Scene deliziose della vita terrena di
Gesù
ricevute
in visione da
Max Seltmann
( Libretto XXVII )
Esperienze con Gesù
Vita di Gesù nel suo
ambiente familiare prima dei trent’anni
Titolo originale : ‘ERLEBNISSE
MIT JESUS’
Edizione in
lingua italiana a cura del gruppo:
Amici della nuova Luce - www.legamedelcielo.it
ISBN 978-88-98788-30-9
Copy©right Casa editrice GESÙ
La Nuova Rivelazione
Traduzione di Antonino
Izzo – 2018
Casa editrice GESÙ
La Nuova Rivelazione
Via Vittorio Veneto, 167 - 24038 Sant’Omobono
Terme (Bergamo)
Tel./Fax: 035.851163 - Cell.:
347.1041176
E-mail: damianofrosio@tiscali.it
Sito casa editrice: www.gesu-lanuovarivelazione.com
Sito: www.jakoblorber.it
INDICE
Cap. 1 Visita di un romano e di un sacerdote nella casa di Giuseppe
Cap. 2 Giuseppe e
Maria visitano con Gesù e Giacomo la festa dei Tabernacoli
Cap. 3 Riparazione di una casa con Gesù presso i genitori del futuro
discepolo Giovanni
Cap. 4 Giacomo
racconta un'esperienza con Gesù nella casa dei genitori
Cap. 5 Il primo incontro con Ingra nella casa di
sua madre
Cap. 6 Dieci anni più tardi l’incontro con Ingra
presso un amico paterno di Gesù
Cap. 7 La visita di Gesù come Salvatore nel villaggio di Ingra
Un atro dono d’inconcepibile bellezza
ci viene dato per una più profonda istruzione
dell’umanità. Là dove non sarebbe stato possibile lasciare sinteticamente in
eredità tramite i Vangeli la storia della vita di Gesù, può esserlo nella
nostra epoca, per quei pochi che credono veramente nella ‘parola’ inviata dai
Cieli per tutti coloro che desiderano conoscere ed
amare sempre più il Signore.
La vita di Gesù, senza queste
meravigliose pagine scritte da Seltmann, resterebbe
un mistero, com’è rimasto per quasi duemila anni. Ora invece la loro diffusione
può portare nuova linfa a tutti quelli che desiderano avvicinarsi a Lui con
tutto l’amore che può sgorgare verso qualcuno che abbiamo vicino. Non perciò un
Dio lontano, inavvicinabile, quello del vecchio Testamento, ma la Divinità che
vuole presentarsi come Padre e che per questo diventa Uno di noi, per
dimostrare con la sua incarnata umanità, la vicinanza ai figli; per soffrire
con loro le difficoltà di una vita materiale vissuta e come essa dovrebbe
essere praticata nella realizzazione dei Comandamenti dati, i
quali, dopo la Sua morte, divennero vessillo di tutti coloro che Lo
conobbero viventi.
Il ragazzo Gesù, il Dio incarnato,
dovette vivere una vita tra le più difficili del genere umano. Incompreso da
tutti, dovette attraversare infiniti piani spirituali per sottomettere alla
volontà tutti quei desideri terreni e carnali insiti quali
causa della ‘caduta’, al fine di dimostrare la necessità di vincerli per
ottenere il premio della vittoria, ‘il regno dei Cieli’, perduto con quella
‘caduta’ da un terzo di tutti i creati originariamente.
Ciò che eoni di anni prima era stato
preso in considerazione dalla Divinità al fine del recupero del ‘figlio perduto’ e dei suoi accoliti, prima o poi doveva
essere portato a compimento. E solo quando l’umanità, dopo oltre 1500 anni
dalla guida del popolo eletto, ancora una volta stava per ricadere nel vecchio
peccato di una fede che non aveva nulla a che fare con ‘la
Legge’, la venuta del Salvatore doveva decretare l’ultima epoca di sviluppo
dell’umanità.
Trent’anni ci vollero a Gesù affinché,
come ‘uomo’, diventasse ‘uno’ con la Divinità. Sulla Sua vita in molti hanno
ricamato storie fantasiose; sia dalle menti dei religiosi che
da quelle di operatori dell’iniquità, sono sorte storie nate solo dalla più
fervida fantasia, per rendere quella misteriosa Figura tanto più umana, e
screditarlo agli occhi dei veri fedeli amanti della verità. Con questi racconti
della vita di Gesù instillate nella mente di Seltmann,
si fa chiarezza, si può cercare di comprendere l’Uomo-Dio, il giovane figlio
del falegname Giuseppe legato al tempio che, pur avendolo
in casa, non Lo comprese per quasi tutti i trent’anni, come anche i cinque
fratelli e la madre Maria.
Gesù, un uomo bellissimo, era un
provetto falegname sotto l’aspetto umano, e a Lui, fin dalla giovane età
stavano a disposizione forze spirituali avute in dono
attraverso la Sua stessa vita completamente votata al rapporto con l’interiore,
alla messa in pratica dei Comandamenti, cioè a mettere in pratica l’amore che
ciascuno di noi ha e deve sviluppare donandosi agli altri e vivendolo nel cuore
verso il rapporto interiore col Padre.
Nelle esperienze raccontate
si può anche comprendere la vita di duemila anni fa, dal cibo utilizzato
durante una festa, alla religione giudaica di come veniva mantenuta dai molti
sacerdoti del tempio di Gerusalemme, il cui controllo sulla popolazione della
città e delle cittadine circostanti era totale, nell’interesse di non perdere
neanche un fedele, pur di ottenere da questi ‘la decima’.
Anche un accenno all’Arca santa il cui
fuoco al tempo di Gesù era mantenuto artificialmente, forse per farci
comprendere che all’origine, e per un certo tempo, quale ‘fuoco di Dio’, era
alimentato in modo soprannaturale, mentre all’epoca di Gesù non lo era più,
quindi un’ulteriore testimonianza che duemila anni fa
il rapporto tra il tempio e Dio non era già più vivente.
Una particolarità è nel colloquio con
Ingra, poiché da questo si deduce che l’atto di redenzione di Gesù non deve
essere considerato fatto solo per l’umanità, ma deve essere esteso oltre, verso
quel primo ‘caduto’, al fine di offrirgli la possibilità di riflettere sul
gesto della croce, e spingerlo così, autonomamente, al ritorno dal Padre, così
come viene spiegato in modo più approfondito in altre
rivelazioni attraverso altri mistici.
Gesù all’inizio del racconto è ancora
ventenne, il più giovane della sacra famiglia in cui tutti lavoravano. Gesù è ‘il silenzioso’. E qui vengono
riferite alcune brevi esperienze in cui Egli espresse qualche parola, qualche
frase, per lasciarla ai posteri. I personaggi sono semplici, s’innamorano
subito della Sua personalità, apprezzano le sue qualità lavorative, sono legati
ai personaggi della Sua infanzia, e perciò il tutto serve a confermare il
quadro della completa storia di Gesù, da cui trarre tutte le dovute notizie per
conoscerLo sempre più.
L’editore
Personaggi
Gesù (circa trentenne)
Giuseppe padre putativo di Gesù
Maria la madre di Gesù
Jorem un vecchio sacerdote
Jonas un sacerdote amico di
Giuseppe
Giacomo il fratellastro di Gesù, poi
apostolo, l’ultimo figlio di Giuseppe
Sardellus Pirius un romano figlio di un vecchio conoscente
della sacra famiglia
Diana moglie di Sardellus
Un giovinetto un
angelo
Zebedeo di Betsaida il padre di
Giovanni, il discepolo più giovane
Salomè moglie di Zebedeo
Giovanni figlio di Zebedeo
e di Salomè
Giacomo 2° figlio di Zebedeo
e di Salomè
Simon Giuda il futuro Pietro
Nathan un sacerdote, padrone della
casa di Simon Giuda
Levi un sacerdote, padrone della casa di Hella
Maria una giovane parente della
sacra famiglia
Joel fratellastro di Gesù e figlio maggiore di
Giuseppe
Hella una vedova greca
convertita al giudaismo
Arminius un greco
Hermes un amico di Hella
Levi un sacerdote del tempio oppositore di Gesù
Leonard un vecchio greco
Arsellus genero di Leonard, mercante persiano
Irmina moglie di Arsellus
Ingra la figlia di una vedova
۞
Visita di un romano e di un
sacerdote nella casa di Giuseppe
1.
Nella casa di
Giuseppe è di nuovo tornata la pace, perché il padre Giuseppe ha cominciato a
trattare il Figlio di Maria con più gentilezza. Maria è piena di gioia, poiché da tempo aveva rinunciato a vedere suo Figlio così, come
desiderava Giuseppe.
2.
Un commissario romano entra in casa e chiede del carpentiere Giuseppe.
"Qui sei al posto giusto", risponde Giuseppe. "Sono pronto a
servirti". – Allora dice il romano: "Caro amico, volevo proprio
venire da te, ma ora ho avuto una disgrazia con il mio carro, ho bisogno di
aiuto, una ruota si è rotta".
3. "Allora puoi essere aiutato. Maria, chiama dentro Joel affinché possiamo accontentare il
signore".
4.
Maria va nel laboratorio e chiama Joel[1],
che subito va insieme nella stanza. Il romano informa Joel del suo danno e
chiede di prendersi cura anche del cavallo, finché dura il lavoro.
5.
Giuseppe offre al romano un'accoglienza amichevole e, finché dura il lavoro,
che sia suo ospite. In quel momento entra Gesù nella stanza e saluta con un
cenno affermativo del capo. Giuseppe, indicando Maria e Gesù con la mano, dice:
"Questa è mia moglie, e questo è mio Figlio". Maria
guarda al romano apertamente nel volto, questi invece si volta verso Giuseppe e
dichiara: "Tua moglie e tuo Figlio? Questo è difficile da credere. Nondimeno, come tu sei un romano, allora deve essere vero".
E rivolto a Gesù: "Giovanotto, se ti guardo così, allora
vorrei invidiare Tuo padre, perché gli dèi non mi hanno ancora regalato un
figlio. Ma tu, dai a tuo padre anche la giusta
gioia?". – Risponde Gesù: "Io mi sforzo di rendere a Mio padre
la giusta gioia, ma Giuseppe non è Mio padre!"
6. "Cosa? Non è tuo padre?
Vecchio amico Giuseppe, che cosa devo sentire? Non vuole
essere tuo figlio!"
7. "È così! Gesù non è mio
Figlio. Intorno a questa nascita c’è un mistero. Maria invece
è veramente sua madre".
8.
"Questo mi è incomprensibile, spero che mi spiegherai tutto su questa
giovane donna e su questo giovane", replica il
romano. "Io li ritenevo entrambi per fratelli".
9.
"Volentieri, caro signore, vorrei illuminarti, dal
momento che anche a me sarebbe più facile se potessi dire una buona
volta tutto ciò che tanto mi opprime".
10. "Sei infelice, caro amico, di
avere una giovane moglie bella e un figlio così retto? O uomo, non ti
far del male, poiché davvero tu sembri non conoscere la grande miseria che provo quasi ogni giorno. Hai motivo di lamentarti di tuo
Figlio adottivo?"
11. “Sì, e anche no, caro signore, a
volte è così brutto che vorrei disperare. Quello che ho
già implorato al mio Dio e Signore, non lo puoi misurare”.
12.
"Cosa devo ascoltare, caro amico, questo me lo
devi spiegare; ti nega la dovuta obbedienza?"
13. "No, caro signore, è proprio
questo: lui è diligente, serio, quasi troppo serio, ma sa tutto meglio di me e
dei miei figli.
Ma la cosa peggiore è che non segue la mia fede, il
Suo Dio è un altro che il nostro. Per Lui non c'è
tempio né sacerdote, e guai a coloro che vogliono fargli cambiare idea. Lui è precisamente un uomo che conosce solo un Dio che vive nella
sua vita interiore, con il Quale afferma di aver relazioni, e spesso mi sembra
che abbia ragione".
14.
Arriva Joel e riferisce che si è preso cura del cavallo e del carro, ma prima
del giorno seguente non c'era modo di pensare che il carro fosse pronto.
15.
"Allora sii nostro ospite, caro signore", dice Giuseppe. "Ho
perfino piacere. Forse avrai la fortuna di parlare con Gesù, altrimenti è silenzioso
se non vuol parlare".
16. Il romano: "Caro amico, forse
non tratti bene tuo figlio adottivo. Non l'hai ancora messo alla prova in
modo che debba sentire che volete il meglio con Lui? I giovani hanno spesso un
senso completamente diverso. Non hai ancora cominciato a parlare delle sue
idee? Anch’io infatti non riesco ad andare con i
vostri sacerdoti che pretendono il Comandamento di Dio solo dai loro fedeli,
mentre essi stessi non pensano di viverlo. Posso parlare una volta con Te,
giovanotto? Mi sento già così attratto dalla tua presenza,
che avrei piacere portarti con me".
17.
Dice Gesù: "Fai immensamente bene al Mio cuore, ma non temere il Mio
discorso, poiché mai lascerei il padre Giuseppe e Mia madre, se il Mio eterno
Padre non lo desiderasse!"
18. "Chi è il Padre tuo eterno? Oppure non mi è permesso di saperlo". – "Tuttavia,
caro amico, dovresti saperlo, poiché il Padre Mio in Me vuole che tu debba
essere nostro ospite per oggi, giacché per mezzo Mio devi imparare a conoscere
il Padre Mio eterno, dal momento che il padre Giuseppe
rifiuta Quest’ultimo, semplicemente, e ancor più anche mia madre e le mie
sorelle e i fratelli non Lo possono riconoscere, pensando che sia peccato
contro il loro Dio e contro l'eterno Signore Zebaoth".
19. "Giuseppe, vecchio amico, non
l'hai ancora esaminato seriamente? Se l’avessi io un figlio come questo,
lo esaminerei meticolosamente. Io conosco Mosè come anche i profeti, conosco anche gli insegnamenti dei nostri dèi e non mi son
potuto ancora decidere di stare dalla parte del nostro o del vostro Dio. E
perché? Perché sento la mancanza di qualcosa che tocchi il mio interiore. –
Voglio essere completamente aperto con te. La presenza del figlio tuo adottivo, suscita in me qualcosa che non ho ancora
sperimentato. E ti dico francamente, mio giovane amico: poiché mi hai chiamato amico, con te non desidero aver ragione. Tu hai in te
qualcosa a cui non voglio contraddire. Ci deve essere
veramente qualcosa in te, visto che vuoi rimanere
nella Tua povertà. Io sono ricco in beni terreni, ho molti servitori, ma nessun
figlio né erede, e ho una moglie malata che, nonostante tutti gli sforzi dei
sacerdoti e spreco di grandi costi, non vuol essere guarita. A cosa mi serve
tutto il patrimonio, se mi manca la gioia nella mia vita? O
caro amico Giuseppe, grazie al Cielo, la salute è intorno a te; puoi
rallegrarti della tua giovane moglie e dei tuoi figli sani".
20.
Dice Gesù: "Caro amico, cosa diresti se ti dicessi che tua moglie potrebbe
essere aiutata se tu volessi seppellire tutti i tuoi dèi in
una fossa profonda e metterti dalla parte del Dio degli ebrei?"
21. "Io ti direi: caro amico, mi
consigli di mettermi dalla parte del Dio degli ebrei, e tu non frequenti nessun
tempio e rifiuti i suoi sacerdoti, come mi ha detto il padre tuo adottivo. Se tu dicessi: 'Prendi rifugio dal Mio Dio!', là non indugerei. Veramente
diventi un mistero anche per me. Ora dimmi apertamente: 'Chi,
cosa e com’è il Tuo Dio?'. Ma perché non hai ancora rivelato ai tuoi fratelli e
ai genitori, chi, cosa e com’è il tuo Dio?"
22.
"Amico, non voglio darti nessuna risposta; ma tu, padre Giuseppe, da’ tu
la risposta a questo amico, perché non voglio recarti
dolore".
*
23.
Maria viene dalla cucina e dice: "Padre Giuseppe, non vogliamo prendere il pasto? Il nostro ospite avrà fame. Tutto è pronto". Così viene
preso il semplice pasto. Giuseppe prega a modo suo, Gesù invece rimase in
silenzio. Così anche il pasto si svolge tranquillo. Solo dopo cena i figli discutono
di un lavoro, e pregano Giuseppe affinché Gesù debba cooperare nel laboratorio,
altrimenti il lavoro non si sarebbe finito. Giuseppe accondiscende alla
richiesta dei suoi figli e in silenzio Gesù va con i suoi fratelli nel
laboratorio.
24.
Il romano è solo con Maria e Giuseppe, allora dice: "Ora io ti chiedo,
caro amico Giuseppe, dammi la risposta che aspettavo da tuo Figlio".
25. "Cosa ti dovrei rispondere? Tu conosci il
mio Dio, da Mosè e dai profeti. A questi io mi attengo, Egli è stato finora tutto
per me, e in onore a Lui sono diventato vecchio e canuto. In verità, io godo un
rispetto da tutti quelli che lavorano nel tempio per l’onore di Dio e lavorano
per Lui. Ma molte cose sono cambiate. Il potere di Dio
è andato affievolendosi, dove sono le esperienze provenienti da Dio, durante e
dopo la nascita di Gesù? Come sono stato guidato e portato! E oggi? O caro
amico, cosa devo dire ancora? Non vengo con Gesù, ma la cosa peggiore per me è
questa: Gesù ha ragione col suo Dio che sente in sé, che gli dà direttive per
le sue azioni. Ho lottato peggio di Giacobbe per la fine di questo stato di
cose, e tutti lottano e pregano, ma è tutto inutile.
26.
Quante volte ho gridato al mio Dio e Signore, ma Egli
rimaneva in silenzio e Gesù andava per la sua strada, come senza nessuna
compassione, con grande dolore di sua madre. Oh, potrei raccontarti cose che
suonano incredibili. Quando ho cercato rifugio presso i nostri sacerdoti,
allora ho sperimentato del terribile. Solo quando si cercava di comprenderlo,
andava bene, ma quanto pochi erano questi. I pochi, tuttavia,
lo temevano come la peste, perché ogni parola pronunciata, era anche già un
fatto".
27.
"Ma caro amico Giuseppe, io non ti capisco, se avessi riflettuto molto
attentamente tutte queste cose, tutte queste esperienze, avresti
dovuto giungere a conclusioni diverse. Non hai mai pensato che tuo
figlio abbia tuttavia ragione col Suo Dio, al Quale è succube? Tu non sembri di
essere un conoscitore di uomini, poiché tuo figlio Gesù mi ispira
una fiducia, come l'ho sperimentato in pochi uomini, e rifletto con quale
determinazione ha detto che se io mi metto dalla parte del Dio degli ebrei, mia
moglie sarebbe di nuovo sana. Quale Dio è adesso il vero e giusto: il tuo Dio,
o il Dio al quale Gesù è succube?"
28.
"Amico sono battuto, c’è un solo Dio, e credere
in un altro Dio, la mia fede me lo proibisce, questo è fondato nella
legge!"
29. "Amico Giuseppe, ti prego,
parla chiaro e apertamente, il tuo Dio è diverso dal Dio di Gesù? Io prego per
una risposta chiara! Ho il più grande interesse, già per amor
di mia moglie".
30.
"Cosa devo rispondere? Se vado con mio Figlio
Gesù, devo evitare il tempio e i suoi sacerdoti. Se rimango fedele al tempio e
resto asservito ai sacerdoti, mi evita Gesù. Solo per amor di
mia moglie, ultimamente sono diventato più quieto e vorrei portare tutto per
amor di mio figlio".
31. "Caro amico Giuseppe, la tua
fede ti dà onore, come anche il legame con il tempio e i suoi sacerdoti, ma non
va con il vero ed eterno Iddio! Vedi, io sono un pagano secondo i
vostri concetti, ma anche i nostri dèi vogliono il
bene e il vero. Guarda il nostro stato. Non è stato creato per rendere felice
il mondo intero, un regno di giustizia fondato sugli insegnamenti dei nostri dèi? In Mosè ci sono molte lacune nella giustizia che i
vostri sacerdoti oltrepassano, ma di umanità nessun pensiero. D'ora in poi mi
metto dalla parte di tuo figlio Gesù, e gli chiedo di darmi
prova che il suo Dio sia quello vero e giusto".
32.
"Caro amico, non disturbare la pace della mia casa, perché c’è abbastanza
del disaccordo".
33.
"Amico Giuseppe, ma se sei tu la causa di tutti i disaccordi in casa tua,
allora...?"
*
34.
È appena arrivato un amico della casa di Giuseppe e lui vorrebbe congedarsi, ma
il romano si alza e dice: "Rimani, amico di Giuseppe, voglio dare un occhiata al mio carro, in modo che voi due vi mettiate
d’accordo e troviate adempimento allo scopo della visita".
36.
Il romano va fuori nel cortile e poi nel laboratorio, dove Joel è ancora
occupato alla ruota del carro. Gesù gli va subito incontro e dice: "Il
Padre Mio ti ringrazia per le parole che hai rivolto a Giuseppe, ma ora ho Io
una preghiera: va’ di nuovo in casa e sperimenta
l'amore del Padre Mio, che ti rivelerà quale Dio è il vero e il giusto. Il tuo carro sarebbe pronto se l’eterno Padre Mio non avesse
bisogno di te".
37.
Scuotendo la testa, il romano ritorna verso casa e vede Maria che piange di
nuovo. 'Lacrime', pensa, 'lacrime per amor di una
causa che ha relazione con Gesù. Devo dar seguito alla chiamata di Gesù'. E
presto sta già nella stanza dove i due amici,
eccitati, non sono d'accordo. Entrambi tacciono, ma il romano
dice: "Amici, perché non volete continuare a parlare? Forse posso
fungere io da paciere. Ho tutti i pieni poteri come
giudice".
38. Parla l'amico di Giuseppe:
"Signore, cosa dovrei nascondere? Ci sarà lamentela su suo figlio Gesù.
Un amico sacerdote che a buon diritto ha biasimato il modo in cui Gesù se la
gode, è malato e soffre con la febbre in casa sua, e nessun sacerdote può
aiutarlo. Che questi debba la malattia a Gesù, è provato, poiché Gesù gli
disse: ‘A te deve essere dato tempo e occasione, per
discernere qual è il modo giusto di vivere’.”
39.
Da questa sentenza il sacerdote si è ammalato, ed io sono costretto a
comunicarlo al tempio. Giuseppe però respinge qualsiasi conversazione, a
cagione del fatto che potrebbe accadere la stessa cosa anche a me come a Jorem. Non posso lasciarmi dire questo, poiché tutti gli
abitanti di Nazareth guardano questo Gesù con gli occhi storti. Si dovrà pur trovare qualcosa, in modo che a tutti noi non accada
ancora di peggio da questo Gesù".
40. Dice il romano: "Caro amico,
oggi ho visto questo Gesù per la prima volta nella mia vita, e in lui ho
trovato qualcos'altro. Anch'io ho avuto motivo di lamentarmi su mia
moglie che è malata incurabile, e cosa mi ha consigliato di fare lui? Dovrei
mettermi dalla parte del Dio degli ebrei, e allora mia moglie guarirebbe. Alla
mia domanda pressante a Gesù, su chi fosse, cosa è e com’è il vero Dio, lui mi
ha rimandato a Giuseppe, a questo punto l’ho rimproverato perché non va mai nel
tempio, né si rivolge a un sacerdote. Io sono un pagano e non posso credere al
Dio degli ebrei senza ulteriori ricerche. Ora sei
venuto tu e porti lagnanze contro Gesù. Non posso dire
di sì a tutto senza dell’altro. Allora devo ascoltare Gesù. Qual
è la tua opinione?"
41. Dice l'amico (Jonas) di Giuseppe:
“Caro signore, nondimeno, l'ingiustizia sta scoperta e chiara dinanzi a noi. Gesù sta
ostile di fronte al tempio e ai suoi servitori, e chi gli rinfaccia la sua
ingiustizia, è punito. Questi sono i fatti che parlano per noi. Il caso di Jorem non è l'unico, posso citarne parecchi; tuttavia sono
qui solo per amor di Jorem. Io
credo che difficilmente Gesù abbia un amico a Nazareth".
42.
Risponde il romano: "Vogliamo una volta ascoltare Gesù". – Senza che fosse chiamato, Gesù entra nella stanza e dice:
"La Mia presenza si fa necessaria, perciò perdonatemi se disturbo la
conversazione. Tu, Jonas, ti lamenti di Me, ma con un cuore pieno di
odio non è bene sporgere lagnanze contro di Me che conosco i vostri pensieri, e
a te, caro amico Sardellus, ti ringrazio in anticipo perché vuoi essere un
difensore imparziale.
43. Il romano: "Gesù, chi ti ha
rivelato il mio nome che portavo nella mia giovinezza? Puoi ora anche
menzionarmi il nome che porto adesso?"
44. Gesù: "Certamente, caro amico
Sardellus, oggi ti chiami Sardellus Pirius. Questo per te non era giusto, perché tua madre ti chiamava sempre
solo Gregor".
45. Il romano: “Hai parlato giustamente,
ma adesso tu sai anche che sto dinanzi a te come un giudice, e devo respingere
tutti i buoni sentimenti per te. Allora ti domando in base all’accusa
del sacerdote Jonas: è questa giustificata, o no?”
46.
Gesù: "È giustificata nei suoi termini giuridici, ma non posso far valere
i suoi concetti, considerato che non mi è mai stato
chiesto da quale fondamento devo agire così. Però Io
posso documentare le Mie azioni, secondo Mosè e i profeti. Allora
non è colpa Mia se non trovo nessuna comprensione".
47.
Il romano: "Jonas, cos'hai da replicare al
discorso di Gesù?"
48. Jonas: "Si è mai sentito che si
deve chiedere a un sacerdote se anche le sue azioni devono essere documentate
con la Scrittura?
Mai ancora si è verificato che un figlio di genitori fedeli possa agire secondo
la sua stessa discrezione. Quanto spesso Giuseppe si è lamentato di suo Figlio
Gesù!"
49. Il romano: "Dunque, qui sta
asserzione contro asserzione! Gesù, posso chiederti di dare a me la
risposta alla domanda – per quali ragioni ti comporti così, nonostante le molte
preghiere dei tuoi genitori? Poiché una cosa non potrei
immaginare che per amore sovrano tu diventi uno scandalo per i tuoi genitori e
quindi per il tempio e i suoi servitori".
50. Gesù: "Sardellus e tu, Jonas,
ascoltate.
La tua domanda, caro amico Sardellus, è venuta da un cuore sincero, ed è per questo che sei degno anche di una risposta sincera. Ad ognuno avrei risposto così come faccio adesso, ma
commetti un errore: Io sono sempre il sedotto dallo ‘spirito di Belzebù’, e
solo il ribelle! Ma che porto la veste terrena come un
uomo pieno di grandi compiti, e così deve essere, a nessuno viene in mente. Il
tempio è completamente in chiaro sulla Mia nascita, è anche informato sulla Mia
vita dalla nascita, e il padre Giuseppe, come anche i dignitari romani, hanno
riposto grandi speranze su di Me.
51.
Con i Miei dodici anni fu data al tempio l'opportunità di riconoscerMi
come il Promesso e l’Atteso da lungo tempo con ardente
desiderio. Ma che cosa è successo? Sono stato
respinto! Ed è solo grazie alla parola decisiva di un romano, a cui sono debitore, che ho potuto parlare liberamente. Da tempo vengo sempre sorvegliato.
52.
Invece, cosa è successo con Me? Ero consapevole della Mia missione come uomo,
ma non potevo compierla senza l'aiuto di Dio. Questo Dio, che ringrazio per
tutto, che in Me deve diventare Mia proprietà proveniente da Lui, Lo sento, Lo
sperimento e sono in costante collegamento con Lui. Egli, come Dio, è la Fonte
da cui attingo e devo attingere, finché Io stesso
diventerò la Fonte!
53.
Fino alla Mia prova nel tempio mi fu dato di parlare come Dio. Da allora devo
lottare in Me e con Me per diventare Uno
con Dio che in Me vive come un seme, e deve essere la Mia sola preoccupazione
di portare a maturazione questo seme, ovvero il seme
della Vita divina, per operare autonomamente come il Figlio di Dio che ha
ricevuto pieni poteri da Dio.
54.
Allora, Sardellus, voglio darti una prova che le Mie
parole sono completamente nel senso dell’eterno Iddio, che Io chiamo Padre:
‘Così ti dico che la tua missione è di fare delle indagini su che cosa è venuto
dal Figlio di Maria e di Giuseppe’. Eri sulla via per venire da Giuseppe, e le
informazioni su di Me sarebbero state completamente diverse se il tuo carro non
si fosse danneggiato. Ora sei costretto a guardare più da vicino nella casa di
Giuseppe, e sperimenti ciò che diventerà la tua salvezza. Ora parla tu. Hai la Mia risposta; e anche tu, Jonas, hai sentito".
55. Il romano: "Jonas, ora parla tu. Cos’hai da replicare?"
56.
Jonas: "Signore, cosa devo dire, considero il
discorso di Gesù come una presunzione che non si è ancora mai sentita nella
storia del popolo d'Israele. Posso ricordarmi che Gesù, all'età di 12 anni, divenne un insegnante per tutti noi, e la faccenda
con l'asino[2]
fece una potente impressione. Ma soltanto la parola del sommo
sacerdote ha valore per noi".
57. Il romano: "Jonas, la tua
parola non ha nessuna forza e anche nessuna logica. Invece la
parola di Gesù è chiara, inequivocabile e piena di forza, poiché mi stupisce
che Gesù abbia riconosciuto la mia visita, connessa con una missione segreta, e
mi abbia prodotto la prova che in Gesù sono assopite
veramente, forze che vogliono solo del bene.
58.
Ora ti chiedo, Jonas: cosa farai adesso nella questione di Joram? Gesù gli ha
detto solamente: 'A te deve essere dato tempo e
occasione per diventare un vero sacerdote', una cosa simile Tu, Gesù, ben gli
hai detto. È questa una minaccia o un’azione che rimane nell'aspettativa,
se Joram si trova nelle condizioni di essere un vero sacerdote? E quando
Giuseppe ti dice del tutto amichevolmente di non fare come voleva Joram, è
questo un motivo di indicare Giuseppe come una pecora nera?
59.
A Te, Gesù, io ringrazio per la Tua franchezza. Ora c'è ancora da rispondere a
una domanda: 'Quale parola vale: la Tua parola o la
parola del sommo sacerdote?'. Jonas, parla tu, ma libero e franco. Io non sono nemico del tempio".
60. Jonas: "Signore, cosa devo
dire, è una vita intera che appartengo al tempio. Non potevo
immaginarmi nessun’altra vita che solo di essere obbediente al tempio. Quello
che Gesù ha detto, per me è inesplicabile.
61.
Le Sue parole: 'Questo Dio, che ringrazio per tutto, che in
Me deve diventare Mia proprietà proveniente da Lui, Lo sento, Lo sperimento e
sono in costante collegamento con Lui', non
possono e non vogliono entrare in me. Inoltre le parole: 'Egli, come Dio, è la Fonte da cui attingo e devo attingere finché Io
stesso diventerò la Fonte!', è la più grande follia. Come può un uomo
diventare un Dio? – Gesù, come sacerdote per grazia di Jehova ora ti domando: 'Come puoi dimostrare questo?'. Adesso
sono io l’accusatore davanti al giudice Sardellus. Questo è ben lungi
dall'essere per me una prova se hai riconosciuto la missione del romano.
Infatti, ci sono sempre stati degli uomini che hanno operato dal potere di
Belzebù! Ora parla Tu".
62. Gesù: "Jonas, saresti beato se
avessi creduto alle Mie parole. Ora ti chiedo, alla presenza del
nostro giudice e alla presenza di Dio: 'Quale prova
dovrei darti?'. Te lo chiedo per incarico del Mio Dio che sento in Me! Potrei rivelarti ancora di più, ma tu hai invocato la legge del
mondo".
63.
Un lungo silenzio, allora il romano dice: "Jonas, perché taci, non ti
succede niente, è tuo diritto pretendere prove".
64.
Jonas: "Allora provvedi che all’istante Joram appaia qui sano".
65. "No, Jonas, tu pretendi
qualcosa che il Padre Mio eterno non vuole, perché Joram guarirà solo quando
vorrà diventare un vero e giusto sacerdote, e lui ancora non lo vuole. Chiedi
qualcosa di completamente diverso, qualcosa che solo a Dio è possibile!"
66.
Jonas: "Gesù, è solo una scappatoia, io insisto sul mio desiderio".
67.
Gesù: "Jonas, Io non lascio mercanteggiare con Me, perciò Sardellus, come
giudice, pretendi tu qualcosa che solo a Dio è possibile".
68. Il romano: "Gesù, mi metti in
grande imbarazzo; tuttavia adesso ho un pensiero: sarebbe possibile per te
incaricare un angelo di Dio e portare qui mia moglie e riportarla a Roma
guarita?
Dovrebbe comunque essere possibile a un Dio che ha potuto
creare ogni cosa".
69. Gesù: "Sardellus, sia! Dio è clemente con te, ma non permettere che ti diventi una
necessità, poiché Dio vuole essere amato liberamente".
70.
Gesù è immerso in Se stesso, gli uomini e Maria Lo
guardano silenziosi. A questo punto la porta si apre e un giovinetto conduce
una donna velata nella stanza e s’inchina dinanzi a Gesù.
71. Sardellus balza in piedi:
"Diana, tu sei qui? O Gesù, perdonami che sono
stato per Te un giudice. In ginocchio Ti ringrazio per la prova del Tuo amore,
della Tua grazia e del Tuo potere!"
72. Dice Gesù: "Alzati, Sardellus,
ringrazia il Padre Mio nei Cieli e dà a tua moglie il giusto saluto di
benvenuto, poiché il tuo desiderio deve essere corrisposto. Lei deve ritornare a Roma".
73.
Jonas vuole tirarsi indietro, ma il giovane gli dice:
"Amico, rimani e sperimenta la magnificenza di Dio per amor tuo".
74.
Sardellus abbraccia sua moglie e domanda: "Diana,
come sei venuta qui? Sai tu che sei a Nazareth presso il Messia veniente?
75. Risponde lei: "Sardellus, io
non so proprio nulla. Ma ascolta, dietro di me
sta del terribile. Quanto ti ho desiderato! La mia sofferenza peggiorava ogni
giorno. I sacerdoti hanno fatto ciò che stava nello
loro forze, ma tutto era inutile. Mi ha circondato la notte, una notte completamente buia. Mi sentii libera da ogni dolore,
però mi spaventavo in questa tenebra ed ho invocato te. Ho gridato agli dei, ma
tutto era inutile. Allora pensai al Dio sconosciuto e si fece luce, splendente
davanti a me. Un uomo che non
avevo mai visto prima mi stava di fronte. Mi ha sollevato e mi disse del tutto
sommesso: ‘Affidati al Dio sconosciuto, e vivrai!’
76.
Poi mi venne un dubbio: 'Dove trovo un sacerdote
dell’Iddio sconosciuto?'. E lì per lì è venuto questo giovinetto, mi ha afferrata, mi ha avvolta ed ho perso i sensi. Mi sono svegliata davanti a questa porta, e sono qui".
77.
Giuseppe, Maria e Jonas si avvicinano, salutano la donna e le danno il
benvenuto. Ma l'angelo dice: "La donna può
rimanere qui solo un'ora, così è la Volontà del Signore". Si china davanti
a Gesù e domanda: "Posso restare qui finché ho compiuto il mio
servizio?"
78.
Gesù porge la mano al giovinetto e dice: "Fa’
come il Signore ti ha comandato, ma taci davanti a tutti, affinché la via
diventi libera per Me".
79.
Sardellus è scosso, riesce a parlare poco. – Gesù dice: "Sardellus, fratello e amico Mio, prego per
questo, che tua moglie non debba rimanere qui più a lungo, poiché deve tornare
di nuovo a Roma sulla stessa via, ma sana! Non posso agire diversamente,
poiché il punto è di presentare la prova che tutto ciò che Io
ho detto, non erano parole Mie, ma parole del Padre Mio che dimora in Me".
80.
Risponde Sardellus: "Gesù, secondo la Volontà del Padre Tuo, tutto doveva
accadere così perché il Padre Tuo deve diventare anche il mio, e Lo è appena
diventato!"
81. Dice Gesù a Diana: "Invece tu,
Diana, hai abbastanza per il momento nell’Iddio sconosciuto, poiché devi
abbandonare da te stessa i tuoi dèi. La tua salute ti è stata donata
dall’eterno Iddio che si chiama il Dio degli ebrei. Non farti ingannare, poiché
i tuoi dèi sono senza luce e senza vita. Il vero ed
eterno Iddio, invece, è Amore e Vita.
82.
Tra pochi mesi Sardellus sarà di nuovo con te, e le benedizioni provenienti
dalle tue opere d’amore ti porteranno, del continuo, gioia di vita.
83.
Sardellus, a te invece dico: porta a termine la tua
missione, perché sei atteso a Roma con grande desiderio. Potrai dare molto
scandalo, ma sii consolato, l’Iddio che in Me è il Soccorritore, la Guida e il
Compagno, sarà anche il tuo.
84.
Tu, Jonas, vuoi sapere ancora di più? Allora diventa
il vero e giusto amico del padre Mio adottivo Giuseppe. Solo una cosa chiedo a tutti voi: silenzio e solo silenzio! Perché non è
ancora il tempo. Tacete per amor Mio, affinché Io raggiunga
la perfezione che è necessaria per rivelare a tutti, quale Figlio di Dio, il
Padre Mio eterno".
85. Tutti tacciono, ma Diana dice:
"Sardellus, cosa significa tutto questo. Ero dunque
morta e sono diventata di nuovo vivente? Come sono venuta qui
da te, dove tu sei il mio più grande desiderio?”
86.
Risponde Sardellus: "Diana, prenditi tempo fino a quando non sarò di nuovo
a Roma, oggi ho trovato il vero ed eterno Iddio, ed
L’ho sperimentato nella realtà! Tutti gli dèi in casa dovranno scomparire, e
tutti i sacerdoti non potranno entrare nella mia e nostra casa, a meno che non vengano come amici. Non dire niente a
nessuno, taci come può tacere una donna romana, e
appena sarai a Roma, preparati per la mia venuta. Sarai completamente sana e
rimarrai sana se tacerai su tutto l’accaduto. A questo punto in nessun caso dobbiamo diventare manovali di falsi
dei".
87. Risponde Diana: "Sardellus, mi
rallegro di poter manifestare la mia gratitudine al vero Dio, se non chiede
altro che rinunciare agli dèi ai quali abbiamo sacrificato. Come e cosa
richiede il vero Dio, e a chi mi dovrò rivolgere per sapere tutto?"
88.
Gesù: "Diana, Dio non chiede nulla, chiede di credere in Lui, che Egli è Amore, Vita e Misericordia e che tu debba amare tutti gli
uomini come fossero tue sorelle e fratelli!"
89. Diana: "Niente più? O Sardellus,
deve essere una vita meravigliosa poter amare a sazietà? Allora diamo piena
libertà a tutti gli schiavi e dovranno diventare persone libere, affinché anche
loro imparino ad amare. È questo troppo, Sardellus?"
90. Sardellus: "Diana, aspetta
finché non torno a casa da te. Tutto andrà bene. Nondimeno, tutto
deve e accadrà come Dio lo vuole. Ed io, oggi, voglio ancora conoscerLo da Te, amico mio Gesù.
91.
Perciò avvenga in noi la Sua santa Volontà!
92.
Diana, ora gioisco al pensiero di essere a casa con te e prenderti come un dono
di Dio al mio cuore. Tu, infatti, eri morta e sei tornata in vita per me. Invece tu, messaggero e servitore del tuo e mio Dio, fai il tuo
dovere per amore di Gesù".
93.
Il giovinetto si inchina davanti a Sardellus e dice:
"Amico del mio Dio, quale beatitudine mi prepari e quanto felice m’inchino
davanti alla tua vita di Dio sorgente in te".
94.
Ancora una volta il giovinetto s’inchina davanti a Gesù, poi davanti agli altri,
porta Diana ancora una volta da Gesù che le pone le Sue mani sul capo come
benedicenti, ancora un abbraccio di Sardellus e i due,
il giovinetto e la donna, sono scomparsi attraverso la porta.
95.
Per molto tempo tutti tacciono, poi Gesù dice: "Padre Giuseppe, vuoi tu ancora a lungo affliggere il tuo Dio? E tu, madre, vuoi
essere triste ancora più a lungo? Lasciate che gioia e giubilo entrino nel
vostro cuore, allora potenze inferiori non avranno più nessun potere in questa
casa.
96.
Invece tu, Jonas, va’ subito da Joram e rivelagli ciò
che è successo nel tuo cuore. Il Padre in Me rivela che Egli guarda tutti voi
con soddisfazione e attende con ardente desiderio l'ora in cui la vita d'amore
proromperà in tutti noi. Sardellus, rallegrati per il fatto
che sei finalmente al traguardo e riconosci che puoi distinguere il vero
dal falso.
97.
Ora i fratelli possono venire, ma noi stiamo zitti, poiché oggi possiamo
sperimentare ancora di più il grande Amore e Bontà di Dio. Anche tu, Jonas,
vieni di nuovo con cuore purificato, e molta gioia ti
toccherà".
98.
Ora vengono i fratelli, il giorno, infatti, sta calando. Tutto il lavoro
previsto è compiuto, anche il carro è pronto, ma
Sardellus non ha alcun interesse nel carro. Egli sta così infinitamente bene,
perché sa che Diana, sua moglie, è di nuovo sana e nei suoi pensieri dimora
presso la sua donna.
99. A questo punto Gesù dice:
"Sardellus, tua moglie è in buona custodia. Lascia tutte
le preoccupazioni a Lui, a Lui che oggi ti ha rivelato un amore che
difficilmente viene dato a un mortale. Non te lo dirò Io che tua moglie è di nuovo arrivata a casa, bensì
un altro".
100.
Jonas è andato. La cena è finita, i fratelli discutono
del loro lavoro, Sardellus invece si è impegnato in una seria conversazione con
Giuseppe. Giuseppe rinasce quando viene a sapere che è stato Cirenio a mandarlo
in Galilea e in Giudea con la missione di indagare su cosa fosse accaduto
veramente con Gesù, dal momento che le notizie su di
Lui erano molto torbide.
101. Giuseppe non nasconde il
suo dispiacere, ma è così difficile vederci chiaro. Non si può più vivere nel
passato, bensì si deve pensare al futuro. Dice: "La
preoccupazione per Maria pesa pesantemente sulla mia anima. Cosa succederà quando andrò nella fossa dai miei padri?
102.
Così oggi un raggio di luce è caduto di nuovo nel mio cuore, ma suppongo di
essere troppo debole per patrocinare la verità di
fronte al tempio e ai suoi servitori così come avrei dovuto veramente
fare".
103.
Sardellus si fa informare di tutto, qui però non può
far nulla, il tempio è diventato una casa regnante.
104.
Anche Jonas è tornato, ma da solo, poiché Joram ha
rifiutato di parlargli, pur riconoscendo che la maniera del tempio non è quella
giusta.
105. Maria non ha potuto
partecipare all’intera conversazione, e chiede scusa. Poi Giuseppe chiede il
riposo e anche i fratelli, ad eccezione di Giacomo. Tutto ciò è accolto, e così
diviene tranquillo nella casa.
106.
Ora i quattro uomini e Maria si siedono intorno al grande tavolo. A questo
punto il giovinetto entra di nuovo in mezzo a loro e consegna a Sardellus un
piccolo pacchetto con un saluto di sua moglie. Poi s’inchina davanti alla
piccola cerchia e dice:
107.
"Il mio Signore e Dio ha dato ascolto alla mia
preghiera di poter rimanere in mezzo a voi ancora due ore visibilmente, per
rispondere a domande che si fanno ancora necessarie".
108.
Gesù, sommesso, china il capo e dice: "Sardellus, non ti piacerebbe sapere
cosa c'è nel pacchetto e come tua moglie è stata riportata indietro così
velocemente?"
109.
Sardellus libera l’involucro e si spaventa, tiene in mano una scatoletta che ha
perso da molti anni. Guarda il giovinetto e dice:
"Amico, chiunque tu sia, com’è giunta la scatoletta nelle tue mani?
È il lascito di mia madre che mi era andato
perduto!"
110.
Risponde il giovinetto: "Sardellus, prima apri la scatoletta e dimmi se
manca qualcosa, affinché io possa provvedere ancora velocemente".
111.
Sardellus l’apre, e uno splendido gioiello diventa
visibile. Lo tira fuori, imprime un bacio allo stesso e lo porge a Gesù. Gesù
lo guarda soltanto e lo porge a Sua madre. Lei è stordita dallo splendore, ma
non riesce a dire una parola, così passa di mano in mano.
112.
Sardellus lo mette sul tavolo e dice: "Amico,
com’è venuta Diana in possesso della scatoletta? Uno schiavo ha dovuto quasi dare la vita per questo dono di mia madre, poiché era
sospettato del furto".
113. Il giovinetto: "Amico, ora
ascolta.
Quando ho potuto restituire alla realtà tua moglie dalle mie braccia tranquilla
e sicura, le ho chiesto se potevo rendere un altro servizio. Il viaggio fin lì
è durato meno di 7 minuti, così tua moglie mi ha
chiesto come ero riuscito a gestire tutto nel più breve tempo possibile. Io
dissi: 'Non l'ho fatto io, bensì il mio Signore ed
eterno Iddio. Io sono solo Suo servitore. È accaduta la Sua volontà. E così
sia'.
114. Tua moglie disse: 'Se sei
veramente un servitore di Dio e se sei dotato di poteri divini, allora
procurami la scatoletta con il braccialetto per mio marito. Questa è la mia
malattia: non so dov’è andato a finire il gioiello, ma deve essere nella nostra
casa'.
115.
Son corso in una camera accanto, ho sollevato l’immagine di un idolo cavo dal
suo posto, e la scatoletta era visibile. L'ho consegnato a
tua moglie e così ho potuto portartelo su sua preghiera".
116. Dice Sardellus: "O essere
meraviglioso, dimmi: quanti anni hai veramente? Sei così bello
da guardare e così delicato. Mia moglie non è diventata troppo pesante per te?"
117.
Dice l'angelo: "Amico, non guardare la mia figura, la mia età non si può
dire, dal momento che qui sulla Terra non c'è il
numero. E ciò che i miei poteri dicono, io sono impotente precisamente come te.
Ma in me c’è la potenza di Dio, di cui io sono
servitore. Poiché nessuna cosa è impossibile per me se il mio Signore ed eterno
Dio lo vuole. Domani chiedi a
Giuseppe, e adesso a Giacomo, il quale ti darà la risposta giusta. Se hai
ancora un domanda per me, sono al tuo servizio".
118. Sardellus: "Gesù, dimmi se sto
sognando, oppure che non sono più uomo. Veramente,
presto il bene sarà troppo".
119. Gesù: "Sardellus, credilo:
poiché ciò che sperimenti oggi dovrà estendersi per l'eternità, se Mi vedrai
ancora una volta come Figlio dell'Uomo, solo il Padre può saperlo. Invece tu,
servitore del Mio Dio e Padre, ti prego di adempiere l’incarico del nostro
amico Sardellus. Tu però, Sardellus, da’ l’incarico al
messaggero del nostro Dio solo col pensiero, egli lo sentirà come se lo avessi
espresso ad alta voce. – E pure tu, Jonas, se hai qualcosa
nel tuo cuore, parla".
120. Dice Jonas: "Io sono profondamente
impressionato da tutto l’accaduto. Perdonami, e anche gli altri. In
verità, a me è tutto nuovo. Così m’immagino che Dio abbia parlato a tutti
attraverso un angelo. Infatti, questo giovinetto può essere solo un angelo. Ma
ancora una volta, sul gioiello, posso chiederti, amico
romano, di raccontarci tutta la storia del gioiello? La sua perdita deve aver
colpito duramente tua moglie, visto che è caduta
ammalata così gravemente".
121.
"Volentieri, amici!", risponde Sardellus. "Mia madre mi donò il
gioiello quando avevo quindici anni, quando a caccia uccisi un animale
selvatico. Allora il bracciale si adattava alla perfezione sulla parte
superiore del braccio. Quando divenni più grande, non potei più portarlo,
perché non si adattava più. Mia madre però era molto affezionata a questo
gioiello d’oro puro, poiché era un ricordo di mio padre che anche lui lo aveva
portato nei suoi anni giovanili. L'ho sempre custodito io, e quando presi Diana in moglie, le consegnai il gioiello che un
giorno avrebbe dovuto portare mio figlio. Andò perduto in modo misterioso e
tutte le ricerche furono inutili, e uno schiavo fu sospettato del furto da un
sacerdote. Solo grazie alla preghiera di mia moglie è debitore del fatto che
conservò la vita. E così il gioiello sta davanti a noi. Se
possibile, vorrei metterlo di nuovo al posto assegnato".
122.
Dice Gesù: "Non farlo, perché è là che è andato perduto, leva di mezzo
tutti gli idoli dalla tua casa, precedentemente è là
che scomparve la scatoletta".
123.
"Perché?", domanda Sardellus.
124. Gesù: “Perché un sacerdote (di
questo idolo) ebbe interesse in questo gioiello e fece sospettare gli schiavi. Se tua moglie fosse morta, non avresti più visto il gioiello,
quindi tienilo in tua custodia e tuo figlio un giorno lo porterà".
125. Sardellus: "Gesù, è possibile? – Sì, è
possibile, poiché adesso ti ho riconosciuto".
126. "Silenzio, Sardellus! Silenzio e
ancora una volta silenzio, ti dico! Però
mettiti dalla parte dell’Iddio e Padre Mio, e sperimenterai la Sua magnificenza.
La tua richiesta sarà adempiuta dall'angelo, perciò sii senza
preoccupazioni e prenditi a cuore tutto ciò che ancora sentirai e sperimenterai
oggi".
127. L'angelo scompare, allora Sardellus
domanda: "Dov'è l'angelo? Non è bello
scomparire senza dire addio!"
128. Gesù: "Amico, è ancora qui, ma
invisibile per tutti voi. Quando andrai a Roma, allora
verrai a sapere parecchio su di Me, e poi tutto ti diventerà chiaro".
129. Ora Sardellus chiede a
Giacomo se non potrebbe dargli chiarimenti su cose che ha vissuto con Gesù. –
"Volentieri”, dice Giacomo, e così racconta a questo romano fino a
mezzanotte tutto ciò che diviene vivente nel suo cuore come ricordo. Quieto e
silenzioso il romano sta ad ascoltare, e prima di ogni cosa, Jonas.
130.
Poi Jonas dice: "Oh, amico Gesù, e tu, Maria,
quanto profondamente sto nella mia colpa, quanto sarebbe stato facile per me se
avessi provato tutto con l'amicizia. Cosa devo fare
per ottenere il vostro perdono?"
131. Gesù: "Nient'altro che, come
un vero e giusto sacerdote, cercare di adempiere i tuoi doveri, poiché verrà il
tempo in cui anche voi tutti dovrete decidervi di essere per Me o contro di Me.
132.
Tu, Sardellus, non ti meravigliare se domani sarò di nuovo lo stupido e muto
Gesù. Subito dopo la colazione del mattino il tuo
seguito sarà davanti alla casa e ti consumerai dal ricordo. Conserva
profondamente nel tuo cuore tutto ciò che ti è venuto dalla
grazia del Padre Mio, e sii assicurato che ogni volta che ti trasferisci
qui nello Spirito, Mi sentirai. Per il tuo prossimo futuro non ti preoccupare
di nulla, che solo di rimanere un giusto romano che ha fatto il Dio degli ebrei
per il suo Dio. Queste Mie parole però devono sempre rimanere per te una Parola
di Vita proveniente da Dio, quindi guardatevi intorno e trattenetevi con coloro che sono intorno a voi. Sia!"
133.
Per una piccola ora essi sperimentano un pezzo di Cielo. Sardellus sta con suo
padre e sua madre, Jonas solo con suo padre, ma tanto più con i sacerdoti che
gli erano stati vicini in vita. Molto hanno appreso,
tuttavia solo quello che è loro per la salvezza.
134.
Il mattino presto il seguito di Sardellus giunge davanti alla casa e per questo
non si meraviglia più. Deve solo ringraziare Dio. Ma
Gesù non lo vede più.
[indice]
۞
Giuseppe
e Maria visitano con Gesù e Giacomo la festa dei Tabernacoli[3]
1.
Di nuovo si
avvicina il tempo della festa dei Tabernacoli e Giuseppe si prepara ad andare a
Gerusalemme con Maria. Solo una preoccupazione lo agita: Gesù sarebbe andato insieme?
Egli lo vuole solo se viene anche Giacomo.
2.
Dopo una faticosa camminata raggiungono la locanda che
appartiene a Lazzaro. Sono accolti calorosamente alla maniera ebraica, ma son
venuti molti ospiti, ci è voluto molto tempo prima di
poter riposare. Qui Giuseppe incontra Zebedeo di Betsaida che è venuto con sua
moglie Salomè e i suoi due figli. Essi vogliono rimanere il più possibile insieme, ma Gesù si unisce solo a Giovanni, con il quale si
comprende magnificamente. Nel discorso, come al solito
dopo una lunga separazione, le due donne vengono a parlare di Gesù, e Maria dà
al suo cuore libero corso, e in lacrime parla di ciò che si è accumulato negli
anni. Salomè è inorridita, e non risparmia i rimproveri, cosa che Maria
accoglie in silenzio.
3.
Giuseppe e Zebedeo non badano alla conversazione, poiché discutono alla loro
maniera. Allora Gesù viene nelle vicinanze delle due madri. Salomè Lo vede, lo
chiama a sé e continua i suoi rimproveri che Gesù
ascolta del tutto tranquillo. – "Tu non potresti essere
figlio mio! Ti insegnerei io l'ubbidienza, uomo
ingrato di un figlio!"
4. Dice Gesù: "Salomè, chi ti ha
dato il diritto di giudicare le Mie azioni? Se vuoi lottare, allora vedi di
non venire in una lotta ancora più grande con te stessa, perché Io sono consapevole
di essere un figlio obbediente. Però, sono anche consapevole
del grande compito che devo adempiere!”. – E senza attendere una
risposta, va fuori. – Salomè è inorridita; Maria invece piange, e quando
Giuseppe entra con Zebedeo, Salomè non riesce a distogliersi come vuole.
*
5.
Il giorno dopo porta ben le due famiglie sulla via del tempio per parlare di
nuovo di Gesù, ma Questi dice a Giovanni:
"Fratello, vieni. Andiamo da soli nel tempio, i genitori
devono giungere alla loro gioia".
6.
Nel cortile del tempio c’è massima attività, ci sono molti forestieri. Sono
rappresentate tutte le lingue e si può udire un fragore di animali. Al che Gesù dice: "Giovanni, pensi che Jehova provi una grande
gioia in questo? Cosa ne pensi?". – Risponde Giovanni: "Fa che i genitori non lo sentano, perché
potremmo sperimentare qualcosa. Vogliamo vedere cosa
succede qui?"
7.
Vanno a un altare sacrificale, circondato da molti
uomini. Una donna anziana con sua figlia, la quale porta sulle braccia un
agnello, interessano i due. La giovane donna porge
l'agnello al sacerdote, questi afferra la bestiola, gli taglia la gola con un
coltello affilato e lo getta sull'altare ardente. Le grida di questo agnello suonano così negli orecchi di Gesù, che dice
a Giovanni: "Giovanni, mai più posso vedere questo, e le grida
dell'agnello non possono allietare nessun Dio. Ora vado fuori dal tempio. Ti prego, vieni con Me!". – "No,
Gesù, io rimango. Cosa diranno i genitori se
non mi trovano nel tempio?"
8.
"Allora rimani, ma riferisci ai tuoi genitori che Io non posso rimanere
nel tempio che è diventato un mattatoio".
9.
Gesù esce dal tempio e corre a Betania. Giunto lì è
accolto cordialmente dalle due sorelle. Lazzaro invece non c'è. Si trova a
Gerusalemme nella locanda dove attende molti amici.
Così il tempo passa veloce con le sorelle, perché s’intrattiene bene con loro e
dà loro anche una mano. Poi Lazzaro viene proprio quando sta per andarsene, ma
Gesù non si fa trattenere e va alla locanda dove
soggiornano i genitori. Lazzaro lo accompagna per alcuni passi e Lo prega di
salutare i Suoi genitori e Zebedeo, e di ritornare l’indomani, visto che lui
non trova nessuna gioia nel tempio.
10.
Gesù corre indietro a Gerusalemme e si smarrisce nella
città di Dio. Allora incontra le due donne che avevano
sacrificarono l'agnello e chiede a loro la via per la locanda di Mattia. Invece
le donne lo invitano per intanto venire a casa loro,
dal momento che la via è ben lontana e devono prima rafforzarsi, poiché per
tutto il giorno non hanno ancora mangiato niente. Poi lo avrebbero portato loro
in sicurezza alla locanda.
11.
Così va con loro, ed apprende che l'agnello era stato
acquistato allo scopo di sacrificarlo per la bambina malata che soffre già da
lungo tempo. Gesù risponde alle loro domande del perché non sia rimasto nel
tempio, di cui esso è certo la Casa di Dio, dove nel Santissimo dimora Jehova,
con queste parole:
12. "Come può Dio, che è Amore,
aver compiacimento in un tale sacrificio? L'agnello non gridava aiuto al
suo Creatore? Quanto freddo e senza amore deve essere il sacerdote che, senza
pietà, lo ha afferrato con le sue rozze mani, gli ha
tagliato il collo e gettato sul bruciante fuoco. Io conosco un altro Dio, un
Dio tanto caro e buono che aiuta prontamente ogni uomo volenteroso e buono, se
le richieste di aiuto vengono da un cuore bramante. Proprio
così come adesso".
13.
Gesù pone le mani sul capo della piccola fanciulla e
prega: "Padre caro e buono, guarda giù alla fanciulla sofferente e alla
madre sofferente, e rendila sana, se sta nel Tuo piano di salvezza. Io Ti
ringrazio, Tu buono e miglior Padre! Amen!"
14.
Subito la fanciulletta si muove e chiede di sua madre. È libera dalla febbre e
chiede qualcosa da bere. La fanciulla è guarita, le
due donne si meravigliano e chiedono: "Tu, giovane amico, è diventata sana
per la tua preghiera, o lo dobbiamo a Dio per aver sacrificato l'agnello?"
15.
Gesù rispose: "Ringraziamo
tutti il Padre Celeste, soltanto Lui può dare aiuto a tutti coloro che sono di
buona volontà".
16.
Così Gesù viene ora accompagnato alla locanda e ciò
che si aspettava accade. Non è Maria o Giuseppe, bensì Salomè. Come una
sacerdotessa sta di fronte a Gesù e versa un fiume di parole su Gesù. Ma Gesù
la guarda solamente, poi dice: "Salomè, per quale motivo disapprovi le Mie azioni? Ecco, chiedi alle due donne che Mi
hanno portato qui, cosa ho fatto in questo giorno. Se vuoi intimarmi la lotta,
allora sta a vedere che tu non subisca danni alla tua
anima. In ogni caso non hai nessun diritto di
giudicarmi". Salomè comunque non osa ribattere. Allora Giuseppe va
dalle due donne e chiede se possono dare informazioni
su ciò che Gesù aveva fatto, nondimeno visto che, quantomeno, era andato nel
tempio insieme a Giovanni.
17.
Le donne riferiscono ciò che sanno e rivelano ciò che avevano sperimentato con
Gesù nel tempio e a casa, ed era evidente che la loro fanciulletta era stata
guarita attraverso la preghiera di suo Figlio.
18.
Ora che le due donne hanno raccontato la storia, Giovanni può confermare ciò
che Gesù aveva esternato al sacrificio dell'agnello, e poi aveva lasciato il
tempio. Inoltre, Giovanni riferisce che a lui era diventato così noioso stare
nel tempio, che anche non sarebbe più voluto andarci, piuttosto sarebbe andato con Gesù. Così ora c’è un tira
e molla. Invece Salomè è l’offesa.
19. Il mattino dopo, quando devono
andare di nuovo nel tempio, Gesù dice a Giuseppe: "Padre Giuseppe, Io
torno a Betania se tu lo permetti. Lazzaro mi ha invitato e devo
salutarvi. Posso portare Giovanni con me?". Di
nuovo c’è un tira e molla, poi ottengono il permesso
di andare a Betania.
*
20.
Così i due rimangono ora presso Lazzaro e le sue sorelle, e in questo giorno
Giovanni ottiene per la prima volta i giusti concetti su e di Dio. L'altrimenti
così silenzioso Gesù sviluppa idee e pensieri sui quali Lazzaro può solo
meravigliarsi. Infatti, egli dice: "Gesù, Dio deve aver
in animo qualcosa di grande con te, poiché mio padre è ed era pieno di lodi e
mi mise a cuore di non perderti mai di vista, perché tu sei la brama di tutti i
credenti! In ogni caso, ti prego di portare qui da noi
i tuoi genitori, come anche tu, Giovanni, i tuoi nel prossimo viaggio".
*
21.
Per la gioia degli abitanti di Betania, vengono anche le due donne che Gesù
aveva invitato, e così il giorno passa in fretta. Di sera Gesù non ha più
bisogno di dire nulla, perché provvede perfettamente Giovanni. Ma Salomè blocca
sempre le dichiarazioni di suo figlio e gl’impone
perfino di tacere. Maria soffre pesantemente per i rimproveri che le vengono ripetutamente rivolti.
22.
Ora è il giorno della partenza. Giuseppe e Zebedeo riescono ancora una volta a
fare sosta presso Lazzaro in Betania. Lì dove tutti hanno sperimentato un amore
e tutto si è svolto intorno a Gesù! Salomè è inferocita e non ha fatto neanche
segreto del suo stato d’animo. Lazzaro, il tranquillo e sicuro, non è stato in
grado di portare nell’ordine Salomè, ma lei ha imparato a stare calma e vuole
aspettare cosa riserva il futuro.
23.
Il giorno dopo Lazzaro procura un carro con un servitore per portare i
visitatori a Betsaida e a Nazareth, ed essi sono lietissimi di poter ritornare
al loro paese dopo il lungo viaggio, sani e riccamente beneficiati da Lazzaro.
[indice]
۞
Riparazione di
una casa con Gesù presso i genitori del futuro discepolo Giovanni
1.
Nell’andata,
Zebedeo discute con Giuseppe riguardo una riparazione
della sua casa e la costruzione di una nuova vasca per i pesci. Giuseppe
promette di mandare tre figli a Betsaida prima possibile.
2.
Ci son voluti mesi, e quando una sera, al tramonto del Sole, si presentano
Joel, Giacomo e Gesù per restaurare la casa e la vasca per i pesci in modo che
tutti potessero essere soddisfatti. Così l'opera va avanti. Salomè invece è
insoddisfatta di Gesù e del suo Giovanni e gli ordina di non passare insieme a
Gesù ogni ora libera. Ma Giovanni dice: "Madre, io amo
Gesù, Lo amo più di quanto tu possa immaginare. Non ti posso essere
obbediente. Cosa c'è di sbagliato in Gesù?”
3. Salomè: "Moltissimo, Giovanni. Non è
abbastanza essere disobbediente al padre e alla madre? – Non è abbastanza
disprezzare il tempio e i sacerdoti e rifiutare tutti i buoni insegnamenti,
anzi non ascoltarli nemmeno?"
4.
Giovanni: "Madre, ti prego, impara a comprendere
Gesù! Non farò mai quello che vuoi, perché diventerei profondamente infelice!"
5. Salomè: "Stanno così le cose con
te, mio Giovanni?
Sperimenterai quello che farò con Gesù quando verrà a mangiare coi suoi fratelli".
6.
Giovanni: "Madre, ti prego per amor della tua salvezza, sei in un errore
terribile!". – Risponde Salomè: "Io? O mio
Giovanni, rimarrai stupito per quello che farò con
Gesù".
7. A questo punto entra Gesù nella
stanza e dice: "Salomè, allora puoi iniziare subito, ma tra un'ora ci sarà
qui una tempesta, poi il tuo furore bellicoso si raffredderà molto. Perciò vado di
nuovo fuori, e tra un'ora vedremo cosa rimarrà di ciò che si è accumulato nel
tuo interiore. Ti ho pregato di lasciarMi
in pace e di non intraprendere la lotta con Me, ma tu non vuoi sentire".
8.
A quel punto, una tempesta di lamenti viene su Gesù, ma Lui va tranquillamente
fuori e per molto tempo ancora Salomè corre dietro insultando questo, a suo
dire, spregiatore di Dio.
9.
Gesù va dai suoi fratelli e dice: "Smettete di
lavorare e rendete tutto sicuro e stabile, ci sarà una tempesta come non
l’abbiamo mai sperimentata". Joel non vuole e si oppone, ma Giacomo dice:
"Joel, se Gesù lo vuole, allora dobbiamo
farlo", e così smettono con il loro lavoro.
10.
Gesù va da Zebedeo che vuol montare in barca con suo
figlio Giacomo e dice: "Lega la tua barca saldamente, o meglio, tirala via
dall'acqua, ci sarà una tempesta come non l’avete ancora mai saggiata".
11.
Salomè invece, che segue Gesù con gli occhi, si
accorge che Zebedeo non vuole uscire, viene e vuole impedirlo a Zebedeo e di
nuovo rovescia alcuni sacchi pieni di grossolanità su Gesù. Ma
questa volta Zebedeo rimane saldo, cosa che amareggia ancora di più Salomè.
12.
Già da lontano si vede il cielo oscurarsi, la tempesta arriva rapidamente, si
fa buio. Lampi su lampi e un tuono rimbombante echeggia
come se non volesse cessare. Allora tutti si appiattano fino a Gesù.
"Giovanni, Giovanni vieni da Me", esclama
Egli a Giovanni. – Salomè invece grida: "Resta qui, resta
qui, non farti ingannare da Lui". – Allora un fulmine si abbatte giù e
Giovanni corre fuori da Gesù che, nonostante tutte le tempeste di fulmini, in
tutta calma libera la barca e vi si siede. "Vieni Giovanni, vieni" e Giovanni salta rapido sulla barca.
13.
Ora però una burrasca subentra con un tale flusso, che l'acqua scorre
dappertutto in casa, nel cortile e nel fienile con una violenza prorompente ed
è inarrestabile. Gesù invece rimane asciutto con Giovanni nella sua barca.
14.
Un’ora intera dura il temporale e non solo Zebedeo con la sua famiglia, ma
tutti quelli che dimorano sul Mare di Genezareth, provano una paura mortale. Nessuno ha mai visto una tempesta
simile e il danno è immenso in tutte le capanne[4].
15.
La tempesta è passata. L'acqua si calma visibilmente e i fratelli osservarono
la devastazione. Poi viene Zebedeo, si batte le mani sulla testa e si affligge
che tutto il lavoro è stato inutile. Salomè invece sta muta come una colonna di
sale davanti all'enorme danno. Quando però Gesù e Giovanni
stanno asciutti davanti a lei, vuole andarsene, ma Gesù dice: "Salomè,
vuoi ancora disputare con Me? Vedi, questi sono i mezzi che l’eterno
Padre Mio deve applicare in coloro che non vogliono
conoscere il Suo inconcepibile Amore!"
16.
Salomè comprende. Piangendo in silenzio rientra in
casa. Giovanni la segue e dice: "Madre, mentre tu vivevi nella paura e
nell'angoscia, io ho sperimentato qualcosa di così
bello con Gesù come non potrebbe essere più bello nel Cielo. Se
tu avessi creduto nella forza e nella potenza di Dio in Gesù, la nostra casa
non sarebbe stata minimamente colpita".
17.
Salomè tace, e Gesù tace altrettanto. Il danno sembra
grande, ma con Gesù il lavoro prosegue velocemente. Si diffonde notizia che
Zebedeo avesse in opera carpentieri di Nazareth,
allora vengono molti che pregano i fratelli di venire da loro, poiché la
tempesta ha causato enormi danni.
18.
Joel è pieno di preoccupazioni. A chi deve servire? A
casa li aspettano. Cosa fare? Ora domanda anche a Gesù
cosa deve fare. Gesù risponde: "Noi restiamo, Joel,
faremo tutto ciò che si può fare, o vuoi dimenticare tutto ciò che può essere
fatto da Me e con Me? Iniziamo coi più poveri,
e precisamente con Simon Giuda che verrà da te già oggi. Però,
fratello, ti prego, non Mi ostacolare quello che Io stabilisco".
19.
Dice Joel: "Volentieri, Gesù, perdona se spesso non ti ho visto di buon
grado". Giusto allora arriva Simon Giuda, si rivolse a Gesù e chiede chi
guida i lavori. Gesù gli dice: "Simon, Joel è il più
vecchio, ma parla con calma: quali sono i tuoi desideri?".
20.
Simon lo fa e Gesù dice: "Simon, accadrà ciò che desideri, ma il tuo
sacerdote si opporrà perché eseguirò il lavoro con Mio fratello Giacomo".
21. Simon gli dice: "Sì? Da dove sai
questo? Con i sacerdoti sono sempre stato in buoni
rapporti".
22.
Gesù: "Hai ragione, Simon, ma dal momento in cui veniamo in casa tua, la
pace della tua casa è bella e finita".
23.
Simon risponde: "Indipendentemente da ciò che accadrà, la mia casa deve
essere messa in ordine, un'altra tempesta come questa, e la casa è
finita".
24.
Joel lavora presso una vedova, e Gesù e Giacomo vanno
da Simon. Già l'indomani viene il sacerdote e rimprovera Simon perché ha
trascurato di chiedere al sacerdote il permesso di far restaurare di nuovo la
sua casa.
25.
Simon domanda: "Il tempio con i suoi sacerdoti mi riparerebbero
il danno? E risarcirlo? Allora i costruttori di Giuseppe di Nazareth se ne
andrebbero subito. Ma poiché voi volete solo comandare e determinare e siete
preoccupati per la decima, allora andate; poiché fintanto i costruttori sono
qui, io non andrò a pescare, o mi volete ridare la decima per le spese che
questo danno costa?”
26.
Il sacerdote diventa duro e dice: "Adesso sono io il proprietario della
tua casa e decido cosa avverrà qui, e voi, figli di
Giuseppe, lasciate subito questa casa, perché siete entrati senza il mio
permesso".
27.
Gesù viene avanti e dice: "Nathan, va in pace da
qui e lascia Simon tranquillo, poiché la vostra inimicizia è rivolta a Me. E
non lasciare che Simon debba pagare per il fatto che
cerca aiuto presso di noi, poiché tu conosci il Mio potere. Ricordati di Nazareth
e del Mio padre adottivo Giuseppe, come egli ti pregò
di lasciarMi in pace. Te ne andasti, e questa fu la
tua fortuna. Vattene anche da qui e sarà di nuovo una fortuna per te!"
28. Dice Nathan: "Gesù, è una
minaccia?
Cosa succede se resto col mio proposito?" –
"Nathan, va’ e non ci fermare. Non ti tocca il travaglio di Simon?
Un'altra tempesta e tutto è finito", dice Gesù.
29.
Risponde Nathan: "Io resto col mio proposito, è ancora il tempio a
determinare le mie azioni".
30.
Gesù: "Nathan, presso di Me è l’amore a determinare le Mie azioni, ma
poiché l'amore non vuole la lotta, ti prego, va’, e
vieni di nuovo quando la casa sarà pronta e tutto sarà come dimenticato".
31.
Nathan se ne va, interiormente lotta tra dovere e amore, e Simon è lieto di non
aver perso questo amico. Anche questo lavoro va
rapidamente alla fine e viene il momento della partenza. A
questo punto viene ancora una volta Nathan, esamina il lavoro e dice a Simon:
"È come un miracolo per questi falegnami, solo, peccato che Gesù non si
converta al tempio e a noi. Possa il tempio fare quello che vuole con
Lui, io non mi volgerò mai più contro Gesù!"
32.
Simon: "Nathan, cos’è successo, cos’hai tu contro
Gesù, il Figlio del falegname?"
33. Nathan: "O Simon, moltissimo, Gesù
deve essere associato a uno stregone, perché c'è qualcosa in Lui che non può
essere sondato.
Non hai notato come il lavoro va velocemente dalle sue mani? Tutti noi abbiamo
severi ordini del sommo sacerdote di sorvegliare questo Gesù e fermarlo al minimo
errore. Dove ha trascorso Gesù il Sabato? Io non l'ho visto
nella sinagoga".
34. Simon: "Nathan, io non lo so. Di mattina non
era più qui e la sera era silenzioso, com’era sua
abitudine, così mi ha riferito suo fratello Giacomo".
35.
Nathan: "Simon, mi puoi dare informazioni dove
vanno adesso i due costruttori? – Simon: "Vanno da una
donna greca, come ho sentito dire. Spesso lei era là,
ma non sono riuscito a saperne di più".
36.
Nathan: "Ti ringrazio, Simon, ma dalla prima
pesca mi spetterà di nuovo un buon pesce. La tua informazione che vanno dalla greca Hella vale per me più che il pesce. Per lo
meno non è il mio distretto, già mi dispiace adesso per il sacerdote Levi, visto che lui ha espresso che se s’incontra col Nazareno,
succederanno molte cose".
37.
"Avvisalo!", ammonisce Simon. "Avvisalo, non deve intraprendere
niente! _O devo farlo io?"
38.
"Ci proverò io, Simon!"
39.
I tre fratelli sono occupati presso la vedova Hella, quando compare un
sacerdote e ordina rigorosamente a Joel di abbandonare il terreno, dal momento che Hella è molto inaffidabile, sebbene si
professi per il tempio!
40. Parla Joel: "Levi, lasciaci
lavorare.
Noi vogliamo tornare a casa. Nostro padre Giuseppe sarà in ansia, dal momento che siamo lontani da Nazareth già da mesi".
41.
Levi: "Joel, qui decido io, ma poiché Hella non
ha seguito i consigli che io le ho dato, deve proprio sopportare la punizione
che io le applico".
42.
Joel: "Levi, non dimenticare che suo marito era un suddito romano e riceve
aiuto dai romani".
43.
Levi: "Non mi interessa! Ad
ogni modo, io pretendo che vi allontaniate".
44. Joel: "Levi, per favore
lasciaci lavorare.
Ma perché non ti tocca il cuore il bisogno? A una
vedova, a una benefattrice come nessun'altra, che ha fornito tutto il materiale
ai danneggiati della tempesta, perché suo marito aveva molti amici benestanti.
E tu, vuoi veramente costringerci con le minacce?"
45.
Levi: "Sì Joel, dovrà essere per me una gioia
speciale. Deve pregarmi sulle ginocchia, perché ha fatto tutto senza la mia
approvazione! Lei dona a tutti gli uomini e non porta mai le decime. Dobbiamo recuperarle!".
46. Adesso interviene Gesù e dice:
"Joel, non lasciarti distogliere dal servitore di Jehova, poiché il tuo
datore di lavoro è la vedova Hella. E tu, Levi, va’
a casa subito e impedisci le disgrazie che si accumulano sulla tua abitazione.
Non sei mai stato amico per la nostra casa, così non ti meravigliare se anch’Io
non sono per te come tu lo desidereresti".
47. Risponde Levi: "Così Tu, Gesù,
aborto di una donna giudea, osi minacciarmi? Vogliamo
vedere! Vogliamo vedere!".
48.
Giacomo corre da Levi e dice: "Levi, non andare
oltre. Nel Nome di Jehova, pensa a Nazareth".
49.
Levi se ne va e subentra la quiete. Il lavoro prosegue
rapidamente, perché deve essere completato in fretta. La donna greca ha
ascoltato il colloquio tra Levi e i fratelli, e senza che ne parlasse a
nessuno, informa il commissario romano.
50.
Joel si rallegra immensamente. Tutto va alla perfezione e la piccola casa
sembra magnifica col fabbricato aggiunto che i fratelli hanno fatto. Hella,
esprimendo la sua gioia, chiede quando il lavoro sarebbe finito, e Joel dice:
"Penso domani al tramonto, se non capita niente
in mezzo". – Domanda Hella: "Come mai, se non
capita niente di mezzo? Hai la
sensazione che accadrà una disgrazia?"
51.
Joel: "Sì, cara madre di famiglia, non sono tranquillo, perché Levi non si
fa vedere".
52.
Hella dice: "Joel, da quando sei timoroso? Non
preoccuparti, ho fatto in modo che noi qui rimaniamo indisturbati. Così domani
inviterò i miei amici e daremo una piccola festa. Allora questo Sabato rimarrete ancora presso di me".
53.
Joel dice a Giacomo e a Gesù: "Sarò contento
quando finiremo qui, c'è un turbamento in me come se stesse per accadere
qualcosa che ci porterà grandi danni".
54. Gesù: "Qualcosa accadrà, ma
nulla accadrà a noi. Però vogliamo rimaner
quieti. Lasciamolo alle leggi del mondo e ai loro custodi, e
questi vigilano".
55.
In Joel c’è una pressione, è così agitato che non si accorge che due carri
entrano nel cortile e cinque uomini cominciano presto a portar via i mobili
della piccola casetta pronta, e a caricarli su.
56.
Giacomo, che se ne accorge, dice: "Guardate lì,
adesso il nostro lavoro è certamente stato vano, i servitori del tempio sono
all’opera".
57.
Gesù: "Lasciateli fare ciò che vogliono, oggi verrà
messa una fine a questa attività del tempio, senza il nostro intervento".
58.
Quando i carri sono pieni, una truppa di romani a cavallo entra nel cortile,
come se Hella la stesse aspettando, e ordina subito di
rimettere di nuovo i mobili, dove e come stavano nelle stanze. Una risata di
scherno del sacerdote Levi è la risposta e subito il romano è al suo fianco e
dice con tono tagliente: "Sei stato sorpreso di rapina e di furto nella
casa di una donna romana, il tuo tempio non ti potrà proteggere, poiché la
proprietaria sta sotto la protezione dell'imperatore".
59.
E dice a uno dei suoi uomini: "Lega quest’uomo,
ma così che non possa muoversi". Nell’istante in cui è eseguito l’ordine,
dice ai servitori del tempio: "Mettete tutto di nuovo a posto, altrimenti
subirete il destino che ha colpito il vostro sacerdote".
60.
I servitori portano tutto di nuovo in casa e nel frattempo Joel dice che tutto
è pronto. I primi visitatori già arrivano e ammirano la
piccola, graziosa casetta e i costruttori. Tutto è stato messo in ordine
e nessuna traccia rivela che i carpentieri sono stati impiegati qui.
61.
Il sacerdote è rinchiuso nella stalla e un soldato sta di guardia. E poiché
grida fortemente, si becca un bavaglio in bocca e così la quiete è ristabilita.
I servitori devono portar via i carri e viene
stabilito l'interrogatorio, ma per il giorno dopo.
62. Il romano, che ammira questa piccola
casa, dice a Joel: "Caro amico, dove hai imparato il tuo mestiere? Un tale lavoro
così ardito non l’ho ancora mai visto. Perché non è stato costruito alla
maniera ebraica?"
63. Joel: "Abbiamo imparato dal
nostro vecchio padre Giuseppe di Nazareth, che è conosciuto dappertutto come un
buon carpentiere.
La vedova voleva avere la casa come la sua casa
paterna della natia Grecia, e allora a me non sarebbe riuscito se non fosse
venuto in mente a mio fratello".
64. Il romano chiede: "Chi è? Non sarà di certo il più giovane"? – "Nondimeno è
Lui!". – Il romano dice a Gesù: "Amico, in te ci deve essere più che
un ebreo, poiché un ebreo non costruisce in stile
pagano".
65.
Risponde Gesù: "Amico, in ogni uomo vive così tanto,
che se egli lo sapesse, allora sarebbe in più di una cosa molto più
saggio".
66.
Il romano: "Amico, Tu Mi interessi. Dimmi: come
costruiresti il piccolo porto in questa baia che appartiene alla casa? A me
questo attuale non piace affatto".
67.
Gesù: "Sì, caro amico, il costruttore non ha pensato ad
una cosa, e cioè che una tempesta spingerebbe l'acqua direttamente nella casa. Io qui innalzerei in lungo una rampa, così la casa sarebbe
protetta, e dall'altra parte della rampa sarebbe molto più facile entrare nelle
chiatte, così come lo scarico e il carico delle barche”.
68.
Il romano: "Amico, in Te deve esserci un costruttore edile, non hai ancora mai dato a Tuo padre un qualche cenno
simile?"
69.
Gesù: "No caro amico, Mio padre Giuseppe è un buon carpentiere, ma non può
e non deve costruire come vuole, bensì decidono il sacerdote e il
committente".
70. Il romano: "Che centra questo
con i vostri sacerdoti? Coi miei soldi posso
costruire come mi pare e piace".
71. Gesù: "Tu sì, caro amico, ma
non un ebreo.
Mio padre Giuseppe non avrebbe neanche messo ordine in questa casa, ma Mio fratello Mi ha affidato il diritto e la
responsabilità. E nessuno Mi può proibire qualcosa se
il Padre Mio in Me mi ha dato l'indicazione".
72.
Il romano: "Tu sei quel Gesù che la progenie del tempio avrebbe voluto
annientare già da molto tempo se fosse stato loro possibile?"
73. Gesù: "Sì, quello sono Io, ma
annientare Me non è così facile, perché non ho ancora adempiuto il Mio compito. Quando avrò
adempiuto tutto, allora sì. Ma non un minuto prima!"
74.
Il romano: "Quindi tu sei il fanciullo prodigio
di cui mio padre fantasticava sempre. Io l'ho dimenticato da lungo tempo, dal momento che lui non c'è più, ma troppo volentieri ti
avrebbe parlato ancora una volta, poiché per amor tuo tutti gli idoli dovettero
lasciare la nostra casa. E per amor tuo non sono stato educato nel senso dei
nostri déi; perciò sono sempre sospeso tra gli déi e l’Iddio sconosciuto.
Quanto volentieri avrei voluto riconoscere Mosè e i profeti, ma quale immagine
mi hanno dato i templari? Guarda quello lì nella stalla, nel cui Dio non posso
e non voglio credere. E io mi dovrei guastare col
vostro Dio?".
75.
Gesù: "Amico, impara una buona volta a conoscere il nostro Dio, ma non nel
tempio tra i sacerdoti, bensì in mezzo al popolo che si sforza di servire Dio
come fece Abramo e a compiere la Sua Volontà".
76. Tutti odono questa conversazione,
allora Hella dice: "Ma non possiamo discutere questo in casa? Il pasto
attende e gli ospiti stanno arrivando. I costruttori oggi non
hanno ancora mangiato nulla".
77.
Tutti si raccolgono nella sala da pranzo, ma cos’è
successo? La sala è molto più grande, Joel non crede ai suoi occhi e fa un giro
ancora una volta intorno alla casa. Dall'esterno è lo stesso come dall'interno.
'Qui gatta ci cova. Devo rimanere in silenzio per amore degli altri’, dice a se
stesso. Joel non è stato nemmeno in grado di parlare. Gli ospiti sono venuti ed
elogiano i costruttori per il loro meraviglioso e veloce lavoro. Diviene un
giusto pasto d'amore, ma il sottoufficiale romano non riesce a controllarsi.
Non c’è quindi da meravigliarsi che il romano si rivolga a Gesù con la domanda
su cosa sia stato di suo padre e di sua madre, dal momento
che essi non han potuto staccarsi dal tempio. Gli dice: “Poiché quello
che mio padre ha messo a me nel mio cuore, mi è rimasto”.
78.
Dice Gesù: "Cosa devo dirti? Innanzitutto, il Mio
tempo non è ancora venuto, tempo in cui Mi presenterò
davanti a tutti. Lì a Nazareth sono adesso l’istigatore e avvelenatore di
tutti. Non conosco amici; esteriormente sono il figlio obbediente dei miei
genitori, altrimenti quasi tutti gli uomini mi evitano e mi temono come la
peste. Ma questo è il frutto dei templari. Tra alcuni
anni, quando sarò unito sempre più col Padre Mio eterno, sarò più sicuro e
anche più indipendente. Chiedi a Mio fratello Giacomo, che potrà dirti molto di
più su di Me di quanto lo possa Io!"
79.
Un soldato comunica al suo sottoufficiale che il sacerdote imprigionato chiede
di essere rilasciato, ma come risposta è data un 'no'!
Un greco, un vecchio amico della vedova Hella, domanda: "Perché proprio
oggi è successo una cosa del genere, alla celebrazione di questo giorno?”
80. Allora dice il romano: "Amico,
ho colto di sorpresa i templari a rubare nella proprietà di un cittadino messo
sotto la protezione romana. E ciò, solo perché i
costruttori hanno rinnovato la casa senza l’approvazione dei sacerdoti, poiché
la tremenda tempesta aveva danneggiato gravemente tutto".
81. Il greco: "Perché ti sei messa
sotto la protezione dei romani, cara amica?" – Hella: "Ebbene, perché
non c’è da fidarsi dei sacerdoti, poiché essi sostengono che questo paese
appartiene solo al popolo di Dio ed essi sono i Suoi rappresentanti. E così ho pace
davanti a loro, sebbene mi professi al Dio dei giudei!"
82. Il greco: "Amica, anch'io mi
professo al Dio dei giudei, ma mi sono sbagliato sui rappresentanti del loro
Dio.
Ciò che mi stava a cuore era di conoscere colui che è
riuscito a convincere mio padre ad allontanarsi da Zeus, e fare suo l’Iddio
giudeo. Oggi incontro il Figlio del venerabile Giuseppe di
Nazareth e sperimento in lui un uomo naturale e pratico, che però, onestamente,
confessa che il suo tempo non è ancora venuto per presentarsi dinanzi a tutti,
e mi rimanda a suo fratello Giacomo".
83.
Il greco ora si rivolge a Gesù e lo prega di essere una buona
volta completamente aperto e di svelare l’involucro col quale si
avvolge.
84.
Gesù: "Amici, quanto volentieri vorrei farlo, ma finché non percepirò la
direttiva del Padre Mio in Me, taccio".
85. Il romano: "Amico, cosa c'entra
tuo padre in te?
Questo è per me un mistero dei misteri. Se parli con determinazione
del padre tuo in te, allora devi anche poter dimostrare questo padre.
86.
Mio padre non parlava quasi mai di un ‘Padre’, ma solo
del Dio dell’Amore, della Verità e della Sapienza, e Creatore del Cielo e della
Terra. Tutto viene da Lui, e non c'è nessun Dio all’infuori di Lui.
87.
Tutto il resto erano illusioni e idoli morti. Egli ha accertato e trovato che nel fanciullo Gesù c'era mille volte più vita
che negli dèi ai quali era tributario e contribuente. Quindi, amico mio, ti
prego di darmi la risposta liberatoria!"
88.
Tutti stanno ad ascoltare con l’orecchio teso la conversazione, e ora attendono
la risposta di Gesù che sta seduto tranquillamente.
89.
Questi dice: "Amici, perché volete sapere da Me
ciò che sta in tutti voi? Conoscete Mosè e i profeti, perciò voi tutti sapete
ciò che è conosciuto già da molto tempo, cioè che la fiamma dell'Arca santa viene alimentata artificialmente. Voi lo sapete che i romani
hanno conoscenze nel Santissimo e che in ogni essere umano vive qualcosa che
noi uomini designiamo come amore.
90.
Tu, amico, parli volentieri di tuo padre come lui Mi
ha sempre amato. Che cosa amava tuo padre in e di Me? Nondimeno, solo quello
che chiamo come dono di Dio Padre in Me, e percepisco questo dono come parole,
come sentimento benefico, spesso anche come dolore, come immagini e cose che
vedo e sperimento. Non posso dare un’altra prova,
perché quando la rivesto con delle parole, è solo una debole espressione di
tutto ciò che Mi anima, Mi riempie e suscita in Me una soddisfazione interiore.
91.
Anch’Io non sono ancora libero da ciò che è in Me come umano, ma se ho l’unione
con la Vita divina, vita che Io qualifico come Padre, allora per Me è come se
non fossi più Io, ma che è Dio a operare in Me, e tutto ciò che voglio in questa unione con Lui, avviene immediatamente!"
92. Il romano: "Così parlava anche
mio padre, ma erano solo parole che causavano in me sempre un ardente desiderio
di venire a sapere una buona volta la giusta verità. La mia
preghiera è stata accolta: rendere servizio nella terra dei giudei. Gerusalemme
non è il posto per me, non ho ancora trovato ciò che mi avrebbe soddisfatto.
Anche tu non mi soddisfi ancora, ma bruciante è la brama di imparare a
conoscerti più da vicino e meglio, poiché ci sono anche sacerdoti pagani che
possono operare prodigi, purtroppo con mezzi che io devo rifiutare. Mosè non mi
è estraneo, come anche i vostri profeti, ma per me è strano ciò che è stato
fatto di Mosè e dei profeti. I vostri sacerdoti e i nostri sono una e la stessa
cosa: in nessuno c'è verità, né amore né cultura del
cuore".
93. Gesù: "Tu puoi aver ragione, ma
non sono tutti così. Ovunque, dove incontri uomini, trovi enormi
differenze. Rifletti: anche tra voi romani ci sono uomini molto duri, e solo
quando uno si riconosce ed è onesto per se stesso, distinguerà tra ciò che è
buono e anche non buono. Proprio tuo padre era un uomo
duro, e non Io come fanciullo o come Dio di eternità
in eternità cambiai il suo duro sentimento, ma lo fece da se stesso. Quante
volte tua madre ti ha parlato della vita, di come tuo padre sia stato così
duro, e solo a un fanciullo fu debitore del fatto che
aveva riconosciuto il male nel suo petto. Ben ero Io il fanciullo,
ma non Io nella Mia personalità, bensì Dio in Me!
94.
Vedi, caro Arminius, Io ero solo il vaso, e anche
adesso sono solo un vaso dello Spirito proveniente da Dio. Ciò che sono Io
adesso, lo puoi tu e lo potete diventare tutti voi;
sì, dovete diventarlo. E per questo che sono venuto in questo mondo, per
spianarvi la via alla Verità proveniente da Dio che tuo padre ha chiamato e
riconosciuto come Verità, Amore e Vita. Ma per amor della
nostra vedova vogliamo continuare la conversazione più tardi, perché altrimenti
il cibo diventa freddo e la gioia dell’ospitante diminuirà".
95.
Il cibo, preparato alla maniera giudaica, è tutto come un dono divino. Pesce e
carne d’agnello, pane e legumi e un vino come raramente arriva su una tavola, e
tutto per la gioia, poiché la casa è di nuovo secondo il suo ardente desiderio.
Durante il pasto viene ora ancora Simon Giuda con sua moglie, e Zebedeo con la
sua famiglia, perché Hella, la padrona di casa, li ha invitati con urgenza
perché non poteva non donare ai costruttori questa gioia. Così adesso il suo
desiderio si è adempiuto, la casa piena di ospiti, e Quello nel mezzo è Colui che è odiato nell’intera Giudea e nella Galilea.
96.
Hella dice: "Miei cari amici, mi siete tutti i
benvenuti, in me c’è tanta gioia che potrei piangere ad alta voce. Mio marito,
che io sento così vicino, deve provare esattamente la stessa
gioia come la provo io, perché sempre continuo a pensare a lui. Anche lui era
pieno di gioia nel cuore quando poteva dare una festa, e non chiedeva se eri
giudeo o greco, per lui tutti erano uomini. Che io abbia provveduto al legname
da costruzione per tutti i bisognosi, era completamente nel senso di mio
marito, lo può testimoniare il nostro amico Hermes. Purtroppo i miei figli non
possono essere qui a questa festa e così vi prego di considerarvi tutti come
figli miei, anche tu, Gesù. Come ti sono stata a guardare, quanto ho desiderato
sentire da te un suono, quando parlavi con i tuoi fratelli. E sono stata
felice, come al tempo del mio primo amore. Perciò
rallegratevi tutti con me, e Dio, l’Eterno e Benevolo, ci donerà volentieri la
Sua Grazia".
97.
Quando tutto il vasellame è sparecchiato da alcune donne di servizio, il vino e
i calici rimangono sui tavoli disposti come se formassero un quadro.
98.
Allora dice il romano: "Amici, ci possa ora toccare la
grazia per amor della quale siamo stati qui chiamati. Non siate turbati
dalle domande che porrò al giovane amico Gesù, poiché brucio per la verità
intorno a quel Dio che voi chiamate 'il Vero' e 'l'Eterno'. Che cos'è Zeus per me, che cos'è il Dio dei giudei per me? Pur solo un'immagine dalla
quale non divento saggio. Per mezzo di Gesù, mio padre divenne un uomo, come m’immagino il padre di
Gesù – Giuseppe, il vecchio fedele carpentiere di Nazareth, presso il quale
egli si tratteneva a lungo al seguito del governatore.
Così nella mia infanzia e giovinezza crebbi in modo diverso dai figli di
genitori ricchi.
99.
Come morì mio padre non lo so, ma mio fratello come anche mia madre mi riferirono che la sua morte deve essere stato un momento
solenne, poiché fu portato dall’altra parte nel regno dei morti da esseri di
natura soprannaturale.
100.
Che adesso io bruci di conversare con questo Gesù, di cui non ho sentito quasi
nulla di buono, ma tanto più di cose cattive, è chiaro, ma m’importava più di
Lui, che attraverso le narrazioni degli altri. Oggi Lo incontro. Oggi mi viene
una luce nuova. Già le poche parole mi hanno reso curioso e voglio chiarezza
sulla Verità divina. Voglio sperimentare tutto per conoscere l'essenza
dell'amore e le radici di base della vita. Perciò, caro amico Gesù, parlaci! Però, parla in modo tale che ci diventi tutto per il bene e per la
benedizione".
101. Gesù: “Quanto volentieri voglio
farlo, ma non sarebbe meglio se Mio fratello Giacomo vi parlasse per primo? Infatti, egli
può parlare di quello che ha vissuto e sperimentato come giudeo, come il vero
figlio del padre Mio adottivo Giuseppe. Ci sarà ancora tanto
tempo per Me, poiché oggi, per la nostra padrona di casa è un giorno di
festa".
[indice]
۞
Giacomo racconta un'esperienza con Gesù nella
casa dei genitori
1.
Giacomo si alza e dice: "Seguo volentieri la chiamata del Fratello
mio Gesù, il quale mi è Fratello solo nello Spirito di Dio, poiché Gesù è il
Figlio della madre Maria, ma non ha nessun padre terreno, poiché la Sua nascita
è e rimane un prodigio dei misteri divini. E come la Sua nascita rimarrà un
eterno mistero per tutti gli increduli, così anche la Sua vita è il mistero più
grande. Riguardo te, amico romano, io conosco e ho conosciuto
tuo padre nella casa di mio padre Giuseppe in Egitto e in Nazareth. Proprio tuo
padre era direttamente innamorato di mio Fratello, e oggi sperimento il frutto
di questo amore, come una pianta di desiderio ardente
nel tuo cuore.
2.
Quando Gesù era ancora un bambino, io ho sperimentato meraviglie su meraviglie. Come tutto sbiadisce nella vita e
nell'affaccendarsi terreno, così sbiadì anche in Gesù il meraviglioso e il
divino, e anch’io non ho più compreso mio Fratello Gesù. Non voglio parlare del
dispiacere che portò inquietudine su inquietudine in
casa di mio padre. Ma voglio descrivere quante volte ho pregato mio Fratello
Gesù di cambiarsi e di vivere così come vivevamo noi fratelli e sorelle, per la
gioia del nostro padre Giuseppe e di sua moglie Maria, i
quali soltanto hanno meritato il nostro amore e la nostra gratitudine.
Ciò che recava a mio padre Giuseppe il più grande dolore, era questo: Gesù non pregava come noi! Lui sedeva a
tavola silenziosamente, e spesso notavo nel Suo volto che Gli faceva male. In
un giorno di questi Gli chiesi il perché non pregasse con noi.
3.
Allora Egli disse: ‘Giacomo,
hai dimenticato tutto, non ricordi più che non puoi apprendere tutto da Me, ma
nel tuo cuore?’. – Allora divenni insostenibile e dissi: ‘Gesù, a volte mi diventi inquietante, non
può essere vita divina quella che vivi. Quante volte tua madre ha pianto e tu,
o Gesù, sei duro come una pietra? Quando io penso alla mia di madre, …come ci
ha insegnato la gratitudine! E tu? Vuoi servire un Dio che si trova in te? Oh,
comincia una buona volta a ringraziare per l'amore che tua madre ti fa
pervenire. Dovrei qui, dimostrare ancora, fede in te?
No, perché ho perso la fiducia in te!’. – Sapete che cosa fece Gesù? Uscì e
mi lasciò solo. Così sembrava in me, cari amici, e tu caro
signore. Ma col tempo mi sono abituato al Suo modo di
fare e alla Sua vita. Adesso invece è diventato ancora più opprimente con Gesù.
Egli in genere non ha più nessuna considerazione per noi. Nel lavoro quotidiano
ho dovuto spesso dire a me stesso, con tutto il rispetto, 'Ci manca ancora molto (da fare)!', allora però avveniva una
ricaduta che annientava in me tutto ciò che viveva nell'amore e nell’affetto
per Lui. Per una migliore comprensione, posso riferirvi qui un solo
avvenimento:
4.
Una parente di nome Maria aveva visitato la nostra casa per vedere Gesù, ed
entrambi erano un cuore e un'anima sola[5].
Mentre lavoravamo nel laboratorio, lei era lì dove
eravamo noi; questa Maria era venuta solo per vedere Gesù e, se possibile,
cogliere solo poche parole da Lui. Ma Gesù, in un
giorno di Sabato, come sempre era scomparso, e quella Maria con Lui. Cosa che
fece soffrire Giuseppe nel suo angolo di preghiera. Il nostro cuore avrebbe
potuto spezzarsi, e Sua madre piangeva e non riusciva a calmarsi, e perché?
Perché la giovane Maria era andata con Gesù senza avere il permesso del padre
Giuseppe. Mio padre in quel giorno di Sabato non lasciò la casa, e quando un
amico, un sacerdote, lo visitò, poiché credeva che fosse malato perché non era
andato alla sinagoga, allora Giuseppe alleggerì il suo cuore e riferì al
templare il suo grande dispiacere.
5.
Il sacerdote si indignò e promise di raddrizzare
questo profanatore del Sabato. Oh, questo fu un Sabato a causa di Gesù e di
Maria, custodito dalla madre Maria come un gioiello.
6.
Venne la sera e la cena non fu preparata, perché il padre Giuseppe aveva
ordinato il digiuno per non affliggere Dio ancora a lungo. Quando fu buio,
entrambi, Gesù e la giovane Maria, arrivarono. Oh, quale accoglienza del canuto
padre Giuseppe. Oh, potessi io darvi le parole che non
posso dirvi, parole che Giuseppe disse a Lui in faccia. Gesù invece, come
sempre, uscì senza
nemmeno salutare e andò nella sua camera. Questo irritò ancora di più Giuseppe,
e Maria prese la fanciulla nelle sue braccia e le
chiese piangendo: 'Maria, dove siete
stati? Figliola, come hai potuto farci questo?'
7.
La giovane Maria disse: 'O madre, Gesù mi ha chiesto ieri sera se
volevo passare un Sabato con lui. Allora ho detto di sì senza riflettere.
8.
Lui mi disse:
'Presto, molto presto, molto prima dell'alba ti chiamerò'. – Nella notte mi
svegliai perché sentii la sua chiamata, ma come in me, e rapidamente mi alzai
dal mio giaciglio, presi la veste e presto fui al suo fianco. Lui mi strinse la
mano e non la lasciò più, e in silenzio corsi accanto a Lui, che non mi rivolse
nessuna parola. Io non so dove siamo andati; lontano lontano, abbiamo corso verso un’altezza attraverso una
foresta, e angosciata chiesi a Gesù: 'Dove andiamo? Non abbiamo il minimo cibo,
io ho paura!'
9.
Allora Gesù disse:
'Maria, se hai paura, allora torniamo subito indietro. Ma non volevi celebrare
con Me il Sabato?' – Rimasi in silenzio, ma Gesù mi
disse: 'Maria, vedi, il Sole è sorto, in breve tempo saremo alla meta'. Così è anche stato. Su una stupenda collina ci siamo
seduti e per molto tempo abbiamo contemplato i nostri dintorni. Allora Gesù mi
disse: 'Siediti qui in silenzio, Io mi siedo laggiù su
quella sporgenza rocciosa. Poi scopriti e lasciati irradiare convenientemente
dalla luce del Sole'. Io lo feci, e, cara Madre, ciò che ora accadde, è per me
la più grande meraviglia e anche la più grande
beatitudine. Era come se un nuovo mondo si aprisse in me. Vidi uomini così
incredibilmente belli, come non ne ho ancora mai visti. Stavo in mezzo a loro e
ciò che sentivo erano meravigliosi canti e salmi, e mi sembrava come se Gesù
stesse in mezzo ai molti, molti uomini beati.
10.
Oh, quale magnificenza ho sperimentato
lì, e fui richiamata dalle parole di Gesù: 'Maria,
vieni, copriti di nuovo, dobbiamo andare a casa. Tu Mi hai reso oggi il più
grande servizio, perché ho sperimentato quale tempio è
il corpo di un uomo pacifico, e più tardi lo verrai a sapere, quando benedirò i
tuoi figli'. – Siamo andati mano nella mano senza dire una parola,
silenziosamente, e ciò nonostante nel cuore così beati verso casa. E ora, ciò
che mi è stato donato oggi è tutto disturbato’. – La madre Maria premette
la fanciulla al suo petto, pianse e disse: ‘Maria, ahimè, se potessimo comprendere
tutto, così come lo comprendi tu’.
11.
Cari amici, come fummo tutti svergognati! Anche il padre Giuseppe, ma lui rimase
amareggiato. Io ho perdonato Gesù nel cuore, ma gli altri fratelli no, poiché
erano stati puniti perché in quel Sabato sera non era stato permesso loro di mangiare.
Dunque, quando la giovane Maria avrebbe dovuto mangiare (quale ospite), disse: ‘Oh, io non posso mangiare, perché sono così
sazia di tutto il bello e meraviglioso, che non ho nessun bisogno di mangiare
qualcosa’. Tuttavia questo giorno ebbe una cattiva e dura conseguenza, poiché
il sacerdote Levi, quello stesso che adesso si trova nella stalla, dopo alcuni
giorni venne da noi in casa. Vide Gesù e andò verso di Lui come un furibondo;
allora Gesù disse: ‘Levi, chi ti ha dato il diritto di gettarti
su di Me come un furibondo? Taci! Tu, invece, padre Giuseppe, finisci i
cucchiai della zuppa che ti sei fatto preparare. Guarda come puoi riportare
all’ordine il tuo amico Levi, affinché non abbia da portare tu le conseguenze’.
12.
Gesù lasciò la stanza di soggiorno senza parole, Levi invece non poté parlare.
Rimase a lungo muto, ma anche il nostro padre
Giuseppe, poiché Gesù non era da smuovere per dargli una speranza. Abbiamo
sofferto a lungo tra le avversità, nonostante ciò ho
dovuto riconoscere che, nondimeno, era il più grande amore di Gesù; solo, che
noi non volevamo capirlo.
13.
La giovane Maria, la parente, lasciò la nostra casa il giorno dopo, perché Gesù
volle così. Dopo mesi, Giuseppe andò da se stesso da Gesù e gli disse: ‘Mio Gesù, io so che non ho mai voluto concederTi il diritto di vivere come un pretendente nella
mia casa’.
14.
Doveva accadere un'esperienza diversa, affinché anche padre Giuseppe potesse
dire a Gesù queste parole: ‘Gesù, io sospetto del
grande, ma non posso staccarmi dal tempio. Vivi in futuro così come ti senti
meglio. Levi può parlare di nuovo perché di fronte a lui ho sostenuto la Tua
strada come quella giusta. Levi ha promesso di non intraprendere più nulla’.”
15.
"Potessimo anche noi sperimentare questo evento", dice il romano.
"Finora ognuna delle tue parole mi ha toccato così profondamente, come se
mi parlasse mio padre".
16.
"Volentieri", risponde Giacomo. “Un greco, un buon amico della nostra
casa, venne da mio padre Giuseppe completamente costernato e lo pregò di
inviare subito due o tre figli, poiché una tempesta gli aveva causato danni
troppo grandi e tutto quello che aveva fatto con alcune persone
era come inutile, perché mancava loro l’esperienza, ma avevano materiale a
sufficienza.
17.
Padre Giuseppe disse: ‘Con piacere, se il sacerdote lo
permette, rimani per oggi nostro ospite, mi metterò subito in moto per smuovere
il sacerdote a dare il permesso’.
18.
Quando Giuseppe ritornò, declinò mogio mogio,
dicendo: ‘Perché sei un pagano’. Il greco pregò
contorcendo le mani per avere l’aiuto: 'Le mie mandrie
hanno bisogno della stalla, così non c'è vita nella mia casa, e poi io credo
anche nel Dio dei giudei'.
19.
A questo punto il padre Giuseppe disse: ‘Allora, fratello, va’
nel tempio e prega Jehova attraverso il sommo sacerdote che ti dia l'aiuto’.
20.
Il greco si spaventò e disse: ‘Giuseppe, siamo amici
da molti anni, e ciò che pretendi adesso è completamente incomprensibile per
me. Poiché il sommo sacerdote mi permette tutto, ma con quali sacrifici!
Domanda tuttavia nella mia patria che cosa ho sacrificato in legna per le
vittime della tempesta; domanda quale lavoro è stato necessario per portare il
legno nelle loro barche ed ho portato volentieri il più grande sacrificio, per
amor di Jehova. Invece ciò che sacrifico al tempio va nelle mani di coloro che vivono nei bagordi, e non nelle mani dei poveri. Sono pronto a qualsiasi sacrificio se mi aiuti’.
21.
Rispose Giuseppe: ‘Amico e fratello, non posso farlo,
poiché una parola del sacerdote è per me come se l’avesse pronunciata Jehova
stesso!’
22.
Il greco: ‘Giuseppe, questo non può essere sul serio
da parte tua. Cosa dici tu, Gesù, su questo?
Certamente c’è stato un tempo in cui una parola da parte Tua valeva tanto come se fosse la parola di Dio’.
23.
Parla Gesù: ‘Caro amico, quello era una volta, e sarebbe
così ancora oggi se Dio non si fosse tirato indietro per dare a Me l'occasione
di fare da Me stesso quello che Dio fece una volta in Me. Perciò devo lottare,
e non c’è comprensione intorno a Me.
24.
Giuseppe ti ha chiesto di andare dal
sommo sacerdote, e il sommo sacerdote dovrebbe muovere
Dio ad aiutarti. Va’ a casa, sarò da te in tre giorni
e Dio ti aiuterà attraverso di Me’.
25.
Il greco se ne andò, egli sapeva che Gesù manteneva la parola. Ma ora nel padre
Giuseppe prese di nuovo fuoco la vecchia educazione inculcata fin da bambino, e
disse a Gesù: ‘Non ti permettere di andare da questo greco!
Allora non avrai più bisogno di ritornare, perché sei di ostacolo a me e al mio
Dio, al Quale sono obbligato a dare obbedienza!’.
26.
Ma Gesù gli disse: ‘Padre Giuseppe, fin dove sei giunto. Mi dici
che non ho più bisogno di ritornare? O Mio povero Giuseppe, verrà l'ora in cui
Mi riconoscerai come Colui che diverrà il primo di
ogni casa. Ogni abitazione porta la patria come è
stata pensata da Dio. Io però ti dico: nessun potere della Terra Mi tratterrà
dall’infrangere la Mia parola data! Anzi, esigo che tu mi dia Giacomo!’. In
tre giorni fui con Gesù dal greco e ci fu dato il benvenuto. Con ancora alcuni
uomini abbiamo compiuto tutto come desiderato, e il
silenzioso Gesù divenne un paladino dell'Amore di Dio come non l’avevo ancora
mai sentito da Lui.
27.
Molte settimane rimanemmo presso il greco, mi sembrò
come fossero stati solo giorni. Quando la casa, la stalla e l'abbeveratoio
furono pronti, il greco invitò suo genero, i suoi nipoti e ancora alcuni amici
per celebrare una festa, con la quale ci voleva
onorare. A me non piaceva per niente, poiché fu celebrata in un Sabato. Quindi volevo andarmene. Non mi sentivo a mio agio nel
celebrare una festa di Sabato, nel quale avevamo
digiunato fino al tramonto.
28.
Gesù però disse: ‘Giacomo,
vuoi guastarMi la gioia? Infatti, non senza motivo ti
ho impetrato al padre tuo Giuseppe. Quindi sii buono e
mettiti completamente dalla Mia parte’. Con il cuore pesante lo feci, e
quanto stupendo e bene è stato per me quel giorno.
29.
Gli ospiti vennero, esaminarono tutto e anche tutto fu trovato buono e bello.
Il genero, un mercante della Persia, si congratulò con me credendo che fossi io
il maggiore, il mastro costruttore, ma io respinsi tutto con le parole che
questa ricompensa andava a mio Fratello, non a me, poiché Lui era il creatore e
lo aveva costruito liberamente secondo la Sua idea. – 'Bene', è tuo fratello'. disse il persiano. 'Come avviene che tuo fratello, più giovane, sia giunto a una tale
abilità e padronanza, se avete avuto uno e lo stesso
maestro?'. – Io risposi che proprio Gesù, mio Fratello, era un Maestro
nato, e che poteva domandare a Lui stesso come era giunto a una tale maestranza.
30.
Il vecchio Leonard sorrise di compiacenza quando udì la conversazione e i suoi
occhi s’illuminarono quando suo genero si avvicinò a Gesù e gli chiese: ‘È vero che hai completato questa casa con
tutti gli annessi insieme a tuo fratello secondo la tua idea?’
31.
Rispose Gesù: ‘Sì, Arsellus, ti è stato risposto
correttamente. Ma questo è solo un dono del Padre Mio eterno che Mi ha dato l’ordine di costruire questa casa con tutto ciò che le
appartiene’.
32.
Disse Arsellus: ‘Il Padre tuo eterno? Tu sei certo giudeo,
come puoi parlare di un Padre eterno che si occupa con case e stalle terrene?
Questo, è per me incomprensibile. Ma alla mia domanda ancora non è stato
risposto, perché non si tratta della costruzione, bensì dell'idea, perché
durante i miei lunghi viaggi non ho ancora mai visto una casa di questo tipo
con tali pratici annessi. Vedi, il bestiame al pascolo
può, in caso di tempesta e pioggia, andare a trovare la proteggente stalla
senza pastore, poi questo abbeveratoio mai potrà
inquinare l'acqua sorgiva, questa è certo una meraviglia dell’architettura!
Vorrei sapere questo: era anche in ciò il Padre tuo eterno? Il padre mio,
secondo l’esteriore, è diventato anche giudeo. Tu sei un giudeo, dimmi: il Tuo
Dio è un altro da quello che mio padre ha accettato e al quale prega?’
33.
Rispose Gesù: ‘Arsellus, ‘c’è un solo Dio, ma esiste una
differenza. Il Dio che adorano i giudei dimora nel
tempio di Gerusalemme, e il Mio eterno Padre è lo stesso Dio, ma dimora in Me,
nel Mio cuore. Da tuo suocero apprenderai il perché sono venuto qui con Mio fratello, ma non ti convincerai ancora perché
non puoi e non vuoi separarti dai tuoi dèi. Che però i tuoi dèi siano senza luce e senza vita, te lo voglio dimostrare.
34.
Tua moglie è sul carro per venire qui da voi, ma non può continuare, dal momento che hanno
avuto una disgrazia; il carro, infatti, è rimasto incastrato in un profondo
fossato. E poiché il suo carico è troppo pesante, non è possibile al servitore
scaricarlo da solo e sollevarlo di nuovo. E tua moglie non può collaborare,
perché è gravida in stato avanzato e teme di recarsi danno. Ma per dimostrarti
che il Padre Mio eterno è in Me, allora ti prego, disponi che un servitore con
un veloce carro vada in soccorso di tua moglie e del servo, poiché il luogo è
sulla strada verso il bosco di cedri, a due ore da qui!’
35.
Scuotendo la testa, Arsellus va’ da suo suocero e gli
riferisce ciò che ha sentito da Gesù e cosa si dovrebbe fare. Ma poiché Leonard aveva già sentito, ovviamente non avanzò
nessun dubbio. E subito un servitore fu incaricato di bardare una carro veloce e Arsellus andò con il servitore verso il
luogo designato. Con ciò ora la cena fu ritardata, gli ospiti furono ovviamente
molto curiosi se nell’esposizione del carpentiere Gesù ci fosse qualcosa di
vero. Nel frattempo la casa fu precisamente esaminata, e solo una lode ci poté
essere tributata. Per me era tutto come un miracolo, infatti, detto
francamente, l’intera costruzione era un miracolo e solo Gesù poteva dare le giuste informazioni.
36.
Ebbene, dopo circa due ore la verità divenne evidente, quando Arsellus apparve
con sua moglie. I servitori ebbero ancora da fare col carro. Subentrò uno
stupore generale e Gesù si comportò come se nulla fosse accaduto. Quando la
figlia con suo padre si furono un po’ ripresi, lui le chiese:
‘Come mai che mi vieni a trovare per il Sabato?’ – Lei, infatti, non
sapeva che Arsellus avrebbe cambiato il suo viaggio, allora disse: ‘Padre, mi è
sembrato come se mia madre mi chiamasse, la sua voce era precisa e così determinata
come era sempre stata nella sua vita. Non volevo viaggiare a causa della mia
condizione, ma la voce di mia madre divenne più prorompente, e così stabilii un
servitore per viaggiare con il carro carico e portarmi con sé. Non ho pensato al Sabato, perché è stata la madre che mi ha invitato’."
37.
Quando il pasto fu consumato, si rese necessario che
anche Gesù dicesse qualcosa a tutti. Allora andò da Arsellus e gli disse: ‘Arsellus, per
amor tuo, tua moglie è stata chiamata, poiché oggi stesso avrai un figlio, e
tu, Leonard, un nipote nelle tue braccia. Il Padre Mio mi ha incaricato di
dirti questo, e allora, per darti la prova, possa tua
moglie (defunta), Leonard, parlare a tutti voi; e voi amici possiate
sperimentare questa santa verità. Tuttavia, vi prego che solo tu, Irmina, tu Arsellus, e tu, Leonard, parliate a vostra
madre, mentre tutti voi dovete essere testimoni. Il tempo sarà consentito solo
per un'ora’.
38.
Cari amici, fu così come Gesù disse. In un'ora l'essere era scomparso davanti
agli occhi di tutti e subito cominciò un interrogatorio e Gesù fu di fronte a
un compito davanti al quale rabbrividii. Oh, Gesù riuscì a rispondere a tutte
le domande, ma poiché si era fatto molto tardi, l’ospitante propose di cercare
il riposo. Il giorno dopo fu consacrato alla gioia e ai visitatori, e allora
tutti vennero a sapere che veramente un nuovo cittadino della Terra aveva
scorto la Luce del mondo, di cui nessuno notava qualcosa, poiché la nascita fu
di nuovo un puro miracolo. Così tutto fu uno stupore per Gesù. Ma non furono convinti con Suo Padre. Tuttavia bastò credere
che Dio non si trovasse solo nel tempio, bensì in ogni cuore, e qui Egli, Gesù,
ne era la prova.
39.
Tutto ciò che venne ancora discusso con gli ospiti, ve
l’ho detto con poche parole. Gesù ebbe molto da fare per appagare la curiosità
e la sete di conoscenza, e ne guadagnò molti come amici.
40.
Quando ritornammo a Nazareth, il rancore di mio padre era passato e fummo
accolti calorosamente. Gesù rimase silenzioso come sempre, però mi disse: ‘Giacomo, ora è compito tuo di rendere la Mia
vita qui in casa più sopportabile. Ti prego, vedi se puoi convincere tuo padre
Giuseppe che Io sono sempre ancora Lo stesso nel quale Dio da eternità in
eternità è divenuto Uomo, ed Io nell'anima Mia diventerò il vaso da cui si
potrà scorgere e sperimentare Dio in Me’. Ora, amici, voglio tacere, e Tu,
mio Gesù, confessa ora Tuo Padre, del Quale Tu sei
Figlio”.
41.
Allora Gesù disse molto semplicemente e schietto:
"Che cosa devo dire ancora? Sebbene Io conosca tutti i vostri pensieri e
anche i vostri desideri, è già stato detto abbastanza con le parole.
Innanzitutto, Io sono Colui che tutti aspettano. O il
popolo deve sperare in un altro? Voi siete di nascita i cosiddetti pagani, e
solo più tardi avete riconosciuto il Dio dei giudei, ma questo vi è servito poco. Voi ben conoscete ciò che Dio doveva dire
al suo popolo attraverso Mosè e i profeti, ma con questo, l’unione con l’eterno
Iddio non è completa.
42.
Con le promesse che sarebbe venuto un Salvatore e Redentore, la brama del
Salvatore o del Messia divenne sempre più grande. Il popolo vuole essere
redento, ma solo da quello che opprime la sua piena libertà e impone una
costrizione alla sua vita. Il tempio, come rappresentante di Dio, sa tutto,
anche che sono venuto nel mondo, ma non possono essere soddisfatti di Me,
perché non sono nato nel tempio, ma nella stalla. Il tempio conosce tutto il
Mio atteggiamento di fronte all’Eterno, anche se ero ancora un Fanciullo, allora questo Fanciullo nel complesso mostrò loro l'immagine del Salvatore e
Redentore – e fu respinto.
43.
Nondimeno, nel Fanciullo c’era un qualcosa che non può
essere rifiutato, e questo diventerà evidente a tutti gli uomini, anche a voi!
44.
Il Potere divino che Giacomo vi ha descritto, è in Me esattamente com'era nel Fanciullo, e adesso devo sforzarmi di crescere e maturare in
modo che il Divino in Me diventi così potente, che divinizzi tutto ciò che ho
preso in consegna dalla Terra e incarni il vero ed eterno Dio vivente.
45.
Che questo accada meno con le parole, ma solo attraverso le opere, s’intende da
sé. Le parole sono giuste, ma ci vuole una vita, una Vita divina per
trasformare le parole in azioni, ed Io sto davanti a questo compito.
46.
Ma questo, ora è ciò che Io ho mostrato a tutti voi:
solamente la meta! E per ogni meta c’è anche la via. Io invece voglio
percorrere la via più breve per raggiungere questa santa e alta meta.
Innanzitutto perché sento e conosco l'ardente desiderio del Padre Mio in Me, e
per secondo, perché devo superare il potere delle tenebre con i mezzi che sono
in Me, come anche in ogni uomo. Essi si chiamano amore, umiltà e piena dedizione!
47.
Questa vita divina diventa riconoscibile vedendo in ogni uomo il suo prossimo e
circondandolo con un amore che vuole solo aiutare e servire, affinché anche in
lui possa sorgere una vita divina.
48.
Riflettete, cari amici: in mezzo ai nemici Io vivo la
Mia stessa vita proveniente da Dio. Io non ho bisogno di farMi
educare da insegnanti e sacerdoti, perché il Divino in Me è il Mio educatore.
Non ho bisogno di chiedere agli uomini che cosa Mi serve, perché il Divino in
Me mi dà istruzioni su cosa devo e cosa non devo fare.
Così ora conosco anche i vostri pensieri ed essi suonano quasi unanimi: 'È tutto bello e buono, ma la prova?'. –
Amici, quale prova volete ancora? Non vi sono Io la prova sufficiente? Tu,
Arminius, non ti è ancora abbastanza la testimonianza del Padre Mio? Perciò
entra in te ed esaminati seriamente per amor della tua salvezza eterna.
49.
Vedete, amici, poiché se in voi non viene il grande
riconoscimento che l'uomo è e deve essere l’immagine di Dio, allora bisogna
anche riconoscere questo: che Dio non deve indirizzarsi secondo i Suoi figli
umani, ma è l'uomo che deve indirizzarsi secondo Dio! Perciò sono venuto nel
mondo, per rendere vivente per tutti, l'immagine di Dio, incarnando Io, l’Iddio
in tutto.
50.
Allora deve diventare vivente in ognuno questo: amare e ringraziare Dio! Perché Io, come Uomo, divento degno di una
grazia, per glorificarLo, e questo può avvenire solo
attraverso l'amore! Ancora non sono così maturo per operare in pubblico, ma
sono nella più grande speranza di poter raggiungere presto questa maturità.
Tuttavia, per donarvi qualcosa sul vostro percorso di vita, il Padre Mio mi chiede
di dirvi: – Guardatevi intorno e scorgerete coloro che hanno
un interesse molto più grande in voi, che gli uomini intorno a voi".
51.
Dopo un po' Gesù dice: "Amici parlate con loro, intrattenetevi, affinché
possiate sperimentare che non sono sogni oppure ombre, bensì uomini come voi,
solo senza l’involucro carnale".
52.
Giacomo ora sperimenta di nuovo il Signore e gli
angeli che aveva visto precedentemente, ed è pieno di profondo pentimento;
infatti, ora capisce come Gesù è stato sempre solo nella Sua lotta. Egli vede
le potenze oscure che circondano continuamente suo padre Giuseppe, e adesso
vede di nuovo come un sacerdote incalza Giuseppe per conoscere il luogo di
soggiorno di Gesù e di Giacomo, e lo assale un ardente desiderio: … tornare a
casa molto in fretta.
53.
Il romano è il più tranquillo, egli riconosce subito suo padre e pace e
sicurezza lo raggiungono, e tutte le domande gli sono
spiegate.
54.
Hermes sperimenta i sacerdoti che sono adirati con lui, ed
Hella è super felice perché suo marito le ha assicurato: “Adesso tu hai trovato
la vera salvezza, e anch’io”.
55.
Dice ora Gesù: "Vi sia sufficiente l'Amore misericordioso e divino, fate
in modo che tutto il vissuto in quest'ora possa essere un via di separazione,
poiché prima che Io diventi per voi, via
e verità, devo ancora sistemare,
saldare e soffrire molte cose in Me, nondimeno una ricompensa meravigliosa Mi
sorride: diventare Io e il Padre una cosa sola, e
tutta la Potenza e Potestà mi saranno date in Cielo e in Terra! Tuttavia,
affinché queste non siano solo parole, allora Io dico fuori da Me: le vostre
coppe e boccali devono essere pieni del vino migliore,
e noi vogliamo bere questo vino come un dono oltremodo meraviglioso del Padre
Mio eterno!". – Gesù prende il calice e dice:
"Padre, Tu, Eterno e Santo, dal Tuo Cuore traboccante ci doni questo vino,
perciò sii Tu ringraziato!
56. E voi amici, bevete questa bevanda
commemorativa, e non dimenticate l'ora che questo dono del Cielo ci porta". – Sì, questo è un vino, e tutti percepiscono una tale leggiadra
bontà, e il romano dice: "Hella, come posso ringraziarti? Cercando
tu il mio aiuto, ho trovato io aiuto attraverso Gesù.
Quanto nuovo è il pensiero in me. Attraverso di te ho
imparato a conoscere Gesù, attraverso Gesù ho imparato a conoscere tutto lo
sfacciato modo di fare dei sacerdoti, come però anche mio padre che mi mise nel
cuore a diventare un romano, e che bisogna far proprio l'Amore divino".
57.
Un sacerdote è nella stalla, e qui un Cielo è sulla Terra! Egli si alza e dopo
un po' viene con il sacerdote e con il soldato di guardia, il quale non sa cosa
accade con lui.
58. Il romano dice al sacerdote:
"Hai imparato a riconoscere che ti trovi in un grande errore. Io ti dico che
non ti sono nemico, e vorrei che anche tu sperimentassi le benedizioni di Colui
al quale tu e noi tutti dobbiamo il nostro essere. Oggi ho sperimentato un Dio
diverso da Zeus e da colui che voi venerate nel
tempio, ma un Dio vivente che davanti agli occhi ha solo la salvezza eterna
degli uomini. Qui, bevi questo calice di buon vino e poi
dimmi cosa senti".
59.
Il sacerdote non sa cosa deve fare; dubitando, prende il calice, assaggia un
solo sorso, poi svuota il calice come un morto di sete e dice: "Signore,
questo non è un vino che è stato spremuto, ma un vino dal Cielo, ti ringrazio! Tu mi hai rafforzato, ora voglio accettare la mia
punizione, lo riconosco, ho sbagliato in uno dei più grandi accecamenti. Gesù,
se possibile, perdonami! Oh, se solo potessi annullare
tutto!"
60. Dice Gesù: "Levi, per il
miglioramento non è mai troppo tardi. Fa’ del bene dove
può essere fatto, e diventa un vero sacerdote del nostro eterno Dio e Padre.
Diventa umile, sincero nell'amore per il prossimo e considera tutti gli uomini
come tuoi fratelli e sorelle, perché la via che porta
a Dio è la via del vero amore per il prossimo, e diventare un servitore di Dio
significa essere servitore dei fratelli uomini".
61.
Il Sabato è vissuto completamente nel senso di Gesù.
Nessun digiuno, ma in compenso, contemplazione interiore. I romani come i greci
ottengono ora un concetto diverso del senso della vita. Perciò le ore che vengono vissute nella casa di Hella sono una meravigliosa
semina di semi divini dell'amore, e Gesù, nel prendere congedo, benedice tutta
la casa e gli amici.
62.
Quando entrambi tornano a Nazareth, i loro cuori sono pieni di pace e gioia.
Infatti, la cosa più importante per la casa di Giuseppe è questa: che Giuseppe
si sforzi di assimilare il suo punto di vista della vita con quello di Gesù. Riccamente beneficiati e riconoscenti, tutti
contemplano ciò che il greco ed Hella hanno mandato in
dono al vegliardo Giuseppe e alla madre di Gesù, e per molti mesi la casa di
Giuseppe è liberata da ogni miseria.
[indice]
۞
Il primo incontro con Ingra nella casa di
sua madre
1.
Di nuovo una
commissione per Giuseppe, quella di accomodare a una vedova la sua pericolante
casetta in modo che ogni pericolo e preoccupazione per la stessa sarebbero finite. Così il vecchio Giuseppe decide che Joel,
Giacomo e Gesù avrebbero dovuto lavorare dalla vecchia vedova, e lieti essi
andarono all’opera.
2.
Questa vedova aveva però una figlia della stessa età di Gesù, e questa fanciulla si tratteneva volentieri nelle Sue vicinanze. I
fratelli erano indignati, perché non era nel loro modo di intrattenersi con
altri durante il lavoro. Essi ammonirono il loro fratello Gesù, che si propone
anche di non affliggere più a lungo i fratelli. Così pregò la fanciulla di non venire più così spesso, dal momento che
sarebbero rimasti comunque ad abitare presso sua madre dopo il lavoro.
3.
Poi tutto prende una fine, anche questo lavoro. Gesù è conosciuto come un 'silenzioso', anzi come un uomo stravagante che veramente
si chiude davanti ad altri uomini, non si diverte mai con altri e le giovani
fanciulle son tolte di mezzo. Nondimeno, con la figlia della vedova è una cosa
diversa. E poiché i fratelli hanno fatto una lunga passeggiata, è consigliabile
avviarsi presto per essere a casa subito dopo mezzogiorno, dal
momento che il giorno dopo è un Sabato.
4.
Gesù ha un dispiacere, la fanciulla non vuole uscirgli
di mente. A lei deve essere andata altrettanto; poiché viene sempre da Lui, e i
suoi occhi Lo guardano in modo così implorante che Gesù gli chiede cosa le manca.
Allora lei dice: "Non mi manca nulla, e tuttavia tutto,
perché tu non mi esci dalla mente. Io lo so, tu sei diverso dagli altri,
e ciò nonostante non veniamo a nessuno scambio di idee".
5.
Dice Gesù: "Fanciulla, a Me va altrettanto,
tuttavia in Me vive qualcosa del tutto diverso; infatti, Io non Mi posso
legare, poiché sono da lungo tempo un legato e conosco i Miei compiti".
6.
Lei dice: "Sei legato a una donna?"
7.
Gesù scuote il capo e dice: "A una donna? – No,
ma a un compito che Mi vuole e deve completare pienamente. Ed è per questa
ragione che non sono compreso quasi da nessuno. Che cosa sanno gli uomini di
tutte le lotte che si svolgono nel Mio petto? Mia madre, che Mi ama come
nessun'altra madre potrebbe fare, Mi comprende meno di tutti. Lei piange quando
vado da solo nella natura. È triste quando non sono a
casa il Sabato, e il vecchio padre Mio Mi porta rancore per questo, senza
dirmelo".
8. Dice lei: "Sì? Perché non
cambi? Si deve tuttavia amare padre e madre e non fare nulla che potrebbe affliggerli.
Io non farei mai nulla che potrebbe ferire mia madre".
9. Gesù: "Ti fa male perché ti
rivelo questo?
Ma sappi, Io amo Mia madre, come anche i Miei fratelli e sorelle, e anche loro
amano Me, ma non Mi possono capire".
10. Ingra: "O poveretto! Se io potessi fare qualcosa per te e aiutarti a portare il tuo peso
invisibile che non porti sulle spalle, bensì nel cuore, lo farei".
11.
Gesù: "Fanciulla, allora vieni oggi una volta da
Me per un'oretta, lì, sotto l'albero, accanto alla casa. Ti
aspetterò, ma prima chiedi il permesso a tua madre".
12.
Gesù aspetta la fanciulla. Joel fa’ i conti con
l’anziana vedova e i fratelli hanno bisogno di molto tempo, poiché vogliono
portare a casa anche un po’ di soldi. Con una scusa la fanciulla
viene e si siede accanto a Lui, il quale le prende la mano e lei gliela lascia,
e Lo attraversa un sentimento del genere più meraviglioso, ma non riesce
tuttavia a dire nulla. Alla fanciulla succede la
stessa cosa. Allora lei Gli domanda come veramente viene
chiamato, e Lui dice: "Gesù. Io ho un solo nome. E tu
come ti chiami?"
13.
Lei dichiara: "Ingra, così mi chiama mia madre”.
– Gesù dice: "Ingra, oh, Ingra, sai cosa significa il tuo nome?" –
Lei dice di no. Allora Gesù continua: "Chi l’ha scelto, ha scelto bene, perciò, per amor del tuo nome, sta attenta cara
Ingra, perché la scelta sbagliata porta dolore e sofferenza!"
14.
"Questo però non riesco a comprenderlo",
risponde lei. "Cosa c’è dunque nel nome, e quale significato ha il tuo
nome?"
15.
"Prescelto, e il tuo: predestinata", risponde Gesù. – Allora lei si alza e dice: "Tu stai scherzando con me.
Io dovrei essere una predestinata e tu un prescelto? Questo
non può essere serio da parte tua". –
"Certo", viene a lei per risposta, "questa è la Mia santa
serietà! Ancora mai, come in quest'ora, Mi è rivelato
che il Mio nome ha questo significato, e il tuo altrettanto".
16.
A questo punto lei si stringe affettuosamente a Lui, guarda nel Suo viso, ma
poiché è buio, può vedere solo il bianco nei Suoi occhi. Entrambi tacciono, ma
pensieri gravi pervadono l'anima di Gesù, e in Lui dice: "Imponi silenzio al Tuo cuore, poiché in Te due mondi si rivelano;
l’uno pretende la fanciulla col sentimento puro, e
l'altro mondo pretende l'obbedienza di fronte all’Iddio eterno!"
17.
E Gesù dice: "Ingra, Io ti sento e ti percepisco
così vivente, e tuttavia non ti posso dire cosa Mi anima nella tua presenza.
Dobbiamo separarci, in Me però tu sei come scolpita.
So che mi ami, non di meno ti amo Io, e in Me tutto lotta
per te, ma l'altro potere lotta altrettanto per il Mio possesso. Mi puoi comprendere, cara Ingra?"
18.
"No, non lo posso!", dice lei. "Ma una fanciulla
deve anche far violenza al suo cuore per non voler possedere ciò a cui il cuore
la spinge. Tuttavia ci rivedremo. A me sembra come se non potessimo perderci.
Non puoi darmi la speranza di un rivederci?"
19.
Gesù: "Ingra, ci rivedremo, e quell’ora dovrà essere la decisiva", è
la Sua risposta.
20.
Lei si alza e dice: "Hai parlato così, e così
deve essere. Se mi sceglierai, allora io sarò la tua prescelta. Non darò speranza a nessun uomo finché non sarà giunta l'ora
decisiva".
21. S’inginocchia davanti a Lui e dice:
"Poni le tue mani sul mio capo, benedicimi e sarò felice di ricordarmi di
quest'ora con affetto. Ti ringrazio con un bacio, tu
sei il primo uomo al quale offro la mia bocca".
22.
Poi scompare in casa. Gesù invece rimane ancora seduto per metà della notte,
poiché Egli sa che Ingra siede alla finestra, e Lo guarda senza lasciarsi
fuorviare.
[indice]
۞
Dieci
anni più tardi, l’incontro con Ingra presso un amico paterno di Gesù
1.
Passano i mesi, anzi,
anni, ma Gesù non può dimenticare la fanciulla, e in spirito rimane sempre in
collegamento con lei. Allora sente all’improvviso la sofferenza di Ingra, infatti sua madre si è ammalata ed è molto preoccupata per
il futuro di sua figlia. Lontano un breve giorno di viaggio, Gesù lavora solo
con suo fratello Giacomo presso un ricco, ma benevolo
uomo. Egli non può confidare a nessuno la Sua lotta interiore. La madre non
riesce a comprenderLo e nemmeno i suoi fratelli.
2.
Il padre Giuseppe è morto, le sorelle non sono più in casa e il fratello
maggiore Joel ha preso in consegna la casa e la proprietà. La madre Maria,
invece, provvede al governo della casa. Così Gesù è come un emarginato. Ma dovunque, dove lavora, solo o con i suoi fratelli, è
trattato come il Figlio di Giuseppe.
3.
Presso il ricco e benevolo uomo, dove lavora con Giacomo, è
trattato particolarmente bene, e paternamente questi Gli dice: "Io ho ancora
una figlia. Tu l'hai vista ed hai parlato con lei. Lei
ti ama, e se vuoi rendermi felice, tutto ti dovrà appartenere. Ti prego: diventa figlio mio!”
4.
Gesù però lo sapeva da molto tempo, poiché aveva
guardato nel cuore dell'uomo benevolo, perciò gli dice: "Non posso
esserlo. Un Essere superiore deve disporre, ed è Mio destino essere obbediente
a Colui che Mi ha posto il compito. C'è ancora una fanciulla che Mi aspetta. È difficile per Me dirlo a questa.
Se solo l’avessi qui! Infatti, sarà un'ora difficile per Me dirglielo!"
5.
Dice il vecchio signore: "Figlio mio, la farò chiamare io la fanciulla. Ho abbastanza servitori. Dove abita? E come si chiama?"
6.
Risponde Gesù: "Non è necessario, la chiamerò questa notte, domani potrà
essere qui".
7. Il vecchio signore è completamente
meravigliato e dice: "Vuoi chiamarla? – Figlio mio, potrei
sperimentarlo anch’io?! No, questo non è possibile!
Tuttavia deve essere possibile. Allora ritiro la mia richiesta a causa di mia
figlia. Dunque, sei Tu Colui che tutti aspettiamo,
poiché vivere in questa schiavitù non c’è nessuna garanzia per un futuro
felice".
8.
Allora Gesù risponde: "Ebbene, allora la chiamerò
alla tua presenza, poiché lei si trova nella sua camera e si strugge per
Me". – Allora esclama: "Ingra, Ingra, Ingra, vieni
da Me, ma affrettati e non preoccuparti, poiché gli angeli ti guideranno".
9.
Quando Gesù ha esclamato questo, il vecchio signore lo guarda e dice:
"Quando viene questa Ingra, la terrò come figlia mia che è stata a lungo
con sua madre, poiché la mia non ha conosciuto sua madre".
*
10.
Il giorno dopo, l’anziano signore tace. Esamina il lavoro con i suoi occhi
fedeli, altrimenti rimane in silenzio. Ma poi dice:
"Oggi lasciate il lavoro due ore prima, poiché aspetto visite. E
Tu, mio giovane amico, sei cordialmente invitato. Tu invece, Giacomo, perdonami
se non ti invito insieme, poiché la mia gente
festeggia oggi una piccola festa, e qui tu mi devi sostituire perché non posso
essere accanto”. Giacomo accetta con gioia, e così tutto è in ordine. Gesù però
sa che Ingra è per strada e sarà qui due ore prima del
riposo serale.
11.
Il vecchio, fedele uomo fa preparare una stanza degli ospiti per Gesù e per
Ingra, poiché sa con sicurezza che Ingra viene per davvero. In lui c'è una gioia e anche un dolore. Gioia perché viene una
soluzione tra Gesù e Ingra, e dolore perché non ha superato il santo impulso di poter rendere completamente felice sua
figlia.
12.
Ora è giunto il momento. Il riposo serale è fatto e
Gesù va incontro all’impaziente Ingra. Ingra è completamente confusa quando è
salutata da Lui, ma Gesù domanda: "Ingra, come sei venuta qui?". Allora lei dice: "Tu mi hai chiamato di
venire in fretta, gli angeli mi avrebbero guidata.
Così adesso mi trovo qui. Mi hai aspettato?"
13.
"Sì, con ardente desiderio e con apprensione, perché non vorrei
deluderti", risponde Gesù.
14.
Ingra: "Come potresti deludermi, se mi hai chiamata?",
risponde lei appassionata. "Infatti, non avrei mai sopportato di rimanere
senza notizie da parte Tua!"
15.
Gesù afferra la sua mano e dice: "Ebbene, allora
vieni, sei attesa".
16.
Gesù conduce ora Ingra dal Suo amico paterno e dice:
"Ingra è venuta proprio così come Io lo desideravo".
17. Dice il vecchio, fedele signore:
"Sii benvenuta, figlia mia, considerati qui come a casa. Nulla di male
ti dovrà accadere. Sei venuta e devi sentirti bene
qui. Ora voglio guidarvi nella vostra stanza. Sarai stanca del lungo viaggio
fatto a piedi ed avrai una giusta fame; come anche tu,
figlio mio, poiché oggi avete fatto molto". Prende entrambi per mano e li
conduce in una delle sue stanze, dove un tavolo è apparecchiato con buoni cibi
e una brocca di buon vino.
18. "Così ora devo lasciarvi,
poiché ciò che avete da dirvi non è per i miei orecchi. Dio vi benedica e vi lasci fare la cosa giusta".
Espresso questo, lascia la stanza.
19.
Entrambi sono soli. Ingra guarda Gesù e dice: "Ma soli,
qui, in una casa estranea, qui i due giacigli e soli. Oh, se mia madre
lo sapeva, non mi avrebbe lasciato venire qui".
20.
Gesù dice: "Ingra, non era la Mia volontà, ma ciò
non mostra una grande fiducia che il nostro amico paterno ha per noi? Sii
tranquilla, noi non lo deluderemo. Cerchiamo di rafforzarci
con questo pasto".
21.
Lo fanno, poi Ingra domanda: "Sai tu perché mi
trattengo qui?"
22.
"Lo so, Ingra", risponde Gesù, "perché tua madre ti spinge al
matrimonio con il tuo vicino".
23.
Ingra dice: "Come puoi saperlo? Perché non ho
detto una parola ancora a nessuno. Però hai ragione,
perché l'incertezza a causa tua è troppo grande. Ora ti chiedo: cosa mi risponderai?
Perché non posso più vivere a lungo in questa incertezza. Ma ascolta, hai detto
che non è stata la Tua volontà a spingermi a venire qui.
Allora, perché mi hai chiamata per venire?"
24.
Dice Gesù: "Ti ho chiamata perché il tuo cuore mi
cercava e mi chiamava. Ingra, vieni, mettiti comoda e riposati, perché hai
bisogno di quiete e anch’Io. Mettiti qui su questo giaciglio, Io mi siederò
accanto a te, allora risponderò a tutte le tue domande. Hai
tu fiducia in Me?"
25.
Lei risponde: "Sì, ho pienamente fiducia in di
Te".
26.
Adesso è ora, adesso la quiete viene su di Lui. È
incredibile cosa succede in un cuore che non ha pace nell’interiore. Adesso Lui è la pace stessa e, riconoscente, alza lo sguardo al
Padre Suo e dice: "Padre, ti ringrazio per aver finalmente esaudito il Mio
desiderio. Perciò, quest’ora deve essere
benedetta". E afferrando la mano di Ingra,
continua: "Ingra, sii forte, perché so: Io non potrò mai diventare marito
di una donna, poiché tutti i Miei doveri sono divini. Nessuno può
capirlo! Nessuno sospetta quale forza è necessaria per raggiungere ciò che deve
essere raggiunto!
27.
Non ti ho chiamata per dirti tutto, ma Io so che tu mi
ami con il più puro amore, il quale veramente vuol solo rendere felice!
28.
Vedi, tuttavia ho bisogno di te, come una pianta che
deve avere acqua per non appassire, così ho bisogno di te per provare Me stesso
fino a che punto sono fortificato. Perciò ti prego,
cara Ingra, di comprenderMi. Il tuo
amore mi dà la garanzia di voler comprendere anche Me".
29.
Dice Ingra: "Fratello mio, ora sospetto cosa sei
e chi sei, perché nelle mie preghiere ho visto solo Te e sempre soltanto Te.
Spesso ero spaventata di me stessa e pensavo: Dio non si può vedere! Ma sempre, quando pregavo assai intimamente, allora mi
comparivi Tu e la Tua immagine diventava in me sempre più compatta. Allora
spesso mi disperavo e volevo anche non pregare più, perché allora, Tu, dovresti
essere Dio stesso?"
30.
Gesù dice completamente sommesso: "Ingra, Io sono Colui
che sono, un Uomo, anch'Io devo pregare, più di quanto tu immagini,
poiché troppo grande è il Mio desiderio di diventar maturo per il compito che
deve essere compiuto, poiché il Padre Mio non lascia che Io passi questa dura
scuola inutilmente. Vedi, finalmente puoi veder
chiaro: – Io non posso aver riguardo di te, e vorrei anche non farti del male
per la tua fedeltà d’amore. Nel tuo cuore, infatti, da lungo
tempo vivo come il tuo amante. So ancora di più: che nella tua grandezza
d'amore potresti portare sacrifici su sacrifici per
Me. Allora ti chiedo il sacrificio più grande: rinunciare a Me! Ma non di rinunciare con la tua
volontà, bensì con tutto il tuo cuore. Invece la Mia
immagine in te, lascia che diventi l'immagine del tuo Dio".
31.
Lei si aggrappa a Lui e dice: "Gesù, Gesù, allora
tutti i miei sogni, tutte le mie fantasie sono vere, e Tu sei Colui che deve
venire. O Gesù, cosa devo fare per Te? Sì, ora conosco il Tuo
Nome, l'ho sperimentato in una notte, quando Ti ho chiamato nel mio ardente
desiderio".
32.
Gesù rispose completamente serio: "Io mai ti ho
chiamata, Mia Ingra. Il tuo cuore gridava a Me.
33.
Beato colui il cui cuore Mi chiamerà, ma ancor più beato è colui nel cui cuore
Io posso dimorare non solo come Immagine, ma vivente,
come se il cuore fosse il tempio in cui Dio dimora per l’eternità!
34.
Ingra dice: "Gesù, adesso non Ti capisco. Tu sei
di certo un Uomo! Non pecchiamo contro di noi. Quanto ho pianto, quando ti
sperimentavo nella preghiera, quando, perduta in Te, mi assaliva un sentimento
che, chi vive in tale comunione con Te non ha più bisogno di nessun Dio. O
Gesù, cosa ho sofferto a causa di questo amore per Te,
e tuttavia, …non potrò mai diventare la Tua amata e fedele moglie".
35.
Ingra piange, ma Gesù le asciuga le lacrime e dice:
"Ingra, le tue lacrime sono santificate, e il tuo amore per Me fallo
diventare un amore ancora più santo. Noi vogliamo diventare una cosa sola!
36.
Io non lo sono ancora, poiché divenire Uno con Dio significa anche diventare
uno con gli uomini con i quali devo vivere. Ora tu sei qui, sei la più vicina a
Me in quest'ora; ma crediMi, è difficile rendere il
più lontano per il Mio più vicino!"
37. Dice Ingra: "Gesù, Tu devi
parlarmi in maniera più comprensibile, perché non riesco a capire che il più
lontano a Te deve diventare il più vicino. O Gesù, Gesù, parlami così che
Ti possa comprendere pienamente. Soprattutto, vorrei imparare
a comprenderTi".
38.
Gesù si alza, va intorno nella stanza, poi si mette al
suo lato e dice: "Ingra, perché non vuoi capirMi.
Non è il più lontano, anche nostro fratello?". –
"Chi intendi come il più lontano?", replica lei.
39.
Allora Egli dice: "Questi è il più lontano; è il
nemico del Padre Mio eterno! Ed Io devo cercare di conquistarlo per il Padre,
per spianare la via sulla quale egli può trovare se stesso e dargli ancora la
forza di andare a Lui. – Questo è il Mio compito!”
40.
Ingra tace, piange. A questo punto
pone il suo capo al Suo petto e dice: "Mio Gesù, potrei esserTi più che la Tua Ingra che ancora non Ti comprende.
Con il mio amore vorrei servirTi, anche se non posso
diventare Tua moglie, allora lasciami essere Tua sorella. Gesù,
ma una sorella non può amare così come una donna?" – Gesù dice:
"Certo, Mia Ingra, l’amore di una sorella è senza desiderio; invece
l'amore di una donna è pretendente".
41. "O mio Gesù", dice,
"è così difficile dire a Te, mio Gesù, tutto ciò che mi agita. Ho un
desiderio in te, per favore parlami così che io Ti comprenda appieno. Mi fido
di Te come una donna fedele può fidarsi del suo uomo sposato, perché il mio Dio
che ha messo questo amore nel mio cuore, deve certo
essere Amore, e non l’eterna Legge. Vedi, io mi appoggio a Te, come spesso mi appoggio a mia madre. Da quando Ti conosco e Ti amo, non lo
faccio più. Oh, come ho bramato appoggiarmi a Te solo un minuto, riposare al
Tuo petto solo una volta dalle tante brame, e ora lo faccio, e tuttavia, questo
ti separa da me?"
42.
Gesù la prende completamente tra le Sue braccia e
dice: "Ingra, chi in un tale amore ha solo il desiderio di riposarsi e
rafforzarsi al petto dell'amato, vedi, questo non separa, ma potresti tu
prendere anche il più lontano al tuo petto?"
43. Dice lei, rilasciandolo: "Gesù,
prendere al petto un uomo forestiero e, ancor di più, malvagio, non può certo
essere la Tua Volontà. Questo, non distruggerebbe tutto nel petto di
un’innamorata?"
44.
Dice Gesù: "Ingra, non un forestiero e malvagio, bensì un perduto e
smarrito, che è pronto a diventare un altro, il quale però è troppo debole ed è
cieco davanti alla grande santità dell'Amore".
45.
Dice lei: "Gesù, perché Ti occupi con tali problemi, a cosa
miri veramente con me, debole fanciulla?"
46.
Gesù parla molto seriamente: "Ingra, ho bisogno
di una persona che Mi comprenda! Vedi, non avere una persona a
cui si può comunicare anche una sola volta il proprio bramare, questo
rende più difficile la Mia lotta! Tu hai detto che hai trovato quiete e ristoro
al petto di tua madre. Io lo avrei fatto tanto volentieri, ma se la propria madre non capisce?"
47.
"Cosa?", dice lei. "Anche Tua madre non ti capisce? O mio Gesù,
Tu povero, vieni al mio petto. Oh, potessi io darTi ciò che speravi da Tua
madre! Vieni mio Gesù, quest’ora deve rimanere santa
per me, ma non dire più nulla, perché allora mi diventi incomprensibile".
48.
Così diviene con lei completamente una cosa sola. Tutto in Lui diviene
tranquillo, e così Ingra si addormenta. Invece Gesù giace al suo petto, veglia
sul suo sonno e prega il Padre Suo affinché le donasse una prova. Allora il
Padre in Lui dice: "Non solo Ingra riposa sul Tuo petto, bensì anche Tu!"
49.
Ma Gesù non dorme. Come sempre si trasferisce nella vita d'amore di questa fanciulla dormiente che, così piena d'amore e di fiducia,
gli ha reso possibile sperimentare il Suo meraviglioso Padre in questa
giovinetta.
50.
Con lo spuntar del giorno lascia questa stanza e la fanciulla
è ancora dormiente, e va nel giardino dove il Suo amico paterno Lo aspetta già.
Egli corre da lui e dice: "Ho pregato il Padre Mio affinché anche tu debba
vivere tutto ciò che Io e la fanciulla abbiamo
vissuto".
51. "L'ho presentito, mio giovane
Amico", risponde il vecchio, fedele signore, "poiché troppo insolita
è stata l'esperienza, anche se è stato solo un sogno. Così ho saputo
pure che il bambino era uno meraviglioso dono del Tuo
Dio e Padre, O Gesù, completa l’opera. Oggi so che la Tua missione è voluta da Dio, e oggi Ti capisco che non puoi e non devi
diventare Figlio mio".
52. Dice Gesù: "Mio caro amico
paterno, presto potrai stringere un figlio al tuo petto, questo Mi rivela
adesso il Padre Mio. Stringerai anche un nipote, e
allora ti ricorderai di quest’ora mattutina".
53.
Dice il vecchio, fedele amico: "Solo una cosa vorrei
ancora sapere da Te: davvero non puoi sposare una donna?"
54. Dice Gesù: "Perché mi domandi
ciò che il tuo cuore ti ha già dato la risposta da quando mi hai visto? Questa è la
lotta più difficile: non solo non posso sposarmi, ma non posso nemmeno
desiderare una donna!"
55.
"Allora ti voglio benedire per la Tua franchezza", dice il vecchio,
fedele amico, e così Gli pone le mani sul capo, lo bacia poi sulla fronte e
sulla bocca.
56.
Poi entrambi attraversano il grande e bellissimo giardino, discutono alcune
cose riguardo a questo che è curato meravigliosamente, poi il vecchio dice:
"Ora vogliamo andare a prendere la nostra cara ospite, poiché è sveglia e
Ti cerca".
57.
Così è anche. Ingra è sveglia, si stupisce di essere
sola. È completamente confusa sul sogno avuto. Allora viene la figlia della
casa e la prega di venire nella stanza degli ospiti, poiché la colazione è
pronta e anche il padre e il carpentiere la stanno aspettando. Veloce lei è
pronta e segue la figlia della casa che la guarda in modo così strano.
"Hai dormito bene?", chiede a Ingra.
58.
Allora Ingra risponde: "Sì, ma ho avuto un sogno
che mi tiene ancora nel suo magico potere".
59.
"Era un bel sogno?" domanda a Ingra. – Questa
risponde: "Non solo un bel sogno, ma un'esperienza così meravigliosa, come
se non fosse un sogno, ma completa vita reale. Però
non posso ancora raccontarlo, perché Gesù deve conoscere il sogno prima degli
altri, poi volentieri te lo racconterò. A questo punto la
ragazza bacia Ingra che è senza presentimenti e dice: "Ti auguro buona
fortuna con il tuo promesso sposo! Deve essere una
brava persona!". – Qui Ingra dice: "Lui non
è il mio promesso sposo, sono Sua sorella, ma prima che io vada a casa, dovrai
sapere tutto. Anche tu Lo ami, ma amaLo come
tuo Fratello!"
60. Quando Ingra entra nella sala da
pranzo con la figlia della casa, il vecchio padre dice: "Mia cara figlia,
prendi anche tu parte a questo pasto mattutino, affinché anche tu possa
partecipare a quello che è capitato alla nostra casa. A te, Ingra, il più cordiale benvenuto, prediletta del tuo
Dio".
61.
Ingra è sorpresa nell'ascoltare queste parole e dice:
"Padre mio, perdonami perché non ti ho salutato per primo, ma che tu mi
chiami la prediletta del mio Dio, non lo posso afferrare ancora!
62. Dice il vecchio padre: "Vieni,
figliola, vieni.
A me è così solenne, come se Dio fosse presente".
Così prendono posto secondo l'ordine stabilito dal
padrone della casa. Alla sinistra di Gesù il padrone di casa,
alla destra di Gesù Ingra e a destra di Ingra la figlia della casa.
Secondo l'usanza dei giudei l’anziano benedice il pasto del mattino, poi
prendono la zuppa, pane con miele e latte. Tacendo e in una solennità, come se
fosse imminente qualcosa di grande.
63.
Poi il vecchio padre dice: "Tu, figlia mia Ingra, hai fatto un sogno
meraviglioso, ti prego di raccontacelo, affinché io
riceva la prova che il tuo sogno è stato anche il mio, e mia figlia possa
sperimentare l'inconcepibile Grazia del vostro Dio che adesso è diventato anche
il mio Dio".
64.
Ingra racconta senza timore: "Quando mi sono
addormentata al petto del Fratello mio Gesù, divenne luce, poiché intorno a me
era buio. Mi meravigliai di questa luce, mi guardai intorno, ma non vidi nessun
candeliere o lume. Divenne sempre più chiaro e poi venne mio padre,
completamente così come visse e ancora vive nella mia
memoria fin dalla sua morte. Mi salutò e mi impresse
un bacio sulla fronte e disse: 'Ingra,
vieni con me, affinché tu possa sperimentare la magnificenza di Dio e il
Giardino dell'Eden nel quale io vivo'. Mi prese
per mano, così entrambi andammo a grandi passi per distanze mostruose, e ad una
velocità che è possibile solo nei sogni. Veloci eravamo in un luogo stupendo.
Odorava così graziosamente, ovunque c'erano alberi da frutta con frutti maturi.
Si vedevano però anche fiori e boccioli e frutti, e semi maturi. Dappertutto
l'ordine più bello. Giungemmo ad un piccolo casolare,
non bello dall'esterno, completamente in contrasto alla bellezza dell’enorme
giardino. Entrammo, e qui devo confessare che non sembrava così povero nel
casolare: tutto era semplice, c’era solo una finestra ma senza lastre di vetro.
65.
Esso dava una vista su un piccolo e stretto sentiero
che, per intanto, non vedevo. Quando con mio padre guardai fuori, si avvicinò a
noi un giovane con un pesante carico sulla schiena e si fermò improvvisamente,
standoci a guardare e facendoci un cenno. Allora mio
padre disse: 'Lui non può andare oltre il torrente in cui scorre
un'acqua impetuosa. Tante persone vengono qui,
purtroppo non sempre posso aiutarle'.
66.
Io dissi:
'Padre, devi aiutarlo. Tu stesso mi hai insegnato che chi è in pericolo, a
questi si deve portare aiuto'. Allora egli disse: 'Ingra, qui non c'è nessun lago come a casa.
Qui è tutto terraferma'.
67.
Continuai io: 'Padre, ci deve essere una possibilità per
portare aiuto. Vieni, io non avrò pace finché non saprò cosa vuole quell'uomo'.
– Senza sprecare una parola, andammo per molti passi,
e quando l'uomo ci vide arrivare, depose il suo carico e ci attese. Fui
spaventata, nell'uomo ho riconosciuto il Fratello mio Gesù, ma in quale
condizione, ridotto a pelle e ossa, e implorando con gli occhi disse: 'Aiutatemi!'. – Ci avvicinammo a Lui,
solo l'acqua ci separava. A questo punto mio padre disse: 'Ingra, convinciti! Qui non è possibile portare aiuto'.
68.
Ma io dissi: 'Ma padre, deve un povero ripeterti che gli
hai negato il tuo aiuto? Se non puoi, perché non costruisci un ponte? Ma non sopra l'acqua, bensì nell'acqua!'. Hai ragione, Ingra, non ci avevo pensato’. Poi mio padre disse
all'uomo in attesa: ‘Abbi un po’ di pazienza, sei affamato, ti
vado a prendere un pezzo di pane e te lo lancio, finché il ponte sarà pronto'.
69.
Mio padre corse veloce nel casolare e portò un grosso pezzo di pane e lo lanciò
all'uomo, che lo afferrò anche abilmente e cominciò subito a mangiarlo. Nel
frattempo mio padre cercò delle pietre per aprire una via nell’acqua, ed io lo
aiutai. Fu un lavoro faticoso e mi sentivo come se le pietre divenissero più
grandi nell’acqua. Allora mio padre corse a precipizio portando un pezzo dopo
l’altro nel giardino e trascinò un grosso pezzo di legno da un albero caduto,
lo posò sulle pietre e lo lasciò cadere sull'altra riva. Era proprio giusto, e
il ponte fu pronto. Mio padre fu il primo ad attraversarlo e, senza oscillare,
andò oltre, salutò l'ospite chiedendogli perdono per averlo fatto aspettare
così a lungo. Poi prese il suo carico su di sé e disse: 'Vieni nella mia casa solitaria, là innanzitutto ti rafforzerò una buona
volta giustamente dal tuo gravoso viaggio'. Così
anche accadde. Quando tornammo al casolare – mio padre portò dentro il carico,
e da un armadio che non si vedeva affatto perché era a
muro, prese pane e frutta e li mise davanti al suo ospite e a me. Mentre
mangiavamo, udimmo un'altro 'richiamo', e vidi che di
nuovo alcuni uomini, erano quattro, stavano lì in piedi al ponte artificiale.
Mio padre andò fuori, così udii come essi chiesero
alloggio e un po’ di cibo. Disse mio padre: 'Io ho ben già un ospite, ma si potrà fare, il casolare è ben piccolo,
ma in compenso il giardino è grande'.
70.
Mio padre portò i quattro, e poiché il casolare era anche già occupato dei
posti a sedere, lui non avendo posto dovette stare in piedi. Ora la dispensa fu
svuotata del pane e della frutta e tutti furono sazi. Allora mio padre disse: 'Questa è mia figlia Ingra, se volete
rimanere, allora siete cordialmente i benvenuti, ma dovete considerare mia
figlia come vostra sorella, perché qui è terra consacrata che io sempre
considero e calco con riverenza. Non abbiamo bisogno di soffrire la fame, ma
rispettate mia figlia, che considero un dono del mio
Dio. Lei ci servirà!'
71.
Allora i quattro risero, e uno disse: 'Non farci ridere.
Questa, tua figlia? – No, sarà la tua amata'. – A questo punto il primo
ospite si alzò e disse: 'Amici, il desiderio del nostro padrone di
casa deve essere rispettato, poiché è la prima grazia che noi sperimentiamo dal
nostro Dio, da come vediamo. Ora abbiamo una casa,
vogliamo ringraziare Dio per averci donato una persona così'. – Gli altri
borbottarono. Mio padre però disse: 'Amico, rimani tu con
noi, voi invece andate via, perché volevate disonorare la mia casa. L’avete già
lordata di fango. Ma per andare completamente sul
sicuro, io dico a te: amico mio, se vuoi, considera mia figlia come tua sposa,
affinché su mio figlio non cada il minimo difetto. Lei è venuta da me, ed io
non so se vuol rimanere e se può. Se vuoi, allora ti benedico come mio figlio.
Invece tu, Ingra, d'ora in poi sarai la sposa di mio figlio'.
72.
A questo punto i quattro si alzarono e dissero: 'Bene, allora ti auguriamo molta fortuna, che abbiate una bella vita, il
padre e il figlio, una e la stessa femmina. Arrivederci dopo il matrimonio'.
Con queste parole lasciarono il nostro casolare.
73.
Poi il giovane si alzò e disse: 'Padre mio, tu mi hai
dato tua figlia come sposa. Ti ringrazio con tutto il mio amore, poiché come
mia moglie la dovrei rifiutare. Tu, mia Ingra, vuoi essere la mia eterna sposa?
Allora vieni al mio petto e dovrai vedere la magnificenza del Padre Mio. Io
vado da Lui'. – Egli aprì le braccia e disse: 'Ingra, mantieni pura la stanza da sposa,
anche se sarai la moglie di un altro uomo; conserva la stanza nuziale sempre
pura per Me. Invece tu, padre mio, prepara un pasto, un pasto
d'amore, poiché adesso verrà a te sempre molto, e poiché mi hai donato tua
figlia come sposa, dovrai essere ricompensato dal Padre Mio eterno'.
74.
Io rimasi stupita a questo discorso, Tu divenisti
sempre più distinto, Gesù, e i Tuoi occhi divennero sempre più luminosi. Un
gran numero di uomini beati si avvicinarono al nostro
casolare, allora io dissi: 'O mio Gesù,
quanti uomini! Se posso rivolgerTi una preghiera,
allora Ti prego, fa’ spazio affinché ci sia posto per tutti in questo santo casolare nuziale'. All’istante sorse una casa
pronta, non supponevo che fosse già preparata, vidi solo il grande spazio con
molti tavoli e sedie e modeste stoviglie in grande quantità.
75.
Sui tavoli c’erano candelabri ardenti e Tu, mio Gesù, stavi davanti a me in una
semplice ma raggiante veste e dicesti: 'Vedi, Ingra, così
accadrà ad ognuno che, in amore e fiducia Mi pregherà per gli altri. Molti
fratelli e sorelle potranno ora venire qui senza usare
il ponte. Ma non il Padre Mio, bensì tu hai dato a tutti il benvenuto'. –
Allora, mio Gesù, Tu dicesti al padre mio: 'Ora sii tu il rappresentante del Mio Dio e Padre, e tutto ciò che
vorrai nel tuo amore, accadrà, poiché sei stato fedele nel piccolo, non ti sei
mai permesso di fare qualcosa che avrebbe afflitto il Padre Mio. Hai preso la
solitudine su di te e l'amore filiale ti doveva prima scuotere, affinché il Mio
principio di vita si lasciasse realizzare in te anche qui nel Regno eterno.
Così Io vado di nuovo là, dove il dovere e l'obbedienza si rendono come
necessari'.
76.
Il mio Gesù scomparve, ma i molti estranei rimasero, e mentre tutti si
satollavano, mi sono svegliata. Ora sto profondamente
impressionata, ancora davanti a Te".
77.
Dice il vecchio e fedele padrone di casa: "Così l'ho vissuto precisamente
anch’io, e Tu, Figlio mio, anche?"
78. Allora dice Gesù: "Precisamente
l’ho vissuto così anch’io, e tu, Ingra, avrai gratitudine per il tuo amore. Io rimango il
Tuo eterno Sposo e lo sarò di tutti coloro che mi
amano come te. Non posso dirti di più, poiché la Mia ora non
è ancora giunta".
79.
Ingra deve prendere congedo, allora Gesù dice:
"Ingra, avrai una breve felicità coniugale, ma quando verrà la Mia ora,
entrerò anche nella tua casa e benedirò te e i tuoi figli. Grazie intimamente
per il tuo amore, solo a una persona puoi dire e
rivelare tutto: tua madre".
80.
Il vecchio fedele padrone di casa si prende cura di Ingra, la fa portare a casa sicura in un carro fino al limite del suo
villaggio natio. Gesù invece va’ in fretta a lavorare,
affinché nei suoi fratelli non sorga nessun rancore verso di Lui.
[indice]
۞
La visita di Gesù come Salvatore nel
villaggio di Ingra
(Alcuni anni più tardi)
1.
La rinomanza di Gesù
come Salvatore e Profeta precede ogni paese, e durante i Suoi viaggi con i Suoi
discepoli viene anche nel modesto villaggio di pescatori che è la terra natia
di Ingra. Molti malati e acciaccati Lo aspettano o Lo accompagnano, ma quando
giunge nel villaggio dove dimora Ingra, Gesù fa dire che oggi devono andare
nella casa di Ingra, perché quel giorno e quella sera sono riservati solo alla
vedova Ingra, perché tutti hanno pensato così poco alle sofferenze di questa
vedova e non si sono affatto presi cura di lei. Ogni
richiesta dei malati è vana. "Andate a casa e venite di
nuovo domani; se non lo farete, allora anch’Io andrò avanti indifferente. Se non avete pietà delle sofferenze di Ingra, allora Io mi
comporterò con voi, come voi vi siete comportati verso di lei".
2.
Allora Gesù ha quiete con i suoi discepoli. E così va’ con loro da Ingra, che lo aspetta con cuore intimorito e
bramante. Quando entra con i Suoi nella sua casa, lei Lo abbraccia e per lungo
tempo posa il cuore piangente al Suo petto, per la sorpresa dei Suoi discepoli.
3.
Ingra però dice: "Finalmente, mio Gesù, sei
venuto. Ora va tutto bene. Quanto Ti ho desiderato nella mia sofferenza! Ma ora sei venuto". – Le dice Gesù:
"Ingra, ora sei matura per tutto ciò che il Mio Amore ha serbato per te.
Non preoccuparti più di nulla, hai bussato alle porte invano, volevi prepararMi un pasto d'amore, ma i tuoi vicini avari e duri
non hanno avuto nessun sentimento per le tue preghiere. Allora
dovrai sperimentare nuovamente la magnificenza del Padre Mio".
4.
In un attimo la casa è molto più grande e più bella, allestita con tutto ciò che si mostra come necessario. Sui tavoli c'è
un pasto bello e pronto, degno di una principessa. I due bambini stanno in una
nuova veste davanti alla loro madre, e alzano lo sguardo a lei completamente
spaesati quando lei si appoggia a Gesù, piangendo. Gesù benedice i bambini e
dice: "Ebbene, fratelli, vogliamo rafforzarci con
ciò che Ingra bramava ardentemente dal suo amore per noi".
5.
In questo giorno i suoi discepoli non sono soddisfatti, perché il loro Maestro
si è dedicato solo a Ingra e ai suoi bambini, e non hanno ancora mai visto il
loro Maestro abbracciare una donna. Piangendo, però, Ingra
dice: "Gesù, ho sempre mantenuto pura la camera nuziale, per Te, poiché in
mio marito ho visto solo il Tuo Amore. La Tua parola si è adempiuta, che
avrei avuto solo una breve felicità coniugale. Era necessario
questo, mio Gesù?"
6. Risponde Gesù: "Ingra, l'ha
fatto il Padre Mio, e quello che fa è sempre giusto. Tuttavia il
Figlio ti darà quello che il Padre Mio non poteva!”
7.
Rimangono svegli l’intera notte, mentre la casa è
continuamente visitata dai vicini curiosi. Quando spunta il giorno, vengono già
i primi malati che aspettano da Lui la guarigione. E non appena il cortile e la
strada si riempie di malati, Gesù dice: "Ingra,
rafforza i malati con il vino che sta ancora sui tavoli nelle brocche,
Guariranno tutti se lo farai in piena fede. Solo perché hai creduto son potuto
venire da te. Nella tua fede in Me Mi hai spianato la via per
venire da te, ma in futuro sosterò soltanto lì dove la via Mi sarà spianata,
così come l'hai spianata tu a Me".
8.
Ingra fa’ come le è stato ordinato, e a mezzogiorno sono guariti tutti,
provveduti e mandati nelle loro case. Prima di andar via,
Gesù dice loro: "Andate nelle vostre dimore, Ingra vi comunicherà la Mia
volontà come anche il Mio insegnamento. Lei guarirà i vostri malati nel
Mio nome. Vi sarà e diventerà sorella finché tutti voi
crederete in Me e diventerete viventi nel Mio Spirito d'amore".
9.
A questo punto i suoi discepoli si meravigliano che qui sia completamente
diverso che in altri luoghi. Allora Egli dice: "Fratelli
non mormorate, Ingra credeva in Me ed Io ero la sua unica speranza.
Sapevo della sua fede. In futuro voi sperimenterete ciò che può fare quella
vera e vivente. Nemmeno la sua sofferenza corporale ha potuto
scuotere la sua fede".
10.
Ora è giunta l'ora di prendere congedo. A questo punto
Ingra abbraccia ancora una volta Gesù e dice: "Gesù, Tu rimani il mio
Sposo finché non sarò riconosciuta nel Tuo Regno dal Padre Tuo, come dieci anni
fa!”
11.
Allora Gesù le parla affinché tutti sentano:
"Ingra, nel Mio Regno ci rivedremo e allora troverai ricompensata la tua
fedeltà d’amore. Poi verrà ancora una volta un tempo, quando Mi vedrai come Uomo".
* * *
* *
[indice]
[Home Seltmann] - [home sito]
[1] Giuseppe era
un vegliardo di oltre settant’anni ed era vedovo da parecchio tempo. Dal primo matrimonio
aveva avuto cinque figli di cui il primo e più grande era Joel – poi Joses – Samuel – Simeone e Jakob (o Giacomo). Quest’ultimo
fece da balia a Gesù da bambino e lo seguì negli ultimi tre anni insieme agli
apostoli, diventandone uno dei dodici. (vedi “L'infanzia
di Gesù” di Jakob Lorber)
[2] Vedi “I tre giorni nel
tempio” al cap. 16, di Jakob Lorber 1859/1860.
[3] Tabernacolo:
presso gli antichi Ebrei, tenda sotto la quale tenevano
custodita l’Arca santa durante la loro permanenza nel deserto e, poi, quella
parte del tempio dove l’Arca fu stabilmente riposta.
[4] Questa
tempesta era stata accennata anche nel libretto XXII al cap. 11.
[5] L’episodio
della giovane Maria, conoscente della famiglia, è simile ad un altro con
un'altra conoscente, Gabi, che avverrà più avanti,
poco prima della morte di Giuseppe, e raccontato nel libretto n. IV al cap. 7.