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Scene deliziose della Vita Terrena di
Gesù
Ricevuto da Max Seltmann
1934
Libretto
XII
A Betania: storia di Teofilo
Il sepolcro è vuoto
Il sacerdote Ruben con la sorella Ruth in fuga a Betania
Giovanni insegna
Cap. 1 Dopo la crocifissione, nella casa di un
templare – Il sogno di Ruben
Cap. 2 Il Sepolcro è vuoto – Ruben tra gli amici di
Gesù, poi è accusato dal tempio
Cap. 3 Nel potere del tempio
Cap. 4 Nel dubbio e nell’angoscia
Cap. 5 In fuga con Ruth
Cap. 6 A Betania, Ruben diventa Teofilo – Giovanni
racconta il tradimento di Giuda
Ruben un
giovane sacerdote giudeo di Gerusalemme
Ruth sorella
di Ruben
Enos un
sacerdote di Gerusalemme, padre di Ruben e di Ruth
Giuseppe un
discepolo di Gesù
Joab un
sacerdote giudeo
Osea un
sacerdote giudeo
Maria la
madre di Gesù
Marta e Maria sorelle
di Lazzaro
Demetrio un
ricco romano possidente in viaggio
Ursus servo
del mercante romano Demetrio adottato come figlio
۞
Dopo la crocifissione, nella casa di un templare
Il sogno di Ruben
1. Per le strade di Gerusalemme se ne va barcollando un giovane sacerdote; è ancora spaventato dagli avvenimenti accaduti sul Golgota, e il tremare della Terra così come anche la straordinaria oscurità causa in lui un timore che cresce quasi in angoscia mortale: “O Gesù, – hai finito di soffrire! Ma oggi mi hai mostrato la mia pesante colpa. Se solo potessi riparare ciò che ho fatto a Te nella mia inesperienza! Oh, Jehova, e se abbiamo giustiziato un innocente? Quanto ci punirai”.
2. Ora giunge alla casa paterna; al suo bussare apre sua sorella, lo guarda in faccia e domanda spaventata: “Da dove vieni, Ruben? La madre è piena d’ansia e preoccupazione per te e a causa tua si è quasi ammalata!”
3. “Lasciami in pace, sono come torturato, ho bisogno di restar solo!”.
4. “Ma, Ruben, la madre desidera tanto vederti!”, obietta Ruth.
5. “Domani, sorella, oggi non posso! Perché ho vissuto qualcosa di sconvolgente con la morte di un Innocente! Saluta la madre; buona notte!”.
6. Ora è solo! Solo con se stesso e la sua coscienza! Le Parole di Gesù penetrano ancor sempre tormentandolo nel suo interiore: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!». – “E quest'uomo noi lo abbiamo giustiziato? Oh, Dio, oh, Jehova! Perché siamo stati così ciechi? Perché abbiamo creduto in tutto al sommo sacerdote?”. Lunghe e angosciose ore egli trascorre in questo stato straziante e lacerato; vede sempre lo sguardo di Gesù rivolto su di sé con la silenziosa domanda: ‘Che cosa ti ho fatto che hai voluto gioire dei Miei Dolori?’ – “O Gesù, perdonami, per il fatto che non ho voluto riconoscerTi!”, – prega ad alta voce. – “Ma ora è troppo tardi!”.
7. Neppure l'anziano padre però trova pace in questa notte, sua moglie, infatti, giace come se avesse la febbre, poiché il dissidio interiore di suo figlio si posa, senza che lei ne avesse coscienza, sull’anima sua. Alla fine giunge il mattino, e lei chiede immediatamente di Ruben.
8. “Calmati madre, Ruben dorme ancora”, – dice Ruth, – “la tua ansia era infondata; egli verrà presto da te”.
9. Ruth ora prepara la colazione; allora Ruben viene in cucina e dice: “Sorella, devo lasciarvi! Mi sento come Caino e devo fuggire senza pace da me stesso, perché ieri ho aiutato ad uccidere Gesù! Egli certo era il Figlio di Dio!”
10. “Ruben”, – risponde Ruth, – “noi donne mai potevamo dire qualcosa sul Nazareno a voi tanto odioso; e ora che finalmente avete raggiunto lo scopo, ti accusi? Tu sai quanto pesantemente la madre ha sofferto a causa tua? Lei ha venerato profondamente il Nazareno, e ancora ieri ha detto: «Egli schiaccerà tutti i Suoi nemici e li disperderà come pula al vento!». Noi non sappiamo come stanno le cose con Lui, perché voi ci tenevate chiuse; ma la madre ha temuto molto per te. Ora ci vuoi lasciare? Questo sarebbe la morte della madre!”.
11. “Cara Ruth”, – dice Ruben, – “se tu potessi metterti nei miei panni, allora diresti: sì, fuggi! Fuggi da te stesso, perché hai peccato contro il Santo di Dio! E questo peccato pretende espiazione”.
12. “Questo non lo comprendo!”, – ribatte Ruth, – “tu avresti aiutato ad uccidere Gesù? Come puoi attribuire a te stesso questa colpa? Io penso che questo lo dovrebbe stabilire il sommo sacerdote!”.
13. “Sorella,
tu puoi conoscere del Nazareno solo quello che il padre e io dicevamo qui in
casa; ma le cose stavano diversamente! Per comprendermi, voglio aprirti il mio
cuore, e puoi guardarci dentro e vedere lì come stanno le cose. Quindi: Gesù è
stato condannato! Nel tempio tutti hanno avuto la loro gioia! Come poi hanno
trattato il condannato, questo non mi è piaciuto; ma che cosa potevo cambiare?
Ho seguito il corteo e guardavo con occhi freddi lo spavento che provavano
parecchi, perché il loro amico e soccorritore gli veniva tolto. Il lamento
delle donne non sfiorava il mio cuore, perché esso in me era ancora morto! Alla
fine il Golgota fu raggiunto ed ebbe inizio la crocifissione. A questo punto
ero avido di vedere come Gesù si sarebbe comportato. Ma lì ho visto qualcosa
che non avrei ritenuto possibile: vidi la croce stesa a terra, vidi Gesù, e in
quel momento tremai! Vidi la crocifissione, e volevo protestare, – ma ero come
paralizzato. Quando alla fine gli sgherri alzarono la Croce con molta fatica,
Gesù doveva essere stato privo di sensi; infatti, ci volle un bel po', prima che
il Suo petto cominciasse di nuovo a sollevarsi e abbassarsi; poi Egli esclamò
ad alta voce: «Padre, perdona loro,
perché non sanno quello che fanno!». A questo punto, sorella, dai miei
occhi è caduta la benda, e divenne evidente la mia colpa! Un colpevole,
infatti, muore diversamente. Solo chi lotta fra gli uomini per amore e
comprensione può morire così! Io volevo andar via di soppiatto, svergognato, ma
i soldati romani non lasciavano andar via nessuno. Con il cuore sanguinante fui
costretto ad assistere come un innocente soffriva crudelmente, soltanto, perché
noi credevamo che Egli fosse pericoloso per il tempio! Tu non puoi immaginarti
l’angoscia di quelli che corsero per curiosità verso il luogo del supplizio,
quando tremò la Terra, quando si fece buio e le tre croci si ersero in alto
come una grave accusa! Intorno alle Croci, infatti, non era buio. Puoi ora
comprendere il mio strazio e la mia angoscia. Come ci giudicherà Jehova?”.
14. “Fratello, è impressionante, ciò che mi hai raccontato!”, – dice Ruth. – “Ma non vuoi parlare col padre? Io posso solo dirti che se il Nazareno ha perdonato tutti, come tu hai detto, allora dovrebbe perdonare anche te! Ma se senti in te ancora dolore e pentimento, allora va dal sommo sacerdote, affinché ti ridoni quiete e pace! Io però vorrei pregarti, parla prima col padre; ma taci davanti alla madre! E con l'andar via, allora, …rammentati della tua obbedienza, che tu, come servo di Jehova, sei debitore a Dio e ai genitori. E ora vieni, Ruben! La madre si tranquillizzerà solamente quando ha parlato con te”.
15. I due entrano nella stanza da letto, e la madre dice con gioia: “O Jehova! A Te lode e ringraziamento! Mio figlio vive ed è sano! Ora sono anch'io nuovamente lieta”.
16. Ruben domanda pieno d’affetto: “Madre, perché ti preoccupi per causa mia? La vita di tutti noi non sta nella mano di Jehova?”.
17. “Sì, figlio mio!”, – risponde la madre. – “Ma se tu avessi avuto la fede che Jehova richiede, allora ieri, quando presero prigioniero il Santo di Jehova, saresti rimasto lontano! Ora ti domando, Ruben: dov’è il Santo di Dio? E tu, sei stato risparmiato dalla Sua Potenza e Forza? Parla! Il mio cuore non può trovar quiete, se non so la piena verità”.
18. “Madre, fatti forza!”, – dice Ruben serio. – “Gesù è morto! È stato crocifisso dal tempio! Ma il padre ed io siamo ugualmente colpevoli come gli altri templari! Soltanto oggi io so: Egli era il Figlio di Dio! Egli ha dovuto soffrire da innocente questa morte! Perciò non rimane nessun altro giudizio per me: io sono corresponsabile della Sua morte! Come la pensa il padre, io non lo so, perché da ieri non l'ho più visto”.
19. La porta della camera accanto, però, è aperta, e il padre ha sentito ogni parola; perciò entra dai suoi e domanda: “Di che cosa ti accusi, Ruben, e accusi anche me? Proprio qui al letto di tua madre? Soprattutto sei consapevole di quanto hai detto nella tua eccitazione? A me non è sfuggita una parola”.
20. Dice Ruben: “Padre, allora non ho più bisogno di ripetere ciò di cui mi accuso! Se tu avessi assistito a ciò che io ho dovuto assistere ieri sul Golgota, forse mi comprenderesti meglio; ma voi siete ebbri di gioia per il fatto che vi è riuscito a distruggere questo Santo di Dio! Che io abbia acconsentito col gran Consiglio, me ne pento profondamente ed affermo in tutta sincerità che voglio espiare finché Jehova quieti nuovamente il cuor mio! Perciò non posso più rimanere in casa, non più a Gerusalemme; perché la Croce del Golgota è il mio giudice!”.
21. “Ruben!”, – lo rassicura il padre. – “La scossa sismica della Terra e l'oscurità hanno certo fatto sorgere in te questa paura e questi pensieri. Lascia passare il Sabato e il giorno successivo, allora ti rallegrerai esattamente quanto noi, poiché il pericolo dell'avvelenamento della nostra santa dottrina da parte del Nazareno è finalmente scongiurato”.
22. Ribatte
Ruben eccitato: “Padre, tu bestemmi Iddio e
disonori l'Innocente! Un uomo, che
per i suoi aguzzini e assassini, nell'ora più difficile e più dolorosa della
sua vita nutre ancora pensieri di perdono e li riveste con parole della più
nobile intercessione, non può essere nemico della nostra dottrina divina! Voi
però non volete riconoscere il vostro errore; perciò addossate tutta la colpa
su questo martire di Dio! Padre, voi
lo accusate sempre della stessa cosa! E io, accecato, …vi credevo e mi
accordavo di cuore al vostro giudizio, nella supposizione di rendere a Jehova e
al popolo un buon servizio!”.
23. “Ruben! Tu sei figlio mio! E io, come padre tuo ti richiamo al tuo dovere di figlio! Devi astenerti da ogni rimprovero! Ciò che il tempio ha deciso, e ciò che noi abbiamo ritenuto buono, è giusto! Nessuno può presentarsi e dire che abbiamo agito in modo errato. Dove era la Potenza e la Magnificenza di Gesù? Dove erano tutti i Suoi amici? – Dispersi nel nulla! Perché il Dio dei nostri padri vive ancora ed ha affidato a noi, Suoi servitori, l'incarico della vendetta”.
24. “Padre, non c'è motivo che noi continuiamo a discutere, perché tu stai completamente dalla parte del tempio! Io però mi separo da voi e cercherò presso altri, conforto, perdono e pace! Io ho guardato al Gesù morente negli occhi e sento ancora adesso il Suo sguardo accusatore! E a me è sembrato come se dal Suo sguardo e dai Suoi occhi procedesse maggior salvezza che da tutto il tempio e dai suoi servitori”.
25. Dice Enos brusco: “Tu rimani! – e non lasci la casa! Anche tu sei influenzato dal Nazareno! Tu sei per me causa di scandalo! E perciò oggi vogliamo osservare il digiuno, affinché non accumuliamo ancora più colpa su di noi. Tu Ruth, rimani presso la madre, io vado nel tempio”.
26. “Sì, va pure nel tuo tempio, cosa t’interessano i tuoi!”, dice la madre. – “Per te il tempio è tutto, mentre noi siamo nulla. Si potrebbe morire, e tu diresti ancora: nel tempio si è più vicini a Dio! Con Ruben posso ora finalmente parlare a cuore aperto!”.
27. “Dunque anche tu sei invasa della dottrina del Nazareno?”, – incalza Enos adirato. – “Ma aspettate pure, presto sentirete il pugno duro del tempio! Non far conto che sei mia moglie e mi hai dato dei figli. Ci manca ancora soltanto che tu, Ruth, dica: mi professo per il Nazareno!”
28. Ruth risponde dolcemente: “Padre, dalle tue parole traspira solo odio, e in tutti questi ultimi mesi non abbiamo sentito altro da te. Se tu avessi visto Ruben ieri sera, ti saresti forse espresso diversamente, perché Ruben deve aver vissuto qualcosa che a tutti noi è ancora incomprensibile. Per il Nazareno non mi posso professare, perché non mi sono ancora incontrata con Lui, …grazie alla tua vigilanza. Ma se mi soffermo sull'odio che vive in tutti i servitori di Jehova, allora, padre, m’inorridisco dinanzi a voi! Ma va pure tranquillo nel tempio, alla madre provvedo io con Ruben”.
29. Adirato il vecchio sacerdote lascia la casa senza aver fatto colazione.
30. Ruben è amareggiato per suo padre e dice crucciato: “È sempre la stessa cosa! Per questo non posso più rimanere qui con voi. Oggi però il padre non ritornerà tanto presto, e così possiamo rimanere ancora in amore insieme”.
31. La sorella lo esorta: “Ruben, non essere più così amareggiato, perché deve essere certo un segno favorevole per te il fatto che senti ancora lo sguardo del Crocifisso. La madre ed io abbiamo parlato spesso di Gesù, noi non potevamo certo credere a tutto ciò che sentivamo raccontare di Lui da altri, ma una cosa deve essere vera: Egli non ha mai detto qualcosa senza amore ad un uomo. Perciò, io penso che non hai bisogno di farti nessun rimprovero, Egli avrà perdonato anche a te – se ha esclamato sulla Croce, come tu hai detto: «Padre, perdona loro!». Quando la domestica ieri ci ha raccontato che Gesù era stato condotto prigioniero dinanzi al gran consiglio, l'abbiamo mandata subito nuovamente fuori per saperne di più; lei ci portò la notizia: ‘Egli sarà crocifisso!’.»
32. Ruben si sfoga: “Madre, un dolore vive in me, come non l’ho mai sentito. A che cosa mi serve il vostro amore dal momento che non posso perdonarmi! Quante volte ho avuto l’occasione di incontrarmi col Nazareno, ma io non volevo; l'ho sempre evitato. Il mio odio iniettato non mi lasciò cogliere l'occasione, ma ora è troppo tardi!”.
33. La madre implora: “Ruben, ricorda che la Missione di Gesù non può ancora essere finita! Anche se non vive più, Egli ha preso certo dei provvedimenti e si è scelto dei discepoli. Questi discepoli certo non taceranno. Soprattutto dobbiamo aspettare dapprima come prenderà Israele la morte di Gesù, perché Egli era amico e benefattore di tutti”.
34. Ruben sorride: “Madre, le tue parole sono come balsamo sul mio cuore ferito! Facevi dunque anche tu parte della schiera di coloro che amavano Gesù e vedevano in Lui il Messia?”.
35. “Sì, figlio mio!”, – dice apertamente la madre. – “Lo amo ancora adesso, e la Sua morte non può spegnere questo amore. Ho sempre sperato di poter convincere anche voi della Sua Missione veramente divina! Ora però Egli è diventato una vittima dei Suoi nemici”.
36. “Ma, madre, non volevi convincere anche me?”, – dice Ruth. – “Ben talvolta parlavi con molto amore e bene di Gesù, ma di una professione per Lui e per la Sua Dottrina non mi hai mai fatto trapelar nulla”.
37. La madre sospira: “Figliola, avevo le mie ragioni, perché temevo il padre e Ruben. Speravo in un’occasione favorevole, ma ora Gesù è morto, e restiamo nell’attesa di ciò che succederà ancora!”.
38. Soltanto a tarda sera il padre ritorna a casa dal tempio; ma il suo freddo, trionfante sguardo fa male a tutti, per la qual ragione essi si ritirano per tempo.
39. In Ruben questa notte si compie un enorme cambiamento. Dopo lunghe ore di lotta con se stesso si addormenta solo verso il mattino, e al risveglio tutto intorno a lui sembra di essere tanto chiaro. “O Dio!”, domanda, “Che cosa mi è accaduto questa notte? Dove sono stato nei miei sogni?”.
40. Durante la colazione, senza il vecchio padre, Ruben racconta con vivacità: “A lungo bramavo inutilmente il sonno e dovevo ancor sempre riflettere su tutta la mia situazione; allora ho ancora sentito ad un tratto lo sguardo del Nazareno su di me. Il Suo occhio esprimeva tanta dolcezza, ma a me sembrava come se la muta espressione di dolore intorno alla Sua bocca volesse dire: «Non ho ancora sofferto abbastanza per te?». Allora tutto il mio essere crollò dolorosamente ed io supplicai gridando: ‘Gesù, mi puoi davvero perdonare? – Anche le mie mani, infatti, sono bagnate del Tuo sangue!’. Allora mi sembrò come se sentissi ancora: «Padre, perdonalo, egli non sapeva ciò che faceva!». Finalmente mi vennero lacrime liberatrici, e singhiozzai: ‘O Gesù, se Tu esisti davvero ancora e mi puoi perdonare, allora voglio rivolgermi ai Tuoi discepoli ed apprendere da loro come posso riparare la mia colpa’.
41. Allora la mia stanza venne invasa da un soave profumo e tutto il mio dolore dell'anima fu come soffiato via! Mi ristorai in questo meraviglioso profumo e mi addormentai. E ora ascoltate che cosa ho sognato: fui condotto da due fanciulli su un alto monte; il Sole con i suoi raggi circondava tutta la regione, ed io scorsi innumerevoli schiere di esseri vestiti di luce che si avvicinavano a noi; volevo fare delle domande ai fanciulli, ecco che uno mise la sua piccola mano sulla mia bocca e con l'altra m’indicò tutte quelle schiere che come in pellegrinaggio salivano in alto verso di noi. Dove vogliono andare tutti? Pensai in silenzio. Qui sopra non c’è neanche posto! I fanciulli mi portarono ora su un altro lato del monte, e anche da lì salivano innumerevoli verso di noi. Quando i primi ci furono già molto vicino, tutti si fermarono all'improvviso, si voltarono e guardarono verso il basso, e soltanto allora guardai anch’io nella bellissima pianura sotto di noi!
42. Allora un luminoso fulmine squarciò l’intero infinito, dalle nuvole si liberarono delle figure di luce e si radunarono sulla terra, ai piedi del nostro alto monte, e all'improvviso Gesù apparve in mezzo a loro e si rivolse con voce alta e chiara alla moltitudine silenziosa: «Oggi il vostro ardente desiderio è adempiuto! Finalmente è venuto il tempo in cui non sono più messi vincoli al vostro amore. Voi tutti avete visto il sepolcro vuoto, vi siete convinti che la morte e la notte sepolcrale non hanno nessuna parte in Me! Ciò che a tutti voi sembrava inconcepibile, è compiuto: Io ho vinto la morte! L’ho vinta per tutti coloro che sono di cuore buono e volonteroso! Come ora colmerò dei fratelli viventi sulla Terra con questo Spirito Vincitore, altrettanto colmerò voi con la Forza e la Sapienza proveniente dal Mio eterno Amore! Così ora continuate l’Opera Mia! L’intero universo, è aperto per voi! Ora non esiste più nessun ostacolo; perché il Mio Spirito è lo Spirito del Vincitore, è la Vita che crea sempre nuovamente Vita! Quello che Io ho dato alla Terra come proprietà, lo potete portare in tutti i mondi, in tutti i soli. Come adesso un sole vi elargisce una luce splendida e meravigliosa, così diventerete voi dispensatori di luce per molti soli! Voi avete assistito al più grande Miracolo dell'Amore su questa povera Terra! Ora per mezzo Mio ogni povertà è in grado di appropriarsi della Vita più meravigliosa! Perciò date annuncio a tutti di Me e lasciatevi spingere dallo Spirito che ha spinto Me ed ha perfezionato ciò che Io ho iniziato! La Mia Benedizione e il Mio Amore sia la vostra parte».
43. Tutti scomparsero, soltanto i due fanciulli erano ancora con me; il monte mi sembrò così alto e, quando mi guardai intorno, mi trovai sul monte degli ulivi. Allora parlò uno dei fanciulli: «Non meravigliarti di nulla! Ciò che hai potuto ora contemplare, è stata Grazia che è concessa soltanto a pochi! Poiché tu hai implorato perdono e vuoi rimediare, allora il Signore ti ha dato la dimostrazione del Suo Amore e la risposta è che Egli accetta il tuo amore! Il fatto che non abbiamo potuto mostrarti più a lungo l'Ultra Magnifico, è colpa tua, perché la tua anima è ancora troppo solidamente ancorata al materiale. – Ma questa Grazia non è ancora finita! Perciò vieni, anche tu puoi dare uno sguardo nel sepolcro, e devi marcare nel profondo della tua anima il più potente di tutti i Miracoli: Egli – ha vinto la morte!».
44. Arrivammo presto; migliaia passavano davanti e guardavano nel sepolcro; e così potei guardare comodamente tutte queste figure; tutti i popoli e tutte le stirpi si dovevano essere ritrovate qui insieme, ma su tutti c'era un profondo silenzio. Due splendide figure in vesti raggianti mantenevano con il loro sguardo tutto in ordine; ma dal sepolcro splendeva una vivente luce e rischiarava debolmente tutto l'ambiente. Poi anch'io guardai rispettoso dentro nella spelonca, un buon odore ci venne incontro, e scorsi due giovinetti che salutai amichevolmente.
45. Noi tutti ci raccogliemmo intorno al sepolcro; allora un angelo disse: «Ascoltate ed accogliete la Parola che l'eterno Amore mi ha messo nel cuore per voi: l’Amore per voi e per tutti gli uomini è stata la Forza motrice per questo portentoso Sacrificio! Ciò che non volevate credere è diventato Realtà: il Signore vive e vivrà in eterno! E noi tutti possiamo vivere con Lui! Ma a questa vita sono poste delle condizioni, e queste sono: vivere come ha vissuto il Signore, e seguire la Sua Dottrina nel giusto Spirito della vera umiltà e dedizione! Allora riconoscerete tutti: Egli è il Signore e voi siete chiamati a diventare Suoi figli e portatori dello Spirito Suo! La Pace del Signore però sia la vostra parte!».
46. I due fanciulli mi accompagnarono ancora per un pezzo di strada, e nel congedarsi uno dei due disse ancora: «Se vuoi far tua questa esperienza, allora non pensare più tanto a te, …ma vivi per Gesù! Egli vive anche per te, ed ha creato dei mezzi per la tua salvezza! Allora appropriati di questi mezzi, e vivi solo per Gesù! Poi Egli sorgerà presto anche dal tuo sepolcro, nel quale tu Lo deponesti, …in te! La Benedizione di Dio sia con te!».
47. Ero da solo e volevo correre verso casa nostra, riflettei ancora sul vissuto e non mi accorsi che mi seguivano due uomini tenebrosi. Quando mi raggiunsero, uno dei due mi domandò: «Da dove vieni che sembri tanto felice?».
48. Io risposi: «Dal sepolcro di Gesù che è vuoto, però viene sorvegliato dagli angeli!».
49. Allora mi buttò a terra e gridò: «Bugiardo, vuoi raccontarmi delle favole?».
50. Supplicando gridai nel mio bisogno: ‘O Gesù aiutami!’. Nello stesso istante stette già accanto a me il mio piccolo fanciullo, e dinanzi al suo sguardo fermo e molto severo, i due fuggirono! Mi svegliai e rimpiango ancora adesso che era un sogno solamente!”.
51. Dice la madre felice: “Figlio mio, non è anche il sogno un dono del Cielo? – E non sta scritto che il Signore può rivelarsi anche attraverso i sogni? Tu mi hai dato molto con questo, e perciò ringrazio te e l'eterno Iddio per tutto ciò che ho appena sentito”.
52. Anche il padre però ha sentito ogni parola, entra dalla porta accostata e dice eccitato: “Anche a me avete dato abbastanza ed è tempo che vi porti alla ragione! Qui comanda soltanto uno e questo sono io! E decido io quello che dovete fare e pensare. Lodato sia Iddio che questo Nazareno non vive più e non può più causare danni! Tu, Ruben, ed io, andiamo subito al tempio, il sommo sacerdote si meraviglierà di conoscere in te un rinnegato”.
53. “Padre, io vengo con te”, – dice Ruben serio, – “per dire a tutti voi quanto siete accecati e sviati! Che cosa mi può fare ancora il tempio? Non ha esso avvelenato l’anima mia con l'eterno odio, e mi ha costantemente minacciato se non mi disponevo nella cieca obbedienza, mentre il Magnifico e Sublime ci portava una nuova Dottrina, Dottrina che voleva donare a tutti noi qualcosa d’inconcepibile. Voi credete di aver ucciso Gesù! Ma Egli vive e vivrà sempre!”.
54. “Taci, disonorato”, – grida Enos, – “ora so: voi siete tutti infedeli e traditori del tempio! Io conosco una meta soltanto e questa è: calpestare la semenza velenosa del Nazareno in eterno a morte!”.
55. “Bene, padre, fa secondo la tua volontà”, – dice il figlio, – “ma io ti dico adesso in quest'ora mattutina: Gesù è già Vincitore! Il Suo sepolcro, infatti, è vuoto!”.
56. “Taci!”, – tuona ancora una volta il vecchio. – “La mia pazienza è alla fine!”.
57. Impaurite tacciono anche la madre e Ruth, perché non hanno mai visto il padre così adirato. Allora dice Ruben: “Non vogliamo lasciarci spaventare, ma sperare nell'eterno Iddio! Io mi preparo e vengo con te nel tempio”.
[indice]
۞
Il sepolcro è vuoto!
Ruben tra gli amici di Gesù, poi è accusato dal tempio
1. A Gerusalemme c’è grande agitazione. Le strade sono piene di gente che affluisce verso il tempio; come un fuoco di fila, la notizia corre attraverso le vie: “Il sepolcro del Salvatore Gesù è vuoto!”.
2. Padre e figlio corrono in silenzio verso il tempio, ma il vecchio Enos interiormente diviene oppresso da questi discorsi ed è contento quando si aprono le porte di questo; ma anche qui regna grande inquietudine, i templari aspettano il sommo sacerdote che si è chiuso dentro con alcuni anziani, infatti, la notizia: “Il sepolcro è vuoto”, ha mandato all’aria tutti i loro calcoli e previsioni.
3. Ruben non s’interessa dei loro discorsi, perché nel suo cuore germoglia il seme per qualcosa di più nobile; e quando l'agitazione aumenta ancora, egli abbandona inosservato il tempio e si reca alla locanda presso il monte degli ulivi che appartiene a Lazzaro. Il Sole è già alto nel cielo; ci sono molti ospiti nella grande sala, ma quando egli entra ogni conversazione cessa. Egli si meraviglia che non gli si attribuisca il solito onore come sacerdote; il locandiere domanda al nuovo ospite che cosa desidera. Ruben però ritorna in sé e dice: “Oggi io non vengo come sacerdote, ma cerco alcuni amici di Gesù. Si potevano sempre trovare qui, ma oggi non ne vedo”.
4. “Caro amico”, – risponde il locandiere, – “allora non devi venire in veste sacerdotale! Perché gli amici di Gesù sanno quanto li disprezzate e perseguitate! Se però posso darti informazioni sono volentieri a tua disposizione”.
5. Ruben risponde deluso: “Sì, è meglio che me ne vada; dal momento che nessuno mi crede che ora non sono più un templare”.
6. Il locandiere lo osserva compassionevole e dice: “Amico, se porti in te dolore e sofferenza e non sai dove andare, allora fa visita a Lazzaro in Betania! Questi sarebbe il giusto consolatore per te; lì certamente non soffrirai nessuna delusione”.
7. Dalla porta entrano nuovi ospiti; uno di loro esclama forte, così che tutti devono sentire: “Amici e voi tutti, ascoltate ciò che io vi annuncio: il Salvatore e meraviglioso Uomo Gesù è risorto dai morti!”.
8. Il locandiere, che con Ruben sta molto vicino, domanda sorpreso: “Giuseppe, che cosa dici qui con tanta sicurezza: il Maestro vive e non è rimasto nella morte?”.
9. Giuseppe però risponde raggiante: “Ti aspettavi qualcosa di diverso da Gesù, caro amico? Non ha Egli detto abbastanza spesso: «Chi crede in Me, costui otterrà da Me la Vita eterna!». Perché Egli stesso è la Verità e la Vita!”.
10. Il locandiere deve ammettere: “Amico mio e fratello nel Signore! Certamente queste Parole sono del Maestro. Io però queste Parole le presi puramente nel senso spirituale e le applicai per la vita nell'aldilà. Tanto spesso, infatti, abbiamo anche dovuto sentire che Egli stesso avrebbe subito la morte!”.
11. “Hai ragione, fratello!”, – risponde Giuseppe. – “Ma Egli è il Signore e sapeva benissimo ciò che diceva. Se fosse rimasto nella morte, la Sua Dottrina della Vita eterna sarebbe presto, molto presto caduta nella dimenticanza”.
12. Ora gli ospiti si accalcano intorno a colui che parla ed ascoltano avidamente le sue parole; allora uno dice: “Ciò che questo buon amico vuole raccontare, appartiene a tutti noi! Perciò ti prego, dacci precisa informazione su quanto hai sentito! Perché si tratta di Gesù, di Colui che ci hanno tolto”.
13. “Calmatevi, cari amici, dovete sapere tutto!”, – dice Giuseppe. – “Come quasi tutti voi sapete, io sono in amicizia con Maria, la madre del nostro Signore e Maestro; ero colmo di grande preoccupazione sul crudele destino che Lo aveva colpito. Così anche oggi ero nella vicinanza del sepolcro, quando due donne mi sono venute incontro e mi hanno raccontato che il sepolcro era sorvegliato soltanto da due giovinetti splendenti i quali le avevano dato l’incarico di annunciare a tutti che il Signore è risorto! Ora volevo accertarmi dell’esattezza di questa dichiarazione e sono andato direttamente al sepolcro; ma i soldati avevano sbarrato tutto. Ho detto al sottufficiale una buona parola e mi ha permesso di guardare dentro, e davvero, il sepolcro era vuoto! C'erano soltanto dei panni e delle bende, ma non vidi nulla dei giovinetti. Sono corso qui per trovare i Suoi discepoli; perché devo confessarlo: io credo alle donne che il Signore vive!”.
14. Ruben ascolta tutto con calma; ma all'improvviso sorge in lui un impulso, egli deve parlare: “Amici! Non scandalizzatevi a causa della mia veste e al fatto che sono un sacerdote; ho sentito l’impulso a venire qui per cercare qualcuno che mi offra un po’ di comprensione per il mio bisogno interiore. Dal momento della Crocifissione combatto una terribile lotta interiore, poiché dovetti riconoscere: abbiamo giustiziato un Innocente! Presso mio padre m’imbattei nell’incomprensione, sì, dovevo sopportare il suo disprezzo! Nella lotta interiore con me stesso invocai il Signore e Dio Jehova per aiuto, e implorai il Salvatore Gesù, intimamente, di perdonarmi. Egli mi ha fatto la grazia, e in questa notte ho potuto, in sogno, vedere e sentire il Maestro, vivente tra migliaia di angeli. Poi ho avuto l’opportunità di guardare nel sepolcro vuoto, e due giovinetti annunciarono con occhi raggianti: il Signore è risorto! Amici, io sono felice di questo messaggio! Non ho più bisogno di temere Gesù, egli vive!”.
15. Giuseppe dice ora sorpreso: “Tu sei Ruben, figlio di Enos! Noi vi conosciamo entrambi, voi siete nemici del Signore e Maestro! Ma se la tua dichiarazione è vera, allora sii nostro amico! Poi però dovresti separarti dal tempio e dalla casa paterna. Può diventare Suo discepolo soltanto colui che possiede la sincera volontà di seguirLo! La colpa che ti preme, ti verrà perdonata da tutti coloro che nello Spirito del Maestro si impegnano per la Sua santa Causa! Perciò metti prima tutto in ordine e poi torna di nuovo. È abbastanza che il Signore sia stato tradito da uno che si annoverava tra la schiera dei Suoi discepoli. Non vorrei vedere un secondo traditore in mezzo a noi”.
16. Ruben riconosce: “Hai ragione di non credere così facilmente alle mie parole! Perciò vado e farò secondo il tuo consiglio”. Ruben se ne va.
*
17. È già pomeriggio; le strade si sono svuotate ed egli è lieto di essere finalmente di nuovo a casa. La sorella lo accoglie con le parole: “Il padre è stato qui e ti ha cercato! – Quando gli abbiamo riferito che non eri ancora tornato, è nuovamente andato via tutto agitato; ha minacciato di farti imprigionare perché saresti un traditore!”.
18. “Ruth, ho l'aspetto di un traditore?”, – domanda calmo Ruben. – “Oggi che sono in procinto di iniziare una vita completamente nuova, il padre vuole costringermi a continuare con la vecchia? – No! Avvenga ciò che vuole, nessuno mi vedrà più nel tempio! Non fare inutili domande, sono contento di non sentire più gravare sulla mia coscienza questa grande colpa. Dammi da mangiare, ho fame di cibo – e d'amore”.
19. Mentre Ruth prepara il cibo, Ruben può raccontare alla madre tutte le sue impressioni sul tempio e sulla locanda. “Hai incontrato anche dei conoscenti nella locanda?”, domanda ansiosa la madre. “Che tu abbia commesso un grossolano errore non lo vorrai ammettere, ma come si può parteggiare apertamente per il Salvatore nella veste sacerdotale, quando tu sai che gli sgherri del tempio spiano tutto? Se fossi stato travestito, sarebbe stato meglio per te”.
20. “Madre, non preoccuparti di nulla!”, – implora Ruben. – “Domattina presto andrò a cercare il proprietario di Betania; là otterrò protezione finché mi sarò liberato dal tempio. Ora ho preso questa ferma decisione, non mi preoccupo più, perché Gesù mi ha dato una dimostrazione del Suo Amore!”.
21. Si sente il picchiotto alla porta. “Arriva il padre!”, – grida Ruth, e corre per aprire.
22. “Ruben è qui?”, domanda il vecchio Enos. – Ruth risponde di sì.
23. “Bene”, dice Enos; allora lei si accorge che il padre non è da solo, altri due sacerdoti entrano in casa. Nel locale, dove si trova la madre con Ruben, entra ora Enos con i due: “Ecco il traditore! Interrogatelo voi stessi, egli è stato per lungo tempo figlio mio!”
24. Esclama Ruben: “Padre, con queste parole mi dimostrate ancora una volta la vostra cecità e il vostro odio. Tutti gli avvenimenti di questi giorni avrebbero dovuto aprire gli occhi a te e a tutto il tempio! Ma a quanto pare vi hanno ancora soltanto inasprito e resi pieni di odio”.
25. “Taci!”, – grida Enos amaro. – “Rispondi ai due delegati! Perché io, per te, infedele, non ho più una buona parola!”.
26. Dice ora Joab, uno dei due sacerdoti: “Ruben, tu sei accusato di non rappresentare più gli interessi del tempio e di esserti associato ai seguaci del Crocifisso. Rispondimi con sincerità ed onestamente, come si conviene ad un servitore di Jehova. Rifletti però anche a quali conseguenze ti esponi se non parli secondo verità”.
27. Risponde Ruben eccitato: “Con quale diritto ti ergi a giudice tra me e mio padre? Ma se vuoi sapere la verità, allora non c'è più bisogno di fare domande, perché mio padre sa tutto”.
28. Joab dice ancora: “Ruben, non tra te e tuo padre, bensì tra il tempio e te ci sono divergenze molto gravi! Poiché hai rotto il tuo giuramento e disonorato la casa di Jehova. Tu sai anche quali conseguenze ti aspettano! Noi siamo a conoscenza del tuo discorso nella locanda al monte degli ulivi, sappiamo anche che sei intenzionato a tradire il tempio anche in avvenire!”.
29. Ribatte Ruben: “Joab, tu sei sempre stato uno dei più comprensivi, quando qualcuno ti chiedeva consiglio e aiuto, ma non volevi sapere niente del Nazareno, – e ti sei intenzionalmente messo da parte, quando si doveva intraprendere qualcosa contro di Lui! – Unanime però risultò la decisione conclusiva, dove fu rotto il bastone su Gesù. Non avete ritenuto necessario consultare anche i sacerdoti assenti per la loro opinione; e quelli invitati all’adunanza dal sommo sacerdote erano nemici dichiarati del Nazareno. Anch'io ero tra loro; ma quando mi volli pascere nei dolori dell'odiato, ho vissuto uno sconvolgimento dei miei sentimenti! Poiché mi divenne chiaro che è stato più che un errore, è stato un assassinio che abbiamo perpetrato sul condannato a morte! Pieno di dolore e pentimento, poiché io stesso dovevo annoverarmi tra i Suoi assassini, ho passato una terribile notte! Ma il Suo sguardo accusatore e, allo stesso tempo, di perdono, mi aveva completamente sopraffatto, tanto che io, come allora Giacobbe, dovetti lottare in ardente preghiera per ottenere liberazione e chiarezza! E in questa lotta con me ed in me cadde una benda dagli occhi miei! E parecchie cose, sulle quali non avevo mai riflettuto, mi divennero chiare. Nella notte successiva vidi che Gesù di Nazareth non era più nel sepolcro, bensì era vivente, ed apparve ad innumerevoli esseri angelici, e parlava anche con loro. Può anche essere stato soltanto un sogno! Ma quando nella locanda, alla quale sono stato attirato con potente impulso, venne divulgata la notizia: Gesù vive! – allora, caro Joab, cadde anche l'ultimo vincolo che mi legava ancora al tempio! E domani mi sarei certamente sciolto da ogni legame con esso!”.
30. Gli risponde Joab: “Ruben, tu puoi aver ragione, se parli di te stesso, ma tu non appartieni a te stesso, ma al tempio! Ciò che il Consiglio ha deciso ed eseguito, deve essere libero da ogni critica. Se tu avessi taciuto davanti a tutti ed avessi atteso ancora un po', anche tu avresti trovato la quiete! Invece ti sei messo apertamente dalla parte dei nostri nemici; perciò ti sei reso meritevole di punizione! Poiché ti lega ancora il tuo giuramento, sei ancora sacerdote, e così devi subirne le conseguenze!”.
31. Risponde Ruben “Le tue parole suonano come se tu fossi ben disposto verso di me, ma sento anche il tuo odio che trasmetti a tutti coloro che stanno col Nazareno! – Così sia detto a te e ad ognuno: il tempio ha mortificato in me tutto ciò che ad esso mi legava! La mia vita non appartiene più a me, ma al Risorto, che mi ha donato prova del Suo Perdono, e ha ridestato in me la decisione di servire solo Lui e la Sua causa! Le vostre minacce non mi spaventano più! Poiché, se Gesù vive, non ho più bisogno di temere voi e il tempio”.
32. L'altro sacerdote, Osea, è totalmente indignato e dice minaccioso: “Ruben, rifletti bene sulle tue parole e misurale precisamente! Potrebbe anche esser che la tua decisione ti deluda amaramente! Poiché non c’è da contare sulla grazia e perdono da parte del tempio; tu sai quanto duramente si afferra chi diventa infedele al suo Dio e alla sua fede, e nessuno viene risparmiato!”.
33. Tranquillamente Ruben risponde: “Io non ho paura di voi! Perché il vostro dio e la vostra fede sono in ogni caso diventati un pretesto per coprire il vostro commercio proveniente dal più profondo Inferno. Voi non siete nemmeno più uomini, bensì bestie cariche di odio e assetate di sangue. Ma Gesù vive, ed è diventato Vincitore anche sulla morte! E anche la Sua Dottrina, nonostante il tempio e i suoi servitori, rimarrà eternamente Vincitrice!”.
34. “Ora avete sentito voi stessi ciò che non volevate accettare!”, – dice il padre. – “Invece di pentirsi, lui vorrebbe ancora convertirci! Perciò esercitate le vostre funzioni e non abbiate nessun riguardo! Egli non è più figlio mio!”
35. A questo punto si avvicina la madre agli uomini e dice risoluta: “Egli però è figlio mio! …ed io, sua madre, vi chiedo: lasciate la nostra casa e non fate di essa una casa di lamenti e di afflizione! Anch'io sento la verità che esce dalla bocca di Ruben! Non sarebbe perciò più giusto se sottoponeste le sue parole ad un accurato esame? Tu, Enos, vergognati di trascinare tuo figlio davanti al forum del tribunale del tempio! …perché, ciò che una volta è là, rimane anche là!”.
36. Enos però grida eccitato: “Taci! E fa attenzione che non tocchi anche a te! Perché ora si deve procedere rigorosamente!”.
37. Ruben prega: “Madre, calmati, e non temere! Gesù vive! E in queste due parole si trova la nostra salvezza ed il nostro aiuto, …ma anche la rovina del tempio! – Io vado con loro! – Possiamo andare subito; infatti, io sono senza preoccupazione e so per certo: Colui che ha aiutato migliaia, aiuterà anche me!”.
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Nel potere del tempio
1. Ruben sta dinanzi al gran Consiglio, dinanzi al sommo sacerdote. – Interiormente è tranquillo, ed alle domande del portavoce del sacerdote: ‘Ti riconosci colpevole di aver tradito il Santissimo del tempio e sei passato dalla parte del Nazareno?’. Egli risponde: – “Colpevole? …sì! …colpevole di aver profanato il Santissimo lo sono stato finché ho parteggiato per voi accordandomi con il vostro odio fanatico verso tutti i dissenzienti! …fin d’allora ero colpevole! Ora invece, in cui ho potuto riconoscere il mio e vostro modo di agire errato e peccaminoso, mi sembra come se ogni colpa sia lavata via! Che io abbia esaltato la Bontà e la Misericordia del Risorto, è stato mio santo dovere! Dovrei, infatti, ritenermi come traditore, se non lo facessi o fingessi di essere ancora uno dei vostri!”.
2. “Tu parli del ‘Risorto’, e intendi forse il cadavere rubato? …sarebbe ancora da verificare fino a qual punto anche tu sei colpevole di questo furto!”, dice ora Joab malizioso.
3. Ruben però esclama eccitato: “Ancora una nuova bugia! Tutto quello che voi dite deve essere confermato con bugie! E siete sempre stati abili nel presentare ad altri le vostre gustose bugie come verità. Non vi è mai venuto in mente che alla fine tutto viene a galla? Guardate la cortina! Questo è il Linguaggio di Dio che tutto deve essere rivelato, anche se fosse nascosto perfino nel Santissimo! Perché i vostri sforzi sono senza successo per riparare i danni? Perché Dio vuole mostrare a tutti noi che nel Figlio di Dio Gesù, la Sua Verità e la Sua santa Parola, è venuta vivente a noi uomini!”.
4. Joab però dice con cattiveria: “Non occorre dire altro, la tua colpa è provata! – Una cosa soltanto potrebbe ancora salvarti dalla punizione: se tu ritratti e cerchi con tutto lo zelo di riparare la tua colpa”.
5. “Voi parlate della mia colpa!”, – dice Ruben. – “Da quando ho superato tutte le lotte interiori e i pensieri del dubbio, mi sento tanto bene come ancora mai nella mia vita! E perché? Perché ho raccolto lo sguardo che il grande Martire mi ha donato! E in questo sguardo c'era tanto Amore e Perdono! Questa è la mia confessione! – Di questo non posso ritrattare nulla!”.
6. Il sommo sacerdote ora si avvicina a Ruben e dice: “Accecato! Vuoi dunque veramente la morte e la rovina? Tu conosci a sufficienza le nostre leggi! Ciò che tu pretendi di sapere del “Risorto”, sono favole. Quello che il Nazareno era, è dimostrato: un uomo mortale, come ogni altro! Per risorgere dalla morte non avrebbe avuto nessuna necessità di farsi prima uccidere, ma sulla croce c'era la possibilità di dimostrarci la Sua Forza e la Sua Potenza! Pure Lui stesso ha esclamato dal disperato dolore: «Mio Dio! – Perché Mi hai abbandonato?». Vedi, noi siamo i custodi di Jehova e dobbiamo esaminare e controllare obiettivamente questa faccenda; perciò ascolta la mia esortazione: esaminati seriamente e con rigore, e dopo voglio ascoltarti ancora una volta! – Ma fino allora rimani nel tempio, in sicura custodia”.
7. “Quindi prigioniero e tagliato fuori di tutto il mondo”, – dice Ruben. – “Ebbene, adesso non posso opporre resistenza, ma pregherò Dio, l'Eterno e Magnifico, affinché io sia colmato di tutto ciò che in Dio, vive ed opera! Un giorno si dovrà pur rivelare la Sua Verità! Fino allora è necessario resistere!”. –
8. Lo si porta, quale prigioniero, in una cella di sicurezza nella quale c’è solo un tavolo e una panca. Poi rimane per lungo tempo solo. – Con fervore egli prega in questo silenzio: ‘Grande e santo Iddio! Tagliato fuori di tutto il mondo e dai miei mi trovo qui e voglio ora riflettere su tutti i miei errori e difetti! Poiché finora ho sempre avuto una vita comoda, mi sarà difficile sopportare questi giorni di prova! Allora Ti prego dal più profondo del cuore, di concedermi sostegno e aiuto! Come guidasti Giobbe attraverso la sofferenza, così guida anche me e rivelaTi a me come Colui che può aiutare e salvare! Così come colmasti Gesù di Forza, colma anche me, affinché io Ti possa sempre lodare e glorificare! – Sui miei genitori e sorella però tieni potente Mano, – per amore di Gesù! Amen!’.
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Nel dubbio e nell’angoscia
1. In casa di Enos sono entrate pena e sofferenza: il figlio vive prigioniero nel tempio da tre settimane, e la madre non riesce a superare questo dolore, sebbene Ruth si adoperi instancabilmente a confortare lei che in preda alla febbre non fa che invocare suo figlio. Il vecchio Enos presenta perciò ripetutamente al gran Consiglio supplica per la sua liberazione, ma le sue preghiere sono respinte! In questo conflitto interiore con il tempio diventa insicuro, e ora le parole di suo figlio producono il loro effetto: ‘Nel vostro odio illimitato voi non siete più nemmeno uomini!’. Egli deve ora sperimentare a sue spese quanto i signori del tempio possano essere duri e spietati.
2. Di nuovo sta approssimandosi la mezzanotte, la madre in preda alla febbre chiede di Ruben, e la mano rinfrescante di Ruth non ha effetto. Nella sua angoscia lei chiama il padre, il quale è spaventato dell'aspetto di sua moglie che gli grida contro: “Va via, tu snaturato! Tu solo sei colpevole di tutto lo strazio e la miseria! Va pure nel tuo tempio e rallegratevi che potete mandare a morte degli innocenti! Ma c'è ancora un Custode su Israele! Che cosa vuoi ancora qui da noi? Fa in modo che Ruben ritorni, altrimenti è la mia fine! Allora non hai soltanto tuo figlio sulla coscienza, ma anche me!”.
3. “Miriam, calmati! Voglio tentare di rimediare a tutto, ancora una volta mi sforzerò affinché Ruben ottenga di nuovo la libertà”, dice il vecchio, ma lo afferra un trepidare, così che Ruth domanda preoccupata: “Padre, credi davvero che sia possibile rimediare a tutto?”.
4. “Mia Ruth”, – dice il padre, – “adesso capisco: vi ho fatto torto! Quante volte ho già cercato di ottenere la sua liberazione, sono stato perfino dal gran Consiglio, – ma inutilmente! Mi si diceva che Ruben deve ritrattare! Ma lui questo non lo fa. Io stesso non posso più supplicare e non posso nemmeno pregare Jehova! Per questo mi manca la vera fede! Se tu sapessi in quale grave dubbio sono già caduto in quest’angoscia! Finché servivo il tempio e Dio ed annunciavo la Sua Parola, era soltanto una faccenda della testa sulla base della mia abilitazione. Non avrei mai ritenuto possibile che si potesse venire in tale angoscia! La cosa più triste però è che non ho mai fatto niente per guadagnarmi il vostro amore e la vostra fiducia! Noi siamo sacerdoti! Ci sembravano giusti tutti i nostri modi d'agire, e nessuno aveva il diritto di giudicarli! Così sono diventato vecchio e sono rimasto sempre lo stesso, e se non fosse venuto questo Nazareno, tutto poteva essere bene!”.
5. Ruth dice a bassa voce: “Padre, con il passato non salviamo né la madre né Ruben! Se porti ancora una scintilla d'amore per loro nel tuo petto, allora corri, corri! Se la madre muore, padre, allora tu sei colpevole della sua morte!”.
6. “Smettila, figlia! Voglio tentare tutto”, – così dicendo il vecchio Enos corre nel tempio, interiormente ed esteriormente è un uomo a pezzi.
7. Il sommo sacerdote non è presente, ma in compenso ce ne sono molti, e si è deciso ancora una volta di sorvegliare i Nazareni con occhio rigoroso, infatti, le voci che annunciano che Gesù viva veramente, si moltiplicano! Allora viene il vecchio Enos, si mette davanti all’adunanza del Consiglio e prega ancora una volta fervidamente per la liberazione di suo figlio. “Anche solo per alcuni giorni! Mia moglie muore, se non le riporto il figlio! Prendete me come ostaggio, trattenete me al posto suo, ma lasciate andare mio figlio!”.
8. “È così grave?”, – domanda Osea, che è un amico della casa. – “Oppure è soltanto un morboso capriccio di tua moglie?”.
9. “Convincetevi voi stessi!”, – dice Enos, – “ma lasciatemi andare da mio figlio almeno una volta!”. Dopo un lungo tergiversare alla fine viene permesso al padre di visitare suo figlio, ma gli amici Joab e Osea si recano da Miriam.
10. In Ruben però sono ora sorti dei dubbi; le sue preghiere perdono in forza; le notti diventano sempre più strazianti, e in lui è struggente: ‘Ho fatto bene o no? Se voglio essere utile a Gesù, ho bisogno innanzi tutto della mia libertà, ma come ottenerla?’. – La stanza angusta e buia, quasi lo schiaccia, e la noia gli rende la vita insopportabile. Spesso egli ha già pregato: “O Signore Gesù, se Tu vivi, perché non mi aiuti? Perché permetti che io rimanga prigioniero?”. – Ma tutto in lui e intorno a lui rimane silenzioso! Egli non prende più cibo, la vita non è più nulla per lui! In una tale offuscata disposizione d’animo viene suo padre.
11. Ruben domanda stanco: “Tu vieni certo per vedere se non sono ancora pronto perché possa dire a tutto: ‘sì!’, e ‘amen!’? In verità, i vostri mezzi sono buoni per ammorbidire perfino i sassi! Oh, qui c’è di che disperarsi!”.
12. “Ruben, ascoltami”, – implora il padre, – “oggi io vengo da te per portarti una triste notizia. La madre è gravemente ammalata e chiede di te! Per salvarla, è necessario che tu venga a casa, sia anche soltanto per qualche giorno. Io stesso mi sono offerto come ostaggio, affinché tu possa lasciare per alcuni giorni la prigione. A me non importa più nulla, infatti, la mia fiducia nel tempio è quasi crollata! Mai avrei creduto che la durezza d’animo potesse fare tanto male! E proprio quando speravo che il tempio mi venisse incontro solamente un poco, ho dovuto convincermi che i templari non conoscono affatto una cortesia! Per dirla con poche parole: il tempio mi è diventato ripugnante”.
13. “Padre!”, – esclama Ruben, – “per te è troppo tardi liberarti dal tempio, perché l’intero essere tuo è cresciuto con lui! Vedi, io sono quasi arrivato al punto dove mi vuole il tempio! Sono alla fine della mia resistenza! Non ho più abbastanza coraggio per lottare e per soffrire per una cosa per la quale mi mancano le prove. Certo, non posso dimenticare lo sguardo morente di Gesù! E questa è l'unica cosa per la quale ho delle prove! Tutte le altre sono avvenimenti che possono anche essere falsi. Quanto ho lottato, esaminato e pregato, ho pregato con cuore straziato e sanguinante, …ma in me e intorno a me tutto è rimasto muto! Qui non resisto più a lungo, e poi potrei fare per disperazione ancora qualcosa d'altro”.
14. “Figlio mio”, – dice Enos, – “se comunichi al gran Consiglio ciò che hai detto or ora a me, e consideri le tue esperienze come un errore, allora non c'è più nulla che possa impedire la tua liberazione. E per la madre saresti l'angelo salvatore”.
15. “Padre, se però la mia esperienza non era un errore, che cosa succederà allora?”, – dice esitante Ruben. – “Potrei mai elevare la mia voce ed esaltare l'Amore e la Pazienza di Gesù morente? – Io non ritratto ancora nulla; il Risorto, infatti, può ancora portarmi la libertà”.
16. “E tua madre?”, – domanda Enos triste. – “Io vorrei pregarti di portare questo sacrificio per amore di tua madre e di tua sorella!”.
17. “Padre, io soffro per amore di Gesù”, – ribatte Ruben con decisione, – “e Lo aspetto ancor sempre! Anche se ritrattassi e potessi poi ritornare in libertà, la battaglia in me non si quieterebbe! Ma non concedo al tempio il trionfo di avermi di nuovo portato sulla sua vecchia strada! Mi raggelo, infatti, se soltanto penso al tempio e a tutti i suoi servitori con i cuori di pietra! – Piuttosto la faccio finita”.
18. All'improvviso la porta si apre, due servi vengono ed invitano i due a seguirli dinanzi al gran Consiglio. “Che cosa è successo?”, chiede Enos ai servitori. Ma costoro non possono dare nessuna informazione, e così vanno ed entrano nella sala del Consiglio.
19. Il sostituto del sommo sacerdote viene incontro ai due e dice: “Ruben! … sei ancora un sacerdote e servitore del tempio, e attraverso due testimoni abbiamo avuto notizia di che cosa hai rivelato or ora a tuo padre, …un autentico sacerdote e servitore di Jehova! È una gioia per noi che tu sia di nuovo arrivato al punto dove desideriamo vederti! In futuro però guardati di non trovarti mai più tra i Nazareni, perché allora ti colpirebbe tutto il rigore del tempio. Aspettiamo ancora i due sacerdoti che sono andati da tua madre; se sei urgentemente desiderato, allora non c'è più niente che impedisca il tuo ritorno a casa!”.
20. Enos vuol replicare ancora qualcosa, allorché arrivano già in tutta fretta Joab e Osea e annunciano: “Ci vuole la massima urgenza!”. – E così tra i migliori auguri, padre e figlio vengono presto rilasciati! Ruben è stanco e senza forza, non di meno il vecchio Enos; pieni di affanno corrono a casa; si tratta di salvare la madre. Finalmente, finalmente a casa! Ruth conduce i due dalla madre, e il loro arrivo opera un miracolo; nella madre, infatti, si ridesta una nuova vita! Ancora come in sogno essa dice: “Ora sei di nuovo qui! Intorno a te però girano corvi neri che vorrebbero più di tutto cavarti gli occhi! Ma tu, Enos, hai portato con te un paio di gufi!”.
21. Ruben dice turbato: “Padre! Da quando la madre vaneggia così?”.
22. “No! Questo non è un vaneggiare, ma vi dico soltanto ciò che vedo intorno a voi!”, dichiara la madre.
23. “Madre, guarda noi e non ciò che ti sembra di vedere intorno a noi! Perché vorrei vederti nuovamente sana e sono venuto per Grazia di Dio per curarti! Guarda piena di fiducia al grande Iddio! Allora sarai lieta e alleggerita! Adesso però dormi, mentre io rimango presso di te!”. Ora il vecchio padre si prende cura affinché Ruben ricuperi le forze.
24. Il giorno seguente vengono Joab ed Osea, e sono lieti di costare che nella casa tutto si è messo per il meglio. Il padre domanda: “Ditemi, amici, come mai che ad un tratto non c'è stato più nessun ostacolo alla liberazione? – Mentre io per quanto facessi di tutto fino ad assumermi il sacrificio di rimanere là come ostaggio, tutto è stato inutile!”.
25. Dice Osea: “Enos, quando ieri ti recasti al tempio, venisti già osservato e noi sapevamo come stavano presso di voi le cose, tutto il tuo comportamento, infatti, tradiva angoscia e dolore. Tra noi c’eravamo già accordati che per te si doveva fare qualcosa, ma il sommo sacerdote non ne voleva sapere. Dal momento che costui è assente da alcuni giorni, abbiamo deciso di aiutarti, appena tuo figlio avrebbe mostrato la sola volontà di pentirsi della sua follia! Quando ti trovavi presso di lui, vi hanno spiato due sacerdoti. A questo punto abbiamo appreso da loro quello che provava Ruben e ci è venuto chiaro che qui avremmo potuto ottenere di più con l’indulgenza che con la severità!”.
26. Dice Enos: “Ma amici, non è ancora dimostrato che mio figlio si dedicherà di nuovo completamente al tempio! – Adesso non si può pretendere nulla, poiché la prigionia gli ha procurato molta sofferenza; a me stesso non va molto meglio, perciò oggi non potete aspettarvi niente da noi!”.
27. “Fratello Enos, tutto è passato!” – dice Osea. – “Dimenticherete anche questi ultimi giorni e sarete nuovamente quelli di prima!”. –
28. Ruben domanda agitato: “Credete voi che potrei mai dimenticare ciò che mi è accaduto nelle settimane passate in sofferenza, affanni e lotte interiori? – Di una cosa però vi assicuro: d’ora in poi vedo tutto con occhi differenti! Non sarò mai più così docile come prima! Poiché qualcosa d'altro, qualcosa di più potente si è mosso in me, e mi spinge a cercare e a investigare ciò che finora mi era del tutto estraneo e sconosciuto. In anzianità mi superate del doppio; vorrei che aveste anche la necessaria esperienza in aggiunta a questa, allora potrei chiedervi chiarimento e un po’ di luce su ciò che in me chiede ancora luce e chiarimento!”.
29. Osea vuole rabbonire: “Ruben mio! Non ti smarrire su vie che non sei chiamato a percorrere! Accontentati di ciò che ti offre il tempio e le Scritture, allora tutto andrà bene. Ciò che ora spinge in te verso la chiarezza, un po’ alla volta troverà di nuovo l'equilibrio; non c’è stato ancora nessuno che avesse affermato: da quando mi sono separato dal tempio sono più felice! Perciò accetta il mio consiglio che proviene dall’affetto per te, e rimani fedele al tempio e a Jehova!”.
30. “Dovrei ringraziarti per la maniera paterna che usi verso di me”, – ribatte Ruben, – “ma non posso! Perché qualcosa di nuovo è sopravvenuto in me, qualcosa dal quale non mi posso difendere. Io so che di questo non posso parlarvene, ma voi siete nostri amici, perciò permettetemi soltanto una domanda e datemi una risposta sincera: Credete voi che Gesù di Nazareth era colpevole?”.
31. “Se colpevole o no!”, – dice Osea, – “Egli ha meritato la morte. Dal momento che allontanava il popolo dal tempio e ci ha reso impotenti con la Sua dottrina”.
32. “Questa risposta non può soddisfarmi”, – ribatte Ruben, – “poiché da questo modo di esprimervi risulta che Gesù è dovuto morire soltanto per salvaguardare i vostri interessi! Non potrebbe essere possibile che il tempio si sia sbagliato ed abbia emesso un verdetto errato? Qui sta il mio dubbio! Qui manca il convincente del vostro diritto! E con la mia prigionia i miei dubbi sono ancora aumentati! Gesù è colpevole? Allora non posso spiegarmi come Egli abbia potuto offrire ancora Amore e Perdono a coloro che Gli hanno tolto la Vita in modo così crudele! Ma se Gesù è innocente, allora non comprendo perché nel collegio del tempio non si trovò nessuno che intercedesse a favore della Sua innocenza! Datemi luce e chiarezza! Senza di queste non posso arrivare a nessuna pace!”.
33. “Ruben!”, – dice Osea. – “T u domandi molto e ti preoccupi di cose inutili. Perché non hai dato il voto contrario se ci tenevi tanto all'innocenza del Nazareno? Quello che è successo, è successo! E con un mettere in chiaro se era colpevole o no, questa crocifissione non si può rendere come non avvenuta! Questo Nazareno ci procura già di per sé tanti guai! Perciò è dovere che noi, quali rappresentanti della casa di Jehova, restiamo uniti con serietà e fedeltà e non ci lasciamo inquietare dalla domanda: era il Nazareno colpevole o no?”. –
34. “Amici, allora è meglio che io stia zitto!”, – dice Ruben rassegnato. – “A quanto pare devo cavarmela da solo. Solamente Dio, l'Eterno e Santo, nel Quale ora io credo fervidamente, può aiutarmi!”. – I due sacerdoti sono lieti che Ruben chiuda così la conversazione, dopo di che presto si congedano.
35. Appena essi hanno lasciato la casa il padre domanda preoccupato: “Figlio mio! Vuoi proprio ritornare nella prigione del tempio, dal momento che ti presenti così apertamente come difensore del Nazareno? Ringrazia che ti è venuto incontro e ti ha messo di nuovo a piede libero; non mi meraviglierei se presto ti venisse a prendere di nuovo”.
36. Dice Ruben: “Padre, ora sono ancora libero e mi guarderò di aspettare qui coloro che possono soltanto spiare! Tu pensi che i sacerdoti volevano sapere se la madre o noi stavamo meglio? Io credo piuttosto che mi hanno lasciato libero soltanto per non perdere te. Io di Gesù non so nulla di più di quello che ho vissuto! Ma che parecchie altre cose siano in gioco, l'ho dedotto dai discorsi di Osea, perché egli parlava di tanti guai. Padre, lascerò di nascosto la casa e mi metterò sotto la protezione straniera, dal momento che mi devo liberare dal tempio; tra me e il tempio, infatti, ci sta il Crocifisso!”.
37. Enos ascolta in silenzio le parole di suo figlio. – A lungo, egli lotta con la sua vecchia fede, poi dice grave: “Ruben, figlio mio! Va con Dio! E io ti dico, tra il tempio e me ci sei tu!”.
38. “Io?”, – dice Ruben colpito. – “Perché io, padre mio? Non ci hai sempre trattato da estranei, …e il tempio non era tutto per te?”.
39. “Proprio perché il tempio è stato tutto per me”, – risponde Enos amareggiato, – “ed io stolto non consideravo per niente la felicità e la vita familiare, per questo forse ho dovuto sperimentare questo ringraziamento del tempio, come ho dovuto così spesso sottoporre la mia preghiera per ottenere la tua libertà! Se soltanto uno solo avesse detto: ‘Enos garantisce con il suo sentimento per suo figlio!’, …vedi, questo sarebbe stato per me un ringraziamento! Ma così il loro ringraziamento è stato soltanto crudeltà, insensibilità e odio!”.
40. “Padre, non parliamone più”, – dice Ruben, – “poiché solo in quest'ora in cui dobbiamo separarci, ci siamo ritrovati nel modo giusto! Lascia che mi congeda dalla madre e Ruth. Io credo che quando sarò al sicuro, anche la madre si calmerà!”.
41. Quando la madre sente dalla bocca di Ruben che la sua libertà e sicurezza sono in pericolo, dice arrendevole: “Unico figlio mio! Sì, va, prima che sia troppo tardi! E prendi con te Ruth, affinché io possa sapere che sei al sicuro! Poiché tu hai già di mira una determinata meta, altrimenti non decideresti così frettolosamente di partire!”.
42. “Sì, madre, i miei passi mi conducono a Betania, e spero di trovare là presso il proprietario, accoglienza e rifugio. Se però non trovo in Betania ciò che cerco, allora ritornerò e rimarrò sacerdote nel tempio! Ma se trovo ciò di cui ho assolutamente bisogno, allora anche voi non rimarrete nell'incertezza, in questo caso diventerò un sacerdote, …per Gesù!”.
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In fuga con Ruth
1. Dopo un'ora i due giovani lasciano silenziosamente la casa paterna passando da una piccola porta; Ruben travestito e Ruth avvolta da un velo è resa irriconoscibile. Camminando in fretta essi cercano soltanto delle vie secondarie e giungono non visti alla porta della città la quale, essendo mezzogiorno, è completamente incustodita. Con il cuore che batte forte l’attraversano e corrono il più veloce possibile verso la Valle di Kidron, per giungere da lì al monte degli ulivi. Ancora una volta guardano indietro alla porta di Stefano e alla Città di Dio, allora Ruth dice: “Ruben, vorrei essere uomo! Mai più ritornerei nei luoghi della menzogna e degli odi e cercherei soltanto quella salvezza che potrebbe soddisfarmi pienamente!”.
2. Dice Ruben: “Ruth, non è facile per me, poiché io vado verso l'ignoto! Io non conosco il padrone di Betania e non so se mi offrirà asilo e protezione. Noi giovani templari siamo stati tenuti sempre come prigionieri e non ci era mai permesso di fare delle visite lontane in compagnia degli anziani. Se, come spero, si realizzano i miei desideri, allora sarò presto libero dal tempio! Ma allunghiamo il passo così che arriviamo sani e salvi a Betania”.
3. Sulla strada passano mercanti accompagnati da soldati diretti a Gerico; i due viandanti si uniscono e così non danno nell'occhio dal momento che evitano ogni incontro. Un carro viene loro incontro e vengono a sapere che vi è seduto Lazzaro, il padrone di Betania. Spaventati i due si guardano, e Ruben dice con rammarico: “Oh, così non troviamo il padrone in casa”.
4. “Ma ci sarà pur qualcuno!”, – consola Ruth. – “Allora dovrò rimanere per la notte come l’ho già accennato alla madre”.
5. Da lontano si scorge di lato Betania; ma essi continuano a camminare, perché non possono sapere se lungo la strada ci sono delle spie del tempio; ed è bene così. I templari, infatti, fanno molta attenzione a chi va e viene da Betania. Soltanto dal lato nord i due prendono la via per raggiungerla attraverso giardini fioriti e campi verdeggianti, e il Sole comincia a calare quando i due, spossati, giungono nel grande cortile.
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A Betania, Ruben diventa Teofilo
Giovanni racconta il tradimento di Giuda
1. Attraversando il cortile viene loro incontro un giovane dall’aspetto molto amichevole, dà il benvenuto ai due e li invita ad entrare. Quanto bene fa loro quel cordiale invito, ma sono ancora più felici quando più tardi li saluta Maria: “Siate i benvenuti a Betania, chiunque voi siate! Consideratevi come appartenenti alla casa e sentitevi come a casa veramente. Mio fratello ora non c'è, ma durante la serata sarà di ritorno. Nello Spirito e nell'Amore di Gesù però vogliamo diventare una cosa sola!”.
2. Dice Ruben: “Se già con le prime parole del nostro incontro il vostro amore è così percepibile, allora tutte le nostre preoccupazioni sono già scomparse; io sono un fuggitivo! – Non soltanto dal tempio e dalla casa paterna, ma anche da me stesso sono fuggito fin qui nella speranza di trovare ciò cui il mio cuore, in generale tutto l’essere mio, brama ardentemente!”.
3. Il giovane che aveva fatto da guida ai due dice invitante: “Ristoratevi e riposate bene, Betania è consacrata all'amore, e ogni desiderio, per quanto stia nelle nostre forze, sarà esaudito. La più grande aspirazione dell'amore è quella di guarire ogni sofferenza e ogni preoccupazione, per ridonare la pace al cuore irrequieto, affinché diventi atto ad accogliere la nuova Vita piena di grazia proveniente dallo Spirito di Gesù, il nostro Signore e Maestro!”.
4. Dice Ruben commosso: “Ruth, questo è un suono diverso che a Gerusalemme! Mi sento come nel Regno dei Cieli”.
5. Ora viene anche Marta e nella stessa cordiale maniera saluta i fratelli. Presto è servito pane e vino, ad un tavolo tutti occupano posto e le sorelle presentano il giovane uomo come il discepolo Giovanni. Ora Ruben racconta tutto ciò che aggrava l’anima sua.
6. Giovanni però dice incoraggiante: “Mio caro, caro fratello! Se tu vuoi rimanere qui finché il Signore e Maestro stesso ti appiani nuove vie, e riconosci in te che hai anche da compiere nuovi compiti, vorrei chiamarti d'ora in poi Teofilo; poiché non ha importanza solamente che l'uomo possieda un nome, ma un giusto nome deve anche possedere l’uomo! Tu vuoi essere combattente e realizzatore, perciò porta questo nuovo nome e sii sicuro che in questo momento, in cui tu vuoi davvero il nuovo e il sublime, tutto il passato in te viene come cancellato! Con la volontà per il vero bene riconoscerai sempre di più anche il Signore e Maestro Gesù, il Quale, sebbene morto, tuttavia vive e ci ha anche più volte rinnovato l’insegnamento di non rallentare l'attività a pro del bene e del vero! Noi tutti qui in Betania e molti, molti amici sanno: il Signore vive! – Egli è veramente risorto dalla morte!”.
7. Teofilo dice rallegrato: “Oh, io ti ringrazio Giovanni per le tue parole, le quali interiormente mi fanno volare! Ma mi sento ancora più felice dal momento che ho ricevuto dalla tua bocca un nuovo nome! E mi sembra come se tu possa già vedere in me un uomo diverso da quello che sono stato fino adesso! Chi è stato costretto a vivere al par di me così a lungo nella freddezza, nell'insensibilità e prepotenza, a costui si aprono i Cieli quando entra nella vostra sfera! Quanto riccamente sono stato compensato per l'amara prigionia in questa sola ora! Ed oso appena pensare che posso rimanere in questa felicità! O sorella Ruth! Quanto mi opprime il pensiero che devi ritornare a casa dalla madre e dal padre, mentre io posso rimanere qui!”.
8. Dice Marta: “Sorellina, cura tua madre così bene finché anche lei possa venire a Betania! Allora non ci sarà più motivo di preoccuparsi! Qui presso di noi c'è spazio per molti”.
9. Dice Ruth meravigliata: “Voi uomini, qui a Betania quale vita speciale portate in voi dal momento che volete subito aiutare, anzi, rendere felice chiunque viene qua? Per me è un miracolo conoscere persone simili! E ciò tanto più in un tempo in cui regna ovunque egoismo, invidia e odio! Mio padre ed anche mio fratello sono sacerdoti, quindi servitori di Dio! Non sono mai stati capaci però di elevarsi ad un grado d’amore e felicità per gli altri. Spesso m’intrattenevo con mia madre su Gesù di Nazareth, ed ammiravamo la Sua Forza come pure la Sua propensione per tutti gli uomini poveri ed ammalati. Oggi però assisto a qualcosa di nuovo che tuttavia trovo anche del tutto naturale! E mi rende indicibilmente gioiosa che mio fratello potrà essere veramente felice in mezzo a voi. Ah, se i miei genitori potessero godere una volta sola questa felicità!”.
10. Dice ora Maria: “Cara Ruth, tuo padre è già stato, spesse volte, da mio fratello, ma non si è accorto di nulla di questo spirito e della vita che si vive qui! Al contrario, pieno di rancore e con maledizioni lasciava Betania, e perché? perché soltanto colui che porta in sé il bello, il buono e la possibilità di rendere felice può percepire tutto come bello, buono ed apportatore di felicità. Da Gesù, il nostro meraviglioso Maestro, sappiamo che sono in grado di operare veramente e fedelmente nel senso dell'Amore divino, soltanto quei cuori che hanno riconosciuto che l’amor proprio e l’ostinatezza sono i maggiori ostacoli che trattengono un cuore umano nella ricerca del bene e del vero! Se l'uomo si è ora seriamente liberato da queste catene, soltanto allora sperimenterà quanto poco egli ha veramente vissuto finora! Per tuo fratello quest'ora deve essere la prima conferma per la Verità della nostra Dottrina! Poiché noi non facciamo niente senza un determinato motivo. Il motivo principale delle nostre azioni è sempre questo: come conquisto il mio prossimo, affinché io possa diventare uno con lui? Io so, infatti, che ogni cuore, quando si sente unito con me, vuole anche appropriarsi di questo Spirito e impulso d'Amore che include altri nella comunione del cuore e della vita”.
11. Risponde Ruth: “Io vi comprendo bene, ma pure, non capita che degli esseri indegni ricevano il vostro amore e vi ricompensino con ingratitudine? Non rimanete allora delusi? E in quel caso, non vengono pensieri che vi fanno pentire di aver trattato costoro con bontà e amore?”.
12. Dice Maria: “Sorella, per un vero atto d'amore non c'è mai qualcosa di che pentirsi! Poiché non a causa dell’apparenza o del ringraziamento, ma soltanto a causa dell'amore noi esercitiamo e curiamo questo spirito che ci ha già prodotto così tanti, così ricchi e meravigliosi doni! Talvolta succede, come per esempio con tuo padre, che egli non stimi e non tenga conto del nostro amore e della nostra disponibilità, allora ci chiediamo sempre: abbiamo forse ancora mancato noi in qualcosa? E siamo tranquilli soltanto allora, quando nel nostro cuore arriva la conferma: avete agito giustamente nello spirito dell'amore! Credimi, cara sorella Ruth, un amore, per quanto possa essere piccolo, porta in sé il germe delle Magnificenze celesti e premia e ricompensa tanto chi riceve quanto chi dà! Certo, non devo essere impaziente se il tempo passa senza che si veda ancora il frutto dell'amore seminato. Noi tutti qui in Betania abbiamo soltanto il desiderio di agire in tutte le cose, per quanto possibile, proprio come avrebbe agito il Maestro! Il Suo Amore, che sorpassa tanto ogni amore umano, è per noi in tutte le cose d’esempio! Perciò, venga quello che vuole, Betania è e rimane un luogo di cura del Suo grande Amore!”.
13. A questo punto entra Maria, la madre di Gesù, con Maria Maddalena; Giovanni presenta alle nuove arrivate i fratelli, ed anche in questa occasione il saluto è molto cordiale. Quando però Teofilo apprende che costei è la madre di Gesù, confessa profondamente commosso: “Oh, quanto ero traviato! A questa madre ho procurato tanto cordoglio e dolore!”.
14. La madre di Gesù però lo consola: “Mio caro fratello! Ora che ogni sofferenza è superata, non c'è più motivo di lamentarsi! Ma se il Figlio dell'Uomo Gesù ha perdonato tutti i Suoi nemici, il Figlio di Dio, Cristo Gesù, non agirà diversamente! Noi però non possiamo e non dobbiamo stare con durezza di fronte a quelli che credevano di aver fatto un giusto servizio al mondo e al tempio con la Sua morte; è nostro dovere persuaderli con raddoppiato amore ed attenzione, perché si sono derubati essi stessi del Meglio, cioè del Redentore e Principe della Pace! Egli vive! Questa è la nostra gioia! Egli vive! Questo sia in futuro la tua felicità e il tuo sostegno in tutti i giorni difficili! Soltanto ciò che vive può essere per noi qualcosa! E ciò che vive non può rimanere nascosto! Per questo Egli si è rivelato a più di uno che nel suo cuore porta la grande brama di vederLo! Anche a noi Egli è apparso e ci ha dato la conferma che la morte non ha lasciato alcuna traccia in Lui! Al contrario: ora Egli porta un Corpo indistruttibile, ed è Signore su ogni tempo e spazio”.
15. Dice Teofilo: “Quanto benefiche suonano queste parole dalla bocca tua, e mi sembra come se in esse ci sia già la conferma che Egli abbia perdonato anche me! Quanto ho lottato per questa conferma! Ma quale silenzio regnava nel mio cuore, quando gridavo con desiderio che Gesù mi volesse aiutare ed essere il mio sostegno! Ma ora tutto è bene; o Tu buon Dio, come Ti devo ringraziare per il fatto che posso di nuovo essere felice! Fa che io diventi come questi fratelli, affinché non abbia più nulla di che pentirmi!”.
16. Dice ora Giovanni: “Caro fratello, prima impara innanzi tutto a conoscere più da vicino Gesù affinché tu possa prendere confidenza con la Sua Essenza e le Sue Caratteristiche. Esamina seriamente, ma non precipitare nulla! E sii aperto verso di noi, perché noi siamo volentieri pronti ad aiutare! Ricorda però sempre: qui si tratta di una vita totalmente nuova, della vera vita della tua anima perdurante in eterno! Vedi, quanto presto passa quest’esistenza terrena, poi ci troveremo davanti ad una vita puramente spirituale, vita che però deve prendere il suo inizio qui nell'esistenza terrena su una base solida e sicura! Sappi: solo per questo è stato rivelato in modo così vivente a tutti noi attraverso la Grazia, il grande Amore di Dio per gli uomini, così che potessimo imparare a contemplare questa nuova vita nell'Uomo perfetto in tutta la Sua Potenza e Magnificenza! Tu sei sacerdote e conosci le Scritture! Ma vi accontentate del senso esteriore letterale della Parola! Soltanto il senso interiore nella Parola di Dio, che è Luce e Vita e che crea nuova Vita, ti è ancora sconosciuto! – Ma noi siamo compenetrati da questa santa Vita contenuta in ogni Parola che ci è stata rivelata dalla Parola diventata carne, Gesù! Ma tutto questo lo devi dapprima sperimentare in te stesso e lo devi possedere come propria conoscenza, affinché ti siano risparmiate ulteriori inutili lotte! Riposati ora a sufficienza con tua sorella! Sarebbe più giusto se il fratello Lazzaro prendesse in mano la tua faccenda; egli troverà certamente la cosa più giusta. Se tu vuoi, puoi ora venire con me fuori nel grande giardino dove possiamo occupare ancora molti lavoratori: tua sorella però credo che voglia rimanere più volentieri con le donne”.
17. “Con tutto il cuore”, – dice Ruth, – “perché così posso venire a sapere, per nostra madre, ancora di più sul Salvatore di quel che abbiamo potuto sapere fino ad ora”.
18. “Io vengo volentieri con te”, – dice Teofilo, – “dal momento che non vengo a nessuna quiete fino a quando non conoscerò il mio futuro destino”. Quanto si meraviglia del grande giardino, attraversato nel mezzo da un sentiero ampio e bello, e a destra e a sinistra, ortaggi ed arbusti fruttiferi ben curati che incantano l’occhio! “Oh, quale ordine in questo giardino”, esclama pieno di ammirazione, “si vede come è stato attivo l'amore! Nel giardino di mio padre tutto appare meno bello e viene anche curato da gente estranea”.
19. Risponde Giovanni: “Fratello, tutto e ogni cosa restituisce quello che prima ha ricevuto. Noi sappiamo che, se compiamo qualsiasi opera con amore e gioia, ci ritorna anche riconoscenza e gioia! Guarda solo questi alberi di fichi e di datteri, con quale delizia riempiono il cuore, dal momento che hanno già messo così tanti frutti! A chi pensi tu che appartenga il raccolto?”.
20. “Ebbene, certamente al proprietario Lazzaro!”, – risponde Teofilo. – “Questo giardino, infatti, non avrà certo un secondo proprietario!”.
21. “Azzeccato male, fratello Teofilo!”, – sorride Giovanni. – “Tutto ciò che tu puoi raggiungere con lo sguardo, è proprietà dell'Amore che è entrato da noi attraverso Gesù! Questo provento è già stabilito fin dal principio per i poveri e i bisognosi d'aiuto; ma più in là a sinistra, dove ci sono gli alberi d'ulivo, si trova la parte più preziosa di questa proprietà. Tutte le case che vedi qui, sono abitazioni e dietro alle stesse si trovano gli stallaggi. Ogni famiglia vive con i suoi figli per conto proprio, e malgrado ciò siamo tutti soltanto una famiglia! Quelli che sono soli abitano lì a sinistra dinanzi alla grande casa e vengono provveduti dal padrone. Le grandi dispense e i granai si trovano tutte là in fondo, ed anche in esse la benedizione è la prova evidente che potremmo occupare senza la minima preoccupazione ancora più di mille lavoratori!”.
22. “Quanto sono grandi le proprietà di questo filantropo? E quanti lavoratori sono qui occupati?”.
23. “Fratello Teofilo, quanto sia grande la proprietà sfugge alla mia conoscenza. Guarda qui, anche la metà del monte degli ulivi ci appartiene, e qui sono già occupati più di 500 lavoratori, ed ognuno si trova bene ed è soddisfatto. È anche un segno particolare della nostra fratellanza, il fatto che non abbiamo sorveglianti, bensì soltanto dei distributori di lavoro; nessuno, infatti, è di più e nessuno è di meno, ma nel giusto senso ognuno è veramente comproprietario. La gioia sprizza dagli occhi di tutti, quando Lazzaro o le sue sorelle vanno tra loro; ora puoi comprendere che cosa significa: Betania, – un luogo di cura del grande Amore!”.
24. “Caro Giovanni, tu mi chiami sempre fratello!”, – dice Teofilo . “Ma io non ho ancora fornito la prova che sono tuo fratello! Tu sacrifichi a me il tuo tempo e disponi di esso come se tu fossi il padrone del tuo tempo; è davvero indifferente per il padrone e proprietario se tu sei attivo o no? Secondo quali direttive è costituita propriamente la vostra attività comune?”.
25. “Fratello Teofilo! Le tue domande sono giustificate, dal momento che ti trovi davanti alla scelta di diventare un abitante e lavoratore di Betania. Ascolta dunque: noi operiamo sempre secondo la Legge dell'Amore che è: tutto ciò che tu vuoi sia fatto a te, fallo prima tu all'altro! Inoltre noi agiamo secondo il magnifico esempio del nostro Maestro, il quale ci ha mostrato in pratica che dobbiamo impiegare il nostro intero essere soltanto per servire e per rendere felice e soddisfatto il prossimo! Questo è tutto, detto a te in poche parole! Una vita umana però non basta per adempiere questi elevati compiti! Così tutti noi ci adoperiamo giornalmente per diventare esecutori della Sua Volontà! E la Sua Benedizione prende dimora presso di noi davvero visibilmente!”.
26. “Fratello Giovanni! Adesso anch'io ti chiamo fratello!”, – risponde Teofilo. – “Se le cose stanno così, allora depongo volentieri la mia dignità sacerdotale e rimango presso di voi come il lavoratore più piccolo. Quale pace e quale esistenza spensierata vive qui ognuno, mentre là nel tempio”.
27. “Fratello, non dire altro!”, – lo interrompe Giovanni serio. – “E non gettare ombre, ma soltanto luce su tutto ciò che è sbagliato! Tutto quello che noi siamo e possiamo essere è Grazia su Grazia! Poiché è l'eterno misericordioso Amore stesso che ci ha rivelato e vissuto d'esempio nel vero significato questa vita terrena! E soltanto per questo siamo in grande vantaggio nei confronti di tutti coloro che non potevano ancora afferrare e riconoscere questa Vita e questo Operare dell'eterno vero Amore. Non soltanto nella nostra vita terrena sulla Terra abbiamo acquisito la consapevolezza: noi possiamo contemplare la grande Potenza e Magnificenza di Dio nel nostro Maestro! – bensì noi abbiamo sperimentato e continuiamo a sperimentare ancora giornalmente, questa meraviglia inesprimibile del Suo grande Amore che vuole far di noi uomini beneficiari dei Suoi più meravigliosi Doni di Grazia!”.
28. “Fratello Giovanni”, – ribatte Teofilo, – “mi sembra di essere stato tratto fuori di un mondo dell'odio e dell'invidia, – e mi è permesso di vivere ora un mondo di gioia e pace celeste. Dimmi soltanto ancora questo: tutti qui presso il filantropo Lazzaro sono davvero felici come lo sei tu, oppure vi esistono ancora degli insoddisfatti?”.
29. Risponde Giovanni. – “Fratello, non pensare che questa pace interiore e questa felicità della nostra attività qui a Betania sia soltanto un’aggiunta perché abbiamo riconosciuto il Signore e Maestro. Soltanto una santa lotta giornaliera con noi stessi può produrre questa pace in noi. Dico santa lotta, perché si tratta della cosa più santa, in altre parole della nostra vita ed esistenza in eterno! – Ma se ti sei battuto per queste grandi, meravigliose idee e pensieri di vita, allora il seguito verrà da sé! Questa nuova vita ti spinge poi a non lasciar mai riposare in questa esistenza mani e piedi, ma a lavorare e ad operare da questo spirito, dal momento che soltanto questa attività può procurarci la vera felicità! Perciò, fratello mio, come ti ho già detto, impara a conoscere Gesù! Poiché Egli è! Egli vive in questa vita! Egli è tutto il nostro amore e beatitudine! Ma una tale vita senza di Lui sarebbe impensabile per noi!”.
30. Dal sud risuonano delle note come di un corno; allora Giovanni dice: “Si chiama per il pranzo in comune nella casa adibita a mensa. Terminiamo per ora questa conversazione, anche tu, infatti, devi dapprima assimilare in te ciò che ti viene offerto oggi in tutta pienezza. Guarda come ora i fratelli lasciano il loro lavoro e vanno a mangiare! È un bel costume pranzare insieme! Nella grande sala è apparecchiato per i molti ospiti, mentre per i lavoratori ed i molti aiutanti viene cucinato e servito nella casa adibita a mensa”.
31. Ora i due ritornarono in casa; allora Teofilo dice: “Fratello! Pensavo che andassimo nella casa mensa; ma, a quanto pare, dirigiamo i nostri passi verso la casa dove siamo stati ricevuti al nostro arrivo?”. –
32. “Sì, fratello, ma ora voi due siete nostri graditi ospiti! Marta e Maria, infatti, non permetterebbero che io vi conducessi alla casa mensa, sebbene là i cibi siano gli stessi. Il fratello Lazzaro deve disporre tutto ordinatamente, prima che tu possa far parte della casa. Guarda, là nel cortile sembra che siano ancora arrivati nuovi ospiti, sì, è un intero seguito di carri e cavalli”.
33. Dice Teofilo: “Ma allora arriviamo in un momento poco adatto se arrivano così tanti ospiti! Noi, infatti, siamo ancor sempre degli estranei”.
34. Risponde Giovanni: “Fratello, perché dubiti del nostro amore che nel servire vuol dare fino all'ultimo? Questo non lo devi fare mai più, se un futuro operare deve aver successo! Per noi non esistono degli estranei, ma soltanto fratelli, anche coloro che non ci conoscono ancora! Guarda, anche Lazzaro è arrivato, andiamo a salutarlo”.
35. Lazzaro però già da lontano vede che Giovanni ha con sé qualcuno che lui ancora non conosce, per questo va incontro ai due e saluta Teofilo con le parole: “Benvenuto, fratello mio, nel Nome del Signore! – Possa Betania darti ciò che tu in silenzio speri! Ora però fa come se tu fossi a casa tua!”.
36. “Vorrei poterti ringraziare come lo desidera il mio interiore!”, – risponde Teofilo. – “Mi mancano però le parole giuste”.
37. “Allora ringrazia il Maestro con il tuo cuore! Le parole da sole, infatti, non bastano! Ma, Giovanni guarda, sono ancora arrivati dei meravigliosi fratelli! Là vedi Demetrio e là davanti Ursus, già due grandi sostegni per il Maestro! Ma scusatemi, devo occuparmi anche per i molti animali affinché abbiano il loro ordine”. –
38. In casa c’è grande animazione; Maria e Marta sono circondate dagli arrivati, rallegramenti e domande s’incrociano. Allora viene Giovanni con Teofilo, …va incontro a Demetrio ed Ursus e dice: “Fratelli miei, quale gioia potervi salutare in Betania! Abbiamo già sentito parlare di voi, ma ora accomodatevi, perché vi attende ancora una grande gioia, gioia che voglio ora prepararvi”.
39. Giovanni esce e domanda della madre Maria; ecco che lei arriva già con Maria Maddalena e Ruth e chiede: “Figlio mio, chi è venuto con Lazzaro? È entrata un’intera carovana nel cortile”.
40. “Madre, vieni e guarda tu stessa! Sono cuori che hanno un ardente desiderio d'amore e vogliono apprendere qui in Betania il santo mistero dell'Amore!”.
41. Dopo di ciò entra con Giovanni nella sala, e amichevolmente Maria saluta porgendo la mano al vecchio Demetrio: “Nel Nome di Gesù io do il benvenuto a te ed a tuo figlio in Betania, questo luogo di cura del Suo vero Amore! Possa tu qui sperimentare e vivere l'Amore della Vita più santa, affinché anche tu possa ricevere lo Spirito che vivifica tutti noi! Ma a te, mio giovane fratello”, – rivolto ad Ursus, – “vorrei mettere nel cuore la brama che tu possa ovunque, dove ti guidano i tuoi passi, edificare una Betania!”.
42. Poi viene anche Lazzaro e dice: “Miei cari! Con l'aiuto del Signore è già tutto messo in ordine; ora abbandonatevi alla santa quiete del cuore. Ora, infatti, l'Amore provvede a voi!”.
43. È servita la cena; mani diligenti pronte a prestare aiuto portano in breve tutto ciò che è possibile: frutta di ogni specie, miele, pane, carne fredda e vino a sufficienza per spegnere fame e sete; e dopo una breve preghiera tutti prendono parte allegramente al desinare. Lazzaro s’intrattiene a bassa voce con Ursus e Demetrio, poiché ha preso posto fra i due. Teofilo però è seduto accanto a Giovanni, il quale consuma in silenzio il suo pasto; spesso guarda Ruth e cerca il suo sguardo, ma Maria parla con lei ancora di molte cose. Tutti gustano il buono, ma semplice cibo, soltanto Teofilo non riesce a mangiare niente; come un velo gli si mette davanti ai suoi occhi; egli avrebbe preferito uscire per nascondere il suo profondo dolore. Giovanni osserva il suo protetto, ma tace, poiché egli sa che lo Spirito del Signore sta lavorando potentemente in lui!
44. Allora Ursus, il romano, si accorge che in Teofilo c'è qualcosa che non è in ordine nel suo interiore e domanda a Lazzaro: “Che cosa è successo che questo fratello è qui così imbarazzato? Porta egli nel cuore pena e dolore?”. –
45. Risponde Lazzaro: “Fratello, egli è un nuovo ospite; io ho scambiato con lui soltanto un breve saluto. Che abbia dispiaceri e preoccupazioni già lo dimostra il fatto che è venuto a Betania! Perché da anni Betania è un luogo di rifugio per tutti gli oppressi di cuore e preoccupati! Qui è facile riconoscere chi sono i vecchi e chi sono i nuovi amici. Durante il tempo che rimarrete qui potrete vedere ancora molti di questi casi e ne trarrete insegnamenti! A tutti noi, infatti, è stato assegnato il meraviglioso compito di aiutare, lenire e guarire! Non appena la cena termina vogliamo provare a renderlo più di buon umore”.
46. Domanda ancora Ursus: “Caro Lazzaro, a Betania vengono soltanto vostri amici, oppure anche sconosciuti che hanno l'intenzione di danneggiarvi?”
47. Ribatte Lazzaro – “In questo caso io sono completamente senza preoccupazioni, poiché il Signore ci ha lasciato in eredità un dono che è incorruttibile, vale a dire due grandi cani. Già da lontano essi fiutano il fluido di ognuno che è diretto qui, ed amici oppure persone con buona, sincera volontà, possono avvicinarsi indisturbati; ma se vengono estranei, templari oppure addirittura nemici, allora nessuno deve osare avvicinarsi anche soltanto di un passo; con potente abbaiare annunciano l'arrivo di tali estranei, e noi ne siamo avvertiti, e agiamo poi nello Spirito del Signore, affinché ci venga risparmiato ogni biasimo”[1].
48. Ribatte Ursus: “Così, questo dono del Signore, ha proprio uno scopo molto buono da adempiere, come sembrava anche presso Marco, come pure nel villaggio dei pescatori, come se il Signore volesse pensare con tali doni più al futuro che al presente!”.
49. Risponde Lazzaro: “È proprio così, ma nel momento in cui fosse trascurato o rinnegato lo Spirito e l'Amore del Signore, anche le Benedizioni finirebbero!”.
50. “Quindi lo Spirito del Signore opera dappertutto invisibilmente!”, – dice Ursus. – “E così soltanto ora comincio a comprendere che Egli non vi è mancato mai e neppure la Sua morte poteva scuotere la vostra fede in Lui!”.
51. “Certo fratello mio!”, – risponde Lazzaro grave. – “Egli ci è mancato dalla mattina alla sera. Anche se sapevamo che ci è vicino nello Spirito, tuttavia i giorni della Sua presenza erano sempre stati dei meravigliosi giorni di festa! In primo luogo, Egli prendeva su di sé le preoccupazioni per tutto, e in secondo luogo, noi stessi eravamo esonerati da tutto il terreno! Che importava se non dormivamo? Egli ci fortificava con meravigliosa freschezza! Quale danno subivamo noi se dimenticavamo di mangiare? Egli ci saziava e fortificava con il riversarsi della Sua Forza! E spesso, spesso vivevamo già in Cielo, mentre degli angeli provvedevano al nostro servizio terreno!”.
52. Domanda Ursus: “Fratello Lazzaro, non brami di vedere ancora il tempo in cui il Signore e Maestro entrava in casa tua e vi preparava tali gioie?”.
53. “Mio caro fratello! – risponde Lazzaro. – Ascolta ciò che ora ti dico, e scolpisci queste parole indelebilmente nel profondo del tuo cuore: non ho più brama di quel periodo, dal momento che il mio rapporto con Gesù è diventato qualcosa di molto, molto molto magnifico! Finché Egli era ancora Uomo, nelle mie sensazioni umane ho avuto spesso la necessità e la brama di trovarmi con Lui, anche soltanto per alcune ore! Perché? Ti domanderai il perché il Signore venne incontro alle nostre debolezze e alla nostra brama, ed eliminò tutti i mali in noi, attraverso i quali diventavamo deboli e nostalgici! Ma guarda: Egli ha portato il Sacrificio d'Amore più doloroso per la felicità eterna di tutti noi, e ci ha lasciato ora in eredità, per sempre, il Suo Spirito meraviglioso, Spirito che deve operare in noi ciò che Egli operava personalmente nel Suo Amore. Prima noi eravamo quelli che ricevevano, ma ora siamo quelli che danno! Io so che ora posso essere il Suo strumento vivente, Suo figlio che serve nel Suo Amore! Per questo sono felice, perché posso essere ciò di cui il Suo Amore mi ha reso degno”.
54. “Prima che io possa far mio questo punto di vista, ci vorrà ancora un bel po' di tempo, considerato che ho dovuto rinunciare alla gioia di poter godere di tali Beatitudini con Lui come è stato invece il caso con voi ed altri”. Dice Ursus meditabondo.
55. “Non dire questo, fratello Ursus!”, – risponde Lazzaro. – “Il Signore conosce ogni cosa, conosce anche il tuo amore! Vivi perciò interamente il presente in quest'amore! In esso è presente il Signore!”.
56. Il desinare, che per Teofilo è durato troppo a lungo, è terminato; allora Lazzaro gli dice: “Caro giovane amico e fratello! Vieni con me fuori sulla panchina sotto il grande albero, là noi due vogliamo sentirci uniti, affinché tu possa liberarti del tuo peso ed io trovi l'occasione per porgerti la mano in aiuto come mediatore del Signore”.
57. Teofilo rallegrato risponde: “Vengo con te volentieri! Ma ti prego di invitare anche mia sorella Ruth, dal momento che lei non può rimanere qui, bensì deve ritornare a Gerusalemme”.
58. Lazzaro è d'accordo e con un amichevole saluto i tre lasciano la mensa. Allora dice Lazzaro invitante: “Ora entrambi siate completamente aperti, come anche il mio cuore è aperto per voi, il nostro Signore Gesù possa farci trovare la giusta via!”.
59. Teofilo dapprima interrompendosi e poi più scorrevole, racconta tutto ciò che lo opprime tanto, ciò che ha dovuto sperimentare e soffrire, e Lazzaro non l'ha interrotto nemmeno una sola volta. Ma quando Teofilo ha terminato, Ruth racconta la vita nella casa paterna, e quanto duro e spietato era il padre con la madre e con lei, e conclude: “Solamente il tempio era il suo amore, ed al tempio dedicava la sua vita! Noi periremo se questa condizione dovesse permanere; perciò aiutateci, voi buoni uomini di Betania!”.
60. Lazzaro dice consolante: “Sì, vi aiuteremo, e anche, vogliamo aiutarvi! Ma che sarà di vostro padre? Vedete, il mio aiuto fino a Gerusalemme non giunge! Per questo dovete già trasferirvi a Betania; qui c'è abbastanza spazio e lavoro! Lo dovete però fare spontaneamente, perché io non posso costringervi! Tu Ruth, domattina va a casa e fa portare qui tua madre il più presto possibile, affinché recuperi la salute, poiché ha, da come ho capito, un amore esagerato per tuo fratello. Se poi vorrà rimanere, allora va bene! Voi tutti avete la vostra libera volontà. – Ma tu, mio Teofilo, se vuoi renderti degno della Grazia e dell'Amore di Gesù, allora rompi con il tuo passato e diventa uno rinato nello Spirito e nella Luce della Verità di Gesù! Nessuno ti può aiutare se prima non metti mano all’opera tu stesso! Ognuno di noi però può sostenerti, se la tua volontà diventa azione vivente! Vedi, fino ad ora sei stato sotto la sferza della legge! Da adesso in poi però ti troverai sotto l’Amore provvidente e liberante dalla sofferenza! Ma le tue mete ora non siano più rivolte al benessere materiale, ma che tu faccia la Volontà di Dio! La Sua Volontà però suona così: ama il tuo prossimo! Poiché anch’egli è, proprio come tu stesso, un figlio proveniente dal Suo Amore! Ora rientriamo; noi dimentichiamo facilmente che ci sono anche altri che ci aspettano!”.
61. Quando entrano nella grande sala, Ruth e Teofilo sono sorpresi nel vedere quanti ancora sono arrivati ed ascoltano senza fiato i racconti di Demetrio, e quante cose erano successe presso il vecchio Marco, quando Ursus, per tanta brama di vedere il Signore, si era quasi ammalato! Quando i tre fanno il loro ingresso Demetrio tace ma Lazzaro prega: “Continua a raccontare e a rallegrare i nostri cuori, perché tutti noi abbiamo una gioia immensa quando vengono rivelate nuove dimostrazioni d'Amore del Signore!”.
62. Demetrio però risponde: “Amici miei, per oggi è abbastanza! Adesso fateci sapere anche a noi qualcosa che riempia i nostri cuori con nuovo amore per Lui. A noi succede come ad un affamato che non riesce a saziarsi e richiede sempre cibo nuovo. Vedi, fratello Lazzaro, il tuo messaggero mandato alle terme di Marco ci ha raccontato tanto dei giorni meravigliosi di Betania che non abbiamo potuto resistere all’impulso del cuore di venire fin qui. E ora siamo qui nel luogo che è così colmo di meravigliosi ricordi, dal momento che il Suo piede ha santificato questo suolo!”. –
63. “Fratelli miei”, – comincia a dire Lazzaro, – “non facciamo nulla più volentieri che testimoniare di Colui Cui dobbiamo tutto! Ma da dove cominciare, dove finire? Tutto, infatti, era Grazia, tutto era Amore Suo visibile! Vedete, Gesù non è mai venuto per darci testimonianza della Sua Forza e Potenza, bensì per iniziarci nel meraviglioso Spirito del Suo Amore, Spirito che era la Sua Vita perfetta, e per introdurci in questo Regno del Suo Amore e grande Magnificenza! La cosa più meravigliosa che io devo testimoniare, è: là, dove il Signore si trovava, Cielo e Terra erano fusi in uno! Per il Signore esisteva soltanto uno scopo: mostrare a tutti come anche noi possiamo raggiungere questa Perfezione! Ma per mostrarci l'alto valore della giusta perfezione nell'uomo, abbiamo assistito a delle cose che ad un essere mondano, che aspira soltanto al terreno, devono apparire completamente incredibili, anzi quasi folli! Perciò, cari fratelli, vogliamo prenderci il giusto tempo per i racconti, quindi io spero di avervi qui ancora per lungo tempo! Noi però non siamo assolutamente attaccati a questi prodigi; solo il Suo Amore e la Sua Perfezione di Vita interiore devono parlare qui a Betania, e questo, attraverso l'operato di tutti noi! Quando un giorno il Signore era seduto con me solo, sul terrazzo, io dissi: ‘Signore! Non bastano delle Eternità per esprimerTi la gratitudine che io e tutti noi Ti dobbiamo, per quello che ci hai mostrato e dato in beni terreni come in beni spirituali’.
64. Allora il Signore disse: «Fratello Lazzaro, certo tu hai ragione! Io però non sono venuto per fare di voi dei debitori, rivelandovi la Mia Potenza, Forza e Magnificenza, ma per spronarvi a vivere al par di Me una nuova, perfetta Vita, Vita che è radicata ed ancorata nell'eterna Vita primordiale di Dio! Questa Vita è poi santa e ristabilisce ‘l'Ordine’ di tutte le cose. Perciò vedi, tutte le meravigliose caratteristiche nell'uomo, siano queste amore, sapienza, serietà e volontà, devono essere nell'ordine, anzi devono essere puro Ordine! Solo allora si completa in te l'uno con l'altro, e allora si è già compiuto come da sé anche il cambiamento, che è la grande meta molto dibattuta: il divenire una sola cosa con l'Eterno! Quando si è realizzata in te quest’unione interiore con la grande Vita di Dio, soltanto allora tutto quello che fai è opera tua! Perché opera tua? Perché Dio, nel Suo meraviglioso Amore paterno vuole considerare volentieri tutto come l'opera dei Suoi figli affettuosi e riconoscenti! Se ora vuoi parlare di gratitudine, allora dovrei parlare anch'Io di gratitudine! Io però credo che questo non sia più necessario, poiché ci conosciamo e tutto ciò che è Mio, è ora anche tuo». Ebbene vedete, cari fratelli, in questo senso noi disponiamo qui la nostra vita e sperimentiamo così giornalmente sempre di nuovo il Suo Amore e la Sua Presenza”.
65. Ursus non riesce a distogliere la sua attenzione da Lazzaro, affinché non gli sfugga nemmeno una parola; ma quando Lazzaro tenta di tacere, egli prega: “Oh non smettere di descrivere l'immagine del Suo Amore! Già l'ascolto mi rende interiormente così lieto e felice! Sì, noi siamo uomini felici! E questa felicità, il tuo popolo, gli uomini della tua stirpe, non l’hanno riconosciuta? – Ora comprendo completamente il Signore, quando disse: «Fate che il Mio Spirito sia in voi la giusta forza motrice! Questo vi guiderà e vi condurrà in ogni Verità»”.
66. “Sì, miei cari fratelli!”, – replica Lazzaro. – “Noi lottiamo, malgrado tutto, continuamente per questo Suo Spirito, qualora incontriamo così tante avversità, nelle quali dobbiamo proprio dar prova che lo Spirito del Signore è in noi! E per questo è bene che il Signore s’intrattenga sempre in mezzo a noi ancora vivente nello Spirito! Questo però ancora per poco tempo, stabilito dal Signore stesso, poi dipenderemo totalmente dallo Spirito in noi quale unica Guida e Consolatore!”.
67. Demetrio domanda: “Che cosa significa: ‘per poco tempo’? Il Signore è certo risorto e vive la Sua propria meravigliosa Vita. Non è Egli là, dove si trovano figli degli uomini nostalgici, amanti e riconoscenti e può venire in aiuto quando Egli vuole?”.
68. “Fratello Demetrio”, – risponde meditativo Lazzaro, – “anche per noi non è ancora del tutto chiaro che cosa intende fare il Signore con noi, Suoi discepoli; Egli, infatti, diede disposizioni, in occasione della Sua ultima visita in Gerusalemme, dove si incontrano ancora regolarmente i discepoli ed anche alcuni amici, che essi devono rimanere uniti nell'amore e costante preghiera, fino a che Egli sarà asceso nella Sua eterna Patria primordiale! Da dove soltanto poi ci verrà dato il nostro Consolatore e Guida meravigliosa!”.
69. Domanda Demetrio: “Così la Missione del Signore non è ancora del tutto conclusa, dal momento che Egli vuole farvi sperimentare ancora determinati avvenimenti?”.
70. Giovanni si alza e parla con parole gentili: “Amici, fratelli e sorelle! A noi è toccato in sorte l'Amore del Signore! E questo basta per tutti i tempi a renderci felici e a beatificarci! Ma anche noi non siamo ancora uomini completamente rinati e portiamo parti in noi che sono ancora completamente non redente. Poiché quanto presto anche noi ricadiamo nella nostra, vecchia, precedente vita e quanto presto dimentichiamo talvolta che vogliamo essere dei discepoli del Signore! Nella costante santa lotta con noi e con il nostro ambiente abbiamo ricevuto già tanto che possiamo dire: con l'Aiuto e l'Assistenza del Signore abbiamo potuto superare molto! Ora però esiste ancora un'altra circostanza della quale non teniamo volentieri conto, ma che per noi è molto importante! Vale a dire, finché sappiamo che il Signore è con noi con tutta la Sua Personalità e ci sostiene con la Sua Influenza, allora ci riesce molto facile operare nel Suo Amore e disarmare gli avversari in ed intorno a noi! Ma se ci troviamo da soli sul terreno dove il nostro amore deve mettersi in azione, allora è molto difficile agire e procedere in maniera degna di un vero figlio di Dio. Se però la Volontà di Dio fosse posta in ogni anima come una Legge definita, potremmo restituire soltanto ciò che una volta abbiamo ricevuto! Ma l'eterno Amore non vuole Leggi, ma vuole veder fiorire dai suoi figli una vita d'amore del tutto nuova e libera! Per questo, il nostro meraviglioso Padre in previdente e lungimirante Sapienza, ha posto profondamente celata nel cuore dell’uomo la Sua Vita e la Sua scintilla spirituale che tutto compenetra, così che ogni figlio che si sta risvegliando nello Spirito e nell'Amore per Gesù, deve trovare completamente in se stesso in quale modo vuole ora mettere in opera il suo amore e, anche, vincere i suoi nemici! Per questo, è necessario che per ogni ricercatore di Dio, nel momento più importante della sua interiore decisione, sopraggiunga un tempo tenebroso, in cui egli si senta completamente solo, e l'eterno Amore rimanga per lui totalmente invisibile, affinché i figli fedeli trovino tutto, anche le cose minime, da loro stessi, e il seme germogliante della propria azione d'amore ottenga il suo libero sviluppo!
71. Noi abbiamo qui una nuova, ma anche meravigliosa prova di questo nel nostro fratello Teofilo. Nel profondo bisogno e nel dubbio, pregò lungamente Dio; ma tutto rimaneva muto e tenebroso; poi sorse in lui il pensiero di andare là dove s’intrattenevano spesso i seguaci del Maestro, e là ottenne la notizia della Resurrezione del Signore! Poi egli trovò in sé la freddezza e la durezza che era fino ad allora il suo elemento, e ora trova in sé che la sua intera vita era un vita assurda ed indegna! Il Signore si fece ben riconoscere e gli fornì prova del Suo Amore e del Suo Perdono! Ma, fratelli, l'ulteriore sviluppo interiore per raggiungere la perfezione può essere generato soltanto dalla libera attività del suo amore! La stessa cosa vale anche per te, sorella Ruth! Tutto ciò che ora fate lo dovete fare sotto l’impulso del vostro amore! Con questo diventerete più sicuri e coscienti e le vostre azioni diventeranno molto più preziose come se il Signore stesse soltanto accanto a voi e sussurrasse: fa questo o quello! Quanto diversamente vorremmo annunciare in futuro la Dottrina e la Verità del Signore che non invece soltanto nella consapevolezza: Tu, Signore, sei in me la vera Vita! Il Tuo Spirito mi guidi in questa sicurezza e chiarezza di tutte le cose, così che possa riconoscere già da lontano le intenzioni dell'avversario e dei suoi seguaci! – «Non temete! Perché sono Io!», così risuonavano le Parole del Maestro trasfigurato! E soltanto nella nostra mancanza di paura la Sua Vita, il Suo Influsso, la Sua Volontà e la Sua Forza scaturiscono dal profondo in noi! E io posso con ciò, soltanto dimostrare: il Signore e Maestro, vive! E io vivo in Lui ed attraverso Lui! Solo conoscendo questo, si fa di noi, Suoi veri discepoli, collaboratori e sostenitori delle Sue grandi Idee redentrici. È però altrettanto meraviglioso sperimentare come questa sicurezza e questa forza crescano in noi, quando si tralascia tutto ciò che potrebbe rattristare il Signore”.
72. “Hai parlato bene, caro fratello Giovanni!”, – dice Ursus. – “Hai causato in me piena soddisfazione! Se però posso pregarti, allora narraci ancora qualcosa del Signore e Maestro, e precisamente ciò di cui ho particolare desiderio: come si comportò il Signore l'ultimo giorno del vostro stare insieme, poiché Egli sapeva sicuramente che cosa sarebbe accaduto a Lui ed a voi?”.
73. “Fratello mio!”, – risponde Giovanni molto solenne. – “Noi non comprendemmo il Signore quando Egli ci disse: «Vogliamo salire a Gerusalemme affinché nel Figliolo dell'Uomo sia tutto compiuto com’è scritto attraverso i profeti! Egli, infatti, sarà schernito, flagellato, anzi verrà ucciso – ma il terzo giorno risorgerà di nuovo!», noi non Lo comprendemmo! – E perché? Con tutte le fibre del nostro cuore noi ci ribellavamo soltanto al pensiero che qualcosa potesse accaderGli! Nessuno pensava al fatto che potesse diventare realtà. Il Maestro stesso era tranquillo e non interferiva nei nostri discorsi; noi speravamo in una qualche provvidenza, con la quale tutto si sarebbe chiarito! Quando il Suo ordine giunse a me e al fratello Pietro di preparare in città l'agnello pasquale, io sapevo: nel Signore è avvenuto un cambiamento! Mai, infatti, abbiamo avuto bisogno di provvedere a qualcosa, dal momento che Egli stesso si assumeva la cura per tutto. Noi preparammo l'agnello pasquale secondo l'uso ed occupammo per noi la piccola sala preparata, secondo la Sua Volontà, ma non potemmo accorgerci che il Maestro era triste.
74. Così rimanemmo soli fino a sera quando Egli così si espresse: «Io vado alla casa dal Padre per preparare il luogo a tutti coloro che hanno trovato in Me la Salvezza e la nuova Vita! Io vi lascio soli, affinché in voi si possa confermare la Mia Vita proveniente da Dio che è Forza e Volontà!». – Allora sapemmo che quella Cena con gli importanti discorsi d’addio era l'ultima![2] Ma non potevamo crederlo! Solo quando scorgemmo come una grande tristezza venne sulla Sua Anima e il Maestro pronunciò le Parole che ci sconvolsero: «Uno di voi Mi tradirà», abbracciai il Signore e chiesi impaurito: «Tradire, tradire Te, Signore? Tu che hai aperto in noi l’intero Cielo! …impossibile!»
75. «Impossibile!», dissero atterriti anche i fratelli. – «Chi è, Signore? Sono io?», esclamarono parecchi insieme.
76. «È colui che ora intinge con me nel piatto!», disse il Signore a me. Poi continuò ad alta voce: «Ma tu, Mio Giuda, quello che vuoi fare, fallo presto!».
77. Noi fummo costernati da queste Parole; quando però Giuda uscì davvero, dovetti appoggiarmi al Signore e dissi: «Signore e Maestro! Sono profondamente afflitto per il fratello Giuda, per il fatto che ha il coraggio di lasciarci adesso! Una cosa però non capisco, perché Tu non hai trattenuto questo fratello a mettere in atto le sue errate idee umane!».
78. Allora rispose il Signore: «Giovanni e voi fratelli Miei, ascoltate: proprio per non giudicare l'accecato, egli deve liberarsi di ciò che si è accumulato in lui contro di Me! Nessuno di voi, quanto lui, sa tanto bene della Forza e della Magnificenza di Dio nell'uomo! E lui vorrebbe che questi tesori fossero per il bene di tutti i suoi compagni di stirpe, ma soltanto a modo suo e secondo il suo riconoscimento! Non disprezzatelo per questo, e non urtatevi per i suoi modi d'agire! – Sappiate: milioni di anni fa, egli Mi pregò per un particolare servizio!Ma oggi che si trova di fronte all'adempimento del suo desiderio, agisce nel senso opposto! Per questo si parla anche di lui nella Scrittura!».
79. Disse Giacomo: «Signore, se Tu vuoi, lo vado a cercare e voglio tentare di mettergli davanti agli occhi il suo errato operare!».
80. Rispose il Signore: «Anche se andaste tutti, non vi riuscirebbe lo stesso di indurlo al ritorno, dal momento che la sua aspirazione al potere e possesso lo ha reso completamente cieco! Egli è ora lo strumento di forze ostili! E così deve adempiersi la Scrittura in tutto ciò che lo Spirito di Dio ha a suo tempo annunciato attraverso la bocca dei profeti![3]». Poi il Signore pieno di mestizia continuò a parlare: «L’ora è giunta in cui Mi devo separare da voi, fratelli Miei! Tu Giovanni, tu Pietro e tu Giacomo, siete stati coloro ai quali concessi di contemplare più profondamente i Segreti del Regno di Dio. Voi siete i pilastri spirituali fondamentali della Mia Dottrina che devono affermarvi nell'amore, nella fede e nella fiducia in tutte le situazioni della vita! Perciò costruite voi tutti su queste fondamenta, che questi tre fratelli simbolicamente rappresentano, ed erigeteMi nello Spirito una dimora degna di Me![4] Perché vi ho amato e vi amerò sempre! Io ritornerò e vi riprenderò a servizio, quando avrò terminato l'Opera che richiede adempimento».
81. Noi però non potevamo afferrare le Parole del Signore; così rimanemmo ancora un’ora in profondo silenzio intorno a Lui, nessuno osava pronunciare una parola. Ci sentivamo sotto un’ignota pressione dell’anima e ci spaventammo quando il Signore disse: «Andiamo! E' venuto il tempo in cui il Figliolo dell'Uomo deve glorificare la Vita di Dio dimorante in Lui!».
82. A questo punto il fratello Filippo disse: «Signore e Maestro! Rimani con noi! Il Tuo Spirito paterno potrà mostrare un'altra via che non Ti costi un tale Sacrificio! E poi, Signore, a Te non sono possibili tutte le cose? Un Soffio, e i Tuoi nemici non esistono più! Quante volte hai dimostrato la Tua Potenza, Forza e Magnificenza! – Fallo anche oggi!».
83. Rispose il Signore: «Fratelli Miei, il Mio cuore è ferito e dolorante, perché proprio voi che Io ho chiamato come testimoni della Mia grande Missione, Missione che Io devo e voglio compiere, state di fronte a questa con così tanta incomprensione! Sappiate che il Sacrificio che Io sono pronto ad offrire, è l'ultimo Atto dell'Ubbidienza di cui il Figliolo dell'Uomo è debitore a Dio! Solo così è possibile che venga spianata una via per tutti coloro che aspirano alla Liberazione dalla materia e alla dignità di un figlio di Dio! Perciò, non tratteneteMi! La Volontà di conformarsi alla Volontà di Dio non deve far sorgere nessun ripensamento!».
84. Poi uscimmo dalla città attraversando il ruscello Kidron, e nell’orto del Getsemani si svolse l'ultima e più difficile lotta del Maestro, alla quale noi nuovamente non fummo in grado di contrapporre alcuna giusta comprensione!”.
85. Ora Ursus si alza e dice nel suo romano vero modo di pensare: “Perdonatemi, cari fratelli e sorelle se interrompo e domando a te, fratello Giovanni: nessuno di voi trovò il coraggio di dire: ‘Signore, se vuoi già offrire un Sacrificio, allora voglio offrire anch'io un sacrificio e morire al Tuo fianco! Se noi nei giorni buoni abbiamo goduto del Tuo Amore, Potenza e Magnificenza, se in ogni tempo Ti siamo stati a fianco come tuoi testimoni, allora stiamo inseparabilmente insieme e neanche la morte ci può separare!’. – Non pensare proprio, caro fratello Giovanni, che voglia farvi un rimprovero! Ma come può un fedele servitore abbandonare il suo Signore nell'ora del bisogno e dell'amara lotta? Il Signore mi ha donato soltanto pochi minuti, ma in questo Dono di Grazia per me c'è del così Grande e Potente che io, senza batter ciglio, andrei per Lui incontro alla morte”.
86. Giovanni gli risponde tranquillo: “Fratello Ursus, ti comprendo perfettamente; e il tuo fervore corrisponde al tuo amore! Ma il Signore non voleva che noi ci mettessimo in pericolo! Quando il fratello Pietro ferì con la spada un soldato, Egli subito guarì la ferita e ci ordinò di mettere da parte la spada! Egli doveva offrire questo Sacrificio da solo! Vedi, dal momento che tutto questo avvenimento appartiene al passato, sappiamo anche perché Egli si preoccupava della nostra sicurezza! Perché Egli ci vuole ancora corredare con la Forza proveniente dall’alto e farci messaggeri della Sua grande, immensa Opera di Redenzione!”.
87. Giovanni tace, e anche tutti gli altri; poi dice la madre Maria: “Fratello Lazzaro! Si è fatto molto tardi; sarebbe bene che noi donne ci ritirassimo nelle camere e ci mettessimo a riposo. Inoltre ho ancora qualcosa da discutere con la mia protetta, poiché forse per settimane non la vedrò”.
88. “Hai ragione, Maria”, – risponde Lazzaro, – “anche i nostri ospiti avranno bisogno del riposo! Ma voi, cari fratelli, quando sentite il segnale per la prima colazione, alzatevi dai vostri giacigli. Tu però, Signore Gesù, fortifica il nostro amore e la nostra volontà e dacci la Tua Benedizione. – Amen!”. – “Amen!” dicono gli altri. Poi tutti si alzano; Lazzaro però accompagna i suoi ospiti nelle loro camere e li benedice nel congedarli.
89. Maria però dice a Ruth: “Vieni, figlia mia, il tuo luogo di riposo è nella mia camera; avrai bisogno di parlare di parecchie cose. Pensa che io sia tua madre e nello stesso tempo tua sorella”.
90. Allora risponde Ruth: “Oh, con quanta brama mia madre desidererà avere un resoconto nostro! È la prima notte che passo lontano dalla casa paterna; ma d'altra parte, quanto è stato prezioso il giorno d'oggi con tutti i suoi avvenimenti. Quanto devo essere contenta di aver vissuto tutto questo; è una vita diversa, un mondo totalmente nuovo che qui si è rivelato a me! Dimmi solamente questo, cara madre Maria: se voi avete già un tale grande amore ed un tale bisogno di aiutare altri uomini infelici, quanto grande deve essere stato l'Amore di Gesù che ha potuto morire per gli altri?”.
91. Maria amorevolmente le spiega: “Figlia mia, per questo Amore la Terra non ha ancora nessuna espressione! Se tutte le lingue esaltassero questo Amore sarebbe ancor sempre troppo poco! Guarda in alto, alla volta celeste. Stelle a non finire! Luce a non finire! E malgrado ciò è solamente una minima parte della Creazione che deve la sua esistenza al Signore e Creatore! Così come nessuna bocca umana può inneggiare all’intera Creazione nella sua magnificenza e grandezza, così anche nessuna bocca può rappresentare l'Amore del Signore e Maestro per noi uomini! Ma, figliola mia, afferra questo Amore nel tuo cuore, allora sperimenterai anche tu ciò che sperimentano migliaia. Porta con te domani sulla via la parola: ‘Il Suo Amore ha riportato la Vittoria!’, e anche tu diventerai vincitrice in tale autentico Amore. Ora però riposa! L'Amore veglia sul tuo sonno! E come io ti amo dal Suo Amore, così pratica anche tu questo Amore! Allora l'amore sarà anche la tua parte! E pace e gioia saranno la tua ricompensa! Ora dormi tranquilla, figlia mia – l'Amore di Dio vigila!”.
92. “Cara madre Maria”, – dice ancora Ruth, – “quanto ti sono grata per queste amorevoli parole! Spesso ricorderò con nostalgia queste ore vissute. Ah, se solo i miei genitori, soprattutto il padre, potessero afferrare lo Spirito che vive qui in Betania! Ma potresti perdonare anche a mio padre così come hai perdonato a mio fratello? Certo sarà difficile che mio padre si lascerà convincere del vostro amore che tutto perdona! Se però io so già in anticipo che voi in Betania non portate rancore per nessuno, potrò procedere con più determinazione e sicurezza, e avrò una santa arma nella mano! Ciò mi costerà, infatti, ancora molta lotta! Benedicimi, cara madre Maria, perché io sono disposta ad intraprendere questa lotta! E non avrò pace finché anche mio padre riconoscerà che tutta la sua vita, tutto il suo vincolo matrimoniale e la nostra infanzia è stata una vita distrutta. Ora che ho conosciuto Betania, la casa dove dimora amore e pace, io so per che cosa devo lottare! Non capisco, – ma sono compenetrata da una volontà, da una forza gioiosa che non sapevo potesse esistere in me!”.
93. “Figliola mia, vedi com’è piena d’imprevisti la vita!”, – dice Maria. – “Prima, tu piangevi per il dolore, poi di felicità, e ora sei già colma dello Spirito del Signore, Spirito che vuole rendere tutti liberi e lieti! Questa è la risposta del Signore e Maestro Gesù nel tuo cuore! Perciò rallegrati, anche tu sei stata eletta”.
94. Per un attimo entrano anche le due sorelle Maria e Marta e guardano la giovane donna; e poiché vedono che è raggiante di felicità, dice Marta: “Sorellina, ritorna presto! Ti attendiamo con ansia! La tua felicità è anche la nostra, come la tua sofferenza sarà anche la nostra sofferenza. Sappiamo già che riuscirai a convincere i tuoi genitori che qui da noi ognuno può godere la sua vita nella gioia vera! E in Betania c’è ancora spazio per molti! Ora, cara Ruth, vogliamo congedarci; perché domattina presto ci sarà lavoro in gran quantità. Perciò ti diciamo ancora: ritorna presto, noi ti aspettiamo! Ma se avrai bisogno d’aiuto e consiglio, manda un messo, noi ti daremo volentieri quanto tu chiedi; oppure, se puoi, vieni tu stessa!”.
95. “Quanto siete buone”, – dice Ruth commossa, – “il vostro amore è come il profumo di molte rose meravigliose! Qui si viene compenetrati sempre di più dall'ultra bello ed ultra caro! Quanto spesso dovrò pensare a voi!”. – Ora le ragazze si baciano e piangono di gioia per la felicità che hanno potuto trovare in sé attraverso l'Amore del Maestro!
96. La madre Maria però dice: “Ora figliole, a dormire! Il giorno ha avuto i suoi pesi e le sue fatiche e ci ha posto nel cuore come ricompensa nostra sorella Ruth. Il giorno veniente porta nuove fatiche e per affrontarle è necessaria forza. Così siate benedette dallo Spirito di Gesù e sorvegliate dall'Amore fino al risveglio!”.
97. Ancora una stretta di mano, e Ruth è sola con la madre Maria. “Ora, figliola, ricevi ancora un bacio da me! Ricordati spesso di quest'ora, essa, infatti, ti deve essere e rimanere santa! Se hai difficoltà e non sai come cavartela, ricordati di quest'ora! Il Signore e Maestro, nel Suo Amore misericordioso, mi ha dato così tanti tesori in numero infinito, così che io posso sempre e in ogni tempo distribuire dalla Camera del Tesoro, del Suo Amore a mio piacimento! Ricorda che anche tu ora hai avuto la grazia di essere ordinata amministratrice dei Suoi Santuari. – Non deludere il tuo Signore e Dio, il Tuo Redentore e Salvatore! Rimani d’animo filiale, rimani sempre pia e pura! Allora il mio Gesù sarà anche il tuo Dio e Padre! Così riposa quieta! E la Sua Pace sia la tua compagna. Dormi tranquilla, l'Amore vigila! – Amen!”. - Così termina questo giorno a Betania! –
* * *
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[1] Il dono dei cani: rif. Vedi di Jacob Lorber
“Il grande Evangelo di Giovanni” vol. 6 cap. 160
[2] L’ultima Cena si tenne
nella locanda di Lazzaro a Gerusalemme, sul Monte degli ulivi, e l’orto di
Getsemani faceva parte di quella locanda che Lazzaro aveva dato in gestione.
[3] Vediamo che Gesù non si
tracciò da Sé la Sua Via, ma ancor sempre viene detto: “Affinché la scrittura
sia adempiuta!”. Per esempio, già Betlemme fu l’adempimento delle Scritture.
[4] Un tabernacolo interiore, un
tempio, una casa di Dio, in cui ciascuno può tenere in ogni tempo dei dialoghi
con Lui!