Georg Riehle
1872/1962
DALLA
VITA SORTA dA DIO
۩
Sintesi
di alcune conferenze di Georg svoltesi a Reutlingen e
a Esslingen (D)
negli anni 1955/1956 raccolte da Karl Lillich
Titolo
originale: Aus dem erstandenen Gottesleben
Traduzione
di Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo
ISBN 978-88-98788-19-4
Questa edizione in *.html è a cura del gruppo:
Copyright
© by Casa editrice
GESÙ La Nuova Rivelazione
Via
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Panoramica riassuntiva sulla vita di Georg
Cap.
1 L’interiore Regno di Dio
Cap.
2 Il germoglio della vita
divina nell’uomo
Cap.
3 Misteri primordiali
Cap.
4 L’amore è adempimento della
Legge
Cap.
5 Il futuro ravvedimento dell’uomo
nuovo
Cap.
6 Dove noi stiamo, deve
esserci un salvatore
Cap.
7 “Noi aspettiamo l’Uomo
divino nell’uomo”
Cap.
8 La vita terrena come scuola
di educazione
Cap.
9 Sei Tu l’Amore?
Cap.
10 La sofferenza come educatrice
Cap.
11 Camminare insieme al prossimo
Cap.
12 Essere uomo tra gli uomini
Cap.
13 Il miracolo più grande
Cap.
14 Non giudicate
Cap.
15 L’Atto redentivo
di Gesù
Cap.
16 La grande destinazione
dell’uomo
Cap.
17 Il meglio che noi possiamo
dare
Cap.
18 Egli cerca la Sua immagine
nell’uomo
Cap.
19 La via dalla fede all’amore
Cap.
20 Vita risorta da Dio
Cap.
21 Il rimpatrio
Cap.
22 La via per la meta
Cap.
23 Come si adempie il ritorno?
Cap.
24 Il Padre riunisce i Suoi
Cap.
25 Gesù ha percorso la via come
Uomo
Cap.
26 L’infanzia e giovinezza di
fratello Georg
Cap.
27 Ancora una volta: il ritorno
di Cristo
Cap.
28 Leggere e poi vivere
Cap.
29 Gesù ha battezzato col fuoco
Cap.
30 L’unica prova valida: la
nostra crescita
Cap.
31 I libri di fratello Georg
Cap.
32 Il sapere non rende felice
Cap.
33 Sia fatta la Sua volontà!
Cap.
34 L’uomo, il compendio
dell’intera Creazione
Cap.
35 Autonoma vita divina
Cap.
36 Dall’abnegazione a figlio di
Dio
Cap.
37 Mediatore tra il cuore del
Padre e il mondo
Cap.
38 Il nuovo Regno dei Cieli
Cap.
39 Oggi è spianata una nuova via
– Tutto il servire deve essere amore
Cap.
40 Anche voi lo sperimenterete!
– Davanti alla croce
Cap.
41 Gesù, l’unico Mediatore
Cap.
42 Gradini della beatitudine
Cap.
43 Lo spirito vuole irrompere
Cap.
44 Pensare al mondo errante
Cap.
45 Cristo in noi
Cap.
46 L’umiltà rende invulnerabili
Cap.
47 Padre e figlio
Cap.
48 La via fiorita
Cap.
49 Dio vuol parlare nell’uomo
Cap.
50 Deciditi!
Cap.
51 Lavanda dei piedi
Cap.
52 Disaffezioni – “Per
quest’amore Io ti curo”
Cap.
53 L’amore è la cosa più grande
Cap.
54 È l’amore la via per guarire
ogni vita malata
Cap.
55 Somiglianza alla vita divina
dell’uomo
Cap.
56 Considerate importante la
vita su questa Terra!
Cap.
57 Abbiamo solo un nemico: il
nostro amor proprio
Cap.
58 L’angelo caduto
Cap.
59 Il Suo Regno nell’uomo
Cap.
60 Immune contro tutti i nemici
di questa Terra
Cap.
61 Adesso è tempo!
Cap.
62 Parole terrene e vita spirituale
Cap.
63 Morire, affinché viviamo
Cap.
64 Tu combatti per il tuo
Salvatore
Cap.
65 Guarigione di malati
Cap.
66 Davanti al tribunale di Dio
Cap.
67 Camminare con il prossimo
Cap.
68 Proceduto dall’Amore
santissimo
Cap.
69 La bellezza del mondo
Cap.
70 La guarente forza miracolosa
dell’Amore
Cap.
71 Esperienza con i medium
Cap.
72 Ogni uomo è un’essenza divina
in divenire
Cap.
73 Gesù – la nostra via, la
nostra coscienza, la nostra meta
Cap.
74 Attraverso l’amore per il
nemico sorge un figlio
Cap.
75 La Creazione
Cap.
76 SeguiMi!
Cap.
77 Reciproca fusione
Cap.
78 Servizio militare nell’impero
Cap.
79 La via terrena scelta da sé
Cap.
80 Adorazione nello spirito e
nella verità
Cap.
81 L’opera di Jakob Lorber
Cap.
82 L’arma efficace
Cap.
83 Badate al percorso dei mondi!
۞
L’interiore Regno di Dio
Finché l’uomo ascolta il Messaggio di Dio dall’esterno, ha certamente la
sua mèta davanti agli occhi, ma poi deve dapprima lottare per giungere alla
stessa. Nondimeno ciò che sperimenta interiormente, è già mèta, e ora è giunto
il tempo in cui si adempie la parola: "Io
voglio mettere la Mia Legge nel loro cuore, essi devono essere il Mio popolo,
ed Io voglio essere il loro Dio". – Non si deve più dire: "Va’
dal mio servitore"; – "Va’ dalla mia ancella"; – "Ecco è
qui! Ecco, il Signore è là!", ma tutti devono scorgerLo in se stessi.
Questo è oggi il grande tempo dei tempi, il più grande tempo che è cominciato,
poiché sono aperte le porte per il santo cuore del Padre in ogni cuore umano.
L’uomo vi può ristabilire il contatto, poiché da parte di Dio esso è ora aperto
attraverso gli uomini che hanno davanti agli occhi una sola meta, quella stessa
meta che Gesù ha impersonato. Noi tutti siamo figli di un unico Padre, e ogni
uomo è una particella della Sua vita, ed anch’io sono una particella della Sua
vita.
Un uomo che ha trovato e riconosciuto il
Padre suo, non ha più nessuna domanda, ma un solo bisogno: diventare una cosa
sola col sentimento del suo prossimo.
L’Evangelo espresso a voce, in questo
tempo non ha più abbastanza forza di penetrazione. Da tutti i pulpiti scroscia
giù l’Evangelo, e tuttavia non ha nessun effetto. Invece, ha effetto l’amore.
Ogni qual volta lo si mette in pratica, solo attraverso di esso si guadagna la
fiducia di un essere umano! Alla presenza di un uomo amorevole ci si sente
liberi, ma se vengo di fronte a un uomo innanzitutto con il mio sentimento e
questo non è il suo sentimento né il suo desiderio, egli non si sentirà libero.
Invece si sentirà libero nell’amore, ed è in tal modo che si può far sentire
libero anche il grande avversario e antagonista.
A Pasqua ho potuto contemplare ciò che
il nostro Maestro ha fatto nei tre giorni tra la Sua morte e la resurrezione.
Il primo giorno è andato da Adamo, e i cherubini con la spada fiammeggiante che
in lui sorvegliavano lo stato paradisiaco, si misero da parte e sbloccarono le
porte del paradiso. E Adamo entrò nuovamente nello stato paradisiaco, il che
significa, nello stato di vita della conoscenza divina. Allora la sua anima fu
di nuovo arricchita, in modo che il grande Spirito in lui poté unirsi con
l’anima.
Il secondo giorno Gesù andò dalle
legioni degli angeli caduti e il terzo giorno da Lucifero. Un grandioso santo
colloquio si sviluppò tra il nostro Padre Celeste e Lucifero.
Lucifero disse: "Io Ti accuso! Tu mi hai assicurato che tutto ciò che mi hai dato
come primogenito è mia eterna proprietà, e ora mi hai equiparato agli
uomini". – A ciò, Gesù replicò questa meravigliosa Parola: "Nessuno spirito e nessun uomo prenderà
quel posto che tu da eternità hai dal Mio Amore, finché esso non sia occupato
da tutta la tua vita con lo stesso amore, e tu provveda a tutto il tuo seguito
e sii animato solo per ciò che sta lontano da Dio, affinché ritorni. E proprio
coloro che prenderanno il posto che avevi preso tu prima che Cielo e Terra
fossero, diventeranno i tuoi liberatori, poiché essi pareggeranno tutti i tuoi
errori e li copriranno con il loro amore".
Dopo di ciò, vidi in spirito l’angelo di
luce chinarsi con le mani incrociate, – e guardò Gesù negli occhi.
In tal modo nessuno spirito angelico
perderà la sua posizione che aveva dall’eternità; esso starà unicamente sul
suolo divino.
In verità un tale avvenimento non si può
afferrare con le parole, lo si può solo provare.
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۞
Il germoglio di vita divina nell’uomo
Un giorno Dio prese carne e sangue, cercò carne e sangue su questa
Terra, e oggi Egli cerca luce, amore e vita nell’uomo. Certamente, noi diciamo
che non ce li possiamo dare da noi stessi, e questo è anche vero, ma nella
profondità della nostra anima essi stanno nascosti come un germoglio, e così
come un chicco di grano nel campo si vuole sviluppare per diventare spiga
dorata, così si vuole sviluppare questo germoglio di vita divina nel campo
della nostra anima. Ciò che si sviluppa qui, è poi proprietà dell’uomo, e
dietro quest’uomo sta Dio come Padre, come eterno Amore, come meraviglioso
Creatore; Egli diventa manifesto come il più amorevole e il più umile.
Si parla di un Dio di Abramo, di Isacco
e di Giacobbe, si parla di un Dio di Mosè e si parla di un Dio Gesù. – Ma
esiste un solo Dio. Come si può parlare di un Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe, di un Dio di Mosè e così via? Perché nell’anima lo spirito poteva
produrre il concetto di Dio solo nella forma, così com’era stata formata
l’anima nel suo sentimento. Tutte le campane sono di bronzo, eppure ognuna ha
un suono differente. Il Dio-Gesù, la vita di Dio attraverso l’Anima-Gesù,
questo era il verissimo Dio, perché nell’Uomo-Gesù non era esistente alcun
proprio pulviscolo umano; in Lui non c’era un sangue dal sangue del mondo
transitorio. In quel tempo in Gesù si poté riversare il sangue del Suo eterno
Spirito divino, poiché il Tempio (Suo) era purificato, l’Adamo in Sé, l’Anima
Sua, era santificata. Infatti, quando lo spirito si unisce con la nostra anima,
allora l’anima gli dà la forma. Questa è la cosa santa: l’anima dà la forma
allo spirito. L’anima può elevare lo spirito nella più alta magnificenza, gli
può dare spazio affinché si possa elevare; d’altra parte però lo può anche
umiliare. – Ma perché questo è così?
Prima ancora che i pensieri di Dio si
manifestassero – che avessero la loro origine nella vita di Dio – e prima
ancora che la vita di Dio si manifestasse, disse l’Amore a Se stesso: "Se ora porto i Miei meravigliosi
pensieri fuori negli spazi infiniti e là essi vivono come scintille personali,
indipendenti, dalla Mia vita divina separati da Me, allora Io sono un
meraviglioso Creatore, ma resto al di sopra di tutte le Mie opere. Se invece
metto i Miei pensieri nelle creature come germogli di vita e le abilito e do
loro la cura, affinché personifichino questi Miei pensieri, allora non sono
soltanto il Creatore, allora sono il Padre, allora posso essere ancora di più:
Amante e amato da coloro che sono stati creati da Me". Con ciò Dio si
rese dipendente dallo sviluppo delle Sue creature a immagine Sua. Tra loro
c’era Lucifero, il primo, e accanto a lui i sei (sette) arcangeli. Da loro
dipendeva ora lo sviluppo della Sua vita divina. Egli, quale elevato e
predominante, non voleva stare al di sopra delle Sue creature, Egli voleva
stare presso di loro come Padre Santo. Egli voleva risplendere nell’Amore dal
quale tutti erano nati, ma non poteva essere Lui stesso il Sole. Egli poteva
essere il Sole per tutti, ma mai per Se stesso, perché nessuno può amare se
stesso per la vita eterna.
Chi ha l’amore, ha anche in sapienza ciò
che gli necessita. A lui è dato ciò che gli serve con la crescita dell’amore.
Esiste qualcosa di più meraviglioso, come l’aver riconosciuto e trovato l’Amore
nel Padre suo Celeste? Come l’aver riconosciuto che mi posso rivolgere a Lui
come amico, come sposo e sposa, come figlio, come co-salvatore? Egli deve
essere per me tutto ciò che io voglio essere per Lui e ciò che voglio fare per
Lui.
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۞
Misteri primordiali
Talvolta ho in me delle grandi domande, ma non mi vengono risolte. Lo
spirito mi dice: “Sì, quando arriverà il
tempo e l’ora, troverai in te stesso tutte le risposte!”. Tuttavia tutto è
già in noi. Non esiste un solo alito, nessun pulviscolo nella Creazione che non
sia esistente in noi. L’uomo è nondimeno la forma esteriore e il sunto della
Creazione materiale; lo spirito umano è il compendio di tutti i principi,
l’uomo celeste è il condensato di tutte le forze degli angeli, e l’uomo divino
è uguale all’eterna vita del Padre stesso. Tuttavia esiste poi ancora
un’ulteriore vita, l’ultima, e questa il Padre stesso se la riserva per Sé per
tutte le eternità: questo è lo Spirito Santo.
Tra lo Spirito divino e lo Spirito Santo
esiste una grande differenza. Lo Spirito divino è l’illuminazione dell’anima
umana. Lo Spirito Santo è invece il frutto della fusione attraverso l’amore con
il cuore del Padre.
Nemmeno Dio può dare questo Spirito
Santo. Esso è condizionato dalla crescita dei Suoi amici; infatti, ciò che
nessuna creatura percepisce con Lui, non esiste nemmeno per Lui, per il Padre.
Egli non vuole essere ‘l’Unico’,
l’Unico felice dalle profondità primordiali del Suo infinito, magnifico e santo
Amore. Per tale motivo il Padre diventa più ricco con il figlio. Con il figlio,
il Padre cresce. Solo attraverso il figlio, il Padre trova ciò che è ancora
celato in Lui. Potete credere che il Padre non conosca Se stesso in tutta la
profondità, quanto solo un figlio Lo possa conoscere? Il giovane riconosce
pienamente ciò che giace in lui, solo quando ha trovato l’amorevole sposa.
In noi ci sarà un eterno motivo che ci spinge
alla crescita. Quando saremo spiriti liberi, mai subentrerà un arresto della
vita. Esistono certamente monti alti e monti bassi. Chi sta al gradino di un
basso monte, tenderà a salire in cima. E chi è sulla cima vedrà un altro monte,
e quindi si troverà di nuovo ai piedi di un monte più alto. Così gli spiriti
non sono certamente uguali nella crescita, ma si eguagliano nel tendere e nel
desiderare. Perciò nel nuovo Cielo non potrà più subentrare nessuna presunzione
e nessuna caduta, perché tutti saranno uguali nell’educazione. Nel nuovo Cielo
saranno tutti uguali nell’amore, uguali nel desiderare e, tuttavia, non uguali
nella loro maturazione. Così possono stimolarsi reciprocamente.
Ogni vita è vissuta solo quando la forza
che si possiede la si impiega per il prossimo. Anche il Padre Celeste nostro
non vuol vivere solo per Sé; Egli trova adempimento solo quando sorgono
creature viventi mature che hanno il desiderio per il Suo eterno Santuario.
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۞
L’amore è adempimento della Legge
Il pensiero è l’effusione dal mondo spirituale. Esso è la radice della
parola.
"L’amore
è l’adempimento della Legge"
[Rom. 13,10], dice la Scrittura. Gesù dovette dire ai Suoi discepoli: "In verità vi dico, se non diventate
come questi piccoli, non potrete entrare nel Mio Regno" [Matt. 18,3].
I fanciulli non conoscevano nessuna legge. Essi si sentivano a proprio agio e
bene sulle ginocchia del Salvatore. Lo tiravano, Lo abbracciavano, Lo baciavano
e Lo stringevano da tutte le parti, – poiché vinsero la Sua grandezza.
Allora, chi fu il vincitore sulla croce?
– Ma il Suo Amore! – Il mondo, le forze negative, cercavano di indebolire
l’Amore. Se ci fossero riuscite avrebbero cagionato alla Divinità una
sconfitta, e la Creazione avrebbe perduto il suo Fondamento dall’eternità.
Invece l’Amore fu il Vincitore! Simone di Cirene si avvicinò al Salvatore che
era caduto e prese la croce su di sé. «Chi
rimane nell’amore rimane in Dio, e Dio in lui», dice la Scrittura [Giov.
4,16]. Allora sappiate che l’amore sta in ogni uomo, come il granello di
semenza sta nel campo. Ma il granello di semenza nel campo non si può
sviluppare senza Sole, senza calore e senza umidità.
Quando giacevamo nei rifugi, sulle
ginocchia, in quelle terribili notti in cui bruciava tutto intorno a noi e le
mura crollavano, allora mi sentivo beato, perché potevo stare tra i miei
coinquilini come uno che conosce il Padre suo Celeste, potendo indicare anche
ai fulmini la via.
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Il futuro ravvedimento dell’uomo nuovo
Quando Gesù parlava di Sé, parlava dalla fusione con la Sua vita divina;
e se noi siamo fusi con la vita divina non parleremo diversamente. Ciò che Gesù
insegnava e diceva sono frutti provenienti dall’albero dell’umanità! Ricordalo:
dall’albero dell’umanità! Gesù è l’immagine di un Uomo che cammina nell’Ordine
divino, perciò Lui è la mia parola. E sebbene io non sto ancora nella
maturazione, così che questa Parola assegnatami da Dio mi possa nutrire, il
Celeste Padre mio mi ha spianato la via che devo aprire da me stesso come uomo
perfetto. Egli, come uomini imperfetti, ci mette già sulle vie divine, Egli ha
abbreviato all’umanità la via dello sviluppo alla conoscenza di Dio. Questo è
grande e santo.
Quando tutti gli uomini saranno
ritornati ed avranno raggiunto la loro maturazione opereranno come Gesù. E solo
allora inizierà veramente la nuova Creazione, inizierà l’opera con gli uomini
diventati simili a Dio. La vecchia Creazione passerà, anche se scorreranno
ancora delle eternità, finché i grandi soli primordiali non si saranno
dissolti, finché essi non avranno messo in libertà i loro spiriti. L’intera
Creazione materiale è un unico grande cimitero dove giacciono nelle tombe della
loro essenza materiale tutti gli spiriti legati da ferree Leggi, e attendono la
resurrezione: la resurrezione attraverso il Sole dei soli, attraverso la Sua
Luce e il Suo Calore. Là nel mondo spirituale la Luce divina è sapienza, la
quale nel mondo materiale si manifesta come irradiazione di luce; e ciò che nel
mondo spirituale è amore, diventa calore nel mondo materiale. Infatti, nel
mondo materiale non c’era ancora una maturazione per la vita divina. Là tutti
gli spiriti si legarono a Lucifero e, nella loro indipendenza separata dai
principi Divini, restarono anche distaccati dalla radice della Divinità. Oh,
qui, al pensiero, ci sarebbero ancora delle profondità.
Eternità di scuole stanno dietro di noi,
finché la nostra anima diventerà matura per accogliere la vita divina. Un
giorno saremo in grado di vedere queste eternità di scuole con i nostri occhi,
riconosceremo la più piccola decadenza della nostra via con i nostri occhi e ci
batteremo il petto dicendo: “O grande
Iddio, Tu hai provveduto a me come se avessi soltanto me in tutta la Tua
Creazione!”. – Così provvede l’eterno Amore per ciascuno di noi, e lo può
affermare ogni creatura. Osservate perfino come parla questo fiore: "Colui che ha creato me e te, ha
provveduto per te e anche per me. A me Egli non ha potuto dare più che la
bellezza; a te invece ha potuto dare la pienezza della vita, rendendoti capace
di accogliere e comprendere il Suo santo cuore. Nondimeno anch’io un giorno
sarò là dove sarai tu, di nuovo nel cuore di Dio, ma non più come piccola
creatura, no, ma con una propria vita autonoma proveniente dalla vita del Suo
cuore, del nostro grande Creatore!".
Su tali vie, Iddio, il Padre Celeste
nostro, rende libero Se stesso. Tutto ciò che in Lui era legato e ciò che è
stato nutrito dalla Sua onnipotenza, continua ad andare incontro alla resurrezione
e alla libertà. Così alla fine essa starà lì di nuovo rappresentando il grande
unico Uomo cosmico, l’uomo primordiale creato a immagine di Dio, adempiendo la brama dell’eterno Amore, ovvero il vaso per il santo Amore, cioè la sposa per l’eterno Amore. Sarà questa
la conclusione: l’Uomo nuovo!
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Dove noi stiamo, deve esserci un salvatore
Ahimè, ci sono pensieri che non si possono esprimere con le parole, cari
fratelli e sorelle, ma una cosa che ci è necessaria la comprendiamo tutti: riconoscere in Gesù, l’eterno magnifico
Padre. E quando Lo abbiamo riconosciuto come il Padre Santo, come Colui che
guida tutto, senza il quale nulla si esegue e nulla può accadere, allora le Sue
parole diventano anche direttive per la nostra vita, allora ognuno sa come si
deve comportare. Esprimendole in poche parole, vi dico questo: dove stiamo noi, deve stare un salvatore;
dove stiamo noi, per il nostro circondario deve sorgere uno splendente,
riscaldante sole. Tutto il resto vien da sé, come ci viene detto nel
Vangelo: «Cercate prima di tutto, il
Regno di Dio e la sua Giustizia, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù»
[Matt. 6,33].
Se si osserva lo spirito del tempo, se
guardiamo i giovani come crescono, come vengono formati oggi, talvolta può
sembrarci come se il Padre Celeste abbia chiuso i Suoi occhi davanti a questa
Terra. Molti fanciulli vengono da me, essi mi chiamano ‘zio Georg’. I piccoli
vengono come i grandi, uno porta l’altro. "Che cosa possono volere,
dunque?". – Ebbene, ci deve essere anche un piccolo privilegio per loro,
non può essere diversamente, essendo essi, appunto, solo nello sviluppo. Lo zio
Georg ha per lo più pronte piccole leccornie per loro. Un giorno parlavamo di
Lutero, allora un ragazzino di dieci anni mi chiese: "Zio Georg, il nostro
insegnante ha detto che Lutero non è stato quello che conosciamo, così come si
onora; é stato solo dalla parte dei ricchi". – Così si insegna oggi nelle
scuole. –A un allievo più grande, un altro insegnante disse: "Sarebbe ora
che l’insegnamento di Gesù sia messo nel baule delle tarme". – Allora voi
vedete che se alla gioventù sono insegnate tali cose, allora ci si domanda:
"O caro Padre Celeste, perché Tu permetti questo? Perché non procedi con
la Tua potenza?"
Dovrebbe, il nostro Padre Celeste,
praticare costrizione, per il trionfo dell’angelo di luce, del portatore della
luce? – Una volta in una visione io l’ho visto stare dinanzi al Padre, e lui
disse al suo Dio e Padre: "Io Ti costringerò a far uso della Tua
Onnipotenza!". La costrizione fu una minaccia già al tempo di Adamo, e la
Scrittura dice: "E Dio si pentì di
aver creato l’uomo" [Gen. 6,6]. E venne il diluvio, dove – secondo
Lorber – il Padre pianse amaramente quando chiuse l’Arca. Ancora una volta la
costrizione fu una minaccia nel Giardino dei Getsemani, e adesso la costrizione
è ancora una minaccia in questo tempo! Perciò la nostra vita è così santa.
La nostra vista spirituale ci è stata
dischiusa già prima che fossimo inviati qui su questa Terra. Se il Padre
Celeste non avesse più uomini ricettivi per il Santuario del Suo Amore, allora
la Terra invecchierebbe a tal punto che in tal caso non potrebbe più
sussistere; essa può esistere solo attraverso il collegamento vitale tra uomo e
Dio, purché ci sia almeno uno dei suoi abitanti che attua questo collegamento
vitale. Nella Creazione materiale la bocca dell’uomo è la bocca di Dio,
l’occhio dell’uomo è l’occhio di Dio. Adoperiamoci, affinché vinca la Luce
dello Spirito. Un singolo uomo può fermare l’annientamento. Noi, attraverso la
fusione con il sentimento di Gesù, dobbiamo essere quella sponda granitica alla
quale s’infrangono le onde dei peccati di questo mondo. Questo è il nostro
santo grande compito, il compito dell’Uomo divino nell’uomo.
[indice]
۞
"Noi aspettiamo l’Uomo divino nell’uomo"
Circa vent’anni fa in una delle ore del martedì, vidi l’immagine della
Terra lottante. Durante il giorno ero occupato con il mio lavoro ed avevo
compiuto il mio dovere. Quando fui al riposo serale ebbi una grande visita.
Vennero a Dresda sette fratelli da Senftenberg, in bicicletta sotto la pioggia.
Erano bagnati da cima a fondo. Che cosa potevo fare? Diedi loro dei vestiti
asciutti svuotando il mio guardaroba, e uno dopo l’altro si lavarono in cucina
con il mio aiuto. Li aiutai a indossare i vestiti asciutti; nel frattempo
avevamo acceso un fuoco, feci bollire cinque boccali di cacao e offrii loro del
pane, e poi si aggiunsero ancora altri amici.
Ora erano le otto di sera, l’ora in cui
doveva iniziare l’incontro in cui dovevo parlare io, ma ero completamente
esausto. Il mio cuore mandò un’intima preghiera al Padre Celeste. Intanto si
erano radunate circa duecento persone, la sala era gremita ed io mi sentivo
vuoto ed esausto. Mio cognato cantava con i suoi cantori un cantico d’inizio.
Gli dissi: "Max, canta ancora un inno con i tuoi cantori", – sapendo
bene che la serata sarebbe andata anche senza di me, ma volevo comunque restare
a disposizione del mio Salvatore, pur con le ultime forze rimaste. Ecco che in
quell’istante, mentre mio cognato cantava con i suoi cantori l’ultima strofa,
davanti alla mia anima si presentò un’immagine. Vidi davanti a me tangibilmente
la Terra intera. Su di essa c’era un’unica lotta di popoli, da nord fino a sud,
da oriente a occidente, ovunque guardassi, e intorno alla Terra si era
accampata una cintura di angeli di Dio, come di guardiani che sorvegliavano
tutto l’avvenimento.
Nello spirito mi rivolsi agli angeli: "Voi,
servitori del Padre mio Celeste, come potete stare a guardare questa lotta,
senza soccorrere? Io so tuttavia che il vostro soffio è più potente di tutte
queste forze che qui si combattono". – Allora si fece avanti l’angelo che
mi stava più vicino e s’inchinò. Dissi io: "Perché t’inchini davanti a un
uomo imperfetto?". – Rispose: "Io
m’inchino davanti all’Amore del mio Dio per voi uomini e davanti alla divina
Scintilla di vita che il vostro petto racchiude. Mi hai chiesto il perché non
interveniamo. Noi aspettiamo l’uomo divino nell’uomo!".
Ora non mi sentivo più vuoto: mi era
stato dato il tema per quell’ora. Essa divenne potente e solenne. "…l’uomo divino, nell’uomo!".
Chi è quest’uomo divino? Di certo non è colui che attinge dai libri, in questi
si va a prendere solamente chiarezza. L’uomo divino è colui che gli angeli
istruiscono, oppure istruisce forse Dio – Gesù – personalmente? – No, un uomo
divino è colui che ha messo il suo umano sull’altare dell’amore per il
prossimo, colui che brucia il suo io nel sacro Fuoco del suo eterno Padre.
Quando cessa l’umano e ciò che è l’io, allora lo spirito può generare l’uomo
divino: l’uomo unito con Dio, il
perfetto, può continuare quello che Gesù ha iniziato: l’Opera dell’Amore.
Quindi, non abbiamo bisogno di pulpiti, non abbiamo bisogno di cattedre, non
abbiamo bisogno di forze miracolose; abbiamo solo bisogno dell’amore che ci
unisce con Dio! E i pulpiti che annunciano questa Verità li calcano poi gli
angeli di Dio, ed essi portano quelle forze che sono diventate libere, laddove
devono diventare operanti.
Ciò che accade quando un uomo si unisce
con l’Amore del Padre suo Celeste, lo esprime Paul Gerhard[1] così
bene in questo canto:
"Oh, chi ascolta il dialogo
che
scambiano Padre e figlio? –
Angeli,
raccoglietevi in cori,
per
ascoltare, adorando, da lontano".
Pertanto, ciò che si svolge nella vita
divina attraverso l’uomo è cibo per l’intera Creazione, cibo anche per gli arcangeli.
Ciò che è l’arcangelo, è da Dio; ma ciò che l’arcangelo diventa da un uomo
unito con Dio, lo eleva a una libera, autonoma vita d’amore, a una vita di
figlio dei figli di Dio. Ricordiamolo: «Quello
che nessun occhio ha visto e nessun orecchio ha udito e in nessun cuore umano è
venuto, Dio lo ha preparato per coloro che Lo amano» [1° Cor. 2,9].
Infatti, io sento la massima beatitudine solo attraverso ciò che posso fare al
mio prossimo.
[indice]
۞
La vita terrena come scuola di educazione
Niente ci accade senza il Suo permesso. Tutte le oscurità in me sono
anche imperfezioni della mia anima, sono anche formazioni di ombre e nuvole
nella mia anima, perché il Sole della vita, lo spirito in essa, non è ancora in
grado di sviluppare il suo splendore di luce e il suo calore attraverso il
cielo senza nuvole. Non è così? Non appena cominciamo a portare la forma del
corpo, che Dio consacra – mediante questa stessa forma tramite cui Egli ha
compiuto l’Opera più grande del Suo Amore – a noi, essendo consacrati, ci sono
aperte tutte le porte. In questa forma l’eterno Amore ha ancora l’occasione di
richiamarci a Sé, purtroppo spesso – cosa che non sta nel piano dell’eterno
Amore – attraverso malattie, sciagure e sofferenze. Questo accade perché nella
vita terrena noi siamo curati in modo tale che tutta la nostra vita porti con
sé un morire di tutto l’umano, di tutto il terreno, affinché, quando viene la
nostra ora, non ci sia più nessuna morte per noi, – non ci sia più nulla di
mortale! E ogni giorno porta un morire, ogni giorno pretende un pezzettino del
mio io materiale.
Quando abbiamo raggiunto la massima
maturità su questa Terra, l’occhio del Padre penetra nondimeno fin nell’essenza
della nostra vita; allora è anche giunta l’ora del decesso.
Dice un passo della Scrittura: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?»
[Rom. 8,31]. Nel Suo regno tutto è giusto, tutto è ordine. Date l’onore al
nostro Dio! – A Chi ci ha dato un pensiero acuto, abbiamo anche il dovere di
corrispondere il nostro acuto pensiero, concedendo noi la massima provvidenza a
coloro che Egli ci ha dato per questo pensiero, affinché essi trovino qualcosa
di Lui che hanno dimenticato.
[indice]
۞
Sei Tu l’Amore?
Molte volte nella mia anima sembra vogliono venir fuori degli strani
pensieri: non riesco ad afferrare né questo né quello; – oppure la domanda:
"Il caro Dio mi ha abbandonato? Mi ha dimenticato?". – Talvolta deve
sembrare così. Anche attraverso questi pensieri dobbiamo passare, tramite i
quali crediamo di essere stati abbandonati da Dio, tramite i quali sembra come
se Egli non ci sia, come non esistesse affatto. Ebbene, anche tali ore devono
venire. Solo così l’Amore può spianare la via all’Umiltà.
Io l’ho sperimentato sul campo nella
prima guerra mondiale. Quattro anni fuori, in guerra, nostalgia e malattia mi
avevano portato a un punto morto. Il mio corpo rifiutava il cibo, non riuscivo
più ad andare avanti. In questo stato cercai là, in Russia, la solitudine. Nel
nostro piccolo villaggio c’era una chiesa bombardata. All’interno delle sue
mura diroccate erano state costruite nove lettiere come giacigli per i
camerati. In quel luogo dissi a me stesso: ‘Qui sono stati battezzati dei
bambini, sono stati benedetti matrimoni, sono state inviate preghiere a Dio’.
Allora in quelle rovine caddi sulle mie ginocchia. Sul pavimento c’erano
disseminate solo pietre, non c’era più nessun altare, ma si vedeva ancora il
posto dove stava prima. Là m’inginocchiai e pregai così: "Mio caro Padre
Celeste, sei Tu l’Amore?!". Ecco che in quel silenzio anche la mia anima
divenne quieta, ed io m’imposi: "Sì, Tu sei l’Amore, solamente, non so
ancora il perché Tu mi guidi così!". Tuttavia, quando mi alzai, ero fortificato,
ero riconciliato con la mia situazione e avevo trovato nuovamente la via per il
mio eterno magnifico Padre. Sapevo di nuovo che Egli è l’Amore, che non mi
aveva dimenticato. E ancora oggi Lo ringrazio per quell’ora, poiché è proprio
in queste ore che si impara la vita.
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۞
La sofferenza come educatrice
Durante la seconda guerra mondiale, mentre stavo davanti al mucchio di
macerie della mia bottega – che la sera precedente c’era ancora, mentre al mattino
presto era un ardente mucchio di cenere – sulla soglia trovai una pagina
bruciacchiata della Bibbia. La raccolsi e vi trovai un passo: «I tuoi nemici si spaventeranno di ciò che ti
hanno fatto, poiché tu sei annoverato tra i figli di Dio». Una coincidenza?
Il vento aveva posato una pagina di una Bibbia bruciacchiata, sul mio luogo
ridotto a un mucchio di rovine, in cui c’era quella frase. Allora pensai a
Giobbe: "Il Signore ha dato, il
Signore ha tolto, sia lodato il nome del Signore!" [Gb. 1,21]. Fu
facile dimenticare che la bottega era diventata un mucchio di rovine ed io
povero. Ma adesso, come avrei potuto costruire qualcosa dal mucchio di macerie?
Insieme alla bottega fu distrutta anche la casa paterna. Là dimoravano quattro
famiglie dei miei fratelli. Adesso non volevo che avrebbero potuto dire:
"Nostro zio ha vissuto solo per il Divino, ma non si è afflitto per la
nostra sofferenza, né per la nostra miseria!".
Allora mi misi in contatto con mio
fratello, e gli dissi: "Gustav, io venderò le mie cose migliori, con il
ricavato tu comprerai cemento e calce, perlustreremo il mucchio di macerie e,
recuperando i mattoni più buoni, rialzeremo i muri. Per la copertura del tetto
si troverà ancora un consiglio". Così feci, affinché un figlio di mio fratello
potesse continuare il mestiere che mio padre aveva esercitato così onestamente,
e che io avevo continuato a lungo, ancora per la benedizione di altri uomini. E
l’Amore mi aiutò. Di nuovo rialzammo l’edificio , ma non c’erano né finestre né
porte. L’impianto elettrico, per quanto non fosse distrutto, era
inutilizzabile; la maggior parte dei fili erano stati smontati e rubati. Ciò
nonostante, dopo un paio d’anni avvenne che le famiglie riuscirono di nuovo ad
abitarci, e vi poterono vivere felici, anche se in modo primitivo. Qua e là
comprammo delle vecchie porte e finestre, ma ben combinate, e le camere furono
ben verniciate.
Nondimeno, presto arrivò un’ulteriore
sofferenza. Il mio povero fratello più giovane di otto anni non riuscì a
trattenersi e si diede al bere. Anche la sua casa era stata distrutta, e in
quel periodo abitò presso di me. A quel tempo, dopo la guerra, eravamo così
poveri che talvolta, per alimentarci, non c’era una briciola di farina né
patate in casa. Allora dissi a mio cognato, anche lui abitante nella casa:
"Max, mettiamoci in marcia, andiamo in campagna e vediamo se riusciamo a
trovare un po’ di patate". E davvero riuscimmo ognuno a ottenere uno zaino
pieno di preziose patate. Partimmo di venerdì; allora mio fratello era ancora
fresco e sano.
Il sabato tornammo giù dal monte verso
la città. Io avevo già calcolato a chi dovevamo dare delle patate. A un certo
punto ci vennero incontro due funzionari: "Dateci le vostre patate!",
gridò uno. – Io supplicai: "Caro camerata, ti prego di cuore, lasciaci un
po’ di patate, non le vogliamo avere tutte per noi, ma anche per i nostri
vicini di casa". Allora ce ne diede una manciata nella piccola valigia.
Così tornai a casa completamente triste.
Non appena misi piede in casa sentii gemere dalla mia camera da letto. Entrai,
e trovai mio fratello morente; il fratello di otto anni più giovane di me, che
era un uomo sano, aveva bevuto alcool metilico ed era già diventato cieco. Ora
non mi addolorai per lui stesso, mi straziai per la sua anima, mi addolorai per
i suoi figli che piangevano il padre. Ahimè, amici miei, volli vegliarlo da
vicino; era una notte molto calda, lo bagnavo in continuazione con acqua di
colonia. A un certo punto, presso il suo giaciglio, pregai: "Oh, anche
questo è amore, o Padre, sia lodato il Tuo nome, dacci solo la forza, così che
superiamo questo momento". E fu superato. Ma nella notte mio fratello
morì.
Un anno dopo morì anche il felice Max,
mio cognato, che nella casa era rimasto l’unico sostegno. Allora mia sorella mi
disse: "Ahimè Georg, vedi di ottenere una cassa da morto!". – Lo
disse perché se non si aveva una cassa da morto, le salme venivano legate su un
asse e su questo asse portate al cimitero davanti ai familiari del defunto, e
poi con delle corde le facevano scendere nella fossa. Giunta sul fondo, l’asse
veniva poi ribaltata, e così gli afflitti vedevano giacere solo l’asse nella
fossa. Noi sappiamo di certo che era soltanto l’involucro mortale con il quale
si praticava così, e nonostante ciò a quel tempo la gente portava spesso i suoi
armadi migliori; dalle sue assi venivano poi fatte le casse da morto, affinché
ci fosse una degna sepoltura per i propri cari. Così anch’io girai in Dresda e
cercai una cassa da morto. E portai a casa la lieta notizia: "Greta, abbiamo
una cassa da morto per Max!". – Oh, voi non ci crederete come il mio cuore
sia animato per l’Amore di Dio, ma l’Amore di Dio permette anche che l’uomo
tragga da sé le sue ultime forze e le adoperi. Il Padre non vuol vedere
soffrire Suo figlio, no! Il Padre Celeste vuol trarre fuori il Suo infinito
Amore dal figlio, e sa quale vicissitudine ci vuole affinché questo Suo
infinito Amore diventi libero in noi, cari amici.
Preparami tutti i Cieli, Padre mio
Celeste, vieni personalmente qui, affinché io possa vedere il Tuo volto. – Così
mi renderai felice, ma non fino alla base della mia vita. Dammi però forza,
affinché io prepari a Te un Cielo! Se Tu non hai creato a Te nessun altro Cielo
che quello di mettere in gioco la Tua vita dall’eternità servendo qui e alla fine
concluderla pure sulla Croce, allora anche per me, figlio Tuo in divenire, non
deve esistere nessun altro Cielo che la Tua felicità. Mostrami dei momenti nei
quali io Ti ho reso felice, allora sarò felice! E se non trovi nessun momento
in cui Ti ho reso felice, allora lasciami ancora su questa Terra; anche se
dovessi liberare una sola pecorella dai cespugli spinosi affinché si possa di
nuovo nutrire sui Tuoi verdi pascoli, una pecorella soltanto, allora sarà
sufficiente. Se invece abbiamo collaborato a riportarTi un fratello, allora Ti
abbiamo restituito un pezzetto del Tuo cuore.
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۞
Camminare insieme al prossimo!
Si deve camminare col sentimento del proprio prossimo. Io non parlo
delle sofferenze, parlo dell’Amore, dell’infinito Amore, miei cari amici!
L’Amore del Padre nostro Celeste può sostenere un naufrago su uno fuscello di
paglia, se lo vuole, ma la vita ci guida solo attraverso le esperienze, perché
noi conquistiamo convinzioni solo attraverso l’esperienza. E io vi ripeto che,
per quanto possa sembrare tanto buio davanti ai nostri occhi, come se l’eterno
Amore si fosse addormentato, il Custode d’Israele non dorme né sonnecchia. Egli
provvede giorno e notte per noi, per la nostra eternità, per la nostra immortalità.
Egli ci vuole dischiudere la meta suprema, e questa meta suprema è: entrare
nelle Sue orme. Non esiste un Regno dei Cieli più meraviglioso che adoperare le
proprie forze vitali nel servizio dell’amore per il prossimo. E non esiste un
Cielo più alto che aver vissuto per l’Amore. Questo sazia l’anima
perfettamente. Allora essa non ha più nessun desiderio, e la sua sete e fame
sono sedate per l’eternità.
O cara casa di campagna, in te ne sono
stati radunati tanti, e molti hanno ricevuto qui luce, conforto e forza. Molti
meravigliosi portatori di questo sentimento non dimorano più tra noi come
uomini, sono passati nell’eterna Patria. Quale gioia quando da lì vedono che il
loro spirito è presente, sebbene le loro figure non sono a noi visibili. Vedere
la madre della casa di campagna (la proprietaria) con gli occhi non è più
possibile, ma qui c’è ancora il suo spirito, il suo amore provvidente e pieno
di premure è ancora qui.
Quando abbiamo deciso di venire ancora
una volta da voi, ho pregato così ogni sera e ogni mattina: "Caro Padre
Celeste, sia fatta solo la Tua santa Volontà. Se Tu non lo vuoi, allora rendilo
Tu stesso impossibile, e se lo vuoi, allora me ne darai anche la forza".
Non sono venuto da voi con il pensiero di portarvi qualcosa, no! Sono venuto
solo con il pensiero di donarmi in mezzo a voi, e di tornare di nuovo a casa
con la consapevolezza di essere sì andati via, ma la nostra vita è rimasta
legata.
A Bamberg sentii la madre M. (defunta)
così beata, da come mi parlò: "O mio
caro fratello, quanto ho lottato perché tu potessi ancora una volta calcare la
mia patria terrena[2],
per fortificare nuovamente quello spirito di vita, affinché in questo tempo
santificato tale spirito resti sulla Terra".
Finché vivrà ancora una sola vita da salvatore su questa Terra, non ne resta
assicurata solo la Terra, ma l’intera Creazione. Allora resta conservata la
continuazione dell’Opera di redenzione, poiché si realizza la parola di Gesù: «Tutto ciò che chiederete al Padre nel Mio
nome, Egli ve lo darà» [Giov. 16,23]. – Che cosa significa ‘nel Mio nome?’.
Significa il Padre stesso nel Suo Spirito, nel Suo santo sentimento di Cristo.
E che cos’è sommo: guardare Gesù nell’occhio, oppure nel cuore? – GuardarLo nel
cuore, portarLo nel tuo cuore, e poi cercare il tuo Gesù nel fratello tuo,
nella sorella tua, e adorarLo in loro attraverso il tuo amore, cosicché ti
sentirai animato di adoperarti per loro, sia nella preghiera che in un grande
desiderio: su questa Terra possano crescere tutti con le loro imperfezioni, possano
tutti star maturi di fronte alla santa vita dell’eterno Amore, affinché si
adempiano le adorabili parole: «Spalancate
le porte e i frontoni nel mondo, ed entri il Re degli onori!» [Salmo 24,7].
Se Egli ci avesse dato il dono di guarire gli ammalati, oppure di dominare
tutte le forze degli elementi, questo non sarebbe nulla. Un tale potere ci
potrebbe solo fermare. Invece serve solo una cosa: che le Sue parole diventino
le mie parole! Questo non è il senso della Legge, questo è poi la legge della
mia stessa vita!
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۞
Essere uomo tra gli uomini
Oggi io stesso sono un miracolo vivente davanti a voi. Ieri il mio amico
Armin mi ha portato fuori dal treno, non potevo fare un passo. Mi ha cercato a
Lipsia alla stazione, tremavo come una foglia. Volevo andargli incontro e non
potevo, non avrei potuto fare un passo. E oggi sono un uomo così fresco,
giovane, allegro e felice, pieno di forze, aperto al mondo. – Nelle ore nelle
quali il Padre mi dà l’opportunità di donarmi, mi sento (a 83 anni!) come se ne
avessi sedici o diciotto di anni, ed è effettivamente vero. Così sperimento, e
ve lo posso assicurare: l’età matura è un andar incontro all’eterna giovinezza.
– Non è meraviglioso, quando il mondo degli spiriti vede che c’è ancora un uomo
che non parla come un uomo? Non è questo un grande miracolo? Non è una
testimonianza dell’eterno Amore di Dio? Non è allora adempiuto il tempo dove
tutti sono invitati alle nozze, anche quelli che non indossano una veste
nuziale?
Una volta, dopo una tale alta, imponente
ora, un fratello mi disse: "Fratello Georg, io adesso non oso più
avvicinarmi a te!". – Dissi io: "Vieni, mio caro fratello, ho una
vera sete, andiamo al distributore di birra!". Allora l’amico si sentì
subito risollevato. Non è bello essere uomo tra gli uomini e, nello stesso
tempo, mettere davanti agli occhi del suo prossimo la sua meta? E qui si è
sempre ancora uomini. Oh, l’umano è spesse volte l’ammortizzatore per l’anima,
affinché essa trovi di nuovo forza per risollevarsi, altrimenti la vita divina
in sé la potrebbe dissolvere. Ma l’umano ci tiene uniti alla Terra. Io
preferisco essere uomo con l’uomo più insignificante che un abitante del Cielo
più alto nel cui Cielo il mio prossimo non può dimorare. Così anche Gesù. Egli
ha preferito essere Uomo tra gli uomini che l’eterno Santo e Invisibile. Egli
ha voluto vivere nella consapevolezza di servire la Sua amata umanità. – Allo
stesso modo lo sono i miei sentimenti. – Quando guardo un uomo negli occhi, il
suo sguardo mi dice che io sono debitore a tale fedele sguardo, per diventare
una cosa sola con la vita del Salvatore, affinché lo sguardo rimanga benedetto
in tutte le eternità.
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۞
Il miracolo più grande
Può mai precedere il desiderio di un uomo al desiderio di Dio? – Mai in
eterno! Ogni Atto miracoloso che il nostro Salvatore ha compiuto, lo ha
compiuto con dolore. E l’ultima lacrima alla tomba di Lazzaro – "e Gesù pianse" – non era per
la morte di Lazzaro, no, era per i suoi amici, per la sua Betania, e per la
loro considerazione: «Signore, se Tu
fosti stato qui, nostro fratello non sarebbe morto!» [Giov. 11, 21-32]. È
per questo che Egli pianse!
Lo sappiamo noi il perché l’inferno è
così mobile sulla Terra? È colpa nostra! Solo la nostra vita divina divenuta
libera crea ordine, ed è lo spirito a crearlo. Quello che fin dall’inizio dei
popoli si poteva nascondere all’uomo, ora non si può più nascondere dinanzi a
lui. Dove c’è falso fondamento, egli lo scopre. Lo Spirito guarirà anche i
popoli malati della nostra Terra. Lo sviluppo si svolge attraverso la vita
divina. Il Padre nostro Celeste non potrebbe render felici gli spiriti se
fossero risvegliati attraverso segni e miracoli. Il segno e il miracolo più
grande è quella chiara conoscenza di ciascuno di vedere dove si trova. E quando
ci si riesce, si manifesterà in loro anche il desiderio di diventar liberi.
Allora i seggi, le cattedre, i pulpiti del nostro mondo diventeranno come
fuoco, e chi non parlerà dallo spirito, diventerà inquieto nel posto dove si
trova.
Una volta mi chiesero: "Caro
fratello, chi è puro dinanzi a Dio?". Quando mi si pongono tali domande,
naturalmente io non oso rispondere da me stesso; allora vado dal mio Salvatore
e Gli chiedo: "Dischiudi Tu in me il torrente di Luce e di Vita, affinché
io risponda alla domanda come avresti risposto Tu!".
Dovete sapere che quando il Padre
Celeste parla tramite me, allora io non parlo come quei cosiddetti ‘strumenti’
che sono influenzati da un angelo, quindi uno spirito al di fuori di me. No! Io
parlo dalla mia stessa vita, poiché la nostra stessa interiore vita è divina!
‘Strumenti’, libri e tutto ciò che voi
accogliete con occhi e orecchi, è soltanto una via, ma non la verità e nemmeno
la vita. La verità è ciò che riconosco in me come verità.
E mi stupii della risposta a quella
domanda di chi è puro dinanzi a Dio: «Puro
dinanzi a Dio non è nemmeno l’angelo più puro. Ma lo è quell’uomo che, nelle
imperfezioni ed errori del suo prossimo, vede solo ferite, ed è animato dal
desiderio di guarire queste ferite. Questi è puro dinanzi a Dio!».
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۞
Non giudicate
Una volta mi fu chiesto di nuovo: "Nella Bibbia
sta scritto: ‘Comparirete tutti davanti al Tribunale
di Dio’ [Rom. 14,10]. Che cosa significa?". – Anche questa è una profonda,
santa e seria domanda. Miei cari amici, noi stessi ci creiamo il giudizio. Se
giudico il mio prossimo, vado incontro al mio stesso giudizio. Se invece vedo
solo ferite e sono animato dal fatto di poter stringere al mio petto anche il
più lontano dal Padre mio, il mio nemico, il mio avversario, allora in me non
c’è nessun giudizio. In quel caso si dirà: «Se
aveste tanti peccati come sono le stelle in cielo, come la sabbia del mare e
come l’erba sulla Terra, tuttavia dovrete diventar bianchi come la neve».
La
Parola di Gesù nella Scrittura lo esprime così: «Non giudicate, affinché non siate giudicati! Perché secondo il giudizio
col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate,
sarete misurati. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del fratello tuo,
e non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?» [Matt. 7,1-3]. Perciò sta
pure scritto: "Per i puri, tutto è
puro" [Tit. 1,15]. Noi uomini non siamo puri, e tuttavia lo siamo se
diamo spazio all’Amore in noi, poiché davanti all’Amore tutto è puro. Davanti
all’Amore tutto è nell’eterno Ordine. E anche se esteriormente non è ancora
visibile, la persona cui noi vogliamo bene e che è inclusa nel nostro mondo non
andrà mai perduta. Un giorno verrà l’ora in cui anch’essa nel nostro mondo
crescerà allo stesso stato in cui ci ha portato l’eterno Amore. Io lo
sperimento spesso, ma anche voi tutti lo potete sperimentare!
Quante
sfere spirituali di diverso genere sperimento! Precisamente secondo la misura
del nostro amore, esattamente fino al limite del nostro amore gli angeli
guidano gli esseri spirituali nel nostro mondo. Esseri spirituali con
caratteristiche che il nostro amore non può ancora accogliere, che non può
ancora coprire, non hanno ancora accesso nel nostro mondo.
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L’Atto redentivo di Gesù
Attraverso l’Uomo-Gesù l’Opera di
redenzione si è veramente già compiuta, ma se gli effetti si dipartissero solo
dall’Uomo-Gesù e senza la nostra stessa crescita interiore, noi perderemmo la
figliolanza e Lui la caratteristica di Padre. Per questo motivo l’Opera di
redenzione è compiuta attraverso di Lui solo in linea di massima, e il Suo
principio deve diventare nuova carne su questa Terra, –anche se fosse solo in
un singolo uomo. Perciò non poteva essere dato nessun altro Insegnamento che
questo: «Amatevi a vicenda, amatevi l’un
l’altro, come Io ho amato voi. Da questo riconosceranno tutti che siete Miei
discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri» [Giov. 13,34-35]. – Oh,
riflettete: le forze redentive dipendono, nel loro effetto, dallo stato di
maturità nell’anima dell’uomo! Perciò un’anima che non è fusa con il suo
spirito e non trova la Divinità attraverso il suo spirito, non potrà mai
diventare un vaso per la Forza di redenzione dell’eterno Amore di Dio.
Il nostro caro
Padre Celeste è il Signore di tutte le eternità. Con il Suo Amore Egli sta al
di sopra di tutte le creature e, ciò nonostante, rispetta quel primo spirito
che divenne il portatore dei Suoi pensieri, il portatore di luce e, nonostante
tutta la Sua potenza, non tocca coloro nei quali questo primo spirito ha ancora
una parte.
Noi diciamo: "Il Padre può tutto,
il Padre deve venire e deve donarci la Forza della redenzione", ma questa
stessa Forza giace in noi, miei cari amici. Perciò il Padre divenne Uomo e ci
indicò la via che porta alla nostra
superiore e santa destinazione: diventare portatori dei Suoi pensieri, quali
emanazioni del Suo Amore; diventare promotori in grado di penetrare fin nelle
profondità del Suo cuore divino e liberare le Sorgenti nel cuore di Dio. Nel
cuore del nostro eterno Padre, infatti, vi sono racchiuse ancora infinite
sorgenti, le quali non possono sgorgare se prima non nasce il desiderio verso
di loro.
Ai Suoi elevati discepoli che erano
convinti della divinità del loro Maestro, Egli disse: «Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non le potete ancora (sop)portare» [Giov. 16,12], e non senza
malinconia nel cuore Egli fece loro questa promessa: «Ma quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà in ogni verità»
[Giov. 16,13], vale a dire nelle profondità del Suo infinito mistero
dell’Amore. Tuttavia nessun uomo ha sviluppato la misura dell’abnegazione così
tanto, che il più santo e più bello del Cuore di Dio si potesse dischiudere per
lui. Nessun principe angelico, nessun arcangelo, nessun cherubino o serafino ha
la chiave per il cuore di Dio, solo l’uomo che Lo ama, così come disse a
Pietro: «Ti voglio dare la chiave del Regno
dei Cieli. Tutto ciò che legherai sulla Terra dovrà essere legato anche nel
Cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla Terra dovrà essere sciolto anche nel
Cielo» [Mat. 16,19].
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La grande destinazione dell’uomo
Talvolta ho momenti di luce, tanto che vorrei gettare un grido di
riverenza davanti all’Amore divino, al pensiero di come Egli ami l’uomo e che
cosa è per Lui l’uomo in rapporto all’immensità della Creazione, così come
quando vedo con gli occhi spirituali la grandezza dell’uomo. Nessun pulviscolo
orbita negli spazi infiniti che non sia già congiunto con l’uomo.
Che cos’è poi l’intera Creazione? Essa è
un unico grande uomo. Osserviamo la costituzione del piccolo uomo mortale: egli
ha la capacità di accogliere il suo Dio, di riconoscere il suo Dio, in un primo
momento dall’esterno, e affinché Lo possa riconoscere, gli è data la facoltà di
pensare col cervello. Sulla via del pensiero e del riconoscere, egli trova il
suo Dio attraverso l’eterna Parola. Se poi Lo ha trovato attraverso l’eterna
Parola, allora entra in collegamento con l’uomo spirito. Anche l’uomo spirito
consiste corrispondentemente di infinite singole particelle come l’uomo
materiale. E se l’uomo materiale ha trovato l’uomo spirito, allora egli sta
nella Luce dell’eterna Verità, in questo caso si riconosce, riconosce la sua
origine e la sua meta. E vedete, allora si rivela in lui l’uomo celeste, e
questo lo attira e lo ammonisce di non considerare la sua meravigliosa Luce che
ora gli viene data come la cosa suprema, ma solo come luminare sul grande corso
della sua vita. Se l’uomo segue questo richiamo, allora entra in collegamento
con l’uomo celeste.
L’uomo esteriore consiste di innumerevoli
atomi, l’uomo celeste consiste di corrispondenti individuali spiriti angelici.
Nella fusione con lui, l’uomo si trova come re nell’esercito di angeli
dell’uomo celeste; egli sta lì come una via per gli angeli di Dio verso il
cuore di Dio, verso l’eterna indipendenza e libertà. E poi dietro di lui sta il
suo eterno Padre con un cuore colmo d’Amore, e il Padre lo attira attraverso il
Suo infinito Amore, affinché egli sia grande nel suo potere, ma ancor più
grande nella sua umiltà e nel suo amore. Allora si è compiuta la grande fusione
dell’uomo con Dio, – e solo con questa inizia una nuova Creazione.
Questo si trova simbolicamente nel
risveglio di Lazzaro. Lazzaro giaceva da quattro giorni nella tomba. Egli
rappresenta l’uomo che è chiamato ed è provvisto con tutte le facoltà
originarie. Nell’uomo, Dio cercava la Sua stessa Divinità, un Suo pari come
amico, come un salvatore al par Suo, un fratello Suo; tanto grande è l’Amore di
Dio per l’uomo. Ma un uomo che dà veramente spazio all’Amore, vorrebbe forse
tener qualcosa per la sua stessa persona? No! – Un uomo che sta sotto
l’influsso dell’Amore vorrebbe posseder l’intera Creazione, ma per donarla
interamente per rendere felice il prossimo. Questo me lo dice già il mio amore
che è solo una particella atomica dell’Amore del Padre mio Celeste. Da questa
mia esperienza so che il più povero nell’intera Creazione è il Padre Celeste
nostro. Egli non chiama nulla Suo proprio; anche se è ritornato nel Suo Regno,
sul Suo trono divino, Egli non chiama nulla di Suo, visto che tutto ciò che ha
creato lo ha creato per Amore e per donare un tale Amore. E solo ciò che è
diventato proprio al figlio, diventa di nuovo Sua proprietà. -
Quel Lazzaro
giaceva morto nella tomba, e la missione del nostro caro Salvatore non poteva
trovare la sua conclusione prima che fosse ridiventata possibile la
resurrezione di Lazzaro. Nondimeno, Marta disse: «Signore, lui già puzza!» [Giov. 11,39]. Questa considerazione di
Marta rappresenta l’opinione del nostro intelletto, il quale si chiede:
"Come può un uomo soggetto a peccare, come può un uomo caduto, un uomo
caduto così in basso, un uomo così lontano da Dio, sepolto nel pantano di
questo mondo, sperimentare una divina resurrezione?". E Maria disse: «Maestro, se Tu fossi stato qui, mio fratello
non sarebbe morto!» [Giov. 11,21]. Allora il Salvatore pianse. Ma non
pianse sul Lazzaro deceduto, Egli pianse sulla vita spenta nei Suoi amici che,
nondimeno, aveva istruito. Quindi si chiese: "Devo allora essere
ovunque presente con la Mia persona esteriore? Ancora nessun figlio ha trovato
Me, quale eterna Vita, si è risvegliato in se stesso?!". – Ora là, al
sepolcro, giunse il grande momento, la grande Parola tramite la quale ci fu
rivelato il più grande lascito destinato a noi dal Suo infinito Amore: «Padre, Ti ringrazio d’avermi esaudito.
Sapevo bene che Mi esaudisci sempre; ma l’ho detto per il popolo che Mi
circonda, affinché credano che Tu Mi hai mandato. E detto questo, gridò a gran
voce: Lazzaro, vieni fuori!» [Giov. 11,41-43]. E Lazzaro risorse alla vita,
e il Salvatore andò da lui e gli porse la mano: «Lazzaro, oggi ti ho risvegliato Io, ma d’ora in poi ognuno dovrà
risvegliare in sé il suo Lazzaro». Con ciò fu aperta la via per la fusione
con la vita divina.
Riflettete che cosa significa questo
risvegliare il proprio Lazzaro, l’uomo-spirito, l’uomo-celeste, l’uomo-dio!
Perciò, detto con poche parole: la Terra è una scuola per déi, e se non
portassimo una forza ancora più alta in noi per elevarci oltre tutto l’infimo e
il maligno, la Terra non sarebbe un punto di concentrazione dell’inferno. Essa
può essere un punto di concentrazione dell’inferno, in quanto i suoi abitanti
sono in grado di liberarlo e redimerlo.
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Il meglio che noi possiamo dare
Che cos’è il meglio che noi possiamo dare? L’amore per il nostro
Salvatore, per il nostro meraviglioso Padre, per restituirGli la perdita che ha
sperimentato un’altra volta in questo tempo. Quanto è difficile essere Padre di
tanti figli che non vogliono più il loro Padre Celeste, che non Lo riconoscono,
e dover vedere il mondo senza pace che riflette tale condizione! Dove non c’è
pace, non c’è gioia; dove non c’è gioia, non c’è forza per il lavoro.
È il Suo santo disporre, la Sua
conduzione che noi si resti uniti alla tavola del nostro caro fratello che ci
ha invitato. Allora noi, com’è la Sua santa volontà, vogliamo trascorrere
fraternamente quest’ora consacrata. Fraternamente, non timidi l’uno verso
l’altro, non così che solo uno parli e gli altri restano muti ascoltatori, –
no! Ma fraternamente, laddove regna l’amore, laddove parla l’impulso del cuore.
Voi siete venuti qui di certo per condividere la vostra esperienza con i vostri
fratelli e sorelle, poiché laddove ci si scambia reciprocamente, là tutti ci
guadagnano. Anche il Salvatore, come Uomo, ha sempre dato solo incoraggiamenti,
affinché fosse risvegliata la vita, affinché sorgesse quel desiderio, – quella
cosa magnifica che niente è chiamato più proprio che solo un cuore colmo
d’amore.
Egli ha messo tutto nel cuore del
figlio, ha curato il figlio e lo ha reso capace, affinché diventasse una cosa
sola con la vita del Salvatore. Certamente la cosa più santa per un padre e per
una madre, è quando i figli si avvicinano sempre più al loro sentimento. Ma
cos’è l’amore del padre e della madre, rispetto alla passione ardente
dell’Amore del Salvatore! Anche per Lui la gioia più grande è quando i figli
Gli vengono sempre più vicini. Nella crescita dei Suoi figli anche in Lui diventa
libera la santa vita. Che cosa sarebbe un uomo con il petto colmo d’amore, se
non trovasse nessuno che volesse deliziarsi nel suo amore? Che cosa sarebbe il
Sole, se nessuna creatura ne avesse bisogno? Che cosa sarebbe il Cuore
strapieno del Padre se non avesse dei figli in grado di penetrare nel Suo santo
cuore, in grado di rendere vivente e sciogliere in Lui le profondità del Suo
Amore.
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۞
Egli cerca la Sua immagine nell’uomo
Noi sappiamo che la Sua cura è per tutte le creature, ma nell’uomo Egli
cerca … che cosa cerca? La Sua immagine, miei cari amici.
Mi ricordo nelle parole da
"Spiegazioni dei testi biblici" (una delle opere di J. Lorber), al
capitolo 13 "Come erano allora i
giorni di Noé, così sarà l’arrivo del Figlio dell’Uomo", in cui il
Signore dice: “Io ho una lente
d’ingrandimento nel lavoro, in cui l’atomo deve ingrandirsi milioni di volte
davanti ai Miei occhi. Con questa lente d’ingrandimento voglio perlustrare la
Terra, come un giorno ai tempi del diluvio. Allora trovai otto veri seguaci.
Oggi non voglio impiegare la Mia Onniveggenza, affinché non si spezzi anzitempo
il Mio cuore paterno, nel timore, se oggi, sull’intero globo terrestre, troverò
gli otto”.
Di questo parlai anche anni fa durante
un’ora del martedì. Il giorno dopo venne da me un fratello che in quell’ora mi
aveva ascoltato, e mi disse. "Ahimè, fratello Georg, questa notte non sono
riuscito a dormire". – Domandai io: "Perché no?". – Rispose:
"Perché tu hai evidenziato che il Padre cerca otto veri seguaci e non li
trova. Guarda però i nostri fratelli e sorelle, sono centinaia, e vedi, quanta
premura si danno. Ciò che tu hai detto ieri, fratello Georg, è stato certamente
il tuo stesso io, non può essere giusto". – "Ahimè, fratello Alfred",
dissi io, "consolerebbe me stesso se avessi parlato dal mio io e fossi
nell’errore. Tuttavia non vogliamo discutere oltre la domanda, vogliamo darci
alla quiete interiore e stare ad ascoltare con l’orecchio teso l’influsso
proveniente dalla vita interiore".
Allora nel mio cuore sperimentai
nuovamente il Padre attraverso la Scintilla divina che vive in me, la quale in
me è l’educatrice della mia anima. E mi fu rivelato questo: per la meta della
quale noi crediamo che il nostro caro Padre Celeste ha con noi nell’occhio e
nel cuore, possiede milioni di seguaci, ma per la meta che vuol raggiungere con
noi, per questa meta Egli – ahimè – ne trova soltanto pochi.
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La via dalla
fede all’amore
Poiché il Suo Amore era così grande, Egli non voleva
guidar l’uomo per le dande[3], ma
l’uomo doveva risorgere com’è risorto il suo eterno Padre, – come Gesù.
Comincia così la via
dei Suoi figli: dapprima con la fede, visto che il figlio ancora a lungo non è convinto
che esiste davvero un Dio, meno ancora che è un Dio amorevole che vuol
diventare per lui un Padre Santo rendendolo capace di entrare nelle Sue orme.
L’incoronazione del Suo Amore è la potenza con la quale il Figlio di Dio sta
davanti alla tomba di Lazzaro, Marta e Maria accanto a Lui. Marta,
rappresentando la mondanità, dice: «Signore,
lui puzza già!» [Giov. 11,39].
Non sembra oggi così anche nel nostro
mondo? Molti dubbiosi chiedono: dovrebbe essere possibile che l’uomo lontano da
Dio risorga di nuovo, che possa diventar maturo per ciò che è del Padre suo? E
Maria Lo rimprovera: «Signore, se Tu
fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» [Giov. 11,21]. Allora il
Salvatore pianse. Egli non pianse perché Lazzaro era morto, ma perché
nonostante la cura attraverso di Lui e il Suo ingresso in Betania, le sorelle
non avevano ancora quella salda fede che Egli era sempre presente presso di
loro, come Lo è presso di noi, tutti i giorni. E tuttavia il Suo meraviglioso
Cuore-Amore, il Suo cuore divino, il Suo cuore paterno, Gli rivela ciò che
aveva donato all’Uomo-Gesù: «Padre, Ti
ringrazio di avermi esaudito!» [Giov. 11,41].
‘Il Padre’ e ‘il Figlio’, questo non è
da comprendere umanamente. Il figlio è l’uomo, il quale realizza i fondamenti
dell’amore; anche una sorella, una donna se ne può appropriare. «Lazzaro, vieni fuori!» – D’ora in poi
ognuno deve perfino risvegliare il suo Lazzaro. La via per questo è la vita di
Gesù che sta chiaramente dinanzi ai nostri occhi. La vita dell’amore, la vita
dell’abnegazione, la vita di dedizione al nostro eterno Padre, come Egli
dapprima si è sacrificato per noi.
Egli ci ha riuniti qui nel Suo infinito
Amore non soltanto perché giungessimo a conoscere le verità spirituali, no, ma
perché sperimentassimo il Suo infinito Amore. Quanto potentemente si deve
muovere l’Amore nel Suo cuore! Lui, il Santo, Lui, l’Onnipotente, ha chiamato
esseri all’esistenza ai quali ha donato tutto, tutto, anche il centro del Suo
Amore, perciò Lo si può trasfigurare solo con il centro del Suo cuore. Nessuno
conosce il Padre se non il Figlio, ma il Figlio è la Luce proveniente dalla
vita dell’Amore. Il Figlio è il fondamento dell’eterno Amore, la Via. Chi ha
l’Amore è anche una cosa sola con il fondamento. Non vive diversamente da Gesù,
egli non vuole nient’altro. – Ma noi non abbiamo avuto questo Amore. L’Amore ci
ha messo alla pari ed ha impersonato la Via per ritornare all’Amore, non come
appartenenti del divino Amore, bensì come tali che si son guadagnati
quest’Amore dal divino germe posto in loro, per riportare al Padre loro ciò che
Egli ha donato dal Suo infinito Amore, – per riportarGli la Sua santa vita.
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Vita risorta
da Dio
Noi vediamo il mondo avvolto nell’oscurità. Ora il nostro amore preme, –
esso vorrebbe aiutare il mondo! Noi però non possiamo recarci laddove ci sono i
potenti di questo mondo, tuttavia non è nemmeno necessario che ci andiamo. No,
è necessario innanzi tutto che la Scintilla di Dio trovi spazio in noi, che la
Scintilla di Dio riempia i vasi della nostra vita. Allora anche le forze che
dominano il mondo dovranno riconoscere: "Questa
è la vita risorta da Dio, questa è proprietà della Terra". E ciò che è
diventata divina proprietà della Terra, questa si afferma. Questa indecisione
sulla Terra non porta nessuna pace! Allora lo spirito divenuto libero, la vita
da Dio divenuta libera, ha l’incarico di agire su questo mondo. La vita da Dio
divenuta libera mostra la base marcia dell’umanità, affinché diventi matura
attraverso le esperienze e si risvegli la vita. Il Padre nostro Celeste non lo
ha permesso prima, perché l’intero inferno ha il dominio sulla Terra, finché
non c’era neanche la contrastante vita. Egli ha messo davanti agli occhi e nel
cuore dei Suoi amici l’Opera di redenzione. Con ogni uomo unito con Dio, con
ogni singolo che è diventato una cosa sola con la vita da Dio a lui donata nel
petto, anche il Padre è una cosa sola. Dietro a un tale figlio Egli sta non
come Dio, poiché come Dio non può tutto, come Dio deve anche attenersi alla Sua
Legge; Egli sta dietro a un tale figlio come Padre e, come Padre, può tutto.
Perciò, miei cari amici, Egli sotto mille dolori ci ha messo davanti agli occhi
e nel cuore l’Amore riconciliante, superando ogni vita.
Qual è stato il motivo della Sua
umanizzazione? – Il Suo infinito Amore! Qual è stato il motivo di morire per
l’uomo? – Il Suo infinito Amore! Qual è stato il motivo del Suo silenzio in
questo tempo? Milioni lottano, alzano le loro mani pregando e Lo aspettano,
affinché ritorni. Ma Egli ha affidato il Suo ritorno ai Suoi figli. È la vita
autonoma dei Suoi figli – se essi avranno curato la Sua Scintilla divina nel
loro petto finché non sarà diventata una vera vita di figlio – che questa vita
diventa il ritorno, che questa vita
farà maturare la redenzione. Questa vita porterà pace all’umanità, perché
dietro a tali uomini maturati staranno le forze dello spirito, forze che
operano e creano, e si adoperano per questa meta dell’eterno Amore. E affinché
le forze dello spirito, per così dire, non si raffreddino, non diventino
deboli, dietro di loro sta, come sostegno, l’uomo angelico. Tale uomo angelico
è l’organismo dell’uomo, se una buona volta sarà trasfigurato attraverso
l’Amore. Se saremo portatori di questo Amore, allora gli angeli saranno il
nostro organismo, così come oggi lo è il nostro corpo.
Ma la cosa più bella e più alta sarà
allora: rimanere sempre piccoli! Se
l’uomo-amore vede che tutto si piega dinanzi a lui, se i suoi occhi penetrano
nell’infinità, nelle profondità dello Spirito, quale tentazione, miei cari
amici! Poiché, all’Amore è dato tutto, dall’Amore è sorto tutto. Nondimeno
l’uomo-amore rimane piccolo, non dimentica i più piccoli dei suoi fratelli e
sorelle, egli dona la sua cosa più santa; mai potrà vedere che un fratello o
una sorella percorra vie errate. Questa è poi l’umiltà, quando coloro che
possiedono l’amore lo vogliono tuttavia possedere solo per i loro fratelli e
per le loro sorelle, ma mai per sé soltanto. In tali figli si svolge la fusione
con Dio, il Padre nostro santo. Allora è il Padre che adempie i desideri del
Suo amato figlio.
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Il rimpatrio
Prima che l’uomo fosse, c’erano i grandi Pensieri che crearono l’uomo
così, affinché diventasse il vaso d’accoglienza per l’intera Creazione, il
benedicente per coloro che hanno bisogno delle benedizione, e il rimpatriante
per tutti quelli che hanno perduto la Patria e, alla fine, l’abilitato ad
accogliere tutto nel suo cuore e metterlo nel cuore del Padre. Egli però se ne
rende conto: “Padre, non Ti riporto che
l’amore che Tu mi hai insegnato”.
Perciò Gesù disse un giorno alla riva
del mar di Galilea ai Suoi discepoli: «Voi
dovete diventare pescatori di uomini» [Luca 5]. Pietro aveva gettato la sua
rete e non aveva pescato nulla. Allora Gesù gli disse: «Getta la tua rete ancora una volta». Ed ecco che non la poteva
tirare a riva, tanto era stracolma di pesci la sua rete. E Pietro disse al
Signore: «Signore, allontanati da me,
perché io sono un peccatore». Ma Gesù gli rispose: «Non temere, perché d’ora in poi tu sarai pescatore di uomini». E
più tardi il Signore gli disse ancora: «"Tu
sei Pietro, e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa» [Matt. 16,18].
Non è questo, bello? Nondimeno, penso anche a queste parole [Giov. 21,15-17]: «Simon di Giona, mi ami tu, più di costoro?»
- «Sì, Signore, tu sai che Ti amo». E
di nuovo: «Simon di Giona, Mi ami tu?».
– «Sì, Signore, Tu sai che Ti voglio un
gran bene». E per la terza volta il Signore domanda: "Simon di Giona, Mi ami tu?". E alla
terza volta prorompe verso di lui l’invito: «Pasci le Mie pecorelle!».
Era questo l’amore che il Padre Celeste
nostro cerca in noi. Dobbiamo prenderci cura della nostra Terra, di tutti gli
uomini e di tutte le creature. Tutta la Creazione deve giacere al nostro cuore.
Per amor di questa meta Egli ha compiuto il sacrificio sulla Croce. Per amor di
questa meta, Egli esclamò: « Dio Mio, Dio
Mio, perché Mi hai abbandonato?» [Matt. 27,46]. L’uomo Lo aveva
abbandonato, il sostegno dell’eterno Amore, e sanguinò sulla Croce per l’uomo,
affinché questi potesse assolvere il compito suo.
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La via per
la meta
Spesse volte si sente dire da fratelli e sorelle durante le sedute:
"Dobbiamo far questo, dobbiamo far quello". Non abbiamo bisogno di
far nulla, dobbiamo solo donarci! Ogni uomo porta la guida nel suo cuore. Ciò
che egli trova e riconosce come Verità in se stesso, questo lo rende libero.
Anche Lorber è solo una via, così come l’eterna Parola è solo una via. Anche Cristo nella Sua divina
chiarezza era la Via e si chiamava ‘Via’.
«Il Padre è più grande di Me», disse
[Giov. 14,28]. Ogni uomo può trovare la vita attraverso la vita di Gesù, ma
solo se vissuta fino in fondo. Mai ci verranno avanzate pretese oltre la misura
della nostra forza. Questa mattina ci è stato detto: "Vi amo tanto, amo ogni singolo di voi, come se per Me esistesse
solo questo singolo".
Per ogni singolo di noi il mondo che ci
circonda è una scuola di educazione, se vi prestiamo la nostra attenzione. Ogni
giorno che viviamo qui su questa Terra, nel quale possiamo stare su di essa,
significa una cura, significa per noi un’occasione per raggiungere la grande
meta che il Padre nostro ci ha messo davanti. Al di fuori di questa Terra,
quando non porteremo più questo corpo materiale, ci vorranno eternità per far
questo; infatti, il corpo materiale è una veste proteggente e soccorrevole,
laddove avevamo perduto l’uomo divino in noi. Qui come uomini, su questa Terra,
abbiamo la facoltà di pensare, con questa possiamo discernere la Luce dalle
tenebre, così che possiamo percepire la Verità affinché si realizzi l’occasione
di scegliere la nostra meta. Qui ci è indicata la via marcata: la vita di Gesù.
Per questo siamo accolti qui nella scuola, e ogni giorno esige abnegazione.
Ogni giorno abbiamo bisogno di nuova vita e siamo guidati in modo che in noi
vengano avanzate delle domande. Giovanni il Battista lo espresse, dicendo: «Io devo diminuire, Egli invece deve crescere»
[Giov. 3,30].
Per quanto ci adoperiamo per l’amore,
per quanto cresciamo in questo amore, per quanto noi stessi ci rinneghiamo qui
sulla Terra, altrettanto Dio si abnega in noi e ci dona la stessa parte di vita
che Gli sacrifichiamo di nuovo, e precisamente …mille volte tanto. Oh, una
lacrima di gioia cade dai Suoi occhi quando un uomo su questa Terra, con la sua
debole forza, sfrutta l’occasione per aiutare e servire suo fratello e sua
sorella. L’uomo che vuol fortificare il suo prossimo, sperimenti questo: ciò
che egli causa nel suo prossimo, diventerà un giorno sua proprietà.
Ritorno di nuovo al fatto che non
dobbiamo far nulla che lasciarci guidare, – sempre con la meta davanti
all’occhio e con la preghiera nel cuore:
"Mio caro Padre, Tu vivi per me, ed
io voglio vivere per Te. Oh, illuminami, affinché la mia via sia illuminata
sempre più chiaramente, e dammi la forza di andare incontro a questa
meta!".
Io come uomo non ho bisogno di nulla,
non ho nessun desiderio, ho la mia pace nell’Amore del Padre mio che mi ama.
Nondimeno, per diventare un salvatore per questo mondo si ha bisogno di più. E
noi vogliamo tuttavia diventare salvatori, – il che non è una pretesa troppo
alta. Il Salvatore ha detto: «SeguiteMi!
Come vi ho amato Io, così dovete anche voi amarvi reciprocamente». In
questa parola "Amore" non si trova solo il concetto amore come lo
abbiamo noi uomini, no! In ciò si trova la stessa dedizione: «Come Mi son donato Io, così donatevi anche
voi al vostro prossimo!». Oh, quale santuario deve portar l’uomo nel suo
cuore, per il fatto di essere in grado di amare Dio. Quale umiltà deve esserci
in lui, affinché possa amare Dio! Quale somiglianza di Dio deve sonnecchiare
nell’uomo, se deve amare il suo prossimo come se stesso! È questa, infatti, la
vita divina: amare ogni creatura come se
stessi! Sì, per amare Dio ci vuole la vita divina, ed è determinato in
questo: «Ama Dio sopra ogni cosa e il
prossimo tuo come te stesso». Così io concepisco la vita.
O Dio, amante dell’uomo, quanto sei
grande! Quello che tutta la Creazione non può portare all’eterno Amore, Glielo
porta quell’uomo che ama Dio. La nostra via a quest’Amore conduce oltre il
nostro stesso morire. Ogni giorno è un giorno del morire, un giorno della
dedizione, un giorno del sacrificare, ma anche un giorno del risorgere.
Nondimeno, amici miei, non vi voglio illuminare troppo, questo sia lontano da
me. Anch’io sono ancora uomo, e voglio rimanere uomo in tutte le eternità, – ma
non l’uomo dalla massa sanguigna della Creazione, bensì l’uomo dalla massa
sanguigna del Padre mio, poiché anche Lui rimane Uomo in tutta l’eternità.
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Come si
adempie il ritorno?
Tu mi domandi: "Non avviene il ritorno di Gesù quando l’uomo è
diventato Sua piena proprietà?”. – Ed io ti dico: sì, quando l’uomo sottomette
la sua intera vita all’Amore, quando con ciò è una cosa sola con il sentimento
di Gesù, allora si adempie la Parola: «Chi
è una cosa sola con Me, è anche una cosa sola con Colui con il quale Io sono
Uno nell’eternità». La Scintilla divina produce poi l’unificazione e il
ritorno. Se l’uomo diventa una cosa sola con la sua Scintilla divina, allora
questa non è più una piccola Scintilla, ma in quel momento la Scintilla divina
sarà un uomo nuovo, l’uomo divino. È questo il ritorno di Gesù nell’uomo e
attraverso l’uomo, non al di fuori dell’uomo. Altrimenti l’uomo non sarebbe
l’opera più grande del Suo Amore, l’Amore durante la creazione dell’uomo
avrebbe ancora trattenuto qualcosa, allora nemmeno Dio sarebbe potuto divenire
Uomo in Gesù.
Tu mi domandi di nuovo, caro fratello:
"Da una parte tu pensi che sarebbe del tutto senza importanza contemplare
il ritorno di Gesù con l’occhio carnale in un qualche luogo del mondo, ma
questo, forse, non è del tutto giusto, poiché d’altra parte noi Lo vorremmo
comunque vedere così come vediamo te, e poterLo incontrare". – Io ti
rispondo: tu vedi la vita, ma non ancora la persona. PoterLo guardare nei Suoi
occhi fedeli, che cosa incomparabile deve essere per la Sua sposa, per i Suoi
amici! Ma questo non accadrà prima – così Egli dice continuamente in me – di
essere sullo stesso gradino con Lui; non accadrà prima che non si realizzi la
maturità. Infatti, Egli dice: «In questo
grande momento Io non voglio stare al di sopra dei Miei amati figli. Voglio
stare con loro alla pari». E Lui deve respingere la Sua santa brama molto
più dolorosamente che noi, perché questo è anche il momento più grande per il
Cuore paterno. Occhio nell’occhio, Cuore nel cuore con l’amato figlio.
Questa brama Lo ha animato fin
dall’eternità; e sono trascorse eternità, prima che una vita messa in libertà
diventasse matura per la Sua parola, finché ci potesse essere comprensione per
la Sua parola. Anche padre e madre che hanno figli devono aspettare finché
questi siano maturi per rivelar loro i più grandi misteri della vita, per
poterli istruire sull’alto senso della vita, per il quale sono nati su questa
Terra. Così il Padre nostro nel grande. Egli ha aspettato e aspetta ancora
finché non trova la maturità. Il Suo cuore è un mare incandescente di santo
Amore. Esso ci consumerebbe se in noi non ci fosse anche il desiderio che
corrisponde a tale ardore. Perciò il figlio dovrà un giorno starsene lì:
"Padre, il mio petto è resistente al fuoco, apri il Tuo cuore fin nelle
più intime profondità delle profondità, io voglio renderTi felice, Padre mio.
Tu non sei più solo, Tu hai Tuo figlio!".
Miei cari amici, quando gli uomini
sentono di non essere maturi, giungono alla conclusione che qui (riferito a
Georg) ci sarebbe un uomo che va oltre se stesso, e ciò nonostante nessuno può
parlare abbastanza dell’Amore di Dio.
Se io vi mettessi in maniera evidente
davanti agli occhi le Caratteristiche del Padre nostro divino, vi
spaventereste, e mi accusereste, come una volta è stato anche detto a me: “Tu
profani il tuo Dio e Padre!”. Oh, quale Amore ha il Padre per un essere umano!
Egli non guarda a ciò che l’uomo è, ma a ciò che può diventare, e con la santa
abnegazione del Suo grande nome si pone uguale al figlio, per trovarlo, e poi
guidarlo fuori mediante la sua umiltà e il suo amore.
O amici miei, è per questa ragione che
per me un uomo è tanto grande, perché i miei occhi hanno visto che cos’è l’uomo
nel cuore di Dio, che cos’è per Lui un uomo umile, – più che ogni vita creata. Per
Lui un uomo umile è tutto. Da ciò risulta da sé il Comandamento: «Amate i vostri nemici». L’amore non vede
proprio nessun nemico. Per l’amore la Terra non è un inferno, ma un grande ospedale,
ma se lo guardi con l’occhio della giustizia, in essa vedi un inferno.
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Il Padre
riunisce i Suoi
Quanto ci rende felici potervi preparare una gioia. Il desiderio di
rallegrarvi ha animato me e il fratello mio A. Egli è stato per me il sostegno
per intraprendere un tale viaggio, dove già la strada fino al tram mi diventa
difficile. Disse il mio amico: "Ah, questo non è niente di grave, ti siedi
sul treno e via. Sia che tu scenda a Loschwitz oppure a Reutlingen è lo stesso.
Io sarò con te e ti aiuterò dove posso". Ed è stato così. Quando prendemmo
la coincidenza a Lipsia – gli ultimi due vagoni erano quelli per Stoccarda –
prima che arrivassimo noi erano già tutti occupati. Allora ci venne incontro
un’infermiera: "Ho due biglietti di prenotazione per due posti, volete
averli?". Così abbiamo avuto due posti a sedere, ben imbottiti. Quanto si
è allargato a questo punto il cuore!
E ora vedete quanto sono felici i cuori.
Il tempo è qui dove il Signore, l’eterno Padre, riunisce i Suoi da tutte le
direzioni, i Suoi che sono discesi su questa Terra per collaborare alla Sua
opera; i Suoi che sono stati preparati attraverso delle eternità. Ognuno ha il
suo compito, non c’è né uno grande né uno piccolo, come proruppe la bella
parola in questo fratello: "Io sono un grande Salvatore, tu sei un piccolo
salvatore; Io sono un intero Salvatore, e quando anche tu sarai un intero,
allora il Padre Mio, il dominio che ha posto sulle Mie Spalle, lo metterà anche
sulle tue spalle".
Chi costruisce sulla roccia, sta su un
saldo fondamento. Chi è la roccia? La vita di Gesù. Gesù Cristo, ieri e oggi, è
Lo stesso in tutte le eternità!. «Cielo e
Terra passeranno, ma le Sue parole non passeranno». Non passeranno sulla
roccia dell’Amore e dell’Umiltà, questo è il giusto fondamento, …anche
dell’Umiltà! Non per diventare qualcosa, noi siamo figli di Dio, non per stare
al di sopra dei nostri più piccoli fratelli e sorelle, no, ma solo per servir
loro come un salvatore! E per la mia perfezione serve ogni uomo che mi viene
guidato sulla via. Ma in che cosa consiste poi la via per il perfezionamento
nell’eternità? Proprio nell’Amore tutto abbracciante, poiché ogni uomo è ancora
solo una particella del grande uomo-dio. Siamo tutti, oppure vorrei dire,
‘eravamo tutti’ una vita nel cuore di Dio, e la via per la perfezione è l’Amore
tutto abbracciante. Chi percorre la nostra via con noi, è unito con noi; chi
non cammina con noi, ha bisogno del nostro aiuto.
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Gesù ha
percorso la via come Uomo
In che cosa consisteva la somma perfezione del Padre Celeste nostro e il
Suo santo Amore? Nel fatto che Egli stesso è divenuto Uomo e come Uomo esordì
così come ha esordito ogni uomo. Questo Gesù alla Sua nascita non era più Colui
che era secondo l’eterno Spirito. Questo Gesù alla Sua nascita era Uomo come
siamo uomini noi. La Sua immensa forza e pienezza di Luce furono ora rinchiuse
come embrione nel Suo petto. Perciò il Suo nome era "Figlio
dell’Uomo". Con il compimento del trentesimo anno fece propria l’eterna
Parola, essendo Egli la Via al cuore di Dio. Egli stesso si è costruito la Sua
divinità, amici miei, si è realizzato da sé con la Sua vita d’Amore rinnegando
Se stesso! In fondo la Sua umanizzazione è anche la nostra meta di vita
corrispondente alla Sua. Con la Sua umanizzazione l’uomo divenne non solo un
figlio di Dio, dopo la Sua umanizzazione l’uomo è una veniente individuale
essenza divina. Questa è la verità, io non posso dirlo diversamente dalla mia
esperienza. Ogni uomo è una veniente essenza divina. Naturalmente si deve
essere prudenti con queste espressioni.
Anche nella Bibbia si dice: «Dovete essere perfetti, come è perfetto il
Padre nel Cielo» [Matt. 5,48]. È vero. Uso il paragone con la quercia. La quercia
è il Padre nostro, il nostro Creatore. I frutti siamo noi. L’albero vive per
nutrire i suoi frutti finché saranno maturi. Quando diventeranno maturi li
depone. L’albero ha compiuto la sua opera in loro. Esso depone le sue foglie e
si mette a riposo, per raccogliere nuova forza. Ciononostante vedete: anche
nella ghianda sta rinchiusa la quercia. Essa consiste di una trinità: dal
guscio, dal torsolo, e nel mezzo, nel torsolo, il germe così poco appariscente.
In questo germe è nascosta la vita invisibile, dal quale si sviluppa la
quercia. Ciò che il terreno è per la ghianda, è per l’uomo la vita nell’amore,
vita che Gesù ha vissuto come esempio. Come la ghianda giace abbandonata
accanto al tronco dell’albero, così qualcuno si sente come abbandonato da Dio.
La quercia, se avesse la lingua, direbbe
alla ghianda: "Io non posso darti di più, ho posto in te tutto il
necessario per la tua crescita". Lo stesso ci dice il Padre Celeste
nostro: «Non posso darti di più, ti ho
già dato tutto, ti ho curato, ti sono stato d’esempio, Mi sono equiparato a te,
di più non posso. Che Io ti debba continuare a nutrire per eternità, non lo
pretendere! Ti ho dato una vita libera e autonoma. Cerca di raggiungerla nel (tempo) terreno».
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L’infanzia e
giovinezza di fratello Georg
Io stesso a casa ero un uomo timido, miseramente dotato di talenti.
Avevo una buona volontà, mi sforzavo, spesso non dormivo di notte, e quello che
potevo imparare a memoria, l’ho conquistato, ma non riuscivo a seguire gli
altri nello studio. Allora ricorrevo all’aiuto dei miei compagni di scuola, e
questi volevano avere in cambio qualcosa. Così non mangiavo la mia prima
colazione, me la facevo dare dalla mamma e la davo a loro, ed io avevo fame
finché tornavo di nuovo a casa. Così sono stato guidato dalla giovinezza, ad
essere umile.
Avevo genitori diligenti e laboriosi.
Per mio padre non esisteva domenica nella quale non stesse fino alle cinque del
pomeriggio al banco da falegname. Ma eravamo anche una grande famiglia. La
madre ha dato la vita a diciassette figli. Io sono stato il quarto. Poi, come
arrivavano i figli e la madre non poteva più adempiere i suoi doveri materni,
l’ho assistita in tutto. Allora cucinavo e collaboravo in ogni cosa; è così che
già da bambino son diventato autonomo.
Il Suo Amore e la Sua cura è stato
tutto. Ho pianto anche molte lacrime, e oggi riconosco come il Padre mi ha
sempre guidato. Se fossi nato da gente ricca, forse mi sarei perso.
Già nell’anno
Mia nonna aveva una vecchia parente
religiosa dalla quale aveva ereditato dei libri. Un giorno che la nonna non
c’era, rovistai nel vecchio armadio nel quale erano conservati. Là trovai la
storia dell’ “Infanzia
di Gesù” di Jakob Lorber, stampato in Söbringen
presso Pillnitz. Questo libro era una delle prime stampe di questa storia della
Giovinezza di Gesù. Essa mi prese talmente che già da ragazzino la lessi un
paio di volte, e l’amore per questo fanciullo Gesù colmò il mio cuore. Non
riuscivo però a comprendere come poteva essere stata scritta. Allora dissi a me
stesso: ‘Presso Dio tutte le cose sono possibili! Certamente questo Jakob
Lorber ha vissuto tutto questo, e ancora oggi sulla Terra è come un testimone’.
– Quando in seguito chiedevo a qualcuno, mi si diceva: "Ah, non darti
pensiero!". – Neanche i miei amici avevano interesse di questo, tuttavia
la storia della Giovinezza rimase profondamente in me; una tale vita, del
Salvatore, che io amavo così intimamente.
Poi giunse la scuola della vita in cui
ho potuto adoperare la mia forza ed ho avuto occasione di continuare a
penetrare e a cercare. Feci il periodo di tirocinio nella falegnameria di mio
padre, poi in seguito, come si usava quella volta nell’artigianato, giunse il
tempo di viaggiare come giovane lavorante, e poco dopo il tempo del servizio
militare. Ricco in esperienze e più maturo per gli scopi di Gesù, nel settembre
del 1896 ritornai nella casa paterna. Mi misi di nuovo all’opera con forze
fresche, nell’attività artigianale di mio padre, e nelle ore libere ripresi di
nuovo la cura dello spirito nella piccola e silenziosa cerchia degli amici. Là
mi diede il benvenuto la seguente parola del Padre: «Dietro di te sta una scuola preparatoria dell’umiltà. Scegli la
massima: con Dio e il Suo Amore, tutto! Senza di questo, niente!».
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Ancora una
volta: il ritorno di Cristo
Continuamente mi si pone la domanda sul ritorno del nostro Signore.
Nella Scrittura si legge: «Come il lampo
esce da levante e si mostra fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio
dell’Uomo» [Matt. 24,27]. Amici miei, la venuta del Figlio dell’Uomo
avviene nell’uomo. Il lampo sono le Rivelazioni, il lampo è la conoscenza di
Dio. Solo attraverso la conoscenza di Dio noi vediamo in quale modo il nostro
caro Padre Celeste vuol ritornare come Gesù. Nella Sua prima venuta è fondata
la seconda. Com’è venuto? Egli prese carne e sangue da Maria. Come alla Sua
prima venuta prese carne e sangue da Maria e personificò la meta del Suo eterno
Amore mettendocela davanti agli occhi, e poi prese su di Sé le conseguenze del
nostro allontanamento dal Divino, così la Sua seconda venuta si svolgerà là
dove troverà in un uomo, Luce e Vita.
Oggi Egli viene di nuovo nella veste del
Suo supremo Amore, nella Luce e nella Vita. È la Sua Magnificenza, la Sua sola
Magnificenza ad aver creato l’uomo non solo secondo la Sua immagine, ma di averlo
anche reso capace di poter diventare un figlio di Dio mediante la cura che Lui
gli porge.
Secondo la conoscenza umana, secondo la
parola della Bibbia, si legge: «Vedranno
il Figlio dell’Uomo venire nelle nuvole del cielo e i Suoi santi angeli con Lui»
[Matt. 24,30]. Che cosa sono le nuvole del cielo? Sono la conoscenza di Dio. E
i Suoi santi angeli con Lui sono i fondamenti, le conoscenze dai Cieli. Ma
prima dobbiamo avere la chiarezza e contribuire noi stessi al Suo ritorno,
altrimenti Davide non avrebbe detto nel suo Salmo: «Alzate o porte i vostri frontoni; alzateli ancora, o aperture dei
secoli, deve entrare il Re della gloria» [Salmo 24,7].
[indice]
۞
Leggere e
poi vivere
Un Dio eterno e Padre Santo, che è l’eterno Amore stesso, mai userà Suo
figlio come forma. Altrimenti Egli avrebbe dato all’uomo, dalla Sua mano,
l’esistenza perfetta. No, la Scintilla di Dio giace in noi stessi, lo
testimonia già la nostra coscienza. E se la Scintilla di Dio trova il tempio
santificato, essa prende dimora nel tempio, e allora la grande chiarezza entra
in questo tempio, nella nostra essenzialità. Riconosciamolo: noi siamo chiamati
a prepararGli nella nostra essenza un luogo, mentre viviamo ciò che Egli stesso
era, perché la vita non può risvegliarsi né crescere senza il nostro
contributo. Essa vuol essere curata nella scuola della vita, affinché la vita
divina trovi spazio in noi. Il Suo infinito Amore non vuol stare al di sopra
del figlio, eternamente mai. Già dei genitori che hanno figli non vogliono
stare al di sopra di loro, ma stanno a loro fianco servendoli per la loro
maturazione.
Talvolta da giovane ho detto: "Se
potessi portare i miei amati libri con me nell’eternità!". Ma le cose andarono
diversamente. La vita che si agitava in me attrasse il mio prossimo, e il mio
compito non consistette più nel leggere, ma divenne un altro, vale a dire:
mostrare al mio prossimo la via che li aiutasse ad ottenere questa chiarezza.
In Jakob Lorber l’uomo afferra la vita
con i suoi sensi e si reca sulla via per la vita eterna. Ma lui stesso non è la
vita, bensì la via per la vita. Lorber è il segnavia che ci indica la via per
la pura Verità. E se qui e là talvolta vi è forse una lacuna, allora deve esserci.
Noi non dobbiamo leggere i libri in modo meccanico con la fede, credendo sia la
verità, per sottometterci come schiavi a questa verità, no! Dobbiamo
risvegliarci e diventare viventi in noi, per poi, esaminando noi stessi,
affermare ciò che è la verità, altrimenti pendiamo alle dande della divina
Onnipotenza.
Mi sono detto: tutto, la Sacra Scrittura
e Jakob Lorber sono in certo qual modo delle lettere; le opere di Jakob Lorber
sono lettere d’amore. Comunque mi son sempre detto: “Non voglio riposare né sostare
finché nel mio petto non sperimento Colui che si è rivelato attraverso la bocca
dei profeti". Ed ho potuto sperimentarLo, ho potuto sperimentare questo
Gesù e viverLo fino in fondo, e così ho trovato la Fonte in me stesso, e quando
si è alla Fonte, non si ha più bisogno di nessuna lettera.
Io l’ho riconosciuto e lo esterno da me:
Gesù Cristo ha personificato solo in maniera più perfetta l’essenza della
Scintilla divina, Scintilla che il petto umano racchiude. Ciò che è del Suo
eterno Spirito, Egli ce lo mostrerà solo quando vi sarà la maturità per questo.
Io ho sperimentato quest’Amore primordiale, il Padre, in una grandezza tale nel
Suo infinito, santo Amore, al punto che mi si potrebbe considerare come un
visionario, se ve lo descrivessi.
E quantunque grande sia il mio prossimo
nel cuore del Padre mio Celeste, il Padre Celeste nostro si china davanti alla
divinità dei Suoi figli. Tuttavia essa è raggiunta solo attraverso questa vita
faticosamente conquistata, finché poi si apre la Scintilla.
Un fratello mi disse una volta:
"Fratello Georg, per ciò che sentiamo dalla tua bocca, dobbiamo
ringraziare solo il Padre. E tuttavia, per la lotta che tu hai combattuto,
finché questa vita divenne tua, dobbiamo ringraziare anche te". – Io gli
risposi: "Ti ringrazio, per questo accetto il grazie. È stata una santa
lotta, già dalla mia infanzia, per tutta la vita".
Dopo che da questa esperienza ho potuto
risvegliare dei fratelli e delle sorelle, non son potuto più ritornare nella quiete,
nella solitudine e nel pensionamento, no! Sono stato chiamato fuori. Non è oggi
ancora così in questi giorni? Non posso rimanere nella mia solitudine, e
nonostante ciò bramo la pace, bramo di essere di nuovo solo con il Padre mio
Celeste.
Vi ho aperto tutto il mio cuore, e ora
la mia anima dice: "Oh, se adesso potessi arrivare alla quiete e afferrare
questa santa vita in me, affinché non sia al di fuori di me, al di fuori del
mio spirito. Ma ora ci siete di nuovo voi, e di nuovo il mio cuore arde".
Talvolta giaccio abbattuto e senza
forza, ma quando sono chiamato, quando nel mio cuore prendo fuoco, allora lo
spirito mi afferra. Oh, sono sacri e grandi momenti quando posso dire ai miei
fratelli e sorelle: "Questa è la via della vita!". Possano essi maturare,
possa cominciare a fluire in loro stessi la fonte, la fonte interiore della
verità! Io non sto sotto l’influsso di una vita estranea; ciò che comunico è la
mia stessa vita. A dire il vero ho dato l’impulso al mio prossimo, quando una
volta ho dovuto dire se era la vita di Gesù oppure se era la vita di un uomo ad
essere unita con Lui: "Tutte e due sono da una e dalla stessa
Fonte!".
[indice]
۞
Gesù ha
battezzato col fuoco
Pensate all’infinito Amore del Padre nostro! L’Amore, quanto più è
grande, tanto più desidera ardentemente questo Santuario. E la vita divina può
sempre essere compresa di nuovo soltanto dalla vita divina. Secondo il grado
d’amore del nostro spirito risorto, noi comprendiamo il nostro Padre Santo, il
quale anela alla comprensione fin dall’eternità. Nondimeno Egli mai dischiuderà
il fondamento primordiale del Suo cuore senza la comprensione di un figlio. Tu
giammai parlerai con tuo figlio come vorresti parlare, ma devi aspettare finché
tuo figlio non sarà maturo per comprenderti. Così è anche con il nostro eterno
magnifico Padre, così è con la Sua parola e così rimarrà in eterno. La Sua
parola è proceduta dal mare di fuoco del Suo Amore, e per comprendere questa
parola ci vuole il fuoco dell’amore del figlio. Perciò la vita di Gesù non era
altro che una vita d’Amore, un vivere d’esempio del servire. Amore e Umiltà
sono il Fuoco primordiale da cui è proceduta la Parola. Chi non li cura nel suo
prossimo più insignificante, chi non ha compassione con il fratello errante,
chi si urta negli errori del suo prossimo, in lui la parola di Dio vive ancora
in maniera razionale. A questo punto potrà anche essere grande come un re, ma
perderà la sua forza.
Giovanni il battezzatore disse: «Io battezzo con l’acqua, ma Uno che era
prima di me, al Quale io non sono degno di sciogliere i calzari, battezzerà col
fuoco» [Matt. 3,11]. Ma perché egli battezzò proprio alle rive del
Giordano? Il Giordano sfocia nel Mar Morto; anche l’intelletto sfocia in un mar
morto, ma alle rive di questo mar morto c’è Colui che chiama, la voce della
coscienza nel proprio petto, la voce che attraverso l’eterna Parola ha trovato
la vita dell’Amore. Questa voce è il fuoco del battesimo di fuoco. Le Parole
che essa esprime, sono eterne, nessuno le può più reprimere.
Io l’ho sperimentato. Una volta andai a
trovare un giovane uomo, un morente, e lo volevo consolare. Sentii però che non
era più ricettivo. Allora vidi come nel suo mondo spirituale, dove era stato
accolto, un cielo disseminato di stelle s’inarcava sopra di lui. Il suo mondo
era un mondo crepuscolare, solo alcune stelle brillavano in lontananza. Allora
lo colse il desiderio ardente e pregò il suo Dio che lo volesse portare verso
quelle stelle. E dove giunse? Le stelle erano le parole che gli avevo espresso
al letto di morte. Esse erano l’intensità luminosa per la sua vita spirituale.
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۞
L’unica
prova valida: la nostra crescita
Mi viene in mente un testo in "Robert Blum", dove Helena
insulta aspramente[4] il nostro fratello o la
nostra madre Lucifero. – Che cosa direi io a Lucifero se fosse qui?
"Vieni, mio amato fratello, vieni al mio cuore, io voglio essere tuo
amico, voglio essere il tuo soccorritore". Ma giammai lo insulterei. Con
la sua aberrazione egli è abbastanza umiliato, e deve essere aiutato, cari
fratelli e sorelle.
Il nostro prossimo che ha perduto
l’amore è abbastanza punito. Noi non lo vogliamo giudicare, la sua stessa vita
lo giudica abbastanza. Noi siamo al nostro posto per diventare redentori, per
santificare il Padre nostro, per santificare la vita, su questo il mondo avanza
ancora una pretesa. Perciò l’insegnamento della Bibbia, perciò l’amore per il
nemico. Gesù l’ha vissuto fino all’ultimo respiro sulla croce. A che cosa ci serve
la Sapienza di tutte le sapienze, la Luce di tutte le luci, senza l’amore?
Questo è espresso nella 1° lettera ai Corinzi, capitolo 13.
Non lasciatevi avvolgere dalla sapienza!
Una volta ho mostrato ai miei fratelli e sorelle la seguente immagine: immaginatevi
che io discuta con voi il mistero dell’Opera di redenzione. Ecco che nella
stanza attigua echeggiano dei magnifici canti. Tutti tendono l’orecchio; io
dico, rimanete ancora qui, finché non ho finito di parlare. Ora fuori sorge un
gran movimento, voi correte fuori, vedete figure di luce e mi lasciate solo a
causa loro; io sto qui solo. Allora avete dimenticato quella parola che dice: «Il Regno dei Cieli non viene a voi con
sfarzo esteriore, il Regno dei Cieli è dentro di voi» [Luca 17,20].
L’ultima prova per i veri amici e
seguaci di Gesù sarà una figura di Gesù corrispondente a quella nella quale
l’uomo s’immagina il Suo aspetto. Essa lo chiamerà amorevolmente: "Vieni
qui da me", – facendogli delle promesse. Questa sarà l’ultima tentazione.
Il Salvatore non viene dall’esterno. Il Suo Amore consiste nel renderci capaci
di diventare sempre più simili a Lui, crescendo nel carattere simili a Lui.
Questa crescita è la sola valida prova per la verità della propria vita
interiore.
Hanna e Friedrich, voi un giorno
prenderete l’opera dei genitori. Allora io vedo nello spirito il beato padre
Landbeck[5] quando la prima volta fui a
Dresda; egli mi strinse al suo cuore e disse: "Fratello, quanto mi
rallegra il fatto che qui a Dresda l’Opera è curata così bene", – ma io
stesso non sono nulla. Se guardo il Mio Salvatore nel cuore, vedo la Sua Umiltà
e il Suo Amore; io mai potrei elevarmi, anche se mi regalasse tutti i Cieli.
Certamente li userei, se fosse per la felicità del mio prossimo, ma Lui è per
me Tutto in tutto. E proprio di questo il beato padre Landbeck era così felice.
A migliaia di uomini ho potuto indicare
la via, migliaia ho potuto curare. Questa verità è penetrata lontano nel mondo,
fino in Boemia, anche alle personalità superiori. Una volta un alto religioso
di oltre ottant’anni si fece portare in mezzo a noi dalla Boemia per
ascoltarci. – Io lo pregai: "Fratello mio spirituale, non direste alcune
parole?". Il vecchio uscì dalle file e disse: “Questo fratello mi ha
esortato a parlare. Io voglio dire solo una parola: qui ha parlato Dio, qui Dio
parla ancora!". – Avrei voluto sprofondare nella terra. Ma so anche
precisamente che il meglio non serve a nulla, per quanto possa essere così
profetico e ancora così vero, se non c’è in noi la vita divina, se non corrisponde
alla volontà del nostro eterno Padre. Perciò i figli sono così ricchi, gli
uomini semplici, ultraricchi, e non lo sanno. Ogni vita attende il Suo ritorno.
Egli vuol sorgere attraverso i Suoi veri seguaci, dietro di loro stanno i Suoi
santi angeli e trasmettono questa vita divina divenuta proprietà dell’intera
Creazione. Ma senza il figlio questa vita divina è solo proprietà del santo
Iddio. Solo se è diventata proprietà del figlio, allora l’Onnipotente sta
dietro al figlio come Padre. E dietro di Lui stanno gli angeli non più come
servitori legati, bensì come figli dei figli.
Oh, che io abbia potuto contribuire a
questo: affinché il Padre nostro diventasse ricco su questa Terra, ricco nella
divinità dei Suoi figli! In mezzo a questo tempo nel quale viviamo, l’eterno
Amore ha inviato degli angeli sulla Terra. Non che ci immaginiamo di essere
angeli noi; no! Qui dobbiamo esercitare il lavoro degli angeli. E che cosa
opera l’angelo dalla Volontà del suo Iddio eterno? – Che cosa operiamo noi
secondo la volontà del nostro Padre Santo? Non è altro che il Suo infinito
Amore, con il quale Egli vuol posare ogni vita nel Suo santo cuore paterno. –
Noi possiamo operare solo così: solo se, ovunque guardano i nostri occhi, non
vediamo più errori, ma solo ancora ferite. La Terra è il grande ospedale dove
devono essere inviati i medici, e questi sono i seguaci di Gesù. Una cosa così
grande ha messo il nostro Padre Santo nel nostro cuore!
I grandi spiriti, i grandi spiriti
intellettuali erranti, gli spiriti della sapienza, si sono sempre opposti:
"Tu sei il più grande, se fossimo uguali a ciò che sei Tu, potremmo anche
starcene lì come Te". Invece ora Egli ha confutato tutte queste
opposizioni, divenendo un Uomo e non ha assegnato a noi uomini l’eterna vita
nella perfezione, ma ci ha messo davanti agli occhi solo il principio della
vita. Nel principio l’Opera di redenzione è stata compiuta, ma questo principio
deve diventare proprietà dell’uomo, affinché dietro l’uomo stia il Padre.
Questa separazione è avvenuta sulla croce: «Mio
Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?» [Matt. 27,46]. Là scaturì dal Suo
occhio una lacrima, e là si svolse il grande momento che io ho visto nello
spirito, – il momento quando l’angelo di luce, al trapasso del Salvatore, venne
davanti a Lui: "Tu grande Uomo, in
Te io non ho nessuna parte, ma non credo che permetterò che anche un solo
singolo uomo attinga dalla stessa Fonte che tu hai dischiuso. Voglio concedere
che si riveli la Tua parola, che si costruiscano chiese, Ti portino glorificazioni
senza fine, ma non voglio concedere che un singolo uomo si distolga dal mio
mondo e cerchi Te in se stesso". Oh, cari amici, contemplate il Regno
di Dio in noi, e riconoscete la via che porta a Lui!
Chi è alla Sorgente della vita, e se sta
da solo nell’intera Creazione, sa che la sua via è sicura. E se tutti lo lodano
ma il suo interiore non lo loda, ogni lode non serve a nulla. La stupenda
consapevolezza di aver adoperato le mie forze e ancora le adopererò fino allo
spegnersi della mia vita, è già il Cielo più alto, è già l’unificazione di un
uomo con l’eterno Amore. Non ho nulla di meglio. Ciò che parla da me è la vita
di Dio così come la racchiude ogni petto umano. Ognuno la può chiamare sua
proprietà, e finché il mondo l’opprime ancora e non ha la forza di liberarsi,
guardi all’infinito Amore sulla Croce: «Venite
a Me voi tutti che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare»
[Matt. 11,28]. – E inoltre: «Io sono con
voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» [Matt. 28,20]. Questa è una
consolazione fin là, dove l’uomo viene guidato alla fonte dell’eterna Verità.
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۞
I libri di
fratello Georg
Tutti i miei libri, i miei scritti di Lorber, vanno da una mano
all’altra, e io stesso non ne possiedo più. Mi si domanda sempre: "Non hai
ancora qualcosa?". – Non ho più "Il Governo della Famiglia di
Dio" e nemmeno "Il Sole spirituale". Avevo dei volumi de
"L’infanzia di Gesù" del valore di 666 marchi, – ma li ho distribuiti
tutti. Una volta avevo provvisto un mucchio di libri con splendide dediche che,
al confine con la Cecoslovacchia, mi furono portati via, dall’altra parte li
vendette poi un libraio. Più tardi dei conoscenti giunsero dal libraio, il
quale a questo punto mostrò loro un volume con la dedica e chiese: "È
questo qui il suo nome?". Pensate, così l’opera è pure capitata nelle mani
giuste. Un’altra volta mi si confiscò un’opera del Grande Evangelo di Giovani
che avevo portato con me oltre il confine. Con questa volevo rendere felice una
famiglia. Ebbene, fu sequestrata e in più una multa di cento marchi. Allora
dissi alla giovane Rosel che faceva parte di quella famiglia, una persona di
bella presenza: "Rosel, fatti bella, indossa la tua veste migliore e va
dai funzionari del confine. Chiedi loro con buone maniere la restituzione dei
libri". E quando fu di ritorno, volteggiava i libri nell’aria. Quale gioia
ci fu nella casa!
Ancora una volta volevo portare anche il
Grande Evangelo a dei fratelli e sorelle lassù in montagna – non ricordo più il
luogo – era un piccolo villaggio. Fui fermato al confine e mi fecero entrare
nell’ufficio della dogana, per aprire il mio zaino e mettere i libri sul
tavolo. Mi chiesero: "Cosa sono questi libri che voi contrabbandate oltre
confine?". – Io dissi: "Signor funzionario, queste sono le più grandi
Rivelazioni di Dio all’umanità, ed io là fuori ho degli amici che voglio
rendere felici con questi libri. Li ho portati con me nella fiducia nel Padre
mio Celeste e con la certezza di poterli portare oltre confine". Dopo un
breve colloquio li potei tenere, ma poi dovetti descrivere a questo funzionario
il contenuto. Egli fu così commosso della verità di questa Rivelazione che
disse: "Vi ringrazio. Ho sempre avuto un presentimento che Dio deve essere
all’umanità più vicino di quanto noi crediamo. Mettete i libri sulla bilancia,
vi do un attestato che sono stati controllati, affinché lungo la strada non
abbiate nessun inconveniente". E la mia opera fu salva. Quando la tensione
tra la Cecoslovacchia e la Germania, prima della guerra, divenne sempre più
grande, ci fu anche vietato di tenere riunioni. Allora feci richiesta presso il
presidente Masaryk[6] a Praga e, in effetti,
ottenemmo dal governo l’autorizzazione di continuare a tenere le nostre ore di
preghiera.
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Il sapere
non rende felice
Tutte le parole che fluiscono dal mio cuore, vogliono solo mettere
davanti agli occhi dei miei ascoltatori l’infinito Amore del Padre mio e il Suo
ardente desiderio verso gli uomini che sono pronti a seguirLo e pronti ad
entrare nelle Sue orme. Questo è lo spirito delle mie parole, e così è sempre
stato. Perciò il fratello nello spirito ha ragione, quando una volta ha detto
di me: "Ah, il fratello Georg, ciò che esprime oggi lo ha già espresso
vent’anni fa". Non esiste nessun’altra verità. Serve dunque il nostro
stare insieme a svelare tutti i gradini della sapienza, miei cari amici?
Sapienza e sapere, per quanto abbiamo bisogno, ce lo rivela lo spirito, ci
vengono dati dallo Spirito, per questo non abbiamo bisogno di andare da
nessuno. Altrimenti potrebbe avverarsi la parola: tanto più sapere, tanto meno
sentimento. Un sapere oltre la giusta misura è l’angelo strangolatore dello
spirito. Non dico troppo, è così. Nel sapere ci si perde; solo il sapere che
appartiene all’illuminazione delle nostre vie è il puro sapere. Per questo
abbiamo la Bibbia, abbiamo Lorber, abbiamo l’eterna Parola di Dio come Luce che
illumina la via della nostra vita.
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۞
Sia fatta la
Sua volontà!
Che nondimeno la volontà del Padre nostro Celeste possa essere sempre
osservata più della nostra stessa volontà! Fu nei mesi dopo il crollo del 1945,
quando venne da me un fratello, rattristato per il fatto che le nostre amate
ore mensili erano proibite, che mi disse. "Non possiamo dunque fare
proprio nulla? Cosa pensi tu, fratello Georg? Non devo chiedere il permesso
presso il comando, in modo che ci possiamo di nuovo incontrare?". – Io gli
risposi: "Caro fratello, il mio interiore parla contro tale via".
Questo lo addolorò, un fratello della mia età, e se ne andò deluso da me.
Presto ritornò di nuovo ultrafelice. – "Fratello Georg, vengo da te
felice". – Io gli chiesi: "A cosa è dovuta la tua felicità?". –
"Vengo dal comandante russo della città, ho chiesto il permesso per le ore
di preghiera. Le possiamo tenere. Fratello Georg, non ne sei contento?". –
Io gli risposi: "No, fratello, il mio cuore, per questo, dice no". –
"Ma perché no? Di che cosa hai paura? Dobbiamo certo temere più Dio che
l’uomo!". – Risposi io: "La cosa migliore non serve, se non è la
volontà di Dio" – Un paio di settimane dopo era scomparso, nessuno sapeva
dove, era scomparso dalla scena senza lasciar tracce. Me lo indicò lo spirito,
non era il tempo per questo.
Il mio cuore è colmo, ma non voglio
illuminarvi troppo, nemmeno saziarvi troppo, miei cari amici, non voglio
porgervi troppo pane, se l’organo digestivo spirituale non lo può elaborare. Ma
una cosa rimane: tendere sempre ad amare tutti gli uomini, ad amare ogni vita.
Pensate però anche alla parola del Padre nostro quale Onni-Amore: «Se tu Mi amassi con l’ardore di tutti i
soli, con la forza di tutti gli angeli, il tuo amore sarebbe tuttavia solo una
fiammella del focolare del Mio cuore». Oppure una parola espressa un’altra
volta a un fratello che sarebbe anche venuto qui volentieri con noi, se la
distanza non fosse stata troppo grande per lui: « Riguardo alla Mia persona come Dio, tu sei solo un pulviscolo della
polvere di un pulviscolo, ma riguardo al Mio Amore per voi uomini e al Mio
ardente desiderio per la vostra vita divina, Io voglio essere il pulviscolo
della polvere di un pulviscolo». Questa degnazione, questo Amore per quel
fratello! Ma il Padre ha anche detto: «Io
sono un grande Salvatore, tu sei un piccolo salvatore; Io sono un intero
Salvatore, e quando anche tu sarai uno intero, allora il dominio che il Padre
Mio pose sulle Mie spalle lo metterà anche sulle tue».
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۞
L’uomo, il
compendio dell’intera Creazione
Non esistono due uomini uguali, nemmeno due uguaglianze nell’intera
Creazione. Non esiste nemmeno una preferenza presso Dio; presso il nostro Padre
Celeste esistono solo gradi di maturità e, secondo la maturità, anche i doni di
Grazia. L’uomo non saprebbe cosa farsene dei doni, se non ne fosse maturo.
Perciò non dobbiamo pensare: "Ah, se anche noi potessimo parlare a questo
e a quello!". Miei cari amici, un figlio di Dio non ha bisogno di parlare
a Ginevra, nemmeno nei luoghi del grande mondo. Un figlio di Dio parla sempre
in mezzo a tutti gli angeli e così parla nell’intera Creazione.
Miei cari amici, non è l’uomo il
compendio dell’intera Creazione? Non è l’uomo cui appartiene Cielo e Terra?
Perciò egli è anche la via che porta al cuore del Padre, come il nostro caro
Salvatore Gesù Cristo è la via per noi che porta al cuore del Padre.
I pensieri sono forze! Come il raggio
del Sole illumina l’eterno spazio, così i pensieri, quelli provenienti da Dio,
compenetrano come forze l’intera infinità. Questo è il ritorno del nostro
magnifico Salvatore Gesù Cristo, il Quale vuol liberare ogni vita e superare
tutti i contrasti, giacché non vuol rendere beati i Suoi figli dall’esterno,
avendoli dotati del divino rinvigorendoli. Tuttavia, finché sarà solo un
Fanciulletto nella mangiatoia del nostro cuore, non ci potrà ancora render
beati. Egli stesso un giorno maturò in età, Grazia e Sapienza davanti a Dio e
agli uomini. Anche noi Egli cura, così che non rimaniamo soltanto fanciulli
nella pia fede, ma curandoci affinché dalla fede sorga l’amore.
Se la nostra fede subisce obiezioni,
allora giungiamo in un sentimento di debolezza. Cerchiamo il solido sostegno, e
allora comincerà a germogliare in noi l’amore per Lui, e l’amore è già il
vivente alito che viene sull’anima dell’uomo. Così l’uomo è curato dall’amore
all’Amore, dall’amore per il suo ambiente più prossimo, cominciando dal padre e
dalla madre fino in ultimo all’amore per i nemici. Un uomo amorevole, in
verità, non conosce nemici; un uomo amorevole conosce solo ferite. Un uomo
amorevole sa che l’unico nemico è il corso della propria vita nella sua anima,
la quale non si può ancora unire con la vita del suo Salvatore. Questo nemico
ci vuol trattenere ad andare incontro a una vita proveniente da Dio e a Dio, al
nostro magnifico Padre. A lui il figlio vuole tracciar le vie, affinché Egli,
quale eterno Amore paterno, possa trovare il figlio Suo, animato a render
libero ciò che è legato dalla Legge, mediante quell’Amore che Egli ha
insegnato. E per accendere una tale Luce in noi, il Suo infinito Amore ci ha
qui riuniti.
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Autonoma
vita divina
Nella vita spirituale non possiamo regalarci veramente nulla, dal
momento che in noi portiamo il massimo, in modo che Dio stesso, nostro Padre,
non può donarci nulla più che il Suo esempio che Egli ci mette davanti agli
occhi, e la Sua cura attraverso la condotta di vita che Egli ci concede. Chi
può dunque parlare dal suo, in lui è cresciuta la vita divina, questi ha
sperimentato Gesù Cristo, e chi Lo sperimenta Lo conosce e sa che Egli è il
Padre suo santo che, dalla croce, ci ha indicato questa santa via. Così Lo
troviamo nel nostro petto, dove nel Suo infinito Amore ci parla così: «Figlio Mio, come Io ti ho guidato alla Mia
santa parola, così guida anche tu il tuo circondario. Dove cammini e ti trovi,
conducilo al Mio cuore paterno. Ciò che non trovi, cercalo, ciò che non può
camminare, portalo. Vai a cercare i perduti, come lo ha fatto il tuo Maestro.
Porta conforto agli abbandonati, prenditi cura dei poveri, testimonia
liberamente davanti al mondo che cosa significa essere un cristiano». Un
uomo profondamente pensante un giorno ha rivolto questa parola ai popoli
cristiani di questa Terra: “I popoli animati dall’intelletto non conoscono
Gesù, essi difficilmente possono credere in Lui. Essi dicono: Egli è stato qui,
lo dice la Scrittura, ma noi non lo sappiamo. Forse addirittura non è vissuto,
forse è solo una personalità morale, forse il Suo insegnamento è solo
un’etica!". – E invece no! Egli era qui prima che noi fossimo; Egli sarà
fino in ogni eternità.
Cielo e Terra passeranno, ma non le Sue
parole. Egli è l’unica via che conduce alla mia meta destinata da Dio, in tal
modo mi giunge la pace. Un giorno un cristiano profondamente pensante ha detto:
"Con ogni vero seguace del nostro Salvatore Gesù Cristo, la Terra si
avvicina di un passo alla sua divina destinazione". – ‘Con ogni vero
cristiano’, lo sperimento anch’io in me. In me sperimento ancora di più: vedo
la vita divina come un unico vero cristiano, la santa vita che è diventata
proprietà della Terra! La Terra ha meritato che la vita divina diventi sua
proprietà, poiché essa ha portato i piedi del suo Creatore. Chi Gli deve
consacrare il luogo? Non la Sua forza, miei cari amici, il Suo Amore è la
consacrazione, il Suo Amore per i Suoi figli attraverso il quale i Suoi figli
imparano, entrando nelle Sue orme, stando sullo stesso suolo sul quale sta il
loro eterno, santo Dio. Dietro a questi figli Egli sta poi come Padre, slegato
da tutte le Leggi sin dall’eternità.
Stamattina l’ho sperimentato da Gesù: «O Terra, cosa dai tu a Me! O Terra, se ci
vuole questo per liberarti, vorrei morire ancora mille volte. Ma Io sono morto
una volta per i Miei figli, e se Mi seguiranno, le loro parole dalle profondità
del loro divino compenetreranno l’eternità proprio con vigore, come le Mie
parole». Quale promessa!
Per tale sentimento di vita siamo qui
radunati. Là fuori c’è un mondo che non sa da che parte voltarsi. Ovunque
volgiamo gli occhi nelle latitudini di questo mondo, dal Polo nord fino al Polo
sud, da Occidente fino a Oriente, tutto è inquieto, tutto ha bisogno di Verità,
Verità e ancora Verità che renda libero il mondo, che renda libero ogni
singolo. Questa Verità vuol diventare uomo, vuol diventare nostra proprietà.
Questa Verità vuol nascere nel santo dolore d’amore dei Suoi figli, per
diventare assolutamente una cosa sola con il Padre, per dare a Lui la gioia. E
talvolta, quando è così difficile percorrere le vie del Salvatore e noi
lottiamo e chiediamo forza, può succedere che questa non ci affluisce. Il Padre
ci abbandona apparentemente sulla via della nostra vita, ma apre i nostri
occhi, affinché diamo uno sguardo alla croce. Ed ecco, miei cari amici,
troviamo di nuovo la forza per continuare inarrestabili la nostra via fino alla
magnifica e divina meta.
E quando la Verità sulla Terra prende
piede, non è più solo la Verità proveniente dal santo cuore di Dio, no! La
Verità proveniente dall’amore per Dio è nata nel figlio, – allora il Padre
nostro prepara legioni di angeli. Come questi sono portatori dei Suoi grandi
pensieri, essi sono poi anche portatori dei pensieri dei Suoi figli, e qua e là
portano la bevanda guaritrice della Verità dove ci sono dei cuori maturi, e
così lo sviluppo del mondo prepara il terreno per la maturazione. Così il Padre
Celeste nostro ha taciuto quando le bombe cadevano a ondate sulle città e le
hanno distrutte. Milioni di uomini giacquero sui loro volti, pur pregando per salvezza
e aiuto. Ma Egli ha taciuto. Pur tuttavia ha posto forza in coloro che hanno
sofferto, mettendoci nel cuore l’amore per il mondo. Egli mi disse: «Per amor vostro ho taciuto, affinché non
pregiudicassi l’effetto che ne deriva, essendo voi diventati figli Miei. Perciò
vi devono anche stare a cuore i milioni di uomini, affinché non fermiate la
risalita dell’uomo fin su al gradino della fusione con il Mio eterno Santuario».
Anche le migliaia di uomini che sono
morti, che sono deceduti, devono giacere nel nostro cuore. E non soltanto loro,
tutti, ogni vita deve essere adagiata nel nostro cuore, se abbiamo amore. – Ciò
che voi amate, è vostro, e ciò che è vostro, anche l’eterno Padre lo chiama
‘Suo’.
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۞
Dall’abnegazione
a figlio di Dio
Ciò che voi udite dalla mia bocca, sono solo raggi provenienti dalla
Luce della vostra stessa Scintilla di Dio, poiché ciò che Gesù ha insegnato e
personificato non era la vita ricevuta di una Divinità pronta, no! Egli ha
personificato il Germoglio della vita di Dio del Fanciulletto, e con ciò ci
mise davanti agli occhi lo stato della piena maturità dei frutti che devono
maturare anche sul nostro stesso albero della vita. Per questo Egli è il nostro
Salvatore, per questo Egli è la nostra vita, per questo Egli è la nostra via
che noi, quando saremo perfetti, percorreremo dalla nostra stessa conoscenza di
Dio. Egli ci rimetterà tutti sul terreno divino. L’anima dell’uomo non era
ancora un terreno-madre per il granello di frumento della sua vita divina. Qui
sta il mistero della morte che Egli patì per noi, anche qui amando pure i Suoi
nemici e dimostrando quest’Amore attraverso l’azione. Se ti basi su questo, sei
un figlio di Dio, sei un figlio, una figlia di Dio. Questa è la vita che conduce
al Padre. Egli ha creato tutte le magnificenze per il figlio. Che cosa sono le
miriadi di soli e stelle? Sono tutti solo gradini di vita della Sua Creazione,
luoghi di dimore per gli spiriti, luoghi di istruzione degli spiriti nel grande
spazio della Creazione. Questi conoscono il Padre nostro solo come l’infinito,
grande inavvicinabile Dio. Invece il Figlio conosce il Padre, il Figlio mostra
loro anche la via, crea l’opportunità, affinché anch’essi abbiano parte
all’esperienza di un figlio di Dio. Essi poi contemplano questo: una vita
filiale è nata attraverso la morte, – io devo diminuire, invece Egli deve
crescere. – Non con la mia vita sono in grado di accogliere il Divino, no! Io
accolgo il Divino se rinnego la mia vita come fece Gesù Cristo, se la
sottometto all’Amore. Così mediante la sottomissione entra lo spirito, la
Scintilla di Dio; essa si sviluppa e si riversa nell’intera entità.
Solo così diventiamo essenze divine.
Tuttavia non vogliamo diventare divini per chiamarci divini, no! Vogliamo essere
divini per amare divinamente il Padre nostro, poiché l’Amore divino può ancora
essere nutrito solo dall’Amore divino. Lo Spirito può essere compreso solo
dallo spirito, la Vita solo dalla vita che sta sul medesimo gradino di vita.
Vogliamo forse essere divini, essere figli di Dio per amor di una preferenza?
No! Ma solo per poter rendere felice ogni vita.
Anche tu, magnifico, alto angelo,
principe angelico, tu possiedi tutto, ma non possiedi la cosa più santa. Non
puoi dire: "Questa vita da figlio è mia". – Ma ciò che io ho trovato,
ciò che voi avete trovato nel vostro petto, è la convinzione che Gesù Cristo è
la retta via; è questa la nostra proprietà. Questa proprietà è affidata alla
nostra direzione, ed io so che devo la vita in me alla profondità dell’infinito
Amore del mio eterno Padre. Per questa vita Egli ha chiamato all’esistenza
Cielo e Terra, per questa Egli è divenuto Uomo, per questa si è fatto
crocifiggere. E questa vita è la Sua felicità.
Poco tempo fa, nel nome di Gesù, ho
potuto dire a un serio fratello: "Duemila anni fa son disceso ed ho
mostrato la via che conduce al Padre Mio". E ora è il tempo in cui lo
Spirito di Dio vuol trasfigurare il Figlio Gesù Cristo divinizzando i Suoi veri
seguaci, per i quali è divenuto Uomo, per i quali è stato crocifisso. Sì, chi
ha trovato la Vita e la può chiamar propria, come Gesù Cristo ha potuto
chiamare Sua la propria vita, ritorna di nuovo al Padre. Oggi è il tempo per
questa meta. Una volta era il tempo dove fu posto il fondamento per la
divinizzazione, poiché fu spianata la via che conduceva alla stessa. Oggi
questa divinizzazione deve essere conseguita lottando. La Terra non è mai stata
in un tale basso livello come oggi; ma neanche l’uomo ha ancora mai avuto una
così alta occasione di stare nel mezzo delle tenebre, nel mezzo dell’abbandono
di Dio e di sperimentare ciò che Otto Hillig ha descritto in un canto:
“Figlio di Dio, oh, ritorna alla vita,
all’incoronazione di ciò che un giorno Io ho
iniziato,
poiché Io stesso non posso darMi la Corona
e solo mediante il figlio la Mia nuova vita
ho conquistato!
La magnificenza si fa strada qui per libero
amore
tale
è lo Spirito che in te ho posto, perfino sotto il dolore,
riportalo a Me, alla Mia elevata sommità!
Io ti chiamo, figlio, alla tua e alla Mia
felicità:
riportaMi
la Corona del Mio Amore!".
[indice]
۞
Mediatore
tra il cuore del Padre e il mondo
Qui in mezzo a noi lotta un Padre, Egli non lotta solo per la
beatitudine dei Suoi figli, Egli lotta per la meta. A causa di ciò essi hanno
abbandonato le magnificenze e si sono scelti la Terra. È stata la loro volontà
di essere messi giù nella profondità, la loro volontà di andare da soli, di
percorrere la via senza aiuto dall’alto, per riportare al Padre la beatitudine.
– "Padre, ciò che Ti riporto, è la spiga del granello di frumento maturata
dalla spiga d’oro della Tua vita. Tu hai posto nel mio petto umano il granello,
ora Ti riporto la spiga matura, Ti riporto la Tua immagine in me, esaudisco il
Tuo sogno, sogno che hai sperato fin dall’eternità, il sogno di essenze tue
pari; di essenze che Tu mai potevi creare così, da potervi solo abilitare
all’autonomia della loro stessa maturazione. Padre, adesso Ti conosciamo,
abbiamo trovato in noi chi Tu sei. Perciò ora possiamo dare al mondo ciò che
esso ha perduto".
Tra il mondo e il cuore del Padre non vi
sono più le separanti regole del terreno, – vi sta nel mezzo il Figlio, il
Figlio Tuo, il Figlio luminoso che può dire: “Amato fratello, amata sorella, novantanove giusti non sono così santi
per il Padre Santo, come lo siete voi, voi che siete stati nella più vasta
lontananza ed avete trovato la via di casa”. – Finché i nostri poveri
fratelli e sorelle stessi rigetteranno il santuario nel loro petto, essi
saranno giudicati. Anche quel grande, quel magnifico angelo che un giorno ha
abbandonato la Casa paterna, non è abbastanza giudicato? Dobbiamo pure noi
giudicarlo ancora? Mai e poi mai! Piuttosto vogliamo preparargli la via per il
ritorno in Patria, dove potrà trovar la pace. L’occhio dell’uomo vuole essere
un occhio da salvatore, la bocca dell’uomo una bocca da salvatore. Il Salvatore
non potrà ritornare prima che non irrompa il raggio d’amore dall’occhio
dell’uomo. Egli non potrà ritornare finché la parola continua a scaturire dalla
sapienza del freddo intelletto. Solo quando la parola nasce dal punto centrale
della nostra vita si realizza la Sua magnificenza, il Suo ritorno come Padre.
Solo allora il figlio Lo avrà elevato a Padre.
O mio caro Padre Santo, benedici le mie
semenze! Solo attraverso il Tuo Amore e Grazia io potevo ancora una volta
dimorare in questi luoghi santificati. – Non sono venuto da voi nel pensiero
come se volessi essere qualcosa dinanzi a voi. Conosco il mio e vostro eterno
Padre Santo. Non abbiamo bisogno di mediatori tra il Suo cuore e noi. Ciascuno
come mediatore ha la voce della coscienza. Ma quando Egli è venuto nel mondo ha
illuminato la nostra vita ed ha posto dinanzi ai nostri occhi, a noi figli in
divenire, il Suo esempio; così è anche nostro obbligo mettere l’immagine di Dio
davanti agli occhi dei nostri fratelli e sorelle, attirarli attraverso l’amore,
non urtarsi in una qualche debolezza, ma nemmeno volerli disporre attraverso il
nostro influsso. La volontà che Dio ci ha dato è sacra, l’eterno Amore mai la
tocca. Perciò anche la volontà del nostro prossimo ci deve essere sacra. Non
dobbiamo metterci dinanzi a loro come insegnanti: devi fare questo, devi fare
quello! Oh, no! Con ciò offenderemmo l’eterno Amore di Dio il Quale perfino allo
sprofondato più in basso ha lasciato la libertà. Ma dobbiamo risplendere come
fa il Sole, risplendere e riscaldare, finché si apra l’oscuro suolo della
Terra, finché spuntino dei germogli e si sviluppino; fino a quando l’oscuro
suolo della concezione umana diventi soffice e spuntino i germogli del
sentimento della vita divina e producano frutti, affinché diventi un solo
gregge e un solo pastore.
[indice]
۞
Il nuovo
Regno dei Cieli
(dopo il canto iniziale eseguito da un fanciullo)
Ecco questo giovane talentato nel canto, la sua voce non è ancora
abbastanza bella per esprimere degnamente l’armonia dei toni in onore del Padre
suo Celeste. Oggi io ho potuto stringerlo per bene al mio petto; l’ho guardato
nei suoi occhi e lui nei miei. A questo punto Gesù ha parlato in me: «Posso stringere al Mio petto solo quegli
uomini che sono ricettivi per questo Amore, e posso liberare il mondo solo
attraverso quegli uomini che desiderano ardentemente di diventare per il loro
prossimo dei soccorritori e salvatori, e rimanervi fino all’ultimo respiro, per
trapassare con questa stupenda consapevolezza: ho messo la mia vita al servizio
dell’amore per gli uomini! È questo
il Regno dei Cieli. Per i nostri occhi ci separiamo di nuovo l’uno dall’altro,
ma mai in eterno per i cuori».
Di cosa ha bisogno l’umanità straziata?
Di amore! – Di cosa hanno bisogno le nazioni? Di amore e nient’altro! – Dove
c’è amore c’è umiltà; e dove c’è umiltà c’è amore. Entrambe le forze non sono
da separare. Quanto è bella la parola dell’amore per i nemici: «…se lo fate, accumulerete carboni ardenti
sulle loro teste». A cosa serve la contesa? La migliore di tutte le contese
non serve a nulla, amici miei. «Non
lasciare che ci sia contesa tra te e me. Se tu vai a sinistra, io andrò a
destra» [Gen. 13,9], disse Abramo a suo nipote Lot, e Abramo fu benedetto.
Jehova con la sua incarnazione prese carne e sangue dalla carne e dal sangue
dei Suoi discendenti.
Nella Sua prima venuta era già tracciata
la Sua seconda. Allora Egli trovò la pura e immacolata anima della vergine
dalla quale prese carne e sangue. Egli non ritornerà prima di trovare di nuovo
un’anima verginea, e la vuol trovare in noi.
L’anima, il vaso ricevente, l’elemento
femminile, troverà la sua grandezza solo come accogliente. Solo così troverà
Luce nella vita, solo così essa potrà essere co-portatrice nell’Opera di
redenzione.
Nel vecchio Cielo gli spiriti erano
creati in gradini. Sul gradino più alto stava il Creatore come l’inavvicinabile
Iddio. E nello spazio della Creazione respirano infiniti grandi spiriti,
spiriti della sapienza; un giorno li sperimenteremo. Essi trovano inciampo in
questa inavvicinabilità della persona di Dio, poiché essi dicono: "Ciò che
Iddio fa da sé, noi non lo possiamo realizzare, a meno che anche noi diventiamo
dèi". – E perciò, se nel vecchio Cielo il nostro Creatore, il Padre
nostro, era l’Iddio inavvicinabile, allora nel nuovo Cielo Egli è Padre,
Servitore e Salvatore.
Nel nuovo Cielo, il più piccolo è il più
grande. Di tutte le donne che avevano partorito in maniera terrena, nessuna
aveva ricevuto qualcosa di più grande come Elisabetta, perché ciò che lei
partorì fu l’incarnazione dello spirito del principe angelico Michael. Ma d’ora
in poi tutti i piccoli nell’umiltà saranno più grandi di lui. Non tutti
possiamo diventare grandi, ma tutti possiamo diventare piccoli. Ogni giorno
possiamo diventare piccoli, lo possiamo ogni ora. Presso di noi non c’è nessuna
contesa per la grandezza. Ognuno cerca il posto più basso; è questo il santo
posto della quiete e della soddisfazione. È questo che ci ha insegnato e
vissuto d’esempio Gesù. Perciò stiamo nel flusso della Sua eterna vita d’Amore,
ovunque ci troviamo, sia nell’età avanzata che nella delicata giovinezza. Colui
che oggi ci mette queste parole davanti agli occhi è Gesù che, con il Suo santo
sguardo d’Amore, ha penetrato fin nel nocciolo tutta la nostra vita.
[indice]
۞
Oggi è
spianata una nuova via
Tutto il
servire deve essere amore
Dal Suo Spirito posso dire del
tutto tranquillamente: fin da oggi è spianata una nuova via che va incontro al
perfezionamento, va incontro all’unificazione con il Padre. Fin da oggi, mio
caro fratello, come tu hai detto, anche le forze di questo mondo si lasceranno
smuovere, le ferree forze della volontà e dell’intelletto. Verrà da sé, come mi
disse una volta un angelo: «Ora vado dai
grandi, dai potenti». – Allora un fratello pensò: "Lì concluderai
poco". – «Oh», disse l’angelo, «noi arriviamo in modo del tutto diverso da
come tu pensi. Noi metteremo davanti agli occhi la loro vita terrena con le sue
conseguenze, e tremeranno. Dovranno riconoscere che, alla fine della loro vita,
sta la parola: non hai raggiunto niente! Essi dovranno riconoscere, visto che
ognuno vuol essere il primo, che su questa base sta la sciagura».
Al feretro di un
amato fratello io un giorno potei dire: "O mia amata patria, come Gesù
Cristo duemila anni fa pianse su Gerusalemme, così è anche oggi: ahimè, se tu
sapessi che cosa serve per la tua pace!". – Io volevo radunarvi come una
chioccia raduna i suoi pulcini sotto le sue ali; e voi non avete voluto. «Non rimarrà che pietra su pietra». Ora
parlano le pietre. Abbiamo le fasi dietro di noi: la monarchia, poi il socialismo,
il nazionalsocialismo, il comunismo, come li ha voluti il mondo. C’è qui la
pace, amici miei? Oh, non ci lamentiamo e nemmeno accusiamo. È avvenuto col
permesso del Padre nostro. Ma qui Egli vuol fondare la vera vita in mezzo ai
figli Suoi.
Il Regno del Cielo somiglia a un
granello di senape. Piccoli sono gli inizi, ma tanto grande e poderoso sarà ciò
che ne sorgerà, tanto che gli uccelli del
cielo, ovvero gli abitanti degli antichissimi Cieli colmi di luce, vi
costruiranno i loro nidi, per stabilirsi come in una casa. Nel nuovo Cielo
varrà il richiamo: «Venite a Me, voi
tutti che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare» [Matt. 11,28].
Oppure, come parlò Giovanni il Battista: «Le
valli siano colmate e ogni monte e ogni colle sia abbassato» [Luca 3,5].
Quindi i contrasti sono equiparati! Non ci vuole purezza, – solo umiltà, poiché
l’umiltà porta con sé la purezza.
Una volta mi
domandarono: "Fratello, chi è puro dinanzi a Dio?". – Ed io potei
rispondere: "Puro dinanzi a Dio non è nemmeno l’angelo più puro; ma puro
dinanzi a Dio è anche il peccatore che può perdonare a suo fratello, poiché le
debolezze del suo fratello ricordano le sue stesse. La sua via per l’eternità
non conduce oltre al suo stesso giudizio. Non giudicate, affinché non siate giudicati!
Infatti: «Con il giudizio con il quale
giudicate, sarete giudicati, e con la misura che misurate, sarete misurati voi.
Perché guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello, e non scorgi la trave
che è nel tuo occhio?» [Matt. 7,1] Chi dunque può perdonare al suo peggior
nemico, questi è puro dinanzi a Dio.
Ricordo i tempi quando Stalin in Russia
espulse molti milioni di uomini e li spinse alla morte. Quante maledizioni si
sentivano quel tempo su di lui! Allora potei dire dalla profondità della vita
divina: "O fratelli miei, quanto più egli è lontano dalla sua origine
divina, tanto più profondamente dobbiamo toccar dentro nel nostro cuore e
dobbiamo, dal nostro Salvatore, imparare la compassione, affinché egli sia
liberato, e i suoi principi che lo trattengono nell’abisso non lo attirino
ancora più profondamente". Allora si risveglierà e comprenderà. Poi
sperimenteremo che i milioni che lui ha sacrificato, ritroveranno la via di
ritorno al Padre Celeste attraverso il potere dell’Amore.
Tutto il nostro servire è soltanto
amore; chi ha l’amore, ha tutto. Se si domanda al nostro Salvatore chi è un
peccatore, Egli risponde: "Peccatore è colui che non ha amore".
L’amore è la Luce, è il Sole che, con i suoi raggi, ci mostra la via. È così
soave e bello seguire Lui, non è difficile se si guarda a Lui e se si
sperimenta ciò che l’uomo è nel Suo cuore. Spesse volte vedo il mio e il Suo
cuore, vedo il fratello e la sorella stare nel Suo cuore, non come un uomo,
bensì come un santuario. Un uomo è un’essenza divina in divenire. Vedo
splendere il Suo occhio nell’attesa dell’ora nella quale Egli sarà
completamente fuso e sarà una cosa sola col figlio Suo.
Cari fratelli e sorelle, è solo il mio
amore per voi che mi fa parlare. Se penso alla mia età, allora non potrò più
viaggiare per venire qui. Perciò voglio anche ritornare a casa ultrafelice, con
la convinzione di avervi lasciato tutto ciò che volevo dire. Io non desidero
nulla da voi, non ho bisogno di nulla, ho bisogno solo della vostra
benedizione. Vi ho parlato solamente dalla mia e della vostra vita divina. La
radice di questa vita è in tutti voi.
[indice]
۞
Anche voi lo
sperimenterete!
Davanti alla
croce
I miracoli di Gesù si svolsero
dalla Sorgente di forza del Suo eterno Spirito paterno, fino al miracolo del
risveglio di Lazzaro. Esso accadde dalla propria unità di vita con Dio
dell’Uomo Gesù. Su questo indicano le importantissime parole alla tomba di
Lazzaro: «Padre, Ti ringrazio che Mi hai
esaudito» [Giov. 11,41], su cui seguì la parola: «Lazzaro, vieni fuori!». Lazzaro era l’immagine della brama divina,
dell’abilitazione dell’uomo a diventare non solo un figlio di Dio, – ma a
diventare un amico, un fratello di Dio, a diventare una sposa, uno sposo
dell’Amore di Dio. Lazzaro rappresenta la divina meta con l’uomo. Anche i
quattro giorni nella tomba sono una rispondenza.
L’uomo materiale
giacque quattro giorni nella tomba. Dietro quest’uomo materiale sta l’uomo
spirituale; anche lui giace nella tomba, nella tomba dell’umana conoscenza.
Dietro l’uomo spirituale sta l’uomo angelico. Tutte le miriadi di angeli sono
tutti insieme come un singolo uomo, l’uomo celeste. E dietro l’uomo angelico e
l’uomo celeste sta l’Iddio, Jehova, nostro Padre, nostro Creatore, come Fratello.
Nondimeno, la via conduce dall’uomo materiale all’uomo spirituale mediante
l’accoglienza della Parola eterna. Dall’uomo spirituale lo sviluppo conduce
all’uomo celeste attraverso l’autonomia dello spirito sorgente nell’amore per
Dio e per l’uomo, fino all’amore per il nemico. E infine la via attraverso
l’umiltà va’ dall’uomo celeste all’uomo divino, il che significa
all’unificazione della vita con il nostro eterno magnifico Padre che tutto ha
posto nell’uomo.
Dio non ha trovato
nessun disonore a diventare Lui stesso Uomo, nessuna umiliazione della Sua
santa Essenza divina per il fatto che si lasciò inchiodare alla croce tra due
malfattori. Egli non perse nulla quando pose la Sua vita fin nel centro della
Sua Divinità sull’Altare del Suo infinito Amore. Lo si pose nella tomba. Egli
voleva essere anche presso coloro che giacciono nelle tombe, nelle tombe della
loro stessa ignoranza, e tolse la pietra che sbarrava la tomba. D’ora in poi
nessun uomo può andare più perduto. Tuttavia il tempo della sua liberazione,
del suo perfezionamento, dipende da lui stesso. Ogni vita un giorno ritornerà
al Focolare della vita dell’eterna destinazione divina.
Sia piccolo, sia
grande, ciò che oggi udite dalla mia bocca, ciò che forse non potete ancora
sperimentare così come lo sperimento io, …verrà l’ora che lo sperimenterete
anche voi. Gesù ha detto: «Il Padre è più
grande di Me. Il granello di frumento deve morire, altrimenti non può
sviluppare il suo germoglio di forza vitale. Io vado al Padre, e voglio pregare
il Padre affinché i Suoi possano completare il corso della loro vita non
influenzati dall’esterno».
L’infusione
dello Spirito Santo fu una necessità, ma non avvenne senza il dolore
dell’eterno Amore. Se lo spirito fosse già stato risvegliato nei Suoi, essi
avrebbero attinto la vita dagli occhi del loro Salvatore. Ma essi non
riconobbero ancora la Sorgente nel proprio petto, dalla quale Gesù Cristo
attingeva e che l’Uomo-Gesù aveva dischiuso in Sé. Fu necessario solo affinché
essi sperimentassero una Pentecoste[7]. Per
questo motivo però non sperimenteremo più nessuna Pentecoste. D’ora in poi la
via è libera, – dopo la Sua resurrezione. Anche ogni uomo che Lo segue giungerà
alla Sorgente che lo nutre e lo cura.
Vi vorrei mettere
inoltre un’immagine piena di significato davanti ai vostri occhi: la scena
laddove negli ultimi momenti del nostro Salvatore sulla croce, il magnifico
angelo che noi conosciamo come principe
di questo mondo, si mise di fronte a Lui. Io lo chiamo ‘il magnifico
angelo’, e su ciò devo dire una parola di chiarimento. Non dobbiamo vedere solo
dove le nostre con-creature stanno al momento; dobbiamo vedere dove esse
possono giungere e che cosa ha in mente Dio con loro. Dobbiamo guardare alla
Scintilla che anche voi, spesso miseramente, racchiudete nel petto. Per quanto
santa è per noi la nostra libera volontà, così deve essere santa anche la
libera volontà del nostro prossimo. E ora l’immagine che ho contemplato: in
quegli ultimi attimi questo principe angelico si mise davanti alla croce. Io
l’ho visto con il mio occhio interiore aperto mediante la vita divina sorta in
me, e da lui ho sentito dire: "Tu,
grande Uomo-Gesù, in Te io non ho nessuna parte. Nondimeno, non sognarTi che
permetterò che gli uomini attingano da questa Sorgente che Tu hai di nuovo
dischiusa. Io permetterò che Ti si costruiscano chiese, voglio permettere che
si annunci la Tua parola, che Ti si portino glorificazioni senza numero e
misura, ma non permetterò che pur un solo singolo dei Tuoi seguaci giunga alla
stessa autonoma vita divina come Te!".
[indice]
۞
Gesù,
l’unico Mediatore
In Lui, in Gesù, la vita divina era diventata autonoma, perciò Egli
resta anche come l’unico Mediatore tra Dio e l’intera Creazione, poiché quando
un unico sta conciliante tra la Creazione e il suo Dio, allora lì sta la forza
riconciliante come Mediatore stesso con l’inferno. Perciò Egli ci ha insegnato:
«Amate i vostri nemici», affinché
nelle Sue creature il Suo eterno Amore sia mediatore tra il Suo santo cuore e
tutto ciò che è creato.
Oh, che cos’è l’uomo? Che cos’è per me, quest’attimo, cari amici,
quando vi vedo splendere come Luci della vita? Amici miei, questo è il vero
Regno dei Cieli! Dio ha rinnegato il Suo nome, è sceso giù in questo mondo per
stare con i Suoi figli. E se ora venisse il Padre mio Santo, e dicesse: «Figlio Mio, ti voglio portare adagiato al
Mio petto, nell’eterna Patria», – io risponderei: "Caro Padre Santo,
se Ti posso chiedere qualcosa, allora lasciami sulla Tua Terra, affinché io
possa ancora vegliare sui Tuoi figli, che li possa curare, che possa sentire e
soffrire con loro!". – Ed Egli domanderebbe: «Perché?». – Io risponderei così: "L’ho imparato da Te! Anche
Tu hai abbandonato ogni magnificenza per servire i Tuoi figli umani”.
Proprio la Terra ci offre il sublime, e
noi spesso non lo riconosciamo. Essa ci offre l’occasione di afferrare il Suo
grande, riscattante Amore, che riconcilia e supera i contrasti di ogni vita.
Egli non ci dona niente di più grande e di più bello, e le sofferenze e i
contrasti di questo mondo non significano poi molto più per la nostra vita,
perché sappiamo che nulla accade senza il permesso dell’infinito eterno Amore
del nostro magnifico Padre. Ma ciò che accade è un mezzo educativo, è cura.
Breve la lotta, ma eterna la gioia.
Qui su questa Terra è innalzata la scala
celeste; i suoi gradini giungono dal piolo più basso della vita creata fino
all’ultimo piolo della fusione con la vita del nostro Creatore. Un giorno passato
qui sulla Terra può portare più che interi corsi di tempo nell’eternità. Qui ci
racchiude un involucro terreno, esso è così creato che qui possiamo ritrovare
ciò che ci andò perduto in Luce e Vita. Posti in questo involucro terreno
impariamo a riconoscere Luce e tenebra, impariamo a discernere la verità dalla
menzogna, impariamo a riconoscere la meta, la meta sublime che, come spirito, è
posta in noi.
Com’è la nostra vita, così è anche la
nostra luce che illumina le nostre vie. Proprio qui sulla Terra l’eterna Luce
può illuminare la nostra vita. Certamente incontreremo anche il Salvatore Gesù
di là, ma anche nell’eternità Egli non ci indicherà nessun’altra via e non
metterà davanti agli occhi nessun’altra parola che questa:«Figlio Mio, figlia Mia, Io sono la via, la verità e la vita».
Dopo il distacco dal corpo fisico non
sei più in un mondo estraneo, ma nel tuo stesso mondo. Tutto ciò che vedi in
questo mondo è qualcosa creato da te e corrisponde alla tua vita interiore. Qui
sulla Terra ci è aperta la via verso l’Alto al mondo di Dio, e quanto più ci
avviciniamo al Padre Celeste nostro attraverso l’amore, tanto più chiara sarà
la nostra conoscenza. Tuttavia io non uso la chiara conoscenza per me. La vita
che sperimento è una sorgente alla quale anche altri devono attingere.
[indice]
۞
Gradini
della beatitudine
Beato colui che ha trovato pace e beatitudine, ma beato e ancora una
volta beato è colui che ciò che ha trovato lo comunica anche ai suoi fratelli e
sorelle e indica loro la via; e beato, beato e ancora una volta beato è colui
che non cerca la sua felicità nelle delizie che gli dona il Padre suo Celeste
già qui sulla Terra, bensì è solo animato a render felice il Padre suo. Non
saremmo figli se non Lo potessimo rendere felice, Lui che da eternità ha
bramato per una beatitudine, la cui radice giace nella perfezione delle Sue
creature. Perciò dico anch’io: grande è la mia gioia quando vedo i miei
fratelli e le mie sorelle davanti a me con cuori aperti, ma ancora più grande è
la mia gioia quando essi crescono molto oltre di me; allora il mio lavoro è
servito a qualcosa. E vedete, in questa mia stessa percezione misuro la
beatitudine del mio e Padre vostro che raggiunge veramente il gradino più alto
quando suo figlio cresce oltre di Lui, quando non detta più lo spirito, ma
detta l’Amore che vuol vivere solo per Lui.
«Ero
beato, quando chiamai all’esistenza la Creazione. Ero beato quando fu vicino il
tempo in cui trovai maturità presso gli uomini, per poter comparire qui come
loro Fratello, come Uomo e Salvatore. Ma beato, beato e ancora una volta beato
fui sulla croce, quando ho potuto donare la Mia vita per loro». – Non fu
solo il donare la Sua vita sostanziale terrena, fu il Suo concetto della vita:
un eterno agonizzare e un subordinarsi del Suo cuore per Amore per i Suoi
figli. Beato Lo fu Egli come Signore, ma ancora più beato Lo è come Servitore.
Noi siamo beati se ci possiamo bagnare nella rugiada mattutina dell’eterna
Verità proveniente dal Suo cuore. Ma siamo beati e ancora una volta beati
quando serviamo i nostri fratelli e sorelle e mettiamo a loro disposizione la
nostra vita.
«Come
Io, vostro Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, così dovete anche voi
lavarveli l’un l’altro». Il riconciliante e intercedente Amore deve coprire
gli errori del nostro prossimo. Dietro a un tale Amore dei Suoi figli – che
ancora lotta e provvede anche per il nemico – Egli sta come Colui che tutto
può. Per questo vale anche la parola: «Tutto
ciò che chiederete al Padre nel Mio nome, Egli ve lo darà» [Giov. 16,23].
Oh, aprite ampiamente le porte e i
portali nel mondo, affinché il Re degli onori possa entrare attraverso lo
spirito dell’Amore, e affinché ci animi solo una cosa: "Padre, Tu sei il
mio Amore, Tu sei la mia vita; conducimi, così che io diventi la Tua vita e Tu
la mia".
O Tu, mio affettuosissimo Padre,
benedici tutti questi santuari del Tuo cuore. Benedici la mia semenza, fa che
il granello di frumento non rimanga nel campo delle loro anime, fa che non
rimanga solo un pio ricordo di questo giorno, bensì che in essi diventino
visibili le tracce della vita, e che questo granello di frumento porti mille
volte tanti frutti.
Io stesso voglio solo render felice il
Padre mio, il Quale mi ha così dotato che ancora una volta nel mio 83° anno di
vita mi ha condotto qui. È un miracolo dei miracoli il fatto che durante tutto
il viaggio fin qui, non mi ha sopraffatto nessuna debolezza, come è successo
molte volte a casa dove la strada fino al tram mi era già troppo difficile. Qui
vengono su di me ondate di forza come non riesco ad esprimerlo. E in che cosa
consiste la forza? Precisamente nell’Ordine di Dio. Tuttavia Egli ci dice: «Non dovete essere fortificati dall’esterno
attraverso la forza della Mia vita, no! Voi stessi vi dovete sentire ispirati,
andare voi stessi alla Sorgente della forza». Infatti, le sorgenti della
forza che ci fortificano dall’esterno, per noi non possono scorrere
eternamente; invece la Sorgente di forza nell’uomo, in noi stessi, la portiamo
insieme nell’eternità, essa ci rimane. È la via dell’Amore che ci conduce a
questa Sorgente di forza, e la Radice dell’amore è l’umiltà. Tutto il
sentimento della vita divina è stabilito sull’umiltà e sull’amore. La Terra è
la scuola dove Dio dà la cura divina alle Sue creature. Come l’albero di
quercia ha dato in dote a ciascuno dei suoi frutti se stesso come forza
germogliante, così fa anche il nostro eterno magnifico Padre. Perciò Angelus
Silesius[8] dice:
«Per me non è
abbastanza che io Ti serva come un angelo
e che nella
perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te,
mi è troppo
poco, e il mio spirito troppo piccolo.
Chi Ti vuol
servire giustamente, deve essere più che divino».
Ciò che noi eravamo una volta, eravamo da
Dio, proceduti dall’Amore divino. Sulla nostra via terrena possiamo diventare
di nuovo ciò che eravamo un giorno, con l’appropriazione del principio della
vita dal quale siamo proceduti. A Lui, che è l’eterno Principio della vita
stessa, sia lode, gloria e onore fin nell’eternità!
Ora la mia bocca deve tacere, cari
amici. Così vi benedico nello spirito del santo Amore di Gesù, e supplico
l’eterno Padre mio con la preghiera affinché curi la mia semenza, affinché si
adempia una parola proveniente dal Suo cuore: «Tu stai davanti a pochi uomini, ma un giorno i tuoi seguaci staranno
davanti a popoli, davanti ai popoli dell’infinità». – Avrei ancora molto da
dirvi, ma vi ho detto tutto. Il petto di ogni uomo racchiude la sorgente di
forza per la crescita della vita divina. L’Amore del Salvatore, la vita del
Salvatore è la via, sulla quale viene dischiusa. – Amen!
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۞
Lo spirito
vuole irrompere
O dono di Dio che ci porta la Terra! O eterno Amore! Che cosa possiamo
essere noi per Te? – «Se Mi onoraste, se
Mi donaste qualcosa, voi non sareste per Me quello che siete, come quando vedo
sorgere in voi la stella mattutina dell’Amore divino». Nella mia patria ho
sperimentato alcuni attacchi, non da parte di coloro che mi conoscono, …ma
attacchi da coloro che non mi conoscono.
Ci vuole lo spirito per comprendere le
mie parole. Esse sembrano esagerate per colui che non ha lo spirito. Perciò il
fratello nostro K. ha detto giustamente come saluto: "Non pendete alla
parola, ma afferrate lo spirito!". Lo spirito vuole irrompere, miei cari
amici, nondimeno anche l’imperfetto deve venire insieme agli altri alla
redenzione. Noi siamo discesi come spiriti ed abbiamo lasciato tutte le
magnificenze, per diventare qui, per questo mondo, salvatori. E ugualmente come
l’eterno Padre nostro ci ha spianato la via come Fratello con il Suo esempio
attraverso Gesù, così ora noi dobbiamo diventare pionieri per l’intera
Creazione, perfino anche per il mondo degli angeli. L’angelo rimane angelo
senza l’uomo divino, ma con il sorgere dell’uomo divino anche l’angelo entra in
un altro rapporto di vita, e da lui viene poi un figlio dei figli di Dio.
Allora le forze degli angeli vengono concentrate nell’uomo celeste per l’uomo
divino. Che cosa significa questo? Ciò che qui è per me carne e sangue, ciò che
sono per me le mie mani e le mie membra, queste, come uomo-spirito, sono le
forze spirituali nell’infinità. E ciò che sono per il mio uomo spirituale le
infinite forze dello spirito, queste, per me, come uomo celeste, come uomo
d’amore, sono gli angeli di Dio. In quella condizione non abbiamo più bisogno
di mani per operare, là sono gli angeli che compiono la nostra volontà.
Molti anni fa ebbi una visione. Mi
libravo in un certo qual modo nello spazio infinito e mi sentivo portato nel
vuoto. Là comparvero dei meravigliosi angeli di Dio con un rotolo scritto e uno
stiletto. Il rotolo fu srotolato, lo stiletto tracciò dei segni sul rotolo e
questo fu chiuso, e gli angeli lo portarono di nuovo via verso il luogo della
sua destinazione. Allora io chiesi allo spirito che cosa significasse questo. –
Mi rispose: "Ciò che essi hanno scritto, lo hanno prelevato alla vivente
sorgente della vita divina nel tuo petto, e lo portano avanti nel grande Uomo
cosmico". L’immagine mi mostrò la condizione dell’uomo celeste. –
L’ultimo, il più interiore gradino del perfezionamento è l’uomo divino, è la
fusione del figlio con il Padre stesso, è la fusione con il Suo Amore.
Io sono unito con tante famiglie
dall’anno 1892. L’unione è continuata sui figli e sui figli dei figli, sui
progenitori, sui nonni, sui genitori. In passato, da diciannovenne, ho cercato
uomini che mi comprendessero, che mi dessero l’occasione di comunicar loro la
mia esperienza più intima, coloro che stavano semplicemente sul suolo della
conoscenza e che io potevo curare. E oggi io vedo che essi spargono la stessa
semenza dell’amore che un giorno posai nel loro cuore e nel cuore dei loro
discendenti. Così si avvera la parola che con ogni seguace di Gesù la Terra si
avvicina sempre di più alla sua destinazione divina, e così anche ognuno tra
noi potrà dire: “Io posso portare la Terra più vicina di un passo alla sua
destinazione divina”. Da ciò attingiamo la forza per affermarci nella lotta
della vita, nella notte dei contrasti, per non deporre l’arma, la santa arma
dell’amore. Se noi vogliamo essere una benedizione per questa Terra, quando
riportiamo un uomo al cuore del Padre questo desiderio non resta sospeso dalle
magnificenze di tutti i Cieli. Qui il fratello mio Kurt, trovandosi nel mezzo
del mondo – un ricercatore tra quegli uomini che hanno perduto l’amore – un
giorno ricevette la stupenda parola dal Padre: «Figlio Mio, Io non guardo a ciò che sei, Io guardo a ciò che puoi
diventare». Egli è diventato debitore al Padre suo Celeste di sacrificare a
Lui la sua vita donata due volte. Egli è uno dei pochi sopravissuti al
naufragio della Bismarck, è rimasto per otto ore nel mare, finché venne
recuperato svenuto.
Oh, beato colui al quale l’amore è
sacro. L’amore non è ebbrezza; l’amore è una forza che si vuol sacrificare per
colui che lo ha afferrato, sia fratello che sorella. L’amore non finisce mai!
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۞
Pensare al
mondo errante
Tutto il nostro amore si deve concentrare sui nostri fratelli e sorelle
che, come il figlio perduto, dimorano all’estero. Milioni di uomini cercano
aiuto, mentre noi viviamo qui e siamo felici di completarci a vicenda e andiamo
a prendere la forza dall’Amore del Padre nostro. Milioni di uomini non sanno
cosa fare. Le cattedre degli eruditi, i pulpiti, le sedi dei governanti
scottano sempre di più, essi temono il veniente. Perciò noi non dobbiamo essere
qui solo per edificarci, no! Dobbiamo essere qui per imparare dal nostro
Salvatore, e facendo ciò, dove camminiamo e dove stiamo, dobbiamo posare il
piede nelle Sue orme e pensare sempre al mondo errante, lottando per esso,
affinché anch’esso trovi pace. L’Opera che un giorno il nostro Salvatore ha
iniziato, la vuol completare attraverso l’autonoma vita da Salvatore dei Suoi
figli; Egli vuol ricondurre il perduto al patrio focolare per tutti gli uomini
e per tutti gli spiriti. Per questo è santo ascoltare la parola di Dio, ma più
santo è portar fuori la Sua parola. Nondimeno, non la possiamo portar fuori con
parole, ma solo mantenendo i nostri piedi sul terreno della vita divina, poiché
solo ciò che ho fatto mio come uomo, appartiene al grande Uomo cosmico e sarà
rivelato al grande Uomo cosmico. Anche il grande Uomo cosmico deve sentirsi
animato dallo Spirito di Dio, affinché tutti i pensieri, tutti i fondamenti
della vita abbiano una sola direzione, una sola meta, vale a dire: diventare amore, servir l’amore e aiutare il
circondario! Allora si esegue la cosa più grande; a un uomo con tali
principi, l’Uomo-Dio, nostro eterno Padre, vuole essere un Servitore.
Il presupposto per questo, il più
difficile, è l’umiltà. L’amore ci piega, miei cari amici. Ma perché l’amore ci
piega e ci fa piccoli? – Perché poi si sviluppa così grande e così magnifico da
non riuscire quasi a sopportare la sua beatitudine. Nel piegarci, quando
vogliamo diventare per tutti, servitori e soccorritori, si forma il grande
uomo-angelo, allora l’uomo-angelo si sottomette al figlio di Dio; così per
l’eterno Padre inizia il mattino della Domenica, di cui si dice che al settimo
Giorno Egli riposerà dalle Sue opere. Egli in verità mai riposerà eternamente,
ma allora non porterà più il peso da Solo, il peso della preoccupazione per la
beatitudine di tutta la Sua Creazione. Il figlio e la figlia, i veri figli di
Dio, lo porteranno insieme. Anche loro diventeranno la personificazione di
quella parola: «Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno!» [Luca 23,34].
Allora l’amore penetrerà fin nel
nocciolo dei poteri nemici, fin nel nocciolo dell’inferno. Esso conosce una
sola via: "Io voglio abbandonare
tutti i Cieli, piuttosto che il mio fratello ancora legato nell’abisso. Voglio
essere il suo accompagnatore, voglio essere per lui, il consolatore sul gradino
della vita sul quale ha perduto tutto". Questo è il coronamento
dell’Opera di redenzione. «O Amore,
quando sei grande!», così parla il Salvatore Gesù Cristo dalla vita del Suo
cuore. «Se tu non fossi Amore, Io non
possiederei la Mia longanimità, la Mia pazienza, e allora non ci sarebbe la
speranza».
Tutti gli angeli dubitano se l’Opera di
redenzione vada incontro al suo perfezionamento attraverso un’autonoma vita
divina diventata proprietà del figlio. Ma Uno non ne dubita, e anche se davanti
al Suo occhio potrebbe sembrare ancora così singolare, Egli confida nei Suoi
figli. Egli si è preso questo per regola: «Io
voglio donar loro Amore sconfinato. Mi voglio umiliare anche davanti ai Miei
nemici».
Sì, miei cari amici, l’ora dovrà battere
dove un giorno l’Amore giungerà alla sua meta. Un giorno dovranno sorgere
uomini che cammineranno nelle orme del loro eterno Padre. Per questo il Padre
ci ha radunati qui. A stretto rigore voi non avete bisogno di noi, non vogliamo
sostituire la voce della coscienza che parla in voi. Ma il nostro essere
insieme è una via di Grazia, sulla quale ciascuno può completare ciò che ha
sperimentato, anche con l’esperienza dei suoi fratelli e sorelle.
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۞
Cristo in
noi
Amici miei, il compito più bello che ci spetta è quello di poterci
attenere alla vita di Gesù nella scuola della vita. Il nostro caro Padre
Celeste cura ogni uomo così come se Egli avesse solo quell’unico nell’intera
Creazione. Tutto ciò che si svolge intorno a lui, tutto ciò che respira intorno
a lui, è cura ed appartiene alla quotidiana maturazione della nostra vita
divina. E quando poi sono aperte le porte del tempio, quando la nostra intera
vita è animata solo dall’unico desiderio di servire il Padre Celeste nostro,
allora questo significa che lo spirito prende dimora in noi e fa maturare la
vita di Gesù, che è Cristo in noi, il Redentore che è in noi e – attraverso di
noi – per tutto ciò che è creato nell’intera infinità, per i mondi nello spazio
infinito, per gli eserciti degli spiriti nelle sfere infinite, per le miriadi
di angeli, affinché tutti acquisiscano il diritto di essere figli attraverso
l’uomo.
Perciò Gesù ci ha insegnato, sotto mille
dolori sulla croce, l’Amore perdonante, l’Amore pieno di abnegazione, l’Amore
sacrificante, affinché ogni vita possa ritrovare, attraverso il figlio, la via
della Patria, dell’eterna Divinità, il luogo della sua destinazione. Questa
Divinità è Amore, e tutte le Sue opere hanno per fondamento l’Amore. Perciò
anche ogni vita ritornerà all’Amore.
Ciò che noi un
giorno eravamo nel cuore di Dio attraverso la Sua onnipotenza, lo saremo poi di
nuovo, ossia indipendenti. Ogni pensiero della Creazione che c’era nel cuore di
Dio, diventa poi indipendenza. Così la Divinità stessa si renderà libera. E
allora Essa sarà veramente il Punto centrale di tutte le Sue opere. Quando
questo sarà raggiunto, la vecchia Creazione che, in un certo qual modo è la
scuola per l’educazione degli spiriti, avrà fatto il suo servizio. Allora
comincerà la nuova, la reale Creazione. Che cosa sono per lo Spirito, eoni di
corsi di tempo? Proprio nulla, poiché il nostro spirito vive eternamente ed è
eterno.
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۞
L’umiltà
rende invulnerabili
Non ho mai voluto che si copiassero le mie parole, lo si è fatto a mia
insaputa. La mia parola non deve stare al di sopra del mio prossimo più
piccolo. Non voglio illuminare troppo i principi del mio prossimo, e
ciononostante sono debitore all’eterno Amore per il fatto che io esteriorizzo
la Sua immagine così come essa vive in me; sì, la Sua meravigliosa immagine.
Cari fratelli e
sorelle, si poteva crocifiggere il Padre mio – io lo indico sempre come il
Padre del mio prossimo, come il Salvatore del mio prossimo – ma non si poteva
crocifiggere il mio Salvatore. Nessuno ha il potere e nessuno ha la forza di
toccarLo, perché Egli vive in me come il più umile, l’amorevolissimo. E vedete,
un uomo umile è invulnerabile, e altrettanto lo è un uomo tutto amante. Sono
solo i falsi concetti che gli uomini si sono formati della Divinità ad aver
creato la lontananza da Dio. Forse perché ai tempi di Mosè, Dio – del Quale si
dice: ‘occhio per occhio, dente per dente, gamba per gamba’ – era un altro che
il Dio che Gesù annunciava? No! La differenza stava nei concetti che gli uomini
avevano di Lui. Dio ama gli uomini così che non ha posto in loro la Sua
immagine definita, poiché essi se la dovevano conquistare prima come proprietà.
Ai tempi di Adamo Egli apparve come uno
straniero dall’infimo grado, Asmahael[9].
Oppure ricordiamoci del banchetto nella sala reale di Lamec, com’è descritto
nel "Governo della Famiglia di Dio" [Vol. II cap. 249-250], dove Egli
entra nell’aspetto di un povero mezzo nudo, così che perfino Enoch domanda:
come può l’Onnipotente, santo Padre, Dio, il Creatore di tutte le cose, essere
anche un povero? – Vedi, il Padre, quale eterno infinito grande Amore nella
Divinità, ha dato tutto di Sé, e con il grande gettito della Sua infinita
potenza ha colmato tutte le infinità. Egli non ha tenuto nulla per Sé, bensì ha
dato tutto ciò che aveva. Quindi il Padre, in Sé, è povero. Ma questa povertà è
ora la Sua più grande beatitudine, poiché adesso vede ritornare tutto
nuovamente a Sé.
Perché portò la corona di spine? –
Perché i concetti del nostro Salvatore, del nostro eterno Padre, erano umani.
Questi concetti umani umiliarono la nostra origine regale, e la corona che il
nostro eterno Padre ci aveva assegnato divenne una Corona di spine. Ma Egli
santificò la Corona di spine, lasciandosela premere alla Sua fronte, e con ciò,
nello stesso tempo, ha santificato i nostri umani smarrimenti e le deviazioni
dalla nostra origine divina.
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Padre e
figlio
Quando il mondo imparerà a conoscere il Padre mio Celeste, Lo dovrà
amare. Egli aveva formato l’uomo nella sua divina destinazione così che non
dovesse aver bisogno di istruirlo dall’esterno. L’uomo doveva solo seguire il
suo sentimento, affinché per mezzo di ciò entrasse in collegamento con la sua
vita divina e, attraverso questa, riconoscesse il Padre suo Celeste. Quanto
santo è per una coppia di genitori, quando hanno un figlio che padre e madre
non abbiano bisogno di renderlo attento ai fondamenti dell’amore del padre e
della madre, se il figlio stesso comincia a vivere dal centro vitale degli
stessi!
Quale delizia per il Padre, quando
l’uomo stesso Lo trova in sé, quando, per così dire, sperimenta un’immagine
caratteriale del Padre suo in sé, un’immagine che il divino Padre stesso non
conosce ancora. Ora voi direte: “Non è questo un tendere troppo in alto?”. –
Dite: non s’impara a conoscere un persona innamorata solo quando trova una
seconda persona che brama e corrisponde il suo amore? Una madre non si riconosce
finché non ha generato un figlio. Finché è in attesa di un figlioletto, non lo
può ancora amare, – e spesso prevale la preoccupazione, spesso il cuore materno
non vorrebbe stare in questo stato di grazia. Quando però il figlioletto è
nato, allora fiorisce anche l’amore della madre per il figlio. Perciò io bramo
l’amore del figlio per il cuore del Padre, bramo un amore che è vita e
comprensione. Ne ho nostalgia a tal punto, che vi spaventereste; ho nostalgia
della vita e della comprensione per la Vita interiore del Padre nostro. La vita
può essere compresa di nuovo soltanto dalla Vita.
Ai miei ascoltatori ho posto davanti
agli occhi questo esempio: una gallina depone un uovo. L’uovo nasce dal calore
materno della gallina. Ponete l’uovo su un altare, pregate mille Padrenostro
sull’uovo, e l’uovo rimane uovo. Date all’uovo del calore materno, e si
svilupperà in un pulcino. Così anche la parola di Dio nell’uomo ha bisogno di
calore materno, e Gesù non ha insegnato altro che il divino calore primordiale
nel comandamento che dice: «Ama Dio sopra
ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso». Chi ha questo divino calore
primordiale, sperimenta la divinità delle parole di Gesù: «Nessuno viene al Padre se non attraverso di Me. E nessuno comprende e conosce
il Padre che solo il Figlio», solo quel figlio,
…attraverso il calore primordiale che ha fatto proprio.
Se vogliamo conservare la nostra pace,
adoperiamo il calore primordiale, il retrocedere, la modestia, la semplicità
per la propria persona, che lascia al nostro prossimo la preferenza. Con ciò
giungeremo in una condizione di povertà esteriore. Essa genera l’ordine,
l’altruismo, l’amore, la speranza. E se essa non ha nulla, allora può ancora
rallegrare il prossimo con un sorso d’acqua. Credetemi: la vita intera è mirata
a insegnarci le Caratteristiche divine, finché diventeranno il fondamento della
vita divina.
Il mio cuore ne è così pieno, e vedete,
ciò che parla da me è dalla stessa vita che racchiude anche il vostro petto.
Ciò che Gesù ha insegnato lo ha insegnato dalla Scintilla divina in Sé. Egli
non parlava dalla pienezza della Sua divinità, doveva precedere la Sua stessa
maturità. Infatti, Egli parlava dalla pienezza della Sua Scintilla divina, le
Sue parole sono le nostre parole. E quando un giorno l’umanità avrà terminato
la sua maturazione, sperimenterà le parole del Salvatore come proprie parole di
vita. Essa allora riconoscerà che Gesù Cristo voleva abbreviare all’umanità il
percorso dello sviluppo per la conoscenza di Dio. Egli ci ha posto come uomini
imperfetti sul terreno divino, e se operiamo come Lui, opereremo come uomini
perfetti, come uomini maturati. Ma Egli ha anche detto a noi uomini imperfetti:
«Non allontanatevi da questo terreno,
altrimenti Io non vi potrò aiutare, e sarà difficile la vostra via di ritorno.
Diversamente vi si opporranno tutte le forze opposte».
In questo momento mi ricordo il nostro
ultimo incontro avvenuto quattro anni fa. Come entrai in questa stanza e vidi
gli occhi raggianti e questi cuori aperti, questi cuori devoti, andai dal mio
Gesù: "Ahimè, mio caro Gesù, è dunque impossibile che la mia persona possa
essere del tutto esclusa? Io non voglio proprio esserci come uomo, prendi Tu
possesso di tutto il mio essere". Allora sperimentai la risposta, sperimentai
il Salvatore Gesù Cristo in me, la Sorgente di forza di ogni vita: «Figlio Mio, proprio in ciò consiste la tua
magnificenza e la Mia magnificenza, il tuo onore e il Mio onore, perché tu
parli dalla stessa vita divina come Io un giorno quale Gesù, e con i Miei amici
sono tuo ascoltatore». – Questo non è nessun dono particolare in me, è il
dono che è destinato per tutti gli uomini. La via per la Sorgente di forza di
ogni vita è ora spianata, dalla quale via sono proceduti Cielo e Terra, ed è
nutrita ogni vita.
Bello che avete cantato l’inno "Dio
è potente nell’uomo debole, poiché la forza sta nell’umiltà…". Sì,
l’Umiltà è poi di nuovo la fonte dell’Amore ovvero la madre dell’Amore. Dove
non c’è Umiltà, non si può nemmeno manifestare l’Amore divino.
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۞
La via
fiorita
A questo punto devo pensare alla mia via, fiorita fin dal mio dodicesimo
anno d’età. Cominciò con la Grazia, perché imparai a conoscere le opere del
nostro fratello Jakob Lorber. Io sono debitore di questa confessione, anche se
si attacca quest’opera. Essa è un’opera di Dio. Io la confronto con quella Luce
di cui parla Luca: «La venuta del Signore
sarà come un chiaro lampo che illumina tutto ciò che è sotto il Cielo»
[Luca 17,24]. Solo che il Cielo non è più al di fuori dell’uomo, – poiché con
l’incarnazione di Dio il Cielo ci è dischiuso nell’uomo. Il luminoso lampo
dall’Oriente all’Occidente è la conoscenza di Dio; è attraverso questa che
comprendiamo il ritorno di Gesù.
Il nostro meraviglioso Gesù, secondo lo
Spirito il nostro eterno Padre Santo, vuol ritornare. In quale modo Egli
ritornerà? Nella prima venuta è fondata la seconda. Egli è venuto per liberare,
come Uomo, di nuovo la via per la Sorgente di forza in ogni uomo. L’ora del Suo
ritorno batterà quando noi uomini percorreremo la via che Egli ha spianato. «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno
viene al Padre se non per mezzo Mio» [Giov. 14,6]. Così Egli parlò un
giorno. Lui non vuol essere un Maestro dei Suoi figli dall’esterno, no! Come in
ogni ghianda che cade dalla quercia è già contenuta la quercia, oppure come in
ogni granello di frumento c’è la spiga di grano, così anche Lui vuol operare
attraverso la vita interiore dei Suoi figli. E così come il Padre dall’eternità
è libero, così devono essere liberi anche i Suoi figli, affinché ognuno trovi
nel suo stesso petto la sorgente di forza dell’eterna vita.
Amici miei, io sono debitore all’onore
del Padre mio Celeste e anche ai miei fratelli e sorelle, il fatto che
dichiari: ciò che parla da me, vuol parlare anche da voi. E la promessa "Io sono con voi tutti i giorni",
si riferisce all’uomo che percorre la Sua via: «Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me». La vita del
Salvatore è la messa a punto della nostra anima per la vita divina. Senza
questa messa a punto la nostra anima non potrebbe valorizzare la vita divina. E
ora la meravigliosa bellezza: se rimango sempre nella mia quiete, nella mia
quiete quotidiana ed ho bisogno di una bevanda dalla Sorgente di vita divina
per i miei fratelli e per le mie sorelle, allora il cuore di Dio starà aperto
per me. Lasciateci tener stretto: salvezza a colui che percorre la via fiorita,
la via che conduce alla Luce!
Anche la rivelazione attraverso il
nostro fratello Jakob Lorber è ancora vita al di fuori di noi. Noi invece
dobbiamo trovar la vita dentro di noi. Con questa chiarezza ci risveglieremo
prima al vero concetto di Dio, tanto che il Salvatore, il Quale vuol ritornare
per tutto il mondo per svolgere la Sua opera di redenzione – vuol risorgere nei
cuori dei Suoi veri seguaci. Egli non vuol fare dei suoi veri seguaci dei
semplici strumenti, no! Egli vuol parlare nei cuori e attraverso i cuori dei
Suoi veri seguaci.
Cari fratelli e sorelle, ora esprimo una
grande parola. Anche se può suonare come arroganza: “In questa santa ora, sono tuttavia debitore ai Miei fratelli e
sorelle, sia che un uomo parli dalla sua Scintilla divina, oppure che parli Io“,
– così dice Gesù, – "entrambe le
Parole di vita, sono da una e dalla stessa Fonte".
Una volta alla stazione di polizia mi fu
domandato: "Come vi comportate verso le chiese?". Allora io dissi:
"Signori miei, io paragono la Chiesa a un seminatore che semina buona
semenza. La semenza è la parola di Dio. Dove germoglia la semenza, là cresce un
salvatore, e per un salvatore l’andare in chiesa non è il massimo, egli cura la
semenza della chiesa". Questa parola mi fu data dalla Fonte di Luce della
mia stessa vita interiore. Io la metto in rilievo per amor vostro: la mia
stessa vita! Infatti, ciò che è diventato mio, ciò che ho trovato sulla via
fiorita, vuol diventare anche vita vostra.
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۞
Dio vuol
parlare nell’uomo
Non dico troppo, se ripeto ciò che ho espresso quando una volta fui
interpellato da eruditi uomini di scienza: "Che cos’è l’uomo?". – La
mia risposta fu: "Un’essenza divina in divenire". Ho detto troppo?
Per comprendere una parola divina ci vuole una vita divina, e ci vuole vita
divina per amare il Padre nostro Celeste. Egli ha chiamato all’esistenza l’intera
Creazione, affinché diventasse un luogo di formazione per i Suoi spiriti, fino
a che questi comprendano il desiderio del loro eterno Creatore, cioè di
risvegliare il Suo Amore nelle Sue creature. Per quanto ricco possa essere un
uomo, per quanto possa essere fornito di tutti i beni, ma non avesse nessuno
che lo comprenda, sarebbe nondimeno povero. E il Padre Celeste nostro, come il
più ricco, l’onniamante, è comunque Colui che brama ardentemente l’amore. Ma
per amare Lui ci vuole un amore divino, una comprensione divina. Per tale
motivo Gesù è venuto in questo mondo, non per annunciare solo parole di vita e
parole di verità, Egli è venuto nel mondo per metterci davanti agli occhi
quest’amore. Egli insegnò soprattutto l’amore per il prossimo fino all’amore
per il nemico. Chi vi si attiene, in lui la parola di Dio diventa vivente,
questi sperimenta la pienezza di forza dell’eterno Amore in questa parola.
La Scrittura dice: «Dio è Amore, e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui» [1°
Giov. 4,16]. In base alla nostra esperienza e come uomini che stanno sul
fondamento della Scrittura, possiamo dubitare di questo? «Chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui». E se Dio è in
lui, Dio parla anche nell’uomo, anzi, Dio vuol parlare dall’uomo. Egli non
userà mai l’uomo solo come semplice forma, Egli, come Maestro, sa che cosa
racchiude il petto umano. Egli dà all’uomo la cura per lo sviluppo della sua
divina vita interiore, affinché il suo discorso diventi il medesimo discorso di
Gesù. Non che io volessi dirvi qualcosa, io ho solo da deporre una
testimonianza in questo mondo nel quale circolano tante opinioni religiose.
In Lorber ci è data la massima
chiarezza, tutto il resto avviene da sé. Ora però si dice: questa Sorgente di
forza non sia per te solo edificazione, no! Scegliti la vita da questa Sorgente
di forza come Legge del tuo stesso operare, come via sulla quale cammini.
Allora accoglierai Colui che ha detto di Sé: «Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me» [Matt. 10,40].
Il granello di frumento appare magnifico
nella spiga, ma diventa grande solo nel campo, laddove può produrre la spiga
indipendente. Ciò che è il campo per il granello di frumento, lo è per noi il
seguire Gesù. Il nostro inizio deve essere nel campo dei pensieri di Gesù!
Allora non avremo bisogno di sforzarci e non avremo necessità di farci delle
leggi. Ogni singolo uomo viene sorvegliato dall’eterno Amore, e ogni singolo
viene talmente curato, che ha occasione di essere umile ed esercitare l’amore.
Con ciò si avvicina sempre di più a quest’indipendenza simile a Dio avuta
dall’esempio di Gesù. Qui siamo certamente ancora uomini, ci avvolge di certo
ancora la veste terrena, nondimeno tutto il Cielo non si può dischiudere su
questa Terra. Qui siamo eterni ricercatori, e se abbiamo scalato un alto monte,
dalla sua cima vediamo ancora un nuovo monte. Nel desiderare siamo tutti
uguali. Il primo esordiente che guida i suoi passi attraverso la fede al cuore
del suo eterno Dio, è un ricercatore, e l’uomo già iniziato è pure un
ricercatore. Solamente che l’uno non cerca la stessa cosa che cerca l’altro, il
quale ha già trovato qualcosa di superiore.
Allora penso a una stupenda parola che
ho dovuto esprimere dal mio cuore come figlio dell’Eterno a un figlio in
divenire dell’Eterno, – poiché anch’io sono ancora un figlio in divenire: «Tu sei un piccolo salvatore, Io sono un
grande Salvatore; Io sono un Salvatore completo, e se tu sarai un salvatore
completo, allora il Padre Mio eterno avrà messo il dominio che ha posto sulle
Mie spalle, anche sulle tue spalle». Questa magnifica parola suona come
santo Amore. Noi siamo tutti piccoli salvatori, ma ora è importante che
diventiamo anche completi salvatori. E chi è un salvatore completo? È colui che
trattiene nel suo interiore quanto ha riconosciuto come eterna Verità e, nella
sua stessa anima, non si lascia fermare dalle forze opposte, ma custodisce e
protegge il risvegliante figlio della sua vita divina con un amore mariano come
un giorno Maria vegliò sul fanciullo Gesù e, su Questo, vigila con il
sentimento di Giuseppe, finché la Sua vita interiore diventerà Uomo, finché
affermerà Se stesso. Miei cari fratelli e sorelle, anche la nostra Scintilla
divina è un fanciulletto che deve essere curato da noi come nostro santuario, finché,
diventato uomo, affermerà se stesso e potrà risplender fuori come un fuoco e un
mare di luce in tutte le Creazioni.
[indice]
۞
Deciditi!
Ecco che mi ricordo pure di un’altra parola, anche questa rivolta a un
fedele fratello che aveva riconosciuto questa vita e per il quale non
esistevano già più altri principi che curare instancabilmente nel suo petto
questa vita di Gesù: «Se tu Mi amassi con
l’ardore di tutti i soli e con la forza degli angeli, il tuo amore sarebbe
comunque solo una piccola Scintilla del focolare del Mio Amore». Se mi si
rimprovera il mio amore fraterno per i miei fratelli, miei cari amici, ...chi
mi potrà mitigare la vita nel mio cuore? Se mi lodano gli uomini e la mia vita
interiore non risponde affermativamente a questa lode, allora la lode umana è
cadente. Gesù disse: «Io non prendo onore
dagli uomini, non prendo nemmeno critiche da loro».
Miei cari, se il
mio amore fraterno è così potente, allora è perché nel cuore di Dio vedo il
fratello, vedo l’uomo così grande. Lo vedo nel cuore di Dio nello splendore
raggiante dell’Amore divino. Non vedo il mio eterno Padre stare su di lui come
Signore, bensì Lo vedo stare presso di lui come Padre e Servitore; tanto
prezioso è un uomo per il Padre Celeste nostro. E se si sperimenta quest’Amore
del Padre, allora anche per noi ogni fratello e ogni sorella diventa un
santuario, e in questo caso nessuno dovrà più istruirci, dicendoci: "Ama
il tuo prossimo come te stesso". Noi poi scorgeremmo e sperimenteremmo l’eterna
verità nel nostro stesso petto. Quanto più ci sottomettiamo ai nostri fratelli
e sorelle, tanto più ci avviciniamo al nostro Dio come Padre. Nessuno può dare
all’altro un amore, se non l’ha ricevuto prima dal Padre, e nessuno può donare
all’altro, amore, se non gli è ridonato passo dopo passo dall’eterno Amore. Più
dai, più diventi ricco; più ami, più sei amato!
In verità, la vita dell’amore è l’ascesa
alla vita, alla fusione con la vita
del nostro eterno e magnifico Padre. Se oggi nel mondo si domanda dove sia la
verità e che cosa sia la verità, allora il meraviglioso è che si può dare una
testimonianza: poter essere un garante della verità che renda liberi tutti i
popoli non solo dell’aldiquà, ma anche dell’aldilà nel grande spazio
dell’infinità. Questa verità è la vita di Gesù, nel suo effetto è un servire,
una sottomissione, un sacrificare Se stesso fino all’ultimo respiro sulla
croce.
Spesso la parola dalla croce non è stata
compresa nella sua profondità: «Mio Dio,
Mio Dio, perché mi hai abbandonato?» [Matt. 27,40]. Non si parla già di un
padre, di una madre, ai quali è donato un figlio: essi lo amano follemente! E
nonostante ciò quest’amore è solo una goccia dal mare dell’eterno Amore di Dio.
Nessuno può parlare abbastanza dell’Amore di Dio. Certamente non me lo ha
ancora detto nessuno apertamente in faccia, ma io l’ho comunque udito: ‘Il
fratello Georg è un uomo buono, ma le sue parole sono irreali, le sue parole
sono esagerate!’. E tuttavia, io come uomo non possiedo la forza di esprimere
completamente la mia esperienza divina. Se il Padre Celeste nostro non ci
amasse così, allora la Terra non ci porterebbe, poiché per Lui è la stessa cosa
mettere i Suoi figli qui, oppure nel giardino della Sua magnificenza. – Perché
Egli ci ha messo qui in questo mondo, dove luce e tenebre si danno il cambio?
Dobbiamo aver l’occasione di deciderci per una parte. Dio ti mette davanti a
entrambe e ti lascia la scelta tra lo stretto sentiero e la via larga. A te è
comunicata la Sua parola:
Pellegrino, avanti, deciditi!
Le due vie ti sono conosciute.
Allora scegli e cammina!
Se l’una ti conduce alla Luce,
l’altra ti condurrà alla notte.
[indice]
۞
La lavanda
dei piedi
La mia vita è stata stupenda, tutti voi l’avete notato. Con quale gioia
mi avete salutato! Ma perché la mia vita è stata una vita stupenda? Perché non
ho sprecato i miei giorni della vita dormendo. Il mio Gesù è stato il mio
esempio. Quando mi si chiamava, non pensavo né al sonno né alla comodità, ero
presente per servire. Sono passati giorni, e i semi sono germogliati.
Se alla conclusione della mia vita
terrena vi dico: “Guardate la semente!”, – quale semente io intendo? La semente
dell’amore reciproco! Quale gioia per il fatto che ci rivediamo, miei cari
amici! Ci sono donati ancora altri giorni. Oh, che essi possano trascorrere
tutti nel sentimento di questo amore!
Quando alla sera ci corichiamo, il
raccoglimento in noi stessi è più che la più ardente preghiera. Io ho compiuto
pienamente la mia opera quotidiana, così che davanti a Dio, il Padre mio
Celeste, posso avanzare e dire: "Caro Padre Santo, ho consumato la vita e
la forza che Tu mi hai donato per il giorno. Ora fortifica le mie membra
mortali, e se il Tuo Amore mi farà vedere ancora un nuovo giorno, allora dammi
l’occasione di colmare le lacune che trovo ancora nella mia anima". L’uomo
non è aiutato col fare penitenza, amici miei, è aiutato solo colui che si
riconosce, colui che vede i suoi stessi errori; in questo caso ha l’occasione
di eliminarli.
Devo ripetere continuamente: ciò che
parla da me è soltanto una piccola scintilla dalla Scintilla della vita,
Scintilla che è incandescente anche nel vostro cuore. – Che cosa ha impersonato
Gesù? Gesù ha dato spazio alla Scintilla divina, ha dato terreno al granello di
semenza della vita divina che il Padre Suo santo ha messo nel Suo cuore, così
che poté svilupparsi indisturbato fino alla maturazione della spiga d’oro. In
tal modo Egli ci ha dato un esempio, e perciò la vita di Gesù è la nostra vita.
Egli ci ha abbreviato la lunga via delle esperienze e ci ha messo davanti agli
occhi il nostro principio di vita fino allora non ancora riconosciuto.
«Ora
vi metto sul terreno della vita divina. Conservate questo terreno sul quale
state, esso non è un fondamento estraneo, voi state sul patrio fondamento della
vostra destinazione divina. Per questo vi ho lasciato il Mio Vangelo». –
Chi opera e pone fine alla sua vita nel sentimento di Gesù, questi tiene i suoi
piedi sul terreno di Dio, sul quale lo ha posto l’Amore di Gesù.
Poiché Gesù ha posto l’uomo indegno non
ancora maturo sul terreno divino, Egli dovette anche prendere su di Sé le
imperfezioni che vivevano nell’anima dell’uomo. Questo accadde nella morte sulla
croce. Si dice: “Il Suo sangue ci ha redenti!". Invece no! Non ci ha
redenti il Suo sangue, ma il Suo sangue ci ha liberato di nuovo la via,
affinché possiamo giungere alla Sorgente di forza di ogni vita. Solo la vita di
Gesù in noi stessi ci può liberare. Egli ci ha messo davanti agli occhi solo il
principio della redenzione. Egli non ha motivo di redimerci. Il Divino non ci
può togliere nessun potere della Creazione. Egli ha avuto solo il motivo di
diventare per noi un esempio. Chi ha davanti agli occhi questo esempio, potrà
venire sempre più vicino alla Fonte della forza in se stesso. Pensiamo
all’ultima Cena con la schiera dei Suoi discepoli, alle parole piene di
significato: «D’ora in poi non berrò più
di questo vino fino al giorno che lo berrò di nuovo con voi nel Mio Regno»
[Matt. 26,29]. Che cosa voleva dire con questo? – Che d’ora in poi è cessato il
profetare. D’ora in poi sarà il Suo pane di vita a curare i Suoi figli in modo
che essi stessi possano giungere alla Fonte del pane e del vino.
Da ciò risulta a proposito come giusta
conseguenza l’azione del lavaggio dei piedi [Giov. 13,5-10]. Noi sappiamo come
il Salvatore, l’eterno Amore, andò da Pietro: «Signore, non mi devi mai più lavare i piedi». – «Pietro, se non ti lavo, allora non avrai
nessuna parte in Me». – «Allora,
Signore, non i piedi soltanto, ma anche le mani e la testa». A ciò la
risposta di Gesù: «Se i piedi sono puri,
allora è puro anche l’intero uomo».
La lavanda dei piedi si è svolta per noi
con la Sua incarnazione, poiché Egli, come eterno Inavvicinabile, ha indossato
la veste terrena, è diventato nostro Fratello e, attraverso la Sua vita piena
di luce, volle essere un Esempio. Con questo Suo esempio ci è stato mostrato il
vero modo di vedere di un autentico seguace di Gesù, di un uomo che cerca la
pace. Attraverso di Lui è indicata la via per la vita, la via per la pace,
anche la via per quietare la nostra brama che portiamo nel cuore. La brama è il
tratto del cuore che ci sollecita continuamente a continuare la lotta, a
continuare il cammino fino a giungere alla meta.
[indice]
۞
Disaffezioni
"Per
quest’amore Io ti curo"
Qui siede mio fratello H. con la sua cara consorte E. Io li ho
incontrati più di trent’anni fa, ho incontrato lui da giovane insieme ad altri
due preziosi fratelli. Per uno di loro che noi abbiamo curato molto, la piccola
scintilla di amor proprio era in lui il suo patrimonio. È passato a…[10] e là è diventato un
predicatore. Se Lui non avesse avuto questa piccola scintilla di amor proprio,
questo gli sarebbe stato impossibile. Ma chi è un predicatore? Chi vien fuori
con parole piene di forza, non è ancora un predicatore. – Un vero predicatore è
solo colui che diventa un vero seguace del nostro Salvatore Gesù Cristo. Solo
un simile predicatore dà spazio alla Sorgente di forza nel suo petto, affinché
le sante Acque della Verità divina, destinate per l’intera Creazione, trovino
un bacino da cui gli angeli di Dio attingono per distribuire quest’Acqua della
vita. Tutte le altre dottrine religiose – per quanto le parole possano sembrare
di così alto valore, …rimangono teorie; mentre resta solo una via, e questa è
una sola verità: la vita di Gesù, la Sua vita come una vita del servizio e
dell’amore!
Tutte le volte che mi trattengo qui,
davanti alla mia anima stanno i nostri cari che sono ritornati a casa, tutti
quegli amici della casa di campagna che non sono più qui e gli amici più
lontani: mio fratello Hermann M. e tutti gli altri. Voi li conoscete. Essi non
sono più tra noi come uomini, ma sono tra noi nello spirito. E se afferro in
parole il loro ardente desiderio, se si apre il loro mondo nel mio cuore,
allora percepisco le parole: "Fratello Georg, splendi dentro nei cuori dei
nostri fratelli e sorelle. Metti loro davanti agli occhi il fatto che l’intera
vita nelle infinite magnificenze non sta così in alto come un giorno su questa
Terra, dove potete camminare nelle orme del Salvatore, dove potete dischiudere
la Sorgente di forza che si riversa nelle anime".
Il ritorno di Gesù
avviene nell’uomo; là Gesù può completarsi come Padre nella Sua magnificenza,
per la qual cosa ha posto il fondamento come Uomo. La Sua magnificenza non è
proceduta dalla Sua potenza, la Sua magnificenza è proceduta dal Suo Amore.
Quanto è grande questo Maestro che ha riservato il più santo e il più grande ai
Suoi figli! Quanto grande è il Maestro che si è servito di un Simone di Cirene,
il quale prese su di sé la croce del suo Maestro! Quanto è grande il Maestro
che non ci influenza, che sulla Terra non vuole occupare il posto che Gli
spetta, che piuttosto vuol vedere i Suoi figli in questo posto come salvatori
del mondo intero. Dove c’è un vero seguace, là deve esserci un salvatore, là il
suolo deve essere santificato.
Allora penso a una
parola rivolta alla nostra beata sorella Maria F. che è tornata a casa. Quelli
che l’hanno conosciuta sanno come questo cuore infuocato di donna ardeva per il
suo amato Dio, per il suo Padre Santo, ed era suo dolore il fatto che non ha
potuto contemplarLo già qui nella Sua magnificenza né poterLo afferrare con il
suo amore. Allora, l’ultimo giorno della mia permanenza qui a Reutlingen – non
ricordo più in quale anno – fratello Hermann M. portò una bottiglia di vino,
affinché potessimo celebrare insieme in comune amore, in certo qual modo, la
comunione. Il cuore pieno di nostalgia della sorella Maria ardeva nel desiderio
di Lui, ed io le dovetti dire dal mio cuore, – e questo vale per ciascuno: «Maria, se Io lasciassi passare davanti ai
tuoi occhi, legioni dei Miei più santi angeli, allora essi sarebbero solo un
espressione della Mia parola. La Mia parola è invece l’espressione del Mio
Amore. È per quest’Amore che Io ti ho curata fino a quest’ora; perciò l’amore è
più che l’intera Creazione».
Ora vi dico una
parola, per quanto possa essere presa dall’Alto: "Nell’Amore si trovano
rinchiusi ancora dei granelli di semenza per miriadi di nuove Creazioni!".
– La nostra vita è eterna. Eternità in noi passeranno oltre, e la nostra
crescita avrà eternamente bisogno di un nuovo pane, affinché noi, come
ricercatori, cresciamo sempre più in alto per venire sempre più vicini alla
vita di Dio. Il petto umano racchiude un tale sviluppo. È per questo Amore che
il nostro Salvatore e Maestro cura noi e tutti i Suoi veri seguaci.
E poi venne la
beata nonna, la stella nella casa di
campagna, questa semplice madre, questo nobile cuore che nella sua naturalezza
versò il vino. La sorella Maria disse: "Nonna, dammi il boccale", e
afferrando con le due mani il boccale, disse in profonda commozione: "Di questo vino io berrò, oh, di questo
vino, di questo vino voglio bere". Questo non si riferiva solo al vino
nel calice nella sua mano, si riferiva alla nuova conoscenza percepita
interiormente: «Per quest’amore Io curerò
te e i Miei!», amore che le era pervenuto in abbondanza dall’Origine di
ogni vita. La cosa meravigliosa è che colui che cura quest’amore in se stesso,
non ha più nessun altro bisogno. Lo anima solo una necessità: diventare lui
stesso amore completo! Se alcuni fratelli e sorelle vogliono portar fuori la parola,
– è anche un senso buono, tuttavia essi dimenticano che Gesù Cristo, prima che
cominciasse la Sua opera pubblica, ha compiuto l’unificazione dell’uomo con il
Suo Spirito paterno.
[indice]
۞
L’amore è la
cosa più grande
Miei cari amici, io percepisco cosa racchiude ogni petto umano e a cosa
il Padre Celeste nostro ha abilitato l’uomo. Perciò da una parte vorrei non
parlarvene, ma dall’altra, poiché vedo che voi aspettate, cari fratelli e
sorelle, e il mio caro fratello K. mi ha chiamato nel suo amore, allora è anche
mio dovere seguire la chiamata.
Nondimeno, una cosa la dovete sapere: io
non voglio dire ciò che vorrei, ma voglio dire ciò che voi bramate! E cos’è la
radice di ogni brama? È l’amore! Me lo hai fatto notare tu, fratello K.,
attraverso le parole nella 1° lettera ai Corinzi, cap. 13: «Se parlassi con la lingua degli uomini e
degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei un bronzo echeggiante, un cembalo
tintinnante. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e
tutta la scienza, e possedessi una fede da spostare i monti, ma non avessi la
carità (amore), io sarei un nulla. E se distribuissi tutte le mie sostanze per
nutrire i poveri, e offrissi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la
carità (amore), niente mi potrebbe giovare!».
Sì, l’amore è la cosa più grande, esso ci
interpreta il carattere dell’eterno Amore. Chi fa proprio l’Amore, entra in
collegamento con la vita divina; questi conosce il Padre fin nel punto centrale
del Suo cuore. Questa è la cosa più bella che io ho trovato nella vita terrena,
sentir dire: "Conosco il Padre mio
fin nel fondo del Suo cuore, – e Lo riconosco come l’eterno Amore!".
Le più alte rivelazioni non sono quelle
che affluiscono alla nostra vita dall’esterno. Le rivelazioni sono più alte
nella propria esperienza. Gesù vuole essere sperimentato, e chi Lo sperimenta,
Lo conosce.
Perciò io vi sono debitore di esprimerlo
con brevi parole: «Chi rimane nell’amore,
rimane in Dio e Dio in lui» [Giov. 4,16]. Chi rimane nell’amore, sperimenta
il Salvatore Gesù Cristo. Sì, chi rimane nell’amore, sta sempre in unione con
l’eterno Amore.
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۞
È l’amore la
via per guarire ogni vita malata
Per me l’aldilà non è più lontano. Un solo pensiero e sono dall’altra
parte. Direi quasi, in tutte le sfere, …e queste me le mostra il caro Padre.
Egli mi mostra i principi di vita dei trapassati nel Suo Regno e anche il Suo
meraviglioso Amore provvidenziale. Mi mostra anche come Egli non tocca i loro
principi di vita, ma mi mostra come, nel Suo incessante Amore, trova delle vie
per guarire ogni vita malata.
Ma da dove prende il Salvatore la Forza
per questa guarigione? Noi diremmo: ‘Dal Suo cuore divino!’. Tuttavia, quando
Egli opera e agisce dal Suo cuore divino, deve rispettare le Sue Leggi divine
fondate dall’eternità.
Sapete voi, da dove Egli prende le forze
per la redenzione? – Dal cuore dell’uomo! E da dove, un giorno, Egli prese
carne e sangue per la Sua incarnazione? – Da un uomo! E nella Sua prima venuta
fu posta la base della Sua seconda venuta. Perciò quella volta dovette esistere
una Maria. Quando lei nacque, fu il tempo della Sua incarnazione. E adesso, in
cui tutti i popoli aspettano la liberazione, in cui tutti aspettano ed hanno
bisogno del Redentore come non è mai stato così necessario, – da dove prende
oggi la Sua forza?
Quella volta, quando Egli prese carne e
sangue, non trovò né vita né forza nei Suoi. – E perché divenne Uomo? Per
diventare per noi un esempio, affinché potessimo diventare una cosa sola con il
Suo Spirito paterno. Perciò io m’inchino dinanzi alla grandezza dell’uomo,
dinanzi alla ricchezza che racchiude il vostro petto. Ciò che un giorno fu dato
a Maria, adesso – infinite volte ancora in modo più straordinario – viene dato
a ogni uomo. Prima della Sua incarnazione, solo un uomo santo, un uomo puro da
peccati poteva trovare il suo Dio. E oggi per questo è necessario un uomo
umile. Un tale uomo umile, secondo il grado della sua umiltà, rende libero
l’amore in sé, a seconda di come pone la sua vita sull’altare del sacrificio
dell’amore umano. Allora egli sta alla meta dell’umiltà divina, e di
conseguenza sta anche alla Fonte del supremo, più santo e riscattante Amore di
tutti i popoli dell’infinità.
Voi direte:
"Georg, non tendere troppo in alto!”. Cari amici, perché Egli ci ha
insegnato l’amore per il nemico? Perché ci ha insegnato l’amore per tutti gli
uomini, sia altolocati che comuni? Perché ci ha insegnato l’amore che lascia i
novantanove giusti per cercare una pecorella smarrita? Perché consacra il Suo
insegnamento con la parabola del figlio perduto? Il mistero è questo: questa
Terra non ci porta per considerarla la cosa più alta con le sue immagini, con
la sua ricchezza, con i suoi tesori, no! Questa Terra c’insegna di rinnegarci
in tutto e donarci al Padre nostro.
Quando talvolta degli amici e fratelli
dicono: “Fratello Georg, come stanno le cose sulla Terra? Adesso è tutto in
tumulto. I cattivi, per così dire, hanno restituito i loro morti, e l’inferno
domina sulla Terra”. – Allora io devo ribattere: “Anche voi siete partecipi di
questo, poiché lo Spirito dell’eterna verità, che voi adesso liberate, si
afferma su questa Terra. Comincia con catastrofi, con l’abisso più profondo.
Dove non c’è nessuna base, dove c’è una falsa base, là Egli sradica la base,
affinché possa essere edificato il Suo fondamento di vita. Dove esiste già una
base divina, là si edifica pietra su pietra”.
Perciò, la cosa più bella e più santa
che io vorrei donarvi – che vorrei mettere davanti ai vostri occhi – è quella
di bramare un tale amore che il nostro Salvatore ci ha insegnato. – Non è forse
la nostra vita, riposta ogni giorno sull’umiltà e sull’amore? Per mezzo di che
cosa perdiamo così spesso la pace? – Noi la perdiamo perché siamo troppo deboli
per tener stretta la pace nelle pretese della vita, perché non possediamo
ancora l’amore. Se un uomo al mio fianco mi rende difficile la vita, allora non
mi devo rendere dipendente da questa sua via, ma devo occuparmi di lui affinché
diventi libero.
[indice]
۞
Somiglianza
alla vita divina dell’uomo
Tutte le imperfezioni degli uomini sono ferite. È il tempo in cui tutte
le ferite devono essere guarite, perché il sorgere dello spirito nell’uomo è,
in un certo qual modo, il ritorno di Gesù nella Sua magnificenza: non nella
magnificenza della Sua potenza, ma nella magnificenza del Suo Amore
misericordioso, pontificante ogni vita.
Davanti all’Amore
non esiste nulla di piccolo, nulla di grande, nulla di debole, nulla di forte,
nulla di ritrovato e nulla di perduto; poiché l’eterno Amore non guarda a ciò
che l’uomo è, ma guarda a ciò che l’uomo può diventare. Chi tende verso quest’Amore,
chi lotta per esso, trova l’unione con la vita divina e poi dalla vita divina
sa anche in quale modo Gesù ritorna e continuerà la Sua opera di redenzione.
Egli ritorna nella Sua magnificenza; questa consiste nella somiglianza alla
vita divina dell’uomo! In questa nostra forma umana abbiamo accesso a tutte le
altezze e a tutte le profondità, e siamo curati per diventare una cosa sola
nella somiglianza di vita divina con il nostro eterno Padre. Allora Egli è
ritornato per tutte le eternità nello spirito e nella verità, è ritornato per
tutti i popoli dell’infinità, non come Dominatore, non come Dio, bensì come
Padre di tutti gli uomini, come Padre dei figli degli uomini, come Padre dei
figli degli spiriti: tutto in Uno. Perciò Egli ci ha insegnato quest’Amore,
Amore che abbraccia ogni cosa, Amore che include anche il nemico. Così
spianiamo la via al Suo infinito Amore. E il fatto che noi possiamo spianare la
via a quest’Amore, ci eleva a figli di Dio.
Io sono un uomo libero. Se il Padre
Celeste mio mi dicesse: «Oggi ti voglio
dare una forza prodigiosa, quella di camminare sulle acque, quella di stare su
tutte le forze elementari; ti voglio dare la forza di guarire». – Allora io
Gli direi: "Mio caro Padre Celeste, il prodigio più grande è l’eterna
Parola, proceduta dal Cielo e dalla Terra, e questa Parola è proceduta
dall’eterno Amore. Perciò fa solo che io possa diventare una cosa sola con il
Tuo Amore". – Miracoli ufficiali non sono idonei nel nostro tempo; con
essi l’umanità è aiutata solo per breve tempo. Essa deve invece essere aiutata
eternamente! Questo eterno Amore procede poi da sé dalla fusione con il nostro
eterno, magnifico Padre.
Un giorno Gesù disse: «Se amaste il Padre Mio, conoscereste anche
Me. Ma poiché non conoscete il Padre Mio, sono venuto Io nel mondo, per
spianarvi la via che porta al Padre». – Voglio spiegarvi queste parole. Chi
ha l’amore, ha i fondamenti dell’Amore, e i fondamenti dell’Amore sono l’eterna
Parola come base della Creazione visibile. E i fondamenti dell’Amore sono anche
la forza eterna che conduce ogni vita sulla via della redenzione.
[indice]
۞
Considerate
importante la vita su questa Terra!
Con il mio occhio spirituale ho visto questo: trascorreranno eternità, e
questa Creazione che i nostri occhi vedono, un giorno non esisterà più. E si
risveglieranno embrioni di nuove Creazioni, generate dal Padre e dal Figlio, e
queste non passeranno! Sorgeranno entità, pensieri della Divinità che si
renderanno liberi e saranno curati, affinché ciò che noi eravamo un giorno in
Dio e dovevamo essere da Dio, diventi allora vita autonoma.
Oh, chi disprezza quest’Amore mette da
parte perle e pietre preziose e tende a tesori perituri. Perciò non dobbiamo
essere rattristati quando incontriamo avversità nella vita quotidiana. Non
possiamo diventare figli di Dio nel Cielo. Possiamo diventare figli di Dio solo
dove dei contrasti incrociano la nostra via. Invece non esisterà più nessun
contrasto per colui che risveglia alla vita in sé il principio del compassionevole
e liberante Amore del nostro magnifico Padre.
Su questa Terra considerate importante
la vita nel corpo terreno! Qui siamo dipendenti solo dalle sorgenti che abbiamo
dischiuso in noi attraverso il nostro amore. Proprio qui abbiamo la facoltà di comprendere
un sentimento superiore.
Il Padre nostro che
tutto può, non può crearSi un cuore filiale. Per questo ci vuole molta
esperienza: l’esperienza degli spiriti di tutti i gradi dello sviluppo! Per
questo ci vuole la compassione con tutti gli spiriti, per poterli salvare. Per
questo ci vuole anche nobiltà di sentimenti. – Quando un uomo nella sua povertà
interiore ci offende, deve parlare in noi il sentimento nobile: "Tu,
povero uomo, dove stai? Con il tuo atteggiamento hai rigettato te stesso.
Allora devo rigettarti anch’io? No! Io ti voglio aiutare". Perfino se non
vuol sapere nulla di un aiuto, esiste nondimeno una via per questo: consiste
nella preghiera e nel sentimento di voler andare sulla Terra come un secondo
Gesù.
Dove stiamo noi, per il mondo deve stare
un Gesù; allora ci atteggiamo giustamente, allora troviamo pace, allora
sperimentiamo la verità delle parole presso il pozzo di Giacobbe: «Se bevi da questo pozzo, avrai di nuovo
sete. Io ho l’Acqua della vita eterna, chi beve di questa, non avrà mai più
sete» [Giov. 4,13-14]. Quando consideri i beni della Terra – quello che il
tuo occhio vede – e li valuti come la cosa più alta, allora la tua brama sarà
certamente calmata per breve tempo, ma solo provvisoriamente.
Questo vale qui e varrà pure un giorno
nell’eterna Patria. Anche là le magnificenze nel Suo Regno ti vorranno fermare.
Allora il Salvatore parlerà di nuovo come al pozzo di Giacobbe. «Se bevi da questo pozzo, avrai di nuovo
sete. Io ho l’Acqua della vita eterna, chi beve di questa, non avrà mai più
sete». – Quest’Acqua della vita eterna è la Sua parola; la Sua parola è la
via che porta al Suo cuore, e al Suo cuore noi troviamo la pace.
[indice]
۞
Abbiamo un
solo nemico: il nostro amor proprio!
A Lui, al Padre, nulla appartiene. Ciò che Egli possiede, appartiene al
figlio. La mia parola è troppo povera per esprimere ciò che lo spirito vorrebbe
dire in me. Oh, io non ho il coraggio di metterlo in parole, perciò lo spirito
non vuol dire altro che questo solamente: «Amatevi
come vi ho amato Io, e rinchiudete ogni vita in quest’amore. Riflettete: ciò
che è il più lontano, per Me è il più santo!». Perciò, per colui che ha
l’amore non esiste più nemmeno un nemico.
Spesso si sente dire da membri di comunità
religiose: "È il diavolo!". – Oh, io non oso affatto pronunciare
questa parola. Davanti all’Amore non esiste nessun diavolo. Ciò che è diventato
un uomo o uno spirito con la sua lontananza da Dio, non c’importa. Egli lo ha
di nuovo riparato, e noi Lo vogliamo aiutare in questo. Noi abbiamo a che fare
solo con un nemico. – E chi è questo nemico? – Il nemico è in noi; esso è il
contrario del sentimento di Gesù, il contrario che spesse volte corrisponde
all’amor proprio e all’intelletto. Questo nemico ci vuol fermare ad andare
incontro a una vita proveniente da Dio, dal Padre nostro.
Nondimeno, anche questo nemico deve
essere altrettanto un santo bene accettato. Possano quelle caratteristiche
diventare il nostro stesso nemico, per quanto provengano da colui che si è per
primo separato da Dio; egli (il diavolo) non ne è colpevole. Noi le abbiamo
accettate dall’amore per il Padre nostro Celeste come un rivestimento della
nostra essenza, per spianare, attraverso questo rivestimento, la via all’Amore
celeste, per redimere un pezzo di vita non ancora redenta.
Siamo un nemico per
noi stessi solo quando ci allontaniamo dal sentimento di Gesù. Oh, beato l’uomo
che riconosce questo! E se ci diventa spesso difficile, quando qualcuno dice:
"Non ci posso far nulla per queste caratteristiche che porto in me!”,
allora ha ben ragione. Però, in ciascuno si trova anche la forza per dominare
tali caratteristiche, affinché non riescano a dominarci loro.
Conosco una brava
persona che una volta mi disse: "Fratello Georg, io voglio soltanto il
bene, ma a volte mi prendono certi attacchi d’ira, tanto che vorrei distruggere
tutto intorno a me. Da dove proviene questo? Io non lo voglio affatto!". –
Allora dissi io: "Mio caro fratello, voglio andare una volta nel mio interiore
per poterti dare una risposta". E vidi che questo fratello è un
discendente dall’Alto, dalle sfere angeliche. Una volta i suoi occhi diedero
uno sguardo nell’abisso e là vide delle entità che si volevano distruggere a
vicenda. Allora dai Cieli egli corse da loro per istruirli, per mostrar loro la
via. Ma essi gli risposero: "Che
cosa vuoi tu? Tu vieni dai Cieli, non ci puoi comprendere affatto; tu stesso
devi dapprima stare una volta nelle nostre condizioni". Dopo di questo
pregò il Padre per avere la possibilità di soccorrere tali entità. Gli venne la
risposta: «Mio caro figlio, puoi
soccorrere solo se ti mando sulla Terra e ti vesto con le loro caratteristiche.
Ma sulla Terra Io ti curerò, così che tu riconosca la retta via».
Questi sono misteri! Spesse volte sono
caratteristiche in noi, imperfezioni che abbiamo tolto a un debole che volevamo
liberare dal suo fardello, affinché la sua via gli diventasse più facile. Tutte
queste cose stanno nel mistero dell’Amore. Precisamente secondo la misura delle
caratteristiche che possiamo coprire con l’Amore misericordioso, il nostro
cuore è dischiuso per gli angeli che poi cercano di guidare la nostra via
interiore. Le caratteristiche che io, come uomo, non posso coprire con l’Amore
misericordioso non hanno nessun accesso nel mio mondo. E dove faccio uso
dell’Amore misericordioso e lascio vivere Gesù in me, il mio cuore diventa un
accesso per l’intera Creazione che porta al cuore di Dio.
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۞
L’angelo
caduto
Una volta ebbi un’esperienza spirituale. Il grande, magnifico arcangelo,
il co-creatore della visibile infinità – il portatore di Luce – stava di fronte
a Gesù il terzo giorno dopo la Sua sepoltura, e Gli disse: "La vita che Tu
mi hai dato, prima che Cielo e Terra fossero, è tuttavia la mia vita. Ora rendi
l’uomo capace di diventare lo stesso che io ero una volta da solo". – Gesù
gli rispose: «Nessun uomo raggiungerà
l’alta posizione che avevi tu un giorno, quando procedesti dalla Mia mano, prima
che egli abbia fatto proprio l’Amore tutto riconciliante, tutto superante,
tutto liberante. Io ti ho chiamato fin dall’eternità al Mio cuore, e tu non hai
accettato. Ma non potrai resistere alla chiamata dei tuoi figli. Con la Mia
incarnazione ho spianato per i tuoi figli una via che conduce al Mio cuore, ed
essi non troveranno questa Fonte, prima di aver rinnegato il tuo sangue. Quindi
i tuoi figli sono l’ultima chiamata, l’ultima chiamata di ritorno a casa rivolta a te».
Ed io sperimentai in me la sua stupenda
risposta: "Alla vita di Gesù ho
potuto resistere, ma non posso resistere alla vita dei figli. Io sapevo che
Iddio, l’Eterno, ha preso in Te, Gesù, la mia carne e il mio sangue, e speravo
che nessun uomo di questa Terra ottenesse di percorrere le vie che l’Uomo-Gesù
ha percorso, sacrificando la Sua vita. Adesso devo vedere che Ti sono sorti dei
figli che Ti seguono sulla Tua via".
Un’altra volta ho avuto l’immagine di
Gesù davanti a me, quando Egli si dissanguava alla croce. E vidi l’alto angelo
caduto mentre stava davanti a Lui e diceva: "Gesù, Tu, grande Uomo, io non
ho nessuna parte in Te, ma non Ti sognare che permetterò anche a un solo
singolo uomo che cerchi in se stesso il più Santo, il più Alto come lo hai
fatto Tu. Io permetterò che Ti si costruiscano delle chiese, permetterò che si
annunci la Tua parola, ma non permetterò che un singolo uomo cerchi e trovi la
Fonte di ogni vita nel suo stesso petto".
"Oh", dissi io sotto
l’impressione di questa immagine, "adesso voglio lottare per dare alla Terra
ciò che è della Terra, e donare al Padre mio ciò che è Suo, affinché il Padre
mio mi possa donare ciò che è del Suo cuore, così che io possa illuminare i
miei fratelli e sorelle, affinché riconoscano l’alto valore della loro
vita".
[indice]
۞
Il Suo Regno
nell’uomo
Voi non presentite ancora le bellezze dei gradini inferiori nel mondo
spirituale. Non presentite la bellezza di un Sole centrale oppure di un Sole
primordiale. E non presentite nemmeno quale profondo rispetto gli abitanti di
quei mondi hanno davanti a un uomo di questa Terra che è diventato un figlio
del Padre suo Celeste. Perciò la Scrittura dice: «Ciò che nessun occhio ha veduto e nessun orecchio ha udito, ciò che non
è venuto nel cuore di nessun uomo, Dio lo ha preparato per quelli che Lo amano»
[1° Cor. 2,9]. Se già ognuno ricompensa i suoi amici o il suo prossimo con la
ricchezza che lui stesso possiede, così anche Gesù ricompenserà i Suoi amici
con tutta la pienezza della Sua ricchezza. E qual è questa Sua ricchezza? Egli
cede la Sua intera Creazione al figlio. Egli diventò esempio per Suo figlio,
affinché il figlio possa portare nuova vita all’intera Creazione.
In cosa consiste la nuova vita? Una
volta si cercava la vita divina al di fuori dell’uomo, ma con l’incarnazione di
Dio il petto dell’uomo è stato consacrato, perciò ora il Suo Regno è nell’uomo,
perciò il Suo luogo di dimora è nell’uomo, perciò l’uomo è il flusso del Suo
infinito santo Amore.
Oh, amici, mi comprendete? Io so bene
che la Parola nata dallo spirito può essere compresa solo dallo stesso spirito
o a lui affine. Tuttavia, pur come uomini, possiamo accogliere la Luce più alta
e dischiudere la vita più santa se siamo in uno stato di Grazia. Perciò un tale
giorno come quello odierno, una tale ora come questa di adesso, porta più corsi
di tempo di istruzione che quelli portati nell’eternità. – E qual era la cosa
più alta per il Padre mio Celeste? Era venire da me come Uomo e mostrarmi la
via; era come Uomo pronto a morire anche per me; era di prendere su di Sé i
miei passi sbagliati, affinché nulla mi possa fermare, così che io abbia una
via diretta al Suo cuore. – E qual è per me la cosa più alta? È preparare gioia
al mio caro, santo Padre Celeste ed appartenere a Lui. Allora per Lui diventa
la cosa più alta quando sente dalla bocca del figlio dell’amore misericordioso
per questo povero mondo, per i nostri fratelli e sorelle che non vogliono
sapere nulla di Lui.
[indice]
۞
Immune da tutti
i nemici di questa Terra
Siate salutati in questo spirito d’amore, cari amici! Una volta una
persona era di sentimento ostile verso di me. Io mi dissi: "Salutalo,
anche se ti è nemico", e lo salutai. Allora sperimentai che egli venne da
me: "Amico mio, perdonami, non la pensavo così". – "Oh",
risposi io, "e se tu mi percuotessi sulla guancia, ti amerei lo
stesso". – Il mio Salvatore mi ha insegnato: «Se ti si percuote su una guancia, porgi anche l’altra, affinché il Mio
Spirito d’Amore viva ancora su questa Terra».
Più tardi, nella mia ingenuità, lo
riferii a un fratello avveduto ed esperto. Questi disse: "Georg, non mi
sembra del tutto giusto se hai pensato di porgere al nemico anche l’altra
guancia. Così facendo dai l’occasione alla sua imperfezione di svilupparsi
ancora di più". – Allora andai di nuovo dal Padre mio Celeste e dissi:
"Caro Padre Celeste, il fratello mio mi ha detto questo e quello. Ho agito
ingiustamente?". – Su questo percepii la parola di Gesù: «Se porti in te un tale sentimento, sei
immune da tutti i nemici di questa Terra». – Risposi io: "Ma come sono
andate a Te le cose, mio caro Salvatore? Tu hai nondimeno portato in Te la cosa
più santa e, nonostante ciò, dovesti andare sulla croce". – Ed Egli
rispose: «Io Mi sono scelto la croce per
mettere davanti agli occhi dei Miei amati figli fino alla morte una
dimostrazione di questo Amore. Così come Mi lasciai crocifiggere una volta, Mi
farei crocifiggere di nuovo per ogni singolo, se fosse necessario, per
abbreviare la via a un figlio. Un figlio che per Me è più che la Mia stessa
vita».
Perciò, se un uomo mi venisse incontro
con sentimento ostile, io direi: "Mio caro amico e fratello, il nostro
caro Salvatore vuol santificare anche la tua colpa, il tuo fallo, per via del
Suo Amore. E da questo Amore per te ti faccio notare che se mi vieni incontro
con un sentimento ostile, ti separi dall’Amore divino e danneggi te
stesso".
Mi sento spinto a descrivervi la
seguente esperienza: ebbi una visione, mi vidi nello spirito in una piccola
barca in mezzo al mare del mondo, in una buia notte. Le onde sbattevano alte e
la barchetta andava in alto con ogni onda, ma nessun’onda era in grado di
abbattere la barca. Ad un tratto arrivò una grossa onda e da questa emerse un
uomo. La mia mano tesa nell’onda afferrò l’uomo alle spalle, lo tirò fuori e lo
adagiò nella barca. Mi resi conto che era un multi milionario naufragato con
‘il Titanic’ (nell’anno 1912). Il suo ultimo sguardo su questa Terra era stato
il mare tempestoso, e si trovava ancora là dove aveva vissuto l’ultimo istante.
Egli accusava se stesso, accusava il suo patrimonio che lo aveva portato in
quell’abisso, si accusava del fatto che non avrebbe avuto bisogno di rinnegare
un Dio. Come uomo di questa Terra, provvisto con tutti i beni della vita, si
era cullato nella sicurezza di sé, e ora doveva sperimentare che erano bastati
pochi attimi per renderlo povero per sempre.
In mezzo al tumultuare del mondo, in
mezzo ai piaceri del mondo era risuonata la campana d’allarme. Tutti si erano
precipitati in coperta. Egli tra le lacrime descrisse come sua figlia si era
tolta dal collo la collana di gioielli, la sua collana di perle, e l’aveva
offerta a colui che l’avrebbe potuta salvare. Allora si spaventò della sua
grande povertà, non avendo mai creduto in nessun Dio!
Ora (nella mia visione) potevo
mostrargli la via per una nuova conoscenza. Gli dissi: “Gesù, che può tutto,
Gesù darà anche a te la pace che cerchi”. – A queste mie parole egli disse:
"Sì, ne ho bisogno, ma chi potrà alleggerire la mia coscienza? Io
riconosco di essere stato mandato da Dio nel mondo per imparare e per
preservarmi. Ora voglio sforzarmi fino a quando verrò di nuovo alla ricchezza,
ma non per utilizzarla per me, bensì per impiegarla per il mio
circondario".
Allora fummo guidati nelle profondità
della verità, della caducità di tutto l’esteriore e dell’imperituro di tutto
ciò che è eterno. Questo fu l’ultimo atto.
[indice]
۞
Adesso è
tempo!
La consapevolezza di essermi sforzato su questa Terra, di aver lottato e
combattuto con me stesso, per seguire la voce della mia coscienza, mi toglie il
peso. Non lasciar parlare l’intelletto né mettere la coscienza dietro
l’intelletto. Non dire: "Ah, ho tuttavia ancora tempo per cercare, fino
alla vecchiaia. No, mio caro fratello, mia cara sorella, cerca adesso, ti
sentirai vecchio durante la notte! Tu non sospetti quanto velocemente si
diventi vecchi e quanto è bello dedicare già le nostre forze giovanili al
nostro eterno Padre.
Egli non vuole astinenti, Egli non vuole
che usciamo dalle file del nostro prossimo, no! Dove esso si rallegra, là ci
possiamo rallegrare anche noi. Solo, non dobbiamo perdere di vista la meta. E
la mia meta è Gesù!
Badate all’umiltà! L’incontro con tutti
gli uomini con cui veniamo in contatto è guidato da Dio. Viene preparato dai
Suoi santi angeli, affinché coloro che s’incontrano imparino da questo. A volte
basta un unico sguardo d’amore, e il nostro prossimo, che esso colpisce, non
dimentica più questo sguardo. Quando io sono insieme con altri, voglio stare ad
ascoltare con l’orecchio teso il mio cuore, voglio comportarmi in modo che
l’incontro non sia inutile. Tutto il mondo è nostro. In questo spirito
vinceremo, – nello spirito dell’amore. L’amore è invincibile!
Come potrebbe la forza che sonnecchia in
noi, giungere ad effetto senza dimostrazione? Ogni parola ottiene vita solo se
dietro questa vi sta l’uomo che la esprime. Le parole che emettiamo sono
creazioni, se dietro vi sta l’intero uomo.
Giovanni Battista disse: «Io battezzo con l’acqua, ma Colui che viene
dopo di me, che era prima di me, al Quale non sono degno di sciogliere i
calzari, vi battezzerà col fuoco» [Giov. 1,26-30]. Che cos’è il fuoco? È
quella Parola che è diventata vostra proprietà. La forza di convinzione di una
parola di Dio dalla bocca di un uomo è un granello di semenza che mai potrà
essere calpestato, e vivrà in eterno. E, pur se sono necessari corsi di tempo
per lo sviluppo finché il granello di semenza si possa sviluppare, la vita nel
granello di semenza non potrà mai essere distrutta. Ciò che è nato dall’Amore,
ciò che è voluto dall’Amore, non potrà mai scomparire, ha eterna esistenza. Ciò
che un uomo vuole dall’Amore di Gesù, è come se lo volesse Dio, e la
consolazione che egli dà al suo prossimo è una consolazione per l’eternità.
Perciò vi dico, miei cari fratelli e sorelle: verrà il tempo, quando ci sarà la
maturazione, nel quale non diventerete soltanto felici, ma ultrafelici. – Non
beati, ma ultrabeati. Allora si adempirà la parola: «Prendi il tuo diletto nell’Eterno, ed Egli ti darà quel che desidera il
tuo cuore». [Salmo 37,4].
Se sei povero ed hai
Lui, allora sei ricco. Se sei ricco e non hai Lui, allora sei povero, perché la
tua ricchezza dura solo un breve tempo. Ma se hai Lui, tu sei ricco per sempre
e in eterno.
Noi abbiamo
sperimento come Egli ci era vicino quando gli edifici crollavano come case di
carte, e noi, privi d’aiuto e apparentemente abbandonati da Dio, stavamo in
ginocchio nelle cantine aspettando la fine a ogni istante. La fine non è
arrivata. Come una chioccia provvede ai suoi pulcini, così anche il mio eterno
Padre Celeste mi ha coperto con le ali del Suo Amore misericordioso. E non è un
miracolo che io, quasi ottantaquat-trenne, sto oggi tra di voi in un decadente
involucro terreno? E ciò nonostante vi parlo come un giovinetto, non come un
vegliardo, un giovinetto colmo d’amore e di forza vitale ancora nel possesso
dello stesso sentimento che possedevo un giorno in gioventù, del sentimento per
tutto il superiore, per tutto il bello, per tutto ciò che i nostri occhi
accolgono sulla Terra. Io posso dire: più il corpo diventa vecchio, più fresco
è l’uomo interiore. Potrei volare, volare sui monti nell’eterna Patria! Ma non
ho bisogno di volare in alto, devo solo entrare nell’eterna Patria che è in me.
Essa è collocata qui dentro, nel domicilio del mio eterno Padre. Qui c’è la
Fonte della vita di ogni Forza. È questo ciò che ho da dirvi, anche se con
parole troppo misere.
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۞
Parole terrene
e vita spirituale
La parola terrena toglie bellezza alla vita spirituale. Così deve
essere. Se percepissimo la vita spirituale così come si esprime saremmo legati
dalla bellezza, legati dalla Forza di questa vita spirituale interiore. Invece
la vita spirituale che si esprime attraverso una bocca umana non intacca la
libertà dell’uomo. Un uomo può mettere in dubbio la parola umana. Egli può dire
che sono idee surriscaldate, che quell’uomo è un fanatico, che non lo si può
seguire.
Il sommo sapere è dischiuso soltanto al
semplice. «Ti rendo lode, o Padre, perché
hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli»
[Matt. 11,25]. Perciò non saremo mai abbastanza piccoli nell’umiltà, per
diventare maturi e ricettivi per la meravigliosa vita del Padre Celeste nostro,
pulsante attraverso il nostro petto umano.
Trasferitevi nella felicità di un padre
colmo d’amore per tutti i suoi figli, il quale è pure colmo d’amore per quelli
che lo hanno rigettato e che ancora non lo conoscono, – e uno dei figli di
questo padre si sforza di portare loro l’amore del padre, per mostrare la via
di casa. Quale inesprimibile felicità avrà questo padre!
«Oh,
quanto ero beato», dice il Padre in me, «prima che fossero Cielo e Terra, quando il ‘Sia fatto!’ – l’eterna
Parola, l’eterno Principio in Me, colmò gli infiniti spazi con opere
meravigliose. Ma ancora più beato ero Io, quando, temendo per la perdita della
Mia opera, Mi unii con il Mio Amore, per adoperarMi, affinché la Mia opera non
andasse perduta, e divenni Uomo. Questa fu la Mia seconda beatitudine. E la
terza beatitudine la sperimentai sulla croce, dove potei morire per voi, per
produrre la prova del Mio infinito Amore che il cuore umano non riusciva ancora
a produrre. Ma la più alta beatitudine per Me è quando trovo su questa Terra
degli uomini liberi che parlano da sé, come Io un giorno ho parlato come Gesù
dal Padre».
Anche oggi direi di nuovo volentieri:
"O Padre, se potessi tener fuori gioco la mia persona!" – Ma la Sua
risposta è questa: «Figlio Mio, proprio
in questo consiste il tuo onore e il Mio onore, la tua magnificenza e la Mia
magnificenza, che parli autonomamente dalla tua stessa vita divina, così come
Io un giorno quale tuo fratello Gesù, ed Io con i Miei amici sono ora tuo
ascoltatore».
O amici miei, quanto beato è un padre
quando ha un figlio al quale dedica tutta la sua provvidenza affinché questo
figlio faccia proprie le esperienze del padre suo, e quando poi il figlio
ricalca le orme del padre. Solo il santo Amore di un Padre Santo può sentire
questa beatitudine, quando Egli sente degli uomini parlare del Suo
incommensurabile Amore.
Sono cosciente della Grazia,
profondamente cosciente, per il fatto che sono degno di occupare il posto del
mio Salvatore. Certamente sono ancora umano, e finché camminiamo ancora nella
forma umana, l’umano copre il puramente divino. Perciò non dovete far vostre le
mie parole, dovete piuttosto afferrarne lo spirito, lo spirito dell’Amore.
Allora voi lo esprimerete, forse ancora molto meglio di quanto l’ho potuto
esprimere io.
Molte campane sono fatte di bronzo,
tuttavia ognuna ha un suono diverso, poiché ciascuna esprime uno spirito in sé
diverso. Allo stesso modo tutti noi procediamo dal nostro magnifico Padre, ma
ogni corpo dà forma allo spirito, dà la sua espressione allo spirito. Cosicché
ognuno può rivestire lo spirito con una bellezza tale, che già nel rivestimento
tutti coloro che lo vedono devono affermare: “La sua vita è da Dio!”.
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۞
Morire,
affinché viviamo
Vi ho donato e dato tutto ciò che porto nel mio cuore. Non ho guardato
alla debolezza del mio corpo, nemmeno al bisogno di riposo di questo corpo. No!
Ho soltanto guardato alla mia meta, cioè impiegare questi santi momenti
affinché io dia tutto ciò che il Padre ha messo nel mio cuore.
Se un singolo va via da questo posto e
dice: "Porto con me ciò che non ho mai trovato" allora la mia venuta
non è stata inutile. In questo caso, il servizio che tutta la casa ha offerto
qui, sarà ricompensato nell’eternità.
Il Padre può completare la Sua Opera di
redenzione con un uomo, se Egli dimora nell’uomo e può parlare dall’uomo. Dio
non si rivela all’umanità come Egli vorrebbe rivelarsi; Dio si rivela
all’umanità secondo la ricettività di questa. Secondo l’opinione umana si parla
di un Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, si parla di un Dio di Mosè. Oh,
il Dio di Mosè era un Dio severo. – «Occhio
per occhio, dente per dente».
Ma Dio non è forse eternamente lo
stesso? No! Dio, le vie di Dio, sono passate attraverso l’essere umano. Il
concetto di Dio è stato quello di Abramo, quello di Isacco e di Giacobbe, il
concetto di Dio è stato quello di Mosè. Ma quando è venuto Gesù è stato
rivelato il vero Dio, e quando, mediante la vita di Gesù, è stato contratto il
connubio tra lo Spirito di Dio e l’anima dell’uomo, allora questo Dio è apparso
nella Sua magnificenza, porgendo a tutti la mano fraterna, la mano redentiva e
la mano amica.
Allora Egli, a quegli spiriti
contestatori che nel loro cuore portavano ancora quest’immagine: "Tu sei
Iddio, l’Eterno, mentre noi siamo solo Tue creature!", – poté dar loro
questa risposta: «Quello che Io ho
personificato come Gesù Cristo, quello che ho raggiunto come Uomo con il Mio
eterno Spirito di Dio, lo puoi raggiungere anche tu. Io te l’ho reso facile.
Diventa solo piccolo! Tu sei comunque piccolo, poiché non hai nessuna pace.
Quello che ami dal regno della Creazione materiale, non ti può dar la pace,
perché tu sei un creato che è posto su tutto ciò che è creato». A noi uomini un principe angelico non può dare una
consolazione per l’eternità; solo l’Uomo-Dio, Gesù, ci può dare un pane
sostanzioso e un vino ricco di sostanze, cibo da cui troviamo pace.
Cari amici, vedete il vostro stato di
Grazia proveniente da Dio, dal vostro eterno Padre Santo! Ma vi dovete unire in
libertà con questa Vita che conduce al grande, divino «Sia fatto!». Allora ognuno raggiungerà questa meta. Noi siamo qui.
Noi provvediamo per questo. Io dico ai miei amici che amo e mi sono cari:
"Come potrei sentirmi bene in uno stato beato, se i miei amici che amo non
sperimentano la stessa cosa?". No, preferisco essere l’ultimo che entra
nel Regno dell’eterna libertà e dell’eterna verità.
Vedete, lo spirito che sorge in noi non
produce altri principi che quelli che Gesù ha impersonato. Perciò la Sua
parola, senza lo spirito sorgente in noi, ci appare come una legge, ma unito
con lo spirito, l’eterno Padre nostro ci mostra il nostro divino sentimento. E
allora agiremo proprio come Gesù. Nessuno giunge allo stato regale di figlio di
un Re di tutti i re, che non sia attraverso la vita di Gesù.
Chi devia dall’Amore, devia dalla sua
via verso casa per la meta divina. Chi si professa per l’Amore, che cosa perde?
Soltanto il suo imperfetto io. Non siamo qui per vivere, no! Siamo qui per
morire; per morire affinché viviamo.
La gioventù che c’è qui, si rallegri
della sua esistenza! Non perdete la vostra gioia giovanile, però nemmeno
distogliete il vostro sguardo dal Salvatore, affinché non diventiate vittime del
mondo. Io oggi mi rallegro insieme ai figli, con la gioventù. In ciò che si
rallegra il mio prossimo, in questo anch’io mi posso rallegrare, ma accanto a
questo ho sempre davanti al mio volto il Padre mio, perché io sono un guardiano
per la Sua stirpe attraverso il Suo Spirito dimorante e cooperante in me. Amen!
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Cap. 64
Tu combatti
per il tuo Salvatore
Non si potrà mai erigere un Regno di pace senza i principi di Gesù. Ogni
nazione si protegge mediante le sue armi, e il Padre ha guidato ogni nazione
così da ammettere che, se fa uso delle armi, con esse va in rovina.
Ma noi siamo qui per creare adesso una
dimora allo spirito che porti pace su questa Terra. Questo spirito non potrà
mai più essere soffocato. Ciò che in voi è sorto come vita autonoma, si
affermerà. Questo non lo sperimenterà solo la Terra, lo sperimenteranno tutti i
popoli dell’infinità. Si estenderà continuamente, da mondo a mondo. Io vedo
nello spirito le pietre miliari di questo sviluppo. Vedo arrivare il Regno di
pace, vedo l’uomo, vedo il vero cristiano. Dio, l’Eterno, si avvicina sempre di
più al Suo scopo con la Terra.
Perciò, o fratello, o sorella, sii tu
pieno di valore per l’Opera di redenzione. Ti sia sacra la lotta che devi
prendere su di te, se vuoi diventare una cosa sola col sentimento di Gesù. Tu
però non combatti per te, tu combatti per un intero mondo, tu combatti per
tutti gli uomini. Combatti per il tuo Salvatore. Tu dai al tuo Salvatore luce,
vita e forza per il Suo ritorno. Se trova queste in te, allora Egli è il
Vincitore, il Maestoso, dinanzi al Quale si chinano tutte le stirpi nel Cielo,
sulla Terra e sotto la Terra.
O Gesù, nostro
amato Salvatore, quanto ci hai donato per il fatto che Ti possiamo chiamare
Fratello! Quanto ci hai donato per il fatto che ci hai offerto la Mano
amichevole! Che cosa sei Tu che vuoi essere per noi il Redentore! Che cosa sei
che ci hai preparato le dimore nella casa del Padre! Il Tuo nome sia lodato e
glorificato! Oh, colma i nostri cuori con ancora più Amore, affinché
raggiungiamo la grande meta; affinché Cielo e Terra possano diventare una cosa
sola. Allora inizierà il Regno della pace su questa Terra. Tutte le lacrime
cesseranno, non vi sarà più sofferenza, né grida, né dolore, perché ‘il Primo’
è passato.
Siate benedetti dal
Suo infinito Amore, cari fratelli e sorelle. La semenza era preziosa, ma
altrettanto prezioso è il campo. Che cosa è la semenza senza campo? Un
granellino! Che cosa è la semenza nel campo? Una piena spiga, anzi, talvolta
una doppia spiga! – Ancora una volta: magnifica è la semenza, ma santo è il
vostro campo, santa la vostra anima, potendo dare al granello di semenza il
Sole, l’umidità e il terreno, affinché si possa sviluppare per la divina spiga
della vita. Io sono solo una debole luce, una piccola scintilla di questo Sole
che vuol sorgere in voi.
Mi rendo conto
della mia responsabilità, però posso dire tranquillamente: Cielo e Terra
passeranno, ma non queste parole, non questi principi, questi principi che ho
trovato in me stesso. Leggere, comunque non lo posso più, già per la debolezza
dei miei occhi. Nondimeno anche prima, già nella mia gioventù, quasi non avevo
tempo di leggere. La cerchia intorno a me diventava sempre più grande, sempre
più numerosi erano gli amici, e per me il tempo diventava sempre più esiguo. E
tuttavia volevo applicarmi del tutto! Che cosa mi ha portato fin qui, miei
cari? Voi mi avete portato qui, voi avete gustato il dolce cibo e ne avete
desiderato sempre del nuovo, ma io mi sentivo spinto a non deludere tutti
coloro che hanno fiducia in me, affinché il legame d’amicizia diventasse sempre
più intimo, sempre più saldo, sempre più divino, sempre più eterno. Sono andato
dal mio Gesù a dirGli: "Mio caro Salvatore, io devo essere fuso con Te,
altrimenti la mia attività spirituale non potrà procedere in tutti questi molti
luoghi". Allora si è fatta sempre più luce, si è fatto sempre più chiaro
in me, amici miei".
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Guarigione
di malati
Tra di voi ci sono dei fratelli e delle sorelle che ho potuto curare già
da oltre vent’anni. Essi sono venuti con il loro desiderio interiore e vi
rilasceranno questa testimonianza: "Ciò che ha detto il nostro fratello
Georg, lo abbiamo trovato confermato in noi come eterna Verità".
Anche il mio caro amico W. ve lo può
testimoniare. Molti anni fa egli era servitore a Dresda nella casa
aristocratica di un consigliere cittadino. Mi trovò attraverso l’opera di
Lorber. Un giorno egli disse: "Sai, fratello Georg, la mia terra natia è
Bodenbach in Boemia, ti prego di andarci una buona volta, tutti i miei amici ti
devono conoscere". Così venni a Bodenbach, e con il primo incontro si
destò il desiderio per un secondo incontro. Allora ci impegnammo per ogni prima
domenica del mese, e così ogni prima domenica del mese potei assistere i
fratelli e le sorelle in Bodenbach per 17 anni. Questo fu però solo un ramo
dell’albero che ho potuto curare io.
Ieri abbiamo parlato della potenza del
miracolo. Qui il fratello W. può di nuovo dare una testimonianza. Questo
consigliere della città di Dresda, stando in grande considerazione, nella cui
casa andava e veniva il re, aveva una sola figlia. Questa si ammalò di
difterite. Fu chiamato un medico, poi un secondo, e poi un terzo; si chiamò
anche il quarto, tutti di rinomate capacità. Ma la malattia della figlia si
aggravò, e stava morendo. La signora si disperava, piangeva e si torceva le
mani: "La nostra unica figlia sta morendo". – Allora il mio amico W.
le disse: "Gentile signora, c’è ancora una via. Io ho un amico che è
profondamente unito con Dio, forse lui conosce l’aiuto". – "Oh,
chiamatelo subito!"disse la donna. Potete immaginarvi la mia sorpresa.
Dovevo recarmi sulla via più veloce nella casa del consigliere di commercio. Mi
lavai velocemente un pochino e corsi via. Essi abitavano in una casa con 24
camere! – Stavo davanti alla porta, io, un uomo del tutto semplice e modesto.
Il consigliere di commercio aprì, mi presentai. Uno sguardo aristocratico:
"Signor Georg?". – Poi venne la signora: "Siete voi il signor
Riehle?". – "Sì, signora". – "Vi prego, venite nella mia
camera". Mi condusse dentro. Mi sedetti, là sedeva la signora, e in fondo
sedeva il consigliere di commercio e stava ad ascoltare con l’orecchio teso ciò
che lei mi diceva: "Perché nostra figlia deve ammalarsi
mortalmente?". – Dissi io: "Signora, qui sulla Terra noi abbiamo da
assolvere un grande compito, e Dio, l’Eterno, deve spesso arrestare il nostro
cammino di vita; con ciò possiamo assolvere questo grande compito". Ma lei
non accolse per niente le mie parole. In lei batteva solo un cuore materno che
voleva la guarigione di sua figlia. Mi condusse nella camera dell’ammalata. Là
giaceva una giovinetta, bianca come la neve, una sorella cattolica pregava al
letto di morte con il rosario nella mano. Dietro di me entrarono i padroni. Io
allora andai al letto della moribonda: "Cara signorina, il Salvatore è con
voi e vuole guarirvi". Il consigliere commerciale mi batté sulla spalla:
"Signore Riehle, ora venga via!".
Il mattino dopo il fratello W. mi riferì
che cosa accadde. La malata piombò nel sonno e al mattino si alzò guarita.
Quale semplice artigiano, io parlai nell’amore e nella fiducia sul mio
Salvatore: "Il Salvatore è con voi e vi vuole guarire!". Quelle
parole le espressi senza rendermi conto che in queste parole dimorava tale
potenza. Ma le espressi per amore. Quando guardai negli occhi della madre
lottante per la sua unica figlia, mi dissi: tu devi consolare questa madre che
lotta. Lei è ricca, possiede tutto, ma la sua cosa più santa sta davanti al
termine della vita. – Così andai al letto dell’ammalata. – E non basta, miei
cari amici. L’intera casa poté poi venire da me nelle ore di raccoglimento.
Anni sono passati, poi la signora mi
fece di nuovo chiamare. Ora lei stessa era malata. "Signor Riehle, mia
figlia è guarita con la vostra preghiera". – "Oh", dissi io,
"signora, la via che porta al mio Dio è aperta anche per il vostro cuore
come per il mio cuore". – "Oh, pregate tuttavia voi ancora una volta".
Allora anche il consigliere di commercio mi chiese di pregare per sua moglie.
Anche lei guarì. Poi arrivò una terza volta. Fu colpito il consigliere di
commercio. Allora lei mi fece chiamare ancora, affinché dovessi pregare io per
suo marito. Anche lui guarì. Qui sta il fratello W. come testimone!
Paolo dice: «Io posso tutto attraverso Colui che mi rende potente: Cristo!»
[Fil. 4,13]. – Non solo per mezzo del Suo santo Nome, bensì per mezzo del Suo
provvidenziale Amore per ogni vita. Questa è la potenza del miracolo. Questa è
una potenza del miracolo che non s’innalza, che si umilia, perché ognuno vede
che è il Salvatore Gesù Cristo che qui produce i suoi effetti.
Oh, beato sei tu,
per il fatto che Gesù Cristo può dimorare in te. Anche per te, mio caro amico e
fratello, io mi voglio adoperare affinché tu sia liberato dai tuoi dolori,
poiché solo un uomo sano ha la piena forza di operare nell’opera del Salvatore.
E per voi tutti, – io oso pregare il Padre mio non solo per la vostra pace
eterna, ma anche per un corpo sano e per la pace di cui abbiamo bisogno, per
realizzare queste Parole che sono fluite dal fondamento del divino Amore. Vi
ringrazio per la fiducia che mi avete dato. Vi ringrazio per i vostri cuori
aperti. Oh, beati sarete voi se crederete irremovibilmente. E vi accadrà ciò
che avete bramato! Amen!
Pensate, ieri non potevo nemmeno
scendere dal treno! Mi ha dovuto portar fuori il mio forte amico. Non potevo
fare un passo, nemmeno con il bastone. Ora voi vedete qui un uomo non di ottantaquattro
anni, bensì come di sessanta anni, pieno di forza e pieno di vita. Il sangue
non scorre attraverso le mie vene. – Io so, così non può rimanere, se rimanesse
così, allora non servirei più per la Terra. Nondimeno io ho scelto per me la
Terra come Regno del Cielo. Se venisse adesso Gesù e dicesse: "Ti voglio
portare all’eterno cuore del Padre". – Io direi: "Mio caro Padre
Santo, Tu hai abbandonato il Tuo trono, hai dimenticato il Tuo nome ed hai
voluto essere su questa Terra, ed io mi dovrei immaginare un altro Cielo che
quello su questa Terra, dove noi continuiamo la Tua opera, finché non sarà
completata?". – A quest’opera appartenete anche voi, miei cari amici!
Amen!
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۞
Davanti al
tribunale di Dio
Il sentimento divino non guarda a ciò che una creatura è, guarda a ciò
che essa può diventare. E guarda a come è proceduta dalla mano del Padre, …come
santa vita. Ciò che l’uomo è diventato da se stesso, sia un fratello che una
sorella, non ci deve riguardare, poiché quello ognuno lo deve riparare. Noi
cresciamo nella grande conoscenza di Dio, tanto da capire che nell’intera
Creazione non esiste nessun errore, ma solo ferite. L’unico errore è la
mancanza di vita divina nell’uomo, se si dovesse vedere ancora dell’errore nel
suo prossimo.
Chi è puro dinanzi a Dio? Nemmeno
l’angelo più puro è puro dinanzi a Dio; ma quell’uomo che nel suo prossimo non
vede più errori, ma solo ferite, questi è puro dinanzi a Dio. Da ciò segue una
conoscenza molto importante: si dice che nell’eternità dobbiamo stare dinanzi
al tribunale di Dio; ma non lo sarà quell’uomo che non giudica il prossimo. Non
veniamo a nessun altro giudizio che quello nostro proprio che abbiamo creato
nei confronti del nostro prossimo. Perciò il peccatore che riconosce i suoi
stessi errori, ma che ha compassione degli erranti, nel suo amore è più vicino
al Padre Celeste che non un uomo puro.
Dobbiamo essere severi con noi stessi,
questo è giusto, ma dobbiamo presentarci davanti al prossimo, sempre nel sentimento
del Salvatore, poiché dove stiamo noi, là deve stare un salvatore. Là può stare
un salvatore perché ci ha istruito la Sua parola. E deve stare un salvatore
affinché il grande Salvatore trovi una via spianata. «Spalancate le porte e i frontoni nel mondo, affinché possa entrare il
Re degli onori». La Scrittura dice anche: «Non giudicate, affinché non siate giudicati, perché con la misura con
la quale misurate, sarete misurati anche voi » [Matt. 7,1].
Già nei miei anni giovanili il Salvatore
mi ha istruito, mi lasciò dare uno sguardo nel Suo santo cuore: «Figlio Mio, se Mi ami, allora non avrai
nessun nemico; ma se ti allontani dal Mio Amore, allora sarà questo nemico che
c’è in te che vorrà fermare lo slancio che porta al tuo eterno magnifico Padre».
Non sono miei nemici gli uomini che mi causano danno. Il principio
inconciliabile con il Suo Amore è il nemico che mi vuol trattenere ad andare
incontro a una vita proveniente da Dio, il mio eterno magnifico Padre.
Riflettete la stupenda parola: «Al puro,
tutto è puro».
Come può Dio, far maturare figli? Non
nella Sua vicinanza, non nel Suo Cielo, ma solo là, dove si trovano degli
opposti. Là l’uomo può salire di gradino in gradino. Perciò la vita ci dà tanti
impulsi, e appena riceviamo un impulso perdiamo la pace. Voi volete il bene, e
proprio di questi impulsi si serve il Padre Celeste, affinché possiamo crescere
nell’amore, nell’umiliazione e in ciò che sottomettete del vostro io all’Amore.
Su questa Terra non c’è angelo nella
carne che non si sia scelto di prendere molti con sé e riportarli nella casa
del Padre. Le imperfezioni sono le caratteristiche dei nostri fratelli e
sorelle erranti che vogliamo portare con noi nella casa del Padre, ai quali
vogliamo spianare una via che porta dalle profondità alle altezze.
Ricordiamoci di nuovo della parola che
Lucifero ha espresso: "Ho potuto
resistere alla vita di Gesù, ma non alla vita di un uomo che deve passare
attraverso il mio mondo, quando egli, come uomo, trova questo Gesù, senza che
io lo possa fermare. Un tale uomo mi ha vinto per l’eterna vita". Le
forze neganti non vogliono le Forze redenti. Finché ci lasciamo portare dalla
quiete, ci lasciamo allontanare dalla nostra grande meta, esse hanno ancora
potere sul cuore umano. Questo è così semplice e schietto, …e tuttavia così
vero.
Ciò che Gesù ha personificato, è stato
il Divino che era posto nell’uomo. Egli ha personificato l’idea di quello
Spirito che, come una particella del cuore di Dio, era posto nel cuore
dell’uomo come Scintilla di Dio, ma nessuno ha fornito quella misura di
abnegazione attraverso la quale la Scintilla di Dio avrebbe raggiunto una piena
parte nell’uomo. Perciò Dio stesso è dovuto diventare Uomo, ed è venuto
nell’abisso della più grande lontananza da Dio fin dai discendenti di Adamo. Egli
non è venuto nel mondo per farsi servire, bensì per farsi obbediente fino alla
morte sulla croce. I Suoi principi di sofferenza Lo condussero alla fusione con
Dio.
Così Gesù è diventato un esempio, e i
frutti della Sua magnificenza, della Sua potenza e della Sua forza sul peccato
di questo mondo, sulle forze negative, maturarono dal granello di semenza della
Scintilla di Dio nel Suo petto umano. Egli avrebbe da dirci ancora
infinitamente di più, ma per la comprensione ci vuole una maturità che Egli non
trova ancora. Perciò come Uomo disse anche: «Se conosceste il Padre Mio, conoscereste anche Me. E poiché non
conoscete il Padre Mio, Egli Mi ha mandato nel mondo, affinché vi spiani una
via che conduce al Padre, e questa via è il Figlio».
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۞
Camminare
con il prossimo
«Chi accoglie
Me, accoglie Colui che dimora in Me»
[Lc. 9,48]. I figli di Dio devono camminare con il loro prossimo, ma devono
pure precedere il loro prossimo, come esempio, con il loro superiore sentimento.
Dei fratelli mi hanno spesso domandato: "Ahimè, fratello Georg, mio
figlio, mia figlia, si sono perduti in questo mondo. Quanto ci vorrà fino a che
conosceranno il nostro sentimento?". – Io dissi loro: "Lasciateli pur
cadere, essi cadono nelle Braccia della misericordia divina".
Se nell’uomo sono presenti delle
caratteristiche che non può dominare, allora deve percorrere la via
dell’esperienza. Non vogliamo costringere l’uomo, non vogliamo togliergli la
sua libertà, ma ciò che i genitori hanno risvegliato nei loro figli non è mai
da distruggere. Un giorno arriverà l’ora del ritorno, dopo che avranno
sperimentato il mondo dal quale si sentivano così attratti. Essi avranno
gustato il più basso e cercheranno il più alto.
Oh, beato chi vede chiaro, chi può dire:
"Cristo è la mia vita!", oppure: "Morire è il mio
guadagno!" [Fil. 1,21]. La vita divina su questa Terra comincia talvolta
solo nel rendere libero l’abisso. Il male, che attraverso tutti i corsi del
tempo era celato, l’imperfetto, oggi è diventato libero su questa Terra e viene curato e condotto oltre. Dove c’è del
fondamento falso, viene sradicato; e dove c’è una pietra da costruzione,
un’autentica prima pietra, là ne viene aggiunta una seconda, una terza e così
via. Questa è l’opera dello Spirito su questa Terra, poiché lo Spirito purifica
la Terra, affinché essa diventi matura per portare un popolo di sacerdoti per
l’intera infinità. La presenza del Signore ha santificato la Terra. Ciò che
essa ha visto, non lo ha visto e provato nessun mondo solare. L’eterno Iddio e
Creatore ha camminato sui Suoi territori, Egli si è nutrito dalla Terra, è
morto per questa come Uomo, ed essa ne ha assorbito il Suo sangue.
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۞
Proceduto
dall’Amore santissimo
Cari fratelli, ora vorrei sentire anche dalla vostra bocca qualcosa: ciò
che vi ho detto, lo avete riconosciuto come verità nel vostro petto? Avete
riconosciuto che non è fantasia, ma eterna verità? Allora si dirà: "Come
può un uomo, dire tali parole?". Lo stesso si è detto anche di Gesù: «Se Tu sei Figlio di Dio, allora scendi giù
dalla croce!». E nonostante ciò, l’uomo è nato ed è proceduto dal
santissimo Amore del suo Dio e Creatore. Perciò la Divinità non perse nulla
quando prese dimora nella forma umana. Nella forma umana trovò di nuovo il Suo
trono dal quale era stata respinta. Nella forma umana risplendeva il
Santissimo, …il centro del cuore di Dio.
Oh, quando talvolta il caro Padre
dischiude in me un mondo solare, …quale riverenza dei suoi abitanti davanti
agli uomini di questo mondo! E uno di loro, proveniente da un Sole centrale,
una volta disse: «Solo adesso le nostre
grandi forze che lo Spirito primordiale ci ha donato, hanno un valore, poiché
possiamo diventare dispensatori di forza per i Suoi figli». Gli abitanti
dei Soli primordiali sono uomini meravigliosi, di una bellezza tale, con
un’espressione tale, che li si vorrebbe adorare. E il loro mondo corrisponde
alla loro figura. Perciò la grande riverenza davanti a quel Dio che essi
riconoscono solo come inavvicinabile, perché il concetto della Sua grandezza
sta tra loro e il loro Dio. Perciò un futuro compito dei figli di Dio sarà
quello di spianare agli abitanti di questo Sole la via che porta al cuore del
Padre, così come Gesù stesso ci ha spianato la via al cuore del Padre. «SeguiteMi, Io sono il Salvatore, vi ho reso
capaci di diventare salvatori nel mondo, di diventare salvatori per ogni vita».
Davanti agli occhi degli uomini la forza di risvegliare i morti apparirebbe
come qualcosa di grande, oppure la forza di guarire gli ammalati. Ma la cosa
più grande non è questa. È di essere
uniti con l’Amore di Dio, è questa la cosa più grande.
Verrà il giorno, verrà l’ora che i veri
seguaci veglieranno anche con il Padre sull’intera infinità. Nel loro mondo
essi creeranno angeli proprio come l’eterno Padre nostro. Poiché un angelo è un
pensiero proceduto dal Suo Amore. Questo vale anche per i pensieri di un
seguace di Gesù. Quando sarà ritornato su questa via all’eterna Patria, egli li
vedrà come figure piene di luce, e domanderà: " Eterno caro, buon Padre,
sono i Tuoi angeli?". - «No!»,
si sentirà dire, «Essi sono i tuoi
pensieri, sono l’espressione della tua vita».
Io amo il mio Salvatore sopra ogni cosa.
Non perché la Scrittura me lo dice, no! Perché l’ho riconosciuto come il
Magnifico. Io come spirito libero m’inchino dinanzi alla Maestà della Sua
grandezza, ma non per il fatto che Egli è il più grande, no! M’inchino dinanzi
alla Sua Umiltà, dinanzi al Suo Amore, quell’Amore che Egli non menziona come Sua
proprietà nemmeno un pulviscolo, e non lo farà in eterno, assolutamente mai. La
proprietà del figlio Suo è Sua proprietà.
Eterno Amore che noi possiamo solo
presentire. È questa la Sua immagine. E chi Lo ha riconosciuto, non può fare
altro che amarLo. Così io lotto per la forza, affinché anche per me diventi
santo ciò che per Lui, per il Santo, è santo. Che per me diventi santo il
servizio al figlio perduto, affinché costui trovi la via di casa.
Non può esistere umiltà senza amore, e
nemmeno può esistere amore senza umiltà. Dov’è la Patria dell’Amore, la radice
dell’Amore? È nell’umiltà! Se l’eterno Amore, non fosse allo stesso tempo la
somma Umiltà, e ciò ancor prima che fosse Cielo e Terra, allora non avrebbe
avuto la stessa grandezza dell’Amore. L’Umiltà ha il suo grande Amore non per
sé, ma per le Sue creature. Essa raggiunge il suo Amore nel seguace, così come
la vergine riconosce il suo santo amore che porta nel petto solo quando trova
un giovane che la cerca. Solo allora lei fiorisce.
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۞
La bellezza
del mondo
Una volta sono stato invitato da una cara sorella ad andare con lei nel
Sud attraverso il St. Gottardo. Conoscete la villa Carlotta, la villa di fama
mondiale sul lago di Como? Qualche volta ho visto una sua immagine nei negozi
d’arte ed ho pensato: ‘Questa è fantasia, non è realtà!’.
Attraverso un grande cancello con piante
rampicanti si vedeva il lago di Como di un azzurro blu, le rive del lago, gli
stupendi cipressi, il lago circondato da ville signorili. Sul lago si vedevano
barche variopinte e splendide, secondo la ricchezza del loro proprietario. Già
qui una vista incomparabile. Poi venne la guida attraverso la villa Carlotta.
Dovete immaginarvi: a destra e a sinistra, bordata di azalee alte metri, in
mezzo a queste delle sculture, degli arbusti e azalee disseminati con
innumerevoli fiori. Un po’ distanti stavano alberi di camelie con fiori grandi
come un sottocoppa fatti di delicati colori, bianchi nel centro. Sui pergolati
erano tirate delle piante rampicanti altrettanto fiorite in colori cangianti.
Noi eravamo 15 persone con una guida.
Quando vidi tale bellezza – mentre stavo tra le azalee – non potei più
continuare. Rimasi dietro al gruppo con la guida e piansi per via della
bellezza delle opere dell’eterno Padre mio. Che cosa Egli mi disse? «Figlio Mio, queste bellezze stanno sul
gradino più basso sulla scala della Mia Creazione. Colma il tuo cuore con la
Mia forza, affinché diventi una cosa sola con Me nel sentimento, con questo,
già come uomo, potrai intravedere la magnificenza dei Miei Cieli». – Una
sorella mi cercò: "Hai pianto?". – "Sì, Cristina, ho avuto
un’esperienza". Dovetti ripeterle le parole, lei le tenne strette,
altrimenti le avrebbe dimenticate. «Pregami
per la forza, affinché tu diventi una cosa sola con il Mio sentimento, così con
questo, già come uomo, potrai intravedere la magnificenza dei Miei Cieli».
Il Padre Celeste nostro è un Amico della
magnificenza, ma qui sulla Terra non è utile per noi. Essa per questa
magnificenza trascinerebbe tutta la nostra vita. La regina dei fiori è la rosa.
Ma quando fiorisce nel modo più bello, si prepara l’ora che deve appassire.
Tutto ciò che vediamo qui è soltanto transitorio, tutto appassisce e muore.
Anche Cielo e Terra moriranno, ma non le Sue parole.
E come ci insegna la Sua parola, l’uomo
sta ancora oltre la parola. L’uomo non passerà. Non ci sarebbe la parola se non
ci fosse l’uomo, poiché l’uomo è il campo per la parola. Che cosa è più grande:
l’amore, o la facoltà di poter comprendere l’amore? L’uomo è creato dalla vita
del suo Creatore. Egli può comprendere l’Amore del suo Creatore, il Quale è
tanto grande, da andare ancora dietro all’uomo che se n’è allontanato, per
cercare l’uomo e per morire per l’uomo, se fosse necessario. Oh, basta con
questo, è anche troppo. Si percepisce con Davide: «Signore che cosa sono io, che Ti ricordi di me?» [Salmo 8,5].
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La guarente
forza miracolosa dell’Amore
Non si dovrebbe neanche aver paura della morte, miei cari amici. Una
cara sorella una volta mi disse: "Fratello Georg, io ho ancora una certa
paura della morte". – Dissi io: "Mia cara sorella, tu non vedrai la
morte, non la presentirai nemmeno". E come le è andata? Doveva sottoporsi
a un intervento chirurgico, come donna molto attempata. Le si fece l’anestesia
e non si risvegliò più, si era addormentata. Non aveva visto niente, non si era
accorta di niente e non aveva presentito niente. Ancor prima dell’operazione mi
aveva pregato: "O fratello Georg, pregate per me, quest’oggi vengo
operata". Il mio presentimento si adempì.
Vedete, da dove proviene un tale
presentimento? Quando guardo una persona negli occhi e mi sento spinto ad
aiutarla e darle gioia, allora questa è già vita proveniente da Dio. E dalla
gioia che si vuol preparare, si trova poi in sé la promessa, e la si esprime
nei confronti di questa sorella.
Similmente accadde una volta in Politz,
dove per 17 anni ogni prima domenica del mese ho curato una piccola schiera,
schiera che poi è diventata sempre più grande. Una sorella nello spirito, che è
sempre venuta per quell’ora, mi cercò dopo l’ora di preghiera,dicendomi.
"Fratello Georg, devo parlare con te". E mi cadde nelle braccia
piangendo amaramente. – Io domandai: "Che cosa è successo?". – Mi
rispose: "Mia sorella Frieda è in ospedale, è la nostra nutrice. Se lei
muore, crolla anche nostra madre, e io pure".
Era successo che sua sorella aveva
accompagnato un’amica alla fermata del tram, proprio al momento giusto
(dell’arrivo del tram). Quando cercò di attraversare la strada di corsa, arrivò
un’auto; le ruote dell’auto afferrarono la sua veste e la trascinarono con sé.
La parte superiore della scatola cranica si ruppe; un’enorme ferita. Quando la
vidi, mentre guardavo nei suoi occhi commossi per la sorella, mi impietosii e
le dissi: "Va’ a casa lieta, tua sorella guarirà". Me lo aveva
rivelato il mio Dio, me l’aveva rivelato l’Amore misericordioso.
Oh, anch’io sono ancora un uomo
imperfetto, non voglio vantarmi oppure mettermi al di sopra dei miei fratelli.
Questo sia eternamente lungi da me, ma non riuscii a non guardare in quegli
occhi che cercavano presso di me amore compassionevole, in quegli occhi che
piangevano lacrime; non potevo vedere quel cuore che piangeva nell’interiore. E
precisamente nello stesso tempo, proprio in quell’ora, la gravemente ferita si
risvegliò dall’incoscienza nell’ospedale. I medici dissero: "Stiamo
davanti a un molteplice miracolo". Intorno alla ferita si era formato un
cerchio guaritore – questo fu il primo miracolo, e il secondo miracolo fu che
non rimase nessuna conseguenza, nessun danno. L’hanno richiamata spesse volte e
presentata ad altri medici.
E ancora una cosa si è aggiunta: nello
stesso periodo conobbi una cara persona che mi espresse un suo desiderio:
"Fratello Georg, se soltanto avessi una buona, cara donna". –
"Oh", dissi io, "Gustav, quando vieni una buona volta in
Cecoslovacchia, allora va’ a casa di questa sorella". Dopo di ciò andò a
farle visita, divennero amici, e dall’amicizia nacque un vincolo coniugale.
Così lo ha guidato il Padre Celeste! Lei restò sana e ancora oggi vive e opera
per il suo Salvatore e Padre Celeste.
Se cerchi Lui dall’esterno, non Lo
trovi. Egli non verrà mai da lì. Egli vuole sorgere nell’uomo. E nell’uomo
risorto verrà l’ora in cui Egli diventerà visibile anche per gli occhi. Poi, a
dire il vero, per tutte le eternità delle eternità. Egli era tra gli uomini, ha
compiuto tra loro segni e non Lo hanno riconosciuto. Perciò non verrà di nuovo
prima che sia riconosciuto e trovato nel cuore dei figli Suoi.
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Esperienza
con i medium
Ben per colui che non ha bisogno di medium! Nella medianicità ai figli
di Dio può ancora essere messa una trappola. Tuo Padre viene da te, caro
fratello, cara sorella, se da te è reclamato amore. Dove è reclamato amore –
una buona azione, l’impiego della tua persona – allora il Padre tuo viene da
te, Egli fa uscire da te le caratteristiche divine, esse sono il fondamento
della nostra vita. E in ultimo, quando il figlio è maturo, si esegue la fusione
con il Padre.
Un giorno ero di nuovo a
Windisch-Kamnitz per l’ora di preghiera, mi raccolsi in una stanza al piano
superiore; sotto sentivo che diventava sempre più rumoroso. Là venivano gli
uomini che avevano camminato da quattro fino a cinque ore, alcuni dovevano
pernottare per poter venire.
"Oh", dissi io, "Mio caro
buon Salvatore, vieni da me nella mia debolezza e rendimi sempre più
saldo". – «Scendi dai tuoi fratelli
e dalle tue sorelle, là Io Mi tratterrò». E guardandoli in quegli occhi
impazienti, non potevo far altro che dar loro il meglio di me. Là, presso i
fratelli e le sorelle, c’era Lui.
Egli è la mia vita, ed io sono la Sua
vita. Tra Padre e figlio non esiste nessuna differenza. Se sei una cosa sola
con Gesù, sei anche una cosa sola con il Padre. Vedi, cara sorella, se Dio
volesse parlare medianicamente attraverso di me, avrei la libertà di dire:
"Tu mi hai dato nondimeno una libera volontà; se parli attraverso di me
come medium, allora io non ho nessuna vita libera, allora non sono la Tua
immagine. Se voglio essere la Tua immagine, allora devo essere nell’interiore
la Tua immagine". – Mi comprendete?
Le parole che esprimo provengono da me,
sono le mie parole, ma nello spirito provengono da Lui; non conosco domanda a
cui il Padre mio non mi risponda, domanda che non trovi risolta in me.
Nondimeno, la cosa più bella è quando il figlio trova la vita del Padre suo nel
proprio petto. Il Padre ci ha dato un involucro materiale secondo la Sua
immagine, ma poiché siamo uomini liberi, il Padre rispetta la libera volontà
dei Suoi figli. Se non viviamo nell’Ordine, puniamo noi stessi. Allora Egli
dice: «Fino a quando l’abisso è per te
ancora più che l’altezza, rimani nell’abisso. Ma anche nell’abisso provvederò
affinché trovi la via per l’altezza». Un medium per lo più non riconosce
tali verità, e spesso un medium si sente offeso. Questo è ancora l’amor proprio
in lui. Un medium vuole splendere. Io non voglio splendere, io voglio servire,
voglio servire finché posso farlo in qualche modo. Non voglio tacere, finché
posso servire i miei fratelli e le mie sorelle.
Chi sente la voce del vero Padre, sa
anche che è il Padre. Chi non è ancora maturo per sentire tale Voce, costui
stia ad ascoltare con il suo orecchio ciò che dice Gesù, guardi con i suoi
occhi a Gesù, perché Gesù è la voce di Dio nel petto dell’uomo. E Gesù è la via
a questo collegamento con Dio.
Oh, questo è un tema importante! Si è
interpretata la mia vita interiore come arroganza, come sopravvalutazione; mi
si è rinfacciato di ogni cosa possibile. Ma io voglio rimanere nella modestia,
non posso fare altro. L’eterno Padre mio mi precede in maniera così esemplare.
Ho conosciuto una medium, Valeska
Döpfer, che 60 anni fa era il più grande fenomeno di materializzazione.
Attraverso di lei venivano visibilmente degli esseri spirituali in carne e
sangue, e poiché era invitata dappertutto la faccenda era diventata nota anche
presso la magistratura.
Venne citata per l’interrogatorio, e
quando sedette come imputata sulla sedia, la quale aveva una spalliera di
bastoni intrecciati e i giudici cominciarono con l’interrogatorio, allora lo
spirito in lei invitò i signori a venire vicinissimi alla sedia e restare là
fermi. E inoltre dovevano fare molta attenzione.
Ad un tratto essi videro in un lampo
tutti i capelli della medium intrecciati nella spalliera di bastoni, così che
nessuno li poteva sgrovigliare. Tutti si convinsero di aver visto i capelli
intrecciati nei bastoni della spalliera, …e in un lampo accadde che la treccia
stava di nuovo sciolta sulla sua testa. Allora chiusero sbattendo i libri di
diritto.
In Boemia, a Windisch-Kamnitz, ho
conosciuto un giovane che cadeva in trance e, in questo sonno, si sedeva al
pianoforte. Egli suonava con tutte le dieci dita, una mano qui e l’altra là,
tanto che suonava in meravigliosa armonia. Quando si risvegliava, però, non
conosceva i suoni che aveva intonato.
O miei cari, talvolta ho avuto veramente
paura di vedere un tale strumento, tale medium, se fosse entrato nella nostra
cerchia,di vederlo alzarsi quando c’erano presenti trecento persone con la sala
completamente affollata.
Spesso c’erano anche degli ecclesiastici
provenienti dalle chiese, ed io avevo paura che fossimo screditati come
spiritisti. Noi non siamo spiritisti. – Noi non vogliamo parlare come strumenti
medianici, vogliamo parlare da Dio.
E quando degli
spiriti si spacciano attraverso un medium e dicono: "Io sono il
Padre", allora è solo un concetto di Dio che essi hanno. Il vero Dio si
rivela solo come si è rivelato Gesù Cristo, nell’infinito Amore e nell’Umiltà
che ha dato l’onore al Padre. Questo era lo Spirito del Padre, il vero Spirito
del Padre.
Io ho probabilmente già raccontato anche
la scena dell’inumazione di mio cognato Max Roth. Egli era stato maestro di
cappella di un grande movimento. All’inumazione avevano preso parte un gran
numero di signori. Mia sorella li aveva invitati nella casa del defunto. Io
avevo parlato con calma e in maniera comprensibile che esiste una vita eterna
che non potrà mai finire. Nulla potrà finire, solo ciò che proviene dalla
Terra, ciò che è corporeo ritorna di nuovo alla Terra. Ciò che proviene da Dio,
ritorna a Dio.
Ad un tratto si alzò una medium,
cominciò a ballare e a battere le mani: "Io sono Max, io sono Max, io sono
Max!". Immaginatevi una tale scena! I signori naturalmente si congedarono
subito, e per mia sorella, nel suo grande dolore, questo avvenimento fu molto
imbarazzante. Io penso con orrore a quel momento. E la donna che si era
presentata così è solitamente una buona persona.
Quando poi, con amore, le si fece notare
questa massa d’insulto, quante lacrime da parte sua! Questo fu l’amor proprio
che qui piangeva.
E nonostante ciò, non si rompe il piolo
più basso che non si usa più. Ma nessuno, nessuno deve rimaner fermo sul piolo
più basso!
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Ogni uomo è
un’essenza divina in divenire
Il Padre stesso, dalla cui vita io posso servire, difende la Sua opera,
ma la difende attraverso luce e chiarezza nel Suo seguace, così che egli possa
risvegliare luce e chiarezza nei suoi ascoltatori. Per il Suo onore e per la
Sua gioia io sono debitore di mostrare ai miei ascoltatori la via che conduce a
Lui e stare come garante per la verità di Gesù, per la verità del Vangelo.
Se si portassero alla tomba, oppure si
bruciassero distruggendoli tutti questi scritti che testimoniano di Gesù, Egli,
comunque, – risorgerebbe nel mio cuore. Egli, poiché vive come ‘l’Eterno’,
attraverso lo spirito si vedrebbe anche precisamente ciò che farebbe:
consacrerebbe anche oggi la Sua opera con la parabola del figlio perduto!
Gesù non voleva mostrare la Sua
magnificenza. Gesù voleva che i Suoi discepoli i quali procedevano dal Suo
petto, potessero anche far procedere la magnificenza dal loro petto. Perciò
riflettete: ciò che giace nel vostro petto è solo un’espressione del Suo santo
Amore.
Io vedo assai precisamente questo Suo
Amore, tanto che posso nuovamente dire: che cosa è ogni uomo? Un’essenza divina
in divenire! Cosicché posso dire: dove siamo qui sulla Terra? – Siamo nella
scuola degli déi!
Divino è il Padre nostro, e ci vuole
vita divina per riconoscerLo e per amarLo. Perciò nessuno viene al Padre se non
attraverso il Figlio.
Se non ci fosse dato il potere sui
peccati del nostro prossimo, se il Salvatore non ci avesse dato il Comandamento
dell’Amore misericordioso: «Benedite
coloro che vi maledicono. Pregate per coloro che vi offendono e vi
perseguitano. Fate del bene a coloro che vi odiano, affinché siate figli del
Padre vostro nel Cielo» [Matt. 5,22].
Esiste una distanza tra figlio e Padre?
No! Solo se il figlio non vuol stare presso il Padre. Invece da parte del Padre
non esiste nessuna distanza. Beati sono i vostri orecchi che sentono questo, ma
beati e ancora una volta beati sono i vostri cuori che Lo riconoscono! Allora
il Padre stesso benedice l’Onnisantissimo nel petto dell’uomo.
Con la parola: «È compiuto» [Giov. 19,30], nel vecchio Tempio di Gerusalemme si
strappò la cortina che separava l’Onnisantissimo dal santuario. Prima nessuno
poteva metter piede nell’Onnisantissimo, solo il sommo sacerdote una volta
all’anno. Ora cadde la parete divisoria. La cortina attraverso la quale eravamo
separati in noi dal nostro Onnisantissimo fu strappata. Ora abbiamo di nuovo
accesso a Lui, e il Padre Celeste nostro, come Gesù, personifica la via per
l’Onnisantissimo, la via nel cuore del Padre.
Questo non sta scritto in nessun libro,
me lo dice lo spirito venuto da Gesù. Questo spirito è la via per la mia
deificazione; Gesù è il mio Amore, là io voglio essere. E spesso, quando mi
diventa difficile nella vita, guardo a Lui come si comportava ed imparo la
rassegnazione. L’uomo non può diventare come Gesù senza il Padre di Gesù, senza
l’Amore che Gesù personificava. Mi comprendete?
Non respingiamo nessuno di altra
dottrina religiosa, no! Proprio questi ci sono sacri, i quali non hanno ancora
riconosciuto il giusto, però non possiamo camminare con il loro sentimento.
Gesù copriva tutti i sentimenti, ma Egli non può andare con nessun sentimento
eccetto che con quello del Padre Suo, con il sentimento del Suo Amore.
Mio caro fratello, spesso come uomo si
trovano difficilmente delle parole per esprimere il contenuto, poiché la parola
umana è troppo imperfetta per questo. Ma anche questo ha il suo significato
divino. Si può dubitare della parola, ma non ci si può opporre alla vita.
Se potessi immettervi nella mia
esperienza, allora voi non sareste più liberi, perché l’esperienza non sarebbe
vostra proprietà. Perciò quello che si è sentito di un uomo, lo si deve
dapprima esaminare in sé, non giubilare ciecamente, non elevare un uomo al di
sopra del suo prossimo.
Credetemi: preferisco sentire un disconoscimento
che una lode troppo grande. Io non parlo in mezzo a voi per essere più di voi,
parlo perché l’amore non può fare diversamente. È difficile per il mio amore
sopportare che, all’apparenza, devo stare più in alto dei miei più poveri e più
miseri fratelli, vorrei piuttosto stare sotto il tavolo. Ma con questo, come
potrei servire gli altri? Tuttavia il dono non è stato dato a me, è stato
donato al mio amore per i figli in divenire del Padre mio.
È bello quando puoi dire: "La
Sorgente sta in me". Questa bellezza, questa convinzione giace anche nel
tuo petto, essa è anche la tua vita come figlio di Dio. Se la trovi, allora
l’amore diventa grande, e il Padre nostro diventa in te indicibilmente
magnifico. Allora è la più alta ricompensa aver riconosciuto il Padre tuo e
poter aiutare i tuoi fratelli e sorelle.
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Gesù – la
nostra via, la nostra coscienza, la nostra meta
Il nome Gesù sarà ancora un mistero per gli abitanti di questa Terra!
Chi potrà fornire la prova che Gesù era sulla Terra ed è figlio di Dio e, nello
stesso tempo, secondo lo Spirito, l’Eterno? È sufficiente possedere documenti
provvisti con sigilli statali che certificano che Egli era qui e chi Egli è?
Gesù dice: «A coloro che Mi cercano nel
puro amore, Mi documenterò nei loro cuori. Coloro che vogliono conferme non
hanno ancora lo spirito per comprenderMi». Ciò che io posso dirvi di me, è
che mi è stato certamente insegnato questo Gesù quale Figlio di Dio nella casa
paterna, a scuola e nelle Scritture, ma una convinzione su chi Egli era,
nessuno me la poteva dare.
Ritorno alla mia malattia in cui ero
prossimo alla morte negli anni giovanili, nella cui occasione Lo pregai di
poter vivere ancora solo per tre giorni su questa Terra. Là, quando la fine del
mio giorno terreno stava dinanzi a me, riconobbi il fatto che ancora non sapevo
perché siamo posti qui su questa Terra. Allora pregai: "O grande, grande
Iddio, mi hai donato due volte la vita, alla nascita e adesso sul letto di
morte. La seconda vita sia consacrata a Te. Mostrami la via, affinché io venga
a Te sempre di più".
Allora dall’interiore mi fu donata la
sensazione per questo, che cosa Gesù ha veramente insegnato. Giunsi a questa
conclusione: sotto molti dolori tu hai ritrovato la via di ritorno al tuo Dio,
al tuo Gesù, e questo Gesù voleva abbreviare a tutti gli uomini la dolorosa
via. Là riconobbi che Gesù è la coscienza personificata!
Non me lo ha detto nessuno, l’ho capito
in me stesso. Ho visto che la parola di Gesù è la parola di Dio, il Quale è
venuto in questo mondo ed è divenuto Uomo per mettere davanti agli occhi dei
Suoi uomini il Suo infinito Amore e la loro eterna destinazione.
È così che lo spirito ci deve dare
testimonianza per la verità. Essa si può sperimentare solo nel proprio cuore,
non la si può studiare. La Scrittura è la via sulla quale lo spirito trova
dimora in noi. E lo spirito conferma poi in noi la verità della Scrittura.
È lo Spirito che, dai Cieli, venne sui
discepoli il giorno di Pentecoste. E i suoi seguaci che si prendono Gesù come
esempio, Lo trovano in sé, poiché la via dell’Uomo Gesù ritornava al Padre Suo,
al Suo divino Amore. Chi segue Gesù approda alla natia vita divina, dalla quale
l’uomo è proceduto. Chi diventa una cosa sola col sentimento di Gesù, diventa
anche una cosa sola con Colui con il Quale Gesù è una cosa sola. «Chi accoglie Me, accoglie il Padre».
Per questo sto io come garante, l’ho
sperimentato in me stesso dalla pienezza del divino e posso dire le stesse
parole ai miei fratelli e sorelle. Su ogni gradino della vita avete l’occasione
di guardare all’esempio Gesù, per chiedere a Lui la Forza di entrare nelle Sue
orme. Sia per non perdere nella miseria la fiducia nel Suo aiuto, sia,
circondati da nemici, a non difendersi, sia in qualunque altra situazione.
Tutto è educazione per raggiungere la
meta dataci da Dio. Si sperimenterà sempre: la via che il Salvatore ha spianato
per il Suo Divino, è quella giusta, è quella che porta la pace.
Se una volta il pensiero della morte
vuole offuscare il nostro occhio pieno di speranze, allora sperimentiamo che
non esiste nessuna morte. Un maestro vorrebbe dare alle sue opere la durata
eterna, perché l’opera del maestro è l’espressione della sua forza. – Così è
già presso gli uomini. Tanto più allora presso Dio, avendo creato l’uomo come
Corona delle opere Sue.
L’umano certamente passerà, ma mai la
vita proveniente da Dio, riconducendola di nuovo a Se stesso sulla via
dell’educazione. Per questo ci vuole l’impegno della nostra vita, allora
veniamo sempre più vicini alla vita divina e possiamo poi dire: "È la mia
vita!". Perciò la Scrittura dice: «Cristo
è la mia vita, e morire è il mio guadagno» [Fil. 1,21].
A questa meta superiore del mio Dio
sottometto le mie caratteristiche di creatura. Siamo nati per morire, e moriamo
per vivere. Siamo nati per scambiare la nostra vita per quella più alta, per
quella superiore.
Noi siamo creati a immagine Sua. Può
l’immagine scendere nella tomba? L’immagine è la Sua forma, poiché Dio è anche
un Uomo perfetto. In questa forma ci riconosciamo, in questa forma– attraverso la Luce e attraverso l’Evangelo –
riconosciamo anche Dio che è venuto nell’oscurità.
Qui sulla Terra abbiamo l’occasione di
riconoscere tutti i contrasti tra noi e il Padre Celeste nostro. Attraverso la
preghiera con Gesù abbiamo la forza di superare quest’impedimento, per
approdare al patrio Focolare del nostro eterno Padre come spiriti, come esseri
che hanno scelto per sé la meta suprema: ritornare di nuovo a Colui che ci ha
dato l’esistenza.
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۞
Attraverso
l’amore per il nemico sorge un figlio
«Il Regno di
Dio è dentro di voi» [Luca 17,21],
dice Gesù. E vedete, se un singolo uomo unito con Dio ha raggiunto la
figliolanza, collegandosi con la vita del suo Dio e aprendo a questa Scintilla
divina le porte per la sua intera essenza, allora tra Dio e l’intera Creazione
sta il figlio risorto, conciliativo e superante, il riconciliante per tutti gli
uomini e per tutti gli spiriti.
Perciò ci ha dato la parola: «Amate i vostri nemici!» [Matt. 5,44].
Attraverso l’amore per il nemico sorge un figlio che porta la riconciliazione
ai caduti, un figlio che è il garante per l’eterna verità proveniente da Gesù
Cristo. Allora Lucifero, il principe di questo mondo, vede che il suo potere è
perduto.
Se in noi c’è ancora una piccola
scintilla di amor proprio, amore per la nostra persona, allora lo spirito in
noi non ha ancora piena parte nella nostra vita, nella nostra essenza. Qui su
questa Terra non saremo mai abbastanza piccoli nel convincimento ‘Io sono niente dinanzi al Padre mio
Celeste’. Con riguardo alla Sua Persona, noi tuttavia siamo solo un
pulviscolo della polvere di un pulviscolo. Con riguardo al Suo Amore, bramante
il santo, autonomo amore di un uomo libero, vuole essere Lui il pulviscolo
della polvere di un pulviscolo, perché Egli non può rendere felice Se stesso,
non può amare Se stesso, può solo colmare spazi di vita con opere sante.
Che cos’è il Suo santo Amore senza un
essere che brami quest’Amore a tal punto che, attraverso tale suo desiderio,
comprenda anche l’Amore divino? Nel mio petto sento la Sua dolce voce, e colgo
dal mio cuore il Suo santo desiderio di un uomo colmo d’amore.
Oh, Egli preferirebbe morire mille volte
per un uomo amato, piuttosto che lasciarlo andare da solo e lasciarlo andare
perduto per la grande meta. Già in questo sta la consacrazione del nostro
umano: l’umanizzazione di Dio e la nostra santificazione, essendosi Egli
separato dalla Sua eterna Magnificenza per mettersi dalla parte dell’uomo.
Egli era così non solo nei giorni in cui
era Uomo su questa Terra; le Sue Caratteristiche erano già così dalle eternità
delle eternità. Egli non è morto solo una volta, no! Il sottometterSi, il
sacrificarSi per l’uomo amato, questo corrisponde da sempre al Suo sentimento.
Egli voleva sorgere nell’uomo, voleva essere manifesto in quell’uomo che è in
grado di personificarLo. Perciò al mio occhio è così grande quell’uomo che
cerca il Padre suo. Io m’inchino e taccio davanti a questa vita.
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۞
La Creazione
Prendete la Scrittura: «In
principio era la Parola, e la Parola divenne carne» [Giov. 1,1-14]. In
principio quindi era la Parola, l’Idea. L’Idea divenne carne. E perché la Parola
divenne carne? – Perché l’eterna Parola fu posta nelle mani degli spiriti
liberi, non era più Parola di Dio, divenne proprietà degli spiriti liberi. Essi
potevano solo afferrare la Parola e utilizzarla a modo loro. La Parola è stata
sciolta attraverso l’orientamento del loro desiderio, per il fatto che essi,
come spiriti, si posero al di sopra della Parola.
Come avvenne questo? Essi non poterono
più separarsi dalle opere che erano procedute dalla Parola, e non trovarono più
la via del ritorno al Focolare dell’eterno Amore che, attraverso la Parola, si
era donato nella Parola agli spiriti liberi. Ora la Parola non ebbe più nessun
collegamento con il suo luogo di nascita, quello dell’eterno Amore. Questa fu
la caduta degli spiriti. Come conseguenza avvenne la vestizione delle opere
dell’eterna Parola in spazio e tempo. Così sorsero le Creazioni. Esse non
risplendettero più come forza e come vita. Esse giacquero nella fossa delle
idee dei liberi spiriti creati, come Creazione materiale. E in tale Creazione materiale
Dio non poteva fare altro, per la conservazione dell’Ordine, che mettere una
cosa più alta su una cosa più bassa, – i soli planetari sui pianeti, un grande
sole centrale – come un ‘sole-padre’ – sui soli planetari e su dei soli ancora
più grandi. Tutti questi soli furono sorvegliati da un Sole centrale
primordiale, il Sole Urka.
Ma poi si aprirono le tombe. La vita
legata nelle Creazioni volle ritornare di nuovo a Dio, dal Quale non era
proceduta direttamente, ma solo indirettamente attraverso gli spiriti che erano
proceduti da Dio. La materia con il suo sviluppo è vita dal sangue spirituale
di Lucifero. Ed egli alletta questa vita affinché rimanga presso di lui.
Ogni crescita, il verde speranzoso, il
fiore con i suoi colori allettanti, è vita spirituale nella materia; essa vuol
trattenere la vita dello spirito. Ma lo spirito non si lascia trattenere. Il
fiore comincia a morire; ogni vita tende al passaggio in una vita superiore.
Così la meta dello sviluppo di un mondo, sia di un pianeta oppure di un ammasso
galattico, è il risorgere della vita dalla fossa della materia.
Ci vogliono eternità, finché la vita sia
di nuovo partorita attraverso luce, umidità e calore, finché stia lì di nuovo
come Pensiero cosciente di Dio, come granello di semenza oppure come cellula
primordiale di un nuovo mondo. Quando dal grande Uomo cosmico le cellule
primordiali si staccano nuovamente dalla materia nel necessario ultimo grado,
allora ’l’eterno Amore le unisce per ’la creazione di un anima umana. L’anima
umana è abilitata ad essere di nuovo portatrice cosciente della vita divina.
Essa può di nuovo ricondurre la vita originaria legata al cuore di Dio.
Oh, quante epoche sono trascorse, prima
che una tale vita slegata potesse stare di nuovo dinanzi all’occhio di Dio! E
quanti spiriti fuoriuscirono finché Dio trovasse un nuovo fondamento per la Sua
vita! Egli volle diventar Padre, non voleva essere solo Dio. L’Alto e il Santo
che era da Lui allettò l’uomo su al Cielo stellato, al Regno della bellezza e
delle armonie. Nondimeno, alletta l’uomo affinché impari a decidersi. Quando mi
voleva ammaliare un bel viso umano, mi son sempre detto: "Chi lo ha
creato, è ancora più bello". – O tu, Creatore della mia esistenza, sii e
rimani Tu presso di me, affinché nulla mi possa trattenere, per diventare una
cosa sola con Te!
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SeguiMi!
Non si tratta della nostra glorificazione e beatitudine. Solo se viviamo
nell’Ordine di Dio siamo completamente soddisfatti. Si tratta di render felice
il cuore del Padre che divenne Uomo e ci spianò la nostra via della redenzione.
Perciò la chiave data a Pietro: «E a te
darò le chiavi del Regno dei Cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla Terra
sarà legato anche nei Cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla Terra sarà
sciolto anche nei Cieli» [Matt. 16,19]. Qui l’uomo appare come portatore
dell’amore. Ciò che Dio ha iniziato, lo deve completare l’uomo. Egli deve
camminare in queste orme dell’eterno Amore del suo Dio.
Una volta ho vissuto interiormente quanto
segue: andai dalle stelle e domandai dove fosse da trovare la via che porta al
mio Dio e loro Creatore. Le stelle dissero: "Noi non te lo possiamo dire,
poiché il tuo petto racchiude più che tutte le stelle". Allora andai dagli
angeli e lo chiesi a loro, ed essi mi dissero la stessa cosa. Poi venne Gesù,
ed Egli disse: «SeguiMi, Io sono la Via, per tutte le eternità, che conduce alla tua
eterna Patria e alla tua somma beatitudine». Chi non ha trovato attraverso
la vita di Gesù il suo collegamento con Dio, avrà eternamente fame e sete. In
lui il desiderio rimarrà eternamente, anche se possedesse tutte le
magnificenze. «Se bevi da questo pozzo,
avrai nuovamente sete. Io ho l’acqua dell’eterna vita, chi beve di questa, non
avrà mai più sete» [Giov. 4,13].
Nel mio desiderare e nel mio bramare io
riconobbi il bramare e desiderare del mio Dio e Padre Santo. Per decenni ho
cercato l’uomo che sentisse completamente con me. Ciò che cercavo in me, questo
era il presentimento del futuro adempimento, ed esso cercò finché trovò
l’autenticazione attraverso un uomo che portava in sé la stessa brama.
Allora imparai a comprendere la brama
ancora molto più grande del Padre mio Celeste, e dissi a me stesso: "Ora
voglio portare colui che Tu hai cercato presso gli uomini, agli uomini". E
venne tratta fuori la vita dal mio petto attraverso il voler portare. Allora
non stava in primo piano la mia persona, in primo piano stava il mio
circondario. E vissi la meravigliosa cura del mio eterno Padre. L’intera vita
divenne una vita di umiltà. Attraverso questa vita di umiltà la vita divina in
me divenne sempre più reale, vidi in me sempre più chiara la vita del Padre mio
Celeste.
Oh, io non voglio illuminare troppo i
vostri principi. Vorrei piuttosto tacere e ascoltare beato, cari amici. Ma
vedete, il Padre diventa sempre più grande nel mio cuore, non grande per la Sua
ricchezza e la Sua potenza, no! Per il Suo Amore, per il Suo servire, per il
fatto che il mio spirito mi mostra sempre di più il Suo incommensurabile Amore
e bontà. Perciò ieri ho detto che Egli vuole piuttosto morire mille volte che
lasciar andare perduto un figlio. – Non me lo ha detto Lui, lo vedo dal Suo
cuore.
Egli ha lasciato tutti i Cieli per
cercare Suo figlio, ma non lo può condurre a casa con il Suo infinito Amore. Lo
può condurre a casa solo con l’amore che è diventato proprietà del figlio Suo.
Il Suo cuore è colmo di ardente desiderio per questo momento di fusione con Suo
figlio, ma non può decidere il momento. Perciò, quando Gli si domandò il tempo
del Suo ritorno, disse: «Il tempo non lo
sa nemmeno il Santo nel Cielo, nemmeno il Figlio. Solo il Padre conosce il
tempo. Quel Figlio che prima deve diventare completamente una cosa sola con il
Padre». O fratelli e sorelle, io parlo solo per la glorificazione del Padre
mio.
Gesù disse una volta ai Suoi discepoli:
«Io vado al Padre». – Essi Lo
pregarono: «Signore, portaci insieme dal
Padre!». – Rispose: «Vi posso portare
ovunque insieme, ma non dal Padre»". – A meno che il granello di
frumento muoia, altrimenti non può sviluppare il suo stelo generante la vita.
La vita divina non è sapere. Il semplice sapere schiaccia l’uomo, ma il vivere
lo eleva in alto. «La lettera uccide»
[2° Cor. 2,6], dice la Scrittura.
Veramente, non è bello che mi lasciate
parlar da solo. Tuttavia so che la mia parola vi serve per la santa salvezza.
Talvolta Egli mi ha anche detto: «Tu lo sai, ti ho dato qualcosa di così alto
affinché tu sia un baluardo per i tuoi ascoltatori, per la loro umiltà. Non fa
niente se ti hanno già riconosciuto come esempio. Per te è importante solo come
stiamo noi, uno verso l’altro, così come tu stai di fronte a Me camminando con
Me, Padre tuo, rimanendo sempre con Me attraverso il Mio Amore e attraverso la
Mia umiltà che ho messo davanti agli occhi tuoi".
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Reciproca
fusione
Ebbene, il bello è che non esiste nessuna uguaglianza. Ciò che possiede
uno, non lo possiederà un secondo. Perciò per la perfezione ci vorrà di nuovo
la reciproca fusione con un uomo ancora più grande, con uno ancora più bello,
con uno ancora più perfetto. Quanto sarà bello, quando ogni vita sarà fusa come
in un uomo. Questa sarà poi la personificazione del nostro eterno Padre, la
grandezza del Suo Amore, la grandezza del Suo carattere e del Suo sentimento.
Sarà un’inesprimibile magnificenza. Allora la Creazione visibile sarà disciolta
e sorgeranno nuove Creazioni. Tuttavia la Terra ci darà qui ancora tutto. Essa
è la camera di smeraldo di tutta la Creazione. Qui è eretta la scala a gradini
dalla creatura alla fusione con il Creatore, finché si dirà: “Il figlio perduto è ritornato in Patria. Ma
l’Amore non avrà fine. Cosa si eseguirà poi in Patria!”
Chi ci ha dato l’occhio, deve prima
creare una delizia per l’occhio. Chi ha posto le armonie nelle nostre anime,
doveva creare un regno delle armonie per l’anima. Egli ci ha anche conferito la
facoltà di comprenderLo e la meravigliosa facoltà di poterLo cercare.
Se già il perituro
è così bello, quanto bello dovrà essere l’imperituro, quando il nostro occhio
non vedrà altro che Amore intorno a noi! Come sarà quando il nostro occhio sarà
trasfigurato, – allora all’occhio trasfigurato si presenteranno opere
trasfigurate. Tuttavia, Dio deve attendere la nostra maturazione – fino a
quando comprenderemo che cosa portiamo nel cuore.
Un padre non può parlare col figlio come
egli, come padre, vorrebbe parlare. Deve attendere finché il figlio sarà capace
di assorbire ciò che il padre avrebbe da dire al figlio. Così stanno le cose
anche presso di noi. Il Padre nostro ha infinitamente molto da dirci. Il Suo
Amore è potente, preponderante. Il fanciullo al seno materno non è forse la
cosa più santa per la madre, visto che il fanciullo le libera il seno dalla
pienezza del latte materno? Il seno del Padre nostro è eternamente colmo, mai
diventerà vuoto. Oh, se si potesse guardare Gesù nell’occhio, a modo Suo, e
amarLo veramente tanto. Nondimeno, anche l’uomo che ci riveste lo vorrebbe, e
anch’egli deve essere portato insieme con tutta la sua vita. E l’uomo naturale
ha ancora altri concetti del Padre che l’uomo divino.
In un uomo sono racchiusi allo stesso
tempo quattro uomini: l’uomo materiale, l’uomo spirituale, l’uomo celeste e
l’uomo divino. Il primo, l’uomo materiale che vediamo con il nostro occhio, è
la Creazione visibile. Questa Creazione visibile è vivificata attraverso l’uomo
spirituale. La luce dell’uomo materiale è l’intelletto. La sua via per il
collegamento con l’uomo spirituale è l’eterna Parola; essa è la Luce dell’uomo
spirituale.
Quest’uomo spirituale è di nuovo
vivificato dall’uomo celeste, e la via per l’uomo spirituale all’uomo celeste è
l’amore. La via dell’uomo celeste all’uomo divino è infine l’umiltà, con la
quale si unisce l’amore. Così l’uomo è creato secondo l’immagine divina, per
diventare di nuovo perfetto come perfetto è il Padre nel Cielo: una delizia del
suo eterno Padre.
Per l’amore, l’umiltà non è difficile.
Rifletti, cara sorella E.. Tu ami così intimamente i tuoi figli. Non è tua
beatitudine servirli? – Questa è l’umiltà nata dall’amore. Se il Padre Celeste
nostro non fosse umile, non esisteremmo più già da lungo tempo, non avremmo
nemmeno così grandi capacità e nemmeno la nostra alta destinazione. Egli è il
più umile. Perciò l’uomo umile per il Padre diventa sempre più atto a ricevere,
ma appena abbandona il gradino dell’umiltà, cessa la sua ascesa spirituale.
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Servizio
militare nell’impero
Al tempo del servizio militare, dopo una manovra fui scelto dal comandante
della compagnia, nonostante tra i tanti soldati non avessi fatto nulla per
mettermi in evidenza. Mi chiese: "Volete essere il mio attendente per i
cavalli?". – Io dissi: "Signor comandante, non ho ancora mai
praticato con i cavalli, non oso accettare la vostra offerta". – Mi
rispose: "Vi faccio istruire io!". – Non replicai, ma non appena si
allontanò venne da me il sergente maggiore e mi apostrofò: "Riehle, figlio
d’un cane (questo era per lui un complimento), pensa: vai dal comandante in una
bella casa!". – Io non dissi nulla. Nel mentre ritornò il comandante
dicendomi: "Fate i vostri bagagli e andate là". – Mi affidarono due
cavalli e io non sapevo nemmeno che cosa dovessero avere come foraggio. Il
giorno dopo venne il capo scuderia da Berlino che mi preparò dandomi le
istruzioni per la conduzione della carrozza.
Il comandante era molto ricco e
possedeva un’elegante carrozza; le briglie e le bordature erano rivestite
d’argento. Io portavo un’uniforme blu scura con i bottoni d’argento e il suo monogramma,
in più un cappello a cilindro con fiocchetto verde e bianco. Dapprima fui
addestrato. Quando l’addestramento finì, andai in piazza d’armi con
quest’uniforme; il comandante con la sciabola in mano. Fui istruito così:
"Voi dovete stare seduto come una pietra scolpita, non vi dovete muovere,
all’infuori degli occhi. Quando io scendo, voi proseguite. Quando io fischio,
voi vi fermate". Salì e scese di nuovo. Ripetemmo. "Proseguite. Fate
attenzione quando fischio di nuovo". Ora dovevo proseguire così che lui
potesse salire sempre dal lato giusto. Questo addestramento durò forse un’ora;
egli aveva disposto in modo che avvenisse nel mentre si esercitavano tutte le
compagnie. Così mi addestrai passando attraverso di loro. Alla fine disse:
"Ora mostrate ai vostri camerati ciò che avete imparato!".
Quando poi tornai alla mia stessa
compagnia, il sergente maggiore chiamò subito tutti e riferì che arrivavo con
la carrozza; i camerati esclamarono: "Guardate la carogna!". Ahimè,
questa fu una scuola difficile, una scuola d’umiltà. Allora il Padre Celeste mi
disse: «Scegliti il motto: ‘Con Me e con
il Mio Amore, tutto. Senza di Me, nulla’!».
Nel 1895, come attendente del
comandante, festeggiai il Natale nella sua casa. Nella villa fu preparata una
grande sala da festa. Già otto giorni prima della festa cominciarono i
preparativi con la messa in posa e l’addobbo dell’albero di natale, e pure
l’apparecchiare la tavola natalizia.
Quando giunse la
vigilia di Natale andammo dapprima dalla compagnia: il comandante, suo figlio
Fritz ed io. Quando i regali furono distribuiti ne rimasero ancora alcuni sul
tavolo. Allora il comandante disse a suo figlio: "Fritz, distribuisci tu
questi doni". Il primo dono lo diede a me e me ne voleva portare ancora un
altro. I sottufficiali e il sergente maggiore stavano tutti davanti al tavolo e
il giovane si aprì la via attraverso di loro per venire da me. "No!",
dissi io, "ti ringrazio". Quando poi andammo nella casa dei signori e
le porte nella sala da festa si aprirono, – oh, quale eleganza! Il comandante
prese in mano la Bibbia e lesse sulla nascita di Gesù Cristo, poi seguì la
distribuzione dei doni. Io fui invitato a mangiare, a dir il vero non con la
sua famiglia, bensì con la servitù, e mentre i signori stavano seduti di là
nella sala da festa, io presi la mia cetra, preparai un piccolo tavolino
all’ingresso della sala da pranzo e cantai e suonai l’inno: "Ora
ringraziate tutti Dio"; allora vennero fuori dall’altra sala i signori e
cantarono con me.
Dopo il tempo del servizio militare non
ci siamo più contattati per lungo tempo, ma dopo otto anni ricevetti una
lettera del comandante, il quale nel frattempo era diventato maggiore e si era
comprato una villa a Dresda. – Mi chiedeva di andare da lui in una tale ora per
un colloquio. Io vi andai, fui puntuale; sapevo che ci teneva alla puntualità.
Mi disse: "Voi avete confidenza con le nostre condizioni domestiche, tutta
la mia famiglia con la servitù parte per le vacanze. Non vorreste dormire di
notte nella mia villa? Potete tranquillamente continuare il vostro lavoro,
dovrete solo esserci di notte". – "Signor Maggiore, vorrei prima
parlare con mio padre". – Mio padre disse: "Figlio mio,
accetta". Poi scrissi che ero pronto. Quindi fui convocato per un
determinato giorno e una determinata ora. Fui puntuale, mi diede in mano le
chiavi di casa e non disse altro che questo: "Qui avete le chiavi di casa
mia".
Durante questo
periodo di vacanze abbiamo poi potuto tenere là ogni sera, nella grande e
stupenda sala da pranzo con le finestre dipinte, delle ore di preghiera. Quando
il comandate ritornò mi chiese che cosa dovesse darmi per il mio servizio. Io
dissi: "Signor Maggiore, l’alta fiducia che mi concede il mio ex
comandante di compagnia vale per me più che un capitale del mondo". Non
accettai nulla, no! La sua fiducia per me valeva di più.
Più tardi divenne Maggiore al Ministero
della guerra. Se io avessi detto una sola parola, mi avrebbe esonerato
dall’obbligo del servizio bellico nella prima guerra mondiale, ma davanti alla
mia coscienza non avrei osato chiederlo. Lasciai decidere al mio Dio se dovevo
andare in guerra. Non volevo avere nessun privilegio davanti ai miei camerati.
Queste sono tutte prove. Per Lui sarebbe stata una cosa facile l’esonero dal
servizio di guerra.
Così anche lì dovetti essere precursore.
Non è forse questo, qualcosa di bello: la vita opera completamente da sola!
Dove siamo posti per servire dobbiamo muoverci dappertutto, in modo che il
nostro vicinato veda in noi qualcosa della vita del Padre Celeste nostro. E i
buoni pensieri attraggono.
Una cosa vi devo ancora dire: oh, quanto
era bella la vita, è sempre stata bella! Mi sono sempre rallegrato, anche con
voi, quando ero presso di voi. E a chi sono debitore di questo? Al mio
Salvatore Gesù Cristo, a questo Magnifico tra tutti i magnifici, il Quale mi ha
guidato fin qui così meravigliosamente. Egli non mi ha mai abbandonato, mi ha
sempre dato continua forza, tanto che ho sempre qualcosa da dare per i figli
Suoi. Ma elevarmi al di sopra di un uomo, sia eternamente lungi da me, poiché
in ogni petto umano io vedo del sacro.
Come potrei elevarmi, se in un uomo vedo
comunque la stessa cosa che c’è in me? Vedo però anche questo: se amo il mio
prossimo, vivo la cosa più santa.
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La via
terrena scelta da sé
Cari amici, aprite i vostri cuori, affinché io vi possa aiutare e
servire! Lo so, quando si parla di se stessi non è nell’ordine più puro della
vita; ma io non voglio parlare di me, voglio solo testimoniare come era la mia
vita nei confronti del mio Salvatore, quando mi ha guidato e ancora oggi mi
guida. Reutlingen, questa è stata una svolta per tutta la mia vita. La vita
divina non si fa chiamare, essa arriva già al tempo giusto, all’ora giusta. Non
ha Gesù, anche detto: «La Mia ora non è
ancora venuta»? [Giov. 2,4].
Quanto più alta è la posizione di un
uomo, tanto più vigilanza ci vuole perché non perda l’umiltà. La decadenza
sulla Terra accadde solo per mezzo di spiriti che portavano il grande nel loro cuore, ma non
sacrificarono questo grande
sull’altare dell’amore, e con ciò divennero essi stessi vittime di quelle
grandi caratteristiche che essi volevano riportare nella casa del Padre come
vita purificata.
Poco prima della
seconda guerra mondiale eravamo radunati presso Gablonz in Boemia. Là il Padre
Celeste ci fece dare uno sguardo a ciò che stava davanti alla porta. Egli
disse: «Molte personalità di spicco sono
inviate dall’alto. Essi, dalla posizione come semplici membri del popolo,
credevano di non poter dare questo alto tributo all’Opera di redenzione, poiché
quanto più in alto essi stanno, tanta più abnegazione è necessaria, affinché
giungano alla vita dell’amore. E quanta più abnegazione è pretesa, tanto
maggiore è il fallimento. Miei poveri figli, vi accadrà così: voi avrete da
prendere sulle vostre spalle anche il peso di coloro sui quali siete stati
posti. Tuttavia rallegratevi! Come Uomo-Gesù, Io ho vinto; ora provvedete
affinché Io vinca come Padre!».
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Adorazione
nello spirito e nella verità
Io sono colmo di forza come un giovane zampillante vita. Non è questa
una prova del Suo Amore? Chi mi ha dato la forza? Oh, sei Tu, magnifico Gesù.
Ti ringrazio! Ti voglio ringraziare fino all’ultimo respiro su questa Terra. Ti
voglio ringraziare qui per i Tuoi figli con i quali mi hai riunito, per metter
loro davanti agli occhi la cosa santa che io vivo in me. Metter loro davanti
agli occhi che Egli è l’eterno Amore, che Egli è il nostro eterno buon Padre,
il Quale è diventato Uomo per esserci d’esempio affinché noi, anche se siano
uomini peccaminosi, possiamo giungere al patrio focolare della Sua santa e
maestosa vita divina.
Egli è venuto per appianare i contrasti
tra Lui e il nostro umano imperfetto, essendosi separato dalla Sua santa vita
divina per amor nostro, ed è morto come Uomo per noi sulla croce. Oh, questo
Gesù, miei cari amici! Quanto è buono! Mi sconvolge profondamente il Suo Amore,
Amore che mi dona tanti cuori di uomini che io posso curare. È più che la
magnificenza di tutti i Cieli mostrare al prossimo la via e come adorarLo così,
nello spirito e nella verità, – per sforzarsi di seguirLo come uomo su questa
Terra, finché gli occhi si chiuderanno.
Ed io so come Egli guiderà tutti voi,
come curerà l’impressione di queste parole che avete accolto nel vostro cuore,
voi, divenienti figli di Dio. Io so che cosa significa poter diventare un
figlio di Dio, un portatore della Sua vita divina. So anche che cosa significa
essere degni di curare una piccola Scintilla di questa vita divina, affinché
questa piccola Scintilla possa impersonarsi in voi, per aver contribuito così
al vostro perfezionamento. Così possiamo dire: in verità Egli è la mia vita,
Egli è la mia resurrezione da una legata vita da creatura per l’eternamente libera
e magnifica vita di un figlio proveniente da Lui. Ciò che poi seguirà, va oltre
ogni presentimento.
Egli ci ha mostrato la via alla Sorgente
del Suo santo cuore, e se trova luce, vita e forza, se laddove siamo posti
rendiamo libero lo spirito in noi, così che lo spirito ci possa animare, allora
là c’è la divina vita autonoma, poiché lo spirito in noi non procurerà altro
sentimento che quello che Gesù ha personificato. Allora la Divinità vedrà
sorgere l’uomo libero nella sua bellezza e pienezza. Egli trova la soglia della
vita divina. È questo il ritorno di Gesù. Poi si aprirà il Cielo per gli angeli
di Dio, poiché allora essi diventeranno figli dei figli di Dio. Allora quegli
esseri che Lo conoscono solo come Spirito inavvicinabile avranno il potere di colmare
l’abisso tra Dio e la grande Creazione. Essi potranno di nuovo tornare oltre il
grande abisso tra il loro essere creature e la divina grandezza del grande
Spirito. Sì, l’Amore che è diventato libero in un uomo di questa Terra, è il
ritorno di Gesù nella Sua magnificenza e forza, quell’Amore che ama l’uomo
tanto, da porre la nobile semenza – una parte del Suo stesso cuore – nel campo
dell’anima umana. Adesso Egli vedrà germogliare la semenza; adesso, Quale
eterno Padre, potrà completare ciò che ha cominciato nel Suo cammino terreno
come Uomo. E l’uomo, l’amore dell’uomo, penetrerà poi negli spazi della
Creazione.
Questa è la redenzione che spalanca le
porte dell’inferno in noi stessi, che apre le tombe e ne fa fuoriuscire i
morti. Infatti, Egli non ci ha dato l’amore per noi stessi, Egli ci ha dato
l’amore perché siamo figli, e il figlio ha bisogno di questo amore per
includere e santificare ogni vita, così come ci ha santificato l’Amore,
affinché esso diventi maturo per ritornare al cuore del Padre. In tal modo Gesù
stesso si rende libero come Dio.
Ahimè, questo suona
così esagerato; tuttavia riconoscilo nel tuo cuore che non può essere
diversamente. Io ho la grande chiarezza nella più estrema profondità della mia
vita. Nemmeno l’inferno me la può rubare. Esso non mi può ledere nemmeno un
capello del capo, perché non lo voglio soggiogare, perché non mi pongo al di
sopra di esso, perché sono colmo dell’Amore del Padre mio, per portare salvezza
anche là, per aiutare anche là. La mia libertà mi è sacra, perciò mi è sacra
anche la libertà di questi spiriti, possano stare dove essi vogliono. Essi
devono riparare la loro deviazione. Essi hanno bisogno di aiuto. Oggi il figlio
perduto ha bisogno di aiuto e salvezza. Questo si deve provare, cari amici!
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L’opera di
Jakob Lorber
Ora mi sento obbligato di offrire grato ai nostri cari fratelli e
sorelle di B. i frutti di questa santa opera di Jakob Lorber che essi
amministrano. E se qui e là risultano degli intoppi, questo deve essere così poiché non dobbiamo
solo leggere le opere, bensì sapere che esse mirano alla vita divina. Perciò
noi dobbiamo anche dimostrare che esse sono vita divina. E dove la comprensione
trova una lacuna, essa conduce alla riflessione, e poi tutto si chiarisce di
nuovo. Allora non sono più intoppi, ma solo espressioni e forme per la cui
comprensione ci vuole riflessione, e per avere chiarezza occorre la preghiera
al caro Padre Santo.
Essa è la più pura verità divina che è
stata affidata al popolo tedesco. Si farà strada. Quanto più da essa sorgeranno
frutti, tante più forze redentrici saranno liberate. Noi non abbiamo bisogno di
far propaganda, no! Questo santuario non deve nemmeno andare sui palcoscenici
del mondo. La verità parla per se stessa, si procaccia anche per se stessa.
Perciò alla Sua seconda venuta non accadranno miracoli. Il grande miracolo sarà
la conoscenza di Dio nell’uomo. Solo allora la parola produrrà la dimostrazione
della Sua eterna Verità.
Ahimè, come mi sento abbandonato talvolta
anche su tale via, miei cari amici, del tutto abbandonato, del tutto solo.
Allora posso percepire come il mio caro Salvatore si sentiva abbandonato nel
giardino del Getsemani, quando non Lo sosteneva la vita divina, laddove Lo
sostenne solo l’Amore per la Vita divina in Sé e la Sua fiducia: "Io non
sono solo!".
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۞
L’arma
efficace
Molti anni fa ero insieme a dei fratelli e sorelle su in montagna. In quel
luogo sognai che un angelo mi aveva dato in mano un’arma e con questa dovevo
sparare al cuore di Lucifero. Io indugiai: colpirò anche il cuore? Ma l’angelo
disse: “Punta e prova!”. E nel sogno
il colpo andò a segno. – A quel punto l’intero pavimento della casa vacillò.
Quelli nell’altra stanza erano tutti spaventati, e ‘il fratello caduto’ che
nella camera vetrata era stato colpito da me tremava in tutto il corpo. Io
avevo sparato al petto di questo bellissimo angelo e avevo colpito il suo
cuore.
Oggi vedo
chiaramente che cosa esprime quest’immagine. L’arma con la quale avevo sparato
era l’amore. Quest’arma era invincibile, questa vince l’intero inferno. Chi ha
dato il primo colpo? Fu Gesù sulla croce con il Suo Amore tutto superante. Fu
quest’Amore di Gesù che io mi sono scolpito nell’anima mia.
Non andare incontro a nessun uomo in
maniera ostile, incontrarlo sempre con amore! E non lasciarsi togliere la
calma, quando l’agitazione vuol essere padrona di noi! Mordersi un pezzetto di dito,
piuttosto che esprimere una sola parola dalla propria anima inquieta. Stare
calmi, andare in un angolo finché si ritrova la quiete. Non come il mio defunto
O. H. quella volta molti anni fa a un congresso in Lipsia. Là fui aspramente
attaccato da alcuni fratelli intellettuali. Allora vidi il mio O. correre fuori
dalla sua fila; non avrebbe potuto essere più veloce fino al posto dove ero io,
per difendermi. Appena lo vidi, pensai: ‘Oh, mio caro O., qui non riuscirai a
fare nulla con il tuo fervore’. Certo, egli mi voleva difendere. – Io gli
dissi: "Calmati, questo non è rivolto a te, è rivolto alla mia
persona". Allora si calmò. A cosa sarebbe servito se egli fosse venuto nel
fuoco? Da un uomo non si può pretendere null’altro se non quello che ha in sé.
E all’oratore dissi: "Caro amico,
esprimiti!". Naturalmente venne fuori tutto il possibile. – "Hai
finito adesso?". Io conservai la calma. Il Padre mi mise alcune parole nel
cuore, che io espressi. Solo poche parole.
Solo uno era tranquillo dinanzi a Pilato,
e questi era Gesù. Questo Gesù, questo meraviglioso Uomo di tutti gli uomini,
questo sommo Amore! Nel nostro tempo attuale dove Egli è rigettato da molti,
noi possiamo essere un baluardo per il Suo santo Amore. Nello spirito possiamo
essere il vessillo dell’amore, tenere alto il vessillo della Sua eterna verità.
Possiamo custodire i più alti valori di tutti i popoli dell’infinità, il bene
più santo, come un giorno l’Onnisantissimo del Tempio ha custodito l’Arca
dell’Alleanza. La nuova Arca è adesso il cuore dell’uomo. La via attraverso la
vita di Gesù conduce all’esperienza dell’eterno Padre in Gesù Cristo nel nostro
petto. Allora noi siamo Suoi garanti per la Creazione intera. E se lo siamo, a
questo punto il nostro Padre Celeste ci può anche inviare nell’abisso. Questa è
la cosa più bella per l’Amore. Che cosa sarebbe la vita del Padre mio in me, se
non la potessi utilizzare?
Io non sono un eletto, no! Tutti noi
siamo eletti attraverso la Scintilla di Dio che portiamo nel nostro petto, uno
come l’altro. Dobbiamo far germogliare il granello di frumento della vita
divina, affinché possa produrre la spiga d’oro della stessa. Davanti a noi sta
la parola: «Io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo!» [Matt. 28,20]. Un figlio vede la luce
nell’oscurità. Il figlio vede che nessuna vita può andar perduta, vita che può
essere ricondotta al Focolare della vita del santo Amore.
[indice]
۞
Badate al
percorso dei mondi!
Vedete qui queste rose rosso scuro nella loro bellezza? Le ha portate la
cara madre della casa di campagna per addobbare la tavola. Non esprimono esse
il sangue dell’eterno Amore? Esse ci dicono: “Noi siamo così belle perché sbocciate in onore del nostro Creatore.
Egli ci ha dato la nostra bellezza per voi, e noi la riveliamo per voi. Portate
anche voi per gli altri, ciò che noi vi portiamo, per deliziare i loro occhi,
per attirarli in alto!”.
Quanto bello deve essere il Creatore!
Tutto parla il Suo linguaggio! Tutto, anche questa brocca di vino sul tavolo.
Ciò che essa contiene, il mosto, è lo stimolatore vitale per la vita corporea.
Ma accanto a questa brocca ce ne sta ancora un’altra invisibile, in questa c’è
il vero vino della vita, la conoscenza di Dio!
Stiamo alla soglia del settimo periodo
della Creazione. Il settimo periodo della Creazione porterà il compimento. Il
sesto periodo della Creazione somiglia a una serata soleggiata con
l’umanizzazione di Dio, corrispondente all’opinione imperfetta del Divino. E
dove la si riconosce, dove l’uomo conosce la via del ritorno alla fusione con
il Padre suo, là comincia il settimo periodo della Creazione, dove si dice: “Dio riposerà nelle Sue opere!”. Egli non
riposerà eternamente mai nell’inattività, ma deve riposare affinché il Suo
Spirito, adesso operoso, viva creativo nei figli Suoi.
Badate al percorso dei mondi! Badate al
grande come al piccolo che incontrate! Ogni avvenimento è regolato su di voi.
Perfino il vermicello o l’insetto che attraversa la vostra via. Voi domandate,
com’è possibile? Come lo puoi dimostrare? – Vedete, mentre l’uomo si trova a
ragionare, un animaletto gli attraversa la strada e quel ragionamento salta.
L’uomo vede l’animaletto e i suoi pensieri cambiano. Egli non sa che là sono
attivi degli angeli affinché l’uomo giunga a una vita superiore. Oh, quando lo
scorgeremo una buona volta, amici miei cari! Io presumo il Suo operare anche
nella più piccola creatura. Essa non è dimenticata dall’eterno Amore. Se
dimenticasse un solo filo d’erba, allora quel filo d’erba scomparirebbe subito.
Ogni vita vive da Lui e attraverso di Lui. Egli provvede agli elettroni, Egli
provvede ai protoni. Chi ama il Padre sopra ogni cosa, questi è il compagno di
gioco del Padre suo, e sperimenta quella grande scena quando le madri Gli
portarono i loro figli. Essi si muovevano nel Suo grembo, lo pizzicavano e
giocavano con Lui, tanto che i discepoli divennero nervosi. La Sua risposta fu:
«Lasciate che i piccoli vengano a Me,
perché loro è il Regno del Cielo!». – Io appartengo a loro.
* * * * *
Tu, o uomo,
qui al sublime sei chiamato,
poiché un
figlio del Mio Amore sei diventato!
Io stesso i
gradini della redenzione ti ho mostrato,
laddove Io,
un Signore, i nemici ho pur baciato.
Io stesso non
voglio esser Redentore,
poiché questo
ai figli Miei lo lascio.
Solo il
Principio ti ho portato
e questo
afferralo, o figlio da Me creato!
Così tu sei,
o figlio di Dio, assoldato,
affinché tu
inserisca la pietra conclusiva
nella grande
Opera per la quale un giorno Io lottai
come Dio e
come Uomo nell’amara pena mortale.
(Otto Hillig – inno di lode pag. 40)
* * * * *
* * *
*
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sito] [home Riehle]
[1] Gerhard Paul, pseudonimo di
Paul Le Fevre (Parigi 1885), poeta e commediografo
francese.
[2] La mia patria terrena: il riferimento
della defunta M. era verso una casa di campagna che era stata di sua proprietà,
dove si svolsero particolari incontri di preghiera in cui si sarebbe
manifestato il Signore, tramite Georg, lasciando ai presenti parole di
consolazione veramente elevate, poi raccolte nei due libri “Sette giorni con
Gesù” e “Dieci giorni con Gesù”.
[3] Danda: ciascuna delle due
strisce di tela forte con le quali un tempo si reggevano da dietro i bambini
per insegnar loro a camminare.
[4] Trattasi di un
rimprovero piuttosto aspro che Helena fece nell’aldilà al principe dell’inferno
che si era presentato sotto le sembianze di Minerva. – Vedi in “Robert Blum” – “Dall’inferno al Cielo” vol. 2
cap. 195, dettato a Jakob Lorber.
[5] Christoph
Friedrich Landbeck: editore della Nuova Rivelazione e
fondatore della casa Editrice Lorber Verlag di Bietigheim.
[6] Masaryk
Tomas Garrigue (1850-1937), uomo politico
cecoslovacco. Capo, durante la prima guerra mondiale, del movimento per
l’indipendenza, fondatore e primo presidente della Repubblica Cecoslovacchia
(1919-1935)
[7] Pentecoste: la discesa dello
Spirito Santo sugli apostoli.
[8] Silesius
Johannes Scheffler, detto Angelus, poeta tedesco,
Breslavia 1624-1677. Fu molto influenzato dal mistico protestante Jakob Böme e
dalla poesia religiosa di Czepko. (N.d.T.)
[9] Asmahael:
è il nome con cui Dio si era presentato sotto mentite spoglie ai figli di
Adamo. – Vedi nel “Governo
famiglia di Dio” vol. I cap. 58 – comunicato a Jakob Lorber.
[10] Ci si riferisce a una comunità
religiosa di cui si omette la denominazione.