PREFAZIONE alle opere di E. Swedenborg

a cura del traduttore

Loreto Scocia

 

 

[Questa prefazione trovasi quale introduzione del traduttore dal latino, prof. L. Scocia, all’inizio del libro “Le Terre nel cielo stellato”]

 

 

( I. )

 

Prima del tempo di Copernico si credeva in generale che gli astri che si vedono nell’immensa volta del cielo, girassero intorno alla Terra che noi abitiamo, la quale era considerata come il centro fisso dell’Universo materiale. Si giudicava che il cielo fosse emi­sferico e la Terra piatta, appunto come appaiono dinanzi alla vista; e che il Sole, la Luna e le stelle non fossero più grandi di quel che sembrano. Spettava all’osservazione, alla riflessione, al cal­colo sublime, di sventare gli inganni che ci tendono i nostri sensi, e cogliere la realtà in mezzo alle apparenze.

Copernico, Galileo, Kepler e Newton, mercè il loro genio, aiu­tato dallo studio e dalla meditazione, non solo pervennero a cono­scere la vera figura, natura e mole dei corpi celesti, ma con le loro gloriose scoperte spiegarono le leggi della meccanica celeste, quelle leggi che regolano i movimenti e i rapporti meravigliosi degli astri fra loro, nel sistema dell’Universo.

Secondo le teorie ben dimostrate di questi valenti scienziati, la Terra che noi abitiamo è un globo quasi sferico, girante nello spazio con un duplice movimento, l’uno di rotazione sul proprio asse, e l’altro di proiezione intorno al Sole. Quest’ultimo movimento è da essa eseguito con la prodigiosa velocita di circa 70 mila miglia all’ora, vale a dire, più che mille miglia al minuto, e quasi 20 miglia o 29 chilometri al secondo. La circonferenza della Terra sotto l’equatore è di 21.600 miglia geografiche, e la sua superficie è di 148.521.600 miglia. L’orbita o la curva che essa descrive nel­l’annuo suo giro intorno al Sole, non misura meno di 210 milioni di leghe di circonferenza.

Eppure, ad onta di sì vaste proporzioni, la nostra Terra è un bruscolo rispetto al Sole, il cui diametro è eguale a 110 diametri della Terra, ossia 319 mila leghe. La grossezza del Sole supera 1.330.000 volte quella della Terra; ed esso non ci sembra così piccolo se non perché è distante da noi 36 milioni di leghe.

Il nostro Sole ha un corteo di più che 300 fra pianeti e comete di varie grandezze che gli si aggirano d’intorno; quattro dei quali pianeti, cioè, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, sono più grossi della Terra, migliaia, centinaia e diecine di volte rispettivamente. Il pianeta Urano è distante da noi 18.ooo milioni di miglia, venti volte più distante del Sole; talché gli astronomi non vedono le sue

evoluzioni se non due ore dopo il loro compimento. La luce del Sole non impiega meno di 16o minuti per giungere a Nettuno, il pianeta più lontano del nostro sistema planetario

Le osservazioni astronomiche hanno fatto conoscere che i pia­neti sono corpi opachi, e se alcuni sono visibili a occhio nudo, altri con l’aiuto del telescopio, si è perché, essendo dentro i limiti del mondo del nostro Sole, ricevono la luce da quest’astro e la riflettono a noi. Inoltre, l’osservazione ha fatto conoscere che essi sono, come la nostra Terra, di forma quasi sferica, schiacciati ai poli, e gonfiati all’equatore, ed hanno due movimenti, eseguiti da tutti senza eccezione, da occidente in oriente, cioè, un movimento di rotazione sul loro asse, che produce la vicenda del giorno e della notte; e un movimento di proiezione intorno al Sole, percorrendo delle ellissi, che produce la vicenda delle stagioni, esattamente come la nostra Terra.

Gli astronomi distinguono i pianeti in tre classi, cioè, in pianeti propriamente detti o primarii, in satelliti o pianeti seconda­rii, e in comete. I satelliti o pianeti secondarii sono detti così, perché girano intorno ai pianeti primari, come questi girano intorno al Sole. Anch’essi hanno una figura sferica, ed eseguono parimenti i due movimenti di proiezione e di rotazione, ma in un piano pochissimo inclinato; onde avviene che, siccome il loro moto di rotazione è precisamente eguale a quello di proiezione, essi pre­sentano sempre la medesima faccia al pianeta intorno al quale si muovono; ciò nondimeno essi hanno egualmente la vicenda del giorno, della notte delle stagioni. Le comete poi sono piccoli corpi che seguono un andamento affatto particolare nell’Universo.

Fra i diversi sistemi mondiali o planetarii ammessi successiva­mente dagli astronomi, il solo che si riconosce oggi per vero è quello di Copernico, ossia il solare, secondo il quale il nostro Sole occupa uno dei fuochi delle orbite dei pianeti, e in virtù del­l’attrazione e forza di gravità, tiene a sé vincolati e soggetti tutti i corpi che, con bella regolarità, gli si aggirano d’intorno, e ricevono da esso insieme la luce e il calore.

Il Sole non è tuttavia, secondo che concordemente affermano tutti gli astronomi, che una semplice stella, simile a quei punti luminosi che ingemmano gli immensi spazi celesti, e sembrano sta­bilmente attaccati alla volta cerulea. Infatti essi tutti rilucono d’una luce scintillante loro propria; e poiché l’analisi spettrale mostra una ‘perfetta analogia tra le stelle e il Sole,’ perciò si crede che le stelle siano tanti Soli, e servano di centro ad altrettanti sistemi planetari.

E per la verità, non è se non per la sua prossimità alla Terra che il Sole appare ai nostri occhi che non abbia nel firmamento un corpo analogo per dimensioni; ma se noi potessimo avvicinarci a certe stelle, che ci sembrano così piccole, viste dal punto che noi occupiamo, esse sarebbero ben altrimenti colossali agli occhi nostri che il Sole. L’astro principale del nostro sistema, trasportato alla distanza delle stelle più vicine, sarebbe appena visibile a occhio nudo; noi lo scorgeremmo come una stella di quinta o di sesta grandezza; il suo diametro sarebbe assolutamente insensibile.

Per avere un’idea della sterminata distanza a cui sono le stelle, basterà addurre un esempio. Una delle stelle che si suppongono più vicine a noi, è la 61a della costellazione del Cigno; orbene, secondo recenti e accurati calcoli basati sopra risultati ottenuti con certi delicatissimi strumenti chiamati micrometri, quella stella è 6oo mila volte più lontana da noi che il Sole. Sicché, prendendo per misura la velocità della luce, la quale, come è noto, percorre quattro milioni di leghe per minuto, essa mette nientemeno che dieci anni per superare lo spazio che ci separa da quella stella, mentre per giungere dal Sole alla Terra le basta poco più di mezzo quarto d’ora: 8 minuti e 15 secondi.

Le stelle pertanto variano per grandezza, per distanza, per luce; e però fin dai tempi più remoti gli osservatori distinsero le Stelle, che si possono scorgere con la semplice vista, in sei categorie di apparente grandezza o per dir meglio splendore, nominando le più splendidi, stelle di prima grandezza o primarie; le meno vivaci, stelle di seconda grandezza o secondarie, e così via. Al di là della sesta grandezza le stelle non sono più visibili senza l’aiuto del telescopio. Di modo che in tutto il Cielo, che sembra alla sem­plice vista cosparso di un numero infinito di punti luminosi, non si rinvengono a occhio nudo più di ~inque o sei mila stelle, la sola metà delle quali è visibile per noi in una volta. Grazie ai recenti progressi della meccanica applicata all’ottica, si è potuto scorgere un numero sì grande di stelle, da portarne la gradazione fino alla 15a grandezza; e volendo graduare coll’Herschel anche le stelle della via lattea e le altre nebulose, si scenderebbe fino al 1342° ordine.

La Via Lattea può essere considerata come il limite più lontano di questo ordine di stelle, e a tale distanza esse perdono ogni indi­vidualità agli occhi nostri, e non ci appaiono che come una nebulosa o nuvola biancastra, che non ci permette di distinguere una stella da un’altra. Calcolando il numero delle stelle visibili nel telescopio di Herschel, trovasi 20 milioni 374.034. Ma ben si sa che ve ne sono a distanze prodigiose, e che oltre certi limiti non ci sono strumenti che bastino a farci cogliere quelle che ven­gono dopo. Per confessione di tutti gli osservatori, le stelle sono innumerabili, poiché, a misura che si perfezionano gli strumenti, ne appariscono aggregazioni sempre maggiori. Il reflettore di Ross scova lo spazio fino a quelle stelle, la cui luce per giungere a noi ci mette ventimila e novecento anni. Questi esempi bastano per mostrare l’immensità dello spazio, e l’innumerabilità e indipendenza dei mondi fra di loro, nella loro azione comune sull’equilibrio del­l’Universo.

Le stelle furono impropriamente chiamate ‘fisse’, quando la scienza non aveva potuto scoprire il loro lontanissimo moto. Le osserva­zioni moderne hanno provato che esse posseggono movimenti pro­pri, sempre leggerissimi per noi, atteso la loro smisurata distanza, ma incontestabili. Ve ne sono di quelle che descrivono archi di alcuni secondi soltanto, in un secolo. Il nostro Sole, affatto simile alle stelle (e per gli altri mondi esso non è che una stella), non è fisso nello spazio, come si credeva una volta, ma si muove anch’esso, trascinando con sé tutto il suo corteo di pianeti, di cui è il cen­tro di gravità, con una velocità che si stima doppia di quella della Terra nell’annuo suo giro. Il nostro sistema planetario pare che si diriga verso un punto della costellazione d’Ercole o, secondo altri, verso la stella primaria delle Pleiadi.

La Terra gira sopra se stessa con una velocità quasi tripla d’una palla di cannone; nondimeno, questa celerità giornaliera non è nulla, poiché quella con cui essa compie l’annuo suo giro e ci trasporta intorno al Sole, è settantacinque volte maggiore; e quella del Sole stesso nel suo noto di traslazione è doppia, come abbiamo detto. Ora non c’è mente umana che possa approssimativamente imma­ginare tutte queste miriadi di mondi seminati nel firmamento muoversi con tal fulminea velocità nelle loro orbite, aggirandosi gli uni intorno agli altri, intersecandosi gli uni gli altri, in un ordine meraviglioso, attraendosi e respingendosi mutuamente, senza mai urtarsi né disturbarsi, con un’armonia ineffabile. Che immensità! Che magnificenza!

E nonostante Cartesio, seguendo le orme dei ‘filosofi greci, Leu­cippo e Democrito, Empedocle e Epicuro, tentò spiegare tale magni­ficenza con la teoria dei vortici, in cui, in origine, si sarebbero formati gli atomi, incontratisi fortuitamente. Quale assurda supposi­zione per dedurre tutta questa armonia dal cieco meccanismo della materia mossa a caso!

Newton scoprì la legge dell’attrazione; ma l’attrazione sola ridurrebbe in breve l’Universo in una massa immobile. A questa legge si è dovuto aggiungere una forza di proiezione per far descrivere delle curve ai corpi celesti. Ci si mostri dunque la mano che ha impresso questa forza, slanciando i pianeti sulla tangente delle loro orbite…

 

Gli uomini dubitano dell’esistenza di Dio, ed essi sono circondati dalle meraviglie visibili del firmamento. Se i pastori della Caldea trovavano nel limitato orizzonte, che scoprir ‘poteva la loro semplice vista, delle testimonianze della gloria dell’Onnipotente’, quante maggiori ne dobbiamo scorgere noi nell’immensa distesa seminata di stelle che il telescopio ha scoperto ai nostri sguardi? Attoniti dinanzi a questo stupendo spettacolo della divina magni­ficenza, noi non sapremmo esprimere meglio la nostra ammira­zione, che esclamando col Salmista: «I Cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annunzia l’opera delle Sue mani».

 

 

( II. )

 

Dopo un sentimento giusto e profondo di ammirazione, sopravvengono la riflessione e il giudizio, e noi domandiamo a noi stessi: “A che scopo un Cielo sì immenso e con tanti astri?”

In questo libro di Swedenborg sulle Terre troviamo una risposta, che può soddisfare la ragione d’ogni uomo veramente intelligente: «Chiunque ben riflette (egli dice) conclude che questo tutto, così immenso, non può essere che un mezzo per un fine che è l’ultimo della Creazione. Questo fine è un Regno celeste, dove il Divino può abitare cogli angeli e gli uomini; infatti l’Universo visi­bile o il cielo, brillante di tante innumerevoli stelle, che sono altrettanti Soli, è solamente un mezzo affinché esistano Terre, e sopra esse degli uomini, coi quali è formato il Regno Celeste. Quindi un uomo razionale non può altrimenti, che pensare, che un mezzo cotanto immenso per un sì gran fine, non è stato fatto per un Genere umano, e per conseguenza per un ‘cielo’ che proverrebbe da una sola Terra. Che cosa sarebbe questo per il Divino, che è infinito, per il quale sarebbero poche, e appena qualche cosa, migliaia anzi miriadi di Terre e tutte piene di abitanti?  Ammesso dunque che l’uomo è il fine per cui una Terra esiste — e nulla è stato fatto dal Sommo Creatore senza un fine — si deve per con­seguenza ammettere che vi sono uomini, ovunque vi è una Terra».

È una risposta convincente e degna della più sana filosofia; imperocché essa è basata sulla cognizione esatta della costituzione fisica dell’Universo, quale ce lo mostra l’Astronomia moderna, e sul prin­cipio, non meno certo, che il Sommo Creatore non fa nulla invano. Per conseguenza, i pianeti non sono semplicemente masse enormi di materia inerte che vanno roteando nello spazio, senza servire ad alcuno. Essi sono invece, stati creati espressamente per servire da abitazioni ad esseri umani, il cui numero non è mai abbastanza grande per soddisfare i desideri infiniti del Divino Amore, per il Quale i mondi abitati sono come tanti seminari per formare i Cieli angelici.

D’altronde l’astronomia, mercè l’aiuto dell’ottica e della fotografia, ha potuto scoprire che i pianeti, di cui aveva si ben calcolato la distanza, la figura, la mole, hanno mari e monti come il nostro globo. Simili adunque in tutto, al pianeta che noi abi­tiamo, i corpi che compongono il nostro sistema solare debbono essere, come la Terra, popolati di animali di diversi ordini, generi e specie, e soprattutto di creature umane; imperocché il sapientissimo Dio che non opera mai invano, non ha potuto mettere nel­l’Universo, come ha fatto, delle Terre simili alla nostra, senza popolarle di creature capaci di comprenderLo, e destinate come l’uomo, a servirLo e adorarLo.

Ma se il nostro Sole è circondato di Terre abitate, di cui esso è il centro, l’analogia altresì c’induce a credere che quegli altri innumerevoli centri luminosi che si chiamano stelle, e le quali sono, come dimostra l’astronomia, altrettanti Soli, presiedono ad altre Terre simili a quelle che noi chiamiamo pianeti. Senza dubbio anche là, in quelle Terre, c’è la vita, poiché il Creatore non può cessare di produrre senza cessare d’essere infinito.

Tali sono, in sostanza, le conclusioni che Swedenborg afferma in questo suo libro sulle Terre, dove non solo dimostra razional­mente e con argomenti concludenti la pluralità dei mondi abitati, ma altresì la certifica e conferma con la sua testimonianza ex auditis et visis.

«Chi non conosce gli arcani del Cielo (egli dice) non può cre­dere che un uomo possa vedere Terre così lontane, e raccon­tarne qualcosa dietro l’esperienza dei suoi sensi. Ma co­stui sappia che gli spazi e le distanze, e quindi le progressioni che esistono nel mondo naturale, sono nella loro origine e prima causa mutazioni di stato degli interiori; che appo gli angeli e gli spiriti tali spazi, distanze e progressioni, appaiono secondo que­ste mutazioni di stato; che così gli angeli e gli spiriti possono, mediante queste mutazioni, essere trasportati apparentemente da un luogo in un altro, e da una Terra in un’altra, anche alle Terre che sono all’estremità dell’Universo. La stessa cosa è anche del­l’uomo, in quanto al suo spirito, il suo corpo rimanendo ciò nondimeno nel suo posto. Così è stato con me, dato che, mercè la Divina Misericordia del Signore, gli interiori appartenenti al mio spirito mi sono stati aperti, e in questo modo mi è stato dato di parlare e conversare con gli spiriti e gli angeli».

Premessa una chiara spiegazione di questo suo stato spirituale in cui fu messo dal Signore, Swedenborg riferisce i colloqui che egli ebbe con gli angeli e gli spiriti, oriundi da sei Terre o pianeti nel nostro sistema solare, e da cinque Terre fuori di questo sistema, nel Cielo stellato. Egli spiega inoltre dettagliatamente come gli fu dato di vedere anche alcune delle stesse Terre, e in esse uomini, donne, fanciulli, case, prati, campi con messe già matura, alberi fruttiferi e animali di diverse specie, ecc, ecc. Quindi, dietro le infor­mazioni attinte dagli spiriti e dagli angeli, e dietro l’esperienza dei suoi propri sensi, egli dà una relazione particolareggiata, interes­sante e istruttiva sullo stato degli abitanti di quelle Terre. Egli racconta del loro culto, del loro carattere, dei loro costumi, degli usi e delle abitudini della loro vita domestica, facendo di tratto in tratto delle profonde osservazioni filosofiche, che offrono al lettore intelligente, argomenti degni di seria meditazione.

In tutti i tempi vi sono state delle persone che hanno avuto comu­nicazione col Mondo spirituale, ma Swedenborg è il solo che abbia reso conto delle sue relazioni con gli esseri invisibili in uno stile semplice e didattico, senza enfasi, senza ampollosità, senza affet­tazione di nessuna sorta. Invece di quelle filastrocche piene d’idee vaghe, confuse, senza ordine, senza metodo, di quei racconti imbro­gliati e inconcludenti che caratterizzano gli scritti degli spiritisti, dei mistici e degli illuminati più famosi, coi quali taluni vorreb­bero confondere il dotto Svedese, si ammira invece nelle sue opere, ordine, chiarezza e metodo incomparabili.

Swedenborg espone — bisogna notarlo bene — con concetti razio­nali e metodo scientifico le sue rivelazioni, e non domanda mai la fede cieca, come fanno tanti teologi che, nondimeno, gli danno sdegnosamente il titolo di mistico.

La costante serenità e calma, che soprattutto distinguono il nostro Autore, formeranno l’ammirazione di quanti lo leggeranno con atten­zione. Non si potrebbe fare di lui un elogio migliore che menzio­nare questo suo rispetto per la libertà del lettore, la quale viene quasi sempre violata da scrittori esaltati, entusiasti, che, infatuati delle loro opinioni, vorrebbero imporle agli altri quasi a viva forza.

Invece la qualità più eminente che distingue Swedenborg tra i più grandi uomini di tutti i secoli, è la sua perfetta modestia. Non si trova in lui un briciolo di vanità, né di orgoglio letterario sotto nessuna forma. Comunque siano grandi, e la potenza del suo genio, e la vastità del suo sapere, di cui ha lasciato sì chiare prove in tante sue opere dottissime, egli ne attribuisce tutta la gloria al Signore, da Cui dichiara avere ricevuto tutte le verità contenute nei suoi scritti.

Non dobbiamo alla fine dimenticare che Swedenborg era un uomo eminente anche per l’alto ufficio che ricopriva e per il suo grado sociale. Egli era Assessore al Collegio delle miniere del regno di Svezia, membro della Camera dei nobili o del Senato svedese, e membro della Regia Accademia delle scienze di Stoccolma. Tali cariche, titoli e onori, gli furono conferiti unicamente per i suoi meriti universalmente riconosciuti, poiché non solo egli era un filosofo profondo, ma anche un dotto enciclopedico, come il lettore potrà scorgere dalla lunga lista delle sue opere, che egli scrisse quasi tutte in latino, e che in gran parte pubblicò, lista che noi diamo qui appresso tradotta in italiano, divisa in due ca­tegorie.

 

 

PRIMA CATEGORIA: OPERE LETTERARIE, FILOSOFICHE E SCIENTIFICHE PUBBLICATE DA SWEDENBORG

 

1) Sentenze scelte di Seneca e di Publio Sino Mimio, illustrate con note; (Upsal, 1709, ristampate a Tubinga nel 1841, dopo la morte dell’autore).

2) Ludus Heliconius, ossia saggio di versi latini; (Skara, 1714 ristampato a Tubinga, 1841).

3) Camera Borea, ossia favole similia quelle di Ovidio; Skara, 1715 (ristam­pate a Tubinga, 1845).

4) Doedalus Hyperboreus, ossia Rivista sui nuovi progressi delle Matematiche e della Fisica (Upsal, 1716, 1717, 1718).

5) Introduzione all’algebra; (Upsal, 1718 scritta in lingua svedese). Quest’opera è divisa in dieci libri; in essi l’autore tratta di diversi problemi di meccanica, d’una teoria sui proiettili di artiglieria, e da ultimo del calcolo differenziale e integrale.

6) Sul moto della Terra e dei pianeti; (Skara, 1719 in lingua svedese).

7) Progetto di divisione decimale delle monete e delle misure; Stoccolma, 1719 (in lingua svedese). In questo trattato sono esposte le ragioni per le quali il sistema decimale sui pesi e sulle misure è stato poi adottato in quasi tutti gli Stati d’Europa.

8) Sulla profondità delle acque del mare, e sull’altezza delle maree; (Stoc­colma, 1719 in lingua svedese).

9) Prolegomeni ai principii delle cose naturali, o nuovi saggi per spiegare geometricamente i fenomeni della chimica e della fisica sperimentale.

10) Nuove osservazioni e scoperte sul ferro e il fuoco, specialmente sulla natura elementare del fuoco, con una nuova invenzione per costruire i forni.

11) Nuovo metodo per determinare la longitudine sulla Terra e in mare, per mezzo della Luna.

12) Nuovo modo di costruire i bacini per le navi e le dighe.

13) Modo d’esplorare meccanicamente la qualità delle navi.

 

(Queste ultime cinque opere sono scritte in latino e stampate in Amster­dam, 1721, e ristampate nel 1727 nella medesima città, e poi a Londra nel 1847)

 

14) Miscellanea osservata etc. ossia Raccolta di osservazioni sulle cose naturali, principalmente sui minerali, sul fuoco e gli strati delle montagne, in quattro parti (Lipsia e Amburgo, 1722 Londra, 1847).

15) Saggio sul rialzo e ribasso del prezzo della moneta svedese; (Upsal 1722 - quest’ opera contiene una critica sulla carta moneta; fu ristampata nel 1771).

16) Opera Philosophica et Mineralia, 3 volumi in folio; (Dresda e Lispia, 1734). Il 1° volume porta il titolo Principia rerum naturalium. Esso è un nuovo saggio dell’Autore per spiegare filosoficamente i fenomeni del mondo ele­mentare. È stato tradotto in inglese dal Rev. A. Clissold, e stampato a Londra nel 1845. — Il 2° volume col titolo, Regnuin subterranezim, tratta dei minerali, e specialmente del ferro. — Il 3° volume versa sul rame e il bronzo.

17) Prodromus de Infinito, ossia Introduzione alla filosofia speculativa sull’Infinito, sulla causa finale della Creazione e sul meccanismo dell’anima e del corpo; (Lipsia 1734 tradotta in inglese dal Dr. Wi1kinson Londra 1847).

18) Economia Regni Animalis, ossia il Regno animale considerato sotto il punto di vista anatomico, fisiologico e filosofico; in due parti, la prima parte tratta del sangue, delle arterie, delle vene e del cuore, con una in­troduzione alla Psicologia razionale. La seconda parte versa sul movimento del cervello, sulla sostanza corticale e sull’anima umana; (Amsterdam 1740-1742. Tradotta in inglese dal Rev. A. Clissold; Londra 1845).

19) Regnum Animale. Quest’opera è divisa in tre parti: La prima parte tratta dei visceri dell’addome o degli organi della regione inferiore; la seconda tratta dei visceri del petto o degli organi della regione superiore; e la terza parte tratta della pelle, del tatto, del gusto e della forma organica in generale. (la I° e la 2° parte furono stampate all’Aja, 1744, e la 3° parte a Londra, 1745. tradotta in inglese dal Dr. Wilkinson, Londra 1843).

20) De Cultu et Amore Dei; (Londra 1845 di questo libro esistono già due traduzioni in lingua inglese, la prima del Rev. J. Clowes, Londra 1801, 1816; e un’altra, più recente, del Rev. T. M. Gorman, Londra 1885).

 

Da queste ultime cinque opere di Swedenborg risulta che si debbono a lui molte delle più sublimi scoperte, che hanno poi reso immortali i nomi di parecchi dei più illustri scienziati. Infatti egli ha preceduto Dalton nella teoria atomica; Wollaston nella cristallografia; Monro nell’anatomia del cervello; Wilson nel carat­tere e vitalità dei globuli del sangue; Herschel nel precisare la posizione del nostro Sole nella via lattea e il suo movimento progres­sivo con tutto il suo sistema; Buffon e Laplace sull’origine dei pianeti; Humboldt ed altri sulla teoria magnetica dell’universo, ecc.

 

A questa prima categoria vanno poi aggiunte le opere filosofi­che e scientifiche postume di Swedenborg, che sono:

 

21) Clavis Hiei~oglyphica etc. ossia Trattato sulle analogie, le armonie e le corrispondenze fra le cose spirituali e le naturali; (Londra 1784, 1792. Tradotto in inglese dal Dr. Wilkinson, Londra 1847).

22) Economia Regni animalis; Parte terza. Tratta delle fibre, della tunica Arachnoide e delle malattie delle fibre (Londra 1847).

23) Regnum Animale, esaminato anatomicamente, fisicamente e filosoficamente; IV parte. Tratta delle carotidi, dei sensi, delle sensazioni e delle affezioni in generale, nonché dell’intelletto e delle sue operazioni (Tu­binga 1848).

24) Regnum Animale etc. Parte VI. Tratta del periostio, delle mammelle, degli organi genitali dei due sessi, e della formazione del feto nell’utero. (Tu­binga 1849 - il trattato sugli organi genitali è stato tradotto in inglese dal Dott. Wilkinson, e stampato a Londra)

25) Opusclum de Anima; ultima parte del Regno animale. E un trattato com­pleto sull’anima umana, esaminata in tutte le sue facoltà e operazioni. Da ultimo vi si ragiona della sua immortalità e del suo stato dopo la morte del corpo; Tubinga 1849. Di questo trattato è stata recentemente annunziata una traduzione inglese, fatta dal Rev. F. Sewall, presidente dell’Università di Urbana, negli Stati Uniti d’America.

26) Opuscoli sopra alcuni argomenti filosofici; (Londra 1846).

27. Itinerarium, ossia Giornale o libro di ricordi, dove, durante i suoi viaggi (dal 1710 al 1738) Swedenborg scriveva quel che vedeva e udiva di note­vole (la 1a parte, in latino, fu pubblicata a Tubinga, nel 1840; e la 2a parte, scritta in lingua svedese, fu tradotta in latino e pubblicata a Stutgarda, nel 1844).

 

Oltre a questi, Swedenborg ha lasciato molti altri manoscritti, che si conservano nella Biblioteca dell’Accademia delle scienze di Stoccolma. L’interesse che molti inglesi e americani prendono a tutto ciò che è uscito dalla penna di questo grande scrittore è tale, che essi hanno fatto riprodurre in facsimile, per mezzo della fotolitografla, i principali di quei suoi manoscritti, spendendo per questo più di centomila franchi. Tale edizione fotolitografica fu pubblicata, dal 1860 al 1870, in dieci grossi volumi, in folio, che si vendono al prezzo di Lire mille.

Affinché si possa avere un’idea delle materie sopra cui versano i libri contenuti in questa edizione fotolitografica, citiamo i titoli solamente di alcuni di essi:

- Un trattato sul cervello di 1400 fogli, di cui è stata pubblicata recentemente una traduzione in inglese per cura del Rev. R. Tafel, di Londra;

- un trattato sulla cute e su­gli organi del tatto, di 636 fogli;

- un trattato sui muscoli della testa e dell’addome, di 137 fogli;

- un trattato sul gusto e sul tatto di 3 fogli;

- alcune note sopra esperimenti fisici e ottici, di 65 fo­gli;

- un trattato sull’orecchio e sul senso dell’udito, di 24 fogli;

- un trattato sull’occhio e sul senso della vista, di 44 fogli;

- alcuni confronti anatomici e fisiologici, di 189 fogli;

- altri 200 fogli sopra diversi argomenti filosofici, fisiologici e anatomici;

- un trattato sull’on­tologia, di 131 fogli;

- un compendio sull’ontologia, di 119 fogli, ecc.

E siccome questo prodigioso ingegno doveva abbracciare tutti i rami dello scibile umano, egli ha lasciato ancora altri mano­scritti, lettere e documenti, che lumeggiano la storia della Svezia di quell’epoca, in cui era uno dei membri più stimati della Dieta svedese.

 

 

SECONDA CATEGORIA: OPERE PSICOLOGICHE, TEOLOGICHE E MORALI PUBBLICATE TUTTE IN LATINO

 

 

1) Arcani Celesti della Sacra Scrittura o Parola del Signore svelati, in un resoconto con le meraviglie osservate nel Mondo degli spiriti e nel Cielo degli angeli, 8 vol. in 4°; (Londra 1749 al 1756. Una seconda edizione di quest’opera in latino fu pubblicata dal prof. E. Tafel, di Tubinga, in 13 vol. in 8°, dal 1833 al 1842)

2 Del Cielo e delle sue meraviglie, e dell’inferno, ex auditis et visis, 1 vol. in 4°; (Londra, 1758 ristampato a Tubinga, 1862)

3) Delle Terre nel nostro mondo solare, e delle Terre nel cielo stellato, ex auditis et visis; (Londra 1758, in 4°)

4) Dell’ultimo Giudizio e della Babilonia distrutta, ex auditis et visis; (Londra 1758, in 4°)

5) Del Cavallo bianco, di cui si fa menzione nell’Apocalisse; (Londra 1758, in 4°)

6) Della Nuova Gerusalemme e della sua Dottrina Celeste, ex auditis et visis; (Londra 1758, in 4°)

7) Dottrina della Nuova Gerusalemme sul Signore; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1834, in 8°)

8) Dottrina della Nuora Gerusalemme sulla Sacra Scrittura; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1835, in 8°)

9) Dottrina di vita per la Nuova. Gerusalemme, secondo i Precetti del De­calogo; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1835, in 8°)

10) Dottrina della Nuova Gerusalemme sulla Fede; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1835, in 8°)

11) Continuazione sull’ultimo Giudizio e sul Mondo spirituale; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1846, in 4.0 e in 8°)

12) La Sapienza angelica sul Divino Amore; (Amsterdam 1763, in 4°; Stoccarda 1843, in 8°)

13) La Sapienza angelica sulla Divina Providenza; (Amsterdam 1763, in 4°; Tubinga 1855, in 8°)

14) L’Apocalisse rivelata, in cui sono svelati gli arcani che vi sono predetti, e che sono rimasti fin qui profondamente nascosti; (Amsterdam 1766, in 4° fu ristampata a New York nel 1881 in una elegante edizione elzeviriana [2 vol. in 8° grande] per cura dell’American Swedenborg Society).

15) Le delizie della Sapienza sull’Amore coniugale; (Amsterdam 1768, in 4°; Tubinga 1841, in 8°)

16) Sul commercio dell’Anima e del Corpo; (Londra 1769; Tubinga 1843).

17) Esposizione sommaria delle Dottrine della Nuova Chiesa; (Amsterdam 1769; Tubinga 1859)

18) La vera Religione Cristiana, contenente tutta la Teologia della Nuova Chiesa; (Amsterdam 1771, 1 vol, in 4°; Tubinga, 1857, 2 vol. in 8°)

 

A questa seconda categoria vanno pure aggiunte le opere teo­logiche postume di Swedenborg, che sono:

 

19) Corona o Appendice alla Vera Religione Cristiana; (Londra 1784, in 4°)

20) Esposizione sommaria del senso interno dei libri dei Profeti e dei Salmi; (Londra 1784, in 4°; Tubinga 1860, in 8°)

21) L’Apocalisse spiegata secondo il senso spirituale; (Londra 1785 -1789, 4 vol. in 4°;’ Tubinga 1861-1864). Questo lavoro preparatorio dell’Apocalisse Ri­velata non fu terminato dall’Autore, poiché va solamente fino al capi­tolo XIX. Ciò nondimeno è un’opera molto pregevole per le sue eminenti specialità.

22) Nove questioni sulla Trinità; (Londra 1785)

23) Indice analitico delle materie contenute nell’Apocalisse rivelata; (Lon­dra 1813, in 4°)

24) Indice delle parole, dei nomi e delle cose contenute negli ARCANI CELESTI; Londra i8t5, in 4,0

25) Indice Biblico, emblematico e allegorico; (4 vol. in 8°. I primi 3 volumi furono stampati a Tubinga, 1859-1863; e il IV volume fu stampato a Lun­den, nella Svezia, 1868)

26) Sul Signore e sul simbolo di Atanasio; (Londra, 1840)

27) Canoni della Nuova Chiesa; (Londra, 1840)

28) Dottrina della Nuova Chiesa sulla Carità; (Londra, 1840)

29) Dicta probantia, o passi della Sacra Scrittura, ordinati sotto titoli speciali e brevemente spiegati; (Tubinga 1845)

30) Adversaria (zibaldone) sui libri del Vecchio Testamento; (6 voi, in 8° Tubinga 1842-48; Stoccarda 1843). Sono note e appunti, che Swedenborg scrisse nei primordi della sua missione, quando egli con profondi studi si preparava alle grandi opere, che in seguito doveva pubblicare. Questo zibaldone è soprattutto interessante per la luce che versa sui primi tempi della nuova vocazione dell’Autore e sull’avanzamento graduale e pro­gressivo dell’illustrazione spirituale che gli fu concessa.

31) Diarium spirituale, ossia Giornale o libro delle memorie, in cui Swedenborg scriveva giorno per giorno le sue esperienze, i colloqui che aveva con gli spiriti e gli angeli, e le osservazioni e scoperte che faceva nel Mondo spirituale dove era stato introdotto mediante l’apertura della sua vista interna. È un documento molto importante e interessante, specialmente per i dotti, e perciò è stato pubblicato in 10 volumi; (Tubinga e Stoc­carda 1843-47). È stato pure tradotto in inglese, e pubblicato negli Stati Uniti d’America.

 

 

Quando si esamina con attenzione la serie completa degli scritti di Swedenborg, non è difficile vedere che i suoi studi ebbero uno sviluppo regolare e logico che, successivamente, abbraccia l’intero circolo delle umane cognizioni o dello scibile. Egli comin­ciò dallo studio della letteratura, della filosofia e di tutte le scienze naturali, e questo studio fu per lui una preparazione provvidenziale alla missione che doveva compiere successivamente come rive­latore di nuove verità religiose. Pochissimi uomini hanno compiuto una carriera paragonabile alla sua per la varietà e l’estensione dei lavori intellettuali; infatti l’insieme delle sue opere è veramente grandioso.

Si può pensare che i suoi scritti sulla Religione siano destinati ad esercitare qualche influenza sull’avvenire del Genere umano, con­siderando la larga diffusione che da circa mezzo secolo questi scritti hanno avuto nel mondo, essi sono stati completamente tra­dotti e pubblicati in inglese, francese e tedesco; ed in parte anche in italiano, svedese, danese, russo, polacco, islandese e gallese. Le edizioni delle traduzioni inglesi si sono successivamente moltipli­cate negli Stati Uniti d’America e in Inghilterra. In Germania, pa­rimenti, ne sono state fatte alcune edizioni in Francia sono stati già due volte tradotti e ristampati.

 

Le diverse traduzioni di questi scritti si vendono e si spediscono anche per mezzo della Posta alle persone, che ne fanno richiesta ai seguenti indirizzi:

- In Italia: Alla Direzione del Periodico La Nuova Epoca, 18 via Pier Capponi, FIRENZE.

- In Francia: A’ la Librairie de la Société Swedenborgienne, 12 Rue Thouin (Près le Panthéon) PARIS.

- In Germania: J. G. Mittnacht’s Verlag, FRANKFURT a. M.

- In Inghilterra: Mr J. Speirs, 36 Bloomsbury Street, LOND0N W. C.

- In America (U.S.): New Church Board of Publication, 20 Cooper Union, NEW YORK; ovvero: Massachusetts New Church Union, 169 Tremont Street, BOSTON.

 

Il lettore troverà alla fine di questo volumetto la lista delle opere di Swedenborg tradotte in italiano, nonché di alcuni libri e opu­scoli di altri autori che hanno cercato di volgarizzare e rendere facile a tutti l’intelligenza della nuova Dottrina,

 

Loreto Scocia

Firenze, Gennaio 1886

 

 

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