1898-1905

Rivelazioni

a

Franz Schumi

 

 

Cristo e la Chiesa

 

Scrittura teosofica cristiana

n. 58 / 6

 

Parte VI

 

La vita dei sacerdoti e quella dei credenti ingannati della salvezza della loro anima

 

 

 

 

 

 

 

INDICE

 

Cap. 1

Il sommo sacerdote deve essere chiamato da Dio

 

Cap. 2

La profetica parola interiore è un dono di Dio ai Suoi prescelti

 

Cap. 3

Il vero servitore vive come il Maestro Gesù

 

Cap. 4

La corretta vita degli apostoli dimostrata nelle Lettere apostoliche

 

Cap. 5

Le prescrizioni per i predicatori del Vangelo

 

Cap. 6

Il significato delle vesti sacerdotali

 

Cap. 7

La vera preghiera, senza alcun ornamento

 

Cap. 8

Verso i falsi servitori di Dio che saranno giudicati –

 

Cap. 9

È l'esempio che stimola , non la sola parola

 

Cap. 10

Nelle Scritture il celibato è inesistente, né c’è differenza tra gli uomini

 

Cap. 11

Fino al 1200 i prelati si sposavano come indicato dagli apostoli

 

Cap. 12

L’aumentata altezzosità del rango papale con il bacio della pantofola

 

Cap. 13

L’umile atto della lavanda dei piedi

4.02.1898

Cap. 14

La corona di spine di Cristo e la tiara papale

5.02.1898

Cap. 15

La croce, l’esteriorità, il divinismo, l’infallibilità, il reverendissimo

7.02.1898

Cap. 16

Bastone onorifico e pastorale

15.02.1898

Cap. 17

Tutto è santo nella Chiesa Cattolica romana

 

Cap. 18

L'infallibilità

 

18/1

Potere supremo e infallibilità

 

18/2

La dottrina dell'infallibilità dei papi

 

18/3

Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo

 

18/4

La proclamazione dell'infallibilità il 18 luglio 1870

 

18/5

Spiegazioni sulle dichiarazioni di infallibilità dei papi

 

18/6

Rispondenze spirituali con la supposta santità e l'infallibilità dichiarata

 

18/7

Commento di Schumi su annotazioni da Graßmann

 

Cap. 19

La volontà della Chiesa di opprimere lo spirito

3.02.1898

Cap. 20

Cristo è l'unico Sommo Sacerdote del Nuovo Patto

 

Cap. 21

La vita monastica

 

21/1

Sulla follia della vita monastica ed eremita (J. Lorber)

1863

Cap. 22

I Miei dieci appelli dolenti dei discorsi punitivi

 

 

 

 

 

 

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Cap. 1

Il sommo sacerdote[1] deve essere chiamato da Dio

1. Nella lettera agli Ebrei voi leggete: «Nessuno può arrogarsi da sé la dignità di un alto sacerdote (oggi sono il papa, il patriarca, il cardinale, l’arcivescovo, il vescovo, il sovrintendente, ecc.); non può nemmeno essere nominato dagli uomini (come il papa dai cardinali, gli altri alti sacerdoti o i vescovi attraverso la presentazione del promotore del vescovato o, in mancanza di questi, quelli proposti e raccomandati dai dignitari pontefici e confermati dal papa), ma colui che è chiamato da Dio, come Aronne» (Ebr. 5,4; Es. 28,1).

2. Io ho nominato Aronne tramite Mosè. Sorge la domanda: “Attraverso chi, oggi, potrei nominare un alto dignitario cattolico romano a questo Mio ufficio della Chiesa, dal momento che non comunico con il sacerdozio romano?”

 

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Cap. 2

La profetica parola interiore è un dono di Dio ai Suoi prescelti

1. Chiunque è stato chiamato da Me, Dio, è stato scelto per essere il Mio divulgatore del puro Vangelo, essendogli stato trasferito questo incarico spirituale da Me attraverso la "Parola interiore" oppure mediante un altro prescelto tramite il quale gli ho parlato Io. Su questo ci sono così tante prove nelle Scritture del Vecchio e del Nuovo Testamento, che costituisce un intero libro con quelli prodotti fino ai giorni nostri; (cap. 51: La scuola dei profeti)[2], quindi desidero attirare la vostra attenzione su questo libro delle dimostrazioni.

2. Che i servitori di Dio scelti da Me abbiano il dono della parola interiore (1° Cor. 12), ve lo dice Pietro affermando (2° Pietro 1,19): «Noi (i chiamati alla diffusione dell'Insegnamento di Cristo o del Vangelo) riteniamo ben salda la parola dei profeti (alla quale possiamo rivolgerci in qualsiasi momento in faccende spirituali e di fede), e voi fate bene ad attenervi come a quella luce che splende nei luoghi oscuri, (in questioni spirituali), finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino (di una nuova vita e luce spirituale)».

3. Paolo, il quale prima di essere stato illuminato da Me propugnava per gli statuti del tempio dei sacerdoti ebrei e perseguitava i cristiani, come più tardi i sacerdoti romani al tempo dell'inquisizione romana-spagnola col supplizio e bruciando sul rogo i credenti del puro Insegnamento di Cristo del Nuovo Testamento, ‒ poi nel suo zelo per il Mio puro Insegnamento espresse queste parole: (Gal. 1,8-12) «Ma quand’anche noi stessi, o un angelo dal Cielo, dovessimo annunciarvi un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo presentato, sia maledetto. – Vi testimonio, o fratelli, che il vangelo da me predicato non è opera dell'uomo (dogma), poiché non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, bensì per rivelazione di Gesù Cristo (tramite la parola interiore dello Spirito di Dio Gesù

4. Quale sacerdote nelle chiese e nelle sette odierne potrebbe parlare come Pietro o come Paolo? Nessuno insegna, vive e opera secondo le prescrizioni dei suoi superiori. E sebbene qui e là ci sia un prete romano che vive e opera secondo il Mio Insegnamento, deve farlo in segreto; ma non gli è permesso insegnare il puro Insegnamento di Dio secondo i Dieci Comandamenti e le Parole di Cristo, poiché altrimenti sarebbe citato in giudizio dalla Chiesa romana e dalle autorità statali.

5. Il sacerdozio venne istruito e guidato fino al Concilio di Nicea attraverso la Parola interiore (anno 325), ma quando il sacerdozio romano in questo concilio divenne arrogante e là iniziò a lottare per la supremazia, l'Insegnamento e la Conduzione dello Spirito Santo di Dio mancò, e quindi si dovettero introdurre i seminari terreni e gli istituti superiori spirituali per la formazione del sacerdozio.

6. Di una vocazione dei sacerdoti attraverso di Me per Miei servitori e delle “profetiche Parole interiori” dello Spirito Santo, presso gli attuali sacerdoti non se ne parla nemmeno, ma certamente presso quegli uomini semplici che vivono ed agiscono secondo il Mio Insegnamento. In questi figli si adempie la Mia Parola: «Verrà un tempo in cui tutti i figli di Dio (che vivono precisamente secondo le parole di Dio) saranno istruiti da Dio stesso» (Is. 54,13; Ger. 31,34; Gv 6,45), cosa che però i sacerdoti contestano, perché si vergognano della loro povertà spirituale.

 

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Cap. 3

Il vero servitore vive come il Maestro Gesù

1. Quando stavo dinanzi a Pilato, alla domanda se Io fossi un Re, diedi questa risposta: (Gv. 18, 36; Is.9,5) «Io sono veramente un Re, ma il Mio Regno non è di questo mondo» (piuttosto è il Regno dello spirito). ‒ Quindi non si tratta di un trono mondano e di un dominio mondano. Al contrario, Io dissi di Me stesso, quale Re di tutti i re, quale Dio e governatore del mondo in relazione alla Mia posizione materiale mondana come Uomo tra gli uomini, queste parole: «Le volpi hanno tane e gli uccelli nell'aria nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove poggiare il capo» (Mt. 8,20; Luca 9,58).

2. Come si comporta ora questo con i castelli, i palazzi, le enormi rendite, le carrozze padronali e i servitori gallonati dell'alto clero, in confronto alla povertà di Gesù?

3. La più grande povertà, che precedentemente ho testimoniato con il Mio esempio, è stata la lavanda dei piedi ai Miei discepoli, un lavoro che solo i domestici più bassi potevano compiere (Gv. 13,5-14). Così dicono le narrazioni sulla Mia vita nel Nuovo Testamento. Nella Bibbia non troverete nulla di un governo mondano e di un trono mondano di Gesù e degli apostoli, ma ben la menzione della povertà, dell'umiltà, del portar la croce e la persecuzione degli apostoli, dei discepoli e dei seguaci di Cristo (Mt. 8,20 / 11, 29-30 /10,38).

4. Come appariva il trono e il dominio degli apostoli ve l’insegnano le seguenti parole dell'apostolo Paolo: (1° Cor. 4,12-13) «Con il lavoro delle nostre mani dobbiamo nutrirci faticosamente; siamo oltraggiati e benediciamo (gli oltraggiatori); siamo perseguitati e soffriamo pazientemente; siamo bestemmiati e diamo buone (calmanti) parole; fino a quest'ora (anno 57) siamo tenuti come i rifiuti del mondo, come una spazzatura di tutti». Non vi è quindi nessuna traccia di un'istituzione di Cristo secondo la quale i Miei apostoli e servitori siedano e dominano sul trono (come gli alti sacerdoti di oggi), piuttosto essi, quali ‘veri’ servitori di Dio, devono guadagnarsi il proprio nutrimento da se stessi, e devono insegnare e diffondere gratuitamente l'Insegnamento di Cristo tra i loro fratelli, perché i ‘veri’ insegnanti di Dio ovvero i ‘veri’ servitori di Dio, lo ricevono gratuitamente da Dio stesso (Mt. 10,8). Invece coloro che non sono istruiti da Dio, che ricevono la loro conoscenza e ordinazione sacerdotale nei seminari mondani, non sono da Dio, ma sono vescovi non chiamati da Dio (Ebr. 5,4).

5. Se però un pio sacerdote compie la sua carica secondo le sue possibilità gratuitamente, e condivide tutta l'abbondanza con i poveri, allora un tale sacerdote sarà considerato da Me come Mio buon figlio, come un vero servitore. Però deve solo svolgere il suo incarico secondo il Mio Insegnamento qui presentato, poiché il lavoratore è degno del suo salario (Mt. 10,10), solo che questo salario non deve oltrepassare quanto è assolutamente necessario, poiché ogni sovrabbondanza deve essere ridistribuita ai poveri (2° Cor. 8,14).

6. Come Cristo ho dimostrato nei fatti, di non riconoscere nessun erudito che sia stato formato nelle scuole della sapienza mondana o nei seminari come uomini formati per essere servitori di Dio. Sarebbe stato facile per Me convincere dodici farisei o dodici scribi delle divine Verità, come Nicodemo; ma Mi scelsi dei profani non formati, per lo più tra il popolo di pescatori, e formai questi a Miei apostoli e divulgatori dei Vangeli. Questa dimostrazione stabilisce che Io stesso voglio istruire e formare i Miei servitori che camminano nelle Mie orme, che vivono anche nelle Mie virtù e lavorano nel Mio senso, come l'apostolo Paolo che Io, Gesù, istruii specialmente attraverso la Parola interiore (Gal. 1,11-12); la stessa cosa lo testimonia Pietro per gli altri dodici apostoli (2° Pietro 1,19), quando dice: «Abbiamo una salda Parola profetica (ovvero la Parola interiore), come diretta comunicazione con Dio». La stessa cosa ce l’hanno oggi molti laici, lavoratori, non eruditi, ma nessun prete altezzoso, perché oggi nel Mio governo Io osservo le stesse immutabili leggi come l’ho sempre fatto, e poiché i sacerdoti lo sanno, per difendere la loro non chiamata dicono: “Dio ha parlato solo con i profeti e gli apostoli, poi non più!”. Solamente che la storia della Chiesa confuta tali asserzioni menzognere. Confrontate Agostino, Remigio[3], Leonardo[4], Gregorio Magno, Atanasio, Girolamo, Tommaso da Kempis e altri.

7. Il vero servitore di Dio percorre le vie del suo Maestro divino; Io, Gesù, ho vissuto come tutti gli altri galilei, non avevo una veste in più, ho dato gratuitamente il Mio divino Insegnamento e dissi ai Miei discepoli: «Non portate con voi nessun bastone (come segno della vostra dignità) e nessun sacco (per farvi pagare per le vostre fatiche)».

8. Gli apostoli erano poveri e andavano di luogo in luogo insegnando, e vivevano secondo il Mio divino incarico solo di ciò che il popolo dava loro volontariamente.

9. I Miei seguaci sono quindi coloro che, come Me, Cristo, non possiedono nessuna proprietà e vivono ed agiscono secondo le Mie virtù.

10. Se i sacerdoti vogliono denominarsi ‘successori degli apostoli’, allora devono percorrere le vie che ha percorso il loro maestro e gli apostoli, e queste sono:

I ) Paolo scrisse ai corinzi: (1° Cor. 9,16-18; Mt. 10,10; 1° Cor. 9,14) «Ma la predicazione del Vangelo non mi dà nessuna gloria, è mio dovere. Se lo faccio volentieri, allora ho diritto alla ricompensa (altrimenti no!). Qual è dunque ora la mia ricompensa? Che il Vangelo che io predico, lo doni gratuitamente, senza usare del diritto conferitomi dal Vangelo».

II ) Paolo scrisse ai cristiani tessalonicesi: (Tess. 2,7-9) «Noi, quali apostoli di Cristo, potremmo essere un peso per voi, ma vi abbiamo amati teneramente ed eravamo volentieri pronti non solo a condividere con voi il Vangelo di Dio, ma anche a dare la nostra vita, perché siete diventati nostri prediletti. Infatti, voi vi ricordate, fratelli, il nostro lavoro e il nostro affanno, lavorando giorno e notte per non essere a carico di nessuno di voi, perché vi abbiamo predicato gratuitamente il Vangelo di Dio».

 

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Cap. 4

La corretta vita degli apostoli dimostrata nelle Lettere apostoliche

1. Nella seconda Lettera ai Corinzi, quarto capitolo, Paolo scrisse: «Siamo incalzati da ogni parte, ma non scoraggiati; siamo perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non annientati. Ovunque portiamo la sofferenza di Gesù sul nostro corpo, in modo che anche la vita di Gesù possa manifestarsi nel nostro corpo. Noi, infatti, siamo continuamente esposti alla morte per amore di Gesù, affinché anche la Sua vita possa manifestarsi nella nostra carne mortale». – «Ecco perché non ci perdiamo d’animo, ma quantunque il nostro uomo esteriore vada deperendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Poiché la nostra sofferenza attuale, momentanea e sopportabile, ci procura una gloria eterna, dal momento che non guardiamo al visibile (ovvero al materiale), ma all'invisibile (ovvero allo spirituale); perché il visibile è temporaneo, l'invisibile invece è eterno!» (2° Cor. 4,8-12 / 8,16-18).

2. Inoltre nel quinto e nel sesto capitolo: (2° Cor. 5,1-2 / 6,3-10) «Noi sappiamo che quando questa casa terrena (ovvero il corpo di carne) che abitiamo, sarà disfatta, ne riceveremo una fabbricata da Dio, una dimora non fatta da mani umane, bensì quella eterna, nel Cielo. Nel presente sospiriamo e desideriamo ardentemente essere rivestiti con la nostra dimora celeste». – «Noi cerchiamo di non dare a nessuno motivo di scandalo, affinché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni occasione ci sforziamo di renderci raccomandabili come servitori di Dio; con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità e nelle difficoltà; durante le percosse, nelle prigioni, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle notti insonni, nei digiuni, con la purezza, con la coscienza, con la longanimità, con la bontà, con spirito santo e amore inalterabile; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all’ignominia; alla cattiva e alla buona reputazione; creduti impostori, mentre siamo veraci; incompresi e tuttavia ben noti; in pericolo di morte, ed ecco siamo viventi; castigati ma non messi a morte; preoccupati, ma sempre di buon umore; poveri, ma arricchiamo molti; non possediamo nulla e tuttavia possediamo tutto».

3. Quando posi Pietro a pilastro della Mia Chiesa, gli parlai dalla Mia Sapienza: «Tu sei Pietro», il che significa ‘una verità’, poiché solo su una tale verità si basa l'amore per Dio e per il prossimo, e su questa poteva stare il Mio Insegnamento dell’Amore su piedi saldi; quando invece lo chiamai ‘Satan’, allora gli parlai dal Mio incommensurabile Amore, perché qui scacciai da lui con tutta la forza, come d’un sol colpo, il mondano di Pietro, quel mondano che era il vero Satan stesso in lui (Mt. 16,18-24).

4. Il vero modo di spiegare ed esporre l’Insegnamento cristiano, è quello che vien fuori dalla tangibile concordanza tra parola e azione. I maestri della Mia Parola divina che non vivono essi stessi (secondo la Bibbia) come insegnano, non sono chiamati da Me, poiché gli esempi che danno con la loro vita e con il loro modo di agire, sono determinanti per l’osservanza o la violazione dell'Insegnamento di Dio.

 

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Cap. 5

Le prescrizioni per i predicatori del Vangelo

 

1. Io diedi ai Miei discepoli le seguenti prescrizioni, secondo le quali dovevano indirizzarsi, vale a dire: (Mt. 28,19-20) «Andate in tutto il mondo e dite: ‘Il Regno dei Cieli è vicino’ e insegnate a tutti gli uomini il Mio Vangelo, battezzandoli nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato! E se insegnerete unicamente il Mio puro Insegnamento dell’Amore, sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».

2. Marco scrive nel Mio Nome: (Mr. 16,15-16) «Chi crederà e si lascerà battezzare, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato».

3. (Mt. 10,8; Mr. 16,17-18) «Guarite i malati, resuscitate i morti (in spirito), mondate i lebbrosi, scacciate i demoni (cioè gli spiriti maligni). Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

4. (Luc. 9,3 / 10,4; Mr. 6,8-9; Mt. 10,9-10) «Non dovete avere né doppie vesti né scarpe, ma solo un bastone da viandante. Non portate con voi nessuna sacca o borsa da viaggio per raccogliere denaro per i vostri sforzi e bisogni, poiché non dovete raccogliere né oro, né argento, né denaro per portarlo nelle vostre cintole come rendita per voi stessi»!

5. Io dissi che i predicatori del Vangelo devono vivere del Vangelo (1° Cor. 9,14). E disse inoltre: (Mt. 10,10) «…poiché l'operaio è degno del suo sostentamento».

6. Come questo sostentamento veniva procurato e pensato, lo potete leggere in Luca 10, versetti 5-8 come segue: «In qualunque casa voi entrerete, dimorate in quella casa, mangiate e bevete quello che hanno; perché l'operaio ha diritto alla sua mercede. Ma non passate di casa in casa. – E se entrate in una città dove siete ben accolti, mangiate ciò che vi sarà presentato».

7. In queste prescrizioni non c’è nessuna traccia di stabili pastori spirituali, ma piuttosto, che la vita del predicatore sarebbe dipesa dall'ospitalità e dalla generosità degli ascoltatori!

8. (Mt. 10,11): «In qualunque città o villaggio entrerete, informatevi se vi è qualcuno degno di ricevervi, e se c’è, dimorate presso di lui, finché non partirete di nuovo».

9. (Luc. 10,5; Mt. 10,12): «Col vostro ingresso nella casa salutate e dite: “Pace sia in questa casa!”»

10. (Mt. 10,13): «Se questa casa ne è degna, la vostra pace verrà su di essa; ma se non ne è degna, ritorni la vostra pace a voi».

11. «Dove non vi si accoglie, né si vuol dare ascolto al vostro insegnamento, lasciate una casa simile, o una città simile, e scuotete la polvere dai vostri piedi» (Mt. 10-14; Luc. 9,5).

 

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Cap. 6

Il significato delle vesti sacerdotali

1. La romana, come religione cristiana, non ha la sua giurisdizione, nemmeno l'abbigliamento dei suoi servitori. Ovviamente, perché né Io né i Miei apostoli avevamo vestiti extra od oggetti cerimoniali speciali, poiché la Mia religione è la religione nel cuore e lì dentro non vi accedono né preti, né paramenti sacerdotali né oggetti cerimoniali, tranne ciò che passa per la bocca.

2. La religione di Roma ha preso in prestito tutto dagli indiani, dagli egizi, dai greci e dai grandi sacerdoti romani.

3. La stola presa da una dea siriana e da Diana di Efeso, da dove sono prese tutte le vostre attuali stole, porta (nell'originale) i dodici segni dello zodiaco.

4. I rosari si trovano in tutti gli idoli indiani, che sono vecchi già di 3000 anni. Il loro uso è comune in Asia ed è stato introdotto da tempo immemorabile.

5. Il pastorale non è assolutamente nient’altro che lo scettro di Osiride[5].

6. La mitra la portano tutti i lama[6], il copricapo a punta è un simbolo del Sole. Si confronti le immagini della mitologia egizia.

7. La chierica[7] rappresenta il disco solare, la stola il suo zodiaco, il rosario è un simbolo delle stelle.

 

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Cap. 7

La vera preghiera, senza alcun ornamento

1. Io, Gesù, vi dico come piena verità: “Basta con tutte le preghiere (esteriori con le labbra)! Basta con tutti i giorni di festa, considerato che ogni giorno è un vero giorno del Signore! E basta con tutto il sacerdozio, poiché ogni uomo che riconosce Dio, che Lo ama sopra ogni cosa e fa la Sua Volontà, è un vero e giusto sacerdote ed è quindi un giusto insegnante, se dà al suo prossimo proprio questo insegnamento che ha ricevuto da Me!

2. Chi quindi fa la Mia Volontà come ve la insegno Io, questi prega veramente e prega incessantemente, e ogni giorno nel quale un uomo rende un beneficio al suo prossimo nel Mio Nome è un giorno del Signore, giusto e a Me più compiacente! Se invece qualcuno rende un beneficio al suo prossimo, lo faccia in silenzio e non lo faccia per parlare di sé, e non si dia delle arie davanti agli uomini. Infatti, chi fa questo, presso di Me ha già la sua ricompensa spirituale, in quanto per la sua nobile azione ha già ricevuto un vanto mondano; ma questo non rafforza mai l'anima, piuttosto la corrompe solamente, perché la rende vanitosa e compiacente.

3. Così è anche con le preghiere per ottenere una qualche grazia da parte Mia. Chi vuole ottenere qualcosa da Me con la sua preghiera, preghi del tutto in silenzio nel suo cuore colmo d'amore per Me, e ciò per cui ha pregato gli sarà dato, se è compatibile con la salvezza di vita della sua anima.

4. Ugualmente possono riunirsi due, tre o anche più, completamente in silenzio e pregare per se e per l'intera comunità, ma non così che la comunità lo sappia subito; – ed Io certamente esaudirò tali preghiere. Ma se andassero due, tre o anche di più e lo notificassero alla comunità che lo faranno in questo o quel giorno, o in questa o quell'ora del giorno affinché poi la comunità li guardasse e li lodasse, anzi alla fine addirittura rimunerasse una tale pia opera di preghiera – in verità – una tale preghiera non sarà mai esaudita, e quindi con ciò è di nessuna utilità sia alla comunità, come a coloro che hanno pregato!

5. Infatti, tutto questo e molte altre simili cose, le hanno fatte anche i pagani e le fanno ancora, i quali, in occasione di grandi pericoli, andavano in grandi schiere da un tempio pagano all'altro e portavano ogni sorta di stupide opere d’intaglio, bandiere, vasi e ancora una quantità di altre cose, e facevano con queste un grande piagnisteo, soffiavano nei corni, percuotevano violentemente i cembali, tintinnavano con le insegne e organizzavano anche lunghi pellegrinaggi alle straordinarie e speciali immagini idolatre, e quando giungevano lì, eseguivano ogni sorta di stupide penitenze ed offrivano agli idoli, grandi e spesso molte considerevoli offerte, affinché i sacerdoti degli idoli fossero certamente molto aiutati, ma gli stupidi pellegrini, mai! Quindi siffatte generali preghiere e richieste non saranno mai esaudite da Me.

6. Chi quindi presso di Me vuole aver esaudita una buona preghiera, faccia un pellegrinaggio nel suo cuore e Mi porti in silenzio le sue richieste con parole del tutto naturali e disadorne, ed Io lo ascolterò! Però, vi dico anche, che nessuno venga da Me con un qualche gesto ed espressione all’apparenza pia, poiché dove in una preghiera a Me si presenteranno certe facce ipocritamente pie, nessuna richiesta sarà ascoltata, dato che chi non verrà da Me in modo naturale come egli è, e non pregherà nel giusto spirito della verità più piena, non sarà ascoltato; bensì, solo colui che Mi ama veramente, che fa la Mia Volontà e viene a Me completamente senza sfoggio né costrizione, così com'è, sarà ascoltato anche in ogni momento.

7. Così è anche l'antica usanza perfino presso gli ebrei che, nelle loro preghiere e orazioni, gli uomini ciechi e stupidi indossino i loro abiti più fini e più belli, perché credono che l'uomo non possa fare abbastanza per la cosiddetta ‘maggior gloria di Dio’! – Però, un tale sciocco, non considera che ci sono tanti poveri i quali difficilmente possono coprire la nudità del loro corpo per il più grande bisogno!

8. Come deve sentirsi il povero, quando nota i ricchi in una casa di preghiera così imbellettati, e vede quale onore si dà al Dio, mentre egli non può farlo e deve pensare che lui, con i suoi stracci, può solo offendere il suo Dio! In verità vi dico: “Chiunque, vestito con certi abiti migliori, Mi pregherà per qualcosa, non sarà mai ascoltato, e ancor meno un sacerdote nel suo stupido mantello e tunica abbelliti con fronzoli!”

9. Così, nella preghiera a Dio, c'è anche un’antica cattiva maniera, che si adoperi in qualche modo solo una lingua straniera (come il latino) appropriata per far questo, e la si considera come la più degna per l'adorazione di un dio! – Dove mai esisteranno tali assurdità in avvenire? Qui la preghiera non sarà mai esaudita! – L’uomo deve abbigliarsi solo nel cuore dinanzi a Me, e parlare la lingua che è sua, che è la lingua del suo cuore a Me ben comprensibile; allora esaudirò la sua preghiera.

10. Io voglio che tutte le vecchie follie cessino completamente, e che gli uomini debbano diventare completamente nuovi, effettivamente uomini puri. – E quando lo saranno, Io sarò sempre in mezzo a loro; ma gli sciocchi ciechi del mondo devono, d’ora in poi, essere puniti attraverso ciò: che le loro preghiere non saranno esaudite!

11. Dio ha creato l'uomo senza veste, e lo creò a Sua immagine, e a Lui piacque così la figura dell'uomo, perché era a Sua somiglianza. Nondimeno, Dio concesse all'uomo di farsi anche una veste, affinché potesse proteggere la sua pelle dal freddo, ma non permise ai primi uomini di vestirsi in modo che potessero indossarle come un superbo ornamento delle loro membra, e ancor meno insegnò all'uomo a farsi una veste abbellita con fronzoli affinché solo con questa adorasse Dio degnamente.

12. Perciò vestitevi semplicemente solo secondo la vostra condizione sociale, e non date alcun valore alla giacca e al mantello, all’infuori della necessità di coprire il corpo. Ciò che è oltre, è già male e non porta buoni frutti.

 

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Cap. 8

Verso i falsi servitori di Dio che saranno giudicati

1. I dogmi della Chiesa romana così come si sono evoluti nel corso di 1500 anni, sono la contraddizione più palese dell'Insegnamento dell'amore del vostro divino Maestro Gesù che Io ho concentrato in due dai Dieci Comandamenti di Dio dati attraverso Mosè, e che entrambi esistono solo nel più alto e più vivente amore per Dio e per il prossimo.

2. Se considerate precisamente questi detestabili dogmi, allora vi coglierà il disprezzo verso il sacerdozio. Solamente, che Io vi ho insegnato a praticare amore, pazienza, dolcezza d’animo, perdono e pace verso il vostro prossimo. Voi uomini risponderete: "Abbasso i preti!". Solo che (anche) questo è l'opposto del Mio Insegnamento dell’amore e della tolleranza. Chi vi costringe ad abbandonarvi ai sacerdoti? Lasciateli perdere quando si vantano dei loro diritti. Insegnate al popolo come sta con la verità, affinché non li seguano più, e allora l'economia della Chiesa sarà distrutta da sé. – Ma quei sacerdoti che abbandonano tutto il cerimoniale romano e vogliono predicare solo il Mio puro Insegnamento, questi ascoltateli come convertiti. Come però nessun padre amorevole ha una gioia quando i suoi figli malvagi vengono perseguitati o maltrattati, così nemmeno Io, il Dio Padre celeste, ne gioisco; infatti, il giudizio non appartiene a voi, ma a Me, a Me che esamino materialmente e spiritualmente ogni cosa e ne pondero le conseguenze di come si svilupperanno spiritualmente in futuro. Perciò solo Io posso far venire un giusto giudizio sui Miei figli disobbedienti e portarli al discernimento e al miglioramento, finché c'è ancora tempo.

3. Io, Gesù, dissi: “Presso alcuni dei Miei servitori e lavoratori che vogliono essere grandi, Io servo solo come un pubblico sigillo ufficiale e come avvolgimento divino esteriore delle loro scellerate assurdità e della loro grossolana, tenebrosa stupidità e follia”. Tuttavia gli uni Mi lasciano veramente ancora immerso nella Mia divinità, ma in compenso devo lasciar fare di Me quello che vogliono per i loro vantaggi temporali, e precisamente, ciò che è la cosa peggiore, devo essere una palese assurdità; così posso avere molto amore e misericordia solo finché è gradito a loro, ma poi devo diventare più inesorabile di una pietra, e devo lasciarMi trasformare nel più vergognoso tiranno: devo saltare da un seggio di giudice all'altro, e pronunciare un giudizio di condanna sull'altro. Perciò (per loro) il Mio Amore deve essere solo temporaneo, mentre la Mia tirannia e la più severa carica di giudice con questa connessa, deve durare eternamente. O mostruosi folli! La Mia infinita longanimità, dolcezza d’animo, umiltà e amore eterno per le Mie creature, non valgono certamente nulla nelle loro mercanzie semi-maniacali? Presto però dovrà essere messa una fine ai loro calcoli! I loro calcoli stanno dinanzi a Me, e la misura delle loro azioni è diventata piena, tranne che per la loro cupidigia, e la ricompensa è lì che li aspetta (1° Sam. 8,7; 2° Pietro 2,3; 1° Tim. 1,16).

4. Chi non Mi conosce come sono e Chi sono, sarebbe meglio per lui che non sapesse nulla di Me, poiché in tal caso potrei ancora renderlo vivente nel regno degli spiriti, ma così si rendono incapaci del Mio aiuto. Con ciò, infatti, uccidono la vita in se stessi, poiché distruggono Me in se stessi e quindi uccidono anche loro stessi, perché diventano i tralci separati dalla vite (Ger. 5,10; Gv. 15,5-6; 2° Pietro 2,21).

5. Tuttavia, adesso vi dico questo: che Io sono l'unico eterno Dio nella Mia natura trina; come Padre secondo il Mio Io divino, come Figlio secondo il Mio perfetto Io umano, e come Spirito di ogni vita secondo l’attività e la conoscenza! Io sono l'Amore e la Sapienza stessa dall'eternità. Non ho mai ricevuto qualcosa da nessuno. Tutto quello che c'è qui proviene da Me, e chi ha qualcosa, c’è l’ha da Me. Come posso essere un tiranno e un annunciatore di condanne? O voi folli! Io vi amo, e voi Mi disprezzate. Io sono Padre vostro, e voi fate di Me un giustiziere. Dove Io benedico, voi maledite; dove costruisco, voi distruggete; quello che elevo, voi lo piegate in basso; dove semino, voi portate sopra questa semina i soffocanti flutti; voi siete contro di Me in tutto.

6. Se Io fossi come voi dite che sono, in verità vi dico che la Terra non esisterebbe da molto tempo; anzi, non sarebbe perfino mai stata creata; ma poiché sono come sono, tutto esiste ancora com'era e come sarà eternamente, e voi sarete come volete essere senza il Mio giudizio di condanna. Infatti, sarete ciò che avrete fatto di voi stessi, mentre coloro che Mi prendono come sono e Mi amano come li amo Io, di loro farò ciò che essi vogliono, affinché la loro libertà e la loro gioia siano perfette eternamente (Sal. 120,7 / 124,4-6; Ger. 42,4; Mr. 4,19 / 12 29; 2° Cor. 10,8; Rom. 11,36; 1° Cor. 2,10 / 12,11; 1° Gv. 5,7).

7. Dite ai Miei servitori e ai Miei lavoratori: “I miei uffici non sono banche di cambio o negozi di denaro, poiché chi Mi serve per denaro non Mi serve per amore; chi però non Mi serve per amore, il suo servizio è per Me estraneo, così come Io devo essergli completamente estraneo, poiché se non Mi serve per amore, con lui ho già chiuso il conto”. Ma come può essere un servitore fedele, colui che ha venduto come un ladro a prezzi vergognosi i supplizi del Signore senza autorizzazione? – Iscariota Mi vendette per almeno 30 denari senza che sapesse in anticipo cosa sarebbe accaduto con Me, poiché era accecato, e andò perduto. – Adesso invece sono già come martoriato, ucciso e di nuovo risorto, per essere comprato ad ogni minuto al prezzo irrisorio più vergognoso.

8. O voi, vergognosi ladri! Voi, assassini! Con che cosa vi devo paragonare? Voi, figli del drago! Voi, razza di vipere! Voi, razza di serpenti! Così Mi servite? Così devo trovarvi? Lascio dire tramite il Mio caro Paolo, che chi serve all'altare deve vivere anche dell'altare, ma solo delle opere dell'amore che opera tutte le cose buone (1° Cor. 9,13). Voi invece non avete opere dell'amore, perciò siete rapinatori, ladri e assassini del Vangelo e di ogni verità. Voi lo sapete: «Come il lavoro, così il salario!» L'amore non è questione di soldi, bensì solo di avere nuovamente ‘amore’. Io sono l'Amore stesso e sono totalmente per nessun altro prezzo che solo di avere di nuovo, amore.

9. Vi ho comprati tutti con l’amore, perciò pretendo da voi tutti, nuovamente ‘amore’. Quindi, chi Mi vuole servire, deve servirMi nell'amore, nel quale sono morto per lui sulla croce; e chi vuol venire a Me, venga a Me nell'amore che sanguinò per lui sulla croce (Ger. 23,1 / 23,32; Matt. 21,12-13 / 23-33; Gv. 10,10; 1° Tess. 2,5; 1° Pietro 2,24 / 5,2; Atti 8,19-20; Mt. 10,8; Tito 1,16; Ebr. 12,2).

*

10. Veramente, i sacerdoti dicono: “Sacrificate a Dio!”, ma Dio non ha bisogno dei vostri sacrifici materiali, anzi, essi sono per Lui un abominio, perché rappresentano la materia, quale anima solidificata di Satana, mentre Lui (Dio), come Spirito vuole solo sacrifici spirituali, i quali consistono nell’amore del cuore sotto forma di umili preghiere ed elogi a Dio e nelle opere dell’amore per il prossimo.

11. Voi sacrificate a Dio, a Maria e ai beati (o come falsamente li definite per ‘santi’), nessuno dei quali accetta o non vuole e non può accettare nulla di materiale. Riflettete: allora, a chi avete sacrificato? Ai sacerdoti e a nessun altro! – Perché date a coloro che hanno abbastanza, ma lasciate che i poveri e i bisognosi muoiano di fame e soffrano? I sacerdoti si denominano perfino come Dio, perciò essi dicono "Sacrificate a Dio, tanto quanto sacrificate a noi!”. (si confronti più avanti il capitolo sulla spiegazione delle dignità ufficiali)

12. Per aver sacrificato alle chiese e ai sacerdoti, a questi ultimi avete dato più mezzi per peccare e vi siete offerti al peccato grossolano, poiché avete dato denaro per peccare, e lì dove avreste potuto davvero sacrificare a Dio, avete fatto il contrario e, in tal modo, siete diventati malfattori nel vostro prossimo, nei quali Io, vostro Dio in Cristo, dimoro come spirito.

13. Io ho stabilito i poveri, i bisognosi, le vedove e gli orfani come Mio altare sacrificale; voi invece avete trascurato questo altare sacrificale e vi siete stabiliti un contro-altare sacrificale sul quale viene offerto "…per i peccati". Quindi non servite Dio, bensì il Satan del peccato, e la ricompensa vi verrà anche dal Mio polo opposto; poiché Io dico, come ho detto nel libro delle preghiere: «Ciò che fate di bene o di male al vostro prossimo, vale come se lo aveste fatto direttamente a Me personalmente» (Mt. 25,40).

14. Quindi riflettete bene, se avete sacrificato a Me o ai sacerdoti! E siate saggi in futuro indirizzandovi secondo il Mio Insegnamento della Sacra Scrittura e dalle Mie nuove parole paterne, e non secondo gli insegnamenti della Chiesa Cattolica Romana orditi congiuntamente dai papi!

15. Voi non avete più bisogno di sacerdoti, bensì leggete le Mie nuove parole paterne, e vivete ed agite di conseguenza, e sarà ben ordinato per la salvezza della vostra anima.

*

(conclusione di F. Schumi):

Chi lavora nella vigna del Signore solo a motivo del salario, è un servitore inutile, e non è degno del salario, per non parlare di ciò che dice il Signore: «Chi ama suo padre, sua madre, i suoi fratelli, le sue sorelle (e se stesso e il suo vantaggio) più di Me, non è degno di Me! Ma se avete fatto tutto, allora confessate che siete stati servitori inutili!». Vedete, così suonano le parole di Dio. La grandezza della Verità che sta nascosta nel Vangelo non può essere esplorata col solo rosicare alla corteccia della lettera morta della Bibbia, ma la chiave per la luce si può ricevere dall'alto solo attraverso l'autentico amore e l’umiltà verso Dio e verso gli uomini. I veri discepoli e apostoli di Dio sono istruiti ed educati dallo Spirito di Dio (Gv. 13,35; Luca 12,12; Gv. 14,26; Tes. 4,9; 1° Gv 2,27). Di seguito due capoversi tratti dal Grande Vangelo di Giovanni dettati a Jakob Lorber nel 1863.

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[G.V.G. 8/14,4-5]

(4) (Gesù parla ai Suoi discepoli) « Dove incontrerete dei maestri che secondo la Mia Volontà diffonderanno tra gli uomini l'insegnamento della venuta del Regno di Dio sulla Terra, riteneteli per veri e propri maestri; dove invece i maestri faranno del Mio Insegnamento un affare sotto il Mio Nome, per denaro e altri tesori, considerateli falsi che non sono mai stati chiamati da Me come divulgatori del Mio Insegnamento! Infatti i Miei veri discepoli e divulgatori del Mio puro Insegnamento saranno sempre terrenamente poveri, al pari di Me, ma perciò spiritualmente straricchi, poiché non avranno bisogno di far proprio il Mio Insegnamento e le Mie parole da un loro predecessore di un certo tipo attraverso un noioso apprendistato, ma metterò il Mio Insegnamento e la Mia Volontà nel loro cuore e nella loro bocca.

(5) Quelli falsi, invece, dovranno far propria ogni sorta di dottrina, di parole e detti attraverso un lungo apprendistato dai loro altrettanto falsi maestri, e solo allora, quando avranno imparato tutto con grande sforzo, saranno consacrati a discepoli dai loro grandi e vanitosi maestri e direttori in ogni genere di vuote e cieche cerimonie, come ora accade anche nel Tempio presso i farisei, presso gli scribi e gli anziani e anche presso di voi pagani, dove il ceto dei sacerdoti forma una casta costituita che passa in eredità da padre in figlio, e viene preso un uomo dal popolo solo quando un sacerdote non ha figli, e anche allora unicamente come un bambino che solo più tardi viene educato per essere un sacerdote. »

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[G.V.G. 8/14,7-11]

(7) « Sì, accadrà anche (in futuro) che i falsi profeti si slanceranno in alto su troni d'oro e perseguiteranno con tutta la loro furia quelli veri scelti e chiamati da Me. Quando però ciò avverrà, allora anche il giudizio e la fine verrà su di loro, e il Mio Insegnamento continuerà nondimeno a sussistere tra molti uomini sulla Terra, ma risplenderà sempre, brillerà e consolerà in silenzio come un libero bene tra gli uomini, mai comunque dominerà come un dominatore su interi popoli su un trono dominante con corona, con il pastorale e lo scettro (si veda la tiara romana = triplice corona pontificis maximi Romae, ovvero del papa).

(8) Dove così sarà il caso nel Mio Nome, là Io stesso sarò lontano, e in vece Mia ci sarà cupidigia, avarizia, invidia e persecuzione di ogni specie e ogni genere tra gli uomini, e un inganno subentrerà ad un altro! ‒ Quando vedrete tali frutti del Mio Insegnamento che dovrebbe esistere tra gli uomini, allora noterete sicuramente di quali spiriti sono figli i profeti dominanti sui troni e da chi discendono i loro falsi insegnamenti!

(9) Tuttavia, se potrete avere in ogni tempo il giusto e il vero, allora avrete un solo desiderio: sicuramente non volgerete il vostro cuore al falso! ‒ E quindi sappiate che nonostante tutti i falsi profeti e i maestri che più tardi emergeranno nel silenzio e senza sfarzo, il Mio puro Insegnamento continuerà a sussistere tra gli uomini fino alla fine dei tempi.

(10) Ma che questo Mio Insegnamento venga divulgato solo a poco a poco tra tutti i popoli della Terra, Io (Gesù) ve ne ho mostrato le ragioni parecchie volte chiaramente! Infatti, quando un popolo è maturo per accettare il Mio Insegnamento, Io lo so sicuramente al meglio.

(11) Nondimeno, ciò che è potuto accadere per la più rapida diffusione possibile del Mio Insegnamento in tutti i punti della Terra solo un po’ più maturi, è anche accaduto, e presto molto altro accadrà… »

 

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Cap. 9

È l'esempio che stimola, non la sola parola

Nella Chiesa si sente spesso: “Non fate come faccio, ma agite secondo le mie parole!”. Oppure: “Non guardate cosa faccio io, ma guardate ciò che insegno!”. Non suona questo, come se un ubriacone volesse insegnare agli altri la sobrietà? Cosa direbbero a costui gli ascoltatori? Essi direbbero: “Và! Smaltisci la sbornia ed inizia tu stesso una tale vita moderata e sobria; allora le tue parole saranno accolte in noi, poiché noi uomini abbiamo il detto: ‘Exempla trahunt’ ovvero: gli esempi spronano, mentre le parole sono insipide. Se tu prendessi sul serio le tue parole, allora tu stesso vivresti in questo modo e procederesti con l’esempio più bello, e noi riceveremmo già dal tuo esempio la parola più vivente ed agiremmo di conseguenza”. Invece così, i cattivi esempi sono come le parole insipide e ricche di cattive conseguenze.

 

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Cap. 10

Nelle Scritture il celibato è inesistente, né c’è differenza tra gli uomini

 

1. Un servitore di Dio, è colui che adempie i comandamenti di Dio e vive secondo i Suoi Insegnamenti come li insegnano le Sacre Scritture, e chi ha l'unzione dello Spirito Santo, come nella storia degli apostoli; 1° Cor. 12° e 14° capitolo; Mar. 16,15-18, ecc[8].

2. Se oggigiorno un prete operante in una diocesi vescovile ha un figlio dalla sua cuoca, che è propriamente la sua Eva (cioè senza matrimonio o "legge" politica), allora si solleva non solo la comunità ingannata, ma anche il vescovo contro questo fatto; egli gli revoca la celebrazione della messa oppure lo trasferisce in un cosiddetto "posto penale di pastori d’anime" in zone inospitali o in montagna, mentre ogni uomo, senza eccezione, dal papa al mendicante, è al mondo per superare il suo tempo di prova, per umiliarsi in tutto, per diventare marito di una donna e padre di figli, per allevare questi secondo i comandamenti divini e amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi. Un’eccezione non esiste, perché Io, Cristo, ho detto: «Uno solo è Padre, Signore, Maestro e Giudice, e Questi è Dio nel Cielo; voi invece siete tutti fratelli» (Mt. 23,8-12; Ebr. 12,23).

3. Per rendere non chiara l'ultima interpretazione, è stata trovata la definizione: "Fratello in Cristo", oppure "Collega d’ufficio".

4. Tuttavia gli uomini non sono fratelli mitici in Cristo, ma piuttosto, poiché Dio è il Padre di tutti voi, voi siete tutti Suoi figli, e come tali, puri fratelli spirituali, e poiché il vostro corpo è solo un involucro provvisorio del corpo spirituale del vostro essere proveniente da Dio da eternità in eternità, per questo motivo siete veri fratelli anche nel corpo materiale, poiché Dio non ha mai distribuito la Terra per rendervi l'uno schiavo dell'altro; voi siete solo amministratori della proprietà divina della Terra. E chi è divenuto signore sugli altri, deve considerarli tutti come fratelli e trattarli come fratelli; allora può essere chiamato un buon amministratore dei beni divini. Un socialismo utopico può sorgere ed esistere solo sotto un gregge e sotto un solo pastore. Questo gregge deve essere una stirpe spirituale-divina., mentre oggigiorno vive una generazione che ha reso la Terra un inferno. Pertanto, secondo le idee socialiste di oggi, non si può parlare di un pastore spirituale del mondo, che sarei Io, Gesù stesso. ‒ Ora guardiamo nella Bibbia per vedere cosa c’è scritto sul celibato o sul matrimonio.

*

5 Su questo voi leggete nel profeta Ezechiele 44-22 quanto segue:

I ) «Non prenderanno in sposa né una vedova né una divorziata, ma prenderanno delle vergini (cioè pure, caste) dal seme della casa d'Israele, o una vedova che è vedova di un sacerdote; queste possono prenderle».

II ) La stessa cosa disse Jehova già tramite Mosè (Lev. 21,13-15): «Il sacerdote deve prendere una donna nella sua verginità; ‒ una vedova, una divorziata, una disonorata e una meretrice, queste non dovrà prenderle, ma dovrà prendere per moglie una vergine dal suo popolo, affinché non contamini la sua discendenza in mezzo al popolo; poiché sono Io, Jehova, che lo santifica».

6. In queste prescrizioni è stata manifestata la Volontà di Dio per il Primo (vecchio) Testamento, che i sacerdoti devono essere sposati e le loro donne pure e caste, quindi vergini o vedove di sacerdoti secondo la legge mosaica.

7. Su questo potete leggere altro nella prima Lettera dell'apostolo Paolo a Timoteo nel 3° capitolo per il Secondo (nuovo) Testamento:

I ) (Tim. 3,1-16) «La parola è provata: chi aspira all'ufficio episcopale, desidera un incarico buono. Perciò un vescovo [epi-scopus "sorvegliante”] deve essere irreprensibile, uomo di una donna, sobrio, prudente, decoroso, ospitale, capace di insegnare. Non dedito al vino, non violento, ma indulgente, pacifico e disinteressato. Che sappia dirigere bene la sua casa, ed abbia figli obbedienti, di costumi molto casti. Chi, infatti, non sa gestire la sua casa, come provvederà per la comunità? Non deve essere un novizio, affinché non cada per tracotanza nel giudizio del diavolo. Deve anche avere una buona reputazione anche con coloro che sono fuori, affinché non cada in discredito e nei lacci del diavolo. Allo stesso modo i diaconi devono essere uomini venerabili, senza doppiezza, moderati nell’uso del vino, né amanti del lucro ma conservino il mistero della fede con coscienza pura. Dovranno prima essere ben esaminati, e poi esercitare il loro ministero se riscontrati irreprensibili. Le donne devono essere ugualmente caste, non pettegole, sobrie e fedeli in tutto (saldamente credenti). I diaconi devono essere mariti (ognuno) di una donna, devono guidare bene i loro figli e le proprie case. Coloro che gestiscono bene il loro ufficio, si acquistano onore e molta franchezza nella fede che è in Cristo Gesù. Vi scrivo questo ... quindi ... sapete come dovete comportarvi nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, pilastro e fondamento della Verità. E grande è riconosciuto il mistero della pietà; rivelato nella carne, giustificato nello spirito, visto dagli angeli, annunciato tra i pagani, creduto nel mondo, accolto per la gloria».

II ) (Tim. cap. 4,1-5): «Ma lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione agli spiriti falsi o ingannevoli e dottrine di demoni; che diffondono bugie con "ipocrisia", bollati a fuoco nella propria coscienza; Che proibiscono di sposarsi e di godere certi cibi che Dio ha creato per essere goduti con gratitudine dai credenti e da coloro che conoscono la verità. Poiché tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è riprovevole di ciò che si gode con gratitudine. Poiché è santificato dalla Parola di Dio e dalla preghiera».

8. Con questo abbiamo appreso che il vescovo non è una carica come la s’intende oggi, ma egli deve avere la propria casa, una moglie e dei figli, essendo una carica onorifica, ma non retribuita.

9. I diaconi – ai giorni nostri sacerdoti novizi ‒ devono anche avere moglie e figli, come i protestanti. Anche qui non si tratta di un impiego con salario fisso, ma deve avere una casa propria in cui vivere; ma se lavorano, allora devono essere ricompensati, perché ogni lavoratore è degno del suo salario (Luca 10,7). Il loro Spirito Santo definì eresia e dottrina del diavolo il divieto di matrimonio dei sacerdoti, e i suoi sostenitori ‘ipocriti’ perché (secondo questo) diffondevano ‘menzogne’.

 

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Cap. 11

 

Fino al 1200 i prelati si sposavano come indicato dagli apostoli

1. Paolo scrisse a Tito 1,5-6: «Per questo ti ho lasciato a Creta, affinché tu possa portare pienamente in ordine ciò che ancora manca, e costituire anziani (dalla comunità ‒ oggi sacerdoti) in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato; ognuno di loro sia irreprensibile, non abbia preso moglie che una sola volta e i suoi figli siano credenti e non devono essere accusati di dissolutezza o di insubordinazione».

2. I primi cristiani, infatti, non avevano cerimonie, non avevano nemmeno sacerdoti nel senso odierno, ma erano devoti vecchi padri di famiglia come sorveglianti (in greco: Episcopus) sulla comunità.

3. Sul matrimonio degli apostoli (i cui delegati si definiscono sacerdoti, ma che non vivono come gli apostoli) nella ‘1° Lettera ai Corinzi’ nel capitolo 9 l’apostolo Paolo scrive come segue: «Non abbiamo noi il potere e il diritto di portare in giro con noi una sorella cristiana in moglie come gli altri apostoli e fratelli del Signore (fratellastri) e come Cefa? (cioè la roccia di Pietro)». ‒

4. La Bibbia greco-luterana dice qui: "…di andare in giro con una sorella per moglie" (sotto questo non era inteso la sorella biologica, Lev. 20,17). Dal momento che Io, Gesù, dissi: «Voi tutti siete fratelli e figli di un solo Padre nei Cieli» (Mt. 23,8-9), perciò qui (nella Bibbia luterana) non è intesa nessuna sorella biologica, bensì una donna in generale come sorella per i fratelli. Voi, infatti, avete un solo Padre spirituale e, come figli di un solo Padre, non potete mai essere altro che fratelli e sorelle. Questa condizione è generale nel regno degli spiriti. Anche le rivelazioni spirituali nei circoli spiritistici insegnano la stessa cosa, e questo concorda con il Mio Insegnamento divino. Da questo è certamente chiaro, che se gli apostoli avevano le loro mogli, allora il celibato dei sacerdoti è contro il Mio Insegnamento che fu dato tramite gli apostoli.

5. Lo stesso Dio, che nel Vecchio Testamento aveva ordinato il matrimonio sacerdotale, Quello stesso Dio vive ancora oggigiorno, e lì voi leggete che tutti i patriarchi, i profeti, Mosè ed Aronne, Davide e Salomone, e i sacerdoti provenienti dalla tribù di Levi, erano sposati. Perché devo Io oggi aver rigettato il Mio Ordine divino secondo la volontà dei sacerdoti?

6. Il celibato fu introdotto saldamente solo sotto Innocenzo III[9] nel 1215, ma fu richiesto già da Gregorio VII il grande[10] dal 1074, affinché restassero più grandi offerte in denaro alla Chiesa.

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(citazione di F. Schumi dal Grande Vangelo di Giovanni dettato a Jakob Lorber nel 1862)

(G.V.G. 8/23,14-16): «14 Dove e quando in qualche luogo avete convertito (da false vie) una tale comunità, l'avete guarita e stabilita nel Mio Nome, allora disponete in mezzo ad essa il concittadino più competente e più fedele come pastore e sorvegliante (amicabilem custodem et episcopum) sulla comunità; conferitegli soprattutto i doni dello Spirito Santo, affinché diventi e possa essere un vero benefattore della comunità a lui affidata. ‒ Però non vincolatelo con nessuna legge coercitiva, cosa che anche lui deve osservare verso i membri della comunità, ad eccezione dei bambini, come vi ho dato per questo già istruzioni. ‒ 15 Ma sebbene un tale pastore sia ordinato da voi nel Mio Nome, non deve tuttavia avere alcun rango terreno per questo, ma piuttosto deve essere uguale a voi, uno tra i più umili e come il più piccolo servitore dei fratelli e sorelle a lui affidati, e non deve farsi onorare da loro o addirittura farsi ricompensare per i suoi servizi resi a loro; infatti, ciò che egli avrà ricevuto gratuitamente, deve ridarlo in tutto amore gratuitamente ai suoi fratelli e sorelle in qualche modo più debolmente dotati. 16 Invece, ciò che gli offrirà il libero amore della sua comunità, lo deve anche accettare così come Io ho permesso a voi di farlo; poiché, chi farà qualcosa di buono a un inviato da Me, raccoglierà anche la ricompensa di un inviato».

 

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Cap. 12

L’aumentata altezzosità del rango papale con il bacio della pantofola

1. Nell'anno 607 il papa Bonifacio III[11] ottenne la grazia dall'imperatore greco Foca[12], che governava anche Roma, il quale emanò un decreto secondo il quale solo il papa aveva il titolo legittimo di ‘vescovo generale’.

2. Da quel momento in poi l’arroganza aumentò, tanto che già cento anni più tardi (nel 710), papa Costantino I[13] si fece baciare i piedi dall'imperatore greco Giustiniano II, finché finalmente verso la fine dell'VIII secolo in Italia i papi erano già grandi principi terrieri, poiché possedevano lo Stato Pontificio avuto dalla donazione di Pipino[14] (nel 754).

3. Anzi, perfino l'imperatore Federico I (il Barbarossa che regnò dal 1152 al 1190) si umiliò al punto da baciare al papa Alessandro III la pantofola, veramente con le parole: "Non vale per te, ma per Pietro"; su cui il papa sfacciatamente rispose: "Per me e per Pietro".

4. A questa sconfinata arroganza che Io, Gesù, come Dio, vidi in anticipo, contrapposi quanto segue: “Io, come Signore del Cielo e della Terra, ho lavato i piedi ai Miei discepoli e dissi: «…in verità, in verità vi dico, che il servitore (vescovo o papa) non è più del suo Signore (Dio-Gesù); e l'apostolo (cioè ‘messaggero’, come predicatore del Vangelo) non è superiore di Colui (Dio-Gesù) che lo ha mandato» (Gv. cap. 13).

5. Lavare i piedi sporchi degli altri è tuttavia assai differente dall’altezzoso bacio della pantofola del papa!

6. (diversa è l’umiltà degli apostoli): Quando Pietro venne dal centurione Cornelio a Cesarea, Cornelio gli andò incontro, si gettò ai suoi piedi e lo adorò. Ma Pietro lo fece alzare dicendo: «Alzati, sono un uomo anch’io!» (Atti 10,22-26).

7. Quando gli apostoli Barnaba e Paolo udirono che il popolo di Listra voleva farli dei e sacrificarsi per loro, si strapparono le vesti, si precipitarono in mezzo alla folla, gridando e dicendo: «O uomini, cosa volete fare? Anche noi siamo come voi, uomini mortali!» (Atti 14,11-16).

 

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Cap. 13

L’umile atto della lavanda dei piedi

4 febbraio 1898

1.             Al tempo del Mio cammino terreno, Io, quale Dio e Signore dell'infinità, ho vissuto semplicemente e non feci notare nulla che fossi migliore degli altri uomini, ma ho fatto ciò che il mondo intero dovrebbe fare, vale a dire: ero modesto, amabile e premuroso con tutti. In questo modo ho conquistato i cuori di tutti, e ciascuno aveva libero accesso a Me, poiché non sono venuto al mondo per farMi onorare, e neanche Mi feci servire in modo diverso da ciò che era prassi comune per tutti, dato che Io volevo splendere col Mio esempio e mostrare che tutti gli uomini sono uguali, e nessuno deve considerarsi migliore.

2.             Alla vigilia della Mia sofferenza, nondimeno Io, il Signore di tutti i signori, il Re dei re, lavai i piedi impolverati dei Miei discepoli, poiché volevo davvero mostrare ciò che avevo insegnato: che il più grande deve essere il servitore di tutti (Mt.23,11).

3.             A dire il vero questo Mio atto di umiliazione viene imitato, ma una sola volta all'anno e con i piedi precedentemente puliti, altrimenti l’elevata persona (chi lava i piedi il giovedì santo) si sottrarrebbe (ben volentieri) allo sguardo dell’equiparazione ordinaria come fratello di tutti gli uomini. Questo non era il caso presso di Me. Io sono stato umile fino alla morte, e come Padre sono ancor sempre ugualmente accessibile a tutti i Miei figli; infatti, parlo con loro nel cuore, siano essi regnanti o mendicanti, padroni o servitori, buoni o cattivi, benefattori o malfattori, lodando l'uno, stimolando l'altro, biasimando il terzo, ammonendo il quarto, ecc. Quindi sono sempre Lo stesso Gesù che ero dall'eternità come Padre amorevole dei Miei figli, e non Mi lascio lodare e magnificare esteriormente o cerimonialmente, poiché tutto questo è un abominio dinanzi a Me, bensì Mi lascio lodare e magnificare nel cuore, tramite amore, umiltà, dolcezza d’animo, castità e nell’amore per il prossimo; tutto il resto è in opposizione a Me, e lo proibisco rigorosamente davanti al Mio trono.

4.             Da questo voi vedete quanto sia sbagliato il vostro fare e operare, e che ai miei occhi sta come peccato dell’orgoglio. Amen!

5. Io, Gesù, dissi: (Mt. 20,24-28; Mr. 9,35 / 10,43-45)

I ) (Mt. 23,11): «Chi è il maggiore tra voi, dovrà essere vostro servitore».

II ) (Lc. 9,46-48): «Sorse poi tra loro una questione chi tra loro fosse il maggiore. Ma Gesù, conoscendo i pensieri del loro cuore, prese un fanciullo e lo pose accanto. E disse loro: “Chi accoglie questo fanciullo nel Mio Nome, accoglie Me, e chi accoglie Me accoglie Colui che mi ha mandato. Poiché chi tra voi è il più piccolo (mediante l’umiltà del cuore), egli è il più grande».

III ) (Lc. 22,24-27): «Nacque poi tra loro una discussione su chi tra loro poteva essere stimato il più grande. E Gesù disse loro: “I re mondani governano e i potenti sono chiamati signori benigni. Presso di voi non deve essere questo l'ordine, ma il più grande tra voi sia come il più piccolo (il più semplice, il più umile), e il più alto, il maggiore (premuroso, cortese) come un servitore. Infatti, chi è più grande? Chi siede a tavola, oppure chi serve? Non è colui che siede a tavola? Eppure, Io sono in mezzo a voi come Colui che serve”».

IV ) (Mt. 23,8 e 10): «Ma voi non dovete farvi chiamare Rabbi (cioè insegnanti o dottori), poiché Uno è il vostro Maestro (latino = magister), vale a dire Cristo. Invece voi tutti siete l'uno l'altro fratelli». «Neanche dovete chiamarvi maestri (latino = doctores); poiché Uno è vostro Maestro, cioè Cristo».

6. E tuttavia si chiamano dottori, professori e insegnanti di teologia e diritto canonico; ma con ciò rigettano il Comandamento e il Cristo, il Maestro, erigendo essi stessi ad insegnanti dei cristiani.

7. Io, Gesù, dissi: «Il Cielo e la Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno» (Mt. 24,35; Marco 13,31; Luca 21,33).

8. Con questo, dissi che solo il Mio Insegnamento divino è vero, buono ed esistente in eterno, e che nessuna dottrina umana (dogma) deve essere stabilita perché gli uomini (che stabiliscono dottrine per proprio vantaggio e interesse, e quindi) sono bugiardi, come si esprime del tutto giustamente il profeta Davide (Salmo 116,11), mentre solo Io, Gesù, sono la Via, la Verità e la Vita, essendo Dio (Gv. 14,6).

 

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Cap. 14

La corona di spine di Cristo e la tiara papale

Graz, 5 febbraio 1898

1. Cari figli, Io ho portato per voi la terribile corona di spine le quali Mi hanno trafitto profondamente nella testa, e l'ho portata con pazienza per amore dei Miei figli. Ora guardate il Mio rappresentante a Roma, che ovviamente non è stato nominato da Me, quindi neanche riconosciuto da Me, il quale porta una tripla corona piena di pietre preziose che rappresenta un grande valore.

2. Essa è una reminiscenza pagana del sommo sacerdote pagano Pontifex Maximus[15] a Roma, secondo la quale è imitata. Ricorda anche la tripla corona del dio del Sole persiano-pagano Mitra[16]. La tripla corona rappresenta allo stesso tempo la Trinità di Dio e il dominio su Cielo, Terra e inferno, ed è una beffa della Mia corona di spine, poiché i papi si sono comportati come Dio già da molti secoli, indossando non solo questa corona sacerdotale pagana, ma ritenendosi anche sempre per infallibili, com’è attestato dalla storia del mondo già dal IX secolo, cui è compreso il Mio titolo "Santo Padre".

3. Può esserci una maggiore arroganza e derisione della Mia umiltà e sofferenza, di un tale papa sul suo trono vestito interamente d’oro e adornato con pietre preziose, rappresentante un Dio e regnante mondano? Oh, guai a voi infelici pecorelle smarrite del Mio gregge! La via che porta a Me vi richiederà molto, molto tempo, essa non vorrà prendere nessuna fine. E per una spanna di vita si sacrifica il Cielo così sdegnosamente per l'inferno, che ovviamente dovrà seguire.

4. Sì, Roma, tu hai finito la tua parte, poiché il vero Santo Padre dimora già tra i Suoi figli e insegna loro, mentre tu sogni ancora fortuna, denaro e prestigio e non supponi che la mano spirituale di Babilonia anche a te già scrive le parole decisive! Tutto richiede il suo tempo, poi segue il nuovo ordine e così anche qui. Amen!

 

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Cap. 15

La croce, l’esteriorità, il divinismo, l’infallibilità, il reverendissimo

Dettato il 7 febbraio 1898

1. Cari figli, la croce che un giorno era un palo della vergogna, ora è un distintivo onorifico per ogni vero cristiano. Io ho portato questo palo della vergogna per amore per voi sul Golgota, per subire lì la terribile morte in croce per amore dei Miei figli. Ora invece guardate il pastorale papale il quale è certamente una croce, vale a dire una doppia croce, ma non è una croce dell'umiltà, essendo piuttosto una croce dell'orgoglio, perché è d’oro, ed è un distintivo onorifico della dignità papale, ma non come una reminiscenza della Mia umiliazione. Così voi vedete in tutto il rovescio e solo l’apparenza del vero, ma non il vero stesso.

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2. Se considerate la materia, scoprirete che gli animali belli sono di solito anche cattivi, i fiori più belli sono spesso velenosi, le donne più belle sono spesso per vanità di carattere debole, e così tra tutte le istituzioni ecclesiastiche la Chiesa romana di Pietro sta nello splendore e bellezza esteriore certamente molto al di sopra, e nell’interiore è senza dubbio la peggiore uguale a Satana, esteriormente è stata anche l'essere femminile più bello della creazione di Dio, – ma interiormente ora essa è il Satan vivente e da se stessa è il puro inferno.

3. E così i paesi più belli della Terra sono spesso abitati da uomini malvagi e da animali cattivi, e l’erba cattiva cresce enormemente. Nei palazzi più belli dimorano di solito esteriormente gli uomini più ricchi e più sontuosi, ma quali figli spirituali sono essi per la maggior parte? Ciò che esteriormente splende troppo, è perlopiù del diavolo. E così anche, quante più onorificenze al valore stanno sulla giubba, tanti più uomini dovettero essere assassinati, e migliaia trasformati in schiavi e mendicanti.

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4. Disse Jehova agli uomini: «Voi siete dèi, e tutti figli dell'Altissimo» (Sal. 82,6).

5. Io, Gesù, risposi agli ebrei: «Non è scritto nella vostra legge: “Io ho detto che voi siete dèi? ‒ Se Jehova chiamò dèi coloro ai quali fu rivolta la Parola di Dio, e tuttavia le Scritture non possono essere rigettate, come potete dire a Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo: “Tu bestemmi Dio!” Perché ho detto: “Io sono Figlio di Dio?”» (Gv. 10,34-36).

6. Questa asserzione che gli uomini sono dèi è del tutto corretta, ma come figli di un Dio essi devono vivere e operare divinamente; invece, finché gli uomini vivono e agiscono in maniera infernale, diventano spiriti infernali, ovvero "figli e figlie perdute di Dio".

7. Ovviamente sono ancor sempre dèi, ma malvagi, e sono chiamati diavoli, in greco antico "dia bolus" che significa "Dio cattivo", la cui dimora non è il Cielo, bensì l'inferno. Oggigiorno invece, con poche eccezioni, tali abitanti dell'inferno sono tutti (ex) esseri umani, perché sono proprio cattivi, e non buoni. La Terra è diventata una dimora degli abitanti dell'inferno, la totalità dei quali non adempiono la Parola di Dio, ma vivono ed agiscono contro la stessa.

8. Secondo il Catechismo romano parte II cap. VII quaestio[17] 2, ogni sacerdote della Chiesa romana sta così in alto oltre tutti gli altri uomini, da essere chiamato “dio con noi”, che terrebbe la potenza e la maestà del Dio immortale. ‒ Ma poiché il testo di questo insegnamento orgoglioso è così importante, ve lo do letteralmente insieme alla traduzione:

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(Catechismus Romanus parte II cap. VII quaestio 2):

«Cum Episcopi et Sacerdotes tamquam Die interpretes et internuncii quidam sint, qui ejus nomine divinam legem et vitae praecepta homines edocent, et ipsius Die perdonam in terris gerunt; perpiscuum est, eam esse illorum functionem, qua nulla major excogitari possit, quare merito non solum angeli sed Dü etiam, quod Die immortalis vim et numen apud nos teneant, appellantur. Potestatis enim, quae illis collata est, humanam quoque rationem atque intelligentiam superat; nedum ei aliquid par, et simile in terris inveniri queat».

(Catechismo Romano parte II cap. VII quaestio 2):

«Dal momento che i vescovi e i sacerdoti sono in certo qual modo gli interpreti e i messaggeri di Dio, i quali nel Suo Nome istruiscono gli uomini nella legge divina e nelle prescrizioni della vita e rappresentano la Persona di Dio stesso sulla Terra, allora è chiaro che la loro carica è tale che non si può pensare a qualcosa di più elevata. Per questa ragione vengono chiamati, con diritto, non solo angeli, ma anche dèi, perché detengono in sé la forza e la maestà del Dio immortale. Il potere che è stato loro trasmesso oltrepassa la ragione e l'intelligenza umana; tanto più potrebbe essere trovata qualcosa di uguale o simile sulla Terra».

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9. In seguito a questa dichiarazione, il sacerdozio romano si erge a puri dèi, i quali, dotati con la forza, maestà, ragione e intelligenza divina, si sono posti molto al di sopra della dignità degli uomini, poiché in questo caso nulla può uguagliare a loro.

10. Al di sopra di questi dèi stanno i vescovi che fungono da dèi superiori, essendo anche soprannominati "eminentissimi". Essi sono chiamati pastores ovium, il che significa “pastori di pecore”, ovvero i padroni di coloro che, come pecore, devono tacere e seguire (Catechismo Romano parte II, cap. VII. quaestio 24).

11. Su questi dèi sta l’infallibile dio capo "il papa" dal 18 luglio 1870 proclamato come tale, perché è infallibile quando parla dalla sua cattedra. Egli come dio-capo convalida anche tutte le maledizioni dei concili.

12. Quando il papa convoca un Concilio, allora gli "dèi" riuniti si definiscono: "una santissima congregazione radunata nello Spirito Santo". In ogni tale Concilio inseriscono qualcosa di nuovo, cosa che trasgredisce il Mio puro Insegnamento. Ma chi si opporrà a questi cavalieri in sottana nera? Essi, infatti, sono pieni dello spirito romano! Perciò, invece di benedire, maledicono; invece di conquistare le anime per il Cielo attraverso il giusto Insegnamento di Cristo, stabiliscono statuti umani avidi, ambiziosi e smaniosi di dominio, e maledicono all'inferno tutti coloro che non vogliono credere a questi statuti, stabiliti solo per il proprio vantaggio. Il solo Concilio Tridentino[18] riunitosi dal 1545 al 1563, contiene 113 maledizioni contro quei cristiani che non volevano sottomettersi alle decisioni anticristiane dei vescovi riuniti quella volta.

13. Dal momento che Io, Cristo, secondo l'apostolo Paolo ai corinzi, ai romani e ai galati, sono in voi il vostro Spirito e la vostra Vita, perciò con ogni tale maledizione anticristiana che viene espressa su di voi come credenti in Cristo, sono Io, Gesù Cristo, vostro Dio e Padre, in primo luogo maledetto all'inferno; e tutti i sacerdoti, tutti gli esecutori delle decisioni sinodali[19] sono i sottoposti dei vescovi che vigilano su queste decisioni.

14. Secondo l'insegnamento di Mosè, secondo il primo Comandamento di Dio, si dice: «Io sono il Signore tuo Dio, non devi avere altri dèi accanto a Me» (Esodo 20,2-3), «C'è un solo Dio come Padre Santo» (Gv 17,11). Contro di questo, secondo l'insegnamento della Chiesa romana, ci sarebbero oltre 260 papi come dèi principali, molte migliaia di cardinali, di patriarchi, di arcivescovi e vescovi che sono vissuti fino ad oggi come dèi superiori della Chiesa, e milioni di sacerdoti come dèi, come si chiamano essi stessi, o "semidei" come li chiamo Io.

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15. Il clero v’insegna che il "Reverendissimo" dimora nel tabernacolo, e tuttavia, senza riguardo, anche il preposto del capitolo[20], il vescovo e l’arcivescovo si fanno chiamare "reverendissimo", come Dio stesso.

16. E come un giorno accanto agli dèi c'erano anche i semidei, così anche oggigiorno accanto ai “reverendissimi” ci sono anche gli “eminentissimi”, e quest'ultimo titolo lo usa ogni sacerdote della Chiesa romana.

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(commento di F. Schumi):

Il papa Leone XIII[21], già come vescovo di Perugia, ha designato “la Riforma” (di Martin Lutero) come la madre di tutti i mali, come un flagello morale. In un decreto del 3 dicembre 1880, egli, come papa, riferendosi ai missionari protestanti ha detto che questi si sforzano missionari di divulgare il “regno del principe delle tenebre", in altre parole, che essi sono apostoli del diavolo, perché tali protestanti diffondono l'insegnamento delle Sacre Scritture invece degli statuti umani papali. Nel 1881 da lui è stata calunniata di nuovo la Riforma come radice del socialismo, del comunismo e del nichilismo, quindi i vescovi protestanti insieme al loro capo dello Stato, che allo stesso tempo è il capo della Chiesa tedesca, cioè l'imperatore tedesco, sono divenuti: socialisti, comunisti e nichilisti! Splendidi fiori di sofisticheria[22] romana!

 

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Cap. 16

Bastone onorifico e pastorale[23]

Dettato il 15 febbraio 1898

1. Io dissi ai Miei discepoli: «Non prendete niente per il viaggio, né bastone (di autorità) né bisaccia, né pane, né denaro, né abbiate due tuniche» (Luca 9,3). E così accadde anche. Ma cosa fanno i sorveglianti (ovvero i vescovi) formatosi dalle semplici primitive comunità cristiane? Epi-scopus, infatti, significa "sorvegliante" oppure "osservatore". Essi hanno un bastone onorifico d'oro scintillante come segno della loro dignità, mentre i primi vescovi stabiliti dagli apostoli non erano migliori degli altri fratelli della comunità cristiana. La loro veste era uguale a tutte quelle degli altri uomini, poiché dovevano essere rispettabili padri di famiglia e vivere di proprio. Guardate invece i vescovi di oggi con le loro vesti fregiate e i zucchetti vescovili imitati dai sacerdoti pagani, ecc. e presto vi sarà chiaro che non sono come volevano gli apostoli che hanno stabilito i sorveglianti della primitiva comunità cristiana, e quindi in loro deve agitarsi anche uno spirito, com’è dimostrato dalla loro posizione e dal loro vestiario auto-creato, differente dai servitori di Dio.

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2. Non rovesciate con l’acqua del bagno anche il bambino! In altre parole: non rigettate il Mio puro Insegnamento divino a causa degli statuti umani non cristiani dei papi romani, ma ritenete il bene dimostrato dalla Bibbia e rigettate solo ciò che non è cristiano e stabilito solo per l'acquisizione di denaro, onore e dominio del sacerdozio ‒ ma che dalla Bibbia non è dimostrato come apostolico

 

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Cap. 17

Tutto è santo nella Chiesa Cattolica romana

1. Il significato della parola "Santo" è infinitamente elevato, terrenamente irraggiungibile agli uomini, essendo finora troppo lontani per comprenderla. «Nessuno è santo che Dio soltanto!», dice Giovanni nell’Apocalisse 15,4, il cui appellativo è sinonimo di "buono" cioè "santo", "infallibile", ovvero puro come il cristallo (Mt. 19,17). E questo è in relazione al Mio Amore come Padre della Creazione, come Sapienza (figlio) in relazione alla più meravigliosa perfezione delle innumerevoli forme-pensiero e alla loro saggia determinazione e, infine, in relazione all'inavvicinabile onnipotenza, attraverso la quale fu chiamato in vita l'ordine formato dall'Amore e dalla Sapienza.

2. La lingua slava per ‘santo’ ha l'espressione ‘svati’, ‘sveti’ da ‘svanta’ in sanscrito, e questa espressione significa allo stesso tempo ‘illuminato’, ‘splendente’; se voi unite questo nome con il senso più alto di tutti, cosa che voi comprendete sotto la santità dell'Amore divino, della Sapienza e dell'Onnipotenza, ovvero la Santa Trinità, allora troverete che questo ‘Santo’ spetta solo a Dio ‒ poiché può essere usato solo per le divine irraggiungibili, inavvicinabili e infinite potenze che rappresentano un consumante fuoco onnipotente (Esodo 24,17 / 33,20; Deut. 4,24), ed è permesso che sia un'espressione che voi deboli uomini non potete nemmeno afferrare, perché è il riflesso della caratteristica della divina Trinità che in tutto è inesplorabile e infinita.

3. E proprio come non potete afferrare la Divinità nel suo senso primordiale, così non potete neanche afferrare la profonda perfezione delle Sue caratteristiche che vengono qualificate come sante. Pertanto, chi può creare mondi, soli, pianeti e stelle per Propria plenipotenza o la possiede già, Questi è Santo!

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4. Il nome papa è di origine greco-tedesca. Il greco ‘pappas’ significa ‘padre’, da ciò lo sloveno ha la parola ‘papez’. La parola tedesca ‘papst’ deriva dall'aggiunta di una t nel suono finale che, dallo spostamento del suono più leggero, si aggiunse una t ad alcuni sostantivi che non esistevano nell'antico alto tedesco, ad esempio si confronti ‘cupmanascapi’ adesso ‘Kaufmannschaft’, e così da pappas è diventato paps(t). In origine era pappas (gotico = Ahd Ato cioè "padre") il titolo onorifico di ogni vescovo; in greco si chiamavano ‘epi-scopus’ = sorvegliante (della comunità). Gli ortodossi chiamano gli ecclesiastici ‘popa’ da papa, in italiano ‘padre’. Che questo termine sia falso nonostante Paolo (1° Cor. 4,15), lo scorgete da Matteo 23,9 [24].

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5. Sta già scritto in Samuele (1° Sam. 2,2): «Non c'è nessun ‘Santo’ che Tu, Jehova; sì, all’infuori di Te, nessuno è Santo!». ‒ Nella Bibbia cattolica romana del Dr. Leander van Eß sta scritto: “Signore Dio! Unico sovrano, Tu, Re dei popoli…. Tu solo sei Santo!”. ‒ Così Giovanni udì cantare i beati vincitori nel Cielo che davano la gloria a Dio (Ap. 15,3-4). Il profeta Malachia (445 anni prima di Cristo) disse: «Non abbiamo un Dio che ci ha creati? Non è Lui un Padre per tutti noi?» (Mal. 2,10). ‒ Ed Io, come Dio, il Padre stesso, ho comandato ai Miei discepoli: «Non dovete chiamare Padre nessuno di voi sulla Terra,; poiché solo Uno è il Padre vostro (spirituale) che è nei Cieli» (Mt. 23,9).

6. Il titolo ‘Padre’ (spirituale degli uomini o delle anime) spetta solo a Me, a Dio solamente, poiché solo Io sono il Creatore dell'anima, il che significa lo stesso che ‘Padre’, e attraverso la Mia ‘santa’ Volontà l'anima formatrice del corpo umano proviene dai semi e dal sangue dei genitori terreni. Gli spiriti nei circoli spiritistici dicono che nel regno degli spiriti presso gli adulti, invece del nome: padre, madre e figlio, è consuetudine dire l’un l’altro "fratello" e "sorella". La stessa cosa dico Io, Gesù, nei libri teosofici cristiani, e perciò dissi ai Miei discepoli: «Voi siete tutti fratelli» (Mt.23,8). Infatti Io, attraverso lo spirito e l’anima, sono il vero Padre e Creatore del figlio, quindi è comprensibile che l’uomo senza lo Spirito di Dio nel cuore dell'anima non potrebbe vivere, né pensare, né vedere, né sentire, né odorare, perché tutti questi sensi fanno parte dello Spirito di Dio in voi, dell'anima, ‒ e da questo è evidente che avete un solo Padre nell’intera infinità; per mezzo di ciò voi siete fratelli e sorelle, e strumenti e figli di questo Santo Padre celeste.

7. Secondo il Mio Insegnamento, "Santo Padre" significa la stessa cosa come dire "Dio" e nonostante il Mio diretto divieto che non si deve chiamare nessuno sulla Terra ‘padre’, e ancor meno è da definire ‘santo’, poiché ‘Santo’ sono solo Io come Dio, il papa si fa chiamare “Santo Padre” con il titolo spettante a Dio solamente, come Io titolai Dio in occasione nell'Ultima Cena (Gv. 17,11). ‒ Vedete! Così gli uomini arroganti hanno scambiato la maestà di Dio imperituro con l'immagine dell'uomo perituro (Rm. 1,23) ed hanno trascinato la Santità di Dio nel fango.

8. Nel Vecchio e nel Nuovo Testamento i nomi ‘santo’, ‘venerando’ e ‘padre’ sono stati usati spesso terrenamente, ma sempre abusivamente verso il Mio Ordine divino; infatti, solo uno può essere l'Altissimo, il Santo e Padre spirituale di tutti gli uomini e di tutti gli spiriti, e non una miriade di uomini non chiamati, e quindi nessuno come uomo può essere il "Santo Padre" ovvero "Dio". Questa è una presunzione arrogante, poiché Io, Gesù, nei libri teosofici cristiani insegno che si usa impropriamente questo titolo spettante solo a Dio, perché ‘Santo Padre’ è un epiteto, ovvero un soprannome per dire "Dio".

9. Con l'espressione impropria ‘santi’, gli apostoli, in mancanza di un'espressione migliore, definirono certi servitori spirituali (già trapassati) oppure viventi in maniera pura, i quali vivevano rigorosamente secondo il Mio Insegnamento spirituale ed erano in possesso di doni e grazie spirituali divine (1° Cor. 1-2).

10. Si può ben usare la parola ‘santificare’, cioè purificarsi spiritualmente, ma non applicare il nome "santo" e "venerando" agli uomini, perché questo titolo spetta solo a Dio, dal momento che Io solo sono ‘Santo’ ovvero ‘puro come il cristallo’, cosa che gli uomini riusciranno a raggiungere solo dopo un'infinita eternità di milioni di anni, per poi unirsi a Me per diventare Dio-Uno. Da questo, ad ognuno può diventar chiaro di quale sconfinata arroganza sia dichiarare degli uomini peccatori "santi", il che significa essere ‘uguali a Dio’, e titolarli "venerandi", cioè considerarli uguali a "Dio".

11. Presso i giudei Jehova era chiamato “Santo”, come lo dimostrano le seguenti citazioni: «Io sono il Signore, tuo Dio, ‘il Santo’ in Israele, il tuo Re» (Is. 43,15). ‒ «Io sono Dio, e non un uomo, e sono ‘il Santo’ in mezzo a te» (Osea 11,9). ‒ «Tu, Signore, mio Dio, mio ‘Santo’, che sei Signore dall'eternità (Abac. 1,12). ‒ Poiché Dio si definisce "Santo" (il luogo dove si trovava l'Arca dell’Alleanza con i Dieci Comandamenti di Dio, fu chiamato “Santo” da Mosè in Esodo 26,33) allora sorge la domanda: “Come arrivano degli uomini iniqui a fare dai morti peccaminosi dei ‘santi’ o dèi accanto a questo unico Santo?”. – Dovrebbe essere questo il punto culminante dell’auto creata dignità ad essere governatore di Cristo, di portare perfino il titolo di Dio e creare nuovi dèi, quando nel Mio Insegnamento si dice: «Il più grande deve essere il più umile e servitore di tutti!»? (Mt. 23,11-12).

12. Le formalità religiose, i titoli di santità che gli uomini si conferiscono l’un l’altro, sono sintomi di declino religioso. Dio solo è Santo! La vera religione consiste nella santità dei pensieri e delle opere durante la vita.

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(commento di Schumi)

Come tutte le funzioni ufficiali: messa, confessione, comunione, battesimo, cresima, processione, poi concili, anzi perfino le scomuniche e le ossa dei morti (reliquie), fatte di cera, di legno, ecc., corpi contraffatti di pii cristiani; inoltre, le vesti, gli apparati, ecc. appartenenti all'atto ufficiale, per la Chiesa sono santi, la stessa è santa come ‘sposa di Dio’ (!) e il papa porta perfino il titolo di "Santo Padre" che spetta solo a Dio, mentre nessuno è santo né padre, né in Cielo né sulla Terra, che Dio soltanto! (Ap. 15,4). In questo modo ci si è circondati di un'aureola di santità del tutto divina, e ci si è appropriati dei privilegi di Dio! Nel 1896 un prete cattolico romano mi disse: "L'intera umanità non rappresenta il valore di un prete", e denominò il suo talare nero come "santissima veste sacerdotale".

 

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Cap. 18

L'infallibilità

1.             «È stabilito: Dio soltanto è verace» (Rom. 3,4); «Egli è la verità» (Gv. 14,6); «…invece tutti gli uomini sono menzogneri» (Sal. 116,11), quando le loro parole non provengono da Dio.

2. La Chiesa romana già nel VI secolo cominciò a dichiararsi di essere "infallibile", ma questa asserzione non trovò alcuna conferma pubblica perché i vescovi romani erano ancora troppo soggetti al potere dello Stato. A poco a poco i vescovi di Roma crebbero nell’arroganza del potere assoluto e dell'indipendenza, che essi difendevano con varie fortune nel loro atteggiamento verso i principi e i popoli. Solo che di quando in quando c'era un papa tra loro che non sosteneva queste idee con tanta fermezza, mentre però pubblicava bolle che rappresentavano l'intero potere di un potentato su vita e morte di principi e interi popoli e, in effetti, anche nell'esercizio queste opinioni arroganti agivano come determinanti. Questa dichiarazione trova la sua conferma nelle epoche più differenti con il debutto smodato dei papi contro principi e popoli attraverso dispotismi di ogni genere, punizioni ecclesiastiche, torture, scomuniche e roghi verso vittime innocenti, alle quali l’eresia romana non piaceva preferendo la fede secondo il Mio Insegnamento, annotato dai Miei discepoli.

3. La storia vi riferisce gli orribili atti di sangue e le atrocità che questi lupi nella pelle di pecora praticarono nel Mio Nome, mentre avvenivano nel nome dell'anticristo, del Satan dell'egoismo carnale dei papi. Questo andò avanti con varie fortune secondo la misura dell'indipendenza spirituale dei principi e dei loro sudditi, fino ai nostri tempi (1900).

4. L’antica aureola è certamente ancora fortemente predominante, ma la potenza mondiale dei papi sui principi e sui loro sudditi è stata un po’ alla volta arrestata e ci sono ancora solo i libri di storia che riferiscono l'orrore della devastazione nel Tempio di Dio sotto la dominazione del fariseismo del Nuovo Testamento in Roma. Dopo questa introduzione veniamo ai fatti storici.

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18/1 – Potere supremo e infallibilità

 

5. Dall’anno 858 all’868 governò papa Niccolò I[25] che per primo osò pretendere che “secondo la volontà di Dio” a lui spettava la potestà suprema sulla Terra – anche su imperatori e re, mentre fino ad allora i vescovi romani, (già) comunemente noti come ‘papi’ avevano sempre da rendere sudditanza agli imperatori (secondo Mt. 22,21).

6. La sfacciataggine di Niccolò I indignò perfino molti dei suoi colleghi ecclesiastici, e gli arcivescovi Teutgaud di Treviri e Günter di Colonia gli espressero la loro opinione nel modo seguente: “Tu sei un lupo tra le pecore; nei confronti dei tuoi fratelli vescovi non agisci come un padre, ma come un Giove (veramente usurpatore dei diritti che non ti competano). Ti definisci un servo dei servi (servus servorum) e giochi a fare il signore dei signori. Tu sei una vespa; ma credi che puoi fare ciò che questi vogliono? Noi non conosciamo né te né la tua voce, e non temiamo il tuo tuono. La città di Dio, di cui noi siamo tutti cittadini, è più grande di Babilonia (Roma; Patuzzi 327 e Ap. 17,1-18 e 18,10), la quale si gloria di essere ‘eterna’ e si vanta di “Non poter mai sbagliare”.

7. Da questo voi vedete in che modo il dispotismo dei papi ha cominciato a farsi strada nella direzione spirituale e mondana, e a calpestare con i piedi il Mio spirituale amorevole dominio tra tutti gli uomini come una famiglia di fratelli (Mt. 23,8), e il dogma dell'infallibilità (cosa che è una caratteristica divina, poiché nessun uomo nella vita carnale è infallibile, né è altrettanto buono e santo), era già patrocinato con la più sfacciata affermazione.

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18/2 – La dottrina dell’infallibilità dei papi

 

8. La dottrina dell'infallibilità dei papi fu già avanzata dall'infallibile Concilio di Firenze[26], che poi il gesuita Lainez[27] propose pubblicamente al Concilio di Trento il 20 ottobre 1562, quindi al tempo del conflitto tra la Chiesa romana e quella protestante in espansione, con la seguente motivazione:

9. «Il papa, a cominciare da Pietro fin nell'eternità», disse, «è l'unico vero e assoluto monarca nella Chiesa, sulla quale esercita il potere e il completo dominio, e che a lui, altrettanto come a Cristo, il Signore, è sottomessa. Cristo ha trasmesso a Pietro il privilegio dell'infallibilità nei suoi giudizi sulla fede, sulla morale e soprattutto sull’intera religione, e la Chiesa obbliga ad ascoltarlo e a credere fermamente a tutte le sue ordinanze. Questo è il fondamento della fede cristiana e la roccia sulla quale è stata costruita la Chiesa attraverso la Parola di Cristo: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa”. Se si dice che la Chiesa è infallibile, allora è solo perché lo è il papa.

10. Quando il Concilio emette un giudizio, accade in forza del potere che il papa ha da Dio e il Concilio dal papa. Queste ragioni hanno persuaso i più grandi teologi ad affermare che ogni Concilio è sotto il potere e l’autorità del papa, senza il quale non ha né l'assistenza dello Spirito Santo, né l'infallibilità, né il potere di unire la Chiesa. Il Concilio ha questo potere solo da colui al quale Cristo ha detto: "Pasci le Mie pecore!"». – Questa motivazione si trova in Sarpi[28] vol. VII cap. 20.

11. Tuttavia al Concilio di Trento questo insegnamento non trovò nessuna adesione e fu respinto. L'arcivescovo di Parigi quella volta dichiarò “…che questo era un insegnamento che faceva del regno di Dio una tirannia terrena, e della sposa del Signore una schiava abbandonata alla prostituzione di un singolo uomo” (Graßmann, cristiani e anticristiani pagina 25).

12. La Chiesa romana costruisce la sua eresia sull'infallibilità del giudizio del papato in materia di fede – il che è il punto culminante della sfacciata arroganza dell’umana debolezza e la corona sulla stupidità dei dogmi papali contro la Mia Divina Santità – sui seguenti passi biblici:

(Matteo 16,15-18): Quando Io, Gesù, chiesi ai Miei discepoli, nel cosiddetto discorso della roccia: “Voi chi dite che Io sia?” Allora Simon Pietro rispose e disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Ed Io risposi dicendogli: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona; poiché non la carne né il sangue ti ha rivelato questo, ma il Padre Mio che è nei Cieli. Ed Io ti dico anche: tu sei Pietro, (latinizzato dal greco patra, aramaico kephas, da cui sorge il nome "roccia") e su questa roccia costruirò la Mia comunità (meam ecclesiam), e le porte dell’inferno non la dovranno sopraffare».

13. La "roccia" qui intesa significa la verità nella fede di Pietro. – Nel greco-latino, ‘ecclesia’ non significa nessuna Chiesa costruita, ma la comunità di coloro che professano una costituzione di fede, com’è già stato spiegato. Le porte dell'inferno non sono giammai nel regno degli spiriti, perché Cielo e inferno si trovano nel cuore dell'uomo – ma qui s’intendono i desideri e le passioni malvagie dell'umanità dal sentimento mondano, queste sono le porte dell'inferno. Infatti, la gioia e la soddisfazione del cuore è il Cielo dell'uomo; l’invidia divorante, l’arroganza, il covar vendetta, quindi il puro e il malvagio turbamento del cuore rappresentano invece l'inferno e la porta di questo, poiché l'inferno non è in nessun luogo un posto al di fuori dell'uomo.

(Matteo 16,19): «E a te darò le chiavi del regno dei Cieli; tutto ciò che avrai legato sulla Terra (nel tuo cuore amorevole attraverso l’insegnamento spirituale pieno di abnegazione nel Mio Nome) sarà legato anche nel Cielo (del Mio Amore), e anche tutto ciò che avrai sciolto sulla Terra (di falsa credenza) sarà sciolto anche nei Cieli (del cuore umano dove Io dimoro)».

14. La spiegazione dei versetti è già avvenuta come Io indicai di spiegare al Mio scrivano. E qui sembra che non ci sia nessuna infallibilità di Pietro! Piuttosto è solo la disposizione spirituale su come ogni uomo deve vivere e operare per acquisire tesori spirituali e, un giorno, ricevere da Me l’eterna ricompensa per la sua perseveranza.

15. I papi romani nella loro mondanità sensuale deducono vantaggi completamente diversi per il loro egoismo. Essi dicono: “Poiché la Chiesa è invincibile, allora anche Pietro, quale sua roccia o pilastro, in altre parole ‘come suo capo supremo’, è invincibile, e il suo insegnamento deve essere quindi puro e genuino, ed egli deve essere infallibile, e questa infallibilità deve appartenere anche ai suoi successori, all’episcopato romano, quindi ai papi. Da qui il titolo Sede apostolica”.

16. Simone, il figlio di Giona di Betsaida, ricevette il soprannome “Pietro”, “Cefa” solo dal discorso della roccia secondo Matteo 16,18-19. Di solito lo si chiamava Simon Pietro, per indicare la differenza tra Simone lo zelota di Cana, il quale era anche Mio discepolo e poi apostolo.

17. I papi romani si richiamano al loro primo papa Pietro, acquisito attraverso la menzogna, asserendo che era una roccia di salda fede, tuttavia non considerano che Mi ha rinnegato tre volte e non si è comportato sempre secondo il Mio Insegnamento. Quindi l’appellativo “Pietro” non può essere applicato direttamente a lui, ma allo spirito di Dio in lui; perciò Io dissi: «Non carne e sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre Mio nel Cieli (del tuo cuore)».

18. Perché roccia, spiritualmente, significa ‘verità’, allora Pietro era solo il portatore della verità, la cui Verità ero Io stesso, come Mi dichiarai in occasione dell’ultima cena, e quindi dissi che avrei edificato la Mia comunità su questa Verità (Gesù Cristo), ma non sul figlio di Giona, Simone, perché egli era un uomo errante come gli altri uomini, come avete visto dalla spiegazione della messa, del battesimo, ecc.

*

19. La seconda testimonianza per la spiegazione dell’infallibilità l’ha data Luca 22,31-32. Egli dice:

(il Signore disse a Pietro): «“Simone, Simone, vedi, Satana ha chiesto che voi foste consegnati a lui, per vagliarvi come il grano. Ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno. E se tu un giorno ti convertirai, allora rafforza i tuoi fratelli”».

20. In questi due versetti non c’è la minima traccia di un’infallibilità di Pietro; al contrario, nel versetto 31 si annuncia in anticipo la negazione di Pietro nel cortile di Caifa, quindi la sua infallibile profonda caduta attraverso la metafora, così come la fuga degli altri durante la cattura e l’incredulità di Tommaso, e nel versetto 32 viene riferito il Mio sguardo profondamente penetrante attraverso il quale Pietro si convertì di nuovo a Me e pianse amaramente per la sua terribile caduta. Pietro andava poi sempre tra la moltitudine degli uomini e attraverso la sua contemplazione interiore scoprì che tutto doveva avvenire così, affinché tutto fosse compiuto bene e il Signore resuscitasse dai morti, come Io avevo spesso accennato loro durante i Miei tre anni di insegnamento (1° Pietro 5,1). Egli allora fu il più forte e il consolatore dei confratelli fino alla Mia Resurrezione.

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21. In conclusione ancora la terza testimonianza, sulla quale si è costruita l’infallibilità del papa:

(Giovanni 21,15-19): «Quando Io, dopo la Resurrezione, apparvi sulle rive del Mare di Galilea ed avevo tenuto il pasto con i pescatori discepoli del Mio Insegnamento, dissi a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giona, Mi ami tu più di questi (tuoi fratelli)?”. E Pietro Mi rispose: “Sì, Signore, Tu sai che io ti amo”. Ed Io gli dissi: “Pasci i miei agnelli”. Poi gli chiesi per la seconda volta: “Simone, figlio di Giona, Mi ami tu?”. E Simone rispose: “Sì, Signore, Tu sai che io Ti amo”. A questo gli dissi: “Pasci le mie pecore”. Ora gli chiesi per la terza volta: “Simone figlio di Giona, Mi ami tu?”. Pietro si rattristò perché per la terza volta gli avevo chiesto: “Mi ami tu?”. Egli si ricordò del suo rinnegamento per tre volte nel cortile di Caifa, a cui seguì la mia domanda per tre volte profondamente efficace, il che fece piangere Pietro, perciò in lacrime si prostrò profondamente dinanzi a Me e disse: “Signore! Tu sai tutte le cose, Tu sai che io Ti amo”. Ora finalmente gli dissi: “Pasci le Mie pecore!”».

22. Anche la terza testimonianza non contiene nulla dell’infallibilità di Pietro, sulla quale i suoi papi che si sono stabiliti per successori di Pietro, potrebbero vantarsi. Qui voi non avete nessun Pietro infallibile, ma un peccatore caduto e molto fallibile, al quale, Io, il Signore, bussavo al suo cuore e, attraverso la metafora, richiamai di nuovo alla memoria la sua menzogna ripetuta tre volte: “Tu, uomo debole e vile, che da villano Mi hai rinnegato con uno spergiuro, – Mi ami finalmente così che Io possa fidarMi di te?”.

23. Dopo quell’avvenimento nel cortile di Caifa, Pietro era stato molto triste e si prostrò profondamente per il suo grande peccato, perciò questo incontro ebbe luogo sulla riva del Mar di Galilea, per rialzare Pietro e rafforzarlo, per redimerlo dai suoi dubbi e rimorsi e, come testimonianza di riconciliazione ed estinzione dei peccati, gli fu raccomandato il pascolo delle pecore, cioè la conversione e la conduzione degli uomini. Che non vi sia alcun primato, nessuna infallibilità di Pietro, può essere visto da questa chiarificazione, e che Pietro non era nessun capo degli apostoli, ma loro fratello, uguale a tutti gli altri, come lo potete vedere da altre spiegazione date qui.

24. Quando Pietro nell’anno 51 venne ad Antiochia, Paolo lo contraddisse, perché lo trovò biasimevole; infatti, su Pietro era venuta una lagnanza, perché mangiava insieme ai pagani; ma quando alcuni convertiti da Giacomo lo seguirono, egli si allontanò e si separò dai pagani, per paura dei circoncisi (o cristiani giudei).

25. Poiché con questo comportamento di Pietro in quel tempo non lecito, anche gli altri giudei e perfino il discepolo Barnaba fu indotto alla simulazione ovvero all’ipocrisia, Paolo vide che non percorrevano la retta via secondo la verità del Vangelo, egli ardeva di zelo e disse a Cefa, alla presenza di tutti gli astanti: “Se tu, come giudeo, vivi secondo l’usanza pagana e non giudea, perché costringi i pagani a vivere secondo l’usanza giudea?”.

26. Da questa presentazione e meritata ramanzina si vede che Pietro era tanto poco infallibile come nella scena in cui gli dissi: «Allontanati da Me, Satana! Tu Mi sei di sdegno» (Mar. 8,33), come anche nel cortile di Caifa, dove Pietro mi rinnegò tre volte (Luca 22,34 e 55-62).

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18/3 – “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” – (Matteo 28,20)

 

27. Il sacerdozio romano basa ulteriormente la sua affermazione dell’infallibilità del papa soprattutto su questo Mio versetto, e poi dice: “Gesù ha fatto questa promessa agli apostoli, e noi siamo i successori degli apostoli, perciò vi è la Chiesa, il cui rappresentante, luogotenente e successore alla cattedra di Pietro è il papa, e questo non può mai mancare”.

28. Questa affermazione che lo Spirito Santo è nel sacerdozio romano, corrisponde alla verità; ma Egli è anche nei bestemmiatori, nei furfanti, nei farabutti, nei ladri, negli assassini, negli atei, nei fornicatori e in ogni sorta di plebaglia malvagia (1° Cor. 3,16-17 / 6,19; 2° Cor. 6,16 / 13,5; Rom. 8,11; Gal. 2,20; 1° Gv. 5,20; 1° Gv.; Mt. 10,20), perché senza lo Spirito Santo di Dio, nessuno potrebbe vivere, pensare e parlare.

29. Non dipende dallo Spirito, ma dall’osservanza della parola dello Spirito Santo di Dio in voi, cosa che il sacerdozio romano nasconde ai suoi fedeli, e così li conduce sotto la luce, nelle tenebre delle eresie. Del resto, lo Spirito Santo si rivela solo a coloro che vivono secondo il Mio Insegnamento, ma non a colui che stabilisce i propri statuti umani contro il Mio Insegnamento, per sfruttare i creduloni per il suo egoismo.

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18/4 – La proclamazione dell’infallibilità il 18 luglio 1870

30. Grazie al lavoro da talpa dei gesuiti, questo dannoso cancro della Chiesa romana, dopo 308 anni il lievito fariseo ovvero con l’ipocrisia di Lainez[29] dal 1562, si riuscì a proclamare pubblicamente l’infallibilità del papa il 18 luglio 1870 (Pastor Aeternus) al capitolo 4 nella seguente forma[30]:

31. «Perciò noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio, nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo ‘dogma’, rivelato da Dio, che il romano pontefice quando parla dalla sua cattedra (ex cathedra), cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere apostolico, quando definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, godendo di quell’infallibilità con cui il divin Redentore volle fosse corredata la Sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi. Pertanto, tali definizioni del romano pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Se perciò qualcuno avrà la presunzione di opporsi a questa nostra decisione, Dio non voglia, sia anatema[31]».

32. Con l’infallibilità del papa, pronunciata il 18 luglio 1870, è stata posta la corona alla stupidità e all’arroganza del papato. Ora udite chi Io ho dichiarato infallibile:

Luca 18,18-20: «Quando un giovane giudeo ricco disse a Gesù: “O Maestro buono! Cosa devo fare affinché ottenga la vita eterna?”. Allora Gesù gli disse meravigliato: “Perché Mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio soltanto. Tu conosci i comandamenti, … osservali ed otterrai la vita eterna”» (anche Mt. 19,16-17; Mar. 10,17-19).

33. Io risposi spiritualmente al giovane ricco e designai Dio come "Buono", il che significa lo stesso come "Santo" o "Infallibile" perché senza peccato.

34. E perciò la Mia designazione che unicamente Dio è "Buono", "Santo" o "Infallibile". Unicamente Dio è la Verità (Rom. 3,4-7; Dan. 4,34) perché Egli è ‘puro’ Amore (1° Gv. 4,8-16; 1° Pietro 4,8; Luca 7,47); invece gli uomini sono bugiardi (Sal.116,11) perché non vivono e non agiscono secondo l'Amore e la divina Verità, ma secondo la loro sapienza intellettuale che è la fredda interessata egoistica ragione proveniente dalla sapienza che rappresenta il Satan, quindi è lo spirito bugiardo nell'uomo.

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(annotazione di Schumi):

Tutti gli apostoli, compreso Pietro, dall'anno 33 fino al 51 circoncisero prima tutti i pagani e li fecero giudei, e solo dopo li battezzarono, insegnando così un'eresia cerimoniale per ben 18 anni, che Paolo solo nell’anno 51 convinse loro furiosamente quanto fosse ingiusta e contraria alla dottrina della fede e quanto fosse erronea (Gal. 5,1-4). Da dove viene fuori un’infallibilità di Pietro? Il battesimo di Pietro e degli apostoli (imposto) fu un'eresia cerimoniale (nella Lettera ai Galati) e la causa per l’eresia in continua crescita in tutte le chiese cristiane, cosa che chiarisce la parte III di questo libro che tratta del battesimo. Dove si vede qui di un’infallibilità di Pietro?

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18/5 - Spiegazioni sulle dichiarazioni di infallibilità dei papi

 

35. Con la dichiarazione dell'infallibilità del papa anche tutti i concili sono diventati superflui, perché se un solo singolo è infallibile, allora questo singolo ‘infallibile’ non può più chiedere l’opinione ai molti fallibili, sarebbe anche del tutto illogico e contrario al buon senso; poiché anche Dio non ha chiesto consiglio a nessuno quando creò gli spiriti, i mondi e Adamo.

36. E così agisce anche il papa: egli giudica, maledice e condanna (cioè scomunica) di propria autorità, e questo perché è completamente di spirito tenebroso; altrimenti si sarebbe attenuto ai Comandamenti di Dio e non avrebbe operato direttamente contro (Luca 6,37; Mt. 7,1; Giac.2,13; Mt. 18,21-22 / 6,14-15).

37. Poiché sotto papa Pio IX, Leone XIII e Pio X tutti i canoni e le bolle dei loro predecessori come provenienti dallo Spirito Santo, continuano ad esistere, quindi è evidente che sono conficcati così profondamente nelle tenebre spirituali, e Pio X (al tempo di Schumi) ne è ancora conficcato come i suoi predecessori, perché proprio questi canoni e bolle, che sarebbero stati dettati dal presunto Spirito Santo, sono diretti contro il puro Insegnamento di Gesù. Proprio sotto Pio IX il Mio Insegnamento dell’imposizione delle mani nel 1856 fu dichiarato una scandalosa irritante eresia.

38. Voi apprendete dalla storia della Chiesa romana che i Papi già dal IX secolo si ritenevano infallibili.

39. La storia dei papi v’insegna in molti esempi che essi consideravano Me, Cristo, per un uomo comune, ma non quale Dio.

40. La storia v’insegna inoltre che loro si consideravano perfino come divinità, e trattavano in modo del tutto irriverente le vittime innocenti che volevano vivere secondo il Mio Insegnamento.

41. Hanno escogitato le leggi più disumane e queste loro leggi anti-cristiane le hanno indicate come provenienti dallo Spirito Santo. E questo Spirito Santo era solo uno spirito che giudicava, malediceva e condannava con scomunica, gettava i credenti nella Dottrina cristiana qua e là torturando e, come eretici, li bruciava sul rogo.

42. L'infallibilità del papa appare solo nel fatto che il potere della Chiesa papale agisce direttamente contro l’Insegnamento di Gesù. Sotto questo riguardo i papi fino al giorno d’oggi sono stati infallibili.

43. La pretesa dei papi romani e della loro Chiesa o del clero che le loro dottrine e leggi siano ispirate dallo Spirito Santo, – è un palese peccato contro lo Spirito Santo, perché viene commesso consapevolmente e intenzionalmente!

44. Io, Gesù, dissi: «A Me è dato ogni potere in Cielo e sulla Terra» (Mt. 28,18)

45. E i papi dicono anche che in forza del ‘legare’ e ‘sciogliere’, loro possiedono ogni potere in Cielo e sulla Terra di poter maledire o condannare chiunque, oppure concedergli la più grande beatitudine in Cielo, ecc. ecc. Come avete visto dai libri 73 e 77[32], Io, Gesù, ero il Dio incarnato, – e i papi già da molti secoli hanno svolto il ruolo di un dio. La loro tiara con tre punte, infatti, significa che essi hanno potere in Cielo, sulla Terra e nell'inferno.

46. Dal momento che il papa può canonizzare, allora egli è ovviamente Dio, poiché altrimenti nessuno possiede questo privilegio di poter sapere chi è santo e chi non lo è.

47. I sacerdoti dicono: “Il dogma dell'infallibilità significa che la dichiarazione del papa è infallibile in tutto ciò che dice e stabilisce”. In questo modo essi sono finalmente comparsi dinanzi al mondo ed hanno sollevato il velo su chi fosse tale spirito ‘santo’, quel che nella Chiesa romana detta i ‘santi’ canoni, le bolle, le encicliche, le allocuzioni[33] e i sillabi[34] e da quale "santo padre" abbiano avuto origine, e perché (secondo loro) non può e non deve essere revocato nulla di ciò che una volta è stato così potentemente dettato da questo spirito “santo” contro l’Insegnamento di Cristo.

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18/6 - Rispondenze spirituali con la supposta santità e infallibilità dichiarata

 

48. Il Papa porta il titolo “santo” come Dio.

49. Egli porta il titolo ‘Padre’ come Dio.

50. Porta il titolo "Padre santo" come Io, Gesù, chiamai Dio (Gv.17,11).

51. Poiché "Padre Santo" sono Io, Gesù Cristo stesso, (Isa. 9,5; Gv. 10,30 / 12,45 / 14,9) allora il papa sarebbe Dio Padre, (perciò) Cristo stesso!

52. Poiché Cristo, secondo Isaia 9,5, è: Meraviglioso (come Creatore), è Consigliere ovvero la Sapienza dell’eterno Padre (1° Cor. 1,24), il che significa “Figlio di Dio” nella rispondenza spirituale, – inoltre è Forza ovvero Onnipotenza di Dio, il che significa “Spirito Santo” (Gv. 14,26; Luca 24,49; Atti 2), inoltre Eroe (virtù e caratteristiche divine), poiché in questo caso è l'eterno Dio Padre e Principe della pace (del cuore celeste) e Questi è il Santo Padre stesso, … allora il papa come santo padre sarebbe anche la Santa Trinità di Dio?

53. Poiché Gesù come uomo è il mediatore tra Dio e gli uomini, allora anche il papa lo sarebbe, perché viene chiamato "Santo Padre", così come Dio-Gesù Cristo rappresenta Jehova Zebaoth.

54. E poiché egli stesso si dichiara “santo” e “infallibile” (ovvero “buono” secondo Matteo 19,17), che lo è solo Dio, allora il papa stesso si dichiara essere Dio; – invece Dio per bugiardo.

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[indice]

18/7 - (commento di F. Schumi su annotazioni da Graßmann):

 

Pio IX[35] con espressività dichiarò che le sentenze del papa in carica nelle questioni di fede sono infallibili come lo erano state le sentenze dei suoi predecessori. In tal modo anche il vescovo romano Gregorio I detto Magno[36] sarebbe infallibile, soprattutto perché era stato molto al di sopra di Pio IX e di altri simili papi; perciò, avendo Gregorio I dichiarato questa brama di potere e questa infallibilità dei papi per follia, bestemmia e diffamazione di Cristo Signore, allora secondo la sua sentenza (emessa a suo tempo), tutti i papi che si considerano infallibili sono folli, bestemmiatori e negatori di Cristo, essendo Dio, l’unico Buono e Infallibile. 

Così Pio IX, al suo predecessore Gregorio I, con il riconoscimento della sua sentenza che aveva fatto circa 1300 anni prima, che i papi che si fossero considerati infallibili si sarebbero dovuti dichiarare bestemmiatori, pazzi e rinnegatori di Cristo, ha offerto l'approvazione riconoscente e la mano dell'amicizia. Nondimeno, la storia confuta questa dottrina dell'infallibilità dei Papi nel modo più deciso, avendo i papi pronunciato ripetutamente le dottrine più contraddittorie.

Io, Schumi, riporto qui una compilazione delle domande di infallibilità che Graßmann ha messo insieme per iscritto nelle sue ricerche. Vale a dire:

I ) Papa Giulio I[37] (336-352) approvò completamente le opinioni di fede di Atanasio[38].

II ) Papa Liberio[39] (352-366) condannò la dottrina di Atanasio e lo escluse dalla comunità dei fedeli.

– Chi fu infallibile: Giulio o Liberio?

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III ) Papa Innocenzo I (403-417) condannò l’eresia di Pelagio[40] con tutti i suoi seguaci.

IV ) Papa Zosimo (417-418) revocò questa sentenza di condanna e dichiarò Pelagio per fervido credente.

V ) L'imperatore Teodosio (347-395) pretese successivamente che i seguaci del pelagianesimo fossero maledetti come eretici, e papa Zosimo, per rispetto della potente volontà imperiale, inflisse l'eterna maledizione su coloro che poco prima erano stati dichiarati fervidi credenti.

– Quale di questi papi è infallibile?

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VI ) Papa Giulio I (336-352) stabilì: "La contemporanea distribuzione del pane e del vino è un comando divino e un’istituzione apostolica".

VII ) Papa Leone Magno (440-463) ordinò di estromettere dalla Chiesa tutti coloro che volevano ricevere il Corpo di Cristo senza bere allo stesso tempo il vino come Suo sangue.

VIII ) Papa Gelasio (492-496) dichiarò completamente eretici tutti coloro che volevano prendere unicamente il Corpo santo, ma si astenevano dal calice.

IX ) Dal XII secolo in poi, fu stabilito dai papi il principio di porgere ai laici solo il pane senza calice, e coloro che volevano continuare ancora a ricevere il calice, furono condannati e maledetti nell'inferno più profondo.

– Dov'è l'infallibilità? È presso i papi che volevano la Cena eucaristica in entrambe le forme, oppure presso i successori contrari?

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X ) Papa Ormisda[41] (514-523) dichiarò l’orribile affermazione che (solo) uno della Trinità fosse stato crocifisso.

XI ) Papa Giovanni I (523-530) e papa Agapito (532-536) dichiararono il giudizio di papa Ormisda come scellerato e folle.

– Chi era infallibile: questo o quello?

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XII ) Papa Bonifacio II (530-532) non si era solo sbarazzato del suo rivale per il seggio papale con l'assassinio, ma pronunciò pure la maledizione sul morto.

XIII ) Papa Agapito I (532-536) dichiarò quell’assassinio una conseguenza del comune spirito vendicativo, e quindi di nessun valore, e fece bruciare pubblicamente la maledizione nella chiesa di San Pietro.

– Quale dei due padri era infallibile?

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XIV ) Papa Vigilio (538-555), in accordo con la sentenza del Concilio di Calcedonia, dichiarò ortodossi gli scritti di tre padri della Chiesa.

XV ) L'imperatore Giustiniano (482-565) trovò questi scritti, eretici, e nominò lo stesso papa per dichiararli che erano estremamente eretici. Il buon papa giurò di pronunciare la loro condanna il più solennemente possibile in tutta la cristianità.

XVI ) Vigilio successivamente cambiò nuovamente opinione e affermò per la seconda volta l'ortodossia[42] dei tre padri della Chiesa.

XVII ) Furibondo per questo, l'imperatore Giustiniano gli mise davanti il suo giuramento e lo minacciò con la destituzione. E lo stesso papa ritrattò la sua revoca, e i tre pii padri furono nuovamente condannati e maledetti nel più profondo inferno.

– Quanto è stato infallibile questo papa? Papa Pelagio II (577-590) cercò di giustificarlo asserendo che anche un vescovo poteva sbagliarsi e si richiamò all'apostolo Pietro che in principio aveva insistito affinché tutti i pagani fossero circoncisi prima di essere battezzati (affermando che si poteva arrivare al cristianesimo solo attraverso il giudaismo), ma poi più tardi attraverso Paolo si persuase e lascò cadere questa opinione errata (Atti cap. 11; Gal. 2,11-21). Se ora un vescovo romano riconosce solennemente che lo stesso Pietro non era infallibile, da dove dovrebbe venire l'infallibilità presso i suoi presunti successori? – Poiché Pietro cedette, allora sarebbe Paolo l’infallibile, mentre Pietro il fallibile.

XVIII ) Papa Niccolò IV (1288-1292) stabilì la dottrina della povertà di Cristo come un articolo di fede.

XIX ) Papa Giovanni XXII (1316-1334), nella più geniale conoscenza dell'inopportunità che vescovi e papi dovessero occuparsi della povertà, dichiarò questo insegnamento (di cui Gesù stesso diede per questo il fondamento in Mt. 8,20) per sacrilego ed eretico.

– Quale di questi due papi fu infallibile?

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XX ) Papa Giovanni XXII (1316-1334), con la sua bolla, con cui ordinò l'esecuzione capitale di tutti i maghi così come la confisca dei loro beni, aprì la strada alla persecuzione delle streghe.

XXI ) Papa Innocenzo VIII (1484-1492) il 5 dicembre 1484 emanò una bolla stabilendo la dottrina della stregoneria, nella quale tra l’altro spiegava che le streghe commettevano atti immorali con il diavolo, che rendevano i maschi incapaci per il coito, e le donne incapaci per il concepimento, che trasformavano gli uomini in animali, ecc. Da questa bolla, nel 1487 venne fuori il mostruoso maglio[43] della strega (malleus maleficarum), un codice spirituale, la cui punizione più mite per le confessioni e il pentimento (attraverso la tortura) era il carcere a vita; tutte le altre punizioni furono il rogo.

- Quanto terribilmente imperversò la persecuzione, si può dedurre dal fatto che un solo giudice degli eretici, Benedikt Carpzow[44] poté vantarsi di aver emesso 20.000 sentenze capitali contro streghe e stregoni, tra questi, bambini di età compresa tra 10 e 12 anni. La credenza nelle streghe, uno dei più terribili marchi d’infamia con il quale il papato romano ha oltraggiato l'umanità, è finalmente caduta, grazie alla successiva ragione, considerata scellerata per Roma, che anche adesso (1900!), come sempre, viene ancora maledetta. Papa Pio IX (1846-1878) non è più responsabile della stregoneria, ma la schiera di papi dall'inizio del XIV fino alla seconda metà del secolo scorso che attraverso i domenicani e a preferenza dei gesuiti, cercarono con cura centinaia di migliaia di streghe e le fecero bruciare vive (i beni confiscati ripagavano lo zelo del cercare), era ancora infallibile?

*

XXII ) Papa Giovanni XXII (1316-1334) stabilì la dottrina che la Madre di Dio, gli apostoli e i santi sarebbero giunti alla concezione di Dio solo dopo il Giudizio Universale.

XXIII ) Questa dottrina non piaceva alla speculazione ancora oggi altamente lucrosa del clero con l'intercessione dei santi, e il papa fu indotto al miglioramento della sua trascuranza della cosa più importante, del lato commerciale della fede; egli dichiarò per falsa la sua precedente sentenza.

– Quale delle sue proclamazioni fu infallibile?

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XXIV ) Papa Sisto V (1585-1590) provvide alla traduzione latina della Bibbia conosciuta sotto il nome di “Vulgata” e la dichiarò come l'unica vera e perfettamente corretta.

XXV ) Papa Clemente VIII (1592-1605) fece apportare sostanziali cambiamenti a questa traduzione.

- Con quale dei due papi ci fu l'infallibilità?

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XXVI ) Papa Urbano VIII (1644) emise la famigerata bolla: “In cena Domini”[45], nella quale tutti gli eretici erano maledetti nell'abisso più profondo dell'inferno.

XXVII ) Clemente XIV (1769-1774), un’eccezione dei papi per tolleranza e intelligenza, abrogò questa bolla.

XXVIII ) Pio VII (1800-1823) la ripristinò di nuovo e, secondo essa, tutti gli eretici da allora venivano nuovamente maledetti in tutte le chiese il Giovedì Santo, per il risveglio dell'amore cristiano.

– Dov'è l'infallibilità? Con i papi che maledicono, o con quelli che sono tolleranti?

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XXIX ) Papa Urbano VIII (1623-1644) emise una bolla secondo la quale nella chiesa nessuno poteva masticare e annusare tabacco.

XXX ) Papa Innocenzo XII (1691-1700) minacciò perfino col più grande anatema chiunque fiutasse il tabacco in chiesa.

XXXI ) Papa Benedetto XIII (1723-1730) invece, essendo un adoratore del fiutare tabacco, abrogò queste sentenze infallibili e concesse ad ogni richiedente il suo pizzico anche durante il servizio religioso.

– Erano infallibili i papi anti-tabacco o quello favorevole al tabacco?

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XXXII ) Papa Clemente XIV (1769-1774) decretò con la sua bolla del 21 luglio 1773 scacciando l'Ordine dei gesuiti come dannoso per la comunità e contro il cristianesimo, e quindi soppresso per sempre e in eterno (poco tempo dopo, questo papa morì …di veleno!).

XXXIII ) Papa Pio VII (1800-1823) ripristinò di nuovo questo Ordine più funesto di tutti con la sua bolla del 7 agosto 1814, e certamente in considerazione della propria erudizione, moralità e religiosità!

- Quale dei due papi fu infallibile? Quasi tutte le tesi della scienza moderna sono state recentemente condannate dai papi. La legge di gravità, secondo la visione umana (ma non divina) – la più grande scoperta dell’uomo dell'inglese Newton alla fine del secolo scorso, non poteva essere insegnata in nessuna università accessibile all'influenza papale. Allo stesso modo la più importante scoperta della circolazione del sangue nel corpo umano è stato uno degli insegnamenti fortemente malvisto dal papato per lungo tempo. E ancora, il predecessore di papa Pio IX dichiarò le ferrovie per ‘opere del diavolo’, e tuttavia sua Santità Pio IX fece costruire tali opere del diavolo nel proprio stato pontificio, e permise che l’obolo di San Pietro fosse portato a Roma in carrozza su tali opere del diavolo, e che i vescovi eminentissimi si servissero di queste opere del diavolo per il loro viaggio verso il Concilio".

 

(conclude F. Schumi: ): “Fin qui la citazione tratta dagli scritti di Graßmann”).

 

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Cap. 19

La volontà della Chiesa di opprimere lo spirito

3 febbraio 1898

1. Le seguenti leggi ecclesiastiche di Roma richiedono la vostra speciale attenzione, esse suonano:

I ) (Can. Patet Caus. XI. Qu. 3): «È chiaro che il giudizio papale non può essere rigettato da nessuno».

II ) (Can. Nulli Caus. XXV. Qu. 1): «A nessuno è permesso di trasgredire le decisioni della “Sede Apostolica”».

III ) (Caus. XXV. Qu. 2 Can. Si quis): «Se qualcuno disprezza gli ordini dogmatici, divieti, disposizioni o decreti della "Sede Apostolica", – lo colpisca la maledizione».

2. Vedete, figli Miei, tali leggi della Chiesa così forti furono scritte per opprimere il libero spirito che Io ho messo nel cuore dei Miei figli, poiché in quel tempo il clero era così potente, che la minima contraddizione costava la vita.

3. O sciagurato Medioevo con le tue torture e i tuoi roghi! Hai fatto sanguinare il cuore del Padre che è dovuto stare a guardare e non intervenire, poiché l'intervento avrebbe messo in pericolo la vita di tutti, perché se punisco, allora non punisco visibilmente o in via eccezionale, ma attraverso eventi naturali; e allora devono soffrire insieme, colpevoli e innocenti.

4. Il Mio Spirito che è posto in voi, è oppresso, e dove esso si muove, allora loro infieriscono come barbari con spada, tortura e fuoco e pretendono enormi sacrifici per opprimere ogni libero pensiero. Cari figli, in questo libro non voglio scodellarvi gli orrori della Chiesa nel passato, ma esclamarvi: rallegratevi che siete liberi e presto sarete ancora più liberi, poiché il Padre ha già la verga nella mano e sa chi deve punire!

5. Le Mie benedizioni siano con voi che ascoltate volenterosi le parole del vostro amorevole Padre, accoglietele e agite di conseguenza. Amen!

 

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Cap. 20

Cristo è l'unico Sommo Sacerdote del Nuovo Patto

1. Cristo come Sommo Sacerdote e Intermediario ovvero Intercessore, si riferisce alla redenzione sulla croce dal peccato originale, poiché con questo, Io ho mediato la riconciliazione tra padre e figlio; anche il nome di ‘Sommo Sacerdote’ secondo l’ordine di Melchisedek significa la stessa cosa, perché Mi sono sacrificato una volta per tutte sulla croce per tutti gli uomini.

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2. Dal 18 al 25 aprile dell'anno 48 ad Arimatea, Pietro scrive la ‘Lettera agli Ebrei’, in cui dichiara che Io, Gesù, provenivo dalla tribù di Giuda dalla quale nessuno poteva diventare un servitore dell'altare[46], perciò neanche sarebbe più stato disposto un ceto sacerdotale, perché Io, Cristo, avevo sacrificato Me stesso una volta per tutte per i peccati del mondo, e sono Io che rimango l’eterno vostro Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek. Questi i punti:

I ) (Ebr. 3,1): «Ora dunque fratelli purificati di cuore, compagni della chiamata celeste, prestate attenzione a Gesù, l’Inviato e Sommo Sacerdote, al Quale noi professiamo».

II ) (Ebr. 4,14): «Noi abbiamo un sublime Sommo Sacerdote che (con la Sua sofferenza per noi) pervase i Cieli (della giustizia), Gesù il Figlio di Dio ...»

III ) (Ebr. 5,5): «Cristo non s’arrogò da se stesso la dignità di Sommo Sacerdote, ma gliela concessa Colui che gli disse: “Tu sei Figlio Mio, oggi Ti ho generato”» (Sal. 2,7!)

IV ) (Ebr. 7,11-19): «11 Se attraverso il sacerdozio levitico – essendo le leggi del popolo basate su questo (affinché lo guidassero) – fosse stata raggiunta la perfezione, a quale scopo sarebbe stato ancora necessario istituire un altro Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek, e non chiamarLo secondo l’ordine di Aronne (come lo è sempre stato)? 12 Infatti, con il cambiamento del sacerdozio avviene necessariamente anche un cambiamento della legge (del sacerdozio). 13 Su Chi ora si dicono tali cose, è di un’altra tribù, dalla quale a nessuno era permesso diventare un servitore dell'altare. 14 Infatti, è risaputo che nostro Signore discende dalla tribù di Giuda, dalla quale Mosè non ha mai fatto cenno di sacerdoti. 15 Da ciò diventa ancora più chiaro che doveva comparire un altro Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek, 16 il Quale non lo divenne secondo la disposizione di una legge carnale-fragile, bensì in virtù del potere di una vita indistruttibile. 17 Infatti, così suona la testimonianza di Dio: “Tu sei Sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedek”. 18 Viene così abrogata la legge precedente (con la quale furono stabiliti i sacerdoti) a causa della sua impotenza e della sua inutilità. 19 Poiché la legge (per mezzo della quale gli uomini venivano stabiliti come sacerdoti) non portava nulla alla perfezione (si veda il versetto 11); al contrario, tramite Gesù Cristo serviva solo ad introdurre una speranza migliore mediante la quale potevamo avvicinarci a Dio (tramite Lui) (Gv. 14,6)».

V ) (Ebr. 7,23-28): «23 Di costoro, parecchi dovettero diventar sacerdoti, perché la morte interrompeva loro di rimanerlo continuamente. 24 Egli invece, poiché rimane eternamente, ha un sacerdozio perenne. 25 Perciò Egli può anche benedire completamente coloro che si avvicinano a Dio tramite Lui, dato che vive eternamente per prendersi cura di loro. 26 Infatti, un Tale era un Sommo Sacerdote necessario per noi, che fosse santo, irreprensibile, senza macchia, escluso dal numero dei peccatori, ed elevato al di sopra dei Cieli (più eccelso e più potente). 27 Egli non ha bisogno come gli altri sommi sacerdoti, di offrire ogni giorno sacrifici, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché questo Egli lo fece una volta per tutte quando sacrificò Se stesso. 28 La legge (di Mosè) rese sommi sacerdoti degli uomini soggetti a debolezze, mentre la parola del giuramento, successiva alla legge, ha costituito Sommo Sacerdote il Figlio eternamente perfetto».

 

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Cap. 21

La vita monastica

Motto: “Intra muros peccatur et extra”[47].

1. Già ai Miei tempi c'erano gli ‘eremiti del Carmelo’ e gli ‘eremiti di Sion’. Nell'anno 200 d.C. sorse in Egitto l’organizzazione eremita e monastica. Nel 348 la vita monastica fu riconosciuta sacra. Ora vogliamo intraprendere ancora un'altra indagine:

2. Dove sta scritto nel Nuovo Testamento che Io, Gesù, avrei detto agli apostoli e ai discepoli: “Costruitevi monasteri. Rinchiudetevi nei monasteri. Mettetevi gli abiti di un ordine e formate compagnie chiuse”?. Io, Cristo, ero così povero che non potevo chiamare Mia una sola pietra (come uomo), tanto meno ho posseduto un palazzo.

3. Non sono i monasteri, i palazzi più grandiosi? Non sono stati i beni dei monasteri i più grandiosi latifondi, e dove esistono ancora tali monasteri, ci sono ancora? E come va qui con l’amore per il prossimo? Un numero enorme di stanze disabitate sono vuote, ma lì mai un povero ha ricevuto una dimora gratuitamente o col versare un piccolo, adeguato compenso. A questi figli perduti è preferibile veder correre topi per tutte le stanze, piuttosto che darne una per dimora a qualcuno che è povero; un girovago, ha ricevuto un letto in queste enormi costruzioni? Oh, no! La stalla dei buoi è buona abbastanza dove in genere vige ancora così tanta comprensione, ma queste sono ancora eccezioni.

4. Il monastero non conosce nessuno o appena un molto limitato amore per il prossimo, tranne che per le persone provenienti da ordini differenti, poiché tutti gli altri sono estranei per loro. Ciò che lo straniero riceve nel monastero è un pezzo di pane o una zuppa di pane magro. E il motivo per cui fanno questo, è: affinché nel mondo non siano diffamati come spietati divoratori di se stessi! Infatti, al chiuso dove nessuno può guardare, si mangia e si beve bene e non si lavora. E perché non si lavora? Essi hanno tutto, ma a spese di coloro che non hanno niente e che muoiono di fame. Ma cosa li riguarda questo? Essi hanno e sanno fare buon uso della massima pagana "beati possidentes" (beati sono i possidenti) e tutto “ad maiorem Dei gloriam” (a maggior gloria di Dio)[48], il che lascia vivere bene i fannulloni e i ciarlatani della preghiera.

5. I poveri devono digiunare, devono pregare e dare soldi per gli intenti di Dio, ma in cambio non hanno altro che briciole della religione, mentre loro vivono bene e ridono della stupidità della plebe, che si lascia abbindolare dalla loro ipocrisia religiosa.

6. Per ciò che riguarda questa massima: "Si pecca tra e fuori le mura", dai secoli passati si raccontano una tale quantità di peccati da far rizzare i capelli, per quante atrocità e crimini furono commessi nei monasteri, che è meglio non si sappia nulla di ciò, perché appartiene ai tempi terrificanti della barbarie e della scelleratezza.

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21/1 - Sulla follia della vita monastica ed eremita

 

(Citazione di F. Schumi tratta dal Grande Vangelo di Giovanni dettato a Jakob Lorber nel 1863)

[G.E.G. 7/156 – J. Lorber]

(1) « Dopo un Insegnamento di Gesù, i farisei dissero: “Signore e Maestro! Dalla Tua bocca veramente divina abbiamo ora appreso le difficoltà che si oppongono al raggiungimento della perfezione interiore della vita, ma anche gli infiniti vantaggi che tale raggiungimento offre; le difficoltà prospettate non ci hanno scoraggiato dal fare tutto ciò che Tu vorrai prescriverci! Anche se dovessimo sottoporci a qualche mutilazione corporea tra i più atroci dolori, siamo completamente pronti a farlo!”

(2) Io (Gesù) risposi loro: “Oh, questa sarebbe la più grande follia, poiché chi vuol sconfiggere veramente un nemico, deve affrontarlo in campo aperto, e non trincerarsi dietro ad ogni tipo di bastioni, perché se il nemico vede le trincee, naturalmente desisterà sì per qualche tempo dal passare apertamente all’attacco, dato che con la forza di cui dispone riconoscerà di non poter dare battaglia con speranza di successo sull’avversario ben trincerato, tuttavia, intanto ordina l’assedio e si procura da ogni parte quanti rinforzi può, e quando si sente poi abbastanza forte, sferra l’attacco contro di lui e lo vince con poca fatica, sebbene quest’ultimo sia ben trincerato.

(3) Io ammetto perfino il caso che il nemico non possa intraprendere proprio nulla contro un avversario ben trincerato finché questo rimane nelle sue trincee ben fortificate, ma questi, per timore del nemico che egli sospetta più forte di lui, non potrà restare per sempre dietro le sue trincee, e un giorno dovrà pur decidersi di uscire in campo aperto. Ma cosa ne sarà di lui, se il nemico, raggiunto il posto dove lui sta trincerato, gli salterà addosso? Io davvero vi dico che questa seconda battaglia, anziché in campo aperto, gli costerà molta più fatica che non se avesse affrontato il nemico in campo aperto già la prima volta!

(4) L'uomo può ovviamente ritirarsi completamente dal mondo come gli eremiti del Carmelo e di Sion che evitano di guardare la donna e si nutrono stentatamente di radici, di ogni tipo di bacche, di miele selvatico e di carrube; anzi perfino si evirano a causa del regno di Dio, perché così evitano di essere indotti in una tentazione che potrebbe indurli a trasgredire a qualsiasi comandamento di Mosè, quindi non hanno proprietà, non hanno genitori, né mogli né figli, e neppure una mascolinità, abitando le gole selvagge dei monti in modo che la bellezza delle lussureggianti campagne non giunga a suscitare in loro degli stimoli, e tra di loro non si scambiano nemmeno una parola, affinché a nessuno possa sfuggire qualcosa che potrebbe scandalizzare lui stesso o il suo vicino!

(5) Costoro quindi, in simili condizioni di vita estremamente stolta e con tali misure preventive per evitare la possibilità di commettere un peccato, osservano certamente le leggi di Mosè; ma a qual fine e per il beneficio di chi? Ve lo dico Io: non serve a loro e nemmeno agli altri, perché Dio non ha conferito all'uomo le varie forze, i talenti e le capacità di cui dispone affinché le seppellisca in qualche eremo, ma le ha conferite perché si renda attivo secondo la Volontà di Dio a lui rivelata, e quindi, beneficiare se stesso e il suo prossimo!

(6) Così pure, Dio non ha mai detto all'uomo: ‘Mutilati ed evirati affinché la carne della donna non ti sia di stimolo e tu possa astenerti dalla fornicazione e dall'adulterio!’. Piuttosto, quando Dio diede ad Adamo la donna, disse semplicemente: ‘Và, moltiplicati e popola la Terra!’ E in Mosè è detto: ‘Non devi praticare la fornicazione, non devi desiderare la donna del tuo prossimo, quindi non devi commettere adulterio!’

(7) Quindi l'uomo deve operare nel mondo e deve resistere volontariamente alle sue malvagie attrazioni; questo renderà la sua anima forte, e la potenza di Dio la compenetrerà! Conducendo invece una vita da poltroni, nessuno giungerà mai alla vera vita eterna, la quale richiede l'attività suprema e perfetta in tutti gli innumerevoli strati e sfere della vita.

(8) Queste persone peccano tanto poco quanto pecca qualsiasi pietra; ma è forse merito della pietra se essa non pecca? Un giorno l'anima dovrà ben deporre il suo corpo mutilato, ma cosa farà allora nell’aldilà nel suo stato di immensa debolezza e di assoluta inattività?

(9) Là essa dovrà pur venire a trovarsi di fronte a prove di ogni specie destinate a spronarla alla piena e vera attività della vita, e queste prove, per l'anima dotata della capacità già possedute su questa Terra, saranno corrispondentemente le stesse che aveva avuto qui, con l’unica differenza che esse, per l'anima liberata dal corpo, saranno necessariamente più forti che non qui, perché nell’aldilà ciò che un'anima pensa e vuole, le si presenta già dinanzi come una realtà.

(10) Qui (su questa Terra) l'anima non ha a che fare che con i suoi pensieri e le sue idee invisibili, che può combattere con facilità ed eluderle; ma là dove i pensieri e le idee diventano una realtà ben visibile, domando Io: come potrà l'anima debole combatterli nel mondo che essa stessa si sarà creato? Se già qui, per esempio, il semplice pensiero che la giovane e bella donna del proprio vicino suscita nell’anima di un uomo le più ardenti passioni, in quali condizioni verrà a trovarsi quando il pensiero per la donna del vicino lo vedrà tradotto nella più piena realtà, anche se solo apparente?

(11) Ecco perché le tentazioni lassù si presenteranno molto più difficili di qui. E cosa potrà fare poi l'anima per liberarsi dalla dura prigionia delle proprie passioni malvagie? Eppure lassù dovrà diventare molto più attiva per liberarsi dalla follia dei propri pensieri, idee e immagini, perché prima che lei non si sia messa all’opera da sola, non potrà usufruire di un qualche aiuto per effetto di un atto immediato della misericordia da parte di Dio o di qualsiasi altro spirito, come il più delle volte è già il caso qui sulla Terra.

(12) Chi, infatti, non cerca Dio seriamente ma segue invece completamente le brame del mondo, perde Dio, e Dio non gli darà alcun segno in base al quale poter riconoscere quanto profondamente e quanto ampiamente si è allontanato da Dio! E solo quando egli, spinto dal bisogno, comincerà di nuovo a cercare Dio di proprio impulso, allora anche Dio comincerà ad avvicinarsi a lui e si lascerà trovare dal cercatore nella misura corrispondente alla vera serietà dimostrata da chi Lo cerca per trovarLo e riconoscerLo.

(13) Ecco perché da quella certa pia pigrizia non ci si può ripromettere assolutamente nulla, poiché al Mio cospetto essa non ha alcun valore”. »

 

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Cap. 22

I Miei dieci appelli dolenti

1. Al di sopra degli scribi e farisei giudei di un tempo, i cui successori nel commettere gli stessi peccati e anche di maggiori, ci sono i sacerdoti cristiani da più di un millennio e mezzo.

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Primo appello dolente

2. Secondo Matteo 23,1-35, Io rivolsi ai giudei e ai Miei discepoli i seguenti appelli dolenti agli scribi e ai farisei del Tempio di Gerusalemme come ammonimenti al cambiamento e alla penitenza, ai quali i sacerdoti odierni sono perfettamente somiglianti, ma per molti versi li superano di gran lunga. Questi appelli dolenti racchiudono il seguente contenuto e sono per l’odierno mondo dei sacerdoti :

3. Io, Gesù, dissi: «Scribi e farisei son seduti sulla cattedra di Mosè» (Mt. 23,2). Questo, applicato alla dottrina della Chiesa cristiana di oggi, suona così: “Gli insegnanti di teologia, i professori, i dottori e i sacerdoti, siedono sulla cattedra di Cristo, ma essi insegnano i loro stessi statuti umani dei papi e le loro false interpretazioni della Bibbia secondo la lettera, la quale porta alla morte, perché non hanno l’unzione o la consacrazione dello Spirito Santo”.

4. Io, Gesù, dissi: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le opere loro, poiché essi stessi non fanno quello che insegnano» (Mt. 23,3). A quel tempo lo potevo ancora dire, poiché essi presentavano l'insegnamento dei profeti; mentre sugli insegnamenti odierni dei sacerdoti romani e dei protestanti, purtroppo non posso consigliare di obbedire a ciò che insegnano, perché non insegnano il Mio puro Insegnamento, ma insegnano i loro dogmi e il falso profetismo, i quali non portano al Cielo, ma all'inferno. Ecco perché la maggior parte dei sacerdoti non crede in cuor loro ciò che insegnano con tutte le forze, poiché si tratta solo del pane, ma non di vivere ed agire di conseguenza.

5. Io, Gesù, dissi: «Sì, essi legano pesi gravi ed insopportabili e li caricano sulle spalle degli uomini, ma loro stessi non li toccano con un dito» (Mt. 23,4). – Questo significa che essi rappresentano il Signore senza alcun lavoro; i contadini e i cooperanti devono far di tutto per portare il denaro o i prodotti naturali, in modo che i loro presunti "servitori di Dio" possano vivere bene e rimpinzarsi. Una volta gli apostoli vivevano in modo molto diverso. Le richieste per gli scopi ecclesiastici, per gli edifici ecclesiastici e le missioni, sono spesso quasi esorbitanti, e tuttavia devono essere fatti dei sacrifici!

6. Io, Gesù, dissi: «Tutto ciò che essi fanno, lo fanno per essere visti dagli uomini; allargano le loro nappe e si fanno lunghe frange alle loro vesti» (Mt. 23,5). Per comprendere questo versetto, allora si osservino le funzioni, le cerimonie e le preghiere dei sacerdoti, e si vedrà questo versetto adempiuto; ma tutto, solo per portare a casa soldi, onore e potere. Gli ampi fogli con annotazioni sono avvisi ecclesiastici attaccati alle porte della chiesa su processioni, preghiere, pellegrinaggi e altri annunci religiosi di ogni specie e forme. Le grandi nappe[49] si possono vedere sulle vesti ecclesiastiche dei dignitari romani, specialmente nei grandi giorni di festa.

7. Io, Gesù, dissi: «Essi amano i primi posti nei conviti e le prime presidenze nelle sinagoghe» (Mt. 23,6). Chi oggigiorno potrebbe invitare un prete a un pranzo di nozze o a un tavolo senza concedergli il primo posto a sedere? Non vogliono avere la parola e il dominio da soli nella Chiesa e nella scuola, come sinagoga cristiana? Non seducono i loro fedeli con falsi insegnamenti, come si priva di ogni libertà l'uccello in gabbia, e lo si lascia andare intorno liberamente, ma gli tagliano le ali così corte che non può più volar via? Così sta anche con la censura dei libri di fede, poiché a nessun credente è permesso leggere altri libri diversi da quelli che il vescovo permette, se interpretano l’insegnamento in modo diverso da quello che insegna il sacerdote.

8. Io, Gesù, dissi: «Nelle pubbliche strade e nelle piazze vogliono essere salutati come superiori ed essere chiamati dalla gente: maestri» (Mt. 23,7). I sacerdoti di oggi attendono il saluto: "Buon giorno, reverendo!". Nel paese si lasciano baciare le mani dai giovani e dai vecchi col massimo rispetto, e questi dicono “Buon giorno signor parroco, o cappellano”, mentre essi sono solo fratelli di tutti e di ciascuno!

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Secondo appello dolente

9. Dopo il primo appello dolente Mi rivolsi ai Miei discepoli, quali Miei annunciatori dell’Insegnamento di Dio dopo la Mia Ascensione, e dissi loro: «Voi invece non dovete farvi chiamare rabbi (o maestri), poiché Uno solo è il vostro Maestro, Cristo; e voi siete tutti fratelli» (Mt. 23,8). In questo versetto c'è l'ammonimento che nessuno deve credersi infallibile ed esporre l'Insegnamento dal proprio punto di vista, bensì deve chiedere prima a Me, Gesù Cristo, attraverso la parola interiore, come i versetti della Bibbia devono essere interpretati giustamente; e perciò nessuno si deve credere migliore e superiore nella sua posizione, ma si deve considerare solo come fratello di tutti gli uomini.

10. Si domanda: “Uno dei vostri insegnanti, professori e dottori in diritto ecclesiastico e teologia può consultarMi, dal momento che nessuno di loro è stato chiamato da Me alla carica di pastore d’anime, e tuttavia ciascuno si ritiene per maestro, per professore o dottore di teologia con il titolo di ‘reverendo’, quindi per Cristo? Dato che egli porta il Mio titolo di dottore o di professore, che significa maestro, e tuttavia è stato stabilito solo da un seminario o da un collegio mondano, dov'è qui la prova del secondo patto dove si dice, attraverso i profeti Isaia e Geremia, che tutti i chiamati sono istruiti da Dio stesso?” (Is. 54,13; Ger. 31,34; Gv. 6,45). Voi stessi sapete che presso un tale eminentissimo altezzoso professore non c'è da nessuna parte traccia di una generale fratellanza umana, poiché secondo l’opinione dei professori e dei dottori, gli uomini cominciano solo col rango di professore o di dottore!

11. Io, Gesù, dissi: «Non chiamate nessuno sulla Terra padre vostro, poiché uno solo è Padre vostro, Colui che è nei Cieli» (Mt. 23,9). Il termine ‘padre’ qui è inteso in senso spirituale, poiché Io, Gesù, sono il creatore dell'anima (Is. 54,5). Nonostante questa ammonizione, le guide spirituali in tutti i tempi si son chiamati ‘padre’, ‘padre della Chiesa’, ‘confessore’ e, come punto culminante ‘padre santo’. Quindi puri dèi in veste sacerdotale con a capo il dio principale ‘santo padre’ che risiede a Roma. Secondo il catechismo romano pars II, cap. VII, qu. 2, i sacerdoti romani non si chiamano solo ‘angeli’, ma anche ‘dèi’, e dicono che essi hanno dentro, il potere e la maestà del Dio immortale, e che il potere che è a loro trasmesso oltrepassa la ragione e l'intelligenza umana; men che meno qualcosa di uguale o di simile potrebbe essere trovato sulla Terra. – A questa elevazione di se stessi ad angeli e a dèi non si può dire niente di meglio che questo: che il Satan dell'orgoglio in loro oltrepassa veramente la ragione umana!

12. Io, Gesù, dissi: «Non fatevi chiamare maestri; poiché uno solo è il vostro Maestro, vale a dire Gesù Cristo» (Mt. 23,10). In questo versetto c'è un’ulteriore ammonizione, che nessuno si deve qualificare per professore o dottore di teologia aggiungendo il titolo ‘signore’ (come maestro), perché signore o maestro, in questo senso significa tanto come "Dio".

13. Io, Gesù, dissi: «Chi è il maggiore tra voi deve essere vostro servitore» (Mt. 23,11). Io, come il Dio dell'Universo nel corpo dell’uomo, dissi di Me stesso: «Io, il Figlio dell'uomo, non sono venuto per farMi servire, ma per servire» (Mt. 20,28). Ora guardate i vostri sacerdoti, i vescovi, gli arcivescovi, i cardinali e i papi come si comportano pomposamente e si fanno servire!

14. Io, Gesù, dissi: «Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Mt. 23,12). Guardate le classi di rango del sacerdozio, e scorgerete subito anche il giudizio di Dio, cosa attenderà nell’aldilà ai “venerabili”, ai “venerabilissimi”, alle “eccellenze”, alle “eminenze” del sacerdozio. Quanto più in alto qui, tanto più in basso là!

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Terzo appello dolente

15. Ora Mi rivolsi di nuovo ai sacerdoti del Tempio (assenti) nel senso del Mio discorso e dissi al popolo: «Guai a voi scribi e farisei, voi ipocriti, che chiudete al popolo il Regno dei Cieli! Voi non vi entrate; e chi vuole entrare, non lo lasciate entrare» (Mt. 23,13).

16. Questo appello dolente che un giorno scagliai contro i sacerdoti giudei, vi si accorda oggi, perché i sacerdoti in parte vi vietano, in parte vi ammoniscono dalla lettura delle Sacre Scritture che Io stesso ho insegnato e che gli evangelisti e gli apostoli vi hanno scritto e lasciato. Anzi, se permettete che le Mie sante parole del Nuovo Testamento vi siano insegnate da un interprete della Bibbia da Me chiamato e scelto, allora il Cielo vi è chiuso dai sacerdoti, perché essi non vogliono che voi veniate a sapere la verità, cosa e come Io stesso la insegno. È certamente chiaro ed evidente che tali successori dei farisei non verranno nel Cielo, perché ingannano gli uomini con i loro falsi insegnamenti e li derubano della salvezza delle loro anime.

17. Si confrontino i falsi dogmi sacerdotali che non portano al Cielo, come: confessione, comunione, resurrezione della carne, trinità, adorazione dei santi, tribunali degli ecclesiastici, la dannazione eterna, la dottrina della giustificazione, ecc.

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Quarto appello dolente

18. Io, Gesù, dissi: «Guai a voi scribi e farisei, voi ipocriti che divorate le case delle vedove col pretesto che fate lunghe preghiere (per la salvezza dei loro mariti defunti). Per questo riceverete tanto più condanna (per la vostra vana promessa)» (Mt. 23,14).

19. La stessa cosa fa il sacerdozio romano, rimaneggiando donne ignoranti che possiedono proprietà e case, le quali, abbandonate alle loro mani sul letto di morte, le spaventano così a lungo col purgatorio, con l'inferno e i diavoli, in cambio però promettono il Cielo – se fanno la loro volontà, – fino a quando ottengono grandi lasciti con questa procacciata eredità, mentre gli eredi legali restano tristemente con tanto di naso e con l’imprecazione al prete. Quanti milioni girano fraudolentemente nei sacchi senza fondo dei sacerdoti per le messe funebri, qui i sacerdoti lo sanno certamente bene, poiché Pietro tuonò a Simone in Samaria: «Che tu sia dannato con i tuoi soldi, perché pensi che la grazia o il dono di Dio sia in vendita per denaro!». E tuttavia ai farisei Io stesso ho profetizzato un tempo e adesso una tanto più grande dannazione, ovvero l’inferno per la loro fraudolenta megalomania di denaro!

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Quinto appello dolente

20. Io, Gesù, dissi: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che percorrete il mare e la terra per fare un proselita, e quando lo è diventato, ne fate un figlio dell'inferno due volte peggiore di voi stessi» (Mt. 23,15).

21. I missionari percorrono oggi tutti i mari e tutti i paesi per fare proseliti, ma allo stesso tempo viene innestato l'odio religioso verso quelli di fedi diverse perché solo presso di loro c'è l'unica Chiesa e la verità che rende beati; quelli di altre fedi sono peggiori dei pagani, dai quali ci si deve proteggere, ma in tal modo s’inculca l'odio e la separazione da coloro che non hanno la loro fede. I romani chiamano i protestanti servitori di Satana; i protestanti inveiscono contro gli eretici romani come una volta Martin Lutero. Ed Io dovrei essere un Mediatore in questo inferno? Siete entrambi nell’errore!

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Sesto appello dolente

22. Io, Gesù, dissi: «Guai a voi, guide cieche del popolo che dite: “Se uno giura per il Tempio, non vale, ma se giura per l'oro del Tempio si resta obbligati» (così suona la massima; – Mt. 23,16).

23. Qui era il fariseismo ad operare solo a causa dei soldi; ma così hanno agito anche i preti romani al tempo dell'Inquisizione. Nella morale di Alfonso dei Liguori[50], gli spergiuri sono permessi sui peccati sacerdotali per coprirli.

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Settimo appello dolente

24. Io, Gesù, dissi: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che date la decima della menta, dell’aneto e del cumino, ma non date nessun valore alle cose più importanti della legge: giustizia, misericordia e fedeltà di fede» (Mt. 23,23).

25. In confronto, i sacerdoti romani fanno questo in scala molto più grande e più vasta, quindi non danno la decima, ma aumentano di cento volte l’introito proveniente dalla Certosa, con l’acquavite dalla Francia, con la produzione di cioccolato, con frantoi, con i possessi rurali e le fattorie (haciendas) in Sud America. Confrontate la grande agricoltura e la produzione di ogni genere di attrezzi da parte degli artigiani di Maria Zvezda in Bosnia, poi il grande potere, le fabbriche e ogni tipo di imprese industriali e artigianali, e le istituzioni di chiese e monasteri ecc., mentre il guadagno delle anime con la falsa manipolazione del Mio Insegnamento aumenta non per Me, ma per l'inferno, perché con poche eccezioni non attribuiscono loro alcun peso né valore.

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Ottavo e nono appello dolente

26. Io, Gesù, dissi: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che tenete pulite il di fuori delle coppe e delle scodelle, mentre all’interno sono piene di rapina e roba da porci. O fariseo cieco, pulisci prima l'interno della coppa e della scodella, in modo che anche il di fuori diventi pulito. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che siete simili ai sepolcri imbiancati, i quali visti dal di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putrefazione! Così anche voi, di fuori apparite pii dinanzi agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e di vizi» (Mt. 23,25-28).

27. Per comprendere questi due appelli dolenti, bisogna conoscere le lussuriose sporche domande dei sacerdoti romani che loro rivolgono nel confessionale al sesso femminile secondo la teologia morale-infernale degli empi liguoriani sotto la minaccia dell'inferno e dell'impossibilità di dare l’assoluzione, se le donne non raccontano loro minuziosamente tutto del loro umano, tirando fuori da queste donne le cose più strane. Ma se essi vedono che una racconta in maniera molto timorosa e infantile fin nel profondo del cuore, allora spesso diventa ancora necessaria una confessione generale in camera, per sperimentare e fare ciò che non dovrebbe mai riguardarli, né è permesso, e dal punto di vista del divino Insegnamento morale è severamente vietato. – I preti confessori della morale liguoriana, sono proprio dei caproni, …in un gregge estraneo!

*

Decimo appello dolente

28. Le Mie parole conclusive furono: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: “Se fossimo stati ai tempi dei nostri padri, allora non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. – Vedete, io vi mando profeti, savi e scribi, ma di questi alcuni li uccidete e li mettete in croce, altri li flagellate nelle vostre sinagoghe e li perseguitate da una città all'altra, così che tutto il sangue innocente che è stato sparso sulla Terra ricada sopra di voi. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri. Serpenti, razza di vipere! Come volete sfuggire alla dannazione infernale?» (Mt. 23,29-35).

29. Queste Mie parole, che un giorno ho pronunciato con tutte le forze agli scribi e ai farisei, nel loro contenuto si sono ripetute più tardi nell'era cristiana.

30. Chi non conosce l'inquisizione romano-spagnola con i suoi orrori e le spaventose crudeltà delle torture e le bruciature sul rogo? I sacerdoti hanno scaricato maledizione e infamia sul Mio Insegnamento dell’amore e della tolleranza, e l'hanno imbrattato con il sangue di molte migliaia di vittime innocenti.

31. Essi Mi hanno crocifisso nei Miei figli e nel Mio Insegnamento, ed hanno agito in modo così barbaro, che l’assassino a scopo di rapina non avrebbe fatto ed agito peggio. La storia della Chiesa romana, infatti, vi riferisce atrocità che rappresentano nient’altro che torture, spogliazione, assassinio e i più infami crimini dei sacerdoti contro povere vittime innocenti che, per un motivo o per l'altro, caddero nelle loro mani.

32. Si sentiva nient’altro che disperazione, lamento, pianto e urla degli innocenti catturati, accusati falsamente, orribilmente martoriati, che dovevano dichiarare crimini che non avevano mai commesso, ed era ciò che gli sgherri dei sacerdoti strappavano loro con differenti violentissimi strumenti barbarici o con il calore del fuoco! – Era un tempo della più sfrenata pazzia furiosa dei preti che erano diventati diavoli in forma umana.

33. Basta con questo, Io vi dico: poiché questo spirito ai nostri giorni è ancora nei sacerdoti – ma è reso innocuo dalle leggi mondiali – voglio porre fine ad ogni privilegiato sacerdozio, e stabilire in luogo di questo il Mio Regno dell’eterno Amore con un sacerdozio regale-divino universale. Il loro Sommo Sacerdote sarò Io, Gesù stesso, come Re, Giudice e Padre in mezzo a loro. Amen!

 

 

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[1] Sui sacerdoti di Dio si legga l’opuscolo “Chi è un servitore di Dio?”

[2] Questo libro non è in nostro possesso.

[3] Remigio di Lione; santo “morto nell’875”, arcivescovo di Lione; polemizzò contro Gotescalco d’Oriente sulla dottrina della predestinazione.

[4] Da non confondere con Leonardo da Vinci. Questi è un santo del VI secolo.

[5] Osiride: nella mitologia egiziana, figlio di Geb e di Nut, fratello e marito di Iside, padre di Oro. Ucciso e fatto a pezzi dal fratello Seth, fu poi resuscitato e ricomposto da Iside. È il dio che giudica i morti, ma è pure impersonato nel Sole e nel Nilo e presiede alla fecondità della Terra.

[6] Lama: nome dei sacerdoti buddisti del Tibet e della Mongolia.

[7] Chierica o tonsura è il segno che ogni ecclesiastico ha, come simbolo della sua appartenenza al clero.

[8] Si rimanda il lettore al libro “Chi è un servitore di Dio” delle stesso autore.

[9] Innocenzo III: eletto papa nel 1198, sostenne la dottrina della superiorità del papato sia in materia spirituale che temporale e, cercando di attuarla, intervenne più volte nella politica interna degli stati europei e dell’Impero. Tutore dell’imperatore Federico II (1198) contribuì alla sua elezione in Germania, ma ebbe con lui violenti contrasti. Bandì una Crociata contro i musulmani di Spagna e di Terra Santa, perseguitò gli eretici, in particolare gli albigesi (1208), e istituì l’inquisizione. Indisse infine il IV Concilio ecumenico Lateranense (1215).

[10] Gregorio VII, papa dal 1073 al 1085, tolse all’imperatore il diritto dell’investitura dei vescovi; Enrico IV reagì riunendo una dieta a Worms e nominando un antipapa, ma Gregorio lo scomunicò e gli perdonò solo dopo averlo umiliato a Canossa (1078); in seguito ad una seconda offensiva di Enrico, si rifugiò a Salerno, dove morì. Tra le sue prime iniziative, Gregorio VII, lottò contro il nicolaismo, ovvero la pratica del clero di sposarsi di frequente o di praticare il concubinato.

[11] Bonifacio III, fu papa dal febbraio al novembre del 607.

[12] Foca: imperatore d’Oriente. Centurione nel 602, alla testa di soldati ribelli occupò Costantinopoli e, ucciso Maurizio, ne usurpò il trono. Finì ucciso da Eraclio, esarca d’Africa (610).

[13] Costantino I: papa di origine siriana, successe a Sisinnio (708) e ricondusse all’obbedienza gli arcivescovi Felice di Ravenna e Benedetto di Milano ribelli.

[14] Pipino III il Breve (714 - 768), figlio di Caro Martello; eletto re dal popolo (751), depose Childerico III; ricambiò l’aiuto papale combattendo Astolfo, re dei Longobardi, cui impose la cessione di territori al pontefice; vinse i sassoni, tolse Narbona ai mori, sottomise l’Aquitania.

[15] Il termine Pontifex Maximus ha la sua origine nel 300 a.C. e risale alla costruzione del Pons Sublicius, il più antico ponte di Roma sul Tevere che, per la sua importanza, fu rappresentativo. Il termine fu assunto dagli imperatori romani a cominciare da Numa Pompilio, il secondo re di Roma, diventando il massimo grado a cui un romano poteva aspirare.

[16] Mitra: dio della mitologia persiana, simbolo del Sole e del fuoco e giudice dell’operato umano. Il suo culto misterioso fu introdotto in Roma (I sec. a. C.) dove il dio fu venerato con l’appellativo di Sol Invictus e sotto Diocleziano fu considerato protettore dell’Impero.

[17] Quaestio: dalla lingua latina che significa: indagine, disputa, discussione, argomento, tema, materia, questione, problema.

[18] Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, convocato per reagire alla diffusione della riforma protestante in Europa. L'opera svolta dalla Chiesa per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero produsse la controriforma.

[19] Sinodale del sinodo, attinente al sinodo, imposto dal sinodo

[20]. Preposto del capitolo: titolo indicante una dignità ecclesiastica. Veniva dopo l’abate, precedendo tutti gli alti monaci.

[21] Leone XIII: (Carpineto Romano 1810, Roma 1903), papa dopo Pio IX (1878), svolse un’intensa attività diplomatica; indusse i cattolici francesi ad aderire alla repubblica, ottenne in Germania la fine del Kulturkampf, tentò una politica conciliativa con l’Italia; con l’enciclica Rerum Novarum (1891), pose le basi del movimento cattolico sociale.

[22] Sofisticheria: da sofisma. Argomentazione cavillosa apparentemente vera e logica, ma sostanzialmente falsa.

[23] Pastorale: da ‘pastore’, è intesa la veste e il bastone tipico dei pastori, comunemente assunto dai vescovi, quali conduttori delle anime dei fedeli considerate ‘pecorelle smarrite’ da guidare.

[24] “Non chiamate nessuno sulla Terra padre vostro, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei Cieli!”.

[25] Niccolò I: papa dal 858 al 868, romano, condannò lo scisma di Fozio e cercò di evangelizzare i bulgari; fu tra i più decisi assertori del primato del pontefice.

[26] 6 luglio 1439: al concilio di Firenze è proclamata l’unione della Chiesa romana con quella d’Oriente.

[27] Lainez Diego (Almazan 1512-Roma 1565), teologo gesuita; collaborò con Ignazio di Loyola alla fondazione della Compagnia di Gesù; legato papale al Concilio di Trento.

[28] Sarpi Paolo (Venezia 1552-1623), frate servita, scrittore, teologo, della Repubblica, la difese contro le ingerenze della curia (Storia dell’interdetto) e fu scomunicato. Sostenitore di un ritorno alla povertà evangelica, si accostò alla Riforma, senza però aderirvi pienamente. Istoria del Concilio Tridentino (1608-19), trattata sotto il profilo della ragion di stato.

[29] Lainez Diego: (1512-1565) fu un collaboratore di Ignazio di Loyola, cui succedette come preposito generale dell’Ordine dei gesuiti. Già incontrato al cap. 18/2 [n.d.r.]

[30] Il dogma dell'infallibilità papale fu definito con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus. Questo è il testo, tradotto in italiano, dell'ultima parte dove si trova la definizione del dogma. (Anatema significa: sia maledetto!)

[31] Anatema: esecrazione, maledizione, imprecazione al fine di scagliare l’anatema.

[32] Libro 73 (La teosofia cristiana) e 77 (Profezie su Gesù e la preghiera del Padrenostro).

[33] Allocuzione: discorso solenne diretto a più persone raccolte insieme, su argomenti di una certa importanza: allocuzione pontificia.

[34] Sillabo: nome dell’elenco pubblicato dal papa Pio IX nel 1864, contenente ottanta proposizioni riguardanti la fede, la morale e la politica, che il papa giudicava erronee e condannabili.

[35] Pio IX: nel Syllabus errorum (1864) condannò il liberalismo moderno; convocò il Concilio Vaticano (1870) in cui fu definito il dogma dell’infallibilità pontificia e proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione.

[36] Gregorio I detto Magno (Roma 540-604), eletto nel 590, arrestò l’invasione dei Longobardi, strinse un trattato con la regina Teodolinda, compose lo Scisma orientale, convertì i Visigoti di Spagna. Dottore della Chiesa, lasciò un gran numero di opere.

[37] Giulio I: convocò il Concilio di Sardi, contro l’eresia ariana.

[38] Atanasio di Alessandria: (Alessandria 293-373), patriarca di Alessandria e dottore della Chiesa; strenuo difensore dell’ortodossia contro l’arianesimo, che contribuì a far condannare nel Concilio di Nicea (325).

[39] Liberio, papa dal 352 al 366; romano, successe a Giulio I, difensore di Atanasio, fu esiliato dall’imperatore Costanzo II.

[40] Pelagio: (354-427), monaco bretone, fondatore del pelagianesimo; condannato dal Concilio di Cartagine (411) emigrò col discepolo Celestio in Oriente.

[41] Ormisda: papa dal 514 cercò di comporre il dissidio con Costantinopoli circa l’eresia dei monofisiti e, dopo vari tentativi, vi riuscì sotto gli imperatori Giustino e Giustiniano.

[42] Ortodosso: che è strettamente conforme alle dottrine proclamate da una religione.

[43] Maglio: grosso martello o mazza di legno a due teste che serve per vari lavori, come spaccare la legna, battere cerchi intorno alle botti, ecc.

[44] Benedikt Carpzow: (1595-1666) fu un avvocato penalista tedesco e teorico della stregoneria. Figlio di un pastore predicatore della famosa famiglia Carpzow, diventò teologo e filologo e professore ordinario di greco antico all’università di Lipsia. Pur essendo luterano, benché come avvocato cercasse di ridurre l’uso della tortura per l’assoluzione di un colpevole, essendo convinto sostenitore della stregoneria fu responsabile comunque della morte di ben 20.000 persone.

[45] Alla mensa del Signore.

[46] I servitori dell’altare furono i leviti stabiliti da Mosè (Num. 1,49) i quali furono gli unici a non adorare il vitello d’oro quando il popolo attendeva il ritorno di Mosè dal Monte Sinai (Es. 32,26). [n.d.r.]

[47] Si pecca dentro e fuori le mura.

[48] Ad maiorem Dei gloriam: è proprio il motto dei gesuiti!

[49] Nappa: piccolo mazzo di fili corti di seta o di lana che si pone per ornamento alle estremità di cordoni di tende, di frange, ecc.

[50] Alfonso Maria dei Liguori (1696-1787) fu un vescovo cattolico e compositore italiano di celebri melodie, fondatore dei liguoriani, autore di opere letterarie tra cui la “Theologia moralis” e la “Pratica del confessore”; fu proclamato santo nel 1839 e dottore della Chiesa nel 1871.