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Scene deliziose della Vita Terrena di
Gesù
Ricevute in visione da Max
Seltmann
Libretto
XI
1933
Nuova vita nell’uomo
Nella casa
di cura di Marco
Ursus è
deluso, ma si sforza di comprendere la nuova fede nel Risorto
Gesù
appare
Cap. 1 Nella casa di cura di Marco
Cap. 2 La funesta notizia: “Gesù è morto!”
Cap. 3 Delusione di Ursus
Cap. 4 L’incertezza rende inquieto l’interiore
Cap. 5 La certezza di Marco: “Egli vive!”
Cap. 6 Il conflitto interiore di Ursus
Cap. 7 “Se
cerchi certezza e pace, cerca in te!” – Il pescatore Hiram alle terme
Cap. 8 Ursus dai pescatori: ‘Afferrare Gesù
interiormente’
Cap. 9 Ursus in viaggio con un Forestiero
Cap. 10 Un messo da Betania: “Il Signore è davvero risorto dai morti!”
Cap. 11 Un figlio di Marco: “Egli vive!”
Cap. 12 Il Signore appare: “La pace sia con voi”
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Nella casa di cura di Marco[1]
1. Sulla via che porta a Cesarea Filippi si muove una singolare carovana proveniente dall'Egitto; in testa un paio di cammelli montati da uomini mori disarmati; poi seguono carri carichi di mercanzia e, in chiusura, soldati romani a cavallo.
2. Questa carovana è guidata da un romano giovane ma oltremodo forte, il quale cavalca uno stallone arabo.
3. Sul suo volto si nota un leggero malumore, perché già da tempo avrebbe voluto raggiungere la meta, ma il ritardo non si può recuperare.
4. Egli ha l'incarico di andare a prendere il suo signore e padrone, un ricco mercante all'ingrosso romano, dalla casa di cura del vecchio Marco.
5. Il Sole sembra bollente, e uomini ed animali bramano ardentemente refrigerio. Con gioia accenna ai mori che si stanno finalmente avvicinando alla meta, ed indica un grande podere che diventa adesso visibile.
6. Ecco che vengono loro incontro due giudei; osservano incuriositi i cammelli con i loro cavalieri mori e domandano al romano se intende andare con tutti gli uomini e animali dal vecchio Marco.
7. Quando egli risponde di sì, uno dei templari dice con sorriso beffardo: “Allora venite proprio al momento giusto, perché presso questa gente tutta la loro fede e tutta la speranza è svanita nel nulla!”.
8. Stupito il romano risponde: “Non vi capisco e non voglio sapere nulla da voi, perché conosco la mia meta; la tua faccia però mi dice che non sei stato con buone intenzioni presso quest’amico degli uomini! Ma toglietevi di mezzo, affinché non mi irriti con voi!”
9. Rispondendogli con gesti di evidente gioia dei mali altrui i due giudei continuano lentamente il loro cammino. Il romano arresta il suo cavallo e duro li segue con gli occhi, poi fa al suo stallone una leggera pressione sul lato e di colpo precede gli altri in velocissimo galoppo dirigendosi verso la casa di cura.
10. “Va tutto bene?”, – domanda egli subito al figlio di Marco che gli dà il benvenuto. – “Ho l’impressione che la vostra pace oppure il vostro possedimento sia in pericolo!”.
11. “È come hai detto!”, – risponde l'interrogato.– “Ma vieni e vedi tu stesso, mio padre si trova nella grande sala”.
12. La giovane guida affida il suo cavallo al servitore che è accorso e va dal vecchio Marco, il quale lo ha già notato e lo saluta ora oltremodo cordialmente.
13. “La mia gente sarà presto qui”, – dice Ursus, il romano, – “ma che cosa è successo qui? Io ho incontrato due giudei, le loro parole non mi hanno fatto presagire nulla di buono, per questo la mia fretta!”
14. “Amico mio e giovane fratello”, – risponde Marco avvilito, – “sì, mi è stata portata poco fa una notizia, secondo la quale deve essere accaduto l’inesprimibile a Gerusalemme; ma vogliamo ancora aspettare, finché sappiamo qualcosa di più preciso! – Certo, il modo di agire dei due sacerdoti giudei mi fa temere il peggio; ma una cosa è certa: senza la Volontà del nostro Signore e Maestro non può essere accaduto nulla!”, e lo dice più per tranquillizzare se stesso, e continua: “Vado ad informare Demetrio del tuo arrivo e poi ne parleremo insieme”.
15. Marco e Ursus escono. In quel momento viene loro incontro un servitore ed annuncia già l'arrivo della carovana.
16. Marco dà le necessarie disposizioni per sistemare bene nelle stalle cavalli e cammelli, la cura però della gente l’affida al suo figlio maggiore.
17. “Vieni e rinfrescati, fa prima un bagno fresco”, – dice egli ad Ursus, – “nel frattempo ti annuncerò al tuo signore”. E Ursus, che conosce già tutti gli ambienti del grande podere, si allontana con un breve saluto.
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La funesta notizia: “Gesù è morto!”
1. Il vecchio Marco ora si reca dall’altra parte nella grande veranda per la terapia all’aria aperta, dove molti ammalati si riposano piacevolmente. Con amichevole saluto passa davanti a loro ed annuncia poi ad alta voce al mercante all’ingrosso romano Demetrio: “È appena arrivato Ursus con la sua carovana, perciò sono venuto io stesso a prenderti”.
2. “Mio caro amico”, – risponde placido Demetrio, – “appena ti ho visto arrivare, ho sentito in me che sei preoccupato! Mai, infatti, ho visto tali ombre sul tuo volto. Riguarda Ursus, poiché sei venuto tu stesso da me, oppure hai una sofferenza segreta nell'anima?”.
3. “Se fosse soltanto sofferenza”, – risponde Marco, – “allora saprei dove andare; ma mi è stata portata una notizia terribile nell'ultima ora, e questo ha scosso l’intero essere mio! Ma vieni con me nel grande soggiorno, in quel luogo ho fatto venire Ursus, e lì vogliamo discutere questo tra noi”.
4. Il mercante romano domanda ancora: “Marco, che cosa è successo? Tu però sai certo meglio di me chi è il grande Soccorritore in ogni avvenimento!”.
5. “Caro amico”, – dice Marco a bassa voce, – “sarà necessario che ci consigliamo insieme su questo, perché qui non si tratta di noi, ma di Gesù!”.
6. Tacendo ora i due si dirigono verso la casa; nella grande sala due figlie di Marco sono impegnate a preparare pane e vino per i nuovi arrivati. I due amici occupano posto in silenzio. Al padrone di casa però è annunciato che un amico da Cesarea vuole parlagli; e così Demetrio rimane un po’ da solo.
7. Poi viene anche Ursus; fresco e rinvigorito sta davanti al suo padrone ed è cordialmente accolto.
8. Dapprima si discute d’affari, finché viene Marco e con profondo dolore sul volto dice: “O amici! Amici miei! Poco fa ho nuovamente appreso che il nostro Maestro Gesù non è più! Già due sacerdoti mi portarono la notizia in maniera beffarda! Lo si deve aver crocifisso a Gerusalemme! Ma non potevo credere a loro e pensavo fosse una vergognosa menzogna del tempio. Ora però mi è stato riportato una volta ancora: Gesù è morto!”.
9. Ursus salta su atterrito; soltanto adesso gli diventano chiari gli sguardi arroganti dei templari! Egli esclama: “Impossibile! – Gesù? – Questa può essere soltanto una menzogna del tempio! È dunque la cattiveria dei templari e la loro malignità davvero così grande che non si fermano nemmeno davanti all'uomo migliore? Oh, amici miei! Mai avrei potuto credere che un uomo, provvisto di Forze divine, si sottomettesse alle potenze demoniache!”.
10. Marco dice agitato: “Vorrei che tu avessi ragione! Ma la cosa più amara è da dover quasi credere: deve essere stata certo la Sua santa Volontà! – Ma per eliminare tutti questi pesanti dubbi, voglio inviare un messaggero a Betania, là presso Lazzaro verremo a sapere la pura verità!”.
11. “Allora vorrei andarci io”, – esclama Ursus, – “ed oggi stesso, affinché ci sia fatta chiarezza sulla sorte di Gesù”.
12. Marco lo tranquillizza e dice: “Fratello, possiamo stare senza preoccupazioni sulla sorte di Gesù. Egli, infatti, è il Signore! Il Suo braccio giunge più lontano dei nostri pensieri! Ma noi siamo molto corti di vista, e così soltanto la mia debolezza ha potuto sopraffarmi! Avrei dovuto sapere dalle Sue Parole: senza il Suo Sacrificio noi non saremmo stati mai redenti! Soltanto il Suo Sacrificio di Redenzione ci deve assicurare le insospettate possibilità per il raggiungimento della libera Vita di Dio”.
13. Ursus esclama addolorato: “Ma tu non immagini che cosa si spezza in me, ora, infatti, mi è nuovamente reso impossibile vedere il Maestro e parlarGli! Il mio buon signore ed amico paterno ti testimonierà con quale ardente desiderio sono corso fin qui, per poter conoscere Colui che ha dimostrato tali indicibili benefici agli amici miei. Ora Egli dovrebbe essere morto? Questo non posso proprio accordarlo con la Sua Sapienza, con le Sue Forze divine! Perciò chiedo il permesso di andare a Betania per procurarci certezza!”
14. Dice Demetrio prudente: “Amici, aspettiamo ancora fino a domani! Se la cosa non dovesse chiarirsi, allora, Ursus mio, ti pregherò io stesso di andare a Betania, affinché veniamo a sapere la verità. Del resto oggi è Sabato, e desterebbe scandalo se tu con alcuni compagni a cavallo mostrassi poco rispetto per il Sabato dei giudei”.
15. “Amico mio”, – replica Marco, – “lascia a me questo pensiero! Ho due figli che conoscono le vie e tutto ciò che riguarda il tempio; essi ci riporteranno tutto ciò che vorremmo sapere. Ma se contro le aspettative, quanto appreso dovesse essere vero, allora andremo tutti a Betania per sapere com’è potuto accadere questo!”.
16. “Marco, perché non fai conto dell'amore di Lazzaro?”, – obietta Demetrio. – “Non hai pensato che egli non lascerà nell'incertezza i suoi fratelli se fosse successo qualcosa di straordinario con il Signore? Perciò aspettiamo ancora fino a domani!”.
17. Ursus chiede ora a Marco spiegazione su quei templari che prima del suo arrivo erano stati lì. – Marco risponde con piacere e volentieri: “È ben vero che io ho parecchi amici tra i templari, ma da alcuni giorni è stato di nuovo fatto un cambiamento che ha prodotto due sacerdoti sconosciuti. Costoro sono venuti due ore fa, nonostante il Sabato, fin qui nella mia casa e pretendevano che tutti i giudei qui presenti entrassero nuovamente nella comunità del tempio! Perché, così dicevano, era stato confermato che il Nazareno era un servitore di Belzebù. Finalmente si sarebbe riuscito ad impadronirsi di Lui e dargli, con l'aiuto dei romani, la ben meritata ricompensa. I posteri sarebbero stati grati al tempio e ai servitori di Jehova! Allora io chiesi: «Un momento, che cosa deve significare questo? Avete ucciso il Nazareno? Voi che pretendete di essere servitori di Dio, mettete le mani addosso all'Unto? Non vi credo! Perché prima che vi fosse riuscito di mettere mano addosso a Lui, sareste distrutti voi!».
18. Essi però mi risposero con gioia maligna: «Per niente! Nel tempio, infatti, già si celebra questo giorno in cui Gesù di Nazaret è finito sulla Croce, come il giorno della vittoria. Per noi è una gioia portare il messaggio a tutti coloro che credevano che Egli fosse stato il Figlio di Dio! Ora è finita con il vostro Gesù; il tempio si è dimostrato il più forte! Ma così com’è finita con il vostro Nazareno, andrà anche con la Sua Dottrina! Per questo siamo qui e pretendiamo dai giudei presenti di rispettare l’ordine del tempio!».
19. Io esclamai indignato: «Basta così, in primo luogo non è ancora dimostrato, e in secondo luogo io sono un suddito imperiale, munito di parecchi diritti. Se provate ancora una volta a patrocinare gli interessi del tempio nella mia casa o tra i miei ammalati e ospiti, vi faccio arrestare e mettere ai ferri!». – Allora non dissero più nulla, ma accesi d'ira lasciarono la mia casa; però non riuscii a sapere se nei loro discorsi c'era qualcosa di vero.
20. Comunque avvenga ciò che vuole, tutto quello che io ho ricevuto da Lui rimane mia proprietà! Gesù rimane mio Soccorritore e mio Redentore! E anche se questo dolore mi atterra quasi, questo non toglie il fatto che tutto ciò che sono ed ho, lo devo soltanto a Lui!
21. Tutti coloro che qui hanno ricevuto aiuto e liberazione dalle loro sofferenze, devono ringraziare la circostanza che soltanto il Signore ha fatto sorgere, con la Sua Potenza meravigliosa, questa casa di cura! Finché io posso ancora parlare lo testimonierò ad alta voce: Egli è il nostro Salvatore, il nostro Soccorritore in ogni necessità! Dove noi non sapevamo come cavarcela nella nostra miseria umana, il Signore ci aiutava in modo meraviglioso. Perciò, sia che Egli viva o non viva, – finché io vivrò qui, avrò cura che non perisca lo Spirito Suo!”.
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Delusione di Ursus
1. Marco si alza e va fuori, e così i due romani rimangono soli.
2. Ursus dice deluso: “Signore e fratello! Con quali grandi speranze ho fatto il viaggio fin qui, per vedere finalmente anche Colui del quale la notizia è già arrivata in tutto il mondo! E ora Egli non deve più esserci? – A che cosa è servito allora il mio sperare e il mio bramare, se rimangono inappagati e lo devono rimanere in eterno? Poiché, c’è un’enorme differenza se ho delle prove tangibili, oppure solo delle supposizioni su Gesù. Con questa Sua fine, sono distrutte tutte le mie speranze!”.
3. Demetrio dice consolante “Qui ci troviamo di fronte ad un enorme mistero. Tutto ciò che tu ora vedi qui, è un Opera del grande Maestro Gesù! Quanti ammalati hanno cercato questo posto per trovare guarigione dai loro acciacchi, e da quanto so io, nemmeno uno solo è andato via da qui insoddisfatto, e questo sebbene il Maestro stesso non fosse presente! In questi mesi di mia permanenza qui ho conosciuto così tanti che anche non hanno visto il Signore, ma la fede in Lui e la consapevolezza che queste Sorgenti salutifere sono Opera Sua, sono bastate per realizzare questi miracoli! Se contrariamente ad ogni aspettativa dovesse dimostrarsi vera questa voce della Sua morte, la mia fede sarebbe tuttavia incrollabile: Egli è il Signore, ed Egli solo rimane la mia grande speranza! Anche ciò che fino ad oggi io non riesco ancora a comprendere di Lui, troverà certamente un giorno la sua soluzione!”
4. Dice Ursus riflessivo: “Questa fede la comprendo bene da parte di coloro che hanno potuto godere qui queste Benedizioni del Suo operare e creare! Io però ho potuto soltanto sentir parlare di Lui e credevo anche in Lui, perché nel mio cuore c’era aperta la porta per i Suoi Insegnamenti, Insegnamenti che superano enormemente ogni altro sapere sullo scopo della Vita! Quando mi fu concesso di portarti qui, strinsi amicizia col vecchio Marco; le sue esperienze maturate e soprattutto la sua vivente partecipazione con tutti gli ammalati, fece sorgere in me questa particolare affezione per lui, e dopo breve tempo eravamo come due fratelli. Ma i suoi meravigliosi racconti su Gesù, che tu quasi sempre hai ascoltato insieme a me, destarono in me il gran desiderio di poter conoscere anch’io questo Gesù! – Ma il dovere imponeva obbedienza! I tuoi ordini mi portarono lontano in Egitto e in Arabia; ma ora che finalmente sono alla meta della mia speranza, devo apprendere che Gesù è morto?! Qual è stato dunque il motivo che mi spingeva così potentemente verso questo luogo? È vero che io sono ancora giovane, e qualcosa può ancora accadere che mi ridoni la pace e tranquillità, ma questa delusione è la cosa più amara che io abbia provato nella vita”.
5. Demetrio cerca di calmarlo e dice: “Ursus, figlio mio! Tu giudichi questa faccenda troppo umanamente e ti procuri un inutile dolore! Io vedo tutto questo già con altri occhi, perché Gesù era certo un Maestro, un Maestro che poteva creare opere che sopravvivono alla vita umana e con questo daranno sempre nuovamente occasione di parlare di Lui! Ma non è questa la cosa potentemente sovrastante in Lui, bensì le Sue Parole, i Suoi Insegnamenti sulle eterne Verità! Essi si ergono fino al Cielo al di sopra di tutti i nostri filosofi conosciuti! Le Sue Parole sono già il Miracolo, poiché esse possono rendere il cuore così felice! Ed anche se personalmente non ho potuto udirLo, mi colmano già di beatitudine i racconti fatti da altri su di Lui. Non passava quasi settimana durante la quale non sentivamo qualcosa di nuovo su Gesù, e tutti si sentivano felici quando il discorso si concentrava su di Lui! Sì, io credo che se venisse di nuovo qualcuno e raccontasse qualcosa di Lui, sono certo che ancora oggi mi renderebbe meravigliosamente felice”.
6. Ursus domanda meditativo: “Come mai che io non ero né felice né soddisfatto quando sentivo qualcosa del Redentore, ma desideravo ancora sempre più con ardente desiderio di poter vedere e parlare soltanto una volta con Lui?”.
7. “Questo dovremmo chiederlo a Marco!”, – dice Demetrio. – “Io però credo che avremo ancora nuove visite, poiché si sente molto movimento nel cortile”.
8. Ursus guarda attraverso la finestra sul cortile e vede due donne e due uomini scendere da un carro; un figlio di Marco li aiuta, si tratta, infatti, di ammalati.
9. “Vengono tanti ammalati nelle terme?”, domanda Ursus al suo signore.
10. Costui risponde: “Sì, Ursus, molti! E ora soltanto so quanta miseria esiste nel mondo. I nostri affari non ci hanno lasciato il tempo di voltarci indietro per vedere il nostro prossimo; ma questi ultimi mesi mi hanno mostrato come non dovremmo essere! È una grande benedizione per gli uomini questo bagno termale! Sì, è una duplice fortuna: una fortuna per il corpo e una fortuna per l'anima; nessuno, infatti, va via da qui che non porti con sé la convinzione: tutto questo è un’Opera di Gesù! Perciò in questi giorni apri bene i tuoi occhi e orecchi, ma ancora di più il tuo cuore! Allora ciò che tu oggi consideri una sfortuna, diventerà ancora una vera fortuna per te”.
11. Il vecchio Marco si assicura che la carovana del suo ospite Demetrio sia ben sistemata; e poi arrivano anche i nuovi ospiti, e questo di Sabato, quindi non sono giudei. Cordialmente egli saluta i forestieri nel Nome di Gesù, il Signore! Questi ringraziano tra le lacrime, e uno dice: “Marco! Tu fedele amico del grande Gesù, che purtroppo non conosciamo ancora, ma apprezziamo! È stata nostra necessità venire nella tua casa di cura, poiché gravi dolori nelle nostre membra ci privano di parecchie ore liete. Noi abbiamo appreso dai nostri amici che in grazia alla Forza miracolosa di Gesù c’è qui una Sorgente che porta a tutti gli ammalati e cagionevoli, aiuto e guarigione”.
12. Marco replica cortese: “Se voi avete la giusta fede e la fiducia nel vero Dio, allora vi sarà portato aiuto! Prima però vogliamo provvedere affinché siate ben sistemati, perché c’è molta gente in casa. Ma ora vorrei ancora sapere chi siete e da dove venite”.
13. Allora prende la parola uno: “Siamo due amici; questi è Gregorio, con sua moglie, ed io sono Filippo, anche con mia moglie. Veniamo da Damasco e siamo mercanti”.
14. “Siate cordialmente benvenuti in casa mia”, – dice Marco, – “e sentitevi come a casa vostra”.
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L’incertezza rende inquieto l’interiore
1. Poi Marco torna nuovamente dai suoi amici romani e riferisce: “Or ora sono arrivati ancora quattro forestieri da Damasco, anche mercanti, come te, fratello mio Demetrio. In questi giorni che sei ancora qui, li raccomando particolarmente al tuo amore e alle tue cure; tu sai, infatti, a causa di quanto ho appreso sul Maestro non ho ancora trovato la quiete interiore. Se soltanto avessimo la certezza! Vorrei recarmi in città; forse lì potrei apprendere qualcosa di più di questi avvenimenti”.
2. “Allora vengo con te!”, – dice Demetrio. – “Perché il mio Ursus ha ancora varie cose da discutere con la sua gente, e prima del calar del Sole saremo certamente già di ritorno”.
3. Entrambi ora vanno in città da un sacerdote amico; ma apprendono che costui è stato convocato a Gerusalemme, perché Gesù di Nazaret sarebbe stato condannato a morte dal tempio. In silenzio essi si recano da un altro amico; ma anche costui è nell'incertezza come essi stessi. Quindi presto sono nuovamente sulla via del ritorno e Demetrio domanda: “Fratello, è stato giusto che ci siamo sottoposti a questo sforzo e siamo andati a Cesarea? Non dovrebbe darci Gesù un segno da cui potremmo riconoscere tale Verità? Mi sembra come se noi due agissimo senza fede”.
4. Marco risponde riflessivo: “Tu puoi anche aver ragione, ma che cosa non si fa per ottenere certezza! Il Signore a dir il vero ha promesso di non lasciarci mai nell'incertezza su qualcosa, anche se non dovesse essere presente! Al contrario, noi dovremmo con questo essere ancora più coscienti e sicuri! Perché lo Spirito del Suo Amore avrebbe colmato i nostri pensieri con Chiarezza dall'alto!”.
5. Demetrio si accorda a lui vivamente: “Vedi, fratello Marco, adesso hai detto il giusto! Lo Spirito del Suo Amore ci colmerà di chiarezza e soltanto con questa chiarezza possiamo superare tutto ciò che ostacola ancora il divino in noi! Mi sembra come se tu fossi in ansia per il Signore, sebbene le tue parole suonino diversamente; ma sforzati una buona volta di superare la tua debolezza umana con la Sua Forza della Chiarezza! Allora manterrai in te, in tutti gli avvenimenti, la tua pace e sarai anche di nuovo il vero capofamiglia per i tuoi ospiti e per coloro che sono affidati alle tue cure. Vedi, la Dottrina di Gesù è stata per me come un messaggio dai Cieli! E la speranza in un’esistenza libera, felice ed eterna non mi permette più di pensare a qualcosa di basso o egoistico! E così devo confessare: grazie a Gesù ho imparato a riconoscere la mia vita in una luce del tutto differente! Vedi, per chi poteva sviluppare da Se stesso una tale sapienza, e mettere davanti a noi tali Opere portentose con la Sua Forza di Volontà, per Lui io non ho paura, anche se Egli volesse andare nel braccio della morte. Certo, ogni separazione è causa di dolori! Ma il Suo Spirito non dovrebbe poter riedificare i Suoi? Se noi crediamo in Lui, crediamo anche nel Suo Messaggio della Vita eterna! – E questa Vita sta certo al di sopra di ogni morte! Questa Sua Vita deve estirpare la morte!”
6. Marco guarda il suo amico con tanto d’occhi e pensieroso dice con ammirazione: “Prima ci si dà tanta fatica per insegnare a voi forestieri un giusto concetto di Dio! E poi diventate più di un amico e fratello; anzi diventate veri sacerdoti per noi! Le tue parole mi hanno fatto bene! Mai vogliamo dimenticare quello che il Signore ha fatto per noi!”
7. Demetrio però gli replica: “Caro Marco! Voi parlate sempre di ciò che il Signore ci ha fatto! Per me però è anche molto importante: che cosa devo fare ora io? Se Gesù dovesse essere andato via spontaneamente da questo mondo, noi non dovremmo sentirci così abbattuti, così da diventare inattivi a causa di ciò! Sarebbe un gran brutto ringraziamento nei Suoi confronti se i Suoi seguaci fossero solo afflitti e lasciassero il campo ai nemici della Sua Dottrina! Noi dobbiamo camminare nelle Sue Orme ed aiutare tutti gli uomini che cercano la Verità a conoscere Gesù e la Sua Dottrina!”
8. “Fratello mio Demetrio! Hai parlato giustamente!”, – risponde Marco. – “Le tue parole hanno ridato equilibrio all’anima mia e nuovo coraggio per testimoniare di Lui! Ma pensa, ora sono improvvisamente convinto che la Sua morte è realtà! Sì, soltanto adesso comprendo gli accenni da Lui fatti tempo addietro su ciò! Ma come la prenderanno i nostri ospiti e tutti gli ammalati della casa? Se solo sapessi se devo ancora tacerlo!”.
9. “Fratello, fratello!”, – risponde Demetrio. – “Anche se Gesù è morto, Egli rimane ancor sempre Lo stesso per me! Perché la Sua Opera e il Suo Spirito continuano a vivere! Quanto spesso hai esaltato il Suo Amore e la Sua Misericordia, così che in tutti noi divenne vivente il grande desiderio: Oh, se venisse il Signore anche da noi! Se qui avessimo qualcosa di che lamentarci, allora sarebbe soltanto per il fatto di non averLo visto né parlato con Lui! Però anche a ciò noi passiamo sopra, poiché il Suo Amore e la Sua Misericordia ci ha restituito la salute, chiamando all’esistenza questa Sorgente salutare! Di Lui non ci occorre altro che il sapere: qui il Signore e Maestro Gesù si è creato un monumento che né i Suoi nemici né la Sua morte possono distruggere! Perciò, caro Marco, dimostra anche tu a tutti che la tua fede in Gesù e il tuo amore per Lui sono rimasti gli stessi! Ma per quello che ho già imparato adesso ed anche percepito in me, e che costituisce una rara fortuna, è di essere vivificato dallo Spirito Suo! Per questo sento in me una vita totalmente nuova, vita che era fino adesso sconosciuta”.
10. “Mio caro amico e fratello!”, – risponde Marco. – “Com'è bello che sei qui e puoi fortificare ciò che è diventato debole in me! Ora sento già come una nuova gioia vuole risvegliarsi in me e mi dà la necessaria forza d'animo per servire i miei fratelli! Sì, sento di nuovo un terreno solido sotto i miei piedi e non temo più niente”.
11. “Allora”, – risponde serio Demetrio, – “finché sono ancora qui restiamo uniti e sosteniamoci l’un l’altro! Io temo, infatti, che avrai ancora da sostenere una situazione difficile. I templari non lasceranno niente di intentato per scuotere la fede nel nostro Gesù!”. – In silenzio percorrono il breve tratto di strada e presto sono nuovamente arrivati a casa.
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La certezza di Marco: “Egli vive!”
1. Con tensione Ursus aspetta i due amici; allorquando non scorge nessun turbamento o dolore sui loro volti, subito domanda che cosa sono venuti a sapere.
2. Demetrio risponde un po’ evasivo: “Nulla, figlio mio che abbia potuto scuotere la nostra fede o la nostra fiducia in Gesù! In Cesarea sono nell'incertezza, tanto quanto lo eravamo noi, ma noi ora sappiamo che il Maestro vive, poiché uno Spirito simile non può morire!”. – Il giovane romano guarda incredulo il suo signore, perché queste parole gli sembrano assolutamente incomprensibili, allora Demetrio continua a parlare: “Tu sei sorpreso delle mie parole, eppure esse vengono dal mio cuore che è pieno di fiducia e di certezza. Ma non vogliamo prevenire al padrone di casa, egli troverà le giuste parole per tutti”.
3. Anche i figli di Marco attendono il padre loro, perché il tempo per il pranzo in comune nella grande sala è venuto. Con cuore lieto gli ospiti si scambiano i saluti, e i quattro nuovi arrivati sono presentati; Marco prega Demetrio di occuparsi particolarmente dei due mercanti. Dopo una breve preghiera si comincia a mangiare; Demetrio s’intrattiene con Filippo e Gregorio su faccende inerenti agli affari, finché qualcuno pronuncia la parola ‘Gesù’, e come se questo Nome operasse una segreta forza d'attrazione, tutti guardano verso colui che l’ha pronunciato, il venerando, canuto Geremia.
4. Egli, quando si accorge che gli occhi di tutti sono rivolti a lui, continua a parlare: “Sì, si parla di Gesù, il Maestro! Colui che nel Suo grande Amore creò per tutti gli ammalati questa casa della speranza. Con la speranza della guarigione sono venuto qua anch'io, poiché prima non avevo il coraggio di rivolgermi a Lui direttamente. A Lui soltanto sia il ringraziamento! Ora sono guarito al punto che posso presto recuperare ciò che finora mi sono lasciato sfuggire. La mia prima premura, appena andrò via da qui, sarà di andare a trovare il grande Maestro e Salvatore ed esprimerGli la mia gratitudine”.
5. “Amico mio e fratello Geremia”, – risponde Marco, – “se tu proprio sul serio vuoi ringraziare il buon Salvatore, non c'è bisogno della fatica di andarLo a cercare, ma nel profondo più intimo del cuore ogni uomo può entrare in vivente comunione con Lui, questa via silenziosa sulla quale così spesso Gesù ci ha rimandati. Per questo il Maestro rivolse a noi le energiche Parole: «Ringraziate in e con il vostro cuore! Ma se volete portarMi amore, allora avete sempre intorno a voi fratelli e poveri che hanno molto bisogno del vostro amore!». – Cari amici e ospiti della casa”, – commosso Marco continua a parlare, – “ora mi sento obbligato, col cuore pesante, di comunicarvi: il nostro buon Salvatore Gesù come uomo non è più tra noi! Sì, egli deve esserci stato tolto con una morte violenta”. – Poi aggiunge ancora: “Il Signore solo sa di tutte le cose! Egli troverà i mezzi e le vie per darci ulteriori chiarimenti, affinché non più dubbi, angoscia e timore scuotano la nostra fede in Lui”.
6. Come impietriti tutti i presenti guardano in silenzio a Marco, finché alcuni chiedono spiegazioni più precise su come sia potuto succedere questo.
7. Marco però dice: “Cari fratelli, ascoltatemi! Anche noi siamo ancora senza notizie precise! Due templari mi hanno portato oggi la notizia quasi credibile, ma evidentemente soltanto per derubare i nostri cuori della quiete e della pace! E perciò all'inizio non potevo accettarla come verità! Ma se cerco nel mio cuore, allora trovo che può essere proprio verità! Una volta, infatti, il Maestro mi rivolse le gravi Parole: «Affinché la misura sia colma, Io devo ancora sopportare il peggio, altrimenti l'umanità non potrà essere salvata!». O amici, per quanto quest’avvenimento possa sembrarci incomprensibile, io sento tuttavia che dietro a questo c’è la Volontà di Dio, alla Quale il Maestro s’inchinava sempre volentieri! Perciò, cari fratelli, inchiniamoci anche noi in umiltà a questa Volontà di Dio, Volontà che sta al di sopra di ogni cosa, e la Sua Pace entrerà di nuovo nei nostri cuori”.
8. Tutti sono interiormente scossi e silenziosi. Allora Demetrio sente come se qualcosa di santo lo attraversasse, come una luce splendente che suscita in lui piena chiarezza! E raggiante esclama pieno di vita: “Amici miei, io sento ora in me: ogni sgomento si tramuterà ancora in gioia! Poiché vedete: per il potente operato di Gesù presso noi ammalati era certo lo stesso se Egli era presente oppure no! E tale e quale sarà ora per Lui, se Egli è un uomo oppure non più! Per noi era solamente importante che Egli stesse come Uomo tra noi, affinché potessimo vederLo e sentirLo con i nostri sensi. Il nostro amico Marco non ci ha raccontato che un giorno si trovavano degli angeli in questa casa in forma umana visibile, e questo per la Volontà di Gesù!? E quindi Egli è un Signore anche su tutti gli angeli nel mondo invisibile. Già percepisco qualcosa in me della Sua nuova Vita, Vita che il Signore vuole donare a tutti noi! Perché vogliamo essere ancora afflitti? Anch'io non L'ho ancora visto o parlato con Lui, ma nel cuore mi sento, nonostante ciò, intimamente unito con Lui! Non parla quest’opera, questa casa di cura miracolosa, già da sola della grandezza della Sua Forza di Volontà e così del Suo Amore soccorritore per tutti gli uomini? Chi poteva fuori di Sé creare qualcosa che è possibile soltanto ad un Dio, e deve perfino aver resuscitato i morti, deve stare veramente elevato anche sulla propria morte! Il mio ardente desiderio di vederLo non è diventato minore, bensì maggiore! E così vivo già ora nella certezza: anch’io lo vedrò, come Lo hanno visto Marco e i suoi!”
9. Titubante il canuto Geremia rivolge la domanda a Demetrio: “Caro amico, e amico della casa di Marco, che cosa ti dà il diritto alla speranza che anche tu vedrai ancora Gesù? Sei convinto che Egli, quale il Signore, verrà incontro ai tuoi desideri così come tu lo immagini? Per me ogni speranza è ridotta al nulla, poiché un giorno io non ho saputo apprezzare questo Amore del Salvatore, e non volevo credere alle Sue Parole! Soltanto la mia sofferenza mi ha guarito della mia incredulità, e per questo io sento doppiamente il dolore di non poter più chiederGli perdono”.
10. Risponde Marco: “Caro fratello, ti tormenti inutilmente! Credi forse che Gesù, il Quale conosceva ogni cosa, non sappia anche che ti sei pentito della tua incredulità nei Suoi confronti? Credi tu veramente che saresti stato guarito se il Signore di ogni Vita ti serbasse ancora rancore per la tua insensibilità? Non soltanto chi crede alla forza miracolosa di questa sorgente troverà la guarigione, bensì ognuno che crede in Gesù quale il Signore e nella Forza del Suo grande Amore può trovare guarigione in qualsiasi luogo! Cari fratelli e presenti tutti! Quanto ero spezzato interiormente quando i due templari mi portarono la notizia triste oltre ogni dire, e ancora mi sferzarono con scherno, essi, infatti, sapevano che Egli era il nostro fedelissimo Amico e Soccorritore! Vedete, ora devo soltanto al Signore di avermi messo a fianco questo mio amico Demetrio, le cui parole mi hanno subito di nuovo riedificato e fortificato interiormente. È stato lo Spirito di Gesù e il soffio del Suo Amore che nel cuore mi è sorta la certezza guaritrice: Egli vive! – sebbene secondo il Corpo poteva essere ucciso! Ora posso anch'io testimoniare di Lui dal mio essere più intimo ed esclamo a tutti voi: sì, Egli vive! Ciò che può sembrare incomprensibile a tutti gli spiriti, a tutti gli angeli ed uomini, è diventato magnifica realtà: il Maestro vive e rimarrà in eterno il Signore su ogni Vita e su ogni morte! Vedi, fratello Geremia, un giorno ti era incomprensibile il senso del Suo Discorso; ora ne sei inquieto e credi che Gli dovresti per questo chiedere perdono! Io però oggi ti dico: spera in Lui! Credi nel Suo risanante Amore per tutti gli erranti e scegliti questo Amore come modello della tua vita! Allora si desterà anche in te una nuova vita e nuovo intendimento che vorrà adempiere dei compiti completamente differenti, vale a dire: servire Lui e nel Suo Spirito consolare i fratelli che qui sono ancora schiacciati e pieni di dubbio sulla morte Sua!”
11. Ursus tende gli orecchi ad ogni parola; all'improvviso esclama tutto agitato a Marco: “Questo non è davvero più comprensibile, come tu, caro Marco, parli ora della morte di Gesù! Questo suona come se ti fosse qualcosa del tutto naturale che Egli sia dovuto morire, Egli che ha aiutato voi e così tanti altri! Io devo comunque crederti che Egli vive lo stesso! Ma perché è finito sulla Croce? Questo è il modo di morire più triste e amaro che si poteva immaginare, e i criminali tremavano quando sentivano una tale sentenza. E questo vostro Salvatore e Amico è finito sulla Croce? No, questo è troppo, non lo posso comprendere! Io sono passato su parecchi campi di battaglia, ho portato a qualche moribondo un sorso d'acqua, non importa se amico o nemico; e anche se mi affliggevo profondamente che gli uomini si uccidessero l’un l’altro con le loro armi, dicevo per consolarmi: siete morti in battaglia per gli interessi della vostra patria! E nutrivo in me la speranza per tempi di pace. Quando poi conobbi la meravigliosa Dottrina d'Amore di Gesù e le Grandi Opere della Sua Forza di Volontà, in me germogliò una nuova speranza per tempi di pace e ricchi di benedizioni! E l'Amore e l’ardente desiderio verso questo grandissimo Amico degli uomini crescevano sempre più potentemente, così che io stesso, lontano dal paese dei giudei, nutrivo la gioiosa fiducia di vedere una buona volta Gesù! Come ero pieno di gioia, quando dopo aver compiuto il dovere ritornavo a Cesarea! Come un gioco erano superate tutte le difficoltà, perché ora si andava all'incontro con Gesù! Ma la prima ora trascorsa nel luogo dell’ardente desiderio mi portò la notizia: Gesù non è più tra noi! Perdonate la mia agitazione, ma dovevo parlare come mi detta il cuore! Con la notizia ‘Il Redentore è morto!’ – è morto anche il mio ardente desiderio! Perché il mio amore e la mia brama toccavano ad Un vivente, ma ad un morto appartiene soltanto il ricordo! Se la Sua Opera continua a vivere non calma il mio desiderio per Lui, può soltanto ravvivare il mio ricordo, il mio pensiero per Lui! Perciò amici, perdonatemi se non posso unirmi alla vostra opinione; devo prima superare il mio dolore, la mia amara delusione! Lasciatemi da solo per alcune ore, soltanto nella solitudine ritroverò la mia quiete!”.
12. Ursus va verso la stalla, imbriglia il suo stallone e dice all'animale: “Amico mio e compagno! Anche il tuo mutismo è per me un linguaggio affettuoso; nella gioia e nel dolore, infatti, noi ci comprendiamo! Ascolta: il mio migliore Amico non c’è più! Vieni, debelliamo il dolore e cerchiamo di ritrovare nella quiete della natura l'equilibrio interiore”. È come se l'intelligente animale avesse percepito l’afflizione del suo signore; poggia il capo al suo petto ed emette un lieve nitrito. Ursus lo accarezza con le due mani e capisce: il mio amico mi ha compreso! – Egli apre la porta e parte al galoppo.
13. Nella sala si è alquanto sorpresi sul comportamento del giovane romano, ma Demetrio dice: “Miei cari! Lasciatelo che se la sbrighi da solo! Egli è uno di quei tipi forti che non hanno bisogno di nessuno all’infuori di se stessi! La sua immensa brama per Gesù viveva in lui in modo così potente che ogni parola che sentiva del grande Maestro, trovava in lui conferma vivente! Egli dà minore importanza alle Opere miracolose di Gesù che alla Sua Dottrina. Il Messaggio di Gesù del grande amore per gli uomini gli divenne un luminare, per lui era qualcosa che rendeva tutta la vita ricca di contenuto! Così crebbe in lui il grande desiderio di mettersi in personale contatto con il Creatore di questa nuova Dottrina d'Amore e di Vita! Rispettiamo il suo dolore! Il Maestro troverà anche per lui la ragione”. Dopo di ciò ancora tutti rimangono insieme conversando animatamente.
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Il conflitto interiore di Ursus
1. Ursus invece cavalca fuori nella notte, lungo il lago, con un doloroso conflitto nel cuore. La Luna risplende nel pallido chiarore, e le stelle rivelano la loro presenza con scintillio e splendore. Egli giunge ad una baia dove diversi pescatori si affaticano a tirare a riva la loro pesante rete; Ursus smonta da cavallo e senza por parole aiuta a portare al sicuro la ricca pesca. I pescatori ringraziano con semplici parole, ma Ursus dice: “Cara gente! Era proprio necessario portarvi aiuto; infatti, ho visto come le vostre forze non bastavano”.
2. “Signore”, – dice uno di loro, – “oggi è stato Sabato e non abbiamo ancora assaggiato nulla, eccetto che al calar del Sole un pochino di pane e un sorso d’acqua. I pesci sono stati ordinati per un banchetto e non c'era da perdere tempo. Con l'inizio della notte siamo usciti ed abbiamo portato a casa un buon bottino; Jehova ha benedetto il nostro lavoro! Ma è permesso domandare, signore, dove volete ancora andare con questo buio? Di notte è pericoloso viaggiare, ci si può facilmente smarrire”.
3. “Amici miei”, – risponde Ursus, – “io non ho nessuna meta! La notte mi ha indotto a cercare ciò che ho perduto di giorno”.
4. “Signore”, – dice un pescatore, – “voi avete un concetto errato, tornate indietro, domani, infatti, si troverà più facilmente il perduto. Di giorno anche l'animo diventa nuovamente più lieto; poiché tu, giovane amico, porti cordoglio nel cuore”.
5. “Amico mio”, – domanda Ursus, – “come mai parli di questo? Se tu sapessi ciò che mi opprime, forse soffriresti così anche tu! Perché, ciò che io ho perduto si chiama: Gesù di Nazareth!”.
6. “Signore, signore!”, – esclama il pescatore, – “come potrebbe essere possibile? Perché non soltanto io, ma tutti coloro che sono qui ed anche tutta la mia casa conosce Gesù di Nazareth, e Gli siamo debitori di molta gratitudine per tutti i benefici che Egli ci ha fatto. Tu vuoi aver perduto Gesù? Questa è un’impossibilità! Poiché chi è venuto una volta in contatto interiore con Gesù ed ha potuto sperimentare tutta la pienezza del Suo Amore santificante, non perderà mai più il Redentore Gesù! Ogni pensiero rivolto a Lui basta già a rendere felice! Un pensiero a Lui è come il divampare di una nuova vita che riscalda e supera ogni meschinità! E questa vita bisogna perderla di nuovo? Devo sempre e sempre pensare a Lui! PerderLo significherebbe non poter più pensare a Lui!”.
7. “Amico”, – dice Ursus, – “ma è proprio così come ho detto; io ed anche voi ora avete perduto Colui che vi ha fatto tanto di bene! Gesù, infatti, non c’è più!”
8. “Signore! Non prendetevi gioco di noi!”, – esclama il pescatore. – “Questa sarebbe la più grande disgrazia del mondo se il Redentore Gesù non dovesse più vivere! Ma abbiate un momento di pazienza, i miei fratelli hanno ancora bisogno di me, poi sarò nuovamente qui”.
9. Ursus osserva ora come i pescatori assicurano la rete sopra ad un palo, in modo che i pesci racchiusi in essa rimangano nell'acqua; la barca però la tirano completamente a terra. Poi viene il vecchio pescatore e dice: “Signore, non lontano da qui c'è la mia abitazione, vieni da noi; qui, infatti, si tratta anche per noi del Supremo, di Gesù! Uno di noi può prendere in cura il tuo cavallo”.
10. “Bene”, – risponde Ursus, – “posso rimanere ancora un po’ di tempo presso di voi! Certo il vecchio Marco potrebbe preoccuparsi se rimanessi fuori di casa sua per tutta la notte”.
11. Dopo alcuni minuti arrivano alla casa ancora debolmente rischiarata. Ursus dà un piccolo colpo sul collo del suo cavallo e dice: “Sta quieto e aspetta qui!”.
12. Il pescatore quasi non può credere che si potesse dare anche ad un cavallo un comando e chiede: “Signore, l'animale ha forse compreso le parole? È la prima volta che vedo questo”.
13. “Amico mio”, – dice Ursus, – “presso i popoli del deserto non è una rarità che gli animali sono quasi più intelligenti degli uomini. Questo animale è un dono di un sovrano arabo, al quale ho potuto rendere grandi servigi. Esso è intelligente ed è il mio migliore compagno; infatti, comprende la mia gioia come anche il mio dolore. Prova a smuoverlo, e vedrai, non ti riuscirà”.
14. Incredulo il pescatore lo guarda, poi gli dice: “Signore, sarà proprio così! Esistono anche dei pesci intelligenti, se ne potrebbe raccontare qualcosa”.
15. La moglie del pescatore apre la porta e guarda stupita l'ospite forestiero, ma il pescatore dice: “Donna, lasciaci soli, il signore ha poco tempo, tutto il resto lo saprai domattina!”.
16. Ora entrano nel grande spazio che profuma di legno e di pesci, ma Ursus con uno sguardo costata che tutto è pulito e in ordine. Il pescatore lo invita: “Venite, signore, accomodatevi e raccontate ciò che vi preoccupa tanto”.
17. E Ursus racconta ciò che ha sentito da Marco su Gesù. Il vecchio pescatore però dice: “Signore, tutto questo è ancora solo una notizia, notizia che potrebbe anche non essere vera. Gesù è certo un Signore ed ha un braccio molto forte! Quasi ogni giorno sentiamo da viaggiatori o da coloro che hanno trovato guarigione alle terme, la Sua Lode! Perciò non mi preoccupo! Egli è il Signore e rimane il nostro grande Soccorritore in tutte le necessità”.
18. “Caro amico”, – dice Ursus, – “voi vi aggrappate a qualcosa che non c’è più! Credete ancora in un morto?”.
19. Il pescatore però gli controbatte serio: “Egli stesso ci ha insegnato che Egli è la Vita, e chi crede in Lui può ricevere da Lui questa Vita! Inoltre la Sua bocca pronunciò queste Parole: «Se voi rimanete nel Mio Spirito, allora rimaniamo uniti e la Mia Benedizione vi accompagnerà in ogni vostra azione!» Signore, guardate la benedizione di questa notte! Essa è la prova: il nostro Gesù vive!”.
20. “Amico”, – risponde Ursus, – “le tue parole sono per me incomprensibili quanto lo sono quelle degli altri! Se l'Uomo sul Quale io ho messo tutta la mia speranza non c’è più, che cosa posso ancora sperare di Lui? Voi sostenete: Egli vive! I templari però sostengono che Egli sia morto! Così abbiamo affermazione contro affermazione! Tutto ciò che Egli era per voi, dovrebbe esservi stato tolto con la Sua morte”.
21. Il pescatore dice pensieroso: “Giovane amico, se tu sostieni di aver perduto Gesù, non è giusto! Poiché ancor mai tu avrai percepito qualcosa della meravigliosa Vita di Gesù in te! Noi siamo soltanto semplici pescatori, ma ti dico solo questo: mi sembra come se voi consideraste Gesù un uomo comune, al quale vi siete affezionati con tutto il cuore, all'incirca come ad una giovinetta che qualcuno si è scelto per sposa. Certo, la sposa può morire; allora tu l'hai perduta! E la morte ne è la causa. Ma il Maestro e Redentore Gesù di Nazareth non è soltanto un Uomo, ma è Dio il Signore, il Quale ha Potere su tutte le potenze e su tutti gli elementi! Noi siamo stati Suoi testimoni quando Egli comandò alla tempesta e ai flutti di calmarsi, e glorifichiamo perciò la Sua Potenza e grande Magnificenza! Noi sappiamo quando i Suoi nemici attentarono alla Sua Vita, Egli non temette, bensì fece venire tempesta e vento, tanto che questo lago somigliò ad una caldaia ribollente, così che la nave nemica venne a trovarsi nel massimo pericolo, e la paura dei Suoi persecutori convinsero chi Egli fosse! Egli è un Signore sulla Vita e sulla morte! Di conseguenza non possiamo credere alla Sua morte. Potrebbe darsi che Egli non avesse più bisogno di tutto l'umano ed ha deposto per questo il Suo Corpo, ma allora, giovane signore, allora Egli è soltanto Magnificenza pura! Ma il Suo Amore per noi rimarrebbe comunque lo stesso! Con la Sua morte, infatti, questo Amore ci rivelerà solo ancora di più la Sua vera Magnificenza!”.
22. Pensieroso Ursus risponde: “Voi siete per me un mistero che non riesco ancora a sciogliere; Gesù – un Dio? Da questo lato non me Lo sono mai immaginato ancora”.
23. “Signore”, – spiega ancora il pescatore, – “Gesù non Lo si può immaginare, perché tale immaginazione non afferra l'Essenziale di Lui! Ma si può spesso percepire la Sua Presenza molto chiaramente! E, come io lo sento ora, tutto il mio interiore viene colmato con santa Vita proveniente da Lui, e in me percepisco chiaramente la Sua Voce: «Abbi giusta pazienza! Tuo fratello Mi ama con sincerità e intimamente»”.
24. “Che cosa dici”, – chiede sorpreso Ursus, – “tu percepisci in te le Sue Parole? Nel vostro entusiasmo voi andate così lontano che, se sentite qualche moto interiore, credete già che debba essere il vostro Gesù?”.
25. Il pescatore conciliante: “Signore, voi siete ancora così giovane, e precipitoso nel giudicare; noi alla nostra età siamo più prudenti e perciò siamo pazienti nei tuoi confronti; ma ricorda: se Gesù è morto – e come i nostri antenati è rimasto nel sepolcro, – allora anche noi un giorno moriremo senza raggio di speranza in una vita eterna! Se invece Gesù è passato attraverso la morte per entrare nella Vita eterna, allora anche noi che crediamo in Lui, un giorno non rimarremo nella morte, bensì vivremo con Lui nel Suo Regno pieno di inesprimibili Magnificenze! Questo ce lo ha insegnato la Sua santa bocca, e le Sue azioni hanno testimoniato che le Sue parole non erano discorsi vuoti, ma che Egli era l'Annunciatore e Interprete delle eterne Verità di Vita! Certamente, per te mancano ovvie conferme; per me esse non sono necessarie, perché io so: Egli vive e rivela in me la Sua stessa Vita!”.
26. Ursus ora prega: “Amico, perdona la mia durezza! Sento che la tua bocca annuncia la Verità! Ma che cosa si può fare affinché anch'io possa convincermi: Egli vive! Marco e il mio padrone parlano di un certo Lazzaro di Betania, devo andare da lui per ottenere delle conferme?”.
27. Il pescatore risponde: “Giovane amico, per giungere fino a Betania, ci vuole una mezza settimana; e d’altra parte ti servirebbe poco! Perché se tu non riesci a credermi sul serio, non crederesti nemmeno a Lazzaro. Ma or ora, Gesù, il Signore, ti dice attraverso di me: «Cerca con il tuo cuore!». Allora potrai contemplarLo ed essere anche compenetrato da questa nuova Vita proveniente da Lui. Vieni ogni qual volta ti spinge il tuo cuore nella nostra modesta capanna; noi saremo sempre disponibili per te! Ora però abbiamo bisogno di riposo, e anche a te il riposo sarà necessario”.
28. Con brevi parole di ringraziamento Ursus si separa dagli anziani pescatori, porta il suo cavallo per la briglia e ritorna a passo lento verso il possedimento del vecchio Marco; il viaggio dura più di un'ora. Ma nel suo interiore il violento conflitto non è ancora eliminato: un morto vive ed annuncia che non esiste la morte, né per Lui né per i Suoi seguaci! Da lontano egli scorge un lume acceso, lume che Marco ha fatto mettere alla porta per facilitare al suo ospite la via del ritorno. Il figlio più anziano aspetta il romano e si occupa del suo cavallo; Ursus tuttavia si sente solo e abbandonato; a lungo osserva ancora il cielo stellato, finché il giorno che si avvicina fa impallidire le stelle.
29. In questa notte egli decide di non riposare, e attendere finché non ha approfondito il mistero intorno a Gesù. Per lui è inconcepibile: Gesù come Uomo e come Dio? Veramente Marco aveva già spesso accennato che in Lui ci fossero delle Forze divine in ogni Potenza e Magnificenza! Ma che Gesù fosse Dio, questo non l’ha ancora sentito! ‘Chi ha provato una volta l'Amore di Gesù, non Lo perderà mai più!’ –
30. Queste parole gli vengono continuamente alla mente. Il pescatore, la casa di Marco, tutti sono partecipi di questo meraviglioso Amore di Gesù, per la qual ragione si sentono così uniti con Lui. Ma come sta oggi egli nei confronti di Gesù? “O Gesù!”, – così Ursus parla a se stesso. – ‘Perché sei dovuto morire ed abbandonare coloro che si struggono nel desiderio di Te? Perché, perché, o Gesù, non hai fatto uso delle Forze dimoranti in Te? O Dio di eternità in eternità! Non lasciarmi ricadere ancora nel paganesimo; perché allora tutto diventerebbe deserto e tenebroso in me! La Tua Bontà e la Tua Giustizia facciano di me un uomo felice ancora!’.
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“Se cerchi certezza e pace, cerca in te!”
Il pescatore Hiram alle terme
1. La casa si rianima, mani diligenti preparano già la prima colazione; Ursus va giù dalla sua gente che già rifocilla gli animali. I mori non riescono a contenersi abbastanza per la loro gioia, dal momento che qui non sono considerati degli estranei, ma sono rispettati come uomini e fratelli, ed Ursus si rallegra con loro per questa notizia, ma pensa: ‘Perché io non sono contento come questi uomini?’, e amarezza si posa sulla sua anima ferita.
2. Esce e va verso il lago, dove il quieto sussurro delle onde e il dolce ronzio degli insetti lo guidano nel silenzio interiore. È come se ora al suo orecchio non giungesse più nulla dall'esterno, bensì come se una voce salisse in lui: «Se cerchi certezza e pace, cerca in te! Tutti gli uomini e il loro amore ben intenzionato per te sono senza valore se non si apre la porta che conduce al mondo del tuo io! Perciò, mantieniti quieto fin nel tuo tempio interiore!».
3. Ursus si volta: sono queste parole o sono soltanto pensieri? Ma da dove, da dove sono venute? ‘Mantieniti quieto fin nel tuo tempio interiore!’. – – “Sì, lo voglio davvero!”, dice sospirando a se stesso, “ma per raggiungere questo mi deve certo ancora aiutare il vecchio Marco!”.
4. Allora vede venir da lontano il vecchio pescatore Hiram; Ursus gli va incontro e il vecchio lo saluta: “La pace sia con te!”.
5. Ursus ringrazia e dice: “Sì, di questa avrei bisogno! Perché questa notte è stata agitata, e il sonno è rimasto lontano da me”. –
6. Hiram risponde: “Non vogliamo entrare in casa e discutere con Marco le notizie giunte da Gerusalemme? Non ho ancora parlato con nessuno di quanto tu mi hai raccontato ieri, potrebbe, infatti, anche essere una manovra ingannevole del tempio”.
7. Ursus domanda stupito: “Vengono anche a te dei dubbi? Questa notte hai parlato diversamente”.
8. “Oh no!”, – risponde il pescatore. – “Ma è dovere di ogni uomo esaminare le voci che circolano per evitare errori! Perché un errore può ancora distruggere qualche nuova vita per quanto accuratamente protetta”. Entrambi rientrano ora in casa e sono cordialmente salutati da Marco: “Che cosa ci porti, fratello Hiram? Hai bisogno di qualcuno dei miei? Tu non vieni così presto senza motivo!”.
9. “No fratello Marco”, – dice Hiram. – “Il motivo è questo tuo ospite. Questa notte è stato nella mia casupola e mi ha parlato di un avvenimento appena credibile accaduto in Gerusalemme”.
10. “Allora tu già sai”, – domanda Marco, – “cosa mi hanno portato i templari? Ma non c’è ancora niente di così certo”. –
11. “È certezza, fratello Marco!”, – risponde serio Hiram. – “Il Signore me lo ha rivelato stamattina presto! Ma come già spesso, portai dei dubbi; io, infatti, vidi il Signore con mani e piedi trafitti, ma con il volto raggiante! Credevo che fosse soltanto una visione onirica! – Ma ora che ho guardato nei tuoi occhi, fratello Marco, mi è diventata certezza interiore!”.
12. Marco gli replica: “Anche tutto il mio interiore si ribellò a questa notizia e fu scosso fino nel fondamento. Ma allora mi venne Gesù stesso in aiuto attraverso uno dei miei ospiti[2], e ora sono tranquillizzato, infatti so che Egli vive e ci proteggerà anche in avvenire con la Sua Grazia e il Suo Amore!”.
13. “Allora tutto va bene!”, – dice Hiram. – “Anch’io so che Egli vive e vivrà in eterno! Questo giovane amico però è ancora pieno di pensieri dubbiosi! Perciò, fratello Marco, non vogliamo mandare qualcuno a Betania? Tu sai che senza il tuo fraterno consiglio non vorrei intraprendere nulla; ma qui vedo la necessità di andare a fondo di quanto è accaduto”.
14. Replica Marco: “Fratello Hiram! Questa notte il sonno si è allontanato dal mio giaciglio, e tutte le mie riflessioni e pensieri erano rivolti al Signore! Per questo sono abbastanza in chiaro che posso affrontare tutto tranquillamente! Il fratello Lazzaro insieme ai suoi discepoli troverà i mezzi e le vie per informare tutti gli amici! Noi aspettiamo e siamo consapevoli: il Signore conosce i Suoi! Egli tramuterà tutta la nostra tristezza nuovamente in gioia!
15. “Ma, amici!”, – esclama Ursus agitato, – “voi trattate la morte di Gesù con una naturalezza come se fosse già un fatto dimostrato! Non potrebbe essere che il tempio volesse sfruttare questa notizia soltanto per il proprio vantaggio, per scuotere negli amici di Gesù il meglio, la fede in Lui?”.
16. “Qui ti sbagli, giovane amico”, – replica serio Hiram, – “la fede in Gesù dona una vivente forza e una certezza che nessuno ci può togliere! Dove il nemico della vita può ancora agire dividendo, là Gesù non è ancora penetrato nella vita. Molti, molti hanno visto e sentito Gesù, ma non hanno accolto nella propria vita interiore il Suo Spirito e il Suo Amore, e così non hanno provato nulla della Sua Pienezza di Vita! Ma coloro che hanno creduto in Lui, hanno provato la Sua Magnificenza e non vogliono più restare senza questa nuova Vita piena di Grazia proveniente da Lui! Perciò sta tranquillo! Il Signore conosce i Suoi e li ama anche!”.
17. Ora arrivano gli ospiti e si riuniscono per la prima colazione. Sono lieti di salutare il vecchio Hiram, perché questo fratello ha già dato pane proveniente dal Cuore di Gesù. Marco prega il fratello Hiram di impartire la benedizione del mattino; Hiram si alza, solleva le mani verso l’alto e dice: “Oh, Tu benevole e amorevole Padre! La notte, nella quale Tu ci hai pietosamente protetto dal male è passata. Il giorno è venuto e ci annuncia che la Luce è dono Tuo, affinché noi potessimo vivere! O Signore! Tu Luce proveniente dalla Vita di Dio! E Tu Vita proveniente dall'Amore divino! Sii Tu anche in questo giorno con noi e in noi, poiché senza di Te non percepiamo nulla di questa Vita! Dal Tuo Amore e dalla Grazia Tua abbiamo riconosciuto che Tu stesso sei questa nuova Vita! Benedicici, affinché anche noi possiamo a nostra volta benedire! Amen! I cibi però benedicili Tu per noi dalla Tua Forza e Magnificenza! E la Tua Volontà divenga sempre di più anche la nostra! Amen!”.
18. “Amen!”, rispondono tutti. E ora i figli di Marco intonano un salmo: “Signore, Tu eterno e magnifico! Tua è tutta la Potenza e ogni Vita! Noi siamo Tuoi. E come Tua Proprietà noi vogliamo vivere secondo la Tua Volontà! Ma Tu sii con noi! Perché senza di Te nulla possiamo! La Tua Forza ci fortifichi e la Tua Magnificenza si manifesti al debole amore nostro”.
19. Soltanto adesso gustano tutti il pasto preparato; poi Hiram dice: “Amici miei, e anche fratelli miei! In me sento un potente impulso di annunciarvi che il nostro Dio ed eterno Padre, nel Suo infinito Amore e Misericordia, si è compiaciuto di dare a noi uomini quello che c’è di più grande e meraviglioso, la Sua Vita divina! Nella forza e piena freschezza di vita noi tutti possiamo porgerci le mani come fratelli, se ci impossessiamo dello Spirito che il Maestro portava dentro di Sé e Lo ha mosso a sacrificare Se stesso per noi e per tutti gli uomini! L'ora della morte del Maestro è l'ora di nascita di una Vita totalmente nuova per noi e deve portare alla resurrezione di tutte le Forze dello spirito, forze che giacciono ancora nascoste nei cuori di tutti gli uomini! Tutto il divenire però necessita del suo tempo. Gesù è morto come Uomo per tutti gli uomini, per togliere, per tutte le Eternità, lo spaventoso alla morte! Ma soltanto il suo Umano ha attraversato la morte, la Sua Vita dello Spirito d’ora in poi agisce in noi! La Sua morte ci mette davanti al grande compito di percorrere con occhi aperti ed ampia veduta le vie interiori che conducono a Lui, vie che Egli ha mostrato e percorso prima di noi come nostro Fratello umano! Il Maestro ora vuole venire anche da noi, per mostrarci ancora una volta: «Vedete, Io sono la Vita!», però Egli non può guidarci oltre, poiché adesso deve mobilitarsi il nostro operare! Il Suo grande Compito, che l'eterno Amore di Dio pose in Lui, è ora compiuto, perciò le Sue ultime parole come Uomo e Fratello erano rivolte a tutto ciò che sulla Terra vive e vivrà – e queste suonavano: «È compiuto!». Ora tutto ciò che ci ha dato in Amore, – noi vogliamo come uomini divenuti liberi – restituirGlielo volentieri, ma lo possiamo soltanto secondo la misura del Suo Amore diventato vivente in noi! Soltanto su questa via, Gesù quale il Magnifico, ci verrà incontro avvicinandosi sempre di più, finché anche noi possiamo esclamare: «Ora siamo perfetti in grazia alla Sua Vita in noi!». E se il mondo intero persevera nel mutismo e non vuole comprendere ed afferrare quest'ultimo Suo grande Amore, allora dobbiamo dimostrare a tutti: Egli vive in noi! Il Suo Spirito è l'eterna Vita!”.
20. Dopo una pausa Hiram continua: “In me risuona or ora la Sua santa Parola: «Tutto ciò che era Mio, sia ora tuo! E tutta la Forza e tutta la Potenza che hanno così meravigliosamente glorificato il Mio Amore, sia ora anche in te, secondo la misura del tuo amore per i tuoi fratelli! Non temere niente! Nessuna morte e nessuna situazione possono più opprimere la nuova Vita proveniente da Me in te! Ora, infatti, Io sono il Vincitore ed aiuterò a raggiungere la vittoria (sugli impedimenti interiori) a tutti coloro che continuano in incrollabile amore e fedeltà la Mia Opera che aiuta a redimere dalla sofferenza! Soltanto tale servizio porterà a tutti voi il perfezionamento! Amen!»”.
21. Tutti ascoltano le parole di Hiram e sono compenetrati dal nuovo Spirito di cui lui ha parlato; soltanto il giovane romano e i due mercanti appena arrivati non sanno bene come dovessero intendere le parole pronunciate.
22. Gregorio si rivolge a Demetrio e chiede: “Ascolta, caro amico! Quanto detto è qualcosa che non ho potuto comprendere bene, io, infatti, conosco ancora troppo poco Gesù e non so niente di questo modesto pescatore. Ma se osservo tutti gli altri, come sono compenetrati dalla Verità di ciò che hanno sentito, allora devo riconoscere: ci deve essere stato qualcosa di vero nelle Sue Parole! Nella mia vita non mi sono mai imbattuto in un avvenimento che mi avesse talmente interessato proprio come questo!”.
23. “Amico mio!”, – risponde Demetrio. – “Non c'è da meravigliarsi se tu e forse anche altri non possano subito afferrare e credere in una cosa simile. Anch'io ho conosciuto Gesù solo attraverso le esperienze degli altri; ma ieri, quando ho sostenuto la causa di Gesù con tutto il mio essere e volevo confutare i dubbi del fratello Marco, ho sentito una nuova Forza affluire in me, e potevo proferire parole di vita piene di convincimento! Era quindi un qualcosa così che mi rianimava, e questa Forza di Vita poteva essere soltanto lo Spirito di Gesù”.
24. “Se le cose stanno così”, – dice pensieroso Gregorio, – “allora Gesù era più che un uomo! In questo caso Gli dovrebbe anche essere possibile rivelarsi a noi! Anche tu, infatti, non L’hai ancora visto, e malgrado ciò operava in te la Sua vivente Forza per parlare”.
25. Intanto Ursus si rivolge a Marco: “Caro amico! Dimmi, era Questi veramente Gesù che, secondo le parole di Hiram, si rivelava in lui? Non riesco ad afferrarlo! Ma non posso nemmeno credere che Hiram racconti qualcosa che non fosse Verità. E se guardo gli altri, – essi credono fermamente: era Lui!”.
26. “Anch'io lo credo”, – risponde Marco, – “era il Maestro che si è rivelato attraverso quest'uomo sincero! Non è la prima volta, ma già spesse volte Hiram è stato il mediatore tra il Signore e noi. Fratello, dimmi, perché non puoi credere questo? È certo una conferma del Suo Amore e Grazia, quando lo Spirito di Gesù si manifesta come una nuova Vita nell'uomo”.
27. Ursus si scusa: “Marco, non devi pensare che io non voglia credere, ma vorrei soltanto che mi si spiegasse ciò che non mi sembra naturale. Se Gesù, sebbene debba essere morto, si può ancora rivelare attraverso le parole, allora, certo, Egli deve essere qui? Perché uno non lo vede e dice: ‘Gesù è qui, io lo vedo!’?”.
28. Marco risponde paziente: “Ursus, Ursus, ti carichi di pesi che ti impediscono di essere libero. È compito di ogni uomo liberare soprattutto se stesso dagli impedimenti dell'anima, i quali c’impediscono lo sguardo verso l’alto. Ma è anche una caratteristica di ogni fede poter essere turbata da forze che non provengono da Gesù! E solo per questo il Signore non può ancora venire personalmente da noi, perché Egli deve aver rispetto per la tua condizione. Credi in Lui come ci hai creduto fino a ieri! Spera in Lui come il grande Soccorritore in tutte le necessità, e tutto in te si chiarirà! A nessuno è regalato qualcosa, ma tutto deve essere elaborato in noi! Fratello, il tuo Redentore ti aspetta!”.
29. Ora anche il pasto è terminato, e il vecchio Marco dice: “Cari fratelli e amici! Ora vogliamo ringraziare e gioire nel cuore! Ogni giorno porta i suoi doveri, e questi li vogliamo compiere anche oggi con rinnovato amore!”.
30. Hiram e Demetrio s’intrattengono su quanto hanno appena vissuto, finché Marco viene da loro e decide di inviare lo stesso un messaggero a Betania, per informarsi su tutti i particolari. Demetrio mette a disposizione Ursus con alcuni soldati; un figlio di Marco con un suo amico devono accompagnarlo l’indomani di buon’ora. Con questo, Hiram si congeda.
31. Ursus esce da un edificio secondario e prega il vecchio pescatore: “Amico mio! Se tu potessi pazientare un attimo, io pregherei il mio padrone di poterti riportare a casa con un carro; ciò mi farebbe piacere perché so che tu non hai dormito molto bene”. Prima che Hiram possa rispondere qualcosa, Ursus è già dal suo padrone. Il permesso gli viene accordato volentieri, e Ursus si congeda velocemente, prendendosi nello stesso tempo tutto il giorno libero.
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Ursus dai pescatori: ‘Afferrare Gesù interiormente!’
1. Intrattenendosi in seri ragionamenti presto raggiungono la loro meta e quando cavallo e carro sono stati sistemati, Hiram conduce il giovane fratello alla capanna più distante del fratello Aziona, il quale nel piccolo villaggio dei pescatori è il più anziano ed è il capo della comunità. Costui è un po’ sorpreso che Hiram gli conduca un forestiero nella veste di un romano.
2. “La pace del Signore sia con te!”, saluta Hiram.
3. “E con voi fino all'eternità!”, – risponde Aziona. – “Entrate in casa! Qualcosa d’importante vi ha spinto fino a me!”.
4. “Sì, fratello, non soltanto d'importante, ma anche decisivo per il futuro! Per dirla in breve: al Maestro è stata tolta la vita in modo crudele, cosa che ha messo tutti in cordoglio e agitazione!”
5. “Hiram, fratello mio”, – risponde Aziona, – “per questa notizia avresti potuto risparmiarti la via fin qui! Questa notte, infatti, ho già vissuto, in una visione, questo triste avvenimento! Oggi però non ho ancora detto nulla a nessuno, sebbene io sappia che le mie visioni non mi hanno ancora mostrato niente di falso. Ho visto anche come il Maestro, Quale vivente, camminava e raccoglieva intorno a Sé grandi schiere di esseri spirituali smarriti. È necessario tuttavia informare il fratello Marco di ciò, poiché presso di lui si trovano molti forestieri”.
6. “Sono già stato lì stamattina”, – risponde Hiram, – “e questo giovane fratello, un ospite di Marco, è stato anche molto oppresso interiormente per questo, poiché non conosce ancora il Maestro”.
7. “Non soltanto oppresso”, – aggiunge Ursus, – “ma derubato di ogni speranza di vedere in faccia il Signore!”.
8. “Giovane fratello”, – dice Aziona, – “tu fai un torto a te stesso! Gesù, infatti, è la speranza di tutti e nessuno che crede in Lui sarà mai deluso! Gesù non poteva morire, ma poteva morire soltanto la forma che Egli portava come Uomo! Nell’istante della Sua morte si è già rivestito con una forma ancor più meravigliosa e può ora recarSi ovunque, come lo abbiamo già sperimentato negli angeli! Se io, quale fratello anziano ed esperto, posso darti un consiglio, allora è questo: aggrappati con tutto il tuo essere, con tutta la tua speranza e con tutti i tuoi pensieri a Gesù e non lasciar sorgere un singolo pensiero vivente che potrebbe intorpidire l’immagine Sua che porti in te! Allora Egli verrà anche da te e ti fortificherà e consolerà! Quando Gesù ancora nella forma Umana, nella carne, serviva noi uomini, anch'Egli era legato all'ordine di questa vita, mentre Egli adesso come Signore su ogni Vita e su ogni morte può rivelarSi visibilmente in tempo velocissimo, ed ovunque, ai Suoi fedeli! Questo l’ho già vissuto questa notte. Non soffermarti su rappresentazioni terrene e perciò passeggere, queste, infatti, ci sono poste soltanto come prova per la maturazione interiore e per vedere se Egli si può già rivelare a noi visibilmente, senza danneggiare con ciò la nostra libertà interiore. Ma affinché questo giovane fratello venga alla quiete interiore, vogliamo ritirarci nel grande silenzio ed attendere la Pace dall'alto! Questa Pace proveniente dallo Spirito del Maestro è il presupposto per l'adempimento di tutte le Sue promesse! Tu vedi, caro giovane amico, che la morte di Gesù non può toglierci la minima cosa di Lui, bensì ci può trasmettere soltanto il sublime, in altre parole la chiara consapevolezza: chi crede in Lui e vuole sforzarsi di cuore di servire soltanto Lui, comprenderà che la morte di Gesù mi pone ora nel luogo dove vuole operare il Suo Amore! – Perciò, fratello, aspetta il momento in cui potrai dire: adesso mi sento unito col Signore!”
9. Ora sono silenziosi, ma dopo un po’ Ursus domanda: “Cari amici, perdonate se vi molesto ancora una volta con delle domande; a me sembra che il vostro rapporto con Gesù sia un rapporto interiore, un rapporto puramente spirituale! Fino ad oggi il mio più grande desiderio era di vederLo sia pure soltanto una volta, guardarLo negli occhi ed ascoltare le Sue parole. Ma voi mi spingete ad una nuova concezione: afferrarLo interiormente, per agire e operare come Lui ha agito e operato! Ma adesso io sono incerto: quello che ora sorge nuovo in me è davvero ciò che Gesù mi ha donato? Oppure esiste in me ancora qualcosa di sconosciuto che potrebbe mettersi al posto di Gesù? Una cosa è certa: oggi deve subentrare un punto di svolta nel mio tendere, perché sul mio sentiero della vita si trovano un mucchio di macerie del mio struggimento. Voi mi mostrate la mia meta: essa si chiama: Gesù! Ora però è Qualcun altro nel Quale io devo sperare, al Quale mi devo affidare!”.
10. “Fratello mio”, – risponde Aziona, – “qui hai la mia mano come segno dell’amore fraterno; sii certo che oggi stesso sarai libero da ogni dubbio e preoccupazione! Ma bandisci ogni amarezza dal tuo cuore, perché un cuore che ama Gesù, è colmo soltanto di Forze del santo Amore! Finora hai sentito parlare soltanto dell’Uomo-Gesù, del Redentore, del grande Amico degli uomini! E tu non sei l'unico che era colmo della brama di vederLo, per vivere qualcosa della Sua Magnificenza interiore! Ci sono stati parecchi che Lo hanno sentito e visto, ma Egli è rimasto per loro l'Uomo Gesù. Vedi, la Sua morte porterà soltanto dubbi sulla Sua Missione a questi uomini. Poi ci sono stati altri che Lo hanno udito, si ristorarono alle Sue parole e si aspettavano grandi cose da Lui; a costoro la morte di Gesù porterà molto cordoglio e delusione, poiché le loro speranze non sono state realizzate. Coloro però che hanno riconosciuto il Suo Spirito nella profondità del proprio cuore come una nuova Vita, ai quali una Parola dalla Sua bocca era come se venisse dal cuore di Dio, per costoro la Sua morte diventa una nuova potente esperienza! Essi, infatti, sentono diventar vivente in sé il santo compito di risarcire ai fratelli tutto ciò che la morte di Gesù tolse loro! Così guarda ora noi che sappiamo: il Signore non è più Uomo! Perché noi già da lungo tempo ci siamo separati dal Suo lato umano e ci sentiamo già uniti con la Sua Anima e al Suo meraviglioso Spirito di Dio! Tutta la Sua Vita è stata una lotta per la liberazione delle nostre anime! Poiché noi ora Gli abbiamo affidato le nostre anime, Egli ci ha dato la Sua, così che io vorrei esclamare: ‘O Gesù! Tu sei il mio io!’. Ma se anche divenni debole per il dolore per Gesù, lo ero per la profonda compassione con il Suo dolore al palo della morte”.
11. “Fratello, ti ringrazio!”, – esclama Ursus. – “La tua parola agisce in me come una nuova luce! Dimmi però: tu parli della morte di Gesù con una determinazione come se tu fossi stato presente; se però le cose stessero diversamente, che cosa succederebbe?”.
12. Aziona risponde amichevolmente: “Fratello! Il Signore conosce tutti quelli che Lo amano, ed Egli non ha dimenticato nessuno! Quanto più doloroso suona in noi: Egli è morto! – Tanto più gioioso risuonerà in noi l’annuncio: Egli vive! Ora possiamo anche noi sperare in un’eterna continuazione della Vita con Lui! La morte di Gesù, infatti, ha risvegliato in noi questa nuova Vita! Sforzati adesso di pensare a null'altro nella tua anima, poiché certo anche in te ci sono ancora sempre moti che tendono verso l'esteriore che vogliono farci apparire piccola, l'alta, santa Vita proveniente da Dio!”.
13. Ursus domanda ancora: “Così non sarebbe più necessario andare a Betania, per cercare la certezza presso quegli amici?”.
14. “Non è per nulla necessario”, – risponde Aziona, – “perché io so: presto il Signore verrà anche da noi e ci annuncerà Egli stesso che ha vinto la morte, affinché noi consolidiamo nuovamente la fede in Lui. Ma per soddisfare la tua brama, si potrebbe fare questo sacrificio. Domandiamolo però al Signore nel nostro cuore, allora otterremo subito la giusta risposta”.
15. Dopo una breve pausa Hiram dice: “Fratello Aziona! Il Signore ci annuncia la Sua Venuta ed aprirà gli occhi a tutti coloro che non Lo hanno ancora potuto riconoscere giustamente. Perciò dobbiamo avvisare tutti i fratelli che Egli vuole visitarci! Prima però deve scomparire ogni dolore, ogni cordoglio dai loro cuori, affinché nessuno si spaventi”.
16. “Cari fratelli”, – dice ora Ursus, – “vorrei ritornare dal mio padrone ed assimilare in me tutto ciò che ho appreso da voi! Poiché soltanto se sono da solo verrò alla giusta chiarezza”.
17. “Fa dunque secondo il tuo desiderio”, – risponde Hiram, – “io ti aiuterò a portare il tuo carro sulla giusta via; ma ora non pensare troppo, ma dà al tuo sentire la direzione: Gesù!”.
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Ursus in viaggio con un forestiero
1. Il carro procede lentamente, soltanto delle tracce testimoniano di un sentiero; sotto un ombroso albero di fico Ursus si ferma, dà al cavallo in attesa alcuni frutti e si adagia sotto l'albero per superare l'interiore inquietudine. ‘Tutti hanno con me buone intenzioni’, dice a se stesso pensieroso, ‘ma dov’è per me la porta per la chiarezza? O Gesù, perché sei dovuto morire proprio adesso? Io devo recuperare la quiete? Ma da dove si deve cominciare? Da ieri mi sento ondeggiare di qua e di là,…e il risultato?’. – Il cavallo annusa il suo volto e riporta i suoi pensieri indietro nella realtà. ‘Come si può obliarsi nella preoccupazione per Gesù!’, riprende a dire, ‘e con tutto ciò io devo abbandonare ogni preoccupazione? Non sarebbe meglio aver qualche compito da sbrigare? Con questo i miei pensieri verrebbero al più presto nella quiete’. Così si siede nuovamente sul carro, lascia però al cavallo cercare da sé la via del ritorno.
2. Dopo qualche tempo scorge un uomo che percorre anch'egli questa via, e ora si rallegra di non essere completamente solo. ‘Però io volevo essere da solo’, – si stupisce. ‘Che cosa potrà essere per me quest'uomo?’.
3. Sprona il cavallo a correre più rapidamente e in un batter d’occhio raggiunge il viandante. Ursus si ferma e dopo un breve saluto invita il forestiero a salire: “Se percorri la stessa strada che porta alle terme del noto Marco, allora puoi prendere volentieri posto e venire con me!”.
4. “Accetto con gratitudine la tua offerta”, – risponde il forestiero, – “sarà per me una gioia venire con te!”.
5. Ursus aiuta il forestiero e, quando sono seduti, l’uno accanto all'altro, egli domanda: “Dove vai in questa solitudine? A quanto pare è un caso raro incontrare qualcuno qui”.
6. Risponde il forestiero: “Vado a trovare degli amici che mi aspettano già da tempo, poiché feci loro la promessa di visitarli al tempo giusto”.
7. Ursus dice: “Poiché ora i tuoi amici sono nella casa di Marco, saranno senz'altro ben felici di vederti! – Ma oggi tu vieni in un momento poco opportuno, nella casa di Marco, infatti, domina il cordoglio”.
8. “Cordoglio?”, – chiede sorpreso il forestiero, – “incredibile, non sapevo che lì vi fosse morto qualcuno”.
9. Dice Ursus: “Nella casa di Marco veramente non è morto nessuno, ma è morto Gesù di Nazareth, il Costruttore e Fondatore del bagno termale!”.
10. Il forestiero ribatte: “Quasi non mi sembra possibile che per questo nella casa di Marco ci sia cordoglio, poiché tutti sanno che Gesù era un Signore sulla vita e sulla morte! Tutti loro hanno conosciuto il Nazareno tanto bene che la notizia della morte di Gesù può causare ben dolore passeggero, ma non cordoglio. Conosco bene anche il mio vecchio amico Marco, il quale talvolta è ben debole, ma non scoraggiato e abbattuto dal cordoglio. Forse tu non conosci ancora molto bene l’intera famiglia, e ora supponi che essi facciano cordoglio, poiché tu stesso sei rattristato”.
11. Ursus si meraviglia: “Tu puoi avere ragione! Sono effettivamente pieno di tristezza, poiché la morte di Gesù mi ha sconvolto fino nel più profondo, e io credevo che tutti dovessero essere sconvolti come me. Alcuni amici si sono dati molto da fare per quietarmi, ma senza successo! Per me, infatti, è troppo difficile credere che chi è morto una volta, possa essere ancor sempre attivo nello stesso modo di prima! Proprio contro questa concezione si ribella il mio intelletto!”.
12. Il forestiero domanda interessato: “Così anche tu sei un amico di Gesù e Lo hai assai amato?”.
13. Ursus risponde sincero: “No, sarebbe troppo dire di essere un Suo amico! Ma L'ho amato da gran tempo, soltanto che non L'ho ancora né visto né sentito. Questo è per me proprio il più grande dolore: Prima ancora che io Lo abbia trovato, L'ho perduto!”. – Il forestiero: “Tu parli con amarezza della morte di Gesù, sebbene tu abbia già ricevuto tanto da Lui! Non hai dunque sentito la Sua massima: beati coloro che non Lo vedono, né Lo hanno visto e tuttavia credono in Lui! Una tale fede deve essere un portento! Anche il Maestro aveva una Fede, e precisamente la Fede nei Suoi seguaci! E questa Fede ha superato ogni esitazione, e così Egli è andato anche per loro alla morte!”.
14. Ursus domanda eccitato: “Dimmi, chi sei che neppure tu sei rattristato all’annunzio della morte e puoi considerare la Morte di Gesù ancora come qualcosa di grande? Per me è ancora così incomprensibile che voi tutti, che vi considerate seguaci o perfino Suoi discepoli, vi sentiate ancor sempre uniti a Lui e possiate perfino percepire la Sua Voce in voi! Perché non vi ha chiamato in aiuto, anzi, perché vi rivela la Sua morte soltanto dopo alcuni giorni? Egli doveva avere per questo dei motivi particolari, oppure c'è ancora qualcosa di diverso dietro tutto questo!”. –
15. Con serietà il forestiero risponde: “Sembra come se tu vorresti contendere col Maestro. Ricordati: il Maestro non rivelerà mai a qualcuno che cerca nell'esteriore e nell'intelletto i Suoi motivi del perché ha Egli affrontato la morte! Ma coloro che sono già uniti con il Suo Spirito nella Vita del loro cuore, trovano questa soluzione nella chiarezza interiore! Perché dunque il tuo intelletto si oppone contro ciò che riguarda innanzitutto il cuore? E perché il tuo intelletto non può comprendere che il Maestro ha offerto il Suo più grande sacrificio per tutt’altro scopo di quello che tu puoi immaginare? Sappi: chi ama, porta volentieri un sacrificio e chi è amato, è anche disposto al sacrificio, poiché lo spirito del puro amore racchiude in sé la forza di affrontare, se necessario, qualsiasi sacrificio! Se ora Gesù si è sacrificato e con questo Sacrificio ha dato a tutti gli uomini qualcosa per la quale Gli si deve eterna gratitudine, credi tu che Egli doveva prima chiedere agli altri: posso e devo portare per voi questo Sacrificio? – Tu chiedi chi io sono e perché non sono rattristato per questa notizia dolorosa? Allora ti dico: sono bensì triste, ma non per Gesù, bensì per quegli uomini che non sanno apprezzare la Forza del vero Amore e si fanno ancora concetti completamente errati sull'essenza della vera disponibilità al Sacrificio!”.
16. Ursus esclama in tono supplichevole: “Fermati, mio caro amico, non volevo affliggerti con il mio discorso, discorso che è scaturito soltanto dal mio dissidio interiore. Ti chiedo perdono, anzi, chiedo il tuo sostegno affinché io possa di nuovo giungere alla chiarezza interiore!”.
17. “Vedi, caro Ursus, ora si può parlare più facilmente con te”, – dice il forestiero, – “poiché riconosci che sei andato troppo oltre. Con la critica non si riporta indietro ciò che è perduto! D'altra parte questa faccenda è troppo seria e troppo santa per poterla giudicare con l'intelletto umano! Ma io ti voglio aiutare e servirti fino al punto che tu, se soltanto vuoi seriamente, puoi giungere alla vera chiarezza! Ma è preferibile che camminiamo, l'animale troverà lo stesso la sua via, e cammin facendo impareremo a conoscerci”[3].
18. Ora i due scendono dal carro, e Ursus dice: “Caro amico, mi hai ancora taciuto il tuo nome! Mentre hai già menzionato il mio, come hai ottenuto conoscenza di questo?”.
19. Risponde il forestiero: “Ascolta ciò che ti dirò a questo riguardo: a Me, – nulla rimane sconosciuto, poiché lo Spirito di ogni Vita e di ogni Pienezza proveniente da Dio che è in me, mi ha talmente dotato che posso dire: «A Me tutto è rivelato!». In Me, infatti, non vi è più nulla che possa ancora vincolarMi a ciò che appartiene al mondo!”.
20. Ursus si meraviglia e dice: “Tu diventi sempre più misterioso! Anzi, comincio quasi a non comprendere più me stesso. Presso Marco questa fede! Presso i pescatori quest’abbandono! E in Te, questo, come essere-Uno con Gesù! Ascolta, qui sotto c’è certo un mistero? Ho sempre trovato il giusto, ma proprio su questo Gesù io non riesco ad arrivare a nessuna chiarezza!”.
21. Il forestiero dice amichevolmente: “Mio Ursus! La tua opinione umana, il tuo concetto troppo umano di Gesù sta naufragando, e su questo dovresti solo rallegrarti! Quanto meno, infatti, disporrai di ciò cui il tuo intelletto può ancora aggrapparsi, tanto meno avrai da lottare! Gesù si lascia afferrare nella Sua interiore Essenza solamente se tu escludi ogni sapere dell'intelletto e cominci a guardarLo con gli occhi dell'amore e della fede! Oppure sei dell’opinione che se Gesù, il Maestro e Redentore, avesse guardato tutti gli uomini con occhi critici, l'Amore in Lui sarebbe diventato Vincitore? Non è certamente facile indurre gli uomini, con un tale alto senso della giustizia, a scusare le debolezze del loro amato prossimo! E da questo proviene poi la mancanza di comprensione per questo Suo Amore e per il Sacrificio mortale di Gesù”.
22. “Amico! Con me sei duro!”, – esclama Ursus. – “E tuttavia sento il tuo amore che vorrebbe vedermi diverso. È vero: non vorrei fare dei torti, ma nemmeno subirne! Ed è difficile per me riconoscere come giusto che Gesù, che ha fatto soltanto del bene, ha portato del bene, dovesse essere sacrificato, e questo nel modo più crudele! Fino a che punto ciò possa servire a tutti gli uomini a me manca ogni conoscenza. Un uomo che ci porta tali sublimi insegnamenti della vita ed è provvisto con tali forze miracolose, secondo la mia opinione non può essere vinto! E per questo io soffro con lui, come se fosse mio padre o mio fratello”.
23. Il forestiero dice come condividendo: “Ursus, la tua sofferenza non è maggiore di quella del Maestro, e così voglio ancora dirti: proprio per poter redimere ogni sofferenza, il Maestro doveva passare attraverso questa morte! Dimmi: l'insegnamento più meraviglioso, accompagnato da opere portentose, è qualcosa di valore se l'annunciatore dell'insegnamento agisce in modo opposto? Oppure credi tu che l'insegnamento più puro potrebbe sopravvivere alla vita umana, se non avesse un’anima? L’Insegnamento di Gesù di una nuova Vita nell'uomo era compenetrato dallo Spirito della Verità proveniente da Dio! Ma esso fu concepito nella Sua Anima! Presto egli imparò a conoscere la sofferenza e la sperimentò in Sé! E presto iniziò la Sua grande Opera che doveva portare a tutte le anime la liberazione dalle sofferenze! Con la Sua Dottrina della Potenza divina dell'Amore disinteressato Egli ha dato all'umanità la Sua Anima! Ma in ultimo non poteva fare altro che compiere ancora la cosa più difficile, offrire in sacrificio la Sua propria Anima per tutti gli esseri lontani da Dio! Morire sulla Croce non è certamente nulla di grande, ma morire volontariamente, per salvare i fratelli da ogni sofferenza, è Grande! La morte di Gesù sulla Croce rappresentò il pieno abbandono della Sua Anima alla Volontà di Dio, e rivela ora a tutti la Vittoria del Suo Amore su tutti i peccati del mondo! L'Amore di Gesù ha lottato per le anime degli uomini incatenate all'errore; Egli volle liberarli dalla dipendenza dell’apparente vita effimera terrena e volle mostrar loro la Vita eterna, attraverso la Resurrezione dello Spirito del puro Amore nel cuore. Sì, Egli vuole donare la Sua propria Anima ora liberata da tutti i legami terreni a tutti coloro che riconoscono la Sua provata Dottrina delle vie interiori per la Salvezza delle anime e vogliono seguirLo su questa Via!”.
24. Ursus ascolta con estrema attenzione, e il forestiero continua: “Se ora hai afferrato giustamente questo fatto e sei compenetrato dalla Sua santa opera della volontà di redimere, allora dona la tua anima a Gesù ed accetta per questo la Sua. Il sacrificio mortale di Gesù diventerà poi per te un simbolo luminoso che ti indurrà a portar la salvezza ad ogni sofferenza terrena! E quanto più cercherai di operare salvando, tanto più è salvata la tua anima stessa. Questa Forza invincibile dell'Amore che libera dalle sofferenze è però la Vita proveniente da Dio nella Sua Anima diventata libera. Se anche tu sei pronto a comprendere in questo senso Gesù e il Suo Sacrificio, allora apri anche tu la porta del tuo cuore a questo Spirito di Dio, Spirito che nell'Anima di Gesù si esprime come Forza e Vita! E solo allora comprenderai com’è andata con Gesù, nel Quale il volontario abbandono della Sua Anima fino alla morte divenne la completa unificazione con l'eterno Spirito di Dio!”.
25. Ursus sta ad ascoltare sempre più con attenzione; ora esclama con ammirazione: “O amico, ma tu devi aver conosciuto bene Gesù per poterLo rappresentare in questo modo! Tu mi hai dato una nuova luce e comincio a considerare tutto questo in modo differente! Ma ancora una domanda! Finora si è parlato soltanto dello Spirito, dell'Essere e del Compito del Maestro! Egli è morto. Il Suo Spirito e la Sua Dottrina vive in te e forse nel cuore di molti discepoli e amici! Ma dove vive Egli stesso? Egli, – in tutta la Sua Personalità? Dato che ora, secondo le informazioni dei pescatori, Gesù porta un corpo indistruttibile, deve Egli pur trattenersi da qualche parte? E quindi io domando: sono in grado anch'io adesso di vederLo ancora una volta e parlare con Lui?”.
26. Il forestiero risponde amorevolmente: “Mio caro Ursus, è sempre nuovamente la tua brama che ti fa esporre questa domanda. Comunque ti voglio dire: sì, anche tu diverrai atto a vederLo e di parlarGli, se verrai in ordine con te stesso! Soltanto allora i tuoi sentimenti saranno orientati verso la nuova Vita – che il Maestro ha vissuto come esempio per tutti! Ma la Sua Dimora è là, dove dei cuori amanti tengono aperta tutta la loro volontà per l'adempimento dei Suoi Compiti d'Amore! Ora però non fare più domande bensì domina te stesso, nel tuo mondo interiore; allora troverai, se vuoi totalmente servire il Maestro, ciò che è necessario per la tua salvezza! Guarda, là in lontananza si trova la casa del fratello Marco. Io però rimango un po’ indietro, perché so che i tuoi amici ti aspettano e vorrebbero conoscere il risultato della tua visita nel piccolo villaggio dei pescatori”.
27. Ursus a tutti i costi vorrebbe ancora rimanere con l'uomo; ma la decisione è senza appello; così balza sul suo carro e, “Arrivederci a presto!”, grida a colui che rimane indietro. ‘È stato giusto’, – pensa, – ‘che io lasci indietro il discepolo del Signore? Sarei dovuto rimanere ancora con lui!’. – E così si volta, ma non scorge più nessuno! ‘Non è possibile che sia scomparso’, dice fra sé, e così gira il suo carro e torna indietro; ma non lo vede da nessuna parte. Di nuovo un mistero: un uomo scompare dalla superficie della Terra nel giro di pochi attimi? – Egli ferma il suo carro e cerca con sguardo acuto tutt’intorno, ma non scorge nulla. ‘Si chiarirà anche questo, egli, infatti, ha promesso di venire alle terme!’, – continua a pensare! – ‘Però è stato strano, quale quiete ho percepito nella vicinanza di quest'uomo forestiero, e quanto bene conosceva il Maestro!’. – –
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Un messo da Betania: “Il Signore è davvero risorto dai morti!”
1. Ursus ritorna a casa lentamente; Marco l’ha visto arrivare, gli va incontro e domanda: “Ebbene, caro Ursus, ritorni presto, non volevi rimanere tutto il giorno dai fratelli?”.
2. Sì, così era nelle mie intenzioni, ma mi sono sentito nuovamente attratto a venire da voi”, replica Ursus. “Ora non posso raccontarti molto, dato che sono ancora sotto potente impressione, ma una cosa ti dico: ho conosciuto un altro Salvatore! Un Signore che non può più morire!”.
3. Marco si rallegra nell’intimo e lo invita a venire nella veranda adibita al riposo, là si trova un messo proveniente da Betania, il quale riferisce di tutti gli avvenimenti accaduti in Gerusalemme.
4. Ursus però replica: “Allora sono contento di non essere stato qui; perché nel frattempo mi è stato dato di apprendere cose molto più belle. Anzi, preferisco non essere ricordato per nulla in questo passato, poiché ora devo pensare al mio futuro! Non è possibile esporre a parole ciò che provo interiormente, dopo che un amico e discepolo del Signore mi ha descritto in modo tanto vivente i santi Compiti del Maestro indicandomi poi quelli che devono essere i miei! – Come l’uomo può rendersi prigioniero dei suoi stessi concetti! – Ora però spero di diventare presto anche uno dei vostri!”.
5. “Fratello mio, quanto mi rendi felice”, – dice Marco, – “Poiché ho avuto davvero paura per te. Ora però senti la lieta notizia. Il Signore è risorto dai morti ed ha già parlato con i fratelli e le sorelle! Vieni ed ascolta tu stesso che cosa vuole ancora comunicare l'incaricato del fratello Lazzaro”.
6. Entrambi vanno nella veranda. Ursus osserva i presenti, ma vede poca gioia in loro; il loro cuore, infatti, sta ancora sotto l'influsso della dolorosissima sofferenza sul Golgota! In saluto leva il braccio destro e prende posto accanto a Marco; il messo ora continua a raccontare: “Molti in un primo tempo non potevano comprendere come il Signore, dopo essere giaciuto appena tre giorni nella tomba, potesse mostrarSi nuovamente ai Suoi discepoli; ma con l'Apparizione del Signore stesso ogni dubbio venne eliminato. Uno spirito totalmente nuovo vivifica ora tutti i cuori, e gioiosi si sforzano di annunciare a tutti gli altri: ‘Il Signore è davvero risorto dai morti!’.”
7. Marco aggiunge ancora: “Miei cari amici e ospiti! Con questo si è già avverato ciò che il Signore ci fece annunciare: «Ogni cordoglio verrà trasformato in gioia!». Alla nostra gioia, infatti, appartiene la consapevolezza: il Signore non è rimasto nella morte, bensì Egli vive! Dato che ora il Signore vive, non voglio più pensare alla Sua morte, ma soltanto all'Onnipotenza del Suo Amore, Amore che poteva superare perfino le rigide leggi della natura, per portarci qualcosa di completamente nuovo, cioè i mezzi per liberarci dalla morte e dalla colpa! Perciò non dobbiamo mai dimenticare di seguire il Suo Insegnamento! Ma ora vogliamo consumare il pasto, perché è venuto il tempo e l'umano pretende anche l’ordine suo”.
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Un figlio di Marco: “Egli vive!”
1. La sera unisce di nuovo tutti gli amici e ospiti; ma Ursus è diventato stranamente silenzioso, non gli esce dalla mente il forestiero, ed invano attende il suo apparire.
2. Demetrio pensa che forse il forestiero si è recato a visitare prima altri amici; Ursus sarebbe soltanto impaziente e pensa che debba venire oggi stesso!
3. “Certo, sarà così!”, – risponde Ursus. – “Ma perché sento una così grande brama per lui? È inconcepibile per me stesso, – che un forestiero possa influenzarmi così! E la sua improvvisa scomparsa mi è pure un mistero!”.
4. Demetrio sorride sottilmente: “Forse era un angelo, come ne sono stati visti spesso quando era in vita il Signore! Ora, infatti, il Signore vive e potrebbe nuovamente chiamare angeli e messaggeri che devono servirci”.
5. Un figlio di Marco viene e racconta: “Oggi ho avuto in Cesarea molte cose da sbrigare, e a mezzogiorno sono rimasto presso un conoscente verso di noi ben intenzionato; allora è venuto il sacerdote Esra per raccontarci quante cose incredibili si raccontano ora del Nazareno, e con quanta fantasia affermano i Suoi seguaci che Gesù sarebbe risorto dal Suo sepolcro! Da parte del tempio però ora è fatto di tutto per porre fine ad ogni fanatismo!
6. Allora io sono intervenuto dicendo: «Anche senza la tua relazione noi siamo già a conoscenza di tutti gli avvenimenti; ma se Gesù è veramente risorto, allora nessuno sarà in grado di sopprimere questa Verità! Come un fuoco si diffonderà di luogo in luogo, di paese in paese, la notizia della Sua Resurrezione! E il Maestro manterrà la Sua Promessa di mostrarSi a tutti gli amici, – per annunciare: Io sono e vivo eternamente! – Ma che cosa volete fare voi? Non potete certo ucciderLo una seconda volta! Lo avete crocifisso forse per cecità, e questo Egli ve lo avrà perdonato, poiché così era la Sua Volontà, affinché la misura della vostra malvagità fosse piena! Ma che ora volete ancora ingannare il popolo intorno a questa Verità della Sua Resurrezione, Egli non potrà perdonarvelo”.
7. Esra però ha risposto con scherno: “Non ti eccitare! Noi conosciamo mezzi e vie, affinché l’autorità del tempio non abbia a soffrire! Ma voi nella vostra illusione sarete presto rinsaviti; il tempio, infatti, non risparmia nessuno! Gesù è morto! E ora anche la Sua apparente Dottrina deve essere mortificata, per questo abbiamo il diritto conferitoci da Jehova!».
8. Cari amici! A questo punto non potei rimanere un minuto di più, altrimenti avrei dimenticato che il Maestro ci ha insegnato: «Piuttosto subire ingiustizia che agire senza amore!», così ho ancora detto: «Il futuro ci mostrerà chi sarà il Vincitore, Gesù o il vostro tempio!».
9. Ancor sempre agitato, sono ritornato a casa e non potevo restar quieto; allora dolcissima è risuonata in me una Voce: «Lascia andare gli stolti, perché la Mia Vita appartiene a tutti coloro che sono per Me! Perciò stai calmo, affinché Io possa fortificarti». Allora sono divenuto lieto! Ora sapevo: è Verità ciò che non è ancora conosciuto: Egli vive! Egli vive! – Amici e fratelli, noi abbiamo certamente amato molto il nostro Gesù, ma non abbiamo parlato molto del Suo Amore! Ora però accada ciò che vuole, ora io parlerò soltanto ancora del Suo Amore!”
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Il Signore appare: “La pace sia con voi”
1. La porta si apre, entrano Hiram e Aziona e salutano cordialmente; e poiché una gioia visibile è sui loro volti, Marco domanda: “Che cosa avrete vissuto? Poiché i vostri occhi ci vengono incontro così raggianti”. –
2. “Oh, amici”, – risponde Hiram, – “noi vi portiamo la lieta notizia: Gesù, il nostro meraviglioso Maestro, vive e vuole Egli stesso liberare ogni cuore che ancor soffre nell’angustia e preoccupazione per Lui! Sì, Egli vuole a tutti noi annunciare che, con la Sua morte, riceveremo adesso in noi una nuova Vita proveniente dal Suo Spirito. Perciò noi speriamo sulla Sua venuta anche da noi!”. –
3. Ora la cena è consumata, e come in un coro generale di giubilo i discorsi vanno qui e là, finché ad un tratto, in mezzo alla sala, sta il Signore e Maestro! Subentra un santo silenzio, poi Egli saluta: “La pace sia con voi! – Perché Io ho vinto anche la morte e, con ciò, ho compiuto la più grande Missione della Mia Vita terrena! Non voglio parlarvi della Mia Sofferenza, della Mia Lotta, ma della grande gioia che ora regna in tutti i Cieli e su tutti i mondi! Tutti gli angeli e spiriti serventi si sono assunti il beatificante compito di informare l’intero universo del meraviglioso Amore che parte dalla Terra, dalla collina del Golgota! Alla Mia Nascita gli angeli cantavano: «Pace sulla Terra e a tutti gli uomini diletto!», ma ora annunciano: «Il grande Amore di Dio è rivelato a tutti attraverso il Figlio! E il Suo Spirito libererà l’intero universo dalla materia! Tutto ciò che vive, è stato reso atto ad accogliere questo Spirito del Figlio-Dio!».
4. Così guardateMi! Guardate le Mie mani, il Mio fianco e i Miei piedi! – Tutte queste Ferite vi dicono quanto vi ho amato! Ma il Mio Amore va ancora oltre, vuol rendervi ancor sempre più felici e più beati! Per questo Io vengo a voi, per dare a tutti – per sempre, anzi per tutti i tempi, la Mia Promessa: Io non vi lascio! – Io resto presso di voi, se voi non venite meno nel disinteressato servizio d’amore verso il vostro prossimo! Questo servizio che fino adesso vi sembrava grande e quasi inattuabile, deve ora diventare per voi qualcosa di facile e beatificante. E se il Mio Amore in voi – vi mette davanti a dei compiti, allora dovete essere certi di ciò: in questo Io sono la Forza e la Riuscita! Nulla ci potrà separare! Perché siamo uniti attraverso le Mie Ferite! E il Mio Sangue che gocciolava sulla Terra, è il Segno: il Mio Amore fluisce sempre verso i figli Miei, per fortificarli nel loro spirito, affinché essi diventino veri ricettori per lo Spirito, lo stesso Spirito che ha fortificato Me quando Mi trovai nella più grande Lotta della Vita!
5. Tu. Mio Marco, e voi tutti, fratelli Miei! Io vado via da questo mondo e lascio voi quali seguaci e Miei testimoni; a voi sta ora il grande compito di dare al mondo, al posto Mio, ciò che Io volevo dargli: la nuova Vita! Non domandate: perché non vuoi rimanere? – Voi sapete che il Mio Regno e il Mio Essere non sono di questo mondo! Utilizzate ogni tempo e, ora, affinché abbiate sempre la forza di vincere ogni nemico di questa nuova Vita! Fra breve vi giungerà la notizia che Io sono ritornato visibilmente nel Mio eterno Mondo[4], nell'Essere del Mio eterno Spirito-Padre, per fortificarvi da lì e colmarvi con il Mio eterno Spirito-Dio! Ma il Mio Spirito è la Forza in voi che sostiene tutto, vince tutto e vi perfeziona completamente!”.
6. Dice Marco: “Signore, finché Tu vivevi, noi sapevamo che Tu ci amavi! E di questo abbiamo prove a sufficienza. – Allorché ci sei stato tolto, soltanto allora abbiamo saputo che anche noi Ti amavamo molto! Ma la separazione ha impedito e paralizzato le nostre membra. O Signore! Tu volevi rimanere con noi e giammai lasciarci! E ora Tu dici che per amor nostro vuoi ritornare a casa nella Tua Patria eterna? O Signore, tu hai superato ogni sofferenza e la più dolorosa morte! Perciò Ti preghiamo, fa morire anche noi per amor Tuo e portaci con Te dal Padre Tuo! Poiché una vita qui senza di Te non sarebbe più sopportabile”.
7. Il Signore lo ammaestra: “Marco, fratello Mio, ascolta le Mie Parole: la tua vita ha qui da adesso un doppio valore! Ora, infatti, hai da valorizzare due vite: la tua stessa e la Mia! Tu devi innalzare la tua vita fino a Me, nel Cielo più alto, e per questo devi essere colmato di letizie, letizie che nessuna bocca è in grado di esprimere! Ma devi portare la Mia Vita nella profondità, anzi fino nel più profondo pantano dell'Inferno; e con questo Mi rallegrerai, Mi ricompenserai per i dolori subiti! Così come il Mio Amore per voi tutti Mi ha spinto a rendervi felici, così ora vi possa spingere il vostro amore a rendere felice Me che dimoro nel Santuario più intimo del vostro cuore, cuore che l'eterno Amore ha consacrato per Sé! Non temete se vi si odia e vi si perseguita, oppure vi si vuole perfino uccidere! Perché Io, Quale Vita, sono sempre in voi! Tenete sempre presente dinanzi agli occhi, quanto preziosa è per Me ogni singola anima! E così anche per voi sia prezioso ogni fratello e ogni sorella! Ora Mi conoscete come Mi conoscono anche molti dei vostri fratelli! Perciò non lasciate passare nemmeno un giorno senza che dei cari fratelli imparino a conoscere Me attraverso di voi! A voi però, Miei fedeli, il vostro amore vi indicherà come è da destare questa nuova Vita nel vostro prossimo! Non lasciatevi prendere dalla stanchezza e sconforto; tenete alto il Vessillo dell'Amore! Esso è il Mio Vessillo! Allora sperimenterete presto quanto c’è di grande e di divino nel fatto che il Mio Spirito in voi vi renderà completamente e pienamente liberi! Perché Io sono l'Alfa e l’Omega, l'Inizio e il Compimento!”.
8. E rivolgendoSi ai nuovi arrivati il Signore continua: “Ma a voi che Mi avete cercato e non Mi avete potuto trovare, perché nella vostra anima è dominante ancora l’impulso verso l'esteriore, Io dico: anche per voi è stato versato il Sangue Mio! Anche per voi la via che conduce a Me è stata appianata! Perché nel Mio Cuore ho posto per tutti! Guardate, queste Ferite vi testimoniano il Mio Amore liberatore! E non vi è nessuno che possa ancora dire: il Salvatore e Redentore ha escluso me. Io vi dico ancora di più: se ora credete nel Mio Amore e vi appropriate dello Spirito che vive in Me, allora anche voi sarete colmati con la Mia Vita quali Miei fratelli che Mi hanno amato sin dall'inizio della Mia esistenza terrena. Allora la Mia Vita vi annuncerà: tutto ciò che la Terra porta in sé di legato, lo potete voi liberare se avete giusta fiducia nella Mia Grazia e nella Mia Assistenza! Mediante questo Mio Spirito liberatore siete poi anche chiamati per essere graziati! E in nessun momento nella vostra vita terrena vi dovrete sentire soli oppure abbandonati!”.
9. E ad Ursus direttamente: “Ma a te, Mio Ursus che Mi hai amato e sei diventato debole per l’ardente desiderio di Me, a te Io dico: rimani sempre unito con Me nello Spirito! Allora tutto ciò che è ancora debole in te, si fortificherà potentemente! Ma puoi crescere nell'amore per Me soltanto se ti adoperi di calmare l’anelito dei tuoi fratelli! Vedi, Io do a piene Mani a coloro che non trattengono niente per sé ed impiegano le loro forze solamente per il benessere dei loro fratelli! Se impari anche tu questo, allora Io sarò sempre presso di te e per te percepibile in te! In questo caso tu crescerai nel Mio cuore, come il Mio Io crescerà anche nel tuo cuore. Così sia il Mio Amore e la Mia Forza potente in tutti voi! Mantenetevi però nell'umiltà! Rimanete uniti tra voi nel Mio Spirito dell'Amore che libera da sofferenza! Allora Io non vivo più soltanto per voi, ma per il mondo intero!”.
10. Ursus si precipita dal Signore implorando: “O Signore! Perdonami se oggi non Ti ho riconosciuto! Signore! Soltanto una Parola e mi restituisci la pace nel mio cuore! Ero cieco, ma ora sono vedente; ero uno stolto, ma ora sono guarito mediante la Tua Clemenza e la Tua Grazia. Signore! Prendi la mia vita, essa è Tua! Prima però solo una Parola di perdono!”.
11. Il Signore dice benevolmente: “Figlio Mio! – Tu stai dinanzi a Me, puro come il Sole! – PorgiMi perciò la tua mano, e un’impronta delle Mie Ferite deve rimanerti come segno del Mio Amore sulla tua mano destra, invisibile per i tuoi fratelli, ma tu lo dovrai sempre vedere! E deve rimanere per te una testimonianza di quanto profondamente ti amo! Più grande è però colui che si sente nel cuore una cosa sola con Me e, attraverso di Me, diventa un intercessore tra Me e i fratelli ancora erranti sulla Terra. Presto, molto presto verrà anche da voi lo Spirito dall'Alto! Allora sacrificate a Me i vostri cuori profondamente spalancati!”. –
12. E stendendo in benedizione le Sue mani il Signore dice ancora: “E per segno visibile del Mio grande Amore, Benevolenza e Grazia, a voi tutti Io dico: voi che cercate qui la guarigione siate tutti guariti! – Ora non posso rimanere più a lungo qui per amor vostro, poiché dovete crescere mediante la vostra libera e attiva partecipazione! Ma ritornerò e rimarrò poi sempre presso di voi, se il vostro amore per me e per tutti i vostri fratelli ha raggiunto quel grado di maturità che regna nella Mia grandiosa Casa Paterna! – La Mia Pace e la Mia Benedizione siano e rimangano con voi sempre ed eternamente!”.
13. Amen! …Vuoto è il luogo dove è stato il Maestro!
14. Tutti tacciono, finché Ursus deve dichiarare: “O fratelli miei! Questo giorno attuale fa ora di me completamente nell’intendimento di Gesù, fratello vostro! Voi eravate felici, quando potevate rallegrarvi l’un l’altro, come lo avete imparato dal Signore stesso! Ma in futuro è beato già colui che sente in sé la vocazione e vuole mostrarsi degno nello Spirito di Gesù di servire tutti i suoi simili! Oggi io so che posso rendere felice senza alcun aiuto umano, dal momento che Gesù mi ha promesso tutto l’Aiuto e tutta l’Assistenza! Io mostrerò a Lui la mia gratitudine; ma non soltanto con la bocca, bensì con il mio cuore e le opere mie!”.
15. Quale gioia invade tutti i cuori, quando tutti gli ammalati nella sala si sentono guariti all'improvviso, e nessuno ha più motivo di lamentarsi! Poi vengono anche gli altri, quelli che non erano nella grande sala, e annunciano loro pieni di gioia: “Il Signore ci è apparso! E in segno del Suo grande Amore ci ha risanati tutti!”.
16. Gioia celeste trapela in tutti i volti! Poiché in tutti c’è la consapevolezza vivente: ‘Il Signore vive! Egli è veramente risorto ed ha destato in noi una Vita totalmente nuova!’.
17. Oggi è per loro difficile la separazione, finché alla fine, Marco prega: “Andiamo a riposare! Poiché ogni cuore avrà desiderio di rimanere in tutto silenzio ancora unito con Gesù!”.
18. E così tutti si separano ringraziando nel cuore il Signore.
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[1] Vedi nel “Grande Evangelo
di Giovanni” di Jakob Lorber volume II, dal cap. 177 in poi. – Non è l’evangelista ma un veterano
romano che ospitò Gesù ed i Suoi. – La sua casa divenne albergo e luogo di
cura.
[2] Si riferisce a Demetrio.
[3] Quando camminiamo noi
usiamo le nostre forze per andare avanti. Quando ci facciamo trasportare,
usiamo forze estranee! Perciò quando il Signore vuol procedere con noi,
dobbiamo imparare, anche dal punto di vista spirituale, a reggerci ed a
camminare con i nostri piedi.
[4] Ascensione.