Berlino
1954
Georg Riehle
CRISTIANESIMO
VISSUTO
Sintesi
di alcune conferenze di Georg raccolte dai suoi amici
nelle
quali aveva riferito episodi di vita vissuta
Titolo
originale: Erlebtes Christentum
Traduzione di:
Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo
Edizione italiana a cura del gruppo: “Amici della nuova Luce” - www.legamedelcielo.it
ISBN 978-88-98788-16-3
Stampato
per conto della Casa
editrice GESÙ La Nuova Rivelazione (Sant’Omobono
Terme – BG
Cap. 1 Il Regno dei
Cieli è dentro di voi
Cap. 2 Esperienze, guide, disposizioni di vita di
Georg
Cap. 3 Gesù è vissuto?
Cap. 4 Dalla fede all'amore, dall'amore
all'attività
Cap. 5 Chi ama il Padre, questi è il figlio
Cap. 6 Il più alto modo di vedere è tendere a
Gesù
Cap. 7 Dove sono le luci che splendono?
Cap. 8 Il sacrificio dell'Amore fino alla morte,
per i figli
Cap. 9 Il mistero della redenzione
Cap. 10 La cosa più santa è senza parole
Cap. 11 Io lotto per la gioia del mio prossimo
Cap. 12 Nella vita modesta c’è la gioia più grande
Cap. 13 L’ateo
Cap. 14 La vecchia matrona
Cap. 15 Il fanciullo sordomuto
Cap. 16 Guidati dall’Alto per passare il confine
Cap. 17 Adorare, significa entrare nelle Sue orme
Cap. 18 La vita divina vuol diventare convinzione
nell'uomo
Cap. 19 Chi è puro dinanzi a Dio?
Cap. 20 L'educazione dell'umanità
Cap. 21 Uomini increduli
Cap. 22 “Lascia a Me la preoccupazione per te”
Cap. 23 La nostra parte nel Cuore di Dio
Cap. 24 Riconoscere, divenire e svanire
Cap. 25 Dobbiamo diventare uomini di cuore
Cap. 26 Lo Spirito parla in me
Cap. 27 Domanda al tuo amore
Cap. 28 L'immagine dell'Uomo cosmico
Cap. 29 La personale scuola dell'umiltà
Cap. 30 1914: inizi dell’operare a Dresda
Cap. 31 1937: divieto di adunanza
Cap. 32 Gesù
Cap. 33 L'Amore primordiale copre tutti gli
smarrimenti
Cap. 34 Resurrezione e rapimento
Cap. 35 Un incontro con il portatore di luce
Cap. 36 Non guardare a ciò che l'uomo è, bensì a ciò
che può diventare
Cap. 37 In ogni cosa, chiedere a Gesù
Cap. 38 L'amore per il prossimo, la pura corda dello
stato d’animo dell'anima umana
Cap. 39 Fratello Georg nei rapporti con il Führer
Cap. 40 Voi tutti avete una missione sacerdotale
Cap. 41 Presentare la bellezza del mondo
Cap. 42 Siate cauti nel trasmettere la Parola
Cap. 43 Non cercate nessun vantaggio terreno
Cap. 44 Nell'eterna crescita, lo spirito da’ forza
Cap. 45 I veri seguaci
Cap. 46 Corpo, anima e spirito
Cap. 47 Il principio della redenzione
Cap. 48 Le parole di Dio sono spirito, vita,
esperienza
Cap. 49 Gioia per la vita
Cap. 50 La via della Grazia
Cap. 51 Chi ha l'Amore, non ha bisogno di studiare
Cap. 52 Guidati contro i piani della nostra volontà
Cap. 53 “Chi ti ha insegnato questo?”
Cap. 54 La Terra non ha bisogno di me, ma della mia
convinzione
Cap. 55 Diventare salvatori dell'abisso
Cap. 56 In noi deve parlare Gesù Cristo
Cap. 57 Maturità per comprendere il Cuore del Padre
Cap. 58 Ammonizione fraterna
Cap. 59 La parola
di Dio, sorta dal calore paterno dell'Amore divino
Cap. 60 “Io ho l'acqua dell'eterna vita”
Cap. 61 L'angelo caduto
Cap. 62 La santa vita divina ottenuta combattendo
Cap. 63 Il posto, dove sta il mio prossimo, è santo
Cap. 64 Microcosmo e macrocosmo
Cap. 65 Il banchetto regale
Cap. 66 “Maria, tu hai scelto la parte migliore”
Cap. 67 Che cos’è la mia felicità
Cap. 68 Un saluto di congedo
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Georg Riehle, un maestro artigiano e uomo profondamente religioso
nell'interiore, visse a Dresda dal 1872 al 1962. Attraverso più di due
generazioni egli ha toccato in maniera vivente e resi fertili (nella fede) centinaia, anzi migliaia, di
uomini con la potenza della sua parola e, attraverso l'intimità con Dio e la
semplicità del suo essere, penetrò molto oltre i confini della sua città natale
e della sua patria. Della forza irradiante dell'uomo semplice, solo
difficilmente può ottenerne un concetto chi non l'ha sperimentata personalmente
con lui, occhio nell’occhio.
La parola con la quale egli si esprimeva
era sempre confidente, poiché non si serviva mai della forma scritta per le sue
affermazioni, eccetto che con uno scambio di lettere sempre più ramificato.
Anzi, era triste quando scopriva che le sue parole a volte erano imitate, e
solo con riluttanza, negli anni a seguire, tollerò che gli effetti di intimi
discorsi e scambi di idee fossero registrati sul nastro magnetico. "Non registrate le parole, ma lo
spirito!", era il suo ammonimento sempre ricorrente.
E ciò nonostante, i suoi amici hanno
cominciato a pubblicare come piccoli scritti alcune sue comunicazioni degli
ultimi tempi di condivisione, tratte da registrazioni frammentarie su nastro,
rimaste conservate. Essi vorrebbero offrire l'occasione, a coloro che non lo
conoscevano personalmente, di imparare a comprendere il contorno della sua
figura e le imperiture Verità che lui esprimeva ed aveva vissuto. Possa il
lettore tener sempre presente che non ha davanti a sé la stampa di trattati
scritti, bensì dichiarazioni, rapporti e discorsi verbali, e inoltre, per chi
legge questo libricino, prendere molto sul serio un’ulteriore ammonizione del
fratello Georg: non voler afferrare con i
mezzi del pensiero razionale il contenuto delle sue parole, ma con le forze
percettive del sentimento e dell'amore.
Il nastro magnetico, per nostra grande
gioia, ha trattenuto ciò che fratello Georg ha espresso nel
Un particolare degno di nota al cap. 45
è l’accenno a una considerazione relativa agli amici più stretti del suo
cerchio, in tutto otto, in similitudine agli otto trovati degni da Dio al tempo
di Noè, ai quali, in particolari momenti di intimità, il Padre, tramite Georg
darà delle meravigliose Parole di Luce riportate nei due libri “Sette giorni con Gesù” e “Dieci giorni con Gesù”.
Non è stato perseguito un preciso
temporale ordinamento di singoli avvenimenti, non era nemmeno possibile. La
suddivisione in piccoli capitoli, con titoli inseriti successivamente
dall'editore, è come un tentativo ben imperfetto di agevolare al lettore
l'accoglienza di una vita spirituale, ben oltre una tale ricchezza di
contenuti.
Anche per la trasmissione delle
esperienze interiori di Georg Riehle, deve valere in tutto e per tutto la
parola che nel medioevo, l'uomo di Dio, Maestro Eckhart[1],
pose a conclusione di una delle sue potenti prediche trascritte: "A nessuno è proferito questo
discorso, se non a colui che lo ha già acquisito interiormente con la vita,
oppure lo possiede già come patrimonio del suo cuore".
[indice]
۞
Il Regno dei Cieli è dentro di voi
L'Eterno Magnifico e Santo, il cui Amore è tanto inconcepibile, tanto
potente che è disposto a morire per ogni singolo uomo, …sta in profondo
rispetto davanti all'uomo, davanti alla sua libertà. Egli non tocca mai questa
libertà. Egli mostra davanti ai Suoi angeli, davanti all'intera Creazione che,
quale supremo Amore, nei confronti dell'uomo assume una posizione servente,
anzi, trova il Suo stesso perfezionamento in quel perfezionamento per il quale
vuol rendere capace l'uomo e che, in forza dell'uomo perfezionato, viene
trasfigurata la vecchia Creazione, passando all'esistenza nuove Creazioni.
Perciò Egli dice anche: «Il Regno dei
Cieli è dentro di voi!». Questo, Egli lo esprime così: «Tutto ciò che c’è, che esiste nel Cielo e
sulla Terra, non è da paragonare con la nuova vita in divenire nei Miei veri
seguaci. Il Regno del Cielo non viene con lo sfarzo visibile dall'esterno,
perché è la radice della radice del Mio Cuore. Quando questo si adempirà, in
tutta la Creazione non ci sarà più nessun nemico, poiché allora nessun nemico
rivolgerà più un'arma contro il Creatore. Egli starà poi lì come il Derivato
dalle Sue creature».
O Amore, quanto sei grande! Qui cessano
le parole, e il Padre mio Celeste mi deve condurre solamente là, dove ci sono
dei cuori maturi.
Per visite di società, per le cosiddette
visite degli amici, la mia forza è troppo santa per me. Io non sacrifico
inutilmente un giorno per nessun patrimonio terreno; preferisco rimanere nella
mia quiete, tutto nel completo silenzio. In questa quiete la mia anima diventa
ricettiva, cosicché vedo con sguardo chiaro ciò che Lui ha cominciato come Uomo-Gesù, volendolo compiere come Padre. Lì l'opera
procede verso l'esteriore di fronte al lavoro interiore. Ma il lavoro interiore
deve essere completato. Tutto deve essere purificato, tutto deve essere
santificato, affinché trovi la via del ritorno al Cuore dell'eterno Amore.
Su questa Terra devono irrompere delle
luci. Dietro a ogni parola che noi esprimiamo deve stare l'intero uomo. Io sarò
certamente ancora a lungo tra di voi, ma voi avrete il giusto sentimento se
ognuno si predispone così come se ci vedessimo oggi per l'ultima volta. Anche
se questo non è il caso, è tuttavia il giusto sentimento, perché si prende poi
santamente sul serio, molto più seriamente che se si pensa che ci sarà ancora
qualche occasione. No, l'occasione non ritorna mai più, il giorno già passato
non ritorna mai di nuovo, ma ciò che ha portato, resta in eterno.
Se qualcuno legge tali comunicazioni, ma
non le riconosce, le può bensì leggere, ma non gli faranno nessuna impressione
di vita. Occorre dapprima pregare per Lo stesso Spirito dal quale è scaturita
la parola. Perciò, quando leggo le parole di Gesù io prego dapprima per quello
stesso Spirito dal Quale esse sono generate.
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۞
Esperienze, guide, disposizioni di vita di Georg
Durante le incursioni aeree ho sempre confidato nel mio caro Padre
Celeste e non sono mai andato nel rifugio. Era il 16 gennaio 1945 quando giunse
uno stormo aereo tanto enorme che il Sole perse il suo splendore, e dissi a me
stesso: ‘Devi mettere al sicuro i libri contabili’. – Andai nella mia bottega,
laddove i libri contabili stavano sul posto di lavoro. L'incursione giunse
all'improvviso, così potente da oscurarne l'aria. Cominciai a vedere grossi
pezzi di terra congelata proveniente dal giardino, e mi volteggiavano intorno
insieme a frammenti di travi e di muri, con le finestre e le porte che si
scardinavano e in pezzi mi volavano intorno. Rimasi come svenuto per sei minuti
nella mia bottega distrutta, e quando questo tempo che a me parve interminabile
trascorse, i miei occhi, ovunque guardassero, vedevano macerie e polvere alta
un palmo e anche più, e nonostante ciò, nei miei capelli e sulle mie mani non
c'era un granello di polvere, come se fossi stato sotto un ombrello.
Un paio di settimane più tardi ci fu la
grande offensiva su Dresda. Quel giorno al mattino presto ero in procinto di
andare dalla mia abitazione alla mia bottega già semidistrutta, ma ora vi
trovai solo un mucchio di macerie. Sulla soglia di ciò che era stata la mia
bottega giaceva il mio amato piccolo colombo che mi volava sempre sulla mano
quando vi entravo, ma era senza testa, e accanto vidi un singolo foglio tratto
dalle Sacre Scritture, bruciacchiato negli angoli, in cui erano contenute
queste parole: «I tuoi nemici si
spaventeranno per quello che ti hanno fatto, quando sapranno che fai parte dei
figli di Dio».
*
Ci fu un particolare episodio due anni
prima della prima guerra mondiale. Un compagno di fede era giardiniere presso
una nipote di Theodor B. a quel tempo già deceduto, una delle prime e più
benestanti famiglie di Dresda. Questo compagno di fede mi invitò a fargli
visita e a parlare con lui nel nostro spirito. Allora, nello spirito, vidi
l'anziano B. che era stato multimilionario. Là lo opprimeva il suo grande
patrimonio acquisito durante il tempo della sua vita. E lo spirito protettivo
del defunto B. che si era posto il compito di guidarlo fino al Cuore
dell'eterno Amore mi disse: "Pregherò il caro Padre Celeste tanto a lungo,
finché tu non verrai in contatto con questa famiglia". – A ciò io risposi:
"Come potrà essere possibile per me, quale semplice artigiano, entrare in
contatto con questa famiglia così altolocata?".
Due anni dopo scoppiò la prima guerra
mondiale. La famiglia B. donò il treno ospedale L2. Io ero membro della Croce
Rossa e su questo treno si prendeva come infermiere solo gente esperta, ma
poiché avevano anche bisogno di un artigiano allora giunsi su questo treno come
infermiere e artigiano. A quel tempo vivevano ancora due figli di quel Theodor
B., dei quali ciascuno aveva una figlia. Una di queste era infermiera, l'altra
dottoressa. Per due lunghi anni collaborai su questo treno ospedale con queste
due donne, membri della famiglia B. Noi mangiavamo allo stesso tavolo e
imparammo anche a conoscerci nel carattere. Quando ricevevo un pacchetto con
del cibo da qualche amico lo condividevo con i miei compagni. Le signorine B.
ricevevano di solito il primo pezzettino. Nel tempo l’amicizia si rinsaldò, e
una di loro un po’ alla volta acquistò una tale fiducia in me da consegnarmi
tutti i doni personali che si era portata con sé da casa, dalla patria,
offrendoli in beneficenza. Una volta mi consegnò trenta paia di calze lavorate
a mano fatte dai suoi parenti, ma io non ne usai nemmeno un paio per me. Per me
era sacro poter distribuire delle calze ai poveri camerati degenti che ne
avevano più bisogno.
Un giorno la sorella Ilse
B. mi disse: "Camerata Riehle, io per voi sono sempre disponibile a
parlare in vostro favore". – Attraverso questa sua fiducia potei portare
un grande aiuto a un’infelice camerata. Costui capitò nelle mie cure e gli domandai:
"Camerata, in verità, tu sei sano. Cosa ti manca?". – "Camerata,
nessuno mi può aiutare". – Io dissi: "Camerata, abbi fiducia in me.
Io sono un cristiano convinto". Dopo molte sollecitazioni lui aprì il suo
cuore e mi raccontò che spesso, nel suo zelo di soldato, senza nessun ordine,
aveva lanciato nelle trincee nemiche delle granate a mano, e quelli che per
colpa sua avevano perduto la vita ora lo perseguitavano. Allora gli dissi:
"Camerata, il nostro Salvatore dice: «Anche
se aveste tanti peccati quante sono le stelle nel cielo e quanta sabbia c’è nel
mare ed erba sulla Terra, dovranno nondimeno diventare bianchi come la neve, se
Mi aprite il vostro cuore»". E mentre lo consolavo così,
all'improvviso s’irrigidì, il sudore gli colò sulla fronte, e gridò: "Ecco
che arrivano! Ecco che arrivano!". – Mi alzai, ma io non vedevo ciò che
vedeva lui, però benedissi quelle presenze che stavano davanti ai suoi occhi ed
esclamai loro: "Su vita e morte, decide unicamente Dio! Per voi la guerra
è finita! Rivolgetevi a Dio, il nostro Padre Celeste, e perdonate a questo
camerata!". – Il malato si riprese, mi abbracciò e disse: "Camerata,
sono salvo". – Quanto fui felice! E il camerata disse: "Ora ho solo
quest’unico desiderio: rivedere la mia famiglia per comunicare loro
quest’esperienza e rivolgermi al Salvatore". – Io gli risposi:
"Camerata, io qui conosco l'infermiera, la signorina B., lei ha una grande
fiducia in me, mi rivolgerò a lei". Lo feci lo stesso giorno dicendole:
"Signorina B., questo camerata infelice ha urgentemente bisogno di tornare
al suo paese". – Mi rispose: “Camerata Riehle, questo è proprio il momento
giusto. Questa sera viene da noi il generale medico della terza armata; a lui
sottoporrò la vostra istanza". – Il giorno dopo quel camerata mi riferì:
"Camerata, ho avuto la licenza per tornare al mio paese". –
Successivamente dal suo paese mi giunse una lettera di ringraziamento da lui e
da sua moglie, nella quale mi nominavano ‘salvatore di vite’. La lettera è
ancora a casa tra i miei scritti. Tra di noi si strinse un legame d'amicizia;
mi guadagnai la sua fiducia, e in seguito lasciai anche che lo toccassero
alcune parole sui miei principi di vita.
Questa esperienza iniziò così: durante i
periodi in cui avevamo pochi malati, mentre stavo leggendo per conto mio, si
avvicinarono le sorelle B. e vedendo il libro mi chiesero: "Che cosa
leggete?". – Io risposi: "Queste sono nuove Rivelazioni divine",
e ne riferii il contenuto. Fu per questo che fin da allora restai in contatto
con i membri di questa famiglia B., ma la cosa magnifica da riflettere è il
fatto che due anni prima dello scoppio della prima guerra mondiale, lo spirito
protettivo del vecchio Theodor B. aveva pregato per questo, e in guerra, sul
treno ospedale, di fatto venni in contatto con i discendenti di questa
famiglia.
*
Negli anni tra le due guerre mondiali la
vita mi guidò ogni terzo giovedì del mese a Schrebitz. Poco prima di arrivare
al villaggio la via ci portava a una pianta di pero, e al tempo della loro
maturazione le raccoglievamo e ogni anno ci saziavamo con queste. Quando una
volta in autunno ci recammo di nuovo a Schrebitz – eravamo ancora lontani una
mezz'ora dal villaggio e l’albero non si vedeva ancora. – Io dissi al mio
accompagnatore: "Pensa un po’, in questo istante mi sovviene l'albero – la
vita di quest’albero – che mi dice: quando verrai nel punto dove ti ho
rifocillato coi miei frutti, non mi troverai più!". – Allora dicemmo
insieme: "Ora vedremo se questo fatto è verità!". – Quando arrivammo
lì, l'albero era stato abbattuto.
*
Il 1° gennaio 1937 ero stato invitato
alle nozze d'argento di un fratello nello spirito (un vasaio) a Hohenstein-Ernsttal. Il treno doveva partire da Dresda alle
6.00, e aveva una nuovissima motrice di un treno direttissimo. Alla stazione
incontrai il fratello nostro Ottwin che era capo
manovratore. Com'è naturale, quando ci si incontra il 1° gennaio, ci si scambia
gli auguri. Il fratello Ottwin si sedette da me nello scompartimento e
iniziammo un’approfondita conversazione sulla vita di Dio nell'uomo. Io
dimenticai completamente lo scorrere del tempo. All'improvviso egli guardò
l'orologio e disse: "Tra poco parte il treno, devo scendere". E noi
eravamo nel bel mezzo della conversazione. – Allora io gli risposi:
"Fratello Ottwin, il treno non parte finché il nostro Padre Celeste non
gli darà il via". E in effetti il treno non partì. La locomotiva emetteva
vapore, ma restava ferma. Emetteva di nuovo del vapore, ma non si muoveva. Il
macchinista fece rapporto e tutto il personale che era raggiungibile sulla
stazione arrivò. Si ispezionarono i freni a destra e a manca, ma tutto era in
ordine. E tuttavia il treno non poteva partire! E noi due per ancora dieci
buoni minuti indugiammo nella nostra animata conversazione, e il treno, durante
il nostro colloquio, non si spostò. Giunse il capo servizio movimento treni con
il berretto rosso e chiese al macchinista. "Non avete abbastanza
vapore?". – "Anche troppo", rispose il macchinista. – Allora io
dissi al fratello Ottwin: "Ora vogliamo chiamare in aiuto il caro Salvatore".
– E vedi, la macchina cominciò a muoversi, il treno si avviò come se non ci
fosse mai stato nessun impedimento. Nostro fratello Ottwin ancora oggi dice che
questa sarebbe stata per lui la più grande dimostrazione dell'operare divino
che egli abbia mai sperimentato.
*
Un'altra avventura. – Quando l'ora
domenicale era al termine, in Politz ci recavamo
presso le famiglie del maestro calzolaio M. Là gli amici che avevano ancora delle
domande si esprimevano e potevamo chiarire l’un l’altro tali domande. Una
volta, alla fine dell'inverno, parlando, avevamo perduto tempo per il viaggio
di ritorno a casa, e poiché sull'Elba c’era del ghiaccio già alla deriva, non
potendo attraversarlo saremmo dovuti andare sul ponte di Tetschen,
ma così non avremmo più raggiunto il nostro ultimo treno per Dresda. Allora io
dissi: "Vogliamo provare a camminare sull'Elba ancora ghiacciata e pregare
il caro Gesù per la Sua assistenza". – I fratelli presso i quali eravamo
ospiti ci accompagnarono. La Luna splendeva, cercammo un posto in cui dei
grossi lastroni di ghiaccio erano insieme più riuniti; nondimeno tra questi
correva l'acqua dell'Elba. Io dissi: "Miei cari amici, Gesù va avanti, ed
io terrò la Sua mano. Voi tenetevi uno per uno per mano". Poi chiesi:
"Vi siete tutti afferrati correttamente? Allora, nel Nome del nostro caro
Salvatore Gesù Cristo, andiamo per la Sua glorificazione". E la via sul
ghiaccio mi fu indicata, ma in modo così meraviglioso che non sentii nessuna
apprensione, pur se tra due lastroni vi scorreva l'acqua; passammo da un
lastrone all'altro, e presto fummo tutti dall'altra parte. – Quale giubilo,
quale gioia e quale gratitudine!
*
Negli anni critici prima della seconda
guerra mondiale, quando aumentò la tensione tra il nostro Paese e la
Cecoslovacchia, avemmo qualche vicenda col passaggio del confine tedesco-ceco,
ogni qual volta visitavamo i nostri fratelli boemi!
Riferisco di un caso che il fratello
nostro E. visse insieme a noi. – Quando si andava oltre il confine, io ero
insieme a molti fratelli sul treno. Come sempre, avevamo portato con noi alcuni
libri e degli scritti spirituali per preparare una gioia agli amici. Alcuni
amici pieni di gratitudine ci avevano riempito gli zaini con dei piccoli e
grandi doni per beneficenza, cosicché lo zaino che fratello E. portava, senza
che io lo sapessi, conteneva un paio di scarpe nuovissime per me, un po' di
burro e abbondante frutta posta nella parte alta, tutte cose per le quali avremmo
dovuto pagare la dogana. Un giovane fratello, però, per errore aveva ricevuto
due sigilli di controllo dal funzionario della dogana e uno lo fissò sullo
zaino di E., nella speranza di evitare così il controllo su di sé. Ma un
funzionario lo notò e trattenne il nostro E. alla stazione di confine. Questo,
adesso, era doppiamente grave!
Mentre E. doveva rispondere davanti al
funzionario della dogana, io andai prima dal funzionario di confine e poi dal
direttore del servizio movimento treni e dissi: "Ahimè, cari signori, io
vi prego cordialmente di lasciare continuare il viaggio anche al nostro amico.
Non lo abbiamo fatto in malafede! Siamo tutti cristiani. Volevamo soltanto
allietare altri. Liberate il nostro amico e non la prendete così tragicamente.
Vorremo continuare il viaggio e domani mattina presto vorremmo essere di nuovo
a casa al nostro lavoro!".
Il direttore del servizio movimento
treni era evidente che non ci potesse aiutare, ma poiché ci conosceva già,
ritardò volutamente la partenza del treno, quel tanto, che alla fine,
all'ultimo momento, consentì il ritorno del mio amico E. con lo zaino, e il
treno partì. In dogana gli avevano aperto lo zaino, ma senza vedere le scarpe,
e – contro l’ordine di servizio – lo avevano lasciato andare. – Quanto potente
ha operato l'amore di noi tutti! Oh, quanta felicità e quanta gioia! Io dissi:
"Noi tutti abbiamo un Padre di tutti i padri!".
*
Un’altra vicenda fu ancora più
imponente. – Si trattava del mio parente che ancora oggi dimora con me, allora
era dodicenne ed aveva la poliomielite. Mentre stava all’infermeria con sua
madre che lo aveva dovuto portare lì, il medico le disse: "Vostro figlio
deve andare già oggi al più presto all'ospedale!". – Il giovane pianse:
"Mamma, mamma, portami a casa solo ancora per una notte!". – Il
medico rispose: "Ebbene, giovanotto, allora domani resterai
paralizzato!". La madre cedette alla richiesta del ragazzo e lo riportò
veramente a casa. Ma lui non poté più fare un passo. – Io tornavo a casa da Loschwitz, beato e felice; là avevamo passato un’ora
meravigliosa. Quando sentii del ragazzo malato andai subito al suo giaciglio.
Lui giaceva lì, i piedi pendenti d’ambo le parti, tenendo abbassata anche la
testa. Posi la mano su di lui e dissi "Oh, mio caro, meraviglioso
Salvatore, oggi ci hai di nuovo tanto fortificati e rinvigoriti. Qui giace un
essere umano malato (per noi) e senza speranza; ma per Te nessuna sofferenza è
troppo grande né troppo difficile. Oso pregarTi di
cuore e, nel Tuo Nome, voglio imporgli le mani". E quando ebbi imposto le
mani su di lui, egli esclamò: "Mamma, sono guarito, posso di nuovo
scherzare!". Si alzò dal letto e fu sano.
Una mia sorella che aveva vissuto
insieme a me questo evento, disse: "Georg, ciò che noi abbiamo non è per
nulla da paragonare con nessun potere del mondo intero, tale da farci conoscere
così il Salvatore". Ne fu profondamente commossa.
Vedere puri miracoli è pura gioia! Essi
tuttavia si sperimentano solo quando ci si sottomette, se si accoglie la vita
che vi sta dietro. Chi vuole un gran bene alla sua vita, la perderà, e chi la
mette in gioco la conquisterà migliaia di volte. La vita ci è data come un
mezzo attraverso la quale possiamo giungere a una vita superiore come nostra
propria. Per questo ne abbiamo la possibilità. Gesù era certamente un Uomo, e
tutto ciò che Egli ha fatto non lo ha fatto da Sé, bensì: «Io sono venuto nel mondo non per adempiere la Mia volontà, ma la
volontà di Colui che Mi ha mandato». Gesù Cristo come Uomo ha esternato
soltanto la vita divina del Padre Suo che era in Lui in tutta pienezza. Le
azioni portentose che ha compiuto erano proprietà dell'Uomo-Gesù
attraverso la Sua sottomissione alla vita, e attraverso di Lui l'eterno Amore
ha elevato ogni uomo a un gradino tale, che con la nobilitazione della sua vita
può diventare ricettivo per la vita divina. Ricettivo per la vita divina – e
questo è il nuovo Spirito. Anche Gesù ha tratto la Sua Divinità dall'essere
umano. Per quanto, come Gesù Cristo, portasse in Sé anche la sola Scintilla
divina della vita durante il Suo essere Uomo. Egli non fu provvisto più
riccamente di ogni singolo uomo. Certamente era conscio della Sua divina
origine, nondimeno dovette ottenere la vita divina lottando, ed Egli dovette
lottare.
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Gesù è vissuto?
Una volta siamo stati invitati al novantesimo compleanno di un’anziana
sorella in Dippoldiswald dove era presente anche un
pastore, ma io non sapevo che costui fosse pastore non avendolo mai visto né
tantomeno avevo mai parlato con quest'uomo in vita mia. Solo in seguito me lo
disse sua sorella, riferendomi anche di quale problema era afflitto da sempre,
senza venirne a capo. Costui si arrabattava nella figura di Gesù Cristo senza
riuscire ad afferrare il rapporto tra Gesù e Dio; aveva perfino dei dubbi se
Gesù Cristo fosse mai vissuto. – Io gli dissi: "Sapete voi come ho
riconosciuto che Gesù Cristo vive? Sul letto di morte, a vent'anni, mi fu
ridonata la vita per la seconda volta. A quel punto ho detto a me stesso: “Se
la prima volta non ho compreso per che cosa mi era stata data, la seconda volta
la devo consacrare al mio Dio!”. Da allora non ho avuto nessuno con cui potessi
consigliarmi. Anche se mi si diceva: “Leggi nella Bibbia!”, oppure: “Va’ in
chiesa!”, in me avevo solo l’impulso di essere grato al mio caro Dio e di voler
esprimere questa gratitudine attraverso un modo di vivere che fosse a Lui
compiacente. E ad un tratto, dopo molto tempo, mi fu rivelato che mi era stata
indicata la vita di Gesù attraverso il mio stesso interiore. Allora mi dissi: “Dovevo essere risvegliato sul letto di
morte, attraverso così grandi dolori, per riconoscere quella vita, tramite la
quale il Padre mio Celeste voleva abbreviare la via all'umanità”. Perciò
all'uomo è stata data la coscienza, e già a scuola ci è stato insegnato che la
voce della coscienza è la voce di Dio. Così io riconobbi che Gesù Cristo è Dio;
la divinità di Gesù Cristo mi è stata dimostrata da me stesso, e compresi la
parola che Egli ha espresso: «Se
conosceste il Padre Mio, conoscereste anche Me. Ma voi non conoscete il Padre
Mio, perciò Egli Mi ha mandato, affinché Io vi spiani la via che porta al Padre».
Io lo tradurrei così: se aveste l'amore, avreste anche i principi dell'amore.
Ma così non avete l'amore, e perciò abusate dei principi che sono la via che
porta all'amore.
Il pastore non aveva mai sentito niente
di simile.
Gli uomini si devono guidare così;
allora li si guiderà laddove essi possono sperimentare la divinità di Gesù in
se stessi.
[indice]
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Dalla fede all'amore, dall'amore all'attività
L'opera redentiva è affidata all'uomo. Non
soltanto tutti i Cieli aspettano, ma anch’Egli, il Padre nostro Santo, aspetta
con desiderio ardente l'ora in cui potrà venir sempre più vicino alla Sua Terra
e ai Suoi popoli. Ma non può venire più vicino attraverso la Sua vita, Egli ci può venire più vicino soltanto attraverso la
vita divina resa in noi possibile da Lui. Essa è anche la Sua vita, ma è
subordinata al nostro sviluppo. Sta certamente in noi, ma vuol essere curata
indirizzandola dalla fede all'amore, dall'amore all'attività, ma solo fin dove
diamo spazio alla Scintilla divina in noi, che Egli, fin là, si personifica in
noi. Perciò le Sue parole sono le mie parole, quale quelle di un uomo maturo, e
le Sue Leggi dell'Amore sono poi le mie stesse leggi. Quale uomo maturo io la
penso così, e nessun altro frutto matura completamente all'albero dell'umanità
come lo ha personificato Gesù Cristo. Solo Lui ha dischiuso lo sviluppo
dell'umanità fin su alla conoscenza di Dio. Solo Lui ha rimesso l'umanità sui
propri piedi, in modo tale che l'uomo, adesso, sa come deve comportarsi di
fronte al suo Dio e di fronte al suo prossimo.
Queste sono verità che non passeranno
mai! «Cielo e Terra passeranno, ma queste
parole no!» Esse sono parole provenienti dalla Sua vita santificata, che in
se stesse le comprende ogni petto di figlio. E quando verrà il tempo, i Suoi
veri seguaci illumineranno e personificheranno queste parole; allora tutte le
testimonianze esteriori scritte su Gesù non saranno più necessarie, perché qui ci sarà il Vangelo vivente[2].
Per questo, poi non sarà più necessaria nessuna fede esteriore, poiché tutti
gli occhi Lo vedranno nella Sua Essenza. Allora però anche i Raggi di questa
nuova vita penetreranno nel macrocosmo; il messaggio penetrerà poi fino alla
stella più lontana. E come un giorno ci fu portato il messaggio attraverso
l'angelo Gabriele, così sarà annunciato a tutti i popoli questo messaggio: «Io vi annuncio una grande gioia che sarà
riportata a ogni popolo. La vostra ora è qui, dove anche voi avrete una parte
nel Cuore del Padre, attraverso i Suoi figli e attraverso le Sue figlie». –
Ciascuno in tal modo lo potrà riportare al cuore dei fratelli, e in questo sta
l'accorciamento della Via della redenzione, la quale si fa spazio in noi per la
vita divina. Ciò che in questa vita ha trovato spazio in noi, non è soltanto la
presenza di Dio, ma questa è l'Essenza interiore di Dio. Infatti, solo attraverso l'abnegazione entra nella
nostra anima una particella della vita divina, e con ogni particella di questa
vita divina entra del tutto autonomamente una parte della conoscenza di Dio e
una parte della Forza divina.
[indice]
۞
Chi ama il Padre, questi è il figlio
«Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me, e
nessuno conosce il Padre che solo il Figlio». Chi è il Figlio? Chi ama il Padre
sopra ogni cosa, questi è il figlio; lo è anche chi mette l'amore al primo
posto della sua vita, lo è anche se è una sola parola buona, se viene asciugata
una sola lacrima al figlio, oppure viene inviata in Alto una preghiera per il
nostro prossimo smarrito, quando l'amore non vive più per se stesso, e l'uomo
che non vive più per se stesso, vive poi in Dio. Chi rimane nell'amore, questi
rimane in Dio e Dio in lui, e pur se siamo criticati, se vediamo qualcosa di
ingiusto, nulla accade senza il permesso divino. Tutto è scuola per noi stessi.
Anche quando vediamo in noi degli errori, non dobbiamo essere tristi; dobbiamo
rallegrarci che li abbiamo notati, e se preghiamo per ricevere forza, allora ci
verrà anche la forza per correggere i nostri errori.
Ogni errore è associato a una sfera,
dietro a ogni errore stanno tutti coloro che hanno ancora lo stesso errore.
Così l'uomo risvegliato può essere un pioniere per coloro che stanno ancora al
di fuori della grande meravigliosa vita. Infatti, l’amore-umano ha il potere su
quelli che stanno nelle sfere inferiori. Colui che sta nelle sfere inferiori,
che si allontana da questo amore, è schiavo di un potere estraneo e come tale
non troverà mai pace. La Scintilla divina non è, in certo qual modo, soltanto
una particella dell'intero uomo; la Scintilla divina è un’abilitazione
dell'uomo. La mia intera vita non ha nessun valore se non sento nulla per il mio
prossimo. Così com’è l’atteggiamento della mia vita, così rimarrà in tutta
l'eternità, ed io lo comprenderò con piena certezza, e poiché tale è
l’atteggiamento della mia vita, anche il Padre mi darà sempre di più. Con la
crescita dei miei fratelli e sorelle, Egli, per curarli, mi darà anche dei
ricchi doni, mi darà del Pane celeste. Io però so anche che la spiga è più
bella della semenza; so anche che sto davanti a piccole schiere e che un giorno
i miei seguaci staranno davanti a popoli, poiché quanto più abbiamo accesso
alla vita di Gesù tanto più Egli è Tutto in tutto per noi. Egli ha ceduto tutto
ai Suoi veri seguaci, e questi, attraverso il Suo Amore, Grazia e Misericordia,
sono diventati spiritualmente ricchi ed avranno accesso sempre di più al Suo modo
di vedere, al Suo Cuore. Tutte le membra possono riposare nell'organismo
dell'uomo, ma il cuore non può riposare, ed è prerogativa dei figli di Dio il
fatto che non giungano mai al riposo, che vivano per il grande insieme. Sì, le
patrie capanne che stanno nelle sfere inferiori del Cielo saranno celestiali e
magnifiche, invece nelle case divine dei Suoi veri figli vi sarà la massima
semplicità, la massima schiettezza e la massima modestia. In ciò sta celato il
più grande.
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۞
Il più alto modo di vedere è tendere a Gesù
Quanto poco ha in sé l'uomo, tanto più cerca il bello al di fuori di sé.
La ragione della bellezza, l’impulso verso il bello giace in lui, ma finché
cerca al di fuori di sé, non sperimenterà ciò che è la cosa più alta, poiché il
più alto modo di vedere è tendere a Gesù. «Le
volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non
ha dove posare il Suo capo», questo non è stato espresso solo per la Terra,
ma valeva per tutte le eternità delle eternità.
Il Padre nostro Santo, nulla chiama Sua
proprietà, sebbene tutto appartenga a Lui. Solo ciò che è proprietà di un Suo
figlio diventa Sua proprietà. Infatti, Egli ha insegnato con queste parole: «Il più piccolo è il più grande nel Mio Regno,
e il più debole è il più forte…», Egli con ciò non ci ha dato solo una
regola di vita, no! Egli ci ha rivelato la Sua stessa costituzione di vita,
poiché quando dice: «Il più piccolo è il
più grande nel Mio Regno», allora questo più Piccolo è Lui stesso, e quando ci dice: «Il più debole è il più forte», allora questo debole è ancora Lui
stesso.
Un giorno, in Loschwitz,
abbiamo sperimentato come Gesù davanti a un uomo nobile, a un insegnante, ha
espresso queste parole: «Di fronte alla
Mia persona tu sei soltanto un pulviscolo di polvere di un granello di polvere,
ma davanti al desiderio del Mio Cuore nei confronti dei Miei figli Io sono un
granello di polvere della polvere di un granello di polvere». Ponderatelo,
è l'eterna Verità!
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۞
Dove sono le luci che splendono?
La cosa più bella è quella di conoscere la Luce dell'eterna Verità, ma
non per se stessi, bensì per aiutare, perché in questo tempo che non ritornerà
mai più, il Sole ha perduto il suo splendore.
Nel nostro tempo il Sole dell'Amore di
Dio ha perduto il suo splendore, come è detto in Matteo 24, 21: «Verrà una tribolazione che non è ancora mai
stata, che non ritornerà mai più finché esisterà questa Terra …». Allora,
noi oggi siamo destinati a poter camminare su questa Terra per impegnarci, come
ha fatto il nostro caro Padre che, come Gesù, non ha rinnegato il Suo alto modo
di vedere, bensì ha anche dato tutto per essere presso i Suoi figli. E noi qui
ci dovevamo deliziare nelle magnificenze, all’infuori di una: operare il più a lungo possibile su questa
Terra! E ciò anche se fosse per amor di un singolo uomo, se viene trovato
ancora solamente un singolo cuore; allora l'impiego già ne vale la pena.
Una vita simile non è difficile. È
difficile solo se l'uomo si fa una legge propria. Mentre egli deve lasciarsi
dominare dall'amore, amore che è già messo dentro ciascuno, il quale vuole solo
guadagnar spazio, e l'occasione verrà del tutto da sé.
Io ho continuamente timore che ciò che
vi do sia troppo poco per i molti che odono. Vorrei metterci dentro, insieme,
il mio cuore, incorporarlo alle mie parole; ma non ne ho bisogno, perché lo
stesso cuore batte nel petto di ciascuno,
sebbene molto spesso è ancora coperto, inascoltato. Perciò mi è sacra la
lotta per il modo di pensare di un fratello o di una sorella.
Dove sono le voci che diventano forti?
Dove sono le luci che splendono? Tutti si basano sulle rivelazioni, sulle
tradizioni, sulle dimostrazioni delle Scritture, ma approfondire la vita in se
stessi, miei cari, questo vuole essere conquistato combattendo. Se questa
possibilità ce la donasse il Padre, allora non la potrei chiamare mia. Ma se è
mia, allora non ho più bisogno di domandarla a Lui. Infatti, se io Gliela
chiedo – a Lui che non è solo Padre, a Lui che è anche la personificazione
delle Sue eterne Leggi – Lui mi potrà dare soltanto la risposta che corrisponde
allo stato di maturità della mia persona. Se invece io non ho bisogno di domandarGlielo, allora dietro di me come uomo sta il Suo infinito
ed eterno Amore. Perciò il Figlio ci ha resi liberi. – Ricordate: «Pietro, ciò che tu sciogli sulla Terra è
sciolto anche in Cielo» [Mt. 18,18].
Io posso condurre l'intero inferno al
Cuore del Padre, …se esso viene con me. La via è libera. Come dire: “Ciò che è
stato è passato, ed è coperto per tutte le eternità!”. – È così che io conosco
Lui, che conosco il magnifico Padre. Se questo vuole venire insieme, …la via è
libera, per questo Egli è morto. Per questo Egli ha sofferto fino a dire: «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?».
Dietro al Suo Amore sta la Sua forza onnipotente, la Sua forza che tutto può.
In un altro passo ci dice: «Tutto ciò che
chiederete al Padre nel Mio nome, Egli ve lo darà». Ben inteso, ‘tutto’. A
Lui niente è impossibile. «Ciò che
chiederete nel Mio nome»; ‘nel
Mio nome’, – va compreso ‘dal Mio Cuore’.
Io non sento alcun consumo di energie.
Vedete, se lo spirito ha la supremazia, pareggia le lacune nell'anima, e
l'anima avrà nuovamente la forza di pareggiare le lacune della sua veste, della
sua veste materiale, il corpo! Egli mi ha insegnato: «Il Mio Regno è dentro di voi, esso non viene con sfarzo esteriore»
[Lc. 17,21]. Nell'uomo stesso giacciono miliardi di
germogli per nuove Creazioni. Per lo spirito, mille anni saranno solo un
momento fuggevole. Nella misura in cui questo spirito diventa divino, eternità
diventeranno come ore. «Eternità
passeranno, e incessantemente Io creerò nuovo Pane per il vostro spirito
crescente». Io l'ho già sperimentato. Perciò comprendetemi: io esalto
questa esperienza affinché diventi anche una vostra esperienza.
La mia vita non è mai stata così bella
come adesso; essa diventa più bella di giorno in giorno, e di tutto ciò che è
imperfetto davanti ai miei occhi, io so che tutto questo è scuola. Questa mia
ammissione è qui l’occasione per dimostrarvi che tutto, ma proprio tutto il
malato, sia elevato e sanato. Questi sono i segni del vero ritorno del nostro
Salvatore, nello spirito, nella verità e nella Sua magnificenza.
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Il sacrificio dell'Amore fino alla morte, per i figli
Dalla ricchezza del microcosmo-uomo, dipende la redenzione del
macrocosmo. E vedete, la ricchezza del microcosmo è la vita dello spirito. Noi siamo
uomini individuali nel grande Uomo cosmico. Questo grande Uomo cosmico include
tutto l'imperfetto, quindi anche la possibilità di poter fare proprio il
massimo. Questo è possibile solo sui gradini delle imperfezioni, fin su al
gradino del Divino attraverso l'abnegazione e attraverso l'irresistibile brama
di diventare una cosa sola con Colui che è il Centro della nostra vita. Gesù
disse alla samaritana: «Se berrai da
questo pozzo, non avrai più sete» [Gv. cap.
4,14]. – Questo pozzo in fondo rappresenta l'intera Creazione visibile. Questo
pozzo simboleggia però anche la propria vita, quella dello spirito-uomo
raccolta nell'uomo, se l'uomo si ferma sul gradino di questa vita. Come Egli,
il nostro eterno Padre Santo, nulla ha chiamato all'esistenza per Sé, come per
Lui non esiste nessun altro pane che
il nurtirSi e fortificarSi
della Sua stessa vita, servendo i Suoi amati figli, gli uomini di questa Terra,
io provo questo nel mio stesso cuore. Io sperimento che il Suo più bel momento
fu la morte per l'amato uomo. Là soltanto, sulla croce, il fuoco del Suo
infinito Amore trovò il punto d’appoggio. Là questo eterno Amore divenne ‘il
sacrificio’, fino alla morte dell'Amore, con la Sua sepoltura. Egli certamente
non rimase nella tomba, certamente è risorto; nondimeno il Suo sacrificio
mortale fu una rivelazione prediletta del Suo infinito Amore, Amore che Si
sottomette finché l'ultimo dei Suoi prescelti, dei Suoi primogeniti, non sarà
ritornato.
Oh, per afferrare questo ci vuole una
comprensione superiore. Mi ricordo la frase citata dal nostro Kurt Limley: "La Sua alta meta, nessun uomo te la può
esprimere completamente. Essa deve battere qui,dove il Cuore del Padre batte
nel tuo cuore".
Egli può rivelarSi
all'uomo solo fino a quel gradino sul quale sta l'uomo. Finché l’uomo non sta
ancora sul fondamento dell'amore, tale da voler morire per i suoi fratelli, non
è ancora ricettivo per il centro del Cuore dell'eterno Amore. E finché non
diventa ricettivo per il centro del Cuore dell'eterno Amore, egli non può ancora
trasfigurare se stesso nel Padre suo Celeste. Con la trasfigurazione dell'uomo
il perfezionamento dell'Opera di redenzione va mano nella mano, sviluppandosi
gradatamente, non in un attimo, bensì come un albero che si sviluppa,
producendo foglie, fiori e frutti.
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Il mistero della redenzione
Oh, questa è una santa ora, un momento da lungo tempo previsto. Così lo
vedo adesso: vedo attraverso lo spirito il lontano stender la mano indietro,
alla nostra vita antecedente, e alla nostra preghiera di poter far parte di
coloro che porta la Terra. Vedo anche la preghiera assai supplichevole al caro
Padre Celeste: "Fortificaci, quando
dimoreremo su questa Terra consacrata e ci circonderanno le tenebre, affinché
ci riuscirà di romperle, così che la Luce del Tuo Amore liberante possa
penetrare fino al centro dell'inferno". Quell'abisso, che noi vorremmo
innalzare, dovrà prima diventare nostra stessa esperienza. I non salvati non
riconoscono nessuna vita estranea per salire in alto; essi riconoscono solo la
vita che è nata dai loro stessi abissi.
Nel principio, come Gesù, l'Opera di
redenzione l’ha già compiuta Iddio, ma se tale Opera di redenzione fosse
dipendente solo dal nostro Salvatore Gesù Cristo, allora l'uomo sarebbe spodestato.
E nondimeno, era abilitato l'uomo a
diventare il riflesso dell'eterno Amore; questo fu il motivo della Sua
creazione.
Vedete, quanto più un uomo possiede
amore, tanto più riccamente il suo sentimento si munisce di corde, e tuttavia,
egli diventa anche tanto più mansueto, e tanto più desidera questo santuario!
Da ciò apprendiamo che il Padre Celeste, quale sommo Amore, possiede il
Sentimento con le corde più fini, ma anche il più santo Desiderio per l'amore
reciproco. L’amore ha di nuovo bisogno d'amore, l'amore vuole crescere; per
questo ha di nuovo bisogno d’amore. Tutte le legioni angeliche non possono
essere un completamento dell'eterno Amore, perché ciò che sono, lo sono
certamente anche nella loro vita libera; tuttavia essi non hanno lottato per
questa vita, essa è stata loro donata. Perfino la vita di un principe angelico
non è sua propria. Perciò l’impulso verso l’incarnazione di Dio su questa
Terra, proprio oggi in questo tempo, in cui siamo profondamente circondati
dalle tenebre. Nondimeno, l'eterno Amore sorveglia queste tenebre che possono
avvolgere l'uomo solo in misura tale da dargli anche la forza di elevarsi di
nuovo al di sopra del buio, con l'impiego del suo stesso io. "Con l'impiego del suo stesso io!".
– Se egli non trova più la forza di rinnegare il suo io, allora la sua crescita
cessa, e poi il Padre lo richiama. Ma finché è ancora qui, ha anche le
occasioni, affinché ogni (forma di) vita imperfetta possa appellarsi a lui; e
finché questa non riuscirà più a
trattenerlo dalla sua meta, di vivere soltanto per il Padre suo Celeste, fino
ad allora egli non può entrare nell'unità dell'uomo con Dio. Quest'unità
dell'uomo con Dio la intendono anche i versetti di Angelus Silesius[3]:
“Sono grande come Dio, perché Dio si è
fatto piccolo come me. Egli allora non può essere al di sopra di me, e io non
posso essere al di sotto di Lui”. – E inoltre in un altro versetto: “Io sono l'Unico nell'infinità, liberaMi tu, figlio, da questa Unicità”.
In questa unità l'intelletto più acuto
non ha più nessuna arma contro Dio, poiché ora Lui, un Proceduto attraverso
l'amore dei Suoi figli, d’ora in poi e continuamente, regna di eternità in
eternità non più come Colui che era l'eterno Unico. No! Egli regna poi come il
Proceduto dall'amore dei Suoi figli. Allora per noi esisterà ancora un solo
desiderio: lottare per arrivare a questo gradino, affinché anche in noi una
parte di questo eterno magnifico Creatore diventi nostra proprietà!
Mi dice lo Spirito: «In voi voglio diventare interamente vostra proprietà». Si compie così la
Parola del Vangelo: «Nessuno conosce il
Padre se non il Figlio, e nessuno viene al Padre se non attraverso il Figlio»
[Mt, 11,27]. Ciò che nessuna bocca può esprimere, si rivela nell'uomo.
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La cosa più santa è senza parole
Una vita che ancora si può esprimere attraverso le parole, ha già
perduto qualcosa del suo contenuto. Infatti, la cosa più santa e più alta
dell'uomo, si esprime nell'amore per il suo circondario, nella dipendenza da
tutto ciò che lo circonda. È qui che si trova il luogo di nascita dell'eterna
Parola. Si tratta solo di conservare la propria quiete in questo tempo
inquieto; si tratta solo di rimanere calmi e considerare tutto con l'occhio del
Salvatore, anzi, non uscire da questo santuario dell'amore, ma rimanere sempre
in esso.
Noi ci possiamo impegnare per Lui,
talvolta senza nemmeno quasi afferrarlo. Per far questo Egli ci aiuta ancora
come un Fratello, così che riusciamo ad avere la forza di adoperarci per Lui per
amor della nostra beatitudine.
O Amore, quanto grande sei Tu! Perciò,
crescere, significa il valorizzare da parte nostra verso di Lui il materiale
che ci sta a disposizione. Per questo esso ci è stato dato, non perché
conseguissimo con sforzo una facoltà, no, ma solo a cagione dell'amore,
affinché si ritorni continuamente e del tutto da se stessi alla vita di Gesù,
quel Gesù che non chiamava ‘Suo’
nemmeno una pietra.
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Io lotto per la gioia del mio prossimo
Vi ho già riferito, come un giorno, poco dopo la fine della guerra, alla
tomba del nostro fratello e amico Otto Busch ebbi a
dire:
"O mia amata patria, se tu avessi
seguito il richiamo allettante del tuo Salvatore, i tuoi confini esisterebbero
ancora, e tu, Dresda, mia città natale, anche le tue mura esisterebbero
ancora”. Perciò impariamo da queste esperienze. Qui c'è la bara del fratello
mio, eppure lui stesso sta al mio fianco come risorto, come vivente, e mi dice:
«Fratello, dai il meglio di te!»".
Quel giorno il sorvegliante che serviva
nel crematorio disse: "Sono vent'anni che lavoro qui, tutti i giorni sento
discorsi, ma come questo non l’avevo mai sentito". – I tempi per officiare
le condoglianze nel crematorio sono stabiliti al minuto. Mentre parlavo,
l’intera compagnia di pompe funebri della successiva inumazione stava già
davanti alle porte, e tuttavia il sorvegliante non mi diede nessun segno per
smettere, nonostante avessi superato il tempo stabilito.
Tra i partecipanti di allora sedeva
anche una giovane signora con il viso e le labbra molto truccate. Io pensai:
“Oh, …quali contrasti!”. Alla fine si alzò dal suo posto e venne da me
dicendomi: "Voi avete scosso profondamente il mio cuore! Come vi devo
ringraziare?". Me lo disse in modo molto agitato. Io le risposi: –
"Oh, cara sorella, soltanto a Uno spetta l'onore, e questo è il nostro
Salvatore Gesù Cristo". Nonostante il luogo, anche alcuni altri
partecipanti mi volevano parlare.
Quattro settimane dopo la sepoltura,
quella giovane donna mi invitò, e questo invito divenne un incontro benedetto.
Come risultò, era una donna di S., discendente dall’antica veneranda nobiltà,
con molti celebri avi. Ebbi con lei stupendi scambi di idee. Poi, dopo molto
tempo, parlò così a tutti i presenti nel circolo: "Cari amici, vi prego
cordialmente: non chiamatemi più col mio nome, chiamatemi sorella Emma".
In seguito portò con sé pure la sua migliore amica, una dama con i cappelli
bianchi, altrettanto di alta discendenza. Mentre stavamo così insieme discutendo
del Divino, la dama dai cappelli bianchi si alzò e porgendomi la mano disse:
"Sappiate: da 19 anni questo giorno è il più bello della mia vita". –
Le chiesi: "Perché, cara sorella?". – Mi rispose: "Io ho avuto
due floridi figlioli, entrambi erano ufficiali. Uno in guerra andò a picco con
la sua nave, l'altro è stato fucilato. Visto che mi avete dato questa
consolazione, che i miei figlioli vivono e che nulla è accaduto senza l'Amore
di Dio, anzi, che ritroverò i miei figli custoditi da Dio, questo giorno da 19
anni è il più bello della mia vita". Fu un toccante momento! Per tale
gioia del mio prossimo io combatto, ma per questo ci vuole l'aggiunta del
proprio io. Allora si potrà dire: «Ciò
che nessun occhio ha mai veduto, ciò che a nessun uomo né a nessun angelo è mai
venuto in senno, Io l'ho preparato per coloro che Mi amano». Mi riempirei
di intima tristezza se non avessi già raggiunto il grado di maturazione che il
Padre mio brama per i Suoi figli su questa Terra.
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Nella vita modesta c’è la gioia più grande
Per me la gioia più grande sta nella vita modesta. Questo tratto
caratteristico resta anche nell'eternità. In conseguenza di ciò, le
magnificenze, che ci saranno certamente anche di là, non corrispondono ai nostri
bisogni più interiori, ma è l'amore che ha bisogno di queste magnificenze, per
utilizzarle per coloro che crescono in queste e vanno verso l’alto. Una sola magnificenza rimane
incomparabile, e questa si chiama: ‘Che cosa Ti ho portato, eterno Amore?’
Questo, però, vale anche nel rapporto
del nostro Padre Santo verso i Suoi figli. A Lui appartiene tutto, sia nel
Cielo come sulla Terra, ma la Sua somma beatitudine Gli prepara solo ciò che ha
offerto ai Suoi figli. Egli ha sacrificato la Sua vita per questi. In
conseguenza di ciò questa vita deve essere rivelata attraverso i Suoi figli. Il
nostro meraviglioso Padre si vuole configurare nei Suoi veri seguaci. Egli
stesso ha detto: «Quello che avrete fatto
a uno dei Miei più piccoli fratelli, lo avrete fatto a Me». E il vero
seguace di Gesù dice: “Quello che hai fatto per il mio Salvatore, lo hai fatto
a me”.
Chi ama il mio Salvatore ama anche me,
poiché chi ama il mio Salvatore ama anche il perduto, e questo include anche la
parte imperfetta dei propri amici nell’Amore del Padre.
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L’ateo
In Warnsdorf conobbi un attempato cristiano, e
alla fine della nostra conversazione nella casa dei vegetariani in Warnsdorf, lui disse: "Caro fratello, il mio unico desiderio
era di udire la pura parola di Dio dalla bocca di un uomo. Oggi l'ho sentita.
Ora ho ancora un desiderio: sul mio terreno si trova una piccola altura, e se
tu venissi là, io vorrei invitare tutti coloro che riesco a raggiungere così da
farti tenere un'ora di meditazione. Se mi accordi questo desiderio, allora
vorrò volentieri morire". Ci accordammo per una domenica, e questo
fratello riuscì veramente a invitare dei conoscenti da tutte le comunità e da
ogni dove, perfino degli atei. In particolare al mio fianco sedette anche un
giovane uomo. Dalle sue parole, già dal suo sguardo, io vidi che era un ateo, e
come iniziai il mio discorso, a un tratto mi obiettò che non esisteva nessun
Dio e lo espose dettagliatamente. Espresse il sospetto che forse io ero venuto
lì per uno scopo egoistico, per stravolgere le teste alla sua gente. L’intera
adunanza s’inquietò. Gli intimarono che smettesse di parlare, ma poiché
continuava a parlare, alcuni si alzarono e gli vietarono di continuare . Dissi
io: "Cari amici, questo non vale per voi, vale per me. Abbiate solo tanta
abnegazione e lasciate finire di parlare questo fratello". E a lui perfino
dissi: “Fratello, esprimiti!”. Quando ebbe finito, di nuovo parlai io; oggi non
ricordo più le parole che il Padre mi mise nel cuore. A quel punto egli gridò
tutto in una volta: "Sappiatelo, voi tutti non
comprendete quest’uomo!". Poi non espresse più una parola. Rientrò in sé e
restò in silenzio.
Il mio tema principale quella volta fu
la libertà dell'uomo, la grandezza dell'uomo come la più grande Opera di Dio,
quel Dio che ha creato l'uomo. Io gli posi davanti agli occhi la Creazione,
nella quale ciascuno di noi non sta sotto alcuna costrizione di credere oppure
no in un Dio, né in una continuazione della sua esistenza. Questo tema penetrò
profondamente nel cuore del giovane uomo. Egli venne poi alle nostre adunanze
in Ebersdorf, e ogni ottava settimana in quel paese,
di sabato sera, sedeva nell'angolo estremo della stanza e lì stava ad
ascoltare.
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La vecchia matrona
Durante quell'ora serale – vedo ancora come i fratelli giovani si
prendevano l'un l'altro per le mani e portavano così gli anziani sul monte –
alla fine venne da me un’anziana madre e disse: "Caro fratello Georg, non
vorresti benedire la mia vecchia madre?". Ahimè, dandole un’occhiata,
poiché aveva i capelli bianchi, mi domandai se l’avevo capita giustamente.
Nondimeno andai con lei.
Giungemmo in una vecchia casetta
contadina, nella cui stanza stava una credenza da cucina del 16° secolo; era
ancora adornata con il colore rosso dell’epoca, per il resto non c'era
nient'altro nella stanza, oltre le sedie tutt'intorno, ma tutto pulitissimo.
Dietro la stufa c'era un giaciglio di paglia ben fatto, un giaciglio cosparso solo
di paglia, e sulla paglia c’era stesa una tela grigia: là giaceva la sua
vecchia matrona di circa 90 anni. Inoltre c'erano anche alcune vecchie amiche
in visita da lei, anch’esse oltre gli ottant'anni.
La stupenda esperienza fu che potei
testimoniar loro il caro Salvatore come nostro amato Padre Celeste, così che
una delle molto attempate matrone disse: “Siamo così vecchie, e soltanto oggi
ci hai rivelato la vita del caro Salvatore, e che Egli è il nostro amato Padre
Celeste. Allora dovrai accettare da me un gesto d’amore: ti accompagnerò fino a
Röhrsdorf". – Ora però c'era poco tempo fino
alla partenza del treno. C'era da fare un’ora di strada fino a Röhrsdorf, e tuttavia dovevo camminare lentamente con lei.
Cominciai a guardare spesso il mio orologio se era tardi, finché alla fine
ringraziai la cara vecchietta pregandola di non accompagnarmi più oltre.
Arrivai comunque ancora in tempo alla meta quando le porte del treno erano già
chiuse, eppure potei salire ugualmente su quel treno, nel mentre si avviava.
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Il fanciullo sordomuto
Röhsdorf
era un delizioso villaggio presso Mergtal,
sull'altura c’era la chiesa. Con il tempo si era sparsa la voce che quella domenica
e anche l'altra sarebbe venuto da Dresda un artigiano per parlare sulla vera
religione. Un operaio aveva anche sentito che attraverso quest'uomo parlava
Dio. Egli venne a Röhrsdorf con un fanciullo per
l’ora. Io non sapevo che questo fanciullo fosse sordomuto. Quando l'ora fu alla
fine, l'uomo venne da me con il pargoletto di tre anni e disse: "Non
prendereste una volta in grembo il mio figlioletto?". – “Ah”, dissi io,
“io amo tanto i bambini”. Lo presi in grembo senza poter far altro che volergli
un gran bene, e poi lo restituii al padre, poiché di nuovo ero già stato
chiamato a colloquio da altri fratelli e sorelle. Sei settimane più tardi
tornai ancora nella stessa località. Dopo il mio discorso venne da me
quell'uomo: "Posso permettermi di parlare anch’io una volta?”. – "Non
c’è bisogno di chiedermelo. Qui noi siamo tutti come una famiglia". Allora
si fece avanti e raccontò come un collega fosse venuto da lui dicendogli che
tal giorno sarebbe venuto l'artigiano attraverso il quale parlava Dio. E poiché
lui aveva un figlio sordomuto, si era detto: ‘Voglio mettere alla prova
quest'uomo se attraverso di lui parla veramente Dio’. Così mi aveva dato suo
figlio sordomuto. Non appena lui stesso l’aveva riportato a casa, il fanciullo
aveva udito all'improvviso ed aveva anche cominciato a parlare. Questa
testimonianza la diede davanti a trecento e più persone.
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Guidati dall’Alto per passare il confine
Delle meravigliose guide ai punti di passaggio sul confine cecoslovacco
negli anni trenta, l’ho già raccontato precedentemente. Un giorno avevo
impacchettato nello zaino per la prima volta l'opera dell'Evangelo di Giovanni
di dieci volumi[4],
e andai a Zinnwald. Come arrivai all’ufficio della dogana,
il doganiere che stava già lì mi chiese: "Che cosa avete qui?". – Io
gli dissi: "Mio signore, questi sono libri puramente cristiani". –
"Bene, venite dentro". I libri furono tutti tirati fuori e i dieci
volumi stavano sulla scrivania. "Non sapete che questo è vietato?". –
"Sì, lo so, ma, mio signore, queste sono rivelazioni di Dio, del Padre
nostro Celeste, rivolte all'umanità. Un semplice e retto uomo l'ha messo giù
per iscritto sotto ispirazione di Dio. Io ho amici in Bodenbach
che le desiderano, e volevo portare i libri oltre il confine con la fiducia
della protezione di Dio". – Il funzionario guardò i libri e disse:
"Qualcosa così l'ho già desiderata da molto tempo. Dal momento che esiste,
dove posso trovarla?". Poi discutemmo amichevolmente su questo argomento,
finché non arrivò un altra automobile che doveva ispezionare. "Bene,
impacchettate i vostri libri. Vi rilascerò anche un foglio dove certifico che
ho controllato il vostro zaino, affinché strada facendo non abbiate
fastidi".
*
Un'altra volta fui invitato in Warnsdorf nella casa di amici vegetariani, e fratello Hugo
N. che mi accompagnava disse: "Sai cosa facciamo oggi? Metti tu il
berretto da ferroviere". Lui era, appunto, ferroviere. Ebbene, mi sentivo
un pochino a disagio, e interiormente non mi sentivo tranquillo, ma indossai il
berretto; Hugo portava lo zaino pieno di libri. Finché si andò lungo il
terrapieno della ferrovia, eravamo ovunque salutati dai funzionari della
stessa, ma come arrivammo alla stazione del confine ceco, comparve un
funzionario in abito civile. "Siete stranieri"? –
"Sissignore". – "Che cosa avete in questo zaino?". –
"Immagini del Salvatore". – "Ebbene, venite. Toglietevi lo zaino
e prendetelo in mano". Io seguii l'ingiunzione, il funzionario andava
accanto a me e Hugo e un secondo funzionario era dietro di me. Ora entrammo
nella dogana. Là c'erano ancora due altri funzionari. "Togliete tutte le
immagini". Trenta di tali immagini le posammo sul tavolo, in modo che si
potessero contare. "Allora abbiamo fatto una buona pesca, dobbiamo andare
a chiamare il commissario". – Andarono a chiamare il commissario. Questi
venne, vide il tavolo pieno di immagini e accanto a queste ancora quattro
fascicoli dei "Doni di Grazia"[5].
– Allora il commissario disse: "Volevate portare tutto questo oltre
confine?". – Risposi io: "Signor commissario, chi è puro dinanzi a
Dio, è puro anche dinanzi agli uomini. Sono stato invitato nella casa di amici
vegetariani in Warnsdorf e là devo tenere un discorso
sul vero cristianesimo. So bene che è proibito prendere o portare delle cose
con sé, ma io volevo preparare una gioia ai miei amici". – "Voi
volete fare un commercio…", mi interruppe costui. –Io ripresi: "Fare
un commercio con il nostro Salvatore Gesù Cristo? Signor commissario, la mia
coscienza sta più in alto di un qualunque patrimonio del mondo". – Ai miei
due accompagnatori che avevano indosso dei bei vestiti, egli dichiarò:
"Voi volete vendere di là i vostri abiti!". Quella volta il marco
stava molto al di sopra della corona. – A ciò io dissi: "Signor
commissario, questi sono miei amici; noi siamo cristiani". Allora
divennero silenziosi. Ora vidi dei poveri ragazzini seduti dentro la dogana che
avevano con sé dei rotoli di filo; io avevo un intero zaino pieno di immagini e
i ‘Doni di Grazia’. Tuttavia sentivo che ora l'uomo si ammorbidiva, e gli
dissi: "Signor commissario, non agite come funzionario. Agite come
cristiano". Questi strizzò l’occhio all'altro funzionario ed io dissi
anche a lui: "Vi prego calorosamente: non agite come funzionario, agite
come cristiano!". – "Ma le immagini devono essere sdoganate". Le
mise sulla bilancia: "10 marchi di dazio, oppure 500 corone". – Io
dissi: "Denaro non ne ho". – "Non avete nemmeno il
denaro?". – “Ma ho un cuore sincero. Appena arriverò dai miei amici,
domani mattina, riceverete il denaro. Rivolgo a voi la preghiera: lasciateci
andare". – "Ora volete ancora passare il confine?". – "Non
si tratta della mia persona, si tratta della glorificazione di Gesù Cristo e
degli amici che mi aspettano". – Allora ci lasciò veramente andare.
Arrivammo proprio al momento giusto. Al mattino dopo, presso la famiglia Seuberlich dove avevo pernottato, tenni un bel discorso.
Allora parlò a noi un angelo: «Se vieni
da destra, dirigiamo le guardie di frontiera così come se tu arrivassi da
sinistra. Nondimeno, ieri ti abbiamo guidato noi nell’ufficio doganale. Anche
là ci sono uomini che devono essere risvegliati». – Fratello Seuberlich ci diede il dovuto denaro per la dogana, ed io
dissi al fratello Hugo: "Hugo, tu prendi con te uno dei ‘Doni di Grazia’
per ognuno dei tre funzionari". Vi scrissi dentro una dedica: "In
ricordo di questo giorno, per puro amore cristiano. Georg Riehle". Ad Hugo
dissi: "Ma non dare i libri prima di aver pagato le corone dovute". –
Quando egli giunse nell’ufficio doganale, salutò amichevolmente i signori e
pagò le 500 corone, c'era lì proprio il commissario. Questi disse: "Che
tipo di uomo è questo? Io non ho potuto dormire l’intera notte. Ce lo saluti; e
se dovesse ritornare per passare la dogana, lo faremo sempre passare".
Solo allora il nostro amico Hugo diede i tre libri in ricordo di questo giorno.
*
Un'altra volta, quando venne compiuto un
grande furto di gioielli e si sospettò che gli autori avessero passato il
confine, venne il giorno in cui dovevo parlare in Politz. Quando al mattino
presto salii nella carrozza ceca, la gente mi rivolse subito la parola:
"Volete andare in Cecoslovacchia?". – "Sissignore, in
Cecoslovacchia". – "I confini sono saldamente sbarrati, perfino con
il passaporto nessuno lo può passare". Tuttavia rimasi sul treno. – E per
caso, senza saperlo, stavo accanto a un funzionario in abiti civili, il quale
mi disse: "Scendete, voi non potete passare il confine!". – Io
risposi: "Mio caro signore, ciò che mi muove a varcare il confine è
qualcosa di molto superiore. Sono un cristiano convinto, di là ho trovato degli
amici e ci raduniamo in Politz per attendere alla
parola di Dio". Mi chiese ancora se io fossi presso una comunità, ed io
risposi: "No, non lo sono. Sono piuttosto un libero pensatore; le mie
esperienze di vita mi hanno portato alla mia conoscenza". – A questo punto
egli mi parlò: "Viaggiate con me. Io sono un commissario sassone. Vi prego
però di ritornare, in modo assoluto, con l'ultimo treno ancora oggi, altrimenti
perdo il mio posto". – "Ve lo prometto". Scesi, ma il confine
era sbarrato, egli andò nell’ufficio doganale. Potevo vedere i funzionari
attraverso la finestra. Anche se non sentii, egli questionò per me, lo
riconobbi. – Poi venne e mi guidò attraverso la barriera, dicendo ancora una
volta: "Vi prego di cuore di ritornare con l'ultimo treno, altrimenti
perdo il mio posto”. Così passai. – Raccontai la vicenda ai miei fratelli e
alle mie sorelle che ci accompagnavano sempre di sera, ed essi dissero: "Fratello
Georg, questo è il funzionario più severo che conosciamo. Quando lui è in
servizio, qui le cose si svolgono in modo particolarmente severo”.
Nuovamente, quando volevamo passare il
confine a Sebnitz, stavano tre funzionari sulla via,
e il fratello che mi accompagnava disse: "Fratello Georg vieni, torniamo
di nuovo indietro". – Io risposi: "No! Una buona volta non vogliamo
tener conto affatto che ci siano funzionari di confine. Vogliamo andare per la
nostra strada in modo del tutto naturale, nella fiducia nel nostro Salvatore
Gesù Cristo". E come andammo nelle vicinanze, i tre funzionari si misero
da parte, si accesero una sigaretta, discussero tra loro e noi passammo in
mezzo del tutto indisturbati. Anche di sera passammo di nuovo indisturbati. Non
me lo posso spiegare diversamente: siamo stati invisibili per le tre guardie di
frontiera. Questo suona fantastico quando lo si racconta, ma per questo ci
vuole la piena fiducia nel caro meraviglioso Salvatore Gesù, ed è così che deve
diventare la nostra vita.
[indice]
۞
Adorare, significa entrare nelle Sue orme
Questa gioia reciproca! In questo grande tempo di tutti i tempi nel
quale noi viviamo, dove lo sviluppo ha prodotto che Gesù Cristo risorgerà sulla
Terra, dove non esiste nessun altra via d’uscita che quella via che Egli ci ha spianato – la riconciliazione – Egli ha
bisogno di uomini che Lo riconoscano, che Lo amino e Lo accolgano. Vedete,
quelli che Lo accolgono, Lo conoscono! E accogliere Lui, significa amarLo; e adorarLo, significa
sforzarsi di entrare nelle Sue orme. Allora il frutto sarà il reciproco amore,
per amore di Gesù all'unione degli uomini. Questa è verità, questa è vita
divina.
Nondimeno, ogni
uomo ha un altro modo di dare espressione a questa vita. Tutte le campane sono
di bronzo, eppure ognuna ha un suono diverso. Non esistono due cose uguali
nell’intera Creazione. Se esistessero due uomini uguali, allora uno non sarebbe
necessario. Non esiste uguaglianza tra gli uomini, non nel profilo, non nel
suono della voce, nemmeno nella conoscenza e nel modo di esprimersi. La nostra
perfezione consiste in questo: che noi non ci separiamo dal nostro prossimo! Le
differenti caratteristiche non ci possono separare; Gesù ha vissuto per noi
d'esempio, per superarle attraverso l'amore tutto abbracciante. Invece di
errori, dobbiamo vedere ferite!
La Terra è una
scuola, una scuola per i figli di Dio, e dove c’è una scuola per i figli di
Dio, l'uomo deve anche imparare a conoscere il più lontano, per poterlo
valutare, per percepirlo come suo prossimo. Perciò non proveniamo come puri
dall'Alto, siamo tutti avvolti con il terreno, e per mezzo di ciò siamo resi
capaci, quando abbiamo trovato uno più alto, di percepire con coloro che non
conoscono ancora il più alto. È così che si può realizzare il principio
dell'amore per il prossimo, quel principio quale base fondamentale della vita
divina, Infatti, Lui che è l'Amore, non può essere separato da nessun essere
umano, neanche da colui che Gli si mettesse di fronte, ostile. Egli non si
separerebbe da costui, perché è il Padre, è il Creatore, è l’eterno Amore. Egli
non guarda a ciò che è l'uomo, ma guarda a ciò che questo può diventare. –
Beato è quell'uomo che impara da Gesù a non guardare il prossimo com’è fatto e come
dovrebbe essere, no. Dobbiamo imparare a vedere nel prossimo ciò che questo può
diventare e che cosa c’è nel Cuore di Dio. Nel Cuore di Dio costui è un
santuario, poiché l'eterno Amore, in Gesù, è morto per tutti, Si è presentato
per tutti, per il santuario della vita divina presente in ogni uomo.
Per il Padre Celeste, un uomo sta più
alto di tutta la Creazione. In verità, un uomo è anche più grande dell'intera
Creazione, poiché l'infinito spazio non racchiude nessuna particella essenziale
che non sia racchiusa in un petto umano; e l'uomo racchiude in sé perfino la
vita di tutti gli angeli, nella misura in cui diventa un portatore della vita
divina. A lui è immesso nel cuore un granellino di frumento dalla spiga di Vita
divina, spiga che l'uomo deve curare, affinché ottenga parte al frutto, quale
spiga di un frumento divino.
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۞
La vita divina vuol diventare convinzione nell’uomo
Se siamo uniti come oggi, possiamo reciprocamente illuminare le
oscurità, così facendo non stiamo su un suolo estraneo, bensì sul suolo della
nostra stessa vita e della verità. La vita di Dio vuol diventare convinzione
nell'uomo. Una volta ho potuto dire: “Io paragono la Chiesa, come ogni comunità
religiosa, a un seminatore che semina una buona semenza. La semenza è la parola
di Dio, il frutto è invece la vita di Dio. Dove la semenza germoglia, cresce un
salvatore, e per la vita di quest’unico salvatore
il massimo è curare le semenze di tutte le Chiese e di tutte le comunità
religiose, affinché producano frutto. Pertanto noi non siamo una comunità per
noi, no! Noi siamo una comunità dell'amore. Siamo istruiti dalla vita divina,
non organizzati dall'esterno, bensì organizzati dall'interno. Se amiamo Gesù
sopra ogni cosa, siamo animati da una massa sanguigna del Suo Amore. Perciò i
cristiani si riconoscono prima di vedersi.
Cari fratelli, tu, da Dresda, e tu, caro
fratello E. da tempo a Berlino, ma anche da Dresda e, qui, quest’altro caro
fratello, adoperiamoci per la Verità divina, allora la Verità lavorerà per noi.
I pensieri sono forze! Gli occhi devono parlare, non solo la bocca; il cuore
deve parlare, allora può parlare l’occhio. Il mondo chiama questo: ‘simpatia’.
Un tale uomo si considera simpatico, la sua aura che lo circonda è attraente,
mentre l'aura di un uomo egoista è respingente.
La nostra vita ci seguirà anche
dall’altra parte, nell'eternità, mentre il sapere rimarrà nella tomba. Ma con
noi dall’altra parte verrà la convinzione. Il sapere è solo una via. Chi rimane
fermo sulla via non raggiungerà la meta. Il nostro Padre Celeste ci concede la
nostra vita terrena per mettere in azione ogni prezioso giorno e per pregarLo, se un giorno non è stato utile. Se quel giorno è
stato inutile e non ha prodotto nulla per il perpetuo, allora deve essere
recuperato. Questi sono i misteri delle sofferenze dell'uomo. Il nostro Padre
Celeste distinguerà poi il breve tempo che a quell'uomo restano ancora dopo i
giorni perduti, attraverso una sofferenza, nei quali quell'uomo non potrà far
altro che aspirare a raggiungere la sua meta, qui su questa Terra. Tuttavia,
solo a pochi tocca la Grazia di visitare questa scuola, la scuola dei figli di
Dio, dove è eretta la scala delle Altezze che dalla creatura condurrà su fino
alla fusione, attraverso Gesù Cristo, con la vita divina, con l'Origine della
nostra esistenza. E se siamo fusi con l'Origine della nostra esistenza, siamo
diventati figli. Allora diventiamo una sola vita, il Padre col figlio.
Una volta il Salvatore ci ha espresso
questa parola: «Io sono un grande
Salvatore, e voi siete piccoli salvatori; Io sono un intero Salvatore, e se
anche voi siete un intero salvatore, allora il Padre Mio, che ha posto sulle
Mie spalle il dominio, lo metterà anche sulle vostre spalle». – Egli non
guarda se siamo grandi, Egli guarda se siamo interi. E se un uomo spesse volte
lotta con le sue imperfezioni e non ha la forza di sostenere la lotta, allora
costui accende l'eterno Amore del Padre Suo Celeste, e l'eterno Amore pareggia
le lacune. Poi dinanzi a Lui sta quell'uomo che ha la volontà ma non può, ma
anche, che corre al Suo petto stracolmo d’Amore.
Quale gioia, quale sgravio, quando le
nostre imperfezioni ci vogliono togliere la nostra pace, e poi possiamo venire
al Padre nostro Celeste in questo meraviglioso Amore, in questo Amore
salvifico. Quando entriamo in contatto con uomini bisognosi di conforto,
possiamo e dobbiamo consolarli, possiamo renderli liberi con questa conoscenza:
“Se aveste tanti peccati come le stelle
nel cielo, come la sabbia del mare e come l'erba sulla Terra, allora devono
essere lavati, per farvi ridiventar bianchi come la neve”.
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۞
Chi è puro dinanzi a Dio?
Una volta mi domandarono: “Chi è puro dinanzi a Dio?”. – Puro dinanzi a Dio,
dinanzi al Santo, non è nemmeno un angelo; tuttavia un uomo che ha perdonato
tutto al suo prossimo, che può scusare tutto, che non vede errori ma solo
ferite, costui è puro dinanzi a Dio. Per questo la parola della Bibbia: «Non giudicate, affinché non siate giudicati.
Poiché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati, e con quale
misura misurate, sarete misurati».
Come noi ci comportiamo verso il
prossimo, così la giustizia di Dio si comporta verso di noi. L'uomo che vede
solo ferite è puro dinanzi a Dio. Ecco la Scrittura che dice di nuovo: «Il servo non è maggiore del padrone». Se
il servo ha una tale fiducia nel padrone, tanto che anche quando incontra una
feccia di un uomo lo consola, allora lo aiuterà l'Amore divino.
“Il servo non è maggiore del
padrone”. Queste parole dicono anche che l'uomo deve essere precursore
dell’Amore divino fin nell'inferno. Perciò il meraviglioso lascito: «Amate i vostri nemici!». Questa parola è
un valido documento per la vita divina. In altre parole: Io vi trasmetto il
potere su ogni vita che è ostile, la quale attraverso di voi deve trovare la
via del ritorno al Cuore dell'eterno Amore. «Benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi
odiano, pregate per coloro che vi offendono e perseguitano, affinché siate
figli del vostro Padre nel Cielo». Qui prorompe il raggio dell'Amore
divino, il Cuore di Dio attraverso l'esempio dell'Uomo-Gesù,
attraverso l'elevazione dell'uomo, affinché questo possa avanzare con il
carattere del suo eterno Creatore. Egli lo eleverà alla parità con la Sua santa
vita. Oh, questo è di una tale profondità, questo è di una tale misura
dell'Amore …!
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۞
L'educazione dell'umanità
Bella è la semenza, ma ancor più bello è il campo. Infatti, la semenza
senza campo rimane granello, invece nel campo essa diventa frutto. Con tale
immagine si vede anche come il lontano da Dio, se apre il suo cuore per questa
semenza divina, viene santificato. Verrà il tempo in cui tutte le nazioni si
piegheranno davanti a questo sentimento, e l'educazione dell'umanità in questi
giorni trascorsi è già come il linguaggio delle pietre, secondo le parole che
Gesù espresse piangendo su Gerusalemme: «Vi
volevo radunare come una chioccia raduna i suoi pulcini. Voi non avete voluto.
Non rimarrà che pietra su pietra!». – Se l'uomo altamente dotato di abilità
non segue l’allettante chiamata dell'eterno Amore, allora nel tempo le stesse
macerie della sua convinzione lo guideranno da sé al Focolare della vita, al
Cuore del Padre.
Questo vale anche per i popoli di oggi.
I popoli sono costretti a tendersi la mano della pace. Se non lo fanno, allora
vengono le armi a parlare; ma il mondo è risvegliato, nessuno vorrà portare più
le armi. Poi la pace verrà da sé sui predominanti, allora la riconciliazione
dell'umanità verrà senza le sue guide. Le scoperte tecniche di oggi sono una
concessione del Padre nostro Celeste; le armi sono così spaventose che i
potenti temono per se stessi. Essi, infatti, vedono la loro stessa fine, se
queste armi fossero impiegate.
In questo tempo ci devono essere degli
uomini uniti con Dio che mantengano il collegamento con il Suo Cuore. Tramite
questo, sorgono poi forze come pensieri
di Dio; forze che non mancheranno di fare il loro effetto sulla Terra
intera. Infatti, un singolo uomo che si sforza di diventare un serio, vero
seguace di Cristo, un cristiano di fatto, spiana alla sua vita divina la strada
alla sua stessa personalità. Se la vita divina è diventata una cosa sola con
l’intera personalità di un uomo, allora diventano libere le forze di Dio che
operano e si affermano attraverso l'intera infinità. Non appena il Sole sorge,
la Terra viene colpita dai suoi raggi, e dove sorge il Sole della vita divina
nell'uomo, ugualmente, la Creazione viene colpita dai raggi della vita divina.
Sia che tali uomini dimorino al Polo nord oppure al Polo sud, coloro che sono
maturi per questa verità saranno trovati da questi raggi, per entrare in
collegamento con tale vita divina quando essa attraversa l’intera Creazione.
Una volta dissi a un tale, che si urtava
per delle personalità predominanti: "Hai pregato per loro?". –
"No", rispose. – "Se non hai pregato per loro, allora non hai nemmeno
il diritto di criticarli". Se abbiamo pregato per tutti gli uomini, allora
non criticheremo mai. Se invece non abbiamo pregato, ci eleviamo al di sopra di
loro e vediamo le loro debolezze. «Tu
però vedi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello», dice la Scrittura, «e non vedi la trave che c’è nel tuo occhio?».
Se gli errori del suo prossimo lo confondono ancora, nell'uomo c’è ancora
un’imperfezione. Se vede solo ferite nel suo prossimo, egli si sforza di
guarirle, o attraverso un cammino di vita esemplare oppure attraverso una buona
parola o una preghiera. E se vogliamo essere cristiani, allora dobbiamo anche
curare un corrispondente cammino di vita esemplare. Non è cristiano colui che è
battezzato nel nome di Cristo, ma un cristiano è colui che, su ogni gradino
umano, si sforza sempre di essere un esempio. Un cristiano ha rispetto davanti
a ogni modo di pensare. Tutti gli uomini, con i loro relativi sentimenti, siano
appartenenti a nazioni, ad associazioni o a gruppi, siano essi singoli, hanno
una meta davanti agli occhi che corrisponde alla loro maturazione spirituale.
Essi vogliono sì il bene, soltanto che non lo conoscono.
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Uomini increduli
Tutti gli uomini increduli sono increduli solo di fronte al loro
concetto di Dio, perché il loro interiore, la loro coscienza, non risponde
affermativamente al concetto di Dio che essi hanno. Un tale Dio che non
corrisponde al loro modo di pensare, per loro non esiste nemmeno. Però, se
impareranno a conoscere il Dio veritiero in Gesù Cristo, – questo Dio si potrà
amare, un tale Dio si potrà adorare, non si potrà fare diversamente. Davanti a
una tale vita ci si dovrà chinare e
piegare. Ricordiamo quelli che volevano lapidare l'adultera. Li colpì la parola
di Gesù: «Chi di voi è senza peccato,
scagli su di lei la prima pietra», mentre Lui scriveva i peccati della
peccatrice sulla sabbia.
Sono questi i tesori che
stanno al di sopra di tutti i tesori.
«Cercate
dapprima il Regno di Dio e la Sua giustizia, tutto il resto vi sarà dato in
sovrappiù».
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“Lascia a Me la preoccupazione per te”
Che cosa ci ha uniti qui, oggi? Soltanto l’impulso del nostro cuore.
Abbiamo sperimentato insieme il nostro Gesù come nostra Guida, …questo ci ha
uniti. Dove c'è unanimità, c’è pace; e dove c'è pace, c’è l'eterno Amore che ha
già provveduto per tutte le eternità delle eternità. Noi non abbiamo nessun
motivo di preoccuparci. Se vado nel mio cuore e chiedo la mia vita divina come
me la rivela la vita del Padre, allora io sento: ‘Oh, preoccupati solo per un cuore colmo d'amore, per un io dedito fino
alla morte, mentre la preoccupazione per te lasciala a Me, a Colui, alla cui
tavola si nutrono miriadi di mondi che hanno bisogno di un pane, dei quali voi
uomini non avete nessun presentimento’.
Egli ci guida in maniera tanto
meravigliosa. Veramente nulla ci cade dal Cielo, ma riceviamo il giusto senso
dell'ordine, della spartizione, della diligenza, ed Egli ci darà ciò che ci
serve, onde poter essere uomini felici, così da non avere nessuna necessità.
Noi non avremo bisogno di andare davanti alla porta di un altro per elemosinare
pane. Questa è la Sua benedizione. A cosa ci serve un patrimonio, se ci mancano
le caratteristiche per utilizzare questo patrimonio? E se si osservano le opere
del Padre nostro Celeste, cominciando dalla piantina di muschio fino all'albero
che porta frutto, …troviamo uno e lo stesso Amore. A ciascuno è dato ciò che
può utilizzare e portare ad effetto. Il filo d'erba non potrebbe produrre una
rosa; esso forma il suo filamento che, davanti all'eterno Amore, è lo stesso
come sull'alberello di rose la rosa. Del delicato verde della pianticella di
muschio, esso è lo stesso Amore. Ogni uomo, secondo la sua maturazione – a
nessuno troppo, a nessuno troppo poco – vede non diversamente di come vedono i
nostri occhi nella natura: un’eterna magnificenza e bellezza che si rinnova
eternamente. Chi può piangere per l'albero che è in piena fioritura, se cade il
fiore? Il fiore è bello, nondimeno, il frutto si sviluppa quando esso cade.
Così somiglia anche l'uomo, l'amante uomo, a un albero in fiore. Quando il
fiore cade, si sviluppa il frutto. Il frutto è la somiglianza a Dio dell'uomo
che è creato a Sua immagine. E se nella vita incontriamo degli uomini, per
quanto interiormente siano ancora lontani da noi, essi portano ancor sempre la
forma che ha portato anche Dio. In conseguenza di ciò essi, finché portano la
forma umana, sono un santuario, e chi offende tali uomini, offende questa forma,
nella quale Dio ha compiuto l'Opera suprema. Nella Sua veste di luce Egli ha
chiamato all'esistenza, Cielo e Terra, ma nella veste terrena Egli ha
sacrificato questa Sua santa, poderosa vita.
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۞
La nostra parte nel Cuore di Dio
Quello che Gesù ha compiuto nella veste terrena, lo può compiere
adeguatamente ogni uomo, finché porta ancora questa veste. Noi attraverso la
particolare struttura della nostra veste terrena abbiamo l'opportunità di
comprendere il sommo Divino, ma anche di comprendere l’ampiamente lontano dal
Divino. Detto in breve, come una volta ebbi a dire alla domanda "Che cos’è
l'uomo?", io risposi: "Una divinità in divenire". Questo suona
così alto ed è di certo eternamente vero. Dobbiamo essere consapevoli di avere
una parte nel Cuore di Dio, dal Quale noi siamo proceduti come polvere.
Il primo Comandamento suona così per
noi: «Amerai Dio, tuo Signore, con tutto
il cuore, con tutta l'anima e con tutto il sentimento». Quanto è grande l'uomo
per poter amare un Dio! PoterLo amare significa
possedere la facoltà di abbracciarLo.
Il secondo Comandamento «Ama il tuo prossimo come te stesso», ci
indica la via, ci mostra il carattere della Divinità. Attraverso l'amore per
Dio si entra in collegamento con Dio. Egli diventa Padre, e attraverso il
Comandamento dell'amore per il prossimo, si cammina con Lui su una e la stessa
via. Uso l’evidente paragone: la nostra vita è simile a una piccola barca,
questa piccola barca ha due remi. Un remo si chiama amore per Dio, e l'altro remo si chiama amore per il prossimo. Se si prende solo il remo dell'amore per
Dio, allora la barchetta gira sempre intorno; se si afferra solo il remo
dell'amore per il prossimo, allora la barchetta gira dall'altra parte. Ma se si
afferrano entrambi i remi, allora la barchetta mantiene la sua corsa e fende le
onde dell'acqua. Se io ho un uomo che mi ama sopra ogni cosa, ma non va con le
mie caratteristiche naturali, allora non posso fare eterna amicizia con lui.
Questo vale anche per il nostro rapporto con Dio. Uomini che Lo amano sopra
ogni cosa, ma non amano il prossimo, disturberebbero Dio solamente, – quel Dio
che ama il prossimo, anzi, che ama ogni Sua creatura. Dio non Si può
indirizzare secondo gli uomini. «Perciò
nessuno viene al Padre…», come dice Gesù, «…se non per mezzo di Me». Così sta ognuno in questo regno terreno,
dove nel nostro passaggio di vita mortale abbiamo l'occasione di raggiungere il
perfezionamento sulla via più breve.
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Riconoscere, divenire e svanire
Alla mia età – ho 82 anni – si riconosce che l'età porta via molto con
sé. Si vedono scomparire le proprie forze e l'importanza della vita sta sempre
di più davanti agli occhi. Sì, adesso, con la mia conoscenza attuale, vorrei
avere davanti a me ancora una lunga durata di vita. Ho certamente riconosciuto
l'importanza della nostra vita fin dalla mia infanzia, corrispondentemente alla
mia maturazione, tuttavia non nella misura come oggi. Ogni ora, anche se ci si
siede sul divano, ogni ora deve essere sfruttata. Il mondo assorbe in ogni caso
già tanta forza da noi, perciò le ore che il mondo non richiede ci devono
essere sante per il nostro assetto interiore. Non per diventare qualcosa per
noi stessi, no, ma per portare al nostro Padre Celeste ciò che Egli desidera
ardentemente, ciò per cui ci ha chiamato all'esistenza.
Per le Sue opere Egli ha bisogno
dell'uomo. L'uomo sta tra l’intera Creazione e il Suo santo Cuore. E il Suo
Cuore piange quando l'uomo viene meno, se non vive nel Suo ordine. Che cos’è il
divenire e svanire, nel senso più profondo? Solo il Suo dolore. Infatti, ciò
che Dio crea, ai primordi non era assoggettato a questo cambiamento. Un giorno dovette
essere assoggettato al cambiamento, quando i Pensieri primordiali furono
slegati dal Cuore di Dio e posti in libertà. Quello che nel Suo Regno era la
Luce dello Spirito, il che era la Parola eterna, divenne Luce nella Creazione
materiale; e ciò che nel Suo Regno era Amore, nella Creazione materiale divenne
Calore. Luce e Calore risvegliarono la vita giacente nella fossa della materia.
La vita fiorì verso l'alto, così avvenne dappertutto crescita e sviluppo.
Tuttavia la materia non vuole mettere in libertà la vita, essa da’ la caccia
alla vita. La vita però sfugge, si sviluppa a fiore, si sviluppa a frutto. La
materia con le sue forze più allettanti tenta di trattenere la vita, che è la
bellezza del fiore, la dolcezza del frutto, ma la vita non si lascia
trattenere, essa si nasconde nell'interiore del frutto, nel suo seme che
crescerà di nuovo. Con ciò sorge lo sviluppo fin su all'anima umana. Ma se la
vita è risvegliata attraverso Luce e Calore, intuisce la sua Patria
primordiale, intuisce il Cuore di Dio. Questi sono dei meravigliosi misteri che lo Spirito mi
rivela!
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Dobbiamo diventare uomini di cuore
Fratelli miei, amici miei, possa questo mio convincimento diventare anche
il vostro, la mia meta sia anche la vostra meta, cosicché quando scompariranno
le mie forze, possiate fare a meno di me, affinché poi, rimangano queste
esperienze della Terra.
Se
la parola che io esprimo va’ solo attraverso l'orecchio, allora, quando uscite
nuovamente andrà perdendosi. Invece ciò che avrete accolto nel cuore diventa
vostra proprietà, e questo vi rimane e vi porta la forza, e poi fa diventare la
vostra vita personale simile a quella di Dio. Talvolta, dopo l'ora di un martedì, vi ho espresso questo: "Non
porgetevi oggi la mano per il congedo, ma ognuno vada a casa in silenzio,
affinché non un’altra parola cada e non si confondano le impressioni
conquistate". Noi dobbiamo diventare uomini di cuore. Se ci vogliamo amare
e completare reciprocamente, tutto il resto verrà già da sé. Egli sta ad
ascoltare con l’orecchio teso il tono divino dal cuore dei Suoi figli. In
questo tono divino si trova la forza liberatrice per ogni vita, si trova il
latte materno per ogni vita, anche per gli angeli di Dio. Attraverso questo
tono divino si rivela il potente Amore del loro Signore nel loro cuore.
Anch’essi vedono ricolmo l’abisso tra il Signore e il servitore dal tono divino
della vita dei Suoi figli. Allora entrano in forza le parole che Lui, come Gesù,
ha espresso.
La parola 'Padre' racchiude poi ogni
vita: ‘Padre nostro che sei nei Cieli,
santificato sia il Tuo nome, sia fatta la Tua volontà’. Nondimeno, Lui
vuole erigere il Suo Regno in mezzo a noi secondo il desiderio dei Suoi
seguaci. Dipende da questo desiderio dei Suoi seguaci se il Suo Regno
dell'Amore viene edificato qui sulla Terra.
‘La
Sua volontà sia fatta come in Cielo, così anche sulla Terra’. Questa è l’elevazione della Terra: diventare nella
vita una cosa sola con il proprio Dio e Creatore! La conclusione del Padre
nostro: la divinità dell'uomo, l'incoronamento dell'eterno Amore, il
perfezionamento della Divinità attraverso gli uomini, la glorificazione della
Divinità per ogni vita attraverso i Suoi figli, la meta finale dell'intera Creazione,
quella di un solo Pastore e un solo gregge, una vita e un desiderio! Solo
allora comincerà la nuova Creazione che mai cesserà, che non starà più sotto
nessun cambiamento come quello attuale. «Cielo
e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno», così Egli insegnò.
[indice]
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Lo Spirito parla in me
1. (parla Gesù): «Ed eternità si
riveleranno davanti alla vostra essenza e compariranno al vostro spirito
divinizzato come una veglia notturna davanti al Mio Spirito. Eoni di eternità
sono solo come un giorno per il Mio Spirito. Pensate agli spazi di tempo prima
che un mondo si sviluppi! Voi non conoscete le miriadi di mondi che racchiude
lo spazio senza fine.
2. Non
vi mancherà nulla se sarete una cosa sola con la vostra vita divina. Avrete
sempre la pienezza corrispondente alla vostra vita. Verrete alla quiete, poiché
la vostra vita divina ha la forza di darvi la pace fino in tutta l'eternità. Io
sono colmo di gratitudine per il vostro cuore aperto. Il grande Mattino è
cominciato. Devo reprimere il Mio ardente desiderio, affinché il Mio Spirito
non si apra un varco attraverso il vostro spirito, poiché Io ho profondo
rispetto davanti alla vostra vita divina. Così è il Padre Mio, per il Quale Io
morii e al Quale Mi sono sottomesso, finché il figlio ritorni nel Suo santo
Cuore paterno. Io non dimentico come un figlio lotti su questa Terra con le sue
imperfezioni, per portare a Me il Mio santuario, il cuore filiale. Il profondo
rispetto davanti a questa vita, commuove il Mio Cuore.
3. Nessun
potere opposto è toccato. Nessuno ha bisogno di uscire dall'equilibrio della
sua libertà se il Mio Amore si serve della vita divina dei Miei figli. Anche la
Mia stessa vita deve attendere fino alla maturazione del divino nell'uomo. Nondimeno,
la vita filiale sorta in voi Mi eleva a Padre vostro, a quello stato di Padre
al Quale l'amore del figlio è legge. Ciò che tu risolvi, è risolto! Ciò che
vuoi consolare, consolalo! Ciò che vuoi portare, portalo! Ciò che vuoi
compiere, compilo! Io devo essere la tua vita, e la tua vita deve fondersi con
il nocciolo nella Mia divina Essenza.
4. Figlio
Mio, non provi in te lo Spirito delle eterne Verità che pulsa dalla pianta del
piede della tua essenza fin su alla cima della tua conoscenza? Raccogliti nella
Mia vita da Salvatore, e il mondo riconoscerà in te il Salvatore Gesù Cristo
che ritorna. Tu, amico Mio, fratello Mio, guarda: il Mio Cuore paterno ama
l’uno come l'altro con lo stesso ardore! Tuttavia il Mio Cuore paterno può
aprirsi solo secondo il grado della tua maturità per gli ardori del Mio Amore,
poiché più in alto, molto più in alto del Mio desiderio, sta per Me la vostra
libertà! Vedi, la vostra libertà è proceduta dal centro del Mio Cuore; con la
vostra messa in libertà ho reso dipendente la Mia vita dalla vostra vita, e da
quel momento dimoro in voi! Come conseguenza della vostra libertà si è formata
una Creazione che, certamente, è ordinata da Me, ma non voluta da Me. Quello
che è voluto da Me è divino, è perfetto, è immutabile, nondimeno il Mio Amore
ha saputo formare, anche nel regno della Creazione materiale, di nuovo un
fondamento da cui doveva pure venir fuori la Mia vita santificata nella maniera
più splendida, mentre la Mia cura nella salvaguardia della vostra libertà
poteva far maturare un visibile Dio personale per ogni vita.
5. Tu
non sei stato guidato qui inutilmente. Sta scritto: "Dio è Amore, chi
rimane nell'Amore rimane in Dio e Dio in lui". Rimani in questo Amore e
radica la tua vita con la Mia, finché essa ti radichi con Colui che nutre Cielo
e Terra. Poi avrai la pace. Allora potrai intonarti con il Salmo di Davide: «Se
soltanto ho Te, allora non chiedo nulla di Cielo e Terra. Anche se mi langue il
corpo e l’anima, Tu, però, sei Dio, sei sempre il conforto del mio cuore e sei
la mia parte».
6. Ciò
che parla da questo fratello è la sua vita divina, e ciò che vuol parlare da
voi è la vostra vita divina, per questo vi ho curato fin dall'eternità e vi ho
mandato in questo mondo, per diventare maturi e ricettivi per Me, come la Mia
Maria, dalla quale Io presi carne e sangue; maturi e ricettivi, affinché Io
possa trovare presso di voi Luce e Vita, finché la vostra divinità avrà
raggiunto quel grado per santificare anche il più basso. Allora ritornerò nella
veste della Divinità per ogni vita, poiché ogni vita, perfino quella senza
libertà, quella più bassa e più dura, dovrà essere toccata dalla vostra vita
divina, con la quale Io ritornerò rivestito come Redentore. Amen!
7. Così
ti ringrazio, Mia amata figlia[6],
che lieta hai aperto la tua casa per questi fratelli e per queste sorelle tue
che hai invitato, e per coloro che ancora verranno. Accoglili tutti come se
venissi Io stesso. Io dimoro in ogni uomo, e ogni uomo è più vicino a Me che Io
a Me stesso. Vorrei morire per ogni singolo, se con ciò potessi accorciare
la sua via. Tuttavia sono già morto una volta, sottomettendoMi
alla vita dei Miei figli e porgendo a ogni singolo la cura, affinché maturi
completamente a figlio del suo Dio, quale eterno Amore sui fondamenti
dell'umiltà. Date spazio all'Amore, l'Amore vi mostrerà la vostra via.
8. Tu
sei fratello Mio, che ti ho messo su questa Terra, perfetto; questo significa:
capace di seguire il Fratello tuo. Ti ho messo davanti agli occhi la tua meta
che tu ti sei scelto. Nella Mia persona ho personificato anche la tua vita
divina, e subentro per te come Salvatore davanti al santuario della tua e della
vostra anima ancora imperfetta, fino al perfezionamento della tua e della
vostra vita divina. Amen!
9. Io
subentro per voi come l'eterno Amore, come l'irrequieto Amore, il quale trova
la Sua quiete in un singolo uomo che tiene stretto il modo di vedere della Mia Personalità-Gesù, che scuote coloro che Mi rinnegano,
cosicché il raggio della forza vitale tocca il loro cuore e l'attira dolcemente
al suo santuario. Amen! – Colui che vi ama col mare di fuoco del Suo divino
Amore, Fratello secondo la parola, Gesù e amico.
10. Andate
in pace, Io sono con voi!
11. Chi
rimane nell'Amore, rimane in Dio e Dio in lui. Questo è l’origine sul quale Io
edifico la Mia opera, Amen!».
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۞
Domanda al tuo amore
L'impressione di questo avvenimento non si potrebbe trasmettere al
pubblico. Esso non la può afferrare. Nella pienezza si può rivelare solo al debole,
può crescere solo nel debole, non là, dove c'è molto dell'io. Perciò l'ultimo
profeta, Giovanni il Battista, disse: «Egli
deve crescere, io devo diminuire». – Fin dove io diminuisco, Egli aumenta.
Il magnifico è che qui non viene dato
nessun consiglio: fa questo, fa quello! No, domanda al tuo amore, cresci
nell'amore!
Se il petto è diventato così ardente
come il fuoco dell'Amore, allora la vita terrena diventa il delicato refrigerio
attraverso il quale il petto ardente si rinfresca di nuovo. Il vissuto si
dilegua di nuovo nell'anima, e il giorno porta nuove richieste, e non ci rimane
altro che l'impressione, come l’ammissibilità per una nuova vita. In questo
stato di elevazione non possiamo rimanere, questo non è possibile. – Che cosa
può produrre un singolo giorno passato nel senso giusto? Che cosa può produrre
un’unione di uomini seriamente pensanti! Desiderare è vita, il desiderio chiama
fuori la vita. Dove non c'è desiderio la vita non viene fuori. Se l'anima di un
fratello mi lascia dare uno sguardo nella sua vita divina, quale flusso d'amore
restituisce questo sguardo! Rallegriamoci con il nostro prossimo, vogliamo
camminare con loro, vogliamo rimanere con loro, vogliamo coprire la Terra con
il nostro intercedente amore. Si deve concentrare il raggio d'amore
specialmente su coloro che sono catturati nei sistemi mondani. Se essi
sapessero chi in verità servono e chi veramente hanno voluto servire! La
chiarezza su questo non la si può andare a prendere dall'esterno, nemmeno al di
fuori della propria conoscenza, essa deve venire dall'esperienza.
L'insegnamento al pozzo di Giacobbe: «Se bevi da questo pozzo, non avrai più sete;
ma chi berrà di quest'acqua che Io gli do, non avrà più sete in eterno», – esso
si applica solo per coloro che, più di tutti, sono disposti a stare più vicini
al Cuore di Dio e così, in certo qual modo, formare le vene per il grande Uomo
cosmico. Se non esistesse il sangue, il cuore non avrebbe lavoro. Se si toglie
all'organismo il sangue, si toglie al cuore l'attività, esso resta fermo. Il
sangue ha pure bisogno di vasi, di vasi principali, di vene, di capillari che
portano il sangue fin nelle punte estreme degli organi. Se un singolo capillare
diventa inattivo, subentrano dolori. Se un arto non può essere nutrito dal
padre dell'organismo, dal cuore, esso muore.
Ebbene, i destinati a diventare figli di
Dio formano il cuore nel grande Uomo cosmico. Vedete, però, il cuore ha bisogno
di un organismo che lo nutra. L'amore ha bisogno di una sfera di vita, per
curarlo, per vivere per lui. Non tutti possono diventare figli di Dio. Ma gli
altri non perdono nulla, poiché i figli di Dio vivono per gli altri. Per loro
vale la parola del Salvatore: «Oh, Miei
poveri figli, vi capiterà come a Me: voi avrete da portare la croce per tutti».
–
Per ciò che riguarda me, per il mio
amore, io non voglio essere ciò che è il massimo; voglio essere ciò che il
Padre ha in animo per me. Non abbiamo parlato ieri che la piantina di muschio[7]
è provveduta dall'Amore di Dio, precisamente come l'alberello di rose? E se,
come paragone, prendiamo il più grande Sole mondiale, esso non è più scelto
rispetto alla piantina di muschio. Esso è curato dallo stesso Amore. – L’Amore di Dio è dappertutto uno e lo stesso
Amore, ma non in tutti c’è la stessa capacità ricettiva.
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L'immagine dell'Uomo cosmico
Immaginiamoci l'intera grande Creazione come un singolo uomo. Quest’Uomo
cosmico include la Creazione materiale, include la Creazione spirituale,
include la Creazione degli angeli, quindi anche gli angeli di Dio. – L'uomo
angelo: esso consiste di piccolissime
particelle del nostro essere, per il quale non esiste una figura d’angelo. –
L'uomo angelo è vivificato e conservato dalla Divinità. La sua missione è di
sorvegliare il grande Uomo spirituale, e la sopravveste dell'Uomo spirituale è
l'intera Creazione materiale, ciò che per ognuno di noi è il nostro corpo di
carne. Il nostro corpo di carne ha la stessa conformazione, come l'infinito
spazio l'ha già corporalmente in sé. Portando noi la forma terrena, Dio ha
creato la possibilità affinché eleviamo la forma terrena a una precisa
riproduzione dell'uomo-dio.
Noi uomini nella nostra veste materiale
portiamo l'organismo, attraverso il quale abbiamo l'occasione di afferrare di
nuovo il concetto di Dio andato perduto. Osserviamolo con i nostri occhi: con
il nostro occhio fisico distinguiamo buio e luce, e con l'occhio spirituale
impariamo a distinguere nell'immagine terrena le tenebre dalla luce, siamo in
grado di sentire l'alto e il vero, ma anche il falso. Su questa via, per mezzo
dell'occhio spirituale, l'eterna Parola con il Suo raggio di Luce dell'eterna
Verità poteva toccare l'uomo chiamato ad essere uomo-dio. Nello stesso tempo, noi,
come singoli uomini nel grande Uomo cosmico, attraverso questa nostra forma
umana siamo abilitati ad entrare in collegamento con il grande Uomo cosmico. E
poiché nell'Uomo cosmico abbiamo la riproduzione dell'uomo-dio andata perduta,
Dio ha ora di nuovo l'occasione di parlare con noi e noi con Lui. Ora possiamo
comprendere la Sua parola attraverso l'organo dell'uomo esteriore. Noi come
singoli uomini siamo posti per un brevissimo tempo nel grande Uomo cosmico;
possiamo percepire tutte le inclinazioni e caratteristiche che il grande Uomo
cosmico porta in sé. In noi, però, portiamo anche la Scintilla divina, oppure,
espresso in altro modo, portiamo in noi la destinazione di vita: diventare figli di Dio! Così fu creata
la possibilità di colmare l’abisso tra Creatore e creatura, tra il Creato e il
Creatore.
Giunse il tempo dei profeti, quando agli
uomini fu posta la Legge davanti agli occhi attraverso la quale Dio creò una
possibilità di ritorno dell'uomo chiamato alla destinazione divina. E che cosa
esigeva la Legge? La Legge esigeva una sottomissione della vita dell'uomo,
affinché, attraverso questa sottomissione, potesse andare incontro alla sua
meta divina. Ma il singolo uomo non poteva adempiere la Legge. Egli non poteva
fornire la necessaria misura di abnegazione di se stesso, di porre il suo io
catturato sotto i principi del suo io divino, poiché a lui mancava ancora il
concetto dell'Amore del suo Creatore. Nel mondo nel quale egli era posto, il
suo Creatore era per lui ancora inavvicinabile.
Ora Dio stesso divenne Uomo. Solo una
piccola Scintilla Egli tenne ancora dalla Sua Essenza divina, e questa piccola
Scintilla fu posta in Maria, dove prese forma in lei. Il fanciullo Gesù che
aveva chiamato all'esistenza Cielo e Terra, si rese dipendente da una giovinetta
di quattordici anni. Egli si nutrì al seno materno di questa giovinetta e
crebbe. E l'Uomo Gesù in forma umana dovette di nuovo conseguire lottando, ciò
che era come Divinità, ciò che era stato come Divinità.
Se abbiamo una grande forma, allora essa
contiene più che un vaso piccolo. La personificazione di Gesù era la forma più
grande per la vita dello Spirito, e attraverso la Sua abnegazione, per mezzo di
questa, Egli divenne un Uomo e rimase un Uomo, e la Scintilla-Dio riempì questo
grande Vaso. Questo processo durò fino al Suo trentesimo anno di vita; fino a
quel tempo Egli era il Figlio dell'Uomo, ma dopo il trentesimo anno stette di
fronte al Suo eterno Spirito, che Egli chiamava ‘Padre’, quel Figlio che fu abilitato
a personificare l'eterna Divinità, affinché diventasse persona umana, onde
divenisse visibile. Allora esistette un accesso al Suo infinito eterno Amore,
attraverso l'Uomo-Gesù. E quest'Uomo Gesù si presentò
come l’Uomo-Dio, come anche noi Lo dovremmo concepire. Egli fu allora per
ognuno, la vita destinata a Lui da Dio come Uomo. Gesù è stato la mia vita,
come anch'io l'avrei potuta formare secondo il piano di Dio. Attraverso di Lui
il concetto "Dio" è diventato visibile per l'intera Creazione; mediante
quest’Uomo ogni vita lontana da Dio ha avuto di nuovo una via di ritorno al
Cuore di Dio, ma senza umiliazione, senza abnegazione, l'uomo non può trovare
in sé nessun collegamento con la vita divina.
Allora torniamo di nuovo alla Samaritana
al pozzo di Giacobbe. Lei raffigura quell'anima che è colma da un unico
desiderio: accogliere in sé solo ciò che riconosce dall'esterno attraverso il
suo involucro terreno. Lei non aveva ancora una propria vita divina, finché non
incontrò il Signore. – Il giorno era stato ricco di lavoro; – i discepoli
avevano detto: «Maestro, Tu hai bisogno
di pane, poiché oggi di lavoro ce n’è stato particolarmente molto». – «Io ho un altro Pane». – Egli aveva
trovato una donna che era ricettiva. Con lei, sulla via dell'uomo per il suo
perfezionamento, poté parlare in parabole. «Se
bevi da questo pozzo, avrai di nuovo sete. Io ho l’acqua della vita eterna. Chi
beve di questa, non avrà mai più sete». Dopo che la donna L’ebbe
riconosciuto, domandò: «Signore, dove
dobbiamo adorare, a Garizim oppure a Gerusalemme?».
– Gesù rispose: «Donna, viene l'ora, ed è
già qui, dove non si adorerà né a Garizim né a
Gerusalemme. I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità».
Appena tu avrai riconosciuto: ‘Se berrai
da questo pozzo, non avrai più sete’, allora sarai maturo per la vita divina in
te; allora riconoscerai che l'adorazione del tuo Dio e Padre, consiste di
entrare nelle Sue orme. La parola di Dio ci guida così sulla via che porta
all'uomo spirituale. Sul gradino dell'uomo spirituale le nostre membra, i
nostri organi operanti, consistono di forze spirituali. Quando saremo entrati
in collegamento con l'uomo spirituale, non avremo più bisogno della bocca
terrena per entrare in collegamento con i nostri fratelli.
La parola di Dio, però, ci mostra anche
la via dell'amore. Attraverso l'amore noi entriamo in collegamento con il cuore dell'uomo spirituale; l'uomo spirituale è vivificato dall'uomo
angelico, dall'uomo celeste. Se abbiamo raggiunto il gradino dell'uomo celeste,
allora ci servirà l'uomo celeste. In questo caso le nostre membra, i nostri
organi operanti, consisteranno di puri angeli, e i nostri pensieri saranno
portati dagli angeli come pane dall'uomo spirituale per l'uomo spirituale. Gli
angeli stanno sul loro gradino celeste, anche gli angeli che vivono nei Cieli
inferiori di Dio trovano là un Cielo superiore, poiché con ciò essi servono
l'eterno Amore di Dio nell'uomo. Senza gli uomini, essi servono le Leggi di
Dio, il Quale sta dietro di loro; attraverso l'uomo che sta sul gradino
dell'uomo celeste, essi sperimentano questo Dio come Padre, e attraverso l'uomo
hanno piena parte di quell'uomo che ha trovato Dio nel Cuore di Dio. Allora gli
angeli diventano figli dei figli di Dio; essi stanno incoronati là, dall'angelo
più alto fino al più basso, inchinandosi davanti a quest’uomo giunto al gradino
dell'uomo celeste.
Poi, però, viene l'ultima prova, la
messa alla prova della sua umiltà. Egli è posto davanti a questa decisione: se
vuol conservare questa posizione, oppure se adesso, nel presentimento della più
profonda Essenza del suo Dio, vuole essere con Lui il minimo nell’intera
Creazione. Chissà se andrà in questa o in quella parte. Se si decide per
questa, allora entra in contatto con la personale Divinità. Allora egli è nel
Cuore di Dio, il Dio nel Dio, poi si potrà aprire l'eterno Amore fin nel Suo
centro. Prima che egli veda questa grandezza in Dio, potrà sperimentare Dio
solo concettualmente, ma se cercherà la grandezza del suo Dio nella Sua umiltà,
potrà sperimentare il Cuore del suo Dio come figlio. Allora si adempirà la
parola di Angelus Silesius[8]:
"Non mi
basta che io Ti serva come un angelo
e che nella
perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te;
per me è
troppo poco, ed è troppo piccolo per il mio spirito.
Chi vuol servirTi giustamente, deve essere più che divino".
Allora sarà adempiuto il sogno
dell'eterno Amore di Dio: trovare un essere al di fuori di Sé che pensi così,
ami così e voglia come Egli vuole.
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La personale scuola dell'umiltà
Vi chiederete con quale mezzo io abbia quest’alta conoscenza. L’ho avuta
attraverso la mia stessa esperienza fin dalla fanciullezza. – Come scolaretto
non ero pigro, ma ero poco dotato. Non riuscivo ad afferrare ciò che c’era da
imparare, non riuscivo a capire né storia né geometria, né un'altra disciplina.
Ciò che potevo conseguire, era imparare a memoria. Fin dove riuscivo in questo,
non venni mai in imbarazzo, ma non ho mai potuto comprendere la conoscenza
terrena. In questo ero dipendente dall’aiuto dei miei compagni di scuola. Con
questa dipendenza divenni il loro zimbello. La mia prima colazione mattutina
che la mamma mi dava, non la mangiavo, nonostante avessi fame, ma la portavo
ugualmente con me a scuola, così che mi si consentiva di copiare. L'amore per i
miei compagni – quando l'ho cercato – l’ho cercato fino alla vecchiaia, questa
massima l’ho cercata presso gli uomini, ma non l'ho mai trovata. Allora imparai
a comprendere in me stesso che io ero una piccolissima particella della Sua
vita, che anch’Egli cerca questa cosa ancora in grado molto più alto di quanto
la cercavo io, e cioè: trovare un amico, un uomo che mi comprendesse e presso
il quale io potevo esternare fino in fondo il mio amore. Ma dappertutto urtavo
con la mia brama. Quando stringevo ben saldamente la mano di un compagno, già
lui mi guardava con occhi equivocanti. E imparai a riconoscere la brama del mio
eterno meraviglioso Padre Celeste.
Ciò che si sperimenta in se stessi, non
si può provare verso nessun altro. Dovevo passare attraverso la mia esperienza,
per sperimentare in me stesso la brama del mio Dio.
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1914: inizi dell'operare a Dresda
Il primo disponibile uomo che io trovai, era un anno più giovane di me,
sposato, era anche un amante della natura. Veniva spesso da me, finché poi un
giorno disse: “Fratello Georg, non vogliamo stabilire un determinato giorno per
trovarci insieme?”. – Dissi io: “Alfred, allora propongo il martedì”. Così
l'abbiamo mantenuto per molte settimane. Un martedì mentre camminava con
sollecitudine per strada per venire da me, incontrò un collega di lavoro.
Questi gli chiese: "Alfred, dove stai andando?". – "Oh, ti
prego, non trattenermi". – "Sì, ma dove stai andando?". –
"Ho trovato un uomo con il quale m’intrattengo sulla parola di Dio".
– "Allora vengo con te".
Questo fu l'inizio dell'ora del martedì
a Dresda. I due portarono un po’ alla volta altri interessati insieme, così che
presto la mia piccola stanzetta divenne troppo stretta. Dovetti rimuovere il
letto dalla parete; dietro sul letto sedeva poi una fila, davanti un'altra
fila, la stanza era piena; se si apriva la porta, un paio dovevano alzarsi per
far entrare altri visitatori. Presto gli ultimi potevano stare ancora solo
all'esterno; ma questo non andava bene, perché il padrone della casa
s’inquietava. Allora ci accordammo di andare di famiglia in famiglia. Così andò
avanti per lungo tempo, ma la schiera degli amici divenne sempre più grande,
divennero centinaia. Ora vicino a Dresda avevo conosciuto un cristiano
cattolico, e dopo esserci conosciuti un po' più da vicino, lui disse:
"Fratello Georg, io amministro un grande podere in N. Nell'edificio ci
sono due grandi, vecchie sale. Le rendo libere io”.
In estate sedevamo in giardino; al
limite del giardino correva un sentiero, e come tema io sceglievo un argomento
per lo più dal Vangelo, anche in considerazione di quelli che stavano fuori che
in estate ascoltavano sul limite della recinzione. Se ci riunivamo nella prima
sala, presto si riempiva e poi si riempiva anche la seconda. Pensate: in
seguito i fratelli portarono il pianoforte di mio cognato su un carro per l'ora
del martedì; lo portarono nella sala questo pesante pianoforte, e dopo poco
tempo l'amico M. riuscì a mettere insieme un coro. Qualche volta c’erano anche
degli agenti di pubblica sicurezza come ascoltatori, tuttavia non una parola fu
contestata. Nei miei discorsi mi appoggiavo solo a ciò che è rivelato nelle
Scritture.
In tutte le vicinanze si era venuto a
sapere dei nostri incontri, venivano anche dei curiosi, e tutto ciò che
avveniva era registrato. Non chiedevamo al singolo: da dove vieni tu? Quanto
era colmo il mio cuore quando vedevo quegli occhi splendenti! Con me portavo
sempre dei libri e non ne riportavo nessuno indietro. Così operavamo anche
attraverso i nostri sentimenti. Anche dove c'era afflizione, io arrivavo. – Un
giorno venne una sorella da me, una sorella che avevo già conosciuto
personalmente, con questa richiesta: "Fratello Georg, mia madre è
deceduta. Noi non abbiamo il denaro per la sepoltura, ora la vogliono portare a
Lipsia nell'istituto di anatomia". – Io dissi: "O sorella, tu sai che
non ha importanza ciò che accade al corpo che è perituro, tua madre vive nello
spirito". – Mi rispose: "Vorrei poter mostrare al mio fratellino la
tomba di sua madre, quando un giorno me lo chiederà da adulto". – Allora
io dissi: "Ebbene, sorella, se vuoi la sepoltura per questo motivo, vedo che
cosa ho in risparmi. Ordina un funerale semplice, non una cassa povera, ma una
di medio genere; ci penserò io". In tutto, i costi erano all'incirca tutto
quello che avevo in risparmi. Tuttavia in tale occasione ho operato l'amore
compassionevole, e questo, si può ben dire così, era il miglior mezzo per
risvegliare fiducia.
Presto si dovette affrontare di nuovo la
questione dello spazio: avevamo bisogno di una sala ancora più grande. Così
rivolgemmo la richiesta alla città di Dresda per metterci a disposizione un
adeguato spazio. L'amministrazione della città mi mandò il suo funzionario
nella bottega, e per la richiesta egli stese un verbale su come ero giunto a
questa vita; tutto fu esaminato, per sapere se avevamo una buona reputazione,
la mia intera famiglia, i genitori, i fratelli e le sorelle. Tutto questo fu
trovato ineccepibile, e ottenemmo l'autorizzazione di affittare una sala. Ma
adesso, quale sala? Mio fratello, come lo ero anch’io, faceva parte del circolo
militare. Quando un commilitone fu portato alla tomba, il circolo militare gli
diede l'ultimo saluto, e dopo un tale funerale bevemmo ancora un bicchierino di
birra nella cantina comunale.
Là mio fratello raccontò del nostro
movimento. Allora disse l'oste: "A me sta a disposizione la sala delle
adunanze della casa comunale di Löbtauer. Se vostro
fratello darà 20 marchi per sera, potrà avere la sala". L’amministratore
della casa comunale era il nostro presidente nel circolo militare, ci
conoscevamo già da anni, ci davamo del tu e gli chiesi: "Otto, ti prego,
provvedi tu per noi le sedie per la sala alle adunanze serali. Se hai bisogno
di robusti aiutanti, dimmelo!". Andò così; i nostri amici, sotto la
sorveglianza di questo Otto, l’amministratore della casa comunale, portarono le
sedie nella sala. Là nel 1914 si svolse la prima ora nella cosiddetta sala di
pubblica assistenza, la quale normalmente riusciva a contenere 300 persone. Già
la prima sera fu piena, e le presenze aumentarono sempre di più fino all'inizio
di agosto. Allora ebbe luogo l'ultima ora che io diressi, prima che fossi
chiamato dalla Croce Rossa per il treno ospedaliero. Per un po' di tempo il
fratello Otto Hillig continuò a tenere le ore, finché a causa della guerra
dovettero essere sospese.
Dopo la prima guerra mondiale ricominciammo
in piccolo. Un fratello aveva due stanze, come le stanze in Loschwitz,
non molto grandi, egli fece rompere una parete e introdusse una porta
scorrevole, affinché all’occasione si formasse una stanza più grande. Nondimeno
spesso si riempiva talmente, che il defunto fratello E. W. per la sera, quando
l'ora di preghiera era da lui, legava insieme le spalliere delle sedie affinché
guadagnassimo più spazio. Quando in seguito, all'incirca un anno dopo la fine
della guerra, non fu più sufficiente così, grazie a mio fratello ci
riconcessero la sala del palazzo municipale. Lì siamo rimasti per anni. Era
anche bello che l’oste e l’ostessa si staccassero dalla cantina comunale al
piano di sotto e si alternassero anche a salire. All’occasione i due portavano
con sé dal loro locale, pure delle persone come ascoltatori, e quando l'ora era
terminata, mio cognato, io e ancora parecchi fratelli, scendevamo giù nel
locale, nel ‘tunnel’, per offrire, a coloro che avevano ancora delle domande,
l'occasione per ulteriori conversazioni. E anche al tavolo degli ospiti
c’intrattenevamo su cose superiori che ci scuotevano, così che a volte anche
gli ospiti, per lo più cittadini di Löbtauer,
ascoltavano e avevano l'occasione di domandare. Di solito rimanevamo lì fino a
mezzanotte, poi si andava a casa insieme.
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1937: divieto di adunanza
Il 1937, e precisamente l'8 giugno, venne per noi il divieto di
adunanza. Due giorni prima, il 6 giugno, la 1° domenica del mese, fui per
l'ultima volta a Politz, dove andavo regolarmente da
17 anni. Nessuno sapeva ancora qualcosa del divieto. Quel tempo, dall’altra
parte, oltre il confine, la Chiesa cattolica si rivolse contro di noi con
attacchi al giornale Aussiger, un quotidiano con
60.000 o 70.000 abbonamenti, e nell'ultima ora a Politz, venne il redattore
capo di questo giornale dell'Elba con un altro signore. Gli andai incontro
salutandolo. – "Noi non veniamo nella vostra ora come semplici
ascoltatori. Su di voi circolano tante voci, vogliamo accertarci che cosa c'è
di vero in questo".
Mi presentò il signore incaricato
dell'esame che era un professore, un giudeo. Io scelsi il tema: Gesù Cristo, il
Re dei giudei. Alla fine ci alzammo tutti e l’intera adunanza cantò: “Grande
Iddio, noi Ti lodiamo", le foglie sugli arbusti si muovevano, tanto
poderoso fu il canto. Poi mi alzai ancora una volta. "Fratelli e sorelle,
lasciatemi esprimere adesso un pensiero: quest’ora di oggi è l'ultima!”. E là
in effetti quella fu l'ultima.
Il Padre mio Celeste, però, aveva
provveduto che io andassi via da Politz, quell’ultima
volta, con onore., Questo ‘con onore’, va detto per la sua verità. L'esaminante
emise questo verdetto: "Si arriva, si ascolta l'oratore, ci si sente
trasportati indietro di 2000 anni. Così devono essere stati gli inizi dei primi
cristiani".
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Gesù
Quando Gesù camminava sulla Terra, Lo si ascoltava, si vedevano segni e
miracoli, e non Lo si conosceva. Noi non Lo abbiamo ancora visto, nemmeno i segni
del Suo potere, Lo abbiamo trovato attraverso lo spirito in noi, divenuto libero, e Lo conosciamo fino alla
radice del Suo Cuore, anzi, noi abbiamo potere sul Suo Cuore. Così la Sua
immagine penetra costantemente nel tempo attraverso lo spirito, attraverso il
Santo Spirito preparato per noi, che ci è stato donato dopo l'Ascensione del
Salvatore come consapevolezza del nostro più intimo io. L'anima è un conglomerato di vita, ovvero un conglomerato di
principi di vita provenienti da parti del grande Uomo cosmico. Questo
conglomerato è stato incorporato nel nostro io,
e in questo io deve essere portata
alla redenzione. Quanto più grande diventa la consapevolezza dell'io attraverso
lo sviluppo di vite antecedenti, come presentimento della nostra uscita dal
Cuore del Padre, tanto più grande è la nostra parte alla totalità di vita della
Creazione. L'Anima di Gesù, la vita di Gesù, sta nel centro di tutte le forze
vitali dell'infinità, e tutti i sentimenti dell'infinità stavano tra l'Uomo-Gesù e la Sua vita divina, la Scintilla divina in Lui.
In questa posizione Gesù si doveva confermare su tutti i Suoi gradini di vita.
Egli si è unito con la vita sentimentale e con la vita sapiente di tutti gli
spiriti nell'intera infinità, spianandosi la via per la Sua vita divina
attraverso il sacrificio personale. Egli, attraverso tale sacrificio personale,
diede continuamente al Padre quel che era del Padre, e non mise mai il piede da
un'altra parte se non in quello del Padre Suo. In questo non si lasciò
confondere né trattenere dalle magnificenze della Creazione, né dall'ostilità
da parte del potere opposto. Di fronte a loro Egli era sempre taciturno; non
biasimava, rispettava ogni punto di vista, ma non si assoggettava. Così la vita
di Gesù, fino al Suo trentesimo anno, fu una costante lotta con la vita
negativa. Però, non passando dalla parte della vita negativa, Egli crebbe, come
dice la Scrittura, in età, Grazia e Sapienza dinanzi a Dio e agli uomini.
Con il trentesimo anno questo sviluppo
giunse alla conclusione, e così fu spianato dal più profondo gradino
dell'inferno una via di Luce fino al Cuore dell'eterno Amore. Gesù è l'Uomo che
ha lottato per conquistarSi la Sua divinità increata
e non nata, come ogni uomo se la deve conquistare lottando. La conclusione,
l'ascesa al Cielo di Gesù, è poi il giorno della reale rinascita della Divinità
per l'intera Creazione.
Se Gesù avesse impiegato su questa via
solo una piccolissima parte della Sua onnipotenza, se si fosse fortificato solo
con un soffio della Sua onnipotente forza, allora noi come uomini non saremmo
potuti diventare figli di Dio. Poiché l'uomo non aveva più alcuna parte al
Santuario della vita divina, Egli come Uomo non ha neanche ricorso alle forze
della Sua divinità. La Sua vita fu una piena sottomissione, finché su questa
via lo Spirito raggiunse una piena parte nell'Uomo-Gesù.
Infatti, le forze negative, il grande principe di tutti i principi, l'angelo di
luce caduto, disse: “Tu sei venuto nel mio mondo per attirare al Tuo santo
Cuore ciò che è mio. Lo puoi fare solo se prenderai su di Te tutte le
conseguenze del peccato”. – Allora nel giardino del Getsemani passò davanti
all’Uomo-Gesù l'orribile immagine che Egli sarebbe
stato condannato al palo della vergogna e non avrebbe potuto impiegare la vita
divina che aveva fatta propria per il rafforzamento e per la difensiva. Così
nel giardino del Getsemani Egli fu l'Essere più infinitamente abbandonato in
tutta la Creazione. E dopo il dolore dell’imminente, Lo oppresse lo sguardo nel
lontano futuro, lo sguardo nel tempo dove un giorno sarebbe stato giudicato
razionalmente.
Dal sacrificio della Sua vita Egli vide
sorgere sacerdozio e settarismo, vide l'inconcepibile lotta dei Suoi
messaggeri, di coloro che Lo avrebbero seguito; Egli vide che avrebbero
naufragato, se non avessero sottomesso il loro intero io a Lui, allo Spirito
del Padre in loro. Vide che non li si sarebbe potuti sostenere dall'esterno,
non con la costrizione, poiché questo sarebbe divenuto un frutto prematuro.
Egli avrebbe potuto offrir loro una sola cura, affinché come spiriti autonomi,
con la libera volontà, si scegliessero accanto a Lui la stessa meta. Egli,
Gesù, non poteva farSi Legge, altrimenti saremmo
stati legati di nuovo dalla Legge, e anche se fosse stata la Legge suprema, noi
non saremmo stati liberi. Dovevamo essere guidati là, come esseri liberi ad
intraprendere la via, affinché la nostra Scintilla divina potesse diventare il
nostro personale possesso. Questa è la via per una somma magnificenza,
impareggiabile, per la quale non esistono parole, si può solo percepire. E
quando nella Scrittura si legge che l'angelo Lo fortificava, – tuttavia un
angelo non poteva fortificare l'Eterno dall'esterno. La consolazione o la
fortificazione erano queste: “Il Mio
Amore deve essere rivelato una buona volta! Su questa Terra un giorno devono
passare degli uomini che riconoscano l'Amore attraverso la loro percezione”.
Questo deve essere inteso come ‘l'angelo che Lo fortificò’, così che poi andò
lieto, incontro alla Sua morte, al Suo morire. E là, sulla croce, le Sue parole
toccarono le Caratteristiche che noi uomini non possedevamo, così che le forze
negative poterono dire: “Dov'è l'amore presso gli uomini?” – E Lui: «Padre, perdona loro, essi non sanno quello
che fanno». Poi la parola: «Ho sete».
Si porse a Lui aceto e fiele. Egli aveva sete per la divinità dei Suoi figli,
ma i concetti dell'umanità di Lui erano aceto e fiele, essenze sacerdotali,
essenze settarie, adorazione esteriore, sacrifici esteriori, mortificazioni
della carne, vita da monastero, un ritirarsi dalla lotta. Questi erano per Lui
‘aceto e fiele’. Poi di nuovo la stupenda parola: «Maria, ecco tuo figlio; Giovanni, ecco tua madre».
«Maria
è corrispondente all'Amore primordiale dal Quale Io sono proceduto. – ‘Questo è
tuo figlio’. Non Io, Gesù, lo sono; Io, Gesù, ho
finito, Mi sono dissanguato per i tuoi figli. Tu, Amore primordiale, questo tuo
figlio è Giovanni, l’anima risvegliata. E Giovanni, tu anima risvegliata,
questa è tua madre: l'Amore primordiale che ha formato anche Me, che Mi ha guidato
fino all'ultimo respiro sulla croce!»
Poi l'ultima parola: «Padre, nelle Tue mani raccomando il Mio
Spirito». In questo sta la divina grandezza di quest'Uomo-Gesù.
«Padre, nelle Tue Mani raccomando il Mio
Spirito».
Questo Padre parla ora nel nostro tempo,
Egli dice oggi: «In questo consiste la
trasfigurazione e glorificazione del Figlio Mio Gesù Cristo: che Io divinizzi
coloro per i quali Egli è andato alla morte. Essi sono il motivo del Figlio
Mio, è per la loro divinizzazione che Mio Figlio ha rinnegato la Sua vita fino
all'ultimo respiro. Per Lui non esiste nessun’altra incoronazione, né
glorificazione, che questa divinizzazione della risvegliante anima umana».
L’onore di Gesù è la possibilità aperta
all'uomo di seguirLo, affinché Lui, come una volta è
proceduto da Maria, proceda dai Suoi seguaci come Re di tutti i re, per tutte
le eternità delle eternità, seduto sul Trono regale dell'Amore primordiale nel
cuore dei Suoi seguaci. Questo sta dinanzi a me, chiaro ed eternamente vero,
tanto che vi posso dire: Cielo e Terra
passeranno, ma non queste parole. Nessun potere in tutta la Creazione potrà
più reprimere né trattenere questa vita. Dinanzi a questo Gesù, ogni vita si
piegherà.
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۞
L'Amore primordiale copre tutti gli smarrimenti
Chi conosce il Padre come Lo conosco io, questi Lo deve amare, Lui che è
e non è. Lui non è, in quanto preserva la libertà delle Sue creature, ed è, in quanto
le nutre, affinché possano sussistere. Egli si è dileguato nella potenza
dell'Amore per ogni vita esistente.
Tutto andrà incontro alla
trasfigurazione. L’intera vecchia Creazione andrà incontro alla sua
trasfigurazione. Nuove Creazioni sorgeranno dai pensieri che l'amore dei Suoi
figli ha fatto nascere per Lui. E secondo la potenza del loro amore per Lui,
per il loro meraviglioso Padre, si formerà il perfezionamento di queste
Creazioni, si formerà la misura della loro bellezza, della loro magnificenza,
della loro divinità, della loro forza di Luce e forza d'Amore. Ma Egli ci fa
anche comprendere questo: «Milioni
dovevano andar via in anticipo da questa Terra, ed Io non potevo intervenire,
per non fermare il loro percorso verso l'Alto fino alla divinizzazione. Perciò
vi devono stare al cuore i milioni. Nei milioni includo l'intera umanità, non
solo i milioni che nella nostra era sono passati su questa Terra, no, ma a
cominciare da quelli che da Adamo sono passati sulla stessa».
L'Amore primordiale copre tutti gli
smarrimenti, vuole liberare tutto, vuole elevare tutti al di sopra di Sé, e
noi, nonostante la grande meta, come uomini, possiamo adempiere fedelmente i
nostri compiti ancora più fedelmente, poiché per questo, per seguire questa
alta meta, non ci vuole nessun tempo terreno né forza terrena. La meta vive in
noi, e tale meta in noi viene più vicina secondo il grado del nostro desiderio.
E per questo ci aiuta il mondo.
Continuamente lavoro nel mio giardino.
Per l'attività esteriore io consumo le mie forze, invece per l’attività
spirituale mai. Adesso sono così fresco, ed è come se non avessi espresso
ancora nessuna parola. Ogni parola è certamente un consumo di forza dell'uomo
esteriore. Se invece servo lo Spirito, non esiste nessun consumo di forza.
Allora c’è solo un costante rinnovamento. E come vibra in noi, nel singolo
uomo, così vibra il grande Uomo cosmico nel suo eterno ordine.
Come il singolo uomo esteriore si unisce
con l'uomo-spirito, così, là, nel grande spazio della Creazione subentra il
collegamento con l'uomo-spirito; e come poi l'uomo-spirito in noi si unisce con
l'uomo celeste, così diventano libere le vie per gli angeli di Dio, per portare
i messaggi delle eterne Verità nei lontani mondi nel grande Uomo cosmico, e
dappertutto sono rivelati i segni. Come si è adempiuta per noi la profezia: «Oggi vi è nato il Salvatore», così lì si
adempie questa promessa: «Per voi oggi è
suonata l'ora in modo che anche voi, d’ora in poi, avrete accesso, attraverso i
Suoi figli, al Cuore del vostro Dio».
Che cosa ha guadagnato Iddio, divenuto
Uomo attraverso la Sua incarnazione? Ha guadagnato ciò che ha immesso nel petto
umano, cosicché questo è divenuto una fonte di forza per vincerLo
attraverso l'amore. Già l'amore di una donna innamorata ha il potere di vincere
l'uomo con il suo amore. Lo stesso vale per l'anima ricettiva che accoglie Luce
su luce, Vita su vita; essa può vincere la Divinità con il suo amore. Tuttavia
non può venire al suo eterno punto d’appoggio prima che la sua interiorissima
vita non trovi comprensione. ‘L'amore’, questo è il riposo in Dio, e poiché Dio
si è completamente esternato nell'amore per i Suoi figli, il figlio è idoneo a
far nascere l’intera vita divina fin nel centro del Cuore del Padre, ma per
questo ci vuole la completa sottomissione nei confronti di questa vita. Se
cessa la sottomissione, cessa la crescita, cessa l'accrescimento nello spirito.
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۞
Resurrezione e rapimento
La seconda resurrezione si svolgerà attraverso coloro che sono istruiti
dallo Spirito. Si legge: «Le tombe si
apriranno, e i morti verranno fuori» [Gv. 5,28].
Lo vogliamo comprendere così: ogni vita legata nell'infinito risorgerà
attraverso l'Amore tutto riconciliante e superante, quello che il nostro Salvatore
ci ha insegnato dalla croce sotto mille sofferenze. Allora il mondo non avrà
più nessuna parte nel corpo che è stato preso dalla Terra, alla matrice di
questo mondo.
Molti uomini credenti parlano di un
rapimento. Ma pensate quale intromissione significherebbe, se in mezzo a noi un
uomo che poco prima ci stava accanto, fosse portato via d’un tratto, e
all'improvviso non ci fosse più! Egli sarebbe onorato, cosa che nemmeno Gesù
voleva con la Sua persona; diventerebbe un segno per gli uomini esteriori, essi
sarebbero prematuri, non maturerebbero completamente all'albero
dell'istruzione. Se il Padre mio Celeste mi chiedesse: "Vuoi anche tu
essere dissolto?". Io risponderei: "No, quello che ai miei fratelli
non è ancora assegnato per via della loro scarsa maturità, non lo voglio
nemmeno io".
Diverso è se il mondo non ha più nessuna
parte in noi. Che cos’è il processo di putrefazione? Significa che il mondo
ritira la sua parte in noi. Quando però non c'è più niente di marcescibile,
parlano per noi le parole di Gesù: «Io
sono la Resurrezione e la vita. Chi crede in Me, vivrà, anche se morisse. Ma
chi vive e crede in Me, non morirà mai più».
Sia che chiuda gli occhi del mio corpo,
cari fratelli e sorelle, o che li porti con me dall’altra parte, non è
determinante. Il massimo consiste nel fatto che io conosca il Padre mio Celeste
fin nel centro del Suo Cuore, che io Lo possa amare attraverso la Sua forza e
abbia il permesso di amarLo attraverso il Suo
infinito Amore, e lo porti con me dall’altra parte. Là io avrò una veste più
bella di quella che mi ha dato la Terra. E la mia lotta di qua o di là non
cesserà mai, finché anche l'ultimo membro della Creazione, l'ultima creatura –
come me che sono una creatura – approderà là nell'eterna Patria del sentimento
divino.
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۞
Un incontro con il portatore di luce
Finché si è esseri umani, si può condurre anche il prossimo al santo
Cuore del Padre. Noi possiamo rivestire il nostro amore con parole comprensibili
per lui, per risvegliarlo.
Sapete perché la Terra diventa per me,
giorno per giorno più santa? In questi giorni sono di nuovo a Berlino! In
questi giorni di unione con voi, miei cari amici, il concetto della vita
terrena diventa per me ancora più grande, e cresce la brama di non dover mai
andar via da questa Terra, sulla quale nondimeno si può abbreviare la via al
proprio prossimo, si può abbreviare il suo processo di sviluppo. Ciononostante,
non ogni spirito può trovare ciò che un altro forse trova in sé. Questo dipende
dal gradino di vita sul quale egli è risultato da Dio.
Un angelo non può dare ciò che possiede
un arcangelo; e se l'arcangelo incarnato entra nelle orme del Salvatore, allora
si riunisce con la sua vita antecedente, e poi egli nel nuovo Cielo ridiventa
arcangelo. Se questo lo sentisse il grande angelo che a volte è presente tra
noi, il portatore di luce, la madre dell’intera Creazione, il quale rimarrà
un’incomparabile primizia in tutte le eternità delle eternità!
Vi racconto un episodio in cui la
sorella A. gli ha rivolto così la parola durante il primo incontro a Loschwitz: "Tu, eletto dell'eterno magnifico Amore di
Dio, nella tua altezza e maestà!". Le sorelle a Loschwitz,
al mattino presto di quel giorno avevano avuto la sensazione di dover mettere
sulla tavola tutte le luci che avevano in casa. Così, quando ci riunimmo,
ardevano 82 luci su un'unica tavola. Naturalmente a noi non importava che su
una tavola irraggiassero tutte quelle luci, ma questo spettacolo a Loschwitz lasciava intuire qualcosa di grande.
E poi, lui venne, dicendo: "Osai resistere alla vita di Gesù, ma non
riesco a resistere alla vita di un figlio, perché la vita di un figlio deve
passare attraverso il mio mondo, e chi non posso trattenere nel mio mondo,
questi mi ha vinto per la vita eterna. Era la mia posizione divina che io ho
perduto nella mia follia. Tu riporti questa posizione, mi riporti le scarpe
d'oro che mi servono per ritornare al Re, al mio e vostro Signore. Io non sono
il portatore di sciagure di questa Terra, non voglio essere rigettato, ho
bisogno di aiuto, ho bisogno di salvezza, ho bisogno di redenzione".[9]
[indice]
۞
Non guardare a ciò che l'uomo è,
bensì a ciò che può diventare
Chi si adopera per il Signore, Egli lo ricompenserà con tesori di vita
ancora mai visti, e se abbiamo risvegliato un uomo, allora quest’uomo che
abbiamo aiutato rimarrà eternamente grato a colui che lo ha tirato fuori
dall'abisso. Un giorno invitai da me un fratello perché era molto povero.
Quando venne – anche se non era dei nostri sentimenti – gli dissi: “Sentiti
come a casa tua, tutto ciò che è a mia disposizione, è anche a tua
disposizione". In seguito imparammo a conoscerci per un certo tempo, forse
per quasi due anni, e un giorno sul mio tavolo stava uno dei nostri scritti
religiosi. L'avevo lasciato lì io, apposta. Lui lo prese in mano e cominciò a
leggerlo, e non voleva più restituirmelo. Disse: "Cos'è questo
scritto?". – Risposi io: "Caro fratello, questa è una Rivelazione
divina". – "La posso portare con me? Ho il turno di notte in
ospedale, lì lo voglio leggere per intero". Ora si era fatta Luce nella
sua anima, e quando lo portai con me la prima volta a Loschwitz,
dedussi dal Cuore di Gesù: «Io non guardo
a ciò che sei, Io guardo a ciò che puoi diventare». In questo episodio ho
ancora imparato molto! Non guardare a ciò che l'uomo è, bensì a ciò che può
diventare.
Nella sua ultima lettera, mi ha scritto:
"Non posso più immaginare la mia vita senza di te". Questo fratello
spesse volte ha donato il sangue in ospedale come donatore volontario, per
salvare altri uomini dalla morte, e mentre donava il sangue diceva al medico:
"E se anche costasse la mia vita, prendete il mio sangue, affinché il
malato guarisca". – Tanto convincenti sono talvolta le azioni di un uomo,
il cui modo di vivere lascia ancora a desiderare. Che cosa si può pretendere,
infatti, dall’uomo che proviene dal mondo, che proviene dall'abisso che il
mondo ancora avvolge? Per me non esiste nulla di più bello e nulla di più
meraviglioso di quando il mio caro, meraviglioso e Celeste Padre Santo, mi
mette in comunicazione con un perduto che io posso salvare, e se fosse
necessario, anche peccare con lui, solo per stringere con lui più saldamente il
legame della fiducia e poi guidarlo dolcemente dal suo abisso all'altura di
vita dell'eterna Verità. Così m’insegna Gesù, così trovo io Gesù nel mio cuore,
così si apre il Suo santo Cuore. Quando Egli lasciò la Sua Divinità, abbandonò
il Suo Cielo, divenendo Uomo. Vogliamo poi bramare una Patria celeste? La Sua
vita è stata violentemente spezzata. E noi, fratelli e sorelle, siamo ancora
qui e possiamo prendere in mano il timone, affinché la nave dell’intera
Creazione sulle onde delle forze della vita, obbedendo al timone, raggiunga la
sponda natia della destinazione divina.
Questo l’ho provato a casa. Io passo due
terzi della mia vita quotidiana nel riposo, poiché con la pressione del mio
grave cinto erniario devo stare molto sdraiato. Con questo riposo, molto è nato
nel cuore; in tal modo, in questa
lontananza dal mondo, diventa libera la vita interiore. Allora si aggirano
dei pensieri nella mia anima, visto che la mia stessa vita decifra il Cuore del
mio eterno Padre fin nella Sua profondità. Non sono sotto nessuna influenza al
di fuori del mio cuore; nel mio petto cresce la vita divina e vuol passare in
me come uomo, come in tutti gli uomini su questa Terra. Ed io sento come il
Padre mio dice: «Io sono beato quando
posso elargire Parole di vita ai Miei figli. Nondimeno, sono ancor più beato
quando sento esprimere parole di vita dalla vita divina dei Miei figli alle Mie
creature».
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۞
In ogni cosa, chiedere a Gesù
Una volta mi trovavo a Reutlingen, dove ero anche
in apprensione davanti al mio compito. L’intera sala era piena di uomini, tutti
vestiti a festa. Un pastore proveniente da Stoccarda era in abito civile, allo
stesso modo di come lo era la sua consorte. Mentre guardavo nella grande sala
gremita di persone, me la sarei svignata volentieri; non volevo essere io
l'oratore, piuttosto mi sarei voluto sedere nell'angolo più lontano. Tuttavia
sapevo che la parola mi sarebbe stata data. Allora confidai le mie pene al
fratello O., per via dei miei abiti sgualciti.
Durante il viaggio verso Reutlingen, alla stazione di Lipsia, mi ero bagnato
fradicio aspettando il treno interzonale. Si era avvicinato un grosso temporale
con tuoni e fulmini, piovendo a dirotto e il treno non arrivava. Quanto fosse
gualcito l’unico vestito, ve lo potete immaginare.
"Allora possiamo provvedere
noi", disse il fratello O., dandomi un paio di calzoni neri, una sua bella
camicia, una sua giacca bianca e una cravatta americana, e mi appuntò una rosa.
"Ecco, ora sei pronto".
Ebbene, andai dal caro Padre Celeste.
"O caro Padre Celeste, non è possibile che scambiamo la nostra persona,
affinché adesso Tu prenda possesso del mio intero essere?". – La Sua
risposta fu questa: «In ciò consiste il
tuo onore e la tua magnificenza. Il Mio onore e la Mia magnificenza è che tu
parli della tua vita divina come Io un giorno quale Gesù, ed Io sia, con i Miei
amici, tuo ascoltatore». Questo fu poi il tema del pomeriggio.
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L'amore per il prossimo,
la pura corda
dello stato d’animo dell'anima umana
Chi non ama il suo prossimo che
vede, come può amare Dio che non vede? Solo l'amore per il prossimo si accorda
alla nostra anima. Di fronte alla vita divina deve esserci la facoltà di
accettazione. Solo quando la lampadina è intatta, la forza elettrica si può
manifestare come luce visibile. Senza la lampadina creata per questo, non si
può vedere, non si può percepirne la forza. Il grande maestro di musica non può
suonare niente di buono su un pianoforte scordato, nemmeno tutta la sua arte lo
aiuterà. E se il Padre nostro Celeste non ha uno strumento sul quale possa far
suonare i suoni del Suo Cuore, Egli rimane Solo, rimane Incompreso. Ed Egli
stesso personificò per noi l'anima ordinata, che è l'Amore, l'amore per il
prossimo che non risparmia la propria persona. Essa è la pura corda dello stato
d’animo dell’anima umana.
Senza il figlio Lui è Iddio; tramite il
figlio Lui è Padre. La via per la figliolanza conduce attraverso quattro stadi:
il pensare nell’orizzonte della Creazione esteriore, il pensare nello spazio
della Creazione spirituale, il pensare nella sfera della Creazione celeste, e
il pensare proveniente da Dio. Dalla Parola eterna siamo guidati
all'uomo-spirito, dall'eterno Amore all'uomo celeste, e dall'eterna umiltà
all'uomo divino. La nostra vita non sarebbe abilitata a comprendere Dio, ad
amare Dio, ad elevare Dio, a glorificare e trasfigurare Dio, se ci mancasse
qualcosa della Sua grande e meravigliosa vita. Vedete, l'uomo è così grande che
può rinnegare il suo Dio! L'uomo è così grande che non è costretto a credere in
Lui, quello stesso che, se non vuole, nemmeno trova un Dio. Egli può ricondurre
tutto a sistemi scientifici. Non è nemmeno costretto a riconoscere un’eternità.
Ma se tu cerchi Dio, sperimenti anche la Verità di quella parola della
Scrittura che dice: «Chiedete, e vi sarà
dato; cercate e troverete». Se cerchi, allora vieni sulla traccia della
fede. Tuttavia la fede è solo una certa speranza di ciò che non si vede. Ma la
fede è anche la radice dell'amore. Questa è già Luce nell'uomo, e l'uomo in
questa Luce trova la conferma per l'esistenza di un Dio. Poi viene la scuola
della vita, nella quale l'uomo si può applicare.
Con l'impegno arriva la crescita, dalla
fede alla convinzione, dalla convinzione all’attività vitale, e dall’attività
vitale, poi, fino alla glorificazione del nostro eterno Padre. Allora l'uomo Lo
trova come Salvatore, allora Lo trova come Fratello, come Sposo, come Sposa,
come Padre, come Dio e come il suo Tutto.
Quale gioia sento per il fatto che sono
in mezzo a voi! Io so che il nostro incontro lascerà dietro di sé tracce per la
Terra intera. Dipende completamente dal nostro impegno, se queste parole
otterranno lo slancio e quella forza dirompente di penetrare attraverso quelle
forze, di cui i nostri fratelli e sorelle sono avvolti, così che siano toccati
da questa vita.
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Fratello Georg nei rapporti col Führer
Chi prega per le guide della sua patria, non le giudicherà mai; chi invece
le giudica, è colpevole insieme a loro, se non sorvegliano il loro paese
nell'Ordine divino.
Anche Adolf Hitler ho portato nel cuore
pregando. Una volta lo vidi a Berlino in un locale che di tanto in tanto visitava,
gli sono stato seduto di fronte per un’ora. Durante tutto questo tempo non
trovava pace. Venne un messo e poi se ne andò, lui ricevette piccoli foglietti
e li esaminò. Così andò ininterrottamente fino al momento in cui lasciò di
nuovo la sala con il suo seguito, inchinandosi da tutte le parti. C'erano
presenti alcuni giornalisti stranieri che scrivevano zelanti ai loro tavoli.
Davanti alla mia anima recepii: ‘Questi è l'uomo al quale è affidata la tua
patria!’. I miei piedi tremarono; volevo correre da lui, ma dissi a me stesso:
‘Questo non è un caso che madre Christine[10]
mi abbia guidato fin qui. Ma lei mi trattenne. – Avrei rotto le barriere.
In quel periodo una
sera andai dal fratello Eberhard e gli raccontai il
seguente sogno: arrivava una locomotiva, su questa sedeva il Führer. Essa
andava su un binario del tutto diritto sul quale correva la macchina. Ora
arrivò in un punto nel quale partiva un binario secondario; la mano destra del
Führer afferrò lo sterzo e la macchina si immise nel binario secondario. Fin
qui il sogno.
Un altro giorno venne da me una signora
da Berlino nella mia bottega, desiderava parlarmi. Io le domandai: "A
proposito di cosa?". – "Qui non ve lo posso dire". –
"Allora andiamo nella mia abitazione". Strada facendo le chiesi,
dalla mia sensazione interiore: "Venite su incarico diretto da Berlino,
oppure venite solo per parlare con me?". – Rispose solo:
"Sissignore!". La condussi nella mia abitazione; sulla mia scrivania
giaceva proprio uno scritto religioso. Allora lei disse: "Sapete, io non
posso essere in amicizia con il biblico Gesù Cristo. Come conoscete voi Gesù
Cristo?". Ebbene, le descrissi come Lo conoscevo io. Allora cominciò a
piangere, mi tese la mano e disse: "Sì, con questo Gesù come voi Lo
conoscete, voglio essere in amicizia". Si avvicinò il tempo in cui doveva
ripartire con il treno. Nel frattempo era venuta ancora una visita, e lei mi
domandò con voce stanca: "Cosa pensate del nostro Führer?". – Io
risposi: "Sapete, ogni tedesco ha il dovere di pregare per lui, poiché
come guida, lui porta la responsabilità della patria tedesca, e un cristiano
gli è debitore in modo del tutto speciale di questa intercessione". – A
questo punto lei pianse e disse: "Ogni mattina, quando vedo il Führer, ha
gli occhi rossi di pianto. E la scorsa settimana si è inginocchiato notte dopo
notte davanti al suo letto, tanto che le guardie davanti alla porta diventarono
inquiete". Il fratello K, che era presente, ed io, ci guardammo soltanto;
non chiesi in che rapporti lei stava con lui. L’ebbi solo a consolarla.
Questo'uomo, Adolf Hitler, ha occupato
una posizione nella quale ha esercitato un influsso su chissà quante nazioni
della Terra. Oh, se avesse assicurato i confini tedeschi con degli ideali,
invece che con le armi!
Ero in Chemnitz
a un incontro, allorquando andai fuori di me dicendo: "Ciò che parla da me
non mi appartiene, questo è un bene del popolo tedesco. Che cosa posso farci
io, che il grande Iddio di eternità in eternità ha aperto il mio occhio da
veggente, così da farmi mostrare a ogni guida la via per portare al mondo non
solo una pace temporale, ma anche una pace eterna?". Era presente la
polizia di Stato; l’intera adunanza divenne inquieta.
Poi accadde il fatto per il quale il
fratello nostro H. H. fu incarcerato per tre settimane a Dresda, dal momento
che aveva portato il manoscritto di un mio discorso oltre il confine
ceco-tedesco, un discorso che avevo tenuto a Gablonz
in Boemia, e che fu trovato presso di lui. Il discorso fu subito inviato a
Dresda al presidio di polizia, ed io fui convocato per l'interrogatorio. Allora
il mio vecchio padre viveva ancora; a lui piacevano molto le carpe. Ero andato
al mercato coperto e avevo comprato una grande carpa, una porzione per mio
padre, una per me, una per mio fratello, una per sua moglie. La carpa era
pronta, il burro era pronto, il limone preparato, e proprio quando ci volevamo
fortificare, bussarono violentemente alla porta gridando: "Georg Riehle,
vestitevi subito e venite con me". – Io risposi: "Vi prego, venite
dentro, guardate il mio vecchio padre, gli ho appena preparato una gioia.
Abbiamo una carpa e adesso ci vogliamo fortificare in pace l’un con l’altro. Vi
prego, lasciatemi il tempo per questo! Vi potete fidare, verrò dopo al più
presto". Si fidarono di me. Quando poi giunsi al presidio di polizia per
l'interrogatorio, c'era lì il manoscritto secondo il quale io avevo detto: "Tutte le posizioni di governo sono
occupate da inviati che hanno richiesto questa posizione di guida perché
hanno creduto di avere quest’influenza sui loro popoli, non da una posizione
popolare. Tuttavia, quanto più in alto essi stanno, tanto più sacrificio
personale ci vuole per rimanere un inviato, e quanta più abnegazione è
richiesta, tanto più fallimento. Oh, Miei poveri figli, anche voi avrete ancora
da risolvere il compito per il quale quelli fallirono. Vi andrà come a Me: voi
dovrete portare la croce per tutti! Io ho vinto nell'abnegazione e nella
fedeltà come Uomo, ora provvedete affinché Io vinca anche come Padre".
– Mi fu chiesto: "Le riconoscete come parole vostre?". –
"Sissignore, signor maresciallo maggiore. Ma non l'ho letto per intero,
non so se è scritto così come l'ho espresso io". Ora ci fu una grande
conversazione.
Il caro Padre Celeste mi mise le parole
sulla lingua. Il funzionario si era fatto un’idea che dovessi assistere un
padre anziano e mi si lasciò andare di nuovo. Solo Hans dovette scontare tre
settimane. Egli più tardi mi disse: "Caro fratello Georg, ringrazio il
Padre Celeste per questa esperienza". Quella volta lui fu rinchiuso in una
cella singola e durante la notte sentiva il pianto e il sospiro degli altri
carcerati.
Più tardi, dopo la
proibizione di tutto il nostro movimento, volevano portarmi nel campo di
concentramento. Due ore durò il colloquio con l’interrogante funzionario della
Gestapo. Davanti a lui stava un atto con rilegatura rossa, sul quale era
scritto con lettere bianche: "Molto urgente! Atto Georg Riehle".
L'interrogatorio cominciò all'incirca così: "Sedetevi! Voi avete
ripetutamente mantenuto i rapporti con i vostri seguaci, sebbene vi fosse stato
proibito". – Oggi non posso più ripetere il contenuto dell'interrogatorio
nei particolari. Dopo che la lotta fu alla fine, il funzionario disse: "Se
dobbiamo elaborare qualcosa per questo movimento (della Nuova Salem), a chi ci
dobbiamo rivolgere?". – Io avevo parlato con lui dal mio cuore, mi ero
impegnato con tutte le forze, ora dissi: "A me!". Al che mi furono
messi davanti quattro protocolli. Uno per la Prussia, uno per la Baviera, uno
per Württemberg e uno per la Sassonia (certamente i
quattro paesi, da dove erano state segnalate trasgressioni). Dovevo firmare
questi quattro protocolli, io firmai, in certo qual modo, come garante per la
divina origine delle Rivelazioni nelle opere di Lorber. In un primo momento l'interrogante
fu irrequieto, poi divenne sempre più quieto. Quando il colloquio fu alla fine,
egli mi porse la mano, mi guardò negli occhi e disse: "Riehle, in
confidenza, state attento!". – Uscendo da lì – dall'ufficio della Gestapo
che era vicino alla stazione dei treni – attraversai velocemente la strada,
proprio nel momento in cui partiva un treno per Meissen.
Era l'ultimo martedì del mese, dove ci riunivamo in Zaschendorf.
Presi il treno e in Zaschendorf amministrai di nuovo
una grande assemblea in una sala, facendolo nella fiducia al mio eterno e
meraviglioso Padre.
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۞
Voi tutti avete una missione sacerdotale
Io, miei cari, sulla base della mia esperienza, riguardo al Padre posso esporre
una testimonianza davanti all’intera infinità e, sulla base della mia
esperienza, vi dico questo: "Io sperimento Gesù Cristo in me stesso; Lui,
quale via verso il Padre". Chi ama il Padre, gli diventano propri anche i
principi del Padre. E poiché così pochi uomini Lo conoscevano, Egli divenne
Uomo ed ha impersonato nella Sua vita come Uomo i Suoi principi, i quali sono
l'unica via per il perfezionamento dell'uomo. «Chi ama il Padre Mio, conosce anche il Figlio. Chi però ama Me, Io lo
amerò e il Padre prenderà dimora in lui, ed Io, l'eterno Amore, terrò la cena
con lui, e lui con Me» [Gv. 14,23].
Quale esperienza interiore oggi in
questo luogo! Quanto è importante per te, fratello mio, che tu riceva tali
impressioni. Da queste impressioni si formeranno regole, e le regole saranno la
via per la tua vita. Allora impegnerai sempre di più la tua vita, con ciò il
Padre ti verrà sempre più vicino e, in te, Egli sorgerà nella Sua magnificenza.
Voi tutti avete una missione, una
missione sacerdotale. Ora si tratta di vedere se l'amore attivo, quando
qualcuno (come sacerdote) viene coronato dalla stima che gli mostrano i suoi
ascoltatori, rimane tuttavia piccolo; se rimane sempre piccolo, se rimane
sempre il servente. Invece, se
appena si allontana da quest’atteggiamento, lo sviluppo si blocca, e allora il
flusso della vita cessa di scorrere. L'amante deve ‘sempre’ rimanere il servente. Egli ha bisogno di una crescita
divina per servire il suo prossimo, ma non deve cercare questa crescita come il
massimo; egli deve cercare tale crescita affinché abbia Luce e Forza per
servire il suo prossimo. Un figlio di Dio deve poter servire anche un
arcangelo. Un figlio di Dio deve avere ancora qualcosa da dare per un
arcangelo, e nondimeno deve sempre rimanere piccolo e modesto. Si tagliano
molte vie errate in sé, se si cerca di diventare il più modesto, di rimanere il
più piccolo, di pretendere il meno possibile dalla Terra, di pretendere solo
quel tanto per andare su questa nel senso dell'eterno Amore.
Trovate una contraddizione in questa mia
conoscenza? Voi, infatti, non dovete attingere da una bocca estranea. Quello
che ci viene espresso da una bocca estranea lo dobbiamo esaminare in noi, se in
noi lo troviamo confermato come verità. Perfino Gesù doveva andare, doveva lasciare
i Suoi discepoli, quando disse: «Ora è
giunto il tempo in cui devo andare al Padre». E Pietro Gli rispose: «O Signore, portami con Te al Padre». Ma
Egli disse: «Mio Pietro, ti posso portare
insieme ovunque, ma non dal Padre». A meno che il chicco di grano non
muoia, non può sviluppare il suo stelo generante la vita. Il chicco di grano è
l'uomo. I discepoli stavano principalmente sotto l'influsso divino del loro
Salvatore dimorante presso di loro. Così non poteva rimanere. No, il chicco di
grano doveva prima morire, affinché poi stessero sotto l'influsso della propria
vita divina. Questa è la via della redenzione.
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۞
Presentare la bellezza del mondo
A ciascuno gli viene dato per proprio, il suo particolare modo di
esprimersi in base alla sua intera condizione di vita. In un bicchiere verde il
vino ha il colore verde, in un bicchiere rosso ha il colore rosso, in un
bicchiere incolore ha il suo colore originale. Questo lo ha riconosciuto tua
madre Christine. Un giorno lei mi disse: "Fratello Georg, sperimenti la
vita di Dio così bella in te. Tu devi vedere il bello in questo mondo, affinché
il tuo modo di esprimersi possa corrispondere alla bellezza della tua vita. Non
vuoi venire con noi nel sud?", – Oh, la sua grandezza per me era che non
volle mai che fosse nominata la sua persona.
Mi ricordo di un incontro nella mia
bottega tra lei e il tuo autista K. Sch. caro
fratello E.. Io ero al mio banco da falegname, Christine arriva, io la
presento. Tu presentasti il tuo autista e dicesti: "Anche lui percorre la
nostra via". A questo punto lei porse la mano al tuo autista e gli disse:
"Se tu sei nostro fratello, allora io sono tua sorella". Così tua
madre gli porse la mano da sorella.
Quanto spesso lei mi ha detto:
"Georg, quando annunci la parola di Dio, devi indossare i tuoi vestiti più
belli. Allora dovrà parlare già la tua persona. Devi lavorare su di te, neanche
l’esteriore devi dimenticare. Anche ai tuoi fratelli e sorelle devi dire che
devono lavorare su di sé. Devi renderli attenti su questo, perché ognuno porta
in sé una forza del Creatore, un qualcosa che non ce l’ha un secondo, affinché
questo bene spirituale rimanga alla Terra".
Lei era animata solo dal desiderio di
rendere felici gli altri. – Quando lei sentì che la malattia portava la sua
vita alla fine, lasciò Berlino sulla via più rapida. Volle esalare l'ultimo
respiro in tutto silenzio. Io rivedo come il suo feretro stava nella chiesa in Oberbärenburg, dove noi due tanto spesso avevamo pregato.
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۞
Siate cauti nel trasmettere la Parola
Caro fratello O., hai di nuovo avviato il registratore? E poi hai
intenzione di trasmettere la conversazione in registrazione? Ma la sensazione
non si può trasmettere. Si percepisce sì lo spirito se si sente il suono, se si
sente il linguaggio, ma nella trasmissione la parola è fredda, tuttavia può
essere utile. Un parente di A. E. è impiegato in un complesso musicale, percorre
la Germania dell’Ovest e si esordisce nei luoghi balneari e negli hotel. Un suo
amico portò una volta il suo registratore a nastro che aveva messo in azione
quando parlavo io, e allorché incontrò il suo amico, fece parlare il nastro.
Costui mi scrisse una commovente lettera. Lui non avrebbe potuto fermare il
flusso di lacrime nei suoi occhi mentre riproduceva il nastro magnetico; mi
scrisse pregandomi se potesse darmi del tu. Io gli risposi che non solo poteva
darmi del tu, ma poteva chiamare sua, tutta la mia vita. L’ho imparato dal mio
Salvatore, il Quale ci ha donato anche la Sua vita ed ha utilizzato questa vita
per noi. Più avanti mi giunse un’altra sua bella lettera, nella quale egli
affermava di voler impostare tutta la sua vita secondo questo spirito.
Nondimeno, anche il libricino pubblicato
per il mio 80° compleanno, ebbe degli effetti sui cuori degli uomini. Un
fratello di 29 anni da Vienna quando lesse il ‘libricino-Georg’[11],
quali lettere mi scrisse! Questo avvenne così: in autunno avevamo avuto visite
dall'Austria superiore, due sorelle nello spirito e un giovane uomo di 29 anni
che però aveva perduto l'udito. Costui era molto soddisfatto del nostro
movimento, sebbene non mi potesse udire. Egli aveva dedotto la vita spirituale
insita, con gli occhi, e una delle sorelle gli trasmise subito quanto si era
detto, gesticolando le parole con la mano davanti ai suoi occhi. Era, figlio di
genitori poverissimi di un piccolo villaggio, ma era un uomo dotato; il padre
era stato un operaio forestale che era morto molto presto. La madre guadagnava
faticosamente il pane per nutrire i suoi figli. Lui si era ammalato e aveva
perso l'udito. Poiché ora una di queste due sorelle lo amava e lui la voleva
avere in moglie, le due donne portarono il giovane per ricevere da me un
giudizio su di lui, se lei lo dovesse sposare. Quando me lo domandarono, io
dissi: "Traudel, deve dirtelo il tuo amore se
puoi amare quest'uomo e accoglierlo, sebbene gli manchi l'udito". Lei
acconsentì. Ora sono diventati una coppia. – La madre di questa Traudel era una rigida cattolica. Lei ebbe a dire a sua
figlia: "Se darai la mano da sposa a quest'uomo, io mi separerò da te! Se
vuoi rimanere con tua madre, allora dovrai separarti da lui!". Quando mi
riferirono questo, dissi al fidanzato di Traudel:
"Matthäus, cerca di guadagnare l'amore della tua
futura suocera. Applicati, dove puoi applicarti, per mostrarle un servizio. Se
da lei sentirai parole che ti dispiacciono, mostrale il tuo amore. Nell'amore
c'è il potere con il quale vincerai anche la madre, affinché un cuore materno
non perda la sua unica figlia per colpa tua". Lui fu commosso fino alle
lacrime. Infine, quando si avvicinò il momento del congedo, dissi ancora a lui:
"Vorrei soltanto che tu avessi un contatto con il nostro fratello O.
H". – Dopo la partenza, durante il viaggio di ritorno, essi avevano ancora
un paio di giorni di tempo libero, allora visitarono Salisburgo, e chi vi
incontrarono? Te, fratello O. – Essi scrissero: "Il tuo desiderio si è
esaudito nella maniera più veloce, abbiamo incontrato il fratello O.H. Ti ringraziamo”. Fu attraverso di te che essi
ricevettero in mano il ‘libricino-Georg’.
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۞
Non cercate nessun vantaggio terreno
Non sono mai stato d’accordo per una raccolta fondi. Presso di noi non è
mai stato dato motivo ai fratelli di contribuire qualcosa per una qualsiasi
spesa o un qualsiasi contributo, nemmeno di dare qualcosa per le spese della
sala; oh, no. La tendenza del mio cuore stava in questo: io ero felice che
potessi guadagnare qualcosa con il lavoro delle mie mani. In confronto a
questo, le spese per la sala erano niente. Qui presso di noi, i fratelli e le
sorelle dovevano essere liberi. Il nostro prossimo comprende le opere, le sole
parole non le comprende. Dove c'è altruismo, c’è la pura Verità. Dove da
questo, l'io cerca ancora un
vantaggio, il vino è offuscato, è annacquato. Su questo, il Padre Celeste dice:
«Io sono così ricco, così infinitamente ricco. Ma nei figli, con
le Mie caratteristiche, sono infinitamente povero». E quindi si tratta di
acquisire le caratteristiche come fece Gesù. In questo si dimostra il figlio
che conosce il Padre. Nessun angelo conosce il Padre, ma un simile figlio
conosce il Padre, un figlio che qui sulla via della Grazia può farsi proprie le
caratteristiche del Padre suo. Piuttosto che andare da un amico e pregarlo di
dargli qualcosa, meglio mangiare pane secco. Ma poi si sperimenterà pure che
l'amico verrà da sé con l’extra, e allora basterà ad entrambi per l'eterna
salvezza. Se l'amico viene da sé, allora in questo sta motivata la sua eterna
salvezza; e chi non voleva abusare dell'amore dell'amico, prenderà il dono
dalla mano paterna di Gesù.
Com'è bello se possiamo afferrare questa
Mano! Ora abbiamo ancora occasione di afferrarla. Dall’altra parte, quali
spiriti liberi nel mondo creato da noi stessi, abbiamo solo quella parte in Lui che corrisponde allo
stato della nostra vita. Finché si porta il corpo di carne, siamo ancora nella
scuola degli déi. Dall’altra parte si andrà incontro sulla lunga, faticosa via
di quel perfezionamento che potremmo raggiungere già qui nella vita terrena. Un
tale discorso come il nostro odierno, può sostituire centinaia di anni
nell'eternità. Noi possiamo scambiarci la nostra reciproca vita, le nostre
convinzioni. Io posso appropriarmi della vostra, voi della mia. Qui la vita sta
vivente davanti ai nostri occhi, e se non si trova nessun essere umano
personificante tale vita, allora ne testimonierà la Scrittura, la quale mette
la vita di Dio davanti agli occhi degli uomini. Nessuno è scusabile, ma
ciascuno, se lo vuole, può accogliere la vita di Dio con la sua vita.
Diversamente, questo non è possibile! Non si può servire due padroni. Dio Lo si
può accogliere solo nell'abnegazione di se stessi.
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۞
Nell'eterna crescita, lo spirito da’ forza
Tutto quanto ho ricevuto oggi mi basta, ma domani non mi basterà più.
Domani vorrò riaprire il mio cuore dal quale accogliere la vita del Padre mio Santo.
Non voglio dovermi vergognare davanti al filo d'erba, filo che domani non sarà
più ciò che era oggi. Non voglio dovermi vergognare davanti a ogni creatura che
è nell'eterna crescita, nell'eterno progresso. Eternamente mai la Terra
raggiungerà di nuovo il punto dove orbita adesso nello spazio infinito.
Eternamente mai staremo di nuovo sotto lo stesso influsso stellare come oggi.
Molte lucine fanno una grande luce;
questo vale anche qui per la nostra esperienza, per quella nostra esperienza
creante un nuovo aroma, creante un nuovo tono che si perderà nell'intera
infinità, oppure in un nuovo gioco di colori, in una nuova composizione di
colori, in una nuova immagine dell'eterno Amore.
Come può un uomo a 82 anni essere così
inarrestabilmente sveglio e parlare come un uomo negli anni della sua forza
migliore? Solo attraverso lo spirito. Quando l'ora nella quale siamo riuniti
sarà di nuovo trascorsa, io sarò un’altra volta solo, allora sarò di nuovo un
bramante e desiderante, affinché per un'altra ora io possa diventare un
donatore. Perciò, pur essendo uguali nel nostro bramare, tuttavia non siamo
uguali nella nostra vita di conoscenza. Noi cresceremo entrambi similmente, uno
come l'altro. L'uno starà su un altro gradino di vita, come il suo prossimo, ma
attraverso l’eternità ci porgeremo la mano fraterna, e la brama rimarrà la
stessa. Chi ha raggiunto una meta, per quanto possa essere alta, a questi sarà
indicata una nuova meta, e perciò la brama rimarrà in eterno, e pur attraverso
tale brama, rimaniamo piccoli e saremo tutti concordi. Il riconoscere, sta
sotto la brama. Cosa mi serve il mio riconoscere, se non lo posso impiegare? La
mia conoscenza acquista valore solo se, per mezzo di ciò, guadagno qualcosa per
la mia brama: glorificare il Padre mio Celeste tra i figli Suoi. Là vivrà
innanzitutto la conoscenza, e la brama verso il Padre nostro Celeste non avrà
nessuna fine in tutte le eternità delle eternità, poiché la Sua vita divina mai
cesserà di pulsare. E il figlio amante e da Lui amato, coglierà dalle profondità
della vita dell'eterno Amore, sempre nuovo latte vitale. Così io lo sperimento
in me.
La mia felicità è di avere la capacità
di servire voi e poter servire altri. Questa è la mia vita, e questa è la forza
vitale che ritempra pieno di vigore il corpo indebolito. La mia brama si è
adempiuta, ma non quietata. Così alla sera mi metto a riposare.
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۞
I veri seguaci
È stata in una grande ora, nella quale annunciai ai miei cari amici
l'immagine contemplata interiormente: ‘Il
nostro caro Padre Celeste ha in opera
un obiettivo, in cui la più piccola vera particella di vita dei Suoi figli dovrà comparire grande dinanzi agli occhi
Suoi’. Con questo obiettivo in questi ultimi tempi Egli rovisterà la Terra
e, per ogni vero seguace che troverà, arresterà il giudizio per un anno. Al tempo di Noé Egli ha fatto
la stessa cosa, e trovò otto di quelli che Gli erano rimasti fedeli. Oggi non
interroga la Sua onniveggenza, perché teme di non trovarne otto. – L’altro
giorno, dopo quest’ora, è venuto da me un fratello tutto agitato, dicendo:
"Fratello Georg, ciò che abbiamo sentito ieri dalla tua bocca è stato il
tuo umano. Oggi il Signore dovrà certamente trovare molti più seguaci". –
Gli risposi: "Fratello Alfred, vorrei che fosse stato il mio umano.
Vogliamo stare ad ascoltare una volta con l’orecchio teso il nostro
cuore". – E allora dedussi questo dal Cuore di Dio, dal caro Padre nostro
Celeste: per quella Meta di cui noi
uomini crediamo che Egli abbia davanti, ha innumerevoli seguaci. Ma per la meta
che Lui ha davanti per noi, è soddisfatto se trovasse otto veri seguaci.
Una sola deviazione dal modo di vivere
rispetto a quello di Gesù, Lo colpisce più duramente che i segni dei chiodi
sulle Sue mani. Infatti, il nemico è nell'uomo,
non è al di fuori dell'uomo. L'amore deve essere pronto addirittura a peccare
col fratello, pur di non abbandonarlo; deve essere pronto ad andare piuttosto
con lui nell'abisso e origliare nel suo cuore, per trovare un collegamento con
lui. Infatti, si può trovare questo collegamento solo quando ci si adegua in un
primo momento a lui, pur nella veste del peccato, nella stessa veste che porta
lui. Oh, questa è una prospettiva per la quale ci vuole Luce per comprenderla.
Quando posso dare uno sguardo nel Cuore
del mio caro Salvatore, il mio cuore diventa colmo d'amore, e precisamente così
colmo d'amore che vado in strada per guardare negli occhi del mio prossimo.
Ogni creatura è santa, e la corona di ogni creatura è l'uomo. Anche i suoi
errori sono ancora santi, poiché essi dimostrano la grandezza dell'Amore divino
che ha creato l'uomo così grande, l’uomo che non è obbligato a percorrere le
vie delle altezze, ma può percorrere anche le vie dell'abisso, e il Padre suo
eterno non lo trattiene con nient'altro che attraverso la sua coscienza. Sì,
anche la sua coscienza è ancora in grado di uccidere. La più grande perfezione
ci da’ l’occasione di adoperarci per l'imperfezione, essa ci da’ l'occasione di
entrare nelle orme del nostro Salvatore Gesù.
L'anima dell'uomo è un pulpito della
Creazione. Quello che un uomo dichiara dalla sua esperienza, questo è già cibo
di vita, ricettivo fino al sangue, attraverso tutti i gradini dell'esistenza
per coloro che là vi sono ancora trattenuti. Come ho già detto: puro è quell'uomo
che può scusare tutto, che non si sente respinto dall'uomo errante, che è
animato ad aiutarlo e a guarire le sue ferite. Così sacra come ci è sacra
perfino la nostra libertà, tanto sacra ci deve essere anche la libertà del
nostro prossimo. Noi dobbiamo giudicarlo con gli occhi del nostro Salvatore
Gesù Cristo. Dobbiamo giudicare soprattutto la nostra intera vita, e il mondo
intorno a noi secondo il Suo sentimento. – Al puro, tutto è puro!
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Corpo, anima e spirito
Lo spirito giace latente nell'anima, e l'anima viene di nuovo
risvegliata dapprima con la crescita del corpo. Anche il corpo, infatti, deve
avere una certa maturità prima che l'anima possa produrre i suoi effetti
attraverso di esso. Se m’immagino un fratello nello spirito nello stato di un
piccolo fanciullo – e mi sento come un portavoce dello spirito dovendo rivelare
davanti al fanciullo la mia cosa più santa – il fanciullo non è ancora maturo,
non è ancora ricettivo per questo. Nell'uomo c'è certamente la Scintilla divina
come abilitazione dell'anima per diventare una cosa sola con Dio. Nondimeno lo
Spirito più interiore, il divino, il Santo Spirito, è qualcosa di molto
superiore. Per lui l'intero uomo deve rinascere. Tutto l'uomo deve dapprima
sbocciare in quell'Amore che il
nostro Salvatore Gesù Cristo ha vissuto prima. Solo allora egli sarà ricettivo
per il Santo Spirito. Lo svela la conversazione con Nicodemo nella notte: «A meno che tu non nasca di nuovo, altrimenti
non puoi entrare nel Regno di Dio» [Gv. cap. 3].
Il Regno di Dio non è un luogo esteriore, il Regno di Dio è la vita divina.
Un uomo senza fede, un uomo senza amore,
è un uomo senza Dio. Affinché il germe della vita, il germe della fede e
dell’amore si possa sviluppare nella sua anima, l'anima deve sempre aver prima
una mediazione per questo, un fondamento, e questo è il corpo fisico. Qui nel
corpo terreno comincia un qualcosa del tutto nuovo. Con la nascita sulla Terra
tutto lo spirituale viene celato. Qui in questa scuola dei figli di Dio la vita
deve stare sul punto più basso, affinché si abbia occasione fin dentro la
radice di metter mano a un nuovo inizio. Noi in questo siamo tutti uguali,
senza nessuna differenza. Anche Gesù, solo attraverso il processo della maturazione
entrò in collegamento con il Padre Suo. Come fanciullo dipendeva da Sua madre,
da ciò che lei Gli insegnava, ma già come ragazzo e giovinetto Lui era in grado
di istruire lei. Con la Sua crescita, come Uomo, diventò un altro.
Ho sperimentato Gesù Cristo, Lo
sperimento ancora e in Lui ho trovato questo: Egli è il nostro Creatore e Padre
Santo. Chi Lo segue, Lo sperimenta, e chi Lo sperimenta, in lui si adempie ciò
che un giorno disse: «Chi accoglie Me,
accoglie Colui che dimora in Me». Allora tutte le questioni saranno
risolte. Poi subentrerà pace e fiducia nell'anima. Il Signore è il mio Pastore. Nulla mi mancherà. Egli mi pascola su
verdeggianti pascoli e mi guida ad acque fresche. Egli ristora la mia anima, e
se anche camminassi in valli tenebrose, io non temerei, poiché Tu sei con me,
il Tuo bastone e verga son quelli che mi consolano. – Questo lo puoi
esporre a qualcuno, ma se costui non ha lo spirito, non lo comprende. Io non ho
bisogno della via del pensatore. Posso parlare solo attraverso l'amore; tu come
pensatore sei precursore per la libera facente Sapienza divina, tu stesso sei
sacerdote. Il sapere mi aggrava, ma solo fin dove ho bisogno di tale sapere per
il mio prossimo, mi sarà dato. Con l'aumento dei miei anni divento sempre più
bambino. Nondimeno, anche il pensatore impiega l'amore come base.
L'uomo è così costituito, che può
esprimere la vita di Dio ognuno in modo diverso. Se non ci fossero differenze,
allora il grande principio dell'appartenenza non si potrebbe realizzare.
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Il principio della redenzione
Chi non è unito con il Salvatore Gesù Cristo, diventa vittima dello
spirito dei tempi. Il rapimento consiste nella vita di Gesù che un uomo fa
propria. Un tale uomo starà al di sopra delle acque ondeggianti delle forze
negative, sarà rapito. Il nostro eterno meraviglioso Padre, che vuole un gran
bene a tutti gli uomini, educa i Suoi amici a questo scopo, affinché nel tempo
dell'oscurità con il loro esempio diventino soccorritori.
I pensieri sono forze. La misera bocca
non raggiunge ciò che raggiunge il cuore. Il cuore non è legato al tempo,
nemmeno alle distanze. Se l'amore dipendesse solo dalla bocca dell’uomo, allora
esso non sarebbe vita da Dio. Tuttavia sta scritto: «Dio è Amore, e chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui» [Gv. cap. 15]. Non sta scritto così. Non è vero? Chi cura
quest’amore, sperimenta questo come verità attraverso l'amore.
Gesù Cristo poteva compiere l'Opera di
redenzione solo nel Principio, e questo Principio deve diventare carne e sangue
nelle Sue primizie. E quando è diventato carne e sangue, l'Opera di redenzione
trova la sua continuazione, poiché, dietro all’indipendente, risvegliato uomo
di Dio, sta l’Iddio da eternità in eternità non più legato dalle Sue Leggi,
sulle quali era fondata l'intera Creazione, ma sta come Padre.
L'uomo, come microcosmo, come riflesso
dell’intera Creazione, attraverso l’incarnazione del suo Dio, attraverso il Suo
infinito Amore, ha acquisito la possibilità di far propria la vita del suo Dio
tramite la dedizione e l'abnegazione in tutta la sua esistenza. Così poi è
ancora l'uomo ad aiutare il grande Iddio a divinizzare la Sua opera. Senza
l'uomo, Dio non può perfezionare la Sua opera dell'Amore, altrimenti Egli
dovrebbe far uso della Sua onnipotenza; invece è per questo che l'uomo è stato
creato e reso capace, per elevare la Divinità alla condizione di Padre.
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Le parole di Dio sono spirito, vita, esperienza
1. (Parla ancora lo Spirito): – «O Miei cari, siate salutati con tutta la Mia Essenza.
Ora soltanto sono diventato ciò che volevo essere ancor prima che fossero Cielo
e Terra, cioè un Padre che nulla Lo può rendere tanto felice in tutta la Sua
Creazione, che trovare la Sua santa vita al di fuori di Sé. Voi, fratelli e
amici Miei, quando in passato eravate con Me vi ho potuto indicare la via.
Adesso siete andati di nuovo fuori per innalzarMi
come Maestro di tutti i maestri, il Quale vi ha creato in e attraverso voi
stessi. Che cosa sarebbe la Mia potenza e forza tutto liberante, se Io stessi
da solo? Che cosa sarebbe il Mio Amore senza la vostra ricettività? La Mia
beatitudine consiste nella vostra stessa autonoma esperienza del Mio Cuore. I
tempi dei tempi non possono essere espressi attraverso una parola umana, tempi
che dovevano passare fino a questo momento di delizia per il Mio santo Cuore,
in cui il Mio Cuore pulsa nei Miei veri seguaci. Qui sperimentate gli effetti
della Mia incarnazione, del Sacrificio della Mia stessa morente
Personalità-Dio. Ciò che una volta, prima che fossero Cielo e Terra, sfuggì al
Mio Cuore nel Mio impulso d'Amore, ritorna di nuovo nelle Mie immagini. Perché
morii sulla croce? Là apparvi nella condizione di Uomo proceduto da Me secondo
la Mia immagine. Io lo riconobbi in questa condizione solo dalla potenza
dell’ardore del Mio Amore per voi e, inchiodato con la corona di spine al palo
del disonore, conclusi la Mia vita, affinché potessi oramai essere con voi
tutti i giorni fino alla fine della vostra stessa posizione, e potessi darvi la
cura, attraverso la quale il vaso del vostro io – da voi chiamata anima –
diventasse un luogo, una patria, un tempio per il Mio eterno Spirito. Quale
spettacolo, quando gli eoni di entità negative Mi vedono in voi uomini come il
Dio ed eterno Padre diventato visibile per ogni vita attraverso l'impiego della
vostra vita; quando essi vedono che esiste solo una via che conduce alla
crescita divina in voi, la via dell'Amore! E se tu hai questo, hai la radice di
ogni vita, di ogni luce, di tutte le forze, anzi, se hai questo, allora
sgorgherà in te il latte materno per ogni vita e tutte le forze negative si
chineranno da sé dinanzi a te. Il tempo è giunto, dove il più bello di tutti
gli angeli, il figlio Mio perduto, nondimeno anche il figlio Mio più amato, è
sulla via del ritorno. Egli è legato alla vostra vita divina.
2.
Non presumete il contenuto di queste parole. Le Mie parole non sono espressioni
articolate, le Mie parole sono spirito, le Mie parole sono vita, le Mie parole
sono esperienza, e questo vostro fratello Mi sperimenta e Mi manifesta solo con
la misera parola umana, per non toccare la vostra sacra libertà. Un linguaggio
del sentimento toccherebbe la vostra libertà. Abbiate solo la semplicità di
quest'uomo davanti agli occhi, allora sperimenterete la magnificenza di Dio in
voi, Colui che vi rende capaci di glorificarLo dalla
Sua forza e santificarLo dal Suo Amore in tutta la
Sua Creazione. – Figlio Mio, Io ti ringrazio perché sei animato da una sola
scuola di vita, scuola che ti dovrà render capace di assumere la posizione di
salvatore su questa Terra, capace di occupare il Mio posto.
3.
Se vi è ancora possibile una singola critica verso qualcuno, anche se fosse la
feccia dell'inferno, questa critica vale per Me, essendo Io il Creatore. Non il
Creatore di una caratteristica negativa, ma il Creatore della possibilità di
tutte le caratteristiche. Se il Mio infinito Amore ha spianato la via fino al
centro del Mio Cuore, deve pur essere data la possibilità di deviare fin nel
più profondo abisso degli abissi. Ciò che voi scusate, fosse anche l’intero
inferno, anche a Me è sacro. Io stesso non posso scendere nell'abisso, per
tirar fuori coloro che sono diventati colpevoli, ferirei il creatore di quelle
forze che attirano le creature nell'abisso. Voi invece lo potete. La Mia
onnipotenza può tutto nel Cielo e sulla Terra, ma non risvegliare il peccatore,
non redimere il peccatore, non spianare una via al peccatore dalla Mia stessa
persona fino al Mio Cuore. Non è il Mio mondo, ma è il vostro mondo, per il
quale avete abbandonato l'eterna Patria, per entrare nelle Mie orme. Io, che ho
rinnegato la Mia Santità, abbandonando la Mia posizione divina, ho preso su di
Me tutte le imperfezioni solo a causa vostra, per dare forza alla vostra
parola, la forza redentrice, Miei amati fratelli.
4.
Se ora il fratello vostro penetra nel Mio Cuore, Io Mi servirò della sua vita
divina. Non uscirò di un pelo oltre la sua vita nel Mio desiderio di rivelarMi a voi. Poiché grandi, potenti spiriti
dell'intelletto sono presenti, osservando per filo e per segno, se qui parla
Iddio o il Padre. Se parlassi come Iddio, la Terra starebbe all'istante in
fiamme. Perciò parlo come Padre, come Padre amorevole, figlio Mio. Come Padre
amorevole, tenetelo saldo per voi; come Padre amorevole bramante Suo figlio,
per ogni creatura che Mi potrà riportare solo il figlio all’eterno Cuore del
Padre.
5.
Io mi sono alienato attraverso il Mio Amore per voi. Nella nuova Creazione Io
sono soltanto ciò che sono in voi, ciò che sono attraverso di voi. Dietro di
voi sta il Mio eterno Spirito con la sua onniforza.
Il nuovo Cielo eretto in voi, la nuova Terra procedente attraverso di voi, la
pace realizzata attraverso il vostro sentimento, ciò che giace nel vostro
cuore, ha una totale parte e un santo diritto di giacere al Mio petto. Solo
l'amore Mi attira. Solo l'amore vi abilita a decifrare il Mio Cuore. Solo
l'amore da’ spazio alla vostra vita divina, vita che può crescere in voi come
ha potuto crescere in Me alla completa Personalità. Io sono venuto con voi per
mettervi davanti agli occhi la meta del Padre vostro come via per il vostro
perfezionamento, per mettervi davanti agli occhi la Mia vita di Gesù come via
per il vostro divino perfezionamento.
6.
La buona e seria volontà per il Mio Cuore è l'azione. E se non vi riesce ancora
di raggiungere la meta, allora il motivo è di nuovo il Mio Amore. Così come Io
non voglio far niente senza Mio figlio, così anche il figlio deve riconoscere
che senza di Me non può far nulla. Se avete riconosciuto questo fino alla
radice della vostra vita, nessuna debolezza vi coglierà più. Allora sarete
diventati vincitori su voi stessi, uguali al Padre vostro che ha vinto l'amore
per l'eterna magnifica divinizzazione dei suoi veri seguaci, affinché anch’essi
possano poi collaborare nel grande campo di lavoro dell'Amore, per divinizzare
ogni vita. – Amen!
7.
Sono certamente ancora mani terrene, nondimeno sono le stesse mani come quelle
del vostro Salvatore Gesù Cristo. È una benedicente vita divina proveniente dal
fratello vostro, tuttavia è la Mia vita. – Amen!»
*
8. (Rivolto ad O.): «Se Mi ami sopra ogni cosa e non ti preoccupi
di ciò che devi dire, allora con la più fine sapienza e la più fine conoscenza
dei tuoi ascoltatori puoi venire a sapere solo una cosa: vale a dire che ci si
deve piegare davanti alla conoscenza proveniente dal centro della vita divina.
9.
Andate in pace! Vi ho aperto il Mio Cuore, il Mio Cuore sanguinante, il Mio
Cuore bramante, il Mio santo Cuore. Operate come questo fratello (Georg) che
scusa tutto, anche la separante, imperfetta vita che vi vuole separare dal Mio
Amore. Per Me è santo. Perciò sta scritto: «Grande gioia vi è nel Cielo per un
peccatore che fa penitenza». Io non sono venuto per via dei sani, sono venuto
per via dei malati, sono venuto per discolpare i perduti, come ancora li
santificai dalla croce come Miei fratelli e figli». –
*
10. (Parla Georg): Il modo di esprimersi
proviene da me, ma la vita proviene da Lui. Il Salvatore Gesù Cristo è
ritornato, Egli è risorto nella vita divina dei Suoi figli e ci esclama ancora
una volta: “Venite a Me voi tutti che
siete stanchi e aggravati, dovete trovar ristoro, dovete sentir redenzione. E
se aveste tanti peccati quante sono le stelle nel cielo, tanti quanto la sabbia
del mare e l'erba sulla Terra, dovranno nondimeno essere lavati bianchi come la
neve”.
*
11. (Parla lo Spirito tramite Georg): «Figlio Mio errante, tutto è coperto con il
Mio Amore, e se vieni a Me, vedrai che dalla tua deviazione da Me ho di nuovo
saputo creare un principio di vita in modo che anche tu Mi possa servire per
l'Opera più meravigliosa. Le tue vesti saranno purificate, la tua intera
essenza sarà lavata, nulla ti dovrà tenere indietro. Io ti inviterò al santo
banchetto del mattino elevandoti fino Mio Amore paterno. Le vie saranno state
liberate. L'eterno Amore sarà risorto nei Miei amati uomini.
12.
Io vorrei che solo di nuovo tre fossero ancora presenti allo spettacolo quando
il Mio Cuore sarà aperto davanti ai vostri occhi, rivelato e dischiuso fino al
Punto centrale, al Mio Cuore – fratello e figlio – al Mio Cuore paterno, quello
che non è raggiungibile per nessun angelo, quello che può degnare, comprendere
e percepire soltanto l’uomo finché lo porta la Terra. Grandi pensieri vanno su
e giù nel Mio Cuore. Con che cosa vi devo render felici ed esprimere la Mia
gratitudine? Per Me tutto ciò che esiste è troppo poco per questo. Quando
giungerà l'ora della vostra maturazione, sperimenterete nella piena realtà
attraverso voi stessi, ciò che avete sentito oggi. Il Mio Amore può essere
compreso solo dal Mio Amore, e la via a questo Amore è la Mia vita di Gesù, da
Betlemme fino al Golgota, tuttavia corrispondente alla ‘vostra’ persona. Nella
grandezza della Mia persona nessuna creatura poteva percorrere questa via che
Io percorsi, per sopportare e rimanere nel Mio Amore, adesso, in questo tempo,
dove tra la Mia Terra e il Mio Cuore è subentrata la più grande lontananza.
Potete assumere voi la posizione di salvatore, potete illuminare voi, con il
Mio Amore e la Mia Umiltà, di Gesù, per fermare i principi di questa Terra e,
con questo, fermare l'opera di annientamento della Mia ripetuta crocifissione
nello spirito. Per questo apro il Mio Cuore paterno per coloro che ho chiamato,
che si sono scelti questa vocazione ed hanno abbandonato il loro eterno
Santuario, per portare la veste della Terra, per occupare il Mio posto, il
posto della Mia Divinità, per far proprio il posto dell'eterno Amore, per farsi
propria tutta la Mia persona fino in tutte le eternità delle eternità.
13.
Non posso più appartenere a Me, perché voi Mi avete crocifisso; posso
appartenere di nuovo a Me solo se Io risorgo sulla Mia Terra nei Miei amici e
seri seguaci. Il Mio giogo è dolce e il Mio carico è leggero. Nulla vi deve
separare dal vostro prossimo, vi dovete separare solo dai principi al di fuori
della Mia vita da Gesù, altrimenti vi separate dalla vostra stessa vita divina,
vita che Io voglio perfezionare. Poiché io, Gesù, sono l'espressione del Mio
eterno Spirito, e questo Spirito si ritira momentaneamente con il suo influsso
per il vostro io mediante un unico deviante senso, perché per Me la vostra
libertà sta ancora più in alto del Mio Amore per voi.
14.
Ho già aspettato eternità e posso aspettare ulterior-mente, ma non toccherò mai
la vostra libertà. Nondimeno, sta nello sviluppo del tempo il fatto che ho
bisogno di voi, affinché la Mia Opera di redenzione non si arresti. Se Io
venissi visibilmente, allora sarebbe provocato un potente influsso su di voi
con la Mia personale comparsa. La vostra vita sarebbe santificata, ma le vostre
parole non potrebbero ottenere la forza della divinità. Perciò Io vi do solo la
cura per la vostra crescita, finché la vostra esistenza sarà diventata divinità
personificata. Allora Io verrò visibilmente. Oh, se potessi contare le ore fino
all'adempimento della somma brama del Mio Amore!
15.
Io so tutto, conosco precisamente l’orbita di miriadi di soli, so quando e dove
andrà incontro alla sua dissoluzione, ma il giorno della Mia visibile comparsa
in mezzo a voi non lo conosco, non lo posso determinare; un volere da parte Mia
porterebbe già con sé una delicata costrizione. Nondimeno, Io aspetto. Una
volta pur si disse: «Egli è venuto nella Sua proprietà e i Suoi non Lo hanno
accolto». – Egli ritornerà nella Sua proprietà quando saranno diventati maturi
per accoglierLo. Fin da quest'ora vi offrirò la cura,
affinché d’ambo le parti abbreviamo il tempo dello sviluppo. Per questo ci vuole
la conduzione da parte Mia, e da parte vostra quella vigilanza tale affinché
non vi assalga un pensiero che ombreggi in voi l'immagine dell'eterno Amore. È
meglio sopportare sofferenze, piuttosto che deviare solo minimamente
dall'Amore. Amore che nemmeno a Me fu dato gratuitamente, ma Mi fu dato solo
dopo la Mia sottomissione, quale Gesù, alla volontà del Padre.
16.
Così Mio affratello con voi per sempre e in eterno. Così vi elevo come
salvatori del mondo e salvatori per il Mio Cuore per sempre e in eterno. Amen!
– Gli angeli più santi si piegano in questo momento. I Cieli trattengono il
fiato in questo istante, e si è aperto il Cuore del Padre per tutti in una
nuova profondità che solo il figlio, solo l'occhio del figlio può dischiudere e
sperimentare attraverso il suo amore, attraverso il suo sentimento filiale,
attraverso il suo ardore per Me. – Amen!».
*
17. (parla Georg): Se voi, amati
fratelli, non foste venuti, oggi non avrei potuto sperimentare così questo
Santo, amorevole, meraviglioso Padre. Felici coloro che per Lui spezzano la
lancia. Noi possiamo coprire il Suo santo petto, contro cui infieriscono mille
nemici e lance. Così restiamo di nuovo davanti alla croce, rinnovando la
domanda: «Chi cercate voi?». – E
quando loro risponderanno: «Gesù di
Nazareth!», noi insisteremo: “Prendete
noi per Lui!”. Ora, con la nostra ultima goccia di sangue possiamo sbarrare
ai Suoi nemici la via che porta a Lui. Solo con la distruzione della mia
esistenza, potranno esserGli ricondotti i Suoi
nemici.
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۞
Gioia per la vita
Gesù mi diventa giorno per giorno sempre più conosciuto e in tal modo a
me cresce la gioia per la vita, proprio per la vita terrena. Infatti, ho una
tale gioia per la vita, proprio adesso che sto al limite di questa vita
terrena. Solo adesso essa diventa immensamente importante, poiché la Terra è un
pulpito della Creazione. Quello che qui diventa chiaro dal fondamento del Cuore
di Dio attraverso la Scintilla divina in noi, è pane per ogni vita nell'infinità.
Qui è aperta la possibilità che il più bello e più grande angelo[12]
possa ritornare. Egli si è posto tra il divino nell'uomo e l’intera Creazione.
Ma chi il grande angelo non può trattenere di dare alla Terra ciò che è della
Terra, e al Padre Celeste ciò che è del Padre Celeste, non lo può più fermare;
a costoro lui non può più annacquare il vino della divina Verità, non può più
togliere loro il latte materno che per ogni vita è la forza della benedizione.
E chi è passato attraverso il suo mondo senza che quest’angelo (caduto) lo
possa fermare, lo vince per la vita eterna.
Chi cerca il suo più santo e più alto
dall'esterno, in costui Lucifero ha ancora parte, su di lui egli ha ancora il
potere di indebolire il divino. Ma Dio, proprio per questo è diventato Uomo,
affinché ciascuno abbia di nuovo accesso alla Sua divina vita interiore. Quanto più diventiamo maturi, tanto più si rivela
il Padre nostro Celeste nel linguaggio del sentimento della Sua Opera di
redenzione.
Un uomo non intuisce affatto ciò che si
lascia sfuggire e da cosa si separa, se non vuol riporre la precedenza alla
vita di Gesù davanti alla sua stessa vita. Invece, se Lo seguiamo, …la Sua vita
non ombreggerà più la nostra ragione, no, ma la Sua vita si esprimerà davanti a
tutti gli uomini, ovunque noi si possa stare, qualunque possa essere la nostra
occupazione. Seguire Gesù consiste soltanto in questo: che si metta la propria vita al Suo servizio! La nostra vita è in
ogni caso un servire, ma nel servizio a Lui, noi abbiamo la forza di servire
gioiosi e senza costrizione. Oh, con Gesù non si perde nulla, si guadagna
soltanto. Lo dico dalla mia stessa esperienza di vita, dallo sguardo di Grazia
nel Cuore del nostro eterno Padre.
Se Egli venisse ora
e mi dicesse: "Ti voglio portare
sulla Mia mano nel Mio Cielo". – Io direi: "Mio caro Padre Celeste, no, lasciami in mezzo al mio prossimo,
lasciami soffrire con loro, lasciami lottare con loro, lasciami pregare con
loro, lasciami vivere per loro". – E se Egli mi domandasse: "Perché?", risponderei: "Perché Tu lasciasti la Tua alta
posizione? Perché diventasti Uomo? Perché rimanesti Uomo e sei fino ad oggi
ancora Uomo? Io, nondimeno, so che la Tua vita divina, che Ti incorona come
Padre, è la stessa vita sorta nei Tuoi figli. Tu hai lasciato la Tua vita
originaria ed hai seguito il Tuo amore; infatti, dalle profondità della Tua
vita primordiale si è staccata quella Scintilla attraverso la quale siamo stati
abilitati ad andare incontro alla somiglianza Tua, a creare noi stessi la
somiglianza di Te". – Io so bene: questo è possibile solo con
l’aggiunta dell'eterno Amore che ci da’ cura e che ci è stato di esempio. Ma il
Padre Celeste nostro non regala nulla senza merito a suo figlio, affinché il
figlio acquisisca il pieno diritto al Cuore del Padre suo. E ancora di più:
affinché l'eterno Amore abbia la possibilità di guidare, attraverso il figlio,
tutta la Creazione al Cuore dell'eterno Amore!
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۞
La via della Grazia
Dio ha bisogno dell'uomo, Dio si è reso dipendente dall'uomo. Ma perché
ha bisogno di lui? – Perché lui porta in sé una piccola Scintilla proveniente
dalle profondità primordiali dell'Amore divino. Questa piccola Scintilla non la
perderà mai più, neanche nelle eternità, dovesse sprofondare giù fino a essere
una feccia dell'inferno. Anche se dovessero passare eternità di eternità, il
Padre non tocca la libertà di nessuno, Egli gli darà la cura. Se non segue al
richiamo, allora dovranno parlare le pietre. «Non rimarrà pietra su pietra» [Lc.
19,44]. Allora l'uomo vedrà in ultima analisi, gradino dopo gradino, che i suoi
principi sono instabili, che non hanno nessun fondamento né suolo per i suoi
piedi. Allora dovrà percorrere la via dell'esperienza, ma tuttavia approderà
alla meta della sua destinazione divina. Là lo guiderà la via della Grazia che
Dio ha spianato attraverso i Suoi figli con la loro intercessione, con
l'impiego della loro vita, con l'abnegante amore per coloro che non conoscono
ancora il Padre.
Così come l’Iddio, quale Uomo, ha creato
una via della Grazia per la nostra destinazione, così l'uomo crea poi
continuamente una via della Grazia oltre il suo cuore al Cuore di Dio, finché
tutto sarà ritornato fino a quel grande grado di maturazione ‘un solo Pastore e un gregge solamente’. Solo
allora comincerà la vera Creazione; la vecchia passerà. «Cielo e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno». Io lo
so, queste non sono parole di uomo, queste non sono parole provenienti dal mio
sangue, queste sono parole provenienti dal vostro sangue; il nostro spirito è
lo stesso. Il nostro spirito è una particella del Cuore di Dio, e ciò che Gesù
ha preparato e insegnato, era l’immagine umana che la Scintilla di Dio voleva
produrre, affinché l'uomo crescesse per essere un corredentore. Dato che l'uomo
aveva perduto quest’immagine, Dio è divenuto Uomo ed ha impersonato la vita più
interiore che era nascosta nell'uomo. Perciò Gesù Cristo è il frutto maturo
all'albero dell'umanità. Egli ci ha tagliato il corso dello sviluppo fino a
quella maturazione nella quale poi essere in grado di pensare, vivere, volere e
giudicare noi stessi, il nostro prossimo e il Padre Celeste nostro, così come
Gesù ce lo ha messo davanti agli occhi.
Oh, com'è bello, amici miei; ora si
tratta soltanto di consolidare in sé questo orientamento, e lo si può
consolidare solo nella lotta con i contrasti. Nel Cielo non possiamo diventare
figli di Dio, neanche come angeli possiamo diventarlo. Noi possiamo diventare
figli di Dio solo nel luogo dove esiste una salita e una discesa, dove ci sono
vicine luci e ombre: nella misericordiosa
vita terrena!
Io so quello che dico. Non voglio
concedere un solo giorno della mia vita in cambio di un patrimonio terreno,
perché ogni giorno che mi dona il Padre mio Celeste, appartiene necessariamente
alla mia vita. Egli non conta con giorni, non con ore, neanche con minuti, né
con secondi, Egli conta con momenti, e quando il Suo santo occhio vede che
adesso c'è maturità, che adesso il figlio ha raggiunto la più alta posizione a
lui possibile, allora è giunto il momento in cui la Terra non gli potrà più dar
niente, in cui non vi trova più niente e non vuole più nulla da essa. Allora
ritorna indietro, poiché l'Amore non ha creato l'uomo per la sofferenza,
l'Amore ha formato la Creazione così bella, affinché l'uomo debba essere beato
come una creatura dell'eterno Amore.
Noi vogliamo entrare in collegamento con
quegli uomini che sono sensitivi. A che serve la più bella semenza senza il
campo? Non sta l'orecchio sullo stesso gradino come la bocca? Beata è la bocca
che può esprimere le parole, ma beato anche l’orecchio che sente le parole.
Poiché l'orecchio che non vuol sentire le parole, nemmeno le sente, sente solo
un suono inarticolato, ma non le parole, non la vita. La parola è l'espressione
della vita. Dove c'è l'amore, c’è anche l'espressione vitale dell'amore, oppure
l'idea dell'amore. E l'espressione vitale dell'amore è di nuovo il Figlio che
Gesù Cristo ha impersonato. Egli ha impersonato il carattere del Padre Suo,
Egli era l'espressione vitale del Padre Suo, il Quale disse ai farisei e
scrivani: «Se conosceste il Padre Mio,
conoscereste anche Me. Così non Mi conoscete. Perciò il Padre Mi ha mandato,
affinché abbiate una via che conduce a Lui».
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Chi ha l'amore, non ha bisogno di studiare
Chi ha l'amore, non ha bisogno di un libro. Chi ha l'amore, non ha
bisogno dell'insegnante. Chi ha l'amore, sperimenta questo: l'amore è come una
madre. Se siamo figli, ci da’ il latte, se cresciamo, ci da’ il pane. Se
maturiamo di più, ci da’ del cibo più vigoroso. «Il Mio Regno è dentro di voi. Esso non viene con fasto esteriore».
Questo significa che nell'uomo vuol nascere qualcosa che l'infinito spazio non
può offrire. Allora il Cielo perde il suo splendore davanti al Regno celeste
nell'uomo. Perciò, se l'uomo entra in contatto in se stesso con la vita divina,
egli eleva il suo Dio allo stato di Padre, allo stato di un Padre. – Un padre
può tutto, ma un Dio deve rispettare le Sue Leggi divine, perciò Egli ci ha dato
la Dottrina dell'amore, anche l'amore per i nemici. Nessun'altra via conduce al
collegamento con la vita divina, affinché, attraverso coloro che entrano in
contatto con la vita divina, tutta la Creazione guadagni qualcosa. Sì, l’Amore
ci viene insegnato fin giù nel più profondo abisso della lontananza da Dio,
così facendo l'uomo unito con Dio diventa poi un sole, un sole spirituale per
tutta la vita spirituale nell'infinità, dall'abisso fin su agli angeli. Un uomo
unito con Dio esonera anche gli angeli dalla Legge, poiché nella sua vita
spirituale anche l’angelo avrà poi una parte e, in tal modo, anch’esso diventa
figlio dei figli di Dio.
Nel caso in cui io non mi esprima
abbastanza chiaramente, voi tutti portate già la vita in voi. La vita è dal
Padre, ma l'espressione è da me. Essa corrisponde al mio umano. Infatti, la
vita divina non si esprime articolata nell'uomo, la vita divina si esprime come
quel santo Amore che vede soltanto ferite, che non guarda a sé, che non ha
davanti nessun vantaggio per la propria persona, che lotta solo per il
prossimo, non potendo fare altrimenti. La vera adorazione per Dio sta in
questo: lottare per il prossimo!
Questo è aver parte al Cuore di Dio! Se avete domande, cari fratelli e sorelle,
attraverso le domande l'anima esprime il suo più alto desiderio, se non
possiede ancora la piena chiarezza. Qui nella Creazione materiale siamo, per
così dire, mescolati, ognuno sta su un gradino diverso. Quando un giorno saremo
puri spiriti, allora tra ogni gradino di vita ci sarà un abisso difficilmente
superabile. Ma qui come uomo può essere superato tutto, qui può essere radunato
il più elevato con il più basso, il più elevato si può comportare così che il
più basso lo comprenda, e il più basso può aprire il suo cuore, affinché il più
elevato lo possa illuminare.
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Guidati contro i piani della nostra volontà
Sta scritto: «La Luce è venuta
nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa» [Gv.
1,5]. La Luce è venuta nelle tenebre della nostra anti Divinità, ma la vita
divina stava personificata davanti ai nostri occhi, e poi subentrarono le
conduzioni del Padre Celeste nostro. – Da che cosa vien fuori tutta la
sofferenza su questa Terra? Dal fatto che siamo guidati contro i piani della
nostra volontà. Siamo guidati così che il nostro io non venga rafforzato, no,
che noi, per conservare la pace, dobbiamo rinnegare il nostro io. Noi
procediamo quando c'è la convinzione che i capelli sul nostro capo sono tutti
contati, poiché niente accade senza l’autorizzazione divina. Così il nostro
meraviglioso Padre ci vuole su questa Terra nella quale siamo nati come
creature, istruiti fino alla fusione con il Suo eterno Spirito; con questo
possiamo poi lasciarla come figli di Dio.
Non la consapevolezza di essere io un
figlio di Dio, mi rende beato, ma la consapevolezza che io posso preparare al
Padre mio Celeste una gioia, e la consapevolezza che io posso donare al Padre
mio qualcosa che Lui non possiede, potendoGli
riportare qualcosa che senza di me Lui non può riportare. Nondimeno, noi stessi
abbiamo pregato il Padre di voler diventare figli Suoi. Perciò Lui ci da’ anche
la cura, così che possiamo esclamare con Davide: «Se solamente ho Te, non domando niente del Cielo e della Terra. Anche
se corpo e anima mi languono, sei sempre Tu il conforto del mio cuore e la mia
parte». Se solamente ho Te! Solo per un breve tempo di vita di prova noi
siamo in questa scuola superiore, dove ciascuno può diventare un figlio di Dio.
Un periodo per noi che non ritornerà mai più, che non ritornerà mai più in
eterno. Qui sulla Terra c'è la cameretta di smeraldo dei beni più santi; qui
abbiamo l'opportunità di accoglierli, di viverli fino in fondo e di affermarli.
Qui abbiamo l'opportunità di impegnarci. Lo sviluppo del mondo richiede tutta
la serietà degli amici di Gesù. Il potere opposto contro lo sviluppo del mondo
è la vita dello Spirito. Dio non interverrà mai con costrizione, mai
eternamente, ma per questo Egli si sforza con i Suoi amici di curare il mondo e
guidarlo, affinché sempre più uomini maturino per la ricettività della loro
vita divina.
I pensieri sono forze. Il Padre nostro
Celeste ha bisogno solo di uomini con una vita abbracciante vita, una vita che
sia animata da un solo desiderio: che tutti possano risvegliarsi,
particolarmente coloro che stanno ai vertici, i quali sono prigionieri di un
sistema, sono quei nostri poveri fratelli che non applicano la misura del
sacrificio personale, affinché la vita divina possa venire loro in aiuto e
illuminarli, cosicché occupino il loro posto nel senso divino.
Sì, i pensieri sono forze, essi
compenetrano l'intera infinità. Nella vita divina che diventa libera nell'uomo
ha luogo il ritorno di Gesù nella Sua magnificenza. Egli non temeva di umiliarSi, equiparandosi agli uomini, ed ha impiegato la
Sua vita per il grande «Sia fatto!»,
per il perfezionamento divino dell'uomo. Per gli uomini Egli divenne la Vittima
davanti al Santuario della Sua divinità; la santità della Sua divinità non
poteva andare insieme nell'abisso, dove Gesù Cristo discese. Perciò Gesù sulla
croce esclamò: «Mio Dio, Mio Dio, perché
Mi hai abbandonato?».
Visto che Gesù andò là dove la santità
di Dio non poteva andare, da allora in poi l'onnipotenza di Dio restò dietro agli
uomini che Lo hanno seguito, ed ha trasfigurato il Figlio dell'Uomo-Gesù attraverso la divinizzazione di quei Suoi amici
che, nella successione, conservano la santa serietà. Il Padre non guarda alle
loro debolezze, poiché non si matura in una volta; per questo ci vuole un
morire molte volte e un maturare molte volte. Sì, il Suo Amore è tanto grande,
esso guarda alla buona volontà. Tuttavia, se un uomo si applica, se vuole ma
non riesce, se non ha la forza, allora l'eterno Amore non può arrestare il loro
il torrente di lacrime.
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“Chi ti ha insegnato questo?”
Ora voi dite: “Chi ti ha insegnato questo?”. – Io rispondo: “Il mio
stesso amore!”. Questo è il linguaggio dell'amore. Dio non istruisce in modo
articolato, Dio ci ha dato un pezzo del Suo Cuore; Egli ha vissuto per noi
d’esempio, cosicché il cuore possa compenetrare l'intero uomo. Perciò, quello
che è dal cuore è da Dio. Ciò che uno non prova in se stesso attraverso
l'amore, non può neanche condividerlo con un Dio. In ciò sta il mistero della
Rivelazione di Dio, ed è per questo che Egli si è rivelato attraverso il Figlio
Suo, Gesù Cristo, nel divenire Uomo. Giovanni il Battista fu l'ultimo profeta.
Coloro che vengono dopo di lui e profeticamente guardano nelle lontananze,
hanno fatto spazio alla vita divina nella loro anima, poiché poi non parlano
più come profeti dall'onnipotenza di Dio, bensì come figli, avendo anche il
diritto di condurre al loro Padre coloro che vogliono andare insieme nel luogo
dove essi stanno. Lo Spirito di Pentecoste fu pure una costrizione per gli
apostoli, esso doveva esserlo, altrimenti il nome di Gesù sarebbe andato
nell’oblio. Noi invece non proveremo
mai quella Pentecoste in cui lo Spirito di Dio dalle altezze come divina Proprietà
compenetra l'uomo. Su di noi si deve riversare lo spirito che c’è in noi, cari amici.
Il tempio in Gerusalemme era
un’allegorica rappresentazione dell'uomo. Il vestibolo del tempio corrispondeva
alla sua carne e sangue, il santuario corrispondeva alla sua anima,
l'Onnisantissimo del tempio alla sua vita divina. Quando Gesù esclamò: «È compiuto!», si strappò la cortina tra
il tempio e l'Onnisantissimo; cadde la parete divisoria tra Dio e l’uomo. Mai
di nuovo il Padre nostro erigerà una cortina tra noi e l'Onnisantissimo.
Dipende solo da noi se vi vogliamo entrare. Nell’Onnisantissimo noi entreremo
non appena saremo maturi, così che il Divino si possa rivelare in noi. Tutte le
Rivelazioni dall'esterno che conosciamo, come quella di Jakob Lorber, come quelle
di tutti i grandi uomini e veggenti, erano solo vie, e perfino Gesù fu pure
l'ultima via come Figlio di Dio, il Quale parlò dalla vita del Suo eterno
Padre. Egli stesso fu anche la Verità e la Vita, la santa Vita. Ma che
significa questo? – Si chiama santo tutto ciò che non è sottoposto a nessun
cambiamento. Egli, la Vita, parlò ai Suoi discepoli: «Ora è venuto il tempo che Io vada al Padre». – Pietro rispose:
«Signore, portami con te dal Padre». – E Gesù: «Pietro, ti posso portare con Me ovunque, ma non dal Padre». A meno
che il granello di frumento non muoia, non gli è possibile produrre il suo
fuscello che porterà la spiga; e come nel granello di frumento è l'involucro,
lo è il guscio del divino nell'uomo. Come il granello di frumento muore nella
terra affinché si possa sviluppare il fuscello, così è la via anche
nell'umano.
Una volta, al tempo di Hitler, al
presidio di polizia mi fu detto che erano state presentate gravi accuse contro
di me. Io avevo da assumermi la responsabilità perché avevo contravvenuto al
divieto. Mi chiesero: "Come vi comportate verso la Chiesa?". –
Risposi: "Io paragono la Chiesa a un seminatore che semina buona semenza.
La semenza è la parola di Dio, tuttavia il frutto è la vita proveniente da Dio,
e dove la semenza germoglia, là cresce un salvatore. E per un salvatore non è
più il massimo andare in chiesa, bensì egli cura le sementi". – "Come
vi comportate verso coloro che credono diversamente?". – "Signori
miei, ogni uomo sta su un diverso gradino di maturità, e ciascuno di questi ha
rispettivamente una conoscenza diversa. Se a quello che non sta sul mio gradino
dico: 'Tu devi percorrere tale via',
ed egli non è ancora maturo per questa, allora non la percorrerà. Perciò,
secondo tale concetto, io nel mio circondario cerco di splendere con il mio
esempio". – Il risultato fu che i tre interroganti, dopo la conclusione
della conversazione, mi accompagnarono nel corridoio, là discutemmo ancora per
un quarto d'ora in maniera privata. E come cristiani ci porgemmo la mano fraterna
e cosi ci lasciammo.
Vedete, ovunque abbiamo l'occasione di
intrecciare una parola proveniente dalla vita del Salvatore! Se portiamo la
vita nel cuore, questa parla già attraverso i nostri occhi; con ciò attiriamo
il nostro circondario, per quanto sia maturo. Allora anche la bocca diventa
un'espressione del cuore, e deve esserlo.
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۞
La Terra non ha bisogno di me, ma della mia
convinzione
Il vostro discorso sia: “Sì, sì! No, no!”. Ciò che va oltre proviene dal
male. Dobbiamo dare giustificazione di ogni nostra parola inutile che abbiamo
espresso. Giustificazione davanti a chi? Davanti alla nostra stessa vita
divina, poiché ogni parola nel nostro mondo spirituale è una realtà. Tutto il
vivente è personificazione dei pensieri di Dio. Tutto quello che abbraccia lo
spazio infinito, sono pensieri di Dio. Dato che noi siamo figli Suoi, anche i
nostri pensieri sono viventi; anche i nostri pensieri sono creazioni. Il nostro
mondo non è meno infinito del mondo del Padre nostro, per questo parla
nuovamente il nostro pensiero. Il nostro pensiero non ha bisogno di nessun
minuto per raggiungere il cielo stellato. Ora pensate allo spirito che abbiamo
in noi! Il nostro pensiero compenetra l'infinità. Infatti, quando il nostro pensiero
giunge fino al Cuore del Padre, giunge anche attraverso la grandezza
dell'infinità. Detto con poche parole: la
Terra è una scuola di déi! Se non lo fosse, allora Dio non sarebbe passato
come Uomo sulla Terra. – E dove ci porta il Dio divenuto Uomo? Al Suo Cuore
paterno! Da là Egli ci ha indicato questa via: «Coloro che accolgono Me, accolgono Colui che dimora in Me».
Oh, cari amici, quanto mi fate felice di
essere ascoltatori devoti. Io so ciò che vorrei, ma non so ciò che decide il
Padre mio Celeste con me. Ogni giorno devo essere pronto ad andar via da questa
Terra. Posso andare, la Terra non ha bisogno di me, ma ha bisogno della mia
esperienza, della mia convinzione.
Cari amici, guardate il mondo, giudicate l’intera vita. – Dove sono gli uomini che
si occupano di Gesù? Non percorre ognuno la propria via? Non sta ognuno sotto
l'influenza di questo mondo? Dov'è l'uomo che cammina sulla Terra senza cercare
una parte in essa, e vuol adoperare la sua vita solo per questa Terra che è
stata resa degna attraverso l’incarnazione di Dio, accogliendo il Suo sangue?
Sia lungi da me il voler persuadere la
vostra vita, oppure irradiare con la Luce della mia conoscenza anche solo il
più piccolo di voi. Se qui ci fosse un cuore che volesse giungere alla
conoscenza – e si trovasse sul gradino più basso – allora io gli direi:
"Vieni, tu hai il primo posto nel mio cuore, tu hai più necessariamente
bisogno di me!".
Noi dobbiamo voler prendere dal mondo
solo ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra esistenza, non di più. Credetemi,
io ho abbastanza della mia carta annonaria (
Davvero è così: «L'uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di
Dio», lo dice anche la Scrittura, e io questo lo vivo in me stesso. Il
corpo ha certamente bisogno di nutrimento per la conservazione delle proprie
forze, in particolare per le forze di quell'uomo che lavora, ma anche per lui
vale questa Parola.
Non preoccupatevi per la vostra vita! «Il Signore è il mio Pastore. Nulla mi
mancherà». E a chi la Terra da’ poco, potrà anche riconoscere: a me non manca
nulla! «Egli mi delizia su verdeggianti
pascoli e mi guida all'acqua fresca; Egli ristora l’anima mia». Con Gesù
Cristo subentra un rinnovamento dell'uomo, una trasformazione dell'uomo
attraverso il suo modo di sentire. Davanti agli uomini possiamo nascondere
tutto, ma non davanti agli spiriti. Sarebbe un dileggio se noi volessimo
parlare e l’uomo interiore non stesse dietro al discorso. Ci danneggeremmo, non
lo potremmo di nuovo riparare. Piuttosto, parlar poco, quindi sforzarsi di
vivere fino in fondo la vita ritrovata, e poi parlare dalla vita goduta
appieno, amici miei.
Siamo oppressi e sminuiti nella nostra
patria, ma non senza concessione del Padre Celeste. Io mi dico: se il Padre
Celeste lo permette, allora da parte nostra deve seguire anche il corrispondente
atteggiamento. Nessun lamento può giungere sulle nostre labbra, ma neanche
nessuna accusa. Allora si è liberi. Lamento e accusa offuscano la pace nella
nostra anima. Quando un uomo ha dei desideri che non si realizzano, egli non ha
pace. E poi, conosciamo noi il nostro desiderio più profondo?
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Diventare salvatori dell'abisso
Qualcuno, prima che venisse su questa Terra ha pregato così: "Caro
Padre Celeste, guidami e mettimi nelle condizioni che io possa ritornare a Te
con la consapevolezza di riuscire a riportarTi
qualcosa”. – Chi vuol andare nell'abisso e desidera diventare un salvatore di
questo, deve dapprima essere rivestito con la matrice dell'abisso, deve
dapprima sperimentare in sé di che natura esso è.
Solo dopo sarà riconosciuto come guida
dell'abisso, se starà sullo stesso gradino di vita come l'abisso stesso e lo
avrà vinto, ritrovando la via del
ritorno al Cuore di Dio. Non è così facile quando un amico di Dio va fuori, su questa Terra, per il Padre suo
Celeste. Quando il figlio si separa da Lui e il Padre si separa dal figlio, il
figlio va nell'abisso, e dipenderà solo dalla sua stessa vita interiore. – Se
poi distoglie il suo sguardo dalla vita di Gesù, sarà abbandonato! La nostra unica
guida resta poi la nostra coscienza. Essa è unicamente quella stessa voce come
voce di Gesù. In Gesù Cristo abbiamo la coscienza personificata. L'Uomo Gesù
Cristo ci illumina le vie della nostra vita, dall'abisso fino all’elevatezza, e
noi sappiamo precisamente su ogni gradino come dobbiamo comportarci. Io l'ho
sperimentato nella mia stessa persona come lo si sperimenta più volte: si
voleva il bene e si è ottenuto il contrario. Allora il senso della giustizia
vorrebbe poi ribellarsi, e vorrebbe prendere la parola. Ma non lo può, per via
dell'Amore di Gesù.
Quando noi stessi talvolta non sentiamo
la forza di rimanere nel binario della vita di Gesù, per amor del Salvatore
riusciamo comunque a far tutto. Per amor del Salvatore abbiamo la forza di
sopportare dolori e vincere sofferenze; per amor del Salvatore abbiamo la forza
di sottometterci, in qualunque modo veniamo guidati qui su questa Terra.
È molto, molto difficile sostenere la
prova, quando ci si sente come avvolti dalla notte, quando ci si sente soli,
completamente soli. Tuttavia, le parole di Gesù «Padre, nulla accade senza il Tuo permesso», ci fortificano, tanto
da donarci quiete. Gli attacchi sono momenti transitori. Chi è più felice nella
gioia della luce solare come davanti al Sole calante, il suo spirito è ancora
legato alle esteriorità. Solo chi rimane costante non dipenderà da nulla, al di
fuori di se stesso.
Durante i giorni buoni non vogliamo però
essere troppo lieti, allora nei giorni non buoni non saremo nemmeno tanto
tristi. Abbiamo motivo per essere sempre lieti, nei buoni come nei difficili
giorni, poiché il Padre nostro è sempre con noi ed abbiamo sempre accesso a Lui
attraverso il nostro amore, e nell'amore per Lui troveremo la suprema
consolazione, cari amici. Vogliamo guardare il mondo con gli occhi di Gesù,
vogliamo giudicare la vita nel modo di pensare di Gesù. Nella mia vita
quotidiana sto coricato due terzi del mio tempo a causa della grave frattura
che è sotto forte tensione, perciò tutto il corpo ha bisogno di stare sdraiato,
e qualche volta sono felice se per l’intero giorno non ho bisogno di esprimere
nessuna parola. Ma se qui tra voi, cari fratelli e sorelle che l'eterno Amore
ha guidato da me, trovo cuori aperti e maturi, questo momento che non ritornerà
mai più in questa bellezza, mi ammonisce di consacrarlo, dando il meglio di me
stesso.
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In noi deve parlare Gesù Cristo
Siete venuti qui, guidati da Dio, perché si tratta di impersonare la
vita del Salvatore quali Suoi seguaci. Quindi è Gesù Cristo che deve parlare in
noi. Dove si trova un vero seguace, là deve stare un Gesù, e dove un Gesù può
stare attraverso l'uomo, là c’è anche il Padre, poiché Padre e Figlio sono
inseparabilmente una cosa sola. La Parola espressa dalla vita di Gesù ha la
forza redentrice, non solo per colui che l'accoglie; essa ha forza redentrice
per lui stesso che la esprime nella posizione di figlio di Dio. L'uomo,
infatti, accoglie poi Colui dal Quale sono proceduti Cielo e Terra.
Se tali pensieri ci sembrano troppo
importanti e troppo alti, allora trasferiamoci alla croce. L'Uomo-Gesù che era un Signore su vita e morte, su peccato e
inferno, su tutte le forze elementari, si lasciò legare da mani deboli di
uomini erranti. La mia parola vi sembrerà troppo alta, nondimeno io la
sperimento in me stesso dalla vita divina in me. Grande è il nostro discorso
come un'espressione del nostro sapere. Verrà l'ora in cui voi stessi lo
sperimenterete. L'ora più santa della Divinità fu quando poté morire per i Suoi
figli e per le Sue figlie. Perciò impallidì l’intera Creazione e tutti i Cieli
davanti a questa apertura, fin nel centro del santissimo Amore di Dio per
l'uomo. Io dico che la spiga sarà più bella della semenza, se la semenza trova
un campo e se a questa semenza viene aggiunto lo splendore solare dell'amore
del figlio e la necessaria umidità dell'amore per il prossimo; allora il
granello da semina germoglierà inarrestabile e produrrà frutti centuplicati,
anzi, se il campo è fertile, produrrà frutti mille volte tanto. Questo è
espresso dalla vostra vita del Padre, dalla stessa vita che racchiude anche il
vostro petto santificato.
Io devo glorificare il Padre, Lo devo
difendere su questa Terra santificata dove anche in questo tempo attuale si
esegue la crocifissione nel modo di pensare della Sua umanità. È per questa che
Egli è andato a morte. Così il Figlio ha difeso il Padre come il Padre ha
difeso il Figlio, amici miei. Egli ha protetto il Figlio affinché il Figlio
potesse proteggere Lui. Egli non si sentì in grado di portare la Sua croce,
affinché giungesse a un Simone di Cirene la grande salvezza: portare la croce del suo Dio e Signore!
Questo non valeva soltanto per Simone di Cirene, poiché ogni uomo può portare
la croce del suo Signore, Signore che qui sulla Terra Si mostra debole affinché
i Suoi figli possano diventar forti, lasciandoSi
condannare perché i Suoi figli Lo possano elevare, il Quale portò la corona di
spine affinché i Suoi figli potessero portare la spettante divina corona da re.
Egli riconobbe la corona che mani umane hanno messo sul capo del loro Signore.
In conseguenza di ciò la derivante vita divina dei Suoi figli diventa il Suo
coronamento. Noi proviamo e vediamo che 2000 anni fa Egli prese carne e sangue
da una Maria, e oggi prende Luce e Vita da un'anima di Maria, un'anima che ha
aperto i suoi vasi vitali per l'effusione dell'eterno Spirito; quest'anima Lo
partorisce nel Suo infinito Amore. Il Figlio di Maria ha posto la pietra
angolare per l'Opera di redenzione, e un'anima di Maria aggiunge la pietra
finale per l'Opera di redenzione.
Accogliendo, solo accogliendo possiamo
raggiungere la meta: ricevere la pienezza della vita eterna! Anche noi adulti
dobbiamo essere accoglienti come un debole fanciullo. Non saremo mai abbastanza
piccoli per diventare portatori della vita divina.
Le ore più dolci della nostra vita, come
uomini, sono quelle in cui ci lasciano sopraffare dall'amore, cominciando
dall'amore giovanile fino alla fine, all'amore donante per la nostra cerchia.
Quanto beata è una madre, quando si trattiene alla culla del suo figlioletto e
lo può proteggere e curare. Perché? Perché lei si scioglie nell'amore per il
suo piccino. Dove una persona si scioglie nell'amore, sperimenta ore beate,
dove si sfoga, sperimenta ore beate, dove non si lamenta, dove non desidera
nulla, dove si sottomette alla conduzione del suo Santo e meraviglioso Padre.
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Maturità per comprendere il Cuore del Padre
Noi tutti curiamo quest’unica
vita, attraverso la quale si può sviluppare in noi la vita divina e per la
quale Gesù ci ha impersonato la via. Anche Lui doveva mettere in azione la Sua
pura vita. Solo per mezzo di ciò la Scintilla di Dio poteva prendere dimora in
Lui dalla pianta dei piedi fino alla radice dei capelli, sebbene Egli fosse
Spirito secondo Iddio dall'eternità. Invece con la Sua incarnazione doveva
stare nella stessa distanza dalla vita divina come ogni uomo. Allorché Gesù
chiamò la vita della Sua Divinità "Padre",
impiegò la Sua vita come vita dell'Amore. «Io
non sono venuto in questo mondo per adempiere la Mia volontà, bensì la volontà di Colui che Mi ha mandato»,
disse. E quando Gli si domandava: «Chi
servi Tu?». – Lui rispondeva: «Il
Padre». – Oppure: «Chi Ti ha mandato?»
– Rispondeva ugualmente: «Il Padre!».
Questo è il Suo Amore divino.
Nella scuola della vita abbiamo
l'occasione di assumere la posizione di Gesù, e senza la posizione di Gesù non
esiste nessuna maturazione per la vita divina. Senza Gesù non sapremmo nemmeno
valorizzare la vita divina. Per la maturazione ci vuole la Sua vita
dell'abnegazione fino alla morte, affinché attraverso una tale vita la
personificata vita divina diventi poi, salvezza per tutti. Se il mio modo di
pensare è ancora il fatto che amo più me che il mio prossimo, arresto il flusso
della vita divina in me stesso. Infatti, la vita divina si può personificare
solo là, dove c'è un modo di pensare divino. Fin dall'eternità Dio non è mai
vissuto per Se stesso, ma è vissuto solo per le Sue creature, e continuerà a
vivere anche per delle eternità solo per le Sue creature.
Dio manterrà sempre la distanza
dall'uomo, fino a quando la vita divina nell'uomo non sarà ancora in grado di
essere una cosa sola con la vita del Padre. Nondimeno Egli dice in me: «Preferisco essere Fratello, preferisco
essere tuo Amico, preferisco essere Salvatore che Re di tutti i re. La Mia
potenza non Mi rende beato. Il Mio alto Nome, ancor molto meno. Un figlio,
invece, Mi può render beato, poiché nel figlio ho incorporato un pezzo del Mio Cuore.
Perciò non posso cercare in tutti i Cieli ciò che posso cercare presso un
figlio: un cuore colmo d'amore, una maturità per la comprensione del Mio santo
Cuore paterno».
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Ammonizione fraterna
Mio caro fratello H., ti trovi in mezzo al mondo e il mondo ti
corteggia, ma non dimenticar mai che sei un cristiano. Da’ alla Terra ciò che è
della Terra, e a Dio ciò che è di Dio. Se ti sottometterai alla Terra, non
avrai pace; la Terra ti prenderà le forze migliori. Ti credi felice già qui,
lontano dall'eterna Patria, ma è diverso nella comunione con il tuo Salvatore.
Mio caro fratello, io so che non ascolti
volentieri un biasimo, ma vedi, sia che gli uomini lodano o rimproverano, noi
non ci rendiamo dipendenti da questo, ci rendiamo dipendenti dalla nostra
coscienza! Se la nostra coscienza non ci rimprovera, possiamo essere
soddisfatti. E se gli uomini ci onorano
ma la nostra coscienza ci biasima, allora l'onore è un'apparenza, inoltre
un giorno staremo davanti alla realtà di esserci cullati in un cielo che non
troveremo da nessuna parte. Oh, un rimprovero non ci ridonda a danno. Quando si
è così colmi di Luce, allora si è vicini a credersi come ricolmi di luce un po'
più che negli altri. In seguito, però, si riceve subito un urto. Solo quando si
rimane piccoli, sempre piccoli, si è nella giusta posizione. Un piccolo
alberello può portare forse solo un frutto, compie però il suo dovere proprio
come quell'albero grande che porta molti quintali di frutti. L'albero piccolo
non li può portare, deve darsi da fare per portare il suo unico frutto alla
maturazione, e quest'unico frutto lo piega in giù. – Così è con l'uomo che da’
tutto di sé.
Oh, sii benedetto, mio caro H., io so
ciò che si trova in te, ma so anche dove stai. Non dimenticar mai che Dio ti ha
guidato qui. Io ti vedo forse per l'ultima volta, ma non ti abbandonerò mai,
nemmeno nelle eternità, finché non approderai al Cuore dell'eterno Amore. Non è
una stupenda consapevolezza il poter diventare un figlio di Dio? Hai a fianco
una madre la cui massima felicità consiste nel fatto di vederti diventare un
figlio di Dio. Anch'io sono stato un giovane come te, anch'io ero circondato
dal mondo, ma ho riconosciuto il mio Salvatore nella prima giovinezza e L'ho
pregato di scegliere me per figlio Suo. Sii benedetto, caro fratello!
Se
non basta la parola, è sufficiente il tono. Il tono proveniente dal cuore di un
uomo che ama Dio è una forza; questo
vale per tutti voi, se il vostro cuore è colmo. Credimi: è beatificante parlare dell'Amore di Dio, ma ancora più beatificante è
sentirlo. Io vorrei tuttavia sentire anche il tono proveniente dal vostro
cuore, miei cari tutti, poiché ciò che parla da voi è poi una conferma della
vostra stessa vita divina. Un Salvatore lotta per voi! Egli lotta per la
salvezza del figlio Suo, Egli lotta per la salvezza del mondo attraverso i
figli Suoi.
In questo istante vedo un santo angelo,
vedo ancora di più: da Abramo vedo tutti i cuori dai quali scaturiva la
religione di Dio, i quali stanno in ginocchio e lottano per noi in questo tempo
che mai ritornerà, in questo grande tempo di tutti i tempi, in cui la Terra ha
bisogno del ritorno di Gesù Cristo,
dove milioni di uomini lottano per questo: "Signore,
ritorna!". E Lui, comunque, non può venire al di fuori dell'uomo. Egli
può venire solo attraverso la vita sorgente nell'uomo. La Sua più grande
magnificenza è che l'uomo Gli prepari adesso la via per il Suo glorioso ritorno
per tutti i Cieli e per tutti gli esseri esistenti.
Se non ci fosse stata nessuna Maria,
nessun Gesù sarebbe nato. Se non ci fosse nessuna anima, ardente d'amore per
l'eterno, meraviglioso Padre, lo spirito non potrebbe far maturare il figlio nell'anima.
E nella vita del figlio Egli ritorna gloriosamente, affinché non sia soltanto
un Dio che ha creato l'uomo a Sua immagine, – ma che diventi un Padre che ha
reso capace le Sue creature di penetrare nel Suo Cuore paterno e personificare
il Suo santo Amore davanti a tutti gli angeli, davanti a tutte le Creazioni.
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La parola di Dio, sorta dal calore paterno dell'Amore
divino
Nessuno conosce il Padre che unicamente il Figlio. S’intende: il
Principio del Figlio. Il Padre si rivela anche in una sorella, in una figlia.
Però, mai si rivela al di fuori del Principio-Gesù
nell'uomo. «Nessuno viene al Padre se non
attraverso di Me» [Gv. 6,44].
Non potremmo prendere su di noi la
responsabilità, se esprimessimo parole che provengono solo dalle nostre
conoscenze umane. Io ho pregato il Padre affinché la cerchia degli amici
potesse diventare sempre più grande: "Oh, mio caro Padre Celeste,
illuminami, così che ogni parola nella cerchia dei Tuoi figli che affluisce sulle
mie labbra, sia una parola di vita. Infatti, la più lieve presunzione sui miei
fratelli e sorelle, toglie la forza alla parola. La parola di Dio è sorta dal
calore paterno dell'Amore divino ed ha di nuovo bisogno del calore paterno
dell’Amore divino per essere compresa divinamente. Se noi l’intendiamo
umanamente, giudichiamo umanamente, allora non ha nessuna forza vitale. Perciò
è verità il fatto che Gesù non ha impersonato altro che il Suo divino calore
primordiale, fino all'amore per i nemici. Chi tende a questo calore primordiale
e mette in gioco il suo stesso io per questo, nel suo cuore la parola di Dio
diventa vivente. Perciò Giovanni, l'ultimo profeta, insegnò al Giordano. E
perché insegnò proprio al Giordano? Il Giordano sfocia nel Mar morto. Anche il
nostro intelletto si getta in un mare morto: – nella sterilità! Là al Giordano
insegnò l'ultimo profeta: «Io battezzo
qui con l’acqua. Ma verrà Uno dopo di me, che era prima di me, di cui io non
sono degno di sciogliere a Lui i calzari, che vi battezzerà col ‘fuoco’». Con quale fuoco? Cristo ha parlato come
Uomo-Dio da quella Sua vita divina conseguita da Lui stesso lottando. Dietro di
Lui stava il Padre. Perciò, chi ascolta la Sua parola, non la perderà mai più
fino in tutte le eternità. Questa semenza rimane vitale nel cuore di coloro che
l'hanno udita. E se anche dovesse durare delle eternità, – un giorno verrà
l'ora in cui il campo sarà pronto, in cui il granello di semenza potrà produrre
la spiga d'oro.
Dove possiamo diventare veri seguaci del
nostro Salvatore? Soltanto dove intorno a noi ci sono contrasti di vita. E qui,
su questa Terra, è di casa anche l'inferno. La stessa via di Gesù è passata
attraverso l'inferno. Come esempio per noi, con questo, Egli ci vuol dire che
anche la vostra via conduce dalla notte alla Luce. Senza Gesù noi siamo una
vittima dell'inferno, dove l'inferno rappresenta i sentimenti al di fuori dei
sentimenti della vita di Gesù. Perciò, quando stiamo nel mondo e diciamo di sì
a questo mondo, perdiamo la pace in noi. Ed è per amor della pace, che l'uomo
si guarda spesso dal peccato.
Non dimentico una vicenda giovanile: ero
un ragazzino, la zuccheriera stava sul tavolo, mia madre mi aveva voltato le
spalle ed io allungai la mano al barattolo. Poi però fui talmente assalito dai
rimorsi di coscienza, che mia madre me lo vide in faccia, e disse: "Hai
messo le mani nel barattolo!". – Io, per non ricevere uno scappellotto,
dissi: "No!". Con questa risposta il peso divenne ancora più grande.
Il pezzettino di zucchero non ebbe un sapore così buono, per compensare l'amaro
pentimento dell'errore di cui mi resi conto. Diventai irrequieto. Perciò il
mondo non è il latte materno di cui abbiamo bisogno.
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“Io ho l'acqua dell'eterna vita”
È l'alta posizione dell'uomo che tutto il mondo con le sue forze e
tesori – anzi, che tutto il Cielo con il suo splendore e le sue bellezze – non
ci possono pienamente e del tutto soddisfare. Ricordo nuovamente la scena con
la Samaritana: «Se tu bevi da questo pozzo,
non avrai più sete». – Tutti noi lo avremo già sperimentato quando abbiamo
avuto desideri, desideri terreni, e ci sono stati esauditi. Quando il desiderio
è soddisfatto, pur sempre c’è ancora la brama del desiderio. Questa va sempre
oltre, e alla fine si arriva al punto che l'uomo desiderante perde sempre di
più la sua pace. Ma il Salvatore dice: «Io
ho l’acqua dell’eterna vita, chi beve
di questa, non avrà mai più sete».
Se siamo animati solo dal desiderio che
la volontà del Santo Padre Celeste sia fatta, allora potrò dire: “Caro Padre
Santo, senza di Te io sono un figlio debole. Aiutami con il Tuo infinito Amore,
Bontà e Misericordia!”. Allora avremo trovato la pace. Allora vedremo la via
della Patria, e su questa ci sarà pace.
Gli abitanti dei nostri mondi celesti,
gli angeli, sono soddisfatti con i doni che hanno ricevuto da Dio; l'uomo
invece non è mai appagato con tutti i doni provenienti da Dio, perché in se
stesso porta una radice dalla vita divina. Lui è soddisfatto solo quando si
sforza di entrare nelle orme di Gesù. Allora avrà pace, e l'inferno poi non lo
disturberà più. Inoltre l'inferno lo aiuterà a salire sul gradino della vita
divina. E perché questo? Perché se abbiamo riconosciuto questo nel nostro
cuore, allora il nostro sentimento si agiterà così: ‘Oh, il mio povero prossimo
che non conosce ancora questo gradino che io ho raggiunto con l'aiuto del mio
Salvatore Gesù Cristo!’. Allora in noi si muoverà la compassione per il
prossimo, inoltre riconosceremo anche questo: il prossimo ci ha aiutato a
raggiungere tale gradino superiore! Sarà la mia stessa esperienza a dirmi: la dimostrazione per la divinità di questa
vita, è la pace che si trova quando si entra nelle orme del Salvatore! Allora si guarderà il mondo esteriore con
altri occhi, non ci si urterà più in niente, ci si urterà ancora solo nelle
proprie imperfezioni, ma non più negli errori del prossimo.
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L'angelo caduto
Noi abbiamo una libera volontà. Anche il grande, bellissimo angelo caduto
ha una libera volontà. Noi non lo dobbiamo temere. Ciò che è diventato da sé,
lo deve anche riparare di nuovo. Perciò, giudicarlo non fa parte del nostro
compito. Giammai io oso chiamarlo diavolo.
Egli non è nessun diavolo, egli è mio fratello. Io lo amo così com’è proceduto
dalla mano del suo eterno Creatore, essendo proceduto puro; e ciò che è
diventato attraverso se stesso, dovrà anche rispondere di se stesso. Esso
glorifica il suo Creatore pur nella deviazione da Lui. Esso, pur come nemico di
Dio, dimostra e testimonia l'eterno Amore per le Sue creature, amando l'eterno
Amore, pure il nemico.
Una volta ebbi un’immagine interiore
come stava nel mio mondo; chiamai Gesù, e Gesù gli teneva una lavagna davanti
agli occhi (dell’angelo caduto). Io avevo desiderio ardente di vedere che cosa
vi era scritto, e vi ho potuto leggere: «Tu
sei il figlio Mio caduto, nel quale Io ho compiacimento. Non ho compiacimento
nella tua aberrazione, ma nella tua libertà di movimento. Io ho anche il potere
di disporre che, nella tua inimicizia, Mi aiuti ad arrivare al Mio santuario».
– Se costui non fosse caduto, Dio non sarebbe diventato Uomo. Se il peccato non
fosse stato rosso sangue, al Figlio di Dio e ai Suoi seguaci non si sarebbe
dischiuso il centro della Divinità. La Divinità prese su di sé, come Gesù, le
conseguenze del peccato, e morì per noi, per santificarci attraverso la Sua
resurrezione e ascesa al Cielo. Con l'ascesa al Cielo l'Amore divino ha
spianato l'ultimo tratto sulla via per i Suoi figli fin nel Suo centro del
Cuore divino. Ora possiamo anche noi raggiungere questa meta, meta che ha
raggiunto solo Gesù Cristo, tuttavia possiamo raggiungerla solo con il Suo
aiuto, facendoci accogliere come figli. Perciò Egli disse: «Se non diventate come questi piccoli fanciulli
…».
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La santa vita divina ottenuta combattendo
La mia preghiera serale è questa:
"Mio caro Padre Santo, la forza che Tu mi hai donato, l'ho di nuovo
trasmessa. Ora ho ancora bisogno di nuova forza e nuova vita, per rallegrarTi". – E così questa vita scaturisce dal
sempre più profondo fondamento del
Cuore dell'eterno Amore. Come questa vita fece maturare Gesù Cristo, il Dio
divenuto Uomo, fin su a Figlio di Dio, così lo spirito in noi vuole anche maturare
una seconda vita da Gesù, il vivente
figlio di Dio. Dalla Sacra Scrittura fui additato al Salvatore. Attraverso il
mio desiderio di vivere per il Salvatore, in me fu rivelata una vita che mi
istruì interiormente, come insegnò Gesù, e tale vita mi parlò come parlava
Gesù. Così venni in me stesso alla convinzione che Gesù Cristo è la coscienza personificata di tutti gli uomini, è la voce
di Dio nell'uomo. Per questo, Gesù Cristo era per me il Figlio di Dio,
perché Egli ha impersonato in me la voce di Dio.
Così si rischiarò in me il mistero del
rapporto tra Padre e Figlio. Il Padre è l'Amore, e il Figlio è l'Idea, la
personificazione dell'Amore. Chi non ha amore, ha bisogno dell'idea
personificata dell'amore. Chi invece ha l'amore, non ha più bisogno dell'idea, non ha più bisogno di nessuna
guida, non ha nemmeno bisogno di Dio come Guida, poiché lo guiderà la sua
stessa santa vita divina in sé ottenuta combattendo. Perciò il Suo regno è
dentro nell'uomo e non viene con sfarzo esteriore.
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Il posto, dove sta il mio prossimo, è santo
Allorché stasera andiamo a casa e
siamo colmi della Luce di questa Grazia, allora vorremmo raggiungere questa
meta sulla via più rapida, sulla via più breve. Ebbene, questo non è così
facile. A questo scopo, così che raggiungiamo la meta, provvede il Padre. Il
Padre ci da’ l'opportunità per la maturazione. Da domani oppure già da oggi la
sperimenterete, una singolare educazione, un singolare flusso in noi, il che da
parte nostra richiede il pieno impegno. Poiché senza quest’impegno lo spirito
in noi non può crescere. Ancora una volta: è
il Padre a darci la cura! Se volessimo liberarci della lotta mediante ogni
astinenza oppure ritirandoci dal nostro prossimo in una vita monastica, nella
solitudine, per spezzare così, ostinati, il nostro stesso frutto di vita
dall'albero della scuola dell'eterno Amore, il frutto sarebbe acerbo e gli
mancherebbe la dolcezza e la bellezza che possono essere maturate completamente
solo dall'albero. Così l'ho trovato in me.
Dapprima ho anche cercato in modo
diverso. Quando io giunsi a queste alte conoscenze attraverso Jakob Lorber, non
osavo più entrare in nessun luogo del quale pensavo che non fosse adatto a un
cristiano. Mi ero costruito un fornello ad alcool, presi una tavoletta, su
questa fissai tre grandi chiodi, affinché cucinassi da me stesso le mie
minestre. Quale fu il risultato? I miei genitori si rattristarono, e mio padre
divenne severo. Oggi riconosco: ciò che entra per la bocca, non contamina
l'uomo. Un uomo orientato spiritualmente, già da se stesso desidera cibi più
fini. E il luogo dove dimora il mio prossimo dovrebbe essere per me un luogo
non santo? Io, nonostante tutto, porto in me il Cielo! Non il luogo santifica la mia persona, è la mia persona che deve
santificare il luogo! «Io non sono
venuto a causa dei sani», dice la Scrittura, «bensì a causa dei malati» [Lc. 5,31]. Il
Signore lascia novantanove pecore giuste e cerca e si adopera per il ritorno
della centesima pecorella. Sarebbe forse felice una madre nel suo amore, se
avesse venti figli e solo diciannove trovassero la via di casa? I diciannove
figli potranno render felice la madre solo se questi diciannove si adopereranno
per riportare quel ventesimo a casa.
Ma cos'è l'amore di una madre? Solo una
piccolissima particella dell'Amore divino. Così io conosco il mio caro Padre
Celeste e dico al mio prossimo: se talvolta siete gettati tumultuosamente in
questo tenebroso mondo e vi sentite miseri e poveri, allora fate splendere il
Sole dicendo: "Sono amato da un Dio!". E se vediamo un uomo che ci
respinge, allora lo vogliamo considerare con l'occhio di Gesù. Egli porta la
forma che Dio ha portato come Gesù. Anche se ha sperperato tutto il suo bene
divino, egli porta continuamente questa forma, la forma umana. In questa forma
è stato compiuto il grande sacrificio dell'Amore divino. «Ciò che avete fatto a uno dei più piccoli tra i Miei fratelli, lo
avrete fatto a Me».
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Microcosmo e macrocosmo
Il Padre nostro Celeste ci da’ una così alta occasione su questa Terra
solo perché potessimo raggiungere la nostra meta. Voi, cari tutti, la nostra
meravigliosa meta è crescere incontro a Lui, al nostro eterno Padre, restituirGli la Sua immagine, così come siamo proceduti
dalla Sua mano. Tutto, infatti, lotta per l'uomo. Se l'uomo come microcosmo è
nell'Ordine, anche il macrocosmo orbiterà nell'eterno Ordine. Questo arriva
tanto lontano, cari fratelli e sorelle; infatti, nell'infinità, tutte le stelle
corrispondono alle caratteristiche nell'uomo.
Se ci saremo uniti con queste
caratteristiche, entreremo in contatto con la corrispondente vita delle stelle.
E se avremo vinto in noi una caratteristica nella quale vive un tale mondo,
anche se fosse un mondo incommensurabilmente lontano, allora il raggio vitale
della nostra vita divina giungerà fin là, e nello stesso istante – lo vedo
adesso chiaramente dinanzi a me – nel macrocosmo quel mondo sarà toccato. Sì,
quando un uomo su questa Terra sta al di sopra delle caratteristiche di quel
mondo – non sono necessariamente delle caratteristiche lontane da Dio, ma
spesso sono magnificenze – allora accresce l'Amore del Padre suo Celeste e
Creatore al di sopra di tutte quelle magnificenze nell'infinità. Poi in quel
mondo penetra un raggio di Luce dal cuore di un tale uomo, e nello stesso tempo
in tal modo lui stesso viene colpito da un raggio di Luce spirituale
proveniente dal Cuore di Dio.
Allora per loro è nato il Salvatore, per
cui anche i corrispondenti spiriti abitanti sul loro mondo e nel loro
sentimento avranno una via di ritorno al Cuore dell'eterno Amore. Io stesso
l'ho sperimentato attraverso la rivelazione di un abitante del Sole. Costui mi
mostrò nel mio cuore, come gli fu creata la possibilità in grado di poter guidare
un angelo su questa Terra, dove attraverso il cuore umano vide Dio sotto un
concetto diverso da quello che egli aveva avuto finora. Egli vide i suoi
concetti illuminati attraverso il cuore di uno che voleva diventar figlio di
Dio e, come annientato, si batté il petto, quando sperimentò lo Spirito di Dio,
lo Spirito primordiale per lui inavvicinabile, quale eterno Amore e quale
fratello e amico dei Suoi seguaci. Allora egli disse: “Che cos’è la nostra
forza, che cosa il nostro splendore, cosa la nostra grandezza, rispetto a un
uomo i cui piedi possono calpestare la Terra santificata e la cui vita ha
accesso alle camere dei tesori dell'infinità, alle camere dei gioielli delle
Caratteristiche divine, in modo che attraverso di lui, Gesù, quale Salvatore,
sta al suo fianco aiutando anche noi”. – «Venite
tutti a Me, voi che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare, vi
voglio guidare a casa nella vostra eterna Patria» [Mt. 11,28].
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Il banchetto regale
La nostra Patria eterna non è un luogo, la nostra Patria eterna è uno
stato. Se abbiamo raggiunto questo stato, ovunque andiamo o dovunque ci
troviamo camminiamo nella Patria eterna. – Ho espresso forse qualcosa di troppo
elevato, fratelli e sorelle? Non posso fare altrimenti. Vedete, quando uno da’
un banchetto, sono serviti differenti cibi in tavola, per ognuno c'è un cibo!
Perciò ognuno si prenda ciò che può smaltire e lasci gli altri. Sono presenti
tuttavia molti convitati. Qui non siamo soli, ci sono innumerevoli esseri
invisibili, anche per loro c'è qualcosa in tavola. Anche per gli angeli di Dio
c'è del cibo in tavola. Quando il Re dei re si unisce con i Suoi figli, per
tutti c'è qualcosa in tavola.
Questo suona come fantasia, come un
sogno, ed è comunque eterno, è eternamente vero. La Scrittura dice: «Lo Spirito investiga ogni cosa, perfino le
profondità della Divinità». Anche noi possiamo essere onnipresenti
attraverso l'unificazione con il nostro spirito. Noi portiamo già in noi
l'infinità. Non è già il corpo esteriore un composto corrispondente all'intera
Creazione? Consideriamo già soltanto l'organismo corporeo! E dietro l'organismo
corporeo vive celato l'uomo spirituale; dietro l'uomo spirituale l'uomo
celeste; dietro l'uomo celeste vive l'uomo divino. Ciò che per me oggi, come
uomo terreno, sono le mie membra, come uomo spirituale queste sono per me le
forze spirituali nell'infinità, e se la mia vita sarà entrata nell'eterno Amore
di Dio, allora gli angeli di Dio saranno le mie membra.
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“Maria, tu hai scelto la parte migliore”
Un Padre, quale eterno Amore, non da’ al figlio Suo un lavoro a causa
del quale il figlio non ha il tempo di dimorare presso il Padre. Quanto più siamo
maturi per il Suo Cuore paterno, tanto meno abbiamo motivo di essere attivi
nell'esteriore. Dal nostro cuore scaturiscono poi i pensieri dell'eterno Amore,
e se gli angeli sono disposti e li realizzano, allora il figlio ha il tempo del
Padre. «Maria, tu hai scelto la parte
migliore. Marta, tu ti dai troppo da fare». Io l'ho sperimentato una volta,
non per la mia persona, l'ho sperimentato per voi, miei cari.
Mi libravo in un infinito spazio di
luce, l'aria era mossa in vibrazioni, ogni movimento era un suono, e secondo il
genere dei movimenti i suoni fluivano uno nell'altro in meravigliose armonie, e
uno nell'altro fluivano torrenti di luce generando irradiazioni in uno sfarzo
di colori sempre più belli, dove un’immagine non appariva una seconda volta.
Ora giunsero dei fanciulli in vesti bianche e rosse che avevano dei rotoli
nella mano, si posero uno intorno all'altro davanti a me e i rotoli furono
dispiegati; ogni angelo scriveva e poi correva via di nuovo. Con me si
librarono molti altri in questo spazio di luce. A questo punto mi si chiamò.
Sentii una voce: "Colui che sulla Terra si chiama Georg". Io stavo ad
ascoltare con orecchio teso e chiesi a quelli che erano con me: "Voi, cari
amici, che cosa significa questo?". – Risposero: "Qui il Padre tuo Celeste
ti mostra lo stato di perfezionamento, non per te, bensì per coloro che il
Padre tuo Celeste conduce a te. Quelli che tu hai visto venire in vesti bianche
e rosse, erano angeli guidanti. Essi prendevano da te la volontà di Dio".
Io percepii ancora delle vibrazioni di luce in mille colori; l'aria splendeva
in migliaia di bellezze. Poi mi risvegliai.
È così che mi è
stato mostrato lo stato della nostra entrata nella vita di Dio, della nostra fusione
con la vita divina attraverso l'amore e, da parte del Padre nostro, la Sua
fusione con la vita dei Suoi figli. Così mi è stato mostrato lo stato dell'uomo
celeste quando la Creazione sarà governata dai Suoi figli, dietro i quali Egli
starà come Padre beato, la cui vita è diventata la vita dei Suoi figli.
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Che cos’è la mia felicità?
Chi prende sul serio la sua vita, sperimenterà anche che ciò che dico è
verità. Nondimeno non dovete attenervi alla mia verità, bensì a quella vissuta
da voi. Io me ne andrò, voi ve ne andrete, ma la verità rimarrà con noi, essa
non ci abbandonerà. Tutta la nostra cura, l'uno per l'altro, deve consistere
nel fatto di elevarci reciprocamente, così da dar spazio alla vita di Gesù come
via per la nostra vita divina. Per via della redenzione, per via dell'amore per
il Padre, noi raggiungeremo questa meta, ma non per causa nostra.
Io sono felice nella mia casa tra le mie
quattro mura. Non ho nessun desiderio. Non sogno delle magnificenze per me,
sogno qualcosa d'altro: per quanto sono capace di aiutare il caro Padre, voglio
riportare tutto al Suo santo Cuore paterno! E sogno anche questo: allorquando
un giorno verrà per me l'ora in cui poi potrò dire: “Padre, io non ti riporto
che un cuore consapevole, non essendo nulla senza di Te, ma sulla Terra ho
trovato qualcosa: il mio caro Padre Santo! Io voglio venire con quelli che ho
potuto curare, e li voglio guidare al Tuo santo Cuore paterno. Tu mi hai
assicurato: “Anche al minimo al quale hai
porto la mano, per Me è santo; Io lo perfezionerò!”.
Ma in cosa consiste il Cielo del nostro
Salvatore Gesù Cristo? Esso consiste in questo: che il Suo eterno Spirito, di Dio, possa divinizzare i Suoi seguaci per
i quali è andato a morte. Gesù è andato a morte per l'uomo, perciò l'uomo è
il punto di concentrazione del divino Amore.
Che cos’è la mia felicità? Che cos’è la
felicità di una madre? Cosa la felicità di un padre? Cosa la felicità dei loro
figli? Io non ho figli perché non mi sono sposato, ma invece di questi, ho
molti, molti uomini, anche voi tutti, cari fratelli e sorelle. Sento le
vibrazioni di tutti nelle ore quiete, allora il mio lottare diventa questo:
‘Padre, possa nessuna pecorella andare nello smarrimento! Dove la mia mano non
arriva, là giunga la Tua’.
Vi ho detto che lo spirito non genera
nessun'altro sentimento che il sentimento di Gesù. Qui se sperimentiamo Gesù
Cristo in se stesso, allora Egli diventa proprio l'Unigenito come era nell'Uomo
Gesù fino al trentesimo anno, quale Figlio dell'Uomo; dopo il trentesimo anno,
Figlio di Dio, e nel giorno dell'Ascensione il Padre, Jehova, Iddio da eternità
in eternità. Il giorno dell'Ascensione è tornato a casa, ma non nel Suo centro
primordiale, Egli è tornato a casa nella Sua Patria, e questa Patria è il petto
dell'uomo.
Padre mio Celeste, voglio dare a Te il
mio tutto. Voglio risarcire a Te il dolore di essere qui come Padre senza
figli. Aiuta loro a diventar figli Tuoi. Io Ti voglio render felice, caro Padre
Santo. Tu mi doni tutto ciò che ci vuole ed è Tua volontà dall'eternità. Tu hai
bisogno dell'uomo, presso l'uomo Tu puoi trovar comprensione. – Ecco, ritorno a
una parola dell'uomo di Dio, Angelus Silesius[13]:
"Io sono
grande come Dio,
perché Dio si
è fatto piccolo come me,
Egli non può
essere al di sopra di me,
e io non
posso stare al di sotto di Lui".
E in un’altra parola proveniente da lui:
"Non
mi basta che io Ti serva come un angelo,
che nella
perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te,
mi è troppo poco, e
il mio spirito è troppo piccolo;
chi Ti vuol servire
giustamente deve essere più che divino!".
Miei cari, l'Amore eterno ha bisogno di un Amore
divino per deliziarSi nel Suo eterno Santuario. Sono
passati trent’anni oppure di più, e quella volta ci eravamo ritrovati forse in
dieci in un comune legame, ed io ho potuto parlare dell'Amore di Dio che ci ha
posto una meta superiore. Allora nel mio cuore sperimentai Adamo come un
giovane delizioso, che piangeva amaramente; un torrente di lacrime scorreva dai
suoi occhi. Mentre piangeva, venne una seconda alta Figura, questi era Gesù.
Egli pose la Sua destra sul petto di Adamo, e con la sinistra indicò la nostra
piccola schiera, dicendo: "Adamo,
non piangere per ciò che abbiamo perduto, piangi lacrime di gioia per ciò che
abbiamo trovato". – Fu un’esperienza interiore, ma si espresse in
immagini, e non posso presentare al prossimo, diversamente che attraverso
un’immagine.
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Un saluto di congedo
Oggi sono con voi, ma non è un miracolo il fatto che ho la forza di
essere qui? Spesso ho leggeri attacchi di vertigini. Solo poco fa volevo andare
dal panettiere per comprare un paio di panini, ma all’improvviso mi sono
sentito così. Per fortuna mi son potuto reggere a uno steccato.
Adesso mai sarei venuto da me a Berlino,
non avrei proprio osato farlo. Talvolta non oso nemmeno percorrere la strada
fino alla fermata del tram senza accompagnamento. Il caro fratello O. H. mi ha
chiamato. È lui che ha ordinato la stampa del libricino per il mio 80°
compleanno. Adesso vuol pubblicare una continuazione e mi ha pregato di venire
qui per una discussione.
Vogliamo tuttavia crescere, e ciò che ci
è stato dato non deve rimanere per noi, deve essere offerto al mondo. E non
voglio negare che attraverso il "libretto di Georg" molti uomini si
siano ritrovati; esso passa di mano in mano, perfino in America. Io non ho mai
voluto che si dovesse annotare una parola dalla mia bocca. Non ho nemmeno mai
voluto che ci fotografassero. Nel giardino nel quale a Politz ci riunivamo
sempre, accanto al nostro luogo di riunione c'era un fienile. In questo fienile
c'era un buco nella trave, e attraverso questo buco, senza che io lo sapessi,
il fotografo ha fermato delle immagini. – Poi furono annotate le mie parole;
anche questo non lo sapevo. Quando eravamo riuniti nella stanza, dietro di
questa c'era un piccolissimo angolino, là annotavano le mie parole senza che lo
potessi vedere. Quando il fratello H. E. mi portò le trascrizioni di un
giornata, fui completamente rattristato. Da queste trascrizioni sono sorte le
"meditazioni domenicali". A causa di queste meditazioni fui messo al
bando dal clero; fui perfino denunciato alle autorità cecoslovacche.
Se il mondo non comprende le nostre parole, comprende però la nostra vita. Non vogliamo trarre nessuna
utilità da questo santuario, piuttosto condividere ancora l'ultima cosa con il
nostro prossimo. Non ci si può immaginare nessun Salvatore che serve per amor
della ricompensa terrena.
Amici miei, fratelli e sorelle, l'eterno
Amore ci ha riuniti e ci sentiamo spinti a ringraziarvi per il vostro amore
pieno di cure. Anche quando saremo di nuovo lontani l'uno dall'altro, saremo e
rimarremo uniti nello spirito per tutte le eternità. Gesù sia con voi. Lodato e
amato sia il Suo nome da ora fino in tutte le eternità. Tu, Magnifico; Tu,
Santo, dacci forza, così che Ti possiamo ringraziare con la nostra ultima
goccia di sangue mediante la forza Tua, affinché il mondo trovi redenzione
attraverso lo Spirito Tuo d'Amore, Spirito che vuoi trovare nei Tuoi figli, nei
portatori del Tuo Cuore per tutte le generazioni di questa Terra e
dell’infinità! – Amen!
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[1] Maestro Eckhart: (*Hochheim 1260 - †Colonia 1327), teologo e mistico tedesco, domenicano,
consigliere di Bonifacio VIII nella lotta contro Filippo il Bello.
[2] Qui il
Vangelo vivente: probabilmente ‘qui’ va inteso nel cuore, là dove può essere
ricevuta la Parola interiore, quale segno per i veri credenti nell’ultimo
tempo, affinché possano esortare l’umanità alla fede in Dio tramite il Vangelo
di Cristo che essi riceveranno direttamente nel cuore. [ndr]
[3] Silesius Johannes Scheffler,
detto Angelus, poeta tedesco, Breslavia 1624-1677. Fu molto influenzato dal
mistico protestante Jakob Böme e dalla poesia religiosa di Czepko.
(N. d. T.)
[4] Si tratta dei
dieci volumi de “Il grande Vangelo di Giovanni”, di Jakob Lorber
[5] Trattasi di
una raccolta di numerose risposte comunicate dal 1840 al 1864 dal Padre celeste
al mistico Jakob Lorber in tre grossi volumi
denominati ‘Doni del Cielo’ e di una ulteriore raccolta quale ‘appendice’
denominata ‘Parole del Padre in tempi burrascosi’.
[6] Il Padre Gesù
si riferisce alla sorella che ha messo a disposizione la sua casa per
l’adunanza dei fratelli. (N.d.T.)
[7] Vedi il cap.
22.
[8] Vedi nota al
cap. 9
[9] Per
l’approfondimento di questo argomento si rimanda il lettore alla visione della
seconda Pietra, ‘Golgota’, rivelata ad Anita Wolf nell’opera: “Le quattro pietre miliari dalla vita di
Gesù”.
[10] É la madre di
un suo amico, è nominata ancora al cap. 41
[11] Il
riferimento è al libro “Cinquant’anni pioniere dell’amore divino”, pubblicato
dagli amici di Georg nel
[12] Il più bello
e più grande angelo è Lucifero.
[13] Vedi nota al cap. 9