Emanuele Annieri

 

 

VITA E OPERE

di

EMANUEL SWEDENBORG

 

1688-1771

 

 

Traduzione da: “Leben und Werke von Emanuel Swedenborg

di Emanuele Annieri

Swedenborg Verlag - Zurigo

 

PARTE PRIMA

È utile che anche gli italiani conoscano uno dei più eminenti perso­naggi vissuti sulla terra, la cui opera, come quella di tutti i grandi, ha lasciato un segno profondo nel cui solco sono germogliati i semi che ora si vedono crescere. Nel Settecento l’umanità si stava risvegliando e a questo fervore nuovo partecipa Emanuel Swedenborg. È una figura non solo complessa, ma anche completa, se consideriamo la sua vita, dedicata fino ai 57 anni alla filosofia, alla fisica e matematica, alle scienze naturali della mineralogia ed anatomia-fisiologia; dopo questo periodo ha dedicato tutto se stesso alla teologia e alle questioni dello spirito.

I risultati del primo periodo sono stati: nuova luce nel mondo scienti­fico e soluzioni pratiche di problemi tecnici, mentre quello del secondo è stata la nuova luce nello spirito di coloro che hanno penetrato le sue opere teologiche. Si tratterà quindi di una semplice esposizione per quanto riguarda la prima parte, mentre per la seconda saranno necessari chiarimenti e precisazioni. Tutto quanto qui riportato è stato tratto da una nutrita documentazione, non difficile da reperire trat­tandosi di figura tanto insigne e con tante relazioni in cosi gran parte d’Europa, ben noto al suo tempo in tutti gli ambienti dotti e ad alto livello. La raccolta di questi documenti è stata curata quasi per intero dal dott. I. Tafel, docente di filosofia all’ università di Tubinga, con la ben nota cautela e positività della critica tedesca. Lasciando quindi da parte sia coloro che l’hanno voluto esaltare, che i suoi detrattori, cer­chiamo di dare un quadro riassuntivo, ma positivo della sua vita e delle sue opere.

Emanuel Swedenborg è nato a Stoccolma il 29 gennaio 1688, terzo figlio del dott. Gaspare Swedberg, vescovo protestante di Skara in Svezia, e di Sara Böehme, figlia d’un assessore al Collegio delle Miniere svedesi. Buon scrittore, il vescovo Swedberg svolse la sua ap­prezzata attività nel duro periodo che in Svezia seguì la morte del suo re Gustavo Adolfo; contribuì con l’esempio e le parole a far superare al popolo la carestia e la peste in un paese stremato dalle lunghe guerre.

Emanuel era l’unico maschio; delle sue quattro sorelle una sposò Benzelius, arcivescovo di Upsala, intelletto molto notevole, un’altra andò in sposa ad un governatore di provincia. Altri della sua parentela occuparono importanti cariche e posti di responsabilità a livello na­zionale.

Il nostro Emanuel faceva quindi parte di una famiglia notevole e molto in vista, perciò i suoi genitori curarono la sua educazione e l’istruzione in modo particolare. Compiuti gli studi normali fino alla fine di quelli universitari, si laureò in filosofia ad Upsala nel 1709 con la tesi «Sulle sentenze scelte di Seneca e di P. Sirio». Quantunque giovane, si delinea già una certa personalità perché non si limita a spiegare i passi oscuri, ma vi aggiunge sue note di commento che indi­cano non solamente una preparazione solida, ma anche una mente acuta. Egli ne fece un omaggio al padre, accompagnandolo con una lettera piena di amore filiale, espressa in forma elegantissima. Come d’uso a quei tempi, gli studi andavano completati con viaggi all’estero, ed Emanuel non si sottrasse alla regola, prendendo come prima meta, Londra. Fu un viaggio sfortunato perché la sua nave evitò per miracolo di sfracellarsi sugli scogli causa la nebbia, poi dovette dirottare inseguita dai pirati, e infine fu cannoneggiata da un vascello inglese perché scambiata per una nave pirata, ma infine giunse a Londra, ove Emanuel, ansioso di conoscerla, sbarcò senza tener conto della legge sulla quarantena, infrazione punibile con la morte: dovette penare, ma si salvò anche da questa avversità, e finalmente si godette Londra, ove rimase circa un anno e mezzo. Andò poi a co­noscere Parigi, dove rimase un altro anno, poi passò un anno e mezzo in Olanda e nei paesi germanici. In questi quattro anni cercò di appagare tutte le curiosità di un giovane intelligente e colto, poi ritor­nò in Svezia.

Vedremo che durante la sua lunga vita viaggerà molto, specie per re­carsi a Londra e in Olanda dove aveva i suoi editori. Nel 1714 a 26 anni appare il suo primo timido saggio nella veste d’una raccolta di favole ed alle­gorie in prosa latina, la lingua dei dotti di allora, intitolata “Camena Borea”, nella quale celebra le gesta del suo re Carlo XII e del suo popolo. Segue il “Ludus Heliconius, ove la Svezia è cantata nelle dol­cezze dell’amore e della famiglia. Nel 1716 inizia la pubblicazione di un periodico che riporta gli aggiornamenti sui progressi nella mecca­nica e nelle matematiche, chiamato Daedalus Hyperboreus, e che dura fino al 1718. Per la sua importanza scientifica, questo è l’anno che ne segna l’inizio con la pubblicazione “L’introduzione all’algebra”, prima apparizione in Svezia del calcolo differenziale ed integrale. Sempre più s’inoltra nello studio e nelle osservazioni che penetrano l’argomento del suo interesse e mai si ferma alla superficie dei problemi, ma va fino in fondo, portando spesso una parola nuova nel campo specifico che di volta in volta diventa oggetto del suo studio. È la sua passione e lo assorbe completamente. Pubblica un “Metodo per trovare la longitudine per mezzo delle osservazioni lunari” per passare poi a diversi “saggi”: sul modo di mantenere il calore nelle camere, sul l’idrostatica, sul movimento della terra e dei pianeti, sul flusso e riflusso del mare. Per queste pubblicazioni usa la lingua svedese. Nel 1719 altra parola nuova, di carattere pratico, questa: “Il sistema decimale applicato ai pesi ed alle misure”; a quel tempo quasi ogni regione aveva pesi e misure suoi. Questo sistema venne ripubblicato nel 1795 e fu adottato per prima dalla Francia rivoluzionaria e poi in seguito da tutti i paesi non anglosassoni e vige tuttora. Questa sua attività scien­tifica lo rende noto ad una larga cerchia intellettuale del suo paese e il suo re Carlo XII, che è un appassionato studioso di matematica e di meccanica, ha con lui diverse conversazioni su questi argomenti, e così ha modo di apprezzarlo, tanto che già nel 1716 lo nomina assessore al Collegio delle Miniere, con la mansione d’ingegnere. Ciò lo porta ad approfondire l’ingegneria meccanica e all’assedio della città di Fredrikshall dà la misura della sua capacità trovando il modo di tras­portare per quasi 21 miglia attraverso i monti, due galere e cinque scia­luppe. Nel suo lavoro al Collegio delle Miniere affianca il celebre ingegnere Polheim, del quale gode tutta la stima e l’amicizia e nella cui casa abita. Qui s’innamora della figlia di Polheim, ma non ne è corrisposto, e ciò è ragione di rammarico da parte del padre di lei che lo apprezza tanto, e di disperazione da parte sua. Perfino il re interviene per forzare la volontà della fanciulla, ma Emanuel non se la sente di forzare una libera decisione, e con dolore rinuncia alla sua passione. Da allora non ha amato alcuna altra donna, e ciò dà la misura del sa­crificio fatto da quell’anima nobile.

Seguono anni di depressione, senza dubbio i meno felici della sua vita, caratterizzati da vari fattori contrari perché, oltre a questo, ora accennato, riceve dispiaceri anche da parte della sua famiglia, non si sa di quale genere, poiché vede che i suoi lavori non hanno l’apprezzamento che si aspettava perché le sue innovazioni non vengono applicate praticamente, e per lui, spirito eminentemente pratico, questo è un grande dispiacere. Tuttavia non vuol lasciarsi abbattere e lotta contro queste avversità, sostenuto moralmente dal suo cognato Benzelius, del quale gode tutta la considerazione e l’affetto. Ad ogni modo i suoi meriti scientifici rimangono inalterati ed anzi aumentano sempre più nella considerazione del mondo scientifico; quando giunge a 31 anni, riceve il gradito riconoscimento ufficiale del suo valore, e la regina lo eleva al grado della nobiltà, caso molto raro in Svezia. È allora che modifica il suo cognome da Swedberg in Swedenborg e viene accolto nell’Assem­blea degli Stati di Svezia con i nobili del grado equestre.

Fino a questo momento ciò che aveva fatto non aveva oltrepassato i confini del suo paese, ma nel 1721 inizia quella serie di opere scienti­fiche che sono di portata mondiale, specialmente nel campo della mineralogia e della anatomia/fisiologia. Lungo un periodo di più di vent’ anni dà alla luce opere e trattati che ancora oggi sono considerati dei classici nell’argomento. Questa specie di rinascita inizia nel 1721 col suo viaggio in Sassonia e nell’Harz per visitarne e studiare le miniere e le fonderie. Il risultato sono alcuni trattati così importanti, che il duca di Brunswick ne appoggia la pubblicazione contribuendo alle spese. E’ l’anno in cui fa stampare ad Amsterdam il Prodromus principiorum Rerum Naturalium, un saggio sui principi delle cose naturali e sul modo di spiegare geometricamente la fisica e la chimica. Per quest’ultima propone la nomenclatura che circa cento anni più tardi è stata adottata ed è attualmente in uso. Egli dichiara che “il principio della natura è identico al principio della geometria” e propone una filosofia chimica sulla forma degli atomi. Nasce per opera sua “La cristallografia” quale la conosciamo oggi, riconosciuta allora fondamentale da Dalton e Dumas e in seguito sviluppata da Wolaston. Espone anche la teoria che “le parti anche minime compo­nenti le sostanze sono esattamente simili a queste in tutte le loro proprietà”; ad esempio, sotto questo punto di vista, la vescichetta polmonare è un polmone in miniatura, e dichiara: “Le forme prime sono i modelli delle forme più grandi e comprendono in sé tutte le cose che seguono in ordine fino all’ultimo effetto” (Regno animale v.I, 44).

E ancora: ,”Le sostanze prime sono per la forma e le qualità più perfette delle sostanze composte; sono più distinte, più fluide, in più pieno godimento della loro forza elastica. Quanto più grande è la riduzione di una sostanza sia del regno animale, che vegetale, che minerale tanto più i suoi effetti sono distinti e più grande il suo potere” (Economia animale v.I, 615). Oggi ne abbiamo la conferma.

È questo il periodo in cui pubblica le seguenti opere: “Osservazioni sul ferro e il fuoco e sulla costruzione dei fornelli”, – “Nuovi metodi per costruire i bacini e le dighe e per provare la qualità delle navi”, – “Osservazioni sulle cose naturali, specialmente sui minerali e sugli strati delle montagne”, – “Osservazioni geologiche sui depositi formatisi gradualmente sul fondo del mare Baltico e nelle cave” (vi conclude, tra l’altro, che un tempo il mare aveva ricoperto terre ora abitate. Tesi molto ardita per quei tempi), – “Saggio sul rialzo e ribasso dei fondi pubblici alla borsa di Stoccolma” (ristampato nel 1771).

Nel 1729 diventa membro dell’Accademia reale delle scienze di Stoccolma; cinque anni prima aveva rifiutato la cattedra di matema­tica all’università di Upsala. Interessante è la ragione del rifiuto per delineare la sua personalità, poiché egli, in tutti i suoi studi, vuole arri­vare alla loro applicazione pratica di utilità a tutti gli uomini, e l’insegnamento della matematica lo avrebbe privato della possibilità di queste realizzazioni, tanto che afferma: «È una fatalità dei matematici di rimanere nella teoria e si farebbe bene aggiungere ad ogni dieci matematici un uomo veramente pratico che li conducesse ai mercati». Nel 1734, con la partecipazione attiva del duca di Brunswick, futuro re d’Inghilterra, dà alla stampa la sua opera ritenuta di maggiore im­portanza fino a oggi: “Opera philosophica et mineralia, nella prima parte, tratta questioni di cosmogonia sotto il profilo filosofico, nella seconda e nella terza studi a carattere scien­tifico di pratica applicazione sul ferro e sul rame, con ampiezza e pro­fondità ancora oggi non eguagliate. La parte pratica di quest’opera raccoglie tutte le sue esperienze fatte quale assessore al Collegio delle miniere, e per questa ragione molti suoi concittadini lo rimproverano di avere divulgato in tal modo i segreti di lavorazioni d’interesse nazionale. Ciò gli dà occasione per difendere il principio che tutte le conquiste fatte dall’uomo appartengono a tutta l’umanità. L’opera è stata rico­nosciuta un pilastro nel campo della metallurgia, e nel 1762 l’Accademia delle Scienze di Parigi accoglie per prima nella sua “Storia di arti e mestieri” la parte riguardante il ferro. Anche la parte teorica di puro studio viene accolta con ammirazione, e la teoria sulla genera­zione degli elementi, la creazione della materia e la natura delle forze nascoste che reggono il mondo, è considerata un classico da porre accanto ai principi matematici della filosofia naturale di Newton.

Non ci si può permettere qui di esporre il contenuto, ma basti notare che i suoi studi ed osservazioni personali, indirizzati prevalentemente a quelli di Newton, lo portano a precorrere di qualche decennio quanto afferme­ranno poi Laplace, Kant, Lagrange e Buffon; gli ultimi tre ne ricalcano esattamente le teorie sia sulle orbite dei pianeti, che sui movimenti dei sistemi solari, sulla generazione dei pianeti dal sole, sulla divi­sione delle stelle in gruppi, sul magnetismo terrestre; il solo Laplace se ne discosta in diversi punti e sono quelli in cui ha torto. In quest'opera, pur non esplicitamente espresso, si accenna alla teoria atomica, alla polarizzazione della luce, alla composizione dell’aria, che fa analoga per certi aspetti a quella dell’acqua, alla teoria delle nebulose, a quella dell’originaria fluidità della terra: sono tutti argo­menti toccati per ampliare e collegare le spiegazioni dei temi princi­pali. Nel 1739 l’opera ha l’onore di essere messa all’indice dalla Chiesa Cattolica perché la concezione swedenborghiana sulla creazione del mondo non si può conciliare con l’interpretazione letterale dei primi capitoli della Genesi.

La sensibilità dell’autore ne viene toccata in maniera positiva e si sente in dovere di far seguire un’altra opera Prodromus de infinito”, la quale dimostra che le teorie dell’„Opera” sono tutte impegnate ad affermare chiaramente l’esistenza di Dio e dell’anima. Questa precisa­zione non sarebbe invece stata necessaria per l'ambiente dotto dell’Europa, che vorrebbe entrare entusiasticamente in rapporti con Swedenborg, col quale ha poi sempre mantenuto una massiccia cor­rispondenza.

Nel 1735 Swedenborg perde il padre ed entra in possesso di una di­screta eredità che gli arrotonda i suoi emolumenti di pubblico funzio­nario permettendogli così di dedicarsi con tutta serenità ai suoi studi. È questo l’anno in cui comincia a rivolgere la sua attenzione al corpo umano e dal 1736 per quasi quattro anni è presente in Olanda, Parigi, Lione, Torino, Firenze, Roma, dovunque ci sono studi di anatomia in grado di aggiornarlo su tutto quanto è allora noto in argomento. Nel 1740 ritorna in Svezia. Sul suo diario si può vedere non solamente la passione per lo studio, ma l’interessamento a tutto ciò che nei suoi viaggi ritiene meritevole d’attenzione, le manifestazioni della vita in tutti gli strati sociali. Visita musei, parla con principi e dotti, si gode spettacoli popolari, ammira panorami ed opere d’arte, non trascu­rando alcun piacere né godimento sano ed onesto, nemmeno all’occa­sione quello d’una buona tavola.

Non è quindi un austero studioso asceta e mistico, costretto nel pur vasto mondo della scienza o della teologia, quale le sue successive opere possono farlo credere, ma una persona sana di spirito e di corpo, dotata d’intelletto estremamente elastico, d’un temperamento bonario ed allegro e di grande amore per il prossimo. Profondamente religioso, si commuove alle messe solenni cui partecipa in Roma; non vede però come una cosa buona il comportamento troppo mondano del clero e paventa per la Francia quella ribellione del popolo che sarà la rivolu­zione. Il benessere dei vari paesi lo interessa molto e cita ad esempio l’Olanda per la sua costituzione repubblicana, che, secondo lui, è la base sulla quale questo paese si è costruito il suo benessere tanto superiore a quello degli altri. In Olanda, diceva, nessun altro è adorato quanto Dio, ed ognuno possiede la libertà ed uguaglianza che gli permette di agire per il bene comune senza incontrare gli ostacoli che si trovano negli altri paesi.

A seguito di questi quattro anni di viaggi e studi, la scienza si arric­chisce della Oeconomia regni animalis e del Regnum animale” editi rispettivamente ad Amsterdam nel 1741 ed all’Aja e Londra nel 1744-45, più un’enorme quantità di manoscritti sull’organismo umano. La prima opera è in certo modo introduttiva alla seconda, ed è quest'ultima che accentra l’attenzione dei fisiologi ed anatomisti emi­nenti dell'epoca: Haller, Sprengel, Wilkinson ed altri, i quali auspi­cano che tutti gli studiosi dell’argomento possano trarre vantaggio da quest’opera che sta precorrendo i tempi. Quale è stato il procedimento per comporla?

Sulle basi date dai più eminenti del suo tempo, si sviluppa capitolo per capitolo la trattazione di ogni parte del corpo umano, ed è già questo un lavoro d’intelligente raccolta di studi, degno di tutto il rispetto. Poi l’autore analizza e deduce le conseguenze funzionali, corroborando le sue tesi con le sue esperienze personali tratte dai corsi di dissezione di Boerhaave e di Monro, ai quali ha preso parte; e ciò senza la pretesa di voler dire qualche cosa di nuovo, ma considerandola solo una diligente raccolta degli studi altrui. Invece egli dice più di una cosa nuova, particolarmente sulle funzioni del fegato e delle glandole timo e surre­nali. Questi studi lo portano ad una conclusione alla quale finora sul piano scientifico nessuno è giunto, che cioè “la natura non sussiste da sé” e per la prima volta esprime la dottrina dei gradi, dell’influsso e della rispondenza quali unica logica spiegazione dell’esistenza e sviluppo di tutto ciò che appartiene ai tre regni della natura. Non si limita ad enunciare questa dottrina, ma dimostra che le sostanze materiali sussistono da forze e sostanze d’un ordine superiore, e queste a loro volta da un altro ancora più superiore, e così via fino ad arrivare alla Sorgente stessa della vita.

Il suo lavoro non è quindi una semplice raccolta di nozioni, ma acuta analisi dell’argomento, passando da un livello di partenza progressi­vamente a quelli superiori. La sua aspirazione a questo punto è di conoscere l’anima attraverso il corpo, e in questo sforzo scopre qualcosa di nuovo in merito all’influenza della respirazione su ogni organo, sulla circolazione del siero nelle membrane sierose, sulle funzioni di queste membrane, sulla natura e sulle funzioni del tessuto cellu­lare e dell’apparato linfatico, sulle funzioni dei reni e della milza, su quelle, infine, della pelle, alle quali dedica un libro intero. Sostiene che la funzione respiratoria non è limitata all’ossigenazione e purifi­cazione del sangue, ma che interessa il movimento di tutte le parti del nostro corpo, in quanto dà ad ogni organo il suo ritmo di inspirazione ed espirazione alzandosi ed abbassandosi. Dal cervello e dal cuore partono il fluido nervoso e sangue, che ogni organo riceve e rimette alternativamente secondo il suo bisogno. Notevole il collegamento tra pensiero e respirazione che s’influenzano a vicenda: pensiero e respi­razione entrambi agitati o calmi e profondi. Da questo collegamento ha la sua origine l’altro fondamentale nell’uomo, tra affezioni e ritmo cardiaco, con analoghi rapporti d’intensità e d’accelerazione.

Questi collegamenti rappresentano una fase del collegamento generale tra anima e corpo. Altra tesi interessantissima perché ancora attuale e da dimostrare ancor oggi se giusta o errata, è quella delle diastole e sistole del cervello, e la sua sincronia con la respirazione. Il movimento del cervello ha il compito di distribuire la vita in tutto il corpo con l’emissione del fluido (nervoso e cerebrale), che ritorna poi attraverso le arterie carotidi al cervello per rigenerarsi e continuare il suo ciclo analogamente a quanto fa il sangue; ed è appunto ai globuli rossi di questo che infonde la vita, ed è attraverso il sangue che riceve gli ele­menti ripristinatori provenienti dall’ambiente esterno, che gli giun­gono elaborati attraverso la pelle e le mucose della bocca, membrane permeabili al fluido. È comunque il movimento del cervello che genera quello cardio-polmonare e che sono per forza di cose in perfetto accordo ritmico.

Così si è fatto un accenno alla parte più originale di quest’opera, ma lo spirito che la caratterizza è espresso da quanto afferma nella parte VII del Regnum: «Ho intrapreso lo studio dell’anatomia con l’unico scopo di scrutare l’anima. Sarò felice se i miei lavori potranno essere di qualche utilità per la scienza medica, ma la mia soddisfazione sarà più grande ancora se potrò fornire qualche lume a coloro che fanno ricerche sull’anima». Da parte sua è un ricercatore, convinto analista, rigoroso nel seguire la metodologia di Bacone, cioè risalire dai fenomeni o effetti, alle cause, e dalle cause esteriori a quelle interiori e quindi alle intime.

Ad un certo momento mette in guardia il lettore avvertendolo che la ricerca dell’anima, partendo dal piano naturale, è utile limitatamente a coloro che si sentono soddisfatti solo dal momento in cui viene accol­ta nel loro intelletto; ma se il lettore ne è invece convinto per fede, getti via il suo libro, perché la sua convinzione è molto migliore, provenendo dall’alto. Comunque, anche un uomo di fede è in grado di apprezzare, se non altro il riflesso dell’ordine superiore nelle cose naturali, partico­larmente nel corpo umano, ove si rispecchia nei più modesti partico­lari. — Nello stesso anno, 1745, pubblica il “De cultu et amore Dei” in forma di storia scientifica, espressa poeticamente, del nostro sistema solare. Vi adopera una elegante lingua latina e descrive la creazione del nostro sistema solare, l’origine dei pianeti, la nascita della Terra coi suoi tre regni naturali, quale sede destinata alla vita felice del genere umano, la nascita del primo uomo, scopo finale della Creazione.

Chi legge quest’opera si sente portato ad una profonda gratitudine per il Creatore ed ha grande ammirazione per la perfetta armonia in ogni dove dal macrocosmo al mondo nostro, quale microcosmo, dal piano materiale a quello intellettuale fino allo spirituale. Questa è l’opera che conclude il periodo scientifico del nostro Autore, la quale rivela il possesso di una mente equilibrata e profonda, un vivo interesse a tutto ciò che forma il nostro mondo visibile ed invisibile, un orizzonte di vedute molto ampio e una solida conoscenza di tutto ciò che allora costituiva lo scibile umano. Si può ritenerla l’opera di collegamento tra quelle a carattere scientifico e quelle che seguiranno, ispirate, di carattere spirituale.

 

 

PARTE SECONDA

Fino a questo momento, 1745, Emanuel Swedenborg ha approfon­dito gli argomenti scientifici più disparati, collegandone cause ed effetti con un sistema d’analisi unico. Col “De cultu et amore Dei” il suo interesse comincia ad orientarsi verso problemi d’ordine superiore, quelli spirituali, per comprendere i quali è convinto che l’unico mezzo è lo studio della Verità stessa, e si accinge a ricercarla nella Parola di Dio. A questo scopo studia il greco e l’ebraico, le lingue più vicine all’originale e, con l’aiuto di queste, legge più volte tutta la Bibbia con annotazioni, studi e riferimenti, allo scopo di scoprirvi le verità, ma è un’impresa più grande di lui, e lo percepisce; però procede con calma e fiducia. Si ritrova ad essere noto e stimato in tutto il mondo dotto; ha la possibilità di condurre un tenore di vita agiato, tanto che si reca spesso all’estero per far pubblicare a proprie spese le sue opere; per avere maggiore libertà d’azione ha declinato la sua carica di assessore al Collegio delle miniere, rinunciando a metà della pensione che gli spetta; ma questa decisione è respinta dal suo re, il quale gliela fa assegnare intera per i servizi così eminentemente utili prestati nei suoi 31 anni di assessorato. È in questo anno, durante la sua permanenza a Londra, ove si trova per le sue pubblicazioni, che Emanuel Swedenborg ha la sua prima esperienza diretta del mondo spirituale. Nell’albergo dove alloggia a Londra ha una stanza separata dove può stare solo con i suoi pensieri anche quando mangia; ed è qui che, mentre sta mangiando con molto gusto, si accorge che la luce dell'ambiente diminuisce gradualmente sostituita da una nebbia, in mezzo alla quale vede sul pavimento una quantità di vari animali schifosi. Ad un certo momento, nebbia e rettili spariscono e in un angolo vede un angelo circondato di luce molto viva, il quale gli dice: «Non mangiar tanto», poi svanisce. Tutto gli è così nuovo ed improvviso, oltre che imprevisto ed incomprensibile, che ne prova una gran paura e ci ripensa tutta la notte senza riuscire a rendersi ragione dell’accaduto. La stessa notte gli appare l’Eterno, dicendo: «Io sono il Signore, Dio, Creatore e Redentore. Ti ho scelto per spiegare agli uomini il senso interiore e spirituale della Sacra Scrittura. Ti detterò ciò che dovrai scrivere». (Citato secondo Robsahm, amico di Swedenborg, dieci anni dopo la morte del veggente.)

Questa volta non si spaventa affatto, anzi non ne ha nemmeno il tempo perché gli occhi dello spirito gli rimangono aperti e vede come panoramicamente tutto il mondo spirituale: i Cieli, il mondo degli spiriti e gli inferni. Egli accoglie questo compito che gli viene assegnato e questa facoltà di partecipare a quanto si svolge nell’altro mondo con la gioia che gli dà il poter rendersi utile, in tal modo, a tutti gli uomini che lo vogliono, facendo conoscere la verità di questa vita e di quella futura e segnando la strada giusta per adempiere nel modo migliore il compito che il Signore ha dato a ciascuno di noi. Per i restanti 28 anni della sua vita questa facoltà gli rimane inalterata, ed egli la considera null’altro che il mezzo più sicuro per poter trasmet­tere agli uomini ciò che il Signore desidera essi sappiano.

Non si pensi che Swedenborg abbia potuto, come per un miracolo, capire e manifestare subito chiaramente ciò che gli viene mostrato, e lo si vede dal suo primo manoscritto uscito dopo l’apertura dei suoi occhi interiori, 1,,Adversaria in Libros Veteris Testamenti”, nel quale l’interpretazione che dà dell’Antico Testamento appare sten­tata, non chiara e notevolmente diversa da quella delle opere succes­sive. Anche nel Diarium spirituale”, nel quale descrive le sue espe­rienze nel campo ancora ignoto dello spirito, appare questo travaglio formativo della facoltà interpretativa degli avvenimenti nel mondo spirituale e della Verità-Divina contenuta nel senso letterale della Parola.

È un periodo di sforzi intensi per raggiungere il livello di efficienza necessario, ma alla fine è in grado di adempiere al suo compito, e lo fa con un’umiltà degna di un grande spirito, chiedendo continuamente l’aiuto della Divina Provvidenza per riuscirvi bene, e non solamente per fare i primi passi, ma fino alla fine della sua vita questo atteggia­mento umile lo caratterizza.

Esce finalmente, iniziata dopo quattro anni dall’apertura della vista spirituale, con una gestazione di sette anni, 1749—56, la prima, monu­mentale, basilare opera di sicura interpretazione e solida costruzione: gli “Arcana Coelestia. È la spiegazione del significato spirituale e cele­ste della Genesi e dell’Esodo, prendendone il senso letterale, versetto per versetto, parola per parola, in base alla scienza delle rispon­denze. Si rende conto che per l’umanità attuale è un ostacolo estremamente difficile da superare il poter accettare che un uomo possa vivere in questo mondo e, contemporaneamente, avere contatti con l’altro, e che la Bibbia, sia pure la Parola di Dio, abbia qualche altro signifi­cato che non sia quello espresso da quanto vi si legge. Spiega che in origine ogni uomo era dotato di questa facoltà di vivere contempora­neamente nei due mondi, anzi, che la loro vita vera era considerata quella spirituale, e questo mondo esteriore esisteva per loro solamente in forza degli influssi dall’alto e delle rispondenze di cose e fatti spirituali dell’altro mondo.

Ad esempio, vedendo l’oro, l’uomo non si limitava, come oggi, a constatare quel tale metallo, ma per prima cosa percepiva l’amore per il Signore che l’oro rappresenta e in forza del quale esiste; così per l’acqua era vista la verità, per i vari animali le diverse affezioni cor­rispondenti, e così via. Questa facoltà è andata gradatamente diminuen­do con l’esteriorizzarsi dell’uomo, fino a rimanere privilegio di pochi profeti e veggenti; ciò è stato dovuto al progressivo, maggior interesse dell’uomo alle cose naturali, con la conseguenza dell’assopimento delle facoltà spirituali a favore di quelle naturali. Oggi infatti, l’uomo è a questo punto, ed è logico che, non potendo percepire il mondo spiri­tuale coi sensi esterni, si rifiuti di crederne addirittura l’esistenza; è logico, naturalmente per la nostra mentalità oscurata dalla materia nella quale è immersa la nostra vita. Poi, anche i profeti si sono estinti quando il Signore ritenne che la loro opera non era più valida, ed usò altri mezzi per comunicare la Verità che dà Vita alla Chiesa.

Ad un certo punto, per la quarta volta nella storia spirituale dell’uma­nità, la Chiesa si estinse per mancanza del bene e del vero: dopo la Chiesa antichissima, l’adamitica, l'Antica Noetica rappresentativa, il rappre­sentativo di ‘Chiesa’ che era l’israelitica, anche la prima Cristiana completò la sua parabola discendente, spegnendosi spiritualmente, ed è stato allora che il Signore ha effettuato il Suo secondo Avvento, ma­nifestando le verità contenute nel senso interiore della Sua Parola e promovendo così quella rinascita della quale ci accorgiamo in tutte le manifestazioni della vita umana.

La Verità rivelata è dunque il secondo Avvento del Signore appena iniziato, avendo due secoli di vita naturale, che Emanuel Swedenborg è stato incaricato di portare agli uomini per mezzo dei suoi scritti. Nulla di miracoloso, ma semplicemente il provvedimento necessario a dare altra vita alla Chiesa, come è stato il primo Avvento del Signore Gesù Cristo, entrambi realizzati in piena armonia con l’Ordine divino. Tutto questo è contenuto nell,,Arcana Coelestia, assieme ad altre rivelazioni che sono tante e così vaste e così profonde, da costrin­gerci a rinunciare alla loro trattazione, limitandoci a qualche altro scheletrico accenno di quest’opera così completa, tanto che in tutte le opere successive si trovano numerosissimi riferimenti agli “Arcani” sui più svariati argomenti.

Prima, però di parlarne, si vorrebbe rivolgere l'attenzione sullo spirito nuovo che ha cominciato a pervadere il mondo da due secoli a questa parte (‘800 e ‘900), iniziando la sua manifestazione con nuove correnti di pensiero che hanno influito in campo etico, civile, sociale, nazionale, scientifico, tecnico, ecclesiastico, del quale si sono manifestati gli effetti con la libertà di pensiero e del corpo, rivoluzioni ed abolizioni della schia­vitù e della pena di morte, scoperte nel campo scientifico e tecnico, rinnovamento della concezione di lavoro e dei rapporti tra i vari paesi, aggiornamento delle professioni religiose più sensibili (la Chiesa cattolica ritorna decisamente alle Sacre Scritture dopo il Concilio Ecumenico Secondo). È una valanga benefica che nessuna forza al mondo potrà fermare, perché la forza che la spinge è divina. Prima di illustrare l’opera teologica swedenborghiana, facciamo una modesta riflessione sull'atteggiamento da tenere nei suoi confronti quali esseri umani attuali, come prima accennato, immersi, o meglio, sommersi dalle cose naturali, e per prima cosa poniamoci al di fuori della considerazione che possiamo avere riguardo l’Autore ed il mezzo grazie al quale ha scritto questi libri, e concentriamo la nostra attenzione senza prevenzioni di sorta sul contenuto delle opere stesse, sul loro significato e sul loro spirito, godendo, se le leggeremo, della forma chiara, metodica, matematicamente scientifica, che porta il lettore attento a formarsi una concezione completa di tutto il vastis­simo panorama in esse contenuto. Non è da tutti poterle leggere al completo (ne sono una trentina), ma anche due o tre di quelle fonda­mentali possono dare un’idea generale.

Se, dopo averle lette, oppure, più comodamente ancora, senza averle lette, qualcuno dubita che il secondo Avvento abbia portato lo spirito nuovo, faccia quel giro d’orizzonte cui abbiamo accennato prima, e ne tragga le sue conclusioni: Il modo nel quale questo nuovo spirito si sarebbe manifestato, Swedenborg stesso non se lo immaginava proba­bilmente quale è attualmente, né aveva tempo per fantasticare, perché nel 1756, completati gli “Arcani Celesti”, scrive altre cinque opere, tre delle quali di fondamentale importanza, nei tre anni successivi. Nel 1761 prende regolarmente parte ai lavori della Dieta del regno di Svezia, che si teneva ogni tre anni, sostenendo due temi principali: la conservazione della costituzione svedese e la libertà personale intima­mente collegata a quella del Paese. Tratta anche un altro tema di carattere finanziario, con un rapporto denso di consigli, che poi ven­gono adottati. Circa in questo periodo collabora all’attività dell’Acca­demia delle Scienze di Stoccolma con un suo saggio sui geroglifici egiziani, tuttavia il suo tempo è dedicato alle opere teologiche; oltre all’ ,,Arcana Coelestia” ne pubblica diciassette ed altre tredici usciranno postume in vari periodi. A seconda delle loro caratteristiche si possono suddividere in:

- esegetiche:

“Arcana Coelestia 1749-56

“Apocalisse rivelata” 1766

 “Apocalisse spiegata” postuma 1785

 “Il cavallo bianco di cui si parla nell’Apocalisse” 1758

 “Esposizione sommaria del senso interno dei Profeti e dei Salmi” postuma 1784;

- dottrinarie e teologiche:

“La Nuova Gerusalemme e la sua dottrina celeste” 1758

“La dottrina della Nuova Gerusalemme sul Signore” 1763

“Dottrina sulla Sacra Scrittura” 1763

“Dottrina della Nuova Gerusalemme sulla fede” 1763

“Esposizione sommaria della dottrina della Nuova Chiesa” 1769

“La Vera Religione Cristiana” 1771

“Appendice alla V. R. C” postuma 1780

“Sul Signore e sul simbolo d’Atanasio” postuma 1840

„Nove questioni sulla Trinità” postuma 1785;

- metafisiche e di filosofia morale e religiosa:

“La sapienza angelica sul Divino Amore e Divina Sapienza” 1763

“La sapienza angelica sulla Divina Provvidenza” 1764

“Del commercio dell’anima e del corpo” 1769

“Delizie della sapienza angelica sull’amore coniugale” 1768

“Dottrina di vita per la Nuova Gerusalemme” 1763

“Dottrina della carità” postuma 1840;

- esposizione dei contatti avuti col mondo spirituale:

“Cielo e In­ferno” 1758

“L’ultimo giudizio e la Babilonia distrutta” 1758

Continuazione sull’ultimo giudizio” 1763

“Le terre nel Cielo stellato” 1758

Diarium spirituale” postuma 1843-47

“i memorabili”, sparsi nelle diverse opere, i quali sono il racconto di qualche avveni­mento cui ha partecipato nel mondo spirituale, citato per meglio illu­strare l’argomento che stava trattando.

 

Il lettore avrà senza dubbio il desiderio di conoscere il contenuto di queste opere, alcune delle quali portano titoli, se non proprio strani, per lo meno inusuali. Riprendiamo allora dall,,Arcana Coelestia, la quale, oltre ad essere la prima della serie e l’opera più ponderosa, è anche la base di tutte le altre. Abbiamo già detto che contiene la spie­gazione secondo la scienza delle rispondenze, della Genesi e dell’Esodo, scienza che è necessario conoscere per passare attraverso il senso letterale e trovare le Verità spirituali e celesti che il Signore racchiude nella Sua Parola quale Verità vivente. Queste verità riguardano nel loro senso più alto il Signore stesso, indi la Chiesa e poi l’uomo; nei due primi libri della Parola si parla delle lotte, dei pro­gressi, della decadenza, degli sviluppi, degli interventi a livello dei tre gradi corrispon­denti a Dio, Chiesa, uomo. Guerre e battaglie raccontano nel loro significato più alto le lotte che il Signore Gesù Cristo ha dovuto soste­nere quale Uomo sulla Terra contro gli inferni che stavano per sommer­gere non solo gli uomini, ma anche gli angeli e salvare così tutti, redi­mendoci dalla schiavitù del male, al quale eravamo condannati. Adamo e i discendenti, Noè e i discendenti rappresentano il sorgere e il declinare delle due prime Chiese: l’antichissima di grado celeste e l’antica di grado spirituale; le medesime guerre rappresentano la lotta di ogni uomo sulla via della rigenerazione. Tutte le frasi e le parole vi sono estesamente spiegate e commentate e non vi è vocabolo in tutti e due i Libri che non abbia il suo significato, altrimenti non avrebbe ragione di trovarvisi.

Ci si può fare un’idea di quest’opera monumentale, quando si sa che si sono trattati 10.837 paragrafi, i quali contengono un numero presso­ché infinito di verità, raccolti nell’originale in 8 volumi e, per esempio, nella traduzione francese in 16 volumi di circa 400 pagine ciascuno. Non esiste purtroppo ancora una traduzione italiana, ma, come detto, in tutte le altre opere sono citati passi nell’ „Arcana Coelestia con molta frequenza. È giusto quindi considerarli l’opera base, poiché contiene tutte le verità trattate nelle altre opere.

Analogo carattere ed importanza hanno le tre opere sull’Apocalisse e quella sui Profeti e Salmi, trattando in particolare la Chiesa che ha da venire: la Nuova Gerusalemme o Nuova Chiesa, rappresentata secondo la scienza delle rispondenze dalla città d’oro con le porte di perle, costruita “a misura d’uomo, cioè d’angelo”. Così l’Apocalisse, che finora ha attirato l’attenzione per le sue descrizioni fantastiche, di carattere misterioso ed assurdo nel suo caleidoscopio di visioni che si susseguono senza lasciarsi comprendere, appare invece la precisa es­posizione, ordinata con rigore scientifico, delle verità cristiane.

Questo è un tratteggio scheletrico che forse dà una pallida idea di queste opere, per conoscere le quali sarà necessario leggerle, e ciò vale anche per tutte le altre. Diamo ora un’occhiata alla dottrina esposta in quelle che abbiamo messo nel secondo gruppo:

La dottrina che ci riguarda più da vicino è quella sulla vita, che si può riassumere in 14 canoni:

1) Ogni religione appartiene alla vita.

2) Nessuno può da se stesso fare il bene che sia realmente il bene.

3) Per quanto l’uomo fugge i mali come peccati, tanto fa il bene, non da sé, ma dal Signore.

4) Quanto più uno fugge il male come peccato, tanto più ama i vero.

5) Quanto più uno fugge il male come peccato, tanto più ha la fede ed è spirituale.

6) Il Decalogo insegna quali mali sono peccati.

7) Gli omicidi, gli adulteri, i furti, le false testimonianze d’ogni genere, con la concupiscenza per essi, il male, si devono fuggire come peccati.

8) Quanto più uno fugge come peccati gli omicidi di ogni genere (anche quelli spirituali), tanto più ha l’amore verso il prossimo.

9) Quanto più uno fugge come peccati gli adultèri d’ogni genere, tanto più ama la castità.

10) Quanto più uno fugge come peccati i furti d’ogni genere, tanto più ama l’onestà.

11) Quanto più uno fugge come peccati le false testimonianze d’ogni genere, tanto più ama la sincerità.

12) Nessuno può fuggire i mali come peccati fino al punto d’averli interiormente in avversione, se non combattendoli.

13) L’uomo deve fuggire i mali come peccati e combattere contro di essi come da sé.

14) Se uno fugge i mali per qualunque altro motivo e non perché sono peccati, egli non li fugge, ma si limita a fare che non apparivano davanti al mondo.

Questo è ciò che l’uomo deve fare. Ciò che deve credere è esposto par­ticolarmente nella “Vera Religione Cristiana”, l’opera conclusiva che racchiude tutta la nuova dottrina. E’ tra le più ponderose ed inizia con la fede sul Signore nella forma universale e singolare, e da parte dell’uomo, cioè rispettivamente: «La fede del Nuovo Cielo e della Nuova Chiesa nella forma universale è che il Signore ab eterno, che è Jehovah, è venuto nel mondo per soggiogare gli inferni e glorificare il Suo umano, e che senza di questo nessun mortale avrebbe potuto essere salvato, e che sono salvati coloro che credono in Lui». «Dio è Uno in Essenza e in Persona, in cui è la Divina Trinità, e il Signore Salvatore Gesù Cristo è questo Dio».

*

Questi sono due universali; ora vediamo due singolari della fede: «Je­hovah Dio è l’Amore stesso e la Sapienza stessa, ossia il Bene stesso e il Vero stesso; Egli stesso in quanto Divino, Vero, che è la Parola, e che era Dio appo Dio, è disceso a prendere l’Umano per rimettere in ordine tutti i Cieli, gli inferni e la Chiesa. Jehovah-Dio per il Suo Umano, che era il Divino-Vero, tolse la dannazione imminente e ri­scattò così gli angeli e gli uomini; poi unì il Divino-Vero al Divino-Bene nel Suo Umano così glorificato, cioè nel Suo Divino ab eterno».

«Quello per l’uomo»:

1) vi è un solo Dio in cui è la Divina Trinità; questo Dio è il Signore Dio Salvatore Gesù Cristo;

2) la fede salvifica è di credere in Lui;

3) i mali non si devono fare perché sono del diavolo e vengono dal diavolo;

4) si devono fare i beni perché sono di Dio e vengono da Dio;

5) i beni devono essere fatti dall’uomo come da se stesso, ma deve essere convinto che sono dal Signore e fatti da Lui.»

Queste citazioni sono un saggio dell’inizio dell’opera, della quale, essendo così importante, è bene dare un’idea con la schematica elen­cazione dei capitoli, che sono:

I)         Dio Creatore;

II)       Il Signore Redentore;

III)      Lo Spirito Santo e la Divina Operazione;

IV)      La Sacra Scrittura;

V)       Il Decalogo;

VI)      La fede;

VII)    Il libero arbitrio;

VIII)   La penitenza;

IX)      La riformazione e la rigenerazione;

X)       L'imputazione;

XI)      Il battesimo;

XII)    La Santa Cena;

XIII)   La consumazione del secolo.

Ci si rende subito conto che l’importanza di ognuno è tale da poter scrivere almeno altrettante opere su argomenti di tale estensione.

*

Il terzo gruppo tratta l’esposizione su quanto ci è dato di conoscere in merito alla sapienza angelica, anzi, meglio, spiega come vanno intese secondo la sapienza angelica le verità riguardanti:

1) la Essenza Divina;

2) la creazione dell'universo;

3) la creazione dell’uomo;

4) l’intima natura dell’anima, la sua azione, la sua unione col corpo;

5) lo scopo della creazione;

6) la Provvidenza Divina;

7) la vita cristiana.

Anche argomenti di filosofia religiosa e morale non in confutazione con altre correnti metafisiche o filosofiche, ma esposti con l’ordinata sicurezza di presentare la Verità. Prendiamo ad esempio le affermazioni costi­tuite dai titoli della “Divina Provvidenza”: «La Divina Provvidenza è il governo del Divino-Amore e della Divina-Sapienza del Signore. La Divina-Provvidenza del Signore ha per fine un Cielo formato dal genere umano. La Divina-Provvidenza del Signore in tutto quello che fa riguarda l'infinito e l'eterno. È una legge della Divina-Provvidenza che l'uomo agisca in libertà secondo la ragione». Affermazioni come queste non si confutano, ma vanno approfondite per arricchire l’anima con i tesori di sapienza che contengono. Tutte queste opere vanno studiate profondamente e mai si finisce di trovarvi verità nuove.

*

Vediamo ora il quarto gruppo di opere, quelle che riportano le rela­zioni dell’Autore col mondo spirituale e gli insegnamenti diretti che ne conseguono. Come già accennato, all’inizio il lettore può trovarsi imbarazzato dalla novità di tale genere letterario, ma la piana e chiara esposizione, densa di spiegazioni molto estese, fatta autorevolmente senza ombra di esaltazione, lo portano gradualmente a considerare questi scritti, unici al mondo, con la naturalezza di tutti gli altri. In ciò è aiutato anche dalla logica rigorosa, quasi matematica di queste opere, ove è sempre seguito lo stesso metodo di tutte le altre:

1) Presentazione sommaria delle verità che si accinge a rivelare;

2) sviluppo dettagliato di ciascuna di queste, collegate e comprovate con passi della Parola, con principi filosofici o scientifici, illustrate con citazioni da altre sue opere e con paragoni tanto semplici quanto effi­caci.

Nel “Cielo e inferno” spiega come sono composti i Cieli con le loro società e gli inferni con le loro; come sono i compiti di queste società e di ciascun componente in esse; com’è il rapporto che hanno con gli uomini viventi nel mondo; come i Cieli sono l’emanazione diretta del Signore quale Uomo e nel loro complesso si presentano come un Uomo gran­dissimo ove, viceversa, il mondo infernale si presenta come un gran­dissimo essere mostruoso, il cui aspetto è anche di ogni singola società e di ogni autonomo componente; spiega ancora l’influenza de­terminante che ha il loro influsso sugli uomini e la facoltà di costoro di sceglierne uno piuttosto che un altro; inoltre, lo stato dell’uomo dopo la morte e la sua vita nell’altro mondo, eternamente determinata dal suo amore dominante che gli permette di vivere solamente con gli spiriti affini; e infine, come gli abitanti dei mondi spirituali sono forniti di un corpo come l’umano, ma anziché materiale-spirituale, corrispondente quanto all’aspetto al suo amore dominante, è quindi, bello o brutto a seconda se il suo amore è dal Signore oppure infernale. È l’opera che desta la maggiore curiosità e la si può già leggere nella traduzione italiana che, benché di forma antiquata, è comprensibile come le altre già tradotte.

Anche “Le terre nel cielo stellato” è un’opera che desta curiosità nel lettore; vi è descritto ciò che l’Autore è venuto a sapere sulla vita spirituale in alcuni pianeti del nostro sistema solare e di alcuni lontanissimi, forse fuori portata dei nostri telescopi, con i quali ha potuto entrare in contatto perché nel mondo dello spirito la distanza è data dall’affinità o diversità dello stato spirituale, e il Signore aveva voluto mettere il nostro autore nella condizione di comunicare con queste società spirituali. Se ne deduce che tutte le altre società degli altri mondi hanno una vita spirituale molto più elevata della nostra.

Non vogliamo in questa sede dire di più sulle opere di Swedenborg, sperando che il sia pur poco esposto, possa dare un’idea della loro estensione e della loro importanza per il futuro dell’umanità, ponendo le fondamenta per la costruzione di un mondo veramente nuovo, di un’umanità che potrà fondare la sua vita su grandi verità libera­mente accettate da ciascuno secondo ragione, nell’amore per il Signore e nella carità verso il prossimo. Questo il nostro autore lo pre­vide tramite un’evoluzione lenta e un progresso spirituale che non avrà mai fine.

*

Ancora due parole su Emanuel Swedenborg per chiudere questa succinta presentazione. Il suo lavoro non ha avuto soste fino all’ultimo della sua vita nel mondo e, già vecchio, ha continuato ad applicarsi come negli anni del pieno vigore. Fu sempre benvoluto e amato dai suoi conoscenti ed amici, apprezzato dai dotti, desiderato quale compagnia dai più eminenti. Aveva il dono di far sentire a suo agio chiunque fosse il suo interlocutore; aveva i modi del gentiluomo, sempre sereno e cordiale, anzi pronto a dare il suo aiuto al prossimo. Non era mai lui a portare il discorso sull’argomento che pure gli stava tanto a cuore, e quando ne era richiesto, parlava come di cosa normale, con profondità e pacatezza, sugli argomenti delle sue opere. L’amore per la sua patria lo fece partecipare ai lavori della Dieta anche quando era impegnatissimo nel campo dello spirito. Godette una robusta salute e solo pochi mesi prima di morire venne colto da un non grave attacco di paralisi, risoltosi felicemente in breve tempo: aveva 84 anni. La sua morte avvenne a Londra la domenica 29 marzo 1771, avendo lui annunziato la propria fine e manifestato la sua gioia per questo evento. È stato sepolto nella cappella svedese di Londra, poi nel 1905 trasportato da una fregata svedese in patria. Oggi il suo sarcofago si trova nel duomo di Upsala.

 

 

I suoi libri si possono trovare presso
Signora Irma Mitis, 11 Via Giov. Berchet, 34127 Trieste
Altre notizie presso:

Dr. Giorgio Em. Ferrari, S. Croce 7a, Venezia,
(Segretario generale della Soc. ital. di studi Swedenborgiani)
Signor Emanuele Annieri, 9, Via Barzilai, 20146 Milano
Presso questi indirizzi possono essere ottenute informazioni anche su prossime edizioni
in lingua italiana di scritti di
Swedenborg.

 

In preparazione sono al momento (primavera 1977):

AMORE CONIUGALE & AMORE SCORTATORIO
CIELO & INFERNO

 

 

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