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Scene deliziose della
Vita Terrena di Gesù
Ricevute in visione da Max
Seltmann
Libretto XIX
La ridestante vita di Dio nell’uomo
Paolo è
guidato da Ursus, Stefano, Lazzaro e Maria, poi va nella ‘nuova Betania’ ed
infine parte per Antiochia
Ursus a
Roma annuncia la nuova fede
Cap. 1 Paolo è istruito da Ursus a Betania
Cap. 2 Stefano
conduce Paolo nel suo mondo interiore
Cap. 3 Paolo con
il resuscitato Lazzaro e con Ursus – Il solenne banchetto d’addio
Cap. 4 Partenza
da Betania
Cap. 5 Giorni di
festa nella colonia ‘nuova Betania’ – Le
nozze di Teofilo e Salomè
Cap. 6 Ritorno a
Roma
Cap. 7 Ursus
rivela la ridestante Vita di Dio nell’uomo e guarisce un ragazzo
Personaggi
Achibald sottufficiale
romano convertito amico di Cornelio
Benito un
comandante romano al seguito di Demetrio e Ursus
Benno comandante
romano
Bernhart un
grande corpulento uomo possidente confinante di terra di Eusebio
Davide un
cantore cieco che suona l’arpa
Demetrio ricco
mercante all’ingrosso romano
Elia un
sacerdote giudeo in Roma
Elisa moglie
di Bernhard, possidente abitante nei pressi del lago Meron
Enos un
ex sacerdote del tempio, convertito
Erminio sottufficiale
romano agli ordini di Benno
Eusebio un
vecchio possidente vicino di Bernhart
Giona un
ex giovane sacerdote convertito amico di Teofilo
Giovanni l’apostolo
Lazzaro il
resuscitato titolare di Betania
Maria la
madre di Gesù abitante a Gerusalemme nella casa di Enos
Miriam moglie
di Enos
Noemi lo
spirito della moglie di Simone nell’aldilà
Paolo Saul
convertito sulla strada di Damasco
Pura moglie
di Giona
Ruth figlia
di Enos data in sposa a Ursus
Salomé figlia
del cantore David
Simone lo
spirito di un cristiano morto per mano di Saul
Stefano lo
spirito dell’apostolo lapidato
Ursus un
servo del possidente Demetrio adottato come figlio
Verona moglie
di Benno
۞
Paolo è istruito da Ursus a Betania
1. Poiché Ursus prima della sua partenza per Roma con Demetrio ha ancora molte cose professionali da sbrigare, conosce presto anche il nuovo discepolo Paolo, il quale con il suo fervore predica ovunque del Gesù risorto, Quale l’onnipotente Signore del Cielo e della Terra, come lui stesso Lo aveva sperimentato.
2. I templari però, poiché cercano di catturare con perfidia Saul, gli amici spesso devono segretamente tenerlo nascosto e perciò un giorno Ursus porta con sé lui e la madre Maria a Betania.
3. Il suo spirito risvegliato alla vita spinge Paolo sempre più potentemente al lavoro per il Signore e, ciononostante, Ursus è un po’ sorpreso per il suo infuocato parlare. Egli dice a se stesso: ‘Paolo è come una potente sorgente montana, le sue parole sono pure e chiare, ma spesso anche come una fragorosa cascata che sommerge fino all’estremo la giovane semenza; mentre Teofilo è solamente Amore e, come il discepolo Giovanni, sa rialzare in maniera dolce anche un cuore ridotto male dalla sorte’. –
4. Già presto si presenta un’occasione in cui Ursus gli domanda: “Fratello, per te è così difficile riconoscere Gesù il Risorto, il nostro santo Iddio, come Padre amorevolissimo e predicare di Lui a tutti i tuoi ascoltatori? La tua testimonianza della Sua Onnipresenza sublime è sì piena di vita, ed il tuo fervore in ciò per molti è degno di imitazione; ma io ho contemplato, conosciuto ed imparato ad amare Gesù in tutt’altro modo! Vedi, in me tutta la vita mi spinge a personificare Gesù, più di tutto senza parole.
5. Egli vive nel mio cuore come una Fonte di energia, la quale ha la caratteristica di colmare ed unificare con potenza tutti i miei pensieri, e governa in me il mio mondo e trasforma il medesimo in un Cielo”.
6. “Caro Ursus”, – risponde Paolo riflessivo, – “io vorrei volentieri acconsentire ad ogni vostro desiderio, ma vedi, ciò che è come marcato a fuoco nella caratteristica dell’essere mio non lo posso eliminare, ed io credo che se il Creatore mi abbia preparato così per il Suo servizio, non posso cambiare nulla, oppure dovrei poter agire contro la mia convinzione? Tutto il vostro amore però fa così bene al mio cuore, mi da spesso coraggio e forza per nuova perseveranza”.
7. “O Paolo”, – esclama Ursus animato, – “se il nostro amore può servirti per il rafforzamento, allora dimmi: su che cosa si basa il tuo amore per Lui? È nato soltanto dalla fede in Lui, oppure proviene direttamente dalla vita del Salvatore risvegliata in te? Voi sacerdoti e scrivani vi richiamate sempre alla fede, senza la quale, scrittura e parola sarebbero senza scopo.
8. Sia lungi da me voler scuotere la tua fede; infatti, poter credere, – è Grazia, ma poter amare è soltanto Vita! La fede senza amore non è una fede vivente, come l’amore senza vita non può ottenere nessuna forza! Qui però c’è grande differenza in ciò che qualcuno crede, e chi la sua fede l’approva.
9. Non vorrei dire di me di credere in Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima. Confesso però volentieri che tutto il mio interiore è colmo dal beato sapere: io appartengo al mio eterno Padre!
10. E come figlio del Suo Amore liberatore il mio mondo interiore è diventato un tempio ed una casa di Dio. Da questo momento conosco soltanto un vero Dio: Gesù! – Gesù, infatti, è diventato per me il concetto più vivente del più sublime compimento e perfezione. Soltanto il Suo Spirito rende libero in noi tutto il vincolato e limitato, e guardiamo il mondo e tutto ciò che accade in esso con i Suoi occhi dell’Amore. Il nostro cuore diventa il luogo della Sua pace celeste, e ciò che ora si sprigiona da un tale cuore, può ed andrà in ogni tempo anche di nuovo al cuore.
11. Non darmi nessuna risposta, fratello Paolo, poiché l’amore non conosce un aver-ragione, ma soltanto il desiderio di rendere libero e felice. Se tu dovessi aver bisogno del mio amore, quanto volentieri te lo donerei! Ed il più grande sacrificio, per me, significherebbe soltanto: servizio per il mio Gesù!”.
12. Paolo è diventato interiormente silenzioso, poi chiede ancora: “O Ursus, ti ringrazio! La tua testimonianza è stata come se Dio avesse parlato a me. Voglio serbare nel cuore, tutte le tue parole, ma vorrei subito approfittare del tuo amore, chiedendoti: lasciatemi venire con voi nel vostro viaggio di ritorno a casa, ho nostalgia della mia patria, della Cilicia”.
13. Paolo rimane in silenzio e pensieroso nell’interiore raccoglimento. Egli si domanda: ‘Dunque questi fratelli in Betania hanno un altro concetto di Gesù che in altri luoghi? Gesù è Dio! Di questo ne è convinto qui ogni figlio d’uomo, mentre altrove si riconosce Gesù soltanto come il vero Cristo’.
[indice]
۞
Stefano conduce Paolo nel suo mondo interiore
1. Nella notte Paolo lascia in silenzio la casa e si reca sulla collina vicina, dove lo attira al raccoglimento un piccolo tempio a colonne. Egli quasi non si accorge che uno dei grandi cani da guardia lo segue, ma quando lo stesso si corica nel tempio ai suoi piedi, egli accarezza il silenzioso accompagnatore, e subentra una grande quiete in lui, così che la sua anima invoca:
2. ‘O Tu mio Signore e Dio! Quanto bene si vive sotto la Tua protezione, e perfino in questa solitudine dell’anima mia mi metti a fianco un fedele guardiano! Così oso pregarTi fervidamente: aiutami! Aiutami in questi dubbi sulla Tua Essenza! Lasciami guardare ancora più profondamente nel Tuo Essere di Bontà e Sapienza! Lasciami vedere attraverso la Grazia Tua, se sono sulla giusta via per essere colmato dal santo Spirito che Tu mi hai promesso! Imploro soltanto una sola dimostrazione da Te, clemente Iddio e Signore, e con gioia consacro a Te tutta la vita mia!’.
3. Tranquilla è la notte, soltanto in debole bagliore brillano le stelle. – Ecco che all’improvviso si fa Luce intorno a lui. Una figura luminosa gli sta dinanzi e chiede: “Mi riconosci, fratello Saul? Il Saluto e la Pace di Dio sia con te!”.
4. Paolo è lievemente impaurito, – riconosce Stefano; costui dice: “L’eterno e misericordioso Amore in Dio che tu non puoi ancora afferrare giustamente, mi ha incaricato di manifestarti ancora qualcosa più da vicino, poiché hai implorato per una sola dimostrazione. Vedi, sono io la dimostrazione: io sono beato! Posso disporre di ogni specie di mondi che però non si trovano al di fuori di me, ma dentro di me. Se vuoi, ti guiderò in uno dei miei mondi che, se lo voglio, può diventare visibile verso l’esterno per altri. Poiché vedi, non è ogni uomo un mondo a sé? E se tu lo accogli nel tuo cuore, gli dai il diritto di residenza nel tuo mondo dato a te da Dio, Egli con sé porta a te anche il suo mondo interiore. Ed anche tu puoi poi operare in questo suo mondo e testimoniare davanti a lui della Grazia e della Verità di Dio.
5. Noi, stando su un osservatorio spirituale superiore, guardiamo in modo del tutto diverso da voi nei mondi del nostro prossimo. Tutto ciò che come uomo ti entusiasma nella natura, nell’uomo o nell’animale, è soltanto una riproduzione molto debole di ciò che noi possiamo contemplare qui nella sua bellezza più interiore come vita molteplice. Riconosci ora già qualcosa del mio mondo?”.
6. Paolo risponde: “A stento io comprendo qualcosa del tuo linguaggio, ma non mi è ancora del tutto afferrabile il senso suo. Se vuoi, guidami in un tale mondo nel tuo interiore, affinché impari a riconoscere meglio e chiaramente le vie per la mia salvezza!”.
7. Stefano però gli risponde: “Non soltanto per la tua salvezza, ma soprattutto per la salvezza di molti altri il Signore ti vuole colmare con il Suo santo Spirito! Ora io ti sfiorerò, allora il tuo corpo potrà giacere qui, sorvegliato dal fedele guardiano; perché soltanto nel tuo involucro immortale potrai seguirmi”.
8.
Nel successivo istante entrambi si librano come
figure luminose. – Da lontano diviene visibile una
città con molte torri e circondata da un alto muro. Si avvicinano e vedono una
piccola porta. – Paolo pensa: qui ci dobbiamo molto rimpicciolire, perché
altrimenti è impossibile passare.
9.
Stefano però gli risponde: «Non
ti preoccupare per questo, infatti, da lontano tutto ciò che è grande sembra
piccolo! Ma noi vogliamo che tutto ciò che ci appare piccolo dall’esterno
diventi assai grande ed importante! Vedi, la porta è già aperta per noi. La
porta d’ingresso nel nostro mondo spirituale, per il resto circondata da alte
mura, deve essere aperta da Mano superiore. Soltanto allora la nostra essenza
spirituale, insieme alla sua guida, può una buona volta entrare e contemplare
ciò che Dio vuole farci vivere qui; ma dobbiamo passare uno dietro l’altro. Ora
va avanti tu – io ti seguo».
10. Dopo qualche esitazione Paolo passa, si aspetta una
città, ma vede soltanto alberi, una foresta di alberi e domanda di ciò a Stefano. Costui
risponde: «Siamo appena a tre passi dalla
porta, non ti stupire di ciò che vedi qui, perché anche il tuo ingresso in
questo mondo può e deve somigliare del tutto al tuo stato di sviluppo
interiore. Ora vogliamo procedere per vedere che cosa Dio ci vuole mostrare in
questa tua sfera. Qui, infatti, dappertutto è come sulla Terra, tutto ciò che
vedi o sperimenti è un linguaggio, è un linguaggio eloquente come rivelazione
da un mondo interiore! Osserva questo, ed imparerai a guardare dentro ovunque
nelle segrete camere della vita!».
11. Ora passano da colline spoglie su cui sono accovacciati
esseri tenebrosi, che però non possono scorgere le due figure di luce. Come si
librano in sempre nuove colline con tali esseri, Paolo esterna il desiderio di
ascoltarli di nascosto. Si avvicinano molto ed odono orribili imprecazioni di
uno che è molto pieno di sé. Da un’altra collina vengono alcuni uomini e
parlano ad alta voce: «Ovunque qui come
là, nient’altro che suolo umido: niente pane, niente tetto su di noi. Che cosa
ci serve ora l’osservanza dei Comandamenti di Mosé ed i molti sacrifici?».
12. Dice un altro: «Ci sentiamo
ingannati e traditi, anche se forse ai nostri sacerdoti non va diversamente,
sono essi allora ingannatori? Chi ci ha imposto la legge come carico? Come
devono essere felici coloro che non conoscono nessun comandamento e nessuna
legge!».
13. Lo erudisce un
altro: «Come può allora esistere un ordine, se non ci sono leggi per il
mantenimento dell’ordine? Ancora provvedono i boschi ed i prati per il nostro
nutrimento, e forse verrà ancora un tempo in cui cambierà!».
14. «Non ci
sperare», – risponde ancora un altro, –
«perché Colui
che ci voleva portare tempi migliori, noi Lo abbiamo messo in Croce! Ci sta
proprio bene, perciò portate con dignità questo destino!».
15. «Non si possono aiutare costoro?», chiede Paolo pieno di compassione.
16. «Ci vuole ancora
molto tempo e molta miseria», – spiega Stefano, – «perché costoro amavano mammona più di tutto
il resto. Vedi, qui intorno a noi c’è Luce, tu puoi contemplare ed ascoltare
ogni cosa. Ma in tutte queste anime rimarrà la notte finché la loro collera
sarà svanita e riconosceranno e saranno disposte a portare con umiltà e
pazienza il loro destino causato da loro stessi. Soltanto allora potranno
venire degli angeli e messaggeri di Dio per istruirli e guidarli in luoghi più
luminosi. Qui nel Regno dell’Eternità tutto si deve regolare nell’ambito della
Legge primordiale, e nessun essere può essere danneggiato, ma nemmeno
pregiudicato».
17. Ora passano davanti a dei sepolcri su cui stanno accovacciate
delle figure smagrite; simili ad animali fissano a terra come se cercassero
qualcosa di perduto. Stefano spiega: «Qui ogni
avvicinamento è perfino pericoloso, sono per la maggior parte sacerdoti della
casta templare, e li domina totalmente il loro arrogante sentimento. Ma basta
con questo luogo! –
18. Ora andremo
verso un’altra direzione, e se qui visiteremo esseri più elevati
spiritualmente, potrai altrettanto constatare che tutto intorno ad essi deve
formarsi precisamente secondo l’essenza loro, perché in ciò si rispecchia il
loro stato interiore.
19. Caro Saul, non è
senza motivo che il Signore ti fa sperimentare tutto questo. I messaggeri di
Dio devono veder chiaro, devono avere la chiarezza in tutto ciò che accade, e
per questo aiuta la Scintilla di Dio risvegliata nell’uomo. Nel più profondo
intimo perciò ogni uomo terreno potrebbe sperimentare questo mondo già in se
stesso. Chi però non può separarsi dai suoi concetti inculcati o trasmessi
dall’intelletto, non potrà mai sperimentare la Grazia di contemplare nel suo
mondo interiore il vero ed eterno mondo spirituale già sulla Terra.
20. Tu sii
consapevole: il Signore può tutto, ma
non può trasformare il tuo mondo interiore! Questa trasformazione deve
eseguirla ogni uomo in se stesso, e soltanto per questo egli ha ottenuto la sua
così completa libera volontà. Qui, nel proprio mondo spirituale, ognuno si
trova sulla sua proprietà e deve nutrirsi di ciò che si è guadagnato come uomo
nella sua attività d’amore per questa Eternità!».
21. Paolo domanda: «Ma che cosa spetta a tutti costoro che non
hanno voluto credere a nulla di queste Verità? Questa delusione dopo aver
deposto il corpo deve essere terribile».
22. Risponde Stefano: «Soltanto ciò che
l’uomo semina, raccoglierà! Ma non la fede in ciò è la cosa determinante, ma la
giusta attività in merito a ciò. Ma i servitori chiamati da Dio devono poter
riconoscere queste Leggi, e perciò lascia ora parlare a te tutto ciò che puoi
contemplare qui! Perché ti mostrerà più di quanto potrei spiegarti io!».
23. Entrambi si affrettano oltre e giungono a delle estese
acque. Paolo pensa: ‘È questo
il confine con un altro mondo? Ma come attraversiamo questo mare?’. – Stefano risponde
subito: «Sì, vogliamo andare dall’altra
parte e, se pensiamo e vogliamo questo coscientemente, il Signore ci procurerà
anche già consiglio e mezzo per questo. Non temere! Qui nel Regno della Verità
e della Vita tutto è possibile a colui che, non soltanto crede qualcosa, ma lo
vuole anche seriamente! Noi vogliamo! – e guarda, là viene già un navigante con
una barca, come se avesse aspettato soltanto noi».
24. Il barcaiolo fa cenno e Stefano sale subito. Paolo però
guarda a lungo l’uomo ed è colpito, lo deve conoscere – ma in lui c’è come
buio, non può ricordarsi. Allora anch’egli monta in barca.
25. Il forestiero da a
Stefano il remo e dice: «Caro amico, Io
rimango al timone, allora posso portarvi meglio sul posto».
26. Dopo poche remate sono già all’altra riva. Stefano invita
il barcaiolo ad accompagnarli, ed i tre salgono su una collina con un’ampia
vista. Là vedono in lontananza una città. Una cupola d’oro domina tutte le
case, e Paolo si meraviglia: «Davanti
al grande muro abbiamo visto prima una città ed ora si vede nuovamente una
città nella prima città, questo mi è incomprensibile!».
27. Stefano lo
illumina: «Se tu guardassi in tutte
queste magnificenze del nostro eterno Padre con gli occhi di un figlio di Dio
risvegliato, allora nulla più ti apparirebbe incomprensibile. Ma ora ti tiene
ancora prigioniero il tuo vecchio concetto di Dio, e sei stupito di tutte le
meraviglie che a te si rivelano qui!».
28. Il forestiero
mostra schiere di uomini che peregrinano verso la città e dice: «Vieni amico, affrettiamoci anche noi là,
per rallegrarci nella loro gioia!». La via passa attraverso belle strade
adornate a festa e termina al grande tempio della consacrazione. Nei vasti
vestiboli molti stanno in ginocchio davanti agli altari dei sacrifici e di
cuore orante guardano nelle fiamme divampanti. Essi si sentono felici nella
devozione, ascoltano ed aspettano mentre un delicato, piacevole profumo
attraversa i vestiboli. Su parecchi pulpiti dei sacerdoti benedicono la folla e
le fiamme divampavano chiare come segno che il loro sacrificio è ben visto da
Dio.
29. Dopo lunga contemplazione di questo genere di servizio
divino Paolo chiede: «Che cosa
aspettano ancora questi oranti? È certo una sensazione edificante osservare
questi uomini nel loro raccoglimento ed anche ammirare le bellezze del loro
tempio, ma ora non vogliamo proseguire?».
30. Stefano risponde: «Fratello, non vedono essi la presenza di
Dio in queste fiamme del sacrificio ascendenti perfettamente diritte? In
verità, nemmeno il sacrificio di Abele può essere stato visto in modo più puro!
Nella loro vita terrena essi hanno portato annualmente il sacrificio più
grande, per adorare Lui nella casa del Signore! Ora qui, nel Regno degli
spiriti, non impedisce loro più nulla di abbandonarsi totalmente a questa
contemplazione dell’Essenza di Dio! Oppure avevi tu un’altra fede?».
31. «Oh, Stefano,
non ricordarmi le mie errate immagini di Dio», prega Paolo, «lo riconosco: la
mia vita è stata un errore unico, finché il Signore non vi ha posto fine. Ed a
me è incomprensibile che io stesso non sia giunto ad una migliore conoscenza
del nostro grande Iddio!».
32. Paolo nota un
tratto così malinconico sul volto del barcaiolo e sente sorgere ad un tratto
una tristezza in se stesso, perciò chiede: «Caro
amico, ti ho reso triste, perché non ho degnato abbastanza questo solenne
raccoglimento? Oh, perdonami!».
33. «Non ti
preoccupare, guarda!», dice ora Costui. «Tutti questi oranti
erano devoti e vivevano austeri secondo le leggi di Mosé, ma qui non possono
deporre così facilmente il loro concetto di Dio portato dal mondo terreno, per
sentirsi chiamati ad un’attività molto più utile. Che tu, Saul, possa
contemplare questo con i tuoi propri occhi e partecipare con cuore toccante, è
una Grazia che tocca soltanto a pochi!».
34. «Non si trova
dunque nessuno che possa spianar loro le vie per una conoscenza più elevata
della vera Vita?». Domanda Paolo.
35. «Oh, migliaia di
soccorritori aspettano questo servizio d’Amore, ma vedi, non un momento prima
si deve cominciare con questo, altrimenti si causerebbe più danno che guadagno
per le anime loro. Questi a loro modo sono beati e proprio non immaginano
ancora che la beatitudine ha molti, molti gradini. Anche tu non sei ancora del
tutto libero da vecchi concetti e te ne libererai anche difficilmente finché tu
stesso non sentirai il desiderio di conquistarti dei gradini ancora più elevati
della perfezione!».
36. Ancora una volta i tre godono della meravigliosa vista
panoramica di questa collina spirituale, poi tornano indietro con la barca. Con
la separazione Paolo prega il barcaiolo: «Caro
amico, è soltanto per Grazia che io abbia potuto trattenermi in questo mondo;
ma non vorresti accompagnarci ulteriormente? Vorrei stare ancora volentieri con
te».
37. Stefano esorta ad utilizzare il poco tempo ancora rimasto
in modo giusto, e così i tre si affrettano verso il mattino. Su una collina Paolo si ferma
colpito, egli prega: «Amici, non
lasciatemi andare oltre – là io non c’entro. Ancor mai mi è venuto in mente che
potessero esistere tali bellezze. Là possono vivere soltanto anime purissime!».
38. Stefano ribatte: «Fratello Saul se non vuoi venire con noi,
allora anche noi dobbiamo di nuovo tornare indietro, siamo qui soltanto a causa
tua. Io però penso che se il Signore mi ha chiamato per mostrarti tutto questo,
allora non devi sentirti indegno, perché il Signore persegue con ciò certamente
un santo scopo. Ma noi sappiamo: nessuno ha ancora meritato il Cielo con tutte
le sue magnificenze, sono sempre soltanto Doni del santo Amore del nostro
Padre, e vengono dati soltanto a coloro che sono diventati figli Suoi. Quindi
io ti domando: possiamo guidarti oltre?».
39. «Oh, amici,
allora guidatemi! Quando il vecchio Saul talvolta predomina ancora in me,
allora ammonitemi, perché voglio comunque essere Paolo».
40. Dice Stefano: «Caro Saul,
allora vieni! Ora però ti devi far avvolgere completamente da quest’Amore che ti
circonda! Quale vero Paolo, tutto in te deve diventare amore! Guarda, ora
giungiamo in regioni molte belle e troverai qualcuno cui sulla Terra hai fatto
molto male. Ma qui tutto ciò che è stato causato un giorno dall’odio, viene
perdonato col disinteressato Amore divino! Ma pensa anche: questa Grazia che
ora tu vivrai qui, deve essere per te una dimostrazione di quanto è possibile a
questo puro Amore!».
41. Essi passano in graziosi giardini con variopinti
pergolati di fiori e gli abitanti li salutano calorosamente; ma salutando si
affrettano oltre. Già da lontano scorgono una grande piazza con molti uomini.
Avvicinandosi vedono belle figure luminose in vesti bianche a pieghe e decorate
con cinture d’oro. Sono accolti giubilando, tutti vogliono invitare Paolo nella
loro casa. Una giovane coppia stringe al loro petto le mani dell’amico venuto insieme
e pregano: «Possiamo ospitarTi con il
fratello Saul e Stefano da noi?».
42. «Sì, lo potete!», risponde l’Amico. E tiene il dito sulla bocca. – Paolo vede bensì questo,
ma è così preso nell’interiore che non bada oltre, perché egli conosce questi
due, essi per colpa sua, a causa della loro fede, hanno dovuto sacrificare la
propria vita in maniera crudele!
43. Allora dice il
giovane uomo: «Caro Saul, non ti spaventare per il fatto che ci rivediamo in questo
mondo meraviglioso! Quello che un giorno è accaduto sulla Terra, ci è servito
soltanto per il nostro perfezionamento interiore, e ciò che ora accade qui,
deve aiutare ad ottenere la maturità ancora a molti cittadini della Terra!
Perciò le porte del mio cuore sono aperte, e l’Amore che dimora in me prega:
venite nella nostra casa, affinché possiamo servire te ed i tuoi amici alla
celeste maniera».
44. Paolo dice
profondamente scosso: «Tu sei Simone, e
la tua giovane moglie è Noemi. Vorrei morire, quando penso all’ora nella quale
io stesso ho messo la mano su di te – ed ora tu mi vuoi servire alla celeste
maniera? Oh, Tu, santo Iddio! Quanto puoi trasformare attraverso lo Spirito
vivente del Tuo Amore!». –
45. «Venite fratelli, i nostri cuori ardono di gioia, perché
finalmente il nostro grande ardente desiderio è esaudito», dice Simone ed afferra
Saul con la mano sinistra, l’Amico però con la destra, e dice a Noemi: «Porta tu il fratello Stefano, affinché la
nostra gioia sia perfetta».
46. In pochi minuti raggiungono la loro piccola casetta; i
fiori profumano e chinano le loro corone, quando essi passano attraverso il
giardino. Sulla porta Simone si ferma e dice: «Siate
benvenuti di cuore! Ciò che l’Amore può solo immaginare, deve rendervi felici!
Ci rimanga indimenticabile quest’ora che ci ha portato la più sublime
rivelazione dell’Amore!».
47. Paolo è stupito della silenziosa bellezza del luogo;
attraverso le finestre si gode un’ampia vista e nel giardino tutto è in fiore e
maturazione.
48. Simone ha occupato
posto a tavola con i suoi ospiti e dice: «Oggi
la nostra uva ha ottenuto la sua piena maturazione! Vieni, Noemi, e portaci di
questa, affinché rendiamo assai felici i nostri ospiti!». E Noemi porta nei
suoi piccoli cesti due grappoli irrealmente grandi che splendono come oro, pone
ognuno su una coppa d’oro e li mette sul tavolo.
49. Ora Simone accosta una coppa davanti all’Amico e Lo prega: «Oh, Tu, che puoi guardare fin nel mio
interiore, la Tua Venuta mi rende il più felice in questo mondo! E che Tu porti
proprio colui cui erano dedicate tutte le nostre preghiere, è beatitudine per
il nostro cuore! Ti prego, Amico del cuore, benedici questi grappoli! Con la
Tua entrata hai reso felice me e Noemi, oh, fa che rendiamo felice anche Te con
la nostra gratitudine e col nostro Amore. – E tu, fratello Saul, che siedi al
tavolo di un beato, non dimenticare mai più quest’istante, dove molti ci
guardano e sentono con noi la gioia di aver perdonato e superato tutto ciò che
un giorno ci fu fatto di ingiustizia. Io so che puoi trovarti tra noi soltanto
per la particolare Grazia del Signore, ma porta con te nel tuo mondo il nostro
Amore e la nostra benedizione, e fortificati con i frutti del nostro Amore
proveniente dal nostro cuore!».
50. L’Amico dice: «Simone, e tu, Noemi, la vostra casa è come
una stanza del tesoro, dentro il re vi conserva il più nobile e migliore! Il
Mio Cuore è colmo di gioia grande, ma non è abbastanza se ci rallegriamo
soltanto noi, bensì che mai ci stancheremo nel lavoro di rallegrare anche gli
altri. Non dimenticate che, finché esiste ancora un infelice, smarrito ed
infedele – tristezza sente ancora il Padre vostro. – Quindi benedico voi e
questi frutti. Prendete, – e mangiatene! Essi personificano l’Amore del Figlio
verso il Padre e procurano Forze sante per aiutare i poveri ed asserviti!
Amen!».
51. Dopo, Paolo si desta come da un profondo meditare, assaggia un
acino, e con questo lo penetra una sensazione così benefica che esclama felice:
«Fratelli, se sulla Terra tutti sapessero
quanto ultra magnifico il divino Amore ordina in noi tutto l’invertito e poi lo
fa rifiorire; se anche noi, come qui, di cuore perdoniamo i nostri nemici; se
imparassimo a benedire coloro che ci maledicono, e cercassimo di istruirli sui
loro errati concetti, in verità, presto tutti i cuori duri si struggerebbero
nell’ardente desiderio di procurarsi già sulla Terra un tale Cielo!».
52. Dice Stefano: «Hai ragione! Il
mondo però ha il suo stesso signore! Ma finché gli uomini non vogliono
riconoscere il santo Iddio come unico Signore anche sul loro mondo, presso di
loro non potrà migliorare!».
53. Noemi si alza e dice: «Caro Saul, ho ancora un bel grappolo di
un’altra vigna; già da tempo l’ho curato con gioia particolare, adesso te lo
porto!». –
54. E Noemi ritorna con un grappolo meraviglioso e dice: «Fratello Saul, metto nelle tue mani questo
frutto che l’Amore perdonante ha fatto segretamente maturare per te! Sono così
felice ora di potertelo offrire, perché l’ho implorato direttamente al nostro
santo Padre per te. Prendi, – è tuo!».
55. Sconvolto da questo semplice fare del suo cuore, Paolo cade sulle
ginocchia e confessa ad alta voce: «O
Dio! Tu, Amore senza misura! Tu, Padre di tutte le benedizioni! In che modo
potrà ripagarTi la mia gratitudine? Ora hai sopraffatto il mio essere più interiore!
Lasciami ritornare sulla Terra, affinché io possa impiegare tutto il mio
operare per questo Tuo Amore!».
56. E poi prega i presenti:
«Ora mangiate anche voi di questi acini: tu, Noemi, affinché tu stessa assaggi
quanto hai dato a me; Tu, caro amico, perché sei venuto fin qui con noi; tu,
Stefano, perché ti sei assunto il compito di condurmi qui; e tu, Simone, perché
il tuo cuore ha tenuto aperto per me la porta del tuo bellissimo mondo
interiore».
57. Solennemente tutti gustano di questi grappoli di Noemi. –
Con ciò Paolo diviene all’improvviso interiormente così illuminato che
esclama al culmine della felicità: «Oh,
amici, soltanto adesso comincio a riconoscere che Tu, caro Amico, – sei il
Signore Gesù Cristo stesso! – Colui che mi ha strappato in modo così potente
dalla via della perdizione!».
58. Dice l’Amico: «Finché soltanto
la tua conoscenza Mi ritiene per Colui, non rimarrai libero dai dubbi. Soltanto
quando sarai convinto nel più profondo dell’essere tuo di averLo incontrato, il
tuo cuore percepirà la vera gioia e la piena certezza!
59. Poiché soltanto
ciò che il cuore può trattenere come Santuario più sublime, è in eterno tuo, ed
il nemico della vita non vi può mai avanzare nessun diritto. Ma quello che hai
accolto soltanto nel tuo intelletto e nel tuo sapere, con il tempo può di nuovo
sfuggirti. Se il tuo intelletto soltanto Mi ritiene il tuo Salvatore e
Redentore, c’è ancora una lunga strada prima di giungere nel tuo mondo del
cuore. Dovrai fare i conti con molte avversità, finché ti farai strada del tutto,
perché la tua fede dell’intelletto dovrà essere messa alla prova fino
all’ultimo respiro della tua vita terrena!
60. Vedi questi due
fratelli raggianti di felicità insieme alla sorella, essi sono compenetrati
dallo Spirito della beata certezza. Il Padre loro è il primo ed ultimo
pensiero, ciò che vi è in mezzo è il vero, vivente sapere che senza di Lui non
possono nulla, con Lui ed attraverso di Lui però sono tutto in tutto. Il
privilegio dei veri figli consiste proprio nel fatto che stanno al di sopra di
ogni Legge e fanno agire ed operare in sé quel magnifico spirito che adempie
ogni legge e rende il vero, puro Amore per fondamento primordiale di ogni
essere e di ogni vita. – Ed ora voglio andarmene! – Quando i vostri cuori
arderanno di brama per Me – ritornerò volentieri!
61. Tu, Noemi, oggi
Mi hai portato il maturo frutto celeste dell’Amore perdonante e vincente! Tu,
Stefano, conosci la tua via, e così continua ad eseguire la Mia volontà. Ma a
te, Mio Saul, do la Mia particolare Benedizione! Essa sia la tua forza per le
tue opere, consolazione nel tuo cuore e Luce nei giorni in cui si farà buio
intorno a te».
62. Nell’andare, Noemi si stringe all’Amico e Lo accompagna fuori. Saul sente
ancora quando lei dice al Separante: «Padre!
Oggi ci hai dato una difficile prova, poiché non abbiamo potuto accoglierTi
convenientemente secondo il nostro Amore. Ritorna assai presto!».
63. Stefano dice
ancora: «Saul! – Saul! – diventa del
tutto Paolo, così che sperimenterai in te stesso tutte le meravigliose
promesse, ed il santo Dio e Padre veda adempiute tutte le Speranze che Egli
pone su di te! Non abbiamo bisogno di prender commiato, perché anche tu vivi
nel nostro mondo e prendiamo gran parte alle tue opere per il Signore. – Quindi
ora risvegliati nel tuo corpo terreno, ma ti deve rimanere questa reminiscenza
per l’Amore e la Misericordia del Signore! Amen!».
[indice]
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Paolo con il resuscitato Lazzaro e con Ursus
Il solenne banchetto d’addio
1. Paolo si risveglia. Guarda intorno a sé – tutto è buio, soltanto le stelle diffondono una debole luce. Ora scorge il cane che si stringe a lui e, come ricordandosi, dice: “Un sogno meraviglioso, – quasi dovrei credere alla sua realtà! Deve essermi apparso veramente Gesù, il grande Salvatore? Questa rassomiglianza! Soltanto, gli occhi mi guardavano molto clementi”.
2. E Noemi sta ancora dinanzi a lui con il grappolo d’uva. Le sue parole: ‘Prendilo, è tuo, perché il perdonante Amore lo ha fatto maturare per te!’, risuonano sempre di nuovo nel suo cuore.
3. Una strana tristezza lo invade, quando ancora una volta le parole che il caro Amico gli disse, divennero in lui viventi: «Se soltanto il tuo intelletto Mi ritiene il Salvatore e Redentore, c’è ancora una lunga strada prima di giungere nel tuo mondo del cuore!».
4. Ancora una volta fa passare dinanzi a sé tutti gli avvenimenti e pensa: ‘Il mondo interiore mi rimane ancora un mistero. Stefano non può separarsi da me, perché io, – vivo nel suo mondo? Questo mi è oscuro. Devo parlarne con Lazzaro, me lo propongo, e devo cercar chiarezza, altrimenti mi verranno ancor sempre dei dubbi’.
5. Finalmente si fa giorno. – Lentamente tutto intorno si risveglia alla vita e, come con altri occhi, osserva il suo ambiente. Poi vede venir Lazzaro che fa il suo giro mattutino. Paolo gli va incontro, lo saluta e chiede: “Posso accompagnarti?”.
6. Lazzaro risponde lieto: “Così sperimenti con me quanto è meraviglioso il mattino presto essere soltanto esecutore degli ordini dell’eterno Amore!”.
7. Così passano attraverso le stalle e nella casa dei lavoranti agricoli, dove nelle cucine le donne sono già attive a preparare la prima colazione per i molti abitanti di Betania. Lazzaro spiega all’attento Paolo: “Vengo qui, più di tutto, per me, infatti, è un’amabile rispondenza come mani diligenti femminili si adoperano per rafforzare giustamente il personale produttivo. Così è anche presso il Padre celeste. Nella Sua cucina, dove tutto è attivo, ogni cosa è predisposta in conseguenza di ciò, per renderci capaci, ma anche non manca veramente nulla! È come se l’eterno Amore avesse dato l’istruzione di tener conto d’ogni cuore, affinché diventi saldo ed operoso!”.
8. Lazzaro rimane più a lungo del solito presso le donne, le quali si compiacciono di cuore di questa visita. Le sue istruzioni non sono come comandi, ma soltanto come consigli, e Paolo con ciò si rende conto a quale spirito viene reso conto in Betania.
9. Dopo la colazione del mattino nella grande sala, Paolo dice: “Fratello, oggi mi sembra come se tutto fosse più gioioso ed affettuoso, anzi, come se mi colmasse uno spirito completamente nuovo, infatti, questa notte ho vissuto cose davvero incredibili, cose che veramente appartengono al mondo dei sogni”.
10. “Questa adesso è forse la tua opinione”, – dice Lazzaro, – “in realtà è stata in ogni modo una straordinaria esperienza, anche se soltanto come un sogno, tuttavia sono fatti che rimangono esistenti. Si deve soltanto poter credere e voler credere, allora la conduzione divina ha raggiunto il suo scopo. Il dolce operare e tessere alla nostra perfezione dell’eterno Amore non è mai finito. È come quello del padre del giorno nel cielo. Tutte, anche le anime più lontane da Dio, sono irradiate ed illuminate da lui, giorno per giorno, continuamente, fino in tutta l’eternità, perché l’Amore divino è la Condizione per la conservazione di tutto il Creato.
11. Vedi, il Signore ci ha istruito su tutte le cose e non ci ha lasciato all’oscuro di nulla. Tale e quale Egli istruirà anche te e forse ancora più profondamente, ma tu devi credere nelle Sue sante conduzioni! Ora ben credi in Gesù, perché sei stato convinto della Sua Essenza luminosa e della Sua Vita. Ma per noi, che abbiamo riconosciuto veramente il Maestro, è molto più facile che per te comprenderLo nelle Sue intenzioni divine con l’umanità intera. Tu sei, infatti, ben convinto dell’Esistenza Sua, ma noi della Sua Vita-Amore vivente in Lui!”.
12. Replica Paolo: “Fratello, io però lo vorrei volentieri afferrare, in me tuttavia c’è qualcosa che me lo vuole impedire! Permettimi perciò di chiederti – non è curiosità: tu un giorno eri già morto e quindi rapito in un mondo del tutto differente. Ti ricordi ancora di tutti i particolari vissuti là e ritieni possibile che anch’io questa notte, come te, sia stato portato in un mondo del tutto differente? Non ho nessun altro che te al quale vorrei domandare, perché veramente, devi essere certo stato da qualche parte, quando il tuo corpo giaceva nella tomba”.
13. “Fratello Paolo, tu pretendi molto”, – dice Lazzaro, – “e ciononostante può essere detto con poche parole. Che cosa giaceva nella tomba? – certo soltanto l’involucro di carne, involucro che dava alloggio al mio uomo animico e spirituale. Il processo del morire è soltanto un deporre questo pesante involucro, ma nello stesso tempo un ingresso nel proprio mondo interiore, mondo che ogni uomo può e deve ampliare in sé mediante l’attività del suo sforzo d’amore.
14. Un uomo malvagio, quando smette di essere uomo e comincia a diventare spirito, non può trovare nel suo mondo interiore nessun altro prodotto che quello che il suo egoistico amor proprio vi ha messo come semenza. Un uomo buono però già nel piccolo può farsi un’idea di quale vita lo attende. Sulla Terra non esiste nessuna misura di tale precisione, come appunto quella secondo la quale dall’altra parte ognuno viene misurato secondo la sua attività d’amore.
15. Certamente posso ancora vivamente ricordarmi dove mi trovavo allora in quei luoghi meravigliosamente belli, – – e ciononostante venni richiamato per l’ulteriore servizio su questa Terra. Ma, caro Paolo, non per questo ho consacrato la mia vita al Signore perché sono convinto della Sua Divinità, ma perché la Sua morte e la Sua Resurrezione mi ha trasmesso uno spirito vincente del tutto nuovo, spirito che vuol fare di me un vero figlio di Dio.
16. Tu stesso come fariseo devi ammettere: la vostra morale che voi predicate era buona, ma il vostro esempio così cattivo! Gesù invece non ci ha portato nessuna morale, ma ci ha rivelato una Vita come esempio compenetrata dalla vera Divinità. In Gesù di Nazareth la Sua Vita interiore era tutta Rivelazione. Sia La Sua Dottrina, sia il Suo Lavoro, sia i suoi Miracoli o la Sua Dedizione ai Suoi fratelli, tutto era esemplare, e rimarrà anche d’esempio finché la Terra porterà degli uomini.
17. Perciò il nostro santo lavoro è che poniamo la Sua Parola e la Sua Vita come un candelabro su un gradino rialzato, affinché splenda dinanzi a tutti noi come esempio: sia sempre esso il segnavia sullo stretto sentiero che porta all’interno, e ci dischiuda la porta segreta nel nostro proprio mondo interiore, affinché Gesù vi diventi il Signore ed il Re, il Sacerdote ed il Profeta, – ed infine Si riveli a noi come il magnifico Padre di tutti!”.
18. “Fratello, io ti credo!”, – risponde Paolo. – “Dopo che il Signore in questa notte mi ha fatto vivere tanto dal meraviglioso mondo interiore degli uomini, Egli mi dimostrerà anche la Grazia di colmarmi con Forza e Luce, per completare il compito assegnatomi per l’Opera Sua, – nella maniera giusta. – Lasciami tacere ancora, finché in me ogni pensiero sia messo in ordine, allora verrete a sapere delle mie meravigliose conduzioni”.
19. “Così sia, fratello Paolo!”, – dice fermamente Lazzaro. – “Soltanto quando ti sentirai completamente libero e come portato da uno Spirito beatificante, allora potrai parlare delle dimostrazioni del Suo Amore e della Grazia Sua che ora hanno colmato del tutto il tuo cuore!”.
*
20. Presso Demetrio ed Ursus comincia ora una maggiore attività, si preparano, infatti, per il viaggio di ritorno in patria, a Roma. Sono giunte delle carovane con merci preziose, ed in tutte le riunioni viene chiamato Giona, per dimostrare le sue capacità a dirigere un’azienda commerciale a Damasco.
21. In Pura si compie, invisibile per tutti gli altri, un grande miracolo. Lei ha già afferrato qualcosa della nuova vita della sua Scintilla divina, e la madre Maria come esempio le diventa un’aiutante, la quale può portare a tutti i sofferenti non soltanto conforto, ma anche un vero aiuto. Per questo la nuova patria le è del tutto benvenuta. Di questo non parla ancora con nessuno che solo al suo Salvatore, e nelle ore in cui è da sola con il suo bambino, tiene un lungo dialogo con Gesù.
22. Il giorno della partenza viene stabilito, ed una grande festa solenne deve costituire la conclusione. In Ursus è ritenuto un dovere come supremo servizio divino e, quando tutti gli affari sono finalmente ordinati fin nei minimi particolari, egli vuole ancora passare gli ultimi tre giorni in completa dedizione per tutti. Egli sa, quando una volta sarà ritornato a Roma, un viaggio in Giudea non sarebbe più così facilmente possibile. Così il giorno prima della festa fa preparare il carro e chiede a Paolo di andar con lui a Gerusalemme: “In poche ore possiamo essere nuovamente di ritorno”.
23. “Mi fa molto piacere, caro fratello”, – risponde Paolo, – “con te sono meno in pericolo, infatti, Gerusalemme è ora per me un terreno molto caldo!”.
24. “Oh, fratello, perché fiuti il pericolo?”, – chiede Ursus strada facendo. – “Sono pur soltanto uomini che tu temi, ed io non ho mai avuto paura davanti agli uomini! Non sei tu fermamente unito con il Maestro, più potente di tutti coloro che ti vogliono danneggiare? Vedi, la tua paura è debolezza, ed essa deve essere superata in te!
25. Finché abbiamo ancora paura degli uomini, saranno essi nostri nemici. Ma quando in te diventa vivente la consapevolezza: nessuno ti può danneggiare, nessuno può causarti dolore se l’eterno Amore in Dio non vuole, allora questi uomini nel tuo mondo interiore saranno soltanto dei poveri, smarriti bisognosi d’aiuto, e tutte le loro cattive intenzioni contro di te diventeranno senza efficacia, già prima di poterle eseguire”.
26. Paolo riflette serio quest’ammonimento e poi dice: “Ursus, hai inferto un potente colpo alle mie debolezze, e perciò devo ancora riflettere su questo.
27. Tu dici che chi è unito con il Maestro è più potente di tutti coloro che ci vogliono danneggiare! Io pur credevo e speravo di essere completamente uno con il Maestro, questo lo dimostrano le conduzioni di Grazia ed i fatti che ho già potuto operare attraverso di Lui. Ma nello stesso tempo si presenta ora in me questa stolta paura davanti all’odio dei templari. Allora la mia fede riceve un potente colpo. Sbaglio io, oppure sbagli tu?”.
28. Ursus risponde: “È bene che di questa faccenda parli ancora una volta con me, poiché non vi è nulla di peggio, come quando un tale pensiero non viene chiarito, ed i discepoli di Gesù devono pensare molto chiaramente in tutte le cose. Tu ed io, noi due siamo differenti nel carattere e soprattutto nella nostra intera essenza. In te è ancora innanzi tutto fissata la tua precedente fede nella legge di Mosé, e di conseguenza prendi quasi alla lettera le promesse dei profeti, mentre io ne sono totalmente libero. Accanto al tuo Dio hai imparato a credere nel Suo Primogenito Figliuolo, ed in questo sta forse la causa del tuo dissidio interiore. In me è tutto diverso.
29. L’Essenza di Gesù Cristo ha compenetrato in me ogni fibra così che non potrei ritrovarmi senza il Suo Spirito, senza la Sua Forza. Io sono colmato dalla consapevolezza che la mia vita senza Gesù sarebbe del tutto inutile. Ma se questo nostro Gesù rimanesse soltanto Figlio di Dio, allora anche il nostro Fratello Gesù dovrebbe andare da Dio pregando nelle grandi, decisive faccende, come dobbiamo agire anche noi quali veri figli di Dio! Ora Però in me si è compiuto il miracolo: il Figlio è fuso con l’eterno Padre, ed è, come il fuoco ed il calore, – una cosa sola! E, fratello Paolo, io ti dico: nell’intera Infinità nessun’altro Dio potrà più rivelarSi che Gesù Cristo!
30. Sebbene Egli era Uomo ed ha portato carne terrena, nel Suo Essere più interiore è rimasto comunque Dio. Se Egli fosse stato generato da un uomo, allora avresti perfettamente ragione! Ma così la Sua Incarnazione è il miracolo stesso, come Egli in me poté diventare tutto in tutto. Il miracolo del Suo grande Amore per noi uomini è appunto il più inafferrabile! Per amor tuo, caro Paolo, ho detto questo, e chi mi ha spinto a ciò? È appunto Gesù in me. Gesù, – il Padre di noi tutti! Senza di Lui sono niente, ma con Lui tutto”.
31. Confessa Paolo: “A tutte le tue parole caro Ursus, posso solo dire: vorrei che fosse tale e quale con me! Soltanto adesso mi posso spiegare per quale ragione nella notte scorsa in sogno non ho potuto subito riconoscere Gesù e non ho compreso le Sue Parole: «Chi ha afferrato Gesù soltanto nel suo intelletto, in questi Egli ha ancora una lunga strada prima di giungere nel mondo del suo cuore!»(cap. 3,3)”.
32. “Sii consolato!”, – replica Ursus. – “Il Signore scruta il tuo interiore e vede il tuo volere e desiderare! Egli ti da’ tuttavia tanta Forza, quanto serve, e tanta sapienza, per promuovere in tutte le cose la Sua Opera ed il tuo compito in questa. Soltanto l’Amore Egli non può darti, perché questo deve offrirlo l’uomo a Lui. Soltanto secondo la misura del tuo amore il Suo Io cresce in te. Ma quanto più Egli sarà cresciuto in te, tanto più di conseguenza devi essere sminuito nel tuo io. Ora non vogliamo continuare a parlare di questo, perché ogni figlio di Dio deve trovare in se stesso, come vuole regolarsi verso il meraviglioso Amore del Padre”.
33. Ursus tace – e Paolo deve costatare: “Questo romano pensa come Simone e Noemi”, e con ciò tutti gli avvenimenti nel sogno diventano di nuovo viventi.
34. Presto giungono davanti alla casa di Maria. Paolo entra, Ursus va dapprima dal comandante romano Benno per una breve visita. Paolo si accorge che Maria è già pronta per partire e chiede: “Come sapevi che saremmo venuti a prenderti?”.
35. Sorridendo, Maria dice: “Caro fratello, di ciò non ti meravigliare; perché più veloce del lampo ci illumina la Scintilla interiore anche per gli eventi nel mondo esteriore. Naturalmente, chi vuole dapprima afferrare tutto con il suo intelletto, può percepire in sé soltanto poco del soffio della Scintilla spirituale! Soltanto chi vive già in sé nel vero mondo di Dio, sarà anche spesso informato sui pensieri degli altri uomini. Questo però non è un frutto soltanto della semplice fede, bensì è la totale unione della Scintilla divina dimorante in noi con il Fuoco dell’eterno Spirito primordiale!
36. Diventa tutto amore! Allora giornalmente potrai vivere tali meraviglie, che però sono soltanto la conseguenza naturale della vita di Dio che si muoverà in te. Per renderti questo ancora più chiaro, io ti dico: la notte scorsa sei passato davanti a molte benedizioni, e perciò tutte le esperienze che hai vissuto oggi le consideri ancora soltanto come sogno. Soprattutto vorrei ancora dirti: ogni avvenimento, sia di giorno oppure di notte, è un linguaggio che lo può comprendere soltanto il cuore risvegliato. Mettiti sul terreno del puro, vero amore filiale per il Padre santo e scorgerai meraviglie mai presentite!”.
37. A questo punto viene Ursus a prendere i due per andare a Betania. Maria strada facendo descrive loro i processi della Grazia che i fratelli sperimentano ogni giorno, e di questo anche Ursus è un silenzioso ascoltatore.
38. Di sera viene ancora Giovanni con alcuni discepoli e, dopo la cena, Lazzaro prega Paolo di descrivere loro qualcosa delle sue meravigliose Conduzioni di Grazia vissute durante la notte, al ché Paolo è anche volentieri pronto, e pieni di devozione tutti ascoltano e vivono con lui la beatitudine del perdonante Amore di Noemi.
39. Il mattino dopo, David canta insieme a Salomè con particolare gioia giubilante la preghiera del mattino, poiché Lazzaro ha invitato i due ad andare con la carovana di Demetrio verso la ‘nuova Betania’, dove Teofilo opera già come servitore di Dio.
40. Dopo la colazione del mattino già compare il comandante Benno con sua moglie Verona ed il suo sottufficiale Erminio; e come sempre si vede gioia sincera e volti raggianti.
41. Lazzaro prega Paolo di unirsi a questi romani: “Là c’è per te un compito speciale, infatti, nemmeno costoro hanno conosciuto il Maestro nella Sua Vita terrena”.
42. Verona va con Maria dalle sorelle di Lazzaro e poi da Pura, Miriam e Ruth. Gli uomini si sono immersi in un serissimo discorso sul nuovo Spirito vincitore che è venuto su di loro dal Risorto, ed Erminio, che è diventato un ricercatore di Dio assai serio, sta ad ascoltare molto attentamente.
43. Poi il discorso cade sull’origine dell’uomo e le alte Intenzioni di Dio con l’umanità. Si esprime Ursus: “Certamente ogni reminiscenza è cancellata, ma con il grado di maturità in cui l’uomo si riconosce ed entra nell’intimo collegamento con il suo eterno Creatore, viene in aiuto alla nostra coscienza la risvegliante Scintilla divina e ci rivela cose che ci appaiono pressoché fantastiche.
44. Con queste Rivelazioni dal nostro mondo primitivo vengono naturalmente anche Rivelazioni per la nostra futura missione, e soltanto con ciò la nostra vita terrena ottiene il suo enorme valore. Ora l’uomo sa perché e per che cosa egli vive qui. In lui si fa luce e comincia ad ordinare il mondo dei suoi pensieri ed a trasformarlo in un mondo interiore, mondo che diventa completamente sua proprietà, poiché esso è sorto dal prodotto delle sue disposizioni d’amore.
45. Se Dio vive in te, anche se soltanto secondo i tuoi stretti concetti, non potrà mai avvicinarSi a te diversamente che proprio secondo queste tue rappresentazioni. Vedete, questo è il mistero rappresentato con poche parole e, ciò nonostante, per la maggior parte degli uomini non basta la loro vita terrena per afferrare questo e predisporsi di conseguenza. Credi, se sei capace di credere! Se non lo puoi, allora aspetta tranquillamente il momento in cui il Signore ti annuncerà per questo la giusta maturazione”.
46. Paolo si avvicina ad Ursus e dice: “Ti ringrazio, fratello mio! Le tue parole sono state particolarmente rivolte a me – hai strappato via con un sol colpo ogni dubbio. Ora vedo chiaro! Vedo i miei compiti con altri occhi e posso abbandonarmi tranquillamente all’opera dell’Amore liberatore del Salvatore. Ursus, riconosco: quanto più cerchiamo le parole, tanto più ci allontaniamo dalla Sua Vita in noi. Ma se divento completamente quieto in me, allora Egli sarà il Signore nella mia casa!”.
47. I tavoli sono apparecchiati, e Lazzaro invita tutti al pranzo in comune. Gli ospiti conversano alla buona e David con Salomè creano l’atmosfera solenne con l’arpa ed il canto.
48. Alla fine parla Lazzaro: “Oggi siamo tutti invitati dall’amore del nostro fratello Demetrio. Era un bisogno del suo cuore passare con noi ancora alcune belle ore, ore che non devono ricordare null’altro che solo il celestiale. Presto verranno gli amici romani da Gerusalemme, e prego tutti: così come il nostro meraviglioso Maestro era ugualmente buono ed amorevole con tutti gli uomini, così vogliamo esserlo anche noi! – Demetrio, nostro fedele fratello, rallegrati di questo: i tuoi ospiti sono anche nostri ospiti, ed i tuoi amici devono essere anche nostri amici. Questa sera possa penetrare fuori in altre sfere una Luce dall’Amore risplendente in noi e dare l’annuncio: il grande Signore e Salvatore è la nostra Luce, la nostra Vita ed il nostro Amore”.
49. Dopo, tutti vanno pieni di gioiosa gratitudine nei bei giardini. Soltanto Ruth è diventata un po’ timorosa e confessa al suo Ursus: “Se questo giorno fosse già passato! Come padrona di casa devo salutare gli ospiti forestieri? Ursus, sai tu che cosa vuol significare: qui, – io ero figlia, ora, come una padrona, – devo apparire piena di dignità? Risparmiami questo compito, non ne sono capace!”.
50. “Ma Ruth”, – esclama serio Ursus, – “non sei tu la moglie di un romano e la figlia del mercante Demetrio? Non vorrai rattristare il padre, se egli invita oggi i suoi amici per una festa d’addio. Hai i tuoi genitori, hai Lazzaro e Maria intorno a te, sono tutti qui per sostenerti e, mia Ruth, ricorda: anche verso il mondo – devi adempiere i tuoi doveri!
51. Rimani semplice e schietta e sii consapevole che è molto meglio se si edificano dei ponti verso i cuori dei forestieri, che ritirarsi da loro! Lazzaro vuol dar forma solenne a questa festa. Questo però può essere possibile soltanto se tutti i cuori ne sono predisposti.
52. Non ti preoccupare, davanti ai nostri ospiti, amici e fratelli, tu sei oggi la padrona, – ma davanti al nostro amorevole Padre Gesù, sei e rimani figlia!”.
53. Anche Maria sorride a causa di questa preoccupazione. Lei dice: “Ahimè figlia, devi pur cominciare una buona volta a rappresentare; i figli di Dio qui sulla Terra devono diventare, infatti, Suoi rappresentanti!
54. Sii cosciente della tua dignità quale figlia di Dio, affinché anche tu possa ottenere una dimora permanente nei cuori degli amici! Siamo ancora a Betania, dove tutti si dichiarano gioiosi come meravigliosa comunità di Dio”.
55. Già arrivano i primi ospiti, mercanti con le loro mogli in foggia festiva, ed arrivano sempre nuovi carri.
56. Demetrio ed Ursus come Ruth accolgono gli stessi e presentano i forestieri ai membri della casa. Dei servitori portano bevande fresche e conducono gli ospiti negli ombreggiati giardini e nelle piantagioni.
57. Il punto centrale del loro interesse però rimane Ruth. Tutto il suo timore è scomparso all’improvviso. La sua dignità e delicata bellezza suscita ammirazione; e ciò nonostante lei stessa è colma di gioia e serenità, così che Enos e Miriam in silenzio sono sorpresi della loro giovane figlia.
58. Lazzaro è un sostegno per Demetrio ed è l’anima di tutta la festa. Nulla sfugge ai suoi occhi, perché si tratta di innalzare la condizione dei cristiani davanti ai romani e con ciò rendere perfetta l’ospitalità.
59. Nella grande sala si sta preparando il banchetto. Demetrio si stupisce perfino della ricchezza di Lazzaro e dice: “Oh, fratello Lazzaro, ammiro questa magnificenza! Ma da dove proviene questa sovrabbondanza di vasi d’oro e d’argento?”.
60. “Non ti preoccupare”, – replica Lazzaro, – “tutto questo non appartiene a me, bensì al Signore che me lo ha consegnato per il giusto impiego. Soltanto nelle occasioni più solenni, e tutto per via dell’amore, faccio aprire le cassapanche e li porto sui tavoli. Con questo svolgimento ora rendo però anche il Signore come Padrone di casa ed io sono soltanto il Suo fedele servitore. Oh, Demetrio, se ora noi due insieme riconosciamo il Signore come nostro Padrone di casa e facciamo uso della Sua Offerta di tesori preziosi, allora è compiuta una parte della nostra missione, e procuriamo Gioia al Suo Cuore paterno”.
61. Verso sera Lazzaro dice: “Caro Demetrio, ora chiama i tuoi ospiti e conducili nella sala da pranzo: tutto è pronto”.
62. Quando tutti sono radunati ed aspettano l’assegnazione dei loro posti, Demetrio spiega loro: “Amici miei, qui a Betania non esiste nessun ordine di grado, vi prego, consideratevi come fratelli e prendete posto proprio secondo la vostra scelta”.
63. I forestieri restano sorpresi, ma essi conoscono Demetrio ed Ursus e rispettano sempre le loro vedute spesso particolari; e quando Ursus e Ruth hanno già occupato i loro posti nel mezzo della sala, si siedono anche loro.
64. Tutti sono silenziosamente stupiti della magnificenza che è stata impiegata. Candelieri d’oro sono accesi su tutti i tavoli, vasellame d’oro, calici d’oro piccoli e grandi e brocche d’argento brillano nello splendore delle candele.
65. Demetrio si alza, osserva amabilmente tutti i presenti e dice: “Amici miei! Vi ho pregato di essere oggi miei ospiti nella casa dove io stesso sono soltanto ospite. Siete venuti e con ciò mi avete procurato una vera gioia. Questa festa deve essere una festa d’addio e deve avere lo scopo di mantenerci tutti nel ricordo permanente. Fra due giorni saremo già sulla via verso la nostra patria, verso Roma, e chissà, se e quando ci incontreremo ancora una volta sulla Terra.
66. Voi tutti sapete che io ed i miei, qui in Giudea, abbiamo trovato una grande, autentica felicità per le nostre anime, e questo lo dobbiamo al grande Nazareno Gesù, Gesù che quasi tutti voi conoscete secondo il Nome. Egli non vive più come Uomo fra di noi, ma nei nostri cuori è una vivente Personalità.
67. Perciò non vorrei cominciare questo banchetto senza pensare a Lui, anzi, senza la Sua Presenza spirituale e la Sua Benedizione divina. Perciò vi prego: alzatevi dai vostri posti, affinché possa implorare la Sua Benedizione e la Sua Presenza!”.
68. Tutti si sono alzati, – poi Demetrio prega: “O Gesù, Signore e Padre di tutti gli uomini! Nel Tuo Spirito e nel Tuo Amore ho invitato qui i miei amici ad una festa d’addio. Ma soltanto Tu rendi questo banchetto, un banchetto d’amore, e la nostra adunanza, una festa santa! Così Ti preghiamo: oh, vieni, e sii Tu il nostro Ospite più caro, e benedici, con il Tuo Amore, tutti i nostri cuori e tutti i Doni a causa della Tua grande Opera! Amen! – Vi ringrazio tutti, amici miei, ed ora fortificatevi con ciò che il nostro amore vi ha preparato”.
69. Tutti si siedono. – I servitori portano in silenzio il cibo; pane e vino stanno già sui tavoli, e così tutti si servono volentieri. Ma completamente sorpresi si guardano l’un l’altro e riconoscono: “Oh, qual gusto delizioso! Non abbiamo ancora mai gustato qualcosa di così meraviglioso!”.
70. Ora si alza dal suo posto Ursus, prende un calice colmo in mano e comincia: “Amici miei, fratelli e sorelle! A questa festa vi ha invitato il nostro amore che ci ha consacrato a Colui che è l’eterno Amore! Per me è una necessità annunciarvi questo e di pregarvi di bere insieme di questo vino particolarmente benedetto dal nostro Padre divino. Perciò unitevi con me nel vostro cuore quando dico: ‘Oh Tu, buono e santo Padre di tutti i figli degli uomini! Tuo è l’amore, Tua è ogni potenza e la magnificenza che noi riceviamo dalla Tua Grazia ora e sempre!’. Così vogliamo bere tutti di questo vino benedetto dal Tuo Amore con il desiderio che il dolce legame, il Tuo Amore paterno che si muove intorno a noi – diventi permanente! Amen!”.
71. Gli ospiti forestieri sono sorpresi, ma fanno secondo il suo desiderio e si sentono subito così pieni di slancio dal delizioso sorso, sorso che risveglia in tutti un silenzioso desiderio di gustare ancora di più di questo Dono divino!
72. Dopo si alza un romano, uno dall’aspetto gigantesco, ma nella sua voce c’è un suono meraviglioso quando dice: “Amico mio Demetrio – e tu mio caro Ursus, devo fare davanti a voi una confessione e non temo di farlo davanti a questi tuoi amici ed ospiti. Vi conosco come bravi mercanti, ma talvolta vi ho pur compatito ed anche esternato: «Oh, questo fanatismo d’amore, – quale delusione ancora sperimenteranno!».
73. Ebbene, oggi devo chiedere il vostro perdono, avete vinto queste mie opinioni. Ciò che non potevano le vostre parole, lo ha ottenuto questo banchetto, soprattutto questo vino. Conosco ogni tipo vino, – ma questo non ancora! Perciò ora io credo a voi due e così devo credere anche in Colui che vi ha fatto prosperare questo vino. E confesso volentieri: sì, con un Padre simile ci si deve poter sentire bene come figlio! Ora per testimonianza che mi avete tutti perdonato, prego voi due, bevete con me, voi cari e comunque così straordinari uomini, dal mio calice!”.
74. Demetrio si alza e risponde lieto: “Caro Benito! Quanto volentieri adempiamo tale desiderio! Ma vorremmo ancora invitare il fratello nostro Lazzaro a questa nostra fratellanza, perché egli è il custode e signore di Betania, e la perfetta espressione della Volontà del nostro Maestro Gesù! Vieni, caro Lazzaro e stringi questo patto con noi per via dell’Amore celeste!”.
75. Lazzaro viene e porta con sé un grande calice d’oro, colmo fino all’orlo e dice: “Ecco, come ora vogliamo bere da questo calice, per rallegrarci della bontà di questo vino benedetto, così vogliamo essere una cosa sola e rimanere nell’amore del nostro Padre buono! Perciò benedici Tu, o Signore, questa bevanda ancora in modo particolare, e tale e quale questo nostro patto!”
76. Lazzaro beve e porge il calice al romano; costui gusta lentamente e con devozione questo prezioso vino – lo porge a Demetrio e questi poi ad Ursus.
77. Quando Ursus restituisce il calice a Lazzaro, costui dice: “Fratelli miei! Abbiamo concluso un patto che deve essere valido per tutta l’Eternità. Ma a te, mio nuovo fratello Benito, dono questo calice in ricordo di quest’ora. Ogni volta che berrai da questo, in grata memoria al grande Donatore Gesù, dovrai nuovamente sentire questo gusto celestiale!”.
78. Completamente sorpreso il romano chiede: “O fratelli miei! Per che cosa avrei meritato questo dono oltremodo prezioso? Perché questo calice è un capolavoro, in verità, non ho mai visto qualcosa di simile”.
79. “Fratello Benito!”, gli risponde Lazzaro. “Questo calice d’oro possa significare per te un Dono visibile dell’Amore celeste che mi ha esortato a questo, quando hai confessato la tua poca stima di noi seguaci di Gesù ed ora l’hai pubblicamente trasformata in rispetto per la nostra fede nel Potere dell’Amore divino. Con ciò hai onorato noi e l’Amore del nostro Dio”.
80. Benito contempla in silenzio e con attenzione il pesante calice d’oro, e dopo un po’ domanda: “Che cosa significano queste incisioni?”.
81. Allora Lazzaro spiega: “Te lo voglio indicare del tutto brevemente, se hai tempo, per questo, vi troverai ancora molto di più. Qui, questa parte mostra la creazione del primo uomo, e quanto felice egli viveva con la sua donna in armonia con tutto il Creato nel giardino dell’Eden.
82. La parte successiva mostra l’uomo in lotta con i suoi fratelli, e come perde con questo la sua cosa suprema, la sua somiglianza con Dio. Qui, questa parte dimostra l’incarnazione di Dio, dove bestiole diventano testimoni ed angeli annunciatori ai semplici pastori, per questo straordinariamente grande evento del mondo!
83. L‘ultima parte mostra la Crocifissione, quale opera dell’odio, e poi la Resurrezione di Gesù quale Maestro divino! Quindi una storia dell’umanità nel suo divenire, nella sua caduta da Dio nell’errore e nella follia, e la sua Redenzione attraverso la Potenza dell’Amore di Gesù.
84. Non ringraziarci, bensì la tua gratitudine possa diventare un servizio ai tuoi fratelli uomini! Non domandare nemmeno dell’artista, perché se Dio ha creato questa Terra, il Sole, la Luna e tutti i mondi di stelle, sarà ben anche in grado di dare un’esistenza a questo calice pesante sette libbre. Ora sia tuo! – Conservalo nella fedele memoria in Gesù ed usalo nel servizio del Suo Amore!”.
85. Il forte romano è commosso – alla fine dice ad alta voce: “Ti ringrazio, Maestro Gesù che ora Ti trovi qui nello Spirito! LasciaTi riconoscere anche da me affinché mi possa dimostrare degno del Tuo meraviglioso Dono”.
86. Tutti i presenti hanno assistito a questa scena, e ora tutti vorrebbero anche osservare da vicino questo calice.
87. Benito vorrebbe far bere tutti da questo calice, ma prima lo chiede a Lazzaro. – Costui gli risponde: “Che cosa te lo potrebbe impedire? Non c’è qui abbastanza vino per rallegrare tutti? Per noi a Betania non c’è maggiore gioiosa attività che rendere ben felice il nostro prossimo”.
88. Così Benito fa riempire il calice e dice a tutti: “Cari amici! – Vorrei quasi dire: cari fratelli! In onore del Signore e Maestro Gesù bevete tutti da questo calice, affinché anche il vostro cuore impari a rallegrarsi in tutto ciò che ci viene donato da Lui! A Lui sia Onore e Gloria!”. –
89. Così tutti ne devono, – lo stato d’animo diventa sempre più elevato, e gli ospiti conversano in gruppi di questo divino Maestro Gesù.
90. Benito ha saputo che qui è presente la madre di Gesù e prega di poterla conoscere per potersi fare un’idea del Figlio suo.
91. Maria però dice benevolmente: “Caro amico, ed ora nel Suo Spirito, – anche fratello! Guarda qui questi fratelli, essi personificano del tutto l’Essenza Sua. Puoi intrattenerti con ogni singolo ed ognuno ti darà ciò che ti direbbe anche Gesù.
92. Vedi, tu hai espresso il desiderio di imparare a conoscerLo più da vicino, ma con Gesù è una cosa a sé. Poiché, io non imparo a conoscerLo, – quando mi lascio istruire da Lui, dalla Sua Essenza, dal suo Agire ed Operare, ma quando faccio del Suo grande Volere, della Sua santa Opera, una cosa mia, e dischiudo il mio cuore ed il mio mondo interiore al Suo santo Spirito.
93. Quando
ripenso al Suo tempo terreno, vorrei ben essere presa da mestizia, perché la
Sua Causa non abbiamo potuta farla subito nostra. Oh, quale contrasto c’era
talvolta tra la nostra vecchia fede e Lui, finché alla fine dovemmo ammettere:
Egli era nel giusto! Egli aveva già superato in Sé parecchie debolezze, cosa
che a noi sembrava impossibile fare, e spesso dovevamo aver timore davanti alla
sua rigida Lealtà. Così siamo cresciuti gradino per gradino, finché venne la
certezza: Egli è più – che un Uomo! Sì, ciò che in Lui vive – e
lotta – e combatte – è Dio!
94. Quando venne il tempo in cui dichiarò apertamente e pubblicamente la Sua Missione divina, il numero dei Suoi amici era naturalmente soltanto molto piccolo, gli avversari della sua Dottrina – però, molto grande! Se io oggi abbraccio con lo sguardo la Sua Missione, allora devo dire: «O Gesù! Non hai vissuto invano tra i tuoi figli umani, ed il Tuo morire era soltanto il segnale d’allarme per la Tua santa Opera di Redenzione. Ma ora, in cui tutti noi abbiamo sperimentato che Tu hai vinto anche la morte e sei diventato Vincitore su ogni Vita, sappiamo che possiamo legare la nostra vita alla Tua Vita».”
95. Benito cerca di accogliere tutto in sé, per quanto gli sembri nuovo, poi chiede ancora: “Maria, parleresti di Gesù anche così, se Egli non fosse stato tuo Figlio?”.
96. Risponde Maria: “Che qui potevo essere Sua madre troverà ben soltanto nell’Eternità la sua più piena spiegazione, ma non ha a che fare la minima cosa con la mia testimonianza per Lui. Con la Sua Resurrezione è subentrato anche un rapporto del tutto diverso fra me e Lui, infatti, fin da quell’ora – non sono più Sua madre, bensì figlia, come te! Devo sforzarmi di cogliere ogni occasione per non lasciarmi deviare, ma di rimanere sempre in unione con Lui attraverso la Sua Parola nella cameretta più intima del cuore. Ed ognuno che adempie lieto e volentieri le condizioni: «Ama Dio sopra ogni cosa ed il prossimo tuo come te stesso!», presto verrà con Lui in rapporti più stretti. Dio, infatti, può dimorare ed operare soltanto là, dove Gli è dischiuso il mondo del cuore”.
97. Dice seriamente Benito: “La tua testimonianza di Gesù mi è del tutto sufficiente, cara Maria, e quando uomini come Demetrio e Lazzaro mettono al Suo Servizio le loro facoltà e la loro vita, e con questo non si sentono poveri ma visibilmente sempre più felici, allora ora so che cosa ho da rispondere ai Suoi nemici”.
98. Ora Lazzaro gli riporta il calice. Benito fa ancora alcune domande sulla sua provenienza, e così Lazzaro dice: “Da quanto tempo questo calice era già nella cassapanca con l’altro vasellame d’oro, non lo posso dire. Anzi, mi sembra come se oggi stesso lo avessi avuto per la prima volta fra le mani. Con i grandi Doni di Grazia avuti dal Signore o dai Suoi angeli non si è nemmeno desiderosi di prendere in visione esattamente ogni oggetto; infatti, spesso degli angeli hanno ordinato tutto in un attimo per il pranzo. Oggi, quando osservavo il calice, il Signore ha parlato in me: «Se il tuo cuore ti spinge a dare una prova del Mio Amore, allora questo calice sarà quello giusto». – Vedi, così ho fatto secondo l’invito del Signore che vive in me, ed al Quale devo tutto”.
99. “Lazzaro, di questo mi devi parlare ancora di più! Ma non oggi, bensì una volta vengo a prenderti e ti porto nella mia casa, per ascoltare alla presenza della mia famiglia e di alcuni amici del vostro Gesù e delle tue esperienze con Lui”.
100. “Lo facciamo volentieri, fratello Benito, perché tale invito è per me come una chiamata di Dio! Ma se sei giunto nella giusta conversazione su Gesù con la madre Maria ed i fratelli, forse tutto il resto è superfluo. Vedi, qui presso di noi non è coltivata la scienza e l’arte, qui nessuno è più e nessuno è meno, ma tutti ci sforziamo di dare ad ognuno ciò che l’eterno Amore tiene sempre pronto per lui. Anche in questo sforzo il Signore non ci lascia mai soli, e la sua Parola: «Vedi, Io sono con voi tutti i giorni», fino ad oggi si è sempre avverata! Ora però viene il nostro cantore e vorrebbe testimoniare il suo Amore per Dio davanti a tutti!”.
101. David ha preparato la sua arpa e le sue mani fanno già risuonare alcuni suoni così puri che tutti tacciono. Forte giubilano le corde, – e nella sua interpretazione canta un inno di lode sul grande Amore di Dio per tutti i figli degli uomini. Poi conclude: “Perciò amici, vorrei pregarvi di tutto cuore di non dimenticate l’ora in cui siete stati con il Signore! Egli è passato tra le nostre file quando il calice ci è stato offerto per la bevuta. – Alleluia! – Amen!”.
102. Da tutte le parti è ringraziato. David però dice: “Nel mio cuore canto continuamente da quando ho sperimentato l’Amore del nostro Signore”. Ora alcuni degli ospiti romani pregano ancora per un canto – egli fa un cenno a sua figlia ed entrambi cantano in meravigliosa maniera il salmo 23: ‘il Signore – è il mio Pastore’. – Se prima i molti ospiti erano stupiti delle belle voci, ora sono toccati dal Soffio divino, ed il loro cuore è preparato per ricevere una Parola dall’Alto.
103. Demetrio annuncia che il discepolo Giovanni vuole parlare a tutti dello Spirito d’Amore di Dio, di cui Davide ha appena cantato, e Giovanni comincia: “Sorelle, fratelli, e voi cari amici! A questa festa ci ha invitato l’Amore e noi siamo venuti volentieri. Perciò non è stato soltanto un piacere terreno che ci siamo conosciuti qui a Betania, ma è stata la superiore Intenzione di Dio di unire tutti i nostri cuori in un delicato vincolo d’Amore. Nessuno di voi è rimasto senza istruzione sul Divino, e non c’è anche nessuno tra noi che non avesse già incontrato Dio!
104. Ma la maggior parte di noi avrà appena tenuto conto di questo e non avrà forse prestato abbastanza attenzione alle Sue conduzioni divine. Ma Dio, quale l’eterno Amore paterno, non ce ne vuole per questo, ma cerca sempre nuovi mezzi per poterSi rivelare a tutti i figli degli uomini nelle Sue infinite Intenzioni d’Amore! Oggi ci è stata data nuovamente una prova del Suo grande Amore, ma anche oggi alcuni passerebbero oltre indifferenti a queste delicate vibrazioni della sua anima, se i Suoi figli a ciò non vi avessero ammoniti così amorevolmente!
105. O amici e fratelli miei! Semmai un uomo dovesse trovarsi nella più grande lontananza da Dio, anzi nel fango più profondo del peccato – anche là il Suo Spirito d’Amore si affretterebbe compassionevole ed attenderebbe il volontario ritorno dello smarrito! Il Signore è bensì andato via da noi secondo la Sua Persona, ma il Suo santo Spirito è rimasto con noi, ed è la Chiave per tutti i Cieli, per tutte le Beatitudini! Questo santo Spirito, se può penetrare in un’anima, opera la liberazione da ogni falsità ed errore! E questo Suo Spirito è nello stesso tempo la Forza motrice che ammonisce e spinge ad adempiere soltanto la Sua santa Volontà: «Ama Dio – sopra ogni cosa! Ed il prossimo tuo però – come te stesso!».
106. Se facciamo questo, allora sono adempiute le condizioni, ed il nostro eterno Iddio e Padre può dimorare presso di noi e distribuirci i Doni del Suo Amore e della Sua Benedizione, secondo la misura del nostro amore. Perciò rallegratevi tutti a causa del Suo Amore per noi, ed amatevi veramente l’un l’altro, perché Egli ci ha amato per Primo! La Sua santa Pace – sia con voi tutti! Amen!”.
107. Su tutti i radunati cala un profondo silenzio. – David canta dolcemente ancora un breve salmo per concludere, e poi Demetrio chiude quest’ora solenne: “Amici, presto ci separeremo da questo Paese, dove abbiamo potuto vivere la più grande Grazia di Dio: conoscere l’eterno buon Signore e Padre di tutti gli uomini nel Maestro Gesù Cristo. Così anche voi tutti, miei ospiti, avete potuto ricevere un assaggio di ciò che è preparato a tutti coloro che, con questo Padre, peregrinano attraverso la loro vita terrena e vogliono rendersi portatori del Suo Spirito dell’Amore celeste e fedeli custodi della Sua santa Parola.
108. Così vi dico ora con cuore lieto per l’addio: là, nell’Eternità, ci rivedremo certamente! E là sperimenteremo ciò che abbiamo seminato qui! Conservate di me e dei miei figli nel vostro cuore un fedele ricordo, come lo conserveremo noi di voi! Tutto il resto sarà ordinato dal Signore nel Suo infinito Amore e Misericordia! Ma tu, Signore e Padre in Gesù Cristo, rimani sempre con noi! Lascia risplendere i Tuoi occhi su di noi, e la Tua Grazia ci sia sempre il Dono del Tuo Amore! Amen”.
109. Lazzaro fa portare ancora frutta, pane e vino. Lo spirito dell’amore fraterno ha trovato accesso in tutti i cuori, e quest’animazione interiore si riflette su ogni volto.
110. Ciò che avviene nelle prime ore del mattino con il congedo è, per tutti, un indimenticabile avvenimento del cuore – poiché è un giuramento di fedeltà per il tempo e per l’Eternità! –
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Partenza da Betania
1. Il giorno seguente Lazzaro ha ancora un ultimo colloquio con il vecchio Enos e sua moglie Miriam. “Amici miei! È soltanto amore e cura se vi faccio ancora una volta la proposta: Approfittate della buona occasione ed andate con la carovana di Ursus dai vostri figli nella nuova Betania! Riflettete, vostra figlia Ruth va con suo marito a Roma, Giona e Pura vanno a Damasco, David e Salomè non ritornano, e vostro figlio Teofilo ricopre già la sua carica in Betania. Pensate: qui vi sentireste molto soli e sareste afflitti per coloro che ora devono separarsi.
2. Caro Enos, lo Spirito mi spinge a pregarti: andate con loro! Non dire che sei diventato troppo vecchio e stanco. La Vita del Signore in noi è sostenente e fortificante. Per amor della grande Opera, vi prego, accettate, perché tu sei diventato un vero sostegno per il Signore, su cui Egli pone ancora grande Speranza! Là la vostra vita otterrà un nuovo contenuto, e riuscirete a superare più facilmente la separazione da Ruth”.
3. A quest’urgente preghiera Enos alla fine risponde: “Caro Lazzaro! Anch’io ho già riflettuto molto su questo negli ultimi giorni, quanta solitudine sarà qui per noi, e così penso che faremo la cosa giusta se seguiamo il tuo consiglio e ci congediamo da qui. Ed anche Miriam si unirà alla mia decisione”.
4. Dice Lazzaro rallegrato “O fratello Enos, e cara madre Miriam, mi mancherete! Poiché, a me ed ai miei ci siete diventati cari. Non si tratta però di noi, ma della Causa del Signore! Qui è provveduto per la cura delle anime dei fratelli e sorelle. Anche se verranno ancora molti, c’è sempre il modo che tutti possano essere saziati con la Forza dello Spirito.
5. Là però nella nuova Betania, specialmente nella casa degli orfani, madre Elisa ha ancora molto bisogno d’aiuto per la giusta educazione dei fanciulli nel nostro spirito del soccorrente amore. Il vostro lavoro vi darà molta gioia, e raccoglierete cuori riconoscenti intorno a voi, questa è già oggi la mia convinzione! Quindi ne parlerò con Demetrio ed Ursus e provvederò oggi stesso tutto per il vostro trasferimento. Voi nel frattempo però visitate ancora una volta gli anziani ed i piccoli”.
6. Questo giorno passa molto velocemente. Su ogni cuore grava l’atmosfera dell’addio, e ciò nonostante si deve pensare ancora ad ogni genere di cose se il viaggio deve andare avanti senza difficoltà. Così viene la sera. –
7. Da Gerusalemme arriva un reparto di soldati romani al comando di Erminio, che fa sapere: “Il comandante Benito considera suo dovere accompagnare sicuri i suoi amici romani con la loro grande carovana, poiché egli non si fida dei templari!”. Lazzaro si sente molto leggero nel cuore, e ringrazia in silenzio il Signore per la Sua benevole Previdenza.
8. La campana chiama alla cena, – ed alla festa di addio. I tavoli risaltano nel loro splendore come con la festa di ieri. Quest’ultimo raccoglimento della loro riunione è solenne, mentre Giovanni benedice ancora una volta i partenti: “Rimanete fedeli! Affinché il mondo non vi derubi di ciò che il Signore vi ha donato come nuova Vita! Tu, fratello Enos, e tu, cara Miriam, per voi si è già fatto sera, ma la vostra parte è l’Amore e la Forza del Signore. I tuoi precedenti concetti mondani di un servitore di Dio sono stati ora rivelati a te, caro Enos, attraverso l’Amore misericordioso del nostro Maestro, come molto sbagliati, perciò restituiscili al mondo errante di questa tua attuale vita con Dio, affinché esso sappia come si serve Dio in Verità! Da’ di questa Luce a tutti coloro che verranno a te, e dalla vostra azione procederà molta benedizione! Il vostro amore possa essere come una fresca rugiada che ristora a nuova vita tutto ciò che è stanco e fiacco.
9. Tu, fratello Demetrio e tu Ursus, il vostro ardente desiderio è realizzato. Sembra come se l’Amore vi soverchiasse con i Suoi Doni, e ciò nonostante vi dico: sono grandi e seri i vostri compiti che ora avrete ancora da adempiere a Roma! Qui tutti conosciamo il Signore, il Maestro ed amorevole Padre, ma lì, dove ora dimorerete, gli uomini dovranno imparare a conoscerLo attraverso di voi. Non vi spaventate di questi santi doveri, il Signore, infatti, sarà anche in quest’occasione l’Alfa e l’Omega! Il Reggitore e Conduttore ed anche il Perfezionatore. Una nuova Vita deve sorgere! Una nuova stirpe dovrà essere colmata con lo Spirito dai Cieli! Perciò fedeltà – per fedeltà! Amore – per amore! E la più ricca benedizione coronerà il vostro lavoro, per la salvezza di voi tutti!
10. E tu, Ruth, sei indotta a vegliare su questo Spirito d’Amore, perché hai supplicato per te questo compito.
11. Mio Giona, e tu, Pura! Davanti a voi sta ora una vita piena di nuovi compiti! Voi avete sperimentato la Forza dell’Amore operante meraviglie. Oh, pensate che ci sono ancora molti figli di uomini erranti, ai quali dovete essere segnavia e sostegno! Anche a voi io esclamo: rimanete a Lui fedeli! Non smarrite la via dell’Amore soccorrente, allora sarete al sicuro per il tempo e per l’Eternità presso il Signore quale vostro Padre buono!
12. Tu, fratello David, e tu, mia Salomè, come una fonte fluisce da voi il bene più sublime dell’Amore, per colmar di gioia e vivificare tutte le anime. Rimanete sempre in quest’amorevole attività e nel santo servizio Suo! Avete arricchito tanti poveri cuori. Siete stati miseri, ed avete reso felici in ogni caso così tanti! Continuate a farlo, ed amate e curate ogni nuova vita!
13. A te, fratello Paolo, io dico: chi come te ha sperimento la grande Misericordia e l’Amore del Signore in modo così speciale, può conoscere ancora soltanto un compito, e cioè, rivelare a tutti gli uomini la grande Verità sulle intenzioni dell’Amore liberatore di Dio! Affluirà a te forza a seconda della misura del tuo amore per tutte le anime! Secondo il grado della tua piena dedizione a Dio ti affluirà luce e chiarezza! Il Suo santo Spirito colmi tutto l’essere tuo, affinché la tua vita esteriore, come il tuo mondo interiore, personifichi soltanto Gesù Cristo! La benedizione del Signore – e la Sua santa Pace sia con tutti voi! Amen!”
14. Tra i radunati tutto è silenzioso, – poi Giovanni ancora prega: “Fratello Lazzaro, ora impartisci tu la benedizione! – Tu quale padrone di casa, stai come rappresentante di tutta la Sua Essenza tra noi! E la tua parola deve essere, – come se il Signore stesso ci benedicesse!”.
15. Lazzaro si alza, – prega nell’interiore, – poi stende le braccia e dice:
16. “Il Signore vi benedica e vi protegga! – Il Signore faccia splendere il Suo volto su di voi e vi sia clemente! – Il Signore levi il Suo volto su di voi e vi dia la Sua pace! Amen! – Amen! – Amen!”. –
*
17. Al mattino presto del giorno dopo, quando la colazione è preparata e tutti si radunano ancora una volta nella grande sala e Lazzaro vuole impartire la benedizione, viene a cavallo il comandante Benito nella corte. Cerca con gli occhi i suoi cavalieri che sono giunti ieri, i quali nelle stalle si occupano dei loro cavalli, poi smonta ed entra in casa.
18. Lazzaro ed Ursus lo salutano amichevolmente e lo invitano a prender parte alla loro colazione, colazione che viene consumata quasi in silenzio; infatti, quest’ora del distacco è più difficile di quanto si credeva.
19. Dice Benito a Lazzaro: “Caro amico, volevo vedervi tutti ancora una volta, – e poi ho portato con me ancora alcune persone molto fidate, persone che vorrei lasciare qui, fintanto che tu sarai lontano, infatti, non mi fido dei templari, perché essi sanno che Paolo si trova qui presso di voi”.
20. Risponde Lazzaro commosso: “Fratello, tu precedi i miei desideri con le tue premure, ora posso stare tranquillo anche secondo l’esteriore. Tuttavia tutto sta nella Benedizione del Signore!”.
21. La
colazione è terminata. – Giovanni parla ancora
una volta compenetrato dallo spirito dell’Amore: “Non vi spaventate, amati
miei, dei momenti in cui vi separerete da Betania, perché la santa Vita del
Signore compenetrante tutto pulsa in noi e ci rende liberi da ogni oppressione.
Non vi dimenticheremo perché è il Signore che ci unisce. Da questa Vita il
Padre vi esclama: «Figlioletti,
andate lieti per le vostre strade, guidati da Miei angeli, guidati dalle Forze
della Mia benedizione che vi aiutano a superare ogni difficoltà, e
guidati dai desideri benedetti di coloro ai quali avete fatto qui cosi tanto
bene!
22. Andate
nella Mia Pace! Io stesso bramo il tempo in cui voi, portati e spinti dal Mio
Spirito, porrete il fondamento per un tempo nuovo, un tempo in cui tutti gli
uomini devono riconoscere il Dio giusto come l’amorevole Padre! Come avete voi
provato e sperimentato la Vita del Mio Amore, così fate provare anche al vostro
prossimo un principio di questa vita completamente nuova!
23. Preoccupatevi delle anime a voi affidate, allora il vostro operato sarà ricompensato da frutti meravigliosi. Rimanete attivi nel Mio Spirito, così il Cielo creerà in voi ed anche intorno a voi un luogo di Pace per tutti coloro che voi amate. Accogliete dunque la Mia Benedizione – la Mia Grazia – e la Mia santa Pace! – Amen, Amen, Amen!”».
24. Ci vuole ancora un’ora intera, poi hanno superato tutto il dolore del distacco e siedono sui comodi carri. Demetrio con Enos e Miriam; Ruth con Pura, Giona ed il bambino, mentre David con Salomè e Paolo preparano un carro per loro, dal momento che vogliono rimanere insieme.
25. Ursus e Lazzaro cavalcano accanto a Benito, per tenere in ordine la lunga carovana.
26. Alcuni carri però sono già andati avanti con il personale di scorta che ha confidenza con le esigenze di viaggi simili; ed i soldati romani formano la chiusura, soldati che assicurano l’intera carovana. Dopo due ore il comandante Benito prende congedo da Ursus, Lazzaro e Demetrio, raccomanda ai suoi uomini vigilanza, ed in silenzio ritorna a Gerusalemme.
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Giorni di festa nella colonia ‘nuova Betania’
Le nozze di Teofilo e Salomè
1. Il tempo è bello, e tutti gioiscono del viaggio, poiché ogni giorno porta nuovi cambiamenti. La grande carovana, che ha in custodia tutte le merci preziose, procede sempre due ore avanti, e le squadre di scorta provvedono che le tende siano già montate, quando Ursus vuol sostare la sera con i suoi cari. Dopo un pasto in comune è tenuto ancora un raccoglimento con canto e suono d’arpa cui partecipano tutti volentieri.
2. Così passano otto giorni, quando mettono le tende al lago Meron. Qui le strade si dividono, la grande carovana deve andare direttamente a Damasco e porta con sé Giona e Pura. Gli altri vanno da Bernhart e sperano di raggiungerlo entro cinque o sei giorni. La notte è bella, Paolo tiene la preghiera, e le sue parole risuonano dal salmo: «Con brama ho atteso il Signore, allora Egli chinò il Suo Orecchio a noi ed esaudì le nostre preghiere e ci trasse fuori dell’errore e dalla rovina! Ora stiamo sul fondamento solido ed Egli è diventata la nostra salvezza! Tutti devono vedere questo, affinché anche loro possano lodare e glorificare la Grazia e l’Amore del Signore – eternamente! Amen!».
3. La sera successiva si congedano, ed Ursus va con i suoi in direzione di Bernhart, dove verso il pomeriggio già da lontano è visibile la nuova Betania.
4. Tutti i cuori sono colmi di gioia per l’inatteso arrivo. Lazzaro dice sorridendo, in riferimento ad Enos e Miriam: “Fratello Bernhart, dovevo mettere un piccolo carico sulle tue spalle, i genitori di Teofilo, infatti, si sarebbero sentiti molto soli adesso in Betania”.–
5. Ma Bernhart però lo interrompe: “Oh Lazzaro, tu caro, non dire ‘un carico’, invece ci procurerà ancora molta gioia se entrambi rimangono presso di noi; Teofilo, infatti, è assente spesso per giorni interi, e qui c’è abbastanza lavoro spirituale per il servizio del Signore”.
6. Anche madre Elisa è molto contenta di ricevere nella madre Miriam un vero aiuto per l’educazione dei suoi orfanelli. Teofilo non è presente; già da alcuni giorni si trova nella colonia di Achibald.
7. Il mattino seguente Bernhart vuole inviare un messaggero da lui, ma Enos dice: “Ho il presentimento che egli verrà presto, poiché il nostro ardente desiderio di lui – egli dovrebbe pur sentirlo”. –
8. Quando di sera tutti siedono alla grande tavola, Bernhart prega tutti di unirsi a lui per ringraziare il Signore per questo ritrovarsi. Poi benedice la cena e conclude: “Signore! Padre di tutti noi! Tu Donatore di ogni gioia! Con cuore vivente Ti ringraziamo, perché nel Tuo santo Amore sei entrato nei nostri cuori. Così aspiriamo soltanto ancora ad una cosa: imparare a ringraziarTi – con poche parole, ma con opere grandi. La Tua Volontà diventi sempre in noi azione! Amen”. –
9. Ora Bernhart accende i candelieri ed invita tutti: “Gustate con gioia ciò che il Signore ci ha dato, affinché diventi in voi Forza nella nuova Vita di Dio”.
10. Dopo la cena David vuol andare a prendere la sua arpa, – in quel momento entra Teofilo nella sala. Egli è talmente sorpreso della visita, – che in un primo momento non riesce a dir parola. Alla fine si riprende, abbraccia sua madre ed esclama felicissimo:
11. “O Lazzaro! Questa è opera del tuo amore! Nessun altro sarebbe riuscito a portare via da Betania mio padre e mia madre. Oh, lascia continuare ad operare il tuo amore, così che entrambi rimangano qui per sempre, per noi tutti sarebbe come un Dono dai Cieli!”.
12. Lazzaro però dice: “Caro Teofilo, ora siamo qui e rimaniamo alcuni giorni insieme, poi si troverà una soluzione per questo. Si tratta di fare non la nostra volontà, ma di trasformare la Volontà di Dio nella giusta azione! Qui tu sei un servitore di Dio e del prossimo tuo e devi conoscere soltanto una cosa: obbedienza! Tutto il resto lo opera Dio, l’amorevolissimo Padre nostro!”.
13. Queste savie parole lo quietano. Adesso soltanto Teofilo può salutare tutti e va da suo padre, poi stringe commosso al cuore la sua sposa Salomè.
14. A lungo egli osserva il fratello Paolo – poi dice: “Mi sembra come se ti conoscessi da prima, ma molto tempo fa, e da tempo avrei voluto volentieri non fosse accaduto. Ma dal momento che ora sei venuto qua, anche tu avrai trovato l’unico vero Signore e Dio”.
15. Risponde Paolo: “Fratello, dai racconti dei tuoi genitori ho imparato a conoscere a sufficienza il tuo sviluppo. Sì, anch’io ho abbandonato il tempio. La mia vita non appartiene più a me, ma a Colui che mi ha salvato e liberato, al nostro Maestro Gesù Cristo! Perciò a Lui ogni Onore!”. –
16. Il mattino successivo, il Sole ha da tempo mandato i suoi raggi vivificanti sulla Terra, Bernhart con Demetrio, Lazzaro ed Ursus fanno una lunga cavalcata nella zona circostante.
17. Nel frattempo Teofilo mostra al padre, alla madre ed a Salomè i fabbricati e le stalle della nuova colonia e saluta lieto le sorelle e fratelli che si trovano al lavoro.
18. I giorni seguenti devono essere dedicati completamente al riposo ed alla comodità, perché soltanto per il Sabato vengono invitati i ragazzi di Eusebio, per celebrare poi, nello stesso tempo, il matrimonio di Teofilo nella cerchia dei suoi cari; i sacerdoti sono Enos e Paolo.
19. Per la madre Elisa questi giorni di preparativi per un bel matrimonio sembrano troppo brevi, ma Lazzaro dice incoraggiante: “Sorella, perché così tanta preoccupazione e fatica? Tutto verrà da sé, se hai abbastanza aiuto, ed anch’io contribuisco con i miei doni che abbiamo portato da Betania. Certo, per questo ci vuole una ferma volontà! Chi però è colmo della giusta fiducia in Colui che da solo è l’Aiuto migliore, a questi riesce anche ciò che sembra impossibile”.
20. David è interiormente felice quando Bernhart gli offre una patria nella sua casa per il tempo della sua vita, Salomè, infatti, talvolta si sarebbe trattenuta con Teofilo presso gli altri.
21. Così viene il Sabato. Già molto di buon’ora viene Achibald con la sua giovane moglie Ruth dalla loro colonia. Lei abbraccia Salomè oltremodo di cuore e fervida la prega di venire ad abitare molto presto da lei, poiché spesso si sente così sola.
22. Un’ora più tardi viene il vecchio Eusebio con i suoi figli Giuseppe e Joram e le loro mogli. La grande sala da soggiorno nella casa di Bernhart è addobbata con solennità. Per il matrimonio è stato eretto un altare che con fiori e candelieri fa una solenne impressione.
23. Salomè però piange, mentre madre Elisa con Miriam la adornano a sposa, perché sua madre non può partecipare a questo amore ed a questa gioia.
24. Miriam la consola: “O figliola, oggi è il giorno della tua gioia! Sappi che la tua cara madre è intorno a te proprio così come noi! Lei benedicendoti ti vuole circondare, e presentare il suo ringraziamento al santo Iddio e Padre con ancora molto più amore per la tua futura felicità”.
25. All’inizio della celebrazione Paolo con Teofilo vanno avanti verso l’altare; poi viene Salomè, portata da Enos e Lazzaro. Dietro di loro David, accompagnato da Demetrio ed Ursus, poi gli altri genitori e fratelli e sorelle ed infine gli abitanti della colonia, fin dove c’è ancora posto.
26. Al fratello Paolo è affidato il compito di celebrare il matrimonio, e con parole eloquenti espone la Grazia e l’Amore del Signore Gesù Cristo per tutti gli uomini. Poi esorta ad operare ed a lavorare ancora più coscientemente in questo Spirito di Gesù, per dimostrarsi degni dei Suoi Doni e per vivere sempre più tangibilmente la Sua Vicinanza: “Con ciò la Terra ci diventerà Cielo, nel quale oggi deve essere concluso un nuovo patto dei cuori per il tempo e per l’Eternità. Quindi io vi domando – Teofilo e Salomè – al Cospetto del nostro Dio e Signore ed alla presenza dei vostri padri e fratelli e sorelle: siete voi pronti a diventare una cosa sola nella gioia e nel dolore, nei giorni buoni come nei giorni tristi, ed a pensare sempre che un’alleanza così santa v’impone molti più doveri che diritti? Così rispondete con un sincero sì!”.–
27. Entrambi rispondono: “Sì!”. –
28. “Con questa risposta siete ora una coppia di sposi davanti a Dio e davanti agli uomini! E così cogliete ancora una parola dal nostro Salmo come accompagnamento: «Fammi sentire sempre la Grazia Tua, poiché in Te io mi confido; fammi conoscere la Tua Volontà e fammi vedere la via sulla quale devo camminare, perché io elevo a Te, o Signore, l’anima mia! Amen» [Salmo 143, 8]. Ed ora la Sua santa benedizione e tutti i nostri buoni auguri che provengono dal cuore siano per voi il primo dono per il vostro nuovo vincolo matrimoniale! – Amen”.
29. Per minuti c’è un lungo silenzio, – ognuno prega in segreto, – poi Lazzaro va all’altare e dice: “Mio caro Teofilo, e tu, Salomè, e voi tutti che siete qui come testimoni! Nel nome e nel sentimento di Gesù, nostro Signore e Maestro, vi porto i Suoi saluti e la Sua benedizione. Per noi uomini è sempre qualcosa di grande e santo, anzi celestiale, quando in fede possiamo intendere una Sua Parola. È la Sua Parola, non la mia. È la Sua Vita che qui viviamo in noi; infatti, è Lui che ci vuole rendere felici, e dobbiamo sentire qualcosa della Sua Vita e della Sua Gioia.
30. Sorelle e fratelli miei! Noi tutti siamo già passati attraverso sofferenza e dolori, attraverso amare lotte e grande tribolazione. Ma Egli, il Grande e Magnifico, sa e conosce ogni brama per felicità e pace e ci offre pieno adempimento. Questo però può esserci solamente quando anche noi adempiamo la Sua santa Volontà e riconosciamo le Sue Leggi dell’Amore. E così nel Suo Nome vi dico: preparate i vostri cuori per un tempio consacrato, affinché sull’altare del cuore possa divampare la fiamma che cresce e viene nutrita solamente dalla Scintilla divina del Suo Amore liberatore!
31. Come Egli quale Gesù è divenuto il nostro Cristo Salvatore e Redentore, per la salvezza nostra e di tutti gli uomini, così anche la Sua santa Fiamma dell’Amore in noi deve farci redenti – e redentori, con questo possiamo poi rivelare il ‘Cristo’ in noi che vuole crescere ed aumentare in tutti i cuori. Allora il Cielo si china alla Terra e dispensa Forze che fanno sorgere sulla stessa un nuovo Cielo, che però deve avere il suo fondamento nei cuori dei Suoi fedeli.
32. Come Gesù viene volentieri in aiuto di tutti coloro che chiedono di renderli felici, così vogliamo essere anche noi sempre attivi nel nostro amore. Vogliamo costruire nel Regno del Signore, che per questo ci benedice e ci fa sperimentare giornalmente la Sua Grazia! – Amen!”.
33. Ora David prende la sua arpa, suona un dolce preludio – e poi, toccando sempre più forte le corde, esulta il suo cantico preferito, un salmo. Quando i suoni vanno perdendosi dolcemente – dice ancora: “Fratelli miei, ci possiamo considerare fortunati, poiché ogni preoccupazione, ogni sofferenza si è tramutata in gioia più pura! In questa gioia però non vogliamo diventar tiepidi, perché siamo sempre circondati da invisibili potenze che stanno in agguato, tendendo alla distruzione. Ma se siamo sempre pronti a servirLo e ringraziarLo, allora teniamo aperto nel nostro cuore l’accesso alle Potenze celesti che vogliono la nostra conservazione!
34. Perciò vogliamo vegliare fraternamente su di noi. E quello che in seguito ci viene imposto per prova, deve solo unirci ancora strettamente. Allora ogni gioia diventerà gioia raddoppiata, mentre ogni dolore diventerà mezzo dolore. Ma tu, figlio mio Teofilo – accogli la mia benedizione paterna! Ti sia forza per la salvezza tua e dei tuoi cari! Lodato sia Gesù Cristo! – Amen”.
35. La cerimonia è terminata. – Madre Elisa dice ancora: “Ora vogliamo apparecchiare i tavoli, perché un banchetto d’amore deve completare questa bella cerimonia alla quale penseremo ancora a lungo”.
36. Per i servitori, donne di servizio e soldati è preparato nella casa dei lavoranti, e nella sala di soggiorno c’è ora abbastanza spazio. Lazzaro ha portato da Betania del vino delizioso e prega Bernhart di offrire, per questo banchetto, soltanto di questo vino.
37. Quando tutti hanno occupato posto e le brocche sono riempite, dice Bernhart: “Cari fratelli e sorelle! Prima che cominciamo con questo banchetto, vogliamo, secondo il vecchio uso, implorare la Presenza e la Benedizione del Signore mediante il più anziano, il nostro caro fratello Eusebio”.
38. Costui si alza, benedice i tavoli con i cibi e le bevande, benedice tutti i presenti – e poi prega: “Padre santo! Siamo riuniti qui nello Spirito Tuo, siamo benedetti dalla Tua Forza e vogliamo gustare ciò che il Tuo Amore ci ha dato così abbondantemente. Perciò noi tutti Ti preghiamo: vieni in mezzo a noi e benedici ancora una volta ciò che l’amore filiale ha già benedetto. Amen”.
39. Dopo il banchetto, tutti rimangono ancora a lungo seduti alla tavola nuziale, soltanto il vecchio Enos, Miriam ed Eusebio si sono recati a riposare. Solo quando già albeggia il nuovo giorno, Lazzaro sollecita per la partenza. “Non vogliamo andar fuori e cogliere in noi le bellezze del Sole nascente? Non esiste nulla di più delizioso dopo tali gioiose ore solenni che l’onnipotenza della natura, la quale di nuovo ci mostra tutto in un’altra Luce”.
40. Nel frattempo si è fatto chiaro e si va insieme incontro al Sole, il quale attraverso un delicato rosso nel Cielo annuncia il suo sorgere. “Miei cari”, – dice Lazzaro”, – “il Maestro non si è mai lasciato sfuggire l’inizio di un giorno nuovo! Spesso sono andato da solo con Lui, ed abbiamo contemplato in piena riverenza l’irrompere della Luce ed il globo del Sole che saliva sempre più in alto.
41. Non scambiavamo nessuna parola, – ognuno viveva nel suo mondo interiore un avvenimento particolare. E così anche noi oggi vogliamo sederci sull’erba bagnata dalla rugiada mattutina e guardare in tutto silenzio nell’esteriore come nell’interiore e sperimenteremo le meraviglie del Suo Amore!”. E così avviene.
42. L’aurora irrompe sempre più chiara, agli oranti – mediante la Grazia del Signore – è già dischiuso il loro mondo interiore. Possono rimaner qui per un’ora intera, poi il rumore della quotidianità riporta le loro anime nel mondo esteriore.
43. A colazione alcuni domandano che cosa hanno vissuto gli altri? Paolo è stato con Stefano; Ursus ha avuto un dialogo con il suo angelo protettore; David però ha contemplato il Signore nel mezzo di molti poveri fratelli, gli altri hanno visto cose che stanno ancora molto in collegamento con il mondano.
44. Enos prega: “Mio caro David, vorresti raccontarci ciò che hai visto? Mi sembra importante il fatto che soltanto tu solo abbia visto il Signore”.
45. Inizia
David: “Per questo sono pronto volentieri, “e
così ascoltate: ero da solo – e cercavo la mia
arpa. Mi ricordavo soltanto che volevamo vedere il sorgere del Sole, infatti,
vedevo davanti a me una larga via che era caratterizzata da molte tracce di
carri, e qualcosa mi spingeva ad andare lungo questa via. Mi sembrava come se
il paesaggio volasse davanti a me, e ad un tratto ero come in Betania.
46. Entrai in casa, ma, oh, meraviglia, entrai nella stanza
di soggiorno dei miei genitori, ma non c’era nessuno; chiamavo, nessuno
sentiva. In un angolo stava la nostra vecchia cassapanca. Vidi che dentro a
questa si muoveva qualcosa, andai lì, ed ora mi andò come alla figlia del re
sul Nilo, quando trovò Mosé. – C’era dentro un piccolo fanciullo, un
maschietto. –
47. Poiché non si vedeva nessuno, dissi pieno di compassione:
«O povero fanciullo, ti hanno abbandonato
tutti? Allora vieni, ti porto a casa da
Salomè». Lo avvolsi e presi il piccolo
fanciullo tra le braccia.
48. Allora entrò un uomo dalla porta. Mi scusai: «Non essere in collera, perché volevo
portare il fanciullo abbandonato dalla mia Salomè».
49. L’uomo cortesemente disse: «Oh, ci sono così tanti fanciulli abbandonati, perciò mi rallegro se hai compassione e vuoi provvedere a questo fanciullo».
50. Come per ringraziare Egli mi porse la mano. – Allora mi spaventai, vidi una profonda ferita dovuta ad un
chiodo e chiesi: «Non è molto
dolorante questa ferita aperta?».
51. Rispose Lui: – «Oh no! È però
doloroso quando devo vedere giornalmente come gli uomini da se stessi si
procurano sempre nuove ferite!».
52. Dissi io: «Ma, caro Uomo,
non è colpevole, per la maggior parte, ogni uomo stesso delle sue sofferenze?».
53. Mi rispose Lui: «No, amico Mio!
Alcuni sono stati spinti profondamente in miseria e necessità per colpa altrui
oppure per una qualche misteriosa concatenazione di circostanze, e per queste
vittime batte il Mio Cuore paterno sempre provvedendo! Ma chi bada soltanto
alle visibili sofferenze degli altri, passa facilmente oltre al loro cuore
preoccupato».
54. Con ciò mi divenne chiaro che anch’io. – non avevo
badato al mio cuore, e pregai: «Oh,
perdonami, – Padre mio, perché non Ti ho subito riconosciuto! Una voce
interiore già mi disse: Tu sei l’eterno buon Padre di tutti i figli! Quanto
volentieri vorrei rallegrarTi e provvedere per tutti i Tuoi figli abbandonati
dall’amore terreno!».
55. Rispose il Signore: «Sì, figlio Mio,
fallo! Su questo però non vogliamo esprimere troppe parole, il tempo, infatti,
è severo, ed il nemico alza già il braccio per colpire di nuovo! Perciò devo
cercare e fortificare tutti coloro che vogliono aiutarMi nella Mia Opera di
Redenzione, – per puro amore disinteressato.
56. Come questo
piccolo fanciullo per crescere ha bisogno di cura e nutrimento, così anche la
vita della Scintilla divina nei Miei figlioli ha bisogno di cura, – e nutrimento!
La vera Vita, infatti, può accendersi soltanto nella Vita, come può conservarsi
soltanto mediante la Verità.
57. Perciò, figlio
Mio, guardaMi negli Occhi, da ciò ti viene incontro raggiante la Vita e la
Verità! E sempre, se Mi scorgi in te, i Miei occhi ti dovranno fortificare ed
annunciare che con la Mia Vita voglio sostenerti, affinché la Mia Verità
diventi la tua Verità! Così accogli questo piccolo fanciullo nel tuo cuore». –
58. Guardai il fanciullo, – allora il Signore scomparve. Volevo stringere il fanciullo al mio petto, ecco che mi svegliai, – ed avevo le mani vuote”.
59. Tutti i presenti sono grati a David, perché nel loro cuore divampa un nuovo amore per tutti gli abbandonati. Dice Eusebio: “Strano, come sono diverse le Rivelazioni del Signore”.
60. Risponde Lazzaro: “Sì, molto diverse! Come i figli degli uomini – così anche i doni della Grazia, ma pur sempre il giusto per ognuno. Per me era importante la parola: non dobbiamo parlare molto su ciò che progettiamo, perché il nemico ha già alzato le mani per colpire nuovamente! Perciò ora, presto, voglio anche ritornare a Betania”.
61. Durante la giornata Lazzaro, Demetrio ed Ursus decidono di mettersi in viaggio già il giorno successivo per Damasco. Sotto la protezione dei soldati romani Lazzaro vuole poi, sulla via del ritorno, riposare ancora un giorno alle terme presso il vecchio Marco, per poi da lì ritornare a Betania.
62. Ruth rimane ancora presso i genitori che ora gioiscono per aver seguito il suggerimento di Lazzaro a venire qui.
63. Dopo alcuni giorni già ritornano Demetrio ed Ursus; gli affari sono stati sbrigati con piena soddisfazione, e Giona si è già familiarizzato bene come mercante. Pura è grata per il nuovo incarico di suo marito ed ha le lacrime agli occhi quando i tre fratelli, con molti auguri di benedizione, prendono di nuovo congedo.
64. Ancora una volta i viaggiatori visitano Eusebio ed Achibald, poi viene il giorno della partenza, ma tutti si sforzano affinché non predomini nessuna cupa atmosfera d’addio.
65. Ruth si sforza d’essere forte per amor dei suoi genitori. Ma questi e Teofilo sono come in una seria festosa disposizione d’animo.
66. Dice Bernhart: “Vogliamo essere ben grati per questi bellissimi giorni di festa passati insieme. Spero e mi auguro di rivedervi tutti ancora una volta”.
67. Ursus tiene l’ultima preghiera serale nella quale descrive con parole viventi le ore di Grazia che poté vivere qui con il Signore, e conclude: “Domani ritorneremo nella nostra patria, a Roma, patria che ora deve essere anche quella di Ruth. Non abbiamo agito soltanto secondo i nostri propri desideri, ma siamo andati incontro alla riconosciuta volontà di Dio.
68. Perciò Ti ringrazio, mio fedele Gesù, tu mio Dio e Salvatore, per tutto il Tuo Amore e Grazia e Ti prego: mantienici nella Tua Verità e nella Tua Benedizione, e donaci la Tua Pace per la Forza e la Fortificazione nel rapporto con il mondo. – Amen”.
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Ritorno a Roma
1. Ursus ha preparato con la sua gente tutto in tempo utile per la partenza. Come è terminata la prima colazione è preso congedo, ed anche lui sente commosso il peso di questa separazione quando riceve con Ruth ancora una volta la benedizione dei genitori. Uscendo da casa, dalla colonia vengono ancora tutti gli altri fratelli e sorelle per porgere loro le mani in segno d’addio, e questo torrente d’amore porta via ogni peso del momento.
2. Ora hanno occupato posto, ed Ursus dà il segnale per la partenza. Egli resta nel carro ed ha preso fermamente Ruth fra le sue braccia. Un ultimo cenno ancora, – e poi scompaiono agli sguardi dei rimanenti.
3. L’itinerario del viaggio attraversa leggiadri paesaggi ed alte montagne, ma Ruth mostra poco sentimento per tutte le bellezze della natura. Su sul suo giovane animo grava ancora troppo l’addio ed Ursus deve attendere finché lei stessa non ha superato tutto.
4. Paolo però si rallegra di rivedere la sua città natale ed i suoi cari. Quando si raggiunge la grande strada militare che conduce a Sidone, si sosta in una locanda.
5. Quella sera Paolo, con la Grazia del Signore, riesce a liberare il figlio maggiore dell’oste dalla sua possessione, nella quale soffriva già da lungo tempo. Felici della guarigione tutti rimangono volentieri ancora insieme e discutono delle Rivelazioni d’Amore del Salvatore Gesù. E Paolo promette di prendere di nuovo alloggio presso di loro nel suo viaggio di ritorno.
6. Il mattino dopo Ursus sollecita di partire per tempo e verso mezzogiorno sono già in vista della città di Sidone. Qui Demetrio possiede una grande impresa commerciale al porto e, fra affettuose dimostrazioni di gioia degli impiegati, si compie l’ingresso della giovane coppia.
7. Paolo già il mattino dopo si mette in viaggio diretto ad Antiochia, poiché proprio lì va una nave. Il commiato è molto cordiale – nessuno crede in un rivedersi. Tuttavia nel libro del destino è scritto diversamente.
8. Demetrio ed Ursus hanno ancora da svolgere diversi affari. Ruth passa questi giorni nel massimo silenzio. – Vuole restar sola, per superare l’ultimo peso dell’addio dalla patria.
9. Quando poi Ursus dice: “Dopodomani partiremo su una grande nave da guerra per Roma”, allora nei suoi occhi sorge uno splendore, e gli confessa: “Qui non potrei mai sentirmi felice, mi sembra come se mi volessero tener ferma cento mani! Quanto sono felice di andarmene da qui verso la patria tua, a Roma”.
10. Ora Ursus capisce, la sua anima ha superato l’addio, e dice colmo di felicità: “Mia Ruth, non dovrai mai pentirti di avermi seguito là! Ora non c’è più nulla che possa impedire la nostra felicità!”. Ruth però sa che il suo posto, il suo sostegno ed il suo conforto è presso il suo Ursus!
11. Sulla lunga via d’acqua la nave ha per la maggior parte bel tempo e finalmente la patria è vicina. “Domani a quest’ora sbarcheremo a Roma”, – annuncia Demetrio, – “e con ciò è dimenticata la monotonia di quest’ultima settimana”.
12. Quando lasciano la nave, Ursus deve prima far portare le merci preziose appartenenti a lui nei depositi. Ruth però vuole entrare insieme a lui nella sua nuova patria, mentre Demetrio si fa portare a casa sua per preparare tutto degnamente per l’accoglienza.
13. Quando tutte le casse ed i forzieri sono affidati a mani fidate, dice Ursus serio e pur felice: “Ora lasciati portare, mia Ruth, nella nostra casa! Amore ti attende! – Ed amore ci si aspetta da te!”.
14. Quando stanno dinanzi alla bella casa, dice egli solenne: “Vedi, la tua nuova patria! Il tuo passaggio oltre questa soglia possa portare a tutti la benedizione! – Gesù, – entra Tu con noi!”.
15. Demetrio sta alla porta, prende Ruth fra le sue braccia e dice commosso: “Molta benedizione dall’Alto sia con te, figlia mia! Possa il tuo ingresso nella nostra casa portare molta gioia! – Per questo aiutaci Tu, caro Salvatore Gesù! Amen”. –
16. E Ruth si fonda qui una nuova dimora. Prende seriamente i suoi doveri e seriamente la sua promessa di non scostarsi dalla via che porta al Signore, malgrado tutte le bellezze mondane che ci sono nella ricca, grande città imperiale.
17. Ursus passa molto tempo in viaggio per affari, anche lui è severo nell’adempimento dei doveri come un santo comandamento. Nella cerchia dei loro conoscenti romani la giovane coppia è molto rispettata e ben vista, perché da Ursus e Ruth fluisce un’atmosfera d’amore e di benedizione che ognuno percepisce gradevolmente. Parlano anche spesso della loro fede in Gesù, e così a poco a poco la loro casa diventa un luogo di preghiera per uomini che cercano la Verità oppure che desiderano l’Amore.
18. Non mancano però nemmeno le lotte. Improvvisamente sacerdoti pagani e giudei si uniscono per disturbare, anzi per distruggere questa armoniosa unità dei loro credenti con i giovani cristiani, e per questo si servono dei mezzi più infami.
19. Ursus sente ben la loro celata malignità ed aperte calunnie, ma non se ne cura molto, dal momento che possiede una fiducia così forte in Gesù che lo rende sempre più sicuro, malgrado parecchie ostilità.
20. Demetrio ha già spesso ammonito: “Ti stanno insidiando! – Si vuole la tua disgrazia! Caro Ursus, parla meno della nostra fede in Gesù, sii più cauto. Egli ha pure mille mezzi per vincere i Suoi avversari!”.
21. Ursus però temerario dice: “Caro padre, da queste parole parla soltanto la preoccupazione per me e per Ruth, ma non l’incondizionata fiducia nel nostro Gesù. Dobbiamo davvero ritirarci e far posto ai nostri avversari? No, padre! Noi vogliamo confermarci qui come Suoi figli ed aiutare volentieri ognuno che cerca secondo la Verità di trovare nell’interiore la via che porta a Gesù. Io sono così colmo di felicità ad opera dello Spirito del Signore, perché mi rende sempre più fiducioso nella silenziosa resistenza contro tutti i nemici!”.
22. Demetrio risponde con una domanda: “Ursus, – è davvero il Suo Spirito dall’Alto, oppure è il tuo spirito battagliero che ti rende così noncurante?”.
23. “Padre, il Salvatore Gesù è il nostro Amore!”, – lo tranquillizza Ursus. – “La Sua santa Vita in noi è il Dono più grande della Grazia! Perciò non preoccuparti, noi siamo Sua Proprietà. Ed anch’Egli, il nostro Dio e Padre, provvede affinché nulla di male ci possa danneggiare. Non vorrei mai affliggere con nessun pensiero il mio eterno Padre, avendo paura o timore dagli uomini!”.
24. Così Ursus rimane, in maniera vivente, sempre unito con la Vita del Salvatore e può dare a tutti coloro che domandano di Dio sempre nuove dimostrazioni del lieto messaggio della nostra liberazione da ogni errore mediante il Figlio di Dio Gesù Cristo divenuto Uomo.
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Ursus rivela la ridestante Vita di Dio nell’uomo e guarisce un ragazzo
1. Nei depositi del mercante Ursus c’è una grande agitazione. Un ragazzo di circa 12 anni è stato gravemente ferito da una pesante cassa che è caduta da un carro carico di merci, ed i suoi nemici usano questo incidente come una grave accusa contro di lui.
2. Ursus però è assente già da due giorni e non può respingere subito queste odiose accuse, accuse che vengono sparse ovunque dal padre del ragazzo infortunato. Quando ritorna è troppo tardi perché possa far tacere tutte queste voci contro di lui, e nell’indagare viene a sapere che questo genitore sarebbe un sacerdote giudeo, le cui intenzioni sono sempre state quelle di accusare i cristiani, dei quali sostiene che essi siano in alleanza con Belzebù.
3. Ursus stesso va dal sacerdote, che di nome si chiama Elia, e chiede un incontro con lui, che però viene rifiutato con scherno, per paura – di venire con ciò a contatto con il “maligno”. In modo cinico Elia afferma ancora di non aver altro desiderio che quello di ferire anche Ursus così gravemente, come il suo povero figlio è stato infortunato per causa sua!
4. Ad Ursus non rimane altro che confidare in Colui che è appunto Pazienza e Longanimità sublime con ogni male, ma la provocazione contro di lui diviene sempre più forte, ed Ursus soffre amaramente di queste brutte situazioni. Dopo una notte – che egli trascorre in profondo intimo dialogo con il suo Gesù – gli viene piena chiarezza interiore! Cerca il giudice della città a lui conosciuto e gli presenta apertamente il suo caso.
5. Il giudice della città, un vecchio romano molto serio, è sinceramente stupito che Ursus non volesse presentare nessuna giusta denuncia, bensì pretende soltanto una discussione pubblica.
6. Ursus motiva questo fatto: “Per mettere davvero chiarezza, dobbiamo in qualche modo incontrarci pubblicamente, affinché tutti possano sapere di quali concetti così differenti su Dio e sul vero male Elia ed io siamo animati. Qui non si tratta di salvare la reputazione della mia persona, ma della santa Verità: chi è il vero Iddio vivente? Chi conosce Cristo, il Suo Inviato a noi uomini? Per quale spirito vivono ed operano i suoi seguaci? E quali sono le potenze maligne?”.
7. Il giudice della città cerca di dissuadere Ursus da questo tema davvero delicato, ma Ursus risponde audace: “Con Gesù riporto la vittoria su tutti i Suoi nemici, i quali non vogliono distruggere me, l’uomo e mercante, ma la nostra fede in Cristo!”.
8. Quando il giudice richiama l’attenzione sul ragazzo che soffrirebbe sempre di più, Ursus risponde pieno di sicurezza: “Soltanto il grande Salvatore Gesù Cristo qui potrebbe aiutare!”. – Poi Ursus espone ancora oltre i suoi piani su questa faccenda e conclude: “Tu, come giudice superiore, puoi intimare al sacerdote Elia, a ripetere pubblicamente le sue maligne accuse contro di me e fornire la prova che noi, come cristiani, stiamo veramente in relazione con le potenze maligne”.
9. “Bene!”, – dice il giudice superiore. – “Fra otto giorni non citerò soltanto te ed Elia, ma chiunque vuole può essere presente per sapere: ‘Vive il vostro Gesù, quale l’onnipotente Iddio, davvero nei seguaci della Sua Dottrina, oppure siete in collegamento con le potenze maligne?’.”
10. Poi il giudice aggiunge ancora dubbioso: “Ursus, pero rifletti: se la tua forza di fede non funzionasse? Come potrai poi ancora sussistere davanti ai tuoi amici? Per me è sempre stata una gioia sentire di voi, quanto armonioso diventa il vostro rapporto con gli amici di fede differente. Ma se qui il tuo Gesù non funzionasse, allora perderesti ben molti di loro”.
11. Ursus sorride e dice: “Spero che anche tu sarai presto un amico della mia fede e rigetterai i tuoi molti dei – come errore! Infatti, attraverso un’esperienza con Gesù ci avviciniamo sempre di più alla grande Verità su Dio, come Creatore e Conservatore di tutti gli uomini. E con questo soltanto veniamo a sapere che cosa possiamo operare come uomini, se vogliamo dare alla Vita di Dio in noi, spazio per l’azione”.
12. In questi otto giorni Ursus rimane molto solo. – In lui è subentrata una grande quiete. Non brama nulla e vuole nient’altro che essere un puro vaso per la Vita del Salvatore, perché ora davanti al forum del pubblico deve fornire la prova dell’eterna Verità sulla ‘Vita divina’ nell’uomo.
13. In un grande bosco fuori città, che appartiene ad un tempio pagano, è prevista la discussione pubblica. Il giudice della città deve far portare con forza in quel luogo il sacerdote Elia, sua moglie ed il figlio ammalato, perché lui, come giudeo, non vuole entrare in un luogo sacrilego pagano.
14. Ursus e Demetrio vengono volentieri, e molti giudei, greci e romani si sono radunati ed aspettano con impazienza le cose che qui devono essere discusse, i giudei, infatti, come tutti i pagani sono dediti alla superstizione.
15. Ursus saluta i suoi fratelli di fede e riceve con questo la benedizione del loro amore e della loro forza. Egli ringrazia il suo santo Padre e sente ancora chiaramente passare nel suo cuore un caldo flusso dell’Onnipotenza divina.
16. Sì, egli sente nell’interiore: ‘Rallegrati, poiché sei chiamato a dimostrare qui la Verità della tua fede e del tuo amore! Ma non giudicare gli altri, i tuoi avversari, perché anche per tutti loro – attende ancora l’Amore del Padre!’.
17. Il giudice apre l’udienza e dichiara che questa deve essere veramente una seduta del tribunale, ma Ursus e la sua intera casa non vuole essere accusatore, ma desidera solamente che venga fatta chiarezza e che il comportamento ostile dell’avversario possa trasformarsi in una amichevole intesa.
18. Poi prosegue con forte voce: “Il mercante Ursus, da tutti conosciuto, espone con diritto la rimostranza che di lui si dica di essere colpevole dell’incidente del ragazzo, perché starebbe in collegamento con gli spiriti maligni. E quindi il sacerdote Elia, quale padre del ragazzo ferito, ha ora per primo la parola”.
19. Il sacerdote si guarda intorno con sguardo truce, – poi parla del suo lavoro fra i giudei a Roma, e come fosse da tutti stimato e nessuno avesse nulla da dire contro di lui. Ma da qualche tempo Ursus cercherebbe, come pagano, di arrecare molto danno alla sua comunità israelita, e di attirare con belle parole tutti coloro che sarebbero ancora un po’ incostanti. Con voce forte conclude: “Perciò sono fermamente convinto che qui si manifesta palesemente lo spirito distruttore di Belzebù, il quale ha causato anche la grande disgrazia di mio figlio!”. –
20. Dopo queste parole subentra una quiete glaciale. – Poi il giudice invita Ursus a confutare questo discorso che contiene una grave accusa contro di lui.
21. “Amici!”, – comincia Ursus, – “Benedico quest’ora! Qui si tratta di deporre una testimonianza che non deve scusare me, ma deve glorificare lo Spirito di Colui che vuole soltanto risvegliare dappertutto una conoscenza chiara come il Sole e nuova Vita!
22. È vero che nelle fila dei miei molti amici, alcuni che appartenevano credenti una volta ad Elia come annunciatori del loro Dio, oggi non stanno più dalla parte sua. Ma questo non è colpa mia, ma dipende da Elia stesso, egli, infatti, non riconosce nessun altro Dio che quello che gli è stato prescritto da Gerusalemme. E con ciò è diventato l’acerrimo nemico di tutti i cristiani.
1. Ma io che sono venuto in strettissimo contatto con Gesù risorto dalla morte, ho imparato a conoscere attraverso di Lui il grande, vivente Iddio, il quale pieno d’Amore e di Misericordia vuole aiutare tutti gli erranti, e provvedere i Suoi seguaci di coraggio e forza, per testimoniare tra noi di questa sua Vita divina!
2. È allora strano che io, nella consapevolezza della mia missione quale uomo, faccia abbondante uso di tutti questi Doni che affluiscono a me giornalmente attraverso la Vita di Gesù? E non soltanto io, ma tutti coloro che come me aprono il loro cuore a Lui ed alla Sua Dottrina e vogliono servire la Sua grande Opera di Redenzione, possono sperimentare qualcosa della Sua pura Vita d’Amore divina!
3. Certamente fa male quando questi Doni del Cielo sono derisi e beffati da altri, e perfino, come lo fa Elia, sono condannati fin nel regno di Belzebù. E contro tali diffamazioni voglio ora prendere posizione in pubblico.
4. Da antiche tradizioni sappiamo che l’intera umanità discende da Dio, come compendio di ogni Bene e di ogni Bellezza. Ed ogni uomo porta perciò dentro di sé una scintilla della Sua Vita divina, la quale nel suo giusto sviluppo potrebbe fare gli uomini quasi come dei. Ma attraverso pensieri e desideri sbagliati (già partendo dai nostri antenati) questa luminosa Scintilla di Dio nel cuore dell’uomo è velata. In questa crescente notte spirituale interiore il senso delle Sue Parole divine è diventato in noi totalmente irriconoscibile.
5. Iddio però, Quale l’infinitamente buono che ama tutte le Sue creature, e la Sua preoccupazione è di redimere noi uomini da tutti i crescenti concetti errati su di Lui, divenne Egli stesso ‘Uomo’ – in Gesù Cristo, – per rivelarci le superiori Intenzioni divine con l’umanità.
6. Attraverso il Suo splendido Esempio come Uomo, ed i Suoi chiari e semplici Insegnamenti sulla nostra attività d’amore, Egli ci vuole mostrare la via per vivificare nuovamente questa velata Scintilla divina e svilupparla oltre per la letizia di servizi d’amore a somiglianza di Dio.
7. Ora Elia sostiene che questo Spirito di Dio nell’uomo, Spirito che si ridesta nuovamente alla Vita in tutti i seguaci di Gesù e del quale io voglio qui testimoniare, sia Colui che ha causato il danno a suo figlio, mentre io devo testimoniare, che già una tale intenzione in un sentimento cristiano è completamente impossibile. Un uomo, infatti, quale portatore di questo Spirito di Gesù, non mancherà mai di compiere i suoi doveri. Egli obbedirà di cuore gioiosamente a tutte le leggi mondane e divine, e si sforzerà di essere in tutto un esempio per la sua cerchia di amici!
8. Come portatore di questa Vita del Salvatore, mi rendo anche conto di prendere su di me una straordinaria responsabilità. Soltanto con il giusto operare, infatti, posso glorificare la Considerazione del mio Gesù ed essere utile al mio prossimo.
9. Come portatore di questo Spirito sono però anche obbligato a fare uso di tutte le conoscenze e forze che affluiscono in me attraverso il quotidiano rapporto con lo Spirito Suo. Non però per arricchirmi oppure farmi onorare, ma per aiutare molti sofferenti e guidare gli erranti sulla retta via che porta a Lui.
10. Gesù vive! – Egli vive tra noi attraverso la pienezza del Suo Amore e della Sua Grazia! E chi Lo cerca seriamente, Lo incontrerà!
11. Esiste soltanto una vera Vita divina nel nostro interiore, tutto il resto è soltanto una vita apparente nel mondo esteriore e non può diventare operante con le Forze divine. E questa ‘ridestante Vita di Dio nell’uomo’ può e vuole rivelarsi attraverso di noi, se preghiamo per questo!
12. Ebbene, Elia, ti domando: conosci già qualcosa di queste vere divine Forze di Vita nel proprio cuore? – Allora chiedi al tuo Dio e Signore la Grazia di rivelarSi a noi con il Suo Amore soccorritore e come un vero Salvatore distruggere il potere del maligno per rendere nuovamente sano e lieto il figlio tuo ammalato!
13. E guarda: tutte le offese ed accuse da parte tua le dovrei riconoscere come giuste attraverso l’agire del tuo Dio! Anzi, cito a testimone con ciò quest’intera adunanza e confermo le mie parole, perché non sono soltanto un cristiano – ma anche un romano!”.
14. Risuona un poderoso applauso, – poi il giudice dice: “Elia! Hai sentito che cosa ti ha detto Ursus. La testimonianza che egli ha dato qui del suo Gesù come Dio dell’Amore, non è da respingere, anche se per ora è avvenuta soltanto a parole! Quindi, Elia, passa ai fatti e prega il tuo Dio affinché si manifesti a noi, – sapendo Egli distruggere le ‘potenze maligne’ da te imputate!”.
15. “Mai e poi mai tenterò con ciò il santo Iddio!”, – replica Elia pieno di sé. – “Ursus è e rimane ai miei occhi soltanto uno che sa sedurre i suoi ascoltatori con belle parole”. –
16. Ora Ursus si mette davanti ad Elia e dice molto seriamente: “Elia! Tu sei accecato! – Allora rimani accecato finché lo vuoi, ma con ciò emetti a te stesso il tuo giudizio! Dovevamo poterci trovare come due fratelli che hanno un unico Padre! Ora però non vedo più altra via per te che quella dell’amara esperienza!”. –
17. Il ragazzo ferito, come catturato, guarda con occhi spalancati già da lungo tempo ad Ursus e poi a suo padre. – – Allora Ursus si avvicina a lui, gli porge la mano e chiede: “Dimmi, ragazzo, anche tu sei adirato con me?”.
18. “No, buon signore, tutti gli altri sono cattivi!”. – Con tono gentile dice Ursus: “Nemmeno gli altri sono cattivi. Se tu però guarisci di nuovo, allora non fare più altre sciocchezze, affinché non ti accada una disgrazia maggiore!”.
19. Il ragazzo prega supplichevole: “Ahimè, signore, vorrei tanto volentieri star bene di nuovo e diventare un uomo ordinato! Questa disgrazia è stata soltanto colpa mia. Volevo nascondermi dietro alle casse, per spaventare gli altri ragazzi, allora mi sono ferito”.
20. Ursus lo guarda amichevolmente e poi dice in tono rassicurante: “Poiché hai ammesso così franco la tua colpa, anche Iddio sarà misericordioso con te e pronto ad aiutarti! Vuoi tu pregarLo con me?”.
21. Quando il ragazzo fa cenno con la testa piangendo, Ursus afferra le sue mani e prega ad alta voce: “Oh Gesù! – Tu, Guaritore e Salvatore di tutti noi! Tu, grande Iddio, noi Ti ringraziamo per la Tua Grazia ed il Tuo Amore e Ti preghiamo, aiutaci tutti a venir fuori dell’errore e dalla notte, e guarisci Tu questo giovane figlio d’uomo dalle sofferenze sue, affinché venga compenetrato dal Tuo Spirito, dalla Tua Verità e dalla Tua Essenza! Benedici noi – e tutti i qui presenti – e fa diventare la Tua Pace la Stella Polare della nostra vita! Amen”.
22. Il ragazzo trae un profondo sospiro di sollievo, – si stira e si stende, – e lentamente si alza. – – Sua madre lo abbraccia giubilando, – ma Elia esclama imperioso: “Lascia questa commedia, tutto questo è soltanto stregoneria!”.
23. Ora il giudice dice all’adunanza, la quale con grande stupore ha seguito tutti questi avvenimenti: “Amici! Qui ha operato visibilmente certo l’Iddio di Ursus! Ancor mai nella mia lunga vita ho sperimentato una cosa simile, e devo supporre che Ursus abbia voluto mostrare a tutti noi una via che vale la pena percorrere per imparare a conoscere nuove Verità su Dio!”.
24. Poi il giudice si rivolge al sacerdote e dice grave: “Elia, – va a casa, – il tuo freddo intelletto ti ha giudicato!”. –
25. “Il mio verdetto è: Ursus! Ti dichiaro qui assolto da ogni accusa! Ti sei dimostrato degno rappresentante del tuo Dio! E pubblicamente ti chiedo qui perdono, perché anch’io non ho saputo prestar giusta fede alle tue opinioni sulla ‘vita divina nell’uomo’. Anzi, sento il desiderio di pregarti: fa conoscere anche a me ancora di più tale Dio, affinché si faccia Luce in me su molti dubbi e domande!”.
26. Ursus gli risponde pieno di gioia: “Non soltanto tu, ma ognuno che vuole, può venire! La mia casa è aperta a tutti i ricercatori, ed ognuno può conoscere le grandi Verità su questo eterno Iddio vivente. La Verità soltanto, infatti, può renderci liberi da tutte le vecchie, strette, false immaginazioni ed errati concetti sulla Vita divina nell’uomo, affinché si faccia Luce in noi ed intorno a noi sulle Leggi del Cielo, ed affinché l’autentico calore del cuore animi tutti noi per la Gioia e l’Onore del nostro Dio, il Quale vuole essere per tutti noi, – un ‘Padre così buono’. Amen!».
27. Dopo questo singolare avvenimento molti dei presenti vengono presto nella casa di Ursus, per ottenere ancora ulteriori chiarimenti del suo Dio e delle Sue Verità.
28. Tutti sentono la benedizione della sua casa, e qualche ammalato sperimenta la Grazia di essere guarito. Ma la cosa più meravigliosa è: come ogni ricercatore viene qui istruito sul fatto che tutto questo operare dell’amore, bontà e giusta comprensione, può essere soltanto un piccolo riflesso delle gioie che l’eterno e santo Padre stesso di tutti gli uomini vuole donare ai figli Suoi, se il loro cuore Lo desidera!
29. E così qui sorge un po’ alla volta una nuova Betania, dove vengono esaudite parecchie brame secondo Verità, lenite parecchie sofferenze terrene e, per molti sinceri ricercatori di Dio, viene aperta la via nel mondo interiore, la via che conduce lì – attraverso la propria esperienza del cuore, – al grande Cuore del Padre! Amen!
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