POSTFAZIONE
di
“Scene deliziose”
una
rivelazione data in visione a Max Seltmann
La patria ritrovata
…a un lettore
È ben noto come, nell’ambito delle “visioni” e
“rivelazioni” comunicate ai mistici, e riguardanti quel che dovremmo aspettarci
dopo il passaggio della morte fisica, già molte e diverse siano le opere disponibili.
Ne conosciamo più d’una. Tuttavia, il
tema della vita nel mondo degli Spiriti presentato ne LA PATRIA RITROVATA, apre
un nuovo spiraglio d’osservazione e offre un contributo spirituale unico,
suscitando rinnovato interesse per il disvelamento del cuore umano, e in
particolare, del cuore femminile: le sue delicate e opposte tendenze, i punti
sensibili, la vulnerabilità; ma anche insospettata tenacia, coraggio, accoglienza
salvifica. Un universo speciale, che il Creatore ha inteso instillare
nell’individuo/donna, cui sicuramente – lo dimostra l’esito delle tante presenze femminili nel corso della storia dell’umanità, a iniziare da quella
biblica – Egli continua ad affidare le sorti dell’intero genere umano.
E ora questo racconto, un fiore dai mille petali scaturito
dalla contemplazione visiva di Max Seltmann, è offerto a te, caro lettore: aperto
al vaglio della tua raffinata intelligenza, della tua oculata comprensione e,
perché no, anche del semplice veritiero istinto che potrebbe condurti là dove,
razionalmente, non andresti. E per te, che con pazienza hai letto il libro fino
all’ultima pagina, magari incuriosito dalla sorte di questa “figlioletta cieca”,
e poi stretto al nodo di una sconosciuta inquietudine (il semplice veritiero istinto, appunto!)… per te, ecco qualche
annotazione da “condividere” - cioè “dividere con” qualcun altro che, forse, la
stessa inquietudine ha provato leggendo quest’opera. Una sensazione sconosciuta, rimasta silente,
distolta capitolo dopo capitolo dalle alterne vicende della sfortunata/beata
Hanny, e che ora, richiudendo il libro, ti si ripresenta davanti, in attesa di
spiegazioni. Come se, avanzando nella lettura e avendo intrapreso anche tu, ma
del tutto inconsapevolmente, La via della
rinascita spirituale (come LA PATRIA RITROVATA sottotitola), ora te ne
restassi fermo a un crocevia, un pochino perso, l’anima in confusione, incapace
di continuare.
Ma cosa è stato? Perché il cammino straordinario ed
esemplare di Hanny nel mondo degli Spiriti, pur destando la tua ammirazione, ti
ha reso nello stesso tempo sospettoso e inquieto? Non te lo aspettavi, che una
sì modesta ma già elevata animuccia, potesse trasformarsi nell’interlocutrice
perfetta del Supremo Creatore d’anime, il Padre nostro? Sei rimasto dubbioso, scoprendo
che proprio quel suo avanzare testardo, istintivo, sospinto dalla Grazia di
un’intuizione, da un desiderio di Luce e Verità che ha intercettato il Divino, si
sia poi rivelato decisivo per la salvezza sua, e non solo?
E c’é dell’altro, penso tu lo abbia notato: quel filo
d’Amore che ne sorregge il cammino, unendola a tutte le donne da lei incontrate
via via - e non donne qualsiasi! La prima ad accoglierla nel suo ingresso
nell’aldilà, nonna Helene (già spirito angelico beato), cui si affianca presto
una sorella “di servizio” dolce e solerte (Martha), che le porge i primi
insegnamenti; poi un gruppetto di
sorelle/specchio (Lisa, Christa, Rosel, Lena, Dora), quali collaboratrici e confidenti
necessarie all’avanzamento, assieme a una “madre insegnante” di antico ricordo,
che la istruisce ulteriormente, fino al passo decisivo: l’ingresso di Hanny in
una simbolica “casa dell’Amore”, dove ancora una donna, Madre Anna (l’angelo
guida), continua a tessere – con, e per lei - quel prezioso filo. Ti dice nulla,
la sequela? E te lo sei chiesto come mai
questa, nel suo dipanarsi, riesca a lasciare sullo sfondo le altre pur degne
presenze: lo stesso compagno celeste di Anna (Padre Hendrik), e gli altri
spiriti avanzati (Emil), e i vari messaggeri angelici (Gotthard) e serventi? O
come tenga a sé sottoposte le diverse figure degli abitanti di quel mondo (Gotthold,
Heinrich, Johann; Friedewald con Hulda, ecc.), e le anime “recuperate” (Anton, con
i suoi renitenti amici, alcuni dei quali pure arrivati a sorprendenti
conversioni), e persino l’ultimo sacerdote (Josafa), officiante d‘una improbabile
chiesa impantanata in riti e procedure, e riunita attorno a un gelido altare? Ho
dimenticato qualcuno? Certo che no: Maria! L’unica, tra i “perduti” che Hanny
incontra, capace di fidarsi per prima, l’unica ad aprire subito e coraggiosamente,
d’istinto sì, il suo cuore alla Verità. Perché lei? Perché donna, è ovvio! La più vulnerabile, ma la meglio disposta
alla riparazione, al gesto che cambia, quel gesto che in una donna è naturale
da sempre: creare e ri-crearsi, a imitazione del proprio Creatore; custodire e
irradiare amore, che lo Spirito renderà Santo. E il filo si riannoda, la tela cresce,
si rifà nuova. Un’altr’anima è salva, è ai Suoi Piedi!
I Suoi
Piedi…
Hanny…. Benedetta ragazza! Stiamo pensando la stessa
cosa, non è vero, caro lettore? Stiamo pensando alla sua enorme, sfacciata
fortuna! Già. Vuoi che la divina Presenza, così disponibile, così a portata di
mano, anzi, del cuore… non le abbia reso il più potente e salvifico aiuto che
lei potesse mai desiderare? E che non le sia stato davvero impossibile, in quel
cammino duro ma ardente, continuare a restar “cieca”, e rinunciare a vedere il
suo Gesù? Infatti, chi potrebbe arrivarGli così vicino, e non riconoscerLo?
Chi, scorgere la Verità sulla propria esistenza e non esserGli eternamente
grato? Chi, sfuggire al pesante odioso giogo terreno, e trovare ancora ostacoli
nella libertà di amarLo? Proprio nessuno, in situazioni come quella! E’ del
tutto “normale”, quanto accade in quel mondo popolato da angeli e anime beate,
che l’eterno Amore irradia di continuo…
E così, nei ripetuti incontri con il Signore, in cui la sua
consapevolezza aumenta rapidamente di grado, Hanny trova la chiave unica di
comprensione di se stessa e del misterioso dono cristico, e ciò non glielo
suggerisce certo l’intelligenza o il raffinato ragionamento, bensì quel semplice
veritiero, già citato istinto, per
nulla cieco, che l’essere femminile incarna, custodisce e irradia: servire ed essere
strumento, accogliere e soccorrere. E nel farlo, aprirsi! Le basta intercettare
il Suo sguardo …aiutami, i Tuoi occhi mi
rivelano che mi puoi aiutare…. e non appena Hanny riconosce ed è
consapevole di “essere figlia Sua”, tutto accade: lo Spirito la feconda e la
simbiosi con il Padre diventa realtà! Il fiore apre i suoi mille petali,
esprimendo e realizzando tutte le caratteristiche di quel Padre, diventandone
Suo prolungamento ed espressione, Sua fierezza e consolazione. E tutto ciò,
senza passare nel doloroso lavacro purificatore dell’amore sensuale, come
invece deve fare Maria, per emendarsi completamente dal passato e avere lo
sguardo libero di amarLo (poiché Egli non
conosce nessun amore peccaminoso, solo un amore bramante); e anche Lisa,
ancora tentata ad amare come donna, e non come figlia, il Dio suo. Hanny invece
è lineare, nel suo modo di porsi: io non
conosco nessun peccato. Peccato e amore non si tollerano. O io pecco, allora
sono senza amore; oppure amo, allora non potrà dominarmi nessun peccato. Merito
anche delle indicazioni della “madre insegnante”, dunque, se lei subito ha
compreso che peccato è un concetto
proveniente dal campo nemico…. Insomma, si è in una sorta di “scuola
spirituale” che trova l’anima femminile, forte del Suo Spirito, particolarmente
predisposta a voler addirittura operare in Sua sostituzione, creando nuovi pensieri e idee d’amore, sì
che nessuno Lo debba rimpiangere. Niente, niente di più facile, in tutta quella
Grazia di Dio, non pensi? Ed è roba che
riguarda solo il Cielo, sembra. O no?
Caro lettore… non negarlo: un bel po’ d’invidia ti
pervade! Forse al punto da dimenticare che quella povera fanciulla, in Terra, ha
dovuto patire non poche sofferenze; e così, la nenia ricorrente di certe chissà
quanto ferventi preghiere, talvolta ripetute a noia…. come in Cielo così in Terra appunto,
ti ritorna improvvisamente alla memoria. Vorresti capirci qualcosa, e invece non
capisci niente, specie se metti mano alla realtà. Infatti, neppure noi, “di
qua”, abbiamo avuto genitori o insegnanti, o semplici compagni di vita, della
portata di quelli che “di là” si prendono così a cuore le sorti di Hanny! E un
angelo custode vero, per quanto ci siamo sforzati di immaginarlo, lo abbiamo mai
trovato? E quanti spiriti guida, ci sono passati accanto, senza farsi
riconoscere di un capello? E persino una casa dell’Amore come quella di Anna e
Hendrik, così bella e, parimenti santa, profumata di misericordia, abbiamo anche
solo mai immaginato potesse esistere, da qualche parte, e che potesse essere
destinata a noi, nostra culla? Per non parlare della sfida più grande: riuscire
a comprendere che non l’amore deve essere
indennizzato per le sofferenze sopportate, ma ravvivare, per diventar liberi
nella sofferenza. Magari! Siamo sempre più prigionieri di noi stessi, e
oberati persino nella gioia, in questo mondo, figuriamoci nella sofferenza…. Ciò
significa allora, che un giorno – in quell’altro mondo, in Cielo – tutto si
sistemerà, basterà solo mettersi d’impegno?
‘È colpa dei simboli’, obietterai! – Può darsi. Infatti,
nel mondo eterno, i simboli sovrabbondano, e LA PATRIA RITROVATA ce ne ha
offerto in tale quantità, che il raffronto col nostro mondo peregrino, dove
ancora siamo confinati, appare schiacciante.
“Di là”, case esteriormente piccole ma interiormente immense, quasi
sconfinati mondi che aumentano ancor più, in proporzione alla consapevolezza
del cuore degli abitanti, e in grado di accogliere un numero incalcolabile di anime,
in comunione, impegnate ad accudirsi reciprocamente. “Di qua”, interi
agglomerati spaventosamente estesi ma abitati da esseri in definitiva soli, segregati
in pochi metri quadrati, che s’ignorano l’un l’altro, non ambiscono a conoscere
niente l’uno dell’altro, quando non si guardano con ostilità e diffidenza. “Di
là”, docili orti e giardini di ragguardevole durata, che rispondono alle
amorevoli cure donando frutti dal gusto paradisiaco e piante e fiori di
celestiale bellezza. “Di qua” la fatica giornaliera incessante, strappata col sudore,
su campi e appezzamenti ora più che mai precari, dagli equilibri naturali stravolti,
che producono e mantengono un finto sostentamento. E cosa dire di pane, vino,
latte, frutti e fiori che “di là” si accrescono in quantità e bontà, se donati
e resi disponibili a tutti, con amore? Mentre “di qua”, per quanto ci si possa
sforzare d’arraffare, oramai tutto è cibo-veleno, si sa, che ci lascia perennemente
affamati…!
Perché dovunque siamo, uomini o anche spiriti, è di
individuare e far nostro il “nutrimento divino”, che non siamo capaci! Perciò
questa Hanny che avendolo cercato, rapidamente poi lo ottiene, ci turba; il suo
successo ci scombussola! E pure, che lei arrivi a conoscere tutto di sé e del
suo Dio con un solo passo, cioè “consapevole di essere figlia Sua”, ci sembra un’esagerazione.
Invece è così: lei avanza, ostinata, crede sia suo compito persino agire “in
luogo del Padre”. (Il pensiero che io
possa sbagliare, proprio non mi viene, perché Egli stesso mi dona il Suo
Spirito tramite il quale io devo agire e operare). Comprende l’essenziale
che il Padre chiede (diventare liberi e
autonomi, e non sempre sperare e attendere l’ordine del Signore). Intuisce
da subito il suo dovere di figlia, che ha molti aspetti: non solo pregarLo, ma
accoglierLo nel cuore, entrando in simbiosi con Lui, ricordando che Egli piange su quelli che vorrebbe rendere
felici come figli Suoi, ma che andranno perduti, se non sorgono veri salvatori
e soccorritori.
E dunque, Hanny sceglie di stare dove Egli sta: tra i
miseri e i perduti! Davanti a tutti, tiene nel cuore il segreto della Sua
presenza, lasciando chiunque libero a sua volta di scoprirla in sé, senza
forzature. Apprende e comprende: non è
Lui che deve sempre cercarci, ma siamo noi che dobbiamo cercarLo. Perché come un figlio può, e deve rallegrare
il padre “da se stesso”, così i figli Suoi, devono agire liberamente nel Suo
Spirito, per farGli cosa gradita. E non ti sembri un’altra esagerazione, caro
lettore: noi che magari lottiamo tra le spire di un amore terreno il cui destino
– ancora una volta – ci tormenta, facendoci sentire prigionieri, e perdendo di
vista di Quale Vero Amore, invece, avremmo bisogno di occuparci… Per Hanny tutto
ciò è superato. Lei, si attiene semplicemente alle Sue parole: coloro che Io amo, sono completamente liberi.
E ne è certa: Egli sa tutto, solo una
cosa non vuole sapere: quando ci decideremo a voler appartenere completamente a
Lui. Perciò decide! La sua è una libertà subito abbracciata e sperimentata,
che a noi, soltanto a pensarci, dà le vertigini. E’ un colpo alla coscienza di
tal peso, da essere contagioso per tutti quelli che lei incontra, mentre a noi,
impedisce persino il semplice colpo d’ala, necessario per la nostra salvezza!
Saremo perduti allora, comunque e dovunque siamo? Forse da
questo, ti viene l’inquietudine? O magari, anche dal miserevole sospetto che, in
definitiva, proprio Dio abbia immaginato e destinato questa speciale creatura per
Sé, per star certo di poter “essere liberato Egli stesso da ogni smarrito e
perduto che Lo tiene prigioniero nel suo cuore”? E che a sua volta Hanny, presa
d’Amore e riconoscendo che in ogni smarrito e sperduto “lotta il fratello
spirituale proveniente da Lui”, si dia allora da fare per liberarLo? Pensi sia
tutto calcolato, troppo, al punto da farti
sentire escluso da un “idillio” di così grande portata? Come se la salvezza sia
iscritta in un progetto di così particolare Amore, cui (così sembra) solo l’anima femminile è in grado di aderire? …
Dovresti leggere il libro ancora una volta, allora; e
magari rileggerlo ancora, caro lettore! Così si fa, quando la “pappa” è troppa
da masticare… E saprai di poter essere anche tu, un petalo di quel fiore
magnifico che Hanny rappresenta, come lo è ogni creatura (uomo o spirito) in sé, quando “istintivamente” – o ciecamente, se vuoi - si conduce verso
il suo Creatore. Saprai che c’è una Hanny in ciascuno di noi, e che c’è un
Padre comunque e dovunque noi siamo, e che è inutile aspettare di andare “di
là”, un giorno, per goderne. Dobbiamo anche voler riconoscerLo “di qua”, e
adesso! Anche se qua è desolante, inutile negarlo, e ci pare utopia persino il Suo più semplice e delicato ammonimento: “Vegliate l’uno sull’altro!”. Che può
voler dire, anche: aiutarci l’uno con l’altro a comprenderla e disattivarla,
renderla innocua, quell’inquietudine; e, non più fermi e confusi ai molti
crocevia della nostra vita, cominciare a muovere qualche passo, ascoltando nel
profondo ciò cui anela il cuore, e non solo il nostro. Seguire quel semplice veritiero
istinto di cui Hanny è certa, fin dal principio, e fidarci che debba essere proprio
così: a nessuno può venire qualcosa di
diverso, da quanto vuole il suo Amore dimorante in lui…