestigio apparso come per magia, come tu hai pensato prima.
19. Dietro la lavagna si trova un’esatta riproduzione della Terra, com’è in tutto il suo essere, e dietro di questa il Sole, con gli altri pianeti. Se qualcosa non ti è chiara, allora osserva la superficie posteriore di questa lavagna, che è rivolta verso il mondo; là troverai tutte le volte la spiegazione. Se poi vuoi anche sapere quel che dovrai fare, allora osserva la superficie anteriore di questa; là troverai sempre la Mia Volontà.
20. Ancora vedi dodici porte che da questa grande sala conducono in stanze laterali più piccole. In queste stanze troverai ogni sorta di cibo ancora alquanto coperto. Questo però gustalo solo allora, quando Io te l’avrò completamente benedetto, altrimenti ti renderebbe debole di intelletto, e per un po’ non saresti in grado di leggere la Mia Volontà scritta su questa lavagna. Perciò, se dovessi entrare in una di queste camere nascoste, abbandonala subito, e vieni da Me, ed Io verrò lì, ti scoprirò il cibo e lo benedirò interamente.
21. Ora sai come stanno qui queste cose; agisci in conformità, allora crescerai sempre di più nella beatitudine! Così sia!”.
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Il vescovo Martino solo nella grande sala della sua casa
L’osservazione del globo terrestre e degli altri corpi celesti
Noia di Martino
1. Ora, apparentemente, lascio il vescovo Martino, e lui trovandosi tutto solo, comincia a discutere con se stesso nel seguente modo: “Ecco, alla fine sono nuovamente solo! Certo, qui in modo davvero celestiale, sublimemente splendido, sazio, benedetto e certamente anche già beato, più che beato. Tuttavia, solo, ora sono tutto solo! Solo le mie idee aleggiano su queste pareti, simili alle immagini che nel mondo sono prodotte dal riflesso di specchi concavi, su e giù, a destra e a sinistra. Non esiste neanche un moscerino che potrebbe sussurrarmi qualcosa.
2. Voglio andare una volta al grandioso globo terrestre e occuparmi un po’ di lui. A dir il vero è un'opera d'arte infinitamente preziosa! Guarda là, proprio là si trova il luogo dove ho esercitato la funzione di vescovo; là la chiesa, là la mia residenza! E guarda, là c'è anche il cimitero, là la mia tomba, e che splendido monumento! Gli uomini però che erigono monumenti allo sterco e dimenticano lo spirito, sono proprio immensamente stolti! Se potessi distruggere questo monumento con un robusto fulmine, mi sentirei più leggero nel cuore. Ma solo il Signore faccia ciò che è giusto!
3. Perciò girati, mio caro globo! Voglio vedere come stanno le cose in Australia! Ah, eccolo là, il paese dalla natura selvaggia! Per mille fulmini, ha un aspetto molto brutto, molto triste: nient’altro che la più fitta oscurità, la più feroce schiavitù, persecuzione e assassinio degli uomini nella carne e nello spirito! Che il Signore ti protegga, mio caro globo, in questo modo avremo da fare pochissimo insieme! Dovrei essere un gran somaro se dovessi irritarmi fino alla disperazione alla tua vista, qui nel regno dell'eterna pace! No, adesso però vorrei proprio scoppiare dallo sdegno, come possono questi uomini terreni più potenti torturare in tutti i modi possibili, e uccidere crudelmente i loro deboli fratelli, proprio per divertimento? Via, via da me, tu miserabile rappresentativo strumento di crudeltà terrene, noi due ci vedremo molto raramente!
4. Guarda, qui c'è anche l'intero sistema planetario con il Sole! Voglio esaminare un po’ meglio il più vicino. Ecco qui Venere!
5. Che aspetto hai dunque, mio caro Venere, tu che spesso mi hai dilettato e rallegrato sulla tenebrosa Terra con la tua magnifica luce, la sera o il mattino? Fatti guardare da vicino! Ah, hmm, la faccenda l'avevo immaginata molto diversamente! È un mondo del tutto simile al mondo che ho abitato, solo che non ci sono mari così grandi e uniti tra loro; in compenso ci sono molti monti, e molto alti per questo pianeta!
6. Come stanno le cose con la vegetazione e con un’eventuale popolazione di esseri viventi? Chiedo un pochino più ingrandimento del pianeta, oppure un microscopio spirituale, altrimenti con questa visuale in miniatura, scoprirò ancor meno di quanto abbia scoperto finora! Il pianeta non è più grande di un misero uovo di gallina sulla Terra, – che cosa vi si potrebbe cavar fuori? In verità, con questa scala gli animaletti infusori dovrebbero riuscire graziosamente piccoli!
7. Devo guardare anche la lavagna, vi sta forse già scritto qualcosa? Guarda, su questo lato non vedo nulla! Questo va bene, poiché devo apertamente confessare che davanti a questa lavagna ho un particolare rispetto! Devo però guardare anche dall’altro lato, sta scritto lì forse qualcosa? Ah, questo è ancora meglio; perché anche qui non vi è ancora scritto nulla! Perciò ora, nuovamente solo, al mio sistema planetario!
8. Ecco di nuovo Venere, ma non è più grande di prima. Quindi anche con te, mia bellissima stella, non ho più niente da fare se non vuoi ingrandirti! Perciò, mettiti pure da parte!
9. Aha, ecco che arriva il piccolo Mercurio, un piccolo mondo del tutto spassoso, della grandezza di una noce! Sembra che non abbia nessun mare, ma in compenso tanti più monti – ammesso che queste mezze capocchie di spilli si possano indicare con l'onorifico titolo di 'monti'! Mio caro Mercurio, anche noi abbiamo già finito; via con te!
10. Che cos'è questa specie di pianeta rosso rame? Non sarà per caso ancora la Terra? No, no, non lo è! Oh, eccoti qua, eroe focoso; tu sei Marte! Beh, sulla Terra anche di te mi ero fatto un’idea completamente diversa! Ho sempre pensato che tu fossi un patrono molto inquieto e molto turbolento. Ma da come vedo ora, dalla tua superficie molto piatta e con pochissimi monti, mi sembri davvero il contrario di ciò che immaginavo. Neanche su di te riesco a vedere più niente, perciò ti passo oltre!
11. Qui vedo sette piccole palline di – sicuramente anche pianeti? Solamente, via con voi, già non avete proprio nulla per me!
12. Ecco, qui orbita già il pianeta gran mogol[22] Giove davanti alla mia faccia! Veramente è molto grande! Ancora quattro satelliti intorno a sé, questo sì che è interessante! – Che cosa vedo su di te? Per la miseria, c'è incredibilmente molta acqua! Solo intorno all'equatore ci sono isole di una certa entità, altrimenti solo acqua! Ci sono anche dei monti qua e là; ma non sono molto alti! Come stanno le cose con la vegetazione, e come con gli esseri viventi? Questo pianeta è, a ragione, migliaia di volte più grande dei precedenti, ma di una vegetazione anche qui nessuna traccia. Noto che le pianure sembrano, per così dire, un po’ scabrose; ma quale ne sia la causa, – per questo ci sarebbe bisogno di altri occhi.
13. Là vedo anche Saturno, Urano e in fondo ancora un grandissimo pianeta, con – sì, sì, giusto, con dieci lune, di cui tre molto grandi, e accanto a loro altre più piccole! Queste non saranno per caso lune di lune? – Sullo sfondo vedo ora anche una gran quantità di comete!
14. È veramente bello, sì, maestosamente bello. Ma se non si può scoprire nient'altro su questi pianeti, se non mari e monti, allora essi offrono in eterno disperatamente poco divertimento. Ora ho già finito; con questa scala di grandezza avremo in futuro pochissimo a che fare insieme!
15. Là nel mezzo c'è ancora il Sole! Certo che è un ammasso enormemente grande! Ma a cosa serve la sua grandezza se la Terra, in rapporto alla sua reale dimensione, è come un granello di sabbia dove non si riesce a vedere nulla? Perciò, anche con te, caro Sole, io non ho più niente da fare; perciò anche a te tanti saluti!
16. Ora avrei già terminato con la contemplazione delle straordinarie rarità artistiche celesti che qui decorano la mia sala. Che cosa faccio adesso? Sulla lavagna non c'è scritto nulla; dai pianeti non c'è altro da rilevare e da ispezionare. Il bel globo terrestre vorrei averlo piuttosto fuori di questa stanza che dentro. Quindi domando: che cosa faccio adesso? Andare dall’altra parte dal Signore? Non starebbe neanche bene, adesso, così presto!
17. Hm, hm, hm – è abbastanza penoso che nel Cielo, come spiriti beati, vicinissimi al Signore di tutte le magnificenze, ci si debba annoiare un po’! Avrà certamente anche i suoi vantaggi; ma la noia rimane noia, sia in Cielo che in Terra.
18. Sulla Terra, alla fine, ci si consola se, per così dire, si tagliano tutti i fili con la cara morte che, almeno per la Terra, pone fine a ogni canzone – dal contenuto allegro o triste. Ma qui, dove certamente – al Signore eterno grazie per questo! – alla vita non segue più nessuna morte, tutto assume subito un carattere eterno. E si è viene indotti a credere facilmente che una condizione così durerà eternamente. Questa condizione rende poi ogni apparizione fortemente monotona, per lo meno mille volte più monotona che sulla Terra, dove ad ogni cosa è posta una fine.
19. Dunque, che cosa devo fare adesso? Non c’è scritto nulla sulla lavagna? No, ancora nulla! Certamente il Signore per ora non ha bisogno dei miei servigi, altrimenti avrei già avuto qualcosa da fare!
20. Hm, hmmmm! Qui nel Cielo diventa già monotono! Dovrò stare per sempre in questo museo d'arte celeste? O povero me, avrò a che fare con una bella monotonia, davvero incomparabile!”.
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Le dodici stanze con i cibi spirituali ancora coperti, non ancora benedetti
Il gregge di belle fanciulle – La bella mercuriana
I venusiani nudi dalla forma perfetta – Importanza della benedizione del Signore
1. Continua il vescovo Martino: “Ora però mi viene in mente una cosa! Accanto a questa sala ci sono ancora altre dodici stanze laterali, nelle quali si può giungere attraverso queste dodici porte. Esatto, le avevo già dimenticate, e nelle stesse anche i cibi coperti un po’ necessari. Oh, queste le devo subito ispezionare! Dunque, nel Nome del Signore: 'Buona fortuna!', come dicono sulla Terra i minatori. Anche se qui non ci sono gallerie e pozzi, esistono comunque di certo dodici stanze segrete, dove non si sa ancora che cosa contengano; perciò, anche qui nel Cielo: buona fortuna!
2. Ecco la prima porta! Allora apriamola ed entriamo! Oh, oh, oh! Oh, per mille, mille, mille fulmini! Là vedo, in tutte le regole, il mio bel gregge! Ah, questo mi piace! Con una sorpresa simile, la cara eternità mi diventa certamente non troppo lunga! Ora però mezzo giro a destra e: – dietro-front! Questo è dunque il primo cibo coperto! Perciò alla seconda porta!
3. Eccola qua! Quindi, nel Nome del Signore, apriamola con cautela, perché non si può sapere che cosa mai vi si può trovare! Guarda, questa porta si apre con più difficoltà rispetto alla prima; ma intanto si apre lo stesso! Dio sia ringraziato, è aperta! Però in questa stanza c’è un po' più buio che nella precedente, perciò devo inoltrarmi ulteriormente!
4. Oh, oh, oh! Sì, ma che cosa succede? Questa stanza è addirittura più grande di tutto il grande salone! E in fondo scopro una quantità di uomini d'ambo i sessi completamente nudi; il loro numero è incalcolabile! O mio Dio, che stupendi esseri sono questi, specialmente quelli femminili!
5. Oh, perbacco, perbacco! Una di loro mi viene proprio incontro! Devo attenderla? Sì! Per forza, sì, devo attenderla! Perché questo cibo non è coperto davvero! No, no, no! Questo cibo non è coperto!
6. Per mille fulmini, ma questa è una bellezza non plus ultra! Questo candore, questa pienezza esuberante, questo seno! No, è insopportabile! Queste braccia rotonde, bianchissime, questi piedi divini e questo viso dolcissimo con un’espressione tanto celestiale e soavemente sorridente – si potrebbe dire – perfino troppo gentile e bello per il Cielo!
7. Ahahahah! No, no, no! – Non riesco a sopportarla! Devo andarmene! – Non posso davvero, almeno non io! – È semplicemente impossibile! Vuol forse dirmi qualcosa? Lei è già – qui! – È qui, qui! Zitto! Ora vuol parlare con me; perciò zitta, mia sciolta lingua!”
8. Dice la donna: “Sei sicuramente tu il proprietario di questa casa che stiamo aspettando già da molto tempo?”
9. Risponde il vescovo Martino: “Sì – oh sì, veramente no, oppure sì e no! Sono appena arrivato. Il vero proprietario di tutto, in verità, è il Signore Gesù, Dio dall'eternità! Che cosa posso fare per voi e in particolare per te, super celestiale bellezza di tutte le bellezze dell'intera infinità?”
10. Dice la donna: “Non lodarmi troppo! Poiché vedi, là in fondo c'è ancora una moltitudine del mio sesso, e sono tutte incomparabilmente più belle di me, ecco perché io, la più brutta, sono stata mandata a te, affinché tu, all’inizio, non fossi troppo abbagliato.
11. La nostra preghiera però consiste in questo: vedi, noi siamo tutti esseri provenienti dal mondo che voi, figli dell'Onnipotente, chiamate 'Mercurio', come abbiamo appreso qui adesso. Questa casa è tua; ora dipende da te, se tenerci al tuo servizio o anche mandarci via. Noi tutti ti preghiamo che tu ci possa essere clemente!”
12. Continua il vescovo Martino: “Oh, ti prego, celestiale, sublime, immensamente dolce bellezza; oh, se foste ancora mille volte di più, mai vi lascerei andar via da qui! Infatti, per puro amore per te, io sono completamente partito! Vieni qua, tu bellissima mercuriana, e lascia che ti prenda tra le mie braccia! Ohohoh – no, no; ahimè, diventi sempre più bella, e sempre più affabile mi sorridi! Allora vieni, vieni e lasciati abbracciare!”
13. Risponde la donna: “Tu sei un signore, io invece sono eternamente solo la tua schiava! Se comandi, io devo ben fare la tua volontà, volontà che per noi tutti deve essere sacra!”
14. Incalza il vescovo Martino: “Oh, ti prego mia incantevolissima! Che schiava! – Io non conosco questo termine! D'ora in poi tu sarai regina del mio cuore! Vieni solamente! Vieni, tu, leggiadrissima, anzi, bellezza davvero senza nome! – O Dio, o Dio, questa è davvero uno splendore! No, no, già mi manca davvero il respiro per purissimo rapimento!”
15. Il vescovo Martino vorrebbe proprio gettarsi al petto di questa bellissima mercuriana, quando Io Stesso gli batto sulla spalla dicendo: “Un momento, Martino, mio caro figlio, anche questo è un cibo coperto! Solo quando l'avrò benedetto per te, potrai gettarti al suo petto, se lo vorrai ancora! Quindi, fa anche qui il tuo dietro-front!”
16. Risponde il vescovo Martino: “Oohoh – oh! Tu mio amatissimo Signore Gesù! Io ti amo certamente come solo uno può amarTi; ora però Ti devo confessare a cuore aperto. Sì – che cosa volevo veramente dire? Sì, sì, devo confessarTi a cuore aperto: per quanto Ti ami, questa volta avrei quasi preferito se Tu fossi venuto alcuni momenti più tardi!”
17. Rispondo Io: “Lo so molto bene, e ti avevo già anche anticipato che presto Mi avresti parlato così, sebbene allora tu non volevi separarti da Me per nessuna cosa al mondo. Io però non lascio mai più chi una volta Mi ha afferrato, quindi nemmeno te! Perciò, esci presto da questa stanza! Perché? Questo ti sarà reso noto al tempo giusto! – Invece tu, donna, ritirati di nuovo!”
18. La donna fa subito come le è stato ordinato, e il vescovo Martino Mi segue con una faccia un po' lunga, ma in ogni modo di buon grado, verso la terza porta.
19. Ora giungiamo alla summenzionata porta, e guarda, si apre da sola!
20. Il vescovo Martino guarda dentro con molta curiosità e rimane stupefatto nel vedere un mondo del tutto nuovo e, oltre alle più stupende magnificenze, un gran numero di esseri beati nella più completa forma umana, la quale è così bella che lui perde letteralmente i sensi.
21. Solo dopo alcuni momenti il vescovo esclama: “O Signore, eccellentissimo Creatore e Maestro di tutte le cose, di tutti gli esseri, uomini e angeli, questo è proprio infinito! Questo va oltre ogni concetto umano!
22. Adesso cos’è questa novità? Che creature sono? Sono già degli angeli, oppure ancora degli spiriti di uomini beatissimi? Sono, per la verità, anche nudi, – ma la loro pelle, bianca come il Sole, la perfettissima, rigogliosissima figura, la massima, perfettissima armonia nelle loro membra, un proprio splendore che li circonda, tutto questo sostituisce milioni di volte le vesti più splendenti. Non riesco a immaginarmi una forma più splendida, più bella e più elevata!
23. Sì, Signore, nessuna lode, nessun encomio e nessun onore possono essere immaginati per lodare, gloriare e onorare Te convenientemente! In verità, in verità, Tu sei Santo, Santo, Santo; i Cieli e la Terra sono pieni delle Tue magnificenze! A Te sia perciò onore di eternità in eternità!
24. O Signore, Ti prego, proseguiamo oltre, perché non riesco più a sopportare questa vista troppo magnifica! Solo questo dimmi, assai misericordioso: che esseri sono questi?”
25. Rispondo Io: “Questi sono spiriti di uomini provenienti dal pianeta che voi chiamate ‘Venere’. La loro destinazione è servire voi, figli Miei, sempre, dove e quando avete bisogno dei loro servigi. Questo servizio è la loro somma beatitudine. Perciò tu li renderai sempre più felici quanto più spesso e saggiamente li utilizzerai!
26. Questi tuttavia non sono gli unici che attendono un tuo cenno, bensì ce ne sono ancora una quantità infinita di altri pianeti che tu, in futuro, dovrai prima imparare a usare saggiamente. Ora per intanto sai ciò che è necessario sapere; tutto il resto seguirà!
27. Da tutto questo puoi ora già dedurre ciò che Paolo voleva dire quando espresse le parole: ‘Nessun occhio ha mai visto, nessun orecchio ha mai udito e non è mai giunto al senno dell'uomo, ciò che Dio ha preparato per quelli che Lo amano!’
28. Quando eri nel mondo, tu non potevi immaginare perché a volte ti sentissi così potentemente attratto dalle stelle. Ora però vedi davanti a te il magnete che nel mondo ti ha attirato così magicamente e ti ha strappato talvolta il sospiro: ‘Ah, quanto è meraviglioso!’, dalla tua anima in quel tempo così indurita.
29. Vedi, questo è già una specie di servizio di questi esseri che, con la loro salda, irremovibile volontà, non raramente avvicinano di nascosto gli animi ricettivi degli uomini terreni e li guidano in alto alle stelle. Lo hanno fatto anche con te, quando non li conoscevi ancora. E ora lo faranno ancor di più, giacché ti conoscono visibilmente, come tu ora conosci loro, anche se ancora non completamente.
30. Ora però proseguiamo, e precisamente verso la quarta porta! Là vedrai qualcos'altro di ancora più splendido. Così sia!”
31. Domanda il vescovo Martino: “Signore, ma perché queste magnifiche creature non possono venirci vicino? E perché devono essere prima benedette da Te?”
32. Rispondo Io: “Martino, figlio Mio caro, non hai mai visto sulla Terra, quando andavi lungo un fiume e vedevi sull'altra sponda degli uomini passeggiare oppure occupati in altre faccende? Potevi andare da loro, se ne avevi voglia, senza ponte o senza barca? Tu dici: no! – Ora vedi: a ciò che nel mondo serve un ponte o una barca, proprio a questo serve qui la Mia benedizione!
33. Senza di Me non puoi far nulla, sia sulla Terra sia qui nel Cielo. La Mia benedizione è la Mia potentissima Volontà, la Mia eterna Parola ‘Sia’, per mezzo della quale tutto ciò che è, è stato fatto. Quindi deve anche essere fatto prima il ponte con la stessa [Parola] per tutti questi esseri, affinché tu possa giungere a loro e loro a te senza alcun danno. Ma per tutto ci vuole il suo tempo, la cui durata posso determinarla solo Io e colui al quale la rivelerò”.
34. Risponde rapidissimo il vescovo Martino: “Ma perché la bella mercuriana è potuta venirmi così vicino, tanto che si sarebbe anche lasciata cadere tra mie braccia se Tu non mi avessi trattenuto, e tuttavia lei, come cibo coperto, non era ancora stata benedetta da Te? Che cosa le era servito come ponte? Oppure anche lei era ancora una vacua apparizione?”
35. Rispondo Io: “Mio caro figlio Martino, non voler sapere più di quanto ti rivelo; poiché la stoltezza un giorno ha fatto cadere Adamo e, prima di lui, il primo e il più grande degli spiriti angelici! Perciò, se vuoi essere perfettamente felice, devi anche seguire in tutto e per tutto le Mie istruzioni, e mai voler andare oltre la méta che ti è posta dal Mio sommo Amore e dalla Mia Sapienza!
36. Al tempo giusto ti apparirà tutto chiaro. Ti basti questa sicura promessa, altrimenti ti troverai ancora una volta su un'acqua che ti procurerà più fastidio di quella precedente! Sappi, fino a che non avrai cinto intorno ai tuoi fianchi una veste nuziale celeste, non sarai ancora un vero e stabile cittadino del Cielo, ma solo un peccatore accettato unicamente per pura misericordia che qui solo attraverso vie di diverse specie può diventare un vero cittadino celeste. Perciò non chiedere altro, ma seguiMi alla quarta porta. Così sia!”
37. Il vescovo Martino si dà ora da se stesso un ceffone e Mi segue senza ulteriori riflessioni. Si pente anche di averMi fatto domande così stolte.
38. Io in ogni caso lo consolo, dicendo: “Sii solo tranquillo e d'animo senza paura! Poiché vedi, ogni parola che è inviata a te dalla Mia bocca, ti è data non per il giudizio, ma solo per la vita eterna, di questo devi esserne certo! Ecco, siamo già alla quarta porta. Si apre!”
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Le magnificenze di Marte
Sfinimento spirituale di Martino e stoltissimo desiderio
Biasimo del Signore
1. Parlo di nuovo Io e dico: “Siamo ora già all'ingresso aperto. Che cosa vedi qui! E quel che vedi è di tuo gradimento?”
2. Risponde il vescovo Martino un po’ mogio mogio: “Signore, non ho né coraggio né parole a sufficienza per descrivere meritatamente questa aumentata magnificenza nella sua grandezza, profondità e assai incantevole maestosità. Ciò che tuttavia ho da osservare, secondo il mio sentimento, è che per me, in tutta serietà, tutto è troppo bello! Sto già diventando addirittura insensibile a causa di queste sempre crescenti bellezze più che celestiali – specialmente quelle che qui, in visibile forma femminile-celestiale, compaiono in una vera quantità innumerevole!
3. Quanti milioni saranno radunati in una tale sala laterale, che in verità è un mondo intero? Tutto brulica di questi esseri, dovunque e fino a dove giunge il mio sguardo. A questi si aggiungono migliaia e migliaia di casette graziosissime, templi, giardini, boschetti e una quantità di piccoli monti che sembrano essere coperti da un bellissimo tappeto di velluto verde.
4. Vedi, Signore, questo è troppo; non riesco più a comprenderlo e mai lo comprenderò! Perciò basta, Signore, non mostrarmi più altre meraviglie ancora più grandi. In verità, queste che ho visto finora sono per me fin troppe per l'eternità!
5. A cosa mi serve tutto questo? Se io ho Te, e ancora qualche altro amico che dimora e rimane con me sotto lo stesso tetto, quando Tu certe volte scompari, allora questo per me è abbastanza per l'intera eternità. Altri potranno trovar gioia in queste cose meravigliose, ai quali la coscienza dice che sono puri, e perciò degni, e anche capaci di possedere tali beni celesti. Ma io che so anche troppo bene ciò che mi è dovuto, sono soddisfatto della più modesta capanna di paglia, e con il Tuo permesso, o Signore, poter visitare la Tua casa e qualche volta poter anche ottenere da Te, il migliore dei padri, un pezzetto di pane e un sorsetto di vino!
6. Questa casa delle meraviglie, invece, donala a qualcun altro che è più capace e più degno di me di possederla; perché con me qui non c'è niente da fare. Fa’ Signore, ciò che vuoi! Io, se posso volere liberamente, non entrerò in nessun’altra porta.
7. Oh, se solo volessi servirmi di tutti questi esseri, dove andrei con la mia stupidità! Perciò Ti prego, o Signore, non condurmi oltre! Dammi una stalla di porci, come ce ne sono sulla Terra, e mi sentirò felice!”
8. Rispondo Io: “Ascolta, Mio caro Martino, se tu comprendessi meglio come si deve procedere per diventare un perfetto cittadino del Cielo, allora potresti avere come tu lo desideri. Allora però sii anche assicurato che in eterno mai procederai. Poni dunque più fiducia su di Me, piuttosto che sulla tua cecità, e fa’ cosa voglio Io, e non cosa vuoi tu!
9. Credi tu, dunque, che Io abbia creato i Miei figli solo per stare rannicchiati nelle capanne e per mangiare pane e bere vino? Oh, guarda, qui sei in grandissimo errore! Non hai dunque letto quello che sta scritto: ‘Diventate perfetti com'è perfetto il Padre vostro nei Cieli!’. Credi forse che la necessaria perfezione dei Miei figli si possa raggiungere in una stalla di porci?
10. Oppure hai mai visto sulla Terra come ai figli di genitori terreni piacerebbe meglio oziare e occuparsi dei loro sciocchi giochi, piuttosto che occuparsi dell'insegnamento per le loro future conoscenze professionali? Oppure, non hai visto sulla stessa, sempre una massa di tali uomini, ai quali l’ozio è sopra ogni cosa?
11. Vedi, anche tu appartieni a questa specie. Ora hai una paura dinanzi al molto che ti attende qui; in parte però vorresti anche sfidarMi un po’ così, del tutto cortesemente, perciò ti ho biasimato prima la stoltezza della tua vana richiesta!
12. Solo che tutto questo non serve a colui cui Io ho mostrato e mostrerò ancora tanta Grazia, Amore e Misericordia. Vedi, ciò che non capita a molti milioni, è capitato a te! Milioni sono felici solo nel desiderio di vederMi una sola volta e sono guidati da spiriti protettori molto piccoli a questo beatissimo scopo. Tu invece sei guidato da Me Stesso, – Io, l'eterno Iddio e Padre di tutta l'infinità, – all'eterna, beatissima méta di tutti gli angeli e spiriti dell'immensità! E tu preferiresti una qualunque stalla di porci a ciò che Io voglio darti e renderti abilitato per la più grande beatitudine? DimMi: ti piace ora tale lodevole desiderio?”
13. Il vescovo Martino risponde del tutto sconcertato: “O Signore, o eterno Santissimo, Padre migliore, abbi pazienza con me! Io sono una vera bestia, un vero sporco e stupidissimo screanzato che non è degno del minimo raggio della Tua Grazia! Oh, ora guidami Tu solo, buon Padre, dovunque vuoi, ed io Ti seguirò, anche se sono stupido come un pesce. Ma Ti seguirò in eterno, senza alcuna riflessione asinina!”
14. Dico Io: “Bene, allora seguiMi, da questa porta di Marte alla quinta porta di Giove! Sia e avvenga!”
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Le sorprese dietro la quinta porta
Il prodigioso mondo di Giove
1. Ora siamo già davanti alla quinta porta che si apre non appena le siamo vicini, e il vescovo Martino, alla vista della sala appena aperta, si batte tre volte le mani sopra la testa, gridando nel senso vero e proprio della parola: “Ma, per Dio, per amor del Tuo nome, Signore, Gesù, Padre… sì, ma cos'è di nuovo questo? Quest’incommensurabilità! Una terra celeste senza fine; sopra di essa si vedono ancora quattro terre! Tutto cosparso di una luce di cui nessun uomo dotato delle più assennate conoscenze potrà farsi il pur minimo concetto. Questa grandiosità e maestosità dei raggianti palazzi, dei templi e anche dei piccoli templi che, probabilmente, servono come dimore indipendenti per questi abitanti!
2. Oh, oh, ora vedo anche dei laghi, e le loro acque brillano alla luce del Sole come i più stupendi diamanti levigati. Qui però tutto splende proprio da se stesso. Da nessuna parte, infatti, si scopre la sorgente di una qualche luce. Ah, ah, Signore, Padre! Questo è bello oltre ogni concetto, meraviglioso, maestoso, anzi vorrei dire davvero santamente bello, se non sapessi che solo Tu sei Santo!
3. O Signore, Padre, più guardo dentro, tanto più scopro. Ora vedo anche degli uomini, ma questi, in verità, sono ancora un po’ troppo lontani perché io possa distinguere che aspetto abbiano veramente. È evidente che saranno altrettanto inconcepibilmente belli, in modo corrispondente alla loro terra! In ogni caso è anche meglio che non mi vengano troppo vicini; alla fine, giammai potrei sopportare la loro bellezza sicuramente troppo grande. Qui se ne ha già abbastanza con queste grandi, meravigliose dimore, in sovrabbondanza di grandezza!
4. Ma Signore, Signore, Padre! Com’è possibile ad uno spirito, oltre di Te, penetrare con lo sguardo e comprendere solo in piccolissima parte una tale infinita pienezza, profondità e grandezza di tali magnificenze, il cui numero è senza fine? Credo che questo sia semplicemente impossibile, perfino all’angelo più grande!”
5. Dico Io: “Non è così, Mio caro figlio Martino! Tutto ciò che vedi qui che hai già visto e che vedrai ancora, è solo una piccolissima parte di ciò che i saggi angeli del Mio eterno Regno penetrano in tutte le profondità delle profondità, comprendendone perfettamente tutta la pienezza.
6. Poiché vedi, tutto ciò che vedi qui e che ti stupisce oltre misura, non è fuori di te, bensì in te stesso. Ma che tu lo veda come se fosse all’esterno, ciò dipende dalla tua vista spirituale. Esso ha somiglianza con un paesaggio che hai visto spesso in un sogno come fuori di te, mentre lo hai visto veramente in te con l'occhio animico. Con la sola differenza che qui è reale tutto ciò che, in un sogno, appare per lo più proprio come un vacuo gioco dei riflessi dell'anima. Non domandare nient'altro su questo, perché al tempo giusto ti diventerà tutto chiaro!
7. Gli uomini di questa terra non ti vengono vicini per il motivo che sono veramente troppo belli per il tuo stato, ma quando diventerai più forte, allora vedrai tutto in ogni pienezza e potrai gustarlo nella purezza beatissima – il che adesso non ti sarebbe possibile, perché per questo ti manca la forza necessaria.
8. Ora però procediamo verso la prossima porta, là vedrai ancora del sublime incomparabile. A questa sesta porta dovrai tuttavia essere il più calmo possibile, ascoltare solo Me, e prestare attenzione a tutto ciò che ti dirò. Non dovrai nemmeno chiederMi perché tu debba rimanere così calmo, neanche quando ti dirò cose che non afferrerai e non comprenderai; perché al momento giusto ti diventerà tutto chiaro! Perciò andiamo avanti verso la sesta porta! Così sia!”
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Saturno, il più splendido di tutti i pianeti
La Terra, quale scuola per i figli di Dio e scenario dell’incarnazione del Signore
1. Continua il Signore: “Vedi, ora siamo già davanti alla porta aperta, e lo splendido mondo celeste che tu scorgi in pienissima chiarezza, il grande bastione che è possibile vedere a grandissima lontananza nella colorazione blu chiaro, e sopra il quale si possono vedere altri sette anelli in ordine calcolato come se si librassero liberamente, tutto questo, in modo corrispondente, è il pianeta Saturno; il più bello e il migliore di tutti i pianeti che orbitano attorno al Sole. Intorno ad esso orbita anche la tua Terra, che è il pianeta più brutto e ultimo in tutta la Creazione, destinato a servire agli spiriti più grandi come scuola dell'umiltà e della croce!
2. Tuttavia, questo è stato deciso per il seguente motivo: vedi, quando un qualsiasi signore della Terra, grande e potente, dimora e cammina nella sua residenza abituale, viaggia e cavalca spesso attraverso le vie e le piazze della città, e gli abitanti, che sono i vicini più prossimi di un tale signore, quasi non si girano per salutarlo come loro regnante, tanto meno gli presentano gli onori dovuti, che però per abitudine anch'egli non desidera, poiché conosce i suoi sudditi e sa bene che anche questi lo conoscono. Quando invece visita una piccola località lontana, allora tutti gli si prostrano dinanzi, dimostrando vera adorazione. A questo punto anche lui, in una tale piccola località, mostra ciò che egli è veramente, cosa che non è in grado di mostrare nella propria residenza: per primo perché tutti lo conoscono, e per secondo perché un tale mostrarsi, proprio per questo motivo, non sortirebbe nessun effetto.
3. È come se qualcuno nel mondo volesse accendere una piccola quantità di polvere da sparo in una grande sala, dove l'esplosione non avrebbe nessun effetto. Invece se si accendesse lo stesso quantitativo di polvere in uno spazio molto piccolo, causerebbe uno scoppio assordante e l’effetto dell’esplosione sarebbe distruttivo.
4. E poiché il grande, messo di fronte al piccolo, si mostra ancora più grande; il forte, messo di fronte al debole, ancora più forte; il potente di fronte all’impotente, molto potente; – proprio per questo la Terra è stata formata in modo tanto miserevole, affinché serva agli spiriti un giorno tanto grandi e tanto splendenti, o per l'umiliazione, e da questa per una nuova animazione, oppure perché serva loro come giudizio, e da questo per una nuova eterna morte. Come ebbi già modo di mostrarti, è compito delle cose piccole e poco appariscenti innalzare nella loro specie le cose grandi ed elevate. E questo è già il giudizio, anche se le cose grandi ed elevate, qui dove tutto è piccolo e insignificante, si devono umiliare e orientarsi in base al piccolo e poco appariscente.
5. Se un uomo grande e grosso vuole accedere in una stanza attraverso una porticina bassa e stretta, dapprima deve farsi piccolo e chinarsi profondamente, altrimenti non potrà entrare in nessun modo nella stessa. Così è anche sulla Terra: una via stretta e spinosa e una porticina angusta e bassa per la vita di quegli spiriti che un giorno erano immensamente grandi e volevano essere ancora più grandi.
6. A questi spiriti però non piacque questa via tanto umiliante per il loro antico orgoglio, e dissero che questa via era troppo piccola: un elefante non poteva camminare su un capello come lo poteva un moscerino, e una balena non poteva nuotare in una goccia d'acqua. Perciò una via del genere era poco saggia, e colui che l'aveva disposta era senza giudizio e discernimento.
7. Allora Io, quale il più alto e infinito grande Spirito dall'eternità, presi la croce e percorsi questa via per primo, davanti a tutti. E dimostrai come questa via – che il più grande e onnipotente Spirito di Dio poteva percorrere – potesse essere percorsa facilmente anche da tutti gli altri spiriti e raggiungere, attraverso di essa, la vera, liberissima eterna vita.
8. In seguito, molti spiriti la percorsero, raggiungendo la méta prefissata e desiderata, vale a dire l'elevazione alla figliolanza di Dio, ereditando in questo modo la vita eterna in ogni potenza, forza e suprema perfezione. Quest’eredità consiste nel fatto che essi godono di tutte quelle caratteristiche creative che a Me sono certamente proprie in pienissima misura in eterno. Questo invece non è concesso agli spiriti di tutti gli altri innumerevoli mondi e stelle, come non tutte le membra del corpo sono in possesso della vista o dell'udito, e tanto meno del senso della più interiore vista spirituale la quale è la vera e propria consapevolezza della propria e dell’altrui esistenza, e della facoltà di vedere e riconoscere Dio.
9. Queste caratteristiche a te ora mostrate le posseggono solo certe poche membra del corpo, mentre innumerevoli altre membra dello stesso devono fare completamente a meno di queste particolarità vitali più elevate, pur se esse, facendo parte dello stesso corpo, vi si trovano in costante partecipazione.
10. Proprio così stanno le cose anche con gli abitanti ragionevoli di tutti gli altri corpi celesti: essi sono come singole parti del corpo o, nel senso più completo, dell’intero uomo che in tutta pienezza è la Mia simmetria([23]) e la simmetria di tutti i Cieli. Perciò essi, per la loro beatitudine, non hanno bisogno di tutte quelle caratteristiche divine che sono proprie a tutti i Miei figli. Se però i miei figli sono veramente beati, lo sono anche gli abitanti di queste stelle, in loro e con loro, come voi, figli Miei, siete in Me e con Me, il vostro Santissimo Padre, pieno d’Amore da eternità in eternità.
11. Se tu ora sei beato, allora lo sono da te e con te anche tutti questi innumerevoli che vedi qui; come quando, sentendoti bene tu, si sente bene anche il tuo intero corpo. Ma proprio perciò il supremo dovere del santo amore presso i Miei figli esige di diventare perfetti come lo sono Io Stesso. Perché da questa beatissima perfezione dipende la beatitudine d’innumerevoli piccoli nipotini e, attraverso la loro beatitudine, accrescerà ed eleverà la vostra sempre all'infinito.
12. Ora avrai capito perché ti ho mostrato per primo il pianeta più vicino alla tua Terra. Riflettici, e seguiMi ora alla settima porta, dove ti introdurrò in una nuova sapienza. Ma anche là non dovrai chiederMi nulla, poiché solo Io so su quale strada condurti per renderti il più beato possibile. Quindi proseguiamo. Così sia!”
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La settima porta
Della natura e scopo di Urano e dei suoi spiriti
La creazione nell'uomo e fuori dell'uomo nelle sue relazioni reciproche
1. Continua il Signore: “Siamo già alla settima porta. Anche qui scopriamo un nuovo mondo celeste che di certo non è così grande e anche niente affatto eccessivamente bello come quello precedente, ma in compenso si vedono edifici della specie più straordinaria e pure grandiosamente ardita, e una quantità di opere per te incalcolabili che producono gli ostinati abitanti di questo pianeta che voi chiamate ‘Urano’. Altrettanto, vi si scopre anche un’immensa quantità dei più straordinari giardini che hanno una dovizia traboccante nei fantastici ornamenti.
2. Nei giardini tu puoi scorgere sulle sue spaziose, oltremodo ben livellate vie, una gran quantità di spiriti in forma umana perfettissima, tutti ben vestiti. Gli occhi di ognuno sono rivolti a noi perché percepiscono e sospettano che Io Mi trovo nelle loro vicinanze insieme al futuro proprietario e signore. Per mezzo suo, essi sperano di arrivare prima alla loro piena beatitudine, e con ciò giungere alla piena forza e potenza che è stata loro promessa.
3. Sullo sfondo, apparentemente in grande lontananza, si vedono ancora cinque terre più piccole. Queste sono terre secondarie, e tutte hanno un ordinamento del tutto differente dal pianeta principale, ma in ogni caso stanno in pienissima armonia con il pianeta stesso.
4. Gli spiriti di questo pianeta servono in modo adeguato nell’uomo, affinché questi cresca in tutte le sue parti, nel mondo, nel corpo fisico, e qui essenzialmente nello spirito. Tuttavia, solo ciò che riguarda la formazione della forma esteriore, oppure la crescita dell'uomo sia fisica quanto psichica, è causata attraverso l'influenza di questo pianeta appositamente ordinato e predisposto.
5. Come però deve essere esistente nell’uomo la capacità naturale di crescere, altrimenti non potrebbe diventar grande, altrettanto anche questi spiriti devono essere esistenti in modo corrispondente nell'uomo e in quel luogo che è il motivo principale della crescita. Tutto quello che vedi qui è perciò di nuovo in te, e non fuori di te. Questo pianeta si trova, insieme ai suoi abitanti e ad altre cose in esso contenute, in realtà anche da qualche parte fuori di te; ma tutto questo non potrai riconoscerlo per lungo tempo ancora.
6. Quando però giungerai in te stesso alla completa maturazione della vita eterna, allora potrai contemplare la grande Creazione anche fuori di te, come la contemplo Io – cosa che è anche necessario, poiché come affido ai Miei perfetti figli, che sono angeli, le cure di un intero mondo, allora anch’essi devono contemplare in tutte le sue parti un tale mondo. Un cieco, infatti, non può essere pastore. Per la contemplazione della Creazione veramente grande tu ancora per lungo tempo non sei abbastanza maturo! Perciò ti devi accontentare di quello che ora vedi; poiché tu vedi la reale immagine vivente corrispondente in te, così come fosse fuori da te.
7. In questa contemplazione interiore devi crescere, e il tuo spirito deve maturare ben alimentato in ogni amore per Me, e da quest’amore, nell'amore per tutti i fratelli e sorelle. Tale amore sarà poi quella benedizione che Io ti ho promesso quando desideravi amare moltissimo la bella mercuriana!
8. Questa benedizione – quale un vero e proprio ponte fuori nell’infinita grande realtà – non la perderai mai più in eterno. Sui suoi pilastri riconoscerai in tutta la pienezza dove sei, chi sei e da dove sei venuto.
9. Ora anche su questa porta sai tutto ciò che devi sapere. Tutto questo ora lo sai dalle parole che Io ti ho detto e che provengono da Me Stesso. E dal momento che ora sai tutto, rifletti bene e seguiMi di nuovo all'ottava porta! Lì conosceremo un altro mondo per te del tutto sconosciuto, insieme ai suoi straordinari abitanti. Così sia!”
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Il mondo di Miron, il segreto dell'ottava porta
Lo spirituale, come fondamento e portatore di ogni Creazione
1. Continua il Signore: “Vedi, qui siamo già al posto giusto. La porta è aperta, e attraverso questa vediamo ancora un nuovo mondo celeste molto grande, ampiamente esteso, che splende in una luce verde chiara. Anche qui si vedono grandi edifici e monti di altezze differenti, molti dei quali emanano un fumo bluastro. Questi monti fumanti corrispondono, in apparenza, ai molti vulcani di cui il pianeta, il più distante dal Sole e dal nome calzante di Miron (il magnifico), ha il più grande assortimento.
2. Dietro questo pianeta tu vedi dieci piccole terre, le quali gli appartengono tutte, queste hanno comunque un ordine e natura del tutto differente dal pianeta principale stesso. Qui puoi vedere in ogni momento qualcosa di nuovo: alberi che galleggiano nell'aria e ancora una quantità di altre cose a te finora completamente sconosciute. Il fumo dei monti assume anche diverse straordinarie forme. Gli uomini, in perfetta figura, sono per lo più ben vestiti, così che oltre al viso non riuscirai a vedere molto.
3. Questi uomini amano la musica e la poesia, perciò come spiriti, anche presso di voi, figli Miei, rendono ricettivi per mezzo della rispondenza, il vostro cuore, il vostro sentimento e la vostra anima per le due suddette arti. Essi hanno la loro sede negli organi dell’uomo adatti allo scopo, dove stimolano poi questi organi, e con questo rendono ricettivo nell’uomo il senso della musica e della poesia, rendendo complessivamente armonioso tutto l’uomo, infiammando ed elevando la sua fantasia. Ma soprattutto, da questo pianeta sono stimolati, in modo corrispondente, tutti i meravigliosi e cosiddetti sentimenti romantici.
4. Ora sai quale caratteristica ha questo pianeta e a cosa serve veramente. Soltanto, non ti devi immaginare il pianeta vero e proprio, che comunque è fatto così, ma solo la riproduzione rispondente che è posta nel tuo spirito. Esso era esistente prima ancora di tutta la Creazione esteriore materiale, quando fu formata secondo ciò che era già da molto tempo in ogni spirito perfetto. Infatti, prima che ogni mondo fosse, c’era già lo spirito, e il mondo proviene dallo spirito, e non lo spirito dal mondo! Perciò questo pianeta che tu hai in te, è anche molto più antico di quello reale materiale. E se fosse mancato anche in un solo singolo spirito umano, non sarebbe neanche mai potuto essere formato.
5. Da questo puoi vedere facilmente, che se ti riconoscerai perfettamente, riconoscerai anche tutto ciò che si trova al di fuori di te; poiché niente si può trovare fuori di te che non fosse già esistente da lungo tempo prima in te. Come non può trovarsi nulla in tutta l’infinità che non fosse stato prima esistente già da eternità in Me in pienissima chiarezza!
6. Come Io sono l’eterno Fondamento e Portatore di tutti gli esseri, così ora anche tutti i Miei figli sono in Me Stesso la sostanza fondamentale di tutto ciò che ora colma in eterno l’infinità. Come però in Me c'è l'infinito, così c’è anche in voi proveniente da Me. I Miei figli, infatti, sono le corone delle Mie eterne Idee e grandi Pensieri!
7. Ora sai anche di questa porta ciò che ti occorre sapere. Perciò seguiMi alla nona porta, dove contemplerai ancora nuove meraviglie del Mio Amore e della Mia Sapienza! Così sia!”.
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La nona porta e il suo triste segreto
Gli asteroidi del pianeta esploso e sua storia
1. Continua il Signore: “Ora siamo giunti alla nona porta. Che cosa vedi qui? Ora puoi, Mio caro figlio Martino, parlare nuovamente, ma solo quanto necessita. E così rispondi alla Mia domanda!”.
2. Risponde il vescovo Martino: “Signore, per adesso, proprio non vedo molto! Vedo più o meno nove piccoli e brulli ammassi mondiali informi che galleggiano nell’aria celeste più pura, sui quali non c'è proprio molto da scoprire, eccetto qualche cespuglio. Sullo sfondo più profondo, appena visibile, mi sembra di scorgere un grande e perfetto mondo celeste. Questo però mi sembra terribilmente lontano da qui, tanto che, a causa di tale enorme lontananza, non riesco a scoprire il mondo stesso, per non parlare di ciò che vi si trova.
3. Quattro degli ammassi mondiali più vicini sembrano essere anche popolati, perché vi scopro delle specie di piccoli edifici molto strani. Dei popoli di questo pezzo di mondo però, non si vede nulla. Probabilmente non saranno i popoli più grandi dei Cieli! Forse vi abitano solo una certa specie d’infusori umani! Ecco che passa, galleggiando, un pezzetto di mondo davanti alla soglia della porta. Non scopro altro che miseri cespugli e alcune autentiche casette per mosche che, veramente, somigliano più a formicai che a una qualunque specie di abitazione. Nulla si agita lì e niente si muove – eccetto il pezzetto di mondo stesso. Dimmi, o Signore, clementissimo, cos'è questo? È anche un qualche pianeta? O altrimenti. cosa?”.
4. Rispondo Io: “Sì, Mio caro figlio Martino, anche questo è un pianeta[24] – ma come vedi, non completo, bensì un enorme pianeta frantumato! Poiché oltre a questi nove pezzi che si muovono davanti a noi in circuiti molto disordinati, esiste ancora una gran massa di frammenti; in parte dispersi su altri pianeti, in parte ruotano ancora in orbite molto disordinate nello spazio infinito della Creazione. Qua e là ancora adesso, se capitano nelle vicinanze di un pianeta compatto, oppure perfino di un sole, ne sono attratti e, in un certo senso, consumati.
5. Ora ti domandi: ‘come, e perché un tale pianeta è stato distrutto, e che aspetto aveva prima e come erano i suoi abitanti?’.
6. Vedi, sul come ti risponde la Mia Onnipotenza: è stata la Mia Volontà.
7. Ma perché? – Vedi, questo pianeta era destinato, prima della Terra, a ciò che la Terra è destinata adesso! Poiché il primo spirito caduto l’aveva scelto con la promessa che si sarebbe umiliato e, con ciò, sarebbe ritornato a Me. Questa stella doveva per questo, un giorno, essere la stella di ogni salvezza! Qui egli voleva operare del tutto interiorizzato, e nessuna creatura di questo pianeta doveva mai essere influenzata da lui nella sua sfera, ancor meno gli altri pianeti con i loro abitanti!
8. Egli però non mantenne la sua promessa, ma agì così malvagiamente nella libertà a lui concessa, che nessuna vita poté più progredire. Perciò fu confinato nel centro infuocato di questo pianeta, la cui destinazione fu subito trasferita alla tua Terra.
9. Quando questo pianeta fu maturo per gli uomini ed Io misi il germe per il primo uomo, ecco che il maligno si strappò dalle sue catene. Ebbi pietà di lui e gli lasciai fare ciò che voleva. E vedi, egli distrusse il suo pianeta e da lì precipitò nell'abisso di questa tua Terra, facendo da allora sempre ciò che ti è ben noto!
10. Il motivo della distruzione di questo pianeta, quindi, come sempre in tutte le cose, fu la Mia Misericordia! Poiché quando il pianeta era ancora integro e ricco di potenti popolazioni, allora il drago sedusse il loro cuore, e tutti si accesero nella più furibonda avidità di dominio, giurandosi un'eterna guerra e un reciproco totale annientamento fino all'ultimo uomo.
11. Poiché nessun rimedio ebbe un risultato positivo, si dovette giungere ad un giudizio. E questa fu appunto la violenta esplosione del pianeta, con la quale occasione però anche molti milioni di questi uomini giganteschi trovarono la fine e in parte furono seppelliti sotto le rovine, per la maggior parte però fu scaraventata anche fuori nello spazio infinito. Alcuni di questi precipitarono perfino sulla Terra, da dove ancora oggigiorno risale il mito pagano della guerra dei giganti.
12. Questi uomini poi si estinsero completamente sui piccoli resti di quello che fu una volta un grande pianeta, perché non vi trovarono più nessun nutrimento. Al loro posto, in seguito, furono messi degli uomini relativamente piccoli, i quali ancora oggi abitano queste piccole terre, e sono esseri molto parchi che corrispondono ai capelli del capo e alle sopracciglia del grande Uomo Cosmico. Sullo sfondo, invece, scorgi ancora il pianeta intero, come esisteva una volta, conservato con tutto, per il grande giorno che in futuro verrà sull’intera infinità!
13. Ora anche di questa porta sai ciò che devi sapere per il momento. Tutto il resto verrà da sé al tempo giusto da te stesso, e più precisamente, da questo seme che Io ho posto ora nel tuo cuore! Perciò seguiMi adesso alla decima porta, dove già ti attendono altre nuove meraviglie. Così sia!”.
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Il segreto della decima porta: il Sole con la sua magnificenza
Sull'essenza della luce – Le meraviglie del mondo solare
Bellezza, come espressione della perfezione interiore
1. Continua il Signore: “Vedi, siamo davanti alla decima porta; ora parla, e dimMi tutto ciò che vedi!”.
2. Risponde il vescovo Martino: “Signore, che devo dire! Un immenso splendore di luce abbaglia i miei occhi, e una meravigliosa, stupenda armonia giunge ai miei orecchi! Questo è tutto ciò che posso dire sullo sguardo attraverso questa porta. In verità, non vedo altro che un’intensa luce incommensurabile, e non sento che solo la suddetta armonia celeste che sembra giungere a me dalla luce.
3. La luce qui sembra di occupare anche uno spazio che deve essere assolutamente immenso. Poiché dovunque io volgo il mio sguardo, non c'è che luce su luce. Ciò nonostante è anche quanto mai strano che da quest’immensa massa di luce non giunga calore attraverso la porta aperta!
4. Signore, che cos'è questo? È forse la lampada di casa di questa dimora datami da Te? Oppure è forse addirittura il Sole, in altre parole un sole in miniatura di quel reale grande Sole che illumina la Terra?”.
5. Rispondo Io: “Sì, è così, questo è il Sole corrispondente in te! Quando il tuo occhio si abituerà di più alla luce, allora vedrai molte altre cose in questa luce. Affonda perciò il tuo sguardo, e presto comincerai ad apprezzare oltremodo questa ricchezza di luce!”.
6. Il vescovo Martino si spinge ora ben dentro con i suoi occhi, e scruta per vedere se riesce a scorgere qualcos'altro che solo la luce. Non vede però ancora nulla e dopo un po' dice di nuovo: “Signore Gesù, non c’è niente da fare! Mi si consumano letteralmente gli occhi, e non vedo altro che luce su luce. È proprio una bella vista, ma nello stesso tempo un po' noiosa. Ma non ha importanza; se vedo Te, non ho bisogno di veder galleggiare nessuna meraviglia in questo mare di luce! È veramente strano però: nient’altro che luce, e che luce!
7. Mio amatissimo Gesù, che cos’è in sostanza la luce? Nel mondo ancora oggi gli scienziati disputano su che cosa sia, e sostengono questo e quello. Alla fine però si evidenzia che né l'uno né l'altro sappia, né comprenda qualcosa! Ho sentito e letto tante cose, ma da tutto questo ne deduco che gli scienziati del mondo in nessun campo sappiano tanto poco, quanto sull'essenza della luce. Perciò, se fosse Tua Volontà, potresti darmi alcuni accenni sull’essenza della luce, visto che ci troviamo già, proprio sulla soglia di questa?”.
8. Rispondo Io: “Vedi, Io stesso sono dappertutto, Luce! La Luce è la Mia veste, poiché l’eterna, instancabile attività, è la Mia Essenza fondamentale, e quindi Mi penetra e Mi circonda dappertutto. Dove si trova una grande attività, là si trova anche una grande luce. La luce, infatti, non è altro che una pura manifestazione dell'attività degli angeli e degli spiriti degli uomini migliori. Quanto più in alto essi si trovano nella loro attività, tanto più grande è anche la loro luce.
9. Per questo i soli splendono anche più dei pianeti, perché su di essi e in essi si trova milioni di volte più attività che sui pianeti. Perciò la luce di un arcangelo è maggiore della luce di un semplice, piccolo spirito di un angelo saggio, perché un arcangelo provvede ad interi ammassi stellari, mentre ad un saggio spirito minore è assegnata solo una piccolissima regione sulla Terra, oppure addirittura solo sulla sua Luna.
10. Questo è anche il motivo per cui un diamante splende maggiormente che un comune sasso, perché nelle sue parti si svolge una grande attività per te inconcepibile, perciò è così duro, il che sicuramente non è il caso con la pietra. Poiché ci vuole molto di più per operare la coesione di un diamante che quella di una pietra!
11. In breve, dove in qualsiasi cosa scoprirai una grande capacità di luce e di splendore, puoi anche dedurre che in essa vi sia una grande attività; poiché l’attività è la luce e lo splendore di tutti gli esseri e cose. La forza visiva dell’occhio consiste nel percepire quest’attività. Se la vista è ancora imperfetta, allora scorge solo luce e splendore. Se invece è perfetta, allora scorge la specifica attività stessa. – Cosa che ora in questa luce riconoscerai anche presto, quando la tua vista diventerà perfetta.
12. Presta perciò adesso bene attenzione: scorgerai cose che ti stupiranno al massimo, poiché non abbiamo più un pianeta, bensì un sole davanti a noi! Osserva, e poi parla!”.
13. Dopo un tempo sufficientemente lungo, durante il quale il nostro Martino guarda fisso nella massa di luce, comincia a meravigliarsi, tanto da non voler più smettere di guardare.
14. Quando Io gli chiedo che cosa susciti tanto la sua meraviglia, egli dice:
15. “O Signore, o Signore, o Signore! Per amor del Tuo santissimo Nome. Ah! Aha! Ahah! È proprio possibile questo? È possibile che su tutte queste meraviglie delle meraviglie, Tu possa sorvegliare, ordinare e guidare? No! No! Questo va oltre ogni immaginazione umana, e perfino angelica! O mio Dio! Mio Dio! Tu sei inconcepibilmente grande, e la Tua gloria e la Tua magnificenza non ha nessuna fine in eterno!”.
16. Dico Io: “Sì, ma che cosa vedi che ti mette in una così riverente estasi? Parla dunque! Dì quello che vedi!”.
17. Continua il vescovo Martino: “Ah, Signore, che cosa devo dire? I sensi mi svaniscono per l’eccessiva magnificenza, bellezza e maestosità immensamente celestiale!
18. In verità, per me questo è assolutamente inesprimibile! Uomini infinitamente belli. È questa l'unica cosa che riconosco per quello che è; per tutte le altre non ho parole per descriverle. Tali cose tanto sublimi, io non le ho mai viste, neanche la fantasia più entusiasta dell'uomo più savio ha mai sospettato qualcosa del genere! Finora tutto quello che ho visto, era di massima grazia e bellezza… ma, confrontato a ciò che vedo qui, sprofonda nel nulla!
19. Qui esiste di tutto una tale infinita pienezza che non ci si potrebbe rendere conto mai in eterno, neanche con una più attenta osservazione. In più, si sviluppano continuamente nuove meraviglie che prima non c’erano, e le nuove, sono sempre più splendide delle precedenti!
20. Solo gli uomini rimangono gli stessi, e in una tale inesprimibile bellezza che, al confronto, io vorrei sprofondare nella polvere più densa. Tutto il resto, invece, cambia come le uniformi figure riflesse di un caleidoscopio esistente sulla Terra.
21. Perfino i paesaggi cambiano! Dove prima esisteva una pianura, sorge all'improvviso una montagna enorme; questa spinge con sé le acque e delle vaste pianure diventano mari. I monti esplodono e immediatamente eruttano dai crateri innumerevoli mondi in fiamme che sono proiettati, come spinti da una grande potenza, fuori nell'infinito spazio cosmico. Per contro, ne cadono di nuovo giù altrettanti dallo spazio senza fine, e svaniscono come singoli fiocchi di neve che si posano su di un terreno caldo.
22. Ahimè! Ahimè! Queste sono spaventose e grandi apparizioni! Ciò nonostante questi bellissimi uomini, apparentemente, passeggiano felicissimi all’ombra di questo scenario e non sembrano preoccuparsene molto! Vanno in giro nei loro giardini celesti, e si beano alla vista degli stupendi fiori che, a quanto vedo, cambiano sempre sotto gli occhi dei loro ammiratori, e si rinnovano continuamente in forme sempre più splendenti. O Signore, permettimi di guardare ancora per una mezza eternità; poiché, a mio avviso, qui nemmeno l’angelo più elevato potrà mai averne abbastanza in eterno!
23. Oh, oh, solo questi uomini, questi uomini! Non si può davvero sopportarlo! Questa pienezza, questa morbidezza e rotondità, questo candore e questa splendida bellezza e soavità del viso! No, è troppo celestiale! Io non lo sopporto!
24. Ahimè! Ahimè! Ecco che alcuni vengono proprio qui, vicino a me. Posso ammirare e stupirmi appieno dei bellissimi tratti del loro viso e dei loro corpi davvero infinitamente armoniosi, belli oltre ogni immaginazione! Ora sono proprio qui; mi sono tanto vicini che potrei facilmente parlar con loro. Ma non sopporterei se questi uomini celestialmente belli cominciassero a conversare con me! O Signore, io, da una singola parola proveniente da questa loro bocca troppo bella, sarei annientato completamente!
25. O Signore! O Signore! Fa’ che tornino indietro, la loro contemplazione, infatti, mi fa scomparire completamente! Mi pare di essere come uno che non è. Come di uno che è sprofondato in un sogno inebriante! Ahimè, è inconcepibile!
26. Dio, Tu grande, onnipotente Maestro dei mondi: come Ti è stato possibile realizzare nella semplicissima forma umana, che in fondo è sempre la stessa, una tale molteplicità e bellezza, e questo nelle differenti varianti senza numero? Potrei ben immaginarmi una bellissima forma, e poi tutte le altre minori; ma qui ce ne sono senza numero, e ognuna è infinitamente bella nel suo genere! O Signore, questo è inafferrabile! Puramente inafferrabile!
27. Nel mondo ho sempre avuto la stupidissima idea che nel perfetto celeste mondo dello spirito, tutti i beati sarebbero stati così perfettamente uguali l’uno all’altro, come nel mondo sono uguali i passeri. Ma come la vedo adesso, qui è di casa la giusta molteplicità che nel mondo era celata in maniera terribilmente solida dalla carne mortale!
28. Ahimè! Ahimè! Questo diventa sempre più meraviglioso! Ecco che sta arrivando già una nuova coppia! O Signore! O Signore! O Signore! No, qui adesso il mio intelletto rimane puramente incollato!
29. Signore, tienimi, altrimenti mi sgonfio come una calza vuota! Ahahah, questo è un essere femminile! Lo riconosco dal suo alto ondeggiante seno! O mio Gesù, questo è uno splendore, una così inesprimibile bellezza che si potrebbe addirittura essere sciolti nella polvere solare più fine!
30. Questa delicatezza dei piedi, l’esuberante pienezza di tutte le altre parti del corpo, la gloria che la circonda, questo sguardo infinitamente soave e gentilissimo da un paio d'occhi che, per descriverli, certamente anche l'arcangelo Michael sarebbe nel più grande imbarazzo!
31. In breve, ora sono già completamente scemo. Devo essere terribilmente scemo! Volevo ancora chiedere qualcosa. – Chie… chie… chiedere, sì, giusto, chiedere? Che vada a farsi benedire la domanda! Ora mi sono proprio scimunito. Oh, sono un somaro, oppure un quadrupede ancora più stupido! Sì, sì, sono un rinoceronte! Guardo queste meraviglie a bocca aperta, e quasi dimentico che Tu, o Signore, sei qui con me, e che al Tuo confronto tutte queste bellezze sono un purissimo nulla! Poiché se Tu volessi, potresti far apparire in un attimo bellezze infinite ancora più grandi!
32. Signore, ora mi sono beato abbastanza di queste bellezze immensamente celestiali! Per me sono troppo pure e troppo belle. Fammi perciò vedere di nuovo qualcosa di ordinario, affinché mi possa di nuovo trovare e guardare me stesso, senza troppo inorridire a causa del mio aspetto terribilmente brutto nei confronti di questi bellissimi esseri celestiali!
33. Davvero, guarda un po' qui – oh, ma sono proprio un babbuino e un orribile rozzo villano! No! Ma che differenza tra me e questi angeli degli angeli! Potrei addirittura vomitare se potessi guardarmi! È orribile, orribile! E pensare che ora sono già uno spirito che dovrebbe avere un aspetto migliore di un uomo in carne sulla Terra! Ma com’è possibile che questi uomini siano così infinitamente belli, e noi, quali figli Tuoi, in confronto, sembriamo come dei veri babbuini, specialmente io?”.
34. Rispondo Io: “Perché voi siete il Mio cuore; questi invece sono la Mia pelle! Anche i Miei figli però hanno una bellezza infinita, quando sono perfetti. Quando invece sono ancora nell’imperfezione, come te, allora non sembrano proprio troppo belli. Adoperati perciò per il perfezionamento, allora la tua figura riceverà anche un aspetto celestiale!
35. Io però voglio che tu guardi queste grandi e incontaminate bellezze, affinché ti possa riconoscere prima e più facilmente nella loro luce. Guarda dunque ancora un po’ in questa luce e percepisci la tua stessa bruttezza animica, e così si spezzi e diventi arrendevole e matura, e il tuo spirito risorga e ti trasformi in una nuova creatura!
36. Poiché vedi, tu sei ancora lontano dall’essere rinato dallo spirito! Perciò ti ho trapiantato qui in questo giardino, come in un’imponente serra, affinché tu possa giungere quanto prima alla completa rinascita. Devi però anche farti curare come una pianta nobile! Poiché guarda e afferra: non si coltivano cardi e spine nei giardini e serre celesti! Osserva ora di uovo e parla; ma fa’ poche domande! Così sia!”.
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Ulteriore stupenda scoperta del vescovo Martino sul suo Sole
Motivo delle differenti dimensioni dei popoli solari
Amore e sapienza come vera grandezza dello spirito
Lamento di Martino sulla Terra e sui suoi abitanti
1. Il vescovo Martino rivolge i suoi occhi di nuovo al Sole e osserva le grandi scene e le cose meravigliose sul suo suolo splendente. Dopo lunga osservazione, dice di nuovo: “Qui vedo ancor sempre lo stesso Sole, ma degli uomini del tutto diversi! Certamente anche molto belli, ma la loro bellezza è almeno sopportabile, perché hanno somiglianza con quelli già visti su altri pianeti e perfino con gli abitanti della nostra Terra.
2. Ora vedo anche varie fasce che corrono parallelamente intorno al Sole. E all'interno di ogni fascia vedo altri uomini, alcuni grandi, altri piccoli, altri ancora più piccoli, e… o perdinci, perdinci! Là in fondo ci sono anche degli uomini, ma questi sono grandi. Mamma mia, su questi, gli altri potrebbero vivere comodamente proprio come parassiti tra i capelli della loro testa, al posto di certi piccoli animaletti!
3. O Signore! O Signore, perdona la mia osservazione un po' oscena! Ammetto che non starà bene nel luogo delle cose supreme, ma, osservando questi uomini giganteschi non ne posso fare a meno! Ho già fatto la scoperta, su alcuni altri pianeti come Giove, Saturno, Urano e Miron, che i loro abitanti sono più grandi degli uomini della Terra che io ho abitato, alcuni anche notevolmente. Ma per quanto riguarda questi giganti, tutti gli abitanti degli altri pianeti sono ominidi parassiti in confronto a loro!
4. Se un simile gigante si trovasse sulla Terra, supererebbe comodamente i monti più alti! No, no, questo è veramente più che incredibile! Dimmi Tu, mio amatissimo Signore Gesù, Tu, mio Dio e mio Signore, perché questi uomini sono così terribilmente grandi? È vero che non dovevo domandarTi molto; ma poiché nell’attuale osservazione non Ti ho ancora chiesto nulla, allora perdona questa mia prima domanda! Dammi, clementissimo, una risposta illuminante a questa cosa meravigliosa!”.
5. Rispondo Io: “Allora ascolta, e afferralo bene! Non hai mai visto sulla Terra come i guerrieri hanno differenti armature, dalle più leggere alle più pesanti? Se tu dovessi mettere in un piccolo fucile la carica di un’arma più pesante, che cosa succederebbe al piccolo fucile? Vedi, la forte carica lo ridurrebbe in frantumi!
6. Che cosa accadrebbe ad un pianeta se fosse colmato con la forza del Sole? Vedi, se la Terra fosse immersa, per un attimo solo, nel potentissimo flusso di luce solare, allora sarebbe distrutta come una goccia d'acqua caduta su un metallo rovente. Perciò il Sole deve essere un corpo molto grande proporzionato alla sua grande potenza, per portare e sostenere la forza messa in esso in tutta la pienezza dell’attività!
7. Se tu posassi una piuma su un uovo, questo non sarebbe schiacciato, poiché esso ha robustezza in abbondanza per portare un tal peso. Se invece posassi sull'uovo un peso di cento libbre, l’uovo sarebbe completamente schiacciato sotto la potente pressione del peso troppo grande!
8. Un gigante potrebbe forse indossare la veste di un fanciullo? Certamente no! Se invece lo facesse, che cosa succederebbe con la veste? Vedi, questa sarebbe lacerata in molti pezzi!
9. Dunque, in tutta la Creazione ogni cosa ha la sua misura: il piccolo nella sua specie in tutte le sue proporzioni, e il grande, a modo suo, anche in tutte le sue proporzioni.
10. Come puoi ora vedere, esistono corpi celesti di grandezze differenti per sopportare una forza proporzionata, così sui mondi, negli stessi rapporti, ci sono differenti grandi spiriti, i quali, per essere sostenuti, necessitano anche di differenti grandi corpi.
11. Ora però, la vera, reale grandezza dello spirito non è certamente misurata secondo la sua dimensione, ma solo secondo il suo amore e la sua sapienza. Vedi, questi sono ancora spiriti primordiali, i quali nello stato libero occupavano intere regioni solari nella pienezza della loro attività! Ma poiché vorrebbero avere anche una parte beata nel Mio Regno, devono allora percorrere anche la stretta via della carne! Quando deporranno il corpo, avranno, grazie alla loro grande mansuetudine e umiltà, anche la nostra dimensione, ma anche la precedente, se dovessero averne bisogno!
12. Ora sai tutto ciò che hai bisogno di sapere in questa sfera, e per il tuo attuale stato. Guarda perciò ancora oltre, e riferisci ciò che vedi, affinché possiamo passare presto all'undicesima porta! Così sia!”.
13. Il vescovo Martino guarda nuovamente nei campi di luce del Sole e scopre un tempio enorme e altri edifici abitativi, come anche strade e ponti della specie più artistica. Presto vede di nuovo alti monti assai maestosi che circondano in catene principali tutto il Sole, e queste catene montuose delimitano delle fasce, di cui ognuna ha altri abitanti, altre condizioni di vita e altri usi e costumi. Così scopre che ai due lati della fascia mediana o principale, queste hanno in comune di solito la più grande somiglianza[25].
14. Ma soprattutto gli piacciono sempre di più gli uomini della fascia mediana, alla cui bellezza estrema è ora già un po’ più abituato. Soltanto, non devono ancora avvicinarsi troppo a lui, in particolare le donne e le fanciulle, perché sono troppo seducenti e belle. Ma perfino la componente maschile lo mette in forte tentazione, perché anche questa componente è fatta così straordinariamente bella e seducente, che questa Terra ancor mai ha portato una specie di essere femminile con tale esuberanza, morbidezza, rotondità e mansuetudine.
15. Dopo essersi guardato intorno a lungo, scorge, nel mezzo della fascia principale, un edificio che, in magnificenza, splendore e ricchissime decorazioni, supera tutto quello che egli ha visto finora in un grado così elevato, che tutto ciò che ha prima ammirato, può essere considerato quasi nulla. Intorno a quest’edificio stanno uomini di una tale bellezza che, alla loro vista, cade come svenuto e non riesce a dire una parola per un bel po’.
16. Solo dopo parecchio tempo il vescovo Martino comincia di nuovo, come completamente esausto, più a lamentarsi che a parlare, e dice abbastanza sconnessamente: “Mio Dio e Mio Signore! Ahimè, chi mai nel mondo può farsi venire in mente una cosa simile? Il Sole, un corpo sferico luminoso, chi mai avrebbe potuto sospettare tutto questo sulla sua superficie?
17. Che cosa sei tu, Terra, in confronto a queste infinite, beatificanti magnificenze? Che cosa sono quegli animali ferocissimi che sono gli uomini della Terra, paragonati a questi esseri indescrivibilmente bellissimi, pieni della gloria celestiale, bellezza e beatissima-gentilissima grazia, di cui il migliore degli uomini non potrà farsi il più lieve concetto!
18. Sulla Terra gli uomini sono più insensibili, e spesso più diabolici, quanto più dimorano in palazzi sfarzosi, più delicata è la loro pelle, più vesti splendide pendono su di questa. Qui è proprio il caso contrario! Ahimè! Ahimè, una cosa del genere è inaudita, mai vista sulla Terra!
19. Qui i più saggi dimorano nelle più modeste baite sui monti, come ho appena scoperto. Sulla Terra, la dimora di colui che si ritiene il pastore massimo della cristianità, è proprio la più grande, più ricca e la più splendida di tutte. E le sue vesti sono di pura seta, d’oro e di pietre preziosissime! Qui è proprio l’opposto. Ahimè! Ahimè! E gli abitanti della Terra dovrebbero essere figli di Dio? Sì, sono figli di Satana in confronto a questi figli del Sole, neanche possono essere altro di fronte a questi purissimi figli del Cielo!
20. A questi non è mai stato predicato un Vangelo, e tuttavia, secondo la loro natura, essi sono il più puro Vangelo stesso, cosa che evidentemente devono anche essere, altrimenti non si potrebbe mai immaginare completamente quest’ordine celeste in tutto quello che appare qui! Sì, sì! Qui vedo la più pura, la più vera ed eternamente la più perfetta, genuina e giustamente interpretata Parola vivente di Dio!
21. Guardate i gigli nel campo: essi non lavorano, e non raccolgono nei loro granai, e Salomone con tutta la sua magnificenza, non era vestito come uno dei più piccoli di questi! Là vedo innumerevoli di tali gigli. Essi non hanno aratro, non hanno coltelli, né forbici, né telai e nessun tamburello da ricamo. Dove mai sulla Terra vive un figlio, una figlia di re, che possa avvicinarsi minimamente ad uno di questi gigli celesti?
22. O uomini, uomini che abitate la Terra, oscurandola e rendendola contaminata. Che cosa siete, e che cosa sono io al cospetto di questi popoli del Sole!? Signore! Signore! O Signore, noi non siamo altro che i più malvagi diavoli, e il mondo è l'inferno stesso nella sua massima espressione! Per questo le stelle si trovano così lontane dalla Terra, affinché non siano insudiciate da questa!
23. O Dio, Tu sei Santo e infinitamente elevato! Ma nella Tua ira, una volta devi aver espulso uno sputo e, da questo, si è formata la Terra, e le sue creature dalla Tua vecchia maledizione che un tempo hai tuonato fuori nell'infinità!
24. O Signore, perdona questa mia osservazione, ma non posso farne a meno osservando questo Cielo! Ora ho orrore della Terra e dei suoi abitanti, come di una carogna venefica e puzzolente!
25. O Signore, mandami fuori negli spazi senza fine, ma non mandarmi sulla Terra mai più! Poiché essa è per me l’inferno di tutti gli inferni, e i suoi abitanti sono diavoli incorreggibili, per i quali il compito principale è di perseguitare i pochi angeli che ci sono tra loro, fino all'ultima goccia di sangue.
26. O Signore, o Signore, emetti una buona volta un giusto giudizio su quest’unica macchia vergognosa di tutta la Tua infinita Creazione! Quanto più osservo queste meraviglie, tanto più mi opprime il pensiero che tutta la Terra con i suoi abitanti non sia davvero opera Tua, ma un’opera di Satana, del capostipite di tutti i demoni, – detto chiaro e tondo, senza timore e senza peli sulla lingua! Là c’è solo vizio, morte e rovina, e di questo Tu non sei, o Signore, in eterno il Creatore!
27. Ahimè! Ahimè! Quanto è meraviglioso! Quanto è meraviglioso qui, dove regna l'ordine della Tua Parola eterna! E quanto miserabile e sofferente al confronto è la Terra, la quale è una Tua maledizione, poiché in ogni cosa va contro il Tuo Ordine! O Signore, giudicala, distruggila e annientala in eterno, poiché non è degna della Tua Grazia!”.
28. Dico Io: “Sta’ calmo, tu non vedi ancora la ragione, sebbene hai parlato giustamente. Ora però vieni con Me all'undicesima porta, là scorgerai più chiaramente alcune condizioni e giudicherai diversamente! Perciò seguiMi; così sia!”.
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Uno sguardo alla Luna attraverso l'undicesima porta
Il vescovo Martino e il saggio selenita
1. Continua il Signore: “Vedi, ora siamo all'undicesima porta! Guarda dentro e poi riferisci tutto ciò che scorgi qui!”.
2. Il vescovo Martino guarda ora dentro un po' e poi dice alquanto imbronciato: “Che cos'è questo mondo ridicolo? Uomini poco più grandi che sulla Terra i conigli, e il paesaggio tanto bello da sembrare un campo di letame! Gli alberi avranno l'altezza di alcune spanne, come sulla Terra gli arbusti di alberi nani di rovi e di ginepro. Meglio ancora sono i monti che, veramente, sono molto alti e scoscesi. Mari, proprio non ne vedo, ma ben vedo laghi, dove il più grande ha forse, secondo la misura terrestre, circa diecimila secchi d'acqua! Perdinci, c'è una bella differenza dalla decima porta all’undicesima.
3. Ah, ah – e questo diavoletto con un piede, cos’è? Sarà certamente solo un animale, e non un essere umano! Ecco che scopro ancora un intero gregge di una specie di marmotte! È veramente strano! Fino adesso non ho ancora visto da qualche parte un animale, e qui, su questo mondo buffo, ci sono quasi più animali che uomini. Sarà veramente abitato solo da questi? – Sì, sì, ecco che viene un numeroso gregge di una specie di pecore! Peccato che non vedo buoi e asini, potrei rallegrarmi nel vedere i miei simili! Ci sono anche uccelli; anche se tra questi non ce ne sono di molto divertenti!
4. Ecco! Ecco! Hahaha, questo è un vero spasso! Là ci sono uomini uniti insieme! La femminuccia sta accovacciata sulle spalle dell'omino come una gobbetta! E là un maschietto si gonfia come un rospo e fa un enorme chiasso con il ventre gonfio, come sulla Terra un tamburo da reggimento turco! No! Questo è sul serio molto divertente e assai ridicolo!
5. In verità, Signore, quando hai creato questo piccolo mondo, non hai certamente preteso molto dalla Tua Onnipotenza e Sapienza, poiché nella misura in cui riesco a vedere adesso in questo piccolo mondo, esso è, rispetto a ciò che ho visto finora, più insulso che in qualche modo elevato. Allora devo chiedere scusa per ciò che ho detto di male della Terra alla decima porta, poiché a confronto di questo mondo, essa è, uomini compresi, un vero paradiso. – Dimmi, o Signore, clementissimo: come si chiama questo mondo? Questo, certamente, non potrà trovarsi nel sistema solare della nostra Terra!”.
6. Rispondo Io: “Oh sì, vedi, questa è la Luna della Terra. E questi uomini sono stati presi dalla stessa, come del resto l’intera Luna, che in verità in quel tempo era certo la parte più cattiva della Terra, ora invece è molto migliore della Terra intera! Per tale motivo ora è diventata anche una scuola per le anime morbosamente attaccate al mondo. Poiché vedi, è meglio un mondo misero e piccolo con uno spirito ricco, che un mondo ricco e grande con uno spirito sommamente povero!
7. Vedi, per quanto questi uomini possano apparire esteriormente miseri, avrai lo stesso da faticare prima di essere tanto ricco nello spirito, quanto lo sono loro già da parecchio tempo!
8. Ma affinché tu possa capire, in pratica, come stanno le cose con la sapienza di questi uomini, ti si avvicinerà una coppia per parlare con te di cose diverse. Vedi, già viene qua una coppia[26], la cui femmina è portata sulle spalle dell’uomo: chiedi varie cose, e sii certo che non ti rimarranno debitori di nessuna risposta! Sia!”.
9. Dice il vescovo Martino: “Sì, giusto, ecco, qui c’è già una coppietta. Si avvicina con tutto il suo mondo, di cui si serve proprio come di una nave. Guarda! Da vicino questa coppietta ha un aspetto proprio buffo, specialmente la piccola femminuccia! A quanto vedo, però, per loro dobbiamo essere invisibili, perché stanno guardandosi intorno pieni di presentimento, come se percepissero veramente qualcosa, ma senza riuscire a scoprire nulla!”.
10. Dico lo: “Devi avvicinarti di più, tanto da toccare la loro piccola sfera, allora si accorgeranno di te! Gli abitanti di tutti i satelliti dei pianeti hanno la particolarità di vedere completamente gli spiriti di altri pianeti solo quando questi si trovano nelle loro piccole sfere. Il motivo di questo fatto è che i satelliti dei pianeti sono il gradino più materiale e più basso, per così dire, come la sporcizia degli animali è anche il loro gradino più basso e più materiale, ma spesso più utile che l’animale o l'uomo stesso! – Fa’ ora ciò che ti ho detto e la coppietta si accorgerà subito di te!”.
11. Il vescovo Martino esegue ciò che Io gli dico. La coppietta lo vede subito e si stupisce della sua statura. Martino, però, inizia subito la conversazione con i due seleniti: “Siete i veri abitanti di questo piccolo mondo, oppure ne esistono ancora altri più grandi di voi e forse anche più sapienti?”.
12. Rispondono i due: “Come uomini c’è solo un giusto numero, uguali a noi. Esiste però ancora un gran numero di creature, e sul lato opposto di questo mondo dimorano penitenti che, non raramente, vengono da noi per apprendere la sapienza interiore. Ma questi penitenti, di solito vengono da un altro mondo, probabilmente da quello da dove vieni anche tu! Essi sono, secondo l’aspetto, ben molto grandi, ma secondo l'essere sono oltremodo piccoli. Anche tu sembri molto grande, ma il vero uomo in te è ancora appena visibile!
13. Ma cosa fate voi, voi grandi uomini, cui è data molta vita? Perché considerate così poco questa vita? Quando è tempo di seminare frutti – dalla cui semina l'uomo conserva e nutre la sua vita terrena – allora l’uomo è pieno di diligenza e lavora fin dove glielo concedono le forze, come una larva in un albero marcio, senza interruzione, e senza lasciarsi fuorviare da qualsiasi impedimento gli capiti. Egli sopporta calura, gran freddo, pioggia e altre intemperie. Non risparmia il suo corpo e non raramente mette in grandissimo pericolo la sua breve vita appesa ad un filo, per procurarsi del magro cibo. Invece, per la protezione, la conservazione e il perfezionamento della vera vita interiore, per il vero, eterno e santo grande io, fa poco o niente!
14. Che cosa diresti ad un giardiniere che pianta alberi da frutta sul suo terreno, ma quando questi portano fiori e fogliame protettivo, prende i primi germogli già per frutti, strappa tutti i fiori e il fogliame dai rami, e decora il vestibolo di casa sua? Un tale giardiniere sarebbe certamente il più folle dei pazzi, perché quando il suo vicino terrà un ricco raccolto, egli dovrà invece morir di fame, poiché i suoi alberi non hanno portato alcun frutto!
15. Non è forse ogni uomo, di per sé, un simile pazzo in misura ancora più grande, se assapora già come frutto una ‘vita’ terrena, che è solo fiore e fogliame, per la vera vita interiore? Egli con questo consumo innaturale distrugge il frutto assai immaturo che ne dovrà ancora scaturire, il quale è la vera, eterna vita dello spirito. Che cosa crescerà dunque, ancora, alla nuova, imperitura vita? Il fiore, il fogliame, oppure il seme interiore del frutto maturo? Vedi: soltanto il seme!
16. Altrettanto è il caso anche con ogni uomo: il suo corpo, i suoi sensi, il suo intelletto esteriore, la sua ragione – questi sono fiori e fogliame. Da questi viene fuori un'anima matura. E questa giusta, buona maturazione dell'anima comprende in sé anche un nocciolo maturo. Questo nocciolo è lo spirito immortale che, nella sua completa maturazione, afferra tutto e lo trasforma nella sua stessa immortalità, – come una carne corruttibile che, unta con l'olio eterico dell'incorruttibilità, diventa incorruttibile.
17. Vedi, grande uomo, questa è la nostra sapienza! E per metterla in atto, noi seguiamo l'Ordine riconosciuto dello Spirito supremo di Dio, e così siamo perfettamente ciò che siamo. Ora però controbattimi tu, se lo puoi, io sono pronto a sopportare tutto da te!”.
18. Il nostro Martino a questo discorso fa una faccia sbalordita, molto lunga, e non può stupirsi abbastanza della sapienza, per lui enorme, di questa coppietta selenita. Solo dopo un po’ di tempo egli ribatte: “Ah, ah – avrei cercato tutto, ma non una sapienza così profonda presso di voi, uomini lunari! Chi v’insegna tale profonda sapienza? Essa, infatti, non potrà certo essere scaturita da voi stessi.
19. Gli animali riconoscono il loro ordine per istinto, e lo sviluppano naturalmente secondo il loro ordine innato, che è appunto il loro istinto. Anche le piante devono dischiudere ciò che è messo in loro. Animali e piante sono perciò giudicati per quello che sono. L’uomo, come essere libero, deve prima acquisire tutto in sé, come un vaso completamente vuoto, attraverso un insegnamento esteriore. E la Parola della Sapienza di Dio deve essere posata nel suo cuore come un seme nel terreno, affinché egli possa così giungere prima alla conoscenza di se stesso, e da questa, alla conoscenza di Dio e del Suo Ordine. Se l'uomo non ricevesse nessun insegnamento, rimarrebbe più stupido di un animale e con meno intendimento di un sasso.
20. Ma poiché anche voi siete indiscutibilmente uomini con gli stessi nostri diritti divini, allora dovete aver ricevuto un tempo un insegnamento, e più precisamente da Dio stesso, direttamente o indirettamente, altrimenti la tua sapienza sarebbe per me la più grande meraviglia che mi sia capitata finora. Poiché in origine, per tutti gli uomini, Dio deve essere stato il primo insegnante, altrimenti tutti, fino al momento presente, si troverebbero nel loro sviluppo molto sotto dello stato animale. Poiché se l'A fosse rimasto cieco, chi avrebbe dato luce al B? E se in questo modo anche il B necessariamente fosse rimasto cieco, da chi il C, ecc. avrebbe ricevuto la luce? Tu invece sei un uomo molto illuminato. E allora dimmi, per cortesia: in quale modo è venuta a voi l'evidente, essenziale Luce di Dio, e all'incirca quando!”.
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Differenza degli effetti dell’insegnamento dall’esterno e dall’interno
Il laboratorio del vasaio
1. Risponde il selenita: “Amico, tu parli e domandi in base alla tua comprensione, ed io ti rispondo a modo mio! Secondo il tuo giudizio, lo Spirito supremo di Dio dovrebbe avervi dato insegnamenti dall'esterno con un bastone in mano. Perché per un insegnamento interiore e spirituale mi sembri ancora troppo ottuso, e molto probabilmente lo è anche tutta la razza umana del tuo corpo celeste!
2. Credi sul serio che lo Spirito supremo e onnipotente di Dio, abbia creato l'uomo, quale Sua perfettissima creatura, come un sacco vuoto, nel quale bisogna prima metter dentro qualcosa, se qualcosa si vuol trovare? Vedi, in questo caso, tu sei in grave errore!
3. L'uomo di ogni corpo celeste ha già in sé un tesoro infinito di sapienza! Questo può essere risvegliato solo con un mezzo adatto, e allora produce già da sé i frutti più meravigliosi. Per un tale mezzo di risveglio, però, provvede già lo Spirito elevatissimo di Dio.
4. Se l'uomo non sciupa tale mezzo, ma lo mette subito in pratica in sé, comincerà a germogliare, a crescere e infine a maturare dal suo stesso seme. Qui non c’è bisogno di nessun insegnamento dall'esterno, ma solo dall'interno.
5. Poiché tutto ciò che giunge all'uomo dall'esterno è, e rimane in eterno qualcosa di estraneo. Non può dare al ricevente una vera e permanente sapienza propria, ma una sapienza simile solo ad una pianta parassita, la quale non aiuta mai la vita, bensì la fa deperire e alla fine la distrugge del tutto; perché una cosa esteriore è diretta sempre e solo verso l'esteriore, e mai verso l'interiore, alla sede dell’effettiva, vera eterna Vita proveniente da Dio, lo Spirito supremo!
6. Solo su questa via giungiamo alla nostra sapienza, e cioè dall'interno, e non dall'esterno! Ma se voi avete bisogno anche di insegnamenti esteriori, allora dovete essere degli esseri molto ostinati e oltremodo sensuali, e perciò grossolanamente peccaminosi; quindi, avversari dell'Ordine divino e, con ciò, sicuramente contrari alla vita in voi stessi. Allora certamente l'A come il B e il C ecc. dovranno essere e rimanere ciechi, se non li ridesta un soffio d’insegnamento esteriore!
7. Qui hai la risposta alla tua domanda anche dall'esterno; perché per una risposta interiore sembri non possedere ancora nessuna facoltà, e questo lo testimonia la tua domanda! Ma su questo puoi già fare ulteriori domande!”.
8. La faccia del vescovo Martino, dopo tale discorso del selenita, diventa ancora più lunga, ammettendo che, con la sua sapienza, non può nulla contro la sapienza dell’abitante della Luna. Ora riflette tra sé sul da farsi, per dimostrare alla coppietta selenita come, alla fine, lui, un abitante della Terra, sia in ogni modo il più sapiente. Pensa e ripensa, ma non gli riesce a mettere insieme niente di valido.
9. Perciò il vescovo Martino si rivolge a Me e dice: “Signore, non abbandonarmi completamente, aiutami ad aver la meglio, e fa’ che io gli possa mostrare che sulla Tua Terra gli uomini non sono proprio delle schiappe! Questo mi lavora in modo tale che non potrei dare su mille domande nemmeno una risposta. E nonostante ciò, dovrei essere io il suo signore e, col tempo, la guida di questo mondo intero!
10. Questo col tempo si potrebbe fare, così che gli abitanti di tutti i mondi a me presentati finora, vengano a me, come al loro signore, e mi mostrassero che di quest’intera Creazione io sono il tipo più stupido di tutti! Penso che, per prevenire una tale vergogna, sarebbe necessario mostrar loro subito, fin dall'inizio, prevalentemente con la sapienza, che si è in tutto il loro maestro. Solo così in futuro smetterebbero di venire a noi in tal modo, come maestri di scuola, e di trattarci come allievi dell'abc!”.
11. Rispondo Io: “Ascolta, Mio caro Martino! Credi forse di poter chiudere la bocca ad un tale autentico sapiente, con un discorso astuto? Oh, qui sei in un grandissimo errore! Vedi, così come esiste una sola verità, allo stesso modo esiste anche una sola sapienza, la quale si erge inespugnabile, simile a una fortezza, per tutte le eternità! Ma se questo selenita ti è venuto incontro con l'unica, giusta verità, dimMi: con quale sapienza ancora maggiore vorresti controbatterlo?
12. Vedi, qui c'è una via completamente diversa per rendere concilianti, pronti a servire e amorevolmente sottomessi questi spiriti, diversa da quella che supponi tu. La via si chiama amore, umiltà e grande mansuetudine! Per mezzo di queste tre facoltà della vita, primissime e importantissime, si giunge alla fine al punto di andare incontro con tutta la forza a questi innumerevoli abitanti delle stelle.
13. L'amore t'insegna a fare del bene a tutti questi esseri, e a renderli felici il più possibile. L'umiltà t'insegna a essere piccolo e a non elevarti orgogliosamente su nessuno – per quanto possa sembrare insignificante – bensì considerare te stesso sempre come il più piccolo. La mansuetudine t’insegna a sopportare tutti benevolmente in ugual misura, e a sforzarti, dalla più intima profondità del cuore, ad aiutare ognuno quando è necessario. E questo, sempre attraverso i mezzi più soavi, tramite i quali nessuno può essere minimamente fuorviato nella sua libertà. Se qua e là sono necessari dei mezzi più severi, non deve esserci mai la voglia di punire, o magari un'ira giudicante, ma sempre l'amore più alto e più puro, amore che non tiene mai conto di se stesso!
14. Vedi, queste sono le cose di tutta la maestria celeste! Queste ti devono essere proprie completamente, e allora ti andrà già meglio con questi abitanti lunari. Va’ perciò ancora una volta da questa coppietta, e prova con loro in questa celeste maniera; forse li convincerai più facilmente! Ora va’, e fa’ come ti ho suggerito. Sia!”.
15. Il vescovo Martino si rivolge nuovamente alla coppietta selenita, dicendo: “Ascolta, mio caro, piccolo grande amico, ho esaminato le tue sapienti parole e, con la Grazia del Signore, comprendo che hai veramente ragione in tutto ciò che hai detto. Ciononostante ho ancora una domanda, e non per mettere alla prova più profondamente la tua solida sapienza, bensì solo per farmi istruire da te!
16. Vedi, tu ritieni ogni istruzione esteriore senza valore; non posso darti torto! Ma se ogni indicazione esteriore, quindi anche ogni percezione esteriore – da qualunque parte e per mezzo di qualunque senso possa provenire e giungere nell'uomo – è cattiva, inutile e perciò da rifiutare, allora vorrei sapere dalla tua sapienza, perché il grande Creatore di tutti i mondi, uomini e angeli, ci ha dato i sensi esteriori? E a che scopo una voce sonante all'esterno e, insieme, una lingua capace di parlare? Per quale ragione ogni forma esteriore e ogni sembianza esteriore in tutte le innumerevoli cose ed esseri? Oppure è pensabile un essere senza esteriorità? L'eliminazione di ogni esteriorità, non elimina del tutto ogni essere? Poiché vedi, perlomeno io, non riesco ad immaginare nessun essere che non abbia completamente nessuna esteriorità! Tu qui scorgi i miei giustificati dubbi; abbi perciò pazienza, e chiariscimeli!”.
17. Risponde allora il selenita: “Amico, una volta mordi troppo superficialmente, e l'altra, troppo profondamente! Una volta poco, un’altra volta troppo! Questo, ancora per lungo tempo, non ti farà raggiungere la tua méta!
18. Il grande Spirito ha creato di tutto all’infinito; e tutto questo molto che può incontrarsi l’un l’altro solo esteriormente – altrimenti sarebbe impossibile un molto – è perciò reciprocamente anche un'esteriorità. E affinché l'uomo possa afferrare anche l'esteriore, gli sono stati dati anche dei sensi esteriori. Mai però potrà comprendere con questi sensi esteriori, bensì unicamente con quelli interiori del suo spirito.
19. L'uomo, infatti, ha dei sensi esteriori per afferrare l'esteriorità, e dei sensi interiori per afferrare l'interiorità. La sapienza appartiene dunque ai sensi interiori dello spirito, e non all’esteriorità del corpo; perciò deve essere appresa dall'interiore, e non dall'esteriore.
20. Ma quest’insegnamento interiore lo impartisce all'anima solo lo spirito, al quale il grande Spirito di Dio ha infuso completamente con un soffio tutto ciò che è stato creato, e ancora di continuo è eternamente creato.
21. Il linguaggio esteriore, invece, serve solo per misurare l'esteriore e poi unirlo con l'interiore. Con ciò è attuato un matrimonio tra l'esteriore e l'interiore, e con questo matrimonio la piena conoscenza dell'Ordine divino. Questa conoscenza, poi, è la vera e propria sapienza verso la quale dobbiamo tendere, perché essa condiziona l’unita forza interiore dello spirito e la sua operante vita.
22. Tu ora vedrai con facilità che lo Spirito di Dio non ha mai insegnato agli uomini con rivelazioni esteriori, ma sempre solo dall'interiore per mezzo dello spirito. Anche se aveva l'aspetto di un insegnamento personale esteriore, questo, però, non poteva essere di nessun effetto interiore, finché non era guidato, tramite la Forza destatrice dello Spirito di Dio, nello spirito più intimo dell'uomo. Quindi, tutto ciò che ti ho menzionato anche esteriormente, sarà per te di nessun effetto, finché non lo percepirai da te stesso!
23. Se Dio stesso t’istruisse esteriormente in ogni sapienza, come ho fatto io adesso, anche quest’insegnamento divino non ti servirebbe a niente, finché Egli, il Grande Dio, non t’istruisse mediante il Suo santissimo Spirito dall'interiore attraverso il tuo stesso spirito.
24. Ora comprendi questo, se puoi, come una giusta risposta; e tieni presente che ti servirà non per la salvezza, ma solo per il giudizio, finché non l’accoglierai da te stesso! Perché ciò che non ti appartiene è un giudizio, finché non sarà tuo, e finché non ti renderà libero! – Ma se vuoi ancora domandare, domanda; io ti risponderò!”.
25. Dopo questo, il vescovo Martino dice: “Amico, ora vedo ancora una volta che, nonostante tutta la tua piccolezza esteriore, sei un essere di profonda, vera sapienza. Riconosco anche di non poter competere con te per lungo tempo ancora. E con ciò tu, essere dalla sapienza solida come una roccia, devi ammettere che se io impartisco a qualcuno, per grande amore, anche insegnamenti solo esteriori su cose dell'Ordine di Dio, della Sua Potenza, Amore e Sapienza, un tale insegnamento non potrà essere un giudizio per un tranquillo, volenteroso discepolo, ma solo una giusta via per la vita eterna! Io, infatti, non tengo per nulla alla sola sapienza, ma solo all'amore. Poiché dove questo manca, tutta la sapienza è per me un comunissimo corruttibile cumulo d'argilla!
26. Che cosa dici di questa mia opinione? Io so molto bene che ogni uomo deve rinascere nello spirito, prima di poter entrare nel vero, liberissimo Regno di Dio. Per giungere a questa rinascita, però, si devono ricevere i primi mezzi attraverso insegnamenti esteriori, poiché, a mio avviso, un insegnamento interiore – specialmente nei fanciulli – non è assolutamente pensabile. E se anche qui non ho ragione, allora mostrami come voi, piccoli abitanti della Luna, istruite i vostri fanciulli!”.
27. Risponde il selenita: “Che cosa continui a domandare, se la tua opinione ti sembra di essere ampiamente più giusta? Miope lingua aguzza, non è ogni insegnamento esteriore una legge che stabilisce come si deve afferrare questo o quello? Non giudica però ogni legge e ogni regola? Quando mai la legge ha reso libero qualcuno?
28. Voi sì che fate dei vostri fanciulli dei prigionieri, e poi non riuscite più a liberarli. Noi invece li educhiamo come da voi un vasaio forma il suo vaso che, sul suo piatto girevole, comincia a modellare, nello stesso tempo, sia l'esterno sia l'interno; diversamente produrrebbe un vaso assai incompleto! Se vuoi apprendere come si educano gli uomini all'eterna libertà, allora va’ nel laboratorio di un vasaio, là riconoscerai il tuo amore incompreso! Comprendi bene: presso un vasaio c'è molta più sapienza che finora in te!”.
29. Dopo queste frecciate, il vescovo Martino si rivolge di nuovo a Me e dice: “O Signore, non si riesce ad avvicinarsi a questo selenita veramente radicale. Poiché, per quanto io possa presentargli una cosa secondo il Tuo puro insegnamento, egli mi precede d’interi millenni! La cosa più strana è che, come abitante della Luna, sembra conoscere la Terra meglio di me stesso, e certamente costui non l’ha mai vista, nemmeno come una stella! Mi ha mandato da un vasaio sulla Terra per studiarne la sapienza e, in un certo modo, il segreto dell'amore! Questo è, in tutta serietà, molto comico!
30. Che cosa devo fare da un vasaio? Dovrei forse praticare qui questa professione? Sì, il tipo si spinge talmente oltre, da dirmi seccamente in faccia che anche Tu, o Signore, non potresti aiutarmi con il Tuo insegnamento orale, se questo non venisse dall'interiore attraverso il mio stesso spirito! Questa è evidentemente una pecca grossolana! Se potesse andare secondo il mio desiderio, a questo bel tipo farei sentire quel che significa negare perfino al Tuo insegnamento la forza operante!”.
31. Rispondo Io: “Lascia perdere, mio caro Martino, perché se eccedessi in una disputa con questo selenita, ci rimetteresti alla grande! Tuttavia, egli non merita per niente qualcosa di spiacevole, perché è uno spirito sommamente buono. Che però ti affronti un po' bruscamente, alla fine dipende dal fatto che in te ha scoperto una specie di malizia nascosta, il che questi esseri lunari non possono sopportare! Presso di loro, infatti, l'esteriore deve corrispondere assolutamente all'interiore.
32. Considera inoltre molto bene quel che tu hai appreso da questo saggio; a suo tempo ti tornerà ben utile! Il vasaio in ogni modo è l'immagine migliore: da quest’immagine puoi conoscere appieno il Mio Ordine! Poiché vedi, Io stesso sono un vasaio e il mio operare è quello d’un vasaio. Il Mio Ordine, infatti, è simile al suo piatto girevole, e le Mie opere sono simili ai suoi vasi! – Il come te lo insegnerà il futuro!
33. Ora però andiamo alla dodicesima porta, là ti diventerà chiaro ciò che adesso ti è ancora oscuro! Così sia!”.
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Uno sguardo attraverso la dodicesima porta sull’ammasso stellare più piccolo
Presentimento di Martino della grandezza e grazia di Dio
La forma dell'uomo quale base fondamentale stabile, dappertutto uguale
Pericoli nell'Aldilà per chi non è ancora completamente rinato
1. Continua il Signore: “Ora siamo alla dodicesima porta; anche questa è già aperta, come le precedenti! Va’ alla soglia e riferisci poi tutto ciò che vedi!”.
2. Il vescovo Martino fa come gli è stato ordinato. Dopo un momento della più straordinaria meraviglia, comincia a parlare dicendo: “O Dio! O Dio! Questo è infinito, questo è immensamente grande! Là, a distanza senza fine, vedo innumerevoli soli e mondi d’immenso splendore, e tutti insieme galleggiano come sulla Terra le effemeridi circa un paio d'ore prima del tramonto del Sole in un giorno d'estate! Quante decine di milioni ce ne saranno? E quante eternità serviranno per conoscerli tutti, almeno un po’ più da vicino?
3. O Dio! O Signore! Quanto più guardo dentro, tanti più ne vedo! O Signore, com'è possibile a Te, sorvegliare, guidare e mantenere questa massa innumerevole di soli e mondi? Questo è addirittura spaventoso, spaventoso!
4. A me darebbe già abbastanza da fare la piccola Luna per l'eternità! E Tu, o Signore, giochi con tutti questi soli e mondi, li disponi e li mantieni, ed hai cura per la cosa più piccola su tutti questi innumerevoli corpi celesti, come se in tutto l’infinito non ci fosse altro! O Signore! Signore! Come? Come? Come Ti è possibile questo?”.
5. Rispondo Io: “Come Mi è possibile facilmente tutto questo, non lo può afferrare, in tutta la pienezza, nessuno spirito creato. Ma l'eternità t’insegnerà ancora tante cose che, per adesso, ti sono incomprensibili! Perciò non indagare oltre su questo. Se ti mostrassi la grandezza del Mio Amore e Sapienza onnipotente, allora non potresti vivere, poiché le profondità della Mia divinità sono troppo imperscrutabili per ogni spirito creato!
6. Comunque, ciò che tu scorgi qui, è solo l’ammasso stellare più piccolo che hai visto spesso dalla Terra in limpide notti. Non pensare però che questo sia l'unico che riempie lo spazio infinito ed eterno. Io ti dico, che di questi ammassi stellari ne esistono di infinitamente più grandi, più ricchi e meravigliosi, senza fine, senza numero e senza misura! Poiché le Mie Creazioni non hanno mai e poi mai una qualche fine. Troverai ovunque disposizioni meravigliosamente differenti, e forme nuove dappertutto maestose e splendide, mai immaginate.
7. Solo la forma dell'uomo è la stessa e dappertutto uguale. Tra questi innumerevoli abitanti dei diversi mondi esistono solo delle graduazioni per quanto riguarda la grandezza, l’amore, la sapienza e la bellezza. Ma alla base di tutte queste graduazioni si trova sempre l'immutata forma umana, avendo tutte le forme la Mia sembianza. I più sapienti sono i più belli, e quelli colmi d'amore sono i più delicati e meravigliosi!
8. Tu però, per adesso, non sei ancora in grado di sopportare anche solo la più insignificante bellezza di una forma umana di questi mondi che qui hai visto. Perciò ti devi accontentare della sola contemplazione dei soli e mondi in grande lontananza. Quando il tuo spirito diventerà più maturo, allora giungerai anche tu alla contemplazione più da vicino di tutte le meraviglie della Mia Creazione!
9. Questo però significa che prima devi rinnegare molte cose in te stesso, e in particolare la tua voglia carnale femminile che è ancora molto forte! Finché non riuscirai a liberarti da tali inclinazioni, ti dovrà rimaner nascosta la contemplazione ravvicinata di tutto questo, perché se ti fosse concessa la vicinanza di tale bellezza, per te inconcepibile, ti dimenticheresti facilmente di Me!
10. Dimenticare Me equivale a perdere la vita e la sua libertà celeste, e attirare per questo il giudizio, la morte e l'inferno, dal quale uno spirito non è tanto al sicuro finché non è del tutto rinato dal Mio Spirito.
11. Ora conosci questa tua dimora. Io stesso ti ho condotto dappertutto alla soglia della vita eterna; ora devi camminare tu stesso, se vuoi diventare realmente libero! Di nuovo ti lascerò visibilmente, ma ti manderò un altro compagno che t’insegnerà a riconoscere la Mia Volontà sulla lavagna bianca. Ora rifletti su tutto ciò che hai visto e sentito, sii fedele e moderato in tutto, allora proseguirai facilmente! Così sia!”.
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Benedizione della luce di Swedenborg
Il vecchio Adamo in Martino
Saggio insegnamento della donna e aspro richiamo di Borem
1. Dopo queste parole, Io all’improvviso lascio visibilmente il vescovo Martino. Al Mio posto c'è già un altro spirito angelico, e più precisamente quello del già noto libraio. Questi, nel frattempo, ha fatto grandi progressi al fianco di Pietro, perché gli è stata di grande aiuto la conoscenza degli scritti rivelati a Swedenborg.
2. Quando il vescovo Martino vede al Mio posto il ben noto libraio, si meraviglia grandemente, e subito protesta: “Oho, oho, come mai? Sei forse tu la mia futura guida? No! Avrei immaginato la morte nel Cielo, piuttosto che tu potessi diventar tale! – Ah, ah, questo è certo un po’ troppo forte! Prima il Signore stesso – e adesso tu? Questo fa certo rima, come prima il Sole e poi il deretano!
3. Hahaha, c’è veramente da ridere! Tu, un libraio, la mia guida! Hahaha, questo è veramente un po’ troppo! Un miserabile libraio deve far da guida, attraverso tutti i Cieli, ad un ex vescovo, un erudito di Dio? No! No! Questo proprio non va! Amico mio, torna da dove sei venuto; poiché io in nessun caso ti seguirò in qualche luogo!
4. Non avrebbe fatto differenza per me, se il Signore mi avesse mandato anche il primo monello di strada per compagnia e guida. Ma te, e proprio te, che conosci tutte le mie mascalzonate – non lo posso permettere per niente! O te ne vai tu, o me ne vado io, ciò mi è del tutto indifferente! Cedo volentieri a te questa casa di fantasia, che sicuramente non ha nessuna consistenza, perché tutto l’arredamento mi pare oltremodo sospetto.
5. Ciò che contiene questa sala, tu lo vedi – soprattutto se riesci a vedere ciò che vedo io. Poiché in questo mondo immaginario io ho già percorso abbastanza strada da capire che due uomini, uno accanto all'altro, vedono la stessa cosa in modo del tutto differente. Dove l'uno vede un asino, il suo compagno vede un bue, oppure addirittura un saggio. Oppure dove l'uno vede luce, là il suo compagno vede oscurità.
6. Da questo, però, un tipo intelligente come io ho l'onore di essere, può dedurre che questo mondo celeste, come ora lo riconosco, è un mondo molto sciocco e non dice proprio nulla. Esso è una pura opera dell'inganno dei sensi, simile ad un sogno che non ha la pur minima consistenza!
7. Perciò anch’io andrò dove esso va! Tu, invece, saggio libraio che ingoi la polvere dei libri, puoi prendere il mio posto presso queste dodici porte e studiare l'alta astronomia, innamorarti di una bella mercuriana oppure di una bellissima abitante del Sole, ammesso che tu possa vedere anche coi tuoi occhi ciò che ho potuto vedere qua io! Addio, e fa’ quello che vuoi! Io invece vado e mi cercherò un posto che abbia più consistenza di questa sala astronomica!”.
8. Dopo queste parole, il vescovo vuole andarsene, ma il libraio glielo impedisce col seguente e mansueto discorso: “Fratello! Amico! – Vedi come sei puerile e oltremodo ridicolo! Sulla Terra non siamo forse stati sempre amici intimi e confidenti? Non sapevo là di tutte le tue cose e cosucce? Quando mai ti ho tradito con qualcuno? Se non l'ho fatto là, tanto meno lo farei qui, nel Regno dei Cieli, dove comunque il Signore ti conosce milioni di volte meglio di quanto ti conosca io! Perché te la prendi tanto e sei pieno di collera, come se il Maestro dell'eternità avesse preposto me per essere la tua guida?
9. Vedi, qui sei in grandissimo errore! Io sono venuto da te solo per farti compagnia e per esserti in tutto un servo e dipendente. Come fai a mettere insieme il dritto e lo storto? Io voglio solo apprendere qualcosa da te, poiché al fianco del Signore tu avrai fatto sicuramente le più grandi esperienze; e non che tu debba accettare qualcosa da me. E se le cose stanno così e non altrimenti, come puoi infuriarti tanto per la mia comparsa al tuo fianco?
10. Stai tranquillo nella tua proprietà, che è certamente più consistente di quel che pensi tu. E considerami per quello che sono, venendo da te, e non per quello che tu – disconoscente in massimo grado verso il Signore – t’inventi su di me; allora potremo senz’altro sperare di poterci sopportare molto bene e assai cortesemente!”.
11. Il vescovo Martino ammutolisce e non sa che rispondere al libraio. Va perciò alla porta di Mercurio e cerca qui di raccogliersi e calmarsi.
12. Quando vi giunge, vede subito una quantità di uomini d'ambo i sessi, quali abitanti proprio di quel corpo celeste. Tra questi anche quella ben nota bellezza che, già alla prima visita del pianeta, gli si è suggellata potentemente negli occhi e nel cuore. Quando la vede, dimentica subito il suo compagno, che ora vogliamo chiamare ‘Borem’, e le va incontro attraverso la porta.
13. Non appena entra nella sua sfera, anche lei (la bella mercuriana) lo vede e gli dice: “Io ti conosco e ti amo, come ti amiamo anche noi tutti, quale nostro signore. Tuttavia, in te scopro qualcosa che non piace né a me né a nessuno di noi, e questo qualcosa è: brama carnale in te! Devi liberarti da questa, altrimenti non potrai mai avvicinarti a me e a nessuno di noi.
14. Ti dico questo perché ti amo, e perché credo che anche tu ami me e tutti noi, che speriamo di diventar felici per mezzo tuo, se diventerai come dovresti essere. Se invece non lo farai, allora ti saremo certamente tolti e dati a qualcun altro che è più degno di te.
15. Perciò non lasciarti abbagliare dalla mia bellezza, e cambia secondo l'Ordine di quello Spirito supremo di Dio, la cui Sapienza eterna ha formato te e me in maniera così bella.
16. Vedi, anche per me tu sei incredibilmente bello. Da te splende una vera maestà del supremo Spirito divino. Devo tuttavia contenermi e nello stesso tempo sfuggirti, appena scorgo che la mia figura comincia ad accendersi in te.
17. Perciò fa’ anche tu lo stesso, finché non avrai la completa solidità divina. Quando però avrai questa, allora potrai avere me e tutti noi, nella pienezza di ogni gioia divina-celestiale.
18. Soprattutto però ricordati: ciò che tu qui vorresti avere, fuggilo! E così l’otterrai. Ma se lo fuggi, fuggilo per amore e non per repulsione. Per questo motivo fuggo anch'io da te, perché ti amo smisuratamente.
19. Va’ e fa’ così, e potrai trovare in questo mio petto, che palpita enormemente per te, un eterno, dolcissimo ringraziamento: ahimè, un ringraziamento, la cui dolcezza a te ancora adesso è assolutamente sconosciuta!”.
20. Dopo queste parole, la bella mercuriana indietreggia, ed espone tanto visibilmente la sua pura avvenenza e bellezza celeste, che fa accasciare completamente il nostro vescovo Martino.
21. A lungo rimane rannicchiato per terra, completamente muto e quasi senza pensieri. Si alza solo quando si avvicina Borem che gli batte le spalle, dicendo:
22. “Ma, fratello Martino, che cosa ti è successo? Quell’incantevole mercuriana ti ha forse incantato tanto da essere per questo completamente debole e da farti perdere quasi i sensi? O ti è successo qualcos'altro?”.
23. Risponde infuriato il vescovo Martino: “Eh… va’ a prenderti chi ti vuole! Ti ho forse chiamato? Che cosa sei venuto a fare? Se tu sei il mio servitore e io il tuo signore, quando non ti chiamo io, in futuro ricordati questo, e vieni solo quando sarai chiamato; altrimenti puoi tornartene da dove sei venuto!”.
24. Parla di nuovo Borem: “Ascolta amico, non devi trattarmi così! Altrimenti potrebbe molto facilmente accadere che il Signore, che ha con te un'inconcepibile pazienza, ti mostri ancora che sapore abbia il Suo rigore per chi comincia, come fai tu adesso, a calpestare con i piedi la Sua clemenza! Perciò alzati e seguimi nel Nome del Signore, e anche nel nome di questa fanciulla celeste, la quale poco fa ti ha dato una lezione molto saggia, altrimenti potresti cominciare molto presto a pentirtene!
25. Pensa quale grazia incommensurabile il Signore ti ha concesso dalla tua ultima ora nel mondo, quali saggissimi insegnamenti hai già ricevuto da tutte le parti! E quanto poco hanno portato in te un qualche frutto celeste; perciò diventa una buona volta un altro essere! Altrimenti, come già detto, dovrai sentire che sapore avrà il rigore del Signore per l'ostinato che comincia a calpestare con i piedi la Sua clemenza! Poiché sappi: il Signore non permette troppo a lungo che si scherzi con Lui! Perciò alzati, e seguimi nella sala!”.
26. Il vescovo Martino si alza e dice pieno di risentimento: “Aha, aha, ora si capisce che razza di compagno e servitore sei per me! Grazie per un compagno così, grazie per un tale servitore! Mi sei stato affiancato per essere un maestro di correzione e, grazie tante, non voglio! Resta pure qui e fa’ ciò che ti pare; io me ne andrò e vedremo se, senza le tue opposizioni, non riuscirò a fare anche qualcosa di buono!
27. Questo è certo altamente irritabile: io, un vescovo, quindi un apostolo di Gesù Cristo, devo farmi comandare e guidare da un pidocchioso straccione d'un libraio! No, questo è troppo! Sparisci, altrimenti sarò costretto a metterti le mani addosso! Ti ho salvato purtroppo dalle fiamme e sono stato buono con te; ma ora mi pento amaramente d’averti fatto del bene! Insomma, ora sei per me una spina negli occhi, perché sei già migliore di me e per questo mi sei stato affiancato come precettore e correttore!
28. Qui non si sente parlar d'altro che di libertà celeste! Questa per me è una bella libertà, dove non si può guardar fuori nemmeno dalla porta della propria casa senza trovarsi a fianco un correttore! Vattene, e sta’ attento che questa libertà celeste non ti sia rubata! In aggiunta anche le minacce! Questo è eccellente, affascinante, incantevole! Quindi si può essere puniti anche nel Cielo! Niente male, niente male, si fa!
29. Hai forse già nascosto un bastone punitivo celeste sotto il tuo mantello altrettanto celeste, per colpirmi all’improvviso? Puoi tentare la tua fortuna! Vedrai bene quante bastonate si farà dare un vescovo, dentro o fuori!
30. Credi tu, somaro di un abitante del Cielo, che io abbia paura di una qualsiasi punizione? Provaci solo una volta, e ti convincerai subito quanto poco rispetto essa m'incuterà! Se però il Signore mi vuole rendere migliore di come sono, punendomi, allora faccia pure come vuole! Io comunque sarò così come voglio essere, finché posso volere ciò che voglio! So bene cosa voglia dire far resistenza al Signore, e conosco il Suo potere, ma non riesco ad ammirare abbastanza la grandezza di uno spirito che ha il coraggio di affrontarLo!”.
31. Risponde Borem: “Amico, sono venuto a te su incarico del Signore, come un semplice agnello. Non ti ho recato alcuna offesa, né nel mondo e ancor molto meno, qui. Tu invece mi hai accolto subito in un modo in cui, nel mondo, nessun sovrano accoglierebbe il più piccolo dei suoi schiavi! Dimmi: è questo, saggio o amorevole, come deve essere nel Cielo? Se il Signore ha ritenuto opportuno di mandarmi a te, – sei tu migliore o più saggio del Signore, che mi ha affidato esclusivamente a te?
32. Sappi che il Signore vede in te il desiderio carnale, e dietro ad esso la grande superbia contro di chiunque vorrebbe contrariarti nella tua ripugnante concupiscenza! Perciò mi ha mandato a te, affinché venisse finalmente fuori la tua superbia e con essa la tua costante crescita della brama carnale per le donne. Tu invece mi accogli come il peggiore degli abitanti dell'inferno e sembri preoccuparti poco del Signore, il Quale vuole renderti arcibeato! In verità, se persisterai in questo, riceverai presto, per tale bontà del Signore, tanto più giudizio, quanto più ostinatamente ti opporrai a Lui!
33. Io ora ti abbandono, perché vedo che mi detesti senza che io te ne abbia dato il minimo motivo. Il Signore agisca con te secondo il Suo Amore, la Sua Misericordia e la Sua Giustizia!”.
34. Quando Borem se ne vuole andare, il vescovo Martino lo afferra amichevolmente e lo prega di rimanere, perché vorrebbe di nuovo riconciliarsi con lui e parlare poi di grandi cose; e questi rimane secondo il desiderio di Martino.
35. Borem attende un po' di tempo su un’ulteriore dichiarazione del vescovo. Questi però studia da tutti gli angoli reconditi della sua vita, su come potrebbe rispondere a Borem in maniera del tutto inconfutabile, per poi tirarlo dalla sua parte, e questo a causa del suddetto appianamento delle grandi cose, di cui ha parlato prima a Borem.
36. Ma questi lo vede in trasparenza, e comincia con lui a fare il seguente discorso: “Amico Martino, io ti dico, nel Nome del Signore Gesù Cristo, che è l'unico Signore del Cielo e di tutte le altre creazioni nell’intera infinità, di non sforzarti inutilmente; poiché vedi, io ti penetro con lo sguardo fino al più piccolo capello!
37. Come pensi tu adesso, così pensano tutti gli spiriti puramente infernali che noi chiamiamo ‘diavoli’! Perciò, non presentarti a me con le tue grandi cose – che per me sono immensamente e terribilmente piccole – altrimenti il tuo piano potrebbe costarti caro!
38. Dimmi: fino a quando pensi di ribellarti al Signore nel tuo cuore? Dimmelo chiaramente, affinché io mi possa regolare in merito! Poiché credimi: per quanto tutto quello che vedi qui sia di consistenza eterna, ti potrai tuttavia trovare all'improvviso in un luogo che non ti sembrerà proprio tanto piacevole quanto questo. Poiché io ho il preciso compito, ricevuto dal Signore, di non aver con te, d’ora in poi, più nessuna pazienza, visto che in te è comparso il fuoco della lussuria e dell’avidità di dominio!
39. Parla ora liberamente fuor di te senza inganno di ciò che vuoi fare, ma esprimi la pura verità! Poiché io ti dico, nel Nome del Signore: ogni falso pensiero in te sarà da me immediatamente riconosciuto e punito col mio allontanamento da te, e più precisamente, con la confisca improvvisa di tutto ciò che adesso puoi dire essere ancora tuo! Rifletti su questo, e poi dì sinceramente quel che vuoi fare; vuoi seguirmi oppure no?”.
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L’infuriato vescovo Martino – Duro ammonimento di Borem
e suo allontanamento – Il solitario Martino
1. Il vescovo Martino comincia a grattarsi energicamente dietro l'orecchio per questo discorso molto forte, e alla fine parla a mezza voce come tra sé: “Ecco qua, lo sapevo, anche qui nel Cielo non si può, e non ci si deve fidare di nessuno! Il Signore mi ha qui rivelato pressoché tutti i tesori del Cielo, e questo usa con me un linguaggio come se dovessi trovarmi, già nel prossimo istante, all'inferno; Dio sia con noi! Bella ricompensa! Certamente l'ho salvato dal fuoco un pochino infernale, e per questo ora lui si sforzerà di mandarmi in quel bel posto. Sì, su una tale amicizia non c’è nulla in eterno!
2. (Un po' più forte, rivolto a Borem:) Mio caro amico, un po' alla volta ti togli la maschera dal viso e ti mostri in chiara luce, per quello che sei stato mandato da me. Giusto! È giusto così! Fa’ pure secondo il tuo incarico e io seguirò quello che m’impone il mio discernimento!
3. È vero, avevo un piano stupido e forse anche un po’ malvagio. Poiché volevo sul serio fare un po’ di resistenza al Signore, – ma solo per convincermi che cosa mi sarebbe successo in un caso simile. Tu però, mi hai veramente scoperto e mi hai messo il bastone tra le ruote.
4. Ma che tu per questo mi ritenga già un dia… (diosiaconnoi!) e completamente maturo per l'inferno, di questo, il Signore, che è evidentemente più di te, non mi ha mai detto niente. Io in ogni caso mi attengo a Lui e non a te! Perciò farò anche quello che Lui mi ordinerà: ti ascolterò solo alla lavagna bianca, di cui il Signore mi ha accennato che tu me ne insegnerai l’uso. In tutte le altre cose ti ascolterò solo se vorrò, così come finora.
5. Con le tue minacce, invece, restatene pure a casa, poiché con queste riuscirai ad ottenere pochissimo da me, perché io non ho paura di nulla! E lo puoi comprendere dal fatto che non mi tappo la bocca nemmeno davanti al Signore, e parlo come sento e come mi viene. Ora ritorno nella sala. Puoi farlo anche tu se vuoi; altrimenti fa’ ciò che ti pare!”.
6. Dopo queste parole, il vescovo Martino si alza completamente e si reca in fretta nella sala. Borem lo segue molto amichevolmente.
7. Quando i due si trovano nella sala, il vescovo Martino vede subito che sulla lavagna rotonda c'è scritto qualcosa in caratteri molto piccoli. Si avvicina veloce e cerca di leggere ciò che vi sta scritto. Ma non ci riesce, poiché non conosce questa scrittura che somiglia ai geroglifici. Perciò comincia di nuovo ad irritarsi e protesta:
8. “Gli scrivani celesti non potrebbero scrivere in maniera che uno come noi possa leggere da solo, senza ricorrere a un interprete? Poiché scrivere a qualcuno in una scrittura sconosciuta, significa proprio come voler parlare ad un tedesco in cinese! A che cosa servirà, o potrà mai servire?”.
9. Borem gli toglie la parola dicendo: “Amico, proprio a quello che serve da voi nel mondo l’esclusivo rito dogmatico-latino! Poiché anche là nessuno ci capisce niente, eccetto chi conosce quest’antica lingua pagana. Ma affinché sulla Terra nessuno possa comprendere quel che si dice nel cosiddetto liturgico rito latino, anche se conosce questa lingua, deve essere fatto un enorme baccano durante la messa con organi, tamburi e trombe. Questo, affinché nessuno venga a capo di quel che si prega o si sbraita. Altrimenti questa messa è mormorata a bassa voce, affinché anche da questa nessuno intenda qualcosa! Dimmi, non è questo anche assurdo – ed è pure episcopale?
10. Come puoi tu ora, quale uomo abituato a tali sciocchezze, irritarti se, a prima vista, non riesci a leggere questa scrittura? Guarda bene e più attentamente alla lavagna! Forse vi scoprirai anche alcuni elementi latini, mescolati misticamente con i dodici segni zodiacali! Vedi, sopra all'inizio, io leggo per lo meno molto chiaramente: ‘Dies illa, dies irae!’.”[27]
11. Il vescovo Martino guarda più da vicino la lavagna, vede la stessa cosa e domanda cosa significhi.
12. Borem però dice: “Tu sei un latinista, potrai certamente tradurtelo! Continua a leggere, ci sono scritti ancora altri frammenti come quello lì in alto! Quando avrai finito, allora vieni e domanda!”.
13. Il vescovo Martino fissa più intensamente la sua faccia alla lavagna e vede le frasi: ‘Requiescant in pace, et lux perpetua luceat eis!’[28] e ancora: ‘Requiem aeternam dona eis, Domine!’[29], e ancora: ‘Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris!’[30], e ancora una quantità di simili frasi assurde. Dopo averle lette tutte, si rivolge di nuovo a Borem e gli domanda, visibilmente agitato:
14. “Ebbene, che cosa devo fare con questa roba? Che cosa significa? Perché sta scritta qui? Forse è una specie di pungente allusione al mio onore terreno, onore che ho portato nelle vesti di vescovo?”.
15. Risponde Borem: “Oh, no, amico, per niente! Tutto questo vi sta scritto solo per mostrarti quanta stoltezza c'è ancora in te. Per questo indossi ancora la veste da contadino scambiata con il mantello da vescovo subito dopo la tua morte, di cui però ti manca la giacca, avendola donata generosamente a me, giacché mi trovavo nudo nella casa del Signore. Tu sai in quale occasione! Ma affinché anche questa non ti manchi, puoi riprendertela. Guarda, là sotto la lavagna, la trovi ben pulita e piegata ordinatamente. Prendila e indossala di nuovo, così che ti possa essere più facile riconoscere il colmo della tua stoltezza!
16. Il Signore ti ha dimostrato anche l'infinita Grazia e ti ha tolto il veleno della cattiveria, ma ti rimane lo stesso la grande stoltezza. Se sarà ben nutrita, potrà trasformarsi in te nella peggiore malignità e precipitarti in un terribile giudizio. Poiché sappi: finché non sarai rinato completamente nello spirito, non sarai per niente sicuro dall'inferno! Ma affinché tu possa sfuggire da questa calamità, dovrà esserti mostrata qui, tutta la tua grande stupidità alla quale tu sei ancora molto legato, e da cui neanche il Signore potrà liberarti, senza prima giudicarti!”.
17. Il vescovo Martino, un po' pensieroso, risponde: “Ebbene, se è così, allora per primo indosserò nuovamente la mia giacca, affinché non sembri un garzone di casa, ma perlomeno buono e onesto come un contadino. E per secondo, fammi vedere, tu ora già ultra saggio libraio celeste, le mie presunte stoltezze che dovrei riconoscere dagli scritti di questa lavagna. Comunque, non li posso davvero riconoscere per stolti, perché tutte queste massime sono sicuramente per ognuno, serie e nello stesso tempo molto sagge, provenienti tutte dalla saggezza di eminenti padri della Chiesa, ai quali noi due non siamo degni di sciogliere i legacci dei calzari – e probabilmente non lo saremo mai!”.
18. Incalza Borem: “Va bene, allora ascolta! Dove e che cosa è dunque il giorno dell'ira, il giorno del giudizio? Chi sarà incollerito e chi giudicherà? Credi che Dio sia un Dio dell'ira e un Dio del giudizio? Oh, no! Vedi, Dio è il più puro e sommo Amore, il quale disse di Se stesso: ‘Io non vengo per giudicare il mondo, ma per rendere beato chiunque crede in Me e Mi ama sopra ogni cosa!’.
19. Certamente il Signore parla di un risveglio nel giorno del Giudizio universale, e questo inizia in ognuno subito dopo la morte del suo corpo. Ma di un giudizio Egli parla solo in questi termini: ‘Ognuno ha già in sé ciò che lo giudica, vale a dire la Mia Parola!’. E se questa è la Parola del Signore, dov'è dunque il tuo malaugurato Dies irae, dies illa? Questo significa evidentemente, meglio: ‘O giorno della mia pura stoltezza e della mia aspra malignità!’.”
20. Risponde il vescovo Martino “Se sai interpretare tanto bene queste frasi e, secondo la tua opinione, non c'è nessun ultimo giorno del giudizio: come intendi poi quei testi che, proprio provenienti dalla bocca del Signore, rivelano con certezza il Suo terribile ritorno come Giudice inesorabilissimo? Sono testi in cui il Signore profetizza i segni premonitori già di per sé terribilissimi come, grandi tribolazioni, rincari, miseria, fame, guerre, insurrezioni di popoli, terremoti, apparizione del segno del Figlio dell'uomo nel firmamento, il sorgere e la caduta dell'anticristo, l'oscuramento del Sole e della Luna, e della caduta di tutte le stelle del cielo. E dove alla fine descrive i preparativi più spaventosi per il giudizio universale, con il giudizio più terribile per gli eretici più degni di maledizione, per le prostitute e gli adulteri che, per tutti i diavoli, dovrebbero andare sotto la scorta di miliardi di fulmini che usciranno dalla bocca degli eletti e dell’angelo di Dio, come giusta maledizione su tutti gli innumerevoli e maledettissimi eretici come te!
21. Ora dimmi, arrogante saggio libraio, come spieghi questo? Anche qui io sono stupido, sciocco e in più maligno, se credo a queste parole di Dio?”.
22. Risponde Borem: “Ipocrita! Per quanto tempo ancora ritieni Cristo, Dio a metà – perché con la più lieve tentazione ricadi come una foglia secca dall'albero! Io ti assicuro che se tu avessi dimostrato la pur minima fede materiale in queste Parole di Cristo durante tutta la tua vita terrena, ti troveresti qui già da lungo tempo in un'altra veste. Ma poiché non hai creduto, e non hai operato secondo il senso esteriore di queste parole del Vangelo, e tanto meno secondo il senso interiore spirituale, ti trovi qui ancora come uno che, alla vista di tutte queste infinite meraviglie di Dio e all'ascolto di mille saggissimi insegnamenti provenienti dalla bocca di Dio stesso, rimane sempre la vecchia, incorreggibile testa di legno!
23. Chi si raccapezza in te, e chi può e vuole guidarti? Perché se talvolta dimostri una fede e una qualunque umiltà, nell'attimo seguente sei già un essere nel quale, al posto della fede, si evidenzia lampante la massima ipocrisia e, al posto dell'umiltà e dell'amore, il peggio dell’odio e dell’orgoglio!
24. Credi forse che il mio saggio insegnamento ti servirà a qualcosa? Oh, io ti conosco! A che cosa ti è servito veramente il più che savio insegnamento del piccolo saggio selenita? Vedi, perfino alla presenza visibile del Signore ti saresti sempre più irritato alle sagge risposte del sacerdote lunare Piramah. Se anch’io dovessi dare ora il più profondo insegnamento alla tua domanda che nutre solo la tua superbia, non miglioreresti, anzi diventeresti ancora più cattivo e maligno.
25. Perciò da me non riceverai più alcun insegnamento e istruzione finché rimarrai così, come sei adesso! E affinché non ti sia data più alcuna occasione per alimentare la tua collera, su ordine del Signore ti abbandono. D'ora in poi potrai fare liberamente ciò che vuoi. Solamente, rifletti che qui ti stanno aperte ugualmente due vie: la via per il Cielo, come anche per l’inferno, che si trova aperta nella stessa misura, insieme all’unita spiegazione, su ciò che, in effetti, è scritto nel Vangelo sulle apparizioni degli ultimi tempi!”.
26. Dopo queste parole, Borem scompare, e il vescovo Martino è ora tutto solo, lasciato perfettamente a se stesso. Adesso si tratta di vedere ciò che farà e come userà tutti i saggi insegnamenti da sé e in sé.
27. Il vescovo Martino, in verità, ora chiama ad alta voce Borem, ma questi non si fa più sentire. Chiama anche il Signore e Pietro; ma anche di loro non si sente più nulla. Corre di nuovo alla porta di Mercurio, e qui vede ben il pianeta, ma in gran lontananza. Va’ alla prima porta, attraverso la quale in precedenza aveva visto il bel gregge di agnelli, ma da questa porta non scorge altro che un prato alquanto deserto, lo stesso sul quale vide per la prima volta quel bellissimo gregge, provvisto con l’elenco dei loro nomi.
28. Poi corre anche a tutte le altre porte e scorge ben il Sole, gli altri pianeti e la Luna, ma tutto in gran lontananza, come se li guardasse a occhio nudo dalla Terra. Solo la sala è ancora come prima, nel cui centro la già spesso toccata lavagna, e accanto a questa il meccanismo astronomico.
29. Questi oggetti però non piacciono al nostro vescovo Martino. Perciò ora si reca alla porta d'ingresso, e vorrebbe correre nella casa del Signore, ma anche questa è diventata invisibile! E poiché non scorge nemmeno più questa, e il piccolo giardino intorno alla sua casa appare alquanto desolato e non lo invita ad una piacevole passeggiata, si reca completamente disperato di nuovo in casa sua, dove trova tutto uguale e invariato.
30. Qui sta un momento come una colonna davanti alla bianca lavagna che, su un lato è pulita, e sull'altro presenta, ancora visibili, i versi latini di cui abbiamo parlato prima. Quando il tempo comincia a diventare interminabile, si muove di alcuni passi verso il meccanismo astronomico e comincia di nuovo a osservare la Terra. Ma non osa parlare, poiché adesso comincia a notare che le cose con lui iniziano a prendere una piega molto strana.
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Monologo di Martino
Una critica alle chiese
La scoperta di un angolo colmo di provviste alimentari
1. Dopo un tempo che equivale a dodici ore terrene, e dopo aver esaminato attentamente lo spirituale artistico globo terrestre, e nessuno più è venuto da lui, inizia di nuovo il seguente monologo:
2. “Ecco! Ecco! Di nuovo osservo la Terra, e devo sostenere che sta andando proprio malissimo! No! Questi inganni, queste falsità, queste cattiverie, questa vergognosissima politica e questa inconcepibile crudeltà che è praticata in tutti i luoghi! Tutto ciò supera davvero ogni immaginazione!
3. No, si deve avere veramente nausea della vita, se si osservano più da vicino queste abominevoli degenerazioni sulla Terra! In mezzo alle più grandi meraviglie di Dio, milioni di uomini non hanno nemmeno il pur minimo concetto di Lui, e operano in un modo proprio tipico della brama di potere, come se veramente dovessero vivere in eterno su di un mondo al quale sono applicati miliardi di sigilli della morte da tutti i lati. In verità, questo è proprio strano, davvero strano! Anch'io sono ancora un bel pezzo di animale; ma quando è troppo, è troppo!
4. I miei colleghi romani tengono sicuramente conclave e concilio, ma il motivo di questo non è il Signore e lo spirito dell'insegnamento del Vangelo, bensì unicamente la più nauseante brama di potere che lì, in segreto, consiglia come giungere il più rapidamente possibile al loro scopo, attraverso mezzi vergognosi!
5. Ugualmente anche gli evangelisti si adoperano per riportare presto la vittoria su tutta la Terra per mezzo del potere della pura ragione, e poi impongono nuove leggi che sono dirette più per il meglio dei legislatori che per il meglio di quelli che le subiscono.
6. Anche l'alta Chiesa episcopale d'Inghilterra si sta sforzando energicamente per estendere l’insegnamento del dare, usando ogni genere di mezzi obbrobriosi tra le sue comunità. Essa stessa invece non dà nemmeno un buco per seppellire la carcassa di un gatto morto!
7. Insomma, sulla Terra le cose vanno talmente male che evidentemente all'inferno non può andar peggio. Perciò, via con te, mondo vergognoso! Chi prima non era malvagio, lo deve per forza diventare solo a guardarti, – per non parlare poi se ha esercitato sul tuo suolo per quasi cinquant'anni la carica di vescovo romano!
8. Anch'io sono veramente una brutta carogna di spirito in questo pseudo regno celeste; ma che cosa posso fare? Si attenuerà forse la mia cattiveria in duemila anni circa, quando tutto l’elemento terreno sarà scomparso da me? Oh, che bestia, che bestia che sono!”.
9. Dopo questo monologo il vescovo Martino tace nuovamente e riflette sul da farsi; ma non gli viene in mente niente di valido.
10. Dopo lunga riflessione, si ricorda di non aver ancora visitato ed esaminato le belle gallerie di questa sua casa. Inizia quindi a cercar l’accesso per raggiungerle. Questo però è così nascosto, che non può trovarlo. Perciò si reca fuori e cerca l’accesso all’esterno della sua casa. Anche qui però, non c'è nessuna traccia di un qualche passaggio!
11. Gli sembra soprattutto molto comico e incomprensibile che la sua casa abbia all'interno una così enorme sala, mentre all'esterno non sembra più grande e più bella che sulla Terra una qualunque casetta da eremita. E si stupisce non poco anche del fatto che fuori, in giardino, non s’intraveda nessuna traccia dei dodici vani laterali interni, avendo questi, dentro, un ruolo talmente meraviglioso.
12. Intrattenendosi per un po’ fuori e non trovando nulla di ciò che vorrebbe volentieri trovare, molto seccato, va in giro per un certo tempo nel suo piccolo giardino, e vi trova alcune misere bacche che presto raccoglie e mangia, poiché comincia ad avere un po’ di fame. Questo cibo però, non gli piace molto, perciò non ne mangia troppo. In verità, cerca ancora un po’ in giro, ma non trovando nulla, rientra di nuovo in casa, rinunciando anche al desiderio di esplorare le suddette gallerie.
13. Una volta in casa, si avvicina di nuovo alla lavagna e la osserva davanti e dietro, ma non trova ancora nessuna variazione su di essa: sul davanti è ancora pulita, e sulla parte posteriore, verso il meccanismo astronomico, sono scritti ancora i precedenti versi latini, quindi, niente d’interessante per il nostro vescovo Martino. Si reca perciò di nuovo ad una porta, e precisamente a quella del Sole. La apre e, attraverso questa, vedendo il Sole molto lontano, per lo meno si diletta alla sua luce, giacché oltre di questa non può scoprire nient’altro.
14. Dopo aver guardato fuori per un paio d'ore circa, secondo la sua sensazione, inizia di nuovo il seguente monologo:
15. “La Terra, presa nel suo insieme, è proprio un manicomio, ma non è certo così stupida come questo mondo apparentemente celeste. Perché ciò che c’è su di essa, lo è, e anche rimane, oppure si presenta per lo meno sempre allo stesso modo.
16. Le stelle nel firmamento sono sempre le stesse – una casa rimane la stessa finché non è distrutta, e non se ne costruisce un'altra al suo posto. Qui invece è tutto solo come un sogno idiota! Se una volta si è vista una cosa e la si vuole rivedere, magari da un altro lato, non si trova più traccia di ciò che s’era visto prima da un lato.
17. Si prenda adesso solo questa porta, attraverso cui io guardo fuori in una distanza lontana molti milioni di miglia. Dov’è finita se la cerco all’esterno della casa? Non se ne vede più traccia da nessuna parte!
18. Qui fuori, oltre la soglia della porta è certamente visibile un enorme spazio vuoto, blu scuro, nella cui profondità più remota splende il caro Sole, nella grandezza di un piccolo piatto. Ma se si va in questo punto, fuori di questa casa, non si vede una porta e ancor meno un sole. Come si spiega questo fatto? Cos'è questo?
19. In verità, chi qui ci capisce qualcosa, deve conoscere evidentemente più che solo la tavola pitagorica. Oppure deve essere necessariamente un somaro ancor più grande di me che, per lo meno, accetto tutto questo come un semplice e vuoto inganno dei sensi. Così anche tutti i sapienti della Terra si batterebbero sicuramente le mani sulla testa, se si dicesse loro che qui ci sono case che all'esterno sono molto più piccole che all'interno.
20. Oh, queste sono cose per le quali, se uno non diventa pazzo, non lo diventerà mai più in eterno! Ma che cosa devo fare adesso? Restare qui? Questa è una storia terribile, solo, e in più, senza aver niente da mangiare!
21. È proprio strano che, anche come spirito, in questo cosiddetto mondo del regno spirituale, si debba sentir fame e sete; purtroppo è proprio così. Dunque affamato, assetato e niente da mangiare, niente da bere! Questo è disperatamente allegro! E ciò nonostante non rimane altro da fare che restare qui, dove, almeno nell’emergenza, in questo piccolo giardino si trovano alcune misere bacche.
22. Aspetta però, ora mi viene in mente una cosa, vada a prenderlo il diavolo! Qui fuori, oltre la porta del Sole, c'è uno spazio infinitamente libero! Che cosa potrebbe accadere se mi ci tuffassi dentro? Poiché verso il basso e verso l’alto non c’è nulla, quindi è tutto libero.
23. Se metto fuori la testa oltre la soglia, non vedo nulla della casa, nemmeno la minima traccia di una parete, di un tetto e di un qualche solido fondamento. In breve, tutto è vuoto. Solo se tiro dentro la testa, allora vedo di nuovo la mia sala, com’è sempre stata finora. Dunque non si può assolutamente pensare di rompersi la testa, poiché non c'è in eterno un oggetto su cui poter cadere. E se anche ci fosse? Io sono uno spirito il cui peso dovrebbe essere ben etereo! Quindi, solo coraggio! Saltiamo fuori; chissà quali esperienze farò durante questo viaggio aereo senza fine!
24. Aspetta! Mi viene in mente qualcosa di meglio! Perché dovrei saltare in questo spazio vuoto solare? Ho visto alla prima porta quel prato che ben conosco. Che cosa succederebbe se vi facessi una passeggiata? Forse potrei incontrarmi con quegli agnelli tanto belli? Bene! Bene! Questo pensiero mi piace di più; quindi, via alla prima porta!
25. Guarda, guarda, sono già arrivato; sono proprio alla prima porta! Ma dov'è il prato? Vedi, è già sparito; non vedo altro che una grigia e fittissima nebbia! Anche qui nel mondo dello spirito si manifesta il tardo ospite autunnale della Terra? E perché no? Se esistono delle nuvole celesti, perché non dovrebbe esistere anche una nebbia celeste? Ora però, non andrò certo fuori. Perché non si può mai sapere cosa si può incontrare con una nebbia simile!
26. Che cosa succederebbe poi se provassi a spiccare un vero salto mortale attraverso la porta di Mercurio? Forse col tempo potrei avere un contatto ravvicinato con questo pianeta, e così forse anche con la bella mercuriana, per la quale ho – Dio perdoni i miei peccati! – una vera passione bestiale, come di solito si suol dire durante la vita! Oh, oh, oh – da lei, solo un mezzo bacio e una palpatina al seno! Oh, oh, oh, questo dovrebbe essere un vero piacere divino! Quindi, alla porta di Mercurio! Ecco, è subito la più vicina a questa.
27. Ci sono già! Questa è la porta; ma è chiusa! La aprirò! – Co – co – cos'è questo? Ah, niente male! La porta si apre e, al posto della vista nella vasta sfera di Mercurio, scorgo un armadio a muro riccamente fornito di cibo! Nel piano inferiore c'è anche una bella batteria di bottiglie di vino! Beh, se le cose stanno così, da qui non mi muovo più! Addio, bella mercuriana! Addio anche a te, infinito spazio solare, molto bene; poiché quest’angusta, ben imbandita tavola mi è molto più cara!
28. Veramente, questo cambia tutto il mio modo di pensare! O mio caro Signore Gesù, questa è sicuramente opera Tua! Oh, mio carissimo libraio, ora abbiamo di nuovo fatto pace. Vieni, fatti abbracciare! – Tu per vero non vieni, ma non fa nulla, ti voglio bene lo stesso con tutto il cuore! Ora voglio tenere subito una comunione nel Nome del Signore!”.
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Della fame e sete degli spiriti immaturi
Martino in stato d’ebbrezza dopo il pasto della sua comunione
L’uscita dall’ebbrezza dell'intraprendente Martino mediante l’adirato abitante di Giove
1. Dopo queste parole, il vescovo Martino si dà subito da fare con un bel pezzo di pane e lo divora con un formidabile appetito. Poiché quando uno spirito si allontana da Me per un solo momento, ha presto molta fame e molta sete. E se poi riceve, dopo essersi un poco ravveduto, qualcosa da mangiare, lo divora con grande avidità, e alla stessa maniera anche le bevande. Quest’avidità dimostra anche quanto è vuoto lo spirito nel suo interiore, e perciò per molto tempo da lui non ci sarà da aspettarsi niente di buono, cosa che si dimostrerà presto anche nel nostro Martino.
2. Dopo aver divorato il pane e poi anche una bottiglia di buon vino, diventa molto allegro; con questo, però, ancora più sensuale. Anche gli spiriti, infatti, se non sono rinati da Me e tramite Me, si possono inebriare, e in tale stato diventano poi completamente sciocchi e lussuriosi, e oltre a ciò, fanno un grande abuso della loro libertà.
3. Quando il nostro vescovo ha svuotato la bottiglia, chiude l'armadio a muro, affinché, secondo la sua idea, non vada a male la scorta. Poi esce all'aperto e parla fra sé:
4. “Grazie a Dio, anche il mio stomaco, già molto affamato, ha finalmente ricevuto di nuovo un piccolo lavoro. Ora però, voglio fare alcuni passi nel mio giardinetto e respirare un po’ d’aria fresca.
5. Sì, sì, l'aria fresca dopo un pasto è molto meglio che quello stupido caffè nero, e l’aria, lo devo dire, è veramente la cosa migliore di questo giardinetto!
6. Anche il vino però è stata una vera goccia di rugiada lunare! Per la miseria! Ne ho bevuto solo un sorso, ma lo sento… e, se lo sento, vuol dire già molto! In verità non sono ebbro, ma lo sento, eccome!
7. Se solo qui ci fosse una panchina, sulla quale potersi sedere un po’ quando le gambe cominciano a barcollare, questo giardinetto non sarebbe da disprezzare. Ma non c'è niente di tutto questo, e il suolo non sembra molto invitante!
8. Andrò al recinto del giardino per appoggiarmi un po’ e vedere i miei vicini, se ne ho! Poiché di un paesaggio non c'è traccia, ma tutto somiglia ad un deserto di sabbia, sopra del quale un cielo grigio ha un aspetto molto tenebroso e ostile. Quindi, al recinto; chissà che cosa si potrà vedere oltre!
9. Per la miseria, lo dicevo io, il vino lo sento, eccome! Ora però, al recinto!
10. Aha, ci sono già! Ahh, la vista è magnifica! Qui non si vede proprio niente! Questo giardino, insieme al mio palazzo reale, sembra una specie di nave che galleggia sulle onde dell'infinito, dove le cose con un qualche vicinato stanno disperatamente male. Dunque, sono solo. Completamente solo! E questo sarà un po’ dannato – e dannato da sopra!
11. Bene, bene, bene, – questo non è niente male! Non posso quindi davvero andare da nessuna parte, nemmeno di un palmo oltre questo giardinetto? Oh, questa è veramente una maledizione! Quindi, sono tacitamente dannato? Perciò dunque quelle sentenze sulla bianca lavagna? Perciò dunque proprio questo ‘dies irae, dies illa’? Allora resterò qui fino al giorno del giudizio – requiescam in pace. Poi però, seguirà su di me la più bella eterna condanna! O guai, o guai, a me povero!
12. Se solo potessi pregare, così, un rosario dopo l'altro, e una santa litania lauretana dopo l'altra, che è di grande potenza ed effetto, allora potrei forse ancora aiutarmi. Di pregare però non sono in grado, e mi sembra anche, come se non lo volessi, anche se lo potrei! Riesco appena a dire: Signore, abbi pietà di me; Cristo, abbi pietà di me; Signore, abbi pietà di me! Di più non riesco in nessun caso!
13. Sì, ma che cosa sto guardando qui fuori, in questo stupidissimo nulla? Torna in casa! Là mi affretterò di nuovo alla porta del Sole, dalla quale si vede per lo meno la sua magnificenza! Oppure… un momento! Voglio andare questa volta alla porta della Luna! Forse là incontrerò il mio saggio selenita, il quale m’indicherà quel che devo fare per giungere possibilmente ad un destino migliore! Quindi, solo in casa, e lì alla porta della Luna!
14. Eccomi di nuovo! L'interno di questa casa sembra ancora ultra meraviglioso; rimane sempre uguale! Ah, allora resterò per sempre qui, questo posto è veramente piacevole! Ora però, alla porta della Luna!
15. Ehi, quasi cadevo! Tu, vinello, ancora non vuoi andar fuori dalla mia testa? Ma non fa niente. Ecco la porta della Luna, ed è anche già aperta! Ma… O tu, immagine disperata di una Luna, quanto sei lontana da qui! Allora non riuscirò proprio a parlare col saggio selenita! In verità, là c’è proprio la Luna piena, ma da qui è ancora più lontana che dalla Terra. Allora niente!
16. Mi rivolgerò invece una buona volta a Giove; forse non è così timido come la pudica Luna!
17. Ecco la porta del grande Giove! Questa è chiusa! Cercherò di aprirla! Hephata (schiuditi)! Ma guarda, come si è aperta facilmente! E, grazie a Dio, questo gran mogol tra tutti i pianeti è proprio vicino; anzi, si avvicina sempre di più! Sia lodato Dio. Avrò certamente una compagnia rispettabile di uomini!
18. Bene, bene, ecco, ora il pianeta è proprio vicino, e si avvicina già uno degli abitanti! O Dio, o Dio, che cosa sono queste distese spaventosamente grandi! Ora mi sembra come se la mia casa si trovi sul suolo di questo gigantesco pianeta!
19. Il magnifico, grande uomo mi sta proprio di fronte, ed è un gigante. Sembra però che non si accorga di me, perché non si volta a guardare nella mia direzione! Entrerò nella sua sfera – forse mi scorgerà!”.
20. Il vescovo Martino entra ora nella sfera dell’abitante di Giove. Questi lo vede, e gli chiede subito:
21. “Chi sei tu, che osi avvicinarti a me pieno di sporcizia e letame, pieno d’inganno e di lussuria: pure vergogne che sono completamente sconosciute al mio grande mondo? Il mio mondo è una terra pura e si sdegnerebbe enormemente se fosse calpestato a lungo da te. Perciò retrocedi nella tua casa da mosconi, dove puoi divorare e concupire nella pienezza della tua vergogna – oppure ti faccio in mille pezzi!”.
22. Il vescovo Martino spicca ora un salto all'interno della sua casa, chiude precipitosamente la porta dietro di sé e dice: “Grazie tante! – Ne avrei proprio bisogno in aggiunta alla mia miseria! Addio, signore di Giove, noi siamo pari per sempre! No, l'ho scampata appena in tempo! Farmi in mille pezzi? Proprio grazie tante! Là, oltre quella porta, ho guardato per l’ultima volta!”.
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Inutile tentativo di Martino di dormire
Sorpresa per mezzo di una schiera infelice, di cui Martino s'impietosisce
1. Continua il vescovo Martino: “Ma ora che faccio? Dove mi rivolgo? Vado alla porta di Marte, di Venere, oppure alle porte di Saturno, di Urano, di Miron[31], oppure mi rivolgo ai numerosi piccoli pianeti? Alla fine incontrerò ancora di peggio, ancora di più insolente! Allora cosa? Di una ‘difesa’ da parte mia non se ne parla nemmeno, poiché non posso competere con nessuno né con la forza né con la sapienza!
2. In futuro starò lontano da tutte le porte e mi metterò in un angolo accucciandomi come un istrice e cercherò, se è possibile, di fare un sonnellino. Se questo non dovesse riuscire, allora resterò perlomeno coricato, completamente immobile per tutte le eternità, e non prenderò nessun cibo, e non sprecherò più parola con nessuno, – capiti chi vuole! In breve, sarò morto per tutti, perfino per la bella mercuriana! Quindi d'ora in poi addio a tutti!
3. Poiché non posso cessare di essere, voglio andare io stesso a riposo, da dove nessun Dio mi potrà più risvegliare. Là vedo già un posticino. Là soltanto – là voglio rimaner tranquillo per tutte le eternità delle eternità. Amen!”.
4. Il vescovo Martino si reca davvero in una nicchia tra i pilastri che sorreggono la galleria. Vi si corica tutto raggomitolato e cerca di dormire: ma naturalmente – col sonno non c'è niente da fare qui.
5. Dopo essere rimasto coricato, secondo il calcolo terreno, per circa due ore, fuori della casa si leva un gran frastuono, simile a quello di un uragano molto forte, in mezzo al quale si sentono delle voci umane, come se cercassero aiuto.
6. Quando il nostro vescovo sente queste voci, si alza rapidamente e dice: “Ah, questo è diverso, con qualcosa così non si può rimaner tranquilli. Qui non si può neanche parlare del mio eterno riposo a me prefisso. Fuori, in fretta! Questi sono sofferenti che devono essere aiutati!”.
7. Con queste parole il vescovo salta fuori velocemente e scorge davvero all’esterno del suo giardinetto una quantità di spiriti che sembrano essere inseguiti, i quali qui, cercano aiuto e salvezza. A questo spettacolo si affretta alla porticina del giardino, la apre ed esclama:
8. “Da questa parte, da questa parte, voi amici, voi cari fratelli tutti, – qui c'è un posto sicuro! Qui sarete al sicuro da ogni inseguimento. E se avete fame e sete, si potrà pur trovar rimedio! Venite quindi tutti dentro! In quanti siete?”.
9. Risponde uno più vicino a Martino: “Noi siamo circa in mille, tutti poveri diavoli! Siamo sfuggiti all'inferno, e stiamo errando già da mezza eternità in questo terribile e infinito deserto, senza trovare tetto né riparo dove nasconderci e riprenderci solo un poco. Ahimè! Ahimè! Ahimè, questo è un terribile destino, inseguiti eternamente senza sosta né riposo! Ma se tu, o nobile, hai un qualunque angolo che potrebbe concederci solo un po’ di riposo sicuro, allora accoglici tutti, e conta sulla nostra gratitudine”.
10. Risponde il vescovo Martino: “Amico e amici! Qui c’è la porticina… venite, venite, venite tutti dentro! La mia casa, in verità, non sembra grande all'esterno, ma vi assicuro che dentro troveremo tutti posto a sufficienza!”.
11. Dopo queste parole gli inseguiti affluiscono ora tutti nel giardino e, da qui, nella casa. Tutti sono colmi di sommo stupore quando trovano l'interno enormemente magnifico e spazioso.
12. Il primo abbraccia subito il vescovo Martino e parla in nome di tutti: “O beatissimo amico, quanto meraviglioso è presso di te. È la prima luce da miliardi di migliaia di anni terrestri! Da quando abbiamo lasciato la Terra, nessun raggio di luce è penetrato più nei nostri occhi! O luce, luce, luce, quanto sei infinitamente splendida! O amico, non lasciarci mai più andar via da qui… oh, tienici con te!”.
13. Risponde il vescovo Martino: “E perché mai dovrei farvi andar via? Anch’io sono veramente contento di aver trovato in voi una così ricca compagnia. Restate con me eternamente; mettetevi comodi. Io stesso non ho molto in questo mio cielo, ma ciò che ho, lo divido volentieri con voi, anche se non dovesse rimanere niente per me. Grazie a Dio, ho finalmente trovato una compagnia!
14. In verità, ora ho in voi il mio più grande piacere! Sì, preferisco molto più voi, che tutti i cosiddetti angeli di Dio, i quali nella loro beata felicità possono dimenticarsi di un povero diavolo per un'intera eternità e non possono, o non vogliono pensare come si sente un infelice. Io vi dico: solo il Signore è buono! Questo lo devo dire. Ma tutta l’altra gentaglia celeste può in eterno starmi lontana! Perché questa ha una presunzione di essere talmente saggia, che per un leale, onesto tipo, come lo sono io e certamente come lo siete voi tutti, puzza proprio! Ma come detto: ad eccezione di Dio, il Signore Gesù! Questi è veramente buono; sì, Egli è molto buono!”.
15. Risponde un altro dei mille: “Sì, sì, hai ragione: Questi è veramente buono! A Lui ogni salvezza, se ve n’è Uno in qualche luogo! Ma tutta l'altra gentaglia celeste, anche a noi non interessa proprio, eccetto te, caro amico!”.
16. Continua il vescovo Martino: “Cari amici, per me il Cielo può attendere, poiché con voi sono quasi sullo stesso piano. Abbiamo però un’eternità di tempo per discutere della nostra condizione. Perciò occupiamoci adesso del nostro stomaco. Solo dopo daremo liberissimo sfogo ai nostri cuori. Ora alcuni di voi vengano con me a questo armadio a muro, qui ho una piccola provvista per affamati e assetati!”.
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Il ristoro dei miseri
Loro ringraziamento e lamentele su ciò che hanno vissuto
Il discorso del salvato e risposta di Martino
1. Il vescovo Martino apre la porta e trova, con suo grandissimo stupore, un armadio zeppo di pane e vino. Prima parla tra sé: “Grazie a Dio, – già credevo di essere spiazzato; qui, infatti, tutto cambia rapidamente”. Poi ad alta voce, rivolto alla compagnia: “Ecco prendete e saziatevi secondo il desiderio dei vostri cuori!”.
2. E così tutti mangiano e bevono; e nonostante ciò, la scorta non diminuisce, anzi aumenta a vista d'occhio. I saziati lodano il loro oste oltremisura, diventano molto più belli e il colorito del viso più chiaro; solo con le vesti sembra ancora molto misero.
3. Quando, poco dopo, tutti i mille sono sazi e al loro oste hanno prodigato ogni lode immaginabile, il vescovo Martino chiude nuovamente l'armadio a muro e dice alla sua compagnia: “Ascoltate tutti, miei cari fratelli e sorelle, di cui ora ho riconosciuto alcuni. Non fate tanto baccano con le vostre lodi alla mia estrema pochezza; poiché vedete, di ciò non ho nessuna gioia, perché non sono io il vero donatore, ma solo il pessimo custode di ciò che ho ricevuto, senza merito, dallo stesso Signore Gesù.
4. In ogni modo, se volete lodare qualcuno, allora lodate Gesù, il Signore! Ammesso che ne abbiate mai sentito parlare, cosa che non credo sia accaduta a molti di voi, giacché dovreste trovarvi, secondo il vostro parlare, già da un tempo inconcepibilmente lungo qui nel regno dello spirito. In tal caso, sarebbe in ogni modo opportuno se voleste apprendere alcune notizie su quest’unico Dio e Signore Gesù!”.
5. Prende la parola, uno della grande compagnia: “Amico, intendi forse il giudeo Gesù che è stato messo al palo della vergogna affiancato da due ladroni?”.
6. Dice il vescovo Martino! “Sì, amico, sì, intendo proprio Lui! Questi è veramente Dio e Uomo nello stesso tempo! Egli è la Causa Prima di tutte le cose! All'infuori di Lui non c'è nessun altro Dio in tutto l’eterno infinito!
7. Credetemi, perché ve lo assicuro: a nessuno è costata più fatica che a me, accettare una cosa simile! Con le parole nemmeno gli arcangeli mi avrebbero convinto. Allora è venuto da me lo stesso Signore Gesù e mi ha istruito con opere che sono possibili solo a Dio, poiché Egli è l’unico Signore dell'infinità! Ora ne sono tanto fortificato, quanto in passato ero debole in massima misura!
8. Io penso che, se prenderete a cuore quanto vi ho detto, sarà impossibile che sia tanto difficile condividere tutto con me, la casa, il pane, il vino, e così pure le mie convinzioni!”.
9. Rispondono in molti della compagnia: “Hai proprio ragione! Veramente ragione! Questo s'intende da sé, vogliamo somigliarti in tutto! Durante la nostra vita non abbiamo avuto grande fiducia in questo Gesù; e qui nel mondo dello spirito ancor meno, perché per noi è stato troppo pesante e non abbiamo scoperto la minima traccia della clemenza divina. Perciò finora non si è mai parlato di un Gesù, tranne che Lui, insieme a noi, non languisca come un povero, ingannato diavolo, e non maledica tutto ciò che ha fatto e insegnato sulla Terra!
10. Ma se le cose stanno così, come tu, caro amico, ci hai precisamente comunicato, per noi va bene. Sia dunque Dio chi vuole, e si chiami come vuole, basta solo che sia Uno di cui si possa aver fiducia!
11. Solo una cosa non riusciamo a capire, come questo tuo buon Gesù abbia potuto lasciar noi, poveri diavoli, errare così infinitamente a lungo senza cibo né acqua. In verità, amico, questo mi sembra maledettamente poco amorevole e misericordioso! Certamente, ora va tutto bene. Ma in tutti i tormenti che abbiamo sopportato, dobbiamo dimenticarlo, altrimenti è finita con il nostro amore per l'eterno Maestro inseguitore di anime.
12. È pur anche vero che nel mondo tutti noi ci siamo occupati poco o niente della Sua religione, e andavamo secondo le nostre voglie. Per il resto siamo stati uomini onesti delle migliori famiglie. Siamo stati educati come cavalieri e abbiamo anche vissuto secondo quest’ordine. Un Dio saggio dovrebbe comprendere che nessun uomo si fa da sé, e tanto meno si educa come desidera! Ora però, sia come vuole, speriamo che il più infame inseguimento sia finito, e perciò perdoniamo anche Gesù per tutto quello che ci ha fatto”.
13. Si fa avanti un altro, aggiungendo: “In fondo hai ragione, perché perdonare è meglio che volersi vendicare. Ma Io voglio attendere ancora un po’ col totale perdono. Poiché, tu lo sai, come io, secondo la mia e vostra percezione, sono stato incastrato mille anni tra due rocce incandescenti, e ho pregato e maledetto tanto, che per tenere il conto, non basta la sabbia del mare. E se voi, con i vostri grandissimi sforzi, non foste venuti in mio aiuto, mi troverei ancora in questa pressa di pietra rovente terribilmente dolorosa; un onnipotente Signore Gesù non avrebbe attenuato di un pelo questa tortura infernale.
14. Sapete: una cosa così non è certo un divertimento! Questo si ricorda molto facilmente in eterno. In verità, per una vita eterna così, ognuno sicuramente dirà: grazie tante! Anch'io non sono proprio uno spirito vendicativo, perché sarebbe la più orribile stupidità se uno spirito limitato volesse levarsi contro un Dio onnipotente. Ma ricordarselo, si può di certo. Tu sai già con ‘ricordarsi’ cosa voglio dire!”.
15. Risponde il vescovo Martino: “Sì, sì, la tua osservazione è buona, io stesso ho in me ancora qualche pungiglione che a volte mi penetra in profondità! Ma vi dico anche ciò che qui è vero: il Signor Gesù non è per niente colpevole, ma sempre e solo noi stessi! E spesso, ben anche i funzionari celesti del Signore, i quali non raramente agiscono con un tale arbitrio che non potete ancora farvene un’idea!
16. Tutto questo, alla fine, può certamente essere scusato con la sapienza. Guai però a colui che viene a stare sotto di una tale sapienza: per questi sarebbe infinitamente meglio se non fosse mai nato! Perciò si può perdonare sempre il Signore, ed è altamente da lodare se Egli, quasi sempre, s'intromette nell'arbitrio di tali spiriti e svergogna la loro sapienza.
17. Oh, questi angeli celesti sono dei testoni senza pari, se sono soli. Solo quando interviene il Signore tirano dentro la coda del coraggio e si atteggiano con tanta dolcezza e modestia, come se avessero divorato tutta la sapienza dall'umiltà con il più grande cucchiaio!
18. Vedete, tutto questo lo so, e perciò voglio proprio bene solo a Gesù. Fate così come faccio io, allora andremo facilmente d'accordo per l’intera eternità! Il vostro motto sia: ‘Il Signor Gesù soltanto è caro e buono!’. Tutto il resto, invece, appartiene completamente alla scrofa, e Pietro e Paolo non valgono un fico secco.
19. Solo quest’unica cosa ditemi: quando avete veramente lasciato la Terra? Dai vostri discorsi, infatti, riconosco che non siete vissuti prima di Cristo, perché sembra che siate informati delle Sue condizioni, come anche della Chiesa romana. Voi siete dunque venuti al mondo dopo Cristo! Questo è chiaro; ma in quale epoca? Solo questo comunicatemi, se volete. Poiché della percezione del tempo su questo mondo spirituale non ci si può fidare, perché essa, a un povero peccatore, può far sembrare un'ora come un intero milione di anni – cosa che io stesso ho purtroppo sperimentato in maniera molto chiara!”.
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Maggiori particolari sulla nuova compagnia di servitori maschili e femminili della Chiesa di Roma
Un missionario romano-cinese
1. Parla uno della compagnia: “Caro amico e fratello! Noi tutti abbiamo lasciato la Terra nell'anno 1846 dopo la nascita Cristo. Sulla Terra siamo vissuti molto sparpagliati e, veramente, ci siamo ritrovati solo qui nel mondo dello spirito. Là, infatti, siamo stati monaci dell'ordine dei gesuiti, liguoriani, minoriti e carmelitani. Noi uomini siamo in circa ottocento, le duecento suore sono in parte dell'ordine delle ‘Misericordiose’, e in parte dell'ordine delle ‘Suore istruttrici’ e ‘Dame del cuore di Gesù’.
2. Ora, nostro caro amico e fratello, sai il quando siamo vissuti sulla Terra, e chi eravamo. Tutto il resto, e cioè quante sciocchezze abbiamo dovuto eseguire quando Roma ci ordinava di andare a pesca in tutto il mondo, puoi immaginarlo facilmente da te stesso. E come, per questo pungente onore, in parte in Asia, in parte nella rovente Africa e Australia e anche in America, abbiamo dovuto farci tagliare la testa. E quando poi siamo giunti qua, in questo mondo dello spirito, dove credevamo di ottenere subito, quali evidenti martiri, la corona dell’eterna gloria, allora soltanto ha avuto inizio la vera e propria miseria radicale!
3. Come ti ho già detto, tu sei, dopo trilioni di anni terrestri, effettivamente trascorsi o solo percepiti come tali – il che è comunque una sensazione infernale – il primo essere che incontriamo in questo deserto infinito. Non è questo terribile? Una simile ricompensa per il nostro martirio sulla Terra? Ahimè, che grandi somari sono gli uomini sulla Terra! E noi siamo stati certamente i più grandi!
4. In verità, non credevamo in minima parte a tutto ciò che abbiamo insegnato con lingue di fuoco agli altri uomini, perché il nostro movente era soltanto Roma e i pesci d'oro per noi e per Roma. Abbiamo però pure predicato Cristo e convertito molti pagani al cristianesimo, e alla fine abbiamo ancora dovuto farci martirizzare. Quale ricompensa ci è stata riservata per questo, te lo dimostra la nostra inconcepibile miseria in questo mondo dello spirito.
5. Per me le cose sono andate abbastanza bene! Sono stato in Cina, e poiché ero padrone della lingua, per dieci anni ho fatto buoni affari. Mi spinsi avanti, e con l'aiuto di una bellissima cinesina giunsi perfino a corte. Là però scoprii chi era quest’infima donna che io, purtroppo, feci accedere troppo profondamente nei miei segreti, e così lei mi accusò senza indugio, presso la più alta autorità, dell'inganno e delle mie altre intenzioni che, in verità, tramavano anche un alto tradimento.
6. Fui preso e messo subito tra due lastre di pietra e pressato. Ai due lati i mandarini appiccarono il fuoco, scaldando un po’ alla volta le lastre e così fui lentamente arrostito. Questo modo di morire è certamente il più doloroso, e si dovrebbe pensare di aver scontato tutti i peccati mortali con questo; ma ascolta! Questa tortura è stata perpetuata anche dopo la morte per mezzo di quelle lastre appena menzionate.
7. Questa è stata finora la mia ricompensa per i miei molti sforzi terreni; cosa seguirà ancora, non lo so. Credo che tu adesso conosca sufficientemente il nostro essere e la nostra sorte. In una sola parola: noi siamo poveri diavoli in croce, e tu stai facendo una buona opera per noi; il Signore, se ve n’è Uno da qualche parte, te ne renda merito!”.
8. Risponde il vescovo Martino: “Oh, ora so più di quanto veramente volevo sapere! In ogni caso non ha importanza; rimarremo perciò ancora buoni amici! Portatemi qui le vergini del monastero, affinché anche di loro io sappia come sono giunte a voi, e in questo luogo!”.
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La presunzione delle suore della Chiesa romana
Come il lavoro, così la ricompensa
1. L'oratore va subito in fondo alla porta della casa, dove si trovano le suore, le chiama e le porta poi davanti al vescovo Martino.
2. Quando si trovano tutte presso il vescovo, questi domanda subito: “Care sorelle e dame, come stanno veramente le cose con voi? Come siete finite in una tale miseria? Vi sarete certamente confessate, avrete fatto abbastanza comunioni, sicuramente avrete cantato in coro e pregato a sufficienza col rosario, anche se a volte avrete forse, più sciorinato che pregato.
3. Anche in altre funzioni ecclesiastiche non avrete certamente mancato. Avrete anche osservato tutte le festività scrupolosamente, e tenuto in grande onore le sante reliquie, l'acqua santa, l'incenso, campane e campanelle. Anche nelle vostre altre funzioni avrete di sicuro compiuto instancabilmente il vostro dovere. Perciò qui si domanda, come già vi ho chiesto all'inizio: com'è possibile che siate finite in tale miseria?”.
4. Risponde una delle suore dell’ordine delle misericordiose: “Oh tu, caro amico, questo lo saprà il caro Signore Iddio meglio di noi! Ti dico solo che io e tutte queste suore del mio ordine siamo state delle vere martiri!
5. Giorno e notte siamo state in piedi; ininterrottamente abbiamo curato i malati; a volte abbiamo fatto più di quanto le regole del già abbastanza severo ordine c’imponeva. Abbiamo digiunato e pregato senza interruzione; più volte la settimana siamo andate a confessarci e abbiamo fatto la comunione. E se a volte ci venivano dei pensieri matrimoniali e sensuali, gridavamo ad alta voce: ‘Gesù, Giuseppe e Maria, aiutateci e conservate il nostro corpo pudico da questi attacchi diabolici!’.
6. E se queste suppliche, dopo averle invocate tre volte di seguito non avevano effetto, correvamo in chiesa. Se anche qui non si otteneva nulla, ci castigavamo spesso a sangue, indossando le cinture di penitenza più taglienti sul nostro corpo nudo; e se anche con questo non si otteneva il successo desiderato, allora interveniva il padre confessore con l’esorcismo, che purtroppo poteva essere fatto con successo solo sulle suore più giovani. Con noi più anziane si dovevano utilizzare bagni gelati al posto dell'esorcismo, e a volte anche dei salassi.
7. Vedi, carissimo amico, quanto rigorosa era la nostra vita; un cane incatenato non ci avrebbe certamente invidiato, se avesse avuto la ragione!
8. E che per questi sacrifici noi ci aspettassimo qui le gioie celesti, non era certo troppo ingiusto, visto che la nostra vita nel mondo è stata peggiore della vita di un cane alla catena! Allora, fiduciose, noi ci aspettavamo queste, com’è promesso a tutti quelli che, per amore di Cristo, lasciano tutto nel mondo e, per la Gloria celeste, scelgono la stretta, spinosissima via della croce!
9. Ora però vedi la nostra sperata gloria celeste! Non sembriamo come le peggiori streghe del monte Block? Il colorito del volto è grigio scuro. Il vestiario è costituito da stracci sporchi e puzzolenti. Siamo grasse come le mummie che si trovano nel deserto dell'Africa, affamate come gli squali e assetate come il deserto del Sahara! Questo è ora il Cielo destinato a noi e tanto sperato! Che concetto ci si deve fare di una simile giustizia divina?
10. Quando sono giunta qua dal mondo, ho visto una donna molto malvagia, nientemeno che una prostituta, la quale fu presa da angeli splendenti e guidata verso il Cielo… una canaglia così! Da me invece non è venuto finora neanche un gatto, per non parlare di un essere migliore proveniente dal Cielo! Domando: anche questa è giustizia? Ahimè, che miseria! Che infamia!
11. Ho portato tante ragazze oneste che erano giovani, ricche e belle, al mio ordine, e queste ora mi maledicono, perché le avrei tradite così vergognosamente. Anche questo ora mi succede! Per questo mio zelo, ancora una maledetta responsabilità davanti al Giudice eterno!”.
12. A questo punto si fanno avanti parecchie giovani suore dell’ordine delle Misericordiose e gridano: “Sì, sì, sì – vecchia carogna di una bestia feroce, è tutta colpa tua! Non hai strombazzato con la lingua quasi fino in fondo allo stomaco, per convincerci a entrare nel tuo misericordioso ordine dei pezzenti? Quando non volevamo professare i voti, – perché nel mondo avevamo prospettive migliori di quelle conosciute nel tuo istituto-bordello – non sei ricorsa alla morte e a tutti i diavoli, pur d’impedire la nostra uscita?
13. E quando noi – in gran parte costrette – abbiamo prestato il vergognoso giuramento, come giura fedeltà alla patria una recluta militare, e cioè sotto: ‘Tu devi, altrimenti sei del diavolo’, siamo state trattate peggio delle anime più povere del purgatorio oppure perfino dell’inferno stesso. Sotto severissime minacce non ci era permesso di dire nemmeno una parola ai nostri cari genitori, per denunciare in quale maniera vergognosa e miserabile eravamo state trattenute! Solo davanti al padre confessore potevamo piangere, e questo solo nel confessionale, perché su tale denuncia doveva tacere egli stesso!
14. Ora pretendiamo da te il Cielo promesso, e questo, con più ragioni di te! Dov’è? Guidaci lì, – oppure ti mettiamo le mani addosso per l'eternità!”.
15. La prima suora si getta ora a terra davanti al vescovo Martino implorandolo per la protezione.
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Martino come promotore di pace
Le presuntuose stoltezze delle suore istruttrici e loro conseguenze nell'Aldilà
Ammonizione di Martino
1. Il vescovo Martino a questo punto interviene: “Ascoltate tutte, mie care sorelle! Lasciate solo al Signore Gesù decidere per voi; Lui solo è un giudice giusto! Da parte vostra, invece, perdonatevi di cuore, e allora tutto si sistemerà. Questa mia casa è una dimora della pace e dell'amore, e non una casa della vendetta! Perciò calmatevi e siate di buon animo, poiché qui presso di me avete trovato un buon rifugio, sicuramente solo per la Grazia invisibile del Signore! Se trasformerete il vostro odio in amore, allora otterrete anche un aspetto migliore!
2. Molti nel mondo vanno su una via virtuosa errata; e voi non dovete essere un’eccezione! Voi certamente avete fatto molto, ma non per il Signore, bensì solo per il Cielo, e questo non è secondo il Vangelo! Prima si deve fare tutto, e solo dopo esclamare: ‘Signore, vedi, sono stato un pigro servitore! O Signore, sii con me, tuo inutile servitore, clemente e misericordioso!’. Se voi, mie care sorelle, vi reputerete così e non vi giudicherete e maledirete reciprocamente, allora troverete grazia davanti a Dio!
3. Non sapete voi cosa dice il saggio insegnamento di Paolo che, di per sé, è anche un cattivo e inutile servitore e non bada al suo operato, ma solo alla pura Grazia del Signore? Vedete, quest’insegnamento dice: ‘Non sarai beato per merito tuo, ma solo per mezzo della Grazia del Signore!’. Prendetelo a cuore e gettate tutti i vostri presunti meriti ai piedi del Signore! Confessate dinanzi a Lui la nullità di ciò che finora avete considerato un merito per la vita eterna, allora la Grazia del Signore diventerà subito visibile su di voi!
4. Vedete, io sono stato addirittura un vescovo nel mondo, e credevo anche che, una volta lasciato questo, intere schiere celesti mi sarebbero venute incontro. Tutto però è stato diverso! Io stesso finora non ho ancora visto il vero Cielo, anche se ho già parlato molto spesso con il Signore, e anche questa casa l'ho ricevuta direttamente dalla Sua santissima mano. Come potete pretendere voi di essere già coronate di tutta la gloria celeste? Perciò, abbiate solo pazienza, mansuetudine e amore, e siate di buon animo; tutto il resto verrà poi da sé!”.
5. Le suore misericordiose ora si ritirano completamente calmate. Il vescovo Martino chiama le suore istruttrici, le quali durante questa lezione, stando in un angolo, tentavano di cavarsi gli occhi l’un l’altra, e chiede anche a loro come e in che modo sono giunte in questa miseria, e dove sono vissute sulla Terra.
6. E una di queste risponde: “O amatissimo, onoratissimo ed eminentissimo amico! Noi non proveniamo tutte da un luogo ma in parte dalla Francia, in parte dalla Svizzera, dall’Italia e dal Tirolo, e in parte anche dalla Stiria.
7. Abbiamo vissuto in modo veramente timorato: ogni giorno abbiamo pregato almeno quattordici volte, e ogni volta come minimo per un quarto d'ora; giornalmente abbiamo assistito a una santa messa e non abbiamo mai mancato al vespero. Ogni domenica e giorno festivo abbiamo assistito per lo meno a tre messe, ad una predica e a delle litanie pomeridiane e relative ‘benedizioni’. Ogni settimana ci siamo avvicinate, particolarmente nel periodo dell'avvento e del digiuno, almeno tre volte alla confessione e ogni giorno abbiamo ricevuto il santissimo Sacramento. Settimanalmente abbiamo digiunato cinque volte in onore delle cinque santissime ferite, e ogni venerdì ci davano, in onore della santissima vergine Maria, sette colpi dolorosi, e precisamente quattro sul seno sinistro e tre sul seno destro, con la fune o con la frusta.
8. Il resto del tempo l’abbiamo dedicato a pie contemplazioni e all'insegnamento a giovani fanciulle. E insegnando abbiamo diretto la nostra attenzione al fatto che nei giovani cuori si dovesse destare già per tempo l’impulso – se possibile anche riguardo al lato finanziario – a seguire il più presto possibile le nostre orme, così da mettere tutta la loro eredità terrena ai piedi di Dio, per diventare, in tal modo, pure e degne spose di Gesù Cristo!
9. Altrettanto, sotto minacce severissime, nessuna di noi poteva andare in strada a capo scoperto e non poteva guardare nessun uomo, nemmeno un sacerdote, ma solo un santo fratello dell'ordine di san Francesco, o un santo gesuita o il vescovo, oppure un laico molto pio. Se, di quando in quando, ci venivano dei pensieri impuri, li denunciavamo subito alla degnissima madre, e le chiedevamo una giusta e pesante punizione, per allontanare tali desideri infernali dai nostri castissimi cuori.
10. La buona e dignitosa madre, che era molto santa, c'impartiva subito saggissimi insegnamenti, e solo dopo, le meritate punizioni, che erano secondo la gravità degli impuri pensieri. Per un piccolissimo pensiero, un colpo di frusta sulla natura nuda, e poi tre rosari e un giorno intero di digiuno. Per un pensiero più grave, sette potenti colpi di frusta sulla natura nuda fino al sangue, poi dodici rosari e tre giorni completi di digiuno la settimana. Per un pensiero ancora più grave – come un condannabile pensiero matrimoniale, com’esiste oggi – quindici colpi di frusta acuminata, trenta rosari, nove giorni completi di digiuno in tre settimane e un acuminatissimo cilicio[32] intorno al seno o ai fianchi nudi, come punizione imposta e subito eseguita.
11. A questo si aggiungevano le punizioni spirituali, spesso ancora peggiori di quelle che ci dava la cara e degna madre. Così di notte dovevamo spesso alzarci durante il sonno migliore e andare a pregare in coro, il che, specialmente d'inverno, era molto doloroso. Se ci ammalavamo a causa dei molti strapazzi e delle torture, non dovevamo mai augurarci la cara guarigione, ma sempre e solo la morte più dolorosa per punirci dei nostri peccati veniali, e ancora siffatti terribilissimi sacrifici personali. – Tu vedi, dalla mia certamente breve ma oltremodo vera descrizione, la nostra molto amara condizione terrena.
12. Abbiamo dunque sofferto molto e spesso con pazienza per Cristo, e ci siamo adeguate, senza mormorare, alle dure regole del nostro severissimo ordine! Con testamento abbiamo lasciato tutte le nostre sostanze a quest'ordine per la sua utile espansione, in onore della santissima vergine Maria e per la sempre maggior gloria di Dio. Così credevamo di non aver preteso niente d’ingiusto da Dio se, dopo l’infelice morte del nostro corpo, saremmo state accolte subito nell'eterna beatitudine! Invece non solo tutte le nostre fondate speranze si sono sciolte come schiuma, ma ascolta:
13. Quando noi tutte, quasi nello stesso tempo, ci siamo trovate qui in questo mondo, e da alcuni villani ci fu detto che eravamo nel mondo degli spiriti, abbiamo visto dall’altro lato venire delle donne completamente dissolute e ben conosciute. Eravamo certe che presto sarebbero venuti in massa i diavoli per portare queste anime di donne malvagie, licenziose ed eretiche, meritatamente all'inferno!
14. Solo – ah, chi se lo sarebbe mai aspettato! Invece dei diavoli, scesero dal Cielo visibilmente degli angeli, e coprirono queste cattive anime peccaminose con vesti veramente celestiali! Offrirono loro palme splendenti e le portarono diritte diritte in Cielo; mentre a noi nessun angelo ci degnò nemmeno di uno sguardo! Gridammo, pregammo, anzi scongiurammo Maria e Dio con tutti i Suoi santi e i Suoi eletti, ma tutto il nostro implorare, durato certamente milioni di anni, non è servito a nulla! Dimmi: non è questo, troppo cattivo? Non siamo state ingannate, nel tempo ed eternamente? E anche questa si dovrebbe chiamare una giustizia divina?”.
15. Risponde il vescovo Martino: “No, no, abbiate solo pazienza! Per adesso siete provvedute. E anche se non dovesse migliorare per tutte le eternità per voi, quest’esistenza potrete certo sopportarla! Per i vostri meriti, infatti, non dovreste aspettarvi molto. Perché siete state così sciocche nel mondo da farvi rinchiudere e torturare e, alla fine, veramente uccidere? Quale bene avete fatto al vostro prossimo? Vi siete preoccupate solo per la vostra pelle, e vi sareste preoccupate poco se Dio avesse condannato anche il mondo intero, purché voi aveste ottenuto lo sperato Cielo!
16. Vedete, con un tale amore per il prossimo, qui nessuno fa un passo avanti. Perciò siate pazienti e rigettate da voi i vostri meriti! Consideratevi come cattive, inutili ancelle del Signore, allora anche voi troverete grazia presso Dio! Ora mettetevi da parte e fate venire qua le dame del cuore di Gesù!”.
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Discorso delle dame del cuore di Gesù
Loro smarrimenti fisici e stoltezza spirituale
Tentativo d’insegnamento e predica morale di Martino
1. Le suore istruttrici si ritirano un po’ imbronciate. Le dame del cuore di Gesù avanzano e cominciano subito a parlare: “Eminentissimo signore! Noi siamo dame del primissimo ordine delle dame del mondo, nel cui ordine sono ammesse solo fanciulle di casato molto ricco, stimato e nobile, e dove possono apprendere tutto ciò che si può apprendere nel mondo!”.
2. Il vescovo Martino fra sé: “Niente male, – queste cominciano già bene! Proprio così il Signore le potrebbe adoperare al meglio, o cos'altro ancora?”.
3. Continuano le dame del cuore di Gesù: “Tutte le lingue, musica e danza, tutti i tipi di altre ginnastiche – come la scherma, dove possibile anche l'ippica – poi, disegnare, dipingere, ogni specie di arte del ricamo e arte del cucito! Oltre a queste, naturalmente, sono trattate tutte le altre scienze come la perfetta geografia, la matematica, la fisica, l’astronomia, la storia, la nautica, l’idraulica, la geometria, la trigonometria[33], la stereometria[34], la poesia nelle lingue più nobili d'Europa, e ancora molte altre cose utili.
4. In breve, nel nostro ordine sono insegnate tutte le scienze del mondo ed esercitate tutte le sue arti – naturalmente, solo se è richiesto e pagato. Il resto del tempo invece è passato con preghiere e canti, e a volte anche con il digiuno; giornalmente ascoltato una messa, e settimanalmente tre volte confessione e comunione. Alla trasgressione delle rigorose regole dell'ordine sono poste anche adeguate e severe punizioni, le quali purtroppo sono eseguite sempre puntualmente più che le regole dell'ordine stesso!”.
5. Dice tra sé il vescovo Martino: “Guarda, sono stato anch'io un vescovo, ma non mi sono mai reso conto in dettaglio dei segreti di quest'ordine come adesso! Ah, di quest’ordine il Signore deve averne un piacere particolare!”.
6. Continuano le dame del cuore di Gesù: “Carissimo ed eminentissimo amico, da questo tu vedi”, …
7. “... che siete le più stupide oche” – dice tra sé il vescovo.
8. “…quali pesanti regole ha il nostro severissimo ordine, e quale grandezza...”
9. “…di stupidità”, – sempre tra sé il vescovo.
10. “...di abnegazione ci vuole, per osservare precisamente queste mille difficilissime regole. Sì, io ti dico, solo veri giganti...”
11. “…di stoltezza”, – pensa tra sé Martino.
12. “...di spiriti ci vogliono, per osservare tutte queste difficilissime regole! Ciò nonostante abbiamo osservato attentamente tutte queste regole, come vere eroine per il Regno dei Cieli, e abbiamo creduto che sarebbe stato impossibile che il Cielo potesse sfuggirci in questo modo!”.
13. “Per questo ci vuole veramente una fede molto grande!”. – dice sempre tra sé il vescovo.
14. Continuano le dame del cuore di Gesù: “Ma ora, come vedi, dopo milioni di anni terrestri, siamo ancora completamente misere come quando ci siamo trovate per la prima volta qui, in questo mondo dello spirito. Questa tua casa è la prima cosa meravigliosa che riusciamo a vedere. – Domanda: è questa ben anche un’equità divina?”.
15. Dice sempre tra sé il vescovo Martino: “Oh, in nessun luogo più che proprio qui presso di voi, stupide oche”.
16. Continuano le dame del cuore di Gesù: “Invece di darci con pieno diritto il ben meritato Cielo, abbiamo dovuto sentirci dire, da un rozzo, ignorante e volgarissimo villanaccio, quando bussammo ad una porta sulla quale stava scritto ‘Porta per il Cielo!’: ‘Indietro voi, stupide e stolte vergini! Perché non avete riempito prima le vostre lampade con olio?’.”.
17. “Niente di più giusto!” – dice sempre tra sé il vescovo Martino – “Potrei quasi cacciare io stesso dalla mia casa queste stupide oche!”.
18. Continuano le dame: “Subito dopo, questa porta del Cielo scomparve, e ci trovammo circondate da una moltitudine di piccoli diavoletti che sembravano fuochi fatui. Questi diavoletti saltellavano continuamente intorno a noi, e ci hanno punzecchiato terribilmente per un tempo infinito, fino a quando, durante questa nostra fuga senza tempo, abbiamo incontrato questa compagnia.
19. Che ne dici carissimo ed eminentissimo amico? Che cosa è questo? – Che cosa dobbiamo fare per ottenere una condizione migliore? Oh, consigliaci, carissimo, degnissimo amico!”.
20. Risponde il vescovo Martino con tono laconico, e con ironia: “Ah, ah, ah, qui il Signore vi ha fatto davvero un gran torto! Voi, infatti, avete vissuto precisamente secondo il Vangelo! Ah, questo lo devo dire: il Signore Jehova Gesù è molto ingiusto se, alle regole molto evangeliche del vostro ordine ha promesso il Cielo… e poi non ve lo vuol dare! Questo si potrebbe dire perfino impertinente da parte Sua e, très mal honnête![35] Rifiutare a tali cuoricini delicati e super istruiti, il Cielo… ah, questo è tutto ciò che si può dire! Non avrete per caso commesso segretamente tra voi atti lussuriosi e sodomitici? Oppure, dando importanza solo alle vostre mille regole dell'ordine, non avrete per caso trascurato la miglior regola cristiana dell’amore per il prossimo?”.
21. Risponde un'altra dama, volendo apparire molto francese: “Aeh, ne, aeh, ne, mon amì, nous avons vissuto tutte molto castamente e abbiamo avuto anche molta educazione religiosa! O mon Dieu, ma che cosa ci vuole mer plus pour le Imel?[36] L'amore per il prossimo è le ons[37], e atti impuri sodomitici non li conosciamo, non siamo certo delle bestie! Abbiamo vissuto secondo l'ordine, mon amì, e siamo caste come i fiori! Che cosa vuole mer plus Monsier Jesu Christ?”.
22. La interrompe il vescovo Martino: “Ti supplico, per l’amor di Dio, smettila con questo linguaggio ripugnante! Sei certo una tedesca e non riesci a parlare la tua lingua madre per pura stupida moda linguistica! Credi forse che una tale bastarda franco-tedesca entrerà nel Cielo? Io ti dico, stupidissima oca, ci vorrà ancora un lungo tempo! – No, questo non mi è ancora capitato qui nel regno dello spirito! Perfino degli spiriti di altri pianeti hanno parlato con me in puro tedesco, e a questa stupida dama del cuore di Gesù piace di più parlar francese, che tedesco con un tedesco! Perché la suora che ti ha preceduto, nativa di Lione, ha ben potuto parlare con me in tedesco, e perché tu no, oca orgogliosa?”.
23. Risponde la dama: “O amico, perché credevo di mettermi meglio in luce davanti a te!”.
24. Incalza il vescovo Martino: “Questa è stata una stupidissima credenza uguale a quella con la quale voi tutti vi aspettavate da Dio il Cielo per la vostra sconfinata stupidità! Credete che il Signore abbia fatto il Cielo per tali stupide oche? Oh, vi sbagliate di grosso! Io vi dico: prima di voi vi entreranno tutti gli asini e tutti i buoi. Tenetelo bene a mente! Ora andate là in quell'angolo più remoto e imparate prima l'umiltà! Venite solo per chiedere se per voi verrà fuori un incarico come inserviente da stalla nel Cielo più basso, cosa di cui dubito molto. Ora andate dove io vi ho assegnato!”.
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Dialogo tra un gesuita e il vescovo Martino
Insegnamento ad una suora delle Misericordiose angosciata dall’inferno
1. Ora si fa avanti un gesuita e dice: “Nobile amico, sembra che tu non sia un grande amico delle arti e delle scienze, perché non trovi piacere in queste degnissime dame del cuore di Gesù. E nonostante tutto, esse sono, per così dire, l'unico ordine femminile che si dedica con diligenza alle scienze e alle arti dal primo mattino a tarda sera, avvicinandosi così di più a noi fratelli della compagnia di Gesù! Ah, fratello, amico, dovresti trattare queste dame con più rispetto e amore!”.
2. Risponde il vescovo Martino: “Perché dovrei trattare queste stupide, presuntuose bastarde, con più rispetto? Io ti assicuro che l’attenzione che accordo loro, è anche troppa! A queste si dovrebbe indicare la porta e cacciarle fuori per alcuni milioni di anni. E così forse disimpareranno le loro lingue straniere, il che sarebbe molto positivo per loro!
3. Vedi, ora guardale come le guardo io, i loro occhi sprizzano ira e superbia! Esse volentieri vorrebbero fingere, ma nel regno degli spiriti non se ne fa’ niente. Perché qui si penetrano con uno sguardo specialmente degli spiriti così gonfiati, e si comprende presto e bene come sono realmente fatti internamente. E poiché ora riesco a penetrarle con lo sguardo ancora meglio, queste oche mi fanno davvero venir la nausea per la loro grande stupidità, e così devo almeno mandarle in un angolo affinché non mi irriti alla loro vista.
4. Tu stesso, e tutto il tuo onorevole stupido collegio, non dovreste andar troppo fieri del vostro assai indebito nome. Poiché rifletti tu stesso e dimmi: con quale diritto vi chiamate gesuiti, e chi vi ha autorizzato a una tale profanazione del Nome divino? Allora comprenderai facilmente quanto avete fatto voi stessi un vergognoso abuso di questo santissimo Nome, e come potrete rimediare ad un simile oltraggio!
5. Può uno di voi dire: ‘Gesù, il Signore, ci ha chiamato come una volta ha chiamato un Paolo o un Pietro?’. Oppure ha visto o parlato uno di voi con Gesù, o durante la sua vita nel corpo ha seguito di più il Vangelo che Ignazio di Loyola? Vedete, voi eravate, nei fatti, i più decisi avversari di Gesù Cristo, e vi chiamate “Gesù-iti?”.
6. Risponde il gesuita: “Carissimo amico e fratello, questa cosa sembra che tu la capisca, o male, o per niente! Tu non capisci cosa voglia dire: Omnia ad maiorem Dei gloriam![38]. Vedi, in questo sta il motivo del nostro nome! Non è Gesù, il Signore, che ha fondato il nostro ordine, dandogli il nome, ma noi abbiamo scelto questo nome per il Suo più grande onore! So bene che il mezzo di per sé non è lodevole; ma che cosa importa il mezzo, se lo scopo è buono e santifica il mezzo, per quanto questo mezzo possa sembrare anche così banale!”.
7. Risponde il vescovo Martino: “Anche tu parli qui come un folle e giudichi le cose divine come un cieco giudica i colori! Credi forse che il grande Dio, che miriadi infinite delle più incredibili meraviglie delle meraviglie onora eternamente attraverso l'intera infinità – io ti dico: sante meraviglie, la cui purezza, immensità e inconcepibile divina bellezza è tanto grande, che ti ucciderebbe all’istante se tu potessi vederle – ci guadagnerebbe con questo qualcosa nel Suo onore, se tu ti chiami, in onore a Lui, assai indecorosamente ‘Gesuita’? Oppure credi di ottenere con altri mille mezzi, spesso dei più spudorati, apparenti buoni risultati?
8. Credi forse che Gesù abbia istituito la vergognosa inquisizione per il Suo più grande onore, per mezzo di un monaco? Oppure pensi che Gesù trovi piacere nelle esecuzioni solenni di eretici, e di altri orrori che voi avete esercitato apparentemente per il Suo più grande onore, ma in realtà per uno scopo del tutto diverso, e non raramente per gli scopi più vergognosi?
9. Credi forse che il Signore Gesù si compiaccia del fatto che tu Lo onori ingravidando giovani donne e facendole poi, proprio ad maiorem Dei gloriam, murare vive nelle cripte delle chiese? Oppure, per la maggior Gloria di Dio, impossessandoti delle proprietà e beni di mille vedove e orfani con ogni genere di promesse diaboliche, non avendo poi pietà nel vedere migliaia di questi languire nella più grande povertà?
10. Credi veramente che questo potesse essere utile a Dio, e che il Signore Gesù trovasse piacere in una tale glorificazione del Suo Nome? Oh, se lo credi veramente, allora sei l'essere più deplorevole in tutta l’eterna infinità di Dio!
11. Che cosa diresti se ora Gesù, l'unico, eterno Signore e Dio dei Cieli e di tutte le innumerevoli miriadi di mondi, stesse davanti a te e ti chiedesse come tu e tutto il tuo seguito avete trattato la Sua Parola? E chi vi ha dato il diritto di profanare in un modo così orribile il Suo santissimo Nome? Dimmi, anzi, ditemi tutti: che cosa rispondereste all'onnipotente, eterno Dio?”.
12. Un evidente spavento e una rigida ottusità coglie tutti. Nessuno osa rispondere al vescovo Martino, neanche solo con una sillaba, , poiché ora tutti lo credono un angelo giudicatore.
13. Solo una suora delle misericordiose, completamente impaurita, si avvicina al vescovo dicendo: “O tu, angelo giudicante nel nome di Dio! Solo, non ci condannare all'inferno; andremmo tutti volentieri in purgatorio nel nome di Dio! Ooooh, è terribile, quale giudice severissimo sei! Ohohoh… abbi solo un po’ di compassione con noi, poveri peccatori e peccatrici!”.
14. Risponde il vescovo Martino: “Alzati, tu lampante stupida misericordiosa! Io non sono e non sarò mai in eterno un giudice, bensì un povero peccatore, e spero io stesso nella Grazia del Signore. Ora però riconosco, grazie a Dio, la mia grande stupidità, e così vi mostro anche la vostra, affinché possiate deporla e diventiate come vuole l'eterno Ordine del Signore. Altrimenti cadrete in una sempre maggior miseria, anziché innalzarvi a una sempre maggior beatitudine!
15. Io non vi giudico, e lo dimostra il fatto che vi ho accolto e non vi mando via, anzi, vi trattengo tutti amichevolmente, – se volete restare con me. Se però rimanete, non dovete essere legati alla vostra stoltezza, bensì farvi istruire quietamente da colui che qui ha di certo più esperienza di voi, novellini in questo mondo. State ora tranquilli, e riflettete sulle mie parole!”.
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Dialogo di Martino con altri due gesuiti e due liguoriani
1. Ora si fanno avanti altri due gesuiti e due liguoriani, e si rivolgono al vescovo Martino così dicendo: “Carissimo e ottimo amico, noi siamo certamente d’accordo con l’insegnamento che ci hai appena dato. Come ci accorgiamo adesso, qui non manca davvero nulla a tutti noi. Se però avessimo solo una piccola occupazione, allora saremmo davvero soddisfatti di questo destino, e non chiederemmo niente di meglio per tutta l’eternità. Se invece dovessimo passare tutta l'eternità senza occupazione, alla fine preferiremmo la morte totale, che una vita così monotona senza aver niente da fare”.
2. Risponde il vescovo Martino: “Amici, sapete leggere quello che c'è scritto su questa tonda bianca lavagna?”.
3. Uno dei quattro prende la parola e dice: “Oh, sì, c'è scritto l’infausto ‘Dies irae, dies illa! Libera nos ab omni malo! Memento, homo, qui pulvis es et in pulverem reverteris! Requiescant in pace! Requiem aeternam dona eis, domine, et lux perpetua luceat eis! Ex profundis clamavi! Clamor meus ad te veniat! Vitam aeternam dona eis, domine, et sedere in sino Abrahami, et considere ad mensam illius, et comedere cum illo per omnia secula seculorum, amen!’[39].
4. Vedi, riesco ancora a leggere, anche se, secondo la mia percezione, non ho più visto una lettera da milioni di anni. Ma dimmi: che cosa c'entrano qui, questi vecchi versetti dogmatici? Qui nel mondo dello spirito ci si orienta veramente secondo questi? In verità, se fosse così, andrebbe male con la nostra esistenza per tutta la lunga eternità! O amico: spiegaci qui, com’è da comprendere e da prendere questo!”.
5. Risponde il vescovo Martino: “In che altro modo deve essere compreso, se non come sta scritto? Io vi dico che questi versi non hanno altro senso se non quello che si può dedurre chiaramente dalle loro congegnate parole! Inoltre, dite voi stessi: a questi dogmi di fede avete mai dato nel mondo un senso diverso se non quello che si rivela nella disposizione esteriore? Se nel mondo eravate soddisfatti con questi versetti, dove vi portavano soldi e una segreta reputazione spirituale, perché adesso v’imbarazzano se il loro senso è applicato praticamente su di voi? Di quale occupazione avete bisogno? Requiescant in pace; ergo, requiescamus![40] Questo riposo nell'eterna pace ora l'avete trovato tutti!
6. Anche qui c’è luce, una luce che passa continuamente attraverso le stupende grandi finestre. Così anche questa mia casa è come un grembo di Abramo, e là, quel grande armadio, colmo di buon pane e vino, è una vera mensa di Abramo, alla quale tutti voi, insieme a me, sarete nutriti eternamente fino al giorno del giudizio, – e se in quel giorno dell'ira non sarete condannati, anche dopo di questo sarete nutriti per tutti i tempi infiniti! Che cosa volete ancora di più?”.
7. Si fa avanti uno dei liguoriani, dicendo: “Sì, sì, amico, hai ragione, sarà certamente così. Ciononostante ti devo far notare, secondo il mio sentimento, che con il passare del tempo la situazione diventerà terribilmente noiosa! Pensa: eternamente qui, sprofondati nell’ozio, senza aspettarsi nulla per tutte le eternità! Ascolta amico, questa noia, dopo forse alcuni decilioni di anni terreni! O Signore, nessun essere vivente sarà in grado di sopportare questo!”.
8. Incalza il vescovo Martino: “A cosa ti serve il tuo ragionamento? Non hai mai letto ciò che sta scritto: ‘Ognuno vivrà secondo la propria fede’, e ‘Come cade l'albero, così rimane’? Perché abbiamo creduto in queste sciocchezze, la cui realtà qui non ci è gradita?
9. Se siamo stati asini testardi nel mondo, dobbiamo anche sopportare qui l’attuazione della nostra fede asinina, che ci piaccia o no! Se invece avessimo gestito più saggiamente la nostra fede nel mondo, ci troveremmo certamente in una condizione migliore. Noi tutti, al contrario – io non escluso – quanto più oscurità spargevamo nel mondo, tanto più eravamo felici. Perciò ora non c’imbarazzi se noi qui, tutti quanti, viviamo seppelliti nella nostra stessa stupidità, come nel presunto grembo di Abramo!
10. Non c'erano e non ci sono nel mondo un'enorme quantità di vecchi asini, buoi e teste di pecore che vaneggiano, parlando continuamente di luce e d’illuminismo? Anche se a costoro è data una luce più alta e un cibo migliore, non s’indirizzano comunque conformi a questo, ma tutti, beati, tornano indietro nella loro vecchia stupidità, mangiano il vecchio nutrimento e rallegrano i loro occhi alla vista della miserevole luce crepuscolare della loro stalla asinina o bovina, dove il loro stomaco può ancora ricevere come nutrimento il vecchio sterco.
11. Vedete, tali asini, buoi e teste di pecore eravamo completamente anche noi. Perciò non dobbiamo stupirci se il Signore ha provveduto così generosamente per la nostra vecchia natura bestiale. Chi provava piacere nella stupidità, questi rimane nel suo piacere! Chi aveva piacere nel dormire, qui potrà dormire quanto e come vuole! Chi aveva piacere nell'ozio, questi riposerà qui eternamente! Chi provava piacere nel mangiare e bere, là c'è la tavola di Abramo! Chi volentieri si occupava con le verginelle, là ci sono le suore misericordiose, le suore dell'istruzione e le dame del cuore di Gesù! Quindi lo stesso siamo provveduti con tutto al meglio; cosa ci lamentiamo ancora?
12. Tutti scuotono le spalle dicendo: “Hai ragione! – Che vada al diavolo la nostra sapienza! Se potessimo rinascere di nuovo come rospi nel mondo e gracchiare a piacere, staremmo certamente meglio! Ma ciò che non si può cambiare, dovrà purtroppo rimaner così!”.
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Onesta confessione di un minorita
Roma quale colpevole
Inizio del riconoscimento e miglioramento dei minoriti
1. Si fa avanti un minorita dicendo: “Amici, lasciatemi dire una parolina! E se non dovesse servire – il che sicuramente non lo posso stabilire – ci renderà almeno un po’ più sopportabile l’eterno riposo che ci attende!”.
2. In coro, rispondono tutti: “Bravo, giusto! Parla! Ti ascolteremo con piacere! Poiché già nel mondo tu eri conosciuto come un oratore molto saggio e mieloso. Quindi, parla come ti viene!”.
3. Continua il minorita: “Fratelli e amici, tutti noi abbiamo avuto nel mondo, per così dire, due Vangeli; il primo, quello vecchio di Cristo il Signore e di alcuni Suoi apostoli, e il secondo, quello della Chiesa cattolica-romana, la quale si è auto attribuita il titolo dogmatico di ‘l'unica che rende beati’, supponendo di trovarsi sul seggio di Pietro – e continua a supporlo – e di possedere le chiavi per il Cielo come per l'inferno.
4. A questa Chiesa abbiamo giurato di essere fedeli per tutta la nostra vita, e di accettare, veramente per fede, tutto ciò che essa c’imponeva, – indipendentemente dal fatto che fosse scritto nella Bibbia o meno. Così ci siamo impegnati, anche sotto giuramento, a considerare quelli che pensano e credono diversamente come eretici spregevoli e perciò meritevoli di condanna.
5. Quello che abbiamo giurato, l'abbiamo anche mantenuto con scrupolosità, – anche se, non di rado, contro il nostro buon senso e contro ogni sano intelletto umano.
6. Voi tutti ben sapete che a noi leggere la Bibbia era proibito dalla Chiesa, sotto pena di peccato mortale, e che ci era permesso di leggere i Vangeli solo la domenica, ma molto abbreviati. Tutto il resto potevano leggerlo e comprenderlo solo i dotti teologi. A noi invece erano concessi solo gli scritti dei padri della Chiesa, il breviario e le leggende religiose, le regole dell'ordine, Ignazio di Loyola, le reliquie, le immagini, le messe, i sacramenti, la confessione, e ancora una quantità di altre cose ancora, che qui si può sicuramente designare, senza timore, come la più palese, spesso la più maligna stupidità.
7. Domanda: se abbiamo agito direttamente contro il vero e proprio insegnamento di Gesù, in quell’istituzione di Chiesa romana che, certamente è almeno tollerata da Dio, che colpa ne abbiamo noi? Si deve perciò indurre il responsabile di questa situazione ad addossarsene la colpa, e questo, secondo ogni senso di giustizia umana e sicuramente anche divina. Noi invece, dovremmo essere informati su come comportarci per l'eterno futuro, e su come poter rimediare a ciò che, alla fine, noi stessi abbiamo fatto di male!”.
8. Rispondono gli altri: “Bravo, hai parlato veramente in maniera molto saggia, ed hai procurato a tutti noi un gran piacere! Il colpevole paghi per noi! È giusto così! Faccia penitenza la sede romana, e ciascuno che ci fece idonei a qualcosa senza il nostro consenso, e senza attendere un tempo nel quale la nostra facoltà di pensare fosse matura e purificata nella giusta luce!
9. Ci hanno battezzati senza la nostra volontà, e così ci è stato imposto, proprio con tale battesimo troppo prematuro, una confessione romana, rendendo il fanciullo già responsabile nel grembo materno. Non è più che folle far promettere ad un neonato, per mezzo di un sostituto, un giuramento di fede? Senza pensare se il fanciullo, una volta adulto, sarà d'accordo con il giuramento imposto o no, e nel caso non fosse d'accordo, dovrà commettere chiaramente uno spergiuro. Oh, questo è terribilmente anticristiano!
10. Cristo stesso ha detto: ‘Chi crede ed è battezzato, sarà beato!’ Oh, questo è del tutto anticristiano; come si può essere battezzati, prima ancora di essere consapevoli in sé della fede cristiana? Il battesimo dovrebbe essere una testimonianza vivente di chi accetta il cristianesimo come una linea di condotta della sua vita! Sa dunque un neonato cosa sia la fede? Cosa sia la fede cristiana, e che cosa una testimonianza? Ah, se qui si riflette giustamente, si troverà una stupidità sempre più grande e contraria agli insegnamenti di Cristo.
11. Si dice che con questo battesimo è rimesso il peccato originale e tutti i peccati commessi prima dello stesso. Oh, quanto è stupido questo! Una persona che sa pensare un po’ più chiaramente, può condannare un fanciullo solo perché i suoi genitori hanno commesso un perdonabile errore tra loro? E Dio, il più saggio Essere supremo, dovrebbe ritener colpevoli di peccato mortale, a causa del passo falso di Adamo, dei fanciulli per più di mille generazioni e ancora senza interruzione, i quali non possono certo mai avere una colpa nel suo passo falso? Sì, questo si comprende bene solo qui. Ma per ciò che riguarda i peccati commessi prima del battesimo, questo fa sicuramente ridere! Un fanciullo certamente non peccherà già del ventre materno!
12. Un pagano, invece, che passa solo dopo alla religione cristiana, la quale è ora molto più pagana del peggior paganesimo, quali peccati potrà mai avere? Dovrebbero essere solo dei peccati contro le sue leggi pagane, poiché contro le leggi cristiane è impossibile che egli possa aver peccato, giacché non le ha mai conosciute! Ma perdonare a un pagano i suoi peccati pagani, non significherebbe altro che confermarlo, fin dall’inizio, di nuovo al suo paganesimo. La stessa cosa è sicuramente il caso anche con un giudeo, perché voler perdonare a questi con il battesimo il fatto che sia stato a lungo un giudeo, sarebbe, per un uomo dal pensiero equilibrato, il punto culminante della stupidità!”.
13. Prende di nuovo la parola il minorita: “Amici, mi avete solo preceduto. La vostra osservazione è perfetta. Io vi dico: ora questa macchinazione del cristianesimo romano, già nel ventre materno, a me sembra proprio come le vecchie fiabe di marchio demoniaco! Per bassi scopi politici, già prima di nascere si è assegnati al ‘diavolo’, il quale s’impossessa di noi da tutte le parti con la complicità di Roma. Oh, questo è lodevole! E una tale chiesa anticristiana, cosiddetta ‘prima chiesa di Cristo’ si chiama anche ‘madre’, e il suo capo supremo un ‘vicario di Gesù Cristo”, quindi, vicario di Dio!
14. Memorabile! Straordinario! – E certo è proprio così! In quale manicomio eravamo tutti noi, e non ci siamo accorti che già fin dalla nascita eravamo completamente del demonio! Attraverso il battesimo saremmo dovuti essere liberati dallo stupidissimo peccato originale, affinché diventassimo figli di Dio. Bei figli di Dio, – Dio sia con noi! Invece di essere battezzati fuori dell'inferno, siamo stati battezzati letteralmente dentro l'inferno!
15. E affinché nessuno dovesse pensare mai sul serio al pentimento e al vero miglioramento della sua vita, è stata inventata la confessione orale per estinguere tutti i peccati mortali, avendo noi sacerdoti il pieno diritto di assoluzione. Con questa scoperta ogni uomo fu di nuovo gettato nel suo vecchio pantano, e non fu mai in grado di diventare una nuova creatura in Cristo!
16. O fratelli! Fratelli! Fratelli! Queste sono cose, la cui concessione da parte di Dio ci rimarrà un eterno incomprensibile mistero! ‘Diventate perfetti com'è perfetto il Padre vostro nel Cielo!’. Bella perfezione questa, dove si doveva essere coscientemente più stupidi di un pesce, e solo adesso, come spiriti, si comincia a capire, in una luce celeste, in quale manicomio ci si è trovati nel mondo!
17. Ci sarebbe ancora molto da dire e si potrebbe dimostrare sempre più chiaramente come la sede romana sia l'unica colpevole in tutta la nostra stortura. Io però penso, cosa che noi adesso riconosciamo solo in maniera oscura, che il Signore lo vedrà sicuramente nella luce più perfetta. Ed Egli sarà pietoso e misericordioso verso di noi, poveri e traviati peccatori, se perdoniamo di cuore tutti quelli che hanno avuto colpa nel nostro oscuramento secondo un piano prestabilito, e ancora ce l’hanno! – Questa è la mia opinione; che cosa ne pensate voi?”.
18. Tutti dicono ad alta voce: “Bravo!”. E,– all'infuori di pochi gesuiti – sono tutti perfettamente d'accordo con lui.
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Il vescovo Martino apre gli occhi ai gesuiti spiritualmente ciechi
1. A questi gesuiti il vescovo Martino si rivolge per cercare di convincerli, e inizia con loro, che scuotono la testa e scrollano le spalle, un radicale discorso, che suona così:
2. “Perché scuotete le teste negando, e dubbiosi scrollate le spalle? Comprendete la cosa forse meglio dei vostri compagni che ora pensano onestamente? Non ci credo! Io però so dove volete arrivare, e proprio in questo sta il motivo del perché voi pochi, riguardo a ciò, scuotete la testa e scrollate le spalle! Vedete, voglio rivelarvi quel che trattiene ancora davanti ai vostri occhi la triplice cortina di Mosè!
3. Prima di tutto c'è il vecchio sentimento rigido e inflessibile che ancora domina il vostro animo e non lascia passare una luce migliore e più pura nel vostro cuore. Secondo, c’è la vostra tenebrosa falsa credenza, secondo la quale credete che, per essere cristiani, non ci voglia altro che il battesimo, che basti solo battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, – e il cristiano, secondo la vostra eresia, è già bello e pronto! Veramente una bella fede! E terzo, siete ancora dell'opinione presuntuosa e della dominante convinzione di essere voi i veri apostoli del Signore, e di aver da Lui il potere di fare quello che volete, perché avreste voi il vero Spirito Santo!
4. O vecchi pazzi che siete! Con che cosa potete dimostrare le vostre pretese? Dove sta scritto nelle Scritture un’affermazione con la quale si potrebbe giustificare la vostra pazzia? Voi credete che il Signore abbia parlato a voi, perfetti anticristiani, come ha parlato a Pietro e agli altri Suoi apostoli, quando li ha inviati sui sentieri del mondo per annunciare il Vangelo a tutti i popoli? Oh, qui siete in un grande errore! Guardate, là c’è scritto: ‘Ricevete lo Spirito Santo! Ciò che voi – in possesso di questo Spirito di Dio – legherete o scioglierete sulla Terra, questo dovrà essere legato o sciolto anche in Cielo!’.
5. Avete voi mai posseduto questo Spirito Santo? Può lo Spirito Santo contraddire Se stesso? Può modificare ciò che una volta ha stabilito per l'eternità? Oppure, può crescere sempre più in sapienza, così da ammettere che i Suoi Comandamenti dati una volta siano imperfetti, e vadano perciò sostituiti con dei nuovi e migliori?
6. Non aveva compreso lo Spirito Santo, ai tempi degli apostoli, che in futuro ci sarebbero voluti dei monaci di tutte le razze e colori per indicare agli uomini la via del Cielo? Che fossero necessarie immaginette, opere scolpite, reliquie, immagini miracolose, campane, acqua santa, incensi, paramenti da messa, tonache monastiche, chiese e monasteri, calici e ostensori, campanelle da messa e corrispondenti chierichetti latinisti, e migliaia di altre stoltezze per giungere in Cielo? Quanto deve essere stato cieco allora lo Spirito Santo, per non aver contemplato questi accessori, già ai tempi degli apostoli, per la salvezza dell’anima degli uomini, e non li abbia subito istruiti in tal senso!
7. Oppure i primi cristiani, compreso Pietro e Paolo, sono proprio per questo veramente del demonio, perché non avevano chiese, né campane, né messe latine e funzioni per i morti, né immagini sacre che beatificano, perfino neanche la confessione né l'estrema unzione, nessun suffragio per i defunti pagato a caro prezzo, nessuna diversità di suono, né coltre funebre, né lumi al vento, né candele di cera gialle e altre cose simili?
8. Non comprendete ancora un tale non senso? Non comprendete che noi tutti, – proprio per mezzo di queste cosiddette opere del servizio divino, leggi e cerimonie, create del tutto arbitrariamente dalla nostra avidità e formidabile brama di potere, stabilite non solo senza la minima ordinazione evangelica, bensì direttamente contro la Parola di Dio e contro l'insegnamento di tutti gli apostoli, – siamo stati i più evidenti peccatori contro lo Spirito Santo, di cui si dice che non li si perdonerà, né nel tempo, né nell’eternità?
9. Se solo una volta paragonate superficialmente la pura Parola del Signore rivolta a tutti gli uomini, con l’assurdità del nostro cattolicesimo romano, vi cadrebbe la benda dagli occhi, e dovreste ammettere in pieno che Roma non è altro che la prostituta di Babilonia chiaramente descritta nella Rivelazione divina, e noi preti, i suoi angioletti più prossimi – siamo diavoli in ottima forma!
10. Dunque, cari fratelli e sorelle, lasciate perdere la vostra vecchia insensatezza mondana! Rivolgetevi tutti, compreso me, all'unico vero Dio e Signore, Gesù Cristo, allora saremo sicuramente accolti nella Grazia!
11. Sia però ben chiaro: non questo mio misero discorso, anche se colmo di buone intenzioni, bensì la vostra stessa volontà e l'amore del vostro cuore vi dovranno convincere fermamente e irrevocabilmente a questo!”.
12. Ora tutti sono d'accordo col vescovo Martino, – solo le dame del cuore di Gesù hanno qualche cosa da dire: “Finché non riceviamo l'ordine da Dio stesso, o almeno dalla beatissima Vergine Maria, restiamo fedeli alla madre Chiesa romana, e non accetteremo da voi alcun nuovo insegnamento che potrebbe condurci all'inferno!”.
13. Risponde il vescovo Martino: “State zitte, voi stupide oche! Il Signore vi metterà presto ad arrostire come un salame! Se non volete prendere il Vangelo come vostra eterna linea di condotta di vita, restate nella vostra stupidità per tutta l’eternità, e nutritevi del grasso della vostra cara madre Chiesa romana! Che con questo di sicuro voi non diventerete troppo tonde e belle, provvederà la Sapienza del Signore. Poiché Egli sa come sistemare a dovere gli sciocchi spiriti con una dieta super dimagrante, la quale dura spesso una piccola eternità e fornisce a tali stupidi spiriti, decisamente, il servizio migliore, – cosa che io conosco per esperienza.
14. Lasciamo queste stupide e tenebrose dame nella loro credenza! Noi invece vogliamo rivolgerci ora a una Luce migliore, nel Nome del Signore!”.
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Ampliamento del cuore e della casa
Chiamata del Signore a Martino
1. Chiede il minorita: “Dove, fratello, dov’è la Luce migliore di cui ci parli? Dove ci condurrai, così che possiamo contemplarla?”.
2. Risponde il vescovo Martino: “Seguitemi al centro di questa sala! Guardate, là si trova un meccanismo tellurico e astronomico, veramente fatto con arte divina! Di là partiremo, dapprima osservando più da vicino la Terra che abbiamo abitato, e poi andremo sugli altri pianeti, e infine sul Sole stesso. Là scoprirete qualcosa che per voi tutti finora era un mistero. Quindi, seguitemi!”.
3. Tutti si avvicinano al punto indicato e lo circondano a ranghi serrati. Anche le dame del cuore di Gesù seguono il gruppo strisciando lentamente, per vedere e sentire tutto ciò che è trattato, e che aspetto abbia mai questa Luce migliore di cui ha parlato il vescovo Martino.
4. Il vescovo Martino nota questo e dice abbastanza forte: “Perché ci seguite strisciando, voi sagge dame, come nel mondo la polizia segreta? Non si ottiene nulla in questo mondo agendo così! Se volete rivolgervi a una Luce migliore con noi, vostri fratelli e sorelle, procedete apertamente e gioiosamente come noi! La nascosta doppiezza spiona, qui non è tollerata! Avete capito?”.
5. Quando le dame del cuore di Gesù odono questo richiamo, si fermano e dicono: “Amico, non essere troppo irritato verso di noi! Poiché se tu sai che siamo stupide e deboli e sicuramente traviate – come sicuramente lo eri tu stesso, quando sei entrato in questo mondo, e non hai accettato tutto ciò che ti era riferito per oro colato – allora abbi un po' di pazienza con noi misere, te ne preghiamo! Finora non abbiamo sentito nessun’altro nome lodevole da te, se non ‘bastarde’, e non ce ne siamo mai lamentate. Che noi proteggiamo il nostro ordine, non sarà poi così disonorevole! Tu, caro amico, sei stato però molto severo con noi, ma l'abbiamo sopportato, anche se abbiamo borbottato un po’. Ora ti preghiamo: perdonaci, e non essere più così duro verso di noi, povere peccatrici!”.
6. Risponde il vescovo Martino: “Ah, questo vostro linguaggio mi piace già meglio che quello francese. Se venite a me così, allora venite con coraggio e gioia, e vi convincerete di tutto ciò che c’è qui, che succede, e che succederà in seguito!”.
7. Le dame del cuore di Gesù si avvicinano ora più rapidamente e cominciano a meravigliarsi non poco, quando scorgono questo grande e artistico meccanismo. I gesuiti circondano subito il globo terrestre e si battono le mani sulla testa per la grande ammirazione, perché questo globo è riprodotto così fedelmente alla vera Terra, da non mancare nemmeno il più piccolo particolare sullo stesso. Anche i minoriti lo osservano con la stessa ammirazione, così pure i liguoriani. I francescani ammirano di più il sistema planetario e il bagliore del Sole, che qui diffonde la luce che è necessaria per illuminare l’intero meccanismo planetario. Questo Sole piace anche alle suore misericordiose e alle suore istruttrici più di ogni altra cosa. In breve, tutti ammirano questo meccanismo, e il vescovo Martino si presta con diligenza a fare da cicerone su queste memorabili cose celesti, come meglio può, non perdendo l'occasione di commentare, anche sarcasticamente, gli avvenimenti che si vedono sulla Terra.
8. Dopo che tutta la grande compagnia si è soffermata abbastanza a lungo presso il meccanismo planetario e terrestre, facendosi istruire dal vescovo Martino, nella sala si fa sempre più chiaro. Ora anche al vescovo la sala sembra più grande rispetto a prima, quando era illuminata da una luce molto più debole. Anche la compagnia se ne accorge, e tutti chiedono al vescovo da dove provenga questa luce e da che cosa sia causato questo ampliamento della sala così rilevante.
9. Risponde il vescovo Martino: “Miei cari amici, fratelli e sorelle! Questo non vi deve meravigliare. Poiché qui, ciò che appare in un certo modo e forma, si modifica rapidamente e con facilità. Non vi siete accorti quando siete venuti qua, come sembrava piccola questa casa di fuori, e quanto grande era all'interno? Vedete, questo è certamente già un miracolo! E così anche questo fenomeno non è altro che un miracolo, che noi tutti non comprendiamo, mentre per il Signore, effettuare questo, è cosa assolutamente facile.
10. Io però, penso che ora voi tutti avete ricevuto già una migliore conoscenza, e il Signore ci fa pervenire anche più luce. E poiché i nostri concetti su di Lui si sono ora un po’ ampliati, allora anche Lui ci ha ampliato in maniera corrispondente questa sicura dimora, affinché noi tutti trovassimo abbastanza spazio. Oh, su simili fenomeni, qui nel vero e proprio regno delle meraviglie, non ci devono stupire troppo; qui non maturano prima le ciliege, poi le prugne e subito dopo le susine nel tempo stabilito, ma avviene tutto solo secondo la maturazione del nostro cuore per mezzo dell'Onnipotenza, dell’Amore e della Sapienza del Signore!
11. Ora però mi accorgo che sulla lavagna c’è una scritta completamente nuova apparsa all’improvviso, molto luminosa! Devo vedere di che cosa si tratta!”. Il vescovo Martino si avvicina rapidamente alla lavagna, e legge: “Martino, vieni fuori, poiché devo sbrigare con te cose molto importanti! L'intera compagnia deve però rimaner tranquilla. Vieni! Così sia!”. Il vescovo Martino, felice, comunica a tutti di rimaner calmi, e ciò effettivamente anche avviene. E così lui può obbedire subito alla chiamata che è apparsa sulla lavagna.
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Mutamento del giardino
Borem come giardiniere
1. Quando il vescovo Martino esce dalla porta di casa, vede il giardino intorno molto ampliato e completamente in fiore, il che gli dà una gioia straordinariamente grande. Vede di nuovo anche l’abitazione del Signore in grande vicinanza, verso il mattino, cosa che lo rende ancora incomparabilmente più felice. Si guarda intorno da tutte le parti, ma non vede nessuno che l’attenda fuori. Questo fatto stupisce non poco il nostro Martino; questa volta però non si perde d'animo, e la sua pazienza non vacilla. Si aggira nel giardino per cercare Me, il Signore. Egli pensa che Io mi nasconda da qualche parte per non essere visto dalla grande compagnia dalle finestre.
2. Il vescovo perlustra assai solerte il giardino, ma poiché non Mi trova, dice fra sé: “Questa sembra nuovamente già una piccola, celestiale presa in giro! Ma non ha importanza, se solo adempio il mio riconosciuto dovere. Possa, o il Signore stesso, o un Suo inviato, fare ciò che vuole, questo mi è del tutto indifferente. Potrei andare da Lui nella Sua casa, ma per questo non sono stato chiamato, perché sulla lavagna c’è scritto solo: ‘Martino, vieni fuori; poiché devo sbrigare con te cose molto importanti!’. Ora sono fuori, ho eseguito esattamente il mio compito. Se il Signore mi ha chiamato senza ragione, questo non mi riguarda, io sono qui”.
3. Dopo questi pensieri, il vescovo Martino continua a vagare nel giardino ora molto esteso, e scopre, in fondo, un giardiniere, il quale sta piantando un alberello dopo l'altro nel terreno. Si dirige verso questo zelante giardiniere, e quando gli è vicino, riconosce subito il suo libraio Borem, e dice pieno di gioia: “O fratello, o amico! Quanto spesso mi sono pentito di averti offeso così grossolanamente e con cattiveria! Perdonami, e sii la mia perpetua, inseparabile guida! Poiché vedi, ora riconosco pienamente il mio torto verso di te, e in particolare verso la bontà del Signore!”.
4. Borem solleva la testa e saluta amichevolmente il vescovo, dicendo: “Salute a te, mio caro fratello Martino! Al Signore procura una vera gioia il fatto che tu abbia fatto del bene di tua iniziativa. Per questo mi ha mandato qui, affinché ordinassi il tuo giardino e lo rendessi più ampio, come tu hai ordinato il tuo cuore e l’hai ampliato molto nell'amore. Continua a operare nel Nome del Signore, così facendo ti avvicinerai con passi da gigante alla rinascita del tuo spirito!
5. Io comunque resterò con te, poiché tu stesso mi hai desiderato nel tuo cuore, e ti aiuterò dovunque avrai bisogno. Nella tua casa c'è ora un grande lavoro, e questo ci darà ancor molto da fare. Ma quando la lotta sarà più difficile, allora anche la radiosa vittoria sarà più vicina.
6. Ora ho anche terminato di piantare gli alberelli. Andiamo dunque da chi ha bisogno del nostro aiuto. Essi in verità sono già lavorati in maniera valente da te, all’incirca come questo giardino adesso; nonostante ciò, ci vorrà ancora molto perché questi mille alberelli producano dei frutti completamente maturi.
7. Amore e pazienza in ogni caso superano tutto! Ora perciò, fiduciosi, entriamo in casa e diamo subito inizio alla nostra giusta opera nel Nome del Signore!”. Borem e Martino fanno subito quanto hanno detto.
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Istruttive parole di Borem sulla via per la beatitudine
1. Quando entrambi giungono in casa, uno dei minoriti, che già prima aveva parlato tenendo un discorso molto assennato, va subito loro incontro e chiede a Martino: “Caro amico e fratello, che cosa c'era là fuori, perché tu uscissi così in fretta? Vedi, noi tutti eravamo nel frattempo molto preoccupati per te: credevamo che, a causa nostra, ti fosse successo qualcosa di brutto. Oh, dicci, che cosa ti è accaduto?”.
2. Risponde Martino sorridendo: “O cari amici e fratelli, non siate così preoccupati per me! Guardate, il Signore ha inviato questo caro amico e fratello per tutti noi e per me, affinché mi aiuti a condurre voi tutti sulla giusta via; – ecco il solo e unico motivo per cui sono stato chiamato fuori.
3. Voi perciò dovete ascoltare quest’amico del Signore, agendo sempre secondo le sue parole, e allora forse il vostro, e anche il mio destino, diventerà in breve un destino più libero e migliore. Poiché, vedete, anch'io da molto tempo non sono uno spirito felice, ma solo sulla via per divenir partecipe della perfetta beatitudine per mezzo della Grazia del Signore!
4. Ora applicatevi tutti per partecipare il prima possibile a questa grazia! Può facilmente essere che poi, insieme, allo stesso tempo prenderemo la via che ci condurrà nel Regno della Luce di Dio!”.
5. Risponde nuovamente il minorita: “Sì fratello, noi tutti promettiamo a te e al tuo amico, di attenerci in tutto scrupolosamente alle prescrizioni che voi ci darete, per aver parte alla pur minima Grazia del Signore!”.
6. Interviene Borem: “Sì, cari fratelli e sorelle, mantenete questa promessa dal più profondo del vostro cuore! Amate Gesù Cristo, il Crocefisso, sopra ogni cosa, poiché Egli è il nostro unico, amorevolissimo e santissimo Padre! Cercate unicamente Lui e il Suo Amore, e non legate il vostro cuore a nient'altro se non a Lui, allora, ancor prima che lo immaginiate, vi troverete nella Sua eterna dimora d'Amore! Però, tutti i vostri residui mondani sensuali dovrete bandirli dal vostro cuore, altrimenti sarà impossibile condurvi nell’eterna casa del Padre santo. Ora ricordatevi bene che cosa vi dirò!
7. Vedete, nel mondo voi tutti avete avuto due concetti differenti, ma fondamentalmente errati, di Dio e del Cielo, come anche della vita dell'anima e del suo stato dopo la morte del corpo. Vi siete anche già potuti persuadere finora che qui le vostre credenze terrene non si sono confermate in niente: non avete trovato nessun purgatorio, né un inferno, ma nemmeno un Cielo e nessun angelo con le ali. Ma come non avete trovato niente di tutto questo, non troverete in eterno tutto il resto di ciò che avete creduto come cattolici romani.
8. Anche tutti i supporti con le preghiere delle comunità e dei sacerdoti, sui quali mettevate grande fiducia, qui non hanno il minimo valore. Nessuno viene qua per una misericordiosa mediazione al Signore, poiché il Signore è, in ogni caso, la massima misericordia. Sarebbe perciò una grandissima, assai peccaminosa stoltezza voler smuovere l’immensamente misericordioso e amorevolissimo Padre migliore di tutti, alla misericordia.
9. Perciò, qui ognuno deve metter mano personalmente alle sue stesse opere, altrimenti gli sarà impossibile giungere a Dio, il Signore di tutte le eterne e infinite magnificenze. Vedete, io stesso sono ora un grande angelo del Signore. Egli a me non dice altro, se non: ‘Fratello Mio! Quanto infinito amore Io ho per te!’. E vedete, anche se andassi io e pregassi per voi un’intera eternità, non vi servirebbe a nulla, perché ognuno deve agire secondo il suo stesso amore, il che sta nelle proprie capacità, altrimenti non si potrà mai giungere alla vera libertà del proprio spirito. Dio è onnipotente, ma la Sua onnipotenza non rende libero nessuno, perché è proprio da questa che noi dobbiamo renderci liberi con la nostra stessa libera volontà, e con l'amore per Dio; altrimenti non saremmo altro che macchine e automi di quest’onnipotenza di Dio.
10. Tuttavia, il Signore per questo, dalla Sua infinita sapienza ha disposto delle vie ordinate che noi dobbiamo percorrere, per giungere a questa divina libertà. Queste vie vi erano finora sconosciute, ma ora io ve le annuncio. Perciò dovete far bene attenzione e mantenervi precisamente – ma liberamente – su queste vie. Solo così potrete giungere là, dove ogni spirito creato da Dio deve giungere.
11. D'ora in poi vi sarà data tutta la libertà immaginabile. Qualunque cosa desidererete e vorrete, vi sarà data. Ma questa libertà non è ancora tale, è solo una prova che dovrete sostenere, e di cui non dovrete abusare!
12. Mille Eve vi porgeranno la mela tentatrice, ma per amore per il Signore, voi non la dovrete toccare!
13. Sarete diffamati e derisi, ma non dovrete mai adirarvi o pensare a una maligna vendetta!
14. Vi si perseguiterà, sarete derubati e perfino oltraggiati; ma la vostra difesa non sia altro che amore, anche se a disposizione avrete tutti i mezzi per potervi vendicare a sufficienza!
15. Rammentatevi sempre del Signore e del Suo Vangelo, allora costruirete la vostra dimora per l'eternità su un solido fondamento che non sarà mai scosso!
16. Io vi annuncio l'eterna Verità proveniente da Dio, il Signore di ogni essere e di ogni vita. Chi non adempie in sé, di fatto, la Parola di Dio, non potrà entrare nel Suo Regno!
17. Ognuno dovrà passare dalla porta stretta dell'umiltà e dovrà rimettere tutto al Signore. Nient’altro dovrà rimanerci che il solo amore, congiunto con la più profonda umiltà! Nulla ci dovrà ferire! Non dobbiamo mai pensare e dire: questo o quello ci è dovuto con diritto, perché noi tutti abbiamo un solo diritto, vale a dire il diritto dell'amore e dell'umiltà. Tutto il resto è completamente solo del Signore!
18. Come però il Signore ha umiliato Se stesso fino al punto estremo, così dobbiamo fare anche noi se vogliamo giungere là, dove Egli è!
19. Chi ti darà uno schiaffo, non glielo rendere, ma porgigli l'altra guancia, affinché regni pace e concordia tra voi! A chi ti chiede il mantello, dai anche la veste! Chi ti chiede di accompagnarlo per un'ora, accompagnalo per due ore, affinché tu gli possa appieno dimostrare amore! Benedici il nemico, e prega per coloro che ti maledicono! Non restituite mai male per male e cattiveria per cattiveria, fate invece del bene a coloro che vi odiano, – così facendo sarete veramente figli di Dio!
20. Ma finché cercherete il vostro diritto in qualcosa di diverso dalla Parola di Dio, finché porterete in voi il pungiglione dell'offesa, anzi, finché crederete che vi sia fatta ingiustizia in questo o quello, – sarete ancora a lungo figli dell'inferno, e la Grazia del Signore non sarà in voi.
21. I figli di Dio devono poter subire tutto, sopportare tutto! La loro forza sia unicamente l'amore per Dio e l'amore per i fratelli, siano essi buoni o cattivi.
22. Se saranno saldi in questo, allora saranno anche perfettamente liberi e idonei per essere accolti nel Regno di Dio.
23. Io so che voi tutti siete stati preti e suore della comunità di Roma, la quale è la più tenebrosa. So anche che alcuni di voi ancor segretamente ne vanno fieri. Io allora vi dico: nessuno pensi più a ciò che è stato ed ha fatto sulla Terra! Poiché chi pensa di aver fatto del bene, allora il Signore penserà anche quanto male qualcuno di voi ha fatto, e lo giudicherà secondo le sue opere! Chi però è giudicato dal Signore, è giudicato per la morte e non per la vita; poiché il giudizio è la morte dell'anima nell'eterna servitù del suo spirito!
24. Ma se il Signore dice: «Quando avete fatto tutto, allora riconoscete che siete stati dei servitori inutili!», tanto più dovrete riconoscere di non aver mai adempiuto nemmeno minimamente il Vangelo in voi, su di voi e, tanto meno, verso i vostri fratelli!
25. Così ora vi ho parlato nel Nome del Signore e non ho aggiunto né tolto nessuna parola. Come l'ho ricevuta da Lui, così ve l'ho anche fedelmente annunciata. Adesso spetta a voi metterne in pratica pienamente l’insegnamento. D'ora in poi non potrete mai più trovare scuse, come se non l'aveste mai sentito se, a causa della vostra ostinata disubbidienza, doveste incorrere sotto il giudizio!
26. Se però qualcuno è di buona volontà, ma cade, a causa della sua ereditaria debolezza, allora ci sono io e questo fratello, per aiutare e sorreggere ognuno nel Nome del Signore!
27. Come vedete, da tutti voi per adesso è richiesta unicamente la buona volontà, solo più tardi l'opera!
28. Siate dunque tutti colmi di buona volontà verso il bene, e non vi affannate troppo con l'opera, perché una buona volontà è già considerata un'opera dello spirito!
29. Guai a chi di voi fosse segretamente di una perfida e malvagia volontà, e si comportasse solo esteriormente come se avesse in sé una buona volontà! Io vi dico, dalla forza del Signore che ora mi pervade come un bosco è pervaso da un potentissimo uragano: un tale sarebbe cacciato immediatamente all'inferno e gettato nella fossa dell'eterna perdizione, – come un sasso che cade dal cielo nelle profondità del mare, da dove non verrà ripreso, bensì rimarrà giacente nel pantano e fango del giudizio!
30. Ora sapete come comportarvi per giungere nel Regno del Signore come Suoi veri figli. Agite come vi è stato insegnato, allora vivrete!
31. Io e questo vostro primo amico, anche se non sempre visibilmente, saremo dietro di voi, e vi aiuteremo qualora qualcuno dovesse cadere nella sua debolezza. Chi invece cadrà nella sua cattiveria, non sarà aiutato, ma sarà pagato con la stessa moneta! Non domandate dove sarà il luogo della vostra prova! Io vi dico: qui e là e quando meno ve l’aspettate, affinché la vostra libertà non sia disturbata! Il Signore sia con voi e con noi! Amen!”.
32. Interviene il vescovo Martino: “Fratello, hai parlato veramente dal Signore, e tutto è perfettamente vero. Ma mi ha colpito in modo particolare, perché io stesso vi ho trovato ancora molti punti che mi riguardano molto da vicino!”.
33. Osserva Borem: “Allora non ti sarà di nessun danno se anche tu ne terrai conto! Considerato che dalla bella mercuriana non vorrei lasciarti andare ancora tutto solo! Mi capisci fratello?”.
34. Risponde il vescovo Martino: “Hai ragione, veramente ragione! Sai, dopo tutto, sono pur sempre un po’ animale; però spero che adesso ben si cambierà!”.
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Un nuovo miracolo per il vescovo Martino: scene esaminatrici dei gesuiti e minoriti
1. Continua il vescovo Martino: “Ora però, io stesso sono curioso, come e dove le prove di questa grande compagnia, per così dire di mille uomini, cominceranno. Qui in casa, no di certo, e all’esterno dovremo mettere ognuno in un posto diverso! Noi siamo solo in due, – non so davvero come si potrà fare questo. Se tra cento pecorelle, novantanove fossero giuste, cercare la pecorella smarrita, secondo me, non sarebbe un compito così difficile. Qui però si tratta di mille cosiddette pecorelle smarrite; questo significa cercarne non solo una ma addirittura mille. Ascolta amico, questo sarà un compito assai singolare, a me finora assolutamente inconcepibile!”.
2. Risponde Borem: “Amico e fratello, non fare più domande simili. Vedi, a Dio sono possibili molte cose che a te ora sembrano completamente impossibili. Tutti costoro, per ora, resteranno qui in questa casa e, visibilmente, nessuno metterà piede fuori. Nello stesso tempo, però, in se stessi andranno in differenti luoghi, i quali avranno la più esatta rispondenza con il loro interiore. E se entreremo nella loro sfera, potremo essere visti, e loro potranno ben parlare con noi. Ma se ne saremo fuori, in questo caso non ci potranno vedere. Noi invece li avremo come adesso davanti a noi e riconosceremo precisamente, stando alle loro spalle, che cosa faranno e come cammineranno e seguiranno le vie del Signore.
3. Vedi, ora, secondo il loro interiore, sono già da un bel pezzo dove devono essere. Noi li vediamo tutti imperturbabili ai loro posti e fanno dei gesti come se parlassero tra di loro; invece no, poiché ora si vedono tra di loro altrettanto poco, come essi vedono noi.
4. Guarda! Ora si mettono in riga in modo che possiamo vederli tutti e bene. Di questo però non si accorgono, perché essi sono come uno che dorme profondamente, mentre con tutto il suo letto lo si sposta in un'altra stanza. Ora sono già in riga, così da poter osservare bene la nuca di ognuno. Avvicinati a questo minorita, e vedi cosa fa!”.
5. Il vescovo Martino va presso il minorita e, attraverso il retro della sua testa, vede come se guardasse in un cosiddetto diorama attraverso una lente d’ingrandimento. Qui vede un paesaggio meraviglioso, e in questo il minorita stesso circondato da un completo gruppo di Eve, che però non si lascia ingannare da nessuna, bensì le istruisce rivolgendo costantemente il suo sguardo verso una luminosa stella che sorge nell'eterno Oriente.
6. Continua Borem: “Vedi, questo è già salvo! Ed ecco, guarda oltre, con lui è salvo ancora un gran numero! Ma ora continuiamo con la nostra osservazione e vediamo come vanno le cose con i gesuiti!”.
7. Entrambi si muovono dietro le fila di questi, e osservano il retro del loro capo. Ma che cosa vedono? Circa trenta di tali monaci stanno lottando per un’intera legione di prostitute ignude e, dalla libidine, non riescono a saziarsene a sufficienza. I più forti attirano a sé le più rigogliose, lasciando ai più deboli le meno floride. Questo fatto irrita molto i più deboli, perciò si allontanano dai loro colleghi più forti per radunare una schiera di vendicatori al fine di assalirli e punirli nel modo più crudele. Anche la moltitudine delle prostitute più deboli e meno floride, si sta radunando per assalire le più prosperose e togliere le loro superiori attrattive con unghie taglienti.
8. Il vescovo Martino osserva questa scena completamente in silenzio, in parte per la meraviglia e in parte per un celato sdegno, senza saper cosa dire.
9. Borem nota bene questo, e domanda al vescovo: “Fratello, che te ne pare di questa visione? Tu che cosa ne dici?”.
10. Risponde il vescovo Martino: “O mio carissimo amico e fratello! No, non l'avrei mai immaginato di questi ipocriti pezzenti. Questi vigliacchi si comportano peggio dei peggiori cani e delle scimmie terrestri. Con la mia miserabile vita, io veramente non potrei avere la tua potenza e sapienza e questo mio sentimento! Perché lascerei cadere su di loro immediatamente per lo meno un milione di fulmini. Che aspetto avranno questi mascalzoni dopo una tale manovra, per questo sicuramente non vi è immagine abbastanza miserabile, con la quale si potrebbe essere assolutamente colpiti!
11. O voi pezzenti ultralibidinosi! No! Ma ti prego fratello, guarda là! Ecco vedo ora proprio quel farabutto che in Cina è stato bruciato tra due lastre di pietra a causa del tradimento, come maltratta nel modo più atroce proprio la bella cinesina! Guarda! Guarda come le dilania le braccia, simile a un avvoltoio! Ah, una cosa così è rivoltante in sommo grado! Questo non possiamo continuare a farlo fare presso Dio!”.
12. Risponde Borem: “Amico mio, questo è solo l'inizio; lasciamo andare come va! La ruota si girerà presto. Guarda, questa cinesina ora fugge, e presto giungerà a un più potente regime che si prenderà cura di lei. Poi si prenderà una terribile vendetta in quest’implacabile gesuita. Ecco, guarda! Lì da quella spelonca della montagna, davanti alla quale lei si trova e grida, escono una moltitudine di mostri della specie più orribile. Guarda quanti! Si dividono e circondano da ogni parte la nostra schiera di gesuiti. Questi ancora non si accorgono di cosa li aspetta. Ma ora presta attenzione, i mostri hanno chiuso il cerchio. La cinesina, ancora tutta smembrata, con la pelle a brandelli e con uno scettro regale in mano, si avvicina al gruppo dei gesuiti che si sta dando da fare con le prostitute ignude. Presta attenzione adesso, e dimmi senza indugio che cosa vedi!”.
13. Il vescovo Martino osserva per un po’, poi fa letteralmente un salto indietro e dice, tutto agitato. “Ah, ah, questo è terribile, sì, questo è orribile, orribile, orribile! Guarda, questa cinesina va incontro al nostro gesuita come una furia scatenata. E per quanto io possa capire dai suoi gesti puramente infernali, dice: ‘Mi riconosci, miserabile?’. Il gesuita fa un’infastidita, arrogante faccia rispondendo: ‘Sì, miserabilissima! La mia maledizione non dovrà mai dimenticarti!’. Quindi ordina ai suoi soci di acciuffarla e farla a pezzi. Nell’attimo stesso, però, la cinesina urla: ‘Indietro, voi seduttori maledetti del mondo intero! La vostra misura è colma! Ora su di voi si scatenerà la mia vendetta!’. Nel preciso istante, si precipitano sui nostri gesuiti un'intera legione di enormi e bruttissimi mostri, li afferrano e li fanno a pezzettini. La cinesina ora prende la testa del gesuita che prima l'aveva lacerata, e la getta in un burrone, dal quale salgono fiamme incandescenti, poi getta anche gli altri resti nello stesso burrone. Ah, se questo non è più che l'inferno, non so davvero con quale immagine più terribile potrei immaginarmelo! Ascolta, anche in questo caso non dobbiamo ancora intervenire?”.
14. Risponde Borem: “Oh, no, là opera il Signore stesso; noi saremmo troppo impotenti! Ma vedi, finché stanno in fila e in riga davanti a noi, non sono ancora da considerarsi perduti. Se invece qualcuno dovesse sparire, con lui avremmo poi ben poco da fare! Ti dico però questo: esseri simili non sono molto lontani dall'inferno, perché tutto ciò che hai appena visto, accade solo nei sentimenti di questi padri gesuiti, e non nella realtà. Ma se un sentimento si comporta e agisce così, naturalmente la più triste realtà non è più tanto lontana.
15. Ciò che ora hai visto, avviene nel cuore di questo padre gesuita. Il Signore però permette che noi, stando al sicuro, possiamo osservarlo come un dramma, e con immagini. Ora noi abbiamo visto di quali sentimenti e volontà sono questi esseri. Adesso vedremo se, memori della lezione loro data, cambieranno questa specie di maligno sentimento e volontà in seguito a questa dimostrazione che il Signore stesso ha versato nel loro animo come una contro vendetta.
16. La distruzione da parte dei mostri rappresenta di certo una forte umiliazione, attraverso la quale saranno sicuramente portati a una qualche ragione. Tra non molto però li vedremo di nuovo comparire tutti interi. Allora vedremo subito quale effetto ha avuto su di loro questa dimostrazione.
17. Ecco, ora guarda di nuovo dentro, vedrai ancora l’intera schiera dei gesuiti salire dallo stesso crepaccio nel quale in precedenza la cinesina ha gettato solo quel singolo fatto a pezzi!”.
18. Il vescovo Martino rivolge di nuovo i suoi occhi sulla scena e osserva: “È vero, ecco che i mascalzoni tornano su, in ottima forma; sono proprio curioso di vedere che cosa faranno adesso! Aha, guarda, guarda, forse cominciano a tirar fuori qualcosa di meglio da loro! No, forse ce la faranno lo stesso! Mi par di vedere alcuni del gruppo come se volessero iniziare a pregare, infatti, essi fanno un’espressione molto pia. Sarei davvero contento con tutto il cuore, se si potessero tutti migliorare!”.
19. Risponde Borem: “Ciò che sembra impossibile agli uomini, è possibile a Dio! La prima prova è risultata sopportabile, ora però ne segue un'altra. Vedremo come se la caveranno con questa. Ti assicuro che sarà molto peggiore della prima. Ora guarda di nuovo, il secondo atto prenderà subito il suo inizio!”.
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Seconda scena esaminatrice dei gesuiti e sua spiegazione attraverso Borem
1. Il vescovo Martino guarda ora di nuovo e vede come ai nostri gesuiti si avvicina una carovana di pellegrini, i quali portano con sé molti tesori e ricchezze.
2. I gesuiti se ne accorgono, e quando la carovana è vicina, la fermano e chiedono dove va e cosa porta con sé.
3. Rispondono i pellegrini: “Noi veniamo dal mondo, dove abbiamo saccheggiato parecchi monasteri, specialmente quelli più ricchi dei gesuiti, poiché loro stessi sono i più grandi ladri e banditi nel mondo.
4. Perché portar via all’umanità i suoi averi spesso guadagnati stentatamente con falsi discorsi, bigottismo, ipocrisia e con ogni genere di spaventose immagini dell’inferno e della dannazione, e spesso arrivare a strapparglieli perfino con ogni genere di violenza, questo è ancora peggio che rubare e rapinare apertamente. Da ladri e rapinatori tutti si possono difendere, ma da simili gesuiti e da altre rapine e furti monacali, solo molto pochi si possono proteggere.
5. Perciò il loro possesso è sommamente illegittimo, e di conseguenza è giusto e conveniente che noi abbiamo saccheggiato questi monasteri prima menzionati. Ora portiamo questo bottino davanti al Trono di Dio, e là vogliamo gridare tanto a lungo per la vendetta, fino a che il Signore e Dio ci ascolterà ed estirperà dalla radice questa razza infame malignissima e ingannevole più di tutti!”.
6. Quando i monaci gesuiti odono tutto questo, diventano furiosi e s’infiammano d’ira e collera.
7. Il vescovo Martino, che ha sentito tutto, dice a Borem: “Fratello, ora le cose si mettono davvero male per questi nostri gesuiti, almeno per quei trenta che erano già presenti alla prima prova! – Vedo anche tutti gli altri di questa compagnia, ma questi non fanno comunella con quei trenta, bensì formano un gruppo a parte che sembra molto più luminoso rispetto a questi trenta”.
8. Risponde Borem: “Quelli sono già quasi salvi, ma quei trenta sono ancora su di un terreno fragilissimo. Ora però presta attenzione e guarda che cosa succederà!”.
9. Il vescovo Martino sta molto attento e dice dopo un po’: “Ma, ma, ma! Fratello, per l'amor di Dio ti prego, qui dobbiamo intervenire! Ah, questi sono dei veri dia… Dio sia con noi! No, di quest'ordine non l'avrei mai immaginato!
10. Ascoltami: forse tu non hai sentito la terribile sentenza dei gesuiti. Appena la carovana ha terminato con la risposta e la spiegazione, i gesuiti si sono infiammati ed hanno urlato all'unisono:
11. ‘O voi scelleratissimi assassini di Dio, voi che avete rubato così scelleratamente al Suo santuario! Vi siete proprio messi da soli nelle mani della meritata vendetta! Questi gesuiti, che voi avete derubato così vergognosamente e contro i quali volete implorare la vendetta di Dio, siamo noi! Ci ha sicuramente messo Dio qui, affinché vi consegnassimo subito al più profondo e spaventoso inferno per il vostro inesprimibile grande oltraggio! Giù con voi, malignissimi diavoli, giù dai più terribili demoni!
12. Vieni su, Lucifero, vieni su Satana, vieni Leviathan: prendete questi scelleratissimi, malignissimi, ereticissimi, quindi anche i più maledetti, i più dannati, i più diabolici malvagi nell’eterno e straziante soggiorno, e gettateli là dove l'inferno è più rovente!’.
13. Fratello Mio, di certo questo non si è ancora mai visto! Questi mascalzoni hanno proprio buone intenzioni con la povera carovana! Io penso, fratello, che tali caratteri non si miglioreranno mai in eterno.
14. Ah, ah, ah, ecco guarda ora là, stanno arrivando veramente tre mostruose figure dalle profondità! Le loro terribili fauci vomitano fuoco e si spalancano tanto che potrebbero ingoiare intere case!
15. Quelli della carovana alla loro vista sono presi dal più grande più trepidante spavento, depongono le loro ricchezze ai piedi dei gesuiti e supplicano misericordia e perdono.
16. I gesuiti invece li respingono senza pietà e urlano ancora più forte, schiumanti d'ira e infiammati di rabbia: ‘Giù, qui non c'è misericordia e mai più in eterno un perdono! Il vostro destino e ricompensa per la vostra opera sia il più terribile eterno tormento in un eterno inutile, bruciante pentimento! Prendeteli, voi tre grandissimi e malignissimi diavoli, e restituite loro eternamente ciò che, temporaneo, essi hanno fatto a noi!’.
17. I carovanieri implorano ancor di più, ma inutilmente. I tre demoni si avvicinano alla carovana. Questi, ancora più spaventati, implorano misericordia, ma invano. I gesuiti provano grande piacere nel vedere questi poveretti così terrorizzati. Ah, questi sono certamente farabutti maledetti, anzi, sono più diavoli dei diavoli!
18. I tre veri demoni si prendono ancora tempo e vedono, completamente esitanti, nel terribile desiderio dei gesuiti. Questi disgraziati invece vogliono avere i poveretti subito all'inferno senza grazia e perdono.
19. Ecco vedi, ora parlano veramente i tre diavoli e fanno presente che il giudizio dei gesuiti è troppo severo e persino ingiusto verso questi ben piccoli peccatori!
20. I gesuiti però dicono ad alta voce: ‘Il nostro giudizio è giudizio di Dio, quindi giusto! Perciò, via con loro, giù al tormento!’.
21. I demoni però gridano a loro volta: ‘Voi pretendete troppo! Così Dio non ha mai giudicato ancora! Va bene, facciamo come voi volete, ma ascoltate: sia sul vostro conto, se il vostro desiderio non proviene da Dio!’.
22. O fratello, ascolta, vedi, un terribile grido si leva dall'infelice carovana, e ora sparisce con i diavoli. I gesuiti invece esultano con visi molto soddisfatti! Fratello, cosa ne dici tu? Sono questi, diavoli, oppure no?”.
23. Risponde Borem: “Non ti preoccupare di tutto questo. Vedi, tutto ciò è – come già detto prima – una pura apparizione che noi possiamo vedere solo grazie all'onnipotente intermediazione del Signore, poiché questa visione esce dai sentimenti di questi monaci ancora molto insensati!
24. Poiché la deposizione del male non raramente consiste in questo, che sia espulso nella sua vera forma fattivamente dagli animi; però il tutto è, ciò nonostante, più un falso frastuono che una qualsiasi realtà.
25. Perciò non devi preoccuparti troppo di ciò che hai visto. Tutto questo proviene unicamente dal profondissimo Amore e dell’altissima Sapienza del Signore, ed ha una grande somiglianza con la comparsa di molte malattie degli uomini sulla Terra.
26. Le malattie sono sì un male del corpo, ma in compenso sono un grande beneficio per l'anima, e spesso anche per il corpo stesso, poiché tramite questa, una sostanza dannosa è espulsa violentemente dalla carne.
27. Quindi anche queste apparizioni non sono altro che malattie dell'anima che devono essere espulse tutte, e precisamente con medicine spirituali come quelle specifiche del corpo fisico. Altrimenti l'anima non potrebbe mai guarire, e lo spirito, mai elevarsi in lei.
28. O non è forse vero che, finché il corpo di un uomo del mondo è malato, anche la sua anima è abbattuta e malata e non ha voglia di fare nessun’attività? Quando però il corpo è sano, anche l'anima è di nuovo piena di gioia e voglia di fare.
29. Vedi, fratello, così è anche qui; tutti questi hanno le anime molto malate. Questa malattia ora diventa attiva ed è espulsa ed eliminata dalla forza della Parola di Dio, la quale è l'unica e onnipotente medicina. Quando la sua azione avrà avuto effetto, solo allora potremo intervenire noi e così rifocilleremo e fortificheremo questi convalescenti con l'Amore del Signore.
30. Ora, caro fratello, comprenderai sicuramente meglio quest'apparizione, e in futuro non ti scandalizzerai più di tanto se vedrai delle scene ancora peggiori di quelle che hai visto finora. Poiché in ogni malattia, l'ultima sostanza che è eliminata con la medicina, è la peggiore, perché è il motivo principale della malattia stessa. Così anche qui, solo da ultimo sono eliminati i mali principali dell'anima.
31. Non devi perciò più preoccuparti troppo, quando vedi l’eliminazione di questi mali. Ora guarda di nuovo; presto avrà inizio il terzo atto che sarà probabilmente anche l'ultimo per questi trenta gesuiti!”.
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Miglioramento e ritorno di un gesuita
Vendetta degli altri ventinove spiriti di gesuiti
1. Il vescovo Martino osserva nuovamente il posteriore della testa dei gesuiti che gli stanno davanti, e vede che i trenta cominciano a lanciarsi l’un l’altro espressioni del viso completamente sospette, e uno di loro fa la seguente osservazione:
2. “Fratelli, la vittoria ci è ben riuscita, ma se considero bene la cosa, mi sembra che abbiamo agito molto ingiustamente e senza nessuna autorizzazione con la carovana che ora brucia all'inferno. Anche se ci ha fortemente diffamato, non abbiamo comunque nessun diritto, secondo il Vangelo, di giudicarli e condannarli.
3. Inoltre mi viene in mente il recente insegnamento che il messaggero celeste ha dato a tutti noi, prima che venissimo in questo stato completamente libero del nostro essere. Secondo il suo saggio insegnamento noi dobbiamo affrontare tutti gli incitamenti solo con l’amore, la mansuetudine e l’umiltà. Ma qui nessuna di queste tre caratteristiche sono state presenti. Che figura miserabilissima abbiamo fatto, se consideriamo che i peggiori diavoli ci hanno superato nel senso vero e proprio della parola in mansuetudine e giustizia, e con ciò ci hanno dimostrato che siamo molto peggiori di loro!
4. Fratelli, come vi sembra la faccenda? Confesso che a me comincia ad apparire molto strana! Soprattutto qui, in questo mondo dello spirito, mi sembra tutto così insidioso. L'arbitrario operare, per il quale non si ha nessun ordine da parte del messaggero di Dio, mi sembra perfino contrario all’ordine delle cose in questo mondo assai misterioso. Mi pare anche come se qualcuno mi sussurri segretamente: ‘Di questa vostra crudelissima azione vi pentirete eternamente!’. Oh, oh, sarebbe stato meglio se io non fossi stato presente a quest’avvenimento!”.
5. A questa sana osservazione gli altri ventinove rimangono sorpresi, e dopo un po’ di tempo si esprimono come da una sola bocca: “Sì, in fondo hai ragione, ma rifletti tu stesso se per noi è possibile essere diversi da come siamo. Noi siamo fatti così, e non possiamo operare diversamente da come siamo costretti a operare – e con ciò, punto! Chi ha messo in noi l'ira, deve anche saperla sopportare, e così le altre ripugnanti caratteristiche con le quali la nostra anima è riccamente provveduta.
6. Chi ha dato al serpente a sonagli il veleno mortale, deve averne avuto piacere, altrimenti non avrebbe formato in maniera così malefica questo rettile! Così dovevamo diventare anche noi gesuiti e imparare nel nostro ordine, come si deve spianare all'ira e alla vendetta la liberissima via, e compiere con la liberissima coscienza la più grande malvagità per l'onore di Dio. Noi ora siamo perfettamente ciò per cui siamo stati chiamati! Che cosa vuoi tu? Anzi: cosa vuole ancora di più, Dio, da noi?”.
7. Risponde quell'unico gesuita: “Sì, avete ragione! Noi siamo stati chiamati a essere i peggiori diavoli, e lo siamo, anche più che perfetti. Che cosa volete di più? A tutti noi quindi non spetta sicuramente il Cielo, ma il purissimo inferno. Che cosa vogliamo di più? Quindi continuiamo pure nella nostra malvagità e perfidia, cosicché quanto prima, possiamo giungere nell’eterna condanna colma di benedizione! Vi auguro per questo buon appetito! Io invece d'ora in poi non rimarrò più con voi. Non voglio avere l'alto onore di trovarmi con voi, da un momento all'altro, nei caldissimi flutti sulfurei. In verità, quest’altissimo onore non ve lo invidierò neanche minimamente per l’eternità!”.
8. Rispondono gli altri ventinove all'unisono: “Che cosa? Vuoi abiurare il tuo ordine? Vuoi abbandonare Ignazio, il sommo fondatore, ed essere infedele al suo santissimo insegnamento? Che cosa ti salta in mente? Ricordati che a tutti noi attende ancora un giudizio universale; come lo sopporterai? Se fai questo, ti andrà mille volte peggio della precedente carovana!”.
9. Risponde di nuovo quell'unico gesuita: “Avanti, coraggio! Io rimango fedele al mio proposito – Dio mi dia la forza per questo. Voi invece potete fare ciò che volete! Per il giorno del giudizio non mi lascerò certamente crescere un capello grigio, ma per la sicura accoglienza dell'eterna condanna in vostra compagnia, sì. Ignazio qui, Ignazio là! D’ora in poi seguirò solo le parole del messaggero di Dio. Ignazio, insieme a voi tutti, per me può andare… – stavo quasi per dire qualcosa! – insieme a tutto l’ordine. L’avete capito?
10. Come riconosco adesso, al Signore piace più il fondoschiena di un turco che tutto il nostro intero meschinissimo collegio, insieme al suo sommo fondatore! Capito? Tutti i luterani, i calvinisti e quelli di vecchi credi sono angeli, mentre noi, secondo le nostre regole e istituzioni, siamo diavoli in ottima forma.
11. Fate con me ciò che volete, io mai mi vendicherò! Mi pento molto di aver messo le mani addosso così malamente alla povera cinesina; per questo, grazie a Dio, sono stato punito abbastanza insieme a voi! Ma aver partecipato alla condanna della povera carovana, mi brucia già adesso come l'inferno stesso. Che cosa sarebbe di me, se dovessi rimanere più a lungo il vostro compagno di giochi? Perciò addio, vi lascio!”.
12. Quando quell’unico gesuita si è così espresso, tutti iniziano a condannarlo e a maledirlo, lo circondano, lo sbranano e si dividono tra loro la sua pelle. Lo spellato invece, lo gettano fuori dalla loro fila e gli lanciano sassi, chiamando tutti i diavoli, affinché se lo vengano a prendere.
13. I diavoli arrivano veramente, e non per prendere lo spellato, ma per prendere coloro che li hanno chiamati. Questi però si rifiutano terribilmente e gridano aiuto. Allora lo spellato si rialza e ordina ai diavoli di risparmiare quei ciechi. E guarda, i diavoli gli obbediscono e lasciano quei pazzi furiosi!
14. Questa scena ha fatto una buona impressione su Martino, il quale ora guarda incuriosito come sarà il seguito.
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Uno sguardo sulle condizioni delle anime delle dame del cuore di Gesù
Infiltrati nel giardino del monastero
Carica delle dame vendicative
1. Borem però dice: “Amico e fratello, ringraziamo l'infinita sapienza del Signore e il Suo inconcepibile Amore e Misericordia che, contro ogni nostra aspettativa, abbia voluto agire con così tanta mansuetudine e rapidità con questa compagnia. Poiché tali prove durano, per i più fortunati, non di rado, molti anni terreni, mentre per questa compagnia, secondo il calcolo terreno, ha avuto una durata di appena tre giorni. Certo che la sensazione, per questi esaminati, sarà come fosse di alcuni decenni. Ma che importanza potrà avere l'impressione o l’effettiva realtà, se coloro che sono messi alla prova, spesso sono gravati dalla sensazione che questo periodo sembri durare millenni, anzi perfino milioni di anni?
2. In breve, io ti assicuro che il Signore è stato sommamente pietoso con questi trenta gesuiti! Ora hanno superato il peggio. Hanno raggiunto veramente l'orlo del precipizio, e sono stati infinitamente più vicini all'inferno che al Cielo, che da loro è ancora molto lontano. Ma sono salvi, e ora giungono alla riabilitazione. E con questo è già conquistato infinitamente molto, per il cui risultato tutto l'onore spetta solo al Signore in eterno. Poiché ciò che non è più possibile all'angelo più alto, è ancor ben possibile al Signore!
3. In questo terzo atto tu vorresti vedere altre scene, perciò guarda ancora più attentamente dietro la nuca. Io però ti dico che non vedrai più nulla; questa compagnia, infatti, ora rientrerà in sé e poi andrà dai fratelli migliori; si attenderà così lo scioglimento di quest'ambiente tipicamente materiale, che seguirà non appena ci volgeremo a osservare le dame del cuore di Gesù.
4. Ma affinché queste non debbano attendere troppo a lungo, rechiamoci subito dalle suddette dame e osserviamole nello stesso modo in cui abbiamo osservato i trenta gesuiti. Vedi, ci siamo già! Puoi sceglierne una, quella che vuoi; vedrai ovunque la stessa cosa!”.
5. Risponde il vescovo Martino: “Bene, se è così, allora la più vicina va ugualmente bene; quindi, solo guardare il capo dal lato posteriore! Bene, bene, come con i trenta! Ecco, le vedo tutte come sono qui. Stanno insieme in un mucchio, in un giardino che è circondato da un potente muro, e al suo angolo nord è situato un edificio monastico dall’aspetto molto sinistro.
6. Sembra stiano parlando tra loro con fervore, ma non riesco ancora a capire cosa dicono. Noto solo che a volte diventano più scure, a volte di nuovo più luminose per la conoscenza, proprio come quando i venti spingono le nuvole sulle cime innevate dei monti, allora queste cime diventano grigie sotto l'ombra delle nuvole e – quando le stesse nuvole si spostano, lasciando via libera ai raggi solari – questi fanno splendere incantevolmente le vette! A che cosa è dovuta questa manifestazione nelle dame del cuore di Gesù?”.
7. Risponde Borem: “Caro fratello, hai dipinto un'immagine molto bella e puoi ben trovare in quest’immagine naturale la spiegazione di questa manifestazione. Vedi, anche qui, sopra le vette dei monti delle differenti conoscenze di queste dame, passano nuvole della non conoscenza, spinte dai venti delle loro differenti passioni mondane! Tu però sai che, quando sulla Terra i venti cominciano il loro gioco con le nuvole, presto viene brutto tempo. Vedi, questo è anche qui il caso spiritualmente.
8. Non noti come questi oscuramenti si ripetono sempre di continuo? Ciò significa che il bello comincia adesso. Quando l'oscuramento non cesserà più, allora inizierà il preludio del brutto tempo. Presta bene attenzione su tutto, qui vedrai cose ancora più interessanti che presso i trenta gesuiti!”.
9. Dice il vescovo Martino: “Sì, giusto, hai ragione tu! Vedo già che alcune non si schiariscono più, rimangono scure e diventano sempre più buie. Anche con le altre la cara luce non vuol risplendere nella sua forza, ma va scemando un po’ alla volta verso il grigio.
10. Davvero, ora è uno strano miscuglio di nero e grigio! Quelle che sono già molto scure, adesso si colorano, dal basso in alto, di un rosso opaco come di ferro incandescente. Ciò sembra derivare o dall’ira risvegliatasi in loro, o dall'inferno. Ascolta mio carissimo fratello, queste sono premesse disperatamente sospette per altre brutte apparizioni!
11. Scopro ora che dalla porta del monastero si recano due esseri maschili nel giardino. Le nostre dame del cuore di Gesù ora si trovano completamente e disperatamente scure al centro dello stesso, ma sembra che non si accorgano ancora come questi due infiltrati si trovino ora già del tutto nella loro vicinanza.
12. Aha, aha, adesso sì, adesso! Ora comincerà presto la caccia. Le nostre dame hanno già intuito che, nelle loro vicinanze, c’è qualcuno che probabilmente non dovrebbe esserci; poiché vedo dei pugnali roventi nelle loro mani che ora puntano all’infuori per accogliere, con modi non troppo amorevoli, questi due che si avvicinano.
13. Ora la madre priora si alza e, con un segno della mano, ordina a tutte di tacere. Che succederà? Vorrà forse pronunciare un encomiabile discorso? – Sì, sì, sarà proprio così, perché già si schiarisce solennemente la gola! In verità, sono molto curioso del discorso asinino che farà questa dama priore alle dame inferiori! Attenzione dunque, comincia a parlare:
14. “Ascoltatemi tutte, mie dame venerabilissime e rispettabilissime! Il nostro altissimo, degnissimo e santissimo ordine corre un grave pericolo! Due uomini impertinenti, che io chiamerei piuttosto ‘furfanti’, si sono introdotti furtivamente, attraverso il santo monastero, in questo nostro giardino di Dio. Probabilmente per commettere con noi atti immorali e farsi beffe, o almeno per spiare la nostra santa proprietà e trovare il modo di sottrarcela con la violenza se non volessimo cederla con le buone! Ma questi furfanti dovranno pentirsi della loro impertinenza!
15. Ascoltate, noi siamo circa in novanta, per come mi par di vedere! Se questi due insolenti furfanti dovessero avvicinarsi e al nostro grido: ‘Fuori voi, dimentichi di Dio, furfanti senza onore!’, non dovessero allontanarsi immediatamente, salteremo loro addosso, tutte insieme! E ognuna colpisca il loro petto col pugnale rovente fino all'impugnatura! Quando saranno morti, li faremo fare a pezzi dal nostro inserviente qui in giardino e bruciare su un rogo dannatissimo, affinché questo santuario di Dio sia di nuovo purificato!”.
16. Dice il vescovo Martino: “Guarda, guarda, queste care damigelle del cuore di Gesù, che benevoli pensieri sanguinari hanno! Ah, ma questo è certo pieno d’amore! O canaglie senza Dio! No, questo non me lo sarei mai aspettato da queste vere furie dell’inferno! No! Se già il preludio comincia con un così lodevole quadro, come sarà il seguito della prova? Guarda, quei due uomini sembrano avere un aspetto molto amorevole, e potrei dir di loro: ‘Osservate quei due uomini, nelle loro anime non vi è nulla di falso!’, e invece queste malvagie canaglie già li condannano, ancor prima d’averli visti bene e tanto meno aver parlato con loro!”.
17. Risponde Borem: “Stai tranquillo, tu sai come vanno queste cose! Lasciale fare! Quando sarà il momento di intervenire, lo sapremo già dallo scritto sulla lavagna. Ma prima che ciò avvenga, dobbiamo essere solo dei tranquilli osservatori dell'avvenimento. Osserva ancora oltre!”.
18. Il vescovo Martino osserva ora molto attentamente di nuovo la scena davanti a sé, e dice dopo un po’: “Fratello, ora i due uomini vanno di nuovo alla porta del monastero e sembra che vogliano andarsene dal giardino del santuario di Dio.
19. Le dame però lo capiscono, e contraddicendo ora del tutto la loro precedente intenzione, gridano: ‘Fermi! Non un altro passo, furfanti senza Dio!’.
20. Sembra che i due uomini non facciano caso alle loro urla e si avvicinino sempre di più alla porta d'uscita. Le dame, vedendo che quei due non danno importanza al loro ordine, diventano ancora più incandescenti e si precipitano con un urlo terribile sui due, sbarrando loro la porta d’uscita.
21. Una parte invece li circonda con i pugnali spianati e chiedono, con espressione minacciosa, come da una sola bocca: ‘Che cosa cercate qui, furfanti scellerati? Confessate le vostre malvagie intenzioni, il vostro perfido piano, affinché possiamo tanto più torturarvi senza pietà e misericordia. Perché con il vostro ingresso assai impertinente e sfacciato in questo giardino, avete sconsacrato il santuario di Dio e, con ciò, calpestato con i piedi lo Spirito di Dio! Un simile oltraggioso peccato mortale lo espia solo la morte, e solo la vostra condanna eterna potrà soddisfare la giustizia divina! Perciò parlate, voi già preventivamente maledettissimi!’.
22. I due uomini ora parlano: ‘Ascoltateci pazientemente! Noi siamo stati mandati a voi da Dio per liberarvi dalla vostra grande stoltezza. Ma poiché in voi non vediamo altro che fiamme d'ira e di vendetta, siete ben lontane dall’esser pronte per una tale grande grazia, e ora dovrete attendere parecchio prima di diventare degne di questa. Non avete udito che chi giudica e maledice, sarà egli stesso giudicato e maledetto? Noi invece non vogliamo ricambiare, non vogliamo render male per male. Perciò ravvedetevi, e lasciateci andar via in pace, altrimenti ve la passerete molto male!’.
23. Le dame si lanciano ora sui due completamente inferocite con i pugnali. Questi però scompaiono, ed esse si accoltellano a vicenda nella loro cieca violenza”.
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Osservazioni di Martino e saggi cenni di Borem sulle vie dell'eterno Amore
Le accese dame del cuore di Gesù
1. Il vescovo Martino, vedendo questa scena, si mette a ridere e dice: “Fratello, ecco, guarda queste stupidissime donne! Ah, come si colpiscono nella loro furia cieca con i loro pugnali! No! No! Questa poi! In verità, è una scena davvero assai graziosa! Se continuano così, non rimarrà molto di loro, e il nostro intervento non servirà proprio a nulla! Va bene anche così; in verità, in questi stracci, il Cielo non perderà proprio molto!
2. Mi devi perdonare, carissimo fratello, se in questo caso mi presento quasi come uno che provi piacere del male altrui, ma qui non ne posso fare a meno, poiché riesco a sopportare più facilmente tutti gli esseri, di quanto riesco a sopportare degli stupidi esseri femminili e nello stesso tempo anche malvagi. In particolare mi sono insopportabili quelle donne che, come queste, si distruggono quasi completamente di furia e collera. Non auguro loro certo niente di male, ma un pochino d'inferno non potrebbe minimamente danneggiare queste vere bestie. Sai, non intendo in eterno; ma così, un purgatorio alla cattolico-romana – non potrebbe far loro male!”.
3. Risponde Borem: “Fratello, non scaldarti troppo, e bandisci dal tuo cuore ogni intervento di fulmini provenienti dal Cielo! Osserva solo come il Signore opera qui, così conoscerai il solo vero modo e maniera e vedrai come questi esseri assai tenebrosi possano essere di nuovo rivolti verso la luce. Se il Signore la pensasse come te, ci sarebbe disperatamente poca speranza per questi poveri esseri per la vita eterna, ma qui vedi chiaramente quanto il Signore sia migliore di tutti gli uomini e angeli migliori.
4. Io ti assicuro che le vie del Signore sono straordinarie; il loro numero significa infinità. E ogni via, che il Signore intraprende con un uomo, è una nuova meraviglia, inesplorabile perfino per il più profondo cherubino, e santa sotto ogni manifestazione ancora più straordinaria!
5. Se consideri tutte queste apparizioni da questo punto di vista, allora non vi troverai in futuro più nulla d’inquietante né d’incredibile. Anche tu ti convincerai alla fine come il Signore possa guidare tutto a una destinazione santa, con infinito Amore e Sapienza; e come di solito Egli raggiunga i più elevati scopi con mezzi insignificanti e non appariscenti, e – dove aiuta un singolo –, nello stesso tempo, aiuta innumerevoli esseri!
6. O fratello, solo un po’ alla volta comprenderai quanto sia tutto elevato e senza fine, ciò che qui passa nell'apparenza, – anzi, quanto santa, vorrei dire, l'esistenza e l'agire di un acaro, che tu sulla Terra vedevi spesso strisciare su una fogliolina mezza secca!
7. Perciò rallegrati per tutto ciò che vedi qui! Poiché tutto è causato dal santissimo Amore del nostro santissimo Padre! Credi tu forse che l'inferno, con tutti i suoi indescrivibili orrori, sia una vendetta del Signore, stabilita dalla Sua ira fin dall'eternità? Oh, assolutamente no! Io ti assicuro che il Signore è puro Amore anche all'inferno! L’eterno Amore, infatti, non conosce ira né vendetta, ma come e cosa esso è, lo sono tutte le sue disposizioni infinite ed eterne.
8. Così, caro fratello, guarda d'ora in poi in queste apparizioni, allora otterrai presto un'altra veste, vale a dire una veste dell'amore e della sapienza proveniente dal Cuore del nostro Padre santo! Questa veste poi non te la prenderà mai più nessuna eternità. E solo in tale veste vedrai poi tutte le cose e apparizioni nella loro vera luce, e le giudicherai dal vero fondamento di tutti i fondamenti.
9. Ora però osserva ancora e vedi cosa succede, ma d’ora in poi osserva tutto con occhi e animo diversi, allora ne trarrai vero profitto. Perché tutto questo il Signore lo permette soprattutto a causa tua, affinché tu possa giungere, quanto prima, alla vera rinascita del tuo spirito e al rivestimento celestiale della tua anima! Perciò, ancora una volta: osserva tutto attentamente come ti ho appena detto, allora ne trarrai un incalcolabile utile nella più grande limpidezza!”.
10. Il vescovo Martino guarda di nuovo il posteriore del capo delle nostre dame del cuore di Gesù, e vede come le ultime due si azzuffano ancora colpendosi reciprocamente e, affondandosi i pugnali nel corpo, cadono subito a terra come morte. Dopo tale scena, osserva:
11. “Grazie a Dio, ora si son date l’una con l’altra il colpo di grazia! Il Signore le abbia in gloria! È veramente più che meraviglioso se anche questo sarà per la benedizione di questi esseri, come tu hai detto prima. Ora sono veramente curioso di vedere che cosa succederà ancora con simili amazzoni! Esse giacciono davvero come perfettamente morte!
12. Aha, ora segue un'altra comparsa! Le dame giacciono come sassi morti sul terreno; ma incominciano a emanar vapori, e da ognuna si sprigiona un fumo come dalla ciminiera di un fornaio. Noto anche che qui e là si sprigionano faville come da una ciminiera! Perdinci! Perdinci! La faccenda comincia ora ad assumere un aspetto inquietante! Carissimo amico, se qui non si vede un pezzettino d'inferno, allora voglio chiamarmi come vuoi tu!
13. Ecco, guarda! Ora qua e là vedo già uscire anche le fiamme! Questo appare proprio come un autodafé[41] in piena regola! Queste poverette cominciano a bruciare completamente! La cosa diventa molto preoccupante; ma ancora non si muove nulla sopra, accanto e sotto queste dame; solo il denso fumo, scintille e fiamme.
14. Le fiamme diventano sempre più intense, le dame morte appaiono già completamente incandescenti! Ora veramente per loro è molto meglio che siano morte e quindi di sicuro sono anche del tutto insensibili. Ah, ah, com’è in fiamme ora la cosa! In verità, una curiosa visione, e strano: nonostante le potenti fiamme non brucia niente, per quanto io possa vedere! Dimmi, carissimo fratello, che cosa significa questo fenomeno assai singolare?”.
15. Risponde Borem: “Nient'altro che puramente del bene; poiché ciò che proviene dal Signore, è puro bene! Continua a guardare, e presto vedrai quanto ho ragione e dico la pienissima verità!”.
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Critica di Martino sull'essenza del male
Discorso istruttivo di Borem sul divino Ordine della vita
“Bene” e “Male”, quali i due poli opposti in Dio e nella Creazione
1. Dice il vescovo Martino: “Sì, sì, hai proprio ragione, e certamente dici la pienissima verità. Ma devi pur ammettere che i peccatori sono ben creature di Dio come noi, anzi, perfino il diavolo stesso, e quindi anch’esse procedono da Dio! Però, chi accoglierà bene dei peccatori e diavoli, lo farà perché anch’essi procedono e sono proceduti da Dio?!
2. Io penso piuttosto così: Dio ha formato, tra le Sue innumerevoli creature, anche esseri liberi. Egli Ha rivelato loro il Suo Ordine immutabile e indicato le vie che devono precisamente seguire secondo quest’Ordine. Ma poiché sono esseri liberi, possono anche voltare le spalle al riconosciuto Ordine divino e agire completamente al contrario. Se fanno così, allora io domando:
3. Se solo è pensabile qualcosa di male rispetto al bene divino, allora una semplice azione contraria al riconosciuto Ordine divino dovrebbe considerarsi, in sostanza, male? Ma se anche questo è buono, allora vorrei proprio sapere che cosa sia il male! Poiché deve esistere qualcosa di male, altrimenti l'inferno sarebbe un concetto vuoto, il più vuoto che uno spirito umano abbia mai concepito!
4. Se invece l'inferno è una realtà, e un'azione contraria all’effettivo immutabile Ordine divino è da considerarsi autentico male, allora queste dame sono maligne e mature per l'inferno come un grappolo d'uva sulla Terra nel mese di novembre!
5. Peccato e peccatore, quali discepoli del diavolo, per conseguenza sono maligni, e la loro ricompensa è, secondo l'espressione del Signore stesso, l'inferno, quale luogo di raccolta di ogni male. Dal modo di agire di queste dame si è scoperto che in loro c'era autentico male. Si sono pugnalate come furie, e ora bruciano! Amico, ha forse l'inferno ancora un altro aspetto?”.
6. Risponde Borem: “Fratello, tu parli ancora come un pellegrino terreno di corte vedute dal carcere della sua carne! Certamente è peccato un'azione compiuta da parte di un essere libero contrastante il riconosciuto Ordine divino, e quindi è anche cattiva. Ma sei tu anche in grado di definire i confini tra l'essere effettivamente libero e, oltre a ciò giudicato, di uno e lo stesso uomo?
7. Sai tu dove ha inizio l'anima nella carne, e dove, nell'anima, lo spirito? Sai precisamente dove, in un uomo, hanno fine le azioni giudicate e le libere hanno il loro inizio? Sai tu come lo spirituale e l'essere libero s'inseriscono nel naturale e nel giudicato, e fino a che punto?
8. Se mettevi il nuovo mosto nella botte, presto cominciava a fermentare. Allora sibilava e spumeggiava potentemente nella stessa, e quando mettevi il naso nel cocchiume della botte, allora un forte odore ti spingeva indietro, facendoti sentire completamente intontito. Sai forse cos'era e che cosa faceva fermentare il vino? Vedi, tu non lo sai! Ma quando il mosto aveva terminato di fermentare, allora diventava tranquillo e puro, e diventava vino. Sai tu, forse, come il mosto diventava un amabile vino?
9. Subito dopo la fioritura di un albero di fico, oppure di un qualsiasi albero, tu già vedevi il frutto. Se lo coglievi per assaggiarlo lo trovavi aspro e di sapore acre, quindi contro l'ordine del tuo gusto, cattivo e indigesto. Quando però il frutto era maturo, come lo trovavi? Vedi, allora era perfettamente conforme al tuo palato, quindi sicuramente non più cattivo e indigesto!
10. L'inverno per la sensazione è sicuramente un peccato; esso, infatti, non è nell'ordine degli uomini e degli animali a sangue caldo. Ma se non ci fosse, come andrebbero le cose per i frutti della Terra e per la forza fisica degli uomini?
11. Io ti dico che nell’intera infinità trovi sempre due poli, di cui l’uno come l'altro, appartengono ugualmente all'Ordine di Dio, anche se sono in netto contrasto tra loro come il giorno e la notte, oppure come il sì e il no! Dimmi: quale di questo è dunque male? Non vedi che il Signore guida e conduce tutto, e ogni cosa secondo la Sua via? Dove dovrebbe esserci qui, una via cattiva?
12. Vedi, il Signore sa quanto ampia può, a un essere, tendere la sfera della sua libertà! In questa sfera ogni essere che ha una libera volontà, può fare ciò che vuole per esercitarla; ma oltre questa sfera, nessun essere può essere in grado di operare!
13. In una goccia d'acqua vivono spesso innumerevoli infusori che si muovono liberamente in essa; ma possono esercitare la loro libertà di vita anche oltre la goccia?
14. Altrettanto possono gli uomini seppellire anche l'ordine morale sul loro suolo con guerre e altre cattiverie; ma possono impedire l'avvicendarsi del giorno e della notte, oppure impedire il cadere della pioggia e il soffio del vento, oppure svuotare il mare?
15. Vedi, se vuoi discutere del grande Ordine di Dio, allora devi guardare oltre che solo nello spazio ristretto del tuo campo d'azione!
16. Ciò che non esiste nella goccia, questo esiste certamente nel mare, che la goccia più venefica non potrà mai avvelenare! Ciò che nell'orbita terrestre non trova equazione, si trova certamente nell'incalcolabile grande orbita solare. E a chi questa fosse ancora troppo piccola, per lui esiste ancora l’orbita dei soli centrali di estensione e profondità incommensurabili!
17. Se un numero non s’inserisce in un altro, si può dedurre che non ne esista uno nel quale esso può trovare un armonioso inserimento? Oppure, se in una certa musica fosse inclusa una nota estranea, appartenente a un'altra tonalità, così da risultare un pessimo errore, credi forse che questa nota sarebbe estromessa dalla scala musicale?
18. Vedi, Dio ha certamente mostrato e dato a ogni uomo sulla Terra un certo ordine con ‘Tu devi’, ma gli ha dato anche tutto il resto. Lui sa meglio di tutti come guidare l'uno o l'altro per raggiungere il grande scopo finale. Ha perciò anche comandato di non giudicare nessuno, così come un giorno anche Michael, il più grande angelo del Cielo, non giudicò Satana, quando questi lottò con lui per la salma di Mosè!
19. Noi dobbiamo perciò solo guardare che cosa fa il Signore, e conformi a questo, disporre il nostro giudizio, se vogliamo essere saggi e veri figli di Dio. Quindi, ogni giudizio personale deve allontanarsi completamente da noi, perché noi possiamo muoverci liberamente solo nella nostra sfera. Invece i movimenti nelle innumerevoli eterne sfere dell'Ordine di Dio non ci riguardano, bensì riguardano solo il Signore. – Perciò si dice anche che ognuno deve pulire solo davanti alla sua porta, e non davanti a quella del suo vicino!
20. Comprendi questo una buona volta bene e saldamente, e poi continua a osservare la scena! Io spero, davanti a Dio, il Signore, che ora comincerai a guardare e giudicare le cose in una luce tutta diversa. Il Signore ti dia la giusta volontà e la giusta comprensione! Ora guarda lì, scorgerai una scena già completamente diversa!”.
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Nuove osservazioni di Martino sullo stato infernale delle dame del cuore di Gesù
Adeguate spiegazioni di Borem
1. Il vescovo Martino volge di nuovo lo sguardo lì, e per un po’ di tempo rimane completamente muto; poi però dice: “Sì, amico carissimo, hai ragione, solo ora comprendo chiaramente come l'Ordine del Signore sia completamente diverso da come io l’avevo sempre immaginato! Sì, è vero ciò che dissero il grande profeta Davide e l'apostolo Pietro: ‘Imperscrutabili sono le vie del Signore e inesplorabili i Suoi decreti!’.
2. Nello stesso tempo, è pressoché imperscrutabile e inesplorabile il fatto che io resti sciocco per così tanto tempo, mentre tu sei già diventato, in un certo modo, con pochi mezzi spirituali e in questo breve spazio di tempo, un angelo del Signore profondamente saggio! Ma in tutti i modi, sento fortemente dentro di me che il Signore Gesù è ora diventato la mia unica necessità! E questo sentimento mi rende oltremodo sereno e felice! Non ho bisogno d'altro per tutta l'eternità. Ti dico, caro fratello e amico, se ora ho il Signore, tutto il resto m'importa poco o niente!
3. Perciò, io penso che il Signore, dopo che fa ugualmente il meglio con queste rigide compagnie e dame di compagnia, e noi non possiamo aggiungere né togliere niente, non valga la pena di stare a osservare ancora a lungo queste scene, nelle quali, almeno io, non vedo niente di piacevole e niente che possa elevare lo spirito. Va bene che queste dame sono ora ritornate alla vita e corrono avvolte dal fuoco nel loro giardino, come se fossero le peggiori furie o le peggiori diavolesse, ma a cosa mi serve un simile orrendo spettacolo, tanto più che non riesco a comprenderlo e pure difficilmente lo comprenderò?
4. Se dipendesse da me, preferirei un milione di volte andar fuori a lavorare un po’ in questo stupendo giardino, piuttosto che stare ancor qui a guardare queste scene assai noiose!”.
5. Risponde Borem: “Ascolta, carissimo fratello, ciò che va bene al Signore, deve andar bene anche a noi. Poiché vedi, anche noi due siamo stati guidati da Lui, ed Egli sa meglio di tutti perché ha tracciato per noi proprio questa via!
6. Osserva perciò ora pazientemente ciò che qui c’è da osservare! Per la spiegazione non ti preoccupare; ti sarà data al tempo giusto e con grande chiarezza e purissima saggezza.
7. Ma ciò che scorgi adesso, riferiscimelo subito così come lo vedi, e com’è accaduto finora, ti farò avere sempre l'illuminazione desiderata. Quindi, nel Nome del Signore, fa’ come ti ho consigliato!”.
8. Dice il vescovo Martino: “Sì, sì, hai ragione. Inoltre il Signore guida anche noi stessi; allora si deve necessariamente osservare con attenzione ciò che Egli vuole! E così voglio di nuovo contemplare questa commedia spirituale con molta attenzione. Quindi, lasciami solo parlare così come mi viene!”.
9. Dice Borem: “Parla come vuoi, di più non posso dirti! Ma guardati solo dal giudicare, poiché questo appartiene completamente solo al Signore!”.
10. Il vescovo Martino, del tutto soddisfatto di questo, guarda ora di nuovo nel posteriore del capo delle dame del cuore di Gesù dicendo: “O mio Dio! Fratello! Questa scena all’improvviso ha sul serio un aspetto molto feroce e cattivo! Queste dame sono ora completamente nude, e la loro carne è rovente da parte a parte, come se fosse di metallo fuso. Quanto più roventi diventano, tanto più corrono caoticamente.
11. Queste vere salamandre non sono proprio grasse; però hanno ancora un aspetto abbastanza umano. Il loro corpo è ancora accettabile, alcune hanno perfino un seno proprio non brutto; i visi invece sembrano terribilmente sfigurati! Sulla Terra ho visto cose simili solo tra le scimmie! Oh, oh, oh! Le facce sono terribilmente furenti e più che spaventosamente mostruose!
12. O Dio! O Dio! Ecco, guardane una che ora ci sta abbastanza vicino! O Signore! La faccia! Il naso le pende quasi sul ventre. Gli orecchi somigliano a quelli di un elefante. La bocca è simile più all’ano di una vecchia mucca che ad una bocca umana; il collo è pieno di gozzi. Gli occhi somigliano a due irregolari buchi del sedere di un cane, e i capelli sono simili a un mucchio di vermi! Ah! Per la miseria! Questo è dannatamente brutto! Veramente strano: il corpo di lei sarebbe del tutto in ordine; ma la testa, la testa! In verità, non riesco a immaginare niente di più brutto!
13. Là! Là! Guarda! Ahi, ahi! Là se ne avvicina un'altra; alla vista di questa si potrebbe veramente inorridire! Questa è realmente la testa di un boa stritolatore, solo i lunghissimi orecchi da somaro ne attenuano un po’ la bruttezza! Questi occhi con lo sguardo fisso, questo dimenare ininterrotto della lingua! A ogni visibile respiro dalla bocca esce un abbondante fumo marrone scuro, come anche dagli orecchi e dalle narici! Ah, ah, ascolta, carissimo amico, questo è più che troppo, questo è abominevole! Il corpo, ancora come quello delle altre, è del tutto in ordine! A parte l'incandescenza, si potrebbe dire che sia perfino prosperoso. Solo la testa, la testa è davvero orribile! Per l'amor di Dio, che bruttezza senza misura e senza fine!
14. Olà, olà, adesso corrono di nuovo a precipizio, disordinatamente come galline impazzite, come se avessero visto il cosiddetto diavolo dei polli! Che cosa vorrà significare questo fatto?”.
15. Risponde Borem: “Io ti dico: niente di particolare! Che esse sembrino incandescenti, è dovuto al loro zelo passionale, unito all’ira, per la causa del loro ordine. L’attività si manifesta mantenendosi attraverso il correre intorno. Che le forme del corpo di queste dame sembrino del tutto buone, dipende dal loro sentimento abbastanza casto; ma che le loro teste siano così bizzarre, è dovuto unicamente alla loro grande stupidità. Se col tempo si riconosceranno meglio, allora otterranno anche teste migliori. Ma finché resteranno fedeli alla loro pazzia, non c’è speranza per il miglioramento delle loro teste.
16. Ora tu conosci per intanto la necessaria origine rispondente a tali apparizioni. Ma ora continua a osservare, poiché quello che hai visto finora, era solo il preludio; il vero e proprio dramma comincia adesso!”.
17. Dice il vescovo Martino: “Grazie tante, no! La storia si farà. Se solo adesso comincia il vero e proprio dramma principale, allora sono veramente desideroso di sapere in che cosa consiste e come si manifesterà!”.
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Atteggiamento spietato delle dame del cuore di Gesù alla richiesta d'ingresso dei loro genitori
Intervento dei due uomini biancovestiti
1. Continua il vescovo Martino: “Ora vedo questi orribili stracci di dame del cuore di Gesù (eterno peccato, per questo eccellentissimo Nome di tutti i nomi!) ritirarsi nel loro monastero, e questo, in fretta e furia! Che cosa fiutano lì dentro! Ma ora vedo che fuori in giardino si accampano parecchi uomini e donne, tutti anziani, i quali hanno un aspetto molto triste e molto affaticato! Che cosa vogliono, e chi sono?”.
2. Risponde Borem: “Sono alcune coppie di genitori di queste dame del cuore di Gesù. Esse cercano aiuto presso di loro, poiché hanno saputo, da molte ricerche e preghiere, che le loro beatissime figlie si troverebbero qui in un monastero celeste, e pregherebbero costantemente per la loro salvezza [dei genitori]”.
3. Dice il vescovo Martino: “No, ci risiamo! Ahimè ahimè! Mi spiace già in anticipo per questi poveri genitori, buoni di cuore e inoltre sicuramente stupidi!
4. Giusto! Giusto! Ecco che già uno degli anziani si avvicina alla porta e bussa perché gli sia aperto; ma non viene fuori nessuno! Bussa di nuovo, ma ancora niente! Bussa più forte per la terza volta, e anche per la terza volta non viene nessuno!
5. Ora gli anziani genitori cominciano di nuovo a pregare, a supplicare e a piagnucolare che di più non si può. Ah, ora cominciano a venerare queste bastarde addirittura con altisonanti preghiere! No, questo è troppo! E nonostante ciò, nessuna delle nostre salamandre si fa vedere!
6. Ora sento dire, tra pianto e singhiozzi: ‘O voi, nostre care, santissime figlie, guardate pietose dai vostri troni celesti giù a noi, vostri poveri genitori terreni! Accoglieteci come gli ultimi nel vostro più spiacevole servizio! Oh, ascoltateci, voi sante vergini e spose di Dio!’.
7. Amico, fratello, questo è forte! No, non pensavo che gli uomini, vale a dire quelli della Chiesa Cattolica-romana, fossero così stupidi. Io stesso sono stato un vescovo, e ritenevo gran parte dell'apparente religiosità di alcuni uomini una vera stoltezza. Ma una cosa simile non l'avrei tollerata nella mia diocesi! No! Questa povera gente o spiritelli, qualunque cosa essi siano, mi fanno davvero pena da toccarmi il cuore!
8. Ora sono curioso di sapere che cosa ne verrà fuori! Ancora nessuna delle adorate si fa vedere, e suppongo che queste bastarde sappiano del loro aspetto e si vergognino terribilmente di farsi vedere dai loro genitori. Per questo li lasciano lì a supplicare e pregare, finché non avranno consumato la loro lingua fino all'ultima fibra, e nonostante ciò, sarà tutto inutile. Ascolta! Ascolta come questi poveretti gridano e si lamentano!
9. Oho, oho, e questa nuova apparizione che cos’è? Ora dalle molte finestre del monastero comincia addirittura a tuonare e a lampeggiare, ma il tuono non rimbomba troppo forte! Questo sembra essere veramente un tuono prodotto in casa, orchestrato dal monastero; ma i fulmini sembrano proprio quelli veri!
10. Ma ora ascolta. Mi sembra come se il tuono stia parlando! Perbacco, il tuono parla ora chiaramente! Ascolta! Ascolta quel che dice: ‘Indietro, maledetti! Indietro da questo santuario di Dio, altrimenti il suolo v’inghiottirà immediatamente per l’inferno, poiché con i vostri piedi peccaminosi avete osato calpestarlo! Scomparite in eterno dalla nostra santa vista!’.
11. Ah, ah, ah, queste sono carogne di prima classe! Poiché esse stesse sono quasi del diavolo e si vergognano davanti ai loro genitori mille volte migliori, adesso li cacciano via inscenando una così brutta mascherata. E i poveretti, se ne vanno veramente da questo luogo, e lo fanno con grande tristezza.
12. Ascolta, fratello, questo dramma assume già un rispettabile inizio molto infernale! Allora sono davvero molto curioso di sapere quale piega prenderà questa faccenda!
13. I poveri genitori, adesso, non lontano dal giardino verso mezzogiorno, hanno raggiunto un albero ricco di frutti e si accampano sotto di questo con gli sguardi rivolti al monastero. Probabilmente devono supporre nello stesso un falso conforto e una sicura vuotissima speranza! Altrimenti, una tale meschinissima esibizione, dovrebbe dimostrar loro più che abbondantemente, che dalle loro presunte beatissime figlie non avranno nulla da sperare, – all'infuori di una dimostrazione ancora peggiore!
14. Vorrei proprio vedere che cosa faranno ora le nostre dame! Dalle finestre escono ancora fulmini; sento ancora un tuono, ma molto debolmente. Gli anziani sotto l'albero vi scoprono dei frutti, e alcuni di loro cominciano cautamente a raccoglierli e a portarli alla bocca. Sul serio mordono questi frutti dall'aspetto molto buono, e sembrano di loro gradimento, poiché ne raccolgono altri e li offrono anche a chi non ha il coraggio di raccoglierli da sé.
15. Ora però vedo spuntar fuori qualcosa da una finestra del monastero, sembra come una tromba acustica. È puntata proprio verso l'albero sotto il quale sono accampati gli anziani, per deliziarsi e confortarsi alla ‘celestiale’ vista del monastero – o forse anche qualcosa d’altro. Ora voglio proprio vedere che cosa verrà fuori da questa tromba acustica! Probabilmente qualcosa come da un vaso di Pandora![42]
16. Per la miseria, guarda lì! Una quantità di gufi notturni vengono fuori da questa, dirigendosi proprio verso l'albero dove i nostri poveri ingannati anziani hanno preso il loro riposo ristoratore. I gufi svolazzano ora intorno all'albero e colpiscono da basso i nostri anziani, i quali per questo sono molto impauriti.
17. Ora escono dalla tromba acustica anche delle fiamme, e sotto di queste, anche delle parole che, come prima i gufi, sono rivolte agli anziani impauriti. Le parole somigliano a serpenti incandescenti e sono piene di minacce assai terribili, mentre le fiamme sembrano essere il mezzo conduttore di queste parole serpentine.
18. Vedi, questa volta c'è qualcosa di completamente diverso! Che le parole si possano scrivere con certi segni che si chiamano lettere, è una cosa vecchia e nota; ma che si possa esprimere le parole anche in queste orribili figure, è una cosa per me del tutto nuova!
19. Guarda! Ora gli anziani si alzano e fuggono, inseguiti dai gufi, rapidamente verso un fiume che io ho appena visto.
20. Lì però scorgo due uomini vestiti di bianco; sono gli stessi che prima queste dame cordiali volevano pugnalare. Questi, agli anziani in fuga, fanno cenno di avvicinarsi a loro. I gufi notturni invece, quando vedono questi due uomini, virano a destra, volano velocemente in direzione del monastero e s’infilano come fulmini nel tubo della tromba acustica, la quale spunta ancora dalla finestra. Anche le parole serpentine, insieme alle fiamme, si ritirano velocemente.
21. I due uomini, invece, raccolgono gli anziani intorno a sé e, a quanto pare, anche loro vanno in direzione del monastero. Bene, la storia prende sempre più consistenza! Sono proprio curioso di vedere quel che succederà ancora!”.
22. Risponde Borem: “Carissimo fratello, devi anche preservare il tuo cuore da troppa curiosità, poiché anche una tale avidità a vedere di nascosto, si associa sempre a una malignità! Sii perciò qui un osservatore saggio, a vantaggio del tuo spirito; ma la curiosità lasciala stare! Qui, infatti, dobbiamo essere sobri in sommo grado, perché avverrà insieme qualcosa di diabolico. Osserva ora, ma senza curiosità; e raccontami fedelmente ciò che vedi!”.
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Squilli di tromba dei due uomini in bianco e crollo del monastero
Le dame del cuore di Gesù come rane gigantesche
Discorso illuminante ai genitori impauriti
1. Il vescovo Martino volge nuovamente i suoi occhi alla parte posteriore del capo delle dame del cuore di Gesù, e dopo una breve osservazione dice: “Sì, sì, è già abbastanza così; i due uomini biancovestiti, in compagnia degli anziani si dirigono davvero verso il monastero! Più si avvicinano, più lampeggia dalle molte finestre; ma i fulmini non vanno troppo lontano. Si sente anche un tuono all'interno del monastero, ma molto debolmente.
2. La compagnia è ora già molto vicina al muro del giardino. Uno dei due uomini in bianco si avvicina alla porta e la apre con la rapidità del lampo. Ora entrano tutti e insieme si avvicinano al monastero.
3. Giunti nei pressi, i due uomini in bianco si mettono davanti alla schiera degli anziani. Ognuno di loro tira fuori una lunga tromba da sotto la veste. Entrambi portano ora questi strumenti musicali alla bocca soffiando fortemente negli stessi. Oh, per la miseria, questo è un potente suono pieno di maestà!
4. Ma cosa vedo io adesso? Ecco, guarda guarda! L'edificio monastico crolla, come crollarono le mura di Gerico; e le nostre dame strisciano fuori delle macerie come larve dalla palude, lamentandosi e imprecando ad alta voce, ed hanno l’aspetto come quelle rane giganti dell'antico Egitto sulla Terra. Solo che le teste somigliano più a quelle dei serpenti giganti, che a quelle delle rane. Noto anche che in fondo alla schiena hanno la coda simile a quella degli scorpioni. O storia disperata, la faccenda prende ora una piega molto preoccupante!
5. Agli anziani si rizzano i capelli a tale vista. Queste stranissime rane cominciano anche – invece di imprecare – a gracidare terribilmente. Ma il loro gracidio è ora senza senso e, a quanto pare, di nessun effetto. I due uomini, infatti, minacciano queste rane e le spingono ora davanti a sé, e gli anziani seguono i due completamente stupefatti. Il loro corso va verso sera!
6. Al posto del monastero ora si vede un'orribile pozzanghera. Per la miseria, fratello, questo adesso sembra molto lugubre! No, io divento ora sempre più ansioso e timoroso! Però quest’apparizione è strana, perché sia le rane che vanno verso sera, sia il loro seguito che le sta cacciando, appaiono sempre della stessa grandezza, anche se, secondo lo spazio, dovrebbero già essersi allontanati parecchio”.
7. Risponde Borem: "Le distanze di spazio non ingannano la vista dello spirito, perché ogni spirito è al di sopra del tempo e dello spazio; invece, sono le diverse specie di stati d'animo le vere distanze dello spirito che ingannano la sua vista, oppure l'abbagliano del tutto.
8. Se non ci fossero i due uomini biancovestiti presenti alla fuga, le rane non le vedresti proprio, perché lo stato d'animo di queste è troppo differente dal nostro. Ma poiché questi due sono di sentimento assolutamente affine al nostro, esse possono essere lontane finché vuoi, le vedremo comunque sempre uguali.
9. Possiamo osservare da vicino anche l'inferno, ma questo non accade mediante l’associazione del sentimento, bensì attraverso una propria mediazione prodigiosa del Signore, che tu conoscerai solo più tardi.
10. Ora conosci anche la ragione di questo fenomeno che, a ragione, ti sembra singolare, che però solo il seguito ti chiarirà completamente. Adesso osserva di nuovo la scena che ti sta davanti; da questa imparerai ancora molte cose!”.
11. Il vescovo Martino concentra nuovamente la sua vista e scorge le rane – già profondamente nella tenebrosa sera – giungere alla sponda di un immenso mare, dove allo stesso tempo si fermano. A questa sponda cominciano miseramente a gracidare, rifiutandosi di entrare in acqua. I due uomini però non le costringono, lasciando loro la libera scelta.
12. A questa vista il vescovo Martino dice: “Ma guarda queste orribili rane! Non vogliono proprio entrare in acqua, nonostante sembrino fatte per tale elemento. Mi pare, come comincio a sospettare in me, che il motivo sia nel fatto che in loro deve essere celato ancora qualcosa di meglio che non appartiene a quest’elemento, e ciò le trattiene, probabilmente, ancora sul terreno asciutto!”.
13. Dice Borem: “Sarà così! Ma osserva ancora, poiché presto si vedrà lo sviluppo di questo primo atto!”.
14. Il vescovo Martino, dopo aver osservato attentamente la scena, si esprime così: “Ah, ah, ma guarda, questo è molto strano! Ora le rane in riva al mare si gonfiano, ed è uno spettacolo veramente orribile. Come enormi elefanti stanno lì davanti ai due uomini e al gruppo degli anziani sempre più impauriti. Si gonfiano ancora come se fossero gonfiate da un mantice. Per mille fulmini! Ora sono talmente grosse che uno potrebbe scambiarle benissimo per piccole montagne!
15. Adesso si dispongono come se volessero aggredire i due uomini con tutto il seguito ma i due non retrocedono di un passo, anche se i poveri vecchietti vorrebbero volar via, piuttosto che fuggire.
16. A questo punto, però, i due uomini ordinano il silenzio, e uno di loro parla agli anziani: ‘Non abbiate paura davanti a questi palloni gonfiati! È solo la pelle peccaminosa, a inorridirvi, ma l'interiore è più debole dell’essenza di un acaro! Noi potremmo disperdere con un soffio, quelle che prima avete venerato in piena regola come beatissime, ma non siamo senza pietà come lo sono state loro, quali presunte spose di Dio, verso di noi e voi, anche se siamo perfetti protestanti e protestiamo energicamente contro ogni cosa che, in qualche modo, non è minimamente del Signore!
17. Ma se volete sapere ancora più tangibilmente chi sono queste rane gonfiate, allora sappiate: queste sono le vostre figlie, le stesse che avete obbligato a entrare nel monastero delle dame del cuore di Gesù, a causa della vostra grande stupidità e del vostro grande patrimonio, e così, in un certo qual modo, le avete condannate! Siete contenti adesso di vederle in questa celestiale veste?’.
18. Gli anziani si battono le mani sulla testa, si strappano i capelli e gridano: ‘Ma per l'amor di Dio! Gesù, Giuseppe e Maria, state con noi! Com'è possibile questo? Dovrebbero aver vissuto una vita così pura! Non hanno fatto nulla, all'infuori di quello che era ordinato loro dal padre confessore, e da ciò che imponeva il severo regolamento dell’ordine, e ora le dobbiamo incontrare qui in questo terribile stato! O Gesù, Gesù, Gesù, Giuseppe e Maria! Che cosa è successo con loro!’.
19. Parla nuovamente uno dei due uomini: ‘State calmi e non vi spaventate per queste cose di poco valore. Noi siamo stati inviati qui dal Signore per cercare e riportare, nel Suo santissimo Nome, ciò che era perduto, e quindi ricondurre sulla giusta via anche queste rane! Ma affinché anche voi possiate essere guariti dalla vostra stoltezza, dovrete essere presenti durante quest'operazione, e sopportare, con tutta la pazienza necessaria, ciò che vi potrà capitare. Ma soprattutto, risvegliate in voi l'amore per l'unico Dio e Signore, il Padre Gesù, così sarà più facile la via che, voi tutti, dovrete percorrere!’.
20. Ora gli anziani cominciano a piangere sulla sorte delle loro presunte beatissime figlie; nel frattempo, però, queste cominciano a gonfiarsi ancor di più”.
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Una tenebrosa storia gesuitica: il padre ingannato per sua figlia
Chiarimento spirituale della storia
1. Continua il vescovo Martino: “Un padre di una di queste dame del cuore di Gesù, apparentemente molto avanti negli anni, si fa ora avanti e dice in un tono molto piagnucoloso ai due uomini in bianco: ‘O potentissimi messaggeri di Dio, come può essere che anche la mia figliola si trovi tra queste infelici! Per quanto ne so, mia figlia viveva austeramente e con scrupolo, secondo le regole del suo ordine, e di conseguenza nello spirito perfetto della Chiesa cattolica-romana, l'unica che rende beati, quale spirito deve essere palesemente lo Spirito Santo.
2. In seguito a tale vita, e secondo le molteplici assicurazioni della Chiesa, mia figlia avrebbe dovuto passare dalla Terra al Cielo! Poiché oltre a una vita severissima e coscienziosa, ha ottenuto, perfino dal papa, non solo una, ma una dozzina di indulgenze privilegiate da Maria lauretana stessa, per mezzo delle quali le sarebbe stato risparmiato anche il purgatorio! Come può essere successo questo; una vita simile non ha nessun valore dinanzi a Dio?
3. Sì, ve lo posso giurare sulla mia coscienza e sulla mia vita che mia figlia, in un modo assolutamente sincero, è stata chiamata veramente dal Cielo per essere una pura sposa di Cristo, attraverso la visione di un modestissimo gesuita che viveva una vita assai austera. Questo è il sogno dell'umilissimo uomo di Dio, secondo la sua modesta e semplice confessione:
4. Maria e San Giuseppe gli apparvero nel più grande splendore celeste e gli dissero: ‘Ascoltaci, purissimo fratello degli angeli, vai da N.N., questi ha un’adorabile figlia della quale Gesù ha un gran compiacimento, tanto da volerla avere come Sua sposa. Va’, e chiedi, per Dio, il tuo Signore, la fanciulla, altrimenti non avrai nessuna parte al Regno dei Cieli!’.
5. Dopo essersi svegliato, e aver riflettuto molto, egli riferì al convento questo sogno avuto per ben tre volte, e il convento lo fece pervenire anche al superiore a Roma. E quanto fu sorpreso il convento, quando ricevette la meravigliosa spiegazione dello stesso superiore, il quale dichiarò di aver sognato la stessa cosa, e allorché non volle credere al sogno, Maria apparve per la quarta volta solo a lui, molto triste, e gli disse:
6. ‘O miserabile verme nella polvere! Poiché non credi, allora dovrai essere colpito da una grave malattia, finché l'amata fanciulla non entrerà nel convento delle dame del cuore di Gesù, quale sposa di mio Figlio! Per testimoniare la veridicità di questo, tutte le campane di Roma suoneranno da sole per tre giorni intorno alla mezzanotte per un'ora intera!’.
7. Tutto questo si avverò poi in maniera assai prodigiosa, e il superiore ordinò poi, segretamente e immediatamente, preghiere in tutti i conventi; e chiese insistentemente, in particolare al padre che aveva sognato così meravigliosamente di mia figlia, di pregare giorno e notte, affinché la mia figliola entrasse in monastero.
8. Io però non volevo cederla così facilmente, perché nel mondo ero molto ricco e di alta nobiltà. La mia figliola era veramente bella, mansueta e buona, e avrebbe potuto avere il miglior partito. Invece alla fine cedetti alle molte preghiere del pio frate. E poiché anche la mia figliola preferiva a tutti gli sposi, proprio Cristo, anche lei scelse il velo e divenne Sua sposa. Ahimè, povera sposa infelice!
9. O potenti messaggeri del Signore, oh, dite a me, povero, infelice padre: per l’amor di Dio, che cosa ha fatto la mia figliola per trovarsi ora anche lei tra queste tristi e autentiche figure demoniache? Aveva forse occultato dei peccati? Era una vera ipocrita, o la Chiesa romana è tutto un inganno? Oh, ditemi, perché alla mia bambina è capitata quest’inconcepibile disgrazia!’.
10. Risponde uno dei due biancovestiti: ‘Amico, non hai mai letto il Vangelo del Signore?’.
11. Risponde l'anziano: 'Quando ero scolaretto sì, ma dopo mai più; andavo comunque in chiesa tutte le domeniche e ogni festività, e là ascoltavo la messa e la predica! Inoltre, di leggere la Bibbia, a noi laici era in ogni caso proibito dalla Chiesa, e io credo di aver agito giustamente, così obbedivo alla stessa in tutto!'.
12. Dice di nuovo il biancovestito: ‘Ebbene, se la Chiesa valeva per te più che la pura Parola di Dio, allora devi ritenere responsabile la Chiesa, non noi che, come protestanti perfetti della Chiesa romana, non ci siamo attenuti ad altro se non a ciò che insegnava unicamente Cristo! Nel Vangelo del Signore, invece, non c'è scritto da nessuna parte di una Chiesa cattolica-romana, la sola che rende beati, niente di un papa, niente dei gesuiti e niente delle dame del cuore di Gesù; qui c'è semplicemente: «Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso!» In questo sta la legge e tutti i profeti!
13. Vedi, chi lavora solo per amore del salario, è un servitore inutile e non è degno del compenso, per non parlare del Signore che lì dice: «Chi ama suo padre, sua madre, suo fratello, sua sorella più di Me, questi non è degno di me! Se invece avete fatto tutto, allora riconoscete che siete stati dei servitori inutili!».
14. Vedi, queste sono parole di Dio! Chiedi a te stesso se le conoscevi, e se tu e tua figlia, piena di superbia celeste, le avete mai osservate!’.
15. Risponde l’anziano: 'Sì, se queste sono davvero parole di Dio, come anche lo saranno – particolarmente quelle della legge dell'amore, che io ben spesso ho sentito dal pulpito – allora mi è sempre più evidente, perché alla mia figliola è capitato una cosa così. In questo modo però lei è stata assai duramente ingannata e, perciò, merita perdono e misericordia dal Signore!'.
16. Dice di nuovo l’uno: ‘Amico, se il Signore non fosse migliore di quanto tu e tua figlia Lo riteniate, allora ti troveresti all'inferno insieme a lei. Ma poiché il Signore è infinitamente migliore e saggio, ora vi trovate, invece che all'inferno, solo nella necessaria correzione della vostra visuale, e nel bagno di grazia, per la guarigione di tutto il vostro essere!
17. Sappi dunque, quel sogno del gesuita era puramente inventato a causa della tua bella e ricchissima figliola. Tu sei stato perciò assai vergognosamente ingannato col permesso del Signore, perché diversamente non avresti dato a nessuno tua figlia, se non a un principe. In questo caso però saresti stato in un errore ancora più grande, perché contro ogni spirito dell'insegnamento cristiano, secondo il quale tutti gli uomini sono uguali, avresti rifiutato vergognosamente di dare tua figlia a un uomo povero ma altrimenti giusto, e lo avresti ancora fatto punire per la sua arroganza! Vedi, una tale condotta è la più spregevole dinanzi a Dio!
18. Invece, per tua figlia non è venuto nessun principe, ma un perfido gesuita, ed ha ingannato te e lei! Puoi tu, per questo, pretendere giustificazione dal Signore, che è il sommo Amore, l’Umiltà e la Mansuetudine stessa, se hai trovato tua figlia, invece che nel Cielo, qui, in questo stato assai infelice?
19. Inoltre, amico mio, tua figlia era superba e dura verso le sue subalterne. Infatti, presto divenne, perché era la più ricca, la superiora di questo neoformato ordine. Si riteneva una santa in seguito alla sua miracolosa chiamata, e ancor di più perché ogni notte un «signore Gesù» mascherato veniva a farle visita in carne ed ossa, e lei, quale sua sposa, gli concedeva tutto ciò che egli pretendeva, dopo averle levato il cosiddetto velo celeste. Di questo, naturalmente, lei non ti diceva niente, ti diceva solo che questo suo Gesù pretendeva assolutamente che tu lasciassi, per testamento, tutto il tuo patrimonio al santo collegio. Cosa che hai anche fatto nella tua cieca fede!
20. Vedi, così stanno le cose per te e tua figlia, e staranno altrettanto per tua moglie ancora vivente nel mondo! Cosa pensi ora: può un uomo accanto all'insegnamento di Dio, aspettarsi il Cielo con una vita simile – specialmente quando tua figlia seppe ben presto chi fosse veramente il suo «signore Gesù»? Comprendi ora, mio caro amico?’.
21. L'anziano ora sgrana gli occhi, e molti altri con lui, e vorrebbe adesso oltremodo cominciare a maledire Roma. I due però gli proibiscono assolutamente di farlo, e spiegano che il giudizio è solo del Signore, il dovere degli uomini è di perdonare, se desiderano essi stessi essere perdonati. All’udire questo discorso, il nostro anziano si calma parecchio. E ora vedo che una rana comincia a diventare più piccola; questa sarà certamente la menzionata ‘sposa di Cristo!’. Fratello, la cosa si fa!”.
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Risentimento dell'anziano per Roma e la longanimità di Dio
Parabola sulla pazienza del Signore
1. Il vescovo Martino continua: “L'anziano si rivolge di nuovo al primo biancovestito e gli domanda: ‘Ora capisco tutto ciò che mi hai detto e mi hai mostrato; perché è certamente così e non diversamente. Ma se purtroppo è così come mi hai mostrato, vorrei anche sapere: come può il Signore lasciar ancora esistere Roma? Poiché così com’è, Roma è solo un luogo dell'orrore, e mai in eterno una Chiesa del Signore!
2. Dov'è poi Pietro, la roccia, che le porte dell'inferno non potranno mai sopraffare? Roma sostiene questo di sé, e sostiene anche che il papa attuale, presunto rappresentante di Cristo in Terra, sia seduto su questa roccia sotto il costante influsso dello Spirito Santo! Una tale affermazione non può essere altro che il più grande orrore dinanzi a Dio! Oh, spiegamelo, come può essere che il Signore tolleri una cosa così? Egli avrebbe certamente mille mezzi per venire a capo di questo male!’.
3. Risponde uno dei biancovestiti: ‘Amico mio, questo è vero, il Signore può tutto ciò che vuole. Ma che diresti a un padre di più di 10-20 figli, alcuni dei quali fossero ribelli e disobbedienti, se egli li facesse subito giustiziare da un boia, o lo facesse addirittura con le proprie mani? Non direbbe allora ogni uomo: questo è inconcepibile; un demoniaco padre così non è ancora mai esistito!
4. Che cosa diresti di un sovrano che facesse subito trafiggere e bruciare i suoi sudditi per l’inadempimento delle sue leggi? Non grideresti tu: oh, vedete, vedete che tiranno terribile, che diavolo disumano!
5. E vedi, contro un padre così disumanamente spietato, i figli potrebbero perfino mettersi efficacemente in difesa, e i sudditi potrebbero rivoltarsi con forza contro un tiranno simile e strangolarlo brutalmente!
6. Se il Padre onnipotente agisse così con i suoi figli, dimmi: come considereresti e chiameresti un tale agire da parte di Dio?
7. Non sarebbe questa una crudeltà inqualificabile se Dio onnipotente agisse così con le Sue fragili creature, come un tempo in Francia, un despota con i francesi?
8. Vedi, il Signore sa molto bene che Roma è un'orribile meretrice, come sapeva anche che l'adultera era una comune donna di facili costumi, la Maddalena una grande meretrice, e la samaritana al pozzo di Giacobbe una grande lussuriosa. E come il Signore si è comportato con quelle tre donne, e come ha accolto il figlio perduto, così si mostra anche alla prostituta Roma e accoglie ogni figlio pentito proveniente dal suo grembo, anche se prima ha molto amoreggiato con questa prostituta! Ma naturalmente,– senza pentimento né penitenza, non ci sarà a lungo niente da fare, fino a quando l'amante non si sarà pentito e avrà operato vera penitenza!
9. Ciò che però riguarda la roccia di Pietro e dove questa sia, laddove le porte dell'inferno non la possono sopraffare, l'ha mostrato il Signore in molti testi e versetti del santo Vangelo!
10. Là si dice una prima volta: «Chi crede nel Figlio e accoglie la Sua Parola, questi ha la vita eterna!». – Vedi, questa è già una roccia!
11. Si legge di nuovo: «Il Mio regno non viene con segni esteriori, ma è dentro di voi». Vedi, questa dunque è la vera roccia invincibile di Pietro!.
12. E di nuovo si legge da un'altra parte: «Chi ascolta le Mie Parole, le accetta e vive in conformità, questi Mi ama; chi però Mi ama, da costui Io verrò e Io stesso Mi manifesterò a lui!». – Vedi, anche questo è Pietro, l'invincibile nel cuore di un uomo. Questa è l’unica vera, vivente Chiesa del Signore, quando Egli attraverso la fede vivente, che è l’Amore, ha preso dimora nel cuore dell'uomo!
13. Ora sai come stanno le cose con Pietro e dove egli sia. Perciò non domandare più oltre di sciocche, vuote cose del mondo, bensì adesso cerca innanzi tutto il vero Regno di Dio in te, e la Sua Giustizia stracolma d’Amore, allora tutto il resto ti verrà poi da sé!’.
14. L'anziano si prostra ora fino a terra davanti a questo messaggero del Signore, e tutti gli altri anziani fanno lo stesso. Le rane, invece, sono rimaste ancora rane, solo non mi sembrano più così gonfie. Quella singola rana adesso è diventata completamente piccola e si avvicina ai due. Più si avvicina loro, più piccola diventa; questo mi pare che sia un buon segno!
15. Inoltre io stesso devo ammettere apertamente, e confessare con molta gratitudine al Signore, che da questa scena ho imparato finora molto, e adesso sono certamente dieci volte più saggio di prima, ma la scena è anche sempre più interessante e completamente strana.
16. Qui il gesuita è stato descritto davvero in gloria, questo bisogna dirlo! Davvero ci vuole proprio la pazienza divina per non punire questi farabutti più ancora di Sodoma e Gomorra! In verità, se io adesso dovessi essere fornito del potere del Signore, questi ingannatori del mondo se la passerebbero proprio male! Sia fatta però la Sua Volontà!”.
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La parabola del frumento e del cardo
Risveglio dell'amore di Martino per il Signore
Seguito della scena con le dame del cuore di Gesù
1. Risponde Borem: “Così va bene, solo la migliore e più sapiente Volontà del Signore sia fatta! Il cardo è ovviamente più cattivo del frumento, che è già buono così come deve essere. Ma va’ attraverso tutte le specie di frumento della Terra, e troverai in esse poca differenza. Va’ invece attraverso tutte le specie di cardi e vi troverai il magnifico ananas, e accanto a questo, l'aloe curativo, e ancora, il cardo del fico africano ricco di sostanze zuccherine!
2. Quanto sarebbe perciò sciocco condannare certe specie di cardi, visto che la natura mostra di quale nobilitazione siano in grado! Il frumento rimane frumento, ma il cardo può essere elevato ad ananas!
3. Altrettanto rimane un Pietro, un Giacomo, un Andrea ecc., ciò che sono stati fin dalla loro origine, vale a dire un vero frumento nel granaio del Signore. Tra questo frumento però, si trovava anche un cardo selvatico molto spinoso: si chiamava Saul! E guarda caso, il Signore l'ha nobilitato ad un meraviglioso ananas, un gustoso frutto della Terra!
4. Vedi, ciò che il Signore ha fatto una volta, lo fa ancora! Perciò, diciamo sempre dal più profondo della nostra vita: o Padre, la Tua santissima Volontà sia fatta!”.
5. Il vescovo Martino è commosso fino alle lacrime, e dice: “Sì, sì, mio caro fratello, eternamente solo la Sua santissima Volontà! Oh, se Lo avessi qua ora, Lo stringerei al mio cuore fino ad annullarmi completamente! O Tu, mio buon Signore Gesù, vieni! Vieni da noi due!”.
6. Dice Borem “Fratello, solo adesso sei sulla strada giusta. Solo adesso hai iniziato a trarre a te Cristo! Io ti dico che ora andrai incontro a un meraviglioso destino! Presto capirai quel che vuol dire: «Nessun occhio ha mai visto e nessuno spirito umano ha mai percepito ciò che il Signore ha preparato per coloro che Lo amano!». Tu ora hai risvegliato l'amore per il Signore nel tuo cuore, la sola cosa che vale presso di Lui. Ora presta attenzione a quel che fra poco accadrà con te, se rimarrai e crescerai in quest'amore! Adesso però da’ un'occhiata alla lavagna e dimmi che cosa vedi lì!”.
7. Il vescovo Martino si affretta alla lavagna e rimane esterrefatto. Vede che questa splende più di un sole, e in mezzo a questo grande splendore, legge le parole: ‘Fratello, aspetta ancora solo un breve tempo, e sarò presso di te!’. Quando vede questo con grande strabiliante gioia, egli dice:
8. “O fratello, ora provo una gioia di cui prima non ho mai avuto il minimo sentore! Cosa succederà in seguito, se la cosa andrà avanti così come la sento adesso nel mio cuore, giacché s’infiamma sempre più nell’Amore per il Signore Gesù?
9. Sì, io ti dico, ora sono già così innamorato del Signore Gesù, che non so cosa farei per tanto amore! Sì, potrei – vorrei – sì, per puro Amore potrei fondermi completamente in Lui!
10. O carissimo, carissimo, carissimo Gesù, solo adesso comprendo davvero quanto infinitamente saggio e buono sei Tu. E questo intendimento diventa ora in me una chiarezza, mentre prima era solo come un sogno un po’ più chiaro!
11. O fratello, quanto mi rallegro adesso che il Signore verrà da noi e ci aiuterà visibilmente a guidare nel giusto ordine i nostri ospiti, adesso ancora molto rigidi, o perlomeno apparentemente rigidi!”.
12. Risponde Borem: “Sì, fratello, questo avverrà non appena le dame avranno deposto la parte più grossolana della materia. Perciò adesso calmati, continua ad osservare le scene e dimmi esattamente quel che succede. Poiché, se finora è stato istruttivo, il seguito sarà cento volte ancora più istruttivo e interessante!”.
13. Il vescovo Martino rivolge nuovamente il suo sguardo alla parte posteriore del capo della dama del cuore di Gesù. Vede che è ancora tutto come prima, come quando ha distolto la sua attenzione per osservare lo splendore della lavagna e, nel frattempo, parlare con Borem.
14. Ora però l'anziano si rivolge di nuovo ad uno degli uomini in bianco. Il vescovo ascolta con molta attenzione quel che è detto ulteriormente, e dopo alcuni istanti dice:
15. “Guarda guarda, l'anziano non è per niente scemo! Prega i due messaggeri di salvare, con il loro potere, almeno sua figlia da questa situazione orribile, per poter poi salire al Cielo in sua compagnia, poiché qui sarebbe per lui già terribilmente tedioso. Egli ben comprende che i due agiscono giustamente secondo la Volontà del Signore. Ciò nonostante prova una forte sensazione di vuoto e una noia disperata, tanto da desiderare rapidamente di voltar le spalle a questo scenario.
16. L'anziano è veramente proprio non stupido per il suo sacco, come si suole dire, ma i due saggi biancovestiti non sembrano essere della sua opinione, perciò esprimono un secco diniego con la testa, e dicono:
17. ‘Amico, la pazienza è la prima regola della vita, e questo, qui nel regno dello spirito, vale come nel mondo! Tutto ha il suo tempo e la sua durata! E se tutti voi continuerete ad accrescere nel vostro cuore l'amore e la vivificante fiducia nel Signore, allora troverete al più presto la vera salvezza da questo deplorevole stato.
18. Ma il nostro potere, a questo riguardo, non può aiutarvi di un capello in avanti, né di un capello indietro. Infatti, dovete sapere questo: qui nessuno viene al Cielo per mezzo di presunti meriti che piacciono a Dio, o per mezzo della misericordia diretta o indiretta del Signore, ma solo mediante il proprio amore per il Signore e la Grazia del Signore Gesù Cristo che ne deriva; Egli è l'unico Signore e Dio dei Cieli e di tutti i mondi! Tutto questo è opera Sua!
19. Ricordatevi però questo: non c'è Cielo all'infuori di quello che c'è dentro di voi; e lo dovrete aprire voi stessi, se volete entrarvi! Poiché la vita deve essere libera, se deve essere una vita. Una vita giudicata, invece, non è vita, bensì è solo morte!
20. Se dovessimo liberarvi per mezzo del nostro potere, non sareste liberi ma giudicati, e quindi non viventi, bensì completamente morti! Dite: a che vi servirebbe un tale brutto aiuto?”.
21. Ora gli anziani si grattano violentemente dietro gli orecchi, e non sembrano afferrare in profondità l’insegnamento”.
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Scomparsa delle rane nel mare e il girovagare sulle acque dei cercanti genitori
Spiegazione di Borem
1. Continua il vescovo Martino: “Guarda! Ora quella rana si avvicina ai piedi dei due e li lecca.
2. Ma uno dei biancovestiti dice alla rana (indicando il mare): ‘Guarda, là c'è il tuo elemento!’.
3. La rana però, adesso si rizza di più sulle sue zampette anteriori, e gracida delle parole ben percettibili, che sembrano dire così: ‘O potentissimi, so bene che questo terribile mare è più che il mio ben meritato ed eterno elemento punitivo, e ciononostante oso rivolgervi la preghiera che voi non procediate con me, povera anima, secondo la severità del giustissimo giudizio di Dio! Tuttavia, non la mia, bensì solo la vostra volontà sia fatta!’.
4. Risponde ora l’uno: ‘Noi non abbiamo nessuna volontà, se non quella del Signore che è immutabile in eterno. Questo te l'abbiamo già detto, e ora tocca a te adeguarti a questa volontà! Vedi quindi là il tuo elemento!’.
5. Ah, ah, la rana comincia ora a gracidare disperatamente, si piega e si contorce, e prega terribilmente che i due la lascino ancora sulla terra asciutta, se per lei non c’è più già nessuna grazia e nessuna misericordia.
6. L’uno dice: ‘Finché non cammini sulla via indicata, non ti si potrà aiutare’.
7. Ora la rana si avvia miseramente verso il mare e vi si getta dentro. Non si vede più nulla di lei, perché la grande marea sembra averla inghiottita per sempre. O povera rana! Devo confessarti, fratello Borem, che ora mi fa molta pena la poveretta, ma era Volontà del Signore, ed è bene anche così! Tuttavia, per la povera rana mi dispiace ugualmente!
8. Ora però anche l'anziano si avvicina alla sponda del mare, e dice: ‘Se la mia povera figliola non ha trovato misericordia presso il Signore, allora neanche io la voglio, perciò, per amor di lei, mi tuffo nel suo eterno disperato destino!’.
9. Con queste parole si tuffa davvero nel mare, ma questo non gli permette di annegare, poiché non è il suo elemento. Fratello, questo è strano, ora cammina sulle acque come uno di noi sulla terra asciutta e, lamentandosi, cerca sua figlia! Che cosa succederà ancora?
10. Aha, ecco, guarda! Anche le altre rane diventano sempre più piccole e vanno verso i due uomini in bianco! Ora sono ai loro piedi e li leccano. È davvero molto strano: quanto erano grandi prima queste rane, e adesso sembrano piccole come i ranocchi sulla Terra. Ascolta, carissimo fratello, queste devono di certo avere una pelle enormemente dura, per non scoppiare con un tale enorme gonfiamento!
11. Per la miseria! Se una di loro nella sua massima tensione, voglio dire, gonfiata al massimo, fosse scoppiata, sarebbe stata una bella esplosione! Io credo che questo scoppio avrebbe fatto arretrare il mare di una mezza eternità. Se sulla Terra potesse essere inventata una cosa così dilatabile come la pelle di queste rane, sarebbe la fine completa della gomma elastica!
12. Devi perdonarmi, carissimo fratello, se certe volte mi permetto simili osservazioni che hanno, secondo il mio parere, una parvenza umoristica. Però rende bene la cosa per quella che è, la quale, considerata in sé e per sé, è comica in sommo grado! Così, posso immaginarmi ora i trilioni di pieghe nella pelle di queste rane, quando si saranno sgonfiate; e questo è di nuovo comico!
13. So molto bene che agli occhi del Signore, come anche a quelli di un angelo, questo scenario è di una serietà enormemente divina. Ciò nonostante, per noi a volte questo è molto divertente. Certamente il Signore non ha riso quando ha messo all'asino i suoi lunghi orecchi. Ma a uno come noi vien da ridere quando vede un filosofo con gli orecchioni, anche se si sa che i lunghi orecchi sono necessari all'asino, come all'uccello i suoi, appena visibili.
14. Come sulla Terra esistono moltissimi fatti, all’apparenza ridicoli, e quindi comici, così anche qui ce ne sono a sufficienza, certamente però non per tutti, ma solo per esseri come me! Forse con il tempo – per quanto qui si possa parlare ancora di tempo – non troverò più nulla di comico neanche in queste manifestazioni. Ma per ora, e nella mia condizione, mi è impossibile mettere da parte completamente il lato umoristico”.
15. Dice Borem: “Non fa niente, non fa niente, caro fratello! Anch'io non sono un malinconico, e il Signore ancora di meno. Ciò nonostante, il cosiddetto sorriso beffardo deve essere puramente bandito dai Cieli, perché in esso è celato un certo piacere del male altrui, così come in una curiosità esagerata.
16. Pertanto, la tua osservazione sulla grande elasticità della pelle di queste rane, non è altro che un’innata spiritosaggine del tuo essere, la quale in sé non contiene proprio nessuna cattiveria. Col tempo riderai tu stesso delle tue insipide spiritosaggini, quando capirai quanto poco contenuto avevano in sé. Ora rivolgiti nuovamente alle tue ranette; presta attenzione e osserva quel che succederà ancora!”.
17. Dice il vescovo Martino: “Sì, hai ragione, mi stavo quasi impappinando! Le vedo già! Queste leccano ancora i piedi dei due uomini. Alcune cominciano a gracidare, ma non comprendo questo linguaggio gracidato. Sarà questo, già un gracidio troppo puro?
18. Chiederanno forse anche loro ai due messaggeri, un'amnistia generale? Sembra però che i due non capiscano il loro linguaggio, indicando loro l'acqua del mare. Le ranette gracidano ancora più forte e saltellano sui piedi dei due; ma non serve a nulla! I due biancovestiti le minacciano, e le rane saltellano verso il mare, e ora…hop, nello stesso!
19. E adesso ci sono anche! Non si vede più alcuna rana né ranetta. Solo gli anziani stanno ancora alla riva e fissano le profondità, forse per vedere ancora la punta estrema della coda di scorpione delle loro figlie. Ma non scorgono nulla, come non scorge nulla il primo anziano che sta camminando ancora sull'acqua in cerca di sua figlia. Egli chiama alcuni verso di sé, assicurando che l'acqua è solida come un sasso.
20. Invece gli altri anziani non vogliono provare la durezza dell'acqua con i loro piedi, e ritornano presso i due uomini in bianco. Essi domandano, pregando, che cosa ne sarebbe delle loro figlie, se dovessero perdersi per l'eternità.
21. I due, però, non danno loro nessuna risposta, bensì se ne vanno sul mare e s’incamminano andando moltissimo lontano.
22. Gli anziani guardano fissi disperatamente verso quel luogo. Alcuni provano ora, su incalzante esortazione del primo, a mettere i piedi sull'acqua e, …guarda, funziona! Ora corrono per seguire i due in bianco; ma correre proprio non funziona, giacché la superficie dell'acqua è molto liscia e pericolosa, così quei vecchi maratoneti cadono continuamente l'uno sull'altro. Il primo che voleva tuffarsi in acqua riesce ad avanzare abbastanza bene, gli altri invece continuano a cadere e non riescono quasi a spostarsi dallo stesso punto. No, questa sarà per loro la prima e ultima volta che ballano su questa pista ghiacciata!
23. Ma ora vorrei proprio sapere che cosa è successo a queste dame, o meglio, a queste rane. Certamente non sono all'inferno, perché sono qui tutte da vedere come vere e proprie statue. Ma come potrà essere ancora il loro stato infernale esteriore, il Signore lo saprà e lo vedrà meglio di me.
24. Ma dimmi, carissimo fratello: che senso ha tutto questo? E quale significato ha l'aspetto delle rane, ora questo mare, il tuffarsi dentro delle rane, gli anziani che non affondano e i due bianchi messaggeri che si sono tanto allontanati?
25. Ho certamente osservato il tutto e da questo ho appreso molte cose. Ma se dovessi interpretare il vero senso di tutto ciò che ho visto, le cose andrebbero disperatamente male con me. Dimmi perciò, benevolo: cosa significa tutto questo?”.
26. Risponde Borem: “Tutti, – specialmente gli esseri femminili che si sono dedicati alla vita spirituale, pregando e digiunando per amor del Cielo, e inoltre considerando moltissimo anche i vantaggi terreni, appaiono nello squallore della loro natura come ogni sorta di anfibi: animali che s’intrattengono nei due elementi e possono vivere in entrambi!
27. Il mare rappresenta ciò che è conforme alla loro natura che, durante la loro vita terrena, stava più a cuore che lo spirituale. Perciò, ora devono anche precipitarsi nello stesso e provarvi la vanità delle loro aspirazioni mondane. Così il mare rappresenta anche la misura della loro grande stoltezza, nella quale devono ora penetrare fino in fondo, per riconoscerla come tale. La testa di serpente di queste rane significa la decisiva presuntuosa cattiveria, e spesso astutamente calcolata per la sua esecuzione. La coda di scorpione rappresenta il loro essere astuto, in seguito al quale colpivano quelli che volevano nuocere alla schiena, infliggendo loro profonde ferite. – Comprendi tu questo?”.
28. Risponde il vescovo Martino: “Fratello, ora lo comprendo molto bene. Io disgraziatamente ho conosciuto fin troppo simili ipocrite macchinazioni ultrapapaline sulla Terra, e come vescovo dovevo chiudere saldamente tutti e due gli occhi. E perché, questo lo potrai capire sicuramente molto bene!”.
29. Dice Borem: “Oh, sì, anche troppo bene, e quasi troppo chiaramente! Ora però ascolta dell’altro! Gli anziani, che in origine erano sciocchi, non giungevano mai, a causa della loro nobile nascita, ad altro se non a una luce pretesca aristocratica. Per questo di solito consideravano i dogmi ecclesiastici genuinamente celesti, e vendevano le loro figlie a tali preti con una robusta dote. Questi anziani sono ora ancora troppo stolti da poter penetrare alla base la loro stessa stoltezza. Perciò la caricano su di sé come asini sul ghiaccio, cadendo in continuazione, – all'infuori di quell'uno che è un po' più saggio ed ha assoggettato la sua stoltezza più degli altri. – Comprendi anche questo?”.
30. Risponde il vescovo Martino: “Oh, sì, carissimo fratello, ora lo comprendo in un modo che meglio non si può! Allora avremo davanti una verissima danza dell'aristocratico inganno!”.
31. Continua Borem: “Sì, sì, è così! Ora però presta bene attenzione all’ulteriore seguito di questa scena. Il primo atto è finito e il secondo inizierà presto. Qui otterrai di vedere cose che ti stupiranno enormemente!”.
32. Dice il vescovo Martino: “Me ne rallegro già! Ora potrò capire gli avvenimenti meglio di prima; quindi avanti, continuiamo in questo modo! Solo l'allontanamento dei due saggi, carissimo fratello, ti sei dimenticato di chiarirmi, giacché te l’ho anche chiesto”.
33. Risponde Borem: “Oh, no, caro fratello, per niente; devi sapere che qui non si dimentica mai nulla! Ma il significato di questa visione, come di molte altre cose ancora, devi cercarlo e trovarlo da te stesso, affinché tu possa esercitarti e impratichirti nelle pure occupazioni celesti. Prova una buona volta, e ti convincerai subito fin dove arriva la tua già considerevole sapienza!”.
34. Risponde il vescovo Martino: “Sì, così, questo è sicuramente qualcosa del tutto diverso! Sai, ora che mi hai spiegato le altre cose, questa spiegazione non sarà poi così difficile come sembra. Io penso di spiegarla in questo modo:
35. I due saggi sono simili ad un olio celeste; invece questi anziani e stolti aristocratici, sono come l’estratto di bitume terreno che è assai sporco e puzza terribilmente. Che l'olio celeste non riesca a rimanere più a lungo accanto a quest'estratto di bitume, lo si può toccare con mano! Cosa pensi fratello, ho valutato bene?”.
36. Risponde Borem: “Più giusto di quanto tu sia in grado di afferrarlo da te stesso. Ma ciò che ancora non comprendi fino in fondo, lo comprenderai in seguito. Perciò non pensarci più, ma rivolgi di nuovo i tuoi occhi alla parte posteriore del capo di queste dame; lì si offrirà presto la pienissima soluzione da se stessa”.
37. Dice il vescovo Martino: “Fratello, sono già tutt’occhi e orecchi! Finora con gli anziani è ancora tutto come prima; ma non fa nulla, arriverà qualcosa. – Sì, sì, arriva già qualcosa!”.
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Secondo atto del dramma delle dame del cuore di Gesù
La tempesta infernale sul mare – Cattura della ciurmaglia tempestosa in un sacco
Spiegazione di Borem
1. Continua il vescovo Martino: “Ma che cos'è questo? Guarda, là dalla profonda sera salgono dal mare delle fitte masse nuvolose, come quelle che ho visto a volte sulla Terra venir fuori da dietro i monti prima di un violento temporale. Queste masse nuvolose si avvicinano sempre di più, seguite da terribili fulmini.
2. Vedo ora anche una quantità di grandi e piccole trombe d'aria davanti all’ammasso nuvoloso grigio-nero. Questo è molto preoccupante! Anche i nostri anziani vedono l’avvicinarsi della tempesta e cercano, con tutte le proprie forze, di raggiungere la sicura sponda. Come lavorano con mani e piedi, e quante volte cadono!
3. No, questo è, come si suol dire, fuori del mondo! E nonostante tutti i loro sforzi non sembrano approdare a nulla, invece di avvicinarsi alla riva, se ne allontanano sempre di più. Ah, questa deve essere una situazione molto penosa per questi anziani d’ambo i sessi!
4. Vedo certamente ancora i due uomini biancovestiti fuori in lontananza, verso mezzogiorno, che splendono come due stelle, ma a questi sembra non preoccupare minimamente la furia tempestosa in arrivo. E guarda, questa si avvicina sempre di più e in compagnia di oltre mille trombe d'aria e innumerevoli fulmini! Sento anche tuonare già terribilmente, e uragani sollevano le onde d'acqua verso l’alto, simili a montagne. Oh, per la miseria! La faccenda sembra ora molto grave!
5. Ma, gli anziani, solo gli anziani! Ah, come collaborano, e tuttavia, tutto i loro sforzi e fatica, sono inutili! Qui si vede chiaramente l’impotenza dell’uomo verso tali straordinarie manifestazioni di forza. Se con l’uomo non agisce la Potenza di Dio, allora egli è l'assoluto nulla nell’intera infinità. Ora però, sono molto curioso di sapere che cosa verrà ancora fuori”.
6. Dice Borem: “Presta bene attenzione e vedrai subito dove si dirigerà questa tempesta! Non preoccuparti per gli anziani che si stanno sforzando di raggiungere la riva per evitare la tempesta in arrivo. – Non riguarda loro, bensì, quei due saggi messaggeri, là verso mezzogiorno. Sono questi ora il bersaglio della vendetta, perché alle preghiere di queste dame, essi non vi hanno prestato ascolto.
7. Vedi, questo è ora già un pochino infernale; ma solo così, un tantino. Infatti, toccando il fondo della loro stoltezza, esse hanno trovato anche alcuni residui del loro orgoglio aristocratico terreno, e con lo stesso, l’ambizione collegata. Questi residui si sono incendiati alla fiamma del ricordo umiliante, non appena furono trasformate da quei due messaggeri nella supposta disprezzatissima forma di rane, e poi, secondo la loro opinione, sono state scacciate senza misericordia nel maledetto mare.
8. Poiché quei residui hanno preso fuoco in tal modo in loro, questo fuoco ha afferrato presto, anche il loro intero essere, spingendole all'orlo del primo inferno e procurando loro, subito, una moltitudine di complici consenzienti e fatti come loro. Con questi, uniti, si muovono ora in quelle nuvole tempestose e vogliono vendicarsi dei due, e poi anche di tutti quelli che sono stati mandati dai due. Ora presta solo attenzione, poiché l’essenziale arriverà subito!”.
9. Risponde il vescovo Martino: “Ringrazio te, e soprattutto il Signore, per questa spiegazione. Oltre a questo grazie, però, devo anche confessarti di sentire in me una vera e propria collera per queste bastarde, mentre prima, m’aveva veramente preso una sorta di misericordia. Se solo avessi la forza di quei due messaggeri – per la miseria – allora andrebbe proprio male a quelle eroine tempestose! Io però, spero che questi due sapranno anche difendersi da tali creature stupidissime e crudeli!
10. Guarda! La tempesta si curva ora addirittura ad angolo retto verso mezzogiorno. Fulmini già a milioni saettano verso quei due saggi che, nel lontano mezzogiorno, restano irremovibili come le stelle fisse di Castore e Polluce. Per la miseria! Come si agita potentemente il mare, e come infuria e strepita la tempesta!
11. Osserva però i poveri vecchietti; come si affannano! Ora non riescono più nemmeno a mantenersi diritti, bensì, sono raggomitolati e strisciano su mani e piedi. No! Questi devono ora patire una vera tortura infernale! Oh, oh, oh, ora un pezzetto di nuvola si stacca e si dirige verso i vecchietti! Che cosa succederà?
12. Guarda, guarda, questo brandello di nuvola circonda ora il primo anziano che si era gettato in mare, e lo porta fuori a riva! È arrivato. E questo è avvenuto rapidamente, come un fulmine! E ora, ecco, vedi, il brandello di nuvola si raccoglie, diventa sempre più piccolo e somiglia sempre di più a una figura umana!
13. Ah, ah – guarda, questa è addirittura una dama, e più precisamente la prima – proprio quella il cui capo posteriore io sto guardando! Lei consola suo padre e lo accarezza perfino. L'anziano è molto felice di poter riabbracciare sua figlia nella sua vera figura creduta persa per sempre. Questo è molto commovente, devo confessarlo apertamente! – Le altre invece ora si avventano su questo, il che è una purissima vergogna!
14. Ah, ah, ah, ora vedo anche il seguito della tempesta! C'è un esercito incalcolabile di draghi e coccodrilli, e solo Dio sa quale ciurmaglia ancora. Da questo ha origine il gran baccano!
15. Questi muggiti, questi fischi, questi sibili! Il mare bolle letteralmente sotto le nuvole tempestose e sembra già del tutto incandescente. Tra le nuvole volteggiano grandi sfere di fuoco. Alcune sono già molto vicino ai due biancovestiti che ora si vedono meglio di prima.
16. Ora i due si voltano e minacciano la tempesta. Questa però non cede, anzi, da come si dimostra, diventa solo più violenta e impetuosa.
17. No, la faccenda sembra strana! Ecco, guarda! Guarda là! I due biancovestiti se la danno letteralmente a gambe, e volando in grande fretta si dirigono verso i due alla riva, vale a dire all’anziano che sua figlia sta ancora accarezzandola teneramente. Essi sono anche già lì, Dio sia ringraziato, e salutano l'anziano insieme a sua figlia molto amichevolmente. Ah, questo è molto bello, magnifico e commovente; ma ora la tempesta si rovescia anche qui!
18. No! Questa reale tempesta di rane e ciurmaglia è sfacciata oltre ogni misura! Sono nondimeno curioso di sapere quel che ne verrà fuori ancora!”.
19. Dice Borem: “Presta bene attenzione, ora si svolgerà il secondo atto! Ecco che vedrai un pochino di un giudizio, perché qui avverrà una grande liberazione!”.
20. Risponde il vescovo Martino: “Sì, fratello, sì, allora dovrà avvenire certamente una grande liberazione, in seguito alla quale per il Cielo, sicuramente lasceranno solo pochi chicchi, per l'inferno invece, moltissima pula senza nessunissimo valore. Ma ora fissiamo di nuovo saldamente gli occhi alla scena antistante!
21. Ecco, ecco vedi! La tempesta si avvicina alla riva! L'anziano e sua figlia salvata, hanno una gran paura davanti a questa; ma i due saggi messaggeri li confortano e dicono chiaramente percettibile:
22. ‘Non abbiate paura di questa finzione, poiché è semplicemente una farsa senza consistenza. Quando infuria la cecità, i vedenti possono ben scansarla! Se ci fossero mille guerrieri ciechi che volessero affrontare un vedente con lance e spade, dite, che cosa potrebbero fare contro un solo combattente capace ed esperto? Vedete, quest'unico potrebbe ucciderli tutti facilmente!
23. A differenza della Terra, qui nel mondo dello spirito è tutto molto più facile, poiché oltre alla cecità, tali spiritelli sono colpiti anche da sordità. Credetelo saldamente, noi due cattureremo facilmente tutta questa ciurmaglia tempestosa in un sacco e potremo poi farne ciò che vorremo. Fate bene attenzione, e vedrete subito quel che succederà!’.
24. Che i due siano già in amichevoli rapporti con l'anziano e sua figlia, è molto chiaro, e io ne sono molto contento. Come però i due possano affrontare la grande furia tempestosa che si sta rapidamente avvicinando alla riva, e come possano perfino metterla nel sacco, questo è tutto da vedere!
25. Ora gli anziani che si trovano sull'acqua sono già completamente avvolti nelle nuvole tempestose e invocano disperatamente aiuto. Quest'aiuto però non arriva da nessuna parte, all'infuori che dalla tempesta stessa, la quale li spinge avanti con forza verso la riva, come se un vento portentoso spingesse ogni cosa che si trova su una superficie ghiacciata.
26. Ora gli anziani sono finalmente alla riva, e la tempesta scaglia milioni di fulmini contro i due saggi, ma questi stendono sul serio un grande sacco. E uno parla ora alla tempesta: ‘Ascolta, tu, mostro furibondo. – Entra in questo sacco, oppure all'inferno! – Come preferisci!’.
27. Terribilmente echeggia ora un potentissimo tuono, innumerevoli fulmini sono scagliati in tutte le direzioni dall’ammasso di nuvole tempestose che tendono a diventare sempre più piccole. E ora un orribile mostro, con la sua terribile testa, spunta fuori dalla massa di nuvole e spalanca le fauci come se volesse inghiottire in un sol boccone tutta la Terra di Dio.
28. Ah, questo ha già l’aspetto terribilmente spaventoso! Sembra però che i nostri due non abbiano nessuna paura di queste scene terrificanti, anzi, uno dice ancora una volta: ‘Sacco – oppure inferno!’.
29. Oh, oh, ecco vedi, ora tutto l'insieme del mostruoso groviglio di nuvole tempestose con l’immensa testa del mostro, si rimpicciolisce fino a diventare un gomitolo grande appena quanto una botte da cinque secchi, e rotola verso l'apertura del sacco e poi davvero nello stesso!
30. In verità, quello che si vede è un vero spasso! Ah, ah, tutta la tempesta in un sacco! Sembra di trovarsi proprio davanti ad una favola vivente delle Mille e una Notte! Che cosa succederà ancora?
31. La tempesta sta ora effettivamente nel sacco, ed è così calma che sembra impensabile immaginare sia mai stata capace di un movimento. In verità, questa è davvero un'immagine sommamente burlesca! Tutta questa mostruosa tempesta, con tutti i suoi orrori minacciosi, in un sacco! Fratello, se anche dietro questa visione c'è qualcosa di saggio, mi chiamerò con qualsiasi nome tu vorrai chiamarmi!”.
32. Risponde Borem: “O fratello, in questa visione si cela un ultrasaggio significato! Non hai mai sentito come i veri penitenti abbiano fatto espiazione in sacco e cenere per ottenere da Dio, il Signore, il perdono per i loro molti e gravi peccati?
33. Vedi, qui a queste eroine tempestose è stato annunciato dai due messaggeri un giudizio a causa della loro smodatissima cattiveria: vale a dire la scelta tra l'espiazione dell’auto umiliazione, in pratica entrare nel sacco, oppure, in caso contrario, costrette dal Potere divino, ad entrare nell'inferno di primo grado, il che è l'umiliazione estrema e la più profonda vergogna dell'anima!
34. Il primo giudizio, liberamente scelto, può portare un'anima nuovamente alla vita, se questo è fatto su di sé con perseveranza e non si lascia mai distogliere da un falso senso dell'onore. Il secondo giudizio, necessario per l'inferno, porta invece l'anima solo alla morte, perché questo la coglie nel caso essa non voglia mai accettare l’auto umiliazione. Questa deve essere umiliata per proteggere le altre anime che, con una superbia così lasciata libera di una singola anima, potrebbero essere gravemente danneggiate. Se, e come, tali anime condannate all'inferno pervengano ancora alla vita, e su quali ulteriori vie siano condotte, questo lo sa solo il Signore e colui al quale Egli lo vuole rivelare, sempre molto in segreto.
35. Vedi quale saggio significato assume adesso il tuo sacco? Entrare nel sacco vuol dire: imprigionarsi in tutti i propri piaceri e brame, e liberarsi dagli stessi in questo auto farsi prigioniero, e poi, da un sacco simile, uscire come una nuova creatura gradita a Dio. Comprendi adesso questa visione che a te sembrava tanto sciocca?”.
36. Risponde il vescovo Martino: “Sì, fratello, sì, ora la comprendo fino in fondo, ma nello stesso tempo comprendo che sono un gran bue e asinello! Guarda quanto è chiaro e quanto illuminante, e io ho saputo solo ridere di una così maestosa visione! Oh, che stupida bestia sono! Caro fratello, tu devi avere più che pazienza celeste per non chiudere anche me in un sacco così!”.
37. Risponde Borem: “Lascia stare. Io ti dico, come ebbi già a dirti una volta, che tu sei vicino a una grande e meravigliosa mèta. Adesso prepara con diligenza il tuo cuore e presta attenzione su tutto, allora presto riceverai tu stesso la grande salvezza che ti attende!”.
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Desiderio di Martino per il Signore – I pesci nel sacco
La selezione dei pesci – La coppa, il vaso della grazia e altre rispondenze
Inizio della salvezza spirituale di Martino
1. Risponde il vescovo Martino: “Sì, il Signore mi doni la salvezza solo secondo la Sua Grazia, come anche a tutti quelli che sono ancora più o meno ciechi. Perché, fino a quando qui, in questo regno, in questo mondo degli spiriti, non si è completamente di casa, non si può giungere ad una completa felicità e beatitudine interiore. Ma non si può essere a casa da nessuna parte, se non nella Casa del Signore, nella Casa del Padre santissimo. Il mio più grande desiderio è perciò di essere al più presto presso il Signore, e voglio fare la massima attenzione al più piccolo particolare, affinché io possa giungere rapidamente alla grande salvezza. Dunque, dirigiamo nuovamente gli occhi al capo posteriore della dama!
2. Oho, i due saggi rotolano a riva il sacco con la tempesta! Che cosa succederà adesso? Non affideranno per la seconda volta il sacco, anzi il suo contenuto, al mare? Anche l'anziano e sua figlia aiutano a trasportare questo sacco alla riva. Gli altri vecchietti, invece, attendono con sguardo impaurito l’ulteriore avvenimento. Sembra che non sappiano cosa possa contenere questo sacco!
3. Aha, ora il sacco è nell’acqua ed è sciolto! Che cosa ne uscirà fuori? Oh, oh, ecco, guarda ora lì! Vengono fuori una gran quantità di pesci, grandi e piccoli, freschi e anche marci, ma tra questi non scorgo nessun sussulto o movimento.
4. Ora i due biancovestiti cominciano a separare i pesci marci da quelli freschi, gettando i primi in mare. Invece i freschi li raccolgono in una coppa meravigliosa che somiglia a un grande calice e splende come se fosse d'oro o d'argento. Dove prendono poi questa roba così velocemente, roba di cui prima non c’era il minimo sentore, è un mistero. Se però sono necessarie, allora appaiono già, come per magia! Ora però mi è già comprensibile come qui avvengono determinate cose: esse sono necessarie per l'Ordine di Dio. Il Signore lo vuole, ed eccole, sono già presenti! Non è vero, mio amatissimo fratello Borem?”.
5. Risponde Borem: “Sì, è così! Tu adesso sai già in te, che il Signore è Tutto in tutto. E così ti è anche facile comprendere l’origine di tutti questi miracoli che vedi qui in grande pienezza. Fa’ ora di nuovo attenzione!”.
6. Dice il vescovo Martino: “Sì, sì, fratello, ora non distolgo per niente gli occhi. Vedo che la coppa, insieme al suo appoggio, s’ingrandisce sempre di più. Ora però noto che non diventa più alta, ma in compenso sempre più larga. Nella stessa vedo i pesci nuotare allegramente, come vedevo spesso nuotare sulla Terra i pesciolini rossi in un vaso di vetro; solo che questi sono notevolmente più grandi.
7. Questi pesci sono certamente le dame di prima, le quali, come grottesche rane, hanno dovuto prendere la via del mare. Non riesco però ancora a trovare in me il vero motivo del perché esse ora siano qui, in una coppa, come pesci, e perché una quantità di marci o morti, siano nuovamente gettati in mare. Ho ben un vago sentore di come stanno le cose; ma non riesco ancora ad esprimerlo.
8. Un momento! Ora un pensiero chiarissimo attraversa improvvisamente il mio interiore ! Sì, sì, è così, ecco, ho trovato: la coppa rappresenta il vaso della Grazia e della Misericordia del Signore, nel quale queste dame sono state ora accolte. E l'acqua in questo vaso, nel quale esse nuotano ancora in forma di pesci, è un’acqua vivente, dove saranno lavate per dar loro velocemente la forma umana. L'ampliamento della coppa indica l'aumento della Grazia e della Misericordia. La forma dei pesci sembra essere quella degli umiliati, liberi penitenti, e soprattutto quella di tutti gli uomini, i quali, colmi di libera volontà, sono presi per il Regno di Dio per mezzo della Sua Parola, oppure si fanno prendere piuttosto docilmente. Per questo il Signore stesso ha chiamato gli apostoli ‘pescatori di uomini’.
9. Invece per quanto riguarda i pesci marci che sono stati gettati in mare, è la medesima immagine che il Signore stesso ha stabilito già nel Vangelo, che è un autenticissimo, miglior messaggio proveniente dai Cieli, e perciò è impossibile che possa contenere in sé qualcosa di male. Ma che i pesci nella coppa, perlomeno per ora, stiano in ogni caso meglio di quelli gettati in mare, non c’è dubbio! Che ne pensi carissimo fratello, ho afferrato bene la cosa?”.
10. Risponde Borem: “A Dio, il Signore, tutto il nostro amore! Fratello, rallegrati e gioisci altamente nel Signore: ora sei stato liberato da Lui nel tuo spirito! Vedi, l'anima non ha ancora ben penetrato questa cosa, ma il tuo spirito sì, spirito che il Signore ha ora risvegliato in te in tutta la sua pienezza. Perciò adesso potrai comprendere ciò che è puramente del Cielo di Dio. E vedi, questo è l'inizio della tua liberazione di cui ho parlato spesso con te, e nello stesso tempo la fine del secondo atto di questo grande dramma spirituale!
11. La tua spiegazione di ciò che hai visto nella presente scena è giusta e vera in tutte le sue parti, anche se non hai ancora la vista completa. Ma ciò che ancora ti manca, ti sarà dato dal terzo atto, per mezzo dell'infinita Grazia del Signore. Perciò, presta ora di nuovo attenzione; in quest’atto avrai le visioni più straordinarie, e con queste, l’immagine giusta delle Vie assai meravigliose del Signore, sulle quali Egli conduce i Suoi figli all'unica grande destinazione di ogni salvezza e di ogni vita! Presta ora attenzione, sta per iniziare quest’importantissimo terzo atto!”.
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Inizio del terzo atto del dramma celeste
La coppa di grazia con l'acqua bollente
Il bastione infernale
1. Risponde il vescovo Martino: “Ci sono già, e osservo con la più grande attenzione la scena, la quale per adesso, è ancora completamente invariata davanti a me. Ora la coppa è già molto grande; secondo la misura terrena potrebbe già essere di molte tese di diametro[43], e per quanto io riesca a vedere con il mio sguardo ora più chiaro, mi sembra che continui a crescere ancora.
2. I due saggi stanno al bordo di questa coppa, la cui grandezza va oltre ogni concetto umano. Anche l'anziano e sua figlia la osservano con grandissima attenzione. Invece gli altri vecchietti occhieggiano da una breve distanza in questa coppa, all’incirca, così come nel mondo i buoi su una porta nuova, o addirittura in un villaggio spagnolo.
3. I pesci nella coppa sono già molto grandi e nuotano intorno molto allegramente in questa grande bacinella d'oro. Le teste di alcuni hanno già le sembianze umane; tutto il resto è invece ancora precisamente simile a quello di un pesce. Io penso che questi diventeranno dapprima una specie di sirene spirituali, e infine veri esseri femminili ben formati!
4. Ma che cosa vedo adesso? Fratello, il mare che prima appariva così imponente, è completamente scomparso. Invece che a riva, questa coppa che continua a crescere, si trova in mezzo a un’enorme pianura. Questa, ad occhio e croce, dovrebbe avere un’ampiezza di cento miglia. Il suo limite esterno sembra però essere circondato da un bastione molto grande, robusto e alto; noto precisamente dove finisce la pianura e dove inizia il bastione circolare!
5. Ciò che mi sembra molto strano, però, è che questo bastione diventa qui e là più alto, e poi di nuovo più basso. Vedo anche che qui e là, dove il bastione si alza molto possente, si può guardare attraverso di esso comodamente anche da sotto. In verità, una visione stranissima di bastione! Che cosa dovrà significare questo?
6. Ma ecco, adesso guarda, a circa diecimila buoni passi dalla coppa che si trova ancora nel suo ordine precedente, a quanto mi pare, proprio nello stesso punto dove prima si trovava il monastero e dove, dopo la sua distruzione, è apparsa una vera abominevole pozza, – si è formato ora un terribile grande crepaccio perfettamente rotondo. Da questo, sale un denso fumo, che però si disperde presto, non appena sale di alcune tese sopra il limite del grande crepaccio. In verità, per il terzo atto di questo dramma, è un inizio molto strano!
7. Fratello, osserva una volta anche tu la coppa! Ah, ma questa è bella! Ora anche l'acqua nella coppa comincia a bollire e ad emettere immensi vapori. I poveri pesci tirano fuori le teste dal bordo della coppa e gridano terribilmente. Ora già quasi tutti hanno, a quanto vedo, teste perfettamente umane; solo alcuni somigliano ancora ai leoni e ai buoi marini.
8. Ah, ah, l'acqua nella coppa bolle sempre più malignamente ed esala già del tutto in maniera orribile. E i pesci, i poveri pesci, questi gridano dal dolore già oltre ogni misura! No! Se questa bollitura continua ancora un po', ci saranno molti pesci lessati che nel mondo avrei mangiato volentieri!
9. Ah, ecco, guarda, guarda, ora i pesci hanno già le braccia e le mani completamente ben formate! Con queste, essi cercano di tirarsi su dal bordo della coppa per sottrarsi al grande tormento. Pare però che le braccia non abbiano ancora abbastanza forza, poiché ogni pesce lascia la presa, ricadendo poi rapidamente indietro nell'acqua bollente.
10. Io vorrei proprio sapere come l'acqua di questa gigantesca coppa è riscaldata! Questa bolle sempre di più, e i pesci sono spinti disordinatamente dalle onde bollenti così come la soffice sabbia è sollevata dal violento scaturire di una sorgente. Ahimè, ahimè, mio Dio, mio Dio – poveri pesci – ah, ah, ah; questo è tutto ciò che si può dire! Ecco, guarda come sono sballottati dalle onde bollenti sempre più forti, come si dimenano sollevandosi, e quali grida strazianti escono dalla coppa!
11. I due messaggeri invece stanno lì così privi di espressione, sembra che si divertano a questa vista, perché sui loro volti non si scorge compassione. No! Carissimo fratello, ti dico: questo è troppo, troppo forte! Perché queste poverette devono essere torturate così terribilmente per riottenere la completa forma umana? Anch'io sono stato un peccatore non plus ultra, ma non ho subito una cottura del genere; grazie a Dio, sono lo stesso uomo, anche se indosso ancora i miei abiti da contadino!”.
12. Dice Borem: “Fratello, non dimenticare la parola ‘immagine!’. Tu vedi ancora le dame in fila, e in forma completa; come puoi temere ciò che ora avviene nel loro interiore? L'interiore dell'uomo è il vero e proprio mondo. Ma con ciò, l'uomo rimane comunque uomo e, come tale, diventa sempre più nobile quanto più il suo interiore è agitato, e portato a grande attività.
13. Tu pensi veramente che hai conservato la forma umana anche senza questa cottura. Io invece ti assicuro che tu sei stato bollito nel calice di Grazia del Signore cento volte peggio di tutte queste dame! Sai bene perché? Quando sarai perfezionato e otterrai di vedere le attività dell'uomo terreno nei suoi rapporti di vita fisica, – cosa dirai contemplando la fornace interiore della vita? Dove potrai vedere torrenti di fuoco senza numero, passare in altrettanti canali in maniera spaventosamente furiosa? Dunque, stai ben attento, mio caro fratello!”.
14. Risponde il vescovo Martino: “Sì, sì, è così, ora sono già di nuovo a posto! Adesso sono solo bollito e, se necessario, in aggiunta anche un pochino arrostito. Poiché chi bolle e arrostisce nell'Amore e nella Grazia del Signore, a questi sicuramente non gli andrà proprio tanto male! Poiché, se anch'io sono stato bollito così ed ho sentito poco o niente di tale cottura, allora essi potranno certamente sopportarlo meglio di quanto sembra dai loro gesti! Nel nome di Dio, come agisce il Signore è certamente la cosa migliore!
15. Ma ora vedo che anche gli anziani si avvicinano ai due saggi chiedendo di poter essere messi anche loro nella coppa bollente delle figlie! E giusto, i due lo permettono. Anche i due primi, cioè l’anziano e sua figlia, si tuffano in questo bagno bollente. Ora sono tutti dentro! Oh, terribile, terribile! Adesso l’acqua bollente lavora in mezzo a tutta questa compagnia!
16. No, queste urla, questi lamenti, questo agitar delle mani per la disperazione, queste grida d’aiuto per il sollievo del grande e insopportabile dolore. No, fratello, visione qui, visione là; se è così dolorosa, che vada al diavolo! Queste dame provano senz'altro qualcosa. Poiché vedi, lo noto perfino dai loro movimenti esteriori, mentre prima stavano ferme e quiete, come se fossero state murate!”.
17. Dice Borem: “Questo è bene, perché in loro sta ritornando la vita! Io penso che questo sarà di certo qualcosa di buono!”.
18. Risponde il vescovo Martino: “Sì, se è così, allora sono già di nuovo tranquillo, ma assistere a questo ritorno alla vita è, e rimane molto penoso. Questo, veramente, ha odor di purgatorio!”.
19. Incalza Borem: “Che purgatorio e purgatorio! Io ti assicuro che questo non esiste proprio da nessuna parte! Qui non vedi altro che l'operare dell'Amore di Dio, che è ben un Fuoco di tutti i fuochi, ma non fa male, poiché mitiga tutti i dolori e guarisce tutte le ferite che l'inferno ha inferto a un'anima. Queste dame gridano certamente per la sofferenza e implorano aiuto e sollievo; ma questi tormenti non li prepara loro la coppa bollente, bensì l’inferno, che ora deve ritirarsi da loro!
20. Continua a guardare! Osserva l'enorme bastione che circonda questa grande pianura, e presto ti accorgerai che questo bastione non è altro che l'inferno, o il diavolo stesso in forma di un enorme serpente, il quale si è accampato intorno alla pianura e non vuole rinunciare a queste graziate, come suo presunto bottino! Guarda: tutto ciò è tuttavia solo un’apparizione, e la pianura significa il mondano di queste graziate, da cui non riescono a liberarsi, perché dentro di loro ha preso dimora l'inferno.
21. Vedi, di conseguenza è questo bastione che opprime così dolorosamente quelli che ora si trovano nella coppa. Ma non durerà molto a lungo, poiché sarà distrutto e precipitato in quella voragine che a te è visibile a circa diecimila passi a nord di questa coppa della grazia. Ora presta bene attenzione, e vedrai già i grandi preparativi per questo!”.
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L'approssimarsi della catastrofe
L’antico serpente, i dodici angeli del giudizio e l’abisso
Splendida vittoria e magnifico premio
1. Dice il vescovo Martino: “Giusto, giusto, sì, hai ragione in tutto! Oltre questo bastione vedo ora dodici grandi spiriti, ognuno nella sua destra ha un'enorme spada. Ah, ah, e che spada! Con una spada simile uno spirito potrebbe tagliare in due, e con un colpo solo, tutta la Terra come una mela! Per la miseria, gli spiriti sono così terribilmente grandi che potrebbero schiacciare in un attimo tutto un mondo tra le dita! Per mille fulmini, il bastione comincia a dimenarsi sempre più furiosamente! Fratello, questo sembra essere un giudizio universale! Spaventoso, spaventoso!
2. Ora però noto che l’acqua nella coppa diventa un po’ più quieta. L'intera compagnia dei bagnanti giace come morta sotto lo specchio d'acqua che, nonostante la quiete, emana ancor sempre molto vapore. Non si sente più nessun grido da parte loro. Solo i due messaggeri parlano un po’ l’un con l’altro, ma non riesco a sentire cosa veramente dicono. Uno tiene ora anche un bastone in mano, simile al bastone di Aronne, e lo solleva in alto. Che cosa verrà fuori ancora?
3. Aha, ecco, guarda una volta al bastione; questo diventa sempre più grande e si avvicina sempre di più, alzando qua e là straordinariamente il suo dorso! Ah, questo è veramente terribile a vedersi! Ora scorgo chiaramente anche la spaventosa testa del mostro infernale. Per l'amor di Dio, ma questa è una mostruosità senza nome! È sempre più vicino!
4. Ora solleva la sua orribile e mostruosa testa, spalancando le spaventose fauci come se volesse inghiottire tutta la Creazione. Da come posso notare, dirige la sua andatura direttamente verso la coppa. No! Se l’afferra, allora potrebbe occupare appena un dente cariato!
5. Nella coppa, ora tutto è nella quiete più piena; ma al posto di questo, dal terribile crepaccio che c'è al posto dell'ex monastero, sale ancora un denso fumo, e ora già anche fuoco e fiamme! Per la miseria! Ora il mostro è lontano dalla coppa non più di mille passi!
6. Che cosa succederà adesso? I dodici giganteschi spiriti tengono sollevate le loro terribili ed enormi spade, ma non colpiscono ancora. I loro occhi sono costantemente rivolti al messaggero che tiene nella mano destra il bastone di Aronne. Questi fa cenno al mostro di retrocedere; ma il mostro non presta ascolto, bensì si avvicina sempre di più alla coppa.
7. Oh, oh, costui sembra molto minacciante! Di nuovo il messaggero fa cenno col bastone, ma inutilmente. Ah, che aspetto spaventoso ha ora questo mostro! Non si lascia fuorviare, e striscia sempre più vicino alla coppa! Il messaggero fa di nuovo cenno col bastone, ma anche questa volta è tutto inutile.
8. Oh, oh, oh – adesso con la testa è già vicino al limite della grande coppa e tenta, con la sua enorme e lunga lingua biforcuta, di rovesciarla! Ma la coppa rimane ferma e non si lascia smuovere minimamente. Anche all'interno non si muove nulla, né l'acqua né i suoi rispettivi abitanti!
9. Guarda! Sempre più invadente diventa questa mostruosa bestia! Ora uno dei saggi alza ancora il suo bastone e di nuovo respinge dalla coppa la bestia invadente. Ma questo serve a ben poco, giacché la bestia, al cenno di questo bastone, non vuole proprio retrocedere.
10. Ora quest’uno immerge il bastone nella coppa e fa un cenno ai dodici potentissimi spiriti, e – ahimè, ahimè! – questi adesso colpiscono! E guarda! Guarda: la bestia è troncata in dodici pezzi!
11. Ahi, ahi! Fratello, questo è ora un infierire e un infuriare! Come s'impennano terribilmente e si attorcigliano i singoli pezzi troncati! Come monti isolati essi saltellano su quest’estesa piana, rotolandosi sempre più vicino allo spaventoso crepaccio!
12. Ah, e la testa, o Dio, o Dio, questa è assai raccapricciante! Ti dico: la testa, la testa! Fa salti fino al visibile firmamento e sogghigna con una tale indescrivibile ira rabbiosa verso i dodici spiriti, che perfino questi grandi sono colti da un senso di orrore a causa di una tale orribile vista!
13. Ora però la testa è spinta col bastone al bordo del crepaccio e anche – Dio sia graziato – buttata dentro. Questo però causa ora fumo, fuoco e fiamme! Oh, oh, oh, questo crepita e rumoreggia terribilmente!
14. Ma anche gli altri dodici pezzi sono spinti da una potenza invisibile nello stesso crepaccio, e vi precipitano con fragore spaventoso. Ecco, c'è ora fumo e fiamme, come se fosse stata incendiata tutta la Terra!
15. No, no, no! Questo fracasso, questo tuonare! Amico e fratello, sono già senza parole! In verità, per descrivere l'orrore dello strepitare e infuriare che viene da questo crepaccio, si dovrebbe avere la lingua di un cherubino più infocato! Ma che strepiti e infuri come vuole! L'importante è che quest’orribile bestia si trovi nella sicura custodia infernale, e ciò mi rende già molto felice. Fuori da lì questo mostro certamente non uscirà più tanto facilmente!
16. Ora i due messaggeri sono di nuovo vicini alla coppa. Anche i dodici grandi spiriti si avvicinano a questa, e più si avvicinano, più diventano piccoli. Ah, anche questo è strano: prima erano enormi colossi, e ora sono appena più grandi dei due messaggeri! Questo è davvero molto interessante!
17. Ora sono già completamente presso i due, e che cosa vedo? Tutti s'inchinano profondamente, soprattutto davanti all’uno che tiene ancora nella sua mano destra il bastone di Aronne! Questo dovrà essere già un angelo superiore proveniente dai Cieli più alti!
18. Ora quest'uno parla ai dodici: ‘Fratelli, sollevate la coppa e portatela alla porta dell'inferno! Là posate il piedestallo sulla porta, affinché all’innalzarsi del maligno sia posto finalmente una buona volta un limite che non dovrà sopraffare di nuovo facilmente, per rovinare questa povera compagnia, per la cui rinascita in Me ci sono volute tutte le potenze del Cielo. Fatelo dunque!’.
19. Ora i dodici sollevano la coppa e la portano là molto cautamente. Posano il piedestallo proprio sull’ancora esalante e fumeggiante crepaccio, che però ora non può più emanar fumo, perché con il piedistallo della coppa, ora è ermeticamente chiuso. Ah, ora il paesaggio appare già più piacevole! Ciò che ancora vedo, è che l’intera compagnia dei bagnanti nell’acqua della coppa, comincia nuovamente a muoversi. Grazie a Dio, questi tornano nuovamente alla vita!”.
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L'eterno unico grande eroe – La meravigliosa soluzione
Parabola della semina – Crescita e raccolto
La grande mietitura
1. Parla ancora il vescovo Martino: “Ma il rispetto sconfinato che hanno i dodici spiriti per quest'Uno, è più che straordinario; poiché tutti s'inginocchiano davanti a Lui e, in sostanza, anche Lo venerano! Alla fine, non sarà il Signore stesso? Non riesco a vedere la Sua faccia, che pur conosco molto bene. Se potessi vederla, saprei subito se è Lui stesso oppure qualcun altro!
2. Ora i dodici si rialzano, s'inchinano profondamente davanti all'Uno. Questi porge la mano a tutti e parla loro, anche se un po' a bassa voce, ma posso udire ciò che dice:
3. ‘Fratelli vedete, questo è ora un luogo per pascolare molto bello! Vi affido questi agnelli. Pascolateli e ingrassateli bene per la Mia stalla, affinché Mi diventino una buona pietanza ed Io abbia gioia per loro nel Mio Cuore! Sollevateli ora con cautela dal vaso della Mia cura, e poi lasciateli pascolare liberamente su quest’ampio campo del Mio Amore, Grazia e Misericordia! Così Sia!’.
4. Guarda, guarda! È proprio il Signore! Certamente nessuno potrebbe parlar così in tutto l’eterno Cielo senza fine come ha appena parlato questo messaggero. Ma come si è espresso, lo può solo il Signore! E così credo ora fermamente che Questi sia il Signore stesso! Che cosa pensi tu fratello, in questo punto?”.
5. Risponde Borem: “Sì, certamente è il Signore, e avresti dovuto capirlo da un bel pezzo. Il Signore, però, ha tenuto prigionieri i tuoi occhi, affinché il tuo spirito fosse ancora più attivo! Ma poiché è ora che ti siano aperti, ti sono stati anche aperti. Tu riconosci adesso il Signore, e questo è giusto e perfettamente buono!
6. Guarda però ancora un po’ la scena antistante, affinché tu possa comprendere pienamente la soluzione di ciò che è stato un groviglio estremamente confuso, e riconoscere l'infinito Amore e Grazia del Signore. Poiché qui nessuno è uguale a un altro, né in tutti i Cieli, né sui corpi mondiali, né sotto di questi nell’intera infinità!”.
7. Riprende il vescovo Martino: “O Dio, o Signore, Tu santissimo Padre, amatissimo sopra ogni cosa! Chi potrà mai misurare la Tua infinita Sapienza e la Tua Bontà? Tu, il più Santo di tutti i santi, Tu solo sei Maestro nella profondità di ogni essenza! La Tua Sapienza nessun cherubino la raggiungerà completamente, sì, mai completamente né nel Cielo né sulla Terra! Santo, Santo, Santo è il Tuo Nome, e l'Ordine eterno di tutte le cose è la Tua santissima Volontà!
8. Non hai bisogno dei consigli di nessuno, poiché basti in eterno a Te stesso. Ma il Tuo santissimo Cuore di Padre non vuole rimaner solo, non vuol godere da solo l'infinita pienezza della propria santissima perfezione: dai Suoi profondissimi pensieri chiama fuori essenze e le forma nel fuoco del Suo infinito Amore e nella Luce della Sua eterna Sapienza, a figli di Dio, affinché esse stesse, come esseri liberi, possano partecipare pienamente e in eterno all'infinita perfezione di questo santissimo Cuore di Padre!
9. Oh, ascoltate, voi Cieli tutti, ascoltate voi serafini e cherubini, oh, ascoltate voi angeli tutti! Dio, Dio, l'eterno Spirito in tutta la sua pienezza di perfezione divina, la cui grandezza nessun pensiero celeste potrà mai concepire nella sua totalità, è nostro Padre che cammina tra noi, come se non fosse maggiore di noi! Oh, eleviamoLo dunque nei nostri cuori, poiché Egli scende così profondamente in basso dove siamo noi poveri peccatori.
10. O Signore, o Padre, ora accanto a Te nel mio cuore non c'è posto più per niente; perché Tu solo sei per me diventato Tutto in tutto! Una volta eri molto piccolo in me, poiché io ero un peccatore; ma ora sei diventato infinitamente grande nel mio cuore, perciò mi sento beatissimo! Ma tutto questo, o Padre, è unicamente opera Tua; mentre io sono stato, sono ancora e rimarrò sempre un servitore perfettamente inutile!
11. O fratello Borem, ecco guarda lì, ora i dodici portano via gli ospiti del santo calice dall'acqua della vita. Adesso sono così belli e nobili, che potrei chiamarli solo ‘angeli!’. Oh, quanto sono magnifici da vedere; quale gioia splende nei loro occhi celesti, occhi che adesso sono destinati a contemplare Dio!
12. O fratello, rallegrati con me e senti quanto è buono il Signore! Ah, ah, vorrei proprio morir d'amore per Lui!”.
13. Risponde Borem: “Fratello, ora questo è terminato, dove noi non siamo stati in grado di fare niente; poiché cose simili le opera direttamente solo il Signore. Ora però sta nuovamente a noi, quali figli di Dio, continuare in noi quest'opera nel Suo Amore e nel Suo Ordine. Perciò dobbiamo essere pronti a tutto ciò che potrà avvenire!
14. Il Signore, qui, fa però in forma corrispondente, la stessa cosa che fa nel mondo. Vedi, nel mondo gli uomini prendono il chicco di frumento e lo spargono nel terreno. Questo lavoro preliminare è avvenuto anche qui, quando tu hai impartito a tutta la compagnia saggi insegnamenti e regole di comportamento, nel qual lavoro io stesso ti ho sostenuto. Noi due abbiamo così seminato il frumento di Dio nei solchi dei loro cuori intorbiditi.
15. Ma quando il seme giace nel terreno, nessun uomo può fare qualcosa, affinché questo cresca e porti un frutto maturo. Questo lo fa unicamente il Signore, attraverso il Suo immediato influsso su quegli spiriti della natura che devono mettersi in pienissima attività, per promuovere e risvegliare la crescita delle piante, come anche quella degli animali. A questo lavoro collaborano solo quegli spiriti che sono sempre i primi e più intimi amici e fratelli del Signore.
16. Quando questo lavoro è finito e la semina ha raggiunto la maturazione, allora tutto è nuovamente affidato agli uomini, i quali fanno la raccolta e la portano nei loro granai. E vedi, questo lavoro attende qui ora anche noi!
17. Noi qui abbiamo seminato nei loro cuori prima il seme della Parola di Dio, dove poi giaceva come un campo che è stato seminato. In questa quiete però, cominciò il lavoro del Signore, giacché noi non avremmo potuto fare nient'altro che stare a guardare ciò che solo il Signore poteva fare. Nello stesso modo di come nel mondo un seminatore può solo stare a guardare, come il grano seminato da lui cresca e maturi per il raccolto.
18. Questi chicchi di frumento, cioè questi nostri fratelli e sorelle, sono ora maturi, solo, sempre e unicamente con la fatica del Signore. Ora per noi è tempo di raccoglierli. E così vogliamo anche noi prendere il giusto possesso della grande benedizione, nel Nome del Signore, e per lo scopo vogliamo mettere le mani del nostro cuore, nuovamente in pienissima attività!
19. Tu però sai che il raccolto è sempre molto più abbondante della semina; quindi lo sarà anche qui. Dove una volta avevamo a che fare con uno solo, ora ne riceviamo per quest’uno da 30 a 100. Perciò rallegrati adesso, caro fratello; perché ci attende un ricco raccolto!”.
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Modestia di Martino, guidata dalla sapienza di Borem
Martino nella veste nuziale
Ampliamento della sua casa
1. Continua Borem: “Ora però qualcosa d’altro! Là, sotto la lavagna del Signore, in questa tua casa, c’è una cassapanca come d'oro purissimo. Va’ e aprila; dentro vi troverai una veste e uno splendente cappello. Indossa sia la veste sia il cappello, affinché tu possa ricevere degnamente, nel Nome del Signore e nella vera veste nuziale celeste, i nostri ospiti che stanno ritornando, e che il Signore stesso ci riporterà come ritrovati. Va’, e fa’ questo; è la Sua Volontà!”.
2. Risponde il vescovo Martino “Carissimo fratello, tutto ciò che mi hai detto, è magnifico e vero come la Parola stessa di Dio. Ma questa tua ultima parola ha un odore di vanità celeste che proprio non mi va! Perciò devi perdonarmi se in questo non ti seguirò!
3. Sono felice che una volta tanto il mio cuore sia nell’unico ordine di cui il Signore ha compiacimento. Ma per quanto riguarda la veste del mio essere esteriore, sono soddisfatto eternamente con questa giacca da contadino.
4. In verità, ora non ci tengo a questo splendore, celeste o terreno che sia, ciò mi è del tutto indifferente. In compenso tengo unicamente all'amore per il Signore, al quale mi può portare solo il mio cuore, e mai una veste e un cappello splendente! Perciò resto quel che sono: un contadino!”.
5. Ribatte Borem: “Hai ragione, carissimo fratello, certamente è solo al cuore che Egli guarda. E sicuramente, la nostra umiltà che mostra il vero amore per il Signore, è la veste più preziosa di ogni angelo. Ciò nonostante il Suo Ordine lo richiede, perché nel Suo Regno la veste della rinascita e dell'eterna immortalità di ogni abitante celeste, deve essere corrispondente al proprio interiore. Però, più umile del Signore stesso non c'è ovviamente nessun essere nell’intera infinità; eppure, nonostante ciò, non puoi ancora immaginarti in qualche luogo nessuna magnificenza che non provenga da Lui!
6. Guarda l'indescrivibile grandezza e magnificenza della sala, che è l'unica stanza di casa tua. Chi mai potrebbe, all'infuori del Signore, essere l’Autore e unico Costruttore di tale inconcepibile sfarzo e maestosità?
7. Col primo ingresso in questa casa, a te data dal Signore, hai guardato subito fuori attraverso le dodici porte, ed hai contemplato appena dodici gocce dell'infinito mare delle Sue Creazioni. E ti colse quasi un raccapriccio, davanti alla troppo grande magnificenza e maestà, che tu là osservasti solo di sfuggita. Che cosa diresti allora, se dovessi trovarti veramente davanti a un angelo in tutta la sua gloria celeste? In verità, non potresti guardarlo e vivere nello stesso tempo, – talmente grande è la sua bellezza, gloria, magnificenza e maestà!
8. Tu ora comprendi, da tutto ciò che è stato detto e da migliaia di altre cose, che la vera magnificenza e splendore, come tutto il resto, ha la sua origine nell'Ordine del Signore. E così io penso che neanche per te sarà sbagliato se ti disponi in tutto nel Suo Ordine!
9. Sai che cosa disse il Signore a Pietro, quando questi, per pura umiltà, non voleva farsi lavare i piedi da Lui? Vedi, la stessa cosa il Signore potrebbe dire a te se vorrai ostinarti nel tuo umile capriccio! Perciò va’ dove ti ho detto! Fa’ ciò che ti ho ordinato da parte del Signore, allora tutto assumerà un altro aspetto in casa tua. Ma prima di indossare la nuova veste, devi toglierti la vecchia fino all'ultima fibra e, da una bacinella che troverai già pronta, prendere dell'acqua e con questa lavarti i piedi! Quando avrai fatto questo, solo allora aprirai la dorata cassapanca, prenderai la veste e la indosserai!”.
10. Dice il vescovo Martino: “Sì, se è così, allora devo fare ciò che mi hai ordinato nel Nome del Signore! Sai, carissimo fratello, non lo faccio certo volentieri, perché vedo in questo – nonostante la tua illuminante spiegazione – una specie di vanità. Ma poiché è già così nell'Ordine del Signore, voglio fronteggiare questa faccenda nel Suo Nome! Ma dove lascerò la veste che indosso adesso? Dovrò forse metterla in quella cassa dorata per l'eterna memoria?”.
11. Risponde Borem: “Non preoccuparti per questo, qualcun altro se ne occuperà!”.
12. Il vescovo Martino va ora alla cassapanca e si guarda alcune volte intorno, per assicurarsi che nessuno sia lì a guardarlo. Quando però si trova dietro a una graziosa parete protettiva che lo esclude dagli occhi dei suoi molti ospiti, si spoglia rapidamente. Depone i vecchi abiti in un mucchio davanti a sé, che però ben presto spariscono. Subito dopo prende l'acqua dalla bacinella, prima descritta, e si lava i piedi. Quando questi sono lavati, la cassa dorata si apre subito da sola, e il buon Martino è anche già vestito con una veste purpurea ornata su tutti gli orli con le stelle più belle. E sulla testa ha un cappello che splende molto più potente del Sole!
13. All’istante, però, non appena il vescovo Martino è così vestito, anche l'interno della sua casa s’ingrandisce enormemente, tanto che a lui sembra ora cento volte più grande di prima. Nel contempo si aprono anche gli accessi alle gallerie, accessi che finora non gli era stato possibile trovare.
14. Quando il vescovo Martino si accorge di questo, e il tutto è avvenuto in un colpo solo, prova una sensazione soavissima, tanto da commuoversi fino alle lacrime, e comincia a lodarMi e a glorificarMi ad alta voce.
15. Allorché è completamente immerso nelle lacrime, continuando a lodare e glorificare, ecco che arriva Borem vestito allo stesso modo e dice: “Ebbene fratello, come ti pare? Ti senti ora più vanitoso, così?”.
16. Risponde il vescovo Martino: “O fratello, solo in questo momento sento quanto io sia piccolo, e quanto infinitamente grande è il Signore!”.
17. Dice Borem: “Allora vieni avanti; perché è già tutto pronto per salutarti come il proprietario di questa casa! Rallegrati, questo sarà un saluto veramente grandioso!”.
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Accoglienza di Martino per la fortunata compagnia
Cenno di Martino sul Signore quale unico Benefattore
L'unica cosa che ancora manca
1. Il vescovo Martino, insieme a Borem, esce dal retro della parete protettiva, la quale è abbastanza estesa, e in 1500 gli vanno incontro giubilando. Lo salutano e lo ringraziano per l’assistenza che hanno ricevuto da lui inizialmente, e per i saggi insegnamenti che ha dato loro sul trascorso e verissimo cammino di prova.
2. Tutti gli manifestano una grande gioia, e un ancor più grande amore e stima, di cui il nostro vescovo Martino gioisce veramente molto. Se ne rallegra ancor più perché vede, dal loro aspetto, lo stato interiore purificato. Essi mostrano che si trovano tutti su una via migliore.
3. Con grande euforia contempla per un po’ la grande compagnia, e non può saziarsi e stupirsi abbastanza alla vista del loro buon aspetto. E solo dopo un lungo tempo dice:
4. “O voi tutti, miei carissimi amici, fratelli e sorelle, quanto sono felice per voi, anche perché tutti mi venite incontro così amorevolmente! Comunque non dovete onorare, ringraziare e lodare me, se ora siete sani e salvi e vi trovate nell'immediata anticamera del Regno dei Cieli, ma tutto l'onore, tutto il ringraziamento e tutte le lodi le dovete solo al Signore, la cui Grazia infinita vi ha così magnificamente trasformati! Amate però me come vostro fratello che, insieme a voi, ha per Padre, uno e lo stesso Dio e Signore!
5. Quest'unico, verissimo Padre santissimo, però, amiamoLo eternamente senza limite e senza misura! Poiché Egli solo opera tutto ed è Tutto in tutto! A Lui solo sia dunque anche ogni onore, ogni gloria e ogni lode!
6. Io e questo mio caro amico e fratello siamo stati testimoni di come il Signore vi abbia guidato e purificato i vostri cuori da tutte le impurità, combattendo per voi contro l'inferno un’accanita battaglia, lottando come l’antico leone d'Israele!
7. Perciò spalancate i vostri cuori, affinché il Signore di tutti gli onori e di tutte le glorie possa entrare presto in noi, e rimanere in noi e con noi eternamente!”.
8. Quando la compagnia ode un simile buon discorso dal loro padron di casa, diventa come trasfigurata, e loda in lui il Signore, per aver dato all’uomo un simile grande potere e una simile grande sapienza. Subito dopo, i primi della compagnia si avvicinano a lui pregandolo di poter restare nella sua casa come gli ultimi dei suoi servitori.
9. Risponde il vescovo Martino: “O amici, fratelli e sorelle, non come miei servitori, ma come miei amatissimi fratelli e sorelle in eterno, con lo stesso diritto di possesso di tutto ciò che il Signore ha dato a me così generosamente! Perché senza di voi questo splendore e questa magnificenza infinita mi sarebbe fastidiosa. Ma al fianco vostro tutto questo mi darà tanta più gioia, quanto più avrò l'occasione di farvi il più grande possibile diletto!
10. Oh, rimanete tutti qui e rallegratevi con me del Signore che ci ha preparato, qui nel Suo Regno, una dimora immensa e meravigliosa e, da quel che vedo adesso, ha provveduto questa sala anche con una tavola imbandita per tutti noi, eternamente in abbondanza, con del pane meraviglioso e del vino più squisito. E tutto, tutto, tutto questo, senza che qualcuno di noi lo abbia mai meritato, per aver condotto una vita giusta secondo la Sua Parola! Perciò lodiamo, amiamo e glorifichiamo Lui eternamente ancor di più, perché ci ha donato una tale magnificenza in abbondanza, di cui non eravamo per nulla meritevoli, né lo siamo, né lo saremo mai!
11. Voi ora vedete tutti come il Suo Amore per noi non ha limite né misura; perciò anche il nostro sia in eterno senza limite e senza misura! Noi adesso, quali esseri perfettamente beati, abbiamo tutto; una cosa sola ci manca ancora, e questa è, miei cari fratelli e sorelle, quest’unica cosa è il Signore visibile in mezzo a tutti noi! PreghiamoLo perciò nel nostro cuore affinché Egli ci voglia concedere quest’enorme grazia!”.
12. I primi della compagnia sono d’accordo col vescovo Martino, tuttavia fanno quest’osservazione: “Questo è ben anche il nostro sommo desiderio; ma noi siamo ancora troppo indegni perché questo possa avverarsi. Ringraziamo quindi il Signore per ciò che ci ha donato, di cui siamo assolutamente indegni. Il desiderio di vedere il Signore, sia però sempre la nostra suprema ed eterna aspirazione!”.
13. Osserva il vescovo Martino: “Avete ragione, cari fratelli, così ci suggerisce la vera sapienza; ma l'amore va spesso oltre la sapienza, e fa ciò che vuole! E su questo punto io sono ora dalla parte dell'amore. Fate anche voi così, e io credo che, così facendo, non commetteremo nessun errore!”.
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Martino e il botanico in giardino
Nuovo aumento di miseri
La magnifica ricompensa
1. Quando il vescovo Martino vuole ancora glorificare l'amore, qualcuno fuori di casa lo chiama per nome: “Martino!”.
2. Udendo un simile richiamo, Martino chiede subito a Borem chi l’abbia chiamato.
3. Risponde Borem: “Fratello, va’ fuori e lo saprai. A volte è anche qui come nel mondo: oltre al Signore, non si può avere subito tutto sotto gli occhi. A volte è necessario recarsi anche in altri luoghi per vedere e comprendere le varie cose, come ti sarai convinto spesso già in altre occasioni!
4. Affrettati perciò ad uscire, e saprai subito chi ti ha chiamato! Poiché sai, mio amato fratello, anch'io non so darti subito una risposta sicura. Sento che ti chiamano nuovamente; va’ dunque a vedere chi è!”.
5. Dice il vescovo Martino: “Sì, sì, vado, probabilmente sono delle nuove anime smarrite in cerca d'aiuto!”.
6. Il vescovo Martino va frettoloso nel vestibolo, apre la porta e si stupisce non poco della magnificenza infinita del suo giardino. Questo, da quando il vescovo ha incontrato qui Borem che piantava dei nuovi alberelli, nel frattempo si è esteso in superficie e in meravigliose ricchissime benedizioni oltre ogni concetto umano.
7. Anche questa volta Martino non vede nessuno ad attenderlo, e così s'inoltra subito nel giardino per cercare di vedere chi sia stato a chiamarlo. Si dirige verso levante a un magnifico pergolato che ha l'aspetto di un grande tempio all'aperto. In mezzo a questa specie di tempio vivente, scorge qualcuno occupato a classificare alcuni tipi di piante che si trovano su di un altare altrettanto vivente.
8. Il vescovo Martino per un po' osserva quest'uomo, poi va verso di lui e gli rivolge la parola: “Carissimo amico e fratello, non sei stato tu a chiamarmi col mio nome fuor della casa che il Signore mi ha dato? Se sei stato tu, allora dimmi anche come può e deve servirti il mio cuore!”.
9. Risponde il botanico: “Carissimo amico e fratello! Vedi, la tua casa è diventata ora spaziosa oltre ogni dire, e questo giardino nella stessa misura. Tu ospiti già più di mille fratelli e sorelle, ed è molto nobile da parte tua. Io però penso che dove mille e più trovino posto, si dovrebbe trovar posto anche per altri!
10. Vieni con me, là, verso l'occidente del tuo giardino, si trovano cento bisognosi che cercano rifugio; accogli anche questi – e me insieme, perché in qualche modo anch’io sono uno di loro, e questo non sarà a tuo danno!”.
11. Risponde il vescovo Martino: “O carissimo amico e fratello, altro che cento! Io ti assicuro che, anche se fossero diecimila, non lascerei andar via nessuno, ma pregherei tutti di rimanere con me! Portami quindi subito da loro, affinché li possa accogliere e possa occuparmene al più presto con tutte le forze che il Signore mi ha dato!”.
12. Risponde il botanico: “O fratello, fratello, sei diventato un meraviglioso balsamo per il mio cuore! Vieni dunque in fretta con me, saremo da loro quanto prima!”.
13. Insieme si dirigono rapidamente verso occidente e arrivano a un gruppo di uomini d'aspetto assai misero, formato da maschi e femmine. Sono quasi tutti nudi, molto magri e, oltre ciò, pieni di croste e piaghe.
14. Quando il vescovo Martino vede questi poveretti, gli vengono le lacrime agli occhi e, con partecipazione e pieno di compassione amorevole, dice: “O mio Dio, mio Dio, che aspetto hanno questi poveretti! Quasi non hanno più vita! Oh, venite, venite tutti con me nella mia casa, affinché io vi possa dare subito tutto ciò che vi dia salute e forza! Il Signore, il santissimo e meraviglioso Gesù nostro Padre, mi darà per questo la forza e i mezzi necessari!”.
15. Rispondono i poveretti: “O visibile angelo di Dio, quanto deve essere buono il Signore se già tu, sei infinitamente buono! Tu però vedi quanto siamo impuri; come possiamo osare di entrare nella tua purissima dimora?”.
16. Risponde il vescovo Martino: “Io sono stato molto più impuro di voi, e sono stato purificato in questa casa dell’amore. Così voglio sperare in Dio che anche voi tutti lo sarete; perciò venite, cari amici, fratelli e sorelle, venite senza timore! Voi più deboli invece, aggrappatevi a me, affinché possiate giungere più facilmente in casa mia! Anche tu, fratello, (il botanico) prendi sottobraccio qualcuno dei più fragili!”.
17. Risponde il botanico: “O fratello, tu cuor Mio, tu, nocciolo del Mio Amore, che gioia Mi stai dando! In verità, questo ti sarà reso grandemente! Anzi ti è già reso, poiché vedi, Colui che tu ami moltissimo, è ora con te. Sono Io il Signore, Fratello e Padre tuo!”.
18. Il vescovo Martino ora riconosce pienamente Me, il Signore, Mi cade davanti sulla faccia e dice: “O Signore, o Dio, o Padre santo! Da dove devo cominciare a lodarTi e glorificarTi senza limite e senza misura, e dove e quando finire? O Padre santissimo, quanto è grande il Tuo Amore, e quali pietose profondità imperscrutabili devono dimorare in Te, perché Tu possa essere così infinitamente misericordioso verso i peccatori, come sono stato io e ancora lo sono!
19. O Tu, Santo, Tu, Padre buono, io vorrei ora quasi annientarmi dalla vergogna per non averTi riconosciuto quando ho abitato nella Tua eterna casa del Padre con Pietro, facendo poca attenzione alle Tue Parole, le quali non erano altro che puro Amore! Ora certamente, poiché il mio cuore Ti ha riconosciuto, vorrei struggermi d'amore, ma nello stesso tempo anche di vergogna! Oh, Ti prego, dammi la forza, affinché il mio peccaminoso cuore possa essere capace di sopportare la Tua santissima vicinanza!”.
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Gesù quale Signore, Padre e Fratello
Parabola del principe e dei ministri
Rispetto e amore
1. Rispondo Io: “Alzati, caro fratello, e non pensare continuamente alla Mia magnificenza, ma solo al fatto che ora, nell'Amore, sei completamente fratello Mio; allora sopporterai facilmente la Mia vicinanza! Io sono un Signore solo per quelli che rinnegano la Mia Parola, considerandosi pure grandi in ogni sapienza. Invece, per quelli che hanno il cuore colmo di tutto amore, non sono un Signore, bensì solo un Fratello onnipotente e, come vero Padre, dono loro tutto ciò che ho! Perciò, amatissimo fratello, alzati e in futuro non aver più un tale illimitato e santo timore dinanzi a Me!
2. Vedi, se nel mondo un potente principe viene dai suoi saggi ministri, costoro, per pura riverenza, cadono ai suoi piedi. Ed è giusto che facciano questo per lui; poiché fintanto sono suoi servitori, egli è anche loro signore! Ma se servitori simili amano il loro signore sopra ogni cosa e gli dicono: ‘Signore, tu sei un principe buono oltre ogni dire! Tu meriti non solo la nostra altissima attenzione in misura piena, ma tutto il nostro amore! Perciò accetta, d'ora in poi, i nostri fedelissimi servigi senza ricompensa! Noi però desideriamo, visto che ti amiamo più della nostra stessa vita, servirti con ogni fibra del nostro essere! E se ci chiedi cento volte la vita, noi te la diamo, poiché ora sei diventato un vero principe del nostro cuore!’; cosa pensi, fratello, cosa dirà il principe a simili servitori?
3. Vedi, tale vero amore lo commuoverà fin nella cameretta più intima della sua vita e dirà loro: ‘O carissimi amici miei, poiché mi avete eretto un meraviglioso trono non solo nella vostra testa, ma anche nel vostro cuore, non governerò più su di voi con la mia potenza e col mio potere, ma governerò col vostro così grande amore per me in voi! Voi adesso mi portate nei cuori che sono santificati con la presenza della mia maestà. Tutti dunque portate in voi colui che io stesso porto in me. Per questo motivo siete ciò che sono io stesso, cioè i miei fratelli più intimi. Perciò dovete anche avere con me tutto ciò che ho io!’.
4. Ebbene, vedi, come un saggio principe parla ai suoi servitori per nobilitarli perché l’hanno accolto nei loro cuori, così parlo anch'Io a tutti quelli che Mi hanno accolto come te nel cuore! Per quelli invece che Mi amano sopra ogni cosa e Mi portano pienamente nel loro cuore, e per questo sono completamente santificati per mezzo di Me stesso in loro, Io non sono più Signore di quanto lo sono per Me stesso, ma un intimo Fratello eternamente! E quello che Io ho, l’hanno anche loro, perché possiedono Me stesso in sé, per mezzo del loro grande amore!
5. Comprendi ora quel che significa se ti chiamo ‘fratello’, come un giorno ho chiamato fratelli anche i Miei dodici apostoli? Se lo comprendi, allora alzati e conduci con Me questi poveretti in casa tua! Ma non rivelarMi troppo presto ai tuoi ospiti! Questi cento qui, ancora per lungo tempo non sanno che Io sono ugualmente il Signore, poiché essi sono cinesi che nel mondo stavano per accettare la Mia testimonianza, anche se molto storpiata, motivo per il quale sono stati giustiziati tutti, insieme al missionario. Quindi, ciò che nel mondo non hanno potuto ottenere, qui deve esser dato loro in pienezza. Ora sai tutto; perciò alzati subito e opera con Me, poiché d'ora in poi la Mia e la tua casa saranno unite insieme!”.
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L'impulso d'amore di Martino vicino al Signore
Accoglienza dei martiri cinesi e loro ristoro
1. A questo Mio discorso, Martino si alza svelto, si china sul Mio petto e Mi copre di baci. Quando finisce con queste infantili e sincere dimostrazioni d'amore, dice:
2. “Ecco, così, così… oh, ora mi sento già molto più leggero, perché finalmente ho dato un po' di respiro al mio troppo potente amore per Te! Se dipendesse da me, potrei, amatissimo e santissimo Padre mio, abbracciarTi e coprirTi di baci per un'intera eternità. Riservo però nel mio cuore questa piacevolissima occupazione e adempio subito la Tua Parola conducendo questi cinesi in casa, naturalmente sotto la Tua direzione. Poiché senza di Te, o Signore, non si può fare un passo in avanti né indietro! E ora all'opera!”.
3. Il vescovo Martino, rivolgendosi ai cento, dice: “Ora, cari fratelli e sorelle, alzatevi tutti e venite con me in questa casa! Voi più deboli appoggiatevi al mio braccio, affinché si possa entrare insieme in questa mia dimora; lì riceverete subito ogni cura e assistenza. I più deboli di voi saranno presi in cura da questo mio potentissimo amico che, precedendomi, li porterà in quest’abitazione”.
4. Dicono alcuni della compagnia: “Ma, amico, come possiamo metter piede in questa purissima dimora? Vedi, noi siamo tutti impuri in massima misura! Non sai tu che da noi esiste una legge dove si dice che nessun lebbroso può metter piede in una casa qualsiasi? Ed è certo che la pena per chi trasgredisce questa legge è la condanna a morte. Ora rifletti: se i potenti mondani rispettano già tanto un comandamento divino, quanto più sarà rispettato qui. Lasciaci perciò in questo giardino, fin quando diventeremo puri; solo allora ci permetterai di entrare in casa tua!”.
5. Risponde Martino: “Cari amici, fratelli e sorelle! Non fatevi ingannare dalle vostre antichissime e tiranniche leggi che voi non comprendete, e tanto meno le comprendono i vostri potenti, poiché tutte le leggi del mondo, qui, non ci riguardano più; c'è solo la legge di Dio, che è l'eterna legge dell'Amore! Questa legge, però, ora vi vincola ed esige da voi che seguiate l'amore incondizionato. Agite così e fatelo volentieri, ed è ciò che il mio amore desidera da tutti voi!”.
6. A queste parole i cento si alzano e seguono, in verità con passi molto esitanti, Me e Martino in casa. Quando tutti si trovano nell'enorme e maestosa sala, gridano stupefatti e spaventati:
7. “O Lama, Lama, Dalai-Lama! Questa è la dimora dell'eterno Brama! O poveri noi, poveri noi! Siamo stati ingannati, siamo perduti per sempre! Poiché nei libri di Zoroastro[44] sta scritto: ‘Chi entrerà nella santissima dimora dell'eterno Brama in stato impuro, sarà afferrato dal maligno Ahrimann che lo torturerà orribilmente per tutte le eternità!’. Oh, guai a noi, guai a noi!”.
8. Interviene Martino: “Ehi, ehi, cari fratelli e sorelle, che cosa andate farneticando! Io vi assicuro, sulla mia coscienza e su tutto il mio amore che qui vi voglio dare: il vostro temuto Brama è un impostore alla ricerca di un suo pari, ed è mortale, così come lo eravate anche voi! Il Lama (Dio) non Lo conosce né il falso Brama, né il vostro imperatore, e tanto meno nessuno di voi.
9. Ma io, che mi chiamo Martino, un tempo vescovo della religione cristiana sulla Terra, e più precisamente in Europa, sono il vero proprietario e possessore di questa casa, ora e in eterno. E nessun Brama vi ha mai avuto a che fare, eccetto che se venisse qua come voi nel bisogno. Perciò state tranquilli e non angosciatevi inutilmente, perché in questi santi ed eterni vestiboli, mai cadrà colui al quale non è stato rifiutato di entrarvi!”.
10. Dopo tale assicurazione i cento diventano visibilmente più calmi e, a causa della magnificenza, dello splendore e della grandezza, non riescono a riprendersi a sufficienza per ringraziare Martino per il suo consolante discorso.
11. Nello stesso tempo arriva anche Borem con pane e vino, per rifocillare i nuovi ospiti. Io invece benedico il cibo segretamente. Dopo che il pane e il vino sono stati benedetti, Borem parla agli ospiti:
12. “Cari amici, fratelli e sorelle, accomodatevi sulle panche e qui prendetevi un ristoro! Il nostro Signore, Dio e Padre, è pieno d’indescrivibile Amore, bontà, mansuetudine e pazienza, e vi perdona ogni colpa che avete da qualche parte sulla vostra coscienza!
13. Perciò siate ora felici e contenti, e godete senza timore e preoccupazione di ciò che vi viene offerto. Tutto quel che gusterete qui, vi fortificherà per la vita eterna e vi servirà per la vera conoscenza di Dio che, in sé e per sé, è la vera vita eterna. Come anche Dio, il Signore stesso, ha insegnato questo dicendo: «Questa è la vita eterna, che essi (tutti i discepoli) hanno riconosciuto e riconoscono Colui che Tu, o santissimo Padre, hai mandato nel mondo per la remissione di tutti i peccati!»”.
14. Dopo questo buon discorso, tutti i nuovi cento ospiti si siedono. Borem distribuisce poi il pane e il vino, e tutti ne prendono con solerzia, ringraziando e mangiando con grande appetito. Questo è un buon segno: poiché con l’avidità con cui ora mangiano questo pane e bevono questo vino, con la stessa avidità accoglieranno poi anche la Parola di Dio ancora molto più spirituale.
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Il bagno salutare dei cento lebbrosi
Loro abbigliamento e loro discorso di gratitudine
Dell'essenza del Lama
La domanda su Gesù e risposta del Signore
1. Dopo un po', quando i cento sono saziati e rifocillati, Io stesso Mi rivolgo a loro dicendo: “Miei cari amici, ora alzatevi e spogliatevi. Entrate poi nella vasca da bagno posta tra questa colonna e quella parete luminosa protettiva, ma del tutto non trasparente! In questa perderete la vostra impurità e ne uscirete completamente puri. Così sia!”.
2. I cento si spogliano rapidamente e s’immergono nella vasca. Non appena si trovano completamente immersi nell'acqua, vedete, sono purificati. Il loro precedente colorito, di un brutto marrone, si è trasformato in un delizioso bianco, e le forme delle loro membra sono diventate più piene, rotonde e morbide.
3. Quando gli ospiti si accorgono di questo cambiamento, gioiscono enormemente e iniziano a lodare noi tre oltremisura: “Chiunque voi siate, se al servizio del Dalai-Lama, o al servizio dell’Ahrimann, il che non siamo in grado di valutarlo, una cosa è certa: voi ci avete fatto del bene. Il Signore vostro ve ne renda merito in eterno!
4. Quanto eravamo miseri, e quanto la nostra grande miseria è durata un tempo inconcepibilmente lungo. Abbiamo cercato su tutto questo vasto territorio e, vedete, non abbiamo trovato nessuno che abbia attenuato la nostra miseria anche solo minimamente! Dopo una ricerca durata sicuramente più di diecimila anni, abbiamo incontrato, nelle vicinanze di questo palazzo con giardino, quest’amico (intendono Me) e l’abbiamo pregato di aiutarci, se mai fosse stato in suo potere. E Lui ha risposto:
5. ‘Sì, vi posso e vi voglio aiutare! Seguitemi in questo giardino. Là chiamerò il padron di casa, e questi farà con grande gioia ciò che Io gli chiederò per amor vostro!’.
6. Ciò che ha detto, l’ha anche fatto esattamente, e noi tutti siamo ora, in effetti, testimoni di ciò che Egli ha operato per noi. Perciò il plauso maggiore è dovuto soprattutto a Lui. A voi altri due spetta in seguito il miglior elogio, per aver fatto con disponibilità tutto ciò che questo primo amico ha preteso da voi per amor nostro. E così sii tu, nostro primo amico, lodato altamente e glorificato oltre misura per averci fatto un bene così immenso! Anche voi due, siate lodati sommamente, avendo fatto tutto questo assai volentieri!
7. Ora però, cari amici, voi stessi vedete che siamo completamente nudi; giacché avete fatto tanto per noi, fate ancora un'altra cosa: dateci solo una veste, necessaria per coprire la nostra vergogna! Allora saremo tanto felici, come solo può esserlo in qualche luogo un essere nell'intera infinità!”.
8. Allora Io dico a Martino e Borem: “Fratelli, aprite quella cassa d'oro, là si trovano vestiti in giusta quantità, con i quali i nostri protetti potranno essere, per adesso, vestiti bene e conformemente allo scopo. Col tempo otterranno senz’altro una veste del Regno di Dio, secondo il grado di perfezionamento del loro spirito. Così sia!”.
9. Il vescovo Martino e Borem, balzano veloci alla cassa d'oro e ne tirano fuori cento vestiti blu, una parte con molte pieghe, e un'altra parte con poche pieghe; offrono le vesti con più pieghe agli uomini, e quelle con meno pieghe alle donne. In un attimo si vestono tutti, provando una gioia ancora più grande quando vedono che queste vesti stanno loro proprio bene.
10. Ora tutti Mi lodano dicendo: “O amico, Tu sei buono, anzi immensamente buono, e anche molto saggio e potente, secondo la misura della Tua sapienza! Noi abbiamo spesso sentito nel mondo che anche il grande Lama deve essere molto buono e saggio, quando non ha a che fare con l’Ahrimann, la cui vista lo esaspera tanto da vomitare sul mondo, nel quale dimora l’Ahrimann stesso, solo collera per mille anni. Poi per altri mille anni nasconde la sua faccia solo per non vedere il suo nemico mortale. Ma così facendo si nasconde anche agli uomini, e non si occupa di loro per ben duemila anni.
11. Se le cose con il Lama stanno veramente così, allora noi diciamo che tu sei molto più saggio e più potente e, con ciò, migliore di quanto non lo sia il Lama, il quale ha un così stolto ribrezzo davanti al maligno Ahrimann! È così; noi tutti lo diciamo qui a dispetto del Lama, e per testimonianza della verità!
12. Tuttavia, nel mondo noi tutti abbiamo sentito da alcuni messaggeri venuti da un altro paese, di un certo Gesù. Questi sarebbe stato il Lama stesso in carne e ossa. Ahrimann invece avrebbe soffocato questo Gesù, istigando gli uomini contro di Lui. Se voi sapete qualcosa anche di questa storia, allora esponetela; noi tutti vorremmo molto volentieri saperne di più!
13. Nel mondo questo desiderio l’abbiamo pagato con la vita, ma qui crediamo che la morte non esista più! Perciò non sarebbe forse consigliabile informarsi di più su questo Lama Gesù? Ammesso che nella faccenda che ci è costata l’esistenza terrena, ci sia qualcosa di vero; quindi per cortesia, parlateci di questa storia, se ne sapete qualcosa!
14. Vedete, le cose con noi andavano abbastanza bene! Avevamo appreso certe preghiere, le quali racchiudevano tanta bontà. Ma poi è successo che un certo missionario è andato oltre: una sua amante l’ha tradito insieme a tutti noi, e con molti altri ancora. Dovemmo pagare con la vita il fatto d’aver abiurato il nostro Lama e riconosciuto un altro al posto suo.
15. Probabilmente questo tiro mancino ce lo ha giocato il maligno Ahrimann stesso, e questo ci lascia sperare che il Lama non lo metterà troppo in conto, specialmente se dietro a questo Gesù si trova veramente il Lama stesso!”.
16. Rispondo Io: “Miei cari amici, pazientate ancora un po' e qui verrete a sapere veramente tutto ciò che volete sapere! Ora però procedete avanti con noi , perché là incontrerete una grande compagnia dove ci sono quei missionari che vi portarono tale insegnamento, e anche quella fanciulla del vostro stesso paese che vi ha tradito insieme a quel messaggero che è andato oltre la sua missione. Quando però v’incontrerete con loro, non dovrete manifestare collera, e tanto meno averne, dovrete invece perdonare tutto quello che vi hanno fatto; solo così potrete riconoscere il Lama Gesù! Dunque, venite fuori da questa parete protettiva, e seguiteci di buon cuore e di buona volontà! Così sia!”.
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Penosa scena del rivedersi dei cinesi
Storia della traditrice
1. A queste parole, tutti i cento, con il viso amabile, escono ora da dietro la parete protettiva, e si meravigliano della grande magnificenza e spaziosità della sala. In questa, rivolta in parte verso mezzogiorno, si trovano i mille primi ospiti, oltre a un altro centinaio che sono stati salvati in occasione del lavorio interiore dei monaci e delle suore.
2. Quando i cento vedono tanti ospiti che, per la maggior parte, sono ancora vestiti con gli abiti naturali terreni, si stupiscono moltissimo, anche perché ora riconoscono davvero quei missionari che nel mondo li hanno voluti iniziare al cristianesimo. Ma quando scoprono che tra loro c’è anche la cinesina che ha tradito il principale missionario, e con ciò anche loro stessi, fanno presto un’espressione molto buia e Mi dicono:
3. (i cento cinesi): “Ascolta, carissimo amico, questa vista ci fa veramente male; ma poiché a voi, a quanto pare, non ripugna, allora non deve essere ripugnante nemmeno per noi tutti. Il missionario che lei ha tradito, sembra ora essere stranamente in buoni rapporti con lei, poiché discutono affabilmente tra loro. La fanciulla di per sé è un essere gentile e bello, perciò nel mondo è stata la favorita di questo missionario, ed era considerata una vera bellezza nella grande città imperiale di Pechino, divenendo la favorita dell’intera città. Ma in seguito al suo interessato, sfacciato tradimento verso noi tutti, lei ha perduto poi la stima dell’intera grande città imperiale, dove morì presto, come venimmo a sapere, per il suo grande tormento interiore.
4. Noi perciò soprattutto ci meravigliamo come questa sicura seguace di Ahrimann che, in noi, ha tradito il Lama Gesù, sia potuta giungere in questi santi vestiboli! Prova piacere forse anche il Lama stesso della sua bellezza?”.
5. Rispondo Io: “Cari amici, non avevate anche voi dei figli tra i quali alcuni erano rispettosi, altri invece veramente cattivi? Voi tutti risponderete: ‘Sì, abbiamo avuto dei figli’. Ed Io continuo a chiedervi: avete forse gettato i cattivi davanti alle iene, o davanti alle tigri, oppure avete rivolto tutta la vostra preoccupazione e amore a questi cattivi figliuoli facendo meno attenzione agli altri, i rispettosi? Voi risponderete: ‘Sì, sì, è stato proprio così!’.
6. Vedete, se voi, che non siete mai stati buoni per tutta la vostra vita, avete fatto solo del bene perfino ai vostri figli più cattivi, come potete pensare che il Lama, il migliore di tutti in eterno, possa dare qualcosa di male ai Suoi figli, se questi implorano pentiti qualcosa di buono?
7. Questa fanciulla ha certamente agito male verso voi tutti nel mondo. Più tardi però si pentì altrettanto potentemente della sua presunta azione malvagia, con la stessa intensità con cui in precedenza vi aveva amato, prima di tradire il primo missionario e, con ciò, involontariamente, anche tutti voi.
8. E così il buon Lama ha anche ragione di non rigettare subito uno dei Suoi figli eternamente, anche se ha agito male, se poi viene a Lui e Lo implora, pentendosi di tutto cuore, di perdonarlo.
9. Vedete, il buon Lama dunque non ha bisogno di essere innamorato di una bella pechinese per renderla felice, ma è sufficiente che sia un buon Padre per tutti gli uomini, e che questi Lo riconoscano come tale. Se particolarmente è quest’ultimo il caso, allora Egli non ha più proprio nessuna difficoltà nel rendere beata una debole figliola sulla Terra.
10. Che cosa ne pensate ora, miei cari amici – in questo modo il buon Lama agisce in maniera giusta o ingiusta?”.
11. Risponde uno dei cento: “Sì, così il grande, santo Lama agisce in modo perfettamente buono e giusto! Ma vedi, ora la bella Chanchah[45] ci ha notato, e viene rapidamente verso di noi! Che cosa vorrà? Ebbene, solo silenzio, lei è già qui!”.
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Bella, genuina riconciliazione tra Chanchah e i cento cinesi
Il Signore e Chanchah
1. Chanchah cade ora davanti ai cento e li supplica per il perdono di tutto il male che lei – anche se involontariamente – ha fatto loro.
2. I cento però dicono tutti all'unisono: “Soavissima Chanchah, se ti ha perdonato il grande santo Lama, che cosa dobbiamo avere ancora noi contro di te? Lo stesso Santo dell'eternità ha tuttavia perdonato anche noi, noi che abbiamo portato anche molte e grandi offerte ad Ahrimann. Perciò, alzati, e stringi il lobo del nostro orecchio tra le due dita, come segno che ora ci siamo perdonati l’un l’altro per l'eternità dal più profondo della nostra vita!”.
3. Chanchah si alza ora con volto e contegno amabilissimo, e fa ciò che i cento pretendono da lei. Dopo che a tutti i cento ha pizzicato lievemente il lobo dell'orecchio, dice:
4. “I vostri cuori siano i miei gioielli più preziosi, e il vostro sguardo il più bel pascolo per gli occhi miei. Il mio cuore invece sia per voi un morbidissimo guanciale sul quale riposare, quando l'amore vi avrà reso affaticati e stanchi. Le mie braccia vi siano un morbido legame per cuore a cuore, e dalla mia bocca scorra inesauribile il balsamo più prezioso nella vostra vita.
5. Al mio petto vi dovete slanciare fino alle stelle, e i miei piedi vi devono portare sui faticosi sentieri. E quando il Sole tramonta e nessuna Luna illumina la Terra e fitte nebbie ricoprono il bagliore delle stelle, allora i miei occhi vi dovranno illuminare il sentiero della vostra nostalgia, e tutte le mie interiora vi riscalderanno nella gelida notte della vita.
6. Voglio quindi essere per voi un’ancella tenerissima nei bisogni più delicati, come in quelli più difficili della vostra vita eterna, perché mi avete prestato il vostro orecchio, perdonando il mio grave peccato contro di voi”.
7. Dopo il discorso dell’amabile Chanchah, uno dal gruppo dei cento va verso di lei, alza le sue mani e le tocca la testa con la punta dell’indice dicendo: “O Chanchah, quanto sei bella adesso! Te lo dico ora ad alta voce, come quando infuria una potente tempesta. E te lo dico anche sotto voce, come quando spira dolcemente un soffio serale profumato intorno alla delicatissima lana della gazzella: tu sei adesso più bella dell’aurora mattutina sui monti turchini che decorano la grande città al centro degli imperi della Terra, e più magnifica del chujulukh![46].
8. Il tuo capo è più grazioso del capo di una colomba dorata, e il tuo collo è più rotondo e più bianco di quello di una candida gazzella. Il tuo seno è più dolce e più morbido del Tutschuran[47], e i tuoi piedi sono più piccoli di quelli di un'antilope che saltella e danza sulle cime più alte dell'Himalaya. Sì, quanto ci è caro il Sole, tanto ci sei cara tu. E quanto magnifica è la Luna piena che illumina lo specchio d’acqua ondeggiante del lago, tanto magnifica è la tua grazia che illumina anche i nostri cuori.
9. Così, d'ora in poi, anche i tuoi desideri dovranno splendere altrettanto amabili nelle nostre anime, e ristorare sempre di più i nostri cuori, come le stelle ristorano i cuori dei marinai dispersi che, ignari, issano di giorno le loro vele sul vasto oceano, dove devono puntare il corso della nave, per raggiungere la patria felici”.
10. Poi si rivolge a Me, dicendo: “O amico, è giusto che noi abbiamo accolto così questa fanciulla, che era nostra nemica, come un cuore in cento cuori?”.
11. Rispondo Io: “Sì, è giusto così, secondo il vostro miglior costume. Ma poiché ora tutti voi non siete più nel mondo, bensì vi trovate nell’eterno regno degli spiriti, dove ci sono altri usi e costumi, vi comporterete d’ora in poi anche secondo questi, e agirete in tutto come agiamo noi, se volete rimanere qui! Se invece la virtù del vostro paese vi è più cara di quella di questa casa, allora in verità dovrete andare da quelli che hanno ancora molto da fare, prima di raggiungere questa casa!”.
12. Interviene Chanchah: “O amabilissimo, magnifico amico dei poveri, vedi, noi qui vogliamo essere come la più delicata argilla da porcellana che si lascia modellare nelle forme più nobili! La tua volontà sia la nostra vita, e la tua parola, una santa Parola del Lama!”.
13. Rispondo Io “Vieni qua, amabilissima Chanchah, ti voglio dare una veste nuova che ti dovrà abbellire più splendidamente della più bella aurora mattutina che imbianca le cime dei monti turchini!”.
14. Chanchah balza letteralmente verso di Me, e Martino reca già in mano una veste rossa presa dalla cassa d'oro, che è decorata con molte stelle e ben adornata, e me la porge con queste parole:
15. “Questa starà celestialmente bene alla bellissima Chanchah; è una vera veste dell'Amore! Devo confessare apertamente che questa cinesina mi piace ora anche molto; solamente che non riesco a trovarmi ancora cosi bene nelle sue genuine locuzioni cinesi. Vi è ancora molto di terreno, ma per il resto è un'autentica poesia orientale. Non avrei mai creduto che nei cinesi vi fosse tanta lirica sincera. A me però piace! Questa fanciulla non la lasceremo più andar via da qui!”.
16. Rispondo Io “Hai ragione, anche a Me piacciono molto questi cinesi, in particolare il cuore di Chanchah. Essi però ti daranno ancora parecchio da fare! Nondimeno, ora, da Chanchah!
17. Vieni qua, amabile figliola, prendi questa veste: è la veste dell’amore e della mansueta sapienza che c’è in te! Ben sei stata una traditrice in questi che volevano accogliere la testimonianza del Lama Gesù. Fosti però traditrice per amor del tuo impero, e volevi solo salvare la vita dell’imperatore, ma oltre ciò, non pensavi di sacrificare quella dei tuoi fratelli. Questo l'ha poi fatto l'imperatore, ma non l'avrebbe fatto se avesse avuto il tuo cuore nel suo petto. Tu sei perciò completamente pura e innocente, come questa veste che ora indosserai. Prendila, è la testimonianza del Mio grande Amore per te!”.
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Il desiderio di Chanchah: esplorare l'Essenza del Signore
La ricetta del Padre
L'ardente amore di Chanchah per il Signore
1. Chanchah prende la veste con profondo rispetto; questa, nell'istante stesso in cui la tocca, abbellisce magnificamente tutto il suo essere. Quando è vestita in maniera così celestiale, piangendo di gioia, dice: “O amico, qual è il tuo nome? Oh, dimmelo, ti prego, affinché io lo scriva nel mio cuore con i caratteri più incandescenti per l’eternità!”.
2. Rispondo Io: “Bellissima Chanchah, questo è già avvenuto! Ciò che vorresti fare, è già accaduto. Scruta solo nel tuo cuore e troverai ciò che cerchi di sapere di Me! Io ti dico: il tuo amore per Me ti svelerà tutto!”.
3. Chanchah sgrana tanto di occhi alle Mie Parole e si stupisce non poco. Dopo un po' di tempo ripete, profondamente assorta: “Il tuo amore per Me ti svelerà tutto! Ciò che vorresti fare … è già accaduto. Scruta solo nel tuo cuore e troverai ciò che cerchi di sapere di Me!
4. Strano, sommamente strano! Hm, hm, come può parlare così? Perché il mio cuore arde tanto potentemente d’amore, quando lui parla con me? Nella sua voce c'è un potere magico, così incomprensibile, che mi sembra come se questo dovesse creare, con la forza delle sue parole, mondi interi, e li potesse di nuovo distruggere! Una mansuetudine mai conosciuta, ma nello stesso tempo, veramente piena di serietà divina! Davvero, davvero, davvero, – io presumo del grande!
5. O tu santa Parola, ancor mai conosciuta sulla Terra! O santa melodia di simili discorsi: ‘Il tuo amore per me ti svelerà tutto!’. Io voglio solo una cosa: voglio solo sapere il suo nome. E lui dice: ‘Tutto! Tutto!’. Quanto infinitamente più grande è il tutto rispetto all'uno! Io volevo solo l'uno, e lui dice: tutto!
6. O Lama, Lama! Tu grande, santo Lama, come devo intendere questo? Ahi, ahi, quanto meraviglioso è il suo aspetto, quale sublime maestà nei suoi occhi! Anche gli altri due sono d'aspetto nobile, e sembrano essere anche molto saggi e potenti. Ma quando guardo quest'uno allora il mio cuore arde come la grande fiaccola dell’imperatore che, quando è accesa sulla grande torre del castello imperiale, illumina tutta la città, più della Luna piena.
7. (Volgendosi a Me:) Ah, caro amico, anzi, amico divino! Quali parole hai proferito a me! Chi all'infuori di te può interpretarne il senso? Esse hanno ridestato in me profondi presentimenti e, ahimè, è impossibile che io te lo possa più nascondere: un amore, anzi un meraviglioso e immenso amore sento per te, per te eccellentissimo! Sì, hai ragione, hai detto bene: 'Il tuo amore per me!' Ebbene sì, amore per te, per te eccellentissimo!
8. Vedi, quando sulla Terra andavo negli stupendi e grandi giardini, di cui la città dei miei fratelli è così ricca, ascoltavo spesso i tenui canti dei cigni che, così graziosamente, ondeggiavano sullo specchio di un grazioso laghetto, salutando il Sole che volgeva al tramonto. Erano suoni stupendi; ma non erano nulla in confronto alla soavissima dolcezza del suono della tua voce!
9. Spesso, di buon mattino, andavo a passeggiare, portando con me una cetra. Essa suonava meravigliosamente, quando il delicato e gaio soffio mattutino salutava le sue corde, tanto che il mio cuore fremeva di gioia. Sì, allora ben trepidava il mio cuore, – poiché quella volta non avevo ancora sentito la tua voce; adesso il cuore di Chanchah non sarebbe più turbato dal suono del Khalank[48], perché è stato scosso dal suono celestiale della tua voce!
10. Ah, quanto soavi suonavano un giorno anche le parole di mia madre, quando mi chiamava e diceva: 'Chanchah, vita mia, vieni al cuore di tua madre che ti ama più della sua stessa vita!'. Ah, caro amico, in questo richiamo c'era più armonia di quanto il mondo ne possa contenere. Quanto era beatificante, per la briosa Chanchah, questo richiamo! La Terra diventava più bella, era come trasfigurata, anzi, essa diventava un giardino del Cielo!
11. Ma, o amico, tu eccellentissimo, allora non avevo ancora udito il suono della tua voce! Oh, come tutto questo sprofonda ora nella polvere, se ti guardo e percepisco il suono della tua voce celestiale nel mio fremente cuore, come una santa eco proveniente dai Cieli! Oh, tu meraviglioso, che cosa farò se il mio cuore s'infiamma sempre di più per te, e in eterno solo per te?
12. Lama, Lama, Tu sei grande e magnifico; dovunque Tu sia, si deve amare Te sopra ogni cosa! Ma che può fare la povera Chanchah se il suo cuore è preso completamente da lui, lui che è certamente anche amico Tuo!
13. Ma tu, eccelso, non sarai in collera con me, se oso amarti così immensamente? Non posso farci nulla se sei diventato così santo per il cuore mio!
14. Ben mi si insegnò sulla Terra che per i buoni esiste un Cielo che è mille volte ancor più bello di Pechino, la grande città imperiale, e più eccelso della maestà dei suoi celesti monti. Io invece trovo questa magnificenza celeste veramente vuota, e penso che la magnificenza più grande dei cieli non sia un Cielo dei cieli, ma solo un cuore che sia in eterno un Cielo dei cieli per un altro cuore!
15. In te io ho trovato il mio Cielo dei cieli! Oh, se anche tu potessi trovare in me un piccolo giardino della felicità!”. – Con queste parole l’amata cade ai Miei piedi.
16. Interviene Martino: “O Signore, ‘Fratello’ volevo dire; Ti stavo quasi tradendo! Non mi era mai capitato di vedere una dolcezza simile in una così giovane fanciulla. Questo sì che è amore! Al confronto, uno come noi è proprio un bue rognoso! Fratello Borem, noi due possiamo andare a scuola da lei ancora per un bel po’! Che cosa ne pensi?”.
17. Risponde Borem, pieno di massimo rispetto: “A dir il vero, caro fratello Martino, nella beatissima compagnia del Maestro di tutti i maestri, non si finisce mai eternamente d'imparare. Del resto, tutto il rispetto per questa soave cinesina; con la delicatezza dei suoi sentimenti e con l'autentico ardore orientale del suo amore, noi non ci siamo proprio. È straordinariamente piacevole sentirla parlare, e osservare così la crescita del suo amore. Per noi però è oltremodo beatificante sapere dove si sta dirigendo il suo amore ora ancora cieco!”.
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Cenno del Signore sul procedere con prudenza con gli immaturi
L'amore di Chanchah per il Signore in conflitto con l'amore per il Lama
1. Rispondo Io: “State attenti a come parlate! Noi tre qui sappiamo che cosa siamo e chi siamo. Tutti costoro invece sono ancora troppo deboli per sopportare la nostra realtà. Quindi dovete essere molto prudenti quando parlate con Me. Comprendetelo, cari fratelli, noi siamo sullo stesso piano! Ora ve l’ho detto in segreto, in maniera che questi non abbiano ad udire nulla di tutto ciò. Ma quando noi tre parliamo ad alta voce davanti a tutti, siamo uguali e siamo una cosa sola. Comprendetelo bene, voi sapete il perché!”.
2. Risponde Martino “O Fratello, Tu, … Tu,… Tu amatissimo Fratello sopra ogni cosa, noi comprendiamo perfettamente. Starò attento, con lo stesso impegno con cui il gatto sta attento al topo, affinché non mi tradisca in qualche modo. Abbi però un po’ di pazienza con me, se dovesse sfuggirmi talvolta qualche sciocchezza. A volte mi sembra già di essere abbastanza saggio, ma quando ci sei Tu, la mia saggezza mi appare tanto sciocca che potrei ridere di me stesso a piena gola. Sono tuttavia contento che io, naturalmente solo con il Tuo aiuto, sia riuscito a dire, perlomeno qualche volta, qualcosa di saggio!”.
3. Rispondo Io: “Tutto bene, caro fratello Martino, rimani pure come sei, perché proprio così Mi sei più gradito. Poiché vedi, un giusto humour del cuore non deve mancare in tutti i Cieli! Ora però, dobbiamo nuovamente dedicare l’attenzione alla nostra Chanchah. Martino, Borem, tiratela su, perché Io non posso ancora sfiorarla con le Mie mani!”.
4. I due fanno rapidamente ciò che è stato loro ordinato. Chanchah è ancora tutta ebbra d'amore in mezzo a noi, e le riesce difficile riprendersi, per esprimere in parole i suoi sentimenti.
5. Martino intanto dice: “Però, quanto è bella, in questa verissima ebbrezza d'amore! In verità, se una così si vedesse sulla Terra, credo che gli uomini impazzirebbero dinanzi ad una simile pienezza di grazia femminile!
6. Ma ancor più mi stupisco di me stesso, per il fatto che riesco a guardare tale straordinaria bellezza certamente con il più grande compiacimento, ma senza brama sensuale, il che prima non mi accadeva mai, come hanno dimostrato, in abbondanza, la figura della mercuriana e, ancor prima, il gregge di pecore e agnelli.
7. È vero che il tocco di questo braccio, armonico e morbidissimo, mi ha fatto molto bene, però non ho provato nessun’emozione sensuale. Per questo ora posso essere eternamente grato oltre misura, e gloriare senza fine chi Tu sai già!
8. (Rivolgendosi a Chanchah:) Come stai ora, soavissima abitante di questa mia dimora, donata a me per l'eternità dal grande, santo Lama traboccante d'Amore! Oh, parla, parla nuovamente! Vedi, noi ti amiamo sopra ogni cosa, e le tue bellissime parole rallegrano immensamente i cuori di tutti noi!”.
9. Risponde Chanchah: “Ahimè, sto immensamente bene! Oh, cari amici celesti, servitori del Lama, del Santo! Chi non dovrebbe stare infinitamente bene in mezzo a voi? L’amore è di certo il più grande bene del cuore umano. Ma quando un cuore ha trovato un amore come l'ho trovato io qui, che cosa potrebbe più desiderare? Quale più alta beatitudine c’è, se non quella che dà l'amore? O amico, qui io sto infinitamente bene!
10. È vero, carissimi amici, che non dovrò mai più lasciarvi? Sicuramente sento bene che non sono degna di voi, perché scopro ancora una quantità di macchie in me, nonostante questa veste assai meravigliosa. Ma il mio cuore vi ama e, lo confesso volentieri, amo specialmente te, che non vuoi dirmi il tuo nome. E voi non rifiuterete questo cuore, perché esso vi ama in modo inesprimibile, e particolarmente te, senza nome”.
11. Rispondo Io: “Oh, mai più in eterno sarai allontanata da noi! Poiché vedi, tutto il fondamento dei Cieli è l'Amore, e l'Amore è anche il Cielo di tutti i cieli stessi. Chi ha questo, come te in tale grande pienezza, come potrebbe essere allontanato da ciò che è la sua stessa essenza? Un amore come il tuo per noi, cancella dall’anima, all’istante, ogni macchia, anima che del resto è così pura, come se fosse appena germogliata dal soffio del Lama!
12. Perciò non preoccuparti più, d’ora in poi, se puoi rimanere o no! Pensa che noi ti terremo qui eternamente come uno speciale affetto del nostro amore, ovunque dovessimo temporaneamente andare, secondo gli innumerevoli differenti bisogni di questo Regno. Se resteremo per sempre in questa casa, sicuramente non devi considerarla come cosa sicura, perché in questo grande Regno del Lama esistono ancora moltissime dimore! Ma dovunque andremo, tu sarai sempre, come adesso, tra noi!
13. Poiché vedi, anche noi ora ti amiamo molto, come se tu fossi l'unico essere in tutta l’infinità che può pretendere, e con ragione, il nostro pienissimo amore. Infatti, noi – e tu comprendi, incantevole Chanchah, in particolare Io! – ti amiamo tanto che sarebbe impossibile lasciarti andar via! Tu sei ora la Mia diletta per sempre; di questo sii certa e sicura più della tua stessa vita!”.
14. Risponde Chanchah: “O Lama, Lama, quanto devi essere santo e buono, se già i tuoi servitori sono così infinitamente buoni e cari! Però, ahimè, caro amico, sai, se ti guardo bene, se – ahi non riesco a dirlo! – sì, ah, allora mi sembra impossibile che il Lama possa essere ancora migliore di te! Questo sarà forse l'unico difetto che ha l'amore, che esso, quando si ama qualcuno sopra ogni cosa, ritiene questo anche per il migliore e più perfetto. Così io ritengo anche te, perlomeno tanto buono quanto il grande Lama stesso! Il Lama perdonerà alla povera Chanchah se pensa e sente una cosa simile? Poiché io non posso già farci nulla se ti amo così illimitatamente!”.
15. Rispondo Io: “O Chanchah, il Lama ti ha già da lungo tempo perdonato; di questo devi esserne completamente certa. Poiché anche il Lama ama i Suoi servitori così infinitamente, che per Lui stesso è la più grande gioia e beatitudine quando i Suoi figli, che sono i Suoi veri servitori, si amano tra loro senza limiti e misura. Perciò non aver paura di renderti colpevole con il tuo amore per Me nei confronti del Lama, questo te lo garantisco Io con tutti i tesori del Cielo!”.
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Diligente ricerca di Chanchah per conoscere il nome del suo amato amico
Indicazione del Signore sulla ricetta migliore
Differenza tra ospitante e ospite
1. Quando Chanchah ode questo, dice tutta imbarazzata: “O magnifico amico di tutto il mio essere! Tu sicuramente devi aver visto spesso il grande, santo ed eterno Lama, e forse Gli hai anche parlato, per poterti riferire a Lui con tanta determinazione a me incomprensibile, come se tu fossi il Suo vicinissimo primo servitore! Sì, sì, sarà così, altrimenti non potresti essere amabile in maniera così inesprimibile! Le Tue parole non avrebbero la forza che hanno, come se fossero parole dello stesso Lama!
2. Vedi, prima hanno parlato anche i tuoi due amici ma ho sentito poca forza nelle loro parole; solo quando parlano con te, allora anche le loro parole acquistano più vigore. Quando però uno di loro ha parlato con me, non ho sentito nelle sue parole alcuna forza. Da questo il mio cuore ne deduce che tu sei più vicino al Lama di questi due. Non ho giudicato bene?”.
3. Rispondo Io: “Ti dico, domanda solo al tuo cuore, al tuo amore per Me; questo ti svelerà tutto! Ora però andiamo dagli altri fratelli, anche loro hanno bisogno delle nostre cure e del nostro amore. Tu vieni al Mio fianco, Mia amatissima Chanchah!”.
4. Risponde Chanchah “Oh, sì, è molto buono e giusto che nel vostro cuore si pensi anche agli altri miei fratelli e sorelle; perché stanno sempre meglio gli ospitanti che gli ospiti. Gli ospitanti possono dare quando vogliono; gli ospiti invece possono prendere solo quando è dato loro qualcosa. E quando prendono il donato, devono prenderlo con molto garbo, porgere molto onore all'ospitante e mai rifiutandogli la gratitudine.
5. L'ospitante non deve chiedere a nessuno se vuol prendere qualcosa dalla sua dispensa. Può prendersi quanto vuole, quando vuole e ciò che vuole. Egli non ha bisogno di badare per sé a tutte le regole dell'ospitalità, né deve onorare o ringraziare nessuno. Perciò solo i signori, in fondo, sono da considerarsi felici, perché possono dare come e quando vogliono. I riceventi invece, anche se non proprio infelici, sono certo sempre su un gradino inferiore, perché devono prendere ciò che è loro offerto.
6. Così io penso anche qui a questi molti ospiti, di cui faccio parte anch'io. Voi tre, che certamente siete ospitanti cari e buoni sopra ogni cosa e signori di questa casa celeste, state comunque molto meglio, nonostante la vostra sconfinata bontà, di questi ospiti, anche se li trattate così bene. Poiché voi rimanete sempre signori, e loro solo ospiti che dipendono completamente da voi. Perciò è più che giusto che ora si pensi anche a loro nella maniera migliore.
7. Tu, carissimo amico, non mi metterai in conto come errore, perché adesso ho parlato così? Io non avrei certamente parlato così liberamente, se non ti amassi in maniera così smisurata. Il mio grande amore per te, per te, mio celeste amico, mi scioglie la lingua; e quando questa è sciolta, ah, allora essa va così come le pare!”.
8. Le rispondo Io: “O delicatissima gocciolina balsamica del Mio Cuore, parla sempre come ti suggerisce il cuoricino. Mai potrai offenderci in eterno, soprattutto quando parli così saggiamente come hai appena fatto. Perché Io ti dico, soavissima, è proprio così, come tu hai detto ora. È veramente molto più facile dare che ricevere. In fondo, il più povero donatore sta ancor sempre meglio che il miglior beneficiario!
9. E quest'ordine non si potrà mai modificare, poiché è impossibile che ognuno possa essere un signore. Se il Lama avesse fatto tutti gli uomini ricchi, in modo che ognuno avesse la sua casa e i suoi beni necessari, e nessuno avesse bisogno di chiedere all'altro, che ne sarebbe allora dell'amore fraterno e dell'amore del prossimo, e che cosa dell'amore del Lama? Vedi, questo andrebbe proprio perduto, e certo alla fine dovrebbe essere il Lama donatore, e tutti gli uomini obbligati riceventi, come lo sono adesso e in eterno lo saranno!
10. Ma affinché i riceventi possano prendere il donato quanto è più possibile senza soggezione, è qui dato da noi ospitanti sempre in ricchissima traboccante pienezza, affinché ogni beneficiario e destinatario possa prendere all’infinito quanto vuole, e tutto quanto il suo cuore possa mai desiderare.
11. Sì, Mia amatissima Chanchah, Io ti assicuro che con il donare si va tanto lontano che, in tutto l'infinito, non esiste essere cui non venga sempre donato mille volte più di quanto il suo cuore possa ardentemente desiderare! Che cosa pensi ora, Mia amata Chanchah – i beneficiari sono ancora da compiangere con tale stato di donatore?”.
12. Risponde Chanchah: “Oh, sì, in questo modo i beneficiari sono quasi ancora più felici dei donatori. Perché il donatore, e qui mi perdonerai se dico nuovamente qualcosa di troppo e di non appropriato, deve aver molte preoccupazioni, giacché deve pensare attivamente a come rifornire la sua dispensa, affinché non si esaurisca con il continuo abbondante dar via!
13. Sulla Terra ho spesso pensato a come fosse possibile al Lama preoccuparsi per tutte queste cose senza fine: per tutta l'erba che cresce ovunque, per gli alberi e cespiti, e per tutti gli innumerevoli animali e uomini. Allora mia madre mi diceva:
14. ‘Chanchah, quando la smetterai di pensare al Lama secondo la natura umana? Non sai tu che il Lama è, nella Sua potenza, onnipotente e onnipresente? Egli, l'infinitamente saggio, può solo volere, e tutto è fatto, se lo vuole, quando vuole e come vuole!’.
15. Quando mia madre mi parlava così, ci riflettevo molto e ne rimanevo anche presto soddisfatta. Ma ora vorrei sapere da te, che sei un servitore del Lama, se veramente è così come mi ha insegnato mia madre.
16. È una cosa facile al Lama occuparsi per tutto l’infinito, oppure è difficile anche per Lui? Se per Lui è cosa facile, allora come donatore sta bene, quanto stanno bene gli innumerevoli beneficiari. Ma se Egli avesse difficoltà a provvedere agli infiniti bisogni delle incalcolabili miriadi di esseri e cose, allora sarebbe veramente da compiangere per la Sua sconfinata generosità! Oh, dimmi, amatissimo amico mio, dimmelo se possiedi più conoscenze!”.
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Parole del Signore sull'essenza e l’operare del Lama
Il prodigio dell'albero
Un’ammonizione alla prudenza
1. Rispondo Io: “O Mia amatissima Chanchah! Questo te lo posso dire molto brevemente, e così ascolta! Vedi, poiché Io conosco il Lama tanto bene quanto Egli conosce Se stesso, allora ti dico: per quanto riguarda il produrre e il creare, per il grande Lama è qualcosa di enormemente facile, come per te è pressoché incomprensibile. Infatti, Egli, deve solo dire a un’idea appena concepita e proveniente dalla Sua Volontà: ‘Sia!’, e questa esiste già come Egli vuole! È quasi come – ora presta bene attenzione – se Io pensassi in Me a un bellissimo albero qui, davanti a noi, ricolmo dei frutti migliori! Oppure, immagina tu un albero simile, per esempio un bellissimo albero di fico. È già nei tuoi pensieri questo?”.
2. Risponde Chanchah: “Sì, sì, ora ne penso uno, come quello che c'era nel giardino dei miei genitori!”.
3. Le dico Io: “Bene! Ora sta’ attenta! Adesso penso anch'Io lo stesso albero e dico subito, come farebbe il Lama, a quest’albero che ho pensato: ‘Sia!’. Vedi, l'albero di fico è già davanti a noi insieme al frutto completamente maturo e buono da gustare!
4. Ebbene vedi, come è stato facile a Me metterti qui un esempio vivente, altrettanto è facile anche al Lama creare una cosa sola, come anche creare l'infinito. Ma non è così facile al Lama formare gli uomini così che diventino altrettanto liberi e perfetti, come lo è Lui stesso. Per questo ci vuole già qualcosa di più che la semplice Onnipotenza; ma anche se questo è più difficile, al Lama è tuttavia, tutto possibile!
5. Ora Mia amatissima Chanchah, comprendi la Mia spiegazione? Quest’albero di fico, però, lo dono a te per sempre; esso non si essiccherà mai in eterno, bensì ti porterà sempre i più ricchi e migliori frutti!”.
6. Chanchah è completamente sbalordita, non riesce a dire una parola dallo stupore, guarda prima Me e poi l'albero di fico. Tuttavia, questo prodigio richiama anche gli altri ospiti, tanto che non abbiamo più bisogno di recarci da loro; tutti ne sono completamente stupiti.
7. Anche il vescovo Martino, del tutto sorpreso, osserva l'albero e dice: “O Fratello, io so bene che per Te è facile creare un albero simile. Ma mi ha sorpreso molto il fatto che Tu lo abbia fatto apparire qui, così all’improvviso!
8. Sì, devo confessarlo, è certamente una cosa straordinariamente bella un po’ di onnipotenza. Ma che cosa può fare uno che non ce l'ha e non la può avere, perché è ancora troppo stolto! In fondo, però, è anche bene che uno spirito stolto, come per esempio il mio, non possegga onnipotenza. Poiché se io possedessi qualcosa del genere, per me sarebbe la fine! Tu, eccellentissimo fratello, Tu stesso Ti stupiresti per le più strane e stupide formazioni, con le quali riempirei presto uno spazio enorme! O Signore, ci sarebbero caricature che cercherebbero i loro simili!
9. Perciò è perfettamente giusto che il saggio Lama conceda tale onnipotenza solo a quelli che sono completamente potenti in sapienza celeste, com'è il Tuo caso in sommo grado! Che per Te il dare sia di conseguenza più facile che il prendere, sarà certo più chiaro che sulla Terra il Sole splendente a mezzogiorno! Poiché prendere, sarebbe per Te – secondo la mia opinione – una strana convenienza, essendo (molto sottovoce) tutto Tuo in ogni caso!”.
10. Rispondo Io: “Non così forte, Mio carissimo fratello Martino! Tu vai sempre più a fondo. Rifletti che qui ci sono altri presenti che non sono ancora sul tuo gradino! All'inizio hai detto bene ma, alla fine, sei quasi andato fin troppo oltre, e questo avrebbe potuto danneggiare questa compagnia per un bel po’ di tempo! Perciò stai ben attento, sii prudente come un serpente ma semplice come una colomba! Prenditi per modello sol sempre Borem, che qui è completamente al suo posto e osserva precisamente la prudenza celeste. Fa così anche tu, e potremo proseguire facilmente con questi ospiti!”.
11. Dice il vescovo Martino: “Oh, Ti ringrazio per quest’amorevole consiglio, lo seguirò con attenzione! Ora però guarda Chanchah, con quanto interesse fissa il suo sguardo su di Te, così non l'ho mai vista prima!”.
12. Rispondo Io: “Bene, questo è bene, lasciamole pure fare le sue osservazioni; esse conducono il suo spirito più vicino a Me! Presto finirà con le sue domande, alle quali per un po' avremo da rispondere. Vedi, la sua bocca fa già alcuni movimenti. Perciò domanda tu per primo, come padron di casa, se è soddisfatta di questa spiegazione, tutto il resto verrà poi da sé!”.
13. Il vescovo Martino esegue subito il Mio consiglio e parla a Chanchah, la quale non riesce ancora a pronunciar parola per tanto stupore: “Graziosissima Chanchah, dicci dunque una buona volta se sei soddisfatta di questa spiegazione, e se l'hai compresa bene e in tutte le sue parti! Non devi stupirti troppo per questo prodigio, poiché qui questi fenomeni non sono rari! Col tempo ti abituerai sempre di più.
14. Vedi, a me all'inizio non è andata meglio di te neanche di un pelo. Se tu sapessi quante cose meravigliose ho già visto da quando sono qui, io ti dico, ti meraviglieresti ancora di più!
15. Sai, mia carissima Chanchah, questo è solo un piccolo prodigio domestico. Ti serve solo come istruttivo esempio per le domande che hai posto in precedenza al Fratello mio. Ma abbi solo pazienza, e col tempo ne vedrai altri infinitamente più grandi!”.
16. Risponde Chanchah: “Ahimè, caro amico, per te è facile parlare, poiché sei già abituato a tali visioni. Ma uno di noi che vede per la prima volta una simile straordinaria apparizione, può completamente andar fuori di testa – e lo deve anche. Poiché, dove nel mondo si è mai visto qualcosa di simile?
17. Se tu non avessi parlato con me in maniera così tranquillizzante, e non mi avessi, in un certo senso, trasmesso una convinzione diversa, avrei pensato che il tuo amico e fratello, che ora sta parlando con i miei connazionali, com’è vero che io vivo, potesse essere il Lama stesso! Ma poiché, come dici tu, prodigi simili son qui non proprio rari, ora sono di nuovo più tranquilla e amo questo fratello ancor più intimamente di prima.
18. Benché sia solo tuo fratello, vedi, Egli sembra tuttavia più divino di te, e l’ha anche dimostrato con questa piccola creazione. Io stimo molto anche te, ma dubito che tu possa essere capace di fare una piccola opera simile! Che cosa ne pensi tu?”.
19. Risponde Martino: “Sì… tu … mia amatissima Chanchah … sai, se fosse necessario … chissà, forse sì! Ma se volessi produrre una tale opera prodigiosa nel nome della gloria, allora mi troverei infallibilmente tra due sedie sulla Terra, e dovrei vergognarmi come si vergogna un adulto che bagna ancora il letto, ammesso che tu sappia che cosa significhi da noi un bagna letto!”.
20. Risponde Chanchah: “Oh, continua pure a parlare, ti capisco! Da noi siffatti deboli di natura si chiamano ‘bagnatori di letto’ (Tschimbunksha). Essi, il giorno dopo, sono costretti a piantonare il letto bagnato per l'intera giornata in una pubblica piazza, dove di solito si devono anche vergognare enormemente. Come vedi, ti capisco. Continua perciò a parlare indisturbato e dimmi tutto ciò che mi devi dire!”.
21. Balbetta Martino: “Hm, sì hm, sììì! Che cosa volevo dire? Già, è vero, sì, è così: si stava parlando dell'effetto di un prodigio! È vero, ora ci siamo! Sai, soavissima Chanchah, veramente solo il grande Lama può operare prodigi, come, dove e quando Egli vuole. Noi, suoi servitori invece solo con il Suo consenso, se è necessario. Così anche il fratello mio ha operato questo piccolo prodigio solo perché era necessario per il tuo insegnamento, altrimenti non l'avrebbe compiuto; è così il caso anche con il Lama stesso. Anche Lui non opera quasi mai un prodigio davanti a noi, perché non è necessario; infatti, noi comprendiamo già di per sé ogni Suo piccolo cenno! – Mi capisci carissima Chanchah?”.
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Martino in imbarazzo per le insistenti domande di Chanchah
1. Risponde Chanchah: “Oh, sì, comprendo tutto ciò che dici! Ma poiché hai appena parlato di un piccolo cenno del grande Lama, cenno che tu comprendi subito senza l'intervento di un miracolo, dimmi allora: come fa il grande Lama a far cenno a te e ai tuoi fratelli, tanto che voi ne avvertite anche un Suo leggerissimo, che poi eseguite all’istante? Allora voi vedete il grande Lama, altrimenti è impossibile che Lui vi faccia cenno! – O perlomeno, sentite, e così percepite, i Suoi cenni? Se Lo vedete o sentite, allora dimmi come fate a vederLo o sentirLo, affinché io mi possa fare di Lui almeno una qualche idea!”.
2. Martino, un po' imbarazzato, obbietta: “O mia carissima, soavissima Chanchah, questa è una domanda molto delicata! Anche se dovessi risponderti, non la comprenderesti in ogni caso. Sarebbe perciò quasi meglio se tu mi potessi condonare la risposta a questa domanda, giacché per il momento non gioverebbe né a me né a te!”.
3. Risponde Chanchah: “O amico, mercanteggiare il prezzo di un bene potrà esser d'uso presso di voi; per noi cinesi invece questo è sconosciuto. Ogni mercanzia che mettiamo in vendita ha un suo prezzo ben determinato. Chi la mette in vendita, deve anche venderla e versare la percentuale all'imperatore. Se l'offerente non vende la sua merce, significa che l'ha valutata troppo, quindi è un usuraio, e per questo non sfugge nemmeno alla giusta punizione.
4. Alla stessa maniera ognuno deve sapersi controllare molto anche nel parlare, e non dire mai solo la metà e lasciar aperta l’altra metà, e questo per paura o per ignoranza. In entrambi i casi, infatti, c’è il castigo, poiché non è degno di un uomo aver paura quando non è necessario averne, o voler apparire più di quello che si è.
5. Vedi, io sono una cinese molto severa, e non ti condono nulla di ciò che mi hai promesso con le tue parole! Perché da noi, quando nel corso di un discorso qualcuno si mette nelle condizioni di provocare delle domande, poi deve anche dare a queste delle risposte. Altrimenti, con tutto il suo dire egli è, o un millantatore – tanto quanto un bugiardo – oppure è un vile incapace, e non sa nemmeno lui di quel che ha parlato. Dunque, se non vuoi essere ritenuto da me l'uno o l'altro, da’ una completa risposta alla mia domanda, e questo senza nascondere niente!”.
6. Il vescovo Martino è ora molto imbarazzato e non sa cosa fare. Perché se le dà la giusta risposta, è costretto a tradirMi prima del tempo. Se invece non risponde, allora lei lo dichiarerà davanti a tutti gli ospiti un bugiardo, oppure un imbecille e codardo, e ciò non sarebbe per lui accettabile, giacché, come signore della casa, egli si ritiene segretamente qualcuno. Viene perciò da Me e Mi chiede che cosa deve fare ora in questa situazione.
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Rimprovero del Signore e cenni di condotta al vescovo Martino
1. Rispondo Io: “Non ti ho dato Borem come modello? Perché devi chiacchierare e parlare continuamente per niente e ancora per niente? Ora che hai parlato e sei in difficoltà, vorresti tirartene fuori ancora con onore. Ma vedi, la cosa non è così semplice come credi!
2. La cinesina è ora agitata oltremodo, a causa della Mia necessaria opera prodigiosa, e per il tuo discorso. Il suo cuore intuisce la Mia vicinanza e il suo spirito diventa sempre più sveglio. Inoltre con la spiegazione su come comprendi i cenni del Lama perfino in modo istantaneo, hai acceso con impeto la sua testa e il suo cuore. Perché ti meravigli adesso se lei ti mette in fuoco e fiamme? Ma ciò che da se stesso si è procurato, da se stesso deve anche essere sopportato!
3. Ti ho già fatto notare una volta che questi cinesi ci daranno un bel po’ da fare, ma allora tu non comprendevi la cosa. Tuttavia, poiché con la tua voglia di darti importanza hai provocato prima del tempo questa faccenda critica, allora affrontala da uomo. E bada a mettere di nuovo in equilibrio la situazione con Chanchah, mentre Io mi occupo degli altri cento cinesi; se questi sono nell’ordine, allora farò giusto ordine anche in Chanchah! – Ora va’, e fa’ così!”.
4. Martino si gratta dietro l'orecchio e dice dopo un po’: “O Tu mio S…, oh, ancora un po' e mi sarei di nuovo tradito! O Fratello mio, se me lo permetti, e posso agire come mi pare e piace – naturalmente sotto il Tuo segreto influsso – ce la farò presto e facilmente con questa cinesina!”.
5. Rispondo Io: “Fa’ ciò che vuoi e come vuoi, ma questa cinesina Me la devi portare in ogni caso di nuovo nell’ordine!”.
6. Dice il vescovo Martino: “Sì, se è così, Tu mio S…, Fratello, volevo dire –, allora porterò senz’altro a termine la faccenda con Chanchah. Sono contento di aver avuto un po’ più di coraggio, senza il quale me la passerei proprio male!”.
7. Interviene Borem: “Fratello, vedi solo che alla fine il coraggio non diventi troppo corto! Gusto già in anticipo l'arrosto, e ti auguro che tu non abbia la peggio! Con i cinesi, nei quali domina uno spirito stoico, il rapporto è molto delicato, perché quando tu dici una cosa, loro ne hanno contro di questa, cento! Comprendi ciò che dico?
8. Questa Chanchah è veramente un essere di rara purezza, colmo di autentico fuoco orientale profumante gradevolezza. In ogni caso, è pur sempre una cinese nel senso più pieno della parola. Sii quindi molto prudente e pesa ogni parola, altrimenti lei diventerà un insopportabile pidocchio sotto la tua veste, e avrai da fare per levartelo di dosso con le buone maniere!”.
9. Risponde il vescovo Martino: “Sì, ma cosa devo fare? Qualcosa deve pur succedere! Ma che cosa, è un'altra faccenda! Voglio provare e vedere se, secondo la pretesa (a bassa voce) del Signore, riesco a portarla nell’ordine!”.
* * *
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(I parte)
Cap. 1 La fine terrena del vecchio vescovo Martino e suo ingresso nell'aldilà
Cap. 2 Monotonia del Vescovo Martino nella sua solitudine e sua meditazione sul cambiamento
Cap. 3 Il Vescovo Martino in compagnia di un apparente collega – Le buone proposte della guida
Cap. 4 Risentimento del vescovo Martino davanti al tempio luterano e risposta dell'Angelo – Disponibilità di Martino a prestare servizio come pastore di pecore
Cap. 5 Nella capanna dell'angelo Pietro – Un’espressione illuminata dell’angelo su Lutero – Impiego di Martino come pastore di pecore nell'aldilà
Cap. 6 Piacevole ma pericolosa sorpresa del vescovo Martino nel nuovo servizio – Il gregge di pecore: un gran numero di bellissime fanciulle
Cap. 7 Tentazione del vescovo Martino e suo insegnamento per mezzo dell'angelo Pietro
Cap. 8 Monologo critico del vescovo Martino e confessione dei peccati
Cap. 9 Ulteriore prova di pazienza per il vescovo Martino e suo tetro umorismo
Cap. 10 Il vescovo Martino su vie sbagliate – Cenni del Signore sulle condizioni spirituali e loro corrispondenze
Cap. 11 L’opprimente situazione del nostro viandante – Suo ulteriore monologo e spiacevoli insulti
Cap. 12 Il vescovo Martino su un punto morto – Accoglienza sull'agognata barca – Discorso di ringraziamento di Martino al barcaiolo, che è il Signore stesso
Cap. 13 Parole del divin barcaiolo sulla benedizione della solitudine – Una confessione per l’incoraggiamento all’auto conoscenza
Cap. 14 Confessione di sincero pentimento del vescovo Martino e sua buona volontà per la penitenza e cambiamento
Cap. 15 Predica di penitenza del divin barcaiolo al vescovo Martino
Cap. 16 Confessione del vescovo Martino – Sua decisione di rimanere presso la guida e salvatore – L'angelo Pietro quale terzo nel patto
Cap. 17 Nella capanna della guida – La colazione mattutina benedetta e ringraziamento di Martino – Suo nuovo lavoro con i pescatori
Cap. 18 A pesca
Cap. 19 Preoccupazioni del vescovo Martino sull'inutile lavoro – Buona risposta di Pietro con accenni sulle funzioni vuote e insulse di un vescovo romano
Cap. 20 Rispondenze spirituali della pesca – Composizione dell'anima – Scuse di Martino e parole ammonitrici del Signore
Cap. 21 Sciocca pretesa filosofica del vescovo Martino – Un riflesso della coscienza amorevole e divinamente serio
Cap. 22 Umile conoscenza del vescovo Martino e risveglio del suo amore – Il paesaggio trasformato – Un palazzo e il suo sudicio interno
Cap. 23 Prima buona opera di misericordia del vescovo Martino per miseri nuovi arrivati
Cap. 24 Nuovo lavoro del vescovo Martino: domare un incendio e salvare delle vite! – Accoglienza e vestizione degli scampati all'incendio
Cap. 25 Diversità di pensiero dell'aldiquà e dell'aldilà – Introduzione alla vivente scienza delle rispondenze – Fame d'azione e sua debolezza nel riconoscere
Cap. 26 Modestia ed umiltà di Martino – Il pasto d'amore benedetto alla tavola del Signore
Cap. 27 Singolari esperienze di Martino con gli accolti – Martino vuole istruire ed è istruito
Cap. 28 Martino in difficoltà come razionalista cieco
Cap. 29 Il Signore si fa riconoscere dal cieco Martino come Gesù
Cap. 30 Dialogo tra la razionalità di Martino e l’uomo illuminato e saggio sulla Divinità di Gesù
Cap. 31 Domande critiche di Martino e le risposte del saggio
Cap. 32 Continuazione del dialogo sulla Divinità di Gesù
Cap. 33 Il vescovo Martino riconosce in Gesù il Signore – La paura del peccatore – Istruzione di Martino
Cap. 34 Una santa scena di liberazione: Martino al Petto del Signore
Cap. 35 Prima missione di Martino e sue esperienze – Un apparente serraglio – “Nulla potete fare senza di Me”
Cap. 36 La seconda vista di Martino nel serraglio sotto la guida del Maestro celeste – Suo discorso di conversione – La salvezza degli smarriti
Cap. 37 Il pasto celeste – Benedizione dei neo liberati e la loro dimora celeste
Cap. 38 Il vescovo Martino nella sua dimora celeste – La prima sorpresa: arredamento della casa
Cap. 39 Il vescovo Martino solo nella sala della sua casa – La contemplazione del globo terrestre e degli altri corpi celesti – Noia di Martino
Cap. 40 Le dodici stanze con i cibi spirituali ancora coperti, non ancora benedetti – Il gregge di belle ragazze – La bella mercuriana – I venusiani nudi dalla forma perfetta – Importanza della benedizione del Signore
Cap. 41 Le magnificenze di Marte – Sfinimento spirituale di Martino e stoltissimo desiderio – Biasimo del Signore
Cap. 42 Le sorprese dietro la quinta porta – Il prodigioso mondo di Giove
Cap. 43 Saturno, il più splendido di tutti i pianeti – La Terra, quale scuola per i figli di Dio e scenario dell'Incarnazione del Signore
Cap. 44 La settima porta – Della natura e scopo di Urano e dei suoi spiriti – La creazione nell'uomo e fuori dell'uomo nelle sue reciproche relazioni
Cap. 45 Il mondo di Miron, il segreto dell'ottava porta – Lo spirituale, come fondamento e portatore di ogni Creazione
Cap. 46 La nona porta a il suo triste segreto – Gli asteroidi del pianeta esploso e sua storia
Cap. 47 Il segreto della decima porta: il Sole con la sua magnificenza – Sull'essenza della luce – Le meraviglie del mondo solare – Bellezza, come espressione della perfezione interiore
Cap. 48 Ulteriore stupenda scoperta del vescovo Martino sul suo Sole – Motivo delle differenti dimensioni dei popoli solari – Amore e sapienza come vera grandezza dello spirito – Lamento di Martino sulla Terra e sui suoi abitanti
Cap. 49 Uno sguardo alla Luna attraverso l'undicesima porta – Il vescovo Martino ed il saggio selenita
Cap. 50 Differenza degli effetti dell’insegnamento dall’esterno e dall’interno – Il laboratorio del vasaio
Cap. 51 Uno sguardo attraverso la dodicesima porta sull’ammasso stellare più piccolo – Presentimento di Martino della grandezza e grazia di Dio – La forma dell'uomo quale base fondamentale stabile, dappertutto uguale – Pericoli nell'Aldilà per chi non è ancora completamente rinato
Cap. 52 Benedizione della luce di Swedenborg – Il vecchio Adamo in Martino - Saggio insegnamento della donna e aspro richiamo di Borem
Cap. 53 L’infuriato vescovo Martino – Duro ammonimento di Borem e suo allontanamento – Il solitario Martino
Cap. 54 Monologo di Martino – Una critica alle chiese – La scoperta di un angolo colmo di provviste alimentari
Cap. 55 Della fame e sete degli spiriti immaturi – Martino in stato d’ebbrezza dopo il pasto della sua comunione – L’uscita dall’ebbrezza dell'intraprendente Martino mediante l'adirato abitante di Giove
Cap. 56 Inutile tentativo di Martino di dormire – Sorpresa per mezzo di una schiera infelice, di cui Martino s'impietosisce
Cap. 57 Il ristoro dei miseri – Loro ringraziamento e lamentele su ciò che hanno vissuto – Il discorso del salvato e risposta di Martino
Cap. 58 Maggiori particolari sulla nuova compagnia di servitori di Roma maschili e femminili – Un missionario romano-cinese
Cap. 59 La presunzione delle suore della Chiesa romana – Come il lavoro, così la ricompensa
Cap. 60 Martino come promotore di pace – Le presuntuose stoltezze delle suore istruttrici e loro conseguenze nell'Aldilà – Ammonizione di Martino
Cap. 61 Discorso delle dame del Cuore di Gesù – Loro smarrimenti fisici e stoltezza spirituale – Tentativo d’insegnamento e predica morale di Martino
Cap. 62 Dialogo tra un gesuita e il vescovo Martino – Insegnamento ad una suora delle Misericordiose angosciata dall’Inferno
Cap. 63 Dialogo di Martino con altri due gesuiti e due liguoriani
Cap. 64 Onesta confessione di un minorita – Roma quale colpevole – Inizio del riconoscimento e miglioramento nei minoriti
Cap. 65 Il vescovo Martino apre gli occhi ai gesuiti spiritualmente ciechi
Cap. 66 Ampliamento del cuore e della casa – Chiamata del Signore a Martino
Cap. 67 Mutamento del giardino – Borem come giardiniere
Cap. 68 Istruttive parole di Borem sulla via per la beatitudine
Cap. 69 Un nuovo miracolo per il vescovo Martino: scene esaminatrici dei gesuiti e minoriti
Cap. 70 Seconda scena di prova dei gesuiti e sua spiegazione attraverso Borem
Cap. 71 Miglioramento e ritorno di un gesuita –Vendetta degli altri ventinove spiriti di gesuiti
Cap. 72 Uno sguardo sulle condizioni delle anime delle dame del cuore di Gesù – Infiltrati nel giardino del monastero – Carica delle dame vendicative
Cap. 73 Osservazione di Martino e saggi cenni di Borem sulle vie dell'eterno Amore – Le accese dame del cuore di Gesù
Cap. 74 Critica di Martino sull'essenza del male – Discorso istruttivo di Borem sul divino Ordine della vita – “Bene” e “Male”, quali due poli opposti in Dio e nella Creazione
Cap. 75 Nuove osservazioni di Martino sullo stato infernale delle dame del cuore di Gesù – Adeguate spiegazioni di Borem
Cap. 76 Atteggiamento spietato delle dame del cuore di Gesù alla richiesta d'ingresso dei loro genitori – Intervento dei due uomini biancovestiti
Cap. 77 Squilli di tromba dei due uomini in bianco e crollo del monastero – Le dame del cuore di Gesù come rane gigantesche – Discorso illuminante ai genitori impauriti
Cap. 78 Una tenebrosa storia dei gesuiti: il padre ingannato per sua figlia – Chiarimento spirituale della storia
Cap. 79 Risentimento dell'anziano per Roma e la longanimità di Dio – Parabola sulla pazienza del Signore
Cap. 80 La parabola del frumento e del cardo – Risveglio dell'amore di Martino per il Signore – Seguito della scena con le dame del cuore di Gesù
Cap. 81 Scomparsa delle rane nel mare e il girovagare sulle acque dei cercanti genitori – Spiegazione di Borem
Cap. 82 2° atto dell’opera drammatica con le dame del Cuore di Gesù – La tempesta infernale sul mare – Cattura della ciurmaglia tempestosa in un sacco
Spiegazione di Borem
Cap. 83 Desiderio di Martino per il Signore – I pesci nel sacco – La selezione dei pesci – La coppa, il vaso della grazia ed altre rispondenze – Inizio della salvezza spirituale di Martino
Cap. 84 Inizio del terzo atto del dramma celeste – La coppa di grazia con l'acqua bollente – Il bastione infernale
Cap. 85 L'approssimarsi della catastrofe – L’antico serpente, i dodici angeli del giudizio e l’abisso – Splendida vittoria e magnifico premio
Cap. 86 L’eterno unico grande eroe – La meravigliosa soluzione – Parabola della semina – Crescita e raccolto – La grande mietitura
Cap. 87 Modestia di Martino, guidata dalla sapienza di Borem – Martino nella veste nuziale – Ampliamento della sua casa
Cap. 88 Accoglienza di Martino per la fortunata compagnia – Cenno di Martino sul Signore quale unico Benefattore – L'unica cosa che ancora manca
Cap. 89 Martino e il botanico in giardino – Nuovo aumento di miseri – La magnifica ricompensa
Cap. 90 Gesù quale Signore, Padre e Fratello – Parabola del principe e dei ministri – Rispetto e Amore
Cap. 91 L'impulso d'amore di Martino vicino al Signore – Accoglienza dei martiri cinesi e loro conforto
Cap. 92 Il bagno salutare dei cento lebbrosi – Loro abbigliamento e loro discorso di gratitudine – Dell'essenza del Lama – La domanda su Gesù e risposta del Signore
Cap. 93 Penosa scena del rivedersi dei cinesi – Storia della traditrice
Cap. 94 Bella, genuina riconciliazione tra Chanchah e i cento cinesi – Il Signore e Chanchah
Cap. 95 Il desiderio di Chanchah: esplorare l'Essenza del Signore – La ricetta del Padre – L'ardente amore di Chanchah per il Signore
Cap. 96 Cenno del Signore sul procedere con prudenza con gli immaturi – L'amore di Chanchah per il Signore in conflitto con l'amore per il Lama
Cap. 97 Diligente ricerca di Chanchah per conoscere il nome del suo amato amico – Indicazione del Signore sulla ricetta migliore – Differenza tra ospitante e ospite
Cap. 98 Parole del Signore sull'essenza e l’operare del Lama – Il prodigio dell'albero - Un’ammonizione alla prudenza
Cap. 99 Martino in imbarazzo per le insistenti domande di Chanchah
Cap. 100 Rimprovero del Signore e cenni di condotta al vescovo Martino
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[1] In quanto alla Sua persona
[2] ‘taceas’: Devi tacere.
[3] Devi tacere su cose che sono passate.
[4] Fin qui e non più oltre
[5] Riposino in pace e li illumini la Luce eterna
[6] Mia colpa, mia grandissima colpa
[7] Il mondo vuole essere ingannato, – allora che sia ingannato!
[8] Se vuoi essere ingannato, allora accada come tu vuoi!
[9] Se il mondo vuole essere ingannato.
[10] Il mondo deve essere ingannato.
[11] Senza eccezioni.
[12] Riposino in pace.
[13] Circa duecentodieci metri
[14] Nome della stalla di Ercole
[15] Un errore del vescovo Martino, – poiché Bucefalus era il cavallo preferito di Alessandro Magno, e non di Cesare.[nota tedesca]
[16] Titolo per cardinali.
[17] Voce del popolo, voce di Dio
[18] Da un tronco d’albero non si ottiene Mercurio (un dio romano).
[19] Traduzione in latino della Bibbia, fatta in gran parte da s. Girolamo, riconosciuta dalla Chiesa cattolica.
[20] Filosofo mistico e scienziato svedese.
[21] La più piccola forma di vita.
[22] Imperatore dei mongoli. Gran mogol, titolo del sovrano dell’India abolito nel 1859 [N.d.R.]
[23] Simmetria: corrispondenza nella misura e nelle proporzioni tra le varie parti di un corpo o nella disposizione di corpi affini.
[24] Si riferisce al pianeta Mallona. Un intero libro di Leopold Hengel è dedicato alla storia di questo pianeta dal titolo: “Mallona, il pianeta esploso” pubblicato da questa stessa Casa editrice “Gesù, La Nuova Rivelazione”.
[25] Per una più approfondita costituzione del Sole sotto l’aspetto materiale, vedi l’ulteriore comunicazione “Il Sole naturale”.
[26] Nella rivelazione “Terre e Luna” di Jakob Lorber è descritta nei particolari la vita dei suoi abitanti.(N.d.T.)
[27] Quel giorno, il giorno dell’ira.
[28] Riposino in pace, e la luce perpetua splenda su di loro!
[29] L’eterno riposo dona a loro Signore.
[30] Ricordati uomo che sei polvere e polvere ritornerai.
[31] Nettuno. L’ultimo pianeta scoperto.
[32] Cintura nodosa e pungente che si portava strettamente intorno al corpo per mortificazione e penitenza. (N.d.T.)
[33] Parte della matematica che studia le relazioni tra angoli e lati di un triangolo.
[34] Parte della geometria che studia i solidi, geometria solida. Da stereo + metrìa.
[35] Molto poco educato.
[36] O mio Dio, ma cosa ci vuole di più per il Cielo?
[37] ‘le ons’: per noi.
[38] Tutto a maggior gloria di Dio.
[39] Giorno dell'ira, quel giorno! Liberaci da ogni male! Ricordati uomo che sei polvere, e polvere ritornerai! Riposino in pace! Dona a loro, o Signore, l'eterno riposo, e la luce perpetua splenda su di loro! Dalle profondità grido a Te! Il mio grido giunga a Te! Da’ a loro la vita eterna, o Signore, e un posto nel grembo di Abramo, lasciaci sedere alla sua mensa e mangiare con lui per tutti i secoli dei secoli!
[40] Che riposino in pace, perciò lasciateci riposare.
[41] Proclamazione della sentenza dell’inquisizione spagnola, seguita dalla condanna al rogo dell’eretico.
[42] Pandora (colei che ottenne tutti i regali) ricevette da Giove un vaso, dal quale venivano fuori tutti i mali; solo la speranza ingannatrice vi rimase dentro. Perciò, con l’espressione ‘vaso di Pandora’ s’intende il vaso dal quale vengono fuori tutti i mali! [Nota tedesca]
[43] 1 Tesa = 1,9 metri
[44] Sanscrito cinese
[45] Questo è il nome della cinesina.
[46] Uno dei fiori più belli che sono coltivati solo nei giardini imperiali.
[47] Una specie di lana morbidissima che cresce in una canna d’arbusto.
[48] Cetra/Khalank: strumento musicale [N.d.T.]