Rivelazioni
nel 1846/1847 al mistico e profeta
SECONDA parte
LA TERRA
SPIRITUALE
In questa seconda parte
vengono spiegati i rapporti tra il materiale e lo spirituale, cioè la formazione
dell’anima e dello spirito e il significato dell’evoluzione, la cui causa è
completamente spirituale, e non ha nulla a che vedere con la tradizionale
spiegazione evoluzionistica presente nei libri scolastici supposta e spacciata
per vera da ricercatori che disconoscono il concetto del DNA. Questo, infatti,
dimostra che tutte le specie si riproducono esattamente sempre uguali! Nelle
spiegazioni che seguono, la trasformazione di qualunque specie ha
esclusivamente un carattere spirituale, cioè l’anima degli esseri semplici si
incarna in altri esseri con un altro DNA, in corpi sempre più complessi e
completi. La meta finale di questo processo evolutivo è la formazione
dell’uomo, il cui cammino tende verso la più alta delle destinazioni: quella
di diventare - tutti - figli di Dio. Il messaggio principale comunicato in
questa importante opera è il raggiungimento della consapevolezza che l’essenza
di ogni uomo - il suo vero e proprio ‘io’ - esisterà per sempre in quanto ha in
sé un’eterna Scintilla divina, che è una parte infinitesimale di Dio, in cui
nulla è annientabile, ma tutto si trasforma in un continuo perfezionamento.
Titolo originale: “ERD UND MOND”
Casa
Editrice del testo originale: LORBER VERLAG - Bietigheim
- Germania
Copyright
© by Lorber Verlag
Testo
in italiano - Copyright © by Associazione Jakob Lorber
“Ringraziamo la Lorber Verlag,
Friedrich Zluhan e l’Opera di Divulgazione Jakob
Lorber
e.V., D-74321 Bietigheim/Wuertt., per il sostegno nella pubblicazione di questo
volume”.
Traduzione
di Salvatore Piacentini (1925)
ISBN
978-88-95947-08-2
Il testo in PDF può essere scaricato sul sito: www.jakoblorber.it in questa pagina: Libri in PDF
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GESÙ La Nuova Rivelazione
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Origine e scopo della materia
9 febbraio 1847
1. Nel considerare la parte spirituale della Terra, per comprendere a fondo la cosa, noi procederemo a ritroso, e non procederemo affatto dal basso verso l’alto, bensì scenderemo dall’alto verso il basso, ciò che è del tutto nell’ordine, poiché non è bene procedere dall’interno verso l’esterno, bensì dall’esterno verso l’interno, se si vuole giungere allo spirituale vero e proprio, il quale in ogni cosa è il più profondo e il più interiore.
2. Vi è già stato accennato in più occasioni che dentro il materiale si cela sempre lo spirituale, e come la materia realmente visibile in fin dei conti non sia altro, in sé e per sé, che lo spirituale imprigionato, costretto in ceppi e fissato; tuttavia qui seguirà qualche spiegazione ancora, in modo che la cosa possa venire compresa più a fondo.
3. Voi potete scrutare qualsiasi materia, ma non troverete mai che essa si manifesti in qualche modo come perfettamente solida, bensì ogni materia è divisibile per la ragione che consiste di parti, e fra queste parti si trovano sempre degli spazi vuoti che dai naturalisti vengono chiamati pori.
4. Riguardo alla divisibilità della materia ancora nessuno scienziato non ne è venuto a capo fino ad oggi, e nessuno è capace di stabilire in quali minutissime parti finali la materia sia divisibile. Si prenda per esempio un grano di muschio e lo si collochi in qualche posto in una grande stanza; in breve tempo la grande stanza verrà riempita in tutti i suoi spazi dell’odore di muschio, e un simile pezzettino lo si può lasciare al suo posto per parecchi anni senza che esso diminuisca percettibilmente né nel suo volume né nel suo peso; e tuttavia ad ogni secondo si devono staccare da questo pezzettino di muschio molti milioni di particelle per riempire continuamente gli spazi della stanza dell’odore di muschio. Di esempi simili se ne potrebbero citare ancora in grande quantità; sennonché per il nostro argomento è sufficiente questo solo al fine di arrivare alla convinzione che stabilire qualcosa di definitivo riguardo alla finale divisibilità della materia ce ne vuole ancora moltissimo. Ma se con ciò è dimostrato che, almeno per i vostri concetti, tutta la materia è divisibile fino a un Minimun (minimo) quasi infinito, d’altra parte è più che evidente che la materia deve essere necessariamente composta da parti. Ma chi è che raduna assieme queste parti e le congiunge così saldamente fra di loro da farle apparire come una massa semplice che a volte è più solida ed a volte meno?
Vedete, questo è già il primo gradino sul quale comincia lo spirituale.
5. Queste parti infinitamente piccole non sono originariamente altro che unicamente una energia di idee [emanate] da Me, il Creatore di tutte le cose; questa energia di idee ottiene forma, e la forma ottiene vita dalla Vita del Creatore.
6. Il Creatore rende libera da Sé la forma animata da poco, e le elargisce, dalla Sua propria Luce originaria, una propria luce e con questa luce, che è viva, le elargisce una propria intelligenza, per mezzo della quale la forma animata da poco riconosce se stessa e diventa conscia di se stessa quale essere indipendente.
7. Quando la forma si è così riconosciuta, allora le viene dato [il concetto] dell’Ordine, che è una legge di ogni esistenza, con quest’Ordine le viene dato l’interiorissimo fuoco della Divinità, una scintilla dell’eterno Amore, dal quale sorge la volontà. A questo punto la forma animata da poco ha Luce, conoscenza di se stessa, coscienza di se stessa, l’Ordine e la volontà e può dirigere la sua volontà secondo l’Ordine oppure anche contro quest’Ordine.
8. Se una simile nuova creatura opera e si muove in conformità all’Ordine, allora essa si consoliderà come un albero e, come un completo e libero essere, si troverà nel grande spazio della Creazione per continuare ad esistere eternamente, perché tutto il suo essere è attinto da Me, che senza alcun dubbio sono eterno ed eterno sarò; e perciò l’uomo è una creatura, perché tutto il suo essere è attinto da Me, e il suo destino altro non può essere che il Mio proprio destino, perché il suo è attinto dal Mio, così come quando qualcuno attinge acqua dal pozzo, l’acqua del recipiente è identica all’acqua del pozzo ed ha la stessa destinazione dell’acqua sotterranea del pozzo dal quale è stata attinta.
9. Ma se un simile nuovo essere o creatura con la sua libera volontà non osserva l’Ordine che gli è stato dato, allora naturalmente corre incontro alla propria rovina o alla propria dissoluzione, cosa questa che evidentemente può essere compresa con facilità.
10. Se qualcuno mette nel terreno una pianta ma non le concede nessuna umidità, né la luce del Sole né il calore, – cosa mai accadrà alla pianta? Ammettiamo però che la pianta fosse liberamente conscia di sé ed avesse la capacità di prendersi l’acqua, la luce e il calore di cui ha bisogno, però non li volesse prendere, – che cosa ne sarà di essa? Ebbene, essa inaridirà e perirà.
11. Oppure se qualcuno avesse l’intenzione di farsi ritrarre in modo perfettamente verosimile da un pittore, ma non volesse mai volgere la faccia verso il pittore, – che razza di quadro ne verrebbe fuori alla fine?
12. Però a Me, il Creatore, non può essere indifferente che un essere – il quale non soltanto è stato ideato da Me solo come un’immagine, bensì nella maniera sopra descritta è stato attinto dalla pienezza della Mia Entità divina – esista solo per un periodo di tempo o per l’eternità. Nel primo caso evidentemente una parte proveniente da Me dovrebbe andare annientata, cosa che è impossibile; dunque una volta che l’essere è stato attinto, lo può essere stato solo per l’eternità.
13. Una simile creatura però può opporsi al Mio Ordine, e questo equivale in un certo qual modo al cessare di esistere per Me, poiché chi non è per Me è contro di Me. In questo modo, però, con il tempo verrebbe a formarsi accanto a Me una forza e una forte potenza contraria che sarebbero di disturbo al Mio libero operare, cosa che, detto con altre parole, significherebbe niente di diverso dal fatto che Io, la suprema Perfezione, dovrei essere Io stesso imperfetto, per tollerare una imperfezione accanto a Me.
14. Per ovviare a questo male supremo, una creatura, la quale non vuole adattarsi nel Mio Ordine datole, viene immediatamente fatta prigioniera e viene fissata in un posto e in un punto; e vedete, questa fissazione è ciò che voi conoscete, vedete e percepite sotto il nome di materia.
15. Nelle infinitamente numerose particelle della materia è posto il fondamento all’infinita intelligenza dell’essere creato da poco ma ora fatto prigioniero, la quale intelligenza non può mai più andare dispersa; però essa è fissata ed è rivolta contro il Sole dello spirito finché non è giunta a quel dato grado di maturazione, come uno specchio il quale accoglie la luce del Sole così a lungo finché dal Sole non viene invertito e reso cieco per qualsiasi altra cosa che non sia solo alla fine [avere] ancora la capacità di accogliere la luce solare. Esteriormente certo lo specchio diventa sempre più opaco, e la sua materia meno compatta e più porosa; ma appunto in seguito a ciò la materia stessa divente sempre più atta ad accogliere, in tutte le sue parti disciolte, l’immagine del Sole, per quanto enormemente ridotta di proporzione, e il buon trapasso è proprio questo: un tale essere comincia ad accogliere la Divinità in tutte le sue parti, e non solo in una singola parte. E perciò non basta che qualcuno a questo punto esclami: “Signore, Signore!”, ma invece egli deve aver accolto il Signore in tutte le sue fibre vitali; solo allora egli è maturo per far ritorno là da dove è venuto.
16. Per questo motivo bisogna che, alla fine, ogni materia venga dissolta fino al Minutissimum (minutissimo), affinché non vi sia più alcuna particella incapace di accogliere l’immagine dell’eterno Sole; e in questa accoglienza dell’eterna Immagine originaria è fondata poi, nuovamente, la nuova Creazione, nella quale le infinite intelligenze di un essere prima prigioniere, ma poi diventate di nuovo libere, si riafferrano, riassumono la prima forma originaria e diventano quello che avrebbero dovuto diventare già nel loro originario principio.
17. Da questa introduzione vi sarà di certo chiaro che nella materia non vi può essere altro se non unicamente lo spirituale; e ora che le vie sono bene illuminate, noi possiamo iniziare le nostre peregrinazioni sopra e dentro la Terra spirituale.
[indice]
Gli spiriti della regione atmosferica
superiore
10 febbraio 1847
1. Volgiamoci anzitutto alla regione atmosferica superiore e vediamo un po’ da quali esseri spirituali sia abitata, e cosa essi fanno e disfano.
2. In questa regione hanno dimora soltanto spiriti già perfetti, ed esclusivamente quelli che furono uomini in carne ed ossa sul corpo terrestre. Questi godono già di luce continua, perché a tale altezza, anche dal punto di vista naturale, non vi è mai tenebra completa. Però nella natura spirituale qui regna già ininterrottamente giorno, poiché questa terza regione corrisponde già ad un terzo stadio spirituale del tutto puro, mentre la seconda regione non è ancora pura ed è esposta a frequenti turbamenti, per non parlare della prima o infima regione atmosferica dove, corrispondentemente a un primo stadio, il bene e il male sono mescolati alla rinfusa.
3. Noi ora sappiamo che in questa terza regione si trovano gli spiriti più puri di questa Terra. Ma perché ci sono? Che cosa stanno a fare lì?
4. Nessuno spirito, per quanto già perfetto, che passi da questa Terra naturale esteriore a quella spirituale, può salire immediatamente al grande Regno celeste propriamente detto, e questo non accade perché per il suo perfezionamento finale rimane sempre nel corpo terrestre ancora qualcosa che egli può accogliere soltanto gradatamente. Solo quando egli ha riaccolto, nobilitato e spiritualizzato, nel proprio essere, l’ultimo residuo di ciò che gli è appartenuto, solo allora egli può abbandonare questa regione e salire al primo reale gradino del Regno dei Cieli.
5. Certamente, lo spirito in sé e per sé, quale il principio originario della vita proveniente da Me, non ha affatto bisogno di riaccogliere dal corpo terrestre qualcosa per il suo perfezionamento, ma ne ha invece bisogno la sua formale entità, vale a dire l’anima; è questa che deve riunire in sé nuovamente fino all’ultimo atomo quello che un giorno le fu dato fuori dall’infinita pienezza della Mia Idea che l’ha formata. Quello che le fu dato consiste di particelle d’intelligenza infinitamente numerose le quali naturalmente, alla morte dell’uomo, non possono tutte immediatamente venire rese fluttuanti. Si tratta di parti del suo corpo e di specifici che egli, durante la sua vita terrena, ha inspirato ed espirato, anche tutto quello che è caduto dal suo corpo, le sue lacrime, anche gli altri rifiuti del suo corpo, perfino i suoi vestiti, la sua abitazione; detto in una parola: tutto ciò che una volta egli ha prodotto e fatto con la propria forza; tutto ciò deve con il tempo venire accolto dalla psiche, in un certo qual modo, come uno specifico psichico purificato, affinché lo spirito possa poi avere in se stesso una visione perfetta e, tramite questa visione, anche un ricordo chiarissimo di tutto il processo che ha portato alla propria completa entità, e di come era fatta l’intera e lunga via sulla quale egli è nuovamente giunto a questa sua originarialissima perfezione.
6. Ma questo ricordo, in un certo qual modo particolare, lo spirito non lo potrebbe ottenere se nella sua entità psichica non venisse accolto tutto ciò che originariamente ai primordi apparteneva alla sua entità, e tutto ciò di cui egli si era appropriato durante questa lunga via circolare. E perciò è anche detto che tutti i capelli del capo sono contati e che raccoglie soltanto colui che procede secondo la Mia Dottrina; chi però agisce diversamente, costui disperde. E così lo spirito deve attendere ancora un po’ di tempo, fino a che tutto quello che è suo sia stato raccolto dalla sua entità.
7. Ma come riconosce lo spirito quello che è suo?
Ebbene, ciò sta già nell’eterno Ordine. Come ogni erba trova esattamente il suo specifico tra l’infinito miscuglio di specifici, ancora più esattamente trova lo spirito quello che è suo.
8. Ma che cosa fa lo spirito nel frattempo? Egli opera secondo le leggi dell’Amore e governa dunque in questa regione e fa in modo anche, con la sua presenza e con il suo agire conforme all’Amore, che esista questa terza atmosfera, e appiana e ordina le vie in primo luogo a coloro che salgono come novizi in questa regione, e assegna loro un luogo e un compito; poi governa, istruendoli, sugli spiriti già più puri nella regione sottostante; e quando laggiù si manifestano dissidi e turbamenti, egli scende come tutti i suoi simili quale donatore di pace e agisce energicamente.
9. Quando però arrivano qui degli spiriti stranieri da altri corpi celesti, egli li esamina e, se li trova idonei, li conduce giù sulla Terra per le giuste vie, è presente con il suo influsso alla procreazione, aiuta tali spiriti di recente arrivo sulla via della carne di questa Terra e poi ha pure cura che questi spiriti vengano condotti nella carne proprio attraverso quelle vie che mettono alla prova, le quali vie essi, in luoghi di altri mondi, hanno deciso di percorrere per diventare figli del Signore.
10. In questa terza regione dimorano e operano dunque del tutto effettivamente gli spiriti a voi ben noti che vengono chiamati spiriti tutelari degli uomini. Tuttavia questi spiriti puri non sono ancora dei governatori assoluti e non possono ancora esserlo perché a loro manca ancora la conoscenza perfetta in più di una cosa per i motivi già prima indicati; per conseguenza sopra di loro e fra di loro ci sono continuamente degli spiriti angelici perfetti, i quali danno sempre a questi spiriti l’esatta istruzione riguardo a quello che hanno da fare e da conciliare. Ma per gli spiriti di questa terza regione, tale loro regione è un paradiso assolutamente magnifico, dove essi hanno tutto ciò di cui il loro cuore, nell’Amore a Dio, si possa rallegrare.
11. Qui ci sono zone assolutamente magnifiche, le quali però si dispongono a seconda delle qualità dello spirito, perché qui ciascuno spirito è già il creatore del suo terreno dove posa i piedi e delle zone in cui egli è di casa. Questa zona è quanto mai fruttifera e ricca di ogni cosa. Lo spirito fruisce di tutto ciò in pienezza, e la fame di tutte le cose è ben distante da lui. E vedete, appunto in questo godimento, lo spirito va accogliendo poi gradatamente tutto ciò che della sua entità è ancora rimasto appiccicato alla Terra; e questi frutti e le zone che salgono dalla Terra in modo, per così dire, riflesso, vengono formati in questa terza regione con un procedimento psichico specifico, e lo spirito li riconosce come suoi, li accoglie nel proprio riconoscimento e subito dopo, grazie a questo suo riconoscimento, perviene alla visione vera e propria di quello che è suo, gode poi anche dello stesso e lo accoglie pienamente nella sua entità. Una volta accolto tutto ciò in sé – quando per così dire egli non deve più niente alla Terra, né questa non deve più niente a lui – solo allora egli ha raggiunto la sua piena solidità e può quindi venire accolto nel Regno dei Cieli per il superiore perfezionamento.
12. Però ci possono essere degli spiriti i quali, per ragioni che vi sono già note, hanno ancora parecchie cose che appartengono loro in altri corpi celesti. Questi salgono poi alle sfere di quei corpi celesti da dove essi o hanno ricevuto il loro specifico principale, oppure dove in passato sono già corporeamente vissuti, allo scopo di andare a prendere anche là quello che appartiene loro, – ma tutto ciò sulla via dell’Amore, il quale è l’unico principio attrattivo. E tutto questo deve accadere per libera scelta, in base alla quale ogni spirito desidera raccogliere in sé quello che è Mio, e poi, nel suo grande amore per Me, riportarMelo perfetto.
[indice]
Soggiorno e beatitudine degli spiriti
puri
11 febbraio 1847
1. Nel riportare, e precisamente nel perfetto riportare, c’è appunto il grado futuro perfetto, più perfetto e perfettissimo della beatitudine; però, riguardo a questo riportare tutto ciò che apparteneva alla sua entità, allo spirito non viene fatta alcuna imposizione, né egli viene chiamato a rendere conto affinché debba riportare, per così dire, sul proprio conto quello che gli venne dato originariamente e durante la sua intera peregrinazione.
2. Egli riceve, nella successione del tempo conforme all’ordine e senza il suo intervento, qualunque cosa riguardi il suo corpo e il suo [stato] precedente, soprattutto tutti gli specifici; un’altra cosa è invece la sua capacità di riaccogliere tutto quello che un giorno appartenne al suo essere. Di questa capacità egli, in un certo qual modo, viene effettivamente chiamato a rendere conto, e ciò per la ragione che tale capacità ciascuno spirito può acquisirla e deve acquisirla attraverso le prescrizioni della pura Religione. Chi non vuole essere attivo in questo senso e sotterra il suo talento e preferisce occuparsi di ciò che è della carne anziché di ciò che è dello spirito, costui deve poi ascrivere a se stesso se viene giudicato attraverso la Parola, che gli fu data dai Cieli quale una guida fedele che gli indica come debba raccogliere di nuovo la vita e come debba riportarla nel luogo da dove egli originariamente è venuto.
3. Che per questo motivo gli spiriti già divenuti puri debbano sostare ancora a lungo in questa terza regione per accogliere i loro specifici psichici, ovvero, per parlare più chiaro, che tali spiriti debbano attendere così a lungo nella terza regione finché, per così dire, il loro ‘terreno’ si sia dissolto e che in seguito alle dissoluzioni sia trapassato nel loro animico, tutto ciò non è per nulla da considerarsi come una punizione, bensì come una necessità simile alla necessità della durata della vita del corpo sulla Terra, la quale deve anche durare un certo tempo, per alcuni breve e per altri più lungo, affinché in questa durata della vita lo spirito guadagni tempo per svilupparsi sempre di più e manifestarsi nel suo essere.
4. Chi potrebbe sostenere che qualcuno abbia mai dovuto rendere conto del tempo trascorso nel corpo sulla Terra? Infatti questa è una necessità e giace fuori dall’ambito del volere dello spirito, – altrettanto come nessuno mai sarà obbligato a rendere conto di quanto lunghi gli sono cresciuti i capelli sul capo o le unghie alle dita, né delle pulsazioni del suo cuore o di quante volte ha preso fiato, perché tutto ciò è una necessità. La resa dei conti, e meglio il Giudizio, sta unicamente nella volontà di azione; tutto il resto è indifferente, è del tutto nell’ordine e viene liberamente dato, purché la volontà sia stata portata nell’ordine secondo il puro riconoscimento della Mia divina Volontà.
5. Se talvolta questi puri spiriti rimangono in questa terza regione anche per parecchie centinaia di anni, non solo essi con ciò non perdono niente, ma ne possono solo trarre vantaggio, poiché anzitutto non manca loro assolutamente più niente e sono immensamente felici e beati. Per quanto riguarda la loro intelligenza sempre crescente, ciò costituisce evidentemente un continuo vantaggio, e quanto più essi se ne avvantaggiano qui, tanto più perfetti essi ritorneranno laddove si tratta della loro finale ed eterna destinazione. Se qui hanno soltanto una piccola mansione e hanno imparato a ricoprirla con ordine e saggezza, tanto più saranno un giorno atti a ricoprirne una di grande, quando essi, come spiriti angelici, non soltanto sulle singole parti di un corpo celeste, bensì su interi mondi cosmici e ammassi stellari, dovranno esercitare la loro forza d’azione spiritualmente e da lì nella materia [compenetrandola] da parte a parte. Per arrivare a questo, ci cuole certamente qualcosa di più che sorvegliare qui semplicemente delle singole zone, il che qui avviene sotto la direzione generale degli spiriti angelici, ai quali è affidata la sorveglianza di tutta questa Terra, che va dal punto centrale fino al Sole.
6. Sì, Miei cari, dove voi con i vostri occhi vedete poco o niente affatto, si svolgono delle grandi cose, ed è proprio così come un giorno asserì un savio: “Fra la Terra e il Sole avvengono cose di cui la mente umana non si è mai neanche sognata”.
7. Questi puri spiriti scendono anche non di rado fino alla seconda e talvolta anche alla prima regione; però i luoghi dove essi si trattengono, quando scendono alle basse regioni, sono principalmente quelli che, per la loro notevole altezza, sono continuamente coperti di neve e di ghiaccio. E in ciò sta la ragione per cui tali luoghi hanno per quasi ciascun uomo – come voi usate dire – una forza di attrazione magica, beatificante e nello stesso tempo rasserena, rafforza e tranquillizza tutto l’animo umano. Chi è di cuore triste ed è colmo di inquietudine nel suo animo, salga nel Mio Nome su una tale altura o vada almeno nelle sue vicinanze, e il suo animo sarà come cosparso da un balsamo fortificante.
8. Mentre nelle regioni più basse l’animo è sempre più tetro, più faticoso e più sofferente, similmente alla sensazione che avverte chi discende nei precipizi e nelle caverne montane, al contrario colui che è salito su una tale altura più pura, avverte una sensazione di crescente serenità, e quando è giunto alla vetta può a buon diritto esclamare: “Signore, è bene essere qui!”
Ma allora Io poi gli dico: “Per te non è venuto ancora il tempo di stare qui!”. Ma nonostante questo, Io vi dico:
9. “Andate volentieri sui monti!”. Infatti anch’Io, quando camminavo nel corpo sulla Terra, salivo spesso sui monti. Su un monte Io fui trasfigurato; su un monte Io respinsi da Me il più grande tentatore; su di un monte Io predicai il Regno dei Cieli; su di un monte Io pregai e su di un monte Io fui crocifisso!
10. In questo modo noi abbiamo esplorato la terza regione spirituale della Terra, e ci rimane ancora da menzionare solo poche cose, e queste poche cose consistono nel fatto che i novellini fra i puri spiriti si trattengono anzitutto laddove hanno vissuto sulla Terra nei periodi della vita corporale. Quando però si sono maggiormente perfezionati, allora il loro cerchio di azione si estende su tutti i punti della Terra; tuttavia i più forti sorvegliano le regioni polari, ed i meno energici, più mansueti e più deboli sorvegliano le regioni tropicali della Terra, mentre quelli che sono più vivaci sorvegliano il mare, i laghi e i fiumi, ed ai principianti viene affidata la sorveglianza dei monti più grandi o più piccoli, con tutto ciò che vi si trova.
11. Di una cosa ancora potete tener conto, e cioè che gli spiriti femminili sorvegliano per lo più la vita delle piante ed esercitano il loro influsso anche su tutta la vegetazione della superficie terrestre.
12. E ora che conosciamo anche questo, possiamo già scendere nella seconda regione atmosferica, dove la vita si svolge molto più movimentata in confronto alla terza regione della pace. Dunque prossimamente ci ritroveremo nella seconda regione!
[indice]
La seconda regione atmosferica e i suoi
spiriti
13 Febbraio 1847
1. Nella stessa maniera in cui in un uomo c’è il passaggio dal puro spirituale al carnale, così c’è anche un passaggio fra la regione più alta e quella mediana, e le due regioni stanno fra di loro in rapporto come anima e spirito. Lo spirito influisce sull’anima e può compenetrarla; l’anima invece non può mai varcare i limiti dello spirito, ma deve esistere per venire compenetrata dallo spirito, mentre lo spirito non esiste per venire compenetrato dall’anima; però l’anima può venire accolta dallo spirito qualora si spiritualizzi essa stessa.
2. In modo uguale anche gli spiriti della seconda regione possono passare alla terza quando le loro anime o, per così dire, i loro corpi sostanziali si spiritualizzano sempre più e diventano una cosa sola con lo spirito. L’anima di per sé, quale un compendio di innumerevoli particelle sostanziali d’intelligenza, è per conseguenza anche piena zeppa di ogni tipo di impulsi che essa contiene in sé quali specifici.
3. Se l’uno o l’altro specifico emerge di più sugli altri, allora tutti gli altri specifici propendono ad andare sul punto dove compare una tale eminenza specificale. Una tale propensione provoca poi nell’anima una qualche passione; questa passione però può ben presto essere sostituita con un’altra, qualora un altro specifico punto d’intelligenza dell’anima manifesti la sua preminenza, stordisca e oscuri in un certo qual modo tutti gli altri punti specificali d’intelligenza animici e li renda inclini a lui.
4. Da questa descrizione ognuno rileverà facilmente come più di un’anima, il cui spirito non è desto, venga spinta da un polo all’altro per effetto di innumerevoli passioni e brame. Ma quello che nell’anima si presenta, per così dire, concentrato in un essere come in un punto, questo è, in generale, tanto più il caso nella nostra seconda regione, perché in essa dimorano soltanto anime nelle quali lo spirito non si è ancora completamente destato. Un’anima ha una specie di impulso principale, l’altra anima ha un’altra specie di impulso, e così milioni di anime hanno appunto milioni di specie di differenti inclinazioni e impulsi; l’una vuole combattere, l’altra vuole stare in pace; l’una non cerca altro che i misteri della Creazione, l’altra è appassionata per la botanica; un’altra ancora intraprende continuamente viaggi, e così fra milioni di anime ciascuna ha un impulso di specie diversa.
5. Quale multiforme groviglio di anime si deve quindi ammassare in questa seconda regione, e quali innumerevoli svariatissimi fenomeni devono venirvi provocati, e quali fenomeni, per così dire come condensati, devono alla fine trapassare nel mondo naturale, visibili agli occhi carnali! E così avviene infatti. Tutte le svariatissime formazioni di nubi ed ancora un’innumerevole quantità di altri fenomeni in questa regione mediana hanno origine in questo modo, e non c’è un giorno né una notte che porti di nuovo perfettamente la stessa forma che già una volta si formò.
6. Provate una volta ad osservare di giorno la formazione di nubi e a disegnarla; voi potrete poi per ben cento anni ed anche più confrontare ogni giorno le nuove formazioni di nubi con quella disegnata da voi una volta, – e non la vedrete mai nuovamente uguale a quella che voi avevate un giorno disegnato. In modo analogo voi scoprirete ancora una quantità di altri fenomeni i quali si ripetono sempre secondo la stessa maniera, però mai secondo la forma. E così avviene che un fiocco di neve non è mai del tutto uguale a un altro, e non c’è goccia di pioggia che sia ugualmente grande come un’altra, e se grandina, provate un po’ a confrontare due chicchi per vedere se sono perfettamente simili! Ebbene, tanto nella forma, quanto nel peso vi sarà certamente una differenza. Il ghiaccio rimane ghiaccio, – solo che questa è la maniera; ma il modo di come il ghiaccio si formi, è una cosa altrettanto disuguale così come sono disuguali le conformazioni passionali provenienti dagli esseri animici. E questa cosa è riconoscibile già negli uomini ancora viventi sulla superficie della Terra.
7. Basta che osserviate le case di una città: per quanto riguarda la maniera esse sono tutte uguali; devono cioè avere tutte delle pareti, delle finestre ed un tetto; ma non troverete facilmente in qualche luogo due case che siano perfettamente simili. Una è un po’ più alta, un’altra un po’ più bassa, l’una è dipinta in un modo e una seconda in un altro, e così via con una innumerevole quantità di diversità.
8. Questa diversità nella forma dipende dalla diversa inclinazione animica di colui che ha fatto costruire l’una o l’altra casa. Così pure ogni uomo ha un proprio vestito, e non c’è sarto che ne confezioni uno come un altro sarto. E così pure c’è una grande diversità in altri prodotti dell’abilità degli uomini; ognuno che abbia imparato a scrivere ha una scrittura caratteristica, che non ha niente in comune con un’altra scrittura, dato che certamente non si potrà trovare un solo tratto che combaci con un tratto dell’altra. La forma è quindi dappertutto differente, anche se la maniera rimane sempre uguale.
9. Oppure fate dipingere uno stesso oggetto da vari pittori di uguale abilità; certamente ciascun pittore lo ritrarrà giustamente, però il modo di rappresentare l’oggetto, vale a dire la forma, sarà dappertutto assolutamente proprio a ciascuno di loro. Oppure date a dieci compositori una stessa poesia perché la musichino ciascuno a suo modo; allora risulterà in modo addirittura vistoso come ciascuno abbia trovato una melodia del tutto diversa per la poesia.
10. La causa di tutte queste diversità nella rappresentazione formale è da ricercarsi negli innumerevolmente svariati punti specificali d’intelligenza nell’anima. A seconda che l’uno e l’altro di questi punti sia predominante, così pure si dispone il modo d’azione dell’anima. Perciò avviene che qui spiri continuamente un altro vento; qui vengono continuamente alla luce nuovi fenomeni, e mai ciò che è già stato trova una ripetizione perfetta, particolarmente qui meno che altrove, dato che le intelligenze producenti [i fenomeni] non si trovano a sottostare ad alcun giudizio positivo, ciò che è appunto il caso delle anime degli uomini, perché esse si devono di nuovo esercitare nella libertà originaria. Sennonché fra un’anima già separata dal corpo ed una ancora vivente nel corpo c’è la seguente differenza:
11. L’anima che vive ancora nel corpo può passare per la trafila di una quantità di passioni, e così l’uomo è di solito ogni giorno un altro uomo; oggi egli sente e pensa così e fa questi e quei proponimenti; domani tutto ciò è come cancellato via ed agisce già di nuovo secondo un altro centro di gravità intellettuale, sostanziale-specificale dell’anima. Oggi qualcuno è generoso, – ogni povero avrebbe fortuna se egli venisse da lui; domani invece compare un centro di gravità avaro al posto di quello liberale, ed al generoso di oggi domani ogni mendicante sarà fastidioso, e si pentirà perfino della sua liberalità del giorno prima.
12. Ma nell’anima già separata dal corpo la cosa si presenta diversamente: in lei solitamente compare soltanto una passione principale; questa domina sempre di più l’anima ed attrae gradatamente nella propria cerchia tutte le particelle d’intelligenza; per questo motivo anche un Paolo dice: «Come l’albero cade, così resta a giacere!», – ma questo non vuole proprio dire che un’anima separata dal corpo sia in un certo qual modo incorreggibile, ma soltanto che essa resta prigioniera in una delle sue passioni principali, fino a che questa non abbia, per così dire, divorato tutte le altre particelle specificali d’intelligenza, ciò che poi provoca una grande povertà dell’anima, e questa poi trapassa in uno stato di desolazione dove essa si trova come perfettamente nuda e [immersa] nella nebbia e nella notte. In questo stato di desolazione lo spirito può poi diventare libero e può cominciare a compenetrare la sua anima, ed è questo poi che costituisce il passaggio dalla seconda alla terza regione. Ma prima che non sia subentrato questo stato, lo spirito non può diffondersi e non può compenetrare l’anima, perché gli specifici sono ancora troppo materiali e perciò sono ancora troppo non spirituali.
13. Poiché dunque nella seconda regione si riuniscono una quantità di anime dalla disposizione diversa, in cui ciascuna porta in sé la propria passione principale e secondo questa vive ed opera, allora sulla base di questo principio facilmente intelligibile è estremamente facile da comprendere che i fenomeni, i quali traggono la loro origine da questa molteplicità animica, devono, per quanto riguarda la forma, rendersi manifesti appunto in maniera estremamente diversa. Per questo motivo ogni fulmine ha un altro zigzag, per questo motivo ogni nube e ogni nuvoletta ha un’altra forma e un altro moto; per questo motivo i venti si muovono in tutti i sensi, e proprio per questo motivo si ha ora un nubifragio, ora un acquazzone, ora una grandinata, ora una pioggerella, ora fiocchi di neve grandi, ora medi, ora piccoli, e così mille fenomeni di questa specie i quali, specialmente nelle regioni tropicali e polari della Terra, sono estremamente frequenti.
14. Quanto detto finora vi serva da necessaria introduzione in generale; prossimamente esamineremo la cosa più particolarmente.
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Attività degli spiriti nella seconda
regione atmosferica
15 febbraio 1847
1. Qui subito da principio si presenta la domanda: “Gli esseri spirituali di questa seconda regione sono buoni o cattivi, e stanno per salire oppure per scendere?”
2. A questa domanda sarà dato risposta sufficientemente chiara appunt mediante alcune speciali osservazioni riguardo agli esseri spirituali nella seconda regione, ed ognuno potrà trovare con facilità cosa c’è di buono o di cattivo in questo, e in che direzione si muova.
3. Questa seconda regione è quella che più somiglia alla vita terrena degli uomini sulla superficie terrestre. Qui c’è un continuo correre avanti e indietro, un assembramento sedizioso di coloro che hanno uguali sentimenti, guerre, assassinii, catture, vittorie, fughe, furti e rapine, fare del male e di nuovo fare del bene. Tutto ciò si può avere in questa seconda regione. Essa è un vero e proprio campo di battaglia degli spiriti; perciò anche le montagne, che si trovano per lo più [in altitudine] in questa regione, di solito appaiono estremamente distrutte come una fortezza che abbia sostenuto per parecchi anni un assedio.
4. Già la vista di queste altitudini mostra a sufficienza come le cose si verifichino in modo litigioso e battagliero in questa regione. Qui però regna anche una libertà che non si trova in nessun altro luogo, e ciò per il motivo che proprio qui è il luogo di preparazione dove gli spiriti si preparano o per il Cielo oppure anche però per l’inferno; infatti l’anima e lo spirito di ciascun defunto pervengono subito dopo la morte innanzitutto in questa regione, nella quale egli continua a vivere precisamente così come ha vissuto sulla Terra. Egli gode piena libertà e cerca del tutto naturalmente le persone del suo genere; allora poi hanno luogo degli assembramenti associativi, dove parecchi sono insieme in una associazione, là vengono presto escogitati dei piani per tentare di raggiungere l’uno o l’altro scopo, solitamente impiegando la violenza oppure l’astuzia.
5. In tali associazioni si trovano poi sempre dei traditori che svelano un piano della propria associazione ad un’altra associazione più potente. Quando due e talvolta anche più associazioni vengono, per mezzo dei traditori, a conoscenza dei maligni piani concepiti reciprocamente, allora avvengono già degli armamenti i quali, nel mondo naturale, si fanno vedere come offuscamenti nuvolosi in costante crescita. Non dura molto a lungo che gli eserciti inaspriti si scaglino l’uno contro l’altro. Sennonché al di sopra di loro stanno purtroppo i potenti spiriti di pace che penetrano tutto con lo sguardo; questi scendono giù, fanno prigionieri gli eserciti inaspriti e li scagliano giù sulla Terra, dove poi passa di nuovo del tempo prima che si siano, per così dire, raccolti qua e là e si siano fatti nuovamente forza e coraggio per ritornare pian piano gradatamente nel luogo da dove sono stati cacciati fuori e scagliati giù così come viene cacciato un ospite indesiderato da un’osteria, ciò che però nella sfera spirituale non ha l’aspetto sotto il quale si presenta qui nel mondo materiale, bensì sembra piuttosto un’autentica gentaglia fatta prigioniera dal corpo di guardia della polizia, legata e poi opportunamente condotta agli arresti. L’arresto è la materia nella quale essi vengono nuovamente inprigionati, e il corpo di guardia della polizia sono gli spiriti di pace provenienti dalla terza regione. Se dopo una tale correzione energica gli spiriti si umiliano e, tramite questa umiliazione, sono messi nello stato di poter e di volere pronunciare il Mio Nome e in questo Nome di cercare soccorso, salvezza e guarigione, allora tali spiriti vengono subito accolti dagli spiriti di pace con estrema amorevolezza, vengono guidati direttamente nella terza regione e là, dove certamente da principio vengono insediati nella zona più bassa di quella regione, essi poi vivono già continuamente in contatto con questi spiriti puri e da lì, secondo il grado di accrescimento dell’amore a Me e al Mio Ordine, vanno salendo sempre di più.
6. Un simile atto può essere visto anche dal mondo naturale e precisamente nel non raro verificarsi della manifestazione della sparizione delle nuvole nel firmamento, – mentre, al contrario, quando i maligni assembramenti si avvicinano, cominciano a formarsi delle nuvole improvvisamente libere sul firmamento, specialmente intorno alle vette di alte montagne, laddove prima si poteva vedere ancora l’aria più pura.
7. Questa manifestazione ha la sua origine nel fatto che tali spiriti diventano sempre più passionali, per cui essi si materializzano sempre più proprio nel grado in cui le maligne passioni emergono in loro più combinate e più pressate l’una all’altra; infatti ogni materia è quanto esiste di più lontano e di più distante da Me, e in sé non è altro che la vera immagine della passione più invertita.
8. Quando dunque uno spirito diviene nuovamente prigioniero
della passionalità della sua anima, allora egli si allontana da Me; e quanto
più egli si allontana da Me, tanto più grossolano e materiale diventa, finché
finisce perfino col diventare visibile nel mondo materiale sotto una qualche
forma materiale corrispondente alla sua passione, nella quale poi, essendo
diventato troppo pesante per questa seconda regione, viene ben presto gettato
giù, come un corpo prigioniero rozzamente materiale, tramite la sua propria
gravità, la quale qui è uguale alla volontà degli spiriti di pace, la quale è
uguale alla Mia Volontà; infatti la Mia Volontà è la vera e propria gravità di
ogni corpo.
9. Che poi tali spiriti rimangano spesso completamente materiali e, per loro proprio cattivo volere, preferiscano dimorare nei mucchi di sterco, negli animali più sudici e nelle piante più ripugnanti piuttosto di umiliarsi, di ciò testimoniano in tutti i tempi una quantità di esempi, e qui deve essere applicata una buona direzione affinché tale ciurmaglia, gettata giù, nella sua malignità non si getti sui nobili frutti e sui nobili animali, perché, se così accadesse, frutto e animale andrebbero in rovina.
10. Un’origine del tutto uguale ce l’ha l’epidemia delle patate dello scorso anno; se qualche volta i campi di grano e di frumento vengono improvvisamente incarbonchiti[1], allora ciò è di nuovo un frutto che viene materialmente alla luce per effetto della presa di possesso da parte di tali spiriti maligni. Non di rado tali spiriti maligni si gettano anche su ogni specie di animali; allora si ha presto una specie di epidemia tra gli animali, perfino i pesci nell’acqua non ne sono risparmiati. Così pure la vera e propria peste ed anche altre malattie epidemiche che colpiscono gli uomini, sono per lo più una conseguenza di tali spiriti maligni, i quali si impossessano in qualche modo dei corpi umani e, tramite questa presa di possesso del corpo, in un certo qual modo distruggono il corpo in una maniera o nell’altra, alla quale distruzione è facile che segua la morte naturale qualora non vengano subito usati nel Mio Nome dei mezzi specifici di fronte ai quali tali spiriti maligni devono ritirarsi.
11. Ora voi conoscete parecchie cose riguardo a questi spiriti, se sono buoni o cattivi, e verso dove si dirigono e come. Ma affinché voi comprendiate ben chiaramente come tali spiriti con la loro intelligenza possano farsi esiliare nella materia apparentemente morta e come essi ne prendano possesso, per così dire demoniacamente, noi faremo a questo proposito delle osservazioni ancora più particolareggiate alla prossima occasione.
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La presa di possesso della materia da
parte degli spiriti
16 febbraio 1847
1. È certamente assai difficile raffigurarsi come in una goccia di pioggia, in un fiocco di neve, in un chicco di grandine o addirittura in una nuvoletta possano trovarsi uno o più spiriti in un certo qual modo legati e pressati assieme e che in tale volume possano acquisire un qualche peso, grazie al quale essi possano facilmente cadere giù o venire gettati giù; sennonché una descrizione più circostanziata vi renderà la cosa del tutto chiara e vi dimostrerà come la cosa sia possibile.
2. Voi non dovete mica immaginare che lo spirito con la sua anima venga modellato, comprimendolo, come un foglio di carta fino ad assumere alla fine l’aspetto di una pallina un po’ deforme. Questo non è affatto il caso. La forma umana dello spirito rimane intatta, soltanto l’animico, e precisamente non la sua forma, bensì i suoi specifici vengono stretti insieme nella regione del cuore e poi, in questo stato di condensazione, a seconda che questa sia più o meno violenta, si rendono visibili sotto l’una o l’altra delle formazioni meteoriche già menzionate.
3. Inoltre voi non dovete mica credere che in un chicco di grandine che cade giù si sia forse aggrovigliato dentro un intero spirito con la sua anima, bensì soltanto i suoi desideri materiali. Questi desideri, a causa della loro sensualità materiale, vengono condensati dagli spiriti di pace e perciò diventano materiali e pesanti. Ma siccome questi sono una proprietà viva dello spirito e della sua anima, allora lo spirito con la sua anima stessa insieme con questo suo centro di gravità materiale neo-formatosi, è tratto dove quest’ultimo deve necessariamente dirigersi a causa della sua caratteristica materiale.
4. Per rendervi la cosa ancora più chiara, vogliamo ricorrere ad una immagine di facile comprensione. Immaginatevi una forma umana che fosse composta da una cosiddetta pellicina del battiloro[2] che potesse venire riempita di gas idrogeno, come un pallone aerostatico, e che, quando fosse interamente riempita del gas, avesse una forma umana e di certo si solleverebbe subito nelle zone alte dell’atmosfera. Ma se questo uomo-pallone riempito di gas idrogeno avesse all’improvviso in sé una condensazione del gas idrogeno, allora un eventuale groviglio d’acqua [che verrebbe a formarsi] diverrebbe naturalmente pesante e, a causa della sua pesantezza, cadrebbe anche naturalmente giù a terra; ma siccome esso non si trova all’esterno bensì all’interno del nostro uomo-pallone, il quale appunto tramite questo interiore ammucchiamento stretto del gas idrogeno ha perduto in sé la necessaria espansione, ne consegue poi che anche questo uomo-pallone sarà trascinato di nuovo verso terra assieme al suo pesante groviglio d’acqua. La forma di questo uomo-pallone non ha perduto niente, tranne che qua e là si è raggrinzita ed è in un certo qual modo diventata più magra, però non si è potuta mantenere nelle alte regioni dell’atmosfera a causa del suo neo-formato centro di gravità. Se però giù sulla Terra, dunque sul suolo materiale, si agirà sul groviglio d’acqua attraverso un nuovo calore che lo discioglierà nuovamente nel precedente gas, allora l’uomo-pallone salirà di nuovo nell’aria.
5. Vedete, quantunque interamente materiale, questa è tuttavia un’immagine ben calzante che rappresenta in modo corrispondente lo spirituale, dalla quale immagine voi potete rilevare come l’uomo spirituale, la cui anima è una forma esteriore spirituale a foggia di pallone, in un certo qual modo si condensa nel suo interno, diventa perciò pesante e dalla sua altezza si dirige verso la reale materia, dove però questa condensazione materiale dei suoi desideri sensuali viene presto nuovamente sciolta attraverso il fuoco del suo amore destato nell’umiltà ed egli poi, più umiliato, può salire di nuovo pian piano laddove è il luogo corrispondente al suo essere.
6. Coloro che sono animati da intenzioni molto maligne, vengono spesso condensati in pietre e, come tali, precipitano verso il basso, nel qual caso il processo di scioglimento è considerevolmente più lungo di quanto richiede invece se questa condensazione entra nelll’esistenza materiale manifestandosi semplicemente come le meteore prima citate. Molti però vengono trattenuti addirittura per lungo tempo sotto forma del fenomeno sopra descritto e sono quelli che vengono fatti cadere sopra alte montagne e particolarmente sulle regioni polari della Terra; ma in questi casi deve trattarsi già di spiriti animati da intenzioni del tutto particolarmente maligne, nei quali è presente molto orgoglio, che naturalmente porta già in sé l’infernale.
7. Quello che avviene con gli spiriti dopo tali lezioni, il seguito lo dimostrerà più chiaramente; per il momento basta che vi facciate un concetto il più possibile chiaro del come e del perché dietro ai fenomeni naturali visibili all’occhio di carne si trovi sempre lo spirituale. E perciò la prossima volta faremo ancora qualche osservazione appunto riguardo a questo come e perché.
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Spiriti
naturali e anime umane
18 febbraio 1847
1. La pioggia cade a terra in gocce, ora più piccole ora più grandi, come pure la neve. La stessa cosa la si riscontra anche per la grandine, di cui talora cadono solo minutissimi chicchi, mentre qualche volta cadono chicchi che pesano libbre, anzi sulle alte montagne a volte cadono perfino dei blocchi di qualche quintale, e di solito in un numero talmente grande che a stento lo si potrebbe dire a parole. E qui può dunque sorgere la domanda: “Ma se ogni gocciolina di pioggia, se ogni fiocco di neve oppure ogni chicco di grandine trascina con sé uno spirito, da dove mai proviene una tale grande quantità di spiriti? E quando ai tempi di Adamo ha piovuto, nevicato e grandinato, da dove allora venivano gli spiriti, dato che sulla Terra, dal numero degli uomini, ancora nessuno era morto?”. Sennonché, chi volesse considerare la cosa da questo punto di vista, costui commetterebbe un errore ancora più grande di quanto sia grande la Terra stessa.
2. Per quanto riguarda gli spiriti degli uomini defunti sulla Terra, ad essi possono capitare procedimenti simili a quelli che devono essere applicati a quegli esseri spirituali i quali appena cominciano la peregrinazione attraverso la carne. Quando dunque nevica, nei fiocchi di neve ci sono sempre potenze spirituali, cioè spiriti di recente arrivo i quali si associano ad anime che si sono liberate dalla Terra e con queste iniziano a compiere la peregrinazione attraverso il regno dei fenomeni naturali.
3. Questi dunque non sono spiriti di uomini defunti, bensì in un certo qual modo sono dei nuovi arrivati o, se si vuole dirlo in modo ancora più significativo, essi sono dei nuovi emergenti dal lungo sonno della materia terrestre.
4. Però anche gli spiriti di uomini defunti, i quali non vogliano accettare l’ordine progressivo, possono essere sospinti nuovamente su quella stessa via per la quale devono incamminarsi i nuovi emergenti. I nuovi però restano nella terra e devono cominciare a percorrere là la strada a loro stabilita; gli spiriti dei defunti invece fanno nuovamente ritorno dopo un breve periodo di umiliazione, ciò che si può osservare già anche nel mondo naturale. Infatti quando piove, la pioggia penetra nel terreno e viene poi consumata dalle piante, dagli animali e anche dai minerali; ma qua e là si vede già, durante la pioggia o dopo la stessa, come particolarmente nelle regioni più alte si sollevano delle nebbioline di colore biancastro che migrano verso l’alto. Questa è certamente la minima parte di una tale pioggia caduta che, in queste nebbie, ritorna nuovamente verso l’alto. Questa però è anche quella piccolissima parte di spiriti che proviene da uomini defunti, in confronto alla grande parte di quelli spiriti che sono di recente arrivo.
5. Nell’apparizione [o manifestazione esteriore] non c’è alcuna differenza; ma c’è un divario immenso nel modo in cui viene prodotta l’apparizione e nel modo in cui l’essenza spirituale si lega all’apparizione. Negli spiriti di recente arrivo e nei nuovi emergenti animici, tanto lo spirituale che l’animico sono ancora completamente rinchiusi nella materia. In questo caso la materia non è un punto di gravità interiore che giunge all’apparizione [o manifestazione esteriore] e che trascina verso il basso lo spirito, come il groviglio d’acqua nel nostro uomo-pallone, bensì tanto lo spirituale che l’animico è ancora molto diviso, cosicché è a stento sufficiente un milione di gocce di pioggia, fiocchi di neve o chicchi di grandine per seminare nel terreno l’intera essenza di un singolo spirito e della sua anima, – mentre invece quando si tratta di uno spirito già completo il caso è ben diverso, perché di lui solo i suoi desideri e le sue tendenze materiali vengono condensate in un [nucleo] sotto tale forma materiale e per un breve tempo devono condividere la sorte molto aspra di quelle potenze spirituali le quali, sotto la menzionata apparizione [o manifestazione esteriore], iniziano il grande ciclo della loro liberazione.
6. Sarebbe molto difficile determinare in quale goccia di pioggia o in quale fiocco di neve sia caduto uno spirito naturale oppure uno spirito che ha già abbandonato ogni natura, perché l’apparizione esteriore è uguale; però questo può servire di qualche norma, e cioè se le gocce di pioggia, i fiocchi di neve o anche i chicchi di grandine sono più grandi e più pesanti del comune. In un simile grosso chicco di grandine si trova non di rado uno spirito umiliato che ha già compiuto il suo percorso terreno. Per quello però che riguarda le apparizioni più piccole, esse sono sempre i cosiddetti spiriti naturali, dei quali naturalmente ce ne deve essere una quantità indicibilmente grande, perché essi non giungono sulla Terra come completi, bensì come suddivisi in un numero infinito di particelle spirituali-specifiche, come pure non emerge mai dalla Terra un’anima completa con tutti i suoi specifici spirituali, ma invece sempre divisa al massimo grado; ma perché poi suddivisa in questo modo?
7. Tale divisione ha una ragione doppiamente importante. La prima è da ricercarsi nell’essere spirituale primordiale stesso, dove ogni spirito, a causa della sua volontà [di manìa] di grandezza, si è disperso e diviso all’infinito; e la seconda ragione poi sta nel fatto che, appunto in conseguenza di questa divisione, un tale spirito di creazione primordiale ha naturalmente indebolito la sua forza fino all’ultima goccia ed egli, in conseguenza di quell’indebolimento, non ha poi più potuto mettere in esecuzione i suoi piani dettati dalla superbia.
8. Una tale dispersione dello spirito ha una certa somiglianza con la babilonesca confusione delle lingue. Come allora i popoli dovettero disperdersi, così in uno spirito dovettero disperdersi i suoi concetti, cosicché egli non poté mai concepire in sé un pensiero completo e meno ancora poi un qualche piano.
9. Per questa ragione Satana è ancora al giorno d’oggi intento, nel modo più accanito, a raccogliere di nuovo in una unità il suo proprio essere originario nei singoli spiriti ed anime degli uomini, per poter con ciò riacquistare quella forza che originariamente gli era propria.
10. Ma affinché non possa mai più arrivare a simile forza, egli è diviso e disperso in tutta la Creazione, e il suo spirituale fu invertito nel materiale, dal quale ora deriva l’animico di ciascun essere umano, al cui animico viene infuso un nuovo spirituale affinché da ciascuna di tali parti possa emergere un intero essere, il quale sia uguale a quell’essere primordiale creato che, a causa della sua superbia o estensione di idee, voleva innalzarsi al di sopra di Dio, ma che con ciò si è, in un certo qual modo, disperso e smembrato all’infinito, cosicché di lui ora non è rimasto altro che il suo proprio io e, con questo, la sua volontà fondamentalmente maligna; però tutte le sue capacità, tutte le sue idee e innumerevoli perfezioni di concetti le sono state tolte, e sono appunto queste che ora giungono continuamente ai corpi celesti e, nella maggior parte, si trovano già presenti esiliate nei corpi celesti stessi e si suddividono in animico e spirituale, cosicché nell’ con l’animico emerge nuovamente dalla materia l’io dato e la coscienza di se stesso, e con lo spirituale viene nuovamente inserito nell’animico la conoscenza di Dio, senza la quale l’anima, come una pianta senza pioggia e senza la luce del Sole, inaridirebbe ben presto e morirebbe.
11. Nella pianta, come voi sapete, emerge per primo la vita animica; ma questa non potrebbe svilupparsi se non ottenesse il nutrimento spirituale dall’aria.
12. Da quanto detto però risulta chiaro il come e il perché così tanto spirituale scende giù sulla Terra nelle apparizioni [o manifestazioni esteriori] sopra menzionate, e si può pure comprendere con facilità che, per la grande quantità di queste apparizioni [o manifestazioni esteriori], non è necessario che sulla Terra debbano essere già vissuti tanti uomini, però ne risulta che su di essa moltissimi ancora vivranno. Ma quando un giorno tutto lo spirituale e l’animico di questa Terra sarà esaurito, allora al posto della Terra naturale subentrerà una Terra perfettamente spirituale, la quale non consisterà più di spiriti ed anime confinate, ma di spiriti ed anime libere.
13. Che la Terra consista ora unicamente di anime e di spiriti confinati, questo lo dimostrano non solo i fenomeni meteorici che spesso si riproducono giornalmente, ma lo dimostrano pure, in modo particolare per quegli uomini semplici i quali hanno la capacità di vedere lo spirituale e l’animico, quegli eserciti spesso innumerevoli di spiriti delle acque, della terra, delle montagne e dell’aria che dall’uno o dall’altro sono stati visti in tutti i tempi.
14. Il mondo degli scienziati non vede certamente niente di tutto ciò; ma esso non vede neppure tante altre cose che sono loro ancora più vicine e che sarebbero loro più necessarie che non il vedere tali spiriti confinati nella materia terrestre. Però, sia che ci sia la fede o la mancanza di fede da parte degli scienziati del mondo, le cose originarie restano ad ogni modo come sono, e l’uccello può, al giorno d’oggi come prima nei tempi primordiali, essere il signore dell’aria, quantunque non abbia mai dato dei rigorosi esami in aerostatica in una università di Parigi.
15. E così anche al giorno d’oggi c’è ancora una quantità di uomini molto semplici i quali, nel loro candore, vedono e non di rado sanno molto di più di un’intera facoltà di scienziati. Ci sono, è vero, anche degli scienziati migliori i quali almeno non mettono in dubbio simili cose; però, in quanto a vederle, pochi ci riescono.
16. A tutto ciò noi possiamo ancora aggiungere qualche altra utile osservazione e così sarà più facile abbracciare con un solo sguardo tutta la rimanente Terra spirituale. Prossimamente dunque faremo ancora qualche considerazione di questo genere e tratteremo inoltre alcuni eventi memorabili!
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Spiriti dell’aria e dei monti e spiriti
pellegrini
19 febbraio 1847
1. Le nebbioline che talvolta si sviluppano su alte montagne rocciose, ora sopra uno ora sopra l’altro gruppo di rocce, qualora non siano state precedute da pioggia, o anche da neve o simili manifestazioni, sono per lo più costituite da spiriti naturali i quali non hanno niente a che fare con gli spiriti dei defunti, però possono, solo con il tempo, diventare spiriti ed anime umane.
2. Questi spiriti che si innalzano così volentieri nell’aria e che talvolta anzi la ricoprono del tutto, sono i cosiddetti spiriti dell’aria, i quali godono già maggior libertà in confronto agli spiriti più consistenti della Terra, ma che tuttavia in questo loro stato di libertà devono venire sorvegliati con il massimo della cura dagli spiriti puri di pace, altrimenti potrebbero facilmente causare qualche grosso malanno.
3. Questi spiriti vengono raramente visti dagli uomini, e gli spiriti stessi cercano di evitare ciò con la massima cura, poiché essi hanno una grande paura di tutto quello che si chiama materia, in primo luogo però di quella nella quale essi intuiscono una forte facoltà percettiva. Ma appunto questa paura ispira loro anche una specie di odio contro la materia nella quale essi sono stati tenuti prigionieri per un tempo così a lungo, e per questa ragione è molto comprensibile l’accurata sorveglianza di questi spiriti, poiché ciascuno spirito, una volta liberato dalla materia, non è possibile indurlo, a nessun costo, ad avvicinarsi ad essa di nuovo in qualche modo. Perfino gli spiriti di uomini defunti ne provano una grande ripugnanza, nonostante in loro ci sia già un’intelligenza completa. Quanto grande deve dunque essere l’orrore [per la materia] di quegli spiriti che solo pochi istanti prima, per speciale concessione, svincolati dai ceppi della più dura schiavitù sono giunti all’agognata libertà, nella quale essi sostennero di essere perfetti senza percorrere la lunga via fatale e penosa della carne.
4. Un tale desiderio viene concesso loro, ma di solito, dopo questa concessione, la promessa invece non viene mai mantenuta, perché tali spiriti, per l’orrore e l’odio contro la materia, divengono o maligni e vendicativi oppure si raggruppano insieme a molti milioni e vogliono fuggire fuori nell’ampia Infinità. I maligni e vendicativi vengono nuovamente catturati e, sotto la forma delle note manifestazioni meteoriche, vengono condotti alla Terra, dove viene subito loro assegnato un lavoro nella regione delle piante. Se però non ne hanno voglia, allora essi vengono spinti nelle manifestazioni esteriori delle acque, dei torrenti, dei fiumi, laghi e mari, dove poi, come già vi è noto, non di rado provocano svariati disordini. Ma qualora siano diventati eccessivamente maligni e in questa malignità si siano uniti agli aspri spiriti del mare, può accadere perfino, ed anzi accade molto di frequente, che tali cattivi individui vengano ricacciati nel più profondo interno della Terra, cosa che è un destino quanto mai deplorevole. Se invece questi spiriti si dedicano con zelo allo sviluppo della vegetazione, allora possono o avviarsi verso la via della carne oppure, dopo un certo periodo di servizio che può al massimo estendersi fino a duecento anni o qualche cosa di più, possono ritornare al loro stato libero di prima, nel quale stato libero viene poi concesso loro di abitare l’aria, le montagne, la terra, i boschi e talvolta anche i laghi ed i fiumi.
5. Questa specie di spiriti è allora in possesso di una completa intelligenza; essi sono estremamente esperti nei fatti della natura e possono vedere ed udire tutto ciò che avviene e si dice sulla Terra.
6. Tali spiriti possono perfino avere contatti con gli uomini, e qualche volta possono rendere loro evidenti servigi, soltanto ognuno deve ben guardarsi dall’offenderli in qualche modo, poiché essi si irritano facilmente e possono causare considerevoli danni a chi li abbia irritati, e ciò per il motivo che, quantunque abitino nella materia, ne sono tuttavia i nemici più accaniti.
7. Le località dove essi di preferenza dimorano devono essere appartate e tranquille; in tali luoghi non è consigliabile gridare forte, fischiare e meno ancora maledire o inveire, perché così facendo gli spiriti che sono ancora prigionieri nella materia potrebbero eccitarsi e ribellarsi, ciò che potrebbe essere di danno alle idee di quelli già diventati più liberi.
8. Per impedire che cose simili si verifichino, essi cercano di intimidire i visitatori di queste località con ogni genere di manifestazioni, per indurli ad allontanarsene il più presto possibile. Particolarmente difficili sono le situazioni che essi creano nelle montagne, e cioè nei pozzi e nelle gallerie minerarie, dove già di frequente hanno provocato le più grandi sciagure a danno di coloro che lavorano nei monti. Qua e là crolli improvvisi di gallerie e di pozzi, aria cattiva negli stessi, spesso improvvise inondazioni, scomparsa delle vene metalliche ed altre cose bizzarre del genere, sono dovuti all’azione di tali spiriti; sulle alte montagne le frane di terreno e le grandi valanghe di neve sono per lo più provocate da questi scellerati.
9. Se questi spiriti si sentono qualche volta portati a benvolere in qualcosa gli uomini o se almeno non nutrono propositi ostili verso di loro, allora essi di solito appaiono nella figura di nano, e precisamente dal colore o del tutto scuro, grigio, blu o verde. Questa forma piccola [che assumono] indica che essi si abbassano fino agli uomini per far loro del bene, perché in un certo qual modo compiangono in loro lo spirito imprigionato. Se però un uomo poi si comporta in modo sconveniente verso questi spiriti, allora non di rado essi crescono fino a raggiungere una colossale grandezza di gigante, e in simili condizioni non è più bene trattenersi vicino a loro, in nessun caso poi ciò può avvenire senza invocare il Mio Nome.
10. Che però tali spiriti esistano in questo modo, ciò è già stato spiegato nell’ultima comunicazione. Resta quindi ancora la domanda se tali spiriti percorreranno o no la via della carne.
11. Ecco, se essi si dimostrano molto utili ed attivi sulla Terra, allora può certo venire loro condonata la [via della] carne sulla Terra; in compenso però essi vengono trasferiti o sulla Luna oppure su un altro pianeta, dove tuttavia devono accettare una incarnazione, che anche in maggioranza accettano più volentieri, perché l’incarnazione sugli altri corpi celesti è comunemente più transitoria e più lieve.
12. Questi spiriti allora vengono di solito designati con il nome di spiriti pellegrini poiché passano da un pianeta all’altro, alle cui peregrinazioni non di rado si associano anche spiriti di uomini defunti, particolarmente i cosiddetti studiosi di filosofia naturale e gli astronomi. Gli spiriti pellegrini, che al mondo non furono incarnati, rendono solitamente i desiderati servizi a questi spiriti di uomini defunti, perché quest’ultimi non potrebbero prendere visione di nulla sugli altri corpi celesti senza l’aiuto di simili spiriti naturali peregrinanti, e sono appunto questi spiriti naturali che li aiutano a mettersi sulla via [che conduce all’interno degli] uomini di altri corpi celesti e fanno in modo che tali spiriti, attraverso gli occhi di quegli uomini, possano poi contemplare le cose su quei corpi celesti stranieri.
13. Quando tali spiriti naturali, con il passare del tempo, si sono stancati di curiosare in giro, allora avviene di solito che essi fanno tuttavia ritorno alla Terra e accettano di sottoporsi alla pesante incarnazione, senza la quale non si può assolutamente pensare ad una figliolanza di Dio, poiché chiunque voglia diventare figlio di Dio deve anche percorrere dalla A alla Z la via di Dio, per la quale ragione – come vi fu già reso noto – spiriti provenienti da innumerevoli altri corpi celesti passano sulla Terra per percorrere l’incarnazione del Figlio dell’uomo. Come infatti vi è solo un Dio, una Verità ed una Vita, così pure vi è una sola via che vi conduce a questo, ciò che però non ha come necessaria conseguenza il fatto che tutti gli abitanti di altri corpi celesti debbano percorrere questa via per essere a loro modo felici, – così come in un corpo umano ci possono essere una quantità innumerevole di altri nervi e di altre fibre sane, anche senza essere nervi e fibre del cuore.
14. Attraverso questa considerazione e memorabile citazione, ciascuno si troverà certo già facilmente a proprio agio nella seconda regione spirituale. La prossima volta perciò faremo seguire ancora qualche storiella memorabile, e poi scenderemo rapidamente già nella prima regione atmosferica!
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Delle
streghe e dei processi alle streghe
22 febbraio 1847
1. Sarà difficile che esista un uomo che non abbia ancora mai udito dire qualcosa delle cosiddette streghe, perché non è affatto così lontano il tempo in cui presso i tribunali si tenevano ancora processi alle streghe e, con questo nome, moltissime creature umane fra le più innocenti venivano mandate da questo all’altro mondo con la morte più dolorosa.
2. Ma come venne all’umanità l’idea delle streghe? A questa domanda noi risponderemo con alcune storielle.
3. Nei tempi passati, nei quali gli uomini conducevano ancora una vita molto più semplice in confronto a oggi, si incontravano spesso delle persone che erano in possesso della cosiddetta doppia vista e che nel modo più perfettamente naturale vivevano in ambedue i mondi. Anche oggigiorno molti uomini potrebbero assai facilmente giungere a tanto se la loro alimentazione fosse più semplice; invece il più grave danno per loro è la complicata alimentazione attuale. Con l’alimentazione essi sciupano ed abbruttiscono talmente la loro natura che nella stessa l’anima si aggroviglia e si incolla come l’uccello fra le bacchette invischiate, cosicché le è impossibile giungere a quella sveltezza e agilità in cui le sarebbe possibile un libero volo fuori e in alto.
4. Ma in che cosa consisteva dunque l’alimentazione di quegli uomini semplici di una volta?
5. L’alimentazione consisteva per lo più di legumi che venivano mangiati molto semplicemente: venivano ammorbiditi con la cottura, un po’ salati e poi non venivano mai mangiati caldissimi. Così pure un’alimentazione semplice antichissima era costituita da pane comune, latte e miele; grazie ad essa gli uomini raggiungevano nella maggior parte un’età molto elevata e continuavano ad essere in possesso della seconda vista fino all’ultimo istante della loro vita.
6.Certamente ciascuno può ogni tanto bere del vino con moderatezza, tuttavia mai così tanto da sentirsi inebriato.
7. Le pietanze di carne, che devono essere mangiate con molta moderazione e sempre di provenienza da animali macellati di fresco, dovrebbero venire consumate solo in determinati periodi e mai per più di sette giorni consecutivi. Ad ogni modo la carne dei pesci è migliore della carne dei colombi, la carne dei colombi migliore di quella dei polli, la carne dei polli migliore della carne degli agnelli, questa migliore della carne delle capre, e questa migliore della carne dei vitelli e di manzo, – come fra le varietà di pane il più buono è il pane di frumento; tuttavia delle pietanze qui indicate non va preso mai più di una accompagnata da un po’ di pane, come pure la frutta dovrebbe sempre essere consumata solo con moderazione e sempre quando è in eccellente maturazione, similmente si possono anche mangiare moderatamente alcuni frutti di radice, sempre però di una sola qualità alla volta.
8. Con una tale alimentazione il corpo non arriverebbe mai a quello stato di gonfiore nel quale esso diventa pigro, sonnolento e pesante, cosicché poi l’anima ha il suo bel da fare già per mantenere in movimento una macchina così pesante, per non parlare poi di occuparsi di qualcos’altro oltre a questo lavoro.
9. Vedete, di uomini simili che conducevano una vita semplice, come già detto prima, una volta ce n’erano molti, e in modo particolarmente semplice vivevano quegli uomini che avevano stabilito le loro dimore sulle montagne. Questi uomini erano continuamente in possesso della seconda vista, giorno e notte avevano un rapporto del tutto naturale con gli spiriti e si facevano istruire da loro nelle cose più svariate. Gli spiriti mostravano loro gli effetti delle erbe e indicavano loro anche dove qua e là si trovava nascosto nella montagna l’uno o l’altro metallo nobile o comune, insegnavano anche ad estrarre il metallo dalle montagne ed a renderlo atto alla produzione di ogni tipo di utili oggetti mediante la fusione e la lavorazione.
10. Per dirla breve, sulle montagne era raro che ci fosse una casa che non avesse i suoi propri spiriti domestici, i quali, del tutto abitualmente, facevano parte della casa come un altro domestico. Ma è per questo dunque che allora c’era anche un gran numero di sapienti, cioè sulle montagne, i quali vivevano nella massima confidenza con le segrete forze della natura, vale a dire con i nostri spiriti, – ovvero queste forze o spiriti stavano quasi sempre, per così dire, al loro comando.
11. Quando poi degli uomini provenienti dai dintorni più bassi, come ad esempio da villaggi più grandi, da borgate e città, giungevano da questi saggi abitanti della montagna, allora era inevitabile che certo li colpissero alcune cose misteriose e conturbanti per loro. E ciò succedeva soprattutto quando dei malintenzionati, per un qualche motivo, volevano attaccare briga con uno di questi abitanti della montagna, perché un simile attaccabrighe certamente riceveva qualche cosiddetto ‘ricordino balordo’ per lui inconcepibile, del quale egli altro non poteva supporre se non che gli fosse stato dato da Satana in persona o almeno da qualcuno dei suoi accoliti.
12. Ma che cosa succedeva poi [a
causa di questo ‘ricordino balordo’]? – L’abitante del villaggio, della
borgata o della città, che ha avuto l’esperienza del ‘ricordino balordo’,
andava immediatamente dal prete del suo luogo, il quale, in quel tempo, era di
solito o ancora più scimunito o per lo meno più maligno del querelante. Allora
venivano disposte messe, processioni ed esorcismi, naturalmente in cambio di
denaro contante che ammontava sempre ad una somma del tutto notevole, se non
addirittura all’intero patrimonio, casa e campi compresi, e il querelante
veniva in ogni caso ritenuto stregato, se non già indemoniato da capo a piedi.
13. Una volta che il querelante avesse in questo modo elargito a sufficienza verso il suo prete, allora il caso veniva poi portato dinanzi al tribunale secolare; questo allora, dopo essersi provvisto dei necessari mezzi consacrati e prescritti dall’autorità ecclesiastica contro le streghe ed i diavoli, si recava nella casa dove si supponeva che il querelante fosse stato stregato o indemoniato. Questo tribunale secolare di solito poi arrestava in modo orrendo tutti coloro che vi abitavano, e spesso, senza nemmeno procedere a un interrogatorio, li conduceva immediatamente al rogo in fiamme e sequestrava tutti i tesori insieme alla casa e ai terreni; non prima però di aver impartito naturalmente una settuplice benedizione con esorcismi, benedizione che, altrettanto naturalmente, veniva a costare una somma più che cospicua.
14. Più tardi la cosa acquistò una natura ancora più maligna, perché si arrivò al punto che chiunque, che non fosse di ceto ecclesiastico, fosse stato visto in abito nero e fosse stato capace di camminare un po’ più velocemente di altri, veniva ritenuto un autentico accolito del diavolo e bastava che si trovasse un qualunque querelante malintenzionato per far condurre l’individuo vestito di nero davanti al tribunale delle streghe, finché nel tempo moderno gli studiosi di scienze naturali ed i chimici sono finalmente arrivati a tanto da convincere l’umanità estremamente stolta la quale ha cominciato a rendersi conto che la sua presunta stregoneria è un’evidentissima sciocchezza.
15. Però allora si passò da un estremo all’altro, dimenticando il proverbio che dice: “In medio beati” (il giusto sta a metà); infatti, se da un lato è un errore il volere, quale uomo naturale, aver a che fare del tutto con spiriti, dall’altro lato è un errore ancora più grave il voler bandire addirittura tutto il Regno degli spiriti e dichiararlo nullo!
16. Non si può certo negare che in quel tempo passato delle persone si siano talvolta associate in un conflitto con gli spiriti maligni, con l’aiuto del quale hanno arrecato dei danni in singole località; ma appunto questi maligni erano sempre strettamente controllati e rigidamente tenuti a freno dai loro buoni vicini, i quali sapevano per filo e per segno quello che un qualche maligno avesse nella sua mente maligna. Sennonché, allora come oggi, il clero non prendeva affatto in considerazione queste cose, ed angelo o diavolo che fosse, tutto doveva finire nel fuoco, perché non si badava al buono o al cattivo, ma solamente se ciò rendeva qualcosa. Se il querelante non aveva un patrimonio, e il presunto stregone neppure, allora tutto si concludeva con un: “Requiescant in pace!” (riposino in pace). Soltanto se il fiuto individuava presso l’una o l’altra delle due parti la presenza di un qualche patrimonio, allora certo la faccenda non terminava così bene e pacificamente. La questione della stregoneria allora si presentava all’incirca negli stessi termini come quella dei funerali al giorno d’oggi, in cui quando si tratta del ricco, vengono organizzate tuttte le possibili cerimonie e funzioni, e il povero deve accontentarsi semplicemente di un “Padrenostro” e di un “Requiescat in pace” (riposi in pace); e se il povero non può pagare assolutamente niente, allora si può certo accontentare semplicemente della terra benedetta.
17. Non significa anche questo fare della magia? Ah no! Perché ciò significa: “Il povero arriva senza dubbio in Paradiso; solo il ricco deve sudare ancora un po’, prima che gli vengano aperte le porte del Paradiso!”. Oh, a questo riguardo, nel Regno degli spiriti si svolgerebbero davvero delle belle commedie!
18. Questi modi di fare ognuno li può ritenere onorevoli e giusti, mentre dal punto di vista spirituale essi sono ancora molto più maligni di tutti i processi alle streghe di un tempo, perché il fondamento di questi era comunemente la stoltezza, ma qui si tratta di pura avidità, ed un processo alle streghe provocato dall’avidità è molto peggiore di uno provocato dalla stoltezza. E che cosa è un [tale] funerale se non altro che un processo alle streghe, mediante il quale si ritiene erroneamente di esorcizzare il morto per togliergli ancora più di una cosa diabolica.
19. Io penso che questa cosa sia chiara; perciò la prossima volta vi aggiungeremo ancora un paio di storielle, e poi continueremo!
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Delle
montagne incantate
23 febbraio 1847
1. Che nel tempo passato, in modo del tutto attendibilmente
certo, abbiano dimorato sulle montagne degli uomini chiaroveggenti che erano in
relazione con gli spiriti, di ciò rendono testimonianza ancora oggigiorno,
anche se del resto non ne rendono più molta, le
singolari denominazioni delle montagne.
2. Nel vostro Paese [la Stiria] c’è una quantità di tali montagne che nel loro nome celano ancora quello che è accaduto in passato. Nella Carinzia, nel Tirolo e nella Svizzera, in Savoia, sui monti della Germania e dappertutto dove ci sono montagne, c’è una grande quantità di montagne dal cui nome è facile desumere che cosa sia avvenuto un giorno sulle loro vette. Così il vostro ‘Schöckel’ è già un tale monte il cui nome ha questa origine: secondo il vostro antico dialetto, la parola ‘Schögeln’ significava “predire il tempo”. Si diceva però che era uno ‘Schögler’ anche qualche persona che, per una qualche abilità di natura, riusciva a venire a capo di qualcosa nell’arte, come gli attuali prestigiatori. Anche le persone che danzavano sulla corda, e di solito facevano dei salti impressionanti, venivano chiamate “Schögler”. Questa parola ‘Schögeln’ è una parola antichissima, asiatica, secondo la quale i maghi di laggiù o indovini erano denominati anche Jongleurs, Jogles.
3. Nella lingua tedesca esiste, per quanto abbastanza antiquata, ancora oggigiorno una parola corrente che ha questa derivazione, e precisamente la parola ‘Schock’ (cinque dozzine), per esempio uno Schock di uomini oppure uno Schock di covoni. Un certo piccolo numero di uomini lo si chiamava uno Schock di uomini, per la ragione che si riteneva che esistesse nel gruppo di solito un uomo il quale ne sapeva un po’ più degli altri, e che quindi era senza dubbio uno Schögler, e così anche il gruppo riceveva il nome Schock da lui. Anche la gente delle montagne veniva vista comunemente radunata a gruppi, ciò che nelle montagne è del tutto naturale, considerato che non sarebbe consigliabile a singole persone di intraprendere qua e là dei lavori per i quali, in primo luogo, non basterebbe la forza della singola persona, e in secondo luogo, ammesso anche che questa bastasse, potrebbe accadere alla persona che sta lavorando qualche infortunio, mentre non ci sarebbe vicino a lei nessuno che le prestasse aiuto. Ma in questo tempo antico, quando gli abitanti di una valle vedevano un piccolo gruppo del genere di gente radunata, e magari poi per caso contemporaneamente vedevano al di sopra della montagna qualche nuvoletta, allora pensavano subito che queste persone fossero dedite alla magia e che in ogni caso stavano cominciando a ‘preparare il tempo’ (atmosferico). Questo accadeva su questo vostro Schöckel nel tempo passato come accade ancora oggi, ad eccezione di “fare il tempo”.
4. Questa montagna fu abitata di gran lunga prima delle regioni a valle, e il suo primissim nome fu ‘Freitauer’; quando però nel tempo successivo le valli furono abitate da persone più effeminate, allora i valligiani cominciarono presto a rendere sospetti questi montanari, additandoli come maghi, e il vecchio nome di ‘Freitauer’ si è ben presto trasformato in quello di ‘Schöckel’ ovvero ‘montagna della magia’, e vi sono stati dei tempi, e da allora sono trascorsi a mala pena cento anni, in cui questa montagna era così malfamata che nessun onesto cristiano si sarebbe azzardato a salirvi fino alla sua massima cima, perché ognuno che avesse un po’ di sentimento cristiano-cattolico, era ammonito nel modo più pressante a guardarsi dalla ‘strega dello Schöckel’. La sua vetta più alta è anche stata disboscata appunto per privare di nascondigli la strega dello Schöckel, affinché non potesse nascondersi quando da tutte le parti le si sparava con polvere consacrata. Il ‘buco del tempo’ è ancora da vedere; che però da ciò non sia mai saltato fuori un tempo [atmosferico], e che, meno ancora, una strega abbia mai dimorato sullo Schöckel, tutto ciò è inutile che vi venga dimostrato più da vicino; quello però che voi potete senz’altro credere è che nei tempi passati, come ancora oggi, questa montagna serviva da dimora a moltissimi cosiddetti spiriti della montagna, con i quali gli antichi abitanti di questa montagna avevano non di rado relazioni naturalissime, ed erano appunto perciò molto più saggi degli abitanti della valle; come pure potete credere senza dubbio che questa montagna era un tempo un vulcano e che i suoi ‘buchi del tempo’ altro non sono che crateri rimasti ancora aperti.
5. E così nello stesso modo come lo Schöckel, un gran numero di montagne della Stiria hanno i loro nomi misteriosi, ma lo spazio di questa comunicazione non consentirebbe di mettersi qui ad esaminarli tutti. Così anche la “Raxalpe” ha un’identica origine, perché la parola ‘Rax’ è in un certo qual modo l’abbreviazione di ‘Racker’, che è per così dire un ‘mezzo diavolo’. La ‘donna morta’ ha già nel suo nome il marchio più evidente di ciò che un giorno era questa montagna, cioè un territorio pieno di streghe, dalle quali una volta una donna che venne catturata da loro ma che non voleva adeguarsi al loro volere, venne trasformata in una pietra. Questa trasformazione comportò naturalmente pure la sua morte.
6. In un tempo successivo si è eretto, molto più al disotto [della vetta], un eremitaggio, nel quale una volta venne pure trovata una donna morta; e così a questa montagna sono collegate parecchie leggende simili, le quali naturalmente hanno in sé la stessa quantità di vero quanta ce ne ha la menzogna stessa; invece il motivo del sospetto e della cattiva denominazione di tali montagne è lo stesso di quello che è già stato indicato durante il corso di queste memorabili storielle.
7. Così pure l’Hohe Schwab (alto Svevo) è altrettanto rinomatissimo come montagna della magia. Il suo nome deriva da un discendente svevo o da un emigrato dalla Svevia, il quale viveva in questa zona come uno dei maghi più famosi e lì imperversava con la sua magia, finché il santuario eretto in quelle vicinanze [Maria Zell], che voi ben conoscete, pose fine alla sua attività. Esiste pure una montagna chiamata ‘Teufelsstein’ [pietra del diavolo], riguardo a cui è superfluo dare spiegazioni. Il ‘Predigerstuhl’ [sedia del predicatore] ha la stessa origine; infatti si dice che lì un giorno Satana in carne ed ossa abbia dettato le norme di comportamento ai maestri delle streghe.
8. Ugualmente il ‘Grimming’ [l’arrabbiato] gode anch’esso di una simile dubbia fama; ma quello che riusciva particolarmente sospetto era ‘Tragelgebirge’, montagna dalla base piuttosto ampia, la quale segna il confine tra il Salisburghese, l’Austria Inferiore e la Stiria. Questo ‘Tragelgebirge’ era in un certo qual modo l’università per tutti i maghi ed i maestri delle streghe di tutta la Stiria, l’Austria e il Salisburghese, perché il nome ancora oggigiorno riesce quanto mai sospetto, e tuttora è molto difficile, se si tratta di qualche abitante di Altaussee o di Ramsau – specialmente se appartenente alle cosiddette classi inferiori del popolo – indurre costoro a salire su questa nuda montagna. Fanno eccezione i cacciatori di frodo, ai quali le streghe importano ben poco, mentre essi tengono molto ai ben pasciuti camosci, che su questa estesa montagna si trovano come a casa propria.
9. Volendo noi potremmo mettere assieme almeno un paio di centinaia di tali montagne della sola Stiria, ma ci basteranno queste che abbiamo nominato finora. Prossimamente dunque noi tratteremo ancora qualche montagna della Carinzia, del Tirolo ed anche uno della Svizzera, sempre come fatto sopra sotto forma di storielle, montagne queste che ancora centoventi anni fa circa hanno avuto un ruolo mistico straordinario.
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Montagne
con nomi malfamati
24 febbraio 1847
1. In una parte della Carinzia superiore, e precisamente non distante dal fiume Drava, c’è una montagna che si chiama ‘Hohestaff’. Questa montagna domina con la sua vetta la valle della Drava quasi dai confini del Tirolo fino a Klagenfurt, cioè fino alle vicinanze di questa città; ai piedi della montagna poi, in direzione sud-ovest, si trova addossato il cosiddetto ‘Weiße See’ [lago bianco]. Essa ha un’altezza di 8000 piedi (2528 m) e dalla sua vetta chiunque voglia salirlo gode certo del panorama più incantevole. Questa montagna godeva una volta di una fama pessima, ed era per così dire un luogo principale di raduno delle streghe e dei loro maestri, naturalmente tutto ciò secondo la leggenda che circola ancora fra i paesani che vivono intorno in tutte le zone circostanti la montagna stessa. I suoi contrafforti devono i nomi, che portano ancora oggi, alla loro antica fama legata alla magia; così un contrafforte verso settentrione viene chiamato ‘Goldeck’ [cantone dell’oro], uno verso nord-ovest il ‘Siflitz’, uno verso ponente il ‘Bärenbuck’ [Gobba dell’orso], uno verso mezzogiorno ‘Silbernes Grab’ [fossa dell’argento]. La rupe a picco della cima più alta si denomina ‘Hohe Freiung’ [sposalizio superiore] ed una parete poco sotto a questa ‘Unterfreiung’ [sposalizio inferiore]; così pure la sella fra il grande e il piccolo ‘Staff’ viene chiamata talvolta il ‘Hexenritt’ [cavalcata delle streghe] e talvolta il ‘Teufelsritt’ [cavalcata del diavolo]. Propio davanti a questa sella c’è una nuda fossa che ha il nome di ‘Rutschbrett des Teufels’ [scivolo del diavolo]; un’altra fossa ancora che inclina verso ponente si chiama la ‘Wilde G’jad’ [caccia selvaggia]. Tutte queste denominazioni e altre più ancora che si succedono (come se fossero in fila) su questa montagna, come: ‘Hexensprung’ [salto delle streghe], ‘Teufelsritt’ [cavalcata del diavolo], ‘Wehrwolfnest’ [covo del lupo mannaro] e una quantità ancora dimostrano a sufficienza in quale considerazione era tenuta una volta questa montagna; ma, a prescindere da tutte queste denominazioni secondarie, basta già di per sé il nome ‘Staff’ per convincersi che si trattava di una delle principali montagne della magia.
2. La parola ‘Staff’, per questi abitanti della montagna di un tempo, era un’espressione con cui essi denotavano la proprietà di una cosa straordinaria. Straordinario per loro era però quello che serviva da punto d’orientamento, quanto per gli uomini che per gli animali, riguardo agli elementi quali: l’aria con le sue manifestazioni e l’acqua pure con le sue; per la quale ragione anche, in un tempo posteriore, a questa montagna venne dato un nuovo nome, che certamente si limitò a tradurre il primo in un tedesco più moderno.
3. Il nuovo nome fu ed è ancora attualmente ‘Landschnur’, nome dal quale più tardi i francesi, che vi si trattennero per qualche tempo, hanno tratto un ‘Landjour’. Quindi la parola ‘Staff’, in questo antico dialetto montanaro, significa in un certo qual modo un tribunale, e ‘Hochstaff’ un tribunale supremo, e ciò per la ragione che ogni persona – non autorizzata e non iniziata nei misteri di magia di questa montagna – che si fosse azzardata a salire su questa montagna anche solo dove finisce la regione dei boschi, veniva immediatamente punita nella maniera più terribile, naturalmente per opera dei maestri delle streghe; infatti un simile ospite veniva afferrato all’improvviso da mani invisibili e, come narra la leggenda, trasportato con la velocità del fulmine sulla cima più alta. Lì veniva tormentato per parecchie ore di seguito nel modo più doloroso e crudele, sempre da forze invisibili, e costretto con voce di tuono ad entrare nella lega delle streghe; se egli non voleva, dal punto più alto, il quale appunto perciò era chiamato ‘Hohe Freiung’ [sposalizio superiore], veniva precipitato fino all’ ‘Untere Freiung’ [sposalizio inferiore], tuttavia con una magia tale per cui egli non ne restava ucciso. Sull’ ‘Untere Freiung’ [sposalizio inferiore] venivano su di lui le silfidi più incantevolmente seducenti le quali lo inebriavano con il fascini della loro figura; se egli si arrendeva loro, allora veniva immediatamente ritrasportato sullo ‘Hohe Freiung’ [sposalizio superiore] e là iniziato nei loro misteri. Ma se non voleva lasciarsi sedurre dal fascino delle silfidi, veniva condotto allo ‘Rutschbrett des Teuf’ [scivolo del diavolo], da dove era costretto a intraprendere un viaggio spaventoso fino a valle, durante il quale viaggio di certo tutte le membra, come siete soliti dire voi, si scollavano completamente. Se invece aveva mostrato una mezza intenzione a cedere al fascino delle silfidi, allora veniva portato sul ‘Goldeck’ [cantone dell’oro] dove veniva abbagliato dall’enorme ricchezza che consisteva in massi enormi di oro puro. E se ciò non bastava ancora, allora veniva condotto più a meridione nella zona della ‘Silbernen Grabes’ [fossa dell’argento]. Questa effettivamente non era una fossa, bensì una zona di questa montagna incantevolmente stupenda, la quale ammaliava il nuovo adepto in modo tale che egli non poteva più fare a meno di entrare del tutto nella lega delle streghe.
4. Naturalmente questa è solo una leggenda popolare, ed apparteneva precisamente per lo più al popolo che abitava la zona più bassa della valle.
5. Gli abitanti della montagna invece, più saggi, che per la stoltezza dei valligiani dovevano non di rado sostenere un’infame giudizio, di tutte queste storie di streghe non ne sapevano nulla, bensì sapevano degli spiriti i quali, su questa montagna in tutte le direzioni, dimoravano numerosissimi come quasi su nessun’altra montagna. Ma perché dimoravano proprio su questa montagna? Le ragioni per cui tali esseri prendono possesso di una montagna piuttosto di un’altra sono diverse; in parte la cosa dipende dalla posizione e da una certa altezza della montagna, in parte da ciò che è contenuto in una tale montagna, ma per lo più dipende dalla posizione piuttosto libera della montagna, grazie a cui una montagna, in tutte le direzioni circostanti, è isolata dalle altre montagne, affinché gli spiriti di altre montagne, che spesso sono di natura maligna, non possano avvicinarsi con facilità a questi spiriti e seminare disordine tra loro. Una simile montagna viene presa in possesso dagli spiriti descritti sopra, soprattutto per il motivo che, a causa della sua posizione libera, offre in modo illimitato una vista incantevole di tutte le zone circostanti. Infatti anche questi spiriti hanno tutti la facoltà, purché lo vogliano, di contemplare il mondo naturale; e siccome essi vengono anche impiegati per il cosiddetto “fare il tempo”, e devono perciò continuamente sorvegliare con occhio vigile gli spiriti delle montagne vicine, così essi preferiscono simili montagne dove non c’è niente che possa limitare la loro vigilanza. A tali spiriti vengono assegnati di certo degli spiriti più perfetti i quali li governano e li guidano; ciononostante a nessuno spirito viene tolta la sua libertà d’azione per la sua propria individualità, né la gioia connessa ad essa.
6. Questa sarebbe dunque una delle montagne più note di questo paese. Una seconda montagna, appartenente alle montagne malfamate, è il ‘Unholde’ [monte mostro], che godeva di fama ancora peggiore dell’ ‘Hochstaff’ [tribunale supremo], perché le denominazioni che rimangono ancora oggigiorno affibbiate a questo massiccio montuoso, nonché la sua configurazione selvaggiamente romantica e grottesca che ha quasi del mistico, sono prove più che evidenti della fama di [montagna] magica goduta in altri tempi. Noi ci limiteremo a citare solamente alcuni nomi dei suoi contrafforti e delle sue località, i quali ci riveleranno a sufficienza come si diceva stessero le cose con questa montagna, ma ovviamente le cose non sono mai state così.
7. La vetta più alta di questa montagna si chiama l’‘Hohe Stadl’ [alto capannone], che è quanto dire un luogo alto ed un’alta dimora dove le streghe passavano l’inverno e l’estate. Una cima laterale si chiama pure ‘Niedere Freiung’ [sposalizio inferiore] e un’altra cima che si eleva al di sopra di questa è detta lo ‘Hohe Freiung’ [sposalizio superiore]. Uno ‘Sposalizio’ è un luogo della montagna dove, nella maniera prima descritta, delle persone innocentissime venivano reclutate come maghi. Immediatamente sotto a questi due ‘Sposalizi’ c’è un luogo abbastanza vasto, dove i nuovi accoliti dovevano imparare ad esercitare la magia; questo posto porta oggigiorno ancora il nome di ‘Zaubrad’ [ruota della magia] o ‘Zauberplatz’ [luogo della magia].
8. Al di sopra di questo luogo della magia si eleva, più verso meridione, un’altra cupola di rocce, chiamata ‘Ruhdnik’; questo era il luogo di ricreazione dei nuovi adepti della magia. Sotto il ‘Ruhdnik’ si trova, più a meridione ancora, un grande luogo libero che veniva chiamato ‘Gerlize’. La parola ‘Gerlize’, nello sciocco linguaggio magico di allora, stava ad indicare un luogo dedicato alla gioia più sfrenata e, nello stesso tempo, un luogo di giochi magici; per la qual cosa ancora oggigiorno, vicino alle pareti rocciose dell’ ‘Hohen Stadels’, si trovano parecchie sorgenti che gettavano uno spruzzo d’acqua solo esattamente alle ore undici e mezza. Di tali sorgenti solamente una si è mantenuta fino ad ora, e porta il nome di ‘Halbzwölfuhrbrünndl’ [sorgente delle undici e mezza].
9. In direzione più meridionale ancora da questo luogo s’innalza un’altra cima chiamata pure oggi il ‘Hohe Truth’, il cui nome non occorre venga maggiormente illustrato riguardo al suo significato di una volta. Al di sopra di questa “Hohe Truth” viene a trovarsi la cosiddetta ‘Rote Wand’ o anche ‘Blutwand’ [parete rossa o parete di sangue] e si dice che da questa i diavoli precipitassero i rinnegati o traditori della magia.
10. Più al di sopra ancora di questa elevata ‘Rothe Wand’ si trova la cosiddetta ‘Dreihexenspitze’ [cima delle tre streghe]; chiamata anche, nel linguaggio odierno, ‘Dreihexenköffel’ [sasso delle tre streghe], cima che era continuamente occupata dalle tre streghe più maligne che dovevano fare la guardia.
11. Al di sopra di questa ‘Drehexenspitze’ s’innalza la dorsale discretamente erta che si prolunga fino al ‘Hoher Stadl’ e che porta il nome di ‘Hexenstieg’ [sentiero delle streghe]. Questa dorsale, come già osservato, va innalzandosi fino a raggiungere la vetta più alta dove era situato lo ‘Stadl’, ovvero il castello del re delle streghe. Verso settentrione, parallelamente alla cima più alta, corre una cresta rocciosa lunga dieci klafter (19 m) e larga circa tre (5,7 m); questa viene oggi chiamata la ‘Hohebruestung’ [alto davanzale]; tempo addietro però si chiamava ‘Hexentrui’. ‘Trui’ significa ‘spinta’; è da qui che le streghe venivano spinte nella libera atmosfera e dovevano prendere la nebbia che saliva dalla cima denominata ‘Deuwand’, (tradotto nel linguaggio più moderno: “Teufelswand” = parete del diavolo).
12. Più a settentrione del ‘Deuwand’ si trova il ‘Deudreispitz’ [tridente del diavolo]; ancora più verso nord il ‘Böse Sieg’ [mala vittoria] ed ancora più innanzi nella stessa direzione l’alto ‘Siebenwand’ [cima delle sette pareti] chiamata anche la ‘Hohle Spitze’ [cima cava], la quale si dice servisse da dimora agli spiriti peggiori in assoluto.
13. Più a meridione nel ‘Hohen Stadl’ vi è una cima molto erta che porta il nome di ‘Verdammte Bucht’ [insenatura maledetta] oppure anche, nel tempo più recente, ‘Sandriß’ [crepaccio di sabbia]. Ancora più a sud, però alquanto più in basso, c’è il ‘Teufelsgalgen’ [forca del diavolo] e da questo un po’ più a sud-ovest la ‘Böse Weib’ [mala femmina].
14. Da questi nomi risulta chiarissimo quale reputazione abbia goduto un tempo questa montagna. Già il solo nome di ‘Unholden’ [monte mostro] mostra a sufficienza il carattere conosciuto a quel tempo di questa montagna, la quale in parte dominava la Carinzia, in parte il Tirolo ed anche in buona parte l’Italia.
15. Si capisce da sé che dietro a queste leggende, ancora una volta non si cela altro se non quanto Io vi ho già spiegato in maniera chiara fino all’evidenza.
16. Proprio questo ‘Hochstadl’ è pure esso una montagna dalla posizione così libera e perciò una dimora prediletta di quegli spiriti naturali che godono di una certa maggiore libertà, spiriti di cui vi è stato già parlato e che erano nel conflitto a voi già noto con i paesani che abitavano ai piedi di questa montagna. Che però al nome di questa montagna e dei suoi contrafforti sia legata più di una triste storia di inquisizione alle streghe, questa è cosa alla quale non occorre più oltre accennare, perché sulle rive del fiume Drava si può vedere ancora oggigiorno il luogo del giudizio delle streghe da parte dell’antica signoria di Flaschberg, il cui nome racchiude già in sé una descrizione sufficiente di quello che un tempo venne perpetrato lì.
17. Di tali montagne ce ne sono nel Tirolo ancora in grande quantità, come lo è la ‘Gantspitze’ [cima dell’incanto], l’‘Hohe böse Ring’ [l’alto anello cattivo], il ‘Böse Stein’ [mala pietra], l’‘Hohe Helm’ [Elmo alto], ‘Der Brenner’ [il devastatore], l’‘Ötzer’, la ‘Vintschgauer Hochkuppe’ [cupola alta], il ‘Wurmserjoch’ [giogo del Wurmser] ed altre molte ancora, tutte quanto mai malfamate; nella Svizzera c’è il notissimo ‘Wetterhorn’ [corno del tempo], il “Finstere Achhorn” [il tenebroso corno del lamento], l’‘Hohe Mönch’ [l’alto Monaco], il ‘Wöllerhorn’, il ‘Pilatusspitze’ [la cima di Pilato] e così pure il ‘Bernardsberg’ [la montagna di Bernardo], il ‘Teufelsbrücke’ [il ponte del diavolo] e molti altri monti ancora dello stesso genere.
18. Tuttavia i monti della Savoia sono quelli malfamati in
sommo grado, perché, secondo le leggende popolari, queste montagne servivano da
dimora ai capi supremi degli spiriti maligni e non è proprio trascorso ancora
molto tempo da quando un Savoiardo, chiunque egli fosse, veniva considerato con
un disprezzo tale che a mala pena era considerato un po’ più in alto degli animali. Similmente, fino a non molto
tempo fa, gli abitanti dei Pirenei erano disprezzati dagli spagnoli e chiamati
con il nome di ‘Chacots’, cioè il comunissimo ‘cane’.
19. E poiché noi, grazie a queste storielle, abbiamo rappresentato a sufficienza fornento molte informazioni per illustrare l’esistenza degli spiriti nella nostra seconda regione, e ora ci rendiamo conto di come avvengono le cose in questa seconda regione, allora intendiamo la prossima volta scendere senza altri indugi nella prima regione, per constatare come avvengono le cose nel campo spirituale.
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La
prima regione atmosferica inferiore
25 febbraio 1847
1. La prima regione, la quale è naturalmente la più bassa, trova il suo posto appunto in quella zona dove l’aria atmosferica naturale, nella quale vivono le piante, gli animali e l’uomo, riposa sulla superficie terrestre. Lo spirituale vi si trova così strettamente intessuto al naturale che un sapiente dovrebbe senz’altro parlare così:
2. “In tutta questa regione atmosferica inferiore io non trovo altro che lo spirituale; soltanto quello che in virtù dell’azione spirituale viene fissato, o momentaneamente oppure successivamente, ha l’aspetto del naturale sotto la manifestazione formale; alla fin fine però tutto è tuttavia completamente spirituale”.
3. Perché qui si parla di ‘spirituale’ e non di
completo ‘spirito’? Perché in questa
regione le singole intelligenze specificali spirituali, dunque anche animiche,
devono man mano afferrarsi tra di loro, devono unirsi e trovarsi di nuovo in
una intera e perfetta forma spirituale quale una forma completa e quale un
essere conscio di se stesso.
4. Ma come è propriamente da
intendersi questa cosa? – Io vi dico che è più facile di quanto voi lo
riteniate.
5. Per la completa unione di tutti gli specifici spirituali esiste dappertutto un determinato centro. Questo centro è il vero e proprio spirito primordiale strettissimamente vincolato ovvero la Scintilla d’Amore proveniente da Me. Questo attrae potentemente a sé tutto quello che appartiene al suo essere; e per quanto ciò possa essere disperso, esso affluirà precisamente a quel centro spirituale al quale esso appartiene, e anche se della stessa qualità, esso assumerà presso ogni centro delle proprietà differenti.
6. Un esempio vi renderà perfettamente chiara la cosa.
7. Considerate per esempio l’educazione di una persona o di più persone in una scuola. Cento scolari hanno lo stesso maestro, essi imparano dagli stessi libri, essi imparano tutti a scrivere secondo un unico metodo, – e osservateli più tardi quando sono diventati adulti e constaterete che, pur essendo stati educati nella stessa scuola, non ce ne saranno due ad avere perfettamente lo stesso modo di pensare, non due ad avere la stessa scrittura e potrete rilevare molte altre diversità! Tuttavia il cibo specificale educativo spirituale era lo stesso; però ciascuno spirito di questi scolari ha trovato in questo cibo educativo comune precisamente il suo proprio specifico a lui confacente, senza che allo scopo abbia contribuito neanche minimamente il maestro.
8. Da questo esempio risulta dunque chiarissimo come ciascun centro spirituale possa trovare con tutta precisione, fra l’infinita molteplicità degli specifici d’intelligenza, il suo caratteristico specifico, similmente come lo specifico animico centrale che giace in ogni grano di semente trova e trae dalla stessa acqua, dalla stessa aria, dalla stessa terra, come pure dalla stessa luce, proprio ciò che appartiene al suo essere.
9. Ed è così che le intelligenze animiche si concentrano intorno al loro caratteristico centro spirituale ovvero esse affluiscono laddove è il loro centro spirituale, qui si afferrano per formare una forma intelligente e si caratterizzano secondo l’essere fondamentale del loro centro spirituale, il quale processo si verifica di solito nell’uomo, perché il vero e proprio centro spirituale viene dato di nuovo solo nella forma dell’uomo.
10. Anche la parola è un esempio molto appropriato per far luce su questo argomento.
11. Una parola viene data, e questa parola, nell’istante in cui è data, attrae a sé tutto quello che è necessario per l’adempimento del suo concetto.
12. Prendiamo per esempio la parola ‘comandamento’; questa parola è un centro, ma essa attrae all’istante a sé e unifica altrettanto immediatamente in sé tutto quello che le è necessario per essere un comandamento.
13. Ma il completare il concetto ‘comandamento’, [sintetizzandolo] in una cosa sola fuori dalla molteplicità dei concetti, lo si comprende da sé che questo è un qualcosa di straordinario e che non è un compito tanto facile come qualcuno potrebbe pensare; infatti cosa ci vuole perché un comandamento sia veramente tale? In primo luogo ci vuole un essere sapiente atto al comando, il quale abbia, in tutte le cose, una grande e radicale perspicacia del perché egli dà un comandamento ed a chi. In secondo luogo deve esserci un essere libero dotato di molta perspicacia e di forza di volontà ad essa connessa, affinché possa accogliere il comandamento, possa comprenderlo ed osservarlo. E che cosa ci vuole poi per creare un tale essere e quali capacità deve avere il creatore per poter creare un tale essere?! In terzo luogo: il comandamento deve venire anche sanzionato; e qui di nuovo cosa ci vuole per poter sanzionare un comandamento in maniera saggia, giusta e operativa?
14. Vedete dunque quale infinito numero di concetti e di idee
fondamentali e di forze sono connesse al solo concetto ‘comandamento’, così anzi che ognuno potrebbe dire: “Ebbene, se questa parola ‘comandamento’
include in sé tutto questo come caratteristico (ad essa), che cosa resta
poi (da dire) per un’altra parola che ha significati non
meno molteplici?”
15. E qui veniamo appunto ora alla spiegazione principale. Ogni parola costituisce di per sé un certo centro spirituale, attrae a sé dei concetti, fuori da una e stessa grande quantità, ed unisce quelli che sono del tutto propriamente caratteristici per sé, in modo che gli stessi concetti devono, in una data parola, qualificarsi come qualcosa di assolutamente differente da quanto si sono qualificati in un’altra parola precedente.
16. Non è necessario citarvi ancora una quantità di parole o concetti per rendervi la cosa ancora più chiara di quanto non sia comunque già, perché questo lo potete fare voi stessi. Infatti il concetto di ‘amore’, ‘virtù’, ‘umiltà’, ‘Dio’ ed altri simili, richiede appunto altrettanto quanto richiede il concetto ‘comandamento’; tuttavia, ciò che nel comandamento diventa ‘comandamento’, quello stesso diventa amore nell’‘amore’, virtù nella ‘virtù’, umiltà nell’‘umiltà’ e Dio in ‘Dio’, – così come gli stessi specifici elementari diventano trifoglio nel trifoglio, rapa nella rapa, vite nella vite e così via.
17. Per quanto relativamente abbiate compreso quello che è stato detto ora, sarà per voi un gioco da ragazzi rendervi conto, anzi vi sarà del tutto evidente, che questa regione inferiore è del tutto effettivamente e in un certo qual modo l’officina di riproduzione e di nuova unione dei singoli (elementi) spirituali ed animici in uno spirito completo e ciò ha la somma somiglianza con tutto ciò che, davanti agli occhi di ciascuno, giunge alla manifestazione (esteriore) vegetativa e produttiva, dove dappertutto – come ciascuno può convincersene ogni giorno – da un infinito numero di particelle viene costituita una particolare totalità. Concludendo: questo è il luogo della semina, è il campo dove in ogni singolo grano di seme spirituale viene raggruppata in una forma una associazione spirituale di idee del tutto caratteristica, – ovvero è il luogo di ritrovo di tutto l’animico disperso intorno a un dato centro spirituale.
18. E poiché voi certo avete con tutta facilità compreso questo, sarà facile, per la prossima comunicazione, inoltrarsi ulteriormente in questa sfera.
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Gli
spiriti a capo della regione atmosferica inferiore
27 febbraio 1847
1. Dappertutto, purché vi si svolga una grande impresa, di qualunque genere essa sia, devono esservi preposti dei dirigenti i quali dispongono e dirigono tutto, mantengono in ordine le macchine e misurano le forze nelle stesse. Senza tali dirigenti qualsiasi lavoro non procederebbe affatto oppure solo estremamente male. Altrettanto avviene nella nostra inferiore regione atmosferica spirituale.
2. È vero che questo è in realtà solo che un luogo di ritrovo, dove le singole e sparpagliate intelligenze animiche si ammassano, in un certo qual modo, istintivamente intorno a un centro spirituale, per la ragione che esse lo riconoscono come ciò che è loro caratteristico. Ma tale ammassamento riuscirebbe quanto mai goffo ed informe se non si svolgesse secondo un ordine stabilito e ben determinato. Accadrebbe precisamente così come se qualcuno facesse gettare uno sopra l’altro tutto il materiale da costruzione destinato per una casa. Così si troverebbero a giacere per terra, insieme e in un mucchio, pietre, calce, cemento, legname, ferramenta, tegole e tutto ciò che occorre per fabbricare una casa; però che differenza ci sarebbe tra un simile mucchio di materiali ed una casa costruita secondo i dettami dell’arte dove ogni materiale è collocato, a regola d’arte, al posto che gli spetta!
3. Ma come succede per una casa in costruzione quando il materiale è disponibile, altrettanto succede sotto l’aspetto spirituale nella nostra inferiore sfera di costruzione. Qui è disponibile del materiale in sovrabbondanza, [vale a dire] specifici animici d’intelligenza e centri spirituali; però il materiale, sebbene in ciascuna particella di esso riposa una propria viva intelligenza, non può tuttaia da se stesso costruirsi fino a diventare un essere umano completo, e ciò per il motivo che ciascuna singola intelligenza riconosce in sé soltanto una singola fra le molte innumerevoli intelligenze. Non appena le innumerevoli intelligenze, necessarie per la costituzione di un essere, vengono connesse sotto una forma e in un essere attraverso l’opera dei costruttori spirituali, solo allora un tale essere può pervenire gradatamente ad una conoscenza generale che spazia su ogni ordine, il che però certo può avvenire solo per gradi, come del resto ve lo insegna la vostra stessa esperienza, secondo la quale – come voi dite – nessuno scienziato è mai caduto improvvisamente dal cielo né, meno ancora, alcun sapiente.
4. Ma che cosa significa ‘imparare’? – Imparare non significa altro che destare le singole intelligenze dell’anima e poi congiungerle una con l’altra per una azione comune.
5. Quanto maggior numero di tali intelligenze qualcuno ha destato in sé e congiunto una con l’altra tramite la diligenza e lo zelo, tanto più colto ed erudito egli diventa. Questa scienza però non è di gran lunga ancora sapienza, perché la sapienza è un ridestarsi dello spirito, il quale, una volta che è completamente ridestato, compenetra in un istante tutte le innumerevoli intelligenze della sua anima, le desta e le riunisce tutte in se stesso fino al raggiungimento di un sapere perfetto simile a quello divino.
6. Questo è assolutamente l’identico caso che se qualcuno venisse condotto in un grande museo d’arte a notte fonda. Anche se qualcuno lo guida e gli fa tastare gli oggetti d’arte dandogli sia pure le più dettagliate spiegazioni sugli oggetti sentiti con il tatto, tuttavia colui che è stato condotto nel museo si farà un’idea molto pallida, ed anche questa rispetto a solo pochi oggetti del museo, perché dove c’è una sterminata ricchezza artistica, quanto mai potrà essere sentito con il tatto da colui che è stato condotto nel museo in un tempo breve, e quanti tesori artistici potranno mai essere spiegati? Certamente colui che è stato condotto dentro al museo dirà al suo professore (che lo conduce per mano): “Signore, se qui ci fosse almeno un po’ di luce, noi potremmo, con la massima facilità, abbracciare con uno sguardo solo moltissime cose che così, nell’oscurità, riconosciamo a fatica e in modo incerto con il nostro grezzo senso del tatto!”. Ebbene, costui ha ragione, perché un’uguale domanda la fa anche lo spirito nell’uomo, e costui che ha imparato dall’oscurità del museo è uno scienziato.
7. Ma se per costui che si trova in questo museo sorge all’improvviso il Sole ed illumina nei più riposti cantucci tutte le sale, avrà egli ancora bisogno di brancolare intorno per riconoscere gli oggetti? Oh, certamente no, perché egli, a un tratto, li riconosce certamente con un solo sguardo e vede anche tutto ciò che c’è nel museo e non solo in parte. E se gli oggetti del museo sono collocati con ordine, allora egli può anche riconoscere con grande facilità tanto lo scopo principale degli oggetti d’arte collocati in questo museo quanto quello particolare di ogni singolo oggetto.
8. Vedete, il primo metodo d’istruzione è uguale all’apprendimento meccanico, e un impadronirsi il più possibile molteplice degli oggetti d’arte esposti nel museo secondo un tale metodo è poi comunemente la scienza degli uomini del mondo.
9. La sapienza invece è il secondo metodo; essa vede nella più chiara luce, a un tratto, l’infinito Molto, cosa che la scienza conosce soltanto in parte brancolando di notte.
10. Ma da ciò risulta che ad una ordinata riunione di tutte le intelligenze animiche [sotto forma di] particelle appartenenti a un essere, non è di gran lunga ancora connessa quella conoscenza generale che è necessaria appunto al fine di ordinare e di connettere, nella nostra regione inferiore di costruzione degli esseri, le singole intelligenze animiche intorno ad un centro spirituale, affinché da ciò possa, con il tempo, uscire davvero un perfetto riconoscimento. É dunque comprensibile pure che le nostre summenzionate particelle intelligenti animiche non possono ordinarsi da se stesse, bensì devono essere continuamente presenti degli esseri, i quali hanno il compito di sorvagliare su quest’ordine di costruzione degli esseri e di dirigerlo.
11. Ma chi sono questi maestri costruttori?
Questo sarà molto facile da indovinare. Prima di tutto gli angeli sono i più alti dirigenti; dunque nella vostra regione gli angeli ci sono molto spesso e sono molto numerosi.
12. Quale supremo Dirigente di questa grande faccenda sono Io stesso il numero uno, che certamente non posso essere molto distante da voi, dato che sono appunto Io stesso che sto accendendo qui nel vostro museo d’arte una luce dopo l’altra, e là, dove Io Mi trattengo, si trattengono pure moltissimi altri che stanno volentieri intorno a Me e che in tutti i tempi sono stati volentieri intorno a Me.
13. Ma appunto per questa ragione permane qui un grave conflitto, perché dove il Cielo sviluppa la sua massima attività, appunto anche l’inferno non è meno attivo. Però così deve essere anche qui, perché altrimenti non sarebbe immaginabile una libera oscillazione tra queste due punti polari.
14. Ma come gli angeli sotto la Mia direzione ed altri migliori spiriti sotto la guida degli angeli contunuino a guidare la costruzione degli esseri di cui si è parlato sopra, dalla pianta fino all’uomo, questo sarà per noi oggetto della nostra prossima osservazione.
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L’attività
degli spiriti all’interno della Terra
1 marzo 1847
1. Voi avete già appreso durante la naturale descrizione della Terra come la Terra, quale un essere organico vivo, prenda il suo nutrimento, digerisca lo stesso in sé e convogli poi fuori fino alla superficie, attraverso innumerevoli organi, i succhi nutritivi, e come dall’altra parte vengano convogliati verso il polo sud gli escrementi più grezzi e non digeribili. Questo nutrimento o cibo della Terra, come ora comprendete con facilità, è materiale solo per la vista, però esso è spirituale secondo l’essenza, perché qui un’innumerevole quantità di spiriti e di specifici spirituali di specie migliore penetrano continuamente nell’intimo della Terra, laddove sono solitamente esiliati gli spiriti più maligni.
2. Questa penetrazione degli spiriti migliori nell’intimo dell’essere terrestre ha un molteplice scopo. In primo luogo vengono indirizzate là le anime e gli spiriti di uomini malvagi e vengono abbandonati – come usate dire voi – in una eterna prigionia infernale, perché tali ribelli contro l’Ordine divino devono venire custoditi in profondità e con fermezza, affinché non possano più turbare l’Ordine divino, dato che, prima di un tale imprigionamento, sono rimasti infruttuosi molte migliaia di tentativi di miglioramento.
3. Una seconda ragione di questa penetrazione degli spiriti e degli specifici spirituali nell’intimo dell’essere terrestre è che in questo interno ci sono degli altri spiriti i quali, in questo stato di prigionia, hanno – come siete soliti dire voi – pagato l’onorario dovuto per il loro furore frenetico, sono stati resi molto cauti dall’esperienza ed hanno un desiderio assai struggente di ritornare in libertà. Tali spiriti vengono, per vie conformi all’ordine, liberati dalla loro prigionia per opera degli spiriti migliori che sono penetrati fino a loro e sono da questi ricondotti in superficie ad una maggiore libertà, dove essi poi vengono di nuovo impiegati per l’attività. Essi devono, dato che in loro c’è ancora qualcosa di maligno, dedicarsi anzitutto alle piante velenose come anche agli animali velenosi e mettere in ordine gli specifici psichici primordiali necessari alla crescita, per dare con ciò a tali piante velenose o animali velenosi quella forma e costituzione nelle quali essi devono costantemente manifestarsi [esteriormente] conformemente all’ordine. Se questi spiriti fanno bene, allora vengono condotti alla direzione delle piante e degli animali migliori, ma se non fanno bene – dato che essi spesso degenerano e invece di indirizzare gli specifici dannosi verso quelle determinate piante ed animali, li fanno deviare verso altri animali o verso degli uomini provocando con ciò delle malattie epidemiche –, allora essi vengono di nuovo esonerati da tali incarichi e vengono messi in stretta reclusione dentro la Terra, dove devono dedicarsi alla formazione dei metalli e delle pietre, il quale lavoro è naturalmente molto più gravoso e noioso. Una liberazione da tale stato però può avvenire non appena un simile spirito abbia assolto, dopo moltissimi anni, fedelmente e a vantaggio della redenzione delle anime prigioniere nella materia, il compito assegnatoli.
Questo è dunque un altro motivo per il quale gli spiriti migliori scendono fino nell’interno della Terra.
4. Un altro motivo è che le anime primordiali prigioniere vengono liberate e, come specifici certo ancora fortemente suddivisi, vengono condotte fuori sulla superficie della Terra nella manifestazione esteriore di ogni specie di liquidi e qui vengono guidati nella loro via di redenzione attraverso i gradini a voi già noti del regno vegetale ed animale, sotto la guida degli spiriti incaricati di sorvegliare e dirigere questo procedimento. Nella Terra, infatti, vi sono dappertutto spiriti prigionieri, i quali o hanno già percorso la via della carne oppure, senza aver percorso questa via, si sono manifestati come spiriti completi, i quali spiriti sono stati resi noti a voi già più da vicino. Si tratta cioè degli spiriti della terra, delle montagne, dell’acqua, del fuoco e dell’aria.
Oltre a queste due specie di spiriti, però, vi è ancora un’innumerevole quantità di specifici animici i quali devono essere prima disincagliati e poi raccolti e ordinati in un essere corrispondente, secondo l’ordine, ad ogni gradino della loro ascensione.
5. Quanto più profondi dentro nella Terra si trovano tali spiriti ed atomi animici, tanto più sono maligni, e così deve essere esercitata un’enorme sorveglianza, specialmente nel caso di particelle animiche che da tutta la Terra si raccolgono sulla sua superficie, affinché soltanto le più pure vengano impiegate al completamento dell’anima vera e propria, mentre le più grossolane e più maligne vengono destinate alla formazione dei corpi materiali.
6. Dunque anche il corpo umano consiste di pure particelle animiche, ma quelle che costituiscono il corpo sono ancora grezze, maligne e impure, perciò esse devono prima tornare di nuovo nella terra e là imputridire e solo dopo emergere dalla putrefazione nella maniera a voi già nota per accingersi al completamento di quell’essere cui un giorno appartenevano corporalmente. Questa cosa – come vi è già stato detto – si svolge di solito nella terza o superiore sfera spirituale terrestre, attraverso cui poi, naturalmente, ciascuno spirito puro diviene perfetto, cioè quando egli ha riaccolto in sé di nuovo tutto quello che era suo, – il quale riaccogliere è la cosiddetta risurrezione della carne e giustifica il detto dell’apostolo Paolo quando dice: «Nella mia carne, io vedrò Dio».
7. Che, date queste condizioni, gli spiriti preposti a questa prima regione siano oltremodo affaccendati, lo si comprende da sé; anche per questa ragione sono concessi sulla Terra dei periodi di riposo, durante i quali tali spiriti attivi trovano una relativa pace e riposo, vale a dire che in questi periodi essi non hanno tanto da fare come in un periodo di piena attività.
8. Un simile periodo di riposo è l’inverno, il quale certamente sotto all’equatore è di durata molto più breve che non verso i poli. Perciò vengono impiegati spiriti più deboli tanto più ci si sposta verso i poli, come pure nelle regioni alte della Terra, mentre quanto giù in basso ci si sposta, tanto più robusti devono essere i lavoratori, – come lo indicano evidentemente i prodotti che ne risultano.
9. Ecco dunque che voi avete già qualche nozione di come angeli, spiriti e anche spiriti naturali esplicano un’attività nella formazione degli esseri. Dato però che a questo lavoro vanno congiunte grandi difficoltà e combinazioni, noi dovremmo parlare ancora parecchio di questo argomento finché la cosa non vi risulti ben chiara; perciò la prossima volta proseguiremo in questa sfera!
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Differenza
tra sostanza e materia, tra forze e forza vitale
2 marzo 1847
1. Una cosiddetta massima, la quale è certo alquanto brutta e definisce non del tutto giustamente la questione, suona così presso di voi: “Memento homo, quia pulvis es, in pulverem reverteris” (ricordati uomo che poiché sei polvere, alla polvere ritornerai).
Questo detto denota certo con la parola ‘polvere’ anche una dissoluzione totale del corpo, ma è sbagliato nel suo significato, in quanto ciascuno intende con la parola “polvere” quelle particelle di terra o di pietra sminuzzate che il vento solleva con facilità e porta nell’aria. Inoltre con questa parola si può intendere anche il pulviscolo solare, il quale è certamente ancora più tenue, che il vento solleva con facilità e trasporta nell’aria. Se il corpo fosse dissolto in una tale polvere, allora ben poco giovamento trarrebbe lui e la sua anima, perché anche la polvere più fina che può ancora essere vista nel mondo naturale, è tuttavia sempre materia e non può ricongiungersi all’anima e allo spirito finché resta ancora materia. Invece di ‘polvere’ sarebbe meglio dire ‘specifico atomo animico’; un tale ‘specifico atomo animico’ non è più materiale, bensì sostanziale. Però fra materia e sostanza c’è un’immensa differenza.
2. Per comprendere bene nel suo complesso la cosa, è necessario che voi conosciate questo divario in modo precisamente giusto. Considerate una calamita, quello che è visibile di essa è materia, ma invece quello che nella calamita agisce come [forza] attrattiva o repulsiva è sostanza. Questa sostanza non può certo venire scorta con l’occhio del corpo; sennonché l’occhio non è l’unico rivelatore e annunciatore dell’esistenza delle cose animiche o spirituali, bensì l’uomo possiede certo ancora altri sensi che stanno vicini all’anima più della vista, la quale è all’incirca il senso più esteriore dell’uomo. L’udito è un senso già più profondo, l’olfatto e il gusto sono ancora più profondi, ma quello che è più congiunto con l’anima è la sensibilità ovvero il senso del tatto.
3. Quando dunque qualcuno avvicina tra di loro due calamite,
percepirà immediatamente la reciproca attrazione e questa basterà, anche per i
suoi sensi esteriori, per concludere che nella calamita deve esistere una
particolare forza o sostanza, anche se invisibile, la quale causa tale attrazione.
4. Quì ognuno nota con facilità la differenza fra materia e sostanza. Anche in una cosiddetta macchina elettrica ognuno può facilmente distinguere il materiale dalla sostanza. Materiali sono i dischi di vetro, i cuscinetti di strofinamento, il conduttore metallico e anche certe bottiglie. Se la macchina sta ferma, nessuno che vi si accosta percepirà una qualche sensazione; ma se la macchina viene posta in movimento, allora la sostanza che riposa in essa e nell’aria viene eccitata, e così, se qualcuno si avvicina alla macchina, sentirà immediatamente rizzarglisi i capelli, e se egli gli si accosta ancora di più, la sostanza gli si renderà visibile sotto forma di scintille crepitanti che talvolta pungono fortemente e, se sono più forti, provocano anche contrazioni muscolari. Una tale scintilla elettrica, anche se visibile nel tempo materiale e nello spazio materiale, non è però tuttavia più materia, bensì sostanza o forza somigliante all’animico, la quale riposa nella materia; però quando viene eccitata, essa si manifesta immediatamente come forza che tutto compenetra e alla quale nessun ostacolo materiale può essere opposto ed esserle di freno.
5. Qui voi avete di nuovo un buon esempio della materia e della sostanza. Considerate ancora la polvere da sparo a voi ben nota, che si compone di zolfo, salnitro e polvere di carbone. Il granello di questa polvere è inerte e, come ogni altra materia, cade dall’alto al basso, però in questo granello è vincolata una quantità di forza sostanziale. Se questa sostanza viene eccitata mediante qualche cosa di affine ad essa, essa spezza con la velocità del fulmine in pezzi piccoli come atomi la sua prigione ed entra poi nella sfera della sua libertà. Il fuoco è affine a questa sostanza ed è perciò il mezzo di eccitazione per la stessa; e qualora questo avvenga, allora essa si manifesta ugualmente come una forza sostanziale a cui nessun impedimento naturale è capace di porre dei limiti. Ugualmente la forza sostanziale è presente anche nell’acqua, la quale forza viene eccitata mediante un alto grado di calore. Se qualcuno vuole ingabbiare questa forza, essa farà scoppiare qualunque vaso di contenimento e si espanderà poi nella sua libertà. In ogni materia dunque è pressoché presente una sostanza; adesso ci resta da vedere come e con quali mezzi può venire eccitata perché si manifesti attivamente.
6. Gli studiosi di scienze naturali, questi bellimbusti della natura non raramente molto vanitosi, hanno bensì scoperto certe forze fondamentali in tutta la materia, come lo sono la forza di attrazione e di repulsione, di cui quella di attrazione venne accettata e conosciuta come forza di coesione o di gravità, e quella di repulsione come forza centrifuga. Oltre a ciò anche l’elasticità o forza di espansione, la divisibilità e la penetrabilità della materia sono state trattate con molta erudizione e ugualmente classificate tra le forze caratteristicamente e propriamente fondamentali della materia. Sennonché, se questi eruditi bellimbusti della natura, quali essi stessi esseri viventi, avessero fatto un solo passo avanti e avessero concesso un posto nei loro fascicoli alla forza vitale che tutto domina e tutto riempie, allora già da molto tempo essi avrebbero fatto un passo immenso in avanti nella loro scienza e non avrebbero nessun bisogno di pesare ed analizzare delle ‘forze morte’ – ciò che è la più evidente assurdità – ma avrebbero invece avuto a che fare subito con quella condizione fondamentale di ogni esistenza, nella quale essi già da molto tempo avrebbero riconosciuto perfettamente e con facilità se stessi e tutta la materia dal punto di vista giusto, vero e il solo efficace; invece così – e questa è effettivamente la cosa più stolta e ridicola – i viventi brancolano nelle sole forze morte e vogliono infine dimostrare che la forza viva è addirittura un “Mixtum e Kompositum” proveniente da mere forze morte!
7. Oh, che orribile assurdità sopra tutte le assurdità! In base a che logica può venire considerata morta una forza agente? Ci può essere qualcosa di più assurdo che mettere alla base di determinati effetti evidenti una causa morta, cosa che equivarrebbe al non supporre nessuna causa a qualsiasi effetto?! Infatti ‘morto’, sotto certi aspetti, è ancora meno di niente, e solo una cosa la si può considerare morta, e questo finché essa sia stata bandita fuori da una qualche sfera d’azione; e l’anima e lo spirito dell’uomo possono essere morti quando, come conseguenza del cattivo impiego della loro prova di libertà, abbiano attirato su di loro la necessità conforme all’ordine di ricadere in quella prigionia nella quale essi sono tagliati fuori da ogni azione effettiva.
8. Ma se dunque nella e sulla materia si scoprono delle forze agenti, allora esse non sono morte, bensì vive e intelligenti, perché senza una intelligenza in una o nell’altra determinata maniera si può immaginare altrettanto poco un effetto, quanto poco lo si può immaginare senza una forza.
9. Ma come la forza la si può riconoscere dall’effetto, così pure si può riconoscere l’intelligenza della forza dalla teoria planimetrica ordinata sempre regolare. Non procede la crescita dell’erba e la crescita di ogni altra pianta secondo una teoria interiore conforme ad un piano, che in effetti chiunque può facilmente riconoscere anche se ha visto sia pure soltanto una pianta? Altrettanto è il caso con la decomposizione e con tutti i fenomeni a cui devono stare alla base delle forze, cosicché ciascuno può con facilità trarre la conclusione.
10. Laddove non si vedono che dei meri effetti, là ci devono essere anche tante forze quanti sono gli effetti; e poiché tutti questi effetti sono e conformi a un ordine e ad un piano, allora devono anche essere presenti altrettante intelligenze quante sono le forze. E da questa conclusione diviene poi anche comprensibile il fatto che la materia non consista d’altro che di anime, quindi intelligenze, le quali, secondo l’ordine e la necessità, possono venire temporaneamente fissate per opera di forze ed intelligenze superiori. Ma quando il tempo della fissazione è passato, le singole intelligenze si ridestano e si uniscono, quale sostanza primordiale, di nuovo in quell’essere nel quale esse furono originariamente formate da Me, il Creatore; e questa nuova unione è poi in parte l’opera delle intelligenze stesse e in parte però l’opera degli spiriti superiori che voi già conoscete.
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L’azione
di Dio attraverso gli spiriti
3 marzo 1847
1. Per poco dunque che qualcuno abbia compreso questa cosa, deve giungere alla conclusione che, nel vero senso della parola, non può esistere assolutamente nessuna materia, dato che la materia stessa è soltanto un effetto delle forze, il quale effetto si rende manifesto in una specie, in una costituzione e in una forma, ed appunto con ciò lascia riconoscere in se stesso che le forze agenti non agiscono senza intelligenza, poiché dove sempre in una cosa oppure in un essere è scoperta una determinata forma, specie e proprietà, allora nessuno può negare l’intelligenza della forza che agisce dentro.
2. Certamente qualche devoto pellegrino diretto forse a Mariazell (santuario della Stiria) farà l’osservazione dicendo: “Tutto ciò è certo opera del nostro buon Signore Dio; a cosa dunque servono ancora altre intelligenze?”. Questo è sicuramente giustissimo, poiché così dice di certo il Signore: “Cielo e Terra e tutto ciò che vi è in essi, Io l’ho fatto!”, e – notatelo bene – lo faccio anche adesso, però, se ci si spinge troppo oltre con questo fare, allora nel mondo dovrei fare anche parecchie cose che propriamente non ho fatto e non faccio neanche adesso, bensì ho lasciato tale ‘fare’ agli uomini, affinché anch’essi avessero qualcosa da fare. Essi ovviamente lo fanno soltanto con la Mia forza a loro conferita, ed Io perciò faccio questo stesso ‘fare’ in modo indiretto – e anche questo è come se lo avessi fatto Io. Ma così come Io faccio fare innumerevoli cose mediante le mani degli uomini, altrettanto faccio fare, per mezzo della forza dell’amore e della sapienza nei Miei angeli e nei Miei spiriti, sia sulla Terra come pure sugli altri mondi, quelle cose che dagli uomini non possono essere fatte.
3. Gli uomini possono certo costruire case, preparare vesti e fabbricare utensili, ma la materia a ciò necessaria essi non la possono ‘fare’. Essi non possono ‘fare’ né erbe, né arbusti, né alcuna altra pianta o albero, ed altrettanto poi nessun animale; ma i Miei spiriti e angeli completamente vivi lo possono ben ‘fare’, perché a tale scopo essi sono da Me dotati di quella forza che è necessaria per compiere questo nel Mio Nome.
4. Come però singole intelligenze possono agire ed agiscono in una e stessa maniera, mentre altre intelligenze agiscono in un’altra maniera – e tutto ciò sotto la direzione di spiriti superiori –, questo lo vogliamo rappresentare nel modo più chiaro ed evidente mediante alcuni esempi facilmente comprensibili.
5. Mettetevi ad osservare un ragno! In questo animaletto voi trovate riunite due intelligenze. La prima è la conoscenza del nutrimento a lui confacente; questo nutrimento in sé serve per un duplice scopo, cioè al nutrimento del proprio essere animale e alla preparazione di quell’umore appiccicoso da cui egli tesse la sua rete; questa è dunque la prima intelligenza. La seconda intelligenza è la peculiare arte del ragno di trarre il filo fuori da se stesso, di appenderlo a piccole sporgenze, di tessere o meglio intrecciare con esso una rete e di ricoprire questa rete di umori appiccicosi a forma di perla, per catturare quegli animaletti che gli forniscono nuovo nutrimento. Da tutto questo modo di agire, ciascuno deve certo concludere che nel ragno ci deve evidentemente essere un’intelligenza; e questa intelligenza equivale a ciò che gli studiosi di scienze naturali – certo in modo alquanto inappropriato – denominano ‘istinto’, perché l’istinto è in un certo qual modo un impulso interiore di dover compiere una qualche opera in una determinata maniera. Sennonché quello che gli eruditi chiamano istinto non è più intelligenza dell’animaletto, bensì è già direzione od orientamento [che viene dato] da parte di spiriti posti più in alto, perché è di certo evidente che una cosa è possedere una determinata attitudine, ed un’altra cosa è eseguire un determinato compito secondo questa attitudine. Al possesso di tale abilità non è ancora congiunto la necessaria esecuzione [dell’opera], bensì per giungere a questo deve entrare in azione un altro impulso, e da ciò consegue che il possesso di tali abilità e attitudini in un essere oppure in uno specifico psichico costituisce appunto l’intelligenza, mentre la costrizione all’attività secondo tale intelligenza insita non è posta nell’essere stesso quale un istinto, ma è invece la guida costrittiva da parte di spiriti più alti e più perfetti, i quali indicano, nell’esempio appunto del nostro ragno, il luogo e il tempo in cui deve mettere in opera le sue particolari attitudini. Infatti se non fosse questo il caso, allora un ragno o non tesserebbe mai oppure tesserebbe continuamente, non risparmiando neppure la faccia dell’uomo ed intrecciandogli una rete sugli occhi, ciò che però non è mai il caso, bensì il ragno deve tessere laddove viene costretto a tessere e dove il suo specifico è utile, così esso si mette in comunicazione con lo specifico della materia locale e raccoglie questo specifico in sé per ottenere una vita superiore.
6. Così pure il baco da seta tesse il suo filo, e ciò per la ragione che esso raccoglie in sé, traendole dal cibo e dal libero specifico nell’aria, quelle intelligenze da cui poi ottiene quella attitudine e in un certo qual modo giunge a quella perspicacia che gli consente di preparare dapprima in sé, traendolo dal nutrimento ingerito, quell’umore tenace, e poi a tessere questo umore, quando è giunto al giusto grado di maturazione, tutto intorno a se stesso come un uovo.
7. Da ciò risulta ugualmente in modo estremamente chiaro che l’abilità a compiere un tale lavoro e la costrizione a compiere tale lavoro a tempo debito e nel luogo giusto sono due cose essenzialmente differenti, come due cose di certo differenti si presentano nel caso in cui fra gli uomini qualcuno sia un artista, o un musicista oppure un pittore. Il musicista porta in sé continuamente l’abilità di suonare in un concerto o di suonare un altro brano di musica, così come il pittore quella di dipingere un quadro; ma è questa una buona ragione perché il musicista, a causa della propria abilità artistica, suoni giorno e notte senza interruzione un concerto dopo l’altro o che il pittore non metta mai da parte i colori e il pennello? Vedete, malgrado ambedue gli artisti possiedano in sé continuamente l’uguale capacità, il musicista darà prova delle sue attitudini artistiche soltanto in date occasioni, come pure il pittore dipingerà un quadro soltanto se qualcuno gliene darà commissione, oppure quando egli si proporrà di dipingerlo per metterlo poi in vendita o per proprio diletto. Il primo fatto corrisponde in questo caso all’intelligenza dell’artista, il secondo invece a una pressione da una qualche parte a mettere in opera tale intelligenza.
8. Ma se già gli uomini per le loro manifestazioni artistiche di una certa importanza designano delle singole persone quali direttori superiori con l’incombenza di stabilire quando dare un concerto, di scegliere i brani da suonarsi e poi di dirigerne l’esecuzione, quanto più non sono necessarie le entità direttive fra tanto immenso numero di svariate intelligenze artistiche laddove si tratta della conservazione e dell’efficace progressivo sviluppo di interi sistemi mondiali?
9. Ma, dato che questo argomento è della massima importanza affinché voi possiate farvi un concetto chiaro della cosa, noi continueremo ad esplorare più ampiamente e profondamente ancora questa questione.
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Impressioni
della materia sull’anima e sullo spirito
4 marzo 1847
1. Voi potete scrutare come volete tanto il regno animale che il vegetale, anzi anche quello minerale, e dappertutto troverete una intelligenza autonoma, però accanto a questa anche un’influenza vincolante. Questa intelligenza autonoma si da a riconoscere non soltanto per la svariata peculiarità del carattere, bensì anche, ciò che è importante specialmente per lo psicologo, per l’impressione che le varie cose od oggetti fanno sul soggetto che è l’animo umano.
2. Su chi può venire fatta l’impressione? Sull’uomo, e più precisamente soltanto sull’anima e sullo spirito suo.
3. Ma come deve essere costituito l’uomo per essere accessibile alle impressioni?
4. Egli deve essere provvisto d’una intelligenza viva e perfetta; ed affinché su di lui tutto possa suscitare un’impressione, egli deve già in precedenza avere riunite in sé, vale a dire nell’anima propria, tutte le intelligenze. Dunque, come detto, egli deve essere intelligente in maniera viva e completa.
5. Ora ci si domanda: “Come mai può un oggetto od una cosa morta produrre una qualche impressione sull’uomo, poiché l’impressione è evidentemente un effetto? Ma come può agire od influire una cosa morta?
6. Come mai un essere morto può suscitare la propria immagine nell’essere vivente? Non equivarrebbe ciò a farsi beffa della vita, qualora si potesse sul serio essere tanto pazzi da sostenere che la morte, quale un oggetto, può destare un’altra morte dalla vita di un altro oggetto?
7. Ma già che si parla di risveglio, come può una morte esses destata se essa è morta?”. – Il concetto di morte presuppone una totale assenza dell’essere, o almeno l’assoluta mancanza di capacità di produrre un effetto, ciò che in fondo è la stessa cosa, perché ‘nessun essere’ può certo produrre su nessuno un effetto, per la ragione che non esiste affatto, né del pari lo può produrre un essere del tutto incapace di suscitare un qualche effetto, poiché se un simile essere potesse fare su qualcuno un’impressione, esso evidentemente non sarebbe del tutto incapace di produrre un effetto, perché l’impressione è senza alcun dubbio un effetto.
8. Dunque, da quanto finora detto risulta chiaro che tutto ciò che fa una qualche impressione sull’anima umana, non può essere morto, bensì deve essere intelligentemente vivo almeno quel tanto che occorre per stimolare nell’anima vivente il proprio corrispondente specifico d’intelligenza vivo, e per poi, come cosa simile a lui, presentarlo visibilmente dinanzi agli occhi dell’anima, la cui presentazione è identica appunto all’impressione che una cosa o un oggetto fa sull’anima dell’uomo. Ma da tutto ciò risulta ancora, come qualche miglior naturalista ebbe già debolmente ad affermare, che perfino nel mondo corporeo non c’è in alcun luogo una morte; ma invece quello che il miope uomo chiama ‘morte’ non è altro che il passaggio da una forma meno intelligente a una forma superiore, dove le intelligenze sono riunite in maniera già più copiosa e varia.
9. Certo, alla vista di ammassi di roccia, vari sentimenti si destano nell’uomo. “Oh, le pietre sono cosa morta, come possono suscitare un sentimento nell’anima vivente? È possibile che le immagini morte evochino nell’anima le analoghe immagini viventi?”, si usa dire. Una simile asserzione o supposizione sarebbe senza paragone alcuno ancora più sciocca che se qualcuno volesse sostenere che tenendo dei grani di semente sopra uno specchio d’acqua tranquilla, le immagini riflesse di questi grani di semente incomincerebbero a germogliare nell’acqua e probabilmente getterebbero radici nell’aria facendo poi maturare i frutti sott’acqua! Questa non sarebbe una asserzione proprio così sciocca, poiché, in questo caso, l’oggetto che si specchia nell’acqua non sarebbe morto e di esso si potrebbe supporre con più ragione che sarebbe in grado di rievocare nell’acqua qualcosa di vivente e di simile a se stesso mediante la propria immagine, che non di un oggetto completamente morto che avesse il potere di produrre un’immagine viva nell’anima vivente.
10. Gli ammassi di roccia e le rupi suscitano però nell’anima umana, dei sentimenti vivi, alle volte di delizia, alle volte di entusiasmo e di ammirazione; com’è possibile che questi sentimenti vivissimi siano evocati dalla pietra morta? Ma Io aggiungo inoltre: “Chi ha orecchi oda, e chi ha occhi veda quello che lo spirito vivente dice allo spirito vivente!”
11. Questi ammassi di roccia sono scaturiti, quanto il cherubino più traboccante di vita dalla eterna potenza di Dio; come mai dunque potrebbe, l’eterna Vita primordiale di ogni vita, creare delle morte, dico morte, pietre?
12. “Io, quale il Creatore originario, posso fissare l’infinita pienezza delle Mie idee”, così parla il Signore, “e posso tenere ferme, nell’apparente materia della pietra, le vive intelligenze come pure i singoli pensieri. Posso poi gradatamente ridonarle a libertà e ricondurle in pienezza e gloria dinanzi ai Miei occhi per la Mia contemplazione e di quella di coloro che sono (provenuti) da Me, affinché non tutta l’infinita interezza delle Mie idee abbia a presentarsi al Mio sguardo come un’intera immutabile (immagine); infatti proprio in questa Creazione materiale il Creatore stesso Si separa dall’interminabile pienezza di Idee e, attraverso il liberarsi e il dissolversi della materia, le mostra di nuovo a Sé come singoli pensieri davanti alla Sua divina contemplazione”.
13. Ma se dunque il Creatore ha legato sotto l’aspetto di materia i propri pensieri e le proprie idee, che certamente non sono morte, per dire così come il rilegatore rilega un libro, è ben opportuno concludere che anche nella pietra ci deve essere vita, vale a dire una grande quantità d’intelligenze, le quali nell’anima vivente dell’uomo che ha già acquisito per sé la parte viva di esse, si ritrovano, in certo modo, per rigenerarsi viventi nell’anima.
14. Vedete, questa è la caratteristica che irradia nell’anima vivente dell’uomo da ogni oggetto o da ogni cosa, e tale caratteristica deriva dalle potenze vive ed intelligenti che sono trattenute nella materia.
15. Questa caratteristica denota l’intelligenza libera, per la quale ogni cosa è nella sua specie, per così dire, conscia di una o di più capacità ad essa proprie; tuttavia, accanto a questa caratteristica si manifesta pure una costrizione, per la quale ad esempio la pietra deve essere solida e dura, la pianta deve crescere sotto questa o quella forma e portare frutto, e l’animale nella sua specie deve essere e deve fare così come gli è stato destinato. Ora questa costrizione non è insita nella materia, ma è invece opera di spiriti già perfetti ai quali è affidata una tale incombenza.
16. Come poi gli spiriti assolvano una simile incombenza in questa prima regione, è cosa che noi vedremo e cercheremo di chiarire per quanto è possibile in seguito, valendoci di rappresentazioni e racconti in certo modo drammatici.
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Spiriti
sorveglianti nel regno della natura
5 marzo 1847
1. Voi già sapete come in determinati periodi dell’anno i giardinieri e contadini spargono la semente nella terra e come subito dopo ogni granello collocato nel terreno comincia a gonfiarsi, scoppia infine nel punto dove si trova il germe, ed una piccola punta di colore bianco verdiccio appare fuori dalla semente; questo è il germoglio. Questo germoglio di natura delicatissima cresce continuamente e s’innalza quasi a vista d’occhio, e dove prima non era visibile che una punticella spuntano già due, tre ed anche più foglioline, e così procedendo la pianta si sviluppa sempre di più, acquista solidità e robustezza, e poco dopo si rendono già visibili i boccioli dei fiori; di ora in ora questi si fanno sempre più opulenti; alla fine sbocciano, si allargano, appare il fiore, e nel suo calice vi è già il nuovo frutto rinchiuso come una giovane ape nella sua cella. Questo frutto dapprima viene nutrito come un lattante mediante l’ambrosia balsamica del fiore e, quando il novello frutto in virtù di questo cibo celestiale è giunto ad un sufficiente grado di robustezza, riceve poi il suo nutrimento dal gambo e la sua vita dalla luce.
2. Vedete, questo è il decorso naturale durante lo sviluppo di una pianta, perché la crescita incomincia dalla decomposizione della semente nel terreno e finisce con la maturazione del frutto.
3. Ma il grano di semente non avrebbe in sé la forza di cercarsi da se stesso il nutrimento, come non lo ha un bambino appena nato, anzi ne avrebbe ancora meno di un bambino ancora nel corpo materno, se non fossero presenti degli spiriti i quali avviano dei determinati specifici animico-intelligenti in quella direzione nella quale appunto questi specifici stessi devono convergere al punto stabilito dove è loro assegnata la propria sfera d’azione particolare.
4. Per bene rappresentare alla mente questa cosa, consideriamo un grano di frumento, il frumento ha in sé i seguenti specifici d’intelligenza: in primo luogo elementi d’amore, vale a dire la vera sostanza nutriente nel grano di frumento; secondo specifico è il substrato spirituale, o meglio detto spiritoso, grazie al quale dal frumento come pure da altri frutti può venire prodotto l’alcool; un altro specifico è il carbonio, il quale all’atto della combustione si manifesta immediatamente, e perciò avviene spesso che quando in un gambo sale questo specifico in quantità eccessive, il grano, già sulla pianta, diviene bruciaticcio ed infine annerisce. Ancora un altro specifico del frumento è l’elemento acidulo o di fermentazione, grazie al quale da questo frumento come pure dall’orzo dall’avena e dal granone si può ottenere una birra saporita. Un ulteriore specifico è costituito dal zolfo eterico, il quale appunto è causa della combustibilità del grano di frumento; nuovamente un altro specifico è la sostanza oleosa che permette di estrarre tanto dal frumento quanto da qualsiasi altro cereale un olio quanto mai saporito. Ancora uno specifico è la sostanza zuccherina che si trova abbondantissima nel seme del frumento, e poi c’è ancora una sostanza o specifico formato dal glutine simile alla gomma, che è l’elemento base per l’estrazione del cosiddetto amido da qualunque cereale.
5. Poi c’è nel grano di semente ancora una rilevante porzione del semplicissimo e purissimo specifico idrogenico-gassoso, il quale costituisce in generale una delle principali parti componenti dello stelo del frumento, come pure di ogni altro genere di piante; perché questa sostanza o questo specifico riempie continuamente i tubi cavi dello stelo, ed è appunto così che quest’ultimo viene mantenuto diritto; senza questa sostanza gassosa lo stelo non potrebbe crescere in altezza, e per conseguenza lo stelo percorso da cavità tubolari è in realtà come un pallone attaccato alle radici piantate nel terreno, che mantiene diritta la carne della pianta finché questa non abbia raggiunto un proprio sufficiente grado di solidità. Ma quando questo grado è raggiunto, allora il menzionato specifico si ritira sempre di più nella semente che va maturandosi, dove rimane custodito quale uno specifico fondamentale, per essere presente nella dovuta quantità come elemento principale nell’atto della crescita nell’occasione della prossima semina.
6. Da questa enumerazione degli specifici nel frumento abbiamo constatato quanta varietà di specifici fondamentali vi devono essere e devono agire in questa pianta. Ma come vengono fatti convergere alla pianta? Questo avviene per mezzo di quegli spiriti cui una simile incombenza è affidata, ma in tali casi c’è sempre una gerarchia inferiore di spiriti che cura questo lavoro territorialmente.
7. Ciascuno degli spiriti appartenenti alla classe più bassa è chiamato a provvedere ad un solo campo, all’incirca così come i campi naturali sulla superficie della Terra sono distribuiti fra gli uomini. Un simile spirito possiede la sapienza e la forza necessaria, e guida i singoli elementi specifici unicamente con la sua volontà, e questa volontà incombe come un giudizio sugli specifici animici ancora in libertà. Questo spirito conosce esattamente gli specifici contenuti nel seme affidato al terreno; egli sa in quale quantità vi si trovano quelli terrestri nonché quelli di provenienza stellare, e in quale modo e proporzione.
8. Quando dunque il seme viene collocato nella terra, egli alita la sua volontà sul campo che gli è affidato, la quale volontà, omogenea con dei determinati specifici, afferra questi e li costringe a dirigersi là dove sono destinati. Allora essi affluiscono conformemente alla loro intelligenza vincolata verso il determinato punto, dove sotto forma di esseri animali infusori incominciano il loro lavoro, per il quale essi possiedono l’intelligenza e la forza adeguata. Là essi iniziano la formazione delle radici e dei canaletti; seguono altri che penetrano in queste radici per nutrirle ovvero ingrandirle; altri ancora salgono dalle radici allo stelo; quelli che sono affini si afferrano qui nell’ordine delle loro intelligenze, ed una specie si dedica alla costruzione dei canaletti capillari dello stelo, mentre un’altra va formando la chiusura, le pompe e le valvole; altri ancora poi, più puri, salgono per questi canaletti e plasmano le foglie nell’ordine e nella forma corrispondente alla loro intelligenza. Altri più puri ancora salgono percorrendo i canaletti, e più in alto si danno alla formazione delle gemme e dei fiori. I più sottili, poi, e per questo loro stesso atto purificatissimi, formano il frutto, mentre infine le intelligenze quasi del tutto spirituali, od in certo modo intelligenze centrali, si radunano nel frutto e compongono il germe avvolgendosi entro un tessuto, attraverso il quale non possono penetrare le intelligenze esteriori che non sono ancora tanto pure.
9. Quando mediante questo lavorio la fase della maturità è con il tempo compiuta, allora anche lo spirito preposto a questo campo ha assolto il suo incarico, e lascia ogni ulteriore cura all’uomo e qualche incombenza anche agli spiriti naturali i quali provocano poi la decomposizione o meglio la dissoluzione di quelle parti che non appartengono al frutto, affinché questi specifici possano in un prossimo tempo risorgere in una forma più libera.
10. Ora pensate che vi sono tanti spiriti simili quanti sono i campi e quante sono le specie di piante diverse; ciascuno sorveglia una determinata pianta su di un dato territorio, e deve aver cura che questa specie prosperi continuamente nella stessa forma e con le stesse caratteristiche.
11. La minima disattenzione da parte di un tale spirito dirigente ha per conseguenza un raccolto deficiente o nullo, ciò che talvolta in questi spiriti si riscontra con abbastanza frequenza, dato che, per quanto riguarda la loro operosità in tale campo, la loro volontà non sottostà a giudizio e quindi non subisce costrizioni ma è invece perfettamente libera; ciò che è necessario poiché non ci può essere alcuna forza in una volontà vincolata. Perciò quando si presenta la necessità di punire gli uomini con un cattivo raccolto, non c’è che da affidare tale lavoro a degli spiriti più indolenti i quali non se lo prendono più di tanto a cuore, e il cattivo raccolto è pronto, perché, se questi spiriti preposti alla vegetazione non la mettono al sicuro, nel dovuto ordine e in adeguato numero, gli specifici animici ormai svincolati, questi disoccupati salgono immediatamente nella seconda regione, e lì si radunano e si amalgamano ad esseri singoli distinti ed a spiriti naturali, causano poi tempi cattivi e miasmi (materiali soffocanti nell’aria), e tutto ciò ha pessima influenza sullo sviluppo della vegetazione.
12. Ma affinché ciò avvenga il più raramente possibile e soltanto in singoli luoghi, questi spiriti hanno a loro volta sopra di sé uno spirito superiore e più perfetto, al quale è affidata la sorveglianza di un territorio molto più vasto. Un tale spirito è simile ad un grosso proprietario di terreni, ed ha già molte cose in sua amministrazione. Immaginate i singoli spiriti come dei salariati e colui al quale sottostanno come un possidente, ed avrete un’idea abbastanza esatta del rapporto che c’è fra gli uni e gli altri; oppure come un uomo d’affari che controlli molte aziende e che sia quindi perfettamente a conoscenza di tutto ciò che è in relazione con queste. I suoi operai non sbrigano che un singolo lavoro per ciascuno, egli invece li sorveglia tutti e distribuisce loro il lavoro secondo le loro capacità.
13. Però un tal signore o possidente di territorio non s’immischia nell’amministrazione di un territorio di proprietà altrui. Ma affinché in tutti i distretti regni l’identico ordine secondo la loro specie, questi dirigenti distrettuali hanno a loro volta sopra di sé un governatore spirituale, che in certo modo sorveglia minutamente e dirige una intera provincia. Questi è già uno spirito della terza regione. Voi però sapete che molte province assieme formano un regno; di questo ha il governo un principe degli angeli, ma su tutti i Regni assieme poi vigila e governa il Re dei re, ed Egli vigila pure su ogni singolo specifico, cosa questa che non può essere fatta da nessun altro spirito; e perciò che l’occhio del Signore vede dappertutto ciò che è ed avviene.
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Minerali,
piante e animali
7 marzo 1847
1. Il regno vegetale, del cui sorgere e svilupparsi abbiamo ragionato or ora, è in certo qual modo il punto di transizione del minerale e dell’etere che provengono dai corpi stellari al regno animale.
2. Veramente, però, considerando la cosa a fondo, non esiste né un regno minerale né un regno vegetale; perché tanto il regno minerale che il vegetale, considerati da un punto di vista proprio ed assoluto, sono effettivamente un regno animale e ogni minerale consiste precisamente di altrettante specie dei cosiddetti animali infusori quante sono le intelligenze psichiche (animiche) degli specifici che lo spirito di sapienza può scoprire nel minerale stesso, ciò che per l’abituale tipo dell’uomo tutto intelletto è certamente qualcosa d’inimmaginabile; ma se qualcuno ha sia pure un briciolo solo di vera sapienza e accortezza di spirito, per costui non sarà troppo difficile riscontrare in ogni minerale come in ogni pianta gli specifici fondamentali psichico-intellettuali, e precisamente procedendo così come vi fu mostrato finora.
3. Basta che voi cerchiate in un minerale od in una pianta tutte le sue possibili proprietà; in questo modo troverete pure appunto altrettanti specifici fondamentali corrispondenti, dei quali ciascuno è qualcosa di assolutamente proprio e particolare, e perciò concorre anche con una intelligenza sola ad ottenere un determinato scopo nel minerale.
4. Però, affinché un minerale diventi ciò che è e che deve essere, bisogna che appunto i vari specifici di sua appartenenza si riuniscano come in una sola unità per poter mediante questa unione rappresentare appunto quel minerale che deve essere rappresentato in conformità all’ordine.
5. Per ben comprendere questa cosa noi passeremo ad un esempio.
6. Consideriamo il ferro; quanti sono gli specifici occorrenti a comporre questo metallo? Con l’enumerazione delle singole sue proprietà noi capiremo cosa sia necessario per rappresentarlo.
7. Anzitutto il ferro è pesante. “Ma da che cosa trae origine questa pesantezza?”. – Questa è dovuta ad uno specifico che sale dai più interni ricettacoli della Terra, e perciò, quantunque legato a questo metallo, la sua tendenza intelligente è sempre costantemente diretta laddove per lungo tempo era stato relegato. È come se in questo specifico vi fosse l’amore per il basso.
8. Nel ferro si può inoltre osservare la proprietà della durezza; questo specifico particolare ed isolato a sé è il portatore dell’arida intelligenza del perfetto egoismo e, con ciò, della durezza e della inaccessibilità contraria a qualsiasi vicinanza. Questo specifico proviene, come la pesantezza, dal basso.
9. Ancora si riscontra nel ferro la duttilità e la malleabilità, le quali sono dovute ad uno specifico o ad una intelligenza animica che, sottoposta a molteplici prove, è portatrice della condiscendenza. Questo specifico è quindi già più forte degli altri due. In seguito alla presenza di questo specifico, essi non perdono bensì niente delle loro particolarità, tuttavia devono assecondare la tendenza di questo terzo specifico, il quale cela in sé una condiscendenza ispirata ad umiltà. Perciò il ferro diventa tanto più duttile e malleabile quanto più viene riscaldato, e questa malleabilità e duttilità del ferro in stato rovente corrisponde tanto più all’umiltà condiscendente, perché l’umiltà e la volontà diventano tanto più malleabili quanto più sono state sottoposte alla prova del fuoco. Anche questo specifico è sempre originario dal basso, però è già di specie buona, perché esso si adatta, avendo, in seguito alle molte prove, imparato ad adattarsi.
10. Un altro specifico particolare è la solubilità; giacché voi sapete che il ferro lo si può sciogliere mediante gli acidi come pure mediante il fuoco. In questo specifico giace l’intelligenza della propria libertà, ed esso trascina con sé tutti quelli che sono stati menzionati prima, quando nella propria intelligenza abbia trovato l’appoggio che gli occorre per rendersi libero. Contemporaneamente tale specifico corrisponde anche, dal lato naturale, alla forza centrifuga od estensiva, la quale se non venisse limitata si propagherebbe all’infinito.
11. Ma affinché una simile cosa non avvenga, noi vi troviamo nuovamente accanto una qualità speciale, ovvero uno specifico d’intelligenza, il quale racchiude in sé in certo modo il più puro stoicismo. Questo perciò vorrebbe invece sempre restringersi fino a diventare il più piccolo possibile. Esso è dunque il controllore del primo specifico centrifugale od estensivo; quest’ultimo controlla a sua volta lo specifico centripeto.
12. Ancora un’altra particolarità si può osservare nel ferro; vale a dire la facilità con cui si arroventa al fuoco. Questo nel ferro è lo specifico dell’ira, il quale comunemente riposa; però, quando viene destato, si manifesta con grande potenza e rende inattivi tutti gli specifici di prima attirandoli nella propria sfera d’azione. Gli specifici che finora abbiamo constatato in questo metallo, sono tutti provenienti dal basso, e non potrebbero affatto rappresentare ancora il ferro, se non si trovassero saturati con gli specifici stellari più nobili.
13. Ma come si possono riconoscere tali specifici? Come prima, continuando cioè ad enumerare le ulteriori varie particolarità di questo metallo.
14. Quando il ferro viene sfregato, emana un odore caratteristico metallino-acidulo; questo odore è uno specifico con una intelligenza nella quale si rivela già l’amore fattivo; perché come in ogni acido o nell’elemento acido propriamente detto è presente l’aria vitale (ossigeno) a voi ben nota, così, spiritualmente parlando, uguale funzione viene esercitata dall’amore fattivo, il quale, come già da tempo vi è noto, è nel senso più vero della parola, la vita stessa. Questo specifico è il principio accentrante principale del ferro; perché non solo compenetra intimamente il metallo, ma lo circonda anche come se fosse una sua propria atmosfera, e da ciò dipende anche l’odore del ferro.
15. Un’altra particolarità di questo metallo è che esso dimostra una grande propensione ad accogliere l’elettricità. La causa di ciò risiede nella presenza di uno specifico identico nel metallo stesso, che è l’intelligenza della mobilità, e con questa della brama dell’associazione con altri principi. Questo specifico ugualmente non è, come i primi, uno specifico rigidamente vincolato, poiché esso è, come l’ultimo nominato, uno specifico che compenetra e circonda questo metallo; ma tuttavia, avendo con i primi specifici più o meno affinità, esso stabilisce presso di loro in certo modo la propria dimora, ed è continuamente occupato nei tentativi di renderli liberi per poi attirarli a sé. Esso di solito si manifesta sotto la forma di ruggine, la quale ruggine, come avrete già spesso osservato, converte con il tempo tutta la massa del ferro in sé, e gradatamente lo dissolve tutto.
16. La ruggine di per sé non è identica al vero specifico elettrico il quale rimane costantemente libero; bensì essa è costituita dagli altri specifici che si sono per dir così associati a questo specifico libero e che si danno ogni fatica, ciascuno nella sua specie, per diventare uguali ad esso. Vedete, questo specifico perciò proviene pure dall’alto.
17. Ancora un’altra proprietà del ferro è la sua lucentezza, e precisamente di un colore grigio biancastro; questo specifico comprende in sé il concetto del riposo. Soltanto in stato di quiete tutto può equilibrarsi, e quando tutto è equilibrato, allora si manifesta una superficie uniforme e levigata atta ad accogliere la luce come quella di uno specchio. Questo specifico è proprio a tutta la massa del ferro, però non è rigidamente vincolato a questa massa, e vi si riunisce non appena la superficie del ferro viene pulita e levigata. Ma se le sue parti che si trovano sulla superficie in stato di perfetto ed uniforme riposo venissero in qualche modo turbate in questa loro quiete, tale specifico si allontanerebbe all’istante, se anche non tutto, ad ogni modo in parte; dalla qual cosa però risulta pure che anche l’anima dell’uomo può, nella sua integrità, divenire atta ad accogliere la luce soltanto quando essa sia rientrata nella quiete e nella pace del proprio spirito, perché lo spirito è il principio principale della quiete e, per questa ragione, anche gli antichi saggi non auguravano nient’altro che riposo e luce all’anima scissa dal corpo.
18. E ora, per procedere più oltre nella ricerca di tutti gli specifici in questo metallo e con ciò marcare ancor meglio la via in questo importante lavoro, nonché per far chiaramente notare come il regno animale derivi da questo, noi prossimamente proseguiremo nella enumerazione delle proprietà sideree del ferro.
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L’unione
degli specifici dell’intelligenza nell’essenza vivente
8 marzo 1847
1. Quando il metallo, il ferro cioè, viene lavorato al martello, esso diventa elastico. L’elasticità è ugualmente uno specifico dall’alto ed equivale ad una potenza ordinata di volontà, la quale non vuole oggi una cosa e domani un’altra, bensì chiunque sia a voler piegare questa forza, essa non resta mai nello stato in cui la si intende ridurre ma invece riprende sempre quello ad essa proprio nell’ordine che le è assegnato. Questa potenza specificale è una fra le più diffuse fra quelle che si radunano in questa sfera atmosferica inferiore, ed essa compenetra ogni atomo dell’aria, per la qual cosa anche l’aria stessa è elastica al massimo grado.
2. Questa forza, anche se proveniente dall’alto, compenetra in pari tempo anche tutto il globo terrestre ed è la causa principale di ogni movimento in esso e su di esso; essa è pure la vera e propria entità fondamentale che produce in tutti i corpi il moto nonché la loro elasticità percettibile al tatto. Soltanto il fuoco ha il potere di attenuarla, perché la induce ad un’attività troppo intensa; però questa importantissima forza non può essere mai annientata; giacché, quantunque nel ferro rovente questa forza vada apparentemente perduta, basta lavorarlo di nuovo al martello quando si è raffreddato perché la forza elastica andata in apparenza perduta manifesti la sua presenza come prima dell’arroventamento.
3. Questo specifico è strettamente affine alla luce e consiste esclusivamente di atomi di luce. In quanto alla forma esso è sferico, ovvero detto ancor meglio: questo specifico è contenuto entro delle bollicine piccolissime e trasparenti quanto mai, le quali penetrano in tutti i pori della materia. Quando dunque i pori, come è il caso del ferro, mediante la martellatura vengono ribattuti e chiusi, cosicché queste bollicine elastiche non possono sfuggire qualora il metallo venga curvato, esse rivelano immediatamente e potentemente la loro presenza e non permettono che il ferro resti nella posizione in cui venne curvato, ma lo costringono a riprendere quella posizione che è la più corrispondente al loro stato di oppressione.
4. Questi atomi di luce vengono da qualche naturalista denominati anche ‘monadi eteree di luce’, il quale nome è discretamente bene indovinato, giacché l’espressione ‘monade’ denota in un certo qual modo qualcosa di singolo o di isolato nella propria specie. Poiché questo specifico deriva dalla luce, ha una caratteristica supremamente particolare nella propria sfera intelligente. Esso ama la quiete e la cerca sempre con la più grande tenacia, ma, appunto per il fatto di essere in sé stesso per così dire la legge stessa della quiete, esso esercita la massima potenza motrice ad ogni limitazione e oppressione, perché cerca di ritornare al precedente stato di quiete. A questa potenza non vi è niente che possa resistere se è stata per una qualunque causa turbata nel proprio equilibrio.
5. Ecco dunque, questo è nuovamente un altro specifico, e conseguentemente un’altra intelligenza ancora in questo metallo, e si rende manifesta nel metallo apparentemente morto agendo nella stessa maniera come nelle piante e negli animali. Ma da quanto fu detto bisogna nuovamente arguire che non è possibile che il ferro sia un corpo morto, visto che in esso si manifesta attivamente una e la stessa forza intelligente come negli animali, qualora questa venga eccitata con mezzi adeguati.
6. Ma in cosa consiste veramente un simile specifico? Esso consiste in scintille di luce per voi inconcepibilmente piccole, racchiuse nelle bollicine prima menzionate. Questa scintilla di luce è una intelligenza psichica della volontà tenace, e resta quieta nella sua minuscola prigione finché non viene offesa per effetto di un qualche colpo o di qualche pressione. Ma se viene offesa, allora si desta nel suo involucro e preme con violenza contro le pareti di questo, come fa l’aria immessa con forza in una vescica. Se la pressione od il colpo è minimo e debole, essa tradisce la sua presenza mediante una vibrazione della quale trae comunemente origine il suono. Se però la pressione od il colpo è più violento, allora lacera il proprio involucro e sprizza fuori sotto forma di una scintilla di fuoco luminosa; perciò anche questo specifico si rivela visibilmente agendo in libertà nel fuoco, e distruggendo tutto quello che gli capita.
7. Io penso ora, dopo che avete imparato a conoscere tutti questi specifici e vi siete persuasi di come essi siano veramente presenti in questo metallo così come lo sono nel regno vegetale-animale, che nulla più ci può impedire di ammettere fondatamente che la vita animale esiste nei metalli e negli altri minerali altrettanto come negli animali stessi, perché le singole intelligenze sono sempre le stesse, sia nei minerali, sia nelle piante o negli animali, con la sola differenza che nei minerali sono ancora pochissime le intelligenze che, associate, si rendono visibili, mentre nelle piante, e specialmente nel regno animale più evoluto, ce n’è già una quantità di gran lunga più grande che si manifesta attiva. Mentre il minerale può contare 8, 9, 10, od al massimo fino a 20 intelligenze, in qualche pianta ce ne sono già molte migliaia, in qualche animale molti milioni e milioni di milioni, ed infine nell’uomo il numero delle intelligenze derivanti da tutte le stelle e da tutte le particelle atomiche della Terra non si può affatto contare.
8. Però il più od il meno non esclude nei minerali la vitalità animale, e ciò anche per la ragione che, in primo luogo, questi specifici intelligenti si rivelano da se stessi, all’occhio di un ricercatore armato di qualche strumento, sotto la forma varia di minuscoli animali viventi, ed, in secondo luogo, perché queste intelligenze nei metalli e nei minerali sono perfettamente le stesse che esistono negli animali.
9. Se qualcuno possedesse un microscopio capace di produrre un ingrandimento degli oggetti per circa sei milioni di volte, quegli scoprirebbe per mezzo di un tale microscopio in una sola goccia d’acqua una quantità immensa delle più curiose formazioni animali; queste forme animali non sono altro che le portatrici di varie intelligenze singole le quali si incontrano da nemiche, si afferrano ed apparentemente si distruggono; ma al loro posto subentra invece una nuova forma animale che assimila e per così dire divora tutte le forme precedenti; quando una simile forma animale si è a sufficienza saziata, entra nello stato di quiete e scende verso il fondo.
10. Quando poi una quantità innumerevole di tali forme è passata allo stato di riposo ed è scesa, esse, quali esseri in sommo grado affini, riposando si appiccicano strettamente l’una all’altra, ed ecco, così è che si plasma la materia che ai vostri occhi appare morta. Solo che questa materia non è affatto morta; essa è costituita semplicemente da un certo numero d’intelligenze singole e prigioniere, le quali – se dissolte nuovamente – possono rivivere e venire ricongiunte in una nuova forma. Ora, questo è appunto il lavoro che compiono, come già sapete, i nostri ormai ben noti spiriti, i quali assolvono il loro compito anche in questo campo così come abbiamo avuto occasione di vederli assolverlo durante la loro attività nello sviluppo del regno vegetale.
11. E poiché abbiamo sviscerato a fondo tale argomento preliminare, noi passeremo la prossima volta a considerare il regno animale, e vedremo quale attività vi svolgono gli spiriti.
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Rapporti
quantitativi delle intelligenze nei tre regni della natura
9 marzo 1847
1. Talvolta non è superfluo richiamare alla memoria quanto è già stato detto, per rendere tanto più chiaro ed evidente quello che si vuol far seguire; e così vogliamo noi pure far menzione di qualche cosa ancora riguardante i diversi rapporti quantitativi delle intelligenze specifiche nei tre regni della natura. Prima è stato detto:
2. se nella materia, o nel regno dei metalli o dei minerali sono presenti da 10 fino a 20 intelligenze, queste si trovano nel regno vegetale in numero da 1000 fino a 1000 volte 1000, nel regno animale, sui gradini più elevati, sono milioni e milioni di volte milioni, e nell’uomo infine queste intelligenze più non si contano. Che ciò sia veramente il caso, noi lo proveremo fino all’evidenza mediante alcuni esempi comparativi.
3. Il ferro lo si può arroventare, lo si può cambiare di forma con il martello, si può levarne una parte in un punto e saldarla in un altro, in una parola vi si può apportare qualsiasi cambiamento del genere, e il ferro resta sempre ferro; la stessa cosa si verifica con tutti gli altri metalli.
4. Le pietre invece stanno già un po’ più vicine al regno vegetale; esse contengono già un numero più grande di specifici in confronto ai metalli, e precisamente quanto più grezze sono, tanto più sono nobili e ricche di contenuto specifico; perciò, se vengono scomposte, non possono più tanto facilmente essere ricostituite integralmente nello stato precedente. Esse restano bensì sempre la stessa materia se vengono ridotte in frantumi e non possono, come i metalli, essere ricomposte in altra forma nella stessa materia tramite il fuoco, poiché esso le riduce in uno stato del tutto differente che non uguaglia mai quello di prima.
5. La causa di questo fenomeno va ricercata nel maggior numero d’intelligenze specifiche, che nelle pietre devono essere già amalgamate in un ordine più perfetto che non nei metalli; e se questo ordine viene in qualche modo turbato, ciò che provoca l’allontanarsi di parecchie intelligenze, la materia risulta non essere più quella di prima.
6. Considerate la pietra calcare allo stato grezzo e poi quando è stata arroventata. Allo stato grezzo può restarsene nell’acqua anche mille anni, e non solo non si scioglierà, ma si solidificherà invece ancora di più, per la ragione che nell’acqua parecchi altri specifici si aggiungeranno ad essa. Ma se gettate un pezzo di calcare arroventato, vedrete che in pochi minuti si scioglierà in una poltiglia bianca. La ragione di tale fenomeno è che per l’azione del fuoco un certo numero di specifici ha abbandonato il campo, specifici che prima conferivano alla pietra densità e solidità; se poi ancora si aggiunge dell’acqua, degli altri specifici ancora si rendono con ciò liberi ed i pochi ancora che rimangono perdono la necessaria coesione tra di loro e si afflosciano poi in forma di poltiglia. Se la poltiglia viene tratta dall’acqua, allora alcuni degli specifici resisi liberi fanno ritorno e le conferiscono nuovamente una maggiore solidità; e questo è il motivo per cui la calce viene anche adoperata quale materiale da cementazione nei lavori di muratura.
7. Da questo esempio abbiamo visto che le pietre non si possono manipolare come i metalli a meno che non si voglia far loro perdere le loro precedenti qualità. Più ancora si verifica questo fatto nell’argilla, la quale quando viene cotta perde del tutto le proprie qualità originali; infatti, quando un mattone è ben cotto, non si può più riottenere in nessun modo dell’argilla. Più ancora dell’argilla è suscettibile la creta, perché un pannello di questa materia posto nel fuoco brucia quasi così come la torba od il carbon fossile; naturalmente deve trattarsi di materiale puro. La creta però si può ammorbidire con l’acqua e rimpastare in varie forme, restando pur sempre creta, il che è anche il caso con l’argilla.
8. Ma quale immensa differenza c’è fra il minerale più evoluto e sia pure la pianta più volgare ed imperfetta. Qui regna già un ordine talmente rigido, che non può ammettere transizione alcuna in nessun punto e neanche per un atomo, senza pregiudicare le proprietà della pianta. La ragione sta in ciò: nella pianta, anche la più semplice, devono essere presenti nell’ordine più perfetto già tutti gli specifici che si trovano divisi e ripartiti fra i componenti dell’intero regno minerale.
8. Ma quale immensa differenza c’è fra il minerale più evoluto e sia pure la pianta più volgare ed imperfetta. Qui regna già un ordine talmente rigido, che non può ammettere transizione alcuna in nessun punto e neanche per un atomo, senza pregiudicare le proprietà della pianta. La ragione sta in ciò: nella pianta, anche la più semplice, devono essere presenti nell’ordine più perfetto già tutti gli specifici che si trovano divisi e ripartiti fra i componenti dell’intero regno minerale.
9. Prendiamo ad esempio una pianticella di muschio od addirittura un fungo che cresce dall’oggi al domani; qui, quello che sta nella radice non può concorrere a formare lo stelo, e nella stessa radice regna già un ordine talmente immutabile che uno specifico attivo nella parte della radice volta a mezzogiorno (cioè a meridione) non sarebbe affatto a posto nella parte rivolta a mezzanotte (cioè a settentrione), poiché causerebbe un disordine tale in tutta la pianta che questa dovrebbe inaridire e morire.
10. E perciò i giardinieri od i contadini, che vogliono trasportare da un punto all’altro i loro alberi, dovrebbero fare ben attenzione in quale rapporto di posizione viene a trovarsi un albero con le sue radici e con i suoi rami rispetto ai punti cardinali; giacché, se questo ordine venisse invertito, l’albero cambiato di posto prospererebbe o assai difficilmente o non prospererebbe affatto, poiché fra gli specifici situati a nord e quelli situati a sud c’è una considerevole differenza. La questione a tale riguardo diventa particolarmente scabrosa se si tratta di conifere. Se nel trapiantare simili alberi non si ha l’accortezza di tenere conto della loro posizione rispetto ai punti cardinali, essi in breve inaridiscono. La stessa cosa si dica degli innesti; il ramoscello di un ramo rivolto verso settentrione innestato su di un ramo meridionale di un altro albero avrà sempre un risultato negativo per la ragione che fra gli specifici non c’è affinità alcuna.
11. Ora da tutto ciò voi potete rilevare con quale estrema esattezza deve venire osservato l’ordine per quanto concerne la posizione degli specifici, poiché anche un punto grande come un atomo di una foglia ha già un differente specifico, il quale ha bensì grandissima analogia con il proprio vicino, ma tuttavia non è a questo perfettamente identico. Se così non fosse, non potrebbe mai venire costruita nessuna foglia, e chi volesse mettere questo in dubbio, non ha che da tagliare un pezzetto rotondo a una foglia e tentare di applicarlo al posto di un secondo pezzetto di uguale grandezza pure tagliato via dalla medesima foglia, ed egli si convincerà che un innesto non sarà mai più possibile. Anzi, Io vi dico che qui c’è già un ordine talmente perfetto che nessuna sapienza umana potrà mai comprenderlo finché lo spirito dell’uomo dimora nella sua spoglia mortale. Quanto più si procede verso le estremità di una pianta, tanto più abbondante è il numero delle intelligenze ed immutabile l’ordine, il quale appunto nei rami – specialmente nel caso di alberi giovani – non è ancora così progredito, e perciò anche essi possono venire trasportati ed innestati.
12. Ma se già nelle piante deve venire mantenuto un ordine così perfetto affinché diventino quello che devono essere nella loro diversa funzione di istituti di redenzione per la liberazione delle intelligenze animiche, quanto grande non dev’essere l’ordine lì dove c’è il passaggio dal regno vegetale a quello animale!
13. E allo scopo di scrutare quest’ordine più profondamente possibile, chiariremo la cosa prossimamente, ricorrendo ad esempi evidenti, ed avremo occasione di ammirare l’opera e la sapienza degli spiriti dirigenti cui è affidato un simile compito.
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I
confini tra i regni della natura
11 marzo 1847
1. Ancora oggigiorno i naturalisti non sono riusciti a precisare dove esista la linea di trapasso fra il regno minerale e il regno vegetale, e fra questo e il regno animale; ovvero dove finisce l’uno e dove comincia l’altro. Dov’è l’ultima e più perfetta pianta alla quale non segua alcun’altra pianta più perfetta ancora, ed al suo posto appaia immediatamente una prima specie di animali certo ancora molto imperfetta?
2. Vedete, queste sono cose le quali sono tuttora immerse nella più profonda oscurità, perché sulla superficie della Terra ci sono numerosissime piante che hanno piuttosto l’apparenza dell’animale che della pianta, ma d’altro canto ci sono anche degli animali che assomigliano di gran lunga più a una pianta che ad un animale. Così pure vi sono dei minerali che potrebbero venire considerati piuttosto come dei vegetali, e in compenso ci sono pure molti animali i quali sono provvisti di estremità simili a quelle dei vegetali, come anche, infine, esistono delle piante che appaiono quasi come un animale completamente formato.
3. Dunque considerato che le cose stanno in questi termini, ognuno si convincerà come lo stabilire un confine preciso a questo proposito debba essere per il naturalista un compito quanto mai gravoso, e ciò principalmente per la ragione che esiste ancora una immensa quantità sia di animali che di piante che sono del tutto sconosciute ai naturalisti. È molto difficile che essi potranno conoscerle un giorno, perché la maggior parte delle piante meravigliose e degli animali più strani crescono e dimorano nelle profondità dei mari. Ora, le grandiose pianure subacquee sono d’accesso alquanto difficile per i botanici e gli zoologi, e perciò anche per questo è piuttosto difficile far la conoscenza ravvicinata di questi animali e vegetali che abitano gli umidi abissi oceanici.
4. Oltre a ciò esistono sulla superficie stessa della Terra ancora numerose specie di animali e vegetali le quali sono sconosciute ai naturalisti, perché le regioni che le ospitano, situate in parti della Terra non troppo comode per il loro spirito di esplorazione, sono esse stesse ancora sconosciute.
5. I naturalisti sono ancora stupiti di fronte ai coralli e non si sono affatto messi ancora d’accordo circa l’appartenenza di questi esseri, se al regno minerale, al vegetale o all’animale, perché ogni naturalista sa che i coralli sono il prodotto di una specie di vermi, i quali sono molto piccoli che si appiccicano l’uno all’altro e così vanno formando il ramo di corallo. Questi vermiciattoli sono certamente degli animali; quando però s’induriscono, la loro massa appare solida come una pietra nobile, ma d’altro canto la forma che questi animaletti vanno man mano costruendo mediante il loro appiccicarsi è simile ad un alberello spoglio di foglie, che però ha i suoi rami principali, i secondari, nonché i piccoli ramoscelli. Dunque, questo essere è un volume animale composto da innumerevoli animaletti secondo la sua costituzione, quale massa è un minerale, e come aspetto e forma è un alberello.
6. Che cosa quindi sia propriamente il corallo, sarebbe difficile precisarlo con una parola; però che il corallo sia quello che è stato detto poco fa, cioè in parte animale in parte minerale e in parte pianta, ognuno può facilmente persuadersene.
7. Simili a questa formazione vegetale sono anche le varie fioriture dei metalli, le quali sorgono senza eccezione nella stessa maniera. Nel mare però ci sono ancora in quantità degli animali più o meno grandi, i quali più ancora del corallo includono in sé in modo evidentissimo i tre regni naturali.
8. Consideriamo ad esempio il grande Kraken. Questo è certo il più grande animale della Terra, giacché nel suo pieno sviluppo misura oltre 500 tese in lunghezza, e circa 100 tese in larghezza e grossezza. Questo animale non ha una forma ben determinata, ma quando s’innalza talvolta fino alla superficie del mare, si presenta all’incirca come un isolotto dalla configurazione piuttosto tozza che qua e là mostra una vegetazione abbondante; sul suo dorso crescono non di rado muschi, alghe e perfino piccoli arbusti di mare i quali producono un frutto rotondo di colore rosso; di questi frutti voi stessi ne avete visti spesso dagli orefici, i quali usano legarli in oro e metterli in vendita come ciondoli da portarsi alla catena dell’orologio.
9. Questo frutto il quale viene raccolto spesso mentre galleggia sull’acqua vicino alle rive del mare, cresce e si matura per lo più sulla schiena del ‘Kraken’, che si spinge fino alla superficie soltanto quando infuria qualche tempesta sottomarina. Ma accanto a tali piante, sulla schiena di questo animale si trovano pure numerose gibbosità rosse che sembrano di concrezioni rocciose, le quali non di rado si staccano, e, finché non si sono completamente solidificate, galleggiano per qualche tempo sulla superficie del mare, all’apparenza come pietra pomice di colore rosso cupo, e di frequente vengono trovate qua e là sulle rive del mare, nonché qualche volta anche in terra ferma, in quei luoghi dove in altri tempi esisteva un mare. Questa sostanza è conosciuta sotto il nome di ‘sangue di drago’, ed ha molta somiglianza con quel minerale che si chiama ematite e talvolta anche con l’altro denominato ‘anfibolo peritomico mercuriale’. Questo sangue è materia perfettamente minerale, e proviene genuino unicamente dal dorso di questo animale.
10. All’aspetto, dunque, questo animale è in pari tempo anche pianta e minerale; ma se disgraziatamente una o talvolta anche più navi vengono a trovarsi al disopra del dorso di questo mostruoso animale, esso, nel risalire rapidamente alla superficie, solleva le navi emergendo dall’acqua cosicché queste si rovesciano. Venendo a trovarsi fuori dal mare non possono più sfuggire da quel terreno della rovina sicura, perché, quando l’animale si accorge che delle navi giacciono rovesciate sulla sua schiena, solleva immediatamente da tutte le parti mille braccia di colore bianco abbagliante, simili a gigantesche proboscidi d’elefante, lunghe circa trenta tese e non di rado con un diametro di otto piedi.
11. Quando ha teso le sue terribili braccia ad un’altezza conveniente, così come la lumaca stende le sue corna, le lascia ricadere precipitosamente sulle navi che giacciono sul suo dorso; in un attimo le schiaccia, e con quei suoi mille tentacoli trascina tutto sotto di sé nella sua enorme gola, divorando così le navi intere, con tutto quello che avevano all’interno. Nel suo stomaco c’è un tale potere digerente che niente vi può resistere, ed esso consuma pietre, metalli, legno e perfino diamanti al punto tale che non resta il benché minimo residuo non digerito.
12. Ma poiché questo animale digerisce tante e così svariate cose, è spiegabilissimo perché sulla sua superficie, come su quella di un piccolo pianeta acquatico, si rendono visibili una quantità di formazioni vegetali e minerali.
13. Dunque sarebbe legittima la domanda, a quale dei tre regni della natura vada assegnato questo essere, se all’animale, al vegetale od al minerale! Poiché dal punto di vista dell’aspetto e della forma è perfettamente minerale come un tratto di terreno sul quale cresca abbondante e svariata vegetazione; ma, considerato che su questo essere prosperano abbondanti e svariate piante, lo si potrebbe classificare anche come un groviglio enorme di piante marine, o quasi come un’immensa mimosa sottomarina, la quale afferra navi, così come la piccola mimosa sulla terraferma cattura singoli insetti, e li trascina poi nel calice del suo fiore.
14. Se qualcuno volesse vagliare con mente rigidamente critica tali circostanze, avrebbe altrettanta difficoltà a classificare questo essere in un ben determinato regno naturale, quanta ne avrebbe qualsiasi naturalista a classificare sotto questo aspetto la Terra; perché anche la Terra, vista all’apparenza, è certamente un minerale, visto che sul suo dosso produce una quantità così prodigiosa di minerali, ma altrettanto certamente essa è pure una pianta, per la ragione che partorisce innumerevoli formazioni vegetali, ed anche più certamente essa è un animale perché produce una così immensa e varia vita animale.
15. Ora da tutto ciò risulta qualcosa, il quale a voi, di primo acchito, deve apparire stranissimo. Perché, considerata bene a fondo la cosa, non esiste affatto un regno minerale, neppure uno vegetale né uno animale ben delimitato a sé, bensì dappertutto invece esiste un solo regno, e questo è il regno degli esseri sotto le più svariate forme; tutto è originariamente animale e non minerale o pianta, e in ciò è da ricercarsi il perché tutte le linee di demarcazione fra i supposti tre regni vengono continuamente tracciate su di un terreno friabile e inconsistente.
16. Soltanto nell’ordine dell’evoluzione degli esseri sono stabiliti certi gradini bene delineati, come ognuno lo può constatare; perché chi non sa distinguere una rupe da un albero, un albero da un bue, ed infine un bue da un asino, con lui è tutto fiato sprecato, ed è inutile che un tale si dedichi all’astronomia o, meno ancora, allo studio della nostra Terra spirituale.
17. Ma, considerato che sappiamo ora anche questo, ci riuscirà sempre più facile osservare attentamente l’attività degli spiriti che abbiamo già tante volte menzionato.
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L’anima
degli animali e il suo influsso attraverso gli spiriti
12 marzo 1847
1. Noi abbiamo già a sufficienza trattato come gli spiriti vadano ordinando le intelligenze specifiche nei regni minerale e vegetale, concretandole in un essere, e come riuniscano fra di loro avvincendole le intelligenze sideriche e telluriche; ci resta dunque soltanto da considerare ancora il trapasso, o propriamente il divenire dell’animale dal regno precedente, e di osservare i procedimenti che devono seguire e il lavoro che devono prestare gli spiriti a ciò chiamati.
2. In ciascun animale è già presente ed attiva un’anima più o meno formata la quale agisce dentro il proprio corpo che è ancora materia rozza, mediante il cosiddetto spirito nerveo che sempre la circonda; ed è in ciò che veramente si distingue il regno animale dal vegetale, e più ancora del regno minerale: l’animale possiede già una psiche (anima) libera, mentre nel regno vegetale, e particolarmente in quello minerale, la psiche è ancora talmente incorporata alla materia e suddivisa in essa come lo è lo spirito del vino nell’uva; infatti si può mangiare moltissima uva senza subirne alcuna alterazione, mentre lo spirito estratto da venti grappoli basterebbe per inebriare dieci uomini. Va da sé che qui si parla di uva bella buona e matura.
3. Dove si nasconde dunque nell’uva questo spirito, questo etere spirituale di fuoco? Nell’uva esso è ancora molto suddiviso, e non può produrre un certo effetto sensibile perché in ogni grano d’uva fra mille altri specifici si trova mescolato anche un simile specifico etereo. Quando però mediante un apparato di distillazione che voi ben conoscete, questo singolo specifico viene isolato e tratto fuori dalla miscela dei molti altri specifici e raccolto in un vaso, solo allora esso può rendere manifesta la propria forza.
4. Per nulla diverso è il caso dell’anima animale. Essa è un agglomerato di svariatissimi specifici etereo-sostanziali, i quali già di per sé costituiscono un essere più libero e tanto più intelligente quanto è vario il numero in cui essi in un tale essere si sono radunati.
5. Quando negli animali si compie l’atto della generazione, gli spiriti per la forza della loro volontà obbligano questi esseri psichico-animali ad insinuarsi negli organi generativo-materiali degli animali e nel momento della generazione li rinchiudono avvolgendoli in una sottile pellicola materiale; entro questa pellicola la psiche animale diventa attiva e, secondo la complessità della propria intelligenza, comincia a far ordine in se stessa.
6. Allorché l’anima, ovvero la psiche, ha preso le prescritte misure per stabilire l’ordine in questa sua prima dimora e in se stessa, resta poi affidato agli spiriti il compito di far ricevere dal corpo materno, mediante nuovi organi appositamente formati, un nutrimento corrispondente alla psiche, e con ciò anche il materiale per la costruzione del futuro corpo che essa dovrà abitare e per mezzo del quale sarà chiamata ad agire.
7. Questo corpo è poi opera dell’anima stessa, sempre sotto l’ininterrotta sorveglianza degli spiriti, i quali certo non hanno bisogno a tale scopo di adoperare le mani, ma basta che agiscano con la loro volontà.
8. La formazione del corpo procede nel modo seguente:
9. la psiche etereo-sostanziale ordina in primo luogo le proprie intelligenze, o meglio ancora queste intelligenze si ordinano da sé secondo la legge dell’assimilazione (unione organica) insita in loro, per la quale il nero si ricongiunge al nero, il bianco al bianco, il rosso al rosso, il verde al verde, l’azzurro all’azzurro, il duro al duro, il molle al molle, il tenace al tenace, il dolce al dolce, l’amaro all’amaro, l’acido all’acido, la luce alla luce ecc. Ma siccome ciascuno di tali specifici d’intelligenza eterei ed ormai già sostanziali è il portatore di un’idea perfetta, la qual idea si rende plastica (si realizza) in una determinata forma, ne consegue che durante il periodo di formazione del corpo questa particolarità dell’anima trapassa appunto nel corpo e in esso si esprime, e il corpo stesso è poi, quando è completamente formato, null’altro che la forma tipica dell’anima completa la quale nel momento della generazione fu introdotta nel corpo di un animale femmina.
10. Quando nel corpo materno la forma si è definitivamente completata, e l’anima, sul modello della propria figura, si è per così dire rimodellata nella forma corporea, allora ad essa è concesso un certo tempo di riposo. Il corpo va ulteriormente sviluppandosi attraverso il nutrimento che assimila, traendolo sempre ancora dal corpo materno, certamente con l’aiuto dell’anima, almeno per quel tanto che a quest’ultima è concesso dato che essa, in tale stadio, deve cominciare la sua nuova attività solo nelle viscere principali.
11. E qui cioè che ha inizio la pulsazione e la circolazione degli umori del corpo neo-formato; il nuovo nutrimento viene accolto già nello stomaco il quale così comincia la sua funzione digestiva.
12. In questo periodo, il cosiddetto feto (frutto della vita) diventa corporeamente vivente nel corpo materno.
13. Quando poi, in seguito a un tale processo, il corpo si trova completamente regolato, quando tutti gli organi si sono aperti, quando il ritmo della pulsazione e della digestione si è fatto regolare, quando i nervi si sono a sufficienza saturati e attraverso uno speciale processo elettromagnetico di fermentazione si è formato uno spirito nerveo quanto mai affine all’anima, allora entrano di nuovo in funzione gli spiriti con la loro volontà, sciolgono i lacci esistenti tra il feto e il corpo materno, e spingono poi il nuovo essere fuori dal corpo materno. Ed avviene la nascita.
14. Dopo la nascita, il neonato animale deve ancora per un breve tempo venire nutrito dal corpo materno, come per esempio nei mammiferi per mezzo del latte, nei volatili mediante l’aspersione degli alimenti con una specie di umore mucoso, ciò che avviene da parte dei genitori quando nei nidi imbeccano i loro piccoli; negli anfibi acquatici pure mediante una sostanza mucosa che essi secernono nell’acqua sotto forma di un umore lattiginoso, e negli anfibi terrestri per mezzo di un succo che gli adulti emettono o dalle mammelle, oppure talvolta anche dalle fauci. Per effetto di questo nutrimento il corpo si va ulteriormente formando in modo che poi l’essere è posto in grado di cercare, di trovare e di consumare da sé il proprio cibo.
15. Dal momento in cui il corpo può liberamente trovare il proprio nutrimento e farne uso, la psiche dimorante in lui incomincia sotto la guida degli spiriti ad invertire in sostanziali gli specifici materiali del corpo e così per la durata di vita del proprio corpo, va trasformandosi in anima sempre più ricca e per conseguenza più perfetta, la quale, quando in un corpo ha raggiunto il grado più alto di sviluppo ammissibile in quella determinata forma corporea, trascura poi il corpo in cui si trova gradatamente sempre di più.
16. Per effetto di questa trascuratezza il corpo va sempre più deperendo, fino al punto di diventare per l’anima un peso insopportabile e uno strumento del tutto inadatto ad ogni ulteriore azione, ciò che causa bensì all’anima un dolore per mezzo dello spirito nerveo, ma questo dolore appunto contribuisce a far sì che l’anima si sbarazza infine completamente dal suo grave peso; allora il corpo cade immoto e come morto, l’anima, invece, ridivenuta libera, viene di nuovo catturata dagli spiriti e costretta ad adattarsi ad una incarnazione in una specie di animali di grado superiore, dove essa diventa attiva in una maniera del tutto identica a quella ora descritta, soltanto un po’ più complicata.
17. Gli specifici del corpo deposto devono poi venir nuovamente dissolti, perché essi non sono stati ancora ammassati assieme dall’anima in un ordine determinato, bensì in un ordine suggerito dalla necessità. Invece subito dopo questo ulteriore dissolvimento tali specifici vengono fatti rientrare in un ordine più definito, e vanno poi formando nel decorso progressivo delle specie animali la psiche femminile, mentre la vera libera psiche di cui abbiamo trattato or ora è la psiche maschile; ed è così che l’‘Eva’ procede dappertutto dalle costole dell’uomo.
18. Qui certamente potrebbe farsi la domanda: “E cosa succede poi degli specifici del corpo deposto dall’essere femminile?”
19. Essi vengono riuniti agli specifici maschili; tramite questo congiungimento essi divengono poi atti alla formazione dell’elemento maschile e femminile su di un gradino prossimo superiore della scala degli esseri animali, giacché è superfluo menzionare come da uno stesso corpo materno derivi tanto l’essere maschile che femminile, poiché ci si può aspettare che vi intendiate di zoologia almeno quanto basta per sapere questo.
20. Ma se la madre non avesse riuniti nel proprio corpo contemporaneamente gli specifici femminili e maschili, come potrebbe fare a nutrire l’essere femmina e l’essere maschio? Io credo che questa cosa sia già tanto chiara e che il volerne dire di più sarebbe retorica perfettamente sprecata, come del pari sarebbe ridicolo e noioso quanto mai se Io volessi dimostrarvi con parole, in maniera particolareggiata, il modo in cui crescono le penne all’uccello, le setole al maiale, le corna al bue e le lunghe orecchie all’asino, perché tutto ciò sta già nell’ordine dell’anima, nel modo cioè in cui l’anima va ordinando le proprie intelligenze nella maniera prima descritta, secondo le leggi dell’assimilazione.
21. E ora, poiché noi abbiamo osservato l’attività degli spiriti anche in questo regno, quand’anche con pochi e concisi cenni ma tuttavia in modo sufficientemente chiaro, noi la prossima volta ci daremo a considerare il trapasso nella creatura umana, riservandoci poi di scrutare anche un po’ più a fondo nella Terra, ben inteso sempre nella Terra spirituale.
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Influenza
degli spiriti nella procreazione dell’uomo
13 marzo 1847
1. Veramente, riguardo all’essenza dell’uomo, della sua anima e del suo spirito vi sono già state dette talmente tante cose che voi, per così dire, già conoscete ormai quasi la maggior parte di quello che riguarda l’essere umano nella sua integrità; anche ciò che riguarda la procreazione vi è già stato illustrato nella maniera più varia. Non rimane altro, perciò, che istruirvi ancora soltanto riguardo all’influenza che esercitano gli spiriti nell’atto generativo dell’uomo.
2. Per quanto concerne l’atto materiale della generazione, questo si distingue poco o nulla affatto da quello del comune animale; il divario esiste piuttosto interiormente.
3. L’anima deve naturalmente esistere nella sua integrità già prima dell’atto generativo, vale a dire che essa deve già contenere riuniti in sé tutti gli specifici sostanziali, i quali di regola sono suddivisi nell’universo intero, e che a lei vengono fatti affluire da tutte le parti.
4. Un tale perfetto compendio specificale-sostanziale (riunione di tutte le minutissime e varie particelle essenziali dell’Universo) costituisce già l’anima; solo che gli specifici sono in lei ancora mescolati fra di loro così caoticamente che in ogni caso si potrebbe dire: l’anima, prima della generazione, è un aggroviglio, un così detto nodo gordiano, il quale deve prima venire sbrogliato per poter assumere una forma. Ebbene, lo scioglimento di questo nodo incomincia appunto con l’atto della generazione, perché in quello stesso momento un tale nodo gordiano animico viene immesso nel corpo materno ed avviluppato in un involucro.
5. Interiormente a questo involucro le intelligenze corrispondenti incominciano allora a riconoscersi, ad accostarsi e ad afferrarsi l’una con l’altra; ma, affinché possano raggiungere un tale scopo, gli spiriti procurano loro luce entro il loro involucro, nella qual luce queste intelligenze sostanziali-specifiche si riconoscono, si scindono in gruppi e poi si avvicinano, si afferrano e si riuniscono, e tutto ciò per effetto della costrizione proveniente dalla volontà di quegli spiriti ai quali questo compito è affidato. Questi spiriti però sono quelli che voi chiamate ‘spiriti tutelari’, e vi sono angeli, e di anche alto grado, i quali pure hanno voce ed influenza in simile mansione. Non c’è nessuna creatura umana che non sia vigilata da almeno tre spiriti protettori, da due angeli ed un altissimo angelo, sui quali veglia ancora un Settimo che voi già ben conoscete!
6. Questi spiriti tutelari e questi angeli sono fin dal momento della concezione continuamente intorno all’anima neo-generata ed hanno ininterrottamente cura perché il suo sviluppo proceda regolare e ordinato.
7. Quando l’anima ha riacquistato entro il suo involucro la forma umana, dal corpo materno le vengono fatti affluire degli specifici a lei corrispondenti; questi specifici vengono impiegati dall’anima per rendere più solida la cementazione delle sue intelligenze fra di loro.
8. A questo punto altri e nuovi specifici fluiscono dal corpo materno verso il luogo della nuova creazione umana; questi vengono adoperati già per la formazione dei nervi. I nervi sono in certo modo delle funicelle o dei cordoni i quali possono dappertutto venire afferrati e tesi dall’anima per poter appunto, mediante queste funicelle o cordoni, imprimere ogni possibile movimento al corpo che è cresciuto intorno.
9. Quando i nervi hanno assunto la giusta posizione nei loro punti principali d’irradiazione e di congiungimento, allora nuovamente altri specifici continuano ad affluire. Questi vengono subito indirizzati alla formazione delle viscere, e quando le viscere principali si sono già costituite nei loro primi fondamenti organici, esse vengono tosto congiunte con i nervi principali.
10. Dopo questa operazione si procede con il completamento delle viscere, mettendo a profitto nuovamente altri specifici che continuano ad affluire. Però, siccome la grande maggioranza dei nervi si concentra naturalmente nel capo e cioè principalmente nella regione occipitale nella quale anche l’anima ha la propria testa, così avviene che contemporaneamente alla formazione delle viscere comincia anche la formazione del capo il quale è l’immagine più corrispondente dell’anima, perché tutte le intelligenze dell’anima vengono a concentrarsi appunto nel capo grazie a certe irradiazioni principali; e siccome gli occhi sono il simbolo più perfetto dell’intelligenza, succede anche che il capo e particolarmente gli occhi sono i primi ad essere visibili; giacché negli occhi convergono intersecandosi tutte le irradiazioni delle intelligenze dell’anima, ed è appunto questo affluire in massa delle irradiazioni d’intelligenza a costituire la facoltà visiva naturale dell’anima, mediante la quale essa può contemplare il mondo esteriore in se stessa.
11. Quando l’anima ha ultimato questo lavoro con l’aiuto del potere volitivo degli spiriti, altri specifici le vengono di nuovo fatti affluire; questi concorrono poi alla formazione delle parti più varie del corpo umano. Però qui non vi è necessità di fare o di creare; bensì la cosa procede da sola; è bene soltanto che venga indicata la via secondo l’ordine. E così si procede alla formazione della carne, delle cartilagini, dei muscoli, dei tendini e delle ossa, e tutto si congiunge da sé a quello che particolarmente gli è affine; solamente la direzione, e con essa la forma, risulterebbe errata se non ci fossero gli spiriti a prescrivere la giusta via agli specifici d’intelligenza con la loro saggia forza di volontà. Però può talvolta accadere perfino che ciò non avvenga, e cioè quando la madre che porta una creatura nel suo grembo, si reca qualche volta nel suo animo all’inferno, dove certamente i Miei buoni spiriti ed i Miei angeli non possono dare interamente la loro operosa compagnia. La conseguenza di questo malanno è di solito un aborto o talora perfino un’intrusione dell’inferno sotto forma d’un parto mostruoso; perciò ad ogni madre sarebbe da farsi la raccomandazione di vivere durante la gravidanza nel modo più cristianamente virtuoso possibile.
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Lo
sviluppo del feto umano
17 marzo 1847
1. Dopo aver formato, come indicato poco fa, le cartilagini, i muscoli, le ossa ed i tendini, l’anima dedica poi le sue ulteriori cure alla completa costituzione e sistemazione delle estremità (membra) mediante opportuno ed ordinato impiego degli specifici a ciò occorrenti.
2. Quando anche questo compito è assolto, l’anima si ritira nelle viscere e comincia a mettere in azione i muscoli del cuore, la quale attività cardiaca, congiunta alla presenza di speciali umori limpidissimi che vengono spinti attraverso i diversi vasi, ha l’effetto di aprire, per dir così, gli organi e di renderli accessibili alla circolazione.
3. Una volta aperte in questo modo le vie alla circolazione nei vari organi, l’anima passa immediatamente ad azionare la milza. Con ciò ha inizio la produzione del sangue che viene condotto nelle celle del cuore, dalle quali poi viene spinto negli organi ormai aperti.
4. Quando il sangue ha compiuto il suo primo giro, viene posto in attività lo stomaco, e questo comincia subito a indurre ad un più intenso processo di fermentazione i succhi nutrienti che vi sono contenuti. Con questo processo viene provocata la separazione degli specifici nobili e più sostanziali dagli umori grezzi, indigeribili e più ricchi di muco. Questi ultimi vengono espulsi tramite il canale naturale di scarico, attraverso cui giungono anche gli umori nella vescica materna, che non sono altro che gli escrementi dell’essere già vivente corporeamente nell’organismo materno.
5. Quando questo frutto nel corpo materno ha trascorso circa tre mesi di vita corporale, l’anima è già rientrata in uno stato di tranquillità, e il suo cuore (animico) è già giunto ad un certo grado di solidità. In questo stadio, per opera di uno spirito angelico, si procede all’immissione, appunto nel cuore dell’anima, di uno spirito eterno avvolto in un settuplice involucro. Naturalmente nessuno deve immaginarsi che si tratti di un involucro materiale, bensì di uno spirituale che è molto più robusto e resistente dell’involucro materiale, e di questo fatto ognuno può convincersene considerando molte cose già a questo mondo, dove è cosa molto più facile spezzare un carcere materiale che non uno spirituale.
6. Sceglietevi due uomini, l’uno povero e l’altro ricchissimo; conducete poi quello povero davanti ad un grosso muro e ditegli di praticarvi un passaggio, ed egli prenderà un piccone ed un martello e così vincerà la resistenza del più grosso muro. Ma conducetelo invece dinanzi al ricco dal cuore indurito e vedrete che né piccone né martello e meno ancora le preghiere saranno capaci di rendere accessibile il cuore del ricco, perché questo è racchiuso entro mura spirituali che nessuna potenza terrena riuscirà mai a spezzare. Questa è cosa che soltanto lo Spirito di tutti gli spiriti può fare!
7. Dopo l’immissione dello spirito nel cuore dell’anima, un atto che in alcuni casi viene compiuto prima, in altri più tardi, e in molti anche tre giorni prima della nascita, il processo di maturazione del corpo è più sollecito cosicché la nascita può aver luogo.
8. In quest’ultimo periodo ciascuna madre deve astenersi quanto mai da ogni eccitazione e da ogni brama materiale, poiché tali brame ed eccitazioni hanno origine per lo più dall’inferno, e in quel punto dove la madre che si trova in un simile stato di eccitazione si tocca, nello stesso punto corrispondente risulta segnata l’anima per parte dello spirito che è in lei, spirito che, quale polarità contraria, entra pure in stato di eccitazione. Tale marchio dell’anima si riproduce poi anche sul corpo. Questa è dunque anche la causa delle cosiddette voglie dei bambini.
9. Che questo marchio appaia soltanto localmente ed occupi uno spazio assai piccolo e non si estenda originariamente a tutta l’anima e successivamente a tutto il corpo, lo si deve all’azione degli spiriti, perché, qualora ciò avvenisse, un’imprudenza di questo genere e il conseguente marchio totale da parte dell’inferno potrebbe portare alla rovina completa dell’anima, e con ciò alla morte del corpo, cosa questa alla quale appunto tende l’inferno.
10. Perciò è prudente che ciascuno si guardi almeno un po’ dalle persone che recano sul corpo simili segni in numero e grandezza più rilevanti, perché non di rado in un tale essere gli specifici infernali più o meno si destano; e, quando una volta questi si sono destati, allora quell’individuo che porta sul suo corpo parecchi e notevoli segni di questo genere, diventa spesso malvagio in uno o nell’altro campo della vita. Tali uomini o non credono a niente o sono proclivi alla libidine oppure sono calunniatori, e sotto certi aspetti può anche qui aver valore l’ammonizione: “State in guardia da chi è segnato!”. L’inferno, infatti, segna tutto ciò che dona affinché non possa venirgli tolto e perché, fondandosi su di un illusorio diritto, possa, dopo che è trascorso il termine, reclamare quello che esso ben riconosce come suo.
11. Le cose in questo caso procedono come su questo mondo. Gli uomini che sono dal Cielo danno quanto possiedono ai loro fratelli e sorelle senza sigilli e senza titolo di credito; perché essi donano qualcosa per non riprenderselo più cosicché non hanno mai luogo processi.
12. Gli uomini del mondo invece pure danno, però mai senza titolo di credito e garanzia, perché, dopo la scadenza, possano riprendere quanto hanno dato; e, se i debitori non possono restituire il ricevuto, c’è la denuncia e il processo, e questa è cosa infernale, perché è l’inferno quello che denuncia e processa eternamente.
13. Tuttavia non dovete considerare troppo rigidamente questi segni o voglie, perché, se esse sono poche e molto piccole, non stanno che poco o per lo più nulla affatto in rapporto con la spiegazione di poco fa. Come vi ho già detto prima, gli spiriti protettori, cui tali incombenze sono affidate, sono d’impedimento all’inferno nei suoi malvagi tentativi, e, quand’anche un bambino durante la lotta dei buoni spiriti con i cattivi finisce con il riportare qualche segno, si tratta sempre di segni (stimmate) tali che non portano con sé conseguenze, per la ragione che gli specifici infernali ne sono già stati allontanati.
14. A questo punto qualche psicologo potrebbe certo domandare e dire:
15. “Ma come mai può il Signore, se proprio esiste, come mai può Egli assieme ai suoi innumerevoli eserciti di spiriti angelici tutti armati di ogni potenza e sapienza tollerare che l’abominevole inferno perpetri una simile infamia a danno dell’innocentissimo frutto del corpo materno? Questa è cosa contraria ad ogni sapienza e che puzza terribilmente d’impotenza!”
16. Però a quel tale Io risponderei: “Sia dato a ognuno il suo!”. Lasciate che la zizzania cresca assieme al grano fino al tempo della raccolta; quando il momento sarà venuto, si separerà scrupolosamente tutto ciò che sarà del Cielo da quello che apparterrà all’inferno, e il celestiale sarà ricondotto al Cielo mentre l’infernale verrà di nuovo assegnato all’inferno. Per questa ragione nessuna anima andrà perduta, dovesse essa portare anche mille segni infernali; perché questi le verranno tolti per essere restituiti all’inferno. Tutto invece dipenderà dal fatto se l’anima con l’esercizio dell’umiltà si sia dedicata o meno alla liberazione del proprio spirito. Quando essa è riuscita a liberarlo, allora anch’essa acquista libertà in tutto attraverso il suo stesso spirito, ma se non l’ha fatto allora anche lei rimarrà prigioniera finché lo spirito non avrà perso il suo settuplice involucro e non sarà diventato una cosa sola con l’anima.
17. Non appena il fanciullo viene partorito dal corpo materno, il polmone entra in attività, e il neonato comincia con ogni inspirazione ad assimilare dall’aria una quantità innumerevole di specifici i quali vengono subito impiegati alla formazione dello spirito nerveo ed all’irrobustimento dell’anima; cioè a tutto quanto concerne la sua essenza formale-sostanziale. Per quanto invece riguarda il suo nutrimento interiore specificale-intelligente, questo esso lo riceve per mezzo dei sensi del corpo, e tutto ciò tenuto in ordine dai buoni spiriti attivi in questa sfera.
18. Con l’attuale spiegazione vi è ormai stata rivelata la sfera spirituale della prima regione nonché tutto quello che in essa vi è e succede nella maniera il più possibile chiara per voi.
19. Una spiegazione più vasta ed esauriente della cosa non è immaginabile, per la ragione che lo spirituale non potrà mai più essere comprensibile in pieno mediante parole terrene con tutta la chiarezza che gli è assolutamente propria; però chi è dotato di sentimento sano ed equilibrato e può con esso udire, vedere e percepire con il tatto, costui acquisterà con la maggiore facilità e con la massima chiarezza in questa spiegazione la fondata convinzione della irrefutabilità di quanto è stato finora detto a tale riguardo.
20. E così dunque noi avremmo esaurito l’argomento di questa prima regione, e ci proponiamo di fare prossimamente una brevissima capatina ancora nell’interno della Terra allo scopo di concludere questa comunicazione.
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Anima
e spirito nell’uomo
18 marzo 1847
1. Ciò che riguarda la Terra naturale venne trattato il più esattamente possibile nella parte naturale di queste comunicazioni; che però questa Terra apparentemente naturale sia effettivamente meno che naturale, vale a dire materiale, noi avremo occasione di saperlo appunto per effetto della comunicazione che sta per seguire in maniera più precisa ancora di quanto ci sia stato possibile saperlo finora.
2. Ma per poter arrivare ad una cognizione profonda della cosa, è necessario per noi comprendere anzitutto intimamente ciò che è veramente anima e ciò che veramente è spirito.
3. Questo divario è stato a dire il vero già spiegato e per degli animi molto perspicaci quanto finora è stato detto sarebbe sufficiente a far risaltare la linea di demarcazione tra spirito ed anima; però, per voi, che non avete ancora un’esatta visione dei fatti della vita interiore, la cosa deve venire esposta in una maniera alquanto più chiara, affinché una tale visione precisa vi sia resa possibile.
4. L’anima è l’organo accoglitore di tutte le innumerevoli idee della Causa prima, dalla Quale essa come da un alito è scaturita. Essa è la portatrice delle forme, dei rapporti e dei modi di azione; tutte queste idee, forme, rapporti e modi di azione sono deposti in lei entro dei minutissimi involucri.
5. Un’adeguata misura di tutto ciò raggruppato in un essere costituisce un’anima umana perfetta; ma poiché appunto l’anima è un compendio formato da un’innumerevole quantità di particelle d’intelligenza sostanziali più varie, essa, poiché è il risultato di una composizione, può venire anche nuovamente scomposta nelle sue parti, non diversamente per esempio dall’aria la cui forma rappresenta certo una massa continua, ma è tuttavia suscettibile di una suddivisione infinita.
6. Che l’aria possa venire suddivisa in parti grandi, piccole e piccolissime, ve lo dimostra qualsiasi schiuma, la quale non consiste in nient’altro che di numerosissime bollicine d’aria prodotte dall’agitazione provocata in qualche liquido di natura un po’ meno fluida. Quando le bollicine spariscono, allora l’aria che vi è racchiusa ritorna a formare un tutto uniforme con la massa generale dell’aria; ma, finché le bollicine permangono, racchiudono in sé una parte dell’aria e separano questa, come voi di solito dite, ermeticamente dall’aria esteriore mediante la sottile e trasparente parete del liquido.
7. E così pure tutto l’Universo, anzi tutto l’Infinito intero è colmo delle Idee della Divinità, e queste, che riempiono l’intero Infinito, si trovano pure riunite tutte anche in una ‘monade’, certamente però nella proporzione più ridotta immaginabile, così come l’aria nella minutissima bollicina di sapone comprende in sé precisamente tutte quelle parti che si possono riscontrare nella massa generale dell’aria. Questa dunque sarebbe l’anima.
8. “Va bene, ma che cos’è poi lo spirito?”. Chiederà qualche psicologo.
9. Lo spirito in sé non è veramente una forma ma è invece appunto quell’essere che crea le forme, e non appena le forme sono create, esso stesso può manifestarsi quale forma agente, appunto in questa forma creata; il che equivale dire:
10. “Ogni forza, quando come tale vuole manifestarsi, deve trovarsi opposta ad una forza contraria; proprio per effetto di questo punto d’appoggio creatosi la forza può rendere manifesta e sensibile la sua azione.
11. Lo spirito, per conseguenza, è simile alla luce, la quale in se stessa rimane certamente luce in eterno, però come luce non può rendersi manifesta finché non trova un oggetto da poter illuminare”.
12. Come voi potete constatare, per esempio già considerando il Sole, la luce emana continuamente ed uniformemente da esso, però la totale mancanza di un oggetto fa sì che nessuno può accorgersi che la luce esista. Una notte senza Luna è altrettanto ricca della luce del Sole quanto una notte illuminata dalla Luna, ma nel primo caso la luce non trova nell’etere immenso alcun oggetto da illuminare, e perciò nessuno osserva che la luce esiste. Quando invece la Luna, il grosso satellite, se ne sta in alto di notte, la luce che emana dal Sole non manca di rendersi potentemente percettibile, e ciascuno, per poco che sia addentro nell’astronomia, potrà osservare con tutta facilità come e da che parte la Luna venga illuminata dal Sole.
13. L’azione spirituale della luce voi la potete facilmente già constatare nella natura. Nella terra e nell’aria esiste bensì ed è presente in tutto; tutte le forme dell’essere e del divenire giacciono immote l’una accanto all’altra nell’apparente materia, ed esteriormente nulla da segno di vita in esse, ma, quando viene la luce, le forme giacenti l’una presso l’altra come morte acquistano vita, si afferrano tra di loro ed assumono forme nuove. Confrontate l’inverno e l’estate tra di loro, e l’azione spirituale della luce non potrà sfuggirvi.
14. Ora voi sapete anche cos’è veramente lo spirito; lo spirito è la luce che si genera dal suo stesso calore da eternità in eternità, e l’Amore è uguale al calore, e la Sapienza è uguale alla luce.
15. Se un uomo, per quanto perfetta sia la sua anima, non ha che poca luce o non ne ha affatto, egli tanto nella propria anima che nel proprio corpo non potrà esplicare che poca od assolutamente alcuna attività. Ma se in quest’anima giunge la luce, allora essa diverrà attiva nella misura della luce che sarà giunta in lei.
16. L’anima per esempio di un cretino è in sé altrettanto perfetta quanto quella di un dottore di filosofia; però il corpo di quest’anima è troppo grossolano e pesante, e non permette che all’anima giunga se non pochissima luce, o talvolta neanche un po’; in altre parole: la scintilla di luce che è posta nell’anima non può divampare perché eccessivamente oppressa dalla grave massa della carne. All’anima di un filosofo invece di luce ne arriva molta; la massa della carne con il molto studiare ed imparare è diventata più rada e porosa, e non comprime tanto in un punto la fiamma spirituale.
17. Per queste ragioni nel primo caso non si avrà affatto attività o se ne avrà assai poca; nel secondo caso invece l’individuo irradiato di luce non avrà quasi più sosta né riposo per la intensa attività.
18. Certamente qui non si tratta ancora di sapienza, quando cioè nell’anima tutto diventa luce, bensì la questione verte soltanto sulla poca luce o sulla sua totale assenza, e sulla maggiore o minore quantità di luce. Da questa cosa altresì risulta già con assoluta chiarezza che senza lo spirito, ovverosia senza la luce, tutto è morto ed incapace di qualsiasi ulteriore sviluppo e perfezionamento, mentre nella luce tutto diventa fattivamente vivo, si completa e si perfeziona.
19. Così pure la luce di per sé non ha certo forma alcuna, ma essa crea le forme ed agisce poi nelle forme come forma essa stessa. Le forme possono venire suddivise oppure ricostituite assieme e plasmate a nuove forme di varietà infinite; la luce invece non può venire divisa, bensì essa penetra ininterrottamente dappertutto e compenetra tutto ciò che è atto ad accoglierla; quanto però non è penetrabile dalla luce, resta in sé tenebroso e morto, perché lo stato dell’anima senza luce alcuna corrisponde alla morte dell’anima.
20. Si comprende naturalmente da sé che qui si tratta sempre della luce eterna uniforme, la quale sola è condizione di vita, e non già della luce di un’esplosione o del lampo, dunque di una luce dell’ira che fornisce un dubbio chiarore soltanto per alcuni istanti, mentre, una volta cessata, è seguita da una tenebra dieci volte più profonda di prima. Una simile luce è pari alla luce dell’inferno; qui pure hanno luogo tali vampate, ma, dopo ciascuna di esse, subentra sempre un’oscurità dieci volte maggiore.
21. E adesso che abbiamo esposto in maniera si spera abbastanza chiara il divario fra anima e spirito, sarà poi facile per noi comprendere che la Terra nella sua massa altro non è che l’anima di Satana fatta prigioniera, mentre il suo spirito si trova nell’interno della Terra costretto in nuovi ceppi impenetrabili.
22. In seguito vogliamo illuminare questo fatto più da vicino.
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L’anima
di Satana
19 marzo 1847
1. Noi abbiamo già accennato ultimamente al fatto che un’anima, per essere composta da innumerevoli particelle sostanziali d’intelligenza, ovvero, per parlare più chiaramente ancora, da innumerevoli idee in miniatura, può essa pure venire nuovamente divisa, sia totalmente nelle sue singole particelle sia in determinati compendi o gruppi, i quali, a seconda della variazione nel numero e nella qualità delle singole particelle sostanziali d’intelligenza che vi sono assieme raggruppati, possono presentarsi sotto varie configurazioni o forme corrispondenti.
2. Di esempi a questo riguardo ce ne sono in quantità immensa tanto sulla superficie terrestre quanto nella Terra stessa. Basta che consideriate le varie specie di minerali, di piante e di animali e voi avrete abbondanza di esempi palpabili di quanto strana e varia sia la forma che i compendi animici possono assumere.
3. Qui certamente si tratta di tipi materiali; ma questi sono pur sempre manifestazioni esteriori materiali ovvero tipi appunto di forme animiche interiori. Perché la forma esteriore non può essere altra se non quella soltanto che dal punto di vista plastico corrisponde perfettamente alla forma interiore; ossia: com’è la forma interiore così è l’effetto esteriore.
4. Una simile divisione animica si ebbe pure quando fu creata la prima coppia umana, quando cioè da un’anima ne vennero fatte due; infatti non sta scritto che il Creatore alitò anche ad Eva nelle narici un fiato vitale, bensì Eva sorse, corpo ed anima uniti, fuori da Adamo, e in questa seconda anima fu pure immesso uno spirito immortale, e così da un uomo e da un’anima ne furono fatti due, i quali tuttavia erano una carne ed un’anima. Una simile divisione animica la si può anche molto facilmente riconoscere nei figli in rapporto ai genitori, perché la prova che l’anima dei figlioli è tratta in parte dall’anima dei genitori è fornita dall’affinità fisionomica fra i primi ed i secondi. Quello che in ciò vi è di estraneo, resta anche estraneo e dissimile nella fisionomia ai procreatori; ma quello che dai procreatori è tratto, si esprime simpateticamente nell’immagine mediante quanto vi è di simile con i procreatori, ed è così che i genitori riconoscono i loro figli. Da questi esempi che abbiamo citato la divisibilità dell’anima riesce dunque facilmente comprensibile.
5. Ancora più spiccatamente però viene a risultare questa divisibilità nel mondo spirituale mediante una quantità di fenomeni della specie più strana. Un’anima che durante il periodo di vita terrena sia vissuta in modo non contemplato dai paragrafi sfolgoranti del Libro della Vita, oppure in modo non sufficientemente concordante in tutte le sue parti con il Vangelo, un’anima simile deve necessariamente apparire nel mondo spirituale sotto le figure più varie e strane, le quali giungono fino alle forme animali più orrende e mostruose. La ragione di tale fenomeno è che l’anima durante il tempo della vita terrena ha sciupato e sperperato una grande quantità di specifici necessari al perfezionamento della propria forma. Dopo la separazione dell’anima dal corpo questi specifici non ci sono più, e perciò anche la forma dell’anima fuori dal corpo non può essere che estremamente imperfetta; come pure avviene di alcune, anzi di molte anime troppo inclini in un modo o nell’altro alla sensualità ed alla materialità, che con ciò vanno acquisendo un’esagerata sovrabbondanza di specifici i quali non sono necessari né più si confanno al loro essere. Simili anime, appena si trovano fuori dal corpo nel mondo spirituale, risultano fornite di escrescenze e deformazioni mostruose fra le più strane e per lo più ripugnantissime. I testardi per esempio, poiché la testardaggine è una proprietà ancora animale, appaiono muniti di corna ramificate o semplici, a seconda della forma più o meno acuta del loro vizio; i libidinosi, i quali non hanno la mente occupata d’altro che dai genitali femminili, sono spesso pieni in tutto il loro essere di tali organi, e viceversa per il sesso femminile colmo degli organi maschili.
6. A seconda che a questo mondo un uomo è portato di preferenza verso una qualche forma di sensualità similmente appunto quella determinata mala passione si troverà poi ad essere impressa nell’anima e ciò causa la sovrabbondanza dei rispettivi specifici sostanziali d’intelligenza, i quali, secondo le norme contenute nel Libro della Vita e dell’Ordine ben stabilito dallo stesso, non appartengono più alla forma umana pura dell’anima.
7. In qualche individuo simili anormalità animiche si rendono visibili già nel corpo terrestre, ciò che però non è sempre il caso, perché il corpo non è tanto facilmente suscettibile come l’anima alla impressione di specifici estranei; soltanto nei casi in cui l’anima già troppo precocemente, o talvolta anche a motivo dei peccati dei genitori, ha accolto in sé degli specifici inadatti, soltanto allora questi specifici lasciano una ben marcata impronta anche sul corpo, quando cioè questo è ancora suscettibile di riceverla.
8. Da tutto quanto finora è stato esposto risulterà dimostrato, si spera in modo molto chiaro, che l’anima può venire non solo solidificata allo stato materiale visibile, ma bensì anche divisa tanto nel suo stato rigido materiale quanto in quello di anima libera.
9. Noi però abbiamo detto prima, che tutta intera la Terra materiale è un’anima di Satana; però qui bisogna aggiungere che non soltanto la Terra, ma anche tutti gli altri corpi celesti esistenti in numero sconfinato sono il prodotto di questa sua anima, la quale appunto in questi corpi celesti è già stata suddivisa in compendi innumerevoli.
10. Lo spirito però non si può suddividere, ed una volta che esso quale una unità è stato posto in un’anima, sia questa grande oppure piccola, resta sempre quale una unità così com’è. Per quanto immensa sia stata un giorno l’anima di Lucifero, in essa tuttavia non poté mai trovare dimora più di uno spirito; e quest’ultimo spirito caduto per proprio volere non può ora trovarsi in tutti gli innumerevoli compendi nei quali fu suddivisa la sua anima originaria concreta di un giorno, bensì la dimora di questo spirito è limitata unicamente a questa Terra che voi abitate. Tutti gli altri corpi celesti, quantunque essi pure parti di tale anima originaria, sono esentati dal dover offrire rifugio ad un simile inquilino; perciò anche gli abitanti di quei mondi, quantunque siano nella loro natura solitamente migliori di quelli di questa Terra, non possono tuttavia mai giungere a quella perfezione nella somiglianza a Dio cui possono arrivare i figli di questa Terra, i quali sono bensì in spirito quello che vi è di più lontano ed infimo di fronte a Dio, ma appunto per tale ragione possono nel caso di ravvedimento e di miglioramento diventare quanto vi è di più alto, di più vicino e di più simile a Dio.
11. E sempre per queste ragioni anche Io, che sono il Signore, scelsi questa Terra a teatro delle supreme Mie misericordie, e creai sopra di essa tutti i nuovi Cieli.
12. Ogni uomo che sulla Terra viene partorito, ottiene uno spirito direttamente da Me, e può incontestabilmente aspirare secondo l’ordine prescritto a diventare un perfetto figlio di Dio.
13. Sugli altri mondi invece gli uomini ottengono lo spirito dagli angeli; perché ciascun angelo è figlio di Dio, e come Me stesso e come ogni arcangelo dovette percorrere la via della carne su questa Terra; per il quale motivo anche egli possiede poi in sé la potenza creativa, che prende dall’eccesso del suo amore e della sua luce per deporla negli uomini in formazione di altri mondi, e può per conseguenza allevare in questo modo come un Dio dei figli del proprio nome. Questi figli sono perciò, per così dire, dei figli di seconda mano, e non propriamente figli di Dio, possono però per la via della reincarnazione su questa Terra giungere essi pure al grado di figli di Dio.
14. Vedete, tutto ciò sotto certi punti di vista rappresenta bensì per gli uomini di questa Terra uno svantaggio, perché sono costretti ad abitare così vicini al peggiore fra tutti gli spiriti il quale da loro molto filo da torcere; ma d’altro canto hanno un inapprezzabile vantaggio, poiché in primo luogo essi sono dotati di un vigoroso spirito di Dio per mezzo del quale, purché lo vogliano, sono in grado di controbattere facilmente la malvagità del grande ‘perfido’, riuscendo così – e questo in secondo luogo – a diventare perfetti figli di Dio.
15. Qualcuno potrebbe certamente muovere qui un’obiezione, debole in verità e dire: “Da dove poi furono presi gli spiriti per gli uomini degli altri mondi al tempo in cui la Terra non era ancora abitata dalla razza umana, dato che è lecito ritenere che altri corpi celesti molto più antichi, specialmente i soli, abbiano avuto creature umane sicuramente un bilione di anni prima della Terra?”. A questa debole obiezione non si può che debolmente del pari ribattere: “Quei corpi celesti molto più antichi derivano innanzitutto tutti dall’una e dalla stessa anima che ormai si conosce sulla scorta di quanto fu detto poco fa. Dunque, quanto più grande è la pianta, tanto più tempo è richiesto perché essa renda frutto”.
16. Seminate contemporaneamente un grano di frumento e una ghianda di quercia, e domandate a voi stessi quale pianta sarà la prima a portare frutto! Il grano di frumento si riprodurrà in alcuni mesi, mentre la quercia riprodurrà le ghiande appena dopo parecchi anni. Gli animaletti infusori possono moltiplicarsi attraverso qualche centinaio di generazioni in un minuto; all’elefante invece occorrono oltre due anni per dare alla luce un piccolo, e ci vogliono intorno ai venti anni prima che questo animale divenga atto a generare e a concepire. Ora potete stabilire un paragone tra l’infusore e l’elefante: quante generazioni dell’infusore sarebbero necessarie a colmare il periodo di tempo occorrente ad una generazione dell’elefante?
17. Mi sembra che questo esempio sia abbastanza chiaro perché in base allo stesso possiate comprendere che, quantunque un Sole primordiale sia forse di parecchi decilioni di anni terrestri più vecchio della Terra, la quale di per sé è già vecchia di qualche quintilione di anni, tuttavia, poiché è molto più grande della Terra, in questa stessa proporzione matura anche molto più tardi quello che su di lui è stato seminato; e in questo caso da parte Mia è stato previsto e disposto con tutta esattezza che i frutti di tutti i corpi celesti possano e debbano giungere a maturazione in un tempo coincidente con quello in cui il punto centrale della creazione spirituale sia tanto progredito da poter rendere possibile trapiantare il suo eccesso vitale spirituale nei frutti di altri corpi celesti.
18. È certamente vero per esempio che, specialmente sul Sole centrale primordiale a voi noto come Urka, esseri umani sono esistiti prima che la Terra fosse ancora separata dal suo Sole; ma questi esseri umani vivono un periodo di tempo differente da quello degli uomini di questa Terra, perché, quando un simile abitante di Urka ha soli dieci anni secondo la misura del suo mondo, egli è già più vecchio di tutta questa Terra. Da ciò si può molto facilmente dedurre che i primi nati su questo corpo celeste possono vivere perfettamente sani ancora al giorno d’oggi, ed altri ancora che nascono in quest’epoca vivranno fino a che questa Terra esisterà; e altrettanto facilmente potrà venire compreso come senza alcuna difficoltà si possa affrontare il problema del tempo in cui tutti gli angeli, assieme a Me, hanno percorso la via della carne e come ormai già da lungo tempo essi possano, quali Miei figli, attingere alla propria immensa sovrabbondanza vitale per immetterne in simili figli di altri corpi celesti.
19. Da tutto quanto detto finora risulterà dunque chiaro a chiunque abbia spirito e luce che in primo luogo l’anima è divisibile e particolarmente, poi, l’anima primordiale dello spirito originario primo creato; e che in secondo luogo appunto questa Terra costituisce quella parte della summenzionata anima primordiale che, assolutamente unica, è ancora abitata dall’uno spirito originariamente creato.
20. E considerato che noi sappiamo ormai questo, noi ci dedicheremo prossimamente a considerare le particolarità del modo in cui si effettua la divisione animica, e vedremo come da questa un’anima vadano ora sorgendo continuamente a miriadi le nuove anime.
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La
legge della suddivisione animica
20 marzo 1847
1. In parte vi è stato già indicato, e precisamente quando si trattò del regno minerale e vegetale, come una quantità innumerevole di specifici tellurici salgono continuamente, si raggruppano, si afferrano e si ordinano secondo la volontà che interviene degli spiriti cui tale mansione incombe, e come in certo qual modo è animico tutto quello che sulla Terra si rende manifesto. Questa cosa dunque non è necessario ripeterla; però da ciò emerge ancora qualche cosa d’altro, di più strano e di più notevole che contribuisce molto a mettere in più chiara luce tutto questo procedimento.
2. Questa suddivisione, il che dovrà certamente sembrarvi piuttosto enigmatico, è regolata secondo una legge misteriosa che potrebbe anche chiamarsi politica divina, in modo tale che Satana stesso è costretto a figurare quale cooperatore principale alla suddivisione suddetta.
3. Egli vuole sempre ricondurre alla libertà la sua anima facendo uso della propria forza allo scopo di poterle fare riacquistare la precedente estensione; e perciò egli arde continuamente nell’interno della sua anima totale tellurico-specifica compressa. Mediante questo ininterrotto divampare egli vuole ridurre l’apparente materia a sostanza sottilissima. Questo suo sforzo viene continuamente permesso con le dovute limitazioni suggerite dal principio d’ordine, ed a tale scopo anche l’organismo dell’essere terrestre è così costituito e sistemato che il maligno spirito viene obbligato di continuo a perseverare in questa sua ostinazione ed a rimanere sempre ugualmente attivo.
4. Egli veramente si culla nella folle illusione di aver già quasi completamente liberato la propria anima incarcerata mediante questa sua incessante attività e perciò egli è continuamente occupato a spingere gli specifici psichici dall’interno della Terra all’infuori; ma che qui, alla superficie, questi specifici vengono raccolti dagli spiriti superiori e ricostituiti a nuovi complessi umani perfetti, di ciò egli non sa che poco o affatto nulla.
5. Ma appunto questi specifici che da là provengono sono certamente di natura del tutto infernale e sono puramente d’essenza maligna; per questa ragione devono subire un lungo processo di fermentazione depuratrice salendo per i numerosissimi gradini della scala degli esseri, prima di poter divenire atti a rappresentare una figura d’uomo.
6. L’elemento infernale in questi specifici si rivela chiarissimamente nei numerosi esseri che precedono l’uomo. Considerate l’essenza velenosa di quasi tutti i metalli, il veleno delle piante, poi il veleno degli animali, la grande ferocia di questi ultimi e specialmente degli animali da preda, l’orribile perfidia ed astuzia dei rettili velenosi e non potrà sfuggirvi la presenza di una malizia infernale in tutti questi esseri; anzi questo elemento di perfidia veramente infernale si manifesta talvolta perfino nell’uomo stesso in grado così alto che non di rado fra qualche uomo e il principe delle tenebre non c’è che una differenza minima se non proprio nulla.
7. Questo elemento maligno-infernale pure viene sottoposto ad un nuovo processo di fermentazione attraverso l’intervento del potentissimo specifico che si chiama la Parola di Dio, mediante il quale l’elemento infernale viene ammansito ed invertito in elemento celestiale; però ciò non avviene tutto in una volta.
8. Gli specifici nell’anima umana vera e propria diventano bensì da sé già puri e celestiali quando sono stati compenetrati dallo spirito che esiste nel corpo, ma il corpo stesso ovvero la carne umana è in tutte le sue parti ancora cosa vaga e maligna, dunque ancora infernale; perciò questa carne deve sottostare ancora a molte prove d’umiltà prima di poter diventare per gradi una parte congruente della psiche già prima pura.
9. Per questa ragione il corpo deve ancora una volta morire, ovvero, meglio ancora, venire dissolto; deve cioè, in tutte le sue parti, trapassare in ogni specie di vermi, in questi di nuovo morire o venire dissolto per poi passare, dopo questo dissolvimento, in numerosissimi infusori; questi a loro volta trapassano nel regno vegetale in varie piante le quali pure finiscono con l’imputridire e passare in differenti modi in parte nel terreno, in parte nel fuoco, parte negli organi digerenti degli animali, e ciò finché l’ultimo atomo non sia stato definitivamente disciolto e reso libero. Per più d’un uomo questo procedimento si protrae per qualche centinaio d’anni, e nel caso di qualche stolto che ama svisceratamente la propria carne, lo stesso procedimento può durare varie migliaia di anni fino a che il corpo da lui deposto morendo sia arrivato al completo dissolvimento. É però vero che di ciascun corpo la vera feccia assolutamente infernale rimarrà per tutti i tempi imputrescibile quale effettiva, assoluta proprietà di Satana, affinché a questi sia permanentemente conservato un corpo; ma invece tutte, anche le più imponderabili particelle di sostanza animiche che possono trovarvisi aderenti saranno levate dall’ultima scoria infernale ed incorporate alla vera anima umana; e così succederà che l’intera anima di Satana gradatamente risorgerà in moltissime figure umane, delle quali ciascuna sarà più perfetta ancora dell’intero immenso spirito di prima; ed, affinché ciascuna anima acquisti la perfetta somiglianza divina, a ciascuna di esse viene immesso da Dio un nuovo spirito e con ciò diventano nuove creature; ma la vecchia creazione si sprofonderà nella sua polvere e nella sua impotenza sempre crescente ed indurirà fino a servire da base e da sgabello alla Creazione nuova.
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Ritorno
e liberazione di Satana
21 marzo 1847
1. Se però le cose stanno veramente in questi termini, qualcuno potrà osservare: “Ma in questo modo la possibilità e le probabilità di un desiderato miglioramento del primo spirito caduto e dei suoi accoliti si riducono a ben poco; perché se in certo modo la parte più abbietta dell’anima sua dovrà rimanere quale rifiuto e scoria di ogni materia in modo da servire da sgabello ad una nuova creazione, allora all’interno di questa scoria terrestre dovrà restare prigioniero anche lo spirito, perché uno spirito non abbandona mai la propria anima, sia questa sostanziale o materiale”.
2. Ed Io rispondo: “Certamente le probabilità di un ritorno e di un miglioramento di questo spirito e dei suoi accoliti sono qui piuttosto scarse!”. Esiste ancora veramente proprio una scintilla di possibilità, ma essa è così minima da poter essere percepita a mala pena usando un microscopio che abbia una capacità d’ingrandimento di almeno un trilione di volte. Ciò lo si potrà vedere solo dopo una prova suprema di questo spirito, una prova tale, cioè, mediante la quale esso sarà posto in grado di avere una visione chiarissima che tutto il suo elemento animico gli sarà stato tolto, per rientrare nella gloria di Dio. Quando questo tempo sarà giunto, alcun sole né terra alcuna vi sarà più nello spazio infinito della Creazione, perché allora tutti i mondi visibili avranno già completamente restituito a libertà tutti i loro prigionieri, e non sarà più dato di trovare materia alcuna all’infuori di quella spirituale di un nuovo Cielo e di una nuova Terra. Ma la vecchia Terra inaridirà e si raggrinzerà come una mela marcia e poi gradatamente disseccherà; questo però sarà anche tutto quello che rimarrà di ogni materia, vale a dire l’ultima scoria costituita dalle particelle psichiche intelligenti di malvagità assoluta e di carattere prettamente satanico, scoria che lo spirito di Satana con i suoi accoliti non abbandonerà.
3. Quando, però, questo si avvererà è una questione del tutto diversa, e stabilire ora questo non gioverebbe affatto a nessuno, poiché su questa Terra naturale nessun uomo ne farà l’esperienza, e d’altro canto nel mondo spirituale a ciascuno spirito perfetto importerà ben poco di sapere cosa sarà accaduto di quella immondizia, come su questo mondo fra un milione di persone ve ne sarà certamente a mala pena una che reputerebbe valer la pena d’informarsi affannosamente circa la sorte toccata agli escrementi eliminati dal corpo suo trent’anni or sono. Senza del resto aggiungere che questa immondizia sarebbe in ogni caso più degna di attenzione di quell’altra.
4. Ma poi avverrà questo: tale spirito insieme al suo involucro di scoria indicibilmente solida sarà scagliato nell’Infinito, e la sua caduta non avrà mai più fine.
5. E di abisso in abisso egli precipiterà nel mare dell’ira nel quale penetrerà sempre più profondamente e dove egli troverà sempre maggior tormento quanto più profondamente s’inabisserà all’infinito nel mare dell’ira sempre più violento.
6. E per quanto questo mare dell’ira sia un fuoco potente fra tutti i fuochi, non potrà mai più sciogliere questa dimora, e allora accadrà come sta scritto:
7. «Ogni malvagità è precipitata nell’abisso eterno ed è stata inghiottita per sempre, e d’ora innanzi non vi sarà mai più malvagità alcuna in nessuno degli spazi dell’Infinito!»
8. Finché però che questa Terra esiste, a ciascuno spirito è reso possibile percorrere la via del pentimento, dell’umiltà e del miglioramento, quindi anche al più malvagio fra i mali spiriti. Ma quando questo tempo sarà trascorso, anche la via alla possibilità di un ritorno si troverà sbarrata per l’eternità dei tempi.
9. Continuerà veramente ancora a lungo finché la Terra avrà liberato tutti i suoi prigionieri, e certo alcuni milioni di anni terrestri ci separano ancora dall’epoca in cui la Terra verrà sottoposta all’ultima prova del fuoco nel fuoco del Sole. Quello che in questo fuoco potrà venire disciolto sarà rimesso in libertà, ma ciò che il fuoco del Sole non potrà sciogliere, ciò che in questo fuoco non diverrà fluido, rimarrà eternamente scoria e carcere della malvagità suprema, e questa sarà la morte ultima ed eterna.
10. E poiché ormai abbiamo parlato abbastanza di questo spirito estremamente malvagio prigioniero in questa Terra, sarà per voi, anche se non tanto utile, tuttavia molto degno di nota apprendere dove propriamente si trova il luogo di dimora dello spirito sommamente malvagio all’interno del corpo terrestre. A chiarirvi questo non si oppone alcuna grande difficoltà; basta che Io vi guidi al punto centrale terrestre ed avrete dinanzi a voi la dimora di questo spirito. Non si tratta né del cuore né di alcun altro viscere della Terra, perché queste viscere sono come tutto il resto costituite da elementi animici, sui quali in parte certamente influisce il malvagissimo spirito che conoscete, però in parte, anzi in misura preponderante, influiscono pure gli spiriti buoni che appunto così contengono nei dovuti limiti l’azione del malvagio.
11. La sede di questo spirito malvagio coincide con il vero punto centrale della Terra, solidissimo, sul quale tutta la massa preme affinché egli non si scuota con troppa violenza e distrugga tutto l’essere terrestre, poiché basterebbe lasciargli anche un solo barlume di libertà e in un baleno la farebbe finita non soltanto con questa Terra, ma addirittura con tutta intera la Creazione visibile, poiché in lui è insita una forza immensa che può essere vinta soltanto attraverso i ceppi resistentissimi e pesanti che Io solo, poiché sono il Signore, posso forgiare. Ma per quanto anche sia solidissimamente avvinto tra i ceppi, egli non manca mai di avvelenare con il suo alito di immensa perfidia gli specifici ascendenti verso la superficie terrestre, la quale volontà alitata è sempre ancora abbastanza potente da inoculare la morte in tutti gli specifici animici, la qual morte si rende manifesta con tutta precisione in tutte le creature della Terra, perché tutto quanto esiste di organico è soggetto alla distruzione e tutta la materia è atta a dare la morte ed a provocare la distruzione. Ora tutto ciò deriva dall’alito di volontà del perfidissimo, la cui malvagità è talmente spaventevole che voi non potreste farvi neanche la più pallida idea della sua vera essenza; infatti un solo minimissimo concetto della vera speciale perfidia di questo spirito avrebbe già di per sé solo un carattere talmente mortale che nessuna creatura umana potrebbe pensarlo e continuare a vivere. E se anche Io dessi sia pure una minimissima spiegazione riguardo alla malvagità di questo spirito vista nella sua propria tremenda realtà, anche questa minimissima spiegazione avrebbe l’effetto di uccidervi immediatamente, poiché tutto quello che avete finora udito di questo spirito non è che l’ombra pallidissima e lontanissima che la Mia grazia tutelare tiene costantemente e con grande prudenza avvolta, e che basta affinché abbiate di questo essere il vago presentimento che vi occorre.
12. Una conoscenza di questo essere fatta un po’ più da vicino sarebbe quanto mai dannosa; un’idea – certamente la più piccola immaginabile – della implacabilità e della terribile perfidia e ferocia di questo essere voi potete acquisirla già considerando parecchi dei fenomeni che vi si rivelano sulla superficie della Terra. Osservate la veemenza velenosa di certe piante delle regioni tropicali! Come è terrificante la loro azione, e nessuno è in grado di annientare una simile pianta, perché chi tenta di avvicinarsi ad un simile albero od arbusto, già a qualche ora di distanza cade immediatamente morto a terra. Eppure una pianta di questo genere non contiene che uno specifico infinitamente piccolo che sale alla superficie terrestre dai luoghi contigui alla dimora di questo malvagio spirito e che, secondo l’ordine prescritto, viene guidato in una tale pianta. Considerando un simile genere di pianta, che all’infuori della propria non tollera alcuna altra vita, ognuno può farsi un’idea, certo in una potenza molto contenuta, del come sia costituita la vera e propria malvagia essenza di Satana.
13. Anche considerare una tigre è a questo riguardo quanto mai istruttivo. Questo animale ha pure esso in sé soltanto un’infinitesimalissimo specifico proveniente dalle vicinanze psichico-specificali del luogo di dimora di questo perfidissimo tra gli spiriti, e questo minimissimo specifico basta per rendere un simile animale il più feroce e crudele fra tutti i quadrupedi, giacché esso è astuto, non ha timore di nulla e non risparmia niente di quanto gli cade fra gli artigli.
14. Altrettanto si può dire dei serpenti; quando hanno fame attaccano tutto ciò che viene loro a tiro. Anche la pietra che precipita da un’altura non risparmia niente; con cieco furore schiaccia tutto quello che incontra sulla sua via.
15. Da simili esempi si può certo – per quanto molto vagamente – riconoscere qualcosa dell’inesorabile furore e della implacabile ferocia di questo spirito principe della perfidia.
16. Io tralascerò di descrivervi più dettagliatamente la sua dimora perché non potrebbe esservi che di danno; è sufficiente che voi sappiate il dove, il come e il perché, ed invece di fare una conoscenza più intima con questo spirito, noi osserveremo prossimamente altre cose utili ed importanti in questa sfera.
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Essenza
e nome di Satana
22 marzo 1847
1. Voi avrete già spesso udito parlare ed avrete letto, ed udite e leggete tuttora, come appunto questo malvagio spirito venga presentato sotto svariatissime denominazioni e come accanto a lui venga fatta menzione di una quantità di suoi compagni di pari calibro, i quali sono chiamati diavoli o demoni. Io approfitterò di questa occasione per chiarire esattamente da dove il perfidissimo spirito ha tratto tutti i suoi vari nomi, e chi propriamente sono i diavoli.
2. “Satana”, “Satan”, il “Leviatan”, “Belzebù”, “Gog”, “Magog”, il “Serpente”, il “Drago”, la “Bestia dell’Abisso”, “Lucifero” ed altri simili nomi sono ancora quelli che lo riguardano e lo caratterizzano in varie maniere. ‘Lucifero’ ovvero ‘portatore di luce’ era il suo nome originario vero e proprio. “Satana” era tanto quanto il polo opposto di fronte alla Divinità. Questo spirito di Dio, quale Satana, si era realmente posto di fronte alla Divinità come lo è la donna di fronte all’uomo. La Divinità avrebbe generato nel suo essere le Sue innumerevoli idee eterne, affinché esse avessero potuto maturarsi nella sua concentrazione di luce in modo che dalla luce di questo spirito potesse poi risultare in somma chiarezza tutta una creazione di esseri, e l’intera Infinità sarebbe stata, appunto per l’azione di questa luce, continuamente e sempre più popolata, poiché nello spazio infinito avrebbero potuto trovare posto anche infinite cose, e tutte le eternità non avrebbero mai potuto colmare questo spazio, tanto da causarvi un giorno una calca di esseri.
3. Ma come voi sapete, poiché questo spirito aveva una destinazione di tanta infinita grandezza di essere un secondo Dio accanto a Me, egli doveva anche sottostare ad una prova della propria libertà corrispondente alla sua alta missione, prova che però, come pure sapete, non superò perché volle innalzarsi al di sopra della Divinità allo scopo di rendersela soggetta.
4. Fu dunque una contesa per il primato che trasse appunto questo spirito al primo crimine contro la Divinità. Ma siccome egli non poté indurre la Divinità a concedergli la precedenza ed a renderglisi completamente soggetta, egli divampò nel suo furore e maturò il piano di annientare addirittura la Divinità, per raggiungere il quale scopo non sarebbe proprio stata la forza a mancargli se la Divinità, secondo la Sua eterna Sapienza, non avesse duramente imprigionato a tempo debito questo ammutinato in tutte le sue parti. Ha certo un sapore di enigma l’asserzione che in questo spirito possa esservi stata una forza tale da indurlo ad affrontare la Divinità eterna fino al punto di tentare di costringere finalmente Questa a cedere dinanzi alla sua potenza, a costituirsi quindi completamente sua prigioniera e diventare con ciò incapace di azione per tutte le eternità, vale a dire entrare nello stato di annientamento completo; sennonché la cosa riuscirà comprensibile qualora si rifletta che la Divinità aveva posto appunto in questo spirito, per così dire, un perfetto Suo secondo Io, il quale, sebbene creato sotto certi aspetti nel tempo, era tuttavia situato a parità di forze di fronte alla Divinità in tutti gli spazi dell’Infinità.
5. Questo spirito, in cui la Divinità stessa aveva concentrato la propria Luce, era come la Divinità diffusa nell’intera Infinità, per cui gli sarebbe benissimo stato possibile avvinghiare dappertutto la Divinità rendendoLa impotente; sennonché da questo pensiero egoistico sorse in lui un’immensa vanità e il compiacimento della propria luce e della sua sconfinata dignità e sublimità. In questo egoismo e in questo compiacimento di se stesso si rese dimentico dell’antica ed eterna Divinità, divampò nel suo orgoglio e da se stesso s’indurì. Allora la Divinità afferrò il suo essere in tutte le sue parti, gli prese ogni entità specifica formandone dei corpi celesti in tutta l’Infinità, e avvolse lo spirito di questa sconfinata anima essenziale entro potentissimi lacci e lo vincolò nella profondità della materia.
6. Ma in questa posizione questo spirito non si chiama più ‘Satana’, bensì, essendosi egli in un certo qual modo da se stesso emancipato dall’eterno Ordine divino, prende il nome di ‘Satan’, che è quanto dire: polo uguale alla Divinità. Voi però sapete che polarità uguali non si attraggono mai, bensì sempre si respingono. Ed è appunto questo il motivo per cui questo essere si trova sotto ogni rapporto più lontano da ogni altro dalla Divinità, ed appunto perciò pure il più opposto alla Stessa; in ciò e con ciò stà la sua arci malignità. E ora voi sapete perché questo spirito viene anche chiamato “Satan”.
7. Con l’espressione ‘Leviatan’ si volle indicare semplicemente la sua potenza e forza, valendosi cioè del nome di un mostro che una volta abitava i mari, il quale era certamente l’animale più grande, poderoso ed inattaccabile di tutta la Terra. La sua grandezza era come quella d’un paese, la sua figura quella di un gigantesco drago in possesso di una forza tale che poteva tollerare nelle proprie viscere un fuoco potente senza risentirne danno quando talvolta fiamme orribili si sprigionavano fuor dalle sue fauci e dalle sue narici. Appunto questo è il motivo per cui il malvagio spirito venne chiamato non di rado anche il Drago che vomita fuoco, oppure il Drago dell’abisso. Questo spirito così denudato, vale a dire spoglio di tutta la sua anima e avvinto certo molto potentemente, soltanto nel suo essere spirituale più puro, fece finta parecchie volte di ravvedersi perché gli fosse stata concessa questa o quella cosa, ciò che senza alcun dubbio avrebbe potuto fare, poiché egli era stato, per quanto mai possibile, reso spoglio da tutti i suoi maligni specifici. E così questo spirito denudato richiese che gli fosse concesso di essere adorato come un Dio per un certo tempo, e qualora si fosse accorto di non provare più compiacimento in simili onori si sarebbe completamente convertito per ridiventare uno spirito purissimo. Questa cosa gli fu anche accordata. Tutta la storia del paganesimo, il quale è quasi altrettanto antico quanto la razza umana, ne da testimonianza. E perciò in origine il Signore si è scelto un unico piccolissimo popolo su questa Terra; tutti gli altri poterono, senza alcun danno alla loro libertà, prestarsi impunemente come gli animali al desiderio di questo spirito.
8. Tali le circostanze che concorsero alla svariatissima denominazione di questo spirito onorato come Dio.
9. Ma siccome questo essere non si accontentò di ciò ed invece del ravvedimento promesso non fece che tentare sempre maggiori usurpazioni nell’Ordine divino, egli venne costretto in una prigionia ancora più rigida; e, dato che nel frattempo era già andata educandosi fra la razza umana una quantità di spiriti di pari sentimento, così egli cominciò poi ad agire mediante questi suoi angeli, poiché un ‘diabolus’ o ‘demonio’ altro non è che uno spirito cresciuto ed educato alla scuola di Satana.
10. Certamente, la cosa non va intesa letteralmente nel senso che tali spiriti avessero forse frequentato davvero una scuola di Satana, bensì essi si formarono da se stessi in conseguenza di quegli specifici che essi avevano assimilati in sé fuor dalla sfera di questo spirito. Simili spiriti, poiché hanno in sé ugualmente l’elemento maligno fondamentale, si chiamano certo demoni, che equivale a dire discepoli di Satana, ma tuttavia si differenziano enormemente da lui, perché in loro solo l’elemento animico è omogeneo con il malvagio spirito, mentre invece il loro spirito, per quanto strettamente prigioniero, è tuttavia puro, mentre lo spirito di Satana è la vera e propria malvagità; perciò può accadere e accadrà che tutti i demoni vengano salvati prima che Satana sia in se stesso costretto ad intraprendere il grande viaggio verso la sua propria rovina.
11. Ed ormai sapete di che natura veramente è Satana, nonché i demoni. Prossimamente dunque, a maggiore chiarimento della cosa, noi passeremo a considerare altre cose degne di nota.
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L’importanza
della conoscenza del male
23 marzo 1847
1. Io so meglio di tutti che questi racconti alquanto diabolici non faranno a più d’uno molto piacere, e so pure che più d’uno anche si troverà in ciò ad urtare in qualche apparente contraddizione. Sennonché tale fatto non può togliere valore alla cosa. Chi è seduto sta meglio di chi deve stare in piedi, ed un letto soffice è pur migliore di una pietra posta sotto il capo. Chi dunque è seduto o coricato sul soffice letto, vi rimanga, poiché vi si trova bene; ma noi non vogliamo star seduti né coricati, né meno ancora vogliamo starcene in piedi fermi, ma vogliamo invece camminare e precisamente avanti e non indietro. Dunque non bisogna che c’infastidiamo se veniamo a conoscenza di parecchie cose le quali suscitano certamente un senso di amarezza nell’animo ma che sono in pari tempo tanto più salutari per lo spirito. Ma se già è grave il compito di lottare contro un nemico che si vede e che si conosce, quanto più grave non sarà combattere un nemico che non si vede né si conosce? Per conseguenza è necessario conoscere il nemico per poter sapere dove e come lo si deve pigliare per uscire vincitori nell’imminente lotta con lui 2. Quando il grano è trebbiato, mondato dalla paglia e raccolto nei granai, la paglia viene poi bruciata e nessun danno può derivare al grano od ai granai. Se dunque qualcuno ha trovato grazia presso di Me, costui è già custodito come un frumento vitale spirituale nei migliori fra i granai e, se anche da parte di Satana viene inferto qualche strappo alla paglia del suo corpo, il suo spirito non ne avrà danno.
3. Che il presentare dinanzi agli occhi dei viventi condizioni ed effetti satanici non sia né per Chi annuncia la Parola né per chi l’ascolta affatto qualcosa di piacevole, questa è cosa che non ha bisogno di dimostrazione; però un buon farmacista deve sapersi destreggiare non soltanto ed unicamente fra le essenze vitali, bensì anche fra ogni tipo di veleni, altrimenti non può essere un abile farmacista. E così del pari è di somma importanza per la vita eterna dello spirito conoscere a fondo tanto l’inferno quanto il Cielo.
4. Ora, chi sarà tra di voi tanto stolto da chiamare una lavandaia per la biancheria pulita? Ciascuno invece la chiamerà per la biancheria sudicia; pulire questa è certo cosa doverosa e suggerita dall’ordine.
5. E così né gli spiriti angelici e nemmeno gli uomini sono qui perché debbano ripulire e spolverare il Cielo, bensì quello soltanto che da tempi immemorabili è sempre stato sozzo.
6. Perciò anche è più necessario conoscere esattamente il luogo dell’immondizia che quello della purezza. Giacché intorno al primo soltanto deve fervere il lavoro di pulizia; quando esso è purificato, il Cielo viene da sé.
7. Sarebbe un insegnamento supremamente stolto quello di dare ad una qualche comunità umana il comandamento di far emergere continuamente soltanto quanto c’è in essa di buono e di farne lodi esagerate, ma d’altro canto d’ignorare assolutamente quanto c’è di male, e meno che mai di biasimarlo. Il bene non ha alcun bisogno di essere fatto emergere né di venire lodato, perché il bene emerge e si loda da se stesso, mentre invece è necessario quanto mai che ciascuno dia una caccia spietata ai propri malvagi pensieri, alle male brame ed opere nella mondana foresta del disordine e le uccida come una selvaggina feroce, affinché risulti in lui avverato il detto: «E per quanto bene voi dappertutto avete fatto, confessate di essere degli indegni servitori».
8. Ed infatti è davvero molto meglio dire: «Signore abbi pietà e misericordia di me, povero peccatore!» che vantarsi con le parole: «Signore, io Ti ringrazio che non mi hai fatto come tanta altra genia di pubblicani e di peccatori di ogni più svariata risma». Altrimenti si finisce veramente con il somigliare ad un tale fariseo orgoglioso o addirittura ad uno dei tanti stoltissimi bigotti o pellegrini adoratori di sacre immagini, i quali seriamente si fanno la croce tanto davanti al diavolo quanto davanti al Crocifisso.
9. Oppure giudicate voi stessi cosa sia più necessario conoscere: il terreno sul quale si cammina oppure il firmamento dove certamente nessuno mai ancora si è procurato un bernoccolo per aver sbattuto il capo? Il terreno è quello che è destinato a portare le cose; perciò è bene conoscere quanto è solido e se ci sono delle fosse in cui si potrebbe cadere e, se queste ci sono, come si deve fare per evitarle.
10. Ed a cosa gioverebbe a qualcuno anche se avesse tutto il cielo spiegato davanti agli occhi come un’enciclopedia, ma, muovendo il passo, incespicasse sulla via nella prima pietra che incontrasse, e cadesse poi assieme al suo cielo battendo il naso in Terra?
11. Certamente è molto più dilettevole e molto più edificante spaziare con gli occhi nel cielo stellato che non guardare in giù il terreno ricoperto di sozzure e d’immondizie, però, a colui che, dopo essersi fatto la nobile legge di vagare continuamente con gli occhi tra le stelle, avesse la mala sorte di cadere dentro una sconcia pozzanghera di fango, non sarebbe male chiedere cosa gli servirebbe meglio per allontanare il sudiciume dalle sue vesti: se le regioni stellari oppure dell’acqua pura sul suolo terrestre. Io per Mio conto credo che a tale scopo non occorreranno né dodici segni dello Zodiaco, né Orione, né Cassiopea oppure Castore e Polluce, bensì semplicemente dell’acqua, o se il sudiciume non è tanto penetrato nella veste, basterà una comunissima spazzola, un arnese fatto di legno e di setole di maiale le quali, pur derivando dall’animale più immondo che ci sia, sono di gran lunga più atte a pulire le vesti insozzate che non Orione, Cassiopea, Castore e Polluce.
12. Ripeto che non è affatto piacevole, come già detto prima, fare la conoscenza con l’inferno, i demoni e Satana, ma quando si è
costretti a trascorrere un certo tempo in casa appunto di questi personaggi per imparare a conoscere il luogo della propria futura attività nonché i malvagi padroni di casa, sarebbe senza dubbio la sciocchezza più grande quella di affrettarsi a fare la croce, ritenendo così erroneamente di potersi preservare; invece si ha il massimo interesse a decuplicare tutta la propria attenzione affinché nessuna particolarità di una simile casa possa sfuggire.
13. Chi vuole evitare il male, è ben necessario che lo conosca prima; altrimenti egli resta come un bambinello che non sa distinguere tra fango e pane e fra serpe e pesce, ma quando ha fame porta indifferentemente l’uno o l’altro alla bocca.
14. Bisogna che Io però vi dica che un simile timore in voi ha la sua ragione unicamente in ciò che finora voi avete avuto del Cielo e ancora più dell’inferno la sola ed esclusiva idea inculcatavi o dal soave ed umanissimo padre Kochhein o da sant’Ignazio di Lojola, e, oltre a questi due saggi niente affatto dall’oriente, bensì da un molto lontano occidente, da tutta la casta sacerdotale cattolica, unita o disunita che sia. Questi sacerdoti naturalmente non possono rendere le loro prediche imponenti, interessanti, romantiche e atte a scuotere le viscere del bigottismo più ottuso, se in un singolo loro sermone non cacciano tutto lo sciagurato uditorio a forza di maledizioni almeno trenta volte nell’inferno, dopo averne fatto la descrizione insieme ai suoi abitanti originali in maniera quanto mai evidente e con tanto calore che, se un tale predicatore alla Ignazio oppure Kochheim scatenasse al polo nord la sua predica, non vi resterebbe neanche più traccia di ghiaccio. Una simile predica, alla quale perfino Satana può inchinarsi, fatta cadere in un animo infantile deve senza dubbio produrre gli effetti più strani.
15. Il lato buono della questione però c’è ed è questo: appunto una cosa che da se stessa non ha fondamento, non può neanche trovarne uno in nessun luogo; e perciò non di rado anche avviene che fra 500 uditori di una simile predica infernale-catastrofica almeno 200 dormono della grossa; 200 non badano più di tanto alla predica, mentre 100 di tutta la sfuriata prendono nota unicamente dell’‘Amen’. E tutto ciò è l’effetto dello spirito di una tale predica; dunque è molto bene conoscere a fondo il male, al fine di non lasciarlo passare in sé inosservato quando esso s’accosta, ed a questo scopo faremo seguire appunto parecchie cose notevoli in rapporto a simile argomento, cose delle quali voi non dovete affatto spaventarvi date queste presenti delucidazioni preliminari.
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Apparizione
e possessione diabolica
24 marzo 1847
1. Dagli scritti compilati in tutti i tempi voi avrete certamente appreso di casi notevoli di possessione nelle forme più svariate verificatisi nelle condizioni e nella sfera in cui voi attualmente vi trovate; ma sapete voi propriamente come tragga origine questa possessione, da dove venga e in quale occasione? Dissertare teoricamente sulla questione sarebbe cosa superflua per il semplice motivo che voi, anche senza di ciò, avete già avuto diversi insegnamenti in proposito; però dare alla stessa una figurazione notevolmente drammatica potrà fornire molta luce a chiunque vorrà leggere quanto diremo di seguito. Facciamo dunque scorrere davanti agli occhi nostri addirittura un simile fatto notevole.
2. Satana, il quale ormai conta una quantità molto grande di malvagi accoliti, invia in determinate epoche i suoi aiutanti fra il genere umano, con l’incarico di far razzia di tutto quanto è possibile e di non lasciare intentato alcun mezzo per accalappiare al completo una qualche anima destinata a dare maggiore lustro alla corte del principe di ogni perfidia e di ogni menzogna. In seguito ad un tale incarico i malvagi compagni si portano poi per tutte le possibili vie occulte alla superficie terrestre e mascherano con la maggior diligenza possibile le loro intenzioni, affinché nessuno spirito migliore in cui dovessero imbattersi possa aver ragione di nutrire sul loro conto qualche sospetto. Se vengono interrogati intorno ai motivi della loro venuta, essi ne adducono sempre di rispettabilissimi e supplicano i rigidi e più potenti guardiani di concedere loro l’accesso al mondo superiore allo scopo di fare maggiori esperienze e di cogliere l’occasione per riparare a qualche loro precedente malefatta, nonché per conseguenza per migliorarsi e poi gradatamente rientrare nella vera luce della vita.
3. Ma siccome nel regno degli spiriti, sia dei buoni sia dei cattivi, non c’è niente che debba tanto venire rispettato quanto la libera volontà, purché questa non abbia intenzioni proprio troppo perverse, a questi accoliti viene concesso il passaggio naturalmente sempre sotto una continua segreta sorveglianza, affinché più tardi non possano scusarsi dicendo: “Noi volevamo battere la via del ravvedimento, ma non ci fu permesso”.
4. Dato però che la cosa viene concessa e viene offerta loro di frequente l’occasione, della quale per lo più abusano, più tardi essi non possono fare obiezione alcuna quando sono costretti a fare ritorno ad uno stato peggiore di prima.
5. Ma che cosa fanno questi malvagi compari quando hanno raggiunto la superficie terrestre? Essi non hanno veramente altra preoccupazione che quella di ricorrere ad ogni mezzo possibile per realizzare i loro misteriosi propositi a vantaggio della corte di Satana. Alcuni, che in ogni caso derivano da individui tali per cui in precedenza, durante la vita nel corpo terreno, erano dei superbi e ricchi possidenti, si recano nei loro orribili castelli qua e là ancora esistenti e lì inscenano le loro apparizioni per rendere attenti gli uomini che in un simile castello c’è ancora qualche tesoro nascosto. Quando in seguito a queste apparizioni spettrali si è davvero trovato degli sciocchi disposti a cadere in trappola, questi cominciano subito a evocare il malvagio spirito valendosi di ogni tipo di segni magici, di strumenti e di formule, per indurlo a rivelare dove sia nascosto il tesoro e come e quando si debba scavare per venirne in possesso.
6. Quando un tale pessimo abitante di un antico castello di questo genere si accorge di aver attirato qualche sciocco individuo mediante le vane apparizioni spiritiche, egli non di rado asseconda gli evocatori e mostra loro, valendosi di ogni tipo di apparizioni, dov’è nascosto il supposto tesoro; allora gli uomini incominciano a scavare e di solito non trovano niente, però comunemente non si ricredono affatto, ma continuano invece il loro lavoro con zelo raddoppiato. In tali occasioni succede poi che un simile accolito infernale, come un felino in cerca di preda, si sceglie una vittima le si attacca addosso e fa ogni sforzo possibile per insinuarsi nella sua carne, ciò che può avvenire più facilmente di tutto per mezzo dei cibi e delle bevande ingerite, particolarmente se tali lavoratori avidi di tesori non hanno cura di benedire prima i loro cibi e le loro bevande nel Mio Nome. Quando un simile spettro malvagio ha raggiunto il suo scopo, allora l’apparizione di fantasmi solitamente cessa in un antico castello di questo tipo.
7. Penetrato che sia completamente nella carne di un uomo, un tale maligno spirito comincia poi a strusciarsi pieno di lusinghe come un gatto intorno al cuore dell’individuo. Egli arriva ben presto a conoscerne i punti deboli, e comincia a soffiare dentro le sue perverse inclinazioni e le sue male brame; se queste vengono accolte senza contrasti dal cuore umano, questo torvo patrono se ne sta quieto nella carne e fa semplicemente la parte di acuto osservatore, controllando come un tale individuo vada man mano con sempre maggior diligenza conformando le proprie azioni a queste ispirazioni infernali.
8. Quando poi l’individuo ha adempiuto in piena misura il volere di un simile maligno spirito dimorante in lui, allora questo spirito provoca di solito nella carne una malattia mortale, e cerca il più sollecitamente possibile di strappare alla carne l’anima che così si è resa guasta e che gli è toccata in premio per le sue fatiche, per deporla quindi quale buona preda ai piedi del suo signore e dominatore.
9. Sennonché le cose poi non vanno proprio secondo i piani di un tale patrono; perché non appena l’anima abbandona la carne, sia essa buona o cattiva, viene sempre immediatamente presa in custodia dagli angeli. Il perfido cacciatore invece viene aspramente punito, e ricacciato tutto solo laddove risiede il suo signore e padrone e dove lo attende un’altra gravissima punizione; ci vuole poi molto prima che un simile spirito che si sia una volta comportato in maniera così maldestra venga di nuovo incaricato di qualche spedizione nei territori di caccia sulla superficie terrestre.
10. L’anima del defunto, però, assieme allo spirito che è in lei, viene trasferita dagli angeli in uno stato tale per cui essa gradatamente giunge a riconoscere quale sia stata la propria condotta terrena. Se si vuol convertire essa va sempre più procedendo verso l’alto, ma se è ostinata, allora essa scende sempre più verso il basso fra punizioni sempre più gravi; se neanche queste provocano un ravvedimento, solo allora detta anima può liberamente secondo il proprio volere intraprendere un viaggio di prova nell’inferno. Se la nuova dimora è di suo gradimento può rimanervi come il suo amore le ispira, ma, se non lo è, essa è libera di far ritorno, ciò che comunemente avviene di rado, giacché l’inferno è troppo colmo di mezzi di seduzione fra i più menzogneri, i quali tutto promettono mentre nulla possono realizzare. Perché qui ci sono artifici d’inganno in quantità innumerevole i quali tutti vengono chiamati in scena nell’intento di attirare una tale anima sempre più vicino all’essere vero e proprio di Satana, per poter far sì che essa diventi una parte a lui concorde; questa cosa però non può avverarsi mai, per la ragione che ciascuna anima contiene già in sé un proprio spirito, e non se ne può assolutamente disfare; ora questo spirito è quanto vi possa essere di più opposto allo spirito di Satana.
11. Se un’anima di questa specie vuole accostarsi a Satana, il suo spirito assume subito la veste di giudice, di vendicatore e di giustiziere e tormenta l’anima come un fuoco inestinguibile dall’interno all’esterno, il quale tormento poi ha l’effetto di allontanare nuovamente per quanto è possibile l’anima da Satana, e in tale occasione subentra in essa una specie di miglioramento. Se l’anima asseconda questo impulso al miglioramento, si alleggerisce sempre di più quanto più va avvicinandosi alla purezza dello spirito che in lei dimora.
12. E quando un tale miglioramento va continuamente facendo progressi, l’anima può certo giungere a beatitudine purché divenga pari al suo spirito; perché la differenza tra la beatitudine e la dannazione sta in ciò: nella beatitudine l’anima trapassa completamente nello spirito, ed è allora lo spirito che costituisce il vero essere; nella dannazione invece l’anima vuole espellere da sé il proprio spirito per accoglierne un altro, e precisamente quello di Satana. In questo caso essa diventa la cosa più dissimile che vi sia dallo spirito cosicché quest’ultimo assume in lei la caratteristica della polarità diametralmente opposta. In tale qualità poi lo spirito esercita quella controforza continua che allontana sempre più violentemente da Satana; quanto più un’anima si avvicina all’essere satanico tanto più violenta è la reazione dello spirito in lei contro lo spirito di Satana. Questa reazione è però per l’anima la sensazione più dolorosa fra ogni altra, ed è da ciò che hanno origine le sofferenze ed i tormenti dell’inferno, come pure è questa reazione che si manifesta quale il fuoco inestinguibile. E tutto ciò costituisce appunto anche il verme nell’anima che non muore mai e il suo fuoco mai non si estingue; ed è infine sempre quello stesso fuoco a generare nell’angelo la suprema beatitudine e nel demonio la suprema infelicità.
13. Da questa notevole descrizione voi potete già formarvi una discreta idea riguardo l’essenza dell’inferno ed i procedimenti di Satana; questo non è però il solo mezzo di cui si avvale Satana per conquistarsi qualche anima per mezzo dei propri accoliti, i quali solitamente sono reclutati fra simili anime maligne.
14. Se tali anime nel loro stato transitorio di servitori di Satana sono di specie un po’ migliori, allora ad esse non viene neppure impedito, e non è raro il caso di prendere possesso della carne di uomini innocenti e perfino di fanciulli. Ma trattandosi di tali uomini, l’anima loro viene molto accuratamente protetta, e il cuore viene preservato dalle suggestioni.
15. Se un immigrato temporaneo dall’inferno di questa fatta, di natura un po’ meno maligna, vuole far bene nella sua nuova dimora, esso può venire reso partecipe della grazia e della misericordia delle quali continuamente gode un simile uomo innocente; ma se non si comporta a dovere e cerca di provocare disordine di ogni specie nella carne che possiede, egli ne viene cacciato fuori oppure si ricorre a qualche altro mezzo atto ad obbligarlo a mettersi tranquillo nella carne stessa.
16. Talvolta anche parecchi spiriti possono prendere possesso di una stessa carne, devono però dichiarare prima che là essi vanno a cercare unicamente la loro salvezza, e poi viene loro concesso di fare secondo il loro desiderio. Ora ciò avviene perché tali spiriti non vogliono seguire il consiglio degli angeli di rivolgersi subito piuttosto al Signore, ma invece comunemente affermano, insistono e vogliono dimostrare con grande ostinazione che essi non possono giungere al Signore se non battendo quella via; e così avviene che una tal cosa viene anche accordata loro come essi vogliono, perché gli angeli insegnano tutto sempre nella maniera empirica (pratica).
17. Di solito, in questa maniera, tali spiriti non combinano niente, qualche volta per altro la cosa riesce; e questo anche spiega il perché di una simile concessione che però non viene fatta che un’unica volta; soltanto in rarissimi casi viene permesso un secondo esperimento al massimo! Quando tutto ciò non giova, allora si apre un’altra via, quella cioè del giudizio, del castigo e dei tormenti. L’anima orgogliosa sopporta molto, tuttavia quando la situazione diventa troppo pesante, essa si ravvede almeno per qualche tempo.
18. Il male principale per l’anima, però, è – ciò che deriva dalle suggestioni di Satana – che essa, quando si trova un po’ meglio, comincia a farsi rimproveri, non già in seguito a pentimento, bensì al pensiero di essersi fatta intimidire dalla sofferenza e quindi ravvedersi; mentre, se avesse resistito al tormento, essa sarebbe divenuta una cosa sola con la potenza di Satana, e sarebbe stata la fine della gloria del Signore. Tale illusione fa sì che l’anima ritorni normalmente poi ad un grado di perfidia ancora maggiore, e davvero ci sono nel più profondo inferno anime di questa specie che nonostante pene e tormenti continui e sempre crescenti non abbandonano quest’illusione, e in un certo modo celebrano come un trionfo il poter sfidare il Signore anche fra le più atroci sofferenze. Ma tutto ciò non conta niente; verrà bene il tempo in cui essi troveranno quello che forse non hanno cercato. La loro ostinazione è però tanto grande che neppure il colmo del fuoco dell’ira può indurli a ravvedersi; ma questi tali dovranno un giorno fare anche di necessità virtù e bisognerà che si rassegnino ad intraprendere assieme al loro centro, dopo la separazione dal loro spirito, il viaggio a voi ben noto verso l’eterna rovina, ciò che veramente non sarà punto un grave danno, perché Io posso suscitare ad Abramo dei figli molto migliori anche dalle pietre.
19. Dunque voi non dovete, in generale, mai troppo inorridire al pensiero della possessione, perché quasi ciascun uomo contiene in sé simili spiriti, vale a dire nella propria carne. Perché e come? Questo lo vedremo in una notevole comunicazione che faremo seguire prossimamente.
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Del
piacere della carne e dei sensi
25 marzo 1847
1. Voi sapete che certi individui tanto di sesso maschile quanto di sesso femminile sono invasati da brama carnale, mentre invece ve ne sono altri nei quali il senso carnale è quasi perfettamente ottuso; questi tali non si scompongono affatto anche se vengono posti dinanzi alla carne più attraente e lusinghiera. Un piede di donna, un braccio, un seno voluttuoso, che costituiscono i soliti richiami del sesso femminile per destare nei maschi l’impulso carnale, fanno non di rado su di uno non incline alla carnalità altrettanto poco effetto quanto ne potrebbe fare la vista di un ramo secco d’albero, mentre invece altri cui cadono sottocchio questi emblemi dell’attrazione femminile diventano frenetici. Certo, vi sono dei pazzi i quali possono talmente innamorarsi di un braccio femminile da perdere la ragione qualora non riescano ad ottenere la rispettiva donna in moglie, o almeno ad averla a disposizione per il temporaneo godimento carnale.
2. Ora il motivo di una tale inclinazione carnale, particolarmente quando si manifesta con molta violenza, è solitamente da ricercarsi nella possessione da parte di uno od anche di parecchi lussuriosi demoni della carne.
3. Ma come penetrano essi nella carne di un tale individuo? Ad ottenere questo sono gli uomini stessi che provocano le occasioni innumerevoli e senza misura; questi demoni della carne abitano anzitutto nelle bevande spiritose, nel vino ed anche nella birra, ma particolarmente nei distillati. Quando gli uomini si esilarano fortemente usando tali bevande, accolgono con queste nella loro carne certamente uno se non più di simili demoni, ma quando questi si trovano nella carne, prudono negli organi genitali e li stimolano in modo così terribile che l’uomo non può fare a meno di soddisfare quel prurito mediante il sensuale godimento della carne con le donne oppure talvolta perfino con gli animali. Questi demoni carnali non sono naturalmente altro che anime impure di uomini defunti i quali a loro volta erano pronunciatamente dediti al bere o alla sensualità carnale. Essi entrano bensì nella carne di un uomo ancora vivente con dei propositi di miglioramento; però essendo stata la carne appunto il loro elemento, si sbizzarriscono in un tale individuo di cui si sono impossessati non di rado in maniera peggiore ancora di quanto l’abbiano fatto nella loro propria carne.
4. E sono appunto queste anime carnali di defunti, quando spadroneggiano troppo pazzamente nella carne e così sempre più vanno accendendosi nelle loro sozze voglie, quelle che per lo più causano anche le orribili e pericolosissime malattie cosiddette sifilitiche, ciò che dagli spiriti angelici tutelari viene concesso affinché l’anima dell’individuo in questione non venga guastata del tutto nella frenesia furibonda della propria carne.
5. Dunque tali bevande spiritose costituiscono la prima via per la quale questi demoni della carne penetrano nel corpo degli uomini.
6. La seconda via, altrettanto pericolosa, sono i pubblici divertimenti di danza, dove voi potete senz’altro ammettere che in un ballo od altro spettacolo simile, si trovano presenti sempre almeno dieci volte tanto di anime impure e sensuali invisibili quanti sono gli ospiti visibili radunati al trattenimento di danza. Per questa via esse penetrano con la massima facilità nella carne che in queste occasione è molto eccitata, e perciò eminentemente atta ad accogliere tale sozza ciurmaglia d’anime. Per questa ragione anche i frequentatori di balli hanno dopo il trattenimento una vera ripugnanza per tutto ciò che è elevato e nobile, la qual cosa può venire osservata facilmente nelle città, particolarmente fra gli studenti, poiché non di rado degli studenti di solito diligentissimi, dopo un ballo invece di pensare ai loro libri vanno continuamente accarezzando la visione del niveo collo, del seno, del braccio e degli occhi della propria compagna di danza, e la loro mente quasi non può occuparsi d’altro che dell’oggetto il quale ha procurato loro tanto piacere durante il ballo.
7. Più d’uno studente pianta perciò addirittura gli studi; qualcuno invece di studiare le scienze, studia il modo di guadagnarsi senza indugio un pane per poter al più presto possibile formare il paio con la sua diletta danzatrice, e che vada pure come vuole andare; e, se anche una simile coppia riesce davvero a formare una coppia matrimoniale, il risultato è che una unione di questa fatta finisce con somigliare tanto poco ad un vero matrimonio quanto la notte al giorno.
8. I primi tempi per una tale coppia trascorrono unicamente nel soddisfacimento della brama carnale, finché in breve tempo quasi tutti gli specifici destinati a produrre energia generativa vengono dissipati completamente; poi sopravviene comunemente il totale infiacchimento della carne, e particolarmente degli organi genitali. In simili casi il demone carnale che dimora in tali individui cerca di suggerire all’anima, specialmente attraverso i reni, di rivolgersi a della carne forestiera; ciò ha per conseguenza che ben presto la donna viene a nausea all’uomo, e viceversa l’uomo alla donna. Essa comincia gradatamente a cercarsi degli amici di casa giovani, ed egli solitamente esce la sera in cerca d’aria fresca, a meno che, essendo benestante, non intraprenda qualche viaggio allo scopo di un più igienico cambio d’aria. Così la faccenda tira innanzi, fino a che con il tempo ad una simile coppia matrimoniale viene tanto a noia lo stare assieme che ricorrono al divorzio o addirittura si piantano rinunciando perfino al cerimoniale giudiziario. Può però accadere anche, qualora si tratti di una casa dalle abitudini un po’ più distinte ed aristocratiche, che tra marito e moglie si venga ad un accordo nel senso che ciascuno, per quanto concerne il sollazzo carnale, si riserva di fare ciò che gli pare e piace. Simili fenomeni, i quali attualmente sono quanto mai all’ordine del giorno, sono unicamente i frutti dei trattenimenti di danza, e la conseguenza dell’ossessione da parte dei maligni clienti della carne già nominati.
9. Questa possessione non si manifesta però da principio mai con quella violenza come nei casi in cui simili spiriti impuri si sono insinuati nella carne mediante le bevande spiritose. In quei casi gli spiriti delle bevande alcoliche vengono facilmente espulsi mediante una fervente preghiera dell’anima, per opera del costei spirito, dopo di che può subentrare nuovamente nella carne lo stato normale. Invece le possessioni procurate dai pubblici trattenimenti di danza non sono così facili da eliminarsi, ed a tale scopo si esige molto digiuno, molta preghiera e abnegazione perché l’anima sempre più si congiunga con il proprio spirito, e perché quest’ultimo, agendo poi mediante l’anima, scacci la mala genia dalla dimora dell’anima.
10. Ma si domanda: “Dove si può trovare adesso un ballerino od una ballerina disposti a mettersi per questa via?”. Di solito essi già durante e dopo il ballo divorano cibo più di prima, intendendo così fortificarsi, mentre in realtà ciò non vuol dire altro che garantire al demone carnale vitto ed alloggio vita natural durante con la propria anima e con il proprio sangue.
11. Più d’uno di questi eroi del ballo d’ambo i sessi quando hanno accolto in sé simili spiriti in troppo gran numero, anche per quanto riguarda il corpo vanno velocemente incontro alla loro rovina, perché, quando questi mostriciattoli carnali non trovano posto nelle reni e nei genitali, essi stabiliscono la loro dimora nella milza, nel fegato ed anche nei polmoni, ma laddove un simile immigrato dall’inferno fissa la sua dimora, egli in certo modo uccide la carne, e le conseguenze sono poi l’indurimento della milza e del fegato, e nella milza l’etisia, la consunzione, oppure, se due o più si sono gettati sui polmoni, può seguirne la cosiddetta tisi galoppante.
12. Io ve lo dico dunque e voi potete senz’altro credere:
13. “La maggior parte delle malattie negli uomini derivano da simili inquilini infernali, ai quali essi stessi preparano la via che conduce nella loro carne”.
14. Questi sono perciò veri figli del mondo, e molti cominciano già in gioventù a frequentare la scuola dell’inferno; ma affinché essi non si accorgano di dar ricetto nella loro carne ad ospiti estranei della più sozza specie, questi spiriti tentano di predisporre, per quanto è possibile, alla sensualità non soltanto la carne di coloro che li ospitano ma influiscono anche sull’anima, in modo che questa cominci a compiacersi grandemente di ogni tipo di cose mondane.
15. Una di queste cose mondane è per esempio la moda. La carne provocante deve essere avvolta a seconda della moda, i capelli arricciati, l’epidermide strofinata con unguenti profumati, e negli individui maschi non deve mancare l’infernale mozzicone in bocca; molti sono gli scimuniti adoratori della moda, i quali non appena possiedono qualche denaro, sprecano fumando non di rado in una sola giornata quanto basterebbe a dieci poveri per comperarsi del pane a sazietà.
16. Ma sapete voi ancora quale significato abbia questa moda del fumo? I mali inquilini si danno ogni premura di abituare già durante la vita terrena l’anima alle esalazioni ed al fetore dell’inferno, affinché dopo l’uscita dal corpo essa non si accorga così presto della loro pestilenziale presenza, ed affinché non abbia a percepire troppo presto qualcosa, quando questi eccellenti camerati la conducono inosservati al terzo inferno.
17. È bensì già stato detto che ogni anima, immediatamente dopo la morte, viene anzitutto accolta dagli angeli, dinanzi ai quali la mala compagnia deve sgomberare senza indugio il posto. E questo avviene senza dubbio anche nel nostro caso; sennonché una simile anima non resta continuamente in compagnia degli angeli, ma viene posta da questi in una situazione tale che le viene reso possibile completarsi o, per parlare più chiaramente ancora, essa viene posta in un luogo dove, mediante una certa operosità libera, può nuovamente acquistarsi quegli specifici che sono necessari alla propria integrazione che essa durante la vita su questo mondo ha dissipato.
18. Un simile luogo è poi quello dove la pessima compagnia degli spiriti carnali può nuovamente avvicinarsi inosservata ad una tale anima. Dato però che questi esseri infernali già per un’anima anche solo relativamente un po’ più pura emanano un fetore assolutamente pestilenziale e l’anima stessa facilmente si accorge della loro presenza, avviene nel caso da noi citato che spesso le facoltà olfattive dell’anima sono tanto corrotte da non percepire l’avvicinarsi di quegli esseri; perché dalla facoltà visiva non c’è molto da sperare, poiché l’anima in primo luogo ha troppo poca luce e poiché la vista dell’anima procede ad ogni modo dall’interno, cosicché essa può vedere soltanto ciò che è in lei, ma non quello che è fuori di lei.
19. Ora questa specie di spiriti si trovano al di fuori di una simile anima, e perciò l’anima non li vede; invece a mezzo dell’olfatto essa può percepirli e può esattamente stabilire la loro ubicazione, e fatto questo, essa può ritrarsi ed accostarsi al proprio spirito il quale all’istante la illumina, con che essa può vedere subito dove si trovano i suoi nemici e quali sono le loro intenzioni. Quando gli infernali però scorgono la faccia dell’anima fuggono a precipizio, perché uno spirito infernale tutto può sopportare facilmente ma non l’occhio di un’anima pura, molto meno naturalmente quello di un angelo, e per proteggerli dall’occhio Mio vengono chiamate le montagne a ricoprirli.
20. Da tutto ciò voi potrete facilmente rilevare perché Io Mi sia già ripetute volte accalorato contro l’abominevolissima usanza del fumare; nello stesso tempo avrete appreso da questa importante comunicazione in qual modo sorga nell’uomo lo smodato appetito carnale, a dove questo possa condurre e come gli uomini possano anche con certa facilità preservarsene. Prossimamente dunque passeremo a considerare un’altra questione molto notevole, e ne dedurremo il ‘notabene’ del caso.
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Del demone del gioco e sulla moderna
educazione
1 aprile 1847
1. Un’altra categoria di uomini ha già fin dalla giovinezza una particolare inclinazione ad ogni tipo di giochi, la qual cosa deriva da un gravissimo errore di educazione. Essi non possono impiegare il tempo in nessun altro modo se non con giochi e trastulli. Questa propensione ai giochi viene destata da genitori sciocchi e miopi fornendo già a fanciulli piccoli continuamente una quantità di cosiddetti giocattoli, allo scopo di poter mediante questi farli star quieti se sono proprio piccini, e per spronarli con questi stessi giocattoli ad una qualche attività se sono un po’ grandicelli.
2. Per smerciare simili giocattoli vi sono nelle città perfino degli appositi negozi e, peggio ancora, vi sono addirittura mercati e fiere nelle quali tali sciocchi prodotti vengono offerti in vendita nell’assortimento più svariato possibile, e non di rado sotto le forme più scandalose.
3. Ecco, questa è un nuova sorgente ed una nuova via per la quale le male anime di uomini defunti s’insinuano nella carne di simili fanciulli.
4. E le conseguenze quali sono? Questi fanciulli vengono dagli spiriti che abitano in loro incitati a chiedere sempre di più e sempre nuovi giocattoli; ed i figli di più d’un genitore possiedono tanti giocattoli da costituire già un discreto capitale. I fanciulli si sprofondano allora in questi giochi e non hanno quasi più sosta e pace per pensare a qualcos’altro. I maschietti hanno dei cavalli di legno, elmi di carta, schioppi e sciabole di latta; però quando sono cresciuti essi vogliono avere dei cavalli viventi invece di quelli di legno, e dei veri fucili in cambio degli schioppi di latta; perché è certamente necessario che un giovanotto prima di tutto impari a danzare, a cavalcare, a tirare di scherma ed a nuotare. Neppure qualche esercizio di tiro alla pistola non può nuocere. Oltre a ciò va da sé che un giovane cavaliere, come voi dite, prima ancora di conoscere la propria madre lingua bisogna che impari a masticare un paio di lingue straniere moderne, che possa poi naturalmente leggere con competenza il giornale di mode, che già da giovanotto si abitui ad infilare le mani in guanti glacé molto ben stretti così da far sembrare le dita altrettanti bastoncelli rigidi, e beato colui che già da piccolo può figurare quale primo in qualche ballo di fanciulli, nel qual caso manca poco che i genitori di un simile genio si ammalino talvolta dalla gran estasi, ma in ogni caso ci sono lacrime di gioia in abbondanza. Ora queste lacrime, quali specifici, causano all’anima quello strano effetto che consiste in questo: poiché queste lacrime hanno dovuto prendere congedo dagli occhi in maniera tanto ridicola, esse cercano di rifugiarsi poi negli orecchi della stessa anima, e perciò sono appunto gli orecchi che tradiscono allora un inconsueto enorme allungamento.
5. Simili figli non di belle ma di perdute speranze, avviati nella vita da tali genitori dotati di una asinaggine davvero superlativa, non possono diventare che bellimbusti vanitosi i quali nulla sanno perché nulla hanno mai appreso di tutto ciò che avrebbe potuto sia pure in minima misura arricchire il buon patrimonio intellettuale dell’anima loro.
6. Ma affinché un bellimbusto di questa specie riesca perfetto, è anche necessario che già nei primissimi anni della sua vita egli conosca a fondo tutti i nobili giochi, riguardo ai quali oggigiorno si può aver sottomano perfino degli scritti e degli stampati contenenti gli ammaestramenti più indicati ed utili – per l’inferno ben s’intende – e addirittura profonde considerazioni filosofiche.
7. Certo, molto meglio sarebbe sapere qualcosa di storia e neanche la geografia guasterebbe; citiamo queste, perché dell’Evangelo è meglio non parlare perché al mondo non si possono dare che dei consigli mondani, poiché quelli divini non fanno per lui.
8. La storia e la geografia potrebbero almeno avvicinare un po’ tale individuo a quello che è divino, mentre essi, per effetto dell’educazione moderna poc’anzi descritta, vengono incamminati integralmente senza grazia né pietà per la via più diritta che conduce nel profondo dell’inferno. E tutto ciò in conseguenza del ‘demone del gioco’ che già nei primissimi anni di vita ha preso possesso della carne e vi si è radicato; ora questo demone è uno fra i più ostinati e tenaci, perché egli riunisce in sé la passione del gioco, la smania di essere ammirati, la permanente avidità dei piaceri, la brama materiale del guadagno e con questa la mal celata ambizione. Questo demone è il più difficile a cacciarsi fuori dalla carne umana, e non vi esce quasi in nessun altra maniera se non in quella come vi è uscito da Giuda Iscariota, il quale tuttavia era di gran lunga migliore del meno peggiore bellimbusto vanitoso del tempo moderno.
9. Non diversamente il sesso femminile viene esso pure guastato talmente che non di rado l’anima già di una cosiddetta dodicenne assomiglia perfettamente ad un Proteo dalle molte forme. Una signorina di questa fatta è già nella culla una modista, perché a questo scopo essa possiede già parecchie bambole di cui cura la pettinatura ed a cui confeziona delle vesti nuove, badando oltre a ciò a far apprendere a loro certi atteggiamenti come li vede raffigurati in qualche giornale. Inoltre essa deve naturalmente cominciare a parlare il francese oppure l’inglese; quanto a pregare nessuno neanche alla lontana ci pensa. Anche il maestro di ballo riceve ben presto il suo bel da fare, e dopo di lui il maestro di pianoforte e di disegno.
10. Così facendo ed applicando a dovere i sistemi d’istruzione, dalla bambina in culla capace appena di soffiarsi il naso salta fuori una bambina prodigio e, quando questa è alta solamente cinque spanne, essa diventa già un angelo se non addirittura una dea.
11. Va però da sé che, non già per la religione come tale, ma per il ‘bon ton’ (galateo) in una simile casa il catechista deve assumere la parte del mentore.
12. Allorché una simile fanciulla ha raggiunto il tredicesimo o quattordicesimo anno viene già acconciata secondo le prescrizioni del più reputato giornale di mode, e viene introdotta nel cosiddetto gran mondo, nella qual occasione certamente altre lacrime di gioia scorrono dagli occhi dei genitori, qualora una simile figliola presentata per la prima volta nell’alta società vi abbia riscosso l’ambito applauso.
13. Questa figliola, si capisce, nonostante il mentore catechistico, non conosce di solito neppure un testo della Sacra Scrittura, né il Padrenostro né i dieci comandamenti; perché la preghiera è senza dubbio qualcosa di volgare, e non vi è posto per essa fra la cosiddetta genuina ‘haute volée’ (società bene). Qui anzitutto si bada solamente al portamento, all’atteggiamento ed all’incedere, se questi sono conformi alle prescrizioni del giornale; dopo di ciò ha pregio una nuca bene in mostra, un bel viso, delle mani bianche, morbide e paffutelle, e se mai di più ancora un piede ben formato, proporzionato ed adorno; così pure non lieve importanza ha il fatto che una simile ragazza sia o meno versata nella nobile arte del flirt. Certamente, a conclusione, è necessario quanto mai che, come voi usate dire, il suo abito sia sceltissimo. A queste condizioni un simile ultramoderno esemplare di lusso della ‘haute volée’ femminile è bell’è pronto.
14. Quale felicità sarebbe, così s’illude più d’una testa d’asino, potere ottenere in moglie uno di questi esemplari di lusso femminile! Sì, davvero proprio beato sarebbe un tale asino; perché il suo esemplare di lusso potrebbe almeno infondergli in breve tempo la persuasione supremamente modesta di essere egli un gran somaro sul serio, e in secondo luogo che il suo inebriante esemplare di lusso femminile altro non è che un sepolcro imbiancato, ovvero una statua dorata esteriormente il cui legno interiore non vale neanche un centesimo.
15. Ma quale è la causa di una simile degenerazione? Questa causa è stata già indicata prima; è la possessione ad opera di un cosiddetto demone del gioco, il quale si permette di fare dell’umanità quello che i fanciulli, specialmente le ragazzine, fanno con le loro bambole.
16. Non sarebbe meglio, se si vuole proprio assolutamente che i bimbi abbiano dei giocattoli, che si desse loro per giocare oggetti tali che potessero in un modo o nell’altro avere rapporto con la Mia fanciullezza su questo mondo? Con ciò si coltiverebbero nei fanciulletti dei buoni impulsi, e fattisi più grandicelli, essi si informerebbero con lieta curiosità riguardo ai particolari delle cose e degli avvenimenti, e circa il significato e gli scopi dei loro balocchi. In tali condizioni un vero catechista avrebbe poi certamente un lavoro quanto mai gradito nel curare la piantagione di una giovane vigna e ne raccoglierebbe in breve dei frutti meravigliosi.
17. Così invece si batte la via perfettamente opposta; ed invece che per il Cielo, il bimbo già nella culla viene ammaestrato per l’inferno, il quale di solito finisce con il trionfare.
18. Di questo calibro è la gente che per lo più viene indirizzata all’inferno, perché questi tali si ritengono molto buoni e giusti e, secondo i loro concetti, del tutto virtuosi per il mondo; pensare ad un ravvedimento è cosa vana. Il ravvedimento non sarebbe, secondo l’idea di questi tali, che un regresso ed una decadenza dai loro raffinati costumi.
19. Un ladro o un assassino può provare il pentimento, un fornicatore, un adultero ed anche un beone può, date certe circostanze, venire condotto al punto da poter constatare la sua immensa stoltezza, nel qual caso gli si può dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati; va ora, e non peccare più!”. Ma che cosa si dovrebbe dire a questi rappresentanti del gran mondo raffinatissimi, orgogliosi e colmi di superbia? Essi si reputano giusti ed estremamente civilizzati, ed osservano le leggi della convenienza e del buon gusto; soccorrono anche i poveri quando le convenienze lo permettono, frequentano anche le chiese, naturalmente nelle occasioni in cui soltanto il mondo elegante usa darvisi convegno, assistono pure a qualche predica, purché il predicatore sia un uomo di buon gusto e sappia svolgere il suo tema con un po’ almeno di elegante teatralità e che naturalmente possegga anche una voce gradevole e sia di bella presenza. Della predica certamente non si fa gran ché caso; se però essa è conforme alla moda ed al buon gusto, il predicatore può farne senz’altro un’edizione elegante in dodicesimo, e può dedicarla a qualche cospicua dama. In questo caso questa predica rende al predicatore almeno alcuni zecchini, oppure talvolta anche un avanzamento di carriera, ed al libraio, non già per la predica in se stessa ma per questione di moda e in omaggio alla nobile dama, qualora ad essa sia dedicata, procura un non disprezzabile smercio. Certo, chi la compera non si propone punto di rileggerla, ma di arricchire la propria biblioteca e nulla più.
20. Però da tutto questo si vede quanto sia difficile o addirittura impossibile indurre simili esseri al ravvedimento, perché con loro c’è sul serio da rimettervi, come voi usate dire, tanto il battesimo come l’olio santo. Nel mondo degli spiriti ci vorrà molto per ricondurre queste individualità sulla via della Vita, giacché, per quanto possa sembrarvi incredibile, questi tali hanno a schifo il Mio Nome, ed Io stesso costituisco per loro o un assoluto nulla, ovvero tutt’al più un povero moralista dei tempi andati, la quale morale però anch’essa non ha ormai più alcun valore, dato che a Parigi ne hanno inventata una molto migliore.
21. Nel mondo degli spiriti, dove naturalmente non sono ammessi i giornali della moda parigina, spira poi certo un altro vento; è sempre senza dubbio un vento di Grazia, ma per tali anime esso odora peggio della peste, e perciò anche essi fuggono molto tempo prima via da un luogo dove essi sospettano di poter incontrare un simile vento di Grazia. Io ve lo dico: “Da questa classe di uomini molti saranno quelli che finiranno sommersi fra gli escrementi di Satana, vale a dire tra quella ultima immondizia o scoria materiale destinata ad intraprendere con il proprio centro quell’ultimo viaggio che voi già conoscete”.
22. Queste notevoli cose sono chiarissime, e sotto vari aspetti sono per voi già molto istruttive, sarebbe quindi inutile volerne parlare ancora di più, considerato ciò, prossimamente tratteremo di altra cosa pure molto importante.
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Essenza e conseguenze dell’ira
6 aprile 1847
1. Poiché fra gli argomenti trattati in precedenza quello importante delle possessioni è già stato preso in considerazione, noi continueremo ad occuparcene ancora, ed appunto in questo campo metteremo in luce un’altra specie di possessione pericolosissima. Ma in che cosa consiste essa?
2. Essa consiste nella presa di possesso della carne umana da parte del demone dell’ira; questa forma di possessione è la più pericolosa di tutte, perché un simile demone dell’ira non è mai solo a possedere una carne, ma si trascina dietro sempre una legione di maligni spiriti che stanno ai suoi servigi.
3. L’ira è il più crudo contrapposto dell’amore, e costituisce la vera componente principale dell’essere di Satana; però l’ira non può sussistere senza nutrimento, e perciò essa ha sempre intorno a sé una quantità sterminata di spiriti nutritizi, che succhia e divora. E come l’amore non può sussistere senza il suo nutrimento che è il contraccambio d’amore, così pure l’ira non può sussistere senza una controira che gli fornisca alimento. Vediamo ora che specie di mala genia capace di dare alimento ha l’ira intorno a sé.
4. L’odio è il principale alimento suo, poi l’orgoglio e il conseguente egoismo, l’invidia, l’avarizia, l’adulterio, la fornicazione, il disprezzo di ogni cosa divina e del proprio simile, l’assassinio, l’ambizione e la brama di dominio, ed infine la totale mancanza di coscienza. Questi sono così, all’incirca, gli immediati sottoposti principali di questo demone dell’ira, dei quali poi ciascuno ha con sé ancora un considerevole numero di mali spiriti che gli sono subordinati, i quali si fanno facilmente riconoscere attraverso le varie passioni dell’uomo di cui l’ira si è impadronita.
5. Quando questo maligno spirito si è impossessato di una carne d’uomo, è appunto altrettanto difficile cacciarlo via quanto è difficile estinguere un fuoco che abbia invaso un grande edificio in tutte le sue parti. In un simile caso non c’è altro rimedio che lasciarlo bruciare fino all’ultimo, per esaminare più tardi le ceneri raffreddate se vi si trovi ancora qualche cosa che il tremendo ardore abbia risparmiato dalla distruzione.
6. Ma considerato che questo demone dell’ira è tanto maligno, come fu dimostrato nei due gadareni ossessi, è bene che noi vediamo come un tale rigurgito dell’inferno possa penetrare nella carne dell’uomo.
7. Questo spirito non è come gli altri che s’insinuano con il tempo nella carne umana, ma viene posto in essa già all’atto del concepimento quale un seme dell’inferno e così anche deve essere, perché appunto questo seme è condizione per lo sviluppo della carne, però la semenza stessa non può rendersi indipendente a meno che il neonato uomo riceva un’educazione atta a raggiungere un simile scopo.
8. Proprio mediante una tale educazione questa cattiva sostanza si raccoglie nel fegato, e quando la misura ne è piena, appunto questa sostanza desta in se stessa l’indipendenza del demone dell’ira; ma quando quest’ultimo vi è reso libero, s’impossessa ben presto dell’anima intera e la trae entro la propria sfera d’influenza. In seguito a questo atto poi l’uomo intero diventa entro breve tempo un vero demonio.
9. In molti casi per altro non è propriamente necessario che questo demone dell’ira arrivi all’indipendenza completa, bensì avviene che la maligna esalazione specificale va trapiantandosi per tutto il corpo, e cioè anzitutto attraverso il sangue il quale molto facilmente va in effervescenza qualora sia già discretamente commisto a questo specifico. Dal sangue passa poi ai nervi, da questi allo spirito nerveo, ed infine per mezzo di quest’ultimo all’anima.
10. Quando l’infernale specifico ha compenetrato anche l’anima, l’uomo è allora già per lo meno un mezzo demonio, ed è cosa prudente non far comunanza con lui.
11. Questa specie d’uomini la si riconosce da ciò: per qualsiasi minima questione, che anche per poco li tocchi, montano con grande violenza in furore e sono prontissimi alla bestemmia ed ai colpi. Essi assomigliano ad un ferro rovente, il quale di per sé pare solidissimo e tranquillo; ma vi si getti sopra un po’ di segatura e immediatamente si manifesteranno fumo e fiamme.
12. Ma tutto ciò può essere evitato nei fanciulli mediante una giusta e buona educazione; se anche nell’uno o nell’altro individuo c’è una maggiore disposizione, questa può, appunto in virtù della summenzionata buona educazione ed oltre a ciò mediante una adeguata dieta, venire contenuta e regolata in modo che con il tempo non ne può derivare che il bene e non già il male.
13. Il lato peggiore della cosa però è che molte volte i fanciulli vengono viziati; in seguito a questa mala abitudine non si da alcuna importanza a qualsiasi loro sgarbatezza. Il fanciullo diventa di giorno in giorno più grande e si accorge che può essere screanzato e commettere ogni tipo di piccole bricconate senza venire punito; allora egli prova a fare delle cosiddette ragazzate sempre di più grandi. Se anche a queste i genitori si dimostrano indulgenti in parte o addirittura del tutto, allora il fanciullo ha già raggiunto in sé una certa consistenza nell’ira ed incomincia ben presto a pretendere con arroganza ed a comandare che gli venga dato quanto egli chiede. Se non gli si da ascolto o se non gli si concede qualche singola cosa, diventa immediatamente rosso dall’ira e non di rado insopportabilmente sgarbato e rozzo.
14. Se i genitori si lasciano intimidire da un simile comportamento e cedono al selvaggio modo di esigere del fanciullo, allora questi ha già raggiunto il primo grado dell’indipendenza diabolica. Ben presto il fanciullo divenuto più grandicello incomincia ad erigersi a legislatore brutale di fronte ai propri genitori, ed a questi non se la passerebbero davvero troppo bene, qualora non intendessero accondiscendere alle richieste del loro viziato figliolo, imperiose come una legge.
15. Una volta che simile fanciullo è diventato più grande e robusto, vi sarebbe più d’un genitore a non sentirsi più sicuro neanche della vita se non ci fossi Io a domare, mediante l’una o l’altra malattia, questo demone nella carne di simili fanciulli degeneri. Se non che tali malattie ricacciano fuori questo demone soltanto quando esso si è insinuato nel sangue. La scarlattina, la rosalia, il vaiolo ed altre malattie ancora, sono altrettanti mezzi per scacciare il corruttore della natura umana. Esse però, naturalmente, non allontanano completamente questo specifico maligno, bensì solamente nella misura in cui si è insinuato nel sangue.
16. Ma se i genitori, dopo che i loro figlioli hanno superato una tale malattia, con la quale sono venuto Io in loro aiuto, fossero ragionevoli e sottoponessero il loro fanciullo ad una dieta opportuna e ordinata, a loro deriverebbe del bene ed anche al fanciullo, tanto sotto l’aspetto spirituale che corporale.
17. Invece di solito essi lo viziano il doppio di prima, e per conseguenza avviene che il secondo stato è peggiore del primo, giacché, quando questo demone che dimora nella carne del fanciullo si accorge che la via attraverso il sangue incomincia a farsi sospetta, esso, trascurando il sangue, si getta addirittura sui nervi, e quando questi sono in suo possesso, il fanciullo diventa estremamente sensibile, ciò che dai genitori viene solitamente considerato come uno stato di malattia, e allora, appunto, essi gli concedono tutto quello che vuole per non irritarlo troppo, data la sua presunta debolezza di nervi.
18. A questo punto devo nuovamente intervenire Io, colpendo la carne del fanciullo con una dissenteria o con una violenta tosse allo scopo di allontanare questo specifico dai nervi, e con ciò, per qualche tempo, è dato aiuto alla carne del fanciullo qualora essa sia in grado di sopportare simili mezzi drastici. Ma in questi casi è quasi sempre meglio se ad una tal carne già impregnata del pestifero elemento viene tolta l’anima del fanciullo, prima che questa divenga mediante la carne a sua volta preda di quel demone.
19. Questa è la ragione per cui anch’Io di solito tolgo i figlioli ai genitori i quali li viziano in ogni modo, e questo è il caso particolarmente di quei genitori i quali hanno pochi figli, ma ciò spiega il lamento che non di rado si ode: “Io non ho che un solo bambino ed anche questo è continuamente malaticcio”, oppure: “Il mio unico figliolo mi è morto; e pensare che il mio vicino ne ha una nidiata, ed essi corrono intorno spesso mezzi nudi; non c’è chi li curi o sorvegli, e malgrado ciò sono tutti freschi e sani e non ne muore nessuno”.
20. Certo è così, dico Io, e tanto più certo in quanto c’è un suo buon motivo. Il figliolo unico verrebbe troppo viziato, e con il tempo verrebbe completamente ucciso per il Mio Regno, perché i suoi genitori sono dei pazzi ed hanno per il loro figliolo un falso amore per effetto del quale essi lo soffocherebbero per l’eternità se fossi Io pure un pazzo come loro, e se glielo lasciassi per servire loro da passatempo e per trastullarsi con lui come nella loro vanità fanno le dame cittadine e le castellane con i loro pappagalli, cagnolini ed uccelletti.
21. Dato però che Io con l’umanità perseguo uno scopo più alto che non sia quello di diventare soltanto un vano trastullo in mano ad altrettanto vani e sciocchi genitori, non resta certamente altro mezzo che quello di togliere addirittura i figlioli ai genitori di questa specie e di affidarli agli angeli Miei per l’ulteriore e migliore educazione.
22. Perciò Io Mi scelgo sempre quei figli i quali, anche se i rispettivi genitori hanno molti bambini, vengono da essi vezzeggiati ed amati eccessivamente, perché un amore esagerato dei genitori per i loro figli equivale di solito alla morte di questi ultimi.
23. Se Io li lasciassi vivere nel corpo, l’anima loro sarebbe irrimediabilmente perduta; quindi è da preferirsi la morte del corpo, purché l’anima sia mantenuta in vita per il Cielo. Dunque nessuno deve meravigliarsi se tanti bambini in tenerissima età, e non di rado già nella culla, sono richiamati da questo mondo, perché Io so meglio di tutti il motivo per cui li tolgo tanto precocemente dal mondo. È meglio che divengano deboli spiriti del Cielo, anziché su questo mondo forti spiriti d’inferno.
24. Di quando in quando però avviene, e deve anche avvenire a causa del mondo, che simili spiriti dell’ira si maturino. Se i genitori, quando ancora è tempo, combattono con energia l’ira e la caparbietà di tali fanciulli, possono farne degli uomini molto capaci in uno o nell’atro campo, e molto zelanti, ma, se alla loro ira ed alla loro ostinatezza non viene fatto opposizione con la dovuta energia, finiscono con il diventare degli attaccabrighe, dei ribelli, e spesso addirittura dei tormentatori feroci dell’umanità. È quindi necessario mettere nel cuore di tutti i genitori, qualora i loro figli si dimostrino portati all’ira, alla vanità, all’arroganza, all’egoismo ed alla civetteria, di combattere con tutta l’energia possibile queste passioni. Le conseguenze si vedranno poi nel fatto che essi alleveranno nei loro figlioli degli uomini di forte animo e molto capaci, perché grazie a questo comportamento il maligno ed ardente specifico dell’ira si sarà trasformato in uno specifico buono, in seguito ad uno speciale processo psichico-chimico.
25. Queste nozioni sono quanto mai importanti, e bisogna tenerle molto in conto; perciò noi prossimamente ci intratterremo ancora alquanto su questo argomento.
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La lotta contro l’ira
7 aprile 1847
1. Posto dunque che questo demone dell’ira è un essere tanto pericoloso, quando viene a possedere la carne dell’uomo al punto che molto spesso si rende necessario far morire corporeamente i fanciulli, anzi talvolta di uccidere nel corpo intere generazioni per mezzo della peste e di altre malattie devastatrici prima che sia possibile a questo demone di attrarre le anime completamente nell’essenza sua, così è d’altro canto in primo luogo della massima importanza per ogni creatura umana chiamata a tutelare l’anima propria, o, se si tratta di un padre e di una madre, anche le anime dei figlioli, conoscere e poi seguire la giusta dieta, in virtù della quale non soltanto vengono salvate le anime, ma viene anche dato modo al corpo umano di raggiungere un’età il più possibile avanzata agli scopi del benessere eterno della propria anima. Ciò però non può accadere se gli uomini non conoscono in gran parte una simile dieta o, se pur conoscendola, non la mettono in pratica.
2. Come allora deve comportarsi un uomo già alla nascita, ovvero, come deve essere trattato da principio per poter, negli anni maturi, osservare quell’ordine dietetico psichico e corporale, grazie al quale soltanto gli è possibile raggiungere una tranquilla ed avanzata vecchiaia e assicurare all’anima, proprio appunto in virtù di questa età avanzata, una consistenza vera, effettiva e perdurante nell’eternità?
3. Se il bambino già nella culla dimostra di essere di natura molto sensibile e facilmente eccitabile per effetto di qualsiasi influenza, deve, finché la memoria non è ancora attiva, venire nutrito con elementi non atti ad accendere il sangue, ed anzi tali che possano agire solo come calmanti.
4. Se la madre allatta essa stessa il bambino, è necessario che si astenga dall’uso di bevande spiritose, e particolarmente che si guardi dalle commozioni d’animo, giacché con ciò predispone il suo petto ad accogliere specifici tali che servono di alimento a questo spirito infuocato; detto in poche parole: essa deve astenersi dai cibi e dalle bevande che producono in eccessiva quantità la bile, ovvero che destano a troppa attività quella già prodotta. I legumi in genere, particolarmente i fagioli non sono assolutamente raccomandabili ad una simile madre; prenda essa invece dei brodi non troppo carichi, della carne d’animali mondi arrostita, e dolci di frumento, di segala o di granturco bianco; anche l’orzo e il riso cotti nel latte non troppo grasso sono in simili casi un cibo molto indicato.
5. Se però una madre non allatta essa stessa il proprio bambino, ma lo affida invece al petto di una cosiddetta balia, ciò che veramente non è mai una cosa proprio buona, è bene che si conosca bene prima di tutto chi sia una tale balia e di che spirito essa sia figlia; quando si ha la convinzione che essa è un’anima mite e di dolce carattere, bisogna, in secondo luogo, che essa osservi nel mangiare e nel bere la stessa dieta e che curi la placidità dell’animo suo come è prescritto per la madre vera.
6. Ma sia la madre oppure la balia ad allattare il bambino, questo deve venire svezzato non appena cominciano a spuntare i primi denti, perché con lo spuntare dei denti comincia a funzionare nel bambino pure la memoria. Per un simile bambino, però, la cosa migliore sarebbe d’allevarlo senza il sussidio del petto.
7. La crusca di frumento cotta e mescolata con un po’ di miele vergine rappresenta il migliore alimento iniziale per il bambino dal sangue acceso. Si può per altro benissimo usare anche l’acqua d’orzo dolcificata con miele oppure zucchero; altrettanto indicati e talvolta migliori ancora sono i fichi e le carrube cotte.
8. Più tardi, per qualche bambino, una leggera pappa di lenticchie sarebbe pure un cibo molto degno di nota, s’intende per quelli che sono già un po’ grandicelli.
9. Il latte animale da principio non è consigliabile, giacché gli animali, a volte, non sono sani essi stessi e non possono per conseguenza fornire un latte sano, ciò che di solito è il caso durante l’inverno. D’altra parte non di rado già gli animali stessi sono di costituzione pletorica e violenti di natura, e il loro latte sarebbe dunque molto inadatto ad un simile bambino già di per sé di natura pletorica e ardente; solo quando sono fra il primo e il secondo anno di età, si può dare a questi bimbi del latte piuttosto magro allungato con acqua.
10. Invece nessun danno potranno avere se si darà loro di quando in quando della composta di frutta cotta, perché la frutta, specialmente delle buone mele o delle pere di buona qualità sono quanto mai atte a depurare e a calmare il sangue.
11. La carne si può dar da mangiare a tali bimbi solo quando hanno cambiato i denti. Se ai piccini, particolarmente a quelli di cui si è già parlato, si da della carne come alimento prima di questa epoca, si giunge ad una ipernutrizione del sangue; la loro stessa carne si satura di sostanze grasse, e il loro apparato traspiratorio ne viene ostruito, ciò che ha per conseguenza una quantità di malattie pericolose.
12. Quando simili fanciulletti sono così cresciuti da poter camminare e parlare, sarebbe bene tenerli occupati con trastulli vari, ma di genere tranquillo e in pari tempo utili e dignitosi; bisognerebbe inoltre fare continuamente attenzione che tali fanciulli non abbiano mai ad eccitarsi troppo, per nessuna ragione, sia con il movimento fisico sia con le commozioni dell’animo. Dev’essere evitato tutto quello che potrebbe irritarli anche in lievissima misura.
13. Però qualora in qualche bambino, nonostante lo scrupoloso adempimento delle prescrizioni, si dovesse osservare che non di rado si manifestano dei ribollimenti d’animo e degli scatti d’ira, non bisogna mai trascurare a tempo e luogo debito un’adeguata punizione, la quale tuttavia non occorre che si risolva tanto presto in percosse, quanto piuttosto, ciò che è molto più efficace e salutare, nell’infliggere opportunamente dei digiuni, poiché non c’è niente che calmi l’ira quanto la fame, e coloro che da lungo tempo digiunano sono meno disposti di tutti ad inscenare rivoluzioni, mentre, quando sono sazi, non sarebbe da fidarsi molto di loro.
14. Quando vi è la necessità di punire dei fanciulli per simili cause, si agisce molto bene se si cerca di far loro comprendere che, essendo stati cattivi, il Padre celeste non ha mandato pane per loro, ma che non appena volessero tornar buoni e pregassero il celeste Padre di concedere loro di nuovo il pane, Questi certo non lo negherà oltre. Con ciò questi piccini vengono resi attenti dell’influenza che Dio esercita in ogni cosa, e poi nelle loro giovani anime sempre più va imprimendosi l’idea che essi in tutto dipendono da Dio e che Egli è il più fedele rimuneratore di ogni bene e di ogni male.
15. E quando tali fanciulletti sono diventati davvero buoni e costumati, non bisogna indugiare a dimostrare loro, in maniera comprensibile, come il Padre celeste abbia in loro un grande compiacimento e come sia quotidiano l’appello Suo in loro favore che si ripete al mattino, a mezzogiorno e alla sera: «Lasciate che questi cari pargoletti vengano a Me».
16. Se i fanciulletti vengono guidati in questo modo, ben poche difficoltà si avranno più tardi con loro; ma se non si procede così, sarà già più difficile ricondurli negli anni avvenire sulla retta via, e troverà conferma il detto, secondo il quale un albero vecchio non si lascia più piegare, eccezion fatta talvolta per l’azione dell’uragano e del fulmine, ma in questi casi ben di rado l’albero n’esce senza danni.
17. Quando simili fanciulli, già ben cresciuti, hanno raggiunto la completa coscienza di se stessi, s’intende fino al limite in cui questo concetto può venire esteso sotto l’aspetto naturale e in essi si manifestano ancora di quando in quando sintomi sensibili di un’esagerata suscettibilità ed eccitabilità d’animo, è molto raccomandabile per loro che conducano sotto ogni aspetto una vita molto moderata, che si corichino di buonora, ma più di buonora ancora si levino, che si astengano per lunghi periodi di tempo dall’uso di bevande spiritose, nonché di carni di animali immondi e che evitino di recarsi in quei luoghi dove si offre ogni tipo di pazzi spettacoli per il pessimo diletto degli spettatori, principalmente poi in quelli dove si balla e si gioca. Chi ha la testa calda ed incline all’irascibilità fa bene a tenersi lontano da simili divertimenti per lungo tempo, se proprio non per sempre, come a più d’uno bisognerebbe consigliare.
18. È pure molto opportuno che tali persone d’ambo i sessi si sposino presto, perché l’ardore erotico in una testa calda è molto più violento che non in una persona mansueta. Soprattutto poi, oltre ad osservare queste norme dietetiche naturali, simili individui dovrebbero pregare spesso e leggere dei libri spirituali oppure farseli leggere, qualora non sapessero leggere essi stessi. Tutto ciò contribuisce a rafforzare le loro anime ed a sciogliere dai lacci il loro spirito, il quale si rende facilmente libero quando tali individui sono giunti ad afferrare l’Amor Mio; e, poiché essi sono esposti ad una maggiore tentazione a paragone di altri, sono anche appunto per questo motivo tanto più vicini alla Mia Grazia quanto maggiore è la tentazione cui essi sono chiamati a resistere. Questi appunto sono quegli uomini dai quali si può attendere qualcosa di grande quando siano giunti sulla retta via, per la ragione che hanno in sé il coraggio necessario. Questo è il materiale-uomo con il quale, spiritualmente parlando, vengono costruiti navi e palazzi – come di quercia e di marmo – nel Regno Mio; mentre adoperando spugne e canne palustri difficilmente si otterrà qualcosa di meglio di quanto possano dare simili materiali nella loro specie.
19. Era necessario aggiungere questa dieta alla presente notevole comunicazione; e visto che ormai l’abbiamo chiaramente esposta affinché ciascuno possa osservarla con sicurezza ed a maggiore proprio vantaggio, la volta ventura noi passeremo a considerare ancora un’altra questione degna di venire assai meditata.
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Dell’ambizione umana
8 aprile 1847
1. Quasi peggiore e più dannosa ancora dell’irascibilità o del demone dell’ira nella carne umana è l’ambizione, la quale marcia bensì di pari passo con l’ira, ma tuttavia ne è il fondamento, perché chi è umile non si lascia trascinare facilmente dall’ira, mentre un orgoglioso, secondo quanto usate dir voi, si accende immediatamente come un fiammifero. L’ambizione è il vero e proprio demone principale nell’uomo ed è quasi del tutto simile a Satana. Questo maligno spirito però s’impossessa dei fanciulli non appena sono arrivati ad un certo grado di conoscenza di se stessi.
2. Predisposizioni in questo senso si possono certo osservare anche prima, quando i fanciulli possono ancora a mala pena parlare. Provatevi a radunare assieme alcuni fanciulli, osservateli durante i loro giochi e vi accorgerete tosto che l’uno vorrà sopravanzare sull’altro; perché già ad un simile piccolo essere, che sa appena balbettare qualche parola piace, se da parte degli altri vi viene reso omaggio.
3. Particolarmente marcata è questa tendenza nel sesso femminile; la fanciulla troverà ben presto di essere bella ed incomincerà ad adornarsi, e chi vorrà insinuarsi nell’anima di una così fatta ragazza basterà che ad ogni occasione metta in rilievo la sua bellezza, ed essa allora comincerà a sorridere con apparente lieve imbarazzo, e si troverà non troppo a suo agio se in sua compagnia vi sarà una seconda ragazza molto bella. Molto più seria poi si farebbe la faccenda dato il caso che fosse lì presente un’altra fanciulla addirittura più bella ancora; parecchie lacrime scorrerebbero, se proprio non pubblicamente, certo almeno in segreto.
4. Nei ragazzi, quando sono ancora piccini, la bellezza fisica non rappresenta ancora una gran parte, ma tanto più invece la forza. Ognuno vuol essere il più forte, con la sua forza vuol vincere completamente i suoi compagni, ed è sempre pronto a cogliere qualsiasi occasione per fornire prove di questa sua forza, con le mani e con i piedi, senza grazia né pietà; prove talvolta quasi micidiali, unicamente per essere considerato il più forte e quindi il più temuto della compagnia.
5. In tali occasioni ci si accorge con tutta facilità della presenza del demone satanicamente malvagio già nei fanciulli.
6. Che un simile demone debba senza indugio venire combattuto, viene già suggerito dalla natura stessa, anche se nessuno dovesse possedere in questo campo una qualche cognizione superiore e più profonda, perché è evidente che una simile ambizione può anche troppo spesso degenerare nei peggiori vizi.
7. Una fanciulla che brama ardentemente di piacere diventa prestissimo una civetta e subito dopo anche una meretrice, nel quale stato essa viene già a trovarsi in certo modo al punto dove Satana voleva condurla; il ragazzo dal canto suo diventa in brevissimo tempo un essere rozzo, baruffante, e in generale un individuo cui niente è sacro all’infuori di se stesso.
8. Non passa molto che questi tali diventano degli intriganti, maldicenti e critici di Dio e di tutte le cose; essi sanno e comprendono tutto meglio di qualsiasi altro, e il loro giudizio deve essere il più esatto soltanto perché sono stati essi a darlo. Chi non vuol assoggettarsi ad una tale sentenza, nel migliore dei casi è un asino, ma può darsi che il caso sia anche un po’ più dimostrativo, e allora l’interessato si busca delle legnate.
9. Ma che cosa si può sperare da un simile individuo? Chi mai sarà capace di ammaestrare un tale che conosce tutto meglio di ogni altra persona? E se anche qualcuno si darà la briga di fargli presente con tutta chiarezza la sua stoltezza, egli monterà in furia, e quello che non potrà ottenere con l’eloquenza della propria bocca verrà da lui affidato all’energia delle proprie mani, le quali normalmente sono più robuste della lingua dell’avversario. Un paio di buoni pugni o qualche manrovescio applicato altrettanto energicamente hanno per il momento maggior effetto del più bel capitolo tratto dalle Epistole di Paolo e di tutta la sapienza di Socrate; giacché, laddove c’è un cavallo che tira calci, anche Socrate e Cicerone si tirano prudentemente indietro; in un simile caso tutt’al più Sansone o Davide in tenuta di combattimento potrebbero esercitare una controazione efficace.
10. Ora tutto ciò ha le sue origini nell’ambizione, per la quale ognuno vuol essere il primo e il maggiore anche se effettivamente è il minore e l’ultimo; e quand’anche ambedue le armi di cui dispone si siano spuntate, gli resta sempre ancora una bocca per maledire ed una inestinguibile sete di vendetta. Naturalmente in tali occasioni l’ambizione e l’ira se ne vanno a braccetto; ma al loro servizio entrano allora la simulazione e l’invidia.
11. Questo perfidissimo fra tutti i demoni nella carne umana è la sorgente di tutti i mali dell’umanità, e si identifica perfettamente con il più basso e più profondo inferno, poiché in esso si trovano riuniti tutti i mali.
12. Ci sarebbe mai stata una guerra, se questo demone non avesse tanto corrotto l’umana carne? Non c’è vizio che possa trarre tante vittime fra le sue spire quanto l’ambizione. Un uomo, che abbia in sé molto di questo elemento diabolico, non tarderà a rendersi soggetti un certo numero di altri uomini, da principio senza dubbio con il titolo di amici; ma non passerà molto che tali amici per eccesso d’amicizia dovranno finire con il fare quello che verrà loro imposto dall’amico principale, e ciò per la ragione che egli li avrà attratti nell’ambito del proprio demone dell’ambizione. Questi suoi amici si sceglieranno a loro volta degli altri amici e li attireranno fra le spire dello stesso demone in cui sono stati attratti essi stessi. Ma in questo modo il caporione iniziale diventa un comandante superiore, e poiché la cosa promette bene, egli incomincia ad impartire ordini a dritta ed a manca, ed in breve il suo demone avrà accalappiato con la sua rete delle migliaia, le quali tutte dovranno ballare a seconda della musica che gli piacerà di suonare.
13. Così sorgono poi le dinastie. Allora uno sta a capo di tutti, detta e sanziona leggi a seconda del capriccio che lo ispira, e migliaia devono osservarle, se fra le lacrime di sangue, se volonterosamente o contro voglia, importa poco, perché, quando una potenza si è concentrata in un gruppo, ogni resistenza particolare riesce vana, e ragione, intelletto e sapienza devono cedere il campo laddove un dispotismo tirannico è assiso al trono. Se al tiranno piace accecare i suoi sudditi, non ha che da comandare, ed i suoi aiutanti animati dallo stesso demone strapperanno loro gli occhi, perché essi sono pronti a fare tutto quello che il despota comanda. Agli uomini, però, sta bene se dei tiranni signoreggiano sopra di loro; se non sono proprio tiranni nel vero senso della parola, sono tuttavia dei despoti ostinati che come i tiranni esigono la più stretta obbedienza, che considerano la minima contraddizione come un crimine di lesa maestà e la puniscono se non proprio con la morte, almeno con un periodo di carcere duro. Ma, come detto, se agli uomini succede così, succede giustamente e bene.
14. Sono gli uomini stessi che hanno messo da parte il loro Dio ed hanno invece collocato sul trono il demone del loro proprio orgoglio, e quello che essi fecero un giorno, lo fanno tutt’oggi; perché ovunque i genitori ambiscono che i loro figlioli divengano qualche cosa di meglio e di più elevato di quanto lo siano essi stessi. Il semplice contadino, quantunque non possa realizzare il proprio desiderio, almeno accarezza nel suo cuore l’idea di fare del proprio figliolo un grande signore, e per la propria figliola, per poco che essa sia di gentile sembianze, sogna almeno un matrimonio con qualche borghese benestante o con qualche impiegato dello Stato. Un calzolaio non pensa nemmeno lontanamente di fare apprendere ai propri figlioli lo stesso suo mestiere; e, se egli ha una figliola piuttosto più bellina che brutta, non si può consigliare certo a nessun altro calzolaio di chiederla in moglie, perché essa può facilmente diventare la consorte di un qualche impiegato se non qualcosa di meglio ancora, e il figlio del calzolaio deve naturalmente studiare per diventare quanto più e tanto di meglio. E se mai alla figliola di un simile stolto riesce davvero di diventare la moglie di un consigliere di stato, e al figliolo di giungere addirittura alla carica di ‘attuario di Stato’, succede poi che il padre non può più assolutamente permettersi l’atto audace di avvicinarsi con il cappello in testa ai suoi figlioli ormai altolocati. La cosa senza dubbio lo addolora, e spesso piange amaramente perché i suoi figlioli non vogliono più riconoscerlo. Ma gli sta bene! Perché è stato egli così sconsiderato, ed ha provato gioia nell’allevarsi due tiranni invece di due sostegni per la vecchiaia?
15. E perciò a ciascuno avviene secondo giustizia, ed all’umanità tutta sta perfettamente bene se viene tiranneggiata ad oltranza dall’alto in basso, perché essa stessa trova il maggior compiacimento nel plasmare dei tiranni fuor dai propri figlioli.
16. Chi è che fa studiare i figlioli? I genitori! E perché? Affinché possano diventare qualche cosa. Ma che cosa devono diventare? Naturalmente, se mai è possibile, sempre più di quello che sono i genitori, perché dalla bocca di tutti non si ode che questo: “Io faccio studiare un figlio affinché un giorno possa diventare sacerdote o un impiegato di Stato, e più caro di tutto avrei se egli potesse arrivare ad un posto di consigliere di corte o addirittura di ministro, oppure, se entra nella carriera sacerdotale, riusca a farsi consacrare vescovo”. Così si esprime l’animo di un padre, e ugualmente così il cuore di una madre. Ma non si sentono invece così facilmente dalla bocca di un padre le parole: “Io faccio studiare il mio figliolo allo scopo che abbia di acquistarsi delle cognizioni utili, per poi diventare con sapiente vantaggio quello che sono io stesso, oppure anche qualcosa di meno, sempre però entro i limiti del buono e del giusto”; e meno ancora si da ascolto alla Mia Parola che dice: «Chi di voi vuol essere il primo, quegli sia l’ultimo e il servitore di tutti voi».
17. Questo è stato il Mio comandamento, ma ecco che a mala pena qualche mendicante lo adempie; ma quello che Satana comanda per mezzo del proprio demone, quello diventa legge alla quale piccoli e grandi, giovani e vecchi fanno a gara per conformarsi; ma perciò anche al mondo sta dieci volte e cento volte bene quando viene tiranneggiato con la spada e con il fuoco, perché esso stesso vi trova il massimo compiacimento.
18. Cessate d’allevare dei tiranni nei vostri figli, e siate voi stessi piuttosto gli ultimi anziché i primi, e allora ben presto i tiranni si troveranno soli sui loro troni; e, poiché voi vi troverete molto più in basso, così essi saranno costretti di scendere profondamente dalle altezze loro per non correre incontro, abbandonati del tutto, alla propria rovina.
19. Ma se voi, dei vostri propri figli vi affannate a fare sempre più numerosi gradini che conducono al trono, è certo che questo dovrà sempre più innalzarsi; però quanto più alto esso diventa tanto più lontano potrà scagliare i fulmini dalle sue vette sublimi, e per conseguenza tanto più duramente sarete colpiti voi che vi trovate in basso. Ed Io volentieri permetto che la potenza degli altolocati si accresca, affinché i pazzi che sono di sotto abbiano qualche cosa che li sproni all’umiltà e che dimostri loro quello che dovrebbero essere, ma che invece non sono. Dunque ormai i reggenti prendono da Me la loro forza, e fanno benissimo quando opprimono il più che possono l’umanità sciocca, perché essa non merita affatto un trattamento migliore.
20. Un padre non è solito comperare per il proprio figliolo un mantello migliore di quello che egli stesso indossa, e non va una madre con le sue figliole nei negozi di mode, e si reca e sceglie per lunghe ore quanto vi è di meglio perché esse possano fare, come si dice, miglior figura possibile per procedere al maggior numero di conquiste? Ma perché proprio bisogna conquistare ed innalzarsi? Abbassarsi invece, a questo dovrebbe tendere l’umanità secondo la Mia Parola! Ma poiché si insiste nel conquistare e nell’innalzarsi, vengano pure i tiranni; anzi, Io dico che questi sono degli angeli i quali reprimono il più possibile lo spirito di conquista per mezzo di imposte e di altre leggi onerose.
21. Ecco qual è il linguaggio del padre al proprio figlio: “Tu devi acquisirti e rendere proprio un tale contegno da attirare su di te gli occhi e gli orecchi di tutti, in modo da diventare indispensabile a un’intera società”, ovvero, detto con altre parole: “Cerca di diventare il primo della tua società!”. Ma piuttosto, perché il padre non dice: “Figliolo mio! Tirati indietro; è meglio che sia tu, dalla tua bassa posizione, a guardare la società; che non questa, abbia a rivolgere tutti i suoi occhi verso di te”. Oppure. cosa è meglio essere: le fondamenta di un edificio, o un comignolo sul tetto? Ma se scoppia un uragano che distrugge e tetto e casa, riuscirà esso a smuovere anche le fondamenta?
22. Chi sta più in basso di tutti, costui è anche più al sicuro; il pinnacolo di un campanile è invece il trastullo di ogni tempesta.
23. Perciò scendete; e la vera umiltà sia la solida base della vostra esistenza. Allora il maligno demone dell’ambizione abbandonerà ciascuno e la tirannia avrà trovato la sua fine per l’eternità.
24. O credete voi forse che ad un principe interessi qualcosa di essere riconosciuto come tale dalla massa del popolo? Egli non trarrà certo alimento da questa per il suo onore di principe; ma come principe egli richiede invece agli altissimi circoli ed alla classe dei suoi pari il riconoscimento della propria dignità.
25. Se dunque l’umanità, senza eccezioni, scendesse giù fino alle fondamenta dell’umiltà, il principe potrebbe andarsi a cercare i pari suoi od il riconoscimento della propria dignità con il lanternino, ma non la troverebbe affatto, come non si trovano diamanti già sfaccettati fra il ciottolame dei fiumi.
26. Ecco, questa è la via alla felicità, in questo e nell’altro mondo; così si può sperare in un miglioramento tanto dei popoli che dei principi, non già con la disobbedienza e meno ancora con le insurrezioni contro un potere ordinato. Se qualcuno vuol costruire un casa bisogna che cominci dal basso; incominciare dal tetto è cosa che proprio non va. Oppure, come si potrà fissare uno stendardo od una croce sulla cima di un campanile, quando per edificare la torre non sono poste ancora neppure le fondamenta?
27. Chi vuol migliorare gli altri, migliori anzitutto se stesso e conduca una vita da giusto, allora gli altri lo seguiranno quando ne avranno visto i vantaggi. E chi vuole umiliare gli altri, umili prima se stesso; così facendo egli toglierà al proprio vicino, nella propria persona, quel gradino sul quale questi non mancherebbe di salire. Ma se qualcuno porta sulle spalle il fratello, verrà questo giù dalla montagna se chi lo porta non vuol saperne di scendere? Colui che è portatore diriga dunque egli per il primo i suoi passi verso il basso, e così scenderà anche colui che egli porta; ma se il somaro sale sul monte, è ben certo che salirà pure con lui sempre di più quegli che gli siede sulla schiena e che l’opprime.
28. Finché dunque la Mia Dottrina non verrà osservata perfettamente in ogni evenienza, non potrà andar meglio né qui né nell’Aldilà, e né in generale né in particolare. Ma se qualcuno invece seguirà questa Mia dottrina in ogni cosa, quegli ne avrà bene in questo come pure nell’altro mondo, perché un’anima umile non tarda mai a trarsi d’imbarazzo in qualsiasi circostanza, e poiché essa è la più vicina a Me, essa ha anche sempre a portata di mano la più sicura e migliore delle assistenze.
29. Purtroppo però, qualsiasi male è più facile da sradicarsi di questo perché gli uomini stessi vi trovano il maggior compiacimento, e ciascuno preferisce essere un onoratissimo signore e non un umilissimo servitore nel vero senso della parola. Gli uomini si salutano, è vero, con un ‘servitor suo devotissimo’, ma non fanno già così perché sentono e intendono di esserlo veramente, bensì per un atto di convenzionale cortesia, affinché il salutato, contraccambiando, debba omaggiarlo ancor di più.
30. Oh, umanità spaventosamente stolta! Quando ti accorgerai che senza un solido punto centrale non è immaginabile alcun mondo? Ora il punto centrale è certamente il punto più profondo in ogni corpo celeste, perché dunque non vuole l’uomo scendere nelle profondità di se stesso, dove potrebbe trovare per l’eternità la vera assicurazione sulla vita la quale è spiegata con tanta chiarezza e precisione nella Mia Dottrina?
31. Ma a che cosa può giovare la Mia Dottrina, che significato può essa avere, se Gesù, il suo fondatore, non ha ormai Egli stesso più
l’onore di essere Qualche cosa, all’infuori, qualche volta, di una misera appendice di un Socrate o di un Platone, ed anche questo per particolare concessione? Ovvero si trasforma Gesù in un vano idolo, che di Gesù non ha che il Nome solamente, con l’aggiunta forse di qualche briciola della Sua Dottrina in forma di geroglifici egiziani, sui quali per altro è severamente proibito soffermarsi con il pensiero. A dirla breve, Gesù Lo si ha foggiato così come meglio si avrebbe potuto per trarne profitto, affinché dovesse rendere qualche cosa e non costare come quando diede il comandamento e disse: «E se qualcuno vi prega di dargli una veste, donategli pure il mantello». Quello invece che dovrebbe essere l’ultimo e il servitore di tutti, domina al posto supremo su milioni di uomini. Cattivo esempio davvero per l’umiltà! Ma non può andare diversamente, perché ancora oggigiorno ci sono molte migliaia di persone le quali non hanno desiderio più ardente che di vedere esaltati a papi i loro figlioli. Dunque c’è ancora un amore molto accentuato per il papato. Ma finché è così, non può andare affatto meglio.
32. E qui per oggi ci fermeremo, riservandoci di ritornare ancora su questo argomento.
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Le diverse lamentele umane
(prima parte)
9 aprile 1847
1. Da tutte le parti si sente fra gli uomini ogni tipo di lamentele. Per l’uno i tempi sono troppo cattivi; tutto diventa sempre più caro e peggiore in qualità. Per l’altro sono i governi l’oggetto del proprio furore, ed è su questi che egli riversa ogni colpa; altri ancora non sono contenti se la pace dura troppo a lungo e vorrebbero un po’ di guerra. Non mancano poi quelli che attribuiscono tutti i malanni al clericalismo, ed altri per cui il capro espiatorio è il lusso dilagante e particolarmente le ferrovie di recente costruite e aperte al traffico. In poche parole ciascuno cerca la ragione dei mali che affliggono l’epoca presente ora in una cosa ora in un’altra, ma non c’è uno di questi piagnoni che pensi di prendersi per il naso e di domandarsi se forse non ha anch’egli in qualche momento e in qualche maniera contribuito al peggioramento dell’epoca attuale e se non vi contribuisce forse tuttora. Ciascuno sente il male dall’esterno soltanto, ma in se stesso non lo scorge affatto.
2. Ecco qui un padre di famiglia che usa scagliarsi violentemente contro la mania del lusso di questi tempi, mentre si trova precisamente in un negozio intento a comperare per le sue figliole delle vesti nuove fiammanti, carissime e modernissime. Cosa si potrebbe dire ad un simile accusatore del lusso? Nient’altro che questo: “O stolto! Se il lusso ti dispiace tanto, perché ti lasci incitare dal tuo proprio demone del lusso a comprare per le tue figliole, tali e tanti articoli di perdizione? Compra loro delle semplici vesti di lino, e meglio ancora acquista delle matasse e dalle da filare alle tue figliole, così le avrai provviste di vesti che saranno molto più utili dei tuoi prodotti moderni, i quali ti fanno talmente tanto stizzire, che per la gran stizza li comperi all’unico scopo che le tue figliole possano mantenersi nello splendore atto a confermare la tua condizione di benestante ed affinché esse possano fare delle proficue conquiste”. – O pazzo che sei! Per te ci sarà ancora poco lusso, e le variazioni della moda saranno ancora troppo poco frequenti, e se la moda cambierà anche due volte al giorno, tu rimarrai sempre il vecchio somaro di prima. Tu imprecherai certamente di più di quanto imprechi ora, ma nonostante ciò renderai omaggio allo spirito di progresso dei tempi come si conviene. Dunque adesso ti domando: “Chi altri sono, se non le teste vuote tue pari, quelle che aprono le porte al lusso, provando uno smisurato piacere nel contemplare la figura camaleontica (cioè variopinta e scintillante) che fanno le loro figliole?
3. Al posto del tuo vano imprecare, fa che a casa tua incominci a regnare attivamente lo spregio per il lusso. Vesti i tuoi figli così come ho detto prima; forse tu troverai qualche imitatore, e questo a sua volta ne troverà degli altri; in questo modo il lusso svanirà gradatamente da sé quando non troverà più smercio”. Così pure vi sono dei giornalisti che vanno continuamente tuonando contro il lusso, mentre essi stessi non mancano mai di mantenersi ligi in tutto ciò che prescrive l’ultimissima moda, per la qual cosa tutto il loro scribacchiare non può avere naturalmente risultato alcuno, perché chi non migliora se stesso, come può pretendere di migliorare gli altri?
4. Dal’altra parte si sentono poi contadini e osti lanciare parole di fuoco ed imprecazioni violente contro l’imposta di consumo; ma questi tali non pensano affatto che sono essi stessi i primi ideatori di una simile piaga statale e che di fatto essi prescrivono ai loro acquirenti una imposta di consumo dieci volte maggiore di quella che il reggente richiede dai propri sudditi.
5. Quando questa tassa non esisteva ancora, gli osti esigevano già un’imposta consumo del tutto inumana dai propri ospiti; anzi più d’uno era costretto a lasciare all’oste il suo mantello a causa delle varie imposte di consumo inflittegli. Ora Io domando: “Come può un uomo di questa fatta lagnarsi di un’imposta che egli è andato applicando già lungo tempo prima che lo Stato neanche vi pensasse? Ma se essa era reputata giusta per la sua casa, per quale ragione non deve essere giusta per tutto il paese? Non chiede l’oste due soldi per un tozzo di pane che costa a lui a mala pena uno? Ma questa è un’imposta consumo del 100%! Lo Stato non chiede tanto, ed è assai più modesto, e l’oste può benissimo tollerare l’imposta del consumo che si esige da lui, perché è già da lunghi anni che egli si compiace immensamente di un tale monopolio”.
6. Non diversamente si comporta il contadino quando porta in città una cesta di frutti e paga qualche soldo d’imposta di consumo; ma come se ne rivale egli? Quello che ha pagato per tutta la cesta, lo ripartisce su dieci frutti; ma dopo di questi dieci la cesta ne contiene altri novanta ancora, i quali per conseguenza dovrebbero essere esenti dall’imposta di consumo. Credete voi però che egli li venda veramente così? Neanche per sogno; egli anzi eleva l’imposta altre nove volte ancora! E adesso si domanda se l’uomo non ha veramente egli stesso un compiacimento positivo in questa imposta, ma allora come può imprecarvi contro? Il 900 per cento non basta ancora a questo usuraio, cui Io ho riempito gli alberi di frutta gratuitamente? Si vada dunque pure innanzi con le imposte sui consumi; che ne vengano pure ancora di maggiori e che non cessino finché non siano scomparse dai cuori dei fratelli verso i fratelli.
7. Quando qualcuno dona di vero cuore qualcosa, per quanto Io ne sappia, poca o nessuna imposta chiede lo Stato, notabene! Ma se l’uomo non ha più cuore per il prossimo, come può pretendere egli dallo Stato quello che manca assolutamente a lui stesso? E Io dico in aggiunta: “Gli uomini si governano da sé, ma lo Stato lo governo Io a seconda degli uomini”.
8. In ciò in cui gli uomini ritraggono la maggiore gioia, secondo questo anche lo Stato sarà diretto da Me. Chi più dell’usuraio dei cereali pretende dai propri fratelli una scandalosa imposta consumo? Da questo tale dunque lo Stato dovrebbe esigere mille volte l’imposta attuale, e solo così sarebbe ristabilito l’equilibrio!
9. Da tutto ciò voi potete vedere che gli uomini sono sempre essi stessi i creatori dei mali che regnano fra di loro, e perciò è fatale che questi mali permangano fra di loro per tutto il tempo in cui gli uomini continuamente ne saranno i creatori. I poveri poi restino sempre come punizione supplementare di simili ordinamenti, giacché chi è che crea i poveri? Nessun altro che la grande avidità e la immensa smania generale dell’imposta di consumo degli abbienti, perciò bisogna anche che questi ultimi li mantengano ed è perfettamente giusto che l’uomo abbia e sopporti quello che egli stesso produce.
10. Così pure i possidenti delle città non fanno udire che reclami a motivo dell’affitto sulle case, ma quello che i loro inquilini dicono, essi non lo sentono affatto, e se talvolta per combinazione un inquilino non è in grado di pagare puntualmente l’affitto, c’è senza indugio denuncia e sequestro. Dunque ben venga e s’accresca anche l’affitto sulle case finché il cuore del padrone di casa non si ammorbidisca, e finché egli non trovi in casa sua anche una stanzuccia da concedersi gratuitamente ai poveri, e non si decida ad essere più moderato nelle sue pretese di affitto, allora anch’Io ispirerò nel cuore del reggente sentimenti più miti; altrimenti, come detto, vengano pure le imposte, e crescano anzi. Invece di tanti abiti di seta e di mille altre cianfrusaglie lussuose per le famiglie dei possidenti, vi sia piuttosto un cuore più tenero e un po’ più di moderazione negli affitti; poi le cose andranno già meglio.
11. Quello infine che oggigiorno suscita grande sdegno, imprecazioni e maledizioni sono le ferrovie. Sicuramente è vero che per gli uomini esse sono un pessimo segno di questi tempi, ed Io vorrei che non esistessero, ma gli uomini le hanno volute e per conseguenza le voglio anch’Io. Non avete visto voi prima d’ora come i grandi ed i ricchi avevano degli equipaggi e si facevano trascinare a dritta ed a manca; se però un povero, stanco del cammino già fatto, implorava un posticino nel loro cocchio, alla minima insistenza veniva respinto con la frusta, e neppure pagando sarebbe stato accolto. Ora invece nella stessa carrozza prende posto un contadino puzzolente od un altro cosiddetto vagabondo, ed accanto a lui deve adattarsi a stare la dama schizzinosa di città, e tutti e due viaggiano per il medesimo prezzo godendo per conseguenza degli stessi diritti; e il cittadino ‘Fi donc’ (che schifo), che spesso si udiva, è ormai cessato del tutto in vicinanza di uno stalliere, mentre la funzione della boccetta di profumo prima in voga è stata assunta dal fumo della locomotiva. In questo modo i nasi aristocratici vengono un po’ affumicati e non percepiscono più tanto lo sgradevole odore che emana il contadino. Così pure, fino a non molto tempo fa, i cavalieri ed accanto a loro i rappresentanti alla moda dell’alta borghesia non potevano mai abbastanza far correre i loro cavalli. Disgraziato colui che si fosse trovato sulla strada; la carrozza sarebbe passata sul suo corpo senza nessun riguardo! Ma ormai di velocità ce n’è abbastanza, ed un simile veloce maniaco montato in ferrovia arriva almeno ad accorgersi che la sua carrozza a cavalli è al paragone una cosa ben meschina. Perciò egli lascia in rimessa i suoi equipaggi e non arreca più tanto spesso noia alla gente che se ne va a piedi, perché egli stesso viaggia più volentieri con la ferrovia che con la propria carrozza. Ma che immenso beneficio non ne deriva a quei predoni di osti che hanno il loro esercizio sulle grandi strade! Perché essi cominciano solo ora a diventare un po’ veramente uomini e che giusta lezione data ai vetturini d’ogni risma, i quali per un singolo viaggio domandavano non di rado tanto da superare due volte quel che valevano vettura e cavallo presi assieme. E fabbri e maniscalchi che spesso non cedevano un chiodo se non quasi a prezzo d’oro, contemplando le nuove strade di ferro, cominciano solo adesso a vederci chiaro ed a persuadersi che il ferro dopo tutto non deve essere tanto caro; anche i carrozzai ed i sellai conoscono solo ora quanto veramente vale la loro merce, perché prima credevano di vendere cose d’oro e d’argento soltanto. Non meno di altri gli strozzini dell’avena potranno gradatamente convincersi che non c’è più di gran lunga tanto bisogno del loro prezioso cereale, ed i cocchieri di città, che prima non sapevano cosa domandare per una vettura sgangherata, possono ora trascinare il prossimo per pochi soldi, e chi richiede di più bisogna che si accontenti di far trascinare se stesso con la propria vettura fino alla stazione ferroviaria, laddove ce n’è una, per assistere malinconicamente allo spettacolo delle centinaia di viaggiatori i quali per un modesto prezzo si spostano da un luogo all’altro con molta velocità. Anche le stazioni della posta, le quali prima non sapevano per quanti cavalli dover prendere in affitto una stalla, oggi ne hanno abbastanza già di pochi cosiddetti ronzini. E gli azionisti, specialmente poi in considerazione degli attuali celerissimi mezzi di trasporto, dovranno quanto prima constatare di aver commesso un grave errore di speculazione, giacché così tutti i loro supposti guadagni svaniranno come neve al Sole, ed essi riconosceranno altresì che nel vapore dell’acqua riscaldata oltre alla grande forza di propulsione è insita anche quello dissolvente dei patrimoni.
12. Una simile strada ferrata entra, rigorosamente parlando, così poco nell’Ordine Mio, come la costruzione della torre di Babele, però questa costruzione a suo tempo ebbe pure il suo lato decisamente buono. Essa separò le popolazioni, e con l’andar dei tempi le portò alla convinzione che l’uomo può vivere anche in altri luoghi e non solo a Babele e che Dio fa dappertutto risplendere il suo Sole e cadere la Sua pioggia, cosicché, tirate le somme, tutti coloro che a motivo della torre furono sparpagliati lontano da Babele ne ritrassero un guadagno. La stessa cosa succederà anche con le ferrovie, ed ognuno finirà con l’averne un utile. Gli azionisti principali guadagnano materialmente perché alleggeriscono le tasche del prossimo; gli altri da parte loro guadagnano in perspicacia e in conoscenza della realtà delle cose, e subito dopo acquistano dal lato dell’umanità, perché quando i ricchi sono ridotti alla miseria, diventano molto mansueti e umili. Gli osti sulle strade principali guadagnano pure perché perdono le loro caratteristiche brigantesche ed acquistano quelle umane. I contadini che hanno visto tracciare e costruire la ferrovia non di rado sui loro migliori terreni, ne cavano pure qualcosa di buono, perché prima circondavano i loro campi e prati di siepi e di spine, e se qualcuno metteva piede sul loro terreno era spesso maltrattato; adesso invece è una buona lezione che debbano tollerare che sullo stesso terreno passi stabilmente una strada di ferro ben più ingombrante di un uomo. Essi guadagnano dunque in pazienza oltre che in umanità, e questo è pure un rilevante guadagno. I viaggiatori ne hanno profitto perché arrivano molto più presto ed a buon mercato laddove vogliono andare, e imparano nelle carrozze ferroviarie che essi non sono più degli altri, perché ciascuno paga il medesimo prezzo del biglietto. Ma nonostante tutte queste considerazioni gli uomini imprecano anche contro questo flagello che essi stessi si sono creati valendosi di tutti i mezzi possibili; ma quello che si è fatto da soli, bisogna che anche sia sopportato da soli. Quando però e osti e vetturini e altri simili professionisti, non esclusi gli azionisti, acquisteranno in umanità come si conviene, allora anche il flagello non apparirà così terribile, poiché tutto sta nella Mia mano, ed è in Mio potere foggiare e trasformare le cose in una maniera o nell’altra. Io ho già detto una volta che non Mi compiaccio affatto di queste innovazioni, e così anche veramente è; perché l’impugnare il flagello non mi da alcuna gioia. Ma considerato che ormai c’è, come gli uomini l’hanno voluto, che esso torni a vantaggio dei buoni ed a maledizione dei malvagi. Voi dunque potete approfittarne tranquillamente, ed Io intendo anzi benedire colui che se ne servirà, affinché la punizione dei rapinatori di cui si è parlato prima sia completa.
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Le diverse lamentele umane
(seconda parte)
10 aprile 1847
1. È bensì vero che con ciò una quantità di cosiddetti esercenti si sono visti falcidiare e togliere il pane e che parecchi sono ridotti alla mendicità, ed è vero pure che a più di un contadino è stato tolto più di un buon pezzo di terreno in modo che ha avuto un grande svantaggio nella produzione dei frutti dei campi. Anche qualche povero vetturino viene a rimetterci i suoi modici proventi, e qualche oste, che era un po’ più umano di altri, deve condividere la sorte dei disumani. Sennonché, tutto ben considerato, è bene valutare la cosa ben diversamente da quello che in principio si presenta all’occhio di un osservatore superficiale; perché in questo caso ha perduto molto soltanto chi aveva molto, ma chi aveva poco, molto non ha potuto perdere.
2. Fabbri, i quali prima non si potevano mai pagare abbastanza, lavorano adesso a molto miglior mercato, pur di trovare chi da loro qualcosa da fare. Se uno lavorava già prima in grande stile, poco danno ne risente, perché egli si è già messo da parte qualcosa e se vuole lavorare ancora, bisogna che moderi le sue pretese; oltre a ciò egli così diventa più umano, dunque neanche costui ha perduto molto. Ma se uno di questi professionisti aveva prima solamente un piccolo esercizio che non poteva rendergli più di quanto possa rendere ad un mendicante l’andare in giro a chiedere l’elemosina, quegli pure non ha perduto molto, e il divario fra lui e l’esercente all’ingrosso di prima si è considerevolmente ristretto; questo è dunque pure un vantaggio. Non diverso è il caso di tutti gli altri professionisti ed anche dei contadini cui è stato tolto del terreno, perché chi di terreno ne aveva poco, non ha potuto cederne molto, e quello che ha dato gli fu pagato. Il grande possidente poi poteva anche cedere una parte più grande dei suoi terreni, per i quali egli pure verrà a suo tempo indennizzato, ed egli può facilmente aspettare perché in ogni caso possiede ancor sempre di più di quello che gli occorre. Similmente avviene dei grandi e piccoli albergatori od osti. I grandi si sono già messi da parte la loro porzione, ed avrebbe gridato davvero vendetta al cielo lasciargli tagliare per sé ancora una seconda porzione; nel caso poi dei piccoli, si tratta comunque di un guadagno tanto misero di soldini che poco ci perdono a non averlo più e, considerato che per poco denaro non potevano naturalmente offrire agli ospiti che generi scadenti e dovevano poi gradatamente appoggiarsi nei loro affari più all’inganno che alla merce buona, così il tutto si risolve in un vantaggio fisico e spirituale tanto per loro che per i loro ospiti.
3. Da quanto abbiamo detto risulta dunque che in tale circostanza nessuno ha perduto molto neanche dal lato materiale, e perciò il flagello è buono, e con il tempo diverrà migliore ancora. Ma come, secondo quanto vi è già noto, i discendenti di Enoc ai tempi di Noè aprirono essi stessi le cateratte della Terra dalle quali furono poi inghiottiti, così anche oggigiorno questa gente ha riscaldato la serpe nel proprio seno, ma Io dico di nuovo: “Si vada pure avanti con questi sistemi! A chi non basta il tranquillo e fruttifero suolo terrestre, costui se ne vada pure sul mare, e là impari che differenza c’è tra la pace e il riposo e il moto e la tempesta. Se poi gli è gradito e gli uragani non l’hanno ancora fatto loro preda, può ben ritornare; giacché accanto all’acqua prospera sempre ancora il solido terreno, come anche accanto a queste innovazioni sussiste sempre ancora ugualmente l’antica Parola di Dio, nonché la Grazia Mia per chiunque voglia cercarla. Però colui che di queste non s’interessa e presta invece tutta la sua attenzione alle innovazioni per puro spirito d’ambizione generale o particolare, quegli può sempre prendere posto in una celerissima carrozza a vapore e andare a raggiungere i propri demoni, e può star più che sicuro che in seguito a ciò nei Cieli Miei non si udrà alcuna esclamazione di cordoglio, perché simili vanesi e sciocchi sono anche per i Cieli Miei un abominio nauseabondo, e dappertutto non si può che ridere alle loro spalle”.
4. Per quanto poi concerne le lamentele e le invettive contro il clericalismo e il mal procedere della classe sacerdotale, sono tutte lamentele ed ingiurie che non giungono affatto all’orecchio Mio. Io ho ormai disposto le cose in modo che chiunque sia desideroso della Mia Parola può averla, purché lo voglia.
5. Ma da quanto ho detto, ognuno potrà facilmente rilevare che presso Me nessun’altra cosa ha valore all’infuori di un cuore puro e traboccante d’amore e di una vera fede in Me; a chi non basta questo ed a chi la parola di un bilioso predicatore è più sacra di Quella che Io stesso ho pronunciata, a quegli sia detto: “Rimani pure nella tua stoltezza!”, perché chi preferisce la frusta alla Mia Grazia, si faccia pure frustare. Chi ritiene che una chiesa, ammettiamo pure edificata con gran sfarzo e con grande impiego di denaro, sia più sacra e maestosa di un cuor puro, il quale è un vero Tempio dello Spirito Santo, quegli vada pure alla sua chiesa e ogni domenica o altro giorno festivo si faccia a suo agio anzitutto benedire con l’ostensorio, e subito dopo maledire almeno sette volte per l’inferno giù dal pulpito, per finire da ultimo, dopo la maledizione, rispettivamente dopo l’inferno, da capo con una benedizione per mezzo dell’ostensorio a messa ultimata.
6. Il fatto è che gli uomini provano un piacere immenso per le vane cerimonie; essi sono capaci di consumarsi la lingua e le dita a forza di parlare e scrivere della magnificenza della chiesa di S. Pietro a Roma e di altre lussuosissime chiese, ed oltre a ciò impiegano somme considerevolissime per mantenerle e maggiormente adornarle, di solito con la motivazione: “Tutto alla maggior gloria di Dio!”. E sta bene, benissimo anzi! Chi vuole essere asino, può senz’altro rimanere tale per tutta l’eternità; come mai potrebbe una così miserevole chiesa o magari tutte le chiese della Terra contribuire alla Mia Gloria?
7. Prima di tutto nel mondo Io non ho mai cercato la Mia Gloria, bensì fede e Amore soltanto. Ma per effetto di ciò ogni altra vana dimostrazione d’onore che tende a convertire Me, l’unico, eterno, vero e vivente Dio in un idolo, ogni simile onoranza è un abominio, perché è nello Spirito e nella Verità che si trova nel cuore vivente dell’uomo che Io voglio essere adorato, non già in chiesa; ma la vera adorazione nello Spirito e nella Verità consiste nel fatto che gli uomini riconoscano Me come il loro Dio e il loro Padre, che amino Me come Tale, sopra ogni cosa, e che infine osservino il comandamento dell’Amore anche verso i loro fratelli. Così veramente si rende onore a Dio; invece una chiesa è un abominio e non può affatto contribuire a glorificare maggiormente il Mio Nome, perché, come è evidente, essa non dimostra per nulla quello che Io posso, sebbene soltanto quello che può la gente vana e orgogliosa.
8. Ma se c’è qualcuno che vuole ammirare la Mia grandezza e la Mia potenza, vada egli a contemplare i templi ed i duomi naturali, esca sulla Terra e ammiri il Sole, la Luna e le stelle, ed egli avrà certamente abbastanza di che contemplare e da cui riconoscere l’Onnipotenza di Dio, Padre suo.
9. Osservando una montagna è bensì vero che non vi si potrà ammirare né uno stile architettonico gotico o moresco, né, meno ancora, uno stile romano, ionico, frigio o addirittura babilonese. Così pure là non sono visibili né statue, né dipinti od intagli di ogni tipo di cosiddetti rinomati maestri; però la mano del Padre si da sempre a riconoscere in questi immensi templi della natura, ed invece di statue e dipinti abitano in tali templi dei veri uomini viventi ed altre creature, ed invece di tutti gli ornamenti su questi templi vi sono delle imponenti foreste, e prati fiorenti ricchi di erba buona e nutriente, tutte cose queste che testimoniano della Potenza, Grandezza e Sapienza del loro eterno Maestro.
10. Una simile contemplazione può certamente disporre il cuore umano “ad majorem Dei gloriam” (a più grande gloria di Dio) ; ma la contemplazione di una chiesa può esaltare la mente e il cuore solo di un asino, in quanto ne restano maggiormente ammirati i suoi compagni, che si trovano su di un gradino più alto ancora nella specie, e che, evidentemente, devono essere pure degli asini di dimensioni assai grandi se credono di poter, mediante l’opera delle loro mani e tramite ogni tipo di sculture, pitture e dorature e di luci di candele, ricchi paramenti ed un salmeggiare selvaggio, glorificare Colui che ha creato la Terra, il Sole, la luce e le stelle.
11. Gli uomini ancora oggigiorno promuovono donazioni e fanno lasciti, basta che in un luogo qualunque venga consacrata qualche nuova immagine d’idolo o che in una cosiddetta chiesa pomposamente chiamata anche “casa di Dio” venga deposto addirittura un corpo santo, naturalmente per speciale grazia di Roma e non gratis beninteso ma con il pagamento di qualche centinaio di zecchini, oppure, ciò che è più straordinario ancora, che venga esposto alla venerazione dei fedeli un mantello o le fasce o la cintura di Cristo, anche se questo dovesse accadere in dodici chiese contemporaneamente, ciò che renderebbe necessaria la presenza di dodici mantelli od altro che fosse. Ma chi va a perdersi in considerazioni di questa specie? La stoltezza lo crede anche se esce in invettive, e fa ricche offerte, sempre ad majorem Dei gloriam. Ma che cosa si dovrebbe fare? Punire la stoltezza ancora di più? Non ce n’è bisogno perché appunto così essa si punisce da sé.
12. Se le si volesse dare qualcosa di meglio, credete che la stoltezza lo accetterebbe? Si dovrebbe forse operare miracoli! Anche il mantello faceva miracoli. Credete voi che la stoltezza saprebbe distinguere il miracolo artificioso e truffaldino da un miracolo naturale e genuino? Neanche per sogno! Essa riterrebbe il miracolo vero per un’opera del demonio per la ragione che non si è verificato in una chiesa, e chi l’avesse operato sarebbe considerato un eretico del massimo calibro. E che cosa si avrebbe ottenuto con ciò?
13. Resti dunque la stoltezza quello che è, vale a dire una punizione permanente degli asini e dei pazzi; ma chi cerca la Sapienza e la sua ricompensa sa bene dove trovarle.
14. Non è lontano il giorno in cui la Sapienza otterrà vittoria sulla stoltezza, ma non perciò dovete credere che gli stolti diverranno più savi; giacché gente di questa risma ce ne sarà fin tanto che resterà l’inferno.
15. Ci si chiede come Io possa tollerare così a lungo tali abomini! Perché non faccio Io piovere fulmini e fuoco dal cielo per annientare questa antica idolatria? Se già lo potei fare nei tempi passati, perché non più ora?
16. Ma Io dico: “È vero che Sodoma e Gomorra perirono; ma in cambio sorse Babele. Anche ora, come in tutti i tempi, molto fuoco è stato già scagliato contro l’idolatria, ma essa risorge sempre; e perciò lasciamo che il grano cresca insieme alla zizzania; verrà ben poi il tempo della cernita. Perché mai ci si dovrebbe vincolare ad un minuto di tempo per un lavoro, per la cui esecuzione c’è a disposizione tutta una eternità? Che vada dunque pure avanti così! Chi vuol essere un imbecille, imbecille resti; e chi vuol essere saggio, sa bene a che porta deve bussare”.
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Il cerimoniale ecclesiastico
13 aprile 1847
1. A che cosa serve il vano lamentarsi, l’imprecare, il sofisticare e lo sciocco dichiararsi svincolati da tutto quello che una simile chiesa traboccante d’idolatria prescrive di osservare?
2. Tutto ciò non serve a niente! Quando un torrente scorre ed è diventato violento, allora è troppo tardi opporglisi per trattenerlo nella sua corsa, perché così non si farà altro che renderlo ancora più gonfio, con il pericolo che, rotti gli argini, devasti tutto il paese su cui si riverserà l’inondazione. La cosa più ragionevole in questi casi è lasciare che il torrente si sfoghi, libero per la sua strada; quando avrà raggiunto il mare, il suo furore si calmerà e svanirà poi completamente.
3. Ma altrettanto stolto sarebbe voler nuotare in un simile furioso corso d’acqua contro corrente. Nessuno potrebbe avanzare di un pollice, giacché, quanta maggior forza si volesse impiegare per opporsi al flutto precipitantesi contro, con maggior violenza il flutto stesso percuoterebbe il nuotatore in faccia e lo trarrebbe a fondo. Meglio di tutto è lasciare che il torrente scorra là dove e come pare destinato a scorrere, e tenere se stessi, nel proprio cuore, il più lontano possibile dal torrente stesso, mantenendosi invece sulla via un po’ arida forse, ma garantita, della pura verità.
4. Opporsi a qualcosa che si è sviluppato gradatamente sulla base di determinate norme sempre di più nel corso dei secoli, sarebbe la più grande pazzia e corrisponderebbe alla guerra di uno contro mille soldati. Cosa può fare uno contro mille? Uguale sarebbe il caso di qualcuno che volesse ribellarsi contro un ordinamento generale comunque costituito; Per quanto le sue idee e le sue intenzioni possano essere buone e giuste, a che gli servirebbe se la gran massa è cieca e sorda? Allora a lui non resterà altro che essere prudente e navigare onestamente secondo il vento, ma non già contro, perché poco gli gioverebbe.
5. D’altronde, Io non guardo mai l’esteriore, bensì unicamente l’interiore dell’uomo; per conseguenza, ogni onesto cristiano può tranquillamente recarsi in una chiesa per assistere là al cosiddetto cerimoniale del servizio divino, trovandosi però in cuor suo presso di Me, e tutto ciò non gli recherà affatto il benché minimo danno.
6. Chi per altro, assistendo a questo ufficio divino, resta scandalizzato, può restarsene fuori, perché nessuno vi viene tirato dentro per le orecchie; ma se anche questo fosse il caso, nessuno ha niente da perdere anche se proprio è costretto a stare in chiesa, perché meglio è in ogni caso trovarsi in una chiesa per compiervi certi atti di devozione, piuttosto che non nelle domeniche e nelle feste comandate andarsene a caccia, o dedicarsi al gioco, oppure avviare affari strozzineschi, ordire intrighi, visitare prostitute o fare altre cose simili.
7. Accanto alle cerimonie vengono pure tenute delle prediche, prima delle quali viene almeno letto qualche versetto dell’Evangelo; e se proprio a qualcuno non va a genio la predica, che si soffermi su questi versetti soltanto, ed egli potrà, similmente, trarne quel tanto che basta a farlo giungere a vita eterna, purché agisca davvero conformemente ai pochi versetti stessi. Per conseguenza è un po’ difficile che qualcuno perda qualcosa anche se si reca in una simile casa di preghiera, dove sempre ancora può trovare qualcosa che gli ricordi di Me. Ma se invece qualcuno, esclusivamente per odio contro una simile idolatria, si dichiara sciolto da ogni legame con essa e non si appiglia a qualcosa di meglio, bensì solitamente a qualcosa di peggio, allora Io chiedo: “A cosa gli avrà giovato il suo distacco dal vecchio regime?”. A Me sembra che ciò gli avrà giovato ben poco.
8. Il Tempio di Gerusalemme al tempo in cui Io vissi corporeamente sulla Terra, era del tutto un tempio d’idoli, perché di una casa di Dio non si poteva certo più parlare. Jehova non dimorava più nel Tempio, ad eccezione di quando Egli talvolta vi si recava e v’insegnava.
9. “Ma Io che sono Jehova” – così ve lo dice il Signore, – “non vietai a nessuno di visitare il Tempio e di fare la sua offerta, ed Io stesso Mi recai spesso là e v’insegnai, e là rimisi pure alla donna adultera il suo peccato. Così pure i Miei discepoli non ebbero mai divieto di visitare il Tempio, quantunque fosse completamente un tempio d’idoli”. Perché dovrebbe dunque ora qualcuno scandalizzarsi andando in una chiesa? Poiché, se veramente qualcuno vi si reca nel Mio Nome, Io stesso sono con lui e vado con lui; e quando una volta ci siamo dentro, nessuno certo ci caccerà fuori. Perciò, finché Io vi ci potrò resistere, vi potrà ben resistere anche colui con il quale Io sono entrato in chiesa!
10. Soprattutto, nessuno deve invocare fulmini e fuoco e zolfo dal Cielo fino a che Io stesso non trovi opportuno di scagliare questi sulla Terra. Quando però tutto ciò sarà necessario, lo so Io meglio di tutti.
11. Nondimeno, Io penso che finché per una così immensa quantità di gente costituisce una grandissima gioia appoggiare e sostenere in tutte le maniere possibili tali manifestazioni idolatre, pagare messe ed uffici, stabilire doni e fondazioni, edificare chiese e cappelle grandi e piccole, riempire le cassette delle elemosine, costruire organi, dedicare campane, inscenare solennità funebri come pure confezionare dei carissimi cosiddetti paramenti sacri, nonché organizzare pellegrinaggi quanto mai costosi e iscriversi in confraternite affaristiche, fino a tanto, Io dico, vada pure avanti così! E perché mai si dovrebbe annientare con un soffio, come una bolla di sapone, tutto quello di cui l’umanità oggi ancora tanto si compiace? Chi vuol essere stolto e cieco e si compiace grandemente di tali cerimonie e della pompa e lo sfarzo degli ori, delle pietre preziose con il loro substrato della più crassa ambizione, quegli resti pure stolto, cieco e pazzo.
12. Che interesse posso aver Io per un mondo colmo di pazzi? Io ve lo dico: “Molto meno di quanto possa interessare ad un pentolaio una pentola mal riuscita e che egli può mandare in frantumi quando vuole”. Ma come al fabbricatore di pentole non dispiacerà quando avrà rotto un simile arnese mal riuscito, meno ancora sarà triste il cuor Mio a causa di un mondo pieno di pazzi, dato che per Me non è granché difficile crearMi al suo posto un altro mondo colmo di angeli.
13. Ma se qualcuno cerca Me, costui anche Mi troverà ed Io lo accoglierò e Mi sarà più caro di un mondo intero pieno di pazzi e anche per lui solo farò di più che non per tutto un mondo saturo di pazzia.
14. Se dunque Io stesso non Mi scompongo troppo a causa dello stupidissimo stato delle cose, e lascio per così dire che l’acqua vada per la sua china, vi serva questo di segno: che tutte queste cose, come lo sono ora nel mondo e tutti i pazzi che vi rendono loro omaggio, a Me interessano ben poco o niente affatto!
15. Invece, quando qua e là trovo dei singoli che sotto ogni rapporto s’interessano soltanto di Me, allora anch’Io M’interesso di loro più che non di tutto il mondo. Io voglio che il singolo nuoti nell’abbondanza della grazia Mia e beva del puro vino, mentre al mondo, nella sua pazzia, Io dono le bucce; ciò perché, come ho detto, un buono Mi sta a cuore di più, molto di più, anzi Mi sta esclusivamente più a cuore in confronto ad un intero mondo pieno zeppo di stolti e di pazzi, del quale M’importa precisamente tanto quanto di una pianta marcia che cresca sulla strada e viene calpestata dai viandanti nella polvere. Quante volte non è già stata falciata l’erba di un prato? E che cosa importa ciò? Ce n’è sempre dell’altra che cresce subito dopo. Ora questo è il caso degli uomini di questa Terra, i quali sono dei pazzi e ci tengono ad essere tali.
16. La cosa si può esprimere anche diversamente e dire così: “Per una bestia affamata, ogni cibo è buono; il moscone assorbe i succhi dell’immondizia e del fango, il verme divora il putridume, e neppure i porci sono dei buongustai, mentre l’asino notoriamente si accontenta del peggior foraggio. Ora, se tali uomini vogliono essere pari a questi animali, sia pure così: che allora siano nutriti con lo stesso alimento, perché un altro non piacerebbe loro! E se anche non servono qui più a nulla, potranno bene un giorno servire nell’al di là fornendo agli spiriti migliori l’occasione di mettersi al corrente con lo studio della zoologia, forse trascurato un po’ troppo in questa vita, perché la zoologia è una scienza estremamente importante, e considerato che come vi ho già a sufficienza dimostrato in quest’opera, gli spiriti perfetti hanno l’incombenza di curare lo sviluppo dei regni minerale, vegetale e animale, va da sé che essi non possono essere dei profani in fatto di zoologia. Certamente però là si tratta di ben altra zoologia di quella come viene intesa a questo mondo, dove ciascuno è, o almeno vuol essere, un buono zoologo quando è arrivato a distinguere gli animali semplicemente dalla pelle, per la qual cosa nelle scuole di zoologia ed annessi musei, di solito non vengono presentate che le forme approssimative degli animali costituite dalle pelli imbottite o impagliate”.
17. Io credo di aver ormai dissertato abbastanza su questo argomento, e perciò la prossima volta passeremo ad esaminare ancora un’altra cosa notevole e del tutto misteriosa.
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I sogni e il loro significato
14 aprile 1847
1. Come e da che si potrà riconoscere quello che Io ho voluto intendere quale una cosa notevole e misteriosa secondo il preannuncio fatto? Porta questa cosa memorabile qualche segno esteriore?
2. Di segni in questo caso non si può parlare e, se anche ne porta alcuni per chi è un acuto osservatore, in generale vi viene prestata pochissima od assolutamente nessuna fede.
3. Questo fatto notevole e misterioso consiste solitamente in certe visioni che si manifestano in individui buoni ed anche in cattivi, e che possono derivare dal Cielo o dall’inferno; per conseguenza è quanto mai necessario avere su questo importantissimo fatto delle spiegazioni precise e delle giuste norme, allo scopo di sapere che comportamento tenere di fronte a simili fenomeni misteriosi e talvolta a stento credibili.
4. Le visioni sono di varie specie; la forma più comune delle visioni, e da tutti conosciuta, è il sogno fatto durante il riposo notturno.
5. E qui sorge spontanea una domanda: “Chi è che sogna veramente, e che cosa sono le immagini del sogno?”
6. Durante il sonno comune è l’anima soltanto che sogna, e questo sogno non è altro che la confusa contemplazione delle proprie condizioni da parte dell’anima, le quali però non hanno alcun nesso o legame tra di loro e si susseguono invece variando continuamente come le immagini in un cosiddetto caleidoscopio cosicché una stessa immagine non si presenta mai una seconda volta.
7. Questa contemplazione delle condizioni delle immagini del proprio stato ha la sua ragione nel fatto che l’anima stessa si trova scollegata tanto con il mondo esteriore quanto più particolarmente con il proprio spirito.
8. Tale specie di visioni non hanno per l’anima altra utilità che quella di riuscire a ricordarsi, dopo un simile sogno, qual è il suo stato visto da un punto di vista assoluto.
9. Se l’anima si da la pena di raggruppare i sogni, o meglio anzi, se possibile, di trascriverli, essa può con tali elementi avere un vero ritratto di se stessa, poiché queste immagini le indicano come essa è costituita in sé, quali sono le sue brame principali, quali le sue aspirazioni, e quale è in generale il suo stato complessivo, nonché quale questo sarà allorché l’anima si troverà completamente liberata dalla carne.
10. Questa specie di sogni non sono provocati nell’anima né dagli spiriti infernali né, meno ancora, da quelli celestiali, ma sono invece dei prodotti particolari dell’anima stessa, dei quali essa poi si ricorda qualche volta più, qualche volta meno o addirittura niente affatto, la qual cosa in un uomo ancora in stato completamente naturale dipende principalmente dal come è costituito il suo spirito nerveo. Se esso inclina piuttosto verso l’anima, l’individuo si ricorderà esattamente quasi di ogni sogno; se invece tende di preferenza alla carne e solitamente dorme con essa, allora egli non si ricorderà che poco o niente dei sogni avuti, ciò che comunemente è il caso di quegli uomini che sono molto sensuali e materiali.
11. Tutt’altra cosa invece sono certi sogni lucidi, durante i quali all’individuo che sogna sembra di trovarsi dinanzi ad una perfetta realtà, in modo che svegliandosi può a mala pena rendersi conto se si è trattato di un sogno o di un fatto reale. Questa specie di sogni o di visioni non sono dei prodotti dell’anima, bensì degli spiriti che stanno intorno, siano questi di natura buona o maligna. Se sono quelli di natura maligna a provocarli, l’anima e con essa anche il suo corpo, si desterà da un simile sogno quasi completamente esausta; ma se tali visioni sono opera di spiriti buoni, l’anima e il corpo, una volta desti, si troveranno invece come rinvigoriti.
12. Ambedue queste specie di visioni vengono permesse affinché abbiano a giovare all’anima, non già a nuocerle; nelle cattive essa deve scorgere un’ammonizione, nelle buone trovare un ristoro.
13. Queste visioni risultano tanto vive, per il motivo che gli spiriti che le provocano distolgono anzitutto lo spirito nerveo dalla sua funzione materiale e lo congiungono con l’anima, perciò l’anima in queste condizioni ha la sensazione della naturalezza trovandosi a contatto con il proprio spirito nerveo e ne risulta poi che, irrobustita, può accogliere e conservare in sé delle immagini molto più marcate e significative.
14. A questa specie di visioni interiori appartengono anche le visioni dei sonnambuli, e così pure, come già altra volta chiaritovi, quelle provocate dalla cosiddetta narcosi per etere solforico. Tali visioni costituiscono perciò in sé già un certo complesso armonico che va svolgendosi con qualche ordine, poiché in questi casi l’anima viene dagli spiriti che la circondano posta di fronte a delle verità già più pure.
15. Durante simili visioni vengono, da parte degli spiriti, non di rado prospettati all’anima gli avvenimenti futuri, ciò che per loro non è proprio molto difficile, perché in primo luogo essi conoscono l’ordine delle cose così come queste devono invariabilmente susseguirsi, e in secondo luogo perché sono essi stessi rappresentanti di quest’ordine.
16. È proprio come se qualcuno di voi giungesse in una casa estranea, dove egli non può sapere quello che il padrone farà oggi, domani e dopodomani, mentre il padrone di casa lo sa benissimo dovendo necessariamente essere aggiornato sulle proprie faccende. Ma se egli vi dice quello che farà, allora lo saprete voi pure. Similmente voi non potete sapere tutto ciò che gli spiriti porteranno a compimento ancora entro quest’anno per la ragione che siete ancora degli estranei in casa loro; però se gli spiriti lo rivelano ad un’anima, questa pure verrà a conoscenza di quello che accadrà. Ma affinché gli spiriti possano rivelare all’anima qualcosa di simile, è bene che essi la mettano prima di tutto in condizioni di accogliere la rivelazione, e questa preparazione è appunto quello di cui si è parlato or ora.
17. A questo genere di visioni dunque si può prestare già molta più fede, però nessuno deve, come una volta i pagani, considerarle come una enunciazione irrevocabile del cosiddetto Fato (destino), perché nonostante tutto nessuno deve venire pregiudicato nell’esercizio della propria libera volontà. Se qualcuno vuole seriamente che le cose si svolgano diversamente da quello che gli spiriti gli hanno indicato nella visione, basta che si rivolga a Me perché le cose vadano in altro modo, e queste anche si metteranno effettivamente diversamente, purché egli creda e confidi che rivolgendosi a Me può ottenere quanto chiede; giacché Io solo posso ad ogni istante cambiare il corso di tutti gli avvenimenti.
18. E se anch’Io in persona dicessi: “Ecco, domani Io farò questo e quello”, ma qualora tu ti concentrassi nel tuo amore e nella tua fede in Me, e Mi pregassi di non fare secondo il Mio proponimento, allora farei secondo la tua preghiera, e non perciò ne risulterebbe uno svantaggio per qualcuno, poiché Io posso disporre tutti i rapporti, gli stati e le cose in un modo o nell’altro a piacimento e sempre tutti sono ai Miei servigi, i mille come l’uno, ed un giorno deve essere per Me come un anno, e mille anni come un giorno.
19. Per conseguenza non occorre che nessuno si spaventi troppo a causa di tali visioni che non sono propriamente tanto rare, perché, se sono di natura buona, già per questo non c’è nessuna ragione di spaventarsi e se sono cattive il corso degli avvenimenti può sempre venire cambiato. Certamente però, se qualcuno ci crede proprio fermamente così da ammettere che la visione sia più forte di Me, allora è come se quegli avesse pronunciato il “Fiat” (avvenga!) .
20. È da osservarsi poi che l’animo umano è talmente debole da trarre dai sogni più semplici, molto volentieri e spesso in piena fede, ogni tipo di strane conseguenze per il futuro, e gli uomini hanno già stabilito una determinata norma, secondo la quale a certi sogni devono seguire certi avvenimenti, la quale classificazione dei sogni e delle loro precise conseguenze sono naturalmente, non occorre dirlo, altrettanto straordinariamente idiote quanto colui che ha stabilito la classifica. Per esempio qualcuno sogna di acqua; questo significa la morte di qualche parente o di un conoscente. Il fuoco vuol dire bugie o qualche gioia; sognando di pane, di letame o di nozze si ritiene che dovrà seguirne un caso di morte in famiglia. Le api viste in sogno hanno come conseguenza un incendio; le formiche portano l’inondazione oppure gravi cure agli uomini. Se il sogno ha qualche rapporto con locuste, grilli ed uccelli volanti, allora ci sarà guerra e così si potrebbe continuare con una grandissima quantità di sciocchezze, per non parlare poi dei sogni usati nel gioco del lotto.
21. Queste immagini che si presentano all’anima durante il sogno sono bensì immagini corrispondenti allo stato dell’anima stessa, ma non sono in nessun modo delle profezie di futuri avvenimenti.
22. Può accadere abbastanza facilmente che qualcuno abbia tanti parenti, amici e conoscenti quanti vi sono giorni in un anno, e talvolta anche dieci volte di più, e allora non ci vuol molto perché fra le centinaia o anche migliaia di individui conosciuti qualcuno venga a morire entro il tempo di un anno. Ebbene, se un tale si sogna di acqua, pane, letame oppure nozze, ecco che la profezia si può applicare a quel qualunque morto. Che sia poi morto quattordici giorni prima del sogno o quattordici giorni dopo è indifferente. E così succede di tutti gli altri sogni. C’è qualcuno che ha visto in sogno una quantità di locuste; c’è dunque guerra in vista, e il Tizio l’aspetta un po’ con paura ed un po’ quasi con desiderio; ma siccome nel proprio paese, a farlo apposta, di guerra non se ne parla e nei paesi vicini neppure, egli consulta con tutta diligenza i giornali, ed ecco che vi trova la notizia di combattimenti fra marinai e colonizzatori inglesi da una parte e indigeni della Nuova Zelanda dall’altra; allora egli con gesto patetico si batte la fronte e dice tutto serio: “Vedete, il mio sogno si è già avverato! Poco tempo fa mi sono sognato (N.B. in Stiria) di locuste; questo vuol dire guerra, ed infatti la guerra c’è nella Nuova Zelanda”. Se il nostro lettore si fosse data un po’ di maggior pena, egli si sarebbe imbattuto nei giornali ancora in diverse altre guerre contemporaneamente.
23. Vedete, una simile credenza è un male che può arrecare molto danno all’anima, giacché l’anima acquista con ciò l’abitudine di abbandonare in tali occasioni ogni fiducia in Me; e quanto in maggior numero tali scrupoli della visione profetica mettono qualche radice nell’anima, tanto più indeboliscono la fede, la confidenza ed anche l’amore in Me. Quantunque una simile specie di sogni semplici sia un fatto esclusivamente dell’anima, le sciocche interpretazioni che si fanno dei sogni vanno invece attribuite all’azione di una mala genia di spiriti la quale in tali occasioni striscia sulla carne dell’uomo come i mosconi strisciano sul letame, e dalla carne assorbono queste visioni animiche di sogno imbrattando poi l’anima nuovamente con simili stupide fisime profetiche. Queste dunque non sono altro che l’immondizia di tali maligni mosconi spirituali, per la quale non di rado l’anima ne risulta così ricoperta, come una finestra per l’azione delle mosche, che finisce con il non lasciar passare affatto o soltanto con difficoltà i raggi del Sole, nella stessa maniera come il raggio di grazia del Mio sole spirituale non può
avere effetto sull’anima perché essa è in questi casi troppo impiastricciata e resa opaca da sciocchezze del genere.
24. Ma Io appunto perciò vi comunico tutto questo, affinché sappiate per l’avvenire cosa pensare dei sogni dal punto di vista della verità, ed accanto a questi anche delle visioni di altra specie di cui tratteremo in seguito più diffusamente. Ogni fenomeno ha bensì certamente la sua causa corrispondente, come pure un corrispondente scopo; però le stupide fisime del genere ora descritto sono assolutamente fuori di posto. Prossimamente dunque faremo altre considerazioni in questo notevolissimo campo!
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Della superstizione
(prima parte)
16 aprile 1847
1. Una terza specie delle cosiddette visioni è costituita da quella credenza ereditata dal paganesimo, superstiziosa e stoltissima oltre ogni dire, secondo la quale certi fenomeni del tutto naturali debbano avere qualche rapporto profetico con avvenimenti destinati fatalmente ad avverarsi nel futuro. A questo riguardo Io ho già chiarito più di una cosa in altra occasione; siccome però tale genere di superstizione non di rado da alimento alle maggiori sciocchezze ed alle conseguenti perfidie, è bene che ora, poiché è il momento giusto, ne venga fatta rilevare tutta la mostruosità.
2. Voi non potete ignorare a quali e quante manipolazioni incomprensibilmente sciocche certi uomini ricorrono per strappare, a tutto sproposito s’intende da sé, qualche velo al triste od oscuro avvenire.
3. I primi pazzi di questo genere sono i compilatori di almanacchi, i quali senza avere un granello solo di sapienza pretendono di predire nella maniera più ridicola di questo mondo il tempo che farà ogni giorno. Alcuni fra i molti regolano i tempi a seconda di certi cosiddetti giorni predestinati che sono quanto di più balordo e ridicolo l’uomo abbia mai potuto immaginare; che colpa ha un simile giorno predestinato se è poi seguito da bello oppure da brutto tempo? O asinesco popolo della Terra! Chi è il Signore del tempo, Io oppure il giorno predestinato? O c’è davvero qualcuno che Mi ritenga così scimunito e idiota da aver creato determinati giorni dell’anno al solo scopo del tempo che avrà da seguire? Non ha forse già piovuto, grandinato, nevicato, tuonato, e non sono già caduti fulmini, quando l’umanità non ne sapeva ancora niente dei giorni della Candelora, dei 40 martiri, di S. Medardo, S. Margherita o della Porziuncola? In primo luogo chi è che ha fatto di questi giorni dei giorni festivi? La stupidaggine degli uomini. E chi ne ha fatto poi dei giorni predestinati? La stupidaggine degli uomini debitamente moltiplicata.
4. Ma non sono questi giorni, simili all’interpretazione dei sogni da parte dei pagani e degli ebrei, dei quali Io ho detto che essi sapevano ben riconoscere dal tramonto e dal levar del Sole che tempo ne sarebbe seguito? E ai quali Io dissi: «O razza degenere! Voi sapete ben giudicare i segni del cielo; ma i segni del tempo attuale, i segni che Io vado operando dinanzi agli occhi vostri, questi non li riconoscete affatto!»
5. Ora quello che Io dissi allora, lo ripeto anche adesso. Gli uomini scrutano e giudicano dai giorni predestinati il tempo che seguirà, ma il grande giorno predestinato del loro cuore essi non lo conoscono, quel giorno che rivelerebbe loro il tempo principale della futura vita eterna.
6. Però l’uomo agirebbe rettamente solo quando ponesse più attenzione allo stato meteorologico del proprio cuore e giungesse in sé alla convinzione che all’interno vi infuria continuamente un tempo pessimo, il quale certo deriva dai frequenti giorni predestinati, che sarebbero: giorni del gioco, giorni delle abbuffate di cibo, giorni delle gran bevute, quasi tutti i giorni delle prostitute, poi giorni dell’ozio, giorni della durezza di cuore, giorni della maldicenza ed una quantità di altri simili luridi giorni predestinati.
7. Questi sono i giorni predestinati che l’uomo deve considerare, e così soltanto più di una sciocca tempesta non avrà occasione di manifestarglisi nel cuore, e cesseranno i lampi, i tuoni, la pioggia, la grandine, la neve e il ghiaccio che rendono questo cuore freddo e duro. E se simili tempeste e pessime burrasche venissero a cessare nel cuore, lo spirito si azzarderebbe a uscire dal suo ricettacolo per espandersi nel libero mondo del cuore, ed annuncerebbe all’anima il giorno predestinato di vita eterna! Ma fino a tanto invece che nel cuore continuano a scatenarsi ogni tipo di mali uragani causati dai pessimi e sozzi giorni predestinati che conosciamo, fino allora anche lo spirito se ne rimane rinchiuso nella propria cameretta, e l’uomo resta quello che era prima, vale a dire soltanto un animale spregevole il quale difficilmente un giorno potrà venire accolto nello zodiaco celeste.
8. Dunque l’uomo deve fare attenzione unicamente a quei giorni predestinati dai quali dipende lo stato meteorologico del proprio cuore, mentre la Candelora, i 40 martiri, S. Margherita, la Porziuncola e S. Medardo non interessano proprio a nessuno, perché il tempo del mondo lo faccio Io senza bisogno affatto di una Candelora, della Porziuncola e S. Medardo.
9. Ci sono per altro dei fabbricanti di almanacchi che usano un’altra maniera ancora per raffazzonare le loro profezie del tempo; essi fanno un computo all’incirca così: l’inverno dura tanto, e così pure tanto dura la primavera, l’estate e l’autunno. Per l’inverno mettiamo sedici volte neve e specialmente nei periodi in cui secondo l’esperienza ha sempre nevicato. Durante la prima metà della primavera facciamo ancora un po’ di neve alternata a vento e pioggia; per l’estate mettiamoci una ventina di temporali, qualche acquazzone, calori forti e di quando in quando un po’ di vento; in quanto all’autunno ce la caveremo con un paio di uragani ancora, poi venti freschi, pioggia, brine ed infine qualche singola nevicata. Tutto questo significa veramente: quia mundus vult decipi, ergo decipiatur (il mondo non domanda altro che di essere imbrogliato) .
10. Io in linea generale non avrei tanto da criticare simili sciocchezze, ma appunto perché esse costituiscono una sciocchezza, non può esserMi indifferente che tali stupide profezie del tempo vengano o meno diffuse fra il popolo mediante gli almanacchi, per il quale fatto il popolo stesso viene distolto dalla fede in Me, fede che viene invece fatta convergere sugli stoltissimi almanacchi. Vi sono, infatti, certi tali che credono tanto fermamente all’almanacco da ritenere che nemmeno Io in persona sia capace di cambiare il tempo una volta che questo sia stato stabilito nell’almanacco. Questi sono dei bei risultati davvero!
11. Ci sono poi altri uomini i quali ritengono i compilatori di almanacchi una specie di semidei o di maghi oppure almeno di negromanti che hanno lodevoli rapporti con certi diavoli o streghe, e questi si prestano a predire loro ogni giorno il tempo che farà, purché i menzionati compilatori abbiano fatto regolare cessione della propria anima.
12. Questo è pure un magnifico prodotto della superstizione che, invece d’innalzare l’umanità alla luce, la precipita giù fra le più crasse tenebre. Dunque i fabbricatori di almanacchi vi mettano dentro quello che essi possono garantire con la loro scienza e coscienza, ma è ora che la smettano con le loro prognosi meteorologiche, le quali non hanno altro effetto che di turlupinare il popolo; e poiché essi a questo riguardo ci tengono tanto agli antichi egizi, greci e romani, la cui scienza interpretativa dei segni viene da loro considerata come qualcosa di sublime nella storia dell’antichità, dovrebbero imprimersi bene in mente il proverbio romano punto cattivo che loro si attaglia perfettamente e che suona: Quod licet Jovi, non licet bovi; vale a dire tradotto in lingua chiara: nelle faccende che Dio ha riservate solo a Se stesso, è meglio che il bue umano non s’inserisca, particolarmente poi finché esso è e resta unicamente un bue di carne?
13. Io confondo e svergogno tutti i barometri, i quali pure sono nei più stretti rapporti con l’aria atmosferica di quanto lo possa essere lo spirito di un operatore di almanacchi, assieme al suo calendario; ora, quanto di più non deve restare svergognato un simile operatore con tutti i suoi almanacchi, particolarmente quando è tanto imbecille da profetizzare delle splendide feste pasquali mentre Io ho disposto tutto diversamente!
14. A simili pronostici del tempo fanno poi codazzo ancora una quantità di pazzie conosciute sotto il nome: “rimedi contro il maltempo”, ovvero mezzi con i quali si dovrebbe poter cacciare i temporali, sia preannunziati negli almanacchi, sia veramente imminenti. Fra questi mezzi atti a cacciare via il maltempo sono da annoverarsi in primo luogo le cosiddette messe per i temporali della cristianità romana. Quando i parroci di campagna vogliono farsi pagare molte messe, basta che si mettano cordialmente d’accordo con qualche compilatore di almanacchi od altro profeta meteorologico che sia, affinché voglia predire lampi e grandine in quantità; allora ci sono messe a bizzeffe.
15. Un secondo rimedio è costituito dalla cosiddetta “benedizione dei campi” per opera dei sacerdoti del luogo, nel qual caso essa non è certamente tanto efficace, mentre molto più energica, pare, dovrebbe riuscire la benedizione se impartita da un frate questuante.
16. Un terzo rimedio, particolarmente contro i temporali già in formazione, e il più notevole fra i molti, è quello cosiddetto del “suonare al mal tempo mediante le campane”, che ora è nuovamente molto in voga; poi gli spari con polvere benedetta, i suffumigi con rami di salice, l’accensione di candele benedette, l’esposizione della vera benedizione di Tobia, lo spruzzare i campi con acqua santa, ed infine, accanto ad altre sciocchezze più grossolane ancora, il piantare delle enormi “croci del temporale” dipinte di rosso, per far sì che le streghe che presiedono il tempo ci sbattano contro per poi cadere a Terra.
17. Oh, la orribile follia! Ma tutto ciò è dovuto principalmente ai profeti del tempo, che pure sono considerati una specie di capoccia delle streghe, per la qual cosa l’uomo comune viene completamente distolto dal vedere in Dio solo il reggitore del tempo, e come Tale dal rivolgersi a Lui per chiederGli un tempo buono, mentre invece è tratto a credere che il tempo sia unicamente opera delle streghe, alle quali ci si può opporre usando solamente dei ‘mezzi antistreghe’; così avviene dunque che un chiodo scaccia l’altro ed una sciocchezza scaccia l’altra, però di solito sempre sotto il titolo pomposo: Omne ad majorem Dei gloriam! (Tutto a maggiore gloria di Dio). Io però dichiaro che di questa specie di gloria non so proprio che farMene; può essere che una volta sia riuscita di gradimento alla deità di ferro, di pietra e di legno, e può anche darsi che se ne compiacciano tuttora le immagini dei santi di legno, di bronzo, talvolta anche di pietra, per lo più comunque dipinte; ma Io non riesco a spremere alcun buon succo da un simile genere di glorificazione!
18. Vedete, tutto ciò va ugualmente classificato nel regno delle visioni, certamente, ben s’intende, fra quelle più sozze, ed ha tanto di reale e di vero in sé quanto ne hanno i trucchi di qualche tagliaborse.
19. Tale specie di visionistica ha però in sé il grave malanno che nella parte ancora migliore dell’umanità tende ad eliminare completamente dai cuori ogni fiducia in Dio, per fare invece convergere tutta la fede sugli almanacchi, sulle messe per temporali, sul suonare a mal tempo; ecc. e così di seguito. Ora questa è una conseguenza dell’azione dell’inferno il quale in questa maniera s’impossessa ignominiosamente degli animi non solo dei singoli, ma anche di quelli d’intere popolazioni, e non di rado spinge queste sulla via delle più abominevoli degenerazioni contro i loro poveri fratelli innocenti, come, particolarmente nei tempi passati, si è già verificato.
20. Ed appunto anche adesso ben poco ci vorrebbe, purché fosse possibile, a rinnovare tali deplorevoli fatti, perché di spari contro le streghe se ne odono nuovamente, e vengono tollerati dalle classi sacerdotali; Io però ne sarò ben presto sazio! Il popolo ha bisogno di luce e non di tenebre; ma si continua a dargli tenebre soltanto, che si prosegua pure per questa via! Quando sarà il momento buono saprò ben Io stesso accendere ai popoli una luce, ed a questi resterà il compito di dare poi ai dispensatori di tenebre l’adeguato compenso.
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Della superstizione
(seconda parte)
17 aprile 1847
1. Un’altra specie di visione eminentemente assurda consiste nel fatto che quasi tutti, particolarmente però gli appartenenti alla religione romano-cattolica, hanno in gran conto e credono in certi segni di buona o di mala ventura, e simili pazzie si trovano diffuse generalmente dagli alti circoli fino alla più miserabile capanna.
2. Uno di tali segni di fortuna o di sciagura è per esempio il primo incontro che qualcuno fa uscendo di casa; l’incontrare un uomo è un buon segno, mentre è cattivo segno l’imbattersi, prima che in altri, in una povera donna. In certuni una simile credenza è tanto radicata che, seppure non ad alta voce ma almeno in cuor loro, cominciano a maledire la misera donna che ha la sventura d’incontrarli per prima. Quante volte si potrebbe sentire od anche effettivamente si sente: “Vecchia maledetta, bestia, carogna” ed altre simili espressioni lodevoli; specialmente i cacciatori, quando stanno per iniziare l’attività, considerano un incontro di questo genere come un pessimo indizio e, se non fosse per timore della giustizia del mondo, un simile essere innocente di sesso femminile potrebbe essere certo di assaggiare le primizie della polvere e del piombo dei cacciatori. Questa stupida follia che spesso ha avuto le più tristi conseguenze, è appunto anch’essa un rimasuglio dei tempi del paganesimo, e viene tuttora tollerato; soltanto pochissimi pastori d’anime alcunché migliori, quando sono particolarmente ben disposti, fanno talvolta cadere dal pulpito qualche parolina contro una simile assurdità, ciò che però di gran lunga non basta ad estirpare dalla radice un tumore maligno di questa specie e tanto antico.
3. Ma la causa di tutto ciò è da ricercarsi nel fatto che tali pazzie non vengono vedute e considerate nel loro fondamento per quello che veramente sono, cioè una malattia dell’anima che viene provocata da quella mala genia di spiriti la quale, provenendo dal paganesimo, non è completamente matura per l’inferno, e quindi ha tuttora libero accesso sulla superficie terrestre allo scopo di arrivare ad una giusta conoscenza delle cose e di ravvedersi e migliorarsi.
4. Questi spiriti si accompagnano ad ogni specie d’uomini, si appiccicano alla loro carne, ed influiscono con il loro paganesimo sulle radici dell’anima, laddove essa è in rapporto con il corpo, ed è così che l’anima poi acquisisce tali vuote e sciocche credenze.
5. Molti ce ne sono che vedono bensì come in tutto ciò non possa in realtà esservi qualcosa di vero, e tuttavia all’atto pratico finiscono con il credervi, o per lo meno sono tratti in un certo imbarazzo al pensiero che pure qualche cosa di vero potrebbe esserci.
6. Ma in chi vuol comportarsi veramente da cristiano è bene che tale superstizione venga per sempre bandita, perché essa non può condurre mai a qualcosa di bene, bensì solo al male.
7. Un altro di questi indizi profetici consiste nel fatto che alcuni sono del parere, od anche fermamente credono, che se dinanzi a loro la strada viene attraversata da un gatto, da una lepre o da qualunque altro animale perfettamente innocente, le loro iniziative sono destinate a fallire. Ma, domando Io, che influenza possono avere questi animaletti sul buono o cattivo successo di quello che un uomo vuole intraprendere? Questo è pure, come il precedente, un derivato del paganesimo e trae le proprie origini nell’anima umana nel modo stesso come l’altro, perciò deve venire evitato e combattuto con ogni cura.
8. Un’altra stupidaggine ancora del medesimo genere è la seguente: più di uno sciocco tenta di leggere nel futuro interpretando certi fenomeni naturali. In questi casi viene versato per esempio del piombo fuso nell’acqua, oppure viene sparso nell’acqua il contenuto di un uovo fresco, e poi mediante certe bacchette magiche si va in cerca di un tesoro nascosto. Altrove si appende in un bicchiere un oggetto d’oro perché abbia a rivelare l’età cui arriverà qualcuno, o perché abbia a rispondere si o no a qualche domanda con il picchiare o non picchiare sul vetro.
9. Simili mezzi con cui si pretenderebbe di scrutare l’avvenire sono veramente troppo insulsi per meritare che vi si spenda anche una sola parola di più.
10. Chi mai, per poco ragionevole sia, vorrà umiliare il suo proprio spirito in maniera tale da ammettere di fronte a questo spirito stesso – sotto la veste di uno stupidissimo mistero – che un metallo morto possa avere più intendimenti di lui? Eppure l’uomo non ammette mai volentieri che accanto a lui vi sia un altro più accorto ed assennato di lui, nell’idea che con ciò possa risultare pregiudicato il proprio spirito, ma quando ammette che un metallo morto possa avere maggiore discernimento di lui, che cosa succede allora, e come ne esce tutelato l’onore del proprio spirito? Se l’uomo, come già detto, che pure è una creatura spirituale vivente, non può in nessuna maniera strappare i segreti all’avvenire, come mai potrebbe essere capace di farlo un morto metallo?
11. Lasciamo dunque stare queste cose, poiché la loro futilità è troppo evidente! Per fortuna tali stregonerie sono in voga tra gli uomini più come trastulli che come vere e proprie superstizioni.
12. Una maniera molto peggiore però di decifrare il futuro è la così detta consultazione delle carte. Per effetto di questo malo gioco già molti si sono dannati all’infelicità nel tempo e per l’eternità. Perciò fugga ognuno come la peste chi pratica la cartomanzia, giacché nell’abitazione di chi pratica quest’arte abitano contemporaneamente altrettanti demoni principali quante sono le carte in possesso di un mestierante di simile genere. E se anche succede che talvolta il cartomante riesce ad indovinare qualche cosa, questo avviene effettivamente soltanto tramite l’aiuto di Belzebù; perciò bisogna ripeterlo, come fu già detto nel Vecchio Testamento: “Fuggite come la peste questi profeti o profetesse, altrimenti cadrete prigionieri dell’inferno!”
13. Accanto alla cartomanzia, per leggere nel futuro o scoprire cose segrete dell’altro genere, in tempi più moderni s’è ricorso perfino al sonnambulismo.
14. Per quanto concerne un simile trattamento magnetico, quando un magnetizzatore vuol veramente giovare alla sonnambula, non deve farle mai domande egoistiche, bensì deve prendere nota solamente di quanto la sonnambula volontariamente enuncia, e non bisogna che la costringa a parlare, ciò che è di grave danno per lei, ma il magnetizzatore aspetti pazientemente fino a che la sonnambula stessa si troverà in condizioni di poter parlare. Allora essa dirà da sé quello che sarà necessario, ed una domanda dovrà venirle diretta solamente nel caso in cui si esprimesse con qualche imprecisione o talvolta troppo indistintamente riguardo ad un oggetto. In generale questo sistema curativo per mezzo della imposizione delle mani va praticato soltanto da credenti a vantaggio di altri credenti, ma se qualche vanitoso di un medico, presuntuoso e sciocco, senza religione né fede, unicamente per effetto di una manipolazione materiale-artificiosa provoca il sonno magnetico in una debole femmina, per apprendere da lei certe cose, per fare su di lei degli esperimenti scientifici, o, quel che è peggio, per esibirla alla curiosità od esporla alle interrogazioni di altre persone dietro compenso, un simile magnetizzatore è un demonio con la maschera d’uomo, e per la sonnambula sarebbe la stessa cosa, se forse non addirittura meglio, l’essere posseduta da un demonio genuino piuttosto che subire un trattamento magnetico da parte di un simile cialtrone di magnetizzatore scellerato, senza religione, senza cuore e senza coscienza.
15. Per una simile genia, come per i peggiori briganti ed incendiari, dovrebbero venire costituite delle carceri con pareti d’acciaio, perché la cosa più abominevole e mostruosa e peggiore ancora del commercio degli schiavi si verifica quando un uomo non esita a cedere all’inferno per denaro non soltanto il corpo del proprio fratello o della propria sorella, ma anche in parte l’anima loro e il loro spirito.
16. Simili delitti, qualora dovessero divenire frequenti avranno però anche qua e là per Mio impulso la più rigida punizione.
17. Io vi espongo tutte queste cose affinché, dato il caso, sappiate come comportarvi.
18. Io certo benedirò qualunque magnetizzatore il quale nel Nome Mio imporrà le mani agli ammalati per recare loro salute, ma d’altro canto colpirò con la Mia maledizione quel cane rognoso colmo di vanità che vorrà mettere a profitto tutto ciò per inscenare solamente uno spettacolo di giocoliere in cui egli non ha né può avere la minima fede, allo scopo di ricavarne un lucro sozzo e obbrobrioso. Simili preparatori di miracoli e rivelatori del futuro sarà necessario che si tengano molto alla larga da Me per l’eternità dei tempi.
19. In generale ciascuno deve far bene attenzione, e voi stessi potete dare a chiunque il medesimo consiglio, a non lasciarsi mai indurre a voler leggere nell’avvenire valendosi di un mezzo straordinario qualsiasi, finché l’uomo non è maturo per una rivelazione, perché una simile cosa non soltanto è estremamente dannosa per ogni anima, ma è oltre a ciò anche supremamente folle e sciocca, perché in eterno non c’è mai stato un avvenire ben precisato. L’avvenire si regola sempre unicamente secondo la libera volontà degli uomini, i quali vivono sulla Terra appunto per sistemare ed ordinare il loro libero volere. Proprio sulla scorta dell’ordine del libero volere degli uomini sulla Terra viene misurato il futuro! Come dunque può un imbecille, senza alcuna fede per giunta, azzardarsi di far credere a delle persone deboli quello che egli pretende di spacciare per una rivelazione dell’avvenire?
20. Io ho ad ogni modo donato a ciascun uomo un libero spirito, alla cui rinascita ciascuno deve tendere con tutte le sue forze; quando la rinascita sarà diventata un fatto reale, allora sarà anche svelato per l’uomo tutto l’avvenire, ma finché questo non sia il caso, per l’uomo non esiste neppure ancora un avvenire nel suo vero e proprio senso! Perché volete dunque scrutare così stoltamente nell’avvenire? Cercate innanzitutto il Regno di Dio soltanto; tutto il rimanente viene di per sé in aggiunta!
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Il Regno di Dio e la rinascita
20 aprile 1847
1. Certamente sono molti coloro che dicono: “La ricerca del Regno di Dio sarebbe una buona e bella cosa se fosse possibile trovare questo Regno in qualche maniera più facile ed efficace e se si potesse arrivare ad una qualche vera via che vi conduca, cercandola in qualcuna delle chiese o comunità cristiana. Così però dice Roma: “Io sono l’unica vera via, e l’uguale cosa asserisce di sé pure ogni altra chiesa”. Ma, se ci s’incammina per l’una o per l’altra via che dovrebbe condurre al Regno di Dio, si finisce certamente con il trovare qualunque altra cosa all’infuori del Regno di Dio promesso, o per lo meno lo si trova non nella maniera in cui Esso deve rendersi manifesto in chi lo ha veramente trovato. Però Io soggiungo: “Chi così parla, non ha di sicuro proprio tutti i torti, perché se qualcuno è occupato già da troppo lungo tempo a cercare una cosa, per quanto preziosa essa sia, e non ne può trovare traccia, finisce con l’andar del tempo che egli rinuncia alle ricerche e così anche all’oggetto prezioso. Ma di chi è la colpa? Di colui che va cercando e di nessun altro, dato che egli non cerca il Regno di Dio dove e come va cercato, e non in ciò in cui lo si può trovare”.
2. Certamente Roma non è affatto la via che vi conduce, Londra e Berlino nemmeno, e passando per Pietroburgo non ci si arriva neppure, poiché sta scritto, Io credo in maniera abbastanza chiara, che il Regno di Dio non venga all’uomo tra manifestazioni pompose esteriori, bensì esso si trova interiormente nell’uomo. La sua pietra fondamentale è Cristo, l’unico assoluto Dio e Signore del Cielo e della Terra, nel tempo e nell’eternità del tempo e dello spazio.
3. Il cuore deve credere in Lui, amarLo sopra ogni cosa e il prossimo suo come se stesso.
4. Qualora l’uomo abbia adempiuto nel proprio cuore a questa semplicissima condizione, il Regno di Dio è bell’e trovato; per il resto non occorre affatto che l’uomo si dia più pena alcuna, perché se mai egli ha bisogno di qualcosa, questo gli viene concesso in aggiunta.
5. Chi ha bisogno di sapienza l’avrà in qualunque tempo e luogo possa occorrergli; se qualcuno ha necessità di certi aiuti materiali per poter campare nella vita terrena, gli verranno concessi a tempo debito e in adeguata misura. Se in una circostanza particolare v’è bisogno di una forza speciale, la otterrà senz’altro quando più urgente si farà la necessità; e se a qualcuno occorre un consiglio od un conforto questi non gli mancheranno al momento del bisogno.
6. E se qualcuno si trovasse in condizioni tali da dover usare un idioma straniero che non conosce, anche per questo gli verrà sciolta la lingua; e se vorrà giovare agli ammalati, non ha bisogno che del Mio Nome e delle sue mani.
7. Va però da sé che tali privilegi, nessuno, finché dimora nella carne e fosse egli anche mille volte rinato, può averli a sua assoluta e continua disposizione, bensì può disporre soltanto dell’uno o dell’altro quando effettivamente e in tutta serietà ne ha bisogno.
8. Però ad ognuno deve riuscire chiarissimo che Io non impartirò a nessuno la Mia Grazia, per così dire, a scopi di divertimento, poiché il rinato nello spirito, anche se avesse già dieci volte trovato il Regno di Dio, deve come qualsiasi altro rivolgersi a Me quando vuol ottenere qualche cosa, ed Io stesso durante il tempo in cui dimorai nella carne su questa Terra, non potevo né dovevo fare quello che Io volevo, bensì quello che voleva Colui che Mi aveva mandato, il Quale però era in Me come Io in Lui. Egli era lo Spirito di Dio quale Padre dell’eternità, Io però ero e sono l’Anima Sua, la Quale possiede bensì la Sua propria conoscenza e la Sua propria capacità quale l’Anima più elevata e più perfetta fra tutte le anime; tuttavia neppure quest’Anima poteva fare ciò che essa voleva, sebbene unicamente ciò che era voluto da Colui dal Quale Essa proviene. E così avvenne che quest’Anima avrebbe voluto scostare da sé l’ultimo amaro calice, però non lo voleva Colui che era in Me, e perciò anche l’Anima Mia fece soltanto quello che era voluto da Chi era in Me.
9. Per queste ragioni neppure voi dovete raffigurarvi un uomo rinato come un permanente operatore di miracoli in tutte le cose, né come un tale che per essersi acquistato il Regno di Dio dovrebbe apparire con il capo o addirittura il ventre circonfuso di una qualche cosiddetta aureola di santità falsa, secondo la foggia dei vostri santi dipinti, aureola che non è mai esistita in realtà.
10. Così pure dopo la morte corporale di un rinato, non bisogna aspettarsi nessuna manifestazione prodigiosa del genere di quelle vantate specialmente nella leggenda romano-cattolica dei santi; dunque niente sangue di S. Gennaro che vada in ebollizione almeno una volta all’anno, niente lingua molle di S. Pietro, Antonio e Nepomuceno, meno ancora poi un qualche beatificante saio di cappuccino, francescano, minorita, servita o simili, e nessuna traccia affatto di una imputrescibilità mummificante della spoglia mortale deposta. Di tutto ciò non c’è niente che si possa scoprire in un rinato, e ammesso pure che ciò fosse, chiunque sia capace di ragionare domandi a se stesso a che cosa potrebbe servire. Che utile potrebbe ritrarre lo spirito beato di un rinato se anche sulla Terra venisse fatto segno di tali distinzioni prodigiose, ma, in pari tempo, senza significato alcuno, che in primo luogo non gli gioverebbero assolutamente mentre potrebbero recare gravissimo danno ai di lui fratelli ancora viventi sulla Terra? Dunque gli amici del Regno di Dio non portano con sé niente di tutto questo, bensì, come detto prima, portano unicamente la Grazia Mia la quale si manifesta soltanto allorché essi ne hanno bisogno.
11. Ma neppure voi dovete raffigurarvi i rinati scopritori del Mio Regno come una specie di certosini o di trappisti da considerarsi perfettamente morti per tutto ciò che è di questo mondo, che non si occupano di nient’altro che di rosari, messe e litanie, che praticano ridicoli digiuni e il disprezzo per la donna, che maledicono aspramente i peccatori e contemplano di quando in quando per passatempo la loro fossa e la loro bara.
12. Oh, tutti questi non sono affatto indizi di rinascita; al contrario anzi, ciò è il grave segno di una generazione di tenebre fittissime in loro! La luce dei rinati non conosce alcun lato oscuro della vita poiché dappertutto è in loro pienissimo giorno.
13. La fossa e la bara non sono affatto gli emblemi di un rinato il quale abbia trovato il Regno di Dio, perché Laggiù non vi sono né fosse né bare per la ragione che non vi sono morti. Là invece non esiste che una eterna risurrezione ed una vita eterna; ora per queste le fosse e le bare certo non servono a niente, perché il rinato vive già continuamente nel proprio spirito, e considera il distacco dal proprio corpo come una morte altrettanto poco quanto può qualcuno considerarsi morto la sera allorché ha deposto la propria veste, o meglio ancora allorquando si è liberato da un peso ingente che gli gravava le spalle, una volta giunto alla meta.
14. Per tali motivi il rinato non sa più cosa sia la morte. Questo è bensì un indizio grandioso della rinascita, però si trova soltanto interiormente nell’uomo e non viene portato pubblicamente come un soprabito secondo l’ultima moda da Parigi, né questo segno imponente viene messo in mostra come una veste preziosa, bensì, come già detto, un simile segno non è che interiore.
15. Così pure anche gli altri segni della rinascita sono esclusivamente da ricercarsi nell’interno dell’uomo e si rendono manifesti esteriormente soltanto allorché è necessario.
16. Chi ha il dono della predizione, l’ha allora soltanto quando gli occorre e a condizione che lo implori prima da Me, poiché all’infuori di Me nessuno può veramente fare predizioni.
17. Se dunque Io pongo nel cuore e sulla bocca del rinato delle parole, allora certo egli profetizza, ma in qualsiasi altro caso egli parlerà come un uomo qualunque. La stessa cosa avviene, come già prima osservato, riguardo anche agli altri doni della Mia Grazia.
18. Ma da tutto quanto fu detto risulta pure che il Regno di Dio non è tanto difficile da trovarsi, né ugualmente arrivare alla rinascita è cosa proprio tanto difficile come a più d’uno sembra o almeno potrebbe sembrare.
19. Gli individui dotati della cosiddetta seconda vista non sono già da considerarsi come dei rinati per il solo fatto della loro seconda vista, la quale non è altro che la conseguenza di uno stato particolare del loro sistema nervoso, per cui l’anima riflette facilmente per mezzo dello spirito nerveo nell’organismo corporeo le visioni tratte dalla propria sfera animica, e ciò per la ragione che appunto questi nervi facilmente eccitabili non oppongono a tale azione alcun impedimento. Dei nervi che siano forti non sono certo atti a questo, e perciò anche le persone provviste di nervi robusti non possiedono che raramente, quasi mai anzi, la cosiddetta seconda vista.
20. La seconda vista, dunque, in un uomo che la possegga non è da considerarsi né come qualcosa di buono né come qualcosa di cattivo; si tratta invece di una specie di malattia del corpo che gli uomini contraggono per lo più in seguito ad avvenimenti avversi ed a fatti dolorosi durante il corso della loro vita terrena; grande tristezza, angoscia perdurante per lunghi periodi, gravi ansie e spaventi ed altro di questo genere sono comunemente le cause di tale fenomeno. Talvolta esso è dovuto anche a mezzi artificiali come il magnetismo, l’inebriamento, e talora anche lo stordimento prodotto dall’uso di qualche erba narcotica. A dirla breve, simili manifestazioni non sono da considerarsi affatto quali segni della rinascita, ciò che può rilevarsi già dal fatto che simili visionari possono bensì descrivere con parole le immagini viste, all’incirca così come esse si sono presentate alla vista dell’anima loro, però tutti i loro racconti non hanno sotto nessun punto di vista un qualche fondamento sul quale poter concentrarsi, ed inoltre tali racconti, per quanto strani possano sembrare, mancano sempre di ogni connessione e si presentano sparsi e disordinati come foglie cadute dagli alberi di un bosco.
21. La ragione di questo fatto sta in ciò: siccome in tali individui spirito ed anima non sono ancora congiunti insieme, così non c’è neppure nelle loro visioni alcun fondamento né alcun nesso constatabile e comprensibile agli occhi di nessuno; mentre dalla bocca di un rinato, anche se da principio solo in parte, ogni raffigurazione di oggetti spirituali dà prova di avere una giusta base ed una connessione perfetta.
22. Questo è dunque pure un indizio della vera rinascita spirituale, e costituisce un divario considerevole fra il rinato e il semplice visionario; perciò anche come conseguenza della rinascita non bisogna attendersi delle insulse produzioni miracolose, bensì dei frutti naturalissimi di uno spirito sano e di un’anima divenuta per mezzo suo pure sana; tutto quello che esula da questa cerchia spetta al manicomio.
23. Il rinato sa bene che con i doni dello Spirito Santo non riesce ad inscenare dei giochi di bussolotti; perciò egli se ne vale soltanto, e comunemente in segreto, quando egli giudica indispensabile farlo.
24. Chi però ambisce alla rinascita per acquistarsi delle qualità miracolose, di qualunque specie possano essere, allo scopo di esibizione, quegli può star certo che a questo mondo una simile Grazia non gli verrà affatto concessa, perché questo significherebbe letteralmente gettare le più nobili perle in pasto ai porci.
25. Amore per Me, grande bontà di cuore ed amore verso tutti gli uomini, questo è nel suo complesso il vero segno della rinascita, ma dove questo manca e dove l’umiltà non è ancora abbastanza forte da reggere ad ogni colpo, là non servono a niente né le aureole né le tonache da frate né le visioni di spiriti, e simili individui sono anzi spesso più lontani dal Regno di Dio che non altri dall’aspetto molto mondano; perché, come già detto, il Regno di Dio non si presenta come un’esibizione di pompe esteriori, ma si manifesta invece interiormente soltanto, nel cuore dell’uomo, in perfetto silenzio e inavvertito da tutti.
26. Questo voi dovete imprimervi nell’animo più profondamente possibile, e così vi sarà dato di trovare il Regno di Dio con molta più facilità di quanto possiate pensare, ma se voi v’immaginate il ‘Regno di Dio’ sotto la veste di una esibizione multiforme e ridicola di stupidaggini miracolose, dovrete ascrivere a voi stessi se nell’uno o nell’altro di voi la venuta del Regno di Dio subirà qualche indugio. Infatti il Regno di Dio non è mai stato promesso in tali forme insulse e vane, ma in ciò che veramente è stato promesso, in ciò esso è anche facile a trovarsi; ora molti ce ne sono di quei tali che nella ricerca del Regno di Dio si comportano precisamente così, come qualche distrattone il quale va cercando il proprio cappello mentre lo porta già sulla testa.
27. Le visioni di un rinato sono sempre giuste; tutte le altre invece possono venire giustificate solo quando uno spirito rinato le abbia debitamente illuminate. In questa forma le cose sono genuine e vanno tenute nel debito conto, ma ogni altro genere di visioni, di simili mezzi di predire il futuro vanno assolutamente scartati, perché tutto ciò è originato da quella mala genia già conosciuta la quale trova innumerevoli occasioni per strisciare sulla carne degli uomini e per impiastricciare l’anima credulona attraverso la carne con ogni specie di lordura.
28. Se però da un lato nessuno deve attribuire importanza a simili stoltezze, viceversa ognuno deve prestare tutta l’attenzione alle parole di chi sia veramente rinato nello spirito, perché questi non da altro all’infuori di ciò che riceve mentre gli altri danno solamente ciò che s’immaginano di avere o di creare da se stessi.
29. Quando qualcuno spavaldamente asserisce ed esclama: “Io lo dico, e questa è la mia parola!”, a costui non credete; e se qualcuno parla come se parlasse nel Nome del Signore, ma lo fa invece propriamente per la sua gloria e vantaggio, neppure in lui riponete la vostra fede.
30. Ma a chi disinteressatamente e senza ambizione esclama: “Così dice il Signore!”, a quello credete, particolarmente quando la considerazione personale viene lasciata da parte, perché il rinato nello spirito non conosce altra considerazione e dignità che quella del Signore; tutti gli uomini invece sono suoi fratelli.
[indice]
Veri e falsi profeti
22 aprile 1847
1. Qualcuno potrebbe qui nuovamente aprire bocca, e dire: “Dunque ad un rinato si può sempre prestare completa fede quando predice futuri avvenimenti, oppure si può restare lievemente scettici anche di fronte a tali predizioni?”. Ed Io rispondo: “Se il rinato dice: ‘Fate questo’, fatelo. Ma se egli dice: ‘Questa o quella cosa accadrà’, e non vi ha aggiunto alcun ‘se’, allora non credetegli; in questo caso non è più un vero rinato che parla, giacché tutto quello che avviene e può avvenire, avviene condizionatamente; perciò anche riguardo all’”accadere”, non è ammissibile mai e in nessun luogo una precisa immutabile predizione, poiché se potesse venire annunciato con assoluta sicurezza che qualcosa accadrà nel futuro, il mondo verrebbe costretto nel più rigido giudizio, e ogni libertà andrebbe perduta. Una simile cosa un simile rinato la conosce molto bene, e dovrebbe perciò profetizzare in contraddizione con la propria limpida scienza e coscienza, dovrebbe dunque evidentemente mentire qualora volesse affermare con assoluta certezza che alcuna cosa avverrà”.
2. Io stesso fui certo il primo Profeta del mondo; ma chi può asserire che Io, all’infuori della Mia risurrezione, abbia mai profetizzato qualcosa di assolutamente preciso? Io dissi bensì che sarei morto e sarei risuscitato il terzo giorno; il giorno e l’ora tanto della morte quanto della risurrezione non sono state predette a nessuno.
3. Così Io ho pure predetto il Mio ritorno su questa Terra, ma beninteso con l’osservazione: «Il giorno e l’ora nessuno li conosce all’infuori di Me e di colui al quale volessi rivelarlo». Io certamente l’ho in generale già rivelato, però non per quanto concerne il giorno e l’ora, bensì per quanto concerne i segni in base ai quali il Mio ritorno dovrebbe venire riconosciuto.
4. Così pure tutti i profeti hanno profetizzato; ma tutto quello che venne da loro profetizzato lo fu condizionatamente, affinché per effetto di una tale profezia nessuno venisse mai in nessun caso costretto fra le aspre mura del giudizio, ma invece gli fosse lasciata libertà di agire secondo il comandamento per sfuggire al minacciato giudizio, oppure di trasgredire il comandamento per venire giudicato.
5. Geremia profetizzò per lunghi anni, ed egli stesso attese con ansia, talora fra amare lamentazioni, che la profezia si avverasse, perché quello che egli aveva profetizzato per l’indomani, si verificò solo dopo anni, anzi dopo parecchi anni, giacché egli dovette attenderne ventitré fino a che la sua profezia riguardante la settantenne cattività babilonese potesse trovare pieno adempimento nei riguardi del popolo ebreo.
6. Giona aspettò invano la rovina di Ninive cosicché egli infine in un trasporto d’ira giunse a rimproverarMi la Mia bontà, però la causa di tutto ciò sta, come già detto una volta, unicamente nel comportamento degli uomini, poiché quando essi, sotto la minaccia di un giudizio si ravvedono, se anche non tutti pure almeno qualcuno, allora il giudizio viene sospeso.
7. Se fra centomila individui solo dieci diventano giusti, a causa di questi dieci Io risparmierò anche i centomila; e se fra un milione Io di giusti ne troverò cento, per amore di questi cento sospenderò il giudizio anche per tutto il milione.
8. Naturalmente se il numero dei giusti in casi simili è superiore, con tanta maggior certezza il giudizio verrà sospeso, ed invece del giudizio generale, soltanto uno parziale cadrà sul capo dei più induriti. Però se i giusti saranno trovati in numero inferiore, allora certo dopo alcune ammonizioni sarà lasciato libero corso al minacciato giudizio.
9. È unicamente così, nel senso cioè di queste dettagliate informazioni, che un rinato può predire gli avvenimenti futuri. Se le profezie non sono contenute entro questi limiti, esse sono false, e il rispettivo profeta non è un rinato né un chiamato a profetizzare, bensì è uno che agisce di sua propria iniziativa e volontà e che per conseguenza avrà anche la ricompensa adeguata; e quando un tale, come ve ne sono moltissimi attualmente, vorrà giustificarsi dinanzi a Me con le parole: “Signore! io tutto ciò l’ho fatto nel Nome Tuo o per la maggior gloria Tua”, Io tuttavia gli risponderò: “Via da Me! Perché Io non ti ho mai conosciuto”, come profeta cioè e come colui che Io avessi chiamato a profetizzare nel Nome Mio, poiché un profeta che profetizzi per denaro è pari a colui che serve Dio per denaro e che per denaro Lo adora. Questi si sono già presi la ricompensa loro, e perciò con loro Io non ho più niente a che fare, perché sono sempre stati dei profeti falsi, degli adulatori soltanto e servitori di mammona e di Belzebù.
10. Voi vedete dunque che da tutto ciò risulta chiaro come ognuno deve badare molto bene a quello che fa, profetizzando, tanto il rinato e il chiamato, quanto il non rinato e non chiamato, perché Io non faccio giungere alla rinascita nessuno a causa della profezia, bensì solamente a causa della vita eterna.
11. E se Io chiamo qualcuno a profetizzare, non sia così temerario da aggiungere o togliere arbitrariamente qualcosa da quanto è chiamato a dire, perché se così facesse, verrebbe il giorno in cui dovrebbe renderMene rigidissimo conto. Perciò non è per niente una incombenza lieve quella di fare il profeta, ed è persona assolutamente inutile, dannosa anzi, quella che si da a profetizzare di propria testa e volontà o addirittura oltre alla carica di profeta si arroga forse uno scranno di giudice nel Nome Mio.
12. Chi così agisce è un vero propagatore del male, e sarà un giorno raggiunto da quel giudizio appunto che egli avrà scagliato contro i propri fratelli. Chi condanna sarà condannato, chi maledice sarà maledetto, chi giudica per l’inferno, troverà pure nell’inferno il suo giudizio, chi giudica per la morte troverà la morte, chi con la spada, con la spada sarà giudicato, chi giudica con le tenebre verrà cacciato fra la più densa tenebra dove sarà il pianto e lo stridor di denti e colui però che non vuol essere giudicato, si astenga egli per primo da ogni giudizio.
13. Ma se qualcuno volesse asserire che egli detiene da Me il potere di giudicare, Io gli direi che è un mentitore nell’eternità, perché ai Miei apostoli e discepoli rinati Io non ho conferito che un potere solo: quello del supremo amore del prossimo, amore che Io ho innalzato agli stessi vertici dell’Amore per Me, e questo supremo grado dell’amor del prossimo è lo Spirito Mio nel cuore di ciascun rinato, come pure nel cuore di chiunque creda in Me, Mi ami ed ami pure i propri fratelli per amor Mio. Per mezzo di questo amore, che è lo Spirito Mio nell’uomo, ognuno ha il diritto legittimo di perdonare ai propri nemici di tutto cuore quanto egli vuole, e quante volte qualcuno per la forza dello Spirito Mio in lui avrà perdonato al proprio nemico, altrettante volte sarà perdonato pure in tutti i Cieli al peccatore stesso.
14. Se però c’è un nemico veramente maligno presso il quale ogni azione del perdono è restata vana, allora gli venga detto: “Il Signore ti renda secondo le tue opere”, e in ciò consiste la ritenzione del peccato.
15. Si domanda ora: “Corrisponde questa autorizzazione ad un incarico da giudice?”. Oh, per niente! Questa non è che una autorizzazione piena a praticare il supremo amor del prossimo ovvero un amore che equivale all’Amor Mio divino, ma in eterno non è una delega ad agire da giudice, ufficio questo che Io stesso ebbi ad allontanare da Me, e perciò appunto posso tanto meno averlo affidato ad un uomo.
16. Questi supremi pieni poteri d’amore Io li ho conferiti agli uomini dal Mio supremo Amore, appunto affinché gli uomini potessero con tanta maggiore facilità diventare tra di loro dei veri fratelli nel Nome Mio, poiché fra gli ebrei nessuno all’infuori del sommo sacerdote poteva fare espiazione per un peccato commesso da un uomo contro di un altro, e ciò soltanto in certi periodi nonché attraverso determinati sacrifici. Due uomini che avessero peccato l’uno contro l’altro restavano nemici finché il sacerdote e il sacrificio li avessero riconciliati.
17. Questa era certamente piuttosto una falsa comprensione della legge che non la legge stessa, ma pure, quanto scabrosa ed incresciosa non doveva essere questa circostanza fra gente che non di rado dimorava lontano molti giorni di viaggio da Gerusalemme! E perciò, a combattere energicamente questo antico mal uso fatto dalla legge e per alleggerire più che era possibile gli uomini dal loro fardello, Io ho così conferito a ciascun uomo il supremo potere divino d’amore di perdonare di tutto cuore i propri offensori, decretando altresì che tale perdono debba essere valido per tutti i Cieli.
18. Chi è mai che potrebbe interpretare tutto ciò come una autorizzazione ad ergersi a giudice del prossimo? Ma se Io avessi fatto qualcosa di simile, non Mi sarei contraddetto Io stesso condannando da un lato ogni funzione giudicatrice e dall’altro comandandola quale una condizione imprescindibile per diventare beati? Tale cosa la si potrebbe a mala pena aspettare dalla stoltezza di un uomo, quanto meno poi dalla suprema Sapienza di Dio!
19. Quando Io dissi: «Eccovi lo Spirito Santo», questo voleva dire e vuol dire oggi e sempre ancora: “Eccovi la forza suprema dell’Amor Mio divino; quello che scioglierete sulla Terra, sarà veramente sciolto, senza ulteriore bisogno di sacrifici o di sommi sacerdoti, e quello che legate al vostro cuore, e quello che legate nel mondo, tutto ciò sarà legato anche in Cielo”.
20. Con le parole ‘sciogliere’ e ‘legare’ neppure qui sono da intendersi il perdono e la ritenzione del peccato, bensì ‘sciogliere’ corrisponde a ‘rendere libero’, e legare’ ad ‘accogliere’.
21. Se per esempio qualcuno è in debito verso di Me per qualcosa, come un uomo verso un altro uomo, allora l’uomo può liberare l’uomo dal debito. O se si tratta di un pagano, un cristiano può, qualora l’altro riconosca Cristo, renderlo perfettamente libero e può immediatamente accoglierlo nella comunità, ossia legarlo od avvincerlo nel cuore con l’Onnipotenza dell’Amore divino. Ogni vero e fedele cristiano, che crede in Me, Mi ama ed è battezzato nel Mio Nome, ha il pieno diritto di farlo senza rivolgersi al sommo sacerdote, che era l’unico al quale spettava un tempo di accogliere nel giudaismo, mediante la circoncisione, gente forestiera pagana.
22. Tale autorizzazione assoluta è stata concessa, come già in precedenza indicato, affinché all’uomo venisse, per quanto possibile, facilitata la vita, perché egli potesse in qualsiasi luogo purificare la propria coscienza e condurre una vita di letizia e di pace.
23. Ora, chi potrebbe immaginarsi una costituzione giudiziaria più gravosa e molesta di quanto lo sia stata quella degli ebrei d’una volta? Ma laddove un tale ufficio c’è ancora, esiste contro ogni Mio ordinamento e chi vi partecipa, quegli giudica se stesso se crede di liberarsi dei propri peccati facendosi volontariamente giudicare. Una simile istituzione giudiziaria diventa per lui una vera cassa di risparmio dei peccati, poiché come mai può una terza persona condonare il debito che una seconda persona ha contratto con una prima? La prima persona potrà sì condonare il debito alla seconda, ma la terza mai in eterno. Una terza persona, però, se la prima e la seconda, ovvero il creditore e il debitore, sono di corto intelletto, può assumersi la parte di conciliatore amichevole e, per mezzo di buoni consigli e parole persuasive, può metterli d’accordo, ma di un perdono dei peccati non si può mai parlare, a meno che il creditore dal profondo del suo cuore non l’abbia autorizzato.
24. Quando però Giacomo in forza dello Spirito Mio raccomanda un reciproco riconoscimento dei peccati, con ciò non è da intendersi affatto una confessione, bensì soltanto una comunicazione reciproca e confidenziale dei propri difetti e delle proprie debolezze allo scopo di ottenere da parte dell’amico e fratello più forte un qualche mezzo per combatterle in spirito e verità. Ecco come stanno le cose, ma per fare questo nessuno ha bisogno di una consacrazione sacerdotale né esorcistica, e l’apostolato stesso non è che una mansione d’istruzione fraterna e mai una pomposa cerimonia ebrea, latina o pagana con grande sfoggio di oro, argento e pietre preziose.
25. Allorquando Giacomo ebbe a consigliare alle comunità una reciproca confessione dei difetti e delle debolezze, non ha voluto dire affatto che i maestri delle comunità dovessero mostrarsi con gran pompa e sfarzo, ma egli tendeva con ciò a raggiungere oltre allo scopo curativo anche quello della reciproca umiltà, per cui un fratello non deve mettersi davanti per emergere tra gli altri come facevano i farisei nel tempio, ma invece deve cercare di eguagliare l’umile pubblicano.
26. Qui dunque, come già detto, non si tratta affatto di confessione, però d’altro canto è un dovere per chiunque e non solo per gli apostoli assumersi, qualora si renda necessario, la parte dell’ingiusto fattore, la quale dovrebbe fra l’altro principalmente esplicarsi quando delle persone molto deboli di mente avessero peccato contro i loro fratelli, e questi poi fossero morti, sia nel corpo, sia nello spirito; date queste circostanze non si deve più pensare ad una remissione del debito da parte di questi verso i loro offensori deboli di mente; allora si che può un terzo presentarsi ai deboli e ridurre al minimo il loro presunto grave debito. Allora questo terzo farà certo verso di loro un’operazione di vera misericordia cristiana, particolarmente se prima egli si rivolgerà a Me; ma in qualsiasi altro caso un terzo non deve immischiarsi mai fra due fratelli assumendo l’incarico di remissore di peccati. Se egli farà così, tutti i peccati dei due verranno a gravare sul capo suo, perché egli avrà voluto giudicarli e non spronarli al ravvedimento.
27. Così va compreso nelle sue linee fondamentali e facili quello che è conosciuto come il comandamento della remissione dei peccati. La prossima volta tratteremo ancora parecchie cose in relazione al falso profetismo.
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Remissione dei peccati e idolatria
delle immagini
24 aprile 1847
1. Tra i cosiddetti filosofi moderni, ce ne sono alcuni che certamente non Mi tengono in maggior conto di un solito filosofo; questi tali sostengono che dal punto di vista cristiano ciascuno ha il diritto di rimettere i peccati, dato che Io, il Fondatore di questa dottrina, ho pure condonato i peccati e quindi, notatelo bene, anche a tali persone che prima non Mi avevano sicuramente mai offeso.
2. A questo riguardo, invece, Io vi dico, e dico a tali simili filosofi, all’incirca le stesse parole che dissi a quegli ebrei che avevano condotto dinanzi a Me la donna adultera:
3. “Chi di voi è senza peccato, può far senz’altro una cosa simile, e la sua azione verrà di certo ratificata in tutti i Cieli”.
4. Io, anche quale Uomo, potevo rimettere a chiunque i peccati, per la ragione che ero del tutto senza peccato; ma chi non è senza peccato ed ha, se non altro, il peccato della generazione carnale ereditario in sé, non può affatto fare altrettanto.
5. Infatti, essere senza peccato vuol dire: trovarsi al supremo grado dell’umiltà e dell’amore. Ad un simile uomo la legge di Dio deve aver compenetrato perfettamente la propria natura, e la sua carne già fin dall’infanzia dev’essere stata capace dell’abnegazione più profonda in tutti i suoi desideri, perché la potenza di Dio potesse prendere assoluta dimora in lui; allora sì che un tale uomo potrebbe dire a questo o a quello: “I tuoi peccati ti sono perdonati!”, e questi di fatto gli sarebbero rimessi; ma in un simile caso non è già l’uomo che rimette i peccati, bensì soltanto la Potenza divina, alla quale unicamente è possibile accomodare i disaccordi e riconciliare i cuori di coloro che hanno peccato l’uno contro l’altro e sono diventati nemici, vale a dire di compenetrare i cuori col calore e con la luce della sua fiamma divina estinguendo così ogni ira, ogni superbia e ogni invidia. Che però una simile cosa sia un’attribuzione esclusiva della Forza di Dio e non dell’uomo, si comprende da sé; e perciò un uomo non può far altro che rivolgersi a Dio e dirGli:
6. “Signore, perdona i peccati che ho commesso contro molti dei miei fratelli, dai quali non mi è ormai più possibile invocare il perdono dei peccati commessi verso di loro; ma alla Tua Potenza, o Signore, è sempre stato e sarà sempre in eterno riservato di tradurre nella più assoluta realtà quello che vorrei fare io stesso, purché lo potessi!”
7. Ecco, unicamente a questo modo la Potenza di Dio può rimettere i peccati che gli uomini non si possono più reciprocamente perdonare, sia a motivo della dimora a troppo grande distanza l’uno dall’altro, in conseguenza del fatto che due uomini essendosi una volta offesi non hanno che difficilmente l’occasione d’incontrarsi più a questo mondo, tranne che con il mezzo di qualche morto scritto, sia a causa della morte di uno o dell’altro, per cui la morte del corpo viene ad erigere una barriera impenetrabile fra due uomini che hanno peccato l’uno verso l’altro. In simili casi può, dunque, nel vero senso della parola, perdonare il peccato soltanto Dio, quantunque, accanto a ciò, anche un cosiddetto ‘cattivo fattore’, adoperandosi in favore di peccatori di questa specie, possa acquistarsi dei meriti presso di Me. Voi già sapete cosa debba intendersi per cattivo ed ingiusto fattore (Lc. cap.16). Veramente egli non ha nessun diritto di rimettere il debito, poiché egli stesso è un gran debitore; ma dato che in tal modo egli fa un’opera di misericordia, viene ad offrire a chi ne ha bisogno un sorso d’acqua pura, fresca e ristoratrice, per la quale non gli mancherà la ricompensa dovuta.
8. Io non intendo proprio fare troppe obiezioni contro una simile usanza, quando cioè qualcuno confessa a quattr’occhi ad un cosiddetto amico intimo i propri errori e i propri difetti per averne qualche parola di consolazione e l’assicurazione mediata che i peccati gli saranno condonati qualora si rivolga a Me con il serio proposito di non commettere più tali peccati, e possibilmente di riparare al male già commesso ai danni del proprio fratello mediante un pentimento sincero, nonché di offrirgli amichevole ed amorevole soddisfazione per l’offesa arrecatagli.
9. Un simile confessore mi sarà sempre assai caro e prezioso; certo, a questo scopo non occorre affatto un ecclesiastico, ma se proprio da dispensatore della cena vuol fungere un religioso, questi può senza dubbio assumere su di sé anche l’ufficio di un ‘ingiusto fattore’, senza tuttavia disapprovare qualora il medesimo ufficio venga assunto da un altro fratello verso il suo prossimo, e presupposto che la cosa si svolga secondo l’ordine appena indicato. Ma quando un simile confessore che agisce d’ufficio da ingiusto fattore, s’immagina di avere esclusivamente egli la forza e il potere di rimettere i peccati, o addirittura di farne ritenzione di fronte al peccatore che gli si confida, e di giudicarlo, oppure quando si arroga il diritto di farsi chiamare “vicario di Dio” standosene seduto nel cosiddetto confessionale, allora diventa un generatore del male e un uccisore dell’anima e dello spirito, poiché egli arbitrariamente preclude così l’accesso al Paradiso, non volendo egli stesso entrarvi ed impedendo l’entrata anche a tutti gli altri. (Luca 11, 49-52)
10. Un tale confessore è simile a quei farisei, scribi e sacerdoti ebrei i quali caricavano sulle spalle del popolo i più gravi ed insopportabili pesi asserendo che questo era, per il popolo sventurato, il solo ed unico mezzo per meritarsi il Cielo; essi stessi però non toccavano nemmeno con un dito il carico che davano da portare agli altri. Sono questi tali che sbarrano le porte del Regno dei Cieli, e con l’infernale fuoco dell’ira scacciano chiunque volesse entrarvi, né vogliono entrarci essi stessi. Tuttavia verrà il giorno in cui, come sta scritto, essi riceveranno tanto maggiore condanna.
11. A questa categoria appartengono pure quei falsi profeti i quali vanno con tutta serietà e con gran zelo predicando ai poveri ingenui: “Andate qua o andate là in pellegrinaggio, come si dice, a questa o quella immagine miracolosa, ma non dimenticate di fare un’offerta più abbondante possibile; in questo modo voi otterrete presso quell’immagine – rappresentante per lo più la vergine Maria – il condono dei vostri peccati, nonché altre indescrivibili grazie per la vostra casa, in grandissima quantità”.
12. Quando poi il popolo misero e cieco porge ascolto a un tale asinesco vocìo del falso profeta, e, come l’esperienza insegna, s’avvia a schiere verso il luogo dove vengono dispensate le grazie, vi ode un altro vocìo, e se è possibile più idiota e più rumoroso ancora di miracoli e d’innumerevoli distribuzioni di grazie, e in questa maniera trova non di rado la morte completa in spirito. Ma io dico che questi profeti troveranno un giorno, a loro volta, adeguata ricompensa, poiché costoro non sanno niente, e niente vogliono sapere di come Dio vuol essere adorato in Spirito e in Verità. Essi altro non sono che dei servitori di mammona cui il mondo ha conferito privilegio; la loro immagine miracolosa, opera di solito più che mediocre ed antiestetica delle mani dell’uomo, è per loro di gran lunga più in alto di Dio, giacché l’immagine rende loro denari sonanti, mentre Dio non da in questo senso alcun profitto, essendo Egli comunque dappertutto sempre Lo stesso.
13. Ma sarà opportuno che tutti questi tali, che così insegnano e che rivolgono alle immagini il cuore del popolo, accolgano molto della ricompensa dei farisei! Essi sono i più completi anticristi e falsi profeti dai quali ciascuno deve guardarsi come dalla peste, poiché essi praticano l’arte di sedurre il popolo con ogni tipo di esibizioni sfarzose e di ucciderlo nello spirito mediante falsi miracoli.
14. Perciò voi dovete fuggire simili luoghi, giacché essi sono colmi di pestilenza spirituale contagiosissima.
15. Non crediate che là qualcuno possa ottenere dei vantaggi, perché è chiaro che portare aiuto non posso che Io soltanto, che dall’eternità sono un nemico di ogni idolatria. Come potrebbe venirMi l’idea di conferire poteri miracolosi ad un’immagine di legno lavorata dalla mano dell’uomo? Se proprio volessi farlo, la Mia scelta cadrebbe su di un vero uomo e non su di una scultura, la quale è molto al disotto del più insignificante animale, il quale almeno possiede vita e moto. Anzi è molto meno perfino di un fuscello d’erba, e meno di una pietra; questa è quello che è secondo un ordine ben determinato, mentre l’immagine non è quello che vorrebbe rappresentare, perché essa è legno e rappresenta invece una creatura umana, e viene onorata ed adorata per la ragione che colui che essa vorrebbe rappresentare era un eroe di virtù.
16. Dunque l’adorazione delle immagini è un’idolatria peggiore ancora di quella degli antichi pagani. Questi si facevano bensì delle deità di metallo, pietra e legno perché non conoscevano il vero Dio, costretti per così dire da un’impellente necessità interiore di raffigurarselo in qualche modo; ma l’umanità d’oggi ha e conosce il vero Dio, e sa che Egli è il solo e unico Signore, però nonostante questo venera le sculture; ora che cosa si dovrebbe dire di tali genti? Niente altro che esse sono simili al nemico acerrimo di Dio, il quale pure conosce Dio molto bene, ma invece di adorare ed amare Lui solo, Lo disprezza e L’osteggia in ogni tempo e in ogni modo.
17. Tuttavia la stoltezza non verrà messa in conto agli sciocchi, ma tanto più a coloro che vedono e che hanno la luce, e tuttavia non vogliono vedere e tentano di spegnere la luce in qualsiasi luogo essa si mostri.
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Della fede operante
27 aprile 1847
1. Però questo che ho detto or ora non vale solo per il papato, bensì anche per tutte le cosiddette sette e confessioni; perché laddove non viene predicato Cristo nel Suo genuino Spirito e nella Sua Verità, là non c’è che falso profetismo al posto di una vera Chiesa.
2. Per quanto anche l’una o l’altra setta dica: “Ecco, io non possiedo immagini, dunque la mia confessione è la più pura”, Io tuttavia rispondo: “Che ci siano o che non ci siano immagini, non conta niente; quello che conta è il vivere conforme alla Parola”. Perché il depurare in sé una dottrina, sia pure quasi completamente, da qualsiasi cerimoniale per renderla più atta ad accogliere la ragione pura, non significa, detto con differenti parole, altro che discutere e cavillare continuamente riguardo ad una determinata dottrina, senza però vivere secondo quanto essa prescrive. È la stessa cosa come se qualcuno, avendo comperato una casa, si affaticasse a pulirla e a lucidarla senza interruzione, di notte e di giorno per renderla sempre più atta a servire da abitazione, ma a causa del continuo lucidare e pulire e della ininterrotta ricerca di perfezionamenti per renderla maggiormente abitabile non potesse venire mai nessuno a prendervi dimora. Non raggiunge meglio lo scopo una qualunque misera capanna la quale serve continuamente da abitazione che non una casa simile?
3. Non diversamente si presenta la questione riguardo alla chiesa. Migliore è sempre quella che ha una qualche regola; di conseguenza i suoi fedeli possono trovarvi una certa stabilità, e ciò a paragone di un’altra in cui non si fa altro che scopare e pulire. Gli aderenti di quest’ultima le stanno accanto, e guardano e curiosano come dei perdigiorno davanti ad una casa in costruzione, i quali pure criticano, sofisticano e sputano sentenze, ma in pari tempo non viene a nessuno neanche alla lontana in mente di porgere, a vantaggio del padrone della casa, né un mattone, né una cazzuola di cemento all’operaio che lavora, e ciò nondimeno questi poltroni si reputano poi molto migliori di coloro che lavorano.
4. Vedete, questo è una quadro che veramente raffigura le molte chiese. A forza di preparativi e di critiche non riescono mai a far nulla, e continuamente lanciano contumelie all’indirizzo di quelli che non sono della loro confessione; li prendono in giro a causa della loro cecità e senza interruzione vanno gridando: “Venite qui che vi leviamo la scheggia dall’occhio”, senza però badare che essi nell’occhio hanno addirittura una trave.
5. È bensì vero che nella chiesa romano-cattolica si possono riscontrare enormi abusi a migliaia; tuttavia in essa c’è pure più di una buona cosa, giacché vi viene predicato l’amore e l’umiltà, e se qualcuno segue anche solo queste massime, egli non andrà perduto.
6. Ma che cosa dovrei Io dire invece di una setta la quale non va predicando che la fede e rigetta le opere? Qui certo c’è da rimettervi, come dite voi, il battesimo e l’olio santo assieme, perché sta scritto ben chiaramente che una fede senza le opere è una cosa morta, ed Io stesso ho pubblicamente e spesso insegnato: «Non siate dei vani ascoltatori della Mia Parola, ma dei zelanti lavoratori a seconda di essa!». Con ciò dunque è reso evidente che la sola fede non serve a niente, bensì quelle che servono sono le opere.
7. Cosa gioverebbe alla Terra la luce del Sole, se questa non si accompagnasse all’energia del calore?
8. Cosa servono all’uomo tutte le cognizioni e tutte le scienze se in pratica non vuole adoperarle?
9. Oppure a che serve nel cuor dell’inverno semplicemente credere che della legna ardente nella stufa è capace di riscaldare la stanza? Si riscalderà questa per effetto della fede? Io non lo credo affatto.
10. In poche parole, la fede anche più ferma senza le opere può essere paragonata a uno stolto che, trovandosi in una stanza gelida, vuol coprirsi con un pensiero caldo per riscaldarsi. Certamente questo genere di coperta è il più economico; se poi una coperta simile arriverà a riscaldare qualcuno, questo lasciamolo giudicare a quei poveri che nel più rigido inverno sono stati trovati non di rado assiderati nelle loro stanze, in gran parte per il motivo che essi non disponevano di altra coperta all’infuori di quella dei propri pensieri.
11. Ma come questa coperta immaginaria senza una vera non serve a niente, così pure non serve a niente la fede senza le opere. La fede non è che l’organo ricettore di una dottrina che indirizza a una determinata attività; quando qualcuno accoglie questo incitamento e questo indirizzo nella propria fede soltanto, ma non vi conforma le opere, bisogna domandarsi: “A che cosa gli serve allora questo indirizzo?”. – Ed Io rispondo: “A nient’altro che a far della critica presuntuosa, come avviene a qualcun altro che a niente giovano tutte le regole dell’arte musicale quando non è in grado di suonare egli stesso neanche la cosa più semplice e facile; però nella pratica, un simile conoscitore soltanto di regole di musica fa il saccente e critica ogni artista come se egli stesso potesse davvero produrre le cose più sublimi”. Ma Io aggiungo che un qualunque suonatore ambulante vale sempre di più di un critico di questo genere, il quale non è capace di far nulla da sé, eppure vuol giudicare di tutto.
12. Per conseguenza anch’Io ho più cara una chiesa dove si fa qualche cosa, per poco che sia, in confronto di un’altra dove non si fa niente, poiché è miglior cosa donare a qualcuno un tozzo di pane che non fare mille piani per il sostentamento dei poveri, e non dar niente al povero che eventualmente si rivolge a un simile escogitatore di piani. I piani sono già una bella cosa, ma devono essere accompagnati dal ‘donare’, altrimenti abbiamo di nuovo il caso della fede senza le opere, data la quale la povera umanità ha tutto il tempo di morire di fame a centinaia.
13. Chi però vuole vivere giustamente, lo può fare in ogni confessione, perché una fra le regole principali è questa: «Esaminate tutto, e tenetevi per voi ciò che è buono!»
14. Quando avete fatto prendere il bagno a un bambino, gettate poi via soltanto l’acqua, ma il bambino tenetevelo, ora il nome del bambino è Amore!
15. Io non dico a nessuno: “Fatti cattolico o protestante, o greco!”, bensì quello che uno è, quello resti quanto lo voglia. Ma anche aderendo a una o all’altra confessione a suo piacimento, sia, con i fatti, un cristiano, cioè in Spirito e in Verità; perché ognuno, purché lo voglia, può avere la Parola pura di Dio.
16. Io non sono un patriarca né un papa, e nemmeno sono un sovrintendente generale né un vescovo, ma Io sono invece un Padre immensamente buono e giustissimo per tutti i Miei figli, e la Mia gran gioia è vederli attivi e gareggianti fra di loro nelle opere d’amore, ma non già che essi abbiano a darsi l’un l’altro dei pazzi e che ciascuno voglia essere il più sapiente e l’infallibile, discutendo e cavillando continuamente senza far niente di concreto e di positivo.
17. Il Regno Mio è un Regno della più intensa attività e non un Regno dell’ozio e della presuntuosa pigrizia, poiché Io non dissi ai Miei apostoli: “Statevene a casa; pensate, ponderate e lambiccatevi il cervello sulla Mia dottrina”, bensì Io dissi loro così: “Andate in tutto il Mondo!”
18. La stessa cosa Io la dico pure a tutti i beati; è bene essere molto attivi, perché il raccolto è sempre maggiore del numero dei lavoratori. Meglio è dunque essere attivi in un qualche ordine determinato che non l’essere saturi di sola fede, per quanto pura questa possa apparire, e l’essere attivi secondo la Mia Dottrina è altresì infinitamente migliore che non il credere e il sapere a memoria la Bibbia intera.
19. L’uomo che semplicemente ha la fede somiglia a colui che seppellì il suo talento; ma se invece qualcuno sa anche solo poche cose della Scrittura e lavora ed opera a seconda di queste poche, questi è simile a colui che amministrò fedelmente il poco ricevuto e che verrà poi costituito su molte cose e grandi.
20. Da tutto quanto fu detto finora ciascuno che sia di buona volontà potrà facilmente giungere alla comprensione di ciò che deve fare per diventare veramente un uomo. Tutto quello che deve scegliere ed evitare in relazione alla sua energia fattiva, egli lo trova qui rappresentato chiaro come il Sole. A questo riguardo dunque l’argomento è perfettamente esaurito. E con ciò – Amen!
* *
*
Il
testo prosegue con la terza parte: La Terra religiosa
|
Seconda parte – La Terra spirituale |
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Origine e scopo della
materia |
9.02.1847 |
|
Gli spiriti della
regione atmosferica superiore |
10.02.1847 |
|
Soggiorno e
beatitudine degli spiriti puri |
11.02.1847 |
|
La seconda regione
atmosferica e i suoi spiriti |
13.02.1847 |
|
Attività degli spiriti
nella seconda regione atmosferica |
15.02.1847 |
|
La presa di possesso
della materia da parte degli spiriti |
16.02.1847 |
|
Spiriti naturali e
anime umane |
18.02.1847 |
|
Spiriti dell’aria e
dei monti e spiriti pellegrini |
19.02.1847 |
|
Delle streghe e dei
processi alle streghe |
22.02.1847 |
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Delle montagne
incantate |
23.02.1847 |
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Montagne con nomi
malfamati |
24.02.1847 |
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La prima regione
atmosferica inferiore |
25.02.1847 |
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Gli spiriti a capo
della regione atmosferica inferiore |
27.02.1847 |
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L’attività degli
spiriti all’interno della Terra |
1.03.1847 |
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Differenza tra sostanza
e materia, tra forze e forza vitale |
2.03.1847 |
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L’azione di Dio
attraverso gli spiriti |
3.03.1847 |
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Impressioni della
materia sull’anima e sullo spirito |
4.03.1847 |
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Spiriti sorveglianti
nel regno della natura |
5.03.1847 |
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Minerali, piante e
animali |
7.03.1847 |
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L’unione degli specifici
dell’intelligenza nell’essenza vivente |
8.03.1847 |
|
Rapporti quantitativi
delle intelligenze nei tre regni della natura |
9.03.1847 |
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I confini tra i regni della
natura |
11.03.1847 |
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L’anima degli animali
e il suo influsso attraverso gli spiriti |
12.03.1847 |
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Influenza degli
spiriti nella procreazione dell’uomo |
13.03.1847 |
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Lo sviluppo del feto
umano |
17.03.1847 |
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Anima e spirito
nell’uomo |
18.03.1847 |
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L’anima di Satana |
19.03.1847 |
|
La legge della
suddivisione animica |
20.03.1847 |
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Ritorno e liberazione
di Satana |
21.03.1847 |
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Essenza e nome di
Satana |
22.03.1847 |
|
L’importanza della
conoscenza del male |
23.03.1847 |
|
Apparizione e
possessione diabolica |
24.03.1847 |
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Del piacere della carne
e dei sensi |
25.03.1847 |
|
Del demone del gioco e
sulla moderna educazione |
1.04.1847 |
|
Essenza e conseguenze
dell’ira |
6.04.1847 |
|
La lotta contro l’ira |
7.04.1847 |
|
Dell’ambizione umana |
8.04.1847 |
|
Le diverse lamentele
umane (1° parte) |
9.04.1847 |
|
Le diverse lamentele
umane (2° parte) |
10.04.1847 |
|
Il cerimoniale
ecclesiastico |
13.04.1847 |
|
I sogni e il loro
significato |
14.04.1847 |
|
Della
superstizione (1° parte) |
16.04.1847 |
|
Della
superstizione (2° parte) |
17.04.1847 |
|
Il Regno di Dio e la
rinascita |
20.04.1847 |
|
Veri e falsi profeti |
22.04.1847 |
|
Remissione dei peccati
e idolatria delle immagini |
24.04.1847 |
|
Della fede operante |
27.04.1847 |
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[1] Infestazione di parassiti vegetali, come ad esempio la malattia da
fungo del grano, in cui la spiga si ricopre di numerose spore nere. [N.d.R.]
[2] foglio sottilissimo ottenuto dal battiloro, ovvero da un artigiano di
un tempo che batteva l’oro, o altri metalli preziosi, fino ad ottenere lamine
sottili. [N.d.R.]