1800 -
1864
JAkOB
LORBER
Il PROFETA
SCONOSCIUTO
«Se già nei tempi passati
Iddio ha parlato agli uomini,
perché non dovrebbe parlar loro
anche nel tempo presente?»
Casa Editrice: Lorber-Verlag - Bietigheim
- Germania
Copyright © by Lorber Verlag
Copyright © by Associazione Jakob Lorber
ISBN
978-88-98788-12-5
Casa editrice “GESÙ la
Nuova Rivelazione” (BG)
Edizione a cura del gruppo: ‘Amici della Nuova Luce’ / www.legamedelcielo.it
Le prime parole ricevute dallo scrivano
«Chi vuol parlare con
Me, venga da Me
ed Io gli metterò la
risposta nel suo cuore;
solo i puri, il cui cuore è pieno d'umiltà,
percepiranno il suono della Mia voce.
Chi preferisce Me a tutto il mondo
e Mi ama come una tenera
sposa ama il suo sposo,
con costui Io voglio camminare a braccetto.
Egli in ogni tempo Mi vedrà come un fratello vede l'altro
fratello
e come Io lo vidi già
dall'eternità,
prima ancora che egli
fosse »
[G.f.D. – I/1,2]
Presentazione
di Paola Giovetti
10 punti della Nuova Rivelazione
Perché una Rivelazione
[rif. J. Lorber – Doni del Cielo – vol. II cap. 125]
(parla il Signore):
«Scrivi dunque un retto “Kriterium” a proposito di religione e di rivelazione!
La religione è un ricollegamento dell’uomo con Dio, che a partire da Sé, lo ha
creato libero e lo ha posto, come al di fuori di Sé, nel mondo materiale, a
prova ed educazione della libertà, essendo la libertà l’unica condizione che
permette la vita dello spirito, perché essa è in sé l’Amore, quale Essenza
originaria a fondamento di ogni esistenza!
Si dice che Dio potrebbe certamente, con la Sua Onnipotenza, formare e conservare
gli uomini in modo tale che essi possano corrispondere sempre perfettamente al
loro compito divino. A che scopo allora una religione rivelata? A che scopo
lasciar camminare liberamente la creatura tra creature ed esseri che essa
riconosce altrettanto poco quanto se stessa? Dio potrebbe ben fare questo, ma
allora l’uomo non sarebbe uomo, bensì solo un animale. Egli sarebbe giudicato
come lo è l’animale, e dovrebbe necessariamente muoversi entro gli stretti
limiti dell’eterna coercizione!
Avrebbe poi l’uomo anche una vita autonoma, libera, secondo l’intento del
Creatore? No! Egli non l’avrebbe mai in eterno! Infatti, ogni vita autonoma
vera e propria, deve essere liberamente acquisita come tale, perché ogni
coercizione impedisce la libertà e con ciò anche giudica la vera e propria
vita, e proprio in questo modo la uccide. Perfino l’amore è morto senza
libertà!
Perciò per l’uomo non si può prendere come base l’Onnipotenza divina al
posto della religione rivelata. La necessità di una rivelazione divina che si
poggia su tale presupposto, è la prima fondamentale prova dell’autenticità di
una tale rivelazione. Infatti, ciascun essere giudicato viene al mondo già con
tutte le perfezioni che gli si addicono, e perciò non ha bisogno di alcuna
rivelazione.
Del tutto diversamente stanno invece le cose riguardo all’uomo! Questi
viene al mondo nudo in tutta la sua sfera, e perciò ha un gran bisogno di
un’istruzione rivelata, in base alla quale possa cominciare ad addestrare la
sua forza vitale completamente libera, da nulla vincolata, per diventare un
essere davvero autonomamente libero, un essere vivente.
Ma in che cosa consiste allora il “Kriterium” per riconoscere l’autenticità di una rivelazione divina
veramente necessaria? Il criterio sta esclusivamente nell’agire secondo la
rivelazione. Chi allora coscienziosamente vive in modo fedele a una
riconosciuta rivelazione, costui giungerà all’interiore libertà del proprio
spirito, sia egli un ebreo, un turco, un bramino o un cristiano – così come
chiunque che impari una qualche arte secondo una scuola, diventa sicuramente un
maestro se studia la scuola con diligenza e progredisce secondo i suoi
principi.
Così sta pure anche scritto: “Chi agirà secondo le Mie parole, riconoscerà
se esse sono provenienti da Dio o dall’uomo”. In ciò sta il criterio principale
per riconoscere l’autenticità di una rivelazione divina! Infatti, così bisogna
che ciascun uomo sia “istruito da Dio”! Chi non lo impara da Dio, non ce l’ha e
non lo sa».
[indice]
Se
a qualche lettore è estraneo il concetto
che la materia sia luce congelata, probabilmente gli sarà difficile accettare
questa dichiarazione, e ancora più difficilmente potrà accettare le dichiarazioni
della Nuova Rivelazione riguardo le affermazioni che la materia sia spirito
raddensato o congelato. Nondimeno, l’inconcepibile Sapienza del Creatore non è
legata a ciò che gli uomini ritengono ragionevole. Secondo Sir Arthur Eddington
ogni vera legge naturale appare all’uomo pensante razionalmente come
irrazionale.
Le sorprendenti
esperienze che gli scienziati del XX secolo hanno fatto nel campo astronomico,
atomico e subatomico, dovrebbero farci ricordare quanto afferma Lichtenberg: "Ciò che ciascuno
ritiene per scontato, merita più di tutto di essere esaminato".
Anche la Nuova
Rivelazione ci esorta a questa riflessione:
«Dunque, se ora sapete ciò e se lo comprendete
nel massimo limite concessovi dai vostri sensi corporali e animici, deve alla
fine pure risultarvi chiaro ed evidente che ogni e qualsiasi cosa che si
presenta ai vostri occhi come materiale, in fondo non è per nulla materiale,
bensì è puramente spirituale; soltanto che non vi è possibile discernere lo spirituale poiché non vi trovate ancora nella sua polarità.
Nondimeno, quando un giorno vi troverete in questa polarità, si produrrà ben
presto il fenomeno opposto, e cioè che voi scorgerete soltanto lo spirituale; e
come ora dovete immaginarvi il rapporto tra lo spirituale e il materiale, nella
stessa maniera dovrete immaginarvi ogni cosa materiale desumendola dallo
spirituale. Non vi causi quindi troppa meraviglia adesso, se nel corso di
questi dettati v’imbatterete qua e là in punti che non vi sembrano troppo
chiari, perché se tutti questi rapporti dovessero esservi resi già ora
perfettamente chiari e intelligibili, si renderebbe necessario farvi uscire
completamente dalla materia e trasportarvi nello spirituale puro, per la qual
cosa non è ancor giunto il momento» [L.m. – 11,10].
Fu proprio nel tempo
in cui fu scritta la Nuova Rivelazione che la scienza materialistica ebbe
all’incirca il suo principio e, proporzionalmente, il materialismo si diffuse
da allora come un’alta marea su tutta la Terra. Una dichiarazione dello
scienziato W. H. Thorpe[1]
che riportiamo, caratterizza la situazione che venne a crearsi ed è esistente
fino ad oggi: "La
grande maggioranza di coloro che hanno perso la vera fede in Dio o non l’hanno
mai posseduta, oppure come secondo Woods[2] che sotto questo
aspetto crede ancora nella natura, per me questa perdita vale particolarmente
per quasi tutti i naturalisti".
Nella scienza
naturale la metafisica[3]
è rigorosamente proibita; il riferimento a un Creatore per la soluzione dei
problemi insondabili è rifiutato come non scientifico. La bella frase di
Goethe: "Le
opere della natura sono sempre una prima Parola pronunciata da Dio", resta relegata nell’ambito delle poesie. L’ultima
conclusione sviscerata dalla sapienza umana è la nascita del cosmo e della vita
per opera del caso cieco, o meglio, secondo l’ultima teoria ipotizzata, per
opera del noto Big-Bang, pur di non ammettere l’esistenza di un Dio al di sopra
di tutto ciò che è esistente nella nostra comprensione, almeno dell’universo
fisico.
Il Prof. Viktor von
Weizsaecker[4]
domanda: "Ma
perché deve aver ragione solo il non senso, solo il caso? Perché non anche il
senso?". Weizsaecker riconosce che
togliere l’impronta del Divino al mondo, dovrà avere per conseguenza anche
l’immediata razionalizzazione della natura. In Oriente l’insegnamento
meccanico-materialistico è ancorato a una rigida dottrina politica. Là
un’indagine senza pregiudizi non è quasi pensabile. Dietro tutte le teorie, al
posto dell’interesse scientifico sta l’ideologia; essa ha la precedenza sulla
verità.
A tal proposito,
proprio all’inizio delle comunicazioni a Lorber, nel 1840, si legge:
(un nota bene) «Asserzioni simili, e ancora molto peggiori
sul Mio conto, devo udire attualmente da parte di molte centinaia di migliaia
di uomini che pongono sul Mio trono la loro assoluta follia fondata sulla loro
tenebrosissima ragione, facoltà questa, comune a tutti gli animali tramite i
loro sensi acuti, e di conseguenza adorano se stessi, e oggigiorno non si
chiamano più dèi – perché questo nome ai loro orecchi suona troppo volgare e
ridicolmente basso – bensì ‘filosofi’ ovvero ‘scienziati materialisti’, come
anche ‘dottori’ o ‘professori’, di tutte le specie. Questa tenebrosissima razza
vorrebbe addirittura costringerMi ad andare a scuola da loro, qualora volessi essere
un Dio per i superscienziati di quest’epoca tanto illuminata. Io però vi dico:
“In verità, il lombrico strisciante è più assennato di loro, quantunque non sia
in possesso che di un unico senso!”. E vi dico inoltre che questi tali ben
presto sgraneranno tanto d’occhi – e tuttavia non vedranno più di quanto veda
un topo campagnolo nella terra – e con gli orecchi ben acuti e molto lunghi non
udranno più di quanto possa udire un pesce nell’acqua, il quale, non possedendo
la voce, non possiede nemmeno l’udito» [G.F.D. – I/27,8].
In diversi altri
punti è preannunciato che a causa della scienza materialistica «si formerà
un vuoto di fede nell’umanità». Negli ultimi decenni è tuttavia diventato
evidente che il diniego del Creatore ha portato la scienza in un vicolo cieco.
Dalla scoperta degli
atomi e delle particelle elementari si comincia a sperare in un cambiamento,
poiché la speranza che la scienza naturalistica possa risolvere tutti i
problemi comincia a svanire. Infatti, il fisico atomico Leonard Weigand
afferma: "Il
nostro mondo materiale nella sua ultima essenza è per noi più misterioso che
mai!", e il prof. Heinz Haber fa
notare che "alla
sostanza della Creazione è attribuito un carattere metafisico, e perciò sono
posti dei limiti alla conoscenza scientifica". – E il giornalista Von Der Osten-Sacken domanda: "Dov’è poi questa
che noi chiamiamo materia? […] Nei concetti matematici la materia
svanisce".
Barnett[5]
è della stessa opinione, quando osserva che "…gli scienziati sono spinti ancora più
profondamente nel regno oscuro dei simboli e delle astrazioni
matematiche". – L’interpretazione
statutaria dei processi naturali per opera della scienza materialistica aveva
già raggiunto il suo primo limite con lo studio dei fenomeni che caratterizzano
gli effetti della luce; essa non si lasciava classificare nell’immaginario
modello della meccanica. La separazione dell’evidenza, nel senso della fisica
classica, è stata forzata ancora più radicalmente con la teoria dei quanti. Il dogma scientifico della
staticità e continuità dei fenomeni naturali è stato confutato chiaramente man
mano che ci si è addentrati nel campo atomico. Tutte le conoscenze della
scienza moderna del mondo fisico alludono a misteri relegati al di fuori del
mondo visibile. "Sempre
di più", come dice Barnett, "tutte le vie
delle teorie e delle ipotesi conducono ad abissi che lo spirito umano non può
più superare".
Dello stesso parere
è Heisenberg[6],
insignito del premio Nobel, il quale anch’egli afferma: "Tutte le nostre
conoscenze si librano sopra l’abisso dell’ignoranza". – Come dire che la nostra conoscenza è solo una
piccola zattera nel mare dell’ignoranza.
Gli scienziati
materialistici farebbero bene a ricordarsi un giorno di una frase del filosofo
greco Platone, il quale con profonda intuizione già 2300 anni or sono disse: "Il vero sapiente
aspira sempre più alla conoscenza dell’essere. […] Il vero sapiente non si
limita al mondo delle apparenze, il cui essere è semplice parvenza".
Fortunatamente
sempre più scienziati si avvicinano alle dichiarazioni della Nuova Rivelazione.
Jean Mussard[7]
alla domanda su cosa sia in verità la materia, si esprime concretamente come
segue: "Il
risultato più importante di questa ricerca è la constatazione che è impossibile
effettuare una separazione della nostra immaginazione tra spirito e materia. Il
mondo materiale, nonostante tutti i nostri sforzi, ci appare così spiritualizzato,
così privato di ogni realtà sostanziale, che il concetto di sostanza svanisce
nel nulla. Essa si discioglie nel trascendente, e in ultima analisi restano
solo delle astrazioni matematiche. […] È
invece la natura che su questo ci fornisce un’indicazione con insuperabile
chiarezza: che l’universo materiale è di una struttura puramente
spirituale".
Paul Chauchard[8]
osserva: "Ogni
essere vivente è, nello stesso tempo, materia
e spirito! Lo spirituale non si
evidenzia solamente nell’intelletto umano, ma in tutto il mondo materiale,
proporzionato al livello dell’organizzazione, della complessità e con un ordine
perfettissimo".
Il fisico tedesco R.
E. Vestenbrugg dichiara: "La
materia, nella sua essenzialità infinitesimale, nel campo del subatomico,
sembra alla fin fine avvicinarsi a una condizione che ci dimostra come essa sia
unicamente e soltanto spirito, e questo va a favore dell’alta spiritualità
dell’ordine del mondo".
Bernhard Bavink
scienziato e filosofo naturalistico tedesco, scrive: "Il mondo materiale
ci appare oggi come probabile materializzazione transitoria di un concetto
interamente spirituale".
Di particolare
importanza è quanto asserisce il creatore della teoria dei quanti, il fisico tedesco Max Planck, iniziatore della fisica
quantistica e premio Nobel per la fisica, in una conferenza tenutasi a Firenze
si è espresso come segue: "Come fisico, dunque come uomo che ha servito in tutta
la sua vita la scienza più sobria, cioè l’esplorazione della materia, io sono
certamente libero dal sospetto di essere ritenuto un fanatico. E così, dopo i
miei studi sull’atomo, vi dico questo: in sé non esiste materia alcuna! Tutta
la materia nasce e sussiste soltanto mediante una forza che mette in vibrazione
le particelle atomiche e le mantiene unite come un piccolissimo sistema solare
dell’atomo, ma poiché in tutto il cosmo non esiste né un’intelligenza né una
forza eterna in sé, dobbiamo supporre, dietro questa forza, un cosciente,
intelligente Spirito. Questo Spirito è la causa prima di tutta la materia!". E ancora in un'altra occasione disse: "Ma poiché lo
spirito non può esistere da solo, ma ogni essenza appartiene a uno spirito,
dobbiamo accettare, convinti, l’esistenza di esseri spirituali". – L’atomo ha aperto all’umanità la porta per il mondo
perduto e dimenticato dello spirito.
Quest’importante
dichiarazione del famoso scienziato coincide perfettamente con ciò che fu
rivelato a Lorber:
«Vedi, precisamente così succede in questo
tempo con gli uomini del mondo! Spiritualmente sono morti, e all’infuori della
vita animale non hanno in sé altra vita. La loro anima è pura carne, e il loro
spirito può benissimo chiamarsi morto e simile a quegli spiriti confinati nella
pietra e che, con la loro obbligata ostinazione, tengono unita la materia che,
altrimenti, sarebbe molle e cedevole. Per questo motivo avviene che le pietre
si presentino varie per qualità e aspetto, alcune più tenere e più dure, altre
trasparenti, altre opache e dai colori quanto mai differenti, secondo le
proprietà dello spirito che vi si trova incarcerato. Ora se tu volessi liberare
gli spiriti della pietra dalla loro materia, credi forse che riusciresti nel
tuo intento adoperando dell’acqua tiepida? Certamente no; ed Io ti assicuro
che, con un simile trattamento moderato e pacifico, la pietra rimarrà
perfettamente quella che è sempre stata e che tuttora è. Per raggiungere tale
scopo si deve far agire un fuoco potente, affinché gli spiriti si scuotano ed
entrino in uno stato di violenta agitazione; solo allora si sciolgono da soli
dai lacci della loro materia e diventano liberi» [G.V.G. – I/139,3-4].
Quindi la materia è
esistente così com’è perché nella sua essenzialità infinitesimale c’è uno
spirito la cui essenza unitaria non è ponderabile con gli occhi umani
materiali, ma solo con quelli dello spirito. Tramite la Nuova Rivelazione
scopriamo che, affinché il suo stesso rivestimento materiale possa essere visto
con un certo ingrandimento, esso deve essere unito insieme a milioni di altri
cosiddetti animaletti atomici:
«Un granello di sabbia, che certamente è il
più semplice tra tutti i minerali, è costruito con tanta arte che voi
restereste assolutamente sbalorditi se vi fosse possibile vedere quanto
immensamente ingegnosa è la sua struttura. Voi vi scoprireste una quantità di
cristalli dalle forme più varie, i quali sono tanto esattamente connessi tra
loro, come non potrebbe essere calcolato dal più abile tra i matematici; ma
questa è ancora la parte meno importante. Se poteste poi esaminare
minuziosamente questi singoli cristalli, scoprireste che essi non sono altro
che dei complessi di cadaveri animali, e precisamente di una specie d’infusori
che però sono molto più piccoli di quelli già di gran lunga più progrediti che
popolano la goccia d’acqua in stato di fermentazione putrida. Se, oltre a ciò,
vi fosse possibile osservare ancora più da vicino a loro volta questi cadaveri
d’infusori, trovereste in ciascuno di tali cadaveri una quantità innumerevole
di animaletti atomici che sono serviti da nutrimento appunto a quest’infusori[9],
ora raggruppati in una comune forma cristallina, quando erano in vita. Se però
alla fine riusciste a scrutare un simile animaletto atomico, certamente più con
gli occhi dello spirito che con quelli del corpo, per quanto poderosamente
armati, vi scoprireste dentro un minuscolo Globo-involucro nel quale, nelle
proporzioni più piccole immaginabili, è come riprodotto tutto l’universo.
Figuratevene milioni in un solo cristallo derivato dal raggruppamento di mille
infusori e il granello di sabbia composto di cento di simili cristalli, e
potrete press’a poco farvi una piccola idea di come e con quale suprema arte
sia costituito già questo semplicissimo tra i minerali. Quante cose si
richiedono dunque per costruire già un simile ultra semplice pezzettino di
minerale, e con quanto incredibile ingegno deve essere disposto il meccanismo
già nell’officina dove vengono prodotti questi semplici granelli di sabbia,
considerando che un tale granello è composto già da due generazioni di animali,
dove ogni singolo animaletto ha un organismo così perfetto che voi non
giungereste mai a formarvene nemmeno un’idea, poiché un simile animaletto
possiede occhi, orecchi e ancora altri organi dei sensi, e può, oltre a ciò,
muoversi liberamente» [L.T.
– 18,8-9].
Lincoln Barnett è da
condividere solo quando osserva che gli scienziati, secondo il loro punto di
vista, credono che i posteri ‘potrebbero’ essere in grado di superare le loro
vedute, così come loro stessi hanno superato le vedute dei loro predecessori.
Invece, proprio per
il fatto che la loro base è la materia, gli uomini di scienza non accetteranno
mai di dover orientare le loro ricerche partendo dalla consapevolezza che
qualunque scoperta scientifica deve iniziare dallo spirito che permea tutta la
materia. Questi, insieme a tutti coloro che credono che la scienza nel futuro
sarà sempre più in grado di aiutare l’umanità come fosse un regalo dal Cielo,
da cui attingere per rendere la vita sempre più comoda e contando nelle sole
forze dell’uomo tecnologico, faranno bene a scoprire come vengono considerati
dalla Nuova Rivelazione tutte le categorie degli uomini appartenenti alla
scienza materialistica, dei quali qui di seguito ne citiamo alcuni.
*
Sugli
eruditi
Affidarsi solo
all’intelletto ed agire consapevolmente come se ‘la vita’ sia autonoma, cioè
immaginare di sopravvivere con le proprie forze per star meglio, per ergersi e
poi mantenere il proprio elevato stato sociale, fidandosi solo delle molte
conoscenze in uno o più campi del sapere, come lo espose ad esempio Nicolò
Machiavelli nel suo trattato di dottrina politica ‘Il principe’, sono
supposizioni che vengono concepite dagli eruditi. Invece nelle comunicazioni
che ci vengono dall’Alto ci viene riferito che tale modus vivendi non potrà mai
portare sulla strada della vera conoscenza, né delle cose spirituali né di
quelle materiali nella loro globale esistenza fisica. Vediamone alcune:
«[…] Coloro che leggono questa Scrittura nel
giusto senso, raggiungeranno tuttavia con sufficiente profondità una migliore
visione del mondo senza l’intervento degli eruditi, i quali per la via dei loro
vani esami intellettivi non approderanno mai eternamente a quella vera
profondità della visione globale del mondo e dei mondi, com’è distinguibile per
gli onesti lettori solo e unicamente nella presente Opera, – per non parlare
affatto di altre e successive Opere[10]
nelle quali, per così dire, il Sole, e con esso, materialmente e spiritualmente
tutti i sistemi planetari, solari e i sistemi dei soli-centrali, saranno
sviluppati e rivelati in modo sufficientemente comprensibile ed esauriente»
[G.F.D. – prefazione vers.9].
«Pilato insistette sì sulla sua iscrizione e
non ne volle applicare un’altra; infatti, egli stesso disse: “Ciò che è
scritto, è scritto!”. Ma perché non tributò prima, l’onore al vivo, (Gesù) come
dopo al morto? Il motivo è lo stesso per cui tutti gli eruditi preferiscono
restare nelle loro argomentazioni della testa e nella conseguente morta
venerazione, piuttosto che voler passare alla più piccola azione vivente del
vero amore. Infatti, essi sono degli ambigui, i quali così credono, o meglio
ritengono questo: “Se nella faccenda c’è davvero qualcosa, con il nostro
riconoscimento intendiamo non intralciarle la strada; se invece nella faccenda
non c’è nulla, noi in un modo o nell’altro non abbiamo perso niente, poiché
tributando a uno un onore che può essergli dovuto, se ‘lo è’, ci si guadagna, e
se ‘non lo è’, non ci si perde nulla”. Allo stesso modo pensò anche Pilato: “Se
il Crocifisso è un essere superiore, gli ho mostrato di onorarlo; se invece non
lo è, anche così sono giustificato; infatti, in questo caso la mia iscrizione
serve come disprezzo ufficiale, da cui ciascuno può vedere per quale motivo
costui è stato crocifisso qui”. Credete che con Me varrà la prima ragione, se
con la seconda, uno si è già segnata la strada? Io vi dico: “Avverrà piuttosto
che coloro che così Mi grideranno: “Signore! Signore!”, sicuramente da Me non
saranno ascoltati, né riconosciuti né accolti. Infatti, la professione di fede
fatta dalla testa, non porterà nessuno più vicino alla vita eterna neanche di
un pelo, poiché chi vuol venire a Me, deve prima accoglierMi in se stesso per
mezzo del vivente amore, e il suo proprio amore per Me gli dirà che sono Io, e
Io verrò a lui, e gli darò l’eterna Vita» [S.t.b. – 10,22-25].
«Non affliggetevi angosciosamente a formare
le forze spirituali della vostra anima con ogni genere di faticoso studio! Non
preoccupatevi delle università e di qualsiasi laurea, bensì amate Me, vostro
Padre, ed Io vi darò gratis la sapienza degli angeli, e questo sarà certo di
più che se aveste conquistato tutti i berretti di laurea e i diplomi del mondo!
Infatti, anche tutti i maggiori eruditi del mondo con i loro diplomi e berretti
di laurea, non riescono a scoprire ciò che succede all’uomo dopo la morte del suo
corpo, mentre colui a cui Io ho dato la sapienza, una tal cosa se la porta
legata al dito mignolo con la più convincente evidenza. Sì, Io vi dico che a
questo riguardo gli animali con la loro ottusa intuizione, sono più avanti di
taluni grandi sapienti del mondo» [S. t.b. – 25,9-11].
*
Sui
filosofi
Tra tutti gli
autorevoli, i filosofi nel campo del sapere sono tra i più difficili da
biasimare, poiché l’istruzione scolastica legata al pensiero umano è andata di
pari passo con le arti e mestieri, e la filosofia è rimasta da sempre un
cavallo di battaglia nell’insegnamento di molti dottorati, cosicché l’umanità
crede di dovergliene dar plauso. Invece il Signore non la pensa così, e ce ne
da’ un esauriente spiegazione, sia di questa tematica che dei suoi sostenitori:
«Ebbene, miei cari amici e fratelli! Vedete,
tutto ciò è opera dell’amore e della
sua luce. Io vi ho detto fin dall’inizio: “Nella luce assoluta della
sapienza a uno spirito limitato non è dato di scorgere nulla o molto poco, ma
nella luce dell’amore, la luce della sapienza viene costretta in forme, e non
può fuggire dalla forma che le è stata stabilita, finché la luce dell’amore, o
meglio, il fuoco dell’amore, la tiene prigioniera con mille potenti braccia”.
Nell’assoluta luce della sapienza l’uomo è come un tralcio staccato dalla vite,
il quale si secca e, col tempo, svanisce e non porta mai qualche frutto. Nella
luce dell’amore, invece, esso rimane unito alla vite e porta frutto mille volte
tanto! Che questo sia letteralmente esatto, lo potete constatare nella più
chiara esperienza e con la più lieve fatica con i vostri cosiddetti freddi
sapienti del mondo. Questi uomini disprezzano l’amore, dichiarandolo una
follia, e continuamente sciamano sopra a pure e semplici speculazioni
sovrasensibili, costruendo principi su principi, formulando ipotesi su ipotesi
e, a forza di principi e di ipotesi, si perdono in innumerevoli conclusioni che
sono altrettanto nulle come sono nulli i principi e le ipotesi stesse. E dopo,
quando sono giunti alla fine di tutti i loro principi, ipotesi e conclusioni,
chiedete loro una spiegazione su una cosa o sull’altra, ed essi vi daranno
sempre una risposta tale che, innanzitutto, essi stessi non comprenderanno
affatto, e che voi comprenderete ancor meno, e alla fine, la più saggia
conclusione deducibile, espressa dai più sapienti tra loro, sarà che essi,
quali i più sapienti, non sanno nulla,
non hanno nulla, e non sono nulla! Tuttavia, affinché possiate scorgere
tutto ciò ancora più chiaramente, vi posso citare alcuni di questi sapienti del
mondo del tempo antico e di quello nuovo. Voi certamente avrete udito e letto
di Socrate, Aristotele e Platone. Questi tre sapienti, nonostante li si possa
considerare tra i migliori, con tutta la loro sapienza non hanno ottenuto nemmeno
la milionesima parte di ciò che può ottenere un semplice fanciullo che sa
appena leggere quando si rivolge per la prima volta con fede al Signore,
chiamandoLo “caro buon Padre Celeste”.
Essi erano avidi di fenomeni e di esperienze; ma di che utilità sono
stati questi per loro, se non hanno potuto comprendere la causa di nessuno di
essi, la quale sta soltanto nell’amore per il Signore? Chi vorrebbe sul serio
contare per bene gli innumerevoli fenomeni e penetrare nell’infinità fino alla
loro causa? Infatti, un tale che in qualunque luogo credesse di averne trovata
una, si troverebbe proprio nell’ingannevole punto centrale dell’infinità, dal
cui punto centrale, naturalmente, essa continua all’infinito da tutti i lati.
Chi invece ha l’amore, costui ha in sé la Causa di tutte le cose e di tutti i
fenomeni, perché ha in sé il Signore
e può, ovunque, con la più lieve fatica del mondo, arrivare alla Causa prima;
tuttavia ai cacciatori della sapienza o dell’infinità sarà molto difficile
trovare nell’infinità un qualsiasi bersaglio verso cui lanciare il colpo fugace
e senza valore della loro sapienza. Io ritengo che, da questi pochi esempi, la
questione dovrebbe risultarvi sufficientemente chiara, specialmente quando date
un paio di occhiate ai sapienti del mondo del vostro tempo, i quali hanno
scelto di lanciare tutti i loro colpi verso il Signore con l’intento di
catturarLo e misurarLo con il loro cubito e con la loro pertica[11],
ma alla fine, che cosa hanno ottenuto con tutta la loro sapienza? Nient’altro
che la perdita del Signore! Infatti, Colui che cercavano nell’infinito,
nell’inaccessibile, non lo hanno trovato, e alla fine furono costretti a creare
un dio traendolo dalla loro stessa nullità, che naturalmente è Dio solo quando
fa loro comodo, come si ergono super dèi loro stessi, accogliendo un tale
concetto nella loro immaginazione. Io
ritengo che per scorgere questa super evidente stupidità al primo sguardo, è
senz’altro più che sufficiente l’intelligenza di un bambino dai cinque ai sette
anni. Mentre all’uomo più semplice, al quale la ‘sapienza del mondo’ ovvero ‘la
filosofia’ è altrettanto sconosciuta quanto entrambi i poli terrestri, di
fronte a una tale rappresentazione sulla Divinità non potrà fare a meno di
ribattere dal primo istante, in modo estremamente semplice e, tuttavia,
colpendo nel segno: “Ehi, amico, come può essere ciò? Se Dio fosse Dio solo
quando voi Lo pensate, allora vorrei proprio sapere chi vi ha creato. E dal
momento che potete pensare proprio a un Dio, chi vi ha dato questa facoltà?
Infatti, quello che voi enunciate di Dio è certo ancora molto più sciocco del
fatto che qualcuno volesse sostenere seriamente che una casa si è costruita da
se stessa senza il costruttore. Ora, che un uomo diventi un costruttore, quando
una tal casa si costruisce da se stessa, lo voglia accettare chi vuole”. –
Vedete, quest’uomo comune, con il suo semplice discorso, non ha parlato forse
in maniera inconcepibilmente più saggia dei sostenitori altamente sapienti
della filosofia presi nel suo insieme? Certo, si può benissimo dire: “Costui ha
centrato il bersaglio e con un sol colpo ha eliminato un intero sciame di
bianchi mosconi luccicanti!”. Infatti, un moscone è indiscutibilmente
l’immagine e il simbolo più appropriato per un filosofo assoluto, poiché anche
il moscone splende come se fosse rivestito d’oro puro. – Se lo si guarda in
qualche modo all’aperto, si dovrebbe in effetti credere che questo animaletto
debba accogliere in sé il più prelibato nutrimento luminoso etereo, grazie al
quale raggiunge una simile splendente magnificenza esteriore; ma basta mettere
da qualche parte un mucchio di escrementi, non importa se siano di uomo o di
animale, e si chiarirà ben presto di quale spirito sia figlio questo animaletto
e di che cibo si nutre. Se trova un mucchio di escrementi, lo succhia finché
non lo ha svuotato di tutti gli umori. Inoltre deposita nei resti una quantità
di uova, le quali, dopo aver trascorso breve tempo in questa dimora, tutt’altro
che bella da vedere, si sviluppano in nuovi mosconi della stessa specie. Non
fanno i vostri filosofi esattamente la stessa cosa? Se li osservate
esteriormente, essi hanno l’apparenza come se sprizzassero l’oro più puro della
sapienza genuina, e definiscono la loro attività come puramente spirituale. Se
però li interrogate sul serio su qualcosa che sia puramente spirituale, voi in
questi uomini cozzereste immediatamente nel più rozzo materialismo, in base al
quale essi tenteranno di mettere in evidenza che senza la materia non è
assolutamente il caso di fermare il pensiero su alcunché di spirituale, e
perciò lo spirituale deve essere dapprima estratto dalla materia e non può
esistere in nessun luogo quale assoluto, bensì deve avere dappertutto un
organismo materiale per la sua manifestazione. Se questo viene a mancare,
allora cadono anche tutti gli effetti e le manifestazioni spirituali. Per loro
la facoltà umana di pensare non è altro che l’effetto dell’organismo materiale,
nel quale le forze devono svilupparsi come in una storta[12]
in un laboratorio chimico per operare finché la storta non si spezzi. Se invece
a cessare di esistere è la storta, a causa di un urto maldestro, allora
sopravviene anche la fine delle forze chimiche sviluppatesi e operanti in essa.
Vedete, allo stesso modo filosofa anche il nostro moscone che, in un certo qual
modo, con la sua azione dice: “Io vivo solo d’immondizia, e vivo tanto a lungo
quanto riesco a trovare dell’immondizia qualsiasi. Se mi togliete l’immondizia,
la mia vita è finita, poiché la mia forza vitale l’assorbo solo dall’immondizia
e perciò, in tutte le mie parti, non sono altro che una luccicante immondizia
stessa! Beato me che possiedo ancora una forza di riproduzione, altrimenti,
togliendomi l’immondizia, in un colpo solo andrei completamente a fondo non
soltanto io, per me stesso, bensì, con me, tutta la mia progenie”. – Dunque, i
filosofi assoluti si attaccano alla materia perché credono di aver trovato in
essa un centro o un reale punto di osservazione. Ma perché si attengono alla
materia? Ebbene, essi si attengono alla materia perché, al pari dei mosconi, si
muovono continuamente intorno all’insostenibile, ariosa e unica luce della
sapienza. Dato però che in essa non trovano nulla, allora fa loro
necessariamente comodo se possono mettersi a sedere su qualche frammento
materiale e tentare di pompar fuori, con le loro proboscidi scientifiche, la
sostanza vitale spirituale. Quando però questa è stata ben presto pompata
fuori, alla fine non rimane loro altro che riprodursi nei loro discepoli o, per
lo meno, negli scritti da loro lasciati, affinché attraverso di essi possano
essere consumati gli ultimi resti degli
escrementi e, affinché alla fine, di loro stessi non rimanga altro di valido se
non il loro nome, e il fatto che con tutti i loro lavori spirituali non hanno
trovato nulla di spirituale» [S.S. – II/42,14-30].
*
Sugli
stoici
Anche su tutto ciò
che riguarda gli stoici nella Nuova Rivelazione troviamo una considerevole
dissertazione, utile a farci capire quanto ci si può allontanare dalla vera
strada della verità, quando la ragione s’impone all’amore e chiude ogni canale
verso il buono e il vero della fede. L’immagine presentata è quella della vita
nell’aldilà in cui si troveranno tali cultori della loro ragione, luogo che
ciascuno potrà valutare come veramente misero:
«Guardate un po’ lassù, su uno spuntone di
roccia coperto di muschio, la prima capanna nella quale c’imbatteremo. […] Voi però dite: “Per l’amor di Dio, questi
non sono uomini, poiché hanno tutti l’aspetto di scheletri animati e, oltre a
ciò, sono piccoli come dei nanerottoli. Noi potremmo considerarli piuttosto
come appartenenti alle scimmie, che non a una stirpe umana. Ma come stanno le
cose con questi poveri esseri, così miseri, deperiti dalla fame e completamente
nudi?”. […] Io vi dico che, da un
lato, avete ragione, ma dall’altro lato, per nulla affatto, poiché questi
esseri, per quanto miseri possano sembrarvi, non si sentono affatto miseri dal
loro punto di vista. Infatti, qui stanno di casa i cosiddetti ‘stoici’[13],
ovvero, detto con altre parole, uomini che credono esclusivamente in se stessi.
Durante la loro esistenza terrena essi agirono lealmente e onestamente, ma non
per amore verso il prossimo e, meno ancora per un certo amore verso Dio, ma semplicemente
perché in ciò riconoscevano la vittoria della loro ragione, poiché essi
dicevano: “L’uomo non ha bisogno né del Cielo, né dell’inferno e neppure di un
Dio, ma soltanto di se stesso e della guida della sua ragione, quale il massimo
principio dell’azione, e allora agirà in modo da non recar danno a nessun
altro, ragion per cui egli ha il diritto di aspettarsi che i suoi simili
facciano altrettanto. Infatti, se io, in seguito all’altissimo principio della
mia ragione, mi pongo al di sopra di tutte le futilità del mondo e non pretendo
niente dal mondo se non un modesto satollamento del mio stomaco e una
semplicissima copertura sul mio corpo, non sono debitore ad alcuno di un
tributo. Ciò che il mio stomaco consuma, lo restituisce alla terra, e quello che
copre il mio corpo, col tempo, può concimare il suolo. Io, però, tra queste due
necessità, sono un dio che domina completamente e che serve da guida a me
stesso, e con ciò sono un signore illimitato della mia stessa essenzialità! Se
tuttavia c’è, oppure ci potrebbe essere un qualche Dio, ebbene, che cosa mi può
fare e che cosa può prendermi se io stesso sono forte nel mio interiore e
guardo con disprezzo tutto quello che Egli vuole darmi, oppure togliermi? E che
cosa potrebbe darmi o togliermi un Dio? Tutt’al più potrebbe togliermi questa
squallida vita che io, con la mia ragione, ho imparato già da lungo tempo a
disprezzare profondamente. O non è forse vero che non dipende da me vivere
tanto a lungo quanto voglio? Poiché se io trovassi che togliermi la vita si
accordasse con il massimo principio della mia ragione, lo farei anche.
Nondimeno resta il fatto che l’onestà da me stesso riconosciuta m’insegna che
questo sarebbe contro il diritto della suprema ragione, secondo cui solo chi mi
ha dato la vita ha il pieno diritto di riprendersela. Anche la natura stessa ha
il diritto di pretendere quel nutrimento che essa mi ha accordato in modo
naturale, mentre ciò che copre il mio corpo è proprietà del tempo, e anch’esso
si riprenderà quanto concesso in pegno. La pura ragione deve trovare giusto
tutto questo e deve dire, anzi, lo dice: ‘A ognuno il suo!’. Ed è appunto per
il motivo che l’uomo, nella sua ragione, non pretende di chiamare suo nemmeno
un granello di polvere solare, e che egli è l’essere più elevato, anzi, elevato
al di sopra di qualsiasi Dio, al di sopra di qualsiasi Cielo, e si eleva
potente anche sopra ogni inferno. Se ogni uomo la pensasse così, ognuno avrebbe
a sufficienza quanto gli occorre e nessuno sarebbe a carico di qualche altro,
poiché lontane sarebbero tutte le forme di avidità, di invidia, di avarizia, di
orgoglio, di arrivismo, di ingordigia, di smoderatezza, di libidine, di
menzogna e di inganno. Ammesso che esista un Dio e che sia il supremo principio
della ragione, come potrebbe trovare da obiettare su questi principi
fondamentali della vita? Se Egli trova in ciò qualcosa da obiettare, allora non
è un Dio, poiché sta molto al di sotto dell’elevatezza della ragione umana”.
Ebbene, vedete, questi uomini hanno vissuto sulla Terra in modo da non
sottrarre niente neppure a una mosca. Essi non sono mai stati a carico di
nessuno e non hanno mai offeso qualcuno, nemmeno con una parola. Essi sono
stati molto al di sopra di ogni genere di passioni, e se qualcuno chiedeva loro
un favore o un piccolo servizio, non vi opponevano mai un rifiuto, purché non
si trattasse di qualcosa che fosse in contrasto con i diritti e con i principi
della loro ragione, senza chiedere mai una ricompensa. Se si voleva offrir loro
un impiego oppure una carica onorifica, non l’accettavano mai e, con due dita,
indicavano a tale mecenate la loro fronte dicendogli: “Qui dimora il più alto
impiego dell’uomo e la più grande carica onorifica!”. – Se osservate ora questi
uomini, potete giudicare da voi stessi se si sono resi meritevoli di una
qualsiasi punizione. Voi direte senz’altro: “Certamente no!”. – Adesso vi
faccio un’ulteriore domanda: “Costoro si sono resi meritevoli di un premio? […] Con quale premio potrebbero essere
ricompensati?”. Poiché, avendo essi disprezzato il Cielo e non avendo voluto
affatto riconoscere alcun Dio al di sopra della loro ragione, di conseguenza la
cosa più equa è lasciarli godere di quella ricompensa elargita dalla loro
stessa ragione. Voi però chiedete: “Ma a questi miseri esseri non dà ribrezzo lo
stato penoso in cui si trovano?” – Oh, niente affatto, poiché questo è il loro
e massimo trionfo, poiché già sulla Terra trovavano altamente invidiabile la
felicità di un moscerino, e dicevano: “Vedete, un pasto quanto mai splendido
per questo animaletto è una goccia di rugiada appena visibile, posata su una
foglia. L’intera costituzione di questo animaletto sembra avere delle necessità
minime”. Quando invece noi osserviamo la costituzione straordinariamente
dissipatrice del nostro corpo, allora la nostra ragione non può, e con tutte le
buone ragioni, che farlo oggetto di disapprovazione. Infatti, ognuno di noi
deve avere un grande ventre per mangiare e poi espellere molto; dato però che
la nostra ragione non trova uno scopo valido che giustifichi una simile
costituzione, allora essa si accontenterebbe volentieri del minimo, se la
costituzione fortemente antieconomica del suo inutile corpo glielo
consentisse”. Essi inoltre criticano la grande quantità di carne di cui sono
rivestiti i piedi, il deretano, le mani e le altre parti del corpo, e dicono:
“Il moscerino fa a meno di tutto ciò, ed è già per questo più felice che non il
massiccio uomo, costituito in maniera così dispendiosa!”. – Ebbene, se ora
sapete questo, allora la piccola figura scheletrica di questi uomini non vi
sembrerà più tanto misera e degna di compassione come è stato il caso al primo
sguardo, poiché essa corrisponde esattamente ai principi della loro ragione»
[S.S. – I/24,5-23].
*
Sui geologi
Un altro gruppo di
scienziati, ‘ricercatori che studiano la natura’, cioè di coloro che parlano
dei milioni di anni come fossero giorni, nascondendo in questa unità di misura
del tempo ogni possibile contro domanda sulle loro asserzioni riguardo alle
trasformazioni della Terra di cui nessuno, né tantomeno loro, possono averne
una qualche idea, sono i cosiddetti geologi. Essi possono solo fare ipotesi
come chiunque di noi che voglia spaziare in supposizioni temporali fantasiose,
nelle quali la verità non potrebbe raccogliersi che in briciole, e anche queste,
buone solo per ‘gli amici’ dell’uomo. Una conferma di ciò ci viene data in una
risposta a una domanda a Lorber da parte dei suoi amici su come erano da
intendere gli scavi delle posizioni dei luoghi sacri in Palestina, la cui
costituzione fisica del territorio è relativa a soli 2000 anni fa, e non certo
a milioni di anni:
«Ciò che Io ti ho detto ora su questo
è la verità, tutto il resto è in massima parte invenzione e supposizione umana.
Del resto, nel (grande) Vangelo di
Giovanni (G.V.G.) che ti ho dettato,
ha poca importanza o non ne ha proprio per niente come si chiamavano le
località e dove si trovavano, mentre tutta l’importanza sta nella Dottrina di
vita e nella verità che vi è contenuta. Ci sono adesso ancora molti pazzi che
disputano su dove si trovasse l’antico paradiso di un tempo e dove Adamo sia
fuggito dallo stesso in ‘linea recta’ e in quale paese Caino uccise Abele, dove poi
si rifugiò e dove Adamo stesso si stabilì più tardi. Su questo esistono
talmente tante indicazioni che, in base ad esse, perfino uno spirito vicino
alla perfezione potrebbe essere sviato; tuttavia questa è una disputa del
valore di un fiocco di lana di pecora! Ciò che si deve ritenere in merito,
secondo verità, si trova nel Mio “Governo della Famiglia di Dio”, come anche in
parte nel “Grande Vangelo di Giovanni”. Tutto il resto è senza valore, in
quanto a quel tempo la Terra aveva un aspetto e una disposizione del tutto
differente, perché dopo il tempo di Noè fu tutto notevolmente sconvolto, e se
si volesse stabilire in base all’attuale aspetto della Terra l’ubicazione delle
dimore dei primi patriarchi, allora con una tale designazione si costruirebbe
molto sulle nuvole, poiché a quel tempo l’attuale Siberia, specialmente verso
Oriente, come anche l’Asia centrale fino ai confini della Cina, era una terra
estremamente benedetta e fertile. Osservatela al giorno d’oggi, e dappertutto
troverete il più contrastante opposto. La Siberia non ha da mostrare quasi
altro che neve e ghiaccio eterni, e l’Asia centrale, un tempo così benedetta,
ora la scansano perfino le bestie più selvagge e più feroci, non trovandovi
altro che sabbia e pietre. Per questo ai sudditi russi deportati in Siberia è
anche impossibile darsi alla fuga e raggiungere, oltre questo esteso deserto,
almeno i contrafforti e propaggini della grande catena montuosa tibetana.
Questi deserti dell’Asia centrale sono, infatti, per la maggior parte
altrettanto maligni quanto il grande deserto del Sahara in Africa. Da ciò
risulta che questa Terra, per lo più a causa dell’arroganza degli uomini, ha
subito grandi trasformazioni, e ora nessun geologo, fosse egli stesso cento
volte un Alexander Humboldt[14],
si potrebbe raccapezzare. Ma ciò che a ciascuno è necessario sapere e
comprendere per una migliore comprensione dei libri di Mosè, Io te l’ho dettato
nella penna già vent’anni fa, e ora faccio la stessa cosa anche in “Giovanni”
riguardo ai luoghi nella regione dove Io ho vissuto e insegnato. Tutto il resto
e altre cose sono del tutto vane e, detto con altre parole, non è nient’altro
che trebbiare paglia vuota. Con questa Mia comunicazione, tu e ogni altro
credente potete essere completamente soddisfatti. I cosiddetti intellettuali
che si occupano delle inezie del mondo, invece, dovranno saziarsi leccando la
polvere delle antiche rovine; ma a loro servirà poco, perché vi troveranno ben
poco nutrimento. Io invece rimango il Signore e cambio la Terra a Mio
piacimento e secondo la Mia Sapienza, poiché tali sapientissimi intellettuali
che vogliono perfino sentire l’erba crescere, e ce ne sono già stati alcuni che
hanno udito russare le piante nel loro respirare, devono soltanto sgombrare la
valle di un fiume fino al suo fondale, e vi troveranno molto nutrimento per il
loro intelletto! Ma non lo faranno di certo, e si accontenteranno piuttosto di
leccare le umide pareti di pietra, poiché là, certamente, ogni uomo potrà
gridare a tali super eruditi: “Amici, soltanto fin lì dove pendono alcune gocce
di rugiada voi arriverete con la vostra lingua, ma nemmeno con una bacchetta
magica nella vostra mano potrete, come il profeta Mosè, far scaturire
dall’interno di una dura roccia una sorgente dalla cui abbondanza milioni di
uomini e animali poterono estinguere la sete ardente!”. La bacchetta magica di
Mosè, però, rimango ancor sempre Io, – e mai il vano intelletto, avido di
gloria ed egoismo di un dotto dell’intera sapienza mondana, laureato nelle
università superiori. Questo per la tranquillità di tutti coloro che credono in
Me, che Mi amano sopra ogni cosa e amano il loro prossimo come se stessi» [S.t.b. – 3,22-29].
*
Sui
naturalisti
Anche per i
naturalisti non va altrettanto bene per ciò che riguarda i rapporti della loro
attività nell’osservazione della natura, quando questa non è nell’ordine della
fede e non riconoscono un Essere superiore che guida e governa tutto. Nella
spiegazione dell’essenza delle montagne, sul perché esistono e quale sia la
loro funzione, tramite Lorber se ne dà ampiamente delle spiegazioni che nessun
ricercatore, nelle sue argomentazioni all’umanità, si sognerebbe mai di
considerare nella loro realtà spirituale, di cui nei libri dell’umana scienza
ne esistono purtroppo a profusione, e nei quali la verità viene completamente
mistificata. Ne citiamo solo alcuni
punti per darne un accenno:
«Una terza specie di simili spiriti compie
realmente il viaggio fino al mare; quando però vi sono giunti, si raggruppano
secondo la natura della loro perfidia e cominciano a sconvolgere il mare, e
guai allora al navigante che cade tra le loro mani di vento! Se egli riesce a
salvare la propria vita naturale, potrà poi narrare i prodigi degli uragani
devastatori dei mari. Ma quando questa razza maligna si propone di attivare un
simile progetto forsennato, allora invia in alto al di sopra della superficie
del mare – per così dire in ricognizione – una o due nuvolette molto tenui,
nuvolette che il navigatore esperto conosce molto bene, e ciò al fine di
sincerarsi se da qualche parte siano visibili quegli spiriti della pace di cui
sappiamo; se questi ultimi sono effettivamente ancora visibili da qualche
parte, allora queste nuvolette si disperdono immediatamente, e in questo caso
molto di rado c’è da attendersi una bufera di qualche importanza. Se invece
questi malvagi spioni non scorgono nessuna traccia di truppe avversarie, allora
s’innalzano sempre più e, nel giro di pochi minuti, il libero spazio al di
sopra del mare si trova occupato da fittissime nubi temporalesche, dalle quali
cominciano ben presto a scatenarsi le più formidabili raffiche che sconvolgono
il mare, mentre i fulmini vengono scagliati a migliaia su quegli spiriti che si
sono seriamente incamminati sulla via del ravvedimento. Nondimeno, queste orde
ribelli finiscono con l’avere la peggio dappertutto; anche un’impresa di questo
genere termina sempre male per loro, perché in questi casi i sorveglianti
principali della terraferma mandano subito degli eserciti di spiriti della pace
che vanno ad affrontarle con la velocità del pensiero. Giunti sul posto, si
gettano immediatamente addosso a quelle maligne schiere furibonde, le scagliano
in mare comunemente sotto la forma di grandine e di violenti acquazzoni, e in
quest’occasione liberano anche gli spiriti umili dalla loro prigionia
volontaria. I campioni di perfidia di questa specie, invece, se nel trambusto
hanno avuto semplicemente una parte secondaria, vengono convogliati con
altrettanta velocità al Polo nord, mentre i capi o i campioni dell’impresa
devono prepararsi a mordere i duri ghiacci del Polo sud per un tempo assai
lungo. Vedete, così ha fine lo spettacolo; gli spiriti malvagi vengono relegati
al loro posto, e i buoni vengono accolti per un’altra attività efficace e
molteplice. Ma in cosa consiste quest’attività? – La prima mansione che viene
affidata a simili spiriti è che devono portarsi sulle diverse montagne, e
precisamente in quei luoghi che terminano in picchi di roccia nuda, e lì devono
incessantemente curarne la conservazione, come pure il condizionato
dissolvimento, e a questo scopo essi sono chiamati a distribuire tutta
l’umidità nei pori della roccia in maniera tale che questa, per l’azione che si
svolge dall’interno all’esterno, possa mantenere continuamente l’identico grado
di solidità e la medesima caratteristica; d’altro canto, però, devono anche
avviare verso la pianura le rocce che si staccano, in maniera da farle arrivare
gradatamente sempre di più alla meta della loro redenzione. Se talvolta
trascurano una simile incombenza, succede più volte che degli spiriti maligni
siano pronti a giocar loro, di nascosto, qualche brutto tiro, come ad esempio
staccando addirittura un intero blocco di roccia facendolo precipitare a valle,
cosa questa che tuttavia avviene per lo più soltanto nei casi di gravi
insurrezioni. Se si verifica un simile fatto dovuto a un’imprudenza
occasionale, essi devono poi avere la massima cura affinché un simile blocco
staccatosi trovi una base sicura in qualche luogo, altrimenti devono condurlo
fino a un ruscello o a un fiume, per evitare che gli spiriti ancora non nati
che vi sono rinchiusi non debbano irrompere fuori prematuramente; se ciò si verificasse
sarebbe la rovina per quasi tutta la Terra. Quindi un simile blocco di pietra
staccatosi voi lo troverete di solito in qualche fossato dove c’è una sorgente,
oppure lo vedrete sepolto più che per metà nel terreno e lì circondato da ogni
specie di muschio, o potrete trovarlo anche ridotto in pezzi oppure ancora
intero in qualche grosso corso d’acqua. E questo è quindi anche il motivo per
il quale nei corsi d’acqua s’incontrano dei blocchi di pietra pesanti non di
rado varie centinaia e anche migliaia di quintali, e cioè precisamente laddove
in primo luogo non esistono simili tipi di rocce, e dove, in secondo luogo,
delle rocce di questa specie non si possono incontrare affatto. I naturalisti
non mancheranno certamente di esclamare: “Che cosa ridicola è questa! Questo
fenomeno è dovuto esclusivamente alla gravità dell’acqua, gravità che si
accresce in base alla rapidità e alla violenza della caduta!”. – Sennonché
hanno ragione solo dal punto di vista naturale, allo stesso modo di colui che
con ragione dice che due per due fa quattro. Ma conosce, come il matematico, su
cosa è basato il prodotto ottenuto così? Conosce le singole unità che
concorrono a formare tale prodotto? È vero che egli conosce il numero delle
cose che appaiono omogenee al suo occhio e al suo intelletto, ma riconosce le
singole unità che ha contato nella loro essenza fondamentale? Può calcolare le
immense quantità e le diversità dei pezzi e delle forze che sono state
necessarie per formare una tale struttura? – In verità, se conoscesse
pienamente questo, vedrebbe in maniera assolutamente chiara su che deboli basi
era fondato il suo calcolo delle cose, quando, in seguito alla loro omogeneità,
ne aveva sommato assieme quattro. Come dunque detto, anche al vostro
naturalista, qualora si metta ad esporre delle cose, non va niente affatto
meglio che al nostro matematico, anzi molto peggio! Egli infatti vede scorrere
l’acqua, ma cosa ci voglia per far scorrere l’acqua e per dare alla stessa il
dovuto grado di gravità, ciò che richiede per di più la conoscenza perfetta di
che cosa sia veramente la gravità, vedete, questo al nostro naturalista dai
sensi molto acuti conviene ammettere che sia piuttosto invisibile, poiché il
fatto che l’acqua che si trova su di un letto inclinato si muova, lo può constatare
chiunque anche non essendo proprio un naturalista diplomato. Ma chi è poi che
porta l’acqua fino alle regioni alte della montagna, che lì la raccoglie e la
convoglia verso la pianura dove essa apporta benefiche energie? Ecco questa
sarebbe di nuovo un’altra domanda! Anche a questo riguardo non si farà a meno
di tirare in ballo la pressione interiore e la legge della reciproca
attrazione; ma se Io poi domando: “Chi è che esercita la pressione e la
reciproca attrazione?”, allora di certo non ci sarà alcuna risposta. Queste
cose le espongo ora qui, affinché la prima incombenza affidata agli spiriti,
cui è stato accennato prima, non vi appaia tanto strana, e perciò potete
credere senz’altro che su tutta la Terra non esiste niente e non succede niente
che non sia dovuto all’azione degli spiriti di ogni specie, siano essi buoni o
cattivi» [I.G. - 7,11-22].
[indice]
Nella consultazione della voluminosa opera “La Nuova
Rivelazione”, l’esperto ha la possibilità di scoprire particolari comunicazioni
che hanno trovato la loro conferma attraverso la moderna scienza e la tecnica
del XX secolo.
È importante
considerare una delle prime rivelazioni quando, il 24 ottobre 1842, Lorber diede
comunicazione profetica di un ottavo e ultimo[15]
pianeta orbitante intorno al Sole dal nome ‘Miron’, di cui allora non si
conosceva ancora l’esistenza. Era l’enorme Nettuno, scoperto solo quattro anni
più tardi, e precisamente il 23 settembre 1846 da Johann Gottfried Galle con il
nuovo telescopio dell’osservatorio di Berlino, a confermare la veridicità di
quelle comunicazioni ricevute.
Oltre a ciò, furono
anticipate anche le idee delle strade ferrate, della radiotelegrafia e il
sorvolo degli oceani, veramente in un modo d’esprimersi proprio della profezia,
al fine di lasciar libero l’uomo nella sua libera volontà creativa. Ne diamo
qualche esempio:
«Io ti dico che
l’umanità arriverà a viaggiare su vie ferrate alla velocità di una freccia
scoccata con l’arco, e aggiungo che gli uomini parleranno con la lingua del
fulmine da un capo all’altro del mondo, e voleranno nell’aria come gli uccelli,
molto al di là dei mari e dei continenti …» [G.V.G. – V/46,1].
«Nello stesso periodo, però, anche il fuoco
naturale provvederà a servizi impressionanti: il fuoco spingerà le navi su
tutti i mari alla velocità del vento. Così pure gli uomini, con il loro acuto intelletto, costruiranno carri e strade di ferro e, al posto degli
animali da tiro, metteranno il fuoco davanti al carro e con la sua potenza
viaggeranno sulla Terra, veloci come una freccia scoccata» [G.V.G. – VIII/158,7].
Sull’invenzione
della radiotelegrafia preannunciata da Lorber nel 1864, c’è da dire che
Maxhwell nel 1867 – quindi tre anni dopo la morte del profeta – preannunciò
l’esistenza delle onde elettromagnetiche. Hertz le troverà nel 1887. Nel 1896
Marconi le metterà in pratica, riuscendo a telegrafare al di là dell’Atlantico
nel 1903, e qui ci riferiamo solo all’inizio del secolo scorso, senza
dilungarci sulla velocità di comunicare, inizialmente con il telegrafo e
successivamente con lo sviluppo della telefonia. Così come anche con
l’evoluzione del motore a scoppio per i mezzi di comunicazione, il quale
sostituì la carrozza e il cavallo dei tempi di Lorber ed in pochi anni aprì
l’epoca dei grandi viaggi fino ai nostri giorni, il che è sotto gli occhi di
tutti.
Potevano essere
meglio descritte da un profeta del XIX secolo le odierne autostrade a quattro e
sei corsie, come lo sono le odierne autostrade nazionali, in confronto alle
misere strade carrozzabili della metà del 1800, oppure le veloci future
ferrovie che nella prima metà dell’800, ancora agli albori con le prime
locomotive a vapore, non potevano che essere considerate utopistiche nel loro
sviluppo?
Pure nei primi
decenni del XX secolo le dichiarazioni di Lorber sul cosmo, sugli atomi, sugli
uomini primitivi e sulle scoperte tecnologiche, dovettero apparire
completamente inattendibili; invece nel frattempo tutto ciò è completamente cambiato,
poiché già da lungo tempo anche questa parola contenuta nella Nuova Rivelazione
ha trovato conferma: «Il mondo li insulterà (gli autori della Nuova
Rivelazione) come fanatici pazzi, com’è stato il caso anche con i
profeti».
Se si volesse
opporre un motivo conduttore all’opera comunicata a Lorber, si potrebbe pensare
a una frase di Eraclito di Efeso (576-480
A.C.): "Per la sua incredibilità, la
verità si sottrae dall’essere riconosciuta". – Oggi non può più esistere nessun dubbio: grazie all’insieme della
grande quantità di concetti contenuti nella Nuova Rivelazione, quindi tramite
una divina rivelazione, agli uomini del XX e XXI secolo più predisposti
all’apprendimento rispetto agli uomini delle generazioni precedenti, si sta
esercitando una portentosa irruzione del soprannaturale nel naturale! Tuttavia
premettiamo che il contenuto non deve occupare la discussione solo per ciò che
riguarda le scienze naturali quali predizioni, ma anche il restante contenuto
dell’Opera deve indirizzarci alla vera intenzione della rivelazione. Questa,
innanzi tutto, è un messaggio di salvezza all’odierna umanità che vegeta
lontano da Dio nell’infedeltà e nei piaceri mondani, concetti cui faremo
riferimento più avanti nella citazione di altri punti dell’opera.
Occorre notare che
tutto ciò che i nostri scienziati realizzano, sviluppando meccanismi di ogni
genere cui ci siamo abituati ad utilizzare, non è nell’ordine delle cose
secondo ‘lo spirito’, poiché sviluppo e tecnologia sono concesse sulla Terra in
questo tempo solo al fine di accelerare ‘gli ultimi tempi’. Un esempio è quello
della forza del vapore che viene considerato deleterio per la vita del nostro
pianeta, e da parte del mondo spirituale tale tecnologia è mantenuta ugualmente
secondo la volontà degli uomini perché c’è un grandissimo Amore del Signore, al
fine di limitare i grandi danni che ne deriverebbero senza il Suo invisibile
aiuto, altrimenti saremmo continuamente a rischio di grandi distruzioni.
L’esempio viene spiegato nell’opera “Saturno” in cui gli abitanti di quel
pianeta, di una costituzione fisica molto più leggera della nostra, per
l’attraversamento dei corsi d’acqua, laghi o fiumi, utilizzano per il
galleggiamento delle barche derivate dal fusto di enormi piante, e per la forza
motrice la loro volontà:
«Invece sulle loro navi, unite l’una all’altra, scivolano con rapidità
grandissima sulla superficie dell’acqua, cosicché essi percorrono, con tutta
facilità, da trenta a cinquanta miglia[16] in una delle
vostre ore. Eppure essi non dispongono né di caldaie a vapore, né di ruote a
pale, bensì la forza motrice che a loro serve sta unicamente nella loro ferma
volontà e nella loro incrollabile fede, per la cui ragione dispongono anche,
lungo i bordi delle loro navi, di quelle punte vegetali che voi già conoscete,
le quali poi, mediante la loro volontà, vengono per così dire magnetizzate, e
perciò traggono la nave in quella direzione dove il navigatore ha indirizzato
il polo della propria volontà rivolto alla meta. E vedete, una
simile forza motrice è senz’altro migliore delle vostre terribili macchine a
vapore che costituiscono continuamente una minaccia per la vita naturale
dell’uomo. Se Io non ne avessi cura per mezzo dei Miei angeli protettori, in
verità, delle sciagure causate dai vapori dell’acqua liberati si
verificherebbero ancora più di quanto sia accaduto finora. Non vi è niente di
più stolto di quando gli uomini mettono a profitto forze naturali che non
conoscono per niente. Non basta, infatti, sapere soltanto, in base
all’esperienza, che il vapore acqueo disciolto possiede un’immensa forza di
pressione, ma è bene anche sapere cosa vi sia nascosto dentro il vapore e che
cosa effettivamente costituisce questa grande forza di pressione. Forze morte
non sono veramente delle forze, ma le forze che agiscono sono sciolte e
viventi. Ora, chi conosce quanta energia sia insita negli spiriti liberati nei
vapori acquei? In verità, se non vi fossero gli angeli di cui ho detto a
tenerli a freno, i presuntuosi fautori delle macchine a vapore si
persuaderebbero ben presto a loro spese su che terreno molto friabile siano
fondati tutti i loro calcoli, perché gli spiriti, liberati anche da un singolo
vapore d’acqua, una volta scatenati basterebbero a trasformare delle intere
catene di montagne in polvere e cenere in un solo istante. Da ciò voi potete
rilevare con molta facilità in quale grado sia necessario che venga esercitata
la tutela celeste, affinché l’intera umanità non cada vittima delle proprie
stolte imprese. Di queste pazzie gli abitanti di Saturno non sanno nulla e, a prescindere
da ciò, sono incomparabilmente più saggi di tutti gli eruditissimi fratelli del
vapore e dominatori del mare sul vostro corpo terrestre. Essi, oltre ai molti
vantaggi, hanno anche questo di inestimabile valore: essi durante la loro vita
possono coltivare spesso un rapporto con Me personalmente e così anche con gli
angeli del Cielo, per mezzo del quale essi, nella loro sfera della sapienza e
conoscenza, anche soltanto in un breve colloquio, possono guadagnare più che
non voi attraverso il chiacchierio, spesso più che stoltissimo, tra degli
eruditi.» [Saturno – 10,8-11].
[indice]
Sebbene già nell’antichità l’esistenza dell’aria fosse
nota quale elemento essenziale alla vita dell’uomo, tanto da accreditarle
significati religiosi dai babilonesi, egiziani e greci, solo alla fine del 1700
il chimico biologo L. de Lavoisier diede il nome di ossigeno e azoto ai suoi
due principali componenti. Lo studio delle sue caratteristiche proseguì nella
seconda metà dell’800 per sfruttare la possibilità di estrarne i due gas per le
applicazioni in medicina, e con il processo della liquefazione, a una certa
pressione, per il raffreddamento di componenti e per lo sviluppo dei primi
frigoriferi industriali. All’epoca di Lorber non c’era ancora una tecnologia in
grado di scomporre ulteriormente l’aria per individuarne gli altri componenti,
essendo questi molto rarefatti. Anche in questo caso la Nuova Rivelazione dimostra
il precorrere dei tempi profetizzati dal mistico, e solo dopo la metà del 1900
con delle attrezzature più moderne, l’uomo riuscì a scoprirne la loro
esistenza.
*
Composizione
ed essenza dell’aria
Che le spiegazioni
dall’Alto non siano state dettate dalla fantasia di un autore alquanto fervida,
lo possiamo dimostrare proprio con l’aria che qui presentiamo, tratta da due
distinte comunicazioni relative sia sotto l’aspetto materiale che da quello
spirituale. Vediamole:
«Di che cosa consiste allora l’aria atmosferica in
tutte le sue parti? L’aria atmosferica, ovvero l’aria atta alla respirazione, è
costituita da un complesso d’innumerevoli specie d’aria, le quali vengono tutte
denominate gas, o meglio, elementi aeriformi. Certamente i naturalisti fan troppo
presto quando si tratta di enumerare i gas che compongono l’aria atmosferica;
secondo loro l’aria consiste di una miscela in debite proporzioni di ossigeno,
idrogeno, acido carbonico e di vero e proprio azoto. Sennonché con queste
quattro specie, la vera e propria aria atmosferica sarebbe terribilmente
insufficiente se non contenesse anche altre qualità di gas, perché se non
possedesse in sé tali altre qualità di gas sconosciuti ai naturalisti, ci
sarebbero ben magre prospettive per lo sviluppo delle piante, per la formazione
dei minerali, e ancor peggio per il mondo animale. Ogni pianta assorbe
dall’atmosfera quell’elemento semplice dell’aria che ad essa sola si confà,
eliminando e respingendo tutti gli altri. Se non fosse così, ciascuna pianta
nella sua specie non potrebbe avere una forma del tutto propria, come non
potrebbe avere un proprio sapore e un proprio odore. Ma se ciascuna pianta,
secondo la sua specie, assorbe un solo tipo d’aria corrispondente alla propria
natura, ne consegue che veramente devono esistervi tante qualità d’aria o di
semplici elementi aeriformi quanti sono i diversi tipi di consumatori. Perciò,
che questo sia ed effettivamente debba essere così, lo dimostra già
chiarissimamente l’odore di ogni singola pianta, e più ancora la sua sostanza
interiore; si provi a fiutare una rosa, un garofano, un giglio, una violetta, e
poi un fiore di giusquiamo[17], e ci si domandi se
ciascun fiore odora come l’altro. Il profumo della rosa avrà un effetto più
intenso sugli organi dell’odorato ed acuirà la vista; quello del garofano agirà
da astringente sull’odorato e indebolirà la vista; il giglio infiacchirà
l’olfatto e ad azione prolungata influirà malamente sulle viscere della
digestione, provocando non di rado dolori al capo. La violetta susciterà una
sensazione esilarante sull’olfatto ed avrà perfino azione fortificante sul
cervello, mentre il piccolo fiore color giallo sporco del giusquiamo provocherà
immediatamente schifo e, se fiutato prolungatamente, sarà causa di vertigine e
di dilatazione della pupilla. – Si domanda: “Tali e tanti diversi fenomeni,
possono essere attribuiti unicamente alle quattro qualità di elementi
gaseiformi semplici conosciuti, oppure forse la loro causa è da ricercarsi
soltanto nella differente miscela delle stesse quattro qualità?”. – Oh, ma se
questi quattro gas fossero davvero le quattro semplici sostanze fondamentali,
in base alle quali dovrebbero in fondo essere costituite tutte le cose, allora
sarebbe una vera vergogna per i sapientissimi dottori della chimica, i quali
già da lungo tempo avrebbero dovuto poter trarne oro, argento e diamanti in
grandissima copia, giacché tra le quattro specie di elementi semplici vi è
posto per un numero molto rilevante di tutti i tipi di miscele quantitative, e
da ciascuna miscela dovrebbe pur essere possibile far saltar fuori, se non
proprio l’oro, almeno qualche nuova specie di buoi, asini e vitelli in
miniatura, oppure qualcosa di simile. Ma invece, ecco che di tutto questo non
succede niente, nonostante i più sapienti sberleffi di tali campioni della
scienza e, dagli e dagli, finisce che salta fuori al massimo un po’ di polvere
bianchiccia che, esaminata al microscopio, rivela la presenza di minutissimi
cristalli; il che, dopo tutto, non vuol dire gran cosa, perché simile polvere
cristallina la libera natura ne produce di molto più bella e di svariate
qualità anche senza ricorrere alle cucinature della chimica. Basta che
d’autunno osserviate una prugna o un grappolo d’uva matura, oppure anche
diverse foglie d’albero, e scoprirete sui frutti e sulle foglie un’abbondanza
di questo pulviscolo. Armate il vostro occhio di un microscopio e vi vedrete un
pullulare di cristallini tra i più belli. Da tutto ciò risulta nuovamente
confermato che ci devono essere parecchie specie di gas semplici, oltre alle
sole quattro qualità conosciute. D’altro canto vi sono pure piante che esalano
un alito tanto pericoloso da uccidere immediatamente ogni animale o altra
pianta che venga a trovarsi nella zona d’influenza, mentre invece ce ne sono
altre, miracolose, in virtù delle quali potrebbero essere rianimati perfino i
morti, purché non siano tali da troppo tempo; ambedue queste specie di piante,
l’una immensamente micidiale, l’altra oltremodo vivificante, è chiaro che
devono, secondo la loro specie, assorbire dall’atmosfera terrestre ciascuna un
elemento fondamentale assolutamente loro proprio, altrimenti non potrebbero
essere quello che sono. Ora, se questo è un fatto innegabile, deve risultare
nuovamente chiarissimo che l’aria atmosferica non può essere che una miscela
quanto mai varia, considerato che deve essere atta a fornire energia nutriente
alle svariatissime cose create e a ciascuna secondo la sua specie. Ma se già le
piante esigono per la loro esistenza che nell’aria atmosferica siano presenti
tanti elementi fondamentali, in quanto maggior numero e con quanta diversità
devono trovarsi nell’atmosfera determinati elementi riguardo agli animali,
affinché ogni specie vi possa trovare quella sostanza aspirabile che si confà
al proprio organismo. È bensì vero che ciascun animale inspira, in un
determinato volume d’aria, tutte le sostanze che vi sono contenute, però, della
quantità d’aria inspirata non assimila che quella parte che è affine alla sua
natura; tutto il rimanente viene di nuovo espirato. Io credo che, a chi è
capace di seguire quest’esposizione sia pure solo con un po’ di maturità
d’intelletto, potrà bastare quanto è stato detto finora per convincersi quanto
complicata debba essere l’aria atmosferica perché innumerevoli e svariatissimi
esseri possano tutti trovare in essa quello che è corrispondente alla loro
natura. Dato dunque che ora noi abbiamo appreso certo facilmente questo, non
sarà nemmeno tanto difficile comprendere, nella loro innumerevole quantità e
varietà, i fenomeni che si manifestano nell’aria atmosferica, afferrandoli per
lo meno nella misura in cui ciascuno, secondo la propria percezione sensoriale,
riscontra un divario nella qualità del fenomeno, ciò che lo indurrà a dire:
“Questo fenomeno ha certamente somiglianza con un altro prima osservato,
tuttavia la formazione è certo differente; ma se questo è il caso, ci deve
essere pure una nuova causa che prima non c’era”. – […] Tutti questi
fenomeni hanno la loro spiegazione in ciò: le specie colossali di un tempo non
hanno più potuto trovare nell’aria atmosferica un alimento che fosse
corrispondente alla loro natura, per la qual cosa hanno dovuto finire con
l’estinguersi. Vale a dire che uno degli elementi fondamentali dell’aria che
prima esisteva, un bel giorno scomparve; al suo posto, un altro elemento che
prima non c’era, fece la sua comparsa. A una simile causa sono pure da
attribuirsi la maggior parte delle nuove malattie che si manifestano tanto
nelle piante quanto negli animali, al comparire delle quali i medici fanno una
faccia uguale a quella dei chimici quando si affannano a fabbricare dell’oro e
finiscono con il trovarsi tra le mani, invece di una pepita d’oro, un pezzo di
qualche puzzolente escremento. Si possono bensì verificare delle analogie;
quindi qualcuna delle nuove malattie può somigliare a un’altra già conosciuta
prima, ma se si confronta l’oro naturale con quello artificiale, si troverà che
la differenza è come tra 1000 e 1. Così succede pure che, volendo curare una
nuova malattia con la stessa medicina impiegata per curarne un’altra
somigliante e già esistente, si termina con il fare un gran buco nell’acqua,
perché questa nuova malattia è la conseguenza della mancanza del rispettivo
elemento specifico nell’aria, quando cioè per un motivo qualunque, esso venga
consumato e non immediatamente riprodotto. In un simile caso è certo ben
difficile trovare una medicina che contenga in sé lo specifico venuto a
mancare, mediante il quale la nuova malattia verrebbe, senza dubbio alcuno,
immediatamente eliminata. Ora, siccome l’addentrarsi in tale questione può
essere d’inapprezzabile vantaggio per l’umanità, poiché si tratta di guidarla
sulle vie di una miglior conoscenza delle cose, noi prossimamente ci
intratterremo ancora più particolarmente e considereremo le cause che concorrono
a far scomparire in parte o del tutto certi elementi fondamentali nell’aria
atmosferica, e talvolta a far apparire altri nuovi al loro posto» [L.T. 20,2-15].
*
Il
carattere spirituale dell’aria
(Qui l’interlocutore
è l’angelo Raphael che parlava ai discepoli di Gesù 2000 anni fa):
«Oh, credi tu che sul Sole non ci siano come
qui degli spiriti pronti a fare il loro servizio? Io dico a te e a voi due che
né sul Sole né su questa Terra accade qualcosa senza che vi cooperino tali
spiriti; infatti, tutto quello che vedi e tocchi, in fondo non è altro che
spirito; perfino la più rozza materia è spirito, mentre l’anima è soltanto uno
stato di spirito giudicato. Se tu inquieti oppure offendi eccessivamente
mediante uno sfregamento, urto o pressione, gli spiriti che, profondamente
giudicati, giacciono inerti nella materia, essi ben presto non mancheranno di
farti sentire la loro forza e potenza. Vedete,
l’aria è certamente qualcosa di molto sottile e cedevole, ma se per effetto di
qualche eccessivo urto o pressione viene portata fuori dal suo equilibrio e
turbata eccessivamente nella sua quiete, arriva a sradicare i più grossi e
robusti tronchi d’albero, fa tremare la Terra, si accende in mille fulmini
devastatori e diventa un elemento tra i più spaventosi! Però, che cos’è allora che tumultua con tanto furore nell’aria e per
mezzo suo? Nient’altro che gli spiriti e i principi animici che in essa
riposano e che, veramente, la compongono! Prova ad urtare due pietre
violentemente l’una contro l’altra, e all’istante gli spiriti che vi sono
confinati dentro annunceranno la loro presenza e ridurranno in minutissimi
granelli di polvere l’intera massa della pietra, per quanto dura possa essere,
e in quest’occasione non ci sarà neppure la mancanza di fenomeni di fuoco. Se
prendi dell’acqua e la sottoponi a una pressione più forte possibile,
inizialmente ne ricaverai una massa di ghiaccio che, pur essendo del tutto
solida e in perfetta quiete, distruggerà il recipiente che la contiene, per
quanto resistente sia, ma se tu potessi sottoporre il ghiaccio a una pressione
ancora maggiore, esso si dissolverebbe istantaneamente in vapori di fuoco e,
con un terribile scoppio, annienterebbe tutto ciò che volesse ostacolarlo!
Finché gli spiriti e i principi animici naturali, confinati in quello che
esteriormente appare materia, non vengono inquietati oppure offesi, essi
certamente giacciono come morti e si lasciano manipolare e formare in varie
forme, ma se accade che vengano talvolta eccessivamente destati dalla loro
quiete normale, guai allora a chi si trova vicino! La presenza di elementi
spirituali nella materia può essere del resto constatata con grande facilità;
infatti, voi vi accorgerete sempre di un fenomeno luminoso più o meno
accentuato, a seconda del grado d’intensità di un’attività degli spiriti
destatisi in una qualche materia, quando vengono costretti ad un’attività
straordinaria. Di conseguenza, quanto siano attivi gli spiriti (ad esempio) dell’atmosfera solare, particolarmente
sulla superficie dell’astro, lo dimostra la luce intensissima del Sole. E con
quanta violenza possa poi essere scagliato un simile masso fuori dal Sole
nell’occasione delle sue grandi eruzioni, quando cioè gli spiriti della sua
materia vengono turbati al massimo nella loro quiete e spinti all’attività, voi
potete già farvene una pallida idea, o meglio, averne un presentimento,
considerando l’intensità della luce solare! Posso assicurarvi che in seno
all’immenso Sole si verificano non di rado eruzioni di tale violenza che,
durante le loro manifestazioni di forza, dei massi grandi come questa Terra non
farebbero maggior figura a dei granelli di polvere[18] trasportati dal vento
qui sulla stessa! E così vi riuscirà tanto più comprensibile con quale facilità
e velocità questo piccolo masso sia venuto a precipitare qui, giù dal Sole!»
[G.V.G. – III/234,1-10].
Nel 1966, secondo un
rapporto del giornale di Stoccarda nr. 187/1966, fu intrapreso per la prima
volta un siffatto esperimento sull’aria in cui furono usate le più moderne
apparecchiature fisiche per ottenere la necessaria alta pressione. Con una
temperatura di più di 400° Celsius si giunse a produrre ghiaccio sotto una
pressione di 200.000 atmosfere!
*
La
natura dell’elettrone
Tra le
manifestazioni della natura da sempre oggetto di studi da parte dell’umanità,
quello dell’elettricità è uno dei più studiati, poiché già il fulmine, oppure
l’elettrizzazione di alcuni materiali come l’ambra, portò l’uomo, già al tempo
del filosofo greco Talete (600 a.C.) che ne diede il nome da ‘electron’, a
cercare di comprenderne la sua essenza. Nel 1936 a seguito di ritrovamenti di
rudimentali pile galvaniche dette ‘batterie di Baghdad’ risalenti al 250 a.C.,
si suppone l’uso di una qualche forma di corrente elettrica già dall’antichità.
Perciò, tutto ciò che riguarda lo studio delle sue proprietà ha avuto uno
sviluppo continuo di pari passo con la conoscenza scientifica in ogni campo.
Anche le proprietà magnetiche furono sempre più studiate e utilizzate, e oggi
l’umanità ‘vive’ praticamente in simbiosi con innumerevoli elementi che
utilizzano l’elettricità come base per il loro funzionamento. È da tener
presente che non soltanto tra le sue caratteristiche c’è quella della
conducibilità nella materia, ma occorre considerare anche la capacità di
diffondersi nell’aria come con la magnetizzazione e la trasmissione delle onde
elettromagnetiche (onde hertz), il cui uso è praticamente infinito.
Effettivamente parliamo di ‘uso’, considerando che moltissimi scienziati – da
W. Gilbert (1600), N. Cabeo e F. Hauksbee (1629), R. Boyle
(1675)
e altri più recenti fino a G. Franklin (1752) M. Faraday, L. Galvani, A. Volta, A. M. Ampère, G.
S. Ohm, solo per citarne alcuni – pur riuscendo a costruire macchine elettriche
sempre più singolari per le innumerevoli applicazioni, hanno potuto solo
teorizzarne l’essenza, poiché quelle teorie restarono tali, pur con tutta la
tecnologia e gli strumenti di diagnostica sempre più perfezionati nel tempo. Ma
che cos’è nella sua realtà l’elettricità?
Nella Nuova
Rivelazione anche su questo importantissimo elemento primordiale della
Creazione troviamo delle spiegazioni veramente singolari ed esaurienti, quali
base per la comprensione di come fu concepito e sussiste l’universo. Per capire
la sua essenza riportiamo una rivelazione di Lorber sull’essenza dell’elettrone,
in cui viene riferito di un colloquio di alcuni discepoli di Gesù con un
arcangelo al tempo del Suo cammino terreno, al quale fu concesso di
manifestarsi per istruirli sui segreti dell’universo. Si tratta, come
anticipazione, di una panoramica sulla costituzione della Terra nel suo
esteriore, in cui viene indicato lo spessore dell’atmosfera, il vuoto che c’è
oltre, lo spazio percorso nel movimento di rotazione e in quello di rivoluzione
della Terra attorno al Sole, le particelle emesse dal Sole, il perché del
vento, delle nubi e delle nebbie, della pioggia e della grandine, dei tornado,
delle onde sul mare e delle trombe d’aria e marine. Si tratta di elementi di
base della ‘vita’sul nostro pianeta la cui esistenza è tra lo spirituale e il
materiale, poiché di per sé, l’elettrone non rappresenta il punto di scambio
tra lo spirituale e il materiale. Scopriamo di che si tratta:
«E Raphael si alzò, si recò fuori all’aperto
dove parecchi gatti stavano in agguato di un topo, ne prese uno e lo portò
nella sala. Lo posò sul tavolo e disse al capitano: “Guarda questo gatto del
tutto mansueto, i cui peli hanno ancora quel certo scintillio! Liscialo sul
dorso dalla coda fino alla testa, e poiché la luce della lampada è ormai
diventata già debole, osserveremo un fenomeno che vi colpirà!”.– Il capitano
fece come gli era stato detto e, specialmente in quell’aria ancora carica di
elettricità, dalla schiena del gatto cominciarono a sprigionarsi proprio
crepitando, delle scintille luminose in gran quantità. […] Vedete, queste scintille non provengono
assolutamente dal corpo del gatto, ma soltanto dalla superficie del suo pelo,
al quale tende, in un certo qual modo, ad appiccicarsi il fuoco spirituale
naturale dell’aria, per parlare a voi in modo comprensibile. Ora vogliamo chiamare
elettrone o fuoco elettrico questo fuoco spirituale naturale dell’aria,
generalmente assopito, ma facile ad essere destato da certe circostanze e ad
entrare in azione, e che era ben noto agli antichi Egizi, Fenici e Greci.
Questo fuoco è proprio il vero elemento della vita dell’aria, per mezzo del
quale fuori dall’aria tutta la Terra stessa e tutto ciò che è su di essa e in
essa vive e prende forma in tutti gli esseri, riceve qui la sua vita naturale
come pure il principale nutrimento alla vita stessa. Tuttavia, in quel certo
riposo dell’aria, dell’acqua, dei minerali, delle piante, degli animali e degli
uomini, questo fuoco non si sviluppa, ma giace rimanendo inattivo, e un tale
riposo elettrico potrebbe essere chiamato ‘la morte della materia’. Questo
fuoco riempie tutto lo spazio infinito della Creazione di Dio e, nel suo
completo riposo costituisce l’etere, nel quale tutti i grandi innumerevoli
corpi mondiali ruotano come i pesci nell’acqua. Se i corpi mondiali nello
spazio della Creazione e dell’etere, infinitamente grandi, dovessero fermarsi
in un punto qualsiasi, senza andare più né avanti né indietro, restando così in
pieno riposo, essi si restringerebbero come un cadavere, si corromperebbero
sciogliendosi completamente, passando nell’etere tranquillo. Ma proprio per ciò
il Creatore, nella Sua Sapienza e Potenza, ha ben provvisto affinché tutti gli
innumerevoli corpi mondiali si mantengano nel grande spazio etereo sempre in un
molteplice movimento, agitandolo sempre senza interruzione in sommo grado, e
inducendolo in tal modo a una continua attività. […] Vedete, quest’aria atmosferica nella quale noi respiriamo e viviamo
naturalmente nel corpo, si estende sopra la superficie della Terra, secondo i
vostri calcoli di misurazione, soltanto alcune ore di cammino[19]!
Al di sopra della superficie di quest’aria giace poi l’etere immoto, e perciò
incapace di qualsiasi resistenza. Invece la Terra, per parlare in modo vero ed
esatto, e non secondo quanto pensavano erroneamente gli antichi ciechi
astrologi, astronomi e calcolatori del tempo, si muove in 365 giorni e una
frazione in più intorno al grande Sole, e in circa 24 ore e qualcosa in più
intorno al suo asse, cose queste che i discepoli vi spiegheranno con maggior
dettaglio, dato che per ora è sufficiente che io attiri la vostra attenzione
sul rapidissimo moto della Terra nella sua vasta orbita intorno al Sole. E se
anche voi ora con il vostro intelletto non lo potete ancora comprendere, potete
tuttavia per il momento credere a me se vi dico che la Terra in un’ora di tempo
percorre in media, nella sua vasta orbita, all’incirca 5760 ore di cammino e,
oltre a ciò, intorno al proprio asse, e precisamente all’equatore che voi
chiamate la linea ardente del Sole, nel tempo di un’ora percorre ancora un
avanzamento di circa 474 ore di cammino. Da queste due velocità di moto rapido
della Terra che vi sono state ora indicate, potete già rilevare che anche
soltanto da ciò gli spiriti eterei che riposano intorno alla Terra vengono, per
così dire, trasportati in uno stato di considerevole irrequietezza e in
un’attività da essa derivante. In seguito a ciò, l’aria che circonda la Terra
viene, in primo luogo, di continuo saziata da tali spiriti, e poi, attraverso
l’aria, anche la Terra stessa e tutto ciò che si trova su di essa. Ai due
movimenti, ora accennati, si unisce anche quello ancora molto più rapido dei
raggi di luce provenienti dal Sole, in seguito a che gli spiriti eterei vengono
pure agitati in sommo grado e spinti in grandi masse giù, sulla Terra. Ne
consegue che, specialmente in certe giornate di primavera, d’estate e di
autunno, l’aria della Terra diventa troppo satura, e con essa anche la Terra
stessa, nonché i suoi abitanti. Uomini, animali e piante sentono, in tali
giornate afose, una grande spossatezza, diventano pigri e tendono al riposo
piuttosto che darsi all’attività. Vedete, ciò deriva appunto dalla presenza in
grande massa di spiriti eterei nell’aria e nella Terra, perché, come già
menzionato, questi spiriti sono eternamente predominati sempre ugualmente dalla
tendenza a un vero e proprio riposo di morte, per quanto in se stessi non siano
morti. Tuttavia, a causa di una tale obbligata agglomerazione, detti spiriti
eterei cominciano a sentire sempre più una fastidiosa pressione e perciò si
agitano per liberarsi dalla pressione stessa, per poi abbandonarsi nuovamente
al loro dolce riposo. Questo loro muoversi si rende manifesto anzitutto con i
venti, che poi diventano impetuosi quando anche il saturo corpo terrestre
comincia a spingere i suoi interni spiriti naturali, ancora non fermentati,
sulla sua superficie e anche negli strati inferiori dell’atmosfera. Da questa
mescolanza degli spiriti eterei provenienti dall’alto e di quelli provenienti
dal basso, hanno poi origine nell’aria della Terra sempre delle fitte nebbie e
delle nubi, la cui pesantezza sempre in aumento disturba ancora di più gli
spiriti eterei, ed essi cominciano a cercare una via di uscita dove trovano
minor resistenza, e questa fuga dei sempre maggiormente pressati spiriti
eterei, che appunto in seguito all’eccessiva pressione si uniscono, in un certo
qual modo, involontariamente con gli spiriti dell’atmosfera terrestre già più
densi, produce quel vento impetuoso che, con la sua violenza, sradica alberi,
distrugge case, solleva l’acqua del mare fino a formare onde alte come
montagne. Considerato però che, nonostante questa fuga degli spiriti eterei, in
qualche parte della Terra si ammucchiano in continuazione e sempre più numerosi
– ciò che voi potete molto bene constatare dalle nubi che diventano sempre più
nere e più fitte – ne risulta che la pressione diventa per loro sempre più
intollerabile, e passano improvvisamente dalla loro massima inerzia ad una
grandissima attività, spinti da una sorta di furore rabbioso, e questa loro
grandissima attività è il fuoco distruttore del fulmine che, quasi con la
velocità del pensiero, scaturisce dalla nube che l’opprime, con forte fragore,
raggiun-gendo grandi distanze e distruggendo con violenza irresistibile tutto
ciò che si trova sulla sua via. In quest’occasione gli spiriti naturali della
Terra e dell’atmosfera vengono talmente pressati gli uni con gli altri, come
con delle possenti spinte, cosicché devono neces-sariamente afferrarsi a
vicenda, diventando sempre più densi e materialmente pesanti, e cadono sulla
Terra o come una forte pioggia o, se la reazione rabbiosa è forte, anche quale
grandine. Quando però i puri spiriti eterei, come è stato il caso ultimamente,
vengono troppo offesi dagli spiriti naturali impuri dell’etere della Terra,
allora elevano la loro attività fino al massimo punto culminante. In questo
caso essi distruggono gli spiriti eterei della Terra e dell’aria con la loro
comune attività di fuoco e, in queste rarissime occasioni, non vi è né pioggia,
né grandine» [G.V.G. –
VIII/143].
*
La
natura dell’elettricità
Se per quanto
riguarda l’elettrone qui anticipato, quale elemento esistente in tutta la
Creazione, lo tratteremo più avanti parlando delle particelle subatomiche,
adesso sarà interessante far notare che solo qualche decennio dopo Lorber, nel
1870, a un’umanità più matura e col nascere dei primi studi sulle sue
applicazioni, l’elettricità sarà spiegata nella sua essenzialità spirituale,
tramite Gottfried Mayerhofer, che quiriportiamo:
«Dunque, ritorniamo alla nostra elettricità.
Quando nello spazio infinito le Mie prime Idee cominciarono a realizzarsi e
furono creati mondi su mondi, regnava solo la legge di attrazione e repulsione
che li obbligava a girare intorno al loro asse e intorno a un Sole centrale. In
quel tempo erano dunque due forze che eseguivano tutto questo, l’attrazione e
la repulsione. La prima voleva attirare tutto a sé, l’altra voleva respingere
tutto nell’infinità. Ebbene, dal conflitto di queste due forze – gli unici
motori di ogni cosa che è creata e che deve sussistere – sorse il movimento
rotatorio; e così l’intero universo fu popolato di mondi mediante queste forze
e iniziarono il loro perfezionamento. E ancora adesso sono queste due forze il
sostegno principale di ogni vita e di ogni cosa creata, e rimarranno tali anche
fino a quando Io sarò Colui che, in verità, tutto guida e conduce alla comune
meta finale! La prima di queste forze, come ho già detto ieri nel dettato, è l’Amore. L’Amore vuole attirare tutto a
sé e non separarsene a nessun prezzo; vuole avere tutto presso di sé. La
conseguenza di questo sarebbe un finale soffocamento, una morte, e precisamente
per amore, quindi nessuna vita! Allo scopo di trattenere questo potente impulso
del Mio Io, si aggiunse la Sapienza,
che veramente non impedì l’attrazione dell’Amore, ma lo permise fino a un certo
grado, e di nuovo come conseguenza ebbe l’allontanamento e il rilasciare.
Ebbene, attraverso quest’attrazione e rilascio ebbe origine ciò che è
necessario nella Mia Creazione quale prima essenzialità: il movimento! Ma che
cos’è il movimento? – Il movimento è Vita! Dunque questo destarsi della Vita fu
ed è il prodotto di due forze che sono sempre in lotta tra loro, producendo
così la benefica attività del creare e del morire, del riedificare, del venire
e dell’andare, stabilendo così una Legge dell’eterno rinnovamento e continuità![20] – La lotta è Vita; la
quiete è morte! – Ebbene, dove c’è lotta, qui c’è attrito; dove c’è attrito,
qui vi è un’irritazione delle singole parti che non vogliono essere disturbate
nella loro quiete; dove c’è collera, si sviluppa calore; e dove il calore
raggiunge la massima vibrazione, là si sviluppa la luce![21] Ebbene vedete: solo
dalle semplici leggi di attrazione e di repulsione si sviluppa quella luce
necessaria alla vita, perché senza luce non c’è nessuna vita! Ma poiché la luce
è solo il prodotto del calore, così, dove c’è la vita c’è anche calore! Dove
non vi è movimento, non vi è calore, ma vi è freddo o morte, vale a dire un
blocco; qui ogni cosa rimane nella condizione primitiva, non avendo nessun
impulso né per il cambiamento né per il perfezionamento, né per una
dissoluzione. Dunque, qui abbiamo già due altre caratteristiche principali
tratte dalle due prime forze originarie, vale a dire dall’attrazione e
repulsione: luce e calore! Dalla luce e dal calore ebbe perciò origine tutta la
Creazione. L’Amore edifica, la Sapienza conserva. – L’Amore è sinonimo di
magnetismo, la Sapienza di elettricità. – Come i Miei pensieri attraversano
l’infinità con la velocità del lampo, così l’elettricità scorre fuori nelle
distese lontananze, unendo il simile col simile, producendo armonia mediante
l’incitamento delle ‘forze assopite’ o degli ‘spiriti vincolati’ nell’universo.
L’elettricità è la portatrice della vita. Nella sua forma positiva essa favorisce[22] la conservazione del
Creato, e nel suo valore negativo essa porta distruzione (dissoluzione), e così stimola nuovamente a ricostruire!
Cosicché l’intero edificio della Creazione procede da due Leggi fondamentali,
da due caratteristiche principali del Mio Io: dal magnetismo e
dall’elettricità; ovvero, dall’Amore e dalla Sapienza. Certo, anch’Io stesso,
per essere attivo e aver sempre uno stimolo per il perfezionamento, permisi che
uno dei Miei più grandi spiriti Mi rinnegasse e si mettesse di fronte a Me
quale principio del male, e ciò allo scopo di provocare il divenire e lo
sviluppo, finché sarà raggiunto un certo periodo dove cesserà la creazione
materiale, dove non sarà più necessario nessun morire, e un’era spirituale
subentrerà per tutti gli esseri e per tutti i mondi. Ciò che l’elettricità (negativa) è nella Creazione, Satana lo è nel Mondo
spirituale; anch’egli ha la sua missione che deve portare a compimento, con la
sola differenza che egli è convinto che la sua presente condizione spirituale
perdurerà eternamente. Qui egli si sbaglia di grosso, poiché vi rimarrà finché
i Miei grandi principi fondamentali saranno necessari per tutti i mondi e per
tutto il Creato. Completatosi questo periodo, anche l’Amore/il magnetismo, – e
la Sapienza/l’elettricità – otterranno un’altra forma e riceveranno un’altra
direzione; all’uno come all’altro saranno tolti gli estremi (attrazione e repulsione), e al loro posto ci sarà un
comune operare, pacifico, armonico, e non più un’esistenza basata l’uno sulla
distruzione dell’altro. L’elettricità, quale ‘calore latente’ (vincolato), in altre parole, quale ‘luce’, è
abbastanza conosciuta dai vostri esperimenti fisici, e anche da applicazioni
mediche. Dappertutto manipolate con essa, e tuttavia non sapete cosa fate
veramente, perché i risultati afferrabili ed evidenti (come gli effetti) sono per voi solo qualche costante. Ma ciò
che riguarda l’effetto spirituale e la base spirituale che dietro questi
esperimenti si nasconde, voi non lo conoscete, perché non avete occhi per
l’attività spirituale, e perché l’effetto rapido dell’elettricità e della luce
è troppo veloce affinché l’intelletto umano possa soffermarsi e capire. Se però
vedeste come durante questi esperimenti con la batteria galvanica si sviluppano
fenomeni e processi pieni di meraviglie, provenienti da due cause fondamentali,
dovreste struggervi per la devozione dinanzi a Me, dinanzi al Creatore di tutto
l’esistente, come quando dai minuscoli atomi della luce e del calore vedete
produrre i più grandi e importanti fattori per la creazione di corpi mondiali
della grandezza di milioni di miglia, proprio da questi piccoli prodotti della
vibrazione e dell’attrazione. Se voi vedeste come questo potente fluido,
mediante le sue vibrazioni di bilioni e trilioni di volte dei minuscoli atomi,
in un secondo diffonde nella grande Creazione la luce più intensa e il massimo
calore, allora potreste farvene un piccolo concetto. Allo stesso modo Io, quale
Dio, se volessi far sentire a qualcuno il Mio Amore e la Mia Sapienza in tutta
la loro potenza, egli dovrebbe distruggersi in un istante, e seppur la sua
parte spirituale riuscisse a resistere, quanto c’è di materiale in lui verrebbe
disciolto fino al più piccolo atomo primordiale della Creazione! Se vedeste
come l’energia elettrica effettua nel vostro sangue l’istantaneo cambiamento
degli elementi dello stesso (come nel
respirare), di come tutto ciò che è morto lo trasforma in vivente ed elimina il
malaticcio, ebbene, neppure il pensiero, con il tempo necessario di pensarlo, è
sufficiente ad afferrare ciò che avviene in un attimo, mentre a voi
occorrerebbero giorni per comprendere ogni singolo particolare e come l’uno è
il risultato dell’altro. E come non doveva essere così?! Dove sarebbe una
Creazione e dove la sua conservazione se non operassero forze che
convogliassero immediatamente – trasvolando il vasto spazio della Creazione con
inconcepibile velocità – i Miei pensieri, per conservare dappertutto la vita e
per portarne della nuova in quegli spazi dove un solo breve spazio-tempo di un
secondo esprime eoni (10120) di
distanza-luce! Proprio quest’elettricità è il principale sostegno di tutto il
Creato che, quale Mia Sapienza, tutto compenetra, tutto spinge alla vita e al
perfezionamento. L’elettricità quale Mia Sapienza stabilisce Leggi al mondo
materiale, mentre al Mondo spirituale dà solo consigli. Per il primo è
costrizione necessaria, per il secondo è solo ardente desiderio. L’elettricità
eleva la vita, dove l’energia di questa è diretta. Lasciatevi anche voi
elettrizzare dalla Mia Sapienza, Sapienza che Io, quale Padre, voglio rendervi
afferrabile, e dal Mio Amore che vuole attirarvi! Io come Creatore rimasi un
giorno quale ‘Amore’ nei Cieli, e come ‘Figlio’, o ‘Sapienza’, discesi sulla
Terra. Come Amore, l’eterno mezzo di collegamento di spiriti armonici, ispirai
la Mia Sapienza con il darvi leggi e insegnamenti basati sull’amore;
elettrizzatevi per questo! Lasciatevi riempire, mediante quest’energia, con un
Amore spirituale per Me! Lasciate tutte le fibre del vostro cuore fremere e
vibrare, affinché si sviluppi il calore dell’amore e la Luce della fede in Me e
nella Mia missione presso di voi e, quale Figlio, Io compenetri sempre più
potentemente il vostro cuore! Così l’elettricità, quale grande conduttrice di
luce e calore nella Creazione, deve diventare anche conduttrice d’amore e
sapienza nel vostro cuore. Tutte le condizioni spirituali, tutti i potenti
movimenti dell’animo sono espressi nella natura, nella vita e nell’energia
elettrica. Dissolvendo e superando ogni ostacolo, l’energia elettrica corre
alla velocità della luce attraverso le nubi cariche di tempesta, diffondendo
luce e calore, ma anche freddo e distruzione; essa attraversa gli elementi,
scioglie metalli, pietre e tutto ciò che finora ritenevate indissolubile. Nulla
le resiste! Tale e quale è la Mia Sapienza, il Mio insegnamento. Dove esso
penetra, scioglie ogni durezza, produce calore, luce e vita, entusiasmo per le
cose spirituali e freddezza per il mondano, distrugge tutti i vecchi pregiudizi
ed edifica nuova Vita sulle vecchie rovine. Così, l’elettricità è il simbolo e
il prodotto della Mia Sapienza, e il magnetismo è l’immagine del Mio Amore!
Lasciatevi guidare dal primo al secondo, e quando il Raggio della Luce e del
Calore per Me vi attraverserà fulmineamente come energia elettrica, stringetevi
al Mio Amore. Colà questa energia vi illuminerà e vi mostrerà chiaramente come
Io, da due forze ho potuto creare l’infinità completa piena di mondi. Anche in
tutti i Regni celesti ci sono due forze spirituali, le quali però trovano entrambe il loro punto di quiete in
uno soltanto, vale a dire: nel Mio Amore! Poiché l’Amore inviò la Sapienza
fuori in tutte le lontananze, per illuminare e riscaldare tutto il Creato,
tuttavia pretende anche che il Raggio da esso emesso non torni indietro a mani
vuote. E così avviene anche con l’elettricità: essa affluisce fuori in
lontananze incommensurabili, dissolvendo e distruggendo, ma anche nuovamente
ridestando e riedificando. In ogni dove, attraverso di essa, le tenebre si
trasformano in luce, il freddo in calore e la morte in vita» [S.d.C.
– cap. 3].
Certamente, le
profezie che riguardano la scienza naturale hanno indubbiamente una certa
precedenza, affinché gli uomini critici e scettici del nostro tempo,
comprendendone il significato e lo scopo, si convincano che anche il restante
contenuto storico delle comunicazioni sulla salvezza è da ritenere come
ispirazione divina. Perciò è fondamentale che l’uomo, nella sua ricerca sulla
comprensione del mondo che ci circonda, si adatti a mettere innanzitutto lo
‘spirituale’ dinanzi al ‘materiale’, al fine di comprendere la verità nella sua
vera essenza. Infatti, dopo le spiegazioni sull’essenza dell’elettrone, che è
un elemento essenzialmente spirituale e perciò dagli uomini non potrà mai essere
individuato, l’arcangelo conclude così:
«La massima principale della Dottrina del
Signore a tutti gli uomini di questa Terra e anche per tutti gli spiriti e per
tutti i Cieli, e che è valida per l’eternità, suona così: “Soltanto la
purissima Verità in tutte le cose può farvi ed anche vi farà liberi e
viventi!”.[…]» [G.V.G. –
IX/144,9].
Prima di inoltrarci
nella seconda parte della Nuova Rivelazione vogliamo affrontare il tema delle
osservazioni scientifiche relative all’astronomia, e solo dopo continuare per
addentrarci nel messaggio di salvezza che riguarda tutti noi e che non deve
essere taciuto.
[indice]
Fino agli anni venti del secolo scorso esisteva presso
gli astronomi di tutto il mondo la dominante opinione che nel cosmo era
esistente una sola galassia (isola mondiale), vale a dire la nostra Via Lattea.
Le autorità competenti escludevano nel XIX secolo la possibilità di altre
lontane galassie. Solo alcuni astronomi avevano espresso il sospetto che ne
potessero esistere ancora altre, ma costoro furono considerati come ‘eretici’
dalle autorità dell’astronomia e violentemente attaccati nelle riviste
specializzate. Quando l’astronomo H. D. Curtis dichiarò che poteva presentare
prove univoche che le nebulose osservate al telescopio non erano nebulose,
bensì galassie, la maggior parte degli scienziati non era ancora pronta a
riconoscere la sua tesi. Tuttavia il numero di coloro che man mano si unirono
all’opinione di Curtis crebbe di anno in anno, e così negli anni che andarono
dal 1917 al 1924 si confrontarono due gruppi di opinionisti efferati,
continuamente in opposizione. Nell’anno 1925 giunse la svolta decisiva. I rappresentanti
anti-galattici dovettero riconoscere che le loro supposizioni erano molto
lontane dalla realtà. Con il nuovo telescopio da 2,57 mt. sul Monte Wilson –
allora il più grande del mondo – si riuscì ad avere l’inconfutabile conferma
che oltre alla nostra Via Lattea esistevano ancora altre galassie. L’astronomo
Edwin Hubble nel gennaio del 1925, durante un congresso di astronomi, riferì
che le nebulose nel settore M-31, NGC-6822 e M-33, con il nuovo telescopio, si
erano dimostrate inequivocabilmente come galassie.
Non è senza fascino
ricordare che inizialmente, addirittura certi potenti personaggi
dell’astronomia, che rifiutavano l’ipotesi dell’esistenza di numerose galassie
tanto da farne una personale forza dogmatica, si erano schierati perfino contro
l’utilità di quel gigantesco telescopio in fase terminale di costruzione,
manifestando su questo il loro scherno.
*
Le conferme
dopo il primo grande telescopio
Grazie a quel nuovo
telescopio in California, a Pasadena a un’altitudine di 1742 metri, il
risultato di Hubble fu presto confermato da altri astronomi. Alcune galassie
erano piccole, altre grandi, e nonostante tale nuova conoscenza che non si
trattasse di nebulose, ma di galassie, ancor oggi è rimasta l’errata
espressione di ‘nebulose a spirale’. In poco tempo il numero delle galassie
scoperte fu registrato in 800. Nell’anno 1949 con l’evoluzione della fotografia
applicata ai telescopi il numero crebbe già in 100 milioni. Ma non basta! Dopo
l’ultimazione del telescopio di 5 mt. sul Monte Palomar non fu più possibile
contare l’enorme numero delle galassie, poiché ammontava a molti miliardi.
Quanto più la conoscenza aumentava, tanto più lo spazio s’ingrandiva, e sempre
più l’osservazione si popolò di galassie, così da conferire alla parola ‘infinito’
il suo concetto appropriato.
Per molti scienziati
conservatori crollò un mondo. Essi non riuscivano ad afferrare che le nuove
osservazioni non potevano che accreditare alla cosmologia il termine di scienza
dell’irrazionalità dell’universo. Talvolta però anche oggi è ancora così: non
si riesce ad utilizzare l’evidente realtà perché, man mano, essa contraddice
l’enunciato precedente.
Se all’inizio del XX
secolo gli astronomi avessero avuto conoscenza delle comunicazioni di Lorber,
dopo quanto asserito da lui ci si sarebbe aspettati da loro soltanto burla e
beffe, poiché solo nell’anno 1925, e più tardi, ciò che fu accertato mediante
quel gigantesco telescopio, era stato descritto in dettaglio da Lorber già a
metà del XIX secolo.
Ebbene, che cosa è
stato dettato nella penna di questo mistico sulle condizioni del cosmo?
Riportiamo quelle dichiarazioni di allora solo per sommi capi. [cfr "Dall’inferno al Cielo", vol.
II, e dal "Grande Vangelo di Giovanni", vol. VI]:
(parla il Signore): «Voi dovete immaginarvi così l’ordine dei
sistemi solari: i molti milioni di soli planetari intorno ai quali orbitano i
pianeti come la vostra Terra, formano, con il loro Sole-centrale planetario un
Ammasso planetario. Questo Sole-centrale planetario è sempre così grande che supera
la massa di tutti i soli – compresi i loro pianeti – orbitanti intorno ad esso,
talvolta di cento o addirittura di mille volte, talvolta anche di milioni di
volte, poiché nel cosmo esistono regioni grandi e regioni piccole. Più grande è
una regione solare, tanto più grande deve anche essere il suo Sole-centrale».
*
Le galassie
Molte di queste
regioni solari, chiamate ammassi planetari, sono indicate da Lorber come
galassie, nelle quali come punto centrale c’è un Sole-centrale di ammasso
stellare ancora più grande:
«Molti di tali ammassi stellari ora
precisamente descritti, hanno a loro volta un comune Sole-centrale principale e
ruotano, sostenuti da esso, in orbite incomparabilmente più grandi intorno a
questo comune Sole-centrale superiore che, a sua volta, deve essere
naturalmente di nuovo, proporzionalmente, molte volte più grande di tutti i
suoi ammassi stellari sommati insieme; di essi ne ruotano spesso molte migliaia
intorno a un tale secondo Sole-centrale, come ne abbiamo visto uno alla seconda
porta occidentale. – Tutti questi ammassi stellari con i loro soli-centrali
costituiscono poi una galassia» [I.a.C. – II/298,5].
Il gradino
successivo è l’ammasso galattico. Ci viene indicato che sette milioni di
ammassi galattici si muovono intorno a un gigantesco Sole-centrale primordiale:
(parla Gesù) «Dico Io: “Questo è un Sole-centrale primordiale intorno al
quale ruotano e si muovono precisamente sette milioni di ammassi galattici.
Esso è anche, con esattezza, un milione di volte più grande di tutti i sette
milioni di ammassi galattici messi insieme. Il suo diametro è di due ottilioni[23]
di miglia terrestri. La luce, nella massima velocità elettro-magnetica,
calcolata in quaranta mila miglia tedesche al secondo, dovrebbe viaggiare per
molte migliaia di trilioni di anni terrestri per giungere da un polo all’altro
di questo sole!”.» [I.a.C. – I/299,8]
Leggiamo nel Grande Vangelo di Giovanni:
«Di tali ammassi (galattici)
ne esistono in quantità per voi innumerevole, e tutti, nella loro sconfinata profondità, hanno un
Sole-centrale primordiale di una grandezza enormemente più grande dei
precedenti, intorno al quale essi ruotano come un corpo solo, percorrendo
orbite di un ampiezza misurabile solo dagli angeli, senza alcun disturbo per i
loro numerosi movimenti separati. E allo scopo di definirlo in maniera concisa
e comprensibile, noi questo sistema di soli e di mondi intorno a un
Sole-centrale primordiale lo chiameremo Globo Involucro[24],
per la ragione che tutti questi ammassi menzionati prima che orbitano in tutte
le direzioni intorno al Sole-centrale primordiale, rappresentano una sfera
incommensurabilmente grande. Essi, in seguito al loro necessario movimento
paragonabile quasi alla velocità del pensiero, nonché alla
forza di proiezione che si sviluppa di conseguenza verso l’esterno, a una profondità e distanza per voi di certo non
suscettibile di misurazione, danno origine a una specie di involucro la cui densità uguaglia quella dell’aria atmosferica di questa Terra, e il
cui spessore, dall’interno all’esterno, se misurato prendendo come unità di misura il diametro di questa
Terra, risulterebbe stimato ancora di molto inferiore con la cifra di un
milione di eoni!» [G.V.G.
– VI/245,8].
«Ma non domandate
della grandezza e lunghezza del diametro di un Globo Involucro, poiché
difficilmente dagli uomini potrebbe essere immaginata una cifra con la quale si
potrebbe sufficientemente esprimere la distanza. […] Nondimeno, un
simile Globo Involucro è veramente un solo singolo punto nel Mio grande Spazio
della Creazione» [G.V.G. –
VI/245,13-14].
«Nell’infinito
grande Spazio della Creazione, di tali Globi Involucro – che secondo il Mio
Ordine, tutti vicendevolmente insieme raffigurano precisamente un perfetto uomo
– ve ne sono di assai innumerevoli. Quindi, quanto enormemente grande deve
essere l’Uomo cosmico, se già un Globo Involucro è così infinitamente grande e
la distanza da un Globo Involucro all’altro è eoni e eoni di volte più grande»
[G.V.G. – VI/245,16 e 17].
*
Dove finisce
lo spazio?
La questione dell’estensione
dello spazio ha da sempre occupato gli astronomi, portandoli a diverse teorie,
delle quali qui non vogliamo occuparcene in dettaglio. "Che cosa esiste
al di fuori dell’universo?", domanda
l’astronomo Karl Schaifers dell’osservatorio astronomico di Heidelberg. Egli
ritiene tale questione un paradosso, perché, come scrive: "A simili basilari
domande non si può proprio rispondere!".
Invece Lorber a
questa domanda diede la seguente risposta:
«Fuori di quest’Uomo cosmico il libero spazio
prosegue verso tutte le direzioni eternamente; quest’Uomo, mosso dalla Mia
Volontà, lo attraversa volando in un grande cerchio per i vostri concetti
veramente senza fine, e con velocità per voi inconcepibile, e questo a causa
delle sostanze nutritive dell’infinito mare eterico che egli attraversa, in un
certo qual modo, a nuoto come un pesce» [G.V.G. – VI/245,19].
«Nessuno, oltre a
Dio, conosce l’infinità dell’eterno Spazio, perfino i più grandi e più perfetti
angeli non afferrano le sue eterne profondità» [G.V.G. – IV/56,9].
I cosmologi non
contestano che la forza di comprensione umana non possa afferrare l’infinità
dello spazio. Ne prediamo ad esempio uno di essi, l’astronomo Heinrich Faust,
che scrive: "Il
mondo non può essere disposto così che il nostro piccolo cervello lo
comprenda".
Che cosa hanno da
dire oggi gli astronomi, in particolare sulla graduata struttura del cosmo
descritto da Lorber? Nei suoi scritti egli riporta le regioni solari come il
gradino più basso e, secondo la terminologia espressa, una regione solare
corrisponde a una galassia [I.a.C.
– II/298,4]. Conformemente alle
dichiarazioni di Lorber esistono piccole e grandi regioni solari. L’apprezzato
astronomo svizzero Zwicky, dell’osservatorio di Monte Palomar in California, ha
studiato sistematicamente la suddivisione delle galassie nell’universo come
Lorber le presenta nel Globo Involucro, ed ha constatato come, in realtà,
esiste ogni sorta di ammassi stellari: "…da globi di ammassi stellari globali e
galassie nane, fino alle gigantesche nebulose a spirale di molti miliardi di
soli, e fino alle piccole e grandi galassie".
Proprio in questi
ultimi tempi del XXI secolo, è sorprendente la scoperta fatta da alcuni astronomi di una
struttura stellare talmente grande che, secondo la moderna teoria cosmologica,
non dovrebbe neanche esistere. Utilizzando i dati provenienti dallo Sloan
Digital Sky Survey, un team internazionale di ricercatori ha scoperto un
ammasso di Quasar – galassie giovani e attive – che si estende per quattro
miliardi di anni luce. "Questa scoperta è stata una grande
sorpresa. Batte ogni record cosmologico in quanto a grandi strutture rilevate
nell’universo noto", ha dichiarato
Roger Clowes, astronomo alla University of Central Lancashire che ha diretto
questo studio. Giusto per fare un confronto, la nostra galassia, la Via Lattea,
si estende soltanto per un centinaio di migliaia di anni luce, mentre il
Superammasso Locale di galassie (detto anche Superammasso della Vergine, che
comprende il Gruppo Locale all’interno del quale c’è la Via Lattea), si estende
solamente, si fa per dire, per un centinaio di milioni di anni luce.
Riportiamo alcune
esternazioni di Ducrocq: "La
caratteristica forma di gregge delle galassie non è un’illusione. […] La
ripartizione in gruppi non ha obbedito al caso, bensì a una legge. […] È
semplicemente non immaginabile la manifestazione spontanea dell’Ordine. […] Il
fisico oggi sa che nelle cose perfette non esiste il caso".
Il Prof. Alfven di
Stoccolma, nel suo libro "Cosmologia e Antimateria", parla di
supersistemi galattici, le cosiddette megagalassie, e Charlier ammette nel suo
scritto "Modello dell’universo" perfino l’esistenza di sistemi
stellari concordanti con Lorber "in gradini quadruplicati".
Secondo P. Von Der
Osten-Sacken, p.e. nello zodiaco della vergine, si trova un grandissimo ammasso
galattico. Egli afferma: "Si
stima che dentro vi si trovino circa 3000 galassie. […] Nel gran carro, a
distanza di 650 milioni di anni luce, si trova un ammasso più piccolo di circa
300 galassie".
Nel suo scritto
"Dio – uomo – universo" lo scienziato francese Bivort de la Saudèe
scrive: "Le
galassie sono ordinate in gruppi e amassi. Così il nostro sistema della Via
Lattea si trova in un gruppo di circa 15 membri; esso si chiama gruppo locale.
Probabilmente questo gruppo locale è soltanto una parte di un sistema molto più
grande, una supergalassia. All’osservazione odierna si osservano molti di tali
grandi sistemi che a volte contengono più di 100.000 singole galassie". Si ritiene però che nel tempo, con strumenti sempre più
sofisticati, questo numero sia destinato ad aumentare.
Il numero totale
delle galassie, secondo le dichiarazioni di Pascal Jordan, è oggi valutato in
10 miliardi. Queste sono cifre davanti alle quali la forza d’immaginazione deve
capitolare, ma nonostante tutto, secondo le comunicazioni riportate tramite
Lorber, si tratta solamente di galassie facenti parte esclusivamente del nostro
Globo Involucro. Un gran numero di astronomi ha già da lungo tempo supposto
che, oltre a questo nostro universo visibile, ne potrebbero esistere ancora
altri.
Nel 1963 il giornale
"Scienza naturale Rundschau" riferisce che il fisico P. F. Brown ha
ipotizzato, nella rivista inglese "Nature", la possibile ipotesi di
un infinito gran numero di universi; concetto che eguaglia le dichiarazioni di
Lorber di «incalcolabili Globi Involucro». – Secondo Brown, ogni settore del
cosmo contenente tutte le infinite costellazioni, può essere considerato "come l’enorme
elettrone di un elettrone immediatamente superiore, senza che sorgano contraddizioni
sulle leggi in vigore della fisica teorica".
Nel 1969 il
presidente dell’Unione internazionale di astronomia, Prof. Heckmann di
Santiago, diede da pensare che all’uomo non fosse stato dato di comprendere la
totalità del cosmo, il quale si lascerebbe compenetrare sempre solo
parzialmente. Egli, con la sua esperienza dell’universo osservabile con metodi
astronomici, si esprimeva così: "Gli astronomi devono riconoscere che, per
quanto riescano ad allargare la portata dei loro telescopi ottici oppure con
altra tecnologia simile a quella dei radio-telescopi, vedranno sempre soltanto
una minuscola parte del cosmo".
Lorber alle
dichiarazioni menzionate ha anticipato ancora quanto segue:
«Ognuno di questi
complessi di soli e universi mondiali – che si muovono in orbite ampissime
intorno a un Sole-centrale primordiale, nella più profonda lontananza di tutti
questi universi di soli – è circondato da un involucro solido attraverso il
quale nessuna essenza materiale può penetrare. Quest’involucro consiste di una
materia simile al diamante, trasparente e, all’interno, è estremamente liscio
come uno specchio. Ora tutta la luce che scaturisce dai molti innumerevoli soli
e non viene raccolta da nessuna terra né alcun sole, viene poi raccolta da
questo involucro e di nuovo riflessa indietro» [I.a.C. – II/300,6].
L’astronomo Faust si
avvicina abbastanza concretamente a questa esposizione. Egli scrive: "Se l’universo,
come noi lo possiamo esplorare, è veramente finito, curvato in sé (come lo sosteneva Einstein – n.d.a.), allora c’è la
probabilità che, oltre a questo, esistano ancora altri universi (leggi Globi Involucro, – n.d.a.). Tuttavia, un essere
intelligente, facente parte di un universo curvato in se stesso, mai potrà
venire a conoscenza dell’esistenza di un altro universo finito, simile a quello
da cui proviene lui".
Anche l’astronomo
Jakob Korn ha dichiarato che il cosmo nella sua universalità non è osservabile,
aggiungendo: "Gli
astronomi conoscono molto bene la problematica dei limiti della
cosmologia".
L’esagerata potenza
di cifre quasi non più afferrabile, comunicata dalla moderna astronomia sulla
grandezza del cosmo, comincia a corrispondere alle dichiarazioni e alle
categorie di pensiero espresse nella Nuova Rivelazione, che così risulta
veritiera in maniera veramente stupefacente.
*
I Quasar,
ovvero immensi soli-centrali
Se gli astronomi
negli anni venti e trenta del secolo scorso furono molto sbalorditi dalle nuove
conoscenze sulla grandezza del cosmo, si ebbe a ripetere una cosa simile quando
nel 1961, con l’aiuto di un nuovo radio-telescopio, furono scoperti soli
giganteschi, da mandare a gambe per aria ogni passata immaginazione delle
possibili grandezze delle stelle. Le grandezze e potenze di luce di questi
nuovi oggetti appena osservati erano così fantastiche, da far saltare
completamente le opinioni valide affermate fino allora. Secondo i calcoli di
Einstein non poteva esistere nessun sole che fosse cento volte più grande del
nostro; ciò nonostante già nel 1935 furono scoperti soli che avevano un
diametro calcolato di molte centinaia di volte più grande, di peso migliaia di
volte superiore e splendenti diecimila volte più del nostro Sole. Per esempio,
la stella Betelgeuse in Orione ha un diametro 500 volte più grande ed è 17.000
volte più luminosa del nostro Sole. Essi tuttavia non si arrischiarono, come
contestò Wilhelm Martin, di qualificare errate le dichiarazioni di Einstein.
Dall’inizio degli
anni 60 del secolo scorso l’universo non è più esplorato con i soli telescopi
ottici, ma è possibile penetrare l’osservazione molto più profondamente nello
spazio con l’aiuto dei nuovi radio-telescopi. Con questi furono identificati
oggetti di una grandezza e potenza di splendore da togliere il fiato agli
astronomi. Le stelle giganti conosciute fino allora, al confronto, erano
piccole e insignificanti. Gli oggetti apparvero agli astronomi come misteriosi,
e poiché non si sapeva ancora se erano stelle o galassie, si chiamarono oggetti
‘quasi stellari’, denominati in breve, ‘Quasar’. Occasionalmente sono
qualificati anche come ‘Radiosferuli’.
Quando i
radio-astronomi australiani nel 1961 scoprirono l’esatta ubicazione della
potente fonte radio 3C-147, gli astronomi Maarten-Schmidt e Thomas Matthews
identificarono l’oggetto per via ottica con il telescopio speculare di 5 mt.
sul monte Palomar e lo qualificarono come una stella gigante. La sua radiazione
era maggiore di quella di 100.000.000.000 (cento miliardi) di soli messi
insieme nel nostro sistema della Via Lattea. Fino al 1968 furono trovati col
telescopio di 5 mt. quasi 100 di questi oggetti misteriosi. Tra di loro c’erano
alcuni Quasar che accrescevano sempre di più lo stupore degli scopritori. Il
Quasar 3C-48 p.e. ha una potenza di splendore 150 volte superiore a cento
miliardi di soli della nostra Via Lattea. Il Quasar 3C-273 ha perfino
un’energia supposta di 1000 grandi galassie con 100 miliardi di soli.
L’esistenza di tali soli stava in perfetto contrasto con le osservazioni scientifiche
fatte fino a quel tempo. Ancora una volta il mondo specializzato restò
sbalordito. Agli scienziati mancavano gli esatti superlativi per definire
l’enorme grandezza e potenza di luce di questi oggetti. Una straordinaria
caratteristica di questi Quasar è il forte spostamento verso il rosso che
denota distanze di 6-10 miliardi di anni luce. La determinazione della
distanza, in base allo spostamento verso il rosso e del cosiddetto
effetto-doppler, recentemente è stata davvero messa in dubbio da alcuni
scienziati, i quali non credono si tratti di stelle giganti, ma di galassie.
Un’ipotesi, però, destinata ad avere breve periodo di vita. Dal 1965 sono state
accertate forti variazioni di energia nei Quasar.
Il Prof. Sandage ha
riferito nel "The Astrophysical Journal" di aver scoperto nel Quasar
3C-371, nel breve giro di 24 ore, regolari variazioni di luminosità. Simili
scoperte le hanno fatte anche altri astronomi nei differenti Quasar, come
l’astronomo russo Kardaschew il quale ha riferito di oscillazioni periodiche
fino al 20%. Queste variazioni di luminosità delle stelle sono ben conosciute,
ma nei sistemi galattici sono impensabili.
Stelle di
proporzioni dei Quasar, secondo la precedente teoria astrofisica, non potevano
esistere affatto perché "…pressioni
di radiazione e pressione di centrifuga insieme, escludono in pratica
l’esistenza di stelle con valori superiori a 1032 erg al
secondo". Quindi, solo alcuni
decenni fa non si poteva nemmeno immaginare una fonte di energia che fosse
abbastanza potente da conservare per miliardi di anni una tale intensa
radiazione solare. Solo molto più tardi si giunse all’ipotesi che questa
radiazione può essere prodotta anche dall’energia atomica. Alla tesi
dell’impossibilità dell’esistenza dei Quasar, il prof. Tirala ha sostenuto
quanto segue: “Una
stella gigante, secondo le concezioni di Einstein, dovrebbe essere esplosa da
tempo in pezzi, ma non succede; piuttosto irradia incessantemente un’enorme
quantità di energia".
In passato si
formularono molte ipotesi che erano considerate sicure, e tuttavia dovettero
essere abbandonate perché la realtà dei fatti con le nuove osservazioni
era troppo evidente. È superfluo
addentrarsi nei molti tentativi di spiegazioni e interpretazioni dei Quasar,
perché durante le riunioni degli astronomi, tali enormi soli non riescono a
superare nemmeno il primo round. Per dirla breve, come dice K. Rudzinski: "In nessun campo
si specula tanto, quanto nella cosmologia!".
Jakob Lorber ha
anticipato pure sui Quasar i risultati delle moderne ricerche. Così come ha
descritto l’universo fisico rappresentato nella sua massima estensione con
l’idea di un Grande Uomo Cosmico composto da innumerevoli Globi Involucro, allo
stesso modo ci consente di addentrarci anche nei dettagli dei Quasar. Egli fornisce
una chiara immagine dell’ordine di grandezza enormemente crescente e della
potenza luminosa delle diverse specie di soli-centrali. Alle precedenti
generazioni queste descrizioni dovevano essere sembrate come il prodotto di una
florida fantasia, come una specie di megalomania. Invece i lettori del nostro
tempo, che conoscono gli esiti della ricerca astronomica, accetteranno le
seguenti previsioni di Lorber con cognizione, e forse diventeranno anche
attenti.
Lorber scrive che
ogni regione di soli (galassia) ha un Sole-centrale:
«Questo
Sole-centrale è sempre tanto grande che supera le dimensioni fisiche dei soli
planetari orbitanti intorno ad esso di cento volte o perfino di mille volte, e
addirittura milioni di volte; esistono, infatti, ammassi più grandi e ammassi
più piccoli». […] «Ma come aumentano le dimensioni di tali soli
centrali, così aumenta anche la loro luce» […] «Se il diametro p.e. di un Sole-centrale planetario è di un
bilione di miglia terrestri (1 miglio tedesco = 7,4 km) allora il
diametro di un Sole-centrale galattico è milioni di volte il diametro di un
Sole-centrale planetario. In un tale Sole-centrale galattico la luce aumenta
poi ancora di milioni di volte, a volte perfino di bilioni di volte, in
rapporto alla sua grandezza» [I.a.C. – II/298,4-7].
Questo è
sorprendente, ma ascoltiamo cosa hanno scoperto ai nostri giorni degli
astronomi competenti e cosa hanno da dire. Il Prof. Sandage dichiara: "Valutate a grandi
linee, le radiazioni emesse da CTA-102 sono cento bilioni di volte più potenti
dell’energia del nostro Sole". Una
simile potenza di luce fu constatata anche nel Quasar 3 C-273 B.
Che esistano stelle
tali da riuscire a produrre potenze di radiazione di 1046 erg al
secondo, appare agli astrofisici straordinariamente inconcepibile. In ogni
caso, non basta la reazione della fusione dell’idrogeno supposta per spiegare
questa smisurata emanazione di energia. Non esiste p.e. nessun modello fisico
plausibile col quale si possa spiegare tale enorme espressione di energia, né
tantomeno dimostrare le supposizioni dichiarate sulla composizione delle
stelle/soli basate sulla sola osservazione del nostro astro tramite filtri
schermanti l’enorme luce.
Gli scienziati sono
anche costernati nel constatare che questi oggetti, che prima erano considerati
come piccoli e insignificanti soli della nostra Via Lattea, secondo gli
ultimissimi risultati della ricerca si troverebbero centomila volte più
lontani, vale a dire lontani molti miliardi di anni luce da noi nel cosmo. Non
senza motivo l’astronomo H. Fahr dice che "…forse tutte le nostre immaginazioni del
cosmo devono essere riviste, poiché ciò si rende necessario dalle osservazioni
sperimentali".
Come scrive Wilhelm
Martin, generalmente gli astronomi esitano ancora a trarre dalle osservazioni
delle conclusioni definitive. Nondimeno le opinioni di alcuni scienziati si
avvicinano sempre più decisamente alle dichiarazioni di Lorber, sempre più
supponendo un nucleo nelle galassie come un gigantesco Sole centrale e non come
un ammasso di numerose stelle singole in uno spazio limitato.
Così spiega p.e.
l’astronomo russo V. A. Amberzumian in Erivan (Armenia): "Per quanto molte
cose siano ancora da spiegare sui Quasar, in ogni caso si deve comunque essere
convinti che i nuclei delle galassie hanno un più grande significato per il
processo di sviluppo delle grandi regioni mondiali (galassie) di quanto si è pensato finora. Pare che
l’evoluzione di una galassia provenga da un nucleo di una massa e densità straordinariamente
grande".
Anche gli astronomi
americani Hoyle e Fowler suppongono che i nuclei delle galassie non consistano
per nulla, come ovviamente è stato supposto finora, da singole stelle, ma da
una megastella, proprio da un Quasar di circa 100 milioni di masse solari.
La scoperta del
Quasar M-82 rese chiaro questo per la prima volta. Già nel 1964 si riconobbe
che il centro di nebulose a spirali (galassie) non è più articolato in singole
stelle, ma che questo consista in una singola formazione stellare. Con
l’osservazione della galassia Andromeda, vicino alla Via Lattea (M-31), si poté
stabilire quanto segue: "Questa
regione molto luminosa con l’estensione di appena 40 anni-luce, che fotografata
con breve esposizione appare a forma di stella, ruota a una velocità di più di
80 km/sec. […]
Questo
straordinario risultato", così
continua, "è
tanto rilevante, perché possiamo presumere che la galassia Andromeda non
rappresenti un’eccezione, ed è possibile che la stessa cosa avvenga anche nel
nostro sistema della Via Lattea".
Di questo, infatti,
esistono conferme indiziarie da un po’ di tempo. Dopo precedenti tentativi di
individuare otticamente il nucleo della nostra galassia, tentativi che
fallirono, gli astronomi E. Bedlin e G. Neugebauer della California Institute
of Technology, riuscirono a stabilire, attraverso l’osservazione delle
radiazioni infrarosse emanate dal sistema della Via Lattea, che il nucleo della
stessa corrispondeva ad una massa di 30 milioni di soli.
Un altro processo
che recentemente è stato osservato nei soli-centrali è stato altrettanto
descritto con precisione da Lorber. Il prof. Allan Sandage fece rilevamenti
dell’M-82, i quali mostrarono che dal nucleo esplodevano grandi nubi di gas
turbolenti. In quest’oggetto, che era stato annoverato erroneamente alla nostra
Via Lattea, si poteva distinguere chiaramente un nucleo e un lungo raggio che
sembrava come emesso dalla stessa stella. Egli annotò che anche la gigantesca
M-87 nella costellazione della Vergine emette protuberanze nello spazio: "…figure luminose
che sono così lunghe come intere galassie ".
Recentemente gli
astronomi Shaffer, Cohen, Jauncy e Kellermann hanno costatato, secondo una
relazione di "Zeit" del 21 luglio 1972, che anche dal nucleo delle
galassie Seyfert 3C-120 sono espulse nubi gassose. Le crescenti osservazioni,
presso molti astronomi, non lasciano più nessun dubbio che nel nucleo delle
galassie, cioè nei giganteschi soli-centrali, viene creata nuova materia.
Ancora una volta
molti degli astronomi che si sono trovati davanti alla nuova situazione non
hanno saputo interpretare questo fenomeno. Alcuni hanno creduto si trattasse di
una ‘Nova’, sebbene esplosioni di Nove durassero soltanto alcune ore o, al
massimo, pochi giorni. Altri hanno ritenuto i fenomeni osservati come reazioni
a catena di esplosioni di stelle. Questa teoria è stata rifiutata
dall’astronomo D. Sidney Van der Berg dopo approfondite ricerche e dopo aver
sostenuto l’opinione, in base a fotografie nel nucleo del Quasar M-82, che
l’espansione delle nubi di materia risultava dalla pressione della radiazione
di una stella molto calda e molto grande. Questa tesi fu sostenuta con l’aiuto
di un rivelatore realizzato dal Prof. Josef Weber in quattordici anni di
lavoro. Con questo strumento potevano essere misurate le onde gravitazionali
emesse dalle stelle. Spesso la reazione dei rivelatori era doppia quando la
loro massima sensibilità era diretta al nucleo della Via Lattea. Dunque,
soprattutto là risultano più forti le onde gravitazionali registrate.
*
L’origine
delle stelle, dei pianeti e dei satelliti
In un rapporto del
1970 fu affermato, e poteva essere considerato per certo, che "…nel nucleo delle
galassie avvengono straordinari cambiamenti cosmici. […] Forse qui accadono
anche processi generativi stellari".
– Per Ducrocq è certamente chiaro, poiché afferma: "Le stelle
emettono dunque, nelle diverse fasi del loro sviluppo e a ritmi differenti,
materia nello spazio". – Tale e
quale si esprime Osten-Sacken: "Si può supporre che nelle vicinanze dei nuclei si formino
dei soli".
Queste vedute si
accordano precisamente con le comunicazioni della Nuova Rivelazione. Lorber
riferisce di questi processi e li descrive come nascita di soli dal corpo di un
Sole-centrale (Quasar) come segue:
«Su quest’immenso
Sole brucia il gas più puro, e questo deve essere esistente in sovrabbondanza
nei grandi gasometri nel sottosuolo» [I.a.C. – II/298,15]. –
Questi gas, secondo
Lorber «…vengono proiettati fuori nell’infinità come potenti sfere infuocate.
[…] In una qualche profondità dello spazio esse diventano poi dei soli nella
regione di un Sole-centrale».
Questa descrizione
della Nuova Rivelazione corrisponde anche alla teoria dell’universo costante
nel tempo, sostenuta dal noto astrofisico Fred Hoyle. Questa cosiddetta
"Steady-state-theorie" suppone una continua rigenerazione di nuove
masse cosmiche. – Anche secondo le indicazioni di Pascal Hordan, in accordo con
le comunicazioni della Nuova Rivelazione, dalle nubi di plasma espulse (gas) "sorgono
continuamente nuove stelle".
Tramite la Nuova
Rivelazione è possibile non solo riuscire a capire certi fenomeni davanti agli
occhi del corpo, ma spesso le spiegazioni ci consentono di accedere a immagini
spirituali tramite le quali possiamo capire il perché di certi fenomeni che,
con gli strumenti terreni, mai potremmo ottenere. In una di queste spiegazioni
viene riferito da un osservatore nell’aldilà, per suo insegnamento, come
avviene la nascita di un Sole-centrale galattico espulso da un Sole-centrale
primordiale:
«Robert contempla ancora un po’ questo sole e poi
dice: “Posso guardare quanto voglio, ma non approdo tuttavia a nulla! Un’onda
di luce ne sostituisce un’altra. I giganti di fuoco sembrano nuotare
tutt’intorno in questo mare di luce, piuttosto che camminare su un qualunque terreno
solido. Vorrei solo vedere da dove prendono le loro sfere incandescenti e come
queste vengono formate così perfettamente rotonde come se le avesse tornite un
artista tornitore. Ah! Che cosa succede ora là, assai lontano da qui? Parecchi giganti di fuoco puntano in alto un
tubo immensamente grande. Questo ha comunque un’apertura grandissima, ma i
giganti l’allargano ancora di più. Tutto il tubo deve essere di una massa molto
malleabile, altrimenti sarebbe difficile dilatarlo così. Ora sembra che abbia
raggiunto la giusta larghezza. Perbacco! Questo deve avere, secondo la misura
terrena, un’ampiezza immensa, poiché ora alcune centinaia di questi giganti
stanno intorno al tubo dove tra loro c’è una distanza abbastanza grande, per
cui più di venti giganti vi potrebbero trovar posto. Che cosa succederà adesso?
Ora vedo che i giganti aprono la loro bocca, dalla quale sgorgono svariate
forme di luce. Che cosa significa?”. – Dico Io: “È il linguaggio di questi
esseri. Ora si comunicano l’un l’altro che presto nascerà un Sole-centrale, il
cui Sole porterà in sé intere galassie. Lo vedrai salire presto dall’ampia
apertura. Ora fa attenzione!”. – Robert guarda e ora vede anche un’immensa
sfera di luce che si alza in volo dal grande tubo e si allontana a grande
velocità in linea retta dalla superficie del sole. Meravigliandosi di tale
fenomeno, Robert dice: “Amico, sul serio questo non è niente di piccolo! Ora
abbiamo assistito con i nostri occhi immortali alla creazione di un
Sole-centrale che non dovrebbe essere uno dei più piccoli tra loro. Esso è
destinato a servire come Sole-centrale galattico, intorno al quale si
muoveranno, nei tempi dei tempi, trilioni di mondi e prenderanno da questo,
luce, calore, vita e nutrimento. Ah, questo è un grande avvenimento! Ma dove
verrà collocato ora questo sole? In quale regione inizierà il suo grande
percorso? O Signore! Queste sono cose delle quali perfino gli arcangeli più
grandi devono tremare, pieni di profonda venerazione! Qui si vede letteralmente
come nascono nuove creazioni sotto la Tua visione, quali grandi dimore per
miliardi di esseri liberi che un giorno le abiteranno. O Signore, questo è
troppo per noi, piccolissimi spiritelli!”» [I.a.C. – II/300,1-4].
Per quanto riguarda
la nostra Terra, anche su questo viene rivelato da Lorber che non è stata
espulsa dal nostro Sole, ma dal gigantesco Sole-centrale primordiale del nostro
Globo Involucro. Il messaggio dice letteralmente:
«Questa Terra si
trova in condizioni del tutto particolari. Essa, nella sua qualità di pianeta,
appartiene ora veramente a questo Sole, ma a stretto rigor di termini non ha
avuto la sua origine da questo Sole, e ciò contrariamente a tutti gli altri
pianeti, ma essa originariamente deriva dal Sole-centrale primordiale» [G.V.G. – IV/106,8].
Si tratta della
stella Regulus nella costellazione del Gran Leone, la cui distanza
incalcolabile che la separa dalla Terra, agli astronomi terrestri la rende
visibile come un puntino.
Nei primi secoli era
ovvia l’opinione degli astronomi che la Terra dovesse provenire dal nostro
Sole. Oggi c’è la certezza che questa teoria non è più sostenibile. Gli
scienziati hanno già riconosciuto quanto segue: "L’opinione diffusa che la Terra
sia fatta di materiale solare è falsa. Il nostro pianeta per più della metà è
costituito da elementi pesanti (ferro,
nichel, rame, zinco, piombo, uranio, – n.d.a.) che
non sono presenti nel Sole. […] La diversità della composizione chimica fa
escludere che la Terra si sia formata da un frammento del Sole. […] La
temperatura del Sole è troppo bassa, e lo è sempre stata, per garantire la
formazione di elementi pesanti che costituiscono gli elementi essenziali del
nostro pianeta. La Terra trae origine sicuramente da un’altra stella almeno
dieci volte più grande. Solo una Supergigante, infatti, sviluppa quel
calore che è necessario per generare i novantadue elementi presenti nel nostro
pianeta allo stato naturale".
Questo suo percorso
attraverso l’universo, nei milioni di anni, dimostra il motivo per cui la Terra
avrebbe attraversato un periodo di intensissimo freddo con una glaciazione le
cui cause i geologi non potranno mai spiegare, poiché non sarebbe mai potuta
avvenire se la Terra fosse rimasta da sempre nella sua orbita solare: – Così,
anche in questo caso, una teoria che appariva originariamente valida e sicura
si è rivelata un errore, e l’opinione scientifica è messa alle strette con le
affermazioni della Nuova Rivelazione.
*
Quanto è
grande il cosmo o universo?
Se le affermazioni
degli astronomi lasciano presupporre un universo grande al di là di ogni
possibile comprensione, a una simile domanda che ciascuno di noi si è posto,
certamente la risposta è che esso è certamente infinito, e tuttavia nel nostro
interiore si accalcano continuamente ulteriori domande, perché il nostro intimo
non riesce a soddisfarsi con le risposte che gli eruditi scienziati continuano
a dare. Anche su questo argomento è possibile trovare una risposta nella Nuova
Rivelazione:
«“Tu, o Matael, conosci bene le costellazioni degli antichi egizi, e anche
la stella Regulus nel gran Leone ti è perfettamente nota! Come appare essa ai
tuoi occhi? Ecco: un puntino luminoso; e tuttavia laddove essa si trova nello
spazio, è un corpo solare tanto grande che un fulmine, che pure in quattro
istanti percorre una lunghezza di 400.000 Feldweg[25],
per coprire la distanza tra il suo Polo nord e il Polo sud impiegherebbe più di
un trilione di anni terrestri secondo il sistema di calcolo arabo antico che ti
è noto! Il suo nome vero e proprio è Urka, o meglio Ouriza, (il primo sole del nostro Globo Involucro, ovvero l’origine della creazione
di tutti gli eoni di eoni[26] di soli
inclusi in esso, di una estensione quasi infinita). Un tale immenso sole è l'anima, ovvero il punto centrale di gravità
di un globo involucro, che però in sé quest’ultimo non costituisce che un nervo
dell'immenso Uomo cosmico. Ora, un tale Uomo cosmico, di nervi simili ne ha
certamente all'incirca tanti quanti sono i granelli di sabbia e i fili d'erba
sulla Terra. Tutto intero quest’immenso Uomo cosmico non costituisce alla fine
che un certo periodo della Creazione, dal suo inizio fino al termine del suo
completamento spirituale. Un Urka, dunque, e ancor più di tutto un intero globo
involucro, sono già due cose del tutto ragguardevolmente grandi, ma
inconcepibilmente ancora più grande è quell’immenso Uomo cosmico formato
dall’insieme di tali innumerevoli mondi; ma tutto ciò, che cos’è al paragone
dello Spazio eterno e infinito? Ebbene, esso equivale ad un nulla! Infatti,
tutto quello che è necessariamente limitato, quantunque in sé sia infinitamente
immenso per i vostri concetti, viene ad essere un nulla in rapporto allo Spazio
infinito, in quanto tra l'uno e l'altro non vi è la possibilità di una relazione
numerica esprimibile. E ora, Mio caro Matael, Io ti domando: “Dopo quanto è
stato detto, cominci un pochino a scorgere dove veramente, proseguendo così,
andrà a finire la faccenda?”. – Risponde allora Matael: “O Signore, sì, certo
che intuisco dove andrà a finire la faccenda! Ma intuisco anche che, non
fermandomi, finirò quasi con lo smarrirmi e col dissolvermi interamente!
Infatti, la Tua eterna Potenza e Grandezza, l'infinità dello spazio e
l'eternità del tempo mi inghiottono del tutto. Qualche bagliore certamente c'è
nella mia mente, tuttavia se abbia giustamente compreso quello che Tu, o
Signore, per così dire, hai alitato con la Tua bocca, io naturalmente non lo
posso precisare. Intravedo a mala pena che il Tuo passato, pur facendo ricorso
al sistema arabo dei numeri, non è costituito soltanto da decilioni o da eoni
di simili periodi creativi, ma intuisco che questi periodi creativi sono
assolutamente incalcolabili! Se, a cominciare dal periodo presente, cominciassi
a contare procedendo a ritroso, col mio contare non finirei mai più, e in
eterno non mi sarebbe mai possibile arrivare a quel periodo creativo del quale
si possa dire che sia stato il Tuo primo! In breve, Tu non hai mai avuto
inizio, e per conseguenza non è possibile che abbiano avuto mai un inizio
neppure le Tue creazioni, e per quanto anche lo spazio eterno ne possa
contenere, tra le tante non c'è nessuna Creazione della quale si possa dire:
‘Ecco, questa è stata la prima! Prima di questa, nulla è stato creato!’.
Infatti, dietro a questa che dovrebbe essere la prima, di nuovo c'è sempre
ancora un'intera e completa eternità! Ora, data la Tua Essenza sempre uguale,
che cosa avresti fatto durante questo tempo? Nello spazio infinito possono
trovar posto anche infinite Creazioni, e se anche la distanza tra l'una e
l'altra è infinitamente grande, ciò non vuol dire affatto niente, perché nello
spazio infinito c'è abbastanza posto per tutte le cose, siano queste pure in
numero infinito, ed eternamente vi sarà posto ancora per eoni di eoni di cose,
e così avanti in eterno per incalcolabili altre. Ma le cose future non
contribuiranno affatto in un certo qual modo ad aumentare di qualcosa quelle
già esistenti dall'eternità, perché una quantità incalcolabile, infinita, non
potrà mai essere capace di aumentare, dato che essa è già di per sé una
quantità infinita. È vero che se io comincio ad enumerare questi periodi
dall'unità, tale quantità aumenterà di uno, come certo potrà essere aumentata
sempre di uno nei futuri tempi, o eternità di eoni, ma se il numero che precede
il periodo attuale è già comunque senza fine, non è più assolutamente
immaginabile un aumento della quantità stessa! Le nuove creazioni contano,
ciascuna presa a sé, certo qualcosa, ma aggiunte a quelle in numero infinito
che le precedettero, esse sono come un nulla assoluto. Questo è il concetto che
ho potuto formarmi e che sembra annientarmi sotto l'immensità del suo peso”»
[G.V.G – IV/254].
*
La nostra
Terra
Se per ciò che
riguarda il cosmo le rivelazioni di Lorber sono in un certo senso frammentate
nella moltitudine delle pagine scritte, diverso è l’insegnamento riguardante la
Terra, poiché per questo egli ricevette una notevole mole di pagine, nelle
quali il pianeta viene spiegato nella sua macro costituzione fisica e nelle sue
componenti spirituali che governano invisibilmente quelle fisiche. Qui di
seguito ne citiamo solo alcune nell’essenziale:
«La Terra dunque è un essere organico, anzi anche animicamente vivente,
altrettanto quanto lo sei tu e come lo è ciascuna creatura che respira, vive e
si muove nello spazio sconfinato della Creazione. L’esperienza, tuttavia, ti
avrà insegnato che gli escrementi e i rifiuti del corpo umano, come pure quelli
degli animali e vegetali, possono benissimo essere impiegati come concime dei
campi, dei prati e delle vigne; e adesso ti dico che ciò che è l’escremento
animale in piccole proporzioni, è altrettanto simile l’escremento della Terra
in proporzioni grandi. A stretto rigore, tutto il suolo terrestre fertile, e
comunque anche le montagne e i mari, non sono che un escremento del corpo
terrestre, poiché tutto questo è sorto tramite il fuoco interiore vitale della
Terra, certo però già da periodi di tempo inconcepibilmente lunghi, e ciò che
vi è convogliato fino alla sua superficie, come sarebbe a dire lo zolfo, la
pece, il sale, l’acqua e le moltissime specie di minerali e metalli, serve
tutto per la formazione del terreno fertile, senza il quale né una pianta, né
un albero, nemmeno ancora un animale o addirittura un essere umano potrebbe sussistere.
Ma se la Terra per mezzo dei propri organi e pori produce ed espelle quello
che, secondo l’ordinamento sapientissimo del grande ed eterno Creatore, ha
dovuto produrre ed espellere già da tempi inconcepibilmente lunghi, tutto ciò
non lo si può chiamare cattivo, anzi è molto buono» [G.V.G.
– VII/114,4-7].
Se all’uomo riesce
difficile comprendere come deve essere considerata la Terra sotto l’aspetto
della sua costituzione fisica, cioè come un grande animale, è perché noi
uomini, in rapporto alla sua grandezza, dobbiamo considerarci come dei
microrganismi. In questi ultimi anni, sebbene numerose sonde per lo studio
della meteorologia ruotino attorno al
pianeta tramite cui è possibile capire alcuni fenomeni atmosferici che
avvengono sulla superficie, nulla è possibile sapere di cosa avviene sotto di
questa, dalla quale, se non fosse per l’eruzione dei vulcani e degli effetti
dei terremoti, qualunque ipotesi sarebbe cosa insensata. Il riuscire a
perforare il suolo alla ricerca di giacimenti, fino a poco più di 10 km,
rappresenta comunque, nel rapporto con i 12000 km del diametro medio, solo una
scalfittura, e perciò non è possibile fare nessunissima ipotesi di cosa
nasconde il sottosuolo. Quindi, anche l’accettata teoria di un nucleo ferroso
infuocato all’interno, di cui solo la superficie esterna si sarebbe
solidificata, è completamente priva di fondamento, non potendo dimostrare tale
ipotesi in nessun modo. Tali scienziati piuttosto grossolani, dovrebbero
spiegare pure come sia possibile che tale enorme calore, dopo milioni di anni,
continui a persistere, né come possa restare compressa l’enorme quantità di
vapori sotterranei che ne risulterebbero persistenti, non essendo
giustificabile l’esigua fuoriuscita di vapori nell’irrilevante quantità di
vulcani attivi e fumarole presenti sul pianeta. Nel volume “La Terra”, furono
date a Lorber particolari spiegazioni della composizione interna della stessa e
il perché delle molte manifestazioni fisiche visibili con i nostri occhi, e
queste non sono altro che i risultati degli effetti dovuti ai comportamenti di
spiriti della natura nella loro essenza, vitalità ed evoluzione. Solo a titolo
di esempio facciamo seguire il concetto della ‘milza tellurica’ e l’attività
degli spiriti all’interno della Terra:
«In ogni animale, dopo il polmone, è degna di
osservazione la milza, cioè un
viscere tra i più importanti, che rappresenta il vero focolare in tutti i corpi
animali. Questo viscere è necessario per la conservazione della vita animale
altrettanto come il cuore, lo stomaco e i polmoni, perché senza di essa gli
altri tre organi sarebbero morti in ogni corpo animale. (…) Vedete, come in una
locomotiva costruita con molto ingegno, se non ci fosse il fuoco a scaldare
l’acqua che viene scomposta nei vapori che le danno la forza motrice, sarebbe
una costruzione vana. Allo stesso modo, nel corpo degli animali ci sono dei
meccanismi simili alle locomotive, con l’unica differenza che la loro
costruzione è infinitamente più ingegnosa; ma tutto il loro meccanismo
consistente di numerosissime parti e organi sarebbe vano se non ci fosse in
esso il focolare. Dapprima questo ha il compito di scomporre le parti nutritive
che vi affluiscono e, per propria forza, le spinge poi negli appositi vasi dove
si convertono in sangue; successivamente passano poi al cuore, e da qui infine
giungono alla loro vera destinazione in tutto il corpo. Questo focolare,
chiamato milza nel corpo animale, è composto a questo scopo di una particolare
massa spugnosa, la quale, attraverso un complesso di celle che si susseguono in
tutte le direzioni, è perfettamente adatta a produrre e a conservare in sé il
fuoco elettromagnetico. Esso, più precisamente, viene prodotto tramite lo
sfregamento continuo della massa cellulare e viene poi conservato nei suoi
innumerevoli vasi a forma di borse come in minuscole bottiglie elettriche, in
modo che la massa viene tenuta sempre satura di fluido, per poterne fornire, in
ciascun istante, la parte negativa allo stomaco e la positiva al cuore. Io so
benissimo che tutt’oggi, molti medici e scienziati non sanno ancora che farne
della milza, cosa questa che effettivamente è quanto mai difficile da capire,
perché nessuno è capace di scrutare nell’interno di un animale mentre è ancora
vivo, per rendersi conto di quel che avviene nella milza. Se l’animale è morto,
questo fatto presuppone ad ogni modo che la morte della milza sia avvenuta già
parecchio tempo prima. Comunque vi verrà detto ora che cos’è la milza e a quale
scopo serve. – Noi abbiamo appreso finora che la milza è uno dei visceri più
necessari nel corpo animale, perché essa produce, porta e conferisce a tutte le
altre parti dell’intero meccanismo animale la vera e propria forza motrice. E
come questo viscere, all’apparenza tanto insignificante, è invece uno dei più
importanti nel corpo animale, così del pari esiste anche nella Terra un simile
viscere che, per uguale ragione, si può denominare la ‘milza tellurica’. Questa
milza tellurica, come nel corpo degli animali, è situata vicinissima allo
stomaco; d’altra parte però sta nella più stretta congiunzione organica anche
con il cuore tellurico, perché l’uno, lo stomaco, trae da questo viscere
principale il calore necessario per la digestione; l’altro, il cuore, trae la
sua forza pulsante. Così pure l’attività del polmone dipende più o meno da
esso, quantunque il polmone abbia per metà anche un movimento del tutto libero
che sta in rapporto con la volontà dell’anima. Per questo, in particolare
l’uomo, può respirare a suo piacimento ora rapidamente, ora lentamente. Visto
però che la milza rappresenta anche nel nostro corpo terrestre una delle parti
più importanti per quanto concerne la potenzialità vitale, è più che
giustificato che a questo viscere si dedichi un’attenzione del tutto speciale.
E allo scopo di persuaderci anche da un altro lato di questa verità, noi
passeremo brevemente in rassegna gli effetti che ha la nostra milza tellurica.
– Vedete, tutti i vulcani della Terra non sono altro che canali di scarico,
certo molto insignificanti di questa officina principale, tuttavia possono
fornire una prova abbastanza convincente di quanto succede in questa fucina
principale del corpo terrestre. Questo sarebbe uno degli effetti prodotti sulla
superficie della Terra. Consideriamo poi le numerosissime sorgenti termali le
quali traggono il loro calore ugualmente da questo principale viscere della
Terra – anche se non direttamente, pure certo indirettamente – attraverso
quegli organi del fuoco che stanno in intimo rapporto con questo viscere
tellurico. Osserviamo ancora le nubi e le nebbie, e così pure i venti che le
fanno muovere. Tutto ciò è un prodotto di questo viscere tellurico, perché il
suo principale fuoco centrale compenetra tutta la Terra attraverso innumerevoli
organi e la riscalda in tutte le sue parti in maniera più che sufficiente.
Basterebbe che qualcuno riuscisse a penetrare nell’interno della Terra per poco
più di un miglio tedesco (7,42 km), e ben presto
si persuaderebbe quanto potente sarebbe già lì l’azione di questo apparato
interiore di riscaldamento. Quando dunque l’acqua penetra a una certa
profondità, essa viene in poco tempo sciolta in vapore; questo solleva,
gonfiandola, l’epidermide terrestre che si espande in forma di gas o di vapori
attraverso i pori, i crepacci ed altre cavità della crosta terrestre, e riempie
così l’atmosfera (interna) turbandone
l’equilibrio e generando delle correnti; oppure, se questi vapori acquei o gas
formatisi internamente, quando sono in quantità eccessiva, premono troppo e
cercano violentemente un’uscita, allora viene provocato un terremoto più o meno
forte, e nelle rispettive zone di sfogo si producono uragani devastatori,
trombe d’aria e qualche volta anche di fuoco. Così noi avremmo esaminato un
terzo fenomeno constatabile sulla superficie terrestre che deriva dall’azione
di questo viscere. E appunto in un modo simile trae origine da questo viscere
la mobilità del mare (ben inteso non
quella del flusso e del riflusso, ma ben soltanto quella ondulatoria e
temporalesca) come pure tutte le correnti marine. La medesima provenienza l’ha anche
la salsedine marina, la quale può manifestarsi soltanto in quanto certe
sostanze vengono prima dissolte per mezzo del fuoco e poi convogliate come sale
attraverso innumerevoli organi per rendere salino il mare. Non altra origine
hanno tutte le apparizioni meteoriche nell’ambito dell’atmosfera terrestre,
nonché tutto il potere vegetativo della Terra. Accanto a questi, vi sono sulla
Terra e al suo interno ancora innumerevoli altri fenomeni, i quali hanno tutti
il loro fondamento in questo viscere e che, se si volesse enumerarli, non
basterebbero cento scrivani anche se lavorassero per cent’anni» [L.T. 9,1-15]
Oltre questi
accenni, altrettanto dicasi per l’età della Terra, la cui nascita è considerata
dagli astronomi e dai geologi contestuale a quella del Sole e del sistema
solare, entrambi derivati, a loro dire, dalla contrazione di una nebulosa di
polvere interstellare, così come vengono indicate quelle immagini che si
presentano all’occhio dei telescopi a distanze inimmaginabili. Ipotesi quanto
mai fantasiose, non avendo alcuna possibilità di dimostrazione. L’origine della
Terra, Lorber invece la spiega così:
«La Terra, come mondo, esiste già da un tempo
quasi infinitamente lungo per i vostri concetti, ed ha dovuto subire molti
cambiamenti sulla sua superficie, prima di svilupparsi fino al suo aspetto
attuale. Fuoco, acqua, terremoti e altre grandi tempeste, specialmente nei suoi
primordi, furono i collaboratori che, secondo la Mia Volontà, hanno fatto di
essa quella che è adesso. E affinché continui a sussistere e diventi ancora più
idonea al temporaneo nutrimento di un numero molto maggiore di uomini e di
altre creature, dovranno agire ancora in essa, su di essa e sopra di essa, nel
giusto fabbisogno, fuoco, inondazioni, terremoti e piccole e grandi tempeste»
[G.V.G. – VIII/70,6].
Su questo, Lorber ci
dà una significativa ed esauriente dimostrazione della vitalità della Terra e
della sua costituzione interna, e nel contempo spiega la causa della variazione
della direzione del vento, della brezza in alcune ore del giorno e dell’origine
dei temporali, fino ai grandi cicloni che si originano sul mare, in particolar
modo in alcuni punti del grande oceano:
«… Per cui non dovrebbe essere nuovo il
concetto che questa Terra, come pure ogni altro corpo mondiale, abbia una vita
organica animale, e perciò manifesta tutte quelle funzioni con i fenomeni
naturali della vita organica animale per se stessa. Essa in primo luogo deve
essere nutrita, e ciò come all’incirca un grande animale, e per conseguenza è
provvista di un cuore, di polmoni, di milza, di fegato, di reni e di stomaco;
detto in breve, deve avere corrispondentemente tutti quegli organi interni che
sono necessari a un animale perfetto per vivere. ...» [G.V.G. – VIII/96,5].
«… Dunque la Terra respira: sei ore impiega per
inspirare e sei per espirare. Un tale inspirare ed espirare viene percepito su
tutta la Terra quattro volte al giorno con una periodica corrente d’aria che
anche se viene prodotta nello stesso momento su tutta la Terra, non può essere
percepita simultaneamente sulla sua superficie, poiché non può essere nello
stesso tempo mezzogiorno e mattino, sera e mezzanotte in seguito alla sua
rotazione quotidiana intorno al proprio asse ...» [G.V.G. – VIII/96,6].
«…Il vento che ora spira, deriva appunto, quale
manifestazione vitale, da una di tali inspirazioni della Terra; però non devi
intendere che ciò derivi dalla bocca o dal naso della stessa, come un fiato
espulso attraverso questi canali e che qua sia arrivato dal Polo nord o dal
Polo sud. Questi venti nascono piuttosto perché la Terra, con il suo inspirare,
si gonfia in maniera alquanto sensibile sotto i mari, che sono la sua parte più
tenera, e si espande in modo che il mare salga dappertutto di alcune spanne;
mentre nell’espirare, la Terra si restringe e si contrae. Il mare, a sua volta,
si abbassa nella stessa misura in cui è salito durante l’inspirazione. E vedi,
questo scendere e salire del mare porta con sé poi anche il movimento periodico
dell’aria atmosferica che circonda la Terra, e che tu percepisci come vento. Il
vento, infatti, non è altro che un allontanarsi più o meno impetuoso dell’aria
sotto forma di corrente, cosicché anche la violenta burrasca non è nulla di
diverso. Però, le cause attraverso le quali l’aria viene tramutata in corrente possono
essere diverse, ma per elencarle e descriverle tutte sarebbero necessari
parecchi giorni» [G.V.G. – VIII/96,8].
*
I terremoti
A voler considerare uno dei fenomeni della natura più attuali che miete
vittime innocenti e può colpire qualunque punto del nostro pianeta, destando
continua apprensione quando si manifesta non previsto in particolari zone, è
quello dei terremoti. Anche in questo caso le affermazioni dei ricercatori
naturalisti che si definiscono tali perché professori universitari o appartenenti
a cattedre di ricerche scientifiche, spaziano su supposizioni non sempre
concordanti, le quali in tempi recenti identificano il fenomeno sempre più
spesso legato allo spostamento di placche tettoniche dovute alla deriva dei
continenti sulla massa infuocata e liquida dell’interno della Terra ,le quali
si allontanerebbero o si avvicinerebbero alla velocità di qualche centimetro
all’anno. Affermazioni queste che non trovano alcun riscontro con le
spiegazioni dall’Alto contenute nella Nuova Rivelazione, e proprio dal Cielo
tutte le loro teorie sono messe al muro, poiché quale causa dei terremoti è
invece tutto un mondo spirituale invisibile all’occhio umano, che esplode nella
sua vitalità, quasi a voler gridare a tutti noi: "Apri gli
occhi, o tu acuto osservatore, e in tutte le cose cerca solo ed esclusivamente
lo spirituale!". Riportiamo quindi ciò che ci è stato rivelato, la cui essenzialità può
essere considerata alla pari delle particelle subatomiche scoperte:
«Esistono
ancora molti fenomeni nella natura, tanto nel grande quanto nel piccolo, del
cui vero motivo nessun cosiddetto naturalista si è mai sognato qualcosa. A tali
fenomeni appartengono per esempio il magnetismo del Polo nord, l’aurora
boreale, il fulmine, come poi anche le cosiddette ‘formazioni improvvise’,
qualcosa di simile sono le stelle cadenti, le nuvolette nel purissimo cielo
blu, le formazioni cristalline, inoltre il flusso e riflusso del mare, le
oscillazioni della Terra, un tremare prolungato della stessa, come anche
violente scosse le quali, come ve lo dimostrano numerosi esempi ed esperienze,
hanno già rovinato completamente intere regioni in pochi secondi. A questi
fenomeni appartengono anche le frane, le grandi valanghe terrestri, spesso
interi sprofondamenti di montagne e isole, e ancora: lo spaccarsi della terra,
il disseccarsi delle sorgenti, l’esaurirsi dei pozzi, l’accentuato arretramento
del mare e, in tali occasioni, il frequente prorompere di fumo e fuoco dagli
abissi della Terra. Di simili fenomeni ve ne sono ancora d’innumerevoli, una
parte dei quali è già stata osservata, un’altra parte però non è ancora stata
osservata da nessuno (anno 1840). Tuttavia, di tutti questi fenomeni
insoliti ed eccezionali appena menzionati, vogliamo oggi esaminare più da
vicino solamente il terremoto, come anche le oscillazioni della Terra e le
scosse della stessa, e anche parecchie cose che sono in relazione con questi.
Il cosiddetto terremoto non è un fenomeno esistente proprio di per sé, ma è
soltanto la conseguenza di una scossa tellurica formatasi in un qualche punto
malfermo della Terra, scossa che viene causata nel modo seguente: nelle
profondità più interne delle formazioni della sostanza terrestre si trovano,
proprio come nel corpo di un animale, per così dire, delle ‘viscere’. In esse però,
come già menzionato, attraverso ogni parte della Terra fino al punto centrale
della stessa, sono ovunque esiliati innumerevoli eserciti di spiriti una volta
caduti, ai quali, secondo il Mio Ordine, è dato a tutti un certo tempo per la
loro rinascita. Ebbene, quando in un qualunque punto della Terra una qualsiasi
specie umana diviene troppo sensuale e materiale, allora avviene che con la
morte di tali uomini i loro spiriti non passano alla vita eterna (dello
spirito) bensì nuovamente alla morte (nella materia), allora proprio questi
spiriti rientrano nelle profondità della Terra e vengono incatenati come lo
erano prima che nascessero. Vedete, se questo continua a durare a lungo, un
tale punto all’interno della Terra diventa un po’ alla volta sovraccarico. Questi
spiriti cominciano poi a spingersi, a sfregarsi e ad infiammarsi nelle loro
brame maligne. In questo modo però anche quegli spiriti che ancora non sono
nati (in una vita umana) vengono altrettanto risvegliati dallo stato della loro
quiete, facendo esplodere le loro piccole prigioni, scatenando poi, nel loro
offensivo fervore, poderose colonne di fuoco sugli altri spiriti che vorrebbero
distruggere. Gli spiriti già nati e nuovamente caduti, però, s’infiammano
ancora di più, poiché essi credono che un fuoco simile al cosiddetto fuoco
infernale, provenga direttamente da Me come castigo. Allora divampano d’ira
contro di Me e Mi vorrebbero distruggere e annientare insieme al Cielo e a
tutti gli angeli. Quando poi comincia a crearsi una situazione simile, allora
viene subito inviato da Me un angelo portatore di pace e quiete. Questi apre le
cateratte di un qualsiasi grande serbatoio d’acqua sotterraneo; e l’acqua,
diretta dall’angelo, precipita poi rapida come un lampo su un tale punto
ardente d’ira della Terra. Ebbene, quando l’acqua con i suoi spiriti della pace
ha raggiunto un posto simile, questi escono subito fuori dal loro leggero
involucro, s’infiammano contro simili maligne frotte e le castigano con il
fuoco della pace. L’acqua stessa però si dissolve naturalmente nei vapori a voi
noti, ed esercita, attraverso una simile improvvisa espansione con l’aiuto dei
suoi spiriti, una così potente scossa, che nel luogo situato proprio su un
punto simile, i monti, le città, i villaggi e le borgate vengono scossi come
pula e gettati l’uno sull’altro. Ora, in seguito a ciò, all’interno della Terra
sorgono nuove fenditure e crepacci che spesso giungono fino alla superficie
della stessa, nei cui crepacci poi gli spiriti naturali non ancora nati, uniti
agli spiriti pacifici dell’acqua, si lasciano guidare dall’angelo per
l’ulteriore formazione. Invece i maligni spiriti caduti che erano già nati,
rimangono indietro placati nelle fangose paludi formatesi in questo modo.
Ebbene, vedete, questo è il vero motivo delle origini di una tale scossa
tellurica! Ma per ciò che riguarda le cosiddette oscillazioni e vibrazioni che
vengono qualificate con il termine generico di terremoti (sciame sismico),
queste non sono altro che piccole scosse della crosta terrestre necessariamente
prodottesi in seguito all’apertura delle cataratte da parte dell’angelo, come
anche attraverso la caduta dell’acqua negli strati di terra che, in parte,
circondano un simile bacino e, in parte, in tal modo vengono anche distolti
dalla loro quiete. Ovvero, per primo, mediante tale forza superiore gli strati
sotto il bacino quando vengono separati violentemente fino al punto più
instabile; e, per secondo, quando vengono poi anche mantenuti in una lunga
perdurante vibrazione a causa della potente e pesante caduta delle masse
d’acqua. Questo movimento è dunque il motivo delle vibrazioni. Ma per ciò che
riguarda il tremare della Terra dopo una simile potente scossa, tutto questo è
una conseguenza del fatto che gli spiriti dell’acqua, insieme agli spiriti non
nati, si ritirano nei vari nuovi abissi e crepacci del corpo terrestre. Ciò
perché la Terra è stata creata affinché porti nelle sue viscere una stirpe
caduta di spiriti, così che alla fine risorgano in una libera ed eterna vita,
in e proveniente da Me. Finché esisterà da qualche parte sulla Terra una stirpe
ribelle, allora tali fenomeni accadranno sempre più spesso e saranno tanto più
frequenti, quanto più una qualsiasi stirpe umana sulla superficie della Terra
diventerà sensuale e scellerata. Poiché vedete, il fatto che tutto questo sia
vero alla lettera, lo potete riconoscere molto facilmente quando voi in primo
luogo rivolgete il vostro sguardo sull’intera superficie della Terra e
percepite qua e là tali fenomeni in tutto l’orrore della loro furiosa grandezza,
come per esempio la distruzione di Lisbona come anche quella sull’isola della
Giamaica e parecchie simili fino al tempo attuale nella regione del monte
Ararat, che avvenne letteralmente nel senso della Mia odierna comunicazione (14.10.1840), e di cui
quasi fino a voi sono state trovate alcune settimane fa delle tracce non senza
importanza. Perfino in America furono sentite ripetute scosse, causate come
segue: quando un continuo strato sotterraneo di pietre o di terra si trascina
via senza interruzione fino a un punto malfermo, una simile scossa viene
propagata molto in là, nello stesso modo come se voi collegaste insieme
moltissime pertiche e le poteste posare in linea retta su una superficie
estesa. Se poi esercitaste sul punto estremo A, un potente colpo su queste
pertiche comunicanti, allora si potrebbe percepire questo colpo nello stesso
istante ancora in modo molto considerevole sul punto estremo B dove terminano
le pertiche. In questo modo un simile colpo può essere percepito quasi nello
stesso tempo perfino in regioni molto distanti. Ma nonostante tali percezioni
siano conseguenze naturali, esse non sono comunque da considerarsi
esclusivamente come tali; tuttavia, se fossero inopportune, allora potete ben
immaginare che impedirle per Me sarebbe cosa facile; ma poiché per il Mio Amore
e per la Mia Sapienza esse sono utili, allora vengono piuttosto guidate sotto
tali luoghi come messaggeri ammonitori su cui si trovano uomini che sanno di Me
appena qualcosa di più che gli alberi in un bosco. Tali messaggeri dicono
allora agli uomini dimentichi di Dio che Io non sono ancora morto, ma esisto in
tutta la Mia Potenza e Forza; e qui è sufficiente anche solo un cenno assai
lieve da parte Mia, allora anche a tali luoghi della Terra a cui venne dato un
simile avvertimento può capitare com’è capitato alla regione dell’Ararat.
Poiché vedete, in una profondità di appena ventimila klafter, anzi in alcuni
luoghi ad una profondità di appena duemila klafter, il vostro paese chiamato
Stiria è solcato da parte a parte da grandi e molto profondi bacini d’acqua. E
così i vostri monti, tanto quanto la pianura poco estesa, poggiano, per così
dire, galleggiando sulla superficie delle acque sotterranee, e vengono
collegati qua e là con l’interno della Terra mediante masse rocciose simili a
grandi pilastri. Conseguentemente, basta solo che ci sia ancora un’ulteriore
dimenticanza della Mia Essenza, dimenticanza che ora è già manifesta in alto
grado, per poter essere certi del fatto che anche qui Io sono in grado di
produrre subito per voi uno spettacolo degli elementi ancora più grande. – Io
dico: “Guai a quegli uomini che sono costretto a visitare con tali fenomeni!
Questi potranno attendere certo una seconda Creazione prima che possa esser
data loro di nuovo una qualsiasi via per una nuova prova della libertà di vita»
[T.d.n. – 18,1-19].
*
Le basse e
alte maree
Che gli scienziati
non possano andar d’accordo con ciò che proviene dallo spirito – che è verità –
ci vien dato con un esempio semplicissimo che tutti possono verificare, esempio
che dimostrerà quanto lontani siano costoro con le loro affermazioni legate a
un materialismo cieco e a volte impertinente, anche con le cose più basilari,
quando non c’è la necessaria ‘Luce’ dall’Alto. L’argomento, per esempio, è
quello delle maree, le cui cause vengono accreditate dalla scienza alla forza
gravitazionale della Luna, e così insegnata nelle scuole. Teoria questa che,
pur non dimostrabile, persiste purtroppo tra tutti i ricercatori, poiché è ben
certo che questo fenomeno si manifesta ciclicamente ogni dodici ore circa solo
in alcuni punti della Terra in modo molto evidente (fino a 20 metri di
dislivello), mentre nel resto del mondo non c’è alcuna variazione del livello
del mare o al massimo di pochi centimetri, pur ugualmente soggetti allo stesso
‘passaggio della Luna’ ogni ventiquattro ore circa. Eppure, se tutta la fascia
equatoriale della Terra è soggetta alla stessa massima esposizione della forza
magnetica lunare, si domanda: “Perché l’acqua del mare non viene attratta verso
la Luna causando proporzionalmente un’alta marea ogni ventiquattro ore in tutti
i paesi di quella fascia e, a scemare verso il nord e verso il sud?”. Si
domanda ancora: “Se il magnetismo lunare fosse reale, allora perché si
manifesterebbe solo sull’acqua e non anche su tutti i corpi, comportando
proporzionalmente anche una variazione ciclica del peso della materia, che
dovrebbe essere più evidente nella fascia equatoriale? – È evidente che tali
domande debbano far riflettere, poiché il fenomeno delle maree ha tutt’altra
origine. Vediamo di che si tratta tramite la Nuova Rivelazione:
«Che cosa è dunque la respirazione di un
mondo, e perché esiste? Vedete, ogni essere forma una polarità o positiva
oppure negativa. Ma come ogni polarità, ha bisogno della polarità opposta, e
non può formarsi ed esistere di per sé un solo polo negativo o positivo, ma
soltanto uno attraverso l’altro. Vedete, così è anche l’intera vita naturale!
Anche la vostra vita consiste di un polo negativo che è dato per l’accoglienza
del positivo. Ma come può accadere ciò? Per questo motivo: che il polo negativo
viene continuamente stimolato con la respirazione, attraverso la quale viene
messo in atto continuamente un bisogno proporzionato per l’accoglienza del
positivo. […] Di conseguenza, l’alta
e bassa marea non sono altro che la conseguenza della costante inspirazione ed
espirazione della Terra. – Ma in che modo viene effettuata questa inspirazione ed
espirazione? Proprio così come avviene con gli animali, vale a dire attraverso
il continuo bisogno di alimento fresco che si rinnova costantemente quando il
precedente è consumato e in questo modo è diventato nuovamente negativo.
Durante il consumo di viveri, gli organi si posano nuovamente l’uno vicino
all’altro, fino ad un certo grado, dato che cominciano a frizionarsi l’un
l’altro nella propria fame. Dopo subentra immediatamente un satollamento,
attraverso il quale le parti si dilatano naturalmente sempre di più. Quindi da
ciò proviene esattamente il fenomeno nel suo complesso: attraverso il bisogno
di alimento positivo, la bassa marea, e attraverso il satollamento, l’alta
marea. Voi direte certamente: “Se è così, allora dovremmo percepire questo
fenomeno anche sulla terraferma e sulle montagne”. Ma Io dico che non è così.
Si dilatano forse la vostra testa, le vostre mani e piedi quando respirate? E
voi direte: “No, queste membra rimangono tranquille”. Allora Io vi dico che
così possono rimanere ben tranquille anche le parti solide della Terra. Ma
affinché ora possiate percepire in maniera più evidente questo fenomeno, allora
entrate in una vasca da bagno e osservate l’acqua che nella vasca vi deve
avvolgere con misura, e vi accorgerete certamente che l’acqua salirà un po’ ad
ogni inspirazione e scenderà con l’espirazione. […] Ma se qualcuno dovesse dirvi: “La Luna è la causa della bassa ed alta
marea”, allora domandategli come possa la Luna, quando si trova al lato
opposto, in virtù della sua forza di attrazione, causare un’alta marea
direttamente sul lato della Terra ad essa nascosta. Chi vuol sostenere questo,
sarebbe ancora al di sopra del tiratore scelto che voltò le spalle al bersaglio
e colpì per caso un albero di fronte, invece del bersaglio. Oppure, a chi
potrebbe venire in mente se, stando in una vasca da bagno, volesse sostenere
che il livello dell’acqua sale o scende perché parecchi klafter[27] sopra di lui è
sospesa una mela a una corda, alla quale uno sfrenato ragazzino l’ha mossa
producendo in essa un’oscillazione? Costui, piuttosto, non dovrebbe che
guardare sul suo ventre, da dove gli dovrebbe giungere chiaro, per usare
un’espressione scientifica, ‘empiricamente’, che non è la mela, bensì solo il
suo ventre a provocare il salire e scendere dell’acqua [T.d.n.
– cap.26].
Che dovesse essere
così e non altrimenti, viene confermato anche con altre spiegazioni nel volume
‘La Terra’, in cui, dopo una lunga premessa sui vari enormi organi interni del
nostro pianeta, necessari come un qualunque animale, il concetto della
respirazione di qualunque essere vivente viene esteso anche al grande polmone
tellurico:
«Ora dunque noi sappiamo come procede la respirazione
della Terra e dove è situato il suo polmone. Ma dove inspira e dove espira? A
questo riguardo la Terra si comporta come un animale, cioè: come l’animale e
come l'uomo respirano per la bocca e il naso, così avviene per la Terra.
Mediante la stessa bocca principale con cui essa introduce il nutrimento, essa
attira anche l'aria; soltanto che a metà strada da questo sbocco principale si
stacca uno sbocco laterale che, come negli animali, può aprirsi e chiudersi a
piacimento. Questo grande sbocco laterale conduce nel grande polmone, e ogni
sei ore ha luogo un'inspirazione, e dopo sei ore avviene un'espirazione.
Durante l'atto inspiratorio il canale del cibo che conduce allo stomaco si
chiude; dopo che una congrua porzione d'aria è stata aspirata, il canale del
polmone si chiude come mediante una laringe, ma in compenso il canale del cibo
si apre nuovamente. Quando l'aria viene espulsa di nuovo dal polmone, il canale
del cibo allora si chiude, e questo alternarsi è così sistematico che la Terra
per mezzo del polmone viene continuamente nutrita nei periodi di tempo
summenzionati, però mediante il vero canale del cibo ciò avviene soltanto di
dodici in dodici ore, e la Terra ingurgita il nutrimento durante quel tratto di
tempo nel quale il polmone è occupato a scomporre in sé, per così dire
chimicamente, l'aria aspirata, ed a ripartire l'elemento vitale; si può dunque
accettare come stabilito questo principio: la Terra nel periodo di ventiquattro
ore inspira due volte e due volte espira, mentre accoglie il nutrimento nel suo
stomaco soltanto due volte» [L.T. – 8,11].
*
L’origine
della Luna
Anche per ciò che
riguarda l’origine della Luna, argomento dibattuto non poco dagli astronomi di
molti paesi, nella Nuova Rivelazione viene data una risposta, e già nel 1847
Lorber rivelò che essa fu generata dalla Terra, e precisamente fuoriuscì dal
lato in cui si trova l’oceano Pacifico. Vediamo le brevi parole dettate allo
scrivano:
«Una creatura della Terra tra le maggiori,
generata appunto in questa forma, è la Luna, la quale è precisamente la figlia
più vecchia di questa femmina tellurica […]. Da dove partorisce la Terra questi figli? La Terra ha una grande
quantità di simili canali adatti alla nascita, tuttavia il principale si trova
nel mezzo dell’Oceano Pacifico, non distante dall’equatore, e precisamente nei
paraggi dell’arcipelago così detto di Tahiti e Otahaiti; è da quel punto che un
giorno la Luna si separò dalla Terra[28], e seguendo il suo esempio si separarono
anche una discreta quantità di comete ancora esistenti» [L.T. – 13,9-11].
*
Il magnetismo
Tra le ipotesi
scientifiche inconsistenti su argomenti che trattano la Terra, espresse da
scienziati fin troppo superficiali allorquando non possono dimostrare con dati
di fatto la veridicità delle loro affermazioni, riportiamo la rivelazione sul
magnetismo. In questo caso, la supposizione che il nucleo della Terra sia una
massa ferrosa liquida a causa delle altissime temperature, sempre supposte, il
quale perciò sarebbe soggetto ad un’auto magnetizzazione, come un’enorme
dinamo, con il centro dei poli magnetici spostati rispetto all’asse terrestre,
è completamente infondata. Questa teoria nasce dal fatto che i ricercatori
hanno potuto verificare che in alcuni punti della Terra certe sostanze ferrose
presenti nella materia del suolo hanno alcune linee di forza invertite; da ciò
hanno dedotto che in passato ci sarebbero state diverse inversioni del campo
magnetico (paleomagnetismo). Concetto questo che nella Nuova Rivelazione non è
smentito, seppur le cause siano ben diverse e nulla hanno a che fare con un
supposto nucleo ferroso che dopo milioni di anni sarebbe ancora incandescente.
L’interno della Terra è invece ben spiegato nel volume "La Terra", la
cui essenzialità interna è simile a un macro animale con tutti i suoi enormi
organi che ne consentono una vitalità nel tempo, tramite cui essa respira, si
nutre ed espelle, come qualunque essere vivente.
Per comprendere il
magnetismo della Terra occorre invece conoscere prima com’è formata la Luna e a
cosa serve, così legata al nostro pianeta allo stesso modo di come lo sono i
satelliti di altri pianeti. A ciò rimandiamo il lettore all’opera "La
Luna", nella quale sono esattamente spiegate le caratteristiche del nostro
satellite, la sua rotazione intorno alla Terra e come sono i suoi abitanti che
vivono sulla faccia nascosta in caverne sotterranee per ripararsi dal caldo del
giorno lunare e dal freddo della notte lunare, i quali durano quattordici
giorni terrestri, e il perché – come per altri satelliti di altri pianeti –
essa mostra alla Terra sempre la stessa faccia. Per il magnetismo ne riportiamo
la spiegazione:
«Ascoltate e poi anche un po’ stupitevi! Il magnetismo, o piuttosto il fluido magnetico, in
tutta serietà non è altro che la Mia Volontà che
mantiene e guida continuamente i Miei Pensieri, perché essa mantiene e guida
l’intera Creazione e conserva, ad ogni essere a voi visibile, la propria forma
e la sua ordinata vivacità. Voi stessi, in base all’essenza formale, le siete
soggetti per tutti i tempi eterni, e se non lo foste, allora non sareste
niente, come i pensieri che non sono ancora mai stati pensati! Tuttavia in voi
c’è qualcosa in più che semplicemente la Mia Volontà infinitamente
onnioperante. E questo ‘in più’ è che voi siete i Miei pensieri prediletti.
Perciò anche il Mio Amore, che è la Mia stessa Vita fondamentale, passa in voi
e forma voi, al pari di Me, a creature indipendenti, le quali, nella misura in
cui accolgono il Mio Amore – in virtù del libero volere concesso loro in
precedenza – possono giungere in loro, appunto grazie a questo Mio Amore, al
proprio e perfettissimo possesso della più piena libertà. Voi sapete che per il
cosiddetto magnetizzare è
necessaria una salda volontà nella forza convincente della fede, per aiutare
qualcuno in questa maniera. Vedete, in effetti non succede nient’altro se non
che il magnetizzatore, o in modo consapevole oppure anche parzialmente
inconsapevole, pone la propria forza di volontà in collegamento con la Mia, e
poi fa affluire la stessa sul sofferente mediante i rappresentanti
dell’attività della sua stessa volontà; con ciò poi il sofferente diventa più
robusto e a poco a poco più saldo e con ciò anche più sano, oppure, isolato dal
mondo, diventa naturalmente più forte. Vedete, qui fondamentalmente avete già tutto! – Questa Mia Forza di Volontà è quello stesso
immenso legame che tiene legati assieme tutti i corpi celesti e li porta tutti
frammischiati e l’uno attorno all’altro. Essa è positiva perché agisce
attivamente, mentre è negativa nella propria immutabile conservazione di se
stessa, la cui conservazione però è l’Ordine eterno stesso, così come quando
voi dite: “Fin qui e non più oltre!”. Il “fin qui” è la legge dell’eterna e
incessante attività, e il “non più oltre” è il polo negativo, ovvero la legge
conservatrice dell’eterno Ordine. E così questa Mia Volontà, in tal modo
polarizzata, è nello stesso tempo la sostanza elementare di tutte le cose,
comunque esse siano composte; siano esse grandi, piccole, robuste, dure, molli,
pesanti o leggere, esse non sono altro che Miei sapientissimi pensieri ed hanno
la loro esistenza corporea visibile grazie alla polarizzazione della Mia eterna
Volontà a voi resa nota. Ora voi avete tutto! Se vorrete meditare su questo,
allora tutti i fenomeni vi risulteranno chiari come il Sole! Ma tutte le
spiegazioni mondane dovete semplicemente levarvele dalla mente, perché in
verità Io vi dico: “Esse sono più lontane dalla verità che un polo della
Creazione dall’altro”» [L.L.
cap.6,25-29].
*
L’essenza
del Sole
Oltre agli scienziati che si cimentano spesso affermando per vere delle
loro supposte teorie, anche gli astronomi, in rapporto alle osservazioni e alle
analisi degli strumenti terrestri usati, affermano di poter stabilire,
nonostante le enormi distanze, le caratteristiche degli astri osservati. Essi
esprimono supposizioni su supposizioni come fossero oro colato, e riescono a
produrre al computer delle finte immagini del cosmo che inseriscono tra quelle
vere per confermare le loro teorie, ma che in realtà, da un acuto osservatore
possono essere considerate come pula al vento. Ad esempio, per ciò che riguarda
il Sole, che è l’astro più vicino e quindi più facile da osservare, essi pur
considerandolo una stella, la ritengono composta principalmente di idrogeno ed
elio, quindi un corpo gassoso (gassoso??) avente un nucleo (come può un corpo
gassoso avere un nucleo?) con una temperatura di milioni di gradi, mentre sulla
superficie (allora non è solo gassoso!) sarebbe solo di alcune migliaia di
gradi, i cui elementi si tratterrebbero insieme solo grazie all’enorme forza di
gravità, a loro dire, proporzionata alla sua grandezza. – Ben altro è ciò che
descrive il mistico e profeta Lorber, particolarmente sulla sua complessa
costituzione, spiegando che il nostro Sole, sotto la sua sfolgorante ed enorme
superficie a noi non visibile perché di materiale riflettente e quindi troppo
splendente per i nostri occhi carnali, non solo è come un pianeta con enormi
mari e altissime montagne, ma è abitato da miliardi e miliardi di esseri
viventi, sebbene certamente tale suolo non sia di una materia come la nostra,
ma molto etereo-luminosa. Vediamolo:
«Tale è anche il caso degli uomini. Voi potete
trovare sul pianeta-Sole non soltanto tutte le specie umane di questa Terra,
bensì quella di tutti i pianeti e delle loro lune, però molto più perfette,
specialmente per quanto riguarda la forma. Solo che, naturalmente, come tutto
il resto, l’uomo nella sua forma è costituito con la massima perfezione,
cosicché di certo voi non potreste trovare da nessuna parte sull’intera
superficie terrestre una forma umana così bella e perfetta come quella che si
trova sul pianeta Sole. – Oh, certo, lo
potete credere nel modo più assoluto! Un uomo o una donna sul Sole, in quanto
al corpo, sono tanto straordinariamente belli, che non potreste guardarli per
tre secondi senza rimetterci la vista, poiché, lasciando da parte la magnifica
bellezza della forma, già lo stesso splendore del corpo dell’uomo solare è
tanto forte, che se un tale uomo si trovasse su un monte lontano da voi dieci
miglia, non sareste in grado di guardarlo, data la sua immensa luminosità. E se
si trovasse molto più vicino, il suo splendore vi ridurrebbe in cenere quasi
all’istante. La donna è, rispetto all’uomo, di forme più arrotondate e morbide,
ma lo splendore del suo corpo è minore. È facile che a questo punto voi
chiediate: “Se le cose stanno così, come possono sussistere tali uomini senza
essere dissolti dalla loro stessa luce, dato che più o meno anche i loro corpi
sono certamente materiali?”. Posso dirvi che a questo è già stato provveduto da
Me. Certamente sulla Terra non c’è nessuna materia che possa resistere
all’intensa luce del Sole, ma ciò che si trova su di esso si basa su leggi
differenti da quelle di un pianeta imperfetto, e così anche la materia del
corpo dell’uomo solare è costituita da una sostanza che non ha niente a che
fare con quella del vostro corpo, e perciò è resistente perfino ai raggi più
intensi, dato che in un certo qual modo è più spirituale, e perciò anche
incomparabilmente più semplice della vostra. Date queste condizioni, gli uomini
solari possono dunque senz’altro esistere e gioire della loro vita e usarla per
gli scopi più utili» [S.N. – 9,6].
Mentre per ciò che riguarda i suoi componenti materiali, il Sole in sé
e per sé è come un enorme e perfetto pianeta nel quale non avviene nessuna
reazione termonucleare di idrogeno-elio come afferma la Scienza. La luce
abbagliante che noi vediamo dalla Terra non è dovuta soltanto alla materia
riflettente di cui è composta la superficie, ma soprattutto alla luce riflessa
proveniente da un miliardo di soli, i cui raggi sono riflessi da tale
superficie – la cui materia esterna è in massima parte di colore bianco
riflettente – oltre alla particolare atmosfera (la corona solare) anch’essa
riflettente come un enorme specchio.
Tali stupefacenti
rivelazioni, inoltre, trovano conferma grazie alla sonda spaziale Soho[29],
lanciata in orbita intorno al Sole dalla Nasa, la quale ha inviato dei dati
contrastanti rispetto alle precedenti affermazioni degli stessi scienziati.
Tali nuove analisi hanno rivelato che l’atmosfera esterna del Sole, la corona
appunto, raggiunge temperature di due milioni di gradi, mentre nella parte
interna ce ne sarebbero solo poche migliaia. È come se, avvicinandoci a una
stufa, si avvertisse via via un calore sempre meno intenso. Che la scienza
moderna non abbia risolto tutti i misteri celati dalla nostra stella è cosa
risaputa. Ora questa sonda spaziale, dai cui dati è scaturito il cosiddetto
"paradosso della corona solare", ha costretto gli astrofisici a
cercare nuove teorie per spiegare l’incredibile fenomeno, misurato dagli
strumenti a circa 150 milioni di km dalla sua superficie.
Oltre alla sua luce abbagliante, anche la fonte dell’immenso calore
sulla superficie esterna della sua corona solare – secondo la Nuova Rivelazione
– sarebbe generato grazie al fenomeno di elettrizzazione sopra citato. Tale
fenomeno è provocato dall’enorme velocità del Sole – determinata sia dalla
rotazione sul proprio asse che dalla rivoluzione attorno al centro galattico
della Via Lattea – a cui si deve aggiungere anche la velocità della stessa
galassia attorno al suo punto centrale, insieme alle miriadi di altre galassie.
Leggiamo:
«Nella
contemplazione del Sole esaminiamo innanzitutto la sua calotta di luce, e
questo per la ragione che il perfetto pianeta solare assume la sua
caratteristica di Sole proprio grazie a questo suo avvolgimento esterno. Che
cos’è questa calotta di luce, considerata dal punto di vista naturale? Questa
calotta di luce è l’effettiva atmosfera che circonda il vero e proprio
pianeta-Sole, ed è così splendente soltanto nella sua superficie più esterna,
mentre verso il pianeta stesso essa diventa sempre più buia; tanto è vero che
dal pianeta-Sole vero e proprio, attraverso questa calotta di luce, è possibile
guardare senza difficoltà nel libero spazio popolato dagli altri mondi, così
come avviene da qualsiasi altro pianeta. Questa calotta di luce, attraverso la
quale da nessun pianeta è possibile scorgere la vera superficie del Sole, è
trasparente al massimo grado solo guardando dalla sua stessa superficie verso
l’esterno. La causa di questo fenomeno è molto semplice ed è molto più a
portata di mano di quanto possiate credere. Un esempio naturale molto semplice
e ben noto vi renderà la cosa quanto mai chiara. Mettiamo il caso che vi
troviate dinanzi alla finestra di una casa qualsiasi e che i raggi del Sole,
illuminando il vetro della finestra, colpiscano di riflesso i vostri occhi. Che
cosa riuscireste a vedere? Null’altro che l’accecante riverbero del Sole, il
che per voi sarebbe un ostacolo insuperabile al fine di scoprire ciò che si
trova oltre la finestra. Sarebbe lo stesso ostacolo anche per chi sta dietro la
finestra? Sarebbe cioè, questo accecante riflesso, un ostacolo per guardar
fuori dalla finestra e poter osservare, in modo molto preciso, tutto ciò che si
trova nella vicinanza e nella lontananza al di fuori di questa, nel caso in cui
il vetro della stessa fosse completamente pulito? Oh, niente affatto! Mentre
voi che state fuori dalla finestra non scorgereste null’altro che il bianco
splendente della lastra di vetro, quello dietro la finestra, all’interno,
potrebbe comodamente contare i vostri capelli» [S.N. – 4,1-4].
Lorber spiega che il Sole e tutte le stelle non sono altro che immensi
corpi riflettenti la luce proveniente da un unico Sole-centrale primordiale,
chiamato "Regulus", nella costellazione del Gran Leone, l’unico Sole
dotato di luce propria che la propaga a tutti gli altri:
«Ecco, proprio questo è il caso anche del Sole,
dato che il suo caratteristico splendore non è altro che l’accoglimento di
tutti i raggi di un miliardo di soli che si riflettono quasi all’infinito,
ognuno per se stesso, sull’immensa superficie che funge da specchio, costituita
dalla sua stessa atmosfera» [S.N. – 4,5].
*
Perché le stelle splendono?
Il motivo per cui tale splendore deve essere considerato fattibile, viene
spiegato in questo modo:
«In qual modo tutti i soli presi
insieme, e così pure ogni singolo per se stesso diventano tanto luminosi, cosi
che poi la luce di un sole si specchia sulla superficie dell’atmosfera di un
altro sole, vi sarà rivelato ora per mezzo di un esempio facilmente
afferrabile. Immaginate una stanza le cui pareti fossero coperte da specchi oltremodo
limpidi, già rivestiti in lega metallica che formassero un unico specchio
perfettamente chiaro. Immaginate pure che internamente questa stanza sia
perfettamente sferica, proprio come se fosse una grande sfera cava. Ora
appendete delle sfere di vetro o di metallo levigato di tutte le misure in
questa stanza, o meglio in questa sfera cava riflettente internamente. Proprio
nel mezzo di questa stanza ponete una lampada che abbia una forte luce e poi
osservate tutte le piccole sfere levigate, e vedrete che tutte le sfere appese
saranno illuminate tutte quante da tutti i lati come se fossero esse stesse dei
corpi originanti la vera luce. Il fenomeno si può comprendere benissimo così: a
causa delle pareti lucide come uno specchio, l’unica luce della lampada utilizzata
come fonte viene rimandata indietro da tutti i lati, e anziché indebolita,
sommata alla sua stessa luce, viene potenziata. – In questo modo tutte le sfere
appese nella stanza cava risultano illuminate in tutti i modi da tutte le
parti, in primo luogo dalla luce veramente autonoma della lampada, poi dalla
luce riflessa delle pareti a specchio che, prese insieme, costituiscono uno
specchio cavo ininterrotto avente la sua distanza focale culminante proprio nel
centro del suo stesso spazio. E in terzo luogo, queste sfere liberamente
sospese vengono illuminate attraverso il loro reciproco riflesso e il riflesso
della luce da loro accolta che viene ricevuta nello stesso modo dalle pareti a
specchio e di nuovo riflessa, e infine ancora attraverso il generale, reciproco
riflesso della luce dalle pareti dello specchio alle pareti ad esse opposte.
Come vedete, quest’immagine è più che sufficiente quale risposta alla domanda
sottoposta, poiché come stanno le cose nella stanza sferica ora rappresentata,
così stanno le cose nella grande realtà universale. Immaginatevi al posto della
stanza sferica a specchio, la sfera di racchiudimento a voi nota che consiste,
per quanto in una proporzione infinita per i vostri concetti, in un tipo di
massa d’acqua eterea. Immaginate poi, nel mezzo di tale sfera di racchiudimento
(un Globo
Involucro), il grande Sole–centrale primordiale
circondato, nelle sue distese infinitamente vaste, da fiamme di fuoco che
emanano una luce intensissima (le fiamme provengono dagli spiriti che ‘fuoriuscendo’
iniziano qui la loro purificazione, oppure ‘ritornando’ la completano). In tal modo avete già tutto quanto occorre per completare la risposta
alla domanda posta inizialmente. È la luce di questo immenso Sole-centrale che
penetra fino alle pareti della sfera di racchiudimento e, da lì, viene poi
rimandata attraverso spazi e sistemi solari, estesi quasi all’infinito, per i
vostri concetti. Tuttavia, quello che per voi è così infinitamente esteso e
grande, ai Miei occhi è a stento più che se voi prendeste in mano un granello
di sabbia per giocarci. – Ma come è possibile questo? Lo è perché in tutti i
soli è stata messa in evidenza l’idoneità di accogliere, sulla vasta superficie
della loro atmosfera, l’immagine di altri soli e rifletterla come uno specchio
che accoglie e rimanda la luce. L’intensa luminosità del Sole voi ora
l’afferrerete meglio, se in aggiunta a ciò saprete che in una tale sfera di
racchiudimento si trova una tale lampada solare che brilla di luce propria, ma
la cui grandezza per i vostri concetti è semplicemente infinita, e la cui luce
penetra fino alle pareti della sfera di racchiudimento, e così facendo illumina
già la metà di ognuno dei soli. Quando poi la luce viene rimandata verso il
centro dalle pareti esterne, anche l’altra metà dei soli viene subito
completamente rischiarata, e quando poi, in questo modo, tutti i soli di una
sfera di racchiudimento sono sufficien-temente illuminati, allora s’illuminano
vicendevolmente innu-merevoli volte. E se ora riuscite a pensare anche solamente
un po’ e in modo ordinato, è escluso che non riusciate a comprendere da dove un
sole prenda la sua potente luce. Ora che sappiamo ciò, vi sarà ancora più
comprensibile il brillare di ogni sole, non appena vi dirò che, a parte tutto
il resto, ogni sole, anche per se stesso, ha una propria luce che gli proviene
dagli spiriti che in esso dimorano. Tuttavia questa luce non è tanto intensa
come quella dello stesso sole che voi vedete, bensì questa luce propria è
piuttosto soltanto una capacità sempre viva che eccita la superficie
dell’atmosfera del corpo solare, e che in sé accoglie in modo tanto più vivo e
più perfetto sia la luce originata dal Sole-centrale, sia quella rimandata
dalle pareti della sfera di racchiudimento e quella delle irradiazioni degli
altri soli, per poi a sua volta ridarla esso stesso. Per questa ragione
esistono su ogni corpo solare anche un gran numero di cosiddetti vulcani,
specialmente nella regione dell’equatore» [S.N. – cap. 5].
*
Regulus, il
centro del nostro universo
Tra le particolarità
di rilievo comunicate a Lorber sulla costituzione del nostro universo, è
interessante quella sul Sole-centrale primordiale del nostro Globo Involucro,
il quale, riguardo alla sua grandezza e potenza di luce, supera ogni capacità
di comprensione. Secondo le dichiarazioni di Lorber, questo Sole-centrale
primordiale è accreditato alla stella Regulus nella costellazione del Leone.
Tuttavia questa stella appare agli astronomi non come particolarmente grande e
neanche molto lontana. Lorber invece parla di «…una distanza
inconcepibilmente grande». Ebbene, gli astronomi sanno che i loro dati
forniti sulle enormi distanze espresse in anni-luce posano su fragili
piedistalli. Questo si è dimostrato più volte negli ultimi decenni.
Ducrocq nel 1960
osserva che i valori accertati nei dieci anni precedenti dovettero essere
corretti in modo considerevole, poiché erano tutti quanti errati. Dopo la
scoperta dei Quasar si ebbero ulteriori cambiamenti che a quel tempo furono
considerati sconvolgenti. Che la questione della valutazione della distanza sia
ancora tutta aperta, lo dimostra la dichiarazione del Prof. Maarten Schmidt di
Pasadena, nella sessione della Società d’Astronomia nel 1969 a Norimberga. Egli
affermò che il mistero della natura delle distanze dei Quasar sarebbe stato
assolutamente e completamente non chiarito. Dopo un lavoro trentennale non è
rimasta ancora nessuna possibilità di determinare la distanza di questi strani
oggetti.
Regulus è
classificato dagli astronomi una stella di quinta classe, la più bassa della
serie nana o stelle principali, alla quale apparterrebbe anche il nostro Sole.
Ma anche i Quasar (i Quasar non sono ancora stati completamente classificati)
che in parte hanno bilioni di volte la potenza luminosa del nostro Sole, una volta
erano considerati come stelle deboli del tutto insignificanti! In questo
contesto è espressiva la constatazione dell’astronomo Karl Schaifers
dell’osservatorio di Heidelberg, il quale col suo metodo della differenza dei
colori, utilizzato normalmente, afferma che non si può mai dire se una stella
insignificante di quinta classe non sia in realtà un’immensa stella gigante.
Schaifers dice letteralmente: "Da un indice del colore non si può determinare se si
tratta di una stella gigante oppure di una stella nana". Questo rende comprensibile il perché l’astronomo
Matthes indica per il Quasar 3C-48 una distanza di un milione di anni luce,
mentre altri collocano l’oggetto a una distanza di cinque miliardi di anni
luce.
Negli ultimi decenni
gli astronomi hanno più volte dovuto modificare fondamentalmente le loro
supposizioni sulle distanze delle stelle e sulla loro grandezza, in rapporto
alla luminosità e alla supposta età del cosmo, e ogni volta la conquista di
nuove conoscenze è stata equivalente a un adeguamento delle considerazioni già
contenute nella Nuova Rivelazione. L’ipotesi che anche in futuro lo sviluppo
andrà in questa direzione appare perciò giustificata.
Spiegazione
rappresentativa di un Globo Involucro
riassunto
dalle diverse rivelazioni di Lorber:
«Globo
Involucro è la denominazione data anche in diverse Comunicazioni a J. Lorber per indicare
un singolo macro cosmo universale contenente decilioni di decilioni di soli
centrali di 1a - 2a - 3a - 4a specie
insieme agli innumerevoli soli di ogni specie e grandezza fino ai più piccoli
con i loro pianeti. Esso è strutturato in modo tale da avere nel suo centro,
come un immenso uovo, un Sole-centrale
primordiale di immane grandezza ruotante su se stesso, la cui massa è
notevolmente superiore di migliaia-milioni di volte tutti i sistemi di Ammassi
galattici, Galassie, Ammassi stellari e planetari generati, in tempi
remotissimi, più o meno direttamente da lui, i quali gli ruotano attorno
ordinatamente e strutturati su tre macro livelli di grandezza, ciascuno avente
un Sole-centrale anch’esso di massa migliaia/milioni di volte superiore a tutti
i miliardi di sistemi di soli che gli ruotano attorno, sempre con le stesse
leggi.
Al primo
gruppo/livello di grandezza appartengono tutte le miriadi di sistemi solari
come il nostro, ciascuno dei quali nel suo insieme fa parte di un Ammasso planetario (come la Via
Lattea), che ha, nel suo centro, un Sole-centrale
planetario di prima specie. Innumerevoli sistemi di Ammassi planetari
ruotano attorno ad una seconda
specie di Sole-centrale di Ammasso
stellare il cui insieme nella sua totalità viene indicato col nome di Galassia. Ma ancora, innumerevoli
Sistemi di Galassie ruotano attorno a un Sole-centrale
galattico di terza specie.
E ancora,
attraverso grandezze e spazi inimmaginabili, innumerevoli Sistemi di Ammassi galattici, già di
per sé quali Sistemi di immane grandezza, ruotano in numero impensabile attorno
al Sole centrale primordiale
all’interno del Globo Involucro, il quale li contiene tutti in una specie di
involucro, o membrana trasparente ma reale. Infine, nella Creazione materiale
esistono innumerevoli globi involucro che, sebbene tra loro siano disposti a
distanze inimmaginabili, formano nel loro insieme, come fossero dei singoli
atomi, un gigantesco Uomo cosmico che soltanto Dio può vedere nella sua
globalità».
Le
dichiarazioni della Nuova Rivelazione sugli atomi, sulle particelle elementari
e i risultati indagatori della scienza moderna
Allo stesso modo di come la Nuova Rivelazione ha
anticipato le conoscenze acquisite negli ultimi decenni dall’astronomia, tali e
quali sono stati resi interessanti pure i dettagli sugli atomi e sulle
particelle elementari. Le affermazioni non sono state presentate esattamente
con la terminologia cui noi oggi siamo familiarizzati, ma esse forniscono
tuttavia un’immagine realmente fedele dei processi misteriosi nella formazione
della materia. Il sorprendente è che sono state fatte delle precisissime
dichiarazioni su dettagli essenziali, confermati poi con la massima esattezza
dai risultati della ricerca scientifica. Nel corso della dimostrazione è
indispensabile che il lettore si occupi pure della fisica atomica, almeno
marginalmente.
Già oltre un secolo
prima, anche il veggente Emanuel Swedenborg[30]
riferì: «Qualcosa di naturale che non
abbia la sua origine nello spirituale, non esiste!». In contrasto a ciò, la
scienza materialistica nell’Occidente e nell’Oriente rifiuta Dio quale
Creatore, così come rifiuta il mondo trascendentale degli spiriti.
Scrive Birjukow: "I materialisti
ritengono la materia quale base di tutto l’esistente nel mondo. Spirito e anima
sono prodotti di una forma particolare di materia altamente sviluppata". – Da ciò risulta che la Nuova Rivelazione e la
scienza materialistica sono diametralmente opposte, così come le loro
dichiarazioni fondamentali. Tuttavia nel futuro, come si dimostrerà, si profila
una svolta nella scienza.
*
L’origine
della materia
Innanzitutto, prima
di inoltrarci nel campo del subatomico, è necessario avere le basi del concetto
della materia, per capire cos’è e il perché fu creata. Tramite le spiegazioni
contenute nella Nuova Rivelazione ci viene spiegato che la necessità di questa, derivò dalla volontà
di voler lasciare liberi gli spiriti originari nella loro individualità, in
modo che essi acquisissero la facoltà di scegliere in quale direzione
indirizzarsi:
«Quando nei primi inizi, Io costituii fuori
da Me gli spiriti quali Mie idee giunte a maturazione, e li ebbi colmati della
Mia forza in modo che essi cominciassero a pensare e a volere da sé, dovette
necessariamente essere prescritto loro anche un ordine secondo il quale
avrebbero dovuto pensare, volere e infine operare. Tuttavia, insieme a
quest’ordine indicato e prescritto, era opportuno suscitare in questi primi
esseri lo stimolo all’inosservanza dell’ordine dato, altrimenti non sarebbero
mai stati in grado di fare un uso qualsiasi della loro volontà. E fu proprio un
tale stimolo che provocò in loro una vera attività vitale, in seguito alla
quale cominciarono a dedurre, a scegliere, a volere fermamente e ad operare.
Una volta conosciuto questo, è dunque facilissimo comprendere come già nei
primi spiriti creati dovette iniziare ad emergere una certa zizzania, poiché lo
stimolo fece uscire dall’ordine moltissimi tra i primi spiriti, e questi, nel
loro contrastare l’ordine in maniera sempre più violenta, alla fine dovettero
indurirsi, offrendo in tal modo il fondamento alla creazione materiale dei
mondi. Dapprima si formarono dei soli-centrali principali, da questi ebbero poi
origine tutti gli innumerevoli soli e corpi mondiali, e infine con questi
ultimi sorse ogni e qualsiasi altra cosa che voi possiate scoprire e trovare su
di essi, intorno ad essi e in essi. Tutto ciò che ora è e si chiama materia,
una volta era elemento spirituale, che, uscito spontaneamente dal buon Ordine
prescritto da Dio, pose le sue fondamenta negli stimoli contrari a
quest’Ordine, e negli stessi si indurì, il che poi formò e costituì la materia.
La materia stessa perciò non è altro che dello ‘spirituale giudicato’,
induritosi da se stesso e in se stesso, oppure, per parlare ancora più
chiaramente, essa è un involucro o un rivestimento quanto mai grossolano e
pesante dello spirituale. Tuttavia lo spirituale – nonostante l’involucro così
duro e grezzo – non può mai diventare esso stesso materia assoluta, ma continua
a vivere e a sussistere ‘nella’ materia, di qualunque specie questa possa
essere» [G.V.G. –
IV/103,1-5].
*
Gli atomi
Parlando di atomi e
di particelle elementari, la Nuova Rivelazione li indica come
"atomi", – "atomi eterei", – "animaletti
atomici", – "monadi" oppure "particelle spirituali".
Solo in questi ultimissimi anni del XXI secolo hanno acquisito titolo ad essere
individuate dai fisici, fino alla particella di vita più piccola da
individuare, alla quale accreditare una massa, quindi un’esistenza
scientificamente provabile: il bosone di
Higgs[31]. Questa è una particella così piccola e dalla durata
di vita così infinitesimale, tanto che i fisici hanno impiegato quasi mezzo
secolo per la sua individuazione e, proprio per tale difficoltà, soprannominata
successivamente 'particella di Dio'. Tramite
la Nuova Rivelazione veniamo a sapere che le componenti spirituali alle quali è
concesso di passare nel campo materiale, acquisiscono titolo a diventar ‘vita’
e ad aggregarsi iniziando dall’infinitesimale, per ottenere solo
successivamente titolo a diventar vita espressiva in progressione, cioè ‘vita’
che nella sua infinitesimale esistenza – non visibile neppure con lo strumento
più efficiente – pur tuttavia è vita, poiché ha bisogno di nutrimento,
cibandosi di essenze ancor più infinitesimali, e la cui componente spirituale
trasmuta in un’entità sempre un po’ più consistente, con una vita temporalmente
più lunga. E così di trasmutazione in trasmutazione, in essenze sempre più
concrete, fino a quella di ‘monadi’, che sono le basi degli elementi vitali di
un mondo in formazione, visibili per noi nella ‘coda’ di una cometa. Vediamo
come:
«Vedete, Miei cari figli, in una caldissima
giornata estiva, particolarmente nei periodi in cui osservate che il mercurio
del barometro si trova molto basso, dagli strati più bassi dell’etere vengono
generati nell’aria atmosferica innumerevoli miliardi e miliardi di organismi
atomici (animaletti eterei); è per
questo che l’aria vi appare, non di rado, tanto densamente bluastra da rendere
difficile scorgere località che si trovino distanti anche di sole poche ore»
[L.m. – 4,3].
«Ebbene, vedete, la cometa del cielo non è
nient’altro che un mondo in formazione appena creato! Il nucleo è il
contenitore per accogliere l’energia vitale nutritiva che proviene da Me.
Questa energia vitale viene molto possentemente riscaldata mediante un
particolare fuoco, da Me dato a quest’energia vitale, ed essa si scioglie così
in vapori nutritivi. Tuttavia, affinché questi vapori, che già portano in sé
un’energia vitale più evoluta, non si rendano volatili e non vengano sottratti
al nuovo corpo celeste, essi vengono assorbiti da una quantità innumerevole di
monadi[32]
e, tramite questi, restituiti al corpo celeste in formazione per un suo più
perfetto sviluppo» [I.d.G.
– 224,16-20].
Già 2300 anni fa i
filosofi greci Leucippo e Democrito avevano sviluppato l’idea che la materia si
componesse di piccolissime particelle indivisibili. Dalla parola greca ‘atomos’
(indivisibile) è stato concepito il concetto ‘atomo’. La supposizione che fino
al XX secolo lasciava credere che l’atomo fosse indivisibile, si è dimostrata
veramente falsa. L’atomo non è ancora l’elemento più piccolo della materia, ma
a sua volta è costituito da particelle ancora più piccole, chiamate particelle
elementari, e sono queste a costituire la sub struttura della materia. In
Lorber sono chiamati ‘atomi di luce’:
«Questi atomi di luce vengono denominati da
qualche naturalista anche ‘monadi eterei di luce’, il cui nome è discretamente
bene indovinato, giacché l’espressione ‘monade’ denota in un certo qual modo
qualcosa di singolo o di isolato nella propria specie; questo specifico deriva
dalla luce ed ha una caratteristica supremamente particolare nella propria
sfera intelligente. Esso ama la quiete e la cerca sempre con la più grande
tenacia; tuttavia, proprio per il fatto di essere in se stesso, per così dire,
la legge stessa della quiete, esercita la massima potenza motrice a ogni
limitazione e oppressione, cercando di ritornare al precedente stato di quiete.
A questa potenza, se per una qualunque causa è stata turbata nel proprio
equilibrio, non vi è niente che possa resistere» [L.T. – 46,4].
Scrive Kenneth W.
Ford: "All’inizio
del nostro secolo si sapeva che esistevano gli atomi, ma la struttura
dell’atomo e il rapporto reciproco degli atomi erano un mistero, così come lo
sono oggi per noi le particelle elementari". – Nel 1910 la struttura dell’atomo era ancora sconosciuta e l’idea che
esistessero delle particelle elementari cominciò solamente intorno al 1930.
Solo più di trent’anni dopo la morte di Lorber fu scoperta la prima particella
elementare: l’elettrone; poi nel 1920 il protone, e nel 1932 il neutrone. Gli
elettroni furono considerati gli involucri degli atomi, il protone e il
neutrone le particelle più interne del nucleo. Si credette allora di aver
trovato le pietre da costruzione della materia e chiamarono queste piccole
particelle, prima inconcepibili, ‘particelle elementari’. Man mano che la
ricerca scientifica riusciva a dare ai fisici strumenti sempre più potenti, il
numero di queste particelle aumentò sempre più. Oggi sono già circa duecento,
ma si suppone che tale numero sia destinato ad aumentare. Presto si dimostrò
che tutto sarebbe stato molto più complicato e assai misterioso di quanto si pensasse
fino allora. La definizione di "particelle elementari", considerando
la quantità delle stesse, si dimostrò errata, ma ciò nonostante questo termine
è rimasto nella letteratura scientifica. La conoscenza nel mondo del microcosmo
è diventata sempre più interessante e adatta per meditare sulla Grandezza e la
Sapienza del Creatore.
Non senza motivo si
legge nell’Opera di Lorber: «All’uomo serve una giusta conoscenza
della natura, poiché, come volete amare Dio se non Lo riconoscete
nelle Opere della Sua Creazione?».
Il premio Nobel e
fondatore della teoria dei Quanti, Max Planck, parlò una volta di una via
diretta e una indiretta per arrivare a Dio: una è quella che passa attraverso
la scienza naturale, e l’altra tramite la fede, ovvero la coscienza.
Dalla scoperta delle
particelle subatomiche, in pratica del protone e del neutrone, come anche
dell’elettrone, secondo un modello dello scienziato danese Niels Bohr, la
struttura dell’atomo è spesso paragonata, nel macro, al sistema solare. Per
quel poco che il paragone possa essere appropriato solo limitatamente, ci da’
comunque un’idea per la comprensione del micro. Come i pianeti orbitano intorno
al Sole, così sfrecciano ad immensa velocità gli elettroni intorno al nucleo
atomico.
L’atomo è talmente
piccolo che occorrono circa 100 milioni di questi per coprire la lunghezza di
un centimetro. Centomila volte più piccolo dell’atomo è lo stesso nucleo
dell’atomo. Una capocchia di spillo e la superficie di un pallone da calcio
formano un paragone di grandezza tra il diametro del nucleo atomico e l’atomo
intero, involucro incluso.
Perciò occorre
prendere atto che già molti decenni prima del passaggio da un secolo all’altro,
quindi molto tempo prima che la scienza riuscisse a penetrare all’interno
dell’atomo, la Nuova Rivelazione insegnò che questo consisteva di altre più
piccole particelle subatomiche. Vediamolo subito:
«Ma in che cosa consiste veramente un simile
specifico? Esso consiste in scintille di luce per voi inconcepibilmente
piccole, racchiuse nelle bollicine prima menzionate. Questa scintilla di luce è
un’intelligenza psichica dalla volontà tenace, e resta quieta nella sua
minuscola prigione finché non viene offesa per effetto di un qualche colpo o di
una qualche pressione. Se però viene offesa, allora si desta nel suo involucro
e preme con violenza contro le pareti di questo, come fa l’aria immessa con
forza in una vescica. Se la pressione o il colpo è minimo e debole, essa
tradisce la sua presenza mediante una vibrazione dalla quale trae comunemente
origine il suono; se invece la pressione o il colpo è più violento, allora
lacera il proprio involucro e schizza fuori sotto forma di una scintilla di
fuoco luminosa. Perciò anche questo specifico si rivela visibile agendo
liberamente come un fuoco, e distruggendo tutto quello che gli capita» [L.T. – 46,6].
La comprensione
dell’infinitesimale massa dell’atomo risulta da quanto segue: "Solamente
circa tre miliardi di bilioni degli atomi più pesanti conosciuti costituiscono
un grammo". Il nucleo atomico, che costituisce soltanto la centomillesima
parte della dimensione dell’atomo, abbraccia tuttavia il 99,95% del peso
dell’atomo. L’elettrone, la pietra da costruzione dell’involucro dell’atomo, è 1836
volte più leggero del protone. Esso pesa la mille quadrilionesima parte di un
grammo (10-27). Rappresentato matematicamente risulta così: mo
= 0,9107 x 10-27 grammi, ovvero la massa atomica è 1/1.000.000.000.000.000.000.000.000.000
grammi, cioè sotto il segno di frazione si trova nel denominatore un 1 con 27
zeri!
*
La natura
dell’elettrone
Gli scienziati si
chiedono con ragione qual è la vera natura dell’elettrone. Il premio Nobel
Heisenberg riguardo a questo concetto parla di "condizioni
spettrali", e Lincoln Barnett afferma: "L’elettrone è soltanto un bagliore –
indefinito – come un colpo di vento, come un’onda sonora nella notte". Ciò nonostante, l’elettrone, che si muove a una
velocità stimata di 2000 km al secondo intorno al nucleo atomico, è diventato una
dimostrabile realtà.
Secondo le ampie
dichiarazioni fatte a Lorber sull’elettrone, esso è un elemento che non solo è
quello comunemente additato dalla scienza come intrinseco nell’atomo ruotante
attorno al protone, ma è facente parte di tutta la materia terrestre, sia
liquida che aeriforme, e facilmente se ne può scoprire la sua essenzialità con
facili espedienti in cui viene dimostrato il limite tra il materiale e lo
spirituale:
«L’elettrone,
dunque, per definirlo chiaramente, innanzitutto non è altro che la
perturbazione dello stato di quiete dovuto a una pressione e a uno sfregamento,
e per secondo è l’attività eccitata degli spiriti eterei. Questi in parte sono
di un materiale puramente spirituale di luce e di vita, e in parte sono anche
fatti di una naturale sostanza di luce e di vita contenuti nell’atmosfera terrestre,
in tutto il corpo stesso della Terra e, conseguentemente, anche in tutto quello
che essa sostiene e produce, e cominciano a manifestarsi in modo
evidente soltanto quando vengono urtati nel modo appena descritto. Dunque, se
prendete due pezzi di legno secco e li sfregate energicamente l’uno contro
l’altro, i detti spiriti che in parte si trovano nel legno stesso e in parte lo
circondano trovandosi nell’aria intorno ad esso, vengono evidentemente offesi
per essere stati disturbati nel loro riposo, e in tal modo sono costretti a
un’attività sempre in aumento; cosicché ben presto osserverete sul legno
fortemente sfregato i segni della loro presenza e della loro attività, sia con
l’accendersi che, alla fine, con il bruciare il legno» [G.V.G. – VIII/144,1-2].
«Prendiamo due pietre sufficientemente dure,
sfreghiamole o battiamole l’una contro l’altra, e voi ne vedrete schizzare
immediatamente delle scintille con grande vivacità e rapidità. E che altro sono
quelle scintille se non anche, in tal caso, gli spiriti eterei presenti nelle
pietre e intorno ad esse che si sono sentiti offesi e, nell’ira, sono diventati
attivi? Anche i metalli di costituzione molto dura, se energicamente sfregati,
vi faranno sentire e vedere lo stesso fenomeno. Quando due venti cominciano a urtarsi l’un contro l’altro con grande
violenza – ciò che può facilmente accadere in quelle regioni dove ci sono dei
monti rocciosi, alti e ripidi, poiché là il vento rimbalza dalle dure pareti e,
in seguito a ciò, comincia ad imperversare con grande impetuosità contro se
stesso – allora voi potrete osservare ben presto una quantità di manifestazioni
di fuoco. Se la violenza non è eccessiva, viene mantenuto l’equilibrio, e
allora, dove ha luogo uno scontro più violento, vedrete soltanto di quando in
quando come un lampo partire dal vento e, qua e là, un vortice d’aria che, con
facilità, può sradicare uno o più robusti alberi. Se però un tale vento che
lotta con se stesso raggiunge la massima violenza possibile nel punto più
favorevole di una regione a ciò idonea, allora tutto l’insieme degli spiriti
eterei in esso presenti si accende in seguito alla loro attività, cosicché la
colonna d’aria vorticosa alla quale si è accennato, diventa in tal caso una
colonna di fuoco che tutto distrugge e, dinanzi alla cui violenza, alberi
possenti, edifici solidi e perfino le rocce tremano, e devono cedere
frantumandosi. – Che cos’è una tale vorticosa colonna o tromba di fuoco
devastatrice? Anch’essa è nient’altro che il nostro elettrone, o la
manifestazione dell’attività degli spiriti eterei troppo disturbati nella loro
quiete. Questi spiriti eterei diventati attivi al massimo, attirano allora
senza indugio i loro simili dall’ampio circondario, sia dall’alto che da tutti
i lati, e si affrettano a venire, per così dire, in loro aiuto per causare
generalmente una tale devastazione in qualche regione della Terra, che le loro
tracce rimangono ben spesso visibili per molti anni e, qua e là, perfino per
molti secoli» [G.V.G.
– VIII/144,5-7].
«…Pure il bruciare del legno, della paglia,
degli oli, della resina, della nafta, dello zolfo e di tutte le altre sostanze
infiammabili non è altro che un atto dell’elettrone. L’arroventarsi e il
fondersi dei metalli e perfino il loro possibile bruciare, come pure il
bruciare di tutti i minerali, avviene allo stesso modo a seconda del grado di
attività crescente degli spiriti eterei, disturbati nella loro quiete. Se tali
spiriti sono indotti di continuo a una tale attività, allora essi, quando
questa si manifesta in un lampo, distruggono ogni materia e la sciolgono
completamente nel suo originario elemento spirituale etereo. Invece nel
bruciare il legno, l’olio e la resina, essi non raggiungono mai un tale
altissimo grado di attività, dato che in tal caso entrano sempre in una lotta
con gli spiriti naturali più rozzi vincolati nella materia che ne ostacolano la
stessa. Quando però, al momento della combustione, in seguito a una forte
corrente d’aria vengono sempre, per così dire, in aiuto grandi masse di spiriti
eterei, allora anche il calore del fuoco di legna o di carbone aumenta
considerevolmente; ciò può indurre all’attività anche gli spiriti naturali
ancora rigidi nella materia dei metalli e delle pietre, la cui attività poi può
dar luogo di solito al loro arroventarsi, fondersi, bruciarsi e anche al loro
dissolversi. L’acqua stessa in grande
quantità ha in sé di questi spiriti eterei a voi già ripetutamente illustrati.
Tale sostanza consiste di bollicine sferiche, estremamente piccole, nelle quali
si trovano racchiusi gli spiriti eterei veri e propri. Dato che queste
bollicine sono perfettamente rotonde e lisce, si premono l’una con l’altra, ma
poiché sono oltremodo spostabili, si evitano a vicenda continuamente, così gli
spiriti eterei nell’acqua si mantengono abitualmente tranquilli. Ma basta solo
che l’acqua sia posta al fuoco, in un determinato recipiente, che subito
subentra l’agitazione; gli spiriti eterei nell’acqua vengono eccitati
dall’attività esterna degli spiriti eterei loro pari, cominciano con grande
impeto a mettere sottosopra le bollicine dell’idrogeno, dilatandole, e
parecchi, in seguito allo schiantarsi delle bollicine dovuto all’eccessivo
dilatarsi, abbandonano l’elemento della loro dimora, se la svignano e si
uniscono con i liberi spiriti eterei (che
li hanno eccitati) o nell’atmosfera terrestre oppure salgono rapidamente verso l’alto
attraverso tutti gli strati atmosferici, raggiungendo così i loro parenti
originari» [G.V.G.
– VIII/145,4-6].
«… Se durante l’ebollizione possono ancora
svignarsela e riprendere lo stato di quiete, questo piace loro naturalmente di
più; se invece ponete sul fuoco dell’acqua racchiusa in un recipiente ermetico,
allora gli spiriti eterei che riposano nell’acqua, vi faranno ben presto vedere
quale potenza racchiudono in sé quando danno inizio alla loro attività. Non
durerà molto che il recipiente, anche se di ferro spesso un palmo, verrà
ridotto in pezzi, e gli spiriti recupereranno la loro libertà con una forte
esplosione, ritornando poi nella loro quiete ereditaria. Questo è un esempio
evidente dal quale potete scorgere ancora più chiaramente che anche nell’acqua
gli spiriti eterei sono di casa. Però,
non c’è nulla che possa eccitare i puri spiriti eterei a una grande attività
più di quando dall’interno della Terra gli spiriti impuri salgono in grandi
masse alla superficie e, in certo qual modo, si uniscono con gli spiriti
dell’aria, oppure cominciano a mescolarsi tra di loro com’è stato il caso di
poco fa. Allora scoppia subito una grande lotta nella quale gli spiriti impuri
vengono sempre sopraffatti, ma allo stesso tempo purificati, e poi non solo non
sono più dannosi per la vita organica delle piante e degli animali, ma
diventano perfino d’aiuto. In simili occasioni, sul terreno solido della Terra
imperversano sempre delle forti bufere quando avviene che grandi masse di
spiriti naturali impuri salgono da sotto il mare; allora gli spiriti eterei
puri che si trovano nell’acqua cominciano subito ad agitarsi fortemente, e la conseguenza
è la burrasca, la più pericolosa per i naviganti, dato che spesso le onde
s’innalzano come vere montagne d’acqua che maltrattano perfino le grosse e
robuste navi come la pula in balia del vento. In simili occasioni gli spiriti
impuri vengono certamente molto purificati, mentre per gli uomini non è per
niente senza pericolo trovarsi in mare proprio laddove ha luogo questo
processo. […] Dopo una burrasca del
genere, quando il mare è ridiventato calmo, si può scorgere uno scintillio
tanto sulla sua superficie che sulle funi, sui remi e su altre parti delle
navi, così com’è stato il caso là fuori con l’erba, con gli alberi e perfino
con i vostri capelli. La causa di ciò è naturalmente l’elettrone a voi già
illustrato a sufficienza; però in tale occasione non è più la speciale attività
degli spiriti eterei, ma piuttosto degli spiriti naturali, prima impuri e ora
purificati, provenienti dall’interno della Terra, i quali in questo modo
cominciano a dimostrarsi visibilmente utili alle piante, agli animali,
all’acqua e all’aria. Gli antichi conoscitori della natura avevano denominato
questo scintillio ‘contro elettrone’» [G.V.G. – VIII/145,8-12].
Se oggi i fisici
nucleari qualificano per elettrone solo quell’elemento che corre frenetico
intorno al nucleo atomico indicandolo come "materia di nubi" oppure
come "carica di nubi", nella Nuova Rivelazione l’espressione, come
abbiamo visto al cap.3, è detto anche, ‘fuoco elettrico’
La scienza
materialistica rifiuta ancora le dichiarazioni contenute nella Nuova Rivelazione
sul fatto che gli atomi o le particelle elementari siano in parte di natura
spirituale. Nondimeno ci sono scienziati che si avvicinano già molto
all’esposizione della Nuova Rivelazione. Così ammette p.e. Jean Mussard nella
sua opera in tre volumi ‘Dio e il caso’: "Forse un atomo di materia non è altro che
una particella spirituale".
E un altro, Teilhard
de Chardin, sostiene l’opinione che ad ogni particella sostanziale sia legato
un atomo animico.
Il fisico Prof.
Siegfrid Mueller-Markus scrive: "L’anima inosservabile della particella
elementare governa l’energia osservabile. L’anima delle particelle svolge un
ruolo fondamentale nella fisica atomica, solamente che ci rifiutiamo di
riconoscere la sua realtà".
La struttura in
parte spirituale delle particelle elementari è ben il motivo per il quale gli
scienziati devono fare la seguente confessione: "Sebbene sia ammirevole che noi
sappiamo così tanto sulle leggi degli elettroni e dei loro reciproci rapporti
con le altre particelle, ci è difficilmente possibile afferrare la loro vera
struttura".
*
Le
particelle subatomiche
Mentre fino agli
anni trenta del XX secolo nell’atomo appariva tutto così ben ordinato e, in un
certo qual modo, di facile orientamento, nei decenni successivi gli scienziati
dovettero riconoscere che la materia non comincia con l’atomo, ma scoprirono
delle particelle elementari che, in gran numero, rappresentavano le basi
fondamentali di tutta la materia cosmica. L’atomo è solo una diramazione. – Ma
cosa sono in realtà queste piccolissime particelle? La soluzione riguardo alla
natura delle particelle subatomiche, che ebbe inizio allora, ancora oggi è in
piena evoluzione. Quasi tutte hanno la stessa grandezza ma un peso differente.
In parte sono talmente leggere da essere definite "nulla", e sono
emesse dallo spazio con un’energia inimmaginabile, fino a 1021 (= un
triliardo) di elettronvolt, perciò sono milioni di volte più ricche di energia
che i protoni, i quali riescono ad essere percepiti da strumenti sensibilissimi
solo tramite giganteschi acceleratori terrestri.
Da queste analisi
nel mondo del microcosmo si è riusciti a capire che, nel loro viaggio
attraverso l’involucro etereo della Terra, la loro vita è brevissima, poiché
vivono un tempo infinitesimale, trasformandosi in piccolissime frazioni di un
secondo in altre particelle. Sono le particelle elementari più pesanti a
dissolversi sempre, trasformandosi in altre più leggere. La durata di vita di
queste particelle è così incredibilmente breve che il concetto del tempo a loro
carico, se messo a confronto con quello umano, deve essere annullato. Ed è
proprio per questo che le affermazioni di Lorber a quel tempo, quando le
scrisse, non furono considerate da nessuno come realtà, mentre oggi la scienza
le conferma con la più grande precisione. Così come Lorber a quel tempo fornì
solo pochi esempi, anche oggi la letteratura scientifica ne tratta solo poche
delle circa 200 particelle elementari scoperte.
In uno dei primi
dettati che Lorber ricevette il 15 Agosto 1840, è descritto il processo di
trasformazione delle particelle elementari come segue:
«Voi penserete
che l’acqua sia la madre degli animali. Ma non è così! Poiché dove con il microscopio in una goccia d’acqua voi scoprite forme
di vita animale, lì il regno animale è già al millesimo gradino evolutivo. La prima classe del mondo animale sono gli
abitanti dell’etere infinitamente piccoli. Essi sono pressappoco ciò che voi,
nel vostro linguaggio, chiamate “atomi”, e sono così
straordinariamente piccoli (ben inteso solo al vostro occhio) che in un punto,
se lo osservaste solo con un potente ingrandimento, trovano spazio in
abbondanza già parecchi trilioni. Se voleste scoprire simili animaletti con i
vostri occhi dovreste poter ingrandire un tale punto trilioni di volte, cosa
che mai vi riuscirà nella vita terrena. Un occhio mortale non potrà mai
contemplare le cose nella loro realtà, questo lo può solo l’occhio dello
spirito» [T.d.n. – 9,9].
«La forma di
questi animaletti (subatomici) è quella di una sfera,
la cui superficie è estremamente liscia. Il loro nutrimento è l’essenza della
luce, e la durata della loro vita è la trilionesima parte di un secondo. Dopo
di che, riunendosi a trilioni dopo la loro morte, cominciano a formare una
seconda classe di esseri che, in rapporto alla loro grandezza, non si
differenziano molto dai loro predecessori, ma la loro vita diventa tanto più
concentrata, al punto che sentono già il bisogno di un nutrimento. Perciò a
tal fine sono muniti di un apposito organo e sono designati con il termine di ‘monadi’. Quest’altra specie animale ha il
suo spazio vitale già nella sfera planetaria, ossia nella regione i cui pianeti
orbitano intorno al Sole, e la durata della loro vita è la mille bilionesima
parte di un secondo. […] Vedete, per quanto grande sia la differenza
tra la durata della vita di un atomo e quella di una monade, tuttavia essa è
per voi – certamente secondo la vostra comprensione naturale – del tutto
impercettibile, perché non potrete mai distinguere con i vostri sensi la
differenza tra la trilionesima e la mille bilionesima parte di un secondo,
eppure il calcolo vi dimostrerà un’immensa differenza. Nello stesso modo viene formata una classe dopo l’altra, quasi sotto la
stessa forma, con una vita sempre più potenziata, finché, alla fine, la
vita di tali esseri si accresce a una potenza tale che siffatta vita comincia a
stabilirsi nelle regioni superiori dell’atmosfera, visibile come un vapore
bluastro, pieno di luce. La durata di
vita di questi esseri diventa poi già accresciuta man mano fino a una mille
milionesima parte (= miliardesima) di un secondo» [T.d.n. – 9,11-13].
Al tempo di Lorber
era inconcepibile per gli scienziati che esistesse un campo subatomico e fosse
necessario un ingrandimento di trilioni di volte per riconoscere le più piccole
pietre da costruzione della materia. Nondimeno, nel frattempo l’impressionante
fantastica affermazione di Lorber è stata pienamente confermata. Le particelle
inconcepibilmente piccole, che abbisognano di un ingrandimento di trilioni di
volte per essere scorte dall’occhio umano materiale, esistono. Nel gran numero
di particelle elementari, scoperte soprattutto alla fine degli anni quaranta
del XX secolo, ce ne sono alcune che misero in ombra tutto ciò che era stato
trovato fino allora. Se prendiamo il neutrino, esso è così piccolo che
l’elettrone, in confronto, è un gigante. Il suo raggio è un 170 quadrilionesimo
di un cm. La sua potenza penetrante è immensa. Nel suo viaggio che percorre dal
Sole alla Terra, il neutrino la penetra certamente. Perfino un corpo della
grandezza del Sole non potrebbe opporgli ostacolo. Lo descrive così il dr.
Haar: "Appena
scendiamo con l’ordine di grandezza fino a circa 10-6, giungiamo in
un campo dove nessuna finezza dei sensi ci potrà più aiutare".
Nemmeno l’interiore
di un atomo è mai stato visto e mai potrà essere visto. Tuttavia, ai fisici
Cowan e Reines, grazie a un difficilissimo e raffinato esperimento, è riuscito
loro di trovare il neutrino.
Asimov, in un suo
scritto, osserva: "Alcuni
fisici lo consideravano soltanto come lo spirito di una particella, ma per il
neutrino, in fisica, è come dare la caccia agli spettri". Tuttavia vi aggiunge: "… in realtà esso non è proprio
solo un prodotto del misticismo scientifico!".
Lorber, quindi,
riferisce che questi atomi da considerare come ‘animaletti’ hanno
l’aspetto di una sfera, la cui superficie è estremamente liscia. E anche
questi dettagli sono stati confermati dalla scienza, così come lo afferma
Asimov: "…ci
possiamo immaginare anche un fotone della luce visibile come una sfera".
La particella
elementare ‘Nullitron’, scoperta da poco tempo, come si legge in un rapporto
nella rivista scientifica ‘X-Magazin’ 8/1972, è completamente rotonda ed ha una
superficie assai splendente. È evidente che con il sinonimo “superficie estremamente liscia” di
Lorber, e "superficie assai
splendente" su X-Magazin, viene rappresentato lo stesso stato di cose.
Come abbiamo visto,
tramite Lorber ci viene spiegato che “…il nutrimento delle particelle
elementari è l’essenza della luce”. – Anche su questo troviamo
accenni di fisica nucleare che perlomeno suggeriscono conclusioni analoghe. Ci
viene riferito così: "Un
fotone di luce (particella di luce o
corpuscolo – n.d.a.) è
in ogni istante in contatto con circa un miliardo di atomi, dei quali ognuno cerca
di catturare e assorbire il fotone".
Lorber fa delle
dichiarazioni relative alla durata di vita delle particelle elementari con
sorprendente precisione; dichiarazioni che concordano esattamente con i
risultati della ricerca della fisica nucleare. Così come egli scrive che “…la
loro durata di vita è la trilionesima parte di un secondo”,
la durata di vita di una particella Sigma Ɛ0 indicata da D. Ter
Haar, è perfettamente coincidente con un trilionesimo di secondo. Anche il
positrone ha una durata di vita di un trilionesimo di secondo. L’ulteriore
trasformazione al successivo gradino, Lorber la indica con una durata di vita
di un mille bilionesimo di secondo. A questa misura di tempo corrisponde la
durata di vita del pione; questo vive una mille bilionesima parte di un
secondo.
Analizzando ancora
il testo di Lorber in cui è detto che “…la durata di questi esseri
diventa poi a poco a poco accresciuta fino a una mille milionesima (miliardesima) parte di un secondo”,
anche questa durata di una vita è confermata da D.ter Haar: "La particella Xi
ha una durata di vita di un miliardesimo di secondo". – Uguali dati li fornisce Ford riguardo alle
particelle Lambda: "Nelle
ulteriori trasformazioni risulta una durata di vita sempre più accresciuta,
p.e. di 10-8, 10-6 e 10-3 secondi".
Come avvengono
siffatti cambiamenti “…quasi sotto la
stessa forma da una classe all’altra” secondo le comunicazioni di Lorber, è
confermato con un esempio tratto dagli scritti di un preminente scienziato
americano nel campo della fisica nucleare e della fisica delle particelle
elementari, Kenneth W. Ford: "Dopo che la particella Lambda, in meno di un
miliardesimo di secondo si è suddivisa spontaneamente in un nucleone e in un
pione, il pione a sua volta, dopo un tempo appena più lungo del precedente, si
scinde in un mione e in un neutrino, e non appena anche il mione scompare, al
suo posto sorgono un elettrone, un neutrino e un antineutrino. Tutto questo
avviene in un milionesimo di secondo".
E in un altro punto
è riportato: "Normalmente
le particelle elementari si scindono e si trasformano così in particelle più
leggere".
Analogamente nella
Nuova Rivelazione, dove si legge: «In natura una cosa passa sempre
inavvertita nell’altra, come un’onda nell’altra». [T.d.n. – 34,9]
In un ulteriore
punto della Nuova Rivelazione che abbiamo citato, è detto che “…le differenti
classi di esseri, in rapporto alla grandezza, non si
differenziano molto dai loro predecessori”; anche questa dichiarazione si
accorda con le constatazioni della scienza moderna che riportiamo di seguito: "Le particelle
elementari hanno all’incirca la stessa grandezza". Pertanto, i prodotti delle particelle decomposte sono
ancora delle particelle elementari della stessa grandezza, così come le
particelle precedenti.
I risultati della
ricerca scientifica del XX secolo ci dimostrano che non esiste materia in stato
di quiete, come invece supponevano gli scienziati del XIX secolo. Nel campo
subatomico si svolge un costante, fulmineo e catastrofico evento assai
misterioso di distruzione e ricostituzione, nascosto ai nostri sensi, alla cui
fine si trovano finalmente delle particelle elementari stabili. Da un vibrante
processo di nascita-vita-morte appena comprensibile, ha origine la materia. Questi
processi che fino ad oggi non sono chiariti né riconosciuti neanche
approssimativamente, Lorber li ha anticipati oltre centocinquanta anni prima,
in maniera francamente spettacolare nei suoi scritti, mediante la Parola
interiore. Nella Nuova Rivelazione sono stati spiegati per sommi capi con
parole concise questi eventi creativi assai misteriosi; eventi che ben
difficilmente avrebbero potuto portare i lettori del XIX secolo a una qualsiasi
comprensione. Allora essi vi hanno solo potuto leggere:
«Dove scorgete
poco o niente con i vostri occhi, proprio là avvengono cose grandi, ed è così
come una volta disse un saggio[33]:
“Tra la Terra e il Sole avvengono cose di
cui l’umana ragione non osa neppure
immaginare”» [L.T. – 29,6].
*
L’interazione
Nel corso delle
molteplici trasformazioni delle particelle elementari, alla fine, come già
menzionato, diventano esistenti quelle particelle la cui durata di vita resta
illimitata. Che anche i protoni e i neutroni esistenti in un nucleo atomico non
si distruggano, è dovuto alla scoperta di una straordinaria potenza o ‘capacità
di scambio’ chiamata anche ‘interazione’[34].
Il concetto ‘interazione’ svolge un ruolo importante, tanto nelle
considerazioni della scienza naturale della Nuova Rivelazione, quanto nella
fisica nucleare odierna. Su questo ritorneremo a parlare ancora
dettagliatamente. Al tempo di Lorber non si conosceva ancora il concetto
interazione, in relazione alla scissione e trasformazione, così come erano
ancora completamente sconosciute le particelle elementari.
Ebbene, cos’è
l’interazione? Ford risponde a questa domanda come segue: "Tutte le normali
forze, presso di cui un oggetto viene attratto da un altro, sono interazioni.
Tale e quale la dissoluzione di una particella elementare instabile è
l’espressione dell’interazione".
L’involucro e il nucleo dell’atomo sono tenuti insieme mediante l’interazione
elettromagnetica, però questa forza è troppo debole per tenere insieme le due
parti nucleari, il protone e il neutrone. Ci doveva essere quindi un’altra forza
centinaia di volte più potente della forza elettromagnetica.
Nel 1935 il Prof.
Hideki Yukawa, con dei calcoli, anticipò che doveva esistere una determinata
particella elementare oscillante qua e là, velocissima tra i protoni e i
neutroni, così che con questo velocissimo ritmo i protoni e i neutroni "non trovassero il
tempo di respingersi". Questa
particella fu trovata 12 anni più tardi nella radiazione cosmica e fu chiamata
"Pi-Mesone" oppure anche "Pione". Essa in un secondo
sfreccia qua e là tra i protoni e i neutroni, 5x1017 volte[35].
Come veramente l’interazione produca questa forza è difficilmente accessibile
ai fisici nucleari, poiché questo non è affatto possibile, visto che la causa
dell’effetto della forza d’attrazione, secondo le comunicazioni di Lorber, è di
specie metafisica. Su questo nella Nuova Rivelazione è detto:
«La Mia Forza di
Volontà è l’immenso legame che unisce l’un l’altro tutti i corpi mondiali e li
porta a muoversi l’uno intorno all’altro; così, nello stesso tempo, …è proprio
la Mia Volontà la sostanza di base di tutte le cose» [L.L. – 6,27].
Poiché alla fin fine
la sostanza è di origine spirituale, gli scienziati, nonostante la profonda
penetrazione nel mondo degli atomi e delle particelle elementari, devono
ammettere che non hanno ancora compreso la sostanza nella sua vera essenza.
Nel XX secolo fino
alla scoperta degli atomi e delle particelle elementari, presso gli scienziati
esisteva l’opinione che la sostanza fosse immutabilmente rigida come appare ai
nostri occhi. Nessuno nel XIX secolo immaginava che nella materia di ogni
sasso, legno o ferro, regnasse un movimento turbolento sfuggente ai nostri
sensi. Oggi sappiamo che i protoni nel nucleo dell’atomo devono essere
considerati come centro di continua attività. I protoni vibrano con frequenze
di circa 1020 al secondo[36],
quindi, sebbene la materia in sé resta statica e apparentemente morta, ha in sé
un’intensa vita che in se stessa è ‘vita’, poiché è certo che ogni molecola,
anzi ogni più infinitesimale particella, è in continua e invisibile vibrazione.
Così come questa
‘vibrazione’ è l’essenza della materia, altrettanto lo è l’essenza della luce.
Nella Nuova Rivelazione troviamo specificamente la sua caratteristica spiegata
ampiamente nella sua essenzialità come un febbrile movimento nell’interazione
tra ‘spiriti irati’ e ‘spiriti in quiete’:
«Se considerate la cosa un po’ intimamente, per voi
dovrà essere ben risolta in sé e per sé la questione della luminosità, poiché
lo spirito polare-positivo racchiuso nella polarità negativa è trascinato
anch’esso all’ira in seguito ad un urto; ira che in lui equivale a una
consapevolezza della propria prigionia. Questa consapevolezza gli suscita poi
anche la grande smania di espandersi, ovvero di rendersi libero. Siccome però
la sua polarità esteriore negativa che lo circonda è costituita in modo che
essa si può bensì dilatare fino a un certo grado, ma d’altro canto è tuttavia
indistruttibile o, meglio ancora, non è lacerabile, lo spirito che aspira a
divenir libero si estende in essa tanto quanto gli è possibile. Considerando
però che, nonostante tutto ciò, non può svincolarsi, esso si contrae di nuovo
velocemente, e ripete poi i suoi tentativi con forza rinnovata, nell’erronea
supposizione di poter spezzare il proprio involucro. Ora, quest’atto, più di
uno spirito è in grado di replicarlo molte migliaia di volte in un secondo;
questo atto viene denominato ‘furore’, ed è accompagnato dall’ira sempre
crescente. Ma qual è la conseguenza visibile di quest’atto, che può essere
chiamato veramente ‘furore febbrile’? Null’altro che questo: gli altri spiriti
ancora quieti che si trovano vicini a un tale spirito preso dall’ira,
percepiscono questo stato febbrile e, per mezzo della loro polarità esteriore,
si accendono della stessa febbre. Questa propagazione dello stato co-febbrile
può naturalmente avvenire in modo tanto più rapido, in quanto gli involucri
polari-negativi degli spiriti, dei quali veramente è composta l’aria, si
trovano in stretto contatto l’uno con l’altro» [L.m. – 9,28-31].
Nella letteratura
scientifica questo ‘furore febbrile’ o ‘vibrazione’ è descritto come segue: "La frequenza
della luce rossa raggiunge circa 400 bilioni di vibrazioni al secondo. Il
numero di vibrazioni medie della visibile luce bianca è di circa 600 bilioni di
vibrazioni, e la luce violetta raggiunge persino più di 800 bilioni di
vibrazioni al secondo".
A un’oggettiva
considerazione del fenomeno di queste comunicazioni, è lecito supporre che
l’autore di questa precisa sapienza, circa i differenti processi misteriosi del
mondo subatomico esposti, l’abbia presa dal suo intelletto in un’epoca in cui
tutto questo era ancora completamente sconosciuto?
I risultati della
scienza sono sì ammirevoli, ma ora gli studiosi sono giunti in una zona off
limit che per loro è impenetrabile. Con i giganteschi acceleratori di
particelle, i sincrotroni, i betatroni e i ciclotroni, in grado di amplificare
tali infinitesimali particelle fino a 400 miliardi di elettronvolt perché
possano essere rese percepibili dagli strumenti, non è più possibile
approfondire oltre. – Dice Mussard: "Non abbiamo la più pallida idea di ciò
che è l’essenza delle onde e delle vibrazioni. La scienza c’insegna che i
legami cui sottostanno le particelle elementari rappresentano un equivalente
energetico da accreditare a fenomeni inspiegabili affinché ci si incammini
verso la materia increata. Per noi, essi sono trascendentali tanto quanto
l’anima umana".
Qui la
moderna scienza dovrebbe riconoscere invece la veridicità della Nuova
Rivelazione:
«A colui che crede, saranno dischiuse molte
meraviglie, ma l’incredulo non si può né consigliare né aiutare. Inutilmente
egli guarda con i suoi occhi ciechi nei Miei grandi laboratori della vita. Io vi
dico: egli non vi troverà che gli escrementi della morte, poiché la vita è spirito, e qui non serve
nessun microscopio per indagare la stessa nella sua sfera d’azione,
bensì, solo l’occhio dello spirito, che è la fede, può guardare nelle
profondità delle meraviglie della vita» [T.d.n. – 10,29].
Così
come qualche decennio dopo Lorber, agli uomini, tramite un altro mistico,
Gottfried Mayerhofer, fu accennato dell’errata via in cui cominciava ad
addentrarsi la scienza materialistica:
«Ciò
che gli scienziati osservano negli alambicchi e nei distillatori, sono tutti
processi grossolani; dentro vi vedono sì una grande coerenza, ma non la comprendono.
E poiché non vogliono accettare nessun
Signore e Legislatore, allora attribuiscono dell’intelligenza a queste sostanze,
e dicono: “Esse seguono soltanto questo e quell’impulso!”, allo stesso modo di
come essi stessi seguono il proprio impulso materialistico, cioè quello della
follia, come se sapessero o vedessero veramente qualcosa. Ciò che per loro
nella natura è un mistero, sarà e rimarrà sempre una domanda cui mai potranno
rispondere, come anche per ciò che riguarda il loro stesso corpo, come cioè
hanno relazione tra loro, materia e spirito, o come la massa cerebrale, di
certo qualcosa di materiale-visibile, produca solamente dello spirituale.
Oppure, come avviene il ‘metabolismo’ nel proprio corpo, così che essi possano
rallegrarsi di una vita sana; questo, vale a dire lo spirito, non lo vogliono vedere!» [S.d.V.
– 10,36-37].
«[…] Essi non vogliono
riconoscere nessun Legislatore, quantunque a ogni passo s’imbattano sulle Sue
tracce. Se fossero liberi da pregiudizi, certamente non potrebbero rinnegarLo» [S.d.C. - 8,7].
Il naturalista
Wilhelm Martin nel suo scritto "Collegamenti dalla natura al mondo dello
spirito" insegna che gli scienziati hanno sì accettato la trasformazione
delle particelle elementari come lo descrive Lorber, ma non riconoscono ancora
che anche in tal caso si tratta del processo di nascita del più basso livello
di vita animale. Finalmente gli scienziati ammettono, veramente con franchezza,
che con le particelle elementari instabili trovate, può essere rappresentato
solo l’inizio di un campo dallo sviluppo non ancora facilmente accreditabile.
[indice]
Confrontiamo ora le ulteriori dichiarazioni della Nuova
Rivelazione con le conoscenze dei fisici, i quali, solo molti decenni dopo la
stesura delle comunicazioni mediante Lorber, hanno acquisito queste conoscenze.
Nel 1690 Christiaan
Huygens[37] pubblicò nel
Traité de la Lumière che la luce dovesse essere considerata come un’onda che si propaga – in maniera del tutto simile alle
onde del mare o a quelle acustiche – in uno spazio chiamato etere, dove si supponeva pervadesse tutto l’universo e fosse formata da microscopiche particelle elastiche. Nel 1862 il fisico inglese Maxwell stabilì
l’esistenza delle vibrazioni elettromagnetiche per via di equazioni teoriche.
Nel 1882 H. Hertz per primo produsse e studiò delle veloci vibrazioni
elettromagnetiche in esperimenti di laboratorio. G. Marconi le utilizzò nel
1896 per delle trasmissioni di notizie. Dopo che Maxwell ebbe accertato l’elettricità
e il magnetismo come due forme manifeste della stessa forza, alcuni anni più
tardi dimostrò che la luce consisteva di onde elettromagnetiche.
Già nel 1841 Lorber
dichiarò che ‘le vibrazioni’ della luce si propagano in linea retta:
«Ci sono però nello spazio visibile degli
effetti e dei movimenti animici, così come nel vasto spazio luminoso ci sono
effetti e movimenti della luce, con la sola differenza che le vibrazioni della
luce, per via naturale, non possono procedere che in linea retta, mentre invece
quelle animiche somigliano più alle vibrazioni del suono e possono propagarsi
in tutte le direzioni immaginabili, così come in tutte le possibili tortuosità,
più rapidamente della velocità elettrica» [D.O. – 10,16].
La scienza si è
dibattuta molto sulle caratteristiche della luce, teorizzando un carattere
ondulatorio e corpuscolare. Quindi sono delle vibrazioni che rappresentano la
vera e propria essenza della luce. Una spiegazione veramente approfondita ci
viene ampiamente rivelata da Lorber nella piccola opera "La mosca",
la cui necessità ci impone di citare quasi un intero capitolo per tutti quei
ricercatori di cui ci occuperemo nel prossimo capitolo:
«Che cos’è dunque la luce? Se volete comprendere bene e a fondo che cosa sia la luce, come essa appaia
nel tempo e nello spazio, non dovete considerarla né una cosa del tutto
materiale, né del tutto spirituale, bensì nel contempo, materiale e spirituale.
Essa si presenta come una polarità costituita in modo tale, che la parte
spirituale rappresenta il polo positivo e la materiale quello negativo. Non si
deve pensare che questa polarità sia paragonabile al rapporto tra l’anteriore e
il posteriore, bensì al rapporto tra l’interiore e l’esteriore, in modo che
l’interiore rappresenta il polo positivo e l’esteriore quello negativo. […] Se prendete una cosiddetta pietra focaia e la sfregate con un ferro
temperato, vedrete ben presto sfuggire una quantità di scintille da quei punti
dove il ferro temperato è passato sulla pietra. Queste scintille sono luce; ma
da dove hanno attinto la luminosità? Dalla pietra, oppure dal ferro? Oppure nel
contempo da entrambi? Qui non è necessario scendere in particolari per poter
asserire che durante un simile atto le scintille si sono originate puramente
dal ferro, dal quale, per l’azione della pietra dura, si sono staccate delle
parti estremamente piccole accendendosi, e ciò perché le particelle d’aria
rinchiuse nei pori del ferro non avendo potuto sfuggire alla pressione
esercitata con lo sfregamento, perciò si sono accese, provocando il passaggio
allo stato d’incandescenza delle particelle di ferro staccatesi. […] Ma che cos’è la luminosità che si manifesta
all’atto dell’accensione dell’aria? Questa cosa è impossibile da spiegare se
non così come vi è stato ripetuto tante volte, e cioè che l’aria non è altro
che il corpo materiale degli spiriti (intellettivi) contenuti in
essa. Certo, la cosa suonerebbe meglio
agli orecchi dei fisici se Io avessi sostituito la parola ‘spiriti’ con quella
di ‘forze libere, sciolte’; ma siccome noi vogliamo andare fino in fondo
alla cosa, preferiamo prendere, invece della proprietà, l’essenza che ha questa
proprietà in sé, che nel nostro caso è lo spirito stesso, ovvero, non avendo
qui a che fare soltanto con uno, bensì con moltissimi spiriti, diremo dunque
“gli spiriti stessi”. Ed ora che abbiamo stabilito ciò, possiamo inoltrarci,
sicuri e senza paura di errare, sul retto sentiero. Udite dunque: “Poiché lo spirito è una forza polare positiva,
esso tende costantemente alla libertà più assoluta e illimitata, e nel suo
stato di prigionia rimane quieto finché da parte della polarità negativa che lo
circonda e, per dirla in forma più comprensibile, da parte del suo involucro,
non gli derivi un qualche insolito turbamento. Tuttavia, non appena lo spirito
subisce dall’esterno una pressione o un urto qualsiasi, esso si desta subito
nella sua abituale sfera limitata e manifesta la sua esistenza con il suo
movimento d’estensione, e tale manifestazione si traduce sempre nel fenomeno a
voi ben noto della luminosità”. […] Ma
che cos’è dunque questo chiarore in sé e per sé stesso? Un esempio vi renderà
la cosa palpabile. Cosa osservate voi in un uomo, il cui cuore è ancora pieno
d’orgoglio, quando riceve da parte di qualcuno un colpo ben forte e umiliante?
Non si accenderà immediatamente d’ira furiosa, cosicché tutto il suo corpo sarà
invaso da un fremito d’ira, i suoi occhi si accenderanno come se avessero delle
fucine all’interno, e gli si rizzeranno i capelli in tutte le direzioni? E se
si trova in compagnia di altri che abbiano lo stesso carattere, non si
assoceranno anch’essi alla sua ira, mettiamo pure non in un grado così intenso,
tuttavia più o meno a seconda del maggiore o minore grado di affinità con lui?
Io sono dell’opinione che questo fenomeno non abbia bisogno di nessuna
spiegazione ulteriore; basta che facciate attenzione a un esercito sul punto di
dar battaglia, e non sarà possibile che vi sfugga come questa irradiazione di
furia, ovvero questo ‘furore febbrile’, invada i combattenti a migliaia e migliaia,
e li trascini con sé nella mischia sanguinosa. Se ora considerate la cosa un
po’ intimamente, dovrà essere ben risolta la questione della luminosità, poiché
lo spirito polare-positivo racchiuso nella polarità negativa, è trascinato
anch’esso all’ira in seguito ad un urto; ira che equivale in lui ad una
consapevolezza della propria prigionia. Questa consapevolezza suscita poi in
lui anche la grande smania di espandersi, ovvero di rendersi libero. Tuttavia,
siccome la sua polarità esteriore negativa che lo circonda è costituita in modo
che essa si può ben dilatare fino ad un certo grado, ma d’altro canto è
tuttavia indistruttibile o meglio ancora non è lacerabile, lo spirito che
aspira a divenir libero si estende in essa tanto quanto gli è possibile. Considerando
però che, nonostante tutto ciò, non può svincolarsi, si contrae di nuovo
velocemente, e ripete poi i suoi tentativi con forza rinnovata, nell’errata
supposizione di poter spezzare il proprio involucro. Ebbene, questo atto che
più di uno spirito è in grado di replicarlo molte migliaia di volte in un
secondo, viene denominato ‘furore’ ed è accompagnato dall’ira sempre crescente.
Ma qual è la conseguenza visibile di questo atto che può essere chiamato
veramente ‘furore febbrile’? Null’altro che degli altri spiriti ancora
tranquilli che si trovano vicini a un tale spirito preso dall’ira, i quali
vengono a percepire questo stato febbrile e, per mezzo della loro polarità
esteriore, si accendono della stessa febbre. Questa propagazione dello stato
co-febbrile può naturalmente avvenire in modo tanto più rapido in quanto gli
involucri polari-negativi degli spiriti, dei quali veramente è composta l’aria,
si trovano in stretto contatto l’uno con l’altro. Ora abbiamo veramente tutto
quello che ci occorre, perché proprio questa esasperazione febbrile di un tale
spirito viene percepita tanto dall’occhio degli animali, quanto, anzi di
preferenza, da quello dell’uomo, e questa percezione è veramente ciò che voi
chiamate ‘luminosità’, giacché l’occhio è formato in modo da poter percepire
queste oscillazioni, per quanto leggere siano, e ciò per la ragione che ciascun
occhio è pure, più o meno, per metà spirituale e per metà materiale, avendo
quindi una polarità perfettamente uguale a quella che viene chiamata ‘luce’, e
può anche raccogliere e percepire tutto quanto gli è affine. Quando dunque una
simile polarità si accende in sé nel modo sopra indicato, ha sempre luogo nel
contempo anche il fenomeno della luminosità. La luminosità poi non è altro, a
sua volta, che la conseguenza del coinvolgimento nello stato febbrile di quelle
polarità spirituali che si trovano vicino a una simile polarità spirituale
accesasi in se stessa. Questo coinvolgimento o propagazione si manifesta a
distanze minori o maggiori a seconda del grado di grandezza e di violenza della
polarità spirituale che si è così accesa, e nelle altre polarità suscita uno
stato febbrile, pur se non troppo violento, per lo meno sempre percettibile.
Naturalmente, questo coinvolgimento febbrile diventa sempre più debole quanto
più lontane si trovano (per quanto concerne lo spazio) le altre
polarità spirituali da quella tale polarità principale che si è accesa in se
stessa» [L.m. – 9,13-33].
Per quanto riguarda
la velocità di propagazione, invece, la scienza conferma ciò che era stato
affermato da Lorber nell’opera "Il grande Tempo dei tempi"[38]:
«Ma ben con la velocità della luce potreste
voi provare, poiché calcola al secondo accuratamente, senza sbagliare,
esattamente quarantacinque ampiezze[39]
della Terra come unità, allora giungerete ben presto e fedelmente alla pura
verità» [Pathiel – v. 61].
Otto anni più tardi,
nel 1850, nell’opera "Dall’inferno al Cielo" fu ancora ribadito: «La
luce nella massima velocità elettromagnetica, calcolata in quaranta mila miglia tedesche al secondo,
dovrebbe viaggiare per molte migliaia di trilioni di anni terrestri per
giungere da un polo all’altro di questo sole!» [I.a.C. – II/299,8].
Dalle informazioni
di De Broglies del 1925 era stato detto che la luce ha una duplice proprietà,
evidenziata secondo specifici esperimenti a cui la si era sottoposta. Essa
avrebbe un carattere sia corpuscolare (materiale) che ondulatorio. Quella
enunciazione è stata confermata dalla fisica del nostro tempo, la cui scienza
ha ribadito: "La
luce è costituita da piccoli proiettili ed ha una massa. Infatti, il fotone[40] è bensì una particella molto piccola, tuttavia secondo la
formula m = hv/c2 è precisamente calcolabile. […] Non si può
dubitare dell’affinità della sostanza della luce e della massa, perché ambedue
hanno carattere corpuscolare".
Quando la scienza
parla dell’affinità tra la sostanza della luce e la materia, questo concorda
con gli ulteriori dettagli della Nuova Rivelazione, dove si legge quanto segue:
«La sostanza è
simile alla luce che emana il Sole, la quale, rispetto alla materia, sembra
essere un nulla; tuttavia è la sostanza fondamentale della materia, pur non
essendo la stessa cosa con questa, poiché ogni sostanza primordiale è libera,
cioè non è minimamente legata» [G.V.G. – VII/209,20].
Dopo le
dichiarazioni di Bernhard Bavinks nel suo scritto "Risultati e problemi
della scienza naturale" in cui afferma che "il mondo consiste di luce
congelata", la moderna fisica si è
avvicinata di molto alle affermazioni di Lorber.
[indice]
Lorber non ha anticipato solamente le conoscenze degli
astronomi e dei fisici nucleari in modo sbalorditivo, ma in parte anche i
risultati delle ricerche in altre discipline scientifiche che a metà del XIX
secolo non esistevano ancora. Si tratta della paleontologia, cioè la scienza
dei fossili pietrificati di animali e piante, e l’antropologia, lo studio
dell’uomo e della sua origine.
*
L’antropologia
e la paleontologia
Nel 1856 fu trovato
un cranio di forma strana nel Neanderthal presso Dusseldorf. Il cranio era più
grande di quello degli uomini di oggi. La fronte scendeva molto obliqua e sopra
gli occhi c’erano grosse protuberanze ossee, simili a quelle delle odierne
grandi scimmie. Il più famoso antropologo tedesco, il prof. Virchow di Berlino,
rifiutò l’idea ridicola quale tesi del 1872 che si trattasse di un cranio di un
uomo primitivo. Secondo la sua opinione, la strana forma del cranio era artrite
deformante e rachitismo. Per decenni nessuno osò più dare un’altra
interpretazione al ritrovamento. Questa cambiò lentamente soltanto quando, nel
1886 in Belgio e nel 1887 in Francia e in Spagna, furono trovati pure siffatti
crani insieme ad alcuni utensili di pietra, tramite i quali fu possibile una
determinazione dell’età. Ebbene, fu stabilito che non esisteva più alcun dubbio
che si trattasse di un uomo primitivo probabilmente vissuto in Europa circa
40-60.000 anni fa. Nel 1907 si trovarono presso Heidelberg, e più tardi in Asia
e in Africa, sempre più fossili umani, ai quali doveva essere attribuita un’età
di più di centomila anni. Oggi il limite di un milione di anni è stato da tempo
superato, ma nonostante i molti ritrovamenti non è stato possibile portare
alcuna chiarezza sugli eventi. Nel corso del tempo furono stabilite diverse
teorie e, all’occasione, è anche stato tentato di sostenere una teoria con
raffinate falsificazioni. Il tanto cercato missing
link, l’anello mancante, non è mai stato trovato, a dispetto di ricchi
ritrovamenti nel corso di cent’anni.
Non è nelle nostre
intenzioni occuparci delle diverse teorie, ma si vuol dimostrare che anche in
questo campo della scienza la Nuova Rivelazione ha anticipato la conoscenza di
essenziali stati di cose riguardo agli avanzati risultati di ricerca. Nessuno
alla metà del XIX secolo avrebbe avanzato l’idea che per milioni di anni sulla
Terra vissero degli ominidi, ovvero uomini primitivi aventi sì una posizione
eretta, ma senza essere in grado di superare mai uno stabile stato primitivo di
sviluppo; infatti, quel che è certo, è che poi, improvvisamente, circa 6000
anni fa, apparve un uomo completamente nuovo, un uomo dotato di forza di
spirito che produsse culture con sorprendente velocità, fondò stati, costruì
piramidi, inventò la scrittura ed emanò diritti e leggi. Perciò, mentre in
milioni di anni precedenti erano avvenuti appena ragguardevoli cambiamenti, ora
in brevissimo tempo sorsero sorprendenti progressi. All’improvviso irraggiò una
forza fino allora completamente sconosciuta nell’uomo, così com’è accentuato
nella Nuova Rivelazione:
«Soltanto
nell’uomo adamitico si riversò
un sentimento spirituale che stimolò
l’anima a riconoscere e cercare il suo Creatore. Nondimeno, ora all’uomo adamitico gli fu assegnata una
guida, poiché la semplice anima, da sola, essendo una forma completa che non
può essere ulteriormente sviluppata, non scorgerebbe al di sopra di sé niente
di più elevato se ora non potesse affluire in essa un sentimento spirituale, la
sensazione di una Potenza che la renda umile e, nel contempo, la inciti a
cercare il suo Creatore. E questa è la Scintilla divina che, quale spirito, le
viene innestata e deve svilupparsi con lei contemporaneamente, in modo tale da
compenetrarla sempre più mediante una giusta educazione, per introdurla, per
mezzo dell’autoistruzione, in ogni conoscenza» [G.V.G. – XI/10,6].
Nella Nuova
Rivelazione gli ominidi, ovvero gli uomini primitivi, sono chiamati “preadamitici”.
Sulle loro sembianze e capacità, tramite Lorber ci sono state lasciate
dichiarazioni assai istruttive.
*
I sei
periodi di evoluzione della Terra
Nel G.V.G. VIII,
cap. 71-72 sono indicati sei principali periodi della formazione della Terra,
che ebbero una durata di “molti milioni di anni”, ma questi non hanno
niente a che vedere con i sei giorni della Creazione di Mosè, di cui tratteremo
più avanti. Vediamoli in sintesi, poiché è da questa spiegazione che ci è
possibile porre delle basi per una vera ricerca antropologica delle origini
della Terra, facendo sì che si abbandonino per sempre le ipotesi più inattendibili
dei paleontologi, basate sulla pura fantasia.
(primo periodo): «Quando la Terra, ai suoi primordi, si fu sviluppata finché sopra le sue
acque si furono elevate alcune isole più o meno grandi ricoperte dal fango
marino, Io posi ben presto per Mia Sapienza e per Mia Volontà anche ogni sorta
di semi vegetali nel fertile fango. E vedi, ecco che tali isole furono ben
presto coperte di vegetazione, e cioè dapprima di svariate e singolari erbe,
pianticelle e piccoli alberi, e più tardi anche da alberi enormi! Quando tali
isole furono così ricoperte, vi posi allora anche uova, ovvero semi per formare
un mondo animale adatto a quelle condizioni della Terra. Esso consistette
dapprima solo in vermi di ogni sorta, prima piccoli e poi più grandi, e in seguito
in insetti, e infine, quando il suolo divenuto più asciutto ebbe già cibo in
grande abbondanza, anche in animali di gigantesche dimensioni. Il compito di
tali animali era di nutrirsi con le pianticelle ancora molto rozze e con i rami
degli alberi, quindi concimare il suolo sempre più con i loro escrementi, e
infine, anche con i loro giganteschi corpi morti, di cui potete ancora trovare
i resti delle ossa in profonde caverne e gole della Terra. Dalla decomposizione
di tali animali si svilupparono poi, pure questi secondo la Mia Volontà, una
quantità di nuovi animali sotto forma di vermi più o meno grandi, e da essi
ogni sorta di insetti. Chiamiamo ora tutto questo una fase di formazione della
Terra. Ma si capisce già da sé che il corpo della Terra, in precedenza, doveva
già essere stato sottoposto, quasi innumerevoli volte, a ogni tipo di
cambiamenti preventivi, poiché senza tali processi questo stato della Terra non
avrebbe mai potuto aver luogo» [G.V.G. – VIII/71,1-4].
(secondo periodo): «E dopo un gran numero degli attuali anni terrestri, dalle grandi
profondità dei mari della Terra si sollevarono vaste distese territoriali già
guarnite di monti e ricoperte da un fango molto più fertile. Al tempo opportuno
furono poste in questo fango, per Mia Sapienza e Mia Volontà, delle sementi più
perfette, e presto quelle vaste distese di territori della sempre ancor giovane
Terra assunsero un aspetto di grande prosperità. Quando sulle varie vaste
distese di territori ci fu nuovamente una grande quantità di nutrimento, da
parte Mia fu anche subito provveduto, nel più saggio Ordine, a una maggiore e
più perfetta quantità di piccoli e grandi consumatori. Allora l’acqua, tra le
distese dei territori, fu popolata da animali più grossi e le vaste distese di
territori ebbero i loro grandi consumatori di ciò che il suolo offriva, come
appunto nuove piante, erbe e alberi. Erbe, piante, pianticelle, cespugli e
alberi veramente giganteschi, in parte producenti già i semi, in modo da
potersi riprodurre. Tuttavia la maggior parte di tale vegetazione cresceva
simile ai funghi, direttamente dal suolo gravido di frutti delle distese dei
terreni, e gli animali nascevano quasi nella stessa maniera come i draghi[41]
del fiume Nilo in Egitto a voi noti, ossia dalle uova. Essi potevano vivere
nell’aria come anche nell’acqua, e nutrirsi di piante sia nell’acqua sia nelle
distese dei terreni, che però erano ancora ben lungi dal presentarsi un po’
troppo asciutti. Infatti, in questo periodo di formazione della Terra, per così
dire, in progressione per la vita fruttifera vegetale e animale, la Terra non
poteva avere un aspetto asciutto e abitabile, poiché le gemme degli alberi si
sviluppano maggiormente nell’umido, mentre se queste hanno un aspetto troppo
asciutto, allora la fioritura e il successivo frutto non si presenteranno
sicuramente al meglio. Il secondo periodo di preventiva formazione durò ancora
un numero per voi inconcepibile di anni terrestri attuali, ma la Terra non era
ancora di gran lunga adatta a sostenere animali a sangue caldo, tanto meno
uomini per quanto di specie inferiore, perciò il secondo periodo ebbe termine
anch’esso come il primo, e passò poi di nuovo molto tempo, con periodi
intermedi molto tempestosi, prima che comparisse un terzo periodo di formazione
preventiva» [G.V.G. –
VIII/71,9-13 / 72,1].
(terzo periodo): «Dai molti necessari processi sorse di nuovo un terzo periodo. Ora
emersero dal mare territori di grandezza molto considerevole spinti dal fuoco
interno della Terra, naturalmente secondo la Mia Volontà. La vegetazione
divenne molto più abbondante e di tipo sempre più gigantesco, per gli animali
avviene come per la vegetazione, ma anche questo periodo, che è durato
anch’esso estremamente a lungo, e che in certo qual modo potrebbe essere
paragonato alla fioritura di un albero, era, così come i due precedenti, di
gran lunga ancora inadatto a servire come luogo di dimora per l’uomo. Perciò
anche questo ebbe fine e, come il primo e il secondo, seppellì i suoi prodotti
sia della sfera animale che di quella vegetale, però non così profondamente
come il primo periodo. Poi ci fu di nuovo una quantità di periodi intermedi e,
dopo lunghi tempi, fece la sua comparsa un quarto periodo di formazione
preventiva» [G.V.G. –
VIII/72,3-4].
(quarto periodo): «Alcune parti di territorio divennero ancora molto più vasti, la
vegetazione nuovamente molto più rigogliosa, e l’acqua, i terreni già asciutti,
così come l’aria, cominciarono ad essere molto popolate da piccoli animali, e
accanto a questi anche da animali più grossi. E tra gli animali ci furono
perfino dei mammiferi a sangue caldo che non venivano più al mondo per mezzo di
uova, bensì per via della procreazione naturale, e quindi in grado di mettere
al mondo dei cuccioli vivi. Facevano eccezione gli animali acquatici, alcuni grandi
anfibi, gli uccelli, i vermi e gli insetti. Questo quarto periodo principale di
formazione preventiva durò estremamente a lungo, e il suolo della Terra, di
quando in quando, fu illuminato dai raggi del Sole, e su alcuni alberi cominciò
già a mostrarsi qualche frutto, che però ovviamente non sarebbe stato ancora
particolarmente di vostro gusto, ma al mondo animale di allora serviva tuttavia
come buon nutrimento. Anche in questo quarto periodo di formazione preventiva
non c’era ancora nulla sulla Terra che fosse simile all’uomo» [G.V.G. – VIII/72,4-6].
(quinto periodo: gli uomini preadamitici):
«Dopo lunghi tempi, nel corso dei quali
sulla Terra subentrò ormai una maggior quiete e ordine, e dopo molte tempeste
terrestri sempre molto grandi, affiorò un quinto periodo di formazione
preventiva della Terra. Dalla grande profondità del mare si sollevarono di
nuovo grandi territori, saldandosi a quelli già esistenti dai precedenti
periodi, formando già una reale terraferma. In questo quinto periodo sorsero la
maggior parte delle montagne insieme alle più alte della Terra. Le loro
altissime cime furono frantumate dai fulmini che poi rotolarono nelle profonde
valli e fosse della Terra grazie a violenti terremoti e inondazioni causate da
possenti nubifragi. Con ciò si formarono pianure molto estese, vallate meno
vaste e pascoli su cui poi tutto poté meglio prosperare. Con l’inizio di questo
periodo la Terra fu anche portata in un’orbita ordinata attorno al Sole. Giorno
e notte si alternarono già regolarmente, e così pure le stagioni dell’anno,
sebbene ancora tra variazioni di ogni sorta, poiché le oscillazioni dei poli
terrestri erano notevoli continuamente, e in questo periodo dovevano esserlo.
In tale periodo, in cui si era già formata una stabile terraferma, cominciarono
le regolari inondazioni marine ogni 14.000 anni terrestri. Con esse il mare la
sommergeva a poco a poco, una volta la metà meridionale della Terra, e poi di
nuovo quella settentrionale, in modo da rendere ulteriormente fertile la Terra
nei deserti di ghiaione, spesso molto estesi. Infatti, dopo circa 14.000 anni
il mare depositava tanto fertile fango sulle aride superfici di ghiaione e
sulle valli, che esse poi, quando il mare si ritirava di nuovo e il fango che
si lasciava dietro diventava un suolo più solido, erano estremamente fertili.
In questo quinto periodo occorsero certo più di mille millenni, prima che tutto
il suolo ben preparato fosse completamente adatto per una nuova creazione di un
gran numero di svariatissime piante, come erbe, pianticelle, cespugli e alberi,
e poi anche per animali di ogni sorta e di uomini pre-adamitici. In questo
periodo vediamo già una gran quantità di svariati alberi da frutta e altre
piante fruttifere di ogni genere e specie, sia per gli animali che per i pre-uomini
di quel tempo. Tuttavia qui non si parla ancora di agricoltura, ma certamente i
pre-uomini utilizzavano già certe mandrie di animali e conducevano una rozza
vita nomade; essi non avevano vestiti e non si costruivano neppure case né
capanne. Essi tuttavia erigevano su dei grossi rami degli alberi certe solide
alcove per abitarvi e dormire, come gli uccelli, e si procuravano scorte di
alimenti che consumavano a poco a poco. Quando la provvista era consumata,
uscivano di nuovo a schiere per un ulteriore caccia di alimenti. Quando arrivò
il freddo, poiché in questo periodo fece la sua abbondante comparsa anche la
neve, questi uomini si trasferirono in zone più calde insieme ai loro animali
domestici, che consistevano in mammut, grandi cervi, mucche, capre e pecore.
Anche l’elefante, il rinoceronte, l’unicorno, e ogni sorta di scimmie e anche
uccelli ne facevano parte. Quasi verso la fine di questo periodo comparvero
anche l’asino, il cammello, il cavallo e il maiale, animali che venivano
anch’essi domati da questi pre-uomini. Infatti, essi possedevano quel tanto di
istinto razionale più elevato, da dominare i citati animali, e anche per
poterli utilizzare in parte per i trasporti, in parte per la caccia, e in parte
per ottenere il latte e la lana, con cui imbottivano bene le loro alcove
elevate per costruirsi così dei soffici giacigli. Essi non avevano propriamente
un linguaggio del tipo che ora è in uso tra gli uomini; tuttavia facevano certi
suoni articolati, segni e gesti come gli stessi animali più perfetti, e
potevano intendersi reciprocamente su ciò di cui avevano bisogno, e aiutarsi
l’un l’altro. Se qualcuno si ammalava, solitamente a causa dell’età avanzata,
egli conosceva pure la pianticella che lo avrebbe aiutato; e se non poteva più
andare a cercarla, gli altri lo facevano per lui. Però non sapevano come
accendere un fuoco e utilizzarlo; ma se avessero potuto vedere come avrebbero
fatto (in seguito) gli adamiti, li
avrebbero imitati. In essi, infatti, l’impulso all’imitazione era molto
predominante e la loro intelligenza, con un certo grado di libera volontà,
superava già di molto quella di una scimmia per quanto perfetta. Inoltre
avrebbero potuto imparare a parlare alla nostra maniera, ma da se stessi non
avrebbero mai potuto produrre un saggio discorso. Come uomini erano però di
statura gigantesca ed estremamente forti, e avevano anche una dentatura tanto
forte da potersene servire al posto degli attrezzi per tagliare. Avevano anche
il senso dell’olfatto e quello del tatto eccezionalmente forti, e percepivano
già da lontano quando si avvicinava a loro qualcosa di ostile. Con i loro occhi
e con la loro volontà domavano gli animali e talvolta anche gli spiriti
naturali. Tuttavia, sebbene questo quinto periodo di formazione preventiva sia
durato addirittura moltissime migliaia di migliaia di anni, tra questi uomini
non è osservabile nessuna cultura progredita di qualunque genere; essi invece
continuarono a vivere la loro monotona vita nomade e furono perciò solo una
concimazione preliminare della Terra per l’attuale genere umano, a Me
pienamente simile in tutto. Il colore della loro pelle, ancora piuttosto
pelosa, era tra il grigio scuro e il grigio chiaro; solo nel Sud c’erano anche
stirpi prive di peli. La loro forma aveva una notevole somiglianza con i mori
dell’epoca attuale. Essi si moltiplicarono nei bassopiani e nei fitti boschi
fino al tempo di Adamo, ma sulle montagne non si trapiantarono mai» [G.V.G. – VIII/72,8-19].
Questa descrizione
della ‘nuova creazione di animali e piante’ è di elevato particolare interesse.
Oggi è confermata dalla scienza la loro ‘improvvisa scomparsa’, così come dopo
un tempo molto lungo avvenne l’improvvisa comparsa di nuove specie di animali e
di vegetali. Il fatto della totale interruzione tra la specie precedente e quella
successiva a distanza di migliaia di anni, si contrappone a un continuo
processo evolutivo blaterato dalla totalità dei paleontologi, vale a dire: non
è pensabile, né è mai stato possibile, provare che le specie di animali e
piante nelle varie ere geologiche siano sopravvissute o che dalle precedenti ci
sia stata una qualche progressiva mutazione.
Questa tesi degli
scienziati materialisti che tutte le nuove forme nelle ere geologiche
successive siano state derivate da una trasformazione autonoma, da un’evoluzione
autoctona, riuscendo perfino ad imporla nell’istruzione scolastica, non ha mai
avuto nessuna conferma! A quest’autonomismo, oppure, dicesi dell’autogenesi, è
stato sottratto il presupposto del grande intervallo di tempo che si trova nel
mezzo di due epoche paleontologiche che, molto semplicemente, dimostra un
profondissimo fossato! Il nuovo non può essere spiegato con supposte
metamorfosi del dna che si sarebbe auto modificato o auto neocreato dalle
strutture del precedente, – che la stessa scienza dichiara non modificabile!
Inoltre, come sarebbe stato possibile una rigenerazione di specie scomparse,
quindi un auto generarsi della vita dagli stessi fossili? Esiste, è vero – come
spiega chiaramente la Nuova Rivelazione – un’evoluzione, un susseguirsi
graduale di specie, tra quelle che scompaiono e altre che appaiono dopo
migliaia di anni di transizione e trasmutazione del suolo, ma non un’evoluzione
della stessa specie che auto evolve modificandosi in una simile, con
caratteristiche che i paleontologi indicano come adattamento rispetto
all’ambiente, come di una natura che ‘fa da sé’. In natura, il caso non esiste!
Tutto viene gestito, guidato da ‘forze spirituali’ che sono al servizio della
Divinità. – Leggiamo:
«Una forza cieca
non ha mai prodotto neanche una sola pianticella di muschio che nel corso di molti millenni riappaia con
una forma assolutamente uguale a quella precedente!» [G.V.G. –
VI/87,7].
È nell’esposizione
del quinto periodo terrestre che si comincia a parlare per la prima volta
dell’uomo primitivo con spiegazioni succinte della sua vita di milioni di anni
fa, vissuta per migliaia di generazioni con un modus vivendi stazionario che
continuò per milioni di anni fino al tempo di Adamo, tempo dal quale iniziò il
sesto periodo di sviluppo della Terra.
(sesto periodo): «Ai tempi di Adamo, col quale comincia il sesto periodo, la Terra ebbe
di nuovo, in parte, da affrontare grandi sconvolgimenti per mezzo del fuoco e
dell’acqua, e in tale occasione la descritta specie pre-adamitica ebbe allora fine
quasi completamente, insieme ai loro animali domestici, così come i molti
boschi e gli altri loro animali che non sono annoverabili tra quelli domestici.
Solo alcune specie di uccelli rimasero, come anche alcuni animali delle
montagne e delle acque della Terra. I
pre-uomini descritti sopravvissero con gli adamiti fino ai tempi di Noè,
sebbene estremamente rari, ma a poco a poco deperirono perché non trovarono più
a sufficienza il nutrimento a loro adeguato. Tuttavia in alcune profonde
regioni dell’Africa meridionale e su alcune isole maggiori della vasta Terra,
si possono ancora incontrare (al tempo di Gesù) alcuni deperiti discendenti del quinto periodo. Essi sono però ancora
del tutto selvaggi, sebbene qua e là abbiano assimilato dai discendenti di Caino
una certa maggior cultura. Possono essere addestrati a diversi lavori; però da
se stessi fondamentalmente non inventano nulla. Una parte di essi sta certo un
po’ meglio, perché deriva dalla mescolanza con i Cainiti, e più tardi anche con
i Lamechiti, però anche questa parte non è idonea ad una formazione spirituale
superiore e più profonda. Questa specie di uomini continuerà tuttavia ancora a
sopravvivere a lungo e a moltiplicarsi, là dove si trova ora, e a poco a poco
assorbirà anche una maggior cultura dagli adamiti; ma con ciò non diventeranno
mai un grande popolo. Eccovi dunque spiegati i pre-adamiti del quinto periodo
di formazione preventiva della Terra» [G.V.G. – VIII/73,1-3].
Quindi, è tramite
Lorber che possiamo conoscere esattamente dell’esistenza degli uomini primitivi
o preistorici, la cui stirpe è durata “moltissimi milioni di anni”. Fino
a pochi decenni fa gli scienziati facevano iniziare l’esistenza degli uomini
primitivi soltanto con il quaternario, così che questi uomini avrebbero dovuto vivere
per un periodo di circa un milione di anni. Solo con gli esiti della ricerca
del noto antropologo Louis Leaky nel 1966, fu chiarito che quest’ipotesi era
errata e che gli uomini primitivi vissero effettivamente già nel terziario. I
fossili trovati dal dr. Leaky sono vecchi di molti milioni di anni. Alcune ossa
di uomini primitivi ritrovate sono state datate con un’età fino a 20 milioni di
anni fa [F.A.Z. del 3 ottobre
1972]. – Con quest’ulteriore
dimostrazione, le comunicazioni di Lorber sono state ancora una volta
pienamente confermate.
Oltre ai riferimenti
generali sugli uomini primitivi, Lorber menziona anche dei particolari che
nella letteratura scientifica sono stati confermati con precisione. Per
esempio, di un uomo primitivo è detto così: «Come uomo, però, era di statura
gigantesca ed estremamente forte, e aveva una dentatura così potente che poteva
servirsi di questa al posto di utensili da taglio» [G.V.G. – VIII/72,17].
Glowatzki riferisce
su questo che al paleontologo tedesco von Koenigsfeld nel 1925 furono
sottoposti in Cina dei denti che "… nella loro forma erano simili a denti
umani. […] I denti trovati erano però così grandi che, se dalla loro grandezza
si doveva stabilire la mascella e con questa l’intero corpo, doveva essere
stato alto circa tre metri e cinquanta". – Tale e quale fu mostrato con i ritrovamenti fatti in seguito negli
anni 1939 e 1941 in Estjava, dove si dimostrò che lì erano vissuti uomini
primitivi giganteschi. Dei molti ritrovamenti del dr. Leaky il più famoso è
stato il cosiddetto ‘uomo schiaccianoci’ del 1959, così detto a causa dei denti
straordinariamente forti di questo cranio [R.N. Zel 3/10/1972].
In un altro
dettaglio nel "Governo della famiglia di Dio" ricevuto da Lorber nel
1844, è scritto quanto segue:
«Per quanto
riguarda gli uomini preadamitici, i cosiddetti uomini-animali, denominati
‘cefonasim’ (contemplatori del
firmamento),
di questi si trovano ben ancora qua e là pure dei resti fossili, come si
trovano anche qua e là ancora alcuni discendenti di questa specie di
uomini-animali che si collocano (nelle epoche) tra i discendenti di Caino e le attuali
scimmie, come lo scimpanzé e l’orangutan. Tra tutte le specie animali essi possedevano la più grande
intelligenza istintiva e si costruivano qua e là le loro dimore quanto mai
uniformi. Inoltre, nei punti non troppo larghi di ruscelli e fiumi posavano
pure dei massi per costruirsi su tali punti una specie di ponte, e
se l’acqua cominciava a fluire al di sopra di tali attraversamenti – ciò che
era di solito il caso – allora essi, dietro il primo sbarramento di pietre,
cioè dalla parte da dove veniva la corrente, ne collocavano un secondo più
alto, persistendo non di rado in questo lavoro così a lungo che, alla fine, di
tali sovrapposizioni ce n’erano spesso dieci e anche di più, allineati grossolanamente a forma di
terrazza, attraversamenti che però alla fine a loro
servivano poco, perché l’acqua ricominciava sempre a gonfiarsi spingendo e
allagando continuamente tutti questi sbarramenti. Dunque, tali muri costruiti, di cui ancora oggi si
riscontrano tracce, sono opera di quegli uomini che però
erano provvisti di una breve coda, ricoperta con un abbondante ciuffo di peli.
A queste mura viene attribuita un’età elevata, il che tra l’altro è anche il
caso, dato che effettivamente alcune di queste mura ritrovate, in particolare
quelle nelle regioni montane, risalgono a tempi molto anteriori di quelli di
Adamo; nondimeno, queste sono altrettanto poco opera di una libera intelligenza
umana, quanto lo sono le casette quanto mai ingegnose che i castori
costruiscono vicino ai corsi d’acqua, dove questi animali trovano il loro
abbondante nutrimento». [G.F.D. – III/appendice].
Per quanto possa
sembrare incredibile, certi tipi di antichissimi muri sono stati trovati,
sebbene non come questi! Uno dei più noti antropologi tedeschi, il Prof.
Gerhard Heberer, riporta su questo tema, in una raccolta sulle origini umane
degli australopiteco[42],
che il tipo A di questi piccoli esseri viventi, piccoli come pigmei, "…erano in grado
di costruire piccoli muretti", che
essi usavano, come egli presume, come ripari contro il vento.
Queste spiegazioni
che Gesù diede ai Suoi discepoli duemila anni fa, dimostrano che la tanto
sbandierata teoria dell’evoluzione della specie del 1859 di Darwin, come
risultato di un caso e della necessità della natura, che afferma che noi uomini
discendiamo dalla scimmia, è smentita categoricamente dalla Nuova Rivelazione.
È sufficiente riflettere che qualunque specie vivente, dai vegetali tramite il
seme, così come gli animali tramite la fecondazione degli ovuli femminili e poi
fino ai primi esseri umanoidi con l’inseminazione, in tutti c’è solo una
perpetuazione di ciascuna specie per milioni di anni. Quindi, tale teoria è
così insussistente, da dimostrare l’assoluta cecità dei ricercatori naturalisti
di tutti i tempi, nonostante essi continuino a sostenere tale assurda teoria
dell’evoluzione per distogliere l’umanità dalla verità. – L’evoluzione esiste,
ma è solo animica:
«Che importanza può avere il corpo di quel
coniglio con il quale l’aquila sazia la sua stessa fame, se essa rende con ciò
libera l’anima della bestiola, cosicché questa poi si trova nella piena
capacità di salire un gradino superiore della vita? Ma dal canto suo, anche
l’aquila ha un’anima che sta andando incontro alla stessa meta. Ebbene, nella
carne e nel sangue del coniglio si trovano ancora delle sostanze animiche più
grossolane, e queste vengono congiunte con le sostanze animiche dell’aquila,
affinché l’anima dell’aquila divenga un po’ più mansueta e intelligente, e
affinché dopo la perdita del proprio corpo essa possa essere eventualmente
chiamata a contribuire alla formazione addirittura di un’anima umana dotata di
grande levatura e di molta luce, coraggio e forza» [G.V.G. – VI/133,8].
Peraltro, che la
Bibbia nella spiegazione della creazione della prima coppia umana abbia detto
la verità, ciò trova riscontro nella Nuova Rivelazione, spiegandola così:
«Io posso aggiungervi solo questo: per quanto riguarda
gli uomini chiamati a diventare figli di Dio, solo una coppia è stata posta
sulla Terra, e precisamente Adamo e sua moglie Eva. Da qui ha avuto anche
inizio l’educazione spirituale da parte del Cielo, continuata fino ad oggi. Che
però anche già molto tempo prima di Adamo ci siano stati degli esseri simili
agli uomini, questo è del tutto sicuro e vero, e di simili esseri ce ne sono
ancora sulla Terra (anno 31 d.C.), ma tra loro e i veri e propri liberi uomini
c’è un’enorme differenza. Infatti, il vero uomo può formarsi da sé fino a
raggiungere la piena somiglianza divina, e può riconoscere completamente Dio e
le Sue opere, e queste opere confrontarle, valutarle e comprenderne lo scopo;
mentre invece quel certo uomo-animale non sarà mai in grado di fare questo. Che
però anche gli animali, col tempo e con qualche fatica da parte dei veri
uomini, acquisiscano essi pure una specie di addestramento superiore, questo lo
avete tutti sperimentato con i vostri animali domestici. Gli uomini
otterrebbero anche di più con gli animali se, ugualmente ai semplici primi
padri della Terra, si trovassero in vera e piena unione con il loro spirito
ultraterreno proveniente dal Cuore di Dio. Tuttavia, nel profondo Egitto
meridionale vivono ancora degli uomini simili ai primi padri. Costoro sono
ancora signori della natura, ed essa deve servirli conformemente alla loro
volontà. Ma per divenire così, il vero uomo deve elevarsi nella propria anima e
porsi non al di sotto della natura, ma deve porsi, nello spirito, al di sopra
di tutta la natura della materia e della carne. Infatti, nella natura di ogni
materia c’è il giudizio, l’impotenza e la morte. Solo nello spirito c’è
l’eterna libertà, la vera vita e ogni potenza e autorità. E che le cose stiano
così, ve ne ho fornito la prova fuori, laggiù sul mare» [G.V.G.
– VII/221,4-8].
Qualche anno dopo la
morte di Lorber, nel 1870 tramite un altro mistico, Gottfried Mayerhofer, verrà
confermato che l’uomo non ha nulla a che fare con l’evoluzione degli animali:
«O voi ciechi e sordi! Mentre nel Mio
insegnamento, e mediante le Mie opere durante il Mio cammino terreno, e alla
fine perfino con la Mia morte, volli mostrare la grandezza della vostra
origine, tanto che, come Dio, Mi abbassai per venire su questa tenebrosa Terra
nelle condizioni ultime e più infime, sopportando la cosa più spaventosa che un
uomo possa sopportare sulla stessa, e questo per riscattarvi dal pantano del
peccato e per spianarvi la via, – figli Miei. lo ripeto: per spianarvi la via e
diventare figli dell’eterno Creatore di tutta la natura visibile e invisibile!
– Invece i vostri eruditi e naturalisti, volendo essere superiori, vogliono
dimostrarvi di fatto che, volendo Io farvi figli di Dio, voi dovreste
discendere dalla scimmia!!! Veramente non so chi devo compiangere di più: il naturalista, che a causa di tutta la
ricerca ne ha tratto tale insensatezza dal suo cervello prosciugato, oppure voi
che non vi vergognate di provenire dall’animale più libidinoso e vendicativo che
la Creazione abbia da presentare!» [S.d.T. – 21,11-12].
Ci si meraviglia se
gli amici contemporanei di Lorber, in tutta l’Austria, non poterono trovare
nessun editore disposto a stampare gli scritti di Lorber? Dal punto di vista di
allora le comunicazioni del vero profeta dovettero essere considerate come
fantasmagoriche. Se al tempo di Lorber la sua grande opera fosse stata resa
nota a un pubblico più vasto, avrebbe trovato indubbiamente una critica
schiacciante. Dalla prospettiva del nostro tempo, in cui non attribuiamo più
alcun particolare significato nemmeno ai presunti voli sulla Luna, e ci siamo
abituati alle immagini verso lo spazio profondo e alle infinite dimensioni
dell’universo, anche le precedenti dichiarazioni di Lorber ci appaiono come la cosa
più naturale del mondo, dopo che la scienza ha messo le moderne conoscenze
della fisica e dell’universo a disposizione di ogni allievo degli istituti
superiori. Solo dopo più di un secolo e mezzo dalla morte di Lorber, noi oggi
siamo in grado di opporci al modo di pensare dei suoi contemporanei e
riconoscere la verità delle sue comunicazioni.
[indice]
Il
problema dell’etere resta aperto
Chi avrà ragione: Lorber o gli scienziati?
Tra
le dichiarazioni della Nuova Rivelazione
che non concordano con le attuali teorie dei fisici, ci sono quelle sull’etere.
Nell’Opera di Lorber l’etere è visto come la base di qualunque sviluppo
sostanziale, come una misteriosa materia prima (sostanza primordiale) che,
nella sua essenzialità, non è quasi distinguibile dal nulla. Un primo accenno
della sua essenza ce lo presenta un angelo al tempo di Gesù quale risposta ai
suoi interlocutori terreni:
«Ma se ora saliamo al di sopra della
superficie terrestre ad un’altezza corrispondente a circa dieci ore di cammino,
noi non troveremo più affatto dell’aria come questa che ci circonda, ma
dell’etere purissimo che, per i vostri occhi, sarebbe come un totale nulla,
così che non vi sarebbe facile rappresentarvi qualcosa di equivalente a questo
nulla. Infatti, se sulla Terra guardate a una distanza di varie ore di cammino,
l’aria che riempie lo spazio tra voi e le montagne lontane, per quanto pura, vi
apparirà come un vapore azzurro davanti a quelle montagne, ma se questo spazio
fosse invece colmo esclusivamente di puro etere, voi le montagne non le
scorgereste azzurre, ma nel loro colore perfettamente naturale! Sì, vedete, tra
la Terra e il Sole intercorre una distanza così grande che qui sulla Terra io
davvero non sarei in grado di indicarvela in maniera comprensibile e precisa;
cosa questa che del resto vi è già stata spiegata dal Signore stesso, e questo
spazio, che per i vostri concetti è immensamente grande, è colmo appunto di un
simile etere che ai vostri sensi appare come un vuoto assoluto. Tuttavia,
questo etere, a dispetto della sua apparente e assoluta nullità, non è affatto
un vuoto assoluto come sembra a voi, poiché in esso sono contenuti tutti gli
innumerevoli materiali e gli elementi in uno stato sciolto e libero più di
quanto lo siano nella più pura aria atmosferica di questa Terra. Tali materiali
ed elementi nell’etere, però, sono piuttosto delle forze libere, e sono molto
più vicine e affini al fuoco e alla luce primordiale; essi forniscono il
nutrimento all’aria terrestre che, a sua volta, nutre l’acqua, e questa nutre
poi il terreno e tutto ciò che su di esso vive e si muove. Quindi, se
nell’etere si trovano già tutte queste cose, bisogna pur convenire che esso
deve essere qualcosa di ben importante, e non un nulla, nonostante appaia tale
ai vostri sensi. Nemmeno l’etere,
però, è qualcosa di puramente spirituale, bensì ha piuttosto una
somiglianza interiore con la sostanza dell’anima, tuttavia solamente in
quanto esso è un mezzo spaziale che dà modo alle innumerevoli forze originarie
provenienti da Dio di incontrarsi, di associarsi e congiungersi e, infine,
agire come del tutto in comune» [G.V.G. – VII/72,3-5].
Questa sostanza,
impalpabile per l’essere umano, contiene quindi in sé tutti gli elementi o
sostanze primordiali che diventeranno poi tutte le svariatissime sostanze
contenute nell’aria, nell’acqua e in ogni specie vegetale e animale, poiché:
«… dietro la
sostanza dell’etere si cela il fuoco dello spirito impercettibile ai sensi
umani, cioè una forza eternamente agente che, emanante da Dio, colma lo
spazio infinito e opera e crea incessantemente. Dio stesso però è l’eterno Spirito primordiale e l’eterno Essere
originario raccolto nel Suo centro, fuori dal quale Egli irradia i Suoi sublimi
Pensieri e le Sue immense Idee, di cui colma l’infinito procedente da Lui;
Pensieri e Idee che, colmi del Suo Amore, divengono un fuoco vitale simile a
Lui. Per effetto della Sua Sapienza si plasmano in forme ordinate e, grazie
alla Sua Volontà, si manifestano come esseri distinti l’uno dall’altro ed
esistenti singolarmente a sé, e in questi esseri viene immessa la facoltà di
moltiplicarsi nella loro specie, di progredire, di unirsi poi con il tempo tra
di loro salendo di gradino in gradino sulla scala dell’Ordine eterno di Dio e,
infine, assurgere alla somiglianza di Dio» [G.V.G. – VII/72,9].
Affermazioni
queste, che solo qualche anno dopo la morte di Lorber saranno confermate da
altre rivelazioni al mistico Mayerhofer:
«L’etere stesso ha comunque in sé tutti gli
elementi che sono necessari per la creazione e la conservazione di singoli mondi» [S.d.C. – 28,5].
«Così voi vedete
che la vita cosmica, cominciata dal più piccolo atomo eterico, lottando,
s’inerpica su dal materiale inconscio fino allo spirituale di un cosciente
spirito angelico, il quale, dominando
con lo sguardo il mondo materiale, può afferrare le Mie Idee, possedendo anche
il potere di realizzarle» [S.d.V.
– 20,26].
Nel XIX secolo
nessuno scienziato dubitava dell’esistenza dell’etere. Quando nel 1881
Michelson intraprese dei tentativi per stabilire l’esistenza dell’etere con
l’aiuto di strumenti sensibili, questi fallirono. La sua esistenza non poté
essere dimostrata, né con questo né con esperimenti postumi. Se si considerano
queste imprese, secondo la visuale della Nuova Rivelazione, allora diventa
chiaro che il risultato doveva essere negativo. Lorber, infatti, osserva che la
vera regione dell’etere comincia, secondo il grado di latitudine del luogo in
esame, soltanto a una quota da 2 alle 10 miglia tedesche[43]. È chiaro che nel 1881 ogni esperimento di questo genere intrapreso
sulla Terra non poteva che naufragare. Inoltre nella Nuova Rivelazione è
accennato che “l’etere è completamente privo di resistenza” [G.V.G. – VII/72,3] così che i valori misurati di una resistenza non
potevano essere registrati.
Ci furono però
ancora altri motivi che hanno portato alla soppressione dell’etere, pur contro
l’opposizione di molti scienziati. La teoria dell’etere, infatti, come
riferisce Mussard, richiedeva delle caratteristiche inadempibili. Einstein lo
ha improvvisamente eliminato dalla fisica, dichiarando che le onde luminose
appaiono veramente senza sostegno. Ma Mussard scrive: "Pensare questo, è veramente insufficiente". – Anche Wilhelm Martin dichiara che immaginare che
dei corpuscoli luminosi dovrebbero correre nel vuoto dopo l’abolizione
dell’etere: "…
contraddice ogni reale dato di fatto della luce, particolarmente anche nel
percorso, per opera dei medium". –
Einstein sostituì il concetto dell’etere con ‘campo’, un concetto che per lui
era matematicamente meglio afferrabile. Tuttavia, pur se un campo è un concetto
quantitativo, anch’esso non è visibile, poiché il suo supporto è lo spazio
vuoto! – Dice Tirala: "Ai
fisici era evidentemente spiacevole dover accettare un universo infinito,
escogitarono piuttosto l’introduzione di un nuovo ‘campo’ in un settore
matematico. Qui veramente resta solo il desiderio, quale padre del pensiero,
com’è stato anche spiegato chiaramente da parte della fisica". – Osserva Mussard: "In fondo, non si è molto lontani
dal vecchio concetto di etere, gli si è solo stato negato ogni caratteristica
sostanziale e si è dato ad esso un altro nome, chiamandolo campo".
La fisica odierna,
nello studio del ‘campo elettrico’, vede che delle vibrazioni elettromagnetiche
immateriali riempiono lo spazio vuoto come causa prima di ogni essenza, dalla
quale è creata la sostanza. Ciò che gli scienziati dichiarano oggi sul campo
elettrico, si trova dettagliatamente confermato quasi allo stesso modo nelle
rivelazioni sull’etere avute nel 1876 da Mayerhofer:
«Vedete, figli Miei, l’etere è uno spazio buio, nel quale agiscono solamente delle forze cosmiche» [S.d.C. – 28,4].
«Nell’etere, come
ho già detto, mediante queste due forze che voi potete chiamare anche
elettricità e magnetismo, regna un eterno movimento, attraverso il quale viene
stabilita, oppure influenzata, l’orbita dei mondi, dei soli e dei pianeti»
[S.d.C. – 28,7].
Mentre la scienza
dice semplicemente: "La
materia è una maggiore eccitazione del campo attraverso delle vibrazioni", tramite la Nuova Rivelazione noi abbiamo la
possibilità di conoscere approfondimenti della natura e dell’essenza della
materia spiegati precisamente, la cui origine è nell’etere:
«Infatti, ovunque, già nel mondo giudicato
della materia, si scorge una qualche intensa attività – come per esempio una
violenta tempesta, una forte risacca, un forte strofinio tra due oggetti dello
stesso o di diverso tipo, una potente pressione tra due corpi duri e altre cose
simili – là si vedrà svilupparsi contemporaneamente, specialmente di notte, un
fuoco e una luce, o per lo meno un bagliore. Ciò viene designato dagli
scienziati col nome generico, tuttavia non sempre appropriato, di elettricità;
in fondo, e del tutto esattamente secondo piena verità, non è nient’altro che
un’eccitazione degli spiriti naturali imprigionati più o meno duramente in tutta
la materia, i quali possono sempre essere eccitati tanto prima e tanto più
facilmente, quanto più duramente sono prigionieri. Se invece sono trattenuti
più lievemente, come per esempio nell’aria, nell’acqua, nel fango e in ogni
sorta di altri corpi fluidi e molli, allora occorre proporzionalmente un
movimento più intenso, affinché gli spiriti naturali non potendo sfuggire
facilmente ad esso, siano eccitati e, mediante il loro movimento vibratorio,
velocissimo dentro l’involucro leggero e molto trasparente che li tiene
prigionieri, divengano visibili come una luce o come un arroventamento. Ma che
questo eccitamento degli spiriti naturali consista nella vibrazione, qualsiasi
persona animata da solo un po’ di spirito di osservazione lo può scorgere e
riconoscere facilmente da migliaia di fenomeni che compaiono nel mondo della
natura. Quando una qualsiasi persona o perfino anche un animale vengono molto
eccitati nel loro animo da una qualsiasi cosa, si osserva in essi un tremore
che non deriva da nient’altro che esclusivamente dall’eccitabilità degli
spiriti naturali imprigionati nella carne e nel sangue. Una corda su uno
strumento musicale vibra quando riceve una spinta o un colpo, perché gli
spiriti imprigionati nella materia della corda vengono eccitati dalla spinta o
dal colpo. La fiamma di ogni luce, che altro non è che un atto di liberazione
degli spiriti naturali imprigionati nella materia, consiste in vibrazioni
sempre più visibili, ed è causata dall’attività degli spiriti naturali che
diventano liberi. E di fenomeni simili ce ne sono altre migliaia e ancora
migliaia, nei quali può essere osservato lo stesso processo» [O.l.s. – Appendice 13-14].
Queste vibrazioni
elettromagnetiche, quali derivazioni dell’azione della reciproca forza di
attrazione e repulsione, saranno poi confermate precisamente nel 1876 tramite
il mistico Mayerhofer:
«Nel piccolissimo
atomo etereo giace questa forza primordiale, e precisamente sempre così
disposta secondo la sua posizione che è di attrazione o di repulsione, per la
cui ragione perfino l’etere stesso non gode di alcun riposo, bensì entrambe le
forze, l’attraente come la respingente, mantengono in esso il necessario movimento
e la vera vita cosmica che,
in primo luogo, è idonea a dare ai mondi esistenti il necessario per la loro
conservazione, ovvero allontanare da lì l’inutile e il consumato, e in secondo
luogo, qualunque vita eterica proprio per questa ragione viene messa nella
condizione di far sorgere nuovi mondi.
Ebbene, nel mezzo di quest’immenso spazio
eterico nel quale non è pensabile né un sotto né un sopra, nessun destro e
nessun sinistro, in questo spazio oscuro galleggiano come gocce d’olio
sull’acqua, senza peso, i grandi mondi e i soli insieme a tutti i loro
orbitanti satelliti e comete – trattenuti l’un l’altro solo dalla reciproca
forza di attrazione o di repulsione – in orbite lungamente estese, in forme
ellittiche oppure quasi circolari» [S.d.C. – 28,5-6].
Se la fisica odierna
dice che la causa prima di ogni essere sono le vibrazioni elettromagnetiche,
allora le rivelazioni lo hanno già anticipato nel 1873, quando si riferirono
all’etere:
«Vedete, qui ora
subentra il principio fondamentale dell’intera Creazione e vi dice: l’elemento
motorio che compenetra tutto e fa fremere l’intero spazio eterico in immense
vibrazioni è la Mia Volontà, è il Mio stesso Io, non è materia condizionata,
bensì è la spirituale, incondizionata, non passeggera, vita illimitata. […]
Senza questa Mia onnipotente Volontà non fremerebbe nessun atomo nel grande
spazio eterico, non si svilupperebbe nessun calore e non sarebbe irradiata
nessuna luce» [S.d.C. –
25,17-20].
«È questo vibrare,
è questo diffondersi della luce che, partendo dal mondo dello spirito,
s’irradia nel materiale, si manifesta nei lontanissimi soli e, come fascio di
colori, esprime tutte le divine Caratteristiche in corrispondenti vibrazioni»
[S.d.C. – 25,38].
Dunque, se nella
Nuova Rivelazione è chiaramente detto che “l’etere è da considerare in parte
spirituale e in parte anche come sostanza naturale della luce e della vita”,
[G.V.G. – VIII/143] in contrasto all’immaginazione di Einstein, l’etere
ha dunque anche carattere sostanziale. – Il dr. Wilhelm Martin scrive su
questo: "Le
particelle dell’etere sono di materia così fine che sono appena da scorgere
come materia fisicamente accertabile".
Dal verbale di
seduta dell’accademia delle scienze di Heidelberg n. 6 del 1910 risulta che
allora si erano avvicinati al segreto dell’etere, molto più di oggi. In questo
verbale è detto tra l’altro che non ci si dovrebbe turbare per il fatto che le
caratteristiche dell’etere siano completamente differenti da quelle della
materia.
Le obiezioni che
vengono sollevate contro la soppressione dell’etere da parte di molti
scienziati come Lenard, Sir Oliver Lodge, Stark, Gehrke, Dingler, Wichert,
Koester e altri, sono state, come riferisce il dr. Martin, seppellite nel
silenzio.
Anche alcuni
argomenti dei sostenitori di Einstein sono poco convincenti. Così, per esempio,
Westphal fa constatare che con il principio della velocità della luce costante,
la supposizione di un etere sostanziale sia incompatibile. Tirala ha respinto
questa obiezione con la constatazione che da decenni prima di Einstein la
costante della velocità della luce era conosciuta e tuttavia nessuno scienziato
aveva messo in dubbio l’etere.
Anche oggi ci sono
ancora dei fisici che si attengono alla necessità di dover presupporre l’etere.
Ad esempio, A. S. Eddington riferisce dell’etere quale il portatore nel cosmo,
per le caratteristiche insite dello spazio. – Emil Wiechert indica l’etere come
il portatore di tutte le forze nel mondo. – Rudolf Koester fa notare: "Si acquisisce
sempre di più l’impressione che l’insegnamento einsteiniano, mettendo da parte
l’esistenza dell’etere, non significhi un progresso nel senso della conoscenza
teorica, bensì soltanto uno spostamento di concetti finora chiari e correnti su
cose concrete, tanto quanto dai fisici come anche dai laici pensanti". – Anche lo scienziato americano Chew ritiene la teoria del campo "…per un inutile,
forse perfino inadatto, punto di partenza".
Ford accenna agli
irrisolti problemi della teoria del campo, esternando che il problema
principale di questa teoria è l’evidente pluralità dei differenti campi,
dichiarando letteralmente: "Oggi ci troviamo di fronte a una pluralità
sconcertante di campi, ai quali proprio nessuno crede veramente".
A queste suddette
esposizioni c’è ancora da aggiungere qualcosa di notevole importanza che
conferisce al problema dell’etere un nuovo aspetto. Il prof. Tirala scrive su
questa questione quanto segue: "Il pensiero di Einstein di abolire l’etere perché
questo non corrispondeva al pensiero del suo scopritore Huygens, fu
qualcosa di nuovo. Huygens riteneva
l’etere come immobile nel cosmo, invece Einstein rifiutò l’esistenza dell’etere
soltanto per quindici anni. Poi, sotto la pressione dei fatti e di nuovi
esperimenti, lo introdusse di nuovo e lo inserì nel 1921 come spiegazione
necessaria della gravitazione. Questo ritorno di Einstein alla vecchia immagine
dell’etere nel 1921, diciotto anni dopo la sua pretesa soppressione, nel
frattempo fu taciuto dai suoi sostenitori. […] Secondo l’opinione dei
teorici della relatività, l’onda di luce porta lo spazio concretizzato. Così lo
spazio diventa materia equivalente per l’oggetto etere. Quindi, se si ha bisogno dell’etere per la gravitazione,
esso viene nuovamente introdotto come lo hanno fatto realmente Einstein e
Dirac, così come sta bene proprio ai fisici filosofanti".
Anche nella scienza,
come similmente accade in altri campi della vita, non tutte le influenze si
trovano in superficie. Ciò che di volta in volta è annunciato o difeso come
ipotesi determinante, dipende tra l’altro dall’influenza delle autorità della
scienza sui mass-media. Nel Frankfurter Allgemeine Zeitung del 7 luglio 1871,
K. Rudzinski fece notare la forte pressione alla quale viene esposto quel
fisico che si mette in contrasto agli interessi e agli obiettivi delle lobby
dei fisici. "La
lobby dei fisici, però", così
sottolinea, "come
tutti sanno, è la più potente lobby scientifica". A ciò è da riportare che qualche nuova conoscenza,
come la teoria dei quanti, come la legge della conservazione dell’energia, come
la scoperta di Polany del DNA, ecc., per lungo tempo non trovarono alcun
riconoscimento, anzi in alcuni casi furono bollate come idee bizzarre.
Similmente alle
particelle elementari gli scienziati col problema dell’etere si trovano al
limite del conoscibile, poiché l’etere possiede il marchio dell’irrazionalità
nella misura più alta. Esso, così come le particelle elementari, porta dal
mondo fisico alla super fisica sostanza elementare e, infine, come lo conferma
la Nuova Rivelazione, allo spirituale. Perciò solo tramite una rivelazione può
diventar comprensibile qualcosa che la scienza non potrà mai spiegare
esaurientemente con la sola logica o con l’osservazione. Sull’etere, ad
esempio, attraverso Lorber ci viene rivelato questo:
«Che cosa direbbero gli ingegnosi separatisti
(fisici – n.d.a.), se potessero dimostrare in un modo evidente che cos’è propriamente in
sé questo etere? In verità, una
simile domanda potrebbe difficilmente far guadagnare a qualcuno di loro un
premio di cinquanta ducati! Infatti, in primo luogo, l’etere non lo si può
osservare con nessun microscopio, dal momento che già l’aria, che è molto più
densa, non può essere percepita nelle sue singole parti da nessun microscopio.
Certamente i fisici potrebbero analizzare l’etere dal punto di vista chimico,
purché siano in grado di rinchiuderne un po’ nei loro alambicchi; considerato
però che la regione in cui si trova l’etere propriamente detto comincia appena
a un’altezza di due, tre, quattro e, verso il Polo nord, perfino di ben dieci
miglia tedesche sopra la Terra, riuscirà alquanto difficile a tutti i
naturalisti procurarsi, durante la loro vita terrena, un po’ di etere da quella
regione allo scopo delle loro investigazioni. – Noi invece vogliamo percorrere
una via ben più comoda e sicura, e cioè quella tracciata dall’intima fede,
dalla fiducia e dal vero amore. Seguendo queste vie un pastorello di buoi e di
pecore troverà che Sirio gli è ben più vicino e può essere contemplato meglio,
di quanto lo possa essere una gocciolina di pioggia caduta sul naso a un
qualche naturalista estremamente matematico che segue la via tenebrosa della
miope indagine affidata all’intelletto umano» [L.m. – 10/6-8].
Parole, queste, che
troveranno conferma non soltanto con Lorber, ma anche tramite ciò che sarà
rivelato ad altri mistici dopo di lui; parole tramite cui l’uomo del XXI secolo
è chiamato ad accettare che solo tramite lo spirituale, solo tramite il
rapporto con il regno della luce e dell’amore, gli sarà possibile cominciare a
comprendere – nella verità – il mondo che lo circonda e di cui, sulla Terra,
c’è sì la possibilità di comprendere visibilmente la Creazione, ma di questa solo
un’infinitesimale parte. Nel 1875 a Gottfried Mayerhofer sarà detto:
«I numeri non bastano per misurare i Miei mondi e le
loro distanze, le parole non possono descrivere tutte le magnificenze di queste
Creazioni, e nessuno spirito umano
otterrà qui (sulla Terra) e ancor meno lì (nell’aldilà) un completo sguardo d’insieme
sul Mio intero regno materiale e spirituale» [S.d.C. – 27,7].
Solo a titolo di
esempio riportiamo la spiegazione contenuta nella Nuova Rivelazione sul
concetto del ‘tono’, una particolarità che alla fine è legata anche all’etere,
su cui gli scienziati mai sarebbero in grado di dare, ma che invece, per la sua
particolarità, ci può insegnare che, per quanto grandi possano essere le sue
osservazioni, il conoscibile non potrà mai giungere dall’uomo, ma solo da una
Fonte superiore se la si accetta come verità. Questa spiegazione che segue si
trova nelle rivelazioni sulla vita degli abitanti di Saturno, che nessun
terrestre potrà mai osservare, se non con gli occhi dello spirito:
«Se voi, per esempio, tendete una corda
armonica su un asse di legno e la pizzicate, la corda renderà sempre un suono
di una determinata altezza o profondità. Più tenderete la corda, più il suono
si farà intenso o acuto; se invece allenterete la corda, il suono si farà in
proporzione più grave. Qual è dunque la causa della risonanza? Ecco, voi
potreste cercare quanto volete, ma non sareste capaci di trovarne altra
all’infuori dell’asse di legno e della corda che vi è tesa sopra; ogni
qualvolta che farete agire questa causa attraverso uno sfregamento, si produrrà
sempre il medesimo effetto. Le modifiche del tono in altezza e in profondità in
questo caso non c’entrano per niente, poiché il tono rimane tono, sia acuto che
grave. Però sarete portati a domandarvi che cosa produce veramente il suono:
l’asse levigato del legno, oppure la corda? Ed Io vi rispondo che non è l’asse
da solo, né la corda da sola, bensì il fenomeno lo si ha perché ambedue
concorrono in comune a produrlo: l’asse levigato, nella sua integrità ha costantemente
pronte tutte le immaginabili forme e misure per la produzione del suono, mentre
la corda vibrante sull’asse suscita e rende manifeste queste forme in maniera
ben distinta l’una dall’altra. Così l’asse piallato risulta essere l’organo
depositario di tutte le forme sonore immaginabili, e la corda tesavi sopra è lo
strumento atto a destare tali forme e renderle percettibili ai sensi. Ma
affinché questo sia possibile, è evidente che tra l’asse piallato e la corda
deve esistere un innegabile rapporto di armonia. Forse qualcuno sarebbe
disposto ad ammettere che anche l’aria costituisce un mezzo per la formazione
del suono, ma a tale proposito è necessario considerare che mai e poi mai
possono concorrere alla produzione di qualche effetto più di due cause di
polarità opposte che sono reciprocamente in conflitto. Né il mezzo può mai
essere considerato come una causa, bensì unicamente come una via attraverso la
quale l’effetto ottenuto dalle due polarità si rende manifesto. Prendete come
esempio il magnetismo. Questo elemento nella sua caratteristica polarità può
trovarsi solo quando una verga di ferro ne resta satura, oppure, piuttosto, non
agisce liberamente in se stesso con tale sua polarità in tutto l’infinito?
Vedete, evidentemente la verga di ferro non è altro che una via attraverso la
quale questo fluido viene messo in grado di manifestarsi in maniera
percettibile ai vostri sensi; invece la verga, in sé e per sé, non può essere
considerata una causa generante il fluido magnetico. Ovvero, è forse l’aria, oppure
è l’etere ciò che ricolma lo spazio tra il Sole e un pianeta, quell’elemento
che produce la luce, o piuttosto, non sono essi semplicemente la via tramite
cui la luce emanata da un sole arriva fino a un pianeta, qualora questo sia
costituito in modo da poter accogliere la luce? Dunque, rispetto alla
formazione del nostro tono, noi non consideriamo l’aria come un mezzo che
produce il tono stesso, bensì soltanto come una via attraverso la quale le
forme sonore, come quelle ottenute dalla corda in comunicazione per tensione
con l’asse piallato, possono essere percepite dall’orecchio. In generale, con
la parola ‘tono’ voi non dovete intendere il suono per se stesso, bensì
unicamente una forma strappata a una qualche superficie liscia ed elastica
mediante delle vibrazioni di un determinato grado. Il suono in se stesso è
solamente una testimonianza che, per effetto delle regolari vibrazioni di un
corpo atto a vibrare, si sviluppano delle forme di un altro corpo posto alla
sua base. Quantunque siate esperti nell’arte dei suoni, tuttavia, Io vi dico
che quasi in nessun ramo dell’arte o della scienza siete così poco esperti,
quanto appunto nell’arte dei suoni e dell’acustica, perché voi non ne
comprendete nulla di più di quanto ne comprendano i vermi che rodono la
corteccia morta di un albero. Vedete, voi raccogliete bensì assieme dei vari
toni nelle loro varie altezze, cioè acuti e gravi, e certo vi dilettate di
questa musica, però questo diletto non si differenzia per nulla da quello che
provano i vermi quando rodono la corteccia morta dell’albero. E, infatti, a chi
di voi è mai venuto in mente che il tono è invece una delle forme più
meravigliose che esistano? Vedete, se emettete con la vostra gola una qualche
nota o la produce con uno strumento musicale, voi della nota stessa non sapete
dire altro, se non che questa nota è un do o un fa, e che questo si trova in
questa o in quell’altra ottava, e potete tutt’al più stabilire ancora da che
strumento è stata emessa. Considerate bene la cosa, e poi confessate se dal
tono voi sapete molto di più oltre al fatto di poter valutare con il vostro
orecchio la qualità e giudicare dal reciproco rapporto tra un tono e l’altro se
vi è consonanza o dissonanza; e così, quando avrete fatto ciò, per voi sarà
perfettamente esaurita la vostra possibilità di giudizio riguardo al tono. Ma
affinché tanto più profondamente vi convinciate come in nessuna altra arte voi
siate così poco esperti quanto in quella dei suoni, Io Mi limiterò a dirvi di
sfuggita soltanto poche cose riguardo al tono stesso. Voi sapete che su uno
stesso asse possono essere tese parecchie e varie corde, delle quali ciascuna,
a seconda del grado di tensione, darà un tono più o meno acuto o più o meno
grave, e tutto ciò sul medesimo asse. Ma se su quest’uno e medesimo asse
possono essere prodotti tanti possibili toni in tutte le loro sfumature in
numero così vario, bisogna evidentemente concludere che in quell’uno e medesimo
asse deve trovarsi presente un numero quasi infinito di forme, perché queste
possano manifestarsi in maniera perfettamente percettibile in seguito a tutti i
possibili e immaginabili gradi di tensione delle corde stesse. Se voi esaminate
l’asse in sé e per sé, cosa vi scorgete? Nient’altro che un asse vuoto e
piallato. E quando osservate la corda che vi è tesa sopra, cosa scorgete?
Nient’altro che un filo uniforme ed elastico di budella d’animale, oppure
metallico. Dunque, all’infuori delle due banali uniformità, voi non vi
troverete dinanzi niente che si presti a qualche dissertazione filosofica. Tuttavia
in queste due banali uniformità si tiene celata una multiformità così varia,
che tutti i musicisti presi insieme, dai tempi di Davide fino ad oggi,
nonostante le loro molte composizioni, non ne hanno tratto fuori ancora nemmeno
la miliardesima parte, anche se questi toni esteriori, in sé e per sé, in
rapporto al vero e proprio tono, non sono altro che quello che la corteccia
morta di un albero è in rapporto all’invisibile vita interiore spirituale
dell’albero stesso. Dunque, che cos’è il tono? Il tono non è altro che un
manifestarsi delle forme spirituali armoniche dalla varietà infinita, tali e
quali come sono insite nella materia o quanto meno si celano nella stessa.
Perciò l’asse o la cassa armonica di uno strumento musicale è un mondo infinito
ricolmo di forme spirituali. E quando voi, per esempio, da uno strumento avete
prodotto un do o un la, mediante questo semplice suono si è manifestato al
vostro orecchio, in maniera uniforme e ben precisa, né più né meno che
un’intera creazione con tutto un complesso di esseri di ogni specie in numero
mai calcolabile in eterno. Voi, però, restate attaccati soltanto a quello che
il vostro orecchio rudimentale percepisce, ma non fate affatto attenzione a ciò
che si nasconde dietro a quello che avete percepito; quantunque dopo aver
inteso vari suoni susseguitisi in una serie armonica, s’insinuino in voi dei
grandi presentimenti e le forme spirituali viventi vi si stringano intorno da
ogni parte, pure voi restate ancora ciechi e continuate invece a rodere la
corteccia senza pensare affatto a ogni semplice suono che, appunto per effetto
del tono percettibile di una sola parola, sono sorte tutte le cose che
ricolmano l’intera infinità. Da tutto ciò che è stato detto potete dunque già
farvi un’idea relativa di ciò che è veramente un tono e quanto diverso è il suo
significato, da quello del semplice ed uniforme suono che voi chiamate ‘tono’.
Considerato però che prima siamo partiti dai rapporti armonici ed abbiamo
spiegato come tra un asse levigato e una corda tesavi sopra esista una costante
armonia e che da questa armonia derivano, secondo l’esteriorità, gli stessi
effetti, noi possiamo pure, in base a ciò, avvalorare adesso appieno la nostra
prima tesi, secondo cui deve esistere una costante armonia anche tra due corpi mondiali,
per quanto sia grande la distanza che li separa l’uno dall’altro» [Saturno – 29,3-15].
Nella Nuova
Rivelazione si trovano tante descrizioni riguardanti particolarmente
l’astronomia, tali da poter saziare chiunque voglia cibarsi di un sano alimento
straordinariamente vario, sebbene questo non riesca a trovare ancora il plauso
degli odierni scienziati. Un tale stato di cose potrebbe tuttavia cambiare
molto presto, così come nell’antichità sono decaduti molti dogmi che man mano
non erano più conciliabili con la sapienza canonica presso le principali
autorità religiose, cose che oggi sono considerate antiche ridicolaggini. Allo
stesso modo, anche se tutte le dichiarazioni scientifiche sulla natura
contenute nella Nuova Rivelazione dovettero apparire assurde alle immaginazioni
degli scienziati del XIX secolo, oggi è perfino dimostrata la loro
attendibilità attraverso le profondissime e sconvolgenti conoscenze della
ricerca scientifica. È senza senso considerare qualcosa d’impossibile solo
perché contraddice le attuali possibilità cognitive? Nel corso dei decenni
passati, con la conferma delle comunicazioni dall’Alto apparse allora
insensate, si sono tuttavia avverate le parole di Polignac[44]:
"Proprio
la verità spesse volte è inverosimile!".
[indice]
Da poco tempo le profezie di Lorber che si riferiscono
alle imminenti catastrofi ambientali sono diventate di particolare attualità.
Solo pochi anni fa queste rivelazioni sarebbero state considerate come
creatrici di panico, e da nessuno prese seriamente. Oggi non ci si permette
questo, in considerazione del fatto che, secondo l’unanime parere degli
scienziati, l’umanità sta davanti a una catastrofe ecologica d’inconcepibile
dimensione. La gran massa non riconosce ancora cosa spetterà all’umanità nei
prossimi anni. Per troppo tempo le verità di esperti studiosi sono state
inascoltate dai politici. Poi la nemesi arrivò all’improvviso. Alla conferenza
sull’ambiente di Stoccolma, nel giugno del 1972, la serietà della situazione
non fu più messa in dubbio da nessuno. I sapientoni e gli interessati ottimisti
diventarono taciturni. Il progresso e l’imperterrito aumento del
benessere che, secondo quel che si dice, non si deve mai fermare, ci hanno
portato in una situazione che la rivista scientifica "X-Magazine"
dell’aprile 1972 delinea come segue: "I problemi nella società sono cresciuti
fino alla minaccia della vita. La Repubblica Federale Tedesca somiglia a
un’azienda che cammina pericolosamente sull’orlo della bancarotta. Essa è una
nazione per i cui bisogni trovano terribili spunti: ambiente rovinato, città
inabitabili, malattie fisiche comparenti in gran numero, flussi di droga,
criminalità crescente, istruzione in stato d’emergenza, scarsa assistenza
medica, decine di migliaia di morti in incidenti stradali e altrettanti feriti,
ecc.", e la rivista scientifica ha
parlato solo di questo paese nel lontano 1972. Ma in generale, come sta la
Terra dopo quasi cinquant’anni?
L’acqua dei fiumi che viene potabilizzata
per le città per milioni di uomini continua a inquinarsi sempre più, ma anche
le falde acquifere sono minacciate di inquinamento attraverso i nitrati, cioè
nitriti dovuti ai fertilizzanti artificiali. L’inquinamento dei mari avanza con
cinque milioni di tonnellate annui tra oli, mercurio e plastica[45].
L’altamente velenoso DDT che va intorno al globo terrestre come una nuvola
gigantesca si trova già nei generi alimentari, arrivando perfino ad inquinare
il ghiaccio della Groenlandia, ed è stato trovato pure nel corpo dei pinguini
all’altro capo della Terra, nell’Antartide, talvolta è risultato anche nelle
analisi del latte materno! Lo spreco e il lusso crescono, e il complesso
d’invidia tra le popolazioni dei paesi più poveri e quelli più ricchi si
diffonde come una macchia d’olio sull’acqua.
Necessitiamo di sempre più cibo e più
acqua. Le città si ingrandiscono e la gente vuole case, vestiti, automobili,
televisori, ecc. Ma c’è un limite a ciò che la Terra può darci? Pretendiamo
troppo dal nostro pianeta e lo danneggiamo in molti modi diversi. Stiamo
sacrificando il futuro dei nostri figli per ampliare egoisticamente il nostro
benessere di oggi.
In tutto il mondo si continua a tagliare
le foreste per il legname, in particolare nella foresta amazzonica, ma anche in
altri paesi per la realizzazione di industrie o lo sfruttamento di coltivazioni
intensive meccanizzate. Negli ultimi cento anni abbiamo distrutto la metà delle
foreste pluviali tropicali del mondo, senza capire che, se è vero che sono le
foreste a produrre ossigeno e quindi sono essenziali per la vita sulla Terra,
se le distruggiamo, anche l’equilibrio ambientale su cui è basata la vita sulla
Terra rischia di rompersi. Quando nelle foreste si tagliano enormi quantità di
alberi, sotto di essi, oltre alla flora, perdono il loro habitat anche
centinaia di specie animali, e moltissime sono a rischio di estinzione,
modificando il delicato equilibrio presente in natura.
Già in molte metropoli l’inquinamento
atmosferico è un problema serio, e la salute dei cittadini viene continuamente
messa a rischio. Il vento trasporta l’inquinamento atmosferico oltre le città e
percorre lunghe distanze nei diversi strati dell’atmosfera, e a causa di questo
in tutti gli angoli del pianeta cadono delle piogge acide che inquinano ogni
cosa.
Abbiamo bisogno di sempre più energia
elettrica, ma quando le centrali la generano, producono nel contempo molta
anidride carbonica. Questo gas si somma a quello proveniente dalle abitazioni,
dalle città, dalle fabbriche, aerei e auto. Milioni di tonnellate di anidride
carbonica salgono nell’atmosfera, e poiché la Terra non riesce a riconvertirla
completamente, questa aumenta sempre più e resta lì. Lo chiamiamo "gas
serra", perché è come il vetro di una serra che intrappola l’aria calda
negli strati più bassi dell’atmosfera, e gli scienziati ritengono che la
temperatura media globale del pianeta tenderà a salire tra i 2°C e i 6°C nei
prossimi cento anni, con conseguenze enormi non ancora prevedibili per
l’ecosistema.
Proprio sulla deforestazione della Terra
la Nuova Rivelazione ci da’ una dettagliata conseguenza di cosa succede quando
si continua a sfruttare così il delicato ambiente in cui viviamo:
«Tu
ora pensi e ti chiedi tra te e te se anche il diluvio sia da considerare come
una conseguenza naturale e necessaria di un agire perverso e contrario
all’Ordine, ed Io ti rispondo: “Sì, esso va considerato appunto come tale”. In
quel tempo Io destai più di cento veggenti e messaggeri, feci ammonire i popoli
a desistere dalle loro opere contrarie alla natura e all’Ordine divino e per
più di cento anni feci evidenziare continuamente loro, con tutta serietà, le
spaventose conseguenze per l’anima e per il corpo che avrebbero dovuto
necessariamente attendersi, ma la loro malvagia arroganza arrivò al punto che
nella loro cecità non si limitarono a schernire i messaggeri, ma arrivarono ad
ucciderne parecchi, e così mi dichiararono ufficialmente guerra. Nondimeno, non
per questo Io arsi d’ira, né meditai vendetta, ma li lasciai operare secondo la
loro volontà, e dovetti permettere che facessero la triste esperienza di come
alla dissennatezza e all’ignoranza – le quali esse stesse sono colpevoli di ciò
che sono – non sia assolutamente lecito fare, nella loro cecità, ciò che
vogliono con la grande natura e con l’Ordine di Dio. Vedi, se tu vuoi, puoi
andartene a quella rupe che sorge là, verso mezzogiorno, e che è alta quasi 500
uomini; puoi salirvi fin sulla vetta e poi buttarti dalla sua parete a
capofitto. Secondo le necessarie leggi della gravità, insita in tutta la
materia, questa tua azione temeraria dovrai evidentemente pagarla con la vita
del tuo corpo. Ma ora chiediti se una simile conseguenza potrebbe andare
attribuita alla Mia ira e alla Mia vendetta. Là, dall’altra parte, verso
Oriente, tu vedi delle alte catene di montagne che sono fittamente ricoperte da
boschi. Prendi con te dieci volte centomila uomini, va là e fa’ appiccare il
fuoco a tutti quei boschi; poi avrai di fronte delle montagne completamente
nude. Ma quale sarà la conseguenza di questo tuo atto? Ecco: i molti spiriti
naturali, resi così spogli a loro volta ed estromessi dalla loro naturale
attività, cominceranno ad infuriare e ad imperversare nella libera atmosfera.
Piogge di fulmini, terribili nubifragi e grandinate continue devasteranno poi
per un lungo tratto tutte le regioni circostanti, e tutto ciò sarebbe una
conseguenza del tutto naturale di una simile opera di distruzione dei boschi. E
adesso, dimMi se anche qui dovrebbero in qualche modo entrarci l’ira di Dio e
la Sua vendetta! C’entrarono forse anch’esse, se dieci volte centomila uomini
non ebbero altra preoccupazione che quella di spianare con tutto zelo le
montagne, scaricandone il materiale nei laghi, o di costruire strade militari
di enorme larghezza per poter fare la guerra con maggiore facilità? Ovvero, fu
a causa loro se delle intere catene di monti così lunghe da richiedere giorni
di viaggio a percorrerle, furono smussate in modo da ridurle ad essere alte
solo dalle 400 alle 500 altezze d’uomo, come anche scavando sotto altri monti,
le acque dei bacini sotterranei diminuendo in seguito a ciò, i monti
cominciarono a sprofondare in questi serbatoi sotterranei svuotati, premendo
sulle acque[46],
e le fecero salire in Asia come un mare, oltre alle massime vette dei monti? Ma
a tutto ciò c’è da aggiungere ancora che in questa grande opera di distruzione
riuscirono a distruggere varie centinaia di milioni di ettari di terreno
fittamente coperto di boschi; in quell’occasione innumerevoli miriadi di
spiriti naturali, prima intensamente occupati nello sviluppo di un’abbondante e
lussureggiante vegetazione, si trovarono all’improvviso in libertà senza
immediata possibilità di lavoro! Puoi domandare a te stesso quale spettacolo
essi abbiano potuto inscenare nelle regioni dell’atmosfera! Quali uragani si
siano scatenati con enormi masse d’acqua piovana e grandine, e quali
altrettante piogge di fulmini si siano rovesciate dalle nubi sulla Terra per
più di quaranta giorni, e come un vero mare di acqua abbia potuto innalzarsi
sopra quasi tutta l’Asia; e tutto ciò per cause assolutamente ed esclusivamente
naturali! DimMi ora: anche questo fu l’ira di Dio e la Sua implacabile
vendetta?» [G.V.G. – IV/143,3-6].
Tra le tante comunicazioni date a Lorber riportiamo
due insegnamenti di Gesù al tempo in cui insegnava ai Suoi discepoli, ai quali
comunicò sia le condizioni in cui si sarebbe trovata l’umanità al tempo nostro,
sia i rischi a cui sarebbe incorsa se avesse attuato un certo comportamento
improprio verso la natura, profezie di catastrofi ambientali che spiegano il
perché di certe manifestazioni della
natura:
«Considerate
un po’ le montagne ricoperte di boschi e di altra vegetazione! Vedete, queste
piante assorbono in corrispondente equa misura tutti gli spiriti naturali che
si confanno alla loro natura (elettricità
e fluido magnetico), ma andate adesso, e
spogliate tutte le montagne della loro vegetazione, e in brevissimo tempo vi
accorgerete delle conseguenze quanto mai fatali del vostro operato! In seguito
a ciò, masse enormi di spiriti naturali liberi ed ancora estremamente rozzi
cominceranno a radunarsi, colmando sempre più l’atmosfera che circonda la
Terra. Essi, non trovando più le corrispondenti dimore e campi di attività
adatti per loro, cominceranno ad afferrarsi in enormi cirrocumuli tra di loro
e, per effetto della loro agitazione e della loro fame e sete (impulso di
assimilazione), provocheranno le più
terribili tempeste che distruggeranno tutto, devastando interi paesi in modo
tale che passeranno cento e spesso fino a mille anni prima che in quei luoghi
possa a mala pena mostrarsi qualche minima particella di muschio. Saranno come
attualmente sono quei luoghi su questa Terra in cui per molti giorni di cammino
non c’è più vegetazione di quanto ne possa avere una distesa di pietra calcarea
deserta e morta, com’è quella alle rive del Mar Morto nella Palestina
meridionale, verso cui scorre il Giordano» [G.V.G. – V/109,1].
«Se
gli uomini vogliono un nuovo diluvio, non hanno che da spianare diligentemente
le montagne e scavarvi al di sotto, e così lasceranno libero il varco alle
acque sotterranee! Se vogliono appiccare il fuoco a tutta la Terra, basta che
comincino a distruggere con impegno i boschi e le foreste, e gli spiriti
naturali (quali elettricità statica)
si moltiplicheranno in misura tale che la Terra si troverà d’improvviso come
avvolta in un mare di fulmini e di fuoco! Allora sarò forse stato Io a voler
visitare la Terra con il fuoco? – Dunque, insegnate all’umanità ad essere
saggia, altrimenti sarà essa stessa ad attirare i giudizi sul proprio capo! Io
so che succederà così, però non posso e non devo intrometterMi né impedirlo con
la Mia Onnipotenza, ma unicamente mediante gli insegnamenti. – Comprendete voi
queste cose?» [G.V.G. – V/109,7].
*
Le cause delle catastrofi e dei
cambiamenti climatici
Sulla
Terra ci sono tanti fenomeni naturali devastanti che si verificano
continuamente, dall’eruzione dei vulcani ai terremoti che sembrano dominare le
varie epoche della nostra storia. Sciagure che negli ultimi anni sembra siano
aumentate a dismisura, forse perché rispetto agli anni passati ora i mezzi di
informazione con le immagini delle catastrofi ci rendono partecipi tutti,
e ciascuno s’impressiona e riflette al vedere gli effetti devastanti. Come si
può non rimanere atterriti al vedere morti, feriti, dispersi e sfollati,
sentire le urla di dolore in diretta, la sofferenza fisica e psicologica dei
sopravvissuti? Tanti progetti esistenziali interrotti dalla prepotenza di un
disastro naturale, provocato da una natura non più benigna ma ingannatrice,
indifferente alla sorte dell’uomo, dando modo di pensare che si sia scatenata
l’ira di Dio. Gli inverni con neve mai immaginata prima, inondazioni, frane,
uragani, tempeste, trombe d’aria, grandine, caldo insopportabile d’estate,
siccità, malattie che si ripresentano dal passato, sembrano eccedere nelle loro
manifestazioni, e i vari ricercatori cercano faticosamente di spiegarne il
perché, senza però essere molto credibili. Sembra essere in atto un epocale
cambiamento climatico. La Nuova Rivelazione già oltre un secolo e mezzo fa
predisse questo tempo, e già allora presentò un quadro sconvolgente:
«Se gli uomini vivessero per soli cinquant'anni secondo il giusto Ordine di
Dio, allora voi non vedreste né udreste parlare mai di una calamità, né sareste
costretti a fare tali amare esperienze! E dico ancora: "Tutte le calamità,
le epidemie, le varie malattie tra gli uomini e gli animali, il maltempo, le
annate magre e infruttuose, le devastanti grandinate, le grandi inondazioni che
distruggono ogni cosa, gli uragani, le grandi tempeste, le invasioni di
cavallette e molte altre sciagure di questo genere, non sono altro che le
conseguenze del disordinato modo di operare degli uomini! Se gli uomini,
invece, trovassero compiacimento nel vivere secondo i dettami dell'Ordine
stabilito, la paura di tali sventure sarebbe assai lontana da loro, gli anni
scorrerebbero tranquilli, benedetto l'uno come l'altro, simili a perle infilate
su un cordoncino, e le parti abitabili della Terra non sarebbero mai tormentate
da calori troppo grandi o da geli eccessivi. Ma poiché gli uomini assennati e
immensamente intelligenti, di proprio impulso e volontà, intraprendono, oltre
ai loro bisogni, ogni genere di lavori, erigendo enormi costruzioni sulla Terra
e apportandovi esagerati miglioramenti, spianando montagne per costruire strade
militari, distruggendo molte centinaia di migliaia di jugeri[47]
di magnifici boschi, e scavando a troppa profondità entro i monti alla ricerca
dell'oro e dell'argento, e ancora: quando infine gli uomini vivono in perenne
stato di contesa e di lotta tra loro, nonostante siano continuamente circondati
da una quantità immensa di spiriti naturali intelligenti dai quali dipendono
completamente sia le condizioni meteorologiche della Terra come pure la purezza
e la salubrità dell'aria, dell'acqua e del terreno, allora come ci si può
stupire se questa Terra si trova sempre più afflitta da innumerevoli mali di
ogni specie e di ogni tipo? La gente avida ed avara è solita munire di
formidabili serrature e chiavistelli le porte che tutelano i suoi granai, ma
ciò non basta, ed essa mette, oltre a ciò, una guardia armata a custodire le
ricchezze e i tesori accumulati, tesori che superano enormemente il proprio
bisogno, e guai a chi osa avvicinarsi senza autorizzazione; in verità costui
andrebbe incontro ad un aspro interrogatorio! Io non voglio dire con questo che
chi ha faticosamente accumulato qualche proprietà non debba tutelarla; Io qui
intendo parlare invece dell’eccessivo accumulare, assolutamente inutile, che
raggiunge proporzioni gigantesche. Non sarebbe dunque possibile erigere anche
dei granai che rimanessero aperti a ciascun povero e debole, sia pure sotto la
sorveglianza di un saggio distributore, affinché nessun povero possa prendersi
più di quanto gli occorre per il proprio sostentamento? Ma se in questo modo
l'avidità e l'avarizia scomparissero da questo mondo, allora – fate bene
attenzione alle Mie parole – anche tutte le annate magre svanirebbero da questa
Terra! Tu ti chiedi adesso come ciò sia possibile, ed Io ti rispondo: “Nella
maniera più naturale di questo mondo, vale a dire che, per quanto poco uno sia
a conoscenza dei processi interiori che si svolgono nell'intera Natura, non
solo deve immediatamente accorgersene, ma deve afferrare questa cosa, per così
dire, con le mani e con i piedi!”. Ecco, qui dinanzi a noi c'è ancora la pianta
benefica, e là, un po' più oltre, la pianta estremamente velenosa. Ebbene, non
si nutrono ambedue dell'identica acqua, esattamente della stessa aria, della
stessa luce e dello stesso calore emanato dalla medesima luce? Eppure l'una è
colma di elementi salutari, mentre l'altra sovrabbonda di veleno mortale! Ma
perché ciò? Perché la pianta benefica, grazie al suo carattere interiore ben
ordinato, influisce su tutti gli spiriti vitali naturali che la circondano,
facendoli armonizzare col suo stesso buon carattere, e questi poi le si
stringono intorno in perfetta pace e amore e concorrono alla sua nutrizione con
azione benefica tanto dall'esterno verso l'interno, quanto viceversa. Così,
nell'intera pianta, tutto acquisisce un potere salutare, e di giorno, alla luce
del Sole, tanto le sue emanazioni, quanto gli spiriti vitali naturali che le
stanno intorno per un vasto raggio, esercitano sugli esseri umani, e così pure
su molti animali, una influenza quanto mai benefica. Invece nell'altra pianta,
quella velenosa nel cui interno si celano le caratteristiche di un egoismo
feroce, dell'ira e del furore, gli stessi spiriti vitali naturali vengono, per
conseguenza, totalmente corrotti; essi pure si stringono intorno alla pianta
nutrendola, ma tutto il loro carattere si fa perfettamente omogeneo a quello
originario della pianta stessa. Inoltre, anche il suo ambiente esteriore – o in
altri termini, la sua esalazione – è velenoso e nocivo alla salute degli
uomini, e gli animali con le loro narici sensibilissime evitano di andarle
vicino» [G.V.G. – IV/144,3-9].
«Un uomo avaro e avido è una pianta velenosa tanto più straordinariamente
grande e di più vasta influenza; tutto l'ambiente spirituale vitale naturale
che per un vasto raggio lo circonda, le sue emanazioni e la sua sfera vitale
esteriore assumono il carattere della sua vita interiore. Gli spiriti vitali
naturali che gli sono intorno e che ne subiscono la mala influenza, invertono
sempre – nel loro elemento maligno, avaro e avido – gli spiriti vitali naturali
ancora buoni che affluiscono a loro. Ma poiché tali spiriti vitali naturali
sono in continuo conflitto non solo con l'uomo, ma anche con gli animali, con
le piante, con l'aria e con l'acqua, avviene che essi favoriscano continuamente
ogni tipo di lotte, di attriti e di inutili movimenti nell'aria, nell'acqua,
nella terra, nel fuoco e negli animali. Chi vuol fare un’esperienza pratica di
tali fenomeni, vada dove dimora un uomo di carattere molto buono, ed egli
troverà che pure tutti gli animali che gli sono vicini sono di natura molto più
mansueta del solito; questo fenomeno lo si può costatare soprattutto nei cani,
i quali in breve tempo assumono del tutto le caratteristiche del loro padrone;
il cane di un avaro diventerà certamente anch'esso una bestia molto avara, e
quando mangia non è consigliabile andargli vicino. Se si va invece da una
persona mite e generosa che tiene in casa un cane, si vedrà come anche questo
sarà di carattere mansueto; esso preferirà allontanarsi dalla ciotola
contenente il suo pasto, pur di non impegnarsi in una lotta a morsi con un
eventuale ospite non invitato. Anche tutti gli altri animali domestici di un
padrone mite e di buon cuore li troverai di natura considerevolmente più
mansueta, anzi, una persona dotata di una percezione molto sottile sarà in
grado di constatare un divario non lieve perfino tra gli alberi, e in generale
tra le piante appartenenti all'una o all'altra specie di persone. Osserviamo
invece i servitori di un avaro: anch’essi diventano per lo più spilorci,
invidiosi e avari e, quando serve, anche astuti, falsi e imbroglioni! Perfino
una persona di solito buona e generosa, qualora si trattenga a lungo in
vicinanza di un avaro che è immerso fino al collo nell’oro e nell'argento,
finirà con l'adottare dei sistemi ispirati a tirchieria e col pensarci su molto
prima di compiere una buona azione. Inoltre non è da trascurarsi il fatto che
sulla Terra l'elemento maligno attira nella propria sfera il benigno con molta
minor fatica di quanto sia il caso opposto! – Considerate ad esempio una
persona molto collerica che sembra voler annientare tutto quanto gli sta
intorno quando viene colta da uno dei suoi eccessi; se mille persone di
carattere buono stessero ad osservarla, finirebbero esse stesse con
l’infuriarsi, e tutte si sentirebbero spinte a scagliarsi immediatamente su
quell'unico collerico, per cacciare via da lui la sua ira, purché la sua pelle
offrisse posto sufficiente a tutte quelle mani pronte all'azione. Perché dunque
uno solo acceso nella propria ira incita mille altri a reagire con altrettanta
ira? E perché invece i mille mansueti non attraggono nella loro buona sfera
quel solo collerico? Tutto ciò accade perché – particolarmente su questa Terra,
a causa dell'educazione dei figli di Dio – lo stimolo al male è, come anche
deve essere, di gran lunga più potente che non lo stimolo al bene. Il perché di
questa cosa, ve l'ho spiegato già una volta nelle sue linee generali, e quindi
non c'è bisogno che Mi ripeta. […]
Immaginati ora che in una regione o in un intero paese ci sia una
quantità di gente malvagia di ogni specie, e domanda a te stesso, dopo quello
che hai sentito, se davvero dipende da una qualche ira di Dio il fatto che su
quella regione o su quel paese si abbattano sciagure di ogni tipo! – Io dico a
voi tutti, e particolarmente a te, o amico Stahar, che tutto ciò dipende
unicamente ed esclusivamente dagli uomini e dal loro modo di agire e di vivere,
mentre l'ira di Dio e la Sua vendetta non c'entrano per nulla in eterno, se non
per il fatto che sono stato Io a stabilire un simile Ordine nella natura delle
cose, che naturalmente, dovrà immutabilmente rimanere tale finché la Terra
sussisterà, altrimenti essa si dissolverebbe, né potrebbe più offrire dimora
agli uomini per gli scopi della loro vita di prova» [G.V.G. – IV/145,1-12].
*
L’inquinamento
radioattivo
Nuovi pericoli incombono sull’umanità da
impianti atomici che spuntano come funghi nelle varie nazioni, il cui rischio
viene però riconosciuto nella sua gravità solo dopo episodi tali da minare la
salute di migliaia di persone. Si pensi solo al disastro di Cernobyl del 1986 e
a quello di Fukushima in Giappone del 2011. L’incidente, come Greenpeace valutò
per primo, fu classificato dall’AIEA[48]
al grado settimo, il massimo grado della scala, raggiunto prima solo dal
disastro di Cernobyl.
Gli avvertimenti e le proteste sollevate
da più di 200 scienziati, tra i quali molti autorevoli studiosi e premi nobel
presso la segreteria generale dell’ONU, si spengono senza reazione e non
fermano i potenti complessi industriali, nonostante i pericolosi casi di lento
ma sicuramente progressivo inquinamento, e caricano di continuo l’aria che
respiriamo con velenosi isotopi radioattivi, così che, secondo le loro
dichiarazioni, le generazioni future dovranno fare i conti con danni ereditari
di grande dimensione. Albert Einstein disse al riguardo: "La scatenata
potenza dell’atomo ha cambiato tutto, ma non il nostro modo di pensare. Così
scivoliamo verso una catastrofe come il mondo non ne ha ancora visto!".
Entro un tempo determinato, ognuno
comprenderà il senso dell’avvertimento che segue, espresso nella Nuova
Rivelazione: «In un cuore senza Dio, la scienza è un vero luminare per il
maligno». [G.V.G. –
III/175,4] – Questa conoscenza l’aveva
anche il filosofo Karl Jaspers quando disse: "Il tecnico perfezionato è lo
strumentario del maligno, e del nefasto".
L’impressionante potenza distruttiva
dell’atomo ha generato le armi di distruzione di massa che rappresentano uno
degli aspetti più spaventosi degli sviluppi tecnologici intercorsi dalla metà
dell’ultimo secolo. La necessità di trovare ‘armi risolutive’, idonee a
travalicare la forza ordinaria delle armi convenzionali, ha spinto la scienza
del XX secolo e di quello appena iniziato, a ricercare sempre più nuovi
strumenti in grado di annientare l’avversario.
Quanto più i rendimenti tecnici e la
produttività aumentano e, con questi, i danni ambientali, tanto più il crollo
sarà accelerato. L’uomo si porta a gran velocità nel tempo veniente alla sua
così apparente attività creativa, che è senza alcun valore etico, perfino
assurda, come dice il prof. Mueller Markus: "Nella profondità, echeggia già lo
sfacelo". Il tempo che è stato
fissato dagli esperti all’umanità, quale ‘società suicida’ (Taylor) è molto
limitato. – Questo è il risultato del dispotico, incolto uomo che danza intorno
al vitello d’oro del progresso e del benessere crescente. Se si abbraccia con
lo sguardo il funesto sentiero che la società industriale ha imboccato ci
s’imbatte in una frase di Higo Lang che disse: "Costruire torri fin
sopra le nuvole e dimenticare il cielo, è il grado estremo della cecità".
Nessuno sembra più poter frenare la
valanga della sventura. Scrive l’X-Magazzin: "Gli scienziati disputeranno,
scriveranno in un’incomprensibile espressione scientifica e, con tutto ciò, a
poco a poco quest’edificio assai complicato della scienza, crollerà!". – Non si riconoscerà nessun cambiamento della
coscienza né un cambiamento del rifiuto nella fede o del progresso o dell’etica
del successo, e anche non c’è da aspettarselo. Lo strano paradiso illuminato
dalla luce del neon sarà conservato e abbellito, e questo perché lo standard
vitale è posto al di sopra delle possibilità di vita, sebbene le abitudini
produzionistiche e consumistiche abbiano superato ampiamente e pericolosamente
da molto tempo i confini delle possibilità del sistema ecologico.
Il risultato della conferenza ambientale
nel giugno 1972 ottenuto a Stoccolma è inquietante. Là nessuno osò contestare
la spiegazione data da U-Thant, segretario generale dell’ONU nel 1969, il quale
asserì che se entro alcune diecine di anni non si fosse trovata una
partecipazione internazionale per il superamento dei problematici imminenti
pericoli, la fine dell’umanità avrebbe avuto presto inizio. Infatti, non si
riuscì a trovare né tra le nazioni industrializzate, né in quelle in via di
sviluppo, qualcuna disposta a lasciarsi coinvolgere in una discussione sulle
catastrofi ecologiche in seguito alla loro politica economica e militare. Un
altro tentativo è stato fatto il 13 dicembre 2015 con l’accordo sul clima
approvato a Parigi. Nella capitale francese il testo approvato alla conferenza sul
clima è partito da un presupposto fondamentale: “Il cambiamento climatico
rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società
umane e per il pianeta. Pertanto si richiede la massima cooperazione di tutti i paesi con
l’obiettivo di “accelerare la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto
serra”.
Si è troppo ottimisti pensare che
quest’accordo vada a buon fine; questo perché i necessari cambiamenti
fondamentali alle strutture delle industrie, per ridurre le emissioni tossiche,
lederebbero i massicci interessi sia dei produttori che dei consumatori!
Nessuno ha parlato del fatto che esiste una sola via per evitare la catastrofe:
la generale riduzione delle necessità collettive e individuali! Goethe a 75
anni predisse questo sviluppo con capacità quasi profetica di fronte ad Eckermann: "Al mondo non è concesso di accontentarsi; non ai
grandi, perché non abbia luogo un abuso di potere, e non alla massa che,
nell’attesa del graduale miglioramento, si accontenti di una condizione
moderata". – Uno degli ultimi
tentativi di accordo sul clima si è svolto a Roma il 9 e il 10 aprile 2017. Se
si legge attentamente tra le righe, si capisce che non c’è nessuna intenzione
di fermare o almeno rallentare questa corsa verso la catastrofe ambientale. Qui
le parole di U-Thant espresse nel 1969 suonano come un brutto presagio: “La fine dell’umanità
avrà presto inizio”.
*
Le
catastrofi imminenti
La società industriale moderna ha dunque
anche realmente imboccato un’ambigua via errata ed ha reso l’uomo schiavo di un
meccanismo produttivo contrario alla vita, il che già comincia a distruggere la
base dell’esistenza di tutta l’umanità. A Stoccolma è apparso chiaro che ciò
che il fondatore dell’etologia comparata, il Prof. Konrad Lorenz, disse
profetizzando, si avvererà, vale a dire che non c’è più speranza alcuna: "Per tutto è
troppo tardi, la rovina è inarrestabile!".
Se ci si porta dinanzi agli occhi i
molteplici fenomeni della catastrofe che si delinea di dimensione apocalittica,
si ricorderà la massima fatta da Franz Werfel da un punto di vista intuitivo: "Ho riconosciuto
già molto presto che la rivolta contro la metafisica è la causa di tutta la nostra
miseria. Le nostre anime non vogliono più credere, e questo nella loro eterna
responsabilità". Con ciò sta anche
in relazione causale se oggi la paura afferra le anime sempre più in silenzio.
La semenza del materialismo, sparsa da decenni, ora si schiude. Essa fa
maturare un movimento distruttivo psico-fisico con tutti i suoi fenomeni di
decadenza con il razionalismo inanimato. L’utopistica credenza umana che si
esprime nei versi di Heinrich Heine: "Noi vogliamo già qui sulla Terra
edificare il Regno dei Cieli", è la
tragedia demoniaca dell’uomo di Prometeo.
Ogni specie di catastrofe che si è
abbattuta sull’umanità alla fine del XX secolo e quelle profetizzate che si
abbatteranno nel XXI, è stata preannunciata nella Nuova Rivelazione. Anche
nell’Apocalisse di Giovanni sono tracciate tremende immagini della fine dei
tempi, ma lì tutto rimane mistero difficilmente interpretabile. In Lorber le
profezie son fatte in modo più chiaro e comprensibile. Ne riportiamo alcuni
passi:
«Gli
uomini devono certamente avere tutto quanto loro conviene, e lo facciano pure
in una misura equa e a scopi onesti. Che si procurino pure le più svariate
comodità per la vita terrena, né si opponga alcunché a che essi risparmino i
lavori gravosi alle loro mani, così da guadagnare tanto più tempo per
riesaminare e nobilitare i loro cuori e le loro anime. […] Ma quando, parallelamente all’abilità degli uomini,
che naturalmente è sempre crescente, si accrescerà pure il loro egoismo,
l’avidità dei beni terreni e del dominio di sé e, con ciò, anche
l’ottenebramento del loro animo, allora le pessime conseguenze non potranno
mancare […]» [G.V.G. –
V/108,5-6].
«L’industria di questo mondo sarà esercitata
con diligenza, per mortificare rapidamente lo spirito e forse per distruggere
completamente anche la scarsa semina del seme della vita eterna» [D.d.C. – II/175,4].
«Questi sono gli uomini industrializzati e le
loro insaziabili necessità. Essi somigliano alla boscaglia e ai rovi. Se anche
in principio la Parola germina, essa tuttavia viene presto soffocata, e gli
uomini poi, verso la stessa, diventano più indifferenti di prima …» [S.S. – II/125,5].
Più volte e in
maniera inequivocabile la Nuova Rivelazione ha mostrato la causa spirituale di
una catastrofe imminente, cioè la sempre più riversante avidità di piaceri che
procede di pari passo con una decadenza degli interessi spirituali e religiosi.
Ne citiamo alcuni:
«Osserviamo gli abitanti di una grande città
e confrontiamoli con quelli di un piccolo villaggio di contadini. Gli abitanti delle grandi città non sanno
aiutarsi che per la pura e semplice avidità del piacere; tutti vogliono vivere
piacevolmente, tutti vogliono divertirsi, tutti vogliono eccellere e,
possibilmente, anche un pochino dominare» [S.S. – II/81,10].
«… tutte le
raffinate dilettevoli brame non sono che idolatrie; esse infatti sono offerte
sacrificali dello spirito umano alla morta naturalità esteriore» [S.S. – II/81,12].
«Che
cosa servirebbe all’uomo, se anche fosse padrone di tutti i tesori della Terra
e potesse procurarsi con questi tutti i divertimenti e sollazzi immaginabili,
ma la sua anima ne subisse danno?
Sarebbero tutti questi tesori in grado di
liberarlo dai duri ceppi della morte?» [G.V.G. – VIII/183,9].
«… e
quindi non è affatto escluso che col tempo gli uomini inventino grandi cose e
con queste possano cominciare anche ad influire sulla natura della Terra (ambiente – n.d.a.), e in modo tale che la Terra
stessa alla fine ne risulti danneggiata sul serio. Le conseguenze allora non saranno certamente piacevoli, e non potranno
apparire che come una punizione sicura della volontà male utilizzata, ma tale
punizione scenderà sugli uomini non perché voluta da Me, bensì scaturita dalla
loro stessa volontà» [G.V.G.
– V/109,6].
«E
tuttavia accadrà come al tempo di Noè: l’umanità comincerà a fare un uso sempre
più malvagio delle sue molte conoscenze mondane e capacità acquisite, e si
attirerà volontariamente ogni tipo di giudizi su di sé, e infine anche su tutta
la Terra, traendoli fuori dalle profondità della Mia Creazione» [G.V.G. – V/108,4].
«Perciò
insegnate agli uomini ad agire saggiamente, altrimenti provocheranno essi
stessi i giudizi sul proprio capo. Io so che avverrà così, e tuttavia non posso
e non devo intrometterMi per impedirlo con la Mia Onnipotenza, ma unicamente
con il Mio insegnamento» [G.V.G.
– V/109,7].
«Dunque,
come possono scandalizzarvi ancora le Mie predizioni sul futuro? Eppure le ho
già svelate spesse volte davanti a voi e vi ho anche mostrato, con fedelissima
verità, quale sarà la causa del bruttissimo futuro in conseguenza della libera
volontà degli uomini» [G.V.G.
– IX/144,7].
Chi conosce gli ammonimenti che gli esperti
scienziati manifestano chiaramente e insistentemente nelle loro opere, dovrebbe
essere profondamente colpito dalle profezie di Lorber: «Un popolo si leverà
contro l’altro e si affronteranno con armi da fuoco». – Il primo
capoverso della seguente dichiarazione si riferisce chiaramente alle due guerre
mondiali con 70 milioni di morti. Ma anche un altra profezia è già diventata
realtà:
«Gli ingegnosi uomini, con tali armi,
arriveranno al punto che ben presto nessun popolo sarà in grado di iniziare una
guerra contro un altro popolo, poiché se due popoli si attaccassero con armi
simili, presto e anche facilmente si annienterebbero fino all’ultimo uomo, il
che certamente non porterebbe a nessuno una vittoria o un vero vantaggio. I re e i loro generali ben presto se ne
accorgeranno e preferiranno perciò mettersi d’accordo, in pace e in buona
amicizia. E se un qualsiasi perturbatore della pace, estremamente superbo e
ambizioso, si solleverà contro il suo vicino, allora coloro che amano la pace
si riuniranno e lo puniranno. In questo modo, poco a poco, si instaurerà,
stabilendosi durevolmente, la vecchia pace tra i popoli della Terra» [G.V.G. – VIII/185,9].
In altre comunicazioni si parla poi di
eventi della natura che diventeranno sempre più evidenti:
«Alla
Mia seconda venuta dovranno essere purificati la Terra, gli uomini e tutto
l’insieme delle creature. Questo tipo di fuoco consisterà in grandi rivoluzioni
naturali di ogni specie della Terra, e questo specialmente in quei punti sui
quali gli uomini si costruiranno grandi e magnifiche città, nelle quali
regneranno la più grande superbia, insensibilità, malcostume, ingiustizia,
potere, violenza, apparenza, pigrizia e, con tutto ciò, la miseria più grande e
ogni tipo di penuria, provocati dall’epicureismo troppo spinto dei grandi e dei
potenti» [G.V.G. –
VIII/186,4].
«Ci
saranno anche grandi uragani sulla terraferma e sul mare; il mare inonderà in
molte località le sponde e gli uomini saranno colti da grande paura e angoscia
in attesa delle cose che verranno sulla Terra» [G.V.G. – VIII/185,4].
«Così un popolo
si solleverà contro l’altro e lo combatterà con armi da fuoco. In tal modo i
sovrani si indebiteranno e opprimeranno i loro sudditi con tasse esorbitanti;
perciò ne seguiranno rincari esagerati, carestie,
molte malattie maligne, epidemie e pestilenze tra gli uomini, tra gli animali e
perfino tra la vegetazione» [G.V.G. – VIII/185,3].
Lorber parla di carestie. Nei paesi
industrializzati esiste al momento ancora una ricca offerta di viveri, ma nei
paesi in via di sviluppo, secondo le generali opinioni degli esperti, in
seguito all’esplosione demografica inarrestabile ci sarà con sicurezza entro un
tempo determinato una carestia a livello mondiale. Ma a prescindere da questo,
circola già un pericoloso spettro, perché la situazione nei paesi
industrializzati si possa ancora modificare radicalmente. Attualmente la
produzione di biossido di zolfo ammonta a 50-100 milioni di tonnellate. In una
conferenza sull’ambiente tenuta dal Governo svedese a Stoccolma, si presentò
uno studio in cui si dimostrò che questo veleno s’infiltrava nel suolo in
ammassi di acidi combinati a zolfo, a tal punto da sciogliere il calcio e altri
reagenti elementi basilari del terreno coltivabile favorendo la loro
eliminazione. Questo molto presto avrebbe causato un peggioramento della forza
produttiva del terreno in misura crescente. Si prospettò che le conseguenze
della calante fertilità da un lato e il rapido aumento della popolazione
mondiale dall’altra, non sarebbero state facilmente immaginabili. Inoltre le
monocolture e le specie rafforzate di cereali e riso hanno già mostrato una
pericolosa inclinazione verso le malattie (di cui parla Lorber!). Interi
raccolti di riso sono già distrutti a causa di malattie da virus, malattie che
una volta erano sconosciute. In un passo della Nuova Rivelazione si legge assai
concretamente:
«Appena
dopo quel tempo dell’industrializzazione massima, comincerà a profilarsi molto
male per la vita degli uomini sulla Terra, perché questa diventerà sempre più
sterile; carestie, guerre e fame desoleranno questo mondo, la luce della fede
nell’eterna Verità si estinguerà gradatamente e il fuoco dell’amore andrà
spegnendosi per lasciar posto al gelo, e allora sopra la Terra precipiterà
l’ultimo giudizio del fuoco» [G.V.G. – III/33,4].
O’Brien ha spiegato al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite: "Senza un intervento immediato, tra non molti anni
assisteremo alla carestia". – Circa
l’80 per cento della popolazione non ha cibo a sufficienza. La situazione è
critica soprattutto per i più piccoli; un bambino sotto i dieci anni muore ogni
dieci minuti per cause evitabili, come infezioni e diarrea causate dalla
malnutrizione e dalla mancanza di medicinali di base. Tutto ciò è stato
preannunciato:
«Sopravverrà
una grande e generale calamità, miseria e tribolazione, come la Terra non ne ha
ancora mai visto. La fede si
spegnerà, l’amore si raffredderà e tutte le generazioni dei poveri si
lamenteranno e vivranno di stenti». [G.V.G. – VIII/185,2] – E
inoltre: «Tutto questo sarà permesso per distogliere gli uomini dalla loro
superbia, dal loro egoismo e dalla
loro grande indolenza (spirituale)» [G.V.G.
– VIII/185,5].
Rivelazioni che nel
1872 saranno confermate anche al mistico Mayerhofer:
«Gli uomini si sono ora allontanati dalla
loro vera méta, tanto che nessun
potere umano sarebbe più in grado di risvegliarli dai loro sogni e distoglierli
dalla loro caccia ai godimenti» [P.d.S. – 49,13].
«Io rendo i popoli sobri attraverso la
miseria. Li traggo fuori dall’illusione che la brama del mondo tendente al solo
godimento sia la prima ambita avidità. Io insegno loro – purtroppo con
avvenimenti spiacevoli – la caducità della presunzione mondana, della gloria
mondana e delle ricchezze mondane, dimostrando loro, allo stesso tempo, l’eterna
durata dei tesori spirituali. Faccio capire a tutti che sopra di loro c’è
ancora un Altro che, pur lasciando fare ad essi ciò che vogliono, Lui soltanto
tiene in mano i fili della connessione delle circostanze, e sa utilizzare tutto
– perfino il peggio che gli uomini stessi commettono – per il meglio
dell’intera umanità, come anche di ogni singolo» [P.d.S. – 49,10].
Con riferimento all’inizio delle
catastrofi, in più passi si parla di "quasi 2000 anni" dal
tempo degli insegnamenti di Gesù durante la Sua vita terrena, quando annunciò
questo ai Suoi discepoli: «D’ora in poi non passeranno completamente
2000 anni, finché sarà dato libero corso al gran giudizio, e questo sarà evidentemente un ‘ultimo
giudizio’ su questa Terra» [G.V.G. – VI/174,7].
In nessuna parte però le catastrofi sono
paragonate con una fine della Terra, bensì è ripetutamente dichiarato che essa
esisterà ancora per un tempo senza fine, con e senza uomini.
In altre profezie date da Gesù agli
apostoli, sembra proprio riferirsi a un tempo prossimo, in cui questa umanità
ha però già superato i limiti di comportamenti sempre più scellerati:
«Anche
i futuri discendenti degli uomini di questa vostra Terra inventeranno di nuovo
i nefasti grani esplosivi[49]
e ancora una quantità di altri strumenti di distruzione che provocheranno
molte, molte devastazioni sulla Terra. Tuttavia, che essi non potranno arrivare
a troppo grandi profondità della stessa, a questo sarà già provveduto da parte
Mia» [G.V.G. – VIII/76,6].
«E
avvicinandosi poi la fine di questo periodo dell’umanità del mondo, che però
non riguarderà la fine di questa Terra, accadrà ugualmente così: in quel tempo
gli uomini non scaveranno le montagne fino alle loro fondamenta come fecero
ansiosamente a suo tempo gli Anociti alla ricerca di oro e di pietre preziose;
invece per mezzo di macchine di ogni specie mosse dalla forza del fuoco,
cominceranno a penetrare negli strati inferiori della Terra scavando gallerie e
cavità incredibilmente profonde, attraverso le quali dei gas molto infiammabili
si sprigioneranno e saliranno in grandi masse sulla superficie terrestre,
cosicché, quando l’aria atmosferica si sarà eccessivamente saturata di tali
gas, allora questi si accenderanno quasi sull’intera superficie e ridurranno
tutto in cenere! Solo pochi tra gli uomini rimarranno in vita» [G.V.G.
– VI/207,12].
*
Fine del mondo?
Man mano che il tempo della fine si avvicinerà
al tempo profetizzato, e dei segni sempre più evidenti in ogni campo anticiperanno
l’ultima fase prima della purificazione annunciata, il risveglio spirituale di
molti uomini farà sì che su tutta la Terra sarà annunciata tale veniente ‘fine’
in modo sempre più evidente. Sotto questo aspetto anche il maligno affilerà le
sue armi, utilizzando per lo più quella della seduzione tramite false dottrine,
per mezzo di uomini che spiegheranno l’Apocalisse secondo un aspetto
prettamente materiale, ma senza quella necessaria ‘Luce’ che solo un
risvegliato nello spirito può dare, o un vero ‘profeta’ chiamato a presentare
la verità dal Cielo, per evitare che ‘perfino gli eletti’ siano preda di tali
spiriti ingannatori. Lorber non profetizza nessuna ‘fine del mondo’ intesa come
tale, cioè di una possibile distruzione della Terra come normalmente viene
fatto intendere, poiché questa continuerà a sussistere, sebbene dopo un certo
periodo di purificazione, affinché diventi una scuola per allevare figli di
Dio. Così, anche per ciò che riguarda il tempo in cui gli eventi finali si
avvereranno, è da comprendere in modo profetico. Vediamolo nella seguente breve
comunicazione che riporta un insegnamento di Gesù espresso al tempo del Suo
cammino terreno, prima della Rivelazione di Giovanni:
«Finché l'amore vero e puro, e l'umiltà ad esso corrispondente, non
reggeranno i popoli, in generale sulla Terra regneranno le tenebre. Che ci
saranno sempre dei singoli che si troveranno nella luce, questo è cosa certa,
ma di questi ce ne saranno sempre pochi. Infatti, finché nel mondo ci saranno
reggenti grandi e potenti secondo i concetti umano-terreni, superbi oltre ogni
dire e avidi di gloria, fino allora in tutte le classi dell'umanità crescerà
rigogliosa la mala semente dell'orgoglio e la brama di compartecipazione al
dominio, e la notte, la tenebra, l'egoismo, l'invidia, l'avarizia, la
persecuzione e il tradimento, tutti genuini elementi infernali, non svaniranno
dalla faccia della Terra, non svaniranno fino al tempo del grande giudizio nel
quale Io la purificherò con il fuoco, mettendola a nuovo. Dopo quel tempo
nessun re regnerà più su qualche popolo, ma ciò che regnerà sarà solo la Luce
di Dio. Quell'epoca voi certo non la vedrete nella vostra carne (fra 2000 anni), invece la vedrete in modo lucido e ultrachiaro in spirito nel Mio
Regno. […] Tuttavia voi tutti potete
ritenere come perfettamente vero che sulla Terra si genera un grande
cambiamento quasi ogni duemila anni. E così altrettanto accadrà partendo con il
calcolo dall’epoca attuale» [G.V.G. –
VI/76,8].
Sulla fine del mondo e sugli ultimi tempi
anche il mistico Gottfried Mayerhofer ha ricevuto parole che confermano quanto
era stato riferito a Lorber:
«[…] La storia
v’insegna chiaramente che tutto ciò che Io predissi si è effettivamente
avverato, e precisamente già dopo breve tempo dal ritorno nel Mio Regno. Così
come avvenne con il tempio, che spiritualmente era già distrutto da molto
tempo, allo stesso modo ebbe termine anche la storia di un popolo che Io avevo
scelto tra molti al fine di portare e a diffondere la Mia eterna Verità. Ciò
che accadde agli ebrei al tempo della distruzione di Gerusalemme, si ripeterà
ancora alla fine dell’umanità attualmente vivente, poiché le atrocità della
guerra e della distruzione si ripresenteranno, però in altre forme. Anche
allora la fedeltà e la fede sulla Terra saranno scomparse, poiché l’umanità, o
perlomeno la maggior parte degli uomini, venererà la materia, il mondo e i suoi
piaceri, il che, come potete accorgervene, sta già avvenendo. Le calamità, le
sciagure e le malattie che precederanno questo periodo, sono gli ultimi
tentativi per salvare il salvabile, affinché non affoghino tutti quanti nel
fango dell’egoismo. Solo attraverso le disgrazie e le amare sciagure si
ammorbidisce l’orgoglioso cuore umano. Che contro questi tentativi sempre in
aumento di mettere alle strette l'uomo si lavori altresì con tutti i mezzi
possibili, cosicché scherno, vendetta e persecuzione colpiranno i credenti, e
falsi ma anche veri profeti cercheranno di istruire il popolo, tanto che alla
fine nella maggioranza degli uomini subentrerà una totale confusione di
concetti – queste sono cose che si comprendono da sé. Tutti i Miei ammonimenti,
come avvenne prima del diluvio, resteranno infruttuosi per la maggioranza degli
uomini, e solo pochi si convertiranno. Quando tutti questi penosi avvenimenti
si riverseranno sull’umanità, come a suo tempo sugli ebrei la distruzione del
tempio e di Gerusalemme, di chi sarà la colpa? Sono forse Io un Dio della
vendetta che vuole il sangue e la miseria di tante migliaia di uomini? Ovvero,
non sono piuttosto loro stessi che vogliono maneggiare tutto secondo il loro
parere e vorrebbero perfino capovolgere le grandi leggi del mondo materiale e
spirituale, se solo fosse possibile? Il tempo dell'abominio e delle
devastazioni va inteso più spiritualmente che materialmente, poiché ciò che sta
scritto nel Vangelo, come per esempio: "Chi sarà sul tetto non
scenda!" ecc., tutte queste cose significano: "Abbandonate le cose
del mondo e attenetevi alle cose spirituali, alle cose imperiture!". L’intera
Creazione passerà attraverso il medesimo processo che ha dovuto passare anche
il popolo ebreo, il quale, con le sue tradizioni e la sua religione, era il
fondamento della Mia Dottrina. Non crediate che Io sia venuto nel mondo per voi
soltanto, che Io abbia sopportato tutto per la piccola Terra e per i suoi
abitanti; no! Le Mie opere sono opere dell’infinito! Anche la Bibbia, nella
quale stanno in parte scritte le Mie parole che Io espressi durante i Miei anni
terreni, non è per voi soltanto, bensì essa appartiene all’intera Creazione. E
se milioni di mondi non sanno finora nulla della Mia esistenza, eppure verrà il
tempo in cui anche queste parole di Dio giungeranno a loro e verranno da loro
intese in base alla formazione spirituale. Così dopo l’abominio della
devastazione, come dopo il temporale, la pioggia e la bufera, il Sole di Grazia
dovrà risplendere di nuovo per tutti nel suo pieno splendore! Quando l’aria
spirituale sarà purificata da tutte le arie malsane, tutto si preparerà a nuova
vita attiva, come la Terra rinfrescata dopo un temporale. Amen» [P.d.S. – cap.53].
Tra le contraddizioni più evidenti della Sacra
Scrittura che nel corso del tempo hanno fatto emergere dubbi sull’autenticità
dei testi giunti fino ai nostri giorni, valgono anche quelle dei vescovi del
Concilio Vaticano II, i quali hanno accennato più volte che a questi non può
essere accordata una completa mancanza di errori, perché pur essendo parola di
Dio, nello stesso tempo è parola dell’uomo.
Tramite la Nuova
Rivelazione è possibile trovare numerose chiarificazioni che consentono a
chiunque, specie agli esegeti di ogni confessione religiosa che basano la fede
sulla parola di Dio contenuta nella Bibbia, di accedere a spiegazioni alle
quali nessun essere umano potrebbe attingere senza un diretto rapporto col
Cielo. Che Lorber un tale rapporto lo abbia avuto, lo dimostra non soltanto la
quantità delle sue rivelazioni, ma soprattutto la qualità del contenuto che gli
fu comunicato. Tra le più evidenti spiegazioni, oltre quelle scientifiche, una
particolare rilevanza viene data a quelle bibliche, sia perché concesse nelle
risposte che i suoi amici facevano quando riceveva le rivelazioni, sia nella
trascrizione dei fatti dei tre anni di insegnamento della vita terrena di Gesù
contenenti quelle risposte che diede ai Suoi contemporanei riportate nel Grande Grande Vangelo
di Giovanni.
Quelle che si
riferiscono alla storia della Creazione presentata da Mosè possono dar adito a
profonde considerazioni, affinché siano tacciati tutti coloro che oggigiorno
negano la veridicità della Sacra Scrittura perché non conoscono né comprendono
il senso della rispondenza, e pertanto, già iniziando a leggere la Bibbia ne
disconoscono la sua origine divina, perché non la capiscono, e relegano tali
trascrizioni a miti che i primi uomini avrebbero riportato solo per autonoma
volontà. Gesù in due occasioni, nei tre anni di insegnamenti al tempo del Suo
pellegrinaggio terreno, spiega ai farisei i primi versetti della Bibbia,
spiegazioni molto prolisse, per capire soprattutto il senso della rispondenza,
riportate qui di seguito.
*
I sei giorni
della Creazione
«Mosè e i profeti
voi dovete intenderli e comprenderli nel loro vero significato! Mosè nella sua
storia della Creazione non presenta che dei quadri simbolici, nei quali è
raffigurato il manifestarsi della prima concezione di Dio presso gli uomini
della Terra, ma non la creazione materiale della stessa e di tutti gli altri
mondi» [G.V.G. – I/156,8].
(Gn. 1,1-5 – primo giorno): «Se
volete considerarle nel senso letterale e naturale, non potrete fare a meno di
rilevare di primo acchito l’enorme insensatezza che ne deve necessariamente
emergere. Che cos’è il ‘cielo’ e che cosa la ‘terra’ di cui
parla Mosè, che sarebbero stati creati nel principio? Il ‘cielo’ corrisponde
allo spirituale, e la ‘terra’ al naturale nell’uomo; quest’ultimo era ed è
ancora deserto e vuoto, com’è il caso con voi. Le ‘acque’ sono le vostre false
conoscenze in ogni campo, sopra le quali aleggia certamente lo Spirito di Dio,
che però non le ha ancora penetrate. Siccome lo
Spirito di Dio vede continuamente la spaventosa tenebra che regna nell’abisso
della vostra mondanità materiale, Egli, come ora avviene, dice a voi: “Sia fatta Luce!”. Ed ecco sorgere
nel vostro naturale una lieve luce crepuscolare, e Dio vede quanto buona sia la
luce per le vostre tenebre; però siete soltanto voi stessi che non potete e non
volete persuadervene. Per questo motivo accade una separazione in voi, e cioè
il giorno viene separato dalla notte, e dal giorno che sorge in voi, potete
riconoscere la tenebra che avvolgeva il vostro cuore. Nell’uomo, il primitivo
stato naturale è come una sera senza luce, quindi come la notte; ma siccome Dio
gli concede la luce, questa per l’uomo diventa veramente come un’aurora, e così
dalla sera e dall’aurora dell’uomo si compie veramente il suo primo giorno di
vita. Poiché vedete, se Mosè, che era iniziato in tutti i misteri e in tutte le
scienze degli egiziani, con i versetti della Genesi avesse voluto alludere alla
formazione del primo giorno naturale della Terra, egli, armato com’era di
scienza e di sapienza, avrebbe pur dovuto fare attenzione al fatto che dal
tempo che intercorre tra una sera e una mattina non può mai risultare un
giorno. Ciò perché alla sera segue sempre in modo naturale la notte profonda, e
la mattina è seguita dal giorno. Dunque, il tempo tra sera e mattina è ‘notte’,
e solamente quello tra mattina e sera costituisce il ‘giorno’! Se Mosè avesse
detto: “E così, dalla mattina alla
sera fu creato il primo giorno”, allora voi sareste autorizzati ad
intendere con ciò il giorno naturale; ma egli, per motivi plausibilissimi di
rispondenza simbolica, disse invece precisamente il contrario. Ciò significa
che ‘la sera’, è nel contempo ‘la notte’ dell’uomo, la qual cosa è d’altronde
facilmente comprensibile poiché non vi è stato finora nessuno che abbia visto
un fanciullo padrone di ogni sapienza» [G.V.G. – I/157,3-10].
(Gn. 1,6-10 – secondo giorno): «Potrebbe però accadere molto facilmente che
la Luce divina nell’uomo si riversi nella luce della sera e poi resti consunta
o per lo meno confusa con l’altra, in modo tale che alla fine non si riesca a
distinguere più quale sia la luce della natura e quale la Luce divina. Allora
‘Iddio creò una distesa tra entrambe le acque’, il che significa le due specie
di conoscenze riguardo alle quali Io vi ho dato or ora chiarimenti a
sufficienza, ed Egli divise in tal modo le due acque. Ora, questa distesa è il
vero Cielo nel cuore dell’uomo, e si esprime nella vera fede vivificante, ma
mai in eterno in sofismi intellettuali vuoti e meschini. E per tale motivo
colui che è armato di fede potente e incrollabile Io lo chiamo ora davanti a
voi ‘una roccia’ e lo pongo come una nuova distesa tra Cielo e inferno, e
contro di essa nessuna tenebrosa potenza dell’inferno potrà mai prevalere in
eterno. Quando questa distesa è posta nell’uomo e in lui la fede diventa sempre
più potente, allora da una tale fede sorge sempre più evidente e chiara la
visione della nullità delle nozioni acquisite mediante l’intelligenza naturale;
questa poi si sottomette al dominio della fede e in tal modo nell’uomo risulta
dalla sua sera e dalla sua sempre più chiara mattina il secondo giorno, che è
di gran lunga più luminoso del primo. Dunque, l’uomo che si trova nello stadio
di questo secondo giorno intravede ormai già quello che è destinato ad
affermarsi per l’eternità quale pienamente e definitivamente vero; però le idee
in lui non sono ancora nel loro vero e proprio ordine. L’uomo tende ancora a
confondere il naturale con lo spirituale puro, valorizza troppo la natura, e in
seguito a ciò gli par di scorgere il materiale anche nello spirito, e per
conseguenza non è ancora capace di decidersi ad una giusta azione. Egli è
simile a un mondo puramente acqueo, che è bensì circondato da tutte le parti
dall’aria attraverso cui penetra la luce, ma nel complesso non può tuttavia
avere un’idea chiara se il suo mondo acqueo sia una derivazione dell’atmosfera
d’aria e di luce che lo circonda, oppure se sia stata quest’ultima a trarre le
origini dal mondo acqueo! In altre parole, egli non sa ancora distinguere in se
stesso in modo sufficientemente chiaro se le sue cognizioni spirituali si siano
sviluppate dalla sua intelligenza naturale, oppure se quest’intelligenza
naturale sia una conseguenza o un prodotto delle cognizioni spirituali forse
già misteriosamente preesistenti nell’uomo che, dal principio, agiscono in Lui
in maniera altrettanto misteriosa; o meglio, per rendere in modo ancora più
evidente l’idea, egli non sa se la fede sia un derivato della scienza oppure se
la scienza derivi dalla fede, e quale sia la differenza esistente tra l’una e
l’altra. In breve, egli non sa ancora cosa esisteva prima, se la gallina oppure
l’uovo, se la semenza oppure l’albero. A questo punto, Dio viene nuovamente in
aiuto all’uomo, quando quest’ultimo, valendosi della forza concessagli e quindi
a lui propria, abbia sufficientemente operato a vantaggio di questo secondo
giorno del suo sviluppo spirituale; e questo ulteriore aiuto consiste nel fatto
che nell’uomo la luce viene resa più intensa. E la luce aumentata, come fa il
Sole a primavera, comincia a fecondare tutte le sementi poste nel cuore
dell’uomo, e ciò non soltanto avviene in virtù dell’accresciuto splendore,
bensì anche in virtù del calore sviluppato dalla maggior luce. Ora, questo
calore si chiama Amore, e nello stesso tempo costituisce il terreno nel quale
le sementi iniziano a germogliare e a mettere radici. Ed ecco, appunto a questo
fa allusione Mosè nella sua Genesi, quando dice che Dio comandò alle acque di
raccogliersi in determinati luoghi separati, affinché potesse rendersi visibile
il terreno solido e asciutto che è l’unico nel quale le sementi possono
prosperare e produrre frutti viventi e vivificanti» [G.V.G. –
I/158,1-11].
(Gn. 1,9-13 – terzo
giorno): «Mosè, subito dopo la creazione di un cielo, ovvero
dopo l’esteriorizzazione della capacità di intendere fuori dal centro vitale di
Dio, fa menzione di una, per così dire, contemporanea creazione della Terra!
Voi certo penserete che è senz’altro di questa Terra che ci porta. O Miei cari,
questo è un errore ben grande! Vedete, Mosè con la parola ‘Terra’ ha voluto
solamente indicare la capacità di assimilazione e di attrazione delle
intelligenze esteriori affini tra di loro, ciò che è quasi identico a quello
che alcuni filosofi dell’Egitto e della Grecia denominarono ‘associazione di
idee’ (affinità o analogia di idee) dalla quale, per l’unione di concetti e di
idee affini, deve risultare da ultimo un’intera proposizione compenetrata di
verità. Ma se nelle capacità d’intelligenza poste da Dio fuori da Sé era già
come implicitamente condizionata l’universalità d’attrazione, in conseguenza
dell’affinità tra di loro, va da sé che se ne può trarre anche una terza
deduzione, e cioè che le capacità affini e intelligenti tra di loro si sono
anche davvero reciprocamente attratte e afferrate. Perciò, per esprimervi con
le parole un tale atto, a quel tempo ancora profondamente spirituale, Mosè non
poteva evidentemente ideare un’immagine più efficace e universale di quella
appunto della Terra materiale che, in sé e per sé, non è precisamente altro che
un conglomerato di particelle sostanziali che hanno capacità di attrazione, e
sono affini tanto tra di loro come in se stesse» [G.V.G. – II/219,7-9].
(Gn. 1,14-19 – quarto giorno): «Cosa sta scritto nella Genesi? “Poi Iddio disse:
‘Vi siano delle luci nella distesa del cielo per fare distinzione tra il giorno
e la notte; e quelle diano i segni, le stagioni, i giorni e gli anni, e ci
siano due luci nella distesa che illuminino le Terre. E così fu. Iddio dunque
fece due grandi luci, una maggiore per governare il giorno e la minore per
governare la notte, e inoltre le stelle. E Dio le mise nella distesa del cielo
perché illuminassero la Terra, perché governassero il giorno e la notte e
perché separassero la luce dalle tenebre. E Dio vide che ciò era buono. Così
dalla sera e dal mattino fu creato il quarto giorno’. […] Ora, se tu consideri questa cosa soltanto
un po’ più a fondo, e la scruti anche con la sola tua forza intellettiva
naturale, è impossibile che non ti renda conto all’istante e ti venga
sottocchio l’enorme insensatezza che risulta attribuendo un reale valore alle
espressioni letterali contenute nella Genesi! Non è già stato detto nella
Genesi che Dio creò la luce già il primo giorno e che, in tal modo, dalla sera
e dal mattino fu creato il primo giorno! Puoi tu dirMi che genere di luce era
quella che per ben tre giorni è stata sufficiente a produrre il giorno e la
notte? Il quarto giorno Dio dice nuovamente: ‘Vi siano delle luci nella distesa del cielo’;
si domanda ora: ‘Di che luci si può
trattare in questo caso che abbiano da separare il giorno dalla notte,
se tale fine era già stato conseguito durante i tre primi giorni, dalla luce
creata il primo giorno? Perché dunque creare nel quarto giorno ancora altre
luci, sempre al medesimo scopo?’. Aggiungi poi che qui non si parla che di
‘luci’, mentre non si fa il benché minimo accenno a un Sole e a una Luna. Oltre
a ciò, queste luci producono anche segni; quali segni dunque? E alla fine le
stagioni; quali stagioni? E i giorni e gli anni; di che giorni e di che anni si
parla? La notte non conta dunque nulla? Non viene la notte, come spazio di
tempo, trattata alla stessa stregua del giorno? È opportuno considerare poi che
la Terra ha la forma di una sfera e, costantemente, su di una sua metà è giorno
e sull’altra metà notte. A seconda che la Terra si volga sul proprio asse da
Occidente verso Oriente, diventa giorno in quei paesi che vengono a trovarsi
dirimpetto al Sole, oppure ancor meglio, quei paesi che la Terra, con il suo
moto rotatorio costante e uniforme, successivamente trascina, per così dire,
sotto l’influsso del Sole. Se dunque, com’è evidente, il giorno naturale sulla
Terra ha la sua ragione nel moto caratteristico della Terra stessa, e se il
Sole a questo riguardo non c’entra se non in quanto esso splende continuamente
in un punto del firmamento e con la sua luce suscita il giorno laddove
colpiscono i suoi raggi e, per conseguenza, non può mai e poi mai governare il
giorno, si domanda: ‘Con le sue luci
come avrebbe potuto Mosè alludere al Sole e alla Luna?’. E anche se Mosè
avesse con ciò voluto significare il Sole e la Luna materiali, egli, per
maggior chiarezza della sua rivelazione agli uomini, avrebbe certamente
chiamato queste due luci del cielo con il loro nome, perché ai tempi di Mosè,
tutti conoscevano già come si denominassero ambedue questi corpi celesti! Oltre
a ciò, Mosè parla di una distesa nel cielo, di un firmamento che, veramente,
nello spazio naturale non esiste in nessun luogo, per la ragione che Sole, Luna
e stelle, come pure questa Terra, si librano nell’etere perfettamente libero
che non ha confini in nessun luogo, e in virtù della legge che li governa, e
che in loro risiede, vengono mantenuti nello stato loro assegnato e allo scopo
cui sono chiamati a servire; essi hanno un determinato moto libero e non sono
per nulla fissati in un punto di un qualche firmamento celeste! Infatti,
nell’incommensurabile vastità e libertà dello spazio non vi è che un solo
firmamento, e questo è la Volontà di Dio, nella quale ha fondamento la Legge
immutabile per l’eternità che governa lo spazio e tutte le cose contenute in
esso. Se quello che si presenta ai vostri occhi come un’immensa volta celeste
che ricopre tutto, fosse un firmamento sul quale il Sole, la Luna e tutte le
stelle si trovassero fissate in modo uguale, come potrebbero muoversi, e in
particolare poi, come potrebbero cambiare continuamente di posto i pianeti che
voi già conoscete? Le altre stelle che voi chiamate fisse sembrano veramente
stare immobili in un punto loro assegnato di un qualche firmamento, ma non è
così! Queste stelle sono tanto enormemente distanti dalla Terra e le loro
orbite talmente ampie, che spesso per percorrerle interamente non bastano quasi
nemmeno parecchie centinaia di migliaia di anni terrestri, e per conseguenza i
loro movimenti non possono essere percepiti nemmeno in cento generazioni umane;
questa è dunque e non altra la ragione per la quale tali astri vi appaiono
immobili nella volta celeste, ma, come accennato, la realtà è ben differente, e
non esiste in nessun punto dello spazio infinito un cosiddetto firmamento. Il
firmamento cui allude Mosè è ‘la ferma volontà secondo l’Ordinamento divino’,
volontà che ha le sue radici nelle vere e giuste cognizioni dell’intelletto e
nell’amore, il cui amore è il terreno benedetto della vita. Siccome però tale
volontà può germogliare solo dalla pienezza che ha in sé le premesse del frutto
del vero amor di Dio nel cuore dell’uomo, come pure questo amore a sua volta
non può sorgere che dalla Luce celeste che Dio riversò nell’uomo allorquando Egli
separò la tenebra interiore di costui in sera e mattina, così questo vero
amore, la giusta concezione delle cose e un vero e sano intelletto –
caratteristiche queste che si manifestano nell’uomo nella fede vivificante –
costituiscono il Cielo dell’uomo, e la ferma volontà nell’Ordine di Dio che ne
deriva è il ‘firmamento’ ovvero ‘distesa’ del cielo nell’uomo. Ed è in un
simile firmamento, qualora esso si trovi definitivamente nel vero ordine
prescritto dalla Volontà divina d’Amore, che Dio pone nuove luci dal Cielo dei
cieli, il quale è il purissimo Amore paterno nel cuore di Dio. Queste nuove
luci illuminano poi la volontà umana, la elevano allo stato di sapienza degli
angeli del supremo tra i Cieli e sublimano con ciò l’uomo creato a increato
figlio di Dio, trasformandosi per proprio libero volere e rientrato da se
stesso nell’Ordine divino!”» [G.V.G. –
I/160,1-12].
(Gn. 1,20-31 – quinto e sesto giorno): «E affinché voi non abbiate più bisogno di
farMi ulteriori domande per quanto riguarda la rispettiva rispondenza dei
giorni quinto e sesto della Creazione, vi dico ora in brevi parole che la
creazione successiva dell’intero mondo naturale animale e, infine, dell’uomo
stesso, non significa altro che la piena vivificazione e la realizzazione certa
di tutto ciò che l’uomo comprende in sé nella sua parte naturale. Il suo mare e
tutte le sue acque divengono traboccanti di vita, e l’uomo, nella sua Luce
ormai divina e increata pura, vede e riconosce la pienezza smisurata e
infinitamente multiforme delle idee e delle forme creative, ed è in tal modo
compenetrato dal concetto della sua pura origine divina. E la creazione del
primo uomo rappresenta la definitiva e completa formazione del vero uomo, ossia
il raggiungimento della meta suprema che è la dignità di perfetto figlio di
Dio» [G.V.G. – I/162,1-2].
«Chi non intende Mosè in questa maniera, è meglio che
non lo legga, perché se dovesse leggerlo e poi comprenderlo in maniera errata e
storpiata dal vero senso spirituale, dopo averci pensato un po’ finirà con lo
smarrirsi completamente, e potrebbe non trattenere il proprio sdegno contro
l’assurdità e illogicità di Mosè. Invece la sua indignazione non dovrebbe
limitarsi a ciò, ma deve infine rivolgersi contro la perfida malizia di coloro
che con la forza, col ferro e col fuoco, diffondono tra gli uomini una loro
dottrina priva di logica o di buon senso, spacciandola addirittura per
ispirazione divina, senza badare affatto se a loro stessi essa appaia anche
come una balordaggine madornale. Chi invece legge Mosè e lo interpreta così
come veramente va inteso e compreso, sulla traccia da Me segnata, costui
riconoscerà in lui non soltanto la mente più vasta e sapiente che vi sia stata
finora, ma anche il profeta verissimo, intensamente compenetrato dallo Spirito
di Dio, il quale aveva la capacità più ampia oltre alla volontà più ferma, di
annunciare a tutta l’umanità, delle verità assolutamente genuine riguardo alle
profondità immense dell’Essere divino e riguardo a tutti gli esseri creati,
così come nel suo grandissimo spirito le aveva concepite dallo stesso Spirito
divino! [G.V.G. – II/222,2-3].
*
La donna vestita di Sole dell’Apocalisse
(Ap. – 12,1-2 e 12,5)
Tra le
argomentazioni più evidenti diffuse dalla Chiesa cattolica facenti parte dei
suoi insegnamenti dogmatici, una citazione biblica contenuta nell’Apocalisse al
cap.12 ci viene spiegata dettagliatamente tramite la Nuova Rivelazione. Ciò
dovrebbe diventare un chiarimento sull’ortodossia esegetica affinché da parte
dei credenti cattolici sia certamente da prendere in considerazione. Questo
ulteriore importante esempio è necessario, affinché sia confermato il senso
della rispondenza e, in tal modo, sia possibile comprendere come la Sacra
Scrittura sia una ‘materia’ oramai completamente travisata in moltissimi errati
insegnamenti professati dai pulpiti.
“E apparve un gran segno nel cielo: una donna
vestita di Sole, la Luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di
dodici stelle. Ed ella divenne gravida, gridava nelle grandi sofferenze per
avere il figlio ed aveva strazio e doglie del parto”. – “Ed ella partorì un
figlio maschio, figlio che avrebbe regnato su tutte le nazioni con scettro di
ferro. E il figlio di lei venne rapito verso Dio e verso il Suo trono”.
«Ma
amici, non comprendete qualcosa di così chiaro e facile che riguarda tutti voi
così da vicino e che ora è già esposto così chiaramente davanti ai vostri
occhi? Dove avete dunque il vostro spirito? Dov’è il vostro sentimento? Dov’è
rivolto? – Se di notte qualcuno chiede: “Dove si trova ora il Sole?”, questo
può anche essere accettabile. Ma ascoltate: informarsi di giorno sulla
posizione del Sole, non significa forse essere ciechi, oppure per lo meno
tenere gli occhi chiusi intenzionalmente e giocare alla cosiddetta ‘mosca
cieca’ con la posizione del Sole!? Che cosa è la ‘donna’ che nel cielo appare
vestita di Sole? – La ‘donna’ è la nobile immagine di un uomo senza potenza
generativa, ma certo capace e ricettiva per la procreazione. Quindi questa
‘donna’ è una perfetta simmetria dell’uomo, dunque nessuna imitazione, nessun
eccesso dell’uomo. Così anche la Mia Dottrina che certamente appare nel Cielo
più perfetto perché procede in Me e da Me, al pari della ‘donna’ è una
perfettissima simmetria dell’uomo spirituale che, di per sé, non è certo in grado
di procreare, ma attraverso di essa l’uomo diventa capace di accogliere tutto
il bene dell’amore che è il puro celeste Amore di Dio come l’eterna Vita
spirituale proveniente da Me. – La Vita spirituale dell’Amore divino è invece
‘il Figlio’ con il quale la Mia Dottrina viene fecondata nel cuore dell’uomo.
Qui si parla naturalmente soltanto della Mia pura Dottrina come di una perfetta
donna celeste, – quindi non di una dottrina errata né di una donna
contraffatta. Che questa donna perfetta, ovvero la Mia pura Dottrina, sia
sicuramente ‘rivestita di Sole’ ovvero dalla Mia Luce di ogni Luce, perché essa
viene da Me stesso, questo sarà certo del tutto naturale! Ma poiché proprio
questa perfetta donna celeste, ovvero la Mia pura Dottrina, è capace solamente di
accogliere l’amore celeste proveniente da Me, allora calpesta con i piedi ‘la
Luna’, come simbolo incostante dell’amore egoistico o mondano, come una
polarità del tutto opposta alla sua essenza puramente celeste, per parlare con
voi in modo un po’ erudito. E cosi è anche adorna con ‘dodici stelle’, ovvero
con i dieci comandamenti di Mosè e con in cima i due comandamenti dell’Amore
[per Dio e per il prossimo], – ma non con i dodici apostoli, altrettanto
nemmeno con le dodici tribù d’Israele, bensì, come detto, è adorna con tutte le
dodici Leggi dell’eterna Vita. La ‘donna’, ovvero l’attiva Dottrina proveniente
da Me nell’uomo, diventa ed è già ‘gravida’. – Con che cosa? – Non avete mai
sentito nulla della rinascita!? – Non si dice qui: “Chi non è rinato nello
spirito, non può entrare nel Regno di Dio!”? – Vedete, ‘il figlio’, di cui la
donna è gravida, è il puro Amore divino che però, attraverso la molteplice
abnegazione, fa molto male all’uomo esteriore, finché questo amore celeste
nello spirito dell’uomo attraverso di lei (la Dottrina) diventa maturo per la meravigliosa rinascita alla vita eterna. Il
figlio però è ‘un maschio’! – Ma perché non una fanciulla, quindi non una donna
in divenire? – Perché in questo amore, così come nell’uomo e non nella donna,
si trova e si deve trovare la potenza generativa! Questo fanciullo, ovvero
l’Amore divino nato dalla Mia Dottrina, nello spirito dell’uomo dominerà poi
con ‘scettro di ferro’, ovvero con l’inflessibilissima Potenza di Dio ‘tutte le
popolazioni’ ovvero tutte le pretese e passioni sensuali del mondo, e così
facendo – quale Vita proveniente da Me – ‘rapisce’ lo spirito dell’uomo e tutte
le sue inclinazioni verso di Me, e attingerà la sua delizia presso il Mio
‘Trono’ che è in eterno la vera Sapienza da Me proveniente! Vedete, è questo il
senso comprensibile in modo estremamente facile di questi versetti! – Quindi
tutto deve essere considerato e compreso solo in questa Luce unicamente vera,
altrimenti è una penombra che con il tempo fuorvia ogni guida nei più tenebrosi
acquitrini e stagni. Questo è dunque da ricordare e da comprendere molto bene!»
[D.d.C. – II/144,1-13].
*
Il numero
666
Spesso ci si trova a
riflettere su alcune immagini presentate sull’Apocalisse che riguardano il
tempo della fine. Una di queste riguarda il numero 666 accreditato alla bestia
che sale dal mare e devasta la Terra. Sull’interpretazione di questa figura,
ovvero del suo nome, gli esegeti di ogni confessione religiosa trovano elementi
per indicare e spiegare il significato secondo il pensiero umano. Ma nella
nuova Rivelazione più volte viene indicato che nelle profezie e in tutte le
ammonizioni provenienti dall’Alto, deve essere cercato il senso della
rispondenza, attraverso cui solo un uomo rinato nello spirito, e in rapporto
con il Cielo può comprendere il senso spirituale nascosto delle parole
comunicate. Qui abbiamo una verifica inconfutabile, quale esempio spiegato da
Gesù ai Suoi discepoli, quindi prima della stesura dell’Apocalisse, di come
comprendere se siamo buoni o cattivi uomini:
«Ebbene, Io voglio darti una misura secondo la quale tu e chiunque altro
possiate sapere come devono stare le cose riguardo l’amore di se stessi,
l’amore verso il prossimo e l’amore per Dio. Prendi il numero 666 che, in un
buono e in un cattivo rapporto, definisce o un uomo perfetto oppure un demone
perfetto. Dividi l’amore nell’uomo in 666 parti precise; di queste dona a Dio
600, al prossimo 60 e a te stesso 6. Se tu però vuoi essere un perfetto demone,
allora dona a Dio 6, al prossimo 60 e a te stesso 600! Vedi, gli onesti
servitori e serve sono coloro che coltivano i campi del loro padrone. Secondo
la tua opinione essi dovrebbero tenere per sé il raccolto, perché è sorto
grazie alle loro fatiche e alle loro cure; invece lo raccolgono nei granai del
loro padrone e provano una grande gioia quando possono dire al loro signore:
“Signore! Tutti i tuoi granai sono oramai colmi e la metà del raccolto è ancora
sui campi! Cosa dobbiamo fare?”. E la loro gioia diventerà ancora maggiore
quando il padrone dirà loro: “Io apprezzo e lodo molto la diligenza e il vostro
grande e disinteressato zelo; andate quindi e conducete qui degli operai che mi
costruiscano nel più breve tempo possibile delle nuove dispense, affinché io
possa mettere in serbo la benedizione dei campi per gli anni futuri che saranno
forse meno ricchi di ogni tipo di frutto al paragone di questo”. – Ora vedi, i
servitori non possiedono nulla; non hanno granai e non hanno dispense, eppure
lavorano per un piccolo salario come se si trattasse di lavorare per riempire i
propri granai e le proprie dispense, perché essi sanno che non hanno da temere
la miseria, quando tutte le dispense del padrone saranno colme. Ecco, in un
simile agire di un onesto servitore consiste tutto il rapporto tra sé e se
stesso, tra sé e il prossimo, e tra sé e Dio. Il vero servitore pensa 6 volte
per sé, 60 volte per il suo prossimo al fine di acquistarsi la loro
benevolenza, e 600 volte per il suo padrone; ma così facendo, senza affatto
volerlo, pensa 666 volte per sé, poiché gli altri servitori vedendo il suo
grande disinteresse avranno per lui il massimo amore e la massima stima, e il
padrone in breve lo metterà a capo di tutti. Invece, un servitore che pensa
solamente al proprio sacco e al lavoro, è volentieri l’ultimo e mette mano al
lavoro più leggero che trova; i suoi compagni lo guarderanno con occhio bieco e
il padrone non tarderà ad accorgersi di aver a che fare con un egoista e un
fannullone. Egli perciò non lo porrà affatto a capo di tutta la servitù, ma gli
diminuirà la ricompensa ed avrà l’ultimo posto alla mensa comune; e se un tal
servitore pigro ed egoista non si ravvedrà, verrà infine licenziato con pessimi
certificati e referenze, cosicché difficilmente poi potrà ottenere di essere
ingaggiato in qualche nuovo servizio. Qualora però gli fosse rimasto pure un
solo amico ancora, di fronte al quale il suo agire sia stato disinteressato,
questo amico può accoglierlo in casa sua e il padrone perciò non ne sarà
sdegnato. Comprendi ora queste cose? Ogni uomo ha e deve anche avere un certo
grado di amor di se stesso, altrimenti non potrebbe vivere, ma come dimostrato,
deve essere un minimo grado possibile soltanto, perché un solo grado di più
turba già l’equilibrio nel rapporto umano-puro, e la bilancia dell’Ordine
divino è tanto sensibile che anche il minimo granellino ha il suo effetto!» [G.V.G. – II/77,1-6].
[indice]
Data
la brevità di questo breve estratto
dall’immensa opera comunicata a Lorber di ben 37 volumi, possiamo presentare
qui solo alcuni aspetti parziali del suo enorme contenuto. Dopo gli aspetti che
riguardano in sintesi la parte della scienza naturale, ora vorremmo dare al
lettore almeno una panoramica essenziale sulla molteplicità degli elementi che
riguardano gli aspetti spirituali e dottrinali sulla fede.
Cercheremo di
rispondere tra l’altro alle seguenti fondamentali domande: Gesù è vero Uomo e
vero Dio? – Sull’incarnazione di Dio, sul suo vero motivo e scopo. –
Sull’infanzia di Gesù. – Sulla divina Opera della Creazione, la cui origine è
la Creazione spirituale primordiale. – Sulla caduta di Lucifero e sugli sforzi
di tutti gli appartenenti al Regno per il recupero del figlio perduto. –
Sull’immensità della grandezza e scopo del cosmo, quale scuola di purificazione
animica. – Sui gradi della vita terrena nella sua evoluzione animica,
cominciando dai regni della natura, fino all’uomo. – Sull’essenza spirituale di
tutta la materia. – Sull’uomo, un essere trino, fatto di spirito-anima-corpo. –
Sul pianeta Terra, quale scuola superiore dei figli di Dio. – Sull’inferno. –
Sull’umanità primordiale e sulle cause del diluvio universale. – Sulla via di
salvezza verso Dio. – Sulla vita umana alla luce dei comandamenti dell’Amore. –
Sul perché della malattia, della miseria e delle altre sofferenze. – Sulle basi
degli Evangeli e sui loro autori. – Sulle cerimonie e le funzioni religiose e
il perché non sono necessarie per Dio. – Su chi è un vero seguace di Cristo. –
Sul Regno di Dio e sulla vera Chiesa di Cristo. – Infine, su che cos’è la
rinascita spirituale, anche alcuni accenni sulla storia dell’antico Egitto e,
inoltre, anche qualche sguardo nella vita dell’aldilà, per comprendere quelle tematiche che
affliggono l’attuale umanità.
*
L’immigrazione di massa
Tra gli argomenti correlati alle
catastrofi ambientali e presentati nella Nuova Rivelazione, un tema attuale che
al tempo di Lorber sarebbe stato impensabile, è quello dell’immigrazione di
massa, poiché senza un’accurata presa di coscienza da parte di quei governi che
accolgono gli immigrati a centinaia di migliaia, la guida di un Paese potrebbe
portare alla destabilizzazione degli equilibri della propria nazione e delle
nazioni confinanti. Pure su questo tema abbiamo delle indicazioni. Scopriamole:
«A
differenti uomini devono corrispondere anche differenti sistemi educativi, a
seconda di come il loro cuore e le loro anime sono per il momento costituiti.
Come un padre si comporta in modo diverso con ciascuno dei suoi figli, così
quello stesso rapporto vale anche per intere comunità e per intere popolazioni.
Qui, per esempio, c’è un popolo al quale occorre un trattamento più blando,
dunque piuttosto morbido, ed esso prospera a grande benedizione degli altri
popoli della Terra; un altro popolo richiede invece un trattamento più duro,
altrimenti degenererebbe e sarebbe maledizione per i popoli vicini. Un terzo
popolo ha una decisa inclinazione a dominare e tiranneggiare i popoli
confinanti. – Per le anime di tali uomini, allora, non vi è niente di meglio
del farli cadere per molti anni in uno stato di vera e propria schiavitù,
affinché rientrino nell’ordine dell’umiltà. Quando poi si saranno adeguati al loro nuovo umile stato, sopportandolo
con pazienza, rassegnazione e senza pretese né ribellioni, allora vengono
restituiti allo stato iniziale di liberi cittadini della Terra, essendovi la
premessa per il loro sicuro, rapido e rigogliosissimo prosperare, come vi è per
quello di un seme nobilitato posto in un terreno più grasso e ben lavorato.
Ma per rendervi ancora più evidente tale
questione importantissima, Io
richiamerò la vostra attenzione sulle parti del vostro corpo, delle quali
ciascuna ha una forma particolare ed ha bisogno perciò di un differente
trattamento e, nel caso di malattia, di un differente modo di cura per guarire.
Se uno sente un dolore all’occhio, deve rimediarvi senza dubbio con un metodo
differente da quello che impiegherebbe per combattere un male al piede, e chi
ha un male al ventre deve fare un cura diversa da quella che farebbe qualora
gli dolesse una mano, inoltre trattandosi di malattie del corpo, si deve badare
anche se si sono manifestate recentemente, oppure se sono radicate e ostinate.
Una malattia recente la si può combattere con mezzi moderati, mentre una consolidata
richiede medicamenti vigorosi, talvolta anche a rischio di morte, per essere,
quale un antico male, allontanata definitivamente dal corpo. Le anime degli
uomini corrispondono quindi esse pure sempre alle singole membra del loro
corpo, a seconda dunque che una qualche anima corrisponda a una parte nobile
oppure a una non nobile del proprio corpo, tanto più è bene che venga anche
trattata corrispondentemente così, come la parte del corpo cui essa si
rispecchia. Come risulta da
quest’immagine, anche le svariate condizioni degli uomini, in rapporto alla
loro sfera animico-morale, vanno appunto trattate diversamente come le singole
membra degli uomini, alle quali esse corrispondono nella loro conformazione
fisico-organica. […] Se ora
considerate tutto ciò anche solo con relativa attenzione, potrete ben presto
convincervi di quanto sia buono e giusto il Padre nei Cieli, poiché questa
Terra nel tempo e per sempre è destinata a fungere da istituto di allevamento e
di educazione di figli dello Spirito di Dio per tutta l’immensità e, per tale
ragione, è necessario che il terreno sia sempre mantenuto duro e magro,
piuttosto che molle e troppo grasso» [G.V.G. – II/205,4-9].
Da queste precise parole insegnate da Gesù
2000 anni fa, è evidente il richiamo a non eccedere con l’incauta mescolanza di
uomini appartenenti a varie nazioni, specialmente se derivata da
un’immigrazione di massa incontrollata. Fenomeno che in questi ultimi anni è
divenuto evidente per tutti i Paesi europei, e ci si chiede se ciò potrà comportare
risultati disastrosi.
Diverso è se un popolo scappa dalla
propria terra perché perseguitato e oppresso, poiché in questo caso
l’accoglienza e la cura di questi fratelli su larga scala diventa un dovere da
parte del governo del Paese ospitante, dovere di accoglierli convenientemente
e, in un certo modo, regolamentare il loro soggiorno in terra straniera; mentre
da parte del popolo accolto è necessaria la volontà e quindi l’assoluto
rispetto degli usi, costumi e leggi del popolo ospitante, altrimenti l’incontrollata
‘mescolanza dei diversi ceppi umani’, con la mescolanza delle diverse fedi, usi
e mentalità diverse, potrebbe portare ad un’inevitabile destabilizzazione di un
intero paese, fondato sulla propria cultura e basi storiche ragionevolmente acquisite
in rapporto alla morfologia del territorio, e alla maturità di scelte e
sacrifici fatti dagli avi che, nel tempo, è diventato patrimonio genetico di
quella stessa cultura.
Il singolo invece deve sempre mettere in
pratica l’amore per il prossimo, e lo straniero non ne deve restare escluso,
avendo egli la responsabilità del Comandamento del Signore verso qualunque
prossimo. Ciò che deve essere compreso è che di fronte a un esodo, di fronte a
un’immigrazione da parte di popoli più o meno confinanti, non è più la
responsabilità del singolo cittadino ad essere toccata, il quale verso i
singoli deve comportarsi come nella parabola del samaritano, ma è quella del
governo che li accoglie, i cui governanti hanno il preciso obbligo di aver cura
della salute e del mantenimento dell’ordine verso i propri cittadini che li
hanno eletti al fine di tutelarli.
Nel frattempo, finché l’uomo non metterà
al centro della propria vita la fratellanza universale nell’unico Dio, ciò che
deve essere inteso come indicazione dall’Alto, è che un popolo dovrebbe restare
nel proprio paese, laddove dovrebbero essere i ricchi e i governanti ad aiutare
i poveri e bisognosi direttamente sul
loro territorio, così come suona la risposta nella Nuova Rivelazione a una
simile domanda, esprimendosi in maniera inequivocabile:
«Il
popolo di una nazione non deve mischiarsi con quello di altre nazioni, perché
le costituzioni politiche e morali sono diverse, assolutamente non
paragonabili, e insorgerebbe una disarmonia ancora più terribile di quella già
esistente in uno stesso popolo. Ognuno per sé, nel suo
rigoroso ordine, può sussistere benissimo, ma tutti in un mucchio causerebbero
una disarmonia ancora più grave, come se si volesse suonare nello stesso tempo
tutte le canne di un organo» [S.S. – II/17,24].
«Qualora uno
straniero, perfettamente ignaro della nostra scrittura, della nostra lingua e
delle nostre leggi, violi una di queste, com’è possibile e facile che succeda
quando è appena entrato nei nostri paesi, è nostro dovere pure fermarlo e
metterlo al corrente delle nostre leggi mediante un interprete. Solo dopo, se
peccherà nuovamente contro una legge a lui ormai conosciuta, egli potrà
ragionevolmente essere punito. Non è affatto equo dire: “L’ignorare una legge
già esistente e sanzionata in un paese, non scusa nessuno!”, perché, come può
qualcuno osservare una legge, della quale è provato che non ne ha saputo mai
nulla?» [G.V.G.
– V/58,9].
*
Come si deve
amare il prossimo
Verso il singolo, tuttavia, anche l’amore
per il prossimo dovrebbe avere delle basi ordinate per essere messo in pratica,
altrimenti questo, pur nelle migliori intenzioni, non potrà avere quell’effetto
tale da farlo diventare un vero aiuto nel presunto bisogno del suo prossimo.
Alcuni esempi contenuti nella Nuova Rivelazione potranno essere chiarificatori:
«Vi
sono nel mondo moltissimi pericoli per l’anima. Da un lato hai la povertà: i
concetti del ‘mio’ e del ‘tuo’ si indeboliscono tanto più quanto maggiormente
l’uomo viene oppresso da essa. Fate
dunque in modo che la povertà non diventi mai troppo grande tra gli uomini se
volete procedere con passo sicuro sulla vostra via! Ma chi è già povero, costui
preghi i fratelli più agiati che gli diano ciò che gli è necessario; se
s’imbatte in cuori duri, si rivolga allora a Me e gli verrà dato aiuto! La
povertà e il bisogno non scusano il furto né la rapina, né tanto meno
l’assassinio del derubato! Chi è povero, ora sa a Chi rivolgersi. La povertà è
veramente una grande calamità per gli uomini, ma essa porta in sé il germe
dell’umiltà e della vera modestia, e rimarrà perciò sempre tra gli uomini;
tuttavia è opportuno che essi non lascino diventare potenti i ricchi,
altrimenti questi potrebbero essere molto danneggiati tanto qui, quanto un
giorno nell’aldilà. Se tra voi avete dei poveri, ve lo ribadisco, non è
necessario dar loro aiuto tale da far sì che diventino ricchi essi pure, ma non
dovete permettere che soffrano l’indigenza! Coloro che vedete e che conoscete,
aiutateli secondo coscienza ed equità! Certo, ne restano ancora moltissimi su
questa vasta Terra che sono poverissimi e soffrono una miseria indicibile. Voi
però non li conoscete, e nemmeno udite le loro grida di dolore, perciò questi
Io non li raccomando neppure alla vostra pietà; vi raccomando invece solo quelli
che conoscete e che eventualmente dovessero venire a voi» [G.V.G. – IV/79,1-4].
Nell’amore per il prossimo ci si chiede
spesso il perché la povertà colpisca determinate persone, a volte interi
popoli, e sebbene per l’uomo comune questa sembra apparentemente casuale,
ebbene, tramite la Nuova Rivelazione si può comprendere che la povertà, così
come la ricchezza, è guidata nell’umanità dall’Alto per fini spirituali non
immediatamente comprensibili, poiché solo Dio conosce il cuore di ciascuno, e
da parte del mondo spirituale viene predisposta la migliore condizione verso
ciascuno, affinché a tempo debito comprenda la via per la propria crescita
spirituale, così come ci viene indicato:
«Vedi,
nessuno meglio di Me conosce le miserie e le sofferenze degli uomini, e nessuno
ha tanto amore per loro e tanta misericordia quanto appunto ne ho Io stesso.
Nondimeno, il Mio Amore e la Mia Misericordia da soli sarebbero poco utili agli
uomini, se non cooperasse pure la Mia suprema Sapienza. […] Vedi, secondo i saggi decreti di Dio ogni
cosa deve avere il suo tempo a questo mondo, e gli uomini sono chiamati a
maturarsi fino a diventare Suoi veri figli! Per conseguenza, il ricco ha il suo
tempo per essere ricco e per esercitarsi nella misericordia verso i poveri,
donando loro quanto possiede di più, e il povero ha il suo tempo per
esercitarsi nella pazienza e nell’abnegazione per sacrificare al Signore le sue
sofferenze e la propria miseria. Dio poi verrà ben presto in aiuto al povero
nel modo più opportuno per la salvezza della sua anima, e così pure a tempo
debito non mancherà di punire il ricco di
cuore duro, poiché sia il ricco che il povero sono chiamati a diventare figli
di Dio» [G.V.G. –
VII/92,4-7].
Per un credente principiante sembrerà
strano che anche nell’aiuto al prossimo, sebbene questo debba essere profuso a
dismisura, è indispensabile conoscere prima chi è tale prossimo, poiché, se
tale amore non è accompagnato dalla guida della sapienza, può diventare dannoso
verso un prossimo che si trova in quella condizione di bisogno guidato
dall’Alto, affinché egli riconosca i suoi errori, e un aiuto sbagliato sarebbe
inopportuno. Gesù non mancò di richiamare chi, per scelta, mendicava, affinché
i Suoi discepoli comprendessero bene come deve essere inteso l’amore per il prossimo.
Qui abbiamo due episodi in cui nel primo c’è un falso bisognoso, e nel secondo
viene presa in considerazione una reale disgrazia che necessita la più grande
attenzione per aiutare il malcapitato.
«In
quanto realmente povera, tu Mi sei cara, tuttavia non Mi piace troppo di te il
fatto che tu preferisca andare a mendicare anziché lavorare. Poiché vedi, tu
non hai ancora trent’anni, sei sana e forte, e potresti benissimo lavorare e
guadagnare il pane per te e per i tuoi due figli; sennonché a te piace di più
mendicare che lavorare, e perciò hai studiato bene il mestiere e ti sei
impratichita nell’arte di carpire ai comuni uomini del mondo qualche elemosina;
ma dinanzi a Me questi artifici per mettere in mostra la povertà non hanno
alcun valore, valore che ha invece esclusivamente la pura verità. [...] Ad ogni modo, in te c’è un vizio, e
precisamente che un lavoro un po’ pesante non ti va tanto a genio, quanto una
vita sregolata e senza scopo. É questa la ragione principale per la quale ti
sei ridotta in tanta miseria!» [G.V.G. – VII/132,4-10].
«Ora
immaginatevi che qualcosa di simile sia successo anche a un altro uomo che
viene da lontano e che, pieno di tristezza, sosti dinanzi al tuo ricco albergo,
piangendo, poiché non sa proprio cosa fare. Se allora tu uscissi dal tuo
albergo e gli chiedessi: “Amico qual è la causa della tua tristezza e della tua
grande difficoltà? Cosa ti è successo? Dimmelo francamente, poiché, per quanto
stia in mio potere, sarò sempre pronto ad aiutarti!”. – Se poi l’uomo ti dicesse:
“O nobile amico, io sono partito per affari da un paese lontano, ma poco
lontano da qui mi sono imbattuto in alcuni briganti che mi hanno derubato di
tutto il capitale, consistente in venti libbre d’oro, nonché in circa mille
grossi in uso in questo paese, tanto che ora mi trovo completamente privo di
mezzi e non so come cavarmela in un paese tanto lontano dal mio e senza
conoscere nessuno”. – E se tu allora gli dicessi: “Amico, vieni, io voglio
aiutarti! Non devi nemmeno rivelarmi il tuo nome né il paese né il luogo dove
dimori; meno ancora il mio nome e come si chiama il luogo e il paese dove vivo,
questo lo apprenderai poi di certo. Se un giorno sarai in grado di restituirmi
quanto ti ho prestato, allora sarà molto ben fatto da parte tua di fronte a Dio
e a tutti gli uomini buoni e giusti, ma se non lo potrai fare, andrà bene lo
stesso!”. Dopo di ciò tu gli daresti quello che lui aveva perduto. Ebbene, come
credi che Dio considererebbe e premierebbe una tale opera di vero amore per il
prossimo? E non ritieni che quell’uomo, reso in tal modo nuovamente felice da
te, appena ritornato a casa, non farebbe sicuramente tutto il possibile per
dimostrarti tutta la sua gratitudine e riconoscenza per avergli mostrato una
simile prova di amicizia, senza alcun interesse personale? E se anche dovesse
verificarsi il caso che quell’uomo, nell’ebbrezza della sua felicità terrena,
trascurasse di rammentarsi di te, ebbene, sappi allora che sarebbe Dio a
ricordarsi di te cento volte tanto! In verità, chi compie simili azioni senza
fini egoistici ma pieni di autentico amore verso il prossimo, questi è un
grandissimo amico di Dio; egli è già sulla Terra uguale agli angeli del Cielo,
ed ha già la pienezza del Regno di Dio nel suo cuore! Uno straniero povero,
infatti, è cento volte più povero che un nativo del luogo, il quale può
ottenere aiuto con molta più facilità da tutti coloro che conoscono le sue
necessità, mentre un povero straniero è simile a un bambino che non riesce a
comunicare con gli altri se non con il pianto. Perciò siate misericordiosi
verso gli stranieri, allora troverete misericordia e accoglienza anche in
Cielo, poiché finora, per il Cielo, voi sulla via del vostro pellegrinaggio
terreno, non siete che dei semplici sventurati stranieri! Che ne pensi ora di
questo Mio discorso?» [G.V.G.
– VIII/12,5-10].
Quanto spesso ciascuno di noi, quando è a
conoscenza di ciò che succede al prossimo, emette in cuor suo fin troppo
facilmente sentenze, e vorrebbe un’immediata sommaria giustizia. Anche in
questo caso la Nuova Rivelazione ci indica la vera strada dell’amore verso il
prossimo, con il perdono e il giusto comportamento:
«E
ora Io dico a tutti voi: “Qualunque peccatore o peccatrice che si presenti in
casa vostra per chiedervi soccorso, non dovete mai mostrar loro la porta, bensì
dovete aiutarli come se non avessero mai peccato, e solo dopo aver dato loro
aiuto, dovete fare ogni tentativo e sforzo possibile allo scopo di indurli a
migliorarsi per l’avvenire attraverso le vie dell’amore e della sapienza;
tuttavia, solo da quella vera sapienza che germoglia soltanto dall’amore”. –
Secondo Mosè una donna adultera è presso i giudei davvero una peccatrice che
deve essere lapidata al più presto possibile da chiunque la incontri per primo
dopo il misfatto. Io però vi dico: chi accoglie in casa proprio la fuggitiva e
cerca di salvarla doppiamente, vale a dire nello spirito e nel corpo, costui
sarà guardato un giorno da Me con occhio amichevole, e i suoi peccati saranno
scritti sulla morbida superficie della sabbia, e il solco della scritta sarà
disperso dai venti! Chi invece getta contro di lei una pietra ed egli stesso
non è del tutto mondo dal peccato, un giorno da parte Mia dovrà attendersi un
aspro giudizio! Poiché colui che mi riporta ciò che era perduto, un giorno sarà
trovato degno di un alto premio nel Regno dei Cieli. Colui invece che giudica,
sia pure giustamente secondo la legge, questi sarà un giorno pure giudicato con
giustizia e severità secondo la Mia Legge» [G.V.G. – II/209, 7-8].
Quindi l’aiuto al prossimo va sempre dato,
ma non senza discernimento, e specialmente verso i pigri e oziosi di
comodo, quindi poveri per scelta, l’attenzione deve essere maggiore,
rifiutandoglielo; concetto ribadito in un altro passo della Nuova Rivelazione
in cui il saggio amore per il prossimo è espresso in modo evidente:
«Io
però non intendo neppure che tu debba dividere il pane dei poveri anche tra gli
eventuali oziosi corpulenti che sono ancora idonei a lavorare; a questi tali,
quando vengono, procura un lavoro adeguato alle loro forze! Se sbrigano il
lavoro o l’incarico assegnato, dà loro anche da mangiare e da bere, se invece
non acconsentono a lavorare, allora che neppure mangino!» [G.V.G. – II/157,9].
«L’uomo molto parsimonioso alla fine non lascia più arrivare a nessuno
qualcosa di buono, ammucchia tutto per sé con la giustificazione di dover
provvedere per la sua casa e per la sua famiglia. – Io però ti dico: "Il
fuoco del tuo amore per la tua famiglia sia simile a una luce che si accende
nella notte, ma il tuo amore per i figli di altri genitori poveri sia uguale a
un grande incendio, tramite cui illuminare in lontananza una grande regione!”» [G.V.G. – X/225,4].
«[…] L'amore per il
prossimo deve correre in aiuto soltanto verso colui che ne ha bisogno, ed è
questo che ha valore al cospetto di Dio. Perciò vi dico ancora in aggiunta: “Se
qualcuno offre un banchetto e invita i suoi ricchi vicini ed amici, con ciò non
commette affatto peccato, ma non potrà attendersi una ricompensa nel Cielo, per
la ragione che i suoi amici possono dargliela già qui. Invitate invece quali
ospiti i poveri, e la vostra opera troverà ricompensa in Cielo, dato che qui
sulla Terra i poveri di certo non possono ricambiarvi la cortesia! Lo stesso
vale anche per coloro che prestano i loro molti denari per interesse e dopo un
tempo stabilito ricevono il capitale di ritorno. Neanche questi, qualora non
pratichino l'usura, commettono peccato; però non possono ripromettersi di
percepire degli interessi in Cielo per questo. Li incasseranno invece di certo
coloro che presteranno denaro anche ai poveri nella loro miseria, senza
interessi e senza esigere il capitale di ritorno”. Dunque, aiutare in ogni
maniera possibile i poveri di qualsiasi specie, questa è una vera opera di
amore per il prossimo» [G.V.G. – VI/ 56,13].
«Concludendo, il vero amore per il prossimo consiste
nel fare al prossimo tutto quello che ragionevolmente si possa desiderare che
esso faccia a noi!» [G.V.G. – VII/94,17].
*
La legittima difesa
Nell’arco della propria vita ciascuno di
noi è probabilmente stato vittima di malintenzionati almeno una volta, la cui
gravità era da biasimare, e considerare quell’atto punibile in modo più o meno
esemplare tramite la giustizia, la quale stabilisce pene per i più differenti
reati. E così pure oggigiorno, quando i mezzi d’informazione ci presentano
episodi di cronaca nera, ci si mette nella veste dei giudici, perdonando o
eccedendo spesso nelle possibili pene da infliggere agli autori dei misfatti,
pur senza aver titolo a giudicare. Ciò perché non riusciamo a vedere le cose
che sotto l’aspetto umano esteriore. Ma quale potrebbe essere invece la giusta
considerazione da dare a certi atti, visti sotto l’aspetto spirituale e
insegnati dall’Alto? La Nuova Rivelazione su questo tema ci dà la seguente
indicazione:
«Di
per sé è già chiarissimo di non dare a un uomo arcimalvagio, cui si continua
troppo a confidare, l’occasione di far crescere la sua cattiveria e che questa
diventi ancora maggiore di quanto era prima. In questo caso una continua
indulgenza non farebbe altro che aiutare la crescente cattiveria del nemico.
Pertanto Io in questo mondo ho stabilito in ogni tempo dei giudici severi, ed
ho concesso loro il diritto di castigare e punire gli uomini divenuti troppo
malvagi, essendoselo meritato; ed è per questo che ho anche comandato di essere
sottomessi all’autorità terrena, sia essa mite o severa. Chi ha un nemico tanto malvagio, vada dal
giudice e lo denunci, e il giudice farà passare la cattiveria a colui che è
diventato malvagio. Se la cosa non riesce con puri e semplici castighi
corporali, allora riuscirà efficacemente con la spada. E lo stesso vale per lo
schiaffo. Se lo ricevi da un uomo non tanto cattivo, mosso da un’improvvisa
alterazione del suo animo, allora non rivoltarti, affinché, non restituendolo,
egli si riaddolcisca e poi, facilmente e senza giudice, ritorniate buoni amici.
Se però qualcuno ti viene incontro in piena ira con un colpo micidiale, allora
hai pieno diritto di difenderti; se la cosa non fosse così, non avrei detto che
dovete scuotere la polvere dai vostri calzari su quegli uomini che non solo non
vi accolgono, ma in più vi scherniscono e vi minacciano di persecuzioni di ogni
genere. – Sii sicuro che con la Mia predica sull’amore per il prossimo non ho
minimamente revocato il potere e l’autorità della spada, ma certo li ho
mitigati, fino a quando l’inimicizia tra gli uomini non avrà raggiunto quel
grado che, a buon diritto, si potrà chiamare infernale!» [G.V.G. – X/215,9-14].
«Chi ti ha detto che non si debba imprigionare e custodire con grande
severità i veri delinquenti che spesso sono peggiori di tutte le bestie
selvagge dei boschi?! Anzi, al contrario, te lo impone il vero amore per il
prossimo, poiché se tu vedessi una iena assalire un uomo, certamente correresti con l’arma in
mano per uccidere l’animale. Allo stesso modo, sicuramente, correresti veloce
in difesa di un galantuomo aggredito sulla pubblica via oppure in casa da
qualche delinquente! Piuttosto, dal momento che tali iene, pur celate sotto
sembianze umane, quando si uniscono tra loro in numero troppo grande possono
diventare pericolose non soltanto per i singoli viandanti ma anche per intere
località, allora è addirittura imperioso dovere dell’autorità che ha nelle mani
il potere, dare la caccia a simili individui pericolosi e rinchiuderli in
solide prigioni. Tuttavia con la pena di morte è necessario andar molto
cauti, e si deve applicare solo nel caso in cui, nello spazio di dieci anni,
ogni mezzo sia rimasto infruttuoso per ottenere un qualche reale miglioramento
nella vita del malfattore. Se questi sul luogo del supplizio promette di
ravvedersi, gli si conceda ancora il termine di un anno. Qualora però neanche
entro questo termine si riscontri in lui qualche traccia di miglioramento,
allora la sentenza di morte sia eseguita, giacché in tal caso non c’è da
sperare affatto che un tale uomo si ravveda su questa Terra, ed è meglio che ne
venga allontanato! Certamente, se l’autorità che ha il diritto di esercitare il
potere vuole commutare ad un simile malfattore, con l’approvazione della
comunità, la ben meritata pena di morte in ergastolo, per continuare nel
tentativo di correggerlo, essa è libera di farlo, ed Io non la chiamerò un giorno
a rispondere di ciò» [G.V.G. – I/81,2-5].
«Se qualcuno si è impadronito di un ladro o di un assassino, fa bene a
consegnarlo ad un giusto tribunale, ma il giudice non deve mai dimenticare che
il malfattore, finché vive in questo mondo, non è ancora completamente un
demone, bensì un uomo deforme nell’anima e sedotto dal peccato, del quale per
il possibile ravvedimento sono da fare tutti i tentativi prima che possa essere
condannato alla pena di morte quale demone incorreggibile! Però, anche nel caso
che fosse necessario ricorrere alla pena di morte, si deve procedere in modo
che il condannato non venga immediatamente ucciso; sia invece esposto per
l’intera giornata davanti al popolo con mani e piedi saldamente legati ad un
palo a cinque spanne da terra. Se al palo si mostra sinceramente pentito,
supplica e promette di ravvedersi, allora lo si sciolga dai legami e sia
condotto in una conveniente casa di correzione, per esservi curato secondo
giustizia e amore, ma non gli si conceda piena libertà prima che non abbia dato
prove indubbie del suo ravvedimento. Se invece durante tutta la giornata in cui
il delinquente è legato al palo non da’ nessun segno di pentimento, allora è un
demone in tutto e per tutto, e per questo motivo, qualora così legato si trovi ancora
in vita, sia eseguita la sentenza di morte dopo il tramonto, e il corpo sia
bruciato insieme al palo sul luogo stesso dell’esecuzione!» [G.V.G. – I/174/9-11].
«A Me soltanto spetta dall’eternità il
diritto di uccidere nel corpo tutto il genere umano, ed Io quindi sono un giustiziere
di ogni creatura costituita dalla materia in tutta l’eterna infinità; ma quello
che Io uccido secondo la materia, lo faccio poi risorgere in Me a vita eterna.
Se tu pure sei capace di questo, allora puoi uccidere anche tu a tempo debito!
Considerato però che non sei capace di questo, non devi nemmeno uccidere, fatta
eccezione per i casi di assoluta necessità, come per esempio nel caso di una
guerra difensiva, oppure di una spedizione punitiva contro popoli malvagi e
incorreggibili, o anche nei casi di necessaria difesa contro perfidi ladroni e
assassini. In qualsiasi altro caso non devi uccidere, né far uccidere finché
non avrai in te stesso la Mia piena Luce! Hai tu ben compreso?”» [G.V.G.
– VII/94,3-5].
«Nei fanciulli le malattie dell’anima si possono curare nel miglior modo
allevandoli con una buona educazione ordinata, nella quale non manchi la
verga. Invece negli uomini adulti le malattie dell’anima si devono combattere
mediante consigli saggi e amorevoli, con insegnamenti sinceri e puri, e con
ammonimenti che il puro amore ispira, al fine di renderli attenti alle
necessarie brutte conseguenze che sorgerebbero dal volontario mantenimento
delle debolezze dell’anima. Quando tutti questi mezzi non giovano a nulla poiché si ha a che fare con
anime molto indurite, vale a dire cieche e sorde, allora è proprio il momento
di usare verso tali esseri un trattamento più serio e più rigoroso; tuttavia
anche questo deve ispirarsi completamente all’amore per il prossimo, perché
soltanto nell’amore per il prossimo può essere benedetto anche un agire severo.
Se i governanti nelle loro azioni si lasciano guidare dall’ira e dall’infernale sete di
vendetta, tutta la loro fatica sarà vana! Invece di guarire gli ammalati nell’anima, facendone così dei veri uomini, li
si converte a veri demoni, nei quali non c’è forza al mondo che valga ad
estinguere la sete di vendetta. Per qualche tempo Satana può, per l’influenza
delle potenze dall’Alto, essere trattenuto; ma se a causa degli uomini orgogliosi che alla fine
ritengono di essere in grado di mantenere l’ordine a loro compiacente tramite
la loro supposta forza e sapienza, adoperando inesorabilmente una severità
tirannica, – il Signore ritira la Sua Potenza e toglie i ceppi a Satana, allora
tutta la loro presunta potenza sarà ridotta al nulla in un attimo! Infatti, gli
altri esseri, cioè quelli già trasformati in veri demoni da un simile assurdo
precedente trattamento, si rovesciano sopra di loro come un torrente in piena e
li annientano al punto da sembrare come non fossero mai esistiti! La pena di
morte causa effetti ancora peggiori! Infatti, a cosa giova uccidere il corpo di
qualcuno, se non è possibile rendersi padroni dell’anima e dello spirito, nei
quali propriamente risiede la forza che opera e agisce? Colui che crede di
essersi sbarazzato del suo nemico perché ne ha ucciso il corpo, è dieci volte
cieco! Con un tale atto si è creato, da un nemico debole e visibile, mille
altri che non può vedere e che lo perseguiteranno giorno e notte, causandogli
danni nel corpo, nell’anima e nello spirito. Considera per esempio una guerra
in cui non di rado rimangono uccisi nel corpo molte migliaia di uomini! Il
vincitore, nel suo cieco intelletto, pensa di essersi liberato dei suoi nemici
avendoli fisicamente annientati; invece s’inganna in modo tremendamente grande!
Le anime e gli spiriti degli uccisi, come conseguenza dell’influenza immediata
che esercitano sui fenomeni atmosferici e meteorologi, persistono per molti anni di
seguito nel rendere vana ogni semina, provocando così inevitabilmente carestia
che genera fame e, con questa, pure ogni genere di contagio e pestilenza! In
seguito queste calamità spazzano via in breve tempo più uomini di quanti
guerrieri egli aveva ucciso al nemico; in tal modo, indebolito nella sua
potenza che avrebbe dovuto dargli la sua terra, per poter sussistere deve
arruolare altri soldati a caro prezzo da paesi stranieri, ma così facendo
aggrava di debiti se stesso e il proprio paese. E quando, dopo qualche anno,
paese e popolo diventeranno completamente esausti e non potrà più pagare né i
suoi debiti né i suoi soldati, allora ben presto si eleverà un coro di
maledizioni contro di lui e sarà perseguitato da tutte le parti. Pure il suo
popolo per il quale egli conquistò, oppresso da grande miseria, insorgerà
contro di lui; mentre d’altro canto anche i nemici esterni non si lasceranno
sfuggire quest’occasione per piombargli addosso, e il celebrato ex vincitore
non uscirà più tale da questa lotta, ma la disperazione lo assalirà e con gli
artigli di una tigre lo dilanierà spiritualmente fin nelle più intime fibre
vitali! – Vedi! Tutto questo è opera dei nemici uccisi fisicamente! Perciò è
anche un’antichissima usanza quella di recarsi da un moribondo per
riconciliarsi e per aver da lui la benedizione, perché nel caso morisse tenendo
inimicizia dentro di sé, è ben da compiangersi colui che, quale suo nemico,
continuerà a vivere sulla Terra. In primo luogo, l’anima di costui divenuta
libera, tormenterà senza posa il nemico sopravvissutogli, suscitando in lui
rimorsi atroci e insopportabili, e in secondo luogo essa guiderà e disporrà le
circostanze della vita terrena del suo nemico in modo tale che costui
difficilmente potrà più avere un giorno di prosperità e di pace! Il Signore
permette comunque che tutto ciò avvenga, affinché alle anime offese sia data la
richiesta soddisfazione, e per il motivo ancora più importante e
incalcolabilmente migliore per il superstite, e cioè di scontare su questo
mondo materiale i suoi peccati d’orgoglio, piuttosto che farlo cadere
immediatamente, dopo la morte del suo
corpo, in mano al potere di migliaia di nemici, i quali, traendo profitto della
sua assoluta inesperienza delle cose di quel mondo, non userebbero con lui
certamente modi amichevoli! Ecco dunque il motivo per cui è anche tanto
necessario per l’uomo esercitare in questo mondo l’amore e la vera amicizia,
fare del bene piuttosto che del male a qualsiasi nemico, e benedire colui che
maledice; infatti, chi può sapere quando al Signore piacerà di richiamarlo da
questo mondo? Pensate così: “Se qualcuno mi fu nemico su questa Terra,
relativamente per lievi questioni, mi diventerà poi in stato di spirito cento
volte più nemico nelle cose grandi!”. Davide fu di certo fin dalla fanciullezza
un uomo veramente secondo il cuore di Jehova, tuttavia si era inimicato un solo
uomo, cioè Uria, contro la Volontà del Signore, e a voi è noto quanto terribile
sia stata la vendetta dello spirito di Uria su Davide, con il permesso del
Signore! Questa è sempre stata l’inevitabile conseguenza di un’azione nemica
verso un uomo, contraria alla Volontà di Dio.
Certamente tutt’altro aspetto assume la cosa quando tu vieni designato dal
Signore stesso, come lo fu Davide nelle sue guerre contro i Filistei, per
combattere e annientare fisicamente persone nemiche di Dio e degli uomini, e
già divenute preda di Satana! Infatti, costoro sono sottoposti immediatamente
ad un aspro giudizio nell’aldilà, e non possono perciò mai più insorgere contro
il braccio di Dio, perché vengono frenati e umiliati dalla potenza del Signore.
Ben differente invece è la cosa riguardo a quei nemici che ti sei creato in
questo mondo, senza che Dio centri per nulla, con il tuo ostile operare, con il
tuo orgoglio e con il modo quanto mai carente ideato dall’uomo per amministrare
la giustizia, a proposito del quale è già passato in proverbio il detto, che la
più grande ragione è allo stesso tempo anche il più grande torto! Tali nemici,
dopo aver abbandonato il corpo, diventeranno i tuoi più irreconciliabili
nemici!» [G.V.G. – I/79,14-15].
«Io, di conseguenza, non sono a favore della pena di morte, perché essa non
ha nessuna importanza per l’ucciso né meno ancora torna a decoro e a vantaggio
del concetto di giustizia, e ciò per il seguente motivo: “Se tu ne uccidi solo
uno, mille ti giureranno vendetta!”. Invece, riconoscendo le necessità
dell’Ordine divino, sono assolutamente d’accordo che con un malfattore si debba
fare giusto ed energico uso della sferza e non lasci riposare questa fino a che
non sia subentrato un generale miglioramento! – La fustigazione[50]
usata secondo giustizia e a tempo debito, è migliore del denaro e dell’oro
puro, poiché in tal modo l’anima viene sempre più liberata dagli elementi
materiali che vi si sono infiltrati e alla fine termina con il rivolgersi al
proprio spirito. Quando la fustigazione ha conseguito ciò, ha già salvato
l’anima dalla perdizione e di conseguenza tutto l’uomo dalla morte eterna. E
perciò ciascun giudice nell’Ordine di Dio non deve punire neanche il peggiore
dei delinquenti con la pena di morte se questa non serve a nulla, ma con la
pena della fustigazione applicata secondo la gravità richiesta dal misfatto. Se
fa così, è un giudice degli uomini per il Cielo; ma se non fa così, allora è un
giudice per l’inferno, e non potrà mai aspettarsi da Dio alcuna ricompensa,
bensì per il regno per il quale egli ha giudicato gli uomini, e dallo stesso
regno dovrà aspettarsi anche la ricompensa!» [G.V.G. – II/7,8].
«Maledetto sia chi uccide i suoi fratelli, e maledetto il giudice che
condanna a morte suo fratello, e maledetto sia anche colui che arbitrariamente
diede e da’ una legge secondo la quale certi uomini possono ricevere da altri
uomini una condanna a morte! Tali legislatori e
giudici sono certamente protetti dalla spada dei signori del mondo, ma nessuno
potrà proteggerli dalla Mia Legge che rimane in eterno, e dalla Mia spada! La Mia Legge si chiama: “Amore anche
verso i nemici!”. Io proibii ogni giudizio e maledissi coloro che
maledicono, condannai coloro che condannano e non feci alcuna eccezione, tranne per coloro che, a causa del loro troppo basso livello di educazione,
non sapevano quello che facevano» [D.d.C.
– III/164,4-5].
*
Lo stupro
La violenza sessuale (o carnale) è un atto profondamente
condannato da tutte le persone di ogni ceto sociale e, come tale, è considerato
un reato commesso da chi usa in modo illecito la propria forza o la propria
autorità quale mezzo di sopraffazione verso gli altri, costringendo con atti,
prevaricazione o minaccia (esplicita o implicita) a compiere o a subire atti
sessuali contro la propria volontà. Tuttavia la giustizia, amministrata per lo
più da uomini, non sempre ha inteso considerare un tale atto esecrabile, quando
commesso sulla donna, giustificando in un certo qual modo il comportamento maschilista
dell’uomo prevaricando la sua posizione di forza millenaria sul sesso debole.
Nell’epoca moderna, tuttavia, i diritti della donna hanno cominciato sempre più
ad affermarsi nella società, grazie anche al fatto che sempre più donne hanno
iniziato a gestire la giustizia nelle aule dei tribunali, iniziando a
ricondurre nel giusto alveo la bilancia della parità dei diritti con gli
uomini. Che la Nuova Rivelazione potesse darci anche su questo tema un notevole
contributo, per comprendere come intendere e giudicare questo crimine, c’era da
aspettarselo. Vediamo come viene considerato dall’Alto nei diversi casi:
«Chi approfitta con violenza di una fanciulla o di una donna, costui deve
essere giudicato già qui (sulla Terra)! Comunque sia stata la violenza, sia con la forza delle mani, sia con
l’adescamento mediante doni molto preziosi, ciò non fa differenza nel crimine.
Neanche la forza persuasiva del discorso o l’uso di mezzi magicamente
narcotizzanti, attraverso i quali la parte femminile si è messa con apparente
spontaneità a disposizione della volontà lussuriosa dell’uomo, ebbene, nemmeno
questo è minimamente da considerare attenuante a tale peccato, e neanche
qualora, in seguito alla lussuria, fosse stato realmente concepito un frutto,
perché un tale concepimento, essendo avvenuto contro la volontà di entrambe le
parti, non contribuisce assolutamente a mitigare il crimine. La forma più
abominevole della lussuria consiste però nello stupro di fanciulli e nella
contaminazione di altre membra e parti del corpo femminile differenti da quelle
che sono state prescritte a questo scopo da Dio, per non parlare poi dello
stupro di animali. Tali stupratori devono essere eliminati del tutto e per
sempre da ogni società umana! Trattandosi però di crimini di simile specie, un
tribunale dovrà tuttavia sempre tener conto su quale gradino di formazione stava
un qualche lussurioso o lussuriosa del genere. Allo stesso modo è da
considerare se un essere umano così lussurioso non sia posseduto da un qualche
spirito maligno che lo inciti a una tale lussuria. Nel primo caso, la comunità
deve aver cura che una simile persona, debole nella ragione, venga portata in
un buon istituto di correzione per esservi sottoposta a disciplina, come si fa
con un fanciullo corrotto, finché non è diventata un’altra persona. Ciò perché
quando un individuo del genere è riuscito a trionfare sulla natura bestiale
della propria carne e la sua ragione è stata chiarita, allora comincerà a
condurre una vita più pura e non ricadrà più così facilmente nella sua vecchia
natura bestiale. Nel caso poi dell’ossessione, un tale lussurioso deve essere
tenuto sotto chiave, perché tali individui vanno allontanati subito dalla
libera società umana a causa del grandissimo scandalo!
Una volta che sono in buona custodia, successivamente possono essere
risanati facendo far loro digiuni e preghiere in favore del Mio Nome. Quando
però saranno guariti e risulterà che si sono liberati dalla loro immonda
ossessione, allora dovranno anche essere rimessi del tutto in libertà» [G.V.G. – III/68,8-11].
«[…] Qualora un
uomo si ostini nella sua perversione, pur non essendo del tutto privo di
formazione, né ossesso, allora si può procedere nei suoi confronti con una
punizione ben severa! Se un tale uomo si migliora e comincia a provare
ripugnanza del suo peccato, rendendosene ben conto, allora dovrà essere
trattato con più amore; se invece un tale uomo non migliora affatto e, in
maniera evidente, è ugualmente incline e trova piacere nella sua perversione –
ciò che un caprone lussurioso di questa specie non potrà mai completamente
nascondere – allora, dal momento che sotto altri aspetti è un uomo di una certa
formazione, può essere del tutto scacciato dalla comunità e portato in qualche
località deserta e lontana, dove la grande miseria lo indurrà alla riflessione.
Se là si migliorerà, allora le cose per lui si metteranno anche meglio; in caso
contrario il deserto lo dovrà divorare. Se invece un uomo è di scarsa
formazione e con lui non giovano né punizioni né digiuni, allora può essere ‘castrato’ per mano di un medico esperto, e con
in tal modo potrà essere salvata la sua anima. Considerato che vi sono alcuni
che si sono mutilati da sé a causa del Regno di Dio, ebbene, così pure vi
possono essere dei tali che – solamente nel caso menzionato – devono per la
stessa causa essere mutilati in seguito alla disposizione del tribunale della
comunità, poiché in questo caso è meglio entrare mutilati nel Regno di Dio, che
non con il corpo intatto nell’inferno! E ora tu dovresti ben conoscere come deve
essere trattato giuridicamente tutto quello che proviene dal desiderio della
carne! Desidero aggiungere ancora solamente questo: e cioè che in futuro e per
tutti i tempi in simili casi bisogna giudicare solo così come lo avete appreso
ora da Me. Mosè per crimini di questo genere prescrisse la pena di morte per
lapidazione o sul rogo, ma un procedimento di questo tipo deve essere applicato
soltanto in circostanze eccezionali qualora si tratti di peccatori incalliti al
massimo, perché diventi un esempio ammonitore anche per gli altri. Io però non
abrogo la legge di Mosè, bensì vi consiglio solamente di procedere in ogni cosa
nella mitezza, affinché un’abiezione troppo grande non esiga l’estremo
grado di severità» [G.V.G. – III/69, 4-7].
*
La
diffusione della Nuova Rivelazione
Che gli insegnamenti
di Gesù ai Suoi apostoli e discepoli rivelati a Lorber, insieme alle migliaia
di altri temi raccolti nella Nuova Rivelazione, quale Dottrina di vita per
l’umanità degli ultimi tempi affinché ci si prepari al ‘tempo della fine’
annunciato, non avrebbe avuto un’ampia divulgazione prima dell’inizio degli
avvenimenti preannunciati, anche questo è stato profetizzato:
« Dico Io: “Amico Lazzaro,
com’è attualmente, così si presenterà quasi 2.000 anni dopo di noi, e anzi, l’inizio
lo si avrà già molto prima! Qui il giudaismo è ormai molto peggiore del
paganesimo, poiché presso i pagani la ragione continua ad avere sempre qualche
valore, mentre presso i giudei anche questa viene calpestata. In quel tempo,
però, il Mio insegnamento, cioè il cristianesimo, sarà peggiore di quanto lo
siano oggi il giudaismo e il paganesimo presi assieme. Allora vi sarà una
grande tribolazione tra gli uomini. La Luce della vera Fede vivente si spegnerà
e l’amore si farà completamente di gelo; l’orgoglio dei ricchi varcherà ogni
limite, e i governanti e i sacerdoti si riterranno superiori molto più di
quanto ora i giudei ritengano superiore il loro Jehova sconosciuto e i pagani
il loro Giove. Tuttavia, anche a quel tempo ogni tanto farò sorgere degli
uomini e delle giovinette, a cui donerò la vera Luce, e questa Luce diverrà
sempre più grande e potente, e infine inghiottirà tutte le opere della grande
meretrice di Babele”» [G.V.G. – VI/149,1-3].
Queste sono
severissime avvertenze, nondimeno c’è da temere che rimarranno senza effetto.
L’umanità è sprofondata troppo nel materiale, e gli uomini in ampia misura non
credono più in una vita eterna dell’anima. Perfino presso chi va in chiesa
regolarmente, cui la partecipazione domenicale al servizio divino sembra il
criterio più importante dell’essere cristiano, spesso acquisisce solo poca
sostanza evangelica e raramente qualcuno si ferma a riflettere se le sue
pratiche religiose sono conformi agli insegnamenti biblici. Vediamo come queste
sono considerate:
«I
templi e le chiese romane sono guarniti con torri e cupole, l’interno fa
sfoggio d’oro, argento e di molte pietre preziose. In tutte le torri risuonano
possenti le campane di bronzo scandendo momenti particolari dei giorni, delle
settimane e degli anni. All’interno delle chiese e dei templi risuonano gli
organi e talvolta le trombe, trombette, timpani e pifferi. E cantori gareggiano
per vedere chi di loro possa farsi scoppiare prima la gola e i polmoni. E le
persone si accalcano enormemente quando, delle messe officiate in abiti d’oro e
pagate a caro prezzo, vengono celebrate, a quanto si dice, in Mio onore.
Infatti, una tale messa viene chiamata “sacrificio”, e per i cristiani romani è
il servizio più nobile, più elevato, più santo, l’unico di cui Io Mi
compiaccia, e lo è più di tutto quando viene officiato così sfarzosamente e
pagato a così caro prezzo! – O tempi, o costumi, o uomini! – Dove sta dunque
scritto: adornate le chiese con torri, con cupole, con oro, con argento e con
pietre preziose, suonare con campane costose, con organi, trombe, trombette,
timpani e pifferi e vari piagnistei pieni della più orribile assurdità per
venerare Me, vostro Dio, in più per denaro? Oh, questo è ancora peggio di
quanto disse il profeta Isaia, dicendo: “Questo popolo Mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da Me!”. – Eppure sarebbe ancora bene se si potesse
dire soltanto questo di tutti i cristiani romani. Ma qui si deve dire: questo
popolo Mi onora con chiese in muratura e torri, con suoni di campane, con organi
e ogni genere di pifferi, con campanelli e suoni, con pennacchi e nastri, con
incenso e ceri ardenti, in abbigliamenti dorati per denaro, per oro e per
argento, per vino e per arrosto in tutte le forme, ma con le labbra non si fa
molto. Per questo ci sono campane e altri utensili consacrati! A che pro ancora
consumar le labbra? Questo lo si fa per l’apparenza solo un po’ in latino, e
non si occupano più di chiedere se il cuore è vicino o lontano da Me. Infatti,
questo (popolo) non Mi conosce
e non Mi ha mai riconosciuto! – Oppure hanno forse cuori, anche muri e torri e
campane e organi e pennacchi e nastri, idoli dorati e ogni genere di opere
intagliate, e turiboli e acqua santa e ceri e lampadari e lampade, altari e
vestiari dorati e ogni genere di altri utensili consacrati? – Dove siete
arrivati voi pazzi, voi ciechi, voi poveri, voi morti tutti quanti? – Significa
questo, dunque, adorare Iddio in spirito e verità? – Svegliatevi una buona
volta, e non fate ancor peggio di come tempo addietro hanno fatto unicamente i
più tenebrosi pagani!» [D.d.C.
– II/175,9-11].
«Qualsiasi specie di preghiera fatta con le labbra è
un abominio al Mio cospetto! – Voi tutti siete figli del Mio cuore e fratelli
della Mia Anima; perciò, anche quando pregate, non fatelo soltanto con le
labbra alla maniera dei pagani e dei farisei, cioè con parole formate dalla
lingua, ma pregate come vi ho già detto, in spirito e verità, mediante le opere
viventi dell’amore a vantaggio del vostro prossimo. Allora ciascuna parola nel
Mio Nome sarà veramente una preghiera che Io esaudirò sempre e sicuramente,
mentre le parole e i sospiri delle labbra Io non li esaudirò mai!» [G.V.G.
– III/209,3-4].
«La vera preghiera consiste nel puro e sincero amore
per Dio, il Padre che è nei Cieli, e nello stesso amore per i vostri simili che
sono il vostro prossimo. Ogni altra preghiera non ha alcun valore, né dinanzi a
Dio né dinanzi a Me. Dio non ha mai insegnato agli uomini di onorarLo con le
labbra, mantenendo gelidi i cuori. Una simile preghiera e un tale sacrificio
sono un vero abominio dinanzi a Dio! Allo stesso modo, colui che non è capace
di pregare con il cuore, allora non preghi affatto, per evitare un
atteggiamento sconveniente. Dio non ha dato all’uomo i piedi, le mani, gli
orecchi e le labbra perché ne faccia degli strumenti di vuote e vane preghiere, ma al fine
della preghiera gli ha donato solo un cuore. Ciononostante, l’uomo può pregare
anche con i piedi, con le mani, con gli occhi, gli orecchi e con le labbra: con
i piedi può farlo quando va a visitare i poveri, per portar loro aiuto e
conforto, con le mani, quando le usa per soccorrere i sofferenti e i bisognosi;
con gli occhi quando guarda pietosamente e volentieri i poveri; con gli orecchi
quando ascolta di buon grado e con fattiva volontà la parola di Dio e non li
chiude alle suppliche dei poveri e miseri, e infine con le labbra quando non
sdegna di dare parole di consolazione alle vedove e agli orfani e di
intervenire nella misura delle proprie forze a favore dei prigionieri» [G.V.G. – II/111,4-6].
È un fatto
sperimentato che gli annunci dei profeti ammonitori siano sempre stati contrari
allo spirito del tempo, perciò anche la Nuova Rivelazione non lascia aperto
nessun dubbio sull’accettazione, o meglio, sul rifiuto della stessa. Su ciò si
legge:
«D’ora in poi, per quasi interi 2000 anni,
saranno suscitati innumerevoli veggenti e profeti, perché sorgeranno anche in
numero ancora più grande dei falsi profeti, e perfino dei falsi cristi
estremamente superbi, avidi di dominio e privi di ogni amore. Allora però
continueranno ugualmente anche i giudizi, e raramente vi sarà un sovrano che, a
causa della sua tenebrosità, non dovrà sottostare a un aspro giudizio assieme
al suo popolo. Verso la fine del tempo annunciato, Io susciterò anche dei profeti
sempre più grandi, e con questi si moltiplicheranno e si espanderanno anche i
giudizi. In quel tempo verranno grandi terremoti e tempeste molto devastanti,
grandi penurie, guerre, fame, pestilenze e ancora molti altri mali e, come Io
vi ho già detto in precedenza, la fede non sarà più tra gli uomini – ad
eccezione di pochissimi – e gli uomini diventeranno del tutto freddi nel gelo
della superbia umana, e un popolo si muoverà contro l’altro. Gli uomini saranno
anche ammoniti per mezzo di veggenti e di particolari segni nel firmamento, a
cui però soltanto i Miei pochi vi daranno importanza, mentre gli uomini mondani
considereranno tutto ciò solo come straordinari effetti della natura, e
sputeranno davanti a tutti coloro che ancora credono in Me. Su questo, però,
accadrà una rivelazione di eccezionale portata attraverso la Mia ripetuta
Parola discesa su questa Terra; ma a tale rivelazione procederà anche già un
grandissimo e durissimo giudizio e seguirà una cernita generale degli uomini
del mondo mediante il fuoco e il suo dardo, affinché Io stesso possa poi
erigere su questa Terra un ben diverso semenzaio per veri uomini, il che durerà fino alla fine dei tempi di questa Terra» [G.V.G.
– VI/150,14-17].
Che l’uomo di questa
Terra sia sempre stato esortato a credere in un Dio tramite profeti e guide
suscitati in ogni tempo, è necessario saperlo, per capire la storia dell’uomo
sotto l’aspetto del rapporto con il Cielo. Anche su questo punto la Nuova
Rivelazione ce lo riferisce, grazie a un colloquio dell’arcangelo Raphael con
un uomo al tempo di Gesù:
«Ed io posso assicurarti che Iddio, il
Verissimo, già dalle origini della vostra esistenza come nazione, per un
periodo di oltre mille anni si rivelò soltanto ai vostri anziani e patriarchi.
Per qualche tempo la cosa procedette perfettamente, ma quando gli anziani e
patriarchi ebbero acquisito troppa ricchezza e considerazione, essi, accanto ai
Comandamenti di Dio, cominciarono a stabilire le loro stesse massime e a
presentarle al popolo come rivelazione divina; e il popolo credette e le seguì.
Sennonché anche troppo presto le loro massime mondane cominciarono a sovrastare
e a ricacciare completamente indietro quelle divine, anzi a tal punto che tutte
le esortazioni e gli ammonimenti ai sacerdoti e ai patriarchi, fattisi
eccessivamente avidi e ambiziosi perché ritornassero sulle vie di Dio, rimasero
infruttuosi. Allora Iddio suscitò profeti e veggenti tra il popolo col compito
di ammonire tutti i grandi e potenti che si erano completamente allontanati da
Lui in seguito alle loro brame mondane, e che, con le loro massime del mondo,
avevano oppresso il misero popolo oltre ogni misura. Allora i grandi e potenti
misero le mani addosso ai profeti e all’inizio li fecero flagellare,
minacciandoli di pene ancora più grandi, qualora si fossero azzardati
nuovamente a presentarsi dinanzi a loro o al popolo a predicare in veste di
veggenti e profeti suscitati ed eletti da qualche vero Dio. Ma i profeti e i
veggenti operavano dei segni e predicevano cosa sarebbe toccato ai grandi e
potenti, qualora avessero persistito nel loro ateismo. Tuttavia neanche questo
giovò a nulla: i veggenti e i profeti furono incarcerati, torturati e messi a
morte. Molti invece presero la fuga, e lo Spirito di Dio li condusse in un
luogo dove nessuno sarebbe stato in grado di scoprirli. E questi costituirono
poi il gruppo dei Birmani» [G.V.G. – VII/106,2-5].
Nonostante le grandi
persecuzioni a cui furono soggetti i profeti e gli uomini inviati dal Cielo,
ciò non toglie la necessità di aver continuato a dare agli uomini di questa
Terra, in ogni tempo, delle rivelazioni, e queste in rapporto al tempo e alla
maturazione del popolo cui venivano date:
«Quando degli individui particolarmente desti
hanno così pensato molto, solo allora viene concesso che comincino a intuire
che deve esistere un Dio che fa sorgere tutto, ordina, mantiene e guida tutto.
Solo in questa maniera va poi sviluppandosi in via del tutto naturale il
riconoscimento di un Essere divino, onnipotente e immensamente buono e
sapiente. Una volta che l’umanità è giunta a un tale riconoscimento, solo
allora vengono concesse delle rivelazioni più vaste e delle norme più precise,
in base alle quali gli uomini cominciano già con maggior chiarezza e confidenza
a riconoscere l’Essere divino, pur conservando ampia libertà di accogliere come
verità tutte le rivelazioni avute, e di operare conformemente a tale verità,
oppure anche di non accoglierle e di non operarvi conformemente» [G.V.G. – VI/204,8-9].
«[…] ma quando sarà venuto il tempo opportuno, Io
stesso farò conoscere dettagliatamente tutte queste cose agli uomini, quando
cioè questi saranno in grado di sopportare delle rivelazioni più profonde»
[G.V.G. – VI/207,14].
«Sennonché gli uomini di questa Terra sono
destinati a diventare figli di Dio liberi e del tutto indipendenti, e quindi
devono essere guidati in modo che la loro volontà, necessariamente liberissima,
non subisca neppure la minima costrizione da parte di qualche spirito più
potente, bensì devono essere guidati esclusivamente per mezzo delle rivelazioni,
degli insegnamenti e di leggi esteriori, affinché possano da soli, con la loro
libera volontà, afferrare il vero e il buono che viene loro insegnato, e poi
rendersi conformemente operosi per loro stessa libera
decisione» [G.V.G. –
VI/225,7].
Certamente, per chi
non è al corrente di alcuna rivelazione, sarà ben difficile che riesca ad
accettare per vero qualcosa che non provenga dalla Bibbia, così come ci sono
sempre stati dissidenti della Sacra Scrittura che hanno contestato perfino tali
rivelazioni accettate da una gran massa dell’umanità cristiana. Allo stesso
modo, per ciò che riguarda la Nuova Rivelazione, anch’essa ha attraversato e
continuerà ad attraversare dinieghi e giudizi sommari; ma questo accade perché
ciascuno è disposto diversamente dagli altri, difendendo il suo credo religioso
sia dall’origine della propria anima, sia dalla sua formazione religiosa, e sia
dal lavoro fatto per crescere spiritualmente nel mettere in pratica i
Comandamenti. Chi non è iniziato nei misteri dello spirito, anche se legge la
Parola dall’Alto non accetterà la possibilità che Dio possa parlare agli
uomini, e quindi nemmeno che tutto ciò che ci è stato dato nella Nuova
Rivelazione tramite Lorber era già stato preannunciato. Anche questo fu
rivelato duemila anni fa agli apostoli:
«Ugualmente susciterò di quando in quando
degli uomini ai quali metterò nella
penna, attraverso il loro cuore, tutto ciò che succede e viene detto in questa
Mia presenza. E allora, in una maniera molto ingegnosa, ben nota agli
uomini di quel futuro tempo, ciò che sarà scritto una volta potrà essere
moltiplicato in molte migliaia di esemplari uguali nel brevissimo tempo di
alcune settimane, e così potrà essere divulgato tra gli uomini. E poiché gli
uomini di quel tempo saranno quasi tutti ben capaci di leggere e scrivere,
allora leggeranno bene anche da sé i nuovi libri e li potranno capire» [G.V.G. – IX/94,4].
*
L’Essenza di
Dio
L’Essenza di Dio è
Amore, come lo espresse Paolo ai Corinzi: "L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si
vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il
proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode
dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa,
spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno" [1° Corinzi 13,4-8],
e nelle rivelazioni a Lorber è confermato magnificamente:
«Dio, in Sé, quale Padre, nella Sua Essenza
fondamentale-originaria è, appunto, Amore, e con ciò la Vita stessa, dato che
l’Amore e la Vita sono la medesima cosa. Chi dunque ha in sé l’amore per Dio,
il quale solo costituisce l’elemento vitale, ha pure in sé la vita vera, divina
ed eterna; chi invece non ha un simile amore, è in sé morto. La sua vita non è
che una vita apparente, e per conseguenza è sotto un giudizio, finché non abbia
destato spontaneamente in sé l’amore per Dio e non l’abbia vivificato mediante
una propria attività» [G.V.G.
– VI/75,10].
«Il solo vero e unico Dio è, in Sé e da Se stesso, uno Spirito purissimo ed
eterno, dotato del più alto grado di coscienza di Se stesso, della più profonda
e illuminata Sapienza, e di quella potente Volontà alla quale niente è
impossibile» [G.V.G. – IV/74,5].
«Considerato che tu sei un vero filosofo
secondo Platone, Socrate e Aristotele, vedo che in parte dovrò parlare con te
alla loro maniera, affinché tu possa comprenderMi più facilmente. Vedi, tra
l’essere “fin dall'eternità”, il “prima”
e “l'adesso” non c'è proprio alcuna differenza nel Mio sussistere come nel Mio
Essere e nella Mia Esistenza per quanto concerne il Mio Io puramente divino. E
se non fosse così, in verità, in questo Mio corpo umano non avrei né forza, né
alcun potere sul complesso della Creazione naturale, perché tutto il Creato,
assieme al suo tempo e al suo spazio, sta unicamente in rapporto soggettivo di
fronte a Me che sono il suo Oggetto; infatti, tutto è proveniente da Me, e non
Io dal tutto. Per conseguenza Io sono sempre il solo e unico Oggetto precedente
e preesistente, dunque eterno, e non posso mai, in nessun luogo, trovarMi in un
rapporto di soggettività di fronte alla creatura. Tuttavia, poiché tutto,
appunto, esiste fuori da Me, e poiché grazie alla Mia Volontà Io costituisco la
parte più intima di tutte le cose quale Principio che conserva, guida, conduce,
ordina e anima ogni cosa creata, ne consegue che Io rappresento pure dal punto
di vista della Mia Volontà e della Mia Sapienza anche un Soggetto, e sono
quindi l'Alfa e l’Omega, ovvero il Principio e la Fine, come pure il Primo e
l'Ultimo in ogni creatura. In seguito a tale Mia Proprietà oggettiva e nel
contempo soggettiva in tutto quanto è creato, Io posso benissimo sussistere qui
tra di voi quale Uomo secondo la Potenza della Mia Volontà e della Mia
Sapienza, e allo stesso tempo essere e rimanere l'Oggetto eterno, l’Unico
vivente e creante di fronte a tutte le creature. Nondimeno, come sono
attualmente un Soggetto in forma umana di carne, Io stesso sono inferiore e
sottoposto al proprio, vero ed eterno Oggetto in Me, quantunque appunto, per effetto
della Mia rigida sottomissione allo Stesso, Io sia assolutamente e pienamente
una cosa sola con l'eterno Oggetto, poiché senza una simile rigida soggettività
di questa Mia attuale Personalità esteriore, un’unione tanto assolutamente
intima non sarebbe mai possibile. E questo lo produce il Mio incommensurabile
Amore per l'Oggetto e il Suo Amore altrettanto incommensurabile per Me, e così
Io e il Padre siamo un solo Amore, una sola Sapienza, una sola Volontà, una
sola Vita e una sola Potenza, e altre all'infuori di queste non ce ne sono, né
ci possono essere in tutta intera l'infinità eterna. Dunque, Mi trovo presente
qui, così come sono nel tempo e nello spazio, e nello stesso tempo anche al di
fuori del tempo e dello spazio. Che Io sussista ora qui con voi nello spazio e
nel tempo, lo potete constatare con i vostri sensi; ma che nel contempo
sussista, dal punto di vista del Mio intimo, anche al di fuori del tempo e
dello spazio, questo ve lo provano le Mie opere che Io non potrei compiere
qualora Mi trovassi con il Mio elemento divino soltanto nel tempo e nello
spazio. Infatti, quanto esiste nel tempo e nello spazio è e resta eternamente e
continuamente limitato, e conseguentemente non è perfetto, mentre soltanto ciò
che sussiste al di fuori del tempo e dello spazio è in tutto e per tutto
illimitato e quindi perfetto» [G.V.G.
– IV/31,2-9].
*
La trinità
di Dio
Un'altra dottrina
diffusa ampiamente tra le chiese cristiane cattoliche e ortodosse, oltre che
tra quelle storiche riformate come nella luterana, la calvinista e l’anglicana,
seppur con delle piccole varianti, riguarda la trinità di Dio. Una dottrina che
nell’ambito del cattolicesimo arriva al punto di assegnare una festa solenne la
domenica successiva alla Pentecoste, denominata ‘La Santissima Trinità’. Di
parere opposto sono altre comunità dei credenti, tuttavia è curioso il fatto
che, seppur dichiarato come ‘dogma’, viene spiegato con la conosciuta frase:
“…tre persone ben distinte ma della stessa sostanza”. A un tale mistero
dichiarato, non potevamo non trovare precise spiegazioni tramite il mistico
Lorber, e nei numerosi volumi del "Grande Vangelo di Giovanni" che,
come già è stato detto, rappresentano "la rivelazione del Nuovo
Testamento". In diversi punti viene spiegata l’unicità di Dio in modo inequivocabile.
Vediamone uno:
«Quello che
sentirete ora, per il momento tenetelo per voi e non palesateMi prima del
tempo! […] Il Padre, Io come Figlio e lo Spirito Santo siamo una e la stessa cosa
dall’eternità. Il Padre in Me è l’eterno Amore, e come tale il Fondamento
originario e la vera e propria Sostanza originaria di tutte le cose che
riempiono l’intera eterna infinità. Io come Figlio sono la Luce e la Sapienza
che provengono dal Fuoco dell’eterno Amore. Questa Luce possente è l’eterna
perfettissima Coscienza di Sé e la chiarissima Conoscenza di Sé di Dio e
l’eterna parola in Dio, attraverso la quale è stato fatto tutto quello che c’è.
Ma affinché tutto questo possa essere fatto, occorre anche la potentissima
Volontà di Dio, e ciò è appunto lo Spirito Santo in Dio, mediante il quale le
opere e gli esseri ottengono la loro piena esistenza. Lo Spirito Santo è la
grande Parola pronunciata: “Sia fatto!”, ed ecco esserci ciò che l’Amore e la
Sapienza in Dio hanno deciso. E vedete, tutto questo c’è ora in Me: l’Amore, la
Sapienza e ogni Potenza! E così c’è un solo Dio, e sono Io, ed ho preso qui un
corpo al solo scopo di poterMi rivelare meglio, nella vostra forma personale – come avviene proprio adesso – a voi uomini di
questa Terra che ho creato completamente a Mia somiglianza, dalla Sostanza originaria del Mio Amore. Che comunque anche voi
abbiate in voi stessi la medesima triade, totalmente a Mia somiglianza come
l’ho Io stesso, vi sarà mostrato subito in modo del tutto chiaro. Vedete,
ciascun uomo ha in sé un amore, e in seguito a tale amore anche una volontà;
infatti, l’amore in se stesso è un bramare ed esigere, e nel bramare ed esigere
sta appunto la volontà. Ciò è proprio anche di tutte le piante e di tutti gli
animali, e sotto un certo aspetto anche dell’altra materia. Amore e volontà li
ha perfino il più rozzo e incolto degli uomini. Ma che cosa ne ottiene? Egli procede solo al soddisfacimento dei suoi
bisogni più bassi e materiali che, istintivamente, dal suo rozzo amore, si
traducono in volontà, dalla quale la sua intelligenza non coglie altro che una
nebbia oscura. Guardate gli effetti prodotti da tali uomini se non sono molto
peggiori di quelli che producono gli animali, il cui amore e volere sono
guidati da un influsso superiore! In tutt’altro modo stanno invece le cose
riguardo all’amore e alla volontà in quegli uomini la cui intelligenza è
divenuta una chiara luce. Tale intelligenza allora illumina completamente
l’amore e la sua volontà, e così tutto l’uomo. Solamente allora l’amore
fornisce i mezzi puri, cioè la luce – ovvero la sapienza – che ne predispone
l’ordine, e la volontà li mette in opera. Ma l’uomo, avendo anch’egli in sé una
tale facoltà a somiglianza di Dio, consiste per tale motivo di tre uomini,
oppure è un solo uomo?» [G.V.G.
– VI/230,2-10].
«Vedete!
Dio, Spazio ed Eternità sono di nuovo simili ai tre concetti di Padre, Figlio e
Spirito Santo. Il Padre è inces-santemente Amore, e dunque è un’eterna tendenza all’esistenza
più perfetta mediante la forza dell’eterna Volontà nell’Amore. Lo Spazio,
ovvero il Figlio, è ‘Esistenza’, che anch’essa, eternamente uguale, proviene
dall’eterna tendenza dell’Amore; infine, l’Eternità ovvero lo Spirito, quale
infinita forza originaria nel Padre e nel Figlio, è il moto e l’attuazione
delle tendenze dell’Amore nel Figlio» [G.V.G. – VIII/28,9].
*
La trinità dell’uomo
[Paolo, 1°. Tess. 5,23]: “Il vostro spirito, la vostra anima e il vostro corpo, restino
immacolati fino alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. – La Nuova
Rivelazione fa distinzione, come pure l’apostolo Paolo, tra spirito, anima e
corpo dell’uomo, mentre la Chiesa cattolica oggi parla solamente di corpo e di
anima. Questa bipartizione non rappresenta veramente nessuna opinione
dottrinale ex cattedra. Il testo della Nuova Rivelazione si trova anche in
concordanza con il Vecchio Testamento. Mosè nella Genesi distingue lo spirito
animico (ruach), cioè la forza dell’anima appartenente e incline allo spirito,
e il corpo animico (nephesch), in pratica quello vitale, il principio di vita
naturale spirituale nell’uomo terreno. Per la maggior parte degli insegnamenti
della Chiesa primitiva, l’uomo consiste di corpo, anima e spirito, come lo
rileva Hans Urs von Baltasar. Da Paolo fino ad Agostino, da tutti i mistici
fino anche a tutti gli ispirati teologi agostiniani del medioevo, hanno
ripetutamente evidenziato la differenza tra spirito e anima, senza venire in conflitto
con l’inquisizione. Il teologo cattolico, Prof. Alois Mager OSB osserva – come
occasionalmente si legge – "…che la tripartizione non fu soppressa al concilio di
Costantinopoli nell’anno 869, ma che soltanto Papa Pio IX si espresse nel 1857
contro una distinzione dell’anima e spirito". Quest’asserzione non fu tuttavia una decisione
piaciuta ex cattedra.
Santa Teresa
d’Avila, che rappresenta una pietra angolare nella storia del misticismo
cattolico, nei suoi scritti presuppone la differenza tra spirito e anima come
molto conosciuta. Allo stesso modo, dell’anima e dello spirito ne parla anche
il mistico Giovanni della Croce. – Il Prof. Mager OSV confessa: "Da anni ho la
convinzione della trilogia: corpo, anima, spirito […] e solo lo spirito, che è
completamente immateriale, continua a vivere".
E in un certo senso
è proprio così, come la Nuova Rivelazione lo insegna:
«Solamente una piccola Scintilla nel centro dell'anima è ciò che si chiama
‘Spirito di Dio’ e che costituisce la vera e propria vita. Questa piccola
Scintilla deve essere nutrita con del cibo spirituale che è la pura parola di
Dio. Attraverso questo cibo la piccola Scintilla nell'anima diventa più grande
e possente, trae infine a sé la forma umana dell'anima, compenetra alla fine
del tutto l'anima e quindi trasforma l'intera anima nella sua essenza; poi
sicuramente l'anima stessa diventa completamente vita, ed essa si riconosce per
tale in tutta la profondità delle profondità» [G.V.G. – III/42,6].
«In ogni oggetto, se solo volete farvi un po’ attenzione, e così pure in
ogni cosa, voi
osservate una distinguibile triplicità. La prima cosa che vi cade sotto gli
occhi è sicuramente la forma esterna; infatti, senza di essa nessun oggetto e
nessuna cosa sarebbero pensabili e neppure avrebbero esistenza. La seconda
caratteristica, invece, una volta che ci sia la prima, è evidentemente il
contenuto degli oggetti e delle cose; infatti, anche senza di questo, essi non
ci sarebbero affatto e non avrebbero neppure forma o aspetto esteriore. Qual è
dunque ora la terza caratteristica per l’esistenza di un oggetto o di una cosa,
altrettanto necessaria quanto la prima e la seconda? Vedete, essa è una forza
interiore, insita in ogni oggetto e in ciascuna cosa, che per così dire, tiene
insieme il contenuto degli oggetti e delle cose e ne stabilisce la vera e
propria natura. E poiché proprio questa forza stabilisce il contenuto e così
anche la forma esterna degli oggetti e delle cose, così essa è anche l’essenza
fondamentale di ogni esistenza di qualunque genere, e senza questa forza, un
essere, un oggetto o una cosa sarebbero tanto poco immaginabili, quanto lo
sarebbero se fossero senza contenuto e senza forma esteriore. Vedete ora che le
tre parti che ho elencato sono sicuramente di per sé ben distinguibili, poiché la
forma esterna non è il suo stesso contenuto, e il contenuto non è la forza
stessa che lo condiziona. E tuttavia le tre parti che ho elencato sono
pienamente una cosa sola. Se, infatti, non ci fosse la forza, non ci sarebbe
neppure un contenuto e sicuramente neppure una forma dello stesso. – Ritorniamo
ora alla nostra anima! L’anima deve intanto avere, per una sicura e determinata
esistenza, una forma esterna, e precisamente quella di un uomo. La forma
esterna è dunque ciò che noi chiamiamo ‘corpo’, o anche ‘carne’; che questa sia
ancora materiale, spiritualizzata o sostanziale, ciò è qui del tutto
indifferente. Essendoci dunque l’anima quale uomo secondo la forma, essa avrà
anche un contenuto corrispondente alla forma esterna. Questo contenuto o corpo
interno dell’anima è la sua natura vitale stessa, dunque è esso stesso
‘l’anima’. Ma se c’è tutto questo, c’è anche la forza che condiziona l’intera
anima, e questa forza è ‘lo spirito’ che alla fine è tutto in tutto, poiché
senza di esso non ci potrebbe essere assolutamente una pura sostanza, e senza
questa neppure un corpo e quindi nemmeno una forma esterna. Sebbene però le tre
ben distinguibili personalità nel complesso siano solo un unico essere, devono
tuttavia necessariamente essere denominate e riconosciute come singolarmente
distinguibili. Nello spirito o nell’essenza eterna sono insiti l’amore come
forza che tutto causa, la somma intelligenza e la volontà vivente e salda;
tutto questo, insieme, produce la sostanza dell’anima e le conferisce la forma
o la natura del corpo. Una volta che ci sia l’anima, ovvero l’uomo secondo la
volontà e secondo l’intelligenza dello spirito, lo spirito si ritira nella
parte più interiore e dà all’anima – ormai esistente secondo la più intima
volontà e secondo la più intima intelligenza dello spirito stesso – una volontà
libera, come da esso separata, e una libera intelligenza, in certo qual modo
autonoma. L’anima si appropria così di tale intelligenza in parte attraverso i
sensi percettivi esterni, e in parte attraverso la propria percezione
interiore, e poi la perfeziona in modo tale, come se la libera intelligenza
perfezionata fosse opera sua. Proprio in conseguenza di questo stato,
necessariamente così configurato in cui l’anima si sente come separata dal suo
spirito, l’anima è anche atta a ricevere una rivelazione, sia esteriore che
interiore. Se essa riceve tale rivelazione, se l’accoglie e se agisce di
conseguenza, con ciò l’anima comincia anche a unificarsi col proprio spirito, e
quindi trapassa poi anche, sempre di più, nell’illimitata libertà dello
spirito, sia riguardo all’intelligenza, sia alla libertà di volere, appunto,
secondo la luminosissima intelligenza, così come trapassa anche nella forza e
nella potenza di poter effettuare tutto ciò che riconosce e vuole. Da questo,
però, voi potete di nuovo riconoscere che l’anima – come pensiero dello spirito
trasformato in sostanza viva, pensiero che in fondo è lo spirito stesso – può
tuttavia in certo qual modo essere vista e considerata come una seconda entità
proveniente dallo spirito, senza per questo essere qualcos’altro che non sia lo
spirito stesso. Che infine l’anima, come individuo, appaia anch’essa rivestita
di un corpo esterno, che in un certo qual modo compare come una terza
personalità, ciò ve lo mostra l’esperienza quotidiana. – Il corpo serve
all’anima come rivelazione esterna del suo intimissimo spirito, ed ha lo scopo
di rivolgere verso l’esterno l’intelligenza e la libera volontà dell’anima, di
limitarle, e soltanto poi di cercare e infine trovare con certezza l’interiore
illimitatezza dell’intelligenza e della volontà e la vera forza di tale
volontà, e diventare con ciò un’unità – infinitamente glorificata e pienamente
e individualmente autonoma – con l’intimissimo spirito che è sempre lui stesso
quale l’unico qualcosa e il radicale essere dell’uomo. Poiché è sperabile che
voi ora da questa Mia spiegazione siate costretti a scorgere che l’uomo in sé e
per sé – così come anche in grado subordinato qualunque altra cosa – consiste
di una certa distinguibile triade, così, in conclusione di questa
importantissima delucidazione e discussione, vogliamo passare alla stessa
Natura trinitaria di Dio, affinché possiate scorgere lucidamente e chiaramente
perché Io, a motivo della superiore e interiore Verità vivente, vi ho dovuto
ordinare di battezzare, cioè fortificare, nel Nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, quegli uomini che credono in Me e che hanno accolto nei
fatti la Mia Dottrina. E così state ancora ben attenti a quello che ora
sentirete dalla Mia bocca per il più vero completamento dell’insieme! Vedete,
la Scrittura dei profeti, come ormai sapete tutti molto bene, dice e spiega che
Io, di nome Gesù, Cristo – detto anche Figlio dell’uomo – sono il vero Dio,
sebbene Dio venga indicato e nominato con diversi nomi, cioè come Padre, come
Figlio e come Spirito! E tuttavia Dio è solo un’unica Gloria personale nella
forma perfettissima di un Uomo. Ora però a voi è già noto che l’anima, il suo
corpo esterno e il suo intimissimo spirito sono così uniti da formare un unico
essere, ovvero, per così dire, alla fine un’unica sostanza individuale, e
tuttavia fra loro sono tre e ben distinguibili. Così altrettanto sono appunto
uniti il Padre, il Figlio e lo Spirito, come insegna anche chiaramente la
citata Scrittura degli antichi padri e dei profeti. Davide disse una volta che
la sua anima, il suo corpo e il suo spirito avrebbero voluto essere trovati
irreprensibili davanti a Dio. Ma se le parole del vecchio, saggio re suonavano
così, non potrebbe anche qui esprimersi e domandare: “Come? L’uomo consiste
dunque di tre persone, o di tre uomini?”. Ma se già questo non è ammissibile
per l’uomo, in cui per la sua formazione e per il vero completamento della sua
vita la scissione dei suoi tre è tuttavia necessariamente presente in modo
molto sensibile, come potrebbe allora proprio Dio, che in Sé fin dall’eternità
è solamente Uno e sommamente completo, essere diviso in tre diverse persone o
addirittura in tre dèi?» [G.V.G.
– XIII/25].
*
Il polo
opposto di Dio
Quante volte davanti
alla riflessione dell’esistenza del male, ci si chiede se anch’esso possa
essere un’emanazione della Sua volontà, e se sì, com’è potuto accadere che la
sua esistenza, così opposta al bene, tanto che sulla nostra Terra è così
evidente e trascina nelle sue nefandezze uomini e talvolta interi popoli a
opprimere, razziare e distruggere ogni cosa e la stessa vita del prossimo, sia
stata concessa e continui a persistere. E così, alla fine, perfino gli uomini
che guidano i gruppi religiosi si domandano “C’è in Dio il polo opposto? Anche
su questo argomento ci viene fornita un’ottima risposta:
«Ma poiché Dio è l’unico Creatore di tutte le
cose e all'infuori di Lui non vi è altro Dio in nessun altro luogo, allora è
anche chiaro che tutto ciò che proviene dalla Sua mano, impossibile possa
essere altro che solo buono e perfetto. Tutti gli spiriti provengono da Lui,
puri e buoni, come lo è Lui stesso. Tuttavia a questi Egli ha dato la
pienissima libertà della volontà alitata in loro, di conseguenza essi potevano fare
tutto ciò che volevano. E per insegnar loro l'uso di questo dono, ha dato col
più libero volere, attraverso Lui stesso, anche leggi santificate che potevano,
o rispettare, oppure anche non rispettare. E guarda, tutti osservarono le
leggi, eccetto uno! Quest'unico e primo, dotato della più grande Luce di
conoscenza, rifiutò le leggi di Dio per sua libera volontà e reagì contro di
queste, non badando alle conseguenze! Questo spirito invertì quindi in sé
l'Ordine divino, a mezzo della sua libera volontà alitata a lui da Dio. In
questo modo egli, di fronte a quegli spiriti che non hanno abusato della loro
altrettanto libera volontà, è diventato opposto all’Ordine e, per se stesso,
cattivo e malvagio. E dovette poi, costretto da se stesso, allontanarsi dalla
comunità, fino a quando non ritornerà volontariamente ed entrerà in
quell'Ordine che il Signore ha dato egualmente a tutti gli spiriti, vale a
dire, l'Ordine dell'Amore» [V.M. – 198,8-10].
«(domanda Cirenio): “Che
cosa e chi è veramente Satana, chi e che cosa sono i suoi accoliti che vengono
chiamati demoni?”. – (risponde Gesù): “Anche questo argomento, a volerlo sviscerare
a fondo, è per la tua capacità di comprensione alquanto prematuro, però, per
illuminare te e tutti voi modestamente anche a questo riguardo, Io voglio
tuttavia fornirvi una breve spiegazione adatta al vostro intelletto; dunque
ascoltateMi! Vedete, tutto quello
che è, che sussiste e, in qualche modo ha esistenza, può essere, sussistere o
avere una qualche esistenza, se non a causa di un erto continuo conflitto. Ogni
esistenza, non eccettuata quella divina, ha in sé degli opposti, come negativi
e affermativi che stanno sempre l’uno contro l’altro, come il freddo e il
caldo, la tenebra e la luce, il duro e il molle, l’amaro e il dolce, il pesante
e il leggero, lo stretto e il largo, l’alto e il basso, l’odio e l’amore, il
male e il bene, il falso e il vero, la menzogna e la verità. Non vi è forza che
possa in qualche modo manifestarsi qualora non le si opponga una controforza.
Immaginatevi un uomo che abbia la forza di mille Golia, tale dunque da poter
affrontare un intero esercito di guerrieri. Ma a che cosa gli gioverebbe tutta
la sua forza se lo si collocasse come le nuvole nello spazio libero dell’aria?
Vedete, la brezza più leggera, capace appena di muovere una foglia qui sul
terreno, avrebbe il potere di spingerlo, nonostante tutta la sua forza e
robustezza, continuamente nella medesima direzione in cui la stessa brezza
spira. Ma affinché il gigante possa fare uso efficace della sua forza, egli
deve anzitutto avere un terreno solido che lo sostenga e che gli serva da
solido appoggio. Dunque, il terreno rappresenta già un opposto al nostro gigante, poiché, per
esercitare la propria forza gli è necessaria la libertà di movimento e, oltre a
ciò, anche una solida situazione di
stallo per l’appoggio sul quale poter entrare in rapporto con lo stato di
solida quiete dell’appoggio o del terreno, e quindi, associando alla propria,
la forza di quiete del terreno al quale si appoggia, e poter tenere fronte a
qualsiasi movimento d’attacco contro di lui» [G.V.G. – II 228,2-8]
«Con
questo esempio, che speriamo sia stato esposto con sufficiente evidenza, si
spiega con chiarezza il perché un essere senza un contro-essere sarebbe come se
non esistesse affatto, nello stesso modo in cui anche la forza del nostro
gigante sospeso nello spazio libero dell’aria non potrebbe avere nessun effetto
corrispondente ad una causa […]. Di conseguenza questo rapporto deve esistere
nella giusta misura in tutto ciò che è, altrimenti sarebbe assolutamente come
se tutto ciò che è non fosse! E sempre per questa ragione anche la
perfettissima esistenza di Dio in se stessa deve comprendere, sotto ogni
aspetto, gli opposti sviluppati in sommo grado, senza i quali non ci sarebbe
assolutamente nessun essere. Questi opposti si trovano in permanente stato di
lotta fra di loro, ma sempre in modo tale che la continua vittoria di una forza
sia sempre d’aiuto all’altra forza, che in un certo qual modo è vinta, così
come abbiamo visto quando si parlò della vittoria riportata dal terreno rigido
sulla forza agente del nostro gigante. Ora, avendo Dio un giorno voluto creare
fuor da Sé degli esseri liberi simili a Lui, allora Egli dovette evidentemente
fornire anche ad essi appunto gli opposti in contrasto fra loro, che Egli da
ogni eternità possedeva e doveva possedere in Se stesso nelle proporzioni
naturalmente migliori e più puramente ponderatissime, altrimenti Egli di certo
non sarebbe stato mai operante. Dunque, gli esseri vennero interamente plasmati
secondo la Sua immagine e somiglianza, e perciò alla fine dovette esser
loro necessariamente conferita anche la capacità di consolidarsi tramite la
lotta degli elementi che si oppongono tra di loro e, da Dio, riposti negli
esseri stessi. Ad ogni essere furono dati, come cosa perfettamente propria,
quiete e moto, inerzia e senso di attività, tenebre e luce, amore e ira,
violenza e dolcezza e mille altri svariati elementi; ci fu un solo divario e
precisamente nella misura. In Dio tutti gli opposti erano già dall’eternità
nell’ordine supremamente migliore; negli esseri creati, invece, questi dovevano
raggiungere l’ordine dovuto, come per propria iniziativa, mediante la libera
lotta, cioè mediante la nota attività spontanea. […] Una simile forza, poi, resasi così in tutto prigioniera di se stessa,
deve naturalmente anche avere sempre la tendenza di catturare in sé
continuamente ancora più forze, per rendere se stessa più libera nella sua
dolorosa esistenza prigioniera. E vedete, questo è appunto quello che viene
chiamato “Satana” e “Diavolo”. – Satana è una grande personalità ed è
corrispondente alla quiete troppo rigida e all’inerzia, poiché questa prima
grande personalità creata per prima, volle riunire nella propria entità tutte
le altre forze; ed è per questo che in se stessa è diventata morta e incapace
d’azione. Nondimeno, le altre forze vinte in lei, non sono tuttavia immerse
nella quiete completa, ma vanno continuamente esplicando un’attività e, con
ciò, si personificano come (entità) indipendenti. Nondimeno, attraverso questa
attività esse animano l’essere fondamentale come di una vita apparente, e
questa vita poi è evidentemente solo una vita illusoria, in confronto a una
vera libera vita» [G.V.G. – II/ 229,1-12].
«Anzi, come sapete,
nelle creature destinate a rendersi libere e indipendenti e dotate di libera
volontà, come particolarmente negli angeli e negli uomini di questa Terra, Dio
deve porre perfino lo stimolo a contravvenire all'Ordine, affinché su tale
base, per i soprannominati, possa essere creata in maniera perfetta la premessa
per una decisione assolutamente spontanea ad un'attività veramente libera
nell’uno o nell'altro senso. Ma da tutto ciò emerge ben chiaramente che il
massimo disordine possibile deve essere noto a Dio altrettanto quanto lo è
l'Ordine buono, vero e vivente. » [G.V.G. – IV/158,5].
«Tutto ciò che si
chiama mondo e materia, è un principio invertitore che sempre e necessariamente
contrasta col vero Ordine spirituale fissato da Dio, poiché in origine esso
dovette essere posto nell'idea animata – collocata fuori da Lui come un essere
indipendente e ben costituito – con la funzione di stimolo contrario atto a
destare la libera volontà nella stessa idea animata; ed è per questo che tale
principio invertitore deve essere considerato come la vera zizzania sul campo
della vita, la sola vera e spiritualmente pura. Nondimeno, anche se la zizzania
è originariamente una necessità che permette la constatazione di una vita
spirituale completamente libera, tuttavia questa zizzania deve pure essere alla
fine riconosciuta come tale dall'uomo creato libero, e deve essere
spontaneamente espulsa da lui, perché non gli è possibile poter continuare. La
rete è anche un mezzo necessario per pigliare i pesci, ma chi sarà colui che la
getterà nell'acqua per estrarla poi nuovamente senza però l'intenzione di
togliere i pesci, ma per la rete in se stessa, per metterla al fuoco,
arrostirla e gustarla come una vivanda? La rete è dunque necessaria soltanto
per la pesca, ma una volta che con essa si sono pescati e tirati fuori i pesci
dall'acqua, e questi sono stati disposti nella dispensa, allora si mette la
rete da parte e si utilizza il prodotto della pesca. Per conseguenza è chiaro
che lo stimolo alla trasgressione della legge deve esserci, perché esso è un
ridestatore delle facoltà di riconoscimento e un suscitatore della libera
volontà. Esso riempie l'anima di diletto e di gioia finché questa, pur
riconoscendo bene lo stimolo, non gli si rende soggetta, anzi lo combatte
sempre con quella stessa libera volontà che venne in lei destata e ravvivata
appunto dallo stimolo; allora l'anima libera se ne serve quale un mezzo, ma non
vede in essa uno scopo raggiunto o da raggiungersi. Così l'otre non è mai la
stessa cosa del vino, ma soltanto un recipiente per la conservazione del vino.
Ora, chi sarà tanto stolto da addentare l'otre e gustarlo perché è allettato
dal gradevole odore, mentre dovrebbe pur sapere che basta aprire l'otre nel
punto a ciò destinato per spillare il vino vero e proprio? La zizzania, ovvero
lo stimolo alla trasgressione della legge, è per conseguenza qualcosa di
subordinato, e non deve mai e poi mai diventare una cosa principale; chiunque
vuol fare della cosa più subordinata una principale, è simile ad un pazzo che
vuole saziarsi con le pentole in cui cuociono buone vivande, gettando però via
le vivande stesse!» [G.V.G. –
IV/104,2-7].
«In un mondo dove si
tratta di allevare ed educare gli uomini perché diventino autentici,
perfettissimi figli di Dio, essi, accanto alla volontà liberissima e al
chiarissimo intelletto devono avere pure delle leggi date da Dio in cui si
esprime in maniera inequivocabile la Sua Volontà, Volontà che deve essere
accolta e messa in pratica da loro. Ma come potrebbero fare così se in loro non
vi fosse anche un incitamento altrettanto possente a contravvenire alle leggi
stesse? Ma è precisamente quest’impulso contrario che conferisce al volere
umano la più assoluta libertà e gli dona pure piena forza per resistere
all'impulso stesso e sostituire ad esso la riconosciuta Volontà di Dio. Io ti
dico: “Un uomo che non abbia in sé la piena capacità di divenire un
perfettissimo demonio, non potrà nemmeno diventare mai un figlio di Dio del
tutto simile a Lui”. Sarebbe ancora possibile l'infinito, se ci fosse una
qualche limitazione? Oppure, sarebbe Dio ancora assolutamente Onnipotente se vi
fosse, anche minimamente, una cosa che Egli non potesse creare? Oppure, può
essere Dio, meno Dio, per il fatto che, accanto alle erbe salutifere, ha creato
pure delle dannosissime piante velenose ed ha seminato molta zizzania accanto
al grano perché anch'essa possa prosperare come le piante nobili?» [G.V.G. –
VI/165,6-9].
*
Il controllo
dei propri pensieri
Tenere i propri
pensieri sotto controllo è di estrema importanza. Quando un pensiero vaga senza
meta e senza controllo, può essere preda di stimoli e forze che riescono ad
allontanare le energie positive verso altre che nulla hanno a che fare con il
divino. Per restare in armonia con il positivo, affinché si possa ricevere da
questo tutto l’aiuto possibile, sebbene invisibile, per andare avanti nella
nostra vita, allora è necessario avere il controllo di sé. Anche se il mare è
piatto, l’immobilità è solo apparente. La parte superficiale è quieta, ma nel
profondo persistono continue e inarrestabili correnti multi direzionali. Anche
su questo, una buona guida è il seguente:
«Tu sei una creatura dotata di un’intelligenza davvero terribilmente acuta,
e la critica che hai mosso contro l’ultimo Comandamento di Mosè è stata proprio
precisa! Sì, sì, i figli del mondo sono talvolta più perspicaci dei figli della
Luce; essi vedono spesso prima dei figli della Luce lo spigolo di una dottrina.
Eppure anche rispetto a questo Comandamento, nonostante la grande acutezza del
tuo intelletto, hai dato altrettanto dei colpi nel vuoto come hai fatto con gli
altri. Quando pensi quello che vuoi, con ciò non pecchi se il tuo cuore non
trova compiacimento in un pensiero non conforme al buon ordine. Se però cominci
a compiacerti di un cattivo pensiero, così facendo congiungi la tua volontà al
cattivo pensiero, spoglio di ogni amore per il prossimo, e a questo punto non
sei molto lontana dall’attuare un simile pensiero una volta che il tuo
compiacimento e la tua volontà gli abbiano dato vita, e qualora le circostanze
ti appaiano favorevoli e tali da permettere l’esecuzione dell’azione senza
pericolo esteriore. Perciò è estremamente importante che la luce purificata
dell’intelletto e della pura ragione controllino con saggezza i pensieri che
sorgono nel cuore umano, in quanto il pensiero è il seme dell’azione; ora
questo necessario e savio controllo dei pensieri non potrebbe davvero essere
espresso altrimenti in una forma tanto appropriata, quanto appunto dove Mosè
dice: “Non desiderare né questo né quello!”, poiché quando in te si è già molto
accentuata una brama, è segno che il tuo pensiero ha cominciato ad avere vita
grazie al tuo compiacimento e alla tua volontà, e allora dovrai lottare molto
se vorrai soffocare completamente in te un simile pensiero a cui ormai è stata
data vita. Come detto prima, il pensiero e l’idea sono certamente il seme
dell’azione, che è poi il frutto del seme! Però, com’è il seme, così sarà poi
anche il frutto! Tu dunque puoi pensare quello che vuoi, ma non dare mai vita a
nessun pensiero e a nessuna idea fino a farli diventare frutto, prima di averli
esaminati a dovere dinanzi al tribunale del tuo intelletto e della tua ragione!
Se il pensiero ha sostenuto la prova del fuoco e della luce, solo allora puoi
dargli vita fino a farlo diventare frutto, ovvero azione, e così puoi ben
coltivare in te la brama di qualcosa di buono e di vero; tuttavia non devi
desiderare qualcosa di non conforme al buon ordine che evidentemente va contro
l’amore per il prossimo! E in questo sta quanto Mosè ha espresso nel suo ultimo
Comandamento, dove lì non c’è davvero alcuna traccia, mai e da nessuna parte,
della contraddizione rispetto alle interiori funzioni della vita che tu
pretendi di aver riscontrato con l’aiuto del tuo perspicace rabbi. Ma cosa può
diventare, o cosa si può aspettare che diventi un uomo, se egli non impara già
per tempo ad esaminare i propri pensieri, a ordinarli e a separare da essi ciò
che è immondo, perverso e falso? Io ti dico che un tale uomo finirebbe col
diventare peggiore e più malvagio della più temibile e maligna bestia feroce! –
Dunque, tutto il valore della vita di un uomo sta nell’ordine buono e savio dei
pensieri! Se Mosè ha dato pure un Comandamento inteso a regolare i pensieri, i
desideri e le brame, può un rabbi, che si ritiene o che comunque dovrebbe
essere molto sapiente, insinuare di lui che non sia stato il genuino Spirito di
Dio a suggerirgli un simile Comandamento che, anzi, va preso nella massima
considerazione? Vedi, Mia cara figlia, quanto si è sbagliato in questo il tuo
rabbi!» [G.V.G. – VII/36].
*
La
contemplazione interiore di se stessi
È buona norma attuare la contemplazione
dell’intimo da parte dell’uomo, al fine di rendere necessario lavorare sul
proprio interiore, cioè porre attenzione su se stessi, sui propri impulsi e
sulle proprie reazioni, cioè osservare se
stessi come se si osservasse qualcuno esteriormente per comprendere il suo
comportamento più intimo. Senza una vera contemplazione di se stessi il più
possibile sincera e obiettiva, la strada verso la comprensione di sé, pur non
interrompendosi mai comunque, diventa più faticosa e irta di ostacoli. Qui di
seguito ci viene esposto cosa Gesù consigliò di fare spesso ai suoi discepoli:
«Ebbene, finché si farà mezzogiorno, qui all’ombra
fresca degli alberi ci accingeremo ad esercitarci alquanto nella contemplazione
interiore di noi stessi! Infatti, in verità Io vi dico: “Per l’uomo, nel suo
complesso, non vi è niente di più salutare della temporanea contemplazione ed
esame interiore del proprio essere! Chi vuole esplorare se stesso e misurare le
proprie forze, deve ogni tanto scrutare ed esplorare bene il proprio intimo”.
Dunque, poiché questa cosa è tanto necessaria, noi dedicheremo questa mattina a
tali esercizi; dopo pranzo ci recheremo un pochino al mare, e là vedremo cosa
ci sarà da fare! Ma alcuni, non sapendo come cominciare questo esame interiore
di se stessi, Mi domandarono spiegazioni, ed Io dissi loro: “Mettetevi
tranquilli e concentratevi in silenzio; sottoponete a un intenso esame tutta la
vostra attività passata, pensate alla ben conosciuta volontà di Dio e scrutate
se la vostra attività nei differenti periodi della vostra vita è stata conforme
ad essa. In questo modo vi sarete contemplati ed esaminati in voi stessi, ed
avrete opposto una barriera sempre più formidabile alla penetrazione di Satana
in voi. Infatti, non vi è cosa alla quale Satana dedichi cure tanto zelanti,
quanto ad impedire all’uomo, con vuote e ridicole manifestazioni esteriori, di
giungere a scrutare e a padroneggiare il suo intimo! Quando invece l’uomo ha
raggiunto con l’esercizio un certo grado di prontezza nell’esame del proprio
interiore, allora vede in sé molto presto e facilmente quali tranelli gli ha
teso Satana; così, avvertito il pericolo, può valorosamente opporsi sventando
simili tranelli, e può premunirsi con energia contro ogni possibile insidia
futura dello stesso nemico. Questa cosa è assai ben nota a Satana, e perciò
egli è sempre affannosamente occupato a distrarre l’anima dell’uomo con ogni
tipo di imbroglio per avvincerne l’interesse ai fatti esteriori; e se il gioco
gli riesce, diventa facilissimo per lui, procedendo per vie occulte, tendere
all’anima, inosservato, quanti tranelli lui vuole, e questa, infine, viene a
trovarsi tanto intrappolata da non poter più nemmeno pensare ad un’indagine
interiore di se stessa, e ciò è un male ben grave! Infatti, in questo modo
l’anima si separa sempre più dal proprio spirito e non può più destarlo; ora
questo è già il principio della seconda morte (spirituale)
dell’uomo. Perciò adesso sapete anche in che cosa consiste l’esame interiore di
se stessi; perciò raccoglietevi, e in silenzio dedicatevi a tale esercizio
finché sia giunto il mezzogiorno, e durante questo tempo non lasciatevi
distrarre né turbare da nessun avvenimento esteriore di qualunque genere sia!
Satana, infatti, non tralascerà certamente di inscenare l’uno o l’altro
spettacolo esteriore per tentare di distogliervi da quest’occupazione. Quando
tale cosa avverrà, ricordatevi che Io ve l’ho preannunciata, e tornate
rapidamente in voi stessi per completare l’esame iniziato!”» [G.V.G. – I/224,7-14].
*
La
Creazione spirituale primordiale
Una gran parte
dell’Opera si occupa di spiegare l’origine della vita spirituale che precedette
la Creazione dell’universo, poiché fu a causa di quelle legioni di esseri
spirituali, di cui una parte cadde deviata da Lucifero, che per la loro
salvezza seguì il loro confinamento negli elementi della creazione materiale,
nei soli, pianeti, satelliti e asteroidi. Le vitali scintille luciferine che a
poco a poco si liberano spiritualmente da tutta la materia, vengono guidate
gradualmente in alto secondo il saggio piano di Dio, vale a dire riconfinandoli
in una forma sempre più evoluta animicamente, iniziando dal regno minerale, poi
passando al regno vegetale e infine al regno animale, in cui restano relegate
fino alla méta finale, fino a quando potranno riunirsi all’anima dell’uomo.
Vediamo come:
«È perfettamente vero che su questa Terra
ogni vita è continuamente esposta agli attacchi di ogni tipo di nemici e deve
essere sempre pronta alla lotta per affermarsi come
vita, sennonché questa lotta è certamente riservata in via esclusiva alla
materia di questa Terra, materia giudicata dall’onnipotente Volontà di Dio, la
quale deve continuamente soffrire tantissimo affinché la sua essenza spirituale
interiore, che noi chiamiamo anima, si separi dalla materia allentata ed
ascenda a un più perfetto grado di vita. Vedi, tutta la materia di questa Terra
– dalla pietra più dura fino all’etere che sta molto al di sopra delle nuvole –
è sostanza animica, però si trova necessariamente allo stato giudicato e quindi
consolidato. Dunque, la sua destinazione è di ritornare all’esistenza libera,
puramente spirituale, non appena, appunto tramite questo isolamento, sia
arrivata all’indipendenza della vita. Tuttavia, per poter giungere a questa
libera esistenza mediante un’attività autonoma sempre più intensa, l’anima –
per rendersi libera dai lacci della materia – deve peregrinare, salendo,
attraverso tutti i possibili gradini della vita, e a ciascun nuovo gradino deve
rinchiudersi sempre, come una crisalide, dentro un corpo materiale con il quale
poi essa attrae a sé e si appropria di nuove sostanze vitali per aumentare la
propria attività. Quando un’anima in un determinato corpo, sia quello di una
pianta o di un animale, è giunta, dopo opportuna maturazione, al punto di
essere atta a salire su di un gradino superiore della
vita – ciò che il suo spirito ultraterreno proveniente da Dio distingue
in modo chiarissimo – allora il suo spirito ultraterreno che continua
costantemente l’opera della sua formazione, dispone affinché le venga tolto il
corpo ormai non più utilizzabile, così che essa, già dotata di intelligenze
superiori, possa formarsi un nuovo corpo nel quale l’anima stessa possa salire
in un tempo più o meno lungo attraverso l’attività, raggiungendo di nuovo una
maggiore intelligenza vitale e attiva. Questo procedimento segue il suo corso
fino al gradino uomo, dove poi, come già perfettamente libera, l’anima giungerà
– nel suo ultimo corpo – alla piena consapevolezza di se stessa, alla
conoscenza di Dio, all’amore per Lui e, con ciò, alla completa unione con il
proprio spirito ultraterreno, unione questa che noi chiamiamo ‘nuova nascita’ o
‘rinascita nello spirito’» [G.V.G. – VI/133,2-4].
Quindi, come abbiamo
già visto precedentemente, non si deve considerare un’evoluzione della specie
che persisterebbe nel suo stato modificando a piacimento le sue
caratteristiche, sebbene in un lunghissimo tempo come asseriscono i
ricercatori, ma un’evoluzione dell’anima che è innestata nel corpo di una
qualunque specie che, se nella sua vita in quella materia, o nel minerale o nel
vegetale o nell’animale, rispetta l’ordine del suo stato, servendo, allora non
appena la materia cesserà il suo compito, l’anima trasmigrerà in un’altra
materia, in un altro corpo di un'altra specie più evoluta, ed è questa –
l’anima – ad evolversi, e non la specie, cioè il contenitore materiale di
questa, le cui caratteristiche della specie restano tali.
*
La
procreazione dell’uomo
La morale dell’uomo
accettata dalla maggioranza dell’umanità, considera la nascita di un nuovo
essere umano come un dono e una benedizione di Dio, da accogliere sempre.
Tuttavia, sempre più spesso e per i più disparati motivi, questo dono non viene
considerato tale e diventa spesso un peso di cui disfarsi con l’aborto, autorizzando
il peggiore dei delitti dalle stesse leggi in vigore in moltissimi paesi. Chi
si dispone ad abortire, non si rende conto immediatamente a cosa va incontro,
ma solo dopo comprenderà il suo gesto, quando, a mente fredda, magari dopo
molti anni, con una consapevolezza più matura della propria vita, comincerà a
soffrire di rimpianti e a vivere spesso con dolore. Infatti, dal punto di vista
morale una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro
dovrebbe essere il frutto di un concepimento all’interno del matrimonio, poiché
la procreazione umana possiede delle caratteristiche specifiche in virtù della
dignità dei genitori e dei figli, cioè la generazione di una nuova persona
mediante la quale l'uomo e la donna collaborano con la potenza del Creatore,
procreazione che dovrebbe essere il frutto e il segno della mutua donazione
personale degli sposi, del loro amore e della loro fedeltà, quella fedeltà
nell'unità del matrimonio che deve comportare il reciproco rispetto del loro
diritto a diventar padre e madre soltanto l'uno con e attraverso l'altro, e il
loro figlioletto ha il diritto di essere concepito,
portato in grembo, messo al mondo ed educato nel matrimonio con la
collaborazione di entrambi. Tuttavia, sebbene dei nuovi strumenti tecnologici
ci consentono di osservare lo sviluppo del feto nel grembo della donna già
nelle prime settimane di vita, ben poco si può comprendere del perché la ‘vita’
si sviluppa in modo apparentemente autonomo, secondo i dettami assegnati al DNA
degli esseri da cui è derivato. Di un tale ‘perché’, così e non in altro modo e
com’è possibile a una cellula il moltiplicarsi in milioni di altre, fino ad
assumere addirittura le sembianze dei genitori, l’uomo non potrà mai
comprenderlo se si ostina a considerare le cose solo sotto il profilo della
materia, poiché questa, senza la sua componente spirituale che la mantiene in
vita, la parte animica che guida i miliardi di cellule alla loro sussistenza e
aggregazione, sviluppo e mantenimento, sarebbe inerte e morta. Già duemila anni
fa Gesù lo aveva spiegato ai Suoi discepoli, ai quali disse pure che un giorno
lo ‘spirito della verità’ avrebbe ripetuto quelle parole all’umanità futura,
alla nostra, cosicché tramite Lorber abbiamo oggi la possibilità di conoscere
quelle profondissime briciole di sapienza, ma che ancora tutt’oggi, all’uomo
tecnologicamente avanzato, restano di una tale profondità, tali da spingerlo ad
esclamare: “Signore, con Te, tutto, ma senza di Te, nulla”. Vediamo allora
quanto ci dice la Nuova Rivelazione sulla procreazione dell’uomo e sullo
sviluppo dell’embrione fino alla nascita, cosa che certo mai si potrà
comprendere con gli occhi umani, ma solo con gli occhi dello spirito:
«Veramente, riguardo l'essenza dell'uomo, della sua anima e del suo spirito,
vi sono già state dette talmente tante cose che voi, per così dire, già
conoscete ormai quasi la maggior parte di ciò che si riferisce all'essere umano
nella sua integrità; anche ciò che concerne la procreazione vi è già stato
illustrato nella maniera più varia. Non rimane altro, perciò, che istruirvi
ancora solo sull'influsso che esercitano gli spiriti nell'atto generativo
dell'uomo. – Per quanto concerne l'atto materiale della procreazione, questo si
distingue poco o nulla da quello del comune animale; il divario esiste
piuttosto interiormente. L'anima deve naturalmente esistere nella sua integrità
già prima dell'atto generativo, vale a dire che essa deve già contenere riuniti
in sé tutti gli specifici (caratteristiche) sostanziali che, di regola, sono suddivisi
nell'universo intero, e ad essa vengono fatti affluire da tutte le parti. Un
tale perfetto compendio specifico-sostanziale (riunione di tutte le minutissime e varie particelle essenziali
dell'Universo) costituisce
già l'anima; solo che gli specifici sono in essa ancora mescolati tra di loro
così caoticamente che, in ogni caso, si potrebbe dire questo: l'anima, prima
della generazione, è un groviglio, un così detto ‘nodo gordiano’, che prima
deve essere sbrogliato, per poter assumere una forma. Ebbene, lo scioglimento
di questo ‘nodo’ comincia appunto con l'atto della generazione, perché in
quello stesso momento un tale nodo gordiano animico viene immesso nel corpo
materno e avvolto in un involucro. Interiormente a questo involucro le
intelligenze corrispondenti incominciano allora a riconoscersi, ad accostarsi e
ad afferrarsi l'una con l'altra; ma affinché possano raggiungere un tale scopo,
gli spiriti procurano luce entro il loro involucro, nella cui luce queste
intelligenze sostanziali specifiche si riconoscono, si scindono in gruppi e poi
si avvicinano, si afferrano e si riuniscono, e tutto ciò per effetto della
costrizione proveniente dalla volontà di quegli spiriti (guide-supervisori) ai
quali questo compito è affidato. Nondimeno, questi spiriti sono quelli che voi
chiamate 'spiriti tutelari', e vi sono angeli, e anche di alto grado, che pure
hanno voce e influenza in una simile mansione. Non c'è nessuna creatura umana
che non sia vigilata da almeno tre spiriti protettori, da due angeli e da un altissimo
angelo, sui quali veglia ancora un settimo che voi già ben conoscete! Questi
spiriti tutelari e questi angeli sono continuamente, fin dal momento del
concepimento, intorno all'anima neo-generata, ed hanno ininterrottamente cura
affinché il suo sviluppo proceda regolare e ordinato. Quando l'anima ha
riacquistato entro il suo involucro la forma umana, dal corpo materno le
vengono fatti affluire degli specifici ad essa corrispondenti; questi specifici
vengono impiegati dall'anima per rendere più solido il consolidamento delle sue
intelligenze tra di loro. A questo punto, altri e nuovi specifici fluiscono dal
corpo materno verso il luogo (nucleo) della nuova creazione umana (l’ovulo fecondato);
questi vengono già adoperati per la formazione dei nervi. I nervi, in certo
qual modo, sono delle funicelle o dei cordoni che possono dappertutto essere
afferrati e tesi dall'anima per poter, mediante essi, imprimere ogni possibile
movimento al corpo che le cresce intorno. Quando i nervi hanno assunto la
giusta posizione nei loro punti principali d'irradiazione e di congiungimento,
allora altri nuovi specifici continuano ad affluire. Questi vengono subito
indirizzati alla formazione delle viscere, e quando le viscere principali si
sono già costituite nei loro primi fondamenti organici, vengono tosto congiunte
con i nervi principali. Dopo questa operazione si procede con il completamento
delle viscere, mettendo a profitto altri nuovi specifici che continuano ad
affluire. Siccome però la grande maggioranza dei nervi si concentra
naturalmente nel capo e principalmente nella regione occipitale nella quale
anche l'anima ha la propria testa, allora avviene che alla formazione delle
viscere comincia nel contempo anche la formazione del capo, che è l'immagine
più corrispondente dell'anima, proprio perché tutte le intelligenze dell'anima
vengono a concentrarsi appunto nel capo, grazie a certe irradiazioni
principali. Ora, siccome gli occhi sono l’immagine più perfetta
dell'intelligenza, succede anche che il capo e particolarmente gli occhi
saranno i primi ad essere visibili, giacché negli occhi convergono,
intersecandosi, tutte le irradiazioni delle intelligenze dell'anima. Ed è
appunto questo affluire in massa delle irradiazioni d'intelligenza a costituire
la facoltà visiva naturale dell'anima, mediante la quale essa può contemplare
il mondo esterno in se stessa. Quando l'anima ha ultimato questo lavoro con
l'aiuto del potere volitivo degli spiriti, le vengono fatti affluire altri
nuovi specifici, e questi concorrono poi alla formazione delle parti più varie
del corpo umano. Qui però non vi è necessità di fare o di creare, bensì la cosa
procede da sola; è bene soltanto che venga indicata la via secondo l'ordine. E
così si procede alla formazione della carne, delle cartilagini, dei muscoli,
dei tendini e delle ossa, e tutto si congiunge da sé a quello che
particolarmente gli è affine; solamente la direzione, e con essa la forma,
risulterebbe errata se non ci fossero gli spiriti a prescrivere la giusta via
agli specifici d'intelligenza con la loro saggia forza di volontà. Talvolta
però può accadere perfino che ciò non avvenga, e cioè quando la madre che porta
una creatura nel suo grembo, si reca talvolta nel suo animo all'inferno, dove
certamente i Miei buoni spiriti e i Miei angeli non possono dare interamente il
loro operoso contributo. La conseguenza di questo guaio è di solito un aborto o
talvolta perfino un'intrusione dell'inferno sotto forma di un parto di un
bimbo-mostro; perciò a ogni madre sarebbe da farsi la raccomandazione di
vivere, durante la gravidanza, nel modo più cristianamente virtuoso possibile.
Dopo aver formato, come indicato poco fa, le cartilagini, i muscoli, le ossa e
i tendini, l'anima dedica poi le sue ulteriori cure alla completa costituzione
e sistemazione delle estremità (membra) mediante un opportuno e ordinato
impiego degli specifici a ciò occorrenti. Quando anche questo compito è
assolto, l'anima si ritira nelle viscere e comincia a mettere in azione i
muscoli del cuore, la cui attività cardiaca, congiunta alla presenza di
speciali umori limpidissimi che vengono spinti attraverso i diversi vasi, ha
l'effetto di aprire, per dir così, gli organi e di renderli accessibili alla
circolazione. Una volta aperte in questo modo le vie alla circolazione nei vari
organi, l'anima passa immediatamente ad azionare la milza. Con ciò ha inizio la
produzione del sangue che viene condotto nelle cellette del cuore, dalle quali
viene poi spinto negli organi ormai aperti. Quando il sangue ha compiuto il suo
primo giro, viene posto in attività lo stomaco, e questo comincia subito ad
indurre a un più intenso processo di fermentazione i succhi nutrienti che vi
sono contenuti. Con questo processo viene provocata la separazione degli
specifici nobili e più sostanziali dagli umori grezzi, indigeribili e più
ricchi di muco. Questi ultimi vengono espulsi tramite il canale naturale di
scarico, attraverso cui giungono anche gli umori nella vescica materna, che non
sono altro che gli escrementi dell'essere già vivente corporalmente nell'organismo
materno. Quando questo frutto nel corpo materno ha trascorso circa tre mesi di
vita corporale, l'anima è già rientrata in uno stato di quiete, e il suo cuore
(animico) è già giunto a un certo grado di solidità. In questo stadio, per
opera di uno spirito angelico, si procede all'immissione, appunto nel cuore
dell'anima, di uno spirito eterno avvolto in un settuplo involucro.
Naturalmente nessuno deve immaginarsi che si tratti di un involucro materiale,
bensì di uno spirituale che è molto più robusto e resistente dell'involucro
materiale, e di questo fatto ognuno può convincersene considerando molte cose
già a questo mondo, dove è cosa molto più facile spezzare un carcere materiale
che non uno spirituale. Sceglietevi due uomini, l'uno povero e l'altro ricchissimo;
conducete poi quello povero davanti a un grosso muro e ditegli di praticarvi un
passaggio, ed egli prenderà un piccone e un martello e così vincerà la
resistenza del più grosso muro. Conducetelo invece dinanzi al ricco dal cuore
indurito, e vedrete che né piccone né martello e meno ancora le preghiere
saranno capaci di rendere accessibile il cuore del ricco, perché questo è
racchiuso entro mura spirituali che nessuna potenza terrena riuscirà mai a
spezzare. Questa è cosa che soltanto lo Spirito di tutti gli spiriti può fare!
Dopo l'immissione dello spirito nel cuore dell'anima, un atto che in alcuni
casi viene compiuto prima, in altri più tardi, e in molti solo tre giorni prima
della nascita, il processo di maturazione del corpo è più sollecito, cosicché
la nascita può aver luogo. In quest'ultimo periodo ciascuna madre dovrà
astenersi quanto mai da ogni eccitazione e da ogni brama materiale, poiché tali
brame ed eccitazioni hanno origine per lo più dall'inferno, e in quel punto
dove la madre che si trova in un simile stato di eccitazione si tocca, nello
stesso punto corrispondente risulta segnata l'anima da parte dello spirito che
è in essa (nel feto), spirito che, quale polarità contraria, entra pure in stato di
eccitazione, e tale marchio dell'anima si riproduce poi anche sul corpo (del bimbo). Questa è
dunque anche la causa delle cosiddette voglie dei bambini. Che questo marchio
appaia soltanto localmente ed occupi uno spazio assai piccolo e non si estenda
originariamente a tutta l'anima e successivamente a tutto il corpo, lo si deve
all'azione degli spiriti, poiché, qualora ciò avvenisse, un'imprudenza di
questo genere e il conseguente marchio totale da parte dell'inferno potrebbe
portare alla completa rovina dell'anima e, con ciò, alla morte del corpo, cosa
questa alla quale appunto tende l'inferno. Perciò è prudente che ciascuno si
guardi almeno un po’ dalle persone che recano sul corpo simili segni in numero
e grandezza più rilevanti, perché non di rado in un tale essere gli specifici
infernali più o meno si destano e, quando una volta questi si sono destati,
allora quell'individuo che porta sul suo corpo parecchi e notevoli segni di
questo genere, diventa spesso malvagio in uno o nell'altro campo della vita.
Tali uomini o non credono a niente o sono inclini alla libidine oppure sono
calunniatori, e sotto certi aspetti può anche qui aver valore l'ammonizione:
"State in guardia da chi è segnato!". L'inferno, infatti,
contrassegna tutto ciò che esso dà, affinché non possa essergli tolto e perché,
fondandosi su di un illusorio diritto, possa, dopo che è trascorso il termine,
reclamare quello che ben riconosce come suo. […] Tuttavia non dovete considerare troppo rigidamente questi segni o
voglie, perché, se sono poche e molto piccole, non stanno che poco o per lo più
nulla affatto in rapporto con la spiegazione di poco fa. Come vi ho già detto
prima, gli spiriti protettori, cui tali incombenze sono affidate, sono
d'impedimento all'inferno nei suoi malvagi tentativi e, quand'anche un bambino
durante la lotta dei buoni spiriti con i cattivi finisce con il riportare
qualche segno, si tratta sempre di segni (stimmate) tali che non portano con sé
conseguenze, per la ragione che gli specifici infernali ne sono già stati
allontanati. A questo punto qualche psicologo potrebbe certo domandare e dire:
"Ma come mai può il Signore, se proprio esiste, come mai può, assieme ai
suoi innumerevoli eserciti di spiriti angelici tutti armati di ogni potenza e
sapienza, tollerare che l'abominevole inferno perpetri una simile infamia a
danno dell'innocentissimo frutto del corpo materno? Questa è cosa contraria a
ogni sapienza e puzza terribilmente d'impotenza!". – A un tale, Io
risponderò: "Sia dato a ognuno il suo!". Lasciate che la zizzania
cresca assieme al grano fino al tempo della raccolta; quando sarà giunto il
momento, si separerà scrupolosamente tutto ciò che è del Cielo da quello che
appartiene all'inferno, e il celestiale sarà ricondotto al Cielo mentre
l'infernale sarà di nuovo assegnato all'inferno. Per questa ragione nessuna
anima andrà perduta, dovesse portare anche mille segni infernali; questi,
infatti, le verranno tolti per essere restituiti all'inferno. Tutto, invece,
dipenderà dal fatto se l'anima, con l'esercizio dell'umiltà, si dedicherà o
meno alla liberazione del proprio spirito. Quando sarà riuscita a liberarlo,
allora anch'essa acquisterà libertà in tutto attraverso il suo stesso spirito,
ma se non l’avrà fatto allora anch’essa rimarrà prigioniera finché lo spirito
non avrà perso il suo settuplo involucro e non sarà diventato una cosa sola con
l'anima. Non appena il fanciullo viene partorito dal corpo materno, il polmone
entra in attività, e il neonato comincia con ogni inspirazione ad assimilare
dall'aria una quantità innumerevole di specifici che vengono subito impiegati
alla formazione dello spirito nerveo e all'irrobustimento dell'anima; cioè a
tutto quanto concerne la sua essenza formale sostanziale. Per quanto invece
riguarda il suo nutrimento interiore specificale-intelligente, questo lo riceve
per mezzo dei sensi del corpo, e tutto ciò è tenuto in ordine dai buoni spiriti
attivi in questa sfera» [L.T. – cap.51 e 52].
A questa rivelazione ci sembra opportuno
aggiungerne una altrettanto importante sull’allattamento dei bambini:
«Poi partimmo di buon passo, e verso sera giungemmo a Cana di Galilea, dove
avevo trasformato l'acqua in vino. Una volta arrivati, entrammo in quella
stessa casa che era anche adibita ad albergo di una certa importanza, ed è
superfluo dire che l'accoglienza che vi trovammo fu quanto mai cordiale. La
giovane coppia di sposi aveva già un figlio, e precisamente un maschietto; il
bambino però, che aveva appena qualche settimana di vita, soffriva di uno
spasmo maligno, e ciò in conseguenza di uno spavento avuto dalla giovane madre
durante il puerperio, essendo scoppiato un incendio in una casa vicina che era
però stato subito spento. I giovani genitori, come pure i loro vecchi che erano
ancora in vita, avevano provato di tutto per guarire il bimbo da quel malanno,
ma ogni cura si era dimostrata inefficace. Ora quando Io entrai in casa e Mi
ebbero subito riconosciuto, essi si gettarono ai Miei piedi esclamando: “O
Maestro, davvero è Dio che Ti manda per aiutare il nostro unico figlioletto!
Oh, Te ne preghiamo con tutte le forze del cuore! Che ogni cosa Ti sia
possibile, questo lo sappiamo già da lungo tempo”. – Ed Io dissi loro:
“Alzatevi! Perché non sta bene che degli uomini rimangano prostrati dinanzi a
degli altri uomini!”. – Ma i due sposi replicarono: “O Maestro, noi sappiamo
bene che Tu sei molto più di un semplice uomo, e quindi è certo giusto rimanere
prostrati dinanzi a Te! Oh, aiuta di grazia il nostro figlioletto!”. – Allora
Io dissi: “Ebbene, alzatevi e portateMi qui il bambino malato!”. I genitori si
alzarono in fretta, ritornarono con il bambino e lo presentarono a Me. Io gli
imposi le mani benedicendolo, e nello stesso istante il bimbo riapparve vispo e
sano come se non avesse mai avuto alcun male. – Poi dissi alla giovane madre:
“In seguito vedi di essere più prudente! Qualora accada che tu abbia un bimbo
che si nutre ancora al tuo seno, e per qualche motivo il tuo animo venga
all’improvviso straordinariamente turbato, non allattarlo finché nel tuo animo
non sia ritornata completa pace! Infatti, con il latte materno possono
insinuarsi ogni tipo di mali nel corpo e perfino nell'anima del bambino. Queste
cose tenetele ben presenti!» [G.V.G. –
VI/80,3-8].
*
La giusta procreazione secondo l’Ordine divino
Il dono della
vita che Dio, il Creatore e Padre ha affidato all'uomo, impone a questi, quale
figlio, di prendere coscienza del suo inestimabile valore e di assumersi la
responsabilità di un tale atto. Questo principio fondamentale deve essere posto
al centro della nostra riflessione nell’affrontare quest’importate questione
della vita familiare, poiché comporta scelte di vita che, entrambi i coniugi,
devono affrontare consapevolmente nell’amore reciproco. Qui di seguito ci viene
rivelato come deve essere la procreazione di un uomo secondo l’Ordine di Dio:
«Ebbene,
laddove la libidine e la fornicazione, come una vera peste dell'anima, hanno
fatto irruzione tra gli uomini, anche la predica del Vangelo può considerarsi
finita! Infatti, come si dovrebbe e come si potrebbe parlare ad orecchi sordi e
operare prodigi davanti ad occhi ciechi? Ma se non viene predicata e non può
neanche mai essere predicata la verità – l’unica che può irrobustire l'anima e
renderla libera e compenetrarla della sua luce, dato che solo mediante la
verità l’anima si satura fattivamente d'amore e, per conseguenza, anche di luce
– da quale altra parte mai potrebbe venire all'anima una luce, e da quale altra
cosa mai, che non sia appunto la Luce di verità dell'anima, potrebbe poi
formarsi una sfera vitale esteriore? Laddove dunque la fornicazione e la
prostituzione si sono fortemente annidate in un popolo, gli individui sono
assolutamente privi di ogni sfera vitale esteriore; essi si fanno pigri, vili e
insensibili, e niente è più capace di suscitare in loro un qualche senso di
diletto un po’ più nobile e beatificante, e nemmeno la vista di qualcosa di
bello riesce a scuoterli. La loro unica aspirazione è costituita dal muto,
animalesco piacere dell’istinto carnale; a tutto il resto non sono accessibili
che minimamente, se non addirittura proprio per niente! Fate dunque in modo
soprattutto che questo vizio non prenda piede in nessun luogo, e i mariti e le
mogli dal canto loro si limitino nei rapporti carnali strettamente a quello che
è proprio indispensabile alla procreazione di un essere umano. Chi importuna la
propria donna durante la gravidanza, costui guasta il frutto già dentro il
corpo materno e gli innesta lo spirito della lussuria, poiché quello spirito
che incita e costringe i coniugi a compiere l'atto carnale oltre alla misura
prescritta dalla natura, trapassa poi potenziato nel frutto. Durante tale atto
procreativo si deve badare bene e con tutta coscienza al fatto che, in primo
luogo, l'atto stesso non si compia sotto la spinta di un volgare sentimento di
libidine, ma per vero amore e per inclinazione dell'anima; in secondo luogo,
poi, al fatto che la donna, una volta che abbia concepito, sia lasciata
tranquilla e in pace fino a buone sette settimane dopo il parto! I fanciulli,
generati in tale maniera ordinata e maturatisi indisturbati nel corpo materno,
da un lato verranno al mondo già più perfetti nell'anima, dato che l'anima, in
un organismo perfettamente sviluppato, può certamente curare il proprio
focolare spirituale prima e più facilmente che non in un organismo del tutto
guasto, dove essa trova continuamente qualcosa che deve essere riparato e
rattoppato. Dall'altro lato, poi, essa stessa è più pura e più limpida, perché
non viene molestata dagli spiriti della libidine, i quali, in seguito agli atti
procreativi spesso giornalieri che si susseguono sotto la spinta della
lussuria, vengono trapiantati nella carne e anche nell'anima dell'embrione. Per
un fanciullo generato nell’ordine, con quanta facilità allora una simile anima,
già nella più tenera fanciullezza, come un Samuele, può elevare il proprio
animo a Dio sotto l'impulso di un vero filiale, innocentissimo amore! E quale
splendida traccia fondamentale di vita originaria si imprimerà in tal modo,
dalla vera profondità dell'animo, sul giovane e tenero cervello! E questo
avverrà prima di ogni traccia materiale e in modo completamente luminoso e
chiaro, per cui in seguito, da questa luce, un bambino si spiegherà nel giusto
significato e rapporto le immagini che gli arriveranno dal mondo materiale.
Infatti, queste immagini saranno, per così dire, impiantate su un terreno pieno
di luce, vero e vitale, e ingrandite e scomposte nelle loro singole parti; ed
essendo illuminate da parte a parte nel modo migliore, esse saranno anche
facilmente osservate da parte a parte e comprese dall’anima. In tali fanciulli
già per tempo comincerà a formarsi una sfera vitale esteriore, ed essi, ben
presto e facilmente, acquisteranno la facoltà della veggenza, e tutto ciò che è
nel Mio Ordine comincerà ad ubbidire alla loro volontà. – Ma cosa sono invece i
fanciulli guasti già nel corpo materno? Io ve lo dico: “A mala pena qualcosa di
più delle ombre della vita apparentemente animate!”. E di ciò, a cosa va
principalmente attribuita la colpa? A nient’altro che a quello che Io, fino
alla sazietà, vi ho indicato come conseguenza della libidine! Nel tempo futuro,
in qualsiasi luogo la Mia parola verrà predicata da voi, quest’insegnamento non
dovrà mancare, poiché esso coltiva il terreno della vita e lo libera da tutti i
pruni, dai rovi e dalle spine su cui nessuno ancora ha mai raccolto uva e
fichi!» [G.V.G. – IV/231].
*
Il grande
piano di Dio
È quello che prevede
di ricondurre su una via di salvezza in piena misura tutti gli uomini – su
qualunque corpo celeste essi vivano – alla rinascita spirituale e, con questa,
a Dio. Quindi, è aperta a tutti la strada per giungere alla Sua figliolanza.
Sotto questo aspetto la Terra e i suoi abitanti svolgono un ruolo del tutto
particolare e preferenziale.
Una brevissima
visione del mondo dello spirito concessa a un discepolo di Gesù quando
insegnava ai Suoi discepoli, ci dà la possibilità di comprendere il lungo
peregrinare di un’anima proveniente dalla Creazione:
«Filopoldo legge i rotoli con grande
attenzione, e nel frattempo, essendogli stata concessa la facoltà visiva interiore,
resta immerso per qualche tempo in intensa contemplazione, e poi dice con
accento del più profondo stupore: “Sì, è meraviglioso, ma è vero; i miei occhi
scorrono per tutte le incommensurabili profondità della mia vita anteriore.
Vedo tutti i mondi sui quali ho vissuto, vedo ciò che fui e quello che feci
sull’uno e l’altro corpo celeste, e vedo pure dappertutto ancora i miei parenti
più prossimi e i miei discendenti! Su Akka vedo perfino i miei genitori, i miei
numerosi fratelli e sorelle a me tanto cari! Li odo perfino, preoccupati per
me, parlare tra di loro e dire: ‘Cosa sarà di Murael? Chissà se il suo spirito
ha già trovato nello spazio infinito il grande Spirito in forma umana! Certo
egli non si ricorderà di noi, perché Archiel, l’inviato del grande Spirito, gli
velò la memoria, e così dovrà durare finché Archiel non lo avrà chiamato tre
volte con il suo vero nome!’. Vedete! Io li sento parlare proprio così, e nello
stesso tempo li vedo anche quali esseri corporei! Ora se ne vanno al Tempio per
riesaminare nei documenti le dure condizioni da me accettate per la vita sul
pianeta sconosciuto; ma essi non li trovano. E il sommo sacerdote del Tempio
riferisce loro che, qualche istante prima, Archiel è venuto a prendere quei
documenti a causa di Murael, ma che li restituirà entro brevissimo tempo! Ed
essi rimangono nel Tempio in attesa, e fanno un’offerta per me! – O Amore,
Amore, Potenza divina! Le Tue sante mani quanto lontano si protendono
benedicenti nell’immensità! In ogni luogo e sempre lo stesso Amore! O Dio mio,
come sei grande e santo Tu! E di quanti misteri e nascosti splendori è ricca la
vita libera! Quale uomo su tutta la Terra può penetrare le profondità che mi
sono state ora svelate? Com’è miseranda e insignificante la vita dell’uomo che va
peregrinando su questa magrissima Terra; e non di rado contende e combatte per
una spanna di terra come fosse per lui una questione di vita o di morte, mentre
egli porta in sé quello che miliardi di mondi non potranno mai capire!”. –
Filopoldo dopo queste parole tace, si avvicina all’angelo e gli restituisce i
due rotoli con questa osservazione: “Riportali là dove sono attesi!”. – Ma
l’angelo gli dice: “Vedi, io ho preso anche una penna; è la medesima con la
quale tu sottoscrivesti di tuo pugno i documenti nel Tempio su Akka. Firmali di
nuovo, doppiamente, su ciascun documento, cioè con il nome che portavi su Akka
e con il nome che porti qui; in quanto alla penna, puoi tenertela per
ricordo!”. Filopoldo esegue, e l’angelo prende poi i documenti e scompare»
[G.V.G. – I/214,1-6].
*
Il
ritorno del figlio perduto
Il rapporto tra
l’uomo e la Divinità è sempre stato minato dalla difficoltà di seguire le orme
del Padre e comportarsi come veri figli, imputando al maligno la causa di tale
incapacità. Sebbene nella parabola del figliol prodigo si comprenda come, in
effetti, ci sia sempre la propria volontà nelle scelte che operiamo, tuttavia
gli influssi invisibili del maligno restano quale causa stimolante per ciascuno
per mettere alla prova il libero arbitrio verso il bene o verso il male. Il
capostipite della caduta può quindi essere considerato l’elemento stimolatore
per tastare l’amore di tutti gli altri figli, dei quali nella Creazione
primordiale ne caddero un terzo. Questi, nella loro totalità, vengono spesso
identificati dal Signore nei Suoi insegnamenti in modo apparentemente cifrato,
poiché coloro che si allontanarono da Dio nei primordi, nella Nuova Rivelazione
sono descritti con un linguaggio in un certo senso cifrato, e con il termine
‘figlio perduto’ viene identificato non soltanto il principe della luce che
originò la caduta, ma anche tutto l’insieme degli spiriti che lo seguirono
nella loro totalità e, alla stessa stregua invitati a ritornare insieme al
principale autore, Lucifero, alla ‘Casa paterna’.
«Il figlio
perduto è certamente già sulla via del ritorno, ma saranno necessari
ancora tempi di lunghezza quasi infinita, affinché giunga del tutto nella
vecchia casa del Padre» [G.V.G.
– X/188,21].
In un colloquio dei
discepoli con Gesù, troviamo questa risposta:
«Cosa succederà un giorno di lui? Ed è ammissibile
l’idea di un ritorno da parte sua in un’epoca quanto mai lontana? – Ed Io
gl’ispiro nel cuore la seguente risposta: “Tutto quanto ora accade, accade a
causa sua: ciò che è perduto viene cercato e al gravemente malato viene offerto
il rimedio, ma la sua volontà resta libera e tale deve restare, perché
sopprimere la sua volontà significherebbe convertire tutta l’immensa Creazione
materiale – che quasi non ha confini, e tutti gli elementi di essa – in
durissima pietra inadatta del tutto a qualsiasi manifestazione vitale. L’intera
Creazione materiale è costituita da questo grande spirito sottoposto a giudizio
fino al limite massimo possibile, ed esso venne suddiviso in innumerevoli
mondi, i quali nel loro numero quasi senza fine, costituiscono tuttavia il suo
completo essere. Nondimeno, da quest’unico essere furono tratti innumerevoli
miriadi di miriadi di esseri, come sono nella maggior parte gli uomini di
questa Terra, i quali per la Potenza, l’Amore e la Sapienza di Dio vengono
trasformati, a loro volta, in esseri completi e perfettamente simili a Dio. Ora
questo è già un ritorno certo dell’unico grande Spirito. Quando però tutte le
terre e tutti i soli saranno disciolti e convertiti esclusivamente in esseri
umani, allora anche di quell’uno non resterà più che solamente e unicamente il
proprio ‘io’, il quale, nello stato di assoluto abbandono e di perfetta
solitudine in cui verrà a trovarsi, dovrà, con il succedersi dei tempi,
disporsi piuttosto al ritorno che non condannarsi a languire per l’eternità
senza speranza. In quel tempo nessun sole e nessuna terra materiale ruoterà più
nell’immensità degli spazi, ma in loro vece gli spazi eterni, che non hanno
confini, saranno tutti e dappertutto popolati da una nuova creazione spirituale
di esseri liberi e beati, di una magnificenza e bellezza suprema, ed Io sarò e
resterò per l’eternità delle eternità continuamente Dio e Padre di tutti gli
esseri. Ora questo stato di beatitudine suprema non avrà mai fine e vi sarà un
solo gregge, un solo ovile e un solo Pastore. Quando però questo avverrà,
secondo la misura degli anni terrestri, non potrà mai essere stabilito! E se
anche volessi rivelartene il numero, non ti sarebbe possibile concepirlo,
perché se ti dicessi che fino a quell’epoca dovranno trascorrere mille volte
mille periodi di mille volte mille anni, e contare quanti granelli di sabbia vi
sono nel mare e su tutta la Terra e quanti fili d’erba vi sono su tutti i paesi
della Terra e quante gocce d’acqua vi sono in tutti i mari, laghi, torrenti,
fiumi, sorgenti e ruscelli della Terra, tu non potresti affatto comprendere il
tempo per determinare con ciò l’epoca della dissoluzione finale!» [G.V.G. – II/63,2-5].
*
L’uomo fatto
ad immagine di Dio
Spesse volte si è
sentito discutere sul concetto dell’uomo se è lecito che si consideri al pari
della Divinità, solo per il fatto che in Giovanni 10,34 – in cui Gesù cita il
salmo 82 – è stato considerato un ‘dio’ in divenire. D’altro canto, però,
essendo l’uomo nella sua anima uno spirito creato, quindi finito, non potrà mai
raggiungere, nella sua infinita ascensione spirituale, nella sua crescita
spirituale concessa, ciò che Dio è nella Sua incommensurabile infinita
grandezza, bensì ciò è riferito alla possibilità di creare con la Sua potenza.
Ce ne dà un barlume l’arcangelo Raphael mentre era a colloquio con i discepoli
di Gesù:
«Dio non dà a nessun angelo e a nessun uomo,
che in ultima analisi è anch’egli un angelo allo stato iniziale, più di una
vita autonoma perfetta, e in tale vita la capacità di formare e plasmare per
sé, con le proprie forze, la sua vita sotto ogni aspetto, fino a giungere alla
maggiore somiglianza possibile con Dio. Dunque, se a un angelo neo-creato, come
pure ad un uomo, sono note le vie sicure attraverso cui si può sempre giungere
alla perfetta somiglianza con Dio, ma che di sua iniziativa non vuole
incamminarsi, ebbene, allora certo dovrà infine ascrivere a se stesso se
continuamente rimane nel suo misero stato di dissomiglianza a Dio. Vero è che uno spirito, per quanto completo,
non potrà mai raggiungere Dio nella Sua pienezza infinita, ma questo non
pregiudica niente, perché a tale scopo si può senz’altro mettere in opera
qualunque cosa si voglia, certo sempre entro i limiti dell’Ordine stabilito da
Dio. Si può infine, come Dio, suscitare fuori da se stessi degli esseri
indipendenti e donare loro un’esistenza libera ed eterna, e si può trovare in
questi esseri la propria gioia e una grande beatitudine, come già un padre nel
senso terreno la trova nei suoi figli beneamati, e in questi casi, di
somiglianza a Dio ce n’è più che a sufficienza. Io stesso ho già creato
parecchi mondi e soli, e li ho tutti completamente popolati fuori da me! E
questi mondi sono provvisti di tutto, spesso meglio di questa Terra, e là si
riproduce tutto come succede qui. Come qui, anche là gli spiriti sono atti ad
un’alta perfezione; e del resto perché non dovrebbero esserlo? Alla fin fine
ciascuno spirito è da Dio, così come i germi delle piante future sono già ormai
stati riprodotti parecchi miliardi di volte fuori dai germi delle sementi
passate! E considerato che voi, discendenti di Satana, portate ancora in voi lo
Spirito di Dio, quanto più lo porteranno poi, in loro, i discendenti della
nostra potenza creatrice simile a quella di Dio!» [G.V.G. – III/3,2].
In coerenza con
questa comunicazione, è degna di nota una dichiarazione della più grande
mistica della Chiesa cattolica, Teresa d’Avila. Lei disse: "L’anima è
completamente trasformata nel suo Creatore, essa sembra essere più Dio che
anima".
Chi ha accolto in sé
le sublimi comunicazioni spirituali della Nuova Rivelazione in tutta la loro
estensione, a costui diventa chiaro anche il significato della parola del
mistico Eckhart[51]
del medioevo: "L’essenza
e la vita di tutte le creature non sono altro che un’invocazione e un correre
verso Dio, dal Quale esse sono procedute".
Anche padre Biesold
colpisce nel segno questo concetto: "La creazione del mondo, fin dall’inizio,
era un’azione salvatrice di Dio. La storia delle creature e la storia della
salvezza non possono essere separate".
Quando la meta
finale di Dio sarà raggiunta, il salmo 8 di Davide diffonderà tutta la sua
forza luminosa, adesso ancora nascosta: «Tu
facesti l’uomo di poco minore a un Dio, e lo coronasti di onori e maestà».
E ancora, nella
Nuova Rivelazione si legge quanto segue:
«Voi adesso
siete certamente solo come embrioni
nel ventre materno che con la loro minima forza vitale non possono
ancora costruire delle case, ma quando sarete rinati fuori dal vero corpo
materno spirituale, allora disporrete voi pure della potenza d’azione come ne
dispone il Signore!» [G.V.G.
– III/180,8].
«Ma l’uomo,
tra le creature, è il punto culminante dell’Amore e della Sapienza divina, ed è
destinato a divenire egli stesso un dio; ma allora, perché dovrebbe Dio
vergognarsi di una simile eccellentissima opera delle Sue mani, e perché
dovrebbe reputare indegno, avvicinarsi alla Sua opera?». [G.V.G.
– VII/141,6]
L’immagine del
completo sviluppo della vita, e la graduale salita com’è descritta ampiamente
nella Nuova Rivelazione, si trova anche negli scritti del mistico Jakob Böhme[52],
nonostante egli non sapesse nulla, come Lorber, delle teorie evoluzionistiche e
della paleoantropologia.
Nel terzo secolo del
cristianesimo anche il più grande erudito biblico di tutti i tempi, Origene,
sostenne la dottrina dell’apocatastasi[53],
cioè la restituzione di tutte le cose. Poi l’anima abbandona nuovamente il
luogo di purificazione e le pene non durano per sempre. Scriveva Origene;
"Il
perfezionamento è raggiunto quando un giorno tutte le anime avranno trovato la
loro salvezza nello sviluppo angelico, e ogni creatura ritornerà a Dio. (…)
L’universale volontà di salvezza è una rivelazione dell’Iddio estremamente
misericordioso".
Nel suo scritto
"Contra Celsus 92-97" Origene paragona Adamo all’unità primordiale
della natura dell’uomo che ai primordi epocali è precipitato dal Cielo come
totalità, perciò il peccato originale non significa per Origene una temporale
riconduzione orizzontale a un capostipite, ma un riferimento verticale per
l’ultra mondano, collettivo peccato originale. "Lo spirito caduto divenne anima, e
l’anima, plasmata in virtù, diventerà nuovamente spirito" (Contra Celsus 98-99). Origene si riferisce alla
profezia: "Molto
ha peregrinato l’anima mia" (libro
di Giosuè), e continua: "Comprendi
dunque, se lo puoi, quali sono queste peregrinazioni dell’anima, nelle quali
devono camminare con sospiri e lamenti. In verità, finché va ancora peregrinando,
la conoscenza di queste cose s’interrompe ed è nascosta. Soltanto quando sarà
giunta nella sua patria, nella sua pace, al paradiso, vi sarà istruita e
comprenderà chiaramente qual è stato il senso del suo peregrinare".
Scrive il teologo
cattolico e rispettato scrittore Hans Urs von Balthasar nel suo scritto
‘Origene, spirito e fuoco’: – "All’improvviso irrompono come fulmini conoscenze che
appartengono alla più imperitura e tuttavia dimenticata storia del pensiero
cristiano".
L’imperatore Giustiniano,
che allora non dominava soltanto lo stato ma anche la Chiesa, era invece
d’altra opinione. Egli al concilio di Costantinopoli nel 553 d.C. fece in modo
che gli insegnamenti di Origene fossero condannati. Urs Von Baltasar scrisse su
questo la magnifica frase: "Ma nel mentre si ruppe il vaso in mille pezzi e il
nome del maestro (Origene) fu lapidato e sepolto,
il profumo dell’olio santo sgorgò e riempì tutta la casa".
Negli scritti di
santa Hildegard Von Bingen ‘Scivias’ ("Conosci le vie") ritroviamo
ancora una volta la dottrina dell’apocatastasi: "Allora sentii una voce che mi
parlò: inni di lode spettano al sublime Creatore con instancabile voce del
cuore e della bocca, perché non soltanto i ritti e sollevati, ma anche i caduti
e piegati Egli conduce mediante la Grazia Sua al trono celeste" [3° Libro, 13° visione].
*
La
reincarnazione e il recupero degli spiriti caduti
La dottrina che gli
uomini siano spiriti caduti e, mediante l’Amore di Dio, quali Sue creature,
siano ricondotti su un cammino infinitamente lento e lungo attraverso il regno
minerale, poi nel vegetale e infine nell’animale, e alla fine ricondotti tutti
a Dio, non si trova solamente nell’antichità cristiana o nella mistica
cristiana, ma anche nella mistica di altre religioni, tra l’altro nel parsismo[54],
il quale non conosce nessun eterno inferno, come pure nella mistica islamica,
nel cosiddetto sufismo. Nei seguenti versi del celebre mistico persiano
Dschelal (1207-1273) questa dottrina trova la sua più bella espressione:
"Morii
come pietra e nacqui pianta,
morii
come pianta e poi divenni animale ,
morii
come animale e nacqui uomo.
Cosa
mi spaventa? Ho io con la morte mai perduto?
Come
uomo essa mi strappò da questa Terra,
perché
portassi dell’angelo le ali.
Come
angelo ancor non posso rimanere,
perché
in eterno, di Dio rimane il Volto solamente.
Così
mi portai via oltre il mondo angelico
il
volo mio verso un luogo impensabile e sublime,
poi
mi chiamai verso il niente!
Poiché,
come armonie di arpe
intonano
in me che a Lui ritorneremo".
Importanti pensatori
come lo scienziato naturalista Edgar Dacqué oppure Leopold Ziegler, e anche
Teilhard de Chardin, ecc., hanno interpretato scientificamente, di certo senza
conoscerle, le relative comunicazioni di Lorber sull’uomo. Così scrive Dacqué: "La forma
primordiale dell’uomo era quindi già presente metafisicamente nel regno
organico, cioè ‘voluta’ da Dio, quando nei primi tempi si manifestarono le
prime creature inferiori. L’uomo, sebbene appaia soltanto dopo l’ultimo periodo
glaciale come uomo completo, era già in tutti gli esseri viventi da
incalcolabili milioni di anni".
A conferma di
questo, vogliamo dare una chiara rivelazione di Lorber sul diniego della
cosiddetta ‘trasmigrazione delle anime’ espressa da Gesù al tempo del Suo
cammino terreno, risposta che nel contempo spiega anche il perché c’è tanta
inimicizia nel mondo animale:
«Poiché la tua domanda consiste propriamente
in questo: “Perché Io permetto tali inimicizie su un mondo come questa Terra?”,
su questo Io ti dico ancora che oltre a questa Terra c’è una quantità
innumerevole di mondi ancora più grandi, e su di essi non incontrerai nessuna
inimicizia tra le creature, come invece succede sulla Terra, oppure pochissime.
Ebbene, perché dunque avviene questo proprio su questa Terra? – E Io ti dico:
“Ciò avviene appunto perché gli uomini di questa Terra, secondo la loro anima e
il loro spirito, sono costituiti in modo tale da poter diventare figli di Dio,
e così possono fare esattamente quelle cose che Io stesso posso fare. Questa è
anche la ragione per cui già agli antichi è stato detto per bocca dei profeti:
voi siete Miei figli e perciò dèi, come Io, Padre vostro, sono Dio”. Ma per
costituire un’anima in tal modo, essa deve essere, come si suol dire,
assemblata dopo una lunga serie di anni da un numero infinito di particelle
animiche provenienti dal regno di tutte le creature su questa Terra, e questo
assemblaggio delle molte, spesso infinite anime di creature è appunto ciò che
gli antichi sapienti, che ben ne erano a conoscenza, chiamavano ‘trasmigrazione
delle anime’. Le forme materiali, esteriori, delle creature, si mangiano sì
vicendevolmente, ma in questo modo si liberano molte anime che dimorano nelle
creature, e le anime affini si associano e vengono concepite di nuovo, in una
forma materiale, a un grado successivo più alto, e così di seguito fino
all’uomo. E come avviene per l’anima, così avviene anche per il loro spirito
ultraterreno, il quale è effettivamente quello che risveglia, che guida, forma
e mantiene le anime fino all’anima umana, la quale solo allora entra nella
propria sfera della piena libertà ed è in grado di continuare la formazione di
se stessa sotto il profilo morale. Quando l’anima si è elevata da se stessa
fino a un certo grado di perfezione spirituale, allora soltanto il suo spirito
ultraterreno di Luce e di amore si congiunge ad essa, e l’uomo intero comincia
da quel momento a diventare in tutto sempre più simile a Dio; e quando poi
viene tolto il corpo all’anima, ecco che allora essa è già un essere di
perfetta divina somiglianza e può, da sé, chiamare tutto all’esistenza, e anche
saggiamente mantenerlo» [G.V.G.
– X/184,1-6].
La reincarnazione,
perciò, non può essere messa sullo stesso piano della trasmigrazione dell’anima
come normalmente viene confusa quando, in molte religioni, si parla di questo
concetto. Chi ha accettato questa dottrina per vera, sappia che questa è solo
un credo corrispondente alla filosofia del trascinatore di quel gruppo.
Cosicché, quanti sono gli uomini, tanti sono i concetti che si riferiscono a
questo pensiero. L’uomo, in quanto ultimo anello dell’evoluzione animica, non
potrà mai tornare indietro e reincarnarsi in un animale, né tantomeno l’anima
di un animale potrà reinnestarsi in un animale meno evoluto. La Nuova
Rivelazione giustifica la reincarnazione sulla nostra Terra solo al fine di
migliorare la propria crescita spirituale, concessa in particolari condizioni,
altrimenti viene concesso nell’aldilà di entrare nella sfera spirituale di un
altro mondo della Creazione, al fine di osservare la vita degli esseri di quel
mondo e imparare autonomamente:
«Ed Io gli feci osservare: “Non lasciarti trasportare
tanto dalla passione, perché tu non conosci ancora con sufficiente chiarezza
quante e quali specie di ospiti accolga questa Terra, né cosa sia necessario
per portarli gradatamente nella sfera dei figli di Dio! Quando però sarete
pienamente fortificati per mezzo del Mio Spirito che farò scendere su di voi
dopo la Mia ascensione, allora anche queste cose le vedrete in tutta la loro
chiarezza, e Mi renderete onore e gloria appunto in considerazione della Mia
pazienza e della Mia indulgenza. Tuttavia, chi di voi è in grado di comprendere
qualcosa, sappia che su questa Terra hanno preso corpo di carne anche anime
provenienti da altri mondi, e così pure i figli del serpente su questa Terra.
Essi sono morti una (sola) volta, e qualcuno, anzi, già varie volte, e per il
loro perfezionamento sono rientrati nuovamente nella carne. Voi avete spesso
udito parlare di una trasmigrazione delle anime. Il
lontano Oriente ci crede ancora oggi fermamente. Tuttavia questa credenza in
loro è molto impura per la ragione che essi fanno ritornare le anime umane
nella carne degli animali. Ebbene, questa è una supposizione ben lontana dal
vero. Che un'anima umana di questo mondo si raccolga e si plasmi a partire dal
regno minerale, vegetale e animale fino a raggiungere l'anima umana, questo vi
è stato già in gran parte spiegato, nonché, anche, come tutto ciò si svolga
entro i limiti di un ordine ben determinato. Però nessuna anima umana, per
quanto imperfetta, trasmigra retrocedendo, tranne che nel regno spirituale
mediano, sempre soltanto nell'apparenza esteriore, allo scopo dell'avviamento
all'umiltà e del possibile miglioramento che ne risulta. Se un tale caso si è verificato
fino a un certo grado, oltre al quale una simile anima per mancanza di
attitudini superiori non può andare, essa può trapassare poi in uno stato di
semplice beatitudine di creatura su un altro mondo, cioè nella sfera spirituale
del mondo stesso, oppure, qualora lo voglia, può ancora una volta entrare nella
carne degli uomini di questa Terra, per poter acquisire per questa via delle
capacità superiori e, con il sussidio di queste, pervenire perfino alla
figliolanza di Dio. Ugualmente, anche da altri mondi trasmigrano delle anime
nella carne degli uomini di questa Terra per acquisire nella carne tutte quelle
innumerevoli caratteristiche spirituali che sono necessarie al raggiungimento
della vera figliolanza di Dio, ma appunto perché questa Terra è una simile
scuola, essa viene da parte Mia trattata con tanta pazienza, clemenza e
indulgenza» [G.V.G.
– VI/61,1-6].
Altrettanto Leopold
Ziegler vede il mistero dell’uomo nei suoi profondi rapporti: "La storia e la
storicità è certo la vera sfera dell’uomo, ma questa storia si svolge sulla
base naturale di molti altri gradini della vita che stanno tutti in rapporto
l’uno con l’altro".
L’evoluzione della
vita descritta dalla Nuova Rivelazione è una lunga inconcepibile via nella
cosmogonia[55]
e antropogonia[56],
sulla quale si realizzerà il piano di Dio per la salvezza degli spiriti caduti.
Le profondità incommensurabili di questo Atto di salvezza che stanno in
rapporto con le parole del Vangelo di Giovanni: «Quando sarò innalzato al di sopra della Terra, attirerò tutti a Me»,
potranno difficilmente in questa vita terrena essere afferrate completamente.
*
L’inferno
Secondo le
comunicazioni della Nuova Rivelazione non esiste nessun eterno inferno. Questo,
in verità, contraddice l’insegnamento della Chiesa cattolica, ma non il testo
originale greco del Nuovo Testamento. Per il vocabolo ‘eterno’ che si trova
nelle nostre Bibbie, nel testo greco si trova ‘aionios’. Nelle edizioni
innovatrici dell’opera classica dei teologi cattolici, nel "Lessico per
teologia e Chiesa", aionios è giustamente tradotto con ‘lunga durata’,
cioè ‘periodo di tempo’.
Con questo è
dimostrato che al testo originale nell’antichità è stata fatta violenza in fase
di traduzione. La Nuova Rivelazione dice così:
«O stolti che siete! Dov’è mai quel padre che,
pur avendo anche soltanto un briciolo di amore per i propri figli, lasciasse
gettare in un carcere a vita un suo figlio una volta che abbia contravvenuto al
suo comandamento, e che lo facesse per di più tormentare ogni giorno per tutto
il tempo della sua vita? Ma se già un padre di questa Terra non si comporta
così, pur essendo malvagio in fondo al suo animo, come uomo, ancor meno si
comporterà così il Padre nel Cielo che è il purissimo ed eterno Amore e la
Bontà stessa!» [G.V.G. – VI/243,9].
Ancora sull’inferno
eterno il mistico Michael Hahn (1758-1819) scrive cogliendo nel segno: "Chi crede in una
condanna eterna, non può stare tranquillo, oppure non ha avvertito nessuna
scintilla dell’Amore di Dio".
Negli scritti di
Lorber il concetto ‘inferno’ viene ripreso più volte, affinché sia portata la
verità all’umanità degli ultimi tempi:
«Non sono forse chiaramente per chiunque, due
cose differenti, prigione e prigionia? La prigione è e rimane certamente
eterna, e il fuoco del Mio zelo non dovrà mai estinguersi; ma i prigionieri
rimangono nella prigione solo fino a quando non si saranno convertiti e
corretti. […] Esiste comunque in
tutta verità anche un eterno inferno, ma nessuno spirito sarebbe condannato
eternamente all’inferno a causa dei suoi vizi, ma solo fino alla sua correzione!»
[I.a.C. – II /226,11-12].
«Nessuno di voi pensi o creda che Io un tempo
remotissimo abbia creato anche l’inferno! Ciò sia ben lontano da Me e da voi
tutti. E non pensate neppure che sia un luogo di pena eterna per i malfattori
di questa Terra! Esso si è formato da sé fuori da quelle moltissime anime umane
che, nella carne di questa Terra, schernirono sempre ogni rivelazione divina,
rinnegarono Dio e fecero continuamente solo quello che stuzzicava i loro sensi
esteriori, pretesero infine per se stessi onori divini facendo inculcare dai
loro cortigiani a tutto il popolo la convinzione che loro stessi fossero
altrettanti dèi da venerare, cosa questa, ad esempio, che fece Nabucodonosor a
Babilonia» [G.V.G. – VI/240,1].
«Nell’esposizione dell’aspetto dell’inferno,
allora Io ho anche esposto indirettamente a chi spetta del tutto effettivamente
l’inferno. Spero tuttavia che con questa esposizione, con l’espressione
‘inferno’ non penserete a nessun reale luogo carcerario nel quale sarebbe
possibile andare, bensì soltanto a uno stato
nel quale un essere libero vi si trasferisce in base alla sua specie
d’amore e per le sue azioni. Chiunque sia in grado di pensare anche solo in una
certa misura in modo maturo, afferrerà qui facilmente che un uomo appartiene
all’inferno finché continua ad agire secondo i suoi principi, e questi sono:
avidità di dominio, amor proprio ed egoismo. Questi tre
sono diametralmente opposti ai principi celesti che qui sono: umiltà, amore per Dio e amore per il prossimo»
[S.S. – II/118,2].
«[…] Riguardo
l'inferno, in sé è altrettanto poco un luogo definito quanto lo è il Cielo
stesso; invece tanto l'inferno, quanto il Cielo, dipendono esclusivamente dallo
stato interiore dell'uomo. E così può avvenire che un angelo e il più perfido
demonio, siano, si trovino o siedano vicinissimi l'uno all'altro, e tuttavia
essi, spiritualmente, sono infinitamente lontani l'uno dall'altro, e l'angelo,
nonostante dal punto di vista naturale si trovi nell'immediata vicinanza di un
demonio, si trova di per sé completamente nel Cielo, e d'altro canto anche il
demonio si trova nell'inferno, e non ha il benché minimo sentore dell'angelo
che gli sta così vicino. Sennonché queste cose per il momento tu non le puoi
comprendere così facilmente, perché i rapporti spirituali sono del tutto
differenti da quelli di questa Terra. Tuttavia per un osservatore molto attento
si verificano anche qui vari fatti del genere che trovano rispondenza esatta in
quelli che si verificano nel mondo dell'aldilà. Così ad esempio tu, rispetto ad
un tuo simile che dentro di sé è un tuo acerrimo nemico, e che giorno e notte
studia come potrebbe fare per arrecarti i più irreparabili danni, puoi essere
fisicamente vicino, mentre invece spiritualmente sei molto lontano. Egli non
può tollerare che tu ricopra una carica tanto elevata, per la ragione che
preferirebbe trovarsi al tuo posto; sennonché egli è provvisto della necessaria
accortezza mondana e, dinanzi a te, sa nascondere i sentimenti da cui è animato
in maniera tale, che non vi è affatto possibilità che in te possa sorgere il
benché minimo sospetto riguardo alle sue intenzioni. Se tu vai a visitarlo,
egli ti accoglierà con la massima cortesia e ti renderà ogni onore possibile,
laddove in realtà, se la giustizia punitrice non si ispirasse a norme tanto
severe, sarebbe pronto a sopprimerti immediatamente. Tra di sé va dicendo: ‘Tu
sei ora posto molto in alto, ed io mi trovo ancora molto in basso; è bene
dunque che tu mi aiuti prima a salire, e una volta che mi troverò io pure in
una posizione alta, farò in modo che tu debba precipitare nell'abisso’. Vedi!
Questo è già un demone completo, e si trova col corpo e con l'anima già
nell'inferno, mentre tu, uomo giusto e onesto come sempre, ti trovi invece nel
Cielo. Dunque vedi che, trovandoti col tuo malvagio vicino l'uno accanto
all'altro, fisicamente parlando, Cielo e inferno vengono a trovarsi
strettamente vicini; tuttavia l'inferno non ha alcun potere contro di te, per
il fatto che la legge forma tra voi due una barriera quanto mai ripida e
insormontabile. Che divario immenso invece non sussiste tra lo stato morale
dell'uno in confronto all'altro! E com’è enorme la distanza che vi separa!
Ecco, questo è un quadro del Cielo e dell'inferno che ti mostra la distanza intercorrente
fra l'uno e l'altro! Ed ora ti darò un esempio dal quale potrai rilevare come
l'inferno è costituito in sé; fa bene attenzione! Immaginati due uomini,
mettiamo ad esempio due re di paesi confinanti, quanto mai superbi e avidi di
dominio! Esteriormente essi si trovano in rapporti assai amichevoli. Se l'uno
va a rendere visita all'altro, c'è profusione addirittura di cortesie e di
complimenti; essi si abbracciano come fossero i migliori e più intimi amici;
sennonché ciascuno in realtà tra di sé pensa: ‘Oh, venga presto l'ora in cui
potrò calpestarti nella polvere sotto i miei piedi!’. Ciascuno dei due sta in
attesa di un'occasione opportuna e a lui favorevole che gli consenta di
annientare completamente il vicino che odia a morte. Ebbene, chi brama proprio
ardentemente di contendere con i propri vicini, non tarda molto a trovare anche
un pretesto per fare la guerra. Questa, infatti, scoppia tra i due e, come al
solito, il più forte vince il più debole, al quale non resta altro che la fuga.
Una volta che ha salvato così la propria pelle, il suo primo pensiero è di
correre da un terzo vicino ancora più potente e di raccontargli la sua
disgrazia. Egli rivela dettagliatamente i fatti e le condizioni del suo
apparente ex amico e fa delle proposte al terzo e lo consiglia su come si
potrebbe riuscire facilmente vincitori sull'altro, offrendosi addirittura egli
stesso come generale. Pagando bene, viene poi radunato presto un esercito di
mercenari, e un bel giorno, improvvisamente, l’ex vincitore, che non ha avuto
il tempo di mettersi sulle difensive, si vede assalito e spogliato di tutti i
suoi beni e paesi. Ammesso ora che il secondo vinto abbia potuto mettersi in
salvo con la fuga, non tarderà molto a trovare un quarto che si scaglierà
contro il terzo che, eventualmente, sarà vinto a sua volta. A questo punto la
questione si arresta e subentra uno stato di quiete apparente; tuttavia i
vinti, nei loro animi, non si concedono affatto tregua, anzi ciascuno per sé
cerca l'occasione di potersi vendicare nella maniera più atroce di tutti i
vincitori; e vedi, un animo infernale di questa specie va così continuamente
incitando il proprio maligno verme interiore, che questo non muore! Questo
esempio della rivolta tra i due re ti dà un'esatta idea di come è costituito anche
tutto l'inferno» [G.V.G. – VI/237].
«L’inferno però è il più intimo amico di ogni uomo
terreno, in quanto gli procura tutto ciò che lusinga la sua natura e riempie la
stessa con ogni genere di gradevolissime attrattive carnali» [D.d.C. –
III/84,4].
«Ora tutto il mondo è già “completamente del diavolo”. Perciò Io posso
portare qua e là la Mia Grazia solo con parsimonia, tanto più che la maggior
parte degli uomini se ne vergogna di fronte al mondo!» [D.d.C. – II/192,8].
Se d’altra parte il
grande teologo e padre della Chiesa, sant’Agostino, sostenne l’opinione che la
maggior parte degli uomini, inclusi i piccoli fanciulli non battezzati,
sarebbero destinati all’eterna condanna, allora tanta illogicità e ignoranza
sconcertante della vera Essenza di Dio di questo teologo cattolico e di altri
pseudo-teologi religiosi, può solamente sorprendere profondamente! È da
acconsentire al teologo cattolico Van der Meer, quando osserva che "le conseguenze
disumane che sono estranee allo spirito degli
Evangeli, appartengono alla limitatezza che si trova anche nei più grandi
uomini di chiesa".
Riassumiamo il
concetto con un ragionamento tratto dalla Nuova Rivelazione: se
all’Onnisantissimo onnisciente non si può imputare il benché minimo errore
nella creazione di alcuna cosa esistente, sia spirituale che materiale, quindi
nemmeno per ciò che riguarda i primi esseri, poiché perfettissimo, è quindi
sottinteso che una ‘caduta’ fosse già stata messa in conto dalla Divinità fin
dall’origine già nei Suoi pensieri creativi, prima di ogni essenzialità quando
ancora non esisteva altro che la Propria essenzialità. Se quindi la ‘caduta’ di
una parte dei creati, quale seguito alla concessione del libero arbitrio, era
imprescindibile, allora un giudizio sugli stessi, confinandoli per l’eternità
in un inferno eterno (come insegna la dottrina cattolica e alcune dottrine tra
i protestanti), oppure una loro distruzione, avrebbe disatteso il senso della
perfezione della Divinità. E inoltre, una seconda Creazione, proprio per la
imprescindibilità della stessa onniperfezione della Divinità, avrebbe
comportato esattamente una ‘caduta’ come la precedente, e l’eliminazione dei
primi caduti avrebbe certamente costituito una macchia indelebile nelle
caratteristiche di un Padre – in tal modo non certamente ‘tutto Amore’ – e
quindi una Divinità da considerare menzognera. La soluzione di un Padre
amorevole non poteva che essere il recupero non forzoso di tutti quelli che
sarebbero eventualmente caduti, fino al capostipite, sebbene dopo tempi eterni,
nella spontaneità, così come anche è stato. Quindi, adottare ‘scuole’ di vita,
spirituali e materiali, tramite le quali tutti i non caduti avrebbero cooperato
per il recupero dei ‘fratelli’. Una breve risposta di Gesù a Giuda Iscariota ce
ne dà un accenno:
«Lasciamo venire costoro nell’aldilà, e là
essi sfuggiranno e disprezzeranno la Luce della vita e della verità ancora di
più, di quanto essi qui (sulla Terra) già
disprezzavano! – Ho torto allora se dico: ‘Risveglierò anche costoro,
spiritualmente morti, quando usciranno dalla carne di questo mondo, e li
giudicherò e farò loro trovare il compenso per le loro azioni!’? – Io
personalmente non li giudicherò di sicuro, ma sarà l’eterna Verità che è anche
in essi, che tutti loro osteggiano oltre misura, a giudicarli e a metterli in
fuga al Mio cospetto. Sarà, per questo, da ascrivere a Me una colpa? Non dicono
già le leggi più sapienti dei Romani: ‘Volenti
non fit iniuria!’[57]?
Oppure dovrei Io, per una specie di amore per questi Miei avversari,
allontanare forse da Me la Mia eterna Luce di Vita e di Verità e indossare
l’abito della menzogna e dell’inganno? Voglio sperare che nessuno di voi lo
desideri! Ma perfino per anime di questo genere che si sono rese abiette da se
stesse, vi ho già detto due cose consolanti: e cioè una volta nella parabola
del figlio perduto, e poi quando in una simile dubbiosa occasione vi ho detto
che nella Casa del Padre Mio ci sono moltissime dimore. Tuttavia, per
esprimerMi qui più chiaramente, ho moltissimi istituti di insegnamento e di correzione
(«…ho altre pecore che non sono di
questo ovile» [Gv. 10,15]) nei quali perfino i più abbietti diavoli
umani di questo mondo possono essere convertiti e migliorati». [G.V.G. – X/154,7-10]
Dunque, se si segue
il piano di Dio di riportare tutti gli spiriti caduti tramite una lunga via
nella casa del Padre per una futura, inconcepibile beatitudine, allora si
allarga il proprio sguardo nel regno dello spirito per una concezione
grandiosa, la quale è l’unica adeguata alla vera essenza di Dio, vale a dire
dell’Amore. La dottrina della Creazione nella Nuova Rivelazione – e
precisamente nel “Governo della famiglia di Dio”, opera in tre volumi – ci
fornisce un’immagine spiritualizzata del mondo, riconoscendone un profondo
senso e facendo risplendere chiaramente l’Amore e la Misericordia di Dio nella
storia della salvezza.
Lo spirito limitato
e la prepotenza del concilio di Trento si trascinò come un filo rosso
attraverso i secoli, e poté evidenziarsi chiaramente nel caso di Galilei. Circa
cento anni dopo il concilio, l’astronomo sarebbe stato arso al rogo se non
avesse ritrattato la sua fondata asserzione scientifica che era la Terra a
girare intorno al Sole, tenuto conto dell’intimidazione dei gretti fanatici
attaccati alla lettera. Così la pena fu commutata in prigione a vita. Quasi
nello stesso periodo la gerarchia ecclesiastica a Linz proibì gli scritti
dell’astronomo Johannes Kepler "Harmonices mundi"[58]
e lo sospettarono di eresia. L’opera proibita costituì più tardi una pietra
angolare nella legge della gravitazione di Newton.
Oggi la Chiesa
cattolica, sotto condizioni completamente diverse, è costretta a disconoscere
le sue conclusioni del concilio di Trento. Ad esempio, allora si decretò che
nessun cattolico poteva essere sepolto con la benedizione della Chiesa, se
almeno una volta l’anno a Pasqua, non si fosse confessato e non avesse preso la
comunione. Invece nelle grandi città di tutti i paesi, oggi più di tre quarti
dei cattolici vengono sepolti, sebbene non abbiano adempiuto questa condizione.
Le decisioni di quel Concilio non sembrano avere più nessuna base portante per
un’umanità diventata maggiorenne. La Chiesa cattolica al concilio di Trento[59]
condannò la dottrina della preesistente origine dell’uomo dalle originarie
cadute angeliche. Gli uomini religiosi di quel tempo erano precipitosi a
giudicare e a condannare. La massima "non giudicate, affinché non siate
giudicati" trovò altrettanto poca considerazione quanto il riferimento
dell’apostolo Paolo:
«Noi ben sappiamo che tutta la Creazione geme
e soffre fino ad oggi le doglie del parto. Essa non è sola, ma anche noi, che
possediamo le primizie dello spirito, gemiamo interiormente nell’attesa di
quest’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» [Rm – 8,22-25].
Citiamo un ultimo
punto quale conclusione su cosa sia l’inferno e cosa il Cielo:
«[…] Da tutto ciò risulta di nuovo chiarissimo che per ogni
uomo buono il Cielo si trova appunto là dove egli si trova, e che tutti i buoni
e puri, simili a lui, si troveranno essi pure nelle sue immediate vicinanze.
Infatti, la cosa non è affatto così come se qualcuno dicesse: “Vedi, il Cielo è
qui, oppure è là, oppure è al di sopra di tutte le stelle; l'inferno si trova
in qualche luogo profondissimo sotto la Terra!”. Tutto ciò, invece, non dipende
dal tempo e dallo spazio terreno, e non si presenta neppure in qualche modo con
grande pomposità e sfarzo esteriori come una vana cerimonia nel Tempio, ma è
celato nel più intimo dell’uomo» [G.V.G.
– VI/33,8].
*
Un esempio
sull’aldilà
In quest’epoca, in
cui il materialismo prende sempre più piede, anche il credere nell’esistenza di
un aldilà è sempre meno accettato dagli uomini. Perfino in coloro che si
dichiarano credenti, pur tuttavia son pronti a negare un aldilà e, parimenti,
relegano una Divinità in un mondo fantasioso non identificato, quale Entità
astratta, pur presente in tutte le cose, come un’essenza di vita che animerebbe
la materia, ma senza avere alcuna individualità. Allora qui si deve ricorrere a
una massima della filosofia: "finitum
non capax infiniti", vale a dire: "Il finito non è in grado di
afferrare l’infinito". L’aldilà può essere rappresentato solo per
rispondenze.
Della questione del
proseguimento della vita dopo la morte, gli uomini se ne occupano spesso, molto
più di quanto si pensi. Finora dalla Chiesa non si sono potute ottenere delle
risposte soddisfacenti. Mussard osserva molto giustamente che sulla domanda
della vita dell’anima dopo la morte, esistono purtroppo tante opinioni quanti
sono i padri della Chiesa. Nella Nuova Rivelazione le condizioni del regno
intermedio che è antistante al Cielo e all’inferno vengono descritte tramite
scene cui partecipano anche alcuni discepoli al tempo di Gesù. Sulle sfere
superiori del regno intermedio è detto che «…esso si può chiamare paradiso
inferiore, dal quale però esistono ancora molti gradini fino ad arrivare al
vero regno dei Cieli» [D.d.C. – II/213,8].
A titolo di esempio
ne presentiamo uno dei tanti:
«“Il corpo, quale esso è, come materia morta non potrebbe di per sé mai
vedere, udire, sentire, fiutare, gustare senza aver dentro un’anima vivente.
Dunque, esso non rappresenta che uno strumento necessario per l’anima,
costruito e bene organizzato così da servire all’anima stessa per i suoi
rapporti con il mondo esterno. Essa così può, per mezzo del corpo, vedere e
udire al di fuori e percepire l’ostile e il gradevole. Essa può spostarsi da un
luogo all’altro e può eseguire con le mani i più svariati lavori. Ora, chi
guida le membra del corpo è l’intendimento del cuore e la sua volontà, poiché
il corpo, di per sé, non ha né intelligenza né volontà, a meno che l’anima, in
seguito alle sue voglie mondane e sensuali, non trapassi essa stessa
nell’elemento carnale e non si perda tanto nella propria carne, da perdere la
coscienza del proprio ‘io’ spirituale. Allora, certamente, anche tutto il suo
intelletto e la volontà si renderanno del tutto carnali con esso. In questo
caso però l’anima sarà quasi completamente morta e ad essa apparirà
un’assurdità apprendere qualcosa riguardo all’esistenza di una condizione
autonoma puramente spirituale e di una vita spirituale dopo la morte del corpo.
Tuttavia, nemmeno una simile anima carnale muore veramente dopo la deposizione
assai dolorosa del corpo, ma continua a vivere nel mondo degli spiriti, ma la
sua sopravvivenza è poi altrettanto meschina quanto lo è la sua conoscenza e la
coscienza di se stessa nella sfera puramente spirituale. Ora una simile anima
vivrà poi nell’aldilà certamente solo in uno stato di sogno un po’ lucido, e
spesso non saprà affatto di essere già vissuta una volta in qualche altro
mondo, ma vivrà e opererà conformemente alla sua abituale sensualità, e se da
parte di spiriti più illuminati che le si rivelano, viene ammonita e istruita
sul fatto che si trova in un mondo diverso e spirituale, allora essa certo non
ci crederà, e così deriderà e schernirà coloro che vogliono mostrarle la
verità. Ci vuole un tempo molto lungo finché un’anima di questa specie,
unificata con il mondo e con la carne, possa giungere a un riconoscimento più chiaro. Tuttavia, man mano che
andrà facendosi sempre più chiaro in essa, le ritornerà anche il ricordo
secondo il grado della sua chiarezza, ed essa allora potrà anche vedere, udire
e sentire quanto avviene sulla Terra, al di sopra e dentro di essa. Se invece
un’anima già qui, in questo mondo, si è del tutto completata mediante la
rinascita spirituale e, in questo modo, già qui è pervenuta alla visione e alla
percezione delle cose puramente spirituali e celesti, essa perverrà così in sé
anche alla giusta e pienamente vera percezione e visione di tutta la Creazione
materiale e saprà tutto quello che avviene perfino sulla Luna e sopra e dentro
il Sole, cosa sono le stelle e a quale scopo sono state create e ciò che c’è
sopra di esse e dentro di esse. Quando però una tale anima perfetta viene
liberata dal suo greve corpo, solo allora la sua visione si rende del tutto
simile a quella di Dio e, se vuole, diventerà capace di vedere tutto, di udire
tutto, sapere tutto e percepire ogni cosa. Ma se è così, come può allora
perdere tutti i suoi ricordi per il fatto che, a somiglianza di Dio, essa
stessa può essere e anche sarà la creatrice del proprio mondo? Ma affinché tu
veda e ti renda conto ancora più profondamente
del fatto che quanto ora ti ho spiegato ha la sua pienissima realtà, Io renderò
libera la tua anima per qualche istante, come pure l’anima di qualcun altro tra
i presenti, e in tale condizione potrai poi dire quanto avrai visto, udito e
percepito. E così avvenga!” – In quello stesso istante, diversi tra i presenti
furono trasferiti in uno stato magnetico e lucido e si trovarono dapprima in
una regione a loro sconosciuta, che però a tutti piacque immensamente al punto
che Mi pregarono di lasciarli restare per sempre in quel luogo celestialmente bello,
perché non desideravano ormai far più ritorno su questo mondo terreno. Io però
chiesi loro se vedevano anche questo mondo. Allora tutti risposero: “Sì,
Signore, ma lo vediamo come dietro di noi e lo vediamo pure come da parte a
parte!”. Io domandai loro se vedevano la grande città di Roma. Tutti
affermarono di vederla e descrissero tutto ciò che vedevano in essa. Quando i
romani, che erano lì presenti, ebbero udito questo, non la finirono più di
meravigliarsi per la maniera precisa e fedele in cui gli uomini, immersi nella
contemplazione estatica, descrivevano l’aspetto di Roma, anche se nessuno di
tali uomini era mai stato a Roma, né aveva mai visto una riproduzione di questa
città. Ed Io domandai loro se vedevano anche i paesi situati all’estremo Oriente dell’Asia. E tutti loro
diedero la risposta: “Sì, Signore, vediamo anche quello che davvero è
all’estremità finale di questa grande parte del mondo, poiché più oltre, verso
Oriente, non vediamo altro che solo acqua e ancora acqua, ad eccezione di alcune
isole! Ma questo è un grande regno e noi vediamo pure una città immensamente
grande che è racchiusa dentro a mura lunghe una giornata di viaggio e al suo
interno c’è una quantità innumerevole di abitanti!”. – Dissi Io: “Come sono
vestiti?”. A questo punto essi descrissero brevemente ed esattamente la foggia
di vestire di quella gente, e uno dei vecchi farisei, divenuto greco-ebreo, si
meravigliò molto sentendo questo, poiché altre volte aveva avuto occasione di
vedere dei cinesi nell’estrema parte orientale dell’altipiano dell’India. Dopo
ciò lasciai che rivolgessero il loro sguardo sulla Luna ed essi descrissero in
breve questo mondo brullo dall’aspetto triste, nel quale, all’infuori di alcuni
gruppi di coboldi[60] di colore
grigio e apparivano tristi, non scorgevano nulla. Non risultava esserci albero
e nessuna erba, e così nemmeno un animale. Dopo questo li ridestai, lasciando
loro però il completo ricordo di tutto quello che avevano visto. Quando poi si
ritrovarono del tutto nel loro stato naturale, Nicodemo disse: “Signore! Questa
è certamente una meraviglia delle meraviglie! Noi eravamo qui e vedevamo
benissimo Te e tutti gli altri, e tuttavia vedevamo pure con assoluta esattezza
e chiarezza tutto quello che abbiamo descritto, e ora ho veramente provato io
stesso come la visione dell’anima libera sia indescrivibilmente più chiara di
quella che è congiunta con il corpo. Ma non solo scorgevamo tutto più
chiaramente, sia che fosse vicino quanto lontanissimo, ma anche udivamo tutto.
Quando guardavamo un albero o una casa o una nave in mare, oppure anche un uomo
o un animale, li vedevamo con precisione nella loro forma naturale esteriore,
ma vedevamo tutto anche da parte a parte, nonostante l’oggetto non fosse
affatto trasparente. Anzi, negli uomini vedevamo perfino i loro pensieri che,
all’inizio, si rendevano visibili nei loro cuori sotto forma di minutissime
immagini. Quando questi salivano al capo, come uno sciame di zanzare, si
facevano più chiari e più marcati, poi ridiscendevano al cuore dove assumevano dimensioni
maggiori e più precise e ben presto uscivano fuori dalla sfera umana
individuale, s’ingrandivano man mano sempre di più e infine formavano un vero e
proprio mondo intorno all’individuo. Negli animali, invece, non rilevavamo
niente di simile» [G.V.G
– VII/58,3-23].
*
Anime
dall’Alto o anime dal basso?
Tra gli argomenti
più dibattuti tra i credenti dei diversi gruppi religiosi, uno importante
riguarda il chiedersi del perché tra l’umanità ci siano tante diversità nel
modo di pensare, diversità che si ripercuotono poi nella consapevolezza della
fede, alla quale vi accedono o ne sono attratti solo una certa parte, mentre
per altri gli argomenti religiosi non interessano affatto, e con costoro
diventa poi difficile anche solo parlare di un Dio, di una Divinità tutto
abbracciante. Per un credente, la risposta di un tale diversità è relegata di
solito al modus vivendi di ciascuno, poiché chi si attacca alle cose della
carne, cercando nel piacere del vivere nella materia e con la materia le
proprie aspirazioni di vita, certamente si allontanerà sempre più dalle cose
spirituali. La Nuova Rivelazione tuttavia ci invita a riflettere che ci sono
altri motivi del perché persista una così grande differenziazione di credo tra
gli uomini, e un altro motivo indicato è che sulla Terra ci sono spiriti/anime
che vengono dal basso e spiriti/anime che vengono dall’Alto. Una semplice
risposta che riportiamo fu data a Lazzaro, in cui Gesù spiega come poter
riconoscere in qualche modo una tale differenziazione:
«Vedete, l’anima, pur trovandosi
necessariamente dentro la sua carne tenebrosa, tuttavia conserva sempre un
certo sentimento da dove essa ha tratto le proprie origini, e rivolge
volentieri gli orecchi e particolarmente gli occhi materiali verso quella parte
da dove essa proviene dai primordi. Gli uomini che rivolgono il proprio sguardo
di preferenza verso l’alto, e amano andare sulle vette dei monti dilettandosi
dei suoni che giungono loro in qualche modo dalle alture, sono certamente
dall’Alto. Invece gli uomini che tengono lo sguardo per lo più rivolto verso
terra, e frugano nel terreno per cercarvi ogni tipo di tesori e solo raramente
rivolgono gli occhi e gli orecchi verso l’alto, costoro sono anche sicuramente
dal basso. In base a questi contrassegni voi potete senz’altro riconoscere
chiaramente, purché facciate attenzione a chi si trova dinanzi a voi» [G.V.G. – VI/178,9].
Le anime dall’Alto
sono già formate e nel loro cammino/evoluzione/redenzione dalla caduta,
provengono dai soli, cioè dalla sfera spirituale/animica delle stelle o dal
Cielo stesso, mentre quelle dal basso provengono da una condizione di arresto
spirituale dall’aldilà, oppure dall’unione delle sostanze animiche del regno
animale.
Gesù si dilunga
molto nelle Sue spiegazioni su questo argomento, e in un'altra occasione ai
suoi apostoli e, ai discepoli insegnò così:
«Su questa Terra o mondo dimorano due specie di
uomini. Gli uomini propriamente detti che ne costituiscono la grande
maggioranza e per quanto riguarda l’anima e il corpo sono originari unicamente
da questa Terra in base alla scala per gradi ben ordinati dell’ascesa delle
creature, e quindi possono essere chiamati ‘figli del mondo’, mentre una parte
molto piccola degli uomini di questa Terra è originaria dalla Terra stessa
soltanto per quanto riguarda il corpo, invece per quanto riguarda l’anima essi provengono o
dai vari mondi stellari oppure talvolta perfino dai puri Cieli spirituali quali
purissimi spiriti angelici. Questi ultimi tuttavia sono finora i più rari.
Questa seconda specie di uomini, che è molto più nobile, la si può chiamare
‘figli di Dio’, ed è a questi soltanto che è riservata la comprensione dei
misteri del Regno di Dio nonché la capacità di istruire i figli del mondo
riguardo a tali misteri, sempre a seconda dei loro bisogni e attitudini a
comprenderli, e anche la capacità di indicar loro la via, seguendo la quale
essi pure possono diventare figli di Dio e cittadini del Suo regno [G.V.G. – V/225,3-5].
«La Terra è la portatrice di due specie o due tipi di uomini. Una specie, la
migliore, proviene già originariamente dall’Alto, e con questi sono da
intendersi i figli di Dio. L’altra, e propriamente la cattiva specie, proviene
unicamente da questa Terra; la loro anima è, in certo qual modo, un complesso
di singole particelle vitali, le quali, tratte dall’essenza di Satana, sono
tenute prigioniere sotto forma di materia nella massa del corpo terrestre; da
questa massa esse passano attraverso il regno vegetale e poi nel regno animale;
e da qui, attraverso i molti gradini del regno animale, giungono alla fine a
costituirsi in una potenza consistente di innumerevoli particelle animiche
primordiali, le quali formano l’anima dell’uomo del mondo» [G.V.G.
– II/169,3].
*
La
dottrina del sonno dell’anima è falsa
Questa dottrina è
ampiamente diffusa nei circoli teologici evangelici, ma nelle comunicazioni
della Nuova Rivelazione non trova nessun sostegno. Secondo le annotazioni
comunicate a Lorber, l’anima dopo la morte giunge piuttosto subito in un regno
intermedio. Molte anime non hanno nemmeno la coscienza di essere morte e,
nell’aldilà, subito dopo il trapasso, si ritrovano in un territorio simile a
quello terrestre dove sono vissute. Nella loro nuova condizione dovrebbero
capire che non sono più sul piano terreno, sia dalla mancanza dell’alternanza
giorno/notte sia del cibo, ma ciò non avviene, né serve il ritrovarsi in un
ambiente completamente buio, pari alle proprie tenebre spirituali, insieme ad
altre anime aventi le stesse caratteristiche interiori, se manca loro qualunque
base della vera fede in Dio. Queste condizioni esteriori possono modificarsi
presto se l’anima accetta in qualche modo i consigli dei suoi compagni, tra i
quali talvolta ce n’è uno più illuminato che fa da guida sotto mentite spoglie,
essendo l’ambiente, nel mondo dello spirito, del tutto e assolutamente
dipendente dal comportamento dell’uomo, acquisito durante il periodo della sua
vita terrena, il che è la sua stessa vita interiore, come un vestito dell’anima
che lo segue anche nell’aldilà.
Lo stesso parere lo
aveva già comunicato il veggente Emanuel Swedenborg nel XVI secolo, riferendo
così:
«Ogni uomo, dopo la morte, giunge
inizialmente nel mondo degli spiriti che si trova tra il Cielo e l’inferno».
La Nuova Rivelazione
ci fornisce con ampie rappresentazioni i destini dei trapassati in conformità
alla propria personalità e fede in un Dio, così da farci dare ampi sguardi
istruttivi nel mondo dell’aldilà. Innanzitutto con una raccolta di dieci casi
di trapassi nel libro “Oltre la soglia”, e poi, prendendo spunto con gli ultimi
due dei dieci personaggi, vengono presentate in due avvincenti storie lo
sviluppo della loro vita spirituale nei due volumi della Nuova Rivelazione: “Il
vescovo Martino” e “Dall’inferno al Cielo”, dandoci la possibilità di dare uno
sguardo profondo su come vengono guidate le anime, istruendoci nel contempo con
un infinito numero di insegnamenti sulla fede e, di conseguenza, sulle
Scritture. Secondo Lorber esistono sia nel Cielo che nell’inferno tre gradini,
di cui però l’anima non ne ha coscienza, ma li vive con una vita nella quale
deve dimostrare l’amore per il prossimo, se nell’interiore ha desiderio di
conoscere il Padre.
Da “Doni del Cielo” vol. 3 cap. 130:
«Una di queste dottrine aggiunte è
particolarmente quella, secondo cui le anime dei trapassati dovrebbero dormire
fino al giorno del giudizio; dottrina che venne denominata col termine greco
‘Psicopanechia’. Questa dottrina rimase però in vigore soltanto fino a quando
un papa introdusse l’ancora in vigore ‘Santa Messa’ romana, per cui tale papa
spiegò con gran pompa ai cristiani romani che tale ‘Messa’ quale un ‘Sacrificio
incruento’, aveva la stessa forza e potenza, come il ‘Sacrificio cruento’ del
Cristo sulla croce, e che in questo modo il Cristo si sacrificava
prodigiosamente e costantemente al Padre Suo nel Cielo in favore dei fedeli
cristiani della Chiesa romana. Aggiunse inoltre che un cristiano veramente
credente che avesse fatto officiare una di queste ‘messe’ per la sua salvezza,
versando l’offerta di un piccolo obolo di valore materiale, immediatamente dopo
la morte del corpo, senza un lungo soggiorno dell’anima, sarebbe stato destato
dal Cristo e chiamato all’eterna beatitudine, e se il cristiano non era ancora
perfetto, poteva far officiare per sé parecchie di queste ‘Messe’, sfuggendo
così all’eterna dannazione e, dopo una breve purificazione nell’aldilà, nel
cosiddetto ‘purgatorio’, anche questo di loro fabbricazione, arrivare comunque
in Cielo. E così il dogma del ‘sonno dell’anima’ (Psicopanechia), considerando che la sua conservazione
avrebbe impedito alla ‘Messa’ di fresco scoperta, cioè inventata, di essere
fonte di guadagno, un po’ alla volta andò esso stesso a dormire, come pure
quell’estremamente ridicolo dogma che insegnava seriamente che Iddio ha creato
solo una piccola parte degli uomini per il Cielo, e la maggior parte invece per
l’inferno!» (Teoria ancora in vigore presentemente presso i calvinisti).
*
La
resurrezione della carne
Tra le più strane dottrine religiose, una in
particolare è ancora professata da alcune comunità perfino cristiane, è quella
sulla resurrezione della carne, la quale sostiene che dopo il giudizio finale
profetizzato nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, tutti i corpi dei defunti, fin
dall’epoca di Adamo, risusciteranno e si ricongiungeranno alle rispettive
anime. Di ciò ne resta traccia nel Vangelo di Matteo, Marco e Luca con la
disputa di Gesù con i Sadducei, dottrina ammessa secoli prima dallo
zoroastrismo[61]
persiano che riuscì a prendere piede anche nell’islamismo. A tutt’oggi non è
raro trovare ancora chi crede in questo presunto processo di ricongiunzione.
Anche su tale assurda dottrina, nella Nuova Rivelazione troviamo una precisa
spiegazione.
«[…] Del resto si comprende da sé con tutta facilità che il
corpo terreno, una volta privato della sua anima, non potrà mai più risorgere
né essere mai più rivivificato in tutte le sue parti. Infatti, se accadesse
questo, in quel certo giorno del giudizio dovrebbero essere ridestate e rivivificate
anche tutte le parti deposte dal corpo durante il corso della sua vita terrena,
a volte lunga parecchio, come ad esempio i capelli, le unghie, i denti perduti
e tutte le parti grezze della pelle allontanate mediante le abluzioni del corpo, come pure le gocce di
sangue versate in qualche dolorosa occasione, le gocce di sudore e varie altre
cose ancora staccatesi con il tempo dal corpo. Immaginatevi ora una figura
umana di questa specie, rianimata nel giorno del giudizio, e dite voi se non
dovrebbe assumere un aspetto quanto mai ridicolo. E ancora bisogna pensare che
l'uomo, in differenti periodi della sua vita, ha anche un differente corpo;
così ad esempio il corpo di un bambino è diverso da quello di un ragazzo. Altra
specie di corpo è quella di un uomo adulto, e infine un'altra ancora del tutto
differente è quella di un anziano. Ebbene, data una perfetta rivivificazione
dei corpi morti degli uomini, in un determinato giorno del giudizio, sarebbe
necessariamente da porsi la domanda: “Dovrebbero essere fatte rivivere
simultaneamente tutte le forme corporali avute da una persona dal tempo della
fanciullezza fino a quello della vecchiaia, oppure solo un’unica forma?”. – Poi
sorge ancora una questione molto importante, e cioè: presso i romani, i greci,
gli egiziani e molti altri popoli di questa Terra, i cadaveri vengono bruciati
fino ad essere ridotti in cenere. In altri luoghi vengono gettati in mare e i
mostri che dimorano in questo elemento li divorano e ne traggono alimento per
il loro corpo; e quando un simile mostro marino muore, viene a sua volta
divorato da altri abitanti del mare. Cosa potrebbe essere risuscitato di questi
corpi il giorno del giudizio? Mediante il fuoco la maggior parte del corpo è
stata dissolta in fumo e in vapore e si è congiunta con l’aria, e dei corpi
gettati in mare, la carne e tutto il resto, sono diventati parte integrante
degli abitanti del mare e così è trapassata ad uno stato del tutto differente.
In tali condizioni chi potrebbe poi cercare le parti che componevano l’ex corpo
umano raccogliendole dagli innumerevoli corpi di animali, dall'acqua,
dall'aria, dai minerali, dalle piante e dai vermi, per riconnetterle assieme? E
anche se per Dio ciò non rappresenta affatto una cosa impossibile, bisogna pur
sempre domandare: “Che giovamento potrebbe ricavare una libera anima da una
ricostruzione del corpo di questo genere?”. In verità, ciascun’anima già
liberata dal suo pesante corpo non potrebbe sentirsi che sommamente infelice,
qualora dovesse nuovamente entrare in un corpo pesante, e oltre a ciò
addirittura per l'eternità! Senza contare poi che un tale procedimento non
sarebbe mai compatibile con l'Ordine eterno di Dio, considerato che Dio stesso
è uno Spirito supremamente perfetto e puro, e che la meta finale esclusiva degli
uomini è quella di diventare per l'eternità spiriti perfetti e puri a
somiglianza di Dio. A che cosa potrebbero loro servire in questo caso i corpi?
Certo, gli uomini anche nell’aldilà saranno rivestiti di un corpo, ma non con
questi corpi terreni materiali e grezzi, ma con degli altri del tutto nuovi e
spirituali, prodotti dalle loro opere buone compiute qui sulla Terra secondo la
Dottrina che vi sto insegnando adesso. Ma se le cose stanno in questi termini,
come può qualcuno credere che per la resurrezione della carne sia da intendersi
la vivificazione di questi corpi terreni che avverrebbe un giorno? La (vera) resurrezione della carne è costituita unicamente dalle buone opere che
all'anima donano la vera vita eterna, opere che l'anima, in questa carne (spirituale)
va compiendo su questa Terra a vantaggio dei propri simili. Chi dunque ascolta
la Mia Dottrina, crede in Me e opera conformemente a questa Dottrina, Io stesso
lo risusciterò nel giorno del suo giudizio; giudizio che avverrà immediatamente
dopo che la sua anima avrà abbandonato questo corpo terreno, e precisamente in
modo che nessuno potrà nemmeno accorgersene, perché la trasformazione durerà un
istante solamente» [G.V.G. – IV/54,3-12].
«Disse uno dei giudei-greci: “O Signore e Maestro, la cosa è ormai chiara a
tutti noi; tuttavia c'è una cosa ancora della quale non riesco a farmi un
giusto concetto. Perché devono morire anche tanti fanciulli ancora in
tenerissima età e senza aver raggiunto alcuno sviluppo? E perché quasi sempre
la morte del corpo è preceduta da una maligna infermità che indebolisce e
infine uccide il corpo? Una volta che l’uomo è maturo, egli – quale anima dal
corpo – dovrebbe poter uscire facilmente senza soffrire; e i piccoli, dal canto
loro, non dovrebbero mai morire prima di aver raggiunto un determinato grado di
maturità. Invece dei fatti di questa specie si verificano continuamente; ogni
anno muoiono molti fanciulli, e le malattie di ogni specie non cessano, anzi
sono un continuo tormento per l'umanità. O Signore e Maestro, perché deve
essere così su questa Terra?”. – Ed Io risposi: “Questo non dovrebbe affatto
accadere, e infatti nei primi tempi dell'umanità non era così. Hai mai letto in
qualche cronaca di malattie gravi che avessero colpito quegli uomini che erano
devoti a Dio e che vivevano secondo i Suoi Comandamenti? No, la storia non
registra niente di simile, anzi essi vissero tutti fino ad un'età tardissima, e
la loro morte fu simile a un dolce addormentarsi senza alcuna sofferenza. In
quel tempo non moriva nemmeno nessun fanciullo, perché i fanciulli venivano
generati da genitori perfettamente sani ed erano nutriti e allevati secondo la
sana e semplice natura. Ma quando più tardi si insinuò tra gli uomini il fasto
in tutte le sue più svariate manifestazioni, e con questo tutto un esercito di
vizi e di sfrenati peccati contro i Comandamenti di Dio e contro le leggi della
natura, solo allora ogni tipo di gravi infermità cominciò a dilagare tra gli
uomini per loro colpa. Ma essi, così debilitati, non poterono più generare dei
figli sani; per conseguenza tale progenie, deforme già nel corpo materno, si
trovò gradatamente sempre più ad essere esposta agli attacchi di ogni specie di
malattia, e la morte cominciò a mietere anche tra i piccoli, sia appena nati,
sia già grandicelli» [G.V.G. – VI/55,1-3].
Come tutte le autentiche rivelazioni,
anche la Nuova Rivelazione è un manuale per la vera vita. L’accesso interiore
all’opera si apre, in realtà, solamente a un cuore nostalgico che cerca Iddio e
la verità. Certamente, alcune comunicazioni non sono così facili e subito
comprensibili, perché esse aprono all’improvviso un nuovo orizzonte. Tuttavia,
per i seri ricercatori della verità, la massima del poeta: "Sei tu
angustiato, dalla nuova parola che ti sconvolge? Sentir tu vuoi solamente ciò
che ti conviene?", non può avere
alcun valore. Chi approfondisce seriamente lo studio della Nuova Rivelazione
concluderà che impara a comprendere lentamente e sempre meglio, per così dire,
organicamente crescendo, la pienezza e la profondità che si trova nel
patrimonio del pensiero.
Quando qualcosa causa difficoltà, tanto
nel Nuovo Testamento che nella Nuova Rivelazione, allora per esperienza è
qualcos’altro. Lo scrittore Mark Twain formulò questo così: "A me
personalmente procurano inquietudine le dichiarazioni facilmente comprensibili
nella Sacra Scrittura, vale a dire quei passi che richiedono la seria
realizzazione del principale comandamento di Gesù: l’amore per Dio e per il
prossimo".
*
Il perdono
dei peccati
Non c’è niente di più controverso nella
compartecipazione a una fede cristiana che il concetto della remissione dei
peccati. Accettare di far parte di un gruppo cristiano comporta l’accettazione
dei dettami di quella fede che, nel contempo, sarà espletata con un battesimo
nell’acqua. Con un tale atto, viene pure professato, da parte dei capi di
quella comunità, il sicuro perdono dei peccati, e il battezzato adulto
ricomincia una nuova vita, purificato. Ben diverso è nella Chiesa cattolica,
nella quale ciò può avvenire quando un tale battesimo viene dato molto
raramente a un adulto quando rinnega la sua precedente fede, mentre per la
totalità dei cattolici, avendo avuto il battesimo da neonati – come indirizzò
Sant’Agostino: “È dunque giusto dire che i bambini che muoiono senza il
battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima a confronto di tutti
gli altri!” – non potendolo più
ripetere, dovettero attuare altri sacramenti per la remissione dei peccati. Ora, in un epoca in cui
gli insegnamenti evangelici sono spiegati in modo così diversificato, come può
un credente percorrere la giusta via della salvezza, se nel contempo si trova
in un mare di interpretazioni? Anche su questo la Nuova Rivelazione ci viene
incontro con diversi accenni, spiegati da Gesù al tempo del Suo cammino
terreno:
«Non c'è proprio niente che Io abbia da perdonarti!
Quando tu in te e con te stesso sei nuovamente in ordine, allora anche per Me
tutto è in ordine, e con ciò ti è rimesso pure ogni peccato» [G.V.G. – III/44,18].
«Chi riconosce il proprio peccato come
peccato, ed effettivamente lo disprezza e oltre a ciò ama Dio sopra ogni cosa
nonché il prossimo suo come se stesso, costui non è più peccatore al Mio
cospetto! Perciò, amare Dio sopra ogni cosa, significa osservare i Suoi comandamenti
e non voler vivere più fuori dall’Ordine di Dio; se questo è il tuo caso,
parla, ed Io ti ascolterò e ti risponderò» [G.V.G. – III/218,4-5].
Una risposta ad un
gruppo di pubblicani: «[…] Poiché chi non
sente affatto amore per il prossimo, ancor meno può provare amore per quel Dio
che pure egli è chiamato ad amare sopra ogni cosa, allora, chi già non ama il
suo prossimo che vede, come potrà amare il Dio che non vede? Ora, l’amore per
Dio e, fuori da questo, l’amore per il prossimo, costituiscono veramente la
vita dell’anima; e chi non ha in sé questo amore, non ha nemmeno vita, ha
invece solo il giudizio e la morte. Io ora però vi dico che da parte Mia i
vostri peccati vi sono perdonati, avendoli voi riconosciuti e aborriti, ed
essendovene pentiti; tuttavia, per il pieno perdono dei vostri peccati è
estremamente necessario che voi, là dove è ancora possibile, risarciate
chiunque abbia per causa vostra in qualsiasi modo dovuto sottostare ad ingiuste
trattenute, e che in avvenire non pecchiate più! Chi non ha pagato fino
all’ultimo centesimo tutto quanto deve ai suoi fratelli e sorelle, non entrerà
nel Regno di Dio prima di aver riparato al male commesso contro di loro. Fate
voi pure così, e otterrete la vita eterna, ed i vostri peccati saranno definitivamente
cancellati!» [G.V.G. – VI/206,9-10].
«Certamente,
la macchia resta sull’anima finché l’uomo non abbia completamente rinunciato al
peccato; ma chi con assoluta serietà ha ripudiato il peccato avendo
riconosciuto che esso è un male che corrompe l’uomo e lo fa allontanare da Dio
e da ogni cosa buona e vera, costui non ha più nessuna traccia di una macchia
sull’anima, e quindi non ha niente più da temere dal perverso ardore dello
‘Scheol’!!» [G.V.G. – VI/19,4].
«Se qualcuno è conscio di aver peccato verso
qualcun altro, che si accordi con colui contro al quale ha peccato, e veda di
non peccare più; così gli saranno anche rimessi i suoi peccati. Ma né per
effetto di determinate preghiere, né per quello di mortificazioni o di digiuni,
verranno mai rimessi i peccati a nessuno, finché il peccatore non avrà smesso
di peccare. Perciò, finché qualcuno è immerso nel peccato, non è atto ad essere
accolto nel Mio Regno della Verità, perché il peccato rientra sempre nella
sfera della menzogna e dell’inganno. Vedete, così stanno le cose!» [G.V.G. – VII/141,15-16].
«Io però dissi agli esseni: “Perché ora Mi
pregate di perdonarvi, dal momento che poco fa vi ho indicato abbastanza
chiaramente come e perché nessun uomo Mi può mai offendere? Io vi dico:
perdonatevi voi stessi i vostri peccati e le vostre stoltezze reciprocamente!
Destate il vostro amore per Dio e per il prossimo, e così i vostri peccati vi
saranno perdonati anche da Me”» [G.V.G. – VIII/193,12].
«Per quanto poi riguarda direttamente la confessione dei peccati dinanzi al
sacerdote di cui avete accennato, il modo in
cui attualmente viene effettuata è sbagliata, e quindi riprovevole, dato che
non migliora gli uomini, ma li fa soltanto persistere nei loro peccati per
tutta la vita. D’altra parte però Io non sono neppure contrario al caso in cui
un uomo debole e ammalato interiormente, animato di buona volontà, riconosce
fedelmente dinanzi a un uomo saggio e forte le sue debolezze e mancanze,
affinché l’uomo in buona salute e maggiormente illuminato, per vero amore del
prossimo gli possa indicare i veri mezzi grazie ai quali la sua anima possa
rinforzarsi e risanare. Infatti, in questo modo un uomo diventa per l’altro un
vero salvatore delle anime. Anche di ciò, comunque, non ne faccio una legge, ma
vi do nuovamente soltanto un buon consiglio, e quello che faccio Io con voi,
fatelo altrettanto voi e insegnate a ciascuno la Verità! La sola confessione
purifica l’uomo altrettanto poco dai peccati, quanto a un corpo ammalato serve
la sola esposizione delle sofferenze e delle sue supposte cause, mentre per
sanare sono necessari invece i saggi consigli del medico esperto, dovendoli
mettere in pratica esattamente ed evitare in futuro tutto ciò che ha causato la
malattia. Quindi è anche un bene che, in una comunità, ogni fratello conosca
l’altro, tanto dai suoi lati forti che da quelli deboli, affinché ognuno possa
essere d’appoggio all’altro nella piena Verità, tanto spiritualmente quanto
materialmente; chi però volesse rimanere chiuso in sé, essendo dell’opinione
che con la sua confessione potrebbe sollevare l’ira di qualcuno, allora nessuno
pretenda che costui esterni le sue debolezze! Nondimeno, quando tra voi c’è un
saggio e il suo spirito gli rivela le debolezze del fratello debole e timoroso,
allora il saggio cerchi a quattr’occhi di dare qualche buon consiglio e lo
aiuti, con suggerimenti e con l’opera, ad uscire dalla sua segreta difficoltà,
e la sua ricompensa non rimarrà a mezza strada» [G.V.G.
– VIII/43,2-6].
«Se un tuo fratello ha peccato contro di te, va da lui e limitati a
riprenderlo con miti parole fra te e lui soli, e pregalo di non ricadere più
nel suo errore a tuo danno. Se ti dà ascolto ed esaudisce la tua preghiera, tu
l'hai guadagnato a te. Se invece non ti ascolta, prendi con te uno o due
testimoni – questo dipende dalla gravità del peccato commesso contro di te –
affinché il fatto possa essere confermato per bocca di due, e in caso di
necessità anche di tre testimoni. Se colui che ha peccato contro di te non ti
ascolta nemmeno in presenza dei testimoni, sempre in presenza dei testimoni
fanne rapporto alla comunità alla quale il peccatore appartiene. Se non da
ascolto neanche a questa, ed anche dinanzi a questa persiste nella sua
ostinazione, che sia dichiarato e che venga considerato un pagano e un perverso
pubblicano al tuo cospetto e a quello dei testimoni e dell'intera comunità!
Questo sia sufficiente per te e per qualsiasi altro; quanto va oltre ad un tale
limite, origina dal male e riproduce il male in misura ancora più grave. Questa
norma però è fondata nel Mio Ordine divino, e non ha valore soltanto per
l'aldiquà, ma pure per il grande aldilà. Infatti, in verità vi dico che tutto
quello che su questa Terra avrete legato e sciolto, quello sarà legato o
sciolto anche nell'aldilà, perfino nel Regno dei Cieli. E inoltre, affinché su
questa Terra possiate appianare con maggior facilità ogni lite e ogni
avversità, Io vi dico: se due soli sono concordi, qualunque cosa essi
chiederanno al Padre nel Mio Nome, sarà loro concessa appunto dal Padre Mio,
tanto nel Cielo quanto qui sulla Terra. Se dunque qualcuno ha peccato contro di
te perdonagli di tutto cuore, e prega il Padre nel Mio Nome affinché Egli
tocchi il cuore del peccatore! E così sarà fatto nella misura della tua fede e
nella misura in cui tu avrai prima perdonato a chi avrà peccato contro di te. E
vi dico di nuovo: “Ovunque due o tre si trovano radunati nel Mio Nome a causa
di una cosa buona e nel Mio Ordine, lì Mi troverò pure Io in Spirito, in mezzo
a loro, ed esaudirò ogni loro preghiera”. Ed Io penso che voi e chiunque altro
in base a tali norme, da Me dettate ora, potrete orientarvi con la massima
facilità in tutte le possibili circostanze critiche della vita, pure trovandovi
a dovervi destreggiare fra le molteplici leggi del mondo, per quanto esse si
contraddicano reciprocamente! Allora Pietro Mi venne di nuovo vicino e Mi
disse: “Signore, questo è certo tutto buono e giusto, e va da sé che noi stessi
ci atterremmo a tale Tua norma nella maniera più vivente, e che faremo tutto il
possibile per metterla a cuore anche ai nostri simili perché la osservino
fedelmente; sennonché ora si tratta di un unico punto ancora assai scabroso, e
cioè questo: quante volte devo io, o chiunque altro, perdonare a colui che ha
peccato contro di me, per non contravvenire alla regola conciliatrice da Te ora
prescritta? È sufficiente se gli perdono sette volte secondo la Legge di
Mosè?”. Ed Io gli risposi: “Se occorre proprio che venga stabilito un numero,
Io ti dico che il numero sette di Mosè è troppo poco; bisogna invece che si
perdoni settanta volte sette volte! Infatti, il Regno dei Cieli consiste
principalmente nel fatto che tra gli uomini regni lo stesso amore, la stessa
concordia e lo stesso spirito di conciliazione che regnano nei Cieli tra i Miei
angeli» [G.V.G. – V/248,12-19].
*
Il giorno
del giudizio
Un tema veramente
caro ad alcune confessioni religiose è il cosiddetto ‘giorno del giudizio’,
poiché con ciò essi non intendono un solo giorno, come tradizionalmente nelle
altre confessioni religiose, ma un intero periodo di tempo, accreditato a mille
anni seguenti il giudizio, quale interpretazione dell’Apocalisse al cap.20.
Cioè, essi considerano questo giorno di vita lunghissimo, in cui tutti i non
giudicati e i credenti dormienti vivranno senza più morire, sulla Terra
diventata paradisiaca, insieme a Cristo. Vediamo invece come viene presentato
questo giorno nella Nuova Rivelazione, poiché, come quasi con ogni parola
espressa da Gesù che poi fu trascritta in qualche modo sui Vangeli, anche in
questo caso è da intendersi in modo spirituale, secondo un senso spirituale di
rispondenza più volte spiegato:
«Chi vive e opera come fai tu, questi verrà
risvegliato nell’aldilà, anzi già nell’aldiquà, a vita eterna; ed ecco che per
ciascuno sarà il proprio giorno del giudizio, quel giorno in cui Io lo
risveglierò alla vita eterna, sia già qui sulla Terra (che è estremamente raro)
oppure nell’aldilà. Però ciascuno si sforzi affinché il risveglio possa
avvenire già durante la vita terrena, poiché colui che viene risvegliato, ma è
ancora costretto a vivere tra i lacci della carne, non vedrà la morte del corpo
e non ne sentirà l’amarezza, e la sua anima non ne sarà angustiata» [G.V.G. – I/149,2-3].
«Che Io con voi non abbia mai parlato di un generale
giorno di risveglio né di giudizio, questo certamente saprete tutti
ricordarvelo. Io invece ho parlato di uno speciale ultimo giorno per ciascun
uomo, e ciò nell’istante in cui la sua anima lascerà l’involucro materiale
terreno della prova. Ovviamente però questo risveglio non aiuterà chiunque ad
ottenere subito la vita eterna, e nemmeno, al contrario, l’eterna morte» [G.V.G. – X/155,1].
«In verità, in verità vi dico, che chiunque
cerca la vita di questo mondo e la trova anche facilmente, costui perderà la
vita eterna, ed Io non lo risveglierò a vita eterna il giorno del giudizio,
subito dopo la morte del corpo, ma lo dannerò bensì ad eterna morte
nell’inferno! Chi invece non soltanto non cerca la vita terrena, ma la fugge e
disprezza per vero e puro amore verso di Me, costui troverà la vita eterna [Mt. 10,39], poiché Io lo farò subito
risuscitare nel giorno della morte del suo corpo che sarà il suo giorno del
giudizio e il nuovo giorno della nuova vita nel mondo degli spiriti, lo
condurrò nel Mio eterno Regno e adornerò il suo capo con la corona della
sapienza e dell’amore eterni ed indistruttibili, ed egli regnerà poi in eterno
con Me e con tutti gli angeli dell’eterna immensità dei Cieli sopra tutto il
mondo sensibile e spirituale!”» [G.V.G. – I/139,9-10].
«[…] “Infatti, di certo sta scritto che il giorno
del giudizio anche i corpi risusciteranno e saranno ricongiunti alle rispettive
anime! Come dunque dobbiamo comprendere ciò?”. – Gesù risponde: “Ciò che
significa la risurrezione della carne e il giorno del giudizio, Io l’ho già
spiegato chiaramente a Cesarea di Filippo e laggiù al villaggio. Non hai dunque
preso nota delle Mie parole? Perché devo ripeterti sempre la stessa cosa? […] Ebbene, il giorno in cui un bambino nasce
per questo mondo, non è forse il suo giorno più recente? O non è forse anche
ciascun giorno che tu vivi, un giorno recente, mentre il giorno della tua
nascita che allora fu il tuo giorno più recente, ora è invece il tuo giorno più
antico? La carne della quale consiste il tuo attuale corpo, un giorno si
decomporrà e passerà ai vermi, nelle piante e nelle loro anime, e fuori da essa
sorgeranno degli esseri assolutamente estranei che non avranno più in eterno
niente a che fare né con la tua anima né tanto meno col tuo spirito. Cerca di
capire! È evidente che, in base a quanto ti ho appena spiegato, il giorno più
recente per la tua anima sarà quello in cui verrai tirato fuori dal tuo corpo.
Invece per la risurrezione della carne bisogna che tu intenda le buone opere
del vero amore del prossimo! Esse saranno poi ‘la carne’ della tua anima, la
quale risorgerà – nel suo giorno più recente mondano-spirituale – al vero
squillare di tromba di questa Mia Dottrina, e risorgerà a vita eterna come un
corpo etereo splendente. Anche se tu avessi indossato cento volte un corpo
sulla Terra, nell’aldilà non avresti in ogni caso che un corpo soltanto, e
precisamente quello che ho descritto ora. Hai compreso adesso?”» [G.V.G. – V/238,8-12].
*
L’antico
Egitto
Poiché tra le
diverse opere trascritte da Lorber, il Grande Vangelo di Giovanni riporta gli
insegnamenti di Gesù nei Suoi ultimi tre anni con gli apostoli e i discepoli, e
spesse volte questi facevano domande veramente particolari, anche sul tema
dell’antico Egitto più volte furono date spiegazioni importantissime, valide
anche per gli odierni archeologi, se questi avessero la capacità di accettare
la Nuova Rivelazione come base di istruzione. Ciò consentirebbe di sollevare
molti veli su questo popolo, tra i più antichi, risalenti ai tempi di Noè, ma in
possesso di una tecnologia avanzatissima per quei tempi e molto addentrati
nello spirituale, poi decaduto. Ne presentiamo in sintesi solo alcuni
essenziali:
«Gli abitanti originari dell’Egitto,
discendenti di Noè, hanno portato in questo Paese la conoscenza dell’unico vero
Dio, ed hanno adorato il solo vero Dio per oltre settecento anni, ed esiste
ancora un Tempio[62]
scolpito in una grande roccia granitica, Tempio che eressero quattro successivi
pastori (faraoni) per onorare l’unico
vero Dio. Nella parte più remota di questo tempio è stata scolpita, nella
parete di pietra, un’iscrizione molto significativa, con le poche parole: JA BU
SIM BIL che equivale a: ‘Io ero, sono e sarò!’. E così, secondo questo concetto della Divinità, gli
abitanti originari, così come Abramo in questo Paese, adoravano l’unico Dio, il
solo vero, e lo Spirito di Dio era con loro e insegnava loro grandi cose. Ma
più tardi questi abitanti originari, istruiti dallo Spirito di Dio,
cominciarono a riflettere più profondamente sull’essenza della Divinità, e ciò
tanto più profondamente quanto più acquistavano confidenza con le forze della
Natura. Ognuna di tali forze da essi riconosciute veniva rappresentata come una
caratteristica particolare dell’unica Forza Originaria nella Divinità. Per
istruire il popolo più facilmente su questo, si cominciò ad illustrare al
popolo queste forze, scaturenti dall’unica Divinità, per mezzo di
corrispondenti immagini. E perciò si diceva al popolo che ciascuna di tali
forze, in quanto uscente dall’unico e solo vero Dio, era ugualmente santa e
degna di divina adorazione. Si nominarono dei maestri e si istituirono anche
delle scuole, e in queste, all’inizio, si impartiva poi certamente
l’insegnamento sull’originaria Divinità fondamentale. Poi però l’insegnamento
passò a riguardare principalmente gli efflussi particolari della divina Forza,
e poi ben presto furono di nuovo istituiti, per ogni singola forza, particolari
maestri e scuole, dove ogni allievo, prima di essere accolto nella scuola
principale, doveva studiare esaurientemente e superare degli esami. Con il
tempo questi maestri divennero sacerdoti delle singole divine forze o
caratteristiche, e ciascuno di tali sacerdoti sapeva sovrintendere per il
meglio a ciò che aveva da insegnare. Quando però con il tempo il popolo si
accrebbe molto di numero, le scuole, che all’inizio erano poche, divennero
troppo poche. Allora si costruirono parecchie scuole e templi, e si dotarono i
templi delle relative immagini di una forza divina. Ma poiché si continuavano
anche a scoprire parecchi singoli efflussi di Forza dall’unica Divinità, così
pure si istituirono di nuovo scuole minori e si dotarono i templi di nuove
relative divinità quali immagini corrispondenti all’efflusso di Forza
dell’unica, sola e vera Divinità. Alla fine si istituirono per i maestri e
sacerdoti dei comodi insegnamenti, in base ai quali era sufficiente riconoscere
come divina e adorare una sola forza di quelle che erano presentate in un qualsiasi tempio, poiché
con ciò si riconosceva e si adorava anche l’originaria Divinità principale
secondo tutti i Suoi singoli efflussi di forza e di efficacia. – Con ciò però
la vera e propria conoscenza fondamentale dell’unica e sola vera Divinità
rimase solo ed esclusivamente tra i sacerdoti, i quali diventavano sempre più
pigri e avidi di potere. Il popolo invece veniva spinto a riconoscere e ad
adorare i molti singoli efflussi di forza dell’unica Divinità in base al suo
lavoro, e solo a pochi venne dunque permesso di farsi iniziare ai segreti più
alti, nelle scuole superiori. Vennero poi anche stranieri in Egitto, da tutte
le parti, e aspirarono ad essere iniziati alla sapienza degli Egizi. Solo che
gli Egizi, ossia i sacerdoti, li condussero bensì di tempio in tempio e di
scuola in scuola, però li istruirono soltanto sulle immagini nei templi,
immagini che stavano in corrispondenza con l’unica Divinità fondamentale (ma non sull’essenza dell’originaria Divinità). Gli stranieri portarono nelle loro patrie, insieme alla Dottrina,
anche le molte immagini, che potevano avere per denaro, e costruirono loro
anche templi e scuole, che provvidero di maestri e sacerdoti. E vedi, così
sorse allora l’idolatria e l’adorazione delle immagini, e gli uomini vennero
indotti a credere di aver fatto tutto se solo adoravano veramente una o anche
più immagini di quelle che venivano esposte nei loro templi e se portavano
loro, diligentemente, delle offerte secondo le loro forze! L’unica e sola vera
Divinità la si è adorata, con una certa paura e soggezione, come l’inesorabile
Destino. E i Greci a questo Fato hanno perfino eretto un tempio, e precisamente
con la dedica: ‘Consacrato al solo Dio interamente sconosciuto a tutti gli
uomini’. In questo tempio non fu quindi eretta neppure un’immagine, bensì
soltanto un cerchio che era coperto con il ‘Velo di Iside’, dietro il quale
nessuno poteva e doveva guardare. E qui hai ora, in queste Mie poche parole,
una perfetta spiegazione di quello che si cela dietro le molte immagini pagane
degli idoli» [G.V.G. –
X/192].
«[…] Fu Volontà
del Signore che il paese in questione (l'Egitto) diventasse un’eccellente scuola
preparatoria per la Sua discesa su questa Terra; per questo Egli mandò
nell'Egitto il popolo da Lui scelto, gli ebremiti, come in una lunga
ininterrotta scuola. […] In breve,
l'Egitto fu dunque destinato a essere un istituto di istruzione preliminare, e
gli abitanti di questo paese – i più antichi tra i popoli della Terra – erano
già dotati fin dai primissimi tempi di grande sapienza, e mantennero anche
rapporti generali e commerciali con quasi tutti i popoli più civili della
Terra; e ora comprenderete anche come e perché tutto
quello che si trova in questo paese abbia spesso un significato davvero molto
profondo» [G.V.G. – IV/204-4,5].
«Gli antichi egizi possedevano pure degli strumenti ottici di tale specie,
anche se non costruiti con quella perfezione che sarà propria agli strumenti
che gli scienziati useranno in un lontano avvenire a cui ho fatto allusione
prima, che per mezzo di essi potevano benissimo osservare i pianeti, e potevano
calcolare il loro corso con discreta precisione; cosa questa che trova la più
evidente conferma nello zodiaco tuttora esistente a Diadeira (Diathira). La scienza pura e fondamentale era allora di certo patrimonio
esclusivo della casta sacerdotale, mentre le persone ordinarie dovevano
accontentarsi di quanto i sacerdoti ritenevano opportuno rivelar loro» [G.V.G. – VI/233,1].
«Vedete, gli antichi egiziani conoscevano
l'arte di costruire una specie di specchi con i quali raccoglievano i raggi
solari. Tutti i raggi che cadevano sulla grande superficie concava
assolutamente esatta di un simile specchio, venivano concentrati da tale
specchio a una distanza di 50-100 altezze d'uomo su di un punto grande quanto una testa umana, dove producevano una luce
tanto intensa da accecare, e dove sviluppavano un tale calore che il metallo
rovente sarebbe sembrato acqua fresca al confronto. Quindi, la conseguenza
naturalissima di tutto ciò era che l'oggetto, sul quale era diretto questo
punto della massima luce e del massimo calore, veniva colpito all'istante dal
più devastante incendio, come voi e particolarmente i greci e i romani avrete
già spesso udito narrare. Ebbene, com’era possibile ottenere simili effetti?
Ecco: uno specchio di questo genere accoglie una grande quantità di raggi e li
riflette tutti su di uno spazio ristrettissimo, mentre uno specchio piano li
riflette semplicemente e proprio così come sono caduti sulla sua superficie! Se
qualcuno si mette davanti a uno specchio piano, la sua immagine vi appare
esattamente nella sua stessa grandezza; se invece si mette davanti a uno
specchio concavo del genere sopracitato, egli vi vedrà riflessa la propria
immagine in proporzioni gigantesche”. – Disse uno dei romani: “Ciò è verissimo,
perché questo io lo so per mia stessa esperienza, avendo già avuto occasione di
vedere uno specchio di questo genere a Menfi. Esso era fatto di una qualità
durissima di marmo nero ed aveva un diametro di due altezze d'uomo. La
superficie era già in parte alquanto opaca, tuttavia nel complesso rifletteva
ancora abbastanza bene, e quando ci si metteva dinanzi ad esso, si poteva
vedere la propria immagine riflessa in proporzioni enormi. La stessa cosa l'ha
vista più di uno di noi. Oltre a ciò posso dire che a Roma ci sono alcuni
uomini che fabbricano il vetro che poi viene versato dentro svariate forme,
alcune delle quali sono un po' arrotondate da ambo le parti. Per mezzo di
questi vetri si può poi con tutta facilità accendere una specie di fungo da
esca come se ne trova in Illiria[63], oppure della
paglia secca; anche le vestali sono solite adoperare questo fuoco derivato dal
Sole per accendere le loro lampade, quando queste ogni tanto si spengono.
Quando poi si guarda attraverso un simile vetro qualche piccolo oggetto, lo si vede
molto più grande di quanto esso è al naturale”. – Dissi Io: “Ebbene, ecco, così
noi conosciamo già le linee principali, appunto, degli strumenti ottici di cui
si sta parlando! Un simile specchio e un simile vetro, purché abbiano la
maggiore purezza di materiale ed esattezza di esecuzione possibile, sono già in
parte uno strumento ottico. Quando in un tempo futuro, mediante l'influsso del Mio Spirito, gli uomini riusciranno a costruire specchi e
vetri di questo genere di varia grandezza e di varia distanza focale, allora
essi ben presto disporranno anche di quegli strumenti ottici menzionati prima,
mediante i quali potranno scrutare profondamente il cielo stellato e scoprirvi
molte cose che finora sono rimaste nascoste alla maggior parte degli ebrei. In un
lontano futuro Io concederò che gli uomini riescano ad inventare queste cose e
molte altre ancora, affinché tutto ciò debba servire, come anche servirà, per
la soppressione e per la totale rovina dei falsi profeti […]» [G.V.G.
– VI/234-1,8].
«“Signore e Maestro, […]
poiché hai avuto la bontà di darmi tante spiegazioni di carattere quanto mai
straordinario, ti prego ancora di chiarirmi un po’ più da vicino l’espressione
SHEOULA, e poi quello della morte eterna, perché sotto questo aspetto non posso
proprio dire di possedere una perfetta chiarezza. Per essere preciso, dirò che
della cosa mi son fatto a mala pena un’idea, ma se volessi sostenere di
comprenderla a fondo, dovrei mentire a me stesso! Spiegami dunque queste due
cose un po’ più a fondo!”. – Dico Io: “Ebbene allora ascolta! SHE, oppure anche
‘SHEI’ oppure ‘SHEA’ vuol dire ‘ha sete’; ‘OUL’ o anche ‘VOUL’ vuol dire
‘l’uomo abbandonato in se stesso’, si potrebbe dire ‘l’uomo animale’ (bue); ‘A’ significa ‘secondo la consistenza di
ciò che costituisce la sapienza e la conoscenza interiori’. Che però il
significato della lettera ‘A’ sia tale, lo dimostra la forma delle antiche
piramidi egiziane, le quali sono una riproduzione, in grandissima scala, delle
cellule piramidali del cervello. Esse erano destinate a servire agli uomini da
scuole della sapienza, ciò di cui ancora oggi rendono testimonianza il loro
nome e la loro disposizione interna. Infatti, PIRA-MI-DAI significa in maniera
molto chiara ‘Donami sapienza!’. E la disposizione interna era essa pure
stabilita in modo che lì dentro, in un ambiente completamente isolato dal mondo
esteriore, l’uomo dovesse cominciare a scrutare nell’interiore di se stesso e
lì trovare la propria interiorissima luce vitale. Perciò anche negli ampi
corridoi interni di una simile piramide regnavano le tenebre più fitte e
profonde, e non si faceva più chiaro finché l’uomo non avesse cominciato ad
illuminare tutto con la sua luce vitale interiore. Questa cosa ha per te una
risonanza certamente un po’ strana; e tuttavia tutto è così come ho detto!
Infatti, quando ad un uomo viene aperta la vista interiore dell’animo, allora
per lui non esiste più sulla Terra né la notte né la tenebra. Una prova di ciò,
che si può per così dire afferrare con mano, è fornita da tutti gli uomini molto
sensitivi che si trovino in uno stato di estasi. Simili individui, ad occhi
perfettamente chiusi, vedono molto di più e meglio di mille altri provvisti di
occhi tra i più sani ed acuti, perché i primi vedono attraverso ogni materia,
per quanto compatta e opaca possa essere, anzi la loro vista penetra facilmente
all’interno di tutto il corpo terrestre, e perfino le stelle non sono tanto
lontane da impedir loro, cioè agli individui nel vero stato d’estasi (magnetico), di poterle scrutare da parte a parte con
assoluta precisione. Ma era proprio nell’interno delle piramidi che veniva
insegnato – e soprattutto messo in pratica – in che modo gli uomini potevano
pervenire allo stato beato dell’estasi, e alla fine si insegnava addirittura
quando e quanto spesso essi potevano entrare in questa condizione. Pertanto,
poiché le piramidi servivano a questo scopo, così venne anche dato loro il nome
quanto mai giusto, che indicava tutto, SHE-OUL-A. L’israelita antico da questa
parola trasse con una formula abbreviata il suo SHEOL, il greco la sua SCHOLE,
il romano la sua SCHOLA, e il persiano e l’indiano il loro SCHEHOL[64],
e considerato che i savi antichi, durante le loro visioni estatiche, si resero
molto ben conto in quali condizioni deplorevoli fossero quelle in cui giungevano
le anime nell’aldilà dopo la deposizione del corpo – quelle anime molto
materiali prese da eccessivo amore per il mondo e per se stesse – così si
verificò che essi, appunto un simile deplorabile stato, lo chiamassero con il
nome di SHE-OUL-A, vale a dire ‘inferno’! […] Le scuole dell’Egitto sono decadute, ed è da molto tempo che non ne
esistono più del tipo come erano allora, perché già ai tempi di Mosè avevano
cominciato ad avere molti difetti. Già allora l’istruzione che vi si impartiva
aveva più che altro un carattere esteriore, e Platone e Socrate furono gli
ultimi ad avere ancora qualche pallido concetto di una scuola interiore della
vita» [G.V.G. – V/72,7].
In un altro punto della Nuova Rivelazione la
storia dell’antico Egitto può essere compresa tramite un colloquio con
l’arcangelo Raphael:
«Raphael prese allora la terza perla e la
liberò dalla crosta. E quando ne fu del tutto spoglia, richiamò subito
l’attenzione di quanti gli erano intorno, ansiosi di conoscere il seguito della
storia sulle statue dei Memnon che apparivano nitidamente incise sulla perla, e
disse: “Vedete, ecco qui appunto i due Senzanome. Però qui, più sopra, come i
precedenti Senzanome, voi potete vedere sette gigantesche figure umane vestite,
e tutt’intorno una quantità di altre figure umane molto piccole. Ora, che cosa
ha voluto significare con ciò il saggio Shivinz, il quale ha eseguito di
propria mano il disegno e l’incisione?
Ascoltate: intorno a
quello stesso tempo, circa centosette anni precedenti al primo dei due suoi
predecessori innominati, nelle profondità degli spazi della Creazione, un
pianeta molto grande fu distrutto e ridotto in innumerevoli pezzi[65],
avendo il Signore concesso che così avvenisse, abitato da moltissimi esseri di
statura gigantesca. Al momento dell'improvviso scoppio, non previsto da
nessuno, sebbene fosse stato più volte preannunciato a quell’umanità, accadde
che sette cadaveri di uomini del menzionato pianeta, scagliati nello spazio,
caddero in diverse località dell'alto Egitto, causando con la violenta caduta
dei loro corpi un forte scuotimento del terreno. Questa pioggia di uomini si
protrasse per dieci giorni, dal primo fino all'ultimo caduto. Gli abitanti del
paese passarono allora ore di angoscia e di spavento indicibili, poiché,
particolarmente di notte, essi temevano che uno di tali giganti cadesse loro
addosso e li schiacciasse tutti quanti assieme. Perciò stavano sempre col cuore
oppresso guardando il cielo, temendo che un qualche nuovo ospite indesiderato
di questa specie, giungesse dalle nuvole a rendere loro una visita per niente
desiderata! Ben per dieci anni interi fu stabilita una sorveglianza permanente
per controllare se qualche altro di questi colossali viaggiatori dello spazio fosse precipitato nel loro
paese; dato però che dopo i dieci anni prima indicati nessun fenomeno del
genere si verificò, gli animi man mano si tranquillizzarono e la gente si
azzardò perfino ad avvicinarsi a quei cadaveri di giganti completamente
dissecati che giacevano dispersi qua e là ad un quarto di giornata di viaggio
l'uno dall'altro. I sapienti tra quei primi abitanti dell'Egitto avanzarono
allora l'ipotesi che si fosse trattato di giganti che dimoravano in qualche
paese molto grande e lontano e che fossero stati puniti dallo Spirito di Dio,
per aver gravemente peccato contro di Lui; Dio perciò, nella Sua giusta ira, li
avrebbe fatti sollevare dai Suoi potenti spiriti molto in alto sopra la Terra e
scaraventare poi giù, per dimostrare agli egiziani che Egli non risparmiava
nemmeno i giganti più poderosi, qualora operassero contro la Sua Volontà. In
breve, si finì col bruciare questi giganti morti, dopo averli fatti a pezzi, e
nel giro di cinquant'anni, di tali ospiti di enormi proporzioni non rimase più
alcuna traccia. Quello che di queste gigantesche figure umane rimase impresso
fortemente nella memoria ai primi egiziani, fu l'idea del colossale; stimolo
che esercitò poi grande influenza sulle loro opere, come è provato più che
evidentemente dalle loro prime sculture. Nel Tempio di Ja Bu Sim Bil, in ciascuna
delle tre sezioni furono raffigurati sette giganti come sostenitori del tetto,
naturalmente scolpiti nella pietra, e
precisamente nella stessa foggia di vestire com'era quella dei colossali
viaggiatori piombati giù dall'aria; gli egiziani, che prima andavano quasi
completamente nudi, cominciarono ad adottare essi pure una simile foggia di
vestire. Per questa ragione anche oggi si trovano negli antichi resti umani
degli egiziani di allora, tutti vestiti in tale maniera, come si può constatare
esaminando i disegni che adornano le loro mummie e i loro sarcofagi» [G.V.G. – IV/203,3-9].
Parlando dell’antico Egitto non potevamo
tralasciare Mosè, liberatore del popolo d’Israele dagli egizi e suo legislatore
nel deserto, spiegando l’importanza del riconoscimento:
«Mosè stesso era un grandissimo scienziato, ed era assai versato in ogni
possibile ramo dello scibile umano; non c'era in Egitto alcun mistero, per
quanto profondo, nel quale non fosse stato iniziato. Gli antichi egizi
possedevano essi pure degli strumenti ottici di tale specie, anche se non
costruiti con quella perfezione che sarà propria agli strumenti che gli
scienziati useranno in un lontano avvenire a cui ho già fatto allusione prima;
e per mezzo di questi strumenti potevano benissimo vedere i pianeti, e potevano
calcolare la loro orbita con discreta precisione, cosa questa che trova la più
evidente conferma nello zodiaco tuttora esistente a Diathira. La scienza pura e
fondamentale era allora certamente un patrimonio esclusivo della casta
sacerdotale, mentre le persone qualsiasi dovevano accontentarsi di quanto i
sacerdoti ritenevano opportuno rivelar loro. Mosè, però, poiché era, in un
certo qual modo un principe alla corte reale, venne iniziato in ogni scienza,
senza che, con ciò, rimanesse scossa la sua fede in Israele, fede che aveva
appreso da sua madre che viveva a corte in qualità di sua balia. Per
conseguenza Mosè poté pervenire assai presto al purissimo riconoscimento di
Dio, dato che tutto il suo intelletto aveva già goduto di un’equa e pura
educazione preliminare. Perciò Io dico anche a voi, che una conoscenza pura e
ben fondata di tutta la Terra, possibilmente in tutte le sue parti, come pure
del suo moto e delle sue precise dimensioni, e poi del cielo stellato con tutti
i suoi fenomeni, ebbene, tutto ciò ad un animo puro può servire in modo
eccellente per giungere al puro riconoscimento di Dio, senza il quale l'uomo
non può aspettarsi alcuna vera salvezza. Infatti, soltanto coloro che
riconoscono veramente Dio possono venire a Lui, perché propriamente sono già
presso di Lui; coloro invece che non riconoscono Dio, non possono nemmeno
venire a Lui, poiché appunto non Lo riconoscono e quindi non si trovano presso
di Lui. Infatti, venire a Dio vuol dire già trovarsi presso di Lui mediante il
puro riconoscimento e l'amore per Lui, dato che senza il vero e puro
riconoscimento di Dio nessuno Lo può amare in tutta verità. Cosa può giovare
alla tua anima, anche se credi in un qualche Dio, se Lo ritieni nascosto in un
qualche luogo dietro a tutte le stelle, e se credi pure che Egli da un qualche
posto, come da un eterno centro, grazie alla Sua Onnipotenza, sente e vede
tutto, crea mantiene e governa tutto, e che con la Sua potenza compenetra tutto
ed è presente dappertutto? Vedi, in questo modo non conosci minimamente Dio, e
nel tuo animo ti trovi lontano da Lui molto di più ancora di quanto
infinitamente lontano da te Lo raffiguri tu stesso! Tu dunque, per effetto di
un simile riconoscimento quanto mai oscuro e nebuloso, vieni a trovarti certo
ancora molto lontano da Lui, né è possibile che tu percepisca amore per Lui, ma
soltanto un presentimento della Sua esistenza vago e fondato su di un barlume
di fede, nonché da un certo senso di venerazione. Ma con questo tipo di
riconoscimento e in questa disposizione d'animo nessuno può trovarsi vicino a
Dio, né in simili condizioni si può affatto parlare di vero amore! Ad esempio,
che faccia farebbe e che cosa direbbe un giovane maturo per il matrimonio che
si trovasse a dimorare non lontano da varie piacenti fanciulle, una delle quali
egli potrebbe amare di tutto cuore, se gli si dicesse: “Senti un po’, queste
fanciulle non fanno per te; però laggiù, ai confini estremi del mondo, c'è una
sposa per te; mettiti in viaggio e, una volta trovata, fanne tua moglie!”.
Ebbene, non comincerà allora egli a domandare: “Ma dove la posso trovare? Devo
andare a Levante o a Ponente, a Mezzogiorno o a Settentrione?”. E voi allora,
conformemente a verità, non potrete rispondergli altro che così: “Mah, noi
stessi non lo sappiamo, tuttavia in qualche luogo sarà di certo; basta che tu
la ami e la cerchi!”. Credete voi forse che il giovane potrà davvero
innamorarsi di una fanciulla tanto lontana da lui, o che sarà tanto pazzo da
andare a cercarla in tutte le parti del mondo? Ebbene Io vi dico che invece
rinuncerà completamente e non ci penserà più! E le cose non si presentano per
niente meglio rispetto all'amore per un Dio assolutamente sconosciuto che
dimora in qualche luogo infinitamente lontano. – Ma qual è poi l'altra
conseguenza negativa di tutto ciò? Ecco qual è: poiché gli uomini non possono
riconoscere, né, meno ancora, amare un simile Dio troppo lontano e troppo
sconosciuto, essi si fanno da soli delle divinità più vicine che poi venerano,
amano e adorano, offrendo loro pure ogni tipo di sacrifici. Certo, essi
edificano anche all'unico vero Dio qualche Tempio vuoto nel quale non può
penetrare che poca luce e che è consacrato al Dio sconosciuto; i romani si sono
creati così il loro cieco Fato che ha il dominio addirittura sopra tutti gli
altri loro dèi. Ma da tutto ciò si può vedere con sufficiente chiarezza dove un
erroneo riconoscimento di Dio possa, col tempo, condurre l'uomo » [G.V.G. – VI/233,1-7].
[indice]
Nella Nuova Rivelazione trovano grande spazio anche
molte spiegazioni di testi riportati nella Bibbia. In questo piccolo trattato
ne possiamo riportare solamente alcune, attraverso cui il lettore sia iniziato
alla comprensione del senso spirituale dei testi biblici, e possa comprendere
che l’Iddio, nelle profezie comunicate all’umanità, ben raramente si riferiva a
fatti o luoghi relativi al tempo dell’enunciazione, ma in generale verso un
futuro non ben identificato. Un linguaggio che solo i veri iniziati potevano
comprendere, coloro che osservavano i Comandamenti e gli insegnamenti nella
verità, raggiungendo un particolare legame con la Divinità avendo ottenuto la
rinascita spirituale. Solo loro riuscivano a comprendere il senso celato,
dimostrando di non aver perso l’antica interiore scienza delle rispondenze.
*
Il
senso della rispondenza
Su questa tematica,
a una domanda di uno scriba fatta a Gesù, al tempo del Suo cammino terreno, sul
perché non comprendeva le Sacre Scritture, Egli rispose:
«Perché l’antica interiore scienza delle
rispondenze è stata da voi completamente abbandonata già prima della cattività
babilonese. Questa scienza, infatti, è accessibile e propria solo a quegli
uomini che non sono mai diventati vacillanti e deboli nella vera fede e fiducia
nell’unico vero Dio, quegli uomini che sempre amarono Lui sopra ogni cosa quale
Padre, e il loro prossimo come se stessi. La scienza che ho menzionato è
certamente la scrittura interiore, come anche il linguaggio interiore
dell’anima e dello spirito nell’anima. Per chi ha perduto questo linguaggio è
impossibile riesca a comprendere le Scritture, e a costui, il linguaggio delle
Scritture nella morta luce mondana, gli sembrerà una stoltezza, poiché le
condizioni vitali dello spirito e dell’anima sono di tutt’altro genere rispetto
a quelle del corpo. Così pure
l’udire, il vedere, il percepire, il pensare,il parlare e lo scrivere (nel
mondo spirituale) sono di natura
completamente diversa rispetto a qui tra gli uomini nel mondo naturale, e
perciò quello che uno spirito fa e dice può essere reso comprensibile all’uomo
naturale solo sulla via dell’antica scienza delle rispondenze. Avendo gli
uomini perduto questa scienza per loro stessa colpa, si sono esclusi loro
stessi dal contatto con gli spiriti di tutte le regioni e di tutti i Cieli, e
perciò non possono più afferrare né comprendere lo spirituale nelle Scritture.
Essi leggono le parole scritte secondo il suono imparato ciecamente della
lettera morta, ma non possono neppure comprendere né accorgersi che la lettera
è morta e non può vivificare nessuno. Solo il senso interiormente nascosto è
ciò che, essendo vita esso stesso, rende tutto vivente» [G.V.G. – IX/93,2-5].
«Voi però non avete mai udito nulla in fatto di rispondenze, e per
conseguenza, della Scrittura non conoscete che il rozzo senso naturale.
Sennonché, nelle immagini dei testi dei profeti c'è sempre un triplice senso:
anzitutto il senso spirituale-naturale, poi esclusivamente lo spirituale, e infine il senso
puramente celestiale, scaturito fuori dal cuore di Dio. Al primo si conforma la
vita morale dell'uomo in maniera tale che egli, quale uomo naturale, per
effetto di una buona educazione avvia il proprio pensare e il proprio operare
così da non restare attaccato alla materia, ma da allontanarsi da essa e
metterla a profitto unicamente per quanto essa gli possa giovare per penetrare,
per mezzo suo, sempre più profondamente e chiaramente nel puramente spirituale.
Chi fa così essendone prima stato ammaestrato, troverà anche ben presto la
rispondenza tra materia e spirito. – Arrivato a questo punto, egli poi dallo
spirituale trapasserà al celestiale, ovvero al puramente spirituale. Da qui,
poi, il passo fino al celestiale puramente divino è facile; e solo qui gli
diventerà assolutamente chiaro tutto quello che alla fin fine contiene la
Scrittura dei profeti come completamente rivelato. Chi invece reputa di
possedere tutto della Scrittura avendo esclusivamente le immagini materiali che
la compongono, costui dimostra di essere egli stesso ancora puramente materia,
che è giudicata e deve esserlo, e il giudizio di tale materia egli continua a
conservarlo nella propria scienza e nel proprio sentimento per tutto il tempo
della vita terrena, e si trova sospeso in permanenza tra il timore e l'angoscia
di dover trapassare, dopo la morte del corpo, anche con la sua anima in quello
stato puramente materiale nel quale la Scrittura rappresenta e descrive
simbolicamente lo stato della materia. Io però dico ora a te e a voi tutti, che
nell'aldilà le cose stanno in tutt’altro modo da come è espresso nelle immagini
della Scrittura. Le parole della Scrittura sono simili al guscio di un uovo,
dentro al quale si nasconde pure un triplice elemento, cioè il bianco e il
giallo, e solo nel mezzo del giallo vi è il piccolo groviglio vitale rossiccio
che cela in sé il germe della vita. Ora è necessario che questo involucro
esista dappertutto nel mondo materiale dove mai ci sia veramente qualcosa,
affinché l'interiorissimo elemento divino non possa essere profanato in nessun
luogo, mai e da nessuno. Dal momento però che ovunque in ogni cosa naturale
esiste anche lo spirituale, il celestiale e il divino, ciò che evidentemente
dimostra l'Onnipresenza della Volontà divina, ne consegue che vi deve essere
rispondenza anche tra tutto ciò che si trova nel mondo, nel regno degli
spiriti, nel Cielo, e infine addirittura in Dio stesso» [G.V.G. – V/272,8-13].
Di seguito
presentiamo degli esempi su alcune spiegazioni di testi biblici nei quali viene
spiegato il senso della rispondenza:
(Matt. 13,55-56):
“Non è questi il figlio del
falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli, Giacomo, Simone e
Giuda? E le sue sorelle non dimorano tutte qui tra noi?”.
La Chiesa cattolica,
com’è noto, interpreta la parola ‘fratelli’
con ‘cugini’, cosa che però è
inammissibile, come emerge nella Nuova Rivelazione. In ebraico, rispettivamente
in aramaico, la parola ‘ach’
significa sia fratello sia cugino, nipote oppure compagno di tribù. Tuttavia le
annotazioni ebraiche degli scritti del Nuovo Testamento non ci sono pervenute,
così che il testo greco è decisivo. In greco ‘adelphòs’ significa fratello e ‘anepsiòs’
cugino. Nel Nuovo Testamento esiste il passo che riguarda la parola ‘adelphòs’. La supposizione che il
traduttore abbia scelto un termine non corrispondente al senso del testo
aramaico, è un’insinuazione inammissibile. La Nuova Rivelazione fornisce su
questo stato di cose una chiara ed esauriente informazione.
Nel "Grande
Vangelo di Giovanni" XI volume, e nella "Infanzia di Gesù" viene
dichiarato che i fratelli di Gesù provengono dal primo matrimonio di Giuseppe.
Giuseppe aveva oltre 70 anni quando sposò Maria e già da lungo tempo era
vedovo. Le ‘sorelle’ di Gesù erano figlie di parenti di Giuseppe che egli aveva
accolto in casa sua come figlie adottive, a causa della gran povertà dei loro
genitori. Per il popolo, per questo motivo, esse erano sorelle di Gesù.
L’evangelista riferisce correttamente quando descrive alla lettera le
asserzioni soggettive del popolo.
Nei primi secoli del
cristianesimo gli scrittori ecclesiastici Origene, Clemente di Alessandria,
Epiphane, Ephrem il Siriano ed altri, hanno riferito che Giuseppe era vedovo e
aveva avuto figli dal primo matrimonio. Il traduttore biblico, san Geronimo,
nel 383 d.C. forzò l’opinione che per fratelli di Gesù si trattasse di cugini,
indicando le ‘sorelle di Sua madre’ [Gv. 19,25],
e ci si doveva riferire alla Maria indicata, quale moglie di Cleofa. – "Questa costruzione
di Geronimo", scrive Arturo Schult, "che fino ad oggi
è ancora accettata nei circoli cattolici, contraddice però l’evidente testo del
Vangelo".
*
(Giovanni 2,4): Con
riferimento alle nozze di Cana: “Donna,
che cosa ho Io a che fare con te?”.
Questa espressione
di Gesù ha sorpreso parecchie anime devote, ma con la sua assai magra
descrizione l’evangelista non ci fornisce un’immagine sufficiente del vero
avvenimento. Nella Nuova Rivelazione la realtà appare in una luce
essenzialmente diversa. Conforme all’evento presentato secondo il costume di
allora, ogni nuovo ospite doveva essere onorato con una coppa di vino. Maria
aveva però già da qualche tempo notato che tutta la riserva di vino era stata
versata, quindi anche il benvenuto per l’ultimo arrivato non sarebbe potuto
avvenire. Il testo suona letteralmente così:
«Perciò Mi
confidò in segreto: “Mio caro figlio,
quale disagio! Non hanno più vino! Potresti procurarne Tu (almeno per questo nuovo ospite)?”. A
questa richiesta di Maria, Io, di fronte agli invitati, piuttosto ambiguamente
ma veramente in un linguaggio molto dolce com’era d’uso allora
specialmente a Nazareth, risposi: “Donna, che importa di ciò a Me
e a te? Come ospite invitato non è ancora Mio compito offrire del vino. La Mia ora non è ancora venuta!”. Questo perché a quel tempo,
specialmente da quelle parti, era usanza che ogni invitato a nozze dovesse contribuire al banchetto nuziale con un
dono consistente in una misura di vino. Vi si osservava però una certa
regola, secondo la quale i doni dei parenti più prossimi venivano consumati per
primi; esauriti questi, si ricorreva allora, sempre per grado discendente, ai
doni dei parenti più lontani e dei non consanguinei. Maria, che ne era a conoscenza, e avendo visto che tutta la
provvista di vino era già stata consumata, si rivolse quindi a Me, perché,
essendo arrivato un nuovo ospite, non era rimasta neppure una goccia di vino
per poterlo accogliere come l’uso prescriveva. Così Mi esortò a non badare, per
quella volta, all’ordine tenuto abitualmente! Si noti che in simili casi Maria ci teneva molto all’osservanza delle antiche
tradizioni e, benché non Mi mostrassi molto disposto a fare ciò, ella
che Mi conosceva bene, era sicura che Io non avrei mai lasciato inadempiuto quanto desiderava»
[G.V.G. – I/10,11].
*
(Matt. 8,21-27): “Lasciate
che i morti seppelliscano i loro morti”.
Qualche scettico
critico della Bibbia si è sempre visto, invitato da quest’apparente paradosso,
a "dimostrare l’assurdità" di certe espressioni di Gesù e a negare
quindi la stessa divinità in Lui. La Nuova Rivelazione ci dà anche in questo
caso il chiarimento che pure questa frase ha un senso stabilito:
«I morti che
seppelliscono i loro morti, infatti, sono tutti coloro che danno importanza
allo sfarzo funerario. Essi sono più o meno morti, dimostrando di rendere onore
alla morte avendone gran conto. La vera morte dell’uomo è l’egoismo, il cui
spirito è l’orgoglio, il quale è avido soprattutto d’onore. E così poi una
sfarzosa sepoltura di un defunto non è che l’ultimo passo arrogante dello
spirito umano già da lungo tempo morto» [G.V.G – I/103,1-2].
*
(Matt. 19,16-17):
“Ed ecco, un tale gli si accostò e disse: Maestro buono, cosa devo fare per
giungere alla vita eterna? Gesù gli rispose: perché Mi interroghi come buono?
Uno solo è il buono”.
In base a
quest’espressione di Gesù i ‘demitologi’ credono di poter dimostrare che Gesù
non è stato nessun Dio, ma nel migliore dei casi un’ideale personalità umana.
Qualcuno potrà trovare questo sillogismo affascinante, ma in ogni caso sarà una
falsa conclusione, come chiariscono le spiegazioni della Nuova Rivelazione. Nel
testo evangelico manca un’importante premessa, senza la quale la dichiarazione
può essere interpretata facilmente in modo errato, poiché quell’espressione la
pronuncia un capo della comunità nel luogo dove si trovava con i discepoli, il
quale ancora non conosceva Gesù. Il testo dice:
«Poiché Mi
consideri un tuo pari, come puoi ritenerMi un buon Maestro? Nessuno è buono se
non Dio soltanto!» [G.V.G.
– VIII/166,2].
Nello stesso
episodio troviamo anche la spiegazione per cui l’interpellato, che non era
affatto giovane, ma anziano e anche uno dei capi della sinagoga, si allontana
quando Gesù gli raccomanda di vendere i suoi beni e seguirLo. Leggiamo:
«Vedi, tu sei un
uomo molto ricco e, tuttavia, se non proprio avaro, sei certo però un uomo
molto parsimonioso e non sei molto portato a praticare l’amore per il prossimo.
Il tuo cuore e la tua anima sono ancora troppo attaccati ai morti tesori di
questo mondo, e per questo la dolce Luce della Vita dai Cieli non ti può
penetrare. Finché la tua anima è
prigioniera, a causa del suo amore per i morti tesori e le attrattive di questo
mondo, essa partecipa a tale morte, poiché il suo amore per ciò che è morto
resta morto fino a quando propende in maniera prevalente verso i beni morti di
questo mondo. In questa tua situazione di vita non è di certo nemmeno il caso
di parlare di apparizioni interiori della vita! Io però voglio darti ora un
consiglio; se tu lo seguirai, ti sarà dato tutto quello che fino ad ora era
impossibile che ti fosse dato. Va’, vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili
saggiamente tra i poveri, allora ti preparerai un vero tesoro nel Regno dei
Cieli, dal quale ti perverrà una vera Luce della Vita, ma poi vieni da Me e
seguiMi, e vi troverai le garanzie più sicure per una vita eterna dell’anima,
in tutta la sua pienezza! Mi hai compreso?» [G.V.G. – VIII/166,8-10].
Dopo la partenza
dell’uomo ricco, Gesù disse poi ai suoi discepoli: «Quanto difficile sarà
per ‘tali’ ricchi entrare nel Regno di Dio! Poiché ogni anima, dopo l’abbandono
del suo corpo, non porta null’altro nell’aldilà che l’amore al quale seguono le
sue opere come prodotti della sua volontà. Se però l’amore dell’anima è
attaccato così alle cose morte di questo mondo, tanto che è diventata con
queste una cosa sola, allora anch’essa è morta, e questo è ciò che si chiama
inferno o morte eterna» [G.V.G.
– VIII/166,15].
I pochi esempi già
dimostrano che, sulle questioni spirituali e di fede, solo avendo un rapporto diretto
con il Cielo è possibile avere dei chiarimenti nella verità. La Nuova
Rivelazione è una vera miniera supplementare di conoscenze per il Nuovo
Testamento. I numerosi volumi del "Grande Vangelo di Giovanni"
rappresentano – come è già stato detto – "la rivelazione del Nuovo
Testamento", così come tutte le autentiche rivelazioni sono un manuale per
la vera vita.
*
Le sette
Caratteristiche o Spiriti di Dio
Il numero sette è
decisamente importante nella Bibbia, esso è il simbolo di Dio, della Sua
perfezione e completezza. Senza dimenticare le sette note e i sette colori dell’arcobaleno.
Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, tutto si svolge attorno a questo
numero: sette chiese, sette candelabri, sette suggelli, sette trombe, sette
coppe, sette stelle, sette spiriti.
«Questa non è altro che un’immagine corrispondente proprio di ciò che io ti
ho comunicato poco fa sulla Creazione, ovvero sulla formazione graduale di un
intero mondo fisico. I grandi Spiriti creati all’origine sono per l’appunto i
Pensieri in Dio e le Idee derivanti da questi Pensieri. Col mistico numero
sette s’intende ciò che in origine era perfettamente divino e perfettamente
somigliante a Dio, in ogni Pensiero uscente da Lui e in ogni Idea da Lui
concepita, e collocata come fuori da Se stesso. Il primo in Dio è ‘l’Amore’. Questo lo si può trovare in
tutte le cose create; poiché senza di esso nessuna cosa sarebbe possibile. Il
secondo è la ‘Sapienza’ quale Luce
proveniente dall’Amore. Anche questa la puoi scorgere in ogni essere nella sua
forma; poiché quanto più un essere è recettivo per la Luce, tanto più
sviluppata, decisa e bella sarà anche la sua forma. Il terzo, che deriva
dall’Amore e dalla Sapienza, è l’efficace ‘Volontà’
di Dio. Solo attraverso di essa gli esseri pensati ricevono una realtà per poi essere e là esistere, altrimenti tutti i Pensieri e le Idee di Dio
sarebbero proprio ciò che sono quei tuoi vuoti pensieri e idee che non vengono
mai attuati. Il quarto, che deriva di nuovo dai tre, è e si chiama ‘Ordine’. Senza quest’Ordine nessun
essere potrebbe avere una forma duratura e costante, e così neppure un
determinato scopo. Infatti, se tu attaccassi all’aratro un bue, ed esso mutasse
la sua forma e il suo aspetto, per esempio in quello di un pesce o di un
uccello, potresti mai raggiungere uno scopo con quel bue? Oppure se tu volessi
mangiare un frutto, ed esso davanti alla bocca ti si cambiasse in pietra, a che
ti gioverebbe il frutto? Oppure se tu andassi da una qualche parte per una
solida strada e la strada ti si cambiasse in acqua sotto i piedi, ti servirebbe
a qualcosa la strada, fosse stata pure la più solida? Vedi, tutto ciò e
innumerevoli altre cose vengono evitati grazie al divino Ordine, il quarto
Spirito di Dio! Il quinto Spirito di Dio si chiama divina ‘Serietà’, senza la quale niente sarebbe possibile come qualcosa di
persistente (nel tempo),
poiché esso equivale all’eterna Verità in Dio, e soltanto tale Spirito dà a
tutti gli esseri la vera persistenza, la riproduzione, la crescita e la
completezza finale. Senza tale Spirito in Dio, le cose andrebbero ancora molto
male per tutti gli esseri. Essi sarebbero come le formazioni della fata
morgana, le quali sembrano essere qualcosa fino a quando sono visibili; ma le
condizioni che le hanno prodotte ben presto mutano, non essendovi in esse
serietà, e allora le belle e prodigiose formazioni svaniscono nel nulla! È vero
che anch’esse sono molto ben ordinate a vedersi, ma poiché nella regione che le
produce non domina alcuna serietà, esse non sono altro che formazioni vuote e
assolutamente passeggere che non possono affatto avere una persistenza (nel
tempo). – Vogliamo dunque passare anche
agli ultimi due, e così ascoltami ancora! Dove sono presenti il sommo Amore, la
somma Sapienza, l’onnipotente Volontà, il perfettissimo Ordine e l’immutabile
saldissima Serietà, evidentemente deve essere presente anche la somma ed
eternamente ineguagliabile ‘Pazienza’;
poiché senza di essa tutto si dovrebbe svolgere precipitosamente e andrebbe a
finire nell’intricatissimo caos degli antichi sapienti. Quando un architetto
costruisce una casa, accanto alle altre caratteristiche che gli sono necessarie
per realizzarla, non deve tralasciare neppure la pazienza. Se questa, infatti,
gli manca, allora – credimi – non se la caverà mai con la costruzione di quella
casa. Io ti dico: “Se Dio non avesse questo Spirito, già da un tempo
infinitamente lungo nessun Sole illuminerebbe una Terra nell’infinitissimo
Spazio, e il mondo degli spiriti avrebbe un aspetto del tutto singolare,
completamente privo di esseri!”. La Pazienza è la madre dell’eterna, immutabile
Misericordia di Dio, e se questo sesto Spirito non fosse in Dio, dove e che
cosa sarebbero allora tutte le creature di fronte all’unico onnipotente Dio?!
Dunque, se ora noi anche sbagliamo in qualche modo e così, evidentemente, ci
esponiamo all’annientante maledizione dell’Amore, della Sapienza, della Volontà
di Dio, a cui fa seguito evidentemente la Sua Serietà a causa dell’Ordine che
la precede, ci imbattiamo nella divina Pazienza che tuttavia, col tempo porta e
deve portare tutto in equilibrio, poiché senza di essa tutte le creature per
quanto perfette, sarebbero sottoposte all’eterno giudizio della perdizione. –
La divina Pazienza, con i precedenti cinque Spiriti in Dio, certo creerebbe sui
mondi fisici un essere umano, o anche molti esseri umani in quantità
innumerevole, e continuerebbe anche a conservarli. Ma allora un tale essere
umano, o anche una quantità innumerevole di esseri umani, continuerebbe a
vivere per un tempo infinito nella pesante carne, e allora non si parlerebbe
per tempi eterni di una liberazione finale dell’anima dai lacci della materia.
Nel contempo, animali, piante e uomini si moltiplicherebbero in continuazione,
e alla fine abiterebbero in tal numero e così stipati su un mondo fisico dallo
spazio limitato, che nessuno potrebbe più evitare l’altro. S’intende però che
ciò avverrebbe nel caso in cui un mondo fisico riuscisse, sotto l’azione
dell’infinita Pazienza divina, a maturare a tal punto da poter ancora sostenere
e nutrire piante, animali e uomini. Sì, con i soli sei Spiriti che ti ho fatto
conoscere finora, andrebbe infinitamente a rilento perfino la creazione di un
mondo materiale, anzi ci sarebbe molto da dubitare che un mondo potesse mai
comparire materialmente. Ma la Pazienza, come ho detto, è la madre della divina
Misericordia, e così il settimo Spirito in Dio è appunto la ‘Misericordia’ che vogliamo chiamare
anche ‘Mansuetudine’. Questa rimette
tutto a posto. Essa mette ordine in tutti i precedenti Spiriti e produce la
tempestiva maturazione sia di un mondo, sia di tutte le creature su di esso.
Per ogni cosa essa ha stabilito un certo periodo di tempo, e gli spiriti divenuti
maturi possono aspettarsi di conseguenza che avvenga presto e facilmente la
piena liberazione, così da poter entrare nella loro eterna libertà e nella
pienissima autonomia di vita. – Fu per effetto di questo settimo Spirito in Dio
che Dio stesso assunse la carne, per liberare con ciò tutti gli spiriti
prigionieri dai duri lacci del necessario Giudizio della materia, nel più breve
tempo possibile. Per tale ragione questa Sua Opera – la Redenzione – può essere
chiamata la nuova, rifatta Creazione dei Cieli e dei mondi, e così la più
grande Opera di Dio. In essa, infatti, tutti i sette Spiriti di Dio agiscono
pienamente in equilibrio, mentre non era questo il caso di prima, e neppure
doveva esserlo, in conseguenza dello Spirito dell’Ordine in Dio. Prima, infatti,
questo settimo Spirito in Dio che ora ti ho fatto conoscere, cooperava con gli
altri Spiriti solo affinché tutti i Pensieri e le Idee di Dio divenissero
realtà; d’ora in poi, invece, esso opera più possentemente, e la conseguenza ne
è appunto la perfetta Liberazione. E vedi, questi sono i sette Spiriti di Dio
che tu non capivi, e tutto ciò che è creato, provenendo dai sette Spiriti di
Dio, corrisponde in tutto e per tutto a questi e li cela in Sé. E la Creazione
eternamente perenne e l’altrettanto perenne creare è ciò che i primi saggi di
questa Terra chiamavano “le guerre di Jehova”» [G.V.G. – VII/18].
*
Le guerre di Jehova
Il "Libro
delle guerre" (citato in Numeri 21,14) è
tra i tredici libri menzionati nella Bibbia che adesso non esistono più. Libri
ispirati da Dio che sono andati perduti, mentre alcuni libri apocrifi sono
tuttora esistenti. L'esegesi biblica definisce il Libro delle guerre uno
"scritto poetico, una raccolta di canti religiosi", ma da più parti
s’insinua che erano "canti di battaglia". La realtà è però ben
diversa e più semplice, e la Nuova Rivelazione ce ne offre una limpida e
chiara:
«Come i sette Spiriti, ovvero le sette particolari Caratteristiche in Dio
si trovano, in certo qual modo, in continuo conflitto, così che una Caratteristica
sprona sempre anche l’altra all’azione, più o meno la stessa lotta tu la puoi
riconoscere con estrema facilità anche in tutte le creature di Dio. L’Amore di
per sé è cieco, e il suo desiderio è quello di attirare a sé ogni cosa. Ma in
questo desiderio esso si accende e si fa luce, e così la comprensione e la
conoscenza in esso. Non vedi ora come la luce combatte contro il singolo
desiderio del puro amore, e conduce l’amore all’ordine e alla ragione?! Da
questa battaglia o guerra, però, si desta allo stesso tempo la Volontà come
braccio attivo dell’Amore e della sua Luce, Volontà che mette in opera ciò che
la luce ha saggiamente disposto in buon ordine. Allora, appunto, dalla
conoscenza dell’amore, per mezzo di tale Luce di conoscenza e per la forza di
entrambe, viene richiamato nel contempo anche l’Ordine, e questo prosegue a
combattere tutto ciò che è disordine, mediante la luce e la volontà dell’amore.
E in questo che tu hai di nuovo una permanente, eterna guerra di Jehova, sia in
Jehova che in tutte le creature. Così andrebbe tutto ormai bene, qualora si
potesse garantire che quanto i quattro Spiriti hanno messo in opera in modo
così ben ordinato, abbia già una persistenza (nel tempo). Invece tutte le opere, per quanto splendide dei primi quattro
Spiriti, somigliano ancora molto alle costruzioni realizzate per gioco dai
bambini. È vero che i bambini realizzano certe cose in modo magistralmente
ordinato, con grande divertimento e gioia, tuttavia poco tempo dopo non provano
più alcuna gioia per la loro produzione, e allora la distruggono ancor più
zelantemente di come l’abbiano fatta sorgere poco prima. E in verità, amico,
qua le cose si metterebbero ancora molto male riguardo al persistere di tutto
il creato! Nondimeno, per impedire questo, e precisamente in seguito al grande
compiacimento per la completa riuscita delle opere, si leva dai quattro Spiriti
la serietà, quale quinto Spirito in Dio, così come nelle Sue creature. E questo
Spirito allora continua a combattere contro la distruzione e l’annientamento
delle opere ormai prodotte, allo stesso modo come anche un uomo divenuto
assennato e serio che, per esempio, si sia costruito una casa e abbia piantato
una vigna. Egli impiegherà ogni sforzo per la conservazione e l’utilizzo della
casa e della vigna, non certo per l’istantanea ridemolizione delle stesse, come
ti ho indicato poco fa per le opere prodotte dai bambini. E vedi, questa – come
ho già detto – è già di nuovo una guerra di Jehova! Tuttavia la casa edificata
mostra col tempo dei difetti, e la vigna a non voler dare la vendemmia
desiderata; allora il costruttore si pente della sua fatica e della sua serietà
nell’operoso zelo, e perciò vorrebbe anche distruggere l’opera, ed erigerne al
suo posto una tutta diversa e nuova. Allora si fa incontro a tale serietà il
sesto Spirito, e si chiama – come ho già detto – ’pazienza’. E vedi, essa
conserva allora la casa e la vigna! E questa è già ancora una nuova guerra di
Jehova! Ora, la pazienza, di per sé, come pure unita ai precedenti Spiriti, non
apporterebbe né alla casa, né alla vigna, delle particolari migliorie, ma
lascerebbe stare e andare tutto così com’è. Allora viene il settimo Spirito, e
precisamente la misericordia che include in sé la mansuetudine, la
sollecitudine, la Diligenza, l’Attività amorevole e la generosità. E vedi,
l’uomo allora ripara la sua casa così bene che in essa non ci sono più difetti,
neppure di minima importanza, e vanga e concima la vigna, così che presto gli
fornisce una ricca vendemmia! E vedi, ancora una volta questa è di nuovo una
battaglia o una guerra di Jehova, nell’uomo così come in Dio e nell’angelo! E
quindi, la vera, perfetta Vita, sia in Dio che nell’angelo e così pure
nell’uomo, è una battaglia incessante dei sette Spiriti che ora ti ho indicato.
Questa battaglia però, in Dio come nell’angelo, non è come se in uno o
nell’altro dei sette Spiriti ci fosse un desiderio a reprimere gli altri
Spiriti e a renderli inattivi. Anzi, la battaglia mira eternamente a far sì che
uno Spirito, con tutta la sua forza e potenza, sostenga incessantemente
l’altro, e quindi ciascuno Spirito è contenuto perfettamente nell’altro.
Dunque, l’Amore è in tutti gli altri sei Spiriti, e così anche la Luce, ovvero
la sapienza, è nell’amore e negli altri cinque Spiriti, e così via. In tal modo
in ogni singolo Spirito operano totalmente e pienamente anche tutti gli altri e
sono sempre presenti in modo attivo, sostenendosi in continuazione nella più
bella armonia» [G.V.G. – VII/19].
*
La
solitudine di Dio
Dio, nella Sua
onnipotenza, nella sua grandezza, nel Suo eterno Amore è estremamente solo.
Egli, nonostante questo Suo Amore infinito, non ha nessuno con cui
confrontarsi, perciò è estremamente solo. E’ per questo che ha creato dei
figli, affinché nella loro libertà essi Lo amassero. Perciò ha bisogno
dell'uomo, l’uomo-spirito, cioè quella Sua creatura foggiata a Sua immagine e
somiglianza, instillando in esso il bisogno dell'Amore di Dio. Per lo stesso
motivo si è fatto Uomo, per dimostrare la volontà della Sua vicinanza verso di
noi, affinché, tramite il nostro amore per Lui, nasca la brama di averLo come
Amico e Fratello, tali da diventare veramente ‘figli’:
«O tu, Mio caro fratello, vieni qui sul Mio petto e lasciati afferrare con
tutta la Potenza e la Forza della Mia vita! Oh, quanto a lungo ho bramato di
avere un fratello; solo che nessuno lo è voluto diventare nel Mio Amore di sua
spontanea volontà. Ora però sei stato tu a diventare per Me quello che il Mio
Cuore da tante eternità aveva bramato invano. Lascia dunque che ora gioisca sul
tuo petto; infatti, ora Io non sono più solo nell’immensa infinità! Oh, non
invano ho colmato lo Spazio infinito di innumerevoli esseri di ogni specie a
causa di un fratello, e non invano ho chiamato (attingendo) da Me innumerevoli
eserciti di spiriti!» [G.F.D. – II/93,17-20].
«Egli stesso vuole che sia così, perché i figli hanno dall’eternità il
diritto di conversare col Padre a loro piacimento! Dunque non fare domande per
cose e rapporti insulsi, poiché non è colpa tua se sei un uomo, ma la ragione
di ciò sta soltanto in Colui che ti ha creato così come tu sei, fuori da Se
stesso e per Volontà e Potere Suoi, senza essere vincolato al consiglio di
nessun altro, se non a quello assolutamente Suo. E in verità, chi avrebbe
potuto interrogare se non unicamente Se stesso, dato che prima di Lui non
esisteva alcun essere in tutta l’immensità? Dunque, quando tu parli con Lui
come con un tuo pari, fai benissimo, perché Dio all’infuori di Se stesso non ha
nessuno con cui poter scambiare parola. Invece le Sue creature, che da Lui
procedono, godono per Suo volere di una tale libertà, cosicché possono parlare
con Dio e Dio con loro così come può parlare un uomo a un altro uomo e, per
conseguenza, il fatto che tu parli con Lui come con un altro tuo simile resta
perfettamente nell’ambito dell’Ordine, poiché la creatura è degna del suo
Creatore e il Creatore è degno della Sua creatura» [G.V.G. – II/58,2-3].
«Ai
tuoi amici e fratelli dì pure con ogni amore: “Io, il vostro amorevolissimo
Padre, ho già spalancato entrambe le braccia per stringerli tutti quanti al Mio
Cuore eternamente, eternamente! Mai più devono distogliersi da Me, ma
costantemente devono guardarMi in volto, e il Mio occhio dirà loro – sì lo
annuncerà forte – quanto Io li ami, e come sono rette le Mie intenzioni verso
di loro”. Dì loro che ho allontanato dai Miei occhi i loro peccati, e li ho
lavati e resi bianchi come la neve; ora non c’è più alcun ostacolo. Non voglio
più essere per loro un Padre invisibile; essi devono guardarMi sempre, e
trastullarsi con Me e scherzare e rallegrarsi, e tutte le loro preoccupazioni
devono ora affidarle a Me. Oh, con quale gioia voglio provvedere ulteriormente
per loro! E cosa sono per Me, il Padre, tutte le gioie e le beatitudini dei
Miei Cieli, in confronto a quella di essere amato dai Miei diletti figli Quale
unico e vero Padre! Vedi, tutte le beatitudini ve le do in cambio di questa
sola che Io ho stabilito solo per Me, e perciò i Miei figli non dovranno
neanche chiamare nessuno ‘Padre’, se non unicamente ed esclusivamente Me;
poiché Io lo sono, e lo sono pure con ogni diritto, e nessuno può toglierMi
questo diritto, poiché Io sono l’Unico, il Solo, e all’infuori di Me non c’è
più nessuno» [G.F.D.
– I/3,8-11].
«In verità, in verità, per amore di un figlio Io sarei
disposto a sacrificare miliardi di soli e di mondi di ogni specie, qualora non
potessi altrimenti farlo ritornare a Me! Anzi, ascolta, Mio Enoch, voglio dirti
una cosa che va ancora ben oltre di quanto ti ho già detto finora! Ecco, tu sai
che Io ho trattenuto soltanto la Vita indivisa quale il Mio Amore in Me, mentre
tutto il resto l’ho dato! Io stesso sono quest’unica, eterna Vita; fuori di Me
tutto è morto, e niente ha una vita se non in Me! Ma se capitasse che un figlio si potesse salvare solo alla condizione che
Io donassi per lui questa Mia unica, eternissima Vita, allora sacrificherei
anche questa Mia unica Vita, piuttosto che perdere uno solo dei Miei figli! Oh,
Enoch, puoi tu concepire questo Amore?» [G.F.D. –
II/251,14-17].
[indice]
Sebbene
sembri siano le profezie la parte più
importante della Nuova Rivelazione, in verità è invece necessario dare la
preminenza al messaggio di salvezza che ciascuno è invitato ad adempiere, e in
tal modo comprendere la richiesta principale dell’insegnamento di Gesù che,
come un filo rosso, attraversa tutta l’opera della Rivelazione. Questo è ‘l’amore per il Signore e per il prossimo’,
quale base di tutta la dottrina di vita, per poter accedere alla vera fede e,
da Dio, avere l’aiuto necessario per crescere nella conoscenza e ricevere in
cambio il dono della vita eterna. L’esposizione nel Vangelo della parabola del
samaritano ne è l’esempio più eloquente.
*
L’amore per
il prossimo
Un ampio spunto per
la comprensione di chi sia il prossimo, ce lo dà Giovanni con la spiegazione
del dodicesimo Comandamento, il quale suona proprio così:
«Come deve essere inteso tale ‘amare il
prossimo come se stessi?’, se l’amor proprio o egoismo è un vizio, e di
conseguenza anche l’analogo amore per il prossimo non potrà essere altro che un
vizio, poiché tale amore, presentato in questo modo, pone evidentemente come
base l’amor proprio, o egoismo. […]
Vedete, questa sarebbe già un’obiezione talmente banale alla quale non dovrebbe
essere affatto difficile ribattere, poiché questo amor proprio di ogni uomo
rappresenta tanto quanto la propria stessa vita; allora si comprende da sé in
questo grado il naturale amor proprio, poiché non avere amor proprio,
significherebbe tanto quanto non avere nessuna vita! Qui perciò si tratta di
riconoscere la differenza tra il giusto e l’ingiusto amor proprio. L’amor
proprio è ‘giusto’ quando non si ha nessun maggior desiderio per le cose del
mondo, di quello che vi ha assegnato la giusta misura dell’Ordine divino,
misura che è stata sufficientemente indicata nel settimo, nono e decimo
Comandamento. Se l’amor proprio desidera oltre questa misura, allora oltrepassa
i limiti stabiliti dall’Ordine divino e, col primo superamento, deve essere
considerato già come peccato. Di conseguenza anche l’amore per il prossimo è da
ripartire secondo questa misura; infatti, se qualcuno ama un fratello oppure
una sorella oltre questa misura, allora pratica idolatria con suo fratello o
con sua sorella, e ciò non li rende migliori, bensì peggiori. […] Io penso che quest’illuminazione basterà per
scorgere che ogni eccesso, tanto nell’amor proprio quanto in quello per il
prossimo, è un orrore dinanzi a Dio. Di conseguenza, amare il prossimo come se
stessi significa ‘amare il prossimo nell’Ordine divino dato’, quindi in quella
giusta misura che è stata assegnata da Dio a ogni uomo fin dal primo inizio.
Chi non riesce ancora a comprendere questo fino in fondo, a questi voglio
aggiungere ancora un paio di esempi, dai quali potrà scorgere chiaramente quali
conseguenze porta con sé un eccesso come l’altro» [S.S. – II/103,1-4 e 12-13].
(1° esempio): «… Da ciò risulta evidente che sia l’amore per
il prossimo, così come anche l’amor proprio, devono sempre rimanere nei limiti
della giusta misura stabilita dall’Ordine divino. Se l’uomo ama sua moglie più
del dovuto, la guasterà. Essa diventerà vanitosa, si stimerà moltissimo e
diventerà una cosiddetta civetta. L’uomo avrà a stento mani a sufficienza per
allungarle dappertutto così da soddisfare le pretese di sua moglie. Così anche
un promesso sposo, se ama troppo la sua promessa sposa, la renderà sfacciata e,
alla fine, infedele. Perciò la giusta misura dell’amore è necessaria
dappertutto. Tuttavia l’amore per il prossimo consiste in qualcosa del tutto
diverso da quello che abbiamo imparato a riconoscere finora. – Dunque, in cosa
consista l’amore per il prossimo nella maniera spirituale più interiore,
vogliamo imparare a riconoscerlo chiaramente nel seguito di questa
comunicazione» [S.S. –
II/103,18-21].
(2° esempio): «Per conoscere radicalmente in cosa consiste
il reale vero ‘amore per il prossimo’, si deve prima sapere e comprendere a
fondo chi è del tutto realmente un prossimo. In ciò sta il nodo principale
della questione. Si dirà: “Da dove si deve apprendere questo? Il Signore
stesso, infatti, quale unico Enunciatore di questo amore, non ha dato da
nessuna parte definizioni più precise. Quando gli scribi Gli domandarono chi
fosse il prossimo, Egli mostrò loro semplicemente in una parabola chi era ‘il
prossimo’ con quel noto samaritano vittima di una disgrazia; in altre parole fu
un altro samaritano che lo portò nella locanda dopo aver prima versato olio e
vino sulle sue ferite. Tuttavia, da ciò risulta che solo sotto certe
circostanze gli uomini vittime di una disgrazia hanno ‘il prossimo’ nei loro
benefattori, e quindi, all’opposto, sono anche ‘il prossimo’ per i loro
benefattori. Se dunque esiste ‘un prossimo’ solo sotto queste circostanze,
allora, cos’hanno per prossimo quegli uomini comuni che non hanno dovuto subire
una disgrazia, né si son trovati una volta nella situazione di soccorrere una
vittima di un incidente? Non esiste dunque nessun testo di carattere generale
che indichi più precisamente ‘il prossimo’? Infatti, in questa parabola, da una
parte c’è soltanto l’estremo bisogno, e dall’altra parte una grande agiatezza,
congiunta con un buon cuore che si trovano uno di fronte all’altro a
rappresentare il prossimo”. Vogliamo perciò vedere se non si trovano simili
testi più estesi. – Qui ce ne sarebbe uno, e questo suona così: “Benedite coloro che vi maledicono, e fate
del bene ai vostri nemici!” – Questo sarebbe un testo dal quale si
scorge chiaramente che il Signore ha esteso molto ampiamente l’amore per il
prossimo, non avendo escluso perfino i nemici né i bestemmiatori. Inoltre, un
altro testo suona così: “Fatevi amici
con l’ingiusto mammone”. – Cosa vuole indicare con ciò il Signore?
Nient’altro se non che l’uomo non deve lasciarsi sfuggire nessuna occasione per
fare del bene. Egli permette perfino, preso sotto l’aspetto esteriore,
un’evidente appropriazione indebita dei beni di un ricco se, con ciò, certo
solo nel caso di estremo bisogno, possono essere aiutati molti o perlomeno
parecchi bisognosi.– Ulteriormente troviamo un testo in cui il Signore dice: “Ciò che di bene voi fate a uno di questi
poveri nel Mio Nome, lo avete fatto a Me”. Il Signore convalida questa
frase con la descrizione del ‘giorno del giudizio’ o giudizio spirituale; qui
Egli dice agli eletti: “Io venni da voi nudo, affamato, assetato, malato,
prigioniero e senza tetto né mestiere, e voi Mi avete accolto, curato, vestito,
sfamato e dissetato” – e ugualmente disse agli abbietti che questo non lo
avevano fatto. I buoni si scusarono come se non lo avessero mai fatto, e i
cattivi come se certamente lo avessero fatto se Egli fosse venuto da loro. E il
Signore indica poi con chiarezza: “Qualsiasi
cosa avete fatto o non fatto ai poveri nel Mio Nome, valeva per Me”. –
Da questo testo è rivelato già abbastanza chiaramente il vero e proprio amore
per il prossimo, e viene mostrato chi è, di conseguenza, propriamente il
prossimo. Noi però vogliamo considerare ancora un testo, e questo suona così: “Se preparate dei banchetti, non invitate
coloro che possono ripagarvi con un altro banchetto. Per questo non avrete
alcuna ricompensa in Cielo, poiché l’avete ricevuta nel mondo. Invitate invece i bisognosi, storpi,
infermi, in ogni riguardo uomini poveri, che non vi possono ripagare, allora
avrete la vostra ricompensa in Cielo. Così pure prestate il vostro denaro a
coloro che non ve lo possono restituire, così ne trarrete profitto per il
Cielo. Se invece prestate il vostro denaro a coloro che ve lo possono
restituire con gli interessi, allora è finita con la vostra ricompensa. Quando fate elemosina, allora fatela in
silenzio, e la vostra mano destra non deve sapere quello che fa la sinistra; e
il Padre vostro nel Cielo, che vede di nascosto, vi benedirà per questo e vi
ricompenserà nel Cielo!”. – Io ritengo che da questi testi si dovrebbe
afferrare facilmente chi è indicato dal Signore come il vero e proprio
prossimo. Vogliamo perciò vedere quale senso sta dietro a tutto questo.
Dappertutto noi vediamo, da parte del Signore, soltanto i poveri posti di
fronte ai benestanti. Cosa ne consegue? Nient’altro che, da parte del Signore,
i poveri sono indicati e posti come il vero e proprio prossimo di fronte ai
benestanti, e non i ricchi di fronte ad altri ricchi e i poveri di fronte ad
altri poveri. I ricchi verso i ricchi possono considerarsi come ‘prossimo’ solo
quando si uniscono per gli stessi scopi buoni e a Dio compiacenti. I poveri,
invece, stanno di fronte ai poveri altrettanto come prossimo solo quando si
uniscono fraternamente tra loro secondo le possibilità, nella pazienza e
nell’amore per il Signore. Il primo grado di questo amore rimane perciò sempre
tra i benestanti e i poveri, e tra i forti e i deboli, e sta nello stesso
rapporto come quello tra genitori e figli. – Ma perché i poveri di fronte ai
benestanti, i deboli di fronte ai forti, come i figli di fronte ai genitori,
devono essere considerati e trattati come il prossimo più vicino? Questo è
dovuto per nessun altro motivo che dal seguente del tutto semplice: perché il
Signore, quale ‘il prossimo’ più vicino per ogni essere umano, in questo mondo
rappresenta Se stesso, secondo la Sua stessa dichiarazione, di preferenza nei
poveri e nei deboli, come nei figli. Infatti, Egli stesso dice: “Quello che fate ai poveri, lo avete fatto a
Me!”. Il Signore voleva dire: “Voi non Mi avrete sempre personalmente
tra di voi, ma tra di voi avrete sempre i poveri, per così dire, quali Miei
perfetti rappresentanti”. – Così il Signore parlò anche di un bambino: “Chi accoglie un tale fanciullo nel Mio Nome,
accoglie Me”. Da tutto questo risulta però che gli uomini, secondo il
grado maggiore o minore, devono considerarsi l’un l’altro come ‘prossimo’,
quanto maggiore o minore sono ricolmi dello Spirito del Signore. Il Signore
invece non dispensa il Suo Spirito ai ricchi del mondo, bensì sempre soltanto
ai poveri, deboli e minori del mondo. Il povero è perciò sempre più ricolmo
dello Spirito del Signore, perché Egli è un povero, infatti, la povertà è certo
una parte principale dello Spirito del Signore. Chi è povero, nella sua povertà
ha somiglianza col Signore, mentre il ricco non ne ha nessuna. Costoro il
Signore non li conosce. I poveri invece li conosce. Perciò i poveri devono
essere il prossimo dei ricchi, dai quali essi, i ricchi, devono dipendere se
vogliono avvicinarsi al Signore, poiché è impossibile che i ricchi si possano
considerare il prossimo del Signore. Il Signore stesso, con la narrazione del
ricco epulone, ha mostrato l’infinito abisso tra Lui e loro. Solo il povero
Lazzaro Egli pone nel grembo di Abramo, quindi il più vicino a Lui, al Signore.
Anche nell’occasione del giovane ricco, il Signore indicò chi doveva essere il
suo prossimo prima che potesse di nuovo venire da Lui e seguirLo, e dappertutto
il Signore rappresenta i poveri, come pure i bambini, quali i più prossimi a
Lui, oppure anche quali Suoi veri e propri rappresentanti. Sono questi che i
benestanti devono amare come se stessi, non però nel contempo anche i loro
pari. Infatti, per questo il Signore disse che questo Comandamento dell’amore
per il prossimo è uguale al primo, tramite il quale Egli voleva dire
nient’altro che questo: “Quello che
fate ai poveri, lo fate a Me!”. – Che però i ricchi non debbano
considerarsi l’un l’altro come prossimo, risulta chiaro esaminando quando il
Signore disse che i ricchi non devono invitare altri ricchi come ospiti, e non
devono prestare il loro denaro ad altri ricchi, e risulta chiaro anche dal
fatto che non ha comandato al ‘giovane’ ricco di distribuire i suoi beni ai
ricchi, bensì ai poveri. Ma se un qualche ricco volesse dire: “I miei prossimi
più vicini sono tuttavia i miei figli!”, allora io dico: “Assolutamente no!”.
Il Signore, infatti, accolse solo un bambino povero che chiedeva l’elemosina
lungo la via e disse: “Chi accoglie un
tale fanciullo nel Mio Nome, accoglie Me”. Con i bambini dei ricchi il
Signore non ha mai avuto qualcosa da fare! – Per questo motivo, quando il ricco
provvede in modo scrupoloso per i propri figli, commette un rilevante peccato
verso l’amore per il prossimo. Il ricco provvede meglio di tutto ai propri
figli quando si preoccupa per un’educazione compiacente al Signore e non
risparmia il suo patrimonio per loro, bensì quando lo devolve per la maggior
parte ai poveri. Se fa questo, allora il Signore afferrerà i suoi figli e li
guiderà sulla via migliore. Se non lo fa, allora il Signore distoglierà via il
Suo volto da loro, ritirerà le Sue mani e abbandonerà la loro delicatissima
giovinezza nelle mani del mondo; il che significa nelle mani del diavolo,
affinché poi diventino figli del mondo, uomini del mondo, il che equivale a
dire: diventare diavoli stessi. Se sapeste quanto sono maledetti da parte del
Signore, nel modo più spaventoso fino al più basso, terzo grado dell’inferno,
tutti i capitali sociali e particolarmente i fedecommessi[66],
allora voi dallo spavento e dall’angoscia raggelereste fino alla durezza di un
diamante! Perciò tutti i ricchi, dovunque possano essere, devono prendersi a cuore
il più possibile quanto detto: distogliere il loro cuore il più possibile dalle
loro ricchezze e, con tali ricchezze, fare il più possibile del bene, se
vogliono scampare all’eterna fucina annerita, poiché nell’aldilà c’è un duplice
istituto annerito. Uno di lunga durata in luoghi tenebrosi, dai quali si
dipartono solo sentieri inconcepibilmente stretti, dinanzi ai quali ai
viandanti non va molto meglio che ai cammelli dinanzi alle crune degli aghi.
C’è però anche un eterno istituto annerito, dal quale, per quanto ne so finora
io, non si diparte nessun sentiero. – Quindi, questo è da prendere in
considerazione per i ricchi, come anche per ciascuno che possiede in qualche
modo tanto da poter fare ancora qualcosa per i poveri. […] Perciò anche qui, nel Sole, questo viene
insegnato e continuamente praticato» [S.S. – II/104,1-22].
«Ora fate attenzione! L’amore per
il Signore, e proveniente da esso quello per il prossimo, per conseguenza sente
la necessità del Signore e di tutto quello che è Suo. Il ‘cattivo amore’
invece, come voi sapete, è il contrario in tutto.
Quando l’amore buono e nobile sente la pienezza in continuo aumento di
ciò che è la sua unica necessità, allora prova in sé
un appagamento che in sé è appunto
quel delizioso sentimento cosciente che, proprio attraverso il suo appagamento e l’attività vitale da esso
prodotta, suscita in sé la luce
dell’amore. In questa
luce tutto viene accolto in esso come plasticamente, e si tramuta in forme armoniche molto elevate.
Dalla consapevolezza dell’appagamento e dalla contemplazione delle forme
viventi in sé, deriva poi quel delizioso sentimento che voi conoscete come il
concetto di: “Beatitudine della Vita
eterna”. Ora fate ancora
attenzione! Una volta che l’amore vivente è stato così appagato ed è passato nella
sua luce, allora trova una seconda necessità, cioè quella della comunicazione. Questa comunicazione
si identifica con l’amore per il
prossimo o amore fraterno, che
però non può essere completamente presente finché l’uomo, nel suo amore per il
Signore, non abbia ricevuto il giusto appagamento proprio dal Signore. Perciò
anche il vero ordine dell’amore per il prossimo è soltanto quello di amare il
fratello attraverso il Signore. Se, al contrario, qualcuno ama il Signore
attraverso i suoi fratelli, allora è un ordine capovolto che non ha nessun
rapporto armonico con l’ordine primario. E perché è così? Ebbene, è così per il
fatto che è certamente più naturale cercare ogni cosa in Colui nel Quale c’è
Tutto, che non cercare il perfettissimo Tutto in colui che è molto lontano
dall’essere tutto. Oppure, per esprimersi ancora più chiaramente: “Di sicuro,
rispetta più l’ordine cercare in Dio tutti i fratelli, che cercare in questi il
Dio infinito!”. In Dio perfino ognuno troverà tutto, mentre nel proprio fratello
a volte ci sono forti dubbi di trovare la suprema Essenza divina. E se la si trova, c’è poi una
grande differenza tra ‘trovare’ e trovare. Questa differenza voi la potete
constatare terrenamente, come quando, ad esempio, vi trovate ad avere tra le
mani un buon cannocchiale. Se lo usate nel modo giusto, cioè se volgete la
grande lente dell’obiettivo verso l’esterno e avvicinate le piccole lenti
oculari agli occhi, allora troverete gli oggetti che osservate nel naturale
ingrandimento, poiché qui il vostro sguardo si irradia dal centro della lente
dell’obiettivo. Se invece lo capovolgete,
allora vedrete comunque gli oggetti che avete visto prima, ma questi
appariranno tante volte più piccoli, quante volte più grandi li avete visti
prima; e dovrete fare una fatica terribile se voleste scorgere oggetti
piuttosto lontani volendoli riconoscere pienamente» [S.S. – I/106,9-15].
*
La rinascita
dello spirito
Un altro
importantissimo invito è quello rivolto a tutti a non demordere nella fede e a
mettere in pratica in ogni occasione della vita l’amore verso Dio e verso il
prossimo, cercando di tendervi con tutte le proprie forze, al fine di ottenere
in premio la rinascita dello spirito.
Dalle numerose
indicazioni per capire come ottenere la Rinascita, ne presentiamo succintamente
alcune.
«Qui sta appunto il grande mistero della libera autoformazione dell’uomo!
Io posso fare ogni cosa all’uomo, ed egli tale rimane; il cuore invece è sua
proprietà assoluta ed è chiamato unicamente lui a plasmarlo, al fine di poter
da se stesso spianarsi la via alla vita eterna. Poiché, se Io dovessi per primo
por mano al cuore umano per iniziarne la formazione, l’uomo diverrebbe una
macchina e non potrebbe mai più raggiungere l’indipendenza; invece, quando
all’uomo viene data la dottrina ed egli sa quello che deve fare affinché il suo
cuore si renda degno di Dio, egli deve anche seguire, per spontaneo volere, la
dottrina ricevuta e deve plasmare il suo cuore, così come la dottrina gli ha
suggerito. E quando ha così formato il proprio cuore e l’ha curato e mondato,
solo allora vengo Io nello spirito e prendo dimora nel cuore, e allora tutto
l’uomo è rinato nello spirito e non può più in eterno andar perduto, perché con
ciò è diventato una cosa sola con Me, così come Io stesso sono una cosa sola
con il Padre, dal Quale sono proceduto e sono venuto in questo mondo per
mostrare e appianare a tutti i figli degli uomini la via che essi devono
percorrere in spirito e verità, attraverso la quale, nella pienezza di questa,
poter giungere a Dio! Dunque, tu devi da solo por mano alla formazione del tuo
cuore, altrimenti sei perduto, anche se Io ti avessi chiamato alla vita della
carne fuor dalle tombe mille volte!» [G.V.G. – II/75,8].
«Perciò in verità vi dico: “Nessuno verrà a Me se non sarà attratto a Me
per mezzo del Padre!”. Voi tutti dovete essere ammaestrati dal Padre, vale a
dire dall'eterno Amore in Dio, se volete venire a Me! Voi tutti dovete essere
perfetti com’è perfetto il Padre che è nei Cieli. Però il molto sapere come
pure la molta e più ricca esperienza non vi faranno avvicinare alla meta, ma
soltanto il vivente amore per Dio nonché il vivente amore per il prossimo;
ecco, qui si cela il grande mistero della rinascita del vostro spirito da Dio e
in Dio» [G.V.G. – IV/1,4].
«Amico, la Via che conduce alla vita dello spirito è angusta e piena di
spine. A parole, ciò vuol dire: “Tutto quello che in questa vita ti può
accadere di irritante, di amaro e di spiacevole da parte degli uomini,
combattilo con tutta dolcezza e pazienza, e a chi ti fa del male, non
ricambiare il male, ma rendi invece l'opposto, e così radunerai carboni ardenti
sul suo capo”. A chi ti percuote, non rendergli le percosse; accetta piuttosto
da lui ancora una percossa, affinché vi siano e rimangano pace e armonia fra
voi, poiché soltanto nella pace prospera il cuore e si sviluppa lo spirito
nell'anima. A chiunque ti chiede un servizio o un'elemosina, non negargliela, a
meno che il favore richiesto non sia in contraddizione con i Comandamenti di
Dio e con le leggi dello Stato, il che tu sarai bene in grado di valutare. Se
qualcuno ti chiede la tua veste, dagli anche il mantello in aggiunta, affinché
egli riconosca che tu sei un discepolo della scuola di Dio. Se lo riconosce,
egli ti restituirà il mantello, ma se lo prende, allora pensa che la sua
conoscenza è ancora oltremodo debole; a te però non dispiaccia il dono del
mantello, ma il fatto che un fratello non abbia ancora riconosciuto la
vicinanza del Regno di Dio. Se qualcuno ti prega di accompagnarlo per un'ora di
cammino, va con lui due ore, affinché tale tua premura gli renda testimonianza
da quale scuola debba provenire colui che ha raggiunto un simile grado di abnegazione.
In questo modo perfino i sordi e i ciechi percepiranno i giusti segni che
annunziano che il Regno di Dio è vicino. Dalle vostre opere e dalle vostre
azioni si riconoscerà che siete tutti Miei discepoli. Infatti, è più facile
predicare bene, che operare bene. Ma che giova la vuota parola, se non acquista
vita mediante le opere? A che ti servirebbero i più bei pensieri e le più belle
idee, se ti mancasse la facoltà di metterle in pratica? E così ugualmente non
giovano a nulla le parole più belle e più vere se, in primo luogo, non c'è
nemmeno in te stesso la volontà di metterle in opera. Soltanto l'azione ha un
valore effettivo, i pensieri, le idee e le parole, invece, non hanno alcun
valore se non vengono messe in pratica in qualche modo. Perciò chiunque predica
bene, deve anche operare bene egli stesso, altrimenti la sua predica non ha
maggior valore di una noce vuota!» [G.V.G. – IV/78-5,9].
«Invece molta importanza ha lo scrutare i pensieri che
sorgono nel cuore umano! Chi è capace di questo, come (lo fa) Dio, è in grado di sapere
tutto, di vedere tutto e di percepire tutto. Coloro che vivranno secondo la Mia
Dottrina e con ciò perverranno alla rinascita dello spirito nella loro anima,
avranno anche tale capacità; coloro invece che non vi perverranno, non saranno mai capaci di qualcosa di veramente
spirituale! Il corpo umano non sa mai in eterno tutto ciò che si cela
nell'uomo, perché non possiede occhi atti alla visione di ciò che esiste
interiormente nell'uomo; ma è solo lo spirito, che è interiormente nell'uomo, a
sapere e a vedere tutto ciò che c’è nell'uomo. Per conseguenza ognuno tenda
alla vera rinascita dello spirito, poiché senza di questa nessuno può entrare
nel Regno di Dio» [G.V.G. – VI/158-11,12].
«Non lasciatevi abbagliare dal mondo, né prestate ascolto ai suoi
allettamenti, perché tutti i suoi beni sono inutili e passeggeri! Se però
volete comunque accumulare dei tesori già a questo mondo, vedete di
accumularvene anzitutto di tali per cui la ruggine non possa intaccarli e le
tignole non giungano a roderli! Questi sono tesori per lo spirito al fine di
ottenere la vita eterna; voi dovete dedicare ogni vostro sforzo per ottenerli.
A chi però sono stati concessi anche dei beni terreni, che egli li impieghi come il fratello Lazzaro, e
in compenso otterrà i tesori del Cielo. Dunque, chi ha molto, dia molto, e chi
ha poco, dia poco! Chi per vero amore del prossimo offrirà ad un assetato sia
pure un solo sorso d’acqua fresca del suo pozzo, in verità, una ricompensa non
gli mancherà nell’aldilà, perché chi dona amore al prossimo, anche nell’aldilà
troverà amore. Certo, la questione fondamentale qui non sta tanto nel ‘quanto’
qualcuno dona, ma piuttosto nel ‘come’ egli dona qualcosa al suo prossimo
povero. Il dono di chi dona per vero amore ha un doppio valore, e in ugual
misura egli anche verrà ricompensato nell’aldilà. Dunque, se tu possiedi molto,
puoi, come già detto, anche donare molto; se poi hai donato con gioia e con
benevolenza, allora hai donato ai poveri in misura doppia. Ma se tu stesso non
hai molto, e tuttavia del tuo poco hai donato con gioia e benevolenza una parte
al tuo prossimo ancora più povero di te, allora il tuo dono ha un valore
decuplicato, e in ugual misura ne otterrai ricompensa nell’aldilà. Infatti,
quanto voi fate ai poveri nel Mio Nome, è come se l’aveste fatto a Me stesso.
Se poi facendo un dono o comunque una nobile azione voi volete sapere se e come
Io stesso trovi compiacimento nel vostro operare, è sufficiente che osserviate
la faccia di colui al quale nel Mio Nome avete fatto del bene nella maniera
come Io ve l’ho spiegata, e il vero grado del Mio compiacimento vi sarà
rivelato con tutta chiarezza. Soltanto quello che il vero amore opera è ben
fatto al cospetto di Dio; quello invece che in un modo qualsiasi viene fatto
unicamente secondo la misura dell’intelletto, questo ha poco valore tanto per
chi riceve e meno ancora per chi dona. Perciò anch’Io vi dico: “Rende più beati
il dare che il ricevere”» [G.V.G. –
VII/1,13-17].
«Io dunque vi ho già spiegato molte cose, e voi ormai
ne comprendete anche molte; tuttavia la cosa principale è e resta la costante
aspirazione alla completa rinascita dello spirito nell’anima, perché unicamente
attraverso di essa l’uomo verrà elevato a tutta la Verità e Sapienza, e solo
così egli avrà una perfetta Luce che gli chiarirà tutti i rapporti esistenti
tra le cose terrene e quelle celesti puramente spirituali, e con tale Luce, infine, egli otterrà l’eterna vita.
Questa (la rinascita),
però, è infinitamente più di tutte le scienze che riguardano tutte le cose
della natura!» [G.V.G. – VII/183,13].
Questo è il cammino più
breve per la rinascita dello spirito:
«Certo, sotto questo aspetto per l’uomo giusto succede come per un albero il cui frutto non diventa maturo tutto ad un tratto,
bensì a poco a poco; ma se la primavera è stata tiepida e serena, e l’estate
costantemente calda, intercalata da leggere piogge, allora voi dite:
“Quest’anno avremo una maturazione precoce”. Vedete, lo stesso è di voi: “Se avete
trascorso la vostra giovinezza serenamente in dolce amore per Me, allora anche
l’estate diventerà calda e in tutto vivificante, intercalata da piogge di
Grazia dal Cielo, e potete star sicuri che l’eterno autunno dorato non sarà più
lontano per l’eterna maturazione del frutto immortale”. Infatti, nella misura
in cui qualcuno vuole rinascere da Me, costui deve riconoscere i suoi peccati e
ammetterli pubblicamente per la sua mortificazione, cioè: esteriormente sul
serio per mezzo della confessione, e interiormente a Me di perdonarlo, com’è
indicato nella Mia preghiera; e come un Pietro deve provare vero pentimento,
dolore e timore, e piangere per la perdita così inestimabile della Mia Grazia,
e con la volontà deve prendere la più seria decisione di non voler mai più
peccare per tutta l’eternità. Poi deve proporsi con grande fermezza di rompere
del tutto col mondo e consegnarsi interamente a Me e, nel suo amore, avere una
grande nostalgia di Me, e con questa grande nostalgia deve ogni giorno
ritirarsi dal mondo e da tutte le occupazioni in esso, e almeno per la durata
di sette quarti d’ora, a porte e finestre chiuse, né pregare né leggere
qualcosa, bensì deve trascorrere questo tempo in totale quiete, esclusivamente
occupandosi di Me nel suo intimo. E sempre ogni qualvolta qualcuno si sia
portato in questa quiete, deve rivolgere a Me nel suo cuore queste parole
stimolanti nella più ferma serietà, e dire: “Signore! Eccomi qui. Ti ho
fatto aspettare a lungo, o amorevolissimo, Padre Santo, poiché già fin dalla mia fanciullezza
Tu mi hai gridato incessantemente: ‘Vieni a Me, Io voglio ristorarti!’. Ora, o Padre, è venuto il tempo in cui il
mio orecchio si è aperto e la mia volontà, altrimenti così ostinata, si è piegata
completamente alla Tua, piena di umiltà e di ubbidienza davanti a Te, così come, secondo il
Tuo volere, si è sottomessa ai miei fratelli, tutti migliori di me. Perciò
vieni da me, mio adorato Gesù, e ristora la mia anima malata con il balsamo del
Tuo infinito Amore. Fa’ che io scopra il mio grande torto nel Tuo amaro
soffrire e morire; fammi vedere le cinque sante cicatrici, e riconoscervi il
mio grande delitto! O Gesù, Tu vincitore della morte e dell’inferno, vieni da me, e così insegnami a
comprendere rettamente la Tua volontà; insegnami a riconoscere il mio completo
nulla e il Tuo tutto! O mio dolcissimo, amorevolissimo Gesù, Tu, Signore di
tutte le schiere, vieni a me povero, vieni a me debole, vieni a me cieco, vieni
a me sordo, vieni a me lebbroso, vieni a me paralitico, vieni a me zoppo, vieni
a me storpio, vieni a me ossesso, sì o mio, mio adorato Gesù! vieni, vieni,
vieni a me morto e lasciami solo toccare la Tua santa veste, allora vivrò.
Signore, non indugiare, perché ho infinitamente bisogno di Te; mai più posso
stare senza di Te, poiché Tu per me sei Tutto, e per amor Tuo tutto il resto è
diventato nulla! Senza Te non posso più vivere; perciò, o mio carissimo Gesù,
vieni subito da me! Però come sempre, sia fatta anche stavolta la Tua santa
Volontà!”» [D.d.C. – III/10,42-47].
[indice]
L’influenza della scienza materialistica è sempre stata un elemento antagonista per
la conferma dell’autenticità della Nuova Rivelazione, e anche in
avvenire non ci si potrà aspettare che un ampio rifiuto. Questo non andò
diversamente con l’insegnamento di Gesù ai tempi della Sua vita terrena, poiché
l’incomprensione delle masse, la resistenza del clero giudaico e del potente
influsso cesareo-romano, continuarono a minare un intendimento di massa degli
insegnamenti di Cristo, sebbene non poterono impedire che la buona semenza
evangelica continuasse a germogliare nel corso del tempo.
Gli storici si
spremono il cervello per individuare le cause di questo fenomeno, e le loro
analisi sono spesso poco convincenti. Essi non riescono proprio a trovare le
radici di questo fatto, poiché non si riesce proprio a penetrare il mondo
dell’irrazionale, oppure, meglio detto, dell’ultrarazionale.
Nella nostra epoca
moderna, nonostante il vastissimo campo dell’informazione a tutti i ceti della
popolazione, e quindi la possibilità di una libera nonché semplice diffusione
degli scritti della Nuova Rivelazione, il risultato non è sostanzialmente
diverso dalla comprensione degli insegnamenti di Gesù comunicati verbalmente al
Suo tempo. Le cause del rifiuto di ogni profezia e di qualunque messaggio
evangelico, poi diventato cristiano, ha numerosi motivi.
L’influsso del
materialismo pratico, che si sviluppa nell’individuo quando le sue aspettative
di vita si aggrappano alla speranza di un crescente benessere, ne è una delle
cause. Il nesso causale tra l’alto standard di vita e il disinteresse alle
questioni religiose o alla vita eterna è evidente. La Nuova Rivelazione lo
conferma:
«Del resto, per questo tempo le vostre navi
sono ottime e molto efficienti, tuttavia le generazioni che verranno in futuro
costruiranno certamente delle navi meravigliosamente ingegnose, per mezzo delle
quali essi, in modo simile alla velocità degli uccelli, potranno solcare tutti
i mari in tutte le direzioni. Questo però non aumenterà la felicità degli
uomini, né fisicamente, né tanto meno spiritualmente, anzi la diminuirà in modo
esorbitante. Perciò ora restate pure ancora per molto tempo con ciò che avete. Infatti,
un miglioramento troppo grande nelle cose terrene è sempre un vero e
durevole peggioramento nelle cose spirituali, le sole, invece, che
l’uomo nella sua vita deve coltivare con tutte le sue forze» [G.V.G. – VII/222,9].
La scienza
materialistica che da più di cento anni non fa che rendere più piacevole la
vita dell’umanità, ha conquistato un persistente influsso, purtroppo negativo,
sullo sviluppo interiore spirituale dell’uomo, richiesto da sempre dal Cielo
Lo scienziato russo
D.A. Birjukow nel suo scritto ‘Il mito dell’anima’, scrive: "I materialisti
ritengono la materia quale unico fondamento di tutto l’esistente per la vita
dell’essere umano. […] Spirito e
anima sono i prodotti di una forma particolare di materia molto sviluppata. […]
Il monismo[67]
ideale è diventato da qualche tempo il pilastro di tutti gli insegnamenti
religiosi. Gli idealisti ritengono lo spirito come unica base di ogni
apparenza".
È evidente che i
materialisti negano Dio e qualunque esistenza di un mondo spirituale. Essi
ritengono che, sempre in sostituzione dell’idea di un Creatore, all’inizio
della vita la Creazione sia stata il frutto di un caso cieco. Poi, però, così
essi insegnano, l’ulteriore sviluppo nel Cosmo si è svolto in maniera
rigorosamente deterministica; in pratica, tutto ciò che avvenne e che avviene
nel deflusso dell’universo, così come nella natura, è casualmente stabilito. Il
cosiddetto nesso causale, a loro dire, è in grado di rispondere e di risolvere
tutte le domande che l’uomo si pone sull’esistenza di ogni cosa, e rendere Dio
superfluo.
Per loro, tutte le
manifestazioni della vita possono essere spiegate con processi fisici, chimici
ed elettrici. Per loro, ogni metafisica è proibita rigorosamente. Per la
scienza materialistica non c’è bisogno di un Dio, e quindi anche la Sua parola
è stata eliminata dalla letteratura scientifica. Tuttavia la teoria
meccanico-materialistica ha ricevuto un pesante colpo negli ultimi decenni, e
non è ancora penetrata nella coscienza delle masse, da sempre istigata
all’incredulità. Attraverso le conoscenze della fisica atomica, per gli
studiosi è diventato inconfutabilmente chiaro che il tanto celebrato
determinismo non ha alcun valore nella sfera atomica, poiché lì gli eventi sono
interamente spontanei.
La casualità
meccanica di una materia che si regge sul caso, non può più reggere nel campo
atomico e subatomico. Questo fu anche il motivo del perché gli scienziati
materialisti si opposero così violentemente alla veridicità inconfutabile delle
prove ripetutamente osservate nel campo del subatomico, resistendo comunque
alle nuove conoscenze dei colleghi fisici. I seguaci dalla teoria dei Quanti,
della teoria della relatività e del ‘Einsteinismo’ – come la chiamarono in un
organo specializzato russo – furono condannati come ‘idealisti’ e ‘reazionari’.
Invece la logica senza fine che può essere mostrata loro, nonostante le
apparenti condizioni caotiche nel campo subatomico con la struttura della
materia, presuppone un’intelligenza pensante. Per cui gli scienziati
materialistici non possono più attribuire semplicemente al caso questa
capacità.
Un’ulteriore
fortissima irruzione delle teorie materialistiche avvenne poi con la legge
fondamentale formulata da Heisenberg, legge che divenne famosa col titolo di
"Incertezza della relazione", tramite cui fu stabilito ancora una
volta il carattere non meccanico della fisica atomica. Heinz Hubert ha
affermato che il principio dell’incertezza "… conferisce alla sostanza della
Creazione un carattere metafisico, poiché pone dei confini alla passata conoscenza". – Allo stesso modo la teoria dei Quanti comporta una
rinuncia ai ‘modelli’ meccanici, modelli che nella fisica classica erano stati
il fondamento dell’evidenza.
Anche se, oramai, la
correttezza della teoria atomica non è più contestabile, i materialisti non
hanno comunque accettato di trarre dai fenomeni qualcosa che, alla fine, si
trova dietro tali ‘fenomeni’, altrimenti agli occhi di questi filosofi e
scienziati, in particolare di quelli statali sovietici del secolo scorso,
questo avrebbe rappresentato un ‘idealismo pericoloso’, in grado di mandare a
gambe all’aria tutto il loro intero edificio culturale costruito
artificialmente.
Per cause dottrinali
essi non hanno voluto adeguare la loro opinione alla realtà, e perciò hanno
preferito criticare impunemente la realtà negata dalla loro ideologia. Essi
hanno agito con lo stesso metodo dei teologi del XVII secolo, come nel caso di
Galilei, teologi che si rifiutarono di osservare con il telescopio
dell’astronomo l’orbita della luna di Giove, altrimenti questo avrebbe potuto
scuotere il loro dogmatismo di allora. Nell’ex Unione Sovietica fu quasi
impossibile dare la precedenza all’obiettività sulla dottrina. Robert Jungk
riferisce che alcuni biologi sovietici furono perfino tolti di mezzo a causa della
loro ‘deviazione’ dalla teoria materialistica disciplinata da Lysenko e dal
celebre genetista Wawilow. Nondimeno, tutto ciò non cambia nulla al fatto che
la svolta nella scienza sia già iniziata.
Lo conferma il
premio Nobel Heisenberg che così asserisce: "La fisica atomica dimostra una morale che
non è soltanto conservativa, ma francamente suppone contorni religiosi". – Anche Max Planck afferma: "La scoperta della
verità può essere garantita solo con un salto nel regno della metafisica".
A queste dichiarazioni
di questi famosi fisici corrisponde anche la seguente affermazione di un fisico
atomico del Cern: "Le
concezioni materialistiche devono retrocedere di un passo le loro pretese.
Possiamo aspettarci fiduciosi una vittoria dello spiritualismo. […] Jakob
Lorber, i teosofi e i ricercatori spirituali sono adesso più che mai vicini
alle affermazioni delle ultime conoscenze scientifiche. […] Nonostante tutte le
grandiose premesse del secolo scorso la scienza moderna non è riuscita a
risolvere i misteri del mondo".
In effetti, come
osserva anche Franz Buehler, tutte le domande cruciali sono rimaste irrisolte,
precisamente come prima: "Fino
ad ora potevamo accertare le caratteristiche della materia, ma non cosa essa
stessa fosse. […] Possiamo scomporre la luce, misurare le onde gravitazionali,
possediamo telescopi e microscopi con i quali possiamo vedere mondi lontani e
piccolissimi esseri viventi, ma ciò che è la luce, non lo sappiamo. Tutte le
fabbriche funzionano con l’elettricità e ciascuno può comunicare sulla Terra
intera senza perdita di tempo, ma ciò che è l’elettricità, qual è la sua
essenza, ne sappiamo altrettanto poco. La scienza si è già da lungo tempo
rassegnata ad esplorare solamente le caratteristiche della materia, mentre
lascia da parte la questione della sua essenzialità".
Perché la scienza
non riesce a trovare l’ultimo tassello? Perché l’apparato categoriale umano
brancola nel buio e l’arte sperimentale dei metodi fisici non funziona? A
queste domande la risposta suona così: perché la ricerca scientifica si trova
davanti alle porte di un mondo spirituale, e perché la capacità di comprensione
umana non è la scala di tutte le cose.
Che avverrà una
svolta nella concezione della scienza, è previsto chiaramente nella Nuova
Rivelazione:
«Però le cose non resteranno così; infatti,
al tempo giusto Io susciterò uomini per le pure scienze ed arti (tecniche), e costoro dai tetti annunceranno agli uomini in che modo i servitori
di Balaam hanno compiuto i loro miracoli. Con ciò la pura scienza in tutte le cose,
e anche le pure arti (tecnologia) diventeranno un precursore invincibile e un
pioniere per Me, contro l’antica superstizione. E quando, tramite esse, la
stalla di Augia[68]
sarà ripulita, Io avrò un facile ed efficace ritorno su questa Terra. Infatti, la Mia purissima dottrina di vita si
unificherà anche facilmente con la scienza degli uomini ovunque pura, e così
agli uomini darà una completa Luce di Vita, poiché una purezza non potrà mai
insudiciarne un’altra, così come un’unica verità, chiara come il Sole, non
potrà mai insudiciare un’altra verità» [G.V.G. – IX/90,11].
Sono proprio le
nuove conoscenze delle differenti discipline scientifiche ad evidenziare
chiaramente che dietro tutti i complicati procedimenti si trova una forza
intelligente che guida tutti i processi in corso. I milioni e miliardi di
funzioni parziali che stanno in un completo misterioso rapporto, non possono
essere il prodotto del caso. In astronomia si considera che trilioni di stelle
si muovano in un ordine perfetto da miliardi di anni con la precisione di un
millesimo di secondo nella loro orbita prevista, ed inoltre siamo consapevoli
solo da poco in quale modo meraviglioso il sistema ecologico della nostra Terra
si è tenuto in equilibrio da milioni di anni fino a quest’ultimo tempo, in cui
l’uomo tecnologico minaccia la sua distruzione. Tutto è un’opera di
sconvolgente intelligenza e consapevolezza che lascia presentire la Mano del
grande Tessitore, come Goethe nel "Faust" fa dire al folletto:
«Una
mutevole tessitura
una vita
incandescente:
così io
creo al telaio del tempo fuggente
e tesso
alla Divinità una veste vivente».
Il materialismo,
come conseguenza, ha sempre avuto una forte mancanza di rapporti dell’uomo con
Dio, così che le potenze luciferine nel mondo continuano ad avere in differenti
modi una crescente comparsa. Molti degli uomini negatori di Dio che credono di
poter superare tutto con l’intelletto, rifiutano ogni metafisica perché essi,
come dice Edith Mikeleits: "…non possono trovare il ponte che unisce il pensiero
materiale con l’intuizione spirituale".
Ciò vale ad affermare che l’intelletto non può afferrare l’elemento essenziale
del sacro, il quale non è soltanto ultrasensoriale, ma anche ultraragionevole.
La forma primordiale della conoscenza non è astrazione, come la conosciamo
dalle astratte esposizioni matematiche dello spazio, della Terra e altro, ma piuttosto
l’intuizione e la visione dell’essenza. Perciò né il pensiero discorsivo, né i
giganteschi acceleratori lineari e circolari, potranno mai approfondire la vera
essenza della materia e rispondere alla domanda ‘da dove proviene la vita’.
Con l’influsso della
scienza materialistica nessun ponte ha più portato all’immaginazione di un
mondo angelico e spirituale. Tale situazione è stato il frutto di un lungo
processo materialistico che ha portato alla situazione odierna. Su questo, il
Prof. Ernst Benz ha scritto: "Per un Leibniz, per un Pascal, l’esistenza di un
mondo angelico e spirituale era completamente reale". – E lo stesso è valso per i rappresentanti
dell’idealismo tedesco. Solo i seguaci di Hegel, i cosiddetti hegeliani di
sinistra, hanno indirizzato le esperienze di Hegel al materialismo dialettico,
finché alla fine ogni pensiero tendente alla trascendenza fu rigettato.
L’ultimo e il più
profondo motivo dell’ateismo e del materialismo non sono state le conoscenze
scientifico-naturali, poiché esse spingono nella direzione opposta, ma è stato
il dispotismo dell’uomo che deriva da un elemento luciferino profondamente
radicato: l’arrogante intelletto che non
vuole riconoscere nessuna autorità divina al di sopra dell’uomo! In
quest’ibrido ha origine il materialismo che, da Oriente a Occidente, invade
come un’onda, la Terra intera. Queste sinistre e poco appariscenti forze
dell’autodistruzione che si trovano da lungo tempo all’opera, somigliano quasi
a una tragedia greca. Il risultato finale di questa evoluzione è già diventato
visibile dinanzi agli occhi: egoismo esagerato, violenza assai brutale,
deviazione delle conoscenze scientifiche, depravazione e problemi di ogni
genere non più superabili.
Walter Nigg
caratterizza le condizioni attuali come segue: "Essi non sono più coscienti della
loro anima immortale, s’interessano soltanto di moda, sport e tecnologia,
stando indifferenti di fronte a qualunque questione religiosa".
La Nuova
Rivelazione, grazie a una delucidazione sul modo di essere di una conoscente di
Lorber, figlia del mondo, ci dà veramente il senso quanto mai biasimevole di
come già nel 1841 le condizioni spirituali degli uomini fossero alquanto
decadute sotto l’aspetto spirituale:
«Chi rivolge il suo sguardo al mondo per
qualunque cosa, presto o tardi si accorgerà con che cosa e come il mondo
ricompensa i suoi adoratori, pretendenti e lavoratori. – Ma cos’è il mondo?
Nient’altro che il corpo della morte, che è simile a una tomba nella quale non
vi è da trovare molto di prezioso, vale a dire null’altro che marciume
puzzolente, null’altro che la più stomachevole sozzura ed ossa traboccanti già
in putrefazione, e oltre a questo una legione di vermi divoratori! Vedi, questi
sono i ‘tesori del mondo’. Per quanto essi siano orribili, questi, specialmente
in questo tempo, vengono ricercati con una tale violenza passionale che gli
uomini, per quanto Io cerchi il più possibile, fermo restando la loro libertà,
di trattenerli da ciò con il Mio Amore paterno, essi, quasi disperati, si
aggirano invece con intenzioni suicide, se Io non permetto loro che precipitino
subito nella tomba dell’eterna morte! Vedi, così è adesso il mondo, e così sono
fatti ora in esso pure gli uomini inconcepibilmente folli e spesso veramente
cattivi! Ed Io, per giunta, ti dico ancora che, attualmente, tra cento uomini
ne esiste a stento uno che sia giusto a metà, e tra mille, appena uno
completamente giusto. Infatti, il mondo li ha colpiti tutti, più o meno con
ogni cecità. Guarda la vergognosa moda dell’abbigliamento! Io ti dico che essa
è un crudele verme della morte che già nel corpo vivente comincia a rodere i
cuori. Su di essa incombe una delle massime maledizioni da parte Mia! Infatti,
essa è ‘il trucco della morte’ attraverso il quale già migliaia e milioni sono
stati ingannati rimettendoci la vita eterna. Guarda inoltre il maledetto ballo!
Questo è uguale alle macchine a vapore (ferrovie), per mezzo delle quali si può raggiungere, con velocità veramente
enorme, la doppia (corporale e spirituale) tomba, sia dal punto di vista corporale, ma ancora di più da quello
spirituale! Il ballerino e la ballerina vanno sotto braccio con la morte. Cosa
devo fare con loro? Li lascio andare, poiché hanno già la loro ricompensa per
la quale hanno così tanto sudato! E guarda ancora l’usura, l’invidia,
l’avarizia! Questi tre sono da cima a fondo ‘l’anima’ delle larve umane (l’appellativo ‘uomo’ per simili maligni
servitori della morte è, in effetti, troppo elevato!), anzi essi non si possono più nemmeno chiamare ‘peccatori’, poiché il
peccatore è (qualche volta) pentito e (talvolta) ha almeno ancora il
desiderio di migliorarsi. Solo che questa trinità di un’anima mondana, che
stabilisce il valore di ogni uomo soltanto secondo i soldi eternamente
maledetti, non ha nessun pentimento. Dov’è il ricco che vorrebbe pentirsi di
essere ricco? Se uno ha già tanto che, se volesse spendere cinquemila fiorini
all’anno, potrebbe vivere esclusivamente del capitale per cento anni e oltre,
ebbene, costui vorrebbe diventare ancora più ricco! E se una volta deve condonare
cento fiorini a un povero, quanto malvolentieri lo farà! Quanto poco si
trovano, tra i ricchi, alcuni che gioiscono di cuore per i loro poveri fratelli
e sorelle, questo lo so Io sicuramente al meglio. Io ti dico che se tu li
volessi contare sulle dita, allora ti dovrebbe rimanere ancora qualche dito per
questa città, in cui in effetti si trovano più di cinquecento ricchi!» [D.d.C. – II/3,6-11].
Poiché con
l’estraneità verso Dio e con l’avidità per il godimento ogni senso per il
metafisico è sepolto, agli uomini dei nostri giorni è incomprensibile, anzi
insopportabile che qualcuno sostenga di parlare su incarico dell’Altissimo.
Soprattutto non riescono ad immaginarsi che possa esistere un carisma
soprannaturale, una vera profezia. Per questo è prevedibile che la semenza
ampiamente sparsa cadrà su un terreno pietroso, e perciò difficilmente
germoglierà. Non senza motivo nella Nuova Rivelazione ci è dato questo
ammonimento:
«(un nota bene): Più che a quel tempo[69],
la vostra frequenza a una simile scuola sarebbe necessaria adesso! Perché a
quel tempo gli uomini, quali figli del mondo, erano malvagi a causa delle
tenebre, mentre ora sono malvagi pur godendo pienamente della Luce. E il
principe delle tenebre confessa apertamente che egli è diventato quasi un buono
a nulla nell’arte della perfidia, al paragone della raffinatezza dei figli del
mondo! E a lui gli accade similmente ciò che già accade a più di qualche debole
genitore che, oggigiorno, viene superato dai propri figli in perspicacia,
avvedutezza e cognizioni d’ogni specie» [G.F.D. – I/33,44].
Un altro elemento biasimevole per la mancata diffusione delle rivelazioni
divine, in ogni epoca, è il rifiuto dei profeti da parte dei sacerdoti. Come ulteriore ‘nemico dei profeti’ il teologo
evangelico Prof. Walter Nigg addita così i sacerdoti: "Con conseguenze
interne, da tempi antichi sorsero necessariamente delle discussioni violente
tra il sacerdote e il profeta!". –
Nigg vede il motivo dello scontro nella ‘sete di potere’ che distingue il
sacerdote appartenente a tutte le classi della gerarchia ecclesiastica.
Profeti, veggenti e ammonitori hanno da sempre esercitato coerenti critiche
alle condizioni di vita esistenti tra il popolo e i suoi governanti, a causa di
un incarico al quale precede spesso una vera, concreta e straordinaria
chiamata. Allo stesso modo di come Jakob Lorber sentì una voce interiore che
gli ordinò: «Alzati, prendi la penna e scrivi!», così santa Brigida
sentì le parole: "Tu
devi essere il mio portavoce, devi perfino vedere e sentire cose celesti e
spirituali. Io però non parlerò per te, ma per la salvezza di tutti i
cristiani". Un simile incarico lo
ricevette anche Emanuel Swedenborg in una visione, alla quale si richiamò
sempre con le parole: "Io
ho l’ordine dal Signore".
Già i profeti del
Vecchio Testamento si trovarono in conflitto con il clero di allora. Il motivo
non è difficile da indovinare; quando il profeta Amos tuonò ai festeggiamenti
del tempio di Behtel:
«Così parla Jehova: Io ho in abominio i
vostri giorni di festa, li disprezzo
e non gradisco le vostre adunanze. Anche se mi offrite olocausti e oblazioni,
non le gradirò. Via da Me il frastuono dei tuoi canti, non ascolterò il suono
delle tue arpe» [Am. –
5,21-23].
Già allora queste
parole provocarono l’ira del clero giudaico, altrettanto come oggi sono mosse
le accuse alla Nuova Rivelazione a causa delle affermazioni sul clero per le
messe pagate per i defunti, per le cerimonie religiose, per la coercizione ai
popoli a una fede materialistica e per l’ambizione esercitata da secoli su ogni
pulpito, a tal punto da suscitare nelle stesse gerarchie cristiane del malumore
contro la nuova Parola. Vediamone un singolo appunto:
«La vera adorazione, quella valida al
cospetto di Dio, consiste anzitutto nel credere con fermezza incrollabile in un
solo e unico vero Dio che ha creato il Cielo, la Terra e, in generale, tutto
ciò che esiste; poi nell’amare sopra ogni cosa quest’unico vero Dio
riconosciuto attraverso la fede, nel vivere e nell’operare secondo la Sua
Volontà, ed infine nell’amare il proprio prossimo come se stessi. Vedi, questi
sono i tre fondamenti della vera adorazione di Dio, invece tutto il resto è
vano e non ha il benché minimo valore al cospetto di Dio! Solo ciò che l’amore
fa è un fatto reale, ed è questo a costituire un vero qualcosa agli occhi di
Dio; quello che invece si fa sotto la costrizione di un certo timore della
Potenza di Dio per ammansirLo e predisporLo a proprio favore, tutto ciò è un
abominio al Suo cospetto. Infatti, allo scopo di un preteso servizio divino,
consistente in ogni tipo di cerimonie, vengono ordinati continuamente
determinati sacerdoti. Questi, una volta investiti della carica, sono portati a
considerarsi molto di più di un qualsiasi altro semplice mortale, facendosi
onorare in maniera incredibile e guardando il loro prossimo dall’alto in basso,
essendo colmi del più nauseante orgoglio; così finiscono col ritenere se stessi
altrettanti dèi e, secondo il proprio arbitrio, giudicano il misero prossimo
che spesso è mille volte migliore di quei sacerdoti superbi e ambiziosi. Puoi
credere che Dio tragga compiacimento e gioia da simili tipi di adorazione con ‘parate cerimoniose’ e ‘opere fastose’
compiute da sacerdoti del genere che ti ho descritto e pagate a caro prezzo dal
popolo? Io davvero ti dico che se Dio nella Sua suprema Sapienza si compiacesse
di un servizio di questa specie, compiuto in Suo onore, Egli non sarebbe un
Dio, ma un semplice essere umano cieco, stolto e colmo di ambizione come lo
sono i sacerdoti adibiti a tale servizio» [G.V.G. – VII/213,6-9].
Perciò i profeti
hanno trovato in tutti i tempi una fortissima resistenza, e furono contestati
proprio dalla maggioranza di coloro cui i messaggi erano maggiormente
indirizzati.
Non soltanto furono
perseguitati i profeti del Vecchio Testamento e, di questi, alcuni perfino
uccisi, ma anche i veggenti e i mistici della cristianità sono stati uno
scandalo per gli uomini di Chiesa che li trattarono di conseguenza. Perfino i
santi della Chiesa cattolica tremavano davanti all’inquisizione che perseguitò
addirittura i cosiddetti ‘alumbrados’, gli illuminati, con un vero fanatismo e
con inesorabile rigore.
Il Prof. Alois Mager
S.J. riferisce, nello scritto "Misticismo come insegnamento e vita",
che già nel 1754 esisteva chiarezza, e rispettivamente nelle copie lasciate da
San Giovanni della Croce, ma gli scritti furono talmente storpiati e mutilati
che non poterono essere considerati scritti dal santo. Con la sua persecuzione,
il santo distrusse molti dei suoi manoscritti, e pure una monaca dovette alla
fine bruciare numerosi quaderni quando l’inquisizione arrivò a perseguire anche
queste tracce.
Otto Karrer, nel suo
scritto "Il grande fervore", riferisce che quasi tutti gli scritti di
santa Ildegarda di Bingen sono stati così modificati e ampliati dai monaci
medioevali, tanto che non si sa più che cosa lei abbia veramente visto nelle
sue visioni e trascritto di suo pugno. Ciò che i mistici avevano visto e
sentito veramente, per principio, non doveva essere reso noto se non concordava
con le immaginazioni e le pretese degli uomini di Chiesa.
Il Maestro Eckhart
di Colonia, colmo di ardore religioso, fu condannato dal Papa Giovanni XXII
come eretico a causa degli intrighi del clero, perché egli, "…senza
accontentarsi con semplicità della ragione di fede, voleva saperne di più,
allontanando il suo orecchio dalla verità e rivolgendosi a delle favole". Eckhart morì prima che la notizia della sua condanna
giungesse in Koln e perciò sfuggì probabilmente al terribile destino che colse
invece in Italia il monaco e veggente Savonarola, all’epoca del famigerato Papa
Alessandro VI.
Savonarola si oppose
al fatto che si deviasse dallo spirito del Vangelo e per altre cose con queste
parole: "Cerimonie
senza purezza di cuore non hanno nessun valore, e la vera vita cristiana è
tutt’altro che nell’esteriorità".
Per farlo star zitto, Alessandro VI gli offrì il cappello cardinalizio,
cappello che Savonarola rifiutò. In seguito furono consultati tutti i registri
e furono usati tutti gli intrighi per metterlo nell’impossibilità di nuocere.
Infine fu sottoposto a molti supplizi e condannato a morte sul rogo, sebbene
non avesse manifestato nessuna specie di opinione eretica. Savonarola
profetizzò cose giuste a cui nessun uomo prestò fede, ma che tuttavia si avverarono
presto.
Il mistico Jakob
Böhme, su iniziativa del pastore evangelico della sua comunità, fu cacciato
senza mezzi dalla città di Görlitz solo perché i suoi scritti, agli occhi del
pastore, erano un oltraggio. Swedenborg, che sul letto di morte assicurò che
tutte le sue rivelazioni erano vere e provenivano dal Signore, fu perseguitato;
anzi, la sua stessa vita fu minacciata. Nel 1769 alcuni membri della cosiddetta
classe spirituale cercarono di portarlo davanti a un tribunale, perché erano
contrari ai suoi insegnamenti. Altri lo volevano rinchiudere in manicomio.
Swedenborg scrisse al prelato Christoph Oetinger di Murrhard in Württenberg che
queste sofferenze della persecuzione appartengono al destino di ogni testimone
della verità.
Lorber sfuggì a
personali persecuzioni solo perché i suoi scritti, per la maggior parte, furono
stampati solo dopo la sua morte, e inoltre non in Austria. Bastava però già il
sospetto che Lorber avesse scritto qualcosa che la Chiesa cattolica
disapprovasse, che il parroco del luogo avrebbe messo in discussione la sua
sepoltura. Nonostante tutte le difficoltà finanziarie e altro ancora, tutti i
suoi scritti furono stampati nel corso del tempo, dopo essere rimasti nascosti
per decenni in un luogo sicuro. Anche durante il Terzo Reich una mano
invisibile vegliò sull’Opera. Quando la Gestapo portò l’editore Zluhan in un
campo di concentramento, perquisì e sigillò i locali della casa editrice, ma
gli scritti originali di Lorber poterono essere messi al sicuro in tempo,
grazie a un avviso da parte di terzi, e il sigillo stesso della Gestapo
conservò gli scritti presso la casa editrice. Così oggi, e in futuro, è
possibile convincere chiunque che le comunicazioni contenute in questi scritti
sugli atomi e sulle particelle elementari, sul cosmo, sugli ominidi, sulla
distruzione del sistema ecologico della nostra Terra, ecc. siano state
veramente messe per iscritto nella metà del XIX secolo. Inoltre esistono
stampati che furono pubblicati molto tempo prima della divulgazione degli esiti
della ricerca scientifica.
Rivelazioni private
sono accettate dalla Chiesa cattolica solo quando in ogni punto di vista –
anche se non si tratta di un dogma – concordano con gli insegnamenti e le
opinioni della Chiesa, altrimenti, secondo lo stato delle cose, vengono
piegati, dichiarati eretici oppure messi a tacere. La Chiesa cattolica ha
preferito mettere a tacere la Nuova Rivelazione. Non si è mai parlato di un
riconoscimento di un’autentica profezia, e probabilmente non se ne parlerà mai
neanche in futuro.
Al contrario, sono
le profezie a parlare di questo profeta. È notevole che Lorber abbia predetto
che lo sconvolgimento nella Chiesa cattolica subentrerà come fenomeno, per la
prima volta, chiaramente dopo un concilio. Una religione non può prosperare nel
tempo quando cerimonie, materialità e illegalità crescono eccessivamente. Qui
non deve essere nascosto che nella Nuova Rivelazione si trovino parole dure
sulle condizioni dominanti nella Chiesa cattolica. Scrive Walter Nigg: "Mai i profeti
sono pronti e disposti ad accettare un culto che serve all’acquietamento di
condizioni insostenibili".
In Lorber leggiamo:
«Alla fine, in
epoche molto tarde, a poca distanza
da un grande giudizio, saranno
risvegliati dei veggenti e ne saranno autorizzati altri che avranno il breve e
pesante compito di purificare la Dottrina divenuta impura, allo scopo di conservarla ed evitare che
un’umanità, dal pensiero ormai più chiaro, la ripudi quale un vecchio ciarpame
utile solo alle truffe della casta sacerdotale. Questi terzi lavoratori nella
Mia vigna non agiranno per mezzo di prodigi spettacolari, ma mediante la pura
Parola e la Scrittura, senza avere altra rivelazione all’infuori di quella
rappresentata dalla vivente Parola interiore nel sentimento e nel pensiero dei
loro cuori. Essi saranno colmi della fede limpida e ragionata, e raddrizzeranno
quindi, senza l’ausilio di prodigi, le vite umane inaridite della Mia vigna, e
perciò riceveranno da Me la stessa ricompensa che sarà data a voi, lavoratori
di un’intera giornata; poiché per loro sarà molto difficile credere fermamente
e senza aver dubbi, a quello che sarà avvenuto qui molto più di mille anni
prima di loro» [G.V.G. –
VI/176,10].
Secondo il punto di
vista dei religiosi delle varie confessioni cristiane, la generale rivelazione
di Dio si è conclusa con il Nuovo Testamento, ciò è stato confermato anche dal
Concilio vaticano II, così come scrive Viktor Mohr: "… la Chiesa
cattolica ha perduto l’ultima possibilità di servire lo Spirito Santo che
spesso ha spazzato via molta polvere teologica". La strana opinione che Dio, dopo la morte di Gesù,
abbia sospeso le rivelazioni all’umanità, l’hanno difesa, secondo il parere del
prof. Nigg, "…
solo quei teologi che nutrivano il comprensibile timore che alcune parti dei
loro dogmi potessero essere scompigliati a causa dell’efficacia della
profezia".
"Se
le rivelazioni portano nuovi insegnamenti, allora dobbiamo rifiutarli fin dal
principio!". È questo il vecchio
punto di vista che ancora oggi viene sostenuto dalla letteratura cattolica. Noi
possiamo solo osservare che il motivo è solo la questione di quanto
limitatamente sia stato interpretato il concetto ‘dottrina’. È assai notevole
se lo stesso autore ammette: "La religiosità popolare è sempre stata uno dei più
potenti impulsi per l’evoluzione dei dogmi". Ed è altrettanto istruttivo quando costui aggiunge questo: "Le rivelazioni
private sono sempre state molto propizie, ed hanno potuto essere sicuramente
riconosciute, quando si trattò di cogliere occasioni per fondare conventi e
qualunque tipo di luoghi per pellegrinaggi". – Egli scrive letteralmente: "Innumerabili sono le fondazioni di
conventi, di luoghi di pellegrinaggio e di tutte le specie di istituzioni che
ebbero la loro origine da una particolare rivelazione. A dire il vero, le
autenticità dei racconti di apparizioni e visioni non sono sempre ben
garantite".
La tragicità dello
sviluppo della religione cristiana consiste nel fatto che lo spirito nella
Chiesa diventò sempre più ristretto, sempre più imperioso e intollerante, e
quindi sempre più non evangelico. Tutto s’irrigidì nell’esteriorità, nelle
convenzioni e in un cristianesimo abituale. La legge ecclesiastica è rimasta al
di sopra della libera volontà, e perciò durante il Concilio, come dichiara
l’arcivescovo Elchinger di Strasburgo, "… non fu modificato nulla
all’imperialismo dogmatico".
Cosicché è evidente
che la Nuova Rivelazione non può che confermare il passo della Sacra Scrittura
che dice:
«Vedi, gli uomini
si allontanano sempre più da Dio. Questo popolo Mi onora con le labbra e
mondane cerimonie morte, ma il suo cuore è lontano da Me» [G.V.G. – IX/209,4]
[Mc. – 7,6].
Il rifiuto di nuove
comunicazioni come quelle della Nuova Rivelazione provenienti dall’Alto,
dimostrate genuine con prove inconfutabili, potrebbe avere per mezzo della
Chiesa la conseguenza che la fede, già divenuta sterile in tutta Europa e in
altre regioni del mondo, diventi un religioso paesaggio stepposo ancora più
grande di come lo sia già adesso.
Non mancano
ammonimenti da parte di alcuni teologi intelligenti, come ad esempio Nigg, il
quale dice: "Poiché
tutti i funzionari sono minacciati dall’irrigidimento della soddisfazione di
sé, dalla sicurezza di sé e dall’autarchia, non c’è da attendersi nessun cambiamento". È evidente che lo sviluppo profetizzato da Lorber
andrà per la sua strada.
Il cristianesimo
abituale si sta esteriormente esaurendo, poiché è rimasto legato alle formule,
e quindi è diventato un forte ostacolo per far conoscere ai fedeli un vero
cristianesimo approfondito verso lo spirituale. In particolare perché si fa
veder loro la fede continuamente solo nelle cerimonie, il che va bene per i
bambini, quali immagini stimolanti a riconoscere una Divinità oltre il
materiale, ma in un adulto, nel concreto, rende l’anima ottusa in chi è alla
ricerca della verità, verità che lì, nelle cerimonie, non trova, impigrendolo
spiritualmente e rendendolo difficilmente incline ad aprirsi al divino
messaggio così com’è presentato nella Nuova Rivelazione.
Perfino il prete
carismatico Blumhard si è lamentato, asserendo che è più difficile far uscire
questi uomini dalla fede cerimoniosa, piuttosto che un popolo dalle barbarie
del paganesimo.
In verità esistono
abbastanza teologi intelligenti in tutte le Chiese, i quali sanno che lo
Spirito di Dio soffia dove vuole e quando vuole, e che in nessun caso si lascia
regolare dalle decisioni ecclesiastiche. Essi pur facendo valere energicamente
ai loro più stretti collaboratori le loro preoccupazioni, gli astanti delle
Chiese ufficiali li respingono, e il profetizzare dei tempi moderni viene
seppellito nel silenzio.
Negli scritti del
teologo cattolico Laurenz Volken, provvisto con la nota imprimatur "Le
rivelazioni nelle Chiese", tra l’altro vi è esposto quanto segue: "Dobbiamo
concludere che il Figlio di Dio ci abbia detto tutto e che la rivelazione
termina con la sua ascesa al cielo? No! Certamente no, poiché Cristo ci ha
lasciato l’esplicita promessa che verrà lo Spirito Santo e ci porterà ulteriori
rivelazioni: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma adesso non potete
sopportarle, ma quando verrà lo Spirito della verità, Egli vi guiderà in tutta
la verità. Egli vi annuncerà che cosa avrà sentito e vi rivelerà le cose
a venire»”.
Volken, cogliendo
ulteriormente nel segno, scrive: "Oggi le rivelazioni sono un fatto che
forse è più attuale che mai dall’origine della Chiesa. […] Si è sempre potuto
constatare che in certi punti di svolta della storia, in tempi di
capovolgimenti storici, Dio si è mostrato come Guida visibile della storia
umana. Noi oggi ci troviamo in un simile periodo".
In passato, lo
studioso del Vecchio Testamento, Padre Lohfink, dell’istituto biblico papale di
Roma, nel suo ciclo di conferenze ‘Profeti di ieri e di oggi’ ha avuto il
coraggio di dichiarare: "Se
apparteniamo agli uomini che si preoccupano di questo mondo, allora in questo
mondo non vi è nulla di più opprimente che il silenzio di Dio. Qui, invece,
incontriamo un uomo che ha colto la voce di Dio. […] Con questi scritti
dobbiamo aspettarci che simili profeti avrebbero forse dovuto avere messaggi
che sarebbero dovuti arrivare all’interno delle nostre Chiese? Ma è a causa del
nostro peccaminoso auto isolamento che qui non poterono arrivare. Dunque, che
cosa possiamo fare noi? Non dobbiamo vergognarci di andare da questi profeti e
imparare da loro!".
Il direttore
dell’ufficio centrale evangelico per questioni ideologiche, membro della Chiesa
e letterato Kurt Hutten, scrisse qualcosa con un senso simile: "Al teologo
universitario starebbe bene se accettasse per conoscenza alla sua buona
formazione, oltre ai risultati delle ricerche scientifiche e sociologhe, anche
i frutti delle ricerche parapsicologiche e oltre a ciò i grandiosi progetti
mondiali di uomini come Jakob Lorber ed Emanuel Swedenborg". Tra l’altro, in un suo libro "Veggenti,
pensatori, entusiasti", il dr. Hutten scrisse: "L’immagine del
mondo, tramite Lorber, ha profondità e forza, abbraccia tutti i livelli
dell’esistenza umana e della storia, contiene grandiose immagini come quella
del grande uomo cosmico, ed ha anticipato in maniera sorprendente i moderni
risultati della ricerca, come per esempio nella fisica atomica ….".
Il teologo
evangelico Walter Nigg solleva la domanda: "Perché ci si piega alle parole degli
antichi profeti e invece si rinnega l’operare profetico del presente? Si può
giudicare così, in blocco? Non si è anche qui in dovere di esaminare tutto
senza aspettare l’avversario che giudica l’opinione dell’altro senza appello,
come disse il Cristo nel Sermone del monte?".
Il Prof. Ernst Benz
invita le Chiese, nell’edizione di pentecoste della "Deutsche
Zeitung", all’articolo ‘Cristo e il mondo’ del 19 maggio 1972, a "… ritirare le
loro preoccupazioni nei confronti degli elementi irrazionali dei doni dello
spirito, e di accordare nuovamente libero spazio agli elementi primordiali
vitali della Chiesa cristiana". –
Solo in questo modo e non con un’intellettualizzazione della teologia potranno
venir fuori dal loro attuale impoverimento.
È assai notevole ciò
che ha riferito nel suo scritto "Visioni e profezie" il noto gesuita
e consulente conciliare del cardinale Dopfner, il prof. Karl Rahner, sulla
complessità del problema. Per lui esistono sicuramente anche nel periodo
dell’era cristiana delle rivelazioni al di fuori degli scritti canonici.
Inoltre, mostra anche che la Chiesa, riguardo al giudizio sulle cosiddette
rivelazioni private, non è in nessun caso infallibile (vedi su questo la
dichiarazione dell’istituto romano 1877 ASS XI, pag. 509ff). Rahner osserva per
principio: "Se
Dio ha parlato, e questo fatto è accertato, cioè mi convince in modo
sufficiente, allora si determina per me senz’altro il dovere dell’ascolto,
dell’obbedienza e della fede, per quanto il contenuto mi colpisca solo
parzialmente". Egli rende evidente
che le rivelazioni non devono essere in ogni caso affidate alle Chiese
ufficiali, esprimendosi in tal senso così: “Per principio, lo Spirito di Dio può farle
agire su ogni membro della Chiesa, per quello che Egli pretende da costui e
quale ordine gli impone al momento. […] Come l’ufficio della Chiesa è
tramandato con l’imposizione delle mani, così deve essere anche la vocazione
del profeta, cioè non tramandata in maniera umana. Nessuno dei due doni può
sostituire l’altro".
Scrive il
filosofo-fisico Prof. Muller-Markus: "È stata una mancanza storica di
prim’ordine il fatto che la Chiesa ufficiale abbia da sempre voluto incanalare
le eterne due correnti dello Spirito, ‘misticismo’ e ‘razionalità’, nei canali
delle dottrine istituzionali, come se il fuoco potesse essere imbottigliato in
bombole d’acciaio! Ciò che mancava al pensiero cristiano era il fiato, era il
libero respiro del pneuma. […] La Chiesa di oggi è abbandonata da tutti gli
spiriti, da ciò la sua perplessità. Come potrebbe essa conoscere il futuro
senza la sapienza dei veggenti?".
È difficile sperare
che le conoscenze degli assennati ammonitori possano far cambiare opinione ai
risolutivi uomini della Chiesa. Sarebbe un disconoscere completamente i fatti,
se si volesse considerare le severe critiche contenute nella Nuova Rivelazione
come conseguenza di un atteggiamento negativo di Jakob Lorber nei confronti
della Chiesa cattolica. Quest’uomo ingenuo e religioso era un cattolico
praticante. Egli era soltanto ‘il mezzo’, lo ‘Scrivano di Dio’, al quale
abbastanza spesso venivano le lacrime quando era profondamente commosso su
quanto aveva percepito. La sua critica alla Chiesa si rivolge contro la
condotta errata di questa e contro il suo errato contributo alla vera fede, e
non contro l’istituzione religiosa come tale. Questo è dimostrato dai seguenti
passi della Nuova Rivelazione:
«È ben vero che
nella Chiesa cattolica-romana si possono riscontrare enormi abusi, tuttavia in
essa esiste certamente anche qualcosa di buono, perché vi viene predicato
l’amore e l’umiltà. E se qualcuno segue nient’altro che queste, allora non
andrà perduto» [L.T.
– 73,5].
«Proprio ciò che Io dissi allora agli
apostoli e ai discepoli riguardo i sommi sacerdoti e gli scribi, lo dico adesso
anche a voi riguardo a ogni Chiesa esteriore e ai suoi servitori: seguite
i loro insegnamenti dove essi comunicano la Mia parola, l’umiltà e l’amore, ma
non seguite le loro opere e prescrizioni se sono disposte contrariamente alla
Mia parola e perseguono solamente vantaggi terreni e mondani dei sacerdoti, e non
lasciatevi confondere, né in qualche modo persuadere da loro» [D.d.C. – II/178,5-6].
«Dalla Chiesa
esteriore non verrà certamente mai in eterno il Regno di Dio, il quale è la
vera e propria interiore ed eterna vita dello Spirito. Ma questa Chiesa esteriore
è, secondo la Mia predisposizione e cura, una protezione per la Chiesa
interiore che ognuno può trovare facilmente se soltanto la vuole cercare e
trovare. E per questo non ha
importanza in quale Chiesa esteriore egli si trovi, purché in qualche modo essa
annunci il Mio Nome e la Mia parola! Infatti, non c’è bisogno che uno debba
avere l’intera Bibbia in testa per trovare con ciò Me e il Regno Mio, ma per
questo bastano anche pochi testi, una precisa osservanza e vivere secondo gli
stessi» [D.d.C. – II/178,8-9].
«A voi però che siete nati e battezzati in essa Io dico che non dovete
augurarle la distruzione, bensì la guarigione. Io vi do il balsamo e guarisco
in voi il peccato originale. Se ora vivete secondo le regole date, la Chiesa vi
rispetterà. E se apprenderà che esistono in voi cose meravigliose, lei stessa
chiederà il balsamo e in silenzio guarirà molte delle sue ferite. Se invece
volete abbandonarla, allora
giungerà poca benedizione ai vostri fratelli» [D.d.C. – I/45,11].
«Chi vuol vivere
rettamente, costui lo può fare in qualunque Chiesa, poiché la regola principale
è: esaminate tutto e ritenete il buono. Ciascuno sia quello che vuole,
ma sia un attivo cristiano» [L.T. – 73,13].
«L’uomo che si limita
ad essere soltanto
religioso, somiglia a colui che seppellì il suo talento; se invece qualcuno sa anche solo poche cose
della Scrittura e lavora e opera a seconda di queste poche, costui è simile a
colui che amministrò fedelmente il poco ricevuto, e poi verrà posto su molte e
grandi cose» [L.T. –– 73,19][70].
Tutto questo non
potrà impedire che anche in avvenire la gerarchia continui a seppellire oppure
rifiutare silenziosamente il profeta Jakob Lorber e tutti coloro che vengono
dall’Alto e operano per il trionfo del Regno dei Cieli. Su questo, val bene la
conclusione di una lunga risposta data al tempo di Gesù a un fariseo di nome
Murel:
«Nel mondo propriamente detto, i Miei di
certo non celebreranno trionfi solenni, poiché tutti gli uomini che provengono
da questa Terra non sono solo figli Miei, ma figli del principe della menzogna,
della notte e delle tenebre. Costoro non
amano la Mia Luce, né ameranno coloro che porteranno loro la Mia
Luce, ma non per questo i Miei dovranno scandalizzarsi, poiché il
trionfo nel Mio Regno è già riservato a loro!» [G.V.G. – III/225,9].
Falso trionfalismo e
tenace difesa delle posizioni di forza non permettono di accogliere l’offerta
di salvezza configurata nell’enorme e convincente pienezza della rivelata
dottrina di vita. I sacerdoti fin dall’antichità sono pervenuti troppo
profondamente nella cultura del potere. Già San Bernardo di Clairvaux scrisse
al Papa Eugenio III (1145 fino a 1153): "Non esiste nessun ferro e nessun veleno
che io tema tanto per te, quanto la passione per dominare". – E questa "inguaribile ferita interiore
della Chiesa", come San Bernardo descrive l’ambizione della gerarchia
ecclesiastica, non si è conclusa fino al giorno d’oggi. Ma servirà a poco!
L’apostasia[71],
in particolare quella della giovane generazione, è già cominciata e, secondo le
dichiarazioni della Nuova Rivelazione, continuerà.–
Come già con la
rivelazione su Edom fatta al profeta Abdia[72],
e spiegata tramite Jakob Lorber, la profezia riferisce assai concretamente che
dopo un Concilio il fenomeno dissolutivo della Chiesa cattolica diventerà per
la prima volta chiaramente visibile, e poi la stessa avrà da aspettarsi degli
attacchi particolarmente dai propri ‘servitori consacrati’. Che queste
parole profetiche del Vecchio Testamento possano prima o poi diventare vere, è
evidente per ognuno!
Riferisce così M.
Kahir in un suo scritto ‘Vicino all’anno 2000’: "Non all’organizzazione
mondana, ma all’eterna idea ‘Chiesa’, all’alleanza interiore dell’uomo con Dio
si riferisce la Parola evangelica dell’invincibilità dall’inferno".
Pertanto non c’è da
aspettarsi opposizione dalla sola Chiesa cattolica, poiché contro la Nuova
Rivelazione è divenuta visibile con dure, aggressive e non obiettive critiche,
anche l’avversione di certi circoli di chiese evangeliche. Se però i
de-mitologisti che vogliono eliminare la dottrina fondamentale del
cristianesimo – come disse una volta il marxista Ernst Bloch –"…finché non ne rimanga altro che il violetto
della dottrina cristiana", non
prenderanno seriamente in mano la Nuova Rivelazione, non ci si potrà aspettare nient’altro
che – com’è già capitato – le dichiarazioni siano schernite come ‘falso
illuminismo’. Per questi falsi profeti la Nuova Rivelazione sarà uno scandalo,
e non un’apertura di sigilli.
Le difficoltà che ha
incontrato da diverse parti e per differenti motivi la diffusione della Nuova
Rivelazione non sono poche, tuttavia, nonostante la circostanza che molti
strati della popolazione non riuscirebbero a recepire la globalità di questo
messaggio divino, non cambia nulla al fatto che anche oggi esiste nell’anima di
milioni di persone un autentico senso religioso che li spinge sempre più nella
ricerca a pretendere la pura verità. Sotto questo aspetto è auspicabile che nel
prossimo futuro si realizzi comunque ciò che è stato comunicato nella Nuova
Rivelazione:
«Però, come voi ora, verso Oriente, vedete
sovrapporsi ogni genere di nuvole all’orizzonte, come se volessero ostacolare
il sorgere del Sole, così anche contro il grande sorgere dello spirituale ed
eterno Sole della verità dovrà venire un giorno una grande massa nuvolosa di ostacoli di ogni genere che cominceranno
ad accumularsi e provocheranno molti danni tra gli uomini, ma tali ostacoli non potranno impedire alla
fine il grandioso sorgere del Sole della verità» [G.V.G. –
VIII/46,4].
Una profezia questa,
ripetuta agli apostoli al tempo di Gesù, precursore della nostra epoca, nella
quale, oltre Lorber, già altri mistici hanno ricevuto alcuni, semplici
rivelazioni, ma altri, ulteriori corpose, le quali, tutte, si spera possano
esse, a breve, essere condensate in pochi volumi come lo è stato con la Bibbia:
«Ma ad ogni modo tutto ciò non andrà perduto,
e quando – a contare da oggi – saranno trascorsi mille anni e quasi altri mille
anni interi e la Mia Dottrina si troverà interamente sepolta nella più immonda
materia, allora in quel tempo saprò suscitare di nuovo degli uomini che
trascriveranno fedelmente parola per parola ciò che è stato trattato qui da voi
e da Me e quello che è accaduto qui, e lo presenteranno al mondo –
raccogliendolo in un grande libro – così che a tale mondo, sotto molti aspetti,
saranno nuovamente aperti gli occhi!» [G.V.G. – IV/112,4].
Che questo tempo sia
oramai agli sgoccioli, anch’esso ci viene indicato nella Nuova Rivelazione:
«Ma da ora fino a quel tempo trascorreranno
mille e non più di mille anni ancora! Poi manderò tra le misere genti gli
stessi angeli che ora vedete qui, e saranno loro date delle grandi trombe per
richiamare gli uomini! Allora gli uomini della Terra che sono spiritualmente
morti si risveglieranno dalle tombe della loro notte e, come una colonna di
fuoco roteante da un’estremità all’altra del mondo, questi milioni e milioni di
risvegliati insorgeranno e si avventeranno contro tutte le potenze del mondo e
nessuno potrà più resistere loro!» [G.V.G. – I/72,3].
Noi viviamo in
un’epoca assai decisiva per il mondo; siamo alla fine del tempo di un’epoca
terrestre che porterà con sé enormi sconvolgimenti di tutti i tipi, anticipati
dalle parole della Nuova Rivelazione, che invita ciascuno dei credenti e
ricercatori della verità ad impegnarsi per la sua diffusione:
«Ed è appunto per questo motivo che nel
propagare la Mia Dottrina – che è un invito ad un banchetto di gioia nei Cieli
– è necessario anzitutto fare attenzione affinché tutti coloro che si saranno
assunti il compito di diffonderla tra gli uomini della Terra, procedano con
tutta amorevolezza e serenità come si addice a dei veri messaggeri dai Cieli e
annuncino in questo modo il Vangelo! Infatti, non si può annunciare una cosa
quanto mai rallegrante e buona con una faccia sconvolta dal più tremendo
furore. E se qualcuno volesse proprio agire in tal modo, non potrebbe essere
che un pazzo e un buffone e, come tale, completamente inadatto alla diffusione
della Mia parola. Hai dunque compreso bene e fedelmente quello che ora ti ho
detto, e pure tutti voi?» [G.V.G.
– IV/39,10].
Attualmente sono
riconoscibili soltanto gli inizi dell’evoluzione profetica. Il dramma
metafisico tra Dio e il Suo avversario Lucifero, che in modo così affascinante
è descritto nella Nuova Rivelazione, entra nuovamente in una fase decisiva. Il
tempo nel quale l’umanità sarà portata fuori dal vicolo cieco del materialismo
è già iniziato. Finora l’uomo doveva rimanere un mistero a se stesso sotto
l’influsso di questa grandissima e assai pericolosa eresia di tutti i tempi,
perché egli indirizzava i suoi sguardi unicamente alla materia, e non
riconosceva o non voleva riconoscere i valori imperituri della sua sublime
destinazione. Ora però può, e gli sono stati dati gli strumenti per riconoscere
la verità, cosicché la menzogna può essere scoperta e rigettata.
In tutti i tempi
sono esistiti veramente uomini che non sono stati disposti a credere in Dio
perfino quando furono testimoni casuali di fenomeni soprannaturali. Anche
riguardo alla Nuova Rivelazione si cercheranno e anche si troveranno
appassionate obiezioni. A qualcuno non piacerà lo struggente predicare, a un
altro daranno fastidio certe verità, e altri ancora si occuperanno piuttosto di
letteratura che essi vantano presentandola come mezzo di guarigione mondiale,
come ‘una religione di responsabilità’, come ‘un cambiamento di coscienza verso
l’uomo quadridimensionale’, oppure come ‘un’ecumenica religione mondiale’, o
infine come ‘dell’homo ludens’.
Chi non crede in
Dio, in un soprannaturale mondo degli spiriti e in una conduzione divina
dell’umanità, stimerà ogni Rivelazione un mito e la rifiuterà per principio.
Essi faranno valere di tutto affinché dal loro punto di vista esaltino la
ragione che parla contrariamente a siffatte visioni. Ai razionalisti sia
obiettata la seguente massima di Goethe: “Non vi è nulla di più straziante, come sentir
parlare continuamente la gente di ragione. Intanto costoro agiscono solo
secondo il loro pregiudizio”.
Chi invece crede, e con il
suo comportamento mette in pratica le parole di verità comprese e si lascia
guidare invisibilmente dallo spirito interiore riconosciuto, metterà da parte
il mondo e si uniformerà solo alla propria coscienza, così da rendere veritiere
le stesse parole comunicate al veggente Lorber:
«Se la tua parola avesse il plauso del mondo, non
sarebbe da Me. Il disprezzo del mondo è, in ogni tempo, la più grande
testimonianza di ciò che proviene da Me.
Chi quindi ti oltraggia e fugge, costui oltraggia e fugge anche Me! Perché ciò
che viene da te, viene anche da Me. Perciò sii lieto!» [D.d.C. – II/43,10-11].
E poiché l’umanità si fida
più dei governi del mondo che del Governo di Dio, ci affidiamo alla massima che
esprime la Bibbia nel “Salmo 127,1”: «Se
non è il Signore che costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se
il Signore non custodisce la città, invano vigilano le guardie».
Quindi gli ideali della nostra
“libertà” sono lontani dai consigli di Dio; allora ci possiamo chiedere: “Su cosa stiamo costruendo le nostre sicurezze
future? E’ giusto che la
maggioranza del popolo sia ingannata da pochi disonesti?
*
Ogni
popolo ha il governo che si merita
Circa
2500 anni fa, Aristotele disse che ogni popolo ha il governo che si merita.
Nonostante tutti gli sforzi per migliorare i governi, accade spesso che vengano emanate leggi ancora più
bizzarre delle precedenti, perfino in contrasto al programma elettorale
presentato agli elettori. Sempre più spesso il cittadino non s’interessa più
della buona amministrazione del proprio territorio, ma si limita a delegare ad
altri questo compito, a meno che non abbia qualche interesse.
(parla Gesù al tempo
del Suo cammino terreno): «Quando gli
ebrei stavano sotto i giudici, non avevano nessun’altra tassa oltre la decima,
ed erano ricchi e più potenti di qualsiasi altro popolo della Terra. Poi
diventarono sfrenati nel loro splendore e vollero avere un re che superasse in
magnificenza, fasto e potenza tutti i re della Terra. E fu dato loro un re. Con
lui però giunse anche ogni miseria tra il popolo che si era dimostrato
malcontento del governo di Dio. Allora
gli uomini mormorarono e si lamentarono ancora più di oggi, e molti pregarono
Dio di aiutarli. Dio però non è come l’uomo che cambia una decisione presa,
dall’oggi al domani, poiché se lo facesse non esisterebbe più già da lungo
tempo né un Sole né una Terra! E perciò Egli lasciò gli ebrei sotto i re. I re
però furono saggi e guidarono il popolo con giustizia finché il popolo fu buono
e saggio, nonché giusto secondo le Leggi di Dio. Quando invece il popolo
cominciò ad eccedere, a praticare la prostituzione e ogni tipo di ingiustizia,
allora su di esso furono posti dei re poco savi, duri e ingiusti. E quando
tutto il popolo ebreo, ad eccezione di pochi soltanto, passò quasi al
paganesimo, allora cadde prigioniero dei Babilonesi, affinché potesse
apprendere quale vita si conduceva sotto il dominio dei tenebrosi pagani. Solo
allora il popolo si rivolse nuovamente al suo vecchio e solo vero Dio, e Dio lo
rese nuovamente un popolo indipendente e gli diede dei governanti saggi e
giusti. Però, ancora una volta, ciò non durò a lungo e il popolo ricadde nei
suoi vecchi peccati e malvagità, e Dio un po’ alla volta dispose le cose come
il popolo meritava, ed è per questo che ora sospira e si lamenta. Questa è la
ragione per cui Dio permette che il popolo diventato cieco e malvagio sia
tormentato da tutte le parti e lo sarà sempre di più; giungerà anche il momento
in cui sarà disperso tra tutti i popoli della Terra e non ci sarà nessun paese
che potrà chiamar suo. E poiché il popolo è così, deve essere tormentato dai
romani, e ancor più dal loro principe feudatario» [G.V.G. – VIII/115,6-11].
Chi di noi, appena
un poco pensante, non riesce a vedere in questa rivelazione la situazione
attuale di molti popoli nel nostro tempo? Che le cose dovessero andare così,
non poteva essere altrimenti, poiché è il carattere stesso dell’uomo terreno
lontano da Dio ad essere coinvolto, e questo suo comportamento è sempre stato
previsto dall’onniveggenza di Dio:
«Se riandiamo alla storia primordiale di ogni
popolo, troveremo che ognuno, inizialmente, aveva una forma di governo
puramente teocratica, e questo significa che non avevano su di loro nessun
altro signore che Dio solamente. Solo con il tempo, quando qua e là i popoli
divennero insoddisfatti con il Governo oltremodo indipendente e quanto mai
liberale di Dio – perché sotto tale Governo le cose andavano per loro troppo
bene – cominciarono ad amarsi l’un l’altro eccessivamente, e di solito uno di
loro era generalmente amato a causa di speciali talenti, e lo si richiedeva per
guida. Ma non ci si fermò alla funzione di guida, poiché la guida dovette
emanare leggi, le leggi dovettero essere sanzionate, e così da guida divenne un
signore, un dominatore, un patriarca, poi un principe, un re e imperatore.
Quindi, imperatori, re e principi non sono mai stati scelti da Dio, bensì solo
confermati quale un giudizio per quegli uomini che, in seguito alla loro libera
volontà, hanno voluto scegliere tali imperatori, re e principi tra il popolo,
concedendo loro ogni potere su se stessi» [S.S. – 103].
*
La
politica
Se qualcuno non si è
ancora del tutto convinto della necessità di una conduzione superiore nella
propria vita, così come nella propria città, nel proprio paese e nel mondo
intero, e persiste ad aver fiducia solo in se stesso, così come nel governo
degli uomini, affidandosi quindi al ‘modus vivendi’ dell’uomo che è la
cosiddetta ‘politica’, val bene conoscere ancora di più ciò che il Signore
rivela a metà dell’ottocento attraverso Lorber sui nostri imperatori, re e
principi che, in ultima analisi, sono i nostri politici:
«La politica è un involucro attraverso il
quale gli uomini che badano di più a se stessi cercano di nascondere il più
possibile parecchie attività d’impresa per il proprio vantaggio, perché
altrimenti, se si mettesse a nudo l’involucro, un solerte amico degli uomini,
amante della verità e della rettitudine, potrebbe prendersi la libertà di
domandare a un simile industrioso amante di se stesso: “Quid agis, amice?”[73], – e se
l’interpellato non desse una risposta, allora l’amico degli uomini potrebbe poi
“prenderlo per il ciuffo” come una volta Chisehel prese Lamech[74], avvenimento questo
che certo per il politico amante di se stesso potrebbe essere un po’ più
sgradevole che se volesse, in modo del tutto finemente politico, ovvero quasi
del tutto in incognito, usando la propria professione, togliere a qualcuno
alcune palate di pezzi d’oro. – La politica, infatti, è un involucro o una
coperta specialmente sui peccati dell’egoismo e dell’amor proprio, i politici
sono tutti insieme e completamente da considerare come una ‘pietanza coperta’,
con la sola differenza che una pietanza coperta, normalmente è un cibo buono,
anzi è una leccornia, mentre i politici sono un piatto estremamente cattivo,
con il quale molti buoni uomini poveri mangiano la morte civile. – I politici,
come pietanza coperta, sorprendono certo anche i loro miseri consumatori, mai
però in un modo piacevole, ma sempre in un modo spiacevole e spesso causano i
più grossi guai in una società civile. Perciò davanti a loro, ognuno con
ragione, ha anche un certo segreto rispetto che somiglia a quello febbrile che
tanti antizoologi dai nervi fragili sentono alla vista di un boa costrittore
dalla fulminante lingua biforcuta che li guarda con occhi spalancati in modo
assai terribilmente poco rassicurante; questo strano rispetto è anche del tutto
nell’ordine, poiché un tale politico è, in tutta serietà, spiritualmente,
null’altro che un simile serpente che, come tutti sanno, prima soffoca la sua
preda, e poi la mangia secondo la voglia, senza preoccupazione né timore, in
una condizione assai statica. – Anche per questo motivo i politici cercano di
stordire le loro vittime, scelte con ogni genere di mezzi velenosi, per
soffocarle, per accecarle e poi, come una serpe, renderle completamente inermi
per divorarle più facilmente, come si suol dire, “con torso e gambo”. – Perciò
ognuno si guardi bene se ha a che fare con una simile ‘pietanza coperta’ di un
‘boa costrittore’[75], altrimenti si
accorgerà presto che i politici hanno già inventato, molto prima di Jackson[76], l’etere solforico
per narcotizzare a morte degli uomini innocui, cosa che per loro non è stato
certamente difficile, perché vivono troppo vicini alla pozza sulfurea – voi
sapete già a cosa faccio riferimento! – Perciò sia detto ancora una volta:
“Fate attenzione ai politici, se non volete essere narcotizzati temporalmente e
anche eternamente!”» [D.d.C.
– II/183].
[indice]
In tutti i tempi sono apparsi dei veri e dei falsi
profeti, e il popolo era spesso incline a prestare più fede ai falsi,
apparentemente religiosi ma di specie politica, che a quelli veri. Una certa
categoria di falsi profeti, mossi da una morbosa brama di stima, pretende
considerazione e osservanza del loro messaggio. Nel disconoscimento non fanno
mancare intimidazioni delle più differenti specie. San Giovanni della Croce
descrive un’altra specie di profeti come segue: "Essi sogliono dire: ‘Dio mi ha
detto questo, Dio mi ha detto quello’, ma non è per nulla vero, […] esse sono
anime che parlano con se stesse". –
Altri ancora diventano vittime di allucinazioni. Un allucinazione puramente
fisica che si distingue nettamente dalle altre è l’allucinazione dell’udito,
così come lo espone Laurenz Volken: "… ogni allucinazione presuppone un certo disturbo
dell’equilibrio psichico".
Anche secondo il dr.
Lhermitte che ha affermato: "Chi soffre di allucinazioni dell’udito, appare
già come un delirante". –
Affermazione questa, confermata da altri psichiatri che, come Seglatz hanno
riconosciuto che "… allucinazioni
verbali si presentano in persone la cui personalità è più o meno seriamente in
pericolo, e che l’illimitata durata è per lo più accompagnata da un
dissolvimento dell’io". – Essi hanno
asserito che nessuno può soffrire per decenni, giornalmente, d’allucinazioni
dell’udito, senza che, dopo molto tempo, non diventino visibili i sintomi di
una grave malattia. Jakob Lorber è stato fino all’ultimo giorno della sua vita
un uomo equilibrato e, nella psiche, perfettamente sano. In lui sono mancati
tutti i criteri che avrebbero indicato un danneggiamento della sua personalità.
Vogliamo ora menzionare alcuni punti nella Nuova Rivelazione, nel caso in cui alcuni
critici volessero usare l’allucinazione come comoda spiegazione per il fenomeno
Lorber.
«I veri profeti suscitati da Dio sono molto
facilmente distinguibili dai falsi, e particolarmente per il fatto che essi,
quali veri profeti, sono sempre colmi di umiltà e di amore verso il prossimo,
mentre i falsi profeti incedono sempre avvolti dentro ogni sorta di vesti
fregiate e adorne di distintivi speciali, sono colmi di orgoglio e del più
sfacciato egoismo, si mostrano unicamente in certi luoghi consacrati, parlano
poco e anche questo poco è infarcito di stoltezza e insensatezza. Oltre a ciò,
in certi periodi operano ogni tipo di falsi prodigi, avvalendosi di mezzi del
tutto naturali che vengono tenuti assolutamente segreti, e guai a colui che
osasse imitarli! Il vero profeta invece non fa alcun mistero dei suoi genuini
prodigi, anzi invita e sprona il prossimo a rendersi adatto egli pure a
compiere, nell’identica vera e buona maniera, gli stessi suoi prodigi» [G.V.G. – VI/150,2].
«Da ora in poi (dai tempi di Gesù) per quasi interi duemila anni, verranno
suscitati moltissimi veggenti e profeti; d’altra parte sorgeranno anche, in
numero ancora più grande, dei falsi profeti e perfino dei falsi cristi
estremamente orgogliosi, ambiziosi e privi di ogni amore, ma allora anche i
giudizi si moltiplicheranno e raramente vi sarà un governante che, a causa
della tenebra in cui sarà immerso, non dovrà sottostare a un aspro giudizio
assieme al suo popolo. Verso la fine
del tempo, cui ho accennato prima, Io susciterò anche dei profeti sempre più
grandi, e con questi si moltiplicheranno e si espanderanno anche i giudizi.
Allora verranno gravissimi terremoti e le devastazioni degli elementi scatenati
saranno terribili; carestie, guerre, fame e pestilenze non mancheranno, assieme
a molti altri mali e, come già detto in precedenza, la fede non sarà più tra
gli uomini, ad eccezione di pochissimi, ed essi diventeranno del tutto freddi
nel gelo dell’orgoglio umano, e un popolo si scaglierà contro l’altro» [G.V.G. – VI/150,14-15].
«L’anticristo sorgerà quando certi uomini
astuti e restii a lavorare vedranno come la Mia Dottrina andrà facendo sempre
più seguaci e come ai Miei discepoli le cose andranno sempre meglio, allora
anch’essi accoglieranno la Dottrina. E così udranno dei segni che Io ho
compiuto, e anche di quelli che, all’occasione, anche voi opererete; allora
essi, come i maghi pagani, cominceranno a operare grandi segni con mezzi del
tutto naturali della cieca magia, così come lo facevano gli esseni. Questo
sedurrà i creduloni, e precisamente al punto che molti di questi, ciò vuol dire
tra i vostri successori, vi riterranno per falsi insegnanti e falsi profeti e
vi perseguiteranno. Perciò fate bene attenzione a non accettare da coloro che
accoglieranno il Vangelo, null’altro di quanto vi è strettamente necessario per
il bisogno della vita! Poiché, se gli oziosi dovessero vedere che il vostro
predicare e fare un segno vi fa ottenere molti soldi, allora sarebbe il momento
in cui essi impiegherebbero ogni cosa per sopprimervi. Da ciò, più che in qualsiasi altra maniera, si potranno distinguere i
profeti veri dai falsi, in pratica dalle loro opere, poiché i veri profeti
andranno in giro sempre nella Mia povertà, e dalle comunità accetteranno
soltanto quello che sarà loro necessario per vivere; i falsi profeti, invece,
si comporteranno come oggi si comportano i farisei, anzi sotto certi punti di
vista molto peggio ancora, e tutto ciò che daranno ad intendere di fare a
vantaggio delle comunità nel Mio Nome se lo faranno pagare a carissimo prezzo.
E tutti dovranno ritenerli dei sacri servitori di Dio, e sotto minacce di gravi
pene dovranno credere che Dio esaudisce unicamente le loro preghiere e che Egli
rivolge il Suo occhio assai compiaciuto soltanto alle loro offerte. E come ora
laggiù sorge quest’unico Tempio per tutti gli ebrei, così gli anticristi
erigeranno una quantità straordinaria di templi l’uno più sontuoso dell’altro,
e là dentro praticheranno dinanzi agli uomini le loro arti occulte, faranno i
loro sacrifici e terranno i loro cattivi e interessati sermoni. In quanto alle
preghiere, essi le faranno usando linguaggi stranieri (latino) per dare a intendere al popolo che tale loro
idioma è il più puro e quindi anche il più gradito a Dio» [G.V.G. – VI/179,3].
«Il vero profeta non è mai possibile che sia
egoista, né che in lui ci sia traccia d’orgoglio. Egli accetterà con animo
grato quanto i cuori nobili e buoni vorranno offrirgli, però mai esigerà da
qualcuno un compenso fisso, ben sapendo che ciò è un abominio al cospetto di Dio
e che Dio può certo da solo mantenere i propri servitori! – Il falso profeta si
farà pagare ogni passo, ogni parola e ogni azione, cosiddetta del servizio
divino, per il preteso benessere dell’umanità. Il falso profeta avrà voce di
tuono, quando parlerà dei giudizi di Dio, ed egli stesso giudicherà nel nome di
Dio con il ferro e con il fuoco. – Il vero profeta, invece, non giudicherà mai
nessuno, ma esorterà soltanto disinteressatamente i peccatori a penitenza e non
farà alcuna distinzione tra grande e piccolo e tra ragguardevole e non
ragguardevole, perché per lui varrà unicamente Dio e la Sua parola, mentre
tutto il resto lo reputerà una vana stoltezza. Nel discorso del vero profeta
non si riscontrerà nessuna contraddizione; invece, quando si porranno in luce
le parole del falso profeta, le contraddizioni si vedranno pullulare. Nessuno
può mai offendere il vero profeta, perché sopporterà sempre come un agnello
qualunque cosa il mondo vorrà fargli; egli si scaglierà con tutto lo zelo e
l’ardore soltanto contro la menzogna e contro l’orgoglio, e li respingerà
sempre. – Il falso profeta sarà sempre un nemico mortale di ogni verità e di
ogni migliore progresso del pensiero e delle opere; nessuno, all’infuori di
lui, deve conoscere qualcosa o essere degno di una qualche esperienza, affinché
tutti siano costretti sempre e in ogni circostanza a ricorrere a lui per un
consiglio che poi dovranno pagare a caro prezzo. Il falso profeta non pensa che
a se stesso; Dio e il Suo Ordine sono per lui bazzecole noiose e ridicole, alle
quali non presta una scintilla di fede; per questo, anch’egli, con la coscienza
più leggera di questo mondo, è disposto a farsi un Dio di legno o di pietra
come gli suggerisce il capriccio. Che poi un simile Dio, per mano del falso
profeta, possa operare facilmente cose che appaiono miracoli agli occhi
dell’umanità, una volta che questa è divenuta completamente cieca, è cosa che
si può ben facilmente comprendere!» [G.V.G. – III/204,12-16].
*
Le
parole dell’apostolo Paolo: «Non
cancellate lo Spirito. Non disprezzate i profeti. Esaminate tutto e ritenete il
bene» [1° Tess. – 5, 19-21], avevano pieno valore nella Chiesa originaria.
La profezia condizionò l’intera storia del cristianesimo primitivo. I profeti,
corrispondenti al rango, stavano prima dei vescovi.
Già la Didachè[77]
[Diud. 11,2], mise veramente in guardia dai
falsi profeti, e anche la 1° Lettera di Giovanni dice:
«Diletti, non credete a ogni spirito, ma
esaminateli se provengono da Dio, poiché nel mondo sono penetrati molti falsi
profeti. Da questo dovete riconoscere
lo Spirito di Dio: ogni spirito che confessa Gesù il Cristo che si è fatto
uomo, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Cristo, non è da Dio» [1° Gv. – 4,1-3].
Ebbene, quali sono i
più importanti segni di riconoscimento che rendono possibile distinguere la
vera rivelazione dalla falsa profezia? Un’autorità teologica medioevale, Gerson[78],
elenca cinque caratteristiche che nella letteratura trovano anche oggi ancora
illimitata approvazione: l’umiltà, la riservatezza, la pazienza del profeta, la
verità della rivelazione e infine la carità e l’amore per Dio.
Nella Nuova
Rivelazione è annotato pure un altro essenziale segno di riconoscimento di un
vero profeta: la povertà:
«Un profeta è precisamente un uomo del tutto
semplice e naturale e afflitto da ogni genere di debolezze, come lo sei tu;
siccome però ha un cuore che comprende, nel quale né ira, né vendetta, né
invidia, né superbia né adulterio o altre svariate forme di lussuria giungono a
mettere salde radici, avviene che lo Spirito divino mondi il suo cuore dalle
multiformi scorie del mondo, e quando questo cuore è così purificato, Dio vi
riversa una Luce dai Cieli. Ora, poiché il profeta riconosce facilmente che una
tale Luce è una Luce dai Cieli che si manifesta sempre in parole chiaramente
percettibili, egli allora, ormai perfetto profeta, può enunciare esteriormente
per mezzo della voce della sua bocca quello che in cuor suo sente in maniera
precisa, e allora profetizza già a completa misura di profeta! E quando la
necessità si presenta, Dio incita la volontà del profeta a parlare e a operare
dinanzi al popolo secondo quello che percepisce sempre nel proprio cuore, e
questa è allora una profezia o una predizione del tutto vera e genuina, ed ha
perfettamente il valore della pura Parola divina, come se fosse stata
annunciata direttamente agli uomini dalla stessa bocca di Dio» [G.V.G. – II/108,1-3].
In Lorber si
verificano tutte le virtù avanzate in piena estensione. Nella sua posizione spirituale,
così come nella sua condotta di vita, era della massima modestia.
Nell’esteriorità non apparve mai come profeta, e per il resto visse ritirato.
Solo la sua cerchia di amici alla quale apparteneva il borgomastro di Graz
insieme al compositore Hüttenbrenner e al poeta Ritter von Leitner, sapevano
della sua missione. Egli si ritenne sempre uno strumento di Dio per trasmettere
il messaggio divino agli uomini. Scrisse nel corso di più di due decenni, in
modo del tutto sconosciuto al mondo esterno, un’Opera monumentale[79]
che rappresenta un mosaico di sorprendente compattezza, tale da condurre nei
più profondi strati dell’essere un pensiero astratto che non sarebbe mai
possibile raggiungere. Tutte le verità principali della fede, tramite la Nuova
Rivelazione, sono confermate e rese accessibili.
Lorber operò nel
silenzio, e la sua Opera venne in solitudine, com’è sempre stato il caso,
secondo l’opinione dominante, con tutti i grandi messaggeri della fede.
Durante i lunghi
anni della sua attività di scrivano, non seppe se i suoi voluminosi manoscritti
sarebbero mai stati pubblicati. Egli lasciò pazientemente l’ulteriore corso
delle cose alla Provvidenza. In una lettera al suo amico Anselm Hüttenbrenner
del 21 aprile 1846, osservò: "Il
mondo non vuole darmi nulla, e di questo sono contento". Non era cosa
da poco sacrificare giornalmente per 24 lunghi anni il tempo libero per
adempiere il compito a lui affidato senza alcun compenso materiale. Molto di
ciò che gli fu dettato, nella regione del cuore, lui stesso non lo poteva
comprendere, e molto altro lo spaventò profondamente. Non era facile né per
Lorber né per gli editori dei suoi scritti "tener testa ai pregiudizi e
mostrar tutto nella sua vera forma". E questo, ancora oggi ha il suo
valore.
Così rimane ancora
da rispondere alla domanda sulla verità, pretesa dalla Rivelazione. A poco più
di centocinquant’anni dalla morte di Lorber, noi uomini del XXI secolo sappiamo
che le sue dichiarazioni sui risultati della ricerca scientifica e della
tecnica hanno trovato, in parte perfino nei dettagli più sottili, la loro
conferma in modo addirittura spettacolare. Nessuno che esamini senza
pregiudizio lo stato di cose riportato, può nutrire dubbi sull’origine divina
di queste profezie. Rifiutare queste testimonianze significa rifiutare ogni
altra testimonianza.
Come abbiamo già
letto, ‘i veri profeti cammineranno sempre in povertà’, e anche questo
era una caratteristica in Lorber. Egli non fu beneficiato con beni materiali. I
suoi introiti come insegnante di musica restarono scarsi; riusciva solo a
ricavare l’affitto per la stanza in cui viveva. Quando negli ultimi anni della
sua vita si ammalò, e non fu più pienamente in grado di lavorare, i suoi amici
dovettero preservarlo dal venir meno per la fame. Nonostante la sua povertà,
Lorber restò generoso, per quanto gli era possibile, come riferisce il suo
biografo Ritter von Leitner. Il suo amore per Dio e per l’uomo era sublime al
di là di ogni dubbio, come abbiamo già visto "… il vero profeta non sarà mai egoista, e ogni superbia resta
lontana da lui". – Tutte le virtù
che devono distinguere un vero profeta, erano proprie a Lorber. Egli era un
uomo nel quale non c’era alcuna falsità.
Fu a causa della sua
semplicità e della sua moderata formazione, così come della mancanza d’ambizione,
che fu scelto a scrivano di Dio, come gli fu espressamente detto:
«Vedi, se tu
fossi uno smanioso scrittore, Io non ti avrei mai scelto, poiché gli smaniosi
scrittori contrabbandano volentieri, e in mezzo alla Mia autentica merce
vendono anche la loro per conto Mio. Ma proprio per questo Io ho scelto te,
perché tu non sei uno smanioso scrittore, per portare appunto per questo la Mia
merce un giorno dinanzi al mondo completamente pura» [D.d.C. – II/115,4].
Se si confrontano le
qualità che devono essere proprie in sommo grado a un vero profeta, è evidente
la concordanza con l’immagine del carattere di Lorber. – Laurenz Volker coglie
nel segno quest’aspetto con queste parole: "L’uomo che possiede l’umiltà, non aspira
alla propria considerazione, egli tende a scomparire. Perciò è particolarmente
ben idoneo a ricevere un messaggio, senza metter dentro qualcosa di proprio.
Questo è completamente naturale, come Cristo stesso ha dichiarato: «Chi parla da sé cerca la propria gloria; ma
chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è sincero e non v’è ingiustizia
in lui»".
Il profeta Jakob
Lorber resiste alla prova sulla sua autenticità in ogni punto. Persona e Opera
portano inconfondibili il segno della veridicità. – Al dr. Walter Lutz, forse
uno dei migliori conoscitori della Nuova Rivelazione, è da riconoscere senza
riserva quando scrive: "È evidente che in tutto ciò che Lorber poteva metter giù
per iscritto, splende il fuoco dello Spirito divino, e ognuno che ne è colpito
interiormente vi riconosce l’amore e la verità della santa Parola interiore".
Lorber però non fu
soltanto un profeta, egli è anche da includere tra i mistici. Nel suo libro
"Fenomenologia del Misticismo" il dr. Walter Gerda osserva che non
soltanto l’estasi mistica e il completo ingresso e immersione dell’uomo in Dio
è da intendersi come misticismo, ma anche quando c’è una diretta manifestazione
e la rivelazione di Dio. Del resto, Lorber non sentiva soltanto la Parola
interiore, talvolta vedeva come in estasi anche gli avvenimenti a lui comunicati.
In relazione alle
prove dell’autenticità della Nuova Rivelazione, il seguente stato di cose non
dovrebbe rimanere inosservato. Secondo la testimonianza scritta di Lorber, egli
percepì la Parola interiore “sempre nella
regione del cuore come un sommo pensiero chiaramente espresso e come genuine
parole pronunciate”. – Nella mistica, riguardo questo aspetto, ci sono
inoltre alcune notevoli conoscenze. Il dr. Walter Gerda dichiara: "In questa regione dell’interiore (la
regione della sorgente dei sentimenti che si trova vicino al cuore) viene da tutte le parti
attribuita la più grande importanza, oltretutto, anche nella mistica di tutti i
tempi e di tutti i popoli".
Altrettanto la
veggente di Prevorst disse letteralmente: "Io Lo sento (lo Spirito) sempre come proveniente dal solco del cuore.
Quando sono lucidamente sveglia, penso perfettamente solo nel mio solco del
cuore".
Dello stesso parere
è Blais Pascal che afferma: "Il cuore ha i suoi argomenti che l’intelletto
non conosce". Ciò ha un profondo
significato che l’uomo non comprenderà mai razionalmente.
Tenuto conto di
queste conoscenze, diventa comprensibile anche la seguente comunicazione della
Nuova Rivelazione: «Il Mio dono non deve essere accolto dall’intelletto,
bensì in modo vivente, dal cuore nello spirito» [D.d.C. – II/62,7].
[indice]
Perché le malattie?
Non ci si poteva esimere dal trattare un argomento
essenziale nella vita degli uomini: l’argomento malattia. – Cos’è la malattia?
Quale ne è la causa? A queste domande, la Nuova Rivelazione si esprime in
molteplici modi:
«La maggior parte delle malattie del corpo è
la conseguenza di ogni tipo di trasgressioni che l’uomo ha commesso di continuo
già dal tempo della sua giovinezza fino a quello della sua vecchiaia, e alla
fin fine le ha commesse come una specie di abitudine. Alcune tra le infermità
che affliggono gli uomini sono poi un triste patrimonio che i genitori e i
progenitori lasciano in eredità ai figli e ai figli dei loro figli, dato che
genitori e progenitori hanno a loro volta già peccato. Dunque non si può
attribuire nessuna colpa a Dio se l’uomo si prepara continuamente da solo le
più svariate infermità con le conseguenti sofferenze e dolori» [G.V.G. – VI/162,2].
«Se Dio vuol conservare per la vita eterna l’anima di
simili uomini, Egli è costretto ad aiutarli attraverso ogni specie di infermità
corporali, poiché anime di questo genere, eccessivamente attaccati al mondo,
possono essere sempre di più sottratte all’attrazione del mondo solo in seguito
a svariati dolori e sofferenze. Infatti, senza dolori e sofferenze esse
sarebbero attratte e inghiottite dalla materia del mondo, e quindi dalla morte
e dal giudizio di quest’ultimo. Dunque vedete, questo è il motivo per il quale
ora l’umanità di questa Terra deve sopportare molti e svariati dolori» [G.V.G.
– VI/162,6].
«Tra tutti i vizi, il peggiore è la fornicazione, la
lussuria e la libidine di ogni natura e specie, e a questi vizi gli uomini sono
indotti dall’ozio, dalla superbia e dall’orgoglio, poiché all’orgoglioso non vi
è nulla di più sacro e si avvale di tutti i mezzi che stanno a sua disposizione
pur di soddisfare le proprie passioni mondano-sensuali. Quando poi da un uomo
di questa specie sono generati dei figli, ci si può immaginare quali esseri miseri
e affetti da molte malattie vengano al mondo! Poi seguono ancora gli alimenti
cattivi e la crapula[80],
la collera e ogni specie di risentimento, vizi in seguito ai quali tra gli
uomini si sviluppano anche ogni genere di malattie che poi li tormentano miseramente» [G.V.G.
– VI/56,1-3].
«Tra le cause secondarie va annoverato innanzitutto il
cibo scadente, impuro e cattivo, e le pietanze non preparate di fresco, e anche
le cattive bevande, poi il mangiare ogni tipo di frutti immaturi. Oltre a ciò
molti hanno la pessima abitudine di rinfrescarsi con eccessiva sollecitudine
quando sono accaldati. Altri poi, del tutto inconsapevoli della loro innata
debolezza, si espongono ad ogni specie di pericoli, nei quali vanno
completamente in rovina, oppure ne ricevono un danno che durerà tutto il tempo
della loro vita» [G.V.G. – VI/56,6].
«Contro l’indolenza dell’uomo non c’è altro mezzo che
permettere che sia colpito da ogni genere di mali che dovranno manifestarsi
come necessaria conseguenza dell’inosservanza della Volontà divina. Questi mali
destano l’anima dell’uomo saldamente dormiente nella sua carne, e le mostrano
le funeste conseguenze della sua indolenza, e in seguito si farà più prudente,
più avveduta, più solerte e più arrendevole alla riconosciuta Volontà divina. E
quindi le differenti malattie, con le quali ora l’umanità è affetta, hanno
indubbiamente anche il loro lato buono»
[G.V.G. – VI/56,8].
«Non è proprio sempre confacente all’uomo, per il bene
della sua anima, procedere nel corpo completamente sano, poiché se la sua carne
è troppo sana, diventa anche facilmente eccitabile per ogni genere di
concupiscenza, di cui poi anche l’anima diventa più in fretta avida, rispetto a
quando la sua carne è malaticcia e debole; e così, una malattia del corpo è, in
un certo senso, una sentinella davanti alla porta della vita interiore
dell’anima» [G.V.G. – IX/158,11].
*
Molto spesso ci
domandiamo il perché gli uomini oltre a morire devono soffrire spesso in
maniera indicibile. Anche a questa domanda ci risponde la Nuova Rivelazione:
«Io so già da lungo tempo che gli uomini, in
seguito alla loro grande cecità, al momento della morte soffrono molto, e ciò
in primo luogo perché per la maggior parte non hanno nessuna nozione sicura
della sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo, e moltissimi sono già
nella fede dei Sadducei[81];
e in secondo luogo perché gli uomini, nel loro modo di vivere disordinato,
hanno riempito il loro corpo di ogni tipo di spiriti impuri, dai quali con il
tempo dovranno inevitabilmente sorgere differenti gravi e dolorose malattie
che, come conseguenza, daranno anche una morte precoce. E così, proprio per
questa ragione, sono venuto Io stesso nella carne su questa Terra, e insegno
all’uomo a percorrere quelle vie sulle quali anzitutto si possa persuadere
intimamente, in modo vero e vivente, del fatto di come la sua anima continui a
vivere dopo la morte del corpo quale il suo io vero e proprio, e in secondo
luogo affinché, per tutto il tempo che deve vivere su questa Terra, rimanga
sano e forte fino alla tarda età, e il suo trapasso possa avvenire senza dolori
e pene, anzi possa essere gioioso e sommamente beatificante. E così, Io, quale
Signore della Vita, posso darvi la piena assicurazione che colui il quale – ben
inteso – mangerà il Mio pane e berrà il Mio vino (inteso in senso
spirituale), non vedrà, non sentirà né
assaporerà in eterno la morte!» [G.V.G. – VIII/82,7].
«In colui la cui anima è ancora molto
frammischiata e cresciuta insieme alla carne e alle sue voglie sensuali, è
proprio l’anima stessa che vedrà, sentirà e assaporerà molto bene la morte,
quando sarà venuto il momento del distacco dal suo corpo» [G.V.G. – VIII/81,3].
È interessante un
colloquio del Signore con un oste dopo che suo figlio fu guarito, che domandò
il perché questo suo figliolo, sempre giudizioso e devoto, fosse divenuto cieco
e paralitico; e Gesù gli diede la seguente risposta:
«Vedi amico, qui agirono insieme tre
circostanze principali! La prima circostanza fu la tua troppo grande preferenza
per lui. Non appena aveva un qualche piccolo mal di testa, subito dovevano
venire da lui per guarirlo tutti i medici conosciuti. Questi, con i loro
potentissimi rimedi, gli provocarono negli occhi un catarro di testa piuttosto
violento, e il figlio divenne cieco. – La seconda circostanza fu quando i
medici vollero rendere tuo figlio, ormai diventato cieco, di nuovo vedente;
essi allora adoperarono internamente ed esternamente dei rimedi altrettanto
potenti ma del tutto errati, e con ciò tuo figlio divenne presto anche
paralitico in tutto il corpo. – La terza circostanza, infine, sta nel fatto che
Io sapevo bene tutto questo e permisi che ti capitasse tutto ciò, innanzitutto
affinché tu manifestassi anche agli altri tuoi figli un maggior amore e cominciassi
a educarli tutti meglio, e ciò avvenne. In secondo luogo affinché iniziassi ad
avvederti, come un autentico ebreo, che anche nei mali del corpo si deve sempre
riporre la propria fiducia più in Dio che nei medici del mondo, i quali per la
maggior parte sono ciechi e ignoranti; infatti, dove nessun medico può aiutare,
Dio solo lo può fare» [G.V.G.
– X/148,10-12].
*
Una causa
per l’insorgere delle malattie
Che la malattia possa
dipendere dalla scomparsa di un’armonia
interna o di un ordine
spirituale preesistente che viene turbato e alterato, la medicina
moderna, o la scienza, non ne vuol sapere. Eppure, in molti punti della Nuova
Rivelazione viene spiegato proprio così, allo stesso modo di come
nell’antichità erano considerate le cause delle malattie. Un esempio:
«Allora scrivi solo una parola su
ciò che ti opprime! Infatti, proprio in questo tempo esistono tanti posseduti,
tanto che questo deplorevole stato degli uomini è diventato ‘normale’ in tutta
serietà. Vedi, quando il corpo si è ammalato qui e là, il motivo di questo sta
nel fatto che, per qualche circostanza, sono penetrate parti estranee nello
stesso. Poi, con la sua organica attività, il corpo si attiva per espellere
queste sostanze estranee (per mezzo dello spirito nerveo), solo che qui si verifica la stessa
situazione in cui viene a trovarsi qualcuno che è incappato senza alcun
impedimento in un labirinto artificiale, dal quale non può facilmente uscire
allo stesso modo di come vi è entrato. E così una parte estranea non può essere
tolta di nuovo dal corpo altrettanto facilmente come vi è penetrata. Dove poi
nell’organismo corporeo si trova una simile parte estranea, qui essa impedisce
l’attività regolare degli organi e causa ogni genere di disturbi nella
circolazione del sangue e in tutti gli umori che provengono dallo stesso. E se
poi per tale ragione queste non possono giungere a tempo debito per saziare
determinati organi, allora gli organi diventano affamati, si raggrinziscono e
causano un’agitazione convulsa e dolorosa, diventando sempre più deboli; e
infine il corpo diventa completamente indebolito e gli organi perdono subito,
insieme all’elettricità, la loro elettrica forza elastica. E la conseguenza di
ciò è che il corpo diventa debole e ammalato. Tali parti estranee, come per
esempio veleni di ogni specie, si trovano in tutti gli elementi, ed essi
possono giungere nel corpo in diversi modi, attraverso la bocca, il naso, gli
orecchi, gli occhi, come anche attraverso i pori della pelle. Poi esistono,
oltre ai veleni di ogni specie, anche le cosiddette sostanze contagiose che,
attraverso il contatto, oppure spesso già attraverso la sola vicinanza,
penetrano nel corpo attraverso i pori come un lievito, e cominciano ad
assimilarsi allo stesso, per la cui ragione il corpo si ammala spesso molto
gravemente, perché poi il corpo è costretto ad accogliere un’essenza
completamente estranea. E se qui non viene prestato un rapido aiuto, allora è
inevitabilmente la fine del corpo. Inoltre esiste una terza specie di origine
delle malattie, vale a dire tagli violenti che influiscono sull’organismo in
maniera altrettanto disturbatrice e spesso letale. E per essere più precisi,
s’intende da sé che possono esserci due specie di ferite: esterne oppure
interne. Detto in breve, una malattia del corpo, in qualsiasi modo sia
costituita, non è altro che una possessione dello stesso da parte di elementi
estranei che non corrispondono ad esso! Anche se, in effetti, il corpo
comprende in sé, in misura naturale, tutti gli elementi, tuttavia nello stato
di salute ognuno di essi è presente soltanto in quantità conforme all’ordine
naturale. Di conseguenza l’estraneità è costituita da sproporzionate
proporzioni, vale a dire dal troppo indiviso, oppure, in altre condizioni, dal
troppo poco. Ebbene vedi, se un qualsiasi uomo è guastato già dalla nascita,
poiché a causa della vita disordinata dei genitori vengono trasmesse allo
stesso delle parti estranee, allora voi chiamate un tale male “ereditario”
oppure “cronico”. E quando un male simile si diffonde lungo un’intera generazione,
allora, dico Io, un tale male diventa “normale” e non è più possibile tirarlo
fuori dal corpo per via naturale, ma soltanto per mezzo Mio, sulla via del
miracolo, che è poi un atto di violenza da parte Mia, poiché, a causa del Mio
Amore onnimisericordioso, vengo poi forzato ad agire contro il Mio Ordine. In
caso contrario il male deve manifestarsi completamente e si mostra poi come
ogni specie di lebbra con differenti febbri ed epidemie maligne, dove poi esso,
congedandosi, purifica l’uomo in questione; ma spesso, anche con una comparsa
troppo violenta, porta via con sé l’uomo come anche intere generazioni, e così
mostra poi al medico la validità della regola che, contro mali così antichi,
non esistono molti mezzi di guarigione. Se però qualcuno volesse sapere se
anche in lui si trovi un male segretamente silenzioso, ereditato, cronico
oppure procurato da sé, allora deve solo digiunare per bene e con tale dieta
deve prendere ogni tanto, con moderazione, un medicamento, ovviamente in
maniera adeguata, allora presto si presenteranno: sotto i nervi i mali
ereditati, nelle membra i mali cronici e nelle viscere i mali procurati da sé.
E questa è la via della cosiddetta omeopatia, la quale è anche da preferire nei
mali di prima specie. Ebbene vedi, poiché ti ho qui mostrato la possessione del
corpo, così ti ho anche mostrato la possessione spirituale degli uomini.
Infatti, come stanno le cose con lo spirituale, proprio così stanno con il
corporale. E tale possessione è divenuta ora così normale che gli uomini non si
accorgono affatto più di quali orribili scherzi gli ospiti maligni facciano a
loro. Sì, gli uomini sono adesso tanto ‘posseduti’ che in loro lo spirito del
male e il loro stesso spirito sono diventati completamente una cosa sola. Qui
lo spirito del male parla soltanto per la sua casa e la casa parla per il suo
vergognoso coinquilino. Infatti i balli, la prostituzione, il rancore, le
ingiurie, le maledizioni, le rapine, le ruberie, le bugie, l’orgoglio, la
superbia, le ostentazioni, la calunnia, l’invidia, l’avarizia, la presunzione,
l’ingordigia, la crapula, la beffa e lo scherno sono contro tutto ciò che
riguarda Me, (mentre) lo sfarzo, la
moda, il lusso e simili peculiarità non sono che segni perfetti, infallibili
della possessione più intensa. Chi non lo vuol credere, costui provi al più
presto la dieta dello spirituale raccomandata nell’abnegazione, e prenda
parecchie piccole dosi della Mia parola, e davvero Io dico che egli si
convincerà presto di quale ‘signore’ dimora in lui. E se questo viene espulso
tramite Me, allora queste bestie aizzeranno subito il mondo intero contro un
tale liberato. Perciò chi non vuol credere a questa parola, costui provi
soltanto l’Omeopatia dello Spirito, e si convincerà subito che Io, l’eterna
Verità, sono fedele in ognuna delle Mie parole. Ma la maturazione generale non
è più lontana! Allora tre volte guai al proprietario di tali beni!» [D.d.C. – I/102].
«In casi simili è difficile essere d’aiuto, perché gli ammalati confidano soltanto nei medici e molto poco in Me,
affinché la loro fede li aiuti. Perciò voi fate la vostra parte,
e Io farò la Mia, o già qui oppure nel Mio Regno. Io sono, infatti, sempre e
ovunque un Signore della vita e della morte» [D.d.C. – I/51,4].
*
Malattie
dovute al vizio del fumo e del bere
Notoriamente si sa
che il fumo nuoce gravemente alla salute, così com’è risaputo che il consumo
eccessivo di alcolici sia uno dei
maggiori fattori di rischio per la salute e la sicurezza individuale e
collettiva di chi guida in stato di ebbrezza. Nell’Unione europea, per esempio,
l’alcol è ritenuto responsabile di 120.000 morti prematuri all’anno, e
l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che solo in Italia i costi annuali
relativi all’impatto sociale e sanitario dell’alcol ammontino a 50 milioni di
€uro. Se poi i due vizi si accompagnano, gli effetti sono ancora peggiori. Uno
studio pubblicato sulla rivista British
Journal of Psychiatry evidenzia
tra l’altro, che il fumo combinato all’alcol accelera l’invecchiamento del
cervello.
Vogliamo quindi
sentire come si esprime la Nuova Rivelazione sui due vizi:
«Ascolta, Mio caro amico! Tu ti lamenti sempre di ogni genere di debolezze
della tua carne; ora non è in ordine la tua testa, ora i tuoi piedi, talvolta
anche il tuo stomaco che spesso accusi di una certa deficienza. Ma vedi, questo
non può essere diversamente, perché tu sei ancora un piccolo crapulone[82]
e bevi disordinatamente birra e vino e mangi ora questo ora quello che ogni
tanto proprio ti piace. Tu pensi che questo giovi al tuo corpo? Oh, niente
affatto! Tutto questo è un veleno per il tuo corpo già alquanto avanzato negli
anni. Prova una volta e metti, di tutto ciò che mangi e bevi in una settimana,
solo una piccola parte in una pentola e dopo otto giorni fiuta il contenuto di
questa pentola, e dovresti avere dei nervi olfattivi molto insensibili se
questo fetore non ti dovesse causare subito una grande nausea. Ma se un simile
caotico miscuglio in una pentola fredda genera vapori mefitici così sgradevoli,
che cattive esalazioni esso deve allora produrre nello stomaco caldo, le quali
poi si uniscono con il sangue e in seguito narcotizzano malignamente i nervi
del corpo, fenomeno da cui poi si devono sviluppare ogni genere di debolezze
fisiche! Ma quando di tanto in tanto diventi un po’ più malaticcio, allora
resti a casa e guarisci. In quel caso la dieta casalinga ti giunge a proposito.
Essa ti nuocerà forse quando sei più sano? Io penso di no. Se vuoi essere
davvero sano e invecchiare, allora rimani ben fedele alla tua dieta casalinga!
Fatti preparare a casa di sera una semplice cena per te gustosa, però non
troppo acidula né troppo salata, puoi gustare un po’ di vino con acqua e fare
prima una buona passeggiata all’aria aperta, allora rimarrai forte e sano.
Nelle belle giornate puoi anche andare ogni tanto in qualche luogo dove c’è un
buon vino, ma evita quella cattiva bevanda da quattro soldi che è la birra!
Infatti, questa ha tutte le cattive qualità, ma nessuna buona, specialmente in
questo tempo ingannevole in cui il luppolo e il malto sono completamente
rovinati. Se si potesse avere una qualche birra ancora di puro orzo e luppolo,
allora un bere misurato non sarebbe proprio dannoso, anche se proprio non
troppo salutare, perché contiene in sé soltanto specifici fiacchi e molto
ridotti. Ma una birra come viene preparata qui in questo luogo quasi da tutti,
Io te lo dico, è un purissimo veleno. Infatti, non nutre e non spegne la sete,
ma stordisce solo e genera ancora più sete, affinché la gente sia costretta a
berne ancora di più. Il pasto serale nella locanda con birra e fumo di tabacco
non è solo estremamente dannoso per il corpo, ma lo è ancora molto di più per
l’anima e lo spirito, perché con il cattivo cibo vengono assimilati nel corpo
ogni genere di orribili specifici che poi rendono ottenebrati anima e spirito» [D.d.C. – III/79,1-7].
«Miei cari amici e fratelli, il vino bevuto con
moderazione costituisce un vero ristoro e irrobustisce e mantiene sane le
membra del corpo; nel caso in cui se ne abusi, esso desta gli spiriti maligni
della carne e stordisce i sensi! Gli spiriti maligni poi a loro volta destano
le brame della carne, brame che si chiamano lussuria e libidine, per effetto
delle quali poi tutta l'anima diviene per lungo tempo impura, priva di
coraggio, litigiosa, pigra e spesso come assolutamente morta. Mantenete dunque
una giusta misura anche nel bere, così avrete pace nella vostra carne» [G.V.G. – VI/187,1].
*
Il vizio del
fumo
«Tu devi mettere al bando il tuo gusto per il tabacco, poiché vedi, questo
in primo luogo è brutto, e in secondo luogo è molto dannoso per la tua natura.
Perciò in questa parte ti devi sì frenare molto per amore per Me, altrimenti ci
metterai ancora molto tempo per guarire completamente. Infatti, vedi,
l’orribile tabacco è un veleno ed ha origine dall’assafetida[83]
(indicato anche ‘sterco del diavolo’), come anche gli antichi sapienti hanno
chiamato questa pianta velenosa. Perciò in questo ti devi ben frenare,
altrimenti con il tempo non potrei resistere accanto a te per la pura e
semplice puzza. Poiché vedi, questa erbaccia, particolarmente in questo tempo,
puzza oltremodo per Me, perché con la stessa viene causato troppo danno. Perciò
abbandona per il futuro lo sniffare; è abbastanza che si servano di questa
erbaccia coloro che già se ne sono abituati fin dalla giovinezza. Ma anche per
loro sarebbe meglio se la lasciassero stare» [D.d.C. – III/77,8].
«Un quarto genere di vasi che attraversano questo viscere è costituito da
vene molto sottili le quali, partendo dai polmoni, s'insinuano nel fegato in svariatissime spirali. Per mezzo di questi
vasi la vescichetta biliare viene in parte formata e in parte mantenuta in una
continua ed uguale tensione. Nel contempo attraverso questi vasi viene
continuamente condotta nella bile una quantità adeguata di aria atmosferica, e
con essa quel tanto di ossigeno necessario ad impedire che la bile incominci a
fermentare troppo, e a causa di un certo fenomeno che produrrebbe nel corpo
quelle sostanze assai nocive le quali sono la causa principale di ogni tipo
d'infiammazioni, reumatismi, gotta ed altri molti malanni simili; per la qual
cosa anche gli uomini fanno molto male a trattenersi in luoghi o locali dove
invece dell'aria atmosferica pura e vivificante, respirano aria viziata che
contiene pochissimo ossigeno e molto azoto velenoso, e questo vale particolarmente
per quelle abominevoli osterie, nelle quali gli ospiti mediante il
disgustosissimo fumo del tabacco vanno preparandosi per i fetori dell'inferno» [L.T. – 11,7].
«Ma sapete voi ancora quale significato abbia questa moda del fumo? I mali
inquilini si danno ogni premura di abituare l'anima già durante la vita terrena
alle esalazioni e al fetore dell'inferno, affinché dopo l'uscita dal corpo essa
non si accorga così presto della loro pestilenziale presenza, e affinché non
abbia a percepire troppo presto qualcosa, quando questi eccellenti colleghi la
conducono inosservati al terzo inferno» [L.T. – 59,16].
*
Le malattie dei
bambini
Negli ultimi
anni molte diete sono diventate famose e di moda: Macrobiotica, Dukan,
Scarsdale, dieta del gruppo sanguigno o vegetariana, oppure nuovi alimenti
acquisiti con la globalizzazione come il sushi o le miriade di ricette di
alimenti serviti nelle più svariate combinazioni, ma che non tengono conto
della diversa digeribilità e quindi assimilazione in organismi alle diverse
latitudini del pianeta. E poi gli insetti a scopo
alimentare che stanno sempre più facendo pressione sulla normativa UE, complice
da un lato la globalizzazione dei
costumi e abitudini, nonché della popolazione; dall’altro, la revisione
dell’apparato normativo con la bozza del
regolamento “Novel Food” in discussione presso le istituzioni europee, normativa che
deve stabilire l’inclusione degli insetti nel dettato normativo europeo quale
‘nuovo cibo’ a tutti gli effetti. In un tale labirinto di pressioni che ci
spingono ad uscire dalla semplicità delle direttive divine, qui di seguito
vogliamo vedere cosa dice la Nuova Rivelazione sul più vasto concetto
dell’alimentazione sotto il profilo animico, iniziando a capire cosa succede
già ai bambini quando ci si allontana dall’ordine naturale, che è quello
divino, stabilito da un Creatore che ha posto un Ordine in tutte le cose,
mentre l’uomo, attratto o sollecitato da impulsi esteriori che lo solleticano a
provare sensazioni nuove, si lascia irretire, allontanandosi sempre più dalla
giusta guida interiore, senza capire che così va incontro a conseguenze che,
purtroppo, non vuol riconoscere quali giuste spinte a farlo rientrare in
quell’ordine:
«Infatti, vi è una grande differenza tra un fanciullo
puro e uno oltremodo impuro. Il primo può essere guidato da Me direttamente; il
secondo, invece, soltanto indirettamente per sentieri necessariamente spinosi a
seconda del bisogno, come lo ha dimostrato in modo quanto mai chiaro il caso
qui fedelmente esposto. Perciò non si venga neppure fuori troppo
precipi-tosamente domandando per quale motivo non di rado dei fanciulli, che
certo non hanno per nulla peccato oppure che, per lo meno, non sono
responsabili, vengano da parte Mia trattati, per quanto riguarda il corpo, più
duramente di molti adulti dei quali, contare i peccati, sarebbe altrettanto
difficile quanto contare i granelli di sabbia del mare. E allora Io dico: “Chi
vuol piegare o vuol dare una qualche direzione a un albero deve cominciare a
piegarlo o a dargli la voluta direzione quando è ancora giovane e tenero.
Quando invece l’albero è cresciuto e si è fatto robusto, è opportuno ricorrere
a mezzi straordinari per tentare, se pure con poca probabilità di riuscita, di
dargli un’altra direzione; se poi l’albero è diventato proprio vecchissimo,
allora non può più essere piegato in altra direzione se non nell’ultima, cioè
quando viene abbattuto con la scure”. E’ per questa ragione che avviene pure
che Io, essendo il Signore, procedo con i fanciulli, e non di rado perfino con
i più piccoli, in modo più energico e potente che non con un adulto, poiché gli
spiriti maligni non usano in nessun altro luogo tanto zelo e tanta attività
quanto appunto presso i fanciulli, e si prestano quanto mai volentieri
nell’aiutare l’anima a edificare il proprio corpo in maniera che questo possa
offrire anche a loro, in gran numero, delle dimore comode e libere! Ma allora,
cosa fa il Signore cui nulla può rimanere nascosto di tutto quello che avviene?
Ecco, Egli manda il Suo angelo, fa disgregare l’opera meschina e perfida dei
maligni cooperatori e, quali parti estranee, li fa espellere dal corpo sotto la
forma esteriore visibile di svariate malattie. Osservate bene le varie malattie
dei bambini e dei fanciulli, ed Io vi dico che esse non sono altro se non un
processo di eliminazione del materiale estraneo e di natura maligna, per mezzo
del quale, spiriti ancora perfidi, con l’aiutare l’anima nella sua opera
edificatrice del corpo, hanno voluto erigersi per loro conto libere dimore in
questo stesso corpo. Trattandosi di bambini, se non venisse esercitata una
costante vigilanza (dall’Alto) e non fosse prontamente ed energicamente
posto un freno a tali eccessi, ci sarebbero una tale quantità di ossessi,
sordomuti, ritardati e storpi di ogni genere, da rendere non così facile
compito trovare un solo uomo sano su tutta la Terra. – E qui si domanderà certo
nuovamente e si dirà: “Come mai poté la suprema Sapienza di Dio permettere già
fin dalle origini che spiriti maligni e impuri s’insinuassero di nascosto nel
giovane corpo dell’anima?”. – Ed Io risponderò: “Così domanda l’uomo cieco che
non sa che tutta la Terra, anzi l’intera Creazione, considerata nella sua parte
visibile esteriore e materiale, vale a dire in tutti i cosiddetti elementi che
la compongono, non è altro che una specie di conglomerato di spiriti sottoposti
a giudizio, ovverosia fissati per un determinato tempo”. Ogni qualvolta
l’anima richiede del nutrimento materiale per il suo corpo, e questo le viene
fornito, allora questa assorbe sempre, assieme al assieme al cibo, una legione
di spiriti divenuti già più liberi, ma di natura ancora maligna e impura che
sono chiamati ad esserle poi utili nell’azione edificatrice del proprio corpo.
Questi spiriti che si accumulano sempre più, si afferrano successivamente l’un
l’altro e formano ben presto proprie anime a loro modo intelligenti; quando
esse si sono elevate ad un tale livello, piantano ben presto in asso l’anima
vera e propria come posseditrice autorizzata del corpo, e per loro conto cominciano
a prendere nello stesso corpo quei provvedimenti che reputano confacenti al
loro benessere, secondo la loro natura. E proprio quando questo lavorio, per il
loro presunto benessere, ha raggiunto un certo grado abbastanza elevato di
intensità, ciò che avviene molto facilmente trattandosi di anime troppo
affamate e voraci in rapporto al loro giovane corpo, allora può e anche deve
subentrare uno o l’altro sintomo presso i fanciulli. Quanto vi è di estraneo
nel corpo deve essere espulso mediante una qualche efficace malattia, se non si
vuole che il bambino divenga preda di una reale possessione; oppure in qualche
caso, per non tormentare eccessivamente un’anima infantile più debole, viene
lasciato che l’anima continui a vivere, certo stentatamente, nel corpo per metà
estraneo ad essa, fino a un dato tempo, e si procura poi, con l’esperienza e
gli insegnamenti da parte del mondo spirituale esterno ed interno
contempo-raneamente, di elevarla a un tale grado di conoscenza, da indurla
infine ad espellere con il proprio volere i parassiti che in essa si sono
introdotti, sottoponendosi a digiuni e ad ogni altro genere di privazioni;
tuttavia, qualora questi parassiti siano troppo ostinati, allora conviene
liberarla addirittura dell’intero corpo; tale anima viene poi educata in un
altro mondo a divenire adatta alla vita eterna. Questa è pure la ragione dei
frequenti casi di morte corporea precoce tra i fanciulli, tanto amara per i
genitori; per conseguenza, specialmente i genitori ricchi economicamente,
devono aver cura estrema che ai loro figlioli venga dato un nutrimento
materiale corrispondente allo scopo. Se la madre vuol prendere dei cibi
qualificati da Mosè come impuri, allora non allatti essa stessa il bambino, ma
lo faccia allattare da un’altra donna che usa dei cibi puri, altrimenti essa
andrà incontro a grandi difficoltà nell’allevarlo. Per questo motivo già dai
tempi di Abramo, e particolarmente per mezzo di Mosè, sono stati prescritti,
sotto forma di legge agli ebrei, gli animali e la frutta da usare quale cibo
mondo, e tutti coloro che osservarono coscienziosamente questa legge non ebbero
mai figli ammalati, raggiunsero essi stessi un’età avanzata e morirono
generalmente di vecchiaia. Nondimeno, in questi tempi nei quali si fa a gara
per procurarsi perfino i più strani bocconi ghiotti senza pensare affatto se
questo o quel boccone sia mondo o immondo, e in certi casi ci si adatta a
mandare giù nello stomaco qualunque cosa purché non sia pietra o fango, ebbene,
in questi tempi è certo un miracolo per i ciechi uomini, che non siano già
degenerati perfino corporalmente a tal punto, da assumere anche le
corrispondenti forme animalesche esteriori; meta questa che, per quanto
riguarda l’anima, essi hanno già perfettamente raggiunto. Dunque, se i bambini
vengono colpiti già in tenera età da ogni tipo di mali, la causa è
evidentemente da ricercarsi particolarmente nel nutrimento altamente inadatto
che si da loro, mediante il quale vengono introdotti nel corpo, in quantità
troppo grande, spiriti impuri di natura maligna, così che spesso, per la
salvezza della loro anima, si rende necessario allontanare quest’ultima, non di
rado anche togliendola via completamente dal giovane corpo. Ed ecco che se i
bambini talvolta muoiono precocemente, la colpa è da far risalire alla cecità
troppo spesso imperdonabile dei genitori, i quali sono propensi a seguire
qualsiasi consiglio, ma non quello che fu dato loro da Dio nel Libro santo![84] Vedete, per mezzo dei
Miei angeli ogni anno Io faccio perfino esaminare nella maniera più scrupolosa
qualunque albero i cui frutti servono all’uomo come cibo, e li faccio procedere
a una scelta così rigorosa, che non vi è mela o pera né nessun altro frutto,
qualunque sia il suo nome, che abbia cominciato a svilupparsi nel fiore, nel
quale si sia insinuata qualche particella spirituale ancora troppo impura per
quella data specie di frutto; non vi è, dico, nessun frutto simile che possa
giungere a maturazione, perché esso viene rigettato dall’albero o dall’arbusto
quando è ancora del tutto immaturo. Le stesse cure vengono dedicate a tutti i
cereali e ad qualunque altra pianta destinata al nutrimento dell’uomo. Ma
l’uomo cieco non solo non riconosce ciò, ma per di più divora, al pari di un
polipo, qualunque cosa di apparenza appetitosa gli capiti sotto mano; dunque,
c’è forse da meravigliarsi se, in conseguenza di ciò, in breve tempo si ammali
e diventi pigro, carico di acciacchi, storpio e, così, sempre più miserevole?!
Ad esempio, le cosiddette patate, di qualsiasi specie sono più che nocive,
particolarmente per i bambini e le donne che allattano, come pure per le donne
gravide, e peggio ancora è il caffè, ma i ciechi non vedono nulla e continuano
a cibarsi di entrambi con grande avidità, grazie al piacere che ne trae il
palato; e così i fanciulli immiseriscono nel corpo e, avanzando in età,
divengono uomini e donne cagionevoli di salute. Ma tutto questo al cieco non
importa proprio nulla; egli comunque assorbe già veleni ancora molto peggiori;
perché non dovrebbe trangugiare questi due tipi di veleni più leggeri? Io
tuttavia indicherò all’uomo quali sono i cibi che gli sono confacenti; se si
atterrà al Mio consiglio, diventerà, sarà e si manterrà sano. Ma se non si
atterrà al Mio consiglio, allora correrà incontro alla propria rovina, e finirà
come un animale selvaggio e malvagio nel deserto!» [G.V.G. – I/241 e 242].
[indice]
Parole di Sapienza
Qui sulla Terra, senza
una giusta conoscenza dei rapporti tra lo spirituale e il mondo materiale, in
verità, il cammino di un anima si predispone allungandosi a dismisura, ed è per
questo che ai credenti viene messa a disposizione l’arma della conoscenza.
Tramite Lorber ci è possibile accedere a un gran numero di concetti che
presentano la ‘verità dai Cieli’, così come dovrebbe essere insegnata al genere
umano fin dalla fanciullezza. Qui di seguito alcuni capitoli dai temi
particolarmente importanti, sulle apparizioni e sulle possessioni, sui piaceri
della carne, sui nefasti luoghi da ballo e sull’errata educazione dei bambini tramite
i giocattoli. E ancora, sul suicidio e sull’eutanasia, sulla poligamia e sul
timore della morte, sulla Chiesa romana ecc.. Concetti, questi, di una tale
portata che non possono essere esauditi con i pochi accenni tramite questo
libro estratto, ma tali da far comprendere anche al più superficiale lettore
quanto sia importante avere un minimo di conoscenza, al fine di capire quanta
ambizione ha l’uomo in quanto tale, e quanto ci si è allontanati
dall’umilissimo Dio creatore, il quale vuole solamente che noi si diventi veri
figli Suoi.
*
L’importanza
della conoscenza del male
Il male
s’insinua ovunque, spesso appare banale ma permea ogni azione, ogni luogo,
avvelena ogni momento. Per combattere il male che rende deboli, bisogna
innanzitutto conoscerlo, bisogna capire le sue origini, capire perché nutre
negativamente la psiche di molte persone.
«Io so meglio di tutti che questi racconti alquanto diabolici a più d'uno
non faranno molto piacere, e so pure che più d'uno si troverà ad urtare anche
in ciò in qualche apparente contraddizione. Sennonché tale fatto non può
togliere valore alla cosa. Chi è seduto sta meglio di chi deve stare in piedi,
e un letto soffice è pur più comodo di una pietra posta sotto il capo. Chi
dunque è seduto o coricato sul soffice letto, vi rimanga, poiché vi si trova
bene; noi invece non vogliamo star seduti né coricati, né tanto meno vogliamo
starcene in piedi fermi, vogliamo invece camminare e precisamente avanti, e non
indietro. Dunque, non bisogna che c'infastidiamo se veniamo a conoscenza di
parecchie cose che suscitano certamente un senso di amarezza nell'animo,
giacché sono in pari tempo tanto più salutari per lo spirito. Ma se già è grave
il compito di lottare contro un nemico che si vede e si conosce, non sarà
ancora più grave combattere un nemico che non si vede né si conosce? Per
conseguenza, è necessario conoscere il nemico, per poter sapere dove e come lo
si deve afferrare ed uscire vincitori nell'imminente lotta con lui. Quando il
grano è trebbiato, mondato dalla paglia e raccolto nei granai, la paglia viene
poi bruciata e nessun danno può derivare al grano o ai granai. Se dunque
qualcuno ha trovato grazia presso di Me, costui è già custodito come un
frumento vitale spirituale nei migliori tra i granai, e se anche da parte di
Satana viene inferto qualche strappo alla paglia del suo corpo, il suo spirito
non ne avrà danno. Che il presentare dinanzi agli occhi dei viventi, condizioni
ed effetti satanici, non sia né per Chi annuncia la Parola né per chi
l'ascolta, affatto qualcosa di piacevole, questa è cosa che non ha bisogno di
dimostrazione; però un buon farmacista deve sapersi destreggiare non soltanto
ed unicamente tra le essenze vitali, bensì anche tra ogni tipo di veleni,
altrimenti non può essere un abile farmacista. E così del pari è di somma
importanza per la vita eterna dello spirito conoscere a fondo tanto l'inferno
quanto il Cielo. Ora, chi sarà tra di voi tanto stolto da chiamare una
lavandaia per la biancheria pulita? Ciascuno invece la chiamerà per la
biancheria sporca; pulire questa è certo cosa doverosa e suggerita dall'ordine.
E così, né gli spiriti angelici e nemmeno gli uomini sono qui perché debbano
ripulire e spolverare il Cielo, bensì soltanto quello che da tempi immemorabili
è sempre stato sozzo. Perciò è anche più necessario conoscere esattamente il
luogo dell'immondizia che quello della purezza, giacché solo intorno al primo
deve svolgersi il lavoro di pulizia; quando questo è purificato, il Cielo viene
da sé. Sarebbe un insegnamento supremamente stolto quello di dare ad una
qualche comunità umana il comandamento di far emergere continuamente soltanto
quanto c'è in essa di buono e di farne lodi esagerate, ma d'altro canto
d'ignorare assolutamente quanto c'è di male, e meno che mai di biasimarlo. Il
bene non ha alcun bisogno di essere fatto emergere né di essere lodato, perché
il bene emerge e si loda da se stesso, mentre invece è necessario quanto mai
che ciascuno dia una caccia spietata ai propri malvagi pensieri, alle male
brame e alle opere nella mondana foresta del disordine, e le uccida come una
selvaggina feroce, affinché risulti in lui avverata la massima: "E per
quanto bene dappertutto avete fatto, confessate di essere degli indegni
servitori!". Infatti, è davvero molto meglio dire: "Signore abbi pietà
e misericordia di me, povero peccatore!", che vantarsi con le parole:
"Signore, io Ti ringrazio che non mi hai fatto come tanta altra genia di
pubblicani e di peccatori di ogni più svariata risma". Altrimenti si
finisce veramente con il somigliare a quel tale fariseo orgoglioso o
addirittura a uno dei tanti stoltissimi bigotti o pellegrini adoratori di sacre
immagini, i quali seriamente si fanno la croce tanto davanti al diavolo quanto
davanti al Crocifisso. Oppure, giudicate voi stessi cosa sia più necessario
conoscere: il terreno sul quale si cammina, oppure il firmamento dove
certamente nessuno mai ancora si è procurato un bernoccolo per aver sbattuto il
capo? Il terreno è quello che è destinato a portare le cose; perciò è bene
conoscere quanto è solido e se ci sono delle fosse in cui si potrebbe cadere e,
se queste ci sono, come si deve fare per evitarle. E a cosa gioverebbe a
qualcuno anche se avesse tutto il cielo spiegato davanti agli occhi come
un'enciclopedia, ma, muovendo il passo, incespicasse sulla via nella prima
pietra che incontrasse, e cadesse poi assieme al suo cielo battendo il naso in
Terra? Certamente è molto più dilettevole e più edificante spaziare con gli
occhi nel cielo stellato, che non guardare in giù il terreno ricoperto di sozzure
e d'immondizie; però, a colui che, dopo essersi fatto la nobile legge di vagare
continuamente con gli occhi tra le stelle, avesse la mala sorte di cadere
dentro una sconcia pozzanghera di fango, non sarebbe male chiedere cosa gli
servirebbe meglio per allontanare il sudiciume dalle sue vesti: se le regioni
stellari, oppure dell'acqua pura sul suolo terrestre. – Io per Mio conto, credo
che a tale scopo non occorreranno né dodici segni dello Zodiaco, né Orione, né
Cassiopea e neppure Castore e Polluce, bensì semplicemente dell'acqua, o se il
sudiciume non è tanto penetrato nella veste, basterà una comunissima spazzola,
un arnese fatto di legno e di setole di maiale le quali, pur derivando
dall'animale più immondo che ci sia, sono di gran lunga più atte a pulire le
vesti insozzate che non Orione, Cassiopea, Castore e Polluce. Ripeto, che non è
affatto piacevole, come già detto prima, fare la conoscenza con l'inferno, i
demoni e Satana, ma quando si è costretti a trascorrere un certo tempo in casa
proprio di questi personaggi per imparare a conoscere il luogo della propria
futura attività, nonché i malvagi padroni di casa, sarebbe senza dubbio la
sciocchezza più grande quella di affrettarsi a fare la croce, ritenendo così
erroneamente di potersi preservare; invece si ha il massimo interesse a
decuplicare tutta la propria attenzione affinché nessuna particolarità di una
simile casa possa sfuggire. Chi vuole evitare il male, è ben necessario che lo
conosca prima; altrimenti resta come un fanciulletto che non sa distinguere tra
fango e pane, e tra serpe e pesce, ma quando ha fame porta indifferentemente
l'uno o l'altro alla bocca. – Bisogna però che Io vi dica, che un simile timore
in voi ha la sua ragione unicamente in questo: finora, del Cielo e, ancor più,
dell'inferno, avete avuto la sola ed esclusiva idea inculcatavi o dal soave e
umanissimo padre Kochheim, o da sant'Ignazio di Lojola e, oltre a questi due
saggi niente affatto dall'Oriente, bensì da un molto lontano Occidente, da
tutta la casta sacerdotale cattolica, unita o disunita che sia. Questi
sacerdoti, naturalmente, non possono rendere le loro prediche imponenti,
interessanti, romantiche e atte a scuotere le viscere del bigottismo più ottuso
se, in un singolo loro sermone, non cacciano tutto lo sciagurato uditorio a
forza di maledizioni almeno trenta volte nell'inferno, dopo averne fatto la
descrizione insieme ai suoi abitanti originali in maniera quanto mai evidente e
con tanto calore che, se un tale predicatore alla Ignazio oppure alla Kochheim
scatenasse al Polo nord la sua predica, non vi resterebbe neanche più traccia
di ghiaccio. Una simile predica, alla quale perfino Satana può inchinarsi,
fatta cadere in un animo infantile, deve senza dubbio produrre gli effetti più
strani. Il lato buono della questione, però, c'è ed è questo: appunto, una cosa
che da se stessa non ha fondamento, non può neanche trovarne uno in nessun
luogo! E perciò non di rado avviene anche che tra 500 uditori di una simile
predica infernale catastrofica, almeno 200 dormono alla grande; 200 non badano
più di tanto alla predica, mentre 100 di tutta la sfuriata prendono nota
unicamente dell'“Amen”. E tutto ciò è l'effetto dello spirito di una tale
predica; dunque, è molto bene conoscere a fondo il male, al fine di non
lasciarlo passare in sé inosservato quando s'accosta, ed a questo scopo faremo
seguire appunto parecchie cose notevoli in rapporto ad un simile argomento,
cose delle quali voi non dovete affatto spaventarvi date queste presenti
delucidazioni preliminari» [T.L. – cap.
57].
«Ora pure voi siete tra quei figli che – anche se con grande fatica da
parte del Padre e molto mormorare da parte vostra – vi siete pure lasciati
scacciare dal letto in pieno giorno. Visto però che ora ne siete scesi, non
ritornateci, e restate invece sul libero campo nel giorno del Padre, allora vi
guadagnerete il Suo affetto, ed Egli stesso vi aiuterà nell’opera del
completamento della vostra vita; se invece ritornerete nuovamente nel vostro
vecchio letto, allora sarete dati in mano a quegli spietati maestri di
disciplina che si chiamano: povertà, bisogno, miseria, cecità (spirituale), abbandono, dolore e
disperazione! Infatti, l’uomo custodisce sì in sé i sette Spiriti di Dio che in
lui preparano la vita beatissima ed eterna, ma ugualmente egli ha in sé anche i
sette spiriti dell’inferno che vi ho detto prima, e questi ultimi preparano in
lui la morte e i suoi tormenti che, alle loro condizioni, sono eterni» [G.V.G. – VII/151,18-19].
«Essere illuminati in se stessi per mezzo della Mia Grazia, è una fortuna grande e inestimabile per l’uomo, ma mille volte più
apprezzabile è illuminare con la propria vera luce di Vita anche altri uomini
che camminano nelle tenebre, naturalmente quando vogliono accettare tale luce» [G.V.G. – VIII/14,22].
*
Il piacere dei
sensi
Quanto importante
sia questo argomento, ognuno può constatarlo dalla vita di tutti i giorni. Le
possibilità di benessere che nelle grandi città e perfino nei paesini di
qualunque nazione, quasi in ogni angolo della Terra, sono offerte a ogni
singolo per soddisfare qualunque ‘capriccio, sono note a tutti. Nei grandi
mercati vengono venduti ogni sorta di cibi, e ciascuno è libero di scegliere e
provare ogni sorta di alimento. Anche l’alcol può essere venduto a minorenni, e
spesso nei telegiornali vengono date notizie di coma etilico di ragazzi che
abusano di bevande alcoliche. Che un ‘bicchierino’, spesso offerto ad amici in
modo innocente sia una ‘prassi’ in determinate occasioni, anche questo è noto.
Eppure, sotto l’aspetto spirituale un simile comportamento è deleterio, la
Nuova Rivelazione ci spiega il perché:
«Voi
sapete che certi individui, tanto di sesso maschile quanto di sesso femminile,
sono invasati dalla brama carnale, mentre ve ne sono altri nei quali il senso
carnale è quasi perfettamente ottuso; questi tali non si scompongono affatto
anche se vengono posti dinanzi alla carne più attraente e più lusinghiera. Un
piede di donna, un braccio, un seno voluttuoso, che costituiscono i soliti
richiami del sesso femminile per destare nei maschi l'impulso carnale, non di
rado su di uno non incline alla carnalità fanno altrettanto poco effetto,
quanto ne potrebbe fare la vista di un ramo secco; invece altri cui cadono
sottocchio questi segni dell'attrazione femminile, diventano frenetici. Certo,
ci sono dei pazzi che possono talmente innamorarsi di un braccio femminile da
perdere la ragione qualora non riescano ad ottenere la rispettiva donna in
moglie, o almeno ad averla a disposizione per il temporaneo godimento carnale.
Ora il motivo di una tale inclinazione carnale, particolarmente quando si
manifesta con molta violenza, è solitamente da ricercarsi nella possessione da
parte di uno o anche di parecchi lussuriosi demoni della carne; ma come penetrano
essi nella carne di un tale individuo? Ad ottenere questo sono gli uomini
stessi che procurano le occasioni innumerevoli e senza misura; questi demoni
della carne dimorano anzitutto nelle
bevande alcoliche, nel vino e anche nella birra, particolarmente però nei
distillati. Quando gli uomini si esilarano[85] fortemente,
usando tali bevande, accolgono con queste nella loro carne certamente uno, se
non più di simili demoni, e quando questi si trovano nella carne, prudono negli
organi genitali e li stimolano in modo così terribile che l'uomo non può fare a
meno di soddisfare quel prurito mediante il sensuale godimento della carne con
le donne, oppure talvolta perfino con gli animali. Naturalmente, questi demoni
carnali non sono altro che anime impure di uomini defunti che, a loro volta,
erano notevolmente dediti al bere o alla sensualità carnale. Essi di certo
entrano nella carne di un uomo ancora vivente con propositi di miglioramento;
essendo però stata la carne il loro elemento, in un tale individuo di cui si
sono impossessati, si sbizzarriscono non di rado in maniera ancora peggiore di
quanto l'abbiano fatto nella propria carne. E sono appunto questi spiriti
carnali trapassati, quando spadroneggiano troppo furiosamente nella carne
accendendosi sempre più nelle loro sporche voglie, quelli che, per lo più,
causano anche le orribili e pericolosissime malattie cosiddette ‘sifilitiche’,
ciò che dagli spiriti angelici tutelari viene concesso affinché l'anima del
posseduto non venga guastata del tutto
nella furibonda frenesia della propria carne. Dunque, tali bevande spiritose
costituiscono la prima via per la quale questi demoni della carne penetrano nel
corpo degli uomini. La seconda via, altrettanto pericolosa, sono i pubblici
divertimenti di ballo, dove voi potete senz'altro ammettere che in un ballo o
altro spettacolo simile, si trovano presenti sempre almeno dieci volte tanto di
anime impure e sensuali invisibili, quanti sono gli ospiti visibili radunati
all’intrattenimento danzante. Per questa via esse penetrano con la massima
facilità nella carne che in queste occasioni è molto eccitata, e perciò in alto
grado atta ad accogliere tale sozza ciurmaglia di anime» [L.T. – 59,1-6].
«Dalla brama carnale scaturiscono quasi tutte le malattie del corpo, e
sicuramente poi, senza eccezione, tutti i mali dell'anima. Di tutti i peccati è
proprio questo, quello a cui l’uomo rinuncia con maggior fatica. Gli altri
peccati, infatti, hanno esclusivamente delle motivazioni esterne, questo invece
ha la motivazione in se stesso e nella carne peccaminosa. Perciò dovete
distogliere gli occhi dai seducenti pericoli della carne, fino a quando non
sarete diventati padroni della stessa! Preservate i fanciulli dalla prima
caduta, e conservate la loro moralità; quando saranno adulti non avranno gravi
difficoltà nel dominare la loro carne, e non cadranno tanto facilmente, poiché
basta anche una sola negligenza perché il maligno spirito della carne ne prenda
possesso! Ora nessun demonio è tanto difficile da scacciare dall'uomo quanto
appunto quello della carne; sono necessari molto digiuno e molta preghiera
perché l'uomo ne venga liberato! Guardatevi perciò dallo scandalizzare i
piccoli, oppure di eccitarli e accenderli sensualmente esagerando nella pulizia
o con un abbigliamento seducente! Guai a colui che, in tal modo, pecca verso la
natura dei piccoli! In verità, meglio sarebbe per lui se non fosse mai nato! Io
stesso punirò il profanatore della sacra natura innocente della giovinezza con
tutta la potenza della Mia collera! Poiché, se la carne diventa fragile,
l'anima non ha più alcuna solida base, e non può più procedere bene sulla via
del perfezionamento. Voi non potete immaginare quanto lavoro deve fare un'anima
debole per risanare una carne corrotta e renderla di nuovo perfettamente senza
macchia! Quali angosce deve spesso soffrire quando vede la corruzione e la
debolezza della sua carne che è la sua dimora terrena! Ma chi ne ha colpa? La
colpa è dovuta alla cattiva sorveglianza dei fanciulli e ai molti scandali di
ogni genere di cui essi sono resi spettatori! Particolarmente nelle città la
corruzione dei costumi è sempre maggiore che nelle campagne; perciò, quali Miei
discepoli, un giorno fate notare questo agli uomini, e mostrate loro le
moltissime cattive conseguenze che derivano da rapporti carnali eccessivamente
precoci; molti allora si convertiranno e le anime cresceranno sane e forti, e
il risveglio dello spirito in esse sarà più facile di quanto purtroppo lo sia
attualmente in numerosissimi casi! Osservate quanti ciechi, sordi, storpi e
paralitici vi sono; guardate quanti fanciulli e adulti sono infermi e affetti
da ogni tipo di malattie fisiche! Sono tutte conseguenze del precoce uso dei
rapporti carnali. L'uomo non deve unirsi fisicamente a una donna prima del suo
ventiquattresimo anno di età, e voi sapete benissimo come e cosa sia anzitutto
da intendersi con ciò. E la giovane deve avere almeno compiuto il suo
diciassettesimo anno, se non proprio il diciottesimo. Se ha un’età inferiore,
si tratta di un caso di precocità e quindi non deve conoscere uomo, poiché di
tali giovinette precocemente mature se ne trova una ogni tanto. Inoltre, se lei
si unisce troppo presto a un uomo libidinoso, allora si corrompe già nella
carne e diventa un'anima debole e facilmente accessibile alle passioni. È già
difficile guarire la carne corrotta di un uomo, ma molto più difficile ancora
quella di una donna che si è corrotta prima del tempo. In primo luogo, infatti,
non potrà mettere al mondo dei figli perfettamente sani, e in secondo luogo
aumenterà in lei di giorno in giorno il desiderio del congiungimento carnale, e
finirà col diventare addirittura una prostituta, ciò che costituisce la più
bassa vergogna del genere umano, non tanto per la donna stessa, quanto
piuttosto per coloro a causa dei quali lei si è ridotta in tale condizione,
dato che non hanno rispettato la sua giovane età. Guai però a colui che
approfitta della povertà di una giovane per toglierle la verginità! In verità,
anche per lui sarebbe meglio non essere mai nato! E chi si congiunge fisicamente
con una prostituta, anziché tentare di distoglierla con mezzi adatti dalla via
rovinosa e di aiutarla ad incamminarsi per il retto sentiero, costui dovrà un
giorno sottostare al Mio cospetto a un molteplice rigoroso giudizio, poiché chi
percuote un sano non pecca tanto gravemente come chi percuote uno storpio. Chi
si è unito carnalmente a una vergine perfettamente matura e sana, costui ha
effettivamente peccato, ma siccome il male causato con tale atto non ha
conseguenze particolarmente dannose, specialmente se entrambi sono
perfettamente sani, allora in questo caso c'è un giudizio più lieve. Chi invece
commette un simile atto solo per pura e ormai vecchia libidine, per quanto
matura sia la vergine, e lo fa come se lo facesse con una prostituta, cioè
senza generare un frutto vivente in grembo alla vergine, costui verrà
sottoposto ad un duplice giudizio. Se poi compie questo atto con una
prostituta, allora il giudizio sarà dieci volte maggiore! Una prostituta,
infatti, è una vergine del tutto rovinata e spezzata nella sua carne e nella
sua anima. Chi, con cuore onesto e a Me fedele, l’aiuta a tirarsi fuori dalla
sua miserabilissima condizione, costui un giorno sarà grande nel Mio Regno. Chi
usa carnalmente una prostituta pagandola con vile denaro e la rende ancora
peggiore di quanto era prima, costui sarà pagato un giorno con la stessa moneta
con cui è pagato ogni malvagio assassino, nel fango che è preparato a tutti i
diavoli e ai loro servitori. Guai al paese, guai alla città dove è esercitata
la prostituzione, e guai alla Terra quando questo grande male crescerà
eccessivamente sul suo suolo! In tali paesi e città Io metterò a dominare i
tiranni, e questi imporranno agli uomini dei pesi esorbitanti affinché ogni
carne venga affamata e allontanata dall'azione più infame che l'uomo possa mai
commettere contro il suo povero simile! Una prostituta dovrà invece perdere
ogni onore e ogni stima perfino presso coloro che l'avranno usata per vile
denaro, e in seguito la sua carne dovrà anche essere affetta da ogni tipo di
malattie contagiose inguaribili o per lo meno difficilmente guaribili. Se
invece qualcuna si correggerà veramente, allora dovrà essere ritenuta di nuovo
in Grazia presso di Me! Chi poi nel delirio della sua libidine ricorre ad altri
mezzi di soddisfacimento che non siano gli organi da Me stabiliti nel grembo
della donna, costui difficilmente vedrà il Mio volto. Mosè ha bensì sancito per
questo misfatto la pena della lapidazione, pena che Io non abolisco del tutto,
perché essa è una punizione severa per simili misfatti e per simili malfattori
già diventati completamente preda del demonio. Io vi do ora il paterno
consiglio di allontanare tali peccatori dalla comunità, esiliandoli anzitutto
in qualche luogo dove dovranno rimanere abbandonati ad una grande miseria, e
accettarli di nuovo solo quando si riavvicineranno quasi nudi ai confini della
patria, per accoglierli poi in un istituto di cura per le anime e non
rimetterli in libertà prima che non si siano migliorati completamente. […] Guardati quindi da ogni eccesso,
poiché è nell'intemperanza e nella smodatezza che si nasconde il seme della
brama carnale! Sii moderato in ogni cosa e non lasciarti mai trascinare dagli
eccessi del mangiare e del bere, altrimenti ti riuscirà difficile domare la tua
carne!» [G.V.G. – IV/80].
«Ma quando voi avrete anche delle prove e tentazioni, ciò che in questo
mondo deve essere e deve accadere, sopportatele con pazienza e non irritatevi,
e allora esse risulteranno per voi di benedizione, poiché coloro che Io amo, li
provo anche visitandoli con afflizioni di vario genere» [G.V.G. – VIII/149,4].
*
Il
matrimonio
Che il matrimonio, e
quindi la famiglia, sia il cardine fondamentale su cui dovrebbe basarsi ogni
società, qualunque uomo di buona volontà è in grado di capirlo. Anche su questo
la Nuova Rivelazione ci fornisce un vasto trattato come avrebbe dovuto essere
improntato al tempo di Gesù, ma che anche ai nostri giorni, anziché essere
stipulato con tanta facilità e poi, con altrettanta facilità disfatto, potrebbe
essere di benedizione per le famiglie e per la società tutta, se si seguissero
delle semplici regole attuative:
«E sarebbe opportuno perfino che da parte dello Stato fosse emanata una
disposizione di legge, secondo la quale un matrimonio, una volta concluso,
debba essere mantenuto con la maggiore moralità possibile, e che le persone
affette da una qualche infermità fisica o animica non debbano essere ammesse al
matrimonio, perché da simili matrimoni non può risultare mai una stirpe
completamente benedetta. Ma anche i non affetti da simili infermità devono
essere sottoposti a un esame, per verificare se il giovane sposo e la giovane
sposa sono adatti l’uno per l’altra. Qualora un saggio esaminatore, a ciò
delegato, giunga a rilevare qualche nodo increscioso, allora deve avere delle
riserve riguardo all’autorizzazione al pieno vincolo matrimoniale, e deve far
presente agli aspiranti al matrimonio, in modo ben evidente, quali sono le
cattive conseguenze, evidenziando loro, allo stesso tempo, che la valida autorizzazione
al pieno vincolo matrimoniale non può essere impartita finché sussistono i nodi
che portano con sé gravi danni. Inoltre un sovrintendente ai matrimoni,
delegato dallo Stato, deve rendere ben chiara agli aspiranti al matrimonio la
serietà che il patto matrimoniale ha nella vita e il suo alto scopo celestiale!
Se poi si constata che gli aspiranti al matrimonio cominciano a mostrarsi
sempre più moderati e che mettono da parte i loro nodi mondani al punto da
volersi unire nel vincolo matrimoniale soltanto per il reciproco valore umano,
ebbene, solo allora un delegato statale può impartire l’autorizzazione ad un
vincolo matrimoniale, che così risulta pienamente valido. Egli deve poi
riportare per iscritto la promessa di fedeltà in un libro, quale segno
dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale, concludendo con l’anno e il
giorno in cui l’unione è stata celebrata, e dovrà poi tenersi sempre informato
riguardo alle successive condizioni matrimoniali, per essere aggiornato del
come esse si configurano, se per il bene oppure per il male. Di conseguenza,
tali saggi funzionari delegati alla conclusione dei matrimoni non devono essere
degli estranei che si sono intromessi in una comunità, ma devono essere
dappertutto solo dei nativi che conoscano i membri della comunità, giovani o
vecchi che siano, quasi altrettanto bene quanto se stessi. In questo modo si
impediranno certamente i molti matrimoni non riusciti e vi sarà poi benedizione
abbondante in una simile comunità purificata. Sarebbe perciò una cosa buona che
in ciascuna comunità piuttosto grande fosse stabilita una giurisdizione
matrimoniale con la funzione di esercitare una continua sorveglianza sulle
questioni matrimoniali! Certamente una tale giurisdizione dovrebbe avere un
carattere di estrema integrità ed a capo dovrebbe starvi dappertutto un uomo
come Mataele! Quest’uomo dovrebbe anzitutto vegliare affinché un giovane al di
sotto dei 24 anni e una fanciulla al di sotto dei 20 non dovessero mai
contrarre un valido vincolo matrimoniale. Infatti, queste età rappresentano il
minimo da esigersi per poter considerare che ci sia la necessaria maturità per
un vincolo matrimoniale buono e durevole, anche in spirito, poiché sposi troppo
giovani si guastano con il reciproco godimento sensuale e poi subentra presto
la reciproca nausea, e allora ha inizio la difficoltà del matrimonio. Perciò,
d’ora in avanti, ogni vera felicità dei matrimoni dovrà dipendere dal giudice
superiore matrimoniale, di cui ho parlato ora; e in quella comunità dove ci
sarà un giudice superiore più saggio a dirigere il suo importantissimo ufficio,
quella stessa comunità godrà ben presto della massima benedizione. Un tale
giudice superiore terrà sott’occhio e si prenderà a cuore anche l’educazione e
la buona disciplina dei fanciulli nella comunità a lui affidata, e saprà
eliminare qualsiasi causa di scandalo usando dei mezzi corrispondenti; egli
punirà i ribelli e saprà lodare gli zelanti per ogni cosa buona e vera, e saprà
ricompensarli con il rendere evidente ai loro occhi la benedizione ai loro
governi della casa. A questo riguardo, però, non va seguita la pratica, già
talvolta adottata qua e là, di assegnare determinati premi, perché tali
motivazioni esteriori non sono affatto adatte all’educazione spirituale di una
comunità, in quanto in questo modo i componenti della comunità fanno a gara nel
dimostrarsi zelanti del bene unicamente a causa del premio materiale e non per
il bene in se stesso, il quale deve essere la sola determinante [motivazione]
dell’uomo. È superfluo poi menzionare – accanto a quello che è già stato detto
e a prescindere dal fatto che simili matrimoni si mantengono più puri
nell’Ordine di Dio e che i loro frutti potranno sempre godere della benedizione
dall’Alto – il fatto che da tutto ciò non possono infine non derivare i massimi
vantaggi morali e naturali anche ad un complesso statale, per quanto grande
sia, e così pure al suo supremo capo consacrato. Infatti, se uno Stato vuole
avere dei buoni sudditi, esso deve cominciare a formarseli già nella culla. Se
i genitori vogliono dei buoni figli, è bene che comincino a formarli già in
fasce, altrimenti diventeranno degli uomini selvaggi e saranno di tormento ai
loro genitori, anziché di consolazione e di sostegno per i giorni della
vecchiaia. Se i matrimoni vengono mantenuti in buon ordine, allora da tali
matrimoni sorgeranno anche i figli in buon ordine, e questi figli cresciuti nel
buon ordine diventeranno poi anche cittadini ordinati, e tali cittadini
diventeranno poi anche nei loro cuori dei perfetti cittadini del Regno di Dio;
e con ciò trova poi piena completezza quello che l’Ordine divino può richiedere
sempre» [G.V.G. – III/72,8-20].
*
Il divorzio
Il divorzio venne
introdotto a livello legale in Italia il 1º dicembre 1970. Detta legge entrò in
vigore il 18 dicembre 1970. Mancando l'unanimità nell'approvazione ed anzi,
essendo contrario il partito di maggioranza relativa, negli anni seguenti si
organizzò un movimento politico, sostenuto anche dai partiti contrari
all'introduzione della legge, che promosse un referendum abrogativo
nell'intento di far abrogare la legge 898/70. Nel 1974 tale referendum affermò
la volontà della maggioranza della popolazione di mantenere la legge in vigore.
Ma la legge, sotto l’aspetto spirituale, è giusta o no?:
«Se l’uomo ordinato o la moglie virtuosa chiedono il divorzio a causa
dell’Ordine e del Regno di Dio, deve essere accordato, oppure no?”. – Risponde
Gesù: “Sì, in questo caso, su richiesta di una o dell’altra parte, può essere
concesso il divorzio, tuttavia non completamente, però in misura un po’ più
ampia della sola separazione di letto e di mensa, e cioè può essere pronunciato
anche il proscioglimento del reciproco obbligo di sostentamento e del diritto
di eredità. Questi due obblighi, nel caso di un minor motivo nel divorzio, si estinguono
soltanto quando una parte coniugale si sia per oltre tre anni, senza un valido
motivo, allontanata completamente dall’altra parte, dalla quale ha solo la
separazione di letto e di mensa, e non si sia più curata della parte
abbandonata, bensì si sia dedicata al proprio piacere. Invece, all’atto del
divorzio che nel caso da te prospettato dovrebbe essere concesso dietro
richiesta della parte coniugale buona, si estingue nel contempo anche qualsiasi
altra pretesa di diritto, in qualsiasi modo essa sia formulata. Ad ogni modo si
deve fare molta attenzione affinché il divorzio venga concesso solo quando lo
richiede la parte coniugale buona, e la parte peggiore lo acconsenta; se invece
quest’ultima non acconsente e in cambio promette di migliorare, allora il
divorzio non va concesso nemmeno alla parte coniugale buona, ma si deve fare
solo una nota alla parte peggiore, e la parte buona va poi esortata alla
pazienza. In questo caso, però, se i coniugi separati vogliono, in buona
armonia, tornare di nuovo insieme, allora non c’è più bisogno di un nuovo
vincolo matrimoniale, bensì, secondo la volontà di entrambe le parti, ritorna
nella sua piena forza il vecchio patto, ed esso non può ulteriormente essere
sciolto in seguito ad una eventuale rinnovata domanda di divorzio, a meno che
non si tratti del caso di estrema necessità della separazione di letto e di
mensa. Se invece un uomo ha una moglie molto esigente e, con sobrietà di cuore,
acconsente al desiderio della moglie se le sue forze glielo concedono, allora egli
non commette proprio un grave peccato contro l’Ordine di Dio, perché la natura
di una simile donna è come un terreno arido che, durante i calori dell’estate,
il giardiniere deve innaffiare di frequente se vuol conservare le sue piante.
Ma quando poi viene l’umido autunno, allora ogni terreno dispone di sufficiente
umidità. Ma oltre a ciò, l’uomo moderato deve lavorare e formare la propria
moglie anche con diligenza spirituale, e ciò porterà a lui dei buoni frutti. La
pazienza però è sempre migliore dell’ottimo diritto. Tuttavia una donna
virtuosa ha più diritto di chiedere il divorzio a causa della grande lussuria
del proprio marito, che non un uomo a causa della grande lussuria della propria
moglie, poiché la donna, una volta che è stata benedetta (con il concepimento), ha bisogno del riposo per il tempo che Dio ha prescritto alla natura
della stessa. All’uomo invece non è stato prescritto alcun tempo, ed egli, di
conseguenza, nella sua natura ha meno bisogno di riposo che non la compagna che
è stata benedetta; quindi in un giudizio si deve porgere ascolto prima a lei
che è stata benedetta e poi all’uomo sobrio. Nei riguardi dell’uomo bisogna poi
fare anche molta attenzione alla vita che ha condotto prima del matrimonio, per
verificare se magari una gioventù di eccessi, a causa dei molti peccati, non lo
abbia reso moderato e impotente. Trattandosi invece di una moglie molto
esigente, un tale quesito cade quasi da sé. Infatti, se già da ragazza si è
gettata tra le braccia di una vita lussuriosa per guadagno, con ciò la sua
natura si è già resa molto insensibile, e se più tardi andrà in moglie a un
qualche uomo per bene, allora lei sembrerà del tutto di ghiaccio nel suo
desiderio (sessuale). Se invece una moglie di sangue ardente, già nel suo stato di castità,
è stata allevata secondo principi molto severi, allora l’eventuale causa di
punibilità non va ricercata nella nubile condizione di vergine, bensì
unicamente nella natura della moglie; per questo motivo il tribunale non è
quasi chiamato a fare osservazioni. Di fronte alla potenza della natura (umana), però, anche
la più saggia sentenza giudiziaria è una noce vuota, e di conseguenza, avendo a
che fare con una moglie dal sangue ardente, sarebbero da usare dei mezzi
corrispondenti tratti dall’ambito della natura e, con gli stessi, un
corrispondente insegnamento al cuore della moglie, e in questo modo la
situazione dovrebbe poi di certo migliorare con lei. Vedi, questo è il modo in
cui si deve procedere in simili casi!”» [G.V.G. – III/71].
«Fu allora che uno dei farisei Mi interpellò nuovamente dicendo: “Ascolta,
prodigioso e sapientissimo maestro! È lecito che un uomo si separi dalla moglie
per una ragione fondata?”. – Ed
Io, guardandolo bene negli occhi, gli risposi: “Come mai Mi domandate questa
cosa? Non vi risulta forse dalle Scritture che Colui che da principio creò
l'uomo, lo creò così che fosse
soltanto un maschio e una femmina? E
quando la prima coppia umana si trovò dinanzi a Colui che l'aveva creata ed
ebbe visto come la bella donna piaceva immensamente all'uomo, allora
quell'Unico che voi non avete ancora riconosciuto, parlò così: ‘Ecco, perciò in
avvenire l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie, e così i
due diventeranno una stessa carne’. Ma se, conformemente alla parola di Dio, questa
cosa sta in questi termini, essi non sono più due, ma una carne sola. Ora, ciò
che Dio ha unito, l'uomo non deve separarlo!”. – A questo punto i farisei
obiettarono: “Se tu sei un conoscitore così profondo della Scrittura, non
ignorerai neppure che proprio lo stesso Mosè, il quale espose la creazione
dell'uomo, prescrisse con forza di legge che si desse atto di divorzio e che ci
si potesse dividere dalla moglie per fondati motivi”. – Ed Io replicai: “Certo, Mosè vi permise
l’atto del divorzio grazie al quale potete separarvi dalle vostre mogli, ma
questa cosa egli la fece solo perché vedeva la durezza dei vostri cuori, mentre
nel principio dell'umanità su questa Terra non era così, ma era come già vi ho
detto prima”. Io però vi dico ancora:
“Chi divorzia dalla propria moglie – sia pure a causa della malvagia
fornicazione della stessa – e ne sposa un'altra, commette adulterio; e altresì
si rende adultero colui che sposa la donna che è stata ripudiata”. Che genere
di peccato sia però l'adulterio, questo lo sapete certamente, e non occorre che
Io ve ne dia ulteriori spiegazioni”» [G.V.G. –
V/255,5-10].
«Una
cosa soltanto mi si prospetta ancora, quale un quesito molto preoccupante, e
questa cosa è la seguente: “Non c’è proprio assolutamente nessun caso nel quale
una unione matrimoniale definitivamente conclusa possa essere sciolta del
tutto, in modo che le due parti
divise possano, ciascuna per sé, contrarre un nuovo matrimonio senza rendersi
colpevoli del fatale peccato di evidente adulterio?”. – Rispondo Io: “Oh,
certo, di casi simili ce ne possono essere. Ad esempio, ammettiamo che un uomo
avesse preso in moglie una donna ben dotata di ogni attrattiva femminile, ma
che fosse poi risultato che la donna sia un’ermafrodita[86].
In un simile caso non resterebbe sicuramente altro che dichiarare
immedia-tamente sciolto il legame matrimoniale, se ciò fosse richiesto.
Naturalmente, però, se non c’è un querelante, allora su questa Terra non vi è
più neanche [bisogno di] un giudice. Ma data la possibilità di simili casi,
allora sarebbe conveniente emanare una legge secondo la quale un tale
matrimonio non deve essere ammesso, e la parte che, pur sapendo bene tra sé di
non essere adatta per un patto matrimoniale, [sollecitasse l’unione] deve
essere ritenuta responsabile di imbroglio e tenuta al risarcimento dei danni!
Ma quanto è stato detto qui riguardo alla donna, vale anche per l’uomo se
questo non sia completamente uomo. Se la moglie lo abbandona e poi si sposa con
un altro, allora essa non commette adulterio. Oppure potrebbe accadere che una
o l’altra delle parti coniugali abbia una tale infermità del corpo al punto che
all’altra parte sarebbe impossibile
viverle accanto; ebbene, anche in questo caso sarebbe da sciogliere del tutto
il matrimonio, però solo nel caso in cui un contraente non avesse potuto essere
a conoscenza dell’infermità dell’altro prima del matrimonio. Ma se il
contraente fosse stato a conoscenza di tale infermità e nonostante ciò abbia
acconsentito al matrimonio, allora questo è valido e non può essere sciolto! Le
infermità che comportano il completo scioglimento di un matrimonio già concluso
sono queste: l’ossessione occulta di una o dell’altra delle due parti
matrimoniali, così pure una pazzia periodica, una lebbra segreta di specie
maligna, una tumefazione cancerosa, la pediculosi[87],
un’inguaribile tubercolosi, l’epilessia, l’ottusità completa di almeno due
sensi, la paralisi reumatica e un pestifero cattivo odore del corpo o
dell’alito. Se dunque il contraente sano
non abbia – prima del matrimonio – saputo niente che l’altra parte contraente
fosse afflitta da una delle menzionate infermità, allora egli può anche
immediatamente, dopo aver concluso il matrimonio, chiederne il completo
scioglimento, e questo deve essere accordato! In questi casi, infatti, il
contraente sano è un ingannato, e la frode scioglie qualsiasi contratto, e
quindi anche quello del matrimonio. Se invece tali coniugi non intendono
separarsi, anche secondo la volontà del contraente sano, allora il matrimonio è
da considerarsi valido e non può essere concesso più tardi ai contraenti
nessuna separazione all’infuori di quella di mensa e di letto, poiché in questo
caso va applicato il vostro principio: ‘Volenti non fit iniuria’[88].
All’infuori di questi casi, però, non ce ne sono quasi più altri da poter
accettare come causa di divorzio pienamente valido. In qualsiasi altro caso di
matrimonio non bene concluso, i coniugi devono aver pazienza l’uno dell’altro
fino alla morte, perché come la giovane coppia ha gustato il miele del
matrimonio, così essa deve poi accontentarsi anche del fiele del matrimonio. Il
miele però è, ad ogni modo, la parte peggiore, è solo con la parte del fiele
che ha inizio l’aurea serietà della vita, ma questa serietà della vita deve
presentarsi dappertutto, perché se ciò non avvenisse, allora andrebbe male per
quanto riguarda la semina per i Cieli. Soltanto nella serietà della vita, spesso amarissima, comincia ad
animarsi e a svilupparsi il seme spirituale, il quale nella permanente vita
mielosa rimarrebbe soffocato come una mosca che, con tutta avidità, si
precipita nel vaso del miele e ci rimette la vita a causa dell’eccessiva
dolcezza del miele» [G.V.G. – III/70].
(una domanda): «“[…] Certamente, ora ci
sono chiare tutte le cose, tranne una. Ammettiamo che qualcuno abbia una moglie
che, per innato spirito di libidine e unicamente per soddisfare la brama di
impurità, sia dedita continuamente alla fornicazione nonostante tutte le
ammonizioni e le amorevoli rimostranze, così da dimostrarsi dunque
assolutamente incorreggibile! Nemmeno in questo caso è lecito chiedere il
divorzio? Oppure qual è il contegno giusto da tenere secondo la Tua Volontà?”.
– Io (Gesù) risposi: “Da una simile
donna, che evidentemente è un'adultera, puoi senz'altro separarti chiedendo il
divorzio, però non ti è lecito passare ad altre nozze mentre lei vive ancora!
Infatti, tu non puoi sapere se la tua donna un giorno non si ravveda e non
ritorni pentita a casa tua, riacquistando con ciò una compagna migliore e
fedele. Se invece nel frattempo ne sposassi un'altra, e la tua prima moglie
ritornasse poi da te migliorata e pentita, non ti sarebbe più possibile
riaccoglierla a causa della seconda moglie! Ebbene vedi: è chiaro che questo
sarebbe qualcosa di peggio per te e di peggio ancora per le tue mogli, ormai
due di numero, perché con la prima non potresti essere misericordioso, né
d'altro canto ti sarebbe possibile divorziare dalla seconda, mentre tu devi
essere misericordioso come lo è il Padre nel Cielo. Ma se non puoi mettere in
pratica la misericordia, cosa sei allora, e che cosa vuoi fare per restare nei
limiti del Mio Ordine? Tuttavia, se i tuoi impulsi sono potenti e la tua natura
è esuberante, allora ritorna col pensiero agli antichi padri; nel tuo cuore
però sii fedele a Dio e guardati bene dalla lussuria, dall'impudicizia e dalla
fornicazione! Infatti, né fornicatori né adulteri entreranno nel Regno di Dio.
Adesso hai ben compreso tutto questo?”» [G.V.G. – V/256 8-9].
*
La poligamia
La poligamia nel mondo è uno stato
di fatto che, solitamente, sancisce l'unione in matrimonio di un uomo con più
donne. La storia insegna che questa pratica ha origini remote ed era
particolarmente diffusa; anche nella Bibbia si parla di poligamia senza troppo
pudore, proprio perché a quel tempo faceva parte degli usi e dei costumi di
diverse culture. Ad oggi, per ovvie ragioni, la situazione è differente, e in
molti paesi, compresa l'Italia, la poligamia è considerata reato:
«Chi di voi pagani seguirà la Mia Dottrina, si dovrà adattare sempre a
mettere in pratica il Mio consiglio, ma per quanto si riferisce alla poligamia,
per i Miei seguaci deve valere quello che venne stabilito da principio su
questa Terra, dove Dio creò un solo uomo, quale primo, e gli diede una sola
donna. Infatti, quando un uomo ha già sposato una donna alla quale ha promesso
tutto il suo amore e immutata fedeltà e poi ne prende una seconda e una terza,
e talvolta anche di più, è evidente che commette adulterio rispetto alla prima
moglie, stando nella Legge in cui è scritto: “Tu non devi commettere
adulterio!”. Io vi dico che la poligamia è un gran male, perché rende l’anima
molto sensuale per il grande piacere della carne, e quindi la poligamia è e
rimane una maligna lussuria, una prostituzione e un evidente adulterio! Tutti
coloro che sono affetti da tali vizi, non entreranno nel Regno di Dio. E come
lo potrebbero? La loro anima è sepolta troppo profondamente nella massa
sensuale del loro corpo e nella loro carne, e non può più né comprendere né
percepire nulla di spirituale! Perciò tali lussuriosi entrano difficilmente o
anche quasi per niente nel Regno di Dio, poiché Io ho spiegato più che a
sufficienza a voi tutti in che cosa propriamente consiste il Regno di Dio.
Tuttavia, per quanto dannosa sia la poligamia per l’anima dell’uomo, Io
comunque non vi do nessuna legge contraria, ma lascio tutto alla libera volontà
di ogni uomo, indicandovi la verità e dandovi il buon consiglio. La stessa cosa
vale anche quando un uomo tiene presso di sé delle schiave come concubine,
poiché anche con loro egli commette adulterio verso la moglie legittima. Invece
un uomo che non ha una moglie legittima ma conduce la sua vita lussuriosa
soltanto con concubine, è altrettanto basso e malvagio, anzi spesso ancora
peggiore di qualche debole adultero, poiché egli non danneggia soltanto la sua
anima, ma danneggia anche l’anima delle sue concubine lussuriose. Tali uomini
si preparano una sorte misera ed amara già in questo mondo, e ancora più misera
e cattiva nell’aldilà, poiché con la loro condotta hanno dissipato quasi tutta
la sostanza vitale eterea della loro anima» [G.V.G – VIII/41,1-6].
Nel tempo dei primi uomini dopo
Adamo, più volte il Signore andò a trovare i ‘figli’ sotto mentite spoglie, per
guidarli, finché poi essi non scoprivano Chi era. In una di queste occasioni
riferite nel Governo della Famiglia, a una domanda di Lamec sulla poligamia,
seguì la seguente risposta:
«“O Signore, Tu migliore, amorevolissimo e Padre Santo!. Vedi, molte volte
ho riflettuto, così tra me e me, se veramente sia giusto che l’uomo si prenda
più mogli! La natura certo si esprime a favore di questo, considerato che
l’uomo, quasi ogni giorno, è atto a generare, mentre la donna, a stretto
rigore, non può concepire che una volta all’anno! Se ora si considera questo
rapporto alla luce dell’intelletto approvante, allora la poligamia appare
perfettamente conforme alla natura e allo stato delle cose, dato che con ciò la
popolazione non può avere che un vantaggio e mai un danno. Se però d’altra
parte si considera il fatto che il numero degli uomini è all’incirca uguale a
quello delle donne, allora si dovrebbe invece dedurre che Tu non abbia
stabilito che ci debba essere la poligamia, essendo le donne a volte
addirittura in numero inferiore degli uomini, a volte in numero uguale e solo
molto raramente sono in numero maggiore, seppure del tutto in modo non
significativo. Questo rapporto dunque contraddice evidentemente l’altro, ossia
quello della necessità naturale dell’uomo, per quanto questa sia regolabile dal
punto di vista dell’intelletto, perché se io ammetto completamente la
poligamia, allora immediatamente delle migliaia di uomini vengono a trovarsi
senza donne, quantunque essi siano altrettanto atti alla generazione quanto
coloro che possiedono molte donne. Se però io non ammetto la poligamia, allora
l’uomo, che è atto a generare ogni giorno, non può ragionevolmente generare che
una volta l’anno soltanto, cosa questa che, tuttavia almeno apparentemente, sta
in netto contrasto con la natura dell’uomo. O Signore, riguardo a questo punto
anzitutto bramerei che Tu mi donassi una vera luce!”. E allora il Signore
rispose a Lamec: “Vedi, questa è una domanda molto buona e veramente utile, e
una completa risposta non deve affatto mancare alla vera guida di un popolo così
numeroso; e così dunque ascolta, Io darò una giusta risposta a questa tua
saggia domanda. Vedi, se la poligamia stesse entro l’ambito del Mio Ordine,
allora certamente già da principio – quando Adamo fu creato da Me quale primo
uomo della Terra, uomo che vive ancora attualmente sull’altura e che continuerà
a vivere ancora per alcuni anni – Io avrei, per questo primo uomo, anche creato
all’incirca trecentosessanta donne, in modo che avesse potuto fare un uso
naturale della sua quotidiana facoltà generativa! Ma vedi, Io invece creai per
lui soltanto una donna, e in questa quantità do tuttora a ciascun essere
maschile solamente un essere femminile; e da ciò tu puoi immediatamente e con
tutta facilità trarre la conclusione che all’uomo è destinata, da parte Mia,
soltanto una donna, nonostante la sua abbondante capacità generativa. Ma per
quanto riguarda questa capacità generativa, essa non è data all’uomo per la
procreazione molteplice, ma solo per la vigorosa procreazione; e così l’uomo
può generare con una donna certo pochi figli, ma questi saranno tanto più
vigorosi, mentre dalla procreazione molteplice possono venire alla luce
soltanto dei figli estremamente deboli e immaturi. Infatti, ogni seme susciterà
un cattivo frutto o assolutamente nessun frutto, se prima non sia giunto a
piena maturazione. Così è anche tanto più il caso dell’uomo, perché allora si
tratta di suscitare il frutto più nobile fra tutti. Perciò si rimanga con una
donna, e questa fa già abbastanza se ogni tre anni matura un frutto soltanto.
Hai compreso tutto ciò?» [G.F.D. – III/63].
*
Il demone dei
giocattoli e la moderna educazione
Che un innocente giocattolo dato a un bambino
il giorno del suo compleanno, oppure il concedere che nelle scuole materne si
utilizzino giocattoli in grande abbondanza quale insegnamento giocoso imposto
da tutti i psicologi infantili, oppure che una bambolina potesse essere
considerata, sotto l’aspetto spirituale, il sottoprodotto di un demone, ciò è
veramente incredibile. Eppure, l’insegnamento dall’Alto è chiarissimo, poiché
una volta che un bambino avrà in sé ospiti indesiderati provenienti dal basso,
tutta la sua vita terrena non basterà a liberarlo da quei demoni presi nella
fanciullezza. Scopriamone il perché:
«Un’altra
categoria di uomini ha già, fin dalla giovinezza, una particolare inclinazione
ad ogni tipo di giochi, la qual cosa deriva da un gravissimo errore di
educazione. Essi non riescono a impiegare il tempo in nessun altro modo se non
con giochi e trastulli. Questa propensione ai giochi viene destata da genitori
sciocchi e miopi, fornendo, già a
fanciulli in tenera età, continuamente una quantità di cosiddetti giocattoli,
allo scopo di poter, mediante questi, farli star quieti se sono proprio
piccini, e spronarli con questi stessi giocattoli a una qualche attività se
sono un po' grandicelli. Per smerciare simili giocattoli nelle città vi sono
perfino degli appositi negozi e, peggio ancora, vi sono addirittura mercati e
fiere nei quali tali sciocchi prodotti vengono offerti in vendita nell'assortimento
più svariato possibile, e non di rado sotto le forme più scandalose. Ecco,
questa è un nuova sorgente e una nuova via per la quale le male anime di uomini
defunti s'insinuano nella carne di simili fanciulli. E le conseguenze quali
sono? Questi fanciulli vengono, dagli spiriti che dimorano in loro, incitati a
chiedere sempre di più e sempre nuovi giocattoli; e i figli di più d'un
genitore possiedono tanti giocattoli da costituire già un discreto capitale. I
fanciulli s’immergono allora in questi giochi e non hanno quasi più sosta e
pace per pensare a qualcos'altro. I maschietti ricevono cavalli di legno, elmi
di carta, schioppi e sciabole di latta, ma quando sono cresciuti vogliono aver
cavalli viventi invece di quelli di legno, e veri fucili invece degli schioppi
di latta; perché è certamente necessario
che un giovanotto, prima di tutto impari a ballare, a cavalcare, a tirare di
scherma e a nuotare. Anche qualche esercizio di tiro alla pistola non può
nuocere. Oltre a ciò va da sé che un giovane cavaliere, come voi dite, prima
ancora di conoscere la propria madre lingua, bisogna che impari a masticare un
paio di lingue straniere moderne, così che possa poi naturalmente leggere con
competenza il giornale di mode, e che già da giovanotto si abitui ad infilare
le mani in guanti glacé molto ben stretti così da far sembrare le dita
altrettanti bastoncelli rigidi, e beato colui che, già da piccolo, può emergere
quale primo in qualche ballo di fanciulli, nel qual caso manca poco che i
genitori di un simile genio si ammalino talvolta per la grande estasi; in ogni
caso ci sono lacrime di gioia in abbondanza. Ora queste lacrime, quali
specifici, causano all'anima quello strano effetto che consiste in questo:
poiché queste lacrime hanno dovuto prender congedo dagli occhi in maniera tanto
ridicola, esse cercano di rifugiarsi poi negli orecchi della stessa anima, e
perciò sono appunto gli orecchi che tradiscono un inconsueto enorme
allungamento. Simili figli, non di belle ma di perdute speranze, avviati nella vita da tali genitori dotati di una asinaggine
davvero superlativa, non possono
diventare che bellimbusti vanitosi che nulla sanno perché nulla hanno mai
appreso di tutto ciò che avrebbe potuto, sia pure in minima misura, arricchire
il buon patrimonio intellettuale della loro anima. Ma affinché un bellimbusto
di questa specie riesca perfetto, è anche necessario che già nei primissimi
anni della sua vita conosca a fondo tutti i nobili giochi, riguardo ai quali
oggigiorno si può aver sottomano perfino scritti e stampati contenenti le
istruzioni più significative e utili – per l'inferno s'intende – e addirittura
profonde considerazioni filosofiche. Certo, molto meglio sarebbe sapere
qualcosa di storia, e neanche la geografia guasterebbe; citiamo questo perché
del Vangelo è meglio non parlarne, perché al mondo non si possono dare che
consigli mondani, poiché quelli divini non fanno per lui. La storia e la
geografia potrebbero almeno avvicinare un po’ tale individuo a ciò che è
Divino, mentre essi, per effetto dell'educazione moderna poc'anzi descritta,
vengono avviati integralmente senza
grazia né pietà per la via più diritta che conduce nel profondo dell'inferno. E
tutto ciò in conseguenza del ‘demone del gioco’ che già nei primissimi anni di
vita ha preso possesso della carne e vi si è radicato; ora questo demone è uno
tra i più ostinati e tenaci, perché riunisce in sé la passione del gioco, la
smania di essere ammirati, la permanente avidità dei piaceri, la brama
materiale del guadagno e, con questa, la mal celata ambizione. Questo demone è
il più difficile da cacciar fuori dalla carne umana, e non vi esce quasi in
nessun altra maniera se non in quella come vi è uscito da Giuda Iscariota, il
quale tuttavia era di gran lunga migliore del meno peggior bellimbusto vanitoso
del tempo moderno. Non diversamente il sesso femminile viene esso pure guastato
talmente che, non di rado, l'anima già di una cosiddetta dodicenne, assomiglia
perfettamente a un Proteo[89] dalle molte
forme. Una signorina di questa fatta è già nella culla una modista, perché a
questo scopo possiede già parecchie bambole di cui cura la pettinatura e a cui
confeziona delle vesti nuove, badando, oltre a ciò, a far apprendere a queste
signorine certi atteggiamenti come li vede raffigurati in qualche giornale.
Inoltre essa deve, naturalmente, cominciare a parlare il francese oppure
l'inglese; quanto a pregare, nessuno, neanche
alla lontana, ci pensa. Anche il maestro di ballo riceve ben presto il suo bel
da fare, e dopo di lui il maestro di pianoforte e di disegno. Così facendo e
applicando a dovere i sistemi dell'istruzione, dalla bambina in culla, capace
appena di soffiarsi il naso, salta fuori una bambina prodigio e, quando questa
è alta solamente cinque spanne, diventa già un angelo, se non addirittura una
dea. Va però da sé che, non già per la religione come tale, ma per il "bon
ton" (galateo) in una simile
casa il catechista deve assumere la parte del mentore[90].
Allorché una simile fanciulla ha raggiunto il tredicesimo o quattordicesimo
anno viene già acconciata secondo le prescrizioni del più reputato giornale di
mode, e viene introdotta nel cosiddetto gran mondo, nella cui occasione
certamente altre lacrime di gioia scorrono dagli occhi dei genitori, qualora
una simile figliola, presentata per
la prima volta nell'alta società, vi abbia riscosso l'ambito applauso. Questa
figliola, si capisce, nonostante il mentore catechistico, non conosce di solito
neppure un testo della Sacra Scrittura, né il Padrenostro né i dieci
Comandamenti, perché la preghiera è senza dubbio qualcosa di volgare e non vi è
posto per essa tra la cosiddetta genuina "haute volée" (società
bene). Qui anzitutto si bada solo al
portamento, all'atteggiamento e all'incedere, se questi sono conformi alle
prescrizioni del giornale; dopo di ciò ha pregio una nuca bene in mostra, un
bel viso, delle mani bianche, morbide e paffutelle, e se mai, ancora un piede
ben formato, proporzionato e adorno; così pure non lieve importanza ha il fatto
che una simile fanciulla sia o meno versata nella nobile arte del flirt.
Certamente, a conclusione, è necessario quanto mai che, come voi usate dire, il
suo abito sia sceltissimo. A queste condizioni un simile ultramoderno esemplare
di lusso della "haute volée" femminile è bell'e pronto. Quale
felicità sarebbe, così s'illude più d'una testa d'asino, poter ottenere in
moglie uno di questi esemplari di lusso femminile! Sì, davvero proprio beato
sarebbe un tale asino, perché il suo esemplare di lusso potrebbe in breve tempo
almeno infondergli la persuasione supremamente modesta di essere egli un gran
somaro sul serio, e in secondo luogo che il suo inebriante esemplare di lusso
femminile altro non è che un sepolcro imbiancato, ovvero una statua dorata esteriormente, il cui legno interiore
non vale nemmeno un centesimo. Ma quale è la causa di una simile degenerazione?
Questa causa è già stata indicata prima: è la possessione ad opera di un
cosiddetto demone del gioco che, dell'umanità, si permette di fare quello che i
fanciulli, specialmente le fanciulle, fanno con le loro bambole. Non sarebbe meglio, se proprio si vuole assolutamente
che i bimbi abbiano dei giocattoli, che si desse loro per giocare oggetti tali
che possano in un modo o nell'altro avere rapporto con la Mia fanciullezza su
questo mondo? Con ciò si coltiverebbero nei fanciulletti dei buoni impulsi e,
fattisi più grandicelli, si informerebbero con lieta curiosità riguardo ai
particolari delle cose e degli avvenimenti, e circa il significato e gli scopi
dei loro balocchi. In tali condizioni un vero catechista avrebbe poi certamente
un lavoro quanto mai gradito nel curare la piantagione di una giovane vigna e
ne raccoglierebbe in breve dei frutti meravigliosi. Così invece si batte la via
perfettamente opposta; e invece che per il Cielo, il bimbo già nella culla viene
ammaestrato per l'inferno, il quale di solito finisce col trionfare. Di questo
calibro è la gente che, per lo più, viene indirizzata all'inferno, perché
questi tali si ritengono molto buoni e giusti e, secondo i loro concetti, del
tutto virtuosi per il mondo; pensare a un ravvedimento è cosa vana. Il
ravvedimento non sarebbe, secondo l'idea di questi tali, che un regresso e una
decadenza dai loro raffinati costumi. Un ladro o un assassino può provare il
pentimento; un fornicatore, un adultero e anche un beone può, date certe
circostanze, essere condotto al punto da poter constatare la sua immensa
stoltezza, nel qual caso gli si può dire: "I tuoi peccati ti sono
perdonati; va ora, e non peccare più!". Ma che cosa si dovrebbe dire a
questi rappresentanti del gran mondo, raffinatissimi, orgogliosi e colmi di
superbia? Essi si reputano giusti ed estremamente civilizzati, ed osservano le
leggi della convenienza e del buon gusto; soccorrono anche i poveri quando le
convenienze lo permettono, frequentano anche le chiese, naturalmente nelle
occasioni in cui soltanto il mondo elegante usa darvisi convegno, assistono
pure a qualche predica, purché il predicatore sia un uomo di buon gusto e
sappia svolgere il suo tema con almeno un po’ di elegante teatralità e che,
naturalmente, possegga anche una voce gradevole e sia di bella presenza. Della
predica certamente non si fa gran ché
caso; se però essa è conforme alla moda e al buon gusto, il predicatore può
farne senz'altro un'edizione elegante in dodicesimo, e può dedicarla a qualche
cospicua dama. In tal caso questa predica rende al predicatore almeno alcuni
zecchini, oppure talvolta anche un avanzamento di carriera, e al libraio, non
già per la predica in se stessa ma per questione di moda e in omaggio alla
nobil dama, qualora ad essa sia dedicata, procura un non disprezzabile smercio.
Certo, chi la compera non si propone punto di rileggerla, ma di arricchire la
propria biblioteca e nulla più. Da tutto questo si vede perciò quanto sia
difficile o addirittura impossibile indurre simili esseri al ravvedimento,
perché con loro c'è sul serio da rimettervi, come voi usate dire, ‘tanto il
battesimo come l'olio santo’. Nel mondo degli spiriti ci vorrà molto per
ricondurre queste individualità sulla via della Vita, giacché, per quanto possa
sembrarvi incredibile, questi tali hanno ripugnanza del Mio Nome, e Io stesso
costituisco per loro un assoluto nulla, o tutt'al più un povero moralista dei
tempi andati, la cui morale però anch'essa non ha ormai più alcun valore, dato
che a Parigi ne hanno inventata una molto migliore. Nel mondo degli spiriti,
dove naturalmente non sono ammessi i giornali della moda parigina, spira poi di
certo un altro vento; senza dubbio, è sempre un vento di Grazia, ma per tali
anime esso odora peggio della peste, e perciò esse anche fuggono molto tempo
prima da un luogo dove sospettano di poter incontrare un simile vento di
Grazia. – Io ve lo dico: "Da questa classe di uomini, saranno molti quelli
che finiranno sommersi tra gli escrementi di Satana, vale a dire tra quell’ultima
immondizia o scoria materiale destinata ad intraprendere con il proprio centro
quell'ultimo viaggio che voi già conoscete» [L.T.
– cap. 60].
*
L’educazione dei
bambini
Se i giocattoli, secondo gli insegnamenti
dall’Alto, non sono assolutamente da considerare positivi per la crescita
spirituale di un bambino, come crescerli allora? Di solito, in una famiglia
ordinata i bambini sono amati a più non posso, ma quale dovrebbe essere il
miglior modo per evitare errori di cui i genitori ne diverrebbero poi
responsabili?
«Tra gli uomini devono certo esserci dei divari; tuttavia riguardo
all'anima nessuno fu mai posto su questo mondo in condizioni di abbandono e di
trascuratezza tali da dover provocare la completa materializzazione dell'anima
stessa! Infatti, non un’anima umana è stata mai posta nella carne senza la
libera volontà e senza una propria intelligenza. La ragione principale della
rovina delle anime umane è da ricercarsi anzitutto nella prima educazione, che
generalmente è falsa ed è ispirata a uno sconsiderato amore; in pratica si
lascia che l'alberello cresca come vuole, e con un viziare quanto mai
inopportuno si contribuisce, quanto più possibile, al fatto che il tronco si
sviluppi ben curvo e contorto. Quando però il
tronco si è consolidato, allora a poco o nulla servono di solito tutti i
tentativi per raddrizzarlo: un'anima che è cresciuta storta, di rado riesce a
diventare un tronco perfettamente diritto! Cercate perciò voi tutti di
mantenere diritti i vostri figli nella loro prima giovinezza, quando si
lasciano facilmente guidare, e allora si troverà ben difficilmente in qualche
luogo un'anima tanto materialista da non poter comprendere lo spirituale e da
non adattarsi con facilità ad un retto operare sulle vie del vero Ordine della
vita proveniente da Dio. Prendete ben nota di questa cosa, poiché è proprio per
questo che Io vi ho mostrato come procede l'incarnazione di un'anima nel corpo
materno! Un fanciullo, fino al suo settimo anno di età, è ancora molto più
animale che uomo, poiché quanto vi è di umano nel fanciullo, giace ancora in un
sonno profondo. Dato quindi che fino alla menzionata età un fanciullo è molto
più animale che uomo, è chiaro che egli debba avere anche delle necessità
prevalentemente animalesche e, accanto a queste, poche di veramente umane. Di
conseguenza si dia loro lo stretto necessario; li si abitui per tempo a ogni
tipo di rinunce, non si lodi mai esageratamente i bravi, ma d'altro canto non
si usi mai neppure eccessiva durezza con quelli che sono meno bravi e meno capaci,
ma questi siano trattati con giusto amore e pazienza. Si lasci che si
esercitino in ogni cosa buona e utile, e si eviti che nell'animo di un
fanciullo, per quanto bravo, si annidi la vanità, l'amore di se stesso e la
presunzione. Né si rendano i fanciulli, qualora siano in qualche modo
fisicamente belli, più vanitosi e superbi ancora di quanto generalmente lo
siano già per natura mediante il dono di belle e ricche vesti. Li si mantenga
puri, senza tuttavia farne mai dei cosiddetti idoli della famiglia, e così
facendo, già dalla nascita saranno avviati per quella via che, nella loro più
matura giovinezza, li farà arrivare al punto dove voi tutti, per mezzo Mio,
arrivate solo adesso. La vergine giungerà completamente casta e costumata allo
stato di madre stimata e rispettata, e il giovinetto entrerà nell’età virile
con anima matura di uomo e con spirito risvegliato in essa, e sarà una
benedizione per i suoi, nonché per la Terra e per tutte le sue creature. Se
invece cedete troppo alle brame e alle passioni animalesche dei vostri figli,
aprirete con loro anche una nuova e ampia porta a tutti i vizi, attraverso la
quale essi si precipiteranno a legioni in questo mondo pieno di perdizione; e una volta arrivati a questo punto,
voi scenderete in campo inutilmente contro di loro con ogni tipo di armi, e non
otterrete nessun risultato contro la loro potenza e immensa violenza. Curate
dunque bene gli alberelli affinché crescano diritti verso il Cielo, e
purificateli con attenzione da ogni mala escrescenza, perché quando gli alberi
si sono fatti grandi e robusti, ma sono cresciuti curvati e contorti malamente
per effetto del soffio di venti maligni, allora non sarete più in grado di
restituir loro la forma diritta neanche se impiegate i mezzi più violenti! Così
anche un fanciullo lo si può facilmente plasmare come si vuole, mentre un
adulto o addirittura un vecchio acconsentirà a mutare poco o niente di sé.
Prestate perciò la massima attenzione anzitutto alla vera e buona educazione
dei vostri figli, così sarà poi un facile compito per voi predicare
integralmente ai popoli nuovi questo Mio Vangelo, e la buona semenza cadrà
anche su un terreno buono e pulito, e finirà col rendere frutti centuplicati;
ma se lascerete che i vostri figli crescano come fanno le scimmie, essi,
divenuti erba cattiva, vi riserveranno i vantaggi che le giovani scimmie
riservano ai loro genitori, e cioè quello che gli anziani raccolgono viene
divorato e distrutto maliziosamente dai loro piccoli, e se gli anziani vogliono
impedire un simile danneggiamento, i giovani si faranno loro incontro
digrignando i denti aguzzi e li cacceranno via» [G.V.G. – IV/124].
*
L’ambizione umana già in tenera età
Sull’educazione dei bambini concludiamo con un
importantissimo lungo capitolo della Nuova Rivelazione, poiché da una parte è
necessario che il lettore, non ancora convinto dell’elevata missione del
mistico Lorber, sia sempre più invogliato ad entrare nel linguaggio educativo
di un Padre amorevole che non lascia nulla al caso, e dall’altra, per
approfondire il tema dell’educazione dei giovani, affinché si possa comprendere
che il motivo per cui una società – e in particolare come lo sono diventate
tutte quelle dei paesi industrializzati emancipati – va a rotoli non a causa
della politica o dei governanti, ma per il comportamento di tutti i cittadini
che, alla stregua di quelli del tempo di Saul che pretendevano un re, hanno in
ogni tempo il governo che si meritano. Ciò non fa che evidenziare come la guida
dall’Alto non è mai mancata sulla Terra, e che la colpa di come vanno le cose
qui non è altro che del popolo:
«Peggiore e più dannosa ancora dell'irascibilità o del demone dell'ira
nella carne umana, è l'ambizione, che certamente, avanza di pari passo con
l'ira, ma ne è il fondamento, poiché chi è umile non si lascia trascinare
facilmente dall'ira, mentre un orgoglioso, secondo quanto usate dir voi, si
accende immediatamente come un fiammifero. L'ambizione è il vero e proprio
demone nell'uomo ed è quasi del tutto simile a Satana. Questo maligno spirito
s'impossessa dei fanciulli non appena sono arrivati a un certo grado di
conoscenza di se stessi. Predisposizioni in questo senso si possono certo
osservare anche prima, quando i fanciulli possono a mala pena parlare. Provate
a radunare alcuni fanciulli, osservateli durante i loro giochi e vi accorgerete
presto che l'uno vorrà primeggiare sull'altro; ciò perché ad un simile piccolo
essere che sa appena balbettare qualche parola, già prova piacere se da parte
degli altri gli viene reso omaggio. Questa tendenza è particolarmente evidente
nel sesso femminile; la fanciulla troverà ben presto di essere bella e inizierà
ad adornarsi, e a chi vorrà insinuarsi nell'anima di una così fatta fanciulla,
basterà che in ogni occasione metta in evidenza la sua bellezza, ed essa allora
comincerà a sorridere con apparente lieve imbarazzo, e si troverà non troppo a
suo agio se, in sua compagnia, vi sarà una seconda ragazza molto bella. Molto
più seria si farebbe poi la faccenda nel caso fosse lì presente una terza
fanciulla ancora più bella; parecchie lacrime scorrerebbero, se proprio non
apertamente, certo almeno in segreto. Nei ragazzi, quando sono ancora piccoli,
la bellezza fisica non rappresenta ancora un parte importante, tanto più invece
la forza. Ognuno vuol essere il più forte, e con la sua forza vuol vincere
completamente i suoi compagni, ed è sempre pronto a cogliere qualsiasi
occasione per fornire prova di questa sua forza, con le mani e con i piedi,
senza grazia né pietà; prove che talvolta sono quasi micidiali, unicamente per
essere considerato il più forte e quindi il più temuto della compagnia. In tali
occasioni ci si accorge con tutta facilità della presenza del demone
satanicamente malvagio già nei fanciulli. Che un simile demone debba essere
combattuto senza indugio, è suggerito già dalla natura stessa, anche se nessuno
dovesse possedere in questo campo una qualche cognizione superiore e più
profonda; ciò perché è evidente che una simile ambizione può anche degenerare
troppo spesso nei peggiori vizi. Una fanciulla che brama ardentemente di
piacere diventa prestissimo una civetta, e subito dopo anche una meretrice, nel
cui stato essa viene già a trovarsi, in un certo modo, al punto dove Satana
voleva condurla. Il ragazzo, dal canto suo, diventa in brevissimo tempo un
essere grossolano, attaccabrighe e, in generale, un individuo cui niente è
sacro all'infuori di se stesso. Non passa molto che questi individui diventano
intriganti, maldicenti, critici di Dio e di tutte le cose; essi sanno e
comprendono tutto meglio di qualsiasi altro, e il loro giudizio deve essere il
più esatto soltanto perché sono stati essi a darlo. Chi non vuol assoggettarsi
a una tale sentenza è, nel migliore dei casi, un asino; ma può darsi che il
caso sia anche un po’ più dimostrativo, e allora l'interessato si busca delle
legnate. Che cosa si può sperare da un simile individuo? Chi mai sarà capace di
ammaestrare un tale che conosce tutto, meglio di ogni altra persona? E se anche
qualcuno si darà la briga di fargli presente, con tutta chiarezza, la sua stoltezza,
egli andrà su tutte le furie, e ciò che non potrà ottenere con l'eloquenza
della propria bocca, verrà da lui affidato all'energia delle proprie mani che,
normalmente, sono più robuste della lingua dell'avversario. Un paio di buoni
pugni o qualche manrovescio applicato altrettanto energicamente, hanno per il
momento maggior effetto del più bel capitolo tratto dalle Epistole di Paolo e
di tutta la sapienza di Socrate, giacché, laddove c'è un cavallo che tira
calci, anche Socrate e Cicerone si tirano prudentemente indietro; in un caso
simile tutt'al più Sansone o Davide, in tenuta da combattimento, potrebbero
esercitare un’efficace controffensiva. Ebbene, tutto ciò ha le sue origini
nell'ambizione, per la quale ognuno vuol essere il primo e il più grande, anche
se effettivamente è il più piccolo e ultimo; e quand'anche entrambe le armi di
cui dispone si siano smussate, gli resta comunque ancora una bocca per
maledire, e un’inestinguibile sete di vendetta. Naturalmente in tali occasioni
l'ambizione e l'ira se ne vanno a braccetto, ma al loro servizio entrano allora
la simulazione e l'invidia. Questo perfidissimo tra tutti i demoni nella carne
umana è la sorgente di tutti i mali dell'umanità, e si identifica perfettamente
con il più basso e più profondo inferno, poiché in esso si trovano riuniti
tutti i mali. Ci sarebbe mai stata una guerra, se questo demone non avesse
tanto corrotto l'umana carne? Non c'è vizio che possa trascinare tante vittime
tra le sue spire quanto l'ambizione. Un uomo (ambizioso) che abbia in sé molto di questo elemento
diabolico, non tarderà a sottomettere un certo numero di altri uomini, da
principio, senza dubbio, con il titolo di amici; ma non passerà molto che tali
amici, per eccesso d'amicizia, dovranno finire con il fare quello che verrà
loro imposto dall'amico principale, e ciò per la ragione che egli li avrà
attratti nella sfera del proprio demone dell'ambizione. Questi suoi amici si
sceglieranno a loro volta degli altri amici, e li attireranno tra le spire
dello stesso demone in cui sono stati attirati essi stessi. In tal modo il
caporione iniziale diventa un comandante superiore, e poiché la cosa promette
bene, incomincia ad impartire ordini a dritta e a manca, e in breve il suo
demone avrà catturato con la sua rete delle migliaia, le quali tutte dovranno
ballare a seconda della musica che gli piacerà suonare. Così sorgono poi le
dinastie. Allora uno sta a capo di tutti, detta e sanziona leggi, a seconda del
capriccio che lo ispira, e migliaia devono osservarle, se tra lacrime di sangue,
se volentieri o contro voglia, importa poco, poiché quando una potenza si è
concentrata in gruppo, ogni resistenza particolare riesce vana, e ragione,
intelletto e sapienza devono cedere il campo laddove un dispotismo tirannico è
assiso al trono. Se al tiranno piace accecare i suoi sudditi, non ha che da
comandare, e i suoi collaboratori, animati dallo stesso demone, strapperanno
loro gli occhi, perché sono pronti a fare tutto quello che il despota comanda.
Nondimeno agli uomini sta bene se dei tiranni signoreggiano sopra di loro; se
non sono proprio tiranni nel vero senso della parola, sono tuttavia dei despoti
ostinati che, come i tiranni, esigono la più stretta obbedienza, tanto che
considerano la minima contraddizione come un crimine di lesa maestà e la
puniscono, se non proprio con la morte, almeno con un periodo di carcere duro.
Ma, come detto, se agli uomini capita così, è perché se lo meritano. Sono gli
uomini stessi che hanno messo da parte il loro Dio e al Suo posto hanno messo
sul trono il demone del proprio orgoglio, e quello che fecero un giorno, lo
fanno tutt'oggi; ciò perché ovunque i genitori ambiscono che i loro figli
divengano qualche cosa di meglio e di più elevato di quanto lo siano essi
stessi. Il semplice contadino, quantunque non possa realizzare il proprio
desiderio, almeno accarezza nel suo cuore l'idea di fare del proprio figlio un
gran signore, e per la propria figlia, per poco che sia di amabile sembianze,
sogna almeno un matrimonio con qualche borghese benestante o con qualche
impiegato dello Stato. Un calzolaio non pensa nemmeno lontanamente di fare
apprendere ai propri figli lo stesso suo mestiere; e se ha una figlia piuttosto
graziosa che brutta, non si può consigliare certo a nessun altro calzolaio di
chiederla in moglie, perché essa può facilmente diventare la consorte di un
qualche impiegato, se non qualcosa di meglio ancora, e il figlio del calzolaio
deve naturalmente studiare per diventare quanto più e tanto meglio. E se mai
alla figlia di un simile stolto riesce davvero a diventare la moglie di un
consigliere di stato, e al figlio di giungere addirittura alla carica di
‘cancelliere giudiziario di Stato’, succede poi che il padre non può più
assolutamente permettersi l'atto audace di avvicinarsi con il cappello in testa
ai suoi figli ormai altolocati. La cosa senza dubbio lo addolora, e spesso
piange amaramente perché i suoi figli non vogliono più riconoscerlo. Ma gli sta
bene, perché è stato così sconsiderato ed ha provato gioia nell'allevare due
tiranni, invece di due sostegni per la vecchiaia. Perciò, a ciascuno avviene
secondo giustizia, e a tutta l'umanità sta bene se viene tiranneggiata ad
oltranza dall'alto in basso, perché essa stessa trova il maggior compiacimento
nel plasmare i propri figli come tiranni. Chi è che fa studiare i figli? – I
genitori! – E perché? Affinché possano diventare qualche cosa. – Ma che cosa
dovrebbero diventare? Naturalmente, se è possibile, sempre più di quello che
sono i genitori, perché dalla bocca di tutti non si ode che questo: "Io faccio
studiare mio figlio affinché un giorno possa diventare sacerdote o impiegato di
Stato, e più caro di tutto avrei se potesse arrivare a un posto di consigliere
di corte o addirittura di ministro, oppure, se entrato nella carriera
sacerdotale, riuscisse a farsi consacrare vescovo". Così si esprime
l'animo di un padre, e ugualmente così il cuore di una madre. Invece dalla bocca di un padre non si sentono
così facilmente queste parole: "Faccio studiare il mio figliolo affinché
abbia da ottenere cognizioni utili, per poi diventare, con sapiente vantaggio,
quello che sono io stesso, oppure anche qualcosa di meno, sempre però entro i
limiti del buono e del giusto"; e meno ancora si da’ ascolto alla Mia
parola, che dice: "Chi di voi vuol essere il primo, sia l'ultimo e il
servitore di tutti voi". Questo è stato il Mio comandamento. Ma ecco che a
mala pena qualche mendicante lo adempie. Invece, ciò che Satana comanda per
mezzo del proprio demone, questo diventa legge alla quale piccoli e grandi,
giovani e vecchi fanno a gara per conformarsi. Perciò anche al mondo sta dieci
volte e cento volte bene, quando viene tiranneggiato con la spada e con il
fuoco, perché esso stesso vi trova il massimo compiacimento. Cessate d'allevare
dei tiranni nei vostri figli e siate voi stessi piuttosto gli ultimi anziché i
primi, e allora ben presto i tiranni si troveranno soli sui loro troni, e
poiché voi vi troverete molto più in basso, così essi saranno costretti a
scendere profondamente dalle loro altezze per non correre incontro, abbandonati
del tutto, alla propria rovina. Se invece voi, dei vostri figli vi affannate a
fare sempre più numerosi gradini che conducono al trono, è certo che questo
dovrà sempre più innalzarsi; tuttavia, quanto più alto esso diventa, tanto più
lontano potrà scagliare i fulmini dalle sue vette sublimi, e per conseguenza
tanto più duramente sarete colpiti voi che vi trovate in basso. Ed Io
volentieri permetto che la potenza degli altolocati si accresca, affinché i
pazzi che sono di sotto abbiano qualcosa che li sproni all'umiltà e dimostri
loro quello che dovrebbero essere, ma che invece non sono. Dunque ormai i
reggenti prendono da Me la loro forza, e fanno benissimo quando opprimono il
più possibile la sciocca 'umanità, poiché essa non merita affatto un trattamento
migliore. Non è forse comune che un padre per il proprio figliolo compri un
mantello migliore di quello che egli stesso indossa, e non va una madre con le
sue figliole nei negozi di moda,
recandosi lei stessa e scegliendo per lunghe ore quanto vi è di meglio perché
esse possano fare, come si dice, la miglior figura possibile per procedere al
maggior numero di conquiste? Ma perché bisogna proprio conquistare e
innalzarsi? – Abbassarsi invece, a questo dovrebbe tendere l'umanità secondo la
Mia parola! Ma poiché si insiste nel conquistare e nell'innalzarsi, vengano
pure i tiranni; anzi, Io dico che questi sono degli angeli che reprimono il più
possibile lo spirito di conquista per mezzo di imposte e di altre leggi
onerose. – Ecco qual è di solito il linguaggio del padre al proprio figlio:
"Tu devi acquisire e far diventare proprio, un contegno tale da attirare
su di te gli occhi e gli orecchi di tutti, in modo da diventare indispensabile
a un’intera comunità!"; ovvero, detto con altre parole: "Cerca di
diventare il primo della tua comunità!". – Ma perché il padre non dice
piuttosto: "Figlio mio, tirati indietro! È meglio che sia tu, dalla tua
bassa posizione, a guardare la comunità, così che non sia questa a rivolgere
tutti i suoi occhi verso di te". – Ovvero, cosa è meglio che sia: le
fondamenta di un edificio, o un comignolo sul tetto? Poiché, se scoppia un
uragano che distrugge tetto e casa, riuscirà a smuovere anche le fondamenta? –
Chi sta più in basso di tutti, questi è anche più al sicuro; il pinnacolo di un
campanile è invece lo spasso di ogni tempesta. Perciò abbassatevi, e la vera
umiltà sia la solida base della vostra esistenza. Allora il demone maligno
dell'ambizione abbandonerà ciascuno e la tirannia avrà trovato la sua fine per
l'eternità. Credete voi forse che ad un principe interessi qualcosa di essere
riconosciuto come tale dalla massa del popolo? Egli non trarrà certo alimento
da questa per il suo onore di principe, ma come principe richiede invece agli
altissimi circoli e alla classe dei suoi pari il riconoscimento della propria
dignità. Se dunque l'umanità, senza eccezioni, scendesse giù fino alle
fondamenta dell'umiltà, il principe potrebbe andarsi a cercare i suoi pari o il
riconoscimento della propria dignità con il lanternino, ma non la troverebbe
affatto, come non si trovano diamanti già sfaccettati tra i ciottoli dei fiumi.
Ecco, questa è la via alla felicità, in questo e nell'altro mondo; solo così si
può sperare in un miglioramento, tanto dei popoli che dei principi, non già con
la disobbedienza e meno ancora con le insurrezioni contro un potere ordinato.
Se qualcuno vuol costruire un casa, bisogna che cominci dal basso; cominciare
dal tetto è una cosa che proprio non si fa. Oppure, come si potrà fissare uno
stendardo o una croce sulla cima di un campanile, se per edificare la torre non
sono neppure poste le fondamenta? Chi vuol migliorare gli altri, migliori
anzitutto se stesso e conduca una vita da giusto, allora gli altri lo
seguiranno quando ne avranno visto i vantaggi. E chi vuole umiliare gli altri,
umili prima se stesso; così facendo toglierà al proprio vicino, nella propria
persona, quel gradino sul quale questi non mancherebbe di salire. Ma se
qualcuno porta sulle spalle il fratello, verrà questo giù dalla montagna se chi
lo porta non vuol saperne di scendere? Colui che è portatore, diriga dunque
egli per il primo i suoi passi verso il basso, e così scenderà anche colui che
porta; se invece il somaro sale sul monte, è ben certo che salirà pure con lui
sempre di più colui che gli siede sulla schiena e che l'opprime. Finché dunque
la Mia Dottrina non sarà osservata perfettamente in ogni evenienza, non potrà
andar meglio né qui né nell'aldilà, e né in generale né in particolare. Se
qualcuno invece seguirà questa Mia dottrina in ogni cosa, egli ne avrà bene in
questo come pure nell'altro mondo, perché un'anima umile non tarda mai a trarsi
d'imbarazzo in qualsiasi circostanza, e poiché essa è la più vicina a Me, ha
anche sempre a portata di mano la più sicura e migliore assistenza. Purtroppo,
però, qualsiasi male è più facile da sradicarsi di questo, perché gli uomini
stessi vi trovano il maggior compiacimento, e ciascuno preferisce essere un
onoratissimo signore e non un umilissimo servitore nel vero senso della parola.
Gli uomini si salutano, è vero, con un: "Servitor suo devotissimo!",
ma non fanno già così perché sentono e intendono di esserlo veramente, bensì
per un atto di convenzionale cortesia, affinché il salutato, contrac-cambiando,
debba omaggiarlo ancora di più. Oh, umanità spaventosamente stolta! Quando ti
accorgerai che senza un solido punto centrale non è immaginabile alcun mondo?
Ora, il punto centrale è certamente il punto più profondo in ogni corpo
mondiale. Perché, dunque, non vuole l'uomo, scendere nelle profondità di se
stesso, dove potrebbe trovare per l'eternità la vera assicurazione sulla vita
che è spiegata con tanta chiarezza e precisione nella Mia Dottrina? Ma a cosa
può giovare la Mia Dottrina, che significato può avere se Gesù, il suo
Fondatore, non ha ormai Egli stesso più l'onore di essere talvolta qualcosa,
all'infuori di una misera appendice di un Socrate o di un Platone, e anche
questo per particolare concessione? Ovvero, si trasforma Gesù in un vano idolo,
che di Gesù non ha che il Nome solamente, con l'aggiunta forse di qualche
briciola della Sua Dottrina in forma di geroglifici egiziani, sui quali per
altro è severamente proibito soffermarsi con il pensiero. A dirla in breve,
Gesù Lo si foggia così come meglio si avrebbe potuto per trarne profitto, affinché
possa rendere qualcosa, e non debba costare come quando diede il comandamento
dicendo: "E se qualcuno vi prega di dargli una veste, donategli pure il
mantello". Invece colui che dovrebbe essere l'ultimo e il servitore di
tutti, domina al posto supremo su milioni di uomini. Cattivo esempio davvero
per l'umiltà! Ma non può andare diversamente, perché ancora oggigiorno ci sono
molte migliaia di persone che non hanno desiderio più ardente, che vedere
innalzati a ‘papa’ i loro figli. Dunque, c'è ancora un amore molto accentuato
per il papato; e finché è così, non può andare affatto meglio» [L.T. – cap.63].
*
Il ballo, la moda, il
fumo, il bere
Il mondo spirituale è completamente
impercettibile, ed è proprio difficile da accettare mentre viviamo nella materia;
perfino gli scienziati non demordono nel volerlo includere nei loro
esperimenti, fino a cercarlo nelle particelle subatomiche, dove vorrebbero
identificarlo col microscopio, e così dall’alto del proprio orgoglio poter dire
di essere riusciti a trovarlo e così affermare la loro superiorità, per poterlo
probabilmente domare con un qualche grande strumento. Invece il mondo
spirituale è molto più vicino di quanto si possa credere, ed è proprio quello
negativo che abbraccia la vita di tutti i mortali su questa Terra, nella quale
c’è la massima lotta tra il bene e il male, per quanto invisibile. Il prossimo
esempio spiegato nella Nuova Rivelazione che riportiamo, è alla portata di
tutti, poiché il ballo è un elemento caratteristico della gioventù, e non solo,
cui tutti, bene o male, ne entrano in contatto. Le moderne discoteche non a
caso vengono chiamate dai più savi, ‘la porta dell’inferno’, e nell’esempio
riportato, ne viene spiegato il perché è proprio così:
«I frequentatori di balli, dopo l’intrattenimento, hanno una vera
ripugnanza per tutto ciò che è elevato e nobile, la qual cosa può essere
osservata facilmente nelle città, particolarmente tra gli studenti, giacché non
di rado, studenti di solito
assai diligenti, dopo un ballo, invece di pensare ai loro libri, vanno
continuamente accarezzando la visione del niveo[91]
collo, del seno, del braccio e degli occhi della propria compagna di ballo, e
la loro mente quasi non può occuparsi d'altro che dell'oggetto che ha procurato
loro tanto piacere durante il ballo. Perciò più d'uno studente pianta
addirittura gli studi; qualcuno invece di studiare le scienze, studia il modo
di guadagnarsi senza indugio un pane per poter, al più presto possibile,
formare coppia con la sua diletta ballerina, e che vada pure come vuole; e se
anche una coppia simile riesce davvero a formare una coppia matrimoniale, il
risultato è che un’unione di questa fatta finisce col somigliare tanto poco a
un vero matrimonio, quanto somiglia la notte al giorno. I primi tempi per una
coppia simile trascorrono unicamente nel soddisfacimento della brama carnale,
finché in breve tempo quasi tutti gli specifici destinati a produrre energia
generativa vengono dissipati completamente; poi sopravviene di solito il totale
infiacchimento della carne, e particolarmente degli organi genitali. In casi
simili il demone carnale che dimora in tali individui, cerca di suggerire
all'anima, specialmente attraverso i reni, di rivolgersi a della carne
forestiera; ciò ha per conseguenza che ben presto la donna viene a nausea
all'uomo, e viceversa l'uomo alla donna. Lei comincia pian piano a cercarsi degli amici di casa giovani, e lui
solitamente esce la sera in cerca d'aria fresca, a meno che, essendo
benestante, non intraprenda qualche viaggio allo scopo di un più igienico
cambio d'aria. Così la faccenda va avanti, fino a che col tempo, a una simile
coppia matrimoniale viene tanto a noia la convivenza che ricorrono al divorzio
o addirittura si lasciano rinunciando perfino al cerimoniale giudiziario. Può
anche accadere che, qualora si tratti di una casa dalle abitudini un po' più
distinte e aristocratiche, che tra marito e moglie si venga ad un accordo, nel
senso che ciascuno, per quanto concerne il piacere carnale, si riserva di fare
ciò che gli pare e piace. Simili avvenimenti, che oggi sono quanto mai
all'ordine del giorno, sono i frutti degli intrattenimenti del ballo, e la
conseguenza dell'ossessione da parte dei maligni clienti della carne già
nominati. Tuttavia questa possessione da principio non si manifesta mai con
quella violenza come nei casi in cui simili spiriti impuri si sono insinuati
nella carne mediante le bevande alcoliche. In quei casi gli spiriti delle
bevande alcoliche vengono facilmente espulsi mediante una fervente preghiera
dell'anima, ad opera del suo spirito,
dopo di che può subentrare nella carne nuovamente lo stato normale. Invece le
possessioni procurate dai pubblici intrattenimenti di ballo non sono così
facili da eliminare, e a tale scopo si esige molto digiuno, molta preghiera e
abnegazione affinché l'anima si possa congiungere sempre più col proprio
spirito, e perché quest'ultimo, agendo poi mediante l'anima, scacci la mala
genia dalla dimora dell'anima. Si domanda però: "Dove si può trovare
adesso un ballerino o una ballerina disposti a seguire questa via?". Di
solito essi già durante e dopo il ballo divorano cibo più di prima, intendendo
così fortificarsi, mentre in realtà ciò non vuol dire altro che garantire al
demone carnale vitto e alloggio vita natural durante con la propria anima e col
proprio sangue. Più d'uno di questi campioni del ballo d'ambo i sessi, quando
hanno accolto in sé simili spiriti in gran numero, anche per quanto riguarda il
corpo, vanno velocemente incontro alla loro rovina, perché quando questi
mostriciattoli carnali non trovano posto nelle reni e nei genitali, essi
stabiliscono la loro dimora nella milza, nel fegato e anche nei polmoni, e
laddove un simile immigrato dall'inferno fissa la sua dimora, egli in un certo
modo uccide la carne, e le conseguenze sono poi l'indurimento della milza e del fegato, e nella milza l'etisia[92],
la consunzione, oppure, se due o più si sono gettati sui polmoni, può seguirne
la cosiddetta tisi galoppante. Io ve lo ripeto e potete senz'altro crederlo: la
maggior parte delle malattie negli uomini deriva da simili inquilini infernali,
ai quali essi stessi hanno preparato la via che li ha condotti nella loro
carne. Questi sono perciò veri figli del mondo, e molti cominciano già in
gioventù a frequentare la scuola dell'inferno; ma affinché non si accorgano di
dar ricetto nella loro carne ad ospiti estranei della più sporca specie, questi
spiriti tentano di predisporre, per quanto è possibile, alla sensualità non
soltanto la carne di coloro che li ospitano, ma influiscono anche sull'anima,
in modo che questa cominci a compiacersi enormemente di ogni tipo di cose
mondane. Una di queste cose mondane, per esempio, è la moda. La carne
provocante deve essere avvolta a seconda della moda, i capelli arricciati,
l'epidermide strofinata con unguenti
profumati, e negli individui maschi non deve mancare l'infernale mozzicone in
bocca; molti sono gli sciocchi adoratori della moda che, non appena possiedono
qualche denaro, sprecano fumando, non di rado in una sola giornata, quanto
basterebbe a dieci poveri per comperarsi del pane a sazietà. Ma sapete voi
ancora quale significato abbia questa moda del fumo? I mali inquilini si danno
ogni premura di abituare l’anima, già durante la vita terrena, alle esalazioni
e al fetore dell'inferno, affinché dopo l'uscita dal corpo essa non si accorga
tanto presto della loro pestilenziale presenza, e affinché non abbia a
percepire troppo presto qualcosa, quando questi eccellenti compagni la conducono
inosservati al terzo inferno. É certo già stato detto che ogni anima,
immediatamente dopo la morte, viene accolta anzitutto dagli angeli, dinanzi ai
quali la mala compagnia deve sgomberare il posto senza indugio, e questo
avviene senza dubbio anche nel nostro caso. Sennonché, una simile anima non
resta continuamente in compagnia degli angeli, ma da questi viene posta in una
situazione tale che le viene reso possibile completarsi o, per parlare ancora
più chiaramente, essa viene posta in un luogo dove, mediante una certa
operosità libera, può nuovamente acquistarsi quegli specifici che sono
necessari alla propria integrazione, specifici che essa, durante la vita su
questo mondo, ha dissipato. Un simile luogo è poi quello dove la pessima compagnia degli spiriti carnali può
nuovamente avvicinarsi inosservata a una tale anima. Dato però che questi
esseri infernali, già per un'anima solo relativamente un po’ più pura, emanano
un fetore assolutamente pestilenziale ed essa stessa si accorge facilmente
della loro presenza, nel caso da noi citato avviene spesso che le facoltà
olfattive dell'anima sono tanto corrotte da non percepire l'avvicinarsi di
quegli esseri; infatti, dalla facoltà visiva non c'è molto da sperare, dal
momento che essa in primo luogo ha troppo poca luce, e anche perché la sua
vista procede ad ogni modo dall'interno, cosicché può vedere soltanto ciò che è
in lei, ma non quello che è fuori di lei. Ora questa specie di spiriti si trova
al di fuori di una simile anima, e perciò essa non li vede; invece a mezzo
dell'olfatto può percepirli e può esattamente stabilire la loro ubicazione, e
in tal modo può ritrarsi e accostarsi al proprio spirito che la illuminerà
all'istante, tanto da poter vedere subito dove si trovano i suoi nemici e quali
sono le loro intenzioni. Quando però gli infernali scorgono la faccia
dell'anima, fuggono a precipizio, perché uno spirito infernale può sopportare
facilmente tutto, ma non l’occhio di un anima pura, e naturalmente molto meno
quello di un angelo, e per proteggerli dall'occhio Mio vanno a chiamare le
montagne per ricoprirli. Da tutto ciò voi potete facilmente rimarcare perché
Io, Mi sia già ripetute volte infervorato contro l'abominevole vizio del fumo,
e nello stesso tempo avrete appreso da quest’importante comunicazione in qual
modo sorga nell'uomo lo smodato appetito carnale e dove questo possa condurre,
e come gli uomini possano anche, con certa facilità, difendersi» [L.T.– 59,6-20].
*
Un caso di possessione
Tramite il mistico Lorber ci vengono
presentati moltissimi esempi di apparizione e possessione diabolica in cui è
possibile mettere a confronto il mondo delle tenebre e quello della Luce, in
cui è evidente l’insussistenza di un qualunque equilibrio tra il bene e il
male, di cui tanti religiosi esegeti hanno nel tempo continuato erroneamente ad
insegnare. Infatti, il mondo negativo, l’inferno, il maligno, l’anticristo, non
può essere messo sullo stesso piano di quello della Luce, né può avere una
qualche possibilità di opporsi al bene, al Cielo, agli angeli o a Dio stesso, e
quindi avere la forza di contrastare, come se potesse avere una qualche
possibilità di vittoria futura. La forza che viene concessa a un caduto,
affinché gli resti una certa libertà di scelta, proprio per il fatto che non è
la sua, ma è quella concessa dall’Alto, non potrà mai essere superiore alla sua capacità di contrastare il bene. Già,
notoriamente, la forza di un angelo è tale che potrebbe distruggere tutto un
sistema solare con la sola volontà, mentre un grande ‘diavolo’, può al massimo
spargere un po’ di germi nell’aria, quando concesso, ma non potrà nemmeno gravare
molto su di un solo uomo, con la possessione, se la natura dell’uomo si rivolge
al Signore per l’aiuto.
Quindi è una lotta impari che il maligno prima
o poi dovrà comprendere, tramite la quale tutto il mondo della Luce, con i non
caduti e i redenti, collabora alla redenzione di tutti gli spiriti che devono
perfezionarsi e che ancora sono relegati nella materia, oppure persistono
volontariamente nelle tenebre.
Qui di seguito presentiamo un esempio sul
perché delle apparizioni e possessioni diaboliche:
«Dopo queste Mie parole ci recammo nella casa di Zaccheo ed egli ci fece
dare del pane e del vino, e ordinò alla sua gente di fare di tutto per
ospitarci nel miglior modo possibile. Mentre ci trovavamo in una stanza
grandissima e arredata molto riccamente, e ci stavamo rifocillando e
rinvigorendo con pane e vino, il nostro Zaccheo cominciò a ringraziarMi con
tutto il cuore perché avevo manifestato a quelli di Gerusalemme, a lui molto
antipatici, ciò che si meritavano già da molto tempo. Infatti, Zaccheo, sebbene
discendente da Abramo, era un samaritano, e perciò tanto più odiato presso gli
abitanti di Gerusalemme. Egli poi Mi chiese se Io avessi qualcosa in contrario
al fatto che lui fosse un samaritano. Io però gli dissi: “Rimani quello che sei
e sii giusto in tutto, per vero amore a Dio e al prossimo, e Mi piacerai così
più dei giudei che baciano l’oro del Tempio, mentre davanti alle porte delle
loro case fanno cacciar via i poveri come con i cani! Perciò anch’Io ben presto
li farò scacciare in tutto il mondo tra popoli stranieri, e in avvenire non
possederanno più un Paese proprio né un regno. Adesso lasciamoli ancora per
breve tempo fare ciò che vogliono, e peccare, finché la loro misura non diventi
piena!”. Dopo questo Mio breve discorso, Zaccheo Mi ringraziò di nuovo,
tuttavia Mi pregò di dargli un consiglio su ciò che doveva fare con suo figlio
maggiore che aveva già sedici anni, e da tre anni era pazzo e quasi di giorno
in giorno diventava sempre più furioso. Aveva già fatto venire tutti i migliori
medici a lui noti, e tutti avevano tentato di guarire il figlio, tuttavia non
solo tutta la loro scienza e fatica era rimasta completamente inefficace, ma il
figlio, dopo il trattamento di ogni medico, era diventato ancora peggio di
prima. Allora Io dissi a Zaccheo: “Amico, i mali di questo genere un medico
terreno non li guarisce con le sue erbe! Porta qui tuo figlio, e dovrai vedere
la Potenza della Gloria di Dio!”. Allora Zaccheo ordinò ai suoi servi che
portassero il figlio, ben legato, prelevandolo dalla sua camera ben chiusa. I
servi però dissero: “Signore, sarà una cosa molto brutta da farsi davanti a
questi ospiti stranieri, poiché, in primo luogo, egli ora smania quasi
ininterrottamente, e in secondo luogo puzza più di ogni pestilenza, perché si
imbratta di continuo con i suoi escrementi!”. Allora Io dissi: “Portatelo qui
lo stesso; poiché Io voglio vederlo, e guarirlo!”. – Un servo, che era molto
considerato nella casa, disse: “O amico, solo e unicamente Dio può guarirlo, ma
su questa Terra ormai nessun uomo lo può! Se tu lo guarisci, allora non sei un
uomo, ma un Dio!”. – Dissi Io: “Non curarti di questo, ma fa’ quello che ti è
stato comandato!”. – Allora i servi andarono e portarono il figlio, davanti al
quale tutti i Miei discepoli rabbrividirono e dissero: “Per costui le cose
stanno ancora peggio di quello che vedemmo nel paese dei Gadareni!”. Io invece
Mi alzai, rimproverai gli spiriti maligni che si trovavano nel figlio e ordinai
loro di lasciarlo all’istante e per sempre. Essi allora diedero ancora alcuni
strappi al figlio e uscirono da lui in sembianza di molte mosche nere, dopo di
che divenne completamente sano. Allora dissi ai servi: “Ora conducetelo fuori
ai pozzi e lavatelo, dategli anche degli abiti puliti e portatelo di nuovo qui,
affinché pranzi con noi!”. Così dunque avvenne. E quando il figlio, ora sano e
pulito, si trovò al nostro tavolo, tutti i parenti e i conoscenti che
dimoravano nella casa vennero nella nostra stanza, e non finivano più di
stupirsi per una tale rapida guarigione del figlio, e Zaccheo Mi ringraziò
oltre ogni misura per questa guarigione. Invece il principale dei servi Mi
disse: “Signore, Tu non sei un uomo come noialtri, Tu sei un vero Dio che noi
uomini vogliamo adorare e adoreremo sempre!”. Mentre il servo parlava ancora
così, anche il pranzo fu messo in tavola, e noi cominciammo a mangiare» [G.V.G. – IX/28 e 29].
«Mentre si mangiava e si beveva, parecchi domandarono al figlio guarito,
che appariva ora tutto fresco e sereno, se nel suo stato di malattia avesse
dovuto sopportare anche forti dolori. Egli però disse: “Come posso saperlo ora?
Poiché ero proprio come morto, e non avevo alcuna sensazione, e neppure sapevo
nulla di quanto avveniva intorno a me! Tuttavia so che mi trovavo continuamente
in un sogno, e mi intrattenevo in una bella regione con uomini buoni”. Questo
meravigliò i presenti, ed essi non potevano comprenderlo, e Zaccheo Mi domandò
come fosse mai possibile, e perché una cosa simile viene permessa da Dio. –
Dissi Io: “Amico, su ciò non vogliamo ora sprecare molte parole! Con questi
mali l’anima si ritira nel cuore, e uno, o spesso anche molti spiriti maligni e
impuri abitano il resto del corpo e fanno di esso ciò che vogliono, ma di tutto
questo, l’anima che riposa nel cuore non percepisce nulla. Nondimeno,
possessioni di tal genere vengono permesse affinché gli uomini, nei quali la
fede in Dio e nell’immortalità dell’anima è quasi del tutto spenta, comincino
tuttavia a pensare di nuovo a qualcosa di spirituale, e anche a credervi. Anche
voi, infatti, siete già divenuti deboli nella fede, e così questa lezione vi
era anche molto necessaria, prima del Mio arrivo in questa casa. Se fossi
venuto prima, tu stesso non Mi avresti creduto così come Mi credi ora, e se a
tuo figlio, al quale tenevi moltissimo, non fosse capitato questo male,
l’orgoglio e la superbia ti avrebbero ridotto a tal punto che saresti diventato
un vero diavolo tra gli uomini. Avresti bandito da te ogni fede in Dio, e
avresti valutato gli uomini come delle pure macchine. Essi avrebbero avuto un
qualche valore davanti a te solamente se ti avessero servito gratis, oppure se
ti avessero aiutato a ottenere ricchezze ancora più grandi. Quando però tuo
figlio, il tuo prediletto e il tuo più grande orgoglio, divenne così ammalato
come Io l’ho trovato ora qui, allora tutto cambiò nel tuo cuore. Tu cominciasti
a pensare di nuovo a un Dio e a credervi, e diventasti di cuore più umile.
Accanto a ciò ovviamente eri ricorso a tutti i medici possibili, pagani o ebrei
– per te era lo stesso – e non avevi badato a spese. Quando però vedesti che
tuo figlio non lo aveva potuto aiutare nessun medico, né alcun esseno e meno
ancora un qualche mago, allora divenisti triste e cominciasti a riflettere più
seriamente sul perché Dio, qualora ce ne fosse stato uno, ti avesse visitato
con un tale male. Cominciasti di nuovo a leggere nella Scrittura, e trovasti
man mano sempre più ingiusto il tuo agire e procedere nei confronti del tuo
prossimo, e avevi poi anche promesso a Dio di voler risarcire, più volte in
piena serietà, tutte le ingiustizie da te commesse. Quando in te tali propositi
erano diventati sempre più seri e più veri e ti era divenuto anche più chiaro
che solo l’onnipotente Padre in Cielo poteva aiutarti, allora Io venni presto
in questa zona, e tu hai sentito quello che ho fatto al cieco. Allora la tua
fede in Dio divenne anche più possente e più viva, avendo tu sentito sia dal
vecchio che dal giovane Cado una testimonianza su di Me che non ti lasciò più
alcun dubbio sul fatto che Io non ero un puro profeta, ma il Signore stesso. E
vedi, così poi sei anche diventato maturo, al punto che sono venuto da te e con
la Mia Potenza ho aiutato tuo figlio. Se ora rifletti bene su questo, ti sarà
ben chiaro il perché Io permetta mali di ogni genere su quegli uomini nei cui cuori
non è ancora spenta completamente ogni scintilla di Vita dai Cieli. Ovviamente,
con uomini del tutto corrotti e smarriti nella vita, che da parte Mia non vale
più la pena ammonire, questo genere di permissioni a scopo di correzione
vengono tralasciate. Esse, infatti, non portano più frutto, e spingono i
malvagi a diventare ancora più malvagi. Questa specie di uomini spreca la
propria vita qui nella materia, e dopo questa vita li aspetta il loro stesso
giudizio, che è l’altra ed eterna morte. Colui sul quale Io permetto ancora
ogni genere di sofferenze e tribolazioni, lo aiuto poi anche al tempo giusto;
colui invece al quale Io lascio godere ulteriormente indisturbata sulla Terra
la sua agiata, orgogliosa e godereccia vita, questi il suo giudizio e la sua
eterna morte li porta già in sé, e perciò anche dappertutto. E così dunque ora
sai anche perché qualche grande e ricco del mondo possa continuare a peccare e
a commettere abomini impunito, fino alla morte del suo corpo» [G.V.G. – IX/29].
*
Il suicidio
Che il togliersi la vita sia biasimevole è
risaputo da sempre, poiché è come un sesto senso che l’uomo percepisce in sé
quando sa di un suicidio, comprendendo che il rifiuto della vita, qualunque
motivo possa aver determinato l’insano gesto, è qualcosa di contrario
all’Ordine divino. Ma come viene visto veramente dal Cielo questo atto?
«Riguardo i suicidi, tra questi bisogna fare delle
distinzioni. Se ad esempio uno si toglie la vita del corpo perché il suo grande
orgoglio è stato enormemente umiliato da un altro e gli resta preclusa ogni via
di vendetta, allora questa è una tra le peggiori specie di suicidi premeditati.
Un simile atto suicida è per l'anima una piaga che non potrà mai più essere
sanata completamente; ci vogliono migliaia di migliaia di anni perché una
simile anima possa arrivare al punto di aver a mala pena ricoperte di
epidermide le sue orribili ossa apparenti, completamente prive di ogni e
qualsiasi amore, per non parlare poi del riottenere della carne da parte di tutto il suo essere, perché
la carne è appunto un prodotto dell'amore
e, a sua volta, desta amore. – (un esempio) Se un tale vede una fanciulla che, nell'ambito della sua forma carnale
trabocca di esuberanza, allora ne sarà subito conquistato fino all'ultima fibra
da tale figura, e il suo cuore manifesterà immediatamente la più ardente e
appassionata brama di poter far sua tale fanciulla. Ma ora vien da chiedere:
perché succede questo? La risposta è: perché l'esuberanza carnale della
fanciulla è esclusivamente il prodotto di molto amore! Quello che, come
sostanza, ha per fondamento l'amore, può e deve suscitare nel prossimo ciò che
esso stesso è. – Accostiamoci invece adesso ad una fanciulla che sia
terribilmente magra, e Io vi dico che il cuore di nessuno ne rimarrà toccato
con particolare intensità; la si commisererà in segreto, e sarà ben difficile
che qualcuno s’innamori di lei! E perché mai succede questo? Succede questo
semplicemente perché le sue ossa sono troppo poco ricoperte di quel materiale
che è esclusivamente un prodotto dell'amore! Un'anima che sia stata già qui (sulla
Terra) puro amore, nell'aldilà apparirà
subito molto attraente, molto esuberante e quindi estremamente perfetta per
quanto riguarda la forma; mentre un'anima avara e molto egoista, apparirà
invece molto magra. Pur tuttavia, un po’ di carne e di sangue vi rimangono pur
sempre attaccati, considerato che una
simile anima ha ancora almeno l'amore per se stessa. Invece in un suicida
questo amore non esiste affatto, e nell'aldilà la sua anima dovrà quindi
necessariamente apparire come uno scheletro arido e completamente spoglio. –
Simili a questi ci sono poi i suicidi per gelosia di una giovane, alla quale,
senza sua colpa, è piaciuto un altro di più del geloso eroe che, ad ogni incontro, non aveva mai mancato di tormentarla
e di colmarla dei più aspri rimproveri, rinfacciandole un immaginario crimine
d'infedeltà alla quale lei non aveva mai pensato. Un simile suicida arriva
nell'aldilà sotto forma di uno scheletro di lupo, di cane o di gallo, perché
erano state appunto le nature vitali di questi animali a guidare l'intelletto e
la volontà di un simile stolto geloso, poiché esse hanno costituito, come
creature immediatamente precedenti il tipo umano, la reale essenzialità di una
tale anima. Anche questa specie di suicidi perverrà un giorno con estrema
difficoltà ad una qualche perfezione della vita, sia pure soltanto limitata. –
Ci sono poi altri suicidi che, di nascosto, hanno commesso qualche grave
delitto, per il quale, come a loro è noto, è comminata un’assai ignominiosa e
dolorosissima pena di morte. Quando essi sanno che il loro delitto sta per
essere scoperto, cosa succede allora di solito? Un tale delinquente non
smascherato, per effetto della paura e dei giusti rimorsi della sua coscienza,
cade preda della più nera disperazione e mette fine ai suoi giorni! – Per
concludere, quando un'anima, in seguito a cattiva educazione, si è spogliata di
ogni amore, perfino di quello di se stessa, allora anche tutta l'anima è
compenetrata dal più completo inferno, quale il più accanito nemico della vita,
e così diventa in se stessa un nemico della propria vita e del proprio essere e
tenta di annientarla in una qualche maniera non dolorosa. Data però una simile
assoluta inimicizia contro la vita, è naturale infine che tutto quanto vi è in
essa di vitale dovrà scomporsi, e allora non è possibile che un'anima simile,
nell'aldilà, appaia altrimenti se non scomposta nelle sue singole forme
vitali-primitive, e anche queste limitate soltanto ai rispettivi scheletri
privi di carne, che recano in sé il necessario giudizio» [G.V.G. – IV/152,1-8].
«“O
Signore, durante il pranzo ho riflettuto molto su ciò che hai detto della vita
del corpo, vita che non si deve amare, anzi, piuttosto, averla in spregio e
fuggirla, allo scopo di conquistare e mantenere la vita eterna! Questa cosa
ormai mi si è fatta discretamente chiara; sennonché c’è ancora un punto che non
riesco a chiarire proprio bene. Ci
sono, tra gli uomini, individui che sono dei veri acerrimi nemici della propria
vita, e quando per una qualche ragione non ne possono più, se la tolgono da sé!
Allora questi dovrebbero essere i primi a conquistarsi la vita eterna! Qual è
dunque la Tua opinione a questo riguardo?”. Risposi Io: “Ha forse Dio donato
loro la vita perché debbano distruggerla? La vita del corpo è il mezzo,
concesso da Dio all'uomo, col quale egli deve e può acquistarsi per l'eternità
la vita dell'anima. Ma se distrugge il mezzo, con che cosa potrà poi mantenere
la vita dell'anima, e anzi, come potrà prima conquistarsela? Se un tessitore
distrugge e annienta il proprio telaio, come potrà poi tesservi la sua tela? In
verità Io ti dico che coloro che si suicidano, se non si tratta di pazzi, assai
difficilmente o mai più potranno possedere il Regno della vita eterna! Infatti,
chi è arrivato al punto di essere un tale nemico della propria vita, in costui
non c'è più nessun amore per la vita; ora una vita senza amore non è vita, ma è
morte”» [G.V.G. – VI/163,1-2].
*
L’eutanasia
Sempre più ammalati
ricorrono alla Svizzera per chiedere la “dolce morte” a causa di dolorose
sofferenze o di paralisi completa del corpo. Questa pratica indolore e mortale
si chiama eutanasia, ovvero “suicidio
assistito”. Il medico oppure un terzo operatore somministra al
paziente che ne manifesta la volontà, un’iniezione letale pur se altamente
sedativa, che conduce direttamente alla morte.
Secondo un recente studio, l’eutanasia
quale aiuto al suicidio, viene applicata a sette malati terminali su dieci nella
Svizzera tedesca. Vista
la diffusione di questa pratica, molto elevata rispetto ad altri paesi europei,
il parlamento italiano vorrebbe imporre simili regolamentazioni per renderla
legale.
Estrapolando i dati di uno studio, in
Svizzera vi sarebbero complessivamente ogni anno circa 60.000 decessi dovuti a
una forma o l’altra di eutanasia. Ma questa non è l’unica nazione ad attuarla.
Il Benelux, lo stato di Washington, Oregon, Vermont, Montana e California lo
hanno già attuato, ed altri paesi nel mondo applicano l’eutanasia passiva. Per
capire se una tale pratica – che non è da confondere con lo spegnimento delle
attrezzature che tengono in vita l’ammalato terminale con mezzi tecnologici per
il supporto vitale – è da considerare giusta o sbagliata sotto l’aspetto
spirituale, la Nuova rivelazione anche a questo riguardo, già oltre 150 anni fa
ne ha dato la risposta:
«Allora Io dissi: “La vostra arte, in quanto si serve della meccanica e della medicina
nello sperimentare le forze naturali, è in sé assolutamente buona, e da ciò con
il tempo ne può derivare all'umanità più di un vantaggio terreno. Invece tutto
quello che al cospetto degli uomini, che dinanzi a Dio hanno tutti l’identico
valore, appare come una produzione illusoria tendente a procacciare solo guadagni,
è cattivo e spregevole dinanzi a Lui, il Signore di tutti i mondi e di tutte le
creature, come già ebbi a spiegare in una precedente occasione anche agli
esseni che vanno facendo cose simili. Infatti, per quanto anche lo scopo fosse
buono in sé, ma non lo si potesse raggiungere che ricorrendo ad un mezzo
menzognero e per conseguenza cattivo in se stesso, questo non risulterebbe
tuttavia mai giustificato dallo scopo in se stesso, né quindi potrebbe mai
dirsi buono. – Vi citerò un esempio: ammettiamo che vi sia una persona
sofferente di atroci dolori e che i migliori medici abbiano invano fatto
ricorso a tutta la loro scienza per liberare l'ammalato dal suo tormento. A un
tratto ad uno di loro viene un'idea e dice agli altri medici: ‘Considerato che
non c'è più alcun mezzo per alleviare le sofferenze di quest'uomo, diamogli un
potente veleno, e così lo libereremo da ogni suo male’. Detto, fatto, gli altri
medici seguono il suo consiglio e il sofferente dopo qualche istante ci rimette
la vita. Eh sì, questi medici hanno certo liberato l'ammalato da ogni dolore,
però lo hanno ucciso, senza riflettere del perché Dio avesse concesso che su di
lui venisse un simile male, e senza pensare alle conseguenze per la sua anima
nell'aldilà. Quindi in questo caso il mezzo è stato cattivo, e tale da non
permettere mai più il raggiungimento di uno scopo autenticamente buono» [G.V.G. – VI/39,2-3].
Anche alcuni uomini di Chiesa come San Luigi,
si espressero, sull’anticipare la morte a un moribondo, in maniera veramente incisiva,
rispondendo alla domanda, “se un uomo che è in agonia in preda a
crudeli dolori, è permesso risparmiargli qualche momento di sofferenza,
anticipando la sua fine. Da un suo trattato:
“Chi vi ha dato, dunque, il diritto di giudicare
voi, prima che si mostrino i disegni di Dio? Non può forse condurre un uomo
sull’orlo della tomba, per poi ritrarlo, al fine di farlo ritornare in sé e di
indurlo a altri pensieri? Qualunque sia la condizione di un moribondo, anche
all’estremo, nessuno può dire con certezza che la sua ultima ora sia giunta. La
scienza stessa non si è mai ingannata nelle sue previsioni? So bene che vi sono
dei casi che si possono considerare come disperati, ma anche se non vi può
essere nessuna speranza di un ritorno definitivo alla vita e alla salute,
esistono innumerevoli esempi di malati che, al momento di rendere l’ultimo
respiro, si sono rianimati ed hanno recuperato per qualche momento le loro
facoltà! Ebbene, quest’ora di grazia
che viene accordata, può avere per loro la massima importanza; perché voi
ignorate quali riflessioni ha potuto fare il suo Spirito nelle convulsioni
dell’agonia, e non sapete che tormenti gli possono essere risparmiati da un
lampo di pentimento. Il materialista che non vede che il corpo, e non fa nessun
conto dell’anima, non può capire queste cose; ma lo spiritista che conosce
quello che accade al di là della tomba, sa bene quanto sia alto il prezzo
dell’ultimo pensiero. Alleviate per quanto potete le ultime sofferenze, ma
guardatevi dall’idea di abbreviare la vita, anche di un solo minuto, perché
questo minuto può far risparmiare nell’avvenire molte lacrime”.
*
Il timore della morte
Il "timore della morte" è
insito negli uomini di tutto il mondo. Sia tra i credenti, sia tra i non
credenti in un aldilà, davanti alla morte che si avvicina ci si sente con le
spalle al muro, avvicinandosi il momento della verità della propria vita, dove
tutto ciò in cui si è creduto, o non creduto, ora diventerà forse palese. In
alcuni può generare ansia e pensieri ossessivi, in altri addirittura
disperazione. Ma da dove nasce questo timore? Ciò è dovuto solo all’incertezza
della continuità della vita dopo la morte, e quindi, in un certo senso, la
paura di imbattersi nell’ignoto, oppure i motivi sono altri? Vediamo cosa ci
viene rivelato dall’Alto:
«Il divenire di una cosa, oppure di un essere o addirittura di un uomo (la nascita), senza dubbio ha sempre
in sé qualcosa di esultante, mentre il trapassare visibile delle cose e, in modo
particolare, il dissolversi dell'uomo (la sua morte), suscita un’impressione di tristezza che colma sempre di dolore
ciascun animo umano, – Ora Io domando: "Ma perché succede questo, se
nell'umanità c’è ancora qualche briciolo di fede nell'immortalità dell'anima
umana?”. – Vedete, la causa di questo fatto giace più a fondo di quanto
potreste pensare. Anzitutto una simile afflizione ha le sue origini nel timore
della morte, e poi anche in molte altre cose che però non posso né devo
chiarirvi tutte in una volta, per non creare in voi confusione ora in un campo
ora nell'altro. Quando un'anima è completamente rinata ed è passata alla vera
attività, allora ogni afflizione e ogni vano timore della morte e
dell'apparente svanire sono naturalmente scomparsi, ma trattandosi di anime che
non hanno ancora raggiunto l'adeguato grado di perfezione della vita interiore,
in queste resta sempre dell'afflizione per i loro congiunti deceduti e, in loro
stesse, anche un po' di timore della morte. A questo mondo un'anima simile può
liberarsi di questo timore solo quando si è fatta grande nel proprio spirito, e
quando questo si è fatto grande in essa. Basta che voi, ad esempio,
consideriate un po’ un fanciullo nel caso in cui, male allevato e viziato, non
sia stato abituato ad essere attivo già fin dai più teneri anni. Ebbene, voi
vedrete che faccia terribilmente scura farà quando, passato forse il dodicesimo
anno, dovrà caricarsi di qualche lavoro continuativo davvero serio, anche se
proporzionato alle sue forze. Egli si metterà a piangere, non nasconderà la sua
tristezza e il suo malumore, e si accenderà d'ira contro coloro che avranno
cominciato a incitarlo ad una attività ininterrotta! E confrontate invece
questo esempio con un altro fanciullo di pari età che già dai suoi primi anni
sia stato occupato in lavori di carattere sempre serio e proporzionati alle sue
forze! Vi accorgerete con quale gioia e con quale perfetta serenità un simile
fanciullo si occuperà dei suoi compiti per tutto il giorno senza stancarsi. –
Come in un'anima pigra dimora sempre un grave timore di svolgere ogni attività
seria e ininterrotta, così pure – e proveniente dalla stessa fonte – c'è anche
sempre nell'anima stessa il timore della morte, anzi perfino il timore di una
malattia, per poco pericolosa che sia. Voi avrete avuto già più volte occasione
di osservare come negli uomini veramente diligenti e molto laboriosi la paura
di morire non è tanto grande quanto negli uomini che odiano il lavoro, ma,
nello stesso tempo, amano le comodità e i piaceri della vita, e un simile
spavento non svanisce prima che tali anime non si siano dedicate a una giusta
attività. Voi senza dubbio pensate che questo timore non sia che la conseguenza
dell'incertezza che regna in loro e che riguarda se vi sia un aldilà e il come
vi si potrà vivere. Io però vi dico che ciò non corrisponde al vero! Questo,
invece, non è altro in se stesso, che una conseguenza dell'avversione
all'attività profondamente radicata nell'anima, e poiché l'anima intuisce
segretamente che con la dipartita dal corpo la sua esistenza ulteriore dovrà
farsi quanto mai attiva, essa ne rimane desolata e trapassa in una specie di
stato febbrile, e in tali condizioni poi sorge anche l'incertezza riguardo alla
realtà della vita futura. Rifletteteci un po' su questo, e dopo noi
continueremo con la spiegazione di questo argomento che ha molta importanza» [G.V.G. – IV/127,1-8]
«Io stesso una volta, dinanzi ai Miei primi discepoli, ho fatto comparire
Satana in un’immagine simbolica, ed essi si spaventarono moltissimo alla sua
vista. Lo stesso avvenne spesso anche presso i primi padri di questa Terra;
tuttavia allora non era necessaria alcuna spiegazione verbale, dato che essi,
resi saggi dallo spirito, erano in grado di comprendere molto bene la
raffigurazione simbolica seguendo la via delle rispondenze interiori, e perciò
anche dicevano: “È davvero spaventoso cadere nel potere del giudizio di Dio!”.
Ciò significa: “È spaventoso per un’anima, qualora sia giunta alla piena
coscienza di sé, lasciarsi nuovamente far prigioniera nella materia dal
Giudizio coercitivo, mai mutabile, della Volontà divina!”. Che questo stia a
significare per l’anima qualcosa di spaventoso, lo può constatare ognuno alla
vista di un morente che non abbia raggiunto la piena rinascita nello spirito. E
perché una tale anima sente tanta paura dinanzi alla morte del suo corpo?
Questo avviene perché essa, ancora avvolta nel suo giudizio coercitivo,
immagina di morire insieme al suo corpo! Che questo sia veramente il caso, voi
lo potete constatare e riconoscere in tutti coloro che non credono affatto,
oppure molto superficialmente alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte del
corpo, perché detta anima, completamente o in gran parte, è prigioniera del
giudizio della sua carne, e perciò deve sentire anch’essa la morte del corpo, e
questo finché essa non ne venga separata completamente dalla Mia Volontà» [G.V.G.
– VIII/35,1-3].
*
La preghiera per i defunti
Esiste un'ampia
letteratura esoterica sull’andamento dei mondi spirituali e sulla preghiera per
i defunti, eppure poche persone accettano oggi i dettami chiari e precisi
sull’argomento, di una qualunque organizzazione religiosa. In un'epoca in cui
perfino la Chiesa ritiene che l'opera sociale e mondana sia prioritaria
rispetto alla preghiera, le usanze intraprese dai familiari cui è mancato loro
il proprio caro, restano tenacemente arroccate sulle tradizioni di famiglia o
della comunità o delle abitudini del paese in cui si vive. Su questo punto
vogliamo ancora una volta riferirci alla Nuova Rivelazione, e attingere una
chiara luce su quest’importantissimo argomento, da cui anticipiamo che l’unico dispiacere per un defunto è vedere la
sofferenza dei propri cari che piangono
dinanzi alla propria bara:
«Dunque, spiriti del genere, che sono appunto di una specie né buona né
pura, non possono diventar pericolosi per l’uomo, ed è bene pregare per tali
anime. Infatti, la preghiera dell’uomo, piena d’amore e di misericordia e fatta
in piena fiducia d’amore in Me, ottiene un buon effetto su tali anime veramente
povere nell’aldilà, poiché essa forma intorno a loro una sostanza eterea
vitale, nella quale riconoscono, come in uno specchio, le loro manchevolezze e
imperfezioni, e così si migliorano e diventa per loro più facile salire verso
la Luce della Vita. Ed Io stesso offro a voi quest’occasione, affinché possiate
diventare veramente utili ai vostri fratelli e sorelle trapassate. Ma come
dovete pregare per loro? – E’
molto facile! Quando pregate, non dovete supporre che potete smuovere Me a una
maggiore Misericordia, poiché Io stesso, in verità, sono già infinitamente più
misericordioso di tutti gli uomini del mondo presi insieme, per quanto ottimi e
pieni d’amore possano essere; al contrario, voi dovete esporre loro il Vangelo
con fede e dalla vera base dell’amore del vostro cuore, ed essi lo percepiranno
e si regoleranno a seconda di esso! In questo modo voi predicherete a questi
poveri di spirito il Vangelo, il che sarà loro di grande vantaggio. Ogni altro
modo di pregare e di biascicare vuote parole non porta la minima utilità ai
trapassati, anzi piuttosto li danneggia, perché si irritano quando se ne
accorgono, visto che questo tipo di preghiere per le anime dei defunti, come
spesso accade addirittura per legge presso i farisei, devono essere pagate con
grosse offerte. Il modo che vi ho indicato di pregare per i trapassati e di
aver cura della loro povertà spirituale, è certamente una benedizione fruttuosa
per loro, mentre la preghiera dei farisei, pagata a caro prezzo, è per loro una
vera maledizione che essi fuggono e disprezzano profondamente. Di questo, voi
dovete prendere buona nota non solo come di un buon consiglio datovi da Me, ma
anche per metterlo bene in pratica, dato che in tal modo voi vi procurerete nel
grande aldilà dei veri, grandi e potenti amici molto riconoscenti, cosicché se
doveste incappare in qualche difficoltà, essi non vi abbandoneranno né qui, né
nell’aldilà! Tali amici diventeranno poi i vostri veri protettori che si
preoccuperanno sempre del benessere del loro benefattore. Però, potete procurarvi
questo, se vi occuperete di loro nel modo da Me indicatovi. Non è comunque
necessario che per far questo vi rechiate nei vecchi castelli e fattorie, ma
potete farlo in ogni tempo e in ogni luogo per quante più anime trapassate
potete, poiché la vostra fede, il vostro amore e la vostra misericordia, nonché
la Verità proveniente da Me, raggiungono distanze infinite sopra le grandi
sfere del grande Uomo cosmico che vi è stato mostrato. Voi, infatti, non siete
soltanto Mie creature, ma siete per Me, quale vostro Padre, infinitamente di
più, mentre il grande Uomo cosmico non è nemmeno un punto appena percettibile
nel piccolo nervo vitale del dito mignolo del vostro piede; tutto ciò,
naturalmente, considerato solo nel senso spirituale oppure da quello della più
profonda verità. In verità vi dico: “A voi è stata messa a disposizione una
sfera d’azione infinitamente grande, dalla quale voi stessi potrete scorgerne
completamente l’ampiezza solo a suo tempo, cioè quando dimorerete ed opererete
insieme a Me nel Mio Regno, nella Casa paterna! Infatti, tutto ciò per voi è
ora un sogno meraviglioso, come spesso è il caso con dei buoni figli di
genitori pii, però quello che Io dico a voi qui, è la divina e profonda
verità”» [G.V.G. – VIII/38,1-9].
*
Essenza e denominazione
di Satana
Il nome originale di Satana
era Lucifero, essendo il primo
spirito creato e dovendo rappresentare la Divinità che è essenzialmente ‘luce’.
Perciò la radice del suo nome stava a significare "portatore di
luce". Dopo la ribellione, il suo interiore trasmutò in una essenzialità
femminile, volendosi considerare la madre di tutti gli esseri angelici creati
dopo di lui. Vediamo come si esprime la nuova rivelazione su questo
personaggio:
«Voi spesso avrete già sentito parlare ed avrete letto, e leggete tuttora,
come appunto questo malvagio spirito sia presentato sotto svariatissime
denominazioni, e come accanto a lui venga fatta menzione di una quantità di
suoi compagni di pari calibro che sono chiamati diavoli o demoni. Io
approfitterò di questa occasione per chiarire esattamente da dove il
perfidissimo spirito ha tratto tutti i suoi vari nomi, e chi propriamente sono
i diavoli. "Satana", "Satan", il "Leviatan",
"Belzebù", "Gog", "Magog", il
"Serpente", il "Drago", la "Bestia dell'abisso",
"Lucifero" e altri simili ancora, sono i nomi che lo riguardano e lo
caratterizzano in varie maniere. "Lucifero" ovvero "portatore di
Luce" era il suo nome originario vero e proprio. "Satana" era tanto quanto il polo opposto di
fronte alla Divinità. Questo spirito di Dio, quale Satana, si era realmente posto di fronte alla Divinità come lo è la donna di fronte all'uomo. La Divinità avrebbe generato nel suo essere le Sue innumerevoli idee
eterne, affinché esse si maturassero nella sua concentrazione di luce, in
modo che dalla luce di questo spirito potesse poi risultare in somma chiarezza
tutta una creazione di esseri, e l'intera infinità sarebbe stata, appunto per l'azione di questa luce, continuamente e sempre più popolata, poiché nello spazio infinito avrebbero potuto
trovare posto anche infinite cose, e tutte le eternità non avrebbero mai potuto
colmare questo spazio, tanto da causarvi un giorno un affollamento di esseri.
Ma come voi sapete, poiché questo spirito ebbe il destino di immensa grandezza di essere un secondo Dio accanto a Me, egli doveva anche sottostare a una prova della propria libertà, corrispondente alla sua alta missione; prova
che però, come altrettanto sapete, non superò, perché volle innalzarsi al di
sopra della Divinità, allo scopo di renderseLa soggetta. Fu dunque una contesa
per il primato che spinse appunto questo spirito al primo crimine contro la
Divinità. Siccome egli non poté indurre la Divinità a concedergli la precedenza
e a rendersi a lui completamente soggetta, egli arse nel suo furore e maturò il
piano di annientare addirittura la Divinità, per raggiungere il quale scopo non
sarebbe proprio stata la forza a mancargli, se la Divinità, secondo la Sua eterna Sapienza, non avesse duramente imprigionato a
tempo debito questo
ammutinato in tutte le sue parti. Ha certo un sapore di rompicapo l'asserzione che in questo spirito potesse esservi
stata una forza tale da indurlo ad affrontare l’eterna Divinità fino al punto
di tentare di costringerLa, alla fine, a cedere dinanzi alla sua potenza, a
costituirsi quindi completamente sua prigioniera e diventare con ciò incapace
di azione per tutte le eternità, vale a dire entrare nello stato di
annientamento completo. Il che riuscirà comprensibile qualora si rifletta che
la Divinità aveva posto appunto in questo spirito, per così dire, un perfetto
Suo secondo Io, il quale, sebbene creato, sotto certi aspetti, nel tempo, era
tuttavia collocato a parità di forze di fronte alla Divinità in tutti gli spazi dell'infinità. Questo spirito, in cui la Divinità stessa
aveva concentrato la propria Luce, era diffuso, come la Divinità, nell'intero infinito, per cui gli sarebbe stato facile avvinghiare
dappertutto la Divinità rendendoLa impotente; sennonché, da questo pensiero
egoistico sorse in lui un’immensa vanità e il compiacimento della propria luce
e della propria sconfinata dignità e grandiosità. In questo egoismo e in questo
compiacimento di se stesso si rese dimentico dell'antica ed eterna Divinità,
divampò nel suo orgoglio e da se stesso s'indurì. Allora la Divinità afferrò il
suo essere in tutte le sue parti, gli prese ogni essenza specifica formandone
dei corpi mondiali in tutta l'infinità, e avvolse lo spirito di questa
sconfinata anima essenziale entro potentissimi lacci, e lo legò nella
profondità della materia. In questa (nuova) posizione questo spirito non si chiama più
"Lucifero", bensì, essendosi egli in un certo qual modo liberato da
sé dall'eterno Ordine divino, prende il nome di "Satana", il che è
quanto dire: un polo uguale alla Divinità! – Voi però sapete che polarità
uguali non si attraggono mai, bensì sempre si respingono. Ed è appunto questo
il motivo per cui questo essere si trova sotto ogni rapporto, più lontano da
ogni altro dalla Divinità, e appunto perciò pure il più opposto alla Stessa; in
ciò e con ciò sta la sua arci malignità. E ora voi sapete perché questo spirito
viene anche chiamato "Satana". – Con l'espressione
"Leviatan" si volle indicare semplicemente la sua potenza e forza,
valendosi cioè del nome di un mostro che una volta abitava i mari essendo
certamente l'animale più grande, poderoso e inattaccabile di tutta la Terra. La
sua grandezza era come quella d'un paese, la sua figura quella di un gigantesco
drago in possesso di una forza tale che poteva tollerare nelle proprie viscere
un fuoco potente senza risentirne danno quando talvolta fiamme orribili si
sprigionavano fuor dalle sue fauci e dalle sue narici. Appunto questo è il
motivo per cui il malvagio spirito venne chiamato non di rado anche “il drago che
vomita fuoco”, oppure “il drago dell'abisso”. Questo spirito così denudato,
vale a dire spoglio di tutta la sua anima e avvinto certo molto potentemente
soltanto nel suo essere spirituale più puro, fece finta parecchie volte di
ravvedersi, affinché gli fosse concessa questa o quella cosa, ciò che senza
alcun dubbio avrebbe potuto fare, poiché egli era stato, per quanto mai
possibile, reso spoglio da tutti i suoi maligni specifici. E così questo
spirito denudato richiese che gli fosse concesso di essere adorato come un Dio
per un certo tempo, e qualora si fosse accorto di non provare più compiacimento
in simili onori, si sarebbe completamente convertito per ridiventare uno
spirito purissimo. Cosa questa che gli fu anche accordata. Tutta la storia del
paganesimo, che è quasi altrettanto antico quanto la stirpe umana, ne da’
testimonianza. E perciò in origine il Signore si è scelto un unico piccolissimo
popolo su questa Terra, affinché tutti gli altri potessero, senza alcun danno
alla loro libertà, prestarsi impunemente, come gli animali, al desiderio di
questo spirito. Tali le circostanze che concorsero alla svariatissima
denominazione di questo spirito onorato come Dio. Siccome questo essere non si
accontentò di ciò, e invece del ravvedimento promesso non fece che tentare
sempre maggiori usurpazioni nell'Ordine divino, egli venne costretto in una
prigionia ancora più rigida, e dato che nel frattempo era già andata educandosi
tra la razza umana una quantità di spiriti di pari sentimento, così egli
cominciò poi ad agire mediante questi suoi angeli, poiché un
"diabolus" o “demonio”, altro non è che uno spirito cresciuto ed
educato alla scuola di Satana. Certamente, la cosa non va intesa letteralmente
nel senso che tali spiriti avessero forse frequentato davvero una scuola di
Satana, bensì che essi si formarono da sé in conseguenza di quegli specifici
che avevano assimilato in sé fuor dalla sfera di questo spirito. Simili
spiriti, poiché hanno in sé ugualmente l'elemento maligno fondamentale, si
chiamano certo demoni, il che equivale a dire: discepoli di Satana; tuttavia si
differenziano enormemente da lui, perché in loro solo l'elemento animico è
omogeneo con il malvagio spirito, mentre invece il loro spirito, per quanto
strettamente prigioniero, è tuttavia puro; mentre lo spirito di Satana è la
vera e propria malvagità. Perciò può accadere e accadrà che tutti i demoni
vengano salvati prima che Satana sia in se stesso costretto ad intraprendere il
grande viaggio verso la sua stessa rovina. Ora sapete di che natura è veramente
Satana, nonché i demoni» [L.T. –
cap.56].
*
Costituzione
dell’anima e dello spirito
Qual è la
differenza tra anima e spirito? La parola ‘spirito’, si riferisce solo
all’aspetto immateriale dell’uomo? L’essere umano ha uno spirito? E la parola ‘anima’ si riferisce solo alla parte
immateriale dell’uomo o anche a quella materiale? Quante domande a cui una
risposta certa non è mai stata data da nessuna delle confessioni religiose,
anzi ognuna dà una propria definizione. Ma dove sta la verità? Nella Nuova
Rivelazione il tema dell’anima e dello spirito viene affrontato innumerevoli
volte, quale insegnamento per comprendere il Regno dei Cieli e cominciare ad
incamminarsi nella strada della fede già qui sulla Terra. Ne citiamo un punto
tramite cui è possibile comprendere l’essenziale:
«L'anima è l'organo ricevente di tutte le innumerevoli idee della Causa
originaria, dalla quale è scaturita come da un alito. Essa è la portatrice
delle forme, dei rapporti e dei modi di azione; tutte queste idee, forme,
rapporti e modi di azione sono posti in lei entro involucri minutissimi.
Un'adeguata misura di tutto ciò, raggruppato in un essere, costituisce una
perfetta anima umana; poiché appunto l'anima è un compendio formato da
un'innumerevole quantità di particelle d'intelligenza sostanziali più varie,
essa, dal momento che è il risultato di una composizione, può essere anche
nuovamente scomposta nelle sue parti, non diversamente, per esempio, dall'aria,
la cui forma rappresenta certo una massa continua, ma che tuttavia è
suscettibile di una suddivisione infinita. Che l'aria possa essere suddivisa in
parti grandi, piccole e piccolissime, ve lo dimostra qualsiasi schiuma, la
quale consiste di nient'altro che di numerosissime bollicine d'aria prodotte
dall'agitazione provocata in qualche liquido di natura un po’ meno fluida.
Quando le bollicine spariscono, allora l'aria che vi è racchiusa ritorna a
formare un tutto uniforme con la massa generale dell'aria, ma finché le bollicine
permangono, racchiudono in sé una parte dell'aria e separano questa, come voi
di solito dite, ermeticamente dall'aria esteriore mediante la sottile e
trasparente parete del liquido. E così pure tutto l'universo, anzi l'intero
infinito è colmo delle Idee della Divinità, e queste Idee che riempiono
l'intero infinito si trovano pure riunite tutte anche in una ‘monade’,
certamente però nella proporzione più ridotta immaginabile, così come l'aria
nella minutissima bollicina di sapone comprende in sé precisamente tutte quelle
parti che si possono riscontrare nella massa generale dell'aria. Questa dunque
sarebbe l'anima. – "Va bene", dirà qualche psicologo, "ma che
cosa è poi lo spirito?". – Lo spirito in sé non è veramente una forma, è
invece proprio quell'essenza che crea le forme, e non appena queste sono
create, esso stesso può manifestarsi quale forma agente, appunto in questa
forma creata; il che equivale dire: "Ogni forza, quando come tale vuole
manifestarsi, deve trovarsi opposta a una forza contraria; proprio per effetto
di questo punto d'appoggio creatosi, la forza può rendere manifesta e sensibile
la sua azione. Per conseguenza, lo spirito è simile alla luce, che in se stessa
rimane certamente luce in eterno, però come luce non può rendersi manifesta
finché non trova un oggetto da poter illuminare". – Come voi potete
constatare, per esempio già considerando il Sole, la luce emana continuamente
ed uniformemente da esso, però la totale mancanza di un oggetto fa sì che
nessuno può accorgersi che la luce esista. Una notte senza Luna è altrettanto
ricca della luce del Sole quanto una notte illuminata dalla Luna, ma nel primo
caso la luce non trova nell’immenso etere alcun oggetto da illuminare, e perciò
nessuno osserva che la luce esiste. Quando invece la Luna, il grosso satellite,
se ne sta in alto di notte, la luce che emana dal Sole non manca di rendersi
potentemente percettibile, e ciascuno, per poco che sia addentro
all'astronomia, potrà osservare con tutta facilità come e da che parte la Luna
sia illuminata dal Sole. L'azione spirituale della luce la potete facilmente
constatare già in natura. Sulla Terra e nell'aria esiste certamente ed è
presente in tutto; tutte le forme dell'essere e del divenire giacciono immote
l'una accanto all'altra nell'apparente materia, ed esteriormente nulla dà segno
di vita in esse, ma quando viene la luce, le forme giacenti l'una accanto
all'altra come morte, acquistano vita, si afferrano tra loro ed assumono forme
nuove. Confrontate l'inverno e l'estate, e l'azione spirituale della luce non
potrà sfuggirvi. E ora voi conoscete pure quello che veramente è lo spirito;
esso è la luce che dal suo stesso calore si riproduce da eternità in eternità,
e al calore è pari l'Amore, e alla luce è pari la Sapienza. – Se un uomo, per quanto
perfetta sia la sua anima, non ha che poca luce o non ne ha affatto, tanto
nella propria anima che nel proprio corpo non potrà esplicare che poca o
nessunissima attività. Se invece in quest'anima giunge luce, allora diventerà
attiva nella misura della luce che sarà giunta in essa. Per esempio, l'anima di
un cretino è in sé altrettanto perfetta quanto quella di un dottore in
filosofia; però il corpo di quest'anima è troppo grossolano e pesante e non
permette che all'anima giunga se non pochissima luce, o talvolta neanche un
po’; in altre parole: la scintilla di luce che è posta nell'anima non può
divampare perché eccessivamente oppressa dalla grave massa della carne. Invece
all'anima di un filosofo, di luce ne arriva molta; la massa della carne con il
molto studiare e imparare è diventata più rada e porosa, e non comprime tanto
in un punto la fiamma spirituale. Per queste ragioni nel primo caso non si avrà
affatto attività o se ne avrà assai poca; nel secondo caso invece l'individuo
irradiato di luce non avrà quasi più sosta né riposo per l’intensa attività.
Certamente qui non si tratta ancora di sapienza, quando cioè nell'anima tutto
diventa luce, bensì la questione verte soltanto sulla poca luce o sulla sua
totale assenza, e sulla maggiore o minore quantità di luce. Da questa cosa
risulta altresì già con assoluta chiarezza che senza lo spirito, ovverosia
senza la luce, tutto è morto e incapace di qualsiasi ulteriore sviluppo e
perfezionamento, mentre nella luce tutto diventa di fatto vivente, si completa
e si perfeziona. Così pure la luce di per sé non ha certo forma alcuna, ma essa
le crea e poi agisce in esse come forma essa stessa. Queste possono essere
suddivise oppure ricostituite assieme e plasmate a nuove forme di varietà
infinite; la luce invece non può essere divisa, bensì essa penetra
ininterrottamente dappertutto e compenetra tutto ciò che è atto ad accoglierla;
quanto però non è penetrabile dalla luce, resta in sé tenebroso e morto, perché
lo stato dell'anima senza luce alcuna corrisponde alla morte dell'anima. Si
comprende naturalmente da sé che qui si tratta sempre della luce eterna
uniforme, la quale sola è condizione di vita, e non già della luce di
un'esplosione o del lampo, dunque di una luce dell'ira che fornisce un dubbio
chiarore solo per alcuni istanti, visto che una volta cessata la segue una
tenebra dieci volte più profonda di prima. Una simile luce è pari alla luce
dell'inferno; qui pure hanno luogo tali vampate, ma dopo ciascuna di esse
subentra sempre un'oscurità dieci volte maggiore» [L.T. – cap.52].
*
Come acquisire la sapienza
Tutti vorrebbero avere la sapienza, ma essa è
un dono che ben pochi sulla Terra hanno avuto quale premio per la costanza,
abnegazione, fede e vero spirito di sacrificio. Ma come si acquisisce
veramente? L’immagine di un albero nella sua essenza dei principali componenti,
dalla corteccia al midollo, chiarirà molto il come:
«Presso Dio la sapienza deriva dall’amore come la luce dalla fiamma. Perciò
chi osserva se stesso e tutti gli esseri da quest’intimo Ordine, ovvero, detto
ancor più nella vostra lingua, dal suo intimo amore per Me, il nucleo
fondamentale di tutti gli esseri, costui troverà ovunque la stessa e unica
Unità e lo stesso e unico Ordine che ovunque si ricompone! Osservate per
esempio l’albero della Vita, ovvero ‘la Parola’ scritta, sia dell’Antico, sia
del Nuovo Testamento. Quante migliaia di rami, rametti e radici potrete
riconoscere in essa? Non una radice, non un ramo, non un rametto somiglia
all’altro. Dall’esterno, tutto sembra contraddirsi. Frasi che insegnano la
stessa e unica cosa, suonano diversamente. Profezie sullo stesso e unico evento
sono designate da diversi profeti pure in modo diverso. Perfino i quattro
evangelisti raccontano la stessa e unica cosa con parole diverse, e si differenziano
anche nell’indicare diversi numeri. Sì, perfino certe località dove sono
avvenuti dei fatti, spesso non vengono indicate in modo completamente concorde,
e così, non di rado, variano anche i dati numerici relativi al tempo. Chi ora
vuol arrivare dalla visione esteriore alla connessione interiore, costui dunque
sicuramente sbaglierà strada, e colpirà il centro altrettanto difficilmente,
quanto uno che volesse perforare un albero dall’esterno e sostenere che,
partendo da dove ha messo il trapano, deve senz’altro penetrare fino al
midollo. Se dopo, però, esaminerà il percorso del suo trapano, risulterà
sicuramente che lui col suo trapano ha mancato il midollo di parecchi pollici.
Se invece spacca prima l’albero in senso longitudinale, e poi trapana dal midollo
verso l’esterno, sarà mai possibile che manchi la corteccia? Perché dunque no?
– Perché nel midollo tutto viene a riunificarsi. All’esterno invece non è
affatto possibile che uno trovi il midollo. Qualcuno potrebbe riuscire
solamente per puro caso, come dite voi, a raggiungere il centro col suo
trapano. Ma a cosa gli gioverà mai questo? Sarà ora, per questo, in grado di
raggiungere il midollo del centro, in ogni albero che di nuovo perforerà?
Vedete, così anche la sapienza, in certo qual modo antisolare,
dell’intelligenza esteriore, non giova a nulla. Un sapiente di tal genere
brancolerà costantemente come un cieco, e tutto sarà solo un mezzo indovinare,
ma mai una piena, convincente certezza interiore. Chi invece col suo trapano
perfora per la via solare l’albero spaccato per il lungo, a partire dal
midollo, potrà mai mancare la corteccia? Vedete, questa è la giusta chiave per
illuminare ed aprire la vera, interiore sapienza, non solo per quanto riguarda
la religione degli abitanti la nostra settima fascia solare, ma molto più
ancora per voi riguardo alla vostra religione, e anche rispetto a questa
presente Nuova Rivelazione. Ciò affinché voi, allora, proprio con questa chiave
o con questo vero trapano interiore della sapienza, possiate osservare non solo
quanto è rivelato, bensì anche tutte le cose e tutti i fenomeni dal vero,
interiore fondamento e punto di vista principale dell’interiore sapienza, il
quale dappertutto unifica se stesso e mai si contraddice; dunque, dal centro
del vostro amore per Me. Ciò che segue ulteriormente vi metterà in una luce
ancora maggiore la religione degli abitanti la nostra settima fascia. E così
oggi possiamo di nuovo accontentarci!» [S.N. – cap.
69].
«Chi ama la vita, la perderà; chi invece la sfugge, la
riceverà. Ciò significa, detto in altre parole: “Chi ama la vita del mondo,
costui perderà la vita dello spirito; chi invece ama la vita dello spirito e
disprezza la vita del mondo, costui riceverà la vita dello spirito”. Chi dunque
ama la vita dello spirito e la riceve, costui ha diviso se stesso ed ha aperto
la sua vita più intima alla Luce che proviene da Me, e questa Luce è il vero
perforatore della Sapienza, che tutto penetra, e precisamente a partire da quel
punto in cui tutte le cose e tutti gli esseri convergono in un’unità» [S.N. – 70,9-10].
*
La Chiesa cattolica romana
La Chiesa cattolica romana è una, santa,
cattolica e apostolica? Leggiamo qui di seguito cosa dice la Nuova Rivelazione:
«È
forse cosa lodevole quando i figli abbandonano la loro madre ammalata e alla
sofferente augurano la morte a causa delle sue molte mancanze? Io dico che la
Chiesa romana è una meretrice, e pur tuttavia voi siete nati da lei e avete
succhiato il primo latte infantile dal suo seno. Lei, per prima, v’insegnò a
pronunciare il Mio Nome, vi nutrì proprio come una madre molto tenera e vi
proibì di gustare solo quei cibi che vi avrebbero rovinato lo stomaco. Con
questo ella destò in voi l'appetito per cibi dell’anima e dello spirito più
sostanziosi che, secondo la Mia Volontà, non vi furono mai negati (da Me), così che
avete potuto saziarvi a piacimento. E ancora al giorno d’oggi vi saziate come
non accadrà presto ad altri nel suo (stesso) grembo! Come mai dunque ora esclamate con Giacomo e Giovanni:
"Signore, fa piovere fulmini e zolfo sulla sua testa ammalata!"?
Ascoltate: qui traspare ancora molto poco del vero amore! Ritenete dunque che
l’annientamento sia la via per la correzione!? Oh, no, qui vi sbagliate proprio
spaventosamente. Così la pensavano tutti i fondatori di sette. Essi pure però
si sono sbagliati di grosso, e la conseguenza fu: discordia tra fratelli,
guerre, stragi e atrocità d’ogni genere! Fu benedetta una tale correzione? O
può qui una setta dire: "La mia dottrina non è suggellata con il sangue
dei fratelli!"? – Vedete, lei, la romana, è quella donna adultera che si
sarebbe dovuta lapidare. Io però dico anche qui: "Chi è senza peccato,
scagli su di lei la prima pietra!". – Ancora, lei è la donna
cananea che ha una grande fede e molto amore. – Ancora, lei è la donna che soffriva
da dodici anni di emorragia e mi rubò la guarigione attingendola dalla Mia
veste, poiché aveva molta fede e molto amore. E ancora lei è simile alla grande
meretrice, ma poi penitente, Maddalena che unse d’unguento i Miei piedi. Sotto
tutti questi personaggi può rivelarsi la Chiesa romana. D’altronde, altri
‘discepoli’ sono pieni di scandalo quando sentono parlare della Mia ‘Carne’ e
del ‘Sangue’. Essi credano ciò che vogliono, si ravvivino con le briciole che
cadono dalla tavola dei loro signori (con
ciò qui s’intende la Mia parola frammentata), e che nel loro arrogante barcollamento
vogliono dimostrare che Io non ci sono affatto; e se pur resta ancora qualcosa
di Me, a loro avviso Io posso esserci soltanto se sono essi ad essere così
disponibili da averMi accolto nella ‘loro idea’. In verità Io dico: “Se
qualunque setta, nel pieno possesso della Mia parola, non può giungere a
un’immagine di Me migliore di quella che si prefigge il Mio totale
annientamento, allora Mi sono più graditi perfino i turchi nella loro onesta e
severa cecità, e incomparabilmente più graditi i romani (cattolici), dove per lo meno Mi si offre tuttavia
ancora, quale Dio e Signore, un sacrificio esteriore e visibile che, per molti,
è una memoria vivente della Mia redenzione”. Vedete, così stanno le cose con
Roma! Io non mi compiaccio del Vaticano né della Chiesa di Pietro, e al loro
posto preferirei di gran lunga una casa per i poveri. Roma è una città che ha
esercitato la prostituzione con i re del mondo. Essa è una meretrice e si
comporta come una meretrice. Abbellisce la sua faccia grottesca e indossa belle
vesti sul suo corpo mezzo putrefatto, per apparire come se fosse ancora una
vergine. Vedete, tutto questo e mille altre cose ancora Mi sono ben note. Ma
non dite forse voi stessi: “Una meretrice alleva spesso i suoi figli meglio di
una madre orgogliosa che crede di aver mangiato tutta la Mia Sapienza col
cucchiaio!”. Così anch’Io dico: “Questa meretrice ha già allevato moltissimi
buoni figli, ed ha con ciò profumato i Miei piedi. Voglio perciò aiutarla e
guardare a lei, affinché faccia penitenza; poiché ha molto peccato, ma anche
molto amato!”. – Invece a voi che siete nati e battezzati in essa, Io dico che
non dovete augurarle la distruzione, bensì la guarigione. Io vi do il balsamo e
guarisco in voi il peccato ereditario[93]. Se ora vivete
secondo le regole date, la Chiesa vi rispetterà. E se apprenderà di voi cose
meravigliose, lei stessa chiederà il balsamo e in silenzio guarirà molte delle
sue ferite. Se invece volete separarvi, ne arriverà poca benedizione ai vostri
fratelli! Vivete come vi ho indicato, allora mai vi colpirà un’indagine a causa
Mia! Io, infatti, vi proteggerò e la Mia Opera verrà alla luce del giorno senza
impedimento, come un grande magnete che attirerà tutto a sé. Voi però non
dovete svigorirlo con la vostra disobbedienza e con tali dubbi. Se dite: “Come
può esservi una benedizione per novantanove volte?”. – Allora Io dico: “Gli
angeli in Cielo si rallegreranno novantanove volte di più per un peccatore che fa
penitenza, che non per altrettanti giusti che si ritengono giustificati per la
Mia integra parola”. Infatti, in verità, Io dico questo: “Lutero, Calvino,
Melantone e altri ancora, non hanno il peso di un Giovanni della Croce, né di
un Giovanni di Dio, né di un Francesco, né di un Tommaso da Kempis, né di un
Taulerus, né di una Teresa né di migliaia di altri ancora”. Sì, là i più noti
protestanti avrebbero potuto imparare ancora moltissimo! Perfino Swedenborg
apprese certe cose a Roma, e proprio quelle lo aiutarono ad aprire in modo
molto rilevante la porta della vita interiore; egli, infatti, era uno che
sapeva procurarsi la quintessenza di tutto, ed effettivamente ne trasse
utilità. Vedete, perciò il saggio va nel vecchio ripostiglio e vi trova spesso
grandi tesori coperti dalla polvere delle cerimonie. Toglie la polvere e mette
l’oro puro nel suo tesoro. Lo stesso fate anche voi! Poiché sta scritto: "Lasciate che i piccoli vengano a Me e non
glielo impedite, perché di loro è il Regno dei Cieli!”. E chi non
diventa come loro, non verrà tanto presto nel Mio Regno, fino a che non sarà
diventato come loro, i quali non si lambiccano il cervello, ma nella loro
semplicità credono ai genitori sulla parola e agiscono di conseguenza! E
perfino quando per Grazia Mia sono cresciuti ed hanno lasciato i genitori,
continuano ad onorare la loro parola, sebbene non ne abbiano bisogno. Noè
sbagliò ad ubriacarsi; ma maledisse il figlio che lo derise. E i due che,
amandolo, coprirono la sua nudità, li benedisse. Fate anche voi lo stesso (come i due figli migliori di Noè), se volete
essere benedetti novantanove volte!» [D.d.C. – I/45].
«Ci sono
però anche altri sacerdoti che ben meritano questo nome pieno di benedizione.
Costoro sono cordiali e amorevoli verso chiunque. Quello che hanno, lo danno ai poveri. Essi non
condannano nessuno, bensì cercano solo accuratamente di salvare ciò che era
perduto. Essi consolano gli afflitti, alloggiano i forestieri e danno loro un
soffice giaciglio, e mettono a se stessi, per vero amore, una pietra sotto il
loro capo consacrato. Non si fanno pagare alcun Sacrificio, bensì dicono a
colui che vorrebbe far questo: “Fratello, il Sacrificio è santo e di valore
inestimabile; esso infatti rappresenta di nuovo in modo vivente, nella fede e
nell’amore, la grande opera della redenzione. Perciò non può essere pagato ed
officiato a beneficio di un singolo, ma così come, per la potenza della grande
redenzione, tutti possono e devono rinascere alla vita eterna, proprio così
opera anche la forza del Sacrificio istituito a tale scopo da Cristo stesso.
Perciò offri prima il tuo dono come aiuto a un fratello povero, e se poi hai
ancora qualcosa che ti avanza, allora portala fedelmente qui e mettila
sull’altare del Signore e prega per i tuoi nemici; allora il grande Signore
guarderà con compiacenza la tua offerta nel santissimo Sacrificio dalle mie
mani, e ti darà ciò che ti è necessario”» [D.d.C. – I/42,32].
*
Maria, madre
di Gesù
Si parla tanto di Maria, la madre di Gesù, e
tutti crediamo di conoscerne la storia, storia che però nel tempo è stata
falsata da opinioni umane che sempre più hanno inteso presentare la sua figura
con una valenza teologica diversa da come i brevi riferimenti sui Vangeli ce
l’hanno presentata. Infatti, quel poco che si sa di Maria lo si trova negli
scritti canonici, scritti che hanno superato tanti tentativi di discredito, ma
che restano dei fermi punti di riferimento per notizie anche storiche, tuttavia
troppo succinte. Maria deriva dall’aramaico Miryàm che significa “amata
da Dio”, successivamente divenuto ‘Maryàm’ e poi ancora in latino ‘Mariam’ e,
infine, Maria. Qui abbiamo l’occasione di conoscere la sua umiltà, semplicità e
mansuetudine.
«Maria che era stata allevata nel Tempio
era frattanto cresciuta, e secondo la Legge mosaica era necessario che fosse
tolta dal Tempio. Perciò furono inviati messaggeri in tutta la Giudea a portare
questo annuncio, affinché si radunassero i padri e, trovatone uno degno, questi
prendesse la fanciulla in casa sua. Quando la notizia giunse anche agli orecchi
di Giuseppe[94],
egli subito mise via la sua ascia e si affrettò a Gerusalemme, nel Tempio, dove
era stabilito il luogo della riunione e del Consiglio» [I.d.G. –
cap.1,3-5].
«In una
mattina di venerdì, Maria prese ancora una volta la brocca dell’acqua e uscì a
riempirla, e sentì una voce che le disse: “Ti saluto, o ricca della Grazia del Signore! Il Signore è con te, tu,
benedetta fra le donne!”. […] “Non
temere, Maria, poiché tu hai trovato una grazia infinitamente grande al
cospetto del Signore; vedi, sarai incinta della parola di Dio!”. – […]“Come può accadere questo? Sono ben lungi
ancora dall’essere la moglie di un uomo, e ancora non ho mai fatto conoscenza con
uno di questi perché mi prenda subito per moglie per diventare incinta come le
altre donne, e partorire come loro!”. – Ma
l’angelo disse: “Ascolta, eletta
Vergine di Dio, non accadrà così, ma la Potenza del Signore ti adombrerà! Perciò il Santo che nascerà da te sarà anche
chiamato ‘Figlio dell’Onnipotente’! Quando
però nascerà da te, dovrai darGli il nome ‘Gesù’; Egli, infatti, libererà il
Suo popolo da tutti i peccati, dal giudizio e dalla morte eterna”. Maria si prostrò davanti all’angelo e disse:
“Vedi, io sono soltanto un’ancella del
Signore; perciò mi accada come dicono le tue parole, secondo la Sua Volontà!”»
[I.d.G. – cap.3].
« Subito dopo, quando l’angelo fu di nuovo
scomparso, Maria lodò ed esaltò
il Signore Iddio, e disse così nel suo cuore: “Oh, cosa sono mai io, Signore,
davanti a Te, che Tu mi possa concedere una tale grazia?! Dovrei diventare
incinta senza mai aver conosciuto un uomo; poiché io non so neppure che
differenza passa tra me e un uomo! So io dunque che cos’è in verità questa cosa:
essere incinta? – O Signore, vedi, non lo so neppure! So dunque quello che è,
quando si dice: ‘Vedi, una donna partorisce!’? O Signore, guarda benigno a me;
sono pur solo una fanciulla di quattordici anni e di quello ne ho solo sentito
parlare – e perciò, in effetti, non ne so nulla! Oh, come andrà a me, poverina,
quando diventerò incinta – e non so com’è un tale stato! Cosa dirà il padre
Giuseppe quando gli dirò, oppure forse lo noterà, che sono incinta?! Essere
incinta, tuttavia, non può essere una cosa brutta, specialmente se una
fanciulla, come un giorno Sara, viene scelta per questo dal Signore stesso?!
Infatti, ho pur già sentito spesso nel Tempio quale grande gioia hanno le donne
quando sono incinte! Dunque, essere incinta deve certo essere qualcosa di molto
buono e che colma di felicità, e anch’io sicuramente mi rallegrerò, se mi sarà
concesso da Dio di diventare incinta! Ma quando, quando accadrà questo, e come?
Oppure è già successo? Sono già incinta, oppure lo diventerò dopo? O Signore!
Tu eterno Santo d’Israele, da’ dunque un segno alla Tua povera ancella su
quando una tal cosa dovrà accadere, perché per questo io Ti possa lodare ed
esaltare!”. A queste parole Maria fu alitata da un etereo soffio luminoso, e una dolcissima Voce le disse: “Maria,
non preoccuparti inutilmente; tu hai concepito, e il Signore è con te! Mettiti
al lavoro e portalo a termine, poiché in futuro nel Tempio non accadrà più
niente di questo genere!”» [I.d.G. – cap.4,1-14].
«Ma il corpo
di Maria diveniva di giorno in giorno più pieno, e poiché ella notava bene
questo, cercava di nascondere la sua gravidanza agli occhi di Giuseppe e dei
suoi figli quanto meglio le fosse possibile. Però, dopo un periodo di due mesi,
il suo nascondere non giovò più a nulla, e Giuseppe cominciò ad avere dei
sospetti e si consigliò segretamente con un suo amico di Nazareth, sullo strano
stato di Maria» [I.d.G. – cap.7,15-16].
«[…] Rispose
l’amico: “Ascoltami, fratello in Abramo, Isacco e Giacobbe! Alla tua casa è
capitata una grande sciagura; poiché vedi, la fanciulla è in avanzata
gravidanza! Tu
stesso però ne hai anche la colpa!”. […] L’amico di Giuseppe non indugiò e uscì
subito dalla sua casa; Giuseppe
invece si rivolse subito a Maria e le disse: “Bambina, come potrò ora alzare la
fronte al mio Dio? Che posso dire ora di te? Non ti ho forse ricevuta dal
Tempio come una pura vergine, e non ti ho custodita fedelmente con la mia
quotidiana preghiera e con le persone fidate che sono nella mia casa?! Ti scongiuro
perciò, che tu mi dica chi è che ha osato ingannarmi e trascendere così
scandalosamente contro di me, un figlio di Davide, e contro di te, che pure
discendi dalla stessa casa! Chi ha sedotto e disonorato te, una vergine del
Signore?! Chi ha potuto annebbiare così i tuoi purissimi sentimenti, - e chi,
chi fa di te una seconda Eva?!”. […]
Come hai potuto fare una cosa simile, tu che fosti allevata nel Santo dei santi
ed hai ricevuto il cibo dalla mano degli angeli, e questi splendenti servitori
di Dio li hai avuti sempre come compagni di gioco?! Oh, parla, e non tacere
davanti a me!”. Qui Maria si
fece coraggio e disse: “Padre Giuseppe, tu uomo giustamente severo! Io ti dico:
com’è vero che vive un Dio, così è anche vero che sono pura e innocente, e fino
a questo momento non so niente di nessun uomo!”. – Giuseppe domandò: “Da dove viene allora ciò che tu porti sotto
il cuore?”. E Maria rispose:
“Vedi, io sono ancora una fanciulla e non comprendo i segreti di Dio! Però
ascoltami, voglio dirti quello che mi è successo! - Anche questo però è così
vero, come vive un Dio giusto sopra di noi!”» [I.d.G. – cap.8].
«[…] “Perciò,
padre, ti dico ancora una volta: com’è vero che Iddio vive, il Signore del
Cielo e della Terra, così è anche vero che sono pura, e non so di alcun uomo, e
tanto meno poi conosco il segreto di Dio che ora devo portare sotto il cuore
per mia grande pena!”. Qui Giuseppe
ammutolì davanti a Maria e fu colto da grande spavento; infatti, le parole di
Maria penetrarono profondamente nella sua anima affaticata e, tremando, trovò
conferma alla sua segreta intuizione. […] Ma anche Giuseppe durante i suoi molteplici pensieri fu sommerso dal
sonno, e vedi, un angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse:
“Giuseppe, non stare in ansia per Maria, la purissima vergine del Signore!
Poiché quello che ella porta sotto il cuore, è generato dal santo Spirito di
Dio, e quando sarà nato Lo dovrai chiamare Gesù!”. Qui Giuseppe si destò dal
sonno e lodò il Signore Iddio che gli aveva concesso una tale grazia. Ma poiché
era già mattino, ecco che Maria venne da Giuseppe pronta per il progettato
viaggio, e accennò che già doveva essere tempo. Giuseppe abbracciò la fanciulla, la strinse al petto e disse:
“Maria, tu, pura, tu resti con me; oggi, infatti, il Signore mi ha dato un
segno potente su di te, poiché chi nascerà da te dovrà chiamarsi Gesù!”. Qui
subito Maria riconobbe che il Signore aveva parlato con Giuseppe, poiché udì lo
stesso nome che le aveva indicato l’angelo, sebbene ella a Giuseppe non ne
avesse fatto parola prima! E Giuseppe custodì poi con ogni riguardo la
fanciulla, e non le lasciò mancare nulla di quanto conveniva al suo stato»
[I.d.G. – cap.9].
«E
il Piccino sorrise tutto vispo a Maria e disse chiaramente la prima parola; e
la parola fu: “Maria,
adesso Io seguo te, finché un giorno tu seguirai Me!”» [I.d.G. – 52/14,15].
«E
Gabriel, che si trovava a fianco di Maria, disse: “Questa è la donna di cui sta
scritto: ‘Vedi, una Vergine ci partorirà un Figlio! Il Suo nome sarà Emanuel, e
in Lui, Dio sarà veramente con noi!’. Guarda ora il Signore tra noi: Egli è
l’Emanuel; dunque l’unico e solo vero Dio con noi! E ora sai anche chi è questa
donna; va a dirlo anche ai tuoi amici!”. Allora il samaritano si inchinò, andò
dai suoi compagni e riferì loro questo. Ed essi si alzarono tutti, vennero
dalla nostra parte e salutarono Maria con parole piene di riguardo. Maria però
disse loro: “Io ero e sono soltanto un’ancella scelta dal Signore; che
divenissi ciò che sono, fu Sua Volontà. Perciò non esaltate me, ma rendete
sempre onore solamente a Dio! Ciò che vi dirà il Figlio dell’Altissimo, l’Uno
con Lui, quello fate!» [G.V.G. – IX/130,5-8].
«Nel
frattempo, dai discorsi dei discepoli riconobbero anche che Maria che si
trovava alla nostra tavola era la madre del Mio corpo, e tra loro la esaltarono
come la più felice di tutte le madri sull’intera Terra. Allora Maria andò dai
gioppesi[95] e disse
loro: “Cari amici, esaltate solo e unicamente il Signore, e fate secondo la Sua
Volontà! Io sono sì la madre del Suo corpo, secondo la Sua eterna
deliberazione; ma Lui soltanto è il Signore dall’eternità, e a Lui soltanto
appartengono dunque ogni onore, ogni lode e ogni esaltazione in eterno! Per me
sono solo la Sua ancella, e lascio che il Suo volere operi sempre su di
me. Siate dunque tranquilli ed esaltate solo e unicamente il Signore!» [G.V.G. –
IX/195,26-27].
«Dopo di ciò i Miei discepoli si avvicinano a
Me ed esclamano: “Che cara donna e che madre dolcissima! Essa ha ora già
quarantacinque anni, eppure dall’aspetto si direbbe che ne abbia appena venti.
Quali tenerissime cure essa si dà, e come soave si agita il suo petto,
veramente santo e purissimo, traboccante del più puro amore materno! In verità,
essa è una donna che eccelle fra tutte le donne di questa Terra!”. Osservo
Io: “Sì, certo, essa è la prima, e mai ve ne sarà una maggiore di lei! Però
verrà anche il tempo in cui saranno dedicati a lei più templi che a Me, ed in
cui essa sarà onorata dieci volte più di Me. Allora gli uomini crederanno
fermamente di poter giungere a beatitudine soltanto per mezzo suo! Perciò ora
Io voglio che non la s’innalzi troppo, poiché lei sa di essere la madre del Mio
corpo, e sa 'Chi' si cela dietro questo corpo che essa partorì! Siate con lei dunque estremamnte buoni e
cortesi; soltanto guardatevi dal tributarle in qualsiasi forma onori divini! Infatti,
nonostante tutte le sue qualità oltre ogni misura eccellenti, essa non è tuttavia che una donna, e
dalla migliore fra le donne fino alla vanità non vi è che soltanto un
piccolissimo spazio! Ebbene, ogni vanità è la semente dell’orgoglio, dal quale
trae le sue origini ogni male che è venuto finora nel mondo, che viene tuttora
e che in ogni tempo verrà! Comportatevi
perciò anche verso Mia madre come ora vi ho detto!”» [G.V.G. –
I/108,9-14].
«Ciò nonostante Io voglio pur dirti come morì
Maria. Maria morì dodici anni dopo il Mio ritorno a Betania in casa di Lazzaro,
di Marta e di Maria. Solo Giovanni fu testimone oculare del suo trapasso; ma la
sua malattia fu il sempre crescente amore per Me, – e la fiamma di questo amore
aveva sciolto Maria e trasfigurata per
l’eternità. Ma di una ascesa visibile verso il cielo non si può parlare;
Maria era – e non fu più! E
questo è abbastanza per la tua brama di sapere» [D.d.C. – III/60,1].
«Ed ella sa, anche meglio di
voi tutti che il Mio orecchio è più fine del suo e che il Mio occhio è più
acuto del suo; e sa anche che il Mio Amore, la Mia Umiltà e la Mia Mansuetudine
rendono vani l’amore, l’umiltà e la mansuetudine di tutti, anche dei più beati
spiriti del Cielo. In verità, la vostra ignoranza e il vostro grossolano
errore le procurerebbero solo tristezza se Io, per il Mio immenso Amore per voi, non prendessi sempre preventivamente su di Me, ciò che da voi è
indirizzato a lei (Maria) o anche a un altro beato fratello. Vedi, per
questo Io rendo sordi gli orecchi dei
beati nei confronti di tali adorazioni inopportune, e rendo ciechi i
loro occhi, affinché la loro beatitudine non sia turbata dalla vostra grande
stoltezza. Chi cerca Me, di lui anche
Maria avrà gioia, e così pure tutti i beati. Ed essi saranno sempre
disponibilissimi a servire costui in base al Mio Amore in loro, dal quale è
reso a loro noto dove e di che cosa avete bisogno. Quindi è anche inutile voler giungere alla Grazia altrove, se non
direttamente solo attraverso Me. Poiché solo Io sono la Porta per giungere al
Padre, dove è insita ogni Grazia. Chi non passa attraverso di Me, là costui non arriva» [D.d.C. – I/6,3-5].
*
Tu sei Pietro, una roccia
In Matteo 16,18-19, leggiamo: “Tu sei Pietro (una
roccia), e su questa pietra voglio costruire la Mia Chiesa, e le porte degli
inferi non prevarranno! A te voglio dare le chiavi del regno dei Cieli, e tutto
ciò che scioglierai sulla Terra arà sciolto anche in Cielo, e ciò che legherai
sulla Terra, sarà legato anche in Cielo”. – Parole conosciute e spiegate
facilmente dai pastori nelle comunità. Ma cosa vogliono significare veramente
queste parole? Leggiamo quelle di Lorber:
«A causa di questi testi della Scrittura regnano tuttora sulla Terra in
tutti gli ambienti cristiani il più grande errore e la più grande insensatezza,
poiché tutti, senza eccezione, si ritengono più o meno la roccia della chiesa
di Pietro, e presumono di avere le autentiche chiavi per il Regno di Dio, e di
aprire o chiudere a piacimento questo Regno per coloro che vi vogliono entrare.
Ciò significa che presumono di poter dare la Parola del Vangelo secondo il loro
arbitrio, mutilarla, rifiutare di darla, proibirla, dare al suo posto dei
comandamenti arbitrari e porre sopra ad essi le pene eterne, per indurre gli
uomini, con comandamenti di tal genere, a quanti più peccati possibili; poi
altrettanto arbitrariamente rimettere oppure non assolvere questi peccati e, in
cambio di certe opere di penitenza, perfino impartire indulgenze plenarie o
parziali per tutti i peccati commessi, oppure anche rifiutare di darle! Se
qualcuno avesse qui un chiaro intelletto grande anche solo come un atomo,
allora dovrebbe pur accorgersi, per amore della Mia Divinità, che Io che
predicai in ogni occasione solo ed esclusivamente la legge dell’amore fraterno
universale, non avrei mai potuto dare all’apostolo Pietro, né a tutti gli altri
apostoli, tali pieni poteri e una tale disposizione che, chiaramente, si
rapporta all’amore del prossimo esattamente come l’inferno al Cielo! Chi dà
delle leggi, costui dà anche il giudizio; ma è il giudizio, amore? Proprio per
questo Io sulla croce presi su di Me ogni giudizio, affinché agli uomini
rimanesse solamente l’amore. – Ma è mai possibile l’amore, là dove un miliardo
di seggi da giudice sono eretti tra coloro che dovrebbero essere fratelli, e
ovunque si volge lo sguardo non si scorgono che leggi su leggi?! E’ un tale
Pietro, ‘la roccia’ su cui deve essere edificata la Mia Chiesa che non è, e non
deve essere, nient’altro che solo amore e ancora amore?! Chiunque Mi riconosce
e Mi ama come fece Pietro, costui è una giusta roccia sulla quale Io posso
edificare la Mia vera Chiesa, il vero amore e la vera sapienza proveniente da
Me, e la costruisco realmente anche in piena serietà. Come può allora una
qualsiasi grande o piccola comunità, sotto un qualsiasi capo supremo, essere
una roccia, se ciascuno pensa e crede quello che vuole; dove l’uno mormora con
le labbra parole incomprensibili, e spaccia tale mormorio per una preghiera utile;
l’altro invece maledice queste cose e le schernisce e ne ride, e un terzo si fa
avanti come giudice e condanna tutto al più profondo abisso dell’inferno?! Può
una tale comunità, ovvero il suo capo, essere ‘la roccia’ su cui è costruita la
Mia Chiesa che le porte dell’inferno non dovranno mai sopraffare?! – Io dissi:
“Dall’amore, se vi amate l’un l’altro come Io amo voi, si riconoscerà che voi
siete veramente Miei discepoli!”. L’amore dunque Io diedi come unico segno di
riconoscimento dal quale poter riconoscere se qualcuno è una vera roccia su cui
è edificata la Mia Chiesa. Ma come può allora il seggio da giudice, ora così
moltiplicato tra coloro che dovrebbero essere fratelli, essere il segno di
riconoscimento di quella roccia di Pietro non sopraffatta dall’inferno e il
segno di riconoscimento della Mia Chiesa costruita su di essa!? – O tu,
stupidità terribilmente cieca degli uomini di questo tempo, tu che ti ritieni
invincibile dall’inferno e, secondo tutto il tuo modo di agire, ti ci trovi in
mezzo già da lungo, lungo, lungo tempo! Se con ciò Io avessi voluto fondare una
chiesa visibile, allora sì avrei detto a tutti gli apostoli e discepoli: “Voi
tutti siete Pietro”. Sennonché Io dissi invece una tal cosa, com’è fin troppo
tangibile, solo a Pietro, in quanto egli fu il primo che Mi riconobbe secondo
la Mia Natura divina. Egli fu dunque anche il primo a cui, nella sua fede e
fiducia, Io diedi le chiavi per il regno dei Cieli che è un regno dell’amore
per Dio nel cuore degli uomini, e solo da questo deriva il vero amore per il
prossimo. A tale amore però nessuno può giungere senza una precedente
conoscenza di Dio, in quanto chiunque, per poter amare qualcuno, sicuramente
deve prima conoscerlo. Questo amore di Dio e del prossimo è dunque il vero
Regno di Dio, l’unica vera chiesa vivente che è edificata sulla roccia della
giusta conoscenza (di Dio) e dalla conseguente ferma e
incrollabile fede e fiducia, che ovviamente nessun inferno può più distruggere.
Invece, l’allestimento esteriore dello sfarzo e delle parate cerimoniali
collettive di una presunta invincibile chiesa di Cristo, sopra una qualche
roccia di Pietro, d’oro e d’argento, è tanto poco chiesa e roccia di Pietro,
quanto l’inferno è un Cielo o lo sterco di un maiale un diamante. Oppure ho mai
detto Io: “Dall’oro, dall’argento, dalle pietre preziose, dai costosi abiti da
messa, dalla grande potenza terrena e dal grandissimo prestigio terreno, dai
più sontuosi edifici delle chiese, da campane e organi, dalla lingua latina e
da altre cose simili si riconoscerà che voi siete Miei discepoli?”. In verità,
in verità, cose simili non sono mai state indicate e predette da Me come segni
di riconoscimento della Mia vera Chiesa; lo sono invece state con Giovanni,
nell’Apocalisse, dove si parla della grande meretrice, – ma non sarà di certo
questa, la roccia di Pietro! Simone (di) Giona, che era un vero Pietro,
disse a uno che egli aveva guarito con il Mio vero Spirito in lui: “Oro e
argento non ne ho, ma ciò che ho te lo do!”. – Potrebbero forse affermare
questo di se stessi, in coscienza, senza rendersi ridicoli di fronte a tutto il
mondo, e questo anche colui che vorrebbe e dovrebbe essere il successore di
Pietro a Roma, i vescovi in Inghilterra, certi sovrintendenti in Germania e il
potente patriarca di tutti i greci? Forse, anch’essi non hanno borse, né
scarpe, né bastoni? Oh, osservate come era Pietro e come era costituita la sua
chiesa d’amore sulla roccia del proprio cuore e qual era il suo fondamento, e
come invece sono ora costruite tutte le chiese attuali e qual è il loro attuale
fondamento! Io ritengo che perfino un cieco debba comprenderlo e anche vederlo,
per non parlare di uno a cui gli occhi sono già stati aperti. Sta venendo il
tempo in cui dappertutto si adorerà Dio nello spirito e nella verità, e non a
Gerusalemme e non sul monte Garizim! Così voi leggete anche nella Scrittura.
Perciò spirito, verità, giusta conoscenza, fede, fiducia e vero amore a Dio e
al prossimo, nel cuore di ogni singolo uomo, sono dunque l’unica e sola vera
roccia e la Chiesa che è edificata da Me stesso in modo vivente, che è l’unica
ad opporre resistenza all’inferno in eterno. Ma tutto il resto è una vana opera
degli uomini e non vale assolutamente nulla e non dà la pur minima protezione
contro l’inferno, se mancano la vera roccia e la vera, vivente chiesa,
edificata in ogni singolo uomo. È perciò è anche una vana domanda chiedersi
quale chiesa esteriore visibile, sia quella giusta tra le molte che portano il
Mio Nome. La risposta a ciò suona, e in eterno non potrà mai suonare
diversamente, che questa: “Proprio nessuna!”. – Solo la chiesa nel cuore che Io
ho fatto è l’unica giusta e sicura dall’inferno in eterno; tutto il resto l’ha
escogitato il mondo, appartiene ad esso e per Me non vale eternamente nulla!
Quindi anche le chiavi per il Mio Regno sono da cercare solo nella Chiesa
vivente, la sola vera, piuttosto che in una qualche comunità ecclesiale o nel
suo capo. Dunque, ciò che qualcuno da questa sua chiesa vivente edificata da Me
nel suo cuore, scioglierà o legherà sulla Terra della propria vita naturale e
della vita dei suoi fratelli, questo sarà già sciolto o legato anche in Cielo,
perché questa sola vera chiesa è già comunque il vero e proprio Cielo stesso,
ovvero detto ancora più chiaramente: “Qualunque cosa qualcuno compirà in questa
e da questa sua possente Chiesa d’amore, sarà in eterno compiuto anche in
Cielo”. – Queste sono perciò anche le giuste chiavi per il regno dei Cieli: che
voi Mi riconosciate come il vostro santo verissimo Dio e Padre, amiate Me sopra
ogni cosa e i vostri fratelli e sorelle come voi stessi. Se questo è il vostro
caso, allora voi avete Pietro, la vera Chiesa pienamente costruita, e le
autentiche chiavi per il regno dei Cieli. Tutto il resto invece è un nulla!
Questo dunque comprendetelo bene e vivete di conseguenza» [D.d.C. – III/83].
«Quando Io dissi: "Eccovi lo Spirito Santo",
questo voleva dire e vuol dire oggi e sempre: "Eccovi la forza suprema
dell'Amor Mio divino; quello che scioglierete sulla Terra, sarà veramente
sciolto, senza ulteriore bisogno di sacrifici o di sommi sacerdoti, e quello
che legherete al vostro cuore e quello che legherete nel mondo, tutto ciò sarà
legato anche in Cielo". Con le parole "sciogliere" e
"legare" neppure qui sono da intendersi il perdono e la ritenzione
del peccato, bensì "sciogliere" corrisponde a "rendere
libero", e "legare" ad "accogliere"» [T.L. –71,19-20].
*
L’umiltà di
Dio
Il
maestro Eckhart, teologo e mistico tedesco, definisce con queste poche parole
l’umiltà di Dio: “Dio opera maggiormente in
un cuore umile perché è là che trova la maggiore possibilità di operare,
trovandovi la maggior somiglianza con se stesso”. Umiltà
come la stessa Chiesa cattolica riconosce: “Umiliarsi è
prima di tutto lo stile di Dio: Dio si umilia per camminare con il suo popolo,
per sopportare le sue infedeltà. Lo si vede bene leggendo la storia dell’Esodo:
che umiliazione per il Signore ascoltare tutte quelle mormorazioni, quelle
lamentele! Esse erano rivolte contro Mosè, ma in fondo andavano contro di Lui,
il Padre loro che li aveva fatti uscire dalla condizione di schiavitù e li
guidava nel cammino attraverso il deserto fino alla terra della libertà”.
In questa seguente rivelazione risulterà chiaro il rapporto che
Egli desidera dai Suoi figli, altrimenti non ci avrebbe mai creato, poiché
l’unico motivo della Sua esistenza è proprio quello di vivere con dei figli che
Lo comprendono e con i quali Lui può interloquire:
«“O
caro amico, il tono di questa tua esternazione corrisponde a un’effusione del
tuo cuore, ed è buona perché buono è anche il tuo cuore, ma nel tuo intelletto
ha appena cominciato a fare un po’ di luce, e se l’Amore di Dio per voi uomini
ti appare come qualcosa di incredibilmente prodigioso, ciò è dovuto al fatto
che voi vi raffigurate Dio come un imperatore grandissimo e potentissimo sopra
tutti, il quale solo raramente si mostrerebbe alle creature umane, e più
raramente ancora parlerebbe con qualcuna di esse! Se voi avete questa
concezione di Dio, commettete un errore madornale, perché Dio è il Creatore di
tutte le cose e di tutti gli esseri, e non è affatto un imperatore
infinitamente arrogante seduto su un trono aureo che considererebbe tutti i
suoi sudditi dei vermi disgustosi e spregevoli, e minaccerebbe di morte
chiunque osi avvicinarsi al suo cospetto e al suo trono senza aver prima
invocato il relativo permesso. Ma se tutti gli esseri senza alcun dubbio sono
opera di Dio, essi sono pure opere del Suo Amore, il che costituisce il loro
essere, e sono anche opere della suprema Sapienza divina che conferisce loro la
forma corrispondente, e pure la mantiene. Se dunque senza l’Amore e senza la
Sapienza di Dio non potrebbe mai sussistere in eterno alcuna creatura, come mai
ti appare così tanto prodigioso il fatto che Dio nutra un Amore così potente per
voi uomini? Voi stessi siete unicamente e puramente Amore proveniente da Dio e
in Dio, e la vostra stessa esistenza in sé, attraverso la Volontà dell’Amore di
Dio, è esclusivamente Amore di Dio incarnato! Dunque, se ciò corrisponde
inconfutabilmente a verità, come può apparirvi tanto meraviglioso il fatto che
Dio vi ami tanto, e che Egli stesso sia venuto a voi sotto forma umana e ora vi
stia insegnando le vie che conducono alla vita libera che, al par di Dio, è
indipendente, e sorge come fuor da voi stessi? Non siete voi, opera di Dio? –
Oh, certo che lo siete! – Dunque, Dio è dall’eternità un Maestro perfettissimo,
tanto nelle massime cose quanto nelle minime; Egli non fu mai né un
abbindolatore né un ciarlatano, e quindi non deve affatto vergognarsi delle Sue
opere, poiché l’uomo, tra le creature in quantità innumerevoli e infinitamente
svariate, è la creatura più perfetta perché è il punto culminante dell’Amore e
della Sapienza divina, ed è destinato a diventare egli stesso un dio. Ma
allora, perché Dio dovrebbe vergognarsi di una simile eccellentissima opera
delle Sue mani, e perché dovrebbe reputare indegno avvicinarsi alla Sua opera?
Vedi, Mio caro amico, sarà bene che simili idee riguardanti Dio, puramente
mondane esteriori, tu le bandisca per sempre da te, perché esse in primo luogo
sono false, e in secondo luogo non giovano affatto allo scopo che tu attraverso
di queste puoi avvicinarti sempre di più a Dio; anzi, simili idee false non
potrebbero che allontanarti sempre più da Lui, e col tempo in maniera
addirittura tale che, a causa dell’eccessivo e mal compreso rispetto per Dio,
tu non ti azzarderesti assolutamente più ad amarLo, e saresti nelle stesse
condizioni di molti individui e popoli viventi ora sulla Terra che, pur essendo
essi stessi evidentemente opere visibili del divino Amore e della divina
Sapienza, sono nella fede – certo assolutamente falsa – ed hanno l’opinione
infondatissima che Dio dimori ad altezze tanto infinitamente sublimi al di
sopra delle Sue creature, da consentire unicamente a un sommo sacerdote di
avvicinarLo in certi periodi dell’anno, con determinati sermoni e tra le più
abbaglianti e fastose cerimonie. In seguito a questo avvicinamento il sommo
sacerdote si considera a sua volta già santificato e tanto innalzato, che nemmeno
a un sacerdote a lui subordinato è consentito andargli vicino, per non parlare
poi di un altro comune e sconsacrato mortale; e ciò per la ragione che quella
gente ritiene inammissibile che qualcosa di non santo possa accostarsi alla
suprema Santità di Dio, perché in questo modo ne sarebbe profanata la Sua
suprema divinità e questo costituirebbe per gli uomini miseri e ciechi un
peccato grave, peccato che dovrebbe essere punito con la morte sul rogo. Oh, la
volontaria e stoltissima cecità degli uomini! Ecco, l’esempio voi lo avete in
Me! Io solo sono il Signore dell’eternità! Ma qual è ora il Mio atteggiamento
di fronte a voi? Vedete, Io vi chiamo figli, amici e fratelli, e quello che voi
siete dinanzi a Me, ciascuna creatura umana è chiamata ad esserlo, e non c’è
affatto da parlare di un maggiore o di un minore! Infatti, ciascun uomo è la
Mia opera perfetta che deve riconoscersi e apprezzarsi come tale, e non
misconoscersi e degradarsi al di sotto di ogni mostruosità, perché chi pur
essendo evidentissimamente opera Mia si disprezza, costui disprezza
necessariamente anche Me che ne sono l’Artefice. E a che cosa potrebbe servire
tutto ciò? Amici, l’umiltà dell’uomo nel suo cuore è certo una virtù tra le più
necessarie, attraverso la quale si può pervenire il più rapidamente possibile
alla Luce interiore della Vita! Tuttavia questa virtù consiste veramente
soltanto nel giusto amore per Dio e per il prossimo. Essa è la mite pazienza
del cuore, attraverso la quale l’uomo riconosce bensì la sua eccellenza, ma non
si innalza mai da dominatore al di sopra dei propri fratelli ancora molto più
deboli di lui, anzi li abbraccia con un amore ancora più ardente e, mediante
l’insegnamento, cerca il consiglio e l’azione per innalzare pure loro al
proprio grado superiore di completezza che lui ha riconosciuto in se stesso.
Ecco, in questo consiste propriamente l’umiltà, la sola vera, ma non, mai in
eterno, nel disprezzo di se stessi! Io stesso sono di tutto cuore, umile e
mansueto, e la Mia Pazienza supera ogni limite, e tuttavia, Mi avete mai visto
oppure avete mai udito da Me che Io Mi sia auto disprezzato dinanzi agli
uomini? Chi non apprezza giustamente se stesso come un’opera di Dio, costui non
può aver stima nemmeno del proprio prossimo e neppure di Dio secondo verità, ma
soltanto in base a qualche considerazione fondamentalmente falsa. Certamente è
sbagliato quando un uomo sopravvaluta se stesso, perché allora ben presto e
molto facilmente si fa oppressore e anche persecutore del prossimo,
spogliandosi nello stesso tempo dell’amore, che è l’elemento divino della vita;
ma è altrettanto sbagliato quando un uomo si sottovaluta. La ragione di questo
Io ve l’ho indicata, e quindi è meglio che restiamo tranquillamente alla pari e
di animo lieto e sereno, perché qualora voi, che ormai Mi avete riconosciuto
per Colui che sono, cominciaste a comportarvi dinanzi a Me con esagerato
ossequio e con eccessivo timore, finireste evidentemente col non essere più
capaci di sopportare alcun insegnamento da Me. Dunque, considerateMi solamente un
Uomo perfetto che custodisce in Sé la pienezza dello Spirito di Dio, e che per
questo ora è vostro Maestro e Insegnante; in questo modo potrete avere a che
fare con Me col massimo vantaggio possibile per voi e nel migliore dei modi! –
Mi avete ben compreso?”. – Rispose Agrippa: “O Signore e Maestro, Ti abbiamo
certo compreso bene, perché le Tue parole sono tutte assolutamente la pura e
nuda verità. Però, cosa si deve pensare di tutte le innumerevoli preghiere e
salmi tanto in voga presso i giudei? Tu, quale l’unico vero Dio ormai
riconosciuto, non vuoi essere adorato?”. – Ed Io gli dissi: “In Mosè sta ben
scritto: ‘Il Sabato è un giorno del Signore nel quale devi astenerti dai lavori
pesanti e servili, e devi invece dedicarlo a pregare di cuore puro il Signore
Dio tuo!’. Io però adesso vi dico, che d’ora innanzi ciascun giorno è
certamente un giorno del Signore, nel quale l’uomo giusto è tenuto a far del
bene conformemente alla Mia Dottrina! Ma chi, secondo la Mia Dottrina, opera il
bene, costui celebra degnamente il Sabato e prega veramente Dio senza
interruzione, e in lui Io troverò il Mio compiacimento. Se qualcuno è conscio
di aver peccato verso qualcun altro, che si accordi con colui contro il quale
ha peccato e veda di non peccare più, così gli saranno anche rimessi i suoi
peccati; ma né per effetto di determinate preghiere, né per quello di
mortificazioni o di digiuni, saranno mai rimessi i peccati a nessuno fino a
quando il peccatore non avrà smesso di peccare. Ma finché qualcuno è immerso
nel peccato, egli non è atto ad essere accolto nel Mio Regno della Verità,
perché il peccato rientra sempre nella sfera della menzogna e dell’inganno.
Vedete, così stanno le cose!» [G.V.G. – VII/141,2-16].
[indice]
Perle divine
Attingendo dall’acqua
sorgiva fresca e pura della Nuova Rivelazione, possano queste ‘perle’ prese a
caso, dare pace e gioia, prima sulla Terra e poi nell'eternità!
«Perché
se qualcuno già vede la debolezza del fratello, ma si comporta davanti a lui
come se fosse uno spirito forte, e il fratello debole s’indispettisce per
questo, allora una tale azione è un peccato, per quanto giusto sarebbe il
comportamento agli occhi dello spirito forte; infatti, lo spirito non può
essere indispettito, in quanto l’anima può subire dei danni dalle contrarietà.
Perciò queste contrarietà sono da evitare per motivi altamente saggi» [D.d.C. – II/149,5].
«Perciò
sia lungi dal vostro cuore ciò che ha soltanto la più lieve parvenza di una
cosiddetta ‘rivincita’, perché ciò al vostro cuore darebbe subito un aspetto
diverso dal Mio, e questo non deve accadere presso di voi, figli Miei» [D.d.C. – II/149,8].
«Ma
che si può fare se qualcuno ottiene una falsa fede da un falso insegnamento? Io
dico: “Chi crede come gli è stato insegnato, la sua fede è anche senza falsità
per colui che crede; ed egli troverà grazia!”. Guai però al maestro che dà un
falso insegnamento, poiché egli diventa un fautore del male e un disturbatore
dell’Ordine divino! Non noi però, ma unicamente il Signore lo può giudicare!
Quando il grandissimo e il purissimo tra tutti gli spiriti creati lottò contro
Satana sul Sinai per il corpo di Mosè, cosa che a te è nota, il potente spirito
tuttavia non giudicò Satana, ma gli disse: “Il Signore ti giudicherà!”. Visto
però che un Michael (l’arcangelo) non
si arrogò nessun giudizio su Satana, come possiamo giudicare noi i nostri
fratelli, oppure indurre il Signore a un giudizio? Oh, questo sia lungi da
noi!» [I.a.C. – I/81,27-28].
«L’intera
vita è lunga al massimo tre spanne: la distanza dalla testa fino al centro del
cuore!» [I a.C. –
II/278-6].
«La
vera sapienza consiste unicamente nella massima umiltà» [G.F.D./I-29-18].
«Tutti
i pensieri sono liberi e senza macchia, soltanto i desideri sono posti sotto il
dominio della libera volontà di ogni uomo» [S.S. – II/1-23].
«Un vero insegnante deve essere privo di mancanze che gli possono essere
d’impedimento nell’amministrazione del suo compito; perché in casi simili, è
meglio nessun maestro che uno imperfetto!» [G.V.G. – IV/165-2].
«Mai
però in nessun rimprovero deve essere criticata la persona dell’uomo, bensì
soltanto la stupidità, la debolezza o il peccato, e certo in maniera vera, ma
nel modo più delicato e dolce possibile. Il pienissimo amore e il continuo
rispetto dell’uomo deve risplendere ovunque come un sole» [D.d.C. – III/161-100].
«Se uno ha scelto una
fanciulla, e anche un altro l’ha scelta, e il primo è poi subito colmo della
più grossolana gelosia se anche il secondo riceve accoglienza, allora in lui è
predominante già il polo dell’inferno. Se però il primo dice: “Mia cara, tu sola
sei padrona del tuo cuore. Io ti amo veramente, per questo non voglio da te
alcun sacrificio, invece sono pronto a portarti ogni sacrificio per il tuo
bene; perciò sei completamente libera da me. Fa’ dunque quello che vuoi e come
lo ritieni buono per te; il mio amore e amicizia sincera mai li perderai per
questo. Se ti costringessi a porgermi la tua mano, allora amerei soltanto me in
te, e farei di te una schiava. Io invece non amo me in te, bensì soltanto te in
me. Perciò tu hai da me la completa libertà di cogliere tutto ciò che ritieni
più conveniente per la tua felicità”. Vedete, da questo discorso splende già il
cittadino del Cielo; infatti, così si parla in Cielo. Chi può esprimersi in tal
modo dal fondamento del proprio cuore, in questi non è più esistente alcuna
goccia positiva di un inferno» [S.S. – II/109,9-10].
«La Dottrina che Io vi do è una Dottrina di Dio e della
Vita, la quale è tanto distante da ogni cerimonia, quanto lo è un Polo celeste
dall’altro; qui non occorre né Sabato, né Tempio, né casa di preghiera, né
digiuno, né una speciale verga o uno speciale mantello di Aronne, né copricapo
a due corni, né Arca dell’Alleanza, né incensiere, né acqua benedetta e men che
meno acqua maledetta! In questa Dottrina, l’uomo in sé è tutto in tutto, e non
ha bisogno di nient’altro che di se stesso!» [G.V.G. – V/132,1].
«Ma da questa infinita umiliazione della divina
Sapienza stessa, emerge più chiaro del Sole che nessuno arriverà alla gloria
della Vita eterna, magari con la sua sapienza gonfiata. Per nessuno i libri e
gli scritti che ha studiato diventeranno gradini per il Regno dei Cieli, ma ciò
lo sarà soltanto la sua vera umiltà e il vero vivente amore operoso per il
Padre» [S.t.b. – 17,15].
«Cristo non aveva studiato nelle università, per
entrare, così, come sapiente molto erudito, nella Gloria del Padre, ma la Sua
scuola si chiamava: umiltà e amore operoso! Se dunque Cristo vi precedette con
questa scuola, come volete allora arrivare al Regno di Dio con un’altra?» [S.t.b. – 17,18].
«Nessuno
di voi sia solo un ascoltatore, ma sia subito anche un volonteroso, serio e assiduo
esecutore della Mia parola, e con ciò saranno allontanati al più presto dalla
sua anima anche tutte le esitazioni e i dubbi» [G.V.G. – IX/74,3].
«Chi
ama veramente Dio, il Signore, costui è continuamente con Dio e in Dio, e se
vuol sapere e udire qualcosa da Dio, basta che Lo interroghi nel proprio cuore,
e allora otterrà immediatamente una piena risposta mediante i pensieri del
cuore, così che ciascuno, in tal modo, può essere istruito e ammaestrato sempre
e in ogni cosa da Dio stesso. Da ciò puoi constatare che non occorre vedere
sempre il Signore per essere felici con Lui, ma che basta semplicemente udire e
percepire la Sua voce, e allora si possiede anche tutto quanto è necessario per
essere veramente beati in Dio» [G.V.G. – IV/23,9].
«Chi però non ha visto quello che ha visto lui, ma
crede a quello che Io gli dico, allora costui ha una fede che per l’anima è più
salutare della visione, per il semplice motivo che nella fede l’anima si muove
più liberamente che nella visione. Io però conosco la tua fede e so che le
opere che Mi vedesti compiere costituiscono per te una prova pienissima
dell’assoluta verità di quello che dico; per conseguenza, sarebbe del tutto
inutile che facessi vedere anche a te gli spiriti dei defunti affinché ti
confermassero che quanto Io vi dico è piena verità» [G.V.G. – VII/220,9].
«Perciò
con tali anime si deve procedere molto cautamente per portarle così un po’ alla
volta, senza che se ne accorgano, sulla retta via; ma per fare questo è
indispensabile un sommo amore divino, sapienza e pazienza, poiché una tale
anima deve sempre essere influenzata soltanto dal di fuori, tentando di farla
pervenire a operare con il suo volere, in modo che si accorga da sé in quali
condizioni essa si trovi, riconoscendo i suoi errori. Quando un’anima comincia
ad avvedersi di ciò, allora in essa si fa vivente il desiderio di apprendere la
ragione per la quale non è giunta, per così dire, sull’erba verde, ma soltanto
in un arido deserto infruttuoso!» [G.V.G. – VIII/129,7].
«Infatti, solo ed esclusivamente
l’amore può sopportare la Mia presenza, come un fuoco un altro. Invece tutto ciò che non è fuoco viene distrutto e consumato dal fuoco. Per questo anch’Io Mi ritiro davanti
al mondo, perché il Mio Fuoco
non lo afferri e non lo distrugga! Non
domandare però mai: ‘Signore, dove sei?’ – Allora non ti dirò: ‘Sono qui!’; – bensì chiedi coscienziosamente al tuo
cuore se Mi ama, ed Io nel tuo cuore che Mi ama ti griderò: “Qui Io sono a casa in tutta la
pienezza del Mio Amore, della Grazia e della Misericordia!”» [I.d.G. – 247,19-24].
«“O
Tu, onnipotente Signore della mia vita! Come mai io – un grande peccatore –
sono degno davanti a Te di una simile infinita grazia e misericordia?!”, – Il Piccino disse: “Gionata, tu ti
chiedi come mai puoi amarMi così possentemente nel tuo cuore, se sei un così
grande peccatore. Non è forse, l’amore per Me, santo in se stesso, come Io stesso Lo sono nella Mia Divinità?!
Come mai tu, un così grande peccatore, puoi sopportare dunque un tale santo amore nel tuo cuore? Non è
dunque ciascun uomo santificato e completamente rinato mediante l’amore per
Dio, nel suo cuore?! Ma se tu sei colmo di questo amore, dì: che cosa c’è
dunque in te che tu chiami peccato? Vedi, la carne di ciascun uomo è certamente
un peccato in se stessa; è per questo che la carne di ciascun uomo deve anche
morire! Sì, Io ti dico che perfino questa carne del Mio corpo è sotto il soldo
del peccato, e dovrà perciò anche morire così come la tua! Però questo peccato
non è certo volontario, ma si riferisce solo al giudizio, e non è messo in
conto al tuo libero spirito. Perciò il tuo valore non viene determinato dalla
tua carne, ma solo ed esclusivamente dal tuo libero amore. E un giorno non sarà
detto: ‘Come fu il tuo corpo?’ bensì: ‘Come fu il tuo amore?’!”» [I.d.G. – 220,7-17].
«[…] E potrete pure riconoscere e scorgere
facilmente come e perché verranno permessi anche i falsi
profeti e maestri nel Mio Nome. Voi, però, ed i vostri veri successori non
dovete porre attenzione, anche se udrete il richiamo dalla bocca dei falsi
profeti che il Cristo si trova qui o là! E ciò per il motivo che Io non
prenderò mai più dimora in un Tempio fabbricato dalla mano dell’uomo, ma
soltanto nello Spirito e nella Verità in coloro che Mi cercheranno, Mi
pregheranno e crederanno soltanto in Me, e perciò Mi ameranno anche sopra ogni
cosa. Il loro cuore diventerà il vero Tempio nel quale Io dimorerò, e in esso
Io parlerò loro, li istruirò, educherò e guiderò. Prendete nota di questo,
affinché quando tutto ciò avverrà, non vi scandalizziate e vi rammentiate che
Io vi ho indicato tutto ciò in anticipo, compresa la causa!» [G.V.G. – VIII/163,4].
« Poni sul capo di un usuraio una corona, offrigli scettro e spada e un
possente esercito in aggiunta, e vedrai che così avrai
stabilito un vero Satana a reggente tirannico della misera umanità, e non
risparmierà nemmeno l'ultima goccia di sangue dei suoi sudditi. Egli arriverà a
far soffocare chiunque, prima di condonargli uno statere! Sia dunque maledetta
da parte Mia ogni avarizia e ogni usura!» [G.V.G. – III/192,7]
«Come questi, molti altri ancora passeranno dinanzi a Me senza guardarMi e
senza riconoscerMi; continueranno invece a frugare nella loro immondizia
mondana finché la morte verrà a gettarne i corpi nella fossa e le loro anime
all’inferno! Mercanti, trafficanti, merciai e procacciatori d’affari di questa
specie sono troppo lontani da qualunque cosa spirituale, e rappresentano tra
l’umanità migliore quello che le piante parassite sono sui rami degli alberi da
nobile frutto, ovvero, quello che è la zizzania in mezzo al grano. Lasciamo
dunque che continuino a camminare incontro alla loro tomba e alla loro morte!» [G.V.G. – VII/6,5].
«Per
nessuno i libri e gli scritti che ha studiato diventeranno gradini per il Regno
dei Cieli, ma ciò lo daranno solo la sua vera umiltà e il vero vivente amore
operoso per il Padre» [S.t.b. – 17-15].
«Poiché
vedi, per parlare e insegnare ci vuole di più che non per il semplice operare,
e tuttavia l’operare è la cosa principale, mentre il parlare e l’insegnare
costituiscono solo la via che conduce all’operare» [G.V.G. – IV/30-11].
«Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te! Ma fallo tu per primo!».
«Dovete
sempre ingannare Satana con la prudenza della vostra mansuetudine» [D.d.C. – I/32-6].
[indice]
Gli ultimi atti della vita di Gesù
Dopo 24 anni di fedele
servizio, alla morte di Lorber il lunghissimo racconto dei tre anni di
insegnamenti di Gesù presentato come ‘Il Grande Vangelo di Giovanni’ non era
ancora terminato. Racconto che proseguì con Leopold Engel, con un ultimo
undicesimo volume. Che fosse la stessa ‘voce’ del Signore, come in Lorber, a
manifestarsi, lo si può stabilire con questi ultimi due punti citati.
*
L’obbedienza filiale
di Gesù
(parla Gesù): «Io invece lasciai la casa e Me ne andai da solo sulla cima del monte
degli Ulivi, dal quale si godeva un’ampia veduta su Gerusalemme e su tutti i
dintorni. Qui la Divinità in Me si separò dal Figlio dell’uomo Gesù e Gli parlò:
“Vedi qui dinanzi a te sta la città della tua sofferenza, sofferenza che avrà
inizio nei prossimi giorni, quando prenderai volontariamente su di te il giogo
che dovrà servire per la redenzione dell’intera umanità! Tu, nel tuo corpo
terreno separato da Me, sei un uomo come ciascun altro. Ti sei sforzato di
destare lo Spirito in te, il quale è la pienezza della Divinità stessa.
Sacrificando la tua volontà, hai lasciato crescere la Volontà dell’Onnipotenza
in te. Adesso però dipende dalla tua volontà, quale uomo stesso, assumere
l’ultima e più grave opera. Perciò ti chiedo: vuoi tu, quale Mio Figlio,
sorgere nel Padre, eseguendo tutto ciò che Egli ti ordina di fare? Oppure vuoi
tu, quale Figlio dell’uomo, appartenere soltanto a questa umanità e restare unicamente
di questo mondo? Tu puoi essere un sovrano del mondo e restare un liberatore
dello stesso, ma puoi essere anche una guida che indirizza verso di Me, che
conduce nel più intimo del Cuore di Dio, trapassando completamente in Me e
diventando con ciò un Sovrano della Vita per tutte le eternità. Puoi essere un
intercessore dell’umanità in quanto costituita da esseri che, creati dalla Mia
Potenza, sono usciti e dovranno ritornare al Cuore del Padre, – ma puoi anche
essere un intercessore dell’Amore, quell’Amore che ordina alla Sapienza di
trasformare la Sua Giustizia in Misericordia. E così, dunque, ora scegli, dato
che ti sta dinanzi agli occhi quello che accadrà del tuo corpo, se vuoi
percorrere la via che passa accanto a Me, oppure la Via che conduce in Me,
poiché l’ultima decisione è giunta!”. – Allora l’anima di Gesù, il Figlio
dell’uomo, disse: “Padre, la Tua Volontà è sempre la mia, e avvenga, solamente
ciò che Tu vuoi; poiché, quello che la Terra può darmi ed è diventato, lo è
solo attraverso di Te! Io invece voglio andare per la via diritta e ricevere
solo dalla Tua mano quanto mi deve accadere, e quindi voglio obbedire sempre ed
unicamente alla Tua Volontà!”. – A questo punto la Divinità disse nel cuore del
Figlio dell’uomo: “Ancora una volta Io ti farò la stessa domanda di oggi, e se
tu darai ancora la stessa risposta, allora che sia compiuta la tua volontà!
Adesso però vedi quello che ti offrirà il mondo!”. In silenziosa orazione,
prima del levar del Sole, il Figlio si recò giù nell’abitazione di Lazzaro,
senza che qualcuno si fosse accorto di ciò» [G.V.G.
– XI/65].
*
La morte del Signore
«Ma cosa successe poi, mentre il corpo giaceva nella tomba? E quale fu
dunque la vera e propria stringente ragione della Mia morte? A tale riguardo
seguirà ora una breve, ma chiara spiegazione. E così ascoltate. – Già in
precedenza è stato chiarito varie volte che Adamo, quale primo uomo di questa
Terra – nel senso della piena libertà dello spirito – era stato creato allo
scopo di costituire una forma fuor dalla quale la materia avrebbe potuto essere
ricondotta nuovamente alla libera vita spirituale. Nondimeno, a questo scopo
era necessario anzitutto il superamento della materia stessa, vale a dire che
attraverso la libera decisione doveva essere creata una condizione che, da un
lato, presentasse la vittoria su tutte le note basse caratteristiche – come le
passioni, le brame e le inclinazioni terrene – per rendere possibile,
dall’altro lato, una libera ascesa alla purissima vita spirituale. E’ già stato
detto abbastanza spesso che l’anima umana è costituita da piccolissimi
elementi. Tali elementi crescono e si sviluppano (raggiungendo) sfere di consapevolezza sempre più elevate,
finché pervengono alla forma dell’uomo. Tale forma non è più passibile di
un’ulteriore sviluppo nel suo aspetto prettamente terreno, mentre può
svilupparsi ulteriormente riguardo all’anima. Dunque, nell’uomo si incontrano
due principi: la fine della vita materiale, intesa come massimo sviluppo
dell’autoconsapevolezza, e l’inizio di una vita animica, avendo conseguito il
massimo perfezionamento nella sua forma immutabile. Per questo, l’uomo nella
vita terrena viene a trovarsi come sulla lama di un rasoio, e non può chiudersi
alla consapevolezza di vivere, in quanto egli è la prova di se stesso. E tuttavia
non può avere nessuna idea di essere giunto alla soglia di una vita spirituale
che inizia ora nell’immutabile forma umana permanente. In altre parole: dopo
aver attraversato molte trasformazioni corporali che come traguardo si ponevano
la figura umana, questa adesso rimane intatta nel suo aspetto generale, mentre
ora inizia una trasformazione animica che, come traguardo, ha l’avvicinarsi
sempre più allo Spirito stesso di Dio e l’entrare in comunione con Lui. –
Ebbene, chi è in grado di riflettere, rifletta! Che cosa può accadere se questo
passaggio non viene mediato? Qui, infatti, materia e spirito stanno nettamente
l’uno di fronte all’altro. Essi, sebbene si affinino reciprocamente sempre di
più, non possono però – in quanto polarità –arrivare mai a toccarsi. Qui si
deve comunque indicare una via, si deve gettare un ponte sul quale sia
possibile passare dalla materia allo spirito; e questa via deve essere un
esempio che chiunque sia in grado di seguire. Se questa via non fosse trovata,
vale a dire se un uomo non la percorresse, diventerebbe impossibile uscire
dalla materia e pervenire a una libera vita spirituale. Perciò, il desiderio
della stessa Divinità deve essere quello di attirare a Sé anche le Sue creature
che aveva costretto nel cammino della materia – per Amore e per la loro
salvezza – cioè riattirarle dopo che queste ne hanno raggiunto il confine, a
partire dal quale è possibile la via spirituale, e condurle così alla relazione
tra Padre e figlio. Adamo doveva costruire in sé questo ponte, e gli sarebbe
stato effettivamente molto facile, essendo allora gli allettamenti della
materia molto esigui al paragone di adesso. Gli occorreva solo la vittoria su
se stesso: l’ubbidienza! E così sarebbe stato gettato ‘il ponte’, e in lui la
vita spirituale avrebbe potuto destarsi floridamente. Infatti, l’ubbidienza a
Dio, per un uomo che altrimenti è esente da qualsiasi peccato, è l’unico mezzo
di prova. Solo dalla disubbidienza seguono da sé tutte le altre trasgressioni,
come chiunque può osservare facilmente nei bambini. Ora Adamo cadde, e con ciò
avvenne un arretramento nella materia, vale a dire in quella Polarità che può
tanto allontanarsi da Dio quanto è in grado di salire a Dio stesso a sempre più
elevate beatitudini. Con questa caduta, però, era entrato nel mondo il peccato
per il motivo che Dio non crea mai un’opera per distruggerla di nuovo; al
contrario, allorché la via è creata, si continua a seguirla, si cerca per così
dire di correggerla. Infatti, la divina Sapienza considera a priori le conseguenze
di una mancata riuscita. Trattandosi però di creare creature libere, non
macchine spirituali, allora la sola e unica via adatta è quella dello sviluppo
autonomo nell’uomo. Invece il costituirsi del genere umano in popoli portò come
conseguenza tutti i peccati, che ora sussistono in lunga serie, facendolo
cadere sempre più in basso, poiché ormai sussisteva il loro inizio, vale a dire
la disobbedienza. Questo significa che se Adamo non fosse stato disubbidiente,
nessuno dei suoi discendenti lo sarebbe stato, perché egli allora avrebbe
annientato in sé un seme che non avrebbe più potuto essere continuamente
ereditato in seguito. Così invece fecondò questo seme, e nei suoi discendenti
crebbe fino a diventare un albero che, attraverso il suo fitto fogliame, ormai
lascia a mala pena penetrare la luce del Sole. Spesse volte da parte di anime
particolarmente forti fu tentato di fare una breccia in questo fogliame, per
lasciarvi passare lo splendore del Sole, e a seconda di come ciò sia riuscito
anche a singole parti del fogliame, l’umanità possedette antichissime
religioni. Non riuscì però a queste anime forti di colpire il midollo
dell’albero, di spezzarne la corona, così che questo albero possente fosse
costretto a morire. E precisamente questo non riuscì a loro perché essi stessi
nella vita terrena non erano senza colpa, anzi gustarono il mondo prima ancora
di provare la sete di verità, la sete di conoscere Dio. Il mondo ebbe per loro
un gusto insipido, e solo allora cercarono qualcosa di meglio. Le prime religioni
indiane sono le più antiche conosciute da voi, mentre la più antica, nella sua
autentica Dottrina, fu la prima religione egiziana, ma la sua conoscenza è
andata perduta. Tutti questi insegnanti furono quelle anime forti che
trapassarono per se stessi il tetto di foglie e indicarono la via. Essi hanno
descritto e detto ‘anche’ cose vere e autentiche; tuttavia al loro tempo non
poterono scrivere in modo diverso, e quindi molto di quanto da loro scritto,
che nel contesto delle cose è facilmente spiegabile, attualmente non è più
valido. A tale riguardo valga ora quanto segue: – Prima di rivestirsi di carne (quale Gesù),
Dio era impersonale. Ecco perché nessuno poteva pervenire alla Sua
contemplazione, ma solo alla percezione della Sua Essenza che, in senso
naturale, poteva rendersi visibile unicamente come Luce, essendo Dio in Se
stesso pura Luce emanante i suoi raggi. Tuttavia, dove c’è Luce, questa è anche
dappertutto; essa inonda tutto e vivifica tutto. Ora però l’impersonalità di
Dio implica non un punto di irradiazione come da un sole, ma un mare di luce in
cui non vi è concentrazione. Coloro dunque che si elevarono spiritualmente fino
all’Essenza divina, non potevano percepire l’Essere divino, se non come un
vivere nella luce, il librare e il quietarsi nella luce, il congiungersi con la
luce senza altri desideri. Ebbene, quando l’uomo Gesù divenne la
personificazione di Dio, per colui che gli si avvicinò la percezione della
Divinità fu completamente diversa: fu semplicemente l’avvicinarsi di un uomo all’altro.
E così gli antichi veggenti ebbero ragione; quelli più recenti che vissero dopo
di Me hanno avuto ugualmente ragione. Dopo la caduta di Lucifero, quando fece
la sua comparsa il mondo materiale, fu creato comunque il Sole spirituale come
sede della Divinità; ma nonostante tutto tale Sole non è da intendersi come
un’unica concentrazione. La luce, nel mondo spirituale, era ovunque e, prima
della Mia vita terrena, questo Sole spirituale non poteva diventare visibile
per l’uomo corporale finché la sua anima era ancora legata al suo corpo. La
visibilità del Sole spirituale era il coronamento della fede degli esseri
spirituali; infatti, solo per loro esso era visibile. Adesso invece lo è anche
all’uomo che crede in Me, non appena a lui viene aperto l’occhio spirituale,
perché l’Uomo-Gesù può, in qualunque momento, svelare anche l’intero Suo Regno
a tutti quelli che credono in Lui. – Si domanda ancora: “Perché nelle antiche
religioni si trovano gli identici tratti fondamentali?”. Per colui che ha
compreso queste rivelazioni, dovrebbe solo meravigliarsi se così non fosse,
poiché se queste antiche religioni sono state i precursori della Dottrina del
Figlio dell’uomo e di Dio, allora devono anche contenere le linee fondamentali
di quest’ultima, e non possono contenere niente di diverso da essa. Che anche
la vita dei singoli maestri che sorsero, contenga delle somiglianze con quella
Mia, ciò si fonda sulla stessa ragione. Se l’antica religione egiziana nei suoi
tratti fondamentali primordiali – che attraverso i culti divini che seguirono
più tardi sono pervenuti al tempo attuale soltanto confusamente – fosse
interamente conosciuta, si direbbe: “La religione cristiana è stata tratta da
quella antica egiziana perché queste due religioni si somigliano davvero molto,
soprattutto se le essenzialità di Osiride, di Iside e di Horus fossero
conosciute precisamente nel loro senso originario!”. – Ma in che senso dunque
Io riuscii non solo a penetrare il tetto di foglie ma riuscii anche a spezzare
l’albero del peccato? Anzitutto ognuno abbia chiaro una volta per tutte cosa
vuol dire ‘peccare’! Qualcuno se la sbrigherà presto con la risposta e dirà:
“Peccato è tutto ciò che contravviene alla Volontà di Dio!”. – Questo è esatto;
ma cos’è dunque la Volontà di Dio, e come la riconosce l’uomo che non crede
nemmeno in Dio e molto meno riconosce la Sua Volontà? – In questo caso,
conviene giudicare la questione dal punto di vista della vita umana. Nessuno
può peccare contro Dio se non Lo ha riconosciuto. Tanto poco qualcuno si
adirerà con un cieco che afferma che non c’è la luce solo perché lui non la
vede, altrettanto poco, Dio bollerà colui che non Lo riconosce per ottusità. Di
certo un cieco può però offendere il suo vicino o chiunque altro, che
certamente non vede, tuttavia lo sente, percependolo, e di cui può godere dei
diretti tangibili vantaggi, offendendolo, quando gli si oppone in qualche modo.
Egli può peccare contro il suo amore, poiché nonostante la cecità, non può
chiudersi alla violenza della natura. Allo stesso modo è con il cieco
spirituale, il quale può benissimo contravvenire al comandamento dell’amore del
prossimo anche se non riconosce Dio. Che l’amore per il prossimo sia la Via che
conduce all’amore di Dio, questo è già stato spiegato varie volte. Dato dunque
che l’uomo Gesù adempì questo comandamento fin nei minimi particolari, e
precisamente fin dalla giovinezza, così anche l’Amore di Dio crebbe in Lui, al
punto che Egli infine poté sorgere in esso. Il peccato non ebbe alcun potere su
di Lui, poiché Egli si adoperò per arrivare, dalla iniziale via visibile
dell’amore verso il prossimo che si rende manifesto attraverso le opere
esteriori, alla Via interiore, invisibile, nell’amore per Dio. Dio aveva dato
ad Adamo un comandamento, e cioè ‘incondizionata ubbidienza’. Egli non la
osservò e cadde. L’uomo Gesù, per amore verso Dio, si diede volontariamente il
comandamento di non fare nulla senza la Volontà del Padre, e così divenne il
luminoso esempio da imitare. Egli conseguì dunque in Sé il gradino che Adamo
non aveva raggiunto, e riconciliò dunque in Sé la Divinità che era stata lesa
nella Sua Santità attraverso la non osservanza del comandamento. La Sapienza
diede il comandamento; la Volontà, la Forza, richiesero l’adempimento; l’Amore
trovò la via nell’uomo Gesù per adempiere le condizioni che erano necessarie
per riportare il precedente stato di beatitudine per tutte le creature. Ma nel
fatto che ora questa via è aperta, che conduce direttamente a Dio, e nel fatto
che questa via fu percorsa da Gesù, Figlio degli uomini, il quale con ciò
divenne Figlio di Dio, sta la redenzione. La morte di Gesù fu il suggello
dell’obbedienza incondizionata. Essa non sarebbe stata necessaria, ma poiché
l’umanità nella sua illimitata libertà di volere la richiese per ispirazione di
Lucifero, allora Gesù si sottopose anche a questa richiesta e morì fisicamente.
Il decadere da un peccato nell’altro genera un indurimento sempre maggiore
dell’anima; per esprimere questo stato si usa l’espressione “cuori impietriti”.
La distanza a cui poi questo può portare, è immensa. La materia e la brama
esteriore crescono sempre più e, com’è naturale, con ciò va svanendo sempre più
la consapevolezza di un qualsiasi centro spirituale animico dell’essere.
Quest’indurimento conduce infine ad una condizione bestiale che non conosce
null’altro, all’infuori del sostentamento e della riproduzione, senza alcuna
libertà spirituale interiore. La redenzione da un simile stato viene offerta
solo da una Dottrina spirituale pura che conduce soltanto verso la
consapevolezza morale della dignità umana, e questa Dottrina fu data con una
concisione che non da’ adito a fraintendimenti e con la maggior chiarezza
possibile. L’osservanza di questa Dottrina spezza le catene della materia,
scioglie i legami delle avidità terrene di piaceri e conduce infine i desideri
e le brame materiali ad uno stato di purissimo sentimento quale conoscenza del
male, ma non più per fare il male, poiché il proprio ‘io’ va riducendosi sempre
di più, mentre in caso contrario questo io (egoismo) si sviluppa sempre più. Quanto più
diminuisce, tanto più si scioglie (si
ammorbidisce) la catena
materiale, per finire col non essere più percepita come catena. L’albero del
peccato fu e poté essere dunque spezzato soltanto ad opera di Gesù, poiché Egli
racchiudeva in Sé, appunto, lo Spirito di Dio che aveva già dato ad Adamo il
comandamento, senza che questi lo adempisse. – Ora si dirà: ma dove sta poi la
prova che le cose siano andate così, e cioè che i precedenti insegnanti non
abbiano compiuto questo? Infatti, quello che è detto qui si sottrae all’occhio
umano ed è un processo interiore sul quale nessun altro può riferire se non
appunto lo stesso Gesù. Invece il processo esteriore, ovvero l’apparire di un
eccellente insegnante, con la sua condotta e i suoi buoni insegnamenti, si è
già manifestato parecchie volte. Come mai ora qui (con Gesù) l’albero del peccato è realmente spezzato,
mentre là (con i vari insegnanti) si è solo aperto un varco nel tetto
di foglie? Il fatto è che l’effetto esteriore nel mondo lo si avverte poco,
poiché il peccato fiorisce attualmente come non mai, e altri segni che non
siano esteriori, l’umanità non può certo giudicarli! Sì, ciò sembra essere già
a prima vista così, ma, osservato più da vicino, tuttavia non lo è! Chiunque
s’incammina per la via interiore, si accorgerà presto di come egli in verità è
costituito. A questo riguardo l’apparenza esteriore non significa nulla, poiché
questa è una noce vuota. Chi invece non vuole incamminarsi per la via
interiore, costui è altrettanto difficile convincerlo, ovvero è altrettanto
difficile prospettargli anche solo un quadro di questa via, quanto è
impossibile dare ad un cieco un concetto dei colori. Quello che qui decide, è
solo il risultato. La via eccola qua, camminate su di essa, poi giudicate! Senza
di Me nessuno può pervenire al Padre, e senza la fede in Gesù nessun sapiente
ha mai percepito l’onnipotente Essenza divina quale Sorgente originaria di ogni
amore che possa presentarsi personalmente. Solo in Gesù, l’Impersonale si fa
Personale, e questa unificazione dei due aspetti in forma umana, rende
possibile l’avvicinarsi della creatura al Creatore, comporta lo sciogliersi
della materia nello spirito, attiva il percorso a ritroso della sequenza di
peccati commessi, superando il muro divisorio tra materia e spirito, due punti
che, altrimenti, non potrebbero toccarsi. E il Ponte che rende tutto ciò
possibile, è la Vita di Gesù. – Sorge dunque ora la domanda: “Fin dove poterono
arrivare le anime dei trapassati prima della morte del Figlio dell’uomo?”.
Esse, a seconda di come avessero osservato una data dottrina dei molti
insegnanti sorti già prima, potevano naturalmente pervenire in sé al
riconoscimento e anche alla beatitudine, naturalmente però non alla
contemplazione della Divinità personificata. Questo, invece, avvenne per la
prima volta nel tempo in cui il corpo di Cristo giacque nella tomba. Il corpo
prettamente terreno giaceva là, mentre l’Anima, con lo Spirito di Dio contenuto
in essa, passò nell’aldilà, e là a tutti Si mostrò come Colui che Egli è ed
era. Riguardo a questo, qui non si possono dare che degli accenni. Più tardi,
però, anche il procedimento preciso dovrà essere reso noto. Con questo rivelare
Se stesso nel mondo degli spiriti, sorse la costruzione del popolo della Nuova
Gerusalemme, quale Città di Dio, ed essa sussisterà in eterno» [G.V.G.
– XI/75].
[indice]
Come
diventare figli di Dio
Per concludere questi brevi accenni alla grande opera ‘la Nuova
Rivelazione’ comunicata a Lorber, desideriamo invitare quanti si riconosceranno
nelle brevi citazioni in questa raccolta affinché si adoperino per una ricerca
più approfondita del rapporto diretto con Dio, tramite il riconoscimento della
Sua incarnazione nell’Uomo-Gesù, e a comportarsi di conseguenza in ogni
occasione della propria vita per crescere nella vera fede e nell’amore per il
prossimo, così come aveva ben capito Paolo che lo aveva espresso a chiare
lettere nella sua ‘Lettera alla comunità
di Laodicea’, lettera che però non fu presa in considerazione dalla Chiesa
nascente a seguito del primo Concilio. Questa, grazie a Lorber, ci è stata
ridonata, e si conclude con il seguente capitolo:
«(parla Gesù): “Evitate la menzogna, perché essa è la più prossima discendente di
Satana!”. Quante volte ancora vorreste uccidere Cristo, Lui, il solo Vivente in
eterno che con la Sua gloriosa risurrezione ci ha destati tutti a suo tempo
dalla morte alla Vita eterna? Io, Paolo, però vi dico: “Andate e distruggete il
tempio, cancellate dai calendari il giorno di festa prescrittovi, scacciate il
falso vescovo e i suoi servitori che, al pari di quelli di Gerusalemme,
vogliono ingrassarsi col lavoro delle vostre mani, e si sono fatti un grande
scrigno di ferro per riporvi i vostri risparmi in oro e in argento, e distruggete
col fuoco gli abiti fregiati che ora sono un orrore dinanzi a Dio, e in tal
modo renderete già un servizio ben più gradito al Signore, che non se vi
abbandonaste per mille anni alla mortificazione in un tale tempio! Se però
volete aver proprio tra di voi una casa che sia realmente gradita a Dio,
edificate allora ospedali per ammalati, per zoppi, per appestati, per storpi,
per ciechi e per muti, una casa per povere vedove e orfani, e una per stranieri
colpiti da sventure, senza eccezione, non importa chi siano! Accogliete questi
con gioia, siate pietosi e dividete con loro, rendendoli compartecipi di tutta
la vostra benedizione, come il nostro Signore Gesù Cristo ha fatto a noi due
volte, allorché Egli saziò migliaia di affamati con la pienezza della Sua
benedizione; in tal modo renderete a Lui, l’unico Santo, un servizio veramente
gradito per la vostra santificazione. Infatti, Egli stesso ha parlato così,
dicendo: “Ciò che farete al più piccolo tra questi poveri, l’avrete fatto a
Me!”. Se Egli, dunque, ha più volte espresso assai chiaramente quale sia per
Lui il servizio più gradito, perché scegliete quello che è per Lui un abominio,
un odore nauseante e una pestilenza? Invece a Dio, il Signore in Cristo, il
solo gradito tempio vivente è un cuore pieno d’amore, e questo Egli lo
preferisce a un mondo pieno di templi di Salomone che sono tutti morti, mentre
il cuore è vivente e può amare Dio e tutti i fratelli! Riedificate dunque
questo tempio in voi spiritualmente, e in esso, in ogni tempo, fate vivente sacrificio
al Signore! Non il tempio, non le cerimonie, non il sacerdote e non il vescovo,
nemmeno Paolo né i suoi discepoli; non il giudeo, non il greco, né la giudaica
circoncisione del prepuzio, nemmeno il tempio di Salomone, così pure nemmeno il
non greco, né lo sciita, né il pagano, né il libero, né lo schiavo, neppure il
sabato, né il novilunio, nemmeno il giubileo sono qualcosa per Dio, bensì
Cristo soltanto è Tutto in tutto! Tenetevi dunque fermi soltanto a Cristo,
quali eletti di Dio, quali Suoi santi e Suoi diletti, con la vivente fede, con
l’amore, con la misericordia affettuosa verso i vostri fratelli, con
l’amicizia, con la dolcezza, con l’umiltà, con la mansuetudine e con ogni
pazienza. In tutto ciò tolleratevi l’un l’altro e perdonatevi reciprocamente di
cuore quello che uno ha contro l’altro; e come voi perdonerete, così pure io vi
perdonerò, e vi perdonerà il Signore! Non muovete querela l’uno contro l’altro
come fanno i pagani che hanno appositi tribunali, ma siate invece trattabili e
vicendevolmente tolleranti, e accomodate nel vostro cuore le divergenze; in
questo modo, di fronte al Signore vi comporterete meglio che non osservando nel
modo più scrupoloso tutti i precetti di Mosè, i quali sono difficili da tenersi
a mente e più difficili ancora da osservare, poiché il Signore non trova
compiacimento nei precetti di Mosè, ma solamente in un cuore puro che ami
veramente Dio e i fratelli. E quindi, a ogni altra cosa preferite l’amore,
perché esso solo ha valore presso il Signore, e in esso soltanto si compendia
in modo vero e pienamente giusto ogni compimento e ogni perfezione! Nell’amore
e mediante l’amore regni nei vostri cuori la vera e perfetta Pace di Dio, nella
quale e alla quale soltanto voi siete tutti chiamati in un Corpo, in Cristo il Signore;
e quando Lo ringraziate, ringraziateLo di ciò, sempre ed eternamente, in
spirito e in verità, ma non Lo ringraziate in un tempio morto, che non è nulla
dinanzi a Dio, il Signore e Datore della Vita che guarda solamente al cuore e
alla sua pace! Fate che la vivificante parola di Cristo dimori abbondantemente
tra di voi in tutto l’amore e nella vera perfetta sapienza che da Lui proviene!
Istruitevi e ammonitevi, ed edificatevi reciprocamente con ogni sorta di cose e
considerazioni elevate e spirituali, con salmi d’amore ed altri inni di lode e
amorevoli canti spirituali, ma cantate col cuore, senza fare un vuoto rumore
con le labbra; in tal modo vi renderete più graditi al Signore che non i
farisei, o i giudei o i pagani col loro vano vociare che dà molto da fare alle
loro labbra a causa dell’oro, mentre i loro cuori sono più freddi del ghiaccio!
Tutto quello che volete fare, sia con le parole che con le opere, fatelo nel
Nome del nostro Signore Gesù Cristo, e ringraziate di ogni cosa Dio Padre per
mezzo Suo, poiché Egli è il Mediatore tra Dio e noi, e nel Suo Cuore dimora la
pienezza del Padre! E pure voi, o donne di Laodicea, ascoltate: il Signore,
nostro Dio dall’eternità, vuole che voi siate perfettamente sottomesse ai
vostri uomini in Cristo, il Signore, poiché nell’uomo voi avete il capo di
Cristo..E voi uomini, amate le vostre donne nell’adeguata misura, e
non comportatevi duramente con loro, ma nemmeno amatele eccessivamente,
affinché a causa loro non dimentichiate il Signore, poiché l’amore per il
Signore deve essere libero, così come se voi non aveste moglie. E voi fanciulli
obbedite completamente ai vostri genitori in tutte le cose che non sono
contrarie a Cristo, poiché tale è la Sua Volontà, e questo sarà a Lui gradito.
Voi genitori, invece, non amareggiate l’animo dei vostri figli con aspre parole
e maltrattamenti, affinché non provino timore di voi e non divengano poi vili
adulatori e ipocriti, poiché uno che è apertamente ostinato potete renderlo
mansueto con l’amore, mentre un ipocrita e adulatore diventa incorreggibile.
Non tralasciate la preghiera e pregate continuamente con gratitudine, non però
con le labbra, bensì in spirito e in verità con tutta la semplicità del vostro
cuore, e con vera devozione nell’amore per Cristo il Signore! Semplice e saggio
sia il comportamento dinanzi e verso ognuno, anche verso coloro che sono
stranieri, verso i giudei e i pagani! Non dovete giudicare nessuno, sia uno
sciita, un pagano, un giudeo, un greco oppure un non greco, ma sappiate
adattarvi saggiamente secondo i tempi e le circostanze! Le vostre parole verso
ciascuno siano sempre condite d’amore, e siano piene del sale della vera
Sapienza emanante da Dio. Quando parlate con qualcuno, attingete sempre a tale
Sapienza, affinché l’altro apprenda quanto differisce la Sapienza divina da
quella dei savi del mondo. Però, amati fratelli, in ogni tempo sia solo questa
una vera cerimonia tra di voi, e precisamente: che rendiate onore in spirito e
in verità a Dio, il Padre nel Figlio, amandoLo in ogni tempo sopra ogni cosa in
Suo Figlio, Colui che è morto sulla croce per Amore di noi tutti, per ridonarci
la figliolanza di Dio che i nostri padri, da Adamo in poi, l’hanno sempre
demeritata» [L.c.L.
– cap.3].
* *
* * *
I 10 punti che spiegano
in sintesi
Parlare della Nuova
Rivelazione significherebbe riferirsi ad un Opera monumentale, costituita
da ben 36 volumi di circa 14.000 pagine complessive; quindi ci sembra
essenziale solo accennare al suo contenuto. In sintesi si può dire che essa si
può dividere in tre parti fondamentali:
la prima parte: più importante, riguarda il messaggio di salvezza e
d’amore rivolto all’uomo di ogni tempo che vive lontano da Dio e dai valori di
fratellanza, la cui causa principale è il suo vivere completamente immerso
nella vita materiale. Tale messaggio di salvezza si riallaccia direttamente ai
Vangeli, mettendo in luce tutti quegli aspetti che, al tempo di Gesù, dovettero
restare oscuri, per lasciare a quel tempo solo il germe iniziale della Dottrina
al fine di conservarla nei secoli.
la seconda parte: riferisce di straordinarie conoscenze scientifiche:
fisica atomica, antropologia, astronomia, astrofisica, cose che la scienza moderna
ha scoperto solo negli ultimi decenni per confermarle. Questa parte scientifica
fu la meno compresa dallo stesso scrivano Lorber, né lo fu dai suoi amici del
tempo, in quanto allora le conoscenze scientifiche non potevano permettere di
essere comprese.
la terza parte: è quella delle profezie: vengono annunciate
catastrofi di immane portata che si sarebbero abbattute sull’umanità proprio
nella nostra epoca; e queste catastrofi rappresenterebbero un periodo di
purificazione con milioni di persone che morirebbero per indigenza,
inondazioni, terremoti o epidemie. Viene descritto tutto quello che già stiamo
vivendo: inflazione, disoccupazione, carestie, distruzione dell’ambiente
naturale, inquinamento dei mari, dei fiumi e di tutte le acque, inquinamento dell’aria
e dell’atmosfera e la nascita di malattie dovute allo stesso inquinamento. E
tutti questi segni saranno determinati dall’umanità stessa a causa dell’ateismo
e materialismo imperanti.
Non esiste nessuna
sostanza materiale vera e propria. Tutto è energia, cioè Forza dello Spirito di
Dio, articolata in piccolissime particelle o sostanze primordiali esistenti per
volontà divina e costituitesi quali Pensieri originari pieni della Sua eterna Potenza,
seguendo l’impulso del Suo Amore e chiamati ad una libera esistenza (le
cosiddette scintille primordiali di vita). Anche l’atomo sostanziale, da lungo
tempo ritenuto l’unità più piccola, è un universo vivente in scala
infinitesimale fatto di innumerevoli particelle fondamentali. Di tali
particelle – che non sono altro che Pensieri di Dio nella loro inesauribile
pienezza di eternità in eternità – è composto tutto ciò che appare
nell’universo materiale e nei Cieli spirituali.
Dio è Spirito eterno
e infinito, è la Forza ed è il fondamento primordiale di tutti gli esseri. I
Suoi massimi attributi sono Amore, Sapienza e Volontà. Il Suo
Santo Spirito riempie tutto lo spazio infinito. Il Signore ha – nelle
profondità del Suo paterno cuore – un Centro di Forza dal quale fluiscono, come
da un sole, pensieri e forze di volontà nella Creazione, e dopo un grande
circolo di completamento vitale, ritornano a Lui, così come un raggio di luce
che – propagato da una fonte – ritorna dopo essere stato riflesso. In questo
Centro di Forza primordiale, tutta la Creazione, vista dal Creatore, è
sostanzialmente formata nella più alta di tutte le forme di vita: come un
perfetto uomo-spirito immenso (ricordiamo le parole della Bibbia: “Dio creò
l’uomo a Sua immagine!”). In questo Centro di Forza primordiale, lo Spirito di
Dio è eternamente attivo nell’azione creativa. L’intera Creazione
visibile/materiale e invisibile/spirituale rappresenta un enorme processo di
sviluppo e perfezionamento dei Pensieri e delle Idee divine. Essa si attua in
enormi periodi di tempo interrotti da periodi di riposo (“giorni della
Creazione”, ovvero, nella espressione: “…di eternità in eternità”).
La Creazione materiale
a noi visibile procedette da Creazioni spirituali primordiali. Dio creò in tali
Creazioni dei grandi esseri spirituali originari a Sua immagine, formati da
scintille di Vita primordiale che, per così dire, sono come fuoruscite da Lui
stesso (arcangeli primordiali), capaci di chiamare all’esistenza altri esseri
spirituali simili a loro. Così ebbero origine legioni di grandi esseri
spirituali (angeli) che dovevano lasciarsi educare al perfezionamento della
Vita interiore, simile a quella di Dio, per mezzo del Comandamento dell’Ordine
dell’amore per Dio e per il prossimo.
Una parte di questi
esseri primordiali, principalmente quelli chiamati all’esistenza dal primo
spirito (Lucifero), allettati dalle sue idee di potenza, a causa della libera
volontà caddero però in uno sconfinato amor proprio e, di conseguenza,
dispotico. Ma poiché, secondo l’eterno Ordine, i flussi di vita di Dio non
potevano dare alimento eterno a coloro che si erano allontanati da Lui, essi
esaurendosi, si irrigidirono e si addensarono in masse senza via d’uscita. Si
crearono così nello spazio della Creazione, tramite l’addensamento, delle
essenze primordiali eteriche-spirituali (cristallizazione o materializzazione
animica), cioè le nebbie primordiali della materia.
Domanda: “In tale
stato, dovevano gli esseri primordiali caduti rimanere eternamente in balia del
loro giudizio, oppure dovevano essere ancora ricondotti al perfezionamento nel
santo Ordine di vita di Dio?”.
Il divino Amore ebbe
pietà degli esseri spirituali caduti! Per mezzo degli spiriti angelici rimasti
fedeli, il Creatore realizzò, dalle nebbie primordiali-sostanziali,
riordinandole e rivitalizzandole, la necessaria creazione di un universo
materiale, rappresentante nella sua interezza il “Figlio Perduto”, nel quale
all’interno della materia vennero incarcerate le particelle animiche degli
spiriti primordiali caduti. Così Dio diede inizio al lungo cammino di recupero
di tali esseri caduti e imprigionati, e promise loro la salvezza e lo
scioglimento dai duri lacci della materia.
Le particelle
luciferine della materia che si erano irrigidite, vengono da allora sempre più
ammorbidite su tutte le costellazioni degli Ammassi planetari/stellari e
galattici con l’Opera divina. Quelle che si liberano vengono guidate
invisibilmente dagli angeli in sempre nuove scuole spirituali di purificazione
secondo l’amorevole Piano di salvezza divino unite in unioni o “anime sempre
crescenti” nei tre regni del mondo della natura in forme di vita sempre più
elevate attraverso il regno minerale, vegetale e animale. Su questa via di
sviluppo spiritual-carnale, le ‘anime della natura’ vengono avviate alla
costruzione e all’uso del loro rispettivo involucro vitale, e cominciano con
questo a superare un po’ alla volta il loro egoismo contro il Divino, e a
convertirsi all’Ordine celeste del servire e accettare la loro condizione, nel
reciproco amore.
L’anima umana,
conglobando in sé tutti gli elementi spirituali purificati dai minerali,
vegetali e animali, permette così alla materia luciferina – grazie
all’influenza dello Spirito divino o Scintilla d’Amore che le viene instillata
dopo la nascita nell’anima di un bambino – d’innalzarsi a Dio di propria
volontà tramite la breve prova di libertà della vita terrena. Con l’adempimento
volontario dei Comandamenti divini, l’uomo, quale meta della Creazione, deve
continuare a sviluppare sempre di più le sue caratteristiche spirituali, fino a
raggiungere la vera figliolanza di Dio, per poi alla fine, in tale meta,
entrare nella vera libertà e beatitudine della vita eterna.
Quando la Creazione
fu così matura da comprendere la più alta rivelazione dell’Amore divino, la
Divinità, quale Padre, scelse la nostra Terra, apparentemente così
insignificante, per l’Atto d’amore più grande della Sua Misericordia. Qui, dove
il più interiore centro spirituale di Lucifero viene tenuto legato al centro
materiale del nostro pianeta, Dio avvolse il Suo Centro di Forza primordiale
umano-spirituale nelle vesti della materia (“…e la Parola divenne carne”).
In Gesù Cristo, Dio stesso entrò nel regno umano, non soltanto per istruire
questo, ma anche per lasciare i Suoi insegnamenti reali a tutti gli spiriti
caduti e non caduti che dimorano nell’infinita Creazione. Egli stesso prese la
veste della materia sul nostro pianeta, quale testimonianza più alta
dell’Amore, per redimere tutti i caduti dal loro giudizio e ricondurre i
purificati nuovamente nella casa del Padre (la parabola del ”Figliol prodigo”
ne è l’esempio più eloquente). Con un tale Atto, l’invisibile incorporea
Divinità prese corpo e ricucì l’abisso aperto con la ‘caduta’, gettando un
‘ponte’ per attraversarlo. Così diventò comprensibile la Sua triplice natura,
ovvero diventano finalmente comprensibili le tre caratteristiche fondamentali
della Sua Essenza:
– Dio Spirito,
ovvero il Santo Centro della Forza primordiale, ovvero l’Amore originario
che tutto crea e conserva, ma che rimarrà eternamente invisibile è “il Padre”.
– Dio Anima,
cioè il Suo lato spiritualmente visibile, è la Luce infinita della Sapienza
che tutto ordina ed organizza, in altre parole è “il Figlio” perché derivato e
sottomesso al Padre.
– Dio Potenza
che si diffonde nell’infinito, cioè la Sua Volontà che esegue ciò che il
Suo Amore ha creato e la Sua Sapienza ha ordinato, è “lo Spirito Santo”.
Quale unica Via di
salvezza per la perfezione e vita eterna in Dio, Gesù insegnava la Legge
basilare di tutta la Creazione: “Ama Iddio sopra ogni cosa e il prossimo
tuo come te stesso!”. Né appartenere ad una organizzazione religiosa, e
quindi né affidarsi alle sue pratiche religiose bastano; essi sono solo dei
mezzi ausiliari per la via della salvezza, mentre è soltanto il puro amore
attivo vissuto nell’interiore la ragione primordiale di ogni esistenza. Se
nell’uomo, con l’aiuto dello Spirito divino, diventa predominante il puro amore
celeste, allora esso sfugge al giudizio della materia e raggiunge la rinascita
spirituale. L’anima purificata, allora, si unisce completamente allo Spirito di
Dio dimorante in lei e può finalmente diventare una vera ‘figlia’, cioè una
‘cosa sola’ con il suo Creatore e Padre celeste, e può partecipare eternamente
alla pienezza delle Forze divine di vita ed azione.
La maggior parte degli uomini della Terra,
dopo la morte del corpo, entrano ancora incompleti nelle sfere animiche
dell’aldilà. L’Amore divino, offrirà a tutti loro nuovi e infiniti luoghi di
apprendimento, affinché tutti siano ricondotti alla perfezione, anche se spesso
per vie ancora più difficili e penose che non qui sulla Terra. Infatti, il
Piano divino di salvezza generale non conosce nessuna condanna eterna! Per le
anime che si separano dal corpo ancora immature, nell’aldilà si troveranno in
un mondo spirituale apparentemente materiale, cioè come in una specie di vita
da sogno, cioè vivranno un’esperienza paradisiaca o infernale, a seconda del
loro interiore, se buono o cattivo, ed esso resterà transitorio – anche se
dovesse durare delle eternità – fino a che sarà utile alla loro crescita, e si
trasformerà finché raggiungeranno la meta finale. “Cielo” e “inferno”
non sono perciò dei luoghi, bensì condizioni interiori di sviluppo spirituale
dell’anima. Solo delle anime fortemente egoiste e incapaci di crescere
spiritualmente, dopo lunghi periodi di tempo subiranno un ulteriore giudizio e
una ulteriore relegazione, ovvero uno smembramento dell’anima affinché le
particelle animiche separate rifacciano il percorso originario sempre
attraverso i tre regni minerale/vegetale/animale su di un qualunque pianeta e
infine con una nuova reincarnazione come essere umano, o su altri pianeti,
oppure talvolta anche sulla Terra.
Per
tutte quelle anime che si sono lasciate purificare sulla Terra o nell’aldilà per
puro amore per Dio e per il prossimo, proprio il loro amore li porterà a vivere
sempre nuove beatificanti realtà. La loro visione spirituale e potere d’azione
si estenderà in tre gradini celesti, corrispondenti alla purezza e forza del
loro amore. Infatti, la beatitudine, in un crescendo senza fine dei
perfezionati, consiste in una conoscenza sempre più profonda di Dio, in un
amore sempre più grande per Lui e per tutte le Sue creature, come pure nella
co-attività sempre più attiva nell’alta opera della Creazione, quale
rivelazione di ogni essere e di ogni vita.
Per concludere, già
questi brevi accenni evidenziano che nella Nuova Rivelazione, che è
rappresentata anche come l’immagine di una Città celeste che scende sulla Terra
(come una nuova Gerusalemme), è presente una religione spirituale della massima
ampiezza, uniformità e coerenza. Essa fornisce un maestoso insegnamento di vita
di amore purissimo e della massima energia, in cui la Divinità – il Padre
visibile per tutte le Sue creature in Gesù – ne forma la Pietra fondamentale.
Solo un minuzioso studio di tutte le opere dettate non
soltanto a Jakob Lorber, ma anche ad altri numerosi mistici, rivelerà tutta la
vastità e pienezza di un Insegnamento non umano, ma divino; e chiunque si
accinge, con tutta la sua buona volontà, a capirne il senso per conoscere
sempre più l’essenza del Padre – che è Amore – può trovare in quest’Opera la
possibilità di accedere a quei doni celesti per i quali i migliori uomini di
ogni generazione hanno intimamente lottato: trovare una sintesi tra l’Insegnamento del Redentore nella Bibbia e lo
sviluppo del pensiero scientifico.
Chi lo ha trovato
non si lega più a nessun cristianesimo specifico o indipendente, e non si lega
a nessuna professione di fede, in quanto il valore profondo della conoscenza
trasfusa, con il suo ethos d’amore per Dio e per il prossimo, è in grado di
riunire tutti gli uomini in un alto sentimento spirituale e comunità di vita
come al tempo degli apostoli.
Che il Signore ci
faccia raggiungere questo meraviglioso obiettivo.
- - - - -
Un breve riassunto sul contenuto delle
più importanti opere comunicate a Jakob Lorber:
-
Il governo della Famiglia di Dio (1840/1844): 3 volumi, oltre 1800
pagine. L’inizio del rapporto di Dio con gli uomini presenta la cronaca
quotidiana della vita di Adamo ed Eva, dai loro primordi fino al Diluvio
universale, tramite cui vengono comunicate conoscenze straordinarie su temi che
da sempre sono oggetto di dibattito religioso, dall’essenza di Dio al peccato
originale e al fratricidio di Caino, da Lucifero, che divenne Satana, ai
patriarchi, fino al diluvio universale.
-
Le
dodici Ore (1841): la decadenza
storica dei vari popoli della Terra nel 1841, visto sotto l’aspetto materiale e
spirituale. Le atrocità degli uomini non sono altro che l’apparente
rappresentazione spirituale dell’immagine del Figlio perduto che si sta
dissolvendo, ma l’Opera è anche un trattato semplicissimo sulla
rappresentazione globale dell’immensa Creazione materiale e di quella immensa
spirituale.
-
Il Grande Tempo dei tempi (1841): in quest’Opera in versi il
Signore pone una domanda a diversi interlocutori: “Qual è il più grande atto
d’amore compiuto dalla Divinità?”, ed essi, un ricercatore, un astronomo,
un veggente, un sacerdote, un pio indulgente, un viandante, un innamorato di
Dio, il popolo della Terra, la stessa Terra, il Sole, il Sole centrale della
nostra galassia, il Sole centrale del nostro Globo involucro e gli angeli,
rispondono ciascuno con una risposta diversa che evidenzia il loro grado di
conoscenza ed amore per Dio. Nessuno però darà la risposta giusta, risposta che
dovrà essere ricercata soltanto nell’ultimo interlocutore: Pathiel, uno
spirito-fanciullo di sette anni.
-
La Luna (1841): il nostro satellite
apparentemente privo di vita ha la principale funzione di raccogliere e
distribuire il magnetismo terrestre; inoltre il suo fluido procura a chi è
predisposto, l’effetto del sonnambulismo. Ma soprattutto il motivo spirituale
della sua esistenza è quella di correggere le anime dei terrestri molto
sensuali lì confinati, o sulla faccia rivolta alla Terra o incarnati negli
abitanti lunari dall’altra parte.
-
Saturno (1841/1842): anche quest’opera è
frutto di una domanda, e il dettato svela un mondo agli occhi del lettore,
paradisiaco, e gli fa capire quanto amore c’è nel Creatore ad aver ideato le
meraviglie più eccelse già nella creazione di un pianeta a noi vicino, dove la
vita del regno vegetale, quello animale e la vita dei giganteschi abitanti è
talmente meravigliosa, che la vita sulla nostra Terra sembra all’opposto quella
di un inferno.
-
La mosca (1842): qui si scende in un
particolare piccolo piccolo. Un insetto per noi nocivo è invece per il Creatore
anch’essa un’opera di una utilità inconcepibile, un punto di raccolta della
vita da Dio, e quindi indispensabile per il mantenimento della vita sulla
Terra. Tramite le spiegazioni sulla sua essenza e costituzione, viene spiegato
anche il carattere corpuscolare della luce.
-
Il Grossglokner (1842): è un monte dell’Austria. Cosa
rappresentano i monti, e in particolare questo monte austriaco sulla Terra?
Cosa racchiude? Come si è formato? Che rapporto ha con la sua esistenza
spirituale nella Creazione? Oltre a numerose spiegazioni scientifiche sulle
molteplici funzioni dei monti, essi stimolano le nostre condizioni interiori
spirituali, Tutto è effetto dell’amore di Dio.
-
Il Sole naturale (1842): di che cosa è fatto? Perché la
sua luce è così abbagliante? È abitato? Quanto è veramente grande? A che
distanza è dalla Terra? Quale è la sua funzione nella Creazione? Tutte domande
che nel testo troveranno la loro risposta, spiegazioni che confuteranno tutte
le opinioni sulla sua costituzione, non essendo né un generatore di energia né
di luce.
-
Il Sole spirituale (1842/1843): 2 volumi. È una profonda
istruzione sull’aldilà. In uno scenario spirituale di straordinaria grandezza,
oltre alla spiegazione dei 10 comandamenti ci viene mostrato come prosegue la
vita oltre la morte, attraverso l’interiore mondo di dieci spiriti, fra cui gli
apostoli Pietro, Marco, Giovanni e il veggente Swedenborg.
-
Spiegazioni ai testi biblici (1843-1844): è il proseguimento e conclusione
dell’opera ‘Il Sole spirituale’. Ciascun dotto cerca di dare proprie
spiegazioni agli insegnamenti del Vangelo, ma quali quelle vere, spirituali? In questa guida il
Signore dimostra come prendendo apparentemente a caso alcune frasi del Vangelo,
in esse è racchiuso un significato spirituale che dovrebbe portare il credente
sempre alla stessa massima: mettere subito in pratica ciò che si è letto!
-
L’infanzia di Gesù o
Vangelo di Giacomo
(1843/1844):
è il libro scritto da Giacomo sull’infanzia di Gesù, andato perduto e
ora dettato per essere messi a conoscenza di come visse a quel tempo la sacra
famiglia e come fu allevato Gesù dalla sua nascita fino ai 12 anni di vita. Si
scopre quindi il carattere estremamente amorevole dei vari personaggi, nonché
gli insegnamenti del fanciullo Gesù in cui periodicamente affiorava la
Divinità..
-
Lettera di Paolo apostolo alla comunità
di Laodicea (1844): questa lettera andata perduta
nel corso dei secoli, o volutamente nascosta, che era stata inviata da Paolo
alla comunità di Laodicea e citata alla fine della lettera ai Colossesi, il
Signore ce la ridà, affinché la sua importanza storica riacquisti il suo
significato originario.
-
Scambio di lettere fra Abgaro re di
Edessa e Gesù (1845): la
meravigliosa storia di un re al tempo di Gesù e il suo amore per il Messia, il
Salvatore, mai conosciuto. Una singolare testimonianza storica attraverso
l’unico scambio epistolare di Gesù, tramite cui il vero amore consiste
nell’amare il Signore senza averLo mai visto.
-
La Terra (1846/1847): il nostro pianeta
spiegato sia sotto l’aspetto fisico esteriore con i suoi effetti sulla crosta
terrestre, sia interiore nelle sue profondità, dove l’uomo non potrà mai
comprendere né spiegarne l’essenza delle sue caratteristiche fisiche, quale un
immenso animale. Scopriamo anche le cause di alcuni fenomeni inspiegabili come
i terremoti, i vulcani, gli uragani, le trombe d’aria, le aurore boreali e come
avviene la rotazione terrestre, oppure l’alta e bassa marea. Infine i rapporti
tra il materiale e lo spirituale, la formazione dell’anima e dello spirito e i
metodi divini attuati per creare anime sempre più complesse fino ad arrivare a
quella di un uomo.
-
Oltre la soglia (1847): è un
testo che si occupa di presentare il momento del passaggio dall’aldiquà
all’aldilà di dieci personaggi. Cosa succede al momento della morte? E subito
dopo? Ciò viene insegnato per far comprendere che la nuova forma esteriore, la
veste dell’anima e il successivo ambiente in cui si troverà, dipenderanno
esclusivamente dal modo di vita trascorso sulla Terra.
-
Il vescovo Martino (1847/1848): è il percorso di vita di
un vescovo veramente vissuto nel 1800, il quale subito dopo la morte si ritrova
nel mondo dell’aldilà dove inizierà il cammino di purificazione attraverso
avvenimenti quotidiani nella sua nuova vita da spirito. È anche un compendio su
moltissimi insegnamenti del Vangelo messi in pratica grazie alla guida di
Pietro e di Giovanni. Solo l’amore per il prossimo e per Signore lo farà
avanzare fino a raggiungere lo stato di figlio di Dio e alla sua pienezza di
vita beatifica.
-
Dall’inferno al Cielo (1848/1851): è la vita di un
personaggio storico realmente vissuto Robert
Blum,
rivoluzionario e uomo politico tedesco che muore fucilato e si ritrova
nell’aldilà ad affrontare il suo cammino di crescita, fino a riconoscere in
Gesù il Salvatore, e a collaborare nella redenzione di altri spiriti trapassati
composti da prostitute, adulteri, lussuriosi, orgogliosi, sapientoni,
mentitori, politici, ricchi, poveri, rivoluzionari, soldati, ufficiali,
generali, bigotti, monaci, preti, teologi, vescovi, conti, imperatori, ecc.
-
La forza salutare della luce del Sole (1851): Una raccolta di metodi per preparare
mezzi/medicine esposte al Sole, attraverso cui stimolare l’anima
all’assorbimento di sostanze animiche per aiutarla ad avere forza nelle
malattie. Le comunicazioni furono stimolate da domande di Anselm Hüttenbrenner,
presente egli stesso durante le trascrizioni, e a volte perfino scrivente lui
stesso sotto dettatura di Lorber
-
I tre giorni nel tempio (1859/1860): cosa successe realmente
nei tre giorni in cui il fanciullo Gesù restò a discutere con i dottori del
tempio di Gerusalemme? I farisei e i dottori della Legge, gli scribi e i
sacerdoti furono invitati dal dodicenne a riflettere sul senso della
rispondenza e a riconoscere in Gesù l’atteso Messia delle Scritture, ma invano.
-
Doni del Cielo (1864): tre
volumi con oltre 1000 pagine contenenti una raccolta di singoli dettati
scaturiti da domande presentate dagli amici di Lorber che giornalmente lo
andavano a trovare. Vere e proprie perle di insegnamenti spirituali.
Il
Grande Vangelo di Giovanni (1851/1864): è
l’opera più voluminosa in 10 volumi nei quali viene raccontato giorno per
giorno la vita dei tre anni d’ insegnamento di Gesù dopo il Battesimo nel
Giordano. Quelli furono anni di intensissima attività, ricchissimi di opere,
dalle più umili alle più alte e sublimi che non potevano essere riportate nei
succinti Vangeli. Miracoli, esortazioni, insegnamenti, spiegazioni sulle
scritture e del regno della natura, rapporti con gli angeli, conversioni,
immagini del mondo spirituale, e della semplice vita di tutti i giorni. Oltre
7000 pagine necessarie per rappresentare il quadro di quell’epoca e comprendere
lo scenario in cui operò Gesù insieme agli apostoli e a un certo numero di
discepoli che li seguivano da tutte le località in cui essi passavano e
guidavano quella gente di 2000 anni fa.
-
Biografia
di Jakob Lorber:
Ritter Von Leitner, un noto poeta di Graz, frequentò assiduamente il profeta
per circa un quarto di secolo, questo gli permise di scrivere una biografia
completa sullo ‘scrivano di Dio’, dall’infanzia fino all’età di 40 anni quando
ricevette le prime righe dettate.
Spiegazioni delle abbreviazioni:
Comunicazioni a
Jakob Lorber:
D.d.C. = Doni del cielo
D.O = Dodici Ore
G.V.G. = Il Grande Vangelo di Giovanni
G.F.D. = Il Governo della Famiglia di Dio
I.a.C. = Dall’inferno al Cielo
(Robert Blum)
I.d.G = Infanzia di Gesù
I.G. = Il Großglockner
L.L. = La Luna
L.m. = La mosca
L.R. = La Rinascita
L.v.R = La via per la Rinascita
L.T. = La Terra
V.M. = Vescovo Martino
L.c.L. = Lettera alla comunità di Laodicea
O.l.s. = Oltre la soglia
Pathiel
= Il grande Tempo dei tempi
S.N. = Il Sole naturale
S.S. = Il Sole spirituale
S.t.b. = Spiegazioni di testi biblici
S.t.b. = Spegazioni ai testi biblici
T.d.n. = Testimonianze dalla natura
Comunicazioni a
Gottfried Mayerhofer:
P.
d.S. = Prediche del Signore
S.d.V. = Segreti della Vita
S.d.C. = Segreti della Creazione
S.d.T = Segni del nostro tempo
Riferimenti
biblici:
Am. = Amos
1°
Cor. = 1° lettera ai Corinzi
Gv. = Vangelo di Giovanni
Mc. = Il Vangelo di Marco
Rm. = Lettera ai romani
1°
Ts. = 1° lettera ai
Tessalonicesi
1°
Gv. = 1° lettera di Giovanni
Presentazione di Paola Giovetti
Perché una Rivelazione
Cap. 1 La
falsa strada della scienza materialistica
Sugli eruditi
Sui filosofi
Sugli stoici
Sui geologi
Sui naturalisti
Cap. 2 Lorber
profetizza le conquiste scientifiche
Cap. 3 Due
elementi essenziali alla vita: l’aria e l’elettricità
Composizione ed
essenza dell’aria
Il carattere
spirituale dell’aria
La natura
dell’elettrone
La natura
dell’elettricità
Cap. 4 I
messaggi di Lorber sulla struttura dell’universo e la sua conferma da parte
dell’astronomia moderna
Le conferme
dopo il primo grande telescopio
Le galassie
Dove finisce lo
spazio?
I Quasar,
ovvero, immensi soli-centrali
L’origine delle
stelle, dei pianeti e dei satelliti
Quanto è grande
il cosmo o universo?
La nostra Terra
I terremoti
Le basse e alte
maree
L’origine della
Luna
Il magnetismo
L’essenza del
Sole
Perché le
stelle splendono?
Regulus, il
centro del nostro universo
Spiegazione
di un Globo Involucro
Cap. 5 Le
dichiarazioni della Nuova Rivelazione sugli atomi, sulle particelle elementari
e i risultati indagatori della scienza moderna
L’origine della
materia
Gli atomi
La natura
dell’elettrone
Le particelle
subatomiche
L’interazione
Cap. 6 Il
duplice carattere della luce
Cap. 7 L’uomo
preistorico
L’antropologia
e la paleontologia
I sei periodi
di evoluzione della Terra
Cap. 8 Il
problema dell’etere resta aperto - Chi avrà ragione: Lorber o gli scienziati?
Cap. 9 Le
profezie di Lorber sulle future catastrofi ambientali
Le cause delle
catastrofi e dei cambiamenti climatici
L’inquinamento
radioattivo
Le catastrofi
imminenti
Fine del mondo?
Cap.
10 Le contraddizioni della Sacra Scrittura comprese
tramite la Nuova Rivelazione
I sei giorni
della Creazione
La donna
vestita di Sole dell’Apocalisse
Il numero 666
Cap.
11 Il vastissimo contenuto della Nuova Rivelazione
L’immigrazione
di massa
Come si deve
amare il prossimo
La legittima
difesa
Lo stupro
La diffusione
della Nuova Rivelazione
L’Essenza di
Dio
La Trinità di
Dio
La trinità
dell’uomo
Il polo opposto
di Dio
Il controllo
dei propri pensieri
La
contemplazione interiore di se stessi
La Creazione
spirituale primordiale
La procreazione
dell’uomo
La giusta
procreazione secondo l’Ordine divino
Il grande piano
di Dio
Il ritorno del
figlio perduto
L’uomo fatto ad
immagine di Dio
La
reincarnazione e il recupero degli spiriti caduti
L’inferno
Un esempio
sull’aldilà
Anime dall’Alto
o anime dal basso?
La dottrina del
sonno dell’anima è falsa
La resurrezione
della carne
Il perdono dei
peccati
Il giorno del
giudizio
L’antico Egitto
Cap.
12 Le spiegazioni delle Scritture
Il senso della
rispondenza
Le sette
Caratteristiche o Spiriti di Dio
Le guerre di
Jehova
La solitudine
di Dio
Cap.
13 La fondamentale richiesta della Nuova Rivelazione:
L’amore per il prossimo e la rinascita dello spirito
L’amore per il
prossimo
La rinascita
dello spirito
Cap.
14 Le profonde cause del rifiuto e il disprezzo di
ogni vera profezia
Ogni popolo ha
il governo che si merita
La politica
Cap.
15 Distinzione dei veri dai falsi profeti
Le
caratteristiche del vero profeta
Cap.
16 Perché le malattie?
Una causa per
l’insorgere delle malattie
Malattie dovute
al vizio del fumo e del bere
Il vizio del
fumo
Le malattie dei
bambini
Cap.
17 Parole di Sapienza
L’importanza
della conoscenza del male
Il piacere dei
sensi
Il matrimonio
Il divorzio
La poligamia
Il demone dei
giocattoli e la moderna educazione
L’educazione
dei bambini
L’ambizione
umana già in tenera età
Il ballo, la
moda, il fumo, il bere
Un caso di
possessione
Il suicidio
L’eutanasia
Il timore della
morte
La preghiera
per i defunti
Essenza e
denominazione di Satana
Costituzione
dell’anima e dello spirito
Come acquisire
la sapienza
La Chiesa
cattolica romana
Maria, madre di
Gesù
Tu sei Pietro,
una roccia
L’umiltà di Dio
Cap.
18 Perle divine
Cap.
19 Gli ultimi atti della vita di Gesù
L’obbedienza
filiale di Gesù
La morte del
Signore
Cap.
20 Come diventare figli di Dio
I 10 punti che
spiegano la Nuova Rivelazione
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Lorber]
[1] William Homan
Thorpe: (*1902 - †1986) professore di Etologia animale presso l'Università di
Cambridge, fu un importante zoologo, etologo e ornitologo britannico.
[2] Donald Woods:
(*1896 – †1971) pediatra e psicanalista britannico.
[3] La metafisica
è quella parte della filosofia che,
andando oltre gli elementi contingenti dell’esperienza sensibile, si occupa degli aspetti ritenuti più
autentici e fondamentali della realtà secondo la
prospettiva più ampia e universale possibile. Essa mira allo studio degli enti
nella loro interezza «in quanto tali», a differenza di quelle scienze
particolari che generalmente si occupano delle loro singole determinazioni empiriche, secondo
punti di vista e metodologie specifiche.
[4] Weizsaecker:
(*1886 – †1957) medico e fisiologo tedesco fu noto per
le sue teorie sull’antro-pologia medica e teorizzò che gli eventi biologici
nell’uomo non sono risposte fisse.
[5] Lincoln
Kinnear Barnett: (*1909 - †1979) autore di diversi libri in particolare per
Life Magazine per molti anni, scrisse tra l’altro
"The Universe and Doctor Einstein” che per il laico è un introduzione alla
teoria della relatività.
[6] Werner Karl Heisenberg: (*1901 – 1976) fisico tedesco.
[7] Jean
Mussard: Fisico francese, stretto collaboratore di Pierre Auger negli anni di
formazione del CERN e dell’ESRO.
[8] Paul Chauchard:
(*1912 - †2003) medico e
scrittore francese, autore di oltre 80 libri. Presidente di Laissez-les-vivre
per più di 20 anni.
[9] Infusori:
classe di protozoi, detti anche ciliati.
[10] Ciò è
riferito non solo agli scritti che Lorber ricevette per 24
anni, ma anche ad altre comunicazioni ricevute da altri mistici per oltre un
secolo, al fine di completare il disegno divino complessivo per dare
all’umanità del XXI secolo tutti quegli strumenti adatti per comprendere, in
tutta verità, innumerevoli concetti sull’esistenza umana e sulle divine verità.
Ad esempio con il completamento del G.V.G. con un
undicesimo volume rivelato a Leopold Engel nel 1891/1893, oppure tramite
Gottfried Mayerhofer con numerose altre comunicazioni.
[11] Pertica:
antica misura agraria di 10 piedi = 3,16 metri.
[12] Recipiente di vetro a base larga e collo
ripiegato verso il basso, usato per la distillazione.
[13] Gli stoici derivano per la maggior parte
dalla filosofia di Diogene, la cui massima aspirazione – dopo la morte – era il
completo annullamento del proprio essere.
[14] Alexander von
Humboldt (Berlino *1769-†1859), geografo e naturalista tedesco.
[15] Nelle
comunicazioni a Lorber non c’è traccia di Plutone quale pianeta. Esso fu
scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh, ma da sempre oggetto di dibattito
scientifico se considerarlo o meno quale ultimo
pianeta del sistema solare, essendo più piccolo della Luna.
[16] (1 miglio tedesco = 7,42 km. Perciò da 30 a 50
miglia = da 223 a 371 km)
20 Giusquiamo nero: (Hyoscyamus niger) è una pianta erbacea velenosa, annua o
bienne, della famiglia delle Solanacee, usata in
passato per i suoi effetti farmacologici detta anche ‘erba magica’ dalle
proprietà narcotizzanti.
[18] Quindi qui è confermato che le macchie solari sul Sole sono
eruzioni vulcaniche che eruttano nello spazio enormi quantità di materia
solare. Stime attuali indicano che il diametro di una macchia è di circa 40 mila chilometri (ricordiamo che il diametro della Terra
si aggira intorno ai 12 mila e 700 chilometri).
[19] 1 ora di
cammino = circa 3,5 km.
[20] Come
nell’orologio la molla motrice e lo scatto, quali due
forze che si oppongono, rappresentano la base di tutto l’ordine – producendo la
misura del tempo – così anche la Croce è la radice della vita.
[21] Vedere nel
libro “La mosca”, causa ed essenza della luce, di
Jakob Lorber, dettato del 1840/42.
[22] Pensato sempre nel senso di “aiutare a progredire” = sostenere,
favorire, accelerare, spingere avanti.
[23] 14.840
miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di
miliardi di Km.
[24] Per una
spiegazione dettagliata sul Globo Involucro, vedi alla fine di questo capitolo
[25] Un Feldweg è
circa un quarto d’ora di cammino.
[26] Eoni: 1 eone = 10120 (1 con 120 zeri)
[27] Klafter = 1,9
metri
[28] Questa
rivelazione è stata confermata nella rivista Focus nr. 112
del febbraio 2002 a pag. 3 dal titolo: ‘Almanacco della scienza’. – Luna-baby.
Scienziati USA annunciano: "La Luna è nata dalla Terra ed ha alcuni
milioni di anni meno di quanto si credesse”.
[29]. Soho: Solar
and Heliospheric Observatory è una sonda spaziale lanciata alla fine del 1995 avente un
particolare telescopio per studiare il Sole. È un progetto congiunto
dell'Agenzia Spaziale Europea e della NASA.
[30] Swedenborg:
(*1688 – †1772), fu un grande tra i personaggi storici sulla Terra, essendosi
dedicato alla ricerca della verità per comprendere i segreti della vita e dello
spirito. Infatti egli fu un
filosofo, mistico e scienziato e medium svedese. Fu pure considerato tra i
precursori dello spiritismo, sebbene egli adoperasse tecniche di concentrazioni
sviluppate da lui stesso autonomamente. Scrisse nella sua vita più di 50 libri,
[31] Particella di Dio: il bosone
di Higgs è un bosone
elementare,
massivo
e scalare
che gioca un ruolo fondamentale all'interno del Modello
standard.
Venne teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta
nel 2012 negli esperimenti ATLAS e CMS,
condotti con l'acceleratore
LHC
del CERN. La sua importanza è quella di
essere la particella
associata al campo di Higgs che, secondo la teoria, permea l'Universo conferendo la massa alle particelle elementari.
[32] Monade: nella
filosofia antica, elemento primo, autonomo, indivisibile.
[33] S’intende
Shakespeare.
[34] Interazione:
azione e reazione reciproca di fenomeni o di elementi; in particolare, in
fisica, processo di scambio di energia tra le particelle dell’atomo.
[35] Quindi pressappoco cinque trilioni di volte
[36] Cento trilioni di volte al
secondo
[37] Huygens
Christiaan, 1629-1695, astronomo e fisico olandese, scoprì e studiò l’anello di
Saturno, realizzò l’orologio a pendolo, riconobbe la mancanza di atmosfera
sulla Luna, sostenne la teoria ondulatoria della luce (Trattato della luce, 1690) e ricondusse l’ottica geometrica all’ipotesi
ondulatoria.
[38] “Il grande
Tempo dei tempi” ovvero “Pathiel” è un componimento poetico di 1510 versi
pubblicato da questa stessa Casa Editrice.
[39] 45 ampiezze:
considerando il raggio della Terra di circa 6.350 km,
il suo prodotto per 45 da’ = 285.750, che è poco meno dei 300.000 km al secondo
con cui notoriamente si indica la velocità della luce.
[40] Fotone:
quantità elementare di energia luminosa che si muove alla velocità della luce.
[41] Nel testo
tedesco è proprio scritto “draghi”, in italiano
intendiamo tutt’altra cosa. Probabilmente il Signore si riferisce a qualche
lucertolone o tipo di coccodrillo vissuto circa 6000 anni fa sulle sponde del
Nilo.
[42]
Australopiteco: scimmia fossile che presenta notevoli somiglianze con l’uomo.
[43] 1 miglio
tedesco = 7420 metri
[44] Si tratta di
Melchior de Polignac (*1661 – †1741),cardinale della Chiesa cattolica, nominato
da papa Clemente XI.
[45] Anche se nel Mar Mediterraneo
non siamo ai livelli del plastic vortex – l'isola di rifiuti
galleggianti formatasi nell'Oceano Pacifico – la
plastica rappresenta un grave problema ambientale non solo nei mari, ma anche
nei fiumi e nei laghi da cui viene prelevata l’acqua per le grandi città dopo
averla resa potabile. Il Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (FAO)
afferma che oltre alla plastica, altri 6 milioni di tonnellate di materiali solidi e pericolosi di
origine umana vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo.
[46] Per la
comprensione della costituzione della Terra al suo interno e dei grandi bacini
d’acqua, vedi nell’opera “La Terra” ai cap. 12 e 19.
[47] Jugeri; centinaia
di migliaia di ettari.
[48] Agenzia
internazionale per l’energia atomica.
[49] Il Signore si
riferisce ai ‘grani esplosivi’ inventati dagli abitanti del pianeta Mallona
esploso, i cui resti orbitano tra l’orbita di Marte e Giove, la cosiddetta
“fascia degli asteroidi”, la cui potenza distruttiva di tali ‘grani’ si eguagliava alla potenza delle nostre bombe atomiche, seppur
non con gli stessi effetti deleteri di contaminazione radioattiva. Di questo
pianeta esiste una rivelazione a parte dal titolo “Mallona, il pianeta esploso”
edito da questa stessa Casa Editrice.
[50] Fustigazione:
pena consistente nel sottoporre a battitura mediante verga o frusta.
[51] Eckhart:
1260-1327, teologo e mistico tedesco noto anche come Maestro Eckhart
[52] Jakob Böhme:
mistico tedesco 1575-1624
[53] Apocatastasi:
ritorno alla perfezione primitiva, compimento finale delle promesse di Dio.
[54] Parsismo:
religione monoteistica fondata sugli insegnamenti di Zaratustra.
[55] Cosmogonia:
ipotesi di carattere sia scientifico che mitico,
sull’origine e la formazione dell’Universo.
[56] Antropogonia:
nella teologia e nella mitologia, studio dell’origine dell’uomo.
[57] Al volente
non si fa torto.
[58] Armonia del
mondo.
[59] Concilio di
Trento: concilio ecumenico convocato da Paolo III nel
1542, con il duplice intento di trovare una conciliazione con i protestanti e
di riformare la vita stessa della Chiesa; fu aperto a Trento nel 1545.
[60] Coboldo: nella mitologia tedesca, spiritello scaltro e malizioso,
custode di tesori nascosti.
[61] Zoroastrismo:
è una religione nata dal VI secolo a.C. fino al X secolo
d.C. basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (o Zoroastro), tra le
più diffuse in passato nell’Asia centrale.
[62] Il Tempio di
JA BU SIM BIL.
[63] Illiria:
regione della penisola Balcanica abitata da popolazioni indo-europee da cui
derivarono poi i Dalmati e i Pannoni.
[64] In tedesco Schule, in italiano
scuola.
[65] Si tratta
dell’esploso pianeta Mallona, orbitante tra Marte e Giove.
[66] Fedecommesso:
disposizione testamentaria, oggi abolita o parecchio
limitata, con la quale l’erede o il legatario primi istituiti erano obbligati a
conservare integro un patrimonio e a trasmetterlo alla loro morte ad un terzo.
[67] Monismo: in
filosofia, concezione che pone quale fondamento della realtà un unico
principio.
[68] Augia: mitico re dell’Elide, figlio di Elio dal quale ricevette in dono
molti armenti; ucciso da Ercole che gli aveva pulito le stalle, per non avergli
dato la mercede pattuita.
[69] Il
riferimento è al tempo dei primi uomini, prima del diluvio, uomini
che si erano allontanati dalla cattiva città di Hanoc e, al seguito di Medued,
arrivarono, guidati, in Giappone.
[70] Con
riferimento alle comunicazioni di cui sopra, la Nuova Rivelazione non induce
nessuno ad uscire dalla sua Chiesa
[71] Apostasia: rinnegamento della propria religione per aderire a
un’altra, anche rinnegamento delle proprie idee o del proprio partito.
[72] Una completa
rivelazione sul profeta Abdia è nel secondo volume dei “Doni del Cielo” cap. 90
[73] “Quid
agis, amice”: Che cosa combini amico?
[74] Vedi l’Opera
di Lorber il “Governo della Famiglia di Dio” vol. 2 cap. 179.
[75] Boa
constrictor: grosso e lungo serpente americano degli squamati, non velenoso, ma terribile per la violenza delle spire con cui
avvolge e stritola la preda.
[76] Charles
Thomas Jackson 1805-1880: medico inglese; indicò l’uso dell’etere solforico
quale anestetico (1841).
[77] Didachè o dottrina dei dodici apostoli, operetta catechetica a
sfondo escatologico, scoperta nel 1875, di notevole interesse storico come specchio
della vita delle comunità cristiane alla fine del primo secolo.
[78] Jean de Gerson 1363 – 1429, filosofo e teologo francese.
[79] In Italia le
traduzioni di tutte le opere di Lorber e di altri mistici, e quindi anche la
diffusione, è avvenuta e continua ancora adesso grazie
all’impegno di alcuni amici credenti profondamente che, per anni, hanno
sostenuto l’associazione “Amici di Jakob Lorber”, e successivamente la Casa
editrice “GESU’ La Nuova Rivelazione” in Sant’Omobono Terme (Bergamo).
[80] Crapula: il
mangiare e bere smodatamente.
[81] Sadducei:
setta religiosa e politica giudaica, notoriamente noti per il
fatto che, quali cinici, non credevano alla resurrezione né alla vita
dopo la morte.
[82] Crapulone, da
crapula: il mangiare e bere smodatamente.
[83] Assaffetida:
resina di un albero delle ombrellifere, ad efficacia
sedativa, dal latino foetidus «puzzolente».
[84] Vedi Levitico
7,23-26 – 11,2-47.
[85] Esilarare:
rendere ilare, muovere al riso; mettere di buon umore.
[86]
Ermafroditismo: presenza nello stesso individuo dei caratteri dei due sessi.
[87] Pediculosi:
malattia cutanea prodotta dai pidocchi.
[88] Il
consenziente non subisce un torto.
[89] Proteo:
figlio di Oceano e Teti, dio marino custode delle
mandrie di Posidone; era dotato del dono della profezia e del potere di
trasformarsi a volontà.
[90] Mentore:
consigliere fidato.
[91] Niveo:
candido come la neve.
[92] Etisia: tisi,
tubercolosi.
[93] Peccato originale
[94] Giuseppe era
un vegliardo di oltre settant’anni ed era vedovo da parecchio tempo. Dal primo
matrimonio aveva avuto cinque figli di cui il primo era Gioele – poi Joses –
Samuele – Simeone e Giacomo. Quest’ultimo fece da balia a Gesù da bambino e lo
segui negli ultimi tre anni insieme agli apostoli,
diventandone uno dei dodici.