Rivelazioni comunicate da Max Seltmann defunto
Autobiografia dal mondo
dello spirito
Libro XXVIII
Testi
comunicati dallo spirito di Max Seltmann dopo la sua morte terrena, ricevuti in
modo sensitivo
da Gertrud Emde e poi da lei stessa
revisionati, riassemblati e messi in stampa.
Titolo
originale “Un Dono – vol. 2” – edito
da Gertrud Emde
Testo originale in lingua tedesca – 1998 Copyright
@ by T. Emde Casa editrice
Traduzione Ingrid Wunderlich
e Antonino Izzo
Edizione in lingua italiana a cura del gruppo:
Amici della
nuova Luce - www.legamedelcielo.it
Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione
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Cari lettori, vi
potete immaginare come mi son sentita quando appresi che uno scrittore deceduto
mi pregava di rivedere e pubblicare i suoi scritti lasciati in eredità? Un
mattino, circa dieci anni fa (1998), un buon amico mi chiamò per comunicarmi
questa richiesta che aveva avuto.
Io non avevo
ancora mai sentito il nome Max Seltmann, perciò la mia reazione fu non proprio
piena di entusiasmo, al che risposi: “Non
sono certo senza lavoro, … allora potrebbe venire chiunque! Del resto, non ho
ancora mai comprato un ‘gatto nel sacco’, soprattutto prima che io non sappia
chi è costui, prima che non conosca i suoi scritti e prima che non senta come
questo defunto se lo immagina. Perciò da me non c’è da aspettarsi nessuna
promessa …”
Dal mio amico,
un rispettabile docente universitario, ci fu poi da apprendere quanto segue:
“Egli qualche sera prima aveva partecipato ad un incontro di un circolo
spiritico che esiste già da 40 anni e viene frequentato da persone molto serie
con l’intenzione di assistere il prossimo nel bisogno psichico anche oltre la
morte. Questa volta era comparso per la prima volta, attraverso il medium del
circolo, un essere spirituale che si è presentato col nome di Max Seltmann. Due
partecipanti alla seduta, conoscendolo, lo salutarono con entusiasmo come un
vecchio amico. La maggior parte degli altri – anche il mio amico – non
conoscevano nemmeno il suo nome.
‘Seltmann’
avrebbe manifestato – così mi ha riferito il mio amico – che già da tempo stava
cercando una persona idonea per questo compito; la persona in questione doveva
possedere un certo talento medianico e con una ‘vibrazione’ per adattarsi a
lui, affinché lui potesse influirlo in modo ispirato. Ora avrebbe trovato in me
questa persona, e perciò chiede a me di mettere in pratica la sua richiesta.
Dopo qualche
giorno mi giunse un manoscritto anonimo, usurato ma perfettamente leggibile, ed
inoltre mi fu comunicato che presso un amico di Seltmann avrei trovato tutta
un’intera catasta di scritti inediti che potevo andare di persona a ritirarli.
E così è stato. Ma non basta: per posta ricevetti un pacchetto di opuscoli che
Seltmann aveva scritto e pubblicato al tempo della sua vita. Essi sono editi
dalla casa editrice ‘Turm’ di Bietigheim, e ancora
oggi ottenibili richiedendoli.
In poco tempo
lessi gli opuscoletti che avevo ricevuto, e ne rimasi entusiasta.
Il mio amico
docente mi aveva fatto sapere che potevo entrare in contatto con Max Seltmann
in qualsiasi momento tramite il medium a lui noto. Naturalmente accettai
volentieri questa offerta, cosicché portai con me due testimoni e un
registratore per registrare la conversazione. Le cassette con le registrazioni
del primo e delle ulteriori conversazioni con ‘Seltmann’ sono ancora esistenti e
in mio possesso.
Interessantissima
fu l’esperienza di come Seltmann rispondeva ogni volta già in anticipo alle mie
domande preparate, ma non ancora espresse, così come egli previde future
situazioni e mi indicò le difficoltà che si sarebbero verificate in relazione a
questo progetto. Già queste esperienze varrebbe la pena mettere su carta,
essendo molto interessanti e abbastanza appassionanti. – Ma ritorniamo alla sua
vera e propria richiesta.
Proprio nel
racconto della storia della sua vita, Max Seltmann descrive come si sviluppò la
sua medianità, quali esperienze buone e quali le cattive dovette passare per
imparare il suo vero e proprio compito e, alla fine, operare beneficamente per
il prossimo sofferente, non solo nella sfera terrena, ma anche in quella
dell’aldilà.
Una volta ci fu
uno che descrisse i suoi scritti come “gialli
spirituali”, perché riferiva le sue esperienze in maniera così chiara e
appassionata. Nondimeno, da tutte le sue narrazioni si può imparare molto sulla
legge della natura, narrazioni che sono valide anche nella sfera spirituale.
Egli non esprime mai i suoi pensieri da un gradino superiore, – e questo fa
tanto bene!
Le esperienze
descritte diventano sorprendenti ed anche istruttive per quel lettore pratico
di questo campo. Chi non si è ancora occupato con tali esperienze,
difficilmente può credere come un uomo deceduto possa operare nelle sfere
terrene, e come d’altra parte Seltmann abbia potuto essere attivo nello
spirituale già durante il tempo della sua vita. Quel che è certo, è che i
confini tra l’aldiquà e l’aldilà si confondono.
Qui è d’obbligo
la massima attenzione; anche Seltmann ha dovuto sperimentare questo su se
stesso: senza l’orientamento verso la Forza suprema, senza il collegamento
ripetutamente richiesto con il suo amato Gesù, egli si sarebbe perduto.
Qui vorrei
aggiungere questo: Seltmann durante una difficile fase della sua vita venne in
contatto con la voluminosa opera comunicata a Jakob Lorber, che sicuramente può
considerarsi la comunicazione medianica più significativa del suo tempo
(1840-1864). Così non sorprende che da ciò furono forgiate a Seltmann le
percezioni spirituali di Dio-Padre-Gesù, e questo si
manifestò nei suoi modi di esprimersi. Il lettore non dovrebbe attribuire
troppo peso al suo particolare modo di esprimersi, ma interiorizzare
soprattutto quelle esperienze che lo possano portare vicino in maniera vivente
alla realtà terrena e a quella futura.
In questo senso
si può certamente considerare l’obiettivo principale di Seltmann: diffondere il
discernimento in base alle sue conoscenze ed esperienze, per far comprendere la
conformità dell’esistenza terrena che l’uomo è un essere spirituale rivestito
transitoriamente di un corpo fisico, al fine di ottenere buoni risultati nella
propria vicenda terrena, e così raccogliere delle proprie esperienze e, con
ciò, continuare a maturare.
Alla luce di
queste sue narrazioni – come anche da una varietà di altra similare letteratura
– siamo oggi in grado di comprendere molto meglio la continuazione della vita
dopo la morte terrena che è una vita senza interruzione. Dai più non sembra
proprio essere così, come spesso si sente ai funerali: “Signore, lasciali riposare in pace! Dà loro il riposo eterno!”.
Oppure, come si sente talvolta alle
adunanze teologiche dei pastori evangelici: “Dopo
la morte saremo trasformati in un attimo e staremo di fronte al volto di Dio, e
in questa Luce del Dio misericordioso le nostre imperfezioni e i nostri peccati
si dissolveranno”.
È possibile
l’idea che, davvero, secondo queste supposizioni, basta solo far “girare i pollici” per tutta la nostra
vita, e quindi, sprecare inutilmente il nostro tempo, magari con bagatelle
insensate e contrarie al buon senso, perché tanto, Gesù quasi 2000 anni fa è morto per tutte le
scempiaggini o cattiverie di ciascuno, già commesse o non ancora commesse?
Perché allora dovremmo fare qualcosa per il nostro sviluppo interiore, se la
Grazia di Dio passerà su tutti i nostri peccati e li cancellerà come con una
spugna?
Spesso viene
anche accentuato da parte dei teologi che l’uomo sarebbe da intendere come
un’unità indissolubile di corpo e anima. Ma allora, come può essere presa sul
serio la cosiddetta “teoria della totale
morte”, la quale prevede che con la morte del corpo si estingue anche
l’anima e lo spirito?
Secondo ciò, si
potrebbe sperare poi solo in una resurrezione nel Giorno del Giudizio (certo,
per chi ci crede veramente ancora oggi), – oppure in una continuazione della
vita nei nostri figli, come ricordo e bene ereditario. … Tutto questo, non è
deprimente? Non è sconsolante?
Dove ci sarebbe,
in questo, da comprendere un’ulteriore senso superiore della nostra vita? Non è
triste quando da parte di chi è autorizzato ad indicare la vera formazione
della vita, vengono dati all’uomo odierno così pochi convincenti aiuti, vita
che in sé è invece piena di significato, essendoci già tante esperienze di
altro tipo? Invece: “…guai a toccare i
segreti della fede tradizionale!”
Max Seltmann si
è liberato da queste costrizioni. Egli nelle sue visioni descrive esperienze
che ci portano a capire sia il qui che l’aldilà, così che possiamo già
percepire pieni di riverenza l’Amore e la Sapienza di Dio in ogni avvenimento
della vita, e anche la Sua Giustizia. Nulla di essenziale accade a caso o per
combinazione. Siamo guidati senza costrizione ad una migliore comprensione sul
senso della nostra esistenza, e in tal modo possiamo riconoscere tutte le
assurdità e mezze verità che spesso ci ha trasmesso la consueta educazione. Sta
ora nella nostra responsabilità se, davanti a queste numerose ‘visioni’,
accettiamo tali esperienze e li mettiamo in pratica nella vita di tutti i
giorni con i suoi compiti.
Adeguarsi ad un
simile nuovo modo di vita ha certamente delle conseguenze. All’inizio c’è il
riconoscimento, la comprensione migliore delle cose, poi segue lo sforzo per
una nuova impostazione nella propria vita. Nell’altra vita non varranno le
scuse, là non si accetta nemmeno l’ozio. Dalla mia propria esperienza vorrei
dire oggi che questo sforzo, quale risultato, determina che sempre più mani si
dimostrano caritatevoli, sia visibili che invisibili, e fanno scomparire molte
paure, aumentano la sicurezza, fanno crescere la fiducia nel nostro vivente
Cristo risorto, Fratello nostro e di tutti i Suoi e nostri luminosi
accompagnatori; cosicché possiamo sperimentare che già qui è possibile essere
attivi con loro nella collaborazione, e mai più si resta veramente soli, sia di
giorno che di notte e in ogni situazione della vita, sia nel qui che anche nel
“dopo”. – Non è fantastico questo?
Certamente la
vita non ha solo dei momenti esilaranti – anche Seltmann parla delle sue gravi
crisi – ma i punti bassi della vita si possono sopportare meglio se si vede in
tutto un’affettuosa superiore Sapienza all’opera. Credo sia appropriata
un’ulteriore osservazione per la giusta comprensione delle descrizioni molto
precise e ricche di dettagli di Seltmann: quello che egli vive e descrive sulle
condizioni nelle ‘sfere dell’aldilà’ sono sguardi nel mondo spirituale su di un
piano molto vicino a quello terreno. Là le situazioni sotto molti aspetti sono
molto simili alle condizioni della vita terrena. Inoltre, di là, molti defunti
non credono di aver abbandonato la loro vita terrena, ma si considerano ancora
viventi. È necessario che si comprendano assolutamente le basi di questo
pensiero: esistono anche delle sfere superiori di sostanza sottile, nelle quali
lo sviluppo avviene in modo naturale andando sempre più avanti; tuttavia, di
queste sfere, noi come esseri umani terreni non possiamo farci un’idea adeguata.
Quindi innanzitutto è necessario occuparci di quelle condizioni basilari nelle
quali arriveremo un giorno anche noi. Anche un bambino comincia con i numeri
dall’uno al dieci, e non con l’algebra o le radici quadrate.
E ancora
qualcos’altro: Seltmann sperimenta e descrive episodi legati alla situazione
del suo tempo, caratterizzato dalla seconda guerra mondiale, così come il
periodo precedente e quello successivo. Ma guardiamoci intorno: non c’è quasi
sempre, ancora guerra, nei paesi vicini? Non ci sono molte cose, oggi come ieri
e l’altro ieri? E le Legislazioni divine, non sono sempre le stesse? Certamente
qualcosa è anche cambiato in meglio, per esempio l’intolleranza tra le
differenti confessioni negli ultimi decenni ha lasciato il posto ad un maggiore
sentimento di appartenenza. Seltmann mette il dito su queste ferite. Egli
dimostra inesorabilmente a quale atteggiamento anticristiano può condurre
l’intolleranza religiosa, specialmente quando viene aizzata dai rappresentanti
della chiesa. Oggi si potrebbe essere tentati di leggere da alcune narrazioni
di Seltmann addirittura una ‘ostilità ecclesiastica’.
Prendere
posizione davanti a questo, sarebbe un totale malinteso. Per Seltmann non si
tratta di abbattere la vita ecclesiastica, ma di purificare, rinnovare,
sradicare gli abusi dei poteri di quell’ufficio. La sua critica comincia
laddove l’alto intento etico di Gesù viene trasmesso deformato, come se solo
l’osservanza formale delle usanze e prescrizioni esteriori della Chiesa siano
necessarie per ottenere la salvezza. Egli sottolinea che, in primo luogo, si
tratta soprattutto dell’attivo amore per il prossimo e nel seguire Gesù nella
vita quotidiana. – Non è questo, veramente, il compito più importante di ogni
Chiesa cristiana degna di fede, di fortificare continuamente gli uomini ad una
conduzione di vita compiacente a Dio, vale a dire eticamente consapevole e
sensata – senza costrizione e senza minacce o perfino ricatti, ma attraverso la
fortificazione della coscienza, del collegamento con il “Cristo in noi”?
Certo, un evento
come descritto in quella questione di 60 anni fa sul libro “Arno”[1],
è così difficile da immaginare oggi. Nel frattempo c’è stato l’undicesimo
Concilio Vaticano. Con ciò sono stati posti nuovi accenti, anche se nel periodo
successivo non sempre è stato attuato come sarebbe stato necessario. Oggi si
mettono in primo piano nuove opportunità e tentazioni per la provvidenza
ecclesiastica delle anime: l’intera umanità capita sempre di più in una
ripetuta minaccia dei suoi fondamenti di vita, perché le forze formative della
nostra società trascurano in modo irresponsabile il bene futuro degli uomini e
della natura.
Qui ci sarebbero
compiti cruciali da parte di organizzazioni religiose: preparare gli uomini
spiritualmente per affrontare le crisi che si profilano sull’umanità, affinché
non esplodano in catastrofi, ma vengano superate possibilmente nella pace e
nella giustizia per tutti gli uomini. Non importa come l’uomo s’immagina
l’Essenza di Dio, o quali dogmi egli si rappresenta nel particolare, oppure
dove versa il tributo alla sua Chiesa. Ciò che conta è, se si sente
corresponsabile per il benessere di tutti gli uomini e della natura, e che si
sforzi di agire nel senso di questa responsabilità. Oggi è tempo di abbattere
l’intolleranza tra le religioni dell’umanità orientate eticamente e di operare
insieme nell’amore per un buon futuro. Per far questo, ci potrà incoraggiare la
memoria critica di Seltmann negli inconvenienti che lui ha passato, affinché
sia più facile il superamento dei nostri inconvenienti presenti.
Tanto era da
dire per avere delle basi sul contenuto di questa autobiografia. Dunque, cosa
c’è ancora da presentare per avere un’idea delle comunicazioni di Seltmann?
Alcune espressioni sono state trascritte più chiaramente, vecchi modi di dire
sono stati cambiati. Il testo è stato suddiviso in capitoli e capoversi, sono
stati aggiunti dei titoli, e doveva essere stabilito anche il titolo , ma nonostante
tutto questo, il contenuto non è stato modificato, e anche l’ordine delle
singole narrazioni è stato mantenuto. Quindi si possono leggere le esperienze
di Seltmann raccontate da lui stesso dal suo punto di vista nel suo avvincente
stile.
Una di queste esperienze
nel capitolo “Esperienze con Fürchtegott”
raccolte nel libro “Arno”, Seltmann riferisce le esperienze in modo
dettagliatamente essenziale ancora una volta in forma di romanzo. Questo libro “Arno” rappresenta quindi un
completamento essenziale di questa parte della biografia.
Nel caso che sia
difficile accettare alcune parti di questo ulteriore libro, mi permetto ancora
di dire: “Lasciate pure da parte quello che non vi piace oppure che vi sembra
troppo incredibile. Accettate solo ciò di cui siete veramente convinti; il
resto può aspettare finché nuove esperienze renderanno possibile un giudizio
migliore. Tutti noi siamo sempre in cammino, in trasformazione.
Perciò auguro
molta gioia. – Anzi, molta attenzione nella lettura, molta riflessione, molta
forza per la liberazione da quei pregiudizi che possono eventualmente sorgere,
talvolta anche comprensione per ciò che sta scritto tra le righe, e molto
guadagno spirituale, affinché le visioni di Seltmann portino frutto anche per
la nostra vita e per il nostro mondo; ‒ me lo auguro.
Gertrud Emde – febbraio 1998
۞
La
mia infanzia nella casa paterna
1. Provengo da una famiglia di minatori ed io ero il
maggiore di sei fratelli e sorelle. Allora abitavamo a Planitz.
Il mio ricordo risale fino al mio decimo anno di vita, e tutto è come impresso
a fuoco nella mia anima.
2. A dieci anni vidi per la prima volta un ubriaco
come fu tirato giù da un carro e portato in una scuderia per smaltirvi lì la
sua sbornia. Guardando più da vicino, nell’ubriaco riconobbi mio padre. A
quella vista mi promisi di non ubriacarmi mai. Ho mantenuto fino ad oggi questa
promessa solenne. Così ringrazio il Padre mio che in tal modo mi ha preservato
dal vizio del bere.
3. Andavo volentieri a scuola ed imparavo facilmente;
tuttavia è stata una dura infanzia. I miei fratelli ed io dovevamo sbrigare i
lavori domestici, ognuno doveva assolvere anzitutto il suo dovere prima di
poter uscire in strada.
4. I miei genitori erano molto credenti e ci educarono
rigidamente. Con la disobbedienza non ci punivano con botte, per questo c’erano
altri mezzi. Quando il padre fischiava, dovevamo correre subito a casa, poiché
chi non era presente a tavola, non riceveva più niente da mangiare.
5. Un giorno mia madre fu colta da una malattia lunga
e complicata. Sofferse per quasi due anni di tisi polmonare, come allora si
chiamava questa malattia. Una guarigione era impossibile, e nondimeno mia madre
guarì. Durante questo tempo, quale figlio maggiore, dovetti sostituire la mamma
malata nelle faccende domestiche: dovevo fare il governante per i fratellini,
cucinare, fare la spesa; insomma, tutto ciò che lei mi affidava, erano miei
lavori. Così imparai eccellentemente a cucinare, a cuocere i cibi nel forno e
pulire strofinando, e già da tredicenne sostituii la madre malata nelle
faccende domestiche.
6. Mio padre lavorava in miniera. Tutto in tutto fu un
tempo duro per me, poiché nonostante questo aggravio non mancai nessuna lezione
a scuola.
7. I primi contatti con il mondo degli spiriti
avvennero quando due medici si adoperarono intorno a mia madre, e quando un
giorno furono di nuovo da lei, io ebbi la mia prima esperienza con il mondo
degli spiriti.
8. Durante la terapia mia madre cominciò
all’improvviso a parlare con una voce totalmente estranea, in un corrente
perfetto tedesco, tanto che i medici non finivano più di stupirsi. Con questa
voce a noi estranea lei dava ai medici le direttive per curarla diversamente da
quanto avessero fatto fino ad allora. I medici non furono contenti di questo, e
ci fu una disputa animata. Dopo, però, essi cambiarono il loro modo di curare,
e mia madre guarì.
9. E poi ricominciò qualcosa di nuovo. Lo stato in cui
mia madre parlava con questa voce estranea, si ripeté, e così lo si venne a
sapere anche nel vicinato. Alcuni di questi vicini frequentavano già piccoli
circoli, nei quali si annunciavano gli spiriti. A causa della mia giovane età
non si volle raccontarmi nulla di più preciso, sebbene fossi molto curioso ed
avrei voluto saperne di più.
10. Finalmente una volta riuscii ad essere presente
mentre aveva luogo un ‘circolo’ nella nostra casa. Mio padre, per vero, era
decisamente contrario e vietava tali riunioni nella nostra casa, ma i vicini
non se ne curavano. Ciò che diceva Gotthold, mio padre,
veniva semplicemente ignorato, e Lena, mia madre, doveva mettersi a
disposizione proprio come medium. Così già da giovinetto venni in contatto con
gli ‘spiriti’, divenni in tal modo ‘iniziato’ ed appresi alcune cose.
11. Tuttavia mio padre non si riusciva a convincere.
Egli picchiava mia madre quando veniva a sapere che da noi si era svolta di
nuovo ‘un’ora con gli spiriti’ e le portava via i vestiti affinché nessuno
potesse farle visita. I vicini tuttavia trovavano sempre una via d’uscita per
tenere ‘l’ora’, come essi la chiamavano. Questo avveniva soprattutto quando mio
padre aveva il turno di notte.
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۞
Il padre è convertito
1. Una sera vennero alcuni vicini che conducevano con sé
anche degli ammalati, e parlò di nuovo quello spirito di un medico nel suo
estraneo e imperioso linguaggio. Egli accertava le malattie e indicava i
medicamenti. Dopo di ciò i malati stavano meglio e guarivano perfino. A questi
fatti nemmeno mio padre poteva rifiutarsi di credere. Alla fine anche lui un
giorno prese parte ad una tale ‘ora’ ed ebbe perfino un’esperienza
straordinaria: un defunto, presentandosi come maestro Fischer, gli parlò.
Costui era stato direttore del gruppo corale al quale mio padre apparteneva.
2. Sei mesi prima il maestro Fischer era stato
trasferito a Lipsia, perciò qui nessuno sapeva qualcosa della sua morte. Ora
Fischer descrisse quali tormenti aveva dovuto sopportare quando la sua salma
era stata cremata. Per la verità, mio padre non fu convinto di questa verità, e
nonostante ciò la riferì nel successivo incontro all’ora di canto.
3. Allora fu deriso per bene, e un compagno lo provocò
dicendo: “Gotthold, e tu vuoi veramente crederlo?”. –
Invece il nuovo dirigente disse: “Amici,
io ho il suo indirizzo, e semplicemente gli scriverò”.
4. Così accadde. Dopo alcuni giorni ci fu già la
risposta: Fischer era morto da un po’ di tempo e la sua salma era stata
cremata. Ora lo stupore fu grande, poiché mio padre aveva appunto riferito dei
tormenti che Fischer aveva subito con la cremazione del suo cadavere.
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Le facoltà medianiche di mia madre
1. Pertanto, “Lena di Seltmann” fu sempre più conosciuta
come medium. Le sue facoltà medianiche erano: guarire, dipingere con matite
colorate, parlare in lingue straniere, così come il vedere gli spiriti e
parlare con loro. Mio padre nel frattempo fu convertito e divenne perfino un
fervente patrocinatore.
2. A questo punto avvenne qualcosa che doveva elevare
il nostro spiritismo su un gradino completamente nuovo. “Padre Landbeck”, come
noi lo chiamavamo, venne e parlò nella cerchia dei suoi vecchi e fedeli nella
mia casa paterna. Propose anche dei libri, cercava amici e benefattori per la
stampa degli stessi. Egli poté riferire di molti amici che avevano già donato
ed avevano ricevuto i libri. Cosicché, allora imparai per la prima volta a
conoscere gli scritti di Jakob Lorber. In seguito li divorai come romanzi.
3. In mia madre la vita spirituale si faceva sempre più
intensa Attraverso di lei non parlavano più tanti defunti, ma si annunciavano
sempre più spesso sia dei beati che angeli. Così la sua vita diventò molto più
libera e i suoi doni più perfezionati.
4. Tuttavia, anche i suoi avversari aumentarono. Dopo
una denuncia del parroco, un giorno mia madre fu perfino messa in gabbia dalla
polizia. Allora accadde che la moglie del parroco Runkwitz
si ammalò gravemente, e nessun medico fu in grado di aiutarla. E chi venne un
giorno da Lena di Seltmann? – La moglie del signor parroco! – Lei disse di aver
sentito che, “…chi il medico non può più
aiutare, riceve aiuto da Lena di Seltmann!”, e perciò era lì. Lei guarì, e
così il suo signor marito dovette riconoscere che qui non si trattava di
qualcosa di demoniaco.
5. Un giorno, quando mio padre era di turno al lavoro,
vennero due signori e pregarono mia madre di disegnare loro un quadro. Lei
preparò tutto: carta e matite, così come un coltello per fare la punta alle
matite. Dal momento che cominciava a diventar buio, volevo accendere la
lampada. Ma subito fui ripreso da un essere spirituale: “Lascia stare!”
6. Dato che il completamento del quadro richiese
un’intera ora, nel frattempo divenne talmente buio che non si poteva
riconoscere né i colori né il soggetto che lei stava disegnando. Questo modo di
disegnare era un procedimento quasi incredibile. Alla sinistra stavano le
matite e il coltello; quando una matita era stata usata, veniva messa alla
destra e non usata un’altra volta, poiché tutte le parti dello stesso colore venivano
dipinte in un unico processo lavorativo. Un’ulteriore caratteristica era che
con l’ultima matita dal colore marrone l’opera veniva terminata con un versetto
al di sotto del quadro. Così avvenne anche questa volta.
7. I due signori assistettero interessati e nessuno
disse una parola. Mia madre rotolò il quadro e disse con una profonda dura
voce, porgendolo ad uno degli uomini: “Ecco,
ora faccia il suo dovere!”
8.
A me invece disse con voce delicata: “Ora
accendi la luce. Amen!”. Ciò che intendeva lo spirito quando intimò ai due
uomini di fare il loro dovere, fu subito chiarito. Io accesi la luce e gli
uomini guardarono il quadro, Poi guardarono a lungo mia madre, finché uno alla
fine si riprese: “Signora Seltmann, il
nostro incarico era di arrestarla (di portarla alla stazione di polizia per
interrogarla), ma ora non possiamo più
farlo. Tuttavia, saremmo lieti se potessimo visitarla ancora quando anche suo
marito sarà a casa”. Mia madre accettò. Così furono conquistati altri due
amici.
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Il
viaggio della madre nell’aldilà
1. Nel frattempo io compii 14 anni e in quell’anno
ricevetti la mia confermazione[2].
2. Nel venerdì santo del 1896 accadde un avvenimento
del quale se ne parlò a lungo a Planitz: mia madre
poté fare il suo primo viaggio nell’aldilà. Mio padre ne fu al corrente, tutti
i conoscenti lo seppero e furono informati perfino alcuni increduli. In quella
sera mia madre già di buon ora fu perspicace e riferì di esseri spirituali che
lei vedeva. Trasmise anche messaggi di parenti deceduti delle persone presenti.
3. Precisamente alle ore 8 divenne molto stanca e si
coricò sul divano come le era stato ordinato. Lì cadde in un profondo sonno. Su
disposizione di un angelo mio padre prestò attenzione che nessuno potesse
toccarla. Presto però non fu più un sonno, il suo braccio cadde giù come senza
vita, e cessò di respirare. Sul suo volto era chiaramente visibile un pallore
giallo. Come annunciato, questo stato durò precisamente due ore. Poi – un profondo
respiro – e mia madre aprì gli occhi, sollevò il suo braccio e disse: “Non vorrei più stare qui!”
4. Si alzò. Tutti la guardarono interessati e così
parlò: “Andate tutti a casa, sono tanto
stanca del lungo viaggio, verrete a sapere tutto”.
5. Poi vide suo cognato, Gustav Schneider, e gli
disse: “Gustav, devo portarti i saluti
della tua Gusel. Ah, quanto è bello, lei vive su un
sole!”
6. A questo punto mio zio rispose ad alta voce. “Ebbene, ora vedete l’inganno, mia sorella è
ancora vivente!”. Mio padre obiettò: “Gustav,
questo non è giusto da parte tua. Nei giorni di festa va una buona volta da tua
sorella e riferiscile ciò che hai visto qui”.
7. Zio Gustav fu d’accordo e andò a Sosa, un luogo nei monti metalliferi, per far visita a
un’altra sua sorella. Quando giunse ed entrò lì in casa, la sorella sobbalzò: “Gustav, adesso mi viene in mente la nostra
dimenticanza. La nostra Gusel è già morta da sei mesi
ed abbiamo dimenticato di scriverti!”. Zio Gustav tornò da convertito. –
Così, attraverso le moltissime esperienze mi appropriai di un ricco sapere sul
mondo degli spiriti e sulla continuazione della vita dopo la morte, come
raramente un giovinetto poteva fare.
[indice]
۞
Vie
errate e nuovo inizio
1. Il rigore nella casa paterna comunque non mi piaceva.
Volevo essere libero. Così all’età di appena 15 anni andai via. Dal momento che
ero amante degli animali, scelsi il mestiere di stalliere. Solo molto raramente
tornai a casa. Nonostante la mia conoscenza su Dio e la continuazione della
vita dopo la morte, mi persi nel mondo. Caddi sempre più in basso e divenni un
uomo rozzo, come ce ne sono solo di rado. La frequentazione con i miei nuovi
compagni mi tolse tutto ciò che avevo ricevuto in buona educazione.
2. Mi rimase solo la conoscenza su Dio e sul mondo
spirituale. Spesso ne raccontavo qualcosa, ma venivo solo deriso. Comunque,
questa conoscenza non me la si poteva più togliere, poiché le esperienze con
mia madre erano indelebilmente impresse a fuoco nella mia memoria.
3. Così giunsi ai 20 anni. Con il lavoro sano, il
latte e il buon cibo divenni ben forte. Allora mi persi totalmente nelle miei
desideri sessuali. Conobbi una fanciulla, la mia Hedwig. Lei riuscì a fare di
me nuovamente un uomo per bene. La portai a casa mia e divenne una figlia per
mia madre: lei era credente e piena di fiducia in Dio. Avevamo l’intenzione di
sposarci, ma a causa della mia chiamata alle armi dovemmo per il momento
rimandare le nozze.
4. Hedwig morì nell’anno 1903 di polmonite, e in me crollò
un mondo. Ancora una settimana prima della sua morte avevamo trascorso una
vacanza nella sua casa paterna. Là lei aveva già parlato della morte, e dovetti
prometterle, nel caso della sua morte, di sposare sua sorella Clara. Il 9
gennaio Hedwig fu sepolta. Io non ho mai potuto dimenticarla.
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Una
vita vuota
1. Fedele alla mia promessa, sposai Clara, la sorella di
Hedwig. Il suo essere era l’opposto di tutto ciò che mi aveva legato con la mia
Hedwig. Questa convivenza si mostrò fin dal principio in un matrimonio
sbagliato. Verso l’esterno conducevamo un buon matrimonio, ma il mio cuore
rimase vuoto, il mio desiderio inappagato.
2. Di nuovo cominciai a perdermi nel mondo. Cercai una
compensazione nel gioco delle carte nell’osteria. Questa divenne una vera
passione. Mia madre sapeva del mio stato e pregò molto per me, come mi confessò
una volta più tardi. Così interiormente vissi vuoto e senza meta fino al 1913.
Allora mia madre ebbe di nuovo una lunga e complicata malattia. Attacchi di
asma le causarono molta sofferenza e dolore. Per lenire i dolori doveva stare
seduta e per oltre un anno non poté quasi coricarsi nel letto. Nel frattempo
divenni ferroviere. Il continuo e lungo servizio, ma soprattutto la mia passione
del gioco mi portò al fatto che solo raramente riuscivo a visitare mia madre
ammalata. Un giorno mi sentii molto spinto ad andare da lei. Quando la vidi
giacere sul suo letto e lei non aveva più forza per alzarsi, sentii chiaramente
che questa era ben l’ultima volta che ci saremmo visti. Allora mi inginocchiai
davanti a mia madre e la supplicai tra le lacrime: “Madre, perdonami se ti ho addolorata. Perché Hedwig non mi ha parlato
una sola volta? Io ho tanto bramato una sua parola!” Allora lei mi disse
del tutto inaspettatamente e nel modo di parlare della mia Hedwig: “Mio Max, tu mi sei sempre stato il più
caro!”. Questo mi scosse talmente, che corsi via senza un’ulteriore parola
e lasciai là perfino il mio berretto. Quando un giorno tornai a casa tardi dal
servizio, disse mia moglie: “Oggi si è rotto il manico alla nostra
padella, senza motivo”. Allora seppi che mia madre era morta, lei ce
l’aveva mostrato. Ed così fu anche. Il padre mi scrisse un biglietto e ci
comunicò l’ora e il giorno della sua sepoltura.
[indice]
۞
Sepoltura
della madre
1. Con mio padre e i miei fratelli presi parte al funerale
di mia madre. Era il giorno di san Giovanni. Venne molta gente perché mia madre
era proprio conosciuta ed amata. Il corteo funebre si mise in movimento dalla
casa del lutto.
2. Quando passai dinanzi alla camera mortuaria, diedi
uno sguardo al posto dove prima vi era stata deposta mia madre. Allora mi
spaventai enormemente, poiché là, sul ripiano dove prima era stata messa la
salma di mia madre, vidi giacere me. Mi fermai dallo spavento e così ostacolai
l’intero corteo funebre. Sentii una chiara, ma monotona voce: “Cosa sarebbe se tu fossi morto adesso?”
3. Ne fui talmente spaventato, che non sapevo più cosa
dovessi fare. Avrei continuato a bloccare l’intero corteo, ma i molti uomini
dietro di me premevano . Allora fui spinto avanti, e finalmente la visione
passò oltre. Ma la voce rimase!
4. La cassa da morto di mia madre fu portata nel
vestibolo. Non riuscivo a prendere commiato, poiché la voce in me risuonava
incessantemente. Non colsi nulla di ciò che succedeva intorno a me, poiché
sentivo continuamente solo questa frase: “Cosa
sarebbe se tu fossi morto adesso?”
5. Ci sedemmo per le esequie, ma io non udii nessuna
parola di ciò che il sacerdote disse, poiché continuamente sentivo solo quelle
parole: “Cosa sarebbe se tu fossi morto
adesso?”. Mi sentii veramente oppresso! Tanto mi sconvolse questo
avvenimento.
6. Poi si andò oltre, vicino alla fossa. Per alcuni
momenti non sentii e non vidi più nulla. Quando però la cassa da morto fu
calata giù, mi giunse all’improvviso di nuovo quella frase: “Cosa sarebbe se tu fossi morto adesso?”
7. Mi sentivo meschino ed ero vicino a stramazzare. Sentivo
ininterrottamente solo questa voce in me. Anche dopo, quando il giorno del
funerale era passato, la frase continuava a risuonare. Volevo dimenticare
tutto, ma la voce rimase.
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۞
La voce
1. In tutto ciò che finora avevo sperimentato e continuavo
a sperimentare, cercai di trovare una risposta a questo avvenimento. Cercai
consiglio presso predicatori e vecchi conoscenti di mia madre. Tutto fu
inutile, tutto falliva, nessuno mi poteva aiutare. Essi avevano per me ben
belle e buone parole, ma la voce rimase. Così vissi come mezzo pazzo fino alla
festa del rinnovamento.
2. Alla fine mi rivolse la parola un collega di lavoro
che mi chiese che cosa avessi. Costui era uno spiritista. Dopo avergli riferito
tutto, mi invitò ad una ‘seduta’. Io seguii l’invito. Un certo Ernst Möckel di Stenn doveva servire da
medium. Poiché questi non arrivava, noi passammo la serata con il ‘muovere il
tavolino’, ma dal momento che questo mi annoiava, chiesi agli altri di
lasciarmi da solo al tavolino. Appena misi prudentemente le mie mani su questo,
esso si mosse ben violentemente. Allora domandai: “Tu chi sei?”
3. Dopo questo, gli altri mi spiegarono che dovevo
domandare diversamente. Il tavolo poteva rispondere sempre solo con “sì” o “no”. Un movimento significa “si”, due movimenti “no”. E così
domandai: “Sei tu Hedwig?”. – “No!”, fu la risposta.
4. Nominai ancora altri nomi, ma ottenni come risposta
ogni volta un “no!”. Solo alla domanda: “Sei
mio cugino?” venne un “sì”. – “Tu?”, inveii contro, “Tu sei quindi colui che mi tormenta così?”.
A questo punto il tavolo tacque. Avevo appreso abbastanza, perché per me si
trattava solo della voce dalla quale volevo liberarmi. E così andai a casa.
5. Il giorno seguente avevo il giorno libero. Visitai
Ernst Möckel che doveva servire veramente da medium.
Là, in effetti, mi parlò mio cugino defunto. Ed io credetti a questo spirito.
Egli Mi chiese di andare il giorno dei morti sulla sua tomba, piantare un
ciclamino e recitare per lui sette Padrenostro. Io lo promisi. Ciononostante la
voce non cessò.
[indice]
۞
La mia guarigione
1. Doveva avvenire del
tutto diversamente. Scrissi a un amico di mia madre, Robert Gutbrecht in Chemnitz, che avrei voluto
volentieri fargli visita. Avevo da svolgere una faccenda il giorno dei morti
nella vicinanza di Chemnitz, in Reichenbrand,
e così le due cose si potevano far coincidere. Ricevetti la risposta di Gutbrecht con la preghiera di non aspettare così a lungo,
ma di andare con mia moglie già per la festa del rinnovamento. Più tardi ci
inviarono perfino un telegramma. E così accettammo l’invito.
2. In Chemnitz fui accolto
molto affettuosamente. E nonostante ciò sapevo che per loro si trattava solo di
onorare il figlio di mia madre, poiché a causa della mia (cattiva) condotta di
vita, non si aveva più nessuna considerazione di me.
3. Là ebbe luogo ‘un‘ora’
e la sorella Martha Gröner servì come medium.
Dapprima parlò un amico spirituale, poi venne da me mia sorella, e fui
trattato. Un indiano mi parlò e mi comunicò tutti i conti che avevo da saldare.
Non fui risparmiato. Di una cosa dovetti meravigliarmi molto: che potevo
ascoltare tutto così calmo, sebbene fossi in uomo iracondo.
4. Poi fui trattato dalla testa fino ai piedi. Nella
stanza c’era un puzzo di catrame e zolfo, inoltre dominava un freddo gelido.
Tutti si spostarono da me. Alla fine mi promisi di non fumare più, di non
bestemmiare più e di rinunciare al gioco delle carte. Allora la voce in me
cessò all’improvviso e non è mai ritornata. Da quel momento divenni un uomo
nuovo e mi sforzai di vivere in modo migliore.
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۞
Nuove esperienze e compiti
Visioni
di angeli
1.
Fino ad oggi ho mantenuto la mia promessa e da allora non ho più fumato,
né bestemmiato né giocato mai più a carte. La mia irascibilità fece posto a una
quiete interiore e cercai sempre più di stabilire il collegamento interiore con
Dio. Cercai aiuto ovunque, dai fratelli di mia madre, anche da mia sorella
Camilla, per approfondire il profondo e rinsaldare questo collegamento
interiore.
2.
Sempre più penetrai in queste profondità interiori. Spesso pregai: “O Signore, lasciami solo una volta vedere
un angelo!”
3.
Il 18 agosto del 1914 questo desiderio mi fu esaudito. All’improvviso vidi come
il soffitto si staccava ed apparve una figura bianca, la quale prendeva da un
letto bianco una figura grigia, per poi scomparire di nuovo attraverso il
soffitto.
4.
Il giorno dopo raccontai di questo sogno, di questa immagine fantasiosa, per
quello che io la consideravo. Allora mia cognata gridò: “Questo è Franz, il mio fratello più giovane!”.
5.
Per me era penoso perché io davvero ritenevo questa visione per un effetto
della mia fantasia. Invece quattro settimane più tardi arrivò la notizia che
Franz sarebbe morto il 18 agosto nell’ospedale da campo a S. Quentin. E così
ebbi la prova che la mia esperienza non era solo fantasia. Tali circostanze si
ripeterono spesso con altre variazioni.
6.
Vorrei narrare ancora un’ulteriore esperienza, perché mi fu mostrata in modo
così realistico. Mi trovavo da mia sorella in Oelsnitz
nei monti metalliferi, dove si svolgeva proprio ‘un’ora’ (una seduta spiritica). Erano presenti molti
fratelli e sorelle dello stesso spirito, e una donna a me sconosciuta serviva
da medium. Ognuno degli ospiti doveva ricevere alcune parole dallo spirito. E
così la medium andava in cerchio dall’uno all’altro.
7.
Vidi come davanti a una donna anziana e una ragazza adulta – esse erano madre e
figlia – stava un meraviglioso essere con un’arpa. Sentii chiaramente il
cantore che suonava e cantava davanti a loro. Dinanzi a me vidi stare anche un
cavaliere nella sua armatura.
8.
La medium si rivolse alla madre e alla figlia: “Davanti a voi sta un giovinetto. Egli suona sulla sua arpa d’oro e
inoltre canta”.
9.
Ora lei cantava insieme, ed io sentivo precisamente la stessa canzone che avevo
potuto vedere e sentire già prima.
10.
Quando fu il mio turno, ottenni il messaggio: “Davanti a te sta un cavaliere nella sua armatura, e ti esorta a
rimanere fedele al tuo voto!”. Mi fu detto ancora di più, ma oggi non lo
ricordo più.
11.
Così divenni sempre più saldo nella fede, e nonostante ciò non avrei mai pensato
al fatto che avrei dovuto dedicare la mia vita del tutto al Signore.
[indice]
۞
La guarigione spirituale
1.
Trascorsi di nuovo le vacanze solo con la mia piccola figlia Erna da mia sorella Maria in Olsnitz
nei monti metalliferi. Andavamo a passeggio e raccoglievamo funghi. Erna all’improvviso divenne imbronciata e volle
assolutamente ritornare a casa dalla mamma. Dal momento che non ci fu verso di
farle cambiare idea, tornammo indietro. Maria ci cucinò i funghi raccolti che
noi poi anche mangiammo.
2.
Di sera verso le otto mi venne all’improvviso un violento mal di pancia. Pensai
ad un avvelenamento da funghi e presi alcuni rimedi. Un’ora più tardi i dolori
erano scomparsi, e poiché anche il giorno dopo non sentii più nulla, già presto
al mattino, insieme a Erna, tornai di nuovo a casa.
3.
Giunti a casa, mi misi subito in viaggio per andare da Georg Riehle a Dresda.
Io lo conoscevo già dall’età di dieci anni, poiché egli veniva spesso da mia
madre dove si radunavano alcuni amici di sera per ‘l’ora’.
4.
Durante questa ‘ora’ cominciarono all’improvviso a tormentarmi di nuovo i miei
dolori di pancia con una violenza tale che non si può descrivere. Non sentivo
una parola di tutto ciò che si diceva, e mi contorcevo come un verme. Quando i
dolori cessarono, si erano fatte le nove di sera. A nessuno raccontai di
questo.
5.
Il giorno dopo tornai indietro con il treno, ma scesi già a Chemnitz
per far visita ai Gutbrecht. Là prevalse grande gioia
per la mia visita. Di sera andai poi con Robert dai Grönert,
dove doveva tenersi di nuovo ‘un’ora’.
6.
Appena quell’ora iniziò, mi venne di nuovo questo mal di pancia ancora molto
peggio di quanto l’avevo avuto finora. Bramavo la fine della seduta. Allora
subentrò di nuovo nel medium l’indiano che mi aveva già trattato una volta.
Egli rivolse le sue parole ad un essere di cui ero posseduto, e lo istruì.
Nello stesso istante scomparvero i dolori e fui guarito. – Così sperimentai la
prima “guarigione spirituale”.
7.
L’indiano diventò il mio spirito protettore e da quel momento entrai con lui in
un contatto interiore. Ancora oggi sono ancora in contatto spirituale con lui
in maniera fraterna. Egli mi disse che non avrebbe più potuto seguire il mio
sviluppo interiore, dal momento che in lui vivevano altri concetti diversi dai
miei. Tuttavia anche oggi concedo ancora molta attenzione ai suoi consigli,
perché mi aiutano e sono buoni.
8.
In quel tempo mi assalì di nuovo una pressione alla ricerca, e quando Georg
Riehle mi regalò l’Evangelo tramite Jakob Lorber, il mio fervore si ampliò alla
ricerca dello “spirituale-divino”. Attraverso “Il grande Vangelo di Giovanni”[3]
ricevuto da Jakob Lorber fui introdotto in nuove verità spirituali e rimasi in
costante contatto con Georg Riehle finché iniziò la guerra. Allora purtroppo
lui dovette assolvere il suo servizio militare.
9.
Così mi unii di più a Otto Hillig[4],
e tramite lui ora mi fu posto nel cuore il vero motivo, poiché Otto Hillig
divenne ‘una madre del Divino’ in me.
[indice]
۞
La mia prima grande esperienza
1.
Il desiderio ardente di riconoscere e sperimentare sempre di più
profondamente Gesù, mi condusse anche in altri circoli. Ahimè che cosa ho
dovuto sperimentare spesso – nel vero e nel falso! Con ciò divenni insicuro e
venni in conflitto con me stesso.
2.
In quel tempo incontrai un ferroviere, Kurt Münch di Lichtentanne. Costui era chiaroveggente. Quando un giorno
ero da lui, mi disse: “Max, tua madre è
qui. Almeno così sembra”. Io dubitai, ma dopo alcuni qui e là, dissi: “Kurt, chiedile di ripetermi le ultime
parole che ci siamo detti una volta insieme”. E in effetti mi furono
comunicate letteralmente.
3.
Ora più nulla poteva fermarmi. Il mio impulso di servire in questo spirito,
mise tutto il resto in seconda fila. Tuttavia di nuovo mi furono posti ostacoli
sulla via. Senza rendermene conto, fui spesso posseduto da esseri inferiori. Emil Scheithauer fu colui che
ebbe sempre il potere di liberarmi da loro.
4.
Avevo da fare con molti aggravi. In me affioravano apparizioni e visioni. Io
vedevo degli esseri spirituali ma credevo che tutto ciò fosse solo fantasia.
5.
La mia vita interiore si sviluppò sempre di più, ma sperimentai anche
contraccolpi. Mia moglie non riusciva a seguire così bene me e le rivelazioni,
perché in lei erano presenti altri concetti, e poiché passava anche del falso e
sbagliato, anch’io stesso divenivo di nuovo insicuro.
6.
In quel tempo ebbi la mia prima grande esperienza: del tutto inconsapevole,
senza un minimo desiderio di sperimentare qualcosa, una mattina andai in
servizio (ai treni). Dal momento che la ferrovia in questi tempi di guerra non
era regolare, dovevo andare a piedi a Zwickau.
Normalmente impiegavo oltre un’ora per percorrere la via.
7.
Appena ebbi lasciato la località Lichtentanne, mi
trovai all’improvviso in mezzo al teatro di guerra. Un tuonare
dell’artiglieria, uno scoppio di granate, un grido dei compagni. Poi in una
volta silenzio mortale.
8.
Ad un tratto stette davanti a me un giovane soldato: Arno Badstübner
di Lichtentanne. Io lo conoscevo bene, era ancora un
giovane di appena 17 anni. Lui non mi conosceva. Stava accanto a me con una
bomba a mano pronto a lanciarla.
9.
Gli rivolsi la parola: “Amico, io non ho
con me nessuna arma. Non so nemmeno cosa mi sta succedendo. O sono morto io,
oppure lo sei tu”.
10.
Allora si avvicinò lentamente e lo incoraggiai: “Posa la tua arma, poiché ora vedo che non sei più un uomo vivente. Io
sperimento piuttosto la Grazia di vedere il tuo corpo spirituale”.
Lui
non voleva credermi. Dovetti parlare con lui a lungo e molto. – Un luogotenente
uscì dalla trincea, disarmato, e gli disse: “Camerata,
l’amico ha ragione. Guarda: nemmeno io ho più delle armi in mano. Per te la
guerra è finita”. In risposta, il giovane soldato disse: “Signor luogotenente, lei mi vuole solo
mettere alla prova. Se non fossi più un uomo, non avrei nemmeno più un corpo,
ma io mi vedo ancora”.
11.
Il luogotenente rispose: “Camerata,
allora cerca tu stesso. Io volevo solo spianarti la via in una libertà per te
nuova”.
12.
All’improvviso l’esperienza visibile finì e nel frattempo giunsi quasi al mio
posto di servizio. Quindi avevo vissuto per un’ora del tutto altrove e nello stesso
tempo ero qui sulla Terra come uomo, mentre correvo verso il mio posto di
lavoro. Non ho raccontato a nessuno di questo, poiché ero già comunque preso in
giro a causa della mia nuova predisposizione di vita.
[indice]
۞
Io stesso divento un medium
1.
Naturalmente i miei colleghi di lavoro dovevano essersi accorti che ero
diventato un altro uomo. Non bestemmiavo più, lasciavo farmi pressoché tutto ed
aiutavo ciascuno ben volentieri, anzi avvertivo gli altri perfino delle
conseguenze delle loro stesse bestemmie.
2.
Per me ora il tempo seguente fu di grande importanza, dal momento che il mio
amico Georg Riehle venne a Zwickau con il suo treno
ospedale. Insieme a lui sperimentai veri giorni ed ore di festa. In quel tempo
ero affamato di verità divine e mi furono anche donate.
3.
Io stesso diventai un veggente spirituale e penetravo sempre più profondamente
nel modo di vivere degli esseri spirituali. Quante cose avevo già vissuto! E
tuttavia ho quasi sempre taciuto durante questo tempo, perché non ero
abbastanza consolidato. Da differenti medium mi lasciai spesso irritare, ma
alla fine divenni io stesso un medium.
4.
Talvolta divenni vittima di spiriti falsi e menzogneri. Mi ricordo di una
memorabile “ora” presso i fratelli Dörrer di Weissenbrunn. Vi erano radunati molti ospiti, amici di
Lorber vecchi ed esperti, anche spiritisti e naturalmente anche alcuni medium.
5.
A quel tempo mi trovai come in un desiderio morboso a non cercare più le
Verità, ma a scoprire le non verità. Con ciò mi feci la reputazione di essere
un guastafeste e venivo trattato rispettivamente con diffidenza. Durante una
seduta posi alla cerchia la seguente domanda: “Chi si assume veramente la responsabilità per ciò che dice il
medium?”. Münzner, un vecchio e scrupoloso amico,
disse: “Ebbene, naturalmente il medium!”.
A ciò la vecchia fedele Marie Baumann che si era
messa a disposizione come medium, disse: “Con
questo, non dovete venire da me. Come posso assumermi la responsabilità, se
spesso non so nemmeno quello che viene detto attraverso di me?”
6.
Un altro disse: “Ebbene, allora la
responsabilità deve assumersela lo spirito!”. – Io dissi: “Sì, corri dietro allo spirito, che se è
un menzognero o un falso spirito, ti canzonerà bellamente!”. Tutti
tacquero, e dopo un po’ dichiarai: “Qui
non ci sto più, poiché vedo lo zampino del diavolo. Noi abbiamo l’Evangelo di
Giovanni di Jakob Lorber, là si possono leggere le Verità, con queste possiamo
veramente farci vedere. Io non posso più assumermi la responsabilità davanti a
me e davanti al mio Dio di stare con voi, perché posso percepire ed anche
vedere che non c’è più la verità di ciò che qui viene detto. Non rifiuto
decisamente queste sedute, poiché da mia madre defunta, che voi tutti avete ben
conosciuta, ho sperimentato molto di bene. Tuttavia chiedo sempre più forza per
poter rivelare veramente la Verità”. A poco a poco si formò un cerchio
solido, al quale ero volentieri disposto di servire come medium.
7.
Le comunicazioni tramite me però cessarono lentamente. E così questo cerchio
con il tempo si trasformò in un’associazione di amici, come l’avevo già
sperimentato presso Otto Hillig. Riconoscere Gesù sempre più profondamente
divenne la meta del nostro cuore, e la schiera dei partecipanti diventò sempre
più grande.
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۞
Presso i metodisti
1.
Le lotte con il mondo degli spiriti non cessavano, talvolta soffrivo
direttamente di possessione. Allora si annunciavano da me quasi solo dei
suicidi. La guerra ancora perdurante e il mio rapporto matrimoniale ci misero
il loro per questo stato. Io ebbi ben una vita familiare, e tuttavia non
l’ebbi, sebbene fossimo entrambi di buona volontà.
2.
Proseguendo, cercavo come prima, la compensazione nel servire. Nonostante ciò,
il mio bisogno cresceva sempre più. Scrissi lettere di molte pagine a Otto
Hillig, e ricevevo sempre delle risposte che mi aiutavano. Per me fu un tempo
difficile.
3.
Sebbene avessi molti amici intorno a me, andai ancora dai metodisti e visitai
la loro cappella. Là dopo le ore di studi biblici, potevo domandare tutto ciò
che non mi era del tutto chiaro. Perciò queste riunioni furono molto importanti
per me. Venivano sempre più persone. Loro non avevano ancora mai sperimentato
qualcosa di simile nei loro cuori. Sentivo che venivano solo a causa mia.
Perciò pensai di diventare io stesso metodista.
4.
Una volta ebbe luogo una settimana di preghiera. Alla sera comparve il
predicatore con un conoscente vicino di casa. Io ero molto aperto verso i due e
riferii loro che ero esperto nella Bibbia solo attraverso gli scritti di
Lorber. Misi in rilievo che per me proprio Lorber era la chiave per
l’interpretazione della Bibbia. Il predicatore mi chiamò “fratello”, e poi
pregammo insieme intimamente e cordialmente.
5.
In me maturava quindi il piano per diventare membro della loro comunità. Forse
avrei potuto diffondere la nuova Luce anche lì. Nonostante ciò, interiormente
ero ancora insicuro. Pregai molto per avere chiarezza. Dal momento che il mio
servizio lo permetteva, potei andare ogni giorno alla cappella a Werdau. In una domenica pregai in modo particolarmente
intenso per avere un segno da Gesù. Di solito andavo con mia moglie al culto
religioso. Quella domenica non avevo ancora finito il lavoro nella scuderia e
la mia partenza tirava per le lunghe. Perciò quando finii andai da solo, e la
via mi divenne preghiera e supplica per avere un segno, per sapere se fossi
veramente sulla giusta via e la mia intenzione fosse anche la Sua Volontà.
6.
Così raggiunsi la cappella. All’ingresso incontrai il predicatore e andammo su
insieme per la scala che portava alla sala. Mi sedetti al mio posto e cominciò
la funzione religiosa.
7.
La predica trattava del nuovo tempio che Salomone fece costruire, del
vestibolo, del Santissimo e dell’Onnisantissimo. Tra l’altro fu detto che la
via per l’Onnisantissimo passava solo attraverso la “Sua Parola”, e non
attraverso i sette spiritisti e le nuove Rivelazioni. Fui sconvolto. Il giorno
prima il predicatore aveva detto che conosceva l’Opera di Lorber, e oggi,
invece, che sarebbe un’opera del diavolo. Ero agitato, e in me sentivo sempre: “Smettila, smettila! Questo te l’avrebbe
dovuto dire ieri e non oggi!”
8.
Questo fu il segno. Le mie preghiere
erano state esaudite. Se il predicatore è un
bugiardo, tutto il suo insegnamento non si basa sulla verità di Dio. Così
andai via in silenzio.
[indice]
۞
Il servizio ai miei fratelli e sorelle
1.
Dopo quattro settimane avevamo di nuovo le nostre riunioni nella piccola
cucina presso il mio amico Erler. Adesso la mia
strada era chiara: essa trovava applicazione solo per ‘i miei fratelli e
sorelle’, come noi ci chiamavamo, e per le persone che volevano accompagnarmi
sulla via spirituale. La nostra piccola comunità diventò sempre più grande e il
servizio come medium pose in me
sempre più pretese. Io però servivo
volentieri.
2.
Nel 1933 fui trasferito a Werdau e non potei più
venire regolarmente. Quando però venivo, era per tutti una grande gioia.
Nonostante ciò, rimasi strettamente unito con tutti, e insieme sperimentammo
molto di edificante.
3.
Nel frattempo venne da Berlino un
fratello estraneo alla nostra cerchia. Purtroppo non abbiamo potuto lavorare
bene insieme, la sua sapienza e il suo talento riuscirono lentamente a
“defenestrarmi”[5].
Per questa ragione dovetti sopportare molte e lunghe lotte interiori. Avrei
chiesto volentieri consiglio a Georg Riehle, ma era in giro nel treno ospedale.
4.
Non vedevo nessuna via d’uscita. Un giorno, quando avevo da fare in stazione
ferroviaria, passò il treno ospedale nel quale prestava servizio Georg Riehle.
Corsi lungo il treno fino al vagone Nr. 9. Georg
Riehle stava già sulla pedana che mi cercava. Percorsi il treno e gridai: “Georg, Georg, vorrei parlare con te solo un
paio di minuti!”. In quel momento risuonò il segnale di pericolo della
locomotiva e il treno si fermò. Corsi da Georg e potemmo discutere per pieni
dieci minuti, il che era assai necessario per me. Quanto ho ringraziato per
questo!
5.
Quale fu la causa per la breve interruzione del viaggio? Sulla rampa per il
bestiame venivano scaricati degli animali d’allevamento. Una locomotiva aveva
spaventato una mucca al suo passaggio. Scappando, la mucca era entrata nel
meccanismo di molti fili metallici che azionavano il segnale di pericolo.
Perciò il treno dovette fermarsi e rimase fermo proprio il tempo necessario per
discutere tutto col fratello Riehle. Quella fu una mia bellissima conduzione.
[indice]
۞
Lotte con delle entità spirituali
1.
Le lotte con i trapassati non cessavano. Fu di nuovo un tempo molto
brutto. Mi tormentai per settimane con un suicida, e mi andava sempre peggio.
Mi rivolsi ad una giovane sorella con la richiesta: “Aiutami, altrimenti vado ancora a fondo!”
2.
Una sera lei venne a prendermi al lavoro. Ci recammo in un posto tranquillo. Là
potei raccontarle, anche se solo poco, perché ero molto provato.
3.
Le dissi che non avevo più la forza per resistere. Allora la sorella sussurrò:
“Max, tu lotti già da sempre. Non sarebbe
meglio mettere fine al tuo matrimonio? Il Padre ti perdonerà, ma tu potresti
non perdonarti più se trascinassi con te tutti coloro che sono venuti
attraverso di te alla Luce e alla Vita, nell’abisso. Max, hai bisogno d’amore,
e a casa non lo trovi. Devi vedere come affrontare tutto”.
4.
Così fu anche: dovevo passare ancora attraverso molte lotte. Mia figlia più
giovane nacque cieca, sebbene non fosse stata generata nella libidine, ma con
santa serietà. Anche durante la gravidanza di mia moglie mi ero astenuto.
Veramente avevo chiesto un figlio che dovesse diventare un vero Giovanni,
invece nacque una figlia. Lei venne al mondo precisamente alle ore 24 il 25
maggio. Solo un’unica doglia ed ecco la figlia. In quel momento vidi degli
angeli giganteschi che furono testimoni al parto, e il mio cuore fu stracolmo
di gioia.
5.
Dopo però vennero le lotte e il mio matrimonio soffrì doppiamente. Se la
bambina non fosse stata cieca, l’avrei fatta finita da un pezzo. Fu un brutto
tempo. Di sera dovevo spesso prestare servizio notturno. Dal momento che ero
ferroviere, andavo sempre sull’alto e lungo ponte. Quando una volta mi trovavo
a metà del ponte, vidi che, tanto da Zwickau che
anche da Reichenbach, veniva un treno. Allora sentii
in me una potente voce: “Adesso è il
tempo, tuttavia troverai comunque Grazia davanti al Padre!”. Tremavo, mi
voltai e mi misi a correre con le parole: “Gesù!
Gesù! Gesù!”, per la mia vita. Non so che cosa accadde poi, ma
all’improvviso mi vidi giacere in basso all’argine della ferrovia.
6.
Tremavo continuamente. Lavorai faticosamente per risalire e andai molto
pensieroso alla stazione di Steinpleis. Quando scesi
a Zwickau, venne da me agitato il capo movimento: “Signor Seltmann, non ha notato nulla? Il
conducente del treno D ha comunicato di aver travolto un uomo”. Io dissi di
no e poi mi resi conto che ero io l’uomo che il conducente aveva immaginato di
travolgere. Ancora una volta divenni molto pensieroso sul meraviglioso
soccorso. Poco tempo dopo un uomo nel nostro vicinato si uccise con un colpo di
pistola. Non potei andare al funerale, ma dopo alcuni giorni incontrai la sua
vedova.
7.
Le diedi alcune parole di conforto e le chiesi scusa per non essere andato al
funerale: “Ma voglio comunicarle qualcosa
di buono. Offrirò a suo marito una patria. Dal momento che è vissuto senza Dio,
lui adesso è senza patria”. La donna non mi comprese. Io invece sperimentai
qualcosa: da quell’ora ero guarito da tutti i pensieri suicidi e dagli influssi
dei suicidi.
[indice]
۞
Amore per gli smarriti
1.
Di nuovo mi passarono profondi pensieri per la testa, poiché volevo fare
qualcosa per amore, per il quale non avevo nessuna conferma: posso propriamente
offrire una patria ad un suicida? Con questo pensiero che non mi lasciava in
pace, mi addormentai, e presto mi risvegliai.
2.
Durante la mia pausa di mezzogiorno di due ore incontrai nel pomeriggio a Zwickau una giovane donna profondamente velata. Camminava
molto lentamente. Mi sentivo attratto da lei. Per un po’ le camminai accanto ed
osservai il suo volto. Lei mi guardò, e dopo un breve saluto le chiesi perdono
per il fatto di essere rimasto accanto a lei. Giungemmo al discorso sul lutto
per un amato defunto. Le chiesi per chi facesse lutto. Lei disse: “Per mio padre. Lui stesso si è tolto la
vita!”
3.
Sentii una spina nel cuore e per il momento non riuscii a tirar fuori una
parola. Poi risposi: “Cara signora, non
chiedo per curiosità, ma cosa pensa di suo padre? È comunque sempre un disonore
per i parenti”.
4.
Lei però rispose con voce ferma: “Possa
dire la gente quello che vuole. Io ho perdonato mio padre, poiché non poteva
agire diversamente. Aveva una malattia inguaribile”.
5.
Ero impressionato da questa incrollabile fiducia. “Cara Signora, mi ha detto qualcosa di molto bello e molto caro. Ora
anch’io voglio dirle qualcosa di molto bello: poiché, chi ha perdonato suo
padre, anche Dio nel Suo Amore gli ha perdonato!”. – “Come?”, domandò lei. “Perché
Dio, nell’Amore, non si lascia certamente mettere nell’ombra da uno dei Suoi
figli”. Ora mi divenne chiaro che nell’amore si può andar lontano, anche
oltre le leggi terrene.
6.
Dopo questa esperienza donai tutto il mio amore soprattutto ai suicidi, agli
smarriti e ai perduti. In ciò ebbi qualche meravigliosa guida. Per me cominciò
un amare del tutto nuovo. Ma nessuno mi comprese. Così tacqui sulle mie
esperienze.
7.
Non trovai nemmeno un amico, un fratello o una sorella che mi volesse
comprendere e sostenere, e così rimasi solo. Sempre solo nelle chiese e nelle
prigioni, in osterie malfamate e bettole, in breve andavo ovunque dove potevo
incontrare persone impantanate nei vizi e stanchi di vivere. Ho lavorato con e
senza successo, ho anche dovuto incassare grandi sconfitte, ma questo non
m’impedì di continuare il mio ulteriore lavoro spirituale. Fui perfino
malamente diffamato, ma mi era indifferente, un piccolo successo compensava di
nuovo tutto. Facendo ciò divenni un vero veggente. Non vidi solo magnificenze e
bellezze, ma anche sfere inferiori, anzi perfino diretti inferni.
8.
Mai mi danneggiava quando mi muovevo in una sfera infernale. Quando però potevo
una volta sperimentare delle magnificenze, diventavo per qualche tempo come
malato di nostalgia. Nessuno mi poteva comprendere, nemmeno mia moglie. Infine
la visione stessa diventò un problema per me. Talvolta non sapevo se erano
uomini o spiriti che mi apparivano. Spesso erano animali e poi di nuovo esseri
spirituali. Allora pregai il Signore di togliermi questo dono. Esso quindi mi
fu tolto quasi del tutto, ma me ne fu lasciato un po’. Tuttavia questo poco era
sempre abbastanza.
[indice]
۞
Aiuto per un morto
1.
Un giorno in un sabato sera dopo le ore 18, mentre ritornavo dal
servizio in Zwickau a casa a Werdau,
ero già giunto nelle vicinanze di Werdau quando vidi
da lontano un auto stare al bordo della strada. Quando mi avvicinai, vidi il
proprietario dell’auto. Lui mi fermò. Aveva travolto un ciclista e poi portato
al bordo della strada. Io conoscevo l’uomo, si chiamava Brühschwein,
un bruttissimo nome[6].
Il ferito muoveva la sua bocca in continuazione, come se volesse parlare. Mi
chinai su di lui, ma non riuscivo a comprendere nulla. Con il proprietario
della macchina che mi osservava, non era possibile parlare. Il primo uomo che
passò era il figlio dell’incidentato. Era venuto con la bicicletta da Werdau. Gli feci cenno di avvicinarsi e gli esclamai: “Qui c’è tuo padre! Va presto a prendere una
macchina e chiama la polizia, prima che muoia”. Il giovane Brühschwein si allontanò velocemente. Vennero ancora
parecchie persone e anche la macchina della polizia. Registrarono l’incidente e
interrogarono me. Poi arrivò l’ambulanza. L’uomo morì durante il trasporto.
Alcuni giorni più tardi, era domenica, tornavo di sera dal servizio.
2.
Là dove era successo l’incidente, stava all’improvviso Brühschwein.
Passai con la mia bicicletta e lo salutai con un “Buona fortuna!”, questo era il nostro saluto nella città mineraria
Zwickau. Brühschwein però
non mi ringraziò.
3.
Io pensai: “Ma che gli ho fatto? Perché
fa quella faccia?”, e presto dimenticai l’evento. Passarono alcune
settimane, fino a quando rividi Brühschwein che stava
di nuovo allo stesso posto. Lo salutai nuovamente e di nuovo non rispose.
Questo era troppo per me. Scesi dalla bicicletta e volevo ‘pettinarlo’ come si
dice da noi. Quando però mi voltai, era scomparso. Allora mi venne in mente che
era deceduto.
4.
Presto dimenticai il tutto, ma una domenica lui stava di nuovo nello stesso
punto. Pedalai lentamente e lo salutai. Lui mi guardò ed io gli chiesi: “Tu sai che sei morto?”
5.
Lui camminava accanto a me, ed io continuai a chiederli se potesse anche
pregare. Ma non venne nessuna risposta. “Mi
comprendi?”
6.
Nessuna risposta, ma rimase al mio fianco. Quando fui in un punto in cui dovevo
fare una deviazione, si arrestò. Io rimasi scontento, perché non espresse una
sola parola e il suo volto mostrava solo angoscia e miseria. Lo benedissi.
7.
Nel periodo successivo potevo aspettarlo direttamente lì. Mi apparve ad
intervalli sempre più brevi. Parlai anche con la sua vedova ed imparai così a
conoscere la sua vita. Lui aveva trascorso una vita completamente perduta, come
anche sua moglie.
8.
Gli incontri si ripeterono sempre. Così potei insegnargli innanzitutto a
pregare, e lo portai anche a riflettere sulla sua situazione. A poco a poco
cominciò a comprendermi meglio e si mostrò sempre più spesso finché alla fine
fu liberato. Poi, dopo una lunga pausa, comparve ancora una volta e mi espresse
la propria gratitudine per la mia perseveranza.
[indice]
۞
Cap. 19
Divieto e fuga
1.
Nel 1937 le nostre riunioni furono proibite, nonostante ciò rimasi
fedele al mio compito. Continuai il mio lavoro senza nominare apertamente il Nome
di Gesù. Nel frattempo avevo conquistato molti amici. La maggior parte
proveniva dal mondo spirituale. Ancora oggi (nell’aldilà) sono in collegamento
con loro. Altrimenti non avrei coltivato più nessun contatto con gli spiriti.
2.
Il mio compito consisteva piuttosto nel fatto di liberare gli uomini dalla
possessione. Senza aiuto è assai difficile liberarsene.
3.
Quando finalmente fu annullato il divieto delle nostre riunioni, avevo dietro
di me un buon addestramento. Adesso si trattava di rimuovere le macerie del
falso e sbagliato. Mi cercai nuovi fratelli e sorelle e cominciai a lavorare
con loro. Della mia missione però essi non erano entusiasti. Solo i vecchissimi
amici rimasero fedeli. Con me rimasero solo in sette. Ci radunavamo ogni mese,
lavoravamo insieme e ottenemmo bei successi.
4.
Dopo però dovetti fuggire dalla mia patria. Ora il mio operare era molto
ostacolato. Quando di nuovo cercavo la vicinanza di smarriti e perduti, era
difficile aiutarli da solo – senza amici – e liberarli dalla loro situazione.
5.
Avevo sempre annotato le mie esperienze, ma a causa della fuga tutte le
annotazioni andarono perdute. Esse caddero nelle mani della polizia. Se
mettessi giù per iscritto tutto ancora una volta, verrebbe fuori un libro
completo. Più tardi riannotai ogni avvenimento. Così
si formò qualche “opera”.
6.
Ancora oggi affiorano le mie esperienze di quel periodo, ma sono indebolito a
causa della mia sofferenza animica e non più in condizione di annotare tutto e
riferire giustamente. I miei ricordi diventano di nuovo viventi solo quando
scrivo.
7.
Chi leggerà ciò che ho scritto, penserà: a lui è andata bene, gli è stato
donato tutto. – Errore! Tutto doveva essere guadagnato. Ho dovuto sperimentare
cose che mi hanno profondamente oppresso, avvenimenti dolorosi che avevano a
che fare con persone che avevo conosciuto ed amato.
8.
Ognuno dovrebbe rendersi conto che noi uomini siamo sempre circondati da entità
che vedono tutto e partecipano anche a tutto, siano queste, conversazioni o
azioni.
9.
Una volta per un anno ebbi conoscenza di avvenimenti di cui non dovevo parlare
e mi procurarono grandi lotte interiori. Dopo un anno, alla fine divenne tutto
evidente, e solo allora potei mirare a un pentimento delle persone colpite,
cosa che poi anche subentrò. Prima mi erano state legate le mani.
[indice]
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Cap. 20
Avvenimenti con un diavolo
1.
Spesse volte ebbi degli avvenimenti di cui fui reso attento da esseri
spirituali impuri su attacchi satanici, attraverso i quali dovevo essere portato
alla caduta ed eliminato come lavoratore per gli spiriti. Ebbi a che fare
soprattutto con uno di questi diavoli. Lui voleva la mia fine.
2.
Una volta un altro smarrito mi ammonì che non dovevo andare più lì dove mi
trattenevo così volentieri, vale a dire da mia sorella. Rifiutai, perché allora
l’avrei molto addolorata. A questo punto egli disse: “Allora và nella tua disgrazia, io lo so bene!”. Io però non gli
diedi ascolto e continuai ad andarci.
3.
Una sera stavo andando a casa e questo essere spirituale mi avvertì di nuovo di
percorrere perlomeno un’altra via. Non lo ascoltai. Quando venni fuori da Zwickau, vi erano di fatto per strada una quantità di russi
ubriachi. Quando mi videro, si precipitarono su di me. Dovetti pedalare in
salita per sfuggire. Allora spararono due volte su di me, ma non mi colpirono.
Subito si presentò ‘l’amico’: “Perché non mi dai ascolto?”
4.
Tutto questo successe ancora una volta, l’essere spirituale mi consigliò di
nuovo di percorrere un’altra via. Non lo feci. E cosa successe? L’auto di un
russo finì direttamente su di me. Io finii nel fossato lungo la strada. Per la
terza volta in questo modo ho dovuto menare per il naso la mia testa. Ma
nuovamente fui protetto e preservato dai danni.
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Aiuto per amici e sconosciuti
Visioni di guerra
1.
Nel periodo successivo sperimentai alcune visioni di grande portata.
2.
Una notte dinanzi a me stava il Signore, ma in modo da spaventarmi. Il Suo
volto era macilento[7],
i Suoi occhi pieni di lacrime. Egli sembrava come uno che era stato malato per
molto tempo e ora è lentamente sulla via del miglioramento.
3.
“Padre mio”, esclamai spaventato, “che aspetto hai, cosa Ti è successo?”.
Allora Egli disse: “Ora ho ancora solo Mio Figlio”. – Io
risposi: “Padre, vogliamo cominciare
daccapo, visto che ci sono figli che ancora credono in Te?”
4.
L’immagine scomparve e non sapevo come interpretarla. Nella mia necessità
interiore andai dai fratelli Spitznaß a Mariental. Là incontrai parecchi amici di vecchia data. Era
il giorno in cui venne proclamata la Wehrmacht[8].
Alla loro domanda che cosa quel giorno mi avesse portato da loro, descrissi
l’immagine che mi cagionava tale preoccupazione.
5.
Gertrud Spitznass cercò di
tranquillizzarmi. “Oh, Max, gioisci con
noi, ora c’è di nuovo lavoro e possiamo guadagnare denaro, abbiamo di nuovo un
esercito. Quale grazia”.
6
“Gertrud”,
lo apostrofai, “esistono due tipi di
Grazia? Quando nel 1918 abbiamo potuto deporre le armi, secondo le tue parole
era una grazia, e oggi che forgiamo di nuovo armi, deve di nuovo essere una
grazia?”. Allora intorno a me la vera realtà sprofondò e vidi macerie su
macerie, città e villaggi distrutti, uomini caduti e una tristezza su tutti i
volti.
7.
Sospirai: “Mia povera patria, mia povera
patria”, e piansi ininterrottamente.
8.
Mi viene in mente un’ulteriore esperienza dall’anno 1933 in Steinpleis,
dove dimorava il fratello Georg Riehle. Egli aveva fatto una visita proprio in Berlino
presso Sch. D. e fu testimone della “presa del
potere” di Adolf Hitler nella chiesa della guarnigione di Potsdam. Egli riferì
che il “Führer” aveva tenuto un discorso di consacrazione al sarcofago del
Vecchio Fritz. Il tramonto del Sole era stato così magnifico che egli ne era
stato completamente impressionato. Allora su di me venne di nuovo la visione
delle macerie.
9.
“Georg, Georg”, mi lamentai, “il tramonto del Sole, oh, se fosse stato il
Sole sorgente, o mia povera, povera patria, come potrai sopportarlo un giorno!”
10.
Tutti i fratelli furono scandalizzati per me. Fui bollato comunista. La stessa
immagine venne ancora due volte. Dopo la guerra la realtà apparve ancora
peggiore di quanto l’avevo vista io. Quando poi un giorno fui da mia sorella in
Oberrothenbach, là incontrai una coppia di fratelli
che quella volta aveva ascoltato le due visioni. Io dissi: “Fritz, ti ricordi ancora quello che io dissi a Steinpleis
e a Mariental? Tutto è successo così, perfino ancora
peggio”. Egli non lo voleva ammettere, ma si ricordò sua moglie:
11.
“Sì, Fritz, è vero. Tu, Max, quella volta
lo hai davvero previsto, ma noi non lo abbiamo creduto”.
[indice]
۞
Cap. 22
Natale ‘senza compagnia’
1.
Ritorniamo tuttavia agli anni prima della guerra. I cari fratelli non mi
comprendevano più. Continuavo a lavorare durante tutto il tempo e tacevo le mie
esperienze. Divenne anche pericoloso, dal momento che la Gestapo s’interessava
di me. Divenni solitario, ma tanto più intimamente unito con Dio. Così feci
ogni compleanno del Signore un giorno di festa per me.
2.
Una volta tornai a casa presto dal lavoro, allora suonarono le campane della
chiesa ed Io dissi ad alta voce: “O mio
Gesù, nell’ora della Tua nascita Ti auguro che Tu debba sperimentare grande
gioia dei Tuoi figli”.
3.
In me si fece completamente caldo e sperimentai una gioia che non si può
descrivere. – In me però non cera sempre gioia. Il 25 dicembre del 1931 andai a
lavoro molto presto, alle quattro e mezzo. Ero così abbattuto che esclamai: “Mio Gesù, quanto sono triste che oggi, per
il Tuo giorno commemorativo, Ti posso offrire così poco, poiché qui nel bosco
non vedo altro che un rosso fuoco e un mare di foschia”. E piansi
amaramente su di me e sulla mia situazione.
4.
Quando però uscii dal bosco e girai verso destra, vidi in alto nel cielo una
stella che veniva verso di me e diventava sempre più grande. Veniva sempre più
vicina, e la sua luce mi accecava. Quando fu del tutto vicina, scese un uomo da
questa stella di luce. Egli aveva nella mano una potente lampada elettrica che
splendeva come un riflettore. Venne del tutto vicino a me, si voltò, andò
davanti a me e mi illuminò la via. Vidi il mare di fuoco rosso sangue, ma
quando guardai più da vicino, questi erano tutti esseri che si contorcevano nel
cono di luce della lampada.
5.
Sembrava come se il cono di Luce avesse una enorme forza d’attrazione, perché
ovunque, dove illuminava, attirava tutto, e le entità venivano risucchiate come
nella lampada. Sempre più masse di tali figure si spingevano nella luce. Finché
durò la nostra via, ne vennero ancora altri e continuamente attirati e
risucchiati.
6.
Quando alla fine non si videro più di questi esseri, l’uomo si fermò e rivolse
a me il suo viso che risplendeva chiaramente come una luce. Egli sollevò il
alto la sua lampada e su di lui cadde come una fontana di luce. Nel centro di
questa fontana si formò un calice, poi all’esterno, intorno, un tempio
colonnato con forse dieci colonne (non le contai). Il calice stava come su un
altare.
7.
In questo tempio di luce l’uomo splendente mi parlò : “In te c’è Luce, in te c’è la Parola, lascia diventare in te tutto un
pane. E ciò che tu metterai fuori, sarà come se lo avesse messo fuori Dio.
Accogli tutto in te, come io l’ho colto in me, e diventerai una benedizione”.
– E l’esperienza finì. Mi circondò una fitta oscurità. Dapprima dovetti
riabituarmi alla realtà esterna.
8.
Su questa esperienza quella volta tacqui a lungo, poiché non sarei stato
compreso. Venne di nuovo Natale. Quando suonarono le campane dell’Avvento,
salivo stanco ed esausto il monte Schützenberg che
dovevo percorrere ogni giorno. Quando ero in cima, dicevo alle campane: “Annunciate la Magnificenza di Gesù.
Benedetto sia ogni tono!”. – Ad un tratto mi scomparvero i sensi per
l’esteriore, e vidi dinanzi a me un gruppo di magnifiche palme di luce. Esse
erano alte come un campanile, e rivestite di tavole bianche. Al centro una
fontana a getto con tutti i colori possibili, una vista meravigliosa. Non era
però acqua che zampillava, bensì luce, la più chiara luce. E là dove
zampillava, stava una moltitudine di uomini – conosciuti e sconosciuti, e tra
di loro anche il fratello mio Otto Hillig, che già da 13 anni dimorava
nell’aldilà. Vidi il Signore circondato da uomini degni con lunghe barbe, vidi
angeli nel più magnifico splendore e molti esseri che non avevo ancora mai
visto.
9. Allora si fece avanti un angelo e si chinò profondamente davanti al
Signore: “Signore, Signore, sei Tu duro
d’orecchio perché non vuoi più ascoltare le richieste dei Tuoi figli? Sei Tu
cieco perché non vuoi più vedere? Hai Tu una pietra nel Cuore perché non Ti
tocca più la miseria dei Tuoi?”
10.
Allora Gesù si avvicinò e disse: “Non
vogliamo prima chiedere una volta all’altro?”. Egli levò la Sua destra, e
indicò con il dito indice un altro angelo:
“Portami qui vostro fratello”. L’angelo si chinò e ritornò dopo pochi
attimi con Lucifero. Costui era acconciato nella foggia di una guardia
forestale, con giubba, cappello e una barba piena grigia e ispida.
11.
Gesù si voltò verso il primo angelo: “Ora
ripeti a Me la tua accusa alla presenta del fratello vostro”. L’angelo
ripeté del tutto seriamente le sue parole. Poi il Signore si rivolse a
Lucifero: “Cosa dici tu di questa
accusa?”
12.
“Signore, Signore”, rispose costui, “questi non hanno avuto il loro bene? Chi mi
vuole accusare dove ho così tanti che mi donano il loro amore? Provvedi Tu ai
Tuoi, io provvedo ai miei”. Allora Otto Hillig andò dal Signore: “Padre, a Te sorgeranno figli che
diventeranno salvatori per molti milioni. Il Tuo Spirito, infatti, ha tenuto il
Suo ingresso sulla Tua Terra”. Gli occhi raggianti del fratello mio Otto
furono per me una grande promessa. Poi l’immagine scomparve.
[indice]
۞
Cap. 23
Incidenti
e casi di morte
1.
Non sempre erano cose spirituali quelle che contemplavo. Molti episodi
riguardavano avvenimenti nell’afferrabile mondo materiale. Se poi agivo in
conformità di questo, non avevo nessun danno, ma solo dell’utile; se non agivo
in conformità, sorgevano sempre svantaggi per me.
2.
Un giorno sperimentai nello spirito un incidente di moto. Per mezzo di ciò fui
avvertito, perché veramente, dopo dieci minuti, fui travolto. Tuttavia, in base
all’avvertimento ero diventato accorto sulla mia bicicletta, e quando poi
sentivo il rumore di una moto, mi accostavo completamente a destra verso una
staccionata, – e già era accaduto. Quella volta mi andò ancora bene, avrebbe
potuto andarmi peggio se fossi rimasto in mezzo alla strada.
3.
Spesso scorgevo sulla strada degli esseri spirituali che aggredivano le auto.
Poi vedevo come da ciò avveniva un incidente. In tali casi però ero impotente.
Finché una volta un amico mi diede un’indicazione: “Perché non rivolgi la
parola agli esseri e li ammonisci, poiché essi forse non sanno di essere
criminali nelle Leggi di Dio”.
4.
In effetti, mi feci dei rimproveri. Infatti, poco dopo in una grande curva vidi
un’intera nuvola di esseri spirituali bassi e, con la bicicletta, di nuovo
passai senza rivolger loro la parola. Dieci minuti più tardi udii di un
incidente proprio in questa curva. Morirono quattro persone, molti rimasero
feriti. Un omnibus era stato urtato. Il colpevole che aveva causato
l’incidente, un appartenente della ditta Wismuth, era
in stato di ubriachezza. Per molto tempo mi rattristai su questo caso, infatti,
avrei potuto mitigarlo, se avessi convinto quegli esseri spirituali della loro
malvagità.
5.
Molti lettori adesso forse penseranno: “Tutto
questo è fantasia, non lo si può proprio dimostrare! Non lo posso credere!”.
Perciò voglio menzionare ancora un caso che è successo solo un anno prima: – mi
trovavo in un viaggio di più giorni nel villaggio Erdmann
e Chemnitz. Avevo parcheggiato la mia bicicletta a Zwickau, ora la presi di nuovo e andai a casa, – lentamente
e lieto di poter ritornare e nella consapevolezza di aver servito e causato
gioia.
6.
Allora vidi il mio vicino Ernst Pecher stare sulla
strada. Egli aveva un’espressione triste. Io andavo adagio e lo salutai con le
parole: “Ernst, che ti è successo?” –
Non mi diede nessuna risposta.
7.
A casa mangiai e andai a riposare, senza parlare molto con mia moglie. Il
giorno dopo lei disse: “Che tu lo sappia,
devi venire da Pecher Ernst con me sulla tomba,
perché è stato travolto ed è morto all’ospedale”.
8.
“Ebbene, qui tutto ha una fine”,
venne fuori da me, “gli ho appena parlato
ieri sera. Ieri sera mi ha fatto una triste impressione”. Quindi un caso in
cui ho visto un defunto, sebbene non sapessi nulla della sua morte.
9.
Ora un altro esempio. Qui io già sapevo dell’avvenuta morte. Era deceduta la
madre di un mio parente. Partecipai al funerale, stavo non lontano dalla bara e
vidi come dal petto della salma saliva un vapore blu. Il vapore prese forma e
quando fummo al commiato, la forma di vapore mi si aggrappò e supplicò: “Max, aiutami, tu sei l’unico che mi può
aiutare”. – “Non io, solo Gesù”,
cercai di convincerla.
10.
Così giungemmo alla fossa. Il sacerdote fece il suo dovere, la defunta però mi
era vicina e si teneva stretta a me. Allora con lei mi allontanai dalla fossa,
chiamai in aiuto un amico angelo e gli affidai la povera anima bisognosa di
redenzione. Vidi ancora come andò con lui e potei solo ringraziare, ringraziare
e di nuovo ringraziare.
[indice]
۞
Cap. 24
Aiuto da Otto Hillig defunto
1.
Ora devono seguire ancora ulteriori esperienze. Tutti gli uomini che una
volta leggeranno questo, li vorrei introdurre nella meraviglia di questo grande
Amore di Dio, nel quale è nascosta una Sapienza della quale l’uomo ordinario
non ha nessun sentore.
2.
Potei vedere anche avvenimenti provenienti dalla vita del nostro Signore, ma
col mettere giù per iscritto queste “Scene deliziose” (il titolo sotto il quale
sono pubblicate) non riuscivo quasi a star dietro, poiché le immagini si
affrettavano troppo. Dal momento che in questo sentivo intuitivamente, quindi
mentalmente, i discorsi e le descrizioni, non potevo evitare che mi sfuggissero
alcuni nomi o parole. Sorsero dubbi e rimproveri. Allora ebbi un sostegno dal
mio defunto fratello Otto Hillig. Sperimentai il suo aiuto quasi sempre sulla
via per o dal servizio del lavoro di ferroviere.
3.
Una volta, per esempio, riguardava la parola di Giovanni Battista su Gesù: “Non
conosco l’uomo” (Giov. 1,33). Fui sorpreso di questa parola, poiché si dice
anche (Luca 1,30) che la Madre di Gesù e la madre di Giovanni fossero parenti.
4.
Mentre ero sulla via verso casa proveniente dal servizio, riflettendo su
questo, si annunciò il fratello Otto: “Tutti sanno che il mio nome è Otto
Hillig, ma non Otto Hillig (santo). Dì a tua sorella Christine che lei non è
solo Christine, ma un’ancella di Cristo”. In questo modo venni a sapere che si
può ben conoscere un uomo secondo il nome, ma con ciò non si sa nulla della sua
destinazione e del suo carattere.
5.
Così come in questo caso, fratello Otto venne da me spesso in aiuto. Lo sentivo
come una voce che veniva dall’esterno. Attraverso le molte esperienze diventai
più sicuro e credetti di più in me. Così adesso voglio descrivere un’esperienza
che prima non avrei ritenuto possibile.
[indice]
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Cap. 25
Una fanciulla trova il Salvatore
1.
Nell’anno 1927 andai a Bielefeld dai miei
amici. Al viaggio di ritorno scesi a Lipsia per mangiare. Erano le sette di
sera. Volevo continuare il viaggio alle nove. Andai in piazza e alla finestra
di un’osteria vidi l’indicazione di un pranzo a buon mercato. Vi entrai e sarei
volentieri tornato di nuovo indietro, poiché nella stanza degli ospiti sedevano
solo prostitute in bella forma e ragazze di strada.
2.
Mi sedetti ad un tavolo libero e ordinai il pasto al cameriere. Una delle
ragazze si sedette al mio tavolo e pretese che ordinassi da mangiare anche per
lei, poiché aveva fame. Io le rifiutai di sedersi da me, poiché avevo
un’avversione verso tali persone, e lei ritornò dalle altre.
3.
Allora vidi una fanciulla che stava seduta un po’ in disparte e da sola. Io le
esclamai: “La prego, venga da me per farmi compagnia”.
4.
Lei non voleva, ma le altre dissero: “Vai
da lui che viene dalla provincia”. Lei si sedette da me e le chiesi se
avesse fame. Lei rispose affermativamente, ed io ordinai al cameriere un
secondo pasto. In breve tempo avevo finito, e anche la fanciulla doveva aver
avuto una gran fame. “Signorina”, ora
le rivolsi la parola, “vorrei parlare con
lei, ma qui non è il luogo adatto. Mi porti in un buon locale”.
5.
Lei fu subito pronta e dopo cinque minuti stavamo seduti in un piccolo caffè in
un punto appartato. Dopo essere stati serviti, io le dissi: “Signorina, io non sono un predicatore
morale, ma se la guardo così, sento un gran dolore. Dunque, non ha riflettuto
che si arreca il più grande torto, facendo del suo corpo, che deve essere un
tempio di Dio, una merce in vendita?”
6.
Allora cominciò a piangere. “Che cosa
devo fare, sono senza lavoro da settimane. Mia madre non può lavorare perché è
sempre cagionevole di salute. Sono stata appena rilasciata a causa di furto. Ma
io sono innocente! Non ho rubato nulla al mio capo. Se lei sapesse quale
ribrezzo provo davanti agli uomini, e tuttavia ho bisogno di denaro e ancora
denaro per me e per mia madre”.
7.
Ero profondamente imbarazzato e spaventato su questo sfogo di sofferenza e
struggimento. Interiormente pregai: “Padre,
dammi le giuste parole”, ma percepii solo profonda compassione.
8.
Allora presi la sua mano: “Signorina, lei
non ha un Salvatore al Quale poter dire tutto? A lei manca il Salvatore”.
9.
Lei tacque e mi guardò solo per lunghi ansiosi minuti. E così continuai a
parlare: “Signorina, oggi vada subito a
casa, ma non dica a nessuno una parola, nemmeno a sua madre. Poi s’immagini che
Gesù, il Salvatore, che Lei comunque conosce, stia davanti a lei. Allora Gli
dica ciò che ha detto poco fa a me. Tutto, tutta la sua miseria, tutto il suo
ribrezzo. E Gli chieda perdono per il fatto che Lo ha tanto spesso rattristato
nella sua ignoranza, tanto che voleva perfino gettare via la sua vita. E chieda
a Lui aiuto, affinché diventi manifesto il suo torto.
10.
Poi vada domani dal suo capo. Sia del
tutto aperta e gli racconti del suo bisogno. Poiché, mi creda: il Salvatore mi
ha mandato da lei per dirle questo”. Riferii alla fanciulla ancora qualcosa
del Suo Amore per i perduti e gli smarriti, così che dentro di me percepii un
gran calore .
11.
Dovevo partire, il mio treno andava. La fanciulla mi accompagnò pure alla
stazione. Lasciandoci mi promise di fare come io le avevo consigliato. Lei
voleva sapere il mio nome, ma rifiutai e anch’io non volli sapere il suo. Le
augurai solo tutto il bene.
12.
In treno, quando a volte riflettevo su tutto questo, mi rimproveravo di averle
acceso delle speranze. E se ora fosse delusa? Non sarebbe pensabile! – Per un
lungo tempo ancora mi occupai nei pensieri della fanciulla, ma poi la
dimenticai.
13.
Alcune settimane più tardi ricevetti dal fratello Max Rödel
in Lipsia l’invito a venire a Lipsia e di parlare davanti alla sua cerchia
riunita. Accettato e andai a Lipsia il sabato pomeriggio. Volevo attraversare
la piazza per prendere il tram, quando mi venne incontro una signora e mi
salutò piena di gioia. Io risposi: “Lei
si sbaglia, io proprio non la conosco!”
14.
Lei però non si lasciò smuovere. “Ma sì,
lei è l’uomo che mi aveva mandato dal Salvatore. La prego, venga con me in quel
caffè, le devo raccontare tutto. Oggi è mio ospite”. veramente, volevo
rifiutare, ma il ricordo di allora non me lo permise. Mano nella mano andammo
nel signorile caffè e mi raccontò tutto:
15.
“Quando andai via da lei, mi promisi di fare tutto ciò che lei mi aveva
consigliato. Già sulla via verso la mia abitazione pregai incessantemente e non
guardai nessuno. L’intera notte non potei chiudere occhio, volevo piangere e
pregare.
16.
Il mattino presto mi misi sulla via per andare dal mio capo e, pregando, entrai
nell’ufficio. Il capo era lì. Ma prima che io potessi spiegargli qualcosa, egli
mi interruppe subito e disse: “Finalmente
è venuta. Quanto mi son pentito di averla licenziata. Non lei, ma la direttrice
era la ladra. Se vuole, la rimetto di nuovo subito al suo posto”.
17.
Piansi di gioia e non riuscivo quasi a parlare. Il capo mi guardò con
espressione interrogativa. Allora gli raccontai l’intero incontro con lei e che
il Salvatore mi avrebbe mandato da lui. Il mio capo fu sorpreso di sentire tali
parole da me e disse: “Vorrei conoscere
quest’uomo”.
18.
Così ho ripreso il mio lavoro e spesso ho pensato a lei. Oggi si è adempiuto il
mio desiderio, perché attraverso la sua persona ho trovato il Salvatore”.
19.
Fui stupefatto di questa dichiarazione e la invitai alla nostra adunanza, le
diedi anche l’indirizzo del fratello Max Rödel. Lei
però non accettò perché doveva andare con il suo fidanzato dai suoi suoceri.
20.
Quello che si svolse nel mio interiore, non si può afferrare a parole. Il primo
a cui ho potuto raccontare il tutto, è stato il fratello Max Rödel. L’adunanza domenicale stava sotto questa massima
della Parola di Gesù: “Vivete l’un con
l’altro così che nessuno senta la mancanza di Me!”. Mi sentii
particolarmente indirizzata la parola dalla frase: “Tutto quello che fai dal tuo amore più interiore per la salvezza del
tuo prossimo, deve essere come se l’avessi fatto Io!”
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Cap. 26
Un nuovo amico
1.
Ora un’altra profonda esperienza. A Chemnitz
dalla mia possessione, a suo tempo, mi aveva guarito un indiano (quale essere
spirituale) tramite Martha Grönert. Nel frattempo
potevo vederlo io stesso, come si vedono appunto gli spiriti. Il suo modo di
superiorità per vero mi disturbava spesso, ma con il tempo lo potevo sentire in
me, cioè mentalmente, e seppi che costui era il mio spirito protettivo che
presso di me esercitava la funzione di custode o di guardiano. Non riuscivo ad
intendermi con lui molto bene, poiché tutto si annunciava così diverso da
quanto avevo letto nei libri di Lorber. Spesso ebbi con lui delle vere e
proprie discussioni, perché non volevo sottomettermi e non facevo nemmeno ciò
che mi consigliava. Quindi spesso mi opponevo a lui.
2.
Una volta, mentre mi ritrovavo in un locale di cattiva reputazione (il Burgkeller = la
cantina della rocca) lui mi spinse ad abbandonare il locale.
3.
Io mi opposi e dissi: “No, mio caro Hasso Castro, rimango fino alle 9; solo dopo vado a casa”.
4.
In quel momento entrò nel locale un’anziana madre con due sue figlie e prese
posto al mio tavolo. Lei doveva essere ben conosciuta qui, perché in un attimo
il tavolo era completamente guarnito, ed io vi stavo nel mezzo e accanto a me
pure un altro signore. Per me era poco rassicurante, ma non pensavo di
andarmene, sebbene Hasso Castro mi spingesse a farlo.
Io rimasi.
5.
La conversazione si volgeva intorno solo a cose bassissime e più volgari. La peggiore
era l’anziana madre che mi offerse di passare la notte con sua figlia. Allora
passai all’offensiva e domandai all’anziana madre davanti a tutti ad alta voce,
se avesse educato veramente le sue figlie al buon ordine o al licenzioso, e se
non avesse mai pensato al fatto che Dio un giorno gliene avrebbe chiesto conto:
“Dove sono rimaste le tue figlie?”
6.
Dopo un certo silenzio mi aggredirono tutti, chiedendo il perché ero veramente
venuto qui e cosa volessi, ma ora avevo acquisito il terreno sotto i piedi e
dissi: “Non volevo venire qui, ma lo
dovevo perché nel mio petto vive qualcosa a cui mi sottometto”.
7.
La conversazione andò di qui e di là, fin quando la parola di una delle ragazze
cadde sulla ‘continuazione della vita’. Io ne afferrai il significato e riferii
che esiste una continuazione della vita dopo la morte, e che moltissimi defunti
erano lì in modo invisibile perché volevano solo godere a fondo il loro
appagamento sessuale. “E tu, madre delle
tue figlie, ne sei complice”.
8.
Si fece un gran sparlare di me, ma io rimasi tranquillo e rilassato. Quando il
mio tempo era scaduto e volevo andarmene, ora ad un tratto dovevo rimanere,
tuttavia pagai il conto e lasciai il locale. Ma l’uomo che sedeva accanto a me
e che per tutto il tempo era stato in silenzio, mi seguì e mi rivolse la
parola: “Ascolti, caro uomo, devo parlare
con lei. Confesso che volevo portarmi una ragazza per passare la notte, ma lei
mi ha aperto gli occhi. La prego, venga con me in un buon locale, devo
parlarle”.
9.
“Bene”, dissi io, “ma non voglio farle spendere denaro, posso
pagare da me stesso il mio conto”.
10.
Andammo nel “Fremdenhof”, ma era tutto occupato.
Nondimeno ad un tavolo sedevano solo due signore. Là trovammo posto ed io dissi
apertamente al signore: “Non dobbiamo aver
timore davanti alle signore, e sia aperto verso di me, ed io lo sarò anche
verso di lei”.
11.
Iniziammo una conversazione alla quale presero parte anche le due signore.
Quello che io dissi, deve aver fatto una profonda impressione. Mi sembrò come
se fossimo stati da lungo tempo buoni conoscenti. Sedemmo insieme oltre tre
ore. Se non avessi dovuto prendere il treno, avremmo avuto ancora molto da
raccontarci.
12.
L’uomo era di Plauen nel Vogtland[9].
Il suo treno partiva dieci minuti dopo il mio, e così andammo insieme alla
stazione. Lungo la via mi chiese con insistenza: “Mi dica sinceramente, lei dice la verità o gioca solo per far
spettacolo? O lei è un vero cristiano, oppure un grande attore. Lei tratta
questo problema mistico con una interiorità e sobrietà, come non l’ho ancora
sentito da nessuno. Di colpo vedo la mia vita perduta. Ora le domando: che cosa
devo fare affinché io diventi un altro uomo?”
13.
A ciò risposi: “Caro amico, lei non deve
solo credere in Gesù, ma contare su Gesù, contare sul fatto che Egli c’è. Lei
non può rimuovere la Sua esistenza dal mondo. Senza di Lui lei è perduto, ma
con Lui impara a percorrere altre vie”.
14.
Lui disse: “Uomo? Si tratta proprio di
questo? Ne ho abbastanza di tutti i bigotti! Tutti emanano solo ipocrisia, quando
parlano di moralità!”. – “Purtroppo”,
dissi io, “questo è spesso il caso, ma
non si deve gettare via anche il bambino con l’acqua del bagno. Gesù non
pretende nulla. Lui chiede soltanto questo: ‘LasciaMi
prendere dimora presso di te!’. Poiché Lui non è solo Amore e Verità, ma è
anche eterna Compassione. Io ero un perduto, ero senza qualsiasi prospettiva di
salvezza, inoltre sono stato un consapevole dalla gioventù. E ciononostante,
solo le preghiere della mia beata madre hanno mosso Gesù ad aiutarmi. Lui lo ha
fatto in modo che per me non c’era più la possibilità di fuggire, e quando
mostrai la buona volontà, Lui ha premiato me, il più grande peccatore,
guarendomi in un istante dalle mie tre più grandi passioni, cioè dal fumo,
dalla bestemmia e dal gioco delle carte. Io ne ebbi già subito un rifiuto tale,
che non ho avuto più nessuna voglia di darmi ancora una volta a questi vizi.
15.
Io ho riconosciuto l’ineffabile Amore e
sono divenuto pieno di gratitudine. Ciò che faccio oggi è meno lavoro e meno
dovere, è gratitudine e necessità. Lo devo al mio Salvatore, perché per me Lui
è diventato nel frattempo, Dio e Padre, ma anche Amico e Fratello.
16.
Questo glielo dovevo dire, mio caro
amico. Si ricordi sempre di me, perché anche in lei si deve manifestare l’amore
guarente e salvifico di Gesù Cristo. Io faccio servizio là a quello sportello.
Se viene ancora una volta a Zwickau, domandi se c’è
l’amico Seltmann, e possiamo intrattenerci ulteriormente. Stia bene, e Gesù sia
con lei!”
17.
L’amico di Plauen venne ancora spesso allo sportello
e s’informò di me. Talvolta non c’ero, ma i suoi saluti mi hanno sempre
rallegrato. Quando mi trovava, allora discutevamo come tra cari parenti.
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Cap. 27
Salvezza di due disperati
1.
Ora voglio raccontare ancora una particolare esperienza. Un pomeriggio
mi sentii spinto ad andare in uno dei peggiori locali. Era il tempo della
grande disoccupazione. In quel locale (Felsenkeller =
Cantina della roccia) sedevano circa
venti disoccupati ad una grande tavola. Li salutai così: “Salute a tutti”, ma solo uno mi ringraziò. Allora mi sedetti
accanto a lui, cioè dapprima mi si dovette fare spazio.
2.
Quest’uomo, che aveva circa 30 anni, parlò con me inaspettatamente in modo del tutto
aperto. Sulle prime non riuscii a farmene una giusta immagine di ciò che mi
voleva raccontare, ma poi mi divenne chiaro:
lui avrebbe dovuto prima, ‘prendere una sbornia’, così da avere poi il
coraggio di uccidere sua moglie e i suoi bambini, e poi sbarazzarsi di se
stesso.
3.
In me sorse di nuovo calma e sicurezza: “Amico,
vieni, andiamo in un locale tranquillo dove possiamo stare da soli. Abbiamo
molto da raccontarci”.
4.
L’uomo non era ubriaco, ma era posseduto dalla sua idea satanica. I suoi occhi
sfavillavano. Lui venne volontariamente con me in un altro locale dove potemmo
avere più tranquillità. Ordinai due bicchieri di birra e pagai subito. Ora
eravamo indisturbati.
5.
“Amico”, cominciai, “che cosa ti sta succedendo? Sii del tutto
aperto con me. Io penso bene di te”.
6.
Lo guardai e presi la sua mano sinistra nella mia destra. Allora cominciò a
parlare e a descrivermi la sua vita matrimoniale: che la moglie andava sulla
strada e lui non poteva più sopportarlo. Non vedeva nessun’altra via d’uscita,
e questa sarebbe stata la cosa migliore per lui. Riferì ancora dei suoi sforzi
di ottenere un lavoro e si scusò del suo fare e della sua intenzione.
7.
Lo calmai dicendo di avere grande comprensione per lui e gli chiesi: “Hai già provato una volta con il Salvatore,
con Gesù?”
8.
Lui tacque. Gli esposi così la situazione: se credeva di poter sfuggire in
questo modo dalla indigenza, sarebbe incorso in una miseria ancora più grande.
“Non credi in una continuazione della
vita? Cosa diresti se in tal modo portassi tua madre sull’orlo della
disperazione?”
9.
A questo punto, lui ne rimase molto impressionato: “Non dirmi nulla di mia madre. Quanto ha già pianto a causa mia …!”,
e non ebbe più la forza di parlare. Io tacqui, ma il mio cuore gli parlò ancora
più forte. Alla fine, lui domandò: “Cosa
devo fare, dunque? Non posso più
andare avanti!”.
10.
Risposi: “Nondimeno, amico mio, il
Salvatore è ancora qui e ti è più vicino di quanto credi, poiché mi manda per
aiutarti, e nel mio amore Egli adesso viene a te”.
11.
“No, no, non lo posso credere, tutto è
perduto!”.
12.
“No di certo, caro amico!, Voglio farti
una proposta: mi porteresti nella tua abitazione? Tua moglie è a casa e lo sono
anche i tuoi bambini?”
13.
Fece cenno col capo, ma non voleva acconsentire. Cercai di persuaderlo: “Il Salvatore in me vuole aiutare tutti voi!”
14.
Dopo molto tira e molla, andammo. Durante i pochi passi fino alla sua
abitazione non dissi una parola. Giungemmo nella piccola vecchia casa, le scale
al buio, una debole luce illuminava il corridoio. Sulla porta riconobbi anche
il nome: Seidel. Lui aprì la porta, entrammo in una
stanza buia. Una donna mi guardò ed arretrò quando volli porgerle la mano per
il saluto.
15.
Io dissi: “Cara Signora Seidel, non pensi male di me. Non voglio nulla da lei, ma
voglio solo donarle qualcosa che dovrà portare la pace ad entrambi”.
16.
“Ne avrei proprio bisogno”, disse, e
mi porse la mano, altrettanto le due ragazzine, avevano forse dieci e dodici
anni.
17.
Venni subito al dunque e dissi: “Signora Seidel, suo marito mi ha raccontato tutto. Posso
immaginarmi molto bene la sua situazione: a voi due manca il Salvatore, Gesù.
Non pensi però che io voglia
convertirla. Voglio solo mostrarle la via dove voi due vi siete smarriti, e
dove siete finiti: nella più grande disperazione, dove ogni salvezza è
impossibile!”
18.
Allora lei disse senza qualsiasi emozione:
“Mio marito le ha raccontato anche tutto? Non credo. Sì, vado sulla strada
perché non voglio far morir di fame le mie bambine, perché mio marito usa il
suo sussidio di disoccupazione per sé e per altre donne. Se non porto da
mangiare in tavola, per giunta ricevo pure botte. Stavamo così bene. Io ho
contribuito. Adesso però non è possibile trovare lavoro, e Dio ci ha
dimenticato. Non mi parli più di un Salvatore! L’odierno salvatore è il denaro
e il lavoro. Anch’io vorrei uscire da questa situazione. E lei crede che mi
faccia piacere vendermi? La vita mi disgusta, ma le mie bambine sono per me più
di quanto posso dire, e lo faccio solo a causa loro. Quanto può durare non lo
so, perché anch’io sono quasi alla fine”.
19.
Rimasi scioccato e mi rivolsi all’uomo dicendogli:
20.
“Dunque, è così? Tu fai questo? Sei
troppo scellerato per il Salvatore! Per colpa tua, tua moglie è diventata una
prostituta, per amore delle bambine. E per non far morire di fame neanche te,
lei fa ciò che crede di dover fare. Sai quanto ti rendi colpevole?
21.
Conosco molti disoccupati, ma nessuno
deve morire di fame. Qui nella vostra stanza vedo solo pulizia e nettezza e la
buona volontà per le tue bambine. Uomo infame! E tu vuoi uccidere questa donna
insieme alle tue bambine? Quanto devi essere diavolo, se intendi punire ancora
questo angelo. Dammi una risposta in presenza di tua moglie e delle tue
bambine!”
22.
L’uomo tacque alla mia dura accusa. La donna e le bambine piangevano. Io dissi:
“Signora Seidel,
che cosa dobbiamo fare adesso? Abbiamo parlato abbastanza, sento che lei
rinuncia subito alla sua vita degenerata, non appena suo marito si volgerà al
meglio. E tu, a te dico solo una parola: non vorresti diventare di nuovo un
uomo più decente?”.
23.
Lui stava rannicchiato sullo sgabello e piangeva, ma rimase muto.
24.
Allora chiesi alla signora: “Lei
perdonerebbe tutto a suo marito, se diventa di nuovo un uomo per bene? Lei lo
ha comunque amato. Non è cattivo, si è solo perduto”. ‒ “Perdonare sì, senza nemmeno pensarci, ma
ricevere botte perché io amo, questo sarebbe troppo. Devo purtroppo vivere
insieme a lui, già per amore delle bambine. Dunque, come posso ancora amare
quest’uomo, se le bambine si devono vergognare del loro padre?”
25.
“Amico, hai sentito quello che ha detto
tua moglie? Cosa non darebbe un marito per la moglie che ha un tale sentimento,
che ha fatto di sé una ‘perduta’ solo per amor delle bambine. Ora parla e
smettila col tuo piagnucolare!”
26.
Si alzò: “Uomo, se posso, sì, lo voglio!
Ma come devo cominciare?”.
27.
“Questo è facile, se si ha un tale aiuto:
il Salvatore e tua moglie. Evita l’osteria, perché là nessuno ti dà lavoro né
pane, ma ti vengono ancora tolti dalle tasche i pochi spiccioli. Ama tua moglie
di nuovo come il primo giorno, e abbi fiducia in te stesso. Allora tutto andrà
nel verso giusto. Tu ami ancora tua moglie? E lei, signora Seidel:
ama ancora suo marito?”. Entrambi annuirono col capo.
28.
“Allora porgetevi le mani e perdonatevi,
e sigillate il nuovo patto con un bacio che però deve venire dal cuore”.
Allora le due persone si porsero le mani e la donna disse: “Perdonami, non dovrai mai più aver motivo di lamentarti, ma anche tu
devi fare ciò che ti dice quest’uomo”. Piangendo, i due si abbracciarono.
29.
Allora io dissi: “Così va bene. Ora
vogliamo festeggiare la riconciliazione. Signora Seidel,
ha in casa del caffè?”. Lei fece sì col capo.
30.
“Voi due, signorine, qui ci sono due
marchi, andate e comprate dei dolcetti, poiché la riconciliazione deve essere
festeggiata. Ci facciamo un buon caffè e poi vi voglio ancora raccontare
qualcosa dell’Amore del Salvatore che voi non avete ancora sentito”.
31.
Non toccai più il passato, ma raccontai come il Salvatore segue ogni perduto
che ha una buona volontà. Nel bere il caffè divenne tutto gioviale, perché i
quattro ascoltarono con orecchio teso le mie parole. Ho raccontato loro della
mia vita, come anche la difficoltà con la nostra bambina cieca e malata di
mente, che però non ci aveva ostacolato di voler vivere nell’imitare Gesù, il
Quale ha sacrificato la Sua Vita anche per noi.
32.
Lì riuscii a conquistare la signora Seidel come
sorella. Dopo questo incontro non mancò a nessuna riunione. Non si lamentò mai
più di suo marito, che presto ottenne anche un lavoro in miniera. Il passato
non venne mai più tirato fuori, perché Gesù aveva cancellato la colpa. Il mio
cuore era sempre colmo di gratitudine quando vedevo la donna con le sue bambine
alle nostre riunioni.
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Cap. 28
Amici sulla Terra e nel Cielo
1.
Ora devo tornare indietro di alcuni anni. Eravamo nel 1915. Allora un
collega di nome Uhlig ebbe un incidente. Capitò tra i
respingenti di due vagoni ferroviari è subito morì. La vedova era della Chiesa
battista, altrettanto il defunto collega Uhlig. La
loro vicina Ida Erler venne con me all’ “ora”
(incontri spiritici), ma era una principiante in questo campo, come allora lo
ero anch’io .
2.
Una sera le feci visita. Suo marito faceva musica in una compagnia, e non era a
casa. Ida aveva invitato anche la sua vicina Uhlig e
alcuni altri. Il discorso si svolse naturalmente intorno al vicino morto.
Allora io lo vidi che era lì presente, del tutto come ai tempi di vita nella
sua uniforme, e lo riferii. La vedova Uhlig lo mise
in dubbio, poiché egli certo sarebbe “rinato”.
La mia visione però non m’ingannava: era sicuramente il mio collega Uhlig!
3.
“Ida, vogliamo entrambi pregare per la
chiarezza ed imporre le mani al fratello morto nello Spirito di Gesù”.
4.
E a lui, alla sua forma spirituale: “Collega,
sarai certamente interessato del fatto che tua moglie sperimenti che tu sei qui
tra noi. Non sei un perduto, eri appunto credente, ma non puoi nemmeno essere
in un Cielo, altrimenti non saresti tra noi. Ti vogliamo fortificare. Dà a tua
moglie una prova che sei veramente qui”.
5.
Poi mi misi davanti al mio collega come uomo e posi su di lui le mani, e la
sorella Ida pose le sue mani sulle mie. Pregai ad alta voce: “Caro Salvatore, se è la Tua Volontà, allora
fortifica questo fratello per glorificarTi”. –
Vidi come l’amico spirituale Uhlig si guardava
intorno e si dava da fare ad una porta della cucina. Poi osservammo come un rotolo
di carta vetrata che era ficcata dentro in un vasetto, cominciò a muoversi.
Tutti trattennero il respiro. La carta vetrata fu tolta dal vasetto senza il
nostro contributo e cadde a terra. Ci guardammo. Il mio occhio spirituale si
chiuse di nuovo. Io dissi: “Ringraziamo
per la dimostrazione di un tale Amore per il fatto che un fratello si possa
manifestare, e preghiamo così: «Caro fedele Salvatore, caro Gesù Cristo,
abbiamo di nuovo potuto sperimentare il Tuo inconcepibile Amore. Noi siamo
troppo deboli e troppo piccoli per poterTi
ringraziare abbastanza. Accogli il nostro debole ringraziamento per via del Tuo
Amore»”. Tutto questo, però, nella vedova Uhlig
suscitò il contrario. Agitata, sosteneva di non poterlo credere. Questo sarebbe
un evocare spiriti e voleva considerare di fare una requisitoria per via di
gravi eccessi. – Poi però non lo fece, perché il suo predicatore non ne diete
l’approvazione, poiché, comunque, tutto era in ordine avendolo fatto con la
preghiera. Ida Erler rimase profondamente impressionata
da questo avvenimento e lei stessa era chiaroveggente.
6.
Dopo due anni la sorella Ida si ammalò. La visitavo quando avevo tempo. Suo
marito era morto in guerra e con i suoi figli non se la passava al meglio. Non
poteva mangiare eccetto panna, e di questa, tanto poco che una piena tazza di
caffè bastava per una settimana. Io però potevo procurarle la panna da una
sorella in Steinpleis che aveva una tenuta. Le
portavo ogni settimana questa tazza piena di panna. Quando una volta venni di
nuovo, lei disse: “Max, hai bisogno di
venire solo ancora una volta. Questo mi dice adesso il tuo angelo che ti
accompagna sempre. Egli ha una ‘R’ splendente sulla sua testa. Sarà ben il suo
nome che comincia con una R. Infatti adesso fa cenno col capo”.
7.
Veramente le portai solo una volta ancora il dono d’amore. Quando venni mi
accolse con le parole: “Max, l’angelo ti
ringrazia per la tua fatica”. Parlò poco. La visita presso questa malata
grave era per me sempre una servizio religioso. Ida fu sepolta e i figli portati
dai parenti.
8.
Vent’anni più tardi mi trovai in ferie con un collega di lavoro al lago Kochel. La moglie del collega era una persona gioviale,
sempre di buon umore e si associava volentieri dove si rideva molto e si
facevano scherzi. Un giorno ci mettemmo in cammino di buon’ora per salire sul Herzogstand. Presso un chiosco stava una quantità di
ragazze, tutte creature gioviali e gioconde. Partecipai ad uno scherzo nella
loro sana spensieratezza.
9.
Allora una ragazza mi rivolse la parola: “Lei
è sassone?”. ‒ “Sì, in più, uno
autentico”, l’assicurai, “da Werdau, presso Zwickau”. ‒
“Presso Zwickau?”,
rimase stupefatta. “Lei conosce Lichtentanne?”. – “Ma
sì, signorina mia, vi ho vissuto quasi dodici anni”. ‒ “Lei conosce Robert Erler
che è caduto nel 1917, e mia madre Ida Erler?”. –
“Sì, molto bene! Allora sei ben la
piccola Ida? Dov’è tuo fratello Georg?”. – Allora lei disse alle sue
amiche: “Continuate da sole, io ho
incontrato un amico di mia madre!”, e di nuovo si rivolse a me. “Acconsente che mi accompagni con lei?”
10.
“Ma volentieri, piccola Ida. Adesso ti do
nuovamente del tu, come quando mi chiamavi zio. Dillo tranquillamente anche
adesso”.
11.
Così salimmo ora verso l’alto e la pregai: ”Ida,
raccontami com’è andata a te e a tuo fratello. Nel salire faccio fatica a
parlare, ma in alto ti racconterò alcune cose”. Appresi molte cose
importanti e meno importanti. In alto godemmo dapprima la magnifica vista. Poi
ci ritirammo e ci accomodammo sotto un pino selvatico, dove raccontai la storia
di sua madre. Qui voglio raccontartela a grandi tappe. “Tua madre Ida era una, chiamata come raramente viene chiamata una
donna. Tuo padre era miscredente, ma hanno avuto un buon matrimonio. Tua madre
era cattolica, tuo padre evangelico. Tuo fratello andava a scuola, tu non
ancora. Quando tuo padre morì in guerra, tua madre divenne una visionaria, come
Kurt Münch, allora il più grande chiaroveggente. – Mi
sentivo affettuosamente unito a tua madre. Le dovevo molto, poiché io stesso a
quel tempo ero un ricercatore e combattente.
12.
Dopo la morte di tuo padre, tua madre
andò ad abitare da Kurt Münch, dove poi si ammalò e
morì.
13.
Ora ascolta: attraverso tua madre si
rivelarono grandi angeli e mi mostrarono anche cose che accadevano in parte
nelle sfere terrene, in parte in quelle spirituali. Per esempio, tuo padre, nel
mondo degli spiriti, una volta mi concesse un’immagine della sua vita. Egli si
rammaricava di non potersi distaccare dai luoghi nei quali aveva sempre fatto
musica. Io potei portargli un po’ di Luce. Da uomo, di questo non volle saperne
nulla, dopo però voleva fare di tutto per migliorare la sua nuova vita. Di là
sarebbe così duro, poiché la via che porta al Salvatore è infinitamente
difficile. Così sperimentai il pentimento e la conversione di tuo padre.
14.
Tua madre, invece, purificata attraverso
la sua sofferenza, portò meravigliose rivelazioni. Io cominciai quasi a
dubitare che una persona potesse vivere soprattutto con un cucchiaino da caffè
di panna. Mi pronosticò l’ora della sua morte e mi parlò anche di te e di
Georg, dicendomi che non dovevo avere nessuna preoccupazione per voi. Voi foste
portati via da Lichtentanne. Ho avuto spesso contatto
con tua madre, perché anch’io ho ottenuto il Dono di vedere gli spiriti amici.
Così una volta ho sperimentato come lei mi apparve con tuo padre e mi disse:
«Fratello, la vita spirituale è solo una continuazione della vita terrena, ma
molto più seria. Chi ha compreso una volta la vita e la vive dalla Grazia di
Dio, per questi è facile e diventa beatitudine»”.
15.
La ragazza rimase a lungo seduta, nei suoi occhi c’erano lacrime, ma anche uno
splendore: “Caro zio Max, mi sembra come
se adesso ti riconoscessi di nuovo e mia madre fosse seduta qui accanto a me.
Quando sono divenuta maggiorenne, venne da me mio fratello Georg e mi voleva
costringere di andare in convento, perché anche lui fu educato in quella
scuola. Io ero presso una zia che amministrava la casa in Freiburg
del mio confessore e reverendo.
16.
Io rifiutai il modo come mio fratello si
comportava verso di me, soprattutto non come un fratello. Non potevo essere
costantemente così seria come era lui, io amavo la mia vita.
17.
Avevo imparato a fare la sarta. Quando
dissi a mio fratello in tutta serietà che non sarei andata in convento, lui
divenne decisamente brutale. In quel momento venne mio zio reverendo nella
stanza e chiese giustificazione a Georg, come lui, quale figlio della Chiesa,
potesse essere così spietato. A questo punto mio fratello disse: «Io devo
vegliare su mia sorella affinché non diventi una perduta come nostra madre».
19.
In pochi minuti il reverendo tornò indietro ed aveva in mano due lettere.
Quando si sedette, ci lesse ad alta voce le due lettere e ci spiegò: «Prima di
accogliervi qui, chiesi informazioni al pastore in Lichtentanne
e al prete della Chiesa Cattolica in Werdau. Qui le
risposte.
20.
Il prete cattolico scrisse: ‘Ida Erler è da considerare una perduta, poiché nonostante le
mie ammonizioni e le più serie rimostranze da parte mia, ha sposato il
miscredente Robert Erler e non ha mai più fatto uso
dei mezzi di grazia della Chiesa’.
21.
Il pastore della Chiesa Evangelica invece scrisse: ‘Ida Erler è diventata moglie di un uomo
onesto e bravo che amava la sua famiglia e non ha mai dato motivo di lamentela,
sebbene trascorresse molto tempo in compagnie non serie, perché lì faceva
musica. La sua morte è stata compianta da tutti. Ida Erler
ha vissuto una vita religiosa come pochi nella mia comunità. Con i suoi doni
spirituali ha potuto aprire la via che porta a Gesù ad alcune persone e, con
ciò, si è guadagnata un tesoro e un posto nel Cielo’.
22.
Così è il giudizio dei due sacerdoti, figli miei. E tu, Georg, fa che questo
sia per te un insegnamento per tutta la tua vita. A te invece, mia Ida, vivi la
tua vita come te l’ho insegnato io, nel timore e nell’amore di Dio; allora la
beata Vergine avrà gioia di te. Quindi ti consegno le due lettere che sono una
salvezza dell’onore di tua madre. Rimani presso di noi, finché io vivo’.
23.
Ebbene, caro zio”, continuò lei a
raccontare, “ho un fidanzato. Purtroppo
anche lui è della Chiesa Evangelica. Ma non lo lascio. In Freiburg
lui aveva un buon posto come impiegato di commercio. Ad un tratto è stato
licenziato, a causa di mancanza di lavoro, come si disse. Io seppi chi fu
veramente l’autore di questo licenziamento: mio fratello Georg! Se mio zio
fosse ancora in vita, certamente questo non sarebbe successo. Nondimeno, adesso
potremo sposarci presto, perché il mio fidanzato ha trovato di nuovo un posto a
Colonia. Cosa mi consigli tu? In queste circostanze, devo ancora rimanere
cattolica?”
24.
“Ida, cosa credi tu, cosa direbbe tua madre, se fosse qui?”. ‒ “Zio Max,
credo che mia madre adesso è qui e dice: ‘Mia
Ida, nel Cielo non è stato chiesto ancora a nessuno quale fede egli abbia, ma
viene chiesto: figlio, come hai amato?’
25.
“Ida, pensa che è tua madre che te lo dice. Io la vedo adesso nello spirito
stare davanti a noi due”.
26.
Con la separazione, la ragazza mi disse: “Zio
Max, non immagini quale regalo mi hai fatto con i tuoi racconti. Finalmente ho
potuto sapere qualcosa di mia madre, cosa che mi dà gioia. Penserò spesso a
questo giorno che Dio mi ha donato e che mi ha portato la conferma che esiste
un rivedersi nella vita eterna”.
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۞
Esperienze da ‘sogno’
1.
“Ho avuto ulteriori esperienze nelle quali ero ‘come in sogno’. In alcuni casi gli avvenimenti ‘sognati’ venivano
percepiti anche da altre persone, quindi non possono essere stati solo sogni.
2.
Vorrei riferire ora di un tale caso: io apparvi in un luogo lontano, sebbene il
mio corpo giacesse nel letto a casa (bilocazione).
3.
Mi ero proposto di visitare ancora una volta gli amici di Bielefeld,
ma non era ancora stabilito il giorno. Allora venne da me l’impiegato dei
servizi e disse: “Signor Seltmann, lei deve prendere le sue ferie già adesso,
altrimenti non ho nessun altro uomo a disposizione. Spero che abbia
comprensione per me”.
4.
“Signor Sickert, ma questo non mi sta bene!”,
obiettai. “Ho promesso di andare a Bielefeld durante
le mie ferie. Non so se gli amici sono a casa domani”.
5.
Ma Sickert fu irremovibile: “Signor Seltmann, l’ho
sempre aiutata quando aveva qualche impegno. Non mi pianti in asso”.
6.
Riflettei un po’. Poi accettai. “Va bene, la prego, mi rilasci un biglietto per
Bielefeld”. A casa dissi a mia moglie: “Da domani ho
le ferie. Devo uscire presto alle quattro e mezzo. Ti prego, prepara le mie
cose”. Naturalmente lei non ne fu molto contenta, ma insistetti e andai a
dormire presto per essere riposato per il viaggio di nove ore. Mi addormentai e
sognai di essere nella camera di soggiorno presso la famiglia Depenbrock in Bielefeld.
7.
Maria, la donna che era anche chiaroveggente, ebbe uno spavento: “Heinrich, Max è morto! Lo vedo stare alla porta”.
8.
Al che, io dissi: “No, non morto, ma sono qui per dirvi che sarò da voi domani
pomeriggio”. Vidi ancora come Heinrich Depenbrock dava da mangiare al suo canarino, come il
piccolo uccellino volava sulla sua spalla e come parlava con lui. Poi
l’immagine o il sogno scomparve.
9.
Il giorno dopo il treno arrivò puntualmente a Bielefeld.
Else e Maria erano alla stazione alla sbarra. Le salutai sorpreso: “Dove volete
andare?” – “Ma Max”, disse Maria, “tu stesso sei stato da noi ieri sera e ci
hai annunciato che saresti venuto con questo treno”.
10.
Allora mi venne in mente il sogno. “Dimmi, Marie, in quel momento quando ero da
voi nella stanza, Heinrich ha dato da mangiare al
canarino?” – “Sì, fu proprio così”, assicurò Maria.
11.
Per me questo fu di nuovo una conferma che con i miei sogni si trattava di veri
avvenimenti.
12.
Un altro “sogno” si svolse in un luogo a me sconosciuto. Andai a dormire come
sempre. Nel mezzo della notte ebbi un’esperienza di natura del tutto
particolare. Mi ritrovai in una piazza immensa, milioni di uomini stavano in
fila, precisamente scaglionati, come tirati con una corda, sempre circa 50
uomini, uno dopo l’altro. Tutti avevano indosso un vestito da festa nero, le
donne non c’erano. Al centro c’era montata una tribuna con una scala su ciascun
lato. Sopra c’erano delle persone che gestivano una grande fotocamera e un
microfono. Io mi trovavo molto distante, nell’uniforme di servizio. Alcuni
uomini dissero qualcosa al microfono, che però non riuscii a comprendere.
13.
Ad un tratto sentii chiamare due volte il mio nome. Mi spaventai. “Non è qui
Max Seltmann?” si chiese ad alta voce. “Egli è stato certamente invitato!”. –
Allora esclamai: “Sono qui!”. – Attraverso il microfono si disse: “Venga avanti
per favore!”. E come accade nel sogno, in un attimo ero là, e l’uomo che
azionava il microfono, disse: “Parli per dieci minuti, tutte le trasmittenti
sono sintonizzate sul suo discorso. E quando avrà finito, verrà filmato. Poi
parlerà ancora una volta per sette secondi”.
14.
Normalmente non ho paura, ma qui l’avevo. L’uomo disse ancora una volta:
“Cominci!”. – Io cominciai a parlare. Non so più le parole, ma esse suonavano
forti e chiare, affinché tutti mi potessero sentire. All’improvviso fui
svegliato e rimproverato da mia moglie, perché “con queste grida” nessuno
poteva dormire. Sentii un violento dolore nel mio petto. “Sì? Dunque: che cosa
ho detto?”, chiesi agitato.
15.
“Ciò che tu hai detto era così bello che non si può ripetere e ricordare. Ma
con queste grida nessuno in casa può dormire”. Ora non mi potei più
addormentare. Mi sembrò come se continuassi a parlare nel pensiero. Vedevo
ancora chiaramente i molti uomini, le tribune, il microfono e la telecamera. Mi
divenne anche chiaro che a queste manifestazioni dovevo tenere sette
benedizioni. Esse erano rivolte a tutti gli uomini, ogni benedizione ad una
determinata classe. Purtroppo questi testi sono stati sequestrati dalla polizia
popolare, come anche moltissime rivelazioni. Ebbi questa esperienza
impressionante ancora per molto tempo davanti agli occhi. Anche adesso che
detto, sta di nuovo del tutto vivente davanti a me.
*
16.
Ancora una terza “esperienza da sogno”, di nuovo così imponente che ebbi
bisogno di molto tempo per afferrarla completamente.
17.
Mi trovai in una grande valle piuttosto lunga. Non si vedeva acqua, solo lunghi
tratti di prati, campi e alberi da frutto. Da entrambi i lati il terreno saliva
gradualmente. Sporadicamente c’erano piccole casupole di legno. Gli uomini che
vi abitavano, facevano una triste impressione. Nessuno lavorava. Vidi solo
poche donne che indossavano vesti della quotidianità.
18.
Mi avvicinai a loro, che mi guardavano in maniera ostile. Chiesi agli uomini il
perché esse mi venissero incontro così ostili, mentre io venivo di certo con
intenzione pacifica. Uno di loro divenne subito grossolano e mi urlò dietro
dicendo che lui sapeva già che io volevo solo spiare; perciò dovevo lasciare
subito la valle, altrimenti mi sarebbe andata molto male.
19.
“Ma io sono venuto proprio a causa tua”, risposi. “Tu sei certo il capo di
questa comunità, ti rendi conto di quale responsabilità ti sei assunto come
guida di una comunità che vive solo di rapina e di furto? Quanto presto qui
tutto si può modificare, se una buona volta verrà effettuata una purificazione!”
20.
“Perché una purificazione? Dobbiamo dare giustificazione ad altri sul nostro
agire? Vorrei vedere quello che ci ostacola nel nostro mestiere!”
21.
“Amico”, dissi, “sembra che tu non conosca i pericoli nei quali vivete. Basta
il cenno di un angelo e siete perduti. Non sapete di non essere più uomini?
Guarda, anch’io sono qui solo nel mio corpo astrale, perciò per voi sono
intoccabile e inviolabile. Il mio corpo giace a casa nel letto. Questa non è la
mia volontà, ma la Volontà di Dio. Posso vedere tutto intorno a voi, e
riconosco chiaramente che non siete più uomini viventi sulla Terra”.
22.
Il grossolano s’infuriò ancora di più. Strinse il pugno e mi colpì in faccia.
Tuttavia in tal modo attraversò il mio corpo e quasi cadde. Così sperimentai
che ero, in effetti, senza corpo. Indietreggiai di un passo. “Amico”, dissi del
tutto calmo, “saresti quasi caduto, se non ti avessi tenuto io. Ora considera
che per te e per voi tutti sarebbe meglio credere alle mie parole. Dunque,
lasciatevi assegnare una nuova patria!”
23.
“Mai e poi mai, anche se venissero mille di tali corpi ingannevoli come tu ne
sei uno! Noi rimaniamo qui!”. Ancora una volta cercai di convincerli con un
tono quieto che essi vivevano in un mondo ingannevole, ma inutilmente. Ogni
discorso era inutile, il loro atteggiamento divenne sempre più minaccioso.
24.
Allora invocai aiuto e nello stesso istante ci furono migliaia di aiutanti e
circondarono gli abitanti della valle.
25.
“Che cosa dici ora a questi molti aiutanti? La vostra vita è giunta a un bivio.
O cambiate il vostro sentimento, oppure prendiamo altre misure che daranno al
vostro fare finora e alla vostra esistenza un’altra direzione. Non sarà
piacevole, ve lo posso assicurare!”. ‒ “Possiamo aspettare”, mi fu
risposto minaccioso.
26.
Allora accadde qualcosa che mi sembrò incomprensibile. All’improvviso c’erano
ulteriori migliaia di aiutanti, questi collocarono una piccola ferrovia con
molti vagoni e cominciarono a lavorare. Da dove vennero ad un tratto queste
masse di terra? Io vidi che la valle veniva riempita sempre di più dai due
lati. Ora anche gli abitanti si accorsero che avveniva qualcosa e che la
faccenda diventava seria.
27.
Uno protestò che non si sarebbe dovuto permettere. Essi però erano intrappolati
e impotenti. Le masse di terra a poco a poco minacciavano le loro abitazioni.
Alcune case erano già riempite. Gli abitanti urlavano che si dovesse smettere.
Ma i movimenti di terra continuavano.
28.
Il capo di nuovo si avventò su di me. Urlava come un animale selvaggio. Mi
venne paura davanti a quest’uomo, perché la sua faccia era spaventosa. Non
potevo tirar fuori una parola e mi rivolsi all’angelo che stava presso di me, e
non c’era da fargli perdere la calma. “Aiutami, sono troppo debole per dire
qualcosa. Agisci tu al posto mio”.
29.
Egli però mi disse: “Io sono qui solo per la tua sicurezza. Ti devo proteggere
da questi diavoli. Agisci dal tuo impulso e non temere. Il Signore ha cercato
già spesso attraverso di noi di far di questi diavoli degli esseri migliori. Il
semplice cercar di persuadere, qui non aiuta più”.
30.
Allora io dissi al capo: “È troppo tardi per revocare ciò che il Signore ha in
mente con voi. Solo una cosa potete fare – come primo segno del vostro
cambiamento: collaborate a trasformare la valle in un altipiano! Mostrate che
volete diventare di nuovo uomini utilizzabili! Se non lo fate, allora questi
aiutanti provvederanno affinché siate sepolti sotto queste masse di terra”.
31.
“Mai e poi mai!”, gridò. “Mi devo sottomettere a voi? Piuttosto mi faccio
seppellire!”. ‒ “Allora fallo! – Ma voi altri, cosa dite voi? Non volete
diventare abitanti onesti nel mondo degli spiriti? Lasciate il vostro capo far
quello che vuole, lui intende solo dominare! Allontanatevi da lui e andate là
dove potrete trovare un’esistenza migliore, e precisamente per sempre!”
32.
Uno si fece avanti e domandò: “Da quale potere operi? Nessuno ancora finora ha
potuto costringere il nostro capo. Sei tu un messaggero dell’inesorabile
Iddio?”
33.
“No, esattamente il contrario! Un messaggero di Dio, che è Amore, non ha
nessuna gioia nel giudizio sui perduti. Guardami, anch’io ero capitato su vie
errate ed ero completamente caduto in basso. Oggi invece sono felice di poter
servire Dio, il Quale vuole salvare gli infelici e guidarli sulla via che porta
alla salvezza. Quindi ancora una volta la mia preghiera a tutti voi che siete
di buona volontà: andate da questi aiutanti che vogliono migliorare la vostra
vecchia patria e collaborate con loro. Un giorno mi ringrazierete”.
34.
“E cosa sarà di coloro che non vengono con noi?” volevano sapere alcuni. –
“Questa non ha bisogno di essere vostra preoccupazione. Dio ha più che
abbastanza mezzi e vie. Quanto più volentieri aiutate i fratelli, tanto più
felici diventerete. Allora potrete esortare gli altri che sono rimasti
indietro. Essi avranno sempre meno spazio intorno a sé. Potete esclamar loro:
‘Venite e seguiteci!’. Se vengono, allora è bene. Se invece non vengono, allora
Dio sa quale sarà il loro destino”.
35.
Ancora una volta andai dal capo e dissi: “Vedi, oltre due terzi ti sono già
diventati infedeli. Anche altri ne verranno ancora, questo te lo posso dire già
adesso. Non cercare di trattenere nessuno. Non appena impiegherai violenza,
diventerai all’istante muto ed incapace di muovere un dito. Rimarrai
paralizzato finché sarai diventato completamente piccolo e umile. Allora
chiederai a Dio di essere per te un pietoso Giudice”.
36.
A questo punto di nuovo alzò la mano per colpirmi, ma all’istante divenne
irrigidito e muto. Un’immagine compassionevole, come il suo volto emanava
grande collera e disprezzo. – Gli altri si spaventarono e si allontanarono da
lui.
7.
Ed io mi trovai di nuovo nel mio stato normale, a casa nel letto. – Spesso mi
sono chiesto cosa ne è stato di quegli abitanti e del loro capo. Un giorno
ricevetti la risposta: tutti sono stati salvati, eccetto il capo. A lui è stata
lasciata una fossa, dove ora si trova nel pantano fino al collo. Ogni istante
doveva temere di sprofondarvi.
[indice]
۞
Cap. 30
L’amico Hermann torna a Casa
1.
Ora deve seguire ancora un’esperienza alla quale ero partecipe solo
indirettamente. Già dal 1916 ho provato nei circoli spiritici che erano
interessati al solo contatto con gli spiriti, di mirare a maggior senso di
responsabilità. Mi premeva di portare questi amici ad una predisposizione di
vita superiore. A Lichtentanne, dove abitavo allora,
ho potuto conquistare molti cuori. Tra loro, un fratello di nome di Hermann
Walter.
2.
I suoi genitori appartenevano alla comunità Dietel in
Niederplanitz. Nella famiglia Walter ho potuto
trasmettere impressionanti rivelazioni e conquistato l’intera famiglia per la
mia causa, ad eccezione della moglie di Hermann, Liesel. Lei era un fervente
membro della “comunità della chiesa regionale”.
3.
Non mi era riuscito a convincere Liesel Walter delle Verità rivelate attraverso
Lorber. Tanto più fedele e fervente era suo marito Hermann nelle nostre
riunioni. Come minatore, Bergmann aveva una posizione
di responsabilità. Perciò nel 1914 non fu chiamato sotto le armi.
4.
Nel 1916 Hermann si ammalò gravemente. In quel tempo lo visitavo spesso.
Purtroppo ogni volta che venivo, la moglie Liesel lasciava la stanza. La
malattia era seria. Il rapporto tra Hermann e me divenne sempre più intimo, per
il dispiacere di sua moglie. Di per sé i due avevano condotto un buon
matrimonio.
5.
Il padre di Hermann, Eduard, era morto. Un fratello più grande, Paul, un giorno
prima delle sue nozze, si era suicidato per paura del matrimonio. L’anziana
madre viveva ancora ed io l’amavo come fosse la mia di madre.
6.
La malattia peggiorava sempre di più. Hermann non prendeva nessun medicinale
per lenirla. “Voglio portare ciò che Dio mi ha addossato”, era la sua risposta.
Quando un pomeriggio, come giornalmente, venne di nuovo il medico, Hermann
disse: “Signor dottore, domani lei verrà per l’ultima volta, poi vado a Casa”.
7.
Disse la stessa cosa a Liesel e a sua madre. Esse non lo volevano credere. La
sera trascorse tranquillamente. Lui pregò sua figlia diciassettenne: “Domani
non andare al lavoro. Anche tu dovrai sperimentare il mio Dio nel mio
trapasso”.
8.
Cominciò il nuovo giorno. Si rivolse a sua moglie: “Liesel, oggi preparami ossa
di maiale e gnocchi verdi (la nostra ricetta nazionale) e portami un boccale di
birra. Mi devo fortificare”. Tutto avvenne secondo i suoi desideri. La mattina
passò, Hermann non ebbe dolori. Tutti si rallegrarono. Verso mezzogiorno il
pranzo era pronto, Hermann mangiò un po’ di tutto. Poi disse alla sua Liesel, a
sua figlia e a sua madre: “Liesel, alle quattro vado a Casa. Sii intelligente e
non spendere troppo per la sepoltura. Non celebrate nessun pasto funebre come
al solito, ma rimanete tranquilli per voi stessi”.
9.
Liesel rifiutò: “Hermann, stai di nuovo meglio, non parlare adesso di morire!”.
‒ “Non del morire, Liesel”, egli contraddisse, “ma parlo di una nuova
Vita che mi viene donata attraverso il morire. Ti prego, lasciami solo, divento
stanco”.
10.
Così dormì tranquillamente un’ora. I suoi cari non si allontanarono dal suo
giaciglio. Poi si svegliò di nuovo, si guardò intorno e disse loro:
11.
“Ora la faccenda si fa seria. Papà è venuto con Paul per venirmi a prendere.
Liesel, adesso c’è qui anche il Salvatore, Egli sta lì ai piedi del mio letto.
Papà e Paul stanno qui, ma il Salvatore guarda solo te, mia Liesel”.
12.
Ora Hermann continuò a parlare nel bisbiglio, s’intrattenne con suo padre, non
lo si poteva comprendere. Questo durò lunghi, lunghi minuti. Poi rivolse la parola
di nuovo alla sua famiglia: “Adesso viene un angelo severo con una spada. Papà
e Paul vi mandano a dire: ‘Voi cari tutti, rimanete nella giusta pace!’, ed Io
vi prego: rimanete uniti nell’Amore di Gesù che ora mi chiama”.
13.
Il suo respiro divenne sempre più debole. Si addormentò come una luce che non
ha più olio, senza emettere da sé un suono. Egli giacque lì come un
trasfigurato.
14.
La sera vennero gli amici di Liesel dalla comunità della chiesa regionale, per
tenere un servizio funebre. Liesel era appunto una fedele seguace. Ma lei
rifiutò.
15.
“Non è necessario pregare per la salvezza dell’anima di Hermann, perché chi
muore così come il mio Hermann, non può essere un perduto, come voi mi avete
sempre detto solo perché era spiritista e seguace di Lorber. Ora mi pento di
non aver seguito il mio Hermann già prima. Lui era l’uomo migliore che Dio mi
abbia potuto donare. Quando arrivò la fine, Hermann ha visto ancora il suo
Salvatore, ha continuato a guardarmi per un’ora intera. Le sue ultime parole saranno
in me sempre come impresse a fuoco. Esse suonano: rimanete uniti nell’Amore di
Gesù, che ora mi chiama!”
*
Qui s’interrompono le esperienze e le relazioni.
[indice]
di Gertrud Emde
Molto è stato scritto, molto è andato perduto. Seltmann
stesso ne parla. Ma anche il limitato disponibile è sufficiente per entrare un
po’ nella vivacità dell’aldiquà e dell’aldilà. È la storia della vita di
Seltmann, sono le sue esperienze. E nonostante ciò, in altre varianti
potrebbero essere le nostre.
Qui
nella nostra vita terrena sperimentiamo giornalmente il vivente avvenimento nel
materiale. Se volessimo prendere ancora più conoscenza anche della vivacità
della vita spirituale, essa si unisce all’evento terreno, si inserisce poi
ulteriormente in circostanze terrene a situazioni sempre più sottili, più
spirituali – dalle tenebre alla Luce, dall’imperfetto al perfetto – a Dio.
È
una via lunga e difficile. Quanto più ci orientiamo coscientemente su questa
via di sviluppo, tanto più comprendiamo che come uomo, ma anche come essere
spirituale che continua a vivere per poter cercare aiuto, tanto più chiaramente
possiamo distinguere l’importante dal non importante: chi sono io veramente?
Qual è il senso della mia permanenza terrena? Perché sono nato in questa
limitazione, in questa ristrettezza del sapere? Non dovrei esaminare proprio da
ciò la mia maturazione, il mio stato di sviluppo, e affermarmi nuovamente?
Posso comprendere la Terra come scuola, dove ogni avvenimento ha il suo senso
come aiuto su questa via di sviluppo e potermi servire per un reale procedere?
Fin dove comprendo ciò che significa: “Cerca
dapprima il Regno di Dio”, oppure: “Ama
Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso!” Ho riflettuto questa
dichiarazione così che la possa mettere in pratica nella mia quotidianità?
Quali saranno i frutti della mia vita sui quali più tardi io dipenderò, quando
un giorno chiuderò gli occhi terreni? Sono io cosciente di essere un figlio
dello Spirito, rivestito con un corpo terreno, che un giorno deporrò per
continuare a vivere nel mondo spirituale?
Nel
libro “Arno”, Seltmann ha inserito risposte a tutte queste domande dal suo
punto di vista. Nell’ambito di un’appassionante storia risplendono le leggi estese
alle quali è sottoposto ogni uomo. Non dovremmo cercare già oggi, di diventare
cittadini di entrambi i mondi, di questo visibile e quello invisibile?!
È
di questa ‘realtà spirituale vissuta’
che Seltmann non si stanca di descrivere e di spiegare ai suoi lettori, dal suo
punto di vista, e con l’esortazione ad ognuno, di domandarsi: “Quali conseguenze ha il mio attuale
pensiero di operare nel qui e nell’aldilà?”
*
In
chiusura lasciamo ancora una volta la parola a Seltmann stesso. Il 12 febbraio
1995 ebbi l’opportunità di porre a lui alcune domande sul nostro medium
sconosciuto, il signor H, con il quale ai suoi tempi era venuto in contatto con
me. Egli ci descrisse quindi come aveva vissuto il proprio passaggio all’altra
parte:
“L’ultima settimana della mia vita non
fu facile per me, poiché avevo perduto il mio linguaggio e, come forse sapete
già, parlavo volentieri. Per me è stato un grande esercizio della pazienza che
talvolta mi è mancata un po’ nel corso della vita. Ma poi, quando venne l’ora
in cui ho potuto passare dall’altra parte, la stanza si riempì di una chiara
luce. Vidi la mia cara Susi, mia moglie, come stava raggiante davanti a me
nella veste di luce. Era venuta per venirmi a prendere. Potei vedere anche
Gesù, come mi tese incontro le Sue mani.
Nel mondo dell’aldilà ho avuto ancora
bisogno di riposo e di raccoglimento, e la mia cara Susi si prese cura di me.
Poi, molto più tardi, ho potuto salutare tutti gli altri. Qui però non ne
voglio parlare troppo, perché ha poco a che fare con questo libro che volete
pubblicare”.
*
Alla
domanda di come oggi il mondo si pone alla presentazione di Jakob Lorber, egli
rispose:
“Oggi le cose non sono diverse da
allora, al tempo della mia vita. Queste Rivelazioni sono state tutte molto
rivelatrici per la mia intera vita, e anch’io poi ho potuto ricevere dei
messaggi. Allora li ho potuti mettere giù per iscritto e attraverso la
chiaroveggenza interiore ho potuto pienamente sperimentarli e percepirli”.
*
L’ultima
domanda riguardò come Seltmann valuta oggi la realtà delle ‘esperienze
oniriche’ che sono citate nell’ultimo capitolo:
“Non erano sogni nel senso usuale, ma
esperienze animiche. Era la mia anima che annunciava la Parola del Signore nei
cosiddetti campi astrali. Io, infatti, potevo operare accanto alla mia
esistenza terrena nel contempo anche nel mondo dell’aldilà. Ed ho potuto
sperimentare anche Gesù nella Sua vivacità, allora e di nuovo anche oggi. Voi
nondimeno sapete che anima, spirito e corpo sono indipendenti l’uno dall’altro
[e si possono staccare l’uno dall’altro]. Di questo, però, mi rendevo
pienamente conto perlopiù solo nelle ore notturne, quando il corpo riposava” …
Egli concluse
con le parole:
“Siate avvolti nell’Amore e nella Grazia divini!”
* * *
Prefazione a
cura di Gertrud Emde
Cap. 1 La mia infanzia nella casa paterna
Cap. 2 Il padre è convertito
Cap. 3 Le facoltà medianiche di mia madre
Cap. 4 Il viaggio della madre nell’aldilà
Cap. 5 Vie errate e nuovo inizio
Cap. 6 Una nuova vita
Cap. 7 Sepoltura della madre
Cap. 8 La voce
Cap. 9 La mia guarigione
Cap. 10 Nuove esperienze e compiti – Visioni di angeli
Cap. 11 La guarigione spirituale
Cap. 12 La mia prima grande esperienza
Cap. 13 Io stesso divento un medium
Cap. 14 Presso i metodisti
Cap. 15 Il servizio ai miei fratelli e sorelle
Cap. 16 Lotte con entità spirituali
Cap. 17 Amore per gli smarriti
Cap. 18 Aiuto per un morto
Cap. 19 Divieto e fuga
Cap. 20 Avvenimenti con un diavolo
Cap. 21 Aiuto per amici e sconosciuti – Visioni di guerra
Cap. 22 Natale ‘senza compagnia’
Cap. 23 Incidenti e casi di morte
Cap. 24 Aiuto da Otto Hillig defunto
Cap. 25 Una fanciulla trova il Salvatore
Cap. 26 Un nuovo amico
Cap. 27 Salvezza di due disperati
Cap. 28 Amici sulla Terra e nel Cielo
Cap. 29 Esperienze da ‘sogno’
Cap. 30 L’amico Hermann torna a casa
Allegato (di gertrud Emde)
[inizio]
[1] Arno: Max Seltmann ha descritto più dettagliatamente
le seguenti esperienze in un proprio libro in forma di romanzo, Il libro
apparve come volume 3 in questa serie di scritti sotto il titolo “Arno”.
[2]
Confermazione: nella Chiesa evangelica corrisponde alla cresima.
[3] Il grande Vangelo
di Giovanni, di solito nominato come GVG, è il racconto della vita di Gesù nei
Suoi anni di insegnamento, giorno per giorno. Si tratta di 10 volumi (oltre
10.000 pagine) comunicati a Jakob Lorber tra il 1851 e il 1864.
[4] Otto Hillig: il
poeta seguace di Georg Riehle, di lui c’è un completo volume di poesie di
elevato spirito divino.
[5]
Defenestrazione: atto, effetto del defenestrare. La defenestrazione di Praga, quando vennero gettati dalla finestra,
nel 1618, i rappresentanti imperiali; ciò fu causa occasionale della guerra dei
Trent’Anni (1618-1645).
[6] Significa
“gettare acqua bollente sul maiale”
[7] Macilento:
estremamente magro e debole per malattia o per gravi stenti.
[8] Wehrmacht: denominazione dell’esercito tedesco del periodo
nazista.
[9] Vogtland: regione collinosa, tra la Selva di Franconia, il Fichtelgebirge e le
montagne dell’Ester.