Scene deliziose della Vita Terrena di Gesù

Ricevute in visione da Max Seltmann

1928

Libretto III

 

Gesù e Giacomo dal vecchio Zaccheo

 

Gesù dal vecchio Zaccheo con il giovane Zaccheo, con Cornelio, con Giulio, con Giacomo, e con Rafael

 

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Titolo originale : ‘ERLEBNISSE  MIT  JESUS’

 

Edizione in lingua italiana a cura del gruppo:

Amici della nuova Luce   -   www.legamedelcielo.it

ISBN  978-88-98788-30-9

Copy©right Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

Traduzione di Antonino Izzo – 2018

Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

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Tel./Fax: 035.851163 - Cell.: 347.1041176

E-mail:                            damianofrosio@tiscali.it

Sito casa editrice:       www.gesu-lanuovarivelazione.com

Sito:                                www.jakoblorber.it

 

 

INDICE

 

 Cap. 1      Dal vecchio Zaccheo, un rivedersi con Cornelio e Giulio

 Cap. 2      Giacomo racconta episodi della giovinezza di Gesù

 Cap. 3      Conversazione sulla voce di Jehova nell’uomo

 Cap. 4      Rivelazione sulla creazione primordiale dell’uomo

 Cap. 5      Esperienze spirituali sulla collina

 Cap. 6      Rafael quale servitore del Signore

 Cap. 7      Rafael mostra a tutti il dominio delle forze della natura

 Cap. 8      Il congedo

 

 

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Cap 1

Dal vecchio Zaccheo, un rivedersi con Cornelio e Giulio

                     1.      Freschi e veloci, Gesù e Giacomo portano a termine la costruzione della sala, e a metà settimana tutto è finito e pronto a servire gli uomini. A sera Gesù dice a Zaccheo: “Ce l'abbiamo fatta! – E poiché ora l'opera che serve al corpo è terminata, allora speriamo che anche l'opera che serve allo Spirito sia completata. Oggi però lasciaci ancora soli! – Domani avrai ospiti, e allora vogliamo continuare a servirti volentieri”. –

                     2.      Trascorsa un’ora tutti vanno a riposare. – Durante la notte però si leva una poderosa tempesta che fa di nuovo alzare tutti. Ma Gesù e Giacomo rimangono nella loro camera e non si lasciano turbare la quiete e il loro sonno, poiché sanno che questa manifestazione è soltanto una scena spettacolare di spiriti burloni; e verso il mattino ritorna tutto nuovamente tranquillo.

                     3.      Gesù e Giacomo si alzano un’ora prima del sorgere del Sole e vanno di nuovo sulla collina per tenervi la loro abituale meditazione. Rimangono perfino un po' di più, giacché non li attende nessun genere di lavoro, finché Giacomo osserva: “Mio caro Gesù! Questa quiete non ci garberà a lungo, poiché siamo abituati al lavoro”.

                     4.      “Sì hai ragione”, – risponde Gesù, – “questa volta però è anche già finita con la quiete, sebbene il lavoro è terminato. Ora lavoriamo proprio solamente per l'eterno ed infinito Regno”. In casa si comincia a dar segni di vita. Il vecchio Zaccheo viene correndo verso la collina per cercare i due, egli sa che, certo, sono lì sopra; e Gesù dice: “Vieni, Giacomo! Andiamogli incontro e con lui ritorniamo a casa, perché oggi c'è ancora molto lavoro per la casa di Zaccheo”.

                     5.      Si salutano cordialmente e Zaccheo domanda: “Ma questa notte non avete avuto paura?”.

                     6.      Gesù sorridendo risponde: “Noi non conosciamo la paura – e niente affatto per questa piccola tempesta. Pur sappiamo che tutta la nostra paura e preoccupazione sono inutili. Poiché Dio, il Signore Zebaot, è il nostro Rifugio e la nostra Forza. – E senza la Sua volontà non cade sasso, men che meno poi un uomo”.

                     7.      Zaccheo guarda a lungo Gesù e poi dice: “Sì, dimenticavo che in Te vive qualcosa di più che in me!”. – Gesù invita ora di ritornare a casa, e prega Zaccheo di preparare tutto per gli ospiti che arriveranno verso mezzogiorno. Allora Zaccheo dubbioso scuote la testa e dice: “Sì, mio figlio voleva venire. Ma di ospiti? Certo oggi non è tempo di tener grandi banchetti!”.

                     8.      “Credi solamente”, – dice Gesù, – “la tua casa sarà piena, e la tua nuova sala riceverà già oggi la sua inaugurazione”. Allora Zaccheo non dice più nulla ed ordina tutto il resto.

                     9.      Giacomo e Gesù nel frattempo guardano tutta la casa e danno man forte, perché molto è ancora in disordine.

*

                  10.   Verso mezzogiorno arriva Zaccheo, il figlio, e porta con sé parecchi ospiti; un giudice romano, oltre a Giulio e Cornelio, nonché il rispettivo personale di servizio.

                  11.   Come dunque il giovane Zaccheo concluse con i romani le sue trattative ed ebbe tutti i contratti nelle mani (si trattava delle dogane che stavano sulle strade e ponti dell’intero distretto), aveva invitato il giudice romano e Giulio, a visitare con lui suo padre.

                  12.   Giulio però andò a prendere suo fratello Cornelio per far partecipare anche lui a questo singolare invito; Zaccheo, infatti, aveva loro già accennato degli straordinari carpentieri di Nazareth.

                  13.   In poco tempo, servitori, cavalli e bagagli sono sistemati, e soltanto ora il vecchio venerando Zaccheo saluta gli amici di suo figlio nel modo più cordiale, concludendo con le parole: “Siate rassicurati, questa casa è dedicata al Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe! – E così come vi saluto e benedico io con cuore gioioso, così possa anche l’Iddio nostro, il Signore Jehova guardare e benedire voi! – Benvenuti! – Benvenuti!”.

                  14.   Il giudice romano ringrazia cordialmente commosso il vecchio gentiluomo e dice alla fine: “Così come ringrazio te, vorrei ringraziare anche il tuo Dio. Però non Lo conosco ancora; finora ho sentito soltanto parlare di Lui, ma durante la giornata ne verrò forse a sapere di più”.

                  15.   I tavoli sono quasi tutti pronti e l'anziano padre della casa invita i suoi ospiti ad occupare il posto.

                  16.   Zaccheo il giovane, però, va a prendere Gesù e Giacomo e presenta questi giovani artigiani ai suoi amici romani, e i due a loro volta riveriscono. Ora Cornelio e Giulio non possono più trattenersi e salutano i due con commosse e cordiali parole. Il vecchio Zaccheo non può passare che da una sorpresa all’altra quando s’accorge che i due ufficiali romani sono conoscenti del Nazareno.

                  17.   Sono serviti i cibi, e c'è anche abbastanza fame e sete in seguito al faticoso viaggio. Zaccheo il vecchio però, prima prega Gesù di benedire il cibo alla maniera dei giudei fedeli. E Gesù benedice con le due Mani cibo e ospiti.

                  18.   Dopo parecchio tempo, quando il pranzo è terminato, tutti vanno a visitare la nuova sala ed ammirano l’ottimo lavoro. Gesù e Giacomo devono dare alcune spiegazioni. Poiché la sala poggia solo su colonne, ed è costruita a mo' di veranda. Una scala conduce al piano superiore, dove una piccola sala con bella vista suscita l'ammirazione di tutti. Si accomodano in questa sala; e a questo punto Zaccheo il giovane si avvicina a Gesù e Giacomo e ringrazia ancora una volta i due per il magnifico lavoro.

                  19.   Ma Gesù dice amichevolmente: “Zaccheo, parla meno! – Ascolta, e lascia parlare a te la costruzione, affinché anche il tuo animo sia colmato dallo Spirito che ci ha concesso le forze per questo lavoro! – E riconosci: questo Spirito porta in Sé l’impronta dell'Essenza dell'Amore! Certo, se anche produciamo l’opera d'arte più meravigliosa, ma dallo spirito di ogni bassezza, Io ti dico: prima ancora che sia terminata, comincerebbe già la decadenza! – Ma questa casa deve essere ancora testimone di molte magnificenze! Ora non domandare altro! Con il tempo e con pazienza anche questo ti sarà chiarito”.

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Cap. 2

Giacomo racconta episodi della giovinezza di Gesù

                     1.      Giulio si alza dal suo posto, si reca da Giacomo e lo prega per alcune chiarificazioni dicendo: “Ma, com’è potuto accadere che nessuno abbia avuto notizia di voi? – Mio fratello Cornelio avrebbe voluto tanto volentieri sapere qualcosa di voi, ma nulla di tutto questo è avvenuto!”.

                     2.      Giacomo risponde tranquillo e modesto: “Vedi, o signore e comandante, per raccontarti tutto di noi, non basterebbero giorni! – Nella casa di Giuseppe, il padre mio, tutto procedeva tranquillo; nessuno poteva essere risparmiato, perché eravamo poveri e siamo rimasti poveri. La nostra unica ricchezza era: fiducia in Jehova; – e in questo, molte volte siamo stati messi a dura prova”.

                     3.      E rivolgendosi a Cornelio, Giacomo continua dicendo: “Tu signore e amico della nostra casa, Cornelio! Tu conosci l'onesta volontà del padre mio Giuseppe, conosci anche la modestia della madre Maria! – Finché c'era in casa qualcosa, era offerto, e l'ultimo pane era ancora condiviso con gli affamati; ma eravamo sempre provveduti del lavoro. E allora cominciarono poi le preoccupazioni con Gesù. Non lo nego, da Gesù noi speravamo molto; e ciò che speravamo, era un miglioramento della nostra condizione umana! E in questo, Gesù ci ha completamente deluso. Taciturni, chiusi e solamente con poche parole, noi lavoravamo con il nostro Fratello, per la qual ragione talvolta regnava in casa un umore talmente cupo, che sentivamo crescere nel nostro cuore avversione per Gesù; ma proprio allora venivano preoccupazioni su preoccupazioni! –

                     4.      La madre non ci comprendeva più, ma nemmeno il fratello nostro Gesù. E quando cercava di persuaderLo, i Suoi occhi si distoglievano da lei e guardavano in lontananza, ed allora il fratello Gesù andava per la Sua propria strada. Mi ricordo che un bel giorno Lui era scomparso! Passò un giorno, e un giorno ancora, ma Egli non veniva! Il vecchio padre si strappò la sua veste, la madre piangeva, e noi mettemmo da parte il lavoro. Lo cercammo ovunque ma non Lo trovammo, e senza concludere nulla tornammo a casa. Nella casa di Giuseppe era entrato il lutto, perché Gesù doveva essere morto, doveva essere stato vittima di una disgrazia! Venne cercato presso tutti i conoscenti, ma di Lui nessuna traccia, ed anche in me era crollato qualcosa. – – Ma, dopo sette giorni, Gesù si presentò alla porta, dimagrito e con la sua veste stracciata, ci salutò e chiese perdono a tutti noi. Non poteva agire diversamente, perché il Suo Spirito voleva sciogliersi dalle catene della carne e dell'anima!

                     5.      Noi tutti ci precipitammo, con le lacrime agli occhi, verso di Lui e Lo pregammo: «Vieni! RistoraTi! FortificaTi, e tutto sarà dimenticato!»

                     6.      Ma queste amare esperienze si ripeterono spesso!

                     7.      E ogni volta, quando da noi si faceva sentire allegria e spensieratezza, allora nostro fratello Gesù – silenzioso e non visto – scompariva.

                     8.      Quante volte abbiamo rimproverato Maria perché sempre Gesù, e sempre soltanto Gesù era l'oggetto del suo amore! E così soffrivamo tutti, così soffrivano padre e madre. Ora però ci siamo rassegnati, perché sappiamo che tutto questo era per Lui una necessità interiore. E ora fatevi raccontare tutto il resto da Gesù stesso! Poiché, se tu, signore e amico Giulio, non mi avessi invitato, avrei certamente taciuto”.

                     9.      Il giudice romano, un serio, tranquillo uomo dall’erculea corporatura e malgrado ciò con una fine delicatezza nel viso, va da Gesù e dice: “Se tutto questo era così come lo ha descritto tuo fratello, allora permettimi di domandarTi: ‘Che cosa Ti spingeva fuori dalla cerchia di coloro che Ti amavano tanto?’, – e se non Ti offende, allora dammi una risposta. Ho già sentito diverse cose di Te, ma non ho prestato molto credito”.

                  10.   Gesù osserva tutti i presenti con i Suoi occhi sinceri e dice: “Miei cari amici! Qui non è bene parlare di questo! Aspettiamo finché cala il Sole; là sulla collina potremo intenderci molto meglio, e nel frattempo potremmo conoscerci meglio personalmente”. E questa proposta è accettata.

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Cap. 3

Conversazione sulla voce di Jehova nell'uomo

                     1.      Ora anche Zaccheo il giovane ha da discutere ancora qualcosa con suo padre e alla presenza del giudice romano, innanzi tutto: “Com’è da conciliare con la fede dei nostri padri, se io servo i pagani? E ciò nonostante non posso fare diversamente! È meglio, infatti, essere un peccatore e doganiere che sostenere gli orrori del tempio!”.

                     1.      Il vecchio padre è preoccupato per questo discorso e dice sospirando: “Forse qui ci verrà in aiuto presto Jehova e ci manderà l’atteso Messia ardentemente desiderato, il Quale ci libererà da tutte le domande e saprà rimuovere ogni errore”. Così il discorso va qui e là, ed anche il giudice romano s’interessa a questo.

                     2.      Cornelio e Giulio però s’intrattengono in disparte con Gesù e Giacomo. – Poi dopo un po’ di tempo viene Zaccheo il giovane dai quattro e prega Gesù di dargli ascolto, sottoponendo anche a Lui la faccenda sua e di suo padre.

                     3.      Gesù, nella sua maniera gentile acconsente a questa preghiera e dice: “Vedi! La vostra fede in Jehova è il vostro antico privilegio di famiglia, poiché discendete da Abramo. – Abramo obbedì alla Voce di Dio: «Va in un paese che Io ti voglio mostrare» [Genesi 12,1]. E vedi, egli non andò a prendere consiglio dagli altri, ma obbedì subito! Per lui era chiaro: ‘Dio vuole soltanto il mio bene!’.

                     4.      Ora non pensate che Iddio si presenti visibilmente a lui. – No! Percependo chiaramente in unità di cuore la Sua eterna Volontà, Abramo adempì questa Volontà di Dio. E il Suo agire è ancora oggi – e lo sarà per le eternità – una testimonianza per tale interiore comunione con Dio.

                     5.      Ora supponiamo che Dio chiami anche te: «Servi coloro che non conoscono ancora il tuo Dio!». – Che cosa faresti tu? Tu pensi: ‘Obbedirei come Abramo!’. – Vedi, adesso è proprio come allora: tu hai ricevuto la chiamata, anche se non direttamente da Dio, ma i dominatori di questa tua patria ti hanno chiamato al loro servizio. E così hai accettato, perché non hai bisogno di temere il tempio, poiché sei diventato un romano. Il padre Mio adottivo Giuseppe ha fatto una cosa simile. Anche lui ha accettato la protezione dei romani e ciò nonostante non ha violato la fede nel suo Dio!

                     6.      Pensa sempre così: ‘Dio è ovunque!’. Il Suo Occhio vede all'istante tutto ciò che vive e tesse. E il Suo grande, sublime e purissimo Amore è per tutti gli esseri, quindi anche per i pagani. Perciò: ‘Adempi il tuo dovere esteriore verso tutti, ma nel cuore rimani sempre fedele a Dio!’. – E Dio ti mostrerà in ogni tempo che Egli è in grado di poter mantenere a te la Sua fedeltà. – Hai tu questo – in sostanza – compreso?”.

                     7.      “Ora sono libero da ogni preoccupazione”, – è la lieta risposta del giovane Zaccheo. – “E tu, buon vecchio padre, accontentati; io non ho più bisogno del tuo Messia! Perché in questo giovane artigiano batte un cuore pieno d'amore, sapienza e intelligenza. – Questo mi basta completamente, e il futuro sarà maestro di cose ancora più elevate”.

                     8.      Il vecchio Zaccheo prega ora i suoi ospiti di prendere alcune leggere bevande ristoratrici, continuando a parlare: “E poi vogliamo recarci sulla collina. – Io intanto farò portare su delle coperte e dei posti a sedere”. – Così anche avviene, e il corteo si avvia verso la collina.

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Cap. 4

Rivelazioni sulla creazione primordiale dell'uomo

                  1.                      In un primo momento tutti godono la splendida vista da qui in alto. Poi, con le lacrime negli occhi, dice il vecchio Zaccheo: “O Dio dei miei padri! Quando osservo la nostra bella patria, i meravigliosi boschetti di palme, i magnifici frutteti e uliveti e, in questi, il popolo asservito e instabile sotto il dominio straniero, allora vorrei pregare: ‘Oh, toglimi da questo luogo che rattrista tanto il mio cuore e gli occhi miei!’.

                  2.                      Ma un’altra volta penso di nuovo: ‘Lasciami ancora vivere molto a lungo affinché io possa ancora vedere Colui che ci libererà da ogni servitù e tribolazione!’ Tuttavia voi, miei cari ospiti e amici di mio figlio, perdonate a me, vecchio uomo, se non ho tenuto saldamente il mio cuore nelle mani e vi ho rivelato che siete voi questi padroni non graditi!”

                  3.                      Il vecchio giudice romano gli porge la mano e dice: “Credimi, ottimo e nobile uomo, noi comprendiamo e apprezziamo la tua sofferenza, e anche il tuo dolore, perciò noi non veniamo come nemici, ma come amici. Non siamo mai intervenuti nei vostri particolari diritti, rispettiamo la vostra legge di Mosè e noi stessi abbiamo eretto un Tempio al vostro Dio, come al Dio sconosciuto.

                  4.                      E per questo non temiamo nemmeno il vostro veniente Salvatore o Messia. Se Egli viene, allora viene anche da noi. Infatti, sebbene serviamo altri dèi, non onoriamo in loro le personalità, bensì le essenze, e tutte le immagini o effigi dei nostri dèi devono solo ricordarci che il culto divino deve essere la cosa più sacra nella vita terrena.

                  5.                      Tuttavia, io penso che ora dovremmo ascoltare Gesù, perché il desiderio di trovarci qui insieme è partito da Lui. E così, caro giovane uomo, ripeto qui la mia preghiera: parlaci della tua vita, e per quale ragione ti sei così spesso escluso dall’umana società”.

                  6.                      “Cari amici”, comincia Gesù quando tutti si sono messi ben comodi, “cosa vi devo raccontare di Me, poiché certo non Mi comprendereste completamente. Tuttavia, voglio mostrare volentieri a tutti voi l'immagine di un uomo così com'è, e come doveva essere. Vedete, un noto proverbio dice: «Tutto ha il suo inizio e anche la sua fine», ma nell'uomo, questo non trova applicazione; un inizio sì, …ma nessuna fine!

                  7.                      Se Dio avesse creato gli uomini solo per lasciarli morire più tardi di nuovo, allora questa Terra insieme a tutti gli abitanti avrebbe dovuto avere un aspetto del tutto diverso e, per la gioia del suo Creatore, amore e comprensione tra loro sarebbe stato un bene comune. Invece, poiché quest’umanità è stata creata per un’eterna continuazione della vita e un continuo sviluppo, il Creatore ha donato loro solamente i mezzi per conquistarsi da sé queste possibilità evolutive fino alla somiglianza di Dio.

                  8.                      L'uomo, invece, com’è adesso, abusa di questi preziosi mezzi. Egli non vuol prendere in considerazione le superiori intenzioni che il suo Creatore ha con l’uomo. Egli pensa solo alle cose terrene che ha dinanzi agli occhi, e vorrebbe vivere qui per sempre come un signore. Così cerca di arricchirsi a spese del suo prossimo, così tanto, che gliene basterebbe per l'eternità, e per ottenerlo, lascia perire tranquillamente gli altri.

                  9.                      Ebbene, voglio mostrarvi l'immagine di un uomo come avrebbe dovuto essere. – Osservate Dio, l'Eterno, come Creatore, e poi ossevate il Suo primo angelo creato e cosa rappresentano:

               10.                    Dio = il Donante, il Fuoco primordiale, la Luce primordiale; mentre Lucifero = l’accogliente, il portatore di luce.

               11.                    Dio = il Generante, il Principio positivo; invece Lucifero = la partoriente, il principio negativo.

               12.                    E dalla loro unione vennero fuori Creazioni su Creazioni. E tutte le magnifiche Creazioni ottennero la luce da Lucifero, e la loro stabilità da Dio. E in quest’armonia trascorsero Eternità.

               13.                    Allora in Lucifero sorse l'invidia verso il Principio donante. – E questo qualcosa di sconosciuto (a lui fino ad allora estraneo) gli fece nutrire in sé un falso pensiero, finché egli chiese a Dio, su questo, conto e chiarimento[1].

               14.                    Allora Dio si rivelò all'essere da Lui creato come ‘Padre’ suo, come Forza originaria generatrice del Fuoco primordiale, e mostrò a Lucifero e a tutti gli esseri consapevoli da lui proceduti, che essi potevano essere solo il principio ricevente, il polo negativo, unicamente dei ricevitori di luce e portatori di luce di questo Fuoco primordiale, e che una vera unione, per l’eternità, avrebbe potuto esistere tra loro solo quando tutto ciò che poteva dividerli, fosse stato superato volontariamente da loro.

               15.                    «Poiché vedi», disse Dio, «se tu rimanessi ciò che sei adesso proveniente da Me quale tuo Creatore, dove non puoi essere diversamente, allora tu, Lucifero, e tutto ciò che è proceduto da noi, non potrebbe essere altro che una veste della Mia Divinità, la quale, quando fosse consumata, dovrebbe far posto a un'altra, poiché Io potrei, come Dio e Creatore, crearMi ancora un altro spirito come Principio ricevente, e così via. Invece no! Io non volevo questo!

               16.                    Perciò Io, quale Volontà primordiale, quale Fuoco primordiale di ogni Forza creativa, vi ho posto tutto il Mio Amore: nella tua forma esteriore (in perfetta bellezza), nella tua organizzazione interiore (l’indipendente pensiero e discernimento) e nelle grandi possibilità evolutive della tua aspirazione.

               17.                    Anzi, Io ti ho donato la totale libertà interiore del tuo volere per le mete più alte, affinché con questi mezzi, tu potessi conseguire da te stesso la tua magnifica perfezione, come un secondo Dio accanto a Me.

               18.                    Ma ora guarda: è compito tuo, con questi mezzi, coi quali ti è anche possibile voler-essere e poter-essere un altro, raffinarti e purificarti liberamente, per perfezionarti mediante questi preziosi mezzi, al pari di Me, simile a Dio, e per poi diventare ‘Uno’ con Me, ed esserlo in eterno!»

               19.                    Lucifero ascoltò bene questo messaggio, ma la sua stessa volontà resa completamente libera soffocò in lui ogni buona volontà per il Divino, ed elevò se stesso a signore del suo mondo e di tutte le sue Creazioni, provenienti da lui.

               20.                    Allora Dio prese questa luce, la Sapienza divina che aveva donato al Suo portatore di luce, a Lucifero, e pose questa luce quale piccolissima ‘scintilla’ nei cuori delle essenze create attraverso Lucifero, e ordinò che chiunque avesse voluto realizzare quanto detto a Lucifero, sarebbe potuto divenire ‘Uno’ con Dio stesso e destinato a essere erede e comproprietario di tutte le Sue Creazioni nello spazio infinito!

               21.                    Dio vide, lungo tempi senza fine, inadempiute queste Sue speranze. Allora l'Amore in Dio ebbe misericordia e creò l'uomo, portatore in sé di entrambi i poli: Dio e Lucifero, il Divino e il luciferino. E quest'uomo, proceduto dall'Amore di Dio, popolò i mondi esistenti nel sistema solare della Terra.

               22.                    Allora l'uomo si perse.

               23.                    E con una misera speranza, l’Amore di Dio andò avanti ancora di un passo, ed entrambi i poli furono separati e divennero uomo e donna [Genesi 2,22]. L'uomo doveva ritrovarsi nella donna e la donna nell'uomo, e avrebbe dovuto poi essere l'unità che è necessaria per diventare ‘Uno’ con Dio. – Ma anche questi due mancarono, e questa speranza dell'Amore divino dovette essere trasferita ai loro discendenti [Genesi 3, 6-7; 15].

               24.                    E guardate, cari amici: l'Amore e la Pazienza di Dio dovettero aspettare a lungo! Tuttavia, alla fine, nell'uomo Abramo germogliò questa Scintilla divina, Scintilla che giaceva in lui come semenza per la crescita. Abramo nutrì volontariamente questa piccola Scintilla della Luce di Dio nel suo interiore e fece vincere in sé, anche con una dura prova di fede, questo Spirito divino nella sua vita interiore [Genesi 22]. Poi Dio si rivelò ad Abramo come suo eterno Padre [Genesi 15], affinché riconoscesse di essere il figlio di una stirpe superiore, e gli diede benedizioni su benedizioni. E Dio gli fece la promessa affermando che un giorno dal suo seme sarebbe sorto Colui che nel volontario Amore verso Dio, quale Padre suo, avrebbe sacrificato in Sé tutto ciò che impediva di diventare veramente ‘Uno’ con Dio.

               25.                    Generazioni susseguirono a generazioni, ma questa promessa di benedizione non si realizzava! C'erano sempre, in verità, dei consapevoli portatori dello Spirito divino (profeti, iniziati superiori), ma nessuno era in grado di compiere in se stesso, questo supremo sacrificio (un giorno proferito a Lucifero), per diventare completamente ‘Uno’ con Dio.

               26.                    E così sono proceduto anch'Io da Dio e secondo la Volontà di Dio, e sono un Portatore, un Vaso dello Spirito divino e della Vita divina, e sono pronto a prepararMi nella libera Volontà per offrire questo sacrificio.

               27.                    Tu, amico Cornelio, conosci la Mia infanzia e devi riconoscere che non hai ancora conosciuto nessun fanciullo più autocosciente di Me, e talvolta ammirasti la Mia Volontà[2]. Vedi, quella era la benedizione di coloro che, in fedele obbedienza adempivano il loro dovere come servitori di Dio e come sacerdoti al popolo dei giudei, e tutto il resto in Me era la conseguenza della più pura concezione.

               28.                    Per questo la Mia Anima è più pura e più libera di quelle che sono concepite e partorite nel peccato, ma dalle catene umane (derivate da Lucifero) nemmeno Io sono libero, e tutte queste catene devono essere sacrificate volontariamente.

               29.                    Già molto presto riconobbi la Mia missione, e finché fui protetto e assistito dalla madre, furono anche tenute lontano le influenze che avrebbero avvelenato in Me molte cose; e così «Io crebbi e avanzai in Sapienza e Grazia» [Luca 2,52].

               30.                    La serietà che dominava nella nostra famiglia, Mi maturò prima degli altri; e il giornaliero servizio divino nella casa di Giuseppe Mi guidò al Mio interiore. Così continuai a cercare in Me tutto ciò che vedevo negli altri uomini, e talvolta fui messo a dura prova, per cercare in Me qualcosa che negli altri Mi appariva così mostruoso.

               31.                    Allora cominciai a lottare, a lottare con Me Stesso, con il Mio umano. Andai volontariamente nei luoghi dove regnava peccato e ripugnanza, e dominai lo spirito che voleva sorgere in Me, che voleva criticare e giudicare gli altri. E così trovai tutto in Me.

               32.                    Con questa lotta, però, crebbe in Me un nuovo Spirito, e in questo nuovo Spirito di Dio sorgente in Me, Mi giunsero continue nuove rivelazioni e certezze. Sì, dopo ogni fruttuosa lotta, questo Spirito di ogni Vita divina crebbe e vive già ora in Me, come il Mio Stesso Io.

               33.                    Sempre meno divenne il Mio amor proprio, sempre meno l'interesse alla Mia persona umana.

               34.                    Solo maturare rapidamente e maturare completamente, per giungere in fretta in possesso di queste Forze divine, era ed è la Mia parola d'ordine. E nell'adempimento obbediente dei Miei doveri terreni crebbe in Me in silenzio la Volontà per questo grande scopo divino: divenire Una cosa sola con Dio!

               35.                    Non ebbi bisogno di indagare e cercare le Verità divine! Quanto più diventavo Verità, tanto più sentivo l'avvicinamento al grande Spirito primordiale quale Mia origine, il Padre Mio. E in ogni giorno che ho vissuto finora, è cresciuta questa conferma in Me: ‘Io sono una cosa sola con Dio’.

               36.                    Già sento in Me la forza di uscire dalla Mia cerchia e mostrare a tutti gli esseri questo Spirito di ogni Vita ed Essenza divina nell'uomo. E se voi, cari amici, avete afferrato tutto questo che ho espresso solamente in qualche modo nel senso vero, allora questa santa Verità afferrerà anche voi e, in voi, diverrete liberi (dalle strette catene) per la Salvezza della vostra anima.

               37.                    E così vi domando per amor della vostra salvezza: «Avete compreso le Mie parole?»”

               38.                    Il vecchio Zaccheo china il capo e dice: “Sentire, sì, ho potuto ogni parola, ma comprendere, così da poterle farle mie, questo non lo posso ancora dire, poiché è troppo ciò che ho vissuto in questi giorni! La veloce costruzione, la bella visione nel sogno, mio figlio come servitore dei romani e pagani, e tu, mio giovane amico, quale vincitore di tutto il peccaminoso. Questo è troppo! Perciò lasciami il tempo, e perdona a me, vecchio uomo; io sono ancora troppo radicato con l’antico, tuttora esistente in me”.

               39.                    Per un momento tutto tace. Poi il giudice romano comincia a parlare: “Cari amici e tu, giovane uomo! Non ho ascoltato solamente le tue parole, ma ho lasciato passare davanti ai miei occhi in chiare forme e immagini la tua vita interiore spirituale, e confesso solennemente che in tutta la mia vita, mai ho avuto queste sensazioni e vicissitudini! C’è ancora qualcosa di oscuro e poco chiaro, ma io spero di apprendere ancora varie cose su ciò. E così mi sta a cuore sapere solo questo: come vuoi organizzare il tuo futuro?

               40.                    Questa mia domanda sorge per due diversi motivi. Primo: dal mio illimitato amore per te, amore che sento così vivente in me. E poi: posso io, quale sovrintendente e funzionario del mio ufficio, venire con te? Io, infatti, sono legato dal mio giuramento, e se tu, giovane amico, parli di doveri, per me, come vecchio funzionario da molti anni, è diventata una seconda natura l’essere fedele al dovere. E così, ti prego di darmi una risposta”.

               41.                    “Caro vecchio e buon amico!”, risponde Gesù, “Io so che noi due ci comprenderemo. Perciò non preoccuparti! Poiché lo Spirito che Mi ha reso libero, renderà libero anche te, se adempi le condizioni che Io ho adempiuto da tempo. Queste condizioni sono: «Amare Dio sopra ogni cosa!», e «considerare tutti gli uomini come fratelli tuoi!»

               42.                    Ma se ancora non conosci Dio, nell'esercizio del tuo amore fraterno verrà Dio da te. Egli Stesso si rivelerà a te, Egli Stesso ti mostrerà la via per la Vita eterna.

               43.                    Quando Dio Mi chiamerà per la grande Opera, oggi ancora non lo so. E a Me Stesso la via è ancora oscura, poiché l'ulteriore impostazione deve disporsi secondo gli uomini: a senonda di come essi accoglieranno Me e la Mia Dottrina! Con il Mio apparire, infatti, il vecchio diventerà nuovo, e l’alto diventerà basso!

               44.                    In questo futuro Regno che Io predicherò, preparerò gli uomini a cercare Dio nel proprio cuore e a curare il servizio divino nei fratelli e sorelle. Oltre a ciò, ognuno deve stimarsi uguale all’altro, e ognuno deve dare l'onore unicamente a Dio. – Sei soddisfatto ora?”

               45.                    “Sì, ma mi dai nuovi misteri”, dice il giudice, “e se continuo con le domande, allora certamente me ne darai ancora altri!”

               46.                    “Non hai tutti i torti”, dice Gesù, “perché, se ti portassi tutta la Verità e tutta la Sapienza e te la confermassi con prove alla mano, caro amico, tutta la felicità sarebbe bella che finita, e il tuo libero sviluppo interiore subirebbe un danno per l'eternità. Così lasciate ora quietare in profondissimo silenzio il cuore, quale Tempio di Dio, affinché anche questa bella serata diventi per voi un avvenimento e una pietra miliare nella storia della vostra vita interiore!”

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Cap. 5

Esperienze spirituali sulla collina

                     1.      Nel cielo le costellazioni diventano ora visibili, e in questo silenzio i pensieri giungono fino alle stelle. Anche nella casa tutto diventa ora tranquillo. – Tutte le stanze sono illuminate, il che aumenta ancora la bellezza della serata; poi arriva un messo della casa e domanda che cosa si deve ora fare ancora, poiché a tutto è provveduto e sbrigato ed anche i giacigli e luoghi di riposo per gli ospiti sono approntati.

                     2.      Zaccheo il giovane dice: “Rimanete tutti alzati, poiché domani è ancora giorno di festa per la casa di Zaccheo! Forse avremo ancora bisogno dei vostri servigi. – Preparate una cena! Entro due ore saremo a casa”.

                     3.      Il figlio domanda al padre: “È tutto in ordine?”, – e il vecchio Zaccheo fa cenno col capo.

                     4.      Nell'entusiasmo dei suoi sentimenti, Zaccheo il giovane non riesce più a contenersi, e inchinandosi davanti agli altri dice: “Cari amici! Mi sembra come se la Terra fosse svanita, come se vivessi in un mondo dove tutto si dispone da sé e migliaia di mani invisibili lavorassero per il nostro benessere! – Il mio interiore è così colmo che vorrei abbracciare col cuore ognuno di voi. Anzi, potrei mostrare amore perfino ai miei nemici! Oh, quanto sono contento di averTi conosciuto, Gesù! Tu hai un modo così speciale di rendere gli altri felici”.

                     5.      “Certo, hai ben ragione”, – risponde riflessivo Gesù, – “ma hai già pensato una volta, qual grande vantaggio hai tu rispetto al tuo prossimo? Conosci la miseria? – Conosci la sofferenza? –

                     6.      Prova a chiedere ai tuoi amici che conoscono guerra e sofferenza, che hanno visto la più amara miseria in parecchi paesi stranieri! I loro cuori sono induriti ed hanno, non una sola volta, lottato perfino con la morte! – Chi ha vissuto un'infanzia come la tua e si trastullava soltanto in pure preoccupazioni per il benessere terreno, costui non conosce ancora la vita nella sua molteplicità. Ogni serietà della vita, infatti, trae la sua origine solo dai contrasti in e intorno a noi! E così non voglio nemmeno dirti cosa devi fare o lasciare stare, ma soltanto: lasciati anche tu liberare da questa propensione per il mondano dallo Spirito di ogni Vita, affinché anche tu diventi uno strumento dell'eterno Amore di Dio!

                     7.      Per te fino ad oggi splendeva sol sempre il Sole. Quando nascesti piangevi; ma i tuoi si rallegravano. – Ora vivi in futuro, così che, quando tu morirai, potrai rallegrarti e i tuoi piangerti! – Pensa spesso a Me! …e non dimenticare: Io Mi chiamo Gesù, ma lo Spirito in Me: Jehova Zebaot! – E ora chiudete per alcuni istanti i vostri occhi!”. –

                     8.      Ad un tratto si fa luce sulla collina. – A tutti sono ‘aperti’ gli occhi (la vista spirituale) e possono ora vedere tutte le forme piene di luce che danno vita alla collina.

                     9.      E il giudice domanda stupito: “Posso io parlare con questi esseri? Oppure è questo soltanto un sogno o fantasia?!”.

                  10.   Allora dice Gesù: “Sì, intrattenetevi! Un’ora vi sia concessa per questo, ma poi scompariranno nuovamente”.

                  11.   E tutti fanno secondo il Suo invito, e s’intrattengono con gli esseri luminosi, e così discorsi, domande e risposte si rincorrono, perché questi esseri sono congiunti trapassati, guidati da angeli beati.

                  12.   Troppo veloce passa l'ora! – Allora Gesù si alza dal suo posto e benedice, visibile a tutti, gli esseri beati. – Dopo però vengono loro di nuovo chiusi gli occhi spirituali, e a tutti sembra come se ad un tratto fosse piombata una terribile oscurità su questa Terra! –

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Cap. 6

Rafael quale servitore del Signore

 

raffaele

                     1.      Soltanto adesso i romani si accorgono che è arrivato un giovinetto estraneo, e si meravigliano che il suo arrivo non sia stato notato da nessuno. Il giovinetto prega ora Zaccheo, il padrone di casa, di essere accolto nella sua ospitale dimora – e volentieri questo è concesso. Ma non s’instaura più nessuna vera conversazione, perché ad un tratto tutto è così silenzioso tutt’intorno, e tutti si sentono soli.

                     2.      Gesù parla a bassa voce con Giacomo e saluta poi il nuovo arrivato con un leggero cenno del capo. Il giovane però si abbassa fino a terra con le mani incrociate sul petto. Poi Giacomo va da lui e gli dà il benvenuto nel Nome di Gesù con le parole: “Il Signore lo vuole. – E così sia fatta anche qui la Sua volontà!”. –

                     3.      Ecco che scende una meravigliosa, bella stella cadente, si sente un fruscio e tutto il paesaggio è per un momento illuminato. Poi però diviene nuovamente buio, perché Gesù così vuole. Allora dice Zaccheo: “Cari amici! Se volete rimanere qui sopra, allora faccio portare della luce, oppure ritorniamo in casa?”. – E viene deciso di ritornare in casa e consumare la cena.

                     4.      In casa tutto è già preparato per l'occasione. L’ospitante è occupato con i suoi ospiti e dice poi a Gesù: “Sai, tutto questo lo devo solo a Te! – Oh, se potessi trattenerTi qui, stabilmente, come Figlio mio! In verità, Tu saresti un conforto ed una luce nella mia vecchiaia; perché dal mio Zaccheo non ricevo quasi nulla!”.

                     5.      Allora dice Gesù: “Sì, è ben giusto il tuo desiderio; anch'Io, infatti, vorrei rimanere volentieri qui stabilmente con voi e tra voi. Ma secondo il corpo non lo posso, ma ben nello Spirito rimango con e tra voi”.

                     6.      Il vecchio scuote il capo e non riesce a comprendere nemmeno queste semplici parole, poiché egli vede in Gesù soltanto il figlio del vecchio Giuseppe. – Perciò dopo un po' chiede: “Mio caro giovane amico! Che cosa intendi: ‘secondo lo Spirito’? Esiste certo soltanto uno Spirito e questo è Jehova nella Sua Potenza e Gloria?!”.

                     7.      Gesù risponde: “Verrà ancora un tempo che lo comprenderai, – quando il Messia farà il Suo ingresso e disporrà i preparativi per liberare il Suo popolo con il Suo Spirito. Ma lasciaci godere la cena e poi andiamo a riposare!”

                     8.      I romani discutono ancor sempre degli esseri luminosi e non riescono ad esprimere per nulla abbastanza la loro gioia su questo fatto.

                     9.      Il più calmo è e rimane Cornelio. – Perché egli è abbastanza pratico ed è sempre stato calmo, per accogliere profondamente in sé tutte le Parole e Azioni di Gesù.

                  10.   Poi il vecchio giudice romano comincia a chiedere a Gesù, che si trova all’altra parte del tavolo, sugli avvenimenti vissuti oggi, e chiede chiarificazione su qualche dubbio che si agita ancora nel suo interiore.

                  11.   Gesù nella Sua quieta, affettuosa maniera comincia a parlare: “Cari amici della Verità! Non faccio nulla più volentieri come servire coloro che hanno bisogno; per primo per compiere la Mia Missione, e per secondo per far rilucere lo Spirito della Vita, dell'Amore e della Verità e portare valori per l'Eternità. Se Io vi parlo di cose che voi non conoscete, allora siate rassicurati: queste non sono per il tempo e per lo spazio, ma destinate fuori dal tempo per l'Eternità!

                  12.   Tutto ciò che voi scorgete con i vostri occhi, è basato sulle Leggi; e le ingiurie del tempo mettono ben da parte queste cose, ma non queste Leggi. Il Principio fondamentale della conservazione di tutto il Creato è tuttavia l'effetto delle Forze divine.

                  13.   Ovunque, dove i vostri occhi guardano, c'è lotta, e il più forte vince e si fa strada verso l’alto. Chi fugge la lotta, o è troppo vile, soccomberà. Questo ve lo dice la vita in tutta la natura. Ma così è anche nell'uomo stesso. Tutto il suo interiore è il luogo di battaglia tra il mondo e lo spirito. Per ogni lotta però all'uomo è data una libera volontà, che può impiegare ovunque (come uno scalpello), dove egli, dal suo intelletto, solamente vuole. Attraverso questa volontà che lo spinge all'azione o alla resistenza, vengono mosse poi delle forze che prima giacevano in lui come mute o latenti.

                  14.   E così tutta la vita dell'uomo non è altro che un’infinita sequenza di vittorie e sconfitte. Ma il Polo di Dio giacente nell'uomo spinge inesorabilmente a nuove azioni. – Naturalmente l'uomo non sente nulla di questo nella sua organizzazione esteriore.

                  15.   Ma nelle ore in cui lo agitano grandi preoccupazioni o profonda gioia, si libera il chiavistello che teneva chiusa la porta nel proprio interiore, e lascia intravedere per un momento l'uomo interiore nella sua vera organizzazione: nella sua miseria, oppure anche nell’essere più beato.

                  16.   CredeteMi: tutti gli esseri che avete visto sulla collina, sono uguali a voi! Soltanto che voi portate ancora carne e sangue e potete entrare in questo stato spirituale soltanto dopo la deposizione del vostro corpo di carne.

                  17.   Vedete, come qui nell'esistenza terrena esistevano ed esistono uomini che si trovano vicino al loro perfezionamento. – Io penso a Enoch, a Elia e alla madre del Corpo Mio – proprio così esistono anche nell'aldilà esseri che si trovano ancora molto in basso, ed altri che si trovano già vicino alla loro perfezione.

                  18.   In verità, Io vi dico: soltanto gli abitanti del Cielo possono contemplare la felicità che dimora nei cuori di tali uomini fedeli a Dio. Ma gli abitanti di questa Terra mai, perché il loro sentimento è troppo orientato sul mondano. In via eccezionale però anche gli uomini possono contemplare la felicità beatissima degli angeli e puri spiriti, se hanno il permesso di mostrarsi agli uomini, come voi stessi avete potuto sperimentare questa sera”. – E Gesù continua a parlare: “Ma per mostrarvi questa meravigliosa ed assai desiderabile perfezione, ho Io invitato un tale abitante, affinché vi serva (per il vostro progresso spirituale) e vi mostri i gradini nel vostro tempio del cuore e vi dia avvertimenti dalla sua esperienza di Vita che vi porteranno molto più vicini all’eterna Verità! Così sia! – E ora potete fargli delle domande. Egli non vi rimarrà debitore di nessuna risposta”.

                  19.   – Sorpresi e, lo stesso incuriositi, tutti guardano ora al bel giovinetto; ma costui si comporta come se fosse vissuto già da anni in questa casa. Il vecchio giudice romano chiede ora al giovane di venire al suo fianco e domanda da dove è venuto nel bel mezzo della notte. “Poiché è contro ogni buon costume entrare da forestiero in una casa che non è nemmeno un albergo!”.

                  20.   Allora l’incantevole giovane sorride e dice: “Sì, hai parlato bene, secondo la tua opinione. Io però sono di tutt’altro parere. Per me non esiste notte, e posso rimanere dove voglio. Mi ha chiamato il mio Signore per servirLo in questa casa, e così sono qui e rimango finché lo vuole il mio Signore e Padrone!”.

                  21.   “Sì, ma chi è il tuo Signore?”, chiede stupito il giudice. “Io conosco quasi tutti che hanno dei servitori, domestici e schiavi, ma non ti ho mai visto presso di nessuno dei signori! Oppure – sei tu uno di quegli esseri che abbiamo visto come in sogno sulla collina? Ma anche qui – io non ti ho visto! Ti chiedo una risposta soddisfacente, perché non c’è nulla peggiore del dubbio”.

                  22.   “Il mio Signore è anche il tuo”, dice il giovane. “Ma tu non hai ancora riconosciuto la Sovranità e l'Essenza del mio Signore. Se tu Lo conoscessi, infatti, anche tu Lo serviresti volentieri e di buona voglia! Per questo voglio mostrarti su di me ed in me i segni del mio Signore e il perché Gli sono servitore”.

                  23.   Allora il vecchio romano si agita e dice: “Giovane amico, chiunque tu possa essere, non parlare in indovinelli, perché Gesù me ne ha già dati abbastanza. Ogni volta che siamo giunti o ci siamo avvicinati a cose più importanti e degne di sapere, eccoti un indovinello.(…) – E ora vieni tu e sei del pari un ragazzo prodigio? Perciò ti prego di dire in forma e modo naturale chi e che cosa sei!”.

                  24.   “Caro amico, non ti agitare!”, risponde il giovane. “Verrai a sapere tutto ciò che ti serve! Ma ascolta: chi sono io, sarà difficile fartelo credere! Io porto, infatti, questo corpo solo per mostrarvi, secondo la Volontà del mio Signore, che tutte le forze che sono nell'uomo, non sono radicate nella sua carne, ma nell'uomo spirituale che è, secondo l'eterno Ordine del Creatore, indistruttibile!

                  25.   Prendi per una volta le mie mani, soprattutto toccami! – Che cosa senti?”.

                  26.   Il vecchio giudice risponde: “Ebbene, che sei un giovane di circa vent'anni e sei stato molto ben curato, infatti, la tua carne non mostra nessuna singola imperfezione”.

                  27.   Rafael però dice sorridendo: “Ora toccami ancora una volta, ma con vigore, perché non sono così delicato come tu supponi!”.

                  28.   Allora il vecchio romano afferra la mano del giovane per stringerla molto forte. Ma! Egli non ha niente in mano e la tocca attraversandola! Tocca la testa, il collo, gli orecchi: non c'è nulla di afferrabile, e ciò nonostante vede il giovane dinanzi a sé che sorride. “Ora basta! Questo lo comprenda chi vuole! – Un uomo! …e tuttavia, nessun uomo!”.

                  29.   “Ascolta, caro amico!”, dice ora Rafael, (perché è lui che l'eterno Amore ha inviato a questi uomini), “ci comprenderemo ancora, perché per questo sono già poste le condizioni. Ci si domanda naturalmente se tu e voi tutti ci crederete. Poiché tutti gli esseri che avete visto e con i quali vi siete intrattenuti, sono abitanti di grandi, ma spirituali mondi.

                  30.   Il Signore ed eterno Iddio vi ha, per un’ora, liberato dagli involucri e vi ha mostrato la vita puramente spirituale, partendo dalla più bassa e salendo fino alla più alta. Anche in me voi vedete un abitante di mondi spirituali compenetrato dalla Volontà di Dio. E poiché io non conosco altra volontà, nessun altro zelo e nessun altro servizio che quello del mio Signore, mio Creatore ed eterno Iddio, allora sto dinanzi a voi come una testimonianza della Sua infinita Grandezza e Potenza, ma anche del Suo Amore sopra ogni concetto misericordioso. Dov’è Dio, siamo anche noi! –

                  31.   Per noi angeli tutto è Uno! (una Unità) – Se giorno, se notte; se qui o là, non c’importa! E più veloci del pensiero sono i nostri movimenti. Non invecchiamo mai, rimaniamo eternamente giovani e siamo in tutto fuori di spazio e tempo. Ed è da ascrivere soltanto alla Grazia e Misericordia del grande Amore del nostro Dio che siamo qui per servirvi!

                  32.   Io ti vedo in trasparenza e conosco i tuoi pensieri. – Tu ritieni questo impossibile? – Eppure, per provarti la mia realtà spirituale, ti prego di sottopormi ben un grande desiderio; io te lo adempierò, secondo la Volontà del mio santo Iddio!”.

                  33.   Il vecchio romano è stupefatto e riflette con calma. “Sì, se tu puoi, allora va a prendere e fatti portar qui l'anello di mia madre già da tempo defunta, anello che circa trent'anni fa andò perduto nella casa paterna e del quale oggi ancora m’affliggo!”. Il vecchio giudice mette in ombra i suoi occhi, come se non volesse far riaffiorare questo ricordo.

                  34.   Allora dice Raffale: “Ecco il tuo anello che ti ha già portato qualche ora malinconica. Se allora avessi fatto più attenzione, avresti potuto vedere come una cornacchia lo portò via e lo conservò in un rudere! Iddio però voleva così! Lui, infatti, sapeva il giusto momento, allorché l’anello perduto, il tuo silenzioso amore, doveva nuovamente esserti restituito. Ma guardalo prima!”. –

                  35.   Allora il vecchio giudice piange, anche se non conosceva lacrime neanche dove c'era morte e distruzione. Se rimaneva calmo dinanzi ad esecuzioni di così tante sentenze di morte, qui diviene tenero, sopraffatto dai suoi sentimenti! – Quest’avvenimento è ora il primo Raggio dell'Amore divino, Raggio che può penetrarlo nel più intimo e può mostrargli l'Esistenza e l'Essenza del vero Dio! –

                  36.   Rafael gli asciuga le lacrime e dice: “Caro amico! Adesso ti ha afferrato la vera vita, e ora finiscono per te anche tutti i misteri! Ama tu ora in questo Spirito, Iddio, l'Eterno, e tutti gli uomini come tuoi fratelli, allora avrai tu vissuto qui non invano! Ricorda: per tutta la tua vita ti ha servito, anche se invisibilmente, il tuo Dio e Creatore, per esclamarti in quest'ora: «Oh, così servi tu ora anche Me!» – E quelle forze e soccorritori invisibili ti assisteranno nella lotta per questa grande meta!” (per tale servizio di Dio!)

                  37.   Allora il vecchio prende l'anello e vuole metterlo al dito di Gesù.

                  38.   Gesù però dice: “Assolutamente no, Mio vecchio amico, non posso accettare questo, poiché per te è tenuta pronta una gioia ancora maggiore! Conserva il tuo anello! Ma ti sia sempre testimonianza e testimone di quest'ora! – Va ora di nuovo dal tuo giovane amico e chiedigli ancora di più!”.

                  39.   Allora il romano con le lacrime agli occhi dice a Rafael: “Sì, caro amico, se hai potuto portarmi l'anello di mia madre, allora porta qui per una volta, se Dio lo permette, mia madre, perché ora io credo all'Essere eterno e alla Vita. – E conoscerai certamente anche il luogo del suo soggiorno!”.

                  40.   Allora Rafael passa le mani sugli occhi del romano, ed egli non vede solamente sua madre, ma anche suo padre e suo nonno; ma non osa rivolger loro la parola.

                  41.   Allora la madre, ora visibile e udibile per tutti, dice: “Finalmente tutte le mie preghiere sono state ascoltate! – Ora ringrazio Iddio! Ora so che sei salvo, perché ti sei rivolto all'Iddio vivente! – Oh, abbandona tutti gli idoli, abbandona tutto il mondano, perché è apparenza, bugia e inganno! – Soltanto noi siamo Verità come uomini spirituali, eterna Verità di Vita, e viviamo dalla grande Pienezza della Grazia di Dio.

                  42.   Anche tu presto inizierai i gradini dell'Eternità! Approfitta del tuo tempo che ti è ancora concesso, poiché la Salvezza è tra voi! Un sussurro attraversa l’intero mondo degli spiriti: «Dio è Uomo tra gli uomini!». «All'Inferno è posto un argine!». E tutti, tutti gli spiriti felici e beati in Dio bramano il tempo, allorché sarà costruito il ponte anche per voi (l’unione spirituale), sul quale noi possiamo venire da voi e voi da noi! Iddio è sulla Terra, per rendere ricettivo questo mondo insieme a tutti gli abitanti per la grande, infinitamente grande felicità: Dio diventerà visibile a tutte le creature[3]! – E si attenderanno tempi in cui Dio e l'uomo si porgeranno le mani come fratelli, per lottare uniti contro lo spirito che non vuole riconoscere nessuna eterna Vita, nessun eterno Ordine e nessun disinteressato Amore!

                  43.   Quando entrai in questo mondo spirituale, allora ero povera; ma amici vennero e mi aiutarono ad andare avanti, finché anch'io poverissima potevo aiutare gli altri. E così trovai tuo padre. – Non ci siamo più separati, perché tutto il separante è passato e tutto l’unente ci venne dato da Dio, che però non L'abbiamo ancora potuto una sola volta contemplare. – Ma i Suoi servitori e i Suoi amici vennero e ci aiutarono; e così siamo felici. Anche se non ricchi, non siamo neanche poveri.

                  44.   Se Dio ci è già così estremamente buono, allora Egli può solo essere buono ed estremamente amorevole! E così ti lasciamo – per te soltanto esteriormente. – Ciò nonostante anche invisibilmente possiamo essere spesso presso di te, se riesci a credere in maniera vivente all'eterno vero Iddio dei giudei. – Credi ben intimamente: Egli è la Salvezza e soltanto da Lui viene ogni Salvezza! – E così risorgi nello Spirito, nel quale anche noi siamo risorti”. –

                  45.   A questo punto gli esseri spirituali scompaiono. Tutti i presenti però sono oltremodo felici, perché finalmente c'è chiarezza (sulla vita nell'aldilà).

                  46.   Ora Cornelio e Giulio s’intrattengono con Rafael, e gioie su gioie scaturiscono dal loro stare insieme. Il vecchio Zaccheo però non riesce ancora a rallegrarsi completamente, infatti, il miracolo dell'anello è troppo grande per lui; e dopo una piccola pausa vuol farsi raccontare come andò perduto quest'anello. Ma il vecchio romano non lo ricorda nemmeno più, soltanto non è mai riuscito a superarne la perdita. E così le ore passano volando. Nessuno pensa al dormire, poiché Rafael può presentare a tutti così chiaramente l'Essere e l'Essenza di Dio! – E nelle magnifiche costellazioni che sono visibile dalla sala, mostra ai suoi ascoltatori il grande, eterno Governo nell'Ordine di Dio. –

                  47.   Ora si fa silenzio nella sala. – Allora Rafael prega tutti i presenti di riposare qualche ora, affinché l'interesse nelle grandi, sante Cose divine non venga meno! “E poi ci potremo ancora vedere!”. – A questo punto Rafael scompare. Nessuno però chiede dove fosse andato.

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Cap. 7

Rafael mostra a tutti il dominio delle forze della natura

 

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                     1.      Il mattino si annuncia ancora col cielo limpido e fuori è fresco di rugiada. Allora la compagnia si desta e Gesù chiede chi vuole accompagnarLo sulla collina, per tenere la meditazione del mattino, al che tutti sono d'accordo. Il vecchio Zaccheo ordina adesso la prima colazione però da consumare soltanto dopo due ore e così insieme si mettono in movimento.

                     2.      Ma come si stupiscono tutti, quando vi giungono! Qui sorge all'improvviso un bel padiglione poggiante su sette colonne! Il tetto è di legno di cedro, il pavimento è rivestito altrettanto di legno, ci sono stupendi, comodi divani, e Rafael li aspetta già!

                     3.      Con le braccia incrociate al petto Rafael china il suo capo in segno di saluto ed invita a sedersi. “E ora, cari amici, lasciate che questo magnifico mattino influisca giustamente sul vostro animo, affinché si sciolgano i legami che ancora sono separanti tra Dio e l'uomo! – Quando Dio mi chiamò per il servizio in questo luogo, volevo soltanto fornirvi la prova, grazie al grande Amore di Dio, di quanto sia possibile compiere con la Pienezza delle Forze di Dio. E così vi rimanga questo piccolo tempio quale ricordo duraturo di queste decisive, sante ore!

                     4.      Non mi è permesso darvi tutto così, che dovete soltanto prendere, piuttosto vi voglio mostrare, in base alle mie esperienze di vita, la nuova via e l'alta meta.

                     5.      Ora guardate per una volta verso il mattino! – Il Sole si alza lentamente sempre di più, la sua luce diventa sempre più forte, e la vita ridestante nella natura di questo è proprio un’eco. È come se ogni creatura volesse portare il dovuto ringraziamento al Sole nascente e, le nebbie scendenti nel bassopiano, vi mostrano l'evasione delle vincolate ed asservite particelle della vita e dell’essenza dell'anima terrena che si trova ancora in fermento.

                     6.      E così guardate! Tutt'intorno diventa sempre più chiaro, e il vostro animo diventa sempre più leggero e più lieto!”.

                     7.      Molto in alto volteggia un’aquila e traccia il suo cerchio. Allora Rafael alza il suo braccio e la chiama: “Affrettati qui e dà testimonianza che tu, una regina dell'aria, sei tuttavia sottomessa alla Forza di Dio nell'uomo!”.

                     8.      L'aquila si abbassa, si posa sulla mano e l'avambraccio destro di Rafael, e con un leggero battito delle ali s'inchina davanti alla piccola compagnia, la quale ammira stupita il gigantesco animale; esso ha, come minimo, veramente due metri di apertura alare.

                     9.      Nessuno osa dire una parola. Allora Rafael parla all'aquila: “Ascolta! Rendimi ancora un servigio, poi puoi cercarti il tuo pasto mattutino! – Là, non lontano dalla boscaglia in una riserva di caccia, giace un giovane capriolo, che, cadendo, si è rotto una zampa. Portalo qui al più presto, perché un serpente se l'è scelto come preda!”.

                  10.   Un chinar del capo, e l'aquila si leva in alto fino a circa trenta metri; poi sfreccia verso la boscaglia. Tre volte vi volteggia sopra, poi si precipita giù verso terra; veloce si leva di nuovo nell'aria, portando nel becco un serpente che ha afferrato direttamente per la testa. Il serpente, un animale di circa quattro metri di lunghezza e di spessore su per giù trenta centimetri, comincia ora ad agitarsi e cerca di tirar su la parte inferiore del corpo. – Allora l'aquila lascia cadere il serpente e gli si precipita dietro rapido come una saetta (probabilmente per ucciderlo). Ma dopo un breve istante sale nuovamente in alto e volteggia nell'aria. Alla fine si abbassa a terra e sale poi di nuovo in alto tenendo nel becco un giovane capriolo.

                  11.   Ora vola verso la compagnia, di nuovo volteggia tre volte nell'aria, si abbassa a terra e posa ai piedi di Raffale la bestiola che si lamenta fortemente. – Si china tre volte, emette un forte grido, poi si leva fino ad un’altezza vertiginosa e scompare in direzione del Sole.

                  12.   Tutti seguono stupefatti questa scena, ma non è pronunciata una parola.

                  13.   Rafael passa con la mano sul piccolo capriolo. In seguito a ciò la bestiola diventa quieta. È guarita e si stringe ai piedi del suo benefattore. – “Ebbene, caro vecchio padrone di casa”, comincia Rafael nel silenzio generale, “hai tu qualche desiderio? Dimmi, ciò che vuoi che io faccia per te ti sarà esaudito. Chiedi però qualcosa che deve portare agli uomini benedizione!”.

                  14.   Zaccheo però rimane calmo e muto, non osa esprimere nessun desiderio.

                  15.   Allora dice Rafael: “Ebbene, se non desideri nulla, non può venirti nulla! Ma in memoria di questa santa ora deve qui aprirsi una sorgente per ristorare uomini e animali e per servire la natura affamata ed assetata! – Così sia!”. –

                  16.   Allora tutti percepiscono una piccola scossa. Il suolo della terra si apre, una sorgente, larga un braccio, si precipita fuori, e l'acqua si cerca subito una via precipitandosi verso la valle. Il giovane capriolo è il primo ad assaggiare l'acqua e si adagia nuovamente ai piedi di Rafael.

                  17.   “Ora basta con i segni”, dice Rafael, “il mio servizio è alla fine. Voi però riconoscete Dio e la Sua santa Volontà! Allora questa riconoscenza condurrà anche voi in quella santa Verità, affinché possiate fare buon uso di tutte le meravigliose Forze che anche in voi sono latenti.

Come la mia volontà ha costretto l’aquila,

come la mia volontà ha guarito l’animale,

come la mia volontà ha fatto scaturire l’acqua dalla terra,

tale e quale e ancor di più potete anche voi far lo stesso. Poiché tutto ciò che ho fatto io, è avvenuto dalle Forze di Dio. Altrettanto anche voi dovete far uso della Grazia che si è rivelata in quest’ora mattutina!

                  18.   Ora lodate Iddio con il cuore, la bocca e le mani! – E lo Spirito del vero amore umano possa colmare anche voi nel solenne servizio della grande Opera di Dio. Amen!”.

                  19.   Un lampo, …e il posto dove stava Rafael è vuoto.

                  20.   Ancora sorpresi i presenti si guardano l’un l’altro intorno. Allora Cornelio si alza e dice a Gesù che sta lì come totalmente indifferente: “Questo lo dobbiamo a Te, Tu caro Amico della Vita! Io Ti voglio amare! Ti voglio portare nel mio cuore! Perché ora riconosco nuovamente: con Te Iddio ha benedetto questa Terra! Oh, quanto devono essere felici i Tuoi congiunti, se Ti hanno pienamente riconosciuto!”.

                  21.   “Hai ragione, Mio caro e fedele amico”, risponde Gesù, “ma è purtroppo soltanto troppo vero che i Miei ed anche tutti gli altri Mi riconosceranno troppo tardi! Tu stesso hai appreso da Giacomo quale sofferenza e pena regnavano nella casa di Giuseppe a causa Mia; ma il Mio tempo non è ancora venuto! –

                  22.   Perciò rimaniamo in silenzio ancora un poco! – Soltanto con la maturazione della vostra anima, matura anche lo Spirito divino in voi, Spirito che vi è stato qui nuovamente mostrato e rivelato. Ma Io devo ora ancora tacere! – Tacete ancora anche voi su questo che avviene davvero solamente per la vostra salvezza. Intrattenetevi oggi ancora con Giacomo; – egli saprà in ogni caso darvi risposta. Domani all'alba ci metteremo in cammino; ma voi potete fare secondo il compiacimento vostro! – Non fate pressione su di Me! La Mia ora non è ancora giunta, perché in Me non è ancora giunta la chiamata per il servizio alla grande Opera di Dio!”.

                  23.   Ora tutti si alzano e pregano Gesù di rimanere lo stesso con loro: “Perché spiritualmente siamo ancora così piccoli …nei Tuoi confronti!”. – Ma Gesù si allontana in silenzio; soltanto il giovane capriolo Gli corre dietro. – –

                  24.   “Lasciate andare Gesù! LasciateLo in pace!”, prega Giacomo. “Ritornerà da solo. Noi non sappiamo perché fa questo; ma Lui sa certamente perché e per che cosa!”.

                  25.   Dice il vecchio giudice: “Ritorniamo in casa, affinché ci fortifichiamo. Possa il giorno iniziato così bene avere ancora un degno epilogo!”. Ed in silenzio e tacendo vanno tutti verso casa e, silenziosi, gustano il pasto, ma il loro cuore è presso Gesù.

                  26.   Ecco che entra Gesù sorridente dalla porta e consegna la piccola bestiola in dono al vecchio Zaccheo: “Affinché tu possa rallegrarti di un vispo animaletto e riconoscere con gratitudine il buon Creatore!”.

                  27.   Nessuno domanda ‘Dove sei stato?’, ma tutti si rallegrano: ‘Gesù è nuovamente qui!’. – Allora Gesù dice a Giacomo: “Ora comincia il tuo servizio! Sistema, secondo la volontà di Giuseppe, le tue cose, affinché anche noi oggi possiamo ancora rallegrarci nello Spirito del buon Creatore!”.

                  28.   E così trascorre la giornata e nessuno pensa alla partenza. – Anche Giacomo ora può dimostrare le sue capacità, e il suo amore fraterno non si stanca di testimoniare delle così tante e tante dimostrazioni di Grazia! Soltanto dopo mezzanotte tutti cercano il loro luogo di riposo.

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Cap. 8

Il congedo

                     1.      Al mattino, quando tutti si ritrovano per la colazione, manca Gesù. Il vecchio giudice romano esprime in brevi parole la sua sorpresa per il fatto che Gesù sia andato via senza dire addio. Giacomo però difende il Fratello suo Gesù e prega di non criticare il Suo agire. “Perché Lui sa ciò che vuole, e da questo non si lascia trattenere da nulla!”. – Poi domanda se le belle ore vissute con Lui fossero già dimenticate. – Allora gli altri tacciono confusi, ma non si riesce più a seguire una vera conversazione.

                     2.      Si va sulla collina, si rimane un momento nel padiglione e si ritorna di nuovo a casa, nella speranza che arrivi nel frattempo Gesù.

                     3.      Il vecchio Zaccheo discute ancora con suo figlio e Giacomo su alcune cose e poi ordina in anticipo un pranzo, poiché è venuto il momento della partenza. Così passano presto alcune ore, e si siedono per il pranzo di congedo.

                     4.      Giacomo, profondamente afflitto nel cuore, si domanda: ‘Gli amici devono davvero partire senza aver parlato ancora una volta con Gesù?’. Allora si apre la porta ed entra Gesù. Un sorriso sulle labbra, la mano destra stesa per la benedizione, e così si mette a tavola.

                     5.      “Amici”, – Egli dice, – “non siate in collera con Me! Dovevo essere da solo, per divenir libero dai propri desideri dell’anima Mia! E non potevo venir prima, perché il cuore, questo turbolento, ha ancora troppi desideri terreni, così che dovevo fuggire la vostra presenza a Me diventata così cara. Ora però sono di nuovo quello di prima! – Ma non lasciatevi trattenere nell'adempimento del vostro dovere!”.

                     6.      Durante il pranzo si parla di questo e quello, ed alla fine viene il tempo della partenza. Giulio e Cornelio pregano Gesù e Giacomo di voler viaggiare con loro; ma Gesù dice: “Proprio perché vogliamo andare da soli, io dovevo venir in chiaro con Me. Poiché ricorda, Giulio Mio, anche tu hai bisogno di silenzio, se vuoi diventare come Me! Verrà il tempo in cui ci rivedremo; allora la gioia sarà doppiamente grande! Ma ci vogliamo sempre servire nello spirito con i doni e le Forze che Dio ci dona!”. E così Gesù e Giacomo porgono a tutti la mano per il congedo.

                     7.      Il vecchio romano ringrazia con le lacrime agli occhi. Stringe Gesù al petto suo e dice: “Oh, se Tu potessi venire con me ed essere Figlio mio, quanto vorrei tenerti! Nel mio cuore, infatti, vive soltanto amore per Te!”.

                     8.      Gesù lo ringrazia e dice: “Nello spirito dell'Amore siamo uniti in eterno. Ciò che tu vorresti fare a Me, lo farà a te il Padre Mio nel Cielo. E soltanto allora tu riconoscerai chi sono Io”.

                     9.      Difficile è l’addio! – Specialmente per Zaccheo il giovane, il quale ha parlato meno di tutti con Gesù, non vuole lasciar andare la Sua mano. Allora Gesù dice: “Zaccheo! Presto viene il tempo dove tu diventerai testimone per tutte le eternità [Luca 19, 3-10]. Non dimenticarMi, affinché lacrime di dolore e di pentimento non ti facciano perdere le forze prima del tempo!. Io penserò sempre a te! – E così andate in pace per la vostra strada! – Anche noi andiamo per la nostra! – L'Amore e la Benedizione di Dio siano con voi!”.

                  10.   E così è terminato un periodo del Suo operare nella casa di Zaccheo. – Essi oggi ed anche questa notte rimangono qui, e il vecchio padrone della casa se ne rallegra di cuore, ma non può dedicarsi ai suoi ospiti, perché è stato richiesto al convegno degli anziani. Gesù va con Giacomo ancora una volta sulla collina come se volessero congedarsi dai dintorni. Alla sera si coricano molto presto, poiché il vecchio Zaccheo non è ancora tornato a casa. Al mattino presto il vecchio sveglia i due e, prima che se ne vadano, Zaccheo li ringrazia ancora una volta. “Esprimi un desiderio”, chiede egli a Gesù, “se posso, te lo adempio all'istante!”.

                  11.   Allora Gesù sorride e dice: “Sì, un unico desiderio l'avrei, ed è questo: conserva tu e tutta la tua casa Me nel cuore! E vivi e opera dallo Spirito che vive in Me, e in te ed intorno a te, tutto si trasformerà in paradiso! Ma ora però dobbiamo separarci! Non ci dimenticare, come noi non ti dimenticheremo! E rimani memore di tutte le meravigliose Rivelazioni di Dio! – Lo Spirito di Jehova sia con voi!”.

                  12.   E così si separano. – Il vecchio li accompagna ancora per un gran pezzo di strada, ma poi torna indietro con il cuore in preghiera. E i due rifanno la medesima strada per la quale sono venuti.

 

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[1] Tutta questa azione che qui viene rappresentata, è anche in ogni uomo, tra il piccolo egoistico ‘io’ (Lucifero come intelletto) e il superiore altruistico ‘Io’ – come Dio nell’uomo. [nota nell’edizione tedesca]

[2] Vedi i molteplici rapporti di Cornelio con la famiglia di Giuseppe nell’Opera “L’infanzia di Gesù”, di Jakob Lorber.

[3] In questo sta il grande significato: “E la Parola si fece Carne”.