Rivelazioni
nel 1842 al
mistico e profeta
Jakob lorber
Cosa rappresentano
i monti e in particolare questo ghiacciaio austriaco sulla Terra, quale un
elemento della Creazione? Cosa racchiude? Come si è
formato? Che rapporto ha con la sua esistenza spirituale? Tutto è effetto
dell’amore di Dio!
Il Gloßglockner
Traduzione dall’originale tedesco "Der
Grossglockner” dalla 6°. edizione tedesca 1979
Copyright © by Lorber Verlag
Copyright © by
Associazione Jakob Lorber
Traduzione di Salvatore Piacentini (1923)
Il testo in
PDF può essere scaricato sul sito: www.jakoblorber.it
– in questa pagina: Libri in PDF
Questa
edizione in *.html è a cura del gruppo:
ISBN 978-88-88984-39-1
Copyright © by “Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione”
Via Vittorio
Veneto, 167
24038 Sant’Omobono Terme (Bergamo)
Tl.
347.1041176 – fax. 035.851163
E-mail: damianofrosio@tiscali.it
Sito
internet: www.gesu-lanuovarivelazione.com
Libri della
casa editrice: Catalogo – richiesta libri
Introduzione (del Signore) “Udite e poi vedete e imparate” 15.05.1841
Poesia Il Grossglockner in una luce nuova 27.11.1841
Cap. 1 Il Grossglockner quale montagna e
progenitore 13 04.
1842
Cap. 2 L’importanza e l’origine
del ferro 3.05.1842
Cap. 3 Le montagne quali
regolatrici di correnti d’aria 9.05.1842
Cap. 4 Essenza e cause della
luminosità dei ghiacciai 10.05.1842
Cap. 5 Lo spirituale e il materiale 11.05.1842
Cap. 6 Lotta degli spiriti della
natura sulla vetta 12.05.1842
Cap. 7 Vie per l’umiliazione e
l’educazione degli spiriti naturali 13.05.1842
Cap. 8 Vie per il miglioramento
degli spiriti naturali 19.05.1842
Cap. 9 L’influsso che anima lo spirito durante una
salita in montagna 20.05.1842
Cap. 10 I monti quali predicatori
dell’amore e profeti di sapienza 21.05.1842
Cap. 11 L’animo e la vista interiore rafforzati in montagna – Una storiella 25.05.1842
Cap. 12 Le montagne quali veri
luoghi di contatto con il Divino 27.05.1842
Cap. 13 La montagna quale specchio del nostro interiore 28.05.1842
Allegato
DdC 2/180 Benedizione per una salita su di un monte 15.07.1847
(del Signore)
“Udite e poi vedete e imparate!”
15 maggio
1841
1)
Miei cari figli, se volete seguirMi, seguiteMi completamente in ogni cosa; non rallegratevi di
camminare per profonde valli, né per gole e burroni, i quali sono ricolmi di insetti immondi, di aria impura e non di rado tra chi vi
dimora regnano le dispute, le liti, l’odio, ogni furto e maledizione reciproca,
bensì venite lieti con Me su alture e montagne! Là vi sarà dato sempre di
assistere ad un sermone del monte, o ad una
trasfigurazione, o al sentirsi sazi con poco pane, o ad una guarigione di
lebbrosi, o ad una vittoria contro le più violente tentazioni, o ad una
risurrezione dalla morte, nonché ad una quantità grande di altre cose per voi
di valore inesprimibile. Conducete anzi con voi dei fanciulli,
e non vi mancherà occasione di riconoscere in loro, con tutta chiarezza, la
benedizione dei monti!
2)
Chi ha il corpo debole, non abbia timore delle montagne benedette, perché le
loro cime sono circonfuse dell’alito fortificante degli spiriti della vita. Davvero sulle montagne e sulle alture
s’intrecciano parole beate che adornano le balsamiche vette dei fiori dorati
dell’amore eterno! Oh, considerate oggi gli abitanti delle montagne e poi, dite
se non sono, per lo più, tali da svergognare enormemente i litigiosi abitanti
delle valli, dei villaggi, dei borghi e delle città! Solo sulle montagne
l’ospitalità cristiana dimora ancora nella sua purezza. La bella concordia non dimora affatto nelle città della pianura, né nelle valli
o nelle gole! È sulle montagne soltanto che dovete cercarla, sia tra le piante,
che tra gli animali, e non di rado pure tra gli uomini.
3) Se
conoscete due persone che sono nemiche tra di loro, inducetele a seguirvi fin
sulla vetta profumata di un monte, e spesso vedrete come i nemici diventano
amici. Anche il lupo, questo feroce animale avido soltanto di sangue, non di
rado va sulle montagne alla ricerca di quell’erba che l’istinto gli dice che
per lui è salutare, ma, così facendo, risparmia il gregge delle pecore belanti intente al pascolo.
4)
Oh, riandate con il pensiero ai primi padri dei padri
di questa Terra: essi dimorarono tutti sulle montagne! (vedi “Il Governo della Famiglia di Dio”). Sul Sinai altissimo, Io diedi a
Mosè le sacre Tavole sulle quali, ad aurei caratteri di vita eterna, erano
impresse profondamente le libere Leggi per gli uomini dell’immonda pianura.
5) È
superfluo che Io vi dica altre cose sulle sacre montagne e sulla scuola dei
veggenti e annunciatori della Parola eterna proveniente da Me. Visitate spesso
i monti e trattenetevi volentieri su di essi; così vi sentirete sempre vicina
la pienezza della Benedizione dell’eterno Amore del
Padre santo. Il “Kulm” (un monte presso Graz),
che già una volta vi ho consigliato, darà a colui che
per amor Mio salirà fino alla verdeggiante cima, ciò che un giorno il Tabor offrì a Pietro, a Giacomo e al Mio Giovanni. Però, notate bene, Io non dico “è necessario” e nemmeno “si
deve”; soltanto chi può e chi vuole segua Me, il Maestro e Padre suo, così
allora egli apprenderà ben presto il perché la Predica del Cielo Io l’abbia
data al popolo sopra a un monte! Potete recarvi sulle montagne in qualsiasi
momento; tuttavia quanto prima, tanto meglio; questa cosa annotatevela bene.
Amen! Questo ve lo dice il Padre che è santo e che vi ama ardentemente; ascoltateLo! Amen! Amen! Amen!
[indice]
Il Glossglockner in una
nuova luce
27 novembre
1841
Nelle
più pure regioni dell’atmosfera,
là dove spira l’aria più pura,
dove, legati da fedeltà e amore,
s’accompagnano i fratelli l’un con l’altro insieme,
è là che essi si ergono oltre le nuvole,
sublimi testimoni ammantati di amicizia,
portando fardelli molto pesanti,
e anche sacrifici che salgon
verso l’alto!
Tra questi numerosi testimoni,
ornamento di questo
piccolo paesino,
il grande intricato
si mostra tuttavia con chiarezza,
nel suo sublime e
tacito silenzio.
Molti conoscono questo testimone,
di lui si parla in
lungo e in largo,
ma menzionare
quanti siano,
qui non si riesce a
immaginarlo!
Come
esso sia impervio, lacerato, e quanto alto si elevi,
come sia ai suoi piedi e quanta neve e
ghiaccio porti,
non è qui argomento di riflessione.
Invece,
ciò che dice il gigante
verrà rivelato qui con brevi parole.
E
quindi, sappia colui che chiede:
«A
che servono tali altezze?».
Tali altezze sono di un’utilità molteplice:
quando gli spiriti
malvagi infuriano
e si arroventano
nella perfidia
e minacciano col
fuoco la vostra Terra
di voler annientare
tutto ciò che si trova su di essa,
anzi con le vampe
infuocate della loro ira
carbonizzano già
qualche filo d’erba.
Ecco
che allora l’alto guardiano stende
lontano, tutt’intorno a sé, le sue migliaia
di braccia
e, senza un briciolo di pietà, con freddezza e
determinazione,
afferra “per il collo” – come voi dite –
tutte le perverse razze (di spiriti)
e le attira a sé da tutte le parti;
allora nessuna osa muoversi,
nessuna si azzarda a continuare a
diffondersi!
E quando ben li ha attirati a sé
tutti i perfidi
disturbatori dell’ordine
che così spesso
hanno ingannato la Terra,
loro che
moltiplicano la pazzia terrena
vengono qui
afferrati completamente
dalle schiere degli
spiriti della pace
e sono infiacchiti
saldandoli al ghiaccio
rendendo così
ottuso il loro senso di distruzione.
E
ora, tramutati in neve e ghiaccio,
a trilioni costituiscono l’ornamento della vetta,
invecchiati e ingrigiti sui gelidi troni del
dominatore.
Ecco:
questa è la grande utilità del Glockner,
ecco come serve a mantenere l’ordine,
ecco il perché delle sue rozze forme,
ecco perché si eleva così alto!
Ma davvero esso fu
creato
–
non solo per questo –
per punire in
continuazione e secondo giustizia
le orde degli
spiriti perversi e senza pace!
Tutto quello che c’è ancora in lui,
tutto quello che
compie ancora lui
sarà trattato più
in dettaglio
e verrà chiarita la
sua utilità! Amen!
۞
Il
Grossglockner quale montagna e patriarca
13 aprile 1842
pomeriggio 15.30 - 19.30
Scrivente: Ans. H.
1. A
voi appare meraviglioso il quadro offerto dal Grossglockner, che come un
maestoso re dei monti innalza ardito il suo capo in mezzo ai suoi grandi
fratelli, e per così dire osserva tutto intorno dove si trovano i figli
proceduti da lui. Ma ancora più meraviglioso vi
apparirà quando Io vi guiderò fino a lui secondo il buon ordine, iniziando
l’esposizione dai suoi più piccoli discendenti.
2.
Certo, non vi potrà stupire neanche un po’ quando vi dirò che la vostra Stiria
non ha nemmeno una collina al di qua del fiume Drava che non sia una diramazione di questo patriarca dei
monti; ad ogni modo per il momento questo non c’entra, e alla fine, sommando tutte
le verità, si vedrà quanti errori avremo commesso durante la nostra
esposizione.
3.
Dunque vedete: quando per esempio salite sullo Schhossberg a Graz o sul cosiddetto “Rosenberg”, o sul Plabutsch, o sul Buchkogel,
oppure vi recate molto in giù fino alle ultime propaggini del ventoso Buhel (colle
sloveno nel sud Tirol), Io vi dico che, salendo su questi monti, non esclusi
quelli delle Alpi sui quali siete già saliti, voi vi trovate sempre
continuamente ai piedi del Grossglockner.
4.
Chi avesse difficoltà a credere ciò, basterebbe che, per scegliere la via più
semplice della montagna, cominciasse il suo viaggio, per esempio, dal cosiddetto
“Buchkogel”, ma da lì, tenendosi continuamente sul
dosso dei monti, che certo non saranno sempre ugualmente alti
ma tuttavia sempre abbastanza alti per non essere confusi con le valli,
procedesse innanzi, e vedrà che, seguendo questa via alquanto faticosa, già
dopo una giornata di cammino arriverà senz’altro su quelle Alpi che in gran
parte seguono il confine fra la Stiria e la Carinzia. Giunto lì, egli non avrà
poi altro da fare che proseguire il suo faticoso cammino sulle creste alpine e,
qualora abbia gambe robuste, può calcolare che entro dieci giorni al massimo si
troverà già nella regione molto vicina al nostro Grossglockner, senza bisogno
di oltrepassare nemmeno una volta qualche valle profonda.
5. Un
simile viaggio varrà dunque certamente a convincerlo che il vostro Buchkogel, assieme alle sue propaggini molto estese, sta
ancora molto in relazione con questo patriarca delle montagne. Se però qualcuno
non vuole intraprendere un simile viaggio piuttosto
scomodo, che si prenda una buona carta geografica locale, dove potrà
percorrere, certo con molta maggiore comodità, esattamente il medesimo
itinerario seguendo con il dito la via dei monti, e finirà con il persuadersi
della veridicità di quanto asserisco.
6. “Ma”, direte voi,
“tutto ciò può anche essere, dato che perfino il Polo nord ha attinenza con il Polo sud e
viceversa, e in questa maniera, dunque, possono senz’altro anche il Buchkogel e il Grossglockner essere in relazione tra di
loro; però, in fondo, cosa se ne può fare di questa interdipendenza? Da cosa si può vedere qui un Vangelo?”
7.
Sennonché Io vi rispondo:
“Un po’ di
pazienza ancora, figli Miei, poiché tra il Buchkogel
e il Grossglockner c’è spazio per altre cose ancora in quantità sufficiente, da
spargere su questo tratto di terreno una buona semente di senape, la quale
crescerà ed allungherà le sue radici e i suoi rami tanto lontano, quanto
lontano il nostro grande patriarca delle montagne stende le sue braccia e i
suoi figli!”
8.
Qui, subito, c’è posto per una domanda, e precisamente è questa:
“Va attribuita qualche importanza al fatto che il
Grossglockner innalza la sua cima sopra a tutti gli altri monti, appunto
laddove si trova, e che in un altro paese c’è un’altra montagna più grande
ancora del Grossglockner, e in un terzo paese c’è pure ancora una terza
montagna che domina tutte le altre?”
9. A
questa domanda Io do una risposta brevissima, limitandoMi
a dire che i giganti di questa specie corrispondono veramente a una grande
necessità, perché dalla sovrastante altezza di tali montagne dipende,
nell’ambito naturale, il mantenimento dell’ordine fisico non soltanto di quei
paesi nei quali esse si trovano, ma anche di un’intera
parte del mondo: ad esempio, l’ordine dell’Europa dipende dai tre monti che vi
sono stati nominati di sfuggita, e quello dell’Asia e dell’America dalle loro
montagne, ecc.
10. Ma con la risposta a tale domanda ne sorge immediatamente un’altra,
perché senz’altro voi poi chiederete: “Com’è da intendersi questo? Com’è
possibile?”
11. E
a questa seconda domanda Io rispondo di nuovo
brevemente: “È possibile così come la vita del corpo dipende dal capo, perché,
se questo viene staccato dal tronco o viene in qualche modo gravemente
danneggiato, allora cessa ben presto anche la vita di tutte le altre parti del
corpo».
12.
Per ora questa risposta vi può bastare, perché così è anche la relazione di
tali montagne rispetto al resto del paese, come lo è quella del capo rispetto
alle altre parti del corpo. Anche se la vita non procede immediatamente dal
capo, pure questo rappresenta l’organo ricettore principale della vita
naturale, dal quale subito dopo questa vita, governando tutto il corpo intero,
si riversa e si propaga in tutte le sue parti. Il corpo umano dispone ancora di
varie altre estremità che esso può perdere, senza con ciò perdere
anche la vita.
13. Vedete, precisamente così stanno le cose rispetto
all’altissima montagna in questione. Voi potreste bensì accingervi a demolire
tutto l’ntero Buchkogel, anzi potreste fare lo stesso con qualche monte
più grande avendone la voglia e la forza, ma se a qualcuno fosse possibile fare
altrettanto con il Grossglockner, raderlo cioè al suolo come il Buchkogel o un monte anche più grande come ho detto prima,
un’impresa di questo genere non rimarrebbe tanto impunita come la demolizione
del Buchkogel o di un altro monte più significativo,
poiché questo spianamento di monti non di primaria importanza non avrebbe, per
così dire, nessun effetto dannoso percettibile; mentre lo spianare il
Grossglockner trarrebbe con sé, come conseguenza, un inverno perpetuo in tutte
le regioni circostanti per un’estensione incalcolabilmente grande, o comunque
trasformerebbe le regioni stesse in un immenso lago.
14.
Qui, naturalmente, voi sarete indotti di nuovo a
domandare: “Come mai, come dobbiamo
intendere questo?”
15.
Sennonché, un piccolo esempio basterà a chiarire subito la cosa.
16.
Vedete: voi sapete che nel corpo tutto il sangue prende la sua strada dal capo!
Se dunque il capo viene staccato dal resto del corpo,
cosa succede al sangue? Vedete, qui ci troviamo al punto dove
volevamo arrivare, perché sarete voi stessi a
rispondere: “Ma allora, il sangue si
scaricherà immediatamente fuori dalle vene, si riverserà sul corpo e, per
conseguenza, poi le vene e tutto il corpo si avvizziranno; ciò significherà la
morte certa del corpo stesso!”
17.
Non diversamente succede di una montagna, che pur essa rappresenta la sommità
di un recipiente immenso di acqua che sorge dall’interno della Terra, acqua che
viene trattenuta verso il basso per effetto della
gravità enorme della montagna, attraverso ai pori dalla quale filtra soltanto
quella quantità d’acqua che è necessaria ad irrigare in tutti i suoi punti il
paese dominato dalla montagna stessa; poi il superfluo di tale costante
infiltrazione delle acque sotterranee evapora e la montagna lo riassorbe
accuratamente in sé fuori dall’atmosfera, e affinché non possa allontanarsi di
nuovo con tanta facilità, lo converte in neve ed in ghiaccio perpetui. Ecco perché solo raramente la montagna appare interamente libera da
nubi e vapori.
18.
Ma quello che fa la montagna principale, a tempo debito e con l’occasione
propizia lo devono fare anche tutti i suoi figli e nipoti, naturalmente in
misura corrispondentemente minore.
19. E
perché Io parlo di figli e nipoti? Per la semplice ragione che all’epoca in cui
si formarono i monti, quelli più alti della Terra vennero
formati per primi, e da questi si formarono più tardi gli altri, quali
diramazioni dei primi, nel modo e nella maniera che voi già conoscete! Tuttavia
non dovete eventualmente pensare che, per esempio, oggi sia stato formato il
Grossglockner, domani i suoi figli e dopodomani i nipoti, bensì la progressione
di tali formazioni risulta composta da lunghissimi
periodi di tempo, comprendenti non di rado vari milioni di anni terrestri. Ecco
perché anche in un paese ci sono a mala pena due montagne che abbiano la stessa
età. Che però il Grossglockner, che noi stiamo considerando, sia una delle
montagne sorte nei primissimi periodi della formazione terrestre, lo potete
rilevare anzitutto dal fatto che Io continuo a
chiamarlo “un
patriarca delle montagne”. In secondo luogo dal fatto che esso è il
capo di molti paesi. E in terzo luogo, dalla roccia che lo compone, la quale si
differenzia enormemente dalla roccia che compone i suoi figli e nipoti.
20.
Ma come succede che più le montagne sono vicine al loro padre, e più aumentano
di altezza, così pure esse che aumentano anche di età?
E perché quanto più la loro sommità si adorna di neve e di ghiaccio perpetui,
tanta maggiore maestà ed importanza assumono? – È
necessario che questa cosa ve la imprimiate bene in mente, perché il seguito vi
dimostrerà quanta molteplice e grande importanza essa abbia. Noi dunque non ci
dilungheremo a dissertare su questioni secondarie, ma passeremo a trattare direttamente
la questione principale, e precisamente anzitutto sotto l’aspetto naturale, poi
sotto quello spirituale, e per ultimo sotto quello evangelico.
21.
C’è molta gente che è solita dire: “Io preferisco di gran
lunga una collina con un dolce pendio, con dei prati, campi, frutteti,
boschi e pascoli, – a mille Grossglockner!”
22.
Tali uomini hanno da un lato di certo ragione, poiché sulla neve e sui ghiacci
perpetui del Grossglockner non si può affatto piantare
una vite e nemmeno una pianta d’infimissimo ordine vi
può prosperare, nemmeno il forte muschio che attecchisce alla pietra.
23.
Ma Io domando: “Un monte va proprio valutato
esclusivamente secondo la sua fertilità?”. Se si vuol prendere in
considerazione soltanto la fertilità, allora ciascun monte
è di troppo, poiché è evidente che in pianura è più facile lavorare (la terra) che non in un monte qualsiasi, e l’esperienza vi
avrà ormai ben insegnato che in pianura tutte le colture riescono benissimo. Per
conseguenza sarebbe certo una sciocchezza considerare un monte in base alla sua
fertilità, perché la fertilità delle montagne non è quella che condiziona
l’esistenza delle montagne stesse, bensì essa è imperniata su tutto un altro
cardine, e quindi coloro che attribuiscono maggior
valore ad una collina fertile rispetto ad un ghiacciaio elevato e sterile
converrà che si ricredano e che si rassegnino a udire da Me una sentenza del
tutto diversa, la quale suona così: una tesa (1,9
m.) quadrata di ghiaccio del Grossglockner, vale in sé e
di per sé molto più di un miglio quadrato di terreno disseminato di colline tra
le più fertili!
24. Qui voi vi troverete indotti a domandare
di nuovo: “Ma che vuol dire questo? Come è
possibile una cosa simile?”
25.
Ed Io vi rispondo così:
“Se voi
volete vivere soltanto con gli occhi del vostro capo presi a sé isolatamente,
di certo non potrete guadagnare un soldo, bensì dovrete usare le mani e i piedi
a questo scopo!”. Ma non sono gli occhi,
nonostante ciò, da apprezzarsi di più delle mani e dei piedi, poiché voi senza
la luce degli occhi potreste adoperarli difficilmente? Eppure la pupilla degli
occhi è piccolissima se la confrontate con la misura che hanno le mani e i
piedi! Ma ogni cosa che volete afferrare con la mano,
non dovete prima afferrarla con gli occhi? E non dovete con questi, sempre,
preparare prima il passo al vostro piede?
26.
Se voi dunque considerate tutto ciò, vi sarà ben chiaro il perché Io
attribuisca maggior valore ad una tesa quadrata della
superficie gelata del Grossglockner, che non a tutto l’intero miglio quadrato
di un fertilissimo terreno collinoso, perché proprio come il lavoro delle
vostre mani e dei vostri piedi vi darebbe poco frutto se voi foste senza occhi,
così pure la pianura e il terreno disseminato di piccole colline vi darebbe un
ben magro frutto senza la neve e il ghiaccio perpetui dei ghiacciai delle alte
montagne. E a questo riguardo più di un contadino benestante e possessore di
terreni benedetti dovrebbe intraprendere una salita sul Grossglockner, e giunto
lì dovrebbe baciarne il ghiaccio nel Mio Nome, perché dalla piccola superficie
del ghiaccio del Grossglockner che lui ha baciato, dipende tutta la fertilità
dei suoi terreni.
27.
Non avete ancora voglia di domandare: “Come mai? Come è
possibile questo?”. – “Ebbene”, dico Io:
“pazientate un po’, e sarete subito accontentati!”
28.
Voi sapete che, secondo un antico proverbio, «Ogni simile ama il suo simile» e che ogni
cosa si associa volentieri a ciò che le è affine. Se nella vostra stanza c’è
una qualche pietra umida del muro, questa non si asciugherà tanto facilmente,
bensì attirerà a sé piuttosto ancora dell’altra
umidità da tutte le parti, e comunicherà poi l’eccesso della propria umidità
alle pietre che le sono vicine, in modo che sul muro della vostra stanza si
renderà visibile una grande macchia di umidità.
29. E
vedete, la medesima cosa succede con il nostro
Grossglockner! Questo pure è una pietra umida molto grande situata fra vaste
regioni di una parte del mondo, e perciò attrae continuamente da tutte le
parti, sia da vicino che da lontano, l’umidità
sovrabbondante presente nell’atmosfera. Qualora però questa
umidità rimanesse sulle sue pareti di pietra sotto forma di gocce, queste,
riunendosi, si convertirebbero ben presto in grandi torrenti che scenderebbero
giù da questo gigante di pietra con grande irruenza portando la desolazione nei
paesi che lo circondano. Ma affinché non si verifichi
un fatto simile, esso, grazie alla sua altezza nonché alla particolarità della
sua roccia, fa in modo che l’umidità assorbita si converta in breve tempo in
neve, grandine e ghiaccio.
30.
Qui certo sorgerà in voi spontanea la domanda: “Ma se veramente succede così, allora con il
tempo esso verrà a giganteggiare su tutta l’Europa?”
31.
Ed Io vi rispondo che questo sarebbe anche sicuramente il caso se non avesse
intorno a sé dei figli e dei nipoti; ma appunto i figli sono i primi a togliere
al padre il carico eccessivo, e ciò nella maniera seguente: quando il suo
carico di ghiaccio e di neve si accresce dall’esterno e dall’alto per
l’affluire di nuova umidità ghiacciata, gli strati inferiori, ovvero le vecchie masse di neve e di ghiaccio che si trovano
al di sotto, vengono appunto sempre più compresse e schiacciate, e allora
queste parti d’acqua e d’aria, in seguito a tale pressione, si infiammano
dissolvendosi in innumerevoli particelle minuscole che si sciolgono in vapori
nebbiosi e si elevano da questo loro carcere. Considerato poi che un simile
ghiacciaio ha la sua spiccatissima forza d’attrazione soltanto laddove esso si
trova alla massima altitudine, questi vapori sfuggiti dagli strati inferiori
delle sue regioni più basse si condenserebbero in acqua rovesciandosi a
torrenti devastatori nelle valli e nelle pianure, oppure, nel migliore dei
casi, si aggiungerebbero, nei punti un po’ più alti, alla neve ed al ghiaccio già esistenti, e così, sovrapponendosi
continuamente, andrebbero crescendo in estensione, invadendo e seppellendo
forse in una decina di secoli degli interi paesi.
32.
Ma, affinché né l’una né l’altra cosa possa accadere ad
un simile patriarca di un territorio montuoso, gli sono posti intorno anche
parecchi figli i quali con molta bramosia accolgono la quantità in eccesso del
carico originariamente imposto al loro padre, e quando a loro volta i figli non
reggono più, con altrettanta bramosia si accollano il carico i numerosi nipoti
che gli stanno tutti accoccolati all’intorno. E questi ultimi benedicono tutta
la rimanente estesissima pianura proprio con quello che per loro è in eccesso.
33. E
se voi riuscite a comprendere queste cose anche soltanto un po’, vi sarà pure facile comprendere il perché da un’alta
montagna di questa specie, si diramano a grande distanza delle catene di monti
in continuità, quasi a raggiera, verso tutte le direzioni. Né potrà apparirvi
troppo ridicola la Mia affermazione secondo cui l’acqua che bevete attingendola
ai vostri pozzi è sempre acqua del Grossglockner, e che nel vostro paese ci
saranno proprio pochissime sorgenti che non siano originariamente debitrici
della loro esistenza fecondatrice a questo patriarca dei monti.
34.
Ma direte voi: «E l’acqua piovana dove la mettiamo allora?».
35.
Io però vi rispondo che ben di rado succede che nel
vostro paese cada giù dalle nubi una goccia che non sia stata mandata su di
esso dal Grossglockner o dai suoi figli che si diramano da tutte le parti, e
non sbaglierete assolutamente di molto qualora diceste: ‘Il Grossglockner piove
sul nostro paese!’
36.
Ma perché ciò? Perché esso possiede tre differenti braccia molto robuste che
arrivano molto lontano, uno dei quali è formato dalla
serie dei suoi figli e nipoti che si estendono in tutte le direzioni, il
secondo da tutte le sorgenti, i ruscelli, i fiumi e i torrenti, e questo
braccio molto spesso giunge a distanza maggiore ancora di quello dei figli e
nipoti; il terzo braccio infine, che arriva più lontano di tutti, è costituito
dalla regione delle nubi, la quale per molti paesi ha il suo nodo centrale
appunto sul Grossglockner, e che ha dei sorveglianti scrupolosi e dei punti di
sosta in sottordine nei molti figli di esso sistemati in lungo e in largo su di
un vastissimo territorio, dove questa regione delle nubi si accumula in masse
sempre più dense. Quando poi queste masse, per esempio sulla Choralpe,
si sono eccessivamente addensate, questa montagna a sua volta ha intorno a sé
dei figli che con grande bramosia concorrono ad alleviare la loro madre di gran
parte dell’eccessivo carico, ed è in una simile occasione che questo terzo
braccio del Grossglockner viene di solito premurosamente in aiuto al povero
mondo delle piante e degli animali della pianura, dissolvendosi in una benefica
pioggia e preparando loro così un pasto saporito.
37.
Questo, tuttavia, da parte di un patriarca di un territorio montuoso, non è che un compito e un atto utile dal punto di vista
naturale.
38.
Accanto a questo, un simile gigante ha, parecchio più nascosti,
ancora due altri compiti molto più importanti che noi impareremo a conoscere
solo più tardi, man mano che c’inoltreremo in questa comunicazione; solo quando
ne sarete venuti a conoscenza potrete scorgere in modo vivente in voi un
concetto più propizio dell’immensa utilità di una montagna gigantesca di questa
specie, morta all’apparenza. Poiché, in verità Io vi dico: “A questo mondo tutto appare invertito! Dove voi
vedete molta attività in questa Terra, là vi è invece
altrettanta morte, mentre dove scorgete tutto come sepolto in una eterna morte,
là per lo più regna la maggiore pienezza della vita e un’attività incalcolabilmente
zelante”.
39.
Per questa ragione anche tutti i profeti e veggenti dimoravano per lo più sui
monti; ed Io stesso, quando fui nella carne umana su questa Terra, Mi trattenni
quanto mai fu possibile di preferenza sui monti. Su di un monte Io diedi il congedo
eterno al tentatore; su di un monte saziai una moltitudine di affamati; su di
un monte rivelai nella Mia Parola tutto il Cielo; su di un monte Mi mostrai ai
tre che voi conoscete quale la Vita originariamente eterna; su di un monte
pregai e su di un monte Io fui crocifisso.
40.
Rispettate dunque le montagne, perché, in verità, quanto più alte esse ergono
la loro vetta sopra le pianure melmose dell’egoismo umano, tanto più sacre e
tanto più sono ricche di benedizione sono per l’intero paese.
41.
Come sia da intendersi ciò, in parte lo abbiamo già inteso; quello che seguirà
metterà tutto in chiarissima luce, e per oggi quindi fermiamoci!
[indice]
L’importanza
e l’origine del ferro
3 maggio 1842
1. Non
occorrono certo cognizioni matematiche per calcolare l’importanza che hanno i metalli, specialmente il ferro, in tutta l’economia
del vostro pianeta.
2. Infatti, cosa potreste fare voi senza il ferro? Non si può
dubitare che senza il ferro non sarebbe mai stata stampata nemmeno una lettera;
senza il ferro vi costerebbe una fatica immensa costruirvi un’abitazione, e una
ancor più confezionarvi una veste almeno un po’ meritevole di questo nome; anzi
senza il ferro non ci sarebbe oggi ancora né una nave
sul mare, né un carro sulla terraferma.
3.
Senza il ferro voi non disporreste di alcuno strumento
veramente adatto a smuovere il terreno e a gettare nei solchi la semente; in
una parola, senza il ferro voi sareste, sotto l’aspetto naturale, come pure
anche in un certo qual modo sotto quello spirituale, le creature più misere
della Terra, e qualunque animale vi sarebbe superiore. Invece, per mezzo di
questo metallo altamente benedetto, voi potete
procurarvi tutto, perché con il ferro si possono preparare tutti i possibili
strumenti e arnesi, mentre senza il ferro voi non arrivereste a scavare con
qualche facilità nemmeno una semplice fossa per deporvi il corpo di un fratello
morto, e le salme dei defunti dovreste quindi o gettarle nei fiumi, o tutt’al
più sotterrarle qua e là nella sabbia poco profonda, oppure trasportarle sui
monti più alti coperti di nevi e di ghiacci eterni, qualora non voleste vivere
continuamente fra esalazioni pestilenziali. In una parola, l’utilità del ferro
è decisamente troppo grande perché possa essere
contestata sotto un qualsiasi aspetto.
4. Qualche miope potrebbe qui osservare certamente: “Nel caso di bisogno, mancando cioè il ferro
nonché gli altri metalli che tutti, senza eccezione,
sono condizionati dall’esistenza del ferro, converrebbe aiutarsi con degli
strumenti e arnesi di legno!”
5.
Tutto sarebbe certamente bello e buono, sennonché in
questo caso s’impone la domanda: “Come potrà essere abbattuto un albero, poi
squadrarlo, tagliarlo in modo che diventi i più vari strumenti, sia pure di
forma rudimentale?”. Ecco, da tutto ciò emerge quanto mai chiaramente che
appunto il ferro costituisce, nella sfera della vita naturale dell’uomo, la
condizione assolutamente primaria, senza la quale non è possibile nemmeno la
cottura del pane, e così il nutrimento dell’uomo resterebbe limitato ai frutti
come vengono prodotti in natura, vale a dire, crudi.
6.
Avendo dunque, in base a queste poche osservazioni,
constatato come il metallo in questione sia un elemento assolutamente
indispensabile, passeremo adesso a dare un’occhiata anche al come esso vada
formandosi.
7.
Voi sapete già per averlo appreso da una precedente comunicazione, e
precisamente dalla Mia grande descrizione ‘Il Governo della Famiglia di
Dio’ che voi chiamate “Opera principale”, laddove è menzionato il
continuo flusso e riflusso degli oceani, che quando un emisfero è coperto dal mare
in maniera preponderante, per effetto del sale contenuto nell’acqua e
specialmente per l’influenza delle costellazioni, questo metallo si raccoglie
nell’interno della Terra, e precisamente all’interno di corridoi o vene
destinati appositamente a tale scopo.
8.
Questo è perfettamente giusto e vero, perché tale
accumularsi del metallo è così ben calcolato, che 14.000 anni completi non sono
in grado di esaurirlo completamente! Tuttavia, per quanto concerne la
formazione del ferro, s’impone un quesito molto
importante che è il seguente: “Questo
metallo, formato dal mare e dalle stelle, è già atto così com’è ad essere lavorato e ad essere trasformato in utensili e
strumenti?”
9. Ed
Io vi dico subito di no! A questo punto il ferro è
come un frutto ancora immaturo che ha bensì in sé la capacità di farsi maturo e
saporito e perciò anche commestibile, ma che così com’è non è né una cosa né
l’altra!
10.
Ma poiché ormai sappiamo ciò, ecco che sorge un’altra
domanda: “Come dunque si matura il
ferro?”
11.
La risposta relativa può darvela con delle
semplici parole ciascun minatore ed altresì ciascun
botanico e ciascun coltivatore della terra: “Tramite
la pioggia e il mite raggio del Sole tutto prospera e matura!”. Ed
effettivamente così è.
12.
La pioggia è la condizione fondamentale di ogni coltura, e quindi anche di
quella del ferro. Qualora però la pioggia durasse ininterrottamente, essa ben
presto soffocherebbe i frutti, e in un tempo più lungo essa consumerebbe e
toglierebbe l’energia al metallo celato nei monti. Dunque,
affinché tutto possa prosperare, deve dappertutto essere osservato un giusto
ordine.
13.
Ora, chi è preposto da Me al mantenimento di un simile
ordine su un corpo mondiale? E chi è il regolatore di questi fenomeni?
14.
Ecco che adesso possiamo intraprendere di nuovo un viaggio fino al nostro
Grossglockner! Guardate bene come esso s’innalza a
dominatore nelle alte regioni dell’atmosfera e in quella delle nubi, e come è
circondato da mille e mille rupi e rocce frastagliate e ricche di asperità!
15. Vedete, questo re delle montagne, per assorbire
l’elettricità e il fluido magnetico, ha una sfera d’azione molto più ampia dei
vostri parafulmini collocati sui tetti delle case!
16. Cosa è dunque esso, oltre a quello di cui è stato detto
nella comunicazione precedente?
17.
Ecco: esso è un luogo di raccolta e un dispensario
incredibilmente grande e potente della sostanza elettrica e magnetica!
Quando poi esso, tramite il suo potere d’azione a distanza, agisce nei tre modi
che già conoscete, specialmente mediante la distribuzione dell’acqua, fornisce
anche tutte le acque, e di preferenza quella piovana,
della dovuta quantità di elettricità e di fluido magnetico.
18.
Ora, queste due polarità, sotto l’aspetto naturale, sono la condizione
principale di ogni prosperare e di ogni crescere e maturarsi del mondo vegetale
e minerale, e mediante questi due, pure del mondo animale.
19.
Dato dunque che il nostro Grossglockner è un accumulatore così potente di
queste polarità, si può dimostrare qui in poche parole, che i minerali nei
monti minori devono principalmente dipendere dai ghiacciai per la loro
necessaria stagionatura, perché proprio i ghiacciai sono i regolatori della
temperatura per tutti i paesi che si trovano entro la loro sfera di influenza.
20. E
considerato che ora sappiamo ciò, Io Mi limiterò ad
attirare la vostra attenzione su come questi colossi coperti di neve e di
ghiaccio della specie del nostro Grossglockner, elargiscono al suolo terrestre
gli altri doni già noti per lo più per mezzo dei loro figli e nipoti. Ccosì pure per lo più per mezzo di questi, essi elargiscono
al terreno anche questa sostanza elettromagnetica.
21.
Che cosa però si nasconda ancora dietro a tale sostanza elettromagnetica e con
quanta rapidità essa venga diffusa in tutte le
direzioni, questo lo impareremo a conoscere solo quando passeremo alla
raffigurazione spirituale di questo patriarca delle montagne.
22.
Quindi, per ora questa parte la considereremo chiusa e
ci limiteremo ad aggiungere semplicemente la breve osservazione che le energie
maggiori e più benefiche si producono e vengono irradiate per l’utilità
generale, sempre laddove l’umanità cieca crede di doverle cercare meno, e dove
effettivamente anch’essa le cerca meno.
23. E
così avviene che una insignificante punta di ghiaccio
del Grossglockner, non di rado esercita su molti paesi un influsso di gran
lunga maggiore che non le città del mondo che si presumono grandi, di cui si
possono annoverare, accanto a pochissime buone, un numero sproporzionatamente
grande di cattive situazioni.
24.
Di conseguenza, una montagna di questa specie ha un’importanza di gran lunga maggiore anche di tutte le industrie
dell’Inghilterra, della Francia, del Nord America, eccetera.
25.
Dato dunque che siamo ormai giunti alla fine di queste considerazioni per il
cuore, se proprio non per l’intelletto matematico, prossimamente dedicheremo la
nostra attenzione al terzo, e quindi ultimo, massimo campo d’azione del nostro
Grossglockner. E per oggi fermiamoci qui!
[indice]
Le montagne
quali regolatrici di correnti d’aria
9 maggio
1842
1.
Dopo aver già appreso tante cose riguardo all’utilità del nostro Grossglockner
e dopo aver considerato come quasi già esaurita la trattazione di tale utilità,
chiedete adesso a voi stessi: “Quale facoltà utile, oltre a tutto quello già inteso finora, deve
essere propria ad una simile montagna, e precisamente nell’ambito naturale?”
2.
Questa domanda è molto buona, perché nella domanda è
implicito appunto ancora un grande bisogno, in seguito al quale voi vorreste
sentire ancora parlare di qualche funzione utile di questa montagna. Ma poiché
un bisogno o una qualsiasi fame di qualcosa non si può mai esprimere senza che
vi sia il modo di saziarli, così anche per il bisogno espresso nella recente domanda esisterà certo il modo di soddisfarlo.
3.
Fate dunque attenzione! Noi apriremo subito le nostre dispense e là voi
troverete in abbondanza il miglior pane per saziare la vostra fame.
4. A
che può servire ancora il nostro Grossglockner, e con questo pure tutte le
altre montagne e i ghiacciai della Terra?
5.
Certamente voi tutti sapete molto bene che la Terra gira sul proprio asse una
volta ogni 24 ore e poco più, ma oltre a ciò, non
ignorerete che la circonferenza della Terra è discretamente grande.
6. Se
voi considerate la circonferenza della Terra, che misura parecchio oltre alle
5.000 miglia tedesche[1],
e la dividete in tante parti quanti sono i minuti e i secondi compresi nelle 24 ore, voi arriverete al sorprendente risultato che ad ogni
minuto verranno a corrispondere varie miglia.
7. E
ora immaginatevi che la Terra come fosse una sfera senza montagne, quindi
perfettamente liscia, circondata per l’altezza di almeno 10
miglia (almeno 74,2 Km) da una atmosfera pesante!
8. Ma
affinché possiate comprendere tanto più perfettamente lo straordinario di
questo fenomeno, basta che prendiate una palla di vetro e che la facciate girare con molta velocità sul proprio asse entro
un vaso colmo d’acqua, oppure in un ambiente chiuso dove da qualche finestra
penetri la luce del Sole che illumini il solito pulviscolo solare o anche
eventualmente la polvere comune, allora vi convincerete che questa palla
rotante non trascinerà con sé, vale a dire non costringerà a roteare con essa,
né una particella d’acqua né un granello di polvere per quanto leggero, a meno
che questa non si appiccichi alla palla per effetto di un attrazione elettrica
provocata su quest’ultima.
9.
Ebbene, considerato che un simile esperimento lo
abbiamo già fatto, per così dire in spirito, vogliamo adesso fare delle
considerazioni comparative sulla nostra sfera terrestre!
10. DiteMi un po’: “Cosa potrebbe costringere l’aria atmosferica a girare
insieme con la Terra rotante sul proprio asse, se la superficie terrestre fosse
perfettamente piana?”. Ma se l’aria atmosferica non venisse
trascinata dal moto della Terra, a quale corrente d’aria non sarebbero esposti
tutti gli uomini?
11.
Ma se anche i cosiddetti naturalisti hanno stabilito con discreta esattezza
che, quando una tempesta infuria al massimo, l’aria acquista una velocità di
quasi 80 piedi al secondo (1 piede =31,6 cm / 80 piedi = 25,28 m/s = 91 km/h) e che, in simili condizioni, ha una potenza tale da
abbattere, con la massima facilità, gli alberi più grossi e robusti, ebbene,
quali terribili effetti bisognerebbe attendersi da una corrente d’aria che
abbia la velocità di varie miglia tedesche in un minuto[2]?
12. È
superfluo che Io vi prospetti in maniera più dettagliata le conseguenze di un
esperimento di questo genere, perché basta che ci pensiate un po’ su per farvi
immediatamente un’idea ben chiara e per comprendere che, data una simile
violenza del vento, nemmeno il muschio tenacemente attaccato alle rocce
potrebbe resistere, per non parlare poi di un’altra qualsiasi creatura vivente.
Quale parte poi il mare, a sua volta, sarebbe chiamato a sostenere in un caso
di questo genere, può immaginarsela con tutta facilità chiunque lo abbia visto
qualche volta quando un vento impetuoso ne spazza la superficie e solleva delle
vere montagne d’acqua che si accavallano l’una
sull’altra.
13.
Per poco dunque che consideriate tutto ciò, non potrà non saltarvi
addirittura agli occhi quanto grandi siano state le Mie paterne cure nel
costruire e distribuire in modo tanto opportuno le montagne sulla superficie
della Terra così da costringere l’atmosfera a ruotare assieme al corpo
terrestre.
14.
Qui alla vostra mente si affaccerà la domanda: “Ma perché allora, vista questa
utile funzione che hanno le montagne, non sono tutte di uguale altezza e non
sono disposte in serie da Polo a Polo come i meridiani?”
15. Ad una simile domanda si possono dare tre valide risposte.
16. Primo: anzitutto esse sono disposte così come voi
le vedete, per la ragione che Io nello stabilire una
cosa non posso né voglio mai aver di mira un effetto utile unilaterale; e per
conseguenza la prima risposta l’avete apertamente dinanzi a voi già nella
comunicazione precedente, dove vi è stato detto il perché delle montagne, molte
sono altissime, alcune meno alte, ed alcune invece non rappresentano che degli
insignificanti accavallamenti della pianura.
17. Secondo: la seconda risposta poi
sarebbe questa: “Se tutte le montagne fossero di uguale altezza e se fossero disposte
in linea diritta da Polo a Polo, allora subentrerebbe una calma perpetua
nell’atmosfera, nel caso che gli strati inferiori dell’aria ben presto si
corromperebbero come avviene nei sotterranei e nelle catacombe. Ma in simili condizioni che aspetto assumerebbe
la vita naturale?
18. Vedete, per questo motivo le montagne sono distribuite
apparentemente in maniera quanto mai irregolare sulla superficie terrestre. Io
però vi dico che tale distribuzione è ordinata con tanta scienza, che appunto è
solo così che l’aria ha libero modo di muoversi e di riversarsi e scorrere,
come deve fare, in tutte le direzioni, in modo tale da rimescolarsi e provocare
attrito fra le sue singole particelle, tramite cui poi viene sempre e
nuovamente generata – in quantità sufficiente per tutta la superficie terrestre
– la cosiddetta elettricità, oppure, usando termini migliori, il nuovo fluido
vitale naturale.
19.
Per poco dunque che consideriate queste cose, la posizione delle montagne sul
suolo terrestre, come pure le loro varie altezze, non vi appariranno più
inopportune e casuali, bensì ordinate con immensa sapienza.
[indice]
Essenza e
cause della luminosità dei ghiacciai
10 maggio
1842
1. E
perché poi, in terzo luogo, le montagne sono
di altezza differente? Ecco una domanda alla quale dobbiamo ancora rispondere. Ma questo terzo motivo include a sua volta in sé altre tre cause principali, e cioè le seguenti: anzitutto
le vette molto alte dei monti devono, a causa della loro altezza, obbligare
anche la regione superiore dell’aria nel moto rotatorio intorno alla Terra. Se
di montagne molto alte di questa specie ve ne fossero troppe sulla Terra, ciò
provocherebbe con il tempo nelle valli e nelle pianure una tranquillità
dell’aria quasi perpetua, dato che così una massa
eccessivamente grande della regione dell’aria atmosferica verrebbe trascinata
nel moto rotatorio.
2.
Dato invece che di vette molto alte ce ne sono solo
poche, ne segue che la regione dell’aria atmosferica viene costretta –
solamente in pochi punti – a seguire la Terra nel suo moto di rotazione, mentre
alle masse dell’aria atmosferiche lontane da queste vette di montagna, viene
impresso unicamente in seguito a ciò un moto vorticoso da ogni parte, e
precisamente così come se voi prendeste un bastone e colpiste con lo stesso la
superficie dell’acqua. Facendo questo esperimento vedreste che le parti
dell’acqua che si trovano davanti al bastone verrebbero bensì trascinate con
queste, ma che ai due lati invece si formerebbero una
quantità di anelli e di piccole onde che seguirebbero il bastone molto più
lentamente, e con ciò a loro volta metterebbero in moto le parti liquide loro
vicine.
3.
Gli anelli non sono altro che dei piccoli vortici di acqua che rimescolano
l’acqua in profondità, mentre le onde increspano tutta la superficie
dell’acqua, in modo che nel giro di un certo tempo, un simile colpo sull’acqua vrebbe per effetto il movimento di tutta l’acqua di uno
stagno, alle volte anche molto grande.
4. Vedete, questa è dunque una ragione molto importante per la
quale solo la minima parte dei monti si eleva a tanta altezza nell’aria
atmosferica.
5. Il
secondo motivo di questa terza causa
principale è il seguente:
6.
Voi avrete sentito parlare già varie volte della cosiddetta luminosità dei
ghiacciai. Ma di che cosa si tratta in effetti?
7.
Qualche naturalista ha tentato di spiegare questa luminosità, certo in modo
abbastanza goffo, asserendo che essa deriva da quei raggi solari che si
rifrangono ancora oltre l’ampio orizzonte; sennonché una simile spiegazione non
ha nessun fondamento ed è assolutamente falsa. Questa luce è invece puramente
di natura elettromagnetica positiva e viene prodotta
in seguito al continuo attrito di tali vette di montagne con l’atmosfera che le
circonda.
8. Voi però direte: “Può
senz’altro essere che le cose stiano così, ma tuttavia
noi non ne vediamo ancora alcuna utilità! E se la luminosità stessa dei
ghiacciai dovesse forse rappresentare in sé l’elemento utile, allora non ci
spieghiamo perché queste grandi luminosità terrestri notturne siano sparse così
scarsamente sul suolo della Terra! Che vantaggio possono trarre dalla
luminosità di un ghiacciaio gli abitanti della pianura, che ne sono spesso lontani varie centinaia di miglia?”
9. Ma
Io vi dico: “Se
questa luce rappresentasse in sé propriamente l’elemento utile, voi avreste
certamente ragione di fare una tale considerazione; tuttavia, rispetto alla
luminosità abbastanza modesta dei ghiacciai, questo non è
affatto il caso”. La luce non è che il
manifestarsi di un effetto eminentemente utile; e per conseguenza si domanda
adesso: “In che cosa consiste questo
effetto utile?”
10.
Ebbene, questa cosa vi verrà chiarita immediatamente!
11.
Voi sapete che un’equa distribuzione del fluido elettromagnetico è condizione
indispensabile per ogni vita naturale. Se dunque in qualche regione vi fosse un
numero eccessivo di tali vette montane, esse consumerebbero per loro conto
tanto di questo fluido elettromagnetico, che non ne resterebbe nemmeno un atomo
da poter essere assegnato alla pianura. Viceversa,
se mancassero completamente in una regione, intendiamo dire, tali alte cime
ghiacciate, allora nelle pianure nessuno sarebbe più sicuro della propria vita,
e ad ogni passo si troverebbe in pericolo di essere colpito da un fulmine che,
date simili condizioni, potrebbe scaricarsi
dall’atmosfera con estrema facilità.
12.
Ecco, dunque: questo è il vero e proprio effetto utile di cui la luminosità dei
ghiacciai non è che il fenomeno tangibile ai sensi.
13.
Se però ci fosse qualcuno che volesse obiettare:
“Ma che vantaggio possono trarre, ad
esempio, le pianure estesissime della Polonia e in parte anche dell’Ungheria,
dall’influenza elettromagnetica del Grossglockner?”
14. Io sono pronto a rispondere
quanto segue: “Questo
ghiacciaio è situato con tanta precisione al suo vero posto, che se potesse
spostarsi anche di una sola ora di cammino a passo d’uomo, non sarebbe più un
ghiacciaio, bensì una montagna alta di roccia nuda come ce ne sono tante!”
15.
Il fatto che invece esso è un ghiacciaio, deriva unicamente dalla sua posizione
sulla linea percorsa da una corrente elettromagnetica principale che parte dal Polo nord e giunge al Polo sud.
16. Questa corrente principale passa in realtà
su tutti i ghiacciai del Tirolo e della Svizzera, e soltanto una diramazione
verso Oriente scorre ancora laddove si trova il Grossglockner, ma di questa
corrente vitale esso si appropria precisamente quel tanto che gli occorre per
potere, con l’aiuto ancora dei rimanenti ghiacciai, dominare con la propria
influenza tutti i paesi che gli sono intorno, ed anzi in misura sufficiente per
esercitare un’azione benefica non solo sull’intera Europa, ma anche su una
parte considerevole dell’Africa.
17.
Se dunque i vasti paesi dell’Europa menzionati prima, preminentemente
piani, non possiedono dei propri ghiacciai, ciò vuol dire che su di essi
non passa alcuna corrente elettromagnetica; per quanto poi concerne le correnti
minori c’è dappertutto un numero proporzionato di montagne più piccole che sono
perfettamente in grado di fungere da regolatrici di tali correnti di minore
importanza
18. Voi qui sarete portati a domandare: “Ma perché dal Polo nord
al Polo sud non scorre uniformemente un torrente elettromagnetico generale?”
19.
Sennonché, di questa specie di domande potreste farne anche altre, per esempio: “Perché il fulmine non percorre mai una via
diritta? E perché l’elettricità non si scarica tutta in una volta, per poter
almeno abbattere ed uccidere tutto in un colpo solo?”
20. E ancora: “Perché un ruscello, un
torrente e un fiume scorrono soltanto qua e là, ed hanno un corso molto
tortuoso, mentre tutto il resto della pianura ha bisogno d’acqua e
d’irrigazione altrettanto quanto le zone situate lungo il ruscello, il torrente
e il fiume?
21. E perché in vari paesi ci sono
tanti laghi importanti, mentre altri ne sono assolutamente privi?”
22.
Di questo genere di domande se ne potrebbero fare una
legione ancora. Tuttavia queste tre, in sé superflue, vi bastino per rendervi
conto, in primo luogo, di quanto Io sia più sapiente degli uomini, e in secondo
luogo, proprio perché sono così tanto più sapiente
degli uomini, così so meglio di tutti il perché abbia disposto le correnti
elettromagnetiche così isolate, ed abbia prescritto alle stesse una determinata
via sulla quale i nostri ghiacciai fungono da pietre miliari ben collocate.
23. E
così avremmo esaurito anche il secondo motivo della
terza causa principale; ne resta dunque ancora uno.
24.
Qui certo non mancherete di esclamare: “Chi è capace di tirar fuori ancora un
motivo, deve senz’altro saper contare più che fino a cinque!”
25.
Eppure, Io vi dico che precisamente questo terzo
motivo è assolutamente il più significativo
e il più importante, e contemporaneamente aggiungo che questo motivo vi tocca
più degli altri molto da vicino, e per conseguenza è anche quello che dovreste
trovare per primo se, per quanto concerne il naturale, gli occhi della vostra
anima fossero più di vista corta di quanto voi siate. Tanto più di vista lunga
e matematica è la vostra anima, tanto più lascia vagare i suoi occhi tra le
lontane stelle fisse; in compenso le sfuggirebbero i peluzzi che crescono intorno ai suoi occhi.
26.
Ma allora, voi direte: “Che cos’è questo terzo ‘perché’ della terza
causa principale?”
27.
Ed Io vi dico: “Pazientate ancora un po’; Io voglio farvi
da Guida, e vedremo poi se non potrete afferrarlo proprio con mano”.
Pertanto, fate attenzione!
28.
Non vi è mai accaduto di pensare il perché voi avete due sole braccia, e in
ciascun braccio o in ciascuna mano avete soltanto
cinque dita? E perché le braccia stesse non sono lunghe almeno il doppio di
quanto effettivamente sono, e perché le mani non sono provviste di più di
cinque dita?
29.
Oppure, non vi siete qualche volta domandati il perché non avete più di due
occhi e più di due orecchi, e soltanto su una parte del corpo, specialmente per
quanto concerne gli occhi? Infine, non sarebbe proprio fuori posto un occhio
sulla schiena, ed eventualmente anche ancora un orecchio sulla mano!
30.
Non avete mai considerato il fatto che negli alberi,
comunemente, un solo ramo raggiunge la massima altezza, mentre gli altri
terminano naturalmente più giù? Insomma, qui abbiamo citato delle domande in
numero sufficiente, e vogliamo vedere se per mezzo di queste non si riesca a
scoprire il terzo motivo!
31. A
che scopo avete gli occhi? A questa domanda potrà
rispondere anche un fanciullo,
e precisamente così: “Per vedere, o per
dirlo in termini più precisi e intelligibili, per percepire la forma illuminata
delle cose esteriori”.
32.
Ecco dunque che a una tale difficile domanda avremmo risposto senza difficoltà,
e nello stesso tempo ci siamo anche persuasi che a questo scopo, due occhi sono
perfettamente sufficienti.
33.
Ma ora viene un’altra domanda difficile: “A che servono gli orecchi?”. Anche qui
i fanciulli se la sbrigherebbero presto dicendo: “Per sentire o, più precisamente, per poter
percepire in noi stessi i movimenti e gli impatti delle cose che sono fuori di
noi!”
34.
Così avremmo finito anche con questa risposta difficile,
e l’esperienza insegna che pure a questo scopo due orecchi sono sufficienti,
anzi si potrebbe addirittura dire che più d’un individuo ne ha già fin troppo
di due orecchi e di due occhi.
35.
Ma adesso passiamo alle mani! – A che servono la mani?
36.
Secondo Me credo che possiamo ragionevolmente risparmiarci la risposta ad una simile domanda.
37.
Che del resto le due mani di cui l’uomo dispone siano sufficienti per compiere
qualunque lavoro, l’esperienza di tutti i tempi, già dall’epoca di Adamo, l’ha
più che abbondantemente confermato, dato che le creature umane con le loro due
mani hanno fatto e disfatto anche troppo.
38.
Ma a questo punto Io vi chiedo: “Non vi si presenta ancora alla mente il
terzo motivo?”
39. Allora
ascoltate! Come ciascun corpo, sia di un uomo sia di un animale, e perfino di
un albero, o l’arbusto di una pianta qualsivoglia deve
essere provvisto di certe estremità, con l’aiuto delle quali può mettersi in
comunicazione con il mondo esteriore, nello stesso modo è necessario che pure
la Terra ne sia provvista. Per conseguenza i nostri ghiacciai fungono anche da
occhi, orecchi, e mani della Terra, per mezzo dei quali
essa, durante il suo lungo viaggio intorno al Sole e assieme al Sole negli ampi
spazi dei sistemi solari, deve continuamente mantenere ogni tipo di rapporto
con l’ambiente esteriore, e in primo luogo l’importante rapporto della
visione, perché potete credere senz’altro che i pianeti non percorrono affatto
le loro orbite alla cieca. In secondo luogo poi, essa deve mantenere
tali rapporti per prendere su di se stessa i frutti armonici degli immensi
movimenti di altri corpi mondiali, e il movimento dell’etere e della luce e
ogni tipo di correnti; in terzo luogo infine, per mezzo di tali estremità,
deve esercitare un’influenza opportuna come si rende necessario ad essa, allo scopo anzitutto di regolare il suo proprio
moto e, con ciò, di contribuire pure al moto regolare di altri corpi mondiali,
e poi allo scopo di adempiere a tutte quelle mansioni utili che vi sono già
state fatte conoscere.
40.
Vedete, per poco che ci riflettiate, questo è innanzitutto il terzo
motivo più importante dell’esistenza di simili ghiacciai; in secondo luogo
abbiamo visto il motivo per cui il loro numero è di gran lunga
inferiore a quello delle altre montagne. E in terzo luogo,
infine, il perché della loro ubicazione in questo o in quel determinato paese e
luogo.
41. E
così noi avremmo spiegato, per quel tanto che vi occorre sapere, l’utilità
naturale di queste montagne. Non dovete però credere che ciò rappresenti già un
circolo chiuso così da non potervisi includere altro,
bensì ciascun punto ha a sua volta, nel campo dell’utile, il suo numero immenso
di diramazioni, e ciascun atomo la sua azione benefica particolarmente propria.
42.
In verità, per enumerare e spiegare la molteplicità degli influssi benefici di
un simile patriarca delle montagne, anche l’angelo più perfetto, pur disponendo della parlantina più sciolta ed usando il
linguaggio più semplice, dovrebbe parlare abbastanza per tutta un’eternità.
43.
Di più non occorre che vi dica. Tuttavia, per quanto anche numerosi possano
essere gli effetti benefici naturali di una tale montagna, vengono
tutti superati, nel loro complesso, già da un singolo e solo effetto spirituale,
come vedrete più tardi.
44.
Nondimeno, quanto seguirà vi convincerà in maniera concisa, perfettamente
opportuna e più chiara, di quanto voi ora a mala pena presentite.
45. E
con ciò per oggi ci fermiamo!
[indice]
Lo
spirituale e il materiale
11 maggio
1842
1.
Per effetto delle comunicazioni precedenti, deve essersi accumulata in voi già
tanta luce, da consentirvi ormai la chiara visione che ogni materia in sé e per
sé non è altro che un pensiero fissato fuori di Me in seguito ad un atto della
Mia Volontà.
2.
Stabilita questa massima, anche il nostro Grossglockner sarà quindi né più né
meno di quanto è ogni altra materia.
3.
Ora, qual è la differenza tra lo spirituale vero e proprio e questo (elemento) materiale opposto, se tanto, sia l’uno che l’altro sono tuttavia sempre un prodotto della Mia
Volontà?
4.
Ebbene, nell’aspetto produttivo non c’è nessuna differenza, – ma tanto più
grande è la differenza nell’entità.
5. Questo,
di certo non mancherà di apparirvi un po’ strano;
sennonché vogliate considerare, ad esempio, quello che voi chiamate ‘un
artista’!
6. Ci
si chiede: “Cosa è
in lui il fondamento di tutte le sue produzioni?”. Ebbene, per voi è
impossibile trovarne e citarne un altro all’infuori esclusivamente di quello
della sua volontà. In altre parole, ciò vuol dire che tutto ciò che egli mai
possa produrre, deve prima volerlo, perché, senza questo fondamento, è ben
difficile che egli riesca a produrre qualcosa.
7. Ma poi, va considerato come una conseguenza necessaria, che
l’una e medesima volontà debba anche sempre, produrre l’una e medesima cosa?
8.
No! È invece l’amore che disegna la modificazione dei prodotti, e la volontà
aggiunge solo il semplice: “Sia fatto!”, e così diventa anche (realtà) quello che l’amore aveva prima disegnato.
9.
Ora vedete, esattamente lo stesso procedimento ha
luogo anche presso di Me: il Mio infinito Amore compone le forme, e la forza
dell’Amore, che si chiama Volontà, le fa venir fuori! Una parte di queste forme
la Volontà le tiene fissate in conseguenza del desiderio dell’amore; ad un’altra parte, invece, appunto la stessa Volontà
concede, a richiesta dell’Amore, la libertà capace di rendersi sempre
maggiormente vivente.
10. E
così la materia – conformemente alla Mia Volontà – corrisponde
all’Amore, poiché essa è un fondamento consolidato che serve da ultimo sgabello
a tutto lo spirituale, e in questo modo essa è, rispetto all’Amore, quella che
viene chiamata “la Mia misericordia”.
11.
Lo spirituale corrisponde inoltre alla libertà vivente del Mio stesso Amore, ed
è quello che viene chiamato “la Grazia”, vale a dire la vera e propria “coscienza di se stessa”, di ogni libera entità che trae origine
dalla vita libera del Mio Amore, e quindi, dal punto di vista spirituale, è
costituita perfettamente ad immagine di questo Amore.
12.
Da questi brevi cenni d’introduzione voi potete già rilevare con molta facilità
che laddove si trovi della materia, comunque essa sia formata, là deve trovarsi
necessariamente dello spirituale, perché, se la materia è una misericordia,
questa misericordia, quale mezzo di redenzione, non
può evidentemente essere fine a se stessa, bensì deve servire certamente agli
scopi di una Potenza superiore alla quale appunto tale misericordia si rivolge.
Oppure vi è forse talvolta accaduto di avere pietà della misericordia?
13.
Ora, se già voi vi impietosite per qualcos’altro, e
non per la misericordia, è chiaro che anche la Mia Misericordia esisterà per
qualcos’altro, e non per se stessa.
14. E
con ciò noi avremmo spiegato pure quella certa necessità della materia di
rivolgersi ad una Potenza superiore. Ma ove deve trovarsi questa Potenza superiore?
Ecco una domanda molto importante.
15.
Se per esempio un uomo bisognoso si trovasse a Ponente rispetto a voi; dite un
po’: voi, sentendo pietà e desiderio di portarle aiuto, andreste con la vostra
pietà verso Levante? O piuttosto, non dovreste forse rivolgere la vostra pietà
nella stessa direzione dove si trova il bisognoso di
aiuto? E una volta trovatolo, non rimarreste forse con la vostra misericordia
presso di lui?
16.
Se dunque voi esaminate con un po’ di attenzione tali questioni, non può non
riuscirvi subito evidente che un ospizio per i poveri e i poveri stessi si
trovano senza alcun dubbio sempre assieme. Ed altrettanto accadrà pure della materia e delle potenze
spirituali, cioè che esse si afferreranno, e l’una conterrà l’altra.
17.
Se però sulla Terra incontrate un ospizio dei poveri che si distingue per la
sua grandiosità, voi arriverete certo alla conclusione
del tutto naturale che un ospizio più distinto e più grande potrà dar ricovero
ad un numero di poveri maggiore rispetto al numero che potrà trovare posto in
un ospizio meno grande e meno distinto.
18.
Ma nello stesso modo succede così rispetto alla grandiosità ed eccellenza della
materia: quanto più voi la trovate grandiosa ed eccellente in qualche luogo,
tante più potenze spirituali si trovano in essa.
19. E
adesso noi considereremo di nuovo un po’ il nostro Grossglockner!
20.
Guardatelo con quanta maestà esso domina come un patriarca sulle altre
montagne, perché laddove le vette delle altre montagne si perdono in un cumulo
di rupi brulle, appunto, là il nostro Grossglockner
comincia proprio ad innalzarsi possente oltre a tutti i suoi brulli vicini;
considerate la sua immensa estensione alla base che misura varie ore di cammino
da tutte le parti, le masse della neve e dei ghiacci eterni da cui è coperto, i
numerosi ruscelli che scendono a precipizio dai suoi picchi, e vedete come i
suoi cocuzzoli dalle erte pareti sono quasi continuamente avvolti in cumuli di
nubi biancastre! Certamente già a grande distanza voi
distinguerete questa montagna ed affermerete con
sicurezza: “Ecco, là è senza alcun dubbio
il nostro Grossglockner, perché la sua abbagliante coltre nevosa, la sua
altezza e la massa di nubi che lo circondano, ci garantiscono che non ci
sbagliamo affatto!”
21. Vedete, così esso si distinguerà al vostro sguardo fra tutti
gli altri monti! Ma poiché è così spiccatamente
grande, è logico che sia pure un ospizio molto importante, vale a dire, una
briciola ben grande della Mia Misericordia.
22.
Così già nella parte concernente il naturale di questa montagna abbiamo rilevato una molteplice grandiosità della sua utile
influenza. Ma domandate adesso
a voi stessi: “Sarebbero ammissibili
delle influenze di questa specie, se contemporaneamente non vi fossero delle
potenze spirituali-intellettuali che hanno il compito di dirigere tutto ciò? Ovvero, sarebbe possibile un effetto,
senza una corrispondente forza o forze?”
23. Vedete! Ma appunto le forze che ottengono simili effetti
sono le potenze spirituali per mezzo delle quali ciascuno di questi effetti viene ottenuto!
24.
Solo che adesso si presenta un’altra domanda, e
cioè: “Sono tali fenomeni – che derivano da questa montagna e che hanno un
effetto benefico – lo scopo principale delle potenze spirituali che si trovano
in essa ed intorno ad essa? Oppure, sono tali
fenomeni, unicamente uno scopo secondario, mediante il quale tutte queste
potenze spirituali sono chiamate a maturarsi per il conseguimento di un altro
scopo?».
25. A questa domanda può dare sufficiente risposta un piccolo esempio, e
precisamente con una nuova domanda: “Quale scopo ha lo spargere la semente nei
solchi del terreno? È la semina, lo scopo a se stessa, oppure essa ha dinanzi a sé ancora uno
scopo più nobile?”
26. È
bensì vero che con l’imputridirsi delle sementi, il terreno viene
concimato e così viene gradatamente ingrassato, tuttavia questo effetto benefico
della semina non lo considerate certamente come lo scopo principale dell’atto
stesso. Ed invece, voi
direte: “Noi spargiamo i granelli di
semente nei solchi del terreno solamente allo scopo che da ciascuno di essi
sorga un nuovo stelo fruttifero atto a riprodurre molte volte il granello
stesso”.
27.
Dunque, voi vedete che il summenzionato effetto
benefico di questa montagna sta, rispetto ad uno scopo superiore della sua
esistenza, precisamente nello stesso rapporto come la concimazione del terreno
ottenuta con la putrefazione del granello, sta rispetto al molteplice frutto
vivente ottenuto!
28.
Da tutto ciò ora sarete già in grado di riconoscere un
po’ la veridicità di quello cui ho fatto cenno nella conclusione della
spiegazione delle influenze benefiche naturali di questa montagna, e
precisamente laddove ho detto quanta maggiore importanza ha un minimo punto od
atomo spirituale, in confronto a tutti i semplici effetti naturali di questa
montagna finora menzionati.
29.
Quanto detto finora consideratelo quindi soltanto come una necessaria
prefazione e introduzione, senza la quale difficilmente riuscirete
a comprendere quello che seguirà!
30.
Quanto però dovrà seguire di speciale, lo riserveremo per una prossima
comunicazione. Dunque, per oggi il nostro compito è
finito!
[indice]
Lotta degli spiriti della natura sulla vetta
12 maggio 1842
1. Se
voi riandate, con la memoria, alle varie altre rivelazioni che Io vi ho fatto riguardo ai fatti della natura, specialmente a
quelle che chiarivano da dove trae le sue origini il mondo animale, vi si
affaccerà subito alla mente il perché, nell’introduzione, la montagna di cui
parliamo venne qualificata quale un grande ed eccellente ospizio per i poveri.
2. Vedete, le anime e gli spiriti con un sentire interiore
ancora molto materiale si trattengono solitamente, di preferenza in quella
regione del pianeta dove essi avevano vissuto corporalmente[3].
Tali spiriti sono spesso ricolmi di rabbia, perfidia e furore per aver dovuto
abbandonare così presto la vita terrena, comoda e bella per loro e, laddove è possibile, cercano di vendicarsi in qualunque maniera.
Quantunque essi non possano vedere direttamente la Terra – come del resto in
generale nessuno spirito può vedere direttamente ciò che è naturale e che è
fuori di lui, bensì unicamente quello che è in lui – ciononostante per le vie
della rispondenza interiore essi sanno con esattezza dove e in quale regione
della Terra si trovano, e poiché essi, quali spiriti, sono in contatto visivo
con le potenze spirituali-naturali, non tardano molto ad
unirsi a queste ultime e, così, laddove è possibile, arrecano danno alla Terra
che li ha piantati in asso così presto.
3. Considerato che essi, nello stato spirituale, per la via
della rispondenza, sanno anche molto bene che un gigante di questa specie fra i
monti della Terra è, dal punto di vista naturale, un portatore di benefici per
tutte le regioni circostanti, allora essi, per questa ragione, si trattengono
di preferenza vicino ad esso. Se proprio vi manca l’occasione di esaminare
questa montagna nella sua realtà naturale, lavorate con un po’ d’immaginazione
e vi convincerete ben presto come tutto intorno ad
essa si ergano rupi su rupi, dai cui crepacci, burroni e corridoi, non di rado
si innalzano da un momento all’altro delle nubi grigio-scure, e quando queste
sono salite oltre il cucuzzolo delle più alte rocce e in un certo qual modo
scorgono il nostro Grossglockner, allora si ritirano di nuovo immediatamente, e
spesso nemmeno la violenza del vento riesce a cacciarle fuori dai loro
nascondigli.
4. Vedete, questo fenomeno è già un segno sicuro dell’esistenza
di simili spiriti astiosi e maligni, e precisamente già in congiunzione con le
potenze spirituali-naturali!
5. Ma
rivolgete invece il vostro sguardo molto più in alto, fin laddove biancheggia
la distesa del nostro ghiacciaio, e così pure vi scorgerete quasi
sempre nubi e nebbie, le quali però sono di colore bianco pressoché
abbagliante. Queste nubi e nebbie sono ugualmente degli spiriti, ma sono spiriti di natura buona; tra questi, coloro che si librano
più in alto sono spiriti angelici che hanno uno scopo protettivo, mentre le
nebbie che sono sospese nelle parti più basse del ghiacciaio, che comunemente
formano delle strisce diritte di nubi, sono anch’esse una manifestazione di
spiriti buoni, non però ancora del tutto maturi per soggiornare sulle sommità,
e devono rendersi maturi e capaci di salire più in alto mediante una vigilanza
fedele sugli spiriti maligni con i quali devono talvolta ingaggiare delle aspre
lotte.
6. Se
voi vi trovaste in quella regione e poteste osservare, alle volte per delle
giornate intere, queste manovre delle nuvole, non vi passerebbe per la testa
nemmeno in sogno, che fra quelle potenze aeree possa scatenarsi un giorno un
combattimento; tuttavia, chi avesse il tempo di aspettare il momento in cui
veramente queste tenui potenze entrassero in conflitto, costui può star sicuro
che durante l’imperversare della battaglia perderebbe l’udito e la vista dalla
paura.
7. Ma
come si è giunti ad una lotta? Quale ne è comunemente
il motivo? Ecco: quando conosceremo il motivo, nemmeno la causa ci rimarrà
ignota.
8.
Vedete, gli spiriti maligni, cui abbiamo accennato prima, stanno sempre covando
pensieri di vendetta e nutrono il proposito di impadronirsi una buona volta di
questo trono (il Glossglockner) dagli influssi benefici per molti paesi, per poi stabilirsi e poter
diffondere dallo stesso la sventura verso tutte le parti! Per questo motivo
essi si radunano negli anfratti inferiori della montagna, e prima fanno delle
piccole sortite come per conoscere il terreno e per sincerarsi della quantità e
qualità della guardia e del presidio del trono. Se a loro giudizio, intorno al
trono c’è una sorveglianza alquanto scarsa, allora questa notizia viene diffusa tutto intorno con la rapidità del pensiero, e
laddove ci sono delle cime montuose ben provviste di crepacci, si vedono uscir
fuori all’istante dappertutto delle masse enormi di nubi dalla tinta
grigio-scura sempre uguale, le quali cominciano ad innalzarsi, e, mentre prima
al disopra della montagna il cielo era perfettamente sereno, non di rado entro
pochi minuti esso si trova invece fittamente coperto da tali cumuli, alle volte
addirittura neri, di nuvole, che vagano incrociandosi in tutte le direzioni, e
tentano di avvicinarsi per vie tortuose al trono, ritenendo con manovre del
genere di poter trarre in inganno i sorveglianti.
9. In
simili occasioni il Grossglockner è solitamente, per breve tempo, interamente
libero da nubi e da nebbia, perché, non appena i sorveglianti si accorgono di
queste manovre birichine degli spiriti maligni, essi
si stringono senza indugio assieme e si nascondono con ogni cura all’interno di
grandi templi di cristallo dentro la montagna.
10. E
quando i condottieri principali di quelle orde maligne che occupano un vasto
tratto di cielo, vedono che il trono appare
abbandonato, comandano immediatamente alle loro masnade una nuova manovra
consistente nel sollevarsi alla maggiore altezza possibile, e nel precipitarsi
poi all’ingiù sul trono facendo prigioniero per sempre e soffocando tutto
quello che si mette loro dinanzi fino nelle stanze interiori della montagna.
11. Ad un tale comando, quella grigia gentaglia si precipita sul
nostro Grossglockner con una furia che a voi – che non avete ancora assistito
ad un simile spettacolo naturale – dovrebbe apparire addirittura incredibile;
in questa occasione, nelle vicinanze della montagna, anche se è mezzogiorno,
l’oscurità si fa tanto grande da costringere spesso gli abitanti delle valli
vicine ad accendere lumi e candele. In quei momenti, di solito si fa silenzio
perfetto sulla montagna; il che si spiega con il fatto che gli spiriti maligni
ritengono ormai di avere ottenuto la vittoria. Sennonché un tale periodo di
tranquillità dura al massimo settantasette minuti.
Trascorsi questi, voi potrete osservare che dai crepacci del ghiacciaio
cominciano a salire delle nubi bianche molto dense. Queste si estendono poi in
breve tempo insinuandosi sotto la massa delle nuvole nere, e quando si sono
distribuite a dovere dappertutto molto fitte, esse cominciano pian piano, e
quasi insensibilmente, a sollevarsi portando sempre più in alto, per così dire,
sulla loro schiena quella nera gentaglia.
12.
Quando però quest’ultima si accorge dell’astuzia, si affretta a far posto qua o
là per lasciar passare le nuvole bianche. Questa soluzione è
già prevista dagli spiriti delle nuvole bianche, i quali sanno pure quello che
in quei momenti stanno pensando gli spiriti maligni: “Andatevene pure!
Quando sarete completamente fuori, vedremo bene chi prenderà possesso del
trono!”
13.
Quando poi anche le nuvole bianche tutte insieme si sono sollevate al di sopra di quelle nere, esse si estendono con rapidità
vertiginosa per molte miglia da tutte le parti come una rete, avvolgendo e
facendo prigioniere tutte quelle orde malvagie.
14.
Ma quando la nera marmaglia per mezzo di ogni specie di segnalazioni
telepatiche spirituali, riceve la notizia fino al trono, che gli spiriti
bianchi l’hanno accerchiata da ogni parte e fatta prigioniera, allora gli eroi
che già sono precipitati sul trono, s’infuriano a
causa dello stratagemma usato contro di loro dagli spiriti bianchi. Essi
concentrano subito tutte le loro truppe per rompere l’accerchiamento delle
masse bianche, e questo è appunto il momento in cui ha inizio la vera
battaglia.
15.
In tale momento, se foste vicini, il vostro orecchio percepirebbe anzitutto un
fragoroso rumoreggiare tra quelle masse di nuvole nere. Questo rumoreggiare è
provocato dall’affollarsi l’uno contro l’altro di tali spiriti e dal loro
furore che accresce sempre più; sennonché, quanto più questi spiriti maligni si
sforzano di rompere l’accerchiamento di quelli che si trovano al di sopra,
tanto più vengono premuti all’ingiù da quest’ultimi.
16.
Allora gli spiriti così compressi cominciano ad accendersi nella loro ira, e in
questo modo inizia subito una scena talmente infuocata che non di rado in un
secondo si sprigionano migliaia di fulmini che scoppiano con fragore terribile
in tutte le direzioni per annientare le masse bianche sovrastanti, e cioè verso
l’alto, allo scopo di uccidere i condottieri di queste ultime, e verso il basso
o sulla terra per distruggere il trono.
17. Vedete, questo costituisce la prima fase della battaglia!
Quando però gli spiriti delle bianche nubi si accorgono che le bande nemiche
che si trovano sotto di loro hanno esaurito le munizioni, allora essi afferrano
improvvisamente in tutte le loro parti i componenti di
quelle bande nere e li comprimono l’uno contro l’altro con tanta energia, da
farli diventare solidi come altrettante pietre, e poi li scagliano con enorme
violenza a terra. Naturalmente, la maggior parte cade sulla vasta distesa di
ghiaccio del trono stesso e tutto intorno a questo, e in piccola quantità sulle
valli e sulle pianure sotto forma di chicchi di grandine. Quanto
ora detto può anche fornirvi la spiegazione, facilmente comprensibile,
del perché particolarmente sui campi di ghiaccio del Grossglockner precipitino
giù dalle nuvole dei massi di ghiaccio che spesso pesano quintali, massi che a
volte scendono tanto fitti da costituire una vera pioggia di ghiaccio.
18.
Quando in questo modo quella nera gentaglia si trova a terra completamente
vinta, gli spiriti bianchi, in aggiunta, fanno cadere sui vinti una pioggia,
che però consiste già di spiriti della pace. Questi si dissolvono in un vento
freddo e tagliente e così saldano i vinti per lungo tempo al ghiaccio di prima,
che ricopre il trono. In questo modo essi procurano di nuovo a quegli esseri
maligni una certa quiete, nella quale poi, di solito, questi ultimi con l’andar
del tempo vengono a miglior consiglio. E una volta che si sia verificato questo
caso, allora il legame di ghiaccio, ovvero la potenza
spirituale naturale, si scioglie di nuovo in acqua corrente, e allo spirito
così avviato all’umiltà viene di nuovo concesso l’uso della propria libertà.
19.
Se migliora, egli viene accolto ben presto tra le
schiere inferiori degli spiriti della pace; se invece non migliora e ad una
prossima occasione si associa ad un nuovo attacco, ciò che purtroppo succede il
più delle volte, allora egli viene nuovamente fatto prigioniero nella maniera
semplice come prima descritta; però la seconda volta rimane prigioniero per un
tempo un po’ più lungo.
20. Vedete, questa è la prima scena di spiriti che si svolge di
preferenza laddove, dal punto di vista naturale, si tratta di conquistare un
trono, almeno presunto tale. Sennonché, questa scena non è la sola a svolgersi,
bensì ce ne sono ancora moltissime, le quali però non emergono tanto come questa nel campo dei fenomeni naturali, ma si rivelano
in vari modi al sentimento di coloro che hanno l’occasione di salire su una
montagna di questa specie, o almeno sulla regione bassa della montagna stessa.
21.
Tuttavia, per non dilungarci eccessivamente nella descrizione di questa
montagna e dei suoi fenomeni, alla prossima occasione noi dedicheremo un po’ di
attenzione ancora a due tipi di fatti che hanno attinenza con l’argomento in
oggetto, e poi passeremo addirittura alla parte evangelica, la
quale è per voi di gran lunga più importante.
22.
Per conseguenza per oggi noi abbiamo esaurito il nostro compito.
[indice]
Vie per
l’umiliazione e l’educazione degli spiriti naturali
13 maggio
1842
1.
Dalla comunicazione di ieri voi avete appreso che, finita la prigionia,
subentra lo stato di libertà, e che gli spiriti così ricondotti alla quiete e a
miglior consiglio, qualora si siano completamente ravveduti, o vengono accolti sul gradino più basso degli spiriti della
pace, oppure viene loro concesso un nuovo periodo di libertà. Ecco, qui
conviene prestare speciale attenzione ad una cosa, e
cioè: verso dove vengono poi avviati
questi spiriti liberati!
2. Vedete, quando le potenze spirituali naturali si sciolgono
di nuovo in acqua corrente, allora appunto questi spiriti lasciati liberi
vengono, in un certo qual modo, volontariamente avvinti all’acqua, e devono poi
mettersi in viaggio fino al mare.
3.
Voi qui vi domanderete il perché di questa cosa.
4. Ed
Io vi rispondo: “Per lo stesso motivo per cui, quando su
questa Terra un tale ha provocato qualche danno o è stato arrestato nel momento
in cui voleva provocarne uno, l’autorità competente gli infligge una pena, nel
senso che egli è obbligato o a risarcire il danno, oppure, in aggiunta ancora,
a sborsare un’ammenda per dimostrare la sua buona volontà”.
5.
Ecco, precisamente per questo motivo in quel regno dove le cose procedono con una esattezza notevolmente superiore a quella del mondo
materiale, simili spiriti devono risarcire fino all’ultimo centesimo tutti i
danni provocati, nonché quelli che avevano intenzione di provocare, e oltre a
ciò, devono sottostare ad una penitenza corrispondente alla loro cattiva
volontà, e solo non appena tutto ciò è stato eseguito, essi possono essere
accolti sul primo gradino della perfezione spirituale.
6. Voi qui chiederete nuovamente: “Ma come possono questi spiriti risarcire nel mare i danni causati, o
che almeno avevano la volontà di causare, in un luogo della terraferma molto
lontano dal mare?”
7. Ed
Io vi risponderò che è naturalmente una cosa difficilissima per loro effettuare un simile risarcimento nell’oceano; ma poiché in
spirito nessuno può fare qualcosa di buono se non è buono egli stesso, questo
fenomeno dimostra che in tali condizioni essi devono umiliarsi completamente
prima di rendersi atti a fare del bene come risarcimento del male; e
considerato inoltre che il mare e il suo fondo costituiscono sempre
assolutamente la parte più bassa e profonda della Terra, ne consegue che questi
superbi eroi devono intraprendere questo viaggio dell’umiltà, per salire, nel
tempo, da questo loro stato di umiltà, alle sfere dell’attività utile quali
nuovi nati e rinati.
8. E
ora si presenta il problema se, compiuto il viaggio, tali spiriti ne risultano davvero migliorati.
9. A
questo riguardo ci sono varie gradazioni: alcuni migliorano già strada facendo
e possono abbandonare questa via umida per far ritorno; in questo caso essi vengono esaminati rigorosamente e, qualora non si trovi in
loro nulla di maligno, vengono accolti. Questo abbandonare la via dell’acqua
voi lo potete scorgere quando al mattino vedete
sorgere dai ruscelli, dai fiumi e dai torrenti delle nebbie bianche, le quali
vengono ben presto fatte innalzare dal Sole nelle regioni alte con l’aiuto
delle potenze naturali, ma che poi vengono subito rese invisibili all’occhio
materiale da queste potenze naturali.
10. Un’altra
specie di tali spiriti è quella che, in seguito al ridestarsi di un certo
rancore, si affretta, per così dire, a svignarsela di notte, e nella forma da
principio visibile di nebbie grigiastre si nasconde nei fossati, nelle gole e
nei crepacci delle montagne per essere pronta a partecipare attivamente ad un prossimo assalto.
11.
Una terza specie di simili spiriti compie realmente il viaggio fino al mare;
tuttavia, quando vi sono giunti, si raggruppano secondo la natura della loro
perfidia e cominciano a sconvolgere il mare, e guai allora al navigante che
cade tra le loro mani di vento! Se egli riesce a salvare la propria vita
naturale, potrà poi narrare le meraviglie dei tipi di uragani più devastatori dei mari. Ma quando questa razza maligna si propone di
attivare un simile progetto forsennato, allora invia in alto al
di sopra della superficie del mare – per così dire in ricognizione – una
o due nuvolette molto tenui, nuvolette che il navigatore esperto conosce molto
bene per sincerarsi se da qualche parte siano visibili quegli spiriti della
pace di cui sappiamo. Se questi ultimi sono effettivamente ancora visibili da
qualche parte, allora queste nuvolette si disperdono immediatamente, e in
questo caso molto di rado c’è da attendersi una bufera di qualche importanza.
12.
Ma se invece questi malvagi spioni non scorgono nessuna traccia di truppe
avversarie, allora essi si innalzano sempre più e, nel
giro di pochi minuti, il libero spazio al di sopra del mare si trova occupato
da fittissime nubi temporalesche dalle quali cominciano ben presto a scatenarsi
le più formidabili raffiche che sconvolgono il mare, mentre i fulmini vengono
scagliati a migliaia su quegli spiriti che si sono seriamente incamminati sulla
via del ravvedimento. Tuttavia queste orde ribelli finiscono dappertutto con
l’avere la peggio. Anche un’impresa di questo genere termina sempre male per
loro, perché in questo caso i sorveglianti principali della terraferma mandano
subito degli eserciti di spiriti della pace che vanno
ad affrontarli con la velocità del pensiero. Giunti sul posto, essi si gettano
immediatamente addosso a quelle maligne schiere furibonde, le scagliano in mare
comunemente sotto la forma di grandine e di violenti acquazzoni, e in questa occasione liberano anche gli spiriti umili dalla loro
prigionia volontaria. I campioni di perfidia di questa specie vengono però
convogliati con altrettanta velocità al Polo nord se
nel trambusto hanno avuto semplicemente una parte secondaria; i capi o gli eroi
dell’impresa devono invece prepararsi a mordere, per un tempo assai lungo, i
duri ghiacci del Polo sud.
13. Vedete, così ha fine lo spettacolo; gli spiriti malvagi
vengono relegati al loro posto, e i buoni vengono accolti per un’altra attività
efficace e molteplice.
14.
Ma in cosa consiste questa attività?
15.
La prima mansione che viene affidata a simili spiriti
è che essi devono portarsi sulle diverse montagne, e precisamente in quei
luoghi che terminano con dei picchi di roccia nuda, e lì devono incessantemente
curarne la conservazione, come pure il condizionato dissolvimento, e a questo
scopo essi sono chiamati a distribuire tutta l’umidità nei pori della roccia in
maniera tale che questa, per l’azione che si svolge dall’interno all’esterno,
possa mantenere continuamente l’identico grado di solidità e la medesima
caratteristica; d’altro canto essi devono anche avviare verso la pianura le
rocce che si staccano, in maniera da farle arrivare gradatamente sempre di più
alla meta della loro redenzione.
16.
Se essi talvolta trascurano una simile incombenza, succede più volte che degli
spiriti maligni sono pronti a giocar loro, di nascosto, qualche brutto tiro, ad
esempio essi staccano addirittura un intero blocco di roccia e lo fanno
precipitare a valle, cosa questa che tuttavia avviene per lo più soltanto in
casi di gravi insurrezioni. Se si verifica un simile
fatto dovuto ad un’imprudenza occasionale, essi devono poi avere la massima
cura affinché un simile blocco staccatosi trovi una base sicura in qualche
luogo, altrimenti devono condurlo fino ad un ruscello o ad un fiume per evitare
che gli spiriti ancora non nati che vi sono rinchiusi non debbano irrompere
fuori prematuramente; se ciò si verificasse sarebbe la rovina per quasi tutta
la Terra. Quindi un simile blocco di pietra staccatosi
voi lo troverete di solito in qualche fossato dove c’è una sorgente, oppure lo
vedrete sepolto più che per metà nel terreno e lì circondato da ogni specie di
muschio, o potrete trovarlo anche sia ridotto in pezzi sia ancora intero in
qualche grosso corso d’acqua.
17. E
questo è quindi anche il motivo per il quale nei corsi d’acqua si incontrano dei blocchi di pietra pesanti non di rado
varie centinaia ed anche migliaia di quintali, e cioè precisamente laddove in
primo luogo non esistono simili montagne, e dove, in secondo luogo, delle rocce
di questa specie non si possono incontrare affatto.
18. I naturalisti certamente non mancheranno
di esclamare: “Che cosa ridicola è questa!
Questo fenomeno è dovuto esclusivamente alla gravità
dell’acqua, gravità che si accresce in base alla rapidità e alla violenza della
caduta”.
19.
Sennonché essi hanno ragione soltanto dal punto di vista naturale, come ha
ragione colui che dice che due per due fa quattro. Ma il matematico sa su che cosa è basato il prodotto da lui
ottenuto? Conosce egli le unità che concorrono a
formare tale prodotto? È vero che egli conosce il numero delle cose che
appaiono omogenee al suo occhio e al suo intelletto, ma conosce le cose che ha
contato nella loro essenza fondamentale? Può egli calcolare le immense quantità
e le diversità dei pezzi e delle forze che sono necessarie per formare una tale
struttura?
20.
In verità, se egli conoscesse pienamente questo, vedrebbe in maniera assolutamente
chiara su che deboli basi era fondato il suo calcolo
delle cose, quando, in seguito alla loro omogeneità, ne aveva sommato assieme
quattro.
21.
Come dunque detto, anche al vostro naturalista, qualora si metta ad esporre delle cose, non va niente affatto meglio che al
nostro matematico, anzi molto peggio! Egli infatti
vede scorrere l’acqua, ma cosa ci voglia appunto per far scorrere l’acqua e per
dare alla stessa il dovuto grado di gravità, ciò che richiede per di più la
conoscenza perfetta di che cosa veramente sia la gravità, vedete, questo
conviene ammettere che sia piuttosto invisibile al nostro naturalista dai sensi
molto acuti, perché il fatto che l’acqua che si trova su di un letto inclinato
si muove, questo lo può constatare chiunque, anche non essendo proprio un
naturalista diplomato. – Ma chi è poi che
porta l’acqua fino alle regioni alte della montagna, che lì la raccoglie e la
convoglia verso la pianura dove essa apporta benefiche
energie? – Ecco questa sarebbe di nuovo un’altra domanda! Anche a questo
riguardo non si farà a meno di tirare in ballo la pressione interiore e la
legge della reciproca attrazione; ma se Io poi
domando: “Chi è che esercita la pressione
e la reciproca attrazione?”, allora, di certo non ci sarà alcuna risposta.
22.
Queste cose le espongo ora qui, affinché la prima incombenza affidata agli
spiriti, cui è stato accennato prima, non vi appaia tanto strana, e perciò
potete credere senz’altro che su tutta la Terra non esiste niente e non succede
niente che non sia dovuto all’azione degli spiriti di ogni specie, siano essi
buoni o cattivi.
23.
Se voi dunque intraprenderete l’ascesa di qualche montagna, ciò che vi sarà
sempre di grande vantaggio, poi perverrete qua e là a dei luoghi che offrono un
vero spettacolo di distruzione, per la qual cosa un grave senso d’inquietudine
s’impadronirà di voi come se vi trovaste in un luogo dove tutto è immerso nella
rigidità della morte; invece è precisamente in quei luoghi che si manifesta con
tanta maggiore animazione la vita, perché appunto là, più che altrove, gli
spiriti della specie menzionata prima esplicano la
loro utile attività, sorvegliando e facendo in modo che con il tempo tutto
venga ricondotto all’ordine più perfetto. Se invece quando vi trovate su un monte vi sentite l’animo sollevato e lieto, come ad esempio
in quei posti ricchi di ogni tipo di erbe aromatiche, là dimorano già degli
spiriti più beati e pacifici, le cui incombenze hanno un carattere di maggior
tranquillità, ma nel contempo, spiritualmente parlando, sono molto più
importanti delle altre.
24.
Se poi vi riesce di mettere piede su qualche
altitudine già coperta di neve e ghiaccio perpetui, e dove l’aria pura e
frizzante finisce col divenire insopportabile, se la vostra permanenza è
prolungata, là ha già inizio la prima regione beata degli spiriti perfetti,
ovvero, se volete credere, là Cielo e Terra si porgono visibilmente la mano,
perché il terreno freddo denota appunto la totale assenza dell’egoismo, e
quindi il grado massimo dell’attività utile nel senso naturale, vale a dire se
si considera ciò come un passaggio dallo spirituale al naturale.
25.
Chi dunque qualche volta ha guardato una simile altura montana, ha visto pure
con gli occhi del proprio corpo la regione più bassa del Cielo.
26. Qui certo voi direte e chiederete: “Come mai? In che modo è da
intendersi questa cosa?”
27.
Ed Io vi rispondo: “Chi comprende
questa cosa, non tarderà molto a veder chiarissimo anche il come”.
Non vi può essere dubbio che la Terra verrà a trovarsi più vicina al Cielo in
quei punti dove l’avidità e l’egoismo umani non
conficcano più nel terreno delle pietre demarcanti il confine della proprietà,
né avviano dei processi devastatori a causa del ‘mio’ e del ‘tuo’. Basta
che facciate una prova e che avanziate delle pretese su una superficie di mille
iugeri di un qualche ghiacciaio, anzi potete addirittura, anche senza un precedente richiesta, stabilirvi su qualche distesa di
ghiaccio, e potete esser certi che nessuno vi contesterà il possesso di quel
fondo, come anche, a voi non verrebbe nemmeno in mente di contestare ad un
altro un simile possesso, qualora a quest’ultimo venisse proprio la voglia di
dichiarare sua proprietà un pezzo di terreno raggelante di questa specie.
28.
Ebbene, da questa breve esposizione non avrete ora difficoltà alcuna a rilevare
‘il come’, perché se il Cielo venisse in
un certo qual modo anche nelle forme naturali in contatto con la Terra, questo
segnerebbe l’improvvisa fine, tanto della vita sul pianeta, quanto
dell’esistenza del pianeta stesso nella sua totalità.
29.
Ma può il Cielo toccare, in qualche modo, la Terra, laddove essa è in tanti
modi profanata dalla più ignobile avidità? Tali punti di contatto sono possibili solo laddove la Terra è completamente purificata e
libera dall’avidità e dall’invidia degli uomini.
30. E
per questa ragione anche il nostro Grossglockner costituisce spiccatamente un
simile punto di contatto! E quand’anche qualcuno volesse erigere sulle sue alte
vette una cosa atta ad accendere le avide brame anche di un solo avido
individuo, gli spiriti puri, com’è loro dovere, farebbero immediatamente in
modo che simili istituzioni vengano fatte svanire
dall’esistenza in brevissimo tempo; per conseguenza un simile posto viene
mantenuto puro grazie alla sua propria purezza e a quella dei suoi spiriti.
31.
Questa sarebbe dunque una specie di proprietà
spirituale che emerge sopra il livello degli spiriti naturali e che, ogni
tanto, concorre ancora alla produzione di fenomeni naturali; quindi non ci
resta ancora che una sola specie di proprietà, la quale soltanto a pochissime
persone si rende visibile a volte. Questa specie noi la considereremo
la prossima volta, e poi passeremo immediatamente alla parte evangelica. Per
conseguenza stavolta fermiamoci qui!
[indice]
Vie per il
miglioramento degli spiriti naturali
19 maggio 1842
1.
Per quanto concerne la terza specie di spiriti, va notato che anche questa a
sua volta si suddivide in tre differenti sottospecie, e precisamente in una inferiore, in una media e in una superiore.
2.
Alla specie inferiore appartengono tutti quegli esseri spirituali che dimorano
all’interno delle montagne e là sorvegliano i metalli, le sorgenti ed anche le
rocce e il terreno nelle viscere dei monti. Questa specie di spiriti si
suddivide quindi propriamente di nuovo in tre sottospecie, e cioè in quella
degli spiriti del fuoco, della terra e dell’acqua. Tali spiriti non sono né di natura maligna,
né di natura buona, bensì costituiscono semplicemente qualcosa di intermedio fra il buono e il cattivo Perciò essi vengono
impiegati agli scopi seguenti: gli spiriti del
fuoco alla cottura dei metalli, gli spiriti dell’acqua per sorvegliare e regolare
i lavori degli spiriti del fuoco, e gli spiriti della terra e delle rocce per
contenere entro i dovuti limiti l’azione degli spiriti tanto del fuoco quanto
dell’acqua.
3.
Chi vuole convincersi dell’esistenza di questi spiriti, basta che faccia la
conoscenza di qualche minatore onesto e sincero, e fra cento di questi ne troverà sicuramente novanta che in vita loro hanno
almeno una, due o tre volte visto l’uno o l’altro di questi esseri, chiamati da
loro ‘gnomi’. Solo rarissime volte
gli spiriti di questa specie vengono alla superficie terrestre, dato che il mondo interno dove va svolgendosi la loro
attività, appare loro molto più splendido di quello esterno, che essi sono
soliti chiamare vuoto e senza valore. Voi non dovete però pensare che la
materia sia di ostacolo al loro andirivieni; no, essa non lo
è affatto! Infatti, qualunque sia il luogo dove un simile spirito voglia
andare, egli passa attraverso l’acqua, il fuoco o la roccia con maggior
scioltezza ancora di voi quando vi muovete attraverso l’aria. Il motivo va
ricercato nel fatto che laddove voi vedete materia, lo spirito non vede che la sostanza corrispondente della materia. Questa
sostanza soltanto rappresenta qualcosa per lui, mentre la materia rozza,
propriamente detta, è per lui un nulla, ed è come se non
esistesse affatto.
4.
Che questi spiriti svolgano un’attività utile, lo potete rilevare dalle
mansioni cui essi accudiscono; soltanto non bisogna che vengano, in nessun
modo, irritati con parole di scherno o di calunnia rivolte al loro essere, sia
da parte di non credenti o anche di credenti, poiché,
dato un simile caso, essi sono pronti immediatamente a vendicarsi di tali
individui in un modo a volte terribile.
5. E
allora guai a chi cade nelle loro mani! Essi puniscono il credente in varie maniere
e con tutti i mezzi a loro disposizione; il non credente, invece, essi non di
rado lo ricolmano di un’angoscia insopportabile,
oppure gli fanno provare un improvviso spavento o gli fanno venire addosso
qualche male fisico incurabile alla gola. La persona mite e credente invece non
ha niente da temere da loro; anzi, se ad un tale
credente di animo buono succede di smarrirsi nelle cavità e nei corridoi
sotterranei della montagna, essi gli indicano, quasi sempre, una buona via di
uscita. Queste cose vi possono essere confermate, alla lettera, da tutti i
minatori, e potreste interpellarne quanti ne volete in qualsiasi paese della
Terra, e trovereste le loro risposte in proposito sempre perfettamente
concordanti. Questa è dunque la prima sottospecie della terza specie
principale.
6.
Sotto quale visuale si presentino tutti questi spiriti nel mondo spirituale
vero e proprio, questo vi sarà dimostrato solo nella parte evangelica; adesso
passiamo quindi alla seconda specie, ovvero alla mediana!
7.
Questa specie di spiriti è per lo più occupata sulla
superficie terrestre ed è estremamente numerosa. Una parte è chiamata ad aver
cura di tutte le piante, degli alberi, degli arbusti, erbe, muschi e funghi,
per essere da guida nelle piante stesse agli spiriti non ancora liberatisi
durante la loro attività, affinché ciascuna pianta, sia questa un albero od altro, conservi la propria forma e le proprietà
originarie. Un’altra parte di questi spiriti è tenuta a sorvegliare il regno
animale, e ad essi spetta lo stesso compito che hanno
gli spiriti menzionati prima rispetto al mondo vegetale; per conseguenza, essi
devono vigilare affinché ciascun animale corrisponda a quello che deve essere
per quanto concerne alla forma, alla proprietà e all’attività. Gli spiriti di
questa specie si rendono visibili solo di rado agli uomini. Questi spiriti dispongono di troppo poco tempo per poter pensare a rendersi
visibili inutilmente, dato che da ciò verrebbero distolti dall’attività
incessante e utile a cui la loro buona volontà li incita.
8.
Ciononostante, sulle montagne vive ancora più d’un pio
e semplice pastore che ha spesso avuto occasione di vedere simili spiriti. La
gente semplice di questa specie potrà raccontarvi in proposito varie storielle
e dirvi come simili spiriti abbiano non di rado in una notte reso florido
qualche prato assai magro, oppure come abbiano protetto mucche e pecore durante
l’imperversare di violenti bufere o come abbiano
impedito al bestiame, in generale, di avvicinarsi troppo a punti rocciosi e
molto scoscesi della montagna, dove avrebbero potuto precipitare e morire.
9. Se
anche ad un tale che non sia troppo credente non è
dato di vedere gli spiriti di questa specie, tuttavia egli viene influenzato
dagli stessi non di rado in maniera molto forte, particolarmente quando si
inoltra in qualche vasto bosco di montagna o in qualche cosiddetta foresta
vergine, oppure quando passa attraverso grandi mandrie di cavalli, di bovini e
di pecore. Tale influenza si manifesta con un senso più o
meno grande di inquietudine, cui comunemente seguono dei leggeri
brividi. Se a qualcuno è capitato qualcosa di simile, può essere sicuro di
essersi trovato fra spiriti di questa specie che hanno rivelato la loro
presenza nel modo anzidetto. A quale stato nel vero e proprio mondo degli spiriti
corrisponda una simile specie di spiriti, di questo
tratteremo pure solo nella parte evangelica; per conseguenza, ci resterebbe
ancora da considerarne la terza sottospecie della terza specie principale.
10. Questa terza sottospecie appare soltanto
in casi estremamente rari, sia tramite gli effetti prodotti, sia, meno ancora,
direttamente nella propria essenzialità.
11.
Qual è dunque la sfera d’azione di questi spiriti? Ecco, il loro compito è la
direzione dell’aria e dell’etere, e perciò anche dagli antichi essi vennero talvolta chiamati gli “spiriti dell’aria”.
12.
Se voi fate attenzione alla direzione dei venti, particolarmente di quelli che
soffiano da nord-est, di solito verso la mezzanotte, come anche qualche volta
una o due ore dopo il tramonto del Sole, avrete occasione di fare una duplice
osservazione: l’una, cioè di un fenomeno che si rivela al senso della vista, e
l’altra di un fenomeno che si manifesta come uno stato di inquietudine
in certi animali domestici particolarmente nei cani, nelle galline, nei gatti,
nei maiali e nei cavalli. Quando vi è dato di fare delle constatazioni di
questo genere, potete esser certi che simili fenomeni hanno
la loro origine in questi spiriti dell’aria. Tuttavia questi sono degli spiriti
di classe subordinata, ovvero, come voi usate dire,
gli spiriti obbligati a servire.
13.
Se poi voi volgete i vostri sguardi più in alto ed
osservate le strane forme delle nuvole, potete essere nuovamente certi che tali
forme sono un effetto degli spiriti in questione. La nuvola stessa non consiste
certamente di questi spiriti, ma, per quanto concerne la sua forma essa dipende
sempre dagli spiriti dell’aria, e cioè da come essi
fanno ruotare e girare uno strato d’aria dopo l’altro, in modo che poi gli
spiriti della nuvola – e precisamente quelli inferiori, di specie cattiva –
possono assumere solo quella forma che è loro concessa dalla rotazione e dal
rivolgimento dello strato d’aria. E questo avviene affinché gli spiriti della
pace – che possono configurarsi liberamente – proprio
da quelle forme riconoscano gli spiriti malvagi e tutto ciò che costoro hanno
intenzione di fare. Quindi, qui è visibile soltanto la
causa che ha provocato l’effetto, ma restano assolutamente invisibili gli
spiriti che agiscono.
14.
Una specie ancora molto più altolocata di simili
spiriti che si trovano già nell’etere, si manifesta nel raro fenomeno della
cosiddetta “Fata Morgana”. Le origini
di questo fenomeno sono le seguenti: quando questi spiriti dell’etere che
dimorano molto in alto, hanno portato la superficie dell’atmosfera ad uno stato di tranquillità completa, la superficie stessa
viene resa in questo modo atta ad accogliere delle immagini o delle forme, e
precisamente nella maniera identica ad uno specchio d’acqua perfettamente
immobile o ad uno specchio di cristallo. Ma se la superficie atmosferica è
invece mossa da un continuo ondeggiare, come quella di un lago, di un fiume o
del mare per effetto del vento o di un’altra causa, non c’è più naturalmente da
pensare ad un riflettersi di immagini.
15.
Che cosa sia in sé e di per sé la Fata Morgana voi lo avete già appreso in
occasione di una precedente dissertazione abbastanza ampia (dettato
del 18.10.1840); qui però non si tratta più di
spiegarvi ancora una volta quanto vi è già stato spiegato, bensì è importante
che voi comprendiate la ragione spirituale. Ora tale ragione spirituale risulta ormai già enunciata; soltanto s’imporrebbe ancora la domanda: “Perché succede questa cosa?”. Ecco,
questo è di certo ancora qualcosa di diverso! Un fatto simile si verifica affinché agli spiriti della pace, che si
trattengono alti nell’etere, sia reso tanto più facile il compito di osservare
il segreto agitarsi e destreggiarsi degli spiriti maligni nelle gole e nei
crepacci delle montagne, oppure scrutare con grande sicurezza le loro segrete
intenzioni, qualora gli spiriti di questa specie si siano già sollevati
nell’atmosfera sotto forma delle note nuvole.
16.
Voi però non dovete forse pensare che un’atmosfera mossa, quale materia, possa
in qualche modo impedire ai loro occhi spirituali infinitamente acuti e che
spaziano in distanza e profondità, di vedere le occulte manovre degli spiriti
maligni, bensì dovete immaginare la cosa nel senso che la quiete della
superficie atmosferica, come prima descritta, non è che
una conseguenza dell’attenzione che gli spiriti superiori, in una simile
occasione, sono soliti prestare all’attività degli spiriti inferiori.
17.
Voi avrete udito parlare già varie volte del fatto che, da parte dell’una o
dell’altra persona, sono stati visti degli eserciti interi combattere
nell’atmosfera e nelle nuvole. Vedete, i fenomeni di
questo genere sono essi pure una specie di Fata Morgana, però di tipo
assolutamente raro!
18.
Essi avvengono nella maniera seguente: quando voi scorgete alte nell’etere
delle nubi a pecorelle di un candore eccezionale, e sotto a queste, certo a
distanza assai grande, vedete già formarsi dei cumuli delle ben note nuvole
fosche e nere, l’immagine di queste nuvole nere appare
impressa in tinta scura sulle nubi a pecorelle, e questo costituisce il
principio del fenomeno. Se ciò dura qualche minuto, un osservatore attento in
questa immagine scura può scorgere una quantità di esseri ben formati che hanno
l’aspetto di animali feroci di varia specie, oppure anche di ogni tipo di
guerrieri armati di tutto punto per accingersi al
combattimento.
19. E
qui voi domanderete: “Come si specchiano queste forme sulla tranquilla superficie
dell’atmosfera?”
20.
Ecco, ciò avviene nel modo seguente: quando gli spiriti delle nuvole inferiori
si accorgono di questa pace che regna al di sopra di
loro, e che perciò non ci sia niente che arrechi loro disturbo, essi, dalla
sostanza delle nubi, che ne è la parte naturale-spirituale, formano addirittura
dei corpi, ritenendo così di irrobustirsi e di rendersi più atti ad opporre
resistenza; tuttavia si tengono sempre nascosti agli occhi degli uomini,
affinché questi, nel vederli, non pensino di ricorrere eventualmente, per
aiuto, al Mio Nome. Per questa ragione anche queste manovre essi le fanno
soltanto sulla superficie della nuvola, lasciando che questa
resti nuvola dalla parte rivolta verso la terra.
21. Vedete, quando dunque al di sopra di loro è subentrato un
simile stato di quiete della superficie atmosferica, questa rispecchia anche
tale animazione degli spiriti maligni, perché questi si sono realmente formati
una specie di corpo dalla nuvola e dall’atmosfera che la circonda. Sennonché un
comportamento del genere finisce col non servire affatto
a loro, perché quanto più essi cercano così di premunirsi e di rafforzarsi,
tanto più profondamente vengono scrutati dagli spiriti della pace che dimorano
negli strati superiori, e dopo non molto, tanto più energicamente vengono
afferrati e scagliati a terra dagli stessi. (A questo genere di fenomeni spirituali apparteneva
anche quello al quale il Mio scrivano ebbe occasione di assistere la mattina
dello scorso lunedì).
22.
Ecco, questa è dunque la terza specie di spiriti che di preferenza si
trattengono durante i periodi di quiete nella regione degli alti ghiacciai
assieme agli altri più alti spiriti della pace, e
qualora si renda necessario, possono estendersi con la velocità del pensiero su
tutte le regioni della Terra. Però non dovete pensare
che la terza specie di questi spiriti si celi nelle forme degli spiriti delle
nuvole inferiori, né negli stessi spiriti della pace, bensì unicamente negli
spiriti dell’etere che non appaiono quasi mai agli occhi dei mortali e che sono
la causa di questo stato di calma della superficie atmosferica.
23.
Quale sia il posto che anche questi spiriti occupano
nel vero mondo spirituale, questo verrà chiarito nella parte evangelica che
seguirà prossimamente e che chiarirà la situazione di tutti gli altri spiriti.
Ci sono certo degli spiriti ancora più alti che nelle immensità degli spazi
governano e guidano i soli e i mondi (ammasso planetario,
galassie e ammassi galattici) e infine
dei più alti ancora di questi, i quali sono dati come assistenza agli esseri
umani. Tuttavia, per questi esiste nuovamente un’altra residenza molto più
grande, e quindi essi non hanno in via diretta niente a che fare con gli esseri
della tutela dell’ordine terrestre. Per conseguenza sarebbe fuori posto
menzionarli qui ulteriormente.
24.
Noi avremmo così dunque finito anche la parte spirituale del nostro
Grossglockner, come pure di tutti gli altri ghiacciai e montagne, perciò la
prossima volta passeremo addirittura alla parte evangelica. E per oggi abbiamo concluso!
[indice]
L’influsso
che anima lo spirito durante una salita in montagna
20 maggio 1842
1. Per poter comprendere proprio bene la parte evangelica, sarà
necessario rendervi un po’ più familiare la forma di simili montagne.
2. A
questo scopo è certo cosa buona e utile intraprendere da soli, se mai
possibile, delle salite sulle montagne, oppure almeno osservare molto
attentamente dei disegni ben riusciti delle montagne stesse, perché l’animo viene destato dall’attento esame delle loro varie altezze,
dei terrazzamenti, delle fosse e degli avvallamenti, e alla vista di tali
montagne lo spirito stesso cerca di aprire gli occhi e di pensare al se e al
come sarebbe possibile portarsi fin lassù.
3.
Che ciò sia effettivamente vero, lo dimostra lo stimolo che si percepisce, salendo
su di un monte, di raggiungere il più presto possibile la sommità, come pure lo
stimolo e la brama ardente, quando l’occhio si posa su una simile alta
montagna, di scalarne immediatamente la vetta suprema.
4. Chiedete ora a voi stessi quale possa essere la ragione di
questo fenomeno! Credete forse che c’entri qui qualcosa il godimento di uno o
più dei panorami, oppure la brama d’aria purissima? Chi volesse sostenere ciò,
sarebbe in errore per più della metà, perché, per quanto concerne un bel panorama,
questo è certo tale da allietare l’occhio di carne, ma per goderlo non occorre
proprio salire fin sulla massima vetta della montagna, bensì è sufficiente
arrivare ad altezze parecchio meno considerevoli, dalle quali
spesso si gode una vista molto più splendida che non da un’eccelsa vetta di
montagna, di solito essa stessa circondata a sua volta da altre montagne molto
alte, e dalla quale spesso non si vede altro che varie altre cime tutt’intorno,
mentre l’occhio non può scoprire nemmeno un lembo di pianura, né una valle od
un corso d’acqua, oppure un lago (a causa
delle enormi distanze da lassù).
5.
Riguardo poi all’aria pura, basta che qualcuno salga su di una collina alta
anche solo dai due ai trecento klafter (380÷570 m.), per respirare già un’aria molto
pura.
6. Se
dunque si considera con la dovuta attenzione i
menzionati due punti, allora non sarà difficile rilevare che questi non possono
essere in via esclusiva i motivi per i quali tanti uomini si sentono attratti
dalle alte cime dei monti in modo tale da rischiare molto spesso la vita ed
affrontare le più aspre fatiche pur di riuscire a scalarne l’alta vetta.
7. Ma
se questo è un fatto innegabile – dato che
l’esperienza di ogni giorno insegna che è sufficiente pressoché a ciascun
individuo vedere una qualche alta montagna per sentire già il desiderio di
trovarsi, se mai possibile, sulla sua più alta vetta, anche se ha ogni giorno
sotto gli occhi la montagna ed anche se vi è già salito parecchie volte –
allora è evidente che ci deve essere un ulteriore ragione per cui egli si sente
attratto verso l’alto.
8. Ma
questa ragione è appunto quella a cui si è già
accennato, ed essa consiste quindi nel destarsi dello spirito in simili
occasioni, perché, come un vostro proverbio afferma che il simile si associa volentieri
al proprio simile, altrettanto si verifica pure qui letteralmente.
9. “Ma come?”, domanderete voi. Ebbene, ascoltate!
10.
Lo spirito attrae lo spirito, come la materia attrae
la materia, e la carne a sua volta attrae la carne. Quando in un uomo prende la
decisione di mettere piede su una qualche alta montagna, succede che questa sua
volontà viene percepita in alto nelle alte sfere
spirituali; con tale comunicazione gli spiriti sanno immediatamente che cosa
vuole fare un uomo.
11.
Se egli dunque vuole realmente avvicinarsi alle loro sfere, allora da parte
degli spiriti viene formulata una risposta
all’istante. Questa risposta, per lo spirito ancora dormiente nel corpo, è
quasi la stessa cosa come rispetto al corpo è quella che voi chiamate un’eccitazione
elettromagnetica, o anche, in senso più vasto, è la magnetizzazione stessa,
mediante la quale da parte di un organismo robusto e
colmo di vitalità viene per un certo tempo comunicata una nuova forza vitale ad
un altro organismo più debole. In poche parole, anche quello spirito che in un
uomo è debole e dormiente, viene in tal modo spiritualmente destato
magneticamente dagli spiriti più alti, certo però non in modo permanente, bensì
solo per un certo tempo più o meno lungo.
12.
Quando dunque in questo modo lo spirito si sente destato, egli vorrebbe
trovarsi, il più in fretta possibile, laddove si sentiva attratto in
precedenza, e cioè egli vorrebbe trovarsi immediatamente già fra i propri
simili. Egli perciò, tramite l’anima, incita con forza il proprio corpo e lo
spinge e lo trascina in alto verso le altezze vertiginose.
13. Quando un tale uomo sia
effettivamente arrivato all’agognata altezza, allora il suo spirito si rallegra
di trovarsi nella compagnia giusta per lui. Sennonché gli spiriti liberi, avendo
la purissima visione che per un simile spirito, giunto presso di loro non a
tempo debito, non c’è ancora la possibilità di permanere in quella regione,
essi interrompono ben presto nuovamente ogni rapporto con lui; allora lo
spirito si immerge di nuovo nel suo sonno, e poi
l’uomo corporeo si sente pervaso da un senso di disagio trovandosi su quelle
alture, tanto che desidera ardentemente scendere a valle dove si trovano le
dimore corrispondenti al suo stato.
14. Vedete, questo è il vero e proprio motivo per il quale
l’uomo, purché non abbia dei sentimenti di natura troppo mondana, subisce così
tanto l’attrazione delle montagne e delle loro massime vette!
15.
Questo non è certamente il caso di quegli uomini che sono del tutto naturali, perché
questi tali, o sono del tutto insensibili a questo riguardo – e ciò significa
che il loro spirito è talmente debole e malato da renderli inaccessibili a
qualsiasi altra eccitazione spirituale – oppure, se anche tali uomini naturali
intraprendono la salita di qualche alta montagna, lo fanno solo se spinti da
spiriti maligni, sia per avidità di lucro, sia per potersi poi vantare dicendo:
“Io fui il primo a salire su questa o su quella cima
di un monte su cui finora nessun uomo ha mai messo piede!”, e intanto con i
loro piedi assai poco sacri hanno in un certo qual modo profanato la sacra
vetta della montagna.
16.
Gli scalatori di montagne di questa specie vengono
però quasi sempre serviti a dovere dagli spiriti della pace per la loro
impresa, il cui scopo è stato quello di procurare loro, meriti e gloria. Essi
lasciano, ad esempio, che un simile cercatore di gloria arrivi ad arrampicarsi
su qualche cima, ma, una volta giunto, esso viene
immediatamente colto da una terribile vertigine, seguita da un’angoscia
mortale, ed è costretto a vagare quasi alla cieca, a volte per delle ore
intere, prima che un qualche spirito si muova a compassione e, dopo molte
preghiere, lo faccia scendere giù per un sentiero talmente impervio, da
rappresentare un evidente pericolo per la sua vita. Oppure gli spiriti della
pace lasciano che egli raggiunga qualche altura più facilmente accessibile, ma,
non appena tutto gonfio di gloria vi ha messo piede, lo fanno sorprendere da un
tempaccio orribile per mezzo del quale egli, per le sue fatiche a vantaggio
della propria gloria, ottiene una ricompensa tale da indurlo a fare tra sé il
giuramento: “Se stavolta salvo la pelle,
davvero, non ci sarà d’ora innanzi né monte né
collina, anche se alta solo pochi klafter, capace di
allettarmi a salirci!”
17.
Chi però volesse intraprendere una simile salita d’alta montagna con intenzioni
malvagie, oppure spintovi dall’avidità in seguito a qualche scommessa, costui è
meglio che faccia testamento quando è ancora in pianura, perché un simile
alpinista non avrà mai più bisogno dei suoi piedi per camminare a valle. Questa
è la ragione per la quale gli alpinisti di questa specie, non di rado, ci
rimettono la vita, o precipitando, oppure essi vengono
guidati verso qualche altura, dove di solito finiscono con il rimanerci per
sempre, ben si intende per quanto concerne il corpo.
18.
Certamente, gli spiriti dispongono là di ogni tipo di mezzi per punire nella
maniera più dura, questi profanatori della montagna!
19.
Ma non così avviene a colui che, spinto da una forza
nobile e superiore, si dedica alla salita delle alte cime.
20.
Non solo un tale uomo non incontrerà ostacoli, ma farà invece ritorno sempre
colmo di benedizione e di vigore, tanto, anzi, che talvolta un simile scalatore
ed intimo, grande amico delle montagne, è stato
permanentemente destato nello spirito ed è diventato con ciò, veggente e
profeta.
21.
Per questo motivo, anch’Io vi ho sempre consigliato di intraprendere volentieri
delle salite sui monti, perché a ciascun destarsi dello spirito, sia pure solo
momentaneo, resta ad ogni modo sempre allo spirito una qualche maggiore forza,
come avviene in un individuo debole la cui forza vitale naturale viene potenziata dopo ciascuno singolo cosiddetto
magnetizzare, e quando è stato magnetizzato a sufficienza, alla fine, con il
debole aiuto di altri mezzi, giunge a riacquistare interamente la salute e
l’attività vitale.
22.
Se dunque l’uomo di onesto sentimento si fa spesso magnetizzare così
spiritualmente dagli alti spiriti e ricorre oltre a ciò
al lieve medicamento dell’amore, allora egli pure perverrà tanto prima a quella
meta che si chiama: la rinascita dello
spirito. – Perciò andate volentieri sulle montagne di altezza piuttosto
rilevante, e siate attivi nell’amore, così il vostro amore
per Me, ancora debole, si renderà, certo tanto prima, del tutto vivente!
Accanto a questo grande, anzi massimo vantaggio, ce ne sono però ancora molti
altri che considereremo attentamente una prossima
volta. Per conseguenza, oggi fermiamoci qui.
[indice]
I monti
quali predicatori dell’amore e profeti di sapienza
21 maggio 1842
1.
Per quanto concerne gli altri vantaggi di cui abbiamo parlato in precedenza,
questi consistono nel fatto che ciascuna montagna, di per sé in congiunzione con
altre, particolarmente però un ghiacciaio come ad esempio il nostro
Grossglockner, costituisce un permanente predicatore dell’amore e un profeta di
sapienza.
2.
Qui voi certo domanderete e direte: “Questo può essere; ma come si fa a sentire
una montagna predicare amore e sapienza?”
3.
Ecco, noi ci troviamo di fronte a una domanda assolutamente speciale e molto
strana, però Io vi rispondo che a questo mondo non vi
è niente di più facile del percepire questa duplice voce della montagna! Come
però questa voce debba essere percepita, ebbene, questo mistero lo sveleranno
qui vari esempi che adesso citerò.
4. Osserviamo due persone che si guardano sempre reciprocamente
con disprezzo. Ogni tentativo di indurli a conciliarsi riesce vano, e finché
dimorano in pianura non c’è speranza che la situazione
fra i due venga a mutarsi. Conducete però queste due
persone su di un’alta montagna, e ben presto vi convincerete della potenza di
un simile grande predicatore dell’amore e della sapienza, perché potete essere
sicuri che mezza giornata basterà per convertire questi due avversari in due intimissimi amici!
5. E
qui di nuovo domanderete: “Ma perché? Come è possibile questa cosa?”
6. A
questa domanda la montagna, già di per sé, risponde che essa è una base, ovvero, in un certo qual modo, la sede degli spiriti della
pace, i quali usano immediatamente la loro influenza là dove esiste una qualche
discordia. Essi, già quando l’uomo ha fatto il primo passo per iniziare la
salita, cominciano a lavorare il suo animo mediante una tensione sempre
crescente verso l’alto, eccitando così con potenza sempre maggiore il
sentimento dell’amore; e quando poi simili persone hanno raggiunto la vetta,
allora il sentimento di amicizia è in ciascuno già così progredito e
rafforzato, che tali persone, anche se volessero, non potrebbero tuttavia più
guardarsi reciprocamente con inimicizia.
7. Se
gli animi sono più induriti, allora questi spiriti su un’alta montagna fanno
venire su tali reciproci nemici una notevole avversità, in seguito alla quale
essi vengono a trovarsi in evidente pericolo di vita. E questo è poi un rimedio
universale che converte del tutto facilmente in un solo colpo, la lunga
inimicizia in intimissima amicizia.
8.
Che ciò sia senz’altro vero, ve lo proverà pienamente il seguente esempio.
*
9.
Quando si manifestano dei grandi sconvolgimenti degli elementi, come lo sono le
grandi e devastanti tempeste, le grandi inondazioni e ancora altri fenomeni
catastrofici di questa specie, perfino gli stessi animali più feroci, come le tigri,
i leoni, le iene, gli orsi, i serpenti, diventano così mansueti e confidenti
che vanno cercando la compagnia dell’uomo e degli animali domestici, e in
questo stato sono innocui ed estremamente mansueti
come colombe. Una conferma sicura di ciò la potete trarre da varie esperienze
che sono state fatte in tutti i tempi.
10.
Io Mi limito a richiamare la vostra attenzione su di
un solo fatto di questo genere, e precisamente quello dell’inondazione della
città di Lione in Francia, del cui disastro voi certamente avrete letto
qualcosa.
11.
Se dunque intuendo un pericolo per la propria vita, già gli animali feroci si
sentono inclini all’amicizia, altrettanto succederà di certo con gli esseri
umani, e tanto più certamente sulle montagne più alte dove
gli spiriti della pace influiscono attivamente di nascosto sugli animi.
12.
Da questo esempio imparate come le montagne parlano; è vero bensì che non parlano all’orecchio carnale, ma tanto più intelligibilmente
invece all’orecchio dello spirito!
13.
Ma come e cosa dicono ancora le montagne?
14. Vedete, nelle pianure vive spesso, qua e là, un qualche
animo raggrinzito, il quale altro non ha per la mente se non di rimpinzare il
proprio stomaco di ogni tipo di cibi e bevande, e poi di sdraiarsi in qualche
luogo su di un comodo giaciglio per poter, nella sua comoda stoltezza, smaltire
il pasto dormendo.
15.
Gli individui di questa specie sanno della Mia
Potenza, Forza e Potere a mala pena qualche cosa di più di un bambino ancora
nel corpo materno, e torna loro già a grande gloria se arrivano al punto di
poter proferire semplicemente il Mio Nome.
16.
Se poi qualche amico bene intenzionato riesce una volta a trascinare un tale
uomo su di una montagna discretamente alta, allora questo è anche il primo
istante di tutta la sua vita nel quale si desta, si
guarda attorno e comprende che Dio, che egli conosce per averne pronunciato
qualche volta il Nome, deve essere un pochino più grande e più potente di
quanto abbia potuto immaginarseLo fino a quel
momento.
17.
Che ciò pure corrisponda a verità, lo dimostra in maniera chiarissima anzitutto
il fatto che gli amici della montagna sono di solito persone
di carattere quanto mai mansueto; coloro poi che prima erano
estremamente pigri e taciturni, divengono in seguito più loquaci e raccontano
una quantità di cose che hanno relazione con la scalata di una simile montagna.
18. Vedete dunque nuovamente come parlano le montagne! Esse
sono, per conseguenza, le migliori maestre di eloquenza e di lingua sciolta
perfino per quelle persone a cui non di rado era un
eccessivo peso anche solo pronunciare il proprio nome. La ragione di questo
fenomeno va anche qui ricercata nel destarsi dello spirito, tramite il quale
anche l’anima e il corpo vengono vivificati e resi più
attivi.
19.
Ma come parlano ancora le montagne?
20.
Ecco: alcune persone desiderose di istruirsi salgono fin sulla vetta dell’una o
dell’altra montagna, e là trovano spesso qualche cosiddetta rarità naturale
come delle conchiglie che, non di rado, sono semicelate in una o in un’altra rupe,
oppure trovano ossa pietrificate, oppure trovano una
qualche specie di pietra completamente estranea alla natura di questa o di
quella montagna, oppure trovano varie piante rare, e così via. E mentre queste
persone osservano tutto ciò, le montagne dicono
a loro: «Vedete,
dove voi avete trovato la conchiglia, là c’era un giorno sicuramente
dell’acqua. Dove voi avete trovato le ossa pietrificate, là in epoche molto
lontane c’erano dei campi lussureggianti e dei boschi fittissimi, sui quali e nei quali trovavano sufficiente foraggio i
grandi animali le cui ossa gigantesche provano che sono realmente esistiti.
Dove voi avete trovato delle pietre di specie estranea a quella della montagna,
là si sono verificate delle grandi rivoluzioni degli
elementi, in seguito alle quali questi corpi estranei vennero scagliati fino
qui. Invece, dove trovate qualche pianta di particolare bellezza ed aroma, allora voi dovete rammentare innanzitutto che
queste piante sono dei resti sopravvissuti di una vegetazione antichissima e
che quindi sono anche più vigorose e più profumate di quelle che, già molto
degenerate, ornano uniformemente le pianure e le valli».
21. Vedete, così parlano ancora le montagne e svelano ed aprono
dinanzi agli occhi di questi bramosi di conoscenza il grande libro della storia
delle epoche da lungo passate, e dicono loro quale possa essere stato
all’incirca un giorno l’aspetto di quella regione! Qui dunque, le montagne
assurgono alla dignità di eccellenti e fidatissimi maestri di storia naturale
delle epoche remotissime di questa Terra, e in
generale dimostrano come sono impenetrabili le Mie vie e come sono
imperscrutabili i Miei decreti.
22.
In questo modo simili eruditi, alle volte in sé boriosi, vengono
ricondotti a molta maggiore umiltà. Ebbene, c’è forse una predica che sia
migliore di quella predicata dall’umiltà?
23. E
cosa e come predicano ancora le montagne?
24. Vedete, quando qualcuno è salito fino al loro vertice spoglio, a costui le particolarissime formazioni della rispettiva
montagna strapperanno la domanda: “Eravate
voi montagne già originariamente nel vostro attuale stato, o foste invece
formate solo più tardi? E come siete arrivate alla vostra forma attuale?”
25. E la persona che avrà così interrogato otterrà subito, per mezzo delle
molte pietre strappate alla roccia e là giacenti, la
risposta che segue: “Dal tempo in
cui noi siamo sorte, abbiamo subito già dei cambiamenti enormi, poiché già più
della metà della nostra altezza di una volta si trova ormai sepolta molto più
giù della nostra attuale base, che è servita a colmare le profondità delle
valli e delle fosse, e se tu potessi vederci da qui ad alcune centinaia di
anni, allora non saresti certo in grado di riconoscerci più!
26. Ma se tu vedessi la varia struttura delle
nostre rocce, troveresti fra uno strato e l’altro, non di rado,
delle impronte molto ben riconoscibili ancora di piante e di animali che
comunemente vivono e prosperano solamente nelle regioni più basse della Terra,
così tu potresti con sicurezza dedurne che noi stesse facemmo un giorno parte
di una regione piana, e solamente dopo venimmo pezzo per pezzo sollevate alte
al di sopra della pianura secondo il Decreto supremamente saggio del Creatore.
27. Se tu però osservi le nostre fosse, i dirupi, i crepacci e gli squarci, allora tu puoi
scorgere con la massima facilità come un giorno il fluttuare delle onde e le
grandi tempeste degli elementi, con la loro forza gigantesca, abbiano
esercitato la loro azione contro la nostra dura fronte”.
28. Vedete, così parlerebbero le montagne e fornirebbero
all’uomo la più valida spiegazione sul modo del loro sorgere, del loro formarsi
e del loro attuale aspetto.
29.
Ma che cos’altro dicono ancora le montagne?
30. Vedete, quando l’una o l’altra persona più desta pone il
piede sulla loro cima ed altro non trova che delle nude rocce, dei campi di
neve e delle distese di ghiaccio, allora le montagne
così gli parlano:
31. “Vedi, superbo uomo avido di gloria che non
aspiri ad altro che ad innalzarti sempre di più per
dominare i tuoi fratelli, guarda come sono magri i frutti dell’altezza! Come tu qui ci trovi spoglie, fredde, insensibili e senza vita,
precisamente così sei anche tu nella tua follia di dominatore!
32. La nostra roccia gelata, la nostra neve ed il ghiaccio ha bensì un’influenza benefica sulle valli,
considerato che noi stiamo in continua comunicazione con il vostro vasto
territorio piano, e questo è di gran lunga più grande di noi stesse nelle
nostre altezze. Ma che cosa sarebbe di noi se
facessimo come te e volessimo spostare tutte le nostre pianure quassù sulle
nostre cime? Non provocheremmo subito la nostra poderosa caduta che scuoterebbe
il terreno?
33. Impara dunque da noi ad
essere un vero uomo! Sii spoglio, freddo e sterile nel tuo intelletto, e fa che
questo si abbassi sempre, come noi stesse continuamente andiamo abbassandoci;
in compenso aumenterà il tuo amore e la tua vita si accrescerà tendendo a
quella meta che, come a noi, anche a te il Creatore ha posto, cioè di renderci
e di restare pienamente viventi! Fa’ dunque anche tu che il tuo intelletto,
nella sua presunta ampia sfera vedente, si avvolga in nubi e nebbie per mezzo
della tua umiltà, affinché esso si converta in gocce liquide apportatrici di
benedizione a somiglianza di quelle che si raccolgono nei nostri ruscelletti e
che scorrono poi nelle profondità del tuo amore per vivificarlo, come i nostri
ruscelletti scendono alle nostre pianure per vivificarle e portare
continuamente a tutti i loro frutti!”
34. Vedete, anche così parlano le montagne!
35.
Ma come e cosa dicono ancora le montagne?
36. Vedete, un'altra persona intraprende una salita sulla loro
vetta!
37.
Si tratta di un ricco speculatore al quale niente sta tanto a cuore quanto
l’oro e l’argento. Cosa possono dire le montagne a
questa persona, nel caso in cui essa, una volta tanto, abbia trovato il tempo
di far loro una visita?
38. Oh, a questa persona esse danno un
insegnamento eccellente e gli dicono: “O stolto essere, come hai
potuto cadere così in basso? Vedi, quello a cui
tu dedichi tanto amore, questo non è altro che la nostra immondizia! Ma cosa potrebbe dire a te tuo fratello se tu di lui non
amassi altro che le sue immondizie e i suoi puzzolenti escrementi?
39. Non ti direbbe egli: ‘Caro fratello, in quale stato
d’immensa pazzia sei precipitato, dato che di tuo fratello non trovi niente di
più sacro e degno del tuo compiacimento, se non la sua immondizia?’
40. Vedi dunque, o stolto essere, quello che ti
dice tuo fratello, te lo diciamo noi pure con maggior diritto, poiché, vedi
quante magnifiche piante crescono sulle nostre alture
e sui nostri pascoli a nutrimento degli animali fra i più utili per il
contadino? Vedi quante migliaia e migliaia di
bellissimi alberi sorgono da noi e ti forniscono legname in grande quantità,
affinché tu possa usarlo a tuo vantaggio in innumerevoli modi? Prova a contare
le sorgenti limpidissime che sgorgano in mille punti e che scendono a benedire
le valli e le pianure! Quante volte non vedi le nostre cime avvolte entro dense
nubi e tempeste terribili infuriare intorno alle nostre vette? Vedi, tutto ciò
lo attiriamo su di noi affinché le valli e le pianure, da noi benedette, vengano preservate da gravi devastazioni. Anno per anno tu
vedi le nostre vette sepolte sotto neve e ghiacciai eterni; vedi, con ciò
attiriamo più volte il gelo a noi, affinché le valli e le pianure possano godere del vivo calore.
41. Dì ora a noi, o stolto essere, cosa ti
abbiamo fatto di male perché tu abbia a misconoscere tutti questi nostri benefici?
E perché, invece, strisci nelle nostre viscere come fa il verme parassita
nell’intestino degli animali, e là dai la caccia a ciò che non ha in sé alcuna
benedizione per te, e così facendo non badando affatto
a noi, che pure, conformemente all’Ordine del tuo e nostro Padre e Creatore,
siamo continuamente così generose di vivente benedizione nei tuoi riguardi?
42. Desisti dunque dalla tua stoltezza, e in futuro,
invece di scavare nelle nostre viscere, cerca sui nostri prati e sulle nostre
alture, e sta sicuro che una pianta, una goccia da una delle nostre sorgenti e
uno sguardo gettato dalle nostre cime tutto all’intorno entro la lontana
cerchia d’azione del tuo onnipotente Padre e nostro Creatore, ti sarà di
vantaggio inesprimibilmente più grande che non se tu
avessi svuotato tutte le nostre viscere!”
43. Vedete, questa buona predica ha avuto già molte volte
l’effetto che delle persone molto avide, anche dopo soltanto qualche rara
visita fatta alle montagne, sono diventate ben presto delle persone assai
generose e ospitali.
44.
Queste cose predicano e insegnano di nuovo le montagne. Ma
ciò che esse ulteriormente insegnano e predicano, questo lo apprenderemo nel
seguito della presente comunicazione. E per quindi oggi concludiamo
qui.
[indice]
L’animo e la
vista interiore rafforzati in montagna
Una
storiella
25 maggio 1842
Dalle 16,45 alle 18,15
(Scrivente: Ans. H.)
1. Cosa insegnano e predicano ancora i monti?
2. Di
ciò che insegnano e predicano ancora i monti, di questo, ciascun alpinista
privo di pregiudizi può convincersene già al primo sguardo, e nel suo animo può
percepire in maniera molto chiara e precisa le parole
che dovrebbero suonare così:
3. “Guardaci un po’, pellegrino della
Terra ricoperto di polvere, e vedi come noi dalle nostre alte vette spaziamo
libere e indipendenti con il nostro sguardo su tutta l’ampia distesa delle
creazioni di Dio! Un’atmosfera libera accarezza le nostre fronti e il mite raggio del Sole
s’infrange sui nostri dossi elevati! Qui non esiste pietra di confine che
imponga al viandante: “Fin qui e non più oltre!”, bensì, dove egli pone il suo piede,
dappertutto calca il suo proprio terreno. Infatti su quel terreno dove lui è nato è necessario pagare
delle imposte, mentre noi siamo senza pietre di confine e per le nostre cime
non viene sborsata alcuna imposta. Perciò tu, pellegrino, su
queste nostre alture sei perfettamente a casa tua!”
4.
Che queste parole siano pienamente giuste, di questo può facilmente
convincersene chiunque purché si dia la pena di salire su una simile alta
regione montuosa. Come il suo occhio va spaziando in una cerchia dall’ampio
raggio visuale, così ugualmente il suo animo spazia entro una vasta cerchia del
sentimento, e in questo modo i suoi pensieri si congiungono al sentimento,
cosicché egli, che forse non ha ancora mai pensato nel proprio cuore,
percepisce allora per la prima volta la delizia, la dolcezza e la libertà dei
pensieri del cuore, nonché quanto questi giungono
oltre all’orizzonte del comune intelletto.
5. Ma
essendo questo il caso, non ne avrà immenso sollievo il misero capo, intorno
alla cui fronte aleggeranno i liberi venti che spirano dall’alto regno degli
spiriti? E non sarà a lui più familiare e più accogliente il luogo
dove i raggi dell’intelletto, solitamente tanto ardenti, si
rifrangeranno dolcemente per poi scendere soavemente nel cuore fattosi libero?
6.
Dove si può, su queste alture, trovare una dogana dei pensieri, e dove, un
ufficio delle tasse di ciò che è libera proprietà dello spirito immortale? Dove
è qui possibile imbattersi in qualche pietra di confine che vieti all’anima
sensibile di procedere oltre?
7.
Certo, il viandante libero da pregiudizi, purché non intraprenda una salita di
questa specie con gli orecchi otturati e con gli occhi bendati, imparerà cosa
vuole dire essere libero nell’altezza dei propri pensieri e nella profondità
del proprio sentimento, e come è bello quando due
possono porgersi liberamente le mani, e quale fonte di beatitudine sia il
pensiero a Dio quando il pellegrino Lo può apertamente professare dal profondo
del proprio cuore e Lo può amare e adorare nel libero, immenso Tempio
dell’Infinità!
8. DiteMi: qual è l’uomo, per quanto poco sia destato
interiormente, che non si sentirà animato da questo santo
sentimento, trovandosi in un sereno mattino su una sacra altura di questa
specie?
9.
Anche trovandosi in pianura, l’uomo è certo capace di pensieri nobili e santi,
ma in questo caso egli viene a trovarsi nelle condizioni di chi, avendo una
discreta fame, si mette a leggere in un libro la descrizione di un buon pasto;
ora non c’è dubbio che egli preferirebbe cento volte trovarsi davanti ad un
pasto reale, che non a cento descrizioni di pasti, anche una più bella dell’altra,
dove però i suoi denti non hanno, in nessun caso, possibilità di esercitarsi.
10.
Ma nello stesso modo avviene che su queste alture il sentimento e la percezione
interiori sono molto più forti e potenti rispetto a
quanto egli può sentire e percepire nella propria stanza, esattamente come più
forte e più potente è un pasto vero rispetto ad una descrizione dello stesso.
Chi proverà, tra questi due uomini, un sentimento più vivo? Quello che conduce
al braccio la sua vivente futura sposa, oppure quello
che a regola d’arte l’ha descritta o dipinta, sia pure con i più bei colori?
Sicuramente chiunque si prenderà la vivente e lascerà che l’altro si tenga il
suo dipinto e la sua descrizione!
11. E
così è anche qui il caso! Su queste alture il
viandante trova, nel modo più ospitale, ciò che in pianura nessuno sforzo né
fatica è in grado di dargli. Di conseguenza, è cosa assai buona e utile, sotto
ogni aspetto, non rimpiangere mai la fatica che può costare il salire più
spesso possibile sull’una o sull’altra vetta di montagna, poiché il vantaggio
che se ne ottiene è duplice e più ricco, giacché, in primo luogo, con ciò tutti
gli spiriti vitali naturali vengono rafforzati, e pur
tuttavia questo vantaggio è il più piccolo, anche se una salita in montagna è migliore di dieci farmacie e di altrettanti
medici fra i più rinomati.
Invece, di gran lunga maggiore è il vantaggio
per lo spirito, perché esso ottiene un rinvigorimento assai grande dalla sua
patria d’origine.
12.
Chi di voi, se è salito su qualche montagna, non si ricorderà che fra i colossi
alpini egli si è trovato più a suo agio e più a casa propria, che non in una
città per quanto popolata?
13.
Ma da dove proviene questo sentimento?
14.
Basta che tu interroghi le montagne, ed esse,
proprio tramite questo sentimento, ti risponderanno immediatamente: “Vedi, quello che ti dice il tuo sentimento
interiore – sia pure in modo ancora un po’ oscuro – è
piena verità, perché qui tu sei veramente a casa, e precisamente nella cerchia
dei tuoi molti progenitori, i quali in modo corrispondente si trovano
beatissimamente qui da lungo tempo!”
15.
Ecco, anche queste cose sono le montagne ad
insegnarle! Ma cosa predicano ed insegnano esse
ancora? Udite: altre cose ancora esse sanno raccontare!
*
16. E
per esporvi, con qualche maggiore particolare, quello che resta ancora, Io vi
racconterò, anche a vostro profitto, una breve storiella che ha attinenza con
simili fatti delle montagne.
17.
C’era una volta un pio uomo, già molto avanzato negli anni. Quest’uomo aveva dovuto sottostare a moltissime prove, fra le quali una
delle più gravi era stata quella che, ad eccezione della figlia ultima nata che
aveva allora vent’anni, aveva perduto tutti gli altri figli nonché la moglie
che gli era molto cara.
18.
Egli dunque viveva così solo con la sua unica figlia, dimorando in una piccola
casa ai piedi di una montagna di notevole altezza, e oltre a
ciò disponeva di quel tanto di terreno che bastava per vivere
modestamente lui e sua figlia assieme ad una vecchia serva e ad un non meno
vecchio servitore.
19.
Quest’uomo Mi pregava spesso e a lungo in compagnia di sua figlia, e in simili
occasioni piangeva molto a causa dei suoi cari perduti, e a volte sentiva una
brama ardente di poterli seguire.
20.
Ora accadde che, dopo aver pregato e sospirato assieme alla figlia fin quasi
oltre la mezzanotte di una sera di un sabato fino ad addormentarsi, la figlia sognò di trovarsi con il suo vecchio padre proprio sulla
vetta massima di quella montagna. E mentre lei tutta lieta guardava in
lontananza intorno a sé, scorse ben presto una quantità di candide nubi che
avanzavano verso la sommità della montagna, e quando queste nuvolette furono
definitivamente giunte sulla cima, lei si accorse che queste nuvolette erano
perfettamente degli esseri umani. Questi esseri da principio si mantennero
velati, ma ben presto si sciolsero dai loro veli e i due, cioè la figlia e il
vecchio padre, con il cuore ricolmo di letizia, riconobbero in quegli esseri i
loro cari defunti, dai quali la madre della giovane si
avvicinò subito al suo diletto consorte e lo accarezzò e lo abbracciò. Il
marito, padre della figlia, piangeva per l’immensa gioia di questo beato
rivedersi. Poi la madre si avvicinò alla figlia,
la baciò e le disse:
21. “Mia cara figlia, così come ora tu ti trovi
qui assieme a tuo padre, così pure bisogna che voi due vi ritroviate qui domani
nel pomeriggio, e domani vi sarà concesso di vedere e sentire di più ancora di
oggi; ma non per questo a casa dovete trascurare qualsiasi cosa necessaria al
buon ordine delle cose”.
22. Dopo
queste parole, la figlia si destò immediatamente e, con il suo destarsi, destò
pure il padre che ancora dormiva, e poiché costui vide che il giorno stava per
spuntare, allora rimase anche subito desto secondo la vecchia abitudine; egli
si alzò, si vestì e andò a svegliare l’altra gente di casa. Fatto ciò, egli
ritornò nella sua stanzuccia dove trovò la figlia già vestita che stava dicendo la
preghiera mattutina.
23.
Egli benedisse la figlia, le diede un bacio e poi si
mise egli stesso in ginocchio accanto a lei e disse le sue preghiere del
mattino. Ma quando, terminata l’orazione, essi si
alzarono, la figlia abbracciò il vecchio padre e lo baciò così
confidenzialmente e affettuosamente, al punto che a lui non sfuggì che la
figlia era più del solito ricolma di serena letizia. Perciò le chiese subito:
“Mia cara figlioletta, com’è che oggi sei così tanto vivace e
allegra?”
24. La figlioletta gli rispose: “Ma caro padre mio, non hai sognato proprio
nulla stanotte?”
25. E
il padre rispose:
“Ho certo un vago ricordo di aver sognato
qualcosa, ma mi sarebbe davvero impossibile dire ciò che ho sognato!”
26. Allora la figlioletta raccontò al padre il suo sogno, che egli ascoltò
con visibile grande commozione, e a racconto finito egli
disse: “Ascolta, mia cara figlioletta,
quello che hai sognato, noi lo tramuteremo oggi in realtà!
27. Perciò noi ora ce ne andremo subito nella
chiesa che non è molto lontana, assisteremo devotamente al servizio divino, poi
ritorneremo subito a casa per il pranzo, ed infine
saliremo fin sulla cima della montagna in compagnia del nostro vecchio
servitore. Se noi partiamo un’ora prima di mezzogiorno, allora noi, verso la
terza ora del pomeriggio, potremo con tutta facilità raggiungere la vetta
estrema della nostra splendida montagna, e in questa
occasione potremo vedere anche, nel Nome del Signore, che cosa vanno facendo
lassù i nostri due pastori e il nostro bestiame, e se tutti sono sani e in
buone condizioni!”
28.
Detto fatto, alle tre del pomeriggio la nostra famigliola si trovava già in
cima al monte; ma come la figlia aveva visto in sogno, esattamente così anche allora lei, nella realtà, vide avanzarsi, verso
di loro, delle nuvolette del tutto simili.
29. E
come le nuvolette venivano man mano avvicinandosi, anche il padre
le scorse e così pure il vecchio servo, e quando esse si furono raccolte
tutto intorno alla sommità, si formarono immediatamente quegli esseri che si
erano manifestati in sogno.
30.
Quando il padre ebbe riconosciuto, così da non avere veramente alcun dubbio, i
suoi cari defunti in quegli esseri che lo circondavano tanto amorosamente,
allora scoppiò in lacrime di gioia e con tutto il fervore del suo cuore Mi
ringraziò per avergli concesso, ancora durante questa vita, una beatitudine
così grande.
31.
Dopo questo rendimento di grazie, però, al suo spirito venne
aperta completamente la vista interiore. Ben presto egli poté contemplare tutta
quell’altura trasfigurata e trasformata in un paesaggio celestiale, e vide le
magnifiche dimore dei suoi. Da una di queste dimore, poi, egli vide uscire un
uomo che aveva un grande seguito; e quest’uomo
venne direttamente dal nostro vecchio e gli disse:
32. “Vedi, mio caro figlio, dove sulla Terra
tutto procede in modo movimentato e vivo, là in spirito appare il vuoto e la
morte; dove invece sulla Terra appare come se la morte abbia per tutti i tempi compiuto il suo raccolto, là tanto più è vivo e pieno di
vita in spirito!
33. Vedi, sulle alte cime dei monti non prospera
certo il grano, né vi si possono trovare vigne o frutteti, né delle miniere
d’oro, ma quello invece che vi si può trovare in spirito tu lo vedi ora svelato
in spirito dinanzi ai tuoi occhi, tramite la Grazia del Signore!
34. Con i piedi del tuo corpo tu
calcherai ancora, per breve tempo, il suolo della Terra; durante questo tempo
vedi di crescere nell’amore per il Signore, e là, accanto alla mia dimora, tu
puoi vedere un secondo magnifico palazzo; quello è già destinato a te e ai tuoi
per quando avrai abbandonato la vita temporale e sarai entrato nella vita
libera ed eterna!”
35. A
queste parole il nostro vecchio riconobbe che chi gli parlava era stato il suo
padre terreno; dopo questo riconoscimento la beata visione svanì subito. I
nostri alpinisti serbarono il sentimento vivente, beato e fortificante di ciò,
Mi ringraziarono e glorificarono per la Grazia loro
concessa, e poi fecero ritorno, lieti e fortificati nell’animo, alla loro
patria terrena.
36. E
così l’uomo, prima triste, trascorse il resto della sua vita terrena
serenamente e con il cuore colmo d’amore e di gratitudine per Me; e se tuttavia
ogni tanto un senso di tristezza veniva a turbargli l’animo, egli, per quanto
le forze fisiche glielo permettessero, vi trovò sempre rimedio rinnovando la
sua visita alla sommità del monte di cui abbiamo detto, da dove ritornò anche
sempre provvisto di fresche energie.
*
37. Vedete, anche di questa specie di storielle raccontano le
montagne; anche se non per chiunque con parole percettibili, ma tanto più con
una ben percettibile ispirazione nel sentimento dell’anima e, per mezzo di
questa, anche nell’amore dello spirito.
38.
Se voi dunque, conoscendo ciò, dandovi una buona occasione vi recate su di una
qualche montagna di considerevole altezza e là vi sentirete pervasi da simili
sentimenti, allora potrete concludere con sicurezza e
dire: “Sì, questi sono dei sentimenti
davvero patriottici! Come sono gradevoli e dolci, e quanto deve essere
magnifica l’esistenza di coloro che già, per l’eternità, si trovano in questa
tranquilla Patria!”
39.
Voi infatti potete credere che questi sentimenti (di beatitudine e di pace) non sono soltanto gli effetti
delle alture che se ne stanno lì per se stesse, bensì essi traggono origine
dagli spiriti beati che vi circondano, i quali come Me vi hanno preceduto per preparare
una dimora duratura per voi. Tuttavia voi non dovete farvi un giudizio
unilaterale di ciò e pensare che su questa o su quell’altra montagna sorgono in spirito tali dimore, bensì, quanto ora detto vale
in generale per qualsiasi montagna, sulla quale le pietre di confine del
diritto di proprietà terreno sono ben distanti l’una dall’altra.
40.
Di sentimenti simili voi li potete certo percepire anche su delle colline di
modesta altezza, ma essi si fanno veramente vivi laddove l’accetta del
boscaiolo non trova più nulla da fare.
41.
Dunque, queste sono pure delle altre cose che le montagne vanno insegnando e
predicando. Quello però che esse ancora raccontano, insegnano
e predicano, verrà spiegato, con molta chiarezza, nella penultima
comunicazione. Quindi per oggi il nostro compito è
esaurito.
[indice]
Le montagne
quali luoghi di contatto con il Divino
27
maggio 1842
1.
Dunque: che cosa predicano ed insegnano ancora le
montagne?
2. Anche
questo lo apprenderemo adesso con una semplice e breve storia. Dunque ascoltate.
3. Un
uomo molto devoto, già da lungo tempo stava accarezzando l’idea se non sarebbe
stato proprio assolutamente possibile di essere reso partecipe, già a questo
mondo, della Grazia immensa di vedere Me, sia pure per un solo istante. Ma nello stesso tempo pensava fra sé anche a tutto quello
che egli avrebbe dovuto fare, pur di pervenire a tanta Grazia.
4.
Con questa idea per la mente, egli andò a lungo vagando, come un cacciatore
intorno ad un fitto bosco, in cui non sa come fare per penetrare e ignorando
inoltre in quale parte del bosco stesso potesse trovarsi della selvaggina. Egli
dunque andò cercando la pista, sennonché trovarla gli riusciva estremamente difficile, dato che da ogni parte il terreno
era fittamente ricoperto da cespugli di ogni genere.
5. Il
nostro devoto vecchio era tra sé certamente conscio che l’uomo, in questa vita
corporea, è indegno di una simile Grazia, e che quindi sarebbe stato quanto mai
difficile arrivare ad ottenere ciò che egli bramava.
6. Ma
d’altro canto tale brama era sempre così intensa in lui che non gli permetteva
di prestare ascolto a questa obiezione.
7.
Quindi, dopo aver molto pensato e considerato la cosa da ogni suo lato, egli
deliberò di scegliersi un posto su un monte vicino ed
abbastanza alto, e di recarsi là per dedicarsi, nell’assoluto raccoglimento, ad
insistenti preghiere ogni qualvolta il tempo e le circostanze glielo avessero
permesso.
8. Ma
affinché egli potesse sempre ritrovare tale posto, si costruì una croce e la
fissò nel terreno in quel posto stesso. Compiuto questo lavoro, egli Mi fece
solenne promessa che su quel posto non avrebbe cessato di pregare prima che Io
non lo avessi esaudito. Anzi, egli assicurò perfino che voleva o morire là o vederMi, e che non si sarebbe mosso da quel posto finché
non Mi fossi mostrato a lui.
9.
Così decise, dispose e anche fece!
10.
Per ben tre anni, quando mai gli fu possibile, il nostro uomo salì lassù e là
rimase pregando con il massimo fervore, talvolta per delle ore intere, invocandoMi perché esaudissi la sua preghiera. Ma ogni
volta che si trovava sul monte a questo scopo, egli era sempre, in modo
invisibile, circondato da tutte le parti da molte migliaia di buoni spiriti, i quali secondo la Mia Volontà lo andavano rafforzando,
tanto che in capo ad un anno e mezzo egli poté già avvalersi completamente
della vista interiore dello spirito, cosicché gli fu poi facile intrattenersi
là con moltissimi spiriti affini a lui riguardo a ciò che gli stava tanto a
cuore.
11. I
buoni spiriti, unanimemente, provarono certo a dimostrargli che il suo
proposito era, nel senso effettivo – seppur vero e gradito a Dio – un poco
affetto da stoltezza, ed aggiunsero che per lui era
già stata una grazia immensa quella di avergli concesso da parte Mia gli occhi
dello spirito aperti affinché egli potesse vedere sempre i propri fratelli
spirituali e ragionare con loro sulle varie cose, che sono, saranno e verranno
sul suolo della Terra. Sennonché questo insegnamento da parte
dei buoni spiriti ottenne, nel suo caso, ben magri risultati, perché egli
andava sempre obiettando loro: “Miei cari
fratelli e puri amici diletti del mio e del vostro Signore! Io una volta per tutte,
non posso dirvi nient’altro che quello che già più volte vi ho detto! E questo,
come sapete, si riassume come segue:
12. Se io riesco soltanto a vedere Lui e ad averLo, poi tutto il mondo con tutto il Cielo vale per me
quanto un centesimo falso! E così voi potete parlare e ragionare su cosa e come
volete, ma non riuscirete in eterno a distogliermi dal mio proposito, perché io
voglio e devo vedere Lui, Lui che unicamente io amo sopra ogni cosa! Soltanto
Lui è tutto per me; invece tutto il resto è nulla per me!”
13. E
quando questi buoni spiriti sentivano tali discorsi del nostro uomo, si battevano il petto e gli rendevano lode per il grande amore
che Mi dimostrava; ma così ogni loro lavoro era inutile. E quando essi si
convinsero di ciò, allora per qualche tempo si tennero lontani da lui nelle
occasioni delle sue visite sul monte, in maniera che egli non poté più vedere
nessuno e nient’altro all’infuori di quanto vedevano
gli occhi del suo corpo.
14.
Questo fatto lo indusse a pensare che la sua pretesa poteva
pur essere qualcosa di peccaminoso, visto che gli spiriti lo avevano
abbandonato, e quindi un giorno cominciò nuovamente a riflettere a lungo su
cosa avrebbe dovuto fare, e cioè se doveva prestare ascolto agli insegnamenti
degli spiriti, oppure se doveva prestare fede a ciò che il suo sentimento con
tanta forza gli suggeriva.
15.
Alla fine però il sentimento trionfò su tutti gli spiriti, e perciò egli disse
a se stesso: ‘Sia come sia! Che io, al cospetto di Dio,
sia un peccatore, questo già me lo dimostra il mio proprio
corpo, poiché se non fossi peccatore, non avrei certo intorno a me questa
peccaminosa testimonianza della morte. Io quindi, finché vado trascinando
questo corpo, sono un peccatore. Ma che colpa ha il peccatore se nel proprio
corpo lo spirito si accende nella brama indomabile di vedere Colui
che lo ha creato per la vita eterna? Io quindi voglio restare fedele al
mio primo proposito, e accada ciò che vuole, non
perciò il mio amore per Dio ne verrà indebolito! Io voglio piuttosto amare fino
a morirne, prima di staccarmi, anche di una minimissima
parte, da questo amore!’
16.
In seguito a questa decisione, il nostro vecchio riprese
a salire al luogo che sappiamo e là pregò con ancora molto maggiore fervore di
prima.
17.
Erano già trascorsi quasi tre anni da quando il nostro uomo aveva cominciato a
pregare così su quella montagna, quando un giorno egli vide presentarsi dinanzi
a lui un altro uomo di bell’aspetto, ma dalla misera apparenza, il quale iniziò a parlare con lui:
18. Egli chiese al nostro vecchio: “Caro uomo, cosa stai facendo mai su questa
altura?”
E l’anziano che pregava, rispose: “Mio buon amico, come vedi, sto pregando!”
E lo straniero replicò: “Non sai tu dunque che soltanto in chiesa si prega con vantaggio il
Signore, mentre invece tu sembri evitare la chiesa e
perciò compi tutte le tue devozioni, esclusivamente su questa montagna?”
Ma il nostro anziano che pregava, rispose: “Caro amico, questo è certo vero; tuttavia,
quando il tempo per salire fin qui non è buono, in chiesa ci vado anch’io! Comunque devo confessarti
apertamente che io in una chiesa non ho ancora mai potuto pregare con vera
devozione come invece posso fare qui su questa altura,
che per me è qualcosa di particolarmente sacro! Infatti, devo dirti ancora, in
tutta sincerità, che quando qui guardo intorno a me e vedo l’erba verdeggiante
e i magnifici boschi che con tanta abbondanza ornano i piedi di questa
montagna, e al di sopra di me scorgo l’ampia azzurra e
libera distesa del cielo, allora il mio sentimento interiore mi dice: ‘Vedi,
questi ornamenti del grande tempio di Dio sono certo più vicini alla Sua
potente mano, che non le sculture di cui si abbellisce una chiesa fatta di
muratura!’. Dopo aver
pensato così, io mi trovo perfettamente nel mio elemento, e allora vengo su
questa mia altura e mi metto a pregare dal più profondo del mio cuore”
19.
Udito questo, lo straniero gli disse: “Mio caro amico, su questo punto sono
completamente d’accordo con te, ma adesso vorrei anche sentire da te se c’è
un’altra profonda ragione interiore che ti ha indotto a scegliere questo luogo
per le tue preghiere!”
20. A
questa domanda il nostro orante rimase un po’
meravigliato, tuttavia, dopo qualche momento di riflessione, rispose allo
straniero: “Vedi, mio caro amico, più d’uno prega per
avere salute, altri per avere ricchezze e altri ancora per ottenere questa o
quella cosa; io invece non prego per niente di tutto ciò, perché ogni mio
pensiero è rivolto ad una sola cosa, e questa è il mio Signore e mio Dio! Ed è
Lui che io vorrei vedere una volta sola, almeno durante questa mia vita
terrena, perché so bene che questa vita non è adatta per vederLo
più volte. Ottenendo ciò, io avrei raggiunto di più di quanto tutta la Terra e
tutto il Cielo potranno mai offrirmi! Perciò io
preferisco morire qui, che staccarmi, anche solo minimamente, da questo mio
proponimento; e se mi sarà concesso di vedere esaudita la mia preghiera, allora
ringrazierò e glorificherò Dio qui dove mi trovo, per tutto il tempo della mia
vita!”
21. Dopo queste parole, lo straniero gli domandò di nuovo: “Come te Lo raffiguri Dio? Infatti, potrebbe accadere
benissimo che Egli venga a te, ti Si mostri e con te parli sotto l’una o
l’altra forma, ma se tu non Lo riconoscessi, allora tutte le tue preghiere
sarebbero state evidentemente vane, anche se Dio ti avesse completamente
esaudito!”
22. A
questa domanda il nostro orante rimase ancora
più colpito, e infine così gli rispose: “Mio
caro amico, quello che mi hai detto ora è davvero molto importante, perché,
vedi, il mio pensiero non si è preoccupato ancora di questo problema, e devo
confessarti che a questo riguardo non posso farmi proprio alcuna
raffigurazione, dato che le mie idee intorno
all’Essere divino sono tanto confuse, che finora non so se ci sia un Dio con
l’aspetto di un grande uomo, o se questo Dio consista di tre uomini che,
ciononostante, appaiano all’incirca con un corpo solo. Oppure, è forse l’Essere
divino come una Luce infinita nella quale queste tre divine Persone si librano
e operano? Insomma, mio caro amico, a tal proposito io non potrei
darti davvero alcuna risposta precisa! E vedi, questa incertezza fu anche la
ragione principale che mi spinse a scegliere questo posto su questa
altura, perché sento di doverti dichiarare apertamente, che preferirei “non
essere” piuttosto che rimanere come sono, cioè incerto sul come sia fatto Colui
che io amo sopra ogni cosa”
23. A questo punto lo straniero interpellò
di nuovo il nostro orante e gli disse: “Non
hai mai letto quello che Cristo affermò di Sé quando gli apostoli Lo pregarono
di mostrare loro il Padre? Ebbene, non sta scritto: «Io e il
Padre siamo una cosa sola! Chi vede Me, vede anche il Padre, dato
che il Padre è in Me ed Io nel Padre!»?”
24. A
queste parole, il nostro orante rimase enormemente stupito, e immediatamente si
ricordò dei due discepoli che andavano ad Emmaus e domandò, un po’ timoroso, allo straniero: “Caro amico! Dimmi: sei tu forse un qualche
eremita, oppure un qualche altro uomo devoto e buon conoscitore della Sacra
Scrittura, dato che simili parole non escono
solitamente di bocca da un uomo comune?”
25. A
questa domanda l’Uomo straniero non diede al
nostro orante alcuna risposta, bensì lo prese per
mano, lo fece alzare da terra e lo condusse poi fin sulla sommità del monte. E solo qui Egli riprese a parlare e disse al nostro orante: “Fratello, vedi, quello che per tre lunghi
anni hai pregato di poter vedere, ebbene, Questo sta ora dinanzi a te! Vedi, Io solo sono il Dio del Cielo e
della Terra, e all’infuori di Me non c’è ne sono altri!
26. RestaMi dunque fedele nel tuo cuore, anche se in
questa vita non Mi vedrai più! Ma come tu ora senti la
Mia dolce voce paterna, così tu la udrai anche sempre, tanto su questa altura,
quanto in qualsiasi altro luogo dove ti troverai nel Mio nome!
27. E così tu hai
trovato la vita eterna, e questa non ti sarà tolta mai più! In verità ti dico: ‘La tua anima non assaporerà mai più in eterno la morte!’
Amen!”
28.
Dopo queste parole, l’alto Straniero scomparve subito, e il nostro uomo in
preghiera pianse, lodò e glorificò il Signore durante tutta quella notte, e in
seguito visitò quell’altura con uno zelo ancora maggiore di prima.
*
29. Vedete, anche simili fatti reali sanno raccontarvi le
montagne! Perciò salite anche voi volentieri sulle montagne, oppure pregateMi almeno in spirito quando siete sulle montagne –
le quali sono un animo puro – così anche a voi potrà accadere quanto è accaduto al nostro devoto orante.
30.
Quello però che ancora insegnano, predicano e raccontano le montagne, lo
apprenderemo in una prossima comunicazione che sarà l’ultima a questo riguardo;
per conseguenza, oggi ci fermiamo.
[indice]
La montagna
quale specchio del nostro interiore
28 maggio
1842
1. Dunque:
che cosa insegnano e predicano ancora le montagne?
2. Le
montagne, se ci si fa attenzione, dicono all’uomo
ancora parole tali, che chiunque, per poco che sia desto nello spirito, può
facilmente dedurre quale sia lo stato del proprio animo!
3.
Quindi le montagne sono un vero specchio spirituale per chi vi si vuole
contemplare.
4. Ma
come è da intendersi ciò?
5.
Già in varie occasioni voi avete appreso che per l’uomo desto nello spirito
ogni fenomeno naturale ha un qualche significato, e principalmente questa cosa
l’avete percepita in quelle occasioni nelle quali appunto, alcune montagne vi
sono state svelate.
6. Di
conseguenza, all’uomo spiritualmente più desto è sufficiente gettare uno
sguardo su una montagna vicina, e subito vedrà come essa
spicca sullo sfondo del cielo, se cioè è perfettamente pulita oppure se è
avvolta entro a dei vapori azzurrastri, e quali parti della montagna sono più o
meno offuscate, oppure se c’è della nebbia intorno, sia alla base che a metà o
sulla cima della montagna, oppure se al di sopra della cima vi sono delle nubi
e di che specie e genere sono queste.
7.
Inoltre, ad un simile osservatore non può sfuggire
quali sentimenti susciti in lui la vista di una montagna che gli sta dinanzi,
se essi lo rendono di lieto umore oppure se lo dispongono piuttosto alla
malinconia, oppure se contemplando la montagna sorge in lui una grande brama di
salirvi quanto prima, o se invece il sentimento suscitato in lui è stato
precisamente di carattere opposto, e cioè in un certo qual modo la percezione
di una sensazione di impossibilità di salirvi. Inoltre, egli si renderà anche
conto – cosa questa però che è propria soltanto ad un
sentire più desto – se contemplando la montagna ha percepito in sé un
sentimento mattutino sereno, oppure se, pur essendo sereno, ha percepito in sé
un affaticante sentimento meridiano oppure un assonnato sentimento serale,
oppure un funereo e cupo sentimento che si può avvertire a notte fonda, e così
egli è anche consapevole di quanto a lungo è durato il sentimento stesso che
dominava tutto il suo animo.
8. Vedete, tutte le circostanze qui citate vanno considerate
con molta attenzione, perché tutti questi fenomeni e sensazioni corrispondono
sempre in maniera assolutamente esatta allo stato interiore dell’uomo. Solo che
qui è da osservare che le sensazioni devono concordare con i fenomeni, dato che i fenomeni di per sé non rendono ancora un
testimonianza pienamente valida. Se invece il sentimento è in armonia con il
fenomeno, allora la montagna rivela all’uomo esattamente in quali condizioni
egli si trova.
9. Se
ad esempio qualcuno uscisse di casa al mattino e il
suo sguardo si posasse su una montagna che si staglia sullo sfondo limpidissimo
del cielo, però la vista della montagna stessa non elevasse affatto il suo sentimento,
bensì lo colmasse di una segreta angoscia, ebbene, in questo caso vi sarebbe
disarmonia tra il fenomeno e il sentimento, ma nonostante ciò la montagna
rimarrebbe uno specchio fedele per l’osservatore. Ora si domanderà: “In quale modo essa sarebbe uno specchio
fedele?”
10. Vedete, quando la purezza spirituale della montagna respinge
l’animo dell’osservatore, udite cosa essa dice all’osservatore: “Come è impuro l’animo con il quale mi
guardi! Purificati dunque, affinché tu, in te, possa elevarti al di sopra del tuo sensuale mondano, nella stessa maniera
in cui io mi innalzo al di sopra del fango della pianura, dove non dimorano che
dei miserevoli vermi, rane, rospi e serpenti!”
11.
In questo caso nello specchio della montagna l’osservatore vede la sua immagine
quale essa dovrebbe essere, ma come invece non è.
12. Un altro caso di disarmonia
sarebbe questo: e cioè che un uomo, uscito come prima di casa nelle ore
mattutine o anche in un’altra ora del giorno, e vedesse una montagna
completamente avvolta nella foschia, ma nello stesso tempo egli percepisse un
sentimento mattutino completamente sereno e lieto. Ebbene, in simili
condizioni, che cosa dovrebbe dunque dedurre l’osservatore dalla montagna
avvolta nella foschia?
13. In simili condizioni lasceremo che la montagna stessa dica alcune
parole, le quali dovrebbero suonare così: “Guarda
un po’ me, o lieto viandante, nella serenità mattutina del tuo sentimento! Tu prima eri così come adesso vedi me, e
cioè fosco e triste. Una notte soffocante minacciava di inghiottirti, e pure tu
fosti avvolto da nubi afose e pesanti, come ora ne è avvolto tutto il mio
essere. Tu non sapevi cosa esse ti avrebbero riservato. Ben presto si
abbatterono delle potenti tempeste su di te, e qualche fulmine dalla tua massa
di nubi ti colpì. Tu però non ti scoraggiasti, perché nella tua anima avevi me
quale esempio, ed eri come me: un’alta rupe coraggiosa che affronta questa
tentazione! Ed ecco, ad un tratto le tempeste che
minacciavano di annientarti si trasformarono in angeli salvatori e ti
liberarono dal grave peso della tua notte. O tu, dunque, piccolo amico che stai
laggiù nella valle – tu che con animo sereno mi contempli mentre io sono
sepolta nella notte delle nubi e le tempeste percuotono la mia fronte quasi
volessero distruggermi – tieni ben presente questa immagine dinanzi a te,
perché solo così potrai rimanere nello stato mattutino del tuo sentimento, se
cioè con sufficiente frequenza rievocherai nella tua
mente questa immagine che ti mostra in quali condizioni ti trovavi quando il
tuo stato era simile al mio attuale.
14. Sappi però, che questa tempesta non mi
annienterà, e tu ben presto mi rivedrai simile a te. Meglio per te se allora
potrai contemplarmi ancora nella mia purezza con lo stesso sentimento con il
quale stai guardandomi adesso, mentre ti mostro come eri tu un giorno!”
15. Vedete, dunque, quali buoni e utili insegnamenti può dare
una montagna ad un animo puro, anche se è avvolta nelle nubi, dato che essa
guida verso la vera umiltà e l’osservatore può
allora dire a se stesso: “O montagna,
quante volte già fosti avvolta dalle nubi e quante volte ridivenisti pura.
Ricordami perciò sempre che un animo puro, finché è libero, può, come te,
essere di nuovo avvolto da nubi! Ma affinché ciò sia evitato il più possibile, necessita
che il tuo stato di annuvolamento richiami sempre questa eventualità alla mia
memoria e che contemporaneamente mi dica con parole di tuono: «Vedi, com’è
triste precipitare nuovamente nella notte di prima, e quanto è faticoso portare
simili nubi che sono colme di innumerevoli fulmini, i
quali non chiedono: ‘Dove
dobbiamo colpire?’, bensì colpiscono là dove capita e frantumano e distruggono quello che
incontrano!”
16. Vedete, questi sono i due punti culminanti dei rapporti
disarmonici tra i fenomeni e le sensazioni!
17.
Per conseguenza, fra questi due estremi possono
manifestarsi ancora una quantità di fenomeni disarmonici di specie maggiore o
minore, che però, poiché questi ne hanno due come punti di riferimento, possono
essere tutti facilmente riconosciuti, dato che essi non si estendono più su
tutto, ma soltanto su singole parti.
18.
La cosa più difficile è giudicare il fenomeno complessivo; ma questo è già
chiarito. Quindi ciascuna singola parte la si può
riconoscere con facilità, e precisamente nello stesso modo come qualcuno,
conoscendo una formula matematica generale, può risolvere del tutto facilmente
ciascun singolo caso, appunto, grazie a questa formula.
19.
Per quanto riguarda poi i fenomeni armonici, questi non hanno bisogno di ulteriore spiegazione, poiché quando un animo sereno
contempla una montagna serena, cioè non avvolta da nubi o foschie, esso si fa
tanto più sereno ed aspira a salire verso la pura altura. Mentre quando un
animo cupo vede una montagna terribilmente avvolta da foschia, esso si fa
ancora più cupo e fosco, e in spirito sta già esclamando segretamente: “Montagna, cadi su di me e ricopri
completamente la mia notte spaventosa!”. E un tale uomo non aspira certo a
salire sulla vetta di questa montagna.
20.
Se però qualcuno va fuori con l’animo sereno e una montagna avvolta da foschia
lo mette di malumore, allora un tale cattivo umore deve essere considerato come
nient’altro che un ridestarsi del reale stato in cui si trova, seppur di
nascosto, il suo animo, oppure è la montagna che indica all’uomo tutto ciò che
ancora sta dentro di lui.
21.
Questi sono i momenti universali dei rapporti armonici in base ai quali può
essere riconosciuto e stabilito qualsiasi singolo caso, anche insignificante.
22.
Che naturalmente le montagne più alte, in modo speciale i ghiacciai come il
nostro Grossglockner, lascino osservare su di sé ciò con una precisione di gran lunga maggiore di altre montagne meno alte, questo
s’intende senz’altro da sé, se si considera un po’ che la funzione di una
montagna si esercita entro una cerchia tanto più vasta, quanto più alta essa
solleva la sua vetta al di sopra dell’usuale avida profondità del terreno.
23.
Che oltre a ciò le montagne acquistino il loro pieno
significato proprio laddove cominciano i loro più puri pascoli, questo ognuno
lo può facilmente dedurre dal tutto, dato che quanto più le montagne divengono
pure, tanto più tutto si spiritualizza su di loro. Per questo motivo esse, già
in sé e di per sé, fanno sull’animo di chiunque un’impressione maggiore che non
delle alture minori.
24.
Se poi voi volete capire, ancora più precisamente in quale regione le montagne,
e inoltre quali montagne esercitino la massima
influenza, allora basta che diate un’attenta occhiata ai disegni abbastanza ben
riusciti del servo. Da questi potrete ben presto rilevare, nella parte
inferiore dei disegni, quei punti dove le montagne cominciano ad avere
efficacia e pure quali montagne esercitano l’influenza maggiore.
25.
Volendo dunque conoscere ciò, allora dopo un attento esame di ciascun
esemplare, domandate a voi stessi come esso abbia eccitato il sentimento, e da
ciò non tarderete a rilevare da dove proviene l’effetto maggiore. Infatti anche l’immagine è una rispondenza dell’oggetto
della quale essa è l’immagine, e può anche essere vivificata, nello spirito,
quasi fino alla completa realtà; solo che, naturalmente, un’immagine deve
essere considerata con tanta maggiore attenzione, affinché essa possa con ciò
farsi realtà nel sentimento. Una volta che qualcuno, in maniera percettibile,
sia arrivato a questo punto, egli può anche trarre vari insegnamenti utili da
una simile osservazione.
26.
Che naturalmente una simile montagna, nella sua peculiare natura, sia molto più
efficace, già da subito a prima vista è cosa certa, e questo non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni, dato che ciò lo insegna già a
chiunque la sua esperienza. Così, qui non abbiamo raffigurato solo il
Grossglockner in tutte le sue parti e in tutti i suoi effetti, bensì tutto
quello che è dato qui si riferisce, secondo l’Ordine,
a tutte le montagne, come chiunque può ben capire.
27.
Ma soprattutto tutto ciò deve essere inteso per quanto riguarda le
corrispondenti montagne nel cuore umano, le quali devono venir poste di fronte a quelle naturali affinché nel cuore possa poi
altrettanto sorgere un tale utile effetto a distanza, come essi sorgono e
sussistono continuamente su queste montagne che ora avete imparato a conoscere.
28.
Considerate dunque bene queste cose, mettetevi spesso alla prova e operate
conformemente, così pure su di voi si riverserà la vera benedizione interiore
delle montagne, nello stesso modo come già da queste si riversa la benedizione
a voi nota, sui paesi che le circondano, e questo è
vero, giusto e fedele! Ma come Io Mi trattenni di
preferenza sulle montagne, e con pochi pani saziai tanti affamati e su un monte
Mi mostrai trasfigurato e da un monte salii al Mio Regno, così anche a voi Io
ho esposto tutte queste cose riguardo alla montagna, e con ciò vi ho aperto una
grande porta che da accesso al Regno della vita eterna!
29.
Pensate che Io, l’Autore e Creatore delle montagne, non per nulla dimorai
volentieri sui monti, e non senza un grande e vivente significato pregai per
l’ultima volta su un monte. Perciò seguiteMi in ogni
cosa, e allora ben difficilmente potrete fallire la Meta che sono Io stesso!
30.
Questo vi dice Colui che un tempo distribuì il Cielo
su un monte. Questa è pure una parte del Cielo. Accettatela dunque come una Mia
grande Benedizione, e diventate eternamente viventi nello spirito! Amen!
* * *
* *
Ulteriori dettati relativi ad indicazioni sui monti, furono
pubblicati a parte. Li riportiamo di seguito:
- Escursione montana [D.d.C. vol. 2 cap. 171] (18.06.1847)
- Benedizione
per una salita su di un monte nel tempo opportuno [D.d.C. vol. 2 cap.
180] (15.07.1847)
- La roccia sullo Schloßberg [T.N. cap. 2] (26.07.1840)
- Intorno al monte Strabengel e (continuazione)
[T.N. cap. 15] (29.08.1840)
- La Choralpe [T.N. cap. 16] (13.09.1840)
- Visita alla Kleinalpe [T.N. cap. 27] (25.10.1840)
- Illuminazione
spirituale sulla visita alla Kleinalpe [T.N. cap. 28] (29.10.1840)
- Viaggio verso Haberbach [T.N. cap. 33] (1.12.1840)
- Il monte Kulm
[T.N. cap. 37] (22.05.1841)
- Sul segreto dei monti [T.N. cap. 39] (15.07.1841)
- Lo scopo dei monti [T.N. cap. 40] (17.07.1840)
[indice]
[home
sito] - [home Lorber]
[1] Un miglio tedesco è 7,42 km, quindi 5000 x 7,42 = 37.100
km. Quindi ‘parecchio’, è vicino ai 40.000 km secondo
la misura degli scienziati.
[2] Se la
circonferenza della Terra è di circa 40.000 km e un
punto ipotetico ruota in circa 214 ore, allora la sua velo9cità sarà: velocità
= Spazio / tempo = 40.000 / 24 = 1667 km/h.
[3] Vedi la rivelazione a J. Lorber
“La Terra”, la
seconda parte dal ca. 27.