Franz Schumi

 

Zurigo 1914

 

 

 

I defunti ritornano

Dall'aldilà

 

 

 

 

Dimostrazioni e testimonianze contro l'affermazione

che ancora nessuno è ritornato dalla tomba

 

 

Scritto teosofico cristiano

n. 63

 

 

Raccolta di testimonianze citate in vari articoli di giornali e riviste

 

Titolo originale:  Aus dem Jenseits zurückgekommenen Verstorbenen

Per l’edizione in lingua originale:

Casa Editrice di Franz Schumi a Zurigo;

Editore su commissione: Cécil Nägel, Altona (Germania)

Stampa di Otto Bucholz in Amburgo (Germania)

Edizione italiana a cura del gruppo “Amici della nuova Luce

 

 

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Presentazione del Signore

Nessuno è ancora tornato dall’oltretomba?

Moltissimi cristiani esistenti oggi nelle chiese e nelle sette, dicono che ancora nessuno è ritornato dall'aldilà a dimostrare che c’è un aldilà e come esso è fatto.

Questa opinione è molto ignorante e testimonia un insegnamento della religione molto difettoso, il quale, in fin dei conti, si basa solo sulla vita dell’aldilà; mentre solo a causa dell'aldilà l'uomo deve condurre una vita religiosa e pia qui sulla Terra, affinché possa giungere lì felicemente, perché è qui sulla Terra che l'uomo si costruisce la dimora e l’intera condizione della vita per l'aldilà mediante le sue virtù e il suo modo di vivere.

Perciò leggete per intero e con attenzione questo libro, al fine di sapere se nell’aldilà sarete accolti nel paradiso o nell'inferno. A Me, Gesù, quale Padre vostro e Guida dell'anima, interessa che veniate a conoscere la verità su come state con la vostra salvezza animica.

Qui è il tempo della grazia e della prova dell'anima; nell'aldilà vi attende subito questo: il giudizio; o il Cielo, oppure l’inferno! Perciò siate ragionevoli e raccoglietevi, e non sognatevi il Cielo sulla Terra per l'aldilà, poiché tutti voi vivete nelle più pure credenze pagane ed eretiche, così da rifiutare con indignazione la pura Verità proveniente da Me, Dio e Padre in Gesù, e mormorate sostenendo che si tratta di falso profetismo. Ebbene, questa falsa opinione vi sarà dimostrata con prove, e vi indicherà dove si trova il Mio puro Insegnamento proveniente dalla Nuova Gerusalemme.

Una volta i Giudei mosaici Mi crocifissero personalmente; adesso l’intero cristianesimo Mi crocifigge con le sue eretiche cerimonie di Roma e con l'interpretazione sacrilega della Bibbia. Pertanto, l'inferno è quasi l'unico luogo dove i cristiani di oggi vanno dopo la morte terrena.

Prima che tutto il falso nella religione venga rimosso, vi è impossibile venire nella Luce e nella Vita dell'aldilà, perché nell'aldilà s’incontrano solo il simile col simile, quindi nessun eretico viene in Cielo! Ricordatevelo, perché questa è la Parola proveniente dalla Verità eterna del vostro Salvatore del Golgota.

Prima di cominciare a leggere questi comunicati funerei, dovete sapere che i defunti non si possono né vedere né sentire, se prima da Me, Gesù, non vi vengono aperti gli occhi e gli orecchi spirituali, perché altrimenti vedreste continuamente degli spiriti intorno a voi e sentireste cosa dicono, perché tra voi viventi se ne trovano molti.

Come prova della falsità del sonno apparentemente infinito dei defunti fino al Giudizio Universale vi dovranno servire qui i fatti che, in tutti i tempi, e quindi ripetutamente, i defunti tornati dall'aldilà si sono mostrati ai loro sopravvissuti o si son fatti riconoscere in questo o in quella maniera. In tal modo decade la falsa ipotesi del sonno nella tomba fino al giorno del Giudizio Universale!

 

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Cap. 1

Appare una persona da lungo tempo scomparsa

[parla il Padre Gesù]:

1. Persone che sono andate in viaggio o sono emigrate in un luogo molti anni fa e non danno più notizia di sé su dove si trovano, possono all’improvviso avere il desiderio molto vivente di vedere ancora una volta i propri congiunti e sapere come stanno. Con questo desiderio ardente la loro anima va alla ricerca di quelli che essi vorrebbero vedere e con cui parlare, e poi improvvisamente capita loro di vedere in sogno questa persona irreperibile e, se avviene di notte, parlare con lei. Se invece accade di giorno, il cervello non ne sa nulla, oppure avviene solo il ricordo della persona in questione, il che deriva dalla sorpresa dell'anima.

2. Se questo non è il caso, allora è stato un decesso; la persona in questione si trovava nella fase finale, e qui le è sorto il desiderio ardente di vedere i vecchi buoni parenti e conoscenti prima della separazione da questo mondo, e in questo ardente desiderio, essa muore. Non appena muore, questo desiderio viene esaudito. Se è di giorno nello stato di veglia, voi non ne sapete nulla, o al massimo vi ricordate di questa persona; ma se è di notte, può apparirvi nel sogno e la vedete e parlate con lei.

 

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Cap. 2

Dimostrazioni che l'anima continua a vivere nell'aldilà dopo la morte carnale terrena

[“New York Tribune”, del 30 giugno 1907)]:

1. Nel piccolo villaggio di Tewin, nel Hartfordshire in Inghilterra, lontano meno di un miglio dalla residenza della defunta margravio[1] di Salisbury, si trova una tomba sulla quale proiettano la loro ombra cinque grandi alberi. Essa costituisce un caso a sé:

2. Dalla lapide si può leggere la seguente epigrafe:

Qui giace il corpo della nobildonna Anne Grimestone, consorte di Lord Samuel Grimestone-Bast di Gohamburh nel Hartfordshire, figlia del defunto conte di Thauet, morta il 22 novembre 1713 all'età di sessant'anni”.

3. Questa signora era, come fu riferito, un’accanita negatrice di Dio, e perfino sul letto di morte rigettò qualsiasi conforto dei suoi parenti in questo riguardo, i quali la esortavano a cambiare la sua opinione. Tuttavia, poco prima della sua separazione da questo mondo, la morente dichiarò che, se veramente dopo la morte ci fosse stata ancora la vita, dall’altra parte avrebbe disposto che cinque alberi un giorno avrebbero ombreggiato la sua tomba.

4. Il corpo fu consegnato alla terra e la tomba fu provveduta con spesse mura e una recinzione.

5. Poco tempo dopo si notarono nei muri cinque piccole radici che ben si svilupparono e presto crebbero in alberelli, anzi oggi sono diventati perfino così potenti che hanno rotto sia la recinzione che circondava quella tomba che l'intera opera muraria.


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Cap. 3

Testimonianze di apparizioni di spiriti

[6 aprile 1652]:

1. Il pio Erasmus Finx[2], a cui si deve l’inno "Ein Tröpflein von den Reben der süßen Ewigkeit”[3], e "Juwel im evangelischen Liederschatz”[4], pubblicò una raccolta di storie meravigliose, visioni, apparizioni, ecc. sotto il titolo: "Der höllische Proteus". Lì si trova la seguente narrazione che è tratta dalle “Causes célèbres” di Pitaval, che è passata anche nelle “Mémoires de Rochefort”:

*

2. «Il marchese di Rambouillet, fratello maggiore della duchessa di Montanstier, e il marchese di Precy, il più vecchio della casa di Nantouillet, durante la campagna militare del 1651, avevano pattuito che, chi dei due sarebbe morto per primo, doveva portare all'altro notizia dell’altro mondo. Dopo tre mesi, durante i quali furono occupati i quartieri invernali, Rambouillet andò di nuovo in guerra nelle Fiandre. A causa di una violenta febbre, il suo amico dovette rimanere a Parigi presso un barbiere in via sant’Antonio.

3. Circa sei settimane più tardi, nell'aprile 1652, una mattina intorno alle sei, quando Precy era ancora a letto, le cortine del letto furono improvvisamente strappate e davanti a lui stava il suo amico Rambouillet in collera, vestito e calzato. Egli voleva alzarsi e abbracciarlo. Quello però indietreggiò di alcuni passi, dichiarando che non era più il tempo di incontrarsi l’un l’altro con siffatta gentilezza; era venuto solo per mantenere la sua parola e, dopo essere morto in una scaramuccia la notte precedente, voleva assicurarlo che ciò che si dice sulla base delle Sacre Scritture sull'altro mondo, è tutto vero.

4. Allo stesso tempo esortò il suo amico a cominciare senza indugio un'altra vita, poiché non gli rimaneva più molto tempo dinanzi, ma sarebbe morto nel prossimo scontro. Dal momento che Precy non credette ancora, allora gli mostrò il punto dove avrebbe ricevuto la ferita mortale; essa era nella regione lombare e il sangue sembrava ancora scorrere. Con la posta che seguì dalle Fiandre gli giunse la conferma che la morte di Rambouillet era avvenuta all'ora indicata. Allora Precy, dopo la sua guarigione, si recò nell’armata e trovò la morte nella prima battaglia nei pressi di sant'Antonio, il 2 luglio 1652».

 

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Cap. 4

Relazione di Oberlin con sua moglie defunta

1. Il pastore evangelico Johann Friedrich Oberlin di Waldersbach a Steinthal, in Sassonia, vedeva spesso di giorno come anche di notte sua moglie defunta, e parlava con lei. Deve sembrar strano ciò che Oberlin raccontasse riguardo alla sua vita. Per prima cosa ascoltiamo quale impressione fece la sua personalità sugli altri! Il dott. Chr. G. Barth che lo visitò a Steinthal, sentenziò nel modo seguente: «Quest’uomo da cima a fondo puro, sobrio, sagace, istruito in modo classico e incomprensibilmente attivo, parlava del mondo degli spiriti in un modo così tranquillo e semplice che anche i più increduli dovevano essere messi in imbarazzo e non osavano contraddirlo. Per altro non si pensi come se Oberlin avesse messo le sue esperienze in questo campo al di sopra della Parola di Dio; la Bibbia era per lui al di sopra di tutto, e se sapeva portare in accordo con la stessa le sue speciali opinioni personali, allora il risultato dimostra perlomeno che la sua attività nel ministero della predicazione e della cura delle anime non venne pregiudicata.

2. Doveva essere stato strano vedere e sentire come quest'uomo, al quale non si notava mai la minima distrazione, fosse così attento alle minime manifestazioni di questo mondo fisico e si sforzava così incessantemente di rimediare alle sue scabrosità (ad esempio con l’introduzione della frutticoltura, la costruzione di strade e ponti nella finora inospitale Steinthal), per giunta, faceva tutto quello che faceva con la massima serietà, ma allo stesso tempo parlava del mondo invisibile in un modo come gli fosse altrettanto conosciuto e di casa, come questo. L'uno gli era sicuro quanto l'altro, e parlava di un luogo dell’aldilà, come parlava di Strasburgo o di Colmar».

3. Da ciò, il giudizio del dott. Schubert si conclude così: “Nella personalità di Oberlin, nel rispetto che aveva acquisito con la sua grande attività, nella disinvoltura e nella sicurezza interiore che si esprimeva in ogni espressione del viso come nella sua voce, c’era qualcosa che toglieva alle sue conversazioni sul mondo degli spiriti tutto ciò che, in un'altra bocca e ancor di più in una penna estranea, potevano avere di ingannevole o di scabroso. A me non è noto un singolo caso in cui le narrazioni di Oberlin sulle sue visioni abbiano suscitato derisione o scandalo".

4. Come Oberlin venne in collegamento con il mondo degli spiriti a lui prima estraneo, lo racconta al suo amico dottor Barth come segue: “Fino ad oggi ho avuto diverse famiglie nella mia comunità che possiedono, per così dire hanno ereditato, la facoltà di vedere gli spiriti e stanno in relazione con loro. Ogni volta che venivo qui, mi riferivano notizie di apparizioni e cose simili. Io mi adiravo per questo, e poiché non ci credevo, vi predicavo contro. Solo che la gente mi derideva. ‘Dobbiamo certamente saper meglio di lui ciò che abbiamo visto e sentito’, era il loro giudizio.

5. Divenni ragionevole e alla fine non ho potuto fare a meno di credere ai rapporti di gente onesta e provata che si avvicinava a me così spesso. Cosa accadde? Mia moglie, come venni a sapere più tardi da lei, ebbe un'apparizione di sua sorella defunta, la moglie di mio fratello. Questa le disse che sarebbe morta presto e quali preparativi avrebbe dovuto fare. Mia moglie credette e li eseguì, fece doppi vestiti per i suoi figli, preparò il cibo per il pasto funebre, e la sera, senza svelare nulla della sua aspettativa, prese commiato commovente da me e dai miei figli e morì la mattina dopo.

6. La notte seguente lei mi apparve in sogno e disse: ‘Starò intorno a te in modo sorprendente’. Da allora in poi l’ho vista quasi ogni giorno per nove anni, sognando e vegliando, in parte qui presso di me, in parte di là nel suo luogo di dimora nel mondo invisibile, dove ho sentito da lei cose memorabili, anche cambiamenti politici, molto prima che accadessero. Lei tuttavia non è apparsa solo a me, ma anche ai miei vicini di casa e a molte persone in Steinthal, e spesso li avvisava della sfortuna, diceva in anticipo ciò che sarebbe accaduto e dava spazio sulle cose dell'aldilà.

7. Dopo nove anni (1792) accadde che un contadino della mia filiale ‘Belmont’, Joseph Müller, un uomo che, insieme a tutta la sua famiglia aveva spesso apparizioni, era nel mondo invisibile. A lui mio figlio defunto disse che sua madre adesso era stata trasferita in una condizione superiore, e d’ora in poi non poteva più apparire sulla Terra. Da allora non ho più rivisto mia moglie!"

8. Oberlin stesso, che nel proprio rapporto con sua moglie, che andava oltre la morte e la tomba, vedeva in ciò un dono di Grazia di Dio, era ben lungi dal pensare in una continuazione del vincolo matrimoniale nell’aldilà in condizioni invariate. Egli vi scorgeva da parte di Dio una speciale accondiscendenza alla sua debolezza (Sal. 103,14)[5], in quanto la sua “impetuosa natura era logorata dall'eccesso dei suoi dispiaceri”; egli aveva così intimamente amato sua moglie che dopo la sua morte aveva perso completamente le forze e doveva tenersi ai muri a lungo per non cadere a terra, e riusciva a riprendersi solo molto lentamente.

9. D'altra parte, entrambi, sia lui che sua moglie, percepivano come "un difetto, come un'imperfezione, che fossero così attaccati l'uno all'altro, e perciò il legame dopo la morte doveva continuare ancora in questo modo". Così scrisse una volta nel suo diario: "Dall'eccessiva gioia sull'apparizione di mia moglie, ho visto che amo lei ancora più di Gesù Cristo". Egli quindi riconobbe come dovere per sé e per sua moglie, come per ogni cristiano, che doveva liberarsi dai legami dell'amore terreno e carnale, e solo dopo poteva sperare in una giusta riunificazione con la defunta veramente cara a Dio, se effettivamente in entrambi i coniugi avrebbe riportato la vittoria l'Amore verso Gesù.

*

[parla il Padre Gesù]:

10. "E ciò avvenne con la Mia intercessione nel 1903." (dopo 111 anni!)

 

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Cap. 5

Apparizione dello spirito di un sacerdote per completare una missione

[pro.ssa Marie Meier - giornale dello spiritismo. 20.06.1914]:

1. Il Tirolo è un paese dove l'occultismo è ancora proibito, e tuttavia è proprio il paese che forse viene visitato dagli spiriti più di tutti, poiché molti degli antichi castelli e palazzi furono molto spesso onorati con visite da parte dei cittadini dell'aldilà. Una mia zia, che di occultismo non voleva saperne nulla perché era proprio una specie di bigotta, nonostante ciò, mi raccontò un avvenimento che aveva vissuto suo zio nel 1848 alcuni anni prima della sua morte. Questo zio era parroco a Miemiug, un villaggio del Tirolo. Lì in un luogo lontano viveva la famiglia di un conte. Il parroco, quindi lo zio di mia zia, era il confessore del conte. Questi si ammalò, e poiché la malattia era molto pericolosa, fu chiamato il confessore, il quale dovette rimanere nel palazzo anche per un tempo più lungo.

2. Lo zio raccontò quanto segue: «Il primo giorno che ero nel palazzo, dopo il pranzo mi recai nella stanza della biblioteca, mi cercai un libro e mi sedetti in uno dei tre vani della finestra. Dopo aver letto forse per un quarto d'ora, alzai lo sguardo, poiché pensavo di aver visto un'ombra. Esatto, un altro sacerdote era seduto in fondo nell'ultimo vano della finestra. Rimasi un po' stupito, ma non pensai a niente di strano. Il giorno dopo accadde la stessa cosa. A questo punto diventai un po' curioso, perché non riuscivo a capire come un altro sacerdote fosse qui nel palazzo a mia insaputa, e perché lo vedessi solo nella sala di lettura.

3. Verso sera cercai l'occasione di parlare con l’amministratore del palazzo e gli chiesi spiegazioni. Il vecchio signore mi guardò e disse: “Mi aspettavo questa sua domanda. Lei deve sapere che questo spirito si mostra nella sala da più di cento anni, ma solo quando in questa si trova casualmente da solo un sacerdote". – "Sì", dissi io, “e finora nessuno ha avuto il coraggio di chiedergli cosa non lo lascia riposare?” – "No", rispose l'amministratore, “volesse Dio che lei avesse questo coraggio!" – Ed io lo avevo.

4. Il giorno dopo – non appena lo spirito si mostrò, mi avvicinai a lui e gli rivolsi la parola con l’usuale formula: "Tutti i buoni spiriti lodano il Signore. Qual è il tuo desiderio?". Allora il volto dello spirito si trasfigurò e disse: "Finalmente! Dio vi benedica!". Indicò con la mano un libro che era in uno degli scomparti superiori della libreria e mi pregò di prenderlo. Quando stavo per consegnargli il libro, cadde un vecchio foglio ingiallito, egli lo raccolse e disse: “Tu sai quale giuramento lega noi sacerdoti al segreto della confessione; ebbene, questo foglio contiene la confessione della contessa N., che visse in questo palazzo circa cento anni fa. Dal momento che era sorda e muta, dovette scrivermi la confessione, ed io, il suo confessore, commisi la grande leggerezza di mettere la sua confessione in un libro e lasciarla lì. Poi morii, ma non potevo trovar pace di là. Ora tu mi hai liberato. Ti prego: brucialo davanti ai miei occhi”. Durante il tempo in cui bruciai il foglio, lo spirito divenne sempre più trasparente, mi benedisse ripetutamente e scomparve. Dopo di che nel palazzo non lo si vide più aggirare».

 

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Cap. 6

Comunicazione di un ritornato dall'aldilà

1. Un ex pastore evangelico della città di Schedwitz, distretto di Liegnitz, un giorno (1863) confidò quanto segue ad una stretta cerchia di amici: «Una domenica sera mi trovavo nella cameretta dei padroni del nostro birrificio con un bicchiere di birra. Sopra di noi, nella sala, i giovani si divertivano a ballare. Durante la pausa salii nella sala per esaminare la compagnia presente. Tra le ragazze che s’intrattenevano lì c'era anche l'ex sposa del defunto maestro assistente di qui. Lei mi porse la mano ed io le dissi: "Se il suo defunto sposo sapesse che stasera balla così allegramente con altri uomini, cosa direbbe?" (il Padre Gesù: Il defunto stava lì accanto e rise per questo). Lei arrossì profondamente e rispose: "Non ha più bisogno di me! Ma ho comunque pensato a lui molto spesso. Come starà?" – "Per lui non ho nessuna preoccupazione", risposi io, "è sempre stato una persona buona e capace; sono fermamente convinto che sta bene!"

2. La musica smise di suonare e mi disposi verso l’uscita. Poco tempo dopo essere tornato a casa, come al solito, dissi prima le mie preghiere al ginocchiatoio, e poi andai a riposare.

3. Non mi ero ancora addormentato, quando la porta della mia stanza si aprì, ed entrò il maestro assistente seppellito, dall’apparenza fresco e in salute. Venne al mio letto, si chinò su di me e disse: "Sto bene, sto molto bene!". Poi scomparve. Sulla mia carica giuro l’intangibile verità dell’avvenimento, che io seguii con occhi sobri e desti».

*

[parla il Padre Gesù]:

4. "Il defunto stava accanto quando il pastore stava parlando alla sua ex sposa, e rideva alla discussione, poiché egli, con la sua ex sposa aveva ora relazioni animiche. A quel punto gli venne il gran desiderio di far sapere al pastore evangelico come stava, e quando volle realizzare questa idea, Io, Gesù, aprii gli occhi e gli orecchi spirituali al pastore che perciò lo vide e lo sentì davanti a sé come fosse vivente".

 

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Cap. 7

La madre defunta prepara il figlio ancora vivente ad entrare nell'aldilà

[Costanza, Buenos-Aires, 4. Settembre 1898]:

1. Quando il vicario di una chiesa di Buenos Aires si trovò solo nella sagrestia, circa due mesi fa dopo la messa, fu improvvisamente avvicinato da una donna che lo pregò di recarsi senza indugio dal generale T., poiché desiderava confessarsi; essa gli diede la via e il numero civico.

2. Il vicario si affrettò ad andare lì e trovò il generale occupato con la lettura di una rivista, al quale poi informò il motivo della sua visita. Il generale ora assicurò che non aveva minimamente intenzione di confessarsi e che, per altro, non aveva assolutamente invitato il vicario a venire. – "Chi l’ha fatto venire?", chiese il generale. – In quello stesso istante lo sguardo del vicario cadde su un ritratto che pendeva alla parete, e lui rispose: "È stata questa signora". – "Impossibile, questo ritratto è quello di mia madre morta da parecchi anni!"

3. Il vicario stava per andarsene, quando il generale cambiò improvvisamente la sua intenzione e pregò il vicario di ascoltare la sua confessione: un influsso sconosciuto lo spinse a farlo.

4. Quella stessa notte il generale morì, senza che nessuno avesse preveduto la sua fine.

 

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Cap. 8

Un sacerdote inviato da uno spirito al marito vivente per farlo confessare

[Leipz. cronache – Dicembre 1913]:

1. Una storia originale – che il Daily Express che si fa garante della veridicità dei fatti comunicati la definisce la cosa più strana che sia mai accaduta – viene riferita da Londra: «Il sacerdote di una chiesa che si trovava nell'aristocratico quartiere Kensington, aveva tenuto una funzione religiosa e si accingeva a lasciare la chiesa quando una signora, che era molto emozionata, gli si avvicinò e lo pregò di correre subito con lei in una casa posta nelle vicinanza. "Lì c'è un signore che sta morendo", disse, "la sua salvezza dell’anima lo affligge molto, ed ha un vivente desiderio di vedere lei prima della sua morte".

2. Il sacerdote s’inchinò, seguì la signora, salì con lei su una vettura pubblica che aspettava davanti alla chiesa, e pochi minuti più tardi si trovò davanti a una stupenda casa privata. La signora, che all'apparenza riusciva a malapena a dominarsi ed era vicino ad uno svenimento, pregò il sacerdote sollecitando ad entrare in casa senza perder tempo. Il sacerdote quindi saltò fuori dalla vettura senza voltarsi indietro, suonò alla porta di casa e al servitore che gli aprì, chiese :

3. "Abita qui il signor L.?""Sì, signore!" – "Ho sentito che è gravemente malato e desidera parlarmi". – Il servitore guardò stupito il sacerdote e rispose che il suo padrone non si era mai sentito così bene proprio come adesso. – "Sì, come devo intendere questo?", disse il sacerdote voltandosi. "La signora lì…". Ma non poté proseguire e rimase con la bocca aperta: ‘la vettura e la signora erano scomparse come inghiottite dalla terra’. Il servitore sospettò fortemente che l'uomo, che si fingeva sacerdote, fosse un pazzo o un mattacchione; voleva chiudere sbattendo la porta, allorquando apparve il padrone di casa per chiedere cosa stessa succedendo. Il sacerdote lo informò con poche parole dell’accaduto, cercando di descrivere la signora che era venuta a prenderlo.

4. "Non conosco nessuno nella mia cerchia di conoscenti che corrisponda alla sua descrizione", rispose il ‘morente’. "Sarei comunque onorato se lei potesse entrare". Il sacerdote accettò l'amichevole invito, e dopo che si sedettero, il padrone di casa disse: "In ogni caso, è molto strano che lei sia stato inviato da me in questo modo misterioso. Da un po' di tempo, nonostante la mia salute sia molto buona, sono davvero un po' preoccupato per il mio benessere spirituale, e avevo già pensato spesso perfino di farla chiamare per fare quattro chiacchiere con lei. E dal momento che lei è qui, ignoriamo la stranezza del caso che l’ha portato in casa da me, e le dirò, se le va bene, cosa mi opprime".

5. Dopo che i due uomini ebbero parlato per un'ora, si separarono e, salutandosi, il signor T. promise di venire in chiesa la mattina successiva. Però, dal momento che non mantenne la promessa, il sacerdote decise di andare da lui ancora una volta per chiedergli perché non aveva mantenuto la sua parola. Fu come colpito dal fulmine quando lo stesso servitore che la sera prima gli aveva aperto la porta, comunicò che il suo padrone era morto pochi minuti dopo che lui, il sacerdote, se ne era andato. Profondamente scosso, il sacerdote si fece condurre nella stanza del morto, e il primo oggetto che attirò la sua attenzione fu il ritratto di una donna che stava su un piccolo comodino: era l'immagine della donna che il giorno prima lo aveva chiamato e portato dalla chiesa alla casa del ‘moribondo’. – "Chi è questa signora?", chiese il sacerdote con grande emozione al servitore. – "Questa foto, signor pastore", rispose l'interrogato, "è l'ultima foto della moglie del mio padrone, morta 15 anni fa!"»

*

[parla Schumi]:

6. Un caso del genere si è ripetuto già spesso nel secolo scorso.

 

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Cap. 9

Una materializzazione spontanea

Comunicato da H. Wisliceny, pastore emerito

[Fr. Arthur Schuricht - „Giornale dello spiritismo“]:

1. Quando ero un maestro elementare a Quedlinburg, il mio calzolaio Wurzler, un credente cristiano, aveva una visione meravigliosa dall'altra vita. Era autunno inoltrato, e come calzolaio lui aveva un lavoro urgente per la mattina successiva, e quindi diede a sua moglie il compito di svegliarlo la mattina alle quattro in punto. Quella sera era andato a letto come al solito ed aveva un lume notturno acceso nella sua camera posta al piano di sopra. Sua moglie invece era coricata sul divano della camera al piano di sotto con il figlioletto malato. La mattina dopo alle quattro l'uomo si svegliò proprio mentre suonava la sveglia. A quel punto la porta si aprì; pensò che sua moglie venisse dentro per svegliarlo, e stava già per dire: "Julchen" – (il nome di sua moglie), "sei già qui?". – Ma questa espressione gli morì sulle labbra, perché invece di sua moglie entrò suo suocero, che era stato sepolto quattro settimane prima. Venne al suo letto e gli disse: "I soldi che ti dovevo li ho dati a tuo cognato prima della mia morte, fatteli dare, ce li ha lui!". – Wurzler, che restò completamente sorpreso, gli disse: "Mio Dio, Kestler", – così si chiamava suo suocero, – "come fai a venire qui? Come stai?" – Kestler rispose: "Male!". – Io (Wisliceny) dissi a Wurzler (il calzolaio), quando me lo riferì: "Allora è venuto dall'inferno". – Wurzler mi rispose: “Lo credo anch’io! Infatti, lui non credeva in niente, ed ha vissuto anche così! Non posso supporre altro che egli sia all'inferno".

2. Dissi a Wurzler: “Ahi, lei deve aver certamente solo sognato così vividamente che ha ritenuto il sogno per realtà! Io, nondimeno, avrei dato la mano a Kestler, per convincermi ancora di più". – Wurzler: "Ero completamente sveglio, ma al momento non ho avuto il coraggio di porgere la mano e mi si sono rizzati i capelli, anche se per il resto ho abbastanza coraggio”. – Io (Wisliceny): "Che aspetto aveva?". – Wurzler: "Proprio come era in vita quando faceva il falegname, con pantaloni grigi e una giacca verde".

3. Dopo di ciò, l'apparizione (lo spettro) proseguì nella stanza di sotto, dove sua figlia, la moglie del calzolaio, stava sul divano con il suo pargoletto malato. Anche lei aveva un lume acceso sul tavolo. Kestler (lo spettro) stava sulla soglia e guardava il suo nipotino che aveva tanto amato in vita. Sua figlia riconobbe il padre, era spaventata e avrebbe voluto andare su da suo marito, ma non osava passare davanti al padre che era alla porta della stanza. Allora il padre si diresse al tavolo e alla luce. Lei approfittò di quel momento e saltò su da suo marito dicendo: "Mio padre è proprio qui!" – Wurzler le rispose: "È stato anche da me, perciò mi vestirò velocemente".

4. Scesero giù entrambi. Nel frattempo però l’apparizione era scomparsa. – Wurzler mi disse: “Io penso che tornerà di nuovo. Allora lo esaminerò diversamente". Ma non tornò più. La faccenda del denaro non gli aveva dato pace, perciò dovette venire dall'inferno per regolare la questione.

*

5. Post scriptum: un cristiano non ha assolutamente nessun dubbio sul fatto che esistano il Cielo e l'inferno e che possano apparire gli spiriti buoni e quelli cattivi.

6. La trascrizione esistente corrisponde perfettamente alla lettera originale che ho conservato per me.

 

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Cap. 10

La guardia carceraria morta ma ancora in servizio

[rivista dello spiritismo - 1908. M. Schrimpf]:

1. In Aramyos Maroth in Ungheria c'è un penitenziario costruito in modo particolare. È costruito come se una casa fosse dentro l'altra, sotto lo stesso tetto. Mio padre lì era direttore. Dalla nostra camera da letto una piccola finestra conduceva all'interno della prigione, in modo che mio padre di notte potesse osservare tutto ciò che vi accadeva. Si sentivano i passi regolari delle guardie carcerarie di pattuglia, ogni suono echeggiava triplo nello spazio chiuso. Eravamo lì solo da breve tempo.

2. Una notte mio padre guardò giù dallo spiraglio; sotto stava una guardia immobile. Mio padre la chiamò perché non stava facendo il giro prescritto, ma non ottenne nessuna risposta. Ogni cinque minuti s’incrociavano le due guardie in questo posto. Mio padre voleva aspettare finché venisse l'altra guardia; in pochi minuti s’incontrarono due guardie, quella immobile sarebbe stata la terza.

3. Essa stava sempre immobile nello stesso posto. Scuotendo la testa, il padre chiuse la finestra, si vestì in fretta, si prese un arma e andò giù. Andò diritto verso la guardia, circa cinque passi prima lo chiamò: nessuna risposta!

4. L'uomo era vistosamente pallido, con due incandescenti occhi neri che guardavano fissi, un nastro rosso di traverso gli scorreva sulla tempia; con una misteriosa sensazione di angoscia mista a collera per il comportamento sconveniente dell'uomo, mio padre lo toccò col suo frustino, cioè voleva solo dargli un colpetto sulla spalla, ma incontrò aria senza resistenza, mentre davanti ai suoi occhi attoniti l'intero uomo, lentamente, per così dire, si sciolse.

5. Le due guardie s’incontrarono di nuovo in quel luogo; mio padre si stropicciò gli occhi, ma siccome non riusciva affatto a spiegarsi la faccenda, cercò di indagare. Accavallandosi, i due riferirono che l'apparizione era periodica, era stato circa 50 anni prima che tra i detenuti era scoppiata una rivolta; le guardie erano state massacrate. Una delle guardie era l'immagine dell'apparizione, un croato. L'apparizione si verificava così spesso che non ci si preoccupava più; solo mio padre, essendo lì da poco tempo, non ne sapeva nulla.

*

[parla il Padre Gesù]:

6. "Il soldato fu ucciso all’improvviso, questo provocò un momentaneo impotente terrore dell’anima, e quando essa si risvegliò dopo tre ore, era lì da sola, e poiché il corpo nel frattempo era stato portato via, lei pensò che con il massacro era saltata fuori dal corpo, essendosi addormentata sul posto, allora il suo primo pensiero era stato di continuare ad attendere in quel posto. I suoi pensieri erano spiritualmente improvvise verità, e così aveva continuato a vivere un lungo tempo sempre nell'illusione di dover portare a termine l’incarico.

7. Che lei non sempre si vedesse, derivava dal fatto che non sempre Io aprivo gli occhi spirituali agli uomini. Tuttavia, già dall’anno 1878 è stata redenta ed esonerata dal suo incarico".

 

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Cap. 11

Invito ad approfondire il tema dell’aldilà

[parla il Padre Gesù]:

1. Sebbene nel libro: "Trattato sull’anima n. 55", parecchio è stato trattato su questo, per provare che l'uomo ha un'anima, anche qui deve comunque, essere detta una parola al riguardo.

2. È raro trovare una famiglia i cui membri non hanno sentito raccontare nulla di defunti. Al contrario, ci sono milioni di esperienze in cui i defunti sono stati in grado di annunciarsi ai sopravvissuti con schiamazzi, sussurri e ogni specie di altri suoni con la Mia autorizzazione, per far capire che sopravvivono nell'aldilà, ma nell’aldiquà hanno lasciato indietro cose ancora non fatte, a causa delle quali nell’aldilà non hanno pace.

3. Ci sono esperienze simili anche in questo libro. E ancora molto vi verrà comunicato, per guidare la vostra fede sulla strada giusta attraverso delle prove. Leggete, riflettete e cercate di vivere in modo da essere felici nell’aldiquà e nell'aldilà.

 

 

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Cap. 12

Adempiere i desideri dei defunti

[parla il Padre Gesù]:

1. Miei cari figli, dovete sapere che nessuno può vedere, udire e parlare ad uno spirito, se Io, Dio, non gli apro gli occhi e gli orecchi spirituali, da ciò potete dedurre che questo avviene per un buono scopo, scopo che viene approvato da Me stesso.

2. Quindi, quando vengono impartiti tali incarichi, non dovete barricarvi sotto ogni sorta di versetti biblici da voi fraintesi e spedire via lo spirito col rifiutare la sua preghiera, ma dovete adempiergliela, affinché per mezzo di ciò venga redento dal suo inferno.

3. Se non lo fate, allora avete agito contro il Mio più alto comandamento dell’amore per il prossimo (Mt. 22,39), e in tal modo venite nell'inferno e nel giudizio dello spirito, al quale avete rifiutato spietatamente la sua preghiera.

4. Poi questi vi ripagherà a suo piacimento con palpitazioni e maltrattamenti quotidiani, perché avete agito diabolicamente verso di lui, quando Io gli permisi di implorarvi per la misericordia. Allora guai a voi, all'inferno presso di lui!

 

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Cap. 13

Apparizioni spontanee di uno spirito nell'antica Atene

[di Arthur Frank]:

1. Già agli albori dell'antichità le apparizioni di fantasmi hanno suscitato l'attenzione dei pensatori, e vari autori importanti ne hanno fatto menzione nelle loro opere. Uno dei casi più significativi ce lo riferisce lo scrittore romano Plinio il Giovane[6]:

*

2. «In una grande, desolata casa di Atene si sentiva di notte lo scricchiolio del ferro e lo sferraglio di pesanti catene, dapprima come da lontano, poi sempre più vicine. Presto apparve un vecchio macilento, dall'aspetto raccapricciante, con una lunga barba bianca e i capelli penzolanti disordinati intorno alla testa, era gravato con catene alle mani e ai piedi, con le quali provocava l'orribile schiamazzo e strepitio. Gli abitanti di questa casa screditata e non rassicurante riuscivano a malapena a dormire per la paura; essi passavano le notti per lo più svegli e in un terribile stato di turbamento, per cui i loro nervi soffrivano tanto che la malattia e la morte erano le conseguenze inevitabili. Anche se durante il giorno non si mostrava nessun tipo di chiasso infernale, i poveri abitanti avevano tuttavia anche di giorno continuamente la spaventosa immagine del fantasma nella loro memoria.

3. Così la casa fu presto deserta e vuota, e sebbene fosse stato reso noto pubblicamente che la casa poteva essere acquistata o affittata al prezzo più vantaggioso, nessuno si annunciò per molto tempo. Questo annuncio più tardi capitò sott’occhio al filosofo Atenodoro, gli piacque il prezzo basso e ancor di più la strana storia, storia che non gli fu tenuta nascosta. Egli prese in affitto la casa e, all'inizio della notte, si fece preparare il letto nel vestibolo, dopo di che mandò a dormire la sua gente all’interno della casa. Lui invece prese stilo e tavoletta e cominciò a scrivere vicino a un lume, per rimanere sveglio nello spirito e tener lontano la paura.

4. Ci fu silenzio per lungo tempo, ma poi si udì di nuovo lo scricchiolio del ferro e lo sferraglio di pesanti catene, il fantasma si avvicinava. Atenodoro tuttavia non ascoltava, non depose dalla sua mano lo stilo, anzi si tappava perfino gli orecchi. Il rumore diveniva sempre più forte, il fantasma veniva sempre più vicino e, alla fine, sembrava essere alla porta e nel vestibolo. Solo a questo punto il filosofo levò con tutta calma il suo sguardo e vide il fantasma stare dinanzi a sé, facendo cenno a lui col dito.

5. Questi però fece un segno con la mano di aspettare un po’, prese il suo stilo e la tavoletta e continuò a scrivere con stoica calma, mentre il fantasma con le sue catene sferragliava e scatenacciava. Dopo un po', Atenodoro si guardò intorno e notò che il fantasma ora gli faceva un cenno più insistente, allora prese il lume e lo seguì senza esitazione. Solo lentamente, come se fosse pesante, il fantasma si avviò attraverso la casa nel cortile, e lì scomparve all’improvviso.

6. Nel luogo in cui il fantasma lo lasciò, Atenodoro pose, come segno particolare, erba e foglie, poi il giorno dopo si recò dalle autorità e queste disposero di far scavare il luogo. Lì si trovò uno scheletro, circondato da pesanti catene che il corpo decomposto dal tempo e dalla terra, aveva lasciato nei legamenti. Si raccolsero le ossa e consegnate pubblicamente e ritualmente alla terra. Da quel giorno la casa fu libera da tutti i fantasmi».

 

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Cap. 14

L’aiuto terreno per una riconciliazione nell'aldilà

[parla Schumi]:

1. Jung Stilling riferisce di un'apparizione di fantasmi molto memorabile, in cui qualcosa di insidioso doveva essere ancora rettificato anche nella carne, e poi tratta ancora di quelle anime decedute, condannate dagli imperscrutabili giudizi di Dio, come esempio ammonitore per gli uomini viventi, a rimanere al confine tra questo e quel mondo, finché non sarà deciso il loro eterno destino.

2. Verso la fine del XVII secolo il principato di Sassonia-Altenburg venne smembrato in tre parti, di cui una parte apparteneva a Gotha[7], l'altra parte a Saalfeld, e la terza, cioè Eisenberg, ottenne un proprio signore, ma la sua famiglia con il duca Christian nell'anno 1707 si estinse di nuovo, dove poi Eisenberg tornò a Gotha.

3. Non molto tempo prima della sua morte, questo duca Christian ebbe un'apparizione molto memorabile che ha tutte le testimonianze della certezza storica, e venne conservata perlomeno in uno degli archivi sassoni, forse si trova lì ancora oggi. Essa stava nelle conferenze mensili, a Lipsia presso Samuel Benjamin Walter nel 1730, nella decima parte, pagina 319 ecc. e lì si legge:

*

4. «Quando intorno al 1705 il duca V. Sachsen-Eisenberg, Christian, morto nell'aprile 1707, giaceva nel letto (a mezzogiorno) nel suo gabinetto ministeriale ed era occupato in differenti riflessioni spirituali, qualcuno bussò alla porta. Sebbene il duca stentasse a capire come ciò fosse stato possibile, essendo la guardia e altri servitori davanti alla stanza, tuttavia esclamò: avanti! A questo punto entrò una donna, di nome Anna, figlia di un principe elettore della Sassonia, in foggia principesca fuori di moda.

5. Quando il duca, che si era alzato ritto e fu colto da un piccolo brivido, le chiese: “Qual è il vostro desiderio?”. – Lei gli rispose: “Non spaventatevi, io non sono uno spirito malvagio, non vi succederà nulla di male”. – A questo punto ogni paura nel duca scomparve subito così che le chiese ancora: “Chi siete?”. – Lei gli rispose: “Io sono uno dei tuoi antenati, e mio marito è stato proprio quello che tu sei adesso, cioè il duca Johann Casimir von Sachsen-Koburg; ma siamo morti già cento anni fa”.

6. Quando ora il duca fece ulteriori indagini chiedendo cosa desiderasse da lui, lei rispose come segue: “Ho una richiesta da farvi, cioè da me e da mio marito, perché non ci siamo riconciliati prima della nostra fine a causa di un litigio che avevamo avuto, ma entrambi, per merito di Gesù, siamo morti in quel tempo stabilito da Dio, per riconciliarci l’uno con l’altro. Io per vero mi trovo nella beatitudine, ma non godo ancora la piena contemplazione di Dio, bensì finora sono stata in un tranquillo e piacevole riposo; mio marito invece, che non volle riconciliarsi con me alla mia morte, ma poi si pentì di questo e lasciò il mondo nella vera, sebbene debole fede in Gesù Cristo, finora si è trovato tra il tempo e l'eternità, nelle tenebre e nel freddo, tuttavia non senza speranza di giungere alla beatitudine”.

7. Ora, non appena il duca iniziava a fare molte obiezioni, lo spirito le confutava; disse anche che non appena era giunta nell'eternità, aveva riconosciuto che uno dei suoi discendenti sarebbe stato destinato ad aiutare entrambi per la riconciliazione, e come era stata ancora più felice quando aveva riconosciuto in lui, il duca, uno strumento di Dio. Infine, lo spirito diede al duca otto giorni per pensarci, trascorsi i quali sarebbe ritornata a quest'ora, ed avrebbe aspettato la sua decisione, e poi scomparve dai suoi occhi.

8. A quel tempo il duca stava in speciale confidenza con un teologo lontano da lui 14 miglia, cioè il sovrintendente Hofkunzen a Torgau, egli era solito corrispondere con lui in questioni spirituali, terrene e filosofiche, anzi, anche in cose governative tramite considerazioni personali. A quest’uomo dotto mandò subito qualcuno, gli riferì per iscritto l'apparizione che aveva avuto con tutte le circostanze, e desiderava il suo consiglio e parere se doveva o no accondiscendere allo spirito nella sua richiesta!

9. In un primo momento al teologo la cosa sembrò alquanto sospetta, poiché, come al solito, si presentava come un sogno, tanto che all’inizio non sapeva come si era potuto ritrovare in questo. Però, dopo aver considerato l’originale devozione del principe, la sua grande conoscenza ed esperienza in questioni spirituali, la sua tenera coscienza, e nello stesso tempo la circostanza che lo spirito si era fatta vedere in una luminosa giornata di Sole, non si fece scrupolo di dare al duca la seguente risposta:

10. “Purché lo spirito non pretendesse da lui cerimonie superstiziose o altre circostanze contrarie alla parola di Dio, e se egli, il duca, non si fosse provveduto di sufficiente coraggio per una tale azione, altrimenti, non lo consigliava di esaudire la richiesta dello spirito. Tuttavia doveva perseverare con una fervente preghiera, anche per evitare ogni frode, e doveva far ben sorvegliare l'ingresso della sua stanza e del suo gabinetto ministeriale dalle guardie e dai servitori”.

11. Il Duca, frattanto, fece consultare negli annuari e trovò tutto ciò che lo spirito aveva detto, fondato sulla verità, perfino gli abiti della principessa sepolta e quelli dello spirito apparivano esattamente gli stessi. Dal momento che l'ora stabilita era vicina, il Duca si mise di nuovo sul letto dopo aver impartito alla guardia davanti alla stanza l'ordine rigoroso di non far entrare nessuno; e continuò come aveva iniziato quello stesso giorno, con la preghiera, il digiuno e il canto.

12. Quindi attese lo spirito mentre leggeva la Bibbia, quella era esattamente la stessa ora di quando si era presentato otto giorni prima, e alla fine il duca esclamò: “Avanti!”. E lo spirito entrò nel gabinetto con indosso i vestiti precedenti. Subito, all'inizio, chiese al duca se avesse deciso di soddisfare la sua richiesta. Al che, questi rispose così: “Purché il vostro desiderio non sia contrario alla Parola di Dio, e neanche porti con sé nulla di superstizioso!”, e avrebbe accondisceso nel Nome di Dio, e lei doveva solo comunicargli chiaramente come avrebbe dovuto comportarsi in merito.

13. A questa dichiarazione si sentì parlare lo spirito nel modo seguente: “Non c’è nulla contro la Parola di Dio, e il caso è il seguente: durante la mia vita mio marito aveva sospettato di me, innocente, di infedeltà, perché talvolta m’intrattenevo in segreto con un pio cavaliere su questioni spirituali. Per questo motivo aveva nei miei confronti un odio inconciliabile così violento che, sebbene avessi dimostrato già sufficientemente la mia innocenza, anzi sul letto di morte lo supplicai per la riconciliazione, non volle comunque rinunciare né al suo odio né al suo sospetto, né decidersi a venire da me. Dal momento che ho fatto tutto ciò che potevo per questa faccenda, per vero morii nella vera fede nel mio Salvatore, giunsi anche nell’eterna quiete e nel silenzio, ma ancora non godo della piena contemplazione di Dio.

14. Mio marito, invece, come pensavo, si è pentito della sua irreconciliabilità verso di me dopo la mia morte, e alla fine è morto anche nella vera fede, ma finora è stato nell’angoscia, nel freddo e nell'oscurità tra il tempo e l’eternità. Oramai però è giunto il tempo stabilito da Dio che voi ci dobbiate riconciliare l’un con l’altro qui in questo mondo, e in tal modo aiutarci per la nostra perfetta beatitudine”.

15. “Ma cosa devo fare qui, e come devo comportarmi veramente con questa faccenda?” chiese il duca, e ottenne dallo spirito questa risposta: “La prossima notte tenetevi pronto, poiché io e mio marito verremo da te, (poiché se vengo di giorno io, mio marito non può farlo[8]) e ciascuno vi riferirà i motivi della discordia esistente tra noi; poi dovrete emettere il giudizio, chi di noi ha ragione, metterete le nostre mani l'una nell'altra in segno di riconciliazione, pronuncerete la benedizione del Signore su di noi, e dopo di ciò loderete Dio con noi”.

16. Dopo che il duca ebbe promesso di far ciò, lo spirito scomparve, il duca invece rimase nella sua devozione fino a sera, poiché ordinò con enfasi alla sua guardia di non far entrare nessuno nella stanza, come anche di prestare attenzione al fatto che avrebbe sentito parlare un po’. Dopo di che, fece accendere due candele e le pose sul tavolo, portò vicino anche la Bibbia e il libro degli inni sacri, e così attese che gli spiriti arrivassero.

17. Questi si presentarono dopo le undici. La principessa entrò di certo per prima, dall’aspetto vivace, e ancora una volta raccontò al duca la causa del loro contrasto; poi entrò anche lo spirito del principe nella regolare foggia principesca, sebbene dall’aspetto del tutto pallido e mortale, e fece al duca un rapporto completamente diverso del loro disaccordo avuto.

18. A questo punto il duca emise il giudizio, asserendo che lo spirito del principe aveva torto, cosa che egli stesso affermò, e disse: “Hai giudicato bene!”. Dopo di ciò, il duca prese la mano gelida del principe e la mise nella mano della principessa, la cui mano aveva un calore del tutto naturale, e pronunciò le benedizioni del Signore su di loro, a cui entrambi espressero “amen!”, poi il duca cominciò l’inno: “Signore Dio noi Ti lodiamo”, poiché a lui parve veramente di sentirli cantare insieme. Dopo che questo inno ebbe fine, la principessa disse al duca: “Riceverai la ricompensa da Dio, e presto sarai con noi!”

19. Dopo di che, entrambi scomparvero. Di questa conversazione la guardia non sentì che le parole del duca, il quale morì due anni dopo e, per ragioni segrete, si fece seppellire nella calce viva». – Questo, per quanto riguarda la narrazione.

 

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Cap. 15

L’insensibilità verso un amico defunto

[Johannes Müller, segretario dell‘associazione „Psyche" a Köln a. Rh., 1897]:

1. Assicurare un fatto sull'onore, significa, a mio avviso, espresso in termini commerciali: portare sul conto il valore dell'avvenimento in debito, e presso il narratore sul conto in credito.

2. Non appena il lettore sarà in chiaro con me su questo, sarà incline a dare il dovuto interesse alla seguente comunicazione come un avvenimento vero.

3. Un mio amico, già un vegliardo di 80 anni che, fino ad oggi porta i capelli grigi con onore, mi ha riferito:

*

4. «Negli anni passati avevo un amico intimo col quale m’incontravo ogni giorno, di modo che non avevamo segreti l'uno davanti all'altro. Il carattere del mio amico era molto onesto. Un giorno, tuttavia, notai un cambiamento nel suo essere, che però diveniva percepibile solo in brevi periodi di tempo, motivo per cui non mi sentivo spinto a chiederne la causa; addossai la colpa del suo comportamento alla sua vita da scapolo.

5. Una mattina fui chiamato in tutta fretta di andare a casa dell’amico. Lì appresi la notizia sconvolgente che Fritz (così si chiamava il mio amico) si era suicidato.

6. Alcuni giorni dopo questo fatto mi svegliai di notte e vidi questo mio amico dinanzi a me, cioè stava davanti al mio letto. Mi venne la pelle d’oca a vederlo, e nascosi il mio viso sotto le coperte. Tuttavia quest’apparizione si ripeté parecchie notti di seguito, e d’accordo con mia moglie affinché, dal momento che lei era nei fatti un'anima pia, potesse mandar via l'apparizione nel nome della Santa Trinità.

7. La notte seguente, il mio amico ritornò e mi spaventò, al che svegliai mia moglie e anche lei, vedendo l'apparizione, disse: “Nel nome della Santa Trinità, non disturbarci più, perché non possiamo aiutarti; prima non ci hai chiesto e detto niente di ciò che avevi intenzione di commettere. E adesso non possiamo più aiutarti".

8. Da allora l'apparizione non fu più vista da noi».

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Cap. 16

Il fantasma di uno scheletro

[da S. M.]:

1. Nell’incantevole cittadina di Knaresborough, come hanno riferito i giornali inglesi nel 1906, andava in giro un fantasma il quale manifestava la sua presenza con passi fragorosi, battendo e rumoreggiando. Chi una volta ha preso alloggio nella piccola città o anche transitato, si ricorderà della vecchia casa Ola Manor, il luogo di quell’apparizione. Il nuovo proprietario, il sig. AW Howes, ha riferito spesso che, sebbene non credesse ai fantasmi, egli tuttavia, per dar l’onore alla verità, afferma energicamente di aver sentito di nottetempo i fenomeni acustici più strani con sua moglie e altre persone nella cosiddetta stanza blu.

2. In questa si trovava un grosso letto di legno di quercia, in cui Oliver Cromwell[9] una volta stese le sue membra stanche per riposare. Qui di notte si sentiva un frastuono brancolante che veniva dal corridoio e dalla porta che, anche se era chiusa a chiave, si apriva. Poi camminava in modo strisciante sul pavimento della stanza blu, ora piano, ora assordante, batteva alle pareti e soprattutto ai mobili. "Sì", disse il signor Howes, "non solo abbiamo chiuso la porta come si deve, ma l'abbiamo anche sbarrata perbene e ci abbiamo messo dei mobili davanti – e nondimeno al mattino dopo la trovavamo aperta. Tuttavia, alla fine ci siamo rassegnati a questi fatti inspiegabili che sono accaduti durante la nostra lunga, quindicennale permanenza in questa casa”.

3. Questo fantasma sarebbe andato nella dimenticanza da molto tempo, se non si fosse verificato un evento inaspettato. Durante i lavori di ristrutturazione della casa si trovò, seppellito sotto le scale, lo scheletro ben conservato di una donna, e da quel momento in poi ogni fantasma scomparve.

4. Il signor Howes deve aver trovato un grande spasso qui, anche se la sua famiglia era non poco spaventata e costernata per questo.

5. "Noi siamo sempre stati dell'opinione che si fosse trattato dello spirito del vecchio Cromwell", disse, e poi aggiunse sorridendo, "ma ora siamo stati informati meglio: era donna il fantasma di quello scheletro che, sotto le nostre scale, non riusciva a trovar riposo".

 

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Cap. 17

Una prova dall'aldilà

[Rich. Schulze]:

1. «Già da alcuni anni vengo in Germania di passaggio e per il soggiorno uso un alloggio privato che si trova nel Meyer Hof di una onesta e rispettabile famiglia borghese. Lui, un sassone molto piacevole, di cui la gente dice che con la sua bonarietà già da lungo tempo non va più bene in questo mondo, lei una donna interamente piena di sentimento di statura energica e superiore. Dal momento che i suoi figli non andavano più a scuola, continuava a manifestare il suo amore materno per gli adolescenti nei piccoli bambini a lei affidati. Con questa famiglia avevo buoni rapporti ed ero un ospite gradito. Purtroppo, dopo alcuni anni di questa conoscenza, dovetti vedere come la salute della donna peggiorava sempre di più. Secondo i suoi familiari, la ragione di ciò poteva essere stata l'errato trattamento di una malattia infiammatoria (la signora Sch. soffriva di erisipela)[10].

2. Con il trattamento medico, le sostanze della malattia vengono di solito sì respinte nell’organismo, ma invece di essere eliminate, nel migliore dei casi sono messe in latenza. La maggior parte di queste guarigioni apparenti pone le basi per l'infermità cronica, le secrezioni velenose si depositano negli organi nobili interiori, come polmoni, cuore, reni ecc., ostacolano e minano così il normale svolgimento della macchina umana. Anche la signora Sch. negli ultimi tempi si lamentava dei dolori di stomaco, difficoltà respiratorie e oppressione di cuore. A questo si aggiunsero le preoccupazioni divoranti per il benessere di una delle sue figlie. Nell'autunno dello stesso anno si mise a letto, dal quale non si rialzò più. Curata da sua figlia Anna, che ora si addossò le faccende domestiche, la madre il 4 ottobre chiuse gli occhi per sempre. Quando venni di nuovo in Germania e andai a trovare i miei bravi padroni di casa, marito e figlia della defunta mi confidarono le seguenti esperienze. Lasciamo parlare la stessa signorina Anna Sch.:

 

3. “Da 14 giorni avevo chiuso la tomba di nostra madre, quando andai al cimitero per addobbare il tumulo con fiori freschi. Nella notte successiva fui svegliata dal sonno da forti richiami: “Anna! Anna!", questo richiamo fu tanto forte che anche mio padre, che stava riposando nella stanza accanto, la sentì. Io riconobbi la voce di mia madre; tuttavia non bastava, fui sollevata e premuta con due braccia saldamente attorno a un corpo invisibile e baciata sulla fronte. Una voce mi parlò a lungo, il sudore della paura mi colava dalla fronte e, nell'eccitazione in cui mi trovavo, avevo dimenticato tutte le parole sussurrate che mia madre mi rivolgeva, perché non poteva essere che lei, me lo diceva il mio interiore con certezza.

4. Nella stessa settimana la nostra vicina, la signora W., di notte, tornando a casa dai suoi figli sposati, mentre attraversava il corridoio comune, vide nostra madre in carne e ossa, seduta lì sulla sua poltrona a spalliera, occupata con la preparazione degli ortaggi (come ha sempre fatto in vita). Ma la prova visibile dell'immortalità dell'anima dovevo riceverla quattro settimane dopo la morte di mia madre da lei stessa: quando negli ultimi giorni si ammalò gravemente, espresse il desiderio non di distribuire i suoi vestiti e la sua biancheria, ma di conservarli come ricordi. Noi sorelle decidemmo invece di non lasciare i vestiti e la biancheria inutilizzati, ma condividerli.

5. Stavamo aspettando il giudice locale che era stato incaricato di redigere l'inventario per iscritto e, all'ora stabilita, era una fredda sera di novembre, io accesi il fuoco nella stufa della cosiddetta stanza buona, nella quale avrebbe avuto luogo la redazione ufficiale dell'inventario in questione. Quando entrai di nuovo nella stanza, nella quale non c'era nessuno al di fuori di me e dominava un silenzio perfetto, sentii uno scricchiolio alla parete (la stanza non aveva la tappezzeria) ma nonostante l'attenzione attirata, non attribuii più importanza al rumore, misi il carbone sul fuoco e lasciai di nuovo la stanza.

6. Ma quando rientrai per la stessa faccenda, e percepii lo stesso scricchiolio in misura crescente al lato della finestra della stanza che stava di fronte alla stufa, rivolsi la mia attenzione a questo, e quanto grande fu il mio stupore, nel vedere il grande e pesante vaso di fiori (eravamo sul luogo dell'avvenimento e la signorina Anna mi mostrò una grossa pianta di edera che si trovava sul davanzale, estendendosi tutto intorno alla parte superiore della finestra e radicandosi in un altro pesante e voluminoso vaso ), questa edera con il vaso galleggiava liberamente davanti al davanzale all'interno della stanza. Immediatamente pensai a mia madre che sicuramente voleva farsi conoscere da me, e subito mi venne in mente il suo desiderio, al quale eravamo pronti ad agire contrariamente. Rapidamente presi il vaso galleggiante e lo rimisi al suo posto con parole rassicuranti espresse a mezza voce alla madre, poi rimasi quieta e quella sera non accadde più nulla. Il giudice locale bussò presto alla porta all'ora stabilita ed esercitò il suo ufficio».

 

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Cap. 18

Il desiderio esaudito della defunta

[Oberachern in Baden - Thildy Friedmann]:

1. «Era il tempo della fioritura degli alberi, ed io e la signorina Emma B. andammo a fare una lunga passeggiata. Devo aggiungere che la signorina B. dichiarava spesso che pensava di capirmi meglio, che ero il più caro di tutti i suoi amici.

2. Durante la passeggiata sopra menzionata, Emma, altrimenti piuttosto chiusa, era molto eccitata; il suo senso per la bellezza naturale così sensibile, si esternava vivamente, e ad un tratto esclamò: "Oh, com'è bella, com'è meravigliosamente bella la primavera. Potessi morire solo in primavera, solo allora, quando gli alberi fioriscono!"

3. La mia indimenticabile amica espresse questo desiderio più di tre volte.

4. Circa sei mesi dopo, la cara donna soffriva molto gravemente.

5. Quando la primavera cominciò ad avvicinarsi e tutti coloro che la circondavano speravano in un miglioramento, io stesso pensavo meno di tutti ad una imminente dissoluzione.

6. Una sera ebbi la visita di una signora. Stavamo conversando animatamente quando si sentì un forte bussare alla porta della stanza.

7. Sorpreso di ricevere ancora un’altra visita così tardi, esclamai abbastanza ad alta voce: "Avanti!". La porta si aprì a metà da sola, ma nessuno entrò nella mia stanza, nessuno si vide fuori nello spazio antistante.

8. Stavamo ancora discutendo del caso, quando si sentì bussare per la seconda volta - chiaro e forte.

9. La signora presente era più risoluta di me e questa volta esclamò lei a gran voce: "Avanti!". Di nuovo la porta si aprì da sola senza che qualcuno varcasse visibilmente la soglia.

10. E presto udimmo per la terza volta bussare violentemente e con irruenza alla porta. Che avessimo a che fare con qualcosa di soprannaturale, la mia ospite, altrimenti non molto credulona, era convinta altrettanto quanto me.

11. Il mattino seguente, molto presto venni informato della morte della mia amica Emma B. e mi fu detto che la defunta aveva parlato molto animatamente di me circa un'ora prima del suo trapasso. L’ora coincideva esattamente con quella in cui accadde il misterioso fenomeno del bussare e dell'apertura della porta presso di noi. E due giorni dopo l’involucro terreno della giovane a me tanto caro fu portato fuori per deporlo nella fredda terra.

12. Il mio dolore era un dolore molto profondo e tuttavia sentivo che era primavera, che era il tempo della fioritura degli alberi!! Com'era bello quel giorno! Così quieto, così misteriosamente silenzioso! Non si sentiva un soffio d’aria, non un fiore, non un filo d'erba si muoveva per quanto si potesse vedere.

13. Piangendo forte e singhiozzando, tutti i parenti e conoscenti si chinavano sulla tomba aperta come se volessero penetrare con lo sguardo la cassa nera per vedere ancora una volta la figura amata. I miei occhi erano vuoti di lacrime – fumeggiavano nell'etere blu dell’Universo, e la mia anima domandò sommessa: "Dove puoi essere adesso? Emma, sai anche quanto la tua perdita sia inconcepibilmente dolorosa per me?". – E la risposta fu meravigliosa: come da mano invisibile, il piccolo albero in fiore che stava proprio al di sopra della tomba aperta, fu scosso così vigorosamente e così costantemente, che i suoi fiori bianchi caddero a profusione e coprirono completamente la cassa.

14. Alcuni rimasero stupiti del singolare portamento dell’alberello, tanto più per l’assoluta calma del vento, ma nessuno riuscì a spiegarne la causa. – Però, più tardi, quando rimasi da solo, baciai di nascosto il tronco del piccolo albero».

 

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Cap. 19

Segni di riconoscimento all’apparizione di persone defunte

[tratto da: “Le questioni di Hyslop”]:

1. «Un signore, nel 1867, perse la sua unica sorella a S. Louis (America). Nel 1876 si trovava a San Joseph, che si trova nello stesso stato, ed aveva appena concluso alcune commissioni come viaggiatore. Mentre stava allo scrittoio, scrivendo le sue commissioni e fumando un sigaro, vide l'apparizione di questa sorella, e lo colpì una particolare cicatrice sulla sua guancia destra. Quando l'uomo descrisse la sua visione al suo ritorno a casa, a Boston, suo padre scherzò su di lui; la madre invece si alzò, tremante, e per poco non svenne. Non appena si fu ripresa, riferì, mentre le lacrime le rigavano il viso, che mentre faceva un piccolo servizio d'amore al cadavere della figlia, inavvertitamente aveva sfregato il viso in quel punto, e subito dopo aveva cancellato ogni traccia con la cipria. Fino ad oggi lei non aveva mai detto niente a nessuno di questo, e il figlio non poteva saperlo.

2. L'interesse principale nell’avvenimento non è solo la coincidenza, ma la forma in cui compare. Noi non possiamo accettare che un'anima senza corpo porti una cicatrice formatesi sul corpo dopo la morte; ma in questo, come in altri casi, si rivela che questo appare come segno di riconoscimento, con cui la verità del fatto venga riconosciuta tra i viventi».

 

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Cap. 20

Come il professor Dolbear riceve la visita di uno spirito

[da un Periodico di spiritismo]:

1. «Il giorno dopo il decesso di un celebre elettricista, Moses G. Farmer, il professor dr. Dolbear si recò dalla vedova per porgerle le sue condoglianze. Passò poi la notte in una tenuta, Grenacre nello Stato di Maine. Durante il sonno sognò che il signor Farmer era presente nella sua stanza e parlò con lui, anche se quest'ultimo era invisibile.

2. Il professore domandò: "Da cosa posso dedurre che siete voi e nessun altro?". – Al che l'uomo invisibile rispose: "Vi mostrerò la mia mano!". – E, in effetti, il professore vide una mano sinistra davanti a sé che egli strinse. Si sentì investito da una gelida e violenta repulsione.

3. Il professor Dolbear ora riferì ancora che si era svegliato, ma dopo un po’ si era riaddormentato. Egli disse: "A questo punto feci lo stesso sogno; chiesi ora al signor Farmer quale prova potesse darmi che era proprio la sua mano quella che avevo stretto".

4. Lo Spirito mi disse di prestare attenzione a questo. Poi allungò il pollice e il medio, mentre l'indice e l'anulare erano stranamente aggrovigliati. Io non sarei mai riuscito a torcere le dita in quel modo senza l'aiuto dell'altra mano.

5. Il giorno dopo riferii il mio strano sogno alla signora Farmer, e quando raccontai della particolarità delle dita, lasciò cadere la forchetta dallo spavento e disse agitata:

6. “Questo era uno dei suoi preferiti giochi di mano; era in grado di mettere le dita della mano sinistra in una posizione tale che, per il grande stupore dei suoi amici e conoscenti, nessuno era in grado di imitarlo".

7. Il professor Dolbear aggiunse ancora: “Mi sono incontrato con il signor Farmer solo due o tre volte, ed avevo solo affari da discutere con lui. Non ho mai avuto la più pallida idea di quello strano gioco di mano che era solito fare ai suoi amici, non ne ho mai avuto la più pallida idea. Non so come avrei mai potuto venire a questi pensieri”».

 

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Cap. 21

La defunta madre appare e benedice i suoi due figli

[parla Schumi]:

1. Il noto recitatore patriottico di Düsseldorf, Adolf Anton Becker, chiamato Gustav Becker, riporta il seguente caso d’amore materno nel suo libro "Storia di vita e reminiscenza":

*

2. «Il mio patrigno, quale severo educatore, voleva scacciare dai bambini la paura della maestà della morte. Subito dopo la sepoltura della mia beata madre, la stanza dove mia madre giaceva sul letto di morte doveva essere subito arieggiata e arredata come camera da letto per noi due ragazzi. Ogni sera alle sette e mezza d'estate, il padre ci metteva a letto di persona. Dopo aver recitato la preghiera della sera in sua presenza, ci lasciava e chiudeva la porta. Eravamo soli. Verso le otto io ero ancora sveglio.

3. All’improvviso sentii chiaramente tre specifici colpi alla porta chiusa a chiave. Il mio turbamento, come si può facilmente immaginare, non era poco. Il giorno dopo lo riferii al mio patrigno e fui ancora punito per la mia paura. La sera, alla stessa ora, fummo di nuovo portati a riposare da nostro padre. Dopo la nostra preghiera serale, chiuse di nuovo la porta a chiave e scomparve. Stavo lì con gli occhi chiusi. Alla fine, dopo circa un'ora, era il 16 maggio 1848, spalancai gli occhi e vidi mia madre stare ai piedi del letto, nel suo sudario bianco, tendendo le mani benedicendoci».

*

4. Purtroppo ci sono molte persone che non credono in nessun aldilà, e dicono: “Ma cosa dici! Queste sono allucinazioni!". Ma ora nella mia vecchiaia sono convinto che era realtà e nessuna allucinazione. Sì, c'è un aldilà!»

*

[parla il Padre Gesù]:

5. "Nel momento in cui la madre stese le mani in segno di benedizione, Io aprii al ragazzo la vista spirituale e perciò egli vide la madre".

 

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Cap. 22

Una miracolosa salvezza dei figli tramite la madre defunta

(1897)

[parla Schumi]:

1. Il mio amico P. mi assicurò che doveva la seguente narrazione a un ecclesiastico protestante suo amico, il quale spesso era solito raccontarla a fin di bene alla sua cerchia di conoscenti quando si toccava l'argomento preferito del trascendentale:

*

2. «Le campane avevano già annunciato da tempo la domenica in un’afosa serata estiva, la quale portava l'ultimo e più caldo giorno della settimana al riposo, minacciando di lasciar d’avanzo un pesante temporale nella notte.

3. Nel suo studio sedeva laborioso il pastore sprofondato nella sua predica. Per potersi dedicare indisturbato al suo lavoro, aveva messo a letto i suoi tre figlioletti; del resto, anche la serata, già attraverso quelle nuvole oscure, si era trasformata in una notte buia. Tranquilli e sereni i tre piccoli si erano addormentati nel letto della madre, colei che non molto tempo prima aveva vegliato fedele al loro lettino. La morte inesorabile aveva strappato loro il caro, buon cuore materno, e lasciati alle sole cure dell’indaffarato padre.

4. Il tuono rimbombava sempre più cupo, i lampi guizzavano sempre più violenti e impetuosi, ma nessuna pioggia conciliante rinfrescava l'aria umida e soffocante. Il pastore si affacciò alla finestra aperta per ammirare il gioco dei magnifici lampi.

5. A quel punto la porta della stanza si aprì di scatto ed entrarono i tre piccoli, e come da una bocca esclamarono: "Papà, la mamma è tornata, la buona cara mammina stava alla finestra, proprio quando c'è stato un lampo violento! Sì, e l'abbiamo vista molto chiaramente, e ci ha anche sorriso tanto affettuosamente!". – "Miei cari figlioletti, tornate a dormire tranquilli", rispose il serio pastore con tono misurato, “il forte temporale vi ha eccitati, vi siete sbagliati". – E addolorati che la cara mamma non fosse lì, i piccoli si infilarono di nuovo nel letto della madre.

6. E fuori lampeggiava e tuonava con inquietante violenza. Il pastore non pensava più alla piccola interruzione del suo lavoro, ma proprio mentre stava per sedersi, già i piccoli apparvero di nuovo alla porta, questa volta annunciando molto timidamente al padre che la loro mammina stava davvero ancora alla finestra, quando l'ultimo fulmine aveva illuminato la camera da letto. “La vostra buona mammina non può essere qui, miei cari figlioletti, vedete, la mamma è in Cielo, e da lì nessuno può ritornare, ed ora rimettetevi a dormire; verrò anch'io".

7. Con gli occhi lucidi di lacrime, seguirono obbedienti la volontà del padre, profondamente rattristati che papà non volesse creder loro. La pace del pastore era svanita, i suoi pensieri indugiavano  sulla moglie così intimamente amata, che aveva dovuto lasciarlo così presto. – Tuttavia non si poteva abbandonare a questi pensieri, il dovere imponeva ancora a lavorare. – Il temporale si avvicinava sempre di più, lampi e tuoni si alternavano in immediata successione. Al pastore non disturbava, tuttavia si sentì bussare alla porta in modo del tutto sommesso ed esitante. "Avanti!", esclamò il pastore. I suoi figlioletti erano agitati, e il più piccolo cominciò timidamente a parlare: "Caro papà, non prenderla a male, ma è certamente vero, proprio quando lampeggiava di nuovo così, la mamma stava nel mezzo della stanza, era molto triste e faceva cenno con un panno bianco”. E ciò che aveva detto il più piccolo, lo confermarono coraggiosamente i due più grandi. – “Allora rimanete qui e sedetevi sul divano, sarò pronto tra poco e poi verrò per stare con voi”. Il maggiore prese ora i due fratellini nelle sue braccia e, stringendosi l’un l’altro spaventati, presto chiusero gli occhietti stanchi in un sonno dolce e tranquillo. Ma poi, o Dio, cosa successe!

8. Un fulmine sfolgorante, un terribile tuono, la stanza tremò. Il pastore balzò in piedi spaventato, i piccoli si svegliarono bruscamente, e piangendo spaventati, si aggrapparono al padre. – Il fulmine era caduto sulla casa. Il letto della madre, dove i bambini dormivano insieme, era stato colpito. Il soffitto e la parete mostravano chiaramente il percorso del fulmine, e altrettanto il letto stesso mostrava l’effetto devastante. Quale meravigliosa combinazione! Quali conseguenze profondamente tristi avrebbe provocato il fulmine, se quella figura della madre non fosse apparsa come avvertimento?»

 

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Cap. 23

Lo spirito di una madre prende l'anima della sua figlioletta morente

(1896)

[parla Schumi]:

1. Richard Maxwell Winans riporta nel "Chicago Record Herald" una storia molto notevole, storia che gli è stata riferita dal dr. W.T.S.O. Hara che, in precedenza, era stato assunto come medico di bordo sulle rotte dei piroscafi della White Stare Line. La narrazione ha dimostrato una tale serietà e una così grande sincerità che non posso fare a meno che dare pieno credito alla sua autenticità. Gli avvenimenti sono in breve i seguenti:

2. «Una giovane orfana di dodici anni ritornava da Yokohama dai suoi parenti. Era una fanciulla affascinante e bellissima, tanto che conquistò subito il cuore dell’intero equipaggio della nave, specialmente degli ufficiali, ed anche il medico di bordo le era molto affezionato. Quando la nave raggiunse il Mar della Cina, la fanciulla fu colpita da febbre tropicale e, nonostante gli straordinari sforzi del medico, la malattia peggiorò a tal punto che, con grande dolore di tutti, era inevitabile una infausta fine. Il medico raccontò che, mentre vegliava al capezzale della paziente, sentiva la presenza di qualcosa nella stanza, cosa che tuttavia non era in grado di vedere. Il polso della fanciulla batteva lentamente e tranquillo. "Quando la guardavo in faccia", raccontò, "la stanza gradualmente e inavvertibilmente diventava sempre più chiara, sebbene il mattino fosse ancora lontano. La luce aumentava sempre di più, anzi diveniva chiara come nel crepuscolo. Poi sembrò guizzare sopra il corpo della fanciulla in blu, bianco e oro. Questo durò solo un istante, dopodiché tutto scomparve. Ora solo la lampada notturna diffondeva di nuovo la sua pallida luce”.

3. La fanciulla guardò il dottore con aria interrogativa e mormorò sommessa: "Oh, guardate che meraviglia!"» – [dice Schumi]: Ma lasciamo ora che sia il dottore stesso a continuare col racconto della storia:

*

4. «Diresse gli occhi verso l'alto e guardò il soffitto sopra la sua testa dove aleggiava una leggera foschia nebbiosa, simile a una luce dispersa in lontananza. Questa crebbe impercettibilmente, finché non rimase sospesa come una sfera penzolante in un'onda luminosa bianco-rossastra. Questa somigliava più al fuoco di Sant’Elmo.

5. “Guardate!”, bisbigliò. “Oh, guardate!”

6. Molto lentamente, tanto che all'inizio quasi non me ne accorsi, la sfera luminosa scese. Alla fine sembrò svilupparsi un volto da questa sfera , circondato da un’aureola, come la vediamo riprodotta presso i beati o gli angeli. Nei lineamenti del viso c'era un'espressione amabile e piena di pace. Questa è stata la mia visione più dolce e più celestiale che abbia mai visto, e che probabilmente non vedrò mai più.

7. Essa rimase sospesa un attimo sopra il guanciale. Io tenevo la mano della fanciulla, la quale assunse un'espressione tesa; il suo corpo tremava debolmente. Fece uno sforzo per alzare la testa; mentre balbettava:

8. “Oh, mamma! Mamma! Io vedo - - la via - - piena di splendore e di luce del Sole!”. – Appena il sommesso bisbigliare si spense, la luce salì rapidamente, si dissolse e scomparve, tosto che raggiunse il soffitto. La testolina riccioluta giaceva soavemente tra i guanciali; un debole respiro, un sospiro, un nervoso tremolio dei muscoli, poi il battito del polso cessò. Dolcemente e soavemente si era assopita in un aldilà migliore. Io mi inginocchiai solo al bordo del suo letto.

9. Incrociai rapidamente le mani sul suo petto e guardai meccanicamente il mio orologio; erano le 2 e 30 minuti. Mentre mi alzavo sentii aprir la porta; il capitano, seguito dal timoniere e da altri due ufficiali, entrò nella cabina. Si fermò davanti al letto, pose la sua mano sulla fronte della fanciulla e disse, rivolgendosi a me:

10. “L’ho appena pensato! Sì, dottore”. Poi aggiunse: “Io non credo ai fantasmi o alle apparizioni degli spiriti e a cose del genere, ma proprio adesso… be’, a questo punto penso che qui c’è stato qualcosa del genere! I miei compagni ed io abbiamo appena visto qualcosa di molto strano. Nessun inganno, nessuna allucinazione, no, era reale quello che abbiamo visto.

11. Una sfera di fuoco blu, simile al fuoco di S. Elmo[11], è apparsa sopra le nostre teste nella sala fumatori; quando l'abbiamo contemplata, è corsa direttamente alla porta della stanza. È rimasta lì per un secondo e poi è scomparsa nella stessa direzione”.

12. “Miei cari, la nostra piccola fanciulla è morta!”, esclamai. Dopo che ebbi mandato a chiamare l’infermiere della nave, salii sul ponte di comando. Ma prima che potessi dire ancora qualcosa, un terzo compagno di servizio mi si avvicinò tutto eccitato e mi riferì che una mezz'ora prima aveva visto una luce scendere dall'albero di destra del ponte e lì scomparve. Dopo un po', tuttavia, rimase ancora più stupito quando la suddetta sfera di fuoco venne fuori dal nascondiglio e salì lungo l'albero, indugiando per breve tempo sulla punta anteriore, prima di scomparire tra le nuvole.

13. Mi chiese anche se non potevo spiegargli questo strano fenomeno, e quando gli riferii cosa era successo, disse semplicemente: “Ah, è stato questo? Se l'avessi saputo in quel momento!” – e tristemente tornò di nuovo al suo posto».

 

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Cap. 24

Una defunta madre visita i suoi figli

[I. Lundoger]

1. «Nell'anno 1833, nello Jutland occidentale, accadde che una donna, giacendo sul suo letto di morte, un giorno disse ai parenti: “Siate buoni con i miei figli! Dopo la mia morte verrò certamente a visitarvi!”. Lei disse questo senza temere che in realtà i suoi figli non fossero trattati bene, ma ebbe una premonizione che si rivelò anche come giusta. Infatti, qualche tempo dopo, la sua profezia si avverò.

2. Era di notte e gli abitanti della casa erano a letto. I bambini e i loro provveditori erano nella stessa camera da letto. Il padrone di casa, che era sveglio, scorse all’improvviso la figura vestita di bianco della donna deceduta, di cui riconobbe chiaramente i tratti del viso quando si pose davanti al suo letto. La donna sorrise gentilmente ai suoi bambini e agli adulti che stavano accanto a loro, dopodiché scomparve. L’apparizione fu osservata ancora spesso».

 

 

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Cap. 25

La defunta contessa Hallerstein appare ai suoi figli e li salva dal pericolo d’incendio

[Dalla signora Marie Schrimpf - Periodico di spiritismo 1910)]:

1. «Quando la contessa Hallerstein aveva sette anni, suo padre, a causa di una questione politica, era stato condannato al carcere e privato di tutti i suoi beni. All’accorata supplica e preghiera della piccola Luise, le fu tuttavia concesso, in via di grazia, di condividere la prigionia del padre, e trascorse più di sette anni in prigione con lui, il quale le insegnò tutto: leggere, scrivere e altre lingue, in breve, tutte le scienze che conosceva. A quel tempo lo spiritismo e i suoi campi connessi erano ancora molto poco conosciuti. Luise e suo padre, tuttavia, se ne occupavano già allora in maniera appassionata.

2. Sua madre era una donna debole e malaticcia che non era riuscita a sopravvivere alla disgrazia che aveva colpito la sua famiglia. Morì pochi giorni dopo l’arresto di suo marito. I tre poveri bambini: Luise, allora di sette anni, e ancora due più piccoli, rimasero soli, senza padre e senza madre, esposti alla più grande miseria.

3. Un’anziana inserviente si impietosì dei poveri orfani e li prese con sé. Una misera baracca di contadini divenne la loro casa, e i poveri piccini, insieme alla fedele e anziana inserviente, soffrivano fame e bisogni. Questa, però, aveva un ubriacone per marito, al quale i bambini estranei, dai quali non aveva nessun vantaggio, erano una spina nell’occhio fin dall'inizio. – Quando l’anziana donna usciva e lasciava i bambini soli (lei doveva guadagnarsi il sostentamento come operaia giornaliera), i piccoli si nascondevano nel porcile vuoto per non finire sotto gli occhi dell’uomo, poiché costui, in assenza della sua donna, picchiava sempre le povere creature e le maltrattava in tutti i modi. Effettivamente una sera tornò a casa ubriaco e cercò i piccoli. Alla fine li scoprì nel loro nascondiglio e li intimò a venir fuori. Dal momento che i piccini, spaventati, non si adeguavano all’intimazione, l’uomo malvagio andò in collera, e nella sua furia cieca diede fuoco al porcile. I piccoli, impauriti, non uscirono comunque, ma si ficcarono sempre più in profondità nella paglia che si trovava nella stalla. Quando l'uomo ora vide che la baracca cominciava a bruciare, scappò via.

4. A questo punto accadde qualcosa che la contessa Hallerstein ricorda ancora molto chiaramente (all’epoca aveva sette anni e morì all'età di 71): una figura di luce si avvicinò alla baracca e chiamò i bambini per nome. Essi riconobbero la loro defunta madre e sgusciarono subito, uno dopo l’altro, dalla stalla in fiamme. La piccola Luise corse verso la figura, mentre i due piccoli rimasero indietro spaventati. Ma nel momento in cui lei aveva quasi raggiunto la figura, questa si dissolse.

5. Un lontano parente si prese poi cura dei due piccoli e li allevò rispettivamente fino al dodicesimo e quattordicesimo anno, età in cui si irrobustirono. Come già detto, la piccola Luise ottenne la concessione di condividere la prigionia di suo padre e rimase con lui fino alla sua morte».

 

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Cap. 26

L'apparizione di una bambina deceduta

[Comunicato dalla signora Kath Wittland]:

1. Un giorno mio figlio Wilhelm W. incontrò un ex compagno di scuola che era tornato dal suo viaggio in mare.

2. Dopo il primo saluto, mio figlio gli chiese: "Ebbene, Johann, hai fatto un buon viaggio?"“Oh, sì”, rispose l’interrogato, “è andato bene, ma in questo viaggio mi sono imbattuto in qualcosa che non dimenticherò mai in tutta la mia vita, e non importa quanti anni avrò".– "In cosa ti sei imbattuto?", Wilhelm chiese ulteriormente. – "Voglio raccontartelo", disse Johann.

3. «Viaggiavamo con i passeggeri verso New York. Con noi c'era una coppia che aveva una figlioletta dai tre ai quattro anni, un’incantevole bambina; tutte le persone che si trovavano a bordo avevano il loro diletto nella piccola, ed io usavo ogni momento libero per intrattenermi con lei. Poi un giorno la piccola si ammalò improvvisamente e, in pochi giorni morì! – Il mio compito, come velaio, era quello di cucire il cadavere nella tela da vela e affidarlo al mare la sera. Questo è stato un duro lavoro per me, e molte lacrime caddero sulla cara defunta.

4. La sera si avvicinava, ma non riuscivo ancora a decidermi a consegnare al mare il piccolo cadavere; lo portai prima nella mia cabina. Poi iniziai la mia guardia notturna al timone. Tu sai, Willi, che c'è una luce accesa nel locale della bussola che non può spegnersi nemmeno in caso di una violenta tempesta; stavo alla ruota del timone e guardavo alla bussola.

5. Ma cos'era questo? La piccola stava lì in piedi come se fosse viva, protese le labbra – un suo respiro – e la luce si spense. Suonai con il campanello della nave – arrivò il timoniere. "Che succede qui sopra?", domandò. "Com’è potuto accadere che la luce si sia spenta?""Non lo so", risposi io, "voglio solo riaccenderla". Quando la luce si riaccese, il timoniere ritornò sotto coperta. Ma non durò molto – a questo punto vidi la bambina stare di nuovo lì in piedi, proprio come la prima volta – un respiro dalla sua bocca, e la luce si spense di nuovo. Adesso dovevo suonare di nuovo il campanello. Il timoniere salì molto adirato e disse: “Perbacco, velaio, cosa combini qui sopra? Com'è possibile, come può spegnersi la luce?". – "Non lo so, timoniere – ma se volete farmi un piacere, mettetevi un attimo qui alla ruota del timone".

6. Allora andai a prendere il piccolo cadavere dalla mia cabina e lo gettai in mare il più lontano possibile da me. La bambina non riapparve più».

*

[parla il Padre Gesù]:

7. "Con questo, la piccola mostrava che era morta fisicamente e il suo corpo doveva essere consegnato al suo destino".

 

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Cap. 27

 Alcune apparizioni annunciano la propria morte al momento del trapasso

I) [da Isabelle Allom[12] - 15 Luglio 1811]:

1. Nel 1811 F. v. Meyer ricevette una lettera del suo amico Z. A. che recitava: «Mio figlio Martin fu richiamato dalla sua licenza. Prima di andar via da qui, esternò ai suoi fratelli e sorelle che non sarebbe ritornato. Mia figlia, sposata sul posto, aveva un bambino di non ancora 3 anni, il quale amava molto suo zio Martin. Un giorno stava alla finestra e all’improvviso esclamò: “Martin, ehi Martin, vieni giù! – Mamma, guarda, Martin è qui sopra e non vuole scendere!". La mamma non vide nulla. Quindici giorni dopo arrivò la notizia che Martin, nella stessa ora, era stato sfracellato da una pallottola di mitragliatrice».

*

II) [Max Dessoir scrive]:

2. «Mio padre morì l'11 gennaio 1848. Mia madre, che non mi voleva a casa durante la grave malattia di mio padre, mi aveva mandato da una zia che abitava a circa due miglia di distanza. La mattina della sua morte fui svegliato alle sei per aiutare, come al solito, i miei cugini nelle loro faccende quotidiane. Un quarto d'ora prima delle sette stavo scendendo le scale con un lume in mano, quando all'improvviso vidi mio padre venire verso di me in camicia da notte. Egli stese la mano come se volesse prendere il portacandele, ma mi spaventai a tal punto che lasciai cadere il lume e rimasi nell’oscurità. Sapevo che non poteva essere mio padre vivente, ma ero convinto che fosse morto e che sarebbe venuto solo per darmi un ultimo addio. Raccontai ai miei cugini quello che era successo e dissi che dovevo andare subito a casa. Essi per vero pensarono che fosse stata solo la mia immaginazione e cercarono di convincermi ad aspettare fino a dopo colazione. Ma partii senza indugio e per strada incontrai mia zia, la quale la notte aveva vegliato presso mio padre e voleva portarmi la notizia della sua morte. La stessa era avvenuta esattamente un quarto d'ora prima delle sette».

*

III) [Madame Allom, Batoum Gardens 18, West Kensington Park, Londra - da rion, su “L'Inconnu”]:

3. «Mia madre mi è apparsa nel momento della sua morte; per quanto sacro sia per me questo ricordo, per quanto eviti di esporlo al ridicolo e al dubbio incredulo, voglio comunque mettere la mia esperienza a disposizione per uno studio scientifico.

4. Nell'ottobre del 1852 entrai in una scuola in Alsazia; all’epoca avevo 17 anni. Mia madre, che era molto esile, rimase in Inghilterra. Intorno al Natale del 1853, quattordici mesi dopo la mia partenza da casa, venni a sapere che era malata, ma non sospettavo che la sua vita fosse in pericolo. L'ultima domenica di febbraio 1854, tra l'una e le due del pomeriggio, mi trovavo con i miei compagni in una grande sala. Stavo leggendo, allorquando vidi mia madre nell'angolo estremo della stanza; stava apparentemente a letto e indossava una camicia da notte. Il suo viso era rivolto verso di me con un dolce sorriso e una mano la teneva alzata al cielo. L'apparizione ondeggiò lentamente attraverso la stanza in direzione discendente, poi scomparve. Il viso e il corpo erano sfigurati dalla malattia, come mai avevo visto in vita sua; lei morì cadaverica. Nel momento in cui scorsi l'apparizione, mi convinsi che la mamma era morta, ed era un tormento per me vedere mia sorella minore che scherzava allegramente con le sue amiche.

5. Due o tre giorni più tardi la direttrice mi chiamò nella sua stanza, io , prima che trovasse ancora tempo di parlarmi, le dissi: “Non c’è bisogno di dirmelo, so che mia madre è morta”. – Mi domandò come facessi a saperlo. Non le diedi nessuna spiegazione, e le risposi solo che lo sapevo da tre giorni. Più tardi seppi che la mamma era morta in quella domenica, alla stessa ora in cui l'avevo vista, dopo aver perso i sensi per uno o due giorni.

6. Non sono dotata di indole fantastica e non ho mai sperimentato qualcosa di simile, né prima né dopo».

 

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Cap. 28

Apparizione di un comandante morto nella guerra in Crimea nel 1855

e di una ragazza di 15 anni

I) – [da L'Inconnu]:

1. La signora Férit in Juvisy, la madre del direttore delle poste di questa città, mi scrisse nel dicembre 1898:

2. «L'avvenimento che le voglio comunicare è accaduto già molti anni fa, ma dinanzi a me sta così chiaramente come se fosse accaduto ieri, e se dovessi vivere cento anni non potrei mai dimenticarlo.

3. Fu durante la guerra in Crimea del 1855. Quella volta abitavo a Passy, rue de la Tour.

4. Un giorno intorno all'ora di colazione, verso le ore dodici, andai in cantina; un raggio di Sole penetrò dalla finestra della cantina e illuminò il pavimento. All’improvviso questa macchiolina illuminata si trasformò in una spiaggia sabbiosa in riva al mare, e vidi mio cugino, comandante di un battaglione, disteso morto sulla sabbia.

5. Spaventata a morte, salii le scale barcollando; quando raccontai ai miei parenti la mia visione, i quali, spaventati dal mio pallore e agitazione, mi bombardarono di domande, volevano convincermi del contrario e risero di me.

6. Quattordici giorni più tardi ricevemmo la triste notizia della morte del comandante Salier; era morto durante lo sbarco a Varna, e precisamente nello stesso giorno e intorno alla stessa ora in cui lo vidi stare disteso sulla sabbia».

*

II) – [da h.r. “Ubanenko” a Mosca]:

7. Il 16 giugno 1870 mi svegliai da un sonno profondo. Sembrava che qualcuno mi avesse toccato la schiena. Aprii gli occhi e vidi mia sorella di 15 anni seduta accanto al letto. "Addio, Nadia" la sentii dire, poi scomparve.

8. Lo stesso giorno appresi che era morta a quell'ora del mattino (alle cinque).

 

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Cap. 29

La figlia defunta appare a sua madre al momento della morte

[Alpouroni da Costantinopoli]:

1. «La signora T. C. un giorno si vide costretta a recarsi in Egitto, dove affidò la sua figlioletta di 14 anni ad un monastero a Costantinopoli per il tempo della sua assenza. Il 18 marzo 1880 era seduta sul balcone ad Alessandria. Era dopo il tramonto del Sole e cominciava il crepuscolo. All'improvviso sentì il fruscio di un vestito di seta dietro di lei nell’atrio, si voltò e vide una fanciulla vestita di bianco, simile a sua figlia, scomparire.

2. Alcuni giorni dopo un amico venne a trovarla e portò notizie da Costantinopoli. Quando pronunciò il nome di sua figlia, la signora C. lo interruppe agitata: “Oh, so che la mia povera figlioletta è morta il 18 marzo verso le cinque di sera!”. In effetti, la data della morte coincideva esattamente con quella dell'apparizione».

 

 

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Cap. 30

Un fantasma a Monterrrey, 1887

e

Diciannove casi di apparizioni

I) [comunicato alla "rivista "Lo spiritismo” da F. L. G. Perle]:

[di G. Duvernoy in Texas]:

1. «Gli affari che avevo da provvedere nell'interesse di una società commerciale texana che speculava in possessi rurali, mi indirizzarono verso la città di Monterrey in Messico. Dal momento che da tempo immemorabile avevo preferito il viaggio a cavallo alle vecchie vetture scassate delle corriere postali messicane, anche questa volta mi ritrovai a cavallo, ma avevo tardato un po' durante il giorno ed ero ancora lontano alcune miglia da Monterrey, quando la notte mi colse di sorpresa e le nuvole scure che coprivano il cielo annunciavano un uragano in arrivo. Un uragano nelle nostre regioni meridionali è, com’è noto, non proprio molto piacevole, e trovai il tempo di guardarmi intorno per cercare un alloggio o un tetto proteggente. Il mio cavallo, quasi sfinito dagli strapazzi della giornata, non era quasi più in grado di portarmi oltre, e con non poca gioia scorsi finalmente in lontananza, ai piedi di un'alta e scoscesa montagna, il chiaro bagliore di una luce. Diressi rapidamente il mio ronzino attraverso la fitta boscaglia e, proprio quando giravo intorno a una sporgenza della montagna, mi imbattei in due cavalieri, uno dei quali non sembrava pensare particolarmente bene di me, poiché sentii distintamente lo scricchiolare del cane di una pistola.

2. Non li potevo assolutamente evitare, fossero stati amici o nemici; poiché con i loro cavalli stavano di traverso sulla via. Ora, per non far notare nessun imbarazzo, rivolsi amichevolmente la parola al più giovane di loro, un giovane spagnolo pallido e delicato, che sembrava essere il capo:

3. “Buona sera, signore! Mi sono smarrito; potete indicarmi una strada migliore?"

4. Nonostante il burbero scuotimento della testa del suo compagno, egli rispose che lui stesso non conosceva questa regione, e anche, come me, era un viaggiatore. A questo punto gli mostrai la luce che avevo scoperto, al che girò il suo cavallo e cavalcò davanti a me, seguito dal suo compagno. Devo confessare che la sua compagnia era proprio ciò di cui avevo bisogno, poiché avevo dovuto girare a cavallo da solo tutto il giorno nello smarrimento, temendo in ogni istante di imbattermi in una banda di banditi messicani. Cavalcammo attraverso il bosco alla velocità consentita dalla fitta vegetazione di arbusti e piante rampicanti, e finalmente raggiungemmo la luce. Dopo aver brancolato per un po' nell'oscurità, ci imbattemmo a una porta alla quale subito battei forte. Dopo alcuni istanti fu aperta cautamente da una giovane messicana, alle cui spalle un’anziana donna ci squadrava incuriosita.

5. “Potete, amica mia, ospitare alcuni viaggiatori?”, chiesi alla fanciulla.

6. "Oh, sì, signore", rispose l’anziana, "molto volentieri"; e lasciando il servitore e la fanciulla presso i cavalli, lei ci invitò ad entrare nella casupola.

7. A un sopralluogo più ravvicinato, l'interno dell'alloggio non sembrava così ripugnante come me lo avevo immaginato, e quando mi informai dei letti presso l’ospitante, lei spinse una porta sul retro della casupola e scorgemmo uno stretto corridoio, ai lati del quale si trovavano camere costruite nella montagna. Di tale caverne segrete se ne trovano innumerevoli nel Messico e, di solito, servono come nascondiglio per i banditi. Tuttavia il grazioso viso della giovane fanciulla, così come anche i tratti aperti e bonari dell’anziana loquace, dissiparono tutti i nostri timori e, dopo un pasto serale semplice ma gustoso, eravamo preparati ai pericoli che potevano attenderci in questo alloggio sotterraneo.

8. Il mio compagno di viaggio fu il primo a ritirarsi, mentre il suo servitore rimase ancora con le donne per accorciarsi il tempo conversando. Io stesso ero molto stanco per la cavalcata, così presi un lume e mi recai verso la stanza che l’anziana mi aveva assegnato. Questa conteneva due letti; l’uno, una struttura larga, pesante, antiquata, avvolta tutt’intorno da tende e ricoperto da un cosiddetto baldacchino, da cui pendevano ancora i resti laceri e sbiaditi di frange precedenti; l'altro, un letto ordinario, come di solito se ne trovano in quella regione. Dal momento che l’ultimo mi sembrava più invitante del vecchio letto a baldacchino, mi distesi su senza ulteriori indugi, avendo tuttavia riposto preventivamente il mio revolver sotto il cuscino.

9. Dormii profondamente e bene per diverse ore; quando mi svegliai, il chiarore della Luna penetrava nella stanza attraverso un'apertura nel soffitto che, probabilmente, sfociava in una fessura. Ero proprio in procinto di mettermi sull’altro lato, sbadigliando, quando le tende del grande letto a baldacchino sembrarono muoversi. Guardai lì meravigliato e attento. Sì, la tenda fu scostata di lato, e una gamba lunga e sottile, bianca come la neve, scivolò fuori. Un’altra seguì e, con un suono pesante e sordo, come se una statua di marmo smontasse dal suo piedistallo, i piedi si misero sul pavimento. Poi seguì un volto plumbeo, orribilmente deformato nelle ultime convulsioni dell'agonia, volto che sembrava avere una certa somiglianza con quello del giovane spagnolo, e i cui occhi semi spenti giacevano profondamente nelle loro oscure cavità. Un brivido mi percorse, e tuttavia, come per un incantesimo irresistibile, il mio sguardo si era fissato sulla figura. Con uno scatto improvviso si alzò in piedi, stese le sue esili braccia scheletriche e barcollò verso il mio letto, fissandomi. Le mie membra erano come paralizzate  – “…corri! …corri!” (pensavo) – ma i passi sordi della statua di marmo si avvicinavano. Santo Cielo! Stava dinanzi a me. Con un poderoso scatto mi lanciai fuori dal letto dall'altra parte; con le braccia tese e con lo sguardo fisso la figura mi seguiva. Quasi fuori di me per la paura e lo sgomento, misurai con lo sguardo la distanza fino alla porta, feci un salto disperato oltre il letto, afferrai la maniglia e la tirai con tutte le mie forze. Sebbene tutto sia avvenuto abbastanza velocemente, mi ci volle un'eternità per aprire la porta.

10. “Corri! Corri!”, i passi sordi risuonarono di nuovo. Guardai timidamente indietro, dietro di me avanzava la figura morta, rigida e inflessibile, come scolpita nella pietra. Ansante mi precipitai lungo lo stretto corridoio per raggiungere la grande stanza, ma, oh, orrore – avevo perso la direzione e stavo lì in un’oscurità impenetrabile, indeciso sul da farsi, mentre la funesta bianca figura si avvicinava sempre di più a me. Tremando in ogni membra, mi buttai sulla prima porta che raggiunsi. Con uno schianto cedette alla mia pressione, e caddi a capofitto in un tenebroso tugurio che non aveva nessuna uscita, nemmeno una finestra. Non c'era tempo per tornare indietro – “Corri! Corri!” – ma si avvicinava. Con tutte le forze spinsi contro la porta, ma la figura premeva contro di essa dall’esterno: solo una sottile tavola ci separava. All’improvviso i cardini cedettero dal legno marcio, la porta barcollò, …una pesante caduta, e …non udii più nulla!

11. Una boccata d'aria fresca sventolò intorno alla mia tempia, quando venni di nuovo in me stesso e gli occhi leggiadri della fanciulla guardavano compassionevoli nei miei, quando li aprii. L’anziana mi massaggiava le mani con tutte le sue forze, e il servitore del giovane spagnolo stava ai miei piedi con espressione triste e sconvolta.

12. "Vi sentite meglio, signore?", disse lui. "Comunque, il mio povero giovane padrone è morto questa notte. Dio gli conceda il riposo eterno!"

13. Ci vollero tuttavia parecchie ore prima che potessi montare a cavallo, e non dimenticherò mai più questo fatto».

*

II)  - [28 novembre, 1891]:

14. «Nel 1893 lo "Stuttgarter Evangelische Sonntagsblatt" riportò nel n. 48 dalla penna del pastore dr. Phil. I. Paulus a Botenheirn presso Brackenheini quanto segue:

 «Verso la fine del 1891 una vedova della nostra comunità si ammalò. I suoi figli, tranne il figlio più giovane, che era stato confermato[13] da alcuni anni, erano tutti sparsi o sposati all'estero. Ma quando la malattia sembrava progredire rapidamente e la fine appariva imminente, una figlia tornò a casa da un servizio all’estero per prendersi cura della madre. Le sue forze diminuivano rapidamente e, su sua richiesta, ricevette la santa comunione con i suoi due figli presenti e un altro inquilino, nonché un congiunto che era nella comunità.

15. Alla mia domanda se non desiderasse che si scrivesse agli altri suoi figli affinché tornassero per vedere ancora una volta la loro madre, lei mi disse che non era necessario lasciar far loro il lungo viaggio, ma solo quando sarebbe stata morta, cosa che sarebbe avvenuta presto, dovevano essere avvisati, e allora potevano venire al funerale; ma lei stessa non sapeva dove fosse il figlio maggiore, tanto che non sarebbe stato possibile informarlo, dal momento che svolgeva il suo lavoro qua e là cambiando continuamente luogo di residenza. Lei pregava incessantemente per i figli affinché rimanessero sulla retta via e vivessero una vita pia e timorata di Dio, così come li aveva spesso ammoniti e incoraggiati a fare il bene finché erano stati con lei in casa.

16. Sebbene le forze diminuissero sempre di più, la fine giunse rapida e improvvisa verso la fine di novembre del 1891. Ai figli fu subito scritto e informati del giorno della sepoltura. Vennero anche tutti, solo il figlio maggiore, di cui non si conosceva il luogo di dimora, mancava al funerale, perché non lo si poteva avvisare. Lo stupore di tutti fu tanto maggiore quando egli entrò improvvisamente nella stanza in cui la famiglia si era riunita dopo il funerale. Alla domanda: "Chi ti ha informato della morte di tua madre?", egli rispose: "Lei stessa". Allora raccontò: «L'altro ieri, quando già da tempo ero andato a riposare nella mia camera da letto ed avevo già dormito alcune ore, mi svegliai all’improvviso nel cuore della notte, come se qualcuno mi avesse chiamato.

17. Mi alzai, accesi un lume e mi guardai intorno. A questo punto scorsi la madre davanti al letto che mi guardava fissa. All'inizio mi spaventai della sua improvvisa apparizione, sapendo che abitava così lontano, ma la riconobbi subito e volevo chiederle cosa volesse dirmi, allorché scomparve. Io pensai subito: “Questa notte la mamma è morta”, sebbene non sapessi nulla della sua breve malattia, e guardai l'orologio. Era l'una di notte. In un primo momento pensai: “in fondo è stato solo un sogno che mi ha spaventato, così che ho creduto di vedere dinanzi a me l'apparizione solo a causa del sogno”. Ma non ebbi più pace, mi alzai ed ero pronto a partire, perché avevo sempre più certezza che mia madre mi aveva comunicato la sua morte. Partii con il treno di prima mattina e, per ricevere certezza, andai prima al Palatinato[14], per cercare lì il fratello e saperne di più presso di lui.

18. Dopo aver fatto un lungo viaggio dal lontano Holstein e aver chiesto di mio fratello nella sua abitazione, seppi che era partito per Haufe, dove era morta la mamma. Corsi dietro di lui, ma non potei raggiungerlo. Ora sono tornato a casa, ma purtroppo non sono riuscito ad arrivare in tempo per il funerale. Tuttavia la mamma non mi ha chiamato invano, poiché ora posso almeno incontrare tutti i fratelli e visitare la sua tomba.

19. Gli altri gli confermarono la verità che la madre stessa si era occupata di lui, come era sempre stata occupata nei suoi pensieri sul letto di malattia e di morte dei figli assenti, e che era morta proprio nel momento in cui gli era apparsa, il 28 novembre, all'una del mattino. L'anima di una madre fedele è più veloce del telegrafo quando si tratta di vedere un figlio».

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III) - [A. Hetz in Alby]:

20. «Mia madre morì l'8 aprile 1893, in un sabato. Il mercoledì precedente avevo ricevuto una sua lettera con la quale mi comunicava che le sue condizioni cardiache non erano né migliorate né peggiorate, e che sabato, il primo di aprile, era andata a fare una passeggiata a Wasselonne. Avevo in programma un viaggio per l'8 aprile, pranzai tranquillamente a mezzogiorno ed ero di buon umore; verso le due del pomeriggio fui improvvisamente colta da una terribile paura, andai in camera mia, mi buttai su una poltrona e scoppiai in lacrime: vidi mia madre sdraiata sul letto, con sul capo una cuffia increspata che non le avevo mai visto. Mia madre era morta! – La mia vecchia tata venne da me nella stanza ed era del tutto costernata di vedermi così disperata. Le riferii ciò che avevo appena visto e quale angoscia provavo. Lei mi parlò rassicurante e mi indusse a completare la mia toilette da viaggio. Lasciai la casa più morta che viva. Cinque minuti dopo mi giunse un messaggio di mio marito: "La mamma si è abbandonata, non sopravvivrà alla notte".

21. "Lei è morta", dissi tra me, "io lo so, l'ho vista!"

22. Ritornai ad Hans e volevo prendere il treno successivo per Strasburgo. Erano le due e mezzo del pomeriggio, ora di Parigi, quando vidi mia madre. Tre ore più tardi ricevetti un telegramma dicendo che mia madre era morta alle tre e mezzo del pomeriggio (secondo l’ora di Strasburgo). Non era malata, si era messa a letto solo due ore prima della sua morte, lamentando freddo e stanchezza. Non pensava affatto alla morte, mio padre sedeva accanto a lei e le leggeva una lettera, non chiedeva dei suoi figli, ma credo che, morendo, abbia pensato a me. Arrivammo a Strasburgo solo alle 11 di lunedì, la mamma era già composta nella bara; ma quelli che l'avevano vestita mi riferirono che quando morì aveva addosso la stessa cuffia increspata con cui l'avevo vista io».

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IV) - [da Karl Früh - 27 marzo1897]:

23. «Una mattina ho fatto un sogno così vivido che potrei essere tentato di ritenerlo per realtà, se un fatto del genere accadesse più spesso, in modo che la mia abitudine di pensare non prenda più inciampo in questo e d’altra parte non si sarebbe più esposti al pericolo di essere rimproverati come sciocchi. Con le porte chiuse a chiave, mio zio entrò e si mise a camminare per la stanza nei suoi vestiti sepolcrali, dopo di che l’apparizione subito scomparve. Guardai l'orologio e mi accertai di essere solo nella stanza. Verso mezzogiorno mi giunse la scioccante notizia che mio zio, avendo quella mattina ispezionato la cava, all'inizio del turno di lavoro, era perito in seguito ad una caduta, e precisamente poco tempo prima dell'apparizione».

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[parla Schumi]:

Se il caso post mortem oppure un'apparizione del fantasma di una persona vivente deve trovare una spiegazione, rimane lasciato lì, qui basta constatare il dato di fatto. Del resto non sembra essere una rarità nella nostra famiglia vedere i fantasmi.

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V)  [sul “Ganlois”]:

24. Il quotidiano parigino l'8 settembre 1900 pubblica un caso interessante:

25. «Uno dei nostri lettori condivide con noi le singolarità di un caso telepatico che è da considerarsi di una strana natura.

26. Qualche tempo fa, il suddetto signore passeggiava nell’Avenue des Bois de Boulogne in compagnia di tre amici che ha anche nominato per nome. All'improvviso vide come l’ondeggiamento di alcuni uomini e delle carrozze che correvano avanti e indietro e sembravano scomparire, e un deserto vuoto si presentò ai suoi occhi. Là nel mezzo di questo spazio libero scorse una bara che era aperta. In essa giaceva sua sorella con il volto immobile – morta. Involontariamente ammaliato dall'apparizione, si fermò e si fece il segno della croce. Quando i suoi amici lo videro star lì come di sasso, naturalmente lo tempestarono con ogni sorta di domande, per sentire cosa gli fosse successo.

27. “Non posso più proseguire”, rispose; “lì davanti a me vedo la mia povera sorella che giace morta!”. Ora gli altri signori cominciarono a ridere. Alcuni istanti dopo, l'apparizione scomparve. Sebbene i suoi amici lo pregassero di continuare la passeggiata, volle a tutti i costi correre a casa; qualcosa nel suo interiore gli diceva che una grande disgrazia si era abbattuta sulla sua famiglia. Poi nella sua dimora si accasciò su un divano completamente a pezzi, triste e pieno di agitazione.

28. Il giorno seguente un telegramma comunicò la morte di sua sorella. Quest'ultima dimorava ben mille miglia lontana da Parigi. In quella sera prima, alla stessa ora dell’apparizione, lei era morta all’improvviso. E ciò che stupisce particolarmente è il fatto che, come quel signore avrebbe appreso in seguito, che la sorella aveva indossato esattamente lo stesso abito bianco nella sua composizione nel feretro, e precisamente fin nel singolo dettaglio, corrispondente a quello che aveva visto nella visione quella volta nel Bois de Boulogne».

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VI) [in un articolo del „Ganlois" in Widar – 1901]:

29. «Sch., un parente di mia madre, una notte giaceva insonne nel suo letto, lontano dalla casa paterna, quando improvvisamente vide suo padre stare in piedi davanti al letto. Con una mano aveva tirato un po' indietro la coperta del letto e guardava suo figlio, seriamente in faccia, col quale era in rotta mentre era in vita. Dopo un po' l'apparizione scomparve. Sch. si disse subito che suo padre era appena morto perché sapeva che era gravemente malato.

30. Il giorno dopo ricevette la notizia che suo padre era morto esattamente nella stessa ora in cui era apparso a suo figlio in un luogo lontano».

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VII) - [da E. Rothea]:

31. «Il padre di mia madre era di Maire in Huningue. Poco tempo dopo l'assedio di questa città avvenuto nel 1797, ricevette la notizia che suo padre, vivente a Rixheim, era gravemente malato. Rixheim dista venti chilometri; mio nonno fece sellare il suo cavallo e partì come un fulmine. Metà della via era percorsa allorquando mio nonno vide suo padre stare in mezzo alla strada. Il cavallo si inalberò e non volle passare davanti all'apparizione. Il primo pensiero di mio nonno fu che il malato fosse morto, infatti, giunto a Rixheim apprese veramente che la sua morte era avvenuta tre quarti d'ora prima, quindi al momento dell'apparizione».

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VIII) - [da Marie Jacquemin - Monaco, marzo 1897]:

32. «La signora V. B., moglie di un colonnello, mi raccontò quanto segue:

33. “C’eravamo sposati in Ungheria e, quando poco dopo ci trasferimmo in Galizia, lasciammo lì la mia precedente cameriera che era molto attaccata a me. Circa due anni più tardi, quando una mattina, alle otto, stavo nel letto perfettamente sveglia, con mia grande sorpresa vidi proprio questa ragazza di servizio entrare dalla porta. Si avvicinò al mio capezzale e mi prese la mano che lei baciò, come aveva sempre fatto quando stava ancora al mio servizio. "Come sei arrivata qui?", le chiesi. Lei non diede nessuna risposta, mi guardò affettuosamente e lasciò di nuovo la stanza. Agitata, suonai il campanello e chiesi alla domestica a che ora era arrivata la ragazza. – "Ma signora", rispose quella, "non c'è nessun estraneo in casa!". – Raccontai l'accaduto a mio marito, il quale mi prese in giro ed era convinto che avessi sognato. Ma il giorno dopo ricevetti una lettera dal fratello della cameriera comunicandomi che sua sorella era morta quella mattina alle otto. Le sue ultime parole furono: "Dì alla cara signora V. B. che le bacio la mano!"»

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IX) [da “L’inconnu”]:

34. «M. Binet, tipografo a Soissons, ci comunica la seguente visione che ha sperimentato lui stesso:

35. Mézières, la mia città natale, era stata bombardata; sebbene il bombardamento sia durato solo 36 ore, molte vite umane andarono perdute. Anche la figlia di undici o dodici anni del nostro padrone di casa era stata gravemente ferita; Leontine (così si chiamava) era la mia compagna di giochi, sebbene io avessi già quindici anni.

36. All'inizio di marzo lasciai Mézières, per trascorrere alcuni giorni a Donchéry. Prima della mia partenza, in verità, sapevo che la povera piccola sarebbe morta, ma il nuovo ambiente, le impressioni del viaggio e la giovinezza spensierata mi fecero presto dimenticare la sofferenza.

37. Dormivo da solo in una stanza lunga e stretta, dalla cui finestra si vedeva lo spazio libero. Una sera, come al solito, ero andato a letto alle nove, ma non riuscii ad addormentarmi, mentre di solito mi addormentavo subito dopo essermi sdraiato. La luna piena illuminava il giardino e splendeva chiara anche nella mia stanza.

38. Il sonno non si voleva presentare, sentivo scoccare un'ora dopo l'altra e il tempo mi sembrava espandersi all'infinito. L'orologio batteva le dodici e mezzo; guardavo la finestra illuminata di fronte a me, da cui penetrava un ampio raggio di luce. All’improvviso questo raggio si mosse verso il mio letto, condensandosi come in una lunga veste bianca, e vidi una figura avvicinarsi e fermarsi molto vicino a me – un caro, magro visino mi sorrise. – “Leontine!” esclamai, allora il raggio di luce si spostò e scomparve al capo del letto.

39. Alcuni giorni dopo tornai dai miei genitori, e la mia prima cosa che feci fu quella di raccontar loro la visione: la povera figliola era morta in quel preciso istante in cui l’avevo vista».

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X) - [E. Lemoisson, professore al College in Vire]:

40. «Nel 1906 abitavo come precettore nella casa della marchesa de ... ed ho sentito spesso raccontare quanto segue:

41. Una sera la marchesa stava cenando presso dei conoscenti a Parigi; la tavolata era molto allegra e animata, quando all'improvviso una delle giovani ragazze emise un grido di terrore, si coprì il viso con le mani e scoppiò in un pianto rotto da singhiozzi. Tutti corsero in suo aiuto. "Là, là!", esclamò e indicò il telaio della porta, "mi è apparsa mia madre, mia madre sta morendo!". Si cercò invano di calmarla e convincere del contrario il suo presentimento.

42. Alla fine furono tutti influenzati dall'impressione e caddero in un ansioso stato d'animo; venti minuti dopo qualcuno suonò a casa e chiese di parlare subito con la signorina F., alla quale doveva portare un triste messaggio. Di fatto, la madre della giovane era morta all’improvviso».

*

XI) - [Du Quilliou, borgomastro a Lanhelin (Jlle-ct-Vilaine.)]:

43. «Mio zio Joseph, fratello di mio padre, una mattina alle dieci si trovava nel suo giardino, quando vide suo cognato avvicinarsi a cavallo sulla strada maestra. Joseph entrò in casa e comunicò a sua moglie la visita del marito di sua sorella e andò ad incontrarlo. Ma in lungo e in largo non riuscì a vedere nessuno. Alla sera un corriere espresso portò la notizia che questo cognato era stato colpito da un infarto al mattino ed era caduto morto davanti al cavallo. La distanza tra il luogo dell'apparizione e il luogo dove accadde l’incidente, ammontava di 45 chilometri».

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XII) - [da “L’inconnu“ – E. Lep, piazza della Cattedrale 9, a Tours]:

44. «All'età di sedici anni il mio amico S. studiava musica sotto la direzione del compositore Hippolyte Monpou a Parigi.

45. Una sera nel suo studio ebbe improvvisamente la visione di suo padre così chiara e distinta come se stesse vivente davanti a lui; dopo un attimo l'apparizione scomparve. Il mio amico non pensava minimamente alla morte di suo padre, e tuttavia questi era rimasto improvvisamente vittima di un terribile incidente. Come accordatore di pianoforti, supervisionava il trasporto di un pianoforte a coda su per una rampa di scale, lo strumento gli cadde addosso uccidendolo.

46. Solo più tardi il mio amico constatò la triste correlazione della morte con l'apparizione che si era manifestata proprio nell'ora della morte di suo padre.

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XIII) - [E. Asinelli in Ginevra]

47 «Un giovane sacerdote ha solo riferito quanto segue: Ho perso mio padre nella mia prima giovinezza; i miei fratelli ed io siamo stati educati nella severissima Bologna dalla migliore e più amabili delle madri. Senza privilegiare nessuno dei suoi figli, dedicò le sue maggiori cure al ragazzo più giovane, più debole e più delicato, il quale aveva ereditato il carattere inglese di sua madre: dolcezza e fermezza.

48. A vent'anni studiavo a Bologna, mio fratello era all'Istituto Militare di Modena. Soffriva molto per la separazione da sua madre.

49. Una sera con l’andare a letto, mia madre si lamentò di un leggero malessere e si mostrò turbata per l'assenza del figlio più giovane, poi si ritirò nella sua stanza dopo avermi abbracciato teneramente come faceva ogni sera. Le nostre camere da letto erano una accanto all'altra. Io passai una parte della notte a svolgere un lavoro faticoso e solo verso il mattino mi concessi di riposare. All'improvviso una voce mi svegliò; mi svegliai di soprassalto e vidi mio fratello stare dinanzi a me pallido e stravolto dalla paura. Balbettava penosamente: “Come sta la mamma? A mezzanotte e dieci l’ho vista molto distintamente stare accanto al mio letto a Modena; mi ha sorriso, con una mano ha indicato il cielo e con l'altra mi ha benedetto, poi è scomparsa. Ahimè lei è morta!"

50. Ci affrettammo nella stanza accanto; la nostra amata madre era morta, un sorriso aleggiava sulle sue labbra. Il dottore ci confermò che la morte doveva essere subentrata intorno a mezzanotte».

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XIV) - [da “L’inconnu“ - Louis Nicole, 61 anni, Tiernet R. Streatham, sud-ovest di Londra]:

51. «Il dottor Blanc in Aix-les-Bains da giovane è stato testimone della seguente esperienza: una delle sue zie era malata, il figlioletto di sei anni fu mandato dal padre del dottor Blanc a Sallanches e giocava col suo cuginetto. All’improvviso il bambino si spaventò e gridò pieno di paura: “Mamma! Ho visto la mamma!" – Dapprima il vecchio dottor Blanc pensò che il bambino avesse la febbre, ma più tardi si seppe che la madre era morta proprio in quel momento».

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XV) - [Daniel Beylard, rue Denfeit-Rachereau, 77, Paris]:

52. «Le mie due nonne vivevano da anni insieme a Bordeaux; una aveva 80 anni, l'altra 87. Quest'ultima non era più in possesso delle sue facoltà mentali e da due anni non riusciva più a ricordare le cose più banali e non ci riconosceva. Il 19 ottobre di mattino si trovava come sempre nella sua stanza. La domestica che la sorvegliava vide che si metteva in ordine i capelli con molta cura e la lasciò fare fino all'ora di cena. A tavola si notò che aveva fissato nei suoi capelli una piccola foto del suo unico nipote che viveva a Madrid. Si rise su questo, gliela si voleva portar via, ma quando cominciò a piangere, gliela si lasciò.

53. Lo stesso giorno, alle quattro del pomeriggio, arrivò un telegramma in cui si comunicava che questo nipote era morto quella stessa mattina. Nessuno a Bordeaux sapeva che era stato malato. Mia nonna aveva cresciuto questo nipote e si amavano molto. Questo strano caso avvenne in mia presenza e, su richiesta, posso fornirvi anche le testimonianze dell'altra nonna, dei miei genitori e dei domestici.

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[parla Schumi]:

54. Su mio desiderio ottenni presto conferma di questo interessante caso da tutti gli interessati».

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[spiegazione del Padre Gesù]:

55. «L'anima di questa nonna vide certamente la morte, ed è per questo che la fotografia le era così preziosa, anche se per il resto non era del tutto normale».

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XVI) - [22 settembre 1817]:

56. «Il pio vescovo Joh. Mich. Sailer, una notte († 1832) vide il suo amico Konrad Schmidt in piedi davanti al suo letto, simile ad un trasfigurato, il quale disse: “La morte del cristiano è niente; per lui è come Paolo quando fu fatto scendere dalle mura della città, e come Pietro, quando l'angelo lo condusse fuori dalla prigione". Sailer accese subito la luce e si annotò l'ora; erano le tre del mattino, – come in seguito risultò che fu l’ora della morte di Schmidt».

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XVII) - [su „L’inconnu“ - Utte in Air]:

57. «Posso garantire per il seguente caso avvenuto in una piccola città del dipartimento di Bar:

58. Mia madre sedeva in una stanza al pianterreno della sua casa, cucendo o lavorando a maglia; all'improvviso vide davanti a sé suo fratello maggiore che viveva a 50 chilometri di distanza nel distretto di Tolone, il quale le esclamò: “Addio!...", e scomparve. Mia madre era molto sbalordita, andò da mio padre e gli disse: "Mio fratello sta morendo" (lei sapeva che era malato).

59. Uno o due giorni dopo giunse la notizia della morte di mio zio, il quale morì esattamente nell'ora dell'apparizione. Poiché all'epoca non esisteva il telegrafo, la notizia era stata inviata ad Aix per lettera».

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XVIII) - [V. Mouraviess, San Pietroburgo, 18/30 marzo 1899]:

60. «Nel 1866 il professor Paul L. proveniente dalla Russia si trovava con suo fratello in visita alla loro madre in Prussia. In una città, non lontano da loro, viveva una sorella che era un po’ sofferente. Il 17 settembre, di buon ora, entrambi i fratelli andarono a fare una passeggiata. All’improvviso Paul sentì una voce invocare il suo nome due volte, la terza volta anche suo fratello sentì la chiamata molto chiaramente: “Paul!”. – In un cupo presentimento i fratelli si affrettarono a tornare a casa, dove un telegramma li informava che la loro sorella stava morendo.

61. Paul e sua madre partirono immediatamente; durante il viaggio alle 4 del pomeriggio, Paul vide sua sorella passare vicino al carro e il suo vestito lo toccò di striscio. Convinto che sua sorella fosse morta, lo comunicò a sua madre e annotò l'ora. Con il loro arrivo vennero a sapere che sua sorella era morta alle 4 del pomeriggio e che, nella sua febbrile immaginazione al mattino lo aveva chiamato più volte.

62. Altri dettagli degni di nota: al loro ritorno a casa scoprirono che l'orologio si era fermato all'ora della morte; l'immagine della sorella era caduta, nonostante il chiodo fosse ancora saldamente al suo posto.

63. Il sig. L., il cui indirizzo è a vostra disposizione, confermerà volentieri tutto».

*

XIX) - [Le Messager 1899]:

64. «Un giornale inglese riporta un caso di telepatia molto strano:

65. Il 12 agosto di quest'anno, un giovane di nome Livins Cibrario che apparteneva alla più antica e prestigiosa famiglia di Torino, tentò di scalare la vetta del Roreiamelon nelle Alpi. Tuttavia l'alpinista si perse e il mattino dopo il suo corpo fu ritrovato in fondo a un profondo abisso.

66. Il conte Cibrario, il padre dello sfortunato giovane, si trovava quella volta a Torino e non sapeva la minima cosa dell'ascesa di suo figlio sul Roreiamelon. La stessa notte dell'incidente il conte balzò improvvisamente in piedi, si vestì in fretta e, con le lacrime agli occhi, portò ai suoi familiari la triste notizia che Livins era morto.

67. "L'ho visto molto chiaramente", disse, “la sua testa era coperta di sangue e con voce agonizzante l'ho sentito esclamare: 'Padre, sono precipitato da una roccia e mi sono rotto il collo. Adesso sono morto, morto!’»

68. Gli altri membri della famiglia cercarono invano di convincere il povero conte che l’orribile volto fosse da ricondurre solo agli incubi; l'inconsolabile padre attese con febbrile turbamento la notizia sull’imprudente alpinista. Il giorno dopo un telegramma gli confermò la straziante verità.

69. Lo strano fenomeno telepatico è da considerasi tanto più notevole in quanto il conte Cibrario non ha mai provato il minimo segno di inquietudine nervosa e non ha mai prestato fede nelle scienze occulte».

 

[indice]

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Cap. 31

Alcuni casi di telepatia e apparizioni

 

I) – [da “La Lumière” - dal dott. Ch. Verge (Rev. med. del Quebec, 2 febbraio 1899, p. 211]:

1. L'autore contempla solo il fenomeno dell'apparizione dei viventi, sia che si allontanino dai loro corpi durante il sonno, sia al momento della morte, o al culmine di una grave crisi, o si sentono in un grande pericolo. Menziona anche che i pellerossa si servono di uno speciale tipo di telegrafia del pensiero che consente loro di comunicare a distanze incredibili in determinati casi di pericolo senza segnali né fili metallici. Ma il modo in cui comunicano tra loro, si basa su un segreto alla cui rivelazione non hanno mai accondisceso. Negli Stati Uniti sono state condotte le indagini più accurate che hanno rivelato la realtà di questi fatti, ma questa capacità sembra essere propria solo a certi individui delle tribù. – Il dott. Berge suppone che si tratti di soggetti fortemente ipnotizzabili o medium, che sono persino in grado di esternare, per così dire, la loro intera personalità a grande distanza. Egli cita un recente caso di telepatia che coinvolse il dr. I.A.S. Brunelle di Montreal:

2. «Il 22 gennaio (1868), quando era intento a lavorare nella sua biblioteca, sentì bussare alla porta, e poiché credeva fosse suo figlio, disse, alzando gli occhi dai libri: "Cosa vuoi?". Il bussare si ripeté di nuovo, e con grande stupore del signor Brunelle, entrò il suo migliore amico, il dottor Garceau di Boston.

3. “Come ha fatto ad entrare in casa”, chiese il dottor Brunelle, “visto che il campanello non ha suonato affatto?”, e balzò in piedi per stringergli la mano.

4. In quell’istante, però, l'ospite silenzioso scomparve. Mezz'ora dopo venne informato per telefono direttamente da Boston della morte del suo amico Garceau».

*

II)

5. L'inglese Lord Brougham racconta: «Da studente universitario aveva avuto molte conversazioni con uno dei suoi amici sull'immortalità dell'anima e sulla possibilità delle apparizioni dei morti; essi avevano commesso "la stoltezza" di fare un patto scritto con il loro sangue, secondo il quale chi di loro moriva per primo, doveva apparire all'altro per porre in tal modo fine ad ogni dubbio che avevano nutrito sulla vita dopo la morte. Dopo aver completato gli studi le loro strade si separarono. L'amico Lord Brougham andò in India e raramente si sentì più parlare di lui, tanto che dopo alcuni anni dell'amicizia di gioventù rimase poco più che il ricordo. Durante un viaggio, che Lord Brougham fece nel 1882 in Svezia e in Norvegia, dovette pernottare in un piccolo villaggio presso Götheburg. Dal momento che era stanco, fece un bagno caldo prima di andare a letto. Mentre stava nella vasca da bagno, girò la testa per guardare la sedia su cui stavano i suoi vestiti, perché voleva uscire dalla vasca. A questo punto il suo amico si sedette sulla sedia e lo guardava tranquillo. Come lord Brougham venne fuori dal bagno, non riusciva a ricordare, ma dopo essersi ripreso dallo spavento, si ritrovò disteso sul pavimento. L'apparizione era scomparsa. Non era successo nulla che avrebbe potuto risvegliare il ricordo dell'amico d'infanzia, ma le conversazioni che aveva avuto e l'accordo gli stavano ora di nuovo chiaramente davanti allo spirito, e non riusciva a respingere il pensiero che il suo amico fosse morto e che la sua apparizione doveva essere considerata come una prova di una vita futura. Poco dopo il suo ritorno in Inghilterra, Lord Brougham ricevette la notizia della morte del suo amico; era morto nello stesso momento in cui aveva visto l'apparizione».

*

III)

6. Nel libro i "I due mondi" si legge quanto segue: «Il capitano Russell Colt, dell'esercito inglese, aveva un fratello a lui molto caro nella guerra della Crimea (1858), il quale scriveva a casa lettere piene di tristi presentimenti. Il capitano Colt gli inviò una risposta scherzosa e osservò, tra le altre cose, che se gli fosse successo qualcosa, egli gli sarebbe apparso in casa a Inveresk nella stanza dove avevano trascorso i giorni della gioventù così felici. Questa stanza era lunga e stretta, con una finestra su un lato e una porta sull'altro, e il letto di fronte. Qui accadde che in una notte il capitano si svegliò improvvisamente e vide davanti al letto la figura inginocchiata di suo fratello in chiaro fosforico. In un primo momento credette fosse una visione prodotta dal chiarore della Luna, ma chiuse gli occhi, si alzò, passò attraverso l’immagine e andò alla porta, poi si voltò e scorse suo fratello Oliver che gli sorrideva amichevolmente. Ma alla tempia destra aveva una ferita d’arma da fuoco sanguinante. Dopo 14 giorni arrivò una lettera con la notizia che suo fratello era stato colpito alla tempia destra durante l’assalto di Redan ed era stato ucciso».

*

IV) [Gussi van der Haege in Roulers]:

7. «Alcuni anni fa il signore e la signora H.W. visitarono un vecchio malato di nome Saint-Aubin, un vero originale. Nel corso della conversazione il vecchio, che sentiva l’avvicinarsi della sua morte, promise di 'farlo sapere' al signor W. e il signor W. a sua volta promise la stessa cosa.

8. L'estate trascorse senza che si rivedessero. In una sera d'inverno dopo cena, il signor W. stava leggendo il giornale, all’improvviso involontariamente fece un movimento con la testa e disse a sua moglie: "Saint-Aubin è morto!". – La signora W. chiese incredula come potesse saperlo, e lui spiegò: "Non ho ricevuto nessuna notizia e non ho parlato con nessuno; eppure ho sentito or ora un colpo sulla fronte, e nello stesso istante ho pensato alla morte di Saint-Aubin". La mattina dopo la signora W. sentì in chiesa la notizia della morte di Saint-Aubin, avvenuta la sera prima. Il signor W. (mio zio), al quale devo questa relazione, dichiarò che era impossibile descrivere il colpo ricevuto, non ha mai provato qualcosa di simile. Egli non è né superstizioso, né credente».

*

V) – [A. Bamberg, Stetten - 1899]:

9. «In una famiglia molto rispettabile di Havelberg, la defunta prima moglie appariva spesso ai suoi figli e alla seconda moglie. I bambini la vedevano molto chiaramente; essi si fermavano nel bel mezzo del gioco, correvano da lei al grido: "Mamma, mamma!", e cercavano di abbracciarla nell’amore infantile. Altrettanto chiaramente la defunta veniva vista dalla seconda moglie e precisamente in pari tempo con i figli».

*

VI)

10. «Il giorno della morte di Moltke, alle 12 di notte, alcuni ufficiali stavano passando davanti all'edificio dello Stato Maggiore e, all’improvviso, videro un'alta figura militare. Essi si cozzarono contro. "Chi è costui?" – "Il feldmaresciallo!" – "Ma senza spada?" – Salutarono, e la guardia davanti all'edificio dello Stato Maggiore fece il presentat-arm. Ma la figura scomparve davanti ai loro occhi. Allora gli ufficiali si avvicinarono alla guardia e chiesero chi fosse. La risposta fu: “Il Feldmaresciallo generale!”. Questo era quindi a mezzanotte. La mattina dopo gli ufficiali appresero, per loro sgomento, che Moltke era già morto alle dieci. “Io ero seduto accanto alla moglie di uno degli aiutanti di campo dell’imperatore”, raccontò il dr. Müller, “la quale mi ha informato di questo. Si dice che Sua Maestà ne sia venuto a conoscenza ed ha ordinato un'indagine approfondita"

 

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Cap. 32

Adempimento della notifica della morte al momento del decesso

[dalla signora Marie Schrimpf - Periodico di spiritismo 1910]:

1. «Nella notte tra il 27 e il 28 novembre dell'anno scorso (1909) mi svegliai all'improvviso: mi sembrò come se qualcuno mi avesse toccato il braccio che stava sopra la coperta, così, come se qualcuno volesse solo dire qualcosa. Accesi la luce – la mia cara mamma dormiva profondamente e tranquilla nell'altro letto che era abbastanza lontano da me. Quindi il tocco doveva essere stato solo un sogno. Ma non appena mi riaddormentai, si ripeté la stessa cosa, e questa volta così chiaramente, che accesi ancora una volta la luce. E una terza volta accadde precisamente nello stesso modo; tuttavia questa volta non prestai più attenzione alla cosa, ma mi voltai corrucciata dall'altra parte e continuai a dormire tranquillamente senza alcun disturbo. Svegliata presto al mattino, trovai che il fatto mi dava tuttavia da pensare; perciò lo riferii anche ai miei parenti e mi annotai perfino la data.

2. Circa otto giorni fa (il 2 febbraio 1910) mi venne in mente che la signora contessa Hallerstein di Schäßburg, una signora molto cara, buona ed estremamente colta, una mia conoscente di lunga data a cui ero legata con infinita ammirazione e amicizia, aveva già lasciato due mie lettere senza risposta. Le scrissi ancora una volta e, per precauzione, misi il mio nome come mittente sul retro della busta; pensai che forse era partita, o che in qualche modo le mie lettere non le aveva ricevute.

3. Appena due giorni dopo ricevetti dalla figlia della contessa Hallerstein la triste notizia che sua madre era morta il 28 novembre dello scorso anno. Le mie prime due lettere erano anche arrivate. Ma poiché avevo firmato solo con il mio nome di battesimo, non si sapeva a chi rispondere.

4. La signora Luise contessa Haller-Hallerstein era una signora estremamente istruita, una fedele seguace dell'occultismo e dotata di un meraviglioso grado di chiaroveggenza. Passavamo molte ore in esercizi occulti, e in una di quelle occasioni lei mi promise che nel caso fosse morta lontana da me, in qualche modo me lo avrebbe fatto sapere. Quella volta si mise ancora a ridere di cuore e disse che non dovevo fargliene una colpa se, forse giustamente, mi poteva spaventare!

5. È del tutto fuori dubbio che la mia cara amica abbia mantenuto la parola data; che il buon Dio la benedica e le doni la Sua pace!»

 

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Cap. 33

Apparizione alle zie in coincidenza della morte

[Dresdner Anzeiger]:

1. Il signor Campton Rickett, membro del Parlamento, raccontò la seguente storia di fantasmi, per la cui verità egli garantisce:

2. «Un signore, il cui figlio durante la guerra boera in Sud Africa era attivo come medico militare, fece una visita alle sue due sorelle. Esse dissero che si rallegravano che suo figlio fosse ritornato a casa. Quando il padre rispose che suo figlio era ancora in Sudafrica, entrambe esclamarono di averlo visto attraverso il vetro della porta del corridoio alle sei di sera, proprio poco prima che lui arrivasse. Quest'ultimo tornò a Londra, e al mattino seguente si recò dal Ministro della guerra. Qui gli fu detto che poco prima era arrivata la notizia che suo figlio era morto di febbre il giorno prima.»

 

 

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Cap. 34

L'apparizione del defunto nel momento della morte

1. Segue ora da "Light" un estratto dal 4° libro della raccolta di opere di John Wesley, il noto fondatore della setta metodista. Wesley riferisce che poco prima della festa di San Michele del 1763 suo fratello Georg, un giovane energico, andò per mare:

2. «Il giorno successivo a quella festa – era mezzanotte – scorsi un'apparizione luminosa accanto al mio letto, in cui riconobbi mio padre che mi guardava fisso. Mi diede l'impressione come se fosse completamente bagnato. Solo troppo presto ricevetti la spiegazione di quel volto. La nave su cui si trovava mio fratello, in quella stessa notte aveva urtato uno scoglio ed era affondata con tutto l’equipaggio.

3. Quattro anni dopo (era il 9 aprile 1767) mi svegliai all’improvviso di soprassalto e vidi molto chiaramente davanti a me un altro fratello che era emigrato in America. Giusto allo stesso tempo, come appresi dopo un mese e un giorno, lui aveva lasciato questa vita in Giamaica».

*

[parla il Padre Gesù]:

4. "Dal momento che entrambi avevano il grande desiderio di portare la notizia della morte al fratello, Io aprii gli occhi spirituali al figlio e così egli vide entrambi, poiché sono sempre Io stesso che provoco questo avvistare attraverso l’apertura degli occhi spirituali".

 

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Cap. 35

Uno studente appare ed annuncia la sua morte alla madre

1. «Anche se molta acqua è passata nel fiume Reno da quell’avvenimento, il ricordo di questo è rimasto tuttavia vivente in quei circoli che, fermamente convinti dell'esistenza dei fenomeni metafisici, sono i più zelanti studiosi di inquadrare quei fenomeni inspiegabili, ma di fatto esistenti, nei fenomeni naturali già esplorati dalla scienza ufficiale.

2. Molti anni fa, come riferiscono gli storici di quel tempo, tra gli altri anche Hofrat von Eckhartshausen, a Gotha viveva un rettore di università, Gottfried Vockerodt, che godeva di grande stima e ottima reputazione. Quando passò ad altra vita, suo figlio si trattenne ad Halle, dove si dedicò ai suoi studi universitari. Sua madre e sua sorella si trovavano ancora a Gotha.

3. Un pomeriggio le due sentirono un terribile schianto sulle scale, che fu subito seguito da passi rumorosi e frettolosi nel corridoio. La madre si recò nel corridoio e vide, con suo grande stupore, il figlio tornato inaspettatamente a casa dal collegio, in piedi davanti a lei. Felicemente chiamò sua figlia; ma mentre questa voleva abbracciare l’amato fratello, entrambe le donne videro il giovane smorto e notarono anche che c'era una profonda ferita sul suo petto, da cui il sangue sgorgava impetuoso.

4. Si può facilmente immaginare il loro sgomento, se si considera il fatto che ora volevano assisterlo e prestare aiuto alla sua ferita mortale, quando improvvisamente si trovarono di fronte solo un'ombra vuota che, molto presto, si dissolse nel nulla. Le donne profondamente scosse, tuttavia dovettero apprendere presto la soluzione dello strano mistero. Dopo poco tempo ricevettero la comunicazione che il giovane Vockerodt a Halle era stato pugnalato a morte sul ponte Saal, e precisamente nello stesso istante in cui la vedova Bockerodt e sua figlia avevano avuto la strana apparizione a Gotha».

 

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Cap. 36

Apparizione del fratello annegato

(6 Marzo 1736)

1. Lord Byron conosceva il capitano Kidd che gli raccontò la seguente esperienza personale:

2. «Un giorno, come al solito, stava dormendo sulla sua amaca, quando all’improvviso si svegliò con una sensazione di oppressione. Si strofinò gli occhi e vide suo fratello che prestava servizio come ufficiale di marina della compagnia delle Indie Orientali il quale, in uniforme, stava dirimpetto al suo letto. Toccò la figura con la mano ed ebbe l’impressione come se l'uniforme di suo fratello fosse completamente bagnata. Un collega ufficiale, che lui chiamò in seguito al primo spavento, non vide nulla; alcuni mesi dopo giunse la notizia che il fratello era annegato quella notte nell'Oceano Indiano».

 

 

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Cap. 37

L'amico defunto appare tra la folla

[da Fl. “L'Inconnu”]:

1. «Mio nonno materno, un uomo serio, tranquillo e severo, un giorno, completamente immerso nei suoi pensieri, passeggiava nella parte più movimentata di Londra. Allorquando uno dei suoi migliori amici d'infanzia, un colonnello di stanza in India, si fece largo tra la folla e gli si avvicinò. Secondo i giornali egli si trovava in India a combattere contro i residenti ribelli. Mio nonno, molto stupito, gli tese la mano e voleva parlargli, allorché scomparve con la stessa rapidità con cui era apparso.

2. Quando giunse a casa, mio nonno chiese se il colonnello l’aveva forse visitato. Alla risposta negativa rimase un po' perplesso e andò al suo circolo chiedendo del colonnello; anche qui nessuno sapeva qualcosa di lui. Alcune settimane dopo (i collegamenti erano a quel tempo ancora piuttosto scarsi) mio nonno, con suo grande dispiacere, lesse, tra le notizie indiane, la morte del suo amico, il quale era deceduto a causa del tradimento di un indigeno.

3. Egli si ricordò dello straordinario incontro per strada, dove entrambi passeggiavano volentieri e amavano studiare i tipi del popolo di Londra; e credette che la morte era coincisa con quella apparizione».

 

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Cap. 38

Il marito annuncia la sua morte

[da Fl. “L'Inconnu”]:

1. «Nel settembre 1857, il capitano Wheatcroft del 6° Reggimento della guardia dei dragoni partì per l'India per unirsi alla sua truppa. Sua moglie rimase a Cambridge, Inghilterra. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre sognò di suo marito, il quale sembrava malato e sofferente. Allora si svegliò all’improvviso; la Luna splendeva luminosa nella sua stanza e vide suo marito stare in piedi accanto al letto. Era in uniforme ed aveva le mani premute sul petto. I capelli erano disordinati, il viso smorto e la guardava immobile e fisso. La bocca era dolorosamente contratta. Lei lo vide chiaramente e distintamente, vide ogni dettaglio dei suoi vestiti e tra le sue dita vide luccicare il lino bianco della camicia. Il suo corpo si protese verso di lei e fece un faticoso tentativo di parlare, ma non si sentì alcun suono. L’apparizione scomparve dopo circa un minuto.

2. Anzitutto la signora Wheatcroft si rese conto di non aver sognato, si strofinò gli occhi e si chinò sul figlioletto che stava nella culla accanto al suo letto; il bimbo respirava tranquillamente e regolarmente. Lei era così eccitata e sconcertata che non riuscì più a dormire.

3. La mattina dopo raccontò il fatto a sua madre ed aggiunse di essere convinta che suo marito era stato ferito a morte o ucciso, sebbene non avesse visto macchie di sangue sui suoi vestiti. Era così profondamente colpita da questa apparizione che si allontanò completamente da tutti i piaceri e declinò tutti gli inviti perché temeva di essere vedova, e solo una lettera di suo marito con una data più tardi del 14 novembre poteva dissipare questa convinzione.

4. In dicembre un telegramma comunicò che il capitano era caduto a Lucknow il 15 novembre. Questa notizia apparve su un quotidiano londinese ed attirò l'attenzione di un avvocato, il signor Wilkinson, che doveva occuparsi degli affari del capitano Wheatcroft. La signora Wheatcroft confermò con giuramento che l'apparizione era avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 novembre, e il Ministero della Guerra menzionò il 15 novembre come data della morte. A marzo uno dei commilitoni del capitano tornò a Londra e confermò che il capitano era caduto al suo fianco il 14 e anche la sua tomba portava la data del 14.

5. In questo caso l’esattezza dell'apparizione telepatica superò quella del rapporto ufficiale».

 

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Cap. 39

Un membro del circolo appare come defunto ai suoi amici riuniti

[parla Schumi]:

1. In un "giornale del nonno" del 1793, oggi molto raro, trovai un avvenimento interessante che, probabilmente. merita di essere riportato alla luce del giorno già a causa della sua età. Ma voglio lasciare che parli il cronista stesso:

2. «“Sapete anche voi”, disse agli altri un membro di un circolo londinese, “che il nostro buon Robert sopravvivrà difficilmente alla notte?”

3. Mentre tutti lamentavano l'imminente perdita dell'amico, scoccarono le dodici, e l'ultimo tocco della campana si era appena spento, quando, all'improvviso, la porta della stanza si aprì ed entrò una figura bianca come la neve, nella quale ognuno riconobbe l'amico assente.

4. L'apparizione si sedette al solito posto dell’assente e , senza emettere un suono, guardò fisso il circolo che, per lo sgomento e lo stupore, aveva perso la parola. Dopo aver indugiato per sei o sette minuti, si alzò di nuovo e lasciò la sala con passi solenni e lenti.

5. Si immagini lo sbalordimento di una compagnia di ventitré uomini senza pregiudizi subito dopo quest’apparizione. Nessuno poteva credere ai propri occhi. Ma ognuno fu costretto, dalla testimonianza unanime dei restanti ventidue, di accettare per vero ciò che ciascuno non credeva. Sheakespeare, nel suo "Amleto", nel momento in cui esclamava: "Accadono molte cose tra cielo e terra, di cui la nostra filosofia non si può sognare", è stato qui moltiplicato e da vedere sotto differenti aspetti.

6. Essi ebbero bisogno di tempo per riprendersi un po', ma alla fine tennero consiglio sull’inspiegabile storia e, , prima di ogni cosa, concordarono di perlustrare la casa da cima a fondo. Ma non c'era traccia di un essere vivente e, senza alcuna scoperta che potesse dar loro luce, tornarono indietro. Cosa c'era quindi di più naturale che si precipitassero all'alloggio del malato per cercare da lui stesso la soluzione del mistero? Egli non viveva più e, secondo il rapporto della sua infermiera, era spirato alle dodici.

7. Quale avvenimento per Londra! La derisa consorteria dei visionari e degli evocatori di spiriti aveva vinto la partita. Ma qualcuno che aveva cura a non far prendere prigioniera la propria ragione non credendo ai fantasmi, non sapeva cosa pensare di questa storia. I membri del circolo erano troppo onesti per essere ritenuti ingannatori, e troppo colti per essere scambiati per truffatori, e men che meno si poteva pensare che qualcuno di loro avesse uno scopo di ingannare la gente con una favola di fantasmi.

8. Quindi dell’accaduto non c’era da dubitare. A una compagnia di ventitré persone apparve all’improvviso la figura di un amico e si fermò tra loro fino a quando ogni dubbio sulla realtà della sua presenza dovette scomparire. Quando si precipitarono nell'alloggio di colui che apparve, lo si trovò morto e vennero a sapere che il momento della sua apparizione e quello della sua morte era proprio lo stesso. Era superstizione se si rinunciava alla speranza di poter spiegare la strana comparsa da cause naturali? Non sono mancati molteplici tentativi di questo tipo, ma l’apparizione è rimasta un mistero».

 

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Cap. 40

L'incontro con lo spirito del deceduto

[Dr. G. v. L. 1901]:

1. "I due mondi", un giornale, riporta la notizia che riferisce della signora Bennett recentemente scomparsa e di sua figlia, a Stone:

2. «Entrambe avevano vissuto a Weston-on-Tent, un villaggio in cui viveva un uomo di nome Prestor Moore, un cosiddetto buono a nulla. Una sera entrambe le donne stavano uscendo per visitare una famiglia e videro il signor Moore venire verso di loro. Dal momento che non desideravano essere interpellate da lui perché godeva di cattiva fama, andarono sull’altro lato della strada. La loro via, per visitare la famiglia amica, passava davanti alla casupola nella quale viveva Moore, allorquando un uomo uscì con queste parole: "Alla fine, Prestor Moore è andato dall’altra parte". – "Andato dall’altra parte?", chiese la signora Bennett, "cosa vuol dire? L'abbiamo appena visto". – "Allora avete visto il suo fantasma, poiché è morto mezz'ora fa". – Il memorabile in questa narrazione è che questo fantasma è stato visto da due persone in uno stato completamente non ebbro».

 

 

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Cap. 41

Il cane che vede gli spiriti accompagna il suo defunto padrone

[La signora C. di D. scrisse nel giugno 1884]:

1. «Due anni fa uno dei nostri contadini era molto malato e mio fratello mi chiese, al ritorno da una passeggiata che dovevo fare con uno dei miei parenti, di informarmi del suo stato di salute. Così ci mettemmo in cammino. Ma quando sulla via del ritorno passammo davanti alla casa del vecchio contadino, mi dimenticai di passare da lui, e mentre procedevamo lungo il viale, il mio accompagnatore mi ricordò che avevo trascurato di visitare il malato. Tornai indietro immediatamente. All'improvviso vidi chiaramente come il vecchio contadino, in compagnia del suo cane preferito, attraversava il campo ed entrava in casa sua. Feci notare al mio accompagnatore, il quale aveva visto anche lui il vecchio con il suo cane, che se l'uomo si era ristabilito al punto da poter uscire, non avevamo bisogno di informarci sulla sua salute, e potevamo tornare a casa. Ma lì giunti, fummo informati da mio fratello che poco prima del nostro arrivo il figlio del vecchio era stato lì, ed aveva portato la notizia della morte del padre appena avvenuta.

2. Qui è possibile, e quindi inevitabile per la forza della nostra argomentazione, nutrire il sospetto che la figura osservata sia stata quella di un qualche vicino o forse il figlio del vecchio».

*

[parla il Padre Gesù]:

3. "Il defunto, come anima, dopo la sua morte uscì col suo cane, il quale vide l'anima come suo padrone attraverso la chiaroveggenza propria dei cani , a visitare un amico, per riferirgli che ora era morto per il mondo; naturalmente solo l'anima degli amici del contadino ancora vivente sulla Terra lo hanno visto e lo percepirono, ma non i sensi carnali corporei".

 

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Cap. 42

Il nipote comunica la sua morte alla zia

[André Bloch, 11, Place Malesherbes, Parigi]:

1. Un giovane musicista molto talentato, il sig. André Bloch, insignito col premio Roma, membro della “Société astronomique de France”, ha inviato la relazione sul seguente caso, che accadde nel 1896.

2. «Era il mese di giugno del 1896. Mia madre venne a Roma a trovarmi e abitava vicino all'Académie de France, nella pensione di famiglia in via Gregoriana.

3. In questo periodo avevo molto lavoro perché volevo finire un certo lavoro prima del mio ritorno in Francia. Così mia madre visitò da sola la città, e solo a mezzogiorno ci incontravamo a Villa Medici per fare colazione insieme.

4. Un giorno la vidi, molto turbata ed eccitata, venire da me alle otto del mattino. In risposta alla mia domanda, sgomenta, mi raccontò che mentre si vestiva, suo nipote René Kramer all’improvviso stava accanto a lei ed esclamò ridendo:

5. "Ebbene sì, sono morto e sepolto!"

6. Molto spaventata da questa apparizione, si precipitò da me il più rapidamente possibile. La tranquillizzai come meglio potevo e diressi la conversazione su qualcos'altro.

7. Due settimane più tardi, dopo aver visitato una parte dell'Italia, ritornammo a Parigi. Lì venimmo a sapere della morte di mio cugino René, che era morto il venerdì 12 giugno 1896 nell'abitazione dei suoi genitori in rue de Moscou. Aveva quattordici anni.

8. Fui in grado di stabilire, dalle annotazioni, la data e perfino l'ora dell'apparizione. Il mio cuginetto, che da alcuni giorni era ammalato di peritonite, aveva chiesto più volte di zia Berta, mia madre, ed era morto a mezzogiorno.

9. C’è ancora da notare che nessuna delle numerose lettere che ricevemmo da Parigi ci avevano dato notizia della malattia del ragazzo. Si sapeva bene che mia madre lo amava teneramente e sarebbe tornata immediatamente a Parigi ad ogni notizia inquietante. Non ci avevano nemmeno telegrafato alla sua morte.

10. Alle sei del mattino era iniziata l'agonia; questo significa per Roma le sette del mattino, e proprio a quell'ora mia madre aveva avuto l'apparizione».

 

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Cap. 43

Il fratello riferisce la sua morte alla sorella

[Angele Esperon, geborene Bonnet]:

1. «Il 4 dicembre 1884, alle tre e mezzo del mattino, ero completamene sveglia e volevo alzarmi. All’improvviso mio fratello Josephe Bonnet, sottotenente degli Spahis, 2° reggimento, di guarnigione a Batna, provincia di Costantine (Algeri), stava del tutto distintamente davanti a me. In quel momento egli era in manovra e noi non sapevamo esattamente dove fosse. Mio fratello mi baciò sulla fronte, sentii un brivido molto freddo e lo sentii dire molto chiaramente: "Addio, Angel, io sono morto".

2. Molto scossa e agitata, svegliai mio marito e gli dissi: "Joseph è morto, me lo ha detto in questo istante".

3. Dal momento che il 4 dicembre era il compleanno di mio fratello (compiva 33 anni) e ne avevamo parlato la sera prima, mio marito mi assicurò che era solo una conseguenza delle nostre conversazioni del giorno prima, e poiché non mi lasciai convincere, mi derise come fantasiosa e visionaria».

4. Ciononostante, non riuscii a scrollarmi di dosso questa paura della morte per tutto il giorno. Alle nove di sera ricevemmo un dispaccio; prima di aprirlo, sapevo già cosa conteneva. Mio fratello era morto a Kenchela (Algeria) alle tre del mattino.

*

[Osmand Esperon, capitano della milizia territoriale, cavaliere della Legion d'Onore, Bordeaux]:

5. Confermo pienamente la narrazione sopra riportata di mia moglie».

 

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Cap. 44

La figlia, deceduta a New York, appare e annuncia

la sua morte alla madre che viveva a Meaux (Francia)

[Fl., L’Inconnu]:

1.« Bernardine era una vecchia domestica, senza alcuna istruzione, senza idea dell'occultismo; si dice che non sia stata avversa al bere.

2. Una sera andò in cantina a prendere la birra, ma tornò subito indietro con il bicchiere vuoto in mano, completamente sconvolta, tremante e prossima allo svenimento. La si circondò e le si chiese costernati cosa le fosse successo.

3. "Oh!", disse: “Ho visto mia figlia dall'America; era vestita completamente in bianco e sembrava così malata; mi ha detto: Addio, mamma!".

4. “Tu sei matta! Come puoi vedere tua figlia che è a New York?"

5. “L’ho vista, l’ho sentita! Ahimè, so bene cosa significa: è morta!"

6. Si era convinti che Bernardine avesse ancora una volta bevuto di nuovo qualcosa oltre la sete.

7. Ma rimase inconsolabile. In breve tempo arrivò davvero la notizia che sua figlia era morta il giorno e l'ora in cui l'aveva vista e udita».

 

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Cap. 45

Una donna deceduta in Francia comunica la sua morte a una signora ad Amsterdam

 

[Fl., L’Inconnu]:

1. «Il 17 gennaio 1899 la signora Ulric de Fonvielle mi informò del seguente caso da lei stessa vissuto, caso che è noto a tutta la sua famiglia.

2. All'epoca viveva a Rotterdam. Una sera, come era loro abitudine, tutta la famiglia recitò la preghiera ad alta voce e poi si ritirarono tutti nelle loro stanze. Erano le undici di sera, la signora de Fonvielle si era già coricata, ma era ancora sveglia quando all’improvviso le tende del suo letto a baldacchino si mossero e una delle sue amiche d'infanzia, che non vedeva da tre anni, stava dinanzi a lei.

3. Questa amica aveva commesso una mancanza di riguardi nei confronti della famiglia de Fonvielle, tanto che non poteva più frequentare la casa, e il suo nome non venne più menzionato. Ora stava davanti alla signora de Fonvielle nella massima chiarezza ed evidenza come una persona vivente, in un’ampia vestaglia bianca, con i suoi capelli neri scoperti, e dirigeva saldamente su di lei i suoi grandi occhi neri; poi tese la mano e disse in olandese: “Signora, ora vado. Potete perdonarmi?"

4. La signora de Fonvielle si mise sul letto, allungò la mano e voleva rispondere, allorché l'apparizione scomparve all’improvviso.

5. La stanza era illuminata da una lampada notturna e tutti gli oggetti erano chiaramente visibili. Poco dopo l'orologio batté le dodici.

6. La mattina dopo la signora De Fonvielle stava raccontando a sua nipote la strana apparizione quando arrivò un telegramma da La Haye con le parole: "Maria è morta ieri sera alle dodici meno un quarto".

7. La signora Ulric de Fonvielle mi ha assicurato che il fatto dell'apparizione e la coincidenza con la notizia della morte è indiscutibile. Dare una spiegazione su questo fatto lei non è in grado come non lo siamo noi.»

 

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Cap. 46

Un amico si mostra sulla strada e scompare, rivelando con questo il suo decesso

[H.-B. Garling, 12, Westbourne Gardens Falkestone]:

1. «Era un giovedì sera dell'agosto 1849; andavo dal mio amico rev. Harrison, con il quale trascorrevo spesso le serate nell’ambito della sua famiglia. La giornata era bellissima e così andammo a fare una passeggiata insieme nel giardino zoologico ed eravamo tutti felici e contenti. La mattina dopo partii per Hartfordshire per visitare lì dei parenti. Vivevano in una casa chiamata Flamstead Lodge sulla strada che porta a Londra. Il lunedì pomeriggio, dopo pranzo, alle due, andai a fare una passeggiata su questa via; essa era animata perché era un bel pomeriggio caldo e mi sentivo lieto e felice.

2. All’improvviso mi venne incontro un "fantasma", mi stava così vicino che ero ostacolato ad andare oltre. Non potevo riconoscere chiaramente i suoi lineamenti, ma vedevo come le sue labbra si muovevano e udii mormorare alcune parole. I suoi occhi si puntarono penetrando nei miei e, all'improvviso, dissi ad alta voce: "Cielo, è Harrison!", nonostante in quel giorno non stavo pensando affatto a lui. Dopo alcuni secondi, che mi sembrarono interminabili, scomparve ed io rimasi nello stesso punto come incantato. Non potevo dubitare della realtà dell'apparizione, il sangue si congelò nelle mie vene, e una glaciale paura mi avvolse in tutte le membra. Mai ho provato qualcosa di simile. Alla fine mi tranquillizzai e ritornai dai miei parenti. Per non turbare le signore, tacqui sulla mia esperienza.

3. La casa dei miei parenti si trovava nel mezzo della proprietà, circondata da una recinzione di ferro alta sette piedi[15] e lontano circa 300 passi da ogni altro edificio residenziale. Al calar della notte tutte le porte erano sempre chiuse a chiave; un grosso cane legato alla catena faceva la guardia alla porta d'ingresso e in casa avevamo un terrier che abbaiava furioso ad ogni sconosciuto. Era una bella e tranquilla serata estiva. Andammo tutti a dormire dopo aver trascorso la serata nel salotto al pian terreno. I domestici dormivano nelle stanze sul retro lontane 60 piedi.

4. All’improvviso la porta d'ingresso tremò con un colpo violento; subito ci riunimmo di nuovo tutti, vestiti a malapena arrivarono anche i domestici correndo spaventati. Ci precipitammo alla porta, ma non vedemmo nessuno e non potemmo spiegare il fracasso. Contrariamente alla sua abitudine, il terrier tremando e guaendo si nascose sotto il divano. Stavamo tutti davanti ad un mistero e ci guardavamo sbiancati e spaventati. Con difficoltà inducemmo le signore a tornare a letto; io stesso andai a letto e mi lambiccai il cervello su una possibile spiegazione del fracasso, e non mi venne affatto in mente di portarlo in collegamento con l'apparizione avvenuta quel pomeriggio.

5. Mercoledì mattina tornai ad Hanse e dimenticai già completamente questi due avvenimenti. Nel mio ufficio, all’11 di King Road, a Gran's Jnn, il mio segretario mi accolse con le parole: "C'è qui un signore, è stato qui tre volte e desidera parlarle urgentemente".

6. Quel visitatore era il signor Chadwick, un amico intimo della famiglia Harrison. "È scoppiata una terribile epidemia di colera a Wandsworth Road", egli riferì "sono morti quasi tutti; la signora Rosco si è ammalata venerdì ed è morta; la sua domestica è morta lo stesso giorno; la signora Harrison si è ammalata sabato mattina ed è morta; la domestica è morta domenica mattina; la cuoca è stata portata in ospedale, nessuna notizia ci è pervenuta sulle sue condizioni di salute. Il povero reverendo si è ammalato domenica sera ed è stato trasferito all’ospedale di Wandworth Road a Lack Straw's Castle, a Hamstead. Egli ha chiesto di lei ieri e l'altro ieri con impazienza e insistentemente, ma non sapevamo dove trovarla. Rechiamoci lì in fretta, altrimenti non lo troveremo vivo". Partimmo subito, ma purtroppo arrivammo troppo tardi. Harrison era morto.

7. In ogni caso questo è uno degli avvenimenti più drammatici e più degno di nota, perché ha colpito non solo tante persone ma anche gli animali».

 

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Cap. 47

La figlia deceduta a Melbourne (Australia) promette di comunicare la sua morte alla madre a Parigi

[Le Progres Spirite - 1890]:

1. «La signora Frapperit, che possedeva una modesta bottega di spezie a Parigi, aveva sposato sua figlia Angelica otto anni prima con un meccanico di nome Andreas Walter , il quale poco dopo si era trasferito in Australia con sua moglie. I giovani coniugi presero la loro residenza a Melbourne.

2. Dopo qualche tempo la donna raccontò ai suoi vicini che sua figlia le sarebbe apparsa, cosa che tuttavia fu considerato un inganno da parte degli stessi, e perfino l’attendibile prova della seconda vista (che aveva la donna) metteva sul suo conto il suddetto ‘caso’. Queste apparizioni si verificavano generalmente nei casi di una certa oppressione psichica, quando per esempio essa era preoccupata per lo stato di salute di sua figlia, oppure quando sembrava particolarmente bisognosa del suo aiuto.

3. Un giorno, per esempio, le venne richiesta una somma abbastanza considerevole che sua figlia aveva già pagato in precedenza. Tuttavia, non ricordando più dove quella volta aveva messo la ricevuta, si trovò di fronte all'inconveniente di dover pagare nuovamente la somma. Quando quella sera andò a letto, invocò l'aiuto di sua figlia, e in quella stessa notte fece un sogno strano. Le parve di vedere Angelica frugare nel cassetto di un armadio; tirò fuori un vecchio libro di preghiere che le era appartenuto, e qui trovò la ricevuta tra l'ultima pagina e la copertina. La mattina dopo la madre cercò subito la ricevuta nel modo annunciato nel sogno, e la trovò esattamente nel luogo in questione.

4. L’apparizione più notevole, ma anche la più triste, avvenne il 29 dicembre dell’anno precedente (1889).

5. Era verso l’ora serale, quando la signora Frapperit entrò nella sua camera da letto per andare a dormire. In mano teneva una candela accesa che illuminava a sufficienza la stanza. Un luminoso raggio di luce penetrò all’improvviso nella stanza scarsamente illuminata, e in mezzo a questa luce splendente vide sua figlia con lo sguardo rigido e le labbra pallide. Queste però sembravano muoversi, e lei udì chiaramente le parole: “Mamma, sono morta!”. Colta dalla più grande disperazione, la signora Frapperir fu completamente convinta della realtà del fatto, e non chiuse occhio per tutta la notte.

6. Il giorno dopo, verso le 7 di sera, ricevette un telegramma in cui le venne notificata la morte della figlia».

 

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Cap. 48

Il re Augusto II di Polonia annuncia al suo feldmaresciallo Grumkow di essere morto a Marschau

1. «Il re Federico Guglielmo I di Prussia, padre del re Federico II, era in rapporti così amichevoli con il re Augusto II di Polonia che si vedevano almeno una volta all'anno, quando era possibile. Ciò accadde anche prima della morte di quest'ultimo; all’epoca, lo stesso sembrava trovarsi abbastanza bene in salute, aveva solo un'infiammazione un po' preoccupante a un occhio. I medici lo avevano quindi messo in guardia da ogni eccesso di bevande alcoliche, e il re di Prussia, che ne era a conoscenza, ordinò al suo feldmaresciallo von Grumkow (che accompagnò il re al confine e doveva ospitarlo lì in un castello reale secondo il suo rango), di evitare accuratamente a quel banchetto di commiato, tutto ciò che avrebbe potuto eccedere la moderazione nel consumo di vino così fortemente raccomandato al re di Polonia dai medici, per il motivo sopra menzionato.

2. Ma quando il re Augusto chiese ancora, alla fin fine, alcune bottiglie di champagne, Grumkow, che amava lui stesso questo vino, lo accontentò e lo apprezzò così tanto, che mentre attraversava il cortile del castello reale per andare nei suoi alloggi (ubriaco), si ruppe una costola cadendo dal timone di un carro, e quindi dovette farsi portare su una portantina dal re Augusto, quando questi dovette proseguire il suo viaggio il mattino molto presto, e voleva dargli ancora alcuni incarichi per il re Federico Guglielmo.

3. A questo proposito, il re di Polonia, a parte una camicia aperta sul davanti, era vestito solo con una corta pelliccia polacca. In questa stessa veste, solo con gli occhi chiusi, apparve al feldmaresciallo von Grumkow al mattino presto del 1° febbraio 1733, intorno alle 3, e gli disse: "Mon cher Grumkow, je viens de mourir ce moment à Varsovie!" (Mio caro Grumkow, in questo momento sto morendo a Varsavia!)

4. Grumkow, che a quel tempo non dormiva ancora molto a causa del dolore per la frattura delle costole, aveva appena notato, alla luce della lampada notturna e attraverso le sottili tende del letto, che la porta della sua anticamera dove dormiva il suo cameriere, si stava aprendo, e una lunga figura umana entrò, girò intorno al suo letto lentamente e solennemente, e aprì rapidamente le tende del suo letto.

5. Ora la figura di Re Augusto stava davanti all’attonito Grumkow proprio come quest'ultimo era stato vivente davanti a lui solo pochi giorni prima, e poi, dopo aver pronunciato le parole di cui sopra, uscì di nuovo dalla stessa porta. Grumkow suonò il campanello e chiese al cameriere che si era precipitato dalla stessa porta, se avesse visto la persona che era appena entrata e uscita. – Il cameriere non aveva visto nulla.

6. Grumkow scrisse senza indugio l'intero avvenimento al suo amico, l’ambasciatore reale imperiale e feldmaresciallo conte von Seckendorf, che quella volta si trovava nella residenza di corte del re Federico Guglielmo, e chiese a quest'ultimo di informare il re in modo corretto della questione durante la parata. Insieme all’ambasciatore von Seckendorf, quando gli pervenne la lettera di Grumkow già alle 5 del mattino, c'era il figlio di sua sorella e segretario di legazione von Seckendorf, poi il ministro del Brandeburgo-Anspach, e infine consigliere imperiale privato.

7. Quello disse a costui, mentre gli consegnava la lettera da leggere: “Non si dovrebbe pensare che il dolore abbia reso il vecchio Grumkow un visionario? Ma io devo portare il contenuto di questa lettera al re oggi stesso!”. Dopo alcuni giorni giunse a Berlino la notizia attraverso gli ulani[16] polacchi e gli ussari prussiani, cavalcando di tre ore in tre ore, che il re di Polonia era deceduto a Varsavia nella stessa ora in cui Grumkow aveva avuto quell'apparizione».

 

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Cap. 49

Le rose coperte dal velo nero

[Reporter - L. v. Nordegg]:

1. «Nel diario di una signora dell'aristocrazia polacca, la contessa Anna Pototzka, morta nel 1867, pubblicato a Parigi nel maggio 1899 – la quale, imparentata per nascita con le casate più aristocratiche della sua patria, nella sua lunga vita ebbe molte occasioni di essere presente ad interessanti avvenimenti contemporanei come intima spettatrice – si trova la narrazione di un dramma familiare che, all'epoca, costituiva argomento di conversazione in tutti i circoli eleganti, e ancora oggi, per la sua singolarità, esercita un fascino particolare sui nervi del lettore. È una storia di fantasmi, una storia di fantasmi in piena regola che però si differenzia dalle altre storie, per il fatto che i protagonisti sono nominati con nomi e cognomi, appartenenti a famiglie note e rispettate, e la fonte a cui la contessa attinse le sue informazioni era un giovane inglese di natura alquanto sobria, Lord Holland, il quale garantiva l’attendibilità della sua relazione con piena convinzione.

2. La storia è ambientata nel periodo in cui la Spagna si trovava in rivolta contro il regno insediato dall'imperatore Napoleone di suo fratello Joseph[17] ed aveva trovato nell’Inghilterra un valido alleato. Tra i giovani nobili britannici che si erano offerti volontari nelle file dei difensori della patria che erano visti come ribelli, c’era anche Lord Littleton. A soli vent'anni egli aveva già goduto fino in fondo i diletti della vita londinese, nel cui rango e ricchezza gli avevano precocemente assegnato una posizione privilegiata. – Più che satollo, annoiato e desideroso di nuove impressioni, cercava nell'alternativa della vita militare una distrazione dai successi fin troppo facili che gli erano stati procurati nei circoli delle predominanti bellezze londinesi.

3. Gli spagnoli lo accolsero con gioia, e presto trovò l'occasione per distinguersi. Ma ben presto pensò di non essere abbastanza considerato nel passaggio delle promozioni e si ritirò dai suoi compagni in solitudine. A Cadix visse nella casa di una vedova, Olivia de Mendoz, il cui marito era caduto pochi mesi prima come vittima della guerra. L'unica consolazione che era rimasta agli afflitti, consisteva nella loro figlia, una fanciulla di sedici anni che si chiamava Blanche. Di rara bellezza, Blanche, come tutti i giovani spagnoli, era stata educata senza un'adeguata educazione dello spirito e del cuore. Una volta che la tempesta della passione genuina e selvaggia aveva afferrato quest’animo giovane, inesperto e sprovvisto di ogni difesa, doveva necessariamente mandarla in rovina. Lei amava il giovane inglese fin dal primo giorno, perché lo aveva visto attraverso le persiane della finestra dietro le quali la sua vita passava monotona e triste. Lord Littleton, d'altra parte, non sospettava da tempo dell'affetto che egli aveva suscitato nell'adorabile figliola.

4. Quando però un giorno tornava lentamente a casa, due rose legate insieme con un nastro nero caddero improvvisamente ai suoi piedi. Egli raccolse il dono, che sembrava più un ornamento tombale che un saluto d'amore, e ora i suoi occhi scoprirono anche la stupenda donatrice. Quello fu l'inizio di un romanzo d’amore che entrambi vissero pieni di impetuosa passione, ma senza infrangere le barriere della costumanza, pieni di beatitudine, – finché un giorno arrivò una lettera che annunciava al Lord l'imminente fine di suo padre. Allora si decise di chiedere la mano di Blanche, e donna Olivia lo accettò con gioia come il prescelto di sua figlia. La separazione dei giovani sposi fu straziante e più di cento volte si scambiarono i giuramenti di reciproca eterna fedeltà.

5. Quando Lord Littleton giunse in Inghilterra, suo padre era appena morto. Trovò sua madre talmente piegata dal dolore e sprofondata in una malinconia così fosca, che non trovò il coraggio di parlarle di Blanche, della sua giovane fortuna e dei suoi progetti per il futuro. E l'intero ambiente, che nel frattempo gli era diventato estraneo – il tetro e alto castello degli antenati con i suoi lunghi e tenebrosi corridoi, nei quali le immagini dei suoi antenati lo guardavano rigidamente, opprimevano e restringevano il suo spirito, e a poco a poco il ricordo del breve sogno d’amore in Cadix sbiadiva nel suo interiore. Inoltre Blanche lo lasciò senza notizie, e così si credeva dimenticato, anzi tradito. Ben presto il vortice dei divertimenti londinesi lo catturò di nuovo e fece tacere gli ultimi resti dei suoi tormenti di coscienza.

6. Quando poi tornò la primavera, dovette, obbedendo alla chiamata della madre, tornare alla tenuta di campagna per prendere possesso solennemente dell'eredità del padre, il posto di capo di una delle prime famiglie del paese. L'avvenimento festoso fu celebrato con un banchetto che si protrasse fino a notte fonda. Era già tardi quando lo si accompagnò nella stanza di rappresentanza in cui prima aveva vissuto suo padre e che ora doveva accogliere lui.

7. Era appena caduto nel primo sonno leggero, quando un lieve rumore lo fece all'improvviso trasalire. Osava appena respirare e, pur essendo di natura tutt'altro che timoroso, sentiva tuttavia come il sudore della paura gli bagnava la fronte, quando improvvisamente vide formarsi un cerchio luminoso sullo sfondo scuro della stanza, dal quale usciva una figura femminile che, lentamente, camminava in silenzio verso di lui. Una lunga veste di seta bianca le avvolgeva le linee verginee del suo corpo e una corona di fiori le adornava il capo, da cui scendevano lunghe e stupende trecce nere. Nelle sue mani teneva due rose legate insieme da un funereo velo nero. Giunta nel mezzo della stanza, si fermò e fece un gesto con la mano, come ad invitare colui che stava visitando di non aver paura. Lord Littleton credette di riconoscerne Blanche, – bella come quando le aveva promesso eterna fedeltà. Ma il colore mortalmente pallido del suo viso, la delicatezza quasi ultraterrena delle sue forme, gli incutevano raccapriccio. – Con sorriso dolce lei si avvicinò al suo letto e con sguardo malinconico depose ai suoi piedi le rose coperte dal velo nero.

8. “Sei tu, Blanche?”, esclamò Littleton, cercando con tutte le forze di riprendere il controllo dei suoi sensi, ma ricevette solo un secondo sguardo mortalmente afflitto, e poi l'apparizione si sciolse in una leggera nebbia.

9. Pieno di disperazione, il Lord balzò giù dal letto. Nel suo cuore raffreddato, l'amore si risvegliò a nuovo fervore, misto con amaro pentimento. Corse più di quanto poteva nelle stanze di sua madre, le raccontò tutto e fece i preparativi per la sua immediata partenza.

10. Dal momento che in Falmouth, il porto più vicino, non si trovò nessuna nave pronta per la partenza, prese in affitto una piccola scialuppa che fu più volte vicino ad affondare durante il lungo viaggio. Ma niente poteva spaventarlo.

11. Finalmente, il nono giorno, alle undici di sera, raggiunse Cadice e si precipitò a casa di donna Olivia. Il chiarore della Luna gli fece subito distinguere e riconoscere la finestra da cui Blanche gli aveva lanciato le rose. Ma le tapparelle erano alzate, contrariamente alla pratica abituale. L'eccitazione lo aveva talmente sopraffatto, che si sentì costretto a riposarsi un attimo sulla panca di fronte.

12. Passò una donna, era la vecchia portinaia della casa. Non ebbe la forza di fermarla, di interrogarla. Immobili i suoi occhi rimasero fissi alla finestra misteriosa. Alla fine scoccò la mezzanotte, e quando i tocchi del campanile ebbero scosso lentamente il silenzio della notte, vide alcune ragazze uscire da una casa vicina, inginocchiarsi sulla soglia e pregare. Capì chiaramente dalle parole il nome di Blanche de Mendoz. Fuori di sé si precipitò verso la casa, bussò forte alla porta e chiamò Margarete, la portinaia, per sentire la verità...

13. Era arrivato troppo tardi... Qualcuno non dimorava più tra i viventi, e il dolore per la figlia adorata aveva spinto la madre ad entrare in convento, le cui rigide regole dell'ordine vietavano ogni rapporto con il mondo esterno.

14. Così allo sfortunato non rimase altro che tornare in Inghilterra. La madre si sforzò invano di alleviare il suo dolore, il suo animo divenne sempre più tenebroso, la sua propensione alla solitudine divenne sempre più forte. Un solo ricordo, un'unica immagine stava davanti ai suoi occhi, e il suo aspetto pallido, il suo sguardo instabile tradivano il tormento che stava soffrendo. Ogni giorno, con l’avvicinarsi della sera, la sua angoscia interiore si rafforzava – ogni notte, alla stessa ora, credeva di vederla, lei, la vittima della sua infedeltà. Invano si cercò di distogliere i suoi pensieri, sempre egli dava un’unica risposta: "L'ho vista di nuovo stanotte!"

15. Alla fine sua madre, piena di paura, consultò un famoso medico e fece in modo che si stabilisse nel castello per un mese e osservasse suo figlio. Al medico riuscì conquistare la fiducia del paziente, e presto credette di aver trovato una cura. Ma prima egli pretese che si dovesse trovare una giovane fanciulla il cui aspetto esteriore somigliasse alla visione che il Lord credeva di vedere. La sua guarigione dipendeva da questo.

16. "Questa donna deve", così disse il medico, "vestirsi allo stesso modo della donna che s’immagina di vedere ogni notte e apparirgli come tale. Ma nell’attimo prima che lei scompaia di nuovo, deve rompere il suo silenzio, dirgli che lo ha perdonato e non tornerà mai più. Questa è l’unica possibilità per restituirgli salute e quiete”.

17. A lungo si cercò una fanciulla del genere, una fanciulla che avesse qualche somiglianza con colei che Littleton aveva descritto così spesso e così appassionato. Alla fine la desiderata sembrava essere stata trovata, e tutto fu preparato per realizzare il piano del dottore; fu deciso che quest'ultimo non dovesse lasciare la stanza del suo paziente nel momento decisivo, per essere presente lui stesso alla crisi definitiva.

18. Era una rigida sera d'autunno e un gelido vento del nord infuriava intorno alle spesse mura del castello. Littleton, che secondo la sua abitudine e nonostante il maltempo, per tutta la giornata aveva girovagato in riva al mare, la sera sedeva presso sua madre sprofondato in foschi pensieri. Quando batterono le undici e mezza, sussultò, si alzò e le augurò la buonanotte, per andare nella sua camera da letto. Il dottore lo seguì senza farsi notare per tenerlo d'occhio, nascosto in un angolo. A mezzanotte la porta si aprì inudibilmente e la falsa apparizione, escogitata da tale pio inganno, entrò nella stanza. Littleton emise un profondo sospiro, che aveva il suono di un alleggerimento. Ma in che terribile stato d’animo si sentì il dottore nel suo nascondiglio quando il malato gridò all’improvviso con voce assordante:

19. “Cielo! Vedo due di lei!"....

20. Poi cadde in un profondo svenimento dal quale si svegliò solo per morire tra le braccia di sua madre».

 

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Cap. 50

Il fantasma del professore poeta

[sul “Morgen” - giornale di Berlino, 1910]:

1. Un telegramma da Messina ci riferisce uno strano avvenimento: durante l'ultimo terremoto (28 dicembre, 1908) crollò anche il palazzo in cui abitava la famiglia del noto professore universitario e poeta Edoardo Boner[18]. In seguito i resti della famiglia Boner furono dissotterrati e seppelliti. Solo del corpo del professore non fu possibile trovare nessuna traccia.

2. Un giorno, una giovane donna delle migliori famiglie di Messina ebbe un sogno in cui le apparve lo spirito del poeta, indicandole il luogo dove stava il suo corpo. Furono subito effettuate nuove indagini, le quali ebbero lo straordinario risultato di far ritrovato il corpo ben conservato del poeta esattamente nel posto indicato. Il poeta fu poi seppellito dignitosamente.

 

 

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Cap. 51

L’adempimento di una promessa

(9 dicembre 1542)

1. Baronio, studioso a Firenze, adempie al voto dell'amico Mercatus riferendogli la sua morte:

2. «Baronius[19], un erudito del XVI secolo, raccontò nei suoi annali di due amici, Michael Mercatus e Marcellinus Ficinus, i quali, dopo una lunga conversazione sulla natura dell'anima, si erano accordati sul fatto che chi dei due fosse morto per primo, se possibile, avrebbe dovuto dare all'altro notizia del suo stato.

3. Qualche tempo dopo, di buon mattino, Marcellinus stava sui libri, quando all'improvviso sentì lo scalpitio degli zoccoli di un cavallo al galoppo fermarsi davanti alla porta di casa sua, e distinse la voce dell'amico: "O Michael, quelle cose sono vere!", rapidamente aprì la finestra e scorse l'amico su un cavallo bianco che si allontanava al galoppo incurante della sua chiamata, e presto scomparve dalla sua vista. Il messaggero, che mandò subito a Firenze per informarsi sullo stato di salute dell'amico, gli riportò la notizia che era deceduto proprio a quell'ora».

 

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Cap. 52

Il fratello defunto dà i numeri della lotteria promessi, ma carpiti

(17 dicembre, 1856)

1. «A Senosetsche nell’Innerkrain, c'erano due fratelli che, essendo poveri, in vita si promisero solennemente che chi sarebbe morto per primo avrebbe fatto giungere all'altro i numeri della lotteria per riscattarlo dalla povertà.

2. Quando poi il più giovane morì il 17 dicembre 1856, effettivamente tornò e gli comunicò i numeri che sarebbero stati estratti; ma aggiunse: “Comunica a tutti che nessuno deve fare un voto del genere; perché ho camminato come sul rasoio, ma dovevo andarci perché l'ho promesso”».

*

[parla Schumi]:

Questo perché la ricchezza corrompe gli uomini. Il fratello giocò alla lotteria e vinse 4.000 fiorini. Io lo sentii raccontare in Uremé (1864), cosa che corrisponde alla verità.

 

 

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Cap. 53

Il Magister Schölkopf mantiene la promessa fatta al suo amico Emendörfer

di annunciargli la sua morte

(5 luglio, 1777)

1. Nel "Blättern für höhere Wahrheit"[20], Joh. Friedrich v. Meyer racconta quanto segue sul candidato Johann Jakob Schölkopf, nato nel 1748 a Kirchheim u.T:

2. «Dopo aver studiato a Tubinga ed aveva superato il suo primo esame, si decise – l'unico Magister di Württemberg che fece questo – ad entrare nella missione Hallish-Dünische. Nel 1776 fu ordinato a Wernigerode per servire la missione in Tritschinapalli. Prima di partire per Madras, prese, completamente nello spirito di quel tempo, un accordo col suo fedele amico M. Emerdörfer: “Quando sarebbe morto sarebbe andato da lui e gli avrebbe riferito come stava”.

3. Nel 1777 egli sbarcò a Madras. Nello stesso anno 1777 l'amico giaceva in una notte insonne, quando la porta si aprì, entrò una figura vestita di bianco e pronunciò le parole: “Sono il tuo amico Schölkopf; mi sento inconcepibilmente felice; ma il nostro accordo mi ha fatto molto sospirare!”. Dopo sei mesi dall'India gli giunse la comunicazione che Schölkopf era morto in quel tempo a Madras».

 

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Cap. 54

Messaggio sulle condizioni dopo la morte

(† 2 luglio 1846)

I. A. Bengel racconta: «Una donna dei miei parenti a Calw promise alla sua amica fidata che, dopo la sua morte, sarebbe venuta da lei e l'avrebbe informata sulle sue condizioni. Quando venne, disse che il viaggio le era stato estremamente faticoso, aveva dovuto farne uno molto lungo e dovette passare attraverso un numero estremamente elevato di persone».

 

 

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Cap. 55

Promessa mantenuta di riferire dall'aldilà dopo la morte

(1878)

[Br. d. Unstr]:

1. «Al signor Anton E ...., che viveva a Wisloch presso Heidelberg, le tende del letto furono tirate su nella notte del 28 novembre 1861; allo stesso tempo sentì esclamare con voce forte: “Anton! Anton! Anton!” – e si udì un violento colpo sul pavimento di sopra. Nel sentir chiamare il suo nome egli riconobbe all’istante la voce di suo padre che abitava a Rheinhausen.

2. Dal momento che questo fatto lo preoccupava molto, decise di mandare lì un messaggero la mattina presto, per informarsi sulle condizioni di salute del padre settantenne. Ma prima ancora che il messaggero si mettesse in viaggio, giunse un inviato di sua madre che gli portò la triste notizia che suo padre era annegato la sera prima nel fiume Reno.

3. Quella sera il vecchio era andato a passeggiare sull’argine del Reno con il fucile e il suo cane da caccia e, probabilmente colpito da un colpo, cadde da lì giù nell’acqua. Il suo cane, però, corse subito a casa guaendo e mugolando pietosamente. A questo punto ovviamente si temette fosse accaduto un incidente, e il figlio, che viveva ancora nella casa dei genitori, uscì subito a cercare il padre. Seguì il cane che lo precedeva finché non si fermò in un punto del Reno; qui egli trovò il corpo.

4. Una sera del 1876 il già citato Anton E. . . si recò in giardino con il suo amico e padrino, il ricco direttore delle poste K... a Wisloch. Tra le varie conversazioni si venne anche al tema dell'immortalità e della vita nell'aldilà.

5. Il signor Anton E, sebbene avesse avuto quella memorabile esperienza subito dopo la morte del padre, tuttavia, come tutti i dubbiosi, dubitava della sua immortalità, il direttore delle poste, invece, credeva in una continuazione personale. – Alla fine entrambi si promisero che chi di loro fosse morto per primo, per quanto possibile, sarebbe apparso all'altro e avrebbe portato notizie.

6. Dopo due anni, il direttore delle poste K morì, e due settimane dopo la sua morte, Anton E. ebbe la seguente apparizione. Di notte, in un angolo della sua stanza buia, non lontano dalla porta, vide un puntino luminoso che, a poco a poco s’ingrandiva sempre di più e divenne così luminoso da sembrare quasi un fuoco splendente. Ben presto questa luce splendente si trasformò gradualmente in una figura umana, ed ora scorse il direttore delle poste vestito con un soprabito grigio, proprio come si era abituati a vederlo in vita. “Uomo di poca fede!”, disse, minacciando col dito, “riferisci alla mia famiglia che io sono eternamente felice e non devono mai dimenticare di fare del bene ai poveri. E con ciò l'apparizione scomparve».

 

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Cap. 56

La promessa del pastore di annunciare la morte fu mantenuta

[Dr. med. Joseph Woschniak, 1901]:

1. «Mio zio era pastore evangelico nel villaggio montano di St. M. nel sud della Stiria, dove da studente lo visitavo spesso. In una di queste visite venimmo a parlare di apparizioni di fantasmi. Avevo letto di recente sul giornale un caso di telepatia, secondo il quale due amici si erano promessi che chi fosse morto prima, sarebbe dovuto apparire al sopravvissuto. Ebbene, uno di loro morì in America e, infatti, nell'ora della morte era apparso al suo amico che viveva in Inghilterra. Io 40 anni fa, come medico ero un materialista convinto, cosa che non lo sono più da molto tempo, poiché negavo la possibilità di apparizioni di fantasmi.

2. Il pastore evangelico aveva ascoltato con interesse la relazione, ed aveva osservato: "Non si deve dichiarare impossibile tutto ciò che non si può vedere con i propri occhi, o udire con i propri orecchi, o afferrare con le proprie mani. Io stesso credo in questo racconto".– Allora guardai lo zio scuotendo la testa. – "Sì, tu solo scuoti la testa. È certamente vero. Io stesso ho sperimentato la medesima cosa, qui in questa stanza". Ci sedemmo nella stanza attigua alla sua camera da letto, dalla quale la porta conduceva in una piccola cappella privata. – Sì, qui, attraverso questa porta mi è apparso lo spirito del mio compagno di scuola e migliore amico B. nell'ora della sua morte. B. è stato un mio collega durante tutto il tempo degli studi. In seguito si dispose felicemente che io fossi insediato qui in questa parrocchia. B. invece in quella vicina nella valle.

3. Già da studenti ci eravamo fatti una promessa, probabilmente più per scherzo, che colui che fosse morto per primo sarebbe apparso al sopravvissuto. Come vicini di casa ci facevamo spesso visita. Tre anni fa B. venne a visitarmi in occasione del mio onomastico con ancora parecchi altri amici. Trascorremmo il pomeriggio in allegria, solo che B. mi sembrava più silenzioso e più pensieroso del solito. Dopo che gli altri amici si furono congedati, B. rimase ancora fino all’imbrunire, dopodiché lo accompagnai un po' sulla via di casa. Quando mi porse la mano per la separazione, disse: "Se dovessi morire, prega per me". – "Come fai ad avere pensieri così cupi? Tu sei sano!". – "La nostra vita è nelle mani di Dio", rispose e proseguì rapidamente, accompagnato dal suo servitore.

4. Sebbene B. talvolta lamentasse un oppressione di cuore, il suo aspetto era nondimeno sano e non potevo immaginare che le sue condizioni potessero essere gravi. Tuttavia ero preoccupato a causa del suo comportamento e per le sue parole. Quando ritornai a casa mi misi a leggere il breviario, e poiché non sentivo il bisogno di dormire, – erano già le 11 di sera – andai di nuovo dalla mia camera da letto alla stanza della libreria per prendere un libro.

5. Quando entrai nella stanza, la porta che conduceva alla cappella si aprì e B. stava sulla soglia, vestito come mi aveva lasciato, solo che era senza giacca. Dalla sua bocca sentii chiaramente le parole: “Prega per me! Prega! Prega!". Dopo di che, l'apparizione scomparve. Puoi immaginare quanto ero profondamente scosso.

6. In quel momento sentii dei rumori negli alloggi della servitù al pianterreno, accanto ai quali si trova la sala da pranzo. Corsi alla scala e chiesi cosa stesse succedendo. Allora le domestiche spaventate mi riferirono che avevano visto B. entrare nella sala da pranzo. Io ero convinto della morte di B.. Il mattino seguente, di buon ora, venne il suo servitore e riferì che lui e B. erano tornati a casa felici e contenti nella notte. A quel punto B. cominciò a spogliarsi. Dopo essersi tolto la giacca sprofondò nella poltrona e morì. Cosa dici tu adesso di questa apparizione?»

7. Io ero naturalmente subito pronto con la spiegazione che si trattava di un'immagine dell'eccitata fantasia.

8. "E la circostanza che B. mi sia apparso senza giacca?"

9. Questa obiezione mi andò naturalmente di traverso; mi arrabattai qui e là e alla fine dovetti ammettere che dal punto di vista materialistico, le questioni trascendentali erano insolubili».

 

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Cap. 57

L’apparizione visibile dell’amica defunta

1. La signora Endhoven descrive un caso vissuto in prima persona come segue:

2. «La signora Olga Z. era la mia amica d'infanzia. Quando ancora ragazza viveva qui a S. ed eravamo sempre insieme, nessuno avrebbe detto che sarebbe morta così presto, poiché essa era – al contrario di me – sana, gioviale, solo un po' troppo corpulenta per la sua giovinezza.

3. In un'occasione, quando la punzecchiavo per la sua corpulenza e le prospettavo che avrebbe raggiunto una bella età e mi sarebbe sopravvissuta di molto, lei mi disse che non sempre era stato così; nature come la mia si dovevano paragonare ai salici, che la tempesta piega certamente, ma non si spezzano così presto, e aggiunse scherzando: "Visto che stiamo parlando di morire, suggerisco che quella di noi che sarà destinata a morire prima, si deve mostrare all’altra dopo la morte; lo vuoi?". – Io naturalmente glielo promisi senza ulteriori indugi, poiché a quel tempo non pensavo nemmeno lontanamente alla possibilità di una continuazione della vita personale dopo la morte, di conseguenza nemmeno a un rapporto del defunto con i viventi. – Presto l’avrei pensata diversamente!

4. Poco dopo Olga sposò l'imprenditore edile Z. ad Agram, con il quale però – come venni a sapere più tardi – non visse particolarmente felice; dopo il suo matrimonio lei stessa mi scrisse solo tre volte, poi non sentii più niente di lei, finché… non venne lei stessa!

5. In una notte del 1886, mentre dormivo, fui scossa dolcemente alle spalle. Mi svegliai ma non notai nessuno nella stanza. Siccome però avevo avvertito chiaramente la scossa, accesi le candele, non vidi nessuno e volevo coricarmi di nuovo, allorché sentii una colpo dalla sala da pranzo e mi sembrò di riconoscere la voce di Olga, alla quale non avevo minimamente pensato.

6. "La burlona mi vuole certamente prendere in giro", pensai, supponendo che fosse appena venuta da Agram a farmi visita. Mi recai perciò nella sala da pranzo – la porta era spalancata – ma non riuscii a trovare nessuno, se fosse arrivato qualcuno l’avrei visto, sonnolenta mi risposi: “Devo aver sognato!”

7. Ora credevo davvero nell'inganno o in un sogno, e ritornai nella sala da pranzo. Ma non appena vi entrai, sentii lo stesso colpo proveniente dalla mia camera da letto. "No, non mi sbaglio! È la voce di Olga!", mi dicevo, e adesso ero sicura di scoprirla, poiché dalla camera da letto poteva giungere nella sala del ricevimento solo attraverso l’altrettanto porta aperta, ma da lì ogni altra via era bloccata, poiché la porta che conduceva nel corridoio era chiusa a chiave, cosa che io sapevo bene.

8. In questa aspettativa entrai nella mia camera da letto, – ma nessuna traccia di un essere vivente, e proprio quando cercavo di esaminare a fondo ogni angolo della stanza e poi dare un’occhiata nella sala di ricevimento, sentii come se un oggetto venisse trascinato giù dal tavolo e cadere sul pavimento. Guardai rapidamente in alto e sotto il tavolo, ma con mio grande stupore trovai tutto in ordine! Quasi nello stesso istante sentii dei sussurri nella sala di ricevimento, guardai lì e scorsi – non ero più affatto sorpresa – Olga! Era lei? Non c’era dubbio, la riconobbi subito, anche se la sua figura mi sembrava molto slanciata e gigantesca e cercai solo invano di spiegarmi come mai potesse apparire in vesti bianche e ondeggianti, provenendo da un viaggio.

9. Un’inspiegabile timore s’impossessò di me, ma nella gioia di vederla e sospettando uno scherzo da parte sua, lo superai subito (non credevo e non pensavo affatto ai fantasmi!) e mi diressi verso la mia amica. – "Olga!", esclamai, "Olga!". – Non rispose; ma mentre mi avvicinavo, lei indietreggiava – sorridendo e salutando con la mano – verso la porta del corridoio. "Olga!", esclamai nel frattempo piena di rimproveri più volte e cercai di afferrarla al braccio, quando lei – ero sveglia o stavo sognando? – raggiunse la porta chiusa, sembrò attraversarla; la figura divenne sempre più indistinta e più nebulosa, finché alla fine si sciolse letteralmente nel nulla e scomparve.

10. Non ho bisogno di dire come mi sentii in quel momento. Ma per essere completamente sicura di non essere stata menata per il naso da qualcuno, provai ad aprire la porta che dava sul corridoio – era chiusa a chiave, poi esaminai ancora una volta tutte le stanze – non c'era nessuno, allora andai in cucina, dove la ragazza di servizio – quando alla fine le descrissi l'intero avvenimento – mi diede da intendere, di cattivo umore e abbastanza chiaramente, che avevo un ramo di pazzia.

11. Solo adesso cominciai a capire la connessione! Ritornai in camera da letto– ma di dormire non se ne parlava proprio – e nel presentimento di quello che sarebbe accaduto guardai l'orologio: erano le due e un quarto. Mio padre e mio fratello dormivano al piano terra, non volevo raccontar loro l'accaduto fino al mattino, così rimasi sola con le mie considerazioni. Inutile dire che entrambi mi presero in giro quando riferii loro quanto sopra.

12. Ma quello che mi aspettavo era vero! Quella mattina ricevetti un telegramma da Agram dicendo che Olga era morta all'una di notte.

13. Come il mondo, soprattutto quello scientifico, giudichi e pensi a questo proposito, mi è indifferente; io da parte mia sono assolutamente convinta della nostra personale continuazione della vita dopo la morte e della possibilità di un rapporto tra i morti e i viventi. E posso fare altrimenti? L'ho vissuto personalmente, e questo mi basta».

 

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Cap. 58

La vivente conosce il momento in cui sarebbe morta

[Chemnitzer N. N. 24 giugno 1901]:

1 «In un villaggio del distretto di Sagan, il 10 giugno 1910, fu sepolta una vecchia signora di 77 anni. Tre giorni prima della sua morte si era recata dal falegname del luogo ed aveva ordinato una cassa da morto 'molto bella' pagandola subito in anticipo allo stupefatto mastro falegname. Poi ordinò al panettiere dieci focacce per gli invitati afflitti e altrettante differenti libbre di carne dal macellaio, dicendo alla gente che sarebbe morta presto. L’anziana donna continuò ad occuparsi della casa ancora per alcuni giorni, finché non si mise a letto e non si alzò più. La donna non era mai stata malata!»

*

[parla il Padre Gesù]:

2. "La donna ebbe la certezza della sua imminente morte con la comunicazione del figlio defunto che le apparve durante la notte quando giaceva sveglia nel letto, e lo vide e lo sentì con la Mia apertura della sua chiaroveggenza spirituale, annunciandole la sua morte il giorno che le rivelò. Questa notizia la rallegrò a tal punto che mise subito l’intera faccenda in ordine per trasferirsi nell'aldilà senza preoccupazioni".

 

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Cap. 59

L’adempimento di una brutta richiesta

(1843)

[parla Schumi]:

1. «Circa 50 anni fa viveva a Petrinja – non lontano da Sissek – un pellicciaio di nome R. con la moglie e due figli. All’improvviso il pellicciaio si ammalò gravemente. La moglie nel frattempo era in stato interessante, e poiché a quel tempo vivevano già miseramente, la madre fu colta da un grande timore pensando a cosa avrebbe dovuto fare con i suoi tre figli, se il padre non fosse stato più in vita. Alcuni giorni prima della sua morte la donna pianse amaramente e pregò il marito di prendere con sé il figlio in arrivo – se ci fosse stato un aldilà. E il marito glielo promise.

2. Sei settimane dopo il parto, una sera la partoriente era seduta accanto alla culla e cantava una ninna nanna per far addormentare il pargoletto. All’improvviso il bambino aprì gli occhi ed esclamò molto chiaramente alla mamma: "Mamma, ecco il papà!". – La madre rimase come pietrificata. Dopo un po' si riprese e si mise a letto. La mattina dopo trovò il figlioletto morto nella culla.

3. Allo scrivente di queste righe, sua suocera raccontò più volte questo avvenimento, e in questi giorni me lo ha ripetuto. Lei ha 72 anni ed era un'ottima amica della donna citata».

*

 

[parla il Padre Gesù]:

4. "Ho aperto gli orecchi spirituali della madre, perciò lei ha sentito parlare l'anima del bambino che, in quel momento, si preparava ad uscire dal corpo".

 

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Cap. 60

Prove bibliche del ritorno dei defunti

La resurrezione di Gesù

1. La prima e principale conferma che coloro che sono morti nella carne vivono nell'aldilà come spiriti, e ritornano come spiriti per farsi vedere da coloro che vivono ancora, l’avete nella morte di Gesù, nella Sua resurrezione e nelle Sue frequenti apparizioni nel tempo che va dalla morte sulla croce fino alla Sua ascensione.

2. Ma se questo accadde da parte del Padre di tutti gli uomini, allora è una prova sicura per gli spiriti che essi, dopo la morte terrena, continuano a vivere spiritualmente e possono manifestarsi al mondo attraverso la loro personale apparizione, quindi ha luogo una resurrezione nello spirito e una continuazione della vita dell'anima, e che quest'anima può ritornare senza dormire nella tomba e mostrarsi ai viventi, per cui in Gesù esistono le prove principali della verità di questo insegnamento.

 

 

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Cap. 61

L'arcangelo Raphael come spirito consolidato

1. Nel libro di Tobia leggiamo che Azaria, un figlio del grande Anania, morì e poi venne a Ninive, come angelo Raphael, dal vecchio Tobia diventato cieco per la cataratta, ed accompagnò suo figlio nella città di Rages in Madia, aiutandolo nella città di Ecbatana a prendere in sposa una donna di nome Sara, figlia di Raguel, e per la riscossione del denaro prestato a Gabael a Rages, così come per la guarigione di suo padre dalla cataratta per mezzo della bile di un pesce, in modo che riacquistò la vista.

2. Questo viaggio durò 45 giorni, durante i quali Raphael mangiò, bevve e dormì come una persona normale e si comportò in tutto in modo che nessuno lo guardasse per qualcosa di diverso da una persona comune. Solo col ritorno a Ninive, dopo aver sbrigato tutto, disse chi era e scomparve davanti agli occhi della famiglia di Tobia.

 

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Cap. 62

Re Saul parla con il defunto profeta Samuele

1. Nell'ultimo periodo del suo regno, il re Saul fu abbandonato da Me, ed Io non davo risposte alle sue domande. Nel suo tormento andò dalla chiaroveggente Marta di Endor e le chiese di chiamargli il defunto profeta e giudice d’Israele, Samuele, per un colloquio dal limbo, il quale venne anche ed annunciò al re la sua rovina, perché non seguiva Dio.

2. Da questa storia voi apprendete che ci sono davvero persone chiaroveggenti che possono vedere e sentire i defunti e quindi parlare con loro; inoltre, che Samuele, anziché discendere dalla regione eterica, dovette salire dal regno dei morti, per corrispondere alla falsa dottrina giudaica del limbo, in cui i defunti Mi aspettavano come Redentore dal peccato originale di Adamo. Questo limbo era comunque nient’altro che il desiderio ardente inadempiuto dei figli di giungere a Me, al loro Padre nei Cieli.

 

 

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Cap. 63

L'apparizione dell'arcangelo Gabriel

1. Il defunto patriarca Jared, il padre di Enoc, apparve sotto il nome celeste dell’arcangelo Gabriel al sommo sacerdote Zaccaria, e gli annunciò la nascita di un figlio di nome Giovanni, il futuro battezzatore del Giordano.

2. Lo stesso arcangelo Gabriel portò più tardi alla Vergine Maria il messaggio del concepimento di Gesù.

3. La relazione di Gabriel con Zaccaria, che era la reincarnazione di Mosè, vi dimostra chiaramente che Io invio i Miei servitori visibilmente, udibilmente ed efficacemente in delega del Mio potere, quando ho in animo di compiere qualcosa di importante.

4. L'apparizione dell'arcangelo Gabriel avvenne entrambe le volte alle 10 del mattino. Zaccaria e Maria lo videro e parlarono con lui. Egli era uno dei grandi angeli che coprono le più alte posizioni d'onore davanti al Mio Trono nella Nuova Gerusalemme. In questo modo vi viene fornita la prova che le relazioni tra l’aldiquà e l'aldilà ha luogo quando le circostanze lo richiedono come una necessità».

 

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Cap. 64

La Trasfigurazione sul monte Thabor

1. Alla trasfigurazione sul monte Tabor, apparvero Mosè ed Elia e parlarono con Me alla presenza dei Miei tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo.

2. All’Ascensione apparvero gli stessi due arcangeli e parlarono ai discepoli del Mio ritorno, ritorno che ha luogo adesso. Per vero, si aspetta che Io venga nelle nuvole del firmamento, solo che le nuvole del cielo sono precisamente le Mie parole dottrinali della Teosofia cristiana e nient'altro. Chi non Mi riconosce in queste nuvole, aspetterà invano altre nuvole, perché le nuvole del cielo significano spiritualmente "le Parole di Dio".

3. Dalle relazioni che vi sono state date finora avete notato che i Miei arcangeli Mosè, Elia, Raphael, Samuel e Gabriel sono entrati in contatto con gli uomini e quindi sono tornati dall'aldilà.

4. Si penserà: “Certamente, questi erano arcangeli, non semplici defunti”. Questa opinione è sbagliata, poiché fino ad oggi oltre 60.000 deceduti si sono rivelati nei circoli spiritici ai loro parenti, amici, conoscenti e frequentatori di circoli attraverso differenti manifestazioni. Quindi oltre 60.000, il che è certamente una cifra rispettabile di morti, i quali, come spiriti, continuano a vivere dopo la morte del loro corpo nelle sedute attraverso apparizioni personali, parlando, predicando, porgendo la mano ai presenti, sollevando oggetti pesanti e spostandoli avanti e indietro o portandoli con giochi di musica. Essi si manifestano con la scrittura e attraverso una quantità di altre produzioni. Non credete a coloro che definiscono queste manifestazioni, inganno e menzogna, ma neanche a coloro che nelle sedute spiritiche non riconoscono altro che diavoli e demoni provenienti dagli angeli caduti con il Satan Lucifero. Questa non è altro che ignoranza e incoerenza! Non permettete che i vostri cari defunti, genitori, fratelli, amici, ecc., vengano degradati a demoni da questi falsi maestri.

 

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Cap. 65

Personale apparizione di 346 defunti

1. Quando espressi le Mie ultime parole sulla croce: "È compiuto", il Mio corpo terreno morì e in quel momento la Terra tremò, le rocce si spaccarono e 346 spiriti di pii defunti ricevettero il permesso di mostrarsi ai loro parenti in lutto che vivevano a Gerusalemme, come segno straordinario della catastrofe. Questo grandioso avvenimento riempì di gioia la grande città, per la Mia attesa resurrezione il terzo giorno, ma allo stesso tempo riempì di inquietudine i colpevoli per ciò che ne sarebbe seguito. Questo fu uno dei più grandi avvenimenti nella storia del mondo, che tanti defunti apparvero in una sola volta e si mostrarono ai loro cari.

2. I 346 defunti, che nell'anno 33 il 25 marzo prima delle tre del pomeriggio si mostrarono ai loro sopravvissuti, parenti e amici per 5 secondi, confutano completamente le affermazioni degli ignoranti e dei negazionisti della sopravvivenza spirituale dell’anima dopo la morte, e che nessuno è ancora ritornato.

 

 

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Cap. 66

Gesù come spirito

1. Dopo la resurrezione il Mio corpo era uno spirito, ed appariva materialmente solo quando Io, Cristo, lo volevo. Questo fatto lo sapete dall'avvenimento con i due discepoli che andavano ad Emmaus. Io andai a parlare con Cleofa e Barsaba Giusto per l’intero cammino, ma nella locanda di Emmaus, quando mi riconobbero, in occasione della benedizione e lo spezzare del pane, scomparii dinanzi ai loro occhi.

2. Di sera, a porte chiuse, apparvi all’improvviso in mezzo ai miei discepoli. Erano spaventati, poiché pensavano di aver visto un fantasma. Rafforzati con la Mia forza di volontà, Mi lasciai toccare come Uomo in carne e ossa, e mangiai un pesce e una focaccia di miele davanti ai loro occhi. Eppure ero uno Spirito proveniente dall'aldilà, poiché con l’abbandonare i discepoli, Io scomparvi altrettanto all'improvviso dinanzi ai loro occhi, come all'improvviso apparsi al Mio arrivo.

 

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Cap. 67

Discorso di Mosè ed Elia all'Ascensione di Gesù

(Anno 33, 7 maggio)

1. Atti 1,10-11. «E mentre seguivano con lo sguardo Gesù che saliva al cielo, ecco che apparvero accanto a loro due uomini in vesti bianche, i quali dissero loro: “Uomini di Galilea, cosa state lì e guardate verso il cielo? Questo Gesù che è asceso da voi al cielo, verrà come Lo avete visto salire al cielo”».

*

[parla il Padre Gesù]:

2. Spiegazione: "I Miei discepoli riconobbero subito che questi erano Mosè ed Elia. In primo luogo perché essi li conoscevano entrambi personalmente quando vivevano sulla Terra, in secondo luogo perché essi stessi avevano assistito alla trasfigurazione sul monte Thabor e dapprima conoscevano Zaccaria come sommo sacerdote, il padre di Giovanni Battista ed Elia come Giovanni Battista".

 

 

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Cap. 68

Dall'aldilà ritornano i defunti religiosi

Apparizione della martire Potamiäna

(177 d. C.)

Sentiamo come al tempo delle persecuzioni nel II secolo molti pagani si convertirono a Cristo perché la martire Potamiäna, la cui esecuzione aveva fatto una profonda impressione, appariva loro in sogno e li esortava alla conversione! Tra coloro che furono così risvegliati c’era Basilide, che le aveva mostrato molta partecipazione e compassione nell'ultimo tragitto lungo il quale l’aveva accompagnata, ed aveva ricevuto da lei la promessa della ricompensa divina. Tre giorni dopo la sua esecuzione, gli apparve nella notte e gli pose una corona sul capo con il messaggio che il Signore lo avrebbe presto accolto a Sé. Subito Basilide si dichiarò per Cristo, ma la sua esecuzione non si fece attendere.

 

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Cap. 69

L'apparizione della martire Agnese

(2 gennaio, 253)

Così riferisce Ambrogio: «Quando i genitori e i parenti della giovane martire Agnese[21] una notte visitarono la sua tomba, scorsero un coro di vergini in vesti d'orate, tra le quali, adornata con la corona della vita, c’era anche la loro figliola. Questa si rivolse ai genitori con volto trasfigurato e disse: "Non piangete vostra figlia come una persona morta, fatele piuttosto le congratulazioni per aver ottenuto da Dio la vita eterna!"»

 

 

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Cap. 70

Visione di Aurelio Agostino, vescovo di Ippona in Africa

(Anno 417)

Agostino una volta disse: “Ricordo molto bene che Profuturus, Privatus e Severinus, che ho conosciuto nel monastero, mi sono apparsi dopo la loro morte ed hanno parlato con me. Ciò che mi hanno detto è anche successo veramente".

 

 

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Cap. 71

Le visioni di Suso

(1352)

1. A Suso[22], quando raccolse molta ingratitudine dalla distribuzione di un grande lascito secondo l'usanza del mondo, il testatore, un pio canonico, comparve e lo pregò di subire pazientemente la grande ingiustizia di cui lo si accusava, poiché Dio lo avrebbe  ben ripagato di tutto. Disse anche che tutto andava bene per lui in quel mondo. – In un'altra occasione gli apparvero i due mistici defunti, il maestro Eckhart[23] di Colonia († 1327) e fra Johannes der Fucrer di Strasburgo. Al primo, che dichiarò di essere "in esuberante chiarezza", chiese la via più prossima che porta al Cielo. La risposta fu: "Il cristiano, secondo la sua autostima, deve abbassarsi con profonda compostezza, e prendere tutte le cose da Dio, e non dalla creatura, e si sieda in una tranquilla pazienza verso tutti gli uomini ancora così lupoidi". – All’altro che gli mostrò il volto dell’incantevole bellezza con cui la sua anima si era trasfigurata, domandò: “Quale di tutti gli esercizi sarebbe il più doloroso per un uomo e quale il più utile per lui?”. – Allora quello rispose: “Che nulla sarebbe più doloroso e più utile per l’uomo, se l’uomo si abbandonasse a Dio da se stesso con pazienza e lasciasse operare Dio attraverso di lui”.

*

2. (1355) Suso scrive di essere stato completamente rassicurato sul destino ultraterreno di sua madre defunta solo dopo che lei stessa gli era apparsa nel volto luminoso e gli ebbe mostrato la grande ricompensa che aveva ricevuto da Dio.

 

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Cap. 72

Alla signora Bargrave appare la defunta signora Peal

(8 settembre 1705)

«La signora Bargrave era seduta in casa a Canterbury, afflitta e piena di crucci, quando all'improvviso la sua amica signora Peal entrò e le disse: "Se gli occhi del nostro sentimento fossero aperti come quelli del nostro corpo, vedremmo riuniti una moltitudine di angeli intorno a noi per la nostra protezione. – Siate consolata nelle vostre sofferenze! Un solo minuto di beatitudine futura è sufficiente per ricompensarvi di questo". Poco dopo, ricevette la notizia che l'amica già il giorno prima, il 7 settembre, si era addormentata».

 

 

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Cap. 73

La figlia defunta prega suo padre di intercedere per lei presso Dio

[Ludwig Hörmaus di Launstein 1900]:

«Nel 1830 il pescatore Federl da Tengling veniva spesso fino ad Altötting per il commercio del pesce. In quest’occasione non si lasciò mai sfuggire di visitare lì la famosa Cappella delle Grazie. Quando un giorno in questa cappella stava tra i molti devoti, vide una giovane fanciulla a pochi passi da lui, la quale attirò la sua attenzione in massimo grado. La ragione di ciò era che quella fanciulla era l'immagine perfetta della figlia ventenne recentemente scomparsa; si era appena ripreso dallo stupore quando l'apparizione stava già accanto a lui e disse: "Padre, oggi prega un po’per me, l'ultima volta non hai pregato per nulla", poi scomparve. Da quel giorno ci fu un significativo cambiamento nell'uomo altrimenti così grezzo, e raccontava in lacrime ai buoni amici l’apparizione della sua cara figlia Francesca».

 

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Cap. 74

Il padre defunto appare al figlio

[M.F.]:

Nel 1896 mi trovavo in un albergo a Prao dove mi trattenni per qualche tempo. Un giorno, all'ora di pranzo, incontrai sulle scale un signore che somigliava perfettamente a mio padre, morto circa 28 anni prima. Mi passò davanti in modo che ci sfiorassimo con le braccia, tuttavia mi guardò in una maniera che mi fece involontariamente rabbrividire. Chiesi subito al portiere che stava ad un passo da me, il quale avrebbe dovuto vedere tutti quelli che entravano nell’albergo, chi fosse questo signore, ma questi assicurò che non c'era nessuno, altrimenti avrebbe dovuto vederlo. Qualche tempo dopo, in una seduta spiritica mi fu comunicato, attraverso il mio defunto fratello, che quel signore a Praga era stato di fatto l'apparizione del mio defunto padre, il quale mi aveva fatto visita per vedere come stavo.

 

 

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Cap. 75

Sicuri segni di una spirituale continuazione della vita

 

1. «Il 4 dicembre 1912 morì il nostro caro padre[24]. – "Dresda. È morto lontano dai suoi figli, improvvisamente e senza agonia”. – Ricevemmo questa notizia solo tre giorni dopo, da una personalità vicina al defunto.

2. La notte precedente, prima che ricevessimo la notizia, il mio caro padre apparve all’improvviso davanti a me ed era vestito completamente di nero, aveva perfino il suo colletto bianco avvolto di nero. Era molto agitato, probabilmente per la sua scomparsa imprevista, e mi pregò gravemente di ascoltarlo perché aveva ancora qualcosa da comunicarmi. Poi, però, scomparve, e lo riferii alla mia cara madre e ai miei fratelli, dopo di che la notizia della sua morte arrivò a mezzogiorno.

3. Nostro padre apparve ripetutamente in sogno alla mia sorella minore; da ultimo si mostrò completamente in nero e poi si trasformò in una figura luminosa. Quattro giorni prima, verso le 10 di sera, quando nostra madre aveva già spento la luce, nostro padre stava improvvisamente in una veste bianca davanti al letto di mia sorella di 12 anni e alzò il suo braccio per benedire lei e me. Poi scomparve».

 

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Cap. 76

Un saggio per la percezione degli spiriti

[Comunicato da C.W. R.]:

«Settimane fa, quando mia moglie e i miei due figli erano ammalati, mia suocera accudiva alle nostre faccende domestiche. Durante una conversazione potei raccontarle l’avvenimento di come mia madre apparve a sua madre in pieno giorno alcune settimane dopo la sua morte. Questo spinse mia suocera a comunicare che suo fratello maggiore Angelus, una mattina, entrando nella sua stanza, esclamò felicemente: "Mamma, è appena arrivato il nonno". Quando gli fu detto che aveva certamente sognato, perché il nonno era morto, lui insistette nella sua affermazione: "No, no, l’ho visto! Era al mio capezzale!"»

 

 

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Cap. 77

Un ritorno dal primo inferno

[giornale dello Spiritismo – A. Ecker - 1909]:

1. «Una coppia di anziani che possedeva un piccolo negozio di genere di consumo vicino a noi, ha fatto molte buone azioni ad un uomo d'affari andato completamente in rovina per le sue dissolutezze. Se aveva fame gli davano da mangiare, e nella brutta stagione, se non aveva un ricovero, spesso gli davano un posto vicino alla stufa e un giaciglio. Un giorno si ammalò a causa delle eccessive privazioni, e morì nel giro di un giornata. Poteva essere stato sepolto da circa otto giorni, quando l’anziana bottegaia una notte guardò l’orologio, suo marito a quell’ora doveva andare al mercato e lei temeva che si addormentasse. Quando accese la luce per guardare l'orologio che pendeva vicino alla porta, questa si aprì silenziosamente e il defunto le stava di fronte. Lei vide solo il busto, avvolto in un velo bianco. Con voce lieve ma molto chiara disse: “Sono due giorni che tu non preghi per me, ti prego, prega per me!”. L'apparizione si dissolse poi come in una nebbia».

*

[parla il Padre Gesù]:

2. “La donna in seguito allo spavento rimase malata per alcuni giorni”.

 

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Cap. 78

Apparizione del padre defunto alla sua figlioletta morente

(27 maggio 1894)

(da “L'Jnconnu” - R. de L., Lacapelle]:

1. «Avevo una figlioletta di 15 anni che era la mia gioia e il mio orgoglio. Quando dovetti intraprendere un piccolo viaggio, la consegnai alla custodia di mia madre. Dovevo tornare il 17 maggio 1894. Il 16 sognai che la mia figlioletta si era gravemente ammalata a letto e, piangendo amaramente, chiedeva di me. Mi svegliai con il cuore in gola, ma cercai con tutti i mezzi di allontanare le mie preoccupazioni. Al mattino ricevetti, con gioia, una lettera di mia figlia, il che fece dileguare il resto della mia paura.

2. Quando tornai a casa il 17, mia figlia non mi corse incontro e la domestica mi comunicò che si era coricata con un gran mal di testa, …non si sarebbe più alzata. Due giorni dopo si manifestò una violenta angina[25] e, nonostante le nostre massime cure, la mia povera bambina morì il 29 maggio.

3. Due giorni prima della sua morte, mentre stavo sul mio letto con gli occhi chiusi, senza dormire; nella stanza accanto mia figlia stava dormendo e la sorvegliante vegliava presso di lei. All'improvviso uno splendore penetrante inondò la stanza, chiamai la sorvegliante e ci vollero alcuni secondi prima che lei mi rispondesse. Frattanto ero già in piedi e corsi al letto della mia figlioletta. A questo punto la luce sbiadì e la stanza fu nuovamente illuminata solo dalla lampada notturna.

4. La sorvegliante tremava dallo spavento e mi sforzavo invano di sapere cosa la turbasse. La mattina dopo lei raccontò alla gente di casa – e continua ad insistere ancora oggi – di aver visto mio marito, morto sei mesi prima, ai piedi del letto della mia figlioletta».

 

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Cap. 79

Il defunto esaudisce la preghiera del fratello

(8 settembre 1855)

1. Il capitano G.F. Rüssel Colt, comunica il seguente caso:

2. «Amavo immensamente Oliver, il mio fratello maggiore, tenente del 7° reggimento fanteria. A quel tempo si trovava a Sebastopoli. Un giorno, in preda ad una profonda depressione, mi scrisse che si sentiva male; gli risposi subito, gli diedi coraggio e gli chiesi con insistenza che, se aveva bisogno di me, doveva immaginarsi di essere in quella stanza nella quale a quel tempo dimoravo e dove da ragazzi ci trastullavamo nei nostri giochi spensierati, e poi fumavamo di nascosto le nostre prime pipe. Come appresi in seguito, mio fratello ricevette questa lettera quando ottenne l’estrema unzione (me lo riferì il prete stesso). Dopo l'atto sacro andò nelle trincee per non ritornare più.

3. Poche ore dopo iniziò l'attacco a Redan. Quando il suo capitano cadde, mio fratello prese il comando e guidò coraggiosamente i suoi uomini. Sanguinava già da diverse ferite, quando un proiettile lo colpì alla tempia destra. Cadde su un mucchio di soldati caduti (lo si trovò morto 36 ore dopo in posizione inginocchiata, sorretto dagli altri cadaveri). Egli cadde forse senza morire subito l'8 settembre 1855. Quella notte mi svegliai all’improvviso a causa di un colpo. Vidi mio fratello inginocchiato presso la finestra nelle vicinanze del mio letto, una nebbia leggera e scintillante lo circondava. Cercai di parlare ma non riuscivo a tirar fuori una parola. Io non credevo né alle apparizioni né agli spiriti e cercavo di ordinare i miei pensieri e render chiaro a me stesso quella allucinazione.

4. Cosa gli scrissi 14 giorni prima, fu dimenticato. Mi dicevo che doveva essere stato il chiaro di Luna che mi diede l’illusione di questa apparizione. Alcuni istanti dopo guardai di nuovo, lui era ancora lì e i suoi occhi mi guardano con profonda tristezza. Provai a parlare di nuovo, ma la mia lingua rifiutava completamente il suo servizio. Saltai giù dal letto, guardai fuori dalla finestra; pioveva a goccioloni, la notte era nera e non si vedeva la Luna. Il povero Olivier era ancora lì; mi avvicinai, passai attraverso l'apparizione, raggiunsi la porta della stanza e guardai ancora una volta indietro.

5. Olivier girò la testa verso di me e mi guardò pieno di fatale paura e amore. Solo allora vidi un fiume di sangue colare dalla tempia destra. Lasciai la stanza e trascorsi il resto della notte presso un amico, al quale raccontai la mia esperienza. La raccontai anche ai miei vicini di casa e a mio padre, il quale mi impose di non dire più a nessuno quella assurdità e, soprattutto, di tacere con mia madre.

6. Il lunedì successivo Sir Alexander Milne ci comunicò che l'attacco a Redan era riuscito. Chiesi al mio amico di farmi sapere se per caso avesse letto il nome di mio fratello nell'elenco dei feriti o dei morti. Quindici giorni dopo venni a sapere quanto segue: “Il colonnello del reggimento, così come altri due ufficiali, confermarono che il corpo di mio fratello era stato trovato nella posizione in cui mi era apparso; la ferita era esattamente dove l'avevo vista. Non fu possibile stabilire se fosse morto subito. (mi ricordai che erano verso le due del mattino)”. Due mesi dopo mi fu inviato un libretto di preghiere e la mia lettera, li aveva entrambi portati nel suo taschino alla sua morte».

 

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Cap. 80

Un ritorno dall'aldilà per pagare una manica di pelliccia

(17 dicembre, 1907)

[di Friedrich Bax - Periodico di spiritismo, 1911]:

1. Quanto spesso nelle Sacre Scritture si parla di apparizioni angeliche, secondo l'insegnamento divino, mediante l'apertura della vista spirituale! Se ora qui e là tocco questo argomento messo da parte dal mondo d’oggi, ricevo brevemente un rifiuto, il che è comprensibile che questo argomento – per quanto concerne i fenomeni occulti – era stato ben possibile prima, ma oggi? – Diversamente lo si relega nel regno delle favole, e ogni ulteriore discussione viene rimossa.

2. Se ora apriamo la Bibbia e leggiamo il capitolo 13, versetto 2 nella lettera apostolica agli Ebrei[26], troviamo, per quanto riguarda la materializzazione più alta, l'incarnazione apparentemente completa di coloro che sono già stati separati da noi, una conferma di quello che cercherò di comunicare in quello che dirò.

3. I miei pensieri sono attaccati ancora alla caratteristica menzionata in questo breve capitolo che racchiude in sé tante opportunità, e la mia anima indugia affascinata davanti all’immagine così sublime: "Signore, rimani con noi, perché si fa sera".

4. Ora i cari lettori devono seguirmi a Rirdorf, Bergstrasse 155, dal mastro pellicciaio Karl Beier, scomparso il 4 novembre 1910:

5. «Alcuni anni fa, una donna di nome Frank di Berlino, residente in Weinstrasse, portò da riparare una manica di pelliccia dal nostro mastro pellicciaio. Alcune settimane dopo questa donna morì. Il pezzo di abbigliamento, che nel frattempo era stato completato secondo specifiche particolari, era ora in attesa di essere ritirato.

6. Questo venne riposto nella stessa scatola che aveva occupato in precedenza.

7. Il grande vuoto per gli affari dei pellicciai, a causa della stagione calda, era in atto. Il mistico Karl Beier sedeva nel suo "laboratorio" a riflettere su problemi irrisolti. Così divenne sera. Il Sole calante aveva da tempo salutato questo pezzettino di madre Terra, quando suonò il campanello della porta del negozio. Il locatario, Karl Beier, si trovava con sua figlia Frida (dal 1 marzo signora Goroncy, residente in Weisestrasse 51) nella stanza sul retro, dalla quale quest'ultima poté vedere entrare una figura scura; la signorina Frida non fu in grado di difendersi da un imprevisto e involontario senso di paura. Si recò subito nel negozio, dove si trovò di fronte una signora profondamente velata in abito da lutto. La signorina Frida Beier chiese alla sconosciuta imbacuccata cosa desiderasse, al che il velo di quest’ultima si sollevò e, volgendo i suoi dolci occhi neri su Frida, disse: "Vorrei ritirare la mia manica!". – La ragazza rispose: "A che nome?" – "A nome di Frank", rispose la sconosciuta.

8. A questo punto la signorina Beier chiamò suo padre, affinché andasse a prendere la manica di pelliccia. Trovò anche quella che cercava, alla quale era ancora attaccato il biglietto con il nome Frank. Durante questa ricerca, la sconosciuta descrisse esattamente la custodia nella quale era riposta la manica, indicando anche la direzione in cui si trovava l'oggetto richiesto.

9. Il mastro estrasse la manica di pelliccia dalla scatola e la porse alla cliente che, dopo aver pagato il prezzo pattuito, disse: "Io sono la signora Frank stessa!"

10. Sia il padre che la figlia rimasero come paralizzati dallo spavento, ed entrambi riconobbero con certezza in questa persona la signora Frank che era morta da tempo. Quest'ultima si recò dalla porta semiaperta del negozio di nuovo all’aperto. Non appena la porta si chiuse, anche Karl Beier e sua figlia si precipitarono dietro di lei per vedere dove fosse la loro cliente. Essi avevano afferrato la maniglia all'interno nello stesso momento in cui questa doveva lasciare andar fuori la loro visitatrice. Una rapida mossa e si trovarono fuori dalla loro abitazione. Dalla porta, che era munita con una grande vetrata trasparente, partivano ancora cinque gradini che conducevano al livello della strada.

11. Grande fu lo stupore del padre e della figlia, poiché la signora Frank era scomparsa e rimase scomparsa.

12. L'illuminazione della strada permise ad entrambi di poter avere un’ampia visuale verso tutti i lati con il poco movimento che c’era in quel momento, ma l'inquietante forestiera rimase sconosciuta.

13. Quindici giorni fa andai a trovare l’attuale signora Goroncy (Frida), per ottenere un’ulteriore conferma della verità di quanto qui descritto. Lei disse che anche suo padre era rimasto colpito dal fatto che i passi della signora Frank non si potevano distinguere, lei aveva letteralmente fluttuato.

14. Questa signora Frank, una signora istruita che affittava delle stanze, aveva collaborato a lungo nella bottega di Beier alle riparazioni, ed era molto ben conosciuta nella famiglia. Frida ripeteva testualmente le parole pronunciate quella volta nel suo sgomento: "Sai, padre, non si dovrebbe credere ai fantasmi, ma qui non so proprio cosa dire al riguardo!". Dal momento che entrambi erano molto dotati mediaticamente, il verificarsi di un tale fenomeno sarebbe ben spiegabile.

15. Come dice il nostro Salvatore nell'Evangelo di Luca 16,31: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neanche se uno risorge dai morti

 

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Cap. 81

Apparizione di un ecclesiastico dopo la sua sepoltura

[da R. I.]:

1. «Il mio amico Theophil Ritter von Biernacki mi raccontò il seguente interessante caso di un'apparizione dopo la morte, e me lo documentò con una lettera di suo zio ricevuta il giorno prima.

2. Suo zio, un alto funzionario russo, aveva accompagnato all’estrema dimora un ecclesiastico russo (un pope[27]) il 29 gennaio 1894 e, come era consuetudine lì, aveva raggiunto il luogo della sepoltura su una slitta. Sulla via del ritorno dal cimitero – dove prima erano stati cambiati anche i cavalli, per non portare a casa nuovi casi di morte, secondo la credenza della gente del posto – dopo circa un'ora di viaggio, il conducente dei cavalli notò che una slitta li stava inseguendo al galoppo furioso. Già da lontano si sentiva lo scalpitio dei cavalli, nonostante la neve alta, e il veicolo si avvicinava con cupo rullio. Nell’opinione che fosse un familiare del defunto che voleva raggiungerlo, ordinò al suo vetturino di fermare la slitta.

3. L'Iswoschtschik si alzò sulla sua cassetta. «Wot, baryn, ätot pop, ktòroga my pochoronilji!» esclamò. (Guardate là, egregio signore, il pope che abbiamo appena seppellito). – "Io lo vidi", riferì lo zio. “A questo punto la slitta già sfrecciava simile ad un’ombra davanti a noi, senza far rumore. Non si sentiva né il rumore degli zoccoli, né lo sbuffare dei cavalli, altrettanto poco come il precedente rullio della slitta. Conobbi subito i tratti del venerabile pope. Mi alzai e, sebbene interiormente agitato, lo salutai rispettosamente; egli ricambiò il mio saluto e, ad un tratto, l'apparizione scomparve. Già con l’avvicinarsi della slitta i nostri cavalli si fermarono a stento; coperti di freddo sudore pestavano il terreno ghiacciato, impennandosi selvaggiamente. Poi si slanciarono in un galoppo come spinti da un potere demoniaco”.

4. Casi simili non si presentano troppo insoliti agli abitanti della pianura sarmata[28] che hanno sete di medianità, poiché la Russia offre un ampio contingente di fatti medianici spontanei e, possiamo giustamente concludere, spirituali».

 

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Cap. 82

Apparizione del figlio assassinato

[Professor Maxi Mair, 1914, 4 maggio]:

1. «La signora Ravizzo aveva un figlio a Mendoza (Argentina). Egli era lì come cassiere in un’azienda commerciale. La sua abitazione era abbastanza lontana, e poiché portava sempre con sé grosse somme di denaro quando tornava a casa la sera, e la strada era molto solitaria, sua madre lo ammoniva molto spesso nelle sue lettere, affinché rincasasse possibilmente in compagnia, e non così solo. Ma le sue esortazioni rimasero inascoltate, e così accadde che nel 1907, il 14 agosto, non tornò a casa e scomparve per alcuni giorni. Dopo lunghe indagini e ricerche, alla fine lo si trovò assassinato e nascosto in un fossato.

2. Si può immaginare il dolore della madre che, per giunta, era anche molto religiosa, e poiché suo figlio era completamente il contrario, credeva che avesse naturalmente perso anche l'anima, sapendo che era morto senza i sacramenti. Da quel giorno pregò con fervore Dio per la povera anima del figlio, affinché Egli le concedesse la grazia di vederlo solo una volta nello spirito, in modo di poterlo benedire ancora una volta, come aveva fatto durante la sua vita quando viveva ancora con lei. A questo scopo teneva sempre pronto un piccolo crocifisso sul suo tavolo da cucito. Passarono quasi due anni, ma il suo desiderio rimase inappagato; aveva già perso ogni speranza.

3. Una sera, mentre stava pregando come al solito, accadde che improvvisamente scorse alla parete un chiaro splendore bluastro. Questo si formò in una nuvola, e da questa suo figlio venne fuori luminoso e chiaro. Tutto accadde così all'improvviso che la povera donna quasi svenne per lo spavento. Egli la guardò in modo così penetrante, che alla fine si riprese e domandò se era contento; al che rispose affermativamente, fissando lo sguardo al Crocifisso. A questo punto la madre prese in mano il Crocifisso e gli diede con questo la benedizione, dopo di che lui la guardò completamente beato e poi scomparve. La signora Ravizzo disse che prima non credeva agli spiriti; ma l'apparizione di suo figlio le dava la certezza e ora ci credeva fermamente».

 

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Cap. 83

Una dama velata dall'aldilà compare in chiesa

[Signora A. W.]:

1. «La seguente esperienza di un vecchietto, vissuta quest'estate (1906) a Görlitz, dove si trovava in visita, dovrebbe interessare gli stimati lettori di questo libro.

2. Il vecchio signore in questione partecipava al mattutino servizio religioso di una domenica (24 settembre). Avvicinandosi al banco in cui voleva prender posto, notò una signora che pregava devotamente. Per non disturbarla, fece il giro e giunse così dall'altro lato per non sedersi accanto a lei. Ad un tratto vide che tra loro sedeva una dama velata in lutto, la quale non c’era lì prima. Dopo aver aperto l’inno indicato, la dama nera pose leggermente la sua mano bianca sul libro degli inni e una voce a lui molto familiare disse: "Per favore, aprite l’inno per me, non riesco a trovarlo, io qui sono una estranea". Prendendo il libro degli inni della signora, egli rispose: "Anch'io!". Al che rispose lei: "Lo so!". L’inno in questione nel suo libro era con un numero diverso.

3. Il vecchio signore poteva sentire la sua voce mentre cantava. Al termine del servizio religioso, il nostro vecchietto prese il cappello e il bastone e notò che la dama era scomparsa, mentre vide l'altra signora che andava via. – La domenica successiva si recò di nuovo in chiesa ed incontrò la signora che aveva visto lì per la prima volta. A lei chiese se avesse conosciuto la dama in lutto che sedeva in mezzo a loro la domenica precedente! Al che ricevette la sorprendente risposta che nessuna dama si era seduta in mezzo a loro. Alla sua osservazione che aveva effettivamente rimboccato l’inno alla signora, lei disse di averlo sentito parlare ad alta voce, ma pensava che stesse parlando con se stesso.

4. Il vecchietto ora credette che la dama in nero fosse stata la sua defunta moglie, poiché la voce gli era suonata così familiare, ma non riuscì a vedere il suo viso, dal momento che era fittamente velata, e collegò la sua apparizione ad una discordia che lui aveva avuto con sua figlia sposata; infatti, in quel tempo trovò una sua lettera proveniente dalla chiesa, con la quale lo pregava di venire da lei per riconciliarsi.

*

[Spiegazione del Padre Gesù:]

5. "Era di fatto la sua defunta moglie che egli vide attraverso la Mia apertura dei suoi occhi spirituali. Ma venne da lui solo per amore, e non a causa della discordia con la figlia".

 

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Cap. 84

Due sorelle ritornano dall’aldilà

[Professore Johann, Witschall-Gälbän]:

1. Nel 1906, il 14 agosto, alle 9 di sera, a Vienna presi il tram per andare dal 10° distretto di Vienna al 4°, fino all'Hotel Ödenburg per trascorrere lì la notte. Allo stesso tempo sul tram salirono con me due dame fittamente velate avvolte in abiti da lutto che, nonostante ci fosse più spazio sul lato dove ero seduto, si sedettero di fronte a me. Le dame mi fissavano incessantemente, ma con gli sguardi più affettuosi e più teneri. Quando finalmente si rivolsero tra loro la parola, fui completamente scosso; poiché non solo le figure e i movimenti erano a me così familiari, ma anche le voci mi erano ben note, quella della mia buona madre morta nel 1876, e quella della mia cara zia Maria Weiss, morta nel 1881, la quale mi aveva cresciuto in assenza di mia madre.

2. Sentii un brivido lungo la schiena – non dimenticherò mai e poi mai quel momento della mia esistenza. Il velo divenne sempre più trasparente, vidi chiaramente e distintamente senza inganno le persone sopra citate. Avrei voluto rivolgermi a loro, ma purtroppo, con la migliore volontà non potevo. Ero beato nella contemplazione e nuotavo nella felicità, poiché quelle persone erano il mio santuario. Anche se spesso nella vita non ho adempiuto convenientemente e adeguatamente ai miei doveri religiosi, non ho dimenticato di pregare ogni giorno per queste due anime! E il mio unico desiderio era sempre quello di rivederle, non qui ovviamente, ma nell'aldilà.

3. In questa beata visione il viaggio non durò a lungo; il tram fischiò e si fermò silenziosamente trovandoci sulla strada principale di Vienna di fronte ad una chiesa cattolica. All’improvviso le due dame scesero dal tram, e quando le seguii con lo sguardo attraverso il finestrino, stavano davanti al portale della chiesa con il volto scoperto e rivolti verso di me, mi sorrisero, mi salutarono con un panno e, …scomparvero, per non farsi più vedere.

4. Stavo pallido come un morto davanti al bigliettaio, il quale mi aveva osservato, …e piansi. Ma questi mi chiese: “Lei, signore, è un parente di quelle dame che sono appena scese?” – Io risposi: “Sì, ma perché? Perché me lo chiede?” – Allora mi diede per risposta: "Perché la signora più alta (cioè mia madre), con l’apertura della sua borsetta lavorata a maglia, ha tirato fuori una fotografia sulla quale c'era la sua (vale a dire la mia) immagine. Insieme a questo oggetto ha tirato fuori un foglio di carta su cui erano scritte in modo ben visibile le parole: Oggi con mia sorella Maria passo la notte presso mio figlio Johann all'Hotel Ödenburg”».

6. Adesso rabbrividii. All’inizio non potei fare a meno di piangere, poiché oltre a quello che mi diceva il bigliettaio, da estraneo, non riuscivo a vedere più nulla; in quel momento suonò di nuovo il campanello e ci fermammo davanti all'hotel Ödenburg. Del tutto abbattuto e profondamente pensieroso, entrai, chiesi al portiere se c'era ancora una stanza disponibile, al che egli mi disse che c'era ancora una stanza disponibile; ma un signore sarebbe dovuto arrivare alle sette di sera, per il quale due dame vestite di nero avevano già ordinato la stessa cosa la sera prima. “Potrei pazientare un po’; se l’uomo a cui ha dimenticato di chiedere il nome non dovesse venire, potrei avere io questa stanza?”.

7. Mangiai lì nel ristorante, ma non venne nessuno, nonostante fosse già mezzanotte. Tutto era occupato, nessun "Johann" si trovava in casa all’infuori di me, nemmeno nel registro dei forestieri, dato che proprio nello stesso giorno c'erano solo due signori anziani, altrimenti erano alloggiate lì solo donne. All’una andai a letto, ma non dormii nemmeno un secondo, ma vegliai e pregai per queste donne per me indimenticabili.

*

[parla il Padre Gesù]:

8. "L'amore di Johann e la sua preghiera quotidiana per queste due defunte era il motivo per cui anche loro cominciarono a pensare quotidianamente a come avrebbero potuto contraccambiare questo grande amore e attenzione. Ora vennero al pensiero di pregarMi affinché permettessi loro di mostrarsi a lui e dargli un segno di vita. Dopo aver ascoltato la preghiera, feci comunicar loro, attraverso un angelo, come dovevano metterlo in atto, nella quale occasione avrei aperto gli occhi spirituali di Johann in modo che le avrebbe viste. E così si realizzò il loro ardente desiderio che, allo stesso tempo, era un ringraziamento, perché con la sua preghiera le aveva convinte di uscire dal primo inferno, dove si trattenevano a causa della falsa fede, e di accettare volentieri la verità presentata, per mezzo della quale passarono nel primo paradiso".

 

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Cap. 85

I defunti appaiono nei sogni per aiutare i viventi

1. Il padre defunto mostra al figlio il luogo in cui è conservata una ricevuta:

2. «(422, 5 settembre) Il vescovo Agostino riferisce di un padre defunto a Ippona che, in sogno, mostrò a suo figlio il luogo in cui era conservata una ricevuta smarrita per un debito che era stato pagato, per il quale il figlio si era molto angustiato».

 

 

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Cap. 86

Il sognatore visto nel suo effetto

Graz, 9 marzo 1903

Peter Apat, che da me, Schumi, è conosciuto personalmente, racconta il suo sogno che aveva fatto a Cilli, ma che sua madre, dotata di capacità chiaroveggente, vide il suo effetto adempiuto a Graz in stato di veglia.

1. «Io Peter Apat, nato a Graz in Stiria nel 1878, nel 1899 fui chiamato per otto settimane presso l'87° Reggimento Fanteria per l'addestramento militare a Cilli (come io, Franz, sono responsabile nel Santal). Negli ultimi 14 giorni del mio addestramento militare ebbi il grande desiderio di tornare a casa da mia madre, e quindi una notte sognai di essere ritornato, di andare nella stanza dove dormiva mia madre, di andare al suo letto, di star lì alcuni secondi presso di lei, e poi andai al tavolo, mi sedetti e in quel momento mi svegliai.

2. Quando otto giorni prima di Natale tornai a casa, la madre mi riferì che, nonostante la porta fosse chiusa a chiave, mi vide entrare, andare al suo letto, dove mi sentì respirare profondamente, quindi andai al tavolo, mi sedetti e all'improvviso scomparvi davanti ai suoi occhi».

*

[parla Schumi]:

3. Questi fatti concordi forniscono la prova che la madre di Apat vide il corpo del pensiero della sua anima e, certamente, procedette e fece a Graz esattamente come aveva sognato a Cilli. Sua madre è dotata di talento chiaroveggente ed ha visto questo avvenimento onirico, sebbene fosse a letto, ma in stato di veglia totale. Perciò questo avvenimento è una stupenda prova della realtà della vita onirica, e che i sogni non sono schiume, ma verità.

 

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Cap. 87

In sogno la moglie visita il marito durante un viaggio in mare

 

[S. R Wilmot, produttore a Bridgeport]:

1. «Il 3 ottobre 1863 lasciai Liverpool per andare a New York con il piroscafo City-of-Limerick della linea Inman, del capitano Jones. La sera del secondo giorno, avevamo appena lasciato Kinsale Head, quando si scatenò una grande tempesta che imperversò per nove giorni. Durante questo periodo non vedemmo né Sole né stelle e non incontrammo nessuna nave. Parecchi pennoni si ruppero, tutto ciò che non era legato saldamente fu portato via dalla tempesta.

2. Nella notte che seguì l'ottavo giorno, subentrò un po' di quiete e, per la prima volta, dopo aver lasciato il porto, potei dormire un po'. Verso la mattina sognai di vedere mia moglie, che si trova a New York, venire nel mio letto in camicia da notte. Dapprima indugiò un po' alla porta, perché io non ero solo in cabina, poi venne da me, mi baciò e mi accarezzò, e poi scomparve di nuovo.

3. Mi svegliai e vidi che il mio compagno di camera stava sulla sua amaca (la mia amaca superiore stava un po' indietro rispetto a quella inferiore) con il gomito appoggiato e mi guardava. "Voi siete un uomo fortunato", disse alla fine, "per il fatto che venite trattato così da una signora". Gli chiesi cortesemente una spiegazione, ed egli mi confermò che, svegliatosi all’improvviso, vide esattamente ciò che io immaginavo di aver sognato.

4. Il nome del mio compagno era William J. Tait, e non era affatto sua abitudine fare scherzi. Al contrario, era una persona molto seria e religiosa, sulla cui obiettività io giurerei.

5. La mattina dopo lo sbarco, presi il primo treno per Watertown, dove mi aspettavano mia moglie e i miei figli. La prima domanda di mia moglie fu: "Hai sentito la mia visita di una settimana fa?"

6. "Una tua visita? Eravamo in mezzo al mare!" – "Certo", rispose lei, "eppure ho la sensazione di averti visitato”. – “Impossibile! Come ti salta in mente?".

7. In seguito, mia moglie mi riferì che aveva saputo della tempesta e che la nave "Africa", che era partita da Liverpool per Boston lo stesso giorno in cui noi eravamo partiti da Liverpool per New York, era stata data per dispersa. Era molto preoccupata per me, e perciò quella notte era rimasta sveglia a lungo, pensando intensamente a me. Verso le quattro del mattino lei mi "trovò". Andò errando per il mare e alla fine incontrò la nave. Ci salì sopra e venne nella mia cabina. – Alla fine, chiese: "Dimmi: in tutte le cabine, quella superiore è collocata un po' a lato di quella inferiore? C'era un uomo sotto che mi ha fissato, così che ho esitato ad entrare, alla fine sono arrivata al tuo posto, mi sono chinata su di te, ti ho baciato e poi sono andata via di nuovo”.

8. La descrizione di mia moglie era giusta fin nei minimi particolari. Lasciammo Liverpool il 4 ottobre, approdammo a New York il 22 e giungemmo a casa il 23. Il "New-York Herald" riferì che la "City of Limerick" aveva lasciato Liverpool il 3 ottobre 1863, la Quenstown il 5, e giunsero felicemente a New York il 22 ottobre. Riportò anche la grande tempesta e la perdita della nave "Africa"».

*

[Bridgeport, 27 febbraio 1890 - Madame S. R. Wilmot]:

9. Questo strano caso è confermato da diversi lati. La sorella del signor Wilmot viaggiava sulla stessa nave e scrisse testualmente:

10. «Per quanto riguarda lo strano fenomeno che mio fratello ha sperimentato durante il viaggio verso la città di Limerick, ricordo che quando il signor Tait mi portò a fare colazione la mattina dopo la terribile tempesta, mi chiese se nella notte avessi fatto visita a mio fratello. “No", risposi, "perché?".

11. "Perché una signora vestita di bianco ha fatto visita a suo fratello"».

*

12. Da parte sua, la signora Wilmot riferì:

13. «In risposta alla domanda se avessi notato qualche particolare sul signore sdraiato nell'amaca superiore, devo confessare che è difficile ricordare ancora un qualche dettaglio dopo tanto tempo. So solo che ero molto imbarazzata dal fatto che egli ci stesse osservando. Credo che la mattina dopo raccontai a mia madre il sogno, e che per tutto il giorno ebbi la netta sensazione di aver visto mio marito. L'impressione era così forte che io – con mio grande stupore – ero completamente calma e felice».

 

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Cap. 88

Telepatica sensoriale

[P. H. Newnham]

1. Come esempio di telepatia sensoriale, citiamo qui un caso che dobbiamo al rev. Newnham.

2. «Nel marzo 1854, terminai i miei studi universitari a Oxford. Quella volta abitavo in stanze ammobiliate; forti mal di testa nevralgici, che di solito scomparivano solo con il sonno, mi tormentavano eccezionalmente a quel tempo. Una sera, saranno state le otto, soffrivo di questo dolore in grado così insolitamente forte che, quando il dolore divenne quasi insopportabile verso le nove, andai in camera da letto e mi buttai sul letto con i vestiti addosso, per sprofondare anche presto nelle braccia di Morfeo[29].

3. Ora feci un sogno sorprendentemente chiaro e intenso; tutti i particolari sono ancora adesso perfettamente chiari nella mia memoria. Mi sembrava come se mi trovassi ospite nella famiglia di una signora che, più tardi sarebbe diventata mia moglie. I membri più giovani della famiglia erano andati tutti a letto, ed io stavo ancora solo al caminetto in conversazione con i genitori. Quando entrai nel corridoio notai che la mia sposa doveva essere stata trattenuta e che solo adesso stava salendo le scale. Saltai le scale e la raggiunsi sul gradino più alto, afferrandola con entrambe le braccia intorno alla vita. Sebbene tenessi un candeliere nella mano sinistra quando salii le scale, questa circostanza non impediva in nessun modo il sogno.

4. Con questo mi svegliai e nello stesso istante in casa scoccarono le dieci.

5. L'impressione che questo sogno mi aveva fatto era così vivido che al mattino dopo lo comunicai subito alla mia sposa del tutto precisamente. La sua lettera si era incrociata con la mia.

6. "Hai tu", scrisse lei, "pensato intensamente a me ieri sera verso le 10? Mentre salivo le scale ho percepito chiaramente i tuoi passi che mi seguivano e ho sentito come mi afferravi intorno alla vita".

7. Anche se queste lettere non sono più esistenti, i fatti sono stati comunque confermati da noi alcuni anni dopo, quando rileggemmo le nostre vecchie lettere ancora una volta, per poi consegnarle al fuoco. In quell’occasione ci assicurammo che i nostri ricordi personali non differivano minimamente dal contenuto delle lettere. Perciò, le informazioni sopra citate possono essere ritenute come precisamente perfette”».

 

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Cap. 89

La nonna appare, annunciando la sua morte

[Fl., „L'Jnconnu“]:

1. Il sig. G. J. Romanes, membro della Royal Society di Londra, riporta il seguente caso che gli ha raccontato uno dei suoi amici:

2. «La sera del 26 ottobre 1872 non mi sentivo bene e andai a dormire un’ora prima del solito, alle nove e mezzo. Non appena mi addormentai, sognai quanto segue: sedevo in salotto leggendo a un tavolo. A questo punto entrò una vecchia signora, si sedette di fronte a me, non parlava, non si muoveva, ma mi guardò fisso forse per 20 minuti. Aveva i capelli bianchi, sopracciglia nerissime e uno sguardo penetrante. Io non la conobbi e la ritenni per una sconosciuta.

3. La mia attenzione venne diretta alla porta; si aprì ed entrò mia zia. Quando vide la vecchia signora, esclamò piena di rimproveri: "John, non sai chi è?". – E prima che io potessi rispondere aggiunse: "È tua nonna!". – A questo punto la vecchia signora si alzò e scomparve. In quel momento mi svegliai ed ero così preso dal sogno che lo raccontai a mia moglie e lo annotai nel mio diario, convinto che fosse foriero di una sventura. Passarono alcuni giorni. Una sera giunse una lettera di mio padre che mi informava dell’improvvisa morte di mia nonna. Morì alla stessa sera e alla stessa ora in cui l'avevo vista in sogno».

 

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Cap. 90

Il defunto appare in sogno alla moglie sopravvissuta

 

[M. Donath in Groß Kikinda, 1897]:

1. «Una donna di settant'anni da me conosciuta, mi raccontò il seguente caso che, se fosse stato raccontato da un’altra persona mi avrebbe fatto sicuramente ridere; ma poiché conoscevo la donna menzionata dalla mia fanciullezza, e precisamente come molto timorata di Dio e assolutamente incapace di mentire, inoltre, volle giurarmi l’esattezza delle sue affermazioni, allora credo di poterlo riportare qui come fatto, facendo parlare la narratrice:

2. “Ho sempre desiderato che il mio devoto marito, con il quale ho sempre vissuto nella più bella armonia, mi potesse apparire in sogno; questo mio desiderio è stato anche effettivamente esaudito. Una volta, infatti, di notte il mio caro marito mi apparve in sogno, mi prese amorevolmente per mano, come era solito fare quando era in vita, e mi disse qualcosa. (ciò che le comunicò, lei non volle dirlo). Avrei ritenuto che fosse stato tutto un sogno, se non avessi avuto l'impronta delle cinque dita sulla mia mano, come prova evidente di ciò che era stata realtà. Ne fui così contenta, che mi misi un guanto per non cancellare quel momento di piacevole ricordo"».

 

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Cap. 91

Apparizione di Dante Alighieri dopo la morte

Quando Dante Alighieri[30] morì, i suoi figli e discepoli procedettero a presentare al pubblico la Divina Commedia, la sua più grande opera poetica; solo che la trovarono incompiuta, gli ultimi tredici canti non poterono essere apportati nonostante le più assidue ricerche. I suoi figli Giacomo e Pietro, anch’essi poeti come il padre, già progettavano di completare loro l'opera, allorquando Giacomo propose di rinunciare a questa idea. Il motivo che addusse era il seguente: la Divina Commedia era completamente disponibile, poiché nella notte precedente il padre gli era effettivamente apparso e lo aveva indirizzato nella stanza in cui il sommo poeta si era trattenuto così spesso nei suoi ultimi giorni di vita. Alla parete, dietro una stuoia, si trovava una piccola volta, e lì si trovavano, ben custoditi, gli ultimi 13 canti che stavamo cercando. Si procedette senza indugio all’esecuzione di questa rivelazione e, alla presenza del discepolo Piero Giardino, i fratelli trovarono effettivamente il manoscritto, che era stato ritenuto perduto, in quello spazio e sotto l’indicato nascondiglio. Dobbiamo questo resoconto a Giacomo Boccaccio che, due anni prima del suo decesso, fu onorato dai fiorentini che gli concessero l’onore di ricevere il primo professorato a una cattedra pubblica per spiegare la "Divina Commedia".

 

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Cap. 92

Il defunto appare in un sogno veritiero

[Franz Knyser, Preußisch S targard, 1887]:

1. «Mia nonna, che oggi vive ancora, aveva un figlio (mio zio) che prestava servizio militare come sergente e segretario di brigata a Danzica. Questo zio aveva un cognato che era emigrato in Russia. Il cognato era ancora soggetto al servizio militare, perciò gli fu concesso il congedo solo di un anno. Alla fine di ogni anno, il congedo doveva essere prorogato per un altro anno. Mio zio si preoccupava di questo finché un giorno morì improvvisamente.

2. Era di nuovo vicino il momento di prolungare il congedo, ma nessuno era in grado di sbrigare questa faccenda, poiché nessuno sapeva dove fosse il passaporto militare del cognato, passaporto che mio zio aveva sempre in custodia. Si rovistò l'intera abitazione ma non si trovò nulla. Il cognato in Russia reclamava continuamente per il prolungamento del congedo. Nessuno sapeva cosa fare.

3. A questo punto accadde qualcosa che stupì tutti i partecipanti. Mia nonna ebbe un sogno, poiché così lei definì l'avvenimento. In questo sogno le apparve il figlio defunto e le disse che non avrebbe trovato il passaporto nel suo alloggio privato, poiché questo stava ancora nel suo cassetto nell'ufficio della brigata. Si cercò lì e si trovò effettivamente il passaporto, in modo che il prolungamento della licenza potesse essere provveduto in tempo debito.

4. Mia nonna confermerà volentieri quanto detto sopra a chiunque si rivolgerà a me.

5. NB. Quando lo zio morì all’improvviso, mia zia dalla Russia chiese se qui non fosse successo qualcosa di insolito, perché un cosiddetto fantasma si era reso percettibile presso di lei, il che la portò a concludere a un caso di morte. Noi potemmo solo comunicarle che lo zio era morto».

 

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Cap. 93

Il sogno di una bimba del 1850

[Periodico di spiritismo, 1900]:

1. Il seguente piccolo episodio è tratto da una lettera della Sig.ra Lisa Duchowska, la cui predisposizione mediatica, al tempo forte, si era di conseguenza già manifestata nell'infanzia. Questo sogno infantile è di una maggiore importanza perché ad un adulto si può obiettare che ha letto storie del genere, e il sogno sia quindi solo una vibrazione. Inoltre, la pubblicazione serve come un avvertimento per i genitori, affinché semplicemente non ignorino i sogni dei loro piccoli, ma in alcuni casi devono attribuir loro anche un peso. La signora scrisse così:

2. «Durante la ristrutturazione della nostra chiesa di quest’anno a R., mi venne in mente un piccolo episodio proveniente dalla mia infanzia che comprendo appieno solo adesso nel mio cinquantesimo anno. La nostra chiesa – ora circondata da case – stava una volta in mezzo a un piccolo cimitero. Ricordo ancora esattamente alcune tombe e le pietre con gli epigrafi. La casa dei miei nonni – nella quale viviamo adesso – sta proprio presso la chiesa.

3. Da bambina giocavo lì tutti i giorni. A quel tempo venne fissato il parafulmine alla chiesa, e con la messa in opera, si dovette abbattere una volta sotterranea. Si disfece e divennero visibili tre scheletri. Io stavo lì vicino e trovai ciò inquietantemente bello. Mio zio, che allora era predicatore del luogo, fece seppellire le ossa. Di notte mi svegliai e asserii di aver freddo; si rideva perché era estate, ma io pensavo che la finestra e la porta fossero aperte: sentivo una forte corrente d'aria.

4. Mi addormentai di nuovo e sognai che una bellissima donna veniva da me e, piangendo, sollevando un po' la sua lunga veste che si trascinava da tempo, mi mostrò che le mancava un piede: “Guarda, mi manca un piede; non posso camminare, aiutami a cercarlo, manca un pezzo di me". Mi si canzonò, ma sognai di questo due notti consecutive. Poi lo raccontai a mio zio pastore, e lui seppe interpretarlo. Egli fece controllare nel locale a volta e furono trovate ancora alcune ossa e anch’esse furono seppellite. Le seppellì il vecchio becchino – io ero presente – "Adesso giace in pace, e ora si può pregare anche per lei, piccola Lisa”. Poi di notte la bella signora mi apparve ancora una volta e, sorridendo, mi porse un rametto di lillà».

 

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Cap. 94

Un sogno salvifico

[Lipsia 30 settembre, 1907]:

1. «I "chiaroveggenti" e i "chiaro udenti" giocano in modo meraviglioso un ruolo proprio nel sobrio 'fine del secolo'; in rispondenza ai numerosi articoli su coloro che sono chiaro udenti, e che negli ultimi tempi hanno fatto il giro attraverso le pagine dei giornali. Ne condividiamo il seguente interessante avvenimento che si trova in una biografia scritta in latino dal cancelliere e presidente del concistoro Ernst August Apfelstädt, che aveva ricoperto diverse cariche importanti a Erfurt all’inizio del XVIII secolo, e che il principe Heinrich von Schwarzburg-Sondershausen nominò suo consigliere privato nel 1742, con il conferimento della nobiltà. Morì in queste funzioni e dignità il 24 aprile 1757 a Sondershausen. Suo genero, il consigliere e dottore di diritto Börner, pubblicò la biografia scritta in latino, secondo la quale raccontiamo anche la storia del sogno salvifico:

2. Alla fine del XVII e all'inizio del XVIII secolo viveva a Erfurt, Zacharias Beruh come segretario del fisco di Magonza, città delle mele. Egli era amico dell’allora predicatore nella chiesa di San Giovanni, il famoso August Hermann Francke che, in seguito, fondò il grande orfanotrofio in Halle an der Saale[31], ed era generalmente apprezzato come un uomo giusto e sensato. Una febbre infiammatoria pose improvvisamente fine alla sua vita nel 1708.

3. La sua famiglia fu gravemente colpita da questo decesso. La tesoreria del fisco pretese il deposito del conto e il pagamento dei quattrini riscossi dal defunto nell'ultimo trimestre, cosa che superavano di gran lunga il suo patrimonio. Ma nonostante un'attenta ricerca, il denaro non fu trovato, tanto meno il conteggio. L’afflizione nella famiglia era grande, e già si avvicinava il giorno in cui la proprietà doveva essere sequestrata.

4. A quel punto un sogno del figlio sedicenne del defunto, Ernst August Apfelstädt, del successivo segretario, salvò la desolata famiglia dalla sua angoscia e, allo stesso tempo, il buon nome del defunto, fino allora irreprensibile. In sogno il padre apparve al figlio, il quale si era quasi ammalato per la preoccupazione, lo condusse nella sala riunioni delle autorità fiscali e gli mostrò, dietro la sedia del signor von Boyenburg, all'epoca governatore del fisco di Magonza, una scatola nella quale aveva conservato il denaro, come anche i relativi conteggi.

5. Il giovane si svegliò con questo vivido sogno. Per quanto la visione lo avesse anche deliziato, non poteva crederci; intanto il pericolo incalzava, e si erano fatti già tanti inutili passi per scongiurarlo: perché non fare il tentativo e provare se il sogno poteva salvare? Al momento in cui si tenne una seduta, egli si precipitò nell'edificio in cui si trovava la stanza designata, nella quale non era mai entrato prima, e fu sorpreso di trovare lì tutto come l'aveva visto in sogno. I signori presenti furono non poco sorpresi per l'ingresso del giovane; ma questi si diresse direttamente al posto dove aveva visto la scatola in sogno, e la trovò veramente e in essa l’intero importo di denaro con i conteggi.

6. I presenti si rallegrarono e si stupirono del felicissimo rinvenitore; ma quest'ultimo non aveva nulla di più urgente da fare che tornare dalla madre per liberarla dalle sue preoccupazioni con la lieta notizia e, unito a lei, ringraziare. – Nella stessa Erfurt dove si è svolta la storia, questa è stata certamente dimenticata da tempo, e per la sua autenticità dobbiamo ovviamente rendere garante il dr. Börner che l'ha messa giù per iscritto in latino classico. Börner negli anni ‘70 del secolo scorso venne riunito ai suoi padri a Tondershausen».

 

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Cap. 95

Identificato il corpo attraverso il sogno

[Raggi di luce]:

1. Il 20 agosto 1900 il quotidiano "American" a Chicago riportò una relazione dalla quale apprendiamo quanto segue:

2. «Il 6 agosto, il corpo di una donna morta, di circa 25 anni, è stato trovato dietro l'edificio al 583 di South Halsted Street. Il corpo è stato portato all’obitorio di fronte alla polizia di Maxwell, lì esposto per 10 giorni e poi consegnato al dipartimento di medicina della Northwestern Universität 2421, Deaborn Straße».

3. Probabilmente non si sarebbe mai scoperto chi fosse la defunta, se la diciassettenne Debora Goldstein 342 West 14th Straße, nella notte dell’ultimo lunedì, non fosse venuta a lei in sogno la signora Ida Livingstone, che aveva lasciato la città 5 settimane prima, dicendo: "Perché non fai niente per sapere qualcosa su di me, poiché tu certamente sai che il corpo di una donna è stato trovato dietro la casa in Halstedt Straße?"

4. La fanciulla raccontò questo sogno anche a sua madre, e la famiglia si intrattenne sul misterioso silenzio della loro amica, la signora Livingstone. Nella notte successiva la signorina Deborah Goldstein fece un altro sogno: vide una figura e riconobbe il volto della signora Livingstone circondata da una luce ottenebrata come dalla nebbia. Quando il viso si avvicinò al suo, sentì le parole pronunciate lentamente, e in tono supplichevole: "Fa’ qualcosa nella faccenda della donna che è stata trovata nella Halstedt Straße".

5. Deborah raccontò anche questo sogno a sua madre, questa parlò con i vicini della signora Livingstone che la conoscevano bene, a quel punto molti di loro andarono all’obitorio della Northwestern University, esaminarono il corpo e lo riconobbero come quello della signora Ida Livingstone. Una volta accertata la personalità della defunta, la polizia poté proseguire le indagini sull’omicidio e già scoprirono una buona pista sugli autori. A quanto pare erano stati i parenti stretti della morta, e non sarebbero stati scoperti se i sogni della fanciulla non fossero stati ascoltati, e probabilmente la personalità della donna uccisa, il crimine e il suo autore non sarebbero mai venuti alla luce.

6. Mi chiedo qui cosa abbiano da dire i nostri grandi dubbiosi eruditi che vogliono spiegare tutti i fenomeni spirituali con l'immaginazione o con l'attività muscolare! La storia dei casi criminali solo al giorno d’oggi fornisce una prova costante della continuazione della vita e delle relazioni spirituali, solo i dubbiosi non vogliono né sentire né vedere.

 

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Cap. 96

L’indagine di un assassinio rivelato da un sogno veritiero

1. Il conte Heinrich Stezkij pubblicò (1910) in una rivista scientifica il seguente caso di un omicidio, portato alla luce grazie ad una visione:

2. «Nei pressi della città di Tarnow, in Galizia, un proprietario terriero perse seicento fiorini in banconote da cinquanta fiorini ciascuno. Anche se l'importo non era grave per il ricco economista, ne fu comunque infastidito.

3. Quando visitò la taverna, ne parlò all’oste Kuhnsteiner. Un mercante israelita di nome Kosminter, che era presente in quel momento, si unì alla conversazione e chiese in quali circostanze il denaro fosse stato perso e a quanto ammontava la somma. Tuttavia, il proprietario terriero non ritenne di dover rispondere a quell'ebreo vestito miseramente, e perciò lo ignorò.

4. A questo punto il mercante gli si avvicinò e gli consegnò il denaro perduto.

5. Colpito dall'onestà del povero diavolo, il proprietario terriero gli donò la metà delle banconote ritrovate per un valore di trecento fiorini.

6. Erano passate due settimane quando il povero israelita apparve in sogno al generoso donatore. Era completamente coperto di sangue e si lamentava con lui che il dono in denaro non richiesto era stata la causa della sua morte. Due settimane dopo si ripeté lo stesso sogno, questa volta però con una tale chiarezza che il giorno dopo l'economo fece venire subito l'oste Kühnsteiner per chiedergli dove si trovasse Kosminter. Il volto dell’oste si riempì d’angoscia a questa domanda inaspettata; ma cercò di essere il più disinvolto possibile sostenendo che il mercante israelita aveva intrapreso un viaggio errante e che ora da un pezzo poteva essere oltre le montagne.

7. Ma già due giorni dopo lo stesso sogno si presentò per la terza volta, e questa volta il mercante sostenne di essere stato ucciso da Kuhnsteiner.

8. Non c'era più pace per il proprietario terriero; fece denuncia al tribunale e la perquisizione della casa rivelò non solo che i trecento fiorini in questione erano stati trovati in sei banconote da cinquanta fiorini ciascuno, ma anche, che l'oste aveva assassinato l'israelita. Questi fu portato anche in tribunale e, nello stesso anno (1910), condannato a morte».

 

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Cap. 97

Un assassino rivelato attraverso un sogno veritiero

 

[nella lontana Wotrawitz - 19 Marzo 1908]:

«Nella comunità boema di Wotrawitz la moglie quarantenne del bracciante agricolo Franz Bodlak scomparve senza lasciar traccia dal 4 luglio 1907. La donna era già stata dimenticata quando la madre della donna scomparsa si presentò alla gendarmeria riferendo che la figlia scomparsa le era apparsa ripetutamente in sogno e si era lamentata che suo marito l'aveva uccisa e l'aveva seppellita accanto a un albero di pero. La gendarmeria spiegò alla donna che non si poteva intraprendere nulla sulla base di un semplice sogno. L’anziana donna tornò più volte e alla fine spinse la gendarmeria a perquisire la casa di Bodlak. Con la perquisizione fu rinvenuto materiale incriminante, tra cui anche una gonna e una camicetta macchiata di sangue che appartenevano alla persona scomparsa, tanto che Bodlak, implicato in molteplici contraddizioni durante l'interrogatorio, fu arrestato. Egli poi confessò il crimine».

 

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Cap. 98

Ritornata in sogno dalla tomba

[Friedrich Bax, 1912]:

1. «Il 15 novembre 1911, alle 12 di notte, una donna a me nota, Ida W., nata a Bl. che con i suoi familiari aveva vissuto a Nord Est di Berlino, morì.

2. Alcuni giorni dopo, il 19 novembre, il suo involucro terreno fu consegnato alla terra con grande partecipazione. Il marito della defunta a quel tempo si trovava in viaggio e non aveva potuto ricevere alcun avviso di questo triste avvenimento. Quest'ultimo arrivò a casa solo verso le cinque e mezza del pomeriggio, quando si stavano preparando a portare al cimitero i resti mortali della sua amata moglie.

3. Nella notte tra il 20 e il 21 dello stesso mese, quindi la seconda notte dopo il funerale, il signor W. fece il seguente strano sogno:

4. Sdraiato a letto, vide sua moglie librarsi nella stanza. Anche in questo stato di lontana coscienza diurna, che a noi uomini dovrebbe fornire un piccolissimo assaggio del percepito dopo un successivo risveglio, il signor W. riconobbe immediatamente la situazione. In passato era rimasto ancorato all'ateismo ed avrebbe scosso la testa incredulo di fronte a una conversazione su questo tema, ma ora era stupefatto. Con gli occhi spalancati guardò nel volto trasfigurato della madre dei suoi due figli, la quale rivelò un'espressione malinconica ma confortante al marito estremamente spaventato.

5. Su sua accorata preghiera "Oh, cara Ida, resta con me e con i tuoi figli", lei rispose, indicando con la mano alzata verso il corridoio: "Adesso non posso rimanere più a lungo, perché fuori c'è una Dama Bianca[32] che mi ha accompagnata qui. Questa mi aspetta ancora. Oggi non posso stare qui più a lungo, altrimenti non mi sarà permesso di visitarvi di nuovo!". – Il signor W. si alzò subito per far fuggire l'apparizione bianca, ma al suo posto vide una figura nera. – Era questo un sogno, o era una realtà?

6. Cercando in tutte le direzioni di capire se ciò che aveva vissuto era sogno o realtà, egli vide come l’ambiente in cui si trovava era l’ambientazione giusta per l'immagine che aveva visto: la sua stanza, illuminata fiocamente dalla luce della Luna, gli sembrava tanto inquietante come una volta funeraria, e sulle pareti danzavano le ombre degli alberi mosse dal vento leggero. Prese l’orologio a pendolo e questo cominciò a battere il tempo. Il signor W. contò fino alle 12 – mezzanotte – e di nuovo una nota come di una marcia funebre si allontanava.

7. La notte successiva sua moglie gli apparve di nuovo in sogno e, indicando una grande montagna come se confinasse con la stanza, gli disse: "Prima devi venire qui, poi andrà meglio!" (con la più sicura accettazione era qui inteso che il marito doveva prima sottoporsi a una speciale purificazione, oltre che a cercare la completa riconciliazione con l’Altissimo). Alla sua preghiera fatta anche adesso di rimanere con loro, lei rispose: "Non posso! Verrò di nuovo ancora una volta!". Poi scomparve.

8. Lo visitò per la terza volta la notte successiva. Di nuovo egli la supplicò di restare con loro. Anche adesso ottenne la dolorosa risposta: “Non mi è permesso farlo, allora non avrò più il permesso di venire da voi! Tra 4 anni sarai anche tu con noi!". Dopo il consueto congedo, scomparve.

9. Un generale e sorprendente grande cambiamento si verificò da questa rivelazione con il signor W. Egli diventò una persona diversa, ancora migliore, gli si aprì una nuova vita interiore! La sua anima ora ritrovò la pace, quella pace che il mondo materialista non poteva dargli! E lacrime di pentimento, miste a quelle di un risvegliato e sentito sentimento di gratitudine verso il suo Dio ora ritrovato, sgorgavano spesso dai suoi occhi e cadevano sulle mani giunte in fervente preghiera, per la prima volta dopo tanto, tanto tempo».

 

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Cap. 99

Manifestazioni di spiriti nei luoghi in cui dimoravano nella vita terrena

[Notizie da Monaco di Baviera - Apparizioni sul Trausnitz[33]]:

1. Nell'inverno 1773–1774 la città di Landshut era in grande fermento. Più spesso del solito, l'antica fortezza di Trausnitz era meta delle passeggiate dei cittadini, e verso le 9 di sera la gente si radunava in gran numero in città e guardava verso Trausnitz per vedere se alle finestre dell’antico castello si mostrassero luci e figure. Infatti, che lì si aggirasse uno spirito non redento non sembrava più contestabile, e le voci in merito erano così forti che arrivarono perfino a Monaco, dove il principe elettore[34] Max Joseph III teneva corte.

2. Max Joseph, il fondatore dell'Accademia di Monaco, era un uomo calmo e di pensiero lucido; ma quando gli fu riferito delle apparizioni sul Trausnitz, divenne pensieroso. Veramente non ci credeva, ma voleva vederci chiaro, e perciò il 17 gennaio 1774 inviò al suo consigliere Johann Michael Braun, custode del castello di Trausnitz, l'ordine di riferirgli gli avvenimenti affinché potesse prendere le necessarie misure.

3. In una lettera dettagliata indirizzata alle “proprie mani” del principe elettore, il barone Braun fornì pochi giorni dopo (il 20 gennaio), la relazione desiderata; i punti di vista e le osservazioni più importanti di questo documento estremamente interessante possono essere riportati qui. Braun riferisce: «In un primo momento si vide una luce alle finestre del castello che, apparentemente sembrava provenisse da un uomo con un berretto bianco che camminava lungo le finestre delle sale, le quali erano sempre chiuse a chiave. Molte persone erano già salite al castello per poter constatare, attraverso le finestre segnate con precisione, le stanze in cui si aggirava lo spirito, ed emerse che si trattava soprattutto delle stanze principesche un tempo occupate dal principe elettore Ferdinando Maria, e le stanze accluse in cui cento anni prima si trovava la cancelleria di corte e, durante le feste, la dispensa.

4. Non era raro sentir parlare a voce alta nelle gallerie e nel cortile del castello, e alcuni cittadini avevano sentito perfino voci e grida di comando sotto la porta dello stesso, come era consuetudine quando si dava il cambio alla guardia.

5. Si potrebbe tanto poco dubitare di questa osservazione, quando la percezione di molte persone presenti nello stesso momento e non sempre invisibili non era affatto isolata. Solo di recente un uomo ha visto una fila di carri andare e venire dalle 12 e ¾ di notte, fino all'Ave Maria del mattino, quando la campana francescana suonava, e la grande sala dei banchetti era aperta, egli ha sentito parlare ed ha visto i presenti a volte inchinarsi profondamente, come se la corte fosse presente e tenesse circolo. Nella cosiddetta sala rossa, non di rado d'estate si vedevano molte persone vestite di nero che, illuminate da lanterne chiuse, guardavano in basso sulla città.

6. Nel giorno di Ognissanti del 1772 la cappella del castello era illuminata da una luce rossa soprannaturale dalle 5 alle 6 del mattino, e sebbene questa apparizione non si sia ripetuta il giorno di Ognissanti del 1773, fu comunque osservata in un giorno dell’Avvento trascorso, e anche recentemente nella cappella si sentiva cantare e salmodiare. Del resto, lo spirito che si aggirava da quelle parti era uno spirito buono, non faceva male a nessuno, e se il custode del castello faceva rapporto al suo signore, accadeva solo per non "portare un cattivo nome al castello della famiglia Wittelsbach"».

7. Quando il principe elettore Max Joseph ebbe letto a fondo i due rapporti nei quali si sottolineava con particolare vigore che ogni testimone poteva confermare le sue osservazioni con un giuramento, perse tutti i dubbi che poteva ancora nutrire al momento del primo rapporto, e il 23 gennaio 1774 emanò un’ordinanza al curatore del castello Braun, di consultare il clero per un consiglio e di affidare l'indagine del caso ai Cappuccini, affinché indicassero i rimedi necessari per la redenzione dello spirito.

8. I Cappuccini erano molto riluttanti a sottomettersi all’ordine del principe elettore e trovarono ogni sorta di scuse per ritardare le indagini e forse farle dimenticare del tutto. Passarono quasi tre mesi senza che Maximilian Joseph venisse a conoscenza delle apparizioni spettrali e delle attività dei Cappuccini, poiché il 14 aprile chiese con una certa impazienza se i Cappuccini avessero indagato sull'origine e sulle cause delle strane apparizioni luminose e quali fossero i risultati delle loro indagini.

9. Il 17 aprile 1774 Braun rispose a questa lettera – è l'ultima della corrispondenza scambiata in questa vicenda – e inizialmente giustificò il ritardo della sua risposta dicendo che il padre guardiano aveva dichiarato che non gli era consentito fare nulla in materia senza licenza episcopale e senza il permesso del padre provinciale. Quando quest'ultimo arrivò a Landshut per un viaggio di visita, il padre guardiano gli presentò il caso, e alla fine – anche il padre provinciale non sembrò essere rimasto particolarmente contento dell'incarico – inviò due padri nei luoghi in cui era apparsa la luce, ma con l’ordine tassativo che i luoghi dovessero essere solo visitati. Il motivo che adduceva era che l'apparizione della luce era un buon segno e non significava nient’altro. Inoltre, il fantasma, presto non si sarebbe più visto. Egli voleva solo aspettare ancora un po' per vedere se il fantasma fosse davvero scomparso, e in effetti nessuno lo aveva notato da quei giorni. Solo di recente la donna della guardia Ducrie, che si trovava agli arresti, aveva sentito un misero pianto nel cortile del castello, ma questo non significava nulla, perché da tempo immemorabile tali notizie erano un segno che qualcuno sarebbe stato presto arrestato di nuovo».

 

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Cap. 100

Consigli dall’aldilà dalla madre morta da lungo tempo

(1842)

La signora N. in Inghilterra, diventata vedova senza mezzi con 14 figli, si abbandonò per qualche tempo a sentimenti di dolore e di sconforto. Un giorno, mentre era seduta da sola nella stanza, la porta si aprì ed entrò sua madre da lungo tempo deceduta, la quale la esortò a fare uno sforzo per il bene dei suoi figli, invece di abbandonarsi ad un inutile cordoglio. La vedova si fece forza e, con l'aiuto di Dio, superò un po’ alla volta tutte le difficoltà. Ma per tutta la vita attribuì a questa influenza la salvezza sua e della sua famiglia.

 

 

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Cap. 101

Il marito ritorna dall'aldilà

[A.H.]:

1. La signorina Marie Barth, insegnante, attualmente (1897) in visita a casa di Hofmann (dove vivo in affitto) racconta:

2. «Mia zia abitante a G. (Croazia) era sposata a un capitano L. Alla sua morte le lasciò un notevole patrimonio, la cui amministrazione – non essendo stata educata in modo adeguato – le causava grande preoccupazione.

3. Erano passati dodici anni dalla sua morte. Una sera (all’inizio del 1879) – mentre giaceva a letto e pensava proprio con raccapriccio al lavoro e ai problemi che l'aspettavano l'indomani, – la porta si aprì delicatamente, e il suo beato marito, al quale non aveva mai pensato, entrò in modo impercettibile.

4. All’inizio pensò di sognare, ma quando lui si avvicinò al letto, lei si irrigidì dallo spavento e rimase immobile.

5. "Non aver paura", esordì con voce amichevole, "sono venuto per aiutarti. Lo so che non ti senti all’altezza di gestire una grande amministrazione, hai bisogno dell'energia e dell’autorità di un uomo. Ora ascolta! Presto verrà un uomo – un ufficiale come lo ero io – per liberarti; tu non lo conosci. Io ti prego, esaudisci il mio desiderio, accetta la sua domanda di matrimonio, non dovrai pentirtene. Dio ti benedica, viva la scelta!". Con queste parole le accarezzò amorevolmente una guancia con la mano (lei la sentì gelida e fredda), poi si voltò per andarsene e scomparve presso la porta, che aprì e richiuse. – Lei notò ancora con orrore che il suo tergo consisteva solo di uno scheletro!

6. Alla fine mia zia si riprese, ma comprensibilmente non riuscì più ad addormentarsi e trascorse la notte agitata ed irrequieta. Quando poi si recò nella toilette, notò quattro strisce nere su una guancia – impronte delle dita del defunto che scomparvero solo dopo 2-3 settimane.

7. Quella stessa mattina raccontò a mia madre (noi abitavamo non lontano da lei) dell'apparizione notturna del suo defunto marito e ci mostrò le quattro strisce: sembravano essere state marcate a fuoco.

8. Circa 8 giorni dopo il capitano K. fu trasferito dalla Dalmazia a G. (Croazia), dove conobbe mia zia e la sposò. Entrambi vivono adesso a G. in un matrimonio ininterrotto"

 

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Cap. 102

Lo spirito di un congiunto vivente annuncia la malattia della famiglia

[Helena Rehschuf 1901]:

1. «Due anni fa, quando ero in visita a casa di mia sorella nei Monti Metalliferi per qualche settimana, mentre ero impegnata a sistemare la mia stanza, mi sentii battere sulle spalle e percepii le parole: “Torna immediatamente a casa!”. Mi guardai intorno e scorsi una donna alta vestita di bianco: mi chiese ancora una volta di farle questa promessa, perché era la madre di mio cognato e voleva comunicarmi che dovevo stare con i miei, perché sorella e figlioletti erano a letto malati; poi scomparve.

2. Da quel momento non trovai più riposo e preparai tutto per la partenza del giorno successivo.

3. Quando giunsi dai miei il giorno dopo, trovai l’intera famiglia malata, come mi fu detto, e nel frattempo mia madre mi aveva chiesto di tornare a casa per lettera. E quanto fu grande la gioia dei miei quando entrai.

*

[Parla il Padre Gesù]:

4. “La donna alta vestita di bianco era una congiunta venuta da lontano che ricevette la notizia della malattia e si occupò della faccenda”.

 

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Cap. 103

Avvertimenti spirituali da parte di George Villiers per il figlio

 

[Jung Stilling racconta]:

1. Uno degli avvenimenti più strani è quello che riguarda il duca di Buckingham. È anche certamente vero, e non si tratta di una storia inventata o comunque abbellita, come so da fonti attendibili, e lo riporto qui testualmente, così com’è riportato nella 2° parte del 2° volume del museo del miracoloso a partire dalla pagina 89:

*

2. «Il duca di Buckingham[35] era ministro di Carlo I, re d'Inghilterra, di cui era il favorito; e siccome lo si riteneva autore degli atti di violenza che il re si permetteva, era molto odiato dal popolo e, più tardi, perse la vita in maniera violenta. Nel 36° anno di vita fu pugnalato a morte dal tenente Feltom con un coltello. Di un'apparizione che precedette la morte del duca di Buckingham, Lord Clarendon nella sua storia delle ribellioni e della guerra civile in Inghilterra, racconta quanto segue:

3. “Tra gli addetti al servizio del guardaroba regale a Windsor, c'era un uomo generalmente ossequiato per la sua rettitudine e buonsenso che, all’epoca, aveva circa cinquant'anni. Quest'uomo era stato educato in gioventù in un collegio a Parigi, dove all’epoca si trovava George Villiers, il padre del duca di Buckingham, con il quale aveva instaurato una stretta amicizia, ma da quel tempo non aveva più parlato con lui.

4. Quando questo sorvegliante del guardaroba circa sei mesi prima dell’assassinio del duca si trovava nella più perfetta salute nel suo letto a Windsor, gli apparve, intono a mezzanotte, un uomo di aspetto venerabile, tirò su le tende del suo letto e, guardandolo fisso gli chiese se non lo conoscesse. All’inizio non gli rispose, perché era mezzo morto dallo spavento, ma quando gli chiese per la seconda volta se non si ricordava di averlo già visto, allora si ricordò di George Villiers, la somiglianza del corpo e dell’abbigliamento glielo rivelavano, perciò gli disse che lo riteneva per George Villiers.

5. L'apparizione rispose che aveva ragione e lo pregò di fargli la cortesia di recarsi in suo nome da suo figlio, il duca di Buckingham, per invitarlo ad usare tutti i suoi poteri per ingraziarsi il popolo, o perlomeno di placare gli animi indignati contro di lui, altrimenti non lo si sarebbe lasciato vivere più a lungo. Dopo queste parole, l'apparizione scomparve, e il buon uomo, che fosse completamente sveglio o no, dormì tranquillo fino al mattino.

6. Al suo risveglio, considerò l'apparizione per un sogno e non vi prestò nessuna particolare attenzione. Una o due notti dopo, la stessa persona gli apparve di nuovo nello stesso luogo e alla stessa ora con un'espressione un po' più seria della prima volta, e gli chiese se avesse eseguito l'incarico che aveva ricevuto da lui! Dal momento che l'apparizione sapeva bene che non era accaduto, lo rimproverò molto seriamente e aggiunse che si aspettava da lui più cortesia, e che se non avesse soddisfatto il suo desiderio, non avrebbe avuto pace, ma sarebbe stato perseguitato da lui ovunque.

7. Il guardarobiere, terrorizzato, promise di obbedire. Ma al mattino era indeciso e non sapeva cosa fare. D'altra parte, l'alta posizione del duca, la grande difficoltà di presentarsi al suo cospetto e, ancor più, l’apprensione di rendere credibile la questione al duca, gli sembravano vanificare e rendere impossibile l’esecuzione del suo incarico.

8. Fu indeciso per alcuni giorni sul da farsi; alla fine afferrò il proposito di mantenersi inattivo come la prima volta. Ora seguì una terza apparizione ma molto più terrificante delle due precedenti; l'apparizione gli rinfacciò in un tono amaro che non aveva mantenuto la sua promessa.

9. Il guardarobiere confessò di aver tenuto in sospeso l'esecuzione di quanto lui gli aveva ordinato a causa della difficoltà di presentarsi al duca, non conoscendo nessuna persona con cui potesse sperare di ottenere accesso e che, se fosse riuscito a trovare un mezzo per farsi ascoltare, il duca non avrebbe creduto che lui avesse ricevuto un simile incarico; lo si sarebbe ritenuto per pazzo, oppure si sarebbe creduto che stesse cercando di ingannarlo o per cattiveria propria o per istigazione di persone malvagie.

10. In questo modo la sua caduta sarebbe stata inevitabile. L'apparizione, tuttavia, persistette nel suo proposito e disse che non avrebbe avuto pace finché non avesse soddisfatto il suo desiderio. Allo stesso tempo, aggiunse che l’accesso a suo figlio sarebbe stato facile e che chi voleva parlargli non avrebbe dovuto aspettare a lungo. Ma affinché fosse creduto, lui volle raccontargli due o tre circostanze, di cui non era autorizzato a parlare con nessuno tranne che con il duca; non appena costui le avesse udite, avrebbe creduto al resto del suo racconto.

11. Ritenendo di dover credere e obbedire a questa terza intimazione e apparizione, la mattina seguente partì subito per Londra, e poiché conosceva bene il maestro della requisizione, Sir Ralph Freemann, che aveva sposato una parente stretta del duca, si presentò a lui e lo pregò di assisterlo con la sua reputazione, affinché potesse ottenere udienza avendo questioni importanti da consegnare al duca, le quali richiedevano una grande segretezza e un po' di tempo e pazienza per ascoltarle.

12. Sir Ralph conosceva la prudenza e la modestia di quest'uomo, e concluse, da ciò che aveva sentito solo in termini generali, che qualcosa di straordinario era lo scopo del suo viaggio. Perciò gli promise di accondiscendere e di parlarne con il duca. Alla prima occasione diede al duca anche notizia della buona reputazione e dei desideri di quest'uomo, e gli riferì tutto ciò che sapeva sulla faccenda.

13. Il duca gli rispose che sarebbe andato a caccia con il re il giorno dopo di buon'ora, e che i suoi cavalli lo avrebbero aspettato a Lampethbrücke, dove pensava che sarebbe approdato alle 5 del mattino, e se l'uomo avesse voluto aspettarlo lì, avrebbe potuto intrattenersi con lui per tutto il tempo necessario.

14. Sir Ralph non mancò di condurre il guardarobiere sul posto all'ora stabilita e presentarlo al duca sul naviglio. Il duca lo accolse molto gentilmente, camminava al suo fianco e gli parlò per quasi un'ora. Nessuno si trovava in quel luogo, tranne Sir Ralph e i servitori del duca, ma tutti stavano così lontani che era impossibile potessero sentire qualcosa della conversazione, anche se vedevano che il duca parlava spesso e con molto movimento.

15. Sir Ralph Freemann, che aveva gli occhi fissi sul duca, lo notò ancora meglio che i restanti, e l'addetto al guardaroba gli disse al loro ritorno a Londra, che quando il duca ebbe saputo delle particolari circostanze che gli aveva rivelato, per rendere credibile il resto della conversazione, cambiò il suo viso e affermò che nessuno tranne il diavolo avrebbe potuto scoprirlo, poiché solo lui (il duca) e un'altra persona ne erano a conoscenza, di cui egli era convinto che quella persona non l’aveva detto a nessuno.

16. Il duca continuò la caccia, ma si vedeva che si allontanava continuamente dagli altri, era sprofondato in profonde riflessioni e non prendeva parte al divertimento. Dopo metà mattinata abbandonò la caccia, prese alloggio a Whitehall e si recò nella stanza di sua madre, con la quale rimase chiuso a chiave per due o tre ore. Nelle stanze confinanti si sentiva la loro rumorosa conversazione, e quando uscì di nuovo si notava sul suo volto molta agitazione mescolata a collera, il che non si era mai notata prima in una conversazione con sua madre, per la quale aveva sempre mostrato la più profonda riverenza.

17. La contessa si trovò in lacrime e sprofondata nel più grande dolore dopo l’allontanamento di suo figlio. Tanto è noto e accertato che non sembrò sorpresa quando ricevette la notizia dell'assassinio del duca, avvenuto pochi mesi dopo. Sembrava quindi che lo avesse previsto, e che suo figlio le avesse dato notizia di ciò che il guardarobiere aveva scoperto. Di conseguenza non si percepì in lei neanche il dolore che doveva necessariamente provare per la perdita di un figlio così amato.

18. Si dice segretamente che le circostanze particolari di cui il guardarobiere ricordò al duca, avrebbero riguardato una relazione illecita che egli aveva mantenuto con una sua parente stretta, e poiché aveva tutte le ragioni per sospettare che la signora non ne avrebbe parlato di persona, egli riteneva che, a parte lei, solo il diavolo sapesse qualcosa e poteva aver parlato”.

19. Nel Plutarco britannico sono citate ancora parecchi sospetti che si riferiscono alla morte del duca di Buckingham, ma tutte queste possono avere la loro origine dalla suddetta apparizione».

 

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Cap. 104

La nonna dall'aldilà appare per non rischiare con l’auto

[dalla signora Bax]:

1. «Quando ebbi appreso il seguente avvenimento in tutti i suoi dettagli da una fonte altamente credibile, il mio primo pensiero fu: se la vasta massa dell'umanità fosse stata testimone oculare, specialmente quella vasta schiera dei più convinti che scrissero sul loro vessillo:

Rendetevi bella qui la vostra vita,

non c'è niente nell’aldilà, nessun rivedersi!

2. A dire il vero, per partecipare a tali apparizioni sono necessarie circostanze molto speciali, la cui condizione principale ci è già nota dagli Atti degli apostoli 2, versetto 1.

3. Il 31 ottobre 1912 morì a Königshütte una donna di Noß di 70 anni, madre di un mio collega. Secondo l'usanza della Chiesa cattolica, fu sepolta lì il 3 del mese successivo. Il marito della nipote della defunta, il signor Georg Skrzipek costruttore edile a Beuthen, Alta Slesia, possedeva un'auto privata che poteva ospitare da 8 a 10 persone. Con questo automezzo, che da lui veniva molto utilizzato, intraprendeva spesso grandi viaggi per provare la potenzialità dello stesso fino alla massima potenza.

4. Durante tali escursioni, che potremmo definire "viaggi selvaggi", le cose naturalmente non andavano sempre per il verso giusto. Difficilmente si potevano evitare incidenti a causa dell'eccessiva temerarietà in questo campo, sebbene dovesse essere raggiunta la presunta sicurezza nella guida veloce, unita con la necessaria abilità!

5. Durante uno di questi viaggio lungo il confine austriaco, ad andatura molto decisa, per vero non si accorse di nulla della direzione in cui stava andando, ma fu costretto da una forza misteriosa a guardar di lato, come se la sua stessa anima parlasse alla sua percezione intellettuale, e a questo punto improvvisamente notò un’apparizione accanto al veicolo. Spaventato da questo fatto, frenò, si guardò intorno, ma non si vide più nulla! La nipote che si trovava nel veicolo non aveva visto nulla, e lui le nascose ciò che aveva appena incontrato.

6. Il 22 novembre 1913, presso il tribunale di Königshütte, ebbe luogo il pagamento dell'eredità della defunta. Tutti i parenti di Skrzipek ne erano interessati: erano venute le due figlie, due figli con le loro mogli e un figlio senza moglie. Il giorno seguente, domenica 23 novembre, intrapresero una escursione in auto scoperta verso l’Austria. Il viaggio di ritorno si snodava per chilometri di fitta foresta. Il tempo era asciutto.

7. Era tra le 4 e le 4 e mezzo del pomeriggio, e cominciava a far buio, quando tutti gli occupanti dell'auto poterono vedere un’anziana signora già da lontano che stava tra il sentiero e il fosso al margine del bosco. Ma non appena si sollevò la domanda su cosa ci facesse un’anziana signora a quell’ora tarda in quell’angolo isolato del mondo, si erano già avvicinati molto e ora la nuora e la nipote esclamarono come da una sola bocca: "Questa è nostra nonna!"

8. Tutti, tranne il conducente dell'auto, videro l'apparizione, e poi la riconobbero: indossava la stessa veste che la defunta aveva nella bara; non mancava nemmeno il panno bianco che le era legato intorno alla bocca! – Tutti erano terribilmente sconvolti! – Il fantasma alzò la mano in segno di rimprovero, ma poi scomparve di nuovo in silenzio, simile ad un ombra!

9. Quando anche il signor S., il conducente dell'auto, si fece avanti di nuovo con l'affermazione sicura di aver visto 3-4 settimane prima esattamente la stessa figura, un’esperienza che fino a quel momento aveva tenuto nascosta, allora era generalmente fuori dubbio che poteva essere stata solo la madre defunta che qui era intervenuta rimproverando! – I viaggi in auto furono ora sospesi per qualche settimana. Il proprietario dell'auto andò a visitare il mio collega a Berlino lo scorso 6 dicembre e gli descrisse quanto aveva vissuto. Alle obiezioni di quest'ultimo che poteva essersi trattato di un inganno, egli rispose determinato: “No! Noi abbiamo visto la nonna, questo non può essere un inganno! Eravamo nel pieno delle nostre facoltà!"

10. Quasi il giorno della morte, anche il mio collega vide in sogno la madre con i lineamenti immobili e molto seri. Egli mi fece notare questo aspetto: “Chi ha avuto una tale esperienza e in piena coscienza di sé vede all’improvviso qualcosa a cui non aveva pensato in quel momento, deve in buona fede giungere alla conclusione che esiste un legame tra questo mondo e l'aldilà, anche se finora il dubbio è stato il più ostinato in queste cose! In ogni caso, questo avvenimento ha solo disturbato in noi uno strano mondo dei pensieri!”

11. Se questo avvenimento aveva tolto all’autista, così come anche a tutti i partecipanti, la voglia di ulteriori viaggi temerari, si era creato un grande, inestimabile vantaggio, un più solido valore di eternità, che avrebbe dovuto permettere (si confronti Matteo 5, versetto 26)[36] a tutti i testimoni di questo avvenimento di rendere possibile in avvenire una più veloce salita.

 

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Cap. 105

Lo spirito di Pietro il Grande appare al nipote

1. "Light" pubblica, dalla penna del meritevole occultista Mr. Joseph von Kronhelm di Gaysin in Russia (Podolia), il seguente rapporto altamente interessante dalle memorie della baronessa Von Oberkirch:

2. «Verso la fine del XVIII secolo, il figlio dell'imperatrice Caterina II di Russia, il granduca Paolo[37], fu accolto con grande entusiasmo alla corte di Luigi XVI. In suo onore si organizzarono le più grandiose cerimonie e festeggiamenti. Una sera il granduca Paolo e la sua giovane moglie Maria Feodorowna furono invitati al castello della principessa Lamballe, dove anche la baronessa Von Oberkirch, che tra l'altro nella sua giovinezza era stata una buona amica della granduchessa, trascorrendo con lei la sua infanzia in un piccola corte principesca, in più si erano riunite Septimanie d'Egmont, la figlia del maresciallo von Richelieu, l’aiutante del granduca, Kurakin, principe di Ligne, e altre persone aristocratiche.

3. Una ricca cena fu portata in tavola e in una preparazione come poteva essere preparata solo da cuochi francesi. La letizia e la socievolezza raggiunsero il loro massimo culmine – tutte le preoccupazioni della giornata sembravano dimenticate e la conversazione era in pieno svolgimento. Il fatto che quella sera fosse presente l'erede al trono russo non sembrava influenzare minimamente la smodata allegria degli ospiti. Ognuno s’intratteneva del tutto a suo piacimento, ci si raccontava le notizie del giorno, aneddoti, indovinelli e così via. Alla fine la compagnia passò a parlare di questioni più serie e manifestò il proprio punto di vista sui miracoli della Bibbia. Anche se la maggior parte di loro pensava di dover rifiutare la fede, quasi generalmente si ammetteva l'apparizione dei defunti. Il signor Vaudreuil aveva appena raccontato una storia di fantasmi, cosa che fu accolta con il più vivo interesse e il più grande entusiasmo, quando il granduca esclamò: "Anch'io potrei fornire a ciò un interessante contributo".

4. "Ahi, altezza", Kurakin lo interruppe nel discorso, "vorrei manifestare la più umile preghiera di non raccontare nulla del genere, perché tutte le volte che vostra altezza imperiale suscita questo ricordo, viene colto da un’agitazione dell’animo che continua per lunghi giorni e mette l’ambiente in apprensione”.

5. "Purtroppo non posso darti ragione", rispose il granduca, "ora mi piace solo parlarne, e quindi voglio parlare". E rivolgendosi poi agli ospiti, disse: "Immaginatevi (1784) era una magnifica notte di primavera, come solo raramente si presenta qui da noi a Pietroburgo, quando mi venne in mente di andar vagando per le strade della città. Kurakin mi accompagnava, e oltre a lui due robusti cosacchi del Don cavalcavano al nostro fianco per proteggerci da eventuali attacchi. Mi trovavo quindi nella miglior custodia, e ci incamminammo audacemente, il mio aiutante ed io, tra risate allegre e scherzi di ogni tipo.

6. Era per me un piacere molto speciale vagare per la città in una stagione così insolitamente mite, ed inoltre il chiaro di Luna era così luminoso che si poteva leggere facilmente una lettera. Ma anche gli oggetti risaltavano così chiaramente come in piena luce del giorno. A questo punto, proprio quando girammo l'angolo di una strada, notai un uomo di grande aspetto che si era avvolto strettamente in un mantello ed aveva coperto il viso con il suo cappello ad orlo largo. Era il primo essere vivente che incontrammo quella sera.

7. Quando lo superammo, iniziò a tenere con noi il passo. Io lo osservai con stupore. Che passo pesante! Santo Cielo, la strada lastricata tremava sotto il suo passo ed emetteva uno scricchiolio e un gemito. Sfiorai il braccio di Kurakin e gli sussurrai: "Ora abbiamo uno strano compagno". Ma quest’ultimo mi fece notare che non sapeva cosa intendessi. "Non vedi quella persona alla mia sinistra? Con il suo passo pesante fa abbastanza rumore per attirare l'attenzione su di sé". – "Io non sento e non vedo nessuno, sire", rispose Kurakin.

8. "Uomo! Allora tu devi essere certamente sordo e cieco!", esclamai infastidito. "Non vedi lo strano sconosciuto nel grande mantello che cammina accanto a me e al muro?" – “A vostra altezza va di scherzare. Posso giurare solennemente che non c'è nemmeno una spanna di spazio tra vostra altezza e il muro". Rispose Kurakin con calma. Ora, per convincere me stesso del fatto, stesi la mano – e sentii chiaramente che il muro di pietra era rasente al mio fianco. Ma l'uomo era ancora lì come prima. Allora una terribile sensazione di inquietudine si insinuò nel mio animo, un brivido e un tremito mi attraversarono il corpo sul lato sinistro, dove si teneva lo sconosciuto, il mio corpo e il mio sangue sembrarono irrigidirsi nelle vene.

9. L’accompagnatore notturno mi rivolse una penetrante occhiata di traverso, davanti alla quale dovetti assolutamente abbassare gli occhi, e all'improvviso sentii una voce cavernosa uscire dal grande mantello, che ancora oggi mi risuona all'orecchio e mi perseguita dappertutto: "Paolo, Paolo, povero principe!". – Tre volte si ripeté questa voce in un tono profondo e triste, tuttavia in nessun modo scortese. Subito mi rivolsi a Kurakin e gli chiesi se anche adesso non sentiva di nuovo nulla. Ma quest'ultimo affermò decisamente di non sentire nulla. Allora sommamente agitato mi rivolsi verso il muro e dissi in tono imperioso: "Dimmi: chi sei tu che ti prendi la libertà di accompagnare nella notte il granduca erede al trono".

10. La voce rispose: "Io sono l’unico che ti ama, l'unico che ha un vero interesse per te. Ascolta il mio consiglio. Non ti attaccare troppo a quel mondo sul quale non sarai ospite troppo a lungo. Cerca innanzitutto di fare del bene e non fare nulla di cui un giorno ti pentirai, affinché tu possa separarti da qui in beata pace". – A questo punto la persona misteriosa riprese tranquillamente la sua via, ed io mi sentii costretto a seguirla contro la mia volontà da una forza superiore.

11. Kurakin e i due cosacchi non videro nulla, come prima. Io minacciavo quasi di cadere a terra per l’esaurimento. Là sulla piazza che stava tra il ponte della Neva e lo Ständehaus, il mio inquietante accompagnatore si fermò all’improvviso e prese commiato da me: "Paolo", disse, "qui dobbiamo separarci, ma ci incontreremo di nuovo qui allo stesso posto. Questo luogo sia d'ora in poi il nostro convegno. E ora addio". – Mentre mi salutava così, il grande cappello a cencio si alzò da solo e il volto dello sconosciuto divenne visibile. Nel chiaro splendore della Luna intravidi un volto che conoscevo fin troppo bene; il suo profondo occhio d'aquila si posò acuto su di me, vidi il colorito del viso abbronzato e il tratto austero intorno alla bocca di mio nonno, il cui corpo giaceva nel sepolcro da più di mezzo secolo.

12. Era Pietro il Grande[38]! È stato difficile per me riprendermi dal comprensibile spavento che mi colse in seguito al messaggio che mi era giunto da quell'apparizione. L'alba s’intravedeva già nel firmamento, mentre strisciavo verso il mio palazzo, più che andare, in realtà congelato a morte dal lato sinistro. Kurakin è testimone di quale sforzo è costato ai medici per riportare il calore alla parte del corpo congelato con mattoni caldi e spessi panni caldi».

*

13. È noto che l'imperatore Paolo regnò solo per un breve tempo, poiché una morte violenta per mano di un cospiratore lo chiamò dall’aldiquà.

 

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Cap. 106

Spirito soccorritore

La vergine cannone

 

[dalla bocca del colonnello d'artiglieria von K.]:

1. In una delle numerose battaglie con i nomi impronunciabili nella Turchia asiatica, nel 1854 9.000 russi affrontarono 35.000 turchi in un sanguinoso e disperato combattimento. La completa disfatta dell’esercito russo sembrava inevitabile, quando all'improvviso, in modo del tutto incomprensibile, l'intera armata turca si diede alla fuga più disordinata. I russi catturarono 24 cannoni e fecero un gran numero di prigionieri.

2. Quando fu chiesto loro perché avessero preso la fuga all’improvviso, dichiararono concordi che la figura di una vergine bianca era stata vista sopra le batterie dei russi, sovrastata da una croce raggiante, quindi non c'era modo di fermarli. Non sarebbero andati contro gli spiriti.

3. Alcuni cosacchi, che erano stati fatti prigionieri dai turchi all'inizio della battaglia, ma in seguito non considerati, avevano visto altrettanto la vergine cannone, così come la croce raggiante dal campo turco.

*

[parla il Padre Gesù]:

4. "La figura era una vergine russa dell'aldilà, la quale prese così tanto a cuore il pericolo dei russi da far loro vedere la suddetta figura con il massimo sforzo della sua forza di volontà, mentre i suoi spiriti ben disposti incutevano la paura ai turchi facendo uno spettacolo di starnuti spirituali, con la qual cosa spaventarono le anime dei turchi e così provocarono la paura nei soldati".

 

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Cap. 107

Il nonno defunto mostra lo scompartimento del treno alle zie di passaggio

[Helene Rehschuf, 1901]:

1. In una tempestosa giornata autunnale, quando pioveva a dirotto – era proprio il tempo peggiore – mia madre mi disse che due zie con le quali aveva parlato in un funerale di un suo cugino, erano di passaggio con il treno di mezzogiorno. Da lungo tempo non vedevo le mie zie, già molto anziane, e quindi, decidendo in fretta, nonostante il temporale, mi precipitai alla stazione con un piccolo ristoro per mia zia molto sofferente di tosse. Il treno arrivò. Alcune persone scesero, ma le due attese rimasero invisibili perfino ai finestrini del treno; anche i finestrini erano totalmente danneggiati dalla pioggia, e così andai disperatamente su e giù per il treno, finché non chiesi ai miei amici spirituali di aiutarmi.

2. Subito sentii anche le care vecchie parole del mio beato nonno; io lo vidi e prendendomi la mano disse: "Vieni con me figliola, ovunque ti conduca", e presto stavamo direttamente vicino al treno, dove mi disse di aprire la porta C che avevamo davanti. All'inizio, per vero, esitai, ma aprii la porta quando il segnale era già stato dato, e rimasi davvero molto sorpresa di poter salutare le zie sedute nello stesso scompartimento C vicino al finestrino opposto. Per il saluto e per la separazione allo stesso tempo le mani si strinsero, e la locomotiva si mise in movimento, mentre mi veniva chiesto: “Come hai fatto a trovarci?”

3. Dovevo ringraziare solo mio nonno per questo; poiché senza la sua guida sarebbe stato impossibile vederci.

 

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Cap. 108

Uno spirito mi mostra la via

 

[Teodor Brabanter, 1908]:

1. Attraversando la Lorena tedesca, mi trovai (1872) sulla via per S. in Lorena. La sera già si stava avvicinando, il Sole al tramonto dipingeva l'orizzonte di porpora. I pioppi su entrambi i lati della strada di campagna, lungo la quale camminavo con passo spedito, proiettavano ombre gigantesche. Un viale di pioppi così è terribilmente noioso per il viandante solitario, soprattutto se non c'è nessuna casa da vedere per ore. Ero perciò veramente felice quando finalmente i pioppi cessarono, e al posto di questi, finché giungeva lo sguardo, si vedevano solo campi aperti, né case né cespugli.

2. Alla fine il Sole scomparve, lentamente subentrò l'oscurità e proseguii più velocemente. Alle mie spalle tuttavia sorse la buona Luna, illuminando la mia via con la sua magica luce d’argento. Poi all’improvviso la via di campagna fu incrociata da un'altra. Dove si va adesso? A destra, a sinistra o dritto? Da che parte si va per S.? Nessun segnavia, nessuna pietra miliare; non un'anima umana cui avessi potuto domandare, si poteva vedere in lungo e in largo. Una terribile paura sorse in me, e la Luna luminosa a questa situazione sorrideva.

3. Osservandola, mi fermai all’incrocio, girandomi, per così dire, verso di lei, quando esclamai ad alta voce: “Chi mi mostrerà adesso la giusta via, chi mi dirà da che parte mi devo dirigere?”

4. “Io”[39] – esclamò una voce brillante alle mie spalle, “io conosco bene questa zona. Dove volete andare?” – Sarei quasi crollato per lo spavento quando sentii così inaspettatamente una voce dietro di me, e tuttavia, prima ero del tutto solo in quella zona, non avevo notato nessuno; ma il mio sgomento svanì presto, perché davanti a me stava una stupenda fanciulla, completamente vestita di nero che mi guardava molto afflitta.

5. “Devo andare a S., mia signora. Quale via mi consigliate di prendere?” (voglia qui il lettore considerare che al momento non mi accorsi che la fanciulla si rivolse a me in tedesco, poiché qui si parlava francese ovunque). –

6. “Oggi non arriverete più a S., e se ci arrivaste non trovereste più un alloggio. La via per S. prosegue dritto; ma per stasera, visto che è già così tardi, seguite la strada a destra, allora giungerete in un piccolo villaggio, sulla strada di campagna c'è una locanda, è un albergo per vetturali; potete dormire lì, poi domattina seguirete un sentiero che vi verrà indicato, ritornerete su questa strada e potrete essere a S. prima di mezzogiorno. Vi accompagnerò per un po’; se fosse giorno chiaro potreste già vedere il campanile del piccolo villaggio, venite!”

7. Proseguendo alla mia sinistra, la fanciulla camminava velocemente avanti, ed io avevo un bel da fare a starle dietro. Provai a stabilire una conversazione con lei, ma le sue risposte erano brevi e misurate. Elogiai la bellezza del territorio e la grande bellezza delle fanciulle di quel luogo, di cui lei forniva la prova migliore, poi dissi: “Voi siete veramente molto bella, mia signora, non ve lo dico per adularvi, perché io guardo sempre volentieri le belle fanciulle, ma voi avete una bellezza così singolare che finora non ho trovato da nessuna parte”.

8. A questo punto mi guardò con uno sguardo così estremamente triste, che mi corse lungo la schiena un freddo glaciale, ma non diede nessuna risposta. Pensavo di averla offesa e volli rimediare dicendo: “Perdonatemi, signora, se vi ho ferita, probabilmente siete in lutto, vi è morto un essere prezioso, per questo siete così triste e andate vestita di nero?”. Di nuovo nessuna risposta.

9. “Conoscete i locandieri, mia signora?”. – “Sì”, disse ora sommessa, “sono i miei genitori”. Poi continuò più forte: “Laggiù vedete già il villaggio, in dieci minuti sarete lì”. – Giù in una valle vidi veramente alcune case e alberi, e la chiesa completamente in fondo. 'Dov'è dunque la locanda?', volevo proprio chiederle, e mi voltai verso di lei, ma non la vidi più, era scomparsa senza far rumore.

10. Per quanto mi guardassi intorno e scrutassi con gli occhi il campo aperto, lei era e rimase scomparsa. Mi assalì di nuovo un freddo glaciale e, rabbrividendo, corsi a precipizio. In pochi minuti ero nel villaggio e subito trovai la locanda. L’oste era in procinto di spegnere la lanterna quando mi avvicinai salutandolo e gli chiesi alloggio. “Siete arrivato giusto in tempo, giovanotto, stavo proprio per chiudere e andare a letto. Entrate!”

11. L’oste fu molto cordiale, e dopo aver mangiato qualcosa mi mostrò il mio letto, mi augurò la buona notte e mi lasciò solo. A questo punto mi venne di nuovo all’improvviso in mente la fanciulla, riflettendo subito che anche lei dovesse tornare a casa, richiamai l’oste e gli dissi: “Ma vostra figlia non è ancora qui, se chiudete adesso, lei non potrà entrare”.

12. Su questo, l’oste rispose completamente sorpreso: “Cosa volete, io non ho figlia, cosa ve lo fa pensare?” – “Sì”, risposi io, “la fanciulla che mi ha guidato mi ha detto che è vostra figlia, e proprio come mi è apparsa all'improvviso, così è scomparsa di nuovo senza far rumore”. – “Questo è strano”, disse, e continuò: “me lo dovrete spiegare meglio domattina. Io avevo una figlia, ma è morta otto mesi fa, e non ne ho altre; questo è strano! Tuttavia a domani. Buon riposo!”

13. La mattina dopo, a colazione, venne da me l’oste in compagnia di sua moglie, e dovetti descrivere dettagliatamente l’avvenimento della sera precedente, il luogo dell'apparizione, cosa disse la fanciulla , quali vestiti indossava, e così via. Ma a queste persone era incredibile che la fanciulla dovesse aver parlato in tedesco. Descrissi la sua straordinaria bellezza, la forma del suo viso angelico, l’acconciatura dei suoi capelli, i suoi riccioli corvini che le soverchiavano capricciosamente la fronte, la sua giovinezza e il suo sguardo così particolarmente triste.

14. Entrambi i genitori rimasero lì senza parole, e grosse lacrime sgorgarono dagli occhi della madre. “Và a prendere la foto”, disse alla fine l’oste. E sua moglie, singhiozzando, andò a prendere quanto richiesto. Presto ritornò e mi pose davanti agli occhi una fotografia. Le avevo appena dato uno sguardo, quando mi percorse di nuovo un brivido lungo la schiena; la foto, infatti, rappresentava la stessa fanciulla che avevo visto e che mi aveva indicato la strada. Io lo dissi anche subito, aggiungendo che mi era sembrata più vecchia di qualche anno rispetto all’immagine.

15. “Sì”, disse il padre con voce quasi soffocata, “qui ha solo dodici anni, e quando fu travolta sulla via della croce e morì poco dopo, aveva sedici anni. Ma giovanotto, se lei vi è apparsa, allora non è nemmeno in Cielo, e và ancora in giro, soffrendo i tormenti del purgatorio.

16. Allora è il tempo di pregare per lei e far celebrare delle messe affinché giunga in Cielo. Per questo aveva un’aria così infinitamente triste; non è questo che vogliamo fare, mamma, in modo che la nostra Salomè possa aver pace?” – La donna fece cenno col capo e continuò a piangere sommessamente. Presto mi congedai da queste persone e dopo una marcia di tre ore ero effettivamente a S. già a metà mattino.

17. A tutt’oggi, comunque, non ho dimenticato quell'esperienza, e ricorderò sempre che un giorno uno spirito dall'aldilà mi accompagnò visibilmente, mi guidò e mi parlò conducendomi alla locanda presso i suoi genitori naturali».

 

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Cap. 109

Profezie spirituali a Diocleziano

1. Uno spirito profetizza a Diocleziano[40], attraverso una donna, che un giorno sarebbe diventato imperatore romano:

(Anno 284)

2. «Diocleziano era già un ufficiale, ma dimorava ancora come soldato semplice in una piccola casupola. Un giorno venne in conflitto con la sua governante per il costo del cibo. Questa lo accusò di essere spilorcio, ma lui rispose, scherzando, che una volta diventato imperatore avrebbe pagato meglio. Allora lei rispose: "Diocleziano, non scherzare! Diventerai imperatore quando avrai ucciso un cinghiale!". Da quel momento in poi Diocleziano andò assiduamente a caccia e uccise molti cinghiali, senza venir più vicino al suo obiettivo.

3. Nel frattempo il trono imperiale era sempre vacante e talvolta l'ufficiale dalmata diceva corrucciato: "Io uccido il cinghiale, ma qualcun altro ha sempre il pasto!". – Poi, quando durante una spedizione contro i persiani (284) il Cesare Numeriano[41] venne pugnalato da Arrius Aper e il popolo chiese a gran voce dell’assassino, un pensiero improvviso balenò nella mente di Diocleziano. Egli conficcò la spada nel fianco di un cinghiale e gridò: "Ecco l'assassino!". Ma ai suoi amici disse in seguito: "Alla fine ho ucciso il cinghiale giusto!" – In questo gesto attirò su di sé l'attenzione generale. Pochi mesi dopo aveva veramente spianato la via verso il trono».

 

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Cap. 110

Al punto di separazione dall’aldiquà all'aldilà

 

[dalle memorie di Lady Clementine Davies]:

1. «Un avvenimento dalla campagna militare del 1814: – Dopo che gli alleati entrarono a Parigi, il generale prussiano von Gräven, con il quale la scrivente aveva fatto conoscenza, le raccontò una storia molto strana. Lui e un suo amico generale avevano ricevuto l'ordine di marciare verso il campo di battaglia con le loro truppe, l’uno da destra, l'altro da sinistra . Dopo una faticosa giornata di marcia, il generale fece riposare i suoi uomini in un villaggio, dove paglia e altre cose ammassate nella chiesa indicavano che il nemico era più vicino di quanto si pensasse.

2. All’alba il generale von Gräven si svegliò, e rimase stupito nel vedere davanti a sé il suo amico con cui si era congedato il giorno prima. Il suo stupore fu ancora maggiore quando costui gli disse: "Non eseguire l’ordine e non marciare oltre sulla tua via attuale, poiché i francesi la tengono occupata e vogliono tendervi un'imboscata".

3. La figura scomparve di nuovo con la stessa rapidità con cui era arrivata, ma questo avvertimento aveva fatto un'impressione così profonda sul generale, che prese un'altra via e su questa incontrò gli alleati. Il suo amico invece era caduto nello stesso momento in cui il generale aveva avuto l'apparizione, e i suoi uomini erano stati massacrati fino a un terzo del loro numero.

*

[parla il Padre Gesù]:

4. "Gli amici nella vita, nell'ora della separazione hanno di solito un grande desiderio di vedere ancora una volta l’amico amato, e congedarsi da lui per l'ultima volta. Questo ardente desiderio, se è molto intenso e idoneo a realizzare qualcosa di buono, viene concesso che vada in adempimento, e così è stato anche qui il caso: il generale cadde ed era sua intenzione avvertire l’amico, ed Io aprii gli occhi e gli orecchi spirituali al generale von Gräven per alcuni istanti, in modo che potesse udire l'avvertimento e salvarsi".

 

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Cap. 111

La profezia di un defunto poi realizzatasi

(1907)

1. «Come riporta il quotidiano "Light", il miliardario Pierpont Morgan da giovane era molto povero. All’epoca viveva a New York in un abbaino, accanto allo stesso una donna anziana divideva una stanzetta altrettanto povera con sua figlia che soffriva di una violenta tosse. Pierpont Morgan impiegò tutto ciò che stava in suo potere per aiutarla.

2. Quando una notte si svegliò, con suo grande stupore vide la fanciulla stare davanti al suo letto. In un primo momento pensò che era mattino e che lo si volesse svegliare all'alba per dedicarsi all’ardua occupazione di cercar lavoro; ma riconobbe subito che doveva esserci un'altra ragione quando la fanciulla gli tese le mani sottili e gli disse: "Volevo dirvi addio perché devo intraprendere un lungo viaggio. Anche voi siete alla fine della vostra sofferenza, (gli annunciò la figura), un futuro radioso vi attende ancora, e diventerete molto, molto ricco!”

3. All’improvviso l'apparizione scomparve. Tuttavia il signor Morgan si ricordò di aver sprangato la porta quella sera, e quando lo verificò, il chiavistello era ancora spostato in chiusura. Solo poche ore dopo fu chiamato dalla vicina di camera che si lamentava di essere ora completamente sola al mondo perché sua figlia l'aveva lasciata per sempre durante la notte. Fu quindi l'anima della fanciulla che gli fece una profezia al momento della sua morte, che poi si verificò assolutamente in modo splendido».

 

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Cap. 112

Ritornato dall'aldilà nella vita terrena

(Lazzaro di Betania)

[parla il Padre Gesù]:

«Nell'anno 32, il 17 ottobre, Io resuscitai Lazzaro di Betania che era morto già da 4 giorni ed emanava un forte odore di morte, vivendo poi ancora 15 anni dopo averlo richiamato in vita. Egli tornò con un debole ricordo di ciò che nell'aldilà aveva visto, sentito e vissuto ; un ricordo completo gli avrebbe guastata completamente la vita nel mondo. Nell'anno 47 morì per la seconda volta come uomo perfezionato per il primo Cielo, perché aveva utilizzato bene il suo tempo terreno per la vita spirituale».

 

 

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Cap. 113

Morto e ritornato alla vita terrena

[da il giornale “La Sfera”]:

1. «Un caso interessante, la cui autenticità sarebbe dovuta essere confermata molto più da testimonianze e dettagli[42], “La sfera” ci riferisce di un medico che morì di tifo nell’Arkansas nell'estate del 1889. Questo medico, il dott. A. S. Wiltse, chiamò in anticipo i suoi parenti al suo letto di morte, per prendere da loro un commovente commiato. Ben presto i suoi occhi si chiusero, la sua bocca impallidì, e polso e respiro si fermarono. La campana a morto echeggiò annunciando agli abitanti che uno dei loro cittadini più amati e rispettati aveva preso congedo dalla vita.

2. Dopo quattro ore, tuttavia, il dr. Wiltse pervenne di nuovo alla vita e riferì un resoconto molto dettagliato della sua morte:

3. “All'inizio avevo completamente perso i sensi, e non sapevo cosa stesse accadendo intorno a me. Poi, però, ripresi conoscenza e sentii chiaramente che il mio spirito occupava ancora il mio corpo, sebbene tutti e due si presentassero piuttosto come estranei l'uno l'altro. Così sono stato testimone dell'interessante separazione della mia anima dal mio corpo. Qualcosa in forma e colore sembrò allontanarsi dalla mia testa, questo somigliava a un pesce in gelatina, e vidi questo qualcosa salire sempre più in alto, come una bolla di sapone che i bambini soffiano nell’aria quando esce dal cannello che usano per la loro fabbricazione, e fanno l’altalena nel vento. Mi sembrava come se il mio corpo fosse nudo, trasparente, del colore di una nuvola azzurra e leggera. Girai il gomito sinistro e venni in contatto con le braccia di due uomini che stavano davanti alla soglia della porta. Fui sorpreso che il loro braccio passasse attraverso il mio senza resistenza, né che avessi ricevuto un urto. Su entrambi le parti non venne notato. Ora lasciai la casa e mi recai nei boschi e sulle le montagne, sentii anche diverse voci. Quando aprii di nuovo gli occhi, rimasi meravigliato di essere ancora vivente”».

 

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Cap. 114

Ritornato dall'aldilà

 

28 ottobre 1905 Zehlendorf presso Berlino. Suor Sophie Kirchner scrive della sua gioia per gli stupendi insegnamenti del Padre Gesù e racconta di essere morta due volte e di essere stata richiamata in vita in questo mondo per mezzo di una rianimazione; lei racconta quanto meravigliosa abbia trovato la vita nell'aldilà e quanto sia stato triste per essere stata richiamata indietro. Come tale lei serve il Padre Gesù come testimone vivente proveniente dall'aldilà per coloro che dubitano della fede.

1. Questa cara suora mi ha scritto quanto segue nello Spirito di Cristo: «“Caro fratello Schumi, salute a Dio! Ringrazio tutti i giorni il caro Padre Gesù per tutto, tutto ciò che ci viene detto e insegnato da Lui nella Sua grande grazia attraverso la Sua intercessione. C'è del meraviglioso sulle preghiere e sulla comprensione nel nostro insegnamento principale e nel foglio di lettura "Amore". Lode sia a Dio per questo Suo infinito amore e bontà per i Suoi deboli figli.

2. Oh, se tutti gli uomini sapessero quali parole meravigliose contengono i nostri scritti teosofici cristiani del Signore Padre nostro Gesù, tutti diventerebbero buoni cristiani e amerebbero il Padre nostro con tutto il cuore. Oh, a volte mi afferra un grande timore per il fatto che facciamo troppo poco per Dio; perché non c'è più fervore ardente nel cuore degli uomini e non viene predicato, affinché le Scritture, che contengono tante cose belle, grandi e necessarie da conoscere, vengano lette, per non far perire tutti gli uomini nel giudizio del mondo.

3. Io stessa sono ammalata dall'anno scorso, il mio Signore e Dio mi ha colpita, Egli deve dirmi molte cose se dovevo soffrire così tanto, per comprendere appieno cosa mi mancava ancora nello spirituale. Sono paralizzata sul lato sinistro e si è formata una cardiopatia che non guarirà mai più. I medici dicono che è dovuto a uno sforzo eccessivo e al lavoro. Io stessa dico: 'attraverso le preoccupazioni della vita quotidiana', e questi tre insieme hanno causato la paralisi. È così difficile per noi donne essere autonome in Germania e prendere il nostro pane quotidiano in linea con gli uomini, mettendo le nostre conoscenze e competenze al servizio dell'umanità.

4. Inoltre ho dimenticato di badare alla mia salute, come avrei dovuto. Non ero più giovane quando sedetti sui banchi di scuola per la seconda e terza volta, in modo da potermi formare meglio nella cura dei malati e assistenza medica. In questo periodo ho anche sperimentato una grande eccitazione del cuore. Nel febbraio 1905 arrivò la paralisi; ma devo comunque ringraziare il mio Dio dal profondo del cuore, perché mi ha aiutata meravigliosamente, mi ha messo profondamente nelle necessità del corpo, e mi si disse che io in realtà sono morta due volte e sono stata faticosamente riportata in vita con la rianimazione.

5. Mi ricordo ancora che ero molto triste quando mi svegliai, perché prima mi sentivo tanto bene. Era così meravigliosamente bello e tranquillo dove sono stata, luce su luce intorno a me e melodie in lontananza; ero completamente stupita, ma non c'era nessuno che mi dicesse dove andare. Poi mi svegliai di nuovo nella camera da letto quasi buia, e la vecchia vita ricominciò. Subito raccontai la mia condizione ai medici e all'infermiera, che però non sapevano cosa rispondere.

6. Il mio Dio mi ha aiutata con suppliche e preghiere, sono guarita abbastanza bene, ma a causa della cardiopatia ho dovuto abbandonare la mia attività di medicina naturale e trasferirmi da Wiesbaden, dove ho vissuto e lavorato prima, a Zehlendorf presso Berlino”».

 

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Cap. 115

Ritornata alla vita

Comunicazione dalla soglia dell’aldilà

 

(tradotto dall'inglese dal pastore Georg Schwalm)

[da "The World Magazine", New York, 26 aprile 1914]:

1. «"Lei è morta!", disse il dottore. – Nei giorni precedenti il definitivo venir meno delle forze, la morte sembrava molto vicina. Per alcune ora la paziente era rimasta sospesa sulla linea di confine. Secondo le dichiarazioni del medico e dell'infermiera, l’esile legame che legava la sua anima al corpo si era strappato. Il venerabile Baker P. Lee, pastore della Chiesa di Cristo di Los Angeles, la cui moglie era stata dichiarata morta in questo modo, aveva preso atto della testimonianza del dottore ed aveva cercato il conforto spirituale per questa perdita.

2. Non fu fatto alcun tentativo per rianimare la signora Lee. Per diversi giorni la sua morte sembrava solo questione di ore, e quindi nessuno dubitava che fosse avvenuta.

3. Erano passati venti minuti. Non era percepibile alcun segno di vita sul corpo scheletrico e pallido che giaceva sotto il lenzuolo. L'infermiera era occupata con i preparativi preliminari per la sepoltura del corpo. All'improvviso gli occhi si aprirono. Un sorriso comparve sulle labbra. Le mani si mossero. Il cuore, che si era fermato, ricominciò a battere e il sangue vivo riprese a circolare nelle vene. Il petto si alzava e si abbassava ritmicamente, così come i polmoni riprendevano a respirare.

4. Da quel momento in poi la signora Lee recuperò di nuovo le forze. Nel giro di poche settimane si era completamente ristabilita.

5. I venti minuti in cui la vita era stata sospesa, non furono un periodo di inconsapevolezza. È impossibile dire con certezza cosa sia successo durante quel tempo, ma la signora Lee era fermamente convinta che il suo spirito avesse lasciato il corpo, perché lei vide cose che gli occhi del corpo non possono vedere, vagò in luoghi dove i mortali non possono mai arrivare, e poi tornò indietro, per prendere possesso del suo involucro corporeo.

6. Ogni dettaglio che il suo spirito vide, disse e fece durante questo breve periodo di tempo, le rimase indelebilmente impresso nella sua memoria. Lei lo condivise con tutti i membri della famiglia, ma restò riservata di fronte agli estranei, come se fosse qualcosa di sacro. Il dott. Lee, pur essendo uno studioso di psicologia, credette che l'escursione spirituale di sua moglie le sia stata permessa affinché potesse descrivere nel mondo la natura di quel regno dove si recherà la nostra parte spirituale quando si staccherà dal quella fisica. Per questo motivo lui e i suoi amici la spronarono a pubblicare le sue esperienze fatte.

7. È ancor più significativo il fatto che la signora Lee sia una donna estremamente istruita. È autrice di canzoni i cui testi e le melodie erano cantate volentieri, e ha una stupenda voce da mezzosoprano. I suoi componenti poetici sono ben noti a Los Angeles per i suoi profondi pensieri e sentimenti spirituali e mistici.

8. Lei racconta nel modo seguente il suo viaggio nella regione degli spiriti»:

*

9. «Nella mia visione, o comunque la si voglia chiamare, una delle mie infermiere mi aveva portata dalla carrozzina alla finestra, dove ero seduta e guardavo fuori. Trovai tutto estremamente delizioso e molto piacevole – gli alberi e i fiori, il cielo, la luce solare, il canto degli uccelli, l’intera natura era altamente gioiosa durante il tempo di un giorno perfetto.

10. A questo punto l’infermiera sobbalzò improvvisamente ed esclamò: "Ora se n’è andata!"

11. Vidi entrare mio marito. Egli mi guardò e disse: "O Dio! È dunque successo?". Potevo vedere come mi guardava con profondo dolore e cercava invano di aprirmi gli occhi. Io mi dissi: "Non sono morta!", ma non ero in grado di muovermi.

12. Allora furono portati dentro i quattro bambini che mi guardavano piangendo. Più tardi uscirono tutti di nuovo tranne il Dr. Lee e l’infermiera. Lei disse: "Mi prenderò cura di loro". Io sapevo cosa significava, ma il dott. Lee le disse di lasciarmi in pace per il momento.

13. Mi lasciarono sola, e poi entrò mio padre nella stanza, proprio come era in vita. Io e lui eravamo compagni di stanza. Io dissi: "Non sono morta?" – Lui rispose: "Non ancora, non ancora". Poi uscì anche lui.

14. All’improvviso sentii come il mio spirito lasciava il corpo. Accadde in un istante. Sembrò come se fosse un salto nel vuoto, una liberazione leggera e piacevole del mio essere.

15. La mia figura rimase la stessa, ma la sua sostanza era decisamente cambiata. Adesso era un vapore trasparente e in grado di recarsi subito in ogni luogo secondo la mia volontà.

16. Conservai tutte le mie facoltà: la memoria, l'immaginazione, la volontà. Ero nelle nuvole godendomi le gioie del volo. Poi mi abbassai e mi librai sopra la città, vedevo la gente lungo la strada principale e desideravo con tutte le mie forze di potermi rivelare ad alcuni di loro, per fargli sapere quanto fosse meravigliosa la vita dopo la morte.

17. Nondimeno, per tutto quel tempo sapevo che non ero morta, e alla fine di questo periodo di tempo – di cui non mi son potuta fare nessuna immaginazione – tornai nel mio corpo, dopo aver provato un indicibile sentimento di gioia, e ne presi immediatamente possesso.

18. L'esauriente esperienza è stata troppo reale per essere un sogno, e da quando l’ho vissuta sono fermamente convinta che ho indugiato per un po' ai margini dell'eternità ed ho conosciuto almeno in parte cos’è la vita futura. Questa conoscenza mi ha confortato, perché mi ha rivelato un'esistenza oltre la tomba, infinitamente più deliziosa di quanto avessi potuto sognare. Se la mia storia ha un qualche valore, spero che faccia conoscere anche ad altri la verità, ossia che il distacco dello spirito dal corpo al momento della morte non è nulla di terribile, bensì è il contrario».

*

19. Il dott. Lee crede che sua moglie sia stata richiamata perché il mondo ha ancora troppo bisogno di lei per lasciarla trapassare[43].

20. Inoltre, il dott. Lee disse: “Io sono dell’opinione che sia ritornata come messaggera per annunciare al mondo la bellezza e il sole dell'altro mondo. Che lei abbia visto con gli occhi dello spirito, e le sue esperienze corrispondano alla realtà, non ho il minimo dubbio".

21. Ora sorgono delle domande : “Qual è stata in realtà l'esperienza della signora Lee? Il suo spirito ha davvero fatto un viaggio fuori dal corpo? E se sì, dov’è andata? Fu quella, solo una solita visione del delirio di una persona malata? Fu solo un sogno?”. Gli psicologi ci dicono che non appena la coscienza smette di funzionare, il subconscio apre le sue dispense nel quale sono immagazzinate le impressioni di un’intera vita, ed intercetta un miscuglio di pensieri che forse tendevano a quelle impressioni. Emergono in superficie sotto forma di fantastiche visioni e sogni. Così vengono spiegate le strane immaginazioni del delirio, le allucinazioni dello spirito disturbato e le cose viste, udite e fatte nel sonno.

22. Ma la signora Lee non era completamente incosciente. Il suo medico e la sua infermiera assicurano che lei, a quanto pareva, era morta. Cioè, aveva smesso di respirare, e il cuore aveva cessato di battere. È stata proprio questa circostanza a rendere la sua esperienza così estremamente interessante. Si deve ancora ritenere che il suo cervello fosse fuori uso. In quel momento il suo spirito era fuori dal corpo. Ma non ha mai perso la coscienza. Poche persone hanno vissuto e ci avrebbero riferito tali esperienze. Sarà difficile per gli psicologi spiegare la faccenda.

23. La spiegazione, qualunque possa essere, non potrà scuotere la fede del dott. Lee e di sua moglie, che il suo spirito abbia effettivamente lasciato il corpo ed è ritornato; nemmeno la convinzione che il suo spirito abbia, almeno in parte, sollevato il velo del grande aldilà».

 

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Cap. 116

Il tarlo della coscienza che non muore, non lascia quiete all’anima del trapassato

1. Jung Stilling spiega la famosa apparizione di fantasmi a Braunschweig, perché anche in questo caso si tratta di uno spirito che qui aveva ancora da correggere una e l’altra cosa che gli impedivano il suo ulteriore progresso. Sull’autenticità di questa storia non c’è affatto da dubitare, io la conosco da parecchie fonti sicure, e la riporto qui testualmente, così com’è riferita nella quinta parte del 2° volume del museo del miracoloso:

2. «Nell'anno 1746, dopo il giorno di San Giovanni, a Braunschweig morì un certo signor Dörien, precettore al collegio Carolina, un uomo che aveva sempre diretto il suo ufficio con tutta fedeltà e vigilanza, ed aveva un carattere mite e sempre coerente, e un’altrettanta saggia rettitudine come fosse naturale, e con un’anima stabile.

3. Poco prima della sua morte, chiese a un altro precettore, il signor M. Höfer, con il quale era in stretta amicizia, di andare da lui per parlare di qualcosa di necessario. Quest’ultimo, sebbene fosse già a letto, non volle lasciare il desiderio dell’amico inappagato e si recò da lui. Solo che arrivò troppo tardi, perché il malato stava già lottando con la morte.

4. Dopo qualche tempo si sparse la voce che, prima questo poi quello, avrebbe visto il defunto al collegio Carolina. Ma poiché queste voci provenivano solo da giovani, riscossero pochi applausi, piuttosto tutto venne spacciato come il risultato della forza d'immaginazione eccitata dalla paura.

5. Alla fine, nell'ottobre 1746, si verificò un fatto che indusse molti ad attribuire un valore superiore all'apparizione, invece di averla prioritariamente respinta come del tutto falsa. Il defunto Dörien apparve a M. Höfer nel momento in cui, secondo la sua abitudine, andava in giro per il collegio di notte tra le undici e le dodici, per vedere se i suoi sottoposti fossero a letto e se fosse tutto in ordine.

6. Quando giunse nella stanza di M. Lampadius, egli vide il defunto (Dörien) seduto accanto (al dormiente) nella sua solita vestaglia, e una cuffia da notte bianca che teneva abbassata con la mano destra, in modo che solo metà del viso, cioè la parte inferiore sotto gli occhi fino al mento, si poteva vedere con la massima chiarezza.

7. Questa visione inaspettata spaventò certamente il signor Höfer, ma, persuaso di ciò che attendeva alla sua professione, si ricompose subito e girò per la stanza. Dopo aver trovato che tutto era in ordine, pensò di chiudere a chiave la stanza dietro di sé ma notò che l'ombra vista prima era ancora immobile nella sua precedente posizione.

8. Si fece coraggio, e gli puntò la luce direttamente in faccia, ma ora lo colse un tale spavento, che a stento riuscì a ritrarre la mano, la quale si era così gonfiata, che da quel momento restò così gonfia per parecchi mesi.

9. Il giorno seguente raccontò questo strano episodio al signor Oder, professore di matematica, il quale però, come filosofo, non volle credere a questa storia, ma dichiarò che si trattava di un inganno o di una illusione dell'immaginazione. Tuttavia, per andare fino in fondo alla faccenda, si offrì di accompagnarlo la notte successiva, perché sperava di convincere il signor Höfer che, o non aveva visto nulla, oppure era stato seguito da un fantasma in carne e ossa.

10. Entrambi, quindi, si recarono nel luogo in questione tra le undici e le dodici; ma non appena giunsero nella stanza, il professor Oder esclamò con una grande assicurazione: “Qui c’è Dörien in carne ed ossa!”. – Il signor Höfer entrò in silenzio nella stanza, e quando tornò, l'ombra era ancora seduta nella sua solita posizione come il giorno prima. Essi lo guardarono per un po’; tutto in lui era chiaro, potevano distinguere perfino la barba nera; ma nessuno dei due ebbe il coraggio di parlargli o di toccarlo, piuttosto entrambi se ne andarono convinti di aver visto il precettore Dörien, morto da tempo.

11. La notizia di questo avvenimento si diffuse sempre di più, e molte persone si recarono in quel luogo stabilito per convincersi della verità della faccenda per esperienza personale, ma i loro sforzi furono vani.

12. Lo stesso professor Oder desiderava vedere ancora una volta quest’ombra, vi si recò più volte da solo, la cercò in ogni angolo, con la ferma decisione di rivolgerle la parola, ma anche i suoi sforzi non furono ricompensati da nessun risultato corrispondente ai suoi desideri. Perciò espresse anche il suo pensiero con le parole: "Sono stato abbastanza tiepido da favorire lo spirito, se ora vuole ancora qualcosa, allora venga da me!"

13. Ma cosa accadde? Dopo 14 giorni circa, poiché pensava nientemeno ad un fantasma, fu improvvisamente svegliato tra le tre e le quattro del mattino con violenza da un movimento esterno. Appena aprì gli occhi, vide che di fronte al letto, vicino all’armadio che distava solo due passi da lui, c'era un'ombra che si presentava nell’abbigliamento del fantasma. Si alzò a sedere nel letto e ora poté vedere chiaramente l'intero volto. Fissò i suoi occhi su questa immagine, finché dopo otto minuti divenne invisibile.

14. La mattina seguente, alla stessa ora, fu svegliato di nuovo e vide la stessa apparizione, con l'unica differenza che la porta dell’armadio fece del rumore, non diverso da quando qualcuno vi si appoggiava. Questa volta anche lo spirito rimase più a lungo, tanto che il professor Oder si rivolse a lui con le parole: "Vattene, spirito maligno! Cosa hai da fare qui?"

15. A queste parole seguirono dall’ombra ogni specie di terribili movimenti, muoveva testa, mani e piedi in modo tale che anche il professor Oder pregò angoscioso: "Chi confida in Dio, ecc. e Dio Padre sia con noi ecc.". Dopo di ciò lo spirito scomparve.

16. Per otto giorni colui che era stato turbato dallo Spirito godette di pace e tranquillità; ma dopo il corso di questo tempo si fece vedere di nuovo l'apparizione alle tre del mattino, con la sola differenza che venne direttamente ed abbassò la testa su di lui dall'armadio, così che Oder si alzò di scatto dal letto e colpì violentemente il fantasma.

17. Indietreggiò anche veramente nell'armadio; ma si era appena messo a sedere quando il fantasma sembrò pronto a osare ancora un altro attacco, perché si stava avvicinando di nuovo al professor Oder. A questo punto, quest'ultimo notò che il fantasma aveva in bocca una corta pipa, che prima, forse per lo spavento, non aveva notato.

18. Questo atteggiamento dello spirito e l'espressione estremamente serena, che sembrava essere più amichevole che di cattivo umore, attenuarono la sua paura e gli diedero il coraggio di rivolgersi allo spirito nel modo seguente: "Avete ancora debiti?" – Egli sapeva già in anticipo che il defunto aveva lasciato alcuni talleri di debito, da qui il motivo di questa domanda. A questo interrogativo il fantasma indietreggiò di alcuni passi, si mise dritto, non diversamente come se qualcuno volesse ascoltare con attenzione qualcosa.

19. Ripeté la domanda ancora una volta, dopo di che il fantasma portò la mano destra su e giù sulla bocca. La barba nera, che il professor Oder poteva vedere chiaramente, lo indusse a porre la domanda: "Dovete forse ancora pagare il barbiere?". – Al che il fantasma scosse lentamente la testa più volte. La pipa bianca fu il motivo della seguente nuova domanda: "Siete ancora debitore del tabacco?". Qui indietreggiò e improvvisamente scomparve.

20. Il giorno seguente il professor Oder svelò questo nuovo avvenimento al consigliere di corte Erath, che era uno dei quattro curatori del collegio Carolina, e che in casa con lui aveva la sorella del defunto. Questi dispose subito che il debito fosse pagato. Questa conversazione con il fantasma, andata così felicemente a buon fine, spinse il professor Seidler a rimanere con Oder la notte successiva, perché si supponeva che il fantasma sarebbe apparso di nuovo, cosa che accadde anche.

21. Al mattino presto dopo le cinque, Oder si svegliò all’improvviso e trovò il suo ospite indesiderato (Dörien), non come al solito, vicino all’armadio, bensì accanto ad esso alla parete bianca. Rimase in questa posizione, ma non a lungo, bensì andava su e giù per la stanza, come fosse desideroso di sapere chi altro stava ancora a letto. Alla fine si avvicinò, dopo di che il professor Oder toccò il suo amico Seidler e gli disse: "Voyez! (guardate!)". Questi si fece subito coraggio, ma non vide nient’altro che qualcosa di bianco, e l’istante dopo Oder disse: "Adesso scompare".

22. Essi parlarono di questo avvenimento per un po’ di tempo e Oder era irritato che lo spirito non si fosse trattenuto più a lungo. Chiese a Seidler se non dovesse evocarlo! Ma quest'ultimo non era disposto a farlo, e poiché il professor Oder non disse altro, Seidler pensò di tornare a dormire.

23. Era quindi anche disposto a far questo; ma adesso Oder balzò improvvisamente dal letto, si voltò ed esclamò con una voce terribile: "Devi andartene da qui, mi hai turbato abbastanza a lungo, se vuoi avere ancora qualcosa da me, allora dillo brevemente oppure fammelo comprendere con un segno chiaro e vieni in questo luogo più tardi!"

24. Seidler sentì tutto, ma non riuscì a vedere nulla. Quando Oder si fu calmato in qualche modo Seidler chiese il motivo del suo gridare furioso, e ricevette per risposta che lo spirito era venuto per la seconda volta quando stavano parlando tra loro; prima si era presentato davanti al letto, poi si avvicinò e vi si sarebbe adagiato con tutto il corpo. Da quella notte in poi, il professor Oder tenne con sé qualcuno ogni notte e accendeva anche una luce notturna, cosa che non aveva mai fatto prima. Questo certamente adesso funzionò, tanto che non vide più nulla, ma veniva svegliato quasi sempre, o dopo le tre o dopo le cinque, con una sensazione inconsueta, o piuttosto con un prurito, una sensazione che, a suo dire, non aveva mai avuto prima.

25. Egli descrisse questa sensazione come una di quelle che si prova ad avere quando si viene lisciati dalla testa ai piedi con un sottile piumino. A volte anche lui sentiva un rumore all'armadio o un bussare alla porta della stanza. A poco a poco però, entrambi cessarono, tanto da credere che per il futuro ci si era sbarazzati dell’ospite, perciò si addormentò di nuovo da solo e non lasciò accesa nessuna luce.

26. Due notti trascorsero in questo modo, ma la terza notte il fantasma era di nuovo lì alla solita ora, sebbene in un percettibile grado più buio. Aveva un nuovo segno nella mano con il quale faceva movimenti insoliti. Questo era simile a un quadro ed aveva un buco al centro, nel quale lo spirito metteva ripetutamente la mano. Oder fu così coraggioso che disse: "Dovete spiegarvi meglio, altrimenti non possiamo indovinare cosa volete. Oppure, se siete incapace di farlo, allora avvicinatevi". In risposta ad entrambe le ingiunzioni, il fantasma scosse la testa e scomparve.

27. Proprio queste apparizioni si verificarono ancora alcune volte, perfino in presenza di un altro precettore della Carolina. Dopo aver riflettuto a lungo e studiato profondamente cosa volesse avere il defunto con quei segni, si scoprì che poco prima della sua malattia aveva preso alcune figure in una lanterna magica da un commerciante di quadri, le quali non erano state restituite.

28. Le figure furono quindi restituite al vero proprietario, e da quel momento Oder rimase in pace. Il professor Oder riferì questo avvenimento con lo spirito alla corte e ai grandi studiosi, per esempio all'allora prevosto di Gerusalemme, al professor Gebauer a Gottinga e al professor Segner, e dovette confermare la sua testimonianza con un giuramento.

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[parla il Padre Gesù]:

29. "Oltre alla questione delle figure, il precettore Dörien trapassato aveva anche parlato molto contro i professori. Questo lo tormentava e non gli dava quiete, perciò era tornato da fantasma".

 

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Cap. 117

Il lavoro sostitutivo nell’inferno

Spiriti di sacerdoti che dovevano eseguire il lavoro dei cavalli

[Capo forestale N, a Glina]:

1. Quanto segue è raccontato da un vecchio capitano di frontiera in pensione e garantisce che viene conservato presso il reggimento come documento storico, documento che dovrebbe essere reperibile ancora oggi, perché questo atto di inchiesta è tenuto molto bene in custodia.

2. «Un soldato ricevette l’incarico di consegnare una lettera ufficiale del comandante di reggimento da Glina in Slavonia al comandante di compagnia verso il luogo M., a 17 chilometri di distanza, con ricevuta di conferma, e l'ora di partenza venne annotata alle 7 di sera.

3. Il soldato andò via e tornò esattamente mezz'ora dopo con la ricevuta di conferma da parte del comandante di compagnia.

4. Il comandante del reggimento ritenne impossibile coprire questa distanza in mezz'ora (cioè 34 chilometri) andata e ritorno e arrestò il soldato. L'indagine stabilì che il soldato veramente consegnò in M. la lettera di servizio esattamente alle 7 e ¼ di sera e consegnò la conferma alle 7 e 30 a Glina, sebbene il colonnello, come probabilmente tutti, considerasse tale andatura come un imbroglio del soldato. Tuttavia l'indagine permise di stabilire che:

5. Dopo aver percorso un chilometro, il soldato incontrò una carrozza chiusa, trainata da 2 cavalli e con un vetturino sulla cassetta. Lo stesso vetturino chiese al soldato dove stesse andando in così tarda ora (era inverno) e, se avesse voluto, lo avrebbe accompagnato. Il soldato declinò l’invito perché non poteva pagare la carrozza; ma il vetturino non pretese nulla, e così il viaggio proseguì con la massima rapidità, tanto che effettivamente consegnò la lettera alle 7 e ¼ di sera. Durante questo veloce viaggio il soldato perse la baionetta del fucile, ma il vetturino gli assicurò che la baionetta sarebbe stata ritrovata, e durante il viaggio di ritorno altrettanto veloce, si ritrovò la baionetta. La conferma fu restituita esattamente alle 7 e mezza di sera.

6. Alla domanda del soldato su che tipo di cavalli fossero quelli che potevano, per così dire, volare così velocemente, il vetturino diede per risposta: "Questi sono due preti", e scomparve davanti ai suoi occhi con la carrozza e i cavalli, senza che il soldato notasse dove fossero spariti. I due preti vennero nominati con il nome, perché entrambi erano attivi come religiosi a Glina nel secolo scorso, 1800, e subirono questa punizione a causa dei grandi peccati mondani. I vecchi si ricordavano ancora dei due sacerdoti.

7. L'atto dell’indagine è custodito come una reliquia presso un reggimento dopo il cambio del confine militare, poiché questo non si poteva spiegare. Il soldato, alla fine, dopo un’indagine accurata e un lungo periodo di arresto, fu assolto».

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[parla il Padre Gesù]:

8. "I sacerdoti dovevano eseguire i servizi dei cavalli perché nella loro vita terrena avevano fatto lavorare senza pagare, acquietando i debitori con menzognere promesse di pagamento nell'aldilà".

 

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Cap. 118

Ingannevole lavoro di falegname nel laboratorio

1. «L'attrice Hunn viveva a Plymouth, in Inghilterra, in una casa in cui ogni notte tra le 23 e le 24 i fantasmi lavoravano in una falegnameria sotto la sua abitazione[44].

2. La madre del famoso uomo di stato inglese Canning era notoriamente un'attrice e, dopo la morte del suo primo marito, si sposò con un certo Hunn. Quando suo figlio maggiore lavorava alla corte di giustizia di Lincoln-Inn di Londra, lei si trovava, come racconta Berard, al teatro di Plymouth.

3. "Madame Hunn", scrive Berard, "mi chiese, al suo arrivo, di aiutarla a scegliere un’abitazione che fosse decente, ma anche a buon mercato. L'unica di questo genere che a me era nota, si trovava nella casa di Symond, il nostro falegname, era vicina al teatro, ed offriva inoltre anche parecchi altri vantaggi, ma correva voce che la casa fosse abitata da spiriti maligni, e che i precedenti inquilini l'avessero addirittura lasciata per questo motivo".

4. Symond la offrì a madame Hunn gratuitamente, nella speranza di cancellare la cattiva reputazione della casa. La madre di Canning si rallegrò di aver trovato un’abitazione così bella e, sorridendo, disse che non era la prima volta che viveva sotto lo stesso tetto con degli spiriti maligni.

5. La prima notte, quando i bambini si recarono a letto e la ragazza di servizio se n’era andata, l’impavida donna prese un libro per tenersi sveglia e vedere se sarebbe successo qualcosa di straordinario. La falegnameria occupava l’intero piano terra della casa e poteva essere chiusa a chiave dall'interno; ma poiché gli operai di sera erano soliti varcare la porta che conduceva al corridoio dell'abitazione della signora Hunn, allora come al solito venne chiusa solo con la maniglia.

6. Tra le 23 e le 24, la signora Hunn sentì improvvisamente dei colpi sordi ma ripetuti spesso sotto di lei, come se fosse rimosso un grosso pezzo di legno; questo però era solo il preludio della musica infernale che presto sarebbe iniziata. Il rumore cessò, ma presto cominciò di nuovo ed aumentò con l'accompagnamento di tutti gli strumenti della falegnameria. La sega strideva, la lima fischiava, la raspa scricchiolava e il pesante martello batteva regolarmente il tempo, era un fracasso come se tutti i falegnami morti da lungo tempo in questa bottega stessero lavorando a un qualche grosso pezzo di legno per il principe dell'inferno.

7. La signora Hunn voleva vedere cosa stesse causando questo baccano. Quindi, pacata, posò il libro, prese un lume, aprì la porta e si mise in ascolto sulle scale; sentiva sempre gli stessi suoni nello stesso posto. A questo punto si tolse le scarpe per poter procedere più facilmente, scese con cautela le scale, pose la mano sulla maniglia della porta della bottega e, nello stesso istante, sentì tutto così chiaramente da credere che i lavoranti stessero davvero lavorando; nel secondo istante aprì la porta ed entrò.

8. Tutto era calmo e silenzioso, niente in disordine, ma non si vedeva neanche un’ombra di un falegname. Perlustrò invano l'intera bottega e poi si ritornò nella sua camera, incerta se doveva ritenere quanto udito, per inganno o meno, quando, all’improvviso, il baccano ricominciò e continuò ancora per circa una mezz'ora, dopo di che cessò del tutto. Il giorno dopo non disse nulla a nessuno della sua avventura; la seconda sera ricominciò lo stesso baccano, fece la stessa indagine, ma ottenne lo stesso risultato.

9. La mattina seguente informò il padrone di casa e me dell'accaduto e ci propose di persuaderci noi stessi. Io aderii volentieri, il falegname invece sembrava di non avere un grande piacere nella partita. Ma la sera seguente egli rimase con la signora Hunn, sentì con i propri orecchi il lavoro impetuoso degli spiriti e, alla fine, si decise anche di accompagnarci giù nella bottega.

10. La paura, però, s’impadronì di lui a tal punto, che ci fuggì dalla porta. – Quando stavamo davanti alla porta della bottega, sentivamo il baccano più chiaramente, ma non appena l'aprivamo, tutto era silenzioso e completamente tranquillo.

11. La madre di Canning continuò a vivere nella casa gratuitamente; il chiasso avveniva ogni notte, per una mezz’ora, e alla fine si era talmente abituata, che una volta mi disse:

12. “L'abitudine è davvero una seconda natura, e se non sentissi i miei spettrali falegnami lavorare ogni notte, alla fine temerei che volessero venir su per le scale”. – Questi straordinari avvenimenti erano noti a più di cento persone, e non c'è il minimo dubbio sulla loro realtà».

 

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Cap. 119

Un lavoro nell’aldilà nel secondo inferno per il lavoro sulla Terra pagato ma non eseguito

1. Anna Grabenhofer di Seebach in Stiria, ha scritto a me Schumi: «Ho sognato che ero nella mia cucina e recitavo la preghiera della sera, specialmente per le povere anime. All’improvviso vidi due uomini stare vicino al tavolo dove stavo pregando, e uno istruiva l'altro di cambiar vita, migliorarsi e pregare. L'altro gli rispose: “Non lo faccio perché non credo in niente”. – A questo, il primo gli disse: “Se non credi in nessun Dio, allora verrai dove ti ho già detto, e prenderò con me la sorella che ora prega qui, affinché veda in che luogo vai”.

2. All’improvviso mi trovai sola su una grande pianura semibuia, la quale era così grande e ampia, che non riuscivo ad abbracciarla con lo sguardo; in questa pianura c'erano soltanto mucchi di pietre piccole e grandi, e vicino ad ogni mucchio una carriola, e vicino ad ogni carriola un essere vestito solo con una camicia. Questi poveri uomini dovevano portare pietre così pesanti, che il sudore scorreva sui loro volti. Uno di questi poveretti si sedette su una pietra e piangeva per il suo destino, ma presto arrivò un altro e lo incitò a lavorare. In questa pianura di pietre non c'era da vedere nient’altro che quest’immagine miserabile, così che ne rimasi molto triste perché non potevo aiutare. Allora mi svegliai, erano le due del mattino!»

*

[spiegazione del Padre Gesù]:

3. "Quella era l'unica regione del secondo inferno degli spiriti che dovevano eseguire questo lavoro, essi nel mondo erano lavoratori pigri e disonesti che si facevano pagare bene sulla Terra per il loro lavoro non eseguito; per questo devono pagare con i propri servigi all'inferno ciò che hanno percepito nel mondo in maniera fraudolenta, senza averlo meritato".

 

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Cap. 120

Lo spettrale girotondo danzante[45]

[Da Hardinge-Britten]:

1. «Quando nel 1829 il signor Hörne si trovò in una condizione finanziaria piuttosto scombinata, accettò con gioia l'offerta di prendere come sua dimora una vecchia casa vicino all’Hatton Garden, dove ricevette grandi locali per un piccolo affitto, specialmente una stanza che prima doveva essere stata una sala per banchetti e si adattava perfettamente ad esibizioni musicali. Dal momento che le stanze inferiori erano tutte utilizzate come magazzini oppure come uffici conformi alla legge, nessun altro dormiva nella casa, se non il signor Hörne e il domestico. Del resto, la casa aveva la fama di essere una casa di fantasmi, motivo per cui gli affittuari non si fermavano mai a lungo. Si diceva che la casa fosse stata un tempo la dimora di Lord Christopher Hatton, e che l'aspetto inquietante della casa derivasse dal fatto che lady Hatton vi aveva praticato arti magiche.

2. Il signor Hörne abitò la casa per diversi mesi, senza che fosse stato a conoscenza delle apparizioni notturne; egli era stato spesso disturbato nel sonno da ogni specie di rumore, da camminate avanti e indietro, da risate fragorose, da musica strana per la quale non c’era nessuna spiegazione, ma poiché era completamente senza paura e colto (!), non se ne curava e non se ne preoccupava più di tanto.

3. Poi, un giorno l'agente di pubblica sicurezza March gli fece notare che dal cortile si poteva vedere precisamente come ogni notte, molto tempo dopo che il signor Hörne era andato a letto, la grande sala della musica s’illuminava all’improvviso e delle figure fantasmagoriche si muovevano al suo interno. Il signor Hörne si convinse di questi fantasmi chiudendo saldamente a chiave la stanza e poi facendo la guardia con un gran numero di persone nel cortile. All'una, infatti, la stanza s’illuminò improvvisamente, come se fossero state accese un gran numero di fiamme a gas, e rimase così l’intera notte. Quando alcuni coraggiosi penetrarono nella stanza, la luce si spense subito in quel preciso istante.

4. E anche questa oscurità improvvisa fu percepita dagli osservatori nel cortile. Una volta, tuttavia, quando un gran numero di persone si erano radunate per esaminare la strana illuminazione della sala, l’apparizione non scomparve subito col mettere piede nella stanza, ma solo molto lentamente. Quando poi nella stessa notte si osservò di nuovo l'improvvisa illuminazione del salone della musica, il Signor Hörne, l'agente di pubblica sicurezza March e un gentiluomo, il cui nome non deve essere reso pubblico, decisero di salire. Per stabilire il tempo esatto dello spegnimento delle luci, era stato disposto che l'agente di pubblica sicurezza suonasse forte il suo fischietto non appena la porta fosse stata aperta.

5. Così accadde anche, ma questa volta l'illuminazione non scomparve e i tre signori scorsero la stanza riempirsi di una gran quantità di coppie danzanti. Le dame e gli uomini erano vestiti secondo la moda al tempo di re Carlo II, e l'intera aria sembrava piena di piume di struzzo, nastri svolazzanti e gioielli scintillanti; ma i volti apparivano mostruosi, erano coperti da maschere che rappresentavano un qualche animale nauseante. Dopo un po' le luci cominciarono a spegnersi, una dopo l'altra, le figure divennero più sbiadite, più indistinte, l’intera scena subì una scossa e poi pian piano scomparve come un’immagine fantasmagorica. Le persone che erano rimaste nel cortile constatarono che la stanza rimase chiaramente illuminata per cinque minuti, dopo che il fischio acuto si era fatto sentire come segno che la porta era stata aperta.

6. Immediatamente dopo quella notte la casa divenne inabitabile, perfino per un uomo intrepido come il signor Hörne e i suoi due compagni, i quali si erano trovati pronti a rimanere con lui, tanto terribile divenne il rumore; forti scuotimenti ora avvenivano anche di giorno, ma i saturnali completi venivano celebrati di notte. Poi si sentiva un infernale urlare, un pestare con i piedi, un correre, un imprecare, un cantare, un ridere per tutta la casa, un toccare con i bicchieri, un rompere di bicchieri e stoviglie di porcellana, cigolio di sciabole, seguito da gemiti, rantoli di agonia e parole violente; poi ancora la supplica e l’implorazione di voci femminili che, a volte, si trasformavano in sfoghi d'ira repressi, a volte in gemiti e pianti.

7. E in tutta questa terribile confusione si sentiva ancora il mugghiare della tempesta; in breve, era un vero pandemonio. Dal momento che nessuno poteva rimanere nella casa, allora la stessa doveva essere demolita; poiché nemmeno il clero era in grado di porre una fine alla faccenda con la preghiera, e un prete cattolico, che voleva intraprendere l'esorcismo da capo a piedi, fu accolto con tali risate, derisioni e scherno, e così terribili randellate che batté rapidamente in ritirata.

8. Nonostante queste esperienze, al signor Hörne non venne mai in mente di indagare sui fenomeni dell'attuale spiritismo scoperto nel 1848, ma, al contrario, quando da una signora francese fu invitato in casa di un noto compositore, per partecipare ad una seduta spiritica nell'inverno del 1853, dichiarò di non saperne nulla e di non aver ancora mai visto un fantasma o cose del genere.

9. La signora in questione, madame Albert, era un medium, e lo era anche sua figlia Josephine, undicenne, che l’accompagnava. Avevano appena preso posto per la seduta, quando la piccola Josephine cadde in trance, e in questo stato fu in grado di scrivere automaticamente. A quel punto prese carta e penna e fece comunicare un messaggio a carattere cubitale al signor Hörne. La ragazzina non aveva ancora mai sentito questo nome prima d’allora. Il messaggio era scritto in un inglese corretto, lingua di cui la piccola non aveva nessun presentimento. Il messaggio diceva: "Al signor Lenox Hörne: Tu affermi di non saper nulla delle intelligenze spirituali, né del fatto che i defunti possano ritornare sulla Terra. Oh, amico mio, perché vorresti rifiutare la luce che ti è stata data? Nella tua stessa casa hai sentito colpi del tavolino ed hai visto apparizioni che dovevano fornirti la prova indiscutibile dell'esistenza degli spiriti.

10. Hai dimenticato lo spettrale girotondo danzante, i cui ballerini vi apparivano in maschere di animali?

11. Questi ballerini erano miei compagni di fornicazione e di crimine. Abbiamo condotto una vita desolata e vergognosa, come gli amici del vergognoso dissoluto Carlo II, e nella casa in cui abitavi praticavamo spesso orge selvagge per tutta la notte. Quando siamo passati nel regno degli spiriti, le passioni malvagie, alle quali ci abbandonavamo sulla Terra, erano così compenetrate nelle nostre anime, che coloro che ci osservavano dalle sfere superiori ci vedevano trasfigurati in creature simili agli animali, ai quali anche somigliavamo nel nostro essere. Per quanto ripugnante possa essere questa rivelazione della nostra vera natura, aiuterà certamente a spiegare la falsa idea della trasmigrazione delle anime alle generazioni future.

12. Saremmo meno infelici come animali, che nello stato nel quale ci troviamo, poiché siamo certamente uomini come lo siamo stati, tuttavia abbiamo la consapevolezza di dover apparire agli altri come animali, i cui istinti più bassi sono meno manifesti.

13. Caro amico, il nostro inferno è proprio che non possiamo passare in altre condizioni, ma dobbiamo continuare a vivere nelle nostre condizioni che ci siamo creati con la piena consapevolezza della nostra scelleratezza. Pensavi che indossassimo maschere? Purtroppo no! Ci eravamo appena tolti la maschera dell'apparenza e ci siamo mostrati nella nostra vera natura. Nel mondo degli spiriti tutti gli individui sono conosciuti come sono realmente, e le passioni e gli impulsi animici assumono, o bellezza angelica, o deformità brutale, a seconda degli impulsi che si celano dentro di loro. Quella notte, quando ci stavi osservando, eravamo costretti dalla legge del nostro stesso essere a passare ripetutamente attraverso quelle scene terrene nelle quali abbiamo provato troppa gioia.

14. Sulla Terra queste orge erano il nostro cielo; nelle sfere sono il nostro inferno. Queste ripetizioni forzate fanno parte della nostra punizione.

15. Ma grazie a Dio, ho riconosciuto gli errori del mio passato e cercherò di riparare la mia vita sprecata; sono finalmente giunta sulla via del progresso, e perfino questa umile confessione mi aiuterà ad andare avanti, mi renderà più forte e mi aiuterà a liberare me e gli altri dai vizi, il cui ricordo mi circonda ancora come una brutta veste strappata. Addio! La mia carriera terrena è terminata, ora non accadranno più le spaventose storie di fantasmi in Hatton Garden".

16. La firma a questa particolare comunicazione diceva: "Una che al tempo di Carlo Stuart era conosciuta come la donna più bella del suo secolo, – lady Castelmeine".

*

[parla Schumi]:

17. Alla relazione scritta al sig. Hörne, che egli lasciò al responsabile per la pubblicazione, si aggiunge la seguente osservazione:

18. «Santo Cielo! Se questa è davvero un'immagine della vita futura, non dovrebbe spaventarci di agire ingiustamente? Quanto chiaramente dimostra anche l'insegnamento della Bibbia, quando dice: "Nessuno viene fuori finché non ha pagato fino all'ultimo centesimo"».

 

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Cap. 121

Un pastore protestante, quale assassino dei suoi figli

1. La seguente storia mostra del tutto chiaramente come le persone nell'aldilà ricevano la ricompensa della loro vita in questo mondo in base alle loro opere.

2. (1846) Alcuni anni fa morì a Strasburgo il signor Hofrat Lindner di Königsberg, che si era trattenuto per un lungo periodo a Riga. Tra i suoi amici fidati contava il signor Herrenschneider che si distinse per la sua grande imparzialità e altrettanto amore per la verità, come per la sua vasta conoscenza filosofica, insegnante pubblico dell'accademia reale e del seminario protestante di Strasburgo, il quale visitò il signor Lindner fino alla sua morte e garantì il suo amore per la verità. Egli ha registrato quanto segue:

3. «Il padre di Hofrat Lindner era pastore in un piccolo luogo della Pomerania e poi a Königsberg. Egli teneva un diario in cui annotava tutto ciò che gli accadeva di strano. Questo libro, che conteneva anche appunti su affari d’ufficio, si deve trovare ancora a Königsberg nelle mani della sua famiglia e contiene anche la seguente storia, che Hofrat Lindner raccontò al signor Herrenschneider poco prima della sua fine.

4. Il pastore Lindner dormiva in una stanza dalla quale poteva vedere dal suo studio, attraverso la porta di comunicazione aperta, e precisamente nel punto in cui si trovava la sua scrivania, sulla quale stava aperta una grossa Bibbia su di un piano inclinato. Nel bel mezzo di una notte di Luna, il pastore Lindner si svegliò e credette di vedere al suo scrittoio, davanti alla sua Bibbia, un predicatore in abiti ufficiali, che sfogliava in questa Bibbia.

5. Esso portava un bambino su un braccio, e un bambino un po' più grande stava al suo fianco. Il pastore Lindner non riusciva a credere ai suoi sensi, si strofinò gli occhi, si rizzò sul letto e si chiese se fosse sveglio o se stesse sognando. Alla fine si assicurò di essere sveglio e fissò gli occhi sulla scena davanti alla sua scrivania, scrivania che poteva vedere chiaramente.

6. Alla fine esclamò: "Tutti gli spiriti buoni lodano Dio il Signore!"

7. A questo punto il pastore spettrale si voltò, si avvicinò a lui e gli offrì la mano, che però Lindner non osò afferrare. L’apparizione porse la sua mano tre volte, ma Lindner non l'afferrò nemmeno una volta; allora scomparve. Le fattezze della stessa si erano comunque profondamente impresse nella memoria dello stupefatto Lindner ed aleggiavano vivamente davanti alla sua anima, anche se in seguito a poco a poco l'avvenimento fu dimenticato.

8. Un giorno, però, quando aveva da compiere il suo atto liturgico nella chiesa e giunse nella stessa un po' presto, si recò nell’area del coro ed osservò i quadri appesi.

9. Mentre li esaminava uno dopo l'altro, fu sorpreso da una immagine che gli ricordò molto vivamente il pastore che gli era apparso in uniforme. Ben presto venne a sapere che questo ritratto rappresentava uno dei suoi antenati morto 40 anni prima. Nessuno in tutta la parrocchia fu in grado di ricordare il prototipo di questo ritratto, tranne un vegliardo di ottant'anni che aveva conosciuto molto bene quel pastore e fece sapere al pastore Lindner che lo stesso era un eccellente oratore, ma in quanto al resto non godeva della migliore reputazione. Soprattutto, si sosteneva che avesse generato alcuni figli illegittimi con la sua donna di servizio, sul cui destino e dove si trovassero, tuttavia non si sapeva nulla.

10. Qualche tempo dopo si dovette rompere una stufa in una stanza al piano terra della casa parrocchiale. In questa occasione gli operai scoprirono una cavità sotto la stufa, cavità che essi vuotarono curiosi. Invece dei tesori attesi essi trovarono solo le ossa di due bambini. Non poco spaventati, gli operai chiamarono il pastore Lindner che, con stupore, scorse i muti testimoni dell'iniquità e li fece portare al camposanto.

11. Da allora il padre defunto non si fece rivedere, né con, né senza i suoi figli».

 

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Cap. 122

(vedi il cap. 8 – “Trattato sull’anima)

La malvagità degli spiriti infernali che rivendicano la camicia

 

Zurigo 15 maggio 1905

Il Padre Gesù detta attraverso F. Schumi una storia di fantasmi del 1837, avvenuta nel villaggio parrocchiale di Glogowitz nella Kraina Slavoniae con una donna del luogo, da cui si può vedere quanto siano malvagi gli spiriti dell'inferno se fosse loro permesso di agire con gli uomini a loro piacimento.

1. A trenta chilometri dalla capitale Lubiana, in Carniola, Austria, si trova la parrocchia di Glogowitz, chiamata Blagovica in sloveno. In questa parrocchia, io, Schumi, fui presso dei parenti dal 1855 al 1862, e poiché la casa dei miei parenti era un’osteria, la gente veniva da tutta la parrocchia, in parte per bere e in parte per comprare tabacco, perciò mi erano tutti conosciuti.

2. Tra i visitatori c'era anche la Bizèlka, ovvero la moglie del contadino Bizèl, la cui casa si trovava dietro la chiesa parrocchiale. Questa donna tremava sempre e molto forte con la testa, come una malata di gotta, e di questa si raccontava il seguente avvenimento:

3. «Quando questa donna era ancora giovane, una vitella soffrì di una malattia contro la quale lei non conosceva alcun rimedio. Durante questa situazione penosa venne in casa una vecchia mendicante, e poiché tali persone riescono a sapere diverse cose nel loro vagabondare, la Bizèlka si rivolse alla mendicante lamentandosi per chiederle consiglio su cosa si sarebbe potuto fare per guarire la vitella, o giovane mucca.

4. La mendicante le consigliò il seguente rimedio: “Va’ al cimitero, prendi una manciata di terra da una tomba fresca, impastala e cuocila in una pagnotta, dalla da mangiare alla giovane mucca ed essa guarirà”. Considerato che la donna doveva cuocere il pane quello stesso giorno, questo consiglio fu subito messo alla prova. Si recò al cimitero, prese una manciata di terra da una fossa appena scavata, la mescolò all’impasto, la infornò e la diede da mangiare alla vitella, che però non guarì, bensì ben presto morì.

5. Dopo questo tentativo di guarigione, il giorno passò senza alcun disturbo. Alla fine si fece sera e la donna si apprestò a preparare la cena per la famiglia. Quando alle 7 di sera cominciarono a suonare le campane, lei si mise in piedi sulla porta di casa in direzione del cimitero. Recitò la sua preghiera dell'Ave Maria, com’è consuetudine tra i cattolici romani. Alla fine l'ultimo rintocco della campana si spense e a questo punto, all'improvviso, lei vide una quantità di uomini scavalcare il muro del cimitero, saltar giù dalla sua parte e correre direttamente verso di lei.

6. Dal momento che quest’apparizione le sembrò alquanto strana, guardò del tutto stupita quelli che le venivano incontro, e quando furono già molto vicini, li osservò più precisamente, ma non riconobbe nessuno, essendo tutte facce estranee. Solo in quel momento distinse le loro  parole: “Restituisci la camicia!”. E si spingevano sempre più vicini a lei, ripetendo questa richiesta.

7. Ora la donna riconobbe che questi esseri erano spiriti di defunti che reclamavano la restituzione della terra che lei aveva preso. Spaventata a morte, saltò nella stanza, si sedette a tavola e disse alla domestica di finire di cuocere la cena, cosa che costei anche fece , senza vedere qualcosa dei fantasmi.

8. Dal momento che stava lì così silenziosa, suo marito le chiese: “Agnese, cosa ti succede che sei così silenziosa e non vuoi cucinare tu stessa come tutti i giorni?". Ma lei non gli diede nessuna risposta. Dopo aver mangiato, andarono a dormire com’è consuetudine in campagna.

9. Non appena coricati e spenta la luce, la donna cominciò a tremare di paura in tutto il corpo, e solo allora raccontò al marito quello che aveva fatto e sperimentato, e che i defunti la guardavano stretti stretti dalla finestra in camera da letto ripetendo la loro richiesta: "Restituisci la camicia!"

10. La donna pianse, si lamentò dell'impossibilità di esaudire il loro desiderio e rabbrividiva davanti ai defunti, tremando e sudando in tutto il corpo. Il marito la consolava, perché lui non vedeva nulla, ma lei vedeva continuamente i defunti stare alla finestra e ripetevano la loro pretesa: "Restituiscici la camicia!"

11. La tortura spirituale della povera donna durò ben otto ore, finché le campane annunciarono di nuovo lo spuntar del giorno. Quando queste tacquero, i fantasmi scomparvero ed ora c’era quiete per tutto il giorno fino al suono della campana della sera.

12. I due contadini, moglie e marito, temettero di raccontare questa faccenda al parroco, per non essere sgridati, ma specialmente perché pensavano che l’apparizione degli spiriti non si sarebbe ripetuta. Invece le cose andarono diversamente, gli spiriti aumentarono la loro richiesta di restituzione della ‘camicia’ ancor peggio del giorno precedente. La povera donna fu completamente colpita dall’enorme spavento, dal brivido e dalla paura dei morti, tanto che entrambi i coniugi piansero e difficilmente riuscirono ad aspettare l'ora per liberarsi da quel tormento infernale. Alle 4 del mattino, quando cominciò a suonare la campana del giorno, ci fu nuovamente quiete e l’apparizione degli spiriti infernali scomparve, poiché, se non erano stati diavoli, e precisamente diavoli molto cattivi, non avrebbero lasciato che la povera donna assaggiasse tali pene dell’inferno.

13. Dopo la messa, alle 7 del mattino, entrambi i coniugi si recarono dal parroco, di nome Thalmeiner e, tra le lacrime, gli raccontarono le loro vicenda e la loro pena. Il parroco promise di aiutarli e disse alla donna: “Signora Bizèlka, venga nella casa parrocchiale di sera, ma precisamente prima che suoni la campana dell'Ave Maria, poi l’aiuterò”; e così accadde.

14. Quando iniziarono i rintocchi dell'Ave Maria, il parroco prese un libro, il crocifisso e una candela accesa e disse a Bizèlka di seguirlo. Si recarono all'ingresso del cimitero, che si trovava proprio di fronte alla casa parrocchiale, e quando arrivarono, la donna cominciò a tremare e disse: “Vedo i defunti salire da tutte le tombe stretti stretti e tutti ci vengono incontro”. Il parroco le disse di rimanere tranquilla accanto a lui, poiché le avrebbe prestato subito l’aiuto.

15. Subito cominciò a leggere un libro di esorcismi in latino rivolto agli spiriti, che si fermarono ad ascoltare, e quando lesse per intero i concernenti divieti e i rimproveri, fece un segno di croce con il crocifisso e in quell’istante gli spiriti sprofondarono di nuovo nella terra come nebbia. Ora il parroco accompagnò la donna tremante a casa sua, a due minuti di distanza e in tono pacato le disse che non doveva permettersi mai più di intraprendere qualcosa con i morti, affinché un secondo male non fosse peggiore del primo».

*

[parla Schumi]:

16. Questo avvenimento accadde nel 1837, che io, appresi da altri e anche dalla bocca della stessa Bizèlka nella sua casa presso Breznik nel 1858, e che, secondo verità, mi è stato ora dettato per il pubblico dal padre Gesù.

17. La conclusione di questa vicenda è che i defunti non dormono nella tomba, ma vegliano e vanno in giro facendo ciò che vogliono, poiché se i defunti dovessero dormire continuamente, allora nell'aldilà non esisterebbe nessun inferno e nessun Cielo per loro.

18. D'altronde, voi vedete da ciò che questi defunti dimoravano nelle tombe e sono venuti fuori dalle tombe. La causa di questo fatto è il falso insegnamento ecclesiastico della risurrezione dei morti nell'ultimo giorno, e quindi i traviati credono di dover aspettare nella tomba fino al giorno del Giudizio universale, per la resurrezione della carne, pur essendo entrati subito nell’ultimo giudizio quando hanno abbandonato il mondo terreno e sono trapassati nel regno degli spiriti. Il fetore del corpo in putrefazione nella tomba è certamente un giudizio assai orripilante per il delicato organo olfattivo dell'anima, e la fredda tomba è un tormento per coloro che, nel falso insegnamento ecclesiastico, legati nella tomba della morte, aspettano là il giudizio universale che non arriverà mai.

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Cap. 123

La rosa strappata dalla tomba

(ovvero: come l’albero cade, così rimane)

1. Riceviamo qui una vera storia da Elli Brandler-Pracht, la quale conferma l'insegnamento del Padre Gesù nella Teosofia cristiana, secondo cui l'uomo entra nell'aldilà con le stesse virtù o vizi e vive lì ulteriormente nello stesso modo e ancora più fortemente di come ha vissuto sulla Terra. Essa racconta:

2. «Era in una splendida giornata estiva quando andai in viaggio con mia nonna per visitare la tomba di mia madre, la quale era a poche ore di distanza dal nostro luogo di dimora. Mentre camminavamo energicamente, mia nonna parlava piena di fiducia di quel bellissimo momento in cui si sarebbe riunita con i suoi cari che l’avevano preceduta, il cui modo di vedere, a me che avevo rimpinzato la testa di dottrine materialistiche, strappava solo un silenzioso sorriso compassionevole. Io sapevo bene che eravamo solo mosche effimere, che dopo un breve piacere o una breve sofferenza sprofondiamo in un puro nulla, cancellati per sempre.

3. Mia nonna, tuttavia, aveva notato il mio sorriso, e poiché conosceva le mie opinioni, disse soltanto: "Adesso il mio parlare ti sembra antiquato e infantile, ma il tuo momento verrà e dovrà venire, allorché il tuo scetticismo crollerà, poiché tu provieni da una famiglia alla quale è stata data non solo la fede, ma anche la conoscenza nelle cose ultraterrene. Allora le idee materialistiche che ti ha insegnato tuo padre si disperderanno nel nulla, e talvolta chiederai in spirito ancora scusa a tua nonna, quando non sarà più sulla Terra, perché l’hai ritenuta sciocca".

4. Non avevo idea di quanto velocemente le sue parole sarebbero diventate vere!

5. Presto ci trovammo davanti alla tomba di mia madre così ardentemente amata e così presto scomparsa, e il mio cuore si struggeva al pensiero che non avrei mai più rivisto l'amata figura, il suo amore così ricco, il suo saggio altruistico pensiero, la sua intera personalità che era stata distrutta per sempre nel solo trascorrere di un minuto, e mi afferrava un raccapriccio quando consideravo come una tale inutilità sia possibile in natura, e noi siamo dei veri e propri sciocchi a vivere questa vita esponendoci ad ogni sorta di sofferenze e tormenti. Lei aveva tanto sofferto e combattuto, e ora era scomparsa, come quella nuvoletta lassù nel firmamento. Con profondo dolore mi voltai dalla sua tomba e, quasi invidiosa, guardai il volto tranquillo di mia nonna, la cui defunta era stata l’unica figlia, e sui suoi lineamenti c'era una silenziosa speranza, come un riflesso del Sole della sera che scintillava laggiù sulle croci e sulle lapidi.

6. Sulla tomba di un amico defunto, mia nonna recitò ancora una breve preghiera, ed io fissai il mio sguardo con ammirazione su un magnifico cespuglio di rose che stava sulla tomba accanto, ed era cosparso con un delicato muschio.

7. Passando, non potei trattenermi dal raccoglierne un bocciolo mezzo fiorito. – "Bene", disse mia nonna, "dovresti essere contenta che il proprietario di quella tomba adesso è un uomo così silenzioso, perché quando ancora viveva, questa rosa ti sarebbe costata cara. Egli è stato un uomo molto avaro e non avrebbe mai dato nulla a nessuno senza aver ricevuto in cambio un beneficio".

8. Quando tornai a casa, misi la mia rosa in un vasetto sul tavolo. Poi, stanchi per la lunga camminata, andammo a riposare e presto ci addormentammo.

9. Era notte fonda quando fui svegliata da uno strano rumore. Passi a tastoni attraversavano la stanza e, di tanto in tanto, sentivo un profondo sospiro. Credendo che mia nonna si fosse ammalata, le chiesi cosa avesse, ma non ottenni nessuna risposta, e ora la sentii respirare distintamente accanto a me nell'altro letto. Spaventata, mi avvicinai, lei giaceva lì, e chiese, mezza svegliata dal sonno attraverso il mio tocco, cosa volessi. In breve la informai su ciò che avevo percepito, accendemmo la luce, ma la stanza era vuota. Quando spegnemmo di nuovo la luce, l’inquietante chiasso ricominciò presto, ed io, spaventata, presi la mano di mia nonna. I passi si avvicinavano ai nostri letti, poi ritornavano al tavolo, e spesso l'essere invisibile sospirava profondamente.

10. Nonostante la mia visione materialistica del mondo, fui sopraffatta da una paura tremenda. A questo punto si udì all’improvviso un forte colpo sul tavolo e si udì una leggera caduta. Quando riaccendemmo la luce, trovammo il vaso rovesciato e la rosa caduta lontano; stava al bordo del tavolo. Lasciammo tutto com'era e spegnemmo di nuovo la luce tremanti di paura. I passi non si fecero più sentire, e il resto della notte passò indisturbato.

11. Alla luce del Sole mattutino mi vergognai della mia paura, e il freddo intelletto cominciò di nuovo a funzionare. Non poteva essere stato un topo? Di certo non c'erano animali simili nella nostra stanza, e sembrava anche sciocco supporre che un topo potesse produrre tali rumori come passi e sospiri; ma quali scappatoie non userebbe il materialista per proteggersi dall'accettare che ci fosse qualcosa di "soprannaturale"!

12. Mia nonna disse che avremmo dovuto restituire la rosa al suo proprietario; ma guardandomi in faccia, tacque.

13. Venne la notte. Non appena spegnemmo la luce, essa si accese di nuovo. Questa volta, però, i passi arrivarono fino al letto, e fummo soffiati alcune volte in faccia e percosse violentemente in fondo al letto ai nostri piedi. Sebbene ancora una volta perlustrammo a fondo la stanza, non fu trovato nulla. Dopo aver spento la luce, il chiasso ricominciò e finì che il vaso fu gettato a terra con fragore, e andò in frantumi. La rosa stava vicino alla porta, come se qualcuno avesse voluto portarsela via.

14. La mattina seguente le due donne si recarono in pellegrinaggio al cimitero e una, la più giovane, pose la rosa, che era completamente sbocciata, sulla tomba del suo proprietario. Da allora in poi fummo risparmiati dal notturno perturbatore della pace. Solo adesso, però, mi è diventato chiaro che qui avevamo a che fare con l’invisibile continuazione della vita, perché la parte sottile materiale dell’avaro deceduto, era ancora così preso nel suo vecchio errore, da non voler concedere a nessuno perfino una rosa della sua tomba.

15. In tal modo ho completamente perso la mia visione materialistica del mondo ed ho scambiato la preziosa consapevolezza di non condurre un'esistenza priva di scopo, esistenza che è soggetta ad ogni "caso", ma che continuiamo ad esistere, e che, inoltre, la morte non ci distrugge, bensì ci dà solo una nuova forma di esistenza».

 

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Cap. 124

Il fantasma della cameriera maligna

[Charles Matthews 9, Blandfort Place, Clarence Gate, Regent's Park, Londra – da flammarion su “L’Inconnu”]:

1. «Era l'inverno del 1850/51. Allora avevo venticinque anni ed ero al servizio del generale Morse a Troston Hall presso Bury Sanct-Edmund. Mia madre era altrettanto impiegata presso il generale come cuoca e governante. Lei era una donna onesta e coscienziosa e tutti i domestici le erano affezionati, ad eccezione della cameriera Susanna. Questa era una capricciosa, sgarbata creatura, e temeva mia madre, la cui franchezza, però, le faceva impressione.

2. Susanna fu colpita dall’itterizia[46]. All'inizio la si curò per qualche tempo a Troston Hall, poi il generale la fece portare a proprie spese all'ospedale di Bury Sanct-Edmund; morì una settimana dopo. Il generale giornalmente mandava una donna del villaggio all'ospedale a sette miglia di distanza, per informarsi di Susanna. Una domenica sera la donna riferì che Susanna era incosciente ed era prossima alla morte. La notte precedente, quindi tra sabato e domenica, successe quanto segue:

3. Avevo già preso sonno, quando una strana sensazione di ribrezzo mi svegliò, cercai di penetrare l'oscurità, ma non riuscivo a vedere nulla. Non riuscivo a scacciare questa sensazione di paura mortale e non mi riaddormentai più. La porta della mia camera conduceva in uno stretto corridoio che andava alla camera di mia madre, e chiunque voleva andare da lei, doveva passare davanti alla mia porta. La mattina dopo vidi con sgomento che mia madre sembrava malata, pallida e completamente agitata. Le chiesi cosa avesse e lei rispose: "Niente, non chiedermi niente". – Ma io insistetti e alla fine domandai: "Ha a che fare con Susanna?". – A questo punto lei scoppiò in lacrime: “Come ti viene in mente di fare questa domanda?”. Ora le comunicai quale paura mortale avevo provato durante la notte, e lei, a sua volta, mi raccontò il seguente terribile avvenimento:

4. “Mi sveglio nella notte perché qualcuno apre la porta e, con raccapriccio, vedo Susanna in camicia da notte. Si dirige al mio letto, solleva le coperte e si mette accanto a me. Sento il contatto gelido del suo corpo e devo essere svenuta per lo spavento, perché non so cosa sia successo dopo. Quando sono tornata in me, lei è scomparsa, ma so per certo che non è stato un sogno".

5. Una sua paesana ci raccontò poi che Susanna, morendo, voleva ritornare sempre a Troston Hall.

6. Noi non pensavamo affatto che non sarebbe guarita. Anch’io non sono né superstizioso né credulone, ma fino ad oggi non riesco a spiegarmi questo terribile fenomeno».

*

 

[nota di Schumi del 19.XI.190 da Sidenham]:

7. "Leggendo il suo articolo su "L'Jnconnu", signor Flammarion, mi cade l'occhio sulla relazione di Charles Matthews. Mia madre era una ragazzina quando visitò suo zio, il generale Morse, e sento il dovere di dirvi che mi ha spesso raccontato la sua esperienza con tutti i dettagli”.

 

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Cap. 125

Uno spirito vendicativo ritorna dall’Ade

 

[di A. Morris Lotinga]:

1. «Ho messo giù per iscritto la seguente storia quasi testualmente come me l’ha raccontata il mio amico Cecil Stanhope, il famoso criminologo.

2. Nel nostro tempo, in cui la disputa tra fede e scienza divampa continuamente, e spiritualisti e materialisti combattono l’un l’altro con termini tra i più aspri, la dichiarazione di un uomo che ha la reputazione di possedere una delle menti più chiare del nostro secolo e di essere altrettanto attendibile quanto illuminato, suscita l’interesse generale. Ed è proprio la circostanza che Cecil Stanhope sia un eminente criminologo, deve conferire alla sua testimonianza un'autorità particolare; infatti, lo studio della criminologia unisce in sé non solo studi medici e giuridici, ma pone anche grandi pretese nel loro uomo.

3. Lo studio richiede un cervello acuto, intelligente e funzionante, regolato da un buono, sano intelletto, e deve possedere una conoscenza della natura umana e una buona logica. È ovvio che chiunque abbia intrapreso un tale studio deve essere un uomo assolutamente istruito. Io non ho mai avuto il minimo motivo di dubitare in Stanhope l’amore per la verità, ed è altrettanto superfluo dire che era in pieno possesso delle sue facoltà intellettuali quando si verificò l'avvenimento che sto per raccontare.

4. Personalmente non voglio aggiungere nulla, poiché è desiderio sia di Cecil Stanhope che mio, che questo rapporto debba apparire come una testimonianza disinteressata. Ma a coloro che credono di poter spiegare la cosa in modo naturale, voglio solo rammentare le parole di Socrate: "Io sono più saggio di loro, perché perlomeno so di non sapere nulla".

5. Non credo che esista una persona nel mondo civilizzato che non abbia sentito parlare di Hugo Molina, il criminale anglo-spagnolo di buona famiglia, che era quello che il professore milanese Lombroso[47] lo definisce un criminale nato.

6. All'età di 25 anni sposò la vedova del milionario americano van Sychel a Parigi e la uccise con un veleno di sua invenzione che non lasciò alcuna traccia. Due settimane dopo, a Londra, ipnotizzò il giovanissimo Lord Eglestone e gli ordinò di uccidere il suo stesso padre, per il soddisfacimento di una vendetta personale. I giornali raccontarono le sue gesta, e i romanzi gialli lo scelsero come loro eroe. Che Conan Dohle, per esempio, lo abbia usato come modello per il suo Professor Moriarty, non ne dubito nemmeno per un momento.

7. Naturalmente i crimini di Molina rimasero non svelati per diversi anni, ma alla fine venne il giorno in cui la legge lo richiese. La lotta tra lui e la polizia durò tre anni, alla quale presero parte, oltre a me, dieci provenienti da Londra, Parigi, Berlino e Madrid, ed ebbe come teatro, mezza Europa. E se noi minacciammo la vita di Molina, egli rese la nostra il più insicura possibile. Quattro di noi persero la vita in questo frangente, ma alla fine giunse l'ora del criminale. In una notte tempestosa, quando egli, travestito da donna, cercò di arrivare da Dover a Calais, cadde nelle mie mani.

8. Dopo poco tempo fu dichiarato colpevole di aver commesso dodici delitti gravi e condannato a morte. Ascoltò il suo giudizio con la massima calma. Ma poi si girò con un maligno, diabolico sorriso verso la stanza dei testimoni dove mi trovavo io, minacciandomi con il pugno e gridò con voce rauca e senza tono: “Tu, uomo sanguinario: mi hai portato alla forca! Ma non ti dimenticherò, salirò perfino dall'inferno e mi vendicherò di te!"

9. Un attimo dopo si contorse sul pavimento in convulsioni rabbiose e fu riportato nella sua cella.

10. Nella medesima sera mi recai in Svizzera, in un hotel isolato nelle vicinanze di Lucerna, per rimettermi dallo strapazzo degli ultimi tempi.

11. L'esecuzione capitale di Hugo Molina doveva aver luogo il 5 novembre 1849. Il 4 novembre avevo fatto una lunga escursione con diversi altri ospiti dell'albergo, dalla quale tornai di sera molto tardi e stanco. Mi ritirai subito nella mia stanza, ma mi successe, come spesso accade a coloro che sono troppo stanchi, che non riuscivo ad addormentarmi. Dopo essermi girato e rigirato irrequieto per circa due ore nel letto, mi alzai di nuovo, indossai la mia veste da camera, presi un sigaro e iniziai a leggere un interessante romanzo.

12. Devo qui menzionare che non ho mai pensato un istante a Hugo Molina. Per l’acquietamento dei miei nervi non leggevo nessun giornale, sapevo a malapena che data fosse, ed avevo completamente dimenticato che in questa notte Molina stava dormendo il suo ultimo sonno in questo mondo. Dopo aver letto per alcune ore, volevo tornare di nuovo a letto. Misi da parte il libro, mi alzai dalla mia comoda poltrona ed ero in procinto di spegnere la lampada (si trattava ancora di un hotel vecchio stile, nel quale non c’era né gas né luce elettrica) quando qualcosa di strano attirò la mia attenzione.

13. Non ero solo. Una donna anziana stava appoggiata alla porta. Con un'esclamazione di stupore, alzai la lampada per vedere chi fosse e per chiedere il motivo di questa visita, per usare un eufemismo, non convenzionale. Mi sembrava di aver già visto quella donna ed ero in procinto di rivolgerle la parola, quando feci una scoperta che mi fece barcollare all'indietro, e quasi feci cadere la lampada. La figura che avevo di fronte era Hugo Molina nello stesso travestimento con cui l'avevo arrestato. Sebbene la sua improvvisa apparizione mi avesse spaventato, non mi colse assolutamente di sorpresa.

14. La caccia a Hugo Molina durata tre anni mi aveva mostrato di cosa era capace. Mi ricordo che io stesso, prima della mia partenza da Londra, avevo detto a un giornalista che non mi sarei stupito affatto se Molina, anche se fosse già legato saldamente al patibolo, con la sua astuzia satanica si sarebbe ancora liberato dalle fauci del leone.

15. Mi ripresi rapidamente, misi la lampada sul tavolo e osservai attentamente i movimenti di Hugo Molina.

16. Lentamente si avvicinò ed ebbi la sensazione come se gli stesse accadendo una trasformazione. Era come se all'improvviso fossi sottoposto a uno strano influsso magnetico che mi paralizzava. Stavo come inchiodato, incapace di muovere un arto o di emettere un suono. Hugo Molina si avvicinava sempre di più. Alla luce della lampada vidi chiaramente il suo volto in una inquietante, pallida malizia: i suoi occhi incandescenti erano altrettanto maligni e minacciosi, come il giorno in cui mi aveva lanciato la sua maledizione nell’aula del tribunale, e lo stesso sorriso estremamente diabolico gli storse le labbra. Ora stava lentamente, lentamente scivolando verso di me, mi sentii come afferrato da uno spavento così inesprimibile, come non l'avevo mai provato prima, né lo provai dopo.

17. Imperava un profondo silenzio. Ora solo un passo ci separava. Poi lentamente stese le mani verso di me, mani lunghe, muscolose, senza sangue, quasi trasparenti, le cui dita si curvavano. Nell'istante successivo esse cinsero il mio collo ed ebbi la sensazione come se un torrente di ghiaccio mi attraversasse il corpo.

18. Allo stesso tempo, però, anche l’incantesimo che fino a quel momento mi aveva paralizzato, si spezzò. Potevo usare di nuovo le mie membra e cercai con tutte le forze di scrollarmi di dosso il mio nemico. Tuttavia, non ci riuscii. Il suo corpo piccolo e magro sembrava di possedere forze soprannaturali. Strappai le dita che mi stringevano il collo come un anello di ferro, lo colpii in faccia con un pugno e gli appioppai colpi dove potevo colpirlo, ma non mostrava tracce di dolore, il suo sorriso crudele e beffardo sembrava solo rafforzarsi.

19. Lentamente le mie forze andavano scemando, tutto roteava davanti ai miei occhi, e sentivo come mi avvicinavo lentamente all’ultimo stadio del soffocamento. Dalle labbra di Hugo Molina non venne nessun suono, ma nei suoi occhi, sulle sue labbra e nel suo sorriso lessi il senso delle parole che mi aveva rivolto in occasione della notificazione della sua condanna a morte: “Tu, uomo sanguinario, mi hai portato alla forca. Ma non ti dimenticherò, salirò perfino dall'inferno e mi vendicherò di te!"

20. Caddi in ginocchio con un gemito gorgheggiante. L'ultima cosa che vidi fu il sorriso trionfante di soddisfatta vendetta con cui Hugo Molina si chinò su di me, mentre le sue dita, come anelli di ferro, mi stringevano la gola in una morsa mortale e spietata. Poi tutto divenne buio.

21. Quando ripresi i sensi era giorno chiaro. Avevo le vertigini e mal di gola, ma poiché la mia porta e le finestre erano chiuse dall'interno, ero già propenso a ritenere che l'evento della notte fosse stato un brutto incubo. Uno sguardo allo specchio, tuttavia, mi mostrò le profonde tracce delle dita iniettate di sangue di Hugo Molina. Mi sentivo così sofferente e misero, che dovetti consultare un medico.

22. Feci conoscere all’albergatore la mia esperienza notturna, ma né lui né i suoi ospiti o la servitù avevano sentito qualcosa di insolito, e rimase un mistero di come il farabutto fosse arrivato a me attraverso porte e finestre chiuse a chiave. Mentre la polizia locale si sforzava di chiarire la faccenda, io inviai un rapporto a Londra. In risposta, il mio capo da Scotland Yard mi inviò il seguente telegramma: “Sì, Hugo Molina è sfuggito alle braccia della giustizia. Quando si è cercato di svegliarlo la mattina dell'esecuzione, lo si è trovato morto nella sua cella. Un infarto nella notte ha messo fine alla sua vita”

 

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Cap. 126

Il malvagio marito defunto

[M. Donath, in Gr. K. 1897]:

1. «Nel luogo C. che io visitavo ogni anno, una donna, il cui marito era defunto da poco, mi pregò di passare la notte con lei, poiché aveva tanta paura,. Ed io acconsentii.

2. Dormii nella stessa stanza della donna che, tra l'altro, era molto dura d’orecchi. Nel cuore della notte mi svegliai e vidi, per mio raccapriccio, una figura spettrale stare in piedi davanti al mio letto, nella quale riconobbi il marito della vedova, defunto da alcune settimane. L'apparizione cominciò a strangolarmi terribilmente, tanto che non potevo gridare “aiuto”. Dopo di ciò la figura scomparve, ma ritenni di raccontare quanto prima alla donna questo avvenimento; perché non riuscivo assolutamente più a dormire.

3. La mattina presto dissi alla vedova che non potevo più dormire con lei, ma nascosi l'evento notturno. Quando lei mi chiese "perché", io la rimproverai di non aver partecipato al funerale di suo marito che morì e fu seppellito in un'altra città, nonostante avesse potuto e le sue condizioni economiche lo avrebbero anche permesso. Lei rispose irritata ai miei discorsi, chiedendomi perché la rimproverassi, dal momento che tutto era finito, ma mi pregò di passare di nuovo la notte con lei, cosa che accettai a condizione che non mi preparasse più il giaciglio nello stesso letto, ma su un divano che si trovava nella stessa stanza, cosa che lei mi promise anche.

4. Durante la notte mi svegliai di nuovo e, con mio raccapriccio, vidi quell'apparizione spettrale di prima, il marito della vedova, in piedi davanti al divano; questa volta non mi strangolò, ma mi attanagliò così forte la mano, che gettai un grido e con ciò svegliai anche la donna dura d’orecchi, la quale mi chiese se non avessi urlato. Risposi affermativamente, ma promisi di raccontarle tutto, solo allo spuntar del giorno.

5. Al mattino le raccontai le mie vicende vissute nelle ultime due notti e la mia opinione fu che lo spirito di suo marito doveva essersi certamente sbagliato nella persona, e probabilmente voleva arrivare a lei perché con lei aveva avuto una brutta vita e non era andata al suo funerale.

6. Naturalmente non dormii più in questa casa non rassicurante; nel ricordo della seconda notte, ebbi per molto tempo una macchia rossa sulla mano attanagliata, una prova evidente che l'intera faccenda non era stato un sogno».

*

[parla Schumi]:

7. Questo il racconto di una donna che è assolutamente incapace di una bugia. E che tipo di interesse avrebbe una donna di 70 anni?

 

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Cap. 127

La Dama Bianca e il Big Ben

Big Ben, "il fantasma della Dama Bianca" del palazzo di Westminster

 

[Lady Shartow, settembre 1912 - periodico di spiritualismo]:

1. «Big Ben è il nome dell'orologio che si dice essere l'orologio più grande del mondo, su una delle torri del palazzo del parlamento inglese di "Westminster" a Londra, al battere del quale si riuniscono i parlamentari per le loro deliberazioni.

2. Il fantasma che si mostrava regolarmente alla morte di un membro della famiglia reale inglese, così come un fantasma simile nel castello di Berlino è conosciuto con il nome di Dama Bianca, il volgo lo ha battezzato Big Ben dal nome dell’orologio. Il fantasma si presenta sotto forma di un vecchio messaggero dai capelli bianchi che appare all’improvviso di fronte all'Abbazia di Westminster, stando in piedi, in una barca nera, va a remi attraverso il Tamigi. La più antica cronaca che riferisce su questo fantasma, notifica la sua comparsa poco prima della morte del re Enrico VII Tudor, 1485-1509. Dopo 78 anni, il fantasma è stato visto di nuovo, e precisamente pochi giorni prima dell'esecuzione capitale di Maria Stuart. Il noto poeta inglese Sweat ha scritto dettagliatamente su ciò, citando per nome testimoni oculari ed ha dimostrato la legittimità dell’apparizione di questa sfortunata regina, mentre alla morte della regina Elisabetta che, com’è noto, fece decapitare l'avversario, il fantasma non apparve, il che fu considerato una prova soprannaturale che Elisabetta non era un vero membro della casa reale.

3. In tempi più recenti Big Ben si è mostrato alla morte del principe consorte il 13 dicembre 1861, inoltre il 13 dicembre 1878 alla morte della principessa Alice, e il 13 gennaio 1901, poco prima della morte della regina Vittoria, dicendo la qual cosa non deve essere dimenticato che l'orologio del Big Ben si è fermato senza motivo nel momento in cui la regina è morta. I giornali londinesi hanno riferito che il fantasma è stato visto l'ultima volta prima della morte di re Edoardo VII, e precisamente da due tedeschi che tornavano a casa da un'escursione a remi il 5 maggio, e passarono per Westminster. Nell’oscurità essi videro ad un tratto emergere un’imbarcazione spettrale, guidata da un uomo dai capelli bianchi e vestito di nero, di fronte all'abbazia e sembrava dirigersi verso di loro. Ai loro richiami non ricevettero nessuna risposta e, animati da un’improvvisa paura, proseguirono al più presto in un’ampia curva. In seguito, quando raccontarono la loro esperienza nella cerchia degli amici, le labbra sbiadite degli inglesi bisbigliarono: "Big Ben si è mostrato". Due giorni dopo il re era morto».

 

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Cap. 128

Una strana apparizione

1. Nella casa-archivio degli Hohenzollern[48] è conservato uno strano documento, a suo tempo fu aggiunto a questo archivio su desiderio speciale dell'imperatore Federico III. Il contenuto del documento secondo l’“Archivio russo” è il seguente:

2. «Nel 1806 il conte Nostitz era aiutante del principe Luigi Ferdinando di Prussia. Il giorno prima della battaglia di Saalfeld, il principe e i suoi ufficiali si trovarono nel castello del principe di Schwarzburg-Nudolfstadt. La sera si erano riuniti in una sala del castello. Il principe era estasiato dal pensiero di un imminente scontro con le truppe di Napoleone. Quando l'orologio batté le dodici, il principe si rivolse al conte Nostitz e disse:

3. “Come mi sento felice oggi! La nostra nave è finalmente in alto mare; il vento è favorevole". Il principe aveva appena parlato così, quando il conte, col suo indescrivibile stupore, notò che il principe impallidiva, balzò subito in piedi, si passò una volta la mano sugli occhi, afferrò il candelabro e si precipitò nel corridoio che conduceva nella stanza del corpo di guardia. Il conte Nostitz lo seguì e vide come il principe inseguiva un'apparizione bianca nel buio corridoio, la quale scomparve all’improvviso attraverso la parete.

4. Il principe esaminò la parete; non vi era nessuna apertura. Quando il principe sentì i passi dietro di lui, si voltò e disse al conte Nostitz: "Hai visto, Nostitz?". – "Sì, vostra Altezza", rispose il conte, "L'ho visto". – "Quindi non era né un sogno né un’allucinazione!", esclamò il principe. Ma era presente ancora un terzo testimone: la sentinella, la quale dichiarò che era passata una figura avvolta in un mantello bianco, e lui (il soldato) l’aveva lasciata passare perché aveva pensato si trattasse di un ufficiale della cavalleria sassone.

5. Il corridoio aveva intanto due sole uscite: una verso la stanza del corpo di guardia e l’altra verso la sala dove alloggiavano il principe e i suoi ufficiali. L'apparizione aveva fatto una profonda impressione sul principe; egli disse al conte che lui considerava l'apparizione un cattivo presagio, poiché la "Dama Bianca" si mostrava solo quando ad un Hohenzollern sovrastava una morte violenta. Ora il principe raccontò al conte la leggenda della Dama Bianca, la contessa di Orlamünde, vissuta alla fine del XV secolo, poco prima che il dominio di Rudolstadt passasse per matrimonio al casato di Schwarzburg. Lei doveva mostrarsi se qualcuno del casato Hohenzollern sarebbe deceduto di morte violenta. Il giorno successivo ebbe luogo la battaglia di Saalfeld. Quando le truppe prussiane furono messe in fuga, il principe Luigi Ferdinando e il conte Nostitz videro di nuovo la "Dama Bianca" che stava in piedi su una collina e si torceva le mani come in preda alla disperazione. Il conte Nostitz spronò il cavallo e corse su per la collina, ma l’apparizione scomparve improvvisamente.

6. Pochi istanti dopo, il principe Luigi Ferdinando ricevette la ferita mortale in una carica della cavalleria francese; il conte Nostitz cercò di metterlo in sicurezza, ma fu a sua volta ferito e cadde a terra privo di sensi. Così dice il documento: "Egli per tutto il tempo della sua vita, ha raccontato solo a suo figlio questo fatto e gli ha imposto il silenzio sul segreto". Come assicura il giovane conte Nostitz, suo padre non era in nessun modo superstizioso. Egli termina le sue comunicazioni con le parole di Amleto: “Ci sono cose tra cielo e terra, di cui la nostra organizzazione scolastica non se le può nemmeno sognare"».

 

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Cap. 129

La Dama Bianca della Casa Hohenzollern

1. Notoriamente l’apparizione di Dame Bianche in diversi castelli (Berlino, Bayreuth, Orlamünde, Vienna) è stata osservata e molto discussa. Il signor G. Malet scrisse sulle apparizioni delle Dame Bianche in generale e menzionò solo quanto segue sulla loro presenza nella casa degli Hohenzollern:

2. "La Dama Bianca degli Hohenzollern, l'apparizione della contessa Bertha von Rosenberg morta nel XV secolo, è di aspetto poco piacevole, ma non è nemmeno così mostruoso come quello degli Asburgo. Quando la sua comparsa preannuncia un decesso, allora tintinna con il mazzo di chiavi alla sua cintura d'oro, scuote la testa e aggrotta la fronte. Ma spesso tiene in mano solo una scopa, il cui lieve fruscio sarebbe già sufficiente a scacciare dalle loro postazioni i soldati più coraggiosi della guardia reale del castello”.

*

3. Qui possiamo aggiungere ancora alcuni dettagli supplementari interessanti che conferiscono alla questione una base storica:

4. «Il conte Nostitz, un prussiano di nascita, entrò al servizio russo nel 1813 e morì nel 1838 come aiutante generale dell'imperatore Nicola I. Suo figlio, il generale al seguito dell'imperatore Alessandro II, nel 1869 andò a Berlino con un incarico speciale: consegnare le insegne dell'Ordine militare russo di San Giorgio, al re Guglielmo di Prussia. Il principe ereditario della Prussia (in seguito imperatore Federico III) era venuto a sapere che il padre della consorte aveva compilato un rapporto sull'apparizione di una Dama Bianca davanti al principe Ludovico Ferdinando di Prussia la mattina del giorno della sua morte (egli cadde nella battaglia di Saalfeld). Il principe ereditario approfittò della presenza del generale Nostitz a Berlino per chiedergli di conoscere questo documento, cosa a cui il conte aderì subito dopo il suo ritorno in Russia, come testimonia la seguente lettera di ringraziamento che il principe ereditario gli indirizzò.

*

Potsdam, 11 giugno 1870

5. “Mio caro conte! Vi ringrazio sinceramente per la cortese attenzione con cui mi avete inviato l’estratto dalle memorie del vostro defunto padre, tenente generale conte Nostitz, come promesso durante il vostro soggiorno a Berlino. I documenti saranno inseriti nei nostri archivi e costituiranno un interessante documento che si riferisce ad un periodo così memorabile per la nostra casata. Io sono, mio caro conte,

il vostro affezionatissimo

Federico Guglielmo,

principe ereditario della Prussia”

 

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Cap. 130

Risolto il mistero della "Dama Bianca"

1. È risolto il mistero; una "veggente", la signora M., ha squarciato i veli che ci circondavano. Un seguace della chiaroveggente ci scrive:

2. «La chiaroveggente di questo luogo, la signora M. che, in dissidio con la veggente "animista" Madame Ferriem, conosciuta dai lettori da precedenti dichiarazioni, si occupa particolarmente di "fantasie dei visionari" e fa molto parlare di sé tra gli spiritisti, è riuscita a svelare il mistero che avvolge la "Dama Bianca". Si ascolti la magnifica rivelazione della veggente: "La Dama Bianca" che si aggira nei castelli degli Hohenzollern, non è la contessa di Orlamünde; non è affatto una donna, la Dama Bianca caratterizza il principe elettore Joachim, che è passato alla riformazione della Chiesa a Spandau. Si è detto che lei sarebbe già apparsa in Joachim. No! È lui stesso! Andava in giro come una donna nella sua dimora. Egli si fa vedere come spirito da 500 anni. Io ho visto la Dama Bianca salire di corsa le scale. Allora il mio piccolo spirito domestico mi disse:

3. "Guarda è Joachim!". E vidi la figura che, com’è noto, appariva sempre con la faccia inferiore coperta, essendo un uomo travestito da donna. – Non durerà ancora a lungo, poi ritornerà, perché accadrà qualcosa di speciale. Quando viveva ancora, il suo corpo astrale era già venuto così. Egli doveva e deve apparire così. Non si afferrerà mai la "Dama Bianca", perché essa è, proprio, spirituale».

*

[commento di Schumi]:

4. Prendiamo la comunicazione sopra riportata dal "Berliner Tageblatte" del 19 novembre 1905 con l'osservazione che il "medium spiritualista" menzionato nello stesso, come ci fa sapere il signor Frédéric Godefroy, è identico con l’altrettanto "medium animistica madame Ferriem" ivi menzionata. Quest'ultima, nota alla maggior parte del pubblico come chiaroveggente, profetessa e medium di manifestazioni animistiche, non vuole essere identificata sui quotidiani con la spiritualista medium signora M. In altre parole, c’è ancora una certa riluttanza a riconoscere il lato spiritualistico di un medium che, in seguito ai suoi fenomeni animistici, ha trovato ampio riconoscimento.

 

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Cap. 131

La "Dama Bianca"[49] nel castello di Berlino nel 1888

 

[articolo originale di Osiner - Periodico di spiritismo 1898]:

1. «Ho fatto parte del corpo di pubblica sicurezza di Berlino per alcuni anni, e sono stato membro dello "Stehklub" per oltre due anni. Lo Stehklub era chiamato scherzosamente “la squadra del secondo distretto di polizia” che, di preferenza, doveva occupare le seguenti postazioni al palazzo: alla porta di ferro, alla finestra (storica) d'angolo, al monumento di Federico il Grande, alla biblioteca e alla porta di uscita posteriore nella Behrenstraße. Ogni agente doveva fare il servizio notturno sulla postazione, 12 ore delle 24 ogni tre giorni.

2. Durante la notte gli agenti si dovevano trattenere nel cortile interno, un giardino ben curato circondato da alti edifici, sul quale si affacciava la camera da letto del defunto Kaiser Guglielmo I[50]. Ebbene, per non disturbare il riposo notturno dell'imperatore, venivano fornite in precedenza, grandi scarpe di feltro da indossare sopra gli stivali, così da attenuare lo scricchiolare della breccia che c’era sui sentieri. Con il tempo, ovviamente, tali sovra-scarpe diventavano scadenti e inutilizzabili e, alla fine, scomparivano completamente. In ogni caso io non le ho più viste, mi è stata solo raccontata la storia delle scarpe di feltro con la prima assunzione in questo posto; anche tali scarpe non sono state rinnovate.

3. L'unica via verso il cortile interno, che non era chiuso a chiave, conduceva alla legnaia (il palazzo era riscaldato solo con legno di betulla). La chiave era custodita dalla guardia di turno. Dal momento che non c'erano più scarpe di feltro, la guardia rimaneva nella legnaia. La porta esterna fu chiusa dall'interno e fu aperta la porta sul cortile interno. È capitato anche che questa porta fosse chiusa e rimanesse chiusa, perché non ci si poteva rivolgere a nessuno a causa della tarda ora. L'intera notte fu divisa in due parti, in modo che, se non ricordo male, si camminava su e giù nella legnaia per 5 ore e mezza di fila, o si prendeva posto sulla panca direttamente accanto alla porta, e ci si annoiava terribilmente e spesso si lottava anche con il sonno.

4. Sulle postazioni non si doveva e non si poteva dormire, e noi eravamo tutti abbastanza vecchi per riconoscerlo. In inverno, naturalmente, nella legnaia faceva terribilmente freddo, e avremmo potuto benissimo dividere le postazioni in stabiliti turni più brevi, se non fosse stato per il periodo di riposo più lungo al posto di guardia. Se in tali notti la quiete della guardia non veniva disturbata da detenuti chiassosi, allora si poteva godere di un bel giorno libero che si poteva mettere pienamente a profitto.

5. Nell'inverno del 1888, quando ebbi il primo numero di questo posto – non posso più indicare la data – era, come al solito, piuttosto freddo, umido e inclemente nella legnaia. La porta del cortile interno era chiusa a chiave, ma la chiave era nella serratura. L'aprii e guardai nel giardino che era completamente ricoperto di neve, la richiusi e mi sedetti sulla panchina. Non si poteva resistere a lungo seduti; così andavo avanti e indietro nella legnaia e guardavo attraverso il finestrino della porta quando arrivavo lì.

6. Avevo molto freddo, annoiato e innervosito con me stesso, perché ero così intemperante. L'unica lampada, una lampada ad olio come quelle che si appendono sulle scale dei teatri come lampade di sicurezza, illuminava scarsamente lo spazio. La lampada pendeva ad una parte sporgente di legno, in cui c'era una porta aperta; attraverso la quale si poteva accedere alle stanze inferiori del palazzo. A seguito di questa parte sporgente si formava uno spazio accanto in cui non trapelava il raggio di luce, e nel quale il legno era stato a suo tempo sgomberato. Qui avevo visto giacere un tronco e una tavola. Dopo aver camminato su e giù per lungo tempo nella legnaia, misi la tavola, larga non più di 25 cm, con un'estremità sul tronco e mi misi sulla tavola continuando a soffrire il freddo. Non mi concessi nessun’altra comodità, mi allacciai la cintura, mi abbottonai il cappotto da cima a fondo, il casco in testa e il bavero sotto il mento, e guardavo su al soffitto nero. Non potevo muovermi oltre, perché avevo infilato le mani nelle maniche del cappotto e così avevo formato un manicotto; altrimenti dalla tavola stretta sarei rotolato nella polvere e nella segatura. Ora, nonostante il risentimento e il freddo, e contro la mia volontà, caddi in un sonno irrequieto, perché non c’è altra spiegazione per il seguente avvenimento. La porta del giardino si aprì e, sebbene dalla mia tavola non riuscissi affatto a vedere la porta, vidi tuttavia che una figura femminile, in veste bianca all'antica, scendeva i pochi gradini e si avvicinava lentamente a me. Potevo vederla molto chiaramente e, allo stesso tempo pensavo: somiglia alla regina Luisa sulla foto in cui sta scendendo da una scala. Mancava il velo svolazzante, era un semplice abito bianco a vita alta.

7. Quando stette dinanzi a me, notai ancora che il viso sembrava più vecchio e più crucciato dell’immagine citata.

8. Non mi spaventai, ma mi era terribilmente fatale che qualcuno dovesse cogliermi di sorpresa: "cosa doveva pensare di me la donna quando qui mi avrebbe visto sul posto coricato?"

9. Volevo spingermi ad alzarmi e chiedere scusa, ma non ci riuscivo, e nonostante ciò pensavo di essere sveglio[51]. L’intera legnaia era illuminata dal chiaro di Luna, luce che evidentemente proveniva dalla porta aperta del giardino.

10. La donna mi guardava con una faccia tanto triste, ed io dovevo rimanere ancora così silenzioso. La situazione era così imbarazzante per me che, alla fine, raccolsi tutte le mie forze per alzarmi, cosa che questa volta ci riuscii. Dal momento che l'apparizione mi fece una nobile impressione, non pensai nemmeno per un attimo a una birboneria o a qualcosa del genere, ma volevo scusarmi per la mia fiacca e poi chiedere come avesse potuto entrare nel giardino chiuso a chiave. Così stavamo uno di fronte all'altro finché non iniziai a parlare io. Al primo accento la figura si sciolse. Era di nuovo semibuio nella legnaia e quando mi voltai rapidamente verso la porta del giardino vidi che era chiusa e la chiave era nella serratura come prima. Guardai l'orologio e, se ricordo bene, erano pochi minuti dopo l’una. In tal modo potei stabilire che non giacevo sulla panca da molto tempo.

11. Ebbene, non ebbi paura neanche adesso, poiché non c'era nulla di spaventoso in sé nell’intera storia; naturalmente non mi misi di nuovo sulla tavola.

12. Ma se avessi dormito o meno, non potevo stabilirlo; avevo la certezza di non aver dormito, e tuttavia non potevo essere stato sveglio, altrimenti mi sarei comportato diversamente.

13. Estranei, persone a me sconosciute, non potevano passare davanti alla mia postazione di notte.

14. Al corpo di guardia non dissi nulla di quanto mi era capitato quella notte; dopo tutto, alla fine avrei potuto essere deriso.

15. Dopo il servizio notturno seguiva un tempo libero di 24 ore, poi cominciava di nuovo il servizio diurno.

16. Quando quel giorno stavamo seduti nel corpo di guardia per la colazione, la conversazione cadde sugli svolgimenti dell'ultimo servizio notturno e raccontai ad alcuni dei colleghi seduti accanto a me anche la mia esperienza.

17. Alla fine aggiunsi ancora che forse l’apparizione poteva essere stata la cosiddetta "Dama Bianca".

18. Un collega più anziano, che era amico di molti servitori di basso rango del palazzo, e quindi sapeva anche questo e quello che non ci riguardava direttamente (ora è già anche morto), fece una faccia seria e disse qualcosa del genere: "Caro amico, quello che hai appena detto rimanga tra noi, il vecchio signore non va bene, come ho sentito, e non si sa cosa possa prepararsi con tali discorsi proprio in questo tempo".

19. Rimanemmo sorpresi; come al solito, solo questo collega era a conoscenza di una malattia del vecchio signore. (Quando eravamo tra di noi, il Kaiser Guglielmo, che noi tutti stimavamo altamente, di solito veniva chiamato "Il vecchio signore"). Mantenemmo il silenzio, ma per me non aveva senso pensare di collegare certi avvenimenti importanti a questa storia.

20. L'imperatore, tuttavia, non si riprese più da quel momento, e poco tempo dopo, morì. E quando fu concesso anche a me di stare un attimo al letto di morte per dire addio al "vecchio signore" che avevo visto così spesso vivo e vegeto, ero in uno stato d’animo molto malinconico e tutto assorto, e mi venne in mente anche l'apparizione, oppure quel 'sogno'.

21. Se era la "Dama Bianca" che annunciava la morte, perché aveva scelto proprio me per mostrarsi, sapendo che io non mi sarei spaventato dinanzi a lei e che sarei stato riservato?

22. Ora, anche se si continua a supporre che tutto sia il più naturale possibile, deve colpire tuttavia il fatto che l'apparizione sia stata 'vista' da me, proprio quando il nostro imperatore si ammalò per non riprendersi più.»

 

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Cap. 132

La "Dama Bianca"

 

(periodico di spiritismo del 1900)

[di Ottokar Tann-Bergler e pubblicato da Philipp Reclam jr. Alt Wiener-Ränke]:

1. «Il 17 febbraio del 1790 ci fu un'enorme eccitazione nel castello imperiale di Vienna. L'arciduchessa Elisabetta, nipote di Giuseppe II[52], aveva solo ventidue anni quando morì dando alla luce il bambino su cui il monarca nutriva grandi speranze, e nessuno dei cortigiani, anzi nemmeno suo nipote l'arciduca Franz, il marito della defunta, trovò il coraggio di portare all'imperatore, gravemente malato, la notizia del lutto, poiché da tutti si temeva che ciò potesse portare al suo rapido disfacimento.

2. Alla fine, il conte Von Rosenberg, fidato consigliere e amico dell'imperatore, comunicò la sua disponibilità ad assumersi il difficile compito. I medici personali, il dottor von Störck e il dottor Brambilla, furono preparati a tenersi pronti in una stanza attigua nel caso ci fosse stato bisogno di loro, e alle 8 del mattino il conte, col cuore oppresso, si recò nella stanza dell'imperatore per metterlo a conoscenza dell'accaduto.

3. Giuseppe II, sebbene già terribilmente debilitato dalla divorante malattia, non aveva ancora perso minimamente il profondo coraggioso senso che lo contraddistingueva. Ascoltò composto e vigoroso il messaggio più doloroso che gli fosse mai stato riferito.

4. L'imperatore si strinse il viso tra le scarnite e bianche mani e dopo un po' esclamò con voce dura, quasi senza tono: “Ed io sono ancora vivo! Signore sia fatta la tua volontà!”. Egli fece i preparativi per i funerali dell’arciduchessa, in cui fu costretto, dalla sua debolezza, dalla mancanza di fiato e dai colpi di tosse, a far subentrare parecchie pause nel discorso. Alla fine aggiunse, quasi per scherzo, che non si poteva esporre la salma di sua nipote come di consueto, per tre giorni nella cappella di corte, perché il corpo della principessa doveva fare spazio al suo, e dopo di ciò, con l’ordine di mandargli i segretari, poiché aveva da sbrigare importanti ed improrogabili lavori, si congedò dal conte Rosenberg che, scosso nel più intimo, lasciò la stanza.

5. Nel frattempo, probabilmente dal castello imperiale, si era diffusa una voce nella città, lo spavento per la morte improvvisa della venerata arciduchessa e la paura e la preoccupazione per le condizioni del monarca che, come si sapeva, erano molto precarie, e nella parte superstiziosa della popolazione sembravano destinate ad aumentare.

6. La “Dama Bianca”, il sinistro fantasma annunciatore di morte degli Asburgo, così si diceva, si era mostrata di nuovo nella notte appena trascorsa.

7. Non poteva mancare che questo pettegolezzo, infiorato e corredato con ogni specie di raccapriccianti ingredienti, ritrovasse la strada per ritornare al castello imperiale e, nel pomeriggio, non si sa da chi, il monarca sofferente era già a conoscenza della stessa cosa.

8. Giuseppe II, questo fantastico oppositore di tutte le superstizioni, si mise in un bel guaio. Egli si alzò dalla poltrona a spalliera con la rapidità che lo distingueva, ed impartì l’ordine di condurre il comandante degli arcieri che dovevano provvedere al servizio nei corridori e le stanze esterne del castello. Pochi minuti dopo, l’uomo che era stato chiamato, era sul posto.

9. L’imperatore lo rinfacciò per quello che si sussurrava in città, e gli chiese se sapesse in quale modo poteva essere sorta quella notizia oziosa e ingenua; ed intimò all’ufficiale di dichiarare la completa verità.

10. “Maestà”, rispose imbarazzato l’interrogato, “l’inutile diceria potrebbe avere una spiegazione molto semplice. L’uomo che oggi avrebbe dovuto tenere il servizio di notte nel giro d’ispezione dalle 12 alla una, si è sentito male e quindi è scappato dalla stanza del corpo di guardia…”.

11. “Farete delle indagini ulteriori su questa faccenda e mi farete rapporto domani. L’uomo dovrà essere punito convenientemente, se non sarà in grado di giustificarsi!”

12. “Agli ordini maestà”.

13. “Ma affinché al fantasma”, continuò l’imperatore nel suo discorso, “gli passi la voglia di fare ulteriori passeggiate notturne, stasera su quel posto indiziato e pericoloso mettiamo un uomo che sia un po’ più coraggioso”.

14. L’ufficiale non poté nascondere lo stupore che le parole del monarca suscitarono in lui, e l’imperatore, quando lo notò, continuò sorridendo:

15. "Non vi nasconderò, caro colonnello, che io sono perfettamente convinto dell’esistenza dello spirito, della sua esistenza fisica, e al soldato di guardia darei un regalo imperiale se gli riuscisse a prendere il fantasma per il collo e portarlo sano e salvo nella stanza del corpo di guardia. Inculcate questo all’uomo, caro colonnello; io non posso sopportare che il popolo ritenga il mio castello per un albergo di fantasmi".

16. Il colonnello fece chiamare l’uomo più forte e più temerario della sua gente, uno stiriano di nome Mattias Zöhrer. Ci si poteva fidare di lui; quest’uomo era un tipo che non era solito evitare nessuna faccenda, anche se si trattava di una baruffa col pericoloso diavolo stesso.

17. Il soldato, alto come un albero, stava davanti al suo comandante, scolpito come nella pietra.

18. “Il tuo commilitone, questa notte, è scappato dalla postazione come una donna impaurita”, esordì l’ufficiale, il cui sguardo si posò con soddisfazione sull’aspetto gigantesco del soldato, "deve aver visto uno spirito, …la femminuccia!"

19. Un ghigno attraversò il faccione di Zöhrer, che s’impose certamente alla timidezza del suo commilitone.

20. "Tu non hai paura dei fantasmi e delle loro tele di lino bianche?"

21. "No! Signor colonnello!"

22. "Vuoi, tu, stasera, montare di guardia nel giro d’ispezione?"

23. "Signorsì, signor colonnello!"

24. "Metterai fine alle sciocchezze".

25. "Agli ordini signor colonnello!"

26. "Tutto ciò che si mostra sospetto sarà arrestato e portato nel corpo di guardia su ordine di sua altezza reale l’imperatore. Se si riscontra la minima resistenza, allora fa uso delle armi, capito?"

27. "Agli ordini, signor colonnello!"

28. Il soldato Zöhrer disse questo con gioia e prontamente, perché era proprio il tipo di ordine che preferiva. Con lui "la Dama Bianca" non avrebbe avuto gioco facile come con un vigliacco.

30. Fece un vigoroso 'Dietro front' e marciò fuori tintinnante tanto che il terreno rimbombò sotto i suoi piedi.

31. "Ora verremo sulle tracce del fantasma", si disse l'ufficiale, soddisfatto di se stesso, "guai a colui che cade nelle mani di questo gigante. Mi posso già immaginare da quale parte uscirà il divertimento; ebbene, buona fortuna, signori, se stasera avete voglia di ripetere lo scherzo!"

*

32. Il lungo corridoio debolmente illuminato era silenzioso, e il soldato che qui doveva fare la guardia dalle undici a mezzanotte, cominciò a sentirsi sempre più inquieto man mano che la sua ora di servizio volgeva al termine.

33. Era una storia a sé stante, e bisognava pensare all’accaduto della notte precedente.

34. Mortalmente pallido e quasi senza fiato, il commilitone al quale avevano già fischiato molte palle di moschetto intorno ai suoi orecchi, che aveva combattuto impavido contro i prussiani così come in Ungheria, la notte precedente gli era venuto un sudore di paura al posto di guardia e, inquietante e abbastanza strano, gli era stato riferito il frettoloso resoconto del soldato altrimenti così impavido. Chi può saperlo… e oggi in casa c'era davvero un cadavere! L'infausta profezia, che secondo un'antica leggenda significava l'apparizione della "Dama Bianca", era quindi arrivata puntualmente.

35. Lentamente e con un’ansiosa solennità, i tre battiti delle 11 e ¾ nella cappella del castello risuonarono nella notte silenziosa. Mancava solo un quarto d'ora all’ora in cui le figure spettrali diventano libere. Egli afferrò più saldamente l'alabarda provvista di una lunga asta, perché all'improvviso gli sembrò di aver sentito un debole rumore dietro di sé nelle immediate vicinanze.

36. Non era niente! Tirò un sospiro di sollievo. Ma l'inquietudine e la paura non volevano più ritirarsi dalla sua anima. Adesso era come se un’ombra serpeggiasse lungo la parete. Ora credeva di udire degli ulteriori passi rumorosamente lenti. Una presenza inquietante aveva riempito la stanza. Nessuno poteva chiamarlo codardo! Perdio: no! Ma non si deve biasimare un guerriero se vuol lasciare quel luogo dove si trema al suono dei propri passi.

37. Tutti gli spiriti sono buoni. Lo è quello che appare là alla fine del corridoio, la cui oscurità lo sguardo non penetra? Si asciugò gli occhi con le mani e fece alcuni passi indietro in posizione di difesa involontaria. Poi scomparve.

38. Finalmente in lontananza risuonarono dei passi ritmici e pesanti. Grazie a Dio, il cambio sta arrivando! Il soldato Zöhrer assunse il servizio di buon umore.

39. Le campane delle chiese annunciarono la nascita del nuovo giorno quando si avvicinò il cambio della guardia; i passi echeggiavano sempre più deboli per i corridoi; alla fine anche questo rumore scomparve… Silenzio tombale tutt'intorno...

40. Gli arcieri aspettavano molto tesi, ma il soldato Zöhrer non veniva. Naturalmente, questa era stata solo un vana illusione della propria forza di immaginazione, il fatto che nella notte precedente aveva messo in fuga la guardia, adesso molto derisa per la sua timidezza. L'enorme stiriano, invece, era un tipo più sobrio, privo di qualsiasi fantasticheria che poteva sentirsi già immune da tali attacchi.

*

41. Quando intorno all'una montò il cambio, il soldato Zöhrer lo si trovò pallido e immobile sul pavimento di pietra, e precisamente del tutto indietro rispetto al portale battente della cappella della stanza, in modo da sembrare come se si fosse ritirato da qualcuno fino alla fine più estrema del corridoio. L'uomo privo di sensi fu sollevato e portato giù. – Cosa poteva essere successo? Nessuno lo seppe da lui.

42. Il soldato giaceva in preda a fantasie febbrili, lo si dovette legare al letto con delle cinghie, perché si comportava come un pazzo furioso. Con impeto si gettava continuamente sul letto. La schiuma gli saliva dalla bocca, e con gli occhi spalancati e un'espressione spaventata sul volto guardava fisso la porta della stanza del malato, tendendo le mani davanti a sé come se volesse tener lontano da sé qualcosa di invisibile agli altri. Dalle sue labbra uscivano solo poche parole confuse e mezze comprensibili:

43. “Indietro! Via! Cosa vuoi da me?...da me? …tutti buoni spiriti”. E poi cominciava a recitare appassionatamente il Padrenostro, ma dopo poche parole s’interrompeva di nuovo per implorare aiuto con voce più acuta. Spirò sotto convulsioni, senza aver prima ripreso conoscenza.

*

44. L'imperatore era vestito di tutto punto, sebbene fosse ancora mattino presto; indossava alti stivaloni e la sua uniforme preferita, quella del suo reggimento corazzieri. L'irrequietezza che lo riempiva fino all'ultimo respiro, anche adesso nella sua grave sofferenza, non gli permetteva di riposare un attimo. Andava avanti e indietro nella stanza, dettando al suo segretario di gabinetto; ma la debolezza si era già impossessata di lui, tanto che dovette appoggiarsi al braccio di un servitore. Fu così che lo trovò il tenente colonnello quando, secondo gli ordini ricevuti, si presentò per il rapporto.

45. "Ebbene?", si rivolse l'imperatore con i suoi modi spicci all'ufficiale.

46. "Non è successo nulla, Maestà", rispose quest'ultimo con voce incerta.

47. L'imperatore scoppiò in una risata, il che ebbe come conseguenza un forte attacco di tosse.

48. E quando si fu un po' ripreso, disse: "Il mondo degli spiriti sembra avere ottime spie alla mia corte, la Dama Bianca può aver rispetto davanti alla punta di un alabarda. Va tutto bene!". Poi si rivolse al colonnello con un movimento della mano in segno di commiato aggiungendo: "Al soldato devono essere dati cinque ducati, e domenica conducetemi l'uomo, devo dargli ulteriori istruzioni!". – Ma il soldato Zöhrer era già morto!

49. Nondimeno, già sabato, quattro minuti dopo le cinque, le porte del regno degli spiriti si aprirono davanti allo stesso imperatore.

 

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Cap. 133

La “Dama Bianca” nella miniera di carbone a Herstal

 

[tratto dal "Journal de Liège" del 23 settembre e integrato dal periodico Oberhausener]:

1. L'occultismo ha i suoi seguaci, notoriamente anche i suoi oppositori. La seguente storia autenticata dovrebbe essere molto gradita ai primi, poiché essa contribuisce in misura non trascurabile a mostrare che le storie di apparizioni spettrali non sempre sono solo prodotti di una fantasia sovreccitata.

2. Il minatore Nicolas Henri vide un'apparizione spettrale in una miniera di carbone a Herstal e raccontò la seguente storia:

3. «Nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana, verso l'una di notte, nella miniera di Abhooz (nel distretto minerario di Liegi) davanti all’area 80, ero occupato a scaricare i tronchi per sostenere le volte. Il mio compagno di nome Fruay, che ha più di 20 anni e vive a Herstal, mi aiutava nel lavoro.

4. A questo punto, improvvisamente abbiamo scorto, solo a pochi passi da noi, una Dama Bianca; in un primo momento, un po' sbalorditi, trovammo tuttavia il tempo per osservarla precisamente. Poteva essere alta un metro e venti ed era piuttosto corpulenta. Le sue mani erano di un bianco abbagliante e il suo viso altrettanto bianco. Alla luce della mia lampada, che tendevo verso la figura per poterla vedere meglio, notai che si avvicinava a me senza emettere alcun suono e mi volgeva il suo tranquillo volto, ora fui abbastanza intrepido di rivolgerle la parola, ma il panico afferrò il mio compagno, e lui se la diede a gambe. In quel momento soffiò come un alito nella mia lampada così che si spense e, colto da un brivido, anch'io mi precipitai a seguire il mio compagno.

5. Dopo essere uscito, avevo ancora la stessa emozione che portai anche a casa.

6. Il sabato sera, come anche la domenica e il lunedì, non ripresi il lavoro, e il turno successivo era di nuovo solo da martedì a mercoledì. Dal momento che avevo riferito l'accaduto ai miei superiori, mi venne dato un lavoratore più coraggioso di nome Henri-le-Flammand, che viveva a Hermée ed aveva 25 anni.

7. Era spuntata la prima ora del giorno, quando all’improvviso una Dama Bianca, mentre lavoravamo, si mise di mezzo, e la lampada del mio compagno cominciò lentamente a spegnersi. A questo punto anche il coraggioso lavorante fuggì via e, per mia vergogna, devo confessare di averlo seguito altrettanto rapidamente.

8. A questo punto ne avevo proprio abbastanza; me ne andai subito e lasciai il mio lavoro in quella miniera dove avevo lavorato per sette mesi, deciso fermamente di non ritornare mai più in quella nidiata di fantasmi. Sono minatore da due anni e sono ben abituato a lavorare in miniera. Attualmente sono occupato nella miniera "Hoffnung", dove non ho più visto fantasmi del genere».

*

9. Se il lettore ben disposto non vuol crederci, è libero di passare una notte in quel luogo nella miniera menzionata.

*

[parla il Padre Gesù]:

10. "La Dama Bianca era una parente del lavoratore Nicolas Henri, che gli avrebbe volentieri rivelato qualcosa per il futuro, ma non poteva, dato che lui non sentiva la sua voce".

 

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Cap. 134

La "Dama Bianca"[53] appare per la regina Luisa dei Paesi Bassi

 

Stoccolma, 28 marzo 1871

La Dama Bianca, una defunta della famiglia reale del XVIII secolo, annuncia, attraverso la sua apparizione visibile, la morte imminente della regina Lovisa[54] di Svezia.

 

[da “Fiori di Loto”]:

1. «Secondo le informazioni della principessa Eugenia[55], una sorella del re Oscar (II), raccontate dal Pastore Waldström: Negli ultimi giorni del marzo 1871, poco prima della morte della regina Lovisa, avevo trascorso la serata presso mia madre, la regina vedova Josefina. Eravamo entrambe molto contente perché sembrava essere subentrata una svolta favorevole nella malattia della regina Lovisa, così che i medici nutrivano le migliori speranze per una pronta guarigione. Era già sera tardi e stavo proprio in procinto di augurare la buona notte a mia madre e ritornare nelle mie stanze, quando il ciambellano di turno ci annunciò che era scoppiato un grande incendio nelle vicinanze del castello.

2. Mia madre mi chiese se non volessi seguirla nella grande galleria per esaminare da lì l’incendio. Un servitore fu mandato ad accendere la luce nelle stanze che stavamo per attraversare, e poi ci recammo verso la galleria, da dove guardammo a lungo l’inquietante ma magnifico spettacolo. Quando stavamo per ritornare alle nostre stanze, mia madre propose di passare dalla stanza del re per informarsi personalmente sulle condizioni dell’alta paziente. Quando raggiungemmo il salone che stava in collegamento con la camera della regina attraverso una scala, vidi una nobile dama con leggiadri lineamenti stare nel mezzo della stanza proprio sotto il lampadario. Indossava un abito di raso bianco, ornato con un grande bavero che arrivava fino alle spalle.

3. Ero certa che si trattava di una delle dame di compagnia della regina che aveva ricevuto l'ordine di attendere il ritorno della regina vedova (mia madre), per informarsi sulle condizioni della regina Lovisa. La dama ci guardò fissa senza cambiare la sua posizione o fare nessuna espressione. Dal momento che non avevo mai visto prima questa dama a corte, volevo prima chiedere a mia madre, del tutto sommessa, chi fosse. Tuttavia non lo feci, perché pensavo che essa le avrebbe rivolto ben alcune parole e l'avrebbe poi chiamata per nome.

4. Il mio stupore fu quindi grande quando mia madre, passando davanti alla dama, sembrò di non vederla affatto. Né la dama fece il consueto inchino. Non mi è mai venuto in mente che, nella faccenda, potesse esserci qualcosa di soprannaturale, e quindi pensai che l'unica spiegazione fosse che la signora non era ancora stata presentata a corte, e perciò mia madre aveva fatto finta come se non la vedesse. In tutto ciò mi sembrò comunque molto strano che nessuno di noi la conoscesse; ma poiché mia madre non fece nessuna osservazione al riguardo, anch'io tacqui sullo strano avvenimento. Quando raggiungemmo l'uscita, mi girai e vidi quella 'Dama Bianca' ancora immobile come una statua di marmo, sotto il lampadario. Dopo averla guardata alcuni istanti, lei fece alcuni passi avanti, apparentemente per avvicinarsi a noi.

5. Nel salone successivo rivolsi subito la domanda a mia madre: "Chi era lei?" – "Lei?... Quale lei?", chiese mia madre stupita. – "La dama vestita di bianco che stava lì dentro e ci fissava, senza salutare". Mia madre si fermò e chiese con voce tremante di paura: "Hai visto una dama vestita di bianco nel salone che porta alle stanze della regina?". Senza che potesse spiegarmi il motivo, fui colta dalla stessa paura di mia madre (perché la Dama Bianca stava già accanto a loro smaterializzata, come fantasma). "Sì, certo, l'ho vista", risposi, "stava proprio sotto il lampadario... Non l'hai vista tu?... Apriamo di nuovo la porta per vedere se è ancora lì". – Mia madre mi prese la mano e disse: "Per il momento non devi dire a nessuno ciò che hai visto. Forse hai visto la ‘Dama Bianca’, e se è così, allora questa infausta apparizione annuncia l’imminente morte della regina".

6. Senza più badare alla Dama Bianca, quella sera andai a riposare con pensieri angosciosi, e ci volle molto tempo prima che mi addormentassi. Elevai una fervente preghiera per la regina Lovisa e per mio fratello, il re, il quale stava per subire una grande perdita. Il giorno successivo i bollettini medici annunciarono che le condizioni della regina erano peggiorate. Tre giorni dopo era morta!»

 

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Cap. 135

La donna nera

(da B. K.):

1. Lady Bloomfield racconta, in un libro da lei pubblicato, la seguente storia che le era stata comunicata come vera dalla principessa Reuss, nipote della defunta regina di Baviera:

2. «Una sera la regina sedeva nel castello di Aschaffenburg, intrattenendosi con suo fratello, quando apparve la dama di corte e chiese se la regina volesse ricevere ancora qualcuno, poiché nella sala d’attesa sedeva una signora vestita di nero.

3. Dal momento che la regina voleva partire per Monaco il mattino seguente, non desiderava più ricevere nessuno e pregò suo fratello di incontrare la signora e domandarle cosa volesse. Quando quest'ultimo entrò nella sala d'attesa, vide una donna completamente vestita di nero seduta su una sedia, ma lei scomparve col suo approssimarsi. Tornò dalla regina e disse: "È molto inquietante, deve essere stata la 'donna nera'!"

4. La mattina dopo la regina lasciò Aschaffenburg ed incaricò il suo cappellano di provvedere ad alcune istanze che stavano sulla sua scrivania, e quando il cappellano entrò nel gabinetto della regina, vide la donna nera stare anche alla scrivania. La stessa sera che il castellano e sua moglie erano già andati a letto, suonò la campana della cappella del castello, come era consuetudine in caso di morte, nonostante la chiave della cappella fosse ben custodita. Le due persone s’impressero nella mente l'ora, e risultò che esattamente alla stessa ora, il 6 ottobre 1876, la regina era morta a Monaco di colera essendo stata colpita appena arrivata lì».

 

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Cap. 136

L’eterno vincolo dell'amore tra familiari

 

[da: “La vera vita”, 15 sett. 1907 - K. Donat]:

1. «In una famiglia con me imparentata, durante la vita di una figlia (cugina di mia moglie) per due anni si verificò un singolare fenomeno che cessò solo con la morte della stessa. La famiglia, che era una famiglia cristiana devotissima, non riusciva a spiegarsi la cosa e, all’inizio, non vi attribuì alcuna importanza, finché la figlia, una giovane fanciulla di 23 anni, morì. Nello stesso giorno anche le apparizioni cessarono. Questi i fatti: – Nel cortile della scuola dove nostro zio prestava servizio e anche abitava, da due anni un invisibile camminatore passeggiava ogni sera, d'inverno e d'estate, nella tempesta e nella pioggia. Si sentiva lo scricchiolare della sabbia quando passava, e il lento echeggiare dei passi quando proseguiva. Questo si sentiva ogni giorno tra le 10 e le 11 di sera.

2. Era udibile da tutti; naturalmente furono formulate tutte le possibili supposizioni e ipotesi, e adottate tutte le misure, ma queste non eliminarono il fenomeno in sé. Stranamente, la loro figliola non provava né un qualche senso di raccapriccio né di paura, ma si sentiva  come attratta  da quel camminare nel cortile, soprattutto al chiaro di Luna. La passeggiata dell'invisibile si estendeva non solo nel cortile, ma spesso quei passi  rumoreggianti si sentivano  talvolta anche pestanti nei lunghi corridoi della scuola. Per qualche tempo non li sentirono più, e la famiglia e i suoi conoscenti non citarono più il loro invisibile conoscente, quando all’improvviso la figliola si ammalò e fu costretta a letto. Aveva sempre sofferto molto di anemia. Furono consultati i più svariati medici, ma nessuno di loro sapeva cosa fare.

3. Il passeggiatore continuava a farsi sentire costantemente, e precisamente sempre più vicino all'abitazione. Una sera tutta la famiglia sedeva accanto al capezzale della malata grave, per darle conforto. A quel punto lei chiese la santa Comunione. All’improvviso qualcuno aprì la porta del corridoio e si sentirono dei passi  strascicati attraverso il lungo corridoio dell'abitazione fino alla stanza, nella quale la paziente riposava dolcemente appisolata. Si sentì un forte fragore e un rumoreggiare, tanto che tutti saltarono in piedi spaventati, finché una sedia  cadde a terra, e l'essere invisibile si allontanò lungo il corridoio  con passi rumorosi; si udì pure il rumore della serratura che si chiudeva. L’ammalata sorrise e non mostrò traccia di paura sul suo viso; al contrario, sui suoi lineamenti aleggiava una soddisfatta connivenza.

4. L'invisibile presenza da allora in poi si udì soffermarsi sempre e solo nell'abitazione, suonava il campanello, bussava alla porta e in qualche modo si faceva sentire. I membri della famiglia avevano  già cominciato ad abituarsi di nuovo, finché un giorno all'improvviso la malata, che non giaceva in fantasie febbrili, chiese a sua madre: "Madre, chi è quella donna anziana che sta lì alla finestra? Mi fa un cenno così gentile e mi invita con la mano ad andare da lei".

5. "Figliola", disse la madre spaventata, "io non vedo nessuno! Che aspetto ha la donna?". – La malata descrisse la figura, e la madre rispose: "Figliola, quella sembra propria mia madre!" – "Ora la nonna mi fa di nuovo cenno di andare con lei, la vedo venire  diritta nella camera!". – Pochi giorni dopo la fanciulla morì per insufficienza cardiaca. Dedicò le sue ultime ore completamente al suo Salvatore e, morì consolando i genitori piangenti».

*

[parla il Padre Gesù]:

6. "Questo spirito era la defunta nonna innamorata della nipote di 23 anni qui menzionata, la quale aspettava con struggimento il suo ingresso nel regno degli spiriti, per questo lei non aveva affatto paura di questo spirito, anzi, era attratta da essa".

 

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Cap. 137

La firma di Napoleone I

1821. L'imperatore Napoleone I, morto a Sant'Elena, apparve nel palazzo reale Tuilerie a Parigi e sottoscrisse un contratto di matrimonio del maresciallo Marmont[56], perché non ebbe il tempo di redigerlo in vita.

1. «Correva l'anno 1821. Una splendida e quieta notte aveva steso la sua scintillante veste stellata sulla capitale della Francia. Centinaia di migliaia di persone, nobili e non nobili, ricchi e poveri, avevano cercato il riposo dopo le fatiche del giorno; solo l'occhio di Luigi XVIII[57] era ancora sveglio.

2. Era quasi mezzanotte. Con uno splendore quasi abbagliante la Luna aveva riversato la sua magica luce d’argento sulla città, e si riverberava mille volte dalle finestre del palazzo reale Tuilerie.

3. Luigi cercava il dolce sonno nello stesso letto dove, alcuni anni prima, quell'enigmatico gigante dei tempi moderni, Napoleone, aveva elaborato i piani che avevano fatto tremare mezzo mondo.

4. Le candele bruciavano già offuscate e lasciavano appena intravedere gli oggetti che stavano sul tavolo, ovvero: la corona di Francia e un contratto di matrimonio del maresciallo Marmont, che Luigi doveva sottoscrivere.

5. Questo contratto di matrimonio era già stato presentato al suo predecessore per la sottoscrizione, ma Waterloo, l’isola d’Elba e sant’Elena subentrarono disturbando; così avvenne che solo nel 1821 stava di nuovo davanti a Luigi XVIII.

6. Un dormiveglia si era impadronito del re, e attraverso lo scritto del maresciallo a Napoleone, riandò con la mente come, non molto tempo prima, fosse passato all'eternità sotto il tuono dei cannoni di Sant'Elena, il figlio della guerra che aveva succhiato al seno della rivoluzione, a cui il morire doveva essere stato difficile; egli pensò alla sua giovinezza, al suo esilio, al suo potere riconquistato, e avrebbe dato ancora più spazio ai pensieri, se il suono della campana di Notre-Dame non lo avesse svegliato dai suoi sogni. Esse annunciavano la mezzanotte.

7. Non appena l’ultimo suono cessò, la porta della sua camera da letto, che Luigi stesso aveva accuratamente chiuso a chiave dall'interno poche ore prima, si aprì ed entrò Napoleone! Con sguardo minaccioso andò al tavolo, una bianca mano da morto si stese verso la corona e, in quel momento, Luigi vide l'imperatore incoronato.

8. L'apparizione afferrò il consenso, lo lesse fino in fondo, prese una penna, la intinse e… i sensi di Luigi svanirono.

9. Quando rinvenne di nuovo in sé, un mattino sereno aveva piantato le sue bandiere d'oro sui tetti delle case di Parigi. La prima cosa che fece, fu quella di esaminare precisamente la stanza e la porta; ma fu impossibile scoprire anche solo lontanamente qualcosa che potesse riferirsi a un inganno. La porta si trovò nelle stesse condizioni in cui Luigi l'aveva sprangata e chiusa a chiave.

10. A questo punto il re corse al tavolo per scoprire qui con certezza se l'apparizione gli era apparsa veramente o se fosse stato tutto, solo un sogno. Prese il consenso e stentò a credere ai suoi occhi quando lo trovò sottoscritto con "Napoleone".

11. Un'ulteriore indagine su questo memorabile avvenimento non rivelò altro che alcuni servitori che erano rimasti svegli fino a tardi per attendere alla finestra il ritorno di uno dei loro colleghi, avevano visto una figura smorta correre verso la camera da letto del re intorno a mezzanotte.

12. Il tratto di penna fu riconosciuto come quella autentico dell'ex imperatore, e il memorabile consenso nel 1847 si trovava ancora negli archivi reali di Parigi. Lì è ancora adesso».

 

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Cap. 138

L’inestricabile nodo della defunta regina Sofia

 

1736. La regina Sofia d'Inghilterra sul letto di morte fa giurare a suo marito Giorgio I di interrompere la relazione adultera con lady Horatia. Re Giorgio non mantiene la parola data. La defunta appare due volte, gli ricorda la sua promessa, e la seconda volta fa un segno che non è un'illusione, ma la piena verità, che lei, la defunta regina Sofia, era lì, il segno è un fatale nodo della morte, da cui la rivale Horatia perì bruciando tra le fiamme.

1. «4 gennaio 1736, nel castello Windsor era tutto in tumulto e movimento. La regina Sofia, moglie di Giorgio I[58], stava morendo. Aveva fatto chiamare il re e ognuno si dovette allontanare dalla stanza della morente.

2. Il re era rimasto nella stessa per più di un'ora, e i cortigiani notarono che, nonostante la sua abituale durezza, freddezza e indifferenza, quando uscì dalla porta c'erano tracce di lacrime sulle sue guance e nei suoi occhi.

3. La regina stessa vedeva senza timore avvicinarsi la morte; sebbene portasse la corona, la vita non era stata in nessun modo piacevole per lei. Si era vista trascurata dal suo marito regale, poiché già da parecchi anni spasimava nei legami della civettuola e affascinante Horatia D.. Sofia di Brunswich aveva sofferto in silenzio; ma prima di morire volle provare ancora una volta a sciogliere quel legame scellerato di suo marito.

4. Quando Giorgio fu al suo capezzale, lei gli tese la mano e disse con voce sommessa: "Oh, non sarei morta così presto se mi aveste amata di più!"

5. Il re si piegò sulla sua mano, la baciò e lasciò cadere su di essa alcune lacrime. Ma quando voleva parlare, Sofia continuò: "Ora tutto è dimenticato e perdonato, Giorgio. Dio che mi chiama a Sé, conosce il mio cuore. Questo cuore vi ama ancora, quindi non vi faccio nessun rimprovero, ma oso solo una preghiera".

6. Mentre pronunciava queste parole, si sollevò un po’, strinse la mano del re con tutta la forza di cui è capace una donna morente e continuò: "Nel nome del Salvatore del mondo, io vi scongiuro, Giorgio, rinunciate, se non per amore per me, ma per pietà e per amore della vostra anima immortale, alla vita peccaminosa che conducete. Se potessi vivere più a lungo, pensereste che stessi chiedendo la mia felicità, ma domani giacerò nella mia bara, fredda e insensibile a tutto. Amato amico, per amore della vostra felicità, non frequentate più lady Horatia!"

7. "Lo prometto", rispose il Re. "Ma non parlate così, Sofia. I vostri pensieri offuscati peggiorano la vostra malattia".

8. "Avete reso amara la mia vita. Ma ora vedo il Cielo aperto, e nel Cielo non c'è gelosia! Se mi volete seguire lì, Giorgio, allora amate solo Dio e me. Lì si ama solo ciò che si può amare".

9. "Abbandonate questi pensieri. Le cose non vanno poi così male per voi. I medici assicurano che potete ancora sperare. L’intera Inghilterra prega per la vostra guarigione".

10. "Non desidero tornare in questa vita terrena, prego solo che possiate pensare a quel mondo in cui entrerò domani, e voi tra un anno".

11. Mentre la regina pronunciava queste ultime parole, aveva recuperato un po' di forza; i suoi occhi si posarono saldamente su quelli del re, e indicò in alto al cielo.

12. Dopo questa forte fatica ed emozione, tacque. I suoi occhi non si aprirono più, le labbra si muovevano ma non riuscivano a pronunciare una parola. Il re si allontanò lentamente e tutta Windsor notò il suo dolore e la sua sofferenza.

13. Come la regina aveva preannunciato, così accadde. La mattina dopo era fredda, insensibile a tutto, e giaceva incoronata sul letto parato a lutto. L’intera corte era a lutto, per rendere l'ultimo omaggio alla defunta; ma quando la carrozza di lady Horatia si fermò davanti alla grande scalinata del castello, la guardia le riferì che l'amante del re non doveva essere ammessa.

14. Ben presto questo sfavore fu conosciuto dappertutto; in tutte le stanze del castello, perfino nella sala da parata se ne parlava, e si aggiungeva anche: "Se fosse stata allontanata prima, la morta giacente qui, probabilmente sarebbe ancora viva". Altri, in verità, pensavano che questo rifiuto all’amante fosse solo a causa della decenza, e lo sfavore non sarebbe durato a lungo. E questi ultimi non si sbagliavano! – Era passato appena un mese quando lady Horatia sedeva di nuovo sul suo precedente trono, e Giorgio subì ancora i ceppi della sua seduzione.

15. Tuttavia, tutte le distrazioni che il re cercò di prepararsi, non furono in grado di scacciare il suo cupo stato d’animo. Sventato in tutto, dovette pensare, contro la sua volontà, all'ultima richiesta della regina; ma pur pensandoci, non riusciva a resistere all’incantatrice, la quale ricorreva a tutti i mezzi per sedurlo più saldamente.

16. Nel bel mezzo dei suoi piaceri, una voce gli esclamava incessantemente: "Oggi io, e voi tra un anno!"

17. La regina era già defunta da sei mesi; la favorita era stata visitata da Giorgio, ma lei stessa non era ancora stata di nuovo a Windsor. Tuttavia la sua vanità e il desiderio di umiliare i suoi avversari la attirava lì irresistibilmente. Ne aveva già parlato con il re, ma lui le contrapponeva sempre le parole: sogno e decoro.

18. Alla fine lei vinse comunque il re, e mise piede di nuovo nel castello, raggiante di splendore, orgoglio e gioia. Mai l'allegria e l'orgoglio avevano così intensamente brillato dai suoi occhi, mentre, al contrario, quelli del re non erano mai stati così cupi, così abbattuti. Un fardello di cento pesi gli opprimeva il cuore. Il giorno non voleva mai finire.

19. Finalmente venne la notte, ma nonostante il gran numero degli ospiti, il rimorso non si allontanava. Quando andò a letto, gli venne in mente che la regina aveva fatto il ricamo al letto con le sue stesse mani. Cercò di scacciare il pensiero, ma continuava a imporsi sempre su di lui. Nella speranza che il sonno lo liberasse dai suoi tristi ricordi, si coricò; ma il dolce sonno lo fuggiva. Il re invidiava il più povero lavoratore a giornata del suo regno che, perlomeno, poteva dormire; invano si girò da una parte all'altra, ma i suoi occhi non si chiudevano. La Luna diffondeva la luce più intensa attraverso le finestre alte e larghe della stanza, a questo punto l'irrequieto Giorgio scorse tra il letto e la finestra qualcosa che sembrava essere un fumo e si ergeva nel mezzo della stanza.

20. "Forse è una scintilla caduta sul tappeto e ha preso fuoco", pensò il re, e si alzò per spegnerla.

21. Quando però giunse sul posto dove si era levato il fumo, non vide assolutamente nulla, ma sentì un profumo simile a quello che si accende presso morti.

22. Non appena si sdraiò di nuovo, vide ancora il fumo bluastro; somigliava a una piccola nuvola, ma si condensava sempre più in una forma. All'inizio questa era molto confusa, ma diventava sempre più umana, sempre più simile ad un uomo, solo che i raggi della Luna la attraversavano, e la figura non proiettava alcuna ombra. Giorgio la vide avvicinarsi al letto; istintivamente si voltò verso la parete per non vedere ciò che gli sembrava soprannaturale, ma una mano gelida si posò sulla sua spalla, e una voce soave ripeté tre volte: "Giorgio! Giorgio! Giorgio!"

23. Tremante e immerso in un freddo sudore, il marito di Sofia di Brunswick, conscio della propria colpa si voltò; l'ombra della regina era chinata su di lui. La morte le aveva solo sbiancato il viso, i suoi stupendi occhi neri splendevano di una luce celestiale, e la sua veste sembrava essere solo un lungo sudario. Sulla sua testa splendeva ancora la corona che si mette sulla bara ai funerali delle teste incoronate.

24. Con voce solenne pronunciò le seguenti parole nel profondo silenzio della notte: "Giorgio! Hai dimenticato la solenne promessa che mi hai fatto sul letto di morte? Vengo per ricordartela, Giorgio, rivolgiti al Signore. Il Suo giudizio è incorruttibile, e la tua ora è vicina. Colei che tu ami con passione peccaminosa, con questo amore va incontro alla sua rapida morte, ma non un solo giorno in più di quanto è stabilito a te, lei può tenerti sulla Terra. Giorgio! Giorgio! convertiti al Signore!"

25. Dopo queste parole, un dolce alito soffiò sul volto del re; i suoi occhi erano ancora aperti, ma non vide e non sentì più nulla, tutto era di nuovo silenzioso. "Dormivo", si chiese, "ed era un sogno? – No! Certamente non ho dormito. Come era simile a lei quest'ombra! Senza dubbio era un messaggero del Cielo! Devo essere deciso: non devo rivedere colei che non mi è permesso amare".

26. Per confermarsi in questa decisione, il re cominciò a pregare. Le ore della notte gli sembrarono un'eternità.

27. Il giorno successivo era stabilita una festa a lady Horatia. Giorgio le fece sapere che non sarebbe stato presente e, per diversi giorni non avrebbe visto nessuno, tranne i suoi ministri.

28. Questo improvviso cambiamento di opinione spaventò la favorita. Attraverso astuzia e corruzione riuscì comunque a vedere il re. All'inizio lui voleva essere severo e freddo, ma lei era così amabile, così seducente, che tornò ad essere affettuoso.

29. All’improvviso i suoi occhi caddero sul luogo dove era apparsa la regina. Ritirò la mano da quella della bella lady e disse: "In questo punto, lei, nella notte scorsa, mi ha ordinato di rinunciare a te".

30. "Chi?", domandò Horatia, "chi avete visto la scorsa notte?"

31. "Quella che Dio mi aveva dato in moglie, la regina Sofia".

32. "Voi e l'Inghilterra l’avete compianta; non pensate più a lei, Giorgio, lei riposa in pace nella sua tomba".

33. "A volte le tombe si aprono, e la sua si è aperta; lei ne è uscita, stanotte, qui, là, io l’ho vista davanti al mio letto, l'ho vista con i miei occhi aperti, ho sentito come mi diceva: Giorgio! Giorgio! convertiti al Signore e rinuncia al tuo amore peccaminoso!".

34. "Ahimè, Sire! Voi non mi amate più, e per rompere il legame, che era la mia felicità, vi rifugiate a fantasticherie e alle apparenze. Ditemi semplicemente: Horatia, non ti amo più".

35. Singhiozzi e lacrime soffocarono la voce dell'affascinante seduttrice, e il re che si era allontanato dalla sua amata, si avvicinò di nuovo e le disse: "Horatia, come puoi pensare che io abbia smesso o smetterò mai d’amarti? Se non ti amassi, questa apparizione non mi preoccuperebbe tanto; il mio dovere esige di non vederti più, di rompere con te, ma il mio amore è più forte del dovere, di Dio stesso; Egli, infatti, mi manda i morti per ordinarmi di non amarti più, e tuttavia ti amo ancor sempre ardentemente".

36. Con queste parole, Giorgio strinse al suo cuore la bella peccatrice, e le lacrime, che lo avevano attirato a lei, si asciugarono improvvisamente.

37. La potenza delle parole pronunciate da una amata è incommensurabile. Perciò avvenne anche che, prima ancora che il giorno finisse, Giorgio non prese più ciò che aveva visto come un’ammonizione di Dio, e non credette più di aver visto veramente Sofia di Braunschweig. La convinzione che aveva avuto al mattino era svanita la sera davanti al sorriso miscredente della sua amata.

38. Entrando da solo nella stanza regale, ripeté ancora una volta: "Horatia ha ragione; è stato un sogno molto confuso, perché i morti non ritornano più!"

39. Si sbagliava. La regina gli apparve per la seconda volta. Pallida come nella notte precedente, ma il suo volto era serio. "Giorgio", disse l'ombra che stava davanti al letto del re e teneva indietro le tende purpuree; "Giorgio, tu hai detto e volentieri vorresti credere che Dio non ha parlato attraverso la mia bocca, pensi che sia stato solo un sogno confuso. Ebbene, Giorgio, allora ascolta: questa è l'ultima volta che io, che ero tua moglie e ora giaccio nella bara, ti dico una parola. D'ora in poi il mio silenzio sarà eterno; le mie labbra si dissolveranno in polvere. Giorgio! Giorgio! Convertiti al Signore, perché la tua ora è vicina. E affinché voi, tu e lei, domani non possiate dubitare che Sofia di Braunschweig è venuta fuori dalla sua tomba, ti lascerò una prova. Se la mano di un mortale potrà sciogliere questo nodo che la mano di un abitante della tomba ha stretto, allora ridete delle mie parole e dei miei ammonimenti; ma se non lo potete voi, e anche nessun altro, allora dite: “Era tuttavia realtà! Era Sofia di Braunschweig che è venuta per l'ultima volta a chiamare: Giorgio! Giorgio! Convertiti al Signore!"

40. Mentre lo spirito pronunciava queste parole, si chinò sul letto, prese un colletto di pizzo che il re aveva lasciato in giro, strinse un nodo e lo gettò sul petto allo stupito e tremante Giorgio. Dopo di ciò la tendina si spostò di nuovo e l'apparizione scomparve. Ora il re non dubitava più. Coperto di sudore freddo, con le vene altamente battenti, giaceva immobile; gli occhi ampiamente sbarrati fissavano il luogo come se vedessero ancora il fantasma; tese l’orecchio, ma la voce ultraterrena taceva, e solo il monotono ticchettio dell'orologio rompeva il silenzio della notte. Il leggero tessuto annodato gli premeva sul cuore come un macigno, e tuttavia non osò rimuoverlo. Alla fine, vergognandosi della sua paura, afferrò il nodo e andò con esso alla lampada che ardeva nella stanza adiacente. Provò più volte a scioglierlo, ma invano. La sua eccitazione crebbe sempre di più.

41. Tornò nella sua camera da letto, ma non pensò più al sonno, si fece portare comunque ancora più luce e si fece leggere ad alta voce le istanze che erano pervenute nei giorni scorsi, ma non riuscì a cancellare dalla sua memoria il pensiero dell'apparizione.

42. Il giorno seguente, Giorgio andò da lady Horatia; il suo volto era cupo e serio. Lei si era già abbigliata per una festa e, sorridendo, andò incontro al re. Ma questi disse: "Il tempo dei sorrisi e degli indugi è finito. Mi hai ingannato, donna! Lei mi è apparsa di nuovo stanotte".

43. "La vostra immaginazione vi inganna e vi prende in giro", rispose la bella Horatia.

44. "Tu sola mi inganni! Tu sola!", rispose Giorgio con severità. "Ecco, vedi!". Con queste parole le porse il collare di pizzo e ripeté ciò che la regina aveva detto: "Giorgio! Giorgio! Convertiti al Signore, perché la tua ora è vicina. E affinché voi, tu e lei, domani non possiate dire: No, Sofia di Braunschweig non è venuta fuori dalla tomba, allora ti lascio una prova. Se la mano di un mortale potrà sciogliere questo nodo che ha annodato la mano di uno degli abitanti della tomba, ridete delle mie parole e dei miei ammonimenti; ma se voi e nessun altro può farlo, allora dite: era certamente realtà, era Sofia di Braunschweig, per chiamarmi per l'ultima volta: Giorgio! Giorgio! Convertitevi al Signore!Ecco il nodo, Horatia, prova a scioglierlo. Se ci riesci, allora non crederò all'apparizione e sarò tranquillo e felice".

45. "Se è solo questo", rispose Horatia con un sorriso, sebbene cominciasse a tremare, "presto avrò sciolto questo nodo".

46. E le sue belle dita, scintillanti di anelli e diamanti, già voltavano il colletto di pizzo in tutti i lati, iniziò a lavorare per scioglierlo, si fermò, ricominciò, ma non riuscì minimamente a sciogliere il nodo soprannaturale.

47. "Tu stessa ora puoi vedere che non ci riuscirai", disse il re.

48. "Oh", rispose la giovane e impaziente lady, "io lo sciolgo come Alessandro sciolse il nodo gordiano!". – E con ciò gettò il colletto nel fuoco.

49. Il re lo tirò fuori di nuovo e lo scagliò lontano dal camino. Ma era già in piena fiamma e, cadendo, toccò la leggera veste di Horatia, e il tessuto di cotone prese fuoco. Spaventata, e senza nemmeno sapere cosa stesse facendo, l'amante di Giorgio scappò e chiese aiuto a gran voce. Il movimento e la corrente d’aria attraverso le porte aperte raddoppiarono le fiamme. Ben presto Horatia corse a precipizio per l'intero castello tra urla terribili. Sembrava una meteora infuocata che attraversava le lunghe sale. La giovane amante del re, adornata a festa, già non era più riconoscibile, stremata dal dolore alla fine si accasciò e presto esalò il suo spirito sotto terribili tormenti.

50. Giorgio invece diventò di giorno in giorno più malinconico. Pregava per lunghe ore, fondò un ospedale e fece molto di bene nel nome della Regina. Diceva spesso: "Parte della sua previsione si è avverata: Horatia è morta di una morte improvvisa; anche l'altra metà andrà in adempimento: io morirò presto".

51. Non si sbagliava; egli morì due mesi dopo la morte di lady Horatia, ancor prima che si compisse il primo anno della morte della regina.

 

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Cap. 139

Un aiuto allo spirito della regina Vittoria d'Inghilterra

1. Il 26 febbraio 1912 io, Schumi, chiamai lo spirito della regina Vittoria[59] d'Inghilterra e le chiesi: “Vittoria, sorella in Cristo, come stai?” – Lei rispose: “Io non sono più regina, ma sono molto infelice e, fratello, se puoi aiutarmi, allora ti prego: aiutami!"

2. Io le dissi: “Sorella, io sono il passato re Ciro[60] di Persia e di Babilonia, il famoso conquistatore e reincarnato vivente. Considerato però che ho la parola interiore attraverso la mia vita ed ho rapporti con Dio, posso assicurarti che andrai da lì in paradiso, se però crederai a tutto ciò che ti dirò sulla religione e su Dio”.

3. Allora le dissi la verità su Cristo, cosa che lei accettò con piena fede e, in tal modo, le insegnai cosa fare se voleva andare in paradiso. Lei accolse tutto con gioia e ben disposta. Allora chiesi per lei un angelo protettore, e quando arrivò gliela consegnai, e lodai Dio per la sua grande Grazia e il Suo grande Amore.

 

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Cap. 140

L'imperatrice Elisabetta d'Austria trasferita dal primo inferno al paradiso

1. Il 5 febbraio 1911 io, Franz Schumi chiamai lo spirito dell'imperatrice Elisabetta[61], assassinata a Ginevra il 24 aprile 1898 e la persuasi, in modo molto gentile, ad accettare la grazia offerta da Dio, a prendere una ferma decisione, cioè quella di vivere secondo le sette virtù di Gesù e riconoscere Gesù come Dio e Padre.

1. Le spiegai alcuni differenti passi del Vecchio Testamento come si sono adempiuti in Gesù, e citai le dimostrazioni per le mie spiegazioni. Io, per così dire, usai tutte le mie capacità di persuasione per assicurarmi il successo. Ma difficilmente ci sarei riuscito; perché i grandi portano con sé dalla Terra l’opinione che sarebbero ancor sempre gli stessi, anche se vengono trasferiti in altre condizioni; perciò mettono molta importanza su questo, facendolo pesare su chi parla con loro.

1.              Alla fine le chiesi se voleva accettare quelle condizioni, ma lei tacque. Ora le raccontai chi ero io un giorno e chi sono adesso[62] e fornii differenti spiegazioni sui miei tentativi di conversione. Dopo aver appreso tutto, lei rivelò quanto ci si annoia a viaggiare avanti e indietro, e che non aveva da questo viaggiare nessun riposo e nessuna soddisfazione, e quindi avrebbe voluto sottoporsi volentieri a tutto ciò che si poteva pretendere da lei, e mi pregò di aiutarla ad andare in paradiso, perché desiderava pace e tranquillità.

2.              Su questo, io la informai che avrebbe ricevuto un spirito elevato da parte del Padre Gesù, il quale l'avrebbe guidata in paradiso e sarebbe stata la sua guida di fede, ai cui insegnamenti doveva subordinarsi come si subordano i figli ai loro genitori e perciò doveva adempierli. Poi pregai il Padre Gesù per il Suo Amore e la Sua Grazia. E così, lo spirito annunciato dalla Nuova Gerusalemme venne come sua guida di fede, al cui amore io la consegnai per ulteriori istruzioni.

 

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Cap. 141

Redenzione dell'arciduca Francesco Ferdinando[63], erede al trono d'Austria e di sua moglie,

l'arciduchessa Sofia, dal secondo inferno e trasferiti in paradiso

1. Il giorno 8 luglio 1914, alle 10 del mattino, io, Schumi, con l'aiuto di Dio, chiamai gli spiriti dei menzionati assassinati, per liberarli dalla loro triste situazione e portarli in paradiso.

2. Vennero da me ed ascoltarono ciò che dicevo loro, ma non riuscivano a credere che tutto ciò che riferivo fosse vero, e quindi non volevano decidersi ad aderire alla mia offerta. Dal momento che essi tacevano, presto chiamai Rodolfo[64], l'ex principe ereditario (un loro nipote).

3. A questo punto entrambi furono molto stupiti da questa svolta della situazione, e dopo essersi salutati, si porsero la mano e si scambiarono parole piene di gioia. Rodolfo chiese perché non mi volevano credere, dal momento che volevo fare il meglio per loro, volendoli trasferire dal secondo inferno al paradiso, dove sarebbe stato molto bello e piacevole per loro. Essi gli promisero che l'avrebbero fatto.

4. Poi Rodolfo raccontò come stava e che ora viveva con sua madre nel paradiso mediano, dove era già bellissimo. Poi parlò di me e del mio futuro, su cui si meravigliarono molto. Dopo aver raccontato loro tutto, si raccomandò e tornò di nuovo alla sua occupazione.

5. Dopo questa spiegazione di Rodolfo, Francesco Ferdinando fece un discorso abbastanza lungo da differenti lati e si meravigliò del futuro che era già così imminente, e che i preti non ne sapevano nulla. Dopo aver finito di parlare, mi fece chiedere al Padre Celeste un angelo per lui e un angelo per lei, per trasferirli nel primo paradiso, cosa che accadde subito, e così passarono felici in paradiso, dove Rodolfo e sua madre Elisabetta (Sissi) li accolsero con favore come nuovi ospiti della casa austriaca, e con i loro ulteriori racconti resero il loro arrivo il più piacevole possibile.

 

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Cap. 142

Missia, il cardinale-arcivescovo di Gorizia redento dal secondo inferno

1. Era l'8 gennaio 1912 quando io, Franz Schumi, chiamai Missia[65], il cardinale Arcivescovo di Gorizia a me personalmente conosciuto, morto il 23 marzo 1902, con l'intenzione di redimerlo dal secondo inferno e portarlo in paradiso.

2. Per questo, chiesi prima al Padre Gesù un chiarimento su dove si trovasse e se dovevo chiamarlo. La risposta fu: "Prova, non c'è molta speranza, poiché in vita fu un sacerdote educato a Roma che teneva molto a se stesso e al quale stava alta la cresta dell'arroganza". Nondimeno, lo feci, e lo chiamai.

3. Venuto da me, lo salutai e gli chiesi in modo amichevole come gli andava nell'aldilà. Egli rispose: "Non bene, e mi è molto noioso". Senza penetrare subito con la forza in lui, iniziai molto amichevolmente a parlare con lui e gli chiesi se mi conoscesse. Egli rispose. "Sì, tu una volta sei venuto da me con una suoneria di campane accordate di nuova invenzione per la Chiesa, che io però non approvai perché volevo eliminare tutti gli squilli nella Chiesa, come a Roma, cosa che però non fu possibile".

4. Gli risposi: "Sì, sono proprio io". Poi cominciai furtivamente a parlare con lui di Cristo e procedetti sempre più in profondità, ma molto cauto, e gli chiesi se sapesse questo e quello. – Egli mi rispose: "Sì, conosco questi passi profondi, essi in effetti suonano così, e vedo che la tua argomentazione è corretta". Dopo aver spiegato e dimostrato l’una e l'altra cosa, gli chiesi se avesse capito tutto quello che avevo detto; per pura gioia mi rispose: "Sì, penso che tutto sia corretto, così sta scritto nella Bibbia".

5. A questo, gli risposi: "Vedi, questo è il primo e principale compito, che tu riconosca Gesù come Dio Padre e come l’unico Dio dell'Universo, allora la grazia non sarà più lontana, affinché tu venga in paradiso, ma devi anche riconoscere pienamente che tutti i dogmi della Chiesa romana non ci sono nelle Sacre Scritture, ed io, che vivo la vita secondo i comandamenti divini, ho già da 14 anni la Parola interiore come un giorno i profeti, ti posso dire dalla prima Fonte, che questi sono puri statuti umani, attraverso i quali tu stesso fosti cacciato nel secondo inferno dal Salvatore Gesù! Abbandona tutto questo ed afferra la ferma fede in Gesù come Dio e Padre e la buona volontà secondo le sette virtù di Gesù: amore, umiltà, pazienza, castità, cura della pace, misericordia e altruismo secondo possibilità, e subito il paradiso ti potrà essere aperto".

6. Allora disse: "Vedo che tutto ciò che mi hai detto è vero; perciò io sono pronto ad accettare la tua offerta. Aiutami, fratello, se puoi, affinché io possa essere salvato!”.

7. Risposi io: "Bene, fratello, questo accadrà subito, come è successo per altri eminenti religiosi che ho chiamato". A questo punto rivolsi una fervente preghiera al Padre Gesù ed Egli inviò un arcangelo. Ora dissi al fratello Missia: "Vedi, fratello, l'angelo è qui; va' con lui e seguilo come un piccolo fanciullo, perché conosce la religione proveniente dalla Nuova Gerusalemme, e solo questa è determinante per giungere in Cielo". A questo punto dissi: "La pace sia con voi! Amen!"

8. E così se ne andò redento in paradiso, dove lavorerà su se stesso per salire sempre più in alto. "Lui si comporta molto bene", dice il Padre Gesù.

 

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Cap. 143

Liberazione di Voltaire dal terzo, tenebrosissimo inferno

1. Il 24 maggio 1914 io, Schumi, chiamai lo spirito del fratello Voltaire[66], il grande detrattore di Dio, dal tenebrosissimo terzo inferno e gli resi noto che avevo appreso da Dio che la sua punizione era finita, e perciò per lui era giunto il tempo di essere liberato dalla sua triste situazione ed andare in paradiso.

2. Egli era già in preda della disperazione per l’infinita e lunga punizione, perciò mi diede una risposta dubitativa, perché la sua redenzione potesse aver luogo, poiché egli riteneva che il suo peccato fosse troppo grande per essergli già perdonato.

3. Gli spiegai la situazione con tutta l’eloquenza possibile e gli promisi che se fosse stato seriamente intenzionato a vivere secondo i comandamenti divini e fare tutto ciò che gli sarebbe stato spiegato ed incaricato di fare, io avrei supplicato il Padre celeste Gesù, dal momento che sarei stato ascoltato da Lui , il Quale gli avrebbe inviato un angelo protettore che lo avrebbe istruito in tutto e lo avrebbe condotto in paradiso.

4. A questo punto fu d’accordo e mi chiese di fare ciò che avrei potuto fare, perché lui era pronto a fare tutto ciò che sarebbe stato in grado di fare.

5. Chiesi allora al Padre il promesso spirito protettore; solo che, in verità, Voltaire dubitava della possibilità di questa promessa, e perciò l'angelo protettore non veniva.

6. Quando appresi questo, lo rafforzai ancora una volta con delle promesse, finché non mi chiese di nuovo che io pregassi per lui. Questa volta non dubitò più, e così venne lo spirito protettore, e Voltaire andò alla sua nuova destinazione nel paradiso inferiore con il cuore gioioso e grato. Lode e grazie al Padre Gesù per il Suo Amore e misericordia per il grande peccatore religioso!

 

[indice]

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Cap. 144

Insegnamento conclusivo del Signore

Questo libro segna la conclusione della prima puntata. Le prossime puntate porteranno la continuazione di avvenimenti simili che hanno avuto luogo qui e là e in tempi differenti.

La verità degli avvenimenti non è da dubitare, perché sono stati pubblicati sotto la Mia divina sorveglianza, quindi sotto il controllo dell’eterna Verità.

Ci sono voluti lunghi secoli, anzi millenni, per tali avvenimenti che sono stati pubblicati qua e là, alla fine raccolti sotto il Mio controllo divino, per essere pubblicati con l'intento di far capire agli uomini che c'è la sopravvivenza dell'anima nell’aldilà e che l’oltretomba non costituisce una scomparsa eterna.

Le comunicazioni dei moribondi al momento della loro morte sono la prova più evidente che il defunto aveva un'anima, e che quest’anima non muore, ma che con la sua uscita dal corpo carnale è il corpo a morire, poiché questo corpo senza l'anima non ha mai avuto una vita propria, ma era solo la dimora e uno strumento dell'anima quando lei viveva e operava nel corpo da sveglia.

Allo stesso tempo, con la comunicazione delle anime dei defunti al momento della loro morte terrena, viene fornita la prova che le anime, con la morte del corpo di carne, non cadono nel sonno mortale della tomba e lì attendono un giudizio finale del mondo per sperimentare la resurrezione del corpo materiale di carne, ma rimangano sveglie e continuano a vivere come spiriti nel regno spirituale.

Alcune testimonianze sono tra queste storie, le quali offrono uno sguardo nella vita del defunto al di là della tomba, e dimostrano che l'uomo sulla Terra costruisce la sua dimora per l'aldilà, che egli riceve subito quando vi entra.

Il morire è il rompersi della parete divisoria che nasconde all’uomo la visione sulle condizioni di vita nell'aldilà. Solo con la separazione dell'anima dal corpo di carne diventa essa indipendente, e sa, cosa e come va con lei spiritualmente.

Una persona pia, vivente secondo i Miei comandamenti divini, ha già tanto discernimento nel corpo di carne, da non avere nessuna paura della morte, poiché sa, dalla sua vita, cosa l’attende nell'aldilà. – Solo le persone poco pratiche, malate di mondo, che vivono nel peccato, hanno paura davanti alla morte.

La vita nel corpo di carne è la punizione ereditaria per il peccato che voi tutti avete commesso un giorno nello spirito di Adamo. D'altronde la vita nella carne è una grazia di Dio, poiché l'uomo, vivendo la vita secondo i comandamenti divini, deve eliminare i suoi desideri carnali, caratteristiche e passioni, per passare da figlio di Satana a figlio di Dio.

Dovete essere perfetti, com’è perfetto nel Cielo il Padre vostro. Questo Mio responso vi dice che dovete elevare in voi le virtù celesti e sopprimere i vizi infernali, e quando avrete raggiunto questo, solo allora otterrete la rinascita dello spirito, che è il battesimo di fuoco, come quello che hanno ricevuto gli apostoli a Pentecoste.

La fine della vostra vita terrena è così raggiunta: voi siete progenie di Dio, figli del Cielo, ed ora arriva la conclusione: Dio è spirito (Gv. 4,24) e non uomo di carne, perciò è cominciato il tempo che lasciate il vostro corpo di carne e, come spiriti, vi trasferiate a Me, al Padre vostro Gesù. Amen!

 

 

 

 

 

INDICE

 

 

Presentazione del Signore

 

cap. 1

Appare una persona da lungo tempo scomparsa

 

cap. 2

Dimostrazioni che l'anima continua a vivere nell'aldilà dopo la morte carnale terrena

30.06.1907

cap. 3

Testimonianze di apparizioni di spiriti

6.04.1652

cap. 4

Relazione di Oberlin con sua moglie defunta

1792

cap. 5

Apparizione dello spirito di un sacerdote per completare una missione

20.06.1914

cap. 6

Comunicazione di un ritornato dall'aldilà

1863

cap. 7

La madre defunta prepara il figlio ancora vivente ad entrare nell'aldilà

4.09.1898

cap. 8

Un sacerdote inviato da uno spirito al marito vivente per farlo confessare

dic. 1913

cap. 9

Una materializzazione spontanea

 

cap. 10

La guardia carceraria morta ma ancora in servizio

1908

cap. 11

Invito ad approfondire il tema dell’aldilà

 

cap. 12

Adempiere i desideri dei defunti

 

cap. 13

Apparizioni spontanee di uno spirito nell'antica Atene

 

cap. 14

L’aiuto terreno per una riconciliazione nell'aldilà

1705

cap. 15

L’insensibilità verso un amico defunto

1897

cap. 16

Il fantasma di uno scheletro

1906

cap. 17

Una prova dall'aldilà

 

cap. 18

Il desiderio esaudito della defunta

 

cap. 19

Segni di riconoscimento all’apparizione di persone defunte

1876

cap. 20

Come il professor Dolbear riceve la visita di uno spirito

 

cap. 21

La defunta madre appare e benedice i suoi due figli

16.05.1848

cap. 22

Una miracolosa salvezza dei figli tramite la madre defunta

 

cap. 23

Lo spirito di una madre prende l'anima della sua figlioletta morente

 

cap. 24

Una defunta madre visita i suoi figli

1833

cap. 25

La defunta contessa Hallerstein appare ai suoi figli e li salva dal pericolo d’incendio

1910

cap. 26

L'apparizione di una bambina deceduta

 

cap. 27 

Alcune apparizioni annunciano la propria morte al momento del trapasso

1811/1848/1854

cap. 28

Apparizione di un comandante morto nella guerra in Crimea nel 1855 e di una ragazza di 15 anni

1855/1870

cap. 29

La figlia defunta appare a sua madre al momento della morte

18.03.1880

cap. 30cap_31

Un fantasma a Monterrrey, 1887 e diciannove casi di apparizioni

1887/1891/1893/1897/

1900/1901/1797/1906/

1832/1866/1899

cap. 31

Alcuni casi di telepatia e apparizioni

1868/1882/1858/1899

cap. 32

Adempimento della notifica della morte al momento del decesso

1909-1910

cap. 33

Apparizione alle zie in coincidenza della morte

9.04.1767

cap. 34

L'apparizione del defunto nel momento della morte

6.03.1736

cap. 35

Uno studente appare ed annuncia la sua morte alla madre

 

cap. 36

Apparizione del fratello annegato

 

cap. 37

L'amico defunto appare tra la folla

 

cap. 38

Il marito annuncia la sua morte

1857

cap. 39

Un membro del circolo appare come defunto ai suoi amici riuniti

1793

cap. 40

L'incontro con lo spirito del deceduto

1901

cap. 41

Il cane che vede gli spiriti accompagna il suo defunto padrone

1884

cap. 42

Il nipote comunica la sua morte alla zia

12.06. 1896

cap. 43

Il fratello riferisce la sua morte alla sorella

4.12.1884

cap. 44

La figlia, deceduta a New York, appare e annuncia la sua morte alla madre che viveva a Meaux (Francia)

17.01.1899

cap. 45

Una donna deceduta in Francia comunica la sua morte a una signora ad Amsterdam

agosto 1849

cap. 46

Un amico si mostra sulla strada e scompare, rivelando con questo il suo decesso

29.12.1889

cap. 47

La figlia deceduta a Melbourne (Australia) promette di comunicare la sua morte alla madre a Parigi

 

cap. 48

Il re Augusto II di Polonia annuncia al suo feldmaresciallo Grumkow di essere morto a Marschau

 

cap. 49

Le rose coperte dal velo nero

1867

cap. 50

Il fantasma del professore poeta

1908

cap. 51

L’adempimento di una promessa

9.12.1542

cap. 52

Il fratello defunto dà i numeri della lotteria promessi, ma carpiti

17.12.1856

cap. 53

Il Magister Schölkopf mantiene la promessa fatta al suo amico Emendörfer di annunciargli la sua morte

5.07.1777

cap. 54

Messaggio sulle condizioni dopo la morte

2.07.1846

cap. 55

Promessa mantenuta di riferire dall'aldilà dopo la morte

28.11.1861

cap. 56

La promessa del pastore di annunciare la morte fu mantenuta

1901

cap. 57

L’apparizione visibile dell’amica defunta

 

cap. 58

La vivente conosce il momento in cui sarebbe morta

10.06.1910

cap. 59

L’adempimento di una brutta richiesta

 

cap. 60

Prove bibliche del ritorno dei defunti

 

cap. 61

L'arcangelo Raphael come spirito consolidato

 

cap. 62

Re Saul parla con il defunto profeta Samuele

 

cap. 63

L'apparizione dell'arcangelo Gabriel

 

cap. 64

La Trasfigurazione sul monte Thabor

 

cap. 65

Personale apparizione di 346 defunti

 

cap. 66

Gesù come spirito

 

cap. 67

Discorso di Mosè ed Elia all'Ascensione di Gesù

 

cap. 68

Dall'aldilà ritornano i defunti religiosi

 

cap. 69

L'apparizione della martire Agnese

 

cap. 70

Visione di Aurelio Agostino, vescovo di Ippona in Africa

 

cap. 71

Le visioni di Suso

1327

cap. 72

Alla signora Bargrave appare la defunta signora Peal

1705

cap. 73

La figlia defunta prega suo padre di intercedere per lei presso Dio

1830

cap. 74

Il padre defunto appare al figlio

1896

cap. 75

Sicuri segni di una spirituale continuazione della vita

14.12.1912

cap. 76

Un saggio per la percezione degli spiriti

 

cap. 77

Un ritorno dal primo inferno

1909

cap. 78

Apparizione del padre defunto alla sua figlioletta morente

2.05.1894

cap. 79

Il defunto esaudisce la preghiera del fratello

8.09.1855

cap. 80

Un ritorno dall'aldilà per pagare una manica di pelliccia

17.12.1907

cap. 81

Apparizione di un ecclesiastico dopo la sua sepoltura

29.01.1894

cap. 82

Apparizione del figlio assassinato

14.08.1907

cap. 83

Una dama velata dall'aldilà compare in chiesa

24.09.1906

cap. 84

Due sorelle ritornano dall’aldilà

14.08.1906

cap. 85

I defunti appaiono nei sogni per aiutare i viventi

 

cap. 86

Il sognatore visto nel suo effetto

9.03.1903

cap. 87

In sogno la moglie visita il marito durante un viaggio in mare

1863

cap. 88

Telepatica sensoriale

marzo 1854

cap. 89

La nonna appare, annunciando la sua morte

26.10.1872

cap. 90

Il defunto appare in sogno alla moglie sopravvissuta

1897

cap. 91

Apparizione di Dante Alighieri dopo la morte

 

cap. 92

Il defunto appare in un sogno veritiero

1887

cap. 93

Il sogno di una bimba del 1850

1850

cap. 94

Un sogno salvifico

1708

cap. 95

Identificato il corpo attraverso il sogno

1900

cap. 96

L’indagine di un assassinio rivelato da un sogno veritiero

1910

cap. 97

Un assassino rivelato attraverso un sogno veritiero

4.03.1908

cap. 98

Ritornata in sogno dalla tomba

1912

cap. 99

Manifestazioni di spiriti nei luoghi in cui dimoravano nella vita terrena

1774

cap. 100

Consigli dall’aldilà dalla madre morta da lungo tempo

1842

cap. 101

Il marito ritorna dall'aldilà

1879

cap. 102

Lo spirito di un congiunto vivente annuncia la malattia della famiglia

1901

cap. 103

Avvertimenti spirituali da parte di George Villiers per il figlio

22.11.1913

cap. 104

La nonna dall'aldilà appare per non rischiare con l’auto

 

cap. 105

Lo spirito di Pietro il Grande appare al nipote

1784

cap. 106

Spirito soccorritore

1854

cap. 107

Il nonno defunto mostra lo scompartimento del treno alle zie di passaggio

1901

cap. 108

Uno spirito mi mostra la via

1872

cap. 109

Profezie spirituali a Diocleziano

284 d.C.

cap. 110

Al punto di separazione dall’aldiquà all'aldilà

1814

cap. 111

La profezia di un defunto poi realizzatasi

1907

cap. 112

Ritornato dall'aldilà nella vita terrena

32 d.C.

cap. 113

Morto e ritornato alla vita terrena

1889

cap. 114

Ritornato dall'aldilà

28.10.1905

cap. 115

Ritornata alla vita

1914

cap. 116

Il tarlo della coscienza che non muore, non lascia quiete all’anima del trapassato

1746

cap. 117

Il lavoro sostitutivo nell’inferno

 

cap. 118

Ingannevole lavoro di falegname nel laboratorio

 

cap. 119

Un lavoro nell’aldilà nel secondo inferno per il lavoro sulla Terra pagato ma non eseguito

 

cap. 120

Lo spettrale girotondo danzante

1848

cap. 121

Un pastore protestante, quale assassino dei suoi figli

1846

cap. 122

La malvagità degli spiriti infernali che rivendicano la camicia

1837

cap. 123

La rosa strappata dalla tomba

 

cap. 124

Il fantasma della cameriera maligna

1850

cap. 125

Il fantasma della cameriera maligna

 

cap. 126

Il malvagio marito defunto

1897

cap. 127

La Dama Bianca e il Big Ben

1878

cap. 128

Una strana apparizione

 

cap. 129

La Dama Bianca della Casa Hohenzollern

1869

cap. 130

Risolto il mistero della "Dama Bianca"

 

cap. 131

La "Dama Bianca" nel castello di Berlino nel 1888

1888

cap. 132

La "Dama Bianca"

17.02.1790

cap. 133

La “Dama Bianca” nella miniera di carbone a Herstal

 

cap. 134

La "Dama Bianca" appare per la regina Luisa dei Paesi Bassi

marzo 1871

cap. 135

La donna nera

 

cap. 136

L’eterno vincolo dell'amore tra familiari

 

cap. 137

La firma di Napoleone I

 

cap. 138

L’inestricabile nodo della defunta regina Sofia

4.01.1736

cap. 139

Un aiuto allo spirito della regina Vittoria d'Inghilterra

26.02.1912

cap. 140

L'imperatrice Elisabetta d'Austria trasferita dal primo inferno al paradiso

5.02.1911

cap. 141

Redenzione dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria e di sua moglie, l'arciduchessa Sofia, dal secondo inferno e trasferiti in paradiso

8.07.1914

cap. 142

Missia, il cardinale-arcivescovo di Gorizia redento dal secondo inferno

8.01.1912

cap. 143

Liberazione di Voltaire dal terzo, tenebrosissimo inferno

24.05.1914

cap. 144

Insegnamento conclusivo del Signore

 

 

 

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[1] Margravio: nel Medioevo, titolo corrispondente a quello di marchese, dato ai feudatari tedeschi ai quali era affidata la difesa delle terre di confine.

[2] Erasmus Finx, più noto come Erasmus Francisci (1627 1694), è stato uno scrittore tedesco. Nella sua epoca Francisci era considerato un erudito e un uomo universale. È considerato uno dei primi scrittori professionisti. Scrisse numerosi libri su vari argomenti, e anche circa 200 inni sacri. Ha pubblicato anche sotto vari pseudonimi, tra cui Theophil Anti-Scepticus, Theophilus Urbinus, Christian Minsicht, Gottlieb Unverrucht, Gottlieb Warmund. In qualità di coautore, Francisci scrisse alcuni capitoli dell'opera “La gloria del Ducato di Carniola” di Janez Vajkard Valvasor e completò il “Monatsgespräche”  (I colloqui del mese) di Johann von Rist scrivendo l'ultima parte dopo la morte dell'autore. Goethe studiò il Proteus che compare nell'opera di Francisci “Der hollische Proteus” come fonte di ispirazione per il proprio Proteus che compare nel “Faust”.

[3] Una gocciolina dalle vigne della dolce eternità.

[4] Gioiello nel tesoro dei canti evangelici.

[5] Perché Egli conosce bene come siamo formati, ricorda che siamo polvere.

[6] Gaio Plinio Cecilio Secondo, nato da Gaio Cecilio (in latino: Gaius Plinius Caecilius Secundus ; Novum Comum, 61 o 62 – in Bitinia o forse Roma, 114 circa), è stato un avvocato, scrittore e magistrato romano, conosciuto come Plinio il Giovane per distinguerlo dallo zio materno Plinio il Vecchio; lo zio lo adottò dopo la morte del padre, gli diede il proprio nome e si occupò della sua educazione .

[7] Città della Germania in Turingia.

[8] Qui c’è la prova, di chi sono alcuni spiriti, dal momento che possono esercitare le loro manifestazioni solo al buio.

[9] Cromwell Oliver (1599 - 1658), statista inglese, puritano, deputato al Lungo Parlamento (1640), guidò la guerra civile contro Carlo I, che vinse (Nasebi 1645) e fece decapitare (1649); dopo una spietata campagna contro l’Irlanda. Ricevuto il titolo di Lord Protettore e disciolto il Lungo Parlamento (1653), governò fino alla morte.

[10] Erisipela: malattia infettiva da streptococco, con infiammazione diffusa della pelle e delle mucose.

[11] Il fuoco di sant'Elmo è una scarica elettro-luminescente provocata dalla ionizzazione dell'aria durante un temporale, all'interno di un forte campo elettrico.

[12] La madre della signora Allom era la signora Carrik, moglie del famoso pittore di miniature Thomas Carrik.

[13] Confermato equivale alla cresima cattolica (nota del traduttore).

[14] Palatinato: dignità e dominio di un conte palatino dell’Impero in Germania prima del XIX secolo.

[15] Piede come misura è circa 30 cm.

[16] Ulani e ussari: nome con cui si indicavano i soldati a cavallo, armati di lancia, che tra il XIV e il XIX secolo combatterono in alcuni eserciti stranieri, soprattutto in quelli polacchi, austriaci, tedeschi, prussiani e inglesi.

[17] Giuseppe Bonaparte (in francese Joseph Bonaparte; Corte, 30 novembre 1768 – Firenze, 28 Luglio 1844) fu re di Napoli dal 1806 al 1808, e re di Spagna dal 1808 al 1813, meglio conosciuto in quanto fratello maggiore dell’imperatore Napoleone Bonaparte.

[18] Edoardo Boner (1864 – 1908). già a 19 anni a causa del tracollo delle imprese commerciali del padre dovette dedicarsi all'attività di rappresentante di commercio, intraprendendo dei viaggi in Italia e anche all'estero. Compiuti gli studi letterari in Italia e in Germania, fu insegnante di tedesco all'istituto tecnico "Carlo Gemmellaro" di Catania e, dal 1893, lettore di lingua e letteratura tedesca all'Università di Messina, dove insegnò anche italiano al liceo "Maurolico" dal 1903 al 1906. .

[19] Baronio Cesare (1538 - 1607) storico e religioso, discepolo di S. Filippo Neri che lo designò suo successore, fu eletto cardinale nel 1596. Il suo nome è legato alla redazione dei volumi degli “Annali ecclesiastici” (storia della Chiesa dalle origini al 1198), e alla revisione del “Martirologio Romano”. Fu dichiarato ‘venerabile’ nel 1745..

[20] Pagine per la verità superiore.

[21] Agnese, santa, vergine romana, martire di epoca incerta (forse sotto Diocleziano). Festa 21 gennaio.

[22] Suso Heinrich: nome latinizzato di Enrico Suso o Susone (1295 – 1366) mistico tedesco; domenicano e predicatore, fu discepolo di Meister Eckhart. La sua opera, frutto più di esperienza mistica e ascetica anziché di studio, è tra le più alte della mistica tedesca. Scrisse quattro libri spirituali tra i più letti al suo tempo e fu dichiarato ’beato’ nel 1831.

[23] Eckhart von Hochheim (1260 – 1327 o 1328), meglio conosciuto come Meister Eckhart (Maestro Eccardo) è stato uno dei più importanti teologi, filosofi e mistici tedeschi del Medioevo cristiano ed ha segnato profondamente la storia del pensiero tedesco.

[24] Carl Hüter, direttore di un istituto di cura, è stato il meritevole fondatore della fisiognomia e della callisostia, un fertile seminatore nel campo dell'occulto.

[25] Angina: infiammazione delle tonsille e quindi della gola.

[26] “Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, infatti, ospiteranno a loro insaputa degli angeli”.

[27] Pope: prete della Chiesa russa ortodossa.

[28] Pianura dei sarmati, antica popolazione abitante in epoca storica ad Est del Volga e migrata successivamente verso Occidente.

[29] Morfeo, nella mitologia greca, figlio del sonno e della notte, fratello di Fantaso ed Icelo, dio dei sogni, raffigurato alato e con in mano una cornucopia contenente i sogni.

[30] Dante Alighieri (1265 – 1321), il più importante poeta italiano. Scrisse “La Divina Commedia" la quale contiene una descrizione dell'inferno, del purgatorio e del paradiso secondo la filosofia scolastica e quindi divisa in tre parti. Tra le varie traduzioni tedesche, va ricordata soprattutto quella del re Giovanni di Sassonia.

[31] Città della Sassonia in Germania.

[32] La Dama Bianca: è un termine con cui comunemente si indicava nell’antichità uno spirito dalle fattezze femminili anziché con il termine ‘fantasma’).

[33] La seguente descrizione si basa sugli atti dell’Archivio reale di Stato di Landshut.

[34] L’elettorato di Baviera fu uno stato bavarese ereditario del Sacro Romano Impero  dal 1623 al 1806 quando fu istituito il Regno di Baviera.

[35] Il duca: trattasi di George Villiers, I duca di Buckingam (1592 – 1628) era figlio dell’omonimo Sir George Villiers e di Mary Beaumont. Fu educato in Francia per imparare la vita di corte e compì una rapida scalata che lo portò a diventare a soli 29 anni come Lord Ammiraglio inglese. Nel 1620 sposò Katerine Manners. A causa del suo potere e di alcuni insuccessi inglesi contro la Francia, morì assassinato da un marinaio fanatico.

[36] «In verità ti dico che non uscirai di lì finché non avrai pagato fino all’ultimo centesimo».

[37] Paolo I (1754 - 1801), zar di Russia, figlio di Pietro III e Caterina II, salì al trono nel 1796; seguì una politica estera ed interna in contrasto con quella materna; poco coerente fu il suo atteggiamento nei confronti della Francia rivoluzionaria e napoleonica. Fu vittima di una congiura.

[38] Pietro il Grande: (1672 - 1725), regnò dapprima col fratello Ivan (1682), quindi (1696) da solo; promise con metodi autocratici l’occidentalizzazione del paese, ne rinnovò amministrazione, esercito e flotta, aprì fabbriche e scuole, riformò l’ordinamento della Chiesa, combattendo contro Carlo XII di Svezia (1700-09), si assicurò il possesso delle coste orientali del Baltico, ove fondò (1703) Pietroburgo, elevandola a capitale. Alla Persia sottrasse le rive occidentali del Mar Caspio.

[39] Il Padre Gesù: quando la fanciulla promise di mostrar la via, Io aprii a B. gli occhi e orecchi spirituali.

[40] Diocleziano: 243-313, imperatore romano, governatore della Mesia e comandante dei pretoriani, acclamato imperatore in Calcedonia (284).

[41] Numeriano Marco Aurelio Numerio (sec. III ), imperatore romano. Creato Cesare dal padre Caro, lo accompagnò in Oriente, e alla sua morte (283) divenne Augusto insieme al fratello Carino. Fu ucciso nel 284 a Nicomedia.

[42] Secondo le dichiarazione del Padre Gesù questo corrisponde alla verità.

[43] Il Padre Gesù: “Sua moglie non è stata rimossa completamente dal mondo, ma è rimasta solo lontana per un breve tempo”.

[44] Il Padre Gesù: "E questo perché nella vita non hanno guadagnato onestamente il loro salario giornaliero, ma hanno ingannato il loro principale per questo salario oziando; perciò questa punizione del primo inferno, perché dovevano recuperare e riparare ciò che un giorno era stato guastato".

[45] Il Padre Gesù: “In effetti, all’inferno ci sono molti eventi del genere, si tratta di danze e feste dell’aldilà, ma non sono divertimenti piacevoli, bensì strazianti, divertimenti imposti dal Mio Spirito divino a questo verme che non muore, affinché le anime si convertano, per renderle più che sazie in aria terrena, ed inizino a vivere spiritualmente in maniera celestiale”.

[46] Itterizia: colorazione giallognola della cute e della mucosa per sovrabbondanza di pigmenti biliari nel sangue.

[47] Lombroso Cesare (Verona 1835-Torino 1909), psichiatra e antropologo. Fondatore dell’antropologia criminale, cercò di spiegare il legame tra le anomalie fisiche e le degenerazioni morali dell’uomo, considerando il delinquente un “tipo antropologico”.

[48] Hohenzollern, famiglia germanica che derivò il nome dal castello di Zollern, in Svezia, discese da Tassilone, duca di baviera (sec. X) e divisa nel ramo principale di Franconia e in quello secondario di Svevia.

[49] Si consideri che una simile "Dama Bianca", il fantasma annunziante la morte degli Asburgo, fu vista nel castello di Schönbrunn il 24 aprile 1898 da un soldato che, secondo la stampa quotidiana, andava lentamente lungo il corridoio con una lampada in mano. Al richiamo della sentinella si dice che l'apparizione si sia girata e sia apparsa nella cappella del castello. E l'apparizione del fantasma, non potrebbe stare anche in collegamento con la morte dell'imperatrice Elisabetta d'Austria?

[50] Guglielmo I di Hohenzollern (Berlino 1797-1888), secondogenito di Federico.

[51] Questa condizione corrisponde senza dubbio esattamente al cosiddetto "incubo", a uno stato onirico prodotto da disturbi dei vasi linfatici, non meno però anche della mezza trance in cui i fantasmi appaiono al medium, in confronto alla trance completa, attraverso la quale gli spiriti dei defunti si ripresentano alle persone.

[52] Giuseppe II d’Asburgo Lorena (Vienna 1741-1790), imperatore dal 1765, associato alla madre Maria Teresa, esponente del dispotismo illuminato; in materia religiosa propugnò la formazione di un clero nazionale e una distinzione giurisdizionale tra Stato e Chiesa (giuseppinismo); cercò di rammodernare lo Stato con riforme liberali.

[53] L’apparizione femminile potrebbe essere accreditata ad un componente trapassato della famiglia di Luisa dei Paesi Bassi, forse la nonna di Lovisa, Guglielmina di Prussia (1774-1837).

[54] Lovisa: in lingua svedese, ma conosciuta come 'principessa Luisa dei Paesi Bassi' (1828-1871), figlia del principe Federico dei Paesi Bassi e della principessa Luisa di Prussia. Fu regina di Svezia e Norvegia dal 1859 come consorte di Carlo XV di Svezia.

[55] Eugenia di Svezia (1830-1889): nome completo Carlotta Eugénie Augusta Amalia Albertina, figlia di Oscar (I) di Svezia e di Giuseppina di Leuchtenberg (nota come regina Josefina), membro della casa reale svedese dei Berdanotte, principessa di Svezia e di Norvegia dalla nascita.

[56] Auguste Frédéric Louis Viesse de Marmont duca di Ragusa (Châtillon-sur-Seine, 20 luglio 1774 Venezia, 3 marzo 1852) è stato un generale francese, maresciallo dell'Impero durante le guerre napoleoniche.

[57] Luigi XVIII (1755-1824), fratello di Luigi XVI, conte di Provenza, emigrò nel 1791 e visse in esilio fino alla Restaurazione. Salito al trono nel 1814, concesse una Carta costituzionale; rifugiatosi a Gand durante i Cento giorni, fu restaurato nel 1815 e svolse una politica moderatamente conservatrice fino al 1820, anno in cui i reazionari presero il sopravvento.

[58] Giorgio I (Osnabruck 1660-1727), elettore di Hannover (1698) successe ad Anna Stuart sul trono d’Inghilterra come unico erede protestante (1714), capostipite della dinastia degli Hannover.

[59] Vittoria (1819-1901) regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, imperatrice delle Indie. Salita al trono nel 1837. Ha legato il suo nome all’età vittoriana, una delle epoche più felici e feconde della storia inglese.

[60] Ciro II di Persia (590 a.C. – 530 a.C.) noto come Ciro il grande è ricordato come un grande comandante militare, come un sovrano illuminato, amante dell'arte e della cultura, avendo attuato una politica libertaria. Egli è noto per aver rispettato i costumi e le religioni delle terre conquistate. Ciro diede fine alla cattività babilonese (Daniele cap.13) e permise agli Ebrei di far ritorno nella loro patria. Per la Bibbia (Isaia 45,1-7) Ciro il grande fu nientemeno che il “messia”, cioè il “consacrato”, secondo il quale è lui il prescelto dal Signore per compiere una missione quanto mai difficile e importante: liberare il popolo di Israele, permettendo così di farli tornare in patria e ricostruire il tempio di Gerusalemme distrutto nel 586 avanti Cristo. (vedi citazione in “Gesù è Jehova” cap.7,3)

[61] Elisabetta d’Austria (1837 - 1898), imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria. Moglie dell’imperatore Francesco Giuseppe I, travagliata da tragedie familiari, quale il suicidio del figlio Rodolfo, cercò conforto nei viaggi e negli studi. Morì pugnalata da un anarchico.

[62] Leggere l’opuscolo 23: “Gesù, la Sua venuta e il Suo ritorno”, pagina 17 (testo non trovato), ovvero che io (Franz Schumi) ero l’incarnazione di Ciro il grande.

[63] Francesco Ferdinando d’Asburgo (Graz 1863 – Serajevo 1914), era figlio di Carlo Ludovico d’Asburgo, ed erede dell’Impero austro-ungarico; il suo assassinio e di quello della consorte Sophia Choteck, avvenuto a Serajevo il 28.06.1914 ad opera di uno studente serbo, fu  la causa occasionale della prima guerra mondiale.

[64] Rodolfo d’Asburgo (Vienna 1858-Castello di Mayerling 1889) arciduca d’Austria, figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe I (fratello di Carlo Ludovico) e di Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach (nota come Sissi), sposò la principessa Stefania del Belgio, ma amò la baronessa Maria Vetsera che uccise come da richiesta di lei, per poi suicidarsi.

[65] Jakob Missia (1838 – 1902) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico austro-ungarico. Dopo la laurea in filosofia e teologia divenne segretario e cancelliere del vescovo di Seckau e nel 1884 fu nominato vescovo di Lubiana. Nel 1898 fu promosso principe e arcivescovo di Gorizia ed eletto cardinale nel 1899 da papa Leone XIII con il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Fu il primo cardinale di nazionalità slovena.

[66] Voltaire François-Marie Arouet detto Voltaire (1694-1778), scrittore francese. Ingegno mordace e spregiudicato, fu per due volte imprigionato alla Bastiglia; esule in Inghilterra, vi maturò il suo pensiero illuminista, espresso nelle “Lettere sugli inglesi” che gli valsero una nuova condanna. Trascorsi alcuni periodi alla corte di Federico II di Prussia, si stabilì a Ginevra, ove scrisse il suo più brillante romanzo (Candido, 1759) ed infine a Ferney, da dove esercitò una vera dittatura intellettuale in Europa, conducendo un’accanita polemica contro la superstizione e il fanatismo, e in difesa di una religione naturale, basata sulla ragione, il cui codice raccolse nel “Dizionario filosofico”.