Rivelazioni
a
MAX SELTMANN
Naeme
Il destino di alcuni cristiani guidati
dalla loro fede in Dio
al tempo della distruzione del tempio di Gerusalemme
Cap. 1 Le condizioni dentro e intorno a Gerusalemme
alcuni decenni dopo la morte di Gesù
Cap. 2
Naeme in Betania diventa Cristiana
Cap. 3
Naeme,
interrogata dal padre e dal fratello, testimonia di Gesù
Cap. 4
Naeme è rapita
dai templari
Cap. 5
Naeme viene
salvata da Giulio
Cap. 6
Disfacimento in Betania
e orte di Maria e Lazzaro
Cap. 7
Naeme viene
catturata per la seconda volta e di nuovo è liberata da Giulio
Cap. 8
Giulio come annunciatore dell'Amore di
Gesù e la conversione di Vespanus
Cap. 9
L’ultimo tempo di vita e morte di Eli – Distruzione del tempio
Cap. 10
La fine di Samuel
Cap. 11
Epilogo
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Le condizioni dentro e intorno a Gerusalemme alcuni
decenni dopo la morte di Gesù
1. Nella guarnigione romana del paese giudeo è avvenuto un
cambiamento. Cirenio e molti ufficiali anziani che
erano stati iniziati nell'insegnamento di Gesù ed avevano tenuto la loro mano
protettiva sui Suoi seguaci, sono morti, e con il tempo sono stati sostituiti
dai più giovani. È così che vanno le cose in Israele; infatti, ora il tempio di
Gerusalemme può svolgere la sua attività contro i seguaci del Nazareno così
odiati. Esso svolge e cerca di estirpare nel modo più crudele l’insegnamento di
Gesù, assalendo di sorpresa, catturando e torturando i Suoi seguaci, finché
alla fine non rinnegano la loro fede o semplicemente uccidendoli, uno dopo
l'altro. Nessuno è sicuro della sua vita.
2. Solo quando il nome 'Betania' è pronunciato, allora passa rapidamente un
sorriso, una luce sui tratti dei perseguitati. Sì, Betania!
Lo si ripete con un sospiro felice. – Betania, il
possedimento di Lazzaro, quale significato per il paese giudeo, è un'oasi di
pace nel deserto dell'odio! Per il fatto che Lazzaro è un suddito romano, Betania si sottrae all’intromissione del tempio.
3. Lazzaro con le sue due sorelle, Marta e
Maria, che ora entrambe hanno già i capelli bianchi, come anche la loro provata
servitù, fa tutto quanto è nelle loro forze per alleviare e aiutare. Così non
c'è da meravigliarsi che si cercasse protezione lì a Betania
e che qualcuno vi andasse per riposare e ritrovare la pace per il proprio cuore
colmo di inquietudine.
4. Una sera, prima che il sole tramontasse
in Occidente, Maria va da Lazzaro e dice: "Ahimè fratello, dimmi: quanto
tempo ancora deve durare questo terribile stato? Ho appena sentito che di nuovo
due nostri amici sono stati portati nelle prigioni del tempio, che sicuramente
non ne usciranno più vivi. Per quanto tempo ancora? Cosa succederà adesso, se i
templari un giorno ti assaliranno di sorpresa e prenderanno anche te e noi? Oh,
non riesco ancora a comprendere l’orribile odio dei templari!”
5. "Maria", risponde Lazzaro,
"hai completamente dimenticato che tutto è nelle mani dell'eterno Amore?
Perciò se fai sorgere un solo dubbio in te, indebolisci la Sua forza in
te!" – "Sì, Lazzaro, hai ragione, perdonami! Ma ti chiedo ancora una
cosa: quanto ci vorrà prima che il Signore venga per completare l'Opera di
salvezza?".
6. "Non chiedere ancora il tempo,
Maria. Chiediti se sei pronta a preparare a Lui la degna accoglienza. Con le
tue preoccupazioni e i tuoi dubbi certamente no! Perciò andiamo avanti con
fiducia e non affliggiamo il Signore. Sii certa che Egli conosce il tempo e
l'ora".
7. C’è animazione in cortile. Sono giunti
degli ospiti che chiedono del padrone della casa. Lazzaro va nel vestibolo e dà
un’occhiata ai suoi visitatori. Sono tre sacerdoti da Gerusalemme. Un uomo
anziano in compagnia di due più giovani. Eli è il suo
nome. Lazzaro lo conosce già da lungo tempo. È uno dei pochi ancora in vita che
hanno promosso la crocifissione e viene spesso a Betania,
perché lo attrae sempre nuovamente l'amore aperto e non finto che gli viene
dimostrato.
8. Lazzaro ora va incontro ai suoi ospiti,
li accoglie secondo il costume dei giudei e li invita ad avvicinarsi e ad
accomodarsi. Eli è angosciato e Lazzaro può
facilmente notare che ci deve essere una ragione speciale dietro la visita di Eli.
9. Quando perciò glielo chiede, Eli dice: "Lazzaro, buon amico degli uomini, chi si
prende cura di te e dei tuoi mi manda a te. Come sai, il tempio va duramente
dietro i nazareni e più d’uno deve passare i suoi giorni in prigione in cattiva
compagnia. Si è gettato un occhio anche su di te, ma non si sa davvero come ti
si potrebbe afferrare. L'amore per te mi ha spinto a confidartelo ".
10. Lazzaro sorride, intuisce già la missione del
sacerdote e dice: "Eli, ti preoccupi
inutilmente, poiché senza la Volontà del Signore Gesù tutti voi non mi potete
nuocere. Inoltre, come suddito romano, io sul mio possesso sono il padrone, e
per il tempio, intoccabile. Tuttavia ti ringrazio per la tua preoccupazione e
per il tuo amore. Di nuovo farò alloggiare qui alcuni soldati a mie spese. Sei
soddisfatto con questo?"
11. "Mio caro Lazzaro, non lo sono!
Solo quando tornerai al tempio lo sarò. Perciò io sono qui per proporti questo:
ti si vuole concedere una posizione elevata se ti staccherai dall’accecata
setta dei nazareni".
12. "Amico mio Eli",
risponde Lazzaro, "non sprecare parole su questo. Altrettanto potresti tu
unirti ai nazareni e potresti sperimentare l'Amore e la Misericordia di Dio. –
Ma vedi, scuoti la testa. Allora accetta perlomeno una pergamena da me che ho
ricevuto da Giovanni, un discepolo del Signore Gesù. Ne ho fatto fare molte
copie, che per me non è nessun sacrificio. Se la prendi, mi daresti una
grandissima gioia". – Eli indugia, poi rifiuta.
13. Lazzaro da un servitore fa portare
cibo e bevande per accogliere i suoi ospiti, ma la loro conversazione rimane
sugli avvenimenti del giorno, con gli arresti che il tempio intraprende di
proprio pugno. Lazzaro si innervosisce per la terribile crudeltà e ingiustizia
di questo modo di procedere. Eli, d'altra parte,
difende il tempio e spiega che questo ha resistito da secoli e nemmeno i romani
hanno osato mettergli le mani addosso, mentre tutto il resto è transitorio.
14. "Jehova
sa come proteggere il tempio", dice Eli.
15. Allora Lazzaro risponde: "Eli, non disputiamo, ma, per amor mio, sforzati di
alleggerire il destino dei prigionieri e mettiti in azione per la loro
libertà".
16. "Lazzaro, pretendi l'impossibile
da me! Se rinunciano alle loro false credenze, se giurano di nuovo fedeltà al
tempio, allora saranno liberi. Ma è questo che fa disperare! Piuttosto si
lasciano andare in rovina, che esaminare il loro torto! Vieni una volta al
tempio, e parla con loro. Forse tu li salverai, poiché a te ci tengono.
Dovresti esortarli a ritornare al tempio”.
17. "Eli,
conosci male la nostra causa, se credi di potermi far diventare traditore del
mio Signore! Dovrei persuadere i miei compagni di fede a fare qualcosa che io
stesso non farei? No, Eli, piuttosto voglio morire
per la verità del nostro insegnamento d'amore, che diventare un traditore! Se
vogliamo restare amici, allora non parliamone più".
18. "Va bene", risponde il
sacerdote. "Ma sei avvisato. Mi spiacerebbe se tu ti trovassi nella loro
stessa situazione. Vedi noi abbiamo solo un potere limitato, ma chi
contravviene al tempio, contravviene a Jehova. Per
amor tuo ti auguro ogni bene".
19. Dopo questo vengono discusse solo
alcune poche cose quotidiane, e Lazzaro è contento che ora i tre presto si
congederanno.
*
20. Alcuni giorni più tardi, Lazzaro a
Gerusalemme fa visita al nuovo comandante della città e gli chiede di prendere
d’ora in poi cento soldati in alloggiamento a Betania
a sue spese. L’incontro si svolge in tono amichevole, dal momento che la
proposta di Lazzaro va incontro già ai desideri del comandante. È
particolarmente lieto di riconoscere in Lazzaro un buon uomo e cittadino
romano, tuttavia evita domande sul tempio e sui cristiani.
21. Così nei giorni seguenti cento soldati
romani, sotto il comando di un giovane patrizio, si trasferiscono con le loro
armi a Betania, tra questi ci sono anche alcuni
cavalieri. Il rapporto con il nuovo presidio si rivela presto piuttosto buono e
quello con il sottoufficiale che, come detto, proviene da una ben nominata
vecchia famiglia patrizia, diventa presto un'intima amicizia con Lazzaro.
22. Non dura molto che l’intelligente
romano ottenga uno sguardo nell'insegnamento di Gesù, che lui accetta. Lazzaro
trascorre molte ore felici con il suo nuovo amico e impara sempre più ad
apprezzarlo. Non lo nasconde nemmeno davanti alle sue due sorelle. Il romano si
chiama Giulio. Ha venticinque anni ed è un uomo nobile con alti doni
spirituali. Con riservata stima egli incontra Maria e Marta, come anche tutte
le altre persone che appartengono a Betania. Lazzaro
impiega oltre mille lavoratori sui suoi fondi e tra questi non ce n’è uno che
pensi di allontanarsi da Betania. Tutti parlano con
amore del loro padre Lazzaro.
*
23. A Gerusalemme invece la faccenda
intorno ai nazareni diventa sempre più desolata. Un gran numero viene colto di
sorpresa in una riunione segreta e una gran parte viene catturata.
24. Un pomeriggio, come accade spesso, Maria
attraversa il vasto possedimento di suo fratello. Ad un ruscello, che in quel
punto segna il confine di Betania, si siede sotto i
rami ombrosi di un albero. Nel cuore è collegata con Gesù, e di nuovo
sperimenta la forza del Suo provvedente Amore, così che dimentica tutte le
difficoltà, e lacrime di gioia interiore le scorrono sulle guance.
25. Lei non si accorge che una giovane
fanciulla le si avvicina, e leva gli occhi sorpresa quando la fanciulla le
chiede: "Posso aiutarti in qualche modo?". – Sorridendo, Maria
ringrazia, scuote la testa e dice: "O figlia mia, non mi manca niente. Al
contrario, io vivo presso il mio Creatore e sento la Sua vicinanza che rende
felice il cuore. Perciò piango d’amore e di gioia! Ma vieni, siediti qui vicino
a me, poiché il Sole è ancora alto nel cielo. Dimmi chi sei, non ti ho ancora
mai visto da nessuna parte".
26. Io sono Naeme,
la figlia di Eli, il sacerdote di Gerusalemme, e sono
venuta con una famiglia amica nella loro proprietà. Oggi sono andata a fare una
passeggiata e poiché qui sono estranea, allora sono andata a vedere i ruderi al
ruscello. Ma ora sono forse andata un po' troppo lontano. Spero però di essere
di nuovo indietro prima che faccia buio. Ora sai chi sono, e adesso vorrei
sapere anche chi sei tu".
27. "Chiamami Maria, sono di Betania, questa è la nostra casa. Se vuoi invito te con i
tuoi amici a Betania!"
28. "Sì, Maria, vorrei accettare volentieri, ma
non posso disporre di me stessa, perché mio padre, come anche mio fratello
Samuel, mi prescrivono chi posso frequentare, poiché non dobbiamo e non
possiamo avere rapporti con i cristiani".
29. "Oh, guai, Naeme!
Io sono cristiana e anche lo rimarrò. Vorrei solo che tu, tuo fratello e tutti
i tuoi diventaste anche cristiani, poiché è una grande benedizione. Quali
godimenti si hanno nell’essere uniti con Gesù Cristo!"
30. "Mai diventerò una cristiana e
non lo posso nemmeno, dal momento che la tua fede si basa su un crocifisso e,
per di più, era questi un Uomo che ha contrassegnato le disposizioni del tempio
come diaboliche. Se osservo mio padre, allora vedo in lui un autentico e giusto
servitore di Dio".
31. "Naeme,
io sono una cristiana ed ho sperimentato molto, moltissimo nella mia lunga
vita. Potrei essere tua madre, anzi nonna. Ma vedi, l'esperienza più grande è
stata quella, quando proprio Gesù, lo stesso Gesù che tu disconosci, alla tomba
di mio fratello fece tanto di meraviglioso! – ‘Lazzaro, vieni fuori!’ furono le
Sue parole, e mio fratello, che giaceva morto nella tomba già da quattro
giorni, mostrando già i segni della decomposizione, venne fuori vivente! Potrei
raccontarti molte altre cose ancora di Lui. Egli ci ha amati tutti così
fervidamente, e anche te, figlia mia, Egli ama come se fossi figlia Sua!"
32. "Maria, non raccontarmi niente di
Gesù! Ma permettimi di ritrovarti quando chiederò di te, poi mi racconterai di
più. Vorrei prima parlare con mia madre di questo. Oppure temi che ti tradisca?
Infatti, come dice mio padre a casa, si è aperta una dinamica caccia sui
cristiani".
33. "Figliola, tu non puoi tradirmi,
poiché tutto il mondo sa che noi siamo cristiani, e Betania
è un territorio libero. Quindi visitami a Betania.
Sarai cordialmente la benvenuta! Ma prima di andare, lasciati benedire. Lo
Spirito del vero amore di Dio voglia pienamente e interamente custodirti per la
tua salvezza. Torna a casa sana e salva!"
34. La fanciulla
oltrepassa di nuovo il ruscello. Maria fa seguire i suoi pensieri oranti e poi
ritorna silenziosa nel suo alloggio.
*
35. Gerusalemme con l’insegna del tempio è
in uno stato di grande attività. Apposite pattuglie romane vanno per le strade,
ma di sera nessuno osa uscire da solo, poiché in ogni passante viene sospettato
un cristiano. Uomini scompaiono a schiere. Naturalmente con la maggior parte il
tempio deve ammettere che si è sbagliato. Questa eccitazione dà molto da fare
anche ai sacerdoti.
36. In una delle grandi vie laterali si
trova la grande casa del sacerdote Eli. Mezzanotte è
vicina, ma il padron di casa come anche suo figlio Samuel, altrettanto un
sacerdote, non sono ancora a casa. La padrona di casa Hanna e sua figlia Naeme aspettano con grande inquietudine i trattenuti
lontano.
37. A questo punto Naeme
racconta a sua madre dell'incontro con Maria di Betania
e, con sgomento, viene a sapere che sua madre è altrettanto cristiana.
38. "Figlia mia! Perché ti amo più
della mia vita, allora te lo rivelo! Ho imparato a conoscere Gesù in occasione
della guarigione di un lebbroso. Sono stata anche testimone quando Egli calmò
la tempesta sul mare. La madre del giovane di Nain
che era morto e oggi vive ancora, era una mia amica materna. In verità è stato
tanto tempo fa, poiché all'epoca avevo solo dodici anni. Tuo padre ed io ci
siamo accordati di non parlare di questioni di fede, perché egli ha una
posizione nel tempio come sacerdote, e in tal modo ci mantiene. Quando però
penso al passato e a Gesù, il Salvatore, allora nell’interiore divento forte e
felice. Già da molto tempo ti avrei parlato di Gesù di Nazareth, ma per amore
della pace e della tua giovinezza ho taciuto, aspettando e sperando solo in un
momento favorevole.
39. Ora sai abbastanza di tutto. Quindi ti do anche
volentieri il permesso di andare a Betania. Certo,
tuo padre non dovrà sapere nulla di questo, sebbene io sappia che egli spesso
si trattiene a Betania come ospite. Lazzaro, il
proprietario, è un uomo assai gentile, anche il più povero è suo amico, e lì
ognuno riceve lavoro e pane".
40. Si sente il picchiotto. Naeme va ad aprir la porta. Il padre e il fratello tornano
a casa parlando entrambi in tono molto eccitato. – "Samuel, figlio mio,
sii ragionevole! Il troppo zelo nuoce! Dimmi: ottieni qualcosa se ogni giorno i
cristiani vengono dati nelle mani del tribunale? Hai mai visto in me uno zelo
così esagerato?"
41. "Sì padre, è triste starti a
guardare così tiepido, mentre aumenta la faccenda dei nazareni! Qui si deve
procedere con particolare grande severità. Se continua così, tra dieci o
quindici anni saranno tutti cristiani".
42. Naeme sta ad
ascoltare spaventata e si tocca il cuore colpito. Poi ode suo padre che
continua a parlare: "Samuel, merito questo da te, che vuoi stare al di
sopra di tuo padre in tutte le cose? È questa l'obbedienza filiale che Jehova pretende? Se considero tutto giustamente, non
dovremmo lamentarci dei cristiani, per quanto io li conosca, poiché sono
persone che mi estorcono rispetto. Se la loro fede nel Nazareno è tutto, perché
vuoi costringerli a ritornare al tempio con violenza? Io in ogni caso ringrazio
per tali giudei, e lascia il giudizio a Jehova,
poiché Egli conosce i Suoi e sa tutto di loro! Noi invece vogliamo servire il
Signore insieme a tutta la nostra casa!"
43. "Padre, sei già mezzo cristiano!
Manca solo che anche mia madre e Naeme si convertano
al cristianesimo! Ma io so già cosa fare!"
44. Con queste parole lascia suo padre e
va nella sua stanza. Il vecchio però è di mal umore e tacendo prendono la cena
a cui Samuel non si presenta.
45. Naeme augura
la buona notte ai suoi genitori e poi va a riposare. Ma il sonno fugge e la
scena del pomeriggio con Maria di Betania non vuole
uscire dalla mente. – Dovrebbe qui veramente esserci un mistero sulla vita di
Dio? Così i suoi pensieri ruotano attorno a Gesù di Nazareth. – Perché la madre
ha sempre taciuto e perché ha tollerato tutto? – Quanto arrogante è all’opposto
suo fratello! Quanto più i suoi pensieri si occupano di questo, tanto più
comincia letteralmente ad aver freddo. Lei brama ardentemente l'amore. Non ha
detto Maria: ‘Egli ama anche te come fossi Sua figlia!’. Allora un ardente
desiderio si risveglia caldamente in lei e piange completamente impotente
lacrime mai conosciute: ‘Sì, Gesù, vorrei imparare a conoscerTi!’.
Dopo di ciò si addormenta.
46. La mattina presto si sveglia bagnata
di sudore. Un terribile sogno le ruba la pace. Ha sognato che andava a visitare
un'amica in un carro con due cavalli bianchi. Il Sole è un buon auspicio. I
cavalli corrono da soli, così che può tenere le redini completamente libere tra
le mani. A un certo punto un montone,
braccato da parecchi cani, salta oltre la strada. I cavalli si adombrano,
saltano di lato, il carro si capovolge, e lei vola via in un ampio arco, in
mezzo ai cani. In un primo momento questi si spaventano, ma poi attaccano Naeme che vuol difendersi gridando a squarcia gola. Ma
quanto più grida e si difende, tanto più i cani diventano furiosi, e già le
vesti pendono a brandelli. A questo punto un giovane accorre e col suo bastone
mette in fuga i cani.
47. In quell’istante Naeme
si sveglia e si asciuga il sudore dal viso e dal petto. O Dio, che sogno! Che
significato può avere? Ora resta sveglia fino al mattino, poiché per questa
notte il sonno le è passato.
*
48. In Betania
nel frattempo Lazzaro discute con le sue sorelle. Il suo viso è pieni di
pensieri e dice: "Che cosa devo fare? L'intero tempio diventa una
prigione! Ho appena avuto la notizia che quattro dei nostri migliori amici sono
scomparsi. È completamente certo che anche loro sono imprigionati nel tempio.
La cosa peggiore per il tempio è che nessuno rinnega la propria fede".
49. Risponde Maria: " Lazzaro,
dimmi: non potrebbe il governatore
romano esprimere una parola seria?"
50. "Sì, Maria, ma non dimenticare
che questi prigionieri non sono romani, bensì giudei. Se noi non avessimo la
cittadinanza romana, non ci andrebbe per il meglio. Non ho chiesto la scorta
per amor nostro, bensì per amor della nostra gente che sono giudei. Tuttavia
vogliamo una volta chiamare Giulio e informarlo sull’operato del tempio".
51. Lazzaro va fuori e manda un lavorante
dal romano che si trova proprio in una casa vicina, e questi si rallegra
dell'invito, e va subito da lui. Lazzaro lo saluta e poi gli espone le sue
preoccupazioni. Lo prega di intraprendere controlli più frequenti, affinché sia
costantemente informato appena un uomo o donna scompaiono, in modo che possa
liberarli di nuovo come sua proprietà. Giulio ascolta volentieri i desideri e
vorrebbe partire, ma Lazzaro lo trattiene e lo invita a rimanere. Per lui è
ancora necessario iniziarlo profondamente nella verità dell'insegnamento di
Gesù!
52. Mentre conversano così per lungo
tempo, Giulio esclama: "Sì, così ha sempre vissuto un Dio dell'Amore e
della Misericordia nella mia immaginazione! Qual meraviglia! Questa immagine
diventa in me sempre più vivente. Gesù deve essere stato un uomo meraviglioso!
Vorrei vederLo solo una volta! Solo una volta
guardare nei Suoi occhi e leggere dentro!"
53. "Giulio, i tuoi desideri passano
davanti alla meta, poiché nella tua anima dovresti sempre guardare a Lui negli
occhi. Guarda, se vedi qualcosa in un uomo che non è giusto e non ti piace,
allora immaginati il contrario, e la vita di Gesù si rivelerà davanti a te!
Immagina di vedere un uomo che ha preoccupazioni, sempre con gli occhi spenti,
immagina subito un uomo libero che è senza preoccupazioni, con gli occhi luminosi
e soddisfatti. Vedi, così Gesù, il Maestro, ci guardava, e poi innanzitutto la
gentilezza che viveva in Gesù, questa non si può descrivere.
54. Se Gesù avesse solo vissuto o guarito
gli ammalati convalidando i Suoi insegnamenti con miracoli, allora la Sua
Dottrina potrebbe forse già essere in declino. Ma dove Gesù visse e si
trattenne, restò nei cuori e così si creò una pienezza di verità, amore e forza
nei cuori di tutti coloro che lo videro, così che non è possibile dimenticarLo di nuovo. Ogni giorno il Suo Amore si rinnova,
e ogni giorno veniamo più vicini alla ‘vita’. La lotta terrena è necessaria per
rinfrescare e rinsaldare la nostra anima, perché essa brama così ardentemente
questo Amore. Così Io Lo conosco, poiché la Sua parola: 'Io sono con voi tutti i giorni', è per me un'ancora e un
pilastro e mi dà uno stimolo a fare tutto solo secondo la Sua Volontà!"
55. I giorni ora si susseguono in lavoro e
dovere. Di sera Marta e Maria, Lazzaro e Giulio s’intrattengono spesso a lungo.
Giulio diventa un discepolo e uno zelatore[1]
dell'Amore di Gesù.
[indice]
Naeme
in Betania diventa cristiana
1. Un giorno Naeme viene da Gerusalemme
in visita. Le viene dato un caloroso benvenuto. Marta e Maria circondano la
loro ospite con amore materno. Naeme invece, che
nella sua vita è sempre stata tenuta a corto d’amore, si sente come in un
paradiso. Poiché a casa è stata abituata al rigore ed è sempre stata educata
senza proprio diritto, la sua anima è rimasta piccola, e qui a Betania il suo cuore comincia ad espandersi.
2. Che Lazzaro parli con lei o con un
lavorante, è sempre pieno d’amore, bontà e amicizia. Non c'è da meravigliarsi che
il suo soggiorno si prolunghi sempre più. Nella casa di Lazzaro tutto si svolge
in armonia, nell’ordine e nella massima libertà. La mattina presto, un'ora dopo
l'alba, inizia il lavoro. A mezzogiorno ci sono due ore di riposo, e poi si va
avanti fino al tramonto. Dopo cena, la famiglia con la maggior parte degli
ospiti presenti, si siedono insieme ancora per lungo tempo. Gli ospiti più
abituali sono Maria, la madre di Gesù e Giovanni. –
3. Per Naeme è
un'esperienza molto speciale trovarsi insieme alla madre Maria, a cui il suo
cuore l’attira sempre di più. Qui l’appetito di un cuore assai grande si
manifesta, e la fanciulla non si stanca mai di porre sempre nuove domande. Ci
vuole già pazienza celeste per rispondere a tutti i suoi interrogativi.
4. Naeme non ha
mai potuto parlare liberamente con gli uomini, ma confessa apertamente:
"Potrei amare Gesù con tutto l’ardore del mio cuore, ma il mio amore non
si sazierebbe. Vorrei vederLo, stringerLo
al mio cuore! Mi rende sempre più avida quando sento parlar di Lui! Ahimè, se
credo in Lui solamente e devo vivere secondo il Suo insegnamento, allora la
felicità si ritira in distanze sempre maggiori. Sì, cari amici, voi Lo avete
conosciuto! Egli vive nella vostra memoria. Voi vi consolate che ritornerà di
nuovo. Quando, per vero vi è sconosciuto, ma in me Egli vive solo come
desiderio ardente, vive come qualcosa che mi rende sempre più impaziente,
invece che più sobria! Io muoio di struggimento per questo amore!"
5. A questo punto lacrime corrono sulle
sue calde guance: "Oh, aiutatemi, voi cari, buoni uomini! Adesso, in cui
un nuovo mondo si apre a me, non potete fermarvi con me e, farmi vedere, come
un giorno Mosè, la splendida meta da lontano! Oh, con me va avanti! Poiché se
Gesù vive e vi circonda con il Suo Amore in ogni momento, allora non capisco la
Sua esitazione. Quando Lo chiamo, tutto tace. Quando cerco sotto le palme e
credo di incontrarLo, allora rimango da sola. Io so
che andrò in rovina in questo amore se Lui non verrà da me!"
*
6. Il giorno dopo va con Lazzaro nei campi
e si interessa alle piantagioni. Allora all'improvviso domanda: "Dimmi,
caro amico, dove devo andare per incontrare Gesù? Poiché se Lui è risorto e si
è trattenuto in mezzo a voi, non sarebbe più amore se si nascondesse e si tenesse
velato, per stare a guardare tutto il vostro fare dal Suo nascondiglio, per
prestare attenzione se voi tutti qui o là vivete secondo i Suoi Comandamenti.
Così come sarebbe micidiale per il tempio se Gesù si presentasse all'improvviso
e dicesse loro: «Ascoltate, voi sacerdoti
e tutti quelli che servono i loro falsi dei, Io sono qui e vi dimostro che la
morte e la tomba non possono nuocerMi. Sono qui per
disporvi a servire solo Me e lasciare tutti gli altri sacrifici. Deve finire la
fede con questo tempio morto!»"
7. Lazzaro guarda la fanciulla negli occhi
e dice: "Non indagare ciò che ti recherebbe danno e ti causerebbe
delusione, ma credi nel Suo Amore e nella Sua Fedeltà! Credi in Lui, in modo
che il tuo amore non richieda più da Lui nessun sacrificio, ma affinché ti
regoli, così che tu possa portare il più grande sacrificio! Allora diventerai
più quieta e vivrai nello spirito dell'Amore misericordioso di Gesù. - Poiché
vedi, ciò che pretendi, non può essere tuo, perché ostacolerebbe il tuo
sviluppo in te. Poiché tutto ciò che desideri da Lui non sorgerà dall'esterno,
bensì in te, quando avrai raggiunto la maturità per questo. Ricordati, figlia
mia, se il tuo e anche il mio Gesù, Dio e Signore, non ti avesse dato tanto,
mai un desiderio ardente sarebbe stato in grado di afferrarti. Il fatto che tu
stia consumando te stessa nell'ardente desiderio d’amore per Lui, è un segno
della tua impazienza. Vorresti afferrare tutto con entrambe le mani, – ma prima
il tuo cuore deve aver afferrato tutto completamente. Solo allora vivrai con
Lui! Tu t’immagini il nostro Maestro come se ancora vivesse tra gli uomini come
Uomo! Adesso invece Egli è Uomo-spirito e può essere
afferrato solo dall’interiore vita spirituale. Questa vita spirituale ti
congiunge con Lui, così come con tutti gli uomini e tutte le creature, in una
sola comunità. Se comprendi questo, vedrai ancora più chiaramente. Perciò ti do
un buon consiglio: lascia parlare il tuo cuore e tacere la tua bocca, allora
riconoscerai l'amore che ti cerca!"
8. Da lontano arrivano alcuni soldati con
Giulio in testa. Quando raggiungono Lazzaro si fermano. Giulio riferisce che
degli estranei si sarebbero avvicinati alla piantagione per spiare i lavoratori
e mettere a confronto la ricchezza del loro padrone e la loro povertà. “Quando
videro avvicinarsi noi romani, cambiarono argomento e parlarono della
proprietà. Ma una cosa ho potuto constatare, cioè che gli estranei non hanno
avuto fortuna. – Noi siamo poveri, risposero i lavoratori, possediamo l'amore
del nostro datore di lavoro ed è una fortuna per noi possedere un simile
padrone e servirlo!"
9. Lazzaro ringrazia Giulio, lo prega
tuttavia di mandar più lontano i suoi uomini e tenere compagnia a lui e Naeme. Giulio non desiderava niente di meglio, poiché ama
la fanciulla fin dal primo momento che l’ha vista. Ma non poteva e non doveva
avvicinarsi a lei, poiché lo proibivano l'ordine e l’usanza. Quindi è
riconoscente a Lazzaro nel suo cuore, egli può sicuramente ricevere qualcosa da
lei, finora, infatti, sapeva solo che si chiamava Naeme
e che era la figlia di un sacerdote di Gerusalemme.
10. "Giulio", dice Lazzaro,
"qui abbiamo un uccellino che non può ancora usare le ali. Sogna di un
volo poderoso, ma non ha ancora imparato a volare correttamente. Parla una
volta tu, come stai con Gesù. Sei tu così avanti che puoi rappresentarLo
senza il Suo intervento?"
11. "Ma certo, caro amico Lazzaro!
Questo mi è proprio non così difficile! Poiché chi ha sperimentato
dall'infanzia cosa offrono gli dei morti, o meglio detto i loro sacerdoti, e
ora può sperimentare quest’insegnamento sublime, dovrebbe essere effettivamente
in grado di farlo. Qui a Betania provo l'amore di
Gesù dalla mattina presto fino a tarda notte! C'è una sola circostanza da
ponderare, e questa è che ho trovato la pace solo da quando mi attengo
all’essenza Gesù, e non alla Sua persona! E la soddisfazione afferra il mio
cuore solo allora, quando scorgo l'amore e l'essere di Gesù. Mi domando spesso
perché gli uomini passano davanti alla loro felicità in modo così estraneo e
freddo. Non è una guida meravigliosa che ho potuto incontrare te? Non è una
disposizione del Cielo che Naeme si trattenga a Betania? Non è una fortuna che proprio in tempi assai gravi
il potere del Vangelo diventi sempre più manifesto? Qui, dove le cose Celesti
si rivelano, la mia umanità diventa muta e, in confronto a prima, il presente
con la coscienza di Gesù mi diventa sempre più vivente e mille volte più caro
del passato perduto!"
12. Interrogativi, gli occhi della
fanciulla sono rivolti al romano. Solo adesso lei nota cosciente la sua figura
vigorosa e bella. È come se il suo cuore esclamasse: “Con questi tu raggiungi lo scopo!” – Così lei è turbata. I suoi
occhi vagano verso Lazzaro.
13. "Vedi, Naeme",
dice Lazzaro, "Giulio si è fatto strada, ma ci sono ancora scorie della
vecchia religione da rimuovere. Tuttavia questo lo eseguirà il tempo con la sua
lotta, mentre tu non vuoi demolire ancora nulla in te. Tu vorresti erigere
accanto al tempio di Jehova ancora un tempio per
Gesù. Ma questo non è possibile e non può essere possibile. Devi rompere con
tutto ciò che sta ancora separante tra te e Gesù. Quando senti e riconosci la
Verità e la sua purezza, allora non devi voler scorgere solo la meta, ma devi
percorrere la via e camminare fino a raggiungere la meta. Perciò figlia mia ti
dico, ora per te è meglio ritornare a casa dai tuoi genitori e da tuo fratello.
Quando sarai in chiaro con te stessa, allora ritorna a Betania.
Io so che ritornerai, perché il nostro amore ti accompagna e ti attirerà
indietro".
14. Naeme preferirebbe
rimanere a Betania. Lo dice anche a Lazzaro. Ma
Lazzaro lo comprende dall'ardente amore verso Gesù e cerca di farle capire che
anche i suoi genitori hanno il diritto all’amore. Alle fine Naeme
si lascia convincere; le sembra incredibile che abbia passato già un mese
intero nella casa di Lazzaro. Il tempo è trascorso così velocemente. Giulio è
molto dispiaciuto di non poter vedere più Naeme.
Nondimeno la speranza in un rivedersi lo consola. Così essi stabiliscono che Naeme domani ritorni a Gerusalemme. Lazzaro ora impartisce
le sue disposizioni relative a ciò, e Giulio si dichiara pronto ad accompagnare
la fanciulla, dal momento che in ogni caso ha da fare a Gerusalemme il giorno
dopo.
15. Così arriva l'ultima sera. Come sempre,
tutti quelli che vivono nella casa si riuniscono. Lazzaro ha fatto preparare la
stanza a festa, si tratta di onorare un caro ospite.
16. Il culmine della serata è quando un
fedele, anziano lavoratore, riferisce che Gesù è apparso anche a lui.
17. "Mentre lavoravo", così
racconta, "con la preoccupazione nel cuore su cosa sarebbe stato di mio
figlio che il tempio ha perseguitato e scacciato dal Paese, allora pregai assai
fervido Gesù, il Signore e Salvatore, affinché Egli potesse prendermi dal cuore
il fardello e la preoccupazione per lui. – Allora si avvicina a me un
giovinetto nella foggia dei pastori e mi porta i saluti di mio figlio! Nel
mentre egli mi manda i suoi saluti e che è ancora in vita e teme per i suoi
genitori, io gli afferro impetuoso la mano alzata in segno di saluto e dico: 'Dov’è mio figlio? Come vive? Sta bene?'.
18. Mi risponde: 'Tuo figlio vive e si
rallegra di poter dimorare presso degli uomini che servono in fedele dedizione
il loro Maestro Gesù. Si trova in Grecia presso buoni amici e si guadagna col
lavoro il suo pane. Solo un dispiacere porta nel cuore, che i suoi genitori si
preoccupano per lui. Di sera, come anche di mattina, implora in fervente
preghiera che possa giungere il messaggio a Betania,
affinché il suo cuore diventi quieto e tranquillo. Così ho trovato tuo figlio e
gli ho fatto sapere di voler andare a Gerusalemme, a Betania.
Per questo, grande è stata la sua gioia'.
19. Quando per la grande gioia rimasi
completamente muto, dimenticai completamente che il forestiero potesse avere
fame e sete, perché volevo solo sentire di mio figlio.
20. Allora il forestiero disse: "Sì,
caro vecchio amico, non sai tu che quando Dio sente le preghiere, le sente
anche sopra a ogni altra cosa? Veramente dovresti già accontentarti della
notizia che tuo figlio sta bene e ora dovresti offrire la tua lode e
ringraziamento al tuo fedele Dio che ha reso possibile questo ed ha esercitato
ben la custodia su tuo figlio".
21. Allora ho guardato lo straniero negli
occhi e ad un tratto mi attraversa come un lampo: 'È possibile', penso e dico:
'sì, caro Amico, hai ragione. Ma Tu mi volevi solo provare col Tuo discorso,
perché chi è felice deve anche ringraziare. E quindi mi rallegro anche di rivederTi, poiché il mio cuore mi dice che Tu sei lo stesso
che ha dato a mio figlio la Guida! Tu sei lo stesso che aspettiamo! Tu sei lo
stesso che prepara ai Suoi figli la gioia più grande! Nessun messaggero, nessun
angelo hai voluto inviare, no! Tu stesso Ti sei presentato e sei venuto a me,
figlio umano peccatore, per deliziarmi di un amore enormemente misericordioso!
Signore, volentieri vorrei chiederTi di ritornare da noi, torna da Lazzaro e dalle sue
sorelle! Ma la Tua Volontà sia fatta!'
22. 'Ti
saluto, figlio Mio, perché hai preparato il posto nel tuo cuore che appartiene
a Me, e così vengo a te e ti dico:
23. Tieni
alto il vessillo del Mio Amore! Mostra al mondo che Io vivo! E se anche il
mondo cerca di distruggere la Mia vita in mezzo a voi, allora con la vostra
vita portate la prova che Io sono con voi e vi sostengo e fortifico in tutto
secondo il vostro amore.
24. Saluta
i tuoi fratelli e assicurali del Mio Amore!' – Allora crollai giù dalla
gioia e afferrai le Sue mani trafitte, baciai le ferite e piansi per l’enorme
beatitudine. A questo punto pose le Sue mani sul mio capo, mi diede la
benedizione e disse: 'Su questo rimaniamo
fratelli fino in tutte le eternità'.
25. Come mi guardai intorno, non c’era più
nessuno con me, solo il torrente che emanava dalle Sue mani che sento ancora
adesso".
26. E in lacrime, il relatore continua:
"Signore Gesù, e se mi privi della mia vita, non smetterò mai di lodarTi e ringraziarTi!"
27. Naeme è
completamente scossa, vede le lacrime del vecchio e chiede a Maria se questa
può essere la verità.
28. "Perché Egli non viene anche da
me?".
29. "Sta tranquilla, figlia
mia", dice Maria. "Il Signore sa tutto! Sa anche come apparirà in te.
Lascia che la testimonianza ti sia sufficiente. Vedi, quanto spesso il Signore
dimorava tra noi, ed ha dovuto lasciarci secondo il corpo. Ora invece possiamo
dimorare nello Spirito nella Sua pienezza di vita e pienezza d’amore. E così
Egli vive in noi e noi in Lui. Rallegrati! Egli ti ama! Afferralo amando nel
tuo cuore, allora si rivelerà anche a te. Ma lasciamo parlare gli uomini".
30. Giulio chiede a Lazzaro se può
scambiare con l’anziano alcune parole. Gli viene concesso.
31. Allora Giulio domanda all’anziano:
"Ascolta, caro amico, il tuo incontro col forestiero, che tu hai
riconosciuto come il Signore, desta in me riflessione. Perché se fosse venuto
un forestiero, allora sarebbe stato visto dai miei uomini. Ma non mi è stato
comunicato nulla. D'altra parte, conoscevi Gesù di Nazareth come Uomo. Dimmi:
'Perché non l'hai riconosciuto già da lontano? Ha avuto un aspetto diverso?'.
Mi sorgono dei dubbi e non avrò pace finché non avrò la completa
chiarezza".
32. "Caro giovane signore e anche
amico, le tue domande sono giustificate, ma non i tuoi dubbi. Se non puoi
credere all’avvenimento di questo incontro, allora ricorda comunque che la mia
età è di 70 anni. Ho già sperimentato molte cose, ma quanto accaduto è il più
grande miracolo della mia vita. Ogni sofferenza, ogni dolore e ogni
preoccupazioni sono cancellate. Le parole del Signore al Suo congedo quella
volta a Betania furono: «La pace sia e rimanga con tutti voi!». E questa pace proviene solo
da Colui che è un Padre e rimarrà nostro Padre fino in tutte le eternità! Tu
però esamina il tuo cuore se concede o no ai nemici di Gesù la capacità di
dispensare pace!"
33. Giulio non può rispondere nessuna
parola. Rimane meditativo. Poi dice: "Oh, potessi incontrare Gesù solo una
volta! Anche il mio cuore potrebbe diventare così colmo di pace. Quanto vorrei ringraziarTi, Signore Gesù".
*
34. Poiché è giunto il momento di andare a
dormire, Lazzaro impartisce la benedizione e tutti vanno a riposare. Naeme invece non trova sonno, lei sa che sta davanti a
grandi compiti! La mattina presto, dopo la prima colazione, è frastornata.
Ringrazia ancora una volta i suoi ospitanti e chiede un ricordo fedele e intercessione
cordiale, e poi parte per Gerusalemme, accompagnata dal romano e da alcuni
soldati. Giulio chiede cordialmente un rivedersi, e Naeme
promette di venire di nuovo a Betania. Però lei
ancora non sa che aspetto avrà il futuro, poiché si vorrebbe riconoscere come
cristiana. Il congedo dal romano non è facile per lei; tuttavia, rafforzata
dalla sua volontà di credere in Gesù, va consolata nella sua casa paterna.
[indice]
Naeme,
interrogata dal padre e dal fratello, testimonia di Gesù
1. La madre è felicissima di riavere la sua Naeme con sé. Il padre e il fratello sono nel tempio e così
le domande e il racconto non hanno fine. Ma la dura realtà ricorda in loro i
doveri, e il giorno passa. Nel frattempo la madre confessa che il padre e il
fratello sono disinformati e pensano che sia stata presso dei parenti.
"Quindi, cara Naeme, sii prudente a non rivelare
nulla".
2. Naeme però
risponde: "O madre, che cosa hai fatto? Non tacerò nulla, mio padre mi
capirà e non si opporrà alla mia felicità. O madre, perché non sei felice come
gli altri? Perché hai paura di confessare Gesù? È dunque così difficile?
Vedrai, la tua Naeme non avrà più paura. Non riposerò
e non mi fermerò fino a quando anche mio padre e Samuel riconosceranno Gesù e
daranno a Lui l’onore!"
3. "Naeme,
taci! Non dire una parola! Tuo padre sì, ti perdone-rebbe di certo, ma Samuel
no. Oh, non portare preoccupazioni e discordie in casa nostra!"
4. "Oh, mamma, con Gesù non è possibile
portare preoc-cupazioni e discordie in casa! No! Da quanto ne so, nonostante la
nostra ricchezza, in casa c'è sempre stata preoccupazione e discordia, e so
dell’amore e della tolleranza solo da quando sono stata a Betania.
Se là con l'amore e la forza di Gesù è possibile condurre una vita in felicità
e armonia, non capisco perché non potrebbe essere possibile anche qui da noi.
Anche Samuel deve convincersi dello spirito che regna in Betania;
lì il tempio deve nascondersi cento volte. Madre, ho visto e sperimentato con
la gente di Betania che non c'è alcun motivo di fare
di Gesù un segreto. Un giovane romano, di antico casato, vive con i soldati a Betania come guardia di protezione ed è diventato pure
cristiano. Egli vorrebbe visitarci. Ma l’ho pregato di astenersi dal farlo,
perché non riuscivo ancora a vederci chiaramente. Ad ogni modo, vorrei vederlo
di nuovo, perché non mi è indifferente".
*
5. Adesso i due uomini sono a casa. Sono
affamati, così tutto è tranquillo al pasto. Ma dopo mangiato Naeme deve riferire ora delle impressioni e della vita dei
parenti.
6. "Non ci hai dato nemmeno una
risposta, ma siamo abituati a questo da parte tua".
7. "Padre", dice Naeme, "che mi sia trovata bene, basta guardarmi.
Inoltre, non mi è mancato nulla. Io però non sono stata dai nostri parenti, ma
a Betania, da Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro, e
lì ho vissuto una vita come non se la sognano nel tempio. Sono anche stata
invitata a visitarle di nuovo, ma posso andarci solo se ho la tua approvazione.
Troppo volentieri vorrei andarci di nuovo. Ti prego, permettimelo!”
8. A questo punto Eli
urla inorridito: "Tu sei stata a Betania? Dal
mio amico Lazzaro? E solo adesso vengo a sapere che sei appena tornata? Se solo
l’avessi immaginato, il giorno dopo ti avrei riportata a casa dai tuoi
genitori! E anche se Lazzaro con le sue sorelle possono essere mille volte
buoni e fare molto del bene agli altri uomini, egli è diventato infedele al
tempio, e per questo Jehova lo giudicherà!"
9. "Padre, ritira le tue parole! Mi
dimostri che tu non conosci Jehova. Da quando ho
sperimentato la bontà e l'amore degli uomini di Betania,
sono diventata un’altra. Quale differenza tra qui e là! Invece di rallegrarvi
di trovare vostra figlia felice, volete privarmi di ogni gioia e di ogni pace! Ora
conosco la mia via, sia che trovi il vostro consenso o meno – è la via
dell’amore! Tu invece Samuel non guardarmi così minaccioso! Tu sei pieno di
collera! Io non sono più una ragazzina che balla secondo il tuo desiderio. Io
sono una figlia del grande amore di Dio che qui, nell’esistenza terrena, vuole
il meglio per noi. Buon padre, e tu madre, che cosa vi fa così inorridire? Era
quindi Gesù un presunto malfattore così grande, che andate in agitazione già
col nominare il Suo Nome? A Betania il nome ‘Gesù’ ha
prodotto gioia e beatitudine. Ma quante volte il nome ‘Jehova’
è cascato dalle vostre labbra e tuttavia il vostro cuore rimane amareggiato in
maniera immutata verso i nazareni. A Betania si
ricordano di intercedere per il tempio e per i suoi servitori".
10. "Taci!", investe Samuel sua
sorella. "Altrimenti mi dimentico di me stesso! Noi ancora viviamo e
determiniamo le tue azioni, e per questo il tempio farà in modo che tu non vada
più a Betania. Qual disonore! Padre, io da te
pretendo che vengano presi altri provvedimenti contro Naeme,
e che tu diventi consapevole di quale serpe abbiamo nutrito in casa! Il sommo
sacerdote spalancherà tanto gli occhi!"
11. "Samuel, stai calmo e non
scaldarti troppo, e non dimenticare che Naeme è tua
sorella. Lei è ancora con noi, quindi c'è ancora tempo! Il nostro compito è
quello di convincerla che si sbaglia e che ha preso una via sbagliata".
12. Allora Naeme
risponde: "Padre, io mi lascio convincere volentieri, ma con questo tono
non c’è nessuna forza convincente. Ciò che tu testimoni è odio! Samuel, va’ una
volta a Betania e dal più piccolo lavoratore impara
l’amore di Dio! Ma tu non li potresti comprendere quegli uomini, perché non li
vuoi comprendere! Qui nessun esempio avrà successo, poiché ti spinge solo
l'ambizione che va oltre i cadaveri e ti fa considerare già come sommo
sacerdote. Ben il padre ha detto: ‘Jehova lo
giudicherà!’, io invece dico a te e anche a tuo padre: 'Voi siete già
giudicati, perché non sapete cos'è l'amore e la pace, né ciò che è necessario per
testimoniarli! Solo se Lazzaro o le sue sorelle avessero mostrato freddezza o
discordia, allora avrei potuto credere che la loro vita fosse una vita
artificiosa. Invece là regna una vita pura d'amore naturale, e questa è
chiaramente l'opera del Salvatore Gesù!”
13. Samuel lascia la stanza furibondo. La
madre Hanna siede al tavolo piena di paura e piange silenziosamente. Eli invece non sa cosa dire. Non vorrebbe far del male a
sua figlia e sente una grande colpa, la ragazza è stata tenuta troppo a bacchetta.
14. Naeme va da
suo padre, si siede sul suo grembo e gli avvolge il collo con le braccia, gli
appoggia il capo al petto e dice: "Padre, caro padre, lascia il tempio!
Poiché è questo che ti tiene prigioniero. È solo il tuo ufficio che non ti lascia
afferrare questa grande vita spirituale. Padre, è tua figlia che ti prega:
'Lascia questo luogo di crudeltà e lasciami andare per la mia strada!'. Andrò
là dove anche voi, tu e la mamma, sareste felici! Signore Gesù, aiutaci con la
Grazia del Tuo grande Amore, e lascia che il Tuo spirito d’Amore e di
Misericordia entri nella nostra casa, ahimè così litigiosa".
15. A questo punto Eli
si alza e dice: "Naeme! Io, padre tuo, pretendo
obbedienza! Io esigo che tu non parli mai più di Gesù! Non cercare di agire
contro la mia volontà, un giorno potresti pentirti".
16. "Padre, questo non può essere
serio da parte tua. Dio vuole che tutti siano aiutati. Il sangue dei montoni si
è dimostrato inutile, mentre il sangue di Gesù ha fatto maturare uno spirito
che sta altissimo oltre il vostro tempio. Padre, io ardo in questo fuoco dello
spirito e vorrei aiutare, aiutare, aiutare".
17. "Lasciami figlia mia, va in
camera e lasciami solo con tua madre”. – Naeme esegue
ubbidiente, augura sinceramente ad entrambi una buona notte e va nella sua
stanza. Adesso, appena è da sola, la schiaccia quasi un dolore selvaggio,
perché padre e fratello non vogliono comprenderla. Sta a lungo in ginocchio e
prega, finché trova finalmente la pace. Poi si corica.
18. Di nuovo ha un curioso sogno. «Al
mattino, per prima cosa si deve ricordare che si trova in casa dai genitori. Ha
sognato che era una sposa e indossava uno splendido abito da sposa che era
adornato con mirti. Giù davanti alla casa c'era una carro con quattro cavalli
bianchi che l’aspettavano. Lo sposo però mancava, e tuttavia doveva essere un
matrimonio. Aspettavano tutti, ma lo sposo non veniva. Poi venne un messaggero
e portò la notizia che Naeme doveva venire con sua
madre nel castello. Invece suo padre e Samuel dovevano andare nel tempio dove
si sarebbe tenuta la cerimonia. Dopo una breve discussione decisero di far
questo. Ma quando Naeme attraversò la porta, il suo
lungo vestito rimase impigliato perché Samuel in quel momento aveva chiuso la
porta. Poi cadde, ci fu un lungo strappo nel vestito da sposa. Piena di
spavento lo notò e pianse a voce alta. In breve tempo fu rimediato di nuovo al
danno. Così si recarono nel carro davanti al quale i cavalli già scalpitavano
impazienti, e partirono. Quando in veloce galoppo la destinazione era quasi
raggiunta, una donna anziana con un pesante carico sulla schiena venne lungo la
strada. Questa alzò il suo bastone davanti al carro in modo che i cavalli si
adombrassero, e ora dovettero andare lungo la strada in un trotto più serrato.
Gridando ad alta voce, Naeme si aggrappò a sua madre.
Il cocchiere però teneva saldamente le redini nelle sue mani. A poco a poco i
cavalli divennero di nuovo quieti. Alla fine giunsero incolumi nel castello.
Vennero i servitori e li aiutarono a scendere. Ma come rimase stupita Naeme quando riconobbe nel cocchiere il suo sposo. Poi si
affrettò al suo petto e lui la condusse nel suo castello».
19. Poi si sveglia, ma cerca di
riaddormentarsi di nuovo, sforzandosi per continuare quel sogno. Invece rimane
completamente sveglia a riflettere su chi fosse ‘lo sposo’, poiché egli non portava i
tratti del nobile Giulio. Allora l’ardente desiderio verso gli amati in Betania, specialmente per Giulio, la vince di nuovo. Si
alza e va in giardino, poiché in casa è ancora tutto tranquillo. Questo la
rinvigorisce ed a lei è come se questo sogno, con l’altro avuto, fossero
collegati a Gesù. Ora riconosce, e si ricorda chiaramente che il giovane del
primo sogno che aveva cacciato via i cani col bastone, e lo sposo, come cocchiere,
erano entrambi la stessa persona. 'Gesù mi deve essere apparso nel sogno?', lei
si chiede. Però non trova nessuna risposta nel suo cuore.
20. Quando ora lei riflette questo, suo
padre le viene incontro. Sono entrambi sorpresi di incontrarsi qui in giardino.
21. "Non potevo più dormire",
dichiara Eli a sua figlia dopo averla salutata,
"ed ho fatto un brutto sogno, perciò sto cercando di riprendermi in
quest'aria mattutina". –
22. "Posso conoscere il tuo sogno,
caro padre? Anch'io ho sognato. Era così bello e beatificante che ho desiderato
fosse realtà o che andasse oltre. Ma raccontami il tuo, caro padre, e dopo ti
racconterò il mio. Vieni, sediamoci nella veranda".
23. Con pochi passi sono lì, e ora Eli comincia a riferire: "Quando ieri sera sei andata
a letto, io ho discusso con tua madre ancora a lungo, ed abbiamo convenuto con
lei di lasciarti andare libera nella tua iniziativa e nella tua fede. Tra breve
voglio visitare Lazzaro in Betania e voglio occuparmi
delle mie dimissioni dal tempio. Non voglio precipitarmi e magari andar via da
Gerusalemme. Samuel può prendere questa casa. Egli in tutti i casi si sposerà
presto. Tutto dovrebbe essere ordinato in modo che tu, come anche tua madre,
siate soddisfatte. Avevi ragione ieri sera, in noi non c’era ancora la giusta
pace.
24. Dopo aver pregato a lungo Jehova per consiglio e schiarimento in questa faccenda,
siamo andati a letto. Ho potuto forse aver dormito per due ore poiché una Voce
esclamò: 'Eli, Eli, perché vai in giro zoppo su tre stampelle? Prendi il
giusto bastone in mano e potrai camminare!'. Mi guardai intorno, ma non
riuscii a vedere nessuno e mi trovai in un luogo a me sconosciuto. Stava
giungendo la sera e avevo ancora una lunga strada davanti a me. Mi feci
coraggio e m’incamminai, mi guardavo però intorno ripetutamente. A peggiorare
le cose si avvicinava un forte temporale e in lungo e in largo non c'era né una
casa né un ricovero. Ma non lontano c’era un boschetto e guidai verso questo i
miei passi. Un temporale scoppiò improvvisamente. Sempre più in profondità
penetrai nel bosco sconosciuto per cercare rifugio dal temporale. Ma non mi fu
molto utile. Fulmini dopo fulmini, tuoni su tuoni mi impaurirono sempre di più
e la massa d'acqua mi aveva completamente bagnato, e il terreno reso una pozza
di fango. Alla fine il temporale si affievolì, in compenso però giunse la
notte. Non avevo nessuna via d’uscita, finalmente giunse l'alba, e con lo
spuntare del giorno vidi anche il disastro che il temporale aveva causato. La
tempesta aveva sradicato alberi, i rami forti si erano rotti e gli alberi più
deboli accasciati.
25. Non sapevo come raggiungere la strada
poiché intorno a me mi sembrò di stare come in una foresta vergine. Mentre
cercavo una via d'uscita, un intero branco di lupi mi si diresse contro. Afferrai
un ramo rotto e mi difesi come meglio potevo. Ma con poco successo. Un lupo era
il più pericoloso e, pensa, Naeme, questo portava il
volto di tuo fratello Samuel. Alla fine mi sono difeso dalla bestia. Lentamente
attraversai il bosco fatale. Ma allora ci fu di nuovo un altro ostacolo, perché
alcuni rami degli alberi, che erano stati sradicati, si erano impigliati. Ma io
non potevo scansare questo caos di rami e rametti, perché a destra e a manca
c'era un vero lago.
26. Come iniziai a cercar di trovare una
via attraverso il groviglio di rami, vidi ancora al momento giusto come un
grosso serpente con gli occhi luminescenti che si lanciava su di me. Con il
ramo che avevo ancora nelle mani colpii la testa del serpente, e pensa, questo
serpente portava anch’esso il volto di Samuel! Io cercai di colpirlo, ma lui
indietreggiò e prese il volo. Non potevo correre a causa del groviglio, e con
difficoltà mi aprii un varco con le mani e con i piedi, e non appena vidi la
strada davanti a me mi son svegliato da questo difficile sogno. Sveglio in un
bagno di sudore. Tutto nel mio corpo però mi faceva male, e senza svegliare tua
madre sono venuto pian piano in giardino".
27. "Padre", risponde Naeme, "Samuel pianifica del brutto! Non vogliamo
svegliare la madre e impedire a Samuel di fare cose malvagie? Anch’io ho
sognato di una sciagura in Betania, e il funesto
portava anch’esso le sembianze di Samuel. Invece in questa notte io ho avuto un
sogno stupendo: stavo celebrando il mio matrimonio e anche tu con la mamma eravate
felici. Solo Samuel aveva strappato il mio vestito da sposa con un imprudenza!”
28. "Samuel?", domanda Eli, "Figlia mia, questo significa: niente di buono!”
29. "Padre, io ho potuto correre
nelle braccia dello sposo. Solo che non lo conoscevo, però ho sospettato che
potesse essere Gesù, poiché più tardi, Egli come protettore, si rivelò come
Sposo. Ma ora vieni padre, non vogliamo lasciare nulla di intentato per portare
tutto nel giusto ordine".
30. La sosta in giardino era tuttavia
durata più a lungo, poiché la madre era già attiva intorno alla prima
colazione. Samuel invece era già andato nel tempio, senza far colazione. Hanna
era assai preoccupata per Naeme ed Eli. Tuttavia, quando i due le augurano tutto il meglio per
il giorno, la pace e la tranquillità ritornano anche nel suo animo agitato.
Così trascorre la mattina.
*
31. Verso mezzogiorno vengono due
sacerdoti, vecchi buoni amici della casa di Eli, e
vogliono venire a prenderlo per una riunione del Consiglio.
32. Eli dice:
"Oggi io non parteciperò, poiché so in anticipo di cosa si tratta: di mia
figlia Naeme! Verrò a presentare le mie dimissioni!
Samuel ed io non andiamo più l’un con l’altro, ma discosti l’uno dall’altro.
Quanto a Naeme, sarà concesso del tempo, e tutto si
svolgerà per la sua e la nostra salvezza! Perciò vi prego di scusare oggi la
mia assenza. Devo venire con me stesso in chiaro".
33. Parla il vecchio
Geremia: "Eli, Eli, le
tue parole suonano come se stessimo per perderti! Hai esaminato tutte le
conseguenze che un tradimento da parte tua possono portarti? Come vecchio
amico, non ho bisogno di avvertirti prima! Perciò non posso, comprendo la tua
esitazione e quindi ti prego di seguirci nel tempio".
34. "Non oggi, Geremia, domani sarò a
disposizione di tutti voi. Anzi ti prego di disporre anche il sommo sacerdote
affinché riunisca il Consiglio domani".
35. Geremia dà un’occhiata a Naeme e le dice: "Figliola, non ti opprime il cuore se
vuoi far precipitare i tuoi vecchi genitori in nuove preoccupazioni e affanni?
Prenditi Samuel per modello: come è ansioso di rendere alla casa di Eli, gioia e onore!"
36. Naeme guarda
Geremia con fermezza e dice: "Geremia, tu ci sei sempre stato amico.
Finché non ho sperimentato nient’altro, per me era tutto giusto ciò che il
padre, Samuel e anche tu avete detto, non ho mai dato motivo per il lamento.
Mai avrei creduto che potesse esserci qualcosa di diverso da quello che ho
imparato e vissuto in casa e nel tempio. Ora però ho appena incontrato altre
persone in circostanze speciali che non cercavo. Con la guida di Dio sono stata
guidata ed ho sperimentato uno Spirito che è proprio l'opposto dello spirito
che voi rappresentate. Ho sperimentato una tale felicità che ora sento il
bisogno di parlarne e di aiutare altri a raggiungere questa felicità. Può esserci
qualcosa di male in questo?".
37. "Giudicare questo non è mio
compito, bensì del tempio!", risponde Geremia. "Perciò ti prego, Naeme, lascia a noi anziani la preoccupazione per la tua
felicità, e sarai soddisfatta".
38. Naeme tace. Dire
ancora qualcosa sarebbe stato uno spreco. Porge la mano a Geremia dicendo:
"Ti ringrazio per le tue parole ben intenzionate, tuttavia esse non
penetrano nel cuore".
*
39. Eli è felice
quando i due colleghi se ne sono andati. Ad Hanna dice: "Vorrei che il
giorno di domani fosse già passato, poiché sento la tempesta minacciosa che
Samuel sta provocando".
40. Dice Naeme:
"Padre, e tu, madre, perché aspettare fino a domani? Lasciamo tutto qui e
andiamocene a Betania! Anche da Betania
puoi ordinare le tue faccende con il tempio, poiché il tempio non ti dispenserà
mai e poi mai! – Cosa ha detto Geremia? Sarebbe un tradimento e avrebbe per te
conseguenze amare. – Oh, miei carissimi, non riflettete, ma venite! Là ci
attendono pace e gioia, qui dispiacere e sofferenza! Madre: non lasciarti
pregare a lungo! Padre: questo vale per tutto, per il temporale e per
l'eternità!”
41. Dice Eli,
"Naeme, nonostante ciò, io non diventerò un
traditore. Io sono conosciuto e si conosce tutta la mia vita, e con l'aiuto di Jehova mi riuscirà di risolvere tutto in maniera
pulita".
42. "Padre, come figlia tua mi hai
insegnato a non contraddire, ma questa volta la tua Naeme
ti dice che stai percorrendo un via completamente sbagliata. Il tempio non ti
dispenserà mai! Mai potrai contare sulla loro comprensione, e mai nemmeno alla
tua Naeme potranno sradicare l'amore dal cuore che
lei sente per Gesù, il Salvatore".
43. Eli guarda
impotente le due donne e dice: "Ordinate tutto in modo che possiamo
lasciare la casa domani mattina. Non posso scappar via a rotta di collo. Perciò
lasciatemi solo. Voglio regolare tutto così che possiate essere
soddisfatte".
*
44. Samuel già dalla mattina presto è dal
sommo sacerdote. Non risparmia né il padre né la sorella. Per il momento il
sommo sacerdote non è disposto ad assentire alle accuse di Samuel. Egli conosce
il suo sacerdote Eli. Samuel però afferma con
certezza che suo padre è labile[2]
per lasciar libera Naeme, e sollecita che venga
convocata una seduta del Consiglio in cui suo padre non dovrebbe mancare. Il
sommo sacerdote è d'accordo e Geremia, l’amico di Eli,
ha l’incarico di invitarlo.
45. Il sommo sacerdote è irritato quando Geremia gli
dice: "Non contare più su Eli. Naeme ha potuto dimostrare a suo padre che nella casa di Jehova non tutto accade secondo la volontà di Dio. Eli chiede una riunione del Consiglio domani; lui verrà per
dare le sue dimissioni".
46. Il sommo sacerdote è esitante, allora
domanda: "Come hai trovato Eli e sua figlia? Tu,
come amico della casa, sei di certo confidente con loro. Cos’ha detto sua
moglie?"
47. Risponde Geremia: "Sommo
sacerdote, cosa posso dire. La moglie di Eli era
silenziosa. Eli si è mostrato contrariato, e non ho
riconosciuto più Naeme. Questo hanno fatto i nazareni
di lei".
48. Il sommo sacerdote domanda ancora una
volta a Samuel: "Ha tuo padre una colpa? Com’è potuto accadere che Naeme abbia potuto incontrarsi con i nazareni?".
49. Dice Samuel: "Mio padre o mia
madre non ne hanno la minima colpa. Naeme ha
dichiarato di visitare dei parenti e l’ha anche fatto, ma deve essere venuta in
contatto con la sorella di Lazzaro. La disgrazia è avvenuta in Betania. Solo questo non ho potuto comprendere di mio
padre: il fatto di aver preso Naeme sotto la sua
protezione. E questo non lo sopporto e non lo posso sopportare. Ecco perché
sono qui".
50. "Bene!", dice il sommo
sacerdote. "Domani terremo una grande seduta del Consiglio, ma oggi stesso
tua sorella deve presentarsi qui al tempio. Se viene spontaneamente, potrà
ritornare subito a casa dai genitori, ma se si deve andare a prenderla, dovrà
essere esercitato tutto il rigore! Tuttavia, Samuel, il mio consiglio a te è
questo: nessuna violenza!"
51. Così avviene che Samuel, come amabile
fratello e figlio, avanza a Naeme la preghiera di
discolparsi davanti al Consiglio superiore del tempio, ma oggi stesso!
*
52. Dice Naeme:
"Samuel, se avessi peccato, allora ci sarebbe una ragione per cui
rispondere, e se il tuo invito fosse scaturito dal tuo amore fraterno, allora
senza indugio andrei al tempio. Ma ora non più. Poiché solo tu sei colui che ha
in mente cose cattive con me, perché ti ho pregato di andare a Betania e sperimentare lì la vera vita di Dio. O Samuel,
dov'è il tuo amore filiale per i genitori? Dov'è la vita esemplare come
servitore di Jehova? Ti do un buon consiglio: torna
indietro e diventa un vero figlio e fratello, e ti inonderemo con amore come è
concesso a pochi".
53. "Silenzio, ipocrita!", dice
Samuel a denti stretti. "Conosco la mia strada. Ma non credere che io
abbia dei riguardi per te perché sei mia sorella. Non ti conosco più!”
54. Eli respinge
nei limiti suo figlio con parole pacate, ma questo lo rende ancora più
amareggiato.
55. "Domani nell’alto Consiglio ti
darò la giusta risposta". Con queste parole esce e lascia di nuovo la
casa.
[indice]
Naeme
è rapita dai templari
1. Eli lavora nella sua stanza senza interruzione. Naeme resta con sua madre, ma quando diventa buio,
l’anziana viene chiamata fuori di casa da una amica che ha bisogno urgente di
aiuto, e Naeme prega sua madre di non andare.
2. "Dille che non puoi lasciare mio
padre da solo o che non sei in grado di andare. Ti prego, madre, deve essere
certamente l'ultima sera, ce ne andremo per lungo tempo".
3. "Naeme,
proprio perché andiamo via domani, devo esaudire questa preghiera. Rimarrò solo
pochissimo tempo e prenderò congedo. Poiché neanche tu vorrai che rifiuti
l’ultimo servizio d’amore. Ma tu Naeme potresti
venire con me, tuo padre lavorerà sicuramente per metà della notte, e prima che
abbia finito noi saremo già ritornate. Ora lo informo io".
4. Eli dà la sua
approvazione. "Non ho ancora finito. Potete un po’ prolungare
tranquillamente la vostra visita".
5. Senza nulla sospettare, le due vanno,
ma quando attraversano un vicolo stretto e buio, Hanna riceve un colpo che la
fa volare da parte, e prima che Naeme se ne renda
conto, un sacco nero le è rovesciato sulla testa, in modo che non può
difendersi. Molto rapidamente un uomo aiuta Hanna a rimettersi in piedi, e due
uomini avvolgono Naeme ricalcitrante e urlante nel
sacco e si precipitano via velocemente. In una casa aperta, i due uomini
scompaiono con l’involto. – Tutto si svolge così rapidamente che Hanna non
comprende cosa stia succedendo con Naeme. L'uomo che
ha aiutato Hanna è uno dei complici, ed ha agito come se volesse aiutarla. Ma
al contrario, offrendo il suo aiuto, ha fatto in modo che Hanna perdesse di
vista Naeme. È buio, e quest’ultima non riesce più a
vedere nessuno in lontananza, e sviene. Quando rinviene, superando la debolezza
si affretta a tornare a casa, dove, con parole srotolanti e pianto impetuoso,
racconta a Eli questa sventura.
6. "Il mio sogno si avvera",
dice egli ad Hanna. "È inutile intraprendere qualcosa oggi. Questa è opera
di Samuel! Domani saprò tutta la verità nel tempio e spero di riportare
indietro anche Naeme. Se finora sono stato vacillante
per quanto riguarda il nostro futuro, allora Hanna, moglie mia, ti dico che
questo atto mi ha aperto gli occhi, e il tempio potrà sentire qualcosa".
7. Questa notte non vuol saperne di
passare. Hanna è in preda alla febbre, grida sempre per Naeme.
Eli non sa che cosa deve fare. Non c’è alcun modo per
rimediare, finché alla fine giunge il giorno e Hanna può fare un breve, dolce
sonno. Intanto Eli, senza aver mangiato un boccone,
si trascina nel tempio dove lo si attende già.
*
8. (intanto…):
Quando i due uomini erano scomparsi da quel luogo, liberarono Naeme dal sacco e dissero che non doveva più gridare,
perché con ciò avrebbe peggiorato la sua condizione. “Non ci sarà nessun
riguardo per i nazareni! Ti porteremo al tempio dove non hai voluto andare
spontaneamente. Spetta a te ora decidere se dobbiamo portarti nel tempio con
costrizione o senza. Per non danneggiare la considerazione del tempio useremo
un carro. Al minimo grido, ti metteremo un bavaglio in bocca, quindi vedi tu”.
Lei riconosce la sua impotenza e tace. I suoi pensieri si aggirano intorno a
Lazzaro e Giulio. Lei sa che questi due non si daranno pace finché non sarà di
nuovo libera con l'aiuto del Salvatore. Appena arriva nel tempio, viene portata
davanti al Gran Consiglio. Suo padre e Samuel non sono presenti, questo le fa
molto piacere.
9. "Figlia mia", comincia il
sommo sacerdote, "ti ho fatta portare qui su una via insolita. Se tu fossi
venuta da me oggi da sola, ti avrei lasciata portare di nuovo da tuo padre
senza una domanda. Ma così non posso fare altro che chiederti: come stai tu in
riguardo a Gesù di Nazareth?".
10. Naeme
intrepida guarda il sommo sacerdote e dice: "Per rispondere a questa
domanda, io che andavo con mia madre sulla via del Signore, dovevo essere
aggredita, derubata della mia libertà e portata nel tempio sotto le più pesanti
minacce nel bel mezzo della notte? Quest’azione del tempio e dei suoi servitori
mi rende facile la risposta: da quest'ora in poi, Gesù per me è tutto, poiché
di una simile brutale violenza, Gesù di Nazareth non sarebbe mai stato capace.
Mi è bastato solo un breve tempo per avere un'esperienza che eternamente mai
potrà essere dimenticata. Per anni ho vissuto nei vestiboli del tempio, e il
mio cuore è rimasto com'era: infelice e povero!"
11. "Naeme,
figlia di Eli! La tua risposta ti ha giudicata, ma
per darti il tempo di ritrovare la strada per ritornare al tempio e credere in Jehova, disporrò la tua sicurezza. L'ora in cui mi
annuncerai che ti penti di esserti smarrita nel Nazareno, sarai libera e potrai
ritornare nella tua casa paterna. Ciò che i tuoi genitori diranno è per intanto
senza importanza. Voglio sentire dalla tua bocca che detesti il Nazareno come
noi".
12. "Questo non accadrà mai!",
risponde Naeme. "Sarebbe un crimine contro me
stessa, e la mia vita terrena sarebbe senza valore".
13. Il sommo sacerdote è deluso.
Osservando intensamente Naeme, dice: "Ora non ti
si può più aiutare. Così il destino prende il suo corso. Tuttavia non voglio
smettere di sperare, per amor di tuo padre e di tuo fratello".
14. I due che hanno portato Naeme, la portano via di nuovo. Lei li segue senza parole,
nel suo cuore c’è pace, soddisfazione e certezza.
*
15. Quando Eli
giunge nel tempio, i membri del Gran Consiglio già aspettano. Prima che lui
possa dire qualcosa, dice il sommo sacerdote: "Eli,
cos’hai da dirci? Ieri hai avuto abbastanza occasioni per presentarci i tuoi
desideri e le tue scuse, oggi è troppo tardi: tua figlia è perduta!"
16. Eli osserva
tutti con sguardo esaminante, e dice: "Quello che tu, sommo sacerdote, hai
detto di mia figlia Naeme, è vero. Lei è perduta per
il tempio, tuttavia per colpa vostra! Era necessario che mia moglie e mia
figlia fossero aggredite e trattate come animali selvatici mentre andavano dai
loro parenti dai cui erano state chiamate? È questo il modo che benevoli
servitori di Dio aggrediscono donne pacifiche e le portano in nascondigli
sicuri? Io mai ho dato il mio consenso a razzie di tali specie; mai ho favorito
la violenza che viene rivendicata dai sacerdoti più giovani. Dal momento che
non intendo presentare altre motivazioni, voglio allora sottoporre al Consiglio
le mie dimissioni, e prego di accettarle. Per il momento non domanderò di Naeme, perché la mia ulteriore reazione dipenderà proprio
dal futuro di Naeme".
17. Il sommo sacerdote risponde con
scherno: "Non pensare che ti lasciamo andare così facilmente. Secondo le
dichiarazioni di tuo figlio tu sei già mezzo nazareno. È giunto il momento di
valutare se ritirarti o meno la fiducia. Certamente sei invecchiato con noi nel
servizio, i tuoi servizi sono sempre stati degni di riconoscimento. Proprio
adesso in cui un membro della tua famiglia commette questa grande infedeltà, tu
diventi infedele al tuo giuramento? No e ancora una volta no! La tua richiesta
è respinta, e solo a causa della tua fedeltà che è durata finora, noi non
cambiamo il nostro atteggiamento nei tuoi confronti. Una fortuna che tu e tua moglie
non sapevate che tua figlia, depravata, si trovava in Betania".
18. Eli è come
stordito. Senza parole lascia l'assemblea, si affretta ad uscire dal tempio e
va a casa. Il suo cuore è a pezzi. Lui, che è sempre stato un combattente, si
sente sconfitto, si sente spossato. Tutto intorno a lui poteva andare in
rovina, non se ne sarebbe accorto. Il suo cuore è già un cumulo di macerie.
*
19. Torna a casa in questo stato. Hanna è
ancora a letto. Anche lei non può alzarsi, è malconcia. Ore, giorni e settimane
più dolorose vengono vissute ora nella casa di Eli –
solo non per Samuel, che raramente viene a casa. Evita il padre e la madre.
Geremia, il vecchio amico e collega, viene ogni giorno, lo scuote la lotta dei
due. Anche lui ha corretto il suo punto di vista e comincia a comprendere Eli. Non si parla di Naeme, ma il
cuore di Geremia viene ben presto spezzato, quando Hanna grida per Naeme. – Senza aver espresso una sola parola, Geremia va a Betania. Vestito alla foggia greca insieme ad un mercante,
cerca Lazzaro, che però lo riconosce subito. E presto Lazzaro viene a
conoscenza di quello che è accaduto nella casa di Eli.
Lazzaro è scosso dal fatto che un sacerdote e anche il fratello, volesse
consegnare la propria sorella alla morte, questo lo porta in grande
eccitazione, poiché ama Naeme come una figlia. Per
Giulio, questo è uno sgomento! Per lungo tempo entrambi si consultano sul da
farsi, e così tutti e due, accompagnati da due soldati, vanno a Gerusalemme e
scendono alla ‘locanda Betania’. Il locatario è molto
lieto di parlare con Lazzaro, poiché parecchi sacerdoti si sono presentati
nella locanda, in parte travestiti, in parte nelle vesti sacerdotali. A un
nipote del locatario, un giovane intelligente uomo, portato a capire diverse
lingue, viene chiesto di ascoltare i templari e i mercanti e di rimanere in
contatto con Betania. Viene visitato anche il
comandante della città, questi però è contrario, poiché il tempio sta sulla
propria competenza.
20. La faccenda sembra essere senza
speranza, ma Lazzaro dice: "Giulio, non ti preoccupare, perché il Maestro
sa ogni cosa. Ancor mai ha mancato nel Suo Amore e Sapienza! Abbi fiducia
completamente! Poi verrà anche la soluzione. Che il Maestro abbia già messo la
Sua mano nel gioco, lo dimostra Geremia, un vecchio intransigente sacerdote,
con la venuta a Betania. Quindi presta attenzione
alla conduzione del Signore, poiché Egli non ti porterà Naeme,
ma dovrai andare a prenderla tu. Il ‘come’ verrà durante la notte, devi solo
stare attento".
[indice]
Naeme
viene salvata da Giulio
1. Giulio è diventato zelante. I suoi soldati sono
diventati ancora più incitati. C'è stato un incidente al confine: là dove Naeme vide Maria la prima volta, ci sono due templari
travestiti che hanno molestato Maria. È stato difficile per lei sbarazzarsene.
L’episodio è stato osservato da alcuni soldati che erano di pattuglia. Quando
quelli passano a vie di fatto nei confronti di Maria, i soldati sono anche a
portata di mano e catturano i due templari legandoli. Di fronte a Giulio
diventano piccoli, e quando ricevono l'assicurazione che lui li avrebbe
liberati dal giogo del tempio e fatti cittadini romani, questi rivelano
apertamente e liberamente le scelleratezze del tempio e dei suoi servitori.
L’uno prega Giulio per aiuto; l'altro no. Teme il tempio, avendolo sperimentato
abbastanza negli ultimi tempi.
2. "Proprio perché", dice l’uno,
"non riesco più a riconciliarlo con la mia coscienza quando queste persone
innocenti vengono così lentamente spinte nelle braccia della morte. Come sta
facendo Samuel, non può avere un lieto fine".
3. Giulio ascolta attentamente. Samuel è
nondimeno il fratello di Naeme. Egli dice: "Qua
la mano, io vi aiuterò se anche voi aiuterete me!”. Essi afferrano la mano offerta
e Giulio dice: "Con questa stretta di mano siete diventati romani.
Occupatevi del cambio delle vesti, a queste vi aiuteranno ad ottenerle i
compagni. In un'ora mi farete rapporto nella casa padronale".
4. Giulio è impressionato sulle
rivelazioni dei due templari. Tuttavia di Naeme non
ha saputo nulla. Ma è venuto a sapere i nomi delle guardie carcerarie, e questo
a lui basta per il momento. A uno dei suoi subordinati consegna questi due per
l'istruzione e in breve tempo è sulla via che porta a Gerusalemme. Il locatario
della ‘locanda Betania’ è altamente lieto di poter
dare il benvenuto a questo giovane romano, e dopo poche parole viene informato
di tutto!
5. "Fidati di me! Mio nipote è
perfetto per il compito che gli chiede. È bene che nessuno ti veda con lui,
perché qui ci sono spioni ovunque".
6. Già il giorno dopo, Schyba
si mette in contatto con Giulio a Betania. I suoi
occhi esultano quando riferisce: "Quando ieri mi è stato riferito il
motivo dalla tua visita e del tuo desiderio, ho capito subito che Samuel, il
figlio di Eli, ha la sua mano nel gioco. Sono andato
al tempio quando il Sole stava calando, e lì, dove passavano i sacerdoti di
servizio, ho aspettato. I sacerdoti lasciano il tempio sempre alla stessa ora.
La maggior parte va alla locanda che appartiene al tempio. Il mio piano era di
seguirli alla locanda, per sentire qualcosa. Ma Samuel, che io conosco bene, è
passato con alcuni sacerdoti e parlando a voce alta mi è passato accanto.
Questi devono avere una coscienza molto pulita, poiché non una volta si sono
voltati!
7. A questo punto Samuel disse: ‘Dunque,
una buona volta potrete già esaminare l’operazione. I nazareni sono davvero i
più grandi pazzi!’
8. Sono rimasto un po' indietro per non essere visto.
E giusto gli altri tre andavano con Samuel attraverso alcune strade e vicoli,
ed io dietro. Si fermarono davanti a una grande casa, bussarono tre volte, poi
aspettarono un po'. La porta si aprì e i quattro scomparvero nella casa. Ho
aspettato e aspettato, divenne buio, già pensavo che avessero lasciato la casa
attraverso un'altra uscita, perché non uscivano.
9. Uno disse: 'Samuel, tua sorella ha un
portamento come se non avesse minimamente scorto che tu sei l'autore delle sue
sofferenze. Io, in ogni caso, non l’avrei fatto'
10. Samuel rispose: 'Potrei fare ancora di
più agli infami nazareni'.
11. Ne sapevo abbastanza, signore. Se la
mia supposizione è giusta, allora Samuel ogni giorno va a visitare sua sorella.
Probabilmente per tormentarla con la sua presenza. La strada è tranquilla, in
genere nessun movimento in questo tempo. Sarebbe facile snidare il nascondiglio
con le persone necessarie, insieme ai sacerdoti".
12. Giulio dice: "Sì, potrebbe
funzionare. Ma mettere le mani addosso ai sacerdoti sarebbe una intromissione
nei diritti del tempio. Come sarebbe se ci fingessimo sacerdoti e liberassimo i
prigionieri? Con i due giovani sacerdoti che mi hanno giurato fedeltà, sarebbe
abbastanza facile da attuare. Li farò chiamare entrambi immediatamente".
13. Essi sono d'accordo, perché Giulio se
ne assume la responsabilità, e quando l'ora di pranzo è finita, un carro di
soldati nelle vesti sacerdotali va verso Gerusalemme. Pochi minuti dopo, col
cuore pieno di speranza, Schyba e Giulio partono alla
liberazione di Naeme.
*
14. Nella locanda il locatario ha
riservato una stanza speciale per gli uomini di Giulio. Così gli altri ospiti
non si accorgono che sono soldati. Col sopraggiungere dell’oscurità, Schyba nella veste sacerdotale, e i due ex sacerdoti, vanno
nella casa dove il giorno prima Samuel e i suoi colleghi erano entrati. Giulio
con la sua gente li segue lentamente. Nel suo cuore, prega per la riuscita, una
preghiera per ricevere forza e sapienza, ma anche un ringraziamento.
L'obiettivo è presto raggiunto.
15. Schyba bussa alla porta
proprio come aveva visto fare, e dopo po’ di tempo viene anche aperto. Senza
dire una parola i tre oltrepassano il portinaio e, come giustamente previsto,
vanno nello scantinato. Sentono delle voci e seguono questa direzione. Ad una
porta c’è una grande stanza, molto poco illuminata con molti uomini. Schyba guarda un attimo sulla moltitudine, poi chiama:
"Naeme, Naeme!"
16. Lentamente, la fanciulla si avvicina e
dice: "Sono io Naeme, lascia andare gli
altri".
17. Dice Schyba
sottovoce: "Sei tu la figlia di Eli? Però, dimmi
la verità!”
18. "Sì, sono io. Non c'è una seconda
Naeme tra di noi".
19. "Allora riferisci alle tue
sorelle e fratelli dietro l'angolo che tutti saranno liberati, perché Giulio
aspetta fuori".
20. Naeme è quasi
muta dalla gioia, e non appena riesce a parlare, esclama: "Venite, venite,
la salvezza è qui. Venite, presto, prima che sia troppo tardi!"
21. Così come sono, si affrettano a
seguire Schyba, e i due sacerdoti vanno avanti per
informare il portinaio che tutto è in ordine.
22. Fuori si sta facendo buio. Ma c'è
ancora tanto da vedere che i soldati fanno posto agli uomini e alle donne.
Giulio ha preso Naeme per la mano e dice: "Non
dire una parola, tutti devono seguirci".
23. La liberazione avviene senza rumore. I
passanti credono che i templari abbiano già afferrati di nuovo una quantità di
nazareni e vogliono toglierli di mezzo; infatti è pericoloso in quelle notti.
Indisturbati, giungono alla locanda. Tutto è già preparato.
24. Allora Giulio dice: "Carissimi!
Vogliamo ringraziare il Signore e il Maestro per il fatto che mi è stato
possibile aprire per voi le porte della prigione. Ringraziamo il Signore e il
Salvatore Gesù! Non siete ancora completamente liberi, poiché il vostro futuro
è ancora davanti a voi. Io ho l’incarico di proporvi la casa di Lazzaro che si
occuperà del vostro futuro. Decidetevi quindi entro domani mattina, in modo che
io possa organizzare il trasporto. Il tempio diventerà velenoso. Adesso saprà
già con certezza che siete sfuggiti dai suoi artigli. Non preoccupatevi di
nulla, ma solo che l'Amore del Signore e Salvatore Gesù diventi la vostra
vita".
25. Quale gioia sperimenta ora Giulio! Ciò
che si svolge in lui in quest'ora non si può descrivere con parole. Naeme invece preme le mani al suo viso e dice:
"Giulio, una vita piena d'amore non può rendere la gratitudine! Non
l’avrei potuto sopportare molto più a lungo. Sarei morta".
26. Giulio risponde: "Naeme, davanti a noi c'è ancora una lunga vita. Vogliamo
passarla uniti nello spirito di Gesù. Vogliamo affrontare uniti tutto ciò che
ci verrà incontro? L'amore che portiamo in noi ci obbliga e aumenta i nostri
doveri. Saresti pronta a cercare di ottenere con me la magnifica meta? Tua
madre è malata di ardente desiderio di te, è necessario un aiuto urgente.
Perciò ti prego di darmi il diritto che io, come un figlio, possa provvedere
per lei".
27. Naeme poggia
il capo al suo petto, alza lo sguardo e dice: "Giulio, io sono tua. Già
dal primo sguardo ho saputo che tu vivi solo in me! All’inizio avevo paura di
questa conoscenza, perché mio padre e mia madre impallidivano davanti a questo
amore, e ora ti appartengo attraverso la Grazia di Gesù!
28. In questa notte solo pochi dormono. Gli
avvenimenti sono stati troppo potenti e Giulio deve continuamente parlare della
vita in Betania, cosa che fa anche volentieri. Dopo
la prima colazione è di nuovo Schyba che va a Betania per prendere carri e soldati, poiché sono molti
coloro che qui sono insieme e non vogliono rimanere a Gerusalemme. Naeme andrebbe piuttosto dal padre e dalla madre, ma Giulio
dice: "Non ora, tuo fratello è una bestia di uomo, neanche dal peggio si
tirerebbe indietro, Lazzaro dovrà decidere cosa dobbiamo fare".
29. Giulio con i due sacerdoti e Naeme seguono Schyba. Gli altri
rimangono in custodia dei soldati. Tutto procede secondo i desideri e la sera
sono tutti riuniti per la cena.
30. Il vecchio Tobia confessa: "Miei
ora nuovi compagni, l'Amore e la Grazia del Signore sono così meravigliosamente
splendidi che le eternità non bastano a sondarli. Io sono l’uomo più felice che
la Terra abbia mai portato. Erano tempi meravigliosi quando il Maestro ci dava
il benvenuto qui ai tavoli e mangiava con noi il cibo proveniente dal Cielo
preparato dagli angeli. Sì, abbiamo sperimentato meraviglie su meraviglie.
31. Quando però adesso considero la Sua
conduzione, vedo nel nostro caro Maestro d'amore ancora di più che allora.
Quella volta era l'Amore dall'Alto che Egli trapiantò su questa Terra con le
Sue lotte e battaglie. Adesso invece è amore che irradia fuori in noi dal
nostro cuore, come un sole nascente che ravviva il Cielo; come Lui, quale Gesù,
quale Figlio dell'Uomo, lo desiderava!
32. Miei cari, io ho sperimentato orrori
su orrori, ma vi dico che il Maestro ha vissuto gli stessi orrori, poiché la
sofferenza che vi ha colpito viene imputata a Lui. Egli non può chieder conto
all’avversario, perché le apparenze parlarono contro di Lui; ma noi, come figli
Suoi, vediamo la Sua magnificenza che non vuole altro che farci maturare per
nuove meraviglie.
33. Perciò, o Gesù, Tu magnifico, nel Tuo
Amore dimorante in mezzo a noi, il Tuo cuore sia ripieno di gioia, perché noi
sentiamo la Tua vita e il Tuo Amore come libera vita filiale, e lo mettiamo
fuori nella notte e nelle tenebre, affinché esso splenda come un segnavia e
dimostrazione del Tuo così leggiadro e meraviglioso Amore. Prendi il nostro
cuore, deve essere il Tuo luogo di quiete. Santificaci con la Tua presenza,
affinché tutto sia santificato. – Amen!”
[indice]
Disfacimento in Betania e morte
di Maria e Lazzaro
1. Dopo due giorni, Giulio e Naeme,
accompagnati da alcuni soldati, vanno a Gerusalemme presso i genitori della
fanciulla. Eli, che gli era già stato riferito
qualcosa della liberazione di sua figlia, aspettava con impazienza un segno di
vita da parte sua. Come Giulio e Naeme bussano alla
porta, la domestica emana un grido: "Naeme è
tornata a casa!”. Eli si affretta all’ingresso,
prende Naeme nelle braccia e la conduce da sua
moglie, la quale giace come morta sul suo giaciglio. A questo punto viene vita
in quella forma quasi esanime. Naeme solleva sua
madre e la stringe al petto. Ad ogni minuto migliora, e finalmente riesce a
parlare: "Naeme, non andare più via, resta con
noi, altrimenti morirò".
2. "Tu vivrai madre!", dice Naeme. "Ma vivrai nella luce e nella felicità. Una
nuova vita sta dinanzi, una vita in Gesù dove ogni sofferenza cessa e comincia
nella gioia, nella felicità e nella soddisfazione".
3. "Dov’è Samuel?", chiede
Hanna. – Naeme implora: "Padre, non lasciarlo
entrare!"
4. "Samuel non è più qui",
risponde Eli. "Non può neanche portare nuove
sventure, dal momento che questo vecchio Eli è
abbastanza grande".
5. Samuel invece è in casa e a causa del
chiasso che la domestica ha fatto, si è incuriosito e va a vedere nella stanza.
6. Vede il romano e Naeme,
ma dice solamente: "Ah, avete visite", e lascia di nuovo la stanza.
Giulio invece guarda in maniera tagliente Samuel, e questi attimi bastano per
sapere che costui è un implacabile nemico!
7. Eli porge la
mano al romano e dice: "Dobbiamo a te la fortuna che Naeme
è tornata di nuovo a casa da sua madre? Ma per noi non ci sarà più felicità,
perché il tempio è pieno di odio".
8. "Assolutamente no, caro Eli! Naeme tornerà a Betania con me ed io ho l'incarico da Lazzaro di portarvi
entrambi con noi. Lasciami parlare liberamente, poiché abbiamo poco tempo. Naeme si è promessa a me, e non appena le circostanze lo
permetteranno, farò di lei mia moglie. Solo così sarà protetta dal tempio, e
voi due verrete con noi".
9. Eli prende
ancora una volta le mani di Giulio e dice: "Se i vostri cuori si
appartengono l'un l'altro, allora darò volentieri la mia benedizione. Se mai
verrò ancora a Betania, dipende dal tempio. Di una
separazione non vogliono saperne niente, per costringere Naeme
a maledire il Nazareno".
10. Replica Giulio: "Padre Eli, lascia a me questa preoccupazione. Ora che io sono
figlio tuo, ho il dovere di provvedere al vostro benessere e lo posso fare, e
lo verrai a sapere presto. Ma ora la saggezza impone prudenza, e anche di non
provocare il tempio".
11. Rivolgendosi a Naeme,
dice: "Naeme, ora dobbiamo tornare indietro. Il
terreno non è ancora pulito e non c’è da fidarsi di tuo fratello. Prega tua
madre e tuo padre che io possa venire a prenderli domani".
12. Eli accetta.
Questa volta è sufficiente per lui per essere stato abbastanza chiaro, e così
si congedano fino al giorno seguente.
*
13. Samuel non ha da fare niente di più
urgente che correre al tempio e dire al sommo sacerdote che Naeme
stava trattenendosi col romano presso i suoi genitori.
14. Dice il sommo sacerdote: "Samuel, in onore
tutto lo zelo, ma a questo punto non ho più nulla da dire. Naeme,
infatti, starà in tutti i casi sotto la protezione romana, e qui non c'è più
niente da fare. Vedi di sbrigartela tu con tua sorella. Il tempio non sarà in
grado di proteggerti se cadi nelle mani dei romani con un’azione
illegale".
15. Dice Samuel: "Non c’è male,
quindi vengo respinto. Ma vi sbagliate su di me! Realizzerò ciò che intendevo
fare, nonostante i romani. Cosa sarà adesso con mio padre?".
16. "Egli rimarrà fedele al tempio.
Questa è la mia convinzione. Del resto, aspetto presto notizie da Roma per
sbarazzarci della sua tutela".
17. Il giorno dopo Giulio porta davvero Eli e Hanna a Betania. La gioia
di riavere Naeme ha operato meraviglie su Hanna.
Lasciano la loro casa senza aver visto Samuel; solo la vecchia domestica rimane
indietro. Eli rimane in Betania
per un giorno, poi ritorna di nuovo a Gerusalemme su un carro di Lazzaro. Hanna
rimane.
*
18. Ora seguono settimane tranquille. Ogni
tanto viene Eli, ma non rimane mai più di un giorno.
L'unica cosa che accetta da Lazzaro è lo scritto di Giovanni. Durante questo
tempo, i due, Naeme e Giulio, imparano a conoscersi
meglio, e Giulio attende l’annuncio di suo padre a Joppe,
al quale aveva chiesto la benedizione.
19. Ora arriva un
duro colpo per Betania, soprattutto per Gerusalemme:
Giulio sarà trasferito a Corinto. L'intera guarnigione sarà ritirata da
Gerusalemme. Il tempio ha vinto! I romani devono ritirarsi entro un raggio di
quattro ore, secondo l'ordine del governatore. Solo Lazzaro è consapevole di
quello che significherà per Betania, ma tace per
tutti; di ciò, solo Giulio ne è informato. Il giorno in cui il romano viene
fatto venire d’ufficio a Gerusalemme dal comandante della città, incontra tre
sacerdoti sulla via, ma all’interno della sua proprietà. Rapidamente scende da
cavallo, altrettanto i suoi due compagni, e chiede loro cosa stanno cercando
qui. Uno di questi volge il suo viso dall’altra parte, come se non volesse
essere visto, ma Giulio lo ha già riconosciuto.
20. "Che cosa cercate qui?",
chiede ancora una volta. "Pretendo una risposta, ma in fretta! Perché qui
è territorio romano e non avete da cercare niente!”. Ma non ottiene nessuna
risposta.
21. Allora Giulio dice: "Tu sei
Samuel, il fratello di Naeme! Torna subito indietro e
non farti più vedere qui. Se tu non fossi il fratello di Naeme,
ti farei arrestare e punire. Guardati che non ti sorprenda dal commettere un
azione illegale, perché allora non avrò il minimo riguardo! Ma ora tornatevene
in fretta a Gerusalemme, altrimenti vi rompo le ossa!"
22. A questo punto i templari corrono più
veloci dei cavalli. Ora però Giulio ha anche un nemico implacabile.
23. Il comandante della città apre la
porta a Giulio che è stato promosso capitano, nonostante la sua giovane età, e
gli consegna uno scritto di suo padre. In presenza del comandante apre lo
scritto con il quale riceve la benedizione di suo padre per l’unione con Naeme. Legge inoltre, che il padre riteneva meglio se Naeme, sua sposa, andasse da lui a Joppe,
dove avrebbe potuto aver luogo il matrimonio. E inoltre, che presto ci sarebbe
stata una guerra contro la Giudea. "Perciò", continua a leggere,
"vorrei prendere provvedimenti. Tu sei ora capitano e non puoi nemmeno
rimanere a Betania, ma affinché tu possa rimanere in
contatto con la tua sposa, ti trasferiamo a Corinto.
24. Il magnanimo Lazzaro, il benefattore,
lo saluto. Gli consiglio di vendere e costruire una nuova Betania
lontano da Gerusalemme, perché la guerra non può più essere evitata".
25. Giulio porta a conoscenza il contenuto
della lettera al comandante della città, che gli dice: "Tuo padre deve
essere un uomo magnanimo ed ha anche un nobile carattere, altrimenti non
esorterebbe Lazzaro a vendere. Tuo padre deve sapere più di quanto noi
sospettiamo, qualcosa non va nel tempio".
*
26. Lazzaro è stupito dal messaggio che
Giulio gli trasmette, ma concorda bene con ciò che il Signore gli esclamava
tanto spesso: "Costruisci abitazioni
quando si avvicina il giudizio". Giulio è partito con la sua gente.
Un'ultima sera ha portato molta magnificenza e qualcosa di bello, in modo che Betania non gli potesse più essere cancellata. –
27. Naeme è
preparata. Lei sa che Giulio sarebbe venuto a Betania
il più spesso possibile. Quanto è bene che l'uomo non sappia cosa sta nel
grembo del futuro. Per Betania, infatti, l’ora della
prova si avvicina.
28. In Gerusalemme
c'è l'inferno sulla Terra. Nessuna pattuglia di soldati percorre più le strade.
I cittadini romani sono trattati precisamente così, come se non fossero sudditi
romani. Se Lazzaro non avesse avuto i grandi cani da guardia, Betania sarebbe già da lungo tempo un cumulo di macerie. I
templari cercano di danneggiare Lazzaro in ogni maniera. Sì, Lazzaro non si
fida più di andare a Gerusalemme. Allora vende un pezzo di terra dopo l'altro
ai greci e ai romani, e poi Giulio aveva addestrato anche i lavoratori di
Lazzaro al maneggio delle armi. Lazzaro fa anche in modo che se delle sorelle e
dei fratelli fossero assorbiti da correligionari, di dar loro il ricavato dai
pezzi di terreno venduti come dote, affinché non andassero come poveri dal loro
nuovo datore di lavoro.
*
29. Hanna si ammala gravemente in una
vigilia del Sabato, quando Eli è anch’egli a Betania. Dopo una breve malattia Hanna torna a casa dal Suo
Salvatore e Redentore. Eli quasi crolla sotto questo
colpo del destino, invece Naeme rimane rassegnata.
30. Lei dice: "Un Padre e un Amico
non vogliono nulla di male, ma soltanto del bene! Perciò confido in Gesù con il
cuore pieno e completo! Egli sa perché e per quale motivo!"
31. Alcuni giorni più tardi, in una bella
giornata, Maria va di nuovo al Kidron. È
profondamente assorta, e nel suo interiore c'è una meravigliosa pace e
tranquillità. Lei non si accorge come due uomini travestiti le si stanno
avvicinando e vorrebbero metterle le mani addosso, volendola legare con delle
funi per portarla via.
32. Allora lei grida: "Signore Gesù,
adesso ho bisogno del Tuo aiuto, adesso rendi verace la Tua parola e mostraTi come il Magnifico!"
33. A questo punto i due ridono e gridano:
"Tu, mio Gesù?". Afferrano Maria per i capelli e vorrebbero
trascinarla a terra. Solo allora si accorgono che Maria è morta. Spaventati
dalla morta, prendono il volo.
34. Poi uno di loro dice: "Mai e poi
mai metterò più le mani addosso ad un cristiano, il tempio mi ha visto oggi per
l'ultima volta. Vado da Lazzaro e gli riferirò l’accaduto e la colpa del tempio".
35. Come sono colpiti gli abitanti di Betania per la morte di Maria. Lazzaro sente un dolore
bruciante, ma anche calda gratitudine. Sempre più affretta la vendita dei suoi
possedimenti rurali e questo rende i templari furibondi.
*
36. Eli adesso non
viene più a Betania a causa del tempio, ma ancor più
fervente studia gli scritti di Giovanni. Li porta sempre con sé. Sono il suo
talismano[3].
Si sente più sicuro e il suo cuore si infiamma per Gesù! Ora ha dei compiti!
Egli è in grado di impedire molto della malvagità e delle misure adottate dal
tempio. Così fa sapere a Lazzaro che è stato pianificato un attacco a sorpresa
su Betania, per cui lo consiglia di schierare delle
sentinelle. Verificato, risulta vero. Perfino davanti ad un attacco di
sorpresa, il tempio non indietreggia. Con l’informazione di Eli,
Lazzaro è preservato dal male e le guardie del tempio sono catturate e
consegnate ai romani di stanza a Gerico.
37. Durante tutti questi avvenimenti Lazzaro
si irrita talmente che si mette a letto e non si alza più. Al tramonto della
vigilia di un Sabato, passa nelle braccia del suo Signore e Maestro Gesù, e per
Betania è tramontato anche il Sole. Grande è il lutto
per Lazzaro, non solo a Betania, ma anche in regioni
molto lontane soffrono la sua morte.
38. Marta è tranquilla: "Adesso non
vorrei pregare per l’aiuto il Maestro dell'Amore", dice a Naeme, "gli concedo la quiete e la beatitudine che
egli ha sperimentato col Signore".
39. E con zelo prosegue il lavoro di suo
fratello. I templari si atteggiano come dei padroni, ma la gente è sul chi va
là. Non lasciano che i templari diventino insolenti. E gli amici ci sono
sempre, quelli che hanno comprato Betania. Marta
rimane da sola in una piccola casetta, dove aspetta con Naeme
il messaggio del padre di Giulio, sotto la sicura protezione dei nuovi amici.
[indice]
Naeme
viene catturata per la seconda volta e di nuovo è liberata da Giulio
1. Un corriere proveniente da Gerusalemme cavalca verso Betania. È stanco della lunga cavalcata. Il cavallo è
affaticato e affamato, così egli bada poco ai viandanti che incontra. Vede la
meta già da lontano, ad un tratto viene strappato dal cavallo e riceve un colpo
alla testa che lo priva della coscienza. È Samuel che, con alcuni complici, ha
atteso con impazienza il corriere. Egli sapeva con sicurezza che il suocero di Naeme voleva inviare un messaggero che le desse
disposizioni su dove e come si doveva recare a Joppe.
Con sollecitudine apre la borsa e cerca lo scritto, e ben presto lo trova.
L’apre e legge le poche righe. È abbastanza per lui. Finalmente sta alla meta.
2. Quando il messaggero rinviene di nuovo
in sé, Samuel ridiventa un soccorrevole samaritano. Lo aiuta a salire sul cavallo,
tremante, lo guida qualche passo e dice: "Grazie al tuo Creatore che
eravamo giusto sulla tua strada, altrimenti saresti diventato vittima della tua
imprudenza. Se vuoi andare a Betania, lì è la
meta!"
3. Il corriere è ancora completamente
stordito, crede sia stata una caduta. Trova facilmente Naeme
e Marta. Nella loro premura e nella loro eccitazione non si accorgono che lo
scritto è stato aperto. Naeme è enormemente felice.
Marta è pronta ad accompagnarla nel suo nuovo luogo di residenza. Adesso ha
fretta. Devono cavarsela completamente da sole fino a Gerico e da lì è stato
ordinato ai soldati di portare Naeme sana e salva a Joppe. Puntualmente Marta e Naeme
lasciano Betania al tempo stabilito. Eli, che era stato informato, è venuto per prendere congedo
dalla figlia.
4. Ripetutamente Naeme
dice: "Padre, vieni con me! Vieni con me! Perché non puoi liberarti?"
5. "Per il tuo bene, figlia mia, solo
rimanendo fedele al tempio posso servire Gesù! Credimi, ci sarebbe stata più di
una mancanza e sarebbe capitata più di una sofferenza se non fossi stato un
guardiano. Semplicemente non posso rinunciare al mio servizio per Gesù. Vai con
Lui! Ti accompagno con il mio amore benedicente; segui tuo marito e il tuo
sangue. La mia patria è qui! Ora sono completamente solo. Samuel non viene più
da me e non lo vedo nemmeno nel tempio. Consideratelo come un perduto!"
6. Naeme bacia
ripetutamente suo padre, Marta preme e dice: "Presto vi vedrete di nuovo. Eli, fedele fratello mio, hai reso la più grande gioia non
solo a me, ma anche al Salvatore Gesù, considerandoti come guardiano del Suo
Amore al Suo servizio. Continua a fare ciò che il tuo cuore ti prescrive e noi
saremo una cosa sola! La mia piccola casa che io possiedo ancora, sia tua. Se
talvolta vuoi riposare nel Suo Amore, allora va lì, troverai la pace e sarai
con noi unito nello Spirito. L'Amore di Gesù ti renda forte e volenteroso al
Suo Spirito!"
7. Ancora completamente nel potere delle
ultime ore, il servitore guida il carro su cui sono caricate molte casse e cofani.
Marta considera Naeme come sua figlia, e le dà in
dote anche il corredo corrispondente.
8. "Giulio non deve sposare una
ragazza povera", dice a Naeme. “Non vogliamo
gravare il padre Eli, tutto deve appartenere a
Samuel. Quello che possiedo io è tuo, e rimarrà tuo per sempre. Se nel bisogno
sono stata una madre per te, allora voglio esserlo anche nella tua felicità.
Niente mi trattiene più a Betania".
9. E così proseguono tranquillamente per
la strada, leali e credenti nella protezione dell'eterno Amore, rallegrandosi
delle meraviglie che l'ambiente estraneo rivela loro.
*
10. Un carro carico viene loro incontro.
Si ferma, e cinque o sei uomini saltano giù e tirano fuori dal carro la
sprovveduta Naeme, e frustano i cavalli che corrono follemente
sulla via. Quando i cavalli si calmano, i rapinatori si guardano indietro.
Nessuno è venuto incontro sulla strada e nessuno hanno visto seguirli.
11. "È andata bene", dice
Samuel, poiché è lui che ha escogitato ed anche eseguito il rapimento. A Naeme non dice una parola; questa è ancora svenuta nel
carro. Le hanno legato i piedi e anche le mani. Samuel percorre un tragitto
piuttosto lungo. Si ferma in una locanda. Non è lontano da Gerusalemme ed evita
i lebbrosi che erano alloggiati lì. Senza trattare con l’oste, porta Naeme in casa e la libera dalle sue catene, che a questo
punto riconosce suo fratello Samuel.
12. Beffardo, guarda Naeme
e dice: "Ora vedremo chi è più forte. … Io, o Gesù? Lì dentro è il tuo
posto: tra i votati alla morte!"
13. Lei, senza dire una parola, si volta
da lui e va incontro ai suoi compagni sofferenti.
*
14. Nel frattempo, Marta, superando il suo
dolore, dice al servitore: "Prosegui velocemente verso la destinazione.
Non possiamo fare nulla per trarla in salvo. Quanto sarà spaventato Giulio,
vedermi arrivare senza Naeme!"
15. Allora lei può solo pregare, pregare e
di nuovo pregare. Alla fine percepisce interiormente queste consolanti parole: "Marta, il colpo è stato permesso da
Me! Tieniti forte ed abbi fiducia nel Mio Amore e provvedimento. Tutto andrà
bene!". Ora Marta diventa tranquilla. Lo sapeva: tutto prenderà una
buona fine.
16. Con ferma fiducia giunge a Gerico, ma
Giulio non c'è, bensì un sottoposto ha l’ordine di portare Naeme
sotto sicura protezione a Joppe. "Dov'è il
capitano Giulio?", chiede Marta. "Non posso venire a Joppe senza Naeme! Che cosa ne
penserà il padre di Giulio?”
17. Dice il sottoposto: "Ti porterò a
Joppe nel più breve tempo possibile. Lì tutto sarà
ordinato. Non posso venir meno dal mio ordine. La mia gente è pronta per la
marcia. Al tramonto partiremo e cavalcheremo. Non riusciremo a raggiungere il
capitano prima di otto giorni".
18. Solo per strada Marta può riferire al
sottoposto tutto in modo ordinato. Lei gli descrive anche che il corriere che
aveva portato l’invito, riferì che poco prima di Betania
il suo cavallo si era adombrato e lui era caduto, e fu fortificato ed aiutato
da alcuni sacerdoti a montare sul cavallo.
19. "Non ci siamo accorte che lo
scritto era stato aperto, perché c’era una grande gioia come anche una grande
emozione".
20. Il sottoposto, anche lui un discepolo
di Gesù, dice: "Solo Samuel può essere il delinquente che ha giurato
vendetta su sua sorella. Noi però vogliamo lasciare tutto il resto a Giulio,
perché da dove dovremmo cominciare, e dove finire? Gerusalemme è bloccata per
noi, e i templari considerano il loro odio come servizio divino. Non vogliamo
adombrare i nostri cuori, ma vogliamo renderli più liberi. Ho scoperto che
posso essere più utile al mio Signore e Maestro con un cuore libero, piuttosto
che con uno aggravato. Non vorresti raccontarmi qualcosa sulla vita del
Signore? Me Lo immagino tanto spesso, ancora anche adesso, come un Uomo, e
penso che questa sia la cosa migliore per me. Devono essere stati tempi meravigliosi
quando il Signore dimorava presso di voi, quando benediceva il pasto e guariva
gli ammalati!"
21. "Sì, fratello, hai ragione. Erano
tempi meravigliosi, ma i tempi attuali non sono diversi. Lì l'Amore del Signore
si prendeva cura del nostro benessere, tutto si adattava così
meravigliosamente, tanto da credere che il Cielo ci avesse accolti. Oggi sono
di un altro sentimento, il Cielo è la nostra libera proprietà e, in questo,
solo il Signore deve essere il vivificante e il beatificante col Suo Amore e la
Sua Grazia.
22. Tutte le contrarietà vogliono farci
aprire il Cielo e la libera e vivificante vita proveniente da questo Cielo. E
così accade che il Signore vuol servire con benedizioni e benefici, e noi
addirittura Lo ostacoliamo. Posso pensare quanto voglio: con Naeme, tutto andrà a finire bene! Gli ostacoli devono
essere visti come insegnamenti. L'aiuto del Signore può venire solo se i nostri
cuori sono aperti a Lui.
23. Quali lotte abbiamo avuto in questi
ultimi tempi. Ma tu, caro fratello, credi che il Signore sia diventato in noi
più piccolo? No, e ancora una volta no! La Sua magnificenza è che noi ne
prendiamo coscienza in tutte le condizioni della vita, e tutto diventerà una
meravigliosa felicità e un meravigliosa vita".
*
24. Dopo tre giorni sono a Joppe. Sono venuti a prenderli i soldati inviati dal padre
di Giulio. Non c'è traccia di Giulio stesso. Nessuno sa qualcosa di lui. Ma
viene preparato un ricevimento per Marta che vale anche per Naeme.
Che spavento quando Marta racconta il fallimento che l’ha sorpresa. Viene
circondata con amore. Non deve preoccuparsi di nulla, tutte le cose si
sistemeranno. Quando si è ripresa dallo strapazzo, Vespanus
la prega di riferire in pace, per sé, l’intero accaduto. Ora Vespanus ha il giusto quadro. Attraverso dei servitori fa
venire alcuni sottoposti, dà gli ordini scritti per intero e mette insieme un
drappello per Giulio, che parte anche alla stessa ora.
25. Ora giunge un lungo tempo di attesa.
Marta invece nella grande città trova presto molti amici e può posare buoni
semi, risollevare parecchi cuori deboli e soprattutto dare al padre di Giulio
la giusta immagine di Gesù. – Così passano mesi!
*
26. In due giorni Giulio riceve la
relazione di suo padre. Il sottoposto che aveva portato Marta a Joppe, è la guida del drappello che deve mettersi a
disposizione di Giulio. Giulio apprende ora tutti i dettagli. Vespanus sa che Marta ha riferito tutto precisamente al
sottoposto, e così anche Giulio ottiene il giusto quadro. Immediatamente
cavalcano verso Gerusalemme.
27. Giulio non si è ancora fatto nessuna
idea di come procedere. Egli spera solo in Gesù, il Salvatore e Soccorritore.
Così giunge a Corinto, dove ordina ad alcuni sottoposti di esaminare le
carovane e, se necessario, anche fermarle. Subito si reca di nuovo a Gerico,
dove informa la sua gente del suo piano. I suoi sottoposti ricevono l’ordine di
attendere notizie da lui, e si accordano sul tempo e luogo affinché non si
perdesse tempo inutilmente.
28. "Prestate molta attenzione alle
carovane, controllate quelle per Gerusalemme quanto bene potete, ma osservate
la legge e i doveri!"
29. Sulla sua veste indossa un mantello
scuro, così da sembrare come un viaggiatore. E così cavalca completamente solo verso
Gerusalemme. È dentro le mura della città ancor prima della chiusura delle
porte. La sua via va alla 'locanda Betania'. L’oste
crede appena ai suoi occhi quando riconosce Giulio che chiede un letto per la
notte e foraggio per il suo cavallo.
30. "Sei tu veramente, Giulio?"
31. "Sono io", dice a bassa
voce.
32. "Schyba
è ancora con te?"
33. "Sì, adesso però non ancora.
Potrebbe volerci ancora un'ora prima che arrivi".
34. "Allora lascialo venire nella mia
camera che tu mi assegnerai".
35. Quando si è rinvigorito, si reca nella
camera. È stanco ed ha bisogno di riposo e concentrazione. Non ha ancora nessun
piano e anche nessuna chiamata da parte del Signore. Viene Schyba,
cordiale è il saluto. Lì per lì Giulio sente come se la stanchezza sia
scomparsa da lui. In breve tempo Schyba sa tutto ciò
che sa Giulio.
36. "Lasciami solo fare a modo mio,
devo venire a sapere dove va Samuel. Da suo padre sta poco poiché tra i due non
c’è più nessuno rapporto, probabilmente a causa di Naeme".
*
37. Il giorno dopo, Schyba
è già uscito di buon’ora. Non si fa vedere nemmeno una volta per tutto il
giorno. Per Giulio, questa è una prova. Visita tutte le locande che vede, senza
nemmeno avere uno scopo definito. Verso sera si sente stanco e affranto, e
anche Schyba è venuto con nessuna informazione
propizia. Alla fine ha fatto un'osservazione. Due templari a lui del tutto
sconosciuti, lasciano cadere un panno quando vedono venire un mercante greco.
Costui raccoglie il panno e lo mette nella sua veste. Schyba
segue questo mercante, il quale va in una locanda situata lontano. In questa
locanda il nostro mercante sembra essere una personalità ben nota, poiché
l’oste è molto contento ed entrambi discutono a lungo l'un con l'altro. Schyba ha preso posto al tavolo accanto, sente che il
mercante possiede una carovana. Ora deve cercare di scoprire che cosa ha a che
fare con i templari. Quindi i pensieri girano nella sua testa.
38. Presto si trova l’occasione di far
conoscenza con il mercante. Chiacchierone, come sono tutti i mercanti, Schyba apprende che sta ancora aspettando della merce che
deve portare lontano verso nord.
39. Schyba
domanda che tipo di merce sia. Il mercante sorrise e chiede se anche lui ha
della merce. Schyba risponde affermativamente e dice:
"La vorrei però accompagnare insieme a un altro uomo. Ho solo bisogno di
uno che ci porti via nella sua carovana per godere della protezione che offre
una carovana armata".
40. "Se ne vale la pena? Perché
no!", risponde il mercante.
41. "Veramente non dovrei entrare nella faccenda
poiché la maggior parte della merce viene consegnata dal tempio".
42. "Dal tempio?", domanda Schyba sorpreso, "che cosa ha a che fare il tempio con
la merce? Non saranno per caso uomini?"
43. "Nazareni che hanno meritato la
morte! Per me è lo stesso, la merce è merce. Del resto, il tempio stesso porta
la sua merce, come te, sul posto. Io metto solo i miei carri, animali e
guardiani, così come il vitto, e non è per niente male. I tempi sono brutti, i
romani sono molto molesti, qui è sempre meglio che le mie mani rimangano
pulite, e certamente lo merito. Solo per questo è possibile portare anche
te".
44. "Quando dovrebbe iniziare la
partenza?", domanda ancora Schyba. "Io
avrei ancora qualcosa da sbrigare!"
45. "Quanto prima, tanto meglio sarà
anche per me. L’istante mi è ancora incerto. I templari sono compagni
singolari. All'inizio non si è abbastanza veloci e quando arriva il momento
fanno ogni specie di obiezioni. Solo oggi sono stato nuovamente informato che
ci vorranno ancora due o tre giorni. Questi signori però non considerano che
anche le mie bestie vogliono mangiare e il soggiorno a Gerusalemme è
costoso".
46. "Ebbene, io non sono avaro",
dice Schyba, "la cosa principale è che
l'obiettivo sia raggiunto, e anche in un tempo non troppo lungo. Il mio
incarico non è piccino".
47. "Vieni dopodomani alla stessa
ora, allora sarà possibile darti l'ora dichiarata".
48. Schyba ha
stabilito qualcosa con il mercante senza sapere se avesse scopo, ma egli pensa
che ci debba sempre essere una segretezza. Come fanno i sacerdoti a dare
segretamente un messaggio ad un mercante straniero? Ad ogni modo, avrebbe
tenuto gli occhi aperti.
*
49. Intanto, Giulio medita: bene o male, deve
continuare a fidarsi di Schyba, visto che lui non ha ancora
avuto fortuna. Non è venuto a sapere nulla, non ha visto nulla e non è pratico
a domandare.
50. Il giorno dopo viene Schyba da lui tutto eccitato, e dice: "Signore, penso
di avere la pista giusta. Ho ascoltato di nascosto quei due sacerdoti che fecero
pervenire il panno al mercante. Stavano andando al tempio.
51. A un certo punto, l’uno ha detto: 'Io
rifiuto il trasporto a Samuel perché non proviene dal sommo sacerdote, bensì da
Samuel. Solo il sommo sacerdote può accordare Samuel. Mi rifiuto perché disprezza
suo padre, il vecchio Eli, e per causa di Naeme'.
52. A questo, l'altro ha risposto: 'Non
essere pusillanime[4]!
Cos’ha a che fare questo con loro? Tu fa i tuoi doveri, tutto il resto non ha
importanza!'
53. Disse il primo: 'No, no, mio caro
Giuseppe. Ho scoperto che Samuel tiene sua sorella prigioniera; il come e il
dove non m’interessa, in ogni caso Samuel non è un sacerdote nel senso di Jehova, ma un uomo vendicativo con il quale non si dovrebbe
scherzare. Questo lo dico a te e oggi anche al sommo sacerdote'.
54. Ne sapevo abbastanza! Solo Samuel
poteva permettere che le sorelle e i fratelli fossero eliminati. Domani, a
quest’ora circa, ne sapremo di più. È ora tempo che i tuoi uomini stiano ai
posti assegnati".
55. "Già, provvederemo per
questo", dice Giulio. "Raggiungo il miei uomini oggi stesso e domani
comincia la caccia".
*
56. All'ora stabilita, Schyba
è nella locanda. Il mercante però non si vede ancora. Non vuole far domande,
quindi deve aspettare.
57. Già crede di dover andarsene, quando quello
arriva, e dopo un breve saluto il mercante dice: "Domattina presto si
parte. Purtroppo devo fare un giro di strada perché devo fermarmi alla locanda
degli abbandonati. Se vuoi venire col tuo assistente, non venire quando parto o
quando mi fermo alla locanda, ma unisciti a noi quando ci fermiamo verso
mezzogiorno all’altezza del Giordano. Allora nessuno prenderà notizia di voi ed
io avrò salvaguardato i miei interessi. Quindi, verso mezzogiorno nella valle
del Giordano".
58. Finalmente un passo in avanti! Ci sarà
Naeme? Così si domanda sempre Giulio! La sua gente
deve ancora ricevere precise informazioni. Così cavalca ancora verso Gerico e
vuole unirsi a Schyba il giorno dopo, lontano, fuori
da Gerusalemme. Con due animali da soma, Schyba
cavalca fuori dalla porta. Con un allegro motivo sulle labbra va verso il luogo
dove lo aspetta Giulio, il quale è sul posto anche puntuale. Lentamente i due
cavalcano verso il Giordano e da qui non sarà difficile incontrare la carovana.
Presto scoprono le tracce che una carovana ha viaggiato per la stessa strada
un'ora prima. E ora vanno lungo la stessa via e vengono sempre più vicino alla
carovana. Ma quando giungono nei pressi della stessa, i due le cavalcano dietro
senza accorciare la distanza. Ancora non sanno come andrà l'intero viaggio.
Giulio con i suoi occhi acuti non nota neanche movimenti particolarmente utili.
59. "Lì è tutto in ordine,"
dice. "Ma se manterrà questo ritmo, potrebbe durare a lungo, prima di
raggiungere la meta".
60. Ancora non vede i suoi uomini. Ha
comandato due reparti per il servizio di ispezione. I segnali sono stati
stabiliti: devono accostarsi a lui ancor prima che scenda la notte. Nel tardo
pomeriggio quelli che son davanti cambiano rotta. A questo punto Schyba apre un barile e lascia versare il contenuto
(farina) a terra, e poi lascia cadere anche la botte vuota. Dopo una mezz'ora
ripete la stessa cosa. Già vuole sacrificare il terzo barile, quando Giulio
vede i suoi soldati ancora in lontananza.
61. Riconoscente, guarda in su e dice:
"Signore Gesù, Tu conosci il tempo e l'ora migliore per la riuscita".
62. Tirano un po’ in lungo, e in un'altra
ora i suoi soldati salutano il loro capitano. Giulio istruisce i suoi uomini e
ora tutti corrono dietro alla carovana con un veloce galoppo.
*
63. Naeme,
completamente stordita, aveva ricevuto un colpo ed era stata spinta dentro una
porta aperta. Non riusciva quasi a credere ai suoi occhi, perché molte persone
stavano sedute davanti a lei.
64. Si avvicina, allorché una donna parla:
"Non toccarmi! Impura! Impura!”. Naeme si
spaventa, ma poi sa padroneggiarsi e dice: "Non temere di contaminarmi.
Non è colpa mia se devo stare qui con voi, bensì a causa dell'odio cieco che
non è per noi, ma per il nostro Salvatore Gesù. Ma io vi prego per una cosa: se
veramente il nostro Gesù, il nostro Salvatore, deve salvarci, allora dobbiamo
anche avere coraggio e fiducia. Che cosa avete fatto voi finora?"
65. "Abbiamo pregato! Noi non
crediamo in una salvezza, ma in una liberazione da tutti i nostri mali e
sofferenze"
66. "Completamente giusto!",
dice Naeme. "Innanzitutto vogliamo aiutarci l'un
l'altro e non aver paura del contagio. Il Salvatore, che è in mezzo a noi nel
Suo spirito e sa tutto, non ci rifiuterà il Suo aiuto e ci salverà dalle mani
dei Suoi avversari. Certamente Egli deve lasciar accadere su di noi ciò che i
Suoi nemici ci hanno serbato, questo ci dovrà servire direttamente per liberare
in noi ciò che non appartiene ancora a Lui".
67. A questo punto, un fratello anziano
viene da lei e dice: "Sorella, ripeti ancora una volta quelle parole: che
Egli è in mezzo a noi e sa tutto!"
68. "Sì, Egli è tra noi in tutto il
Suo Amore, perciò nessuno continuerà ad essere impuro. Chi però è impuro,
diventerà puro quando sarà il tempo. Proprio ciò che voi temete è per la vostra
salvezza. Proprio questa malattia che i nemici del Signore temono
maggiormente".
69. Così Naeme
risolleva tutti i compagni di sofferenza. Loro diventano sempre più felici e i carcerieri
attendono giorno per giorno che tutti si prendano la lebbra. Essi rimangono per
se stessi. Nessun templare viene troppo vicino a loro e ai cinque che sono
impuri, e stanno rannicchiati per lo più vicino alla porta. Il cibo e la
bevanda vengono messi alla porta. Un'altra porta ha un'uscita nel cortile che è
delimitata da un alto muro. Se soffrono in qualcosa, questa è la noia. Ma Naeme sa come ravvivare i sofferenti. Samuel non la vede
una sola volta, ma lei sa che è stato lui l'esecutore che ha sulla coscienza la
miseria di tutti.
70. Quanto a lungo è durata la miseria,
nessuno lo sa, un giorno è come l'altro. Non c'è né un Sabato né un alternarsi,
e in Naeme la fiducia nel Signore comincia a
diminuire. Ad un tratto parecchi si ammalano, è una febbre che non vuol
ritirarsi. Non ci sono perdite, ma questo rende Naeme
più vivente; ora non ha più tempo di pensare al torbido e alle difficoltà.
Giulio vale solo un breve ricordo. Il bisogno degli altri la eleva, e anche
tutto ciò che le è proprio, presso e anche in lei, scompare. Anche il loro
carceriere diventa gentile. Un giorno lui le comunica che ora è giunta la fine
del loro isolamento e sarebbero stati consegnati a un altro padrone. Gli uni si
rallegrano, gli altri si affliggono.
71. Naeme però
dice: "Lasciate che succeda quel che vuole! Il Signore conosce tutto, e
porterà tutto a una buona conclusione".
*
72. Giusto il giorno dopo vengono dei
carri e molta gente, anche alcuni sacerdoti. Samuel non vede Naeme. La gente sale volentieri nei carri. Vengono
minacciati che se non vanno volentieri si sarebbe fatto ricorso alla violenza.
Gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Naeme
va volentieri con gli impuri. Lei sa che senza la volontà del Signore, nulla le
sarebbe accaduto. Senza molto indugiare va avanti. Dal carro vede che vanno
lungo il Giordano. Verso mezzogiorno fanno sosta, il cibo è scarso. E ad un
tratto le loro mani e piedi vengono legati.
73. Naeme ora
vede suo fratello. Non dice una parola, ma nel suo cuore ha un dolore, come
fosse dissanguata. Distoglie lo sguardo. Quando vengono gli altri e vogliono
legare Naeme e gli ammalati, si spaventano e
rimproverano Samuel per aver preso con sé gli impuri ed aver lasciato andare
proprio sua sorella Naeme con loro.
74. "È la mia ferma volontà, e tale
rimane!", sono le sue parole. Gli altri invece inorridiscono davanti a
Samuel.
75. Il trasporto prosegue, va incontro a
un destino incerto. Legati, gli altri alle mani e piedi, Naeme
ai malati. Attraverso il suo amore, una speranza penetra nel suo cuore e canta
il salmo preferito di sua madre:
76. «Lodate
il Signore che dimora a Sion, annunciate le Sue opere tra tutti i popoli. Egli
si ricorda e domanda del sangue dei poveri. Signore, abbi pietà di me, guarda
nella mia miseria tra i miei nemici. Levami dalle porte della morte, affinché
possa raccontare a tutti la Tua grazia, e possa gioire del Tuo aiuto!»
77. Samuel, che cavalca su un mulo nelle
vicinanze, grida: "Smettila! Smettila! Altrimenti conoscerai la
sferza!"
78. Naeme invece
continua a cantare, non si lascia distrarre, e nemmeno si accorge che Samuel
grida così.
79. Allora Samuel corre al carro e grida:
"Smettila, e non spingermi agli estremi! Canta il tuo inno dei morti, ma
non questo che mi irrita!"
80. "Questo non ti danneggerà nel tuo
splendore del tempio, Samuel, o sei già così avanti che potresti dimenticare
tua madre? Samuel, Samuel, torna indietro, perché stai andando incontro a cose
terribili. Sei già così indurito, che un salmo di ringraziamento ti porta fuori
dai gangheri? Che cosa sarà di te quando ti troverai davanti al tribunale di
Dio e di Suo Figlio Gesù? Allora non potrai urlare: ‘Smettila!’, se il grido di
Dio entrerà ‘troppo tardi’ nei tuoi orecchi!"
81. "Taci, e non disturbarmi
ulteriormente! Ora può dimostrarsi chi è più forte: io o il tuo Gesù
crocifisso!"
82. "Samuel, hai rotto il bastone su
di te! Ora non ti darò più alcuna parola né risposta, perché Gesù è Santo per
me!"
83. Naeme guarda suo
fratello in modo tagliente, si stringe ai malati e lascia andare Samuel.
*
84. Il luogo di accampamento viene
raggiunto. I carri si riuniscono, come probabilmente hanno già fatto centinaia
di volte. Ai prigionieri vengono tolte le catene, e si accampano in un grande cerchio. I
guardiani provvedono ai loro animali e i sorveglianti fanno il giro intorno al
campo.
85. A questo punto si ode un rumore di
zoccoli. I sorveglianti alzano lo sguardo e i romani sono nell’accampamento
come l’uragano, saltano giù dai loro cavalli e rapidamente privano le guardie
delle loro armi, prima che possano usarle.
86. "Dov'è la guida di questa
carovana?", grida Giulio, “poiché è lui che l’ha messa in piedi”.
87. Allora viene Samuel e domanda chi
pretende di lui. Samuel, guardando il romano in faccia in maniera insolente,
dice: "Con quale diritto, tu disarmi la mia gente? Da quando i romani
assalgono di sorpresa carovane pacifiche?"
88. "Col diritto dell'umanità! Dov'è
la tua autorizzazione di trasportare uomini come merci?”
89. Risponde Samuel: "Noi siamo sacerdoti
e non abbiamo bisogno di nessuna autorizzazione secondo il diritto riconosciuto
dell'imperatore".
90. "Quindi, persone. Voi garantite
con la vostra testa! Che essa non vi scappi! Adesso voglio prima vedere se
anche questi uomini vengono insieme a voi volontariamente. Se ne trovo solo
uno, allora non credo che lasci passare la misericordia dinanzi alla giustizia.
91. Io ti dico: guardati che non ti colga
in un’azione illegale, in questa ipotesi sperimenterai il pieno rigore della
legge, e io credo che questo sia adesso il caso!"
92. Samuel non si può difendere così
presto, … è legato. Allora Giulio si avvicina alla cerchia degli uomini e la
prima persona che vede … è Naeme. Corre da lei che
minaccia di cadere a terra dallo sgomento, la solleva con potenti braccia, la
preme al petto e le copre la bocca con baci caldi.
93. La fanciulla si riprende e dice
piangendo: "Giulio, cos’hai fatto? Sei perduto! Mi hai baciata, noi siamo
impuri!"
94. "Allora sii pura nel Nome di
Gesù! E anche tutti coloro che sono impuri! No, no, Naeme,
ora tu sei stata donata a me dal Signore! Io non ti lascerò più, finché non
sarai diventata mia moglie!"
95. Naeme si
appoggia saldamente a Giulio, e solo adesso vede le sue sorelle, esse sono
veramente guarite! Tutto l’impuro è come levato via!
96. A questo punto lei dice: "Samuel
ha provocato il Signore, che cosa è accaduto con lui?"
97. Dice Giulio: "Non preoccuparti di
questo. Il tribunale si occuperà di lui. Nella nostra gioia non vogliamo
dimenticare gli altri. Comunica a tutti ad alta voce che hanno di nuovo la loro
libertà! Io invece voglio sistemare ancora lo spiacevole".
98. Gli altri templari sarebbero
volentieri fuggiti, ma i romani hanno gli occhi dappertutto.
99. Giulio domanda ai templari:
"Siete voi volontari, o siete comandati? Parlate liberamente e
apertamente!"
100. "Signore, stiamo sotto
costrizione", dice uno. "Saremmo rimasti volentieri a casa".
101. "Questo cambia il quadro,
discuteremo ancora tra di noi più tardi, ora vorrei parlare col proprietario
della carovana".
102. Schyba lo
porta da Giulio tenendolo per il braccio, e dice: "Procedi con costui
secondo lo Spirito del Signore, poiché ha servito me e anche te".
103. Giulio porge la mano al mercante e
dice: "Caro amico! Questa volta sei stato decisamente sfortunato. Io
invece sono stato enormemente fortunato, perché tra i prigionieri c'è la mia
sposa, e vorrei che la tua sfortuna si trasformi in felicità. Non vorresti
portare questa carovana nel posto che desidero io? Potrai vendere i tuoi
prodotti a Joppe a un buon prezzo. Per i tuoi costi e
i profitti corrispondenti garantirò io".
104. "Bene! Così sia!", risponde
il mercante. "Come romano posso fidarmi delle tue parole. Ordina e io
eseguirò secondo i tuoi desideri con la miglior scienza e coscienza".
105. "Così è giusto, non avrai nulla
da perdere! Spero di andare d'accordo con te, e così sia detto anche a te che
io sono un cristiano come coloro che erano prigionieri sul tuo carro".
106. "Allora non capisco il tuo modo
di procedere con Samuel che è legato, poiché tutti i cristiani erano
tranquilli, silenziosi e rassegnati; mentre tu con lui stai lì come un
vendicatore".
107. "Sì, un vendicatore. Ma solo per
coloro che con malizia vanno oltre la legge dell'umanità, proprio come Samuel,
il sacerdote. Ma non preoccuparti per questo. Chi si pente del suo trascorso e
vuole migliorarsi, con lui io diventerò un amico e soccorritore. Perciò mi
piacerebbe che tu avessi fiducia in me. Resteremo insieme otto giorni
circa".
[indice]
Giulio come annunciatore dell'Amore di Gesù e la
conversione di Vespanus
1. In quella sera si è concluso un vero giorno gioioso.
Adesso, quando il pasto serale è stato distribuito, tutti gli animali sono
provveduti e Samuel è portato su un carro sotto sicura custodia. Giulio coglie
l'occasione per descrivere il meraviglioso Amore del Maestro e Salvatore Gesù,
come lo ha sperimentato in Betania e anche a Joppe. Le molte persone come stanno ad ascoltare con
orecchio teso le sue parole. Come si sciolgono i cuori dopo la sofferenza
provata, e come sono colmi di gratitudine che adesso hanno sperimentato il
Salvatore in modo diverso da come Egli aveva vissuto in loro. Quanto volentieri
l’uno o l'altro avrebbe domandato qualcosa, ma non sono ancora così liberi. Sono
però anche scossi dalla notizia che in Gerusalemme si è sciolto l'inferno sulla
Terra, e nessuna potenza mondiale ha più un diritto di respingere i signori del
tempio nei loro confini.
2. Continua Giulio: "Naeme è l'ultima grande prova per questo! Nemmeno suo padre
sa di ciò, e lui è anche sacerdote. Ora però vi presenterò il Maestro
dell'Amore sotto un’altra luce. Molti dei vostri cari lo hanno conosciuto,
molti dei vostri cari hanno forse sperimentato le benedizioni del Suo Amore,
oppure come fanciulletti siete stati benedetti da
Lui! Tutto questo ha suscitato in voi un'impressione della Sua forza, potenza e
grandezza, e l'immagine della Sua grandezza vi anima sempre di più! Per me,
come per Naeme, l'immagine del meraviglioso Salvatore
è diversa. Ciò che abbiamo sperimentato in Lui come grandezza, come potenza, è
nato dal Suo Amore, dalla Sua Umiltà, dalla Sua dedizione, e divenne evidente
attraverso lo Spirito che ci ha resi colmi del più vivente desiderio anche di vederLo e sperimentarLo, il che
fu anche quietato! Sì, questo desiderio è quietato, poiché ciò che speravamo
dall'esterno è diventato parte di noi. È stato fatto dal Suo Amore, che in noi
è diventato proprietà. Questo Amore, che è la Sua vita in noi, vuole aiutare,
servire e allietare. In questo amore restituisco al Salvatore Gesù la potenza
del Suo Amore e la Grandezza della Sua vita che ci è stata rivelata, ed io
stesso sono diventato una sorgente del Suo Amore vivente.
3. O miei cari amici, sorelle e fratelli!
Io già prima di venire a Gerusalemme conoscevo Jehova
attraverso la Legge e le parole dei profeti. Ma mi lasciava freddo sebbene
dovessi riconoscere un po' di saggezza. Quando m’incontrai con la gente di Betania, appresi un’altra vita. Il mio compito fu di
vederci chiaramente, perché nella casa dei miei genitori si viveva ancora
fedelmente i nostri dei. Come mi ha educato la vita, come mi agitava il male e
la sofferenza, e i nostri sacerdoti erano insensibili! Proprio così insensibili
come ho sperimentato nei sacerdoti giudei. – E ora, in Betania,
l’opposto! La sofferenza cessava e i loro cuori si aprivano sempre di più. Lo
Spirito del meraviglioso Maestro Gesù li guidava tutti in profondità ancora più
profonde dell’eterna Divinità, e divennero consapevoli dell'alta posizione
nella quale erano stati elevati attraverso il grande Amore del Salvatore.
Quanto ero povero prima, tanto ricchi siamo noi adesso! Quanto ricchi siete voi
ora, che attraverso la conduzione del Suo Amore potete riconoscere la vostra
posizione verso Gesù, poiché non io vi ho potuto liberare, bensì è stato Lui!
Io sono stato solo lo strumento del Suo Amore, Grazia e Misericordia.
4. Ora entriamo nella vita! Siamo posti
completamente liberi attraverso la Grazia. Egli non una volta ci obbliga a
ringraziare, perciò la nostra vita deve essere un ringraziamento, una gioia, un
servizio e un donare, che in primo luogo rallegri il Signore e Salvatore Gesù,
e attraverso di Lui tutti gli uomini! Così lasciate che questa sera diventi
un'esperienza per mezzo della quale voi tutti riconosciate il Signore in modo
che Egli provochi tutto in voi e attraverso di voi, ed Egli dirà: ‘Miei amati!
In questo vostro amore sono con voi sempre e per tutti i tempi! Amen!"
5. Giulio tace. Un raggio splende nel suo
cuore. Prende Naeme al suo petto e le dice: "In
questo Spirito vogliamo essere una cosa sola e cercare di personificare un solo
desiderio, ed è quello che solo Gesù e di nuovo Gesù rimarrà il nostro
amore!"
*
6. Il mattino presto, Giulio ha redatto il
verbale e una copia, e stabilito un subalterno con tre uomini che dovevano
consegnare Samuel a un tribunale romano.
7. Prima di farlo, fa ancora un ultimo
tentativo per smuovere Samuel a un miglioramento, ma è completamente senza
risultato. Egli conclude con le parole: "Allora va’ incontro alla tua
miseria che porterà il più grande sgomento su di te, perché in me Gesù, il tuo
odioso Nazareno, ti ha offerto per l'ultima volta la mano per la salvezza. E
ora ti dico che verrà ancora una volta il tempo in cui lacrime e di nuovo
lacrime non saranno in grado di spegnere il tuo fuoco e il bruciore interiore,
e angoscia e sofferenza metteranno la tua vita sbagliata davanti ai tuoi occhi
sempre di più".
8. Samuel invece ribolle
di fuoco iracondo: "Mai e poi mai diventerò un altro! Rimarrò ciò che
sono, uno spregiatore del Suo insegnamento e del Suo Spirito!"
9. Naeme è
triste che suo fratello rimanga nel suo odio, Giulio però deve promettere di
fare qualsiasi cosa per far ottenere una mite punizione.
10. Che bell’aspetto prende ora il
viaggio. Il proprietario della carovana riconosce adesso il valore degli
uomini, ai quali si deve tributare rispetto, e non considera più il messaggio
del Salvatore Gesù come una favola. Diventa sempre più mansueto e affamato di
verità su Gesù. Giulio si meraviglia delle storie che circolano sul Nome di
Gesù in tutto il mondo. Se il mercante descrivesse le sue esperienze, allora
sarebbe dovuto durare ben ancor a lungo. Poiché accanto al puro amore di Gesù,
è sorto anche un veleno che minaccia di inghiottire ogni bontà, e Giulio decide
di essere vigile e di guidare i deliranti solo nello spirito di comprensione
nella verità della vita eterna proveniente da Dio.
11. A Joppe la
carovana è raggiunta da Vespanus, che Giulio ha fatto
informare tramite un veloce corriere. Anche Marta di Betania
è al seguito del padre di Giulio. Naeme ora
sperimenta un amore che si basa sul modello di Betania.
Continuamente crede di sognare. Giulio però dimostra sempre che è soltanto
l'eterno Amore a formare tutto in così vivente amore. –
*
12. Così arriva il giorno del matrimonio,
Marta è adesso completamente madre. Con un amore celestiale adorna Naeme, e quando Giulio vede la sua sposa, è come se
l’immagine di Gesù le portasse Naeme. Osa appena
respirare, per non rovinare quest’immagine.
13. Allora Marta dice: "Giulio, come
rappresentante del sommo Amore del Salvatore, io ti porto Naeme,
che ha preparato l'unico amore per te, in modo da poterlo rappresentare con lei
al Suo posto e sostituirlo con lo slancio del tuo amore in Lui".
14. Dopo la cerimonia nuziale, che si svolge
interamente nel rito romano, c’è una festa come la festeggiava il mondo di
allora. Il giorno dopo gli amici si presentano nella casa di Giulio che Vespanus ha arredato, e per il momento deve essere abitata
da Naeme con Marta, finché il futuro sia
chiarificato. In questo giorno gli amici sperimentano Giulio come annunciatore
del grande Amore del Salvatore e rappresentante della verità di Dio, come non
lo avevano ancor mai sperimentato prima. È così che Giulio dà origine a un'esperienza
che è per tutti loro l’orientamento delle loro vite.
15. Come se non bastasse, Marta ha reso
già i cuori viventi, così in questo giorno viene attizzato un fuoco che fa’
scaldare tutti i cuori.
16. Marta, nella sua vecchia, fedele servente
maniera, interamente madre, non perde l'occasione di servire e prendersi cura
di tutti. Ciò che può leggere in desiderio negli occhi, lei lo adempie. Naeme non può svolgere mansioni da donna di casa, perché
Marta le sta davanti in tutto.
17. Il vecchio Vespanus
non sa cosa gli accade! Non ha mai ancora sperimentato un tale amore. Dice a
Giulio: "Figlio mio, sai tu anche quale meraviglioso destino ti è
capitato? Non solo hai ricevuto una donna graziosa, ma anche una madre che
mette nell'ombra tutte le madri".
18. "Lo so padre, ma non è nessuna
acrobazia un tale aiuto!"
19. "Come mai Giulio?"
20. "Ebbene, perché Gesù e di nuovo
Gesù è la Forza trainante e anche l'Esecutore. In Betania
centinaia di persone sono state assistite con tale amore. Non ce n'era uno che
fosse minimamente messo indietro, sia che fosse venuto come nemico o come
amico”.
21. "Non è possibile Giulio, questo è
per me un rompicapo!"
22. “Anche per me la prima volta è stato
un rompicapo. Ma quando dopo un po’ di tempo conobbi tutti, e in tutto dovetti
riconoscere il padrone di casa come un modello per tutti gli uomini, allora,
padre, mi chiesi come tutto ciò fosse possibile. Quelli erano sacrifici su
sacrifici.
23. Ma Lazzaro disse: ‘Niente affatto, il
sacrificio sarà solo una volta e mi riguarderà da solo, vale a dire che dovrò
superare in me tutto quello che mi vuole tener lontano, e lasciar prevalere lo
Spirito che non conosce nemici, ma solo amici.
24. Gesù, che era per me modello in tutto,
una volta disse: «Fratello Mio, diventa completamente
amore, e poi anche l'Amore ti servirà». Non mi sono mai chiesto se l'amore
donato a un indegno fosse qualcosa di perduto! Ho avuto la convinzione che
quanto più avrei servito nello spirito dell'amore, tanto più meravigliosamente
avrei visto l'immagine del mio Salvatore Gesù, a Cui son debitore di tutti i
beni e di tutte le benedizioni!”
25. Dice Vespanus
su questo: "Giulio mio, parlarne ancora di più sarebbe uno spreco! Ho
abbastanza in Marta, in te e in Naeme. Vorrei anche
poter dire come Lazzaro: ‘Mio Salvatore!’, al quale son debitore di tutte le
cose!"
26. Continua Giulio: "Padre, puoi e
devi farlo, poiché Gesù non è più un uomo come noi, bensì un Uomo nella suprema
perfezione, tutto l'umano è morto sulla croce! Il Suo Spirito si è manifestato
in raggiante splendore che ha spiritualizzato tutto il vivente nella Sua Anima,
per creare un Cielo con la forza e la potenza dell'Amore proveniente da Se
stesso! Non Gesù è il Misericordioso e il Creatore del tuo nascente Cielo in
te, ma il Suo Spirito stimola il nostro spirito a crescere e a maturare
nell'amore, affinché diventi per noi un soggetto senza il quale la nostra vita
non è nessuna vita, bensì una morte".
27. Replica Vespanus:
"Figlio mio, così non ti ho ancora mai sentito. Questo è troppo alto per
me, e tuttavia sento che hai ragione. Non potrei obiettare la più piccola cosa,
solamente, non posso supplire ancora niente. Ciò che tu mi dici di Gesù, lo
credo tuttavia in modo assoluto. Ma ciò che dici di te, va troppo lontano per
me, poiché fino a quest’ora ho vissuto senza Gesù e non posso dire che la mia
vita sia stata una morte!”
28. "Padre, la nostra vita era una
morte, un morire dal Divino. Adesso che so cos'è e cosa significa ‘vita’, posso dirlo. Anche il nostro
corpo morirà, poiché fa parte di ciò che deve morire. La nostra anima invece
vivrà solo quando sarà inondata dal Divino, e il Divino può venire solo dal
Divino. Cosa sapevamo della ‘vita’? –
Nulla! – Cosa sapevamo della nostra anima? – Nulla! – Sapevamo solo che
dovevamo morire, e con questo la nostra sapienza era alla fine. Oggi io so
cos'è ‘la vita’, cosa mi rivela la
vita, e che vivrò eternamente nello Spirito del meraviglioso Maestro dell'amore
e della vita!"
29. Dice Vespanus:
"Giulio, che cosa ti ha reso così consapevole e convincente? Anch'io
conosco l'insegnamento del Salvatore Gesù! Le Sue opere sono al di sopra di
tutto ciò che è mai esistito, ma per questo, non posso dire: io vivrò
eternamente!"
30. "Oh, padre! L'Amore del
Salvatore, se non lo si è sperimentato, non è una prova, poiché non solo una
volta io l’ho sperimentato, ma continuamente. Proprio quando volevo stringere Naeme al mio petto, lei disse: ‘Giulio, non toccarmi, noi
siamo impuri!’. – Cosa ho fatto? Dissi in salda fiducia: ‘Allora sii pura nel
Nome di Gesù!’. – E che cosa abbiamo sperimentato? Essi furono tutti puri! Lì
siedono le persone sanate. Chiedi loro da quanto tempo erano impuri e cosa
riuscì a fare il meraviglioso Amore del Salvatore! Non solo sono diventati
puri, ma hanno anche ottenuto la vita eterna".
31. "Giulio, Giulio non sei più
riconoscibile! Ora ho veramente il desiderio di sperimentare una volta questo
Amore del Salvatore!"
32. Una donna purificata viene al tavolo
di Vespanus e dice: "Anche se non hai espresso
il desiderio, avrei dovuto dire questo: ‘Per Grazia del Signore posso vedere
gli esseri che non vivono più nella carne. Oggi, in onore della nostra Naeme, che è stata il nostro buon angelo nella prigionia,
anche lei dovrà sperimentare quanto meravigliosamente l'Amore del Salvatore vuol
provvedere e rallegrarsi, non solo per noi uomini che crediamo, ma anche per i
nostri cari che sono affezionati a noi in ardente amore.
33. Io vedo che due donne sono entrate in
mezzo a noi. Una è tua madre, Naeme, essa indossa una
veste bianca, ma con una cintola nera; con questa è espresso il dolore per suo
figlio. L'altra è tua madre, Giulio, che è anche tua moglie, alto signore. I
suoi occhi splendono di gioia e la sua bocca esprime parole che io non riesco a
comprendere. Entrambe le donne vi benedicono, voi cari, e sui nostri tavoli
hanno messo un mazzo dei fiori più meravigliosi. Ora tua madre viene da te,
Giulio, e prende la tua mano; lasciala a lei e ponila sulla testa di tuo
padre".
34. Giulio fa quello che sente. Non pone
solo una, ma entrambe le mani sulla testa di suo padre.
35. A questo punto dice Vespanus: "Sei tu veramente Arabella?
Sì, sei tu. Ti guardo nei tuoi occhi fedeli che splendono molto più luminosi
del solito. Oh, adesso ti sento anche; ancor sempre il tuo dolce suono che a me
piaceva tanto in te. Ti rallegri per il dono dell'Amore divino per Giulio. –
Intendi tu Naeme? Qui la nostra gioia va l’una
nell’altra! O Arabella, perché sei dovuta andare così
presto da me? Io ho ancora bisogno di te! – Tu dici: ‘No, perché il Salvatore volle sostituirmi e darti una felicità ancora
più grande’.
36. Questo però non va, poiché tu eri la
mia felicità! – Scuoti la testa e dici: ‘La
più grande felicità ce l’ha colui che ha accolto in sé il meraviglioso
Salvatore, come costoro che sono passati attraverso la prova del fuoco! Devo
dire a tutti voi che il buon Padre Gesù vuole ringraziarvi tutti di cuore
perché siete rimasti fedeli a Lui nonostante la paura, il dolore e il tormento.
Egli tiene corone pronte per voi e vuole prendersi cura della vostra vita
futura, come una madre non potrebbe fare di meglio. Tu, caro Giulio, devi
sempre sentire la mano amorevole del tuo eterno Padre sulla dura via che adesso
devi percorrere nel sacro adempimento del dovere, nell'amore e nella lealtà per
tutti gli uomini. E nella speranza di una più grande grazia, non abbandonare
Samuel, affinché tua madre possa indossare una cintola bianca o gialla. Aprite
quindi i vostri cuori per tutti, anche quando l'occhio è chiuso. Lasciate che
venga il momento benedetto in cui il Salvatore Gesù vi sarà visibile’."
37. La Grazia è passata. Vespanus voleva dire a tutti che l'immagine è finita, ma a
questo punto tutti vedono il Signore, come Egli benedice con entrambe le mani e
viene sempre più vicino. Si avvicina a Giulio e a Naeme
e dice chiaramente a tutti: "Anch'Io
non voglio mancare, e voglio dare al Mio Amore l'espressione visibile! Tu,
Giulio, hai ricevuto il Dono del Mio Amore nella tua custodia. E tu, Naeme, tieni stretto con tutta la forza del Mio Amore ciò
che ti dono per dimostrarti il Mio Amore e la Mia Fedeltà. Siate una cosa sola
nel volere e nel potere! Siate una cosa sola nel servizio e nel rendere felice!
Ciò che voi due fate nel Mio Spirito, sarà come se l’avessi fatto Io. Chi voi
liberate, saranno liberi! E chi accoglierete in voi, li guarderò come se li
avessi accolti Io. Così accogliete il Mio Amore in voi e lasciatemi dimorare
nel vostro amore, affinché possa servirvi come vostro Salvatore, Amico e
Fratello! Prendete la Mia benedizione paterna e rimanete in Me affinché Io
possa rimanere in voi! Amen!"
38. Lentamente il Signore scompare davanti
ai loro occhi, ma rimane ancora tangibile in mezzo a loro. Allora dice Marta:
"Cari amati! Precisamente come Egli visse ed ha parlato in mezzo a noi,
così l'ho sperimentato anche adesso in quest'ora santa. Volete ancora più prove
del Suo Amore? Egli vi amerà per tutta l'eternità, questa è la mia salda
consapevolezza, e per questo posso sempre procurare felicità agli altri".
39. Dice Vespanus:
"Ai Suoi occhi siamo bambini, ma Egli vuole esserci Salvatore, Amico e
Fratello! Questo è molto, troppo! Che Uomo deve essere stato! Ottenere questo
Amore sarà il mio più alto comandamento, e tu, Naeme,
dovrai avere con me molta pazienza!"
40. "Carissimo padre, non hai bisogno
di chiederlo alla tua Naeme! Lei farà del suo meglio
affinché tu rinasca molto presto in questa ‘vita’, che ti renderà un gioioso e
libero figlio di Dio!"
41. Come sono tutti felici! Essi sono beati di essere
apprezzati dall'Amore ed essere accettati come figli. Così tutti si separano
con un cuore caldo e riconoscente e rimangono tuttavia uniti nello spirito.
*
42. Solo sette giorni dona Vespanus agli sposi novelli, poi si separarono. Corrieri
vanno e vengono. Gli eserciti marciano verso la Giudea. Naeme,
la moglie del soldato, è d’onore, e nel suo cuore c’è la gioiosa speranza di un
rivedersi. Se avesse saputo quanto tempo ci sarebbe voluto per il rivedersi, i
suoi occhi non avrebbero brillato così. Dopo un bacio intimo e un lungo cenno,
Giulio svanisce dai suoi occhi e, colma di beata speranza, entra nella sua
casa. Marta era rimata in casa, lì poteva benedire indisturbata, poi dice a Naeme: "Figlioletta, ora saremo sole per molto tempo e
potremo esercitarci nella pazienza. Solo esteriore sarà la separazione, il
Maestro si prenderà cura del resto".
[indice]
L’ultimo tempo di vita e morte di Eli
Distruzione del tempio
1. Eli è sorpreso che quel giorno un giovane sacerdote venga
a trovarlo. È passato molto tempo da quando ha ricevuto l’ultima visita; lo si
è evitato, e questo è stato per opera di Samuel.
2. "Eli,
sono venuto per procurarti dolore, perché devo portarti un triste
messaggio".
3. "Caro Giuseppe! Quale messaggio
triste puoi portarmi? Tutto è triste in me da quando mia moglie è andata dai
suoi padri. Quanto felice sarei se potessi anch’io andare dai miei padri! Naeme è lontana e Samuel va per la propria strada".
4. "Eli,
voglio riferirti qualcosa: – Quando tua figlia Naeme
era sulla via che va da Betania a Joppe,
Samuel, tuo figlio, ha intercettato tua figlia e l’ha portata alla locanda
degli abbandonati, dagli impuri. È stata lì per molto tempo. Poi tutti i
nazareni sono stati portati via in un carro con una carovana. Samuel è stato
l’istigatore. Tua figlia si è comportata eroicamente per tutto il tempo. Mai si
è sentito un suono piangente dalle sue labbra, lei è stato il buon angelo di
tutti i prigionieri. Il giorno in cui siamo partiti e ci siamo accampati per la
prima volta, siamo stati tutti catturati da una pattuglia romana sotto il
capitano Giulio, che è il marito di tua figlia. Io e l'altro sacerdote siamo
potuti andare perché potemmo dimostrare che operavamo sotto costrizione. Samuel
invece è stato consegnato a un tribunale romano.
5. Cosa toccherà a tuo figlio, non lo
sappiamo, ma sappiamo che il romano ha fatto di tutto per distogliere Samuel
dai suoi ciechi concetti. Samuel è diventato perfino anche molto insolente e
così il suo destino è suggellato".
6. "Giuseppe, così si è avverato ciò
che avevo preannunciato a lui. Io per lui non ho più lacrime. Samuel è
responsabile di tutto. Come hai trovato Naeme? Sta
ancora bene dopo tutto il tempo che si è trovata con gli impuri?"
7. "Caro Eli,
quello è stato il miracolo. Samuel voleva rendere tutti impuri, ma solo quelli
che erano impuri rimasero impuri. Quando il romano liberò tutti, è stata la
prima cosa, egli ha guarito i malati nel Nome di Gesù. Hai mai sentito che un
romano, un pagano, potesse guarire i malati, e oltre questo, pure i lebbrosi?
Io non ancora! Il sommo sacerdote rimarrà sbalordito quando gli descriverò la
storia come l’ho descritta a te adesso".
8. "Giuseppe, vuoi esaudirmi una
preghiera? Ne va della tua intera felicità di vita. Abbandona il tempio! Va’ in
qualche posto dove puoi deporre la tua magnificenza sacerdotale e dove puoi
iniziare un'altra vita. Samuel non ritornerà più. Lascia il tempio nella
credenza che anche tu sei diventato una vittima. Tu sai quanto volentieri
andrei via dal tempio, ma sarei considerato un reo perché so troppo. Se tu
conoscessi solo una piccolissima parte di tutto questo, non saresti ritornato.
Ancora una volta la guarigione attraverso i romani sarà la prova per te che
Gesù è vivo e vivrà, nonostante il tempio e la sua malignità. Anch'io ho
accettato gli insegnamenti del Nazareno e faccio il mio servizio nel tempio nel
Nome di Gesù.
9. Quanto è stata sbagliata la nostra
vita! Quanto assurdo è stato da parte nostra di aver passato la nostra vita in
discordia e rancore! Ciò che abbiamo tralasciato, non possiamo recuperarlo di
nuovo, ma quello che abbiamo fatto di sbagliato, ora possiamo aggiustarlo. Del
resto, il tempio vivrà presto i suoi ultimi giorni. Il frutto è ultra maturo,
le Parole di Gesù – che nessuna pietra rimarrà sull'altra – andranno in
adempimento".
10. "Eli,
tu credi veramente che il tempio sarà distrutto? Non può essere certamente la
volontà di Jehova?"
11. "Jehova
non lo vorrebbe. Ma il modo di fare dei sacerdoti è tale che non più Jehova, ma il Suo avversario vive nella Casa del Signore!
Perciò mettiti in salvo per il tuo benessere! Non si tratta di me, io ho troppo
da recuperare e perirò col tempio!"
12. "Eli,
ti comporti come se la faccenda fosse tutta decisa. Non posso crederlo!”
13. "Se lo credi o no, agisci da uomo
saggio, e salva la tua anima. Non c'è nulla di divino nella Casa del
Signore!"
14. "Eli,
rifletterò tutto minuziosamente. Non avrai tanto torto, perché Samuel ha
mostrato troppo del male!"
15. "Lascia perdere Samuel, la sua
vita ha avvelenato se stesso e mille altri insieme. Quanto l’ho pregato... Ora
è il momento che si avveri quanto gli ho detto. Che vita meravigliosa potremmo
vivere sotto la protezione romana, e perciò la mia parola per te sia questa:
diventa un romano! Essi accolgono tutti coloro che pensano onestamente e
possono fare qualcosa. Hai certamente una buona istruzione. Quindi va e agisci!
Dio sia con te!"
16. Quando Eli è
solo, ancora una volta gli viene in mente tutto. Samuel aveva catturato Naeme alcuni giorni dopo che lei lo aveva pregato di andare
insieme. – 'Oh, se fossi andato insieme, nel suo modo d'amare la mia anima
stanca e sofferente sarebbe di certo diventata sana. O Samuel, adesso la pena
irrompe su di te, perché hai arrecato tante angustie agli altri. E tuttavia sono
io il colpevole. Io l'ho educato così! Naeme invece
ha aperto gli occhi a me e ad Hanna, e così abbiamo potuto afferrare la mano
salvifica di Gesù. O Gesù!
Non sei stato compreso nel Tuo Amore, e
in tutte le cose hai ragione! Oh, lasciami riconoscerTi
sempre di più e riparare ai miei errori e i miei peccati!'
*
17. Giulio si sforza di riposare. Non
abbastanza si può rivolgere verso ciò che lo attirava. Il dovere su tutto:
questa è la sua parola. Così deve essere un modello per i suoi uomini. Egli
sente in sé la forza che si diparte dal Maestro dell'amore, e ancora una volta
ringrazia per la felicità che ha potuto sperimentare. Ora però è completamente
un soldato. Sulla strada per Gerico un corriere lo raggiunge e lo convoca al
dibattimento. A Gerico sono accaduti grandi cambiamenti. Sono arrivati grossi
rinforzi. Una legione è in marcia di avvicinamento per stringere in un cerchio
Gerusalemme.
18. Il dibattimento ha portato alla luce
del giorno tutta la malvagità del tempio. Samuel, infatti, ha rovesciato tutta
la colpa sul tempio. Ma non gli è stato d'aiuto, la sua morte è certa. Giulio,
tuttavia, ha smosso il giudizio, così che la punizione viene trasformata in
dieci anni di galea. Uno scambio di idee con Samuel non può aver luogo, perché
lui rifiuta.
19. Dopo mesi il cerchio è tracciato
intorno a Gerusalemme. I giudei che si mettono alla difesa sono respinti passo
dopo passo. L'inoltrarsi vincente dei romani è inarrestabile. Giulio più di una
volta è in grande pericolo di morte. Ben presto però alcune porte che portano
al centro della città sono libere. Sono dati ordini di risparmiare il tempio,
ma i combattimenti sono così accaniti che il tempio tuttavia subisce danni.
Brucia in tutte le parti. Giulio, che proprio lì indugia combattendo, ordina
l’opera di spegnimento. Egli vuole con ogni mezzo conservare il magnifico
edificio, ma la furia del fuoco è troppo grande e troppo potente, di modo che
egli possa salvare perlomeno la vita degli uomini.
20. Ad un altare indugia ancora un
sacerdote, una trave ardente lo ha seriamente ferito e, stramazzato, giace a
terra. Giulio se ne accorse e si affretta a soccorrerlo, lo solleva e lo porta
fuori dal focolare dell’incendio, dove il combattimento ancora imperversa.
Adesso riconosce il sacerdote, egli è Eli, il padre di
Naeme. Lo porta fuori dalla mischia e vuole esaminare
le ferite.
21. Allora Eli
apre gli occhi, riconosce Giulio e dice: "Figlio mio, adesso ripari tu
tutto quello che ho tralasciato io. So che devo morire, non lasciarmi solo
nella mia ultima ora!"
22. "Padre", dice Giulio,
"non preoccuparti di nulla! Gesù il Salvatore ripara tutto e nel Suo Nome
ti dico: Egli ha visto il tuo pentimento, la tua buona volontà di riparare.
Anche Lui ti ha accolto, e così va fiducioso con Lui nel Suo Regno! Il Suo
Amore vuole anche te!"
23. "Cosa fa Naeme?",
sussurrano le sue labbra. "Naeme, tu
amore!"
24. "Lei è mia moglie ed è lontana da
qui, dove non c’è nessun orrore di guerra, ed è felice insieme a Marta!”
25. "Grazie, mille grazie, figlio
mio. Adesso vado volentieri. Hanna fa cenno, Hanna, Hanna, sto arrivando!"
26. Eli sembra
un altro. Giulio non può occuparsi del morto, ma gli prende un rotolo. È il
manoscritto di Giovanni che sporge dalla sua veste. Chiama un soldato a sé e
gli dà l’ordine di portare il sacerdote morto, che è suo suocero, in un posto
tranquillo, e dopo, di indicargli il luogo, affinché possa più tardi
seppellirlo. Poi si affretta a tornare di nuovo nella mischia. Il giorno
successivo può prendersi cura della sepoltura di Eli.
Non è facile per lui quando deve sbrigare la triste funzione.
[indice]
La fine di Samuel
1. Quando Giulio sperava che la guerra sarebbe finita
presto, la sua speranza è messa a dura prova: è impegnato in Giudea per quasi due
anni. Solo allora riceve l'ordine di imbarcarsi dal porto di Cesarea per Tiro.
Suo padre gli comunica che egli sarebbe rimasto a Tiro, dove Naeme e Marta lo avrebbero aspettato. Quale ardente
desiderio lo attira a Naeme!
2. Intanto Naeme
su iniziativa di suo suocero si è trasferita a Tiro. Vespanus
sistema la nave e dispone che per suo figlio fosse disposta una dimora
corrispondente del tutto alla sua dignità. Naeme è
trattata e assistita con tutto l’amore e assistenza, poiché l’attende il parto.
Quando tutto è messo in ordine a Tiro con grande soddisfazione, mancano ancora
solo poche settimane, poi Naeme dà alla luce il suo
primo figlio, il quale riceve il nome del padre, Alessandro Giulio.
3. Nel frattempo molte persone imparano a conoscere
Marta e Naeme, e si espande un intenso movimento.
Marta nel suo servente amore è l'anima del tutto, e una grande comunità sorge
in Tiro. Alti dignitari vanno e vengono da Marta e Naeme,
anzi, Naeme chiama la loro casa: Nuova Betania!
4. Molto prima che il ritorno di Giulio
diventasse noto, Vespanus si trattiene presso sua
figlia Naeme e presso la madre Marta, come egli la
chiama. Queste per lui diventano ore di sincero amore e quiete, che egli gode,
e viene sempre più vicino al Signore e al Maestro, che onora divinamente.
L'amore per lui è solo un lento barlume, di questo è proprio colpa della guerra
che tanto ha indurito il suo cuore verso l'esterno.
5. Marta, circondandolo con amore, dice:
"Fratello, il tuo cuore deve ardere in un santo tizzone. Non questo è
amore per Lui, se brami verso la Sua persona, ma quando i tuoi occhi non
vedranno più ombre nei tuoi simili. So che sarà la cosa più difficile per te,
poiché i vostri concetti di onore sono disposti sulla giustizia. Disponiti
completamente sull'amore e il tuo onore illuminerà con una luce molto più
meravigliosa. Semina amore e rimarrai sbalordito di quale raccolto otterrai.
Spargi i semi anche là dove sei temuto, nello Spirito del nostro Maestro
d'Amore, e sperimenterai gioia su gioia, su chi riceverai per amici, e questo,
tutto con Gesù!”
6. Vespanus sorride e dice:
"Nessun rappresentante migliore di te poteva conquistarmi per Gesù. Poiché
veramente ogni parola cade su un terreno
fertile. Sono solo curioso di sapere come Giulio stia accanto al suo Gesù, poiché
veramente egli ha avuto una grande parte in questa vittoria".
7. Dice Marta: "Il fratello Giulio
sarà ancora lo stesso. Io sento il suo amore e i suoi pensieri, essi sono
sempre con noi”.
*
8. Un'intera flotta si è radunata a
Cesarea, per portare i soldati al loro nuovo presidio. Anche il capitano Giulio
è a bordo dell'ammiraglia interessandosi per tutto, si reca anche nel posto dei
remi. Circa sessanta rematori sono legati con catene ai banchi, sono detenuti
di galea. Quando passa, vede Samuel ai remi, la gamba legata alla catena. Va
dal capitano della nave e chiede un colloquio con il prigioniero cosa che gli
viene concessa. Samuel viene condotto da Giulio e questi gli chiede cosa pensa
adesso della sua vita e se ha rimorsi per la sua vita sbagliata.
9. "Tuo padre è morto. È morto nel
tempio. Non c'è più un tempio a Gerusalemme. Le parole di Gesù sono andate in
adempimento! Nessuna pietra è rimasta sull'altra".
10. "Che cosa ho a che fare con te?
Tu sei il distruttore della mia vita. Hai avvelenato Naeme
con un amore che il Nazareno ha portato a voi dall'inferno. Preferisco
piuttosto essere morto che aver relazioni più a lungo con voi".
11. Dice Giulio: "Samuel, te lo
chiedo per l’ultima volta: torna indietro e getta il passato alle tue spalle.
Mi voglio impegnare per la tua grazia, perché sei mio cognato".
12. Samuel invece ribatte: "Mai e poi
mai verrò con voi, traditori di Jehova. Questa è la
mia ultima parola!"
13. Giulio lascia stare Samuel. Fa’ alla guardia
un cenno e il prigioniero è riportato di nuovo indietro ai remi. È un duro
colpo, per amor di Naeme. Ciò nonostante si adopera
perché Samuel non sia più incatenato e ottenga alcune libertà.
14. Ma come lo ringrazia Samuel? Egli
aizza e stuzzica i compagni contro i romani e va così lontano che alcuni si
ammutinano. Samuel come istigatore viene condannato a morte, e gli altri
ottengono la condanna a vita sulle galee. Giulio è scosso, perché Samuel ha
abusato delle agevolazioni ricevute.
15. Ma il capitano della nave dice:
"Amico mio, peccato per ogni buon pensiero che hai adoperato in
quest'uomo. Il tuo amore è stata debolezza per lui. Se avessi preso la frusta e
colpito fino a che non si fosse più piegato dal dolore, forse si sarebbe
piegato, ed avrebbe strisciato alla croce. Lo vedrai: nella sua lotta mortale
continuerà ancora a maledirti".
16. "Quando verrà eseguita la
sentenza?", domanda Giulio.
17. "Domattina presto al sorgere del
Sole sarà tirato in alto al pennone con i piedi, le mani legate dietro la
schiena. Oppure hai altri piani con lui? Se vuoi, faccio erigere anche una
croce".
18. "No, non uscirò dalla cabina per
tutto il giorno, finché non sarà tutto finito. Se ho una richiesta, allora non
lasciarlo soffrire troppo a lungo".
19. "Giulio, rispetto il tuo amore
misericordioso, ma deve essere dato un esempio intimidatorio secondo la
decisione del tribunale. Forse troverò ancora una via d’uscita per
servirti".
20. Alle prime luci dell'alba tutti i
prigionieri sono portati sul ponte. Non si riesce a smuovere Giulio a venire di
sopra. Samuel, legato, è strettamente sorvegliato. Il giudice pronuncia ancora
una volta la sentenza, poi i prigionieri devono tirar su Samuel dai piedi con
lunghe corde. Alcuni prigionieri devono assicurare Samuel fuori sospeso
nell’aria così lontano che sembra pendere tra cielo e acqua. Per l’intero
giorno i prigionieri devono guardare questo, a turno. In questo giorno non c’è
neanche niente da mangiare per loro, perché non avevano voluto denunciare
Samuel che li aveva aizzati.
21. Dapprima Samuel è quieto, spera
tuttavia ancora in una grazia. Quando però non riesce più a vedere Giulio,
diventa inquieto. I suoi compagni di prigionia lo hanno tirato su velocemente.
Ma quando è spinto fuori sopra l'acqua, egli prega: "Lasciatemi cadere in
acqua!” – Non è più possibile, poiché i soldati sono addestrati e non si
lasciano ingannare. Sui prigionieri c’è una forte sorveglianza. Samuel urla con
tutte le forze che gli stanno a disposizione, ma nessuno si muove. Verso
mezzogiorno, quando il Sole brucia implacabilmente, diventa più quieto, si
sente ancora solo gemere. Sembra come morto, ma di tanto in tanto si muove
ancora. Un benefico svenimento gli toglie i sensi.
22. Allora i prigionieri vengono di nuovo
portati di sotto e una sottoguida fa in modo che si procurino pesanti pietre.
Le squadre devono schierarsi e fare, con queste pietre, esercizi di puntamento
sull’uomo appeso. Presto un bel tiro lo colpisce alla testa, il sangue cola da
un'ampia ferita. Ora la sottoguida incita i suoi uomini a colpire meglio
affinché lui e loro siano liberati dal male. Solo così le pietre centrano il
corpo e tutta la vita sembra essere alla fine. La sottoguida notifica la morte
del giudicato al suo capitano, egli viene ed esamina il cadavere insanguinato.
Allora dà l’ordine di tagliare la fune e farlo cadere in acqua. In breve tempo
Samuel non si vede più, e come uomo morto va a trovare i pesci.
23. Giulio è informato; questi però tiene
un colloquio col Signore e libera il suo interiore dalla pressione che minaccia
di opprimerlo. Prega per una parola del Signore e la grazia per il perduto, ma
nel suo cuore rimane tranquillo e quieto. – 'Come devo dirlo a Naeme? Devo tacerlo?'. Non riesce a far fronte ai pensieri,
e così il viaggio verso Tiro è per lui un tormento.
[indice]
Epilogo
1. Finalmente
sono alle coste di Tiro. Già da lontano vedono le persone che li aspettano.
Tutti sono in piedi in abiti festivi. L'ammiraglia è raggiunta per prima dalle
barche a remi e portata alla rampa di scarico. Gli equipaggi vengono ordinati
sul ponte, e marciano serrati dalla nave al libero porto di mare, dove la
moltitudine addobbata a festa saluta con giubilo i loro soldati rimpatriati, il
che, Tiro non aveva ancora sperimentato. Si tratta di onorare dei vincitori!
2. Presto la cerimonia è conclusa e i
soldati vengono rilasciati. Giulio cerca suo padre e Naeme.
Naeme vede già da lontano il suo Giulio, finalmente
anche lui la vede e Naeme gli porge il figlio.
3. Giulio abbraccia entrambi e dice:
"Finalmente! Finalmente ti ho di nuovo. E tu vieni e mi porti questo
meraviglioso dono".
4. "Tuo figlio, Giulio. Quest’ora
cancella tutti i pensieri di desiderio ardente. Quest’ora è la ricompensa di tutte
le attese, e adesso deve essere dimenticato tutto ciò che per tutto il tempo è
stato così opprimente su di me. Ora vieni a casa! Tuo padre non voleva
diminuirti la felicità, perciò ci aspetta là".
5. "Naeme,
ora tuo padre è tornato a casa. Anche lui è stato nelle ostilità. In Giudea
siamo rimasti solo noi, fino alla completa depurazione".
*
6. Vespanus
abbraccia suo figlio e dice: "Giulio, di tutta questa confusione non
voglio vedere più niente. Marta e Naeme mi hanno
insegnato qualcos'altro. Io non posso più essere soldato, poiché ho
riconosciuto nel tuo Gesù una perfezione dell'amore che non tollera la durezza
della professione militare".
7. "Padre, adesso la mia felicità è
perfetta! Ora c'è ancora una sola vita, in e con Gesù".
8. "Amen!", dice Marta, "Ora Gesù verrà
anche qui al Suo diritto e vogliamo fare tutto per renderci degni di questo
meraviglioso amore. Ma affinché la tua felicità sia perfetta, lascia che il
nostro magnifico Salvatore ti dica:
9. «Sii
consapevole che in tutto ciò che accade, nulla, sia anche la più piccola,
accade senza la Mia Volontà. La tua lotta con te stesso a causa di Samuel,
dovevi combatterla da solo fino all’ultimo. Hai fatto più del tuo dovere come
fratello. Sì, ciò che tu hai fatto ha colmato di gioia il cuore del Signore.
Come rappresentante del Suo Amore hai offerto la tua mano riconciliante per la
conversione, hai sentito il dolore che bruciava nel petto di Gesù esattamente
come nel tuo. Chi respinge con scherno una tale grazia dovrà essere educato con
mezzi che stanno solo nella santificata serietà.
10. Eli è salvo, grazie al suo amore. Per lui la porta è aperta. Samuel invece
ha chiuso la porta sbattendola, e così solo il tempo potrà completare l'opera
che tu hai iniziato in lui nell'amore attraverso la Grazia di Gesù.
11. Così
anche l'eterno Amore ti dà il benvenuto nella tua casa! Sii un fratello per
tutti. Sii un esempio per tutti nell’amore che, come figlio, deve e può vivere
dal Cuore di Dio. Lascia dietro tutto il passato. Dimentica il male e guarda
davanti a te il sacro successo dell'opera, affinché il Figlio di Dio sia
incoronato in te e in coloro che nel tuo amore farai per Sua proprietà»”.
*
12. Anche Giulio si dimette dalla carriera
militare e diventa un giudice con pieni poteri commissariali. Per lui è la via
che percorre nello Spirito di Gesù. Benedizione su benedizione prospera dalle
sue azioni, e Naeme è colei che sente la sofferenza
di tutti coloro che solo l’Amore di Gesù può salvare e liberare. Invece tutti
coloro che vanno e vengono nella casa del giudice della città, sperimentano lo
spirito di Betania: quell'Amore che è morto per tutti
ed ha portato la salvezza per tutti gli uomini.
* * *
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