Copy©right by Lorber verlag - Bietigheim/Wűrtt. (D)
Scene deliziose della Vita Terrena di
Gesù
Ricevute in visione da Max
Seltmann
Libretto
XXIV
Giovanni l’apostolo
L’amore riporta la vittoria
Giovanni in Smirne,
in Pergamo, in Tiatira, in Sarde, in Filadelfia, in Laodicea, su Patmos
Cap. 1 Nella comunità di Smirne guidata da un
posseduto che Giovanni guarisce
Cap. 2 La guarigione degli ammalati
Cap. 3 A Smirnie viene presentato il vero Gesù
Cap. 4 Su Gesù quale Figlio dell’Uomo e Figlio di
Dio, narrato da Giovanni
Cap. 5 In Pergamo Giovanni guarisce e guida
Cap. 6 La conversione di un sacerdote pagano
Cap. 7 In Tiatira muore una sacerdotessa – Il
rivedersi col romano Giulio
Cap. 8 Giovanni in Sarde guarisce in bilocazione
Cap. 9 In Filadelfia, Giulio e Costantino
precedono Giovanni
Cap. 10 Giovanni in Laodicea. La guarigione dei
lebbrosi
Cap. 11 Giovanni protetto dagli amici romani su
Patmos
Cap. 12 Sua dipartita
۞
Nella comunità di Smirne guidata da un posseduto che Giovanni guarisce
1. Smirne è in vista, e vera gioia c’è tra i marinai poiché possono di nuovo scendere a terra dalle loro mogli e figli. Nausicles invita Giovanni ad andare da lui. Giovanni però rifiuta l’invito; è attirato dai fratelli e sorelle, perciò egli dice: “Fratello, se puoi, allora vieni alle nostre adunanze, presto sentirai da altri che cosa io ho da operare”.
2. Gli abitanti di Smirne sono felicissimi di avere finalmente in mezzo a loro l’apostolo dell’amore, del quale hanno sentito tanto, e Giovanni ottiene grandi dimostrazioni d’amore. Purtroppo non tutti si rallegrano, poiché anche in Smirne il nemico è penetrato in modo devastante nella comunità. Da Pergamo e Tiatira sono venuti dei fratelli cattivi ed hanno distrutto parecchia semenza buona. Peggio di tutti si comporta un fratello, il quale sostiene che in lui sia lo Spirito di Cristo in tutta la pienezza, e pretende fede cieca. La forza del suo discorso è così potente che tutti i cuori tremano, e se in tutto il suo operare egli avesse lasciato agire anche lo Spirito di Cristo, allora tutti gli abitanti di Smirne sarebbero stati votati a lui.
3. È convocata una grande adunanza, soltanto pochi sanno che è venuto Giovanni. L’apostolo però è informato e prega i fratelli di tacere. Il più anziano del luogo non ha nessuna specie d’influenza sulla comunità e le concede tutto.
4. Giovanni lo scuote in tutto amore e dice: “Fratello, perché impedisci di operare allo Spirito in te? Il Signore e Maestro non ti ha promesso che ti vuole fortificare e sostenere in tutte le tue azioni? Oh, tu non conosci ancora il nostro Signore e Maestro, ed il Suo Amore non è ancora per nulla diventato la tua vita. Non tutti coloro che annunciano la Sua santa Parola sono servitori del Suo Amore e della Sua Vita, ma soltanto coloro che vivono nel Suo Amore ed attraverso la Sua Vita. Ora però vieni, nel Nome del Signore e nel Suo Spirito!”.
5. I fedeli si sono radunati in un grande bosco, fra di loro molti attempati fratelli e sorelle, e il servitore della Parola già comincia il suo discorso. Con un diluvio di parole senza pari predica di un Dio che pretende fede incondizionata; ma nulla della Grazia, nulla della Misericordia che va in cerca del caduto, e nulla del Sacrificio che Dio ha portato nel Figlio Suo Gesù per tutti gli uomini.
6. Giovanni è riuscito ad avvicinarsi con tutta pazienza all’oratore e lo guarda fisso. Di colpo costui tace, allora Giovanni gli dice: “Nel Nome di Gesù, il Crocifisso e Risorto, io ti domando: non hai tu nessun’altra testimonianza, dal momento che metti in angoscia e timore tutti i cuori, e chi ti ha chiamato ad una testimonianza?”.
7. Allora risponde l’oratore: “Chi sei tu e chi ti ha dato il diritto di disturbarmi? In Verità, Dio ti punirà con verghe roventi, perché osi camminare ostacolando Dio”.
8. Giovanni però, con tutta tranquillità ed amore, dice: “Fratelli e sorelle, l’Amore vi aveva chiamato; voi siete venuti, ma nel vostro cuore c’è un altro desiderio, diverso dal cibo che vi è dato in quest’ora. Non darò nessuna risposta al vostro fratello, ma per voi voglio essere io un vero fratello e servo del Salvatore, il quale ci ha amato tutti così ardentemente e per amore della nostra salvezza non ha temuto per Se stesso di riscattarci con il Suo Sangue sulla Croce. Di questo Gesù vi voglio portare un messaggio e testimoniarvi della Sua Vita. Ditemi questo: non avete degli ammalati? Perché non li portate con voi nelle serate che dovrebbero stare completamente nel Suo Amore?”.
9. “Non abbiamo più osato, caro amico e fratello, perché il fratello nostro dice: ‘La malattia sia la conseguenza della miscredenza’.
10. Dice Giovanni: “Figlioletti, andate e portate i vostri malati; anche il Maestro non ha agito diversamente, prima dovevano i cuori divenir liberi e lieti e privi d’ogni preoccupazione, poi ci donava la Sua Parola, ed era il giusto cibo per le anime nostre. Quindi andate, vi aspetto”.
11. Circa la metà dei presenti va felice a prendere i suoi malati; nel frattempo Giovanni si trattiene presso il fratello e dice: “Voglio volentieri riparare ciò che hai trascurato, ma ricordati: con questi tuoi sentimenti di odio non puoi disturbare l’Opera dell’Amore di Gesù attraverso di me. Io ti dico: umiliati ed allontana da te ciò che si oppone alla Vita di Dio”.
12. Allora escono un diluvio di parole dalla sua bocca; vieta a Giovanni ogni ulteriore parola e dice: “Io non ti ho chiamato e vorrei vedere chi mi può contraddire. In me c’è Cristo e quello che dice questo Cristo in me, bisogna crederlo”.
13. Dice Giovanni: “Taci, spirito smarrito, e non confondere ancora di più i cuori cercanti e bramanti! Allontanati in tutta quiete, affinché non vengano su di te le piaghe che hai promesso a tutti coloro che non credono in te!”.
14. L’uomo diventa sempre più agitato, e gridando vuol far valere il suo diritto, allora Giovanni dice: “Ora però basta, e ti comando di allontanarti nel Nome del Signore Gesù che è Dio e Creatore del Cielo e della Terra! Ed affinché tu non possa più causare nessuna sciagura, ti consegno all’angelo che mi accompagna”.
15. Emettendo discorsi confusi, l’uomo si getta a terra. È un’immagine spaventosa!
16. Dice Giovanni: “Fratelli, il vostro cuore non si spaventi, ma dobbiamo anche adempiere la nostra missione completamente nella Volontà del Signore. Lasciate parlare in tutto amore il vostro cuore per il fratello errante e mostrare all’essere spirituale la giusta via!”.
17. Rivolgendosi al giacente a terra, dice poi: “Perché indugi, se per mezzo mio ti è mostrata la salvezza? Ti intimo ancora una volta: abbandona quest’uomo e va con l’angelo che ti ha proposto l’Amore di Gesù”.
18. “Mai e poi mai!”, – grida lui. – Allora Giovanni vede come l’angelo accompagnatore tocca il fratello e dal suo petto esce un essere tenebroso. L’angelo guarda con serietà l’essere e lo consegna ad un altro spirito servente.
19. Giovanni dice: “Alzati, fratello, perché ciò che ti dominava non è più in te; ma se vuoi camminare del tutto sulle vie del Signore, allora diventa umile e piccolo, ed attira il vero Cristo e vivi secondo la Sua Volontà d’Amore!”.
20. Lentamente il fratello si alza da terra, si guarda intorno e dice: “Ma, dove sono, che cosa mi è successo? Vedo i molti uomini e sono tuttavia solo”.
21. Giovanni gl’impone le mani e dice: “Gesù il Signore ti benedica e ti fortifichi, Gesù il Signore t’illumini e ti renda vedente! Amen”.
22. Allora il suo volto diventa benevolo e si cerca un posto. Gli altri però sono stupefatti degli avvenimenti. Ora già tornano anche i molti che sono andati a prendere i loro malati; ne vengono sempre di più e Giovanni dice: “Aspettiamo finché si presentano tutti; il terreno è purificato. Ora sta a tutti noi appianare le vie al Signore, affinché Egli si possa rivelare in tutta la Sua Magnificenza”.
[indice]
۞
La guarigione degli ammalati
1. Ora tutti sono ritornati, i malati sono stati messi insieme e Giovanni impone le mani ad ogni singolo e dice pregando: “Caro, fedele Salvatore Gesù, vengo a Te che sei in mezzo a noi, per pregarTi per i malati che bramano così ardentemente la loro salute. Tu soltanto sei il Soccorritore, Tu soltanto hai fatto a noi, figli Tuoi, la Promessa che ci vuoi esaudire la preghiera che noi ti facciamo. Nella ferma fede al Tuo Amore e Forza, alla Tua Sapienza e Potenza, Ti preghiamo: rivelaTi qui e restituisci a tutti la loro salute! Ti ringrazio intimamente, e altamente lodato sia il Tuo santo Nome ora e sempre! Amen”.
2. Tutti gli ammalati qui portati sono guariti; essi si alzano e dicono: “Lodato altamente sii Tu, Signore Gesù Cristo, e Ti ringraziamo di cuore per il Tuo Soccorso su noi poveri ammalati. Oh, preghiamo, sii per noi misericordioso e fa che Ti possiamo d’ora in poi riconoscerTi giustamente, perché Tu sei più che un Salvatore, Tu sei Dio stesso, Amen”.
[indice]
۞
A Smirnie viene presentato il vero Gesù
1. Giovanni benedice ora tutti i presenti e dice: “Fratelli e sorelle! Nuovamente avete potuto sperimentare la Grazia del nostro Iddio e Signore nella guarigione del vostro fratello, il quale, senza esaminare, era finito nei lacci del nemico della Vita ed era diventato un traditore dell’eterno Amore. Attraverso il meraviglioso Amore del Signore e la Sua misericordiosa Conduzione è riuscito a portare l’autore della sciagura sulla retta via. Voi tutti siete diventati vittime ed avete creduto ciò che vi è stato detto, perché la vita in voi non è ancora giunta alla maturazione per riconoscere l’avversario del Signore.
2. Sappiate: il santo Iddio, Quale vera Vita, poteva rivelarSi soltanto mediante la Parola. La Parola è divenuta carne ed ha dimorato fra noi, e noi abbiamo potuto sperimentare la Magnificenza Sua, una Magnificenza proprio come questa che avete potuto vivere tutti. La Parola divenuta carne divenne un Salvatore per tutti, ed un Redentore per coloro che credono in Lui, ed un Padre per coloro che si muovono nel Suo Spirito come figli Suoi, figli che si mettono in azione nel Suo Amore e vogliono diventare liberatori dei loro poveri ed erranti fratelli e sorelle.
3. Ma voi, voi guariti, avete ora sperimentato il Suo Amore salvifico, perché avete posto la vostra speranza nel Salvatore. Questa Grazia vi è stata concessa, e voi avete espresso il desiderio di poter venire più vicino a questo Salvatore; d’ora in poi Egli deve essere il vostro Dio. Avete fatto bene, ed io come Suo testimone vi dico: ‘Amatevi nell’Amore che vi ha guarito!’
4. Quest’Amore è la sua Vita ed è il Figlio di Dio. In questo Figlio, Dio vi è venuto incontro, ma non come Dio, bensì come Salvatore e Fratello e ci ha rivelato un Cielo che è stato dischiuso per tutti coloro che, come Lui vogliono essere anche figli di Dio e per tutti gli uomini un fratello ed una sorella. Per voi tutti amati, santa è quest’ora, perché il Signore, nostro Dio e Padre, si è di nuovo rivelato come Colui che realmente è. Questa Rivelazione che voi tutti avete sperimentato, v’impegna però anche che dovete essere tutti guardiani di quest’Amore e di questa Vita, affinché il nemico di ogni esistenza e di ogni Vita non possa più fare irruzione nella vostra comunità. Voi avete ricevuto gl’insegnamenti da Paolo, vostro fratello, ed avete perseverato a lungo in questi insegnamenti. Mai però l’Insegnamento deve rimanere il territorio sul quale vi muovete, bensì l’Insegnamento vi deve introdurre nella Vita che si farà strada attraverso l’Amore.
5. In questa vita si rivela sempre di più la Vita proveniente da Lui e fa di voi figli e fratelli. Oh, amatevi in quest’Amore! Ancor sempre vi esclamo: Affinché in quest’Amore siate voi in Dio e Dio in voi! E non sperimenterete soltanto delle Magnificenze provenienti da Dio, bensì anche Beatitudini provenienti dal vostro amore, e consoliderà la vostra fede, farà di voi uomini nuovi e sarete colmati con lo Spirito di ogni Vita da ed attraverso Dio’.
6. In quest’ora si rivela anche il Suo meraviglioso Spirito d’Amore ed esclama a tutti: «Rimanete in Me, affinché Io possa rimanere in voi. Non diventate soltanto credenti, ma anche figli operanti, ed Io, quale vostro Dio e Padre, posso poi anche essere presso e tra voi molto più operante, ed il Mio Amore e la Mia Vita completeranno l’Opera che il vostro amore vi ha posto come meta. Così vi benedico dal Mio Amore e vi do la Pace che il mondo non vi può dare. Amen»”.
7. Un fratello va da Giovanni e dice: “Fratello, il tuo amore ci ha di nuovo riportato al tempo di quando eravamo all’inizio della nostra fede. Se tu non fossi venuto, oh, quanto sarebbe allora diventato triste fra di noi: l’amore si sarebbe totalmente raffreddato e noi ci saremmo attenuti ad un Cristo che è senza Vita e senza Amore. Tu, quale uno dei Suoi testimoni, hai vissuto insieme al Signore e Salvatore Gesù quando Egli era ancora Uomo, e secondo le tue parole hai sperimentato Magnificenze. Non ci racconteresti maggiori particolari a noi che vorremmo volentieri apprendere qualcosa della Sua Vita?”.
8. “Volentieri, fratelli miei, ma da dove devo iniziare e dove terminare? Gesù come Figlio dell’Uomo era il mistero più grande per tutti e, come Figlio di Dio, la più grande Meraviglia”.
9. “Cosa intendi tu con questo: Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio? Spiegacelo meglio!”.
[indice]
۞
Su Gesù quale Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio, narrato da Giovanni
1. Parla Giovanni: “Fratelli, come Figlio dell’Uomo, Egli nel Suo sviluppo stava per diventare Figlio di Dio, infatti, Gesù come Uomo doveva lottare per la maturazione, maturazione che era necessaria per compiere la Sua Missione come Figlio di Dio. Non pensate proprio che Gesù come Uomo avrebbe potuto agire ed operare così, se Lui non avesse lottato per diventare Figlio di Dio. Io stesso mi sono smarrito in Lui durante la mia giovinezza, poiché anch’io non potevo comprenderLo ed afferrare il Suo lottare. Più tardi però tutto mi divenne chiaro ed in seguito mi sono chiesto spesso, perché ho capito Gesù soltanto così tardi.
2. Allora vi voglio raccontare un piccolo avvenimento che durante la mia giovinezza ho vissuto con Lui.
3.
Dopo una lunga pausa
m’incontrai nuovamente con Lui, ed il mio cuore era triste, perché io – come
sempre – non potevo comprenderLo; perché Egli mai si poté convincerLo di
passare un Sabato con i Suoi cari. Sua madre Maria allora mi disse: «Giovanni, tu sei amico di mio Figlio; vedi
se non puoi indurLo a venire domani con noi nella sinagoga. Un vecchio
conoscente da Gerusalemme è appunto qui, e costui deve portare con sé a
Gerusalemme una buona impressione di noi». – Promisi di fare ciò che
sarebbe stato possibile, ma Gesù non mi lasciò parlare.
4.
Egli disse: «Giovanni,
non pensare che Io sia duro oppure ostinato, ma non ci tengo che questo
sacerdote ottenga di noi una buona impressione – è da lungo tempo informato su
di Me; ma Io voglio che questo amico di Mia madre domani venga da noi. Io
perciò per amor suo domani rimarrò a casa e tu per questo puoi andare insieme
con gli altri nella sinagoga».
5.
A ciò io risposi: «Gesù, io rimarrò con Te e, come sempre,
passerò il Sabato con Te!».
6.
Ma Gesù replicò: «Giovanni, questa volta devi andare nella
sinagoga per amor di Mia madre. Non domandare il perché; infatti, nuovamente
non Mi comprenderesti». – Feci la Sua Volontà. Gesù rimase invisibile, e
nessuno domandò di Lui. La madre Maria fu informata da me.
7.
Maria aveva appena
preparato la cena ed ecco che arrivò in casa il vecchio sacerdote. Giuseppe e
Maria furono molto felici della sua visita. In quell’istante arrivò Gesù e
salutò tutti con sguardi e benevole parole.
8.
Allora il vecchio sacerdote
prese Gesù per mano, Lo guardò a lungo e disse: «Figlio mio, ho dovuto fare il lungo viaggio fin qui per amor Tuo. Non
Ti faccio nessun rimprovero, perché nei Tuoi occhi non vedo nulla di falso; ma
quanto sarei felice se potessi guardare una volta nel Tuo cuore, infatti, si
parla molto di Te. Tuo padre è amico mio, Tua madre è per me come una figlia, e
conosco anche tutti i Tuoi fratelli».
9.
Rispose Gesù: «Elias, poiché sei venuto in casa nostra
come un sincero e fedele amico, voglio anch’io essere aperto con te. Rimani per
oggi nostro ospite e dà ai Miei genitori e fratelli l’onore, e vedrai ciò che
finora non hai mai visto».
10. Allora tutti guardarono Gesù, perché era una rarità se per
una volta parlava tanto. Ci sedemmo a tavola per la cena e la consumammo in
silenzio finché l’ospite ringraziò.
11. Poiché nella casa di Giuseppe vivevano ancora alcune
ragazze[1],
Gesù era sempre riservato, ma in quella sera Egli disse: «Padre
Giuseppe, vorresti rimanere tu domani, per amor del tuo amico, a Nazareth con i
fratelli? Vorrei volentieri parlare con lui di diverse cose e dargli ciò di cui
è affamato. Fare tutto questo non Mi è possibile questa sera».
12. Rispose Giuseppe: «Gesù, chiedi
qualcosa d’insolito, ma per amor di Elias possiamo rimanere a casa. Abbiamo
ancora abbastanza lavoro, ma dimmi: dobbiamo essere presenti anche noi durante
queste conversazioni?».
13. Disse Gesù: «Padre Giuseppe,
non sarebbe male se ci fossero tutti. Voi tutti imparereste a comprenderMi un
po’ meglio».
14. Disse Elias: «Amici e fratelli
e Tu figlio mio Gesù, non rovesciate a causa mia l’intero ordine della casa, mi
basta se questa sera rimaniamo insieme».
15. Rispose Giuseppe: «Mio buon, vecchio
Elias, da lungo tempo non ti ho visto e ti prego: rimani con noi fino a domani
sera!».
16. Allora gli occhi di Gesù s’illuminarono e strinse la mano a Suo padre Giuseppe;
poi disse: «Elias, ti occupi molto di Me,
spinto dai tuoi fratelli che hanno voltato le spalle al tempio, poiché essi
sospettano in Me il Messia veniente».
17. Rispose Elias: «Hai ragione Gesù,
ma come puoi sapere questo? Non mi pare di averne parlato a qualcuno, e gli
altri si guarderanno di parlarne. Nessuno saprà dove si è recato Barnaba con i
suoi fratelli»[2].
18. Rispose Gesù: «Elias, Io so
ancora di più: i fratelli sono al sicuro, e presto saranno dimenticati dal
tempio. Tu sei rimasto a causa della tua età, ma non vorresti nemmeno mettere
ostacoli sulla via del veniente Messia; perciò sei qui».
19. Disse Elias: «Gesù, hai detto
bene, ed ora Ti domando: sei Tu il Messia veniente, oppure dobbiamo aspettarne
un’altro? Le Tue Facoltà dimostrano che Tu potresti esserLo, ma tutte le voci
su di Te dicono il contrario. Ora che cosa devo credere?».
20. Rispose Gesù: «Nulla delle due
cose, ma tu devi convincere te stesso, e per questo ti voglio aiutare. È vero
che a Nazareth, perfino nella nostra casa, domina grande insoddisfazione su di
Me, ma perché? Perché i nazareni non si prendono affatto la fatica d’imparare a
conoscerMi veramente e perché i Miei genitori e fratelli non Mi comprendono. È
anche vero che da noi spesso manca la pace, ma perché, Elias? Perché Dio,
l’Eterno, rimane muto alle loro preghiere e deve rimaner muto».
21. Disse Elias: «O Gesù, quale
linguaggio usi; ora Ti comprendo, e ciò nonostante non Ti comprendo. Jehova
dovrebbe e deve rimanere muto? O Gesù, questo è duro detto da Te».
22. Disse Gesù: «Padre Elias, se già hai un pregiudizio su di Me, allora
potremo discutere poco insieme, e Dio dovrà poi ben tacere anche nei tuoi
confronti. Io ti prego: rimani obiettivo e sul terreno della libertà! Vedi, Io
conosco la Mia Missione e non prendo nessun falso riguardo per il Mio prossimo,
nemmeno per genitori e fratelli, perché devo obbedire di più a Dio che sento e
provo in Me. Devieresti tu dalle mete a te preposte se hai riconosciuto: esse
devono portare tutti alla salvezza?».
23. Rispose Elias: «Mio Gesù, al
contrario, cercherei con tutti i mezzi di raggiungere la meta».
24. Replicò Gesù: «Bene, Elias Mio,
ora Mi comprenderai meglio. Vedi, la meta non è soltanto riconosciuta, ma
marchiata a fuoco in Me, e nessun potere del mondo potrebbe mai strapparMela.
Ogni giorno di più la Mia Missione Mi diventa più consapevole, e più chiara la
necessità di non deviare con nessun respiro dalle Mete a Me poste. Ti domandi:
‘Come devo credere questo?’, potrebbe anche essere soltanto una presunzione
nella quale Io Mi smarrisco; perciò ti dico: esprimiti con Me e non tacere
nulla che parla contro di Me; e quello che parla per Me, te lo dirò Io».
25. A questo punto intervenne Maria: «Padre Elias, questa diventa una lunga
storia; non vogliamo piuttosto andare a riposare e continuare domani?».
26. Rispose Elias: «Come vuoi tu,
Maria, ma per me è diventato tutto così importante che non penso per nulla al
sonno».
27. Replicò Maria: “Allora noi
andiamo a riposare. Tu puoi rimanere sveglio con Gesù», e si congedò
dall’ospite. Anche Giuseppe ed i fratelli si congedarono; soltanto io ed alcune
sorelle che vivevano in casa di Giuseppe, rimanemmo.
28. Ora eravamo soli con Gesù. Egli era rattristato, perché
gli altri preferirono il riposo all’illuminazione, ma Egli disse: “Elias, gli altri qui Mi conoscono poco,
altrettanto come te, e perciò non metterò nessun limite tra Me e voi. Tu
conosci la Mia nascita, sai delle Mie Facoltà, e questo è anche tutto; infatti,
non puoi fare affidamento sul sentito, se vuoi conoscere la Verità. Vorresti
vederci chiaro ed avere delle prove se il Dio che in Me è l’animatore ed
incitatore, sia anche veramente Dio ed Io non insegua soltanto degli spettri.
Purtroppo è difficile darti le prove, se non vuoi crederMi. Prove dalle Mie
Facoltà qui non sono prove, poiché si tratta di Dio, e come te lo deve
dimostrare Dio? Dillo tu stesso, che cosa deve fare Dio a te!”.
29. Disse Elias: «Gesù, posso soltanto darTi ragione, ma come posso
pretendere qualcosa da Dio? Non significherebbe questo, tentare Iddio?».
30. Rispose Gesù: «Niente affatto,
Elias, il tuo buon diritto è andare a
fondo della Verità, ma perché mai non ti bastano i profeti? Certamente Dio
parla oggi ancora proprio così come una volta e parlerà anche più avanti ancora
così!».
31. Rispose Elias: «Gesù, Gesù, Tu mi
metti alle strette, poiché sei in vantaggio».
32. Gesù però disse: «No, padre Elias, comprendiMi bene: tu
cerchi la Verità, ed Io sono la Verità. Poiché Io sono diventato Verità, non
temo nessuna critica e nessun nemico, perché non ne conosco, ma conosco
soltanto degli inconsapevoli. Tu sei ancora inconsapevole; perciò è Compito Mio
far di te un iniziato, e così ascolta: lo Spirito di Dio vivente in Me è in Me
già diventato potentissimo, e lotto incessantemente affinché Io diventi del
tutto una cosa sola con l’eterno Spirito di Dio. Della Mia lotta soltanto i
pochi che stanno intorno a Me sono a conoscenza. Non ottengo nessun sostegno,
poiché non sono compreso, e Dio deve metterMi da solo, perché l’Opera che
voglio e devo compiere, non può essere aiutata a progredire dall’Onnipotenza di
Dio. Tutto deve essere Opera Mia propria, ed Io devo prendere tutte le Forze
dal Mio Amore per Dio e gli uomini. Che però anche il nemico della Vita faccia
ancora il necessario per questo, te lo puoi immaginare. Con queste poche Parole
ti ho veramente detto tutto, perché tu conosci la Parola di Dio ed oggi puoi
apprendere molto dalla Sua Parola. A che cosa servono agli uomini le prove?
Essi non credono lo stesso, ma pensano che Io operi in alleanza con il maligno.
Ora parla, Mi hai tu compreso?».
33. Rispose Elias: «Gesù, come posso comprendere tutto questo? E
tutto così portentoso! Se Ti guardo negli Occhi, allora devo dirTi: Gesù, Tu
sei il promesso Messia che noi attendiamo; ma se devo credere alle Tue Parole,
c’è ancora qualcos’altro che agisce ancora più potentemente, vale a dire che
vuoi diventare una cosa sola con Dio. Come devo comprendere che vuoi lottare
così a lungo finché sarai una cosa sola con Dio, Tu in Dio e Dio in Te? Che
cosa vuoi dire veramente?».
34. E la risposta fu: «Sì,
questo voglio dire! E tu credi che questo sarà possibile?».
35. Rispose Elias: «Gesù, non posso dir di no, perché Tu conosci
evidentemente Dio meglio di me, e perciò ora Ti posso comprendere che non puoi
avere riguardo per nessuno, finché non hai raggiunto il Tuo scopo».
36. Disse Gesù: «Elias, ti ringrazio,
ed ora Mi hai dato la possibilità perché Io possa servire te e tutti voi; ma
dovete promettere che tacerete davanti a tutti, finché è venuta l’ora in cui
non devo avere più riguardo per nessuno».
37. Poi Gesù accarezzò a tutti noi la testa e disse: «Ora voglio farvi dare uno sguardo nel Mio
mondo; voi siete completamente liberi e potete domandarMi se in qualcosa non
siete in chiaro».
38. Allora le pareti scomparvero, e ci trovammo su un alto
monte. Ai nostri piedi stava una città molto grande. In mezzo passava un fiume
che separava la stessa. Una metà stava nella valle, l’altra metà saliva verso
un altopiano ed aveva una grandezza che è inconcepibile. Nel bassopiano si
aggiravano uomini innumerevoli, le strade erano piene di abitazioni, e sui
tetti si presentava la stessa immagine: ovunque brulicava di uomini. Con
l’osservazione più precisa gli uomini avevano un aspetto miserevole, smagriti,
imbruttiti e sporchi; quasi non portavano vesti, e dalle abitazioni scorrevano
ogni specie di nauseanti animali come ratti, topi, cani e gatti, come pure
serpenti in gran numero. Sembrava che gli uomini non vedessero per niente gli
animali immondi; perché non si notava che temessero di venire in contatto con
loro. Quale lavoro si svolgeva, non si poteva ancora riconoscere, dato che la
giornata era all’inizio ed un sorgere del Sole non si poteva ancora scorgere.
39. Di là del fiume c’erano strade che portavano verso l’alto,
ma purtroppo non larghe, così che si poteva passare soltanto a fatica con un
carro. Anche su queste strade erano costruiti edifici, e lo stile della
costruzione era così che si credeva fosse soltanto un unico grande fabbricato.
Sui tetti si aggiravano molti uomini, i quali erano tutti ben vestiti ed anche
di bell’aspetto. Contrariamente alla bassa quota la montagna era luminosa ed
illuminata da un sole che però non si poteva ancora vedere. Gli uomini si
aggiravano con un’animazione che contrariamente a quelli nella valle, era
sorprendente. Ancora più in alto diventava sempre più bello, ed ogni specie di
alberi e piante abbellivano la visione dell’insieme. In alto si mostrava uno
splendore negli edifici che era ultramagnifico. Nel mezzo un tempio oppure
castello sovrastava tutte le case. Quest’edificio aveva come tetto molte
cupole, che secondo lo splendore dovevano essere ricoperte d’oro.
40. Il fiume scorreva tranquillo, soprattutto non si scorgeva
una vita; le due parti della città erano totalmente separate. Nel mezzo stavano
sette pilastri che prima sostenevano un ponte, ponte che ora però era
distrutto.
41. Disse Gesù: «Venite con Me, vi voglio guidare; per la miglior
comprensione dovete osservare tutto da voi stessi».
42. Io mi sentii così libero, così staccato da tutto il
terreno, e ciò nonostante ci muovemmo dal monte verso la valle con una
sicurezza e velocità che era gradevole, e passammo attraverso la sudicia città,
Gesù davanti a noi. Gli uomini sembravano non accorgersi di noi, noi però ci
guardavamo da ciò che stava sulla strada. Nel frattempo si era fatto giorno, e
vedevamo come gli uomini si occupavano con commercio e traffico. Qua e là si
lavorava intorno alle case, poiché molte erano pericolanti; in breve, erano
condizioni degne di compassione che vedevamo. Inoltre gli uomini si
rimproveravano gridando ed ora si vedevano anche le loro facce, com’erano deturpate
da preoccupazioni, da litigi e disaccordi e da vizi; in verità, un’immagine
della miseria e del peccato.
43. Poi giungemmo al fiume; le sue onde erano completamente
tranquille, e là, dove stavano i pilastri, aspettava una barca con un barcaiolo
che c’invitava. Svelti salimmo e all’altra riva per primo scese Gesù e porse ad
ognuno la mano per la discesa; poi passammo lungo le strade che conducevano
verso l’alto. Quale contrasto: strade pulite ed uomini per bene che ci vedevano
e ci salutavano cordialmente. La strada portava sempre più in alto, e si faceva
sempre più luce intorno a noi, come anche in noi. Percepivamo la nostra libera
essenza proprio come una beatitudine, e Gesù sembrava come ringiovanito; il Suo
Volto, infatti, splendeva di gioia e di felicità. Andavamo sempre pieni di
slancio avanti, e così che ogni passo diventò di nuovo una beatitudine. Con
gioia e stupore guardavamo i meravigliosi edifici, e poi giungemmo al castello
con le cupole splendenti. Potevamo guardarci intorno dappertutto, ma non entrammo;
perché alle porte stavano delle guardie dall’aspetto molto serio. Ci
trattenemmo a lungo presso il castello e nei giardini e viali alberati che lo
circondavano, c’era una magnificenza per la quale non ho parole. Ora
proseguimmo oltre ed osservammo il lavoro degli uomini che procedeva
tranquillo. Le botteghe erano semplici, ma i venditori vestiti per bene e
puliti, un’immagine che emanava pace. Procedemmo finché i nostri occhi
divennero stanchi di delizie; poi scendemmo di nuovo ed attraversammo il fiume
con la stessa barca. Salimmo di nuovo sul monte, ma per un'altra via, e giunti
in alto udimmo come Gesù diceva: «Ora può
essere abbastanza», e ci trovammo di nuovo nella stanza della casa di
Giuseppe.
44. Disse Gesù: «Elias, ora ti ho
concesso uno sguardo nel Mio Cuore e ti domando: puoi tu immaginarti che cosa
voglio dire con ciò a te ed a voi?».
45. Rispose Elias: «Gesù, è stato un
sogno bellissimo – e ciò nonostante non è stato un sogno, ma non riesco a
spiegarmelo».
46. Continuò Gesù: «Elias, tu sei
sincero, ma il Mio Giovanni ti potrà spiegare la visione, poiché lui ha già
visto spesso con Me immagini del genere».
47. Egli mi fece cenno col capo ed io dissi: «Gesù, oggi è stato ultra magnifico eccetto
le immagini nella valle. Con il Tuo aiuto voglio spiegare ciò che trovo in me.
La città rappresenta l’umanità. Quelli in basso sono gli uomini attuali e
quelli in alto gli uomini redenti. Un ponte univa la città, così come gli
uomini ancora oggi sono in collegamento con i Cieli. Chi ha distrutto il ponte,
si sottrae alla nostra conoscenza, e tu come futuro Figlio di Dio, quando avrai
raggiunto di nuovo la Tua Unificazione con Dio, vuoi ripristinare questo ponte.
I sette pilastri rappresentano le sette Caratteristiche di Dio, e su queste
Caratteristiche si fonda la Tua Unificazione con lo Spirito di Dio, Spirito che
poi sarà in Te in tutta pienezza. Allora questo ponte sarà nuovamente il legame
che unirà il Cielo e la Terra, oppure espresso diversamente: gli uomini possono
poi di nuovo aggirarsi sulla via che conduce verso l’alto, via che Tu renderai
di nuovo praticabile per loro. Gli uomini in basso rivelano il loro stato
nell’aspetto e nell’attività e con ciò il basso grado della loro umanità. Gli
uomini in alto rivelano una soddisfazione ed un alto grado d’amore umano;
anch’io, infatti, ho sperimentato fra loro delizia e beatitudine. Qui ci hai
voluto mostrare dove vuoi guidare gli uomini, e perciò non Ti lasci influenzare
da nessuno, chiunque esso sia, dal proposito Tuo».
48. Gesù rispose alle
mie parole: «Giovanni, ti è riuscito
bene», e: «Elias, ora Mi puoi
comprendere?».
49. Rispose Elias: «Gesù,
comprenderTi completamente non mi è ancora possibile; ma ora capisco Barnaba,
il quale non vuole avere più a che fare con il tempio, ed ora anch’io me ne
separerò. In Te sorgerà all’umanità il Messia e Redentore, ma gli uomini Te lo
renderanno ancora più difficile».
50. Gesù sorrise e
disse: «Se difficile oppure no, non ha
importanza; la cosa più difficile è comunque soltanto l’Unificazione con Dio, e
finché questo non è riuscito, fino allora ci sarà lotta, lotta ed ancora lotta;
perché ciò che avete vissuto in questa santa ora, erano avvenimenti nel Mio
mondo, ed in ciò avete visto ancora la parte migliore.
51. Per oggi è
abbastanza, ed ora vogliamo andare a riposare, almeno secondo il corpo; per
l’anima non c’è nessun riposo, poiché prima lo spirito deve essere vivente così
che abbia il predominio su di lei».
52. Al mattino presto tutti erano svegli in casa di Giuseppe, soltanto il vecchio Elias era ancora in camera sua; ma io non potevo rimanere più a lungo, poiché mio padre mi aveva ordinato il ritorno a casa. Così presi di buon animo congedo.
53. Ora vi ho narrato un avvenimento del nostro eterno Padre e Salvatore dal tempo quando Egli era ancora un lottante Figlio dell’Uomo”.
54. Dicono gli altri: “Fratello Giovanni, certamente chi ha potuto vivere con Gesù come te, è molto in vantaggio rispetto a noi. Ora vediamo anche quanto è necessario che abbiamo la giusta comprensione e la giusta conoscenza su Gesù, il Salvatore e Figlio di Dio. Ora ti comprendiamo molto meglio di Paolo, il quale pretendeva sempre la fede incondizionata, mentre in te tutto spinge verso l’amore!”.
55. Dice Giovanni: “Fratelli, l’amore da solo rende la nostra fede per vera fede, perché l’amore procura forze ed uno spirito di sacrificio e spirito vincitore, che è piena dedizione. Chi vive in quest’amore, è compenetrato dallo Spirito del Salvatore e diventa figlio di Dio, proprio come Gesù è diventato il Figlio di Dio. Perciò, figlioletti, amatevi, amatevi, amatevi; allora il Padre è tra voi ed in voi ed a nessuno mancherà il nostro Salvatore e Maestro Gesù. Ora andate a casa in pace ed il Suo Amore ci riunirà presto di nuovo. Siate benedetti come figli Suoi e lasciate che il vostro amore diventi una benedizione per gli altri! Amen”.
56. Giovanni rimane in Smirne parecchi giorni, ma prima di congedarsi egli cerca ancora una volta Nausicles, e lo può guadagnare del tutto come fratello.
[indice]
۞
In Pergamo Giovanni guarisce e guida
1. Pieno di gioia prende congedo da tutti gli amati e si mette in viaggio con alcuni fratelli diretto a Pergamo, dove non viene accolto proprio benevolmente, perché la semenza del nemico è anche qui sbocciata potentemente. Presso una vedova di nome Helena, che ha una grande casa, è stato accolto affettuosamente, altrettanto i fratelli che l’accompagnano, fratelli che lei conosce già. Giovanni si accorge subito che la comunità presta molta più fede alle nuove eresie che a lui, e così chiede degli ammalati che ci sono nella stessa.
2. Allora gli si comunica che ce ne sono molti, ma la Forza di Gesù si è molto ridotta; non c’è più quasi nessun guaritore. Il sacerdote locale, un uomo buono, ma troppo tenero, non riesce a respingere tutti gli errori nella Forza del Signore, come sarebbe necessario, e perciò egli prega Giovanni di sostenerlo energicamente. Giovanni dice: “Fratello, perciò son venuto da voi: con il battesimo e la fede nel battesimo soltanto non generate nessuna Vita proveniente da Dio, ma solo quando vi incita e spinge lo Spirito del Signore e voi entrate poi in attività. Ma poiché la comunità è ancora molto riservata, fate portare qui gli ammalati, e nostra sorella Helena sarà sempre pronta a servire noi e loro”. – Il sacerdote fa con gioia ciò che Giovanni ha seriamente consigliato, e con rapidità fulminea corre la notizia attraverso Pergamo che sarebbe venuto un apostolo ed avrebbe guarito gli ammalati. Non vengono però soltanto i malati, ma anche i curiosi e coloro che interpretano la Dottrina di Gesù secondo la loro discrezione.
3. Già il giorno seguente si presentano in centinaia, ed il sacerdote Marco non sa cosa fare. Egli va da Giovanni e dice: “Giovanni, non avrei mai creduto che c’è così tanta sofferenza e dolore in Pergamo. Potrai guarire tu, tutti i malati?”.
4. “Non io li guarirò, ma tu, fratello Marco. Quanto si deve rivelare certamente al meglio la Forza di Gesù nel servitore del Suo Amore e della Sua Parola, e in questo luogo tale servitore sei tu. Io non sono venuto per sostituirti, ma per fortificarti e mettere di nuovo in ordine la comunità che tu con la tua tenerezza non hai saputo tenere in piedi. Vieni e lasciati imporre le mani; il nostro Maestro Gesù ed eterno Signore e Dio ti benedica e ti colmi con la Sua Forza e Potenza! Amen. Ora però credi incrollabilmente e non lasciarti mai più togliere la Forza! Il nostro Gesù è ancor sempre Lo stesso meraviglioso Salvatore ricco di Grazia e Lo rimarrà anche in eterno, ed ora lascia agire il tuo amore e passa alla santa opera! – Amen!”.
5. I fratelli che hanno accompagnato Giovanni, provvedono affinché tutti i malati abbiano spazio sufficiente nel cortile, e questi sperano che Giovanni li guarirà. Ma quanto si stupiscono che il vecchio Marco, di solito sempre così debole, impone a tutti le mani con forza e certezza, esprime a tutti delicate parole di conforto e rafforzamento e prega tutti di credere in Gesù, il meraviglioso Salvatore.
6. I molti curiosi sono delusi, perché Giovanni tace; tutti loro aspettano un Miracolo o un segno, ma tacciono.
7. Da un bel pezzo è mezzogiorno, e l’affluenza dei malati non si arresta, allora dice Giovanni: “Fratelli, voi vedete come Marco impone a tutti le mani e tutti vengono anche guariti; lasciate ora prender posto nel cortile a tutti coloro che sono appena arrivati in tutta calma ed ordine. Noi però andremo per un’oretta in casa e ci fortificheremo un poco. Tutti i guariti però devono anche venire in casa, affinché anche loro ottengano nuovamente la consacrazione. Nel loro cuore e testa si annida ancora ogni specie di errore; non sarebbe bene se li lasciassimo andare”. – I fratelli fanno secondo la volontà di Giovanni e tutti adempiono volentieri il suo desiderio.
8. Helena allieta tutti i guariti con alcuni frutti e buon pane; ma ai fratelli ha preparato un delizioso pranzo. Allora si manifesta veramente con forza la gioia presso i guariti, ed ora dice Giovanni: “Miei cari amici, sorelle e fratelli, mediante la meravigliosa Conduzione del nostro Signore e Maestro Gesù, nostro santo Padre e Dio, sono potuto venire da voi. Purtroppo a causa di false interpretazioni e concetti, i Doni di Grazia provenienti dalla Forza di Gesù sono molto decaduti in valore, e l’eterno Amore ha dovuto assistere come il meraviglioso Dono del Suo Amore e Grazia veniva diminuito sempre di più. La Forza proveniente da Lui era ridotta, e voi siete giunti al disagio, preoccupazione e sofferenze, e le vostre preghiere sono diventate troppo deboli, perché la vostra fede nel vero Salvatore e Dio non era più quella che è presupposta per poter sperimentare la vivente Grazia. Ora siete nuovamente guariti, perché nel fratello Marco la nuova, meravigliosa Vita proveniente da Dio è di nuovo libera da tutti gli impedimenti, ed ora vi prego: divenite liberi anche voi da tutti gli errori che ha piantato in voi il falso spirito dell’io.
9. Il nostro meraviglioso Gesù, Salvatore e Dio, è rimasto Lo stesso come ve Lo ha rivelato anche vostro fratello Paolo, e la Forza proveniente da Lui è rimasta precisamente la stessa, soltanto voi, quali vasi del Suo Amore, Potenza e Vita, non siete rimasti gli stessi. Oggi il nostro meraviglioso Gesù vi porge in me la Mano, per dirvi che Egli non ha mai cessato di amarvi e vi ha sempre considerato come Suoi figlioletti, ed oggi vi ha portato una dimostrazione del Suo Amore e della Sua Fedeltà. Siate grati e diventate di nuovo completamente figli Suoi! Fate che sia soltanto il reciproco amore il legame fra voi: allora darete al Signore il giusto onore ed il miglior ringraziamento. Egli vuole volentieri rinunciare al ringraziamento proveniente dalla vostra bocca, ma desidera ardentemente il ringraziamento proveniente dal vostro cuore, perché questo è nato dall’amore e voi allora rivelerete uno spirito che vi fu dato come un eterno Dono proveniente da Dio.
10. Il nostro eterno Dio ha soltanto un desiderio: vedere voi, quali Suoi figli, veramente felici, ma non può e non deve farlo dal Suo Spirito Onnipotente, ma soltanto dal Suo Amore, e questo Egli Lo ha dimostrato come Gesù quale figlio dell’Uomo e figlio di Dio sul Golgota. Non lasciatevi mai più ingannare e guidare dall’errore, perché soltanto la fede rende felice e beato. La fede diventa vera fede soltanto quando è infiammata dallo Spirito dell’Amore e della Fiducia; allora la fede diventa in voi Forza rivelata. Così accogliete ora la Sua Benedizione e percorrete quali benedetti la vostra strada, affinché il mondo riconosca che siete figli Suoi. Rimanete uniti, uniti, uniti nell’amore: allora attraverso l’amore sperimenterete ancora dimostrazioni di Grazia maggiori. Soltanto secondo il grado del vostro amore, il Signore può concedervi doni e rendervi beati per il tempo e per l’Eternità. Amen”.
11. Allora dice Helena: “Giovanni, oh, quale Grazia io ho potuto nuovamente vivere; durante il tuo discorso, infatti, Io ho potuto vedere Gesù, il nostro Salvatore. – – O Padre ed amato Gesù, come Ti devo ringraziare per il fatto che mi hai di nuovo resa degna di contemplarTi? Oh, ora è passata ogni miseria e brama; ora posso tornare tranquillamente a Casa nel Regno Tuo; perché i miei occhi Ti hanno di nuovo visto, ed il mio cuore Ti ha visto ancora e molto più meravigliosamente che finora”.
12. Helena cade a terra e piange di gioia. Tutti sono commossi, e tutti si mettono pure in ginocchio. Allora contemplano il Salvatore benedicente, e Giovanni dice: “Vedete, quale Amore il nostro Salvatore vi dimostra! Fate che quest’ora diventi per voi un vivente ricordo, e sperimenterete sempre nuovamente il Suo Amore e la Grazia Sua”.
13. Lentamente scompare dinanzi ai loro occhi l’Immagine; Giovanni solleva Helena e dice: “Helena, rimani in questo amore, ed il Salvatore ti sarà sempre vicino così come tu sei vicina a Lui. Non la contemplazione sia per te la massima felicità, ma di essere unita con Lui, e se può prendere in te il posto migliore, anch’Egli ti concederà il posto migliore nel Cuor Suo”.
14. Nel cortile nel frattempo tutto si anima. Là non è subentrata calma e pazienza, come voleva Giovanni, ma il contrario. Un fratello, che nella sua follia credeva che l’apostolo venuto volesse tenere un giudizio sulla comunità, si agita, visto che essi volevano abbandonare il loro vecchio Dio, e questo non sarebbe stato giusto secondo Paolo, e domanda che cosa vogliono propriamente qui.
15. “Vogliamo guarire!”, – dicono alcuni. – “Poiché in casa ce ne sono molti che sono già stati guariti grazie a Marco”.
16. Allora il fratello ride beffardo e dice: “Questa sarà una bella salute, perché allora Marco non ha potuto farlo prima? Chi è malato secondo la Volontà del Signore, lo deve purtroppo sopportare; come può essere Marco contrario a Dio?”.
17. Allora essi tacciono, e timorosi guardano alla casa nella quale ci sono ancora i guariti.
18. Dice Giovanni: “Fratelli, è tempo di andare in cortile. Il lupo è al lavoro. Ora spetta a te, Marco; ma non temere più, perché ora hai visto anche tu il Salvatore e vissuto nuovamente il Suo Amore e la Sua Potenza. Noi intanto restiamo ancora qui”.
19. Marco va dai malati in cortile. Costoro guardano a lui preoccupati. Marco dice loro: “Miei cari, perché la vostra fiducia si è trasformata in paura; non avete sperimentato meno di un’ora fa la Magnificenza di Dio?”.
20. Dice uno: “Marco, ci hanno riferito che la tua guarigione non sia giusta; perché non si dovrebbe agire contro la volontà di Dio”.
21. Allora Marco guarda il fratello Isidoro e dice: “Isidoro, perché distruggi la pace e la fiducia dei poveri e tormentati? Non è sufficiente la sofferenza che hanno dietro di sé? E perché non vieni da me, se trovi qualcosa di non giusto? Non ha detto Paolo: «Unitevi nell’amore per Gesù che ci deve mostrare la via che porta al Signore»?”.
22. Risponde Isidoro: “Marco, come puoi fare la volontà di un forestiero che si spaccia per apostolo?! Non ti è abbastanza buona la nostra comunità? Ti abbiamo mai intralciato in qualcosa, perché preferisci dei forestieri ed in una sola volta rendi vano il nostro lavoro? Questo non deve essere!”.
23. Marco, pieno di vivente amore, risponde: “Isidoro, tu parli per invidia e paura, ma non per amore per me ed il Signore. È vero, voi mi avete lasciato in pace e non ostacolato la mia attività. Sarebbe stato però meglio che voi tutti non foste stati soddisfatti di me; perché l’indifferenza ed indolenza hanno demolito tutto ciò che ci legava al Signore. Che cosa c’è rimasto del Signore? Soltanto la Sua Parola, e questa ha perduto in Forza; perciò nessuno è stato più guarito, ed in voi è sorto un fatalismo che ha ucciso ogni fede. Ora però dovrà di nuovo cambiare!”.
24. “No, tutto rimarrà così, perché non tu puoi decidere, ma noi! E la questione se puoi rimanere nostro servitore, sarà ancora chiarita”.
25. Marco dice allora con voce potente: “Isidoro, tu spirito ribelle, non opporti allo Spirito che spinge in me, e ritrovati molto presto in Gesù, nostro Signore e Salvatore! Le tue parole e frecce avvelenate sono impotenti, conseguenza del tuo egoismo, e la tua forza è annientata. A voi però, che confidate nel Salvatore Gesù e credete che Egli vi restituisca l’agognata salute, io dico: sorgete nella salute ed afferrate il Salvatore con intimo amore del cuore, il Quale vi porge le mani attraverso di me! Ma tu, meraviglioso Salvatore, glorificaTi nei sofferenti secondo la loro fede! – Amen!”.
26. Allora i malati, eccetto alcuni pochi, sono sanati; lodano e glorificano Iddio per la Grazia, ma gli altri si lamentano. Allora Marco chiede loro: “Perché non avete mostrato la vostra fiducia nel Salvatore, altrimenti sareste stati guariti anche voi”.
27. Dice uno: “Ho pensato alle parole di Isidoro”; anche gli altri confessavano la stessa cosa.
28. Allora Marco dice: “Ora fatevi guarire da Isidoro, se per voi la sua parola è più importante della Parola del Signore proveniente dalla mia bocca”.
29. Ora i malati rimasti assediano Isidoro e pretendono da lui di essere guariti. La sua risposta è una risata beffarda.
30. Marco però dice: “Isidoro, ridere non è una risposta per cuori languenti; io pretendo da te una risposta chiara, e sappi che nello spirito che tu riveli, non c’è amore. Ho cercato di aver riguardi per te, per non perderti, ma ora l’amore impone a tutti di non aver più nessun riguardo per te. O tu guarisci coloro che credono in te, oppure riparerai quello che hai mancato nei tuoi fratelli! C’è ancora tempo; perciò ancora una volta: ritrovati in Gesù, e tutto andrà bene”.
31. Con un’esplosione d’ira Isidoro critica aspramente Marco e l’apostolo, e non si accorge che nel frattempo viene fuori Giovanni con i fratelli. I guariti hanno lasciato la casa; soltanto Helena è rimasta indietro per preparare la tavola per il pranzo da tenere più tardi. Ora però sente in sé un’esortazione che le era finora estranea; ma nella gioia traboccante in lei segue l’impulso del suo interiore e sente: ‘Va nel cortile e glorifica il Mio Amore!’. Subito va decisa nel cortile e vede come Isidoro tiene giudizio su Marco e scopre tutte le ombre che si sono posate su di lui; nemmeno Giovanni se la passa bene.
32. Allora Helena va verso Isidoro e dice: “Smettila una buona volta con le tue accuse; perché non sai quanto è successo! Ricordati, io ho visto Gesù ed ho anche parlato con Lui ed Egli mi ha esortato a glorificarLo nel cortile. Non hai goduto abbastanza amore e fiducia tra noi, ed ora che finalmente il vero e magnifico Gesù vuole di nuovo vivificarci con il Suo Amore e con la Sua Grazia, tu lo vuoi rifiutare? Taci o procura ai poveri nello spirito il loro diritto!”.
33. Allora Isidoro si calma; da Helena, infatti, ha sempre ricevuto il massimo amore. A questo punto vengono gli altri e pregano Helena di smuovere Marco affinché supplichi il Signore di guarirli.
34. Helena però dice: “No, non lo faccio; ma perché non andate voi stessi dal Signore? Non si è Egli rivelato abbastanza tra noi? D’ora in poi non devono più esserci segretezze, perché nemmeno l’Amore del Signore e Salvatore Gesù si circonda di segretezze, ma Egli ci rivela liberamente ed apertamente il Suo Amore liberatore”.
35. Dice uno: “Helena, come possiamo permetterci di rivolgerci al Signore, poiché solo poco fa non Gli abbiamo portato piena fede! Se guardo gli altri, vedo anche la mia colpa. Aiutami, sorella Helena, affinché io possa riparare l’errore mio e quello degli altri! Tu hai visto Gesù e parlato con Lui, va da Lui, ed io voglio e d’ora in poi mi dichiarerò per Lui, anche se non guarisco”.
36. “Lo intendi sul serio, fratello?”.
37. “Sì, Helena, tu sei sempre stato il nostro angelo, non mi è possibile nei tuoi confronti parlare diversamente da come penso”.
38. “Fratello, ti credo!”, – dice Helena. – “Ed ora comincia tu a glorificare il Salvatore Gesù anche con un corpo malato; ma voi altri sorgete nella salute nel Nome del Signore Gesù Cristo e non allontanatevi mai più dalle vie che conducono a Lui ed agli altri cuori! Ma tu, fratello, sperimenterai ancora molto che ti renderà infinitamente felice. Perciò esercitati nella pazienza, perché quello che il Signore fa, è ben fatto”.
39. Gli altri risanano, eccetto l’uno, allora Marco dice: “Giovanni, ora la mia sapienza è alla fine; che cosa significa tutto questo? Che cosa intende fare con noi il Signore? Perché Egli si rivela a noi in una maniera incomprensibile? Ti prego, parlaci, affinché io possa di nuovo riemergere, perché adesso mi hanno inghiottito i flutti della Sua Grazia e della Sua Sapienza”.
40. Risponde Giovanni: “Marco, tutto a suo tempo, non hai ancora finito con Isidoro, rivolgiti a lui, però con santo amore!”.
41. Marco comprende Giovanni, porge ad Isidoro la mano e dice: “Isidoro, non abbiamo ancora finito; io ti domando nel Nome del Signore, che cosa intendi fare? Vedo nel tuo cuore come si diffondono serpenti e genia di vipere e tramano nuova sventura. Io ti avverto! C’è per te ancora un testimone, il fratello Gamaliel, il quale in seguito al tuo insegnamento non poteva decidersi alla stessa fiducia come gli altri. Hai visto come il Signore ha agito attraverso Helena e ti ha preparato in Gamaliel un accusatore. Gamaliel è diventato un testimone del Signore che metterà sempre alla gogna la tua eresia. Gesù però non ha cessato di amarti, e ti aspetta. Perciò parla: che cosa farai?”.
42. Risponde Isidoro: “Perché me lo domandi? Io rido di voi tutti e lascio il vostro Salvatore dov’è. Il dio che mi dà la forza per testimoniare, sosterrà ancora la mia testimonianza”.
43. Gamaliel va da Isidoro e dice: “Isidoro, non dimenticare che io sono ancora qui! O tu mi guarisci, oppure mi attacco a te così come tu ti attacchi al tuo falso dio, ed io rivelerò a tutti, ciò che Dio in Gesù ha fatto a tutti noi. Sì, io sento in me la Forza di Dio, sento in me il santo Soffio del Suo Amore liberatore; perciò mi attacco a te, finché non potrai più causare danno a nessuno nel corpo e nell’anima. Voi tutti siete miei testimoni, e tu, Marco, non devi più temere che il tuo amore e umiltà siano considerati come debolezza. A te devo la mia fede; soltanto Isidoro mi ha insegnato altri concetti attraverso la sua sapienza ed eloquenza. Ora però l’Amore di Gesù splende come una luminosa Stella, e volentieri voglio portare le mie sofferenze, affinché io mi ricordi del mio errore. Isidoro, rallegrati della mia fedeltà; non è odio, ma soltanto amore, perché una buona volta mi riuscirà certo di convincerti. Non si può convincerti con l’amore; proviamoci con la serietà! Ma se volessi rovinarmi con il tuo odio, allora ricordati che sarai più miserabile di quanto lo siamo stati noi”.
44. Ora si avvicina Giovanni da Gamaliel e dice: “Fratello Gamaliel, vuoi metter mano a molto, il Signore non lo pretende; ma poiché per libero amore vuoi convincere, con tutti i mezzi, il tuo fratello errante, allora non dimenticare che senza il Signore non puoi giungere a nessun successo. Ma il Signore vede il tuo amore e le tue buone intenzioni e ti vuol venire incontro e provvederti con la Forza dall’Alto e con la Sapienza dall’Amore. Vieni qua, affinché t’imponga le mani nel Nome del Signore e ti benedica!”.
45. Gamaliel s’inginocchia, Giovanni gli impone le mani e prega: “Tu, fedele Salvatore, Dio e Signore e Padre di tutti i Tuoi figli umani, questo fratello si dichiara per Te e vuole riparare la sua fiducia mancante per Te con una raddoppiata attività d’amore. Fortificalo Tu con il Tuo Spirito, affinché diventi salvezza per tutti i suoi fratelli! Amen”.
46. Giovanni lo tira su a sé e dice: “Gamaliel, il Signore ti ha accolto e ti restituisce la bramata salute; rimani nell’amore e lasciati guidare soltanto dall’amore, affinché tu possa coronare l’Opera del Suo Amore!”.
47. Gamaliel è completamente confuso; all’improvviso si sente così bene che non prova più nessun dolore, perciò egli dice: “Amore, tu ultrameraviglioso Amore, mi sembra un sogno che sono nuovamente senza dolore, ma Isidoro, rallegrati sempre per questo; io pur ti proteggerò con doppio fervore e non avrò pace finché non sarai di nuovo diventato il nostro vecchio, buon fratello Isidoro”.
48. Nel frattempo arrivano ancora altri malati e Marco ha il suo bel da fare con loro; perché gli altri hanno fatto capire ad alta voce che tutti devono essere guariti. Si rivolge a Giovanni e dice: “Fratello, devono dunque anche i pagani sperimentare le Benedizioni del Signore? Qui non so bene come devo comportarmi”.
49. Dice Giovanni: “Fratello, che cosa desidera il tuo cuore, e come vi si pone il tuo amore?”.
50. Risponde Marco: “Fratello, se me lo chiedi, allora vorrei renderli tutti felici e vederli guariti, ma essi non credono ancora nel Signore, e noi pretendiamo la fede!”.
51. Continua Giovanni: “Marco, allora devi impiegare proprio doppia fede e passare alla santa Opera con raddoppiato amore. Quando dico raddoppiato Amore, allora intendo il tuo e l’Amore del Signore in te, e tutto ti riuscirà. Non fare tentativi, ma credi che Egli possa continuare la Sua santa Opera in te e tu in Lui, finché il Signore te ne rivelerà una Nuova”.
52. Marco guarda a lungo Giovanni, poi va tra i nuovi arrivati e dice: “Amici, che cosa chiedete voi che il vostro Dio, l’eterno e santo, vi debba fare?”.
53. Risponde uno: “Amico, abbiamo sentito che è venuto un sacerdote che guarisce tutti gli ammalati, e così siamo corsi qui nella nostra miseria e ti preghiamo, – se sei tu il sacerdote: guariscici!”.
54. “Avete sentito bene, cari amici”, – risponde Marco, – “ma dapprima vi devo dire che è ben venuto un sacerdote del vero Iddio, ma voi sapete dai vostri dèi che è necessaria anche una fede. Perché non andate dai vostri sacerdoti o dai vostri dèi? Non saranno in collera con voi i sacerdoti con i loro dèi?”.
55. Dice uno: “Ascolta, con i nostri dèi è una cosa strana: se portiamo loro sacrifici, essi sono misericordiosi e buoni, ma se noi chiediamo a loro un sacrificio, allora è finita”.
56. Risponde Marco: “Amici, se siete pronti a ricevere le benedizioni del vero e vivente Iddio, allora dovete anche credere nel vero ed eterno Iddio. Non io oppure l’eterno Iddio vi vogliamo separare dai vostri dèi, ma voi stessi lo dovete fare. Io sono pronto a servirvi nel Nome e nello Spirito del Signore ed eterno Dio che è venuto a noi nel Suo Figlio Gesù come Salvatore e Liberatore; non soltanto un Liberatore da tutte le vostre e nostre sofferenze, ma un Liberatore da ogni morte e da ogni giudizio. Chi crede in Lui ed opera secondo la Sua Dottrina, riceverà la Vita eterna e sperimenterà in sé l’Amore che fa di noi uomini Suoi figli. Se volete questo, allora preparatevi affinché io vi serva, e l’eterno Iddio benedica la vostra volontà!”.
57. Interrogativi guardano a Marco che risplende come un santo. Chinano il loro capo, poi Marco impone loro le mani. Pregando ed in salda fiducia egli compie l’Opera e, guarda, tutti sono sanati. I guariti però rimangono in solenne silenzio.
58. Allora si avvicina Giovanni davanti a loro e dice: “Liberatevi dalla vostra paura, perché Dio, il vero ed eterno, vi ha rivelato nel Suo Amore e nella Sua Grazia tutta la Sua Magnificenza. Egli non vi fa nessun rimprovero, né vi dà un Comandamento, ma vi dice: «Ho guardato la vostra miseria nel Mio Amore e nella Mia Grazia e ve l’ho tolta; ma ora una preghiera ha da rivolgervi, e questa è: amatevi, come anch’Io amo voi, allora sperimenterete anche quali Benedizioni si trovano nell’Amore. Esiste soltanto un vero Amore, e questo proviene da Me. Questo Amore è l’eterno Dono a voi tutti, e chi si vuole servire di questo Mio Amore, lo può e lo deve, quanto e come egli vuole. Perciò imparate a riconoscerMi come il Vero ed Eterno Amore, e tutti i vostri dèi cesseranno presso ed in voi. Di tutto il resto vi parleranno i Miei servitori»”.
59. In quell’istante di quiete e silenzio dice Helena: “O Salvatore Gesù, quanto meravigliosamente hai di nuovo rivelato il Tuo Amore a noi uomini; non possiamo più tacere, ma dobbiamo riconoscere che cosa Dio ci ha fatto, Oh Giovanni, tu fedele testimone e servitore della Sua Divinità, dicci: avete mai vissuto qualcosa di più meraviglioso alla Sua Presenza? Ho spesso invidiato tutti coloro che hanno vissuto con Lui come Uomo, ed oggi sono più beata di loro. Egli vi avrà spesso affermato che non poteva sempre essere e rimanere fra voi come Uomo, ma io ho la certezza che Egli non mi lascerà mai più, sebbene io sia una povera ancella ed ancora piena di peccati. Ma che cosa sono tutti i miei peccati rispetto al Suo Amore ed alla Sua Misericordia? O fratelli e sorelle, non facciamo più nessuna elevazione del nostro essere umano, perché tutto l’umano si scioglierà come neve al Suo Sole d’Amore e produrrà in noi una Vita completamente nuova ed ultra magnifica. Lo sento come pulsa in me un’altra vita; ne sono così ultracolma che, con gioia, da questo amore potrei sacrificare la mia vita”.
60. Marco ed anche tutti gli altri sono meravigliati di sentire questa testimonianza, ma poi egli dice: “Quello che la mia bocca non osava ancora confessare, lo ha portato a termine nostra sorella Helena; perciò vogliamo anche manifestarle la nostra gratitudine portandola sempre per mano con amore. Secondo l’impulso dello Spirito in me vi devo ancora dire: chi si trova nella miseria del suo cuore, venga sempre da me, non importa in quale tempo ed ora; ma chi nella miseria del suo corpo non sa cosa fare, costui vada dalla sorella Helena! A lei è stato affidato il compito di servire nell’amore, perché lei ha l’amore più grande. Ma tu, Helena, sii per noi tutti, madre e sorella e comunicaci che cosa hai ricevuto dall’eterno Amore!”.
61. Helena sorride benignamente e dice: “O voi figlioletti ancora deboli, al Cuore del Padre tutti hanno posto e vi voglio servire volentieri con ciò che ho ricevuto dal Padre santo. Ora però venite in casa, la quale attraverso l’amore in voi è diventata una casa di Dio. Chi in futuro desidera ardentemente del cibo per l’anima, entri tranquillo, e ditelo a tutti gli altri che lo vogliono sentire: la mia casa è d’ora in poi la casa dell’Amore ed il luogo di riposo per cuori bramanti”.
62. Ora molti vanno via, per portare nella loro gioia ai loro cari a casa la notizia della loro guarigione, altri chiedono se potranno ritornare, poiché la casa è stracolma, ed Helena dà volentieri il benestare. Gli altri vanno tutti in casa. Solo Isidoro rimane indietro con Gamaliel. Allora Isidoro si irrita e dice: “Perché non vai con coloro che sono così infatuati per l’amore?”.
63. Dice Gamaliel: “Fratello, per smorzare la tua infatuazione per il diavolo, ti seguirò come un’ombra, perciò non ti preoccupare per me, poiché di te mi occuperò doppiamente”.
64. In casa Helena ha provveduto un posto per i molti, e quando osserva tutti i suoi ospiti, sono quasi soltanto facce estranee. Nel suo cuore regna grande gioia; svelta va a prendere un rinfresco e prega tutti di servirsi da soli.
65. Tutti sono avidi di sentire che cosa ha da rivelare loro il servitore dell’Amore, e Giovanni sente la brama in sé di voler rendere tutti felici e perciò dice: “Fratelli e sorelle, vi chiamo così perché l’Amore in me non conosce altro. Oggi ci vediamo per la prima volta, e mi sembra comunque come se fossimo sempre vissuti insieme, insieme in uno Spirito che è ancora per tutti voi sconosciuto, ma a me è familiare, poiché è lo Spirito del nostro Dio e Padre. Questo Dio ha trovato giusto di rivelarSi in tutti i tempi attraverso la bocca dei Suoi profeti ed in ultimo attraverso Suo Figlio Cristo Gesù.
66. Questo Gesù però è diventato nostro Fratello e ci ha indicato la Via che conduce a Dio, Suo eterno Padre ed attraverso il Suo Sacrificio sul Golgota si è fatto Mediatore, mediante il Quale anche noi possiamo giungere a Dio. Noi come Suoi discepoli abbiamo visto la Sua Magnificenza, una Magnificenza che la nostra bocca non può testimoniare abbastanza. Questo Gesù è diventato il Salvatore di tutti coloro che credono in Lui, e Redentore per tutti coloro che come Lui, vogliono redimere anche gli altri. Se volessi rivelare tutte le Magnificenze, non dovrei più andar via da voi; perciò accontentatevi di ciò che vi comunicherò oggi e nei prossimi giorni.
67. Per voi però che sentite per la prima volta un testimone dell’Iddio vivente, è troppo, ed avete già sperimentato in voi il Suo Amore. Una cosa però è necessaria: se ci teniate seriamente ad accogliere Gesù, il Salvatore e vero Dio e Signore, allora dovete allontanare i vostri idoli e purificare anche il vostro interiore da così tante brame che s’intromettono tra voi e Lui. Come voi bramate ardentemente amore, pace e gioia, così anche l’eterno Dio brama ardentemente voi. Prima però portate con voi a casa la Benedizione di Dio e venite ancora, se tenete seriamente alla vostra vita temporale come a quella eterna. Andate in pace, e l’Amore di Dio sia la vostra parte!”.
68. Così, benedetti, vanno a casa. Sempre di nuovo però vengono coloro che chiedono del sacerdote che possa guarirli, e così Marco ha molto da lavorare.
69. La casa si è intanto svuotata e Giovanni ed i fratelli hanno ora quiete, e tempo di parlare di tante cose. Di tutti è Helena la più attenta. Così viene la sera.
70. Dice Giovanni: “Helena, oggi il vostro posto non è sufficiente; avrai ancora molto da provvedere affinché tutti siano accontentati”.
71. Dice Melena: “Giovanni, mi sembra come se tutto si regoli così meravigliosamente che non devo affatto preoccuparmi. Il cortile è abbastanza grande che tutti troveranno posto, ed ho ancora alcune torce in casa”.
72. Verso sera si fa più tranquillo e Marco si sente debole. Mai nella sua vita ha dovuto parlare tanto come in questo giorno, e mai è stato spinto dall’interiore così come quando ha fatto della miseria degli altri la sua miseria e sperimenta visibilmente l’Aiuto del Signore.
73. Giovanni gli dice: “Marco, oggi per tutti noi è stato un santo giorno e per te un giorno di gioia. I frutti del tuo amore ti porteranno ancora molta gioia, ma per stasera puoi riposare ancora più grato. Rimani però tra noi, infatti, c’è ancora bisogno del tuo servizio d’amore!”.
[indice]
۞
La conversione di un sacerdote pagano
1. Come concordato, tutti i fratelli e sorelle e tutti coloro che sono stati guariti, vengono la sera. Helena ha fatto annunciare che tutti devono cercarsi un posto nel cortile poiché in casa manca spazio, e tutti fanno anche tranquillamente come devono. Diventano però sempre di più, e Marco è preoccupato perché lo spazio non sarebbe abbastanza.
2. Allora Giovanni sorride e dice: “Marco, quanti più arrivano e quanto più è glorificato in questa serata Dio, tanto più facile sarà in futuro il tuo servizio. Ma preparati ad ogni genere di sorprese, perché il tuo operare d’oggi ha messo buone fondamenta. Ci saranno anche Isidoro e Gamaliel; Isidoro per paura di Gamaliel e Gamaliel per la premura intorno ad Isidoro”.
3. Ora è arrivato il momento. Il cortile è colmo fino all’ultimo posticino, tanto che si possono appena muovere. Molti stanno in piedi, e quelli nel mezzo si sono seduti per terra. Alla porta di casa c’e rimasto un posto per i servitori della Parola e dell’Amore. Quando Marco e Giovanni, come anche Helena, compaiono alla porta, subentra silenzio; tutti tacciono e guardano ai tre. Helena si è cercata un posto fra la moltitudine e si è anche lei seduta per terra. I fratelli rimangono in casa e persistono nell’atrio.
4. Giovanni benedice tutti gli intervenuti con le seguenti parole: “Cari amici, fratelli e sorelle, nel Nome dell’eterno e santo Iddio vi porto il saluto dell’Amore, della Pace e della Gioia, e vi auguro la giusta comprensione ed il pieno intendimento di ciò che sentirete. Io so che non tutti sono ancora credenti della Dottrina del nostro Salvatore e Redentore, ma questo intanto non ha importanza. Se però posso chiedere qualcosa, allora sarebbe questo: esaminate tutto, ma ritenete il bene! Se l’uno o l’altro in qualunque cosa non dovesse essere del tutto soddisfatto, allora lo potete comunicare qui francamente e liberamente. Marco è e rimane vostro servitore, ma io devo proseguire secondo la Volontà del Signore”.
5. Quando Giovanni tace, un uomo si avvicina a lui e dice: “Io non ti conosco e non so nemmeno se oggi pomeriggio hai guarito mia moglie dalla sua emorragia. Ma poiché lei ha detto che deve la sua guarigione all’Iddio vivente ed ora ha da provvedere alla purificazione della casa e del cuore dagli dèi sconosciuti, mi sento indotto a controllare questo miracolo ed alle sue voci. Io stesso sono sacerdote nel sobborgo, e se mai qualcuno si è occupato della guarigione di mia moglie, questo sono stato io. Sono stato anche dal vostro sacerdote Isidoro, e costui mi disse che la malattia sarebbe la conseguenza dell’incredulità e sarebbe da portare con pazienza, altrimenti il male sarebbe ancora peggiorato. Ora che cosa devo credere? Quale Dio è quello giusto? Il Dio che punisce ogni tiepidezza con la malattia, oppure il Dio che pretende amore e purificazione del cuore e della casa? Secondo la mia riflessione chiedo: qual è il vero Dio, e da che cosa devo purificare me e la mia casa?”.
6. Dice Giovanni: “Amici e fratelli, mi rallegro della sincerità del vostro fratello. Allora dovete ottenere anche una franca risposta da me, risposta che non deve valere soltanto per il chiedente, bensì per tutti. Io sono Giovanni, uno dei discepoli del Signore e Maestro Gesù che già vi ha annunciato vostro fratello Paolo. Che si trovino ancora dei templi pagani in e presso questa città, non si può negare e nemmeno la vostra colpa. Ma che nei vostri ambienti si potessero presentare delle eresie, non sarebbe naturalmente dovuto accadere; infatti, nel momento in cui subentrano in mezzo a voi liti e discordie, anche la vostra forza non è più la stessa. La dimostrazione di questo è che avete perduto la Cosa più meravigliosa: la costante Presenza del Signore. Io ho seguito l’impulso dell’eterno Amore di portare anche a voi la vecchia situazione nella quale stavate prima, ed abbiamo sperimentato dimostrazioni dell’Amore e della Grazia del Signore. Prudentemente non io, ma vostro fratello Marco ha provveduto al servizio mediante la Grazia del Signore. Per voi che conoscete il Signore e Salvatore, sono meraviglie del Suo Amore, ma per coloro che sono ancora senza conoscenza del Signore e Salvatore Gesù, sono meraviglie della Potenza e della Forza Sua.
7. Questo Gesù come Uomo era per tutti noi Amico e Fratello, nel Suo Amore serviva tutti gli uomini senza eccezione. Egli non conosceva nemici e comunque era per molti il nemico, soprattutto per i templari in Gerusalemme, i quali non volevano far sorgere la Sua Dottrina dell’Amore per Dio e per il prossimo e la Forza della Sua Divinità veniva attribuita al maligno.
8. Cari amici, quello che abbiamo vissuto in Magnificenze, non può essere descritto con parole, ma la Magnificenza che Egli ci fa vivere anche oggi, ci unisce ancora più intimamente con Lui. Se ora l’amico domanda a quale Dio dobbiamo servire, allora ognuno deve darsi da sé la risposta; infatti, chi di noi sarebbe lo stolto che considerasse la Magnificenza come niente ed ottenesse sassi per pane, oppure magari per un Dio che, anche se non è presente, pretendesse che gli si debba portare continuamente ogni genere di sacrifici? Noi credevamo già sempre nel Dio dei giudei, ma quanto eravamo lontani dal Dio reale!
9. Soltanto quando Gesù ci aprì gli occhi e ci fece vivere prima un Dio dell’Amore e ci concesse uno sguardo nei Cieli del Suo Amore, ecco, cari amici, ci divenne vivente il vero Dio, ed abbiamo imparato a riconoscerLo come l’eterno Amore. Amore era la Sua Vita, e questa Vita ridestava nuovamente vita in noi, e da questa Vita io testimonio ed affermo ora anch’io la Sua Vita. Dalla Sua Potenza potrei trasferirvi in un Cielo, ma sarebbe ancora prematuro. Potrei farvi vedere in quale errore vi siete trovati finora; ma questo vi toglierebbe ogni coraggio, e vi considerereste come perduti. Dovete trovare tutto in voi stessi! Perciò vi do il consiglio: purificate la vostra casa ed il vostro cuore da dei sconosciuti, vale a dire indagate in voi quale amore vi anima ancora e quali inclinazioni servite ancora! Perché Gesù il Salvatore vuole servirvi come Soccorritore, affinché Egli diventi in voi, quale Figlio dell’Onnisublime, il vostro Redentore e vi riveli il vero Dio e vero Padre.
10. Gesù, il Crocifisso e Risorto dai morti, è la Vita, e tutti coloro che credono in Lui, vivranno con Lui, ma prima della sua morte sulla Croce Egli disse ai Suoi discepoli: “Vi do un nuovo Comandamento, che vi amiate l’un l’altro come Io ho amato voi, affinché il mondo riconosca che siete Miei discepoli”. In questo Comandamento è contenuto anche tutto ciò che fa di noi Suoi discepoli ed anche figli. Amatevi! Ed ancora una volta vi dico: amatevi! Ed in quest’Amore si riveli il Suo Amore per voi, ed in questo Amore avrete l’adempimento di ogni risposta. Così concludo le mie parole a voi anche con la preghiera: figlioletti, amatevi, perché il Desiderio più bramato del Padre è di rivelarSi a voi come Padre e deliziarSi nel vostro amore. Così si compia in voi la mia brama, e pace e gioia colmi il vostro essere, e l’Amore vi renda possibile l’adempimento di ogni desiderio”.
11. Tutti tacciono a lungo; poi si presenta di nuovo il sacerdote e dice: “Forestiero, tu vieni da lontano e riveli cose che sono comunque così vicine; come ti devo ringraziare! Oggi stesso demolirò gli altari dei miei dèi e servirò il vero Dio e darò a Lui l’onore. Tu non hai parlato di nessun sacrificio, ma soltanto di un servizio nell’amore. In Verità, il tuo Dio rende leggeri noi uomini, e perciò d’ora in poi io sia vostro. Decidete di me. Avete guarito mia moglie senza chiedere chi lei fosse, e così anch’io voglio, senza chiedere, appartenervi e servire il Dio che si rivelato a me con così tanto amore. Certo, sono venuto a sapere tanto dai vostri fratelli che mi hanno indotto alla riflessione, ma quando poi mi veniva in mente la discordia che divampava nella vostra comunità come una chiara fiamma, allora preferivo i miei dèi, i cui sacerdoti non tolleravano cose simili, ma qui ora ho vissuto una libertà che mi ha direttamente sopraffatto.
12. Dio, l’Eterno e Santo, concede a noi uomini i Suoi Doni per Amore ed ha brama d’amore, pace e gioia. Questo per me è nuovo e così grande che rabbrividisco sotto questa Grandezza: ‘Dio si mette sul terreno dei Suoi figli!’, dico, una cosa simile non si è mai sentita, e Dio vuole che tutti vengano salvati dalla morte e dal giudizio, per questo Egli ha preso carne e sangue in un Uomo. O uomini, questa è troppa Grazia, e che voi, testimoni della Sua stessa Incarnazione, abbiate contemplato la Magnificenza di Dio è la piena Verità, poiché anch’io ho sperimentato la Sua Magnificenza attraverso di voi. Io e la mia casa serviremo il vostro Dio, e tutto ciò che abbiamo sentito oggi sarà per noi non soltanto norma, ma diventerà anche Luce sulla via della nostra vita. Mia moglie è guarita e con ciò sono cancellati tutti i peccati che abbiamo commesso nel nostro corpo e come uomini nuovi stiamo dinanzi a voi, e così io e la mia casa ringraziamo Te, meraviglioso Dio e, come Tu hai rivelato, che apparteniamo ancora a Te, così voglio anch’io voglio rivelare che apparteniamo a Dio. Per questo imploriamo forza e possanza della nostra volontà”.
13. Giovanni va dal sacerdote e dice: «Fratello, la Grazia, l’Amore e la Pace di Dio sia con te da adesso ed in tutta l’Eternità! Tu stesso hai la volontà di mettere la tua vita completamente al servizio del vero ed eterno Dio e di rimuovere i tuoi dèi. Di questo non c’è una grande Gioia soltanto presso Dio, ma nell’intera comunità. Ti chiedo soltanto una cosa: non precipitare e lascia agire l’amore, l’amore e nuovamente l’amore; soltanto nell’amore per i tuoi fratelli, infatti, puoi portare a tutti loro la cosa giusta. Certamente è impressionante che proprio tua moglie, nonostante molti sacrifici e preghiere, non abbia avuto finora l’aiuto che tu avevi sperato, qui, senza pregare tanto, hai trovato l’aiuto sperato. Ma perché ho ordinato che tutti i malati dovessero venire qua? Perché ho convertito in azione l’ardente desiderio in me che ogni miseria dovesse cessare, affinché l’Amore del Signore sia rivelato sempre di più!
14. La Forza per guarire gli ammalati, è la Forza dell’Amore di Gesù, Forza che è data a tutti coloro che stanno nella giusta fede e nella giusta volontà, ma questa Forza deve essere proprietà di ognuno ed è indebolita a causa dell’amore per il mondo e per il proprio io. Che cosa è la causa che in me l’amore e la forza diventano sempre più potenti? Perché Gesù, il Salvatore e Signore, Dio ed eterno Padre, può formarsi in me sempre meravigliosamente: questo è il mistero e rimarrà per molti sempre un mistero. L’altro Giovanni annunciò la Sua Venuta e Gli preparò la via, egli disse: «Io devo diminuire, e Lui deve crescere», e così è e rimane per tutti gli uomini: noi dobbiamo diminuire, affinché Egli possa crescere in noi, ed Egli nella Sua Magnificenza doni questa crescita ad ogni figlio secondo il grado del suo amore. Egli come Uomo ha rivelato una Magnificenza ed un meraviglioso Dio; facciamo anche noi lo stesso, e vivremo in Dio e Dio in noi!”.
15. La comunità è scossa dall’avvenimento che procura quest’amore di Giovanni. Ora essi riconoscono la loro colpa, come anche che di Gesù Cristo avevano fatto un idolo ed avevano indirizzato la loro vita sul Suo Amore e Grazia addirittura nei loro errori, ed ora la via è appianata al Santuario dell’amore ed alla vera Vita dall’Amore e nell’Amore.
16. Giovanni non può rimanere più a lungo, poiché anche altre comunità hanno bisogno della purificazione. In questi giorni il sacerdote pagano neo acquisito gli è divenuto un aiutante. Lo accompagna ovunque, e nell’umiltà riconosce il vero Dio, il Quale come un caro Amico e Padre gli mostra ora le vie che, percorrendole, producono soltanto pace e gioia.
[indice]
۞
In Tiatira muore una sacerdotessa
Il rivedersi col romano Giulio
1. Senza prender congedo dalle comunità, ora la meta di Giovanni è rivolta a Tiatira, infatti, l’angelo che lo accompagna gli ha rivelato che anche là si è radicato molto errore.
2. In tutti i luoghi dove Giovanni fa ingresso, si trovano tracce dell’amore di Paolo, ma la vita della fede comincia a diventare superficiale. La Forza di Dio è diminuita, manca l’ardore, ed i troppo zelanti demoliscono completamente ciò che esiste ancora nella fede. Un nuovo paganesimo minaccia di delinearsi.
3. Giovanni opera secondo l’impulso del suo amore in sé: egli allevia la miseria dei sofferenti e degli ammalati, e con ciò presto ha conquistato i cuori. Non insorgono avversari, ed il seme dell’Amore trova cuori docilmente ricettivi. In Tiatira però è diverso: qui c’è una grande e solida comunità con il suo sacerdote ed una sacerdotessa che sono entrambi sconvolgenti nei loro discorsi e nella loro testimonianza. Purtroppo la venuta di Giovanni è stata resa nota in anticipo, e la comunità è già prevenuta verso di lui.
4. Solo, senza accompagnatori, Giovanni giunge alla vigilia di un Sabato in Tiatira. Secondo le istruzioni dell’angelo egli non va dal sacerdote o dalla sua aiutante, ma da un contadino che, lontano dalla città, con sua moglie ed i suoi molti figli si sostiene onestamente di ciò che gli dona il suo orto ed il campo adiacente.
5. Egli ha camminato tutto il giorno ed è giustamente stanco. Allora gli fa bene l’amore che gli è offerto al suo ingresso. Dopo un’accurata pulizia e rifocillamento del suo corpo, si sente bene, e presto i contadini sono presi dal discorso e dalla calma che viene dal loro ospite.
6. Con le lacrime agli occhi essi descrivono la gioia che avevano vissuto nel Salvatore che i fratelli avevano portato loro, e volentieri avevano fatto ciò che era stato loro consigliato. Ma quanto furono delusi, quando nuovi fratelli si presentarono e cominciarono a parlare in un altro spirito. Ben ogni parola era stata come una verità, ma non si avvertiva più niente di amore o comprensione per il prossimo. Tutto divenne freddo e senza amore, in compenso la parola o l’insegnamento più poderoso, ed i fratelli si erano spartiti la parola tra loro.
7. Le comunità smembrate avevano ora accettato quasi tutte le consuetudini che pretendevano gli annunciatori della Parola, e con ciò era andata persa la cosa più bella, l’armonia reciproca. Quante cose si pretendevano: si doveva rinunciare a tutto ciò che avesse l’aspetto del mondo, ed il Salvatore non era stato quasi più menzionato con nessuna parola, e così è ancora oggi. I discorsi erano bensì buoni, ma non vi era più vita come una volta. “Perciò, caro fratello”, conclude il contadino, “ringrazio il Signore che ti ha guidato nella mia modesta casa”.
8. Giovanni è toccato dallo struggimento della povera gente per il vero Vangelo, e così a loro tocca una magnifica ricompensa e soprabbondante Grazia. In questa notte i contadini sperimentano una felicità come finora non l’hanno mai sospettata, ed ora la via è appianata per il Salvatore Gesù. Al Sabato l’intera casa va con Giovanni all’ora di consacrazione. Anche per loro il sacerdote non cambia il suo modo; anzi egli ha avvisato la comunità del messaggero in arrivo, costui sarebbe un discepolo ed apostolo del Signore. Quieto, Giovanni ascolta tutto; l’ora di consacrazione termina perfino senza benedizione.
9. Giovanni s’impietosisce dei poveri in spirito; si avvicina all’altare, s’inchina davanti alla grande comunità e dice: “Sorelle e fratelli, è la prima volta che mi trovo in mezzo a voi, ma non posso più tacere, poiché la miseria della vostra anima e del vostro cuore brucia nell’anima mia. Vi chiamate credenti, volete essere credenti, e tuttavia tra voi regna uno spirito che è peggiore del paganesimo più tenebroso. Dove avete lasciato dunque il vostro Salvatore Gesù? Avete dimenticato che soltanto Gesù ed ancora soltanto Gesù è diventato tutta la vostra salvezza e la vostra vita, e nessuno può giungere al Padre santo come figlio che soltanto attraverso Gesù, il Salvatore e Redentore? Come potete giungere ad una figliolanza di Dio se avete deposto da voi Colui che vi ha portato la via ed i mezzi per questo? O voi poveri, poveri cuori, non immaginate in quale miseria venite a trovarvi quando passate oltre il Magnifico e Lo rigettate in una maniera che respingete la Luce ed innalzate le tenebre alla Luce?”.
10. Allora si presenta il sacerdote di nome Coeranus ed infierisce contro Giovanni: egli deve tacere, e soltanto se fossero sorte lamentele avrebbe potuto parlare. Giovanni si mette di lato e fa posto al vecchio contadino.
11. Costui dice con quiete parole: “Fratelli e sorelle, voi mi conoscete a sufficienza e sapete che non sono fanatico oppure un loquace oratore; voi sapete che spesso ho manifestato la mia nostalgia del tempo in cui ricevemmo il Vangelo dell’Amore di Gesù e poi l’abbiamo anche vissuto. Che bei tempi erano allora, e l’Amore era il vincolo che ci univa l’uno all’altro. In questa notte ho potuto di nuovo vivere questo Amore mediante questo nostro fratello forestiero. Io non so da dove egli è venuto e dove andrà, dal momento che a lui non l’ho chiesto, ma con la sua venuta ho vissuto una gioia che non vi posso descrivere, e così mi è capitata tanta ricompensa in delizia, perché gli ho offerto la mia casa come fosse sua.
12. Fratelli, non disputate per questo e non rimproverate il nostro fratello servente, perché è andato duramente incontro al forestiero, ma venite ed esaminate voi stessi e portate con voi anche i vostri malati! Tutta la mia casa ed il mio giardino, infatti, deve stare a disposizione di tutti, ed io mantengo la mia parola se vi dico: mi sembra come se il Signore stesso fosse entrato da me”.
13. Allora viene la sacerdotessa, guarda Giovanni e dice: “Chi e che cosa sei tu? Perché non vieni da noi? Siamo noi, infatti, i servitori eletti di dio!”.
14. Giovanni però le dice: “Servitori di Dio lo siete; l’ho sentito, ma non del mio Dio, al quale servizio sto io. Avete diffidato del discepolo ed apostolo che doveva venire, ed avete eretto una barriera fra me e voi. Quindi dovete anche di nuovo togliere la barriera se devo venire da voi. Io vengo da amico e fratello e non come nemico, non pretendo amore, ma porto Amore, ma non il mio, ma quello del mio Dio, dal Quale io opero e servo. Dipende ora da tutti voi se volete di nuovo respingere l’Amore di Dio e perseverare nel vostro vecchio egoismo. Ma poiché voi diletti cuori non avete ricevuto dal vostro fratello nessuna benedizione, allora voglio benedirvi io! Il Signore ed eterno Iddio che in Gesù Cristo ha rivelato la Sua Magnificenza, sia con voi e la Sua santa Pace sia la vostra parte!”.
15. Giovanni è circondato da coloro che nel cuore le sue parole hanno risonanza, ed a tutti esclama: “Venite dal vostro fratello che vi ha invitato nella sua casa e nel suo giardino; là io sono a casa, qui non è ancora un luogo per l’Amore beatificante del Salvatore”.
16. Ora è sorto un turbamento; alcuni esclamano: “Sì, sì, veniamo!”. Altri vogliono ancora aspettare per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori, ed altri ancora non vogliono guastarsi con il loro sacerdote e soprattutto con la sacerdotessa. Giovanni però non se ne cura, ma ritorna con il suo ospitante in casa sua.
17. Già in questo giorno la casa di Jasis si riempie. Essi vengono con cuori oppressi ed aggravati, infatti, non si sentono liberi dall’errore e riconoscono anche che porterebbero molta colpa perché non hanno avuto il coraggio di contrastare la sacerdotessa Idaea.
18. Giovanni però non pensa per nulla di far loro un rimprovero, ma mostra l’Immagine dell’Amore in Gesù che è venuto per portare a tutti Redenzione e Vita. “Perché non portate con voi anche i vostri malati?”, – chiede Giovanni. – Allora gli ricordano che oggi è Sabato, e non è conveniente, poiché è proibito.
19. Giovanni domanda se fosse proibito fare del bene anche nel giorno di Sabato; infatti, chi vuole guarire un malato oppure contribuire ad una guarigione, farebbe certamente un’opera buona, e continua: “Perciò vi prego, rivolgete il vostro cuore al giusto Amore, e Dio è sulla via che viene a voi”.
20. Senza dire una parola, una donna avanti negli anni va via; dopo circa mezz’ora torna portando sua figlia che esteriormente sembra ben sana, ma di tanto in tanto è tormentata da spiriti maligni, e dice: “Fratello, ti porto qui mia figlia; finora ogni aiuto è stato vano, e tutti i miei sacrifici senza successo”.
21. “Sorella, lo so”; – dice Giovanni, – “tua figlia, infatti, è una dimora di spiriti tenebrosi. Per guarirla ci vogliono più che preghiere e sacrifici, perché per questi spiriti tenebrosi deve esserci un luogo dove possono essere guariti dalla loro falsa illusione, e data loro la possibilità di accogliere la Luce proveniente da Dio”.
22. Tutti guardano Giovanni senza comprendere, perché non hanno mai sentito una cosa del genere, allora Giovanni dice: “Per introdurvi in questa Verità, dovete sperimentare come questi spiriti tenebrosi si possono calmare. Non temete però, perché il nostro Protettore è Gesù, il Salvatore”.
23. Giovanni impone per alcuni minuti le mani sul capo della fanciulla e prega per la riuscita dell’opera, allora risuona dalla fanciulla una voce molto profonda: “Chi osa disturbarci nella nostra quiete, oppure avete voglia di lottare con noi?”.
24. Risponde Giovanni: “Non vogliamo né disturbare la vostra quiete né lottare con voi, ma indurvi affinché abbandoniate questa povera figlia d’uomo e vi rammentiate di percorrere vie migliori”.
25. “Che cosa?”, – dice la voce. – “Dobbiamo abbandonare questo rifugio che ci concede una protezione così meravigliosa? Mai e poi mai!”.
26. “Allora vi costringeremo!”, – replica Giovanni. – “Perché lasciarvi in questo rifugio umano sarebbe la rovina di tale fior di fanciulla, ed a voi non sarebbe servito a niente! Quindi io vi consiglio: abbandonate questa figlia d’uomo, oppure vi costringeremo!”.
27. Allora non ride soltanto una voce, ma parecchie voci dalla fanciulla, ed ora i presenti temono per ciò che succederà ancora, perché non hanno mai visto una cosa simile.
28. Giovanni impone nuovamente le mani alla fanciulla. Allora comincia un infuriare e sbuffare. Giovanni non si lascia fuorviare da ciò. Sempre e poi sempre tiene le mani sul capo della fanciulla tra preghiere, suppliche e benedizioni. Allora la fanciulla cade a terra e non si muove più. Giovanni però continua a tenere le mani su di lei, gli altri si uniscono alla preghiera, e così non si accorgono che la sacerdotessa Idaea è entrata in casa. Lei non riesce a dire una parola; in quest’istante, infatti, le potenze oscure abbandonano la fanciulla e si aggrappano ad Idaea, la quale anche non si difende e diventa ora il vaso di questi spiriti.
29. Soltanto Giovanni lo ha visto, nessun altro. Allora la fanciulla si muove, rimane distesa ancora per un po’ a terra, poi Giovanni la solleva e dice: “Figlia mia, ora sei libera dai tuoi spiriti tormentatori, ma soltanto se ti metti molto saldamente sotto la Protezione dell’eterno Amore rimarrai libera, e la tua salute presto migliorerà. Non sei più malata, ma soltanto indebolita. Trattieniti molto al Sole ed accogli il Vangelo del Salvatore Gesù!”.
30. I presenti sono commossi, come la ragazza ora domanda del Salvatore Gesù che l’ha liberata dalla malattia e che cosa deve adesso fare.
31. Dice Giovanni: “Figliola, non devi fare altro che soltanto rallegrarti, perché hai sperimentato la Grazia di essere stata guarita. La gioia in te ti spingerà a dar gioia anche agli altri, e questo è il servizio per il quale il Salvatore Gesù ti prega”.
32. “Mi prega?”, – dice la fanciulla. – “Questo non può essere! Un così grande Salvatore deve pretendere; perché altrimenti i guariti dimenticheranno molto presto la sua preghiera”.
33. Giovanni replica: “In ogni caso è così, cara figliola, il Salvatore Gesù non è un Signore e Maestro pretendente, ma Egli rimane Un supplicante, perché l’Amore proveniente da Dio, Padre Suo, non racchiude in Sé nessuna pretesa, ma soltanto preghiera. Questo Amore, che ora abbiamo sperimentato tutti, è il santo Amore proveniente da Dio, Amore che si è rivelato così meravigliosamente e magnificamente a noi uomini nel Figlio dell’Uomo Gesù. Questo Gesù è la Luce che illuminerà ogni oscurità, e tutti coloro che camminano sulle vie che Egli ci ha appianato, le illuminerà con la Sua chiarezza e donerà loro una Vita che nessuna morte o giudizio potrà più limitare. Voi tutti avete sentito a sufficienza dal vostro fratello, che Gesù Cristo è venuto per rendere beati tutti coloro che credono in Lui.
34. Questa fede in Lui però si è molto allentata tra voi, per la qual ragione è riuscito al nemico della Vita di spargere tra voi zizzania e tiepidezza, anzi di minare perfino la fede in Lui. La conseguenza è stata l’infiltrazione di potenze oscure, le quali vi hanno causato la più grande inquietudine. Tu, figlia mia, ora sei libera, ma la vostra sacerdotessa Idaea è diventata vittima della sua avidità ed ambizione. Senza la giusta fede nel Redentore per lei non è da pensare per ora ad una guarigione”.
35. “Fratello, che cosa dici?”, – dice Jasis. – “Idaea è divenuta la vittima? Ma com’è successo? Qui c’è Idaea; dimmi, Idaea, come ti senti? Ma che aspetto hai?”.
36. Allora la sacerdotessa si distende e come risvegliandosi da un sogno, grida: “Una volta ti è riuscito a sfrattarci, ma ora ci teniamo stretti quello che abbiamo e procederemo all’opera diversamente da prima”.
37. Idaea è indotta a lasciar la casa. Seguendo un impulso oscuro, corre verso la città.
38. “Non temete!”; – dice Giovanni. – “Idaea ritornerà, ma non da sola, molte, molte potenze basse si avvicineranno a lei e ci daranno un bel da fare; ma non c’è nessun pericolo per noi, poiché Gesù è in mezzo a noi con i Suoi angeli”.
39. È bene che Idaea è andata via, perché ad un tratto, molti vengono con i malati; Giovanni impone loro le mani e tutti sono guariti.
40. Nel frattempo si è fatta sera e nessuno vuole andare a casa. I guariti però bramano di parlare con Giovanni, a tutti, infatti, sembra un miracolo perché è già da tanto tempo che nessuno viene guarito.
41. Giovanni, del tutto compenetrato dall’ardente gratitudine ed amore, dice: “Cari, diletti cuori, io posso comprendere la vostra brama per una parola di Grazia e d’Amore che avete appena ricevuto. La riceverete ancora, ma dapprima dovete diventare quieti interiormente e perciò vorrei pregarvi: per oggi andate tranquillamente a casa vostra ed accontentatevi di ciò che avete già sentito. Gesù, il nostro Salvatore è e rimarrà sempre tra noi, se diventiamo del tutto viventi nel Suo Spirito, e questo non può avvenire soltanto con le Parole, ma attraverso tutta la nostra attività. Perciò indossate la veste dell’umiltà e dell’amore, e poi parecchie cose diventeranno ancora viventi in voi, cose che per ora si trovano in voi ancora dormienti. Poiché domani verranno ancora molti malati, vi prego di venire soltanto verso sera, quando vi sentirete spinti, e così andate in pace per la vostra strada e siate benedetti in ed attraverso l’Amore di Gesù!”.
42. Molti vanno, ma non tutti, essi vogliono aver chiarezza su Idaea ed il loro sacerdote Coeranus.
43. Giovanni dice loro: “Fratelli, tutto si risolverà in gioia e compiacimento, ma il terreno è ancora pieno di malerba e sudiciume. Riflettete che, grazie alla vostra tiepidezza, errore su errore ha potuto insinuarsi in Tiatira. Nulla è più difficile da rimuovere che un errore radicato. L’avversario però ha usato la vostra negligenza per causare danni ancora più gravi ed appunto proprio attraverso Idaea che ora è diventata la vittima. Non credete che ciò che lei dice oggi e nei prossimi giorni saranno sue parole. Oh, no, ma parole di coloro che l’hanno posseduta completamente, e per guarirla sarà necessario l’aiuto di tutta la comunità. Ma il grave per voi è che le vostre comunità vicine sono d’accordo completamente con Coeranus ed Idaea. Perciò perseverate nell’intercessione e pensate con amore agli smarriti e senza avversione, ed il successo sarà ultra meraviglioso”.
44. Per giorni, Giovanni ha il suo lavoro dal mattino presto fino a tardi con i malati venuti e portati, e verso sera la casa di Jasis è diventata un vero e proprio ricovero. Joseba, sua moglie, ed anche i figli, hanno molto da fare per offrire ad ognuno qualcosa da mangiare e da bere. Lo fanno senza esserne invitati, malgrado la loro grande povertà, ed avrebbero dato molto volentieri ancora di più se soltanto ne avessero avuto la possibilità. Nella sua attività Joseba è così occupata che non si accorge per nulla che è venuto un romano con alcune persone, e non sente nemmeno quando le rivolge la parola. Perciò si spaventa quando il romano la chiama ad alta voce e le domanda se il guaritore è ancora in casa.
45. Soltanto adesso alza gli occhi a lui e dice: “Signore, perdonami; nell’impulso della mia occupazione non mi sono accorta di nulla; che cosa posso fare per te?”.
46. Il romano sorride e dice: “Il guaritore è ancora in casa, oppure devo proseguire?”.
47. “No, signore, non proseguire, Giovanni è ancora qui, ha però ancora lavoro con i malati. Vieni, ti porto da lui”.
48. Il romano ordina alla sua gente di aspettare davanti alla casa, e va con Joseba nel locale dove Giovanni opera nel suo Amore.
49. Dice Joseba: “Jasis, qui è venuto un signore e vorrebbe parlare con Giovanni. Prenditi cura di lui, io ho da fare”.
50. Jasis s’inchina davanti al romano, ma costui ha già visto Giovanni e va da lui. Giovanni lo vede e lo stringe al suo cuore. “Fratello mio, che ti possa soltanto rivedere”, dice, – e lo stringe ancora una volta al suo petto.
51. Ribatte il romano: “Giovanni, fratello mio, ho sentito di uno che guarisce i malati nel Nome di Gesù, ed allora sono stato attirato potentemente a te; ti credevo ancora in Gerusalemme”.
52. “Gerusalemme non esiste più, mio Giulio[3]; il Signore me lo ha comunicato giorni fa, le Parole del Maestro si sono avverate letteralmente. Tu però fermati qui alcuni giorni, te ne prego”.
53. Dice il romano: “Giovanni, se mi preghi, allora resto; dietro la tua preghiera, infatti, c’è il Maestro con una Grazia particolare; ma ora fammi provvedere prima per la mia gente”.
54. Con Jasis va nuovamente fuori e dispone che la sua gente sistemi tutto nell’alloggio e poi tornino indietro.
55. Giulio discute ancora di differenti cose con Jasis, perché lo ha colpito la grande povertà nella casa, e poi dice ad uno dei suoi uomini: “Procura ancora abbastanza generi alimentari per noi e provvedi affinché anche tutti i visitatori in questa casa ricevano cibo e bevanda, fino a quando il fratello Giovanni si tratterrà qui!”.
56. Giovanni ha ora la tranquillità di parlare con Giulio, ma gli altri si sentono molto imbarazzati, perché si urtano sulla persona del romano.
57. Allora Giulio domanda: “Perché siete angosciati e mi considerate come un estraneo? Non sono vostro fratello attraverso l’Amore di Gesù?”.
58. Risponde Giovanni: “Fratello, il motivo perché sono angosciati è un altro: un falso spirito ha conquistato spazio nel loro cuore. Da ieri posso ora lottare contro la sventura, e soltanto quando ogni miseria e preoccupazione sarà allontanata, la Magnificenza del nostro Maestro e Padre si manifesterà gradualmente. Ma racconta come ti è andata; fino a sera sono a tua disposizione”.
59. Alla sera la casa si riempie; tutti vengono colmi di gioia, e così molti devono andare in cortile, ma anche là possono udire Giovanni. Tra gli arrivati c’è anche Coeranus; egli è oppresso, perché non sa cosa fare con Idaea, ma non osa dir nulla, poiché altri gli hanno comunicato tutto ciò che è successo con lei. Egli si sente colpevole.
60. Giovanni con lo sguardo abbraccia tutti i visitatori, poi prende la parola e dice: “Fratelli, sorelle e figlioletti, la vostra venuta è una vera gioia per il mio cuore, perché in voi vedo l’ardente desiderio di venire di nuovo nella giusta unione con il Maestro dell’Amore. Fate bene, perché il vostro desiderio è anche il Desiderio del Signore, ed Egli vuole che tutti Lo possano afferrare nel modo giusto, affinché possa rendere felici tutti con il Suo Amore. Ieri ed anche oggi ha fatto ciò che era una necessità del Suo Cuore a causa della miseria vostra, ma nel Suo Amore Egli vi vuole servire in modo del tutto diverso, e vuole rendervi felici dallo Spirito del Suo Redento Amore di Salvatore.
61. Fratelli, comprendete le mie parole così come ve le dico, e non pensate che io vi voglia di nuovo guadagnare allo stesso spirito che vi ha portato Paolo. Nelle mie parole c’è ancora qualcos’altro, poiché Gesù, il mio Salvatore, è anche diventato per me l’eterno Padre Mio, e così vi dico, come fratello, che per voi si tratta più che della fede. Si tratta del Salvatore Gesù, il Quale rimanendo in voi per sempre vuole operare in mezzo a voi. Non dovete più essere abbandonati, ma Egli si vuole rivelare come un Figlio di Dio e Fratello, in eterno Luce, Amore e Vita. Come noi quali Suoi testimoni e fratelli abbiamo sperimentato la Sua ultragrande Magnificenza, anche voi dovete vivere e sperimentare la Sua Maestosità, quanto Dio ama e rende felici i Suoi. Ci vuole ben la fede, ma a cosa serve la fede senza fiducia ed amore? Come queste due caratteristiche erano nel Signore i pilastri angolari, così devono essere anche nei Suoi figli; per ciò ci vuole ancora umiltà, dalla quale crescono tutte le forze, e tutte le forze devono essere impiegate nello spirito giusto.
62. Al Signore ha fatto male il fatto che vi siete perduti sempre di più. Nei vostri malati avete visto quanto vi mancava il Salvatore, ed oggi attraverso di me Egli vi porge nuovamente il Suo Amore. Io però continuo a dire che al Signore non sta a cuore soltanto il fatto che guardiate in alto di nuovo a Lui come credenti e convertiti, ma che sorgiate nuovamente nel Suo Spirito e diventiate veramente Suoi figli. Pensate come figli Suoi e del vostro caro Padre, allora quali benedizioni sorgeranno per voi ed anche per Lui. Il nostro eterno Dio vuole ora essere completamente Padre e rivelare tutto ai Suoi figli, finché in voi sarà divenuto un Cielo che a tutti i Cieli creati non è da meno.
63. Miei fratelli e sorelle, vi è ancora sconosciuto quale enorme Dono ha dato a tutti gli uomini l’eterno Amore in Gesù. È vero che sta scritto: «Dio creò l’uomo a Sua Immagine, Egli lo creò ad Immagine di Dio»; ma se vi osservate che cosa ha fatto l’uomo di sé, non vi sovrasta la mestizia? E quale gioia significa ora: Gesù, il Figlio di Dio, è divenuto Uomo e ci riporta di nuovo il perduto ed ancora molto di più! Egli ci porta la figliolanza e fa di noi, eredi del Suo Regno e della Sua Magnificenza, di una Magnificenza per la quale i Suoi angeli creati non hanno parole, men che meno noi uomini.
64. Tutto questo il Padre lo può ora rivelare ai Suoi figli, ma non esteriormente nel mondo, ma interiormente nel mondo, in altre parole che un figlio di Dio può innalzarsi secondo i concetti dell’amore e della conoscenza proveniente da Dio, nostro eterno Padre. Ora però devo tacere, perché non potete ancora sopportare l’ultrapienezza; ma quando il Suo Spirito dell’Amore e della Vita verrà su di voi, allora, allora sarà giunta l’ora in cui Cielo e Terra diventerà una cosa sola in voi, e tutto in ed intorno a voi respirerà amore, e la Vita riporterà la vittoria su tutto ciò che si chiama morte e giudizio”.
65. Tacendo e rabbrividendo interiormente di felicità, tutti guardano a Giovanni che da’ loro tali meravigliose Promesse.
66. Coeranus però dice ad alta voce: “Per tali fantasticherie non c’è posto nella nostra comunità, ed io considero tutte le tue parole come non dette. Che cosa deve significare tutto questo? Vuoi tu turbare la nostra quiete? Idaea non è più quella di prima, soltanto tu hai scompigliato il suo senno”.
67. Allora si alza Giulio e dice: “Fratello mio Giovanni, permetti che sia io a dare la giusta risposta a questo perturbatore della pace!”.
1. Giovanni fa cenno soltanto col capo, con ciò Giulio si rivolge al perturbatore: “Io vi sono ben estraneo secondo il nome, e ciò nonostante mi sento uno con voi, eccetto con te che ti permetti di insultare il fratello nostro, il nostro servitore dell’Amore amato sopra ogni cosa. Tu dici che per tali fantasticherie non ci sarebbe posto nella vostra comunità, ma io ti dico: per te non c’è più posto in questa comunità. Non hai sentito come il fratello ha detto: in Gesù vi viene di nuovo offerto l’Amore del Padre, e dovete considerarvi figli di Dio ed eredi del Suo Regno! Dimmi: che cosa puoi tu portare di meglio che la Vita dall’Amore e l’Amore dalla Vita? Tu accusi nostro fratello che egli abbia portato fuori dell’ordine Idaea – chi è Idaea? – Ricordati, tu uomo morto e tenebroso: chi è nel giusto Ordine, non può più essere portato in nessun disordine, e per Idaea ora porti tu la responsabilità, perché tu hai fatto di lei ciò che è adesso”.
2. Coeranus vorrebbe saltar su e rimproverare gridando Giulio di tacere, così il romano continua: “Uomo, ricorda: ti sono ancora amico, ed io voglio che ti converta; ma se mi mostri la tua ostilità, allora ho abbastanza mezzi da domarti. Ho pieni poteri di ostacolare nel loro agire tutti coloro che disturbano l’Opera del Figlio di Dio, e che lo farò lo dichiaro qui davanti alla comunità. Che cosa sai tu, oscurantista, dell’Amore del Salvatore? Oggi, in cui l’Amore del Salvatore è stato rivelato, vuoi far passare tutto come fantasticherie, e come non vero! Va! Ti dico, e cerca di proteggere la tua Idaea, perché nel mio spirito vedo come si concentrano sul suo essere nuvole oscure! Ma ricorda anche tu che unicamente a Gesù è possibile salvare lei e te!”.
3. Allora la comunità ascolta attentamente, e Giovanni dice: “Fratelli, è così come ha detto nostro fratello Giulio; fate tutti la giusta intercessione per i due, e tu, Coeranus, va e cerca di salvare Idaea, altrimenti domani a quest’ora non sarà più tra i viventi”.
4. Tutti si spaventano a queste parole, ma Giovanni continua: “Non temete! Non volete voi vedere la Magnificenza di Dio, perché ci è stato rivelato questo? Idaea diventa una vittima del nemico della Vita se non è dato spazio al Redentore, in modo che si possa dimostrare come Guaritore e Salvatore”.
5. “Siete tutti diventati pazzi!”, – grida Coreanus. – “Poi si affretta velocemente fuori della casa.
6. Giulio si scusa davanti alla comunità e dice: “Amici e fratelli miei, la sciagura prende il suo corso; ma voi dovete scagionarvi da tutto ciò che verrà. Ancora può essere fermato tutto, ma guai se entrambi non vogliono farsi aiutare! Io penso che se nel vostro amore per il fratello farete pervenire ad entrambi delle forze, allora avrete dato spazio all’Amore. Noi però non vogliamo farci interrompere, il tempo passa, e vogliamo ancora stare insieme nello Spirito di Gesù. Perciò ho provveduto che ci possiamo trattenere insieme con una piccola cena che ho fatto preparare dalla mia gente. È giusto così, caro padre e cara madre della casa, per Amore di Gesù!”
7. Quanto felici sono le povere persone, per il fatto di tenere un pranzo nello Spirito di Gesù, Spirito che dona Amore, e Giulio chiama la sua gente affinché portino pane, frutta ed un buon vino, e presto è preparata la cena con le stoviglie disponibili.
8. Giovanni benedice entrambi, il cibo e la gente, e poi tutti cominciano a mangiare. L’apostolo narra alcune cose dalla vita terrena del Maestro, e così passa un’ora dopo l’altra, ed è come se un soffio dal Cielo passasse attraverso ogni cuore.
9. Giulio però non può tacere; anche lui narra le sue vicende, come il Salvatore gli sia sempre venuto incontro. Allora viene un chiaro splendore su di loro ed alla porta tutti scorgono il Salvatore. Egli tiene le Mani in segno di benedizione su di loro e passa attraverso il gran numero fino a Giovani.
10. Giovanni è come trasfigurato, poi dice: “Il Maestro dice: figlioletti, finalmente è venuta l’ora
in cui vi posso rivelare il Mio Amore, finalmente è caduta la barriera che Mi separava
ancora da voi. Non lasciate mai più tra voi spezzare il vincolo, vincolo che ci
unisce tutti. Non vengo a voi come Onnipotente, ma come vostro Padre, Fratello
e Amico e vi benedico dal Mio Amore e dal Mio Desiderio di donarvi la Mia Vita,
secondo la misura del vostro amore e della vostra brama.
11. Tu, Giulio Mio, dal Mio Amore Mi hai rivelato un grande amore, ed ora voglio aggiungervi il Mio. Mangiate ancora una volta del pane rimasto e bevete del vino; tutto vi deve rivelare il Mio grande Amore, e ogni volta che vi riunite, ricordate quest’ora! Siate benedetti dal Mio Amore e dalla Mia Misericordia, affinché questa Benedizione sia manifesta in voi e tra voi! Amen”.
12. Il Signore scompare agli sguardi loro, ma Giovanni continua: “Il Signore è ancora tra noi e rimanendo tramite i nostri cuori si rivelerà anche più avanti; ma ora mangiate ancora ciò che il Signore ci ha benedetto in modo particolare!”.
13. Allora si stupiscono del buon gusto del pane e soprattutto del vino, ed entrambi non si esauriscono.
14. Allora dice Joseba: “Fratello Giovanni, quello che rimane lo darò ai malati e ad Idaea, va bene per te?”.
15. Dice Giovanni: “Sorella, con ciò hai espresso la Volontà del Signore, sì, così deve essere ed anche rimanere. Quello che il Signore benedice, deve valere per tutti, ed in questa Grazia vogliamo essere per il Signore dei degni servitori del Suo Amore e della Benedizione Sua.
16. Per la notte pochi soltanto rimangono in casa di Jasis, anche Giulio va nella locanda che la sua gente ha trovato.
17. Già molto presto – mentre tutti riposano ancora – all’infuori di Joseba che prepara una colazione, vengono ancora alcune donne con dei fanciulli malati. Una donna ha un morbo maligno che diffonde un brutto odore. Costei non vuole entrare in casa a causa del cattivo odore e perciò rimane in cortile. Nel cortile però sono già arrivati gli uomini di Giulio e chiedono alla donna per quale motivo lei non è entrata insieme con gli altri in casa, poiché essi non potrebbero guarirla.
18. La donna mostra a loro il suo maligno morbo, allora gli uomini indietreggiano, poiché essi non hanno mai visto una cosa simile. La donna fascia di nuovo il suo braccio e si siede a terra. Si presenta Giulio e va dalla sua gente; costoro indicano la donna e chiedono se il discepolo potrebbe guarire anche questo morbo. “Certo, può guarire ancora di peggio, – dice Giulio, – poiché la Forza del vero Dio compenetra tutto e mantiene tutto”.
19. Domanda un uomo: “Ma può il discepolo guarire anche gli animali? Il mio cavallo zoppica molto ed allora vorrei portarlo qui”.
20. “Penso di sì, amico mio, portalo qui e poi vedremo”, risponde Giulio.
21. Allora l’uomo va a prendere il suo cavallo, intanto gli altri conversano e dicono: “Ma un cavallo non ha nessuna fede, infatti, Giulio dice sempre: «Prima credi! Poi sperimenterai la cosa assai magnifica»; il nostro Giulio è certamente un giusto comandante, ma quando si tratta del suo Gesù, dimentica ogni cosa”.
22. Giulio però è informato da Giovanni di cosa tratta la conversazione in cortile, e perciò gli dice: “Sai Giulio, adesso devi dimostrare ai tuoi uomini che Gesù è veramente tutto per te; sentirai in te la Forza ed il cavallo guarirà con la Grazia di Gesù”.
23. “Ma, Giovanni, questo non è possibile! Se adesso un uomo è malato, devo essere io in grado di guarirlo?”.
24. “Puoi anche questo!”, – dice Giovanni. – “Ciò che tu dici ai tuoi uomini, lo dico ora a te: ‘Prima credere e poi provare’.”
25. L’uomo porta il cavallo che zoppica davvero molto; allora Giulio dice all’uomo: “Avresti dovuto avvertirmi prima, il cavallo sarebbe stato guarito da un bel pezzo”.
26. Allora l’uomo rimane a bocca aperta, come se prima dovesse ricordarsi di qualcosa, poi dice: “Il discepolo non è stato da noi, come avrebbe potuto guarirlo? Ed inoltre un cavallo non può credere!”.
27. Giulio sorride, va dal cavallo, alza lo zoccolo e liscia la coscia zoppa fino all’estremità pregando, ed il cavallo è in ordine. Giulio sente la Forza che scaturisce da lui, e dice: “Il tuo cavallo è di nuovo in ordine, ma fa bene attenzione affinché tu non abbia più incidenti, perché anche un cavallo è esposto ai pericoli”.
28. Allora gli altri spalancano gli occhi e la bocca, ed uno dice: “Giulio, se hai potuto guarire il cavallo, allora devi poter guarire anche la donna, fa pena se si guarda il braccio”.
29. Risponde Giulio: “La donna non è venuta da me, ma dal discepolo Giovanni. È più facile guarire un cavallo, perché qui il guaritore deve avere la fede doppia, ma una persona malata deve credere da sé e poi sperimenterà la Magnificenza di Dio”.
30. La donna ascolta il discorso, svelta viene da Giulio e dice: “Signore, ho visto come hai portato l’aiuto al cavallo mediante la doppia fede; ti prego, prova la Forza anche su di me, io credo che ti sarà possibile. Chi ha potuto portare la guarigione ad un animale, è anche capace di guarire un uomo”.
31. Giulio è titubante, i suoi uomini lo guardano; poi lui dice alla donna: “Mostrami il tuo braccio, e se credi che non io, ma il Salvatore Gesù ti possa guarire, tu sarai fortunata”.
32. Così la donna toglie la fascia; Giulio deve chiudere gli occhi un istante, poi impone le sue due mani sul braccio malato ed accarezza a lungo con una sommessa preghiera le ferite incancrenite. Ora si accorge, come una Forza prorompe proviene da lui, allora dice: “Ti ringrazio intimamente, Tu migliore e carissimo Salvatore, per questo Tuo Dono e Tuo Aiuto. Ma tu, donna, sii d’ora in poi guarita e cerca di venire in intima unione con il Salvatore Gesù, perché Egli è la Salvezza e la salute del nostro corpo e della nostra anima”.
33. Allora la donna piange di gioia e gratitudine e dice: “Amico, come posso io, quale peccatrice, venire in intima unione con il Salvatore Gesù? Poiché non posso sussistere dinanzi al Dio punitivo”.
34. “O tu povera donna, chi ti ha accecata così? Vieni in casa, là sarai guarita anche nella tua anima”.
35. Giulio prende la guarita piangente per la mano, la porta in casa da Giovanni e dice: “Fratello, qui c’è un’anima malata, appianale tu la via che porta al Salvatore, io sento che qui è stato commesso molto peccato sugli uomini e su Gesù, Padre nostro”.
36. Giovanni abbraccia Giulio e dice: “Fratello, questa è la giusta comprensione; tu hai ragione, è stato molto peccato sugli uomini e sul Signore. Perciò il Suo Amore che tutto porta e perdona, deve essere meravigliosamente rivelato. Ti ringrazio, fratello per il tuo amore e la tua comprensione, ed ora lasciati benedire, affinché il Suo Spirito e la Sua Forza ti rimangano conservati!”.
37. Giulio s’inginocchia e riceve la benedizione fraterna dalla Forza e Grazia di Dio, poi dice: “Fratello, mi sento così bene; potrei abbracciare tutto il mondo, ma ora devo vedere come posso sostenerti aiutandoti, affinché anche tu trovi alleggerimento. Ti procurerò un carro in modo che tu non debba più andare troppo a piedi; infatti, tutti questi errori in ogni dove devono essere illuminati e corretti il più presto possibile. È già sopravvenuta un’enorme sciagura sulle comunità”.
38. Le altre donne hanno già sperimentato la Grazia di veder guariti i loro figli, allora dice Giovanni: “Giulio, oggi e domani andrà avanti tutto il giorno così, provvedi tu al tuo servizio, infatti, potremo parlare poco, ma dopodomani approfitterò del tuo amore; la mia meta è Sarde”.
39. In questo giorno c’è un via vai in casa di Jasis, ed ognuno che viene implorando è aiutato, e Jasis può sperimentare molto. Egli anche non si allontana dal fianco di Giovanni, perché questo Amore pone in lui un fondamento che fa di lui una roccia, e parecchi che vengono nella sua casa li prepara lui, affinché Giovanni abbia un facile operare. Vengono anche molti pagani e sperimentano miracolo su miracolo. Coeranus tuttavia non è ancora ritornato.
40. Il giorno seguente comincia con più tranquillità; arrivano soltanto messi di altre comunità e pregano Giovanni di venire, cosa che viene anche promesso, quando sarebbe venuto il momento. Tra ammaestramenti pratici, ai chiedenti tutto sembra proseguire con ordine e quiete.
41. Allora
un fratello arriva di gran corsa, ed agitato
riferisce che Idaea è stata vittima di una disgrazia, e dice: “Nella casa di Coeranus, dove si tratteneva anche Idaea,
c’è stato molto movimento. Idaea non si placava più, alcuni hanno pensato che
soltanto Giovanni il discepolo avesse la Forza di metterla di nuovo in ordine,
ma Coeranus è stato contrario e lo ha impedito addirittura.
42. Questo è stato ieri sera; oggi la condizione di Idaea
sembrava peggiorare! – e nuovamente alcuni dissero: «Portatela
da Giovanni, là sarà guarita! Molti vi hanno trovato ieri la guarigione!».
Coeranus si è difeso con tutte le forze e mezzi, allora è avvenuta la rottura.
Coloro che volevano che Idaea dovesse essere portata da Giovanni, rinfacciarono
ora a Coeranus che egli non teneva per niente al Salvatore Gesù, e la sua
dottrina di Dio allora sarebbe anche venuta a mancare.
43. Allora sono avvenute grandi discussioni, ed
effettivamente la metà dei presenti ha abbandonato la casa di Coeranus. Ma
costui portò rancore, ed aumentò ancora di più la confusione e grida, così che
anche gli altri dovettero andar via. Allora Idaea divenne furiosa, e prima
ancora che qualcuno lo potesse impedire, lei corse via e andò lungo la strada
militare in gran fretta. Alcuni le corsero dietro, ma non riuscirono a
raggiungerla. – Idaea corse incontro ai cavalli ed un carro passò sopra di
lei”.
44. Il messo continua a riferire:
“Noi abbiamo visto, come i cavalli s’impennavano spaventati, ed il conducente
faceva fatica a fermarli, finché siamo arrivati noi e lo abbiamo aiutato a
tenerli.
45. Idaea sanguinava alla testa, alle spalle ed alle braccia,
ma noi non siamo stati in grado di portarle un po’ d’aiuto. Un romano l’ha
caricata sul suo carro con l’aiuto nostro e di altri. Noi volevamo portarla da
te, ma quel romano ha detto: «È tutto
finito, questa donna ha cessato di soffrire». Allora l’abbiamo portata da
Coeranus, e costui si è strappato le vesti dal corpo ed i capelli dalla testa,
e sembrava come se gli fosse venuto un attacco di furore. Allora è entrato in
casa il romano Giulio, gli ha imposto le mani sul capo e subito è migliorato.
46. Ora Giulio si fece comunicare in tutta calma quel che era accaduto,
perché quello che era venuto a sapere erano soltanto tasselli; ci ha
interrogato con tutta la calma e poi ha detto a Coeranus: «Ora è accaduto quello che ti era stato annunciato; guarda come puoi
metterti d’accordo con te e con Gesù Cristo. Tu hai la colpa di questa
disgrazia. Io come rappresentante della legge mondana ti assolvo, ma secondo la
Legge divina, tu sei colpevole».
47. Giulio ci ha pregato di salutarti, Giovanni, egli domani
sarà al tuo servizio”.
48. Tutti sono sconvolti quando sentono il rapporto, ma Giovanni non fa nessun’accusa, bensì dice: “Fratelli, è vostro compito di non abbandonare Coeranus, ma sostenerlo con tutto amore. Fra alcune settimane ritornerò da voi; fino allora vi serviranno Jasis e Joseba. Idaea però era diventata vittima di esseri tenebrosi; perciò benedite ed amate ovunque potete, ma dallo Spirito del nostro Salvatore Gesù! Se volete preservarvi dal cordoglio, allora può essere soltanto in e con l’Amore di Gesù! Ma se volete essere completamente liberi da tutti i vostri errori, allora questo sarà possibile solamente se vivete in Gesù e Lui in voi!
49. Con meravigliose opere provenienti dalla Sua Forza e Magnificenza voi non siete ancora figli Suoi ed eredi del Suo Cielo, ma solamente quando vivrete del tutto nel Suo intendimento ed opererete nello spirito del Suo Amore liberatore, come ha operato Lui. Idaea andrà vagando a lungo, perché gli spiriti che erano al suo servizio pretendevano che lei servisse soltanto loro, e nel regno degli spiriti è difficile sciogliersi dalle catene che nella vita terrena ci si avvolge intorno a sé. Senza l’aiuto del Redentore, infatti, è veramente impossibile lanciarsi di nuovo ad un gradino di vita superiore, perché là mancano dappertutto i mezzi. Pregate per la vostra sorella, affinché le sia donata la forza per questo, e beneditela, perché ha servito anche voi”.
50. Ora anche agli altri si aprono gli occhi, e provano rancore verso Coeranus. Giovanni però li rimprovera e da loro il consiglio di non permettere questo, bensì di aprirgli invece gli occhi, però in amore e con amore. –
51. Già al mattino presto si fermano due carri davanti alla casa di Jasis, ed ancora una volta Giovanni benedice tutti, poi sale sul carro di Giulio, il quale non è sceso. Egli non vuole perdere la sua quiete e la pace del cuore, e trascorre con Giovanni giorni di quiete e di gioia. La morte di Idaea pesa ancora come un’ombra sull’anima sua.
52. In questi giorni anche Giulio riceve la giusta consacrazione, e l’angelo che accompagna Giovani ha il suo da fare, perché ora anche Giulio diventi del tutto libero dall’oppressione dell’anima sua.
[indice]
۞
Giovanni in Sarde guarisce in bilocazione
1. A Sarde nessuno dei credenti ha il presentimento dell’arrivo del discepolo. È stato accolto con gioia; ma Giovanni nota presto quale mancanza di entusiasmo ha preso posto nella comunità e nei cuori. Ci sono bensì ancora alcuni guaritori, ma la guarigione ha un corso molto lungo, prima che il malato guarisca.
2. Presso un suo amico, un mercante romano, Giulio prende alloggio, e Giovanni bene o male deve rimanere presso il romano.
3. Giulio dice: “Finalmente posso anch’io mantenere la mia parola e portare a te, caro amico e fratello Costantino, un testimone del mio Salvatore Gesù. È Giovanni, il più intimo amico e fratello del mio Salvatore”.
4. Dice Costantino: “Giulio, ho una vera gioia del tuo amore, ma te lo potrò ricompensare malamente, perché Lidia soffre già da tempo, ed il tentativo di farla guarire da un locale sacerdote dei cristiani, non ha portato ancora a nessun successo”.
5. Dice Giulio a Giovanni: “Fratello, che cosa dici di questo insuccesso? Dovrei essere contento che il mio amico intraprendesse questa strada, ed ora è stato tutto inutile”.
6. Risponde Giovanni: “Non inutile, caro Giulio, la conseguenza di questo è che così tanti si sono affievoliti molto nel loro fervore per il Signore e Salvatore, poiché vedi, come può essere il Maestro, Soccorritore, quando i Suoi servitori si danno all’indolenza? Tutto ciò che avviene nel giusto amore e nella piena fede, porta al successo”.
7. Dice Costantino: “Giulio, io non comprendo il tuo amico e fratello, infatti, questo sacerdote si è dato molto da fare; non può dipendere perciò dal necessario fervore”.
8. Dice Giovanni: “Caro amico, mi rallegro che non lasci cadere nessun’ombra sul servitore del Signore, ma ora ti domando seriamente: puoi tu credere che Gesù il Salvatore, anche se è morto sul Golgota ed adesso è diventato nel Regno di Dio piena Vita, possa aiutare ancora oggi?”.
9. Risponde Costantino: “Lo devo ben credere, perché non potrei accusare Giulio di nessuna bugia, devo perciò mandare a prendere il sacerdote, oppure posso rivolgermi al tuo Amore?”.
10. Risponde Giovanni: “Lo puoi fare, caro amico, e poiché tu credi, allora io ti dico: tua moglie è guarita! Tra pochi minuti lei ti riferirà del grande miracolo”.
11. Costantino guarda a Giovanni ed a Giulio, poi dice: “Ora nessuno deve più poter dire: Costantino è ancora attaccato ai suoi vecchi, morti dèi, e nessuno nella mia casa deve mai più sorridere del Dio dei giudei”.
12. Dopo alcuni minuti entra Lidia nella stanza dove si trovano i tre uomini; vuol dire qualcosa a suo marito, allora vede Giovanni e dice: “Sogno oppure m’inganna una visione? Non stavi tu pochi minuti fa al mio letto e mi hai detto: «Figliola, alzati, poiché il tuo Salvatore vuole che tu sia guarita e Gli diventi una vera figlia?»”.
13. Dice Costantino: “Lidia, tu sei guarita, infatti, pochi minuti fa questo amico mi ha detto: «Tua moglie è guarita; tra pochi minuti lei ti riferirà del grande miracolo». Questo amico però, da quando è entrato nella nostra casa, non ha ancora lasciato questa stanza nemmeno un attimo”.
14. Lidia porge la mano a Giovanni e dice: “E comunque sei stato tu che mi hai restituito la salute; sono gli stessi occhi fedeli che mi guardavano, e le stesse labbra che hanno espresso le parole beatificanti, e così ti prego: dimmi una parola, affinché possa udire anche il tono della tua voce!”.
15. Allora dice Giovanni: “Figlia mia, non ero io, ma il Salvatore Gesù. Egli si è servito del mio Amore, e così hai vissuto il Prodigio del Suo Amore”.
16. Dice Lidia, tenendo ancor sempre Giovanni con le mani: “Sì, è anche la stessa voce, e credo alle tue parole proprio così come ho creduto a quelle quando tu stavi al mio letto. Soltanto, vorresti spiegarmi questo miracolo? Un miracolo, infatti, è e rimane comunque un miracolo. Sii cordialmente benvenuto, ed anche tu, caro Giulio. Come posso mai ripagare il debito che ho nei tuoi confronti?”.
17. “O Lidia, vuoi tu considerarti soltanto come debitrice? Ciò che Gesù, il Salvatore vivente, ci da nel Suo Amore, non lo dobbiamo considerare come qualcosa che fa di noi dei debitori, oppure consideri anche l’amore dei tuoi figli come qualcosa che pretende l’estinzione del debito? Mai e poi mai, poiché l’amore proveniente dall’Amore di Gesù genera nuovamente amore, e quello che noi abbiamo vissuto era, è e rimane Amore”.
18. Risponde Lidia: “Giulio, ti ho sempre considerato in segreto come un piccolo fanatico dell’amore, ma oggi ho avuto la dimostrazione attraverso di te, caro messaggero di Dio, poiché non sei altro, che mi sbagliavo”.
19. Così nella casa del ricco romano si ridesta una vita tutta nuova. Prima viene guidato il sacerdote alla Fonte vivente, ed ora è facile per Giovanni rendere sempre più viventi tutte le comunità, in ed intorno a Sarde, mediante la vivente Grazia del Signore, Grazia che si rivela sempre di più.
20. Giulio prosegue oltre, ma provvede ancor sempre per Giovanni. Questi ha ora un carro ed un servitore che deve provvedere soltanto per il tiro. Questo vecchio servitore adora il suo nuovo padrone come un messaggero proveniente dai Cieli.
[indice]
۞
In Filadelfia, Giulio e Costantino precedono Giovanni
1. Così le comunità sono nuovamente portate al vecchio ordine, e Giovanni si mette in viaggio verso Filadelfia. Già per strada può operare molto, infatti, la sua fama lo precede veloce. Nelle locande e nelle piccole comunità il Vangelo del Salvatore Gesù diventa di nuovo vivente nell’antica forza, e sembra che tutti i romani conoscano Giovanni. Questa è l’opera di Giulio e di Costantino. In Filadelfia è ricevuto come un vescovo, e le scuole come anche le sinagoghe sono stracolme. I cristiani pagani sono in numero molto maggiore dei cristiani giudei, ma ovunque regna la stessa brama per la vera consacrazione e per le nuove Promesse.
[indice]
۞
Giovanni in Laodicea
La guarigione dei lebbrosi
1. Giovanni si ferma molti mesi in Filadelfia; poi fa ancora un viaggio a Laodicea ed incita le comunità del luogo ad una nuova attività con il suo Amore tutto vivificante. Anche qui si è introdotta una mancanza di entusiasmo, e per questo non è guarito quasi più nessuno dai fratelli. Giovanni, che è disposto in tutta serietà a bandire ogni tiepidezza, all’inizio si procura molti avversari presso i cristiani giudei. I cristiani pagani però mostrano fervore grande e questo viene magnificamente ricompensato.
2. Là vivono parecchi lebbrosi in un piccolo angolo remoto della Terra, ed i pagani convertiti si sono posti il dovere di risparmiare ai poveretti l’accattonaggio. Si distingue soprattutto un venerabile vegliardo con un amore toccante e perciò è evitato per paura che possa contagiare qualcuno. Egli stesso sembra essere immune alla terribile malattia; perché quando porta pane e frutta ai lebbrosi, si ferma sempre alcune ore con loro e testimonia volentieri del Salvatore e Redentore, il Quale ha riscattato e cancellato tutti i peccati con il Suo Sangue, e prega molto con loro. Le sue preghiere sono toccanti, e ciò nonostante nessuna è esaudita.
3. Ora anche Giovanni sente di questo vecchio fratello. In breve decide di cercarlo. A molti non sta bene che faccia una visita a questo tipo stravagante, come lo si chiama; ma Giovanni non se ne cura, in lui c’è un santo impulso. S’intrattiene a lungo con l’anziano e domanda perché non osa imporre le mani ai suoi protetti.
4. “Posso dunque questo?”, – chiede il vecchio. – “Non è per me abbastanza benedizione sapere che il Salvatore è anche il mio Redentore? Posso ancora di più? Perché quello che io spero, deve essere ottenuto con la preghiera”.
5. Giovanni abbraccia questo vecchio fratello e gli dice: “Hai ragione, fratello mio, ma pregare e pregare non è la stessa cosa. C’è un’enorme differenza se fai di te un mendicante oppure un servitore. Hai ancora bisogno di chiedere a Dio un Amore più grande? Non ti è rivelato sempre di più giornalmente l’Amore di Dio, e tu taci a morte tutti gli ammonimenti ed impulsi interiori? Oh, fratello mio, grande è il tuo amore, ma l’Amore di Dio è mille volte più grande. È così grande che può essere immaginato soltanto da un figlio amante. Tu credi bensì all’Amore liberatore che Dio ha rivelato attraverso Gesù Cristo, ma non sei ancora venuto alla consapevolezza che con questa fede non sei diventato soltanto un servitore, ma sei stato accolto nella comunità dei santi.
6. Può darti Dio una dimostrazione più grande di quella che sperimenti giornalmente? In mezzo ai poverissimi malati non ti accade nessun malanno. Ciò nonostante tutti i fratelli ti evitano come un inguaribile malato, e tu sei diventato forte in questo. Il tuo amore non è la preghiera più meravigliosa, e non conosci tu la Parola pronunciata dalla Bocca del Salvatore quando disse: «Tutto quello che avete fatto ai poveri, lo avete fatto a Me!»? Perciò, fratello mio, non temere che potresti mai rattristare Iddio; perché Egli ha bisogno di te quale uno dei Suoi testimoni!”.
7. “Fratello mio”, – dice il vecchio a questo, e lacrime gli scorrono sulla barba, – “posso io quindi fare ciò che volevo già da lungo tempo? Che cosa m’importa di me! Volentieri volevo essere malato per gli altri, soltanto se gli altri potevano essere guariti, perché allora sarebbe cresciuta anche la loro fede”.
8. Risponde Giovanni. “Fratello, il tuo amore è un dono per il santo Dio e Padre, e perciò ti voglio benedire”.
9. Giovanni impone al vecchio le mani sul capo; sulle ginocchia egli riceve la consacrazione, e Giovanni dice: “Fratello, prendi questa Benedizione che l’Amore di Dio e del Padre ha reso vivente in me per te, e sorgi del tutto nello Spirito del più puro Amore del Salvatore. Tutti coloro cui imporrai le tue mani, devono essere benedetti, e tutte le malattie devono retrocedere per la Forza che scaturisce dal tuo cuore attraverso le tue mani. Ma tutto ciò che fai, fallo nel Nome del Signore Gesù, e fa divenire giornalmente vivente in te un ringraziamento ed una preghiera, affinché tu cresca ancora di più nell’amore, nella pace e nella forza! Non lasciarti più ingannare dai tuoi propri pensieri o dai tuoi deboli fratelli! Il Tuo Salvatore deve aver gioia nel tuo amore, e la tua gratitudine deve essere nuovamente gioia! Amen”.
10. Il vecchio completamente trasfigurato esclama: “Fatti abbracciare fratello, ciò che sento in me è indescrivibile. Ora so anche che Dio è diventato il mio eterno e santo Padre e tutti gli uomini sono ora fratelli miei. Oh, quanto mi sento bene e leggero nello stesso tempo. Gioite, miei poveri fratelli e sorelle, il mio Dio e Padre deve essere anche il vostro, e tutti devono sperimentare l’Amore e la Grazia come l’ho sperimentata io adesso!”.
11. Giovanni è felice di quest’amore, egli sa che non ha consacrato un indegno per la grande Opera dell’Amore.
12. Già il giorno dopo c’è una grande agitazione, perché il vecchio, che era considerato come un originale, porta tutti i malati quali guariti dal sacerdote affinché vengano assolti e possano di nuovo vivere tra gli uomini. La prima visita bisogna che sia a Giovanni, ed una grande folla di curiosi si unisce a loro. Giovanni suppone la loro venuta e li attende con cuore gioioso.
13. Dice il vecchio: “Fratello, qui ti porto il primo frutto dell’Amore e della Grazia ricevuta ieri: ti prego, benedicili tutti e lasciati d’ora in poi chiamare padre!”.
14. Giovanni li benedice tutti e dice: “Figlioletti, prendete la mia benedizione che l’Amore del Padre ha fatto maturare in me per voi; sorgete del tutto nello spirito di un figlio che conosce soltanto un grande desiderio: amare il Padre sopra ogni cosa e tutti gli uomini come se stesso. Lasciate dimorare tra voi l’Amore, e risvegliate la Via dall’Amore per l’Amore. Rimanete fedeli a quest’Amore; allora anche il santo Padre ricompenserà la vostra fedeltà e vi fortificherà sempre di più per il servizio dell’Amore. Amen”.
15. Questo suscita un’agitazione fra i cristiani giudei. Un sacerdote accusa Giovanni di parzialità, egli porta rancore perché proprio il vecchio originale, il fanatico, è stato risvegliato a questa Forza.
16. Ma Giovanni dice: “Fratello, nessuno ancora ha impiegato quest’Amore come il vecchio fratello; ma ciò che è dato a lui, può essere dato ad ognuno. Perché non vi sforzate di afferrare l’Amore anche voi? Temete ben di commettere un peccato, ma ciò nonostante i vostri cuori si sono induriti; oltre a ciò in e tra voi è cresciuta una tale indolenza che l’eterno Amore sente per voi soltanto dolore. Che cosa avete fatto di Gesù? Soltanto un servitore dei vostri peccati ed un vaso dei vostri bassi sentimenti. Questo Gesù, però, con il Suo Amore e con la Sua sofferenza e morte, ci ha portato soltanto la via ed i mezzi per diventare un figlio del grande Amore di Dio. I mezzi e la via si chiamano umiltà e amorevole dedizione. Non vi faccio nessun rimprovero ed anche non vi condanno, ma una cosa vi dico: chi invidia ad un tale figlio benedetto i successi della sua fede e dell’amore, dovrà cercare a lungo prima che trovi di nuovo un Salvatore che gli appiani le vie nell’eterna casa del Padre. C’è ancora tempo, e perciò rivolgo anche a voi la chiamata e la preghiera: amatevi l’un l’altro, affinché su di voi si stenda un Cielo nel quale tutti coloro che vi dimorano, si sentano quali benedetti e quali figli!”.
17. Giovanni ora sperimenta in tutte le comunità che visita, la vita crescente; ma anche le avversità contro di lui diventano sempre più grandi.
18. Di nuovo sono i romani che temono per lui e gli consigliano di essere più prudente. Giovanni sorride di tutto questo. La sua fama aumenta sempre di più, ma anche i pericoli che lo minacciano.
[indice]
۞
Giovanni protetto dagli amici romani su Patmos
1. Giulio va a Roma in missione speciale. Passano molti mesi prima che ritorni, e senza grande preparazione Giovanni viene portato dai romani su un’isola che non deve lasciare.
2. Su Patmos vive ora la sua vita del tutto al servizio del Signore e per gli uomini. Gli angeli del Signore lo servono visibilmente e gli rivelano le Benedizioni dei beati ed i tormenti degli infelici. Allo stesso modo l’angelo gli rivela la storia degli uomini, degli spiriti e di tutti i Cieli, e non gli è più nulla d’ignoto di tutto questo. Il Cielo e la Terra sono tutt’uno in lui, e soltanto una beatitudine lo anima: l’Amore del suo Gesù, del suo Amico, Fratello ed eterno Padre.
3. Quando dopo anni può lasciare l’isola, lo si deve costringere a farlo; la sua vita, infatti, ha raggiunto il totale adempimento. Negli anni venienti si fa guidare oppure portare, quando si tratta di servire. È diventato un padre per tutti e chiama ‘figli’ tutti i suoi fratelli e sorelle.
4. Le sue prediche sono brevi, e concludono sempre con le parole: “Figlioletti, amatevi! Amatevi! Perché siete tutti figli di un Padre nel Cielo e si può rivelare veramente soltanto mediante l’Amore e la Magnificenza dell’eterno Padre”.
[indice]
۞
Sua dipartita
1. Di circa cent’anni è la sua età, ed il suo morire è un risorgere a nuova vita per il Cielo, Cielo che egli contemplava tanto spesso. A nessuno viene tuttavia il pensiero che la morte del loro amato padre Giovanni avesse portato loro dolore. Giovanni, infatti, continua a vivere in tutti i suoi contemporanei come loro padre, amico e fratello.
2. I romani continuano a proteggere l’eredità del fedele testimone, e dalle sue Rivelazioni gli uomini imparano ancor sempre fino al tempo attuale, perché mai essi sono potuti entrare nella vita dell’Amore così come il discepolo che stava più vicino al Signore, e perciò egli comprendeva meglio di tutti il Signore e Maestro.
3. Così egli visse una vita come un discepolo del Signore, come un servitore dell’eterno Amore e come sacerdote del grande Maestro dell’Amore, il quale voleva trapiantare il Suo Amore in tutti i cuori quale Vita eterna, affinché tutta la vita dei Suoi Figli diventasse una Vita unica ed eterna.
*****
***
*
FINE
Dio dimora in noi
Cos’è, figlio Mio, che ancor ti devo
dare?
Cos’è ciò cui tutta la tua brama dà
valore?
Ricevesti da Me pur la Mia Vita,
in modo che colmasse il tuo petto
filiale!
Ben tu vivi ancora come dalla Mia mano,
e ricevi come dall’esterno il cibo che
l’anima tua
nella Mia Parola ha trovato,
per curare il tuo nocciolo di Vita
interiore!
Tu sei diventato ‘la
Mia Parola’ da Me proveniente,
porti in te più – che: ‘la Parola esteriore’
che attraverso le Porte del Cielo a voi scaturiva
verso il tuo luogo della vita terrena.
Io vivo ancora! Sebbene per voi morii!
Nel cuore del figlio culmina ora la Mia Vita.
Nel figlio perciò sta il Regno Mio santo,
là solo mediante dolore e sacrificio vien partorito.
Ciò che Io a voi un giorno dissi,
devi tu in te stesso trovarlo adesso!
Perciò, attento, ascolta il battito del tuo cuore
e silenzioso apri a me le porte,
affinché dall’interno ti porga la Mia mano
e possa a te parlare dal tuo interiore!
Allora diventi tu angelo da Me mandato
con la filiale semplice preghiera di vera Vita.
Poi non ho più nulla a te da dare!
Persevero pregando, amando, silenziosamente.
In te voglio, quale Gesù, vivere,
affinché il Mio Piano s’adempi completamente!
Di aprirvi il Mio eterno Regno – era la Morte Mia,
affinché potessero vivere di nuovo anche i peccatori.
Se lo puoi afferrare, diventa per Me un’aurora,
poiché nel figlio – ho Io la ‘Mia Vita’ ritrovato!
Mi diedi a voi figli – carcerato,
‘La Mia
Scintilla divina’ che Io lascio
splendere
nella vostra anima, testimonia
dove Io dimoro ancora – come Prigioniero!
Date ora, figli, al Mio Spirito, ascolto,
ed apriteGli nella vostra anima le porte,
scorre anche al mondo esterno il Mio oceano d’Amore,
ed a Me inni di Vittoria esultano in coro.
[Otto Hillig]
* * *
[indice]
[Home Seltmann] - [home sito]
[1] In casa di Giuseppe, oltre
i suoi cinque figli avuti dalla prima moglie (Gjoel, Joses, Samuel, Simeon e
Jakob [Giacomo]) e Gesù, vivevano anche cinque ragazze che gli erano state
affidate da bambine in Egitto da Cirenio prima del loro ritorno a Nazareth
(vedi “Infanzia di Gesù” di Jakob Lorber - cap. 245,13)
[2] Barnaba è quel sacerdote che, quando Gesù dodicenne andò al tempio, dopo una disputa religiosa, si ritrovò con due orecchi d’asino. Vedi “I tre giorni nel tempio” di Jakob Lorber al cap.16. Diventerà un seguace di Gesù.
[3] Giulio è un comandante
romano fratello di Cornelio che ha conosciuto Gesù quando Questi aveva 25 anni.
– (Vedi Libretto II cap. 2 e 3 e tutto il Libretto III)