Scene deliziose della vita terrena di Gesù

ricevute in visione da

 Max Seltmann

 

( Libretto  XXVII )

 

Esperienze con Gesù

Vita di Gesù nel suo ambiente familiare prima dei trent’anni

 

 

Titolo originale : ‘ERLEBNISSE  MIT  JESUS’

 

Edizione in lingua italiana a cura del gruppo:

Amici della nuova Luce   -   www.legamedelcielo.it

ISBN  978-88-98788-30-9

Copy©right Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

Traduzione di Antonino Izzo – 2018

Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

Via Vittorio Veneto, 167 - 24038 Sant’Omobono Terme  (Bergamo)

Tel./Fax: 035.851163 - Cell.: 347.1041176

E-mail:  damianofrosio@tiscali.it

Sito casa editrice: www.gesu-lanuovarivelazione.com

Sito:           www.jakoblorber.it

 

 

INDICE

 

Cap. 1        Visita di un romano e di un sacerdote nella casa di Giuseppe

Cap. 2        Giuseppe e Maria visitano con Gesù e Giacomo la festa dei Tabernacoli

Cap. 3        Riparazione di una casa con Gesù presso i genitori del futuro discepolo Giovanni

Cap. 4        Giacomo racconta un'esperienza con Gesù nella casa dei genitori

Cap. 5        Il primo incontro con Ingra nella casa di sua madre

Cap. 6        Dieci anni più tardi l’incontro con Ingra presso un amico paterno di Gesù

Cap. 7        La visita di Gesù come Salvatore nel villaggio di Ingra

 

 

Introduzione

 

Un atro dono d’inconcepibile bellezza ci viene dato per una più profonda istruzione dell’umanità. Là dove non sarebbe stato possibile lasciare sinteticamente in eredità tramite i Vangeli la storia della vita di Gesù, può esserlo nella nostra epoca, per quei pochi che credono veramente nella ‘parola’ inviata dai Cieli per tutti coloro che desiderano conoscere ed amare sempre più il Signore.

La vita di Gesù, senza queste meravigliose pagine scritte da Seltmann, resterebbe un mistero, com’è rimasto per quasi duemila anni. Ora invece la loro diffusione può portare nuova linfa a tutti quelli che desiderano avvicinarsi a Lui con tutto l’amore che può sgorgare verso qualcuno che abbiamo vicino. Non perciò un Dio lontano, inavvicinabile, quello del vecchio Testamento, ma la Divinità che vuole presentarsi come Padre e che per questo diventa Uno di noi, per dimostrare con la sua incarnata umanità, la vicinanza ai figli; per soffrire con loro le difficoltà di una vita materiale vissuta e come essa dovrebbe essere praticata nella realizzazione dei Comandamenti dati, i quali, dopo la Sua morte, divennero vessillo di tutti coloro che Lo conobbero viventi.

Il ragazzo Gesù, il Dio incarnato, dovette vivere una vita tra le più difficili del genere umano. Incompreso da tutti, dovette attraversare infiniti piani spirituali per sottomettere alla volontà tutti quei desideri terreni e carnali insiti quali causa della ‘caduta’, al fine di dimostrare la necessità di vincerli per ottenere il premio della vittoria, ‘il regno dei Cieli’, perduto con quella ‘caduta’ da un terzo di tutti i creati originariamente.

Ciò che eoni di anni prima era stato preso in considerazione dalla Divinità al fine del recupero delfiglio perduto’ e dei suoi accoliti, prima o poi doveva essere portato a compimento. E solo quando l’umanità, dopo oltre 1500 anni dalla guida del popolo eletto, ancora una volta stava per ricadere nel vecchio peccato di una fede che non aveva nulla a che fare conla Legge’, la venuta del Salvatore doveva decretare l’ultima epoca di sviluppo dell’umanità.

Trent’anni ci vollero a Gesù affinché, come ‘uomo’, diventasse ‘uno’ con la Divinità. Sulla Sua vita in molti hanno ricamato storie fantasiose; sia dalle menti dei religiosi che da quelle di operatori dell’iniquità, sono sorte storie nate solo dalla più fervida fantasia, per rendere quella misteriosa Figura tanto più umana, e screditarlo agli occhi dei veri fedeli amanti della verità. Con questi racconti della vita di Gesù instillate nella mente di Seltmann, si fa chiarezza, si può cercare di comprendere l’Uomo-Dio, il giovane figlio del falegname Giuseppe legato al tempio che, pur avendolo in casa, non Lo comprese per quasi tutti i trent’anni, come anche i cinque fratelli e la madre Maria.

Gesù, un uomo bellissimo, era un provetto falegname sotto l’aspetto umano, e a Lui, fin dalla giovane età stavano a disposizione forze spirituali avute in dono attraverso la Sua stessa vita completamente votata al rapporto con l’interiore, alla messa in pratica dei Comandamenti, cioè a mettere in pratica l’amore che ciascuno di noi ha e deve sviluppare donandosi agli altri e vivendolo nel cuore verso il rapporto interiore col Padre.

Nelle esperienze raccontate si può anche comprendere la vita di duemila anni fa, dal cibo utilizzato durante una festa, alla religione giudaica di come veniva mantenuta dai molti sacerdoti del tempio di Gerusalemme, il cui controllo sulla popolazione della città e delle cittadine circostanti era totale, nell’interesse di non perdere neanche un fedele, pur di ottenere da questi ‘la decima’.

Anche un accenno all’Arca santa il cui fuoco al tempo di Gesù era mantenuto artificialmente, forse per farci comprendere che all’origine, e per un certo tempo, quale ‘fuoco di Dio’, era alimentato in modo soprannaturale, mentre all’epoca di Gesù non lo era più, quindi un’ulteriore testimonianza che duemila anni fa il rapporto tra il tempio e Dio non era già più vivente.

Una particolarità è nel colloquio con Ingra, poiché da questo si deduce che l’atto di redenzione di Gesù non deve essere considerato fatto solo per l’umanità, ma deve essere esteso oltre, verso quel primo ‘caduto’, al fine di offrirgli la possibilità di riflettere sul gesto della croce, e spingerlo così, autonomamente, al ritorno dal Padre, così come viene spiegato in modo più approfondito in altre rivelazioni attraverso altri mistici.

Gesù all’inizio del racconto è ancora ventenne, il più giovane della sacra famiglia in cui tutti lavoravano. Gesù è il silenzioso’. E qui vengono riferite alcune brevi esperienze in cui Egli espresse qualche parola, qualche frase, per lasciarla ai posteri. I personaggi sono semplici, s’innamorano subito della Sua personalità, apprezzano le sue qualità lavorative, sono legati ai personaggi della Sua infanzia, e perciò il tutto serve a confermare il quadro della completa storia di Gesù, da cui trarre tutte le dovute notizie per conoscerLo sempre più.

 

L’editore

 

 

Personaggi

 

Gesù                       (circa trentenne)

Giuseppe                 padre putativo di Gesù

Maria                       la madre di Gesù

Jorem                      un vecchio sacerdote

Jonas                      un sacerdote amico di Giuseppe

Giacomo                 il fratellastro di Gesù, poi apostolo, l’ultimo figlio di Giuseppe

Sardellus Pirius      un romano figlio di un vecchio conoscente della sacra famiglia

Diana                      moglie di Sardellus

Un giovinetto          un angelo

Zebedeo                  di Betsaida il padre di Giovanni, il discepolo più giovane

Salomè                    moglie di Zebedeo

Giovanni                 figlio di Zebedeo e di Salomè

Giacomo                 2° figlio di Zebedeo e di Salomè

Simon Giuda           il futuro Pietro

Nathan                    un sacerdote, padrone della casa di Simon Giuda

Levi                         un sacerdote, padrone della casa di Hella

Maria                       una giovane parente della sacra famiglia

Joel                         fratellastro di Gesù e figlio maggiore di Giuseppe

Hella                       una vedova greca convertita al giudaismo

Arminius                 un greco

Hermes                   un amico di Hella

Levi                         un sacerdote del tempio oppositore di Gesù

Leonard                   un vecchio greco

Arsellus                  genero di Leonard, mercante persiano

Irmina                     moglie di Arsellus

Ingra                       la figlia di una vedova

 

 

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Cap. 1

Visita di un romano e di un sacerdote nella casa di Giuseppe

1. Nella casa di Giuseppe è di nuovo tornata la pace, perché il padre Giuseppe ha cominciato a trattare il Figlio di Maria con più gentilezza. Maria è piena di gioia, poiché da tempo aveva rinunciato a vedere suo Figlio così, come desiderava Giuseppe.

2. Un commissario romano entra in casa e chiede del carpentiere Giuseppe. "Qui sei al posto giusto", risponde Giuseppe. "Sono pronto a servirti". – Allora dice il romano: "Caro amico, volevo proprio venire da te, ma ora ho avuto una disgrazia con il mio carro, ho bisogno di aiuto, una ruota si è rotta".

3. "Allora puoi essere aiutato. Maria, chiama dentro Joel affinché possiamo accontentare il signore".

4. Maria va nel laboratorio e chiama Joel[1], che subito va insieme nella stanza. Il romano informa Joel del suo danno e chiede di prendersi cura anche del cavallo, finché dura il lavoro.

5. Giuseppe offre al romano un'accoglienza amichevole e, finché dura il lavoro, che sia suo ospite. In quel momento entra Gesù nella stanza e saluta con un cenno affermativo del capo. Giuseppe, indicando Maria e Gesù con la mano, dice: "Questa è mia moglie, e questo è mio Figlio". Maria guarda al romano apertamente nel volto, questi invece si volta verso Giuseppe e dichiara: "Tua moglie e tuo Figlio? Questo è difficile da credere. Nondimeno, come tu sei un romano, allora deve essere vero". E rivolto a Gesù: "Giovanotto, se ti guardo così, allora vorrei invidiare Tuo padre, perché gli dèi non mi hanno ancora regalato un figlio. Ma tu, dai a tuo padre anche la giusta gioia?". – Risponde Gesù: "Io mi sforzo di rendere a Mio padre la giusta gioia, ma Giuseppe non è Mio padre!"

6. "Cosa? Non è tuo padre? Vecchio amico Giuseppe, che cosa devo sentire? Non vuole essere tuo figlio!"

7. "È così! Gesù non è mio Figlio. Intorno a questa nascita c’è un mistero. Maria invece è veramente sua madre".

8. "Questo mi è incomprensibile, spero che mi spiegherai tutto su questa giovane donna e su questo giovane", replica il romano. "Io li ritenevo entrambi per fratelli".

9. "Volentieri, caro signore, vorrei illuminarti, dal momento che anche a me sarebbe più facile se potessi dire una buona volta tutto ciò che tanto mi opprime".

10. "Sei infelice, caro amico, di avere una giovane moglie bella e un figlio così retto? O uomo, non ti far del male, poiché davvero tu sembri non conoscere la grande miseria che provo quasi ogni giorno. Hai motivo di lamentarti di tuo Figlio adottivo?"

11. “Sì, e anche no, caro signore, a volte è così brutto che vorrei disperare. Quello che ho già implorato al mio Dio e Signore, non lo puoi misurare”.

12. "Cosa devo ascoltare, caro amico, questo me lo devi spiegare; ti nega la dovuta obbedienza?"

13. "No, caro signore, è proprio questo: lui è diligente, serio, quasi troppo serio, ma sa tutto meglio di me e dei miei figli. Ma la cosa peggiore è che non segue la mia fede, il Suo Dio è un altro che il nostro. Per Lui non c'è tempio né sacerdote, e guai a coloro che vogliono fargli cambiare idea. Lui è precisamente un uomo che conosce solo un Dio che vive nella sua vita interiore, con il Quale afferma di aver relazioni, e spesso mi sembra che abbia ragione".

14. Arriva Joel e riferisce che si è preso cura del cavallo e del carro, ma prima del giorno seguente non c'era modo di pensare che il carro fosse pronto.

15. "Allora sii nostro ospite, caro signore", dice Giuseppe. "Ho perfino piacere. Forse avrai la fortuna di parlare con Gesù, altrimenti è silenzioso se non vuol parlare".

16. Il romano: "Caro amico, forse non tratti bene tuo figlio adottivo. Non l'hai ancora messo alla prova in modo che debba sentire che volete il meglio con Lui? I giovani hanno spesso un senso completamente diverso. Non hai ancora cominciato a parlare delle sue idee? Anch’io infatti non riesco ad andare con i vostri sacerdoti che pretendono il Comandamento di Dio solo dai loro fedeli, mentre essi stessi non pensano di viverlo. Posso parlare una volta con Te, giovanotto? Mi sento già così attratto dalla tua presenza, che avrei piacere portarti con me".

17. Dice Gesù: "Fai immensamente bene al Mio cuore, ma non temere il Mio discorso, poiché mai lascerei il padre Giuseppe e Mia madre, se il Mio eterno Padre non lo desiderasse!"

18. "Chi è il Padre tuo eterno? Oppure non mi è permesso di saperlo". – "Tuttavia, caro amico, dovresti saperlo, poiché il Padre Mio in Me vuole che tu debba essere nostro ospite per oggi, giacché per mezzo Mio devi imparare a conoscere il Padre Mio eterno, dal momento che il padre Giuseppe rifiuta Quest’ultimo, semplicemente, e ancor più anche mia madre e le mie sorelle e i fratelli non Lo possono riconoscere, pensando che sia peccato contro il loro Dio e contro l'eterno Signore Zebaoth".

19. "Giuseppe, vecchio amico, non l'hai ancora esaminato seriamente? Se l’avessi io un figlio come questo, lo esaminerei meticolosamente. Io conosco Mosè come anche i profeti, conosco anche gli insegnamenti dei nostri dèi e non mi son potuto ancora decidere di stare dalla parte del nostro o del vostro Dio. E perché? Perché sento la mancanza di qualcosa che tocchi il mio interiore. – Voglio essere completamente aperto con te. La presenza del figlio tuo adottivo, suscita in me qualcosa che non ho ancora sperimentato. E ti dico francamente, mio giovane amico: poiché mi hai chiamato amico, con te non desidero aver ragione. Tu hai in te qualcosa a cui non voglio contraddire. Ci deve essere veramente qualcosa in te, visto che vuoi rimanere nella Tua povertà. Io sono ricco in beni terreni, ho molti servitori, ma nessun figlio né erede, e ho una moglie malata che, nonostante tutti gli sforzi dei sacerdoti e spreco di grandi costi, non vuol essere guarita. A cosa mi serve tutto il patrimonio, se mi manca la gioia nella mia vita? O caro amico Giuseppe, grazie al Cielo, la salute è intorno a te; puoi rallegrarti della tua giovane moglie e dei tuoi figli sani".

20. Dice Gesù: "Caro amico, cosa diresti se ti dicessi che tua moglie potrebbe essere aiutata se tu volessi seppellire tutti i tuoi dèi in una fossa profonda e metterti dalla parte del Dio degli ebrei?"

21. "Io ti direi: caro amico, mi consigli di mettermi dalla parte del Dio degli ebrei, e tu non frequenti nessun tempio e rifiuti i suoi sacerdoti, come mi ha detto il padre tuo adottivo. Se tu dicessi: 'Prendi rifugio dal Mio Dio!', là non indugerei. Veramente diventi un mistero anche per me. Ora dimmi apertamente: 'Chi, cosa e com’è il Tuo Dio?'. Ma perché non hai ancora rivelato ai tuoi fratelli e ai genitori, chi, cosa e com’è il tuo Dio?"

22. "Amico, non voglio darti nessuna risposta; ma tu, padre Giuseppe, da’ tu la risposta a questo amico, perché non voglio recarti dolore".

*

23. Maria viene dalla cucina e dice: "Padre Giuseppe, non vogliamo prendere il pasto? Il nostro ospite avrà fame. Tutto è pronto". Così viene preso il semplice pasto. Giuseppe prega a modo suo, Gesù invece rimase in silenzio. Così anche il pasto si svolge tranquillo. Solo dopo cena i figli discutono di un lavoro, e pregano Giuseppe affinché Gesù debba cooperare nel laboratorio, altrimenti il lavoro non si sarebbe finito. Giuseppe accondiscende alla richiesta dei suoi figli e in silenzio Gesù va con i suoi fratelli nel laboratorio.

24. Il romano è solo con Maria e Giuseppe, allora dice: "Ora io ti chiedo, caro amico Giuseppe, dammi la risposta che aspettavo da tuo Figlio".

25. "Cosa ti dovrei rispondere? Tu conosci il mio Dio, da Mosè e dai profeti. A questi io mi attengo, Egli è stato finora tutto per me, e in onore a Lui sono diventato vecchio e canuto. In verità, io godo un rispetto da tutti quelli che lavorano nel tempio per l’onore di Dio e lavorano per Lui. Ma molte cose sono cambiate. Il potere di Dio è andato affievolendosi, dove sono le esperienze provenienti da Dio, durante e dopo la nascita di Gesù? Come sono stato guidato e portato! E oggi? O caro amico, cosa devo dire ancora? Non vengo con Gesù, ma la cosa peggiore per me è questa: Gesù ha ragione col suo Dio che sente in sé, che gli dà direttive per le sue azioni. Ho lottato peggio di Giacobbe per la fine di questo stato di cose, e tutti lottano e pregano, ma è tutto inutile.

26. Quante volte ho gridato al mio Dio e Signore, ma Egli rimaneva in silenzio e Gesù andava per la sua strada, come senza nessuna compassione, con grande dolore di sua madre. Oh, potrei raccontarti cose che suonano incredibili. Quando ho cercato rifugio presso i nostri sacerdoti, allora ho sperimentato del terribile. Solo quando si cercava di comprenderlo, andava bene, ma quanto pochi erano questi. I pochi, tuttavia, lo temevano come la peste, perché ogni parola pronunciata, era anche già un fatto".

27. "Ma caro amico Giuseppe, io non ti capisco, se avessi riflettuto molto attentamente tutte queste cose, tutte queste esperienze, avresti dovuto giungere a conclusioni diverse. Non hai mai pensato che tuo figlio abbia tuttavia ragione col Suo Dio, al Quale è succube? Tu non sembri di essere un conoscitore di uomini, poiché tuo figlio Gesù mi ispira una fiducia, come l'ho sperimentato in pochi uomini, e rifletto con quale determinazione ha detto che se io mi metto dalla parte del Dio degli ebrei, mia moglie sarebbe di nuovo sana. Quale Dio è adesso il vero e giusto: il tuo Dio, o il Dio al quale Gesù è succube?"

28. "Amico sono battuto, c’è un solo Dio, e credere in un altro Dio, la mia fede me lo proibisce, questo è fondato nella legge!"

29. "Amico Giuseppe, ti prego, parla chiaro e apertamente, il tuo Dio è diverso dal Dio di Gesù? Io prego per una risposta chiara! Ho il più grande interesse, già per amor di mia moglie".

30. "Cosa devo rispondere? Se vado con mio Figlio Gesù, devo evitare il tempio e i suoi sacerdoti. Se rimango fedele al tempio e resto asservito ai sacerdoti, mi evita Gesù. Solo per amor di mia moglie, ultimamente sono diventato più quieto e vorrei portare tutto per amor di mio figlio".

31. "Caro amico Giuseppe, la tua fede ti dà onore, come anche il legame con il tempio e i suoi sacerdoti, ma non va con il vero ed eterno Iddio! Vedi, io sono un pagano secondo i vostri concetti, ma anche i nostri dèi vogliono il bene e il vero. Guarda il nostro stato. Non è stato creato per rendere felice il mondo intero, un regno di giustizia fondato sugli insegnamenti dei nostri dèi? In Mosè ci sono molte lacune nella giustizia che i vostri sacerdoti oltrepassano, ma di umanità nessun pensiero. D'ora in poi mi metto dalla parte di tuo figlio Gesù, e gli chiedo di darmi prova che il suo Dio sia quello vero e giusto".

32. "Caro amico, non disturbare la pace della mia casa, perché c’è abbastanza del disaccordo".

33. "Amico Giuseppe, ma se sei tu la causa di tutti i disaccordi in casa tua, allora...?"

*

34. È appena arrivato un amico della casa di Giuseppe e lui vorrebbe congedarsi, ma il romano si alza e dice: "Rimani, amico di Giuseppe, voglio dare un occhiata al mio carro, in modo che voi due vi mettiate d’accordo e troviate adempimento allo scopo della visita".

36. Il romano va fuori nel cortile e poi nel laboratorio, dove Joel è ancora occupato alla ruota del carro. Gesù gli va subito incontro e dice: "Il Padre Mio ti ringrazia per le parole che hai rivolto a Giuseppe, ma ora ho Io una preghiera: va’ di nuovo in casa e sperimenta l'amore del Padre Mio, che ti rivelerà quale Dio è il vero e il giusto. Il tuo carro sarebbe pronto se l’eterno Padre Mio non avesse bisogno di te".

37. Scuotendo la testa, il romano ritorna verso casa e vede Maria che piange di nuovo. 'Lacrime', pensa, 'lacrime per amor di una causa che ha relazione con Gesù. Devo dar seguito alla chiamata di Gesù'. E presto sta già nella stanza dove i due amici, eccitati, non sono d'accordo. Entrambi tacciono, ma il romano dice: "Amici, perché non volete continuare a parlare? Forse posso fungere io da paciere. Ho tutti i pieni poteri come giudice".

38. Parla l'amico di Giuseppe: "Signore, cosa dovrei nascondere? Ci sarà lamentela su suo figlio Gesù. Un amico sacerdote che a buon diritto ha biasimato il modo in cui Gesù se la gode, è malato e soffre con la febbre in casa sua, e nessun sacerdote può aiutarlo. Che questi debba la malattia a Gesù, è provato, poiché Gesù gli disse:A te deve essere dato tempo e occasione, per discernere qual è il modo giusto di vivere’.”

39. Da questa sentenza il sacerdote si è ammalato, ed io sono costretto a comunicarlo al tempio. Giuseppe però respinge qualsiasi conversazione, a cagione del fatto che potrebbe accadere la stessa cosa anche a me come a Jorem. Non posso lasciarmi dire questo, poiché tutti gli abitanti di Nazareth guardano questo Gesù con gli occhi storti. Si dovrà pur trovare qualcosa, in modo che a tutti noi non accada ancora di peggio da questo Gesù".

40. Dice il romano: "Caro amico, oggi ho visto questo Gesù per la prima volta nella mia vita, e in lui ho trovato qualcos'altro. Anch'io ho avuto motivo di lamentarmi su mia moglie che è malata incurabile, e cosa mi ha consigliato di fare lui? Dovrei mettermi dalla parte del Dio degli ebrei, e allora mia moglie guarirebbe. Alla mia domanda pressante a Gesù, su chi fosse, cosa è e com’è il vero Dio, lui mi ha rimandato a Giuseppe, a questo punto l’ho rimproverato perché non va mai nel tempio, né si rivolge a un sacerdote. Io sono un pagano e non posso credere al Dio degli ebrei senza ulteriori ricerche. Ora sei venuto tu e porti lagnanze contro Gesù. Non posso dire di sì a tutto senza dell’altro. Allora devo ascoltare Gesù. Qual è la tua opinione?"

41. Dice l'amico (Jonas) di Giuseppe: “Caro signore, nondimeno, l'ingiustizia sta scoperta e chiara dinanzi a noi. Gesù sta ostile di fronte al tempio e ai suoi servitori, e chi gli rinfaccia la sua ingiustizia, è punito. Questi sono i fatti che parlano per noi. Il caso di Jorem non è l'unico, posso citarne parecchi; tuttavia sono qui solo per amor di Jorem. Io credo che difficilmente Gesù abbia un amico a Nazareth".

42. Risponde il romano: "Vogliamo una volta ascoltare Gesù". – Senza che fosse chiamato, Gesù entra nella stanza e dice: "La Mia presenza si fa necessaria, perciò perdonatemi se disturbo la conversazione. Tu, Jonas, ti lamenti di Me, ma con un cuore pieno di odio non è bene sporgere lagnanze contro di Me che conosco i vostri pensieri, e a te, caro amico Sardellus, ti ringrazio in anticipo perché vuoi essere un difensore imparziale.

43. Il romano: "Gesù, chi ti ha rivelato il mio nome che portavo nella mia giovinezza? Puoi ora anche menzionarmi il nome che porto adesso?"

44. Gesù: "Certamente, caro amico Sardellus, oggi ti chiami Sardellus Pirius. Questo per te non era giusto, perché tua madre ti chiamava sempre solo Gregor".

45. Il romano: “Hai parlato giustamente, ma adesso tu sai anche che sto dinanzi a te come un giudice, e devo respingere tutti i buoni sentimenti per te. Allora ti domando in base all’accusa del sacerdote Jonas: è questa giustificata, o no?

46. Gesù: "È giustificata nei suoi termini giuridici, ma non posso far valere i suoi concetti, considerato che non mi è mai stato chiesto da quale fondamento devo agire così. Però Io posso documentare le Mie azioni, secondo Mosè e i profeti. Allora non è colpa Mia se non trovo nessuna comprensione".

47. Il romano: "Jonas, cos'hai da replicare al discorso di Gesù?"

48. Jonas: "Si è mai sentito che si deve chiedere a un sacerdote se anche le sue azioni devono essere documentate con la Scrittura? Mai ancora si è verificato che un figlio di genitori fedeli possa agire secondo la sua stessa discrezione. Quanto spesso Giuseppe si è lamentato di suo Figlio Gesù!"

49. Il romano: "Dunque, qui sta asserzione contro asserzione! Gesù, posso chiederti di dare a me la risposta alla domanda – per quali ragioni ti comporti così, nonostante le molte preghiere dei tuoi genitori? Poiché una cosa non potrei immaginare che per amore sovrano tu diventi uno scandalo per i tuoi genitori e quindi per il tempio e i suoi servitori".

50. Gesù: "Sardellus e tu, Jonas, ascoltate. La tua domanda, caro amico Sardellus, è venuta da un cuore sincero, ed è per questo che sei degno anche di una risposta sincera. Ad ognuno avrei risposto così come faccio adesso, ma commetti un errore: Io sono sempre il sedotto dallo ‘spirito di Belzebù’, e solo il ribelle! Ma che porto la veste terrena come un uomo pieno di grandi compiti, e così deve essere, a nessuno viene in mente. Il tempio è completamente in chiaro sulla Mia nascita, è anche informato sulla Mia vita dalla nascita, e il padre Giuseppe, come anche i dignitari romani, hanno riposto grandi speranze su di Me.

51. Con i Miei dodici anni fu data al tempio l'opportunità di riconoscerMi come il Promesso e l’Atteso da lungo tempo con ardente desiderio. Ma che cosa è successo? Sono stato respinto! Ed è solo grazie alla parola decisiva di un romano, a cui sono debitore, che ho potuto parlare liberamente. Da tempo vengo sempre sorvegliato.

52. Invece, cosa è successo con Me? Ero consapevole della Mia missione come uomo, ma non potevo compierla senza l'aiuto di Dio. Questo Dio, che ringrazio per tutto, che in Me deve diventare Mia proprietà proveniente da Lui, Lo sento, Lo sperimento e sono in costante collegamento con Lui. Egli, come Dio, è la Fonte da cui attingo e devo attingere, finché Io stesso diventerò la Fonte!

53. Fino alla Mia prova nel tempio mi fu dato di parlare come Dio. Da allora devo lottare in Me e con Me per diventare Uno con Dio che in Me vive come un seme, e deve essere la Mia sola preoccupazione di portare a maturazione questo seme, ovvero il seme della Vita divina, per operare autonomamente come il Figlio di Dio che ha ricevuto pieni poteri da Dio.

54. Allora, Sardellus, voglio darti una prova che le Mie parole sono completamente nel senso dell’eterno Iddio, che Io chiamo Padre: ‘Così ti dico che la tua missione è di fare delle indagini su che cosa è venuto dal Figlio di Maria e di Giuseppe’. Eri sulla via per venire da Giuseppe, e le informazioni su di Me sarebbero state completamente diverse se il tuo carro non si fosse danneggiato. Ora sei costretto a guardare più da vicino nella casa di Giuseppe, e sperimenti ciò che diventerà la tua salvezza. Ora parla tu. Hai la Mia risposta; e anche tu, Jonas, hai sentito".

55. Il romano: "Jonas, ora parla tu. Cos’hai da replicare?"

56. Jonas: "Signore, cosa devo dire, considero il discorso di Gesù come una presunzione che non si è ancora mai sentita nella storia del popolo d'Israele. Posso ricordarmi che Gesù, all'età di 12 anni, divenne un insegnante per tutti noi, e la faccenda con l'asino[2] fece una potente impressione. Ma soltanto la parola del sommo sacerdote ha valore per noi".

57. Il romano: "Jonas, la tua parola non ha nessuna forza e anche nessuna logica. Invece la parola di Gesù è chiara, inequivocabile e piena di forza, poiché mi stupisce che Gesù abbia riconosciuto la mia visita, connessa con una missione segreta, e mi abbia prodotto la prova che in Gesù sono assopite veramente, forze che vogliono solo del bene.

58. Ora ti chiedo, Jonas: cosa farai adesso nella questione di Joram? Gesù gli ha detto solamente: 'A te deve essere dato tempo e occasione per diventare un vero sacerdote', una cosa simile Tu, Gesù, ben gli hai detto. È questa una minaccia o un’azione che rimane nell'aspettativa, se Joram si trova nelle condizioni di essere un vero sacerdote? E quando Giuseppe ti dice del tutto amichevolmente di non fare come voleva Joram, è questo un motivo di indicare Giuseppe come una pecora nera?

59. A Te, Gesù, io ringrazio per la Tua franchezza. Ora c'è ancora da rispondere a una domanda: 'Quale parola vale: la Tua parola o la parola del sommo sacerdote?'. Jonas, parla tu, ma libero e franco. Io non sono nemico del tempio".

60. Jonas: "Signore, cosa devo dire, è una vita intera che appartengo al tempio. Non potevo immaginarmi nessun’altra vita che solo di essere obbediente al tempio. Quello che Gesù ha detto, per me è inesplicabile.

61. Le Sue parole: 'Questo Dio, che ringrazio per tutto, che in Me deve diventare Mia proprietà proveniente da Lui, Lo sento, Lo sperimento e sono in costante collegamento con Lui', non possono e non vogliono entrare in me. Inoltre le parole: 'Egli, come Dio, è la Fonte da cui attingo e devo attingere finché Io stesso diventerò la Fonte!', è la più grande follia. Come può un uomo diventare un Dio? – Gesù, come sacerdote per grazia di Jehova ora ti domando: 'Come puoi dimostrare questo?'. Adesso sono io l’accusatore davanti al giudice Sardellus. Questo è ben lungi dall'essere per me una prova se hai riconosciuto la missione del romano. Infatti, ci sono sempre stati degli uomini che hanno operato dal potere di Belzebù! Ora parla Tu".

62. Gesù: "Jonas, saresti beato se avessi creduto alle Mie parole. Ora ti chiedo, alla presenza del nostro giudice e alla presenza di Dio: 'Quale prova dovrei darti?'. Te lo chiedo per incarico del Mio Dio che sento in Me! Potrei rivelarti ancora di più, ma tu hai invocato la legge del mondo".

63. Un lungo silenzio, allora il romano dice: "Jonas, perché taci, non ti succede niente, è tuo diritto pretendere prove".

64. Jonas: "Allora provvedi che all’istante Joram appaia qui sano".

65. "No, Jonas, tu pretendi qualcosa che il Padre Mio eterno non vuole, perché Joram guarirà solo quando vorrà diventare un vero e giusto sacerdote, e lui ancora non lo vuole. Chiedi qualcosa di completamente diverso, qualcosa che solo a Dio è possibile!"

66. Jonas: "Gesù, è solo una scappatoia, io insisto sul mio desiderio".

67. Gesù: "Jonas, Io non lascio mercanteggiare con Me, perciò Sardellus, come giudice, pretendi tu qualcosa che solo a Dio è possibile".

68. Il romano: "Gesù, mi metti in grande imbarazzo; tuttavia adesso ho un pensiero: sarebbe possibile per te incaricare un angelo di Dio e portare qui mia moglie e riportarla a Roma guarita? Dovrebbe comunque essere possibile a un Dio che ha potuto creare ogni cosa".

69. Gesù: "Sardellus, sia! Dio è clemente con te, ma non permettere che ti diventi una necessità, poiché Dio vuole essere amato liberamente".

70. Gesù è immerso in Se stesso, gli uomini e Maria Lo guardano silenziosi. A questo punto la porta si apre e un giovinetto conduce una donna velata nella stanza e s’inchina dinanzi a Gesù.

71. Sardellus balza in piedi: "Diana, tu sei qui? O Gesù, perdonami che sono stato per Te un giudice. In ginocchio Ti ringrazio per la prova del Tuo amore, della Tua grazia e del Tuo potere!"

72. Dice Gesù: "Alzati, Sardellus, ringrazia il Padre Mio nei Cieli e dà a tua moglie il giusto saluto di benvenuto, poiché il tuo desiderio deve essere corrisposto. Lei deve ritornare a Roma".

73. Jonas vuole tirarsi indietro, ma il giovane gli dice: "Amico, rimani e sperimenta la magnificenza di Dio per amor tuo".

74. Sardellus abbraccia sua moglie e domanda: "Diana, come sei venuta qui? Sai tu che sei a Nazareth presso il Messia veniente?

75. Risponde lei: "Sardellus, io non so proprio nulla. Ma ascolta, dietro di me sta del terribile. Quanto ti ho desiderato! La mia sofferenza peggiorava ogni giorno. I sacerdoti hanno fatto ciò che stava nello loro forze, ma tutto era inutile. Mi ha circondato la notte, una notte completamente buia. Mi sentii libera da ogni dolore, però mi spaventavo in questa tenebra ed ho invocato te. Ho gridato agli dei, ma tutto era inutile. Allora pensai al Dio sconosciuto e si fece luce, splendente davanti a me. Un uomo che non avevo mai visto prima mi stava di fronte. Mi ha sollevato e mi disse del tutto sommesso:Affidati al Dio sconosciuto, e vivrai!’

76. Poi mi venne un dubbio: 'Dove trovo un sacerdote dell’Iddio sconosciuto?'. E lì per lì è venuto questo giovinetto, mi ha afferrata, mi ha avvolta ed ho perso i sensi. Mi sono svegliata davanti a questa porta, e sono qui".

77. Giuseppe, Maria e Jonas si avvicinano, salutano la donna e le danno il benvenuto. Ma l'angelo dice: "La donna può rimanere qui solo un'ora, così è la Volontà del Signore". Si china davanti a Gesù e domanda: "Posso restare qui finché ho compiuto il mio servizio?"

78. Gesù porge la mano al giovinetto e dice: "Fa’ come il Signore ti ha comandato, ma taci davanti a tutti, affinché la via diventi libera per Me".

79. Sardellus è scosso, riesce a parlare poco. – Gesù dice: "Sardellus, fratello e amico Mio, prego per questo, che tua moglie non debba rimanere qui più a lungo, poiché deve tornare di nuovo a Roma sulla stessa via, ma sana! Non posso agire diversamente, poiché il punto è di presentare la prova che tutto ciò che Io ho detto, non erano parole Mie, ma parole del Padre Mio che dimora in Me".

80. Risponde Sardellus: "Gesù, secondo la Volontà del Padre Tuo, tutto doveva accadere così perché il Padre Tuo deve diventare anche il mio, e Lo è appena diventato!"

81. Dice Gesù a Diana: "Invece tu, Diana, hai abbastanza per il momento nell’Iddio sconosciuto, poiché devi abbandonare da te stessa i tuoi dèi. La tua salute ti è stata donata dall’eterno Iddio che si chiama il Dio degli ebrei. Non farti ingannare, poiché i tuoi dèi sono senza luce e senza vita. Il vero ed eterno Iddio, invece, è Amore e Vita.

82. Tra pochi mesi Sardellus sarà di nuovo con te, e le benedizioni provenienti dalle tue opere d’amore ti porteranno, del continuo, gioia di vita.

83. Sardellus, a te invece dico: porta a termine la tua missione, perché sei atteso a Roma con grande desiderio. Potrai dare molto scandalo, ma sii consolato, l’Iddio che in Me è il Soccorritore, la Guida e il Compagno, sarà anche il tuo.

84. Tu, Jonas, vuoi sapere ancora di più? Allora diventa il vero e giusto amico del padre Mio adottivo Giuseppe. Solo una cosa chiedo a tutti voi: silenzio e solo silenzio! Perché non è ancora il tempo. Tacete per amor Mio, affinché Io raggiunga la perfezione che è necessaria per rivelare a tutti, quale Figlio di Dio, il Padre Mio eterno".

85. Tutti tacciono, ma Diana dice: "Sardellus, cosa significa tutto questo. Ero dunque morta e sono diventata di nuovo vivente? Come sono venuta qui da te, dove tu sei il mio più grande desiderio?”

86. Risponde Sardellus: "Diana, prenditi tempo fino a quando non sarò di nuovo a Roma, oggi ho trovato il vero ed eterno Iddio, ed L’ho sperimentato nella realtà! Tutti gli dèi in casa dovranno scomparire, e tutti i sacerdoti non potranno entrare nella mia e nostra casa, a meno che non vengano come amici. Non dire niente a nessuno, taci come può tacere una donna romana, e appena sarai a Roma, preparati per la mia venuta. Sarai completamente sana e rimarrai sana se tacerai su tutto l’accaduto. A questo punto in nessun caso dobbiamo diventare manovali di falsi dei".

87. Risponde Diana: "Sardellus, mi rallegro di poter manifestare la mia gratitudine al vero Dio, se non chiede altro che rinunciare agli dèi ai quali abbiamo sacrificato. Come e cosa richiede il vero Dio, e a chi mi dovrò rivolgere per sapere tutto?"

88. Gesù: "Diana, Dio non chiede nulla, chiede di credere in Lui, che Egli è Amore, Vita e Misericordia e che tu debba amare tutti gli uomini come fossero tue sorelle e fratelli!"

89. Diana: "Niente più? O Sardellus, deve essere una vita meravigliosa poter amare a sazietà? Allora diamo piena libertà a tutti gli schiavi e dovranno diventare persone libere, affinché anche loro imparino ad amare. È questo troppo, Sardellus?"

90. Sardellus: "Diana, aspetta finché non torno a casa da te. Tutto andrà bene. Nondimeno, tutto deve e accadrà come Dio lo vuole. Ed io, oggi, voglio ancora conoscerLo da Te, amico mio Gesù.

91. Perciò avvenga in noi la Sua santa Volontà!

92. Diana, ora gioisco al pensiero di essere a casa con te e prenderti come un dono di Dio al mio cuore. Tu, infatti, eri morta e sei tornata in vita per me. Invece tu, messaggero e servitore del tuo e mio Dio, fai il tuo dovere per amore di Gesù".

93. Il giovinetto si inchina davanti a Sardellus e dice: "Amico del mio Dio, quale beatitudine mi prepari e quanto felice m’inchino davanti alla tua vita di Dio sorgente in te".

94. Ancora una volta il giovinetto s’inchina davanti a Gesù, poi davanti agli altri, porta Diana ancora una volta da Gesù che le pone le Sue mani sul capo come benedicenti, ancora un abbraccio di Sardellus e i due, il giovinetto e la donna, sono scomparsi attraverso la porta.

95. Per molto tempo tutti tacciono, poi Gesù dice: "Padre Giuseppe, vuoi tu ancora a lungo affliggere il tuo Dio? E tu, madre, vuoi essere triste ancora più a lungo? Lasciate che gioia e giubilo entrino nel vostro cuore, allora potenze inferiori non avranno più nessun potere in questa casa.

96. Invece tu, Jonas, va’ subito da Joram e rivelagli ciò che è successo nel tuo cuore. Il Padre in Me rivela che Egli guarda tutti voi con soddisfazione e attende con ardente desiderio l'ora in cui la vita d'amore proromperà in tutti noi. Sardellus, rallegrati per il fatto che sei finalmente al traguardo e riconosci che puoi distinguere il vero dal falso.

97. Ora i fratelli possono venire, ma noi stiamo zitti, poiché oggi possiamo sperimentare ancora di più il grande Amore e Bontà di Dio. Anche tu, Jonas, vieni di nuovo con cuore purificato, e molta gioia ti toccherà".

98. Ora vengono i fratelli, il giorno, infatti, sta calando. Tutto il lavoro previsto è compiuto, anche il carro è pronto, ma Sardellus non ha alcun interesse nel carro. Egli sta così infinitamente bene, perché sa che Diana, sua moglie, è di nuovo sana e nei suoi pensieri dimora presso la sua donna.

99. A questo punto Gesù dice: "Sardellus, tua moglie è in buona custodia. Lascia tutte le preoccupazioni a Lui, a Lui che oggi ti ha rivelato un amore che difficilmente viene dato a un mortale. Non te lo dirò Io che tua moglie è di nuovo arrivata a casa, bensì un altro".

100. Jonas è andato. La cena è finita, i fratelli discutono del loro lavoro, Sardellus invece si è impegnato in una seria conversazione con Giuseppe. Giuseppe rinasce quando viene a sapere che è stato Cirenio a mandarlo in Galilea e in Giudea con la missione di indagare su cosa fosse accaduto veramente con Gesù, dal momento che le notizie su di Lui erano molto torbide.

101. Giuseppe non nasconde il suo dispiacere, ma è così difficile vederci chiaro. Non si può più vivere nel passato, bensì si deve pensare al futuro. Dice: "La preoccupazione per Maria pesa pesantemente sulla mia anima. Cosa succederà quando andrò nella fossa dai miei padri?

102. Così oggi un raggio di luce è caduto di nuovo nel mio cuore, ma suppongo di essere troppo debole per patrocinare la verità di fronte al tempio e ai suoi servitori così come avrei dovuto veramente fare".

103. Sardellus si fa informare di tutto, qui però non può far nulla, il tempio è diventato una casa regnante.

104. Anche Jonas è tornato, ma da solo, poiché Joram ha rifiutato di parlargli, pur riconoscendo che la maniera del tempio non è quella giusta.

105. Maria non ha potuto partecipare all’intera conversazione, e chiede scusa. Poi Giuseppe chiede il riposo e anche i fratelli, ad eccezione di Giacomo. Tutto ciò è accolto, e così diviene tranquillo nella casa.

106. Ora i quattro uomini e Maria si siedono intorno al grande tavolo. A questo punto il giovinetto entra di nuovo in mezzo a loro e consegna a Sardellus un piccolo pacchetto con un saluto di sua moglie. Poi s’inchina davanti alla piccola cerchia e dice:

107. "Il mio Signore e Dio ha dato ascolto alla mia preghiera di poter rimanere in mezzo a voi ancora due ore visibilmente, per rispondere a domande che si fanno ancora necessarie".

108. Gesù, sommesso, china il capo e dice: "Sardellus, non ti piacerebbe sapere cosa c'è nel pacchetto e come tua moglie è stata riportata indietro così velocemente?"

109. Sardellus libera l’involucro e si spaventa, tiene in mano una scatoletta che ha perso da molti anni. Guarda il giovinetto e dice: "Amico, chiunque tu sia, com’è giunta la scatoletta nelle tue mani? È il lascito di mia madre che mi era andato perduto!"

110. Risponde il giovinetto: "Sardellus, prima apri la scatoletta e dimmi se manca qualcosa, affinché io possa provvedere ancora velocemente".

111. Sardellus l’apre, e uno splendido gioiello diventa visibile. Lo tira fuori, imprime un bacio allo stesso e lo porge a Gesù. Gesù lo guarda soltanto e lo porge a Sua madre. Lei è stordita dallo splendore, ma non riesce a dire una parola, così passa di mano in mano.

112. Sardellus lo mette sul tavolo e dice: "Amico, com’è venuta Diana in possesso della scatoletta? Uno schiavo ha dovuto quasi dare la vita per questo dono di mia madre, poiché era sospettato del furto".

113. Il giovinetto: "Amico, ora ascolta. Quando ho potuto restituire alla realtà tua moglie dalle mie braccia tranquilla e sicura, le ho chiesto se potevo rendere un altro servizio. Il viaggio fin lì è durato meno di 7 minuti, così tua moglie mi ha chiesto come ero riuscito a gestire tutto nel più breve tempo possibile. Io dissi: 'Non l'ho fatto io, bensì il mio Signore ed eterno Iddio. Io sono solo Suo servitore. È accaduta la Sua volontà. E così sia'.

114. Tua moglie disse: 'Se sei veramente un servitore di Dio e se sei dotato di poteri divini, allora procurami la scatoletta con il braccialetto per mio marito. Questa è la mia malattia: non so dov’è andato a finire il gioiello, ma deve essere nella nostra casa'.

115. Son corso in una camera accanto, ho sollevato l’immagine di un idolo cavo dal suo posto, e la scatoletta era visibile. L'ho consegnato a tua moglie e così ho potuto portartelo su sua preghiera".

116. Dice Sardellus: "O essere meraviglioso, dimmi: quanti anni hai veramente? Sei così bello da guardare e così delicato. Mia moglie non è diventata troppo pesante per te?"

117. Dice l'angelo: "Amico, non guardare la mia figura, la mia età non si può dire, dal momento che qui sulla Terra non c'è il numero. E ciò che i miei poteri dicono, io sono impotente precisamente come te. Ma in me c’è la potenza di Dio, di cui io sono servitore. Poiché nessuna cosa è impossibile per me se il mio Signore ed eterno Dio lo vuole. Domani chiedi a Giuseppe, e adesso a Giacomo, il quale ti darà la risposta giusta. Se hai ancora un domanda per me, sono al tuo servizio".

118. Sardellus: "Gesù, dimmi se sto sognando, oppure che non sono più uomo. Veramente, presto il bene sarà troppo".

119. Gesù: "Sardellus, credilo: poiché ciò che sperimenti oggi dovrà estendersi per l'eternità, se Mi vedrai ancora una volta come Figlio dell'Uomo, solo il Padre può saperlo. Invece tu, servitore del Mio Dio e Padre, ti prego di adempiere l’incarico del nostro amico Sardellus. Tu però, Sardellus, da’ l’incarico al messaggero del nostro Dio solo col pensiero, egli lo sentirà come se lo avessi espresso ad alta voce. – E pure tu, Jonas, se hai qualcosa nel tuo cuore, parla".

120. Dice Jonas: "Io sono profondamente impressionato da tutto l’accaduto. Perdonami, e anche gli altri. In verità, a me è tutto nuovo. Così m’immagino che Dio abbia parlato a tutti attraverso un angelo. Infatti, questo giovinetto può essere solo un angelo. Ma ancora una volta, sul gioiello, posso chiederti, amico romano, di raccontarci tutta la storia del gioiello? La sua perdita deve aver colpito duramente tua moglie, visto che è caduta ammalata così gravemente".

121. "Volentieri, amici!", risponde Sardellus. "Mia madre mi donò il gioiello quando avevo quindici anni, quando a caccia uccisi un animale selvatico. Allora il bracciale si adattava alla perfezione sulla parte superiore del braccio. Quando divenni più grande, non potei più portarlo, perché non si adattava più. Mia madre però era molto affezionata a questo gioiello d’oro puro, poiché era un ricordo di mio padre che anche lui lo aveva portato nei suoi anni giovanili. L'ho sempre custodito io, e quando presi Diana in moglie, le consegnai il gioiello che un giorno avrebbe dovuto portare mio figlio. Andò perduto in modo misterioso e tutte le ricerche furono inutili, e uno schiavo fu sospettato del furto da un sacerdote. Solo grazie alla preghiera di mia moglie è debitore del fatto che conservò la vita. E così il gioiello sta davanti a noi. Se possibile, vorrei metterlo di nuovo al posto assegnato".

122. Dice Gesù: "Non farlo, perché è là che è andato perduto, leva di mezzo tutti gli idoli dalla tua casa, precedentemente è là che scomparve la scatoletta".

123. "Perché?", domanda Sardellus.

124. Gesù: “Perché un sacerdote (di questo idolo) ebbe interesse in questo gioiello e fece sospettare gli schiavi. Se tua moglie fosse morta, non avresti più visto il gioiello, quindi tienilo in tua custodia e tuo figlio un giorno lo porterà".

125. Sardellus: "Gesù, è possibile? – Sì, è possibile, poiché adesso ti ho riconosciuto".

126. "Silenzio, Sardellus! Silenzio e ancora una volta silenzio, ti dico! Però mettiti dalla parte dell’Iddio e Padre Mio, e sperimenterai la Sua magnificenza. La tua richiesta sarà adempiuta dall'angelo, perciò sii senza preoccupazioni e prenditi a cuore tutto ciò che ancora sentirai e sperimenterai oggi".

127. L'angelo scompare, allora Sardellus domanda: "Dov'è l'angelo? Non è bello scomparire senza dire addio!"

128. Gesù: "Amico, è ancora qui, ma invisibile per tutti voi. Quando andrai a Roma, allora verrai a sapere parecchio su di Me, e poi tutto ti diventerà chiaro".

129. Ora Sardellus chiede a Giacomo se non potrebbe dargli chiarimenti su cose che ha vissuto con Gesù. – "Volentieri”, dice Giacomo, e così racconta a questo romano fino a mezzanotte tutto ciò che diviene vivente nel suo cuore come ricordo. Quieto e silenzioso il romano sta ad ascoltare, e prima di ogni cosa, Jonas.

130. Poi Jonas dice: "Oh, amico Gesù, e tu, Maria, quanto profondamente sto nella mia colpa, quanto sarebbe stato facile per me se avessi provato tutto con l'amicizia. Cosa devo fare per ottenere il vostro perdono?"

131. Gesù: "Nient'altro che, come un vero e giusto sacerdote, cercare di adempiere i tuoi doveri, poiché verrà il tempo in cui anche voi tutti dovrete decidervi di essere per Me o contro di Me.

132. Tu, Sardellus, non ti meravigliare se domani sarò di nuovo lo stupido e muto Gesù. Subito dopo la colazione del mattino il tuo seguito sarà davanti alla casa e ti consumerai dal ricordo. Conserva profondamente nel tuo cuore tutto ciò che ti è venuto dalla grazia del Padre Mio, e sii assicurato che ogni volta che ti trasferisci qui nello Spirito, Mi sentirai. Per il tuo prossimo futuro non ti preoccupare di nulla, che solo di rimanere un giusto romano che ha fatto il Dio degli ebrei per il suo Dio. Queste Mie parole però devono sempre rimanere per te una Parola di Vita proveniente da Dio, quindi guardatevi intorno e trattenetevi con coloro che sono intorno a voi. Sia!"

133. Per una piccola ora essi sperimentano un pezzo di Cielo. Sardellus sta con suo padre e sua madre, Jonas solo con suo padre, ma tanto più con i sacerdoti che gli erano stati vicini in vita. Molto hanno appreso, tuttavia solo quello che è loro per la salvezza.

134. Il mattino presto il seguito di Sardellus giunge davanti alla casa e per questo non si meraviglia più. Deve solo ringraziare Dio. Ma Gesù non lo vede più.

 

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Cap. 2

Giuseppe e Maria visitano con Gesù e Giacomo la festa dei Tabernacoli[3]

1. Di nuovo si avvicina il tempo della festa dei Tabernacoli e Giuseppe si prepara ad andare a Gerusalemme con Maria. Solo una preoccupazione lo agita: Gesù sarebbe andato insieme? Egli lo vuole solo se viene anche Giacomo.

2. Dopo una faticosa camminata raggiungono la locanda che appartiene a Lazzaro. Sono accolti calorosamente alla maniera ebraica, ma son venuti molti ospiti, ci è voluto molto tempo prima di poter riposare. Qui Giuseppe incontra Zebedeo di Betsaida che è venuto con sua moglie Salomè e i suoi due figli. Essi vogliono rimanere il più possibile insieme, ma Gesù si unisce solo a Giovanni, con il quale si comprende magnificamente. Nel discorso, come al solito dopo una lunga separazione, le due donne vengono a parlare di Gesù, e Maria dà al suo cuore libero corso, e in lacrime parla di ciò che si è accumulato negli anni. Salomè è inorridita, e non risparmia i rimproveri, cosa che Maria accoglie in silenzio.

3. Giuseppe e Zebedeo non badano alla conversazione, poiché discutono alla loro maniera. Allora Gesù viene nelle vicinanze delle due madri. Salomè Lo vede, lo chiama a sé e continua i suoi rimproveri che Gesù ascolta del tutto tranquillo. – "Tu non potresti essere figlio mio! Ti insegnerei io l'ubbidienza, uomo ingrato di un figlio!"

4. Dice Gesù: "Salomè, chi ti ha dato il diritto di giudicare le Mie azioni? Se vuoi lottare, allora vedi di non venire in una lotta ancora più grande con te stessa, perché Io sono consapevole di essere un figlio obbediente. Però, sono anche consapevole del grande compito che devo adempiere!”. – E senza attendere una risposta, va fuori. – Salomè è inorridita; Maria invece piange, e quando Giuseppe entra con Zebedeo, Salomè non riesce a distogliersi come vuole.

*

5. Il giorno dopo porta ben le due famiglie sulla via del tempio per parlare di nuovo di Gesù, ma Questi dice a Giovanni: "Fratello, vieni. Andiamo da soli nel tempio, i genitori devono giungere alla loro gioia".

6. Nel cortile del tempio c’è massima attività, ci sono molti forestieri. Sono rappresentate tutte le lingue e si può udire un fragore di animali. Al che Gesù dice: "Giovanni, pensi che Jehova provi una grande gioia in questo? Cosa ne pensi?". – Risponde Giovanni: "Fa che i genitori non lo sentano, perché potremmo sperimentare qualcosa. Vogliamo vedere cosa succede qui?"

7. Vanno a un altare sacrificale, circondato da molti uomini. Una donna anziana con sua figlia, la quale porta sulle braccia un agnello, interessano i due. La giovane donna porge l'agnello al sacerdote, questi afferra la bestiola, gli taglia la gola con un coltello affilato e lo getta sull'altare ardente. Le grida di questo agnello suonano così negli orecchi di Gesù, che dice a Giovanni: "Giovanni, mai più posso vedere questo, e le grida dell'agnello non possono allietare nessun Dio. Ora vado fuori dal tempio. Ti prego, vieni con Me!". – "No, Gesù, io rimango. Cosa diranno i genitori se non mi trovano nel tempio?"

8. "Allora rimani, ma riferisci ai tuoi genitori che Io non posso rimanere nel tempio che è diventato un mattatoio".

9. Gesù esce dal tempio e corre a Betania. Giunto lì è accolto cordialmente dalle due sorelle. Lazzaro invece non c'è. Si trova a Gerusalemme nella locanda dove attende molti amici. Così il tempo passa veloce con le sorelle, perché s’intrattiene bene con loro e dà loro anche una mano. Poi Lazzaro viene proprio quando sta per andarsene, ma Gesù non si fa trattenere e va alla locanda dove soggiornano i genitori. Lazzaro lo accompagna per alcuni passi e Lo prega di salutare i Suoi genitori e Zebedeo, e di ritornare l’indomani, visto che lui non trova nessuna gioia nel tempio.

10. Gesù corre indietro a Gerusalemme e si smarrisce nella città di Dio. Allora incontra le due donne che avevano sacrificarono l'agnello e chiede a loro la via per la locanda di Mattia. Invece le donne lo invitano per intanto venire a casa loro, dal momento che la via è ben lontana e devono prima rafforzarsi, poiché per tutto il giorno non hanno ancora mangiato niente. Poi lo avrebbero portato loro in sicurezza alla locanda.

11. Così va con loro, ed apprende che l'agnello era stato acquistato allo scopo di sacrificarlo per la bambina malata che soffre già da lungo tempo. Gesù risponde alle loro domande del perché non sia rimasto nel tempio, di cui esso è certo la Casa di Dio, dove nel Santissimo dimora Jehova, con queste parole:

12. "Come può Dio, che è Amore, aver compiacimento in un tale sacrificio? L'agnello non gridava aiuto al suo Creatore? Quanto freddo e senza amore deve essere il sacerdote che, senza pietà, lo ha afferrato con le sue rozze mani, gli ha tagliato il collo e gettato sul bruciante fuoco. Io conosco un altro Dio, un Dio tanto caro e buono che aiuta prontamente ogni uomo volenteroso e buono, se le richieste di aiuto vengono da un cuore bramante. Proprio così come adesso".

13. Gesù pone le mani sul capo della piccola fanciulla e prega: "Padre caro e buono, guarda giù alla fanciulla sofferente e alla madre sofferente, e rendila sana, se sta nel Tuo piano di salvezza. Io Ti ringrazio, Tu buono e miglior Padre! Amen!"

14. Subito la fanciulletta si muove e chiede di sua madre. È libera dalla febbre e chiede qualcosa da bere. La fanciulla è guarita, le due donne si meravigliano e chiedono: "Tu, giovane amico, è diventata sana per la tua preghiera, o lo dobbiamo a Dio per aver sacrificato l'agnello?"

15. Gesù rispose: "Ringraziamo tutti il Padre Celeste, soltanto Lui può dare aiuto a tutti coloro che sono di buona volontà".

16. Così Gesù viene ora accompagnato alla locanda e ciò che si aspettava accade. Non è Maria o Giuseppe, bensì Salomè. Come una sacerdotessa sta di fronte a Gesù e versa un fiume di parole su Gesù. Ma Gesù la guarda solamente, poi dice: "Salomè, per quale motivo disapprovi le Mie azioni? Ecco, chiedi alle due donne che Mi hanno portato qui, cosa ho fatto in questo giorno. Se vuoi intimarmi la lotta, allora sta a vedere che tu non subisca danni alla tua anima. In ogni caso non hai nessun diritto di giudicarmi". Salomè comunque non osa ribattere. Allora Giuseppe va dalle due donne e chiede se possono dare informazioni su ciò che Gesù aveva fatto, nondimeno visto che, quantomeno, era andato nel tempio insieme a Giovanni.

17. Le donne riferiscono ciò che sanno e rivelano ciò che avevano sperimentato con Gesù nel tempio e a casa, ed era evidente che la loro fanciulletta era stata guarita attraverso la preghiera di suo Figlio.

18. Ora che le due donne hanno raccontato la storia, Giovanni può confermare ciò che Gesù aveva esternato al sacrificio dell'agnello, e poi aveva lasciato il tempio. Inoltre, Giovanni riferisce che a lui era diventato così noioso stare nel tempio, che anche non sarebbe più voluto andarci, piuttosto sarebbe andato con Gesù. Così ora c’è un tira e molla. Invece Salomè è l’offesa.

19. Il mattino dopo, quando devono andare di nuovo nel tempio, Gesù dice a Giuseppe: "Padre Giuseppe, Io torno a Betania se tu lo permetti. Lazzaro mi ha invitato e devo salutarvi. Posso portare Giovanni con me?". Di nuovo c’è un tira e molla, poi ottengono il permesso di andare a Betania.

*

20. Così i due rimangono ora presso Lazzaro e le sue sorelle, e in questo giorno Giovanni ottiene per la prima volta i giusti concetti su e di Dio. L'altrimenti così silenzioso Gesù sviluppa idee e pensieri sui quali Lazzaro può solo meravigliarsi. Infatti, egli dice: "Gesù, Dio deve aver in animo qualcosa di grande con te, poiché mio padre è ed era pieno di lodi e mi mise a cuore di non perderti mai di vista, perché tu sei la brama di tutti i credenti! In ogni caso, ti prego di portare qui da noi i tuoi genitori, come anche tu, Giovanni, i tuoi nel prossimo viaggio".

*

21. Per la gioia degli abitanti di Betania, vengono anche le due donne che Gesù aveva invitato, e così il giorno passa in fretta. Di sera Gesù non ha più bisogno di dire nulla, perché provvede perfettamente Giovanni. Ma Salomè blocca sempre le dichiarazioni di suo figlio e gl’impone perfino di tacere. Maria soffre pesantemente per i rimproveri che le vengono ripetutamente rivolti.

22. Ora è il giorno della partenza. Giuseppe e Zebedeo riescono ancora una volta a fare sosta presso Lazzaro in Betania. Lì dove tutti hanno sperimentato un amore e tutto si è svolto intorno a Gesù! Salomè è inferocita e non ha fatto neanche segreto del suo stato d’animo. Lazzaro, il tranquillo e sicuro, non è stato in grado di portare nell’ordine Salomè, ma lei ha imparato a stare calma e vuole aspettare cosa riserva il futuro.

23. Il giorno dopo Lazzaro procura un carro con un servitore per portare i visitatori a Betsaida e a Nazareth, ed essi sono lietissimi di poter ritornare al loro paese dopo il lungo viaggio, sani e riccamente beneficiati da Lazzaro.

 

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Cap. 3

Riparazione di una casa con Gesù presso i genitori del futuro discepolo Giovanni

1. Nell’andata, Zebedeo discute con Giuseppe riguardo una riparazione della sua casa e la costruzione di una nuova vasca per i pesci. Giuseppe promette di mandare tre figli a Betsaida prima possibile.

2. Ci son voluti mesi, e quando una sera, al tramonto del Sole, si presentano Joel, Giacomo e Gesù per restaurare la casa e la vasca per i pesci in modo che tutti potessero essere soddisfatti. Così l'opera va avanti. Salomè invece è insoddisfatta di Gesù e del suo Giovanni e gli ordina di non passare insieme a Gesù ogni ora libera. Ma Giovanni dice: "Madre, io amo Gesù, Lo amo più di quanto tu possa immaginare. Non ti posso essere obbediente. Cosa c'è di sbagliato in Gesù?”

3. Salomè: "Moltissimo, Giovanni. Non è abbastanza essere disobbediente al padre e alla madre? – Non è abbastanza disprezzare il tempio e i sacerdoti e rifiutare tutti i buoni insegnamenti, anzi non ascoltarli nemmeno?"

4. Giovanni: "Madre, ti prego, impara a comprendere Gesù! Non farò mai quello che vuoi, perché diventerei profondamente infelice!"

5. Salomè: "Stanno così le cose con te, mio Giovanni? Sperimenterai quello che farò con Gesù quando verrà a mangiare coi suoi fratelli".

6. Giovanni: "Madre, ti prego per amor della tua salvezza, sei in un errore terribile!". – Risponde Salomè: "Io? O mio Giovanni, rimarrai stupito per quello che farò con Gesù".

7. A questo punto entra Gesù nella stanza e dice: "Salomè, allora puoi iniziare subito, ma tra un'ora ci sarà qui una tempesta, poi il tuo furore bellicoso si raffredderà molto. Perciò vado di nuovo fuori, e tra un'ora vedremo cosa rimarrà di ciò che si è accumulato nel tuo interiore. Ti ho pregato di lasciarMi in pace e di non intraprendere la lotta con Me, ma tu non vuoi sentire".

8. A quel punto, una tempesta di lamenti viene su Gesù, ma Lui va tranquillamente fuori e per molto tempo ancora Salomè corre dietro insultando questo, a suo dire, spregiatore di Dio.

9. Gesù va dai suoi fratelli e dice: "Smettete di lavorare e rendete tutto sicuro e stabile, ci sarà una tempesta come non l’abbiamo mai sperimentata". Joel non vuole e si oppone, ma Giacomo dice: "Joel, se Gesù lo vuole, allora dobbiamo farlo", e così smettono con il loro lavoro.

10. Gesù va da Zebedeo che vuol montare in barca con suo figlio Giacomo e dice: "Lega la tua barca saldamente, o meglio, tirala via dall'acqua, ci sarà una tempesta come non l’avete ancora mai saggiata".

11. Salomè invece, che segue Gesù con gli occhi, si accorge che Zebedeo non vuole uscire, viene e vuole impedirlo a Zebedeo e di nuovo rovescia alcuni sacchi pieni di grossolanità su Gesù. Ma questa volta Zebedeo rimane saldo, cosa che amareggia ancora di più Salomè.

12. Già da lontano si vede il cielo oscurarsi, la tempesta arriva rapidamente, si fa buio. Lampi su lampi e un tuono rimbombante echeggia come se non volesse cessare. Allora tutti si appiattano fino a Gesù. "Giovanni, Giovanni vieni da Me", esclama Egli a Giovanni. – Salomè invece grida: "Resta qui, resta qui, non farti ingannare da Lui". – Allora un fulmine si abbatte giù e Giovanni corre fuori da Gesù che, nonostante tutte le tempeste di fulmini, in tutta calma libera la barca e vi si siede. "Vieni Giovanni, vieni" e Giovanni salta rapido sulla barca.

13. Ora però una burrasca subentra con un tale flusso, che l'acqua scorre dappertutto in casa, nel cortile e nel fienile con una violenza prorompente ed è inarrestabile. Gesù invece rimane asciutto con Giovanni nella sua barca.

14. Un’ora intera dura il temporale e non solo Zebedeo con la sua famiglia, ma tutti quelli che dimorano sul Mare di Genezareth, provano una paura mortale. Nessuno ha mai visto una tempesta simile e il danno è immenso in tutte le capanne[4].

15. La tempesta è passata. L'acqua si calma visibilmente e i fratelli osservarono la devastazione. Poi viene Zebedeo, si batte le mani sulla testa e si affligge che tutto il lavoro è stato inutile. Salomè invece sta muta come una colonna di sale davanti all'enorme danno. Quando però Gesù e Giovanni stanno asciutti davanti a lei, vuole andarsene, ma Gesù dice: "Salomè, vuoi ancora disputare con Me? Vedi, questi sono i mezzi che l’eterno Padre Mio deve applicare in coloro che non vogliono conoscere il Suo inconcepibile Amore!"

16. Salomè comprende. Piangendo in silenzio rientra in casa. Giovanni la segue e dice: "Madre, mentre tu vivevi nella paura e nell'angoscia, io ho sperimentato qualcosa di così bello con Gesù come non potrebbe essere più bello nel Cielo. Se tu avessi creduto nella forza e nella potenza di Dio in Gesù, la nostra casa non sarebbe stata minimamente colpita".

17. Salomè tace, e Gesù tace altrettanto. Il danno sembra grande, ma con Gesù il lavoro prosegue velocemente. Si diffonde notizia che Zebedeo avesse in opera carpentieri di Nazareth, allora vengono molti che pregano i fratelli di venire da loro, poiché la tempesta ha causato enormi danni.

18. Joel è pieno di preoccupazioni. A chi deve servire? A casa li aspettano. Cosa fare? Ora domanda anche a Gesù cosa deve fare. Gesù risponde: "Noi restiamo, Joel, faremo tutto ciò che si può fare, o vuoi dimenticare tutto ciò che può essere fatto da Me e con Me? Iniziamo coi più poveri, e precisamente con Simon Giuda che verrà da te già oggi. Però, fratello, ti prego, non Mi ostacolare quello che Io stabilisco".

19. Dice Joel: "Volentieri, Gesù, perdona se spesso non ti ho visto di buon grado". Giusto allora arriva Simon Giuda, si rivolse a Gesù e chiede chi guida i lavori. Gesù gli dice: "Simon, Joel è il più vecchio, ma parla con calma: quali sono i tuoi desideri?".

20. Simon lo fa e Gesù dice: "Simon, accadrà ciò che desideri, ma il tuo sacerdote si opporrà perché eseguirò il lavoro con Mio fratello Giacomo".

21. Simon gli dice: "Sì? Da dove sai questo? Con i sacerdoti sono sempre stato in buoni rapporti".

22. Gesù: "Hai ragione, Simon, ma dal momento in cui veniamo in casa tua, la pace della tua casa è bella e finita".

23. Simon risponde: "Indipendentemente da ciò che accadrà, la mia casa deve essere messa in ordine, un'altra tempesta come questa, e la casa è finita".

24. Joel lavora presso una vedova, e Gesù e Giacomo vanno da Simon. Già l'indomani viene il sacerdote e rimprovera Simon perché ha trascurato di chiedere al sacerdote il permesso di far restaurare di nuovo la sua casa.

25. Simon domanda: "Il tempio con i suoi sacerdoti mi riparerebbero il danno? E risarcirlo? Allora i costruttori di Giuseppe di Nazareth se ne andrebbero subito. Ma poiché voi volete solo comandare e determinare e siete preoccupati per la decima, allora andate; poiché fintanto i costruttori sono qui, io non andrò a pescare, o mi volete ridare la decima per le spese che questo danno costa?

26. Il sacerdote diventa duro e dice: "Adesso sono io il proprietario della tua casa e decido cosa avverrà qui, e voi, figli di Giuseppe, lasciate subito questa casa, perché siete entrati senza il mio permesso".

27. Gesù viene avanti e dice: "Nathan, va in pace da qui e lascia Simon tranquillo, poiché la vostra inimicizia è rivolta a Me. E non lasciare che Simon debba pagare per il fatto che cerca aiuto presso di noi, poiché tu conosci il Mio potere. Ricordati di Nazareth e del Mio padre adottivo Giuseppe, come egli ti pregò di lasciarMi in pace. Te ne andasti, e questa fu la tua fortuna. Vattene anche da qui e sarà di nuovo una fortuna per te!"

28. Dice Nathan: "Gesù, è una minaccia? Cosa succede se resto col mio proposito?" – "Nathan, va’ e non ci fermare. Non ti tocca il travaglio di Simon? Un'altra tempesta e tutto è finito", dice Gesù.

29. Risponde Nathan: "Io resto col mio proposito, è ancora il tempio a determinare le mie azioni".

30. Gesù: "Nathan, presso di Me è l’amore a determinare le Mie azioni, ma poiché l'amore non vuole la lotta, ti prego, va’, e vieni di nuovo quando la casa sarà pronta e tutto sarà come dimenticato".

31. Nathan se ne va, interiormente lotta tra dovere e amore, e Simon è lieto di non aver perso questo amico. Anche questo lavoro va rapidamente alla fine e viene il momento della partenza. A questo punto viene ancora una volta Nathan, esamina il lavoro e dice a Simon: "È come un miracolo per questi falegnami, solo, peccato che Gesù non si converta al tempio e a noi. Possa il tempio fare quello che vuole con Lui, io non mi volgerò mai più contro Gesù!"

32. Simon: "Nathan, cos’è successo, cos’hai tu contro Gesù, il Figlio del falegname?"

33. Nathan: "O Simon, moltissimo, Gesù deve essere associato a uno stregone, perché c'è qualcosa in Lui che non può essere sondato. Non hai notato come il lavoro va velocemente dalle sue mani? Tutti noi abbiamo severi ordini del sommo sacerdote di sorvegliare questo Gesù e fermarlo al minimo errore. Dove ha trascorso Gesù il Sabato? Io non l'ho visto nella sinagoga".

34. Simon: "Nathan, io non lo so. Di mattina non era più qui e la sera era silenzioso, com’era sua abitudine, così mi ha riferito suo fratello Giacomo".

35. Nathan: "Simon, mi puoi dare informazioni dove vanno adesso i due costruttori? – Simon: "Vanno da una donna greca, come ho sentito dire. Spesso lei era là, ma non sono riuscito a saperne di più".

36. Nathan: "Ti ringrazio, Simon, ma dalla prima pesca mi spetterà di nuovo un buon pesce. La tua informazione che vanno dalla greca Hella vale per me più che il pesce. Per lo meno non è il mio distretto, già mi dispiace adesso per il sacerdote Levi, visto che lui ha espresso che se s’incontra col Nazareno, succederanno molte cose".

37. "Avvisalo!", ammonisce Simon. "Avvisalo, non deve intraprendere niente! _O devo farlo io?"

38. "Ci proverò io, Simon!"

39. I tre fratelli sono occupati presso la vedova Hella, quando compare un sacerdote e ordina rigorosamente a Joel di abbandonare il terreno, dal momento che Hella è molto inaffidabile, sebbene si professi per il tempio!

40. Parla Joel: "Levi, lasciaci lavorare. Noi vogliamo tornare a casa. Nostro padre Giuseppe sarà in ansia, dal momento che siamo lontani da Nazareth già da mesi".

41. Levi: "Joel, qui decido io, ma poiché Hella non ha seguito i consigli che io le ho dato, deve proprio sopportare la punizione che io le applico".

42. Joel: "Levi, non dimenticare che suo marito era un suddito romano e riceve aiuto dai romani".

43. Levi: "Non mi interessa! Ad ogni modo, io pretendo che vi allontaniate".

44. Joel: "Levi, per favore lasciaci lavorare. Ma perché non ti tocca il cuore il bisogno? A una vedova, a una benefattrice come nessun'altra, che ha fornito tutto il materiale ai danneggiati della tempesta, perché suo marito aveva molti amici benestanti. E tu, vuoi veramente costringerci con le minacce?"

45. Levi: "Sì Joel, dovrà essere per me una gioia speciale. Deve pregarmi sulle ginocchia, perché ha fatto tutto senza la mia approvazione! Lei dona a tutti gli uomini e non porta mai le decime. Dobbiamo recuperarle!".

46. Adesso interviene Gesù e dice: "Joel, non lasciarti distogliere dal servitore di Jehova, poiché il tuo datore di lavoro è la vedova Hella. E tu, Levi, va’ a casa subito e impedisci le disgrazie che si accumulano sulla tua abitazione. Non sei mai stato amico per la nostra casa, così non ti meravigliare se anch’Io non sono per te come tu lo desidereresti".

47. Risponde Levi: "Così Tu, Gesù, aborto di una donna giudea, osi minacciarmi? Vogliamo vedere! Vogliamo vedere!".

48. Giacomo corre da Levi e dice: "Levi, non andare oltre. Nel Nome di Jehova, pensa a Nazareth".

49. Levi se ne va e subentra la quiete. Il lavoro prosegue rapidamente, perché deve essere completato in fretta. La donna greca ha ascoltato il colloquio tra Levi e i fratelli, e senza che ne parlasse a nessuno, informa il commissario romano.

50. Joel si rallegra immensamente. Tutto va alla perfezione e la piccola casa sembra magnifica col fabbricato aggiunto che i fratelli hanno fatto. Hella, esprimendo la sua gioia, chiede quando il lavoro sarebbe finito, e Joel dice: "Penso domani al tramonto, se non capita niente in mezzo". – Domanda Hella: "Come mai, se non capita niente di mezzo?  Hai la sensazione che accadrà una disgrazia?"

51. Joel: "Sì, cara madre di famiglia, non sono tranquillo, perché Levi non si fa vedere".

52. Hella dice: "Joel, da quando sei timoroso? Non preoccuparti, ho fatto in modo che noi qui rimaniamo indisturbati. Così domani inviterò i miei amici e daremo una piccola festa. Allora questo Sabato rimarrete ancora presso di me".

53. Joel dice a Giacomo e a Gesù: "Sarò contento quando finiremo qui, c'è un turbamento in me come se stesse per accadere qualcosa che ci porterà grandi danni".

54. Gesù: "Qualcosa accadrà, ma nulla accadrà a noi. Però vogliamo rimaner quieti. Lasciamolo alle leggi del mondo e ai loro custodi, e questi vigilano".

55. In Joel c’è una pressione, è così agitato che non si accorge che due carri entrano nel cortile e cinque uomini cominciano presto a portar via i mobili della piccola casetta pronta, e a caricarli su.

56. Giacomo, che se ne accorge, dice: "Guardate lì, adesso il nostro lavoro è certamente stato vano, i servitori del tempio sono all’opera".

57. Gesù: "Lasciateli fare ciò che vogliono, oggi verrà messa una fine a questa attività del tempio, senza il nostro intervento".

58. Quando i carri sono pieni, una truppa di romani a cavallo entra nel cortile, come se Hella la stesse aspettando, e ordina subito di rimettere di nuovo i mobili, dove e come stavano nelle stanze. Una risata di scherno del sacerdote Levi è la risposta e subito il romano è al suo fianco e dice con tono tagliente: "Sei stato sorpreso di rapina e di furto nella casa di una donna romana, il tuo tempio non ti potrà proteggere, poiché la proprietaria sta sotto la protezione dell'imperatore".

59. E dice a uno dei suoi uomini: "Lega quest’uomo, ma così che non possa muoversi". Nell’istante in cui è eseguito l’ordine, dice ai servitori del tempio: "Mettete tutto di nuovo a posto, altrimenti subirete il destino che ha colpito il vostro sacerdote".

60. I servitori portano tutto di nuovo in casa e nel frattempo Joel dice che tutto è pronto. I primi visitatori già arrivano e ammirano la piccola, graziosa casetta e i costruttori. Tutto è stato messo in ordine e nessuna traccia rivela che i carpentieri sono stati impiegati qui.

61. Il sacerdote è rinchiuso nella stalla e un soldato sta di guardia. E poiché grida fortemente, si becca un bavaglio in bocca e così la quiete è ristabilita. I servitori devono portar via i carri e viene stabilito l'interrogatorio, ma per il giorno dopo.

62. Il romano, che ammira questa piccola casa, dice a Joel: "Caro amico, dove hai imparato il tuo mestiere? Un tale lavoro così ardito non l’ho ancora mai visto. Perché non è stato costruito alla maniera ebraica?"

63. Joel: "Abbiamo imparato dal nostro vecchio padre Giuseppe di Nazareth, che è conosciuto dappertutto come un buon carpentiere. La vedova voleva avere la casa come la sua casa paterna della natia Grecia, e allora a me non sarebbe riuscito se non fosse venuto in mente a mio fratello".

64. Il romano chiede: "Chi è? Non sarà di certo il più giovane"? – "Nondimeno è Lui!". – Il romano dice a Gesù: "Amico, in te ci deve essere più che un ebreo, poiché un ebreo non costruisce in stile pagano".

65. Risponde Gesù: "Amico, in ogni uomo vive così tanto, che se egli lo sapesse, allora sarebbe in più di una cosa molto più saggio".

66. Il romano: "Amico, Tu Mi interessi. Dimmi: come costruiresti il piccolo porto in questa baia che appartiene alla casa? A me questo attuale non piace affatto".

67. Gesù: "Sì, caro amico, il costruttore non ha pensato ad una cosa, e cioè che una tempesta spingerebbe l'acqua direttamente nella casa. Io qui innalzerei in lungo una rampa, così la casa sarebbe protetta, e dall'altra parte della rampa sarebbe molto più facile entrare nelle chiatte, così come lo scarico e il carico delle barche”.

68. Il romano: "Amico, in Te deve esserci un costruttore edile, non hai ancora mai dato a Tuo padre un qualche cenno simile?"

69. Gesù: "No caro amico, Mio padre Giuseppe è un buon carpentiere, ma non può e non deve costruire come vuole, bensì decidono il sacerdote e il committente".

70. Il romano: "Che centra questo con i vostri sacerdoti? Coi miei soldi posso costruire come mi pare e piace".

71. Gesù: "Tu sì, caro amico, ma non un ebreo. Mio padre Giuseppe non avrebbe neanche messo ordine in questa casa, ma Mio fratello Mi ha affidato il diritto e la responsabilità. E nessuno Mi può proibire qualcosa se il Padre Mio in Me mi ha dato l'indicazione".

72. Il romano: "Tu sei quel Gesù che la progenie del tempio avrebbe voluto annientare già da molto tempo se fosse stato loro possibile?"

73. Gesù: "Sì, quello sono Io, ma annientare Me non è così facile, perché non ho ancora adempiuto il Mio compito. Quando avrò adempiuto tutto, allora sì. Ma non un minuto prima!"

74. Il romano: "Quindi tu sei il fanciullo prodigio di cui mio padre fantasticava sempre. Io l'ho dimenticato da lungo tempo, dal momento che lui non c'è più, ma troppo volentieri ti avrebbe parlato ancora una volta, poiché per amor tuo tutti gli idoli dovettero lasciare la nostra casa. E per amor tuo non sono stato educato nel senso dei nostri déi; perciò sono sempre sospeso tra gli déi e l’Iddio sconosciuto. Quanto volentieri avrei voluto riconoscere Mosè e i profeti, ma quale immagine mi hanno dato i templari? Guarda quello lì nella stalla, nel cui Dio non posso e non voglio credere. E io mi dovrei guastare col vostro Dio?".

75. Gesù: "Amico, impara una buona volta a conoscere il nostro Dio, ma non nel tempio tra i sacerdoti, bensì in mezzo al popolo che si sforza di servire Dio come fece Abramo e a compiere la Sua Volontà".

76. Tutti odono questa conversazione, allora Hella dice: "Ma non possiamo discutere questo in casa? Il pasto attende e gli ospiti stanno arrivando. I costruttori oggi non hanno ancora mangiato nulla".

77. Tutti si raccolgono nella sala da pranzo, ma cos’è successo? La sala è molto più grande, Joel non crede ai suoi occhi e fa un giro ancora una volta intorno alla casa. Dall'esterno è lo stesso come dall'interno. 'Qui gatta ci cova. Devo rimanere in silenzio per amore degli altri’, dice a se stesso. Joel non è stato nemmeno in grado di parlare. Gli ospiti sono venuti ed elogiano i costruttori per il loro meraviglioso e veloce lavoro. Diviene un giusto pasto d'amore, ma il sottoufficiale romano non riesce a controllarsi. Non c’è quindi da meravigliarsi che il romano si rivolga a Gesù con la domanda su cosa sia stato di suo padre e di sua madre, dal momento che essi non han potuto staccarsi dal tempio. Gli dice: “Poiché quello che mio padre ha messo a me nel mio cuore, mi è rimasto”.

78. Dice Gesù: "Cosa devo dirti? Innanzitutto, il Mio tempo non è ancora venuto, tempo in cui Mi presenterò davanti a tutti. Lì a Nazareth sono adesso l’istigatore e avvelenatore di tutti. Non conosco amici; esteriormente sono il figlio obbediente dei miei genitori, altrimenti quasi tutti gli uomini mi evitano e mi temono come la peste. Ma questo è il frutto dei templari. Tra alcuni anni, quando sarò unito sempre più col Padre Mio eterno, sarò più sicuro e anche più indipendente. Chiedi a Mio fratello Giacomo, che potrà dirti molto di più su di Me di quanto lo possa Io!"

79. Un soldato comunica al suo sottoufficiale che il sacerdote imprigionato chiede di essere rilasciato, ma come risposta è data un 'no'! Un greco, un vecchio amico della vedova Hella, domanda: "Perché proprio oggi è successo una cosa del genere, alla celebrazione di questo giorno?”

80. Allora dice il romano: "Amico, ho colto di sorpresa i templari a rubare nella proprietà di un cittadino messo sotto la protezione romana. E ciò, solo perché i costruttori hanno rinnovato la casa senza l’approvazione dei sacerdoti, poiché la tremenda tempesta aveva danneggiato gravemente tutto".

81. Il greco: "Perché ti sei messa sotto la protezione dei romani, cara amica?" – Hella: "Ebbene, perché non c’è da fidarsi dei sacerdoti, poiché essi sostengono che questo paese appartiene solo al popolo di Dio ed essi sono i Suoi rappresentanti. E così ho pace davanti a loro, sebbene mi professi al Dio dei giudei!"

82. Il greco: "Amica, anch'io mi professo al Dio dei giudei, ma mi sono sbagliato sui rappresentanti del loro Dio. Ciò che mi stava a cuore era di conoscere colui che è riuscito a convincere mio padre ad allontanarsi da Zeus, e fare suo l’Iddio giudeo. Oggi incontro il Figlio del venerabile Giuseppe di Nazareth e sperimento in lui un uomo naturale e pratico, che però, onestamente, confessa che il suo tempo non è ancora venuto per presentarsi dinanzi a tutti, e mi rimanda a suo fratello Giacomo".

83. Il greco ora si rivolge a Gesù e lo prega di essere una buona volta completamente aperto e di svelare l’involucro col quale si avvolge.

84. Gesù: "Amici, quanto volentieri vorrei farlo, ma finché non percepirò la direttiva del Padre Mio in Me, taccio".

85. Il romano: "Amico, cosa c'entra tuo padre in te? Questo è per me un mistero dei misteri. Se parli con determinazione del padre tuo in te, allora devi anche poter dimostrare questo padre.

86. Mio padre non parlava quasi mai di unPadre’, ma solo del Dio dell’Amore, della Verità e della Sapienza, e Creatore del Cielo e della Terra. Tutto viene da Lui, e non c'è nessun Dio all’infuori di Lui.

87. Tutto il resto erano illusioni e idoli morti. Egli ha accertato e trovato che nel fanciullo Gesù c'era mille volte più vita che negli dèi ai quali era tributario e contribuente. Quindi, amico mio, ti prego di darmi la risposta liberatoria!"

88. Tutti stanno ad ascoltare con l’orecchio teso la conversazione, e ora attendono la risposta di Gesù che sta seduto tranquillamente.

89. Questi dice: "Amici, perché volete sapere da Me ciò che sta in tutti voi? Conoscete Mosè e i profeti, perciò voi tutti sapete ciò che è conosciuto già da molto tempo, cioè che la fiamma dell'Arca santa viene alimentata artificialmente. Voi lo sapete che i romani hanno conoscenze nel Santissimo e che in ogni essere umano vive qualcosa che noi uomini designiamo come amore.

90. Tu, amico, parli volentieri di tuo padre come lui Mi ha sempre amato. Che cosa amava tuo padre in e di Me? Nondimeno, solo quello che chiamo come dono di Dio Padre in Me, e percepisco questo dono come parole, come sentimento benefico, spesso anche come dolore, come immagini e cose che vedo e sperimento. Non posso dare un’altra prova, perché quando la rivesto con delle parole, è solo una debole espressione di tutto ciò che Mi anima, Mi riempie e suscita in Me una soddisfazione interiore.

91. Anch’Io non sono ancora libero da ciò che è in Me come umano, ma se ho l’unione con la Vita divina, vita che Io qualifico come Padre, allora per Me è come se non fossi più Io, ma che è Dio a operare in Me, e tutto ciò che voglio in questa unione con Lui, avviene immediatamente!"

92. Il romano: "Così parlava anche mio padre, ma erano solo parole che causavano in me sempre un ardente desiderio di venire a sapere una buona volta la giusta verità. La mia preghiera è stata accolta: rendere servizio nella terra dei giudei. Gerusalemme non è il posto per me, non ho ancora trovato ciò che mi avrebbe soddisfatto. Anche tu non mi soddisfi ancora, ma bruciante è la brama di imparare a conoscerti più da vicino e meglio, poiché ci sono anche sacerdoti pagani che possono operare prodigi, purtroppo con mezzi che io devo rifiutare. Mosè non mi è estraneo, come anche i vostri profeti, ma per me è strano ciò che è stato fatto di Mosè e dei profeti. I vostri sacerdoti e i nostri sono una e la stessa cosa: in nessuno c'è verità, né amore né cultura del cuore".

93. Gesù: "Tu puoi aver ragione, ma non sono tutti così. Ovunque, dove incontri uomini, trovi enormi differenze. Rifletti: anche tra voi romani ci sono uomini molto duri, e solo quando uno si riconosce ed è onesto per se stesso, distinguerà tra ciò che è buono e anche non buono. Proprio tuo padre era un uomo duro, e non Io come fanciullo o come Dio di eternità in eternità cambiai il suo duro sentimento, ma lo fece da se stesso. Quante volte tua madre ti ha parlato della vita, di come tuo padre sia stato così duro, e solo a un fanciullo fu debitore del fatto che aveva riconosciuto il male nel suo petto. Ben ero Io il fanciullo, ma non Io nella Mia personalità, bensì Dio in Me!

94. Vedi, caro Arminius, Io ero solo il vaso, e anche adesso sono solo un vaso dello Spirito proveniente da Dio. Ciò che sono Io adesso, lo puoi tu e lo potete diventare tutti voi; sì, dovete diventarlo. E per questo che sono venuto in questo mondo, per spianarvi la via alla Verità proveniente da Dio che tuo padre ha chiamato e riconosciuto come Verità, Amore e Vita. Ma per amor della nostra vedova vogliamo continuare la conversazione più tardi, perché altrimenti il cibo diventa freddo e la gioia dell’ospitante diminuirà".

95. Il cibo, preparato alla maniera giudaica, è tutto come un dono divino. Pesce e carne d’agnello, pane e legumi e un vino come raramente arriva su una tavola, e tutto per la gioia, poiché la casa è di nuovo secondo il suo ardente desiderio. Durante il pasto viene ora ancora Simon Giuda con sua moglie, e Zebedeo con la sua famiglia, perché Hella, la padrona di casa, li ha invitati con urgenza perché non poteva non donare ai costruttori questa gioia. Così adesso il suo desiderio si è adempiuto, la casa piena di ospiti, e Quello nel mezzo è Colui che è odiato nell’intera Giudea e nella Galilea.

96. Hella dice: "Miei cari amici, mi siete tutti i benvenuti, in me c’è tanta gioia che potrei piangere ad alta voce. Mio marito, che io sento così vicino, deve provare esattamente la stessa gioia come la provo io, perché sempre continuo a pensare a lui. Anche lui era pieno di gioia nel cuore quando poteva dare una festa, e non chiedeva se eri giudeo o greco, per lui tutti erano uomini. Che io abbia provveduto al legname da costruzione per tutti i bisognosi, era completamente nel senso di mio marito, lo può testimoniare il nostro amico Hermes. Purtroppo i miei figli non possono essere qui a questa festa e così vi prego di considerarvi tutti come figli miei, anche tu, Gesù. Come ti sono stata a guardare, quanto ho desiderato sentire da te un suono, quando parlavi con i tuoi fratelli. E sono stata felice, come al tempo del mio primo amore. Perciò rallegratevi tutti con me, e Dio, l’Eterno e Benevolo, ci donerà volentieri la Sua Grazia".

97. Quando tutto il vasellame è sparecchiato da alcune donne di servizio, il vino e i calici rimangono sui tavoli disposti come se formassero un quadro.

98. Allora dice il romano: "Amici, ci possa ora toccare la grazia per amor della quale siamo stati qui chiamati. Non siate turbati dalle domande che porrò al giovane amico Gesù, poiché brucio per la verità intorno a quel Dio che voi chiamate 'il Vero' e 'l'Eterno'. Che cos'è Zeus per me, che cos'è il Dio dei giudei per me? Pur solo un'immagine dalla quale non divento saggio. Per mezzo di Gesù, mio padre divenne un uomo, come m’immagino il padre di Gesù – Giuseppe, il vecchio fedele carpentiere di Nazareth, presso il quale egli si tratteneva a lungo al seguito del governatore. Così nella mia infanzia e giovinezza crebbi in modo diverso dai figli di genitori ricchi.

99. Come morì mio padre non lo so, ma mio fratello come anche mia madre mi riferirono che la sua morte deve essere stato un momento solenne, poiché fu portato dall’altra parte nel regno dei morti da esseri di natura soprannaturale.

100. Che adesso io bruci di conversare con questo Gesù, di cui non ho sentito quasi nulla di buono, ma tanto più di cose cattive, è chiaro, ma m’importava più di Lui, che attraverso le narrazioni degli altri. Oggi Lo incontro. Oggi mi viene una luce nuova. Già le poche parole mi hanno reso curioso e voglio chiarezza sulla Verità divina. Voglio sperimentare tutto per conoscere l'essenza dell'amore e le radici di base della vita. Perciò, caro amico Gesù, parlaci! Però, parla in modo tale che ci diventi tutto per il bene e per la benedizione".

101. Gesù: “Quanto volentieri voglio farlo, ma non sarebbe meglio se Mio fratello Giacomo vi parlasse per primo? Infatti, egli può parlare di quello che ha vissuto e sperimentato come giudeo, come il vero figlio del padre Mio adottivo Giuseppe. Ci sarà ancora tanto tempo per Me, poiché oggi, per la nostra padrona di casa è un giorno di festa".

 

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Cap. 4

Giacomo racconta un'esperienza con Gesù nella casa dei genitori

1. Giacomo si alza e dice: "Seguo volentieri la chiamata del Fratello mio Gesù, il quale mi è Fratello solo nello Spirito di Dio, poiché Gesù è il Figlio della madre Maria, ma non ha nessun padre terreno, poiché la Sua nascita è e rimane un prodigio dei misteri divini. E come la Sua nascita rimarrà un eterno mistero per tutti gli increduli, così anche la Sua vita è il mistero più grande. Riguardo te, amico romano, io conosco e ho conosciuto tuo padre nella casa di mio padre Giuseppe in Egitto e in Nazareth. Proprio tuo padre era direttamente innamorato di mio Fratello, e oggi sperimento il frutto di questo amore, come una pianta di desiderio ardente nel tuo cuore.

2. Quando Gesù era ancora un bambino, io ho sperimentato meraviglie su meraviglie. Come tutto sbiadisce nella vita e nell'affaccendarsi terreno, così sbiadì anche in Gesù il meraviglioso e il divino, e anch’io non ho più compreso mio Fratello Gesù. Non voglio parlare del dispiacere che portò inquietudine su inquietudine in casa di mio padre. Ma voglio descrivere quante volte ho pregato mio Fratello Gesù di cambiarsi e di vivere così come vivevamo noi fratelli e sorelle, per la gioia del nostro padre Giuseppe e di sua moglie Maria, i quali soltanto hanno meritato il nostro amore e la nostra gratitudine. Ciò che recava a mio padre Giuseppe il più grande dolore, era questo: Gesù non pregava come noi! Lui sedeva a tavola silenziosamente, e spesso notavo nel Suo volto che Gli faceva male. In un giorno di questi Gli chiesi il perché non pregasse con noi.

3. Allora Egli disse: ‘Giacomo, hai dimenticato tutto, non ricordi più che non puoi apprendere tutto da Me, ma nel tuo cuore?’. – Allora divenni insostenibile e dissi: ‘Gesù, a volte mi diventi inquietante, non può essere vita divina quella che vivi. Quante volte tua madre ha pianto e tu, o Gesù, sei duro come una pietra? Quando io penso alla mia di madre, …come ci ha insegnato la gratitudine! E tu? Vuoi servire un Dio che si trova in te? Oh, comincia una buona volta a ringraziare per l'amore che tua madre ti fa pervenire. Dovrei qui, dimostrare ancora, fede in te? No, perché ho perso la fiducia in te!’. – Sapete che cosa fece Gesù? Uscì e mi lasciò solo. Così sembrava in me, cari amici, e tu caro signore. Ma col tempo mi sono abituato al Suo modo di fare e alla Sua vita. Adesso invece è diventato ancora più opprimente con Gesù. Egli in genere non ha più nessuna considerazione per noi. Nel lavoro quotidiano ho dovuto spesso dire a me stesso, con tutto il rispetto, 'Ci manca ancora molto (da fare)!', allora però avveniva una ricaduta che annientava in me tutto ciò che viveva nell'amore e nell’affetto per Lui. Per una migliore comprensione, posso riferirvi qui un solo avvenimento:

4. Una parente di nome Maria aveva visitato la nostra casa per vedere Gesù, ed entrambi erano un cuore e un'anima sola[5]. Mentre lavoravamo nel laboratorio, lei era lì dove eravamo noi; questa Maria era venuta solo per vedere Gesù e, se possibile, cogliere solo poche parole da Lui. Ma Gesù, in un giorno di Sabato, come sempre era scomparso, e quella Maria con Lui. Cosa che fece soffrire Giuseppe nel suo angolo di preghiera. Il nostro cuore avrebbe potuto spezzarsi, e Sua madre piangeva e non riusciva a calmarsi, e perché? Perché la giovane Maria era andata con Gesù senza avere il permesso del padre Giuseppe. Mio padre in quel giorno di Sabato non lasciò la casa, e quando un amico, un sacerdote, lo visitò, poiché credeva che fosse malato perché non era andato alla sinagoga, allora Giuseppe alleggerì il suo cuore e riferì al templare il suo grande dispiacere.

5. Il sacerdote si indignò e promise di raddrizzare questo profanatore del Sabato. Oh, questo fu un Sabato a causa di Gesù e di Maria, custodito dalla madre Maria come un gioiello.

6. Venne la sera e la cena non fu preparata, perché il padre Giuseppe aveva ordinato il digiuno per non affliggere Dio ancora a lungo. Quando fu buio, entrambi, Gesù e la giovane Maria, arrivarono. Oh, quale accoglienza del canuto padre Giuseppe. Oh, potessi io darvi le parole che non posso dirvi, parole che Giuseppe disse a Lui in faccia. Gesù invece, come sempre, uscì  senza nemmeno salutare e andò nella sua camera. Questo irritò ancora di più Giuseppe, e Maria prese la fanciulla nelle sue braccia e le chiese piangendo: 'Maria, dove siete stati? Figliola, come hai potuto farci questo?'

7. La giovane Maria disse: 'O madre, Gesù mi ha chiesto ieri sera se volevo passare un Sabato con lui. Allora ho detto di sì senza riflettere.

8. Lui mi disse: 'Presto, molto presto, molto prima dell'alba ti chiamerò'. – Nella notte mi svegliai perché sentii la sua chiamata, ma come in me, e rapidamente mi alzai dal mio giaciglio, presi la veste e presto fui al suo fianco. Lui mi strinse la mano e non la lasciò più, e in silenzio corsi accanto a Lui, che non mi rivolse nessuna parola. Io non so dove siamo andati; lontano lontano, abbiamo corso verso un’altezza attraverso una foresta, e angosciata chiesi a Gesù: 'Dove andiamo? Non abbiamo il minimo cibo, io ho paura!'

9. Allora Gesù disse: 'Maria, se hai paura, allora torniamo subito indietro. Ma non volevi celebrare con Me il Sabato?' – Rimasi in silenzio, ma Gesù mi disse: 'Maria, vedi, il Sole è sorto, in breve tempo saremo alla meta'. Così è anche stato. Su una stupenda collina ci siamo seduti e per molto tempo abbiamo contemplato i nostri dintorni. Allora Gesù mi disse: 'Siediti qui in silenzio, Io mi siedo laggiù su quella sporgenza rocciosa. Poi scopriti e lasciati irradiare convenientemente dalla luce del Sole'. Io lo feci, e, cara Madre, ciò che ora accadde, è per me la più grande meraviglia e anche la più grande beatitudine. Era come se un nuovo mondo si aprisse in me. Vidi uomini così incredibilmente belli, come non ne ho ancora mai visti. Stavo in mezzo a loro e ciò che sentivo erano meravigliosi canti e salmi, e mi sembrava come se Gesù stesse in mezzo ai molti, molti uomini beati.

10. Oh, quale magnificenza ho sperimentato lì, e fui richiamata dalle parole di Gesù: 'Maria, vieni, copriti di nuovo, dobbiamo andare a casa. Tu Mi hai reso oggi il più grande servizio, perché ho sperimentato quale tempio è il corpo di un uomo pacifico, e più tardi lo verrai a sapere, quando benedirò i tuoi figli'. – Siamo andati mano nella mano senza dire una parola, silenziosamente, e ciò nonostante nel cuore così beati verso casa. E ora, ciò che mi è stato donato oggi è tutto disturbato’. – La madre Maria premette la fanciulla al suo petto, pianse e disse: ‘Maria, ahimè, se potessimo comprendere tutto, così come lo comprendi tu’.

11. Cari amici, come fummo tutti svergognati! Anche il padre Giuseppe,  ma lui rimase amareggiato. Io ho perdonato Gesù nel cuore, ma gli altri fratelli no, poiché erano stati puniti perché in quel Sabato sera non  era stato permesso loro di mangiare. Dunque, quando la giovane Maria avrebbe dovuto mangiare (quale ospite), disse: Oh, io non posso mangiare, perché sono così sazia di tutto il bello e meraviglioso, che non ho nessun bisogno di mangiare qualcosa’. Tuttavia questo giorno ebbe una cattiva e dura conseguenza, poiché il sacerdote Levi, quello stesso che adesso si trova nella stalla, dopo alcuni giorni venne da noi in casa. Vide Gesù e andò verso di Lui come un furibondo; allora Gesù disse: Levi, chi ti ha dato il diritto di gettarti su di Me come un furibondo? Taci! Tu, invece, padre Giuseppe, finisci i cucchiai della zuppa che ti sei fatto preparare. Guarda come puoi riportare all’ordine il tuo amico Levi, affinché non abbia da portare tu le conseguenze’.

12. Gesù lasciò la stanza di soggiorno senza parole, Levi invece non poté parlare. Rimase a lungo muto, ma anche il nostro padre Giuseppe, poiché Gesù non era da smuovere per dargli una speranza. Abbiamo sofferto a lungo tra le avversità, nonostante ciò ho dovuto riconoscere che, nondimeno, era il più grande amore di Gesù; solo, che noi non volevamo capirlo.

13. La giovane Maria, la parente, lasciò la nostra casa il giorno dopo, perché Gesù volle così. Dopo mesi, Giuseppe andò da se stesso da Gesù e gli disse: Mio Gesù, io so che non ho mai voluto concederTi il diritto di vivere come un pretendente nella mia casa’.

14. Doveva accadere un'esperienza diversa, affinché anche padre Giuseppe potesse dire a Gesù queste parole: Gesù, io sospetto del grande, ma non posso staccarmi dal tempio. Vivi in futuro così come ti senti meglio. Levi può parlare di nuovo perché di fronte a lui ho sostenuto la Tua strada come quella giusta. Levi ha promesso di non intraprendere più nulla’.

15. "Potessimo anche noi sperimentare questo evento", dice il romano. "Finora ognuna delle tue parole mi ha toccato così profondamente, come se mi parlasse mio padre".

16. "Volentieri", risponde Giacomo. “Un greco, un buon amico della nostra casa, venne da mio padre Giuseppe completamente costernato e lo pregò di inviare subito due o tre figli, poiché una tempesta gli aveva causato danni troppo grandi e tutto quello che aveva fatto con alcune persone era come inutile, perché mancava loro l’esperienza, ma avevano materiale a sufficienza.

17. Padre Giuseppe disse:Con piacere, se il sacerdote lo permette, rimani per oggi nostro ospite, mi metterò subito in moto per smuovere il sacerdote a dare il permesso’.

18. Quando Giuseppe ritornò, declinò mogio mogio, dicendo: Perché sei un pagano’. Il greco pregò contorcendo le mani per avere l’aiuto: 'Le mie mandrie hanno bisogno della stalla, così non c'è vita nella mia casa, e poi io credo anche nel Dio dei giudei'.

19. A questo punto il padre Giuseppe disse: Allora, fratello, va’ nel tempio e prega Jehova attraverso il sommo sacerdote che ti dia l'aiuto’.

20. Il greco si spaventò e disse:Giuseppe, siamo amici da molti anni, e ciò che pretendi adesso è completamente incomprensibile per me. Poiché il sommo sacerdote mi permette tutto, ma con quali sacrifici! Domanda tuttavia nella mia patria che cosa ho sacrificato in legna per le vittime della tempesta; domanda quale lavoro è stato necessario per portare il legno nelle loro barche ed ho portato volentieri il più grande sacrificio, per amor di Jehova. Invece ciò che sacrifico al tempio va nelle mani di coloro che vivono nei bagordi, e non nelle mani dei poveri. Sono pronto a qualsiasi sacrificio se mi aiuti’.

21. Rispose Giuseppe:Amico e fratello, non posso farlo, poiché una parola del sacerdote è per me come se l’avesse pronunciata Jehova stesso!’

22. Il greco:Giuseppe, questo non può essere sul serio da parte tua. Cosa dici tu, Gesù, su questo? Certamente c’è stato un tempo in cui una parola da parte Tua valeva tanto come se fosse la parola di Dio’.

23. Parla Gesù: Caro amico, quello era una volta, e sarebbe così ancora oggi se Dio non si fosse tirato indietro per dare a Me l'occasione di fare da Me stesso quello che Dio fece una volta in Me. Perciò devo lottare, e non c’è comprensione intorno a Me.

24. Giuseppe ti ha chiesto di andare dal sommo sacerdote, e il sommo sacerdote dovrebbe muovere Dio ad aiutarti. Va’ a casa, sarò da te in tre giorni e Dio ti aiuterà attraverso di Me’.

25. Il greco se ne andò, egli sapeva che Gesù manteneva la parola. Ma ora nel padre Giuseppe prese di nuovo fuoco la vecchia educazione inculcata fin da bambino, e disse a Gesù: Non ti permettere di andare da questo greco! Allora non avrai più bisogno di ritornare, perché sei di ostacolo a me e al mio Dio, al Quale sono obbligato a dare obbedienza!’.

26. Ma Gesù gli disse: Padre Giuseppe, fin dove sei giunto. Mi dici che non ho più bisogno di ritornare? O Mio povero Giuseppe, verrà l'ora in cui Mi riconoscerai come Colui che diverrà il primo di ogni casa. Ogni abitazione porta la patria come è stata pensata da Dio. Io però ti dico: nessun potere della Terra Mi tratterrà dall’infrangere la Mia parola data! Anzi, esigo che tu mi dia Giacomo!’. In tre giorni fui con Gesù dal greco e ci fu dato il benvenuto. Con ancora alcuni uomini abbiamo compiuto tutto come desiderato, e il silenzioso Gesù divenne un paladino dell'Amore di Dio come non l’avevo ancora mai sentito da Lui.

27. Molte settimane rimanemmo presso il greco, mi sembrò come fossero stati solo giorni. Quando la casa, la stalla e l'abbeveratoio furono pronti, il greco invitò suo genero, i suoi nipoti e ancora alcuni amici per celebrare una festa, con la quale ci voleva onorare. A me non piaceva per niente, poiché fu celebrata in un Sabato. Quindi volevo andarmene. Non mi sentivo a mio agio nel celebrare una festa di Sabato, nel quale avevamo digiunato fino al tramonto.

28. Gesù però disse: ‘Giacomo, vuoi guastarMi la gioia? Infatti, non senza motivo ti ho impetrato al padre tuo Giuseppe. Quindi sii buono e mettiti completamente dalla Mia parte’. Con il cuore pesante lo feci, e quanto stupendo e bene è stato per me quel giorno.

29. Gli ospiti vennero, esaminarono tutto e anche tutto fu trovato buono e bello. Il genero, un mercante della Persia, si congratulò con me credendo che fossi io il maggiore, il mastro costruttore, ma io respinsi tutto con le parole che questa ricompensa andava a mio Fratello, non a me, poiché Lui era il creatore e lo aveva costruito liberamente secondo la Sua idea. – 'Bene', è tuo fratello'. disse il persiano. 'Come avviene che tuo fratello, più giovane, sia giunto a una tale abilità e padronanza, se avete avuto uno e lo stesso maestro?'. – Io risposi che proprio Gesù, mio Fratello, era un Maestro nato, e che poteva domandare a Lui stesso come era giunto a una tale maestranza.

30. Il vecchio Leonard sorrise di compiacenza quando udì la conversazione e i suoi occhi s’illuminarono quando suo genero si avvicinò a Gesù e gli chiese: È vero che hai completato questa casa con tutti gli annessi insieme a tuo fratello secondo la tua idea?’

31. Rispose Gesù: Sì, Arsellus, ti è stato risposto correttamente. Ma questo è solo un dono del Padre Mio eterno che Mi ha dato l’ordine di costruire questa casa con tutto ciò che le appartiene’.

32. Disse Arsellus: Il Padre tuo eterno? Tu sei certo giudeo, come puoi parlare di un Padre eterno che si occupa con case e stalle terrene? Questo, è per me incomprensibile. Ma alla mia domanda ancora non è stato risposto, perché non si tratta della costruzione, bensì dell'idea, perché durante i miei lunghi viaggi non ho ancora mai visto una casa di questo tipo con tali pratici annessi. Vedi, il bestiame al pascolo può, in caso di tempesta e pioggia, andare a trovare la proteggente stalla senza pastore, poi questo abbeveratoio mai potrà inquinare l'acqua sorgiva, questa è certo una meraviglia dell’architettura! Vorrei sapere questo: era anche in ciò il Padre tuo eterno? Il padre mio, secondo l’esteriore, è diventato anche giudeo. Tu sei un giudeo, dimmi: il Tuo Dio è un altro da quello che mio padre ha accettato e al quale prega?

33. Rispose Gesù: Arsellus, ‘c’è un solo Dio, ma esiste una differenza. Il Dio che adorano i giudei dimora nel tempio di Gerusalemme, e il Mio eterno Padre è lo stesso Dio, ma dimora in Me, nel Mio cuore. Da tuo suocero apprenderai il perché sono venuto qui con Mio fratello, ma non ti convincerai ancora perché non puoi e non vuoi separarti dai tuoi dèi. Che però i tuoi dèi siano senza luce e senza vita, te lo voglio dimostrare.

34. Tua moglie è sul carro per venire qui da voi, ma non può continuare, dal momento che hanno avuto una disgrazia; il carro, infatti, è rimasto incastrato in un profondo fossato. E poiché il suo carico è troppo pesante, non è possibile al servitore scaricarlo da solo e sollevarlo di nuovo. E tua moglie non può collaborare, perché è gravida in stato avanzato e teme di recarsi danno. Ma per dimostrarti che il Padre Mio eterno è in Me, allora ti prego, disponi che un servitore con un veloce carro vada in soccorso di tua moglie e del servo, poiché il luogo è sulla strada verso il bosco di cedri, a due ore da qui!

35. Scuotendo la testa, Arsellus va’ da suo suocero e gli riferisce ciò che ha sentito da Gesù e cosa si dovrebbe fare. Ma poiché Leonard aveva già sentito, ovviamente non avanzò nessun dubbio. E subito un servitore fu incaricato di bardare una carro veloce e Arsellus andò con il servitore verso il luogo designato. Con ciò ora la cena fu ritardata, gli ospiti furono ovviamente molto curiosi se nell’esposizione del carpentiere Gesù ci fosse qualcosa di vero. Nel frattempo la casa fu precisamente esaminata, e solo una lode ci poté essere tributata. Per me era tutto come un miracolo, infatti, detto francamente, l’intera costruzione era un miracolo e solo Gesù poteva dare le giuste informazioni.

36. Ebbene, dopo circa due ore la verità divenne evidente, quando Arsellus apparve con sua moglie. I servitori ebbero ancora da fare col carro. Subentrò uno stupore generale e Gesù si comportò come se nulla fosse accaduto. Quando la figlia con suo padre si furono un po’ ripresi, lui le chiese: Come mai che mi vieni a trovare per il Sabato?’ – Lei, infatti, non sapeva che Arsellus avrebbe cambiato il suo viaggio, allora disse: ‘Padre, mi è sembrato come se mia madre mi chiamasse, la sua voce era precisa e così determinata come era sempre stata nella sua vita. Non volevo viaggiare a causa della mia condizione, ma la voce di mia madre divenne più prorompente, e così stabilii un servitore per viaggiare con il carro carico e portarmi con sé. Non ho pensato al Sabato, perché è stata la madre che mi ha invitato’."

37. Quando il pasto fu consumato, si rese necessario che anche Gesù dicesse qualcosa a tutti. Allora andò da Arsellus e gli disse:Arsellus, per amor tuo, tua moglie è stata chiamata, poiché oggi stesso avrai un figlio, e tu, Leonard, un nipote nelle tue braccia. Il Padre Mio mi ha incaricato di dirti questo, e allora, per darti la prova, possa tua moglie (defunta), Leonard, parlare a tutti voi; e voi amici possiate sperimentare questa santa verità. Tuttavia, vi prego che solo tu, Irmina, tu Arsellus, e tu, Leonard, parliate a vostra madre, mentre tutti voi dovete essere testimoni. Il tempo sarà consentito solo per un'ora’.

38. Cari amici, fu così come Gesù disse. In un'ora l'essere era scomparso davanti agli occhi di tutti e subito cominciò un interrogatorio e Gesù fu di fronte a un compito davanti al quale rabbrividii. Oh, Gesù riuscì a rispondere a tutte le domande, ma poiché si era fatto molto tardi, l’ospitante propose di cercare il riposo. Il giorno dopo fu consacrato alla gioia e ai visitatori, e allora tutti vennero a sapere che veramente un nuovo cittadino della Terra aveva scorto la Luce del mondo, di cui nessuno notava qualcosa, poiché la nascita fu di nuovo un puro miracolo. Così tutto fu uno stupore per Gesù. Ma non furono convinti con Suo Padre. Tuttavia bastò credere che Dio non si trovasse solo nel tempio, bensì in ogni cuore, e qui Egli, Gesù, ne era la prova.

39. Tutto ciò che venne ancora discusso con gli ospiti, ve l’ho detto con poche parole. Gesù ebbe molto da fare per appagare la curiosità e la sete di conoscenza, e ne guadagnò molti come amici.

40. Quando ritornammo a Nazareth, il rancore di mio padre era passato e fummo accolti calorosamente. Gesù rimase silenzioso come sempre, però mi disse: Giacomo, ora è compito tuo di rendere la Mia vita qui in casa più sopportabile. Ti prego, vedi se puoi convincere tuo padre Giuseppe che Io sono sempre ancora Lo stesso nel quale Dio da eternità in eternità è divenuto Uomo, ed Io nell'anima Mia diventerò il vaso da cui si potrà scorgere e sperimentare Dio in Me’. Ora, amici, voglio tacere, e Tu, mio Gesù, confessa ora Tuo Padre, del Quale Tu sei Figlio”.

41. Allora Gesù disse molto semplicemente e schietto: "Che cosa devo dire ancora? Sebbene Io conosca tutti i vostri pensieri e anche i vostri desideri, è già stato detto abbastanza con le parole. Innanzitutto, Io sono Colui che tutti aspettano. O il popolo deve sperare in un altro? Voi siete di nascita i cosiddetti pagani, e solo più tardi avete riconosciuto il Dio dei giudei, ma questo vi è servito poco. Voi ben conoscete ciò che Dio doveva dire al suo popolo attraverso Mosè e i profeti, ma con questo, l’unione con l’eterno Iddio non è completa.

42. Con le promesse che sarebbe venuto un Salvatore e Redentore, la brama del Salvatore o del Messia divenne sempre più grande. Il popolo vuole essere redento, ma solo da quello che opprime la sua piena libertà e impone una costrizione alla sua vita. Il tempio, come rappresentante di Dio, sa tutto, anche che sono venuto nel mondo, ma non possono essere soddisfatti di Me, perché non sono nato nel tempio, ma nella stalla. Il tempio conosce tutto il Mio atteggiamento di fronte all’Eterno, anche se ero ancora un Fanciullo, allora questo Fanciullo nel complesso  mostrò loro l'immagine del Salvatore e Redentore – e fu respinto.

43. Nondimeno, nel Fanciullo c’era un qualcosa che non può essere rifiutato, e questo diventerà evidente a tutti gli uomini, anche a voi!

44. Il Potere divino che Giacomo vi ha descritto, è in Me esattamente com'era nel Fanciullo, e adesso devo sforzarmi di crescere e maturare in modo che il Divino in Me diventi così potente, che divinizzi tutto ciò che ho preso in consegna dalla Terra e incarni il vero ed eterno Dio vivente.

45. Che questo accada meno con le parole, ma solo attraverso le opere, s’intende da sé. Le parole sono giuste, ma ci vuole una vita, una Vita divina per trasformare le parole in azioni, ed Io sto davanti a questo compito.

46. Ma questo, ora è ciò che Io ho mostrato a tutti voi: solamente la meta! E per ogni meta c’è anche la via. Io invece voglio percorrere la via più breve per raggiungere questa santa e alta meta. Innanzitutto perché sento e conosco l'ardente desiderio del Padre Mio in Me, e per secondo, perché devo superare il potere delle tenebre con i mezzi che sono in Me, come anche in ogni uomo. Essi si chiamano amore, umiltà e piena dedizione!

47. Questa vita divina diventa riconoscibile vedendo in ogni uomo il suo prossimo e circondandolo con un amore che vuole solo aiutare e servire, affinché anche in lui possa sorgere una vita divina.

48. Riflettete, cari amici: in mezzo ai nemici Io vivo la Mia stessa vita proveniente da Dio. Io non ho bisogno di farMi educare da insegnanti e sacerdoti, perché il Divino in Me è il Mio educatore. Non ho bisogno di chiedere agli uomini che cosa Mi serve, perché il Divino in Me mi dà istruzioni su cosa devo e cosa non devo fare. Così ora conosco anche i vostri pensieri ed essi suonano quasi unanimi: 'È tutto bello e buono, ma la prova?'. – Amici, quale prova volete ancora? Non vi sono Io la prova sufficiente? Tu, Arminius, non ti è ancora abbastanza la testimonianza del Padre Mio? Perciò entra in te ed esaminati seriamente per amor della tua salvezza eterna.

49. Vedete, amici, poiché se in voi non viene il grande riconoscimento che l'uomo è e deve essere l’immagine di Dio, allora bisogna anche riconoscere questo: che Dio non deve indirizzarsi secondo i Suoi figli umani, ma è l'uomo che deve indirizzarsi secondo Dio! Perciò sono venuto nel mondo, per rendere vivente per tutti, l'immagine di Dio, incarnando Io, l’Iddio in tutto.

50. Allora deve diventare vivente in ognuno questo: amare e ringraziare Dio! Perché Io, come Uomo, divento degno di una grazia, per glorificarLo, e questo può avvenire solo attraverso l'amore! Ancora non sono così maturo per operare in pubblico, ma sono nella più grande speranza di poter raggiungere presto questa maturità. Tuttavia, per donarvi qualcosa sul vostro percorso di vita, il Padre Mio mi chiede di dirvi: – Guardatevi intorno e scorgerete coloro che hanno un interesse molto più grande in voi, che gli uomini intorno a voi".

51. Dopo un po' Gesù dice: "Amici parlate con loro, intrattenetevi, affinché possiate sperimentare che non sono sogni oppure ombre, bensì uomini come voi, solo senza l’involucro carnale".

52. Giacomo ora sperimenta di nuovo il Signore e gli angeli che aveva visto precedentemente, ed è pieno di profondo pentimento; infatti, ora capisce come Gesù è stato sempre solo nella Sua lotta. Egli vede le potenze oscure che circondano continuamente suo padre Giuseppe, e adesso vede di nuovo come un sacerdote incalza Giuseppe per conoscere il luogo di soggiorno di Gesù e di Giacomo, e lo assale un ardente desiderio: … tornare a casa molto in fretta.

53. Il romano è il più tranquillo, egli riconosce subito suo padre e pace e sicurezza lo raggiungono, e tutte le domande gli sono spiegate.

54. Hermes sperimenta i sacerdoti che sono adirati con lui, ed Hella è super felice perché suo marito le ha assicurato: “Adesso tu hai trovato la vera salvezza, e anch’io”.

55. Dice ora Gesù: "Vi sia sufficiente l'Amore misericordioso e divino, fate in modo che tutto il vissuto in quest'ora possa essere un via di separazione, poiché prima che Io diventi per voi, via e verità, devo ancora sistemare, saldare e soffrire molte cose in Me, nondimeno una ricompensa meravigliosa Mi sorride: diventare Io e il Padre una cosa sola, e tutta la Potenza e Potestà mi saranno date in Cielo e in Terra! Tuttavia, affinché queste non siano solo parole, allora Io dico fuori da Me: le vostre coppe e boccali devono essere pieni del vino migliore, e noi vogliamo bere questo vino come un dono oltremodo meraviglioso del Padre Mio eterno!". – Gesù prende il calice e dice: "Padre, Tu, Eterno e Santo, dal Tuo Cuore traboccante ci doni questo vino, perciò sii Tu ringraziato!

56. E voi amici, bevete questa bevanda commemorativa, e non dimenticate l'ora che questo dono del Cielo ci porta". – Sì, questo è un vino, e tutti percepiscono una tale leggiadra bontà, e il romano dice: "Hella, come posso ringraziarti? Cercando tu il mio aiuto, ho trovato io aiuto attraverso Gesù. Quanto nuovo è il pensiero in me. Attraverso di te ho imparato a conoscere Gesù, attraverso Gesù ho imparato a conoscere tutto lo sfacciato modo di fare dei sacerdoti, come però anche mio padre che mi mise nel cuore a diventare un romano, e che bisogna far proprio l'Amore divino".

57. Un sacerdote è nella stalla, e qui un Cielo è sulla Terra! Egli si alza e dopo un po' viene con il sacerdote e con il soldato di guardia, il quale non sa cosa accade con lui.

58. Il romano dice al sacerdote: "Hai imparato a riconoscere che ti trovi in un grande errore. Io ti dico che non ti sono nemico, e vorrei che anche tu sperimentassi le benedizioni di Colui al quale tu e noi tutti dobbiamo il nostro essere. Oggi ho sperimentato un Dio diverso da Zeus e da colui che voi venerate nel tempio, ma un Dio vivente che davanti agli occhi ha solo la salvezza eterna degli uomini. Qui, bevi questo calice di buon vino e poi dimmi cosa senti".

59. Il sacerdote non sa cosa deve fare; dubitando, prende il calice, assaggia un solo sorso, poi svuota il calice come un morto di sete e dice: "Signore, questo non è un vino che è stato spremuto, ma un vino dal Cielo, ti ringrazio! Tu mi hai rafforzato, ora voglio accettare la mia punizione, lo riconosco, ho sbagliato in uno dei più grandi accecamenti. Gesù, se possibile, perdonami! Oh, se solo potessi annullare tutto!"

60. Dice Gesù: "Levi, per il miglioramento non è mai troppo tardi. Fa’ del bene dove può essere fatto, e diventa un vero sacerdote del nostro eterno Dio e Padre. Diventa umile, sincero nell'amore per il prossimo e considera tutti gli uomini come tuoi fratelli e sorelle, perché la via che porta a Dio è la via del vero amore per il prossimo, e diventare un servitore di Dio significa essere servitore dei fratelli uomini".

61. Il Sabato è vissuto completamente nel senso di Gesù. Nessun digiuno, ma in compenso, contemplazione interiore. I romani come i greci ottengono ora un concetto diverso del senso della vita. Perciò le ore che vengono vissute nella casa di Hella sono una meravigliosa semina di semi divini dell'amore, e Gesù, nel prendere congedo, benedice tutta la casa e gli amici.

62. Quando entrambi tornano a Nazareth, i loro cuori sono pieni di pace e gioia. Infatti, la cosa più importante per la casa di Giuseppe è questa: che Giuseppe si sforzi di assimilare il suo punto di vista della vita con quello di Gesù. Riccamente beneficiati e riconoscenti, tutti contemplano ciò che il greco ed Hella hanno mandato in dono al vegliardo Giuseppe e alla madre di Gesù, e per molti mesi la casa di Giuseppe è liberata da ogni miseria.

 

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Cap. 5

Il primo incontro con Ingra nella casa di sua madre

1. Di nuovo una commissione per Giuseppe, quella di accomodare a una vedova la sua pericolante casetta in modo che ogni pericolo e preoccupazione per la stessa sarebbero finite. Così il vecchio Giuseppe decide che Joel, Giacomo e Gesù avrebbero dovuto lavorare dalla vecchia vedova, e lieti essi andarono all’opera.

2. Questa vedova aveva però una figlia della stessa età di Gesù, e questa fanciulla si tratteneva volentieri nelle Sue vicinanze. I fratelli erano indignati, perché non era nel loro modo di intrattenersi con altri durante il lavoro. Essi ammonirono il loro fratello Gesù, che si propone anche di non affliggere più a lungo i fratelli. Così pregò la fanciulla di non venire più così spesso, dal momento che sarebbero rimasti comunque ad abitare presso sua madre dopo il lavoro.

3. Poi tutto prende una fine, anche questo lavoro. Gesù è conosciuto come un 'silenzioso', anzi come un uomo stravagante che veramente si chiude davanti ad altri uomini, non si diverte mai con altri e le giovani fanciulle son tolte di mezzo. Nondimeno, con la figlia della vedova è una cosa diversa. E poiché i fratelli hanno fatto una lunga passeggiata, è consigliabile avviarsi presto per essere a casa subito dopo mezzogiorno, dal momento che il giorno dopo è un Sabato.

4. Gesù ha un dispiacere, la fanciulla non vuole uscirgli di mente. A lei deve essere andata altrettanto; poiché viene sempre da Lui, e i suoi occhi Lo guardano in modo così implorante che Gesù gli chiede cosa le manca. Allora lei dice: "Non mi manca nulla, e tuttavia tutto, perché tu non mi esci dalla mente. Io lo so, tu sei diverso dagli altri, e ciò nonostante non veniamo a nessuno scambio di idee".

5. Dice Gesù: "Fanciulla, a Me va altrettanto, tuttavia in Me vive qualcosa del tutto diverso; infatti, Io non Mi posso legare, poiché sono da lungo tempo un legato e conosco i Miei compiti".

6. Lei dice: "Sei legato a una donna?"

7. Gesù scuote il capo e dice: "A una donna? – No, ma a un compito che Mi vuole e deve completare pienamente. Ed è per questa ragione che non sono compreso quasi da nessuno. Che cosa sanno gli uomini di tutte le lotte che si svolgono nel Mio petto? Mia madre, che Mi ama come nessun'altra madre potrebbe fare, Mi comprende meno di tutti. Lei piange quando vado da solo nella natura. È triste quando non sono a casa il Sabato, e il vecchio padre Mio Mi porta rancore per questo, senza dirmelo".

8. Dice lei: "Sì? Perché non cambi? Si deve tuttavia amare padre e madre e non fare nulla che potrebbe affliggerli. Io non farei mai nulla che potrebbe ferire mia madre".

9. Gesù: "Ti fa male perché ti rivelo questo? Ma sappi, Io amo Mia madre, come anche i Miei fratelli e sorelle, e anche loro amano Me, ma non Mi possono capire".

10. Ingra: "O poveretto! Se io potessi fare qualcosa per te e aiutarti a portare il tuo peso invisibile che non porti sulle spalle, bensì nel cuore, lo farei".

11. Gesù: "Fanciulla, allora vieni oggi una volta da Me per un'oretta, lì, sotto l'albero, accanto alla casa. Ti aspetterò, ma prima chiedi il permesso a tua madre".

12. Gesù aspetta la fanciulla. Joel fa’ i conti con l’anziana vedova e i fratelli hanno bisogno di molto tempo, poiché vogliono portare a casa anche un po’ di soldi. Con una scusa la fanciulla viene e si siede accanto a Lui, il quale le prende la mano e lei gliela lascia, e Lo attraversa un sentimento del genere più meraviglioso, ma non riesce tuttavia a dire nulla. Alla fanciulla succede la stessa cosa. Allora lei Gli domanda come veramente viene chiamato, e Lui dice: "Gesù. Io ho un solo nome. E tu come ti chiami?"

13. Lei dichiara: "Ingra, così mi chiama mia madre”. – Gesù dice: "Ingra, oh, Ingra, sai cosa significa il tuo nome?" – Lei dice di no. Allora Gesù continua: "Chi l’ha scelto, ha scelto bene, perciò, per amor del tuo nome, sta attenta cara Ingra, perché la scelta sbagliata porta dolore e sofferenza!"

14. "Questo però non riesco a comprenderlo", risponde lei. "Cosa c’è dunque nel nome, e quale significato ha il tuo nome?"

15. "Prescelto, e il tuo: predestinata", risponde Gesù. – Allora lei si alza e dice: "Tu stai scherzando con me. Io dovrei essere una predestinata e tu un prescelto? Questo non può essere serio da parte tua". – "Certo", viene a lei per risposta, "questa è la Mia santa serietà! Ancora mai, come in quest'ora, Mi è rivelato che il Mio nome ha questo significato, e il tuo altrettanto".

16. A questo punto lei si stringe affettuosamente a Lui, guarda nel Suo viso, ma poiché è buio, può vedere solo il bianco nei Suoi occhi. Entrambi tacciono, ma pensieri gravi pervadono l'anima di Gesù, e in Lui dice: "Imponi silenzio al Tuo cuore, poiché in Te due mondi si rivelano; l’uno pretende la fanciulla col sentimento puro, e l'altro mondo pretende l'obbedienza di fronte all’Iddio eterno!"

17. E Gesù dice: "Ingra, Io ti sento e ti percepisco così vivente, e tuttavia non ti posso dire cosa Mi anima nella tua presenza. Dobbiamo separarci, in Me però tu sei come scolpita. So che mi ami, non di meno ti amo Io, e in Me tutto lotta per te, ma l'altro potere lotta altrettanto per il Mio possesso. Mi puoi comprendere, cara Ingra?"

18. "No, non lo posso!", dice lei. "Ma una fanciulla deve anche far violenza al suo cuore per non voler possedere ciò a cui il cuore la spinge. Tuttavia ci rivedremo. A me sembra come se non potessimo perderci. Non puoi darmi la speranza di un rivederci?"

19. Gesù: "Ingra, ci rivedremo, e quell’ora dovrà essere la decisiva", è la Sua risposta.

20. Lei si alza e dice: "Hai parlato così, e così deve essere. Se mi sceglierai, allora io sarò la tua prescelta. Non darò speranza a nessun uomo finché non sarà giunta l'ora decisiva".

21. S’inginocchia davanti a Lui e dice: "Poni le tue mani sul mio capo, benedicimi e sarò felice di ricordarmi di quest'ora con affetto. Ti ringrazio con un bacio, tu sei il primo uomo al quale offro la mia bocca".

22. Poi scompare in casa. Gesù invece rimane ancora seduto per metà della notte, poiché Egli sa che Ingra siede alla finestra, e Lo guarda senza lasciarsi fuorviare.

 

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Cap. 6

Dieci anni più tardi, l’incontro con Ingra presso un amico paterno di Gesù

1. Passano i mesi, anzi, anni, ma Gesù non può dimenticare la fanciulla, e in spirito rimane sempre in collegamento con lei. Allora sente all’improvviso la sofferenza di Ingra, infatti sua madre si è ammalata ed è molto preoccupata per il futuro di sua figlia. Lontano un breve giorno di viaggio, Gesù lavora solo con suo fratello Giacomo presso un ricco, ma benevolo uomo. Egli non può confidare a nessuno la Sua lotta interiore. La madre non riesce a comprenderLo e nemmeno i suoi fratelli.

2. Il padre Giuseppe è morto, le sorelle non sono più in casa e il fratello maggiore Joel ha preso in consegna la casa e la proprietà. La madre Maria, invece, provvede al governo della casa. Così Gesù è come un emarginato. Ma dovunque, dove lavora, solo o con i suoi fratelli, è trattato come il Figlio di Giuseppe.

3. Presso il ricco e benevolo uomo, dove lavora con Giacomo, è trattato particolarmente bene, e paternamente questi Gli dice: "Io ho ancora una figlia. Tu l'hai vista ed hai parlato con lei. Lei ti ama, e se vuoi rendermi felice, tutto ti dovrà appartenere. Ti prego: diventa figlio mio!”

4. Gesù però lo sapeva da molto tempo, poiché aveva guardato nel cuore dell'uomo benevolo, perciò gli dice: "Non posso esserlo. Un Essere superiore deve disporre, ed è Mio destino essere obbediente a Colui che Mi ha posto il compito. C'è ancora una fanciulla che Mi aspetta. È difficile per Me dirlo a questa. Se solo l’avessi qui! Infatti, sarà un'ora difficile per Me dirglielo!"

5. Dice il vecchio signore: "Figlio mio, la farò chiamare io la fanciulla. Ho abbastanza servitori. Dove abita? E come si chiama?"

6. Risponde Gesù: "Non è necessario, la chiamerò questa notte, domani potrà essere qui".

7. Il vecchio signore è completamente meravigliato e dice: "Vuoi chiamarla? – Figlio mio, potrei sperimentarlo anch’io?! No, questo non è possibile! Tuttavia deve essere possibile. Allora ritiro la mia richiesta a causa di mia figlia. Dunque, sei Tu Colui che tutti aspettiamo, poiché vivere in questa schiavitù non c’è nessuna garanzia per un futuro felice".

8. Allora Gesù risponde: "Ebbene, allora la chiamerò alla tua presenza, poiché lei si trova nella sua camera e si strugge per Me". – Allora esclama: "Ingra, Ingra, Ingra, vieni da Me, ma affrettati e non preoccuparti, poiché gli angeli ti guideranno".

9. Quando Gesù ha esclamato questo, il vecchio signore lo guarda e dice: "Quando viene questa Ingra, la terrò come figlia mia che è stata a lungo con sua madre, poiché la mia non ha conosciuto sua madre".

*

10. Il giorno dopo, l’anziano signore tace. Esamina il lavoro con i suoi occhi fedeli, altrimenti rimane in silenzio. Ma poi dice: "Oggi lasciate il lavoro due ore prima, poiché aspetto visite. E Tu, mio giovane amico, sei cordialmente invitato. Tu invece, Giacomo, perdonami se non ti invito insieme, poiché la mia gente festeggia oggi una piccola festa, e qui tu mi devi sostituire perché non posso essere accanto”. Giacomo accetta con gioia, e così tutto è in ordine. Gesù però sa che Ingra è per strada e sarà qui due ore prima del riposo serale.

11. Il vecchio, fedele uomo fa preparare una stanza degli ospiti per Gesù e per Ingra, poiché sa con sicurezza che Ingra viene per davvero. In lui c'è una gioia e anche un dolore. Gioia perché viene una soluzione tra Gesù e Ingra, e dolore perché non ha superato il santo impulso di poter rendere completamente felice sua figlia.

12. Ora è giunto il momento. Il riposo serale è fatto e Gesù va incontro all’impaziente Ingra. Ingra è completamente confusa quando è salutata da Lui, ma Gesù domanda: "Ingra, come sei venuta qui?". Allora lei dice: "Tu mi hai chiamato di venire in fretta, gli angeli mi avrebbero guidata. Così adesso mi trovo qui. Mi hai aspettato?"

13. "Sì, con ardente desiderio e con apprensione, perché non vorrei deluderti", risponde Gesù.

14. Ingra: "Come potresti deludermi, se mi hai chiamata?", risponde lei appassionata. "Infatti, non avrei mai sopportato di rimanere senza notizie da parte Tua!"

15. Gesù afferra la sua mano e dice: "Ebbene, allora vieni, sei attesa".

16. Gesù conduce ora Ingra dal Suo amico paterno e dice: "Ingra è venuta proprio così come Io lo desideravo".

17. Dice il vecchio, fedele signore: "Sii benvenuta, figlia mia, considerati qui come a casa. Nulla di male ti dovrà accadere. Sei venuta e devi sentirti bene qui. Ora voglio guidarvi nella vostra stanza. Sarai stanca del lungo viaggio fatto a piedi ed avrai una giusta fame; come anche tu, figlio mio, poiché oggi avete fatto molto". Prende entrambi per mano e li conduce in una delle sue stanze, dove un tavolo è apparecchiato con buoni cibi e una brocca di buon vino.

18. "Così ora devo lasciarvi, poiché ciò che avete da dirvi non è per i miei orecchi. Dio vi benedica e vi lasci fare la cosa giusta". Espresso questo, lascia la stanza.

19. Entrambi sono soli. Ingra guarda Gesù e dice: "Ma soli, qui, in una casa estranea, qui i due giacigli e soli. Oh, se mia madre lo sapeva, non mi avrebbe lasciato venire qui".

20. Gesù dice: "Ingra, non era la Mia volontà, ma ciò non mostra una grande fiducia che il nostro amico paterno ha per noi? Sii tranquilla, noi non lo deluderemo. Cerchiamo di rafforzarci con questo pasto".

21. Lo fanno, poi Ingra domanda: "Sai tu perché mi trattengo qui?"

22. "Lo so, Ingra", risponde Gesù, "perché tua madre ti spinge al matrimonio con il tuo vicino".

23. Ingra dice: "Come puoi saperlo? Perché non ho detto una parola ancora a nessuno. Però hai ragione, perché l'incertezza a causa tua è troppo grande. Ora ti chiedo: cosa mi risponderai? Perché non posso più vivere a lungo in questa incertezza. Ma ascolta, hai detto che non è stata la Tua volontà a spingermi a venire qui. Allora, perché mi hai chiamata per venire?"

24. Dice Gesù: "Ti ho chiamata perché il tuo cuore mi cercava e mi chiamava. Ingra, vieni, mettiti comoda e riposati, perché hai bisogno di quiete e anch’Io. Mettiti qui su questo giaciglio, Io mi siederò accanto a te, allora risponderò a tutte le tue domande. Hai tu fiducia in Me?"

25. Lei risponde: "Sì, ho pienamente fiducia in di Te".

26. Adesso è ora, adesso la quiete viene su di Lui. È incredibile cosa succede in un cuore che non ha pace nell’interiore. Adesso Lui è la pace stessa e, riconoscente, alza lo sguardo al Padre Suo e dice: "Padre, ti ringrazio per aver finalmente esaudito il Mio desiderio. Perciò, quest’ora deve essere benedetta". E afferrando la mano di Ingra, continua: "Ingra, sii forte, perché so: Io non potrò mai diventare marito di una donna, poiché tutti i Miei doveri sono divini. Nessuno può capirlo! Nessuno sospetta quale forza è necessaria per raggiungere ciò che deve essere raggiunto!

27. Non ti ho chiamata per dirti tutto, ma Io so che tu mi ami con il più puro amore, il quale veramente vuol solo rendere felice!

28. Vedi, tuttavia ho bisogno di te, come una pianta che deve avere acqua per non appassire, così ho bisogno di te per provare Me stesso fino a che punto sono fortificato. Perciò ti prego, cara Ingra, di comprenderMi. Il tuo amore mi dà la garanzia di voler comprendere anche Me".

29. Dice Ingra: "Fratello mio, ora sospetto cosa sei e chi sei, perché nelle mie preghiere ho visto solo Te e sempre soltanto Te. Spesso ero spaventata di me stessa e pensavo: Dio non si può vedere! Ma sempre, quando pregavo assai intimamente, allora mi comparivi Tu e la Tua immagine diventava in me sempre più compatta. Allora spesso mi disperavo e volevo anche non pregare più, perché allora, Tu, dovresti essere Dio stesso?"

30. Gesù dice completamente sommesso: "Ingra, Io sono Colui che sono, un Uomo, anch'Io devo pregare, più di quanto tu immagini, poiché troppo grande è il Mio desiderio di diventar maturo per il compito che deve essere compiuto, poiché il Padre Mio non lascia che Io passi questa dura scuola inutilmente. Vedi, finalmente puoi veder chiaro: – Io non posso aver riguardo di te, e vorrei anche non farti del male per la tua fedeltà d’amore. Nel tuo cuore, infatti, da lungo tempo vivo come il tuo amante. So ancora di più: che nella tua grandezza d'amore potresti portare sacrifici su sacrifici per Me. Allora ti chiedo il sacrificio più grande: rinunciare a Me! Ma non di rinunciare con la tua volontà, bensì con tutto il tuo cuore. Invece la Mia immagine in te, lascia che diventi l'immagine del tuo Dio".

31. Lei si aggrappa a Lui e dice: "Gesù, Gesù, allora tutti i miei sogni, tutte le mie fantasie sono vere, e Tu sei Colui che deve venire. O Gesù, cosa devo fare per Te? Sì, ora conosco il Tuo Nome, l'ho sperimentato in una notte, quando Ti ho chiamato nel mio ardente desiderio".

32. Gesù rispose completamente serio: "Io mai ti ho chiamata, Mia Ingra. Il tuo cuore gridava a Me.

33. Beato colui il cui cuore Mi chiamerà, ma ancor più beato è colui nel cui cuore Io posso dimorare non solo come Immagine, ma vivente, come se il cuore fosse il tempio in cui Dio dimora per l’eternità!

34. Ingra dice: "Gesù, adesso non Ti capisco. Tu sei di certo un Uomo! Non pecchiamo contro di noi. Quanto ho pianto, quando ti sperimentavo nella preghiera, quando, perduta in Te, mi assaliva un sentimento che, chi vive in tale comunione con Te non ha più bisogno di nessun Dio. O Gesù, cosa ho sofferto a causa di questo amore per Te, e tuttavia, …non potrò mai diventare la Tua amata e fedele moglie".

35. Ingra piange, ma Gesù le asciuga le lacrime e dice: "Ingra, le tue lacrime sono santificate, e il tuo amore per Me fallo diventare un amore ancora più santo. Noi vogliamo diventare una cosa sola!

36. Io non lo sono ancora, poiché divenire Uno con Dio significa anche diventare uno con gli uomini con i quali devo vivere. Ora tu sei qui, sei la più vicina a Me in quest'ora; ma crediMi, è difficile rendere il più lontano per il Mio più vicino!"

37. Dice Ingra: "Gesù, Tu devi parlarmi in maniera più comprensibile, perché non riesco a capire che il più lontano a Te deve diventare il più vicino. O Gesù, Gesù, parlami così che Ti possa comprendere pienamente. Soprattutto, vorrei imparare a comprenderTi".

38. Gesù si alza, va intorno nella stanza, poi si mette al suo lato e dice: "Ingra, perché non vuoi capirMi. Non è il più lontano, anche nostro fratello?". – "Chi intendi come il più lontano?", replica lei.

39. Allora Egli dice: "Questi è il più lontano; è il nemico del Padre Mio eterno! Ed Io devo cercare di conquistarlo per il Padre, per spianare la via sulla quale egli può trovare se stesso e dargli ancora la forza di andare a Lui. – Questo è il Mio compito!”

40. Ingra tace, piange. A questo punto pone il suo capo al Suo petto e dice: "Mio Gesù, potrei esserTi più che la Tua Ingra che ancora non Ti comprende. Con il mio amore vorrei servirTi, anche se non posso diventare Tua moglie, allora lasciami essere Tua sorella. Gesù, ma una sorella non può amare così come una donna?" – Gesù dice: "Certo, Mia Ingra, l’amore di una sorella è senza desiderio; invece l'amore di una donna è pretendente".

41. "O mio Gesù", dice, "è così difficile dire a Te, mio Gesù, tutto ciò che mi agita. Ho un desiderio in te, per favore parlami così che io Ti comprenda appieno. Mi fido di Te come una donna fedele può fidarsi del suo uomo sposato, perché il mio Dio che ha messo questo amore nel mio cuore, deve certo essere Amore, e non l’eterna Legge. Vedi, io mi appoggio a Te, come spesso mi appoggio a mia madre. Da quando Ti conosco e Ti amo, non lo faccio più. Oh, come ho bramato appoggiarmi a Te solo un minuto, riposare al Tuo petto solo una volta dalle tante brame, e ora lo faccio, e tuttavia, questo ti separa da me?"

42. Gesù la prende completamente tra le Sue braccia e dice: "Ingra, chi in un tale amore ha solo il desiderio di riposarsi e rafforzarsi al petto dell'amato, vedi, questo non separa, ma potresti tu prendere anche il più lontano al tuo petto?"

43. Dice lei, rilasciandolo: "Gesù, prendere al petto un uomo forestiero e, ancor di più, malvagio, non può certo essere la Tua Volontà. Questo, non distruggerebbe tutto nel petto di un’innamorata?"

44. Dice Gesù: "Ingra, non un forestiero e malvagio, bensì un perduto e smarrito, che è pronto a diventare un altro, il quale però è troppo debole ed è cieco davanti alla grande santità dell'Amore".

45. Dice lei: "Gesù, perché Ti occupi con tali problemi, a cosa miri veramente con me, debole fanciulla?"

46. Gesù parla molto seriamente: "Ingra, ho bisogno di una persona che Mi comprenda! Vedi, non avere una persona a cui si può comunicare anche una sola volta il proprio bramare, questo rende più difficile la Mia lotta! Tu hai detto che hai trovato quiete e ristoro al petto di tua madre. Io lo avrei fatto tanto volentieri, ma se la propria madre non capisce?"

47. "Cosa?", dice lei. "Anche Tua madre non ti capisce? O mio Gesù, Tu povero, vieni al mio petto. Oh, potessi io darTi ciò che speravi da Tua madre! Vieni mio Gesù, quest’ora deve rimanere santa per me, ma non dire più nulla, perché allora mi diventi incomprensibile".

48. Così diviene con lei completamente una cosa sola. Tutto in Lui diviene tranquillo, e così Ingra si addormenta. Invece Gesù giace al suo petto, veglia sul suo sonno e prega il Padre Suo affinché le donasse una prova. Allora il Padre in Lui dice: "Non solo Ingra riposa sul Tuo petto, bensì anche Tu!"

49. Ma Gesù non dorme. Come sempre si trasferisce nella vita d'amore di questa fanciulla dormiente che, così piena d'amore e di fiducia, gli ha reso possibile sperimentare il Suo meraviglioso Padre in questa giovinetta.

50. Con lo spuntar del giorno lascia questa stanza e la fanciulla è ancora dormiente, e va nel giardino dove il Suo amico paterno Lo aspetta già. Egli corre da lui e dice: "Ho pregato il Padre Mio affinché anche tu debba vivere tutto ciò che Io e la fanciulla abbiamo vissuto".

51. "L'ho presentito, mio giovane Amico", risponde il vecchio, fedele signore, "poiché troppo insolita è stata l'esperienza, anche se è stato solo un sogno. Così ho saputo pure che il bambino era uno meraviglioso dono del Tuo Dio e Padre, O Gesù, completa l’opera. Oggi so che la Tua missione è voluta da Dio, e oggi Ti capisco che non puoi e non devi diventare Figlio mio".

52. Dice Gesù: "Mio caro amico paterno, presto potrai stringere un figlio al tuo petto, questo Mi rivela adesso il Padre Mio. Stringerai anche un nipote, e allora ti ricorderai di quest’ora mattutina".

53. Dice il vecchio, fedele amico: "Solo una cosa vorrei ancora sapere da Te: davvero non puoi sposare una donna?"

54. Dice Gesù: "Perché mi domandi ciò che il tuo cuore ti ha già dato la risposta da quando mi hai visto? Questa è la lotta più difficile: non solo non posso sposarmi, ma non posso nemmeno desiderare una donna!"

55. "Allora ti voglio benedire per la Tua franchezza", dice il vecchio, fedele amico, e così Gli pone le mani sul capo, lo bacia poi sulla fronte e sulla bocca.

56. Poi entrambi attraversano il grande e bellissimo giardino, discutono alcune cose riguardo a questo che è curato meravigliosamente, poi il vecchio dice: "Ora vogliamo andare a prendere la nostra cara ospite, poiché è sveglia e Ti cerca".

57. Così è anche. Ingra è sveglia, si stupisce di essere sola. È completamente confusa sul sogno avuto. Allora viene la figlia della casa e la prega di venire nella stanza degli ospiti, poiché la colazione è pronta e anche il padre e il carpentiere la stanno aspettando. Veloce lei è pronta e segue la figlia della casa che la guarda in modo così strano. "Hai dormito bene?", chiede a Ingra.

58. Allora Ingra risponde: "Sì, ma ho avuto un sogno che mi tiene ancora nel suo magico potere".

59. "Era un bel sogno?" domanda a Ingra. – Questa risponde: "Non solo un bel sogno, ma un'esperienza così meravigliosa, come se non fosse un sogno, ma completa vita reale. Però non posso ancora raccontarlo, perché Gesù deve conoscere il sogno prima degli altri, poi volentieri te lo racconterò. A questo punto la ragazza bacia Ingra che è senza presentimenti e dice: "Ti auguro buona fortuna con il tuo promesso sposo! Deve essere una brava persona!". – Qui Ingra dice: "Lui non è il mio promesso sposo, sono Sua sorella, ma prima che io vada a casa, dovrai sapere tutto. Anche tu Lo ami, ma amaLo come tuo Fratello!"

60. Quando Ingra entra nella sala da pranzo con la figlia della casa, il vecchio padre dice: "Mia cara figlia, prendi anche tu parte a questo pasto mattutino, affinché anche tu possa partecipare a quello che è capitato alla nostra casa. A te, Ingra, il più cordiale benvenuto, prediletta del tuo Dio".

61. Ingra è sorpresa nell'ascoltare queste parole e dice: "Padre mio, perdonami perché non ti ho salutato per primo, ma che tu mi chiami la prediletta del mio Dio, non lo posso afferrare ancora!

62. Dice il vecchio padre: "Vieni, figliola, vieni. A me è così solenne, come se Dio fosse presente". Così prendono posto secondo l'ordine stabilito dal padrone della casa. Alla sinistra di Gesù il padrone di casa, alla destra di Gesù Ingra e a destra di Ingra la figlia della casa. Secondo l'usanza dei giudei l’anziano benedice il pasto del mattino, poi prendono la zuppa, pane con miele e latte. Tacendo e in una solennità, come se fosse imminente qualcosa di grande.

63. Poi il vecchio padre dice: "Tu, figlia mia Ingra, hai fatto un sogno meraviglioso, ti prego di raccontacelo, affinché io riceva la prova che il tuo sogno è stato anche il mio, e mia figlia possa sperimentare l'inconcepibile Grazia del vostro Dio che adesso è diventato anche il mio Dio".

64. Ingra racconta senza timore: "Quando mi sono addormentata al petto del Fratello mio Gesù, divenne luce, poiché intorno a me era buio. Mi meravigliai di questa luce, mi guardai intorno, ma non vidi nessun candeliere o lume. Divenne sempre più chiaro e poi venne mio padre, completamente così come visse e ancora vive nella mia memoria fin dalla sua morte. Mi salutò e mi impresse un bacio sulla fronte e disse: 'Ingra, vieni con me, affinché tu possa sperimentare la magnificenza di Dio e il Giardino dell'Eden nel quale io vivo'. Mi prese per mano, così entrambi andammo a grandi passi per distanze mostruose, e ad una velocità che è possibile solo nei sogni. Veloci eravamo in un luogo stupendo. Odorava così graziosamente, ovunque c'erano alberi da frutta con frutti maturi. Si vedevano però anche fiori e boccioli e frutti, e semi maturi. Dappertutto l'ordine più bello. Giungemmo ad un piccolo casolare, non bello dall'esterno, completamente in contrasto alla bellezza dell’enorme giardino. Entrammo, e qui devo confessare che non sembrava così povero nel casolare: tutto era semplice, c’era solo una finestra ma senza lastre di vetro.

65. Esso dava una vista su un piccolo e stretto sentiero che, per intanto, non vedevo. Quando con mio padre guardai fuori, si avvicinò a noi un giovane con un pesante carico sulla schiena e si fermò improvvisamente, standoci a guardare e facendoci un cenno. Allora mio padre disse: 'Lui non può andare oltre il torrente in cui scorre un'acqua impetuosa. Tante persone vengono qui, purtroppo non sempre posso aiutarle'.

66. Io dissi: 'Padre, devi aiutarlo. Tu stesso mi hai insegnato che chi è in pericolo, a questi si deve portare aiuto'. Allora egli disse: 'Ingra, qui non c'è nessun lago come a casa. Qui è tutto terraferma'.

67. Continuai io: 'Padre, ci deve essere una possibilità per portare aiuto. Vieni, io non avrò pace finché non saprò cosa vuole quell'uomo'. – Senza sprecare una parola, andammo per molti passi, e quando l'uomo ci vide arrivare, depose il suo carico e ci attese. Fui spaventata, nell'uomo ho riconosciuto il Fratello mio Gesù, ma in quale condizione, ridotto a pelle e ossa, e implorando con gli occhi disse: 'Aiutatemi!'. – Ci avvicinammo a Lui, solo l'acqua ci separava. A questo punto mio padre disse: 'Ingra, convinciti! Qui non è possibile portare aiuto'.

68. Ma io dissi: 'Ma padre, deve un povero ripeterti che gli hai negato il tuo aiuto? Se non puoi, perché non costruisci un ponte? Ma non sopra l'acqua, bensì nell'acqua!'. Hai ragione, Ingra, non ci avevo pensato’. Poi mio padre disse all'uomo in attesa: Abbi un po’ di pazienza, sei affamato, ti vado a prendere un pezzo di pane e te lo lancio, finché il ponte sarà pronto'.

69. Mio padre corse veloce nel casolare e portò un grosso pezzo di pane e lo lanciò all'uomo, che lo afferrò anche abilmente e cominciò subito a mangiarlo. Nel frattempo mio padre cercò delle pietre per aprire una via nell’acqua, ed io lo aiutai. Fu un lavoro faticoso e mi sentivo come se le pietre divenissero più grandi nell’acqua. Allora mio padre corse a precipizio portando un pezzo dopo l’altro nel giardino e trascinò un grosso pezzo di legno da un albero caduto, lo posò sulle pietre e lo lasciò cadere sull'altra riva. Era proprio giusto, e il ponte fu pronto. Mio padre fu il primo ad attraversarlo e, senza oscillare, andò oltre, salutò l'ospite chiedendogli perdono per averlo fatto aspettare così a lungo. Poi prese il suo carico su di sé e disse: 'Vieni nella mia casa solitaria, là innanzitutto ti rafforzerò una buona volta giustamente dal tuo gravoso viaggio'. Così anche accadde. Quando tornammo al casolare – mio padre portò dentro il carico, e da un armadio che non si vedeva affatto perché era a muro, prese pane e frutta e li mise davanti al suo ospite e a me. Mentre mangiavamo, udimmo un'altro 'richiamo', e vidi che di nuovo alcuni uomini, erano quattro, stavano lì in piedi al ponte artificiale. Mio padre andò fuori, così udii come essi chiesero alloggio e un po’ di cibo. Disse mio padre: 'Io ho ben già un ospite, ma si potrà fare, il casolare è ben piccolo, ma in compenso il giardino è grande'.

70. Mio padre portò i quattro, e poiché il casolare era anche già occupato dei posti a sedere, lui non avendo posto dovette stare in piedi. Ora la dispensa fu svuotata del pane e della frutta e tutti furono sazi. Allora mio padre disse: 'Questa è mia figlia Ingra, se volete rimanere, allora siete cordialmente i benvenuti, ma dovete considerare mia figlia come vostra sorella, perché qui è terra consacrata che io sempre considero e calco con riverenza. Non abbiamo bisogno di soffrire la fame, ma rispettate mia figlia, che considero un dono del mio Dio. Lei ci servirà!'

71. Allora i quattro risero, e uno disse: 'Non farci ridere. Questa, tua figlia? – No, sarà la tua amata'. – A questo punto il primo ospite si alzò e disse: 'Amici, il desiderio del nostro padrone di casa deve essere rispettato, poiché è la prima grazia che noi sperimentiamo dal nostro Dio, da come vediamo. Ora abbiamo una casa, vogliamo ringraziare Dio per averci donato una persona così'. – Gli altri borbottarono. Mio padre però disse: 'Amico, rimani tu con noi, voi invece andate via, perché volevate disonorare la mia casa. L’avete già lordata di fango. Ma per andare completamente sul sicuro, io dico a te: amico mio, se vuoi, considera mia figlia come tua sposa, affinché su mio figlio non cada il minimo difetto. Lei è venuta da me, ed io non so se vuol rimanere e se può. Se vuoi, allora ti benedico come mio figlio. Invece tu, Ingra, d'ora in poi sarai la sposa di mio figlio'.

72. A questo punto i quattro si alzarono e dissero: 'Bene, allora ti auguriamo molta fortuna, che abbiate una bella vita, il padre e il figlio, una e la stessa femmina. Arrivederci dopo il matrimonio'. Con queste parole lasciarono il nostro casolare.

73. Poi il giovane si alzò e disse: 'Padre mio, tu mi hai dato tua figlia come sposa. Ti ringrazio con tutto il mio amore, poiché come mia moglie la dovrei rifiutare. Tu, mia Ingra, vuoi essere la mia eterna sposa? Allora vieni al mio petto e dovrai vedere la magnificenza del Padre Mio. Io vado da Lui'. – Egli aprì le braccia e disse: 'Ingra, mantieni pura la stanza da sposa, anche se sarai la moglie di un altro uomo; conserva la stanza nuziale sempre pura per Me. Invece tu, padre mio, prepara un pasto, un pasto d'amore, poiché adesso verrà a te sempre molto, e poiché mi hai donato tua figlia come sposa, dovrai essere ricompensato dal Padre Mio eterno'.

74. Io rimasi stupita a questo discorso, Tu divenisti sempre più distinto, Gesù, e i Tuoi occhi divennero sempre più luminosi. Un gran numero di uomini beati si avvicinarono al nostro casolare, allora io dissi: 'O mio Gesù, quanti uomini! Se posso rivolgerTi una preghiera, allora Ti prego, fa’ spazio affinché ci sia posto per tutti in questo santo casolare nuziale'. All’istante sorse una casa pronta, non supponevo che fosse già preparata, vidi solo il grande spazio con molti tavoli e sedie e modeste stoviglie in grande quantità.

75. Sui tavoli c’erano candelabri ardenti e Tu, mio Gesù, stavi davanti a me in una semplice ma raggiante veste e dicesti: 'Vedi, Ingra, così accadrà ad ognuno che, in amore e fiducia Mi pregherà per gli altri. Molti fratelli e sorelle potranno ora venire qui senza usare il ponte. Ma non il Padre Mio, bensì tu hai dato a tutti il benvenuto'. – Allora, mio Gesù, Tu dicesti al padre mio: 'Ora sii tu il rappresentante del Mio Dio e Padre, e tutto ciò che vorrai nel tuo amore, accadrà, poiché sei stato fedele nel piccolo, non ti sei mai permesso di fare qualcosa che avrebbe afflitto il Padre Mio. Hai preso la solitudine su di te e l'amore filiale ti doveva prima scuotere, affinché il Mio principio di vita si lasciasse realizzare in te anche qui nel Regno eterno. Così Io vado di nuovo là, dove il dovere e l'obbedienza si rendono come necessari'.

76. Il mio Gesù scomparve, ma i molti estranei rimasero, e mentre tutti si satollavano, mi sono svegliata. Ora sto profondamente impressionata, ancora davanti a Te".

77. Dice il vecchio e fedele padrone di casa: "Così l'ho vissuto precisamente anch’io, e Tu, Figlio mio, anche?"

78. Allora dice Gesù: "Precisamente l’ho vissuto così anch’io, e tu, Ingra, avrai gratitudine per il tuo amore. Io rimango il Tuo eterno Sposo e lo sarò di tutti coloro che mi amano come te. Non posso dirti di più, poiché la Mia ora non è ancora giunta".

79. Ingra deve prendere congedo, allora Gesù dice: "Ingra, avrai una breve felicità coniugale, ma quando verrà la Mia ora, entrerò anche nella tua casa e benedirò te e i tuoi figli. Grazie intimamente per il tuo amore, solo a una persona puoi dire e rivelare tutto: tua madre".

80. Il vecchio fedele padrone di casa si prende cura di Ingra, la fa portare a casa sicura in un carro fino al limite del suo villaggio natio. Gesù invece va’ in fretta a lavorare, affinché nei suoi fratelli non sorga nessun rancore verso di Lui.

 

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Cap. 7

La visita di Gesù come Salvatore nel villaggio di Ingra

(Alcuni anni più tardi)

1. La rinomanza di Gesù come Salvatore e Profeta precede ogni paese, e durante i Suoi viaggi con i Suoi discepoli viene anche nel modesto villaggio di pescatori che è la terra natia di Ingra. Molti malati e acciaccati Lo aspettano o Lo accompagnano, ma quando giunge nel villaggio dove dimora Ingra, Gesù fa dire che oggi devono andare nella casa di Ingra, perché quel giorno e quella sera sono riservati solo alla vedova Ingra, perché tutti hanno pensato così poco alle sofferenze di questa vedova e non si sono affatto presi cura di lei. Ogni richiesta dei malati è vana. "Andate a casa e venite di nuovo domani; se non lo farete, allora anch’Io andrò avanti indifferente. Se non avete pietà delle sofferenze di Ingra, allora Io mi comporterò con voi, come voi vi siete comportati verso di lei".

2. Allora Gesù ha quiete con i suoi discepoli. E così va’ con loro da Ingra, che lo aspetta con cuore intimorito e bramante. Quando entra con i Suoi nella sua casa, lei Lo abbraccia e per lungo tempo posa il cuore piangente al Suo petto, per la sorpresa dei Suoi discepoli.

3. Ingra però dice: "Finalmente, mio Gesù, sei venuto. Ora va tutto bene. Quanto Ti ho desiderato nella mia sofferenza! Ma ora sei venuto". – Le dice Gesù: "Ingra, ora sei matura per tutto ciò che il Mio Amore ha serbato per te. Non preoccuparti più di nulla, hai bussato alle porte invano, volevi prepararMi un pasto d'amore, ma i tuoi vicini avari e duri non hanno avuto nessun sentimento per le tue preghiere. Allora dovrai sperimentare nuovamente la magnificenza del Padre Mio".

4. In un attimo la casa è molto più grande e più bella, allestita con tutto ciò che si mostra come necessario. Sui tavoli c'è un pasto bello e pronto, degno di una principessa. I due bambini stanno in una nuova veste davanti alla loro madre, e alzano lo sguardo a lei completamente spaesati quando lei si appoggia a Gesù, piangendo. Gesù benedice i bambini e dice: "Ebbene, fratelli, vogliamo rafforzarci con ciò che Ingra bramava ardentemente dal suo amore per noi".

5. In questo giorno i suoi discepoli non sono soddisfatti, perché il loro Maestro si è dedicato solo a Ingra e ai suoi bambini, e non hanno ancora mai visto il loro Maestro abbracciare una donna. Piangendo, però, Ingra dice: "Gesù, ho sempre mantenuto pura la camera nuziale, per Te, poiché in mio marito ho visto solo il Tuo Amore. La Tua parola si è adempiuta, che avrei avuto solo una breve felicità coniugale. Era necessario questo, mio Gesù?"

6. Risponde Gesù: "Ingra, l'ha fatto il Padre Mio, e quello che fa è sempre giusto. Tuttavia il Figlio ti darà quello che il Padre Mio non poteva!

7. Rimangono svegli l’intera notte, mentre la casa è continuamente visitata dai vicini curiosi. Quando spunta il giorno, vengono già i primi malati che aspettano da Lui la guarigione. E non appena il cortile e la strada si riempie di malati, Gesù dice: "Ingra, rafforza i malati con il vino che sta ancora sui tavoli nelle brocche, Guariranno tutti se lo farai in piena fede. Solo perché hai creduto son potuto venire da te. Nella tua fede in Me Mi hai spianato la via per venire da te, ma in futuro sosterò soltanto lì dove la via Mi sarà spianata, così come l'hai spianata tu a Me".

8. Ingra fa’ come le è stato ordinato, e a mezzogiorno sono guariti tutti, provveduti e mandati nelle loro case. Prima di andar via, Gesù dice loro: "Andate nelle vostre dimore, Ingra vi comunicherà la Mia volontà come anche il Mio insegnamento. Lei guarirà i vostri malati nel Mio nome. Vi sarà e diventerà sorella finché tutti voi crederete in Me e diventerete viventi nel Mio Spirito d'amore".

9. A questo punto i suoi discepoli si meravigliano che qui sia completamente diverso che in altri luoghi. Allora Egli dice: "Fratelli non mormorate, Ingra credeva in Me ed Io ero la sua unica speranza. Sapevo della sua fede. In futuro voi sperimenterete ciò che può fare quella vera e vivente. Nemmeno la sua sofferenza corporale ha potuto scuotere la sua fede".

10. Ora è giunta l'ora di prendere congedo. A questo punto Ingra abbraccia ancora una volta Gesù e dice: "Gesù, Tu rimani il mio Sposo finché non sarò riconosciuta nel Tuo Regno dal Padre Tuo, come dieci anni fa!”

11. Allora Gesù le parla affinché tutti sentano: "Ingra, nel Mio Regno ci rivedremo e allora troverai ricompensata la tua fedeltà d’amore. Poi verrà ancora una volta un tempo, quando Mi vedrai come Uomo".

 

*  *  *  *  *

   

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[1] Giuseppe era un vegliardo di oltre settant’anni ed era vedovo da parecchio tempo. Dal primo matrimonio aveva avuto cinque figli di cui il primo e più grande era Joel – poi Joses – Samuel – Simeone e Jakob (o Giacomo). Quest’ultimo fece da balia a Gesù da bambino e lo seguì negli ultimi tre anni insieme agli apostoli, diventandone uno dei dodici. (vedi “L'infanzia di Gesù” di Jakob Lorber)

[2] Vedi “I tre giorni nel tempio” al cap. 16, di Jakob Lorber 1859/1860.

[3] Tabernacolo: presso gli antichi Ebrei, tenda sotto la quale tenevano custodita l’Arca santa durante la loro permanenza nel deserto e, poi, quella parte del tempio dove l’Arca fu stabilmente riposta.

[4] Questa tempesta era stata accennata anche nel libretto XXII al cap. 11.

[5] L’episodio della giovane Maria, conoscente della famiglia, è simile ad un altro con un'altra conoscente, Gabi, che avverrà più avanti, poco prima della morte di Giuseppe, e raccontato nel libretto n. IV al cap. 7.