Copy©right by Lorber verlag - Bietigheim/Wűrtt. (D)

 

Scene deliziose della Vita Terrena di Gesù

Ricevute in visione da Max Seltmann

Libretto  XXII

 

Giovanni l’apostolo in gioventù con Gesù

( I Parte )

 

Vita di Giovanni dai 17 anni insieme a Gesù di 22 a Bethsaida sul lago Genezareth

Gesù è signore della tempesta

 

 

 

 

INDICE

 

 Cap. 1      La sacra famiglia a Gerusalemme nel giorno di Pasqua

 Cap. 2      Gesù e Giovanni in Betania

 Cap. 3      Giovanni a Nazareth per ordinare un lavoro agli amici carpentieri

 Cap. 4      Giovanni salva suo fratello Giacomo e Gesù lo rinviene

 Cap. 5      Notte tempestosa a Bethsaida – Riparazione dei danni

 Cap. 6      Giovanni celebra il Sabato con Gesù sul monte

 Cap. 7      Presso il greco per il soccorso ai danneggiati

 Cap. 8      Afferrare con tutto il cuore Gesù, ma con l’interiore

 Cap. 9      Il cambiamento di Giovanni

 Cap. 10    Malattia e morte del greco

 Cap. 11    Gesù e Salomé – Tempesta in Kapernaum

 Cap. 12    Da Ermes, il figlio del greco – Giovanni di Sabato ha una visione

 Cap. 13    Il predicatore Giovanni Battista attira anche i pescatori di Bethsaida – Gesù inizia il suo Magistero

 

 

Personaggi

 

 Ermes         il figlio più anziano di un greco amico di Zebedeo

 Giacomo     figlio di Giuseppe, il padre adottivo di Gesù

 Giacomo     figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni l’apostolo

 Gioel          il figlio maggiore dei figli di Giuseppe dalla prima moglie

 Giuseppe    il padre adottivo di Gesù

 Jonathan    un pescatore di Bethsaida amico di Zebedeo

 Lazzaro      ricco possidente padrone di Betania

 Maria         madre di Gesù

 Salomé       madre di Giovanni

 Sarah          una abitante di Bethsaida

 Simone       (di Cana) un pescatore amico di Zebedeo

 Simone       figlio di Jonathan

 Tobia          un vecchio lavorante in Betania

 Zebedeo      padre di Giovanni (di Bethsaida)

 

 

 

 

۞

Cap. 1

La sacra famiglia a Gerusalemme nel giorno di Pasqua

                         1.      Nella locanda di Lazzaro in Gerusalemme c’è un movimento che si è abituati a vederlo soltanto in importanti giorni di festa. Anche se il gestore è un uomo gentile e sempre premuroso, in questi giorni non gli è in ogni modo possibile assecondare tutti i desideri.

                         2.      Tra gli altri sono arrivati anche pescatori da Bethsaida stanchi ed affamati, ed ora sono messi a dura prova prima che si possa dar loro qualcosa da mangiare.

                         3.      Zebedeo è assai dispiaciuto per questo, ma sua moglie Salomé[1] lo calma: “Come puoi essere dispiaciuto, anche agli altri non va certo meglio; guarda Giuseppe di Nazareth, come siede tranquillo con sua moglie ed attende paziente!”.

                         4.      “Dov’è il vecchio, fedele Giuseppe? Non l’ho ancora per nulla notato; sarebbe stato bello se fossimo venuti qua insieme. Speriamo di poter tornare insieme, perché io ho ogni sorta di desideri da esporgli”.

                         5.      Nuovamente la moglie lo ammonisce: “Zebedeo, ora siamo nella città di Dio; allora si lasciano a casa i propri desideri personali”.

                         6.      Nel frattempo la maggior parte si è satollata. Soltanto adesso gli ospiti si guardano bene intorno ed avviene un cordiale salutarsi pieno di gioia sul rivedersi.

                         7.      Salomé, che Maria, la moglie del vecchio Giuseppe ancora non conosce, è sorpresa della grazia che si sprigiona dalla giovane donna, e la conseguenza è che le due donne ora non si separano più. Zebedeo deve pazientare più a lungo prima di potersi trattenere con Giuseppe, infatti, il vecchio carpentiere è una personalità molto conosciuta e ben vista. Anche i figli di Giuseppe hanno trovato amici, altrettanto i figli di Zebedeo, e perciò non sono presenti al saluto.

                         8.      Così si fa molto tardi prima che possa essere consumata la cena, perché sono troppi che devono essere rifocillati. Stanchi si coricano poi nelle stanze assegnate. Dopo la lunga marcia si ha un gran bisogno di riposo.

                         9.      Di buon mattino va un po’ meglio, e in occasione della colazione si approfondisce la conoscenza, Giuseppe con sua moglie e Giacomo e Gesù, Zebedeo con sua moglie, Giacomo e Giovanni. I due Giacomo si associano presto l’un l’altro, altrettanto Gesù e Giovanni. Dopo la colazione le due famiglie s’incamminano per andare al tempio, e così i gruppi rimangono insieme anche sulla via che porta alla loro meta.

                       10.   Maria manifesta a Salomé la sua preoccupazione a causa di Gesù: le sarebbe riuscito soltanto a gran fatica portarlo qui con loro; in genere tutto il comportamento e l’operare di suo figlio è per lei un gran mistero. In tutto Egli è ubbidiente e volonteroso, soltanto in cose della fede non Lo si comprende; in questa Egli ha i Suoi propri pensieri ed interpretazioni.

                       11.   Dice Salomé: “Ma Maria, Egli è pur tuo figlio, ed insegnarGli l’obbedienza deve essere certo possibile a Giuseppe! Che cosa deve essere se già adesso non riuscite a spuntarla con Lui, come v’immaginate il futuro?”.

                       12.   Maria piange e dice: “Non osiamo nemmeno pensarci; poiché appena vogliamo far valere la nostra opinione, Egli ci guarda con i Suoi limpidi occhi come se volesse penetrarci; poi per lo più va via di casa e ci abbandoniamo alla preoccupazione per Lui”.

                       13.   “Ma, Maria!”, – s’indigna Salomé. – “Questo non è accettabile! Che cosa ne dicono i vostri sacerdoti?”.

                       14.   “Essi sono impotenti tanto quanto noi, chi cerca di ottenere qualcosa da Gesù con rigore, è punito. Oh, quale disperazione è talvolta questa situazione, e nonostante tutto noi pensavamo che Jehova Lo avesse chiamato per qualcosa di Grande. Quali cose meravigliose abbiamo vissuto con Lui, ed ora la Sua bocca rimane silenziosa; soltanto i Suoi occhi parlano insistentemente”.

                       15.   Ora si avvicinano al tempio. Le persone affluenti in massa da tutte le parti spingono verso l’ingresso. Il vestibolo ed i posti vicino agli altari del sacrificio sono gremiti. Le due famiglie sono separate. Gesù e Giovanni rimangono però insieme. Gesù già per via ha esternato la sua ripugnanza sulle attività nel tempio, cosicché Giovanni si spaventa.

                       16.   “Ma, Gesù, rifletti!”, – ammonisce egli l’amico. – “Tu parli del tempio, la casa in cui dimora Jehova! Come puoi parlare così negativamente dei sacerdoti?”.

                       17.   “Mio Giovanni, aspetta solo finché siamo nel tempio. Allora Io ti aprirò gli occhi ed essi ti mostreranno cose che neanche a te piaceranno”.

                       18.   Così anche avviene. Già l’entrata è tutt’altro che solenne. Là muggiscono bovini e belano pecore ed agnelli, e per terra c’è una melma che non è possibile tenere i piedi puliti. Alla fine entrambi sono giunti agli altari del sacrificio; là è completamente peggio. Questi non sono sacerdoti, bensì brutali macellai, i quali, spietati, con affilati coltelli tagliano la gola alle impaurite belanti pecore ed agnelli, poi gettano sull’altare di fuoco i corpi pulsanti degli animali morenti.

                       19.   Allora Gesù dice: “Giovanni, credi tu che Jehova abbia compiacimento in questo? – Vorrei porre una fine a tutti i sacrifici; non sta scritto: «Il giusto ha pietà del suo bestiame; ma il cuore dell’empio è spietato!»?”.

                       20.   “Gesù, questo però non ci deve preoccupare! Mosè ha ordinato il sacrificio, e questo deve essere decisivo per noi. Quello che sente il singolo uomo non ci deve interessare, perché per questo sono responsabili i sacerdoti, ed essi sono i rappresentanti di Dio”.

                       21.   “Giovanni, ancora ti devo lasciar stare, ma Io ti domando: che cosa senti tu con questo sacrificio?”.

                       22.   “Gesù, anch’io preferirei che questa nostra visita nel tempio provocasse una disposizione d’animo solenne, ma non si tratta di noi, ma dell’adempimento della Volontà di Dio”.

                       23.   “Io sono di un’altra opinione, Giovanni; sulle Vie del Signore mi può dar gioia soltanto ciò che dà gioia anche al Signore, tale e quale però ciò che m’incute ripugnanza, sarà ripugnanza anche per il Signore”.

                       24.   “Non ti capisco, caro Gesù; cosa dicono poi i tuoi genitori sulle tue opinioni?”.

                       25.   “Caro Giovanni, proprio questa è per Me la cosa peggiore, perché non ne posso nemmeno parlare. Se ho una preghiera, allora è questa: vieni, lasciamo il tempio! Troveremo un luogo nel quale staremo meglio”.

                       26.   “No, Gesù, quando padre e madre mi chiederanno dove e come abbiamo passato questo giorno, essi sarebbero molto rattristati se poi dicessi a loro la Verità, ed io non posso mentire”.

                       27.   “Non voglio farti pressione, Giovanni, ma Io non posso rimanere qui, perché tutto questo Mi è ripugnante”.

                       28.   Così Giovanni rimane solo, ma è strano, da quando Gesù lo ha lasciato, anche a lui tutto ripugna, e così cerca i suoi genitori. Già il giorno sta tramontando quando finalmente egli li trova. Sulla via verso la locanda, Salomé gli domanda dove fosse Gesù.

                       29.   “Non lo so, madre. Gesù ha lasciato il tempio già il mattino presto con la motivazione che l’intera attività lo ripugna, ed avrebbe cercato un luogo dove poter star meglio”.

                       30.   “A questo punto io sono senza parole. Prima i suoi genitori con Lui ed i Suoi fratelli intraprendono il lungo viaggio fin qui, e poi Egli si cerca un luogo dove poter star meglio!?”., risponde Salomé –

                       31.   Gesù viene per la cena con Occhi raggianti; Maria tace, ma Salomé Gli dice: “Caro Gesù, Tu sei ora nell’età in cui si deve essere più giudiziosi. Questo non è un modo di fare: prima intraprendi il lungo viaggio con i genitori ed i fratelli, ed ora il tempio Ti è un luogo dove tutto ti disgusta; sta attento che Jehova non Ti punisca”.

                       32.   “Madre Salomé!”, – risponde Gesù. – “Credo di conoscere Jehova meglio di te e voi tutti; sarebbe meglio che vi sforzaste di più per la Sua Volontà, che per l’adempimento dei ciechi precetti dei sacerdoti, i quali evidentemente non conoscono più la Volontà di Jehova”.

                       33.   Allora dice Salomé: “O Maria, ora comprendo il tuo travaglio; ma per l’amor di Jehova, che cosa succederà? Gesù, Ti prego, dimmi: che cosa sarà di Te? Non puoi essere così infame che non senti la sofferenza ed i dispiaceri dei Tuoi genitori”.

                       34.   “Più di voi tutti, cara Salomé, ma devo ubbidire più a Dio che agli uomini e non posso aver riguardo delle debolezze del Mio prossimo, anche se essi sono i Miei più cari. In Me tutto è chiaro e luminoso; per questo vado per la Mia strada, perché non posso fare diversamente. Ma non voglio essere la pietra d’inciampo tra voi; perciò vado a cercare il Mio giaciglio, e Giacomo vi potrà spiegare parecchie cose. Buona notte, la Pace di Dio sia con voi!”.

                       35.   Al mattino dopo nessuno tocca l’argomento del giorno precedente, soltanto Gesù dice a Giuseppe in presenza degli altri: “Io vado a Betania e vi rimango. Dal momento che la via conduce tutti voi lì, Io ti prego, padre Giuseppe, prendi lì alloggio, da Lazzaro, che tu conosci molto bene, recherete una gran gioia. Se possibile, convinci anche Zebedeo con i suoi cari a prendere alloggio, Io so: per tutti voi sarebbe di benedizione”.

                       36.   “Gesù, poiché lo chiedi, lo voglio fare, e perché sento che anche Tu hai bisogno di una gioia. Va tranquillo avanti ed annunciaci”.

                       37.   Allora Gesù Si rivolge a Salomé e dice: “Mi rivolgo a te, madre Salomé; permetteresti tu che Giovanni venga già oggi con Me a Betania? Sii così buona e vieni incontro alla mia preghiera”.

                       38.   Salomé chiede a suo marito che cosa ne pensasse; costui dice: “Senz’altro, se Giovanni lo vuole!”.

                       39.   Ed egli vuole; perciò anche si mettono in marcia. Giovanni domanda: “Dove sei stato ieri tutto il giorno? Ho vissuto ore terribili nel tempio”.

                       40.   “Sono stato in Betania dalle due sorelle Marta e Maria, le quali Mi hanno pregato di ritornare oggi; perché Io lì non sono forestiero”.

[indice]

 

۞

Cap. 2

Gesù e Giovanni in Betania

                         1.      Tra animati discorsi sono presto arrivati a Betania e qui ricevono un affettuoso benvenuto. Le sorelle portano i due in una grande stanza e dicono: “Cari fratelli, per il momento dovete accontentarvi di noi, perché nostro fratello ritorna soltanto verso mezzogiorno. O Gesù, quanto siamo felici che hai reso possibile visitarci anche oggi. Nostro fratello si rallegrerà”.

                         2.      “Sì, Maria, e domani vengono i Miei genitori e per giunta i genitori di Giovanni. Li ho invitati perché sapevo che ne sareste stati contenti”.

                         3.      Dice Maria: “Gesù, mio fratello ha una stima particolare per Te, e questa proviene ancora da nostro padre. Lo sai che i Tuoi genitori circa 10 anni fa sono stati qui a Betania[2] con Te? Lazzaro ne parla spesso, perciò avrà una grande gioia se essi vengono qui”.

                         4.      Giovanni è impacciato, tanto è colmo di gioia; ma come Gesù si muove fra le due donne, questo dà a lui da pensare. Che Uomo è dunque Gesù, è sempre il suo pensiero. Ma Gesù è lieto oltre ogni misura e le due donne con Lui. Giovanni anche non s’inquieta perché Gesù non ha nessuna attenzione per lui, al contrario, egli è contento che lo si lasci nell’ombra.

                         5.      Molto prima di mezzogiorno arriva Lazzaro; con mani alzate egli va da Gesù e dice: “Non potevi darmi una gioia più grande, mio caro Gesù, con la Tua visita, e così a Betania sentitevi come a casa. Avete certamente invitato qui anche i vostri genitori, io, infatti, ho veramente nostalgia del vecchio Giuseppe!”.

                         6.      “Lazzaro, Io sapevo della tua gioia, perciò ho invitato i genitori Miei e quelli di Giovanni; saranno qui domani a quest’ora”.

                         7.      “Gesù, con Te posso parlare del tutto liberamente, non vorrei rattristare il Tuo amico”.

                         8.      “Fallo sempre, caro Lazzaro, non si parla di un rattristare; al massimo in lui accrescerà ancora il conflitto interiore, e questo lo potremo superare”.

                         9.      Dice Giovanni: “Caro Lazzaro, se tu hai da discutere qualcosa con Gesù, fallo pur sempre; io andrò a guardare un po’ in giro in Betania. Io con Gesù non riesco a venire subito in chiaro, Egli mi da troppi misteri”.

                       10.   Allora Lazzaro sorride, mette le due mani sulle spalle di Giovanni e dice: “Mio giovane fratello ed anche amico, non sei l’unico al quale succede così; ma il tempo, il grande e portentoso tempo, porterà chiarimento. Ricorda ciò che ti dico oggi: chi possiede Gesù come Amico, ha un Tesoro nel Cielo e sulla Terra”.

                       11.   “Lazzaro, ti ringrazio per queste parole, ma anche questo non riesco a comprendere. È qualcosa del tutto nuovo ciò che io vivo con Lui, sento il suo Amore, sono attratto da Lui e questo è per me inafferrabile; ma se Lo sento parlare, allora non oso replicare qualcosa”.

                       12.   “Giovanni, così come succede a te, succederà ancora a milioni, e perciò lascia parlare il tempo, è ancora tutto troppo giovane”.

                       13.   Lazzaro va ora fuori con Gesù da solo nelle piantagioni, mentre Giovanni rimane presso le donne; Lazzaro vuole essere di ritorno entro un’oretta.

                       14.   Egli dice: “Gesù, ieri non ho potuto parlare con Te su ciò che mi agita. Soltanto questa notte tutto mi è ritornato in mente, e così Ti domando: caro Gesù, Ti sono rimaste le Facoltà che 10 anni fa si manifestarono nel tempio in e presso di Te? Ti prego, sii aperto e non lasciarmi all’oscuro!”.

                       15.   “Lazzaro, poiché hai chiesto una risposta completamente aperta e sincera, devi anche ricevere una risposta aperta e sincera. Sì, le facoltà sono rimaste, anzi sono diventate ancora maggiori; ma ascolta: il Mio tempo non è ancora venuto! In Me molto si deve purificare, ancora molto nobilitare e familiarizzarsi col Divino. Ma per darti la dimostrazione che io sono Colui sul Quale anche tu poni la tua speranza, allora tutto questo monte deve essere coperto con alberi d’ulivo! Così come Io cresco nella Mia Missione, così devono crescere anche questi alberi, e quando avrò raggiunto la maturazione, questi alberi ti dovranno portare i primi frutti! Taci però davanti ad ognuno e sii già oggi in chiaro: il Messia veniente deluderà molti.

                       16.   Tu però crediMi già oggi: il Messia veniente fonderà un Regno che sarà la Salvezza per tutti gli uomini. Ma se posso presentarti una preghiera allora sia questa: non intraprendere nulla affinché non ti perda, ma tu rimanga fedele a Dio ed anche a te. Non parlarne nemmeno con il Mio terreno padre adottivo, perché si deve evitare ogni costrizione. Ed ora vieni a vedere la tua futura piantagione di ulivi, ma non parlarne con nessuno!”.

                       17.   Entrambi vanno ora verso il monte degli ulivi. La boscaglia là è diminuita ed ovunque stanno piccoli alberi da ulivo così come Lazzaro lo aveva sempre desiderato; gli era soltanto mancata la gente per l’esecuzione di questo desiderio.

                       18.   “Gesù, questo però è certo un miracolo, proprio così l’ho desiderato! Come Ti è stato possibile tutto questo?”.

                       19.   “Lazzaro, non voler sapere tutto anzitempo; perché per comprendere questo, ti manca ancora la maturazione. Ricorda sempre che per Dio nessuna cosa è impossibile, e così vogliamo ritornare a casa”.

                       20.   Le due sorelle vanno già in cerca dei due, perché il pranzo è pronto.

                       21.   Giovanni non si è annoiato perché le due donne hanno avuto tanto da raccontare e da domandare su Gesù, ma da lui non hanno potuto sapere null’altro che: “Gesù è per me un mistero”.

                       22.   Dopo il pranzo Lazzaro prende i suoi due ospiti e li porta fuori nelle piantagioni, ed entrambi seguono con vivo interesse i ragionamenti di Lazzaro. Quando arrivano dal vecchio Tobia, rimangono lì più a lungo. Giovanni si meraviglia come l’uomo già vecchio si leghi così intimamente con Gesù. Il pomeriggio passa veloce; quando ritornano di nuovo a casa sono arrivati degli ospiti, vecchi amici della casa di Lazzaro.

                       23.    Dopo cena si svolge un animato scambio d’idee, che Giovanni però non riesce a seguire. Tutto questo è per lui troppo alto o troppo profondo. Si meraviglia però che le due sorelle mostrino un così vivo interesse.

                       24.   Il giorno dopo verso mezzogiorno arrivano Giuseppe e Zebedeo con i loro congiunti. La gioia è grande per tutti, soprattutto sono particolarmente toccate Salomé e Maria dalle premure che le due sorelle mettono in opera in questo giorno. Lazzaro ora si dedica completamente agli ospiti, ma riconosce subito che Giuseppe è diventato un altro. Sulla scottante domanda: “Che cosa è successo con Gesù?”, con Giuseppe non si viene per nulla in dialogo, ma lascia raccontare a Maria che cosa hanno vissuto nel tempio. Lazzaro aveva sperato di più dalla visita, ma uno sguardo a Gesù gli dice più d’ogni discorso.

                       25.   Il viaggio di ritorno produce molti inciampi, poiché Salomé non si dà per vinta al pensiero di lasciare a Gesù il Suo libero sviluppo. Lei è sempre dell’opinione: i figli si devono sottomettere ai genitori! – e Gesù non intende ragione.

                       26.   Il vecchio Giuseppe è contento di essere con i suoi nuovamente a Nazareth; egli dice: “Mai più andrò a Gerusalemme! – avevo sperato di più da questo viaggio, ma sto meglio se tutti mi lasciano in pace!”. –

[indice]

 

۞

Cap. 3

Giovanni a Nazareth per ordinare un lavoro agli amici carpentieri

                         1.      Passano due anni, allorché Giovanni viene a Nazareth per parlare con Gesù. Sua madre Salomé gli ha dato l’occasione. Le maldicenze su Gesù, lo scemo ed idiota, non vogliono cessare. Dei pescatori diffondono tali dicerie, e sono sostenute le cose più incredibili.

                         2.      Una violenta tempesta ha danneggiato fortemente la casa e le stalle di Zebedeo, e così Salomé manda Giovanni come messaggero a Nazareth, per pregare Giuseppe di venire a Bethsaida con alcuni dei suoi figli.

                         3.      Giuseppe s’impegna, ma ci vorrà un po’ di tempo prima di essere pronto.

                         4.      Giovanni rimane due giorni, ma in questi due giorni Gesù è diventato per lui ancora più incomprensibile. Perciò Gli dice: “Gesù, io non sono certo cieco e vedo ad occhi aperti come stanno le cose da voi. Quanto mi sono rallegrato quando mia madre mi ha mandato da voi, ed ora sono triste per il Tuo comportamento. Perché non parli? Tua madre soffre sotto il tuo mutismo, e su di te si sentono le cose più incredibili”.

                         5.      “Caro Giovanni, tu giudichi secondo l’apparenza e non secondo la vera Essenza”.

                         6.      “Gesù, io non avrei menzionato nulla di questo se da voi avessi trovato tutto in ordine; ma non ti accorgi dunque che tua madre brama ardentemente una Tua Parola? Tu puoi parlare; l’ho visto in Betania, e lì hai mostrato anche gioia. Perché qui sei così taciturno? Ti prego, dammi una risposta; a casa vorrei dare una buona immagine di Te, presso mia madre, infatti, Tu non stai in nessuna alta considerazione”.

                         7.      “Mio Giovanni, ciò che il mondo dice e ritiene di Me, Mi è del tutto indifferente; ma non Mi è indifferente ciò che ne pensa Dio, e perciò la gente può dire ciò che vuole; Io vado per la Mia strada, strada che Dio Mi mostra”.

                         8.      “Gesù, Tu non vai però in nessuna sinagoga, non T’incontri con nessun sacerdote; non hai frequentato nessuna scuola; dimmi: come puoi dimostrare davanti a Dio e tutto il mondo che Dio è la Tua Guida? Io non Ti posso capire. Quando sono a casa, muoio quasi di nostalgia per Te, ed ora che sono qui, Mi respingi con il Tuo modo di fare. Perché non vuoi dare ascolto ai desideri della tua buona madre?”.

                         9.      “Mio caro Giovanni, non posso dirti altro; non è ancora tempo di parlarne. Sarei felice se ti sforzassi di comprendere Me ed il Mio Comportamento. Se soltanto avessi un singolo uomo che Mi comprendesse, allora Mi sarebbe molto più leggero. Certo, molti Mi donano il loro amore, ma a Me preme che essi vengano con Me e diventino una cosa sola con Me, affinché la Meta a Me prefissa venga tanto prima raggiunta”.

                       10.   “Gesù, ora già non Ti capisco più! Parli di un’alta meta; questa non l’abbiamo tutti? Nel tempio non Ti stanno aperte tutte le porte? O mio caro Gesù, tristezza mi colma quando Ti sento parlare così”.

                       11.   “Giovanni, tu credi che a Me sia estranea la tristezza? Io credo che difficilmente ci sia un secondo uomo che lotti e soffra come Me. Non ti direi mai questo se non sapessi quanto sei affezionato a Me, e così porta questo a casa dai tuoi genitori come consolazione: un giorno verrà il tempo in cui tutto sarà rivelato. Fintanto che non sarà ancora giunto, portaMi nel tuo amore, infatti questo afflusso di forza lo posso Io ben adoperare”.

                       12.   Con profondo dolore nel cuore, Giovanni torna a casa, vuol difendere Gesù, ma non trova le giuste parole, e nuove dicerie su di Lui giungono oltre il lago a Genezareth.

                       13.   Una sera arrivano Gioel, Giacomo e Gesù, per riparare la casa di Zebedeo. Gioel, colpito dalla gravità del danno, dice: “Qui non bastano i nostri sforzi, la casa deve essere quasi ricostruita. Hai almeno pronto abbastanza legno, Zebedeo?”.

                       14.   “Ecco, guarda, ho potuto procurare questo; forse posso procurarne ancora di più”.

                       15.   “È così grave?”, chiede Salomé preoccupata.

                       16.   Allora interviene Gesù: “Ma Gioel, non essere così preoccupato; ce la faremo, ed anche il legno è sufficiente”.

                       17.   “Come avviene che ad un tratto puoi di nuovo parlare; in verità già questo si potrebbe considerare un miracolo”.

                       18.   Dice Giacomo a Gioiel: “Fratello, taci! Quando parla Gesù, Egli agisce anche, e così io sono dell’opinione di rimettere tutto a Lui”.

                       19.   Ora Gioel domanda a Gesù: “Il fratello Giacomo pensa che dobbiamo rimettere tutto a Te; qual è la Tua opinione?”.

                       20.   “Gioel, se affidi a Me la costruzione, Mi darai una grande gioia. La voglio accettare sotto la condizione, che voi possiate tacere”.

                       21.   “Se Tu, Gesù, ci puoi promettere di fare tutto secondo il desiderio del committente della costruzione, allora vogliamo tacere”.

                       22.   “Bene, così sia, fratelli Miei, e così vogliamo metterci al lavoro; ma prima, vogliamo aiutare Zebedeo con la pesca? Il mare è assai inquieto”.

[indice]

 

۞

Cap. 4

Giovanni salva suo fratello Giacomo e Gesù lo rinviene

                         1.      Zebedeo si rallegra quando riceve tre aiutanti per la pesca; il mare è davvero molto mosso. Già quando le barche vanno al largo, le vele devono essere poste diversamente, e Giacomo, il fratello di Giovanni, facendo questo cade in acqua. Con l’alta marea, che nel frattempo è cominciata, la sua mancanza non è notata da tutti. Giovanni, per vero, è corso subito in aiuto di suo fratello, ma ci vuole tempo per raggiungere Giacomo che emerge continuamente. Alla fine lo afferra ed ora anche gli altri vedono che cosa è accaduto e si dirigono sui due lottanti nell’acqua.

                         2.      Zebedeo è il primo che può prestare aiuto. Giacomo è svenuto quando viene tirato in barca. Anche Giovanni lotta contro uno svenimento, ma si riprende presto. Zebedeo ritorna ora con la barca di nuovo nel porticciolo di casa e con lamento lo svenuto è portato dentro.

                         3.      Salomé è spaventata; velocemente interviene, e presto si è al punto che ci si può occupare dello svenuto. Gesù rimane in piedi di lato, e l’agitata Salomé Gli dice: “Perché non dai una mano; anche questo è il Tuo nuovo modo di agire?”.

                         4.      “Niente affatto, madre Salomé, qui c’è troppa gente, ma per dimostrarti quanto ho ragione, Io dico: spostatevi tutti!”. Prima che gli altri possano dire qualcosa, Gesù ha raggiunto il giaciglio, passa con le Sue Mani sul viso di Giacomo che giace come morto e dice: “Alzati di nuovo e sii in futuro un po’ più prudente!”.

                         5.      Allora Giacomo si alza, si guarda a lungo intorno e dice: “Che cosa è successo con me? Alcuni istanti fa mi trovavo ancora su un bellissimo prato, ed ora sono qui?”.

                         6.      Gli risponde Salomé: “Sei caduto nell’acqua e Giovanni ti ha tirato fuori. Hai bevuto molta acqua e sei diventato debole; mangia subito uno o due limoni, affinché il sapore marino passi, altrimenti ti sentirai male”.

                         7.      Gesù fa cenno a Zebedeo e dice: “Lascia dire alle donne cosa esse vogliono; noi andiamo ancora una volta fuori, il mare si calmerà presto”.

                         8.      Zebedeo fa come dice Gesù e, …miracolo! – Il mare è diventato calmo, e si fa una bella pesca, così che tutti devono lavorare faticosamente fino a tarda sera.

                         9.      Dopo la cena Salomé non può tacere. Assale accanitamente Gesù a causa del Suo comportamento a casa e per la disgrazia, così dice: “Gesù, se Tu fossi mio figlio, non avrei così tanta pazienza come tua madre ce l’ha con Te”.

                       10.   Dice Gesù: “Madre Salomé, se vuoi disputare con Me, allora sta a vedere che non sia tu a rimetterci, perché in Me vive Iddio, la Cui Volontà Mi è sacra, e rappresentare questo Dio è il Mio compito più sacro. Conosco anche il tuo Dio, ma non ha nulla in comune con il Mio, eccetto il Nome”.

                       11.   Replica eccitata Salomé: “Gesù, non Ti ho dato nessun diritto di diffamare il mio Dio. Ma come Ti arroghi il diritto di parlare di un Dio, la Cui Volontà Ti è sacra, è per me un mistero. Il Tuo comportamento, infatti, dimostra che Tu in genere non hai nessun desiderio per un Dio; altrimenti non avresti nessuna ripugnanza davanti al tempio e ti metteresti su un piede amichevole con i sacerdoti. È disgustoso ciò che si viene a sapere di Te, ed io ritengo mio dovere dirTi questo”.

                       12.   Gesù le dà per risposta: “Salomé, Io non ti porto rancore per questo; infatti, tu non sai ciò che dici, ma una cosa ti domando: hai già riflettuto una volta seriamente se Io non possa forse avere ragione? Guardati una buona volta gli uomini da vicino, il loro stato non è così che sono perduti per Dio e sono vittime del loro egoismo, della loro avidità e della loro ambizione? Che cosa vi è rimasto di Mosé? Che cosa dei profeti, dei quali molti sono stati assassinati dai sacerdoti da te tanto lodati? Quale servizio dei sacerdoti è preponderante? Certo quello di riscuotere la decima e le insopportabili tasse.

                       13.   No! Madre Salomé, Io porto in Me un altro Dio, e questo si chiama: Amore e Misericordia. – Ma perché devo tacere? Perché non voglio far male a nessuno. – E perché non vado ancora in luogo pubblico con la Luce proveniente da Dio sorta in Me? Perché la Mia ora non è ancora venuta. – Vedi, il Dio vivente in Me vi edificherebbe all’istante una casa come ve la potreste sognare, e perché non lo può fare? Perché voi Gli legate le Mani. Ciò nonostante dovete sperimentare la Magnificenza del Mio Dio. Poiché nonostante la scarsità del legno vi sarà costruita la casa, ma per via naturale mediante la Sua Forza e la Grazia Sua”.

                       14.   “Gesù, può darsi che in Te sonnecchiano Forze occulte, Tua madre mi ha raccontato tanto di Te; sentii bensì il messaggio, ma ciò nonostante non lo posso credere”.

                       15.   “Cara Salomé, se tu ora lo puoi credere oppure no, Dio continuerà lo stesso la Sua santa Opera. Se Dio volesse disporSi in tutto il Suo Operare secondo gli uomini, presto l’intera Creazione sarebbe un caos ed un ammasso di macerie. Purtroppo gli uomini guardano il loro prossimo sempre col preconcetto che ha procurato la loro cieca opinione, e perciò è meglio che noi facciamo silenzio, ed il futuro dimostrerà la Verità delle Mie Parole”.

                       16.   “Gesù! Questo Ti posso dire già oggi: con questa Tua opinione farai vivere ad altri poca gioia e tanto poco compiacimento. Rimani un uomo rispettabile ed ubbidiente, allora anche Iddio e tutti gli uomini avranno gioia in Te”.

                       17.   “Lo farò, madre Salomé, Io sarò al Mio Dio così ubbidiente che Egli dovrà sperimentare in Me soltanto gioia, anche se per questo tutti gli uomini Mi condanneranno”.

                       18.   Salomé è colpita da questo discorso del giovane Gesù, essa tace e si propone di tenerLo rigidamente d’occhio nei giorni in cui Egli è in casa sua. Si promette solennemente di rendere ai figli di Giuseppe il soggiorno quanto più gradevole possibile, per non dare motivo di nessuna specie che Gesù fosse insoddisfatto di lei.

                       19.   La costruzione procede veloce, e Zebedeo chiude volentieri un occhio su tutte le scomodità; egli, infatti, vede che Gesù gli costruisce veramente una casa quasi nuova, e già si rallegra, perché tutto procede secondo i suoi desideri. Certo, una cosa non gli piace: il fatto che Giovanni è attaccato a Gesù come una sanguisuga. Ogni minuto libero, egli è insieme a Lui. Ma Salomé dice a se stessa che quando i costruttori andranno via, anche Giovanni sarà nuovamente in ordine.

[indice]

 

۞

Cap. 5

Notte tempestosa in Bethsaida

Riparazione dei danni

                         1.      Ecco che arriva una brutta notte tempestosa, come Bethsaida non l’ha ancora mai vissuta; nemmeno una singola casa è rimasta risparmiata, ovunque sono stati causati danni. Zebedeo proprio questa notte non è uscito con le barche, perché egli su preghiera di Gesù ha dovuto dare una mano per tutto il giorno con i suoi figli. Perciò Salomé ha avuto molto rancore su di Lui. Quanto è contenta adesso che può stare senza paura e preoccupazioni.

                         2.      La tempesta non è passata senza recar danno alla nuova costruzione, e quando il giorno successivo diviene tutto evidente, comincia il lamento. Non sono accertati grandi danni soltanto alle capanne, fienili e contenitori dei pesci, ma mancano anche molti pesci, e molte barche sono state distrutte dalla tempesta. Incomincia un terribile lamento, ed i sacerdoti non sanno dare nessun consiglio, anzi, fanno perfino rimproveri al popolo: avete meritato questo castigo, perché offrite troppo poco.

                         3.      Salomé si rivolge a Gesù: “Ora qual è la Tua opinione su questo castigo che ha colpito Bethsaida?”.

                         4.      Le risponde Gesù: “Madre Salomé, su questo Io non ho nessuna opinione; in questo periodo le tempeste non sono una rarità, e perciò il pescatore deve fare particolare attenzione ai segni che annunciano gravi tempeste. Io sapevo che sarebbe venuta una notte difficile; perciò ho pregato Zebedeo di aiutarci fino a sera, poiché la notte avrebbe avuto certo poco successo. A Giovanni Io ho detto: «Questa notte pretenderà gravi sacrifici, vorrei che fosse passata». Vedi, ciò che Io come Uomo naturale ho sentito in anticipo, lo potevano e lo dovevano anche sentire e percepire gli altri. Purtroppo però è così: nessuno augura all’altro una buona pesca, ed ognuno vorrebbe essere il pescatore migliore. Se piuttosto avessero aggiustato le loro capanne mezze rovinate e controllato i loro contenitori dei pesci, il danno sarebbe stato neanche metà e delle vittime sarebbero state evitate”.

                         5.      “Tu parli così, Gesù? Adesso che la miseria è arrivata, è facile invertire il gioco; perché non hai avvertito gli altri? Dov’è rimasto dunque il Tuo Dio, al Quale Tu sei così ubbidiente? Quello che dici è una magra scusa dopo che tutto è successo”.

                         6.      “Salomé, se vuoi la lotta con Me, allora sta a vedere come la vincerai. Io devo tacere e lo farò in ogni caso, perché Io non lascio sminuire il Mio Dio che porto in Me e che servo, da nessuna donna cieca. Ora bada a come ne verrai a capo; per te Io sono ancora soltanto il carpentiere Gesù”.

                         7.      I danneggiati vengono presto a sapere che la costruzione di Zebedeo sta per essere ultimata; perciò essi arrivano e pregano i carpentieri di venire ed aiutare anche loro. Altri si lamentano perché i loro uomini ed i loro figli non si ritrovano. Chi deve pagare queste riparazioni? Essi avevano perduto tutto.

                         8.      Allora Gesù chiede a Gioel e Giacomo: “Cosa pensate voi: vogliamo aiutare i danneggiati? Per noi naturalmente non c’è nessun guadagno”.

                         9.      Dice Giacomo: “Fratello Gesù, in questi giorni è stato fatto abbastanza dall’Onnipotenza che dimora in Te; non potresti servire con questa anche i poveri danneggiati?”.

                       10.   “No, fratelli, a causa della loro incredulità. Ciò nonostante Io sono del parere che non dobbiamo negar loro il nostro aiuto, e la Benedizione di Dio sarà in ogni caso sul nostro operato”.

                       11.   Domanda Gioel: “Ma che cosa dirà il padre Giuseppe se torniamo a casa totalmente senza guadagno?”.

                       12.   Risponde Gesù: “Nel bisogno, anche il padre Giuseppe era sempre pronto ad aiutare. Io penso di aiutare questi poveri uomini”.

                       13.   Così avviene pure. Appena è ultimata la casa di Zebedeo, i tre vanno dai danneggiati ed i lavori procedono molto rapidamente, cosicché tutti si meravigliano del veloce lavoro dei tre carpentieri. Ora, infatti, si trovano anche molti volontari che mettono mano all’opera, ci vogliono soltanto pochi mesi e l’indispensabile è fatto.

                       14.   Giovanni viene in ogni ora libera, e quando Gesù per una volta lavora da solo in un’altra casa, Giovanni è deluso, perché non Lo trova. Allora dice Giacomo: “Ascolta, Giovanni, hai preso Gesù così a cuore che devi essere insieme a Lui in ogni ora libera?”.

                       15.   “Sì, Giacomo, in me c’è un ardente desiderio di vederLo, che non posso reprimere; ma quando sono insieme a Lui, allora sono pure insoddisfatto. Io non so che situazione è questa”.

                       16.   “Ascolta, Giovanni, ho notato da qualche tempo che Gesù si occupa più di te che di chiunque altro, e così ti prego di dirmi se Gesù ti ha espresso qualcosa che riguarda il Suo futuro. Proprio da quando siamo qui in Bethsaida, Gesù è molto più accessibile che a casa o in altri luoghi”.

                       17.   “Giacomo, non saprei, che Gesù avesse detto solo una volta qualcosa su di Sé oppure su ciò che intende fare. Egli insiste sempre che la Vita di Dio ridestata in Lui deve colmarLo del tutto e che Egli diventi tutt’Uno con questa Vita di Dio. Tu Giacomo, puoi dire forse qualcosa di più preciso su questo? Mi è enigmatico che Gesù parli sempre soltanto di cose che non sono in grado di afferrare minimamente”.

                       18.   “A noi succede la stessa cosa, Giovanni, a noi non è per nulla possibile venire in una conversazione con Gesù che riguarda il nostro essere terreno. Egli dà sempre la risposta: «Non posso farMi trattenere da ciò che Mi ostacola nella Mia ricerca»; ed allora preferiamo stare zitti e lasciare Gesù così com’è”.

                       19.   “Tu puoi aver ragione, Giacomo, perché siete sempre insieme; ma io sono solo, e quando voi andrete via, non c’è nessuna possibilità di stare insieme a Lui, e ciò nonostante non posso più stare senza di Lui. Se fossi una donna, potrei scusarmi con il fatto di essere innamorato di Lui, ma io sono un uomo e Lo amo. E questo con un’intimità che non posso dire a nessuno. Quanto mi sono sforzato di strappare questo amore dal mio cuore, ma non è possibile”.

                       20.   “Giovanni! Continua ad amarLo con quest’intimità, e con il tempo imparerai a comprenderLo meglio! Potrei raccontarti tanto di Lui che ti stupiresti! Ma consolati con tutti noi, anche noi non Lo possiamo comprendere”.

                       21.   “Giacomo, se tu mi dici che devo continuare ad amarLo, allora questo amore per Lui non può essere malato, e mi rallegro che mi hai liberato un po’; ma ora vorrei scambiare comunque ancora alcune parole con Gesù. Dov’è Egli dunque?”.

                       22.   Giovanni corre verso la casa indicata e vede già da lontano come Egli è operoso con i proprietari. Gesù lo nota e gli fa un cenno di saluto. Allora Giovanni si affretta e Gesù gli domanda: “Giovanni, Mi aiuteresti un po’, affinché finisca ancora oggi?”.

                       23.   Giovanni risponde di sì, e Gesù dice: “PortaMi vicino queste tavole e tienile sempre alla Mia portata, in modo che vada più veloce”. Giovanni fa come gli è stato ordinato, ed in un’ora il danno è riparato.

                       24.   Dice la donna quando stanno per andar via: “Purtroppo io non ho denaro con cui poterTi pagare, siamo diventati molto poveri”.

                       25.   Dice Gesù: “Madre Sarah, tu non sei così povera come pensi, perché hai sempre ancora un Dio che è ultraricco; confida del tutto in Lui, allora non sentirai più così anche questa tua povertà”.

                       26.   Giovanni è stupito di queste Parole, perché proprio in questa casa la disgrazia è maggiore.

                       27.   Allora questa donna dice piangendo: “Giovane uomo, la fiducia in Dio è già una ricchezza, ma ciò che è troppo duro, è troppo duro”.

                       28.   Risponde Gesù: “Ed Io ti dico che domani a quest’ora non avrai abbastanza parole da poter ringraziare. Iddio è fedele e ricompensa fedeltà con fedeltà, fiducia con ricompensa”.

                       29.   “Giovane uomo, le Tue Parole mi fanno sperare; oh, se Tu avessi ragione, quanto vorrei ringraziare!”.

                       30.   “Madre Sarah, ringrazia già oggi, infatti, nel ringraziare liberi il tuo cuore dall’oppressione, mentre nel pregare e mendicare, la tua miseria ti sembra ancora più dura. Credi alle Mie Parole e fidati e dì anche a tua figlia che deve smettere di lamentarsi, perché Dio esaudisce le preghiere, ma esse devono venire da un cuore credente e fiducioso. Madre Sarah, non guardarMi così scoraggiata, ma credi, confida e ringrazia!”.

                       31.   Giovanni è senza parole. Quando va via con Gesù, egli dice: “Mio Gesù, è giusto che Tu abbia dato delle speranze alla vecchia Sarah; e se ora non si adempiono?”.

                       32.   “Giovanni, se tu Mi ami, come hai detto oggi a Mio fratello, allora non mettere dei dubbi alle Mie Parole, anche a te vorrei dire la stessa cosa: confida e credi! Può essere amore questo se metti dubbi all’amore del fratello? Io non penso, l’amore, infatti, è qualcosa di sacro che è dato agli uomini come Dono proveniente dal Cuore di Dio. Se opponi dubbi a questo Mio Amore, allora hai anche mostrato dubbi a Dio”.

                       33.   “Gesù, adesso nuovamente non Ti comprendo; dimmi ancora questo: come avviene che non ci comprendiamo?”.

                       34.   “Carissimo Giovanni, Io ti comprendo pienamente, ma tu non comprendi Me. Io certo ho il massimo interesse che proprio tu impari a comprenderMi, e perciò devo renderti attento di rimuovere tutto ciò che ancora ci separa”.

                       35.   “Sai, Gesù, cosa preferirei? Non vorrei scambiare con Te più nessuna parola e soltanto appoggiarmi a Te, vorrei sentire il battito del Tuo polso ed entrare del tutto nei Tuoi Pensieri”.

                       36.   “Io non te lo impedisco, caro Giovanni, ma nello spirito lo puoi tuttavia fare. Ma per dirtelo in anticipo, presta attenzione: con ciò non arrivi alla meta! Dio, infatti, ha dato all’uomo insieme al suo sentimento anche un intelletto, ed entrambi devono essere impiegati nel senso giusto”.

                       37.   “Ora Ti ho compreso, mio Gesù, e ne farò tesoro, ma ora devo andare a casa”.

                       38.   “Va a casa, Giovanni; tua madre chiede ancora di te, da domani noi siamo presso Jonathan”.

 

                       39.   Quando Giovanni arriva a casa, piovono rimproveri a causa della sua visita a Gesù, per la qual cosa ha tralasciato il dovere nella casa, ma questa volta Giovanni respinge i rimproveri, perché il padre gli ha concesso il permesso. E così dice a sua madre: “Sono abbastanza grande, io stesso conosco i miei doveri!”.

                       40.   Salomé replica completamente agitata: “Qui si vede di nuovo l’influsso del tuo Gesù, sappi: questo, adesso finirà!”.

                       41.   “Niente affatto, madre!”, – contraccambia Giovanni. – “Gesù ce la mette tutta per educarmi ad essere un uomo libero e cosciente, e Lui parla soltanto bene della nostra casa. Gesù è mio amico e fratello, e non è possibile che tu con un divieto possa separarmi da Lui. Va lì da Sarah ed ascolta ciò che le ha detto Gesù alla partenza: lei deve credere e confidare e ringraziare già in anticipo per ciò che lei e sua figlia vedranno di bene”.

                       42.   “Qui si vede di nuovo il visionario e sognatore: gli uomini hanno ragione quando sostengono che Lui è un pericolo per il popolo”.

                       43.   Giovanni caccia un urlo di furibondo dolore: “Madre! Hai già dimenticato il bene che abbiamo vissuto nella costruzione della nostra casa? Come devo conservare l’amore ed il rispetto filiale dinanzi a te? Sei ingiusta, e precisamente ingiusta in maniera cosciente verso il mio amico”.

                       44.   “Allora va del tutto con il tuo Gesù, se io, tua madre, non ti basto più!”.

                       45.   In quell’istante viene Zebedeo, il quale ha sentito tutto e dice: “Salomé, non sarebbe meglio se tu tacessi? In questo caso devo dare ragione a Giovanni. In questi giorni ho imparato a conoscere Gesù come un Uomo che sa quello che vuole. Posso soltanto accogliere con soddisfazione che Giovanni si unisca strettamente a Lui più che ai suoi coetanei. Gesù ha almeno cinque anni più di lui”.

                       46.   Il giorno successivo tornano di nuovo diversi pescatori, tra questi anche il marito ed il genero di Sarah. Perciò Giovanni dice a sua madre: “Madre, Gesù non ha avuto quindi torto con la Sua Promessa, ed il Sabato prossimo io lo passerò insieme a Lui”.

                       47.   Ma quando è Sabato, e Giovanni va da Jonathan, Gesù se n’è andato al mattino molto presto.

                       48.   Gli dice Giacomo: “Giovanni! Gesù non rivela mai quello che fa il Sabato, e noi siamo abituati così con Lui. Noi andiamo nella sinagoga con tutta la casa di Jonathan”.

                       49.   Per Giovanni questa è una delusione, egli si unisce a Giacomo e trascorre con lui il Sabato nella sinagoga, per la qual cosa è molto contenta la madre Salomé.

[indice]


۞

Cap. 6

Giovanni celebra il Sabato con Gesù sul monte

                         1.      In questa settimana Giovanni non ha nessuna occasione di incontrarsi con Gesù e perciò sfrutta il giorno prima del Sabato per correre da Lui.

                         2.      “Perché vieni da Me!”, – domanda Gesù. – “Tu sai bene che tua madre non vuole”.

                         3.      “Gesù, devo parlare con Te, tutto il mio essere mi spinge a Te; perciò lasciami stare presso di Te e passare insieme il Sabato”.

                         4.      “Giovanni, non ti mando via, ma Io so che tu sarai deluso, e così puoi rimanere pur sempre con Me”.

                         5.      Già di primo mattino i due lasciano la casa e s’incamminano verso la montagna. In un primo tempo la conversazione è animata, ma poi dice Gesù:  “Giovanni, vogliamo tacere, affinché possiamo metterci alla prova ed esaminarci; altrimenti fallisce lo scopo che Io unisco con questa celebrazione del Sabato. Ti ho fatto notare che sperimenterai una delusione, e non va bene che Io, per sostenere la tua debolezza, trascuri il Mio Proposito”.

                         6.      Giovanni ora tace e decide di immedesimarsi completamente nella Vita di Gesù. Dopo un lungo silenzio anche in lui diventa tutto pieno di vita, ma non ha nessun’idea che cosa avesse da significare questa vita in lui, e riflette su differenti cose. Nel frattempo entrambi sono giunti alla meta. Giovanni non sa dove veramente si trovano, infatti, a causa della riflessione ha fatto poca attenzione alla via. Sono giunti su un monte abbastanza alto che offre una bella vista, e qui Gesù dice: “Giovanni, rimarremo qui finché cala il sole, bada a tutto in e fuori di te!”.

                         7.      Gesù si mette a sedere in una radura e rimane quieto, Giovanni però Lo osserva. ‘Strano’, egli pensa, ‘a me dice che devo osservare tutto in me ed intorno a me, Egli invece chiude gli occhi e non prende appunti di nessuna specie; questo è divertente’.

                         8.      Dopo un lungo tempo Giovanni comincia ad annoiarsi, una stanchezza opprimente s’impadronisce di lui. Non cerca nemmeno di combatterla, ma si addormenta. Deve aver dormito a lungo, il Sole, infatti, sta già alto nel cielo quando si risveglia.

                         9.      Dapprima deve riflettere dove si trova veramente, perché ha avuto un sogno movimentato, il cui senso egli non comprende. Cerca Gesù, ma non Lo trova; soltanto quando fa alcuni passi a destra ed anche a sinistra, Lo vede seduto, ma nuovamente in una posizione dormiente.

                       10.   Devo svegliarLo, egli pensa. – Una strana celebrazione del Sabato; camminiamo per delle ore, per poi dormire sul monte, va bene dunque questo? Glielo devo domandare.

                       11.   Allora si presenta ancora la visione del sogno. ‘Strano che si possa sognare anche ad occhi aperti!’, – egli pensa. – ‘No! Una cosa così non l’ho ancora vissuta! Se continua in questo modo, il Sabato diventa per me veramente un mistero’. – Si siede di nuovo e si appoggia ad un albero e, nuovamente, vive il sogno.

                       12.   Come per caso egli chiude gli occhi. Il sogno questa volta agisce molto spontaneo, può in aggiunta ‘pensare’. Ma ogni volta, quando dei propri pensieri sorgono da lui, il sogno o l’immagine comincia dal principio. Tutto il sonno ora lo abbandona.

                       13.   Con occhi chiusi egli vede una grande veranda, poggiante su colonne, in fondo un grande giardino con uno stagno, sul quale scorazzano ogni specie di animali. Alla sinistra di questo si trova una casetta e davanti a questa un uomo. A dedurre dai capelli, bianchi l’uomo deve essere molto vecchio; appeso al braccio egli ha un cesto e va nel giardino. Recide dei fiori, ma sembra che egli recida soltanto un determinato assortimento, infatti, non prende ogni fiore. Ora Giovanni sente come l’uomo parla con i suoi fiori, ma non riesce a comprendere una parola. Ora il cestino è pieno, e l’uomo va allo stagno e chiama con un cenno della mano un cigno. Con grazia, l’animale arriva galleggiando, l’uomo solleva il cestino al becco dell’animale e poi continua a galleggiare; con sguardo curioso, Giovanni segue la bestiola.

                       14.   Alla riva, verso la veranda, viene un giovinetto, forse un dodicenne e prende in consegna il cesto. Ora vede come il giovinetto nella veranda, nella quale completamente in fondo si trova un piccolo altare, prende un vaso e mette dentro i fiori e poi lo posa sull’altare. Il giovanetto retrocede di alcuni passi, come se volesse vedere se il vaso avesse il suo giusto posto, allora s’inchina ed è scomparso. Giovanni cerca il giovane con gli occhi; egli è scomparso, semplicemente scomparso nella veranda.

                       15.   Allora il suo sguardo va di nuovo all’altare; ecco che dai fiori è venuto fuori un gigantesco calice, nel quale scintilla del vino dorato. Questo scintillio è provocato da un raggio del Sole. Adesso però il vino cambia il colore e diventa rosso, rosso sangue; e precisamente attraverso una Luce che è un sole nascente. Ora il calice riempito emana luce rossa. Il raggiare diventa sempre più potente, e l’intero ambiente è immerso in un forte rosso. E lo splendore diventa sempre più esteso e più chiaro, e dal calice raggiante sorge una nuova, bianca luce; dapprima come una piccola stella, ma poi diventa sempre più grande. Ad un tratto la stella è più grande del naturale, ed un uomo esce da questa stella luminosa in una veste raggiante e prende il calice ancora splendente rosso sangue, beve il contenuto e diventa all’istante un Luminare.

                       16.   Giovanni vorrebbe andare incontro a quest’Uomo splendente, ma questi dice: «Io sono la Luce del mondo, cresci e matura, affinché anche tu diventi un Luminare ed un Riflesso di questa Luce che non fa nessuna ombra!».

                       17.   Con queste parole la visione scompare e Giovanni pensa: ‘Esiste una Luce che non fa ombra? Questo mi è un mistero, la Luce dovrebbe penetrare da tutte le parti in me’. Egli volge gli occhi a Gesù che ora lo guarda con occhi aperti e gli fa cenno col capo; allora va da Lui e dice: “Gesù, esiste una Luce che non fa ombra?”.

                       18.   “Certamente, Giovanni, dal momento che Dio è Luce, e la Luce proveniente da Dio non può fare ombra, lo dovresti sapere, perché questa Luce compenetra tutto. Ma questa Luce può essere vista soltanto da coloro che hanno accolto la Luce proveniente da Dio, ed è equivalente alla sapienza proveniente dalla Sapienza originaria. La Luce originaria oppure la Sapienza originaria unita con la Forza originaria sono gli elementi da cui tutto ciò che è, è creato e conservato. Nel materiale è legato, nell’animico è da percepire e nello spirituale agisce liberamente”.

                       19.   “Mio Gesù, lo comprenda chi può, ma non io; ho appena avuto una visione che è tanto incomprensibile per me quanto la Tua Spiegazione”.

                       20.   “Giovanni, non andare a cercare prima del tempo cose per le quali ci vuole una maturazione. Avrai ancora molte visioni, ma la chiave per la loro comprensione la troverai in te stesso. Soprattutto comprendi che nel tuo mondo interiore deve chiarirsi ancora molto e perciò appoggiati a Me nello spirito, affinché tu sia toccato dallo Spirito Mio. Cerca di comprenderMi e di penetrare nella Mia Vita e nel Mio Volere, e maturerai nella Grazia di Dio e diventerai libero da ancora così tanti falsi concetti”.

                       21.   “Gesù, questo non lo posso ancora afferrare, ma credo in Te; io Ti amo come un fratello ed ho bisogno di Te più di quello che pensi”.

                       22.   “Giovanni, Io so tutto, e così ti assicuro: Ti amo altrettanto e metto la più grande fiducia sul tuo amore. Soltanto di una cosa ti prego: non attaccarti troppo alla Mia Persona, ma afferra lo Spirito per il Quale Io lotto: lo Spirito della Luce e della Vita proveniente da Dio!”.

                       23.   “Vedi, Gesù, adesso già non Ti comprendo più; Tu come Persona e lo Spirito che Ti vivifica non è una e la stessa cosa?”.

                       24.   “No, non ancora, appunto per questo Io lotto, affinché in Me tutto diventi uno e lo Spirito di ogni Vita proveniente da Dio diventi in me Guida ed Azione”.

                       25.   Quando Giovanni torna a casa di notte, stanco ed affamato, sua madre non riesce a tacere e lo rimprovera, ma Giovanni dice: “Madre, quello che ho vissuto, è stato grande; purtroppo non ho ancora la comprensione per apprezzarlo; in ogni caso nessun sacerdote mi può rivelare quello che oggi Dio mi ha donato. Adesso ho bisogno di riposare, ma domani vi racconterò tutto”.

                       26.   Adesso non si comprende più nemmeno Giovanni.

[indice]

 

۞

Cap. 7

Presso il greco per il soccorso ai danneggiati

                         1.      Un giorno viene Jonathan da Zebedeo e dice: “Fratello nel Signore, io ho una grande preghiera, e precisamente si tratta dei carpentieri. Come voi sapete, essi sono pronti a riparare i danni ai danneggiati, ma a loro mancano i mezzi ed il legno. Che cosa si può fare?”.

                         2.      “Sì, fratello, dobbiamo aiutarli. Gesù non può dare un consiglio? Su questo Giovane sta il mio compiacimento, quale chiarezza nelle Sue disposizioni che Egli dava ai Suoi fratelli maggiori, e come tutto si adeguava. Devo proprio a Gesù che la sera fatale non sono andato a pesca e da ciò sono stato preservato dalla sciagura più grande”.

                         3.      “Se è così, allora parlerò io con Gesù; mi saresti d’aiuto in questo?”.

                         4.      “E va bene! Allora è ora inutile ogni ulteriore discussione, andiamo un po’ dai Nazareni”.

                         5.      Zebedeo prende la sua barca, altrettanto Giovanni, e così vanno fuori e, poiché hanno pescato poco, si dirigono verso il cassero di Jonathan, dove i tre hanno lavorato sodo. Giovanni è ultrafelice, perché suo padre vuole andare da Jonathan.

                         6.      È una fortuna: Jonathan e Zebedeo vengono proprio nel momento che i tre hanno terminato il lavoro. Zebedeo osserva il lavoro fatto con occhio da intenditore e tributa apertamente la sua lode. Allora dice Gesù:  “Zebedeo, tu non sei certo venuto per lodarci; che cos’hai nel cuore?”.

                         7.      Dice Zebedeo: “Mio caro Gesù, la miseria degli altri è la nostra preoccupazione, e vorremmo chiedervi un consiglio su come potremmo rimediare”,

                         8.      Dice Gioel: “Fratelli, noi vorremmo andare a casa, perché ci aspettano; ma Gesù pensa che dovremmo aiutare, ma come?”

                         9.      “Sì! Appunto, il ‘come’, è proprio la nostra domanda”.

                       10.   Risponde Gesù: “Fratelli, Io conoscerei una via; ma se trova la vostra approvazione, è discutibile, e senza la vostra approvazione non si può fare, e precisamente si tratta del necessario legno. Questi boschi appartengono ad un pagano, ad un greco. Costui vi cederebbe il legno per poco prezzo, se voi offriste a lui una contro partita”.

                       11.   Continua Zebedeo: “Perché no! Di che cosa si tratta?”.

                       12.   “Di nient’altro che gli tagliate legna per una stalla per le pecore e porci e gliela portiate sulle vostre imbarcazioni alla sua banchina di carico”.

                       13.   Jonatan pensa: “Questo non andrà bene, per stalle di porci il sacerdote non darà il suo permesso!”.

                       14.   Dice Gesù: “Fratelli, se vi appoggiate al vostro sacerdote, allora provveda anche lui affinché sia rimossa questa miseria. Io però so che i vostri sacerdoti non muovono un dito per la miseria altrui. Io penso: decidete da voi e non chiedete ai vostri sacerdoti, ed Io vi assicuro che riceverete gratuitamente il legno da costruzione ed anche una ricompensa che noi chiederemo”.

                       15.    Dice Zebedeo: “Jonathan, lo possiamo prendere su di noi, e poi gli altri non avranno nulla da chiedere per che cosa tagliamo il legno e dove è trasportato; prendo tutto su di me, poiché ho molto da ringraziare i fratelli, soprattutto Gesù”.

                       16.   “Ma che cosa ne dirà tua moglie?”, domanda Gesù.

                       17.   “Non sarà così semplice, ma la miseria è imperiosa ed allora si deve agire”.

                       18.   “Bene, fratello Mio, ma quando tua moglie verrà a sapere che Io costruisco la stalla per porci, che cosa dirà allora lei?”.

                       19.   “Oh, Gesù, Tu Figlio del mio vecchio amico Giuseppe, questo causerà una potente insurrezione. Ciò nonostante seguiremo il Tuo consiglio, e Giovanni potrà andare domani dal greco e gli dirà di venire da me oppure da voi”.

                       20.   “Bene, fratelli, non Mi aspettavo niente di diverso; sui Miei fratelli posso fare affidamento, infatti, non siamo a Nazareth ed Io non temo i sacerdoti”.

                       21.   Giovanni è fuori di sé! Come può Gesù essere così sconsiderato ed agire al di sopra delle teste dei sacerdoti? Zebedeo però ordina di far venire il greco.

                       22.   Il greco, che è conosciuto come un oscuro pagano, ma anche come un benefattore dei poveri, ha vera gioia quando Giovanni viene con il messaggio che deve andare a visitare assai presto suo padre oppure Jonathan, per trattare del legno per la costruzione.

                       23.   Giovanni è ben trattato ed interrogato ancora su alcune cose, poi ritorna a casa.

                       24.   Il giorno seguente già viene il greco da Zebedeo. Essi sono vecchi conoscenti. Zebedeo dice: “Amico, vieni con me da Jonathan; là ci sono i tre artigiani, qui possiamo sbrigare tutto velocemente”.

                       25.   Così avviene; Gesù, infatti, aderisce a tutti i desideri del greco, anzi va ancora oltre: gli vuole costruire anche i suoi recipienti per i pesci. Allora il greco promette: “Mio giovane Amico, se compite tutto così, secondo i miei desideri, allora non pago soltanto i lavori per me, ma anche tutto ciò che è da riparare nelle capanne dei pescatori. Lascerò tagliare sufficiente legno e provvederò al vostro mantenimento per tutto il tempo”.

                       26.   Dice Gesù: “Caro amico, i Miei fratelli possono riparare i danni presso i pescatori, ed Io ti dispongo tutto secondo i tuoi desideri. Ho bisogno soltanto di alcuni dei tuoi uomini che Mi diano una mano”.

                       27.   Dice Jonathan: “Gesù, sai anche ciò che vuoi? Vuoi fare da solo i lavori soltanto con l’aiuto di alcuni uomini? A me sta bene, già per amor dei templari”.

                       28.   “Jonathan! Nessun templare verrà a sapere qualcosa, se voi sapete tacere, e per amor dei danneggiati potete portarne il sacrificio. Non preoccupatevi di Me, perché Io so quello che voglio”.

                       29.   Così ora Gesù va con il greco, poiché già il giorno dopo si deve cominciare con il tagliare il legno, ed i due pescatori promettono di portare il legno alla sua banchina di carico insieme a coloro che devono essere aiutati.

                       30.   Gesù rimane presso il greco un mese intero. Nel frattempo Gioel e Giacomo hanno rimosso i danni, preparato nuovi contenitori dei pesci, ed il giorno prima del Sabato tutto è pronto.

                       31.   Il greco stesso porta Gesù da Jonathan ed i suoi fratelli e pretende da Gioel il conto.

                       32.   Gioel è imbarazzato, egli non osa chiedere anche soltanto un unico denaro.

                       33.   Allora dice il greco: “Vedo che non hai il coraggio di farmi il conto, ma di solo amore neanche l’uomo può vivere. Gesù mi ha aiutato in modo esemplare, ed oltre a ciò mi ha rivelato cose che in genere non si possono compensare con oro ed argento. Perciò vi do cento denari per il viaggio e consegnate questa borsa al vostro vecchio padre Giuseppe per il suo impiego. Il contenuto è una libbra d’oro e tre libbre d’argento. Se avete ancora degli altri desideri, allora fatemeli conoscere affinché io possa esaudirli”.

                       34.   Gioel, colpito dall’ammontare della somma, rifiuta. Il greco però dice: “Amici, non dite una parola e tacetelo ad ognuno. Con l’Aiuto di Gesù sono diventato un altro uomo. Certo, secondo l’esteriore non diventerò un giudeo. Interiormente lo sono già da tempo; ma perché devo portare delle offerte ai sacerdoti, dove sono circondato dalla più grande povertà? Tutti i pescatori mi amano e mi rispettano, soltanto i sacerdoti non lo fanno, ed il semplice ringraziamento di una povera donna di pescatore è per me un dono del Cielo e questo mi basta”.

                       35.   Dice Giacomo: “Amico, poiché è tuo desiderio, allora taceremo, ma vorrei domandarti: è andato tutto secondo i tuoi desideri? I vecchi pescatori sono stati tanto contenti che per loro nessun lavoro era troppo per trasportare la molta legna, e tutto è avvenuto senza incidenti”.

                       36.   “Giacomo! Sono completamente felice! Non soltanto i miei desideri che ho manifestato, ma anche quelli che ho portato segretamente in me sono stati esauditi. Che cosa non darei perché Gesù venisse per sempre da me!”.

                       37.   Gesù nel frattempo ha parlato ancora di tante cose con Simon Giuda e sua madre, allora viene ancora Zebedeo ed i suoi due figli Giacomo e Giovanni. Giovanni è completamente felice di parlare di nuovo al suo Gesù. Egli ha ogni sorta di cose da chiedere. Ma Gesù lo abbraccia e dice: “Giovanni, non domandare, perché troverai in te la risposta a tutto; esercitati ancora a guardarti intorno nel tuo interiore, ed in breve tempo imparerai a comprenderMi meglio. Ma questo ti posso dire: taci anche tu sulle tue esperienze interiori e sappi che il Signore ed eterno Iddio stende la Mano ad ogni uomo per l’Aiuto. Vorresti volentieri essere di nuovo con Me domani? Allora vieni presto al mattino alla banchina di carico del greco”.

                       38.   “Vuoi andare dal pagano? Oh, Gesù, allora non posso accompagnarTi. Poiché se la madre domanda dove vado, non posso mentire”.

                       39.   “Non devi nemmeno mentire. Vieni da Me, e lascia a Me tutto il resto!”.

                       40.   Già al mattino presto Giovanni è alla banchina di carico.

                       41.   Gesù lo attende e gli dice dopo il saluto “Giovanni, non t’irritare di Me, oggi rimaniamo presso il greco. Quest’oggi ci sarà ancora un violento temporale e molta bufera; fino allora rimarremo presso di lui. Poi andremo su un’altura e vivremo in quiete il nostro Sabato”.

                       42.   In casa del greco tutto prosegue tranquillo; la sua servitù osserva il riposo del Sabato. Il greco racconta come ha sperimentato Iddio nella sua vita.

                       43.   Giovanni ascolta, stranamente lo toccano i racconti dell’uomo che ha molto viaggiato. Qui incontra per una volta un uomo d’esperienza che può misurarsi con ogni sacerdote. Anche quando comincia ad imperversare il temporale, che rende inquieto ogni cuore, il greco rimane completamente calmo. Quando però chiede a Gesù se anche con questa tempesta sarebbero sorti dei danni, Gesù gli dà come risposta: “Oggi non hai bisogno di incomodarti, non accadrà niente a nessuno; continua a rimanere tranquillo!”.

                       44.   Poi Giovanni osserva i due e pensa: ‘Il greco è in pieno accordo con Gesù, mentre io mi faccio sempre ogni sorta di pensieri’.

                       45.   Il Sole splende di nuovo e presto il tempo è pienamente splendente; allora dice Gesù: “Ora andiamo sull’altura e vi rimarremo finché cala il Sole”.

                       46.   Allora il greco lascia i due da soli, e Giovanni chiede: “Hai vietato al greco di venire con noi?”.

                       47.   “No, Giovanni, lui sa che il Sabato voglio stare da solo, e così Mi offre questo sacrificio; ma oggi scambieremo in ogni modo ancora alcune parole con lui”.

                       48.   In questo pomeriggio Giovanni non sperimenta niente, ma Gesù lo inizia nella Sua Missione, Missione che Giovanni naturalmente non può afferrare bene.

                       49.   Il greco però non riesce a rimanere in casa sua, egli cerca ed anche trova i due. Come Gesù lo scorge, gli fa cenno, e senza dire una parola il greco si siede accanto a loro.

                       50.   Ora Gesù dà una meravigliosa Immagine del Padre che Egli sente in Sé, e presto entrambi sono così scossi, che dimenticano il tempo e l’ora. Ma Gesù alla fine esorta a mettersi in marcia; alla banchina di carico Egli si congeda dal greco e lo prega ancora una volta di tacere su tutto, nello spirito egli avrebbe partecipato ad ogni cosa.

                       51.   I due si guardano a lungo, poi salgono in barca, ed a lungo il greco li saluta. Un buon vento spinge la barca, ed in breve tempo arrivano presso Jonathan.

                       52.   Giovanni prende intimamente congedo da Gesù, Lo bacia più volte, e poi va con un buon vento verso la casa dei suoi genitori.

                       53.   Questa volta Salomé non chiede niente a suo figlio, ma è Giacomo che domanda: “Dove sei stato oggi?”.

                       54.   “Con Gesù, Giacomo, oggi sono venuto a sapere molto da Lui. Però devo tacere, e perciò ti prego: non insistere; ora ho ricevuto un’altra immagine di Gesù”.

                       55.   Ora subentra un lungo tempo d’attesa, prima che Giovanni si possa incontrare con Gesù. Il primo tempo egli si esercita alla riflessione interiore, più tardi però il vissuto sbiadisce, e su di lui subentra una crescente inquietudine. Non viene a sapere quasi niente di Gesù, solo qualche volta, quando capita, discute con il vecchio greco. Questo è ogni volta un rinnovamento del suo essere colmato d’inquietudine interiore. Una volta il greco lo invita a venire da lui nel suo possedimento, e Zebedeo autorizza questa visita.

                       56.   Là vanno nella fattoria secondaria, ed ora Giovanni vede la stalla delle pecore e dei porci che Gesù ha costruito. Ed il greco dice: “Sì, questa è l’Opera del giovane Gesù. Puoi immaginare che Egli l’abbia terminata con quattro uomini in tre settimane? Io no! Egli, infatti, mi pregò di rimaner lontano, finché non fosse pronta”.

                       57.   “Questa l’ha costruita Gesù? In questo breve tempo è quasi da chiamare un miracolo”.

                       58.   “Sì! Ancora di più: anche queste case d’abitazione sono opera Sua, in pratica, qui c’erano le vecchie, e sono diventate nuove. Una volta c’entreremo”.

                       59.   Allora Giovanni si stupisce e dice: “Ora io Lo comprendo sempre meglio, ma sono lo stesso pieno della più grande inquietudine”.

                       60.   “Come mai, giovane amico? Davanti a te c’è ancora una lunga vita; ma io sono diventato assai stanco. Non vorresti rimanere qui presso di me? I miei figli possiedono il mio sangue viaggiatore e sono diventati bravi mercanti”.

                       61.   Replica Giovanni: “Devo rifiutare perché sono e rimango un pescatore ed aiuto mio padre secondo il miglior volere e potere”.

                       62.   “Peccato, figlio mio, anche Gesù ha rifiutato il mio desiderio; ora devo rimanere proprio un abbandonato, poiché purtroppo non mi conosce quasi nessuno e nemmeno mi comprendono”.

[indice]

 

۞

Cap. 8

Afferrare con tutto il cuore Gesù, ma con l’interiore

                         1.      Zebedeo va con i suoi figli con una grande barca a Tiberiade su incarico del vecchio greco. Questo viaggio frutta a Zebedeo un grosso guadagno, e l’amicizia con il greco diventa sempre più intima. Giovanni chiede a suo padre il permesso di andare a Nazareth, ma Zebedeo non vuole rimanere così a lungo, poiché qualcosa lo spinge di nuovo a casa. Giovanni è deluso, ma la sera, quando stanno cenando nella locanda, viene Giuseppe con i suoi figli per prendervi alloggio. Giovanni è ultrafelice. “Finalmente! Finalmente, mio caro Gesù, posso vederTi di nuovo e guardarTi nei Tuoi occhi fedeli. Mi sei mancato molto”.

                         2.      “Giovanni! Hai dimenticato che non possiamo mai più separarci? In te non vive la certezza che Io non posso andar perduto per nessuno che Mi ami intimamente ed accoglie in sé il Mio Spirito e l’Essenza Mia? Mio Giovanni, onoro il tuo amore, ma esso è un amore fanatico e vuole soltanto l’adempimento del suo desiderio. Io però ho bisogno di fratelli che afferrano il dolore del Mio Spirito e comprendono che quello che voglio Io, devono volerlo anche coloro che vogliono diventare una cosa sola con Me. Giovanni! Tu, infatti, hai di nuovo fatto diventar superficiale la Vita che cominciava a risorgere a nuovo nell’unione con Me; questo Mi ha procurato un enorme dolore. Tutta la tua brama di stare insieme a Me, non ha bisogno d’essere, poiché tu hai potuto vivere qualcosa di grande con Me, e la Mia Opera che hai potuto contemplare dal vecchio greco, doveva dirti che in Me vive più che soltanto un Uomo. Perciò, Mio Giovanni, ricordati bene ciò che ti dico; perché nel Mio Spirito ti verranno anche Rivelazioni che ti guideranno nella Vita dell’Amore e della Sapienza”.

                         3.      “Gesù! Mio Gesù! Se soltanto potessi comprenderTi meglio! Io sì! Ho la volontà. Ed il nostro rapporto è certo un rapporto oltremodo affettuoso”.

                         4.      “Sì, Giovanni, ma Io non bramo un rapporto affettuoso, bensì un rapporto interiore”.

                         5.      “Gesù! Come devo di nuovo comprendere questo? La mia brama di Te non è quindi una brama interiore?”.

                         6.      “Non ancora, mio Giovanni! La brama è un desiderio per l’adempimento ed è la dimostrazione che interiormente non Mi hai ancora riconosciuto e sei ancora lontano dallo Spirito Mio. Nella brama per Me tu sei un richiedente, ma nel Mio Spirito un donante. Nella brama riveli ancora debolezza, mentre coloro che accolgono il Mio Spirito, sono già da annoverare tra i forti”.

                         7.      “Gesù! Tu, Essere meraviglioso di carne e sangue, presagisco del Grande in Te e credo di poterTi anche comprendere un poco, ma il Tuo lato umano mi fa sempre nuovamente smarrire!”.

                         8.      “Giovanni! Tu hai inteso a sufficienza dai più anziani ed anche dai sacerdoti ciò che Mosé ed i profeti hanno profetizzato. Si parla lì di un uomo che si lascia guidare dal suo umano, oppure di un Uomo che è pieno dello Spirito di Dio?”.

                         9.      “Hai ragione, Gesù! Quest’Uomo veniente, deve essere colmo di tutto il Divino, perché Egli deve riportare la Vittoria sulla morte e su ogni Giudizio!”

                       10.   “Proprio così, Giovanni! Ora trasferisciti nel Veniente e…, con ardente desiderio atteso; la tua conoscenza interiore ed il tuo spirito interiore apriranno al Veniente cuore e porte, ed in te la brama diventerà Vita, e la Vita diventerà Amore, e l’Amore ti unirà con Colui così ardentemente bramato. E tutti questi sono procedimenti interiori, procedimenti che tu stesso hai fatto perdere con la tua tiepidezza e la tua debolezza a te ancora tanto aderente. Prova ancora una volta e non farti spaventare quando sperimenti in te cose che non ti piacciono”.

                       11.   “Se Tu lo vuoi, mio Gesù, allora lo farò di nuovo, ed io anche riconosco che interiormente Tu sei Uno molto grande. Ma come mai che tutto questo non mi soddisfi e che io trovi pieno adempimento soltanto nell’unione con Te? Non passa giorno in cui io non pensi a Te! E nessuna sera in cui non mi occupi con piani, di come poterTi incontrare e stare insieme a Te”.

                       12.   “Vedi, Giovanni, questo è precisamente il grande giro; afferraMi con tutto il cuore e con tutto l’animo, e non ti urtare in nulla di umano in Me e nel tuo caro prossimo, e sarai sulla via sulla quale Io ti mostro! Potrei colmarti con grande Forza e Sapienza; ma a che cosa ti servirebbe? Tutto sarebbe Opera Mia e rimarresti sempre estraneo al cuore Mio, i Beni delle Grazie divine ti diventerebbero un Giudizio ed i tuoi fratelli un Giudice. Oh, no, Mio Giovanni! Sei consacrato all’Amore, nell’Amore devi sorgere da te; devi rivelare Vita attraverso l’Amore, Vita che è data solamente a coloro che Mi hanno riconosciuto ed hanno accolto lo Spirito Mio”.

                       13.   “Gesù, Gesù! Non hai ancora mai parlato così con me! Riconosco: con la mia brama per Te non ci veniamo più vicini, ma poiché non posso mai più lasciarTi, voglio seguire le Tue Parole e fare come Tu mi hai comandato sul monte!”.

                       14.   “Fallo, Mio Giovanni! Ed ora andiamo a cercare il nostro giaciglio”.

                       15.   “Gesù, io non potrò ancora dormire, le Tue Parole, infatti, rivangheranno tutto in me come un aratro da campo, fa che possiamo stare insieme ancora un’ora”.

                       16.   “Bene, Mio Giovanni! Ma non esprimiamo più nessuna parola. Possa parlare a noi la Vita che germoglia dal nostro Amore, ed entrambi ne guadagneremo di più!”.

                       17.   Giovanni si appoggia a Gesù e non dice nessuna parola. Ma in lui si forma vita su vita, e delle immagini passano veloci davanti al suo occhio spirituale, grandi paesaggi con uomini ed animali gli rivelano una nuova Vita. Quanto più a lungo interrompe ogni pensiero, tanto più si rivela in lui una vita a lui ancora sconosciuta, e così afferra le mani di Gesù e le preme al cuor suo. In quell’istante tutte le immagini sono scomparse.

                       18.   Dice Gesù: “Giovanni, ora dobbiamo separarci; ciò che noi due abbiamo cominciato questa notte, lo vogliamo completare domani. Domattina presto andremo al nostro lavoro e tuo padre deve tornare a casa. Rimani fedele a te ed anche a Me e fa tua la Mia Vita!”.

                       19.   E senza incidenti Zebedeo con i suoi figli torna nuovamente a casa.

[indice]

 

۞

Cap. 9

Il cambiamento di Giovanni

                         1.      Da allora in poi Giovanni diventa un altro. Se prima era un uomo che evitava volentieri gli uomini, adesso, secondo l’opinione di sua madre, è molto più pieno di vita. Il Sabato ed in giorni di festa intraprende escursioni tutto solo e non dice a nessuno dove è stato. Più di tutto va dal vecchio greco; là egli può vuotare bene il cuor suo.

                         2.      È un giorno prima del Sabato, egli si sente spinto dal vecchio greco con una potenza che finora non conosceva, perciò dice a suo padre: “Padre, permettimi di andare dal nostro amico, dal vecchio greco. Mi sembra come se avesse bisogno di me e mi chiami incessantemente”.

                         3.      Risponde Zebedeo: “Giovanni, è il giorno prima del Sabato, e se domani non sei di nuovo nella sinagoga, avrai delle seccature”.

                         4.      “Padre, non importa! Che cosa devo fare lì? Non trovo più soddisfazione nella sinagoga, e tutto il parlare dei sacerdoti è per me un vuoto chiacchierare”.

                         5.      “Giovanni, ti proibisco tali parole! Non farti mai più sentire, perché tu non causi grandi danni soltanto a te, ma anche a noi!”.

                         6.      “Sì, padre, mi sforzerò di non farlo mai più ad alta voce, ma ti prego: concedimi il permesso, affinché possa andare subito adesso con la barca a vela!”.

                         7.      “Va bene, fa secondo il tuo amore e, se il vento è sfavorevole, torna di nuovo a casa”.

[indice]

 

۞

Cap. 10

Malattia e morte del greco

                         1.      Il vento è favorevole, è come se potenze invisibili assistessero Giovanni, anche all’approdo, infatti, ci sono dei servitori del greco i quali prendono in consegna la sua barca e gli dicono: “Il padrone ti attende già da giorni”.

                         2.      A passi veloci Giovanni corre nell’abitazione del greco ed è subito portato nella sua stanza. Il greco giace su un divano che è rivolto al Sole, e dice: “Sapevo che saresti venuto, e così sii tu mille volte il benvenuto; purtroppo sono molto malato e sento venire l’ultima ora della mia vita. Giovanni, io non ho nessuno al di fuori di te che potessi impiegare come latore della mia ultima volontà ai figli miei, perciò ti prego: rimani con me finché io non sia entrato nella Vita del santo Iddio!”. – Il vecchio greco si sente debole, ed il parlare gli riesce difficile.

                         3.      Dopo un po’ tira fuori un pacco da sotto il suo giaciglio, lo consegna al sorpreso Giovanni e dice: “Giovanni, dà questo a mio figlio Ermes, ed a nessun altro; questi farà conoscere ai suoi fratelli e sorelle tutto ciò che c’è scritto su queste pergamene. Ora mi sento meglio, perché so che tu, figlio mio, adempirai la mia volontà, anche se dovesse durare degli anni. – Consegna poi questo scritto a tuo padre quando io non sarò più; contiene la preghiera che egli voglia amministrare la mia proprietà, ed i miei servitori devono servire te e tuo padre come hanno servito me”.

                         4.      Giovanni non riesce a parlare, la gola gli è come serrata; alla fine dice: “Padre mio, ti ringrazio per la tua fiducia, ma come possiamo esaudire il tuo testamento?”.

                         5.      “Lo vuole Gesù, figlio mio, – Gesù che è diventato tutto per me e potevo intendere la Sua Parola in me. Egli parla anche adesso: «Non temere! Tutte le vie sono appianate, e saluta il Mio Giovanni. Presto saremo di nuovo insieme»”.

                         6.      “Caro padre, non parlare troppo; io vedo che questo ti causa dolore”.

                         7.      “Figlio mio, non ti preoccupare, io vado volentieri dai miei padri; ma ora fammi un po’ riposare, mi sono stancato molto”.

                         8.      Giovanni esce dalla stanza e nasconde il pacco che ha ricevuto; poi dice ad una donna di servizio che si dà da fare in cucina: “Se il padrone dovesse chiamare, io rimango nelle vicinanze”.

                         9.      “Il padrone sta così male?”. – domanda la donna. – “Dobbiamo chiamare il sacerdote?”.

                       10.   “No, il padrone non ha bisogno di lui, in ogni caso non ho ricevuto nessuna disposizione”.

                       11.   L’ammalato dorme circa tre quarti d’ora, poi la donna chiama Giovanni in attesa.

                       12.   Il malato passa ancora una notte tranquilla. Giovanni non si muove dal suo giaciglio. Non gli sembra di essere presso un morente, ma è come se si trovasse in un tempio. Al mattino, molto presto Giovanni viene svegliato dal suo leggero sonno dal discorso del malato. Costui sembra conversare con qualcuno, infatti, sono per lo più delle domande che pone. Ora diventa pieno di vita. Egli dice: “Gesù, ora sei venuto anche Tu e fai una gioia della mia separazione. Oh, come splendono i Tuoi occhi, e le Tue Mani benedicono me e tutti gli altri che sono ancora venuti. Mio Gesù, mio Gesù, accoglimi nel Tuo Regno che Tu hai preparato per tutti. Là voglio essere totalmente Tuo servitore”.

                       13.   In seguito a ciò il malato diviene tranquillo e presto si è di nuovo addormentato. Giovanni sorveglia il suo sonno. Sulla fronte del malato c’è sudore. Egli l’asciuga con un panno, senza che il malato si svegli.

                       14.   Dopo un quarto d’ora lo sente dire: “O Gesù, quanto sei bello!”. Poi il respiro si fa più debole, e dopo ancora un quarto d’ora il greco è spirato quieto e senza dolori.

                       15.   Giovanni convoca tutti i servitori e donne di servizio ed annuncia loro la morte del padrone.

                       16.   Uno dei servitori più anziani dice: “Giovane amico del mio padrone, a me è nota la volontà del mio signore: vogliamo essere obbedienti a te così come lo eravamo al nostro padrone. Disponi di noi, noi tutti ti conosciamo e ci rallegriamo di poterti servire”.

                       17.   “Allora consegna subito questo scritto a mio padre; noi altri vogliamo però preparare tutto per la sepoltura”, dispone Giovanni.

                       18.   Il giorno dopo viene Zebedeo, ed ora Giovanni ha l’occasione di ammirare suo padre. Con quale calma ed ordine è regolato tutto da lui. Giovanni rimane nella casa del greco, prende però in cambio un servitore per Zebedeo. Passa un anno completo in quest’occupazione, poi viene Ermes, il figlio più anziano ed erede del greco ritornato a Casa.

                       19.   Tra Ermes e Giovanni un po’ alla volta nasce un rapporto amichevole. Ciò nonostante Giovanni torna nuovamente nella casa paterna, ma nonostante il più grande sforzo che lui fa, non può più intendersi con sua madre. Egli soffre molto di questa situazione.

                       20.   Tutti i buoni proponimenti e gli sforzi più grandi non portano nessun accomodamento fra i due; allora accade una grande disgrazia.

                       21.   Zebedeo ha ancora un servitore e questo non torna più indietro da un viaggio. In una notte tempestosa è rimasto l’unica vittima sul lago. Salomé porta rancore: “Avreste dovuto fare più attenzione! È semplicemente dovere che uno risponda per l’altro”.

                       22.   Zebedeo sostiene nuovamente che nulla è rimasto intentato per la sua salvezza e respinge il rimprovero, ma Salomé non intende ragioni ed accusa Giovanni di fantasticheria e negligenza.

                       23.   Questo colpisce duramente Giovanni. Egli diventa taciturno. In queste lotte raggiunge finalmente la quiete che è necessaria per percepire il riversarsi dello Spirito di Dio. Con gran gioia lo colma ora la consapevolezza di essere finalmente giunto più vicino all’eterna Verità, l’Immagine di Gesù diventa sempre più soave, e la brama per Lui diventa un’altra cosa. Essa diventa dedizione.

[indice]


۞

Cap. 11

Gesù e Salomé

Tempesta in Kapernaum

                         1.      I figli di Giuseppe hanno nuovamente lavoro nelle vicinanze di Bethsaida e sono chiamati da Jonathan. Particolarmente è suo figlio Simone che ha grande interesse per Gesù, e Giovanni è chiamato da Simone. Il rivedersi con Gesù è indescrivibile, e Questi dice: “Giovanni, domani vengo da voi; siccome è la vigilia del Sabato, non possiamo cominciare più nessun lavoro ed il Sabato visitiamo il tuo amico Ermes”.

                         2.      “Gesù, questo causerà dispiaceri nella nostra casa, mia madre è adirata con Te ed anche con me”.

                         3.       “Tu la vedi soltanto così, Giovanni Mio; impara a comprendere tua madre”.

                         4.      Quando Gesù arriva, Salomé tira fuori tutti i registri, ma Gesù lascia passare oltre di Sé l’assalto, poi dice: “Madre Salomé, perché parli diversamente da come lo vivi in te? Perché non lasci diventare fiamma la Scintilla dell’Amore? Guadagni tu interiormente se vuoi vedere tutto ordinato dal punto di vista della giustizia? Vedi, se Jehova ti servisse così come tu servi i tuoi cari più prossimi ed il tuo prossimo più vicino, come ti sentiresti? Fossi tu un inconsapevole, avresti diritto all’insegnamento; ma tu sai tutto al meglio, allora Jehova dovrebbe ben andare ancor da te nella tua scuola”.

                         5.      Allora Salomé si mette di fronte a Gesù e dice: “Gesù, che razza di uomo sei! Credi tu che anch’io strisci dinanzi a Te? Non è sufficiente che hai già confuso completamente Giovanni? Domani andate certamente ancora da qualche parte, dove non siete controllabili; cosa ne dirà Jehova? I Sabato vengono osservati come viene in mente a Te, e non basta con questo: Tu guasti anche Giovanni. Questo lo hai certamente imparato da Jehova? Già da tempo è mio desiderio parlare con Te una buona volta, infatti, in Te è stato veramente trascurato molto. Dimmi soltanto una cosa: perché eviti i sacerdoti e le sinagoghe?”.

                         6.      Replica Gesù: “Salomé, proprio tu dovresti sapere che non ho bisogno di correre dietro ai sacerdoti e di ascoltare le loro chiacchiere nelle sinagoghe. E se tu credi che in Me sia stato trascurato molto, allora tu, sempre da intelligente vuoi riguadagnarlo per Me, affinché Io non stia lì più così misero ai tuoi occhi. Se soltanto una volta riflettessi e soltanto una volta stessi di fronte a Me senza pregiudizio, ti sarebbe certamente rivelato qualcosa”.

                         7.      Risponde lei: “Non puoi adescarmi con siffatte promesse come hai adescato Giovanni; ma poiché una buona volta sei qui, allora dimmi: che intendi fare veramente? Ti Dovresti vergognare! Quali preoccupazioni e discordie hai causato nella Tua casa paterna, e ora Tua madre non può più conseguire niente con te; si è arresa in tutto. Dovresti essere mio figlio!”.

                         8.      “Madre Salomé, sei agitata e quindi non ti darò nessun’altra risposta che questa: il Mio tempo non è ancora venuto, e sul Mio comportamento di fronte a Me ed a tutti gli uomini devo render conto soltanto a Me ed al Mio Dio! Vorrei vedere colui che Mi vuole formare diversamente. Io so quello che faccio; ma voi tutti non sapete quello che dite, poiché non conoscete né Dio né il Suo Amore. Ma Io Lo conosco e conosco anche la Sua santa Volontà; perciò cammino sulle Sue Vie e nulla faccio senza il Suo consenso”.

                         9.      “Così dici? Ma io posso soltanto risponderTi: se tutti gli uomini facessero così, come starebbero le cose fra di noi!”.

                       10.   “Salomé, allora nessuna tempesta e nessuna bufera vi causerebbe danni simili, e tutti gli uomini vivrebbero come veri figli del loro Padre celeste e nessun nemico, né dall’esterno né dall’interno, disturberebbe la loro quiete. Ancora di più: allora gli uomini avrebbero anche il potere di comandare quiete a tutti gli elementi che sono istigati da potenze oscure e con ciò prevenire le disgrazie. Per mostrarti però che questo si trova in Me tutto in Verità, Io ti dico: fra un’ora si scatenerà una tempesta, come non ne hai mai vista una. Ringrazio iddio che celebrate la vigilia del Sabato, perché nessuno ritornerebbe sano. Ma tu, Giovanni, prepara in fretta la barca, dobbiamo avvertire tutti”.

                       11.   “Giovanni, tu rimani, è assurdo sostenere questo, il lago non è mai stato così calmo come oggi”.

                       12.   “Bene, Giovanni, rimani, allora vado da solo”.

                       13.   Gesù esce da casa, slega una barca, issa la vela, e prima che Giovanni Lo possa raggiungere, la barca è scomparsa.

                       14.   Dice Giovanni: “Madre, che cosa hai fatto? Ti sarà difficile appianare nuovamente questo”.

                       15.   “Come parli tu a tua madre? Ecco che si vede nuovamente che cosa ha fatto il Nazareno con la Sua educazione. Se non ti piace da tua madre, allora va tranquillo di nuovo dai pagani oppure dai perduti d’Israele!”.

                       16.   Giovanni tace; egli sente: ‘Qui sarebbe fatica sprecata dire una parola contraria’. Egli lascia la casa e quando dopo un po’ si guarda intorno, vede una nuvola nera salire all’occidente del cielo. Cerca suo padre e dice: “Padre, hai sentito tutte le parole tra Gesù e la madre; vieni fuori e guarda all’occidente del cielo!”.

                       17.   Zebedeo va fuori insieme e dice: “Giovanni, adesso si tratta di mettere in salvo velocemente tutto ciò che si trova nell’acqua; chiamo subito tutti”.

                       18.   “Oggi è la vigilia del Sabato! Non fatevi spaventare! Voi tutti siete posseduti da Gesù!”, esclama Salomé.

                       19.   Zebedeo corre fuori, lega tutto e mette ogni cosa in sicurezza. Dopo circa una mezz’ora si scatena una bufera, come non si è ancora mai vista. In questa violenta bufera si avvicina la barca con Gesù. Egli approda in tutta calma, ammaina la vela, si siede sul banco dei vogatori e sta a guardare l’imperversare della bufera. La bufera peggiora sempre di più; nella casa di Zebedeo tutti sono pieni di paura, e sconvolti guardano come Gesù stia seduto nella barca senza preoccupazione.

                       20.   Allora Giovanni sente in sé la chiamata: ‘Giovanni, vieni da Me nella barca’. Senza dire una parola, corre fuori della casa verso la barca.

                       21.   Ora si scatena una terribile tempesta con fulmini e tuoni senza interruzione, e masse d’acqua precipitano al suolo e nel lago agitato. Ma Gesù sta seduto all’asciutto. Giovanni si stringe a Lui e Lui gli domanda: “Giovanni, tu hai paura, allora sappi: chi è con Me, è ben al sicuro; ma Io voglio che alla vostra casa non capiti nessun danno”.

                       22.   “Mio Gesù” – assicura Giovanni, – “ora che sono con Te, è passata tutta la paura, ma prima ho avuto più paura per Te che per me. Non potremmo andare in casa? I miei genitori e fratelli hanno una paura mortale”.

                       23.   “No, Giovanni, loro devono venir da noi; così vedranno che non siamo nemmeno bagnati”.

                       24.   La tempesta non vuole cessare, è raccapricciante vederla. Un uragano dopo l’altro fa tremare la casa, ma i due nella barca non si bagnano.

                       25.   Giovanni dice: “Gesù, Tu, mio Amore! In verità, oggi Ti vedo diversamente dal solito. Se già Ti mostri nella tempesta e bufera come un Profeta, come deve essere poi l’Essere Tuo, quando Ti viene incontro l’Amore!”.

                       26.   “Allora, Giovanni, tutto il mondo sperimenta le Meraviglie del Mio Amore. Continua a credere in Me in tutte le angustie, allora sperimenterai in te le meraviglie. Ancora un breve tempo, poi ogni lotta avrà un fine, ed in Me la Mia Anima potrà unirSi con Colui dal Quale abbiamo tutto. Presto verrà anche in te la chiamata come oggi: ‘Giovanni, vieni da Me!’. Allora non ci separeremo più. Ora però va e porta tuo padre e tuo fratello Giacomo”.

                       27.   Giovanni scende dalla barca, corre in casa e dice a suo padre: “Padre, e tu Giacomo, venite fuori e andiamo da Gesù!”.

                       28.   Giacomo va subito, Zebedeo rimane. Ancora una volta egli prega: “Padre, vieni con me da Gesù”.

                       29.   “Lasciami, Giovanni, per amor della madre!”.

                       30.   “No, padre, per amor della madre vieni con me da Gesù, ti prego; altrimenti alla nostra casa ed a noi tutti minaccia un pericolo grande”.

                       31.   “Allora presto, Giovanni!”, e senza badare alle grida di Salomé, corrono entrambi verso la barca da Gesù.

                       32.   “Zebedeo, ora va bene, non accadrà nulla alla tua casa, e tutti gli altri sono stati avvertiti da Me, nessuno perderà la vita, ed ogni altro danno lo ripareremo nuovamente”.

                       33.   “Gesù, chi sei Tu? Tu parli come uno che sa già tutto!”, – si meraviglia Zebedeo. – “Perché non sei venuto in casa da noi?”.

                       34.   “Perché dovete essere liberati dalla vostra paura ed ancora di più dalla vostra falsa fede. Perché vedi, il vostro Jehova come il Vero ed Eterno vuole essere adorato con il cuore e non con la bocca, ed Io non posso farMi confondere dagli uomini”.

                       35.   Dice Zebedeo: “Gesù, avrei dovuto proibire a mia moglie di parlare; lei Ti ha offeso e ferito. Che cosa devo fare, affinché Tu venga di nuovo in casa?”.

                       36.   “Nulla, Zebedeo, che credere in Me e non mettere ostacoli al Mio Operare. Oggi andremo ancora dal tuo amico Ermes e ritorneremo soltanto domani dopo il calar del Sole. Vuoi tu?”.

                       37.   “Sì, ora io voglio!”.

                       38.   “Zebedeo, adesso Mi hai procurato una gran gioia, e così voglio che all’istante la tempesta si calmi ed il mare diventi quieto; ma pioverà ancora per un’ora intera. Noi però rimaniamo qui nella barca”.

                       39.   Accade come Gesù dice: la tempesta si calma, e dopo un’ora si fa nuovamente bello. Scendono dalla barca ed osservano la casa. Non è successo niente. Così anche gli altri osano uscire, e Zebedeo dice alla sua Salomé: “Guarda qui nella barca ed osserva anche noi, tutto è rimasto asciutto e salvo. Da oggi in poi non tollererò più che sia detto soltanto una singola parola contro Gesù. Oggi andiamo ancora da Ermes e se qualcuno dovesse chiedere di noi, allora dì la Verità!”.

                       40.   Le parole espresse con tutta serietà non mancano il loro effetto. Salomé tace. Finalmente ha riconosciuto che Gesù è il più Forte.

                       41.   La barca porta i quattro velocemente ed in sicurezza all’approdo di Ermes; presto sono in casa sua e ricevono di cuore il benvenuto.

[indice]

 

۞

Cap. 12

Da Ermes, il figlio del greco

 Giovanni di Sabato ha una visione

                         1.      Ermes si sente attratto da Gesù. Giovanni è senza parola, quanto velocemente Ermes Lo comprende, e così sperimenta di nuovo la Forza e la Potenza dell’Amore che Gesù rivela nella Sua Libertà.

                         2.      Ermes prepara un buon pranzo e dice a Zebedeo: “Amico e fratello mio, oggi siete miei ospiti e domani voglio subordinarmi ai vostri costumi. Datemi la gioia e non dite di no!”.

                         3.      Dice Zebedeo: “Ermes, tu fedele amico e fratello, da oggi in poi sono libero da tutte le usanze della Legge, e finché e quante volte sarò nella tua casa, non avrai più bisogno di avere nessun riguardo per me ed i miei figli, oggi, infatti, siamo stati guidati ad un altro essere e pensiero attraverso meravigliosi avvenimenti. Pensa: questa tempesta e questa bufera non hanno avuto il potere nemmeno di bagnarci, ed ancor meno di causarci danno”.

                         4.      “La mia gente è stata avvertita da un pescatore”; – dice Ermes – “perciò anche noi siamo stati preservati da seri danni”.

                         5.      “Tutti i pescatori sono stati avvertiti”, – dice Gesù, – “ma purtroppo solo pochi hanno seguito l’avvertimento, e così hanno anche da portare i danni”.

                         6.      Dice Giovanni: “Io da stolto mi sono lasciato trattenere quando mi hai intimato di avvertire tutti”.

                         7.      Ora Ermes si fa descrivere tutti i precedenti ed alla fine si rivolge a Gesù: “Io vorrei esserTi amico così come lo è stato mio padre. Nel suo ultimo scritto mi ha pregato di cercarTi e chiedere la Tua Amicizia – per la salvezza mia e degli altri. Perdonami, Amico degli uomini, se finora non l’ho ancora fatto, ma ora voglio recuperare tutto”.

                         8.      “Ermes, amico Mio”, – replica Gesù, – “chi come te continua nello stesso spirito l’opera dell’Amore che tuo padre ha cominciato, costui è già amico Mio ed anche fratello. Per questo non ci vogliono più parole; perciò Io sono venuto anche da te con questi Miei fratelli”.

                         9.      Dice Ermes: “Gesù, Tu mi degni della Tua Amicizia ed io sono stato un uomo così duro; ma ora che posso guardarTi negli occhi, mi sembra come se vivessi in un altro e migliore mondo”.

                       10.   Risponde Gesù: “Ermes, Io ti dico: tu devi sperimentare un Cielo, ma non al di fuori di te, bensì dentro di te. In Me l’eterno e vero Iddio ti offrono una vita che ti sosterrà in tutte le situazioni, cosa che tu avrai soltanto motivo di lodare e ringraziare”.

                       11.   “Oh, Gesù, Tu mi chiami amico! Quanto mi rendi felice, poiché io sono un pagano e non un giudeo”.

                       12.   “Ermes, Io chiamo tutti gli uomini fratelli Miei; il Mio sforzo va anche soltanto là, di essere per tutti gli uomini un Mezzo e Mediatore, affinché la Vita proveniente da Dio diventi per tutti l’eterna Salvezza”.

                       13.   Presto il pranzo è pronto e Giovanni sperimenta, anche se soltanto come ascoltatore, cose che finora gli erano totalmente sconosciute. Ermes è un uomo intelligente ed ha fatto molti viaggi. Senza domandare molto, comprende Gesù. Così fra discorsi interessanti passa il giorno e la sera.

                       14.   Al mattino presto tutti vanno a trovare una graziosa altura, e Gesù prega i Suoi accompagnatori di osservare con devozione il sorgere del Sole e badare a tutti i segni che porta il veniente giorno.

                       15.   Anche Ermes è un amico della natura; perciò dice a Gesù, quando il Sole sta già alto nel cielo: “Amico, già spesso ho osservato il sorgere del Sole, ma ciò che ho visto oggi, non mi sembra che accada del tutto in modo naturale. Per esempio, un banco di nuvole si è spinto davanti al Sole nascente, banco che aveva la forma di un coccodrillo. Quando il Sole saliva sempre più in alto, la nuvola non poteva fare più niente al Sole, ma la sua meravigliosa luce era offuscata ed aveva un’aureola giallo rossastro. Anche gli animali dell’aria che cercavano l’acqua erano agitati; no, non ho mai visto qualcosa di simile”.

                       16.   Dice Gesù: “Ermes, è bene che hai detto questo; infatti, i nostri amici non lo hanno notato. Puoi spiegarti questi eventi naturali?”.

                       17.   “No, caro Amico, ma c’è dunque qualcosa da spiegare? Le nuvole assumono ogni sorta di forme, ma il comportamento degli animali era in ogni modo strano”.

                       18.   Risponde Gesù: “Già nel comportamento degli animali osserviamo che questi eventi che sperimentano soltanto coloro che hanno confidenza con la natura, devono avere un motivo, e questi motivi stanno negli spiriti della natura che ancora attendono la loro liberazione. Il banco di nuvole era il motivo, perché in loro si sono radunate molte potenze distruttive, e colpa di ciò sono le assurdità degli uomini viventi attualmente. La sfera della nostra Terra è gremita di potenze oscure ed aspirano alla distruzione. Queste esercitano una funesta influenza sugli uomini, e questi d’altra parte diventano medium oppure mediatori di coloro che non sanno che essi sono influenzati. Che cosa sarebbe successo ieri se Io non fossi stato Guardiano o Custode? Se queste potenze potessero, oggi stesso ci darebbero molto da fare. Ma il Padre Mio nel Cielo ha preso anche delle Precauzioni affinché la volontà di questi esseri sia contrastata. Più tardi, quando non avrò più bisogno di aver riguardi per gli altri, sarà ancora rivelato parecchio e sarà diffusa molta Luce. Ora però vogliamo ritornare in casa e consumare la colazione; ma poi rimarremo in casa per non suscitare più nessuna contrarietà, poiché il nemico di ogni Vita è molto attivo”.

                       19.   Per Giovanni queste sono tutte cose che non comprende, ma che gli danno molto da pensare, e sempre più chiaramente viene davanti al suo occhio spirituale la vita di sua madre che è durata fino ad ora e soprattutto la sua. Se è come Gesù lo descrive, allora non è colpa della madre, bensì di esseri influenti su di lei. Ora si tratta di risolvere il problema, affinché sua madre non si lasci più influenzare. In questo Sabato hanno molto discusso sulla Vita proveniente da Dio ed in Dio, e Gesù espone tutto così in modo naturale che gli altri non si annoiano minimamente, ma tutto è assai avvincente.

                       20.   A Giovanni Egli dice ancora: “Giovanni, non precipitare, perché non devi pretendere nulla da tua madre. Tu stesso devi essere attivo e, quanto più purifichi la sfera intorno a te, anche tutto l’influsso inferiore cesserà. Tutto, nell’intera infinità, è regolato secondo le Leggi; perciò bada soltanto a te, affinché non ti capitino, consapevolmente oppure inconsapevolmente, cose che provochino dispiaceri a te oppure ai tuoi. Prenditi un esempio in Me: tutte le lotte che avevo da sostenere, dovevano essere; perché così tutte le cose dall’Anima Mia sono diventate dei gradini che portano nel Mio mondo interiore e quivi procurano una Vita proveniente da Dio, affinché tutto ciò che ora faccio, operi da questa Vita di Dio. Ma finché nel Mio mondo interiore predominano ancora cose che appartengono all’animico, la Vita proveniente da Dio oppure la parte della Vita proveniente da Dio non è ancora la libera proprietà del Mio mondo interiore, ed Io posso essere ancora molto influenzato dall’esteriore. Ogni influsso però deve servire a fortificarci ed a purificarci nell’interiore e nell’esteriore”.

                       21.   Giovanni ha compreso questo bene, ed in lui domina una grande gioia, ma Ermes dice: “Gesù, Tu caro, buon Uomo ed Amico, se mille uomini mi raccontassero questo, non lo potrei né credere né afferrare, ma le Tue Parole sono Luce e Vita, io vedo e sento la Verità delle Tue Parole. Perché dunque non le possono afferrare gli altri uomini o magari perfino adattarsi?”.

                       22.   “Amico mio Ermes, questa Verità è antichissima. I nostri savi le rappresentano ancora oggi; ma se i sacerdoti ed anche i vostri parlassero così naturalmente, la loro aureola scomparirebbe presto. Quanto più misteriosi ed incomprensibili si presentano davanti al popolo, tanto più necessari si rendono allo stesso. Il popolo però ha bisogno di qualcuno al quale si possa attenere, e così sono sorte tutte queste situazioni. Togli al popolo i suoi sacerdoti, ed è battuto per lungo tempo. Perciò è così importante l’unificazione della vostra anima con il proprio spirito, perché l’eterno Spirito di Dio può trasmettere tutto al vostro spirito. Nessuno può testimoniare dallo spirito, se non colui che lo ha dapprima ricevuto. Potete spiegarvi ora perché i sacerdoti non possono più dare al vostro spirito risvegliato ciò di cui ha fame? Vedi Giovanni, la brama che ti ha spinto a Me ed ancora ti spinge, proviene dallo spirito, spirito che nella tua anima vorrebbe levar le ali, per ricevere ciò che la tua anima non può dargli. Certo, ora non potete afferrare tutto, ma presto vi rallegrerete, e comincerà un nuovo periodo della vostra vita”.

                       23.   La separazione da Gesù questa volta non è difficile per Giovanni; nel suo cuore c’è la speranza e nei giorni successivi l’essere suo si trasforma.

                       24.   La madre Salomé non ha più motivo di arrabbiarsi di suo figlio; ora anche Zebedeo e Giacomo hanno occasione, quando sono a pesca, di parlare di Gesù. Il rapporto con Simone di Cana diventa più animato, e Gesù è ritenuto già nei loro discorsi ed immaginazioni come il Messia veniente.

 

                       25.   Giovanni non condivide quest’opinione, perché secondo il suo modo di vedere un Messia che deluderebbe il popolo che spera, lo renderebbe povero invece che ricco. Egli ha avuto una visione, quando durante un Sabato si approfondisce così bene nella Vita di Gesù.

                       26.   Davanti al suo occhio spirituale si forma una meravigliosa immagine: in un gran vestibolo, sorretto da meravigliose colonne, si trovano molti, molti uomini. La loro veste non è alla maniera dei giudei ma, senza eccezione, bianca.

                       27.   Fra di loro c’è un vecchio uomo adornato con una gran barba bianca; questi parla ai radunati: «Padri e figli, finalmente è possibile che possiamo intenderci. Le nostre vesti sono bensì adornate con il segno della purezza, ma la nostra brama verso la Sorgente di ogni Vita non è ancora quietata. Veniamo sempre nutriti di speranza dai meravigliosi esseri di Luce al santo tempo che ora avrebbe inizio, ma questo è anche tutto. Chi di voi può dire e dichiarare qualcosa di più preciso?».

                       28.   Allora viene nel mezzo un giovanetto, si guarda intorno per vedere se tutti sono radunati e dice: «Voi genitori e progenitori, guardiamo con profondo rispetto a voi ed attendiamo da voi la testimonianza che ci deve annunciare la vera Vita, or ora abbiamo dovuto sentire che anche voi siete stati nutriti di speranza. Da che cosa può dipendere? Siamo vestiti con le vesti che ci promettono il Sublime. Vediamo bensì l’Uomo di Luce, come diventa sempre più raggiante, ma vediamo anche gli uccelli neri che sempre Lo disturbano. Dite, voi genitori e progenitori, non potremmo aiutare l’Uomo di Luce?».

                       29.   Dice il venerando vegliardo: «Tu hai visto giusto, ma non abbiamo nessuna disposizione per questo. La nostra speranza è ben disposta sull’Uomo di Luce, ma Egli è Uomo, e noi siamo spiriti».

                       30.   Dice il giovane: «Padri, non mi lascio a lungo nutrire di speranza, infatti, non abbiamo avuto nessun divieto di assistere gli uomini. Io vedo la loro miseria e come intristiscono sempre di più le anime loro, ma vedo anche come l’Uomo di Luce fortifica molte anime con la Sua Luce. Sulla Terra per noi era la cosa più sublime poter essere servitori con il nostro Amore, e qui nella vita beata mi devono soddisfare soltanto le situazioni nel nostro essere e nella nostra Vita? Quest’Uomo di Luce non avrebbe per nulla bisogno di affaticarsi sulla tenebrosa Terra, perché la Sua Veste eclissa cento volte le nostre vesti».

                       31.   Dice il vecchio, «Figlio mio, non comprendo la tua impazienza, poiché dall’Essere di Luce abbiamo soltanto l’incarico di non perdere d’occhio l’Uomo di Luce. La tenebrosa Terra ha gettato anche troppe ombre sull’anima nostra».

                       32.   Allora entra un Essere di Luce in mezzo a loro e dice: «Anche noi non dobbiamo disturbare la lotta dell’Uomo di Luce, dal momento che il nemico di ogni Vita non lo tollererebbe ed opprimerebbe ancora di più l’Uomo di Luce. Sarebbe però tutt’altro se gli uomini di questa tenebrosa Terra Lo sostenessero. Il nostro essere è staccato dall’essere vincolato alla Terra; ma gli uomini della Terra devono sciogliere da se stessi le loro catene con la Luce che soltanto l’Uomo di Luce porgerà a tutti, quando sarà venuto il tempo Suo. Perciò voglio chiamare il nemico di ogni Vita con la Potenza concessami da Dio».

                       33.   All’istante sta in mezzo a loro un uomo vigoroso, e l’Essere di Luce dice: «Ti ho chiamato dalla potenza e libertà conferitami, e ti domando davanti a quest’adunanza di spiriti beati: ‘Perché opprimi l’Uomo di Luce che ha le migliori intenzioni con gli uomini? Per i beati è incomprensibile come esseri del tuo genere abbiano un interesse di ostacolare l’Uomo di Luce nel Suo sviluppo!’.»

                       34.   Risponde il nemico: «È mio buon diritto e mia intenzione rovinare completamente l’Uomo di Luce, che è Dio in tutto e per tutto, ed in questo nemmeno Dio stesso può ostacolarmi».

                       35.   Si fa avanti l’oratore precedente e dice: «Chiunque tu possa essere, una siffatta meta non se la prefigge nessun essere dell’Eternità; dove arriverebbe la Creazione se tutti la pensassero così? L’Uomo di Luce ha delle Intenzioni che sono aperte e chiare, ed è la più grande ingiustizia disturbare queste Intenzioni. Se rifletto bene, possiamo anche noi mettere un catenaccio a te ed ai tuoi servitori neri».

                       36.   Risponde il nemico: «Questo proprio non lo potete ancora, e perciò la mia lotta è destinata soprattutto all’Uomo di Luce, perché se Gli riesce a raggiungere la Sua meta, allora devo temere anche voi, ed il mio potere va alla fine. Ma affinché questo non accada, lasciate che questa sia mia preoccupazione, perché nemmeno la Divinità mi fa intuire le Sue Intenzioni».

                       37.   Dice l’angelo di Luce: «In quest’angelo arrogante non c’è né discernimento né moderazione; perciò lasciatelo di nuovo andare, e voi che siete abitanti di un bellissimo paradiso, lasciate alle cose il suo corso. Quando tutto sarà compiuto, tutto apparirà diverso; perché allora il nemico della Vita sarà battuto, ma noi dobbiamo tacere su tutto».

                       38.   Lentamente la visione scompare e Giovanni pensa: “Oh, Gesù, questo è rivolto a Te ed alla Tua Missione; penserò ancora spesso a questo Sabato. Chi me ne darà la giusta comprensione?”.

[indice]

 

۞

Cap. 13

Il predicatore Giovanni Battista attira anche i pescatori di Bethsaida

Gesù inizia il Suo Magistero

                         1.      Come un fuoco di fila, la notizia del predicatore Giovanni attraversa il paese, ed i pescatori al lago Genezareth tendono gli orecchi. Anche Zebedeo e Simone di Cana si consultano, e dopo settimane si decidono e vanno con le loro barche a Tiberiade. Essi vengono a sapere molto sul predicatore di penitenza, ma nessuna parola del veniente Messia. Già intendono di nuovo tornare indietro, quando vengono dei templari nella loro locanda. Ora odono un discorso sovversivo contro il Battista, come non se lo sarebbero mai aspettato.

                         2.      Qui c’è però uno che fa sentire la sua voce ammonitrice, e prega di non voler precipitare. Egli dice: “Se il Battista è l’uomo che annuncia il veniente Messia, allora vogliamo ben metterci con lui; perché allora anche il popolo sarà al nostro fianco”.

                         3.      Altri ancora pensano: “Il Battista è pericoloso, e non risparmia né popolo né sacerdoti, per lui tutto è espiazione e Regno dei Cieli”.

                         4.      Giovanni tende gli orecchi, e ciò che suo padre e gli altri non comprendono, acquista chiarezza dinanzi ai suoi occhi spirituali. La grande visione del Sabato diventa di nuovo vivente ed in tutta quiete sente ora come gli altri discutono del Battista e dicono: “In ogni caso dobbiamo incontrarci con il Battista”.

                         5.      È veramente un viaggio faticoso, ma alla fine è riuscito a tutti d’incontrare l’uomo singolare.

                         6.      Giovanni è veramente deluso. Così Gesù non si presenterebbe al popolo. Tutta la brama di Giovanni è sintonizzata sullo Spirito che Gesù rappresenta e che Egli si sforza di accogliere completamente in Sé. Gesù opera sull’uomo interiore, affinché tutto giunga in Ordine dall’interiore; Giovanni il Battista però agisce sull’uomo esteriore, affinché si converta e faccia penitenza, quindi che si converta dall’esteriore all’interiore.

                         7.      ‘Come si porrebbe Gesù al Battista?’, è la sua domanda.

                         8.      Passano settimane. I messaggi sul Battista diventano sempre più interessanti. I sacerdoti avvertono, minacciano. Ciò nonostante i messaggi non cessano. Giovanni ha reclutato dei discepoli che nuovamente reclutano altri per il loro maestro; anch’essi sono dei predicatori di penitenza ed araldi del Regno dei Cieli che si sta avvicinando[3].

                         9.      In questo tempo per Giovanni e per molti altri avviene la svolta. Gesù comincia il Suo Magistero e, senza far domande, Giovanni si unisce al Salvatore con suo padre e suo fratello. Sono potenti i messaggi che ora attraversano il paese. Giovanni Battista in seguito a quest’avvenimento perde d’importanza ed i sacerdoti diventano aperti avversari del Messia atteso con ardente desiderio.

                       10.   Giovanni torna nella casa paterna soltanto quando il suo Maestro viene una volta nella regione di Bethsaida: per lui il Salvatore Gesù è diventato la sua casa paterna. Quanto gli è ora comprensibile ogni Parola dalla Sua bocca, e le sue annotazioni sotto la supervisione del suo Maestro formano una parte dell’Eredità di Gesù, Eredità che ora deve diventare bene comune.

 

* * *

[indice]

[home Seltman]  -  [home sito]

 

 

 



[1] Salomé è una delle tre donne citate nel Vangelo di Marco 15, 40 e 16,1

[2] Maria, sorella di Lazzaro e di Marta, si riferisce all’episodio di Gesù nel tempio a 12 anni, quindi adesso Gesù ha 22 di anni. (N.d. R.)

[3] Vedi libretto XXI cap. 11, 24-25