Emanuele
Annieri
VITA E OPERE
di
EMANUEL SWEDENBORG
1688-1771
Traduzione da: “Leben
und Werke von Emanuel Swedenborg”
di Emanuele Annieri
Swedenborg
Verlag - Zurigo
PARTE
PRIMA
È utile che
anche gli italiani conoscano uno dei più eminenti personaggi vissuti sulla
terra, la cui opera, come quella di tutti i grandi, ha lasciato un segno
profondo nel cui solco sono germogliati i semi che ora si vedono crescere. Nel
Settecento l’umanità si stava risvegliando e a questo fervore nuovo partecipa
Emanuel Swedenborg. È una figura
non solo complessa, ma anche completa, se consideriamo la sua vita, dedicata
fino ai 57 anni alla filosofia, alla fisica e matematica, alle scienze naturali
della mineralogia ed anatomia-fisiologia; dopo questo periodo ha dedicato tutto
se stesso alla teologia e alle questioni dello
spirito.
I risultati del
primo periodo sono stati: nuova luce nel mondo scientifico e soluzioni
pratiche di problemi tecnici, mentre quello del secondo è stata la nuova luce
nello spirito di coloro che hanno penetrato le sue opere teologiche. Si
tratterà quindi di una semplice esposizione per quanto riguarda la prima parte,
mentre per la seconda saranno necessari chiarimenti e precisazioni. Tutto quanto
qui riportato è stato tratto da una nutrita documentazione, non difficile da reperire trattandosi di figura tanto insigne
e con tante relazioni in cosi gran parte d’Europa, ben noto al suo tempo in
tutti gli ambienti dotti e ad alto livello. La raccolta di questi documenti è
stata curata quasi per intero dal dott. I. Tafel,
docente di filosofia all’ università di Tubinga, con la ben nota cautela e
positività della critica tedesca. Lasciando quindi da parte sia coloro che
l’hanno voluto esaltare, che i suoi detrattori, cerchiamo di dare un quadro
riassuntivo, ma positivo della sua vita e delle sue opere.
Emanuel Swedenborg è nato a Stoccolma il 29 gennaio 1688,
terzo figlio del dott. Gaspare Swedberg, vescovo
protestante di Skara in Svezia, e di Sara Böehme, figlia d’un assessore al Collegio delle Miniere
svedesi. Buon scrittore, il vescovo Swedberg svolse
la sua apprezzata attività nel duro periodo che in Svezia seguì la morte del
suo re Gustavo Adolfo; contribuì con l’esempio e le parole a far
superare al popolo la carestia e la peste in un paese stremato dalle lunghe
guerre.
Emanuel era l’unico maschio; delle sue quattro
sorelle una sposò Benzelius,
arcivescovo di Upsala, intelletto
molto notevole, un’altra andò in sposa ad un governatore di provincia. Altri
della sua parentela occuparono importanti cariche e posti di responsabilità a
livello nazionale.
Il nostro
Emanuel faceva quindi parte di una famiglia notevole e molto in vista, perciò i
suoi genitori curarono la sua educazione e l’istruzione in modo particolare.
Compiuti gli studi normali fino alla fine di quelli universitari, si laureò in
filosofia ad Upsala nel 1709 con la
tesi «Sulle sentenze scelte di Seneca e di P. Sirio». Quantunque
giovane, si delinea già una certa personalità perché non si limita a spiegare i
passi oscuri, ma vi aggiunge sue note di commento che indicano non solamente
una preparazione solida, ma anche una mente acuta. Egli ne fece un omaggio al
padre, accompagnandolo con una lettera piena di amore filiale, espressa in
forma elegantissima. Come d’uso a quei tempi, gli studi andavano completati con
viaggi all’estero, ed Emanuel non si sottrasse alla regola, prendendo come
prima meta, Londra. Fu un viaggio sfortunato perché la sua nave evitò per
miracolo di sfracellarsi sugli scogli causa la nebbia, poi dovette dirottare
inseguita dai pirati, e infine fu cannoneggiata da un vascello inglese perché
scambiata per una nave pirata, ma infine giunse a Londra, ove Emanuel, ansioso
di conoscerla, sbarcò senza tener conto della legge sulla quarantena,
infrazione punibile con la morte: dovette penare, ma si salvò anche da questa
avversità, e finalmente si godette Londra, ove rimase circa un anno e mezzo.
Andò poi a conoscere Parigi, dove rimase un altro anno, poi passò un anno e
mezzo in Olanda e nei paesi germanici. In questi quattro anni cercò di appagare
tutte le curiosità di un giovane intelligente e colto, poi ritornò in Svezia.
Vedremo che
durante la sua lunga vita viaggerà molto, specie per recarsi a Londra e in
Olanda dove aveva i suoi editori. Nel 1714 a 26 anni appare il suo primo timido
saggio nella veste d’una raccolta di favole ed allegorie in prosa latina, la
lingua dei dotti di allora, intitolata “Camena Borea”, nella quale celebra
le gesta del suo re Carlo XII e del suo popolo. Segue il “Ludus
Heliconius”, ove la Svezia è cantata nelle dolcezze
dell’amore e della famiglia. Nel 1716 inizia la pubblicazione di un periodico
che riporta gli aggiornamenti sui progressi nella meccanica e nelle
matematiche, chiamato “Daedalus Hyperboreus”, e che dura
fino al 1718. Per la sua importanza scientifica, questo è l’anno che ne segna
l’inizio con la pubblicazione “L’introduzione
all’algebra”,
prima apparizione in Svezia del calcolo differenziale ed integrale. Sempre più
s’inoltra nello studio e nelle osservazioni che penetrano l’argomento del suo
interesse e mai si ferma alla superficie dei problemi, ma va fino in fondo,
portando spesso una parola nuova nel campo specifico che di volta in volta
diventa oggetto del suo studio. È la sua passione e lo assorbe completamente.
Pubblica un “Metodo per trovare la longitudine per mezzo delle osservazioni
lunari”
per passare poi a diversi “saggi”: sul modo di mantenere il calore nelle
camere, sul l’idrostatica, sul movimento della terra e dei pianeti, sul flusso
e riflusso del mare. Per queste pubblicazioni usa la lingua svedese. Nel 1719
altra parola nuova, di carattere pratico, questa: “Il
sistema decimale applicato ai pesi ed alle misure”; a quel tempo
quasi ogni regione aveva pesi e misure suoi. Questo sistema venne ripubblicato
nel 1795 e fu adottato per prima dalla Francia rivoluzionaria e poi in seguito
da tutti i paesi non anglosassoni e vige tuttora. Questa sua attività scientifica
lo rende noto ad una larga cerchia intellettuale del suo paese e il suo re
Carlo XII, che è un appassionato studioso di matematica e di meccanica,
ha con lui diverse conversazioni su questi argomenti, e così ha modo di
apprezzarlo, tanto che già nel 1716 lo nomina assessore al Collegio delle
Miniere, con la mansione d’ingegnere. Ciò lo porta ad approfondire l’ingegneria
meccanica e all’assedio della città di Fredrikshall
dà la misura della sua capacità trovando il modo di trasportare per quasi 21
miglia attraverso i monti, due galere e cinque scialuppe. Nel suo lavoro al
Collegio delle Miniere affianca il celebre ingegnere Polheim,
del quale gode tutta la stima e l’amicizia e nella cui casa abita. Qui
s’innamora della figlia di Polheim, ma non ne è
corrisposto, e ciò è ragione di rammarico da parte del padre di lei che lo
apprezza tanto, e di disperazione da parte sua. Perfino il re interviene per
forzare la volontà della fanciulla, ma Emanuel non se la sente di forzare una
libera decisione, e con dolore rinuncia alla sua passione. Da allora non ha
amato alcuna altra donna, e ciò dà la misura del sacrificio fatto da
quell’anima nobile.
Seguono anni di
depressione, senza dubbio i meno felici della sua vita, caratterizzati da vari
fattori contrari perché, oltre a questo, ora accennato, riceve dispiaceri anche
da parte della sua famiglia, non si sa di quale genere, poiché vede che i suoi
lavori non hanno l’apprezzamento che si aspettava perché le sue innovazioni non
vengono applicate praticamente, e per lui, spirito eminentemente pratico,
questo è un grande dispiacere. Tuttavia non vuol lasciarsi abbattere e lotta
contro queste avversità, sostenuto moralmente dal suo
cognato Benzelius, del quale gode tutta la
considerazione e l’affetto. Ad ogni modo i suoi meriti scientifici rimangono
inalterati ed anzi aumentano sempre più nella considerazione del mondo
scientifico; quando giunge a 31 anni, riceve il gradito riconoscimento
ufficiale del suo valore, e la regina lo eleva al grado della nobiltà, caso
molto raro in Svezia. È allora che modifica il suo cognome da Swedberg in Swedenborg e viene accolto nell’Assemblea degli Stati di Svezia con i
nobili del grado equestre.
Fino a questo
momento ciò che aveva fatto non aveva oltrepassato i confini del suo paese, ma
nel 1721 inizia quella serie di opere scientifiche che sono di portata
mondiale, specialmente nel campo della mineralogia e della anatomia/fisiologia.
Lungo un periodo di più di vent’ anni dà alla
luce opere e trattati che ancora oggi sono considerati dei classici nell’argomento.
Questa specie di rinascita inizia nel 1721 col suo viaggio in Sassonia e
nell’Harz per visitarne e studiare le miniere e le fonderie. Il risultato sono
alcuni trattati così importanti, che il duca di Brunswick ne appoggia la
pubblicazione contribuendo alle spese. E’ l’anno in
cui fa stampare ad Amsterdam il “Prodromus
principiorum Rerum Naturalium”, un saggio sui
principi delle cose naturali e sul modo di spiegare geometricamente la fisica e
la chimica. Per quest’ultima propone la nomenclatura che circa cento anni più
tardi è stata adottata ed è attualmente in uso. Egli dichiara che “il
principio della natura è identico al principio della geometria” e propone
una filosofia chimica sulla forma degli atomi. Nasce per opera sua “La
cristallografia” quale la conosciamo oggi, riconosciuta allora fondamentale
da Dalton e Dumas e in seguito sviluppata
da Wolaston. Espone anche la teoria che
“le parti anche minime componenti le sostanze sono esattamente simili a
queste in tutte le loro proprietà”; ad esempio, sotto questo punto di
vista, la vescichetta polmonare è un polmone in miniatura, e dichiara: “Le
forme prime sono i modelli delle forme più grandi e comprendono in sé tutte le
cose che seguono in ordine fino all’ultimo effetto” (Regno
animale v.I, 44).
E ancora: ,”Le sostanze
prime sono per la forma e le qualità
più perfette delle sostanze composte; sono più distinte, più fluide, in più
pieno godimento della loro forza elastica. Quanto più grande è la riduzione di
una sostanza sia del regno animale, che vegetale, che minerale tanto più i suoi
effetti sono distinti e più grande il suo potere” (Economia
animale v.I, 615). Oggi ne abbiamo la conferma.
È questo il
periodo in cui pubblica le seguenti opere: “Osservazioni sul
ferro e il fuoco e sulla costruzione dei fornelli”, – “Nuovi
metodi per costruire i bacini e le dighe e per provare la qualità delle navi”, – “Osservazioni
sulle cose naturali, specialmente sui minerali e sugli strati delle montagne”, – “Osservazioni
geologiche sui depositi formatisi gradualmente sul fondo del mare Baltico e
nelle cave”
(vi conclude, tra l’altro, che un tempo il mare aveva ricoperto terre ora
abitate. Tesi molto ardita per quei tempi), – “Saggio sul rialzo
e ribasso dei fondi pubblici alla borsa di Stoccolma” (ristampato
nel 1771).
Nel 1729
diventa membro dell’Accademia reale delle scienze di Stoccolma; cinque anni
prima aveva rifiutato la cattedra di matematica all’università di Upsala. Interessante è la ragione del rifiuto
per delineare la sua personalità, poiché egli, in tutti i suoi studi, vuole
arrivare alla loro applicazione pratica di utilità a tutti gli uomini, e
l’insegnamento della matematica lo avrebbe privato della possibilità di queste
realizzazioni, tanto che afferma: «È una fatalità dei matematici di rimanere
nella teoria e si farebbe bene aggiungere ad ogni dieci matematici un uomo
veramente pratico che li conducesse ai mercati». Nel 1734, con la
partecipazione attiva del duca di Brunswick, futuro re d’Inghilterra, dà alla
stampa la sua opera ritenuta di maggiore importanza fino a oggi: “Opera
philosophica et mineralia”, nella prima
parte, tratta questioni di cosmogonia sotto il profilo filosofico, nella seconda
e nella terza studi a carattere scientifico di
pratica applicazione sul ferro e sul rame, con ampiezza e profondità ancora
oggi non eguagliate. La parte pratica di quest’opera raccoglie tutte le sue
esperienze fatte quale assessore al Collegio delle miniere, e per questa
ragione molti suoi concittadini lo rimproverano di avere divulgato in tal modo
i segreti di lavorazioni d’interesse nazionale. Ciò gli dà occasione per
difendere il principio che tutte le conquiste fatte dall’uomo appartengono a
tutta l’umanità. L’opera è stata riconosciuta un pilastro nel campo della
metallurgia, e nel 1762 l’Accademia delle Scienze di Parigi accoglie per prima
nella sua “Storia di arti e mestieri” la parte riguardante il ferro.
Anche la parte teorica di puro studio viene accolta con ammirazione, e la
teoria sulla generazione degli elementi, la creazione della materia e la
natura delle forze nascoste che reggono il mondo, è considerata un classico da
porre accanto ai principi matematici della filosofia naturale di Newton.
Non ci si può
permettere qui di esporre il contenuto, ma basti notare che i suoi studi ed
osservazioni personali, indirizzati prevalentemente a quelli di Newton, lo
portano a precorrere di qualche decennio quanto affermeranno poi Laplace,
Kant, Lagrange e Buffon; gli ultimi tre ne
ricalcano esattamente le teorie sia sulle orbite dei pianeti, che sui movimenti
dei sistemi solari, sulla generazione dei pianeti dal sole, sulla divisione
delle stelle in gruppi, sul magnetismo terrestre; il solo Laplace se ne
discosta in diversi punti e sono quelli in cui ha torto. In quest'opera, pur
non esplicitamente espresso, si accenna alla teoria atomica, alla
polarizzazione della luce, alla composizione dell’aria, che fa analoga per
certi aspetti a quella dell’acqua, alla teoria delle nebulose, a quella
dell’originaria fluidità della terra: sono tutti argomenti toccati per
ampliare e collegare le spiegazioni dei temi principali. Nel 1739 l’opera ha
l’onore di essere messa all’indice dalla Chiesa Cattolica perché la concezione swedenborghiana sulla creazione del mondo non si può
conciliare con l’interpretazione letterale dei primi capitoli della Genesi.
La sensibilità
dell’autore ne viene toccata in maniera positiva e si sente in dovere di far
seguire un’altra opera “Prodromus de
infinito”,
la quale dimostra che le teorie dell’„Opera” sono tutte impegnate ad affermare
chiaramente l’esistenza di Dio e dell’anima. Questa precisazione non
sarebbe invece stata necessaria per l'ambiente dotto dell’Europa, che vorrebbe
entrare entusiasticamente in rapporti con Swedenborg, col quale ha poi sempre mantenuto una massiccia corrispondenza.
Nel 1735 Swedenborg perde il padre ed entra in possesso di
una discreta eredità che gli arrotonda i suoi emolumenti di pubblico funzionario
permettendogli così di dedicarsi con tutta serenità ai suoi studi. È questo
l’anno in cui comincia a rivolgere la sua attenzione al corpo umano e dal 1736
per quasi quattro anni è presente in Olanda, Parigi, Lione, Torino, Firenze,
Roma, dovunque ci sono studi di anatomia in grado di aggiornarlo su tutto
quanto è allora noto in argomento. Nel 1740 ritorna in Svezia. Sul suo diario
si può vedere non solamente la passione per lo studio, ma l’interessamento a
tutto ciò che nei suoi viaggi ritiene meritevole d’attenzione, le
manifestazioni della vita in tutti gli strati sociali. Visita musei, parla con
principi e dotti, si gode spettacoli popolari, ammira panorami ed opere d’arte,
non trascurando alcun piacere né godimento sano ed onesto, nemmeno all’occasione
quello d’una buona tavola.
Non è quindi un
austero studioso asceta e mistico, costretto nel pur vasto mondo della scienza
o della teologia, quale le sue successive opere possono farlo credere, ma una
persona sana di spirito e di corpo, dotata d’intelletto estremamente elastico,
d’un temperamento bonario ed allegro e di grande amore per il prossimo.
Profondamente religioso, si commuove alle messe solenni cui partecipa in Roma;
non vede però come una cosa buona il comportamento troppo mondano del clero e
paventa per la Francia quella ribellione del popolo che sarà la rivoluzione.
Il benessere dei vari paesi lo interessa molto e cita ad esempio l’Olanda per
la sua costituzione repubblicana, che, secondo lui, è la base sulla quale
questo paese si è costruito il suo benessere tanto superiore a quello degli
altri. In Olanda, diceva, nessun altro è adorato quanto Dio, ed ognuno
possiede la libertà ed uguaglianza che gli permette di agire per il bene comune
senza incontrare gli ostacoli che si trovano negli altri paesi.
A seguito di
questi quattro anni di viaggi e studi, la scienza si arricchisce della “Oeconomia regni animalis” e del “Regnum animale” editi rispettivamente ad Amsterdam nel
1741 ed all’Aja e Londra nel 1744-45, più un’enorme quantità di manoscritti
sull’organismo umano. La prima opera è in certo modo introduttiva alla seconda,
ed è quest'ultima che accentra l’attenzione dei fisiologi ed anatomisti eminenti
dell'epoca: Haller, Sprengel, Wilkinson ed
altri, i quali auspicano che tutti gli studiosi dell’argomento possano trarre
vantaggio da quest’opera che sta precorrendo i tempi. Quale è stato il
procedimento per comporla?
Sulle basi date
dai più eminenti del suo tempo, si sviluppa capitolo per capitolo la
trattazione di ogni parte del corpo umano, ed è già questo un lavoro
d’intelligente raccolta di studi, degno di tutto il rispetto. Poi l’autore
analizza e deduce le conseguenze funzionali, corroborando le sue tesi con le
sue esperienze personali tratte dai corsi di dissezione di Boerhaave e di Monro, ai quali ha preso parte; e ciò senza la pretesa di voler
dire qualche cosa di nuovo, ma considerandola solo una diligente raccolta degli
studi altrui. Invece egli dice più di una cosa nuova, particolarmente sulle
funzioni del fegato e delle glandole timo e surrenali. Questi studi lo portano
ad una conclusione alla quale finora sul piano scientifico nessuno è giunto,
che cioè “la natura non sussiste da sé” e per la prima volta esprime la
dottrina dei gradi, dell’influsso e della rispondenza quali unica logica
spiegazione dell’esistenza e sviluppo di tutto ciò che appartiene ai tre regni
della natura. Non si limita ad enunciare questa dottrina, ma dimostra che le
sostanze materiali sussistono da forze e sostanze d’un ordine superiore, e
queste a loro volta da un altro ancora più superiore, e così via fino ad
arrivare alla Sorgente stessa della vita.
Il suo lavoro
non è quindi una semplice raccolta di nozioni, ma acuta analisi dell’argomento,
passando da un livello di partenza progressivamente a quelli superiori. La sua
aspirazione a questo punto è di conoscere l’anima attraverso il corpo, e in
questo sforzo scopre qualcosa di nuovo in merito all’influenza della
respirazione su ogni organo, sulla circolazione del siero nelle membrane
sierose, sulle funzioni di queste membrane, sulla natura e sulle funzioni del
tessuto cellulare e dell’apparato linfatico, sulle funzioni dei reni e della
milza, su quelle, infine, della pelle, alle quali dedica un libro intero.
Sostiene che la funzione respiratoria non è limitata all’ossigenazione e purificazione
del sangue, ma che interessa il movimento di tutte le parti del nostro corpo,
in quanto dà ad ogni organo il suo ritmo di inspirazione ed espirazione
alzandosi ed abbassandosi. Dal cervello e dal cuore partono il fluido nervoso e
sangue, che ogni organo riceve e rimette alternativamente secondo il suo bisogno.
Notevole il collegamento tra pensiero e respirazione che s’influenzano a
vicenda: pensiero e respirazione entrambi agitati o calmi e profondi. Da
questo collegamento ha la sua origine l’altro fondamentale nell’uomo, tra
affezioni e ritmo cardiaco, con analoghi rapporti d’intensità e
d’accelerazione.
Questi
collegamenti rappresentano una fase del collegamento generale tra anima e
corpo. Altra tesi interessantissima perché ancora attuale e da dimostrare ancor
oggi se giusta o errata, è quella delle diastole e
sistole del cervello, e la sua sincronia con la respirazione. Il movimento del
cervello ha il compito di distribuire la vita in tutto il corpo con l’emissione
del fluido (nervoso e cerebrale), che ritorna poi attraverso le arterie
carotidi al cervello per rigenerarsi e continuare il suo ciclo analogamente a
quanto fa il sangue; ed è appunto ai globuli rossi di questo che infonde la
vita, ed è attraverso il sangue che riceve gli elementi ripristinatori
provenienti dall’ambiente esterno, che gli giungono elaborati attraverso la
pelle e le mucose della bocca, membrane permeabili al fluido. È comunque il
movimento del cervello che genera quello cardio-polmonare e che sono per forza
di cose in perfetto accordo ritmico.
Così si è fatto
un accenno alla parte più originale di quest’opera, ma lo spirito che la
caratterizza è espresso da quanto afferma nella parte VII del “Regnum”: «Ho intrapreso lo studio
dell’anatomia con l’unico scopo di scrutare l’anima. Sarò felice se i miei
lavori potranno essere di qualche utilità per la scienza medica, ma la mia
soddisfazione sarà più grande ancora se potrò fornire qualche lume a coloro che
fanno ricerche sull’anima». Da parte sua è un ricercatore, convinto
analista, rigoroso nel seguire la metodologia di Bacone, cioè risalire
dai fenomeni o effetti, alle cause, e dalle cause esteriori a quelle interiori
e quindi alle intime.
Ad un certo
momento mette in guardia il lettore avvertendolo che la ricerca dell’anima,
partendo dal piano naturale, è utile limitatamente a coloro che si sentono
soddisfatti solo dal momento in cui viene accolta nel loro intelletto; ma se
il lettore ne è invece convinto per fede, getti via il suo libro, perché la sua
convinzione è molto migliore, provenendo dall’alto. Comunque, anche un uomo di
fede è in grado di apprezzare, se non altro il riflesso dell’ordine superiore
nelle cose naturali, particolarmente nel corpo umano, ove si rispecchia nei
più modesti particolari. — Nello stesso anno, 1745, pubblica il “De
cultu et amore Dei” in forma di storia scientifica,
espressa poeticamente, del nostro sistema solare. Vi adopera una elegante
lingua latina e descrive la creazione del nostro sistema solare, l’origine dei
pianeti, la nascita della Terra coi suoi tre regni naturali, quale sede
destinata alla vita felice del genere umano, la nascita del primo uomo, scopo
finale della Creazione.
Chi legge
quest’opera si sente portato ad una profonda gratitudine per il Creatore ed ha
grande ammirazione per la perfetta armonia in ogni dove dal macrocosmo al mondo
nostro, quale microcosmo, dal piano materiale a quello intellettuale fino allo
spirituale. Questa è l’opera che conclude il periodo scientifico del nostro
Autore, la quale rivela il possesso di una mente equilibrata e profonda, un
vivo interesse a tutto ciò che forma il nostro mondo visibile ed invisibile, un orizzonte di vedute molto ampio e una
solida conoscenza di tutto ciò che allora costituiva lo scibile umano. Si può
ritenerla l’opera di collegamento tra quelle a carattere scientifico e quelle
che seguiranno, ispirate, di carattere spirituale.
PARTE SECONDA
Fino a questo
momento, 1745, Emanuel Swedenborg
ha
approfondito gli argomenti scientifici più disparati, collegandone cause ed
effetti con un sistema d’analisi unico. Col “De cultu et amore Dei” il suo
interesse comincia ad orientarsi verso problemi d’ordine superiore, quelli
spirituali, per comprendere i quali è convinto che l’unico mezzo è lo studio
della Verità stessa, e si accinge a ricercarla nella Parola di Dio. A
questo scopo studia il greco e l’ebraico, le lingue più vicine all’originale e,
con l’aiuto di queste, legge più volte tutta la Bibbia con annotazioni, studi e
riferimenti, allo scopo di scoprirvi le verità, ma è un’impresa più grande di
lui, e lo percepisce; però procede con calma e fiducia. Si ritrova ad essere
noto e stimato in tutto il mondo dotto; ha la possibilità di condurre un tenore
di vita agiato, tanto che si reca spesso all’estero per far pubblicare a
proprie spese le sue opere; per avere maggiore libertà d’azione ha declinato la
sua carica di assessore al Collegio delle miniere, rinunciando a metà della
pensione che gli spetta; ma questa decisione è respinta dal suo re, il quale
gliela fa assegnare intera per i servizi così eminentemente utili prestati nei
suoi 31 anni di assessorato. È in questo anno, durante la sua permanenza a
Londra, ove si trova per le sue pubblicazioni, che Emanuel Swedenborg ha la sua prima esperienza diretta del
mondo spirituale. Nell’albergo dove alloggia a Londra ha una stanza separata
dove può stare solo con i suoi pensieri anche quando mangia; ed è qui che,
mentre sta mangiando con molto gusto, si accorge che la luce dell'ambiente
diminuisce gradualmente sostituita da una nebbia, in mezzo alla quale vede sul
pavimento una quantità di vari animali schifosi. Ad un certo momento, nebbia e
rettili spariscono e in un angolo vede un angelo circondato di luce molto viva,
il quale gli dice: «Non mangiar tanto», poi
svanisce. Tutto gli è così nuovo ed improvviso, oltre che imprevisto ed
incomprensibile, che ne prova una gran paura e ci ripensa tutta la notte senza
riuscire a rendersi ragione dell’accaduto. La stessa notte gli appare l’Eterno,
dicendo: «Io sono il Signore, Dio, Creatore e Redentore. Ti ho scelto per
spiegare agli uomini il senso interiore e spirituale della Sacra Scrittura. Ti
detterò ciò che dovrai scrivere». (Citato secondo Robsahm,
amico di Swedenborg, dieci anni dopo
la morte del veggente.)
Questa volta
non si spaventa affatto, anzi non ne ha nemmeno il tempo perché gli occhi dello
spirito gli rimangono aperti e vede come panoramicamente tutto il mondo
spirituale: i Cieli, il mondo degli spiriti e gli inferni. Egli accoglie questo
compito che gli viene assegnato e questa facoltà di partecipare a quanto si
svolge nell’altro mondo con la gioia che gli dà il poter rendersi utile, in tal
modo, a tutti gli uomini che lo vogliono, facendo conoscere la verità di questa
vita e di quella futura e segnando la strada giusta per adempiere nel modo
migliore il compito che il Signore ha dato a ciascuno di noi. Per i restanti 28
anni della sua vita questa facoltà gli rimane inalterata, ed egli la considera
null’altro che il mezzo più sicuro per poter trasmettere agli uomini ciò che
il Signore desidera essi sappiano.
Non si pensi
che Swedenborg abbia potuto,
come per un miracolo, capire e manifestare subito chiaramente ciò che gli viene
mostrato, e lo si vede dal suo primo manoscritto uscito dopo l’apertura dei
suoi occhi interiori, 1’,,Adversaria in
Libros Veteris Testamenti”, nel quale
l’interpretazione che dà dell’Antico Testamento appare stentata, non chiara e
notevolmente diversa da quella delle opere successive. Anche nel “Diarium spirituale”, nel quale descrive le sue esperienze
nel campo ancora ignoto dello spirito, appare questo travaglio formativo della
facoltà interpretativa degli avvenimenti nel mondo spirituale e della
Verità-Divina contenuta nel senso letterale della Parola.
È un periodo di
sforzi intensi per raggiungere il livello di efficienza necessario, ma alla
fine è in grado di adempiere al suo compito, e lo fa con un’umiltà degna di un
grande spirito, chiedendo continuamente l’aiuto della Divina Provvidenza per
riuscirvi bene, e non solamente per fare i primi passi, ma fino alla fine della
sua vita questo atteggiamento umile lo caratterizza.
Esce
finalmente, iniziata dopo quattro anni dall’apertura della vista spirituale,
con una gestazione di sette anni, 1749—56, la prima, monumentale, basilare
opera di sicura interpretazione e solida costruzione: gli “Arcana
Coelestia”. È la spiegazione del significato
spirituale e celeste della Genesi e dell’Esodo, prendendone il senso
letterale, versetto per versetto, parola per parola, in base alla scienza delle
rispondenze. Si rende conto che per l’umanità attuale è un ostacolo
estremamente difficile da superare il poter accettare che un uomo possa vivere
in questo mondo e, contemporaneamente, avere contatti con l’altro, e che la
Bibbia, sia pure la Parola di Dio, abbia qualche altro significato che non sia
quello espresso da quanto vi si legge. Spiega che in origine ogni uomo era
dotato di questa facoltà di vivere contemporaneamente nei due mondi, anzi, che
la loro vita vera era considerata quella spirituale, e questo mondo esteriore
esisteva per loro solamente in forza degli influssi dall’alto e delle
rispondenze di cose e fatti spirituali dell’altro mondo.
Ad esempio,
vedendo l’oro, l’uomo non si limitava, come oggi, a constatare quel tale
metallo, ma per prima cosa percepiva l’amore per il Signore che l’oro
rappresenta e in forza del quale esiste; così per l’acqua era vista la verità,
per i vari animali le diverse affezioni corrispondenti, e così via. Questa
facoltà è andata gradatamente diminuendo con l’esteriorizzarsi dell’uomo, fino
a rimanere privilegio di pochi profeti e veggenti; ciò è stato dovuto al
progressivo, maggior interesse dell’uomo alle cose naturali, con la conseguenza
dell’assopimento delle facoltà spirituali a favore di quelle naturali. Oggi
infatti, l’uomo è a questo punto, ed è logico che, non potendo percepire il
mondo spirituale coi sensi esterni, si rifiuti di crederne addirittura
l’esistenza; è logico, naturalmente per la nostra mentalità oscurata dalla
materia nella quale è immersa la nostra vita. Poi, anche i profeti si sono
estinti quando il Signore ritenne che la loro opera non era più valida, ed usò
altri mezzi per comunicare la Verità che dà Vita alla Chiesa.
Ad un certo
punto, per la quarta volta nella storia spirituale dell’umanità, la Chiesa si
estinse per mancanza del bene e del vero: dopo la Chiesa antichissima,
l’adamitica, l'Antica Noetica rappresentativa, il rappresentativo di ‘Chiesa’
che era l’israelitica, anche la prima Cristiana completò la sua parabola
discendente, spegnendosi spiritualmente, ed è stato allora che il Signore ha
effettuato il Suo secondo Avvento, manifestando le verità contenute nel senso
interiore della Sua Parola e promovendo così quella rinascita della quale ci
accorgiamo in tutte le manifestazioni della vita umana.
La Verità
rivelata è dunque il secondo Avvento del Signore appena iniziato, avendo
due secoli di vita naturale, che Emanuel Swedenborg è stato incaricato di portare agli uomini per mezzo dei suoi
scritti. Nulla di miracoloso, ma semplicemente il provvedimento necessario a
dare altra vita alla Chiesa, come è stato il primo Avvento del Signore
Gesù Cristo, entrambi realizzati in piena armonia con l’Ordine divino. Tutto
questo è contenuto nell’ ,,Arcana Coelestia”, assieme ad altre rivelazioni che sono tante
e così vaste e così profonde, da costringerci a rinunciare alla loro
trattazione, limitandoci a qualche altro scheletrico accenno di quest’opera
così completa, tanto che in tutte le opere successive si trovano numerosissimi
riferimenti agli “Arcani” sui più svariati argomenti.
Prima, però di
parlarne, si vorrebbe rivolgere l'attenzione sullo spirito nuovo che ha
cominciato a pervadere il mondo da due secoli a questa parte (‘800 e ‘900),
iniziando la sua manifestazione con nuove correnti di pensiero che hanno
influito in campo etico, civile, sociale, nazionale, scientifico, tecnico,
ecclesiastico, del quale si sono manifestati gli effetti con la libertà di
pensiero e del corpo, rivoluzioni ed abolizioni della schiavitù e della pena
di morte, scoperte nel campo scientifico e tecnico, rinnovamento della
concezione di lavoro e dei rapporti tra i vari paesi, aggiornamento delle
professioni religiose più sensibili (la Chiesa cattolica ritorna decisamente
alle Sacre Scritture dopo il Concilio Ecumenico Secondo). È una valanga
benefica che nessuna forza al mondo potrà fermare, perché la forza che la
spinge è divina. Prima di illustrare l’opera teologica swedenborghiana,
facciamo una modesta riflessione sull'atteggiamento da tenere nei suoi
confronti quali esseri umani attuali, come prima accennato, immersi, o meglio,
sommersi dalle cose naturali, e per prima cosa poniamoci al di fuori della
considerazione che possiamo avere riguardo l’Autore ed il mezzo grazie al quale
ha scritto questi libri, e concentriamo la nostra attenzione senza prevenzioni
di sorta sul contenuto delle opere stesse, sul loro significato e sul loro
spirito, godendo, se le leggeremo, della forma chiara, metodica,
matematicamente scientifica, che porta il lettore attento a formarsi una
concezione completa di tutto il vastissimo panorama in esse contenuto. Non è
da tutti poterle leggere al completo (ne sono una trentina), ma anche due o tre
di quelle fondamentali possono dare un’idea generale.
Se, dopo averle
lette, oppure, più comodamente ancora, senza averle lette, qualcuno dubita che
il secondo Avvento abbia portato lo spirito nuovo, faccia quel
giro d’orizzonte cui abbiamo accennato prima, e ne tragga le sue conclusioni:
Il modo nel quale questo nuovo spirito si sarebbe manifestato, Swedenborg stesso non se lo immaginava probabilmente
quale è attualmente, né aveva tempo per fantasticare, perché nel 1756,
completati gli “Arcani Celesti”, scrive altre cinque opere, tre delle
quali di fondamentale importanza, nei tre anni successivi. Nel 1761 prende
regolarmente parte ai lavori della Dieta del regno di Svezia, che si
teneva ogni tre anni, sostenendo due temi principali: la conservazione della
costituzione svedese e la libertà personale intimamente collegata a quella del
Paese. Tratta anche un altro tema di carattere finanziario, con un rapporto
denso di consigli, che poi vengono adottati. Circa in questo periodo collabora
all’attività dell’Accademia delle Scienze di Stoccolma con un suo saggio sui
geroglifici egiziani, tuttavia il suo tempo è dedicato alle opere teologiche;
oltre all’ ,,Arcana Coelestia”
ne pubblica diciassette ed altre tredici usciranno postume in vari periodi. A
seconda delle loro caratteristiche si possono suddividere in:
- esegetiche:
“Arcana
Coelestia” 1749-56
“Apocalisse
rivelata”
1766
“Apocalisse spiegata” postuma 1785
“Il cavallo bianco di cui
si parla nell’Apocalisse” 1758
“Esposizione sommaria del
senso interno dei Profeti e dei Salmi” postuma 1784;
- dottrinarie
e teologiche:
“La
Nuova Gerusalemme e la sua dottrina celeste” 1758
“La
dottrina della Nuova Gerusalemme sul Signore” 1763
“Dottrina
sulla Sacra Scrittura” 1763
“Dottrina
della Nuova Gerusalemme sulla fede” 1763
“Esposizione
sommaria della dottrina della Nuova Chiesa” 1769
“La
Vera Religione Cristiana” 1771
“Appendice
alla V. R. C” postuma 1780
“Sul
Signore e sul simbolo d’Atanasio” postuma 1840
„Nove
questioni sulla Trinità” postuma 1785;
- metafisiche
e di filosofia morale e religiosa:
“La
sapienza angelica sul Divino Amore e Divina Sapienza” 1763
“La
sapienza angelica sulla Divina Provvidenza” 1764
“Del
commercio dell’anima e del corpo” 1769
“Delizie
della sapienza angelica sull’amore coniugale” 1768
“Dottrina
di vita per la Nuova Gerusalemme” 1763
“Dottrina
della carità” postuma 1840;
- esposizione
dei contatti avuti col mondo spirituale:
“Cielo
e Inferno”
1758
“L’ultimo
giudizio e la Babilonia distrutta” 1758
Continuazione
sull’ultimo giudizio” 1763
“Le
terre nel Cielo stellato” 1758
“Diarium spirituale” postuma 1843-47
“i memorabili”, sparsi nelle
diverse opere, i quali sono il racconto di qualche avvenimento cui ha
partecipato nel mondo spirituale,
citato
per meglio illustrare l’argomento che stava trattando.
Il lettore avrà
senza dubbio il desiderio di conoscere il contenuto di queste opere, alcune
delle quali portano titoli, se non proprio strani, per lo meno inusuali.
Riprendiamo allora dall’ ,,Arcana Coelestia”, la quale, oltre ad essere la prima della
serie e l’opera più ponderosa, è anche la base di tutte le altre. Abbiamo già
detto che contiene la spiegazione secondo la scienza delle rispondenze, della
Genesi e dell’Esodo, scienza che è necessario conoscere per passare attraverso
il senso letterale e trovare le Verità spirituali e celesti che il Signore
racchiude nella Sua Parola quale Verità vivente. Queste verità riguardano nel
loro senso più alto il Signore stesso, indi la Chiesa e poi l’uomo; nei due
primi libri della Parola si parla delle lotte, dei progressi, della decadenza,
degli sviluppi, degli interventi a livello dei tre gradi corrispondenti a Dio,
Chiesa, uomo. Guerre e battaglie raccontano nel loro significato più alto le
lotte che il Signore Gesù Cristo ha dovuto sostenere quale Uomo sulla Terra
contro gli inferni che stavano per sommergere non solo gli uomini, ma anche
gli angeli e salvare così tutti, redimendoci dalla schiavitù del male, al
quale eravamo condannati. Adamo e i discendenti, Noè e i discendenti
rappresentano il sorgere e il declinare delle due prime Chiese: l’antichissima
di grado celeste e l’antica di grado spirituale; le medesime guerre
rappresentano la lotta di ogni uomo sulla via della rigenerazione. Tutte le
frasi e le parole vi sono estesamente spiegate e commentate e non vi è vocabolo
in tutti e due i Libri che non abbia il suo significato, altrimenti non avrebbe
ragione di trovarvisi.
Ci si può fare un’idea
di quest’opera monumentale, quando si sa che si sono trattati 10.837 paragrafi,
i quali contengono un numero pressoché infinito di verità, raccolti
nell’originale in 8 volumi e, per esempio, nella traduzione francese in 16
volumi di circa 400 pagine ciascuno. Non esiste purtroppo ancora una traduzione
italiana, ma, come detto, in tutte le altre opere sono citati passi nell’ „Arcana
Coelestia” con molta frequenza. È giusto quindi
considerarli l’opera base, poiché contiene tutte le verità trattate nelle altre
opere.
Analogo
carattere ed importanza hanno le tre opere sull’Apocalisse e quella sui Profeti
e Salmi, trattando in particolare la Chiesa che ha da venire: la Nuova
Gerusalemme o Nuova Chiesa, rappresentata secondo la scienza delle rispondenze
dalla città d’oro con le porte di perle, costruita “a misura d’uomo, cioè
d’angelo”. Così l’Apocalisse, che finora ha attirato l’attenzione per le
sue descrizioni fantastiche, di carattere misterioso ed assurdo nel suo
caleidoscopio di visioni che si susseguono senza lasciarsi comprendere, appare
invece la precisa esposizione, ordinata con rigore scientifico, delle verità
cristiane.
Questo è un
tratteggio scheletrico che forse dà una pallida idea di queste opere, per
conoscere le quali sarà necessario leggerle, e ciò vale anche per tutte le
altre. Diamo ora un’occhiata alla dottrina esposta in quelle che abbiamo messo
nel secondo gruppo:
La dottrina che
ci riguarda più da vicino è quella sulla vita, che si può riassumere in 14
canoni:
1)
Ogni religione appartiene alla vita.
2)
Nessuno può da se stesso fare il bene che sia
realmente il bene.
3)
Per quanto l’uomo fugge i mali come peccati, tanto fa il bene, non da sé, ma
dal Signore.
4)
Quanto più uno fugge il male come peccato, tanto più ama i
vero.
5)
Quanto più uno fugge il male come peccato, tanto più ha la fede ed è
spirituale.
6)
Il Decalogo insegna quali mali sono peccati.
7)
Gli omicidi, gli adulteri, i furti, le false testimonianze d’ogni genere, con
la concupiscenza per essi, il male, si devono fuggire come peccati.
8)
Quanto più uno fugge come peccati gli omicidi di ogni genere (anche quelli
spirituali), tanto più ha l’amore verso il prossimo.
9)
Quanto più uno fugge come peccati gli adultèri d’ogni genere, tanto più ama la
castità.
10)
Quanto più uno fugge come peccati i furti d’ogni genere, tanto più ama
l’onestà.
11) Quanto più uno fugge come peccati le
false testimonianze d’ogni genere, tanto più ama la sincerità.
12)
Nessuno può fuggire i mali come peccati fino al punto d’averli interiormente in
avversione, se non combattendoli.
13)
L’uomo deve fuggire i mali come peccati e combattere contro di essi come da sé.
14)
Se uno fugge i mali per qualunque altro motivo e non perché sono peccati, egli
non li fugge, ma si limita a fare che non apparivano davanti al mondo.
Questo è ciò
che l’uomo deve fare. Ciò che deve credere è esposto particolarmente
nella “Vera Religione Cristiana”, l’opera conclusiva che racchiude tutta
la nuova dottrina. E’ tra le più ponderose ed inizia
con la fede sul Signore nella forma universale e singolare, e da parte
dell’uomo, cioè rispettivamente: «La
fede del Nuovo Cielo e della Nuova Chiesa nella forma universale è che il
Signore ab eterno, che è Jehovah, è venuto nel mondo per soggiogare gli inferni e glorificare
il Suo umano, e che senza di questo nessun mortale avrebbe potuto essere
salvato, e che sono salvati coloro che credono in Lui». «Dio è
Uno in Essenza e in Persona, in cui è la Divina Trinità, e il Signore Salvatore
Gesù Cristo è questo Dio».
*
Questi sono due
universali; ora vediamo due singolari della fede: «Jehovah Dio è l’Amore
stesso e la Sapienza stessa, ossia il Bene stesso e il Vero stesso; Egli stesso
in quanto Divino, Vero, che è la Parola, e che era Dio appo Dio, è disceso a
prendere l’Umano per rimettere in ordine tutti i Cieli, gli inferni e la
Chiesa. Jehovah-Dio per il Suo Umano, che era il Divino-Vero, tolse la
dannazione imminente e riscattò così gli angeli e gli uomini; poi unì il
Divino-Vero al Divino-Bene nel Suo Umano così glorificato, cioè nel Suo Divino
ab eterno».
«Quello per l’uomo»:
1) vi è un solo
Dio in cui è la Divina Trinità; questo Dio è il Signore Dio Salvatore Gesù
Cristo;
2) la fede
salvifica è di credere in Lui;
3) i mali non si devono
fare perché sono del diavolo e vengono dal diavolo;
4) si devono fare
i beni perché sono di Dio e vengono da Dio;
5) i beni devono
essere fatti dall’uomo come da se stesso, ma deve
essere convinto che sono dal Signore e fatti da Lui.»
Queste citazioni
sono un saggio dell’inizio dell’opera, della quale, essendo così importante, è
bene dare un’idea con la schematica elencazione dei capitoli, che sono:
I) Dio Creatore;
II) Il Signore Redentore;
III) Lo Spirito Santo e la Divina Operazione;
IV) La Sacra Scrittura;
V) Il Decalogo;
VI) La fede;
VII) Il libero arbitrio;
VIII) La penitenza;
IX) La riformazione e la rigenerazione;
X) L'imputazione;
XI) Il battesimo;
XII) La Santa Cena;
XIII) La consumazione del secolo.
Ci
si rende subito conto che l’importanza di ognuno è tale da poter scrivere
almeno altrettante opere su argomenti di tale estensione.
*
Il terzo gruppo
tratta l’esposizione su quanto ci è dato di conoscere in merito alla sapienza
angelica, anzi, meglio, spiega come vanno intese secondo la sapienza angelica
le verità riguardanti:
1) la Essenza
Divina;
2) la creazione
dell'universo;
3) la creazione
dell’uomo;
4) l’intima
natura dell’anima, la sua azione, la sua unione col corpo;
5) lo scopo della
creazione;
6) la Provvidenza
Divina;
7) la vita
cristiana.
Anche argomenti
di filosofia religiosa e morale non in confutazione con altre correnti
metafisiche o filosofiche, ma esposti con l’ordinata sicurezza di presentare la
Verità. Prendiamo ad esempio le affermazioni costituite dai titoli della “Divina
Provvidenza”: «La Divina Provvidenza è il governo del Divino-Amore e della
Divina-Sapienza del Signore. La Divina-Provvidenza del Signore ha per fine un
Cielo formato dal genere umano. La Divina-Provvidenza del Signore in tutto
quello che fa riguarda l'infinito e l'eterno. È una legge della
Divina-Provvidenza che l'uomo agisca in libertà secondo la ragione». Affermazioni
come queste non si confutano, ma vanno approfondite per arricchire l’anima con
i tesori di sapienza che contengono. Tutte queste opere vanno studiate
profondamente e mai si finisce di trovarvi verità nuove.
*
Vediamo ora il
quarto gruppo di opere, quelle che riportano le relazioni dell’Autore col
mondo spirituale e gli insegnamenti diretti che ne conseguono. Come già
accennato, all’inizio il lettore può trovarsi imbarazzato dalla novità di tale
genere letterario, ma la piana e chiara esposizione, densa di spiegazioni molto
estese, fatta autorevolmente senza ombra di esaltazione, lo portano
gradualmente a considerare questi scritti, unici al mondo, con la naturalezza
di tutti gli altri. In ciò è aiutato anche dalla logica rigorosa, quasi matematica
di queste opere, ove è sempre seguito lo stesso metodo di tutte le altre:
1) Presentazione
sommaria delle verità che si accinge a rivelare;
2) sviluppo
dettagliato di ciascuna di queste, collegate e comprovate con passi della
Parola, con principi filosofici o scientifici, illustrate con citazioni da
altre sue opere e con paragoni tanto semplici quanto efficaci.
Nel “Cielo e
inferno” spiega come sono composti i Cieli con le loro società e gli
inferni con le loro; come sono i compiti di queste società e di ciascun
componente in esse; com’è il rapporto che hanno con gli uomini viventi nel
mondo; come i Cieli sono l’emanazione diretta del Signore quale Uomo e nel loro
complesso si presentano come un Uomo grandissimo ove, viceversa, il mondo
infernale si presenta come un grandissimo essere mostruoso, il cui aspetto è
anche di ogni singola società e di ogni autonomo componente; spiega ancora
l’influenza determinante che ha il loro influsso sugli uomini e la facoltà di
costoro di sceglierne uno piuttosto che un altro; inoltre, lo stato dell’uomo
dopo la morte e la sua vita nell’altro mondo, eternamente determinata dal suo
amore dominante che gli permette di vivere solamente con gli spiriti affini; e
infine, come gli abitanti dei mondi spirituali sono forniti di un corpo come
l’umano, ma anziché materiale-spirituale, corrispondente quanto all’aspetto al
suo amore dominante, è quindi, bello o brutto a seconda se il suo amore è dal
Signore oppure infernale. È l’opera che desta la maggiore curiosità e la si può
già leggere nella traduzione italiana che, benché di forma antiquata, è
comprensibile come le altre già tradotte.
Anche “Le
terre nel cielo stellato” è un’opera che desta curiosità nel lettore; vi è
descritto ciò che l’Autore è venuto a sapere sulla vita spirituale in alcuni
pianeti del nostro sistema solare e di alcuni lontanissimi, forse fuori portata
dei nostri telescopi, con i quali ha potuto entrare in contatto perché nel
mondo dello spirito la distanza è data dall’affinità o diversità dello stato spirituale,
e il Signore aveva voluto mettere il nostro autore nella condizione di
comunicare con queste società spirituali. Se ne deduce che tutte le altre
società degli altri mondi hanno una vita spirituale molto più elevata della
nostra.
Non vogliamo in
questa sede dire di più sulle opere di Swedenborg, sperando che il sia pur poco esposto, possa dare un’idea
della loro estensione e della loro importanza per il futuro dell’umanità,
ponendo le fondamenta per la costruzione di un mondo veramente nuovo, di un’umanità
che potrà fondare la sua vita su grandi verità liberamente accettate da
ciascuno secondo ragione, nell’amore per il Signore e nella carità verso il
prossimo. Questo il nostro autore lo previde tramite un’evoluzione
lenta e un progresso spirituale che non avrà mai fine.
*
Ancora due
parole su Emanuel Swedenborg
per
chiudere questa succinta presentazione. Il suo lavoro non ha avuto soste fino
all’ultimo della sua vita nel mondo e, già vecchio, ha continuato ad applicarsi
come negli anni del pieno vigore. Fu sempre benvoluto e amato dai suoi
conoscenti ed amici, apprezzato dai dotti, desiderato quale compagnia dai più
eminenti. Aveva il dono di far sentire a suo agio chiunque fosse il suo
interlocutore; aveva i modi del gentiluomo, sempre sereno e cordiale, anzi
pronto a dare il suo aiuto al prossimo. Non era mai lui a portare il discorso
sull’argomento che pure gli stava tanto a cuore, e quando ne era richiesto,
parlava come di cosa normale, con profondità e pacatezza, sugli argomenti delle
sue opere. L’amore per la sua patria lo fece partecipare ai lavori della Dieta
anche quando era impegnatissimo nel campo dello spirito. Godette una robusta
salute e solo pochi mesi prima di morire venne colto da un non grave attacco di
paralisi, risoltosi felicemente in breve tempo: aveva 84 anni. La sua morte
avvenne a Londra la domenica 29 marzo 1771, avendo lui annunziato la propria
fine e manifestato la sua gioia per questo evento. È stato sepolto nella
cappella svedese di Londra, poi nel 1905 trasportato da una fregata svedese in
patria. Oggi il suo sarcofago si trova nel duomo di Upsala.
I suoi libri si possono trovare presso
Signora Irma Mitis, 11 Via Giov.
Berchet, 34127 Trieste
Altre notizie presso:
Dr.
Giorgio Em. Ferrari, S. Croce 7a, Venezia,
(Segretario generale della Soc. ital. di studi Swedenborgiani)
Signor Emanuele Annieri, 9, Via Barzilai, 20146
Milano
Presso questi indirizzi possono
essere ottenute informazioni anche su prossime edizioni
in lingua italiana di scritti di Swedenborg.
In
preparazione sono al momento (primavera 1977):
AMORE
CONIUGALE & AMORE SCORTATORIO
CIELO & INFERNO