dettate nel
1859/1860 al mistico e
profeta
JAKOB
LORBER
Cosa
successe nei tre giorni in cui il giovane Gesù restò a discutere con i dottori
del tempio di Gerusalemme? Perché
i dottori della legge, i farisei e gli scribi non riconobbero in Gesù l’atteso
Messia? Tutti i
colloqui con gli scribi già denotavano l’essenza dell’Uomo-Dio che in qualunque
occasione cercò di correggere gli uomini-figli per invitarli a percorrere la
strada dell’ubbidienza. Il linguaggio delle
“rispondenze” per scoprire il significato
della Bibbia.
I tre giorni nel
Tempio
Traduzione dall’originale tedesco "DIE DREI TAGE IM TEMPEL”
Copyright © by Lorber Verlag
Copyright © by Associazione Jakob
Lorber
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Prefazione |
L'usanza degli esami ai ragazzi nel tempio di Gerusalemme. |
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Il ragazzo di molto spirito Gesù nel tempio. L'offerta del vecchio Simone. La domanda preliminare. Il discorso del giovane dottore della
legge. |
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La domanda del ragazzo
Gesù ai dottori della legge: "Chi è la «Vergine» e chi è suo
«Figlio»?". La buona risposta dei
saggi dottori della legge. |
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La rinnovata richiesta del ragazzo Gesù di conoscere la
risposta alla sua domanda preliminare su Isaia 9, 5-6. |
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Il
discorso del capo della Sinagoga di Betlemme e la risposta del ragazzo Gesù.
Il vano tentativo del vecchio fariseo orgoglioso di interrompere il discorso. |
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Il parere del giovane levita.
Il discorso sprezzante del gran sacerdote in merito al figlio del
carpentiere di Nazaret. |
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La risposta del ragazzo Gesù al discorso del gran
sacerdote. Della missione del figlio
di Zaccaria e del potere miracoloso del figlio del carpentiere. |
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La minaccia del gran sacerdote e la severa
contraddizione del giudice romano. |
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La promessa del ragazzo Gesù al giudice
romano e lo sdegno del gran sacerdote.
Come l'uomo stesso può divenire la parola vivente di Dio e così
divenire Dio. Il ragazzo Gesù
smentisce il gran sacerdote servendosi del catechismo popolare. |
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Il vano tentativo di uno
scriba e di un anziano di giustificare il gran sacerdote e di volerlo
valorizzare. Il giudice rinvia la seduta al giorno dopo. Il ragazzo Gesù e
Simone ospiti del Romano nella locanda. |
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La consultazione notturna dei ministri del
tempio. |
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La riunione del
collegio esaminatore nella sala delle udienze nel secondo giorno. Il vano tentativo dei ministri del tempio
di abolire la seduta. |
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La prosecuzione della
seduta. La domanda del ragazzo Gesù ai
ministri del tempio: "Che cosa fareste voi se Io fossi sul serio il promesso
Messia?". La prudente risposta di
Gioram, il talmudista, riguardo al Messia. |
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La testimonianza del
ragazzo Gesù di Se Stesso come l'autentico "Egli si affretterà a
spogliare, egli solleciterà di predare!". Il parere di Gioram: attendere e stare a
vedere cosa porterà il futuro! Il richiamo di Gesù all'Onnipotenza di Dio
dentro di Sé. La risposta malevola di
Gioram. |
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Ogni sorta di
obiezione da parte di Gioram e del gran sacerdote contro la messianità del
ragazzo Gesù e la loro contestazione. |
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Domanda del sarcastico
Barnaba. La risposta di disapprovazione del Signore e controdomanda. Imbarazzo di Barnaba e scuse. Il miracolo delle
orecchie d'asino e dell'asino vivente. |
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La miracolosa
sparizione dell'asino. Il miracolo
della pietra. Lo stupore del giudice
romano per la forza prodigiosa del ragazzo Gesù e le sue parole di
chiarimento sulla venuta del Regno di Dio. |
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. La spiegazione del ragazzo Gesù dei miracoli dei ventisette
maghi a Damasco. L'imbarazzo e stupore
di Barnaba. Del segreto
dell'Onniscienza del ragazzo Gesù. |
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La spiegazione delle
due parole "Gerusalemme" e "Melchisedec" data dal ragazzo
Gesù. |
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La
seconda notte nella locanda. Gioram e Barnaba alla ricerca di testi adeguati
di Isaia. |
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L'inizio della discussione del terzo
giorno. Il vano tentativo di Gioram di
chiudere il tema iniziato. L'obiezione del gran sacerdote divenuto offensivo
e la confutazione del ragazzo Gesù. |
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Le
parole di riconoscimento del giudice romano nei confronti del ragazzo Gesù e
il suo discorso sulle leggi riguardo all'ordine statale e sulla legge divina
riguardo all'amore del prossimo. |
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La
lettura e la spiegazione di Isaia 9,5-6 fatta dal giudice romano. |
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Il
discorso di Gioram sull'Essere di Dio come risposta al giudice romano. |
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Il
discorso tagliente del ragazzo Gesù rivolto agli ipocriti ministri del tempio
quali suoi accaniti avversari. I misfatti nel tempio. |
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La
replica adirata del gran sacerdote. La
profezia del ragazzo Gesù sulla vocazione dei Pagani a divenire figli di Dio
al posto dei Giudei e sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme. La verità sulla morte di Zaccaria. |
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Gioram riconosce nel ragazzo Gesù il Messia,
Gli chiede consiglio e la spiegazione di Isaia 52,14 e 53,3. La risposta
particolareggiata del ragazzo Gesù. |
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La
dimostrazione del ragazzo Gesù che il tempio e tutto il paese non possono più
essere purificati e salvati. La nuova arca dell'alleanza e "l'acqua
maledetta". |
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La
domanda canzonatrice del gran sacerdote. La risposta secca del ragazzo
Gesù. La richiesta Barnaba per avere spiegazione su Isaia
54,4-9 e risposta del Signore. |
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La domanda di Nicodemo sui poli della
terra. La risposta del ragazzo Gesù. Il patto di amicizia tra Nicodemo e il
ragazzo Gesù. |
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Il discorso conclusivo del giudice romano.
La domanda del Romano riguardo alla permanenza dei genitori di Gesù e la
spiegazione del ragazzo Gesù. |
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L'arrivo nel tempio di Giuseppe e Maria.
La domanda dei genitori e la risposta del figlio. Il colloquio amichevole del
Romano e di Simone con i genitori di Gesù. Nel palazzo del Romano. Il ritorno
a Nazaret. |
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Mio ringraziamento di servitore (13 gennaio 1860 di Jakob Lorber) |
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- Osservazione su Cornelio |
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1° giorno
Cap.1 – L'usanza
degli esami ai ragazzi nel tempio di Gerusalemme.
Era costume ed usanza prescritta in tutto il Regno dei Giudei che le
famiglie dovessero condurre i loro figli, dopo aver compiuto il 12° anno di
età, nel tempio di Gerusalemme, per venire esaminati dagli anziani, dai farisei
e dagli scribi riguardo a quanto avevano appreso fino a quell'età,
particolarmente riguardo alla dottrina di Dio e dei profeti. Per tale esame si doveva versare una piccola
tassa, e gli esaminati, dopo averla corrisposta, se lo desideravano e dietro
pagamento di altra piccola tassa, ricevevano un attestato di idoneità. Quei ragazzi che si fossero distinti sotto
ogni riguardo potevano venire accolti poi anche nelle scuole del tempio, con la
prospettiva di diventare un giorno ministri del tempio.
Quando i loro genitori erano in grado di dimostrare la loro discendenza
dalla tribù di Levi, era facile che i figli venissero accettati nelle scuole
del tempio, ma se non potevano dimostrare ciò, la cosa era allora più difficile
ed in tal caso dovevano acquistare formalmente l'appartenenza alla tribù di
Levi facendo una rilevante offerta al tempio. Le figlie erano esenti da questo
esame, tranne nel caso in cui, spinte dai loro genitori, non volessero venire
esaminate anche loro per rendersi maggiormente gradite a Dio; in questi casi
venivano esaminate dalle matrone del tempio in un edificio appartato e
ricevevano pure loro un certificato comprovante tutte le cognizioni e le
capacità fino allora acquisite. Tali
ragazze potevano poi diventare mogli dei sacerdoti e dei Leviti.
Gli esami dei ragazzi e più ancora quelli delle fanciulle erano di
breve durata; alcune domande principali erano già prestabilite una volta per
tutte, ed ogni Ebreo le sapeva già da lungo tempo a memoria. Le risposte alle
menzionate domande venivano inculcate ai figli in modo che questi le esponevano
molto velocemente e con scioltezza, anzi l'esaminatore non era nemmeno giunto
al termine della sua domanda che il ragazzo esaminato gli aveva già risposto.
Non venivano mai rivolte agli esaminandi più di dieci domande, e da ciò si
comprende facilmente come l'esame di ogni candidato non potesse durare che poco
più di qualche minuto, particolarmente se avveniva che egli rispondesse alle
prime domande molto bene e con molta franchezza, perché allora le rimanenti gli
venivano per lo più condonate.
Terminato il breve esame, il ragazzo riceveva un piccolo bigliettino
con il quale egli doveva poi presentarsi, insieme ai suoi genitori, al medesimo
ufficio tasse, presso il quale egli aveva in precedenza versato la tassa
d'esame, e dove, esibendo il polizzino d'esame, doveva pagare di nuovo una
piccola tassa, se egli ci teneva ad ottenere sul polizzino un certificato del
tempio. Figli di genitori poveri
dovevano portare con sé un "signum paupertatis" (attestato di
povertà), altrimenti non venivano ammessi all'esame. L'epoca in cui gli esami
venivano tenuti era
Talvolta però accadeva che ragazzi di grande spirito e talento
rivolgessero agli esaminatori delle contro-domande e chiedessero spiegazione di
questo o quel testo dei profeti. In tale occasione si osservavano abitualmente
fra gli esaminatori delle facce seccate e irritate, poiché costoro, riguardo
alle scritture e ai profeti, sapevano solo raramente più di quanto oggigiorno
ne sappiano dei mediocri maestri dell'abc. Essi conoscevano soltanto le cose
che si riferivano alle domande che dovevano fare, mentre, oltre questo limite,
regnavano di solito tenebre molto fitte. Agli esami presenziavano alcuni
anziani e scribi che fungevano per così dire da commissari d'esame; essi però
non facevano domande, ma si limitavano a seguire semplicemente il decorso
dell'esame. Soltanto nei casi specialissimi summenzionati, se ne valeva la pena
per un motivo o per l'altro, cominciavano ad intromettersi e rimproveravano
anzitutto al ragazzo interrogatore la sua stolta presunzione nell'essersi
azzardato a mettere i suoi esaminatori in una situazione spiacevole e nell'aver
causato loro una perdita di tempo.
Se un tale giovinetto non si lasciava troppo facilmente intimorire e se
persisteva nel suo proponimento e nella sua pretesa, lo si faceva
provvisoriamente ritirare, certo più per salvare le apparenze di fronte al
popolo che non per scrutare più profondamente la verità, e doveva aspettare
fino ad una certa ora della sera per essere finalmente e propriamente ammesso a
ricevere la risposta illustrativa a simili domande critiche. Giunta l'ora
destinata, tali fanciulli venivano, sempre però piuttosto di malavoglia, tratti
dal loro nascondiglio e poi dovevano ripetere le domande già fatte prima;
allora uno degli anziani o degli scribi dava di solito al richiedente una
risposta molto mistica ed il più possibile confusa, dalla quale evidentemente
il ragazzo non riusciva a venirne a capo, mentre il popolo lì presente si
batteva il petto, ed ammirava profondamente attonito, muto, sordo e cieco gli
imperscrutabili abissi dello spirito di Dio dalla bocca di un anziano o scriba
che fosse, e biasimava infine il ragazzo stesso per il suo insensato ardire.
[indice]
Cap.2 - Il ragazzo
di molto spirito Gesù nel tempio.
L'offerta del vecchio Simone. La
domanda preliminare. Il discorso del
giovane dottore della legge.
Ma uno di questi ragazzi, che era veramente di molto spirito, non si
lasciò impressionare così presto ed avendo ottenuto libertà di parola, cominciò
ad interrogare gli anziani con una domanda tratta da Isaia, capitolo 7,
versetti 14-15 e 16:
Gesù dodicenne: "Perciò, il Signore stesso vi darà un segno:
ecco, una Vergine concepirà e partorirà un Figlio che essa chiamerà
Emmanuele. Egli mangerà burro e miele,
finché Egli saprà rigettare il male ed eleggere il bene. Però, prima che questo ragazzo sappia
rigettare il male ed eleggere il bene, la terra che tu abomini sarà abbandonata
dai suoi due re".
La prima parte della domanda preliminare
consisteva nel sapere chi era
Da qui si passa al discorso diretto dei vari
personaggi:
1° anziano – (tirchio orgoglioso con voce in lontananza che
parla, parla, ma in modo confuso): Ma guarda che impertinente!
E che maleducato questo ragazzo! Ma che ne sai tu così giovane, di come nascono
i bambini?
1° dottore della legge (dall’aspetto un po’ più umano): Ciò non denota ancora in nessun modo una
cattiva educazione, perché, specialmente nella Galilea, i ragazzi giungono
prima a maturità che non nella degenerata Gerusalemme, dove non regna altro che
lusso ed una grande maleducazione fra la gioventù. Mi rendo garante io per lui,
affinché si dia una risposta migliore, poiché io credo che questo ragazzo è già
perfettamente aggiornato su tutte le circostanze dalla vita umana. Soltanto, si dovrebbe far allontanare gli
altri ragazzi e parlare poi con me, lui come con un adulto.
L'anziano borbotta qualcosa fra i denti
Gesù (rivolto al dottore della legge): “Saprai dirmi allora tu
qualcosa di quella prodigiosa nascita a Betlemme?”
1° dottore della legge: "Sì, carissimo ragazzo
mio, di quella storiella, per fortuna totalmente dimenticata e che in
quell'epoca fece molto parlare di sé, non resta ormai quasi più nulla,
particolarmente poi per quanto si riferisce all'oscura predizione del profeta
Isaia, che profetizzò solo per i suoi tempi in immagini continuamente oscure! Infatti, ritengo che i genitori, da quanto mi
venne riferito, dovrebbero aver abbandonato del tutto
Gesù: "Ogni opera nel vasto mondo di Dio è rischiarata di giorno dalla
più chiara luce del Sole e perfino la notte non è mai tanto oscura da non
poterci vedere proprio per niente; perché dunque, precisamente quella
importantissima dottrina, che deve indicare all'uomo nel modo più limpido e
chiaro la via che conduce alla vera salvezza, dovrebbe venir esposta in maniera
così confusa ed incomprensibile ad ogni anima umana?".
Tutti
gli anziani restano in grande imbarazzo, e tutto il popolo lì presente comincia
a dare piena ragione al ragazzo.
Voci fra il popolo:
"Per il Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe”.
“Questo ragazzo stupisce per la sua intelligenza”.
“Bisogna che egli discuta ancora con gli anziani e gli scribi!”.
“Noi vogliamo mettere per lui una vistosa offerta nel bossolo delle
elemosine".
Un israelita da Betania, molto ricco: avanza
e depone per il ragazzo un'offerta di
[indice]
Cap.3 - La domanda
del ragazzo Gesù ai dottori della legge: "Chi è la «Vergine» e chi è suo «Figlio»?". La buona risposta dei saggi dottori della
legge.
Gesù: "Le vostre parole, per
quanto apparentemente persuasive, non possono acquietare il mare, né comandare
silenzio alla furia dei venti! Soltanto
un cieco non scorge niente dei segni di questi tempi e soltanto chi è
completamente sordo non può percepire il possente rombar di tuono della storia
di quest'epoca memorabilissima per tutta
A
queste parole tutti rimangono attoniti, guardano prima Gesù e poi si guardarono
fra loro, senza rispondere e dopo almeno 10 secondi di tempo….
2° anziano: "Ebbene, continua a parlare tu di quello che è
a tua conoscenza!".
Gesù: "Certo che io so quello
che so, ma io non vi faccio delle domande per farmi spiegare da voi quello che
so già, bensì affinché siate voi a dimostrarmi chi sia la vergine incinta di
cui fa menzione il profeta Isaia, dalla quale dovrebbe nascere appunto il
Figlio dell'Altissimo! Perché lei gli
darà il nome di «Emmanuele»? Perché
gusterà Egli latte e miele allo scopo di poter rigettare il male ed eleggere il
bene? Quali dottori della legge, voi dovrete pur conoscere ciò che il profeta
ha voluto intendere con la vergine divenuta incinta che dovrebbe partorire il
Figlio di cui si è detto prima! Tuttavia, io sono dell'opinione che nella
storia di quella nascita a Betlemme ci sia qualcosa di più importante di quanto
voi riteniate, e che quella coppia di genitori, il noto carpentiere Giuseppe di
Nazaret e la vergine unitasi poi a lui in matrimonio, vivano ancora in
buonissima salute assieme al Figlio nato a Betlemme, poiché, in seguito
all'intervento molto saggio del comandante romano Cornelio, allora in carica,
essi sono sfuggiti alla crudeltà del vecchio Erode manifestatasi più tardi e
vivono ora sani e salvi a Nazaret in Galilea. Ciò è noto a me che sono un
ragazzo di dodici anni, ed a voi, che pur sapete ogni cosa, dovrebbe essere
ignoto? E tanto più che Giuseppe - uno
dei più abili maestri carpentieri - ha avuto sempre, ogni anno, dei lavori da eseguire
qui a Gerusalemme, e voi lo conoscete benissimo, come pure sua moglie che è
nativa di Gerusalemme e che, fino al suo quattordicesimo anno, è stata educata
nel tempio! Non è figlia di Gioacchino e
di Anna, che, secondo le annotazioni delle vostre cronache, venne al mondo in
modo prodigioso? Anna era già in età
avanzata, e, tranne per miracolo, non sarebbe stato assolutamente possibile
pensare ad un concepimento! Ebbene, questa coppia di genitori assieme al neonato
Bambino, visse, subito dopo la fuga da Betlemme, per quasi tre anni in Egitto,
e precisamente nelle vicinanze della piccola città d'Ostracina, ovvero in
egiziano antico Austrazhina; ciò che significa in altre parole «un'opera del
terrore», cioè una fortezza che ai tempi dei Faraoni riusciva micidiale a tutti
i nemici. Più tardi i nemici più potenti
dell'antico Egitto conquistarono questa terribile fortezza, come molte altre
ancora, ed ai tempi nostri null'altro è rimasto del baluardo del terrore d'allora
che il suo vecchio nome alterato, al quale certamente i Romani hanno attribuito
un significato differente da quello degli antichi egizi. Ma ciò poco importa,
ed io ho fatto menzione di queste circostanze a me note al solo scopo di
precisarvi il luogo dove, per lo spazio di tre anni, soggiornarono i genitori
in questione. Da lì, in seguito ad una
misteriosa istruzione superiore, sarebbero di nuovo ritornati a Nazaret, dove
essi vivono attualmente, pienamente sottomessi a Dio, nella maggior riservatezza
possibile, anche se si va raccontando un'infinità di cose prodigiose del
ragazzo che anch'io ho l'onore di conoscere molto bene. Infatti, perfino gli elementi Gli obbediscono
e gli animali più feroci dei boschi e dei
deserti fuggono dinanzi al Suo sguardo più che non da mille cacciatori, poiché
a questo riguardo si dice che Egli superi mille volte un Nimrod! E di tutto ciò voi sul serio non dovreste
sapere proprio nulla? Ditemi dunque,
sinceramente ed in tutta verità, se voi non avete proprio sul serio appreso
niente di queste cose!".
3° anziano (animato da sentimenti un po’ migliori): "A dire il vero è
appunto di ciò che noi abbiamo udito qualcosa, come pure che il carpentiere a
noi ben noto dovrebbe abitare stabilmente a Nazaret con la sua giovane moglie
Maria! Se però il ragazzo prodigioso sia
proprio quello stesso che nacque dodici anni or sono a Betlemme in una stalla,
questo non lo sappiamo e dubitiamo anzi molto che sia lo stesso! E come mai dovrebbe esser quel ragazzo
proprio l'Emmanuele del profeta?".
Gesù: "Benissimo, ma se Egli non
lo è, da dove Gli viene allora la potenza che Egli esercita su tutti gli
elementi? E chi è la «Vergine» del
profeta e chi «l'Emmanuele»?".
Il ricco di Betania: "Udite, questo ragazzo
è dotato di un'intelligenza colossale! A
me viene in mente che egli possa esser forse addirittura un giovane Elia che
quel ragazzo prodigioso di Nazaret invia qui quale Suo precursore, al fine di
prepararci tutti alla comparsa dell'Emanuele del profeta che dovrebbe trovarsi
su questa Terra! Poiché, a chi di noi è
mai accaduto di vedere un ragazzo di dodici anni che, ad eccezione di Samuele,
abbia parlato così saggiamente? Perciò è necessario che voi cominciate ad usare
con questo ragazzo un linguaggio ben più mirato, altrimenti non ci sbarazzeremo
di lui! Bisognerà dunque che voi
cominciate a spiegargli i testi del profeta con maggior chiarezza e si dovrà
esaminare anche come stia veramente la questione della vergine Maria, la figlia
prodigiosa di Gioachino ed Anna, i quali alla fin fine lasciarono, alla loro
morte, in eredità al tempio tutti i loro considerevoli beni, od anzi, per
meglio dire, il tempio se ne appropriò quale compenso per l'educazione della
figlia Maria, confiscandoli con la forza come fossero beni vacanti. Cosa
pensate voi sinceramente e veramente di quella vergine? Se si può prestar fede a quanto dice un
profeta, il tempo da lui indicato con precisione sarebbe ora giunto, e ciò che
vi è di meraviglioso nella vergine di cui si tratta adesso, non può più venire
negato! Ma se in queste cose vi fosse
qualcosa di vero, sarebbe da parte nostra un sacrilegio di sommo grado se non
ce ne informassimo più a fondo e più dettagliatamente!".
3° anziano: "Tu non comprendi
niente di tutto ciò e per tenere il sacco al ragazzo ne parli come un cieco che
vuole parlare della magnificenza dei colori!".
Gesù: "Eppure è cosa strana
davvero che un affamato ritenga siano affamati pure tutti quelli che gli cadono
sott'occhio! Uno stupido reputa sempre
il suo prossimo ancora più stupido di lui; per il cieco son ciechi anche gli altri,
per quanto dotati di vista eccellente, e così per il sordo, chiunque altro è
sordo! Credi tu, vecchio bilioso, che
all'infuori di te non vi sia nessun altro che sappia qualcosa? Oh, tu t'inganni e di molto! Vedi, io non sono che un ragazzo e tuttavia
potrei raccontarti e rivelarti cose che sono perfettamente vere e giuste, e di
cui la tua bisbetica sapienza non si è certo mai neppure sognata! Perché dunque
il mio ricco Simone da Betania, il quale ha viaggiato in India, Persia, Arabia,
Egitto, Spagna e Roma ed Atene, non potrebbe conoscere cose che a te non sono
mai apparse nemmeno in sogno? Ma se è
così, con quale diritto puoi tacciarlo d'ignoranza? Io ti dico invece che egli giudica in modo
più che corretto, e voi dovrete per conseguenza fare quanto egli esige da voi
per i molti soldi da lui versati! Quando qualcuno assume in servizio un
lavorante per eseguire un determinato lavoro, questi deve fare ciò per cui il
padrone l'ha assunto. Se il lavorante
non vuole o non può farlo, allora il padrone avrà bene il diritto di pretendere
dal lavorante pigro o inabile la restituzione del compenso pattuito! Ora voi vi siete fatti pagare a dovere e in
cambio però non volete far nulla, oppure non lo potete fare! Non ha dunque Simone il diritto di reclamare
da voi la restituzione del compenso che egli vi ha sborsato?".
Un Romano (commissario e giudice
presente fra il popolo): "Guardate un po' questo ragazzo!
Egli è già un giurista perfetto e potrebbe senz'altro fungere da giudice
in qualunque controversia! La sua enunciazione di diritto è perfettamente
fondata sulle nostre leggi, e qualora Simone da Betania me lo chiedesse, io
dovrei evidentemente concedergli l'Exequatur!". Si
avvicina a Gesù e lo accarezza ed abbraccia e dice: "Ascolta, o carissimo
e ricciuto piccolo amico mio! Io sono
proprio innamorato di te! Vorrei
provvedere a te con tutti i miei beni per educarti a qualche cosa di
grande!".
Gesù: "Che tu mi ami lo so benissimo, poiché nel tuo petto batte un
cuore buono e fedele. Puoi anche esser certo
che io pure ti amo assai! In quanto al
mio avvenire non c'è bisogno che tu ti preoccupi, perché vi è già Uno che ha
cura di ciò!".
Il ricco di Betania (si avvicina a Gesù e domanda
tutto stupito): "Ma dimmi un po', o mio bellissimo e carissimo ragazzo, come mai
conosci il mio nome, nonché tutti i luoghi dove sono stato?".
Gesù: "Oh, ciò non ti faccia meraviglia, poiché qualunque cosa io
voglia sapere, la so, così, per mia natura!
Il come però non ti sarebbe possibile comprenderlo ancora! Ma adesso ritorniamo all'argomento di prima
ed alla nostra vergine! Volete o non volete, voi, sacerdoti e scribi, chiarire
questa faccenda più da vicino?".
4° anziano (fra i più illuminati): "Ebbene sia; non resterà
altro da fare che parlare del tutto chiaramente con questo ragazzo; spiegategli
perciò il suo Isaia secondo la dottrina delle rispondenze della cabala, ed egli
non avrà poi nessun altro pretesto per fare ulteriori domande!".
Uno scriba (dall’aria di gran
sapiente):
"Dunque, giovinetto, poiché sei tanto avido di sapere, concentrati,
ascolta bene e procura di comprendere: parlando di una «Vergine», il profeta
non voleva intendere una vergine di carne ed ossa, bensì solo la dottrina che
Dio rivelò mediante Mosè ai figli di questo mondo. Nel senso più stretto, siamo
noi sacerdoti gli attuali rappresentanti viventi di questa dottrina e della
legge. Noi, però, quali la vivente parola di Dio, siamo ora ricolmi della
migliore speranza che questa dottrina possa venire diffusa da noi nel mondo
intero e destare i pagani. E questa
vivente e verace speranza in noi è raffigurata dalla gravidanza della vergine
menzionata dal profeta; il Figlio, però, che essa deve partorire, e partorirà,
significa appunto tutti quei pagani che accoglieranno la nostra dottrina, per
la qual cosa questi diranno e verranno chiamati: «Emmanuele», vale a dire, «Dio
è ora anche con noi!». E tale cosa
succedeva già prima di noi, e succede ora in modo tanto più vivo e con tanto
maggior zelo! Ma questo Figlio dovrà cibarsi di miele e di latte per rigettare
con ciò il male ed eleggere il bene. Per
«miele» il profeta intendeva il puro Amore ed il vero bene da questo derivante,
e per «latte» intendeva
[indice]
Cap.4 - La
rinnovata richiesta del ragazzo Gesù di conoscere la risposta alla sua domanda
preliminare su Isaia 9, 5-6.
Gesù: “Oh, certo, quello che tu hai ora esposto molto per bene Io lo sapevo
già da lungo tempo, ed avresti potuto tranquillamente risparmiarti la grave
fatica di darMi questa spiegazione. Io però resto fermo sul Mio punto e non
intendo perdere di vista la vergine Maria! Perché disse dunque il profeta
(Isaia 9, 5-6): «Poiché un bambino è nato per noi; ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Magnifico,
Consiglio, Forza, Eroe, Eterno Padre, Principe della pace; grande sarà il suo
dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene
a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre! Questo farà lo zelo del Signore degli
eserciti Zebaoth». Che Fanciullo è dunque e che Figlio è questo che ci è
dato? Non può darsi forse che Egli sia
tuttavia quel Fanciullo nato a Betlemme in una stalla? Giacché sta scritto ancora: «A Betlemme in
una stalla nascerà un Re ai Giudei; Egli fonderà un nuovo Regno che non avrà
mai fine in eterno!». Come intendi tu,
cabalista, tutto ciò?".
Dicono alcuni (mentre si guardano l'un l'altro disorientati):
“Ma come ha potuto il ragazzo venire così esattamente a conoscenza
della Scrittura?”
“Eppure non esistono in tutto che pochissime copie soltanto e di
complete poi appena dieci, e solo noi sappiamo dove queste si trovano, mentre
nessun altro profano può avervi accesso”.
“Vero è che i Samaritani ne posseggono ancora un'undicesima, ma questa
è però errata e contiene una quantità di aggiunte che sono pure fantasie
orientali"
5° anziano (più mordace): "Ed ora rispondi tu
alla domanda che io ti farò: «Come e da quando sei giunto ad una conoscenza
così perfetta delle Scritture ed in particolare dei profeti?»"
Gesù: "Tu hai altrettanto poco il diritto di domandarmi una cosa simile
quanto ne ho io di chiederti come mai avviene che tu, quale sacerdote, non hai
ancora assolutamente assimilato le Scritture, né in parola e molto meno ancora
in azione! Rispondi tu invece alle
domande che faccio io, al quale scopo tu fosti pagato! Di tutto il resto, poco o nulla affatto hai
da curarti, perché a te non è costato né fatica, né tempo, né il benché minimo
affanno, né qualsiasi altro sacrificio. Del resto non fa proprio assolutamente
particolare onore alla vostra cattedra qui in Gerusalemme, se la evidente
cultura di un fanciullo della Galilea vi strappa una così grande ammirazione,
poiché con ciò voi dimostrate che qui, i vostri fanciulli, per quanto riguarda
l'istruzione, sorpassano di poco il livello del regno animale!"
Il
commissario romano prorompe in una sonora risata, mentre anche Simone non può
trattenersi del tutto dal ridere. Il mordace interlocutore però si ritira e si
siede tutto corrucciato su una panca in fondo alla sala.
Il capo della Sinagoga di Betlemme (rivolto ai membri del
consiglio): "Vedo già che in questa faccenda dovrò intervenire io, altrimenti
non la finiremo più con questo ragazzo! Egli
ha ormai un diritto acquisito d'interrogarci per una settimana, e noi dobbiamo
stare a sua disposizione, volere o non volere! Se egli ci procura già tanti
grattacapi con la sua domanda preliminare, figuriamoci cosa ci aspetta poi alle
sue domande conseguenti e principali! Intelligenza egli ne ha abbastanza ed
anche spirito innato in quantità, e con lui non la spunteremo se non facciamo
come egli vuole. Egli vuole infine
un'esposizione genuina dei fatti che concernono la nascita di un bambino
avvenuta appunto dodici anni fa in una stalla presso Betlemme, e questa posso
fargliela io, perché io ero già allora, come lo sono ancora oggi, il capo di
quella Sinagoga". Rivolto a Gesù: "Non è vero
che tu vuoi sapere da noi, con la massima esattezza, tutti i dati e gli
avvenimenti che accompagnarono quella memorabile nascita a Betlemme?"
[indice]
Cap.5 - Il discorso
del capo della Sinagoga di Betlemme e la risposta del ragazzo Gesù. Il vano
tentativo del vecchio fariseo orgoglioso di interrompere il discorso.
Gesù: "Oh, in quanto a questo, tu puoi benissimo risparmiarti tempo e
fatica, poiché tutto ciò mi è noto in modo tanto fedele e vero come non lo è a
nessuno di voi! Io voglio soltanto
sapere da voi, dopo tutto quello che è accaduto allora a Betlemme, se e quale
relazione trovate che sussista fra quegli avvenimenti e le predizioni di tutti
i profeti, particolarmente di Isaia. Di
questo soltanto si tratta, e non d'altro, anziani miei!"
Il capo della Sinagoga: "Ma, caro ed amabile ragazzo mio, tu
esigi da noi cose che ci è assai difficile o addirittura impossibile darti! E'
bensì vero che tra le predizioni del profeta Isaia e quella nascita avvenuta
dodici anni fa a Betlemme in una stalla - luogo che è stato pure indicato da un
profeta - si possa senza dubbio cercare e trovare, anche senza troppe
difficoltà, un certo nesso, ma, mio caro, quanti (casi simili) possono essersi
già verificati dai tempi del profeta Isaia, mentre non si è ancora avuta
traccia corporea di un Emmanuele!
Gesù: "Eh, sì, se consideri tutto secondo la misura di questo mondo,
potresti anche aver ragione. Ma qui
occorre solo una misura prettamente spirituale, della quale però tu sembri non
avere assolutamente la minima idea, e così, nonostante tutto il tuo discorso
che dovrebbe essere fondato su esperienze, tu, in fondo, hai dato alla mia
domanda preliminare una risposta che equivale ad un bel nulla! Poiché quando il
Messia verrà, non fonderà su questa Terra un regno materiale, bensì un Regno
spirituale, e questo Regno non avrà più fine in eterno, come è anche stato
predetto dal profeta Isaia, in merito al Messia da venire. Ma che cosa è un
Regno spirituale sulla Terra? Esso non è
un Regno che si presenta con pompe esteriori, ma deve invece manifestarsi
interiormente nell'uomo, e colui che giungerà in questo vero Regno di Dio sulla
Terra fra gli uomini, sarà veramente un uomo vivo e non vedrà, né sentirà, né
assaporerà la morte in eterno, come l'hanno profetizzato Davide, Daniele e
Isaia. Dunque, se riguardo al promesso Messia le cose possono stare soltanto in
questi ed assolutamente non in altri termini, come e per qual ragione dovrebbe
presentarsi così del tutto priva di significato quella nascita tanto prodigiosa
a Betlemme? Dio ha protetto miracolosamente quel Bambino dalle mani assassine
di Erode; Egli vive ora certo nella massima riservatezza e si trova dove deve
essere, dotato di un potere che domina tutti gli elementi in modo possibile
soltanto ad un Dio. Nessuno può nascondersi dinanzi a Lui, ma se Egli si
nasconde agli altri uomini, allora a nessuno è possibile trovarlo fino a che
Egli non si lasci trovare del tutto spontaneamente. Egli non ha mai imparato né
a leggere né a scrivere, eppure non c'è scrittura al mondo che Egli non sappia
leggere; Egli scrive in tutte le lingue, è versato in tutte le arti che mai
possono esistere al mondo ed ha una potenza che fa tre Un gran
sacerdote: mare i monti, dinanzi alla quale i più maestosi cedri
chinano il capo fino a terra, e perfino sole e luna e stelle sembrano obbedire
al Suo volere! Ciò che io ora dico non è
esagerazione, bensì letteralmente verità! Ora, se le cose stanno precisamente così
e non altrimenti, io ritengo che da parte vostra varrebbe pure la pena
d'informarsi più da vicino, di studiare in merito i libri dei profeti, se forse
la predizione d'Isaia non corrisponda nei suoi particolari ai fatti che
concernono i noti genitori del Fanciullo, il Fanciullo stesso,
Un vecchio e orgoglioso fariseo: “Queste sono cose che un impertinente porcaro
della Galilea non è assolutamente chiamato a giudicare!
Gesù: “Io parlo grazie al Mio diritto acquisito a caro
prezzo e non compete a nessuno farmi tacere!
Qui presente è il giudice romano al quale soltanto spetta un simile
diritto!"
Il giudice romano: “In mia presenza non ti permetterò più di adoperare
un simile linguaggio! Ciò che dice il ragazzo riguardo quella prodigiosa
nascita è per noi romani molto più importante della vostra sciocca
cianfrusaglia giudaica già troppo sdrucita e logora. La vostra dottrina, più di
qualsiasi altra sulla vasta Terra, ha bisogno di una radicale riforma;
altrimenti a mala pena essa resisterà per cinquant'anni ancora! Poiché la vostra dottrina religiosa ed il vostro
servizio divino sono ridotti oggigiorno ad un tal livello che i baccanali di
Roma sono a loro confronto un vero sole di luce, quantunque, considerati nel
loro scopo di venerare un supremo Ente divino, questi ci sembrino un vero
aborto dell'umano intelletto! - E tu, mio caro fanciullo, continua pure a
parlare senza alcun timore! Io non
permetterò che ti venga fatto nulla di male, poiché in te sembra esservi più
intelligenza che non in tutto questo tempio!
Continua dunque di buon animo il tuo discorso, o mio diletto
fanciullo!"
[indice]
Cap.6 - Il parere del giovane levita. Il discorso sprezzante del gran sacerdote in
merito al figlio del carpentiere di Nazaret.
Un giovane fariseo ancora levita viene avanti
e chiede il permesso di dire anch'egli qualche parola sull'argomento.
Il giudice: “Parla però con moderazione e sensatamente!”
Il giovane levita: "Io sono nativo della Galilea, e precisamente
dalle vicinanze di Nazaret, e mi rammento ora di aver udito diverse cose sul
conto di quel prodigioso fanciullo, di cui questo ragazzo ci ha fatto una
relazione affatto insignificante. Io
veramente non posso asserire di averlo conosciuto personalmente, però ho
sentito spesso raccontare molte cose su di lui. Io stesso mi informai, per
quanto mi fu possibile, sul conto dei suoi genitori, e seppi che suo padre era
un carpentiere di nome Giuseppe, che la sua seconda moglie si chiamava Maria, e
che entrambi discendevano in linea diretta da Davide. E per conseguenza ciò
concorderebbe con le predizioni dei profeti. Io sono quindi dell'opinione che
varrebbe pure la pena sottoporre ad un esame più minuzioso questa faccenda che
interessa specialmente noi Ebrei. Tuttavia non spetta a me prendere
disposizione in proposito e mi permetto semplicemente di manifestare soltanto
la mia opinione con tutta umiltà, giacché considero che tale sia il mio dovere;
tutto il resto riguarda puramente il gran consiglio del tempio. E con ciò in tutta umiltà ho finito di
parlare".
Il gran sacerdote: "Cosa
può farne il tempio delle asserzioni di un fanciullo pazzo? Ben più alti indizi devono venire forniti al
tempio! Già spesso sono emerse questioni
simili tra gli Ebrei, sono avvenuti perfino dei miracoli manifesti, e tuttavia
più tardi non fu dato di riscontrare alcuna traccia di un Messia. Quanto tempo
è trascorso da quando Zaccaria presiedeva alle cose del tempio? Sua moglie Elisabetta gli partorì, in età già
molto avanzata, un figlio che gli era stato annunciato da un angelo mentre egli
sacrificava nel tempio. Zaccaria non
riuscì a prestar fede a tale annuncio, poiché sua moglie era troppo
vecchia. Ed allora egli fu colpito da
mutismo fino a che sua moglie partorì.
Ma quando un giorno gli pervenne nel tempio la notizia che sua moglie gli
aveva partorito un figlio e che gli fu domandato qual nome si avrebbe dovuto
dargli, allora la lingua gli fu sciolta ed egli disse: «Giovanni!». Ed
ecco, questo era appunto il nome che dieci lune prima gli aveva indicato
l'angelo del Signore. Ma Zaccaria domandò all'angelo: «Che cosa ne sarà del
fanciullo? Fammi conoscere la volontà
del Signore!». E l'angelo rispose: «Questi è colui, di cui Isaia così
parlò: 'Vi sarà una voce d'uno che grida nel deserto': 'Preparate la via del
Signore e appianate la strada al Dio nostro.
Ogni valle sia alzata ed ogni monte e colle abbassato; e ciò che è
storto sia raddrizzato ed i luoghi eretti ridotti in pianura. Ed ogni carne vedrà il Salvatore di Dio!'». Si fecero allora più minute indagini e ben
presto si scoprì che l'ambizioso Zaccaria, con questo mezzo e con il segreto
aiuto degli Esseni, aveva mirato soltanto a fondare per sé una dinastia
spirituale ereditaria. Per tale motivo
però egli cadde in mano della giustizia e fu punito per il suo crimine con la
morte. Dove se ne è andata dunque quella grande speranza nel Messia? Nessuno vi pensa più ed al cospetto del
tempio, il quale è stato santificato da Jehova per tutti i tempi dei tempi,
ogni cosa si è dileguata come debole nebbia di palude dinanzi alla potenza del
sole! Eppure quella storia era uscita
dallo stesso sommo sacerdote, ma siccome essa era impura e minacciava di
profanare il santuario di Dio, così anche il Signore non ha indugiato a punire
a tempo debito il sacrilegio. Ma se già quella storia che appariva tanto
memorabile finì in questo modo, come potrebbe mai sostenersi dinanzi al tempio
la storiella messianica del carpentiere Giuseppe, dietro alla quale null'altro
si nasconde se non qualche impostura inscenata dagli Esseni o da maghi indiani? Venga pure il fanciullo a fare i suoi
prodigi qui, davanti ai nostri occhi onnivedenti, e poi noi sapremo ben
spiegarli al popolo ignorante, come pure sapremo smascherare il suo supposto
Messia! Quando questi avrà da venire, si manifesteranno prima, dinanzi agli
occhi di tutto il mondo, dei grandi segni nel firmamento. Solo allora giungerà il grande Atteso, dotato
di tutta la potenza dei Cieli, per redimere il Suo popolo dal giogo dei pagani
e da allora in poi Egli sarà Signore e Re sopra tutti i paesi della terra, ed i
figli di Abramo saranno e rimarranno in eterno il Suo popolo! Per chi come noi
conosce questo, per averlo appreso dai libri delle antiche predizioni sulla
venuta del Messia, è impossibile credere che Dio, Che ha in ogni tempo
confermato
[indice]
Cap.7 - La risposta
del ragazzo Gesù al discorso del gran sacerdote.
Della missione del figlio di Zaccaria e del potere miracoloso del figlio
del carpentiere.
Il giudice: "Ebbene, che ne dici tu, mio caro fanciullo, di queste parole,
certo estremamente plausibili, del gran sacerdote?".
Gesù: "Che altro Mi resta da dire in proposito, se non che egli ha
ragione ed il profeta è un mentitore e si trova quindi dalla parte del torto,
oppure il torto ricade sul gran sacerdote ed il profeta ha tuttavia
ragione! E' però impossibile che abbiano
ragione entrambi, giacché il gran sacerdote sostiene precisamente il contrario
di quanto il profeta ha predetto intorno alla venuta del Messia! Se il profeta dice: «Ecco, una vergine -
dunque non una donna - è gravida e partorirà un figlio che essa chiamerà
Emmanuele, vale a dire "Dio con noi"», come può sostenere allora il
gran sacerdote che il Messia verrà su questa terra, agli uomini, discendendo
letteralmente dal cielo, in tutta la più grandiosa pompa della gloria celeste,
e non altrimenti che accompagnato dai più straordinari segni nel firmamento,
quale potentissimo eroe di guerra, e quale re già incoronato su tutti i popoli
della terra? Se così fosse, qual
profitto ne potrebbe mai trarre la povera e debole gente, la quale, piena del
massimo terrore per l'attesa delle cose da venire, dovrebbe più che per metà
perire miseramente? Io anzi sono
decisamente indotto a sostenere in proposito che una simile venuta del Messia
riuscirebbe molto inopportuna anche ai signori del tempio e che, in fondo, essi
preferirebbero tuttavia che la venuta del Messia si effettuasse modestamente,
senza pretesa di sorta, come appunto il profeta Isaia l'ha descritta! Il gran sacerdote era però poco fa
dell'opinione che la storia alquanto meravigliosa del figlio di Zaccaria -
quest'ultimo, a dire il vero, è stato strangolato per mano dei sacerdoti fra il
grande altare dei sacrifici ed il Santissimo - sia del tutto finita e che
nessuno ci pensi più. Ma Io invece dico
che essa è ben lontana dall'esser finita, come pensano questi signori e che
verrà ben presto il tempo in cui lo stesso Giovanni piomberà tra di loro come
una folgore tremenda e vi terrà un grande giudizio, e le sue parole saranno per
voi più acute delle frecce più appuntite!
Ma un giudizio simile, anzi ancora più tremendo, verrà su di voi sotto
forma di quel Giovinetto prodigioso da Nazaret, ed Egli vi darà le prove della
Sua piena divina gloria, ma non già per la vostra risurrezione, bensì per la
vostra caduta!".
Il gran sacerdote (sprizzando ira dagli occhi): "Cosa ne sai tu di
ciò, ragazzo in preda al delirio? Chi ti
ha fatto dar di volta al cervello con tali storie e chi sei tu dunque che
ardisci di dirci con tanta sfacciataggine simili cose?"
Gesù: "Io sono Colui che è, e da
dove Io sia venuto voi l'avete registrato.
Perché dunque domandate di nuovo chi Io sia e da dove Io venga? Inoltre, vi ho già detto che sono venuto
dalla Galilea, e precisamente da Nazaret; per conseguenza conosco molto bene il
Fanciullo di cui si parla, e non sono così sciocco da non distinguere le opere
di un mago - fosse egli anche dall'India - da quelle del Fanciullo
portentoso. Mi formi qualcuno di voi
dodici passeri dall'argilla e li animi, avvalendosi della sola parola, in modo
che prendano poi il volo, comincino poi a cercarsi il cibo come gli altri
uccelli e continuino a vivere! Chi di
voi è capace di ridonare all'istante la vita, in virtù della sola parola, ad un
fanciullo che, precipitando da una casa, sia rimasto schiacciato e morto sul
colpo e chi di voi può risanarlo del tutto corporalmente? Chi di voi è in grado di comandare alla
folgore di colpire qua e là e di uccidere una iena che ha rapito ad una
madre il suo unico bambino e che si
accinge a fuggire nel bosco con la sua preda?
Chi di voi può, come quel Fanciullo, in una notte di calma perfetta,
comandare all'uragano di scatenarsi e di disperdere una numerosa orda di
briganti, forte di duecento uomini, armati fino ai denti, i quali di notte
stavano avvicinandosi a Cafarnao su una grossa nave minacciando di depredare
alcune città e villaggi? Il Fanciullo in
questione, che si trovava precisamente in quel tempo a Cafarnao con Suo padre,
salvò in tal modo tutto il paese! Poiché
ad un Suo cenno si scatenò ad un tratto una delle più spaventose tempeste che
spinse la nave con grandissima velocità molto lontano in alto mare, dove essa
fu distrutta completamente dalla forza prepotente delle onde ed affondò insieme
a tutti i duecento assassini. Questi e
molti altri fatti simili ha già compiuto quel Fanciullo, sempre per il bene
dell'umanità in un modo o nell'altro angustiata, e nessuno può dire che Egli
abbia mai chiesto a qualcuno la benché minima ricompensa. Per accertarvi, però, che queste non sono Mie
invenzioni, potete chiamare a testimonianza della piena verità tutta Nazaret e
tutta Cafarnao. Ma se le cose stanno in
questi termini, vi sembra ancora che quel Fanciullo sia semplicemente uno dei
soliti maghi di professione, oppure che Egli operi tutto ciò unicamente in
virtù della Potenza divina che in Lui risiede in tutta la sua pienezza? Oppure spiegateMi voi, secondo le vostre
cognizioni e la vostra sapienza, come e con quali mezzi il Fanciullo compia
simili cose! Alla Mia domanda
preliminare avete malamente risposto. Ora vedremo quale risposta saprete dare a
questa domanda principale; ritorneremo poi a quella preliminare e faremo di
essa una questione capitale! Non
dilungatevi però, perché il giorno declina e noi dovremo poi occuparci di
provvedere alla cena!".
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Cap.8 - La minaccia
del gran sacerdote e la severa contraddizione del giudice romano.
Il gran sacerdote: "Se quel fanciullo a nostra insaputa e senza
il consenso del tempio, dunque del tutto arbitrariamente, compie sul serio tali
opere, è cosa ben chiara ed evidente che egli è posseduto da Belzebù, il capo
di tutti i demoni! Fuori del tempio tali
cose non succedono mai di certo per virtù divina! Quale purezza morale occorre per esser resi
partecipi della potenza divina, e questa, secondo la dottrina di Mosè e di
tutti i profeti, non la si può ottenere in nessun altro luogo se non unicamente
e soltanto nel Santissimo del tempio!
Chi conosce ciò dalla Scrittura, sa anche cosa si debba pensare di tutti
i miracoli di tal genere che vengono operati fuor del tempio! Ed in tal caso è perfino dovere
imprescindibile del tempio estirpare ad ogni costo tali fanciulli ed uomini
dalla faccia della terra! Se, dunque, in
seguito alle nostre ulteriori indagini, dovesse risultar vero quello che tu hai
detto di quel fanciullo, allora verrà anch'egli, quale alleato di Belzebù, estirpato
da questa terra!".
Il giudice: "Questo era bensì il costume da voi seguito in altri tempi e da
voi stessi creato, ma da quando siamo qui noi Romani, quali vostri signori e dominatori,
difficilmente succederà una cosa simile, poiché adesso la spada della giustizia
è assolutamente ed in tutti i casi interamente nelle nostre mani, e chiunque
osasse impugnarla arbitrariamente a nostra insaputa e contro il nostro volere,
verrà trattato da ribelle o assassino, senza alcuna distinzione di rango o
condizione! Io però ho appreso poco fa,
appunto da questo fanciullo, come pure da te stesso, che voi, nella vostra
follia di ministri del tempio, avete assassinato nel tempio stesso perfino un
sommo sacerdote, perché egli aveva asserito di aver avuto una visione
celeste. Con ciò egli destò
indubbiamente la vostra prepotente invidia e non occorse altro per indurvi a
farlo sparire da questo mondo. La cosa è
avvenuta dodici anni or sono, quindi sotto il nostro dominio! Questo fatto verrà investigato più
minutamente e chissà che non tocchi a voi di assaggiare la spada della
giustizia romana, prima che quel fanciullo prodigio venga colpito dalla vostra vendetta
templaria! Ed io dico qui a voi,
sacerdoti del tempio, grazie alla mia autorità d'ufficio, che se qualcuno
osasse far anche lontanamente qualcosa di male a quel fanciullo, lo punirò con
la spada! Altro non occorre che io vi
dica!".
Il gran sacerdote: "Noi però abbiamo la parola dell'imperatore
che ci assicura la giurisdizione nel tempio, la quale non può venire intaccata
da nessun giudice temporale!"
Il giudice: "A me risulta benissimo
fino a qual punto essa si estenda! Voi
potete certo esercitare una saggia disciplina, ma da questa fino ad arrivare
alla «jus gladii» vi è ancora un abisso molto grande e profondo! Guai dunque a colui tra voi che volesse
oltrepassarlo!"
Il gran sacerdote: "Ma cosa ne è allora del potere di un Erode,
il quale è nello stesso tempo tetrarca di Galilea; non ha egli la facoltà di
applicare anche la «jus gladii»?".
Il giudice: "Erode e tutti gli altri
prìncipi nei paesi dei Giudei non sono altro che semplici prìncipi feudatari, e
la loro «jus gladii» è limitata soltanto ai loro servi, famiglia e schiavi. Se li trattano brutalmente - ciò che possono
certo fare in base al diritto da essi acquisito a pagamento di dieci in dieci
anni - rimarranno allora ben presto senza servitori, poiché da parte nostra
nessuno viene costretto a prendere servizio presso di loro; sta quindi nel loro
proprio interesse non andar troppo oltre con l'uso del diritto acquisito a caro
prezzo, tanto più che ciascuno dei loro servi, ad eccezione di pochi schiavi,
può abbandonare il loro servizio quando vuole, ed una volta uscitone, non si trova
più soggetto alla giurisdizione di un tale principe, bensì alla nostra. Inoltre, essi hanno il diritto di esigere le
imposte loro spettanti usando nel caso di bisogno anche la forza, però senza
«jus gladii»! Il diritto di esecuzione
devono invece chiederlo a noi, pagando per esso. Questi sono i diritti del tuo Erode, come
anche di ogni altro principe feudatario; ciò che va oltre è delitto punibile
con tutto rigore, e già alla prima trasgressione viene punito con la perdita
del diritto feudale. Se tu credi forse
di dare la caccia a quel fanciullo prodigioso avvalendoti del potere di Erode,
t'inganni di molto, giacché Erode saggiamente se ne guarderà bene dal non
trasgredire ai suoi diritti! Per quanto
concerne poi questo fanciullo, egli si trova ora pure sotto la mia protezione,
e da questo momento io gli accordo anzi il pieno diritto di tormentarvi con
ogni sorta di domande, ed io non mi staccherò dal suo fianco, giacché nel suo
cervello e nel suo animo vi è della sana e genuina sapienza più che non in
tutti voi e nell'intero vostro santuario.
Ed ora, mio dilettissimo fanciullo, puoi ricominciare a parlare, dato
che io ho ripulito per te l'ambiente".
[indice]
Cap.9 - La promessa
del ragazzo Gesù al giudice romano e lo sdegno del gran sacerdote. Come l'uomo stesso può divenire la parola
vivente di Dio e così divenire Dio. Il
ragazzo Gesù smentisce il gran sacerdote servendosi del catechismo popolare.
Gesù (guardando
il giudice in modo amorevole):
"Tu sei a dir vero un pagano, ma sei giusto e di buon cuore, ed in verità,
quando il vero Regno di Dio scenderà agli uomini su questa terra, tu, insieme a
tutta la tua casa, non sarai certo uno degli ultimi ad esservi accolto! Chi però verrà accolto in esso, sarà beato e
non vedrà la morte in eterno!"
Il giudice: "Ma come puoi farmi una
simile promessa?"
Gesù: "Nulla di più facile! Dissi pure che Io conosco molto bene quel
Fanciullo prodigioso e che sono Suo intimissimo amico. Dunque, quando andrò da Lui non Mi
dimenticherò di te, ed Egli ti benedirà e
Il gran sacerdote (si alza pieno di sdegno):: "Ma è forse un Dio
quel fanciullo, da poter benedire come fosse un Dio in persona? Non sai tu dunque che Dio soltanto può
benedire, e il Suo sommo sacerdote tre volte all'anno, per Suo comando? Cosa dici di quel fanciullo, che anch'egli
avrebbe la facoltà di benedire un uomo e perfino tutta una casa? Che razza di maestri devono esserci da voi,
se gli allievi possono blaterare tali assurdità!".
Gesù: "In primo luogo foste voi stessi a darci
simili istruttori e se gli allievi blaterano delle assurdità, la cosa ricade
per conseguenza su voi stessi, e per questa ragione una sciocchezza genera l'altra! Se però è sciocchezza quanto Io ho affermato
di quel Fanciullo prodigioso, e cioè che Egli benedice coloro che Gli sono veri
amici, perché insegnate voi allora che i genitori debbano sempre benedire i
loro figli e i figli i loro genitori?
Noè non era certo un Dio, eppure egli benedì molto fruttuosamente
ambedue i suoi figli che avevano ricoperto la sua vergogna! Così pure il vecchio e cieco Isacco non era
un Dio, allorché egli benedì Giacobbe e gli diede il soprannome di «Israele»,
che vuol dire: «Da te sorga il popolo di Dio»!
E' rimasta forse sterile una tale benedizione? Se tu, nel tuo grande orgoglio templare, vai
dicendo e domandando se quel Fanciullo sia un Dio, cosa puoi risponderMi se Io
ti dico: «Sì, Egli lo è, e ciò con diritto evidentemente tanto maggiore di
quanto da parte vostra scritto: 'Il Signore Jehova Zebaoth parlò ai Suoi
dei!'». Ora, se voi nella vostra
presunzione siete degli dei, perché mai non dovrebbe essere un Dio quel
Fanciullo dotato e ricolmo di tali e tante qualità veramente divine, Egli, che
discende perfino in prima linea da Davide?
Chi però ascolta
Il gran sacerdote: "Quale
altra sciocchezza colpevole, che suona bestemmia a Dio, hai di nuovo
blaterato? Solo un pazzo insensato può
esprimersi così! Queste sono vuote
ciance di cui un profondo pensatore non può che ridere di tutto
cuore!". - E si diede ridendo sgangheratamente.
Gesù: "Perché chiami questa una
sciocchezza? Se tutto questo è una
sciocchezza, allora ne siete voi stessi, gran sacerdoti, anziani e scribi, gli
autori e propagatori, ciò che Io posso subito comprovare nel modo più
evidente!".
Il gran sacerdote: "E
come vuoi tu, insolente pastore di porci galileo, comprovare tal cosa?".
Gesù: "PortateMi qui il catechismo
popolare!".
Il gran sacerdote: "E che
ne vuoi fare?".
Gesù: "Questo lo vedrai bene poi! Frattanto Mi venga portato il libro!".
Viene
presentato il libro
Il gran sacerdote:
"Eccolo! Che ne farai
ora?".
Gesù: "Lo vedrai subito!".
Gesù
apre il libro e prega il giudice romano di leggere ad alta voce il punto da Me
indicato.
Il giudice
accetta con visibile gioia, e legge: "Chi ascolta
Prosegue il giudice: "Ebbene, queste sono proprio le testuali parole
da te pronunciate poc'anzi e che il rispettabile gran sacerdote ebbe a
qualificare altrettante sciocchezze da guardiano di porci! Questa storia, da quanto m'accorgo, comincia
a diventare sempre più allegra! Son
proprio io stesso molto curioso di vedere come andrà a finire!".
Il gran sacerdote, a questa lettura, assume un'aria quanto mai
indispettita.
Gesù: "Ebbene, o gran sapiente delle cose
divine, o luminare del tempio, non ho fornito con ciò la prova assolutamente
più evidente che, se le cose da Me dette poco fa sono delle assurdità - ciò che
però non è il caso -, ne siete appunto voi stessi i creatori e
propagatori? Se io però così dicendo ho
mentito, tu puoi darmi all'istante uno schiaffo per la mia insolenza! Ma ben difficilmente lo potrai fare, dal
momento che tu non puoi ormai più dichiarare assurdità quello che sta scritto
nel vostro catechismo popolare! Io,
tuttavia, vorrei ora apprendere da te il motivo per cui tu l'hai fatto
poc'anzi! Io ho finito, parla tu
adesso!".
[indice]
Cap.10 - Il vano tentativo di uno
scriba e di un anziano di giustificare il gran sacerdote e di volerlo
valorizzare. Il giudice rinvia la seduta al giorno dopo. Il ragazzo Gesù e
Simone ospiti del Romano nella locanda.
Il
gran sacerdote fa una smorfia ridicola, visibilmente imbarazzato al massimo
grado nel cercare una risposta.
2° dottore della legge (mentre si alza): "Sua venerabilissima
magnificenza ha voluto solamente sottoporti con ciò ad una prova molto ardua, e
precisamente per vedere se sei versato a fondo nel catechismo popolare, al
quale tu stesso ti sei richiamato a favore della tua tesi! Ma lasciamo ora questo da parte e parliamo
piuttosto noi due di qualche cosa di ben differente! Giacché con queste dispute continue non si
giunge infine ad alcun risultato!".
Gesù: "Guarda un po', come ti piacerebbe fare
l'astuto, se tu lo potessi! Adesso tu vorresti aiutare volentieri il gran
sacerdote a trarsi fuori dalla melma in cui egli stesso si è tuffato fino alle
orecchie e agli occhi, ma è oramai troppo tardi! Io so bene che egli non mi dirà ora il
motivo per cui ha tacciato me d'insensatezza per quello che egli, quale gran
sacerdote, avrebbe ben dovuto essere il primo a sapere che era scritto nel
catechismo popolare, alla portata di tutti, ma appunto perché non lo sapeva,
egli lo ha qualificato per insensatezza; eppure egli è un gran sacerdote, un
dottore della legge ed un anziano nello stesso tempo! Il lato più rimarchevole della questione è,
però, come in questi tempi si possa diventare ed essere gran sacerdote e
presumere di essere ricolmi dello Spirito di Dio, senza conoscere nemmeno
esteriormente
6° anziano: “Ragazzo! Pondera bene chi è
un gran sacerdote”.
Gesù: "Se dico la pura verità, posso Io con
ciò offendere un vero uomo? Ditelo voi stessi, se forse quanto Io vado dicendo
non sta scritto nei libri di Mosè e se la cosa non sta nei termini come la cosa
stessa lo dimostra chiaramente!
Purtroppo non è più secondo le loro facoltà spirituali, bensì soltanto
secondo le loro ricchezze materiali che uomini di alti natali vengono ora
promossi alle più elevate cariche dove essi comunemente diventano poi ancora
più poveri di spirito, ma tanto più ricchi invece materialmente! Ma ditelo dunque voi stessi, se tale cosa
possa dirsi giusta anche dinanzi a Dio?
Si può quindi ben comprendere che deve riuscire molto difficile ottenere
un'informazione sulla venuta del promesso Messia, dal momento che quelli dai
quali a buon diritto si può pretendere che prima di ogni altro ne sappiano
qualcosa, sono tanto poco versati nella Scrittura quanto coloro che non hanno
il minimo sentore dell'esistenza di una Scrittura che ha origine nello Spirito
di Dio per mezzo di Mosè e di altri profeti, ma tuttavia siedono ben comodi sul
seggio di Mosè e dei profeti! Essi
stessi sanno poco o nulla di Dio e della Sua Parola e meno ancora della vivente
Parola di Jehova nell'uomo, grazie alla quale possono diventare un Dio essi
stessi, secondo le loro proprie massime fondamentali stabilite per l'istruzione
popolare! Che ne dici dunque tu, o
giudice romano, che sei un pagano, di tali cose e circostanze?".
Il giudice: "Non posso che darti
ragione in tutto e per tutto! Poiché qui
fra quattro mura ed in questa sala chiusa, tu puoi parlare come ti pare e piace;
pubblicamente invece, dinanzi al popolo, ciò sarebbe non confacente e perfino
dannoso - ma tu questo non lo farai di certo, giacché sei un giovinetto troppo
ragionevole e puoi misurare molto bene da te stesso le funeste conseguenze che
ne deriverebbero in questi tempi! Ora
però rechiamoci a cena; tu e Simone siete oggi e domani miei ospiti!".
Il
giudice leva la seduta e ne rimanda la continuazione all'indomani e insieme a
Gesù e Simone va in una grande locanda vicinissima al tempio, dove consumano
una buona cena e poi si recano subito a riposare.
[indice]
Cap.11 - La consultazione notturna
dei ministri del tempio.
I
signori del tempio invece non godono una notte tanto tranquilla:
Il
gran sacerdote non può prendere sonno. Egli da incarico ai suoi fidi di andare
continuamente ad origliare alla locanda, affinché gli riportassero gli
eventuali discorsi dei tre.
I
sacerdoti del tempio confabulano fra di loro e vanno consigliandosi come avrebbero
potuto confonderMi e stordirMi il giorno appresso con ogni sorta di domande.
Il giovane levita: "Con questo fanciullo voi tutti non
verrete a capo di nulla! A Nazaret io ho
udito raccontare veri prodigi della sua eloquenza, e non c'è dottore della
legge che abbia potuto tenergli testa!
Io vi dico francamente che la lingua di questo fanciullo e
l'inconcepibile forza di volontà del suo amico sono abbastanza potenti da
soggiogare il mondo intero! E con questo
fanciullo noi ci siamo tirati addosso una grossa pulce, di cui non sarà facile
sbarazzarsi senza danni. Perciò il mio
modesto ed umile parere sarebbe di lasciarlo nella sua opinione, cioè di non
escludere la possibilità che quel fanciullo prodigioso sia, o che con il tempo
possa diventare, il promesso Messia, visto che le predizioni dei profeti fanno
accenno tanto a lui quanto all'epoca nostra.
Contraddicendolo in una forma qualsiasi, noi non avremmo affatto da
guadagnare con lui ed irritarlo con una qualche minaccia sarebbe, secondo il mio
modo di vedere, perfino pericoloso, poiché egli è aggiornato su tutto con la
massima precisione e sembra che anche i nostri più intimi segreti del tempio
non gli siano sconosciuti! Sarebbe
proprio da venire a patti con Belzebù se egli cominciasse a spifferare appunto
i nostri misteri particolarissimi apertamente dinanzi a Simone, che gli è molto
favorevole, ed al giudice romano!
Conviene dunque essere assai prudenti, lasciarlo al suo tema, e
rafforzarlo piuttosto nella sua idea anziché distoglierlo! Cosa importa infine a noi, che abbiamo già
da lungo tempo gettato nel mare dell'oblio tutti i vecchi articoli di fede
della Scrittura, che vi sia o meno un Messia?
Dobbiamo dunque essere prudenti per assicurarci il dominio, e con ciò
spassarcela bene alle spalle della moltitudine cieca e stolta, il che vale
meglio che arrogarci un'autorità che alla fin fine noi non abbiamo, e
procurarci così ogni genere di affanni superflui e paure! Già ieri noi non ci siamo accattivati le
simpatie del Romano con il nostro mal calcolato sistema di rigida autorità, e
la faccenda di Zaccaria può causarci ancora grande imbarazzo! Poiché con i
pagani non c'è proprio affatto da scherzare! Dunque, se noi ci comportiamo
domani sgarbatamente con il fanciullo, corriamo il rischio di venire conciati
per le feste secondo l'autentico uso romano!
Siamo quindi delle vecchie volpi, molto caute ed astute. Facciamo in modo di rimediare per quanto
possibile ai nostri errori di ieri ed io scommetto che il Romano lascerà cadere
del tutto la faccenda di Zaccaria, altrimenti egli non mancherebbe di
utilizzarla subito quale arma affilata contro di noi! Che ne pensate voi del mio consiglio?".
Il gran sacerdote (ancora sveglio): "Sì, sì, io sono
perfettamente d'accordo con te; questa dovrebbe essere la miglior
soluzione! Noi siamo tenuti ad ascoltare
il fanciullo ed a rispondergli, dato che egli ne ha acquistato il diritto a
caro prezzo; da ciò noi non possiamo esimerci!
Soltanto io sarei dell'opinione che si debba delegare domani un altro
collegio fra di noi, più favorevole a lui del nostro di ieri! Che ve ne pare?".
Il giovane levita: "Io non sarei di questa opinione! Un
collegio nuovo dovrebbe venire informato per potersene fare una chiara idea di
chi gli stia dinanzi nella persona del fanciullo. Noi invece lo conosciamo ormai e sappiamo ciò
che veramente egli voglia. Possiamo
quindi anche trattare con maggior facilità con lui. Un collegio estraneo si troverebbe domani
dinanzi al fanciullo come un paio di giovani buoi da tiro dinanzi ad una
montagna, e nonostante le più precise informazioni non sarebbe in grado di
dargli la risposta richiesta. Inoltre
noi dobbiamo considerare un'altra cosa di grande importanza. Possiamo sapere se il fanciullo non si
ostinerebbe a voler trattare proprio con noi?
In tal caso, a richiesta di Simone e del giudice romano, noi dovremmo
comparire e discutere con quel ragazzo terribilmente astuto, nella qual
occasione non faremmo certo la miglior figura davanti al Romano, perché in tal
modo noi ci saremmo traditi pubblicamente di aver avuto evidentemente la peggio
nella disputa con il fanciullo! Con
l'esporre questa mia opinione, non voglio però, né posso, prescrivere
definitivamente il da farsi; certo che dobbiamo aspettarci con la massima
certezza ciò che ho detto, il che non dovrebbe appunto essere gradito a nessuno
di noi!".
Il gran sacerdote: "Sono pienamente d'accordo con te e noi
ci atterremo anche al tuo buon consiglio; ma dimmi un po' che ne pensi tu,
figlio mio, in generale di questo fanciullo disperatamente sagace? Sono davvero cose da indurre uno a far lega
con il demonio! Noi, i dignitari più
alti di tutta
Il giovane levita: "Oh caro altissimo signore e
protettore! In Galilea casi simili non
sono proprio nulla di nuovo. Là tutti
esercitano il commercio, vengono in contatto con tutte le nazioni del mondo ed
hanno occasione di fare molteplici esperienze di ogni genere; imparano diverse
lingue, sono in relazione con Greci, con Armeni, Egizi e con un'infinità di
altri popoli ancora. Quindi è anche
comprensibile che non di rado s'incontrino nelle città, nelle borgate e nei villaggi
della Galilea dei fanciulli la cui mente acuta deve suscitare il massimo
stupore in chiunque di noi vada da Gerusalemme in quei luoghi. Io stesso, come è noto, sono nativo dei
dintorni di Nazaret, e già all'età di dodici anni tutta l'intera Scrittura mi
era più familiare d'oggi, dato che ormai ne ho dimenticato parecchio, e
conoscevo inoltre una quantità di altri scritti e cose. E perché non dovrebbe esser successo
altrettanto col nostro biondo e ricciuto ragazzo? A me non desta gran meraviglia la sua
prontezza d'ingegno, quantunque sia veramente molto accentuata".
Il gran sacerdote: "Sta bene, tutto ciò non sarebbe certo
niente di specialmente straordinario nel caso di istruzione precoce di un
fanciullo di talento, ma in qual maniera giungono costoro in possesso della
Scrittura, che nella sua autenticità viene conservata soltanto nel santuario
del tempio e che a nessuno è permesso di leggere all'infuori del sommo
sacerdote, dei gran sacerdoti e dei dottori della legge?".
Il giovane levita: "Altissimo
signore! Ciò non corrisponde più al vero
già dal tempo in cui i Romani hanno conquistato il nostro regno! Al conquistatore dovettero venire sottoposti
per l'esame tutti gli ordinamenti, nonché tutti i libri del tempio. In tale occasione, nel corso di tre anni,
furono fatte copie fedelissime di ogni e qualsiasi cosa. Ed attualmente esiste, presso i Romani ed i
Greci, già una tale quantità di copie fedeli, perfino tradotte in tutte le
lingue, che per pochi denari d'argento si può acquistarne una in qualunque
lingua che si desideri. Ora, se così
stanno le cose, come dovrebbe mai esser tanto difficile trovare in un fanciullo
della Galilea, pieno di talento, un vero dottor della legge non plus
ultra?".
Il gran sacerdote: "Ecco
che tu mi vieni fuori ancora con degli intermezzi romani, mentre sai pure che
io sono nemico mortale di tutto quanto sa di romano! Cosa significa mai l'espressione «non plus
ultra»?".
Il giovane levita:
"Altissimo signore, io, come galileo, parlo oltre alla lingua
ebraica anche la greca, nonché la romana; comprendo inoltre il siriaco, il
caldeo, l'armeno, il persiano e l'arabo antico, tutte lingue queste che un
ambasciatore come io sono deve comprendere.
Avviene spesso e facilmente quindi che nella foga del discorso mi venga
in bocca, quasi spontanea, qualche frase straniera! L'espressione «non plus ultra», per la sua
brevità e concisione, è ormai fra noi Ebrei tanto in uso che riesce
ordinariamente difficile ad ognuno adoperare la frase ebraica equivalente,
lunga e noiosa. In fondo, non vuol dire
altro che un tal fanciullo è versato in ogni Scrittura tanto che «nessuno lo
supera»!".
Il gran sacerdote: "Bene,
bene, non importa, soltanto per motivi facili a comprendersi io non sono amico
dei Romani e per conseguenza nemmeno della loro lingua; ma lasciamo star ciò e
tu dimmi quello che eventualmente sai di quel fanciullo meraviglioso di
Nazaret, di cui conosco tanto il padre quanto la madre!".
Il giovane levita: "Sì,
altissimo signore, questo è un argomento assai scabroso! Io credo di averlo visto un paio di anni fa,
e precisamente in compagnia di parecchi altri fanciulli, i quali però si
somigliavano fra loro come fossero tanti gemelli. Mi si disse bensì che egli era questo e
quello, ma siccome i fanciulli giocando si muovevano vivacemente, confondendosi
fra di loro, mi fu impossibile fermare l'occhio su quello giusto! Io quindi
posso dire di averlo visto e d'altro canto anche di non averlo visto! Però il nostro giovinetto, quello che
attualmente ci procura tanti grattacapi, faceva allora certamente parte di
quella compagnia e si trovava assieme ad un altro fanciullo che gli somigliava
molto e che - come ora credo di ricordarmi - aveva una faccia ancora più seria
e non saltava allegramente come gli altri.
Da tutto l'insieme appariva abbastanza marcatamente come se entrambi
questi fanciulli dominassero, per così dire, gli altri, perché gli altri
sembravano muoversi soltanto secondo la loro volontà. Per altro, di che gioco si trattasse in
tutto quel gaio tramestio dei fanciulli, io non lo compresi, non avendo visto
mai prima qualcosa di simile. La cosa
però non mi sembrava procedere proprio senza un piano, poiché osservando più a
lungo non si sarebbe potuto negare assolutamente che vi fosse un certo
ordine. Ma cosa veramente quel gioco
significasse, nessuno dei presenti seppe dirmelo. Mi si raccontò che i fanciulli usavano sempre
trastullarsi a quel modo, come prima d'allora non era mai stato visto a
Nazaret, ma non c'era nessuno che comprendesse il significato di quello strano
divertimento. Questo però sarebbe anche
tutto quello che io so di mia esperienza personale sul conto del famoso
fanciullo. Ma mi sono state invece
raccontate di lui delle cose tanto straordinarie che rasentano davvero
l'inverosimile! Per ripetere tutto
sarebbero necessari per lo meno dieci giorni di tempo, perciò io le riferisco
soltanto in generale. A quel fanciullo
prodigio obbediscono letteralmente tutti gli elementi, perfino il sole, la luna
e tutte le stelle pare siano visibilmente soggette al suo volere, perché basta
che egli lo voglia, e sole e luna cessano di splendere! Se poi egli dice in tono serio al sole od
alla luna: «Continua a splendere!», ecco subito ricomparire la
luce. Con una parola soltanto egli
ridona la vista ai ciechi fin dalla nascita, in modo che essi ci vedono poi
bene quanto un gatto che anche nella notte più fitta può distinguere
perfettamente la sua preda. Un
fanciullo, fra i suoi compagni di gioco, salì un giorno temerariamente
sull'armatura di un tetto e precipitò a terra sfracellandosi e restando morto
sul colpo; ebbene, si dice che egli, in presenza di molti spettatori, gli abbia
ridonato la vita per mezzo della sua sola parola, cosicché il fanciullo,
risuscitato e guarito da tutte le ferite, si levò perfettamente sano ed allegro
come se non gli fosse accaduto mai qualcosa di male. Al che però il ragazzo prodigioso avrebbe
dato al ragazzo risuscitato una severissima ammonizione a non esser più in
avvenire così temerario e disobbediente, perché altrimenti non lo avrebbe più
aiutato. Si raccontano, in generale,
miracoli di moralità e di poderosa e sapiente eloquenza da parte del fanciullo
prodigioso. Una cosa soltanto sembra alquanto strana; si dice che il fanciullo
prodigioso non preghi mai nessuno di un qualche favore, e se qualcuno gli dona
qualcosa, egli non ringrazia mai! Ha
sempre un aspetto molto serio; spesso lo si vede pregare, anche piangere di
nascosto; non ride però mai! Questo è
dunque in poche parole tutto quanto di memorabile mi fu dato di rilevare sul
conto di quel giovinetto meraviglioso.
Di più non so. Il giudicare però
come e con quali mezzi quel fanciullo compia tali prodigi, è cosa che va troppo
oltre la portata della mia intelligenza e della mia limitata sapienza. Questo non potete farlo che voi, anziani e
sapientissimi preposti al tempio, e con ciò ho finito!".
Il gran sacerdote: "E con
quale altro potere, se non con quello di Belzebù in persona? Poiché Dio non fa mai miracoli di questo
genere avvalendosi di fanciulli e di ragazzacci, sebbene rarissime volte
soltanto per mezzo di uomini pii, maturi d'età, ed a Lui interamente devoti,
come lo siamo noi! Se invece a Nazaret
un fanciullo di dodici anni compie simili cose, è ben chiaro che ciò non può
accadere se non con l'aiuto di Belzebù!
Questa è la mia opinione; chi ne ha un'altra e migliore, si alzi e
parli!".
7° anziano (Gioram) (si
alza in piedi):
"Secondo il mio modo di vedere, tu attribuisci a Belzebù un potere
veramente un po' troppo grande! Detto
proprio fra noi, Belzebù, come si sa, non è che una personalità allegorica,
nella quale viene raffigurato il concetto complessivo di tutto il male e di
tutta la perfidia che risiedono unicamente nella perversità dell'umano
volere. Che poi, per mezzo della
completa cooperazione di un'associazione di molti uomini, che si fanno beffa di
ogni buona legge, venga prodotto un cosiddetto Belzebù che non permette più che
in loro germogli qualcosa di bene, è una faccenda questa nota già da lungo
tempo! Perché un tale spirito maligno
equivale ad un alito di pestilenza morale ed avvelena continuamente il cuore
dei componenti di una simile società, in modo che essi, da loro stessi e con le
loro proprie forze, non possono mai migliorarsi. Però non ne ha colpa un certo maligno
spirito, personificato spiritualmente in Belzebù, bensì l'educazione dei
fanciulli del tutto pervertita e quindi pessima fin dalla culla. Tali uomini
non hanno nessun concetto di un Dio onnipotente ed onnisciente, ed anche in
ogni altro ramo dello scibile stanno infinitamente al di sotto dei popoli
civilizzati e questi li possono quindi soggiogare presto e facilmente. Se noi ora consideriamo la straordinaria
intelligenza del fanciullo in questione, del quale conosciamo benissimo i genitori
oltremodo pii e colti, e se teniamo conto del suo sentimento di carità quanto
mai sviluppato, allora, per lo meno a
me, non può neanche nel peggiore dei sogni venire in mente di sostenere che un
simile fanciullo sia in rapporto di strettissima alleanza con il capo di tutti
i demoni, che non sarebbero mai in grado di far sorgere in sé la benché minima
idea luminosa! Oppure, è forse
possibile, secondo il nostro modo di vedere, che per mezzo del male assoluto
venga raggiunto uno scopo, sia pure anche soltanto apparentemente, buono? Almeno per me una cosa simile risulta
completamente nuova! O forse qualcuno di
voi sa che della gente perversa fin nel fondo dell'anima abbia mai fatto azioni
buone e lodevoli? Ovvero, si può forse
con i mezzi più malvagi e riprovevoli ottenere qualcosa che venga riconosciuto
come veramente buono? Se dunque il
nostro fanciullo-prodigio, con la sua forza di volontà, per noi certamente
incomprensibile, esegue soltanto azioni che sono assolutamente fra le migliori,
nobili e grandiose, con risultati ottimi e duraturi, come può essere possibile
che egli si serva a tale scopo dei mezzi più malvagi? A questo riguardo desidererei avere da voi
una spiegazione attendibile!".
Parecchi
anziani e scribi si dichiarano d'accordo con l'oratore; non così per il gran
sacerdote con i suoi aderenti, non troppo numerosi.
Il gran sacerdote (rivolto
a Gioram): "Vedi,
io scorgo dalle tue parole che tu, con ingegnoso discorso, neghi la personalità
di Belzebù e così pure quella dei demoni a lui soggetti! Se tu con il tuo discorso intendi sostenere
il vero, spiegami allora a modo tuo chi fu a lottare sul Monte Horeb con
l'arcangelo Michele per tre giorni allo scopo di contendergli il corpo di Mosè,
ed a riuscire infine vittorioso nella lotta!
Chi fu quella figura luminosa che osò presentarsi davanti al trono di
Dio per ottenere di poter tentare il padre Giobbe? E chi fu dunque il serpente di Eva? E chi il maligno spirito di Saulo che Davide
fanciullo cacciava con l'armonioso suono della sua arpa? E non vi è ancora una quantità di passi nella
Scrittura, particolarmente nel libro di Daniele, dove è fatta ripetute volte
menzione del gran drago e della grande meretrice di Babele! Come dunque potrai tu, da vero filosofo,
spiegare tutto ciò alla tua maniera?"
7° anziano (Gioram): "Questo
sarebbe per me un compito facilissimo, qualora il tuo intelletto possedesse il
grado di cultura necessario a comprendere simili cose, ma la notte completa del
tuo intelletto non giunge ad afferrare questi sprazzi di luce, e così io terrei
un sermone inutile ad un sordo e cieco, senza ottenere alcun risultato, per cui
tralascio di farlo! Coloro che volevano
e potevano comprendermi, mi hanno compreso già prima, ma predicare ad una
volontà caparbia, equivale a mettere una pietra nell'acqua perché si rammollisca. Non hai dunque mai letto la grande cabala,
che è pure opera di un grande spirito?
In essa è contenuta un'estesa spiegazione delle rispondenze esistenti
fra il linguaggio figurato, parlato e scritto e la realtà che esso
rappresenta!"
Il gran sacerdote: "Ho
letto bensì la piccola cabala, non però la grande!"
7° anziano (Gioram): "In
questo caso non posso parlare con te, poiché la piccola è opera di altro autore
e non merita di venire chiamata nemmeno un pessimo compendio dell'antica grande
cabala! Dinanzi a Dio non esistono né
Satana né demoni, e per conseguenza neppure un qualche male assoluto in nessun
luogo, poiché a Lui tutte le potenze e forze devono obbedire e nessuna può
agire al di là della propria sfera. Non
è il fuoco una forza elementare che comprende in sé, più che in abbondanza, il
principio del male e della distruzione?
Ma lo si può chiamare un prodotto di Satana se esso distrugge intere
città e le tramuta in cenere morta quando viene scatenato dalla mala volontà
degli uomini, dico, oppure dalla loro trascuratezza, ad ogni modo sempre
deprecabile? Oppure si nasconde forse
Satana nell'acqua, la quale pure uccide uomini ed animali se vi cadono
dentro? Oppure è celato forse Satana
nella pietra, nella vetta dei monti, negli animali e nelle piante venefiche o,
per esser brevi, in tutto ciò che può arrecare morte a noi uomini qualora ne
facciamo un uso stolto? Vedi, tutto
quanto esiste sulla Terra e in essa può esser fonte di benedizione, ma in pari
tempo anche di maledizione, a seconda dell'impiego saggio o stolto che ne fa
l'uomo! Che cosa era dunque la famosa
lotta di Satana con l'arcangelo Michele per il corpo di Mosè? Quella parte pia degli Ebrei che venerava
Mosè come un Dio, pensava che Mosè, anche per quanto riguardava il corpo, non
sarebbe morto, poiché era detto: «Coloro che osservano scrupolosamente le
leggi di Dio, non morranno, ma continueranno a vivere in eterno, e la loro
carne non sarà rosa dai vermi!».
Malgrado ciò anche Mosè andò infine indebolendosi e morì come ogni altro
uomo. Ora, fra gli Ebrei c'era un
sapiente ed un medico. Ed il sapiente disse: «Si porti il cadavere sulla
cima di un alto monte, dove spirano le brezze vitali più pure, e Mosè rivivrà e
condurrà il suo popolo nella Terra Promessa!». Invece il medico più giudizioso disse: «Nessun
corpo che sia del tutto esanime può ritornare in vita!». Ed il sapiente obiettò: «Qualora Mosè
sulla cima del monte non rivivesse pienamente nel giro di tre giorni, ma
rimanesse morto, allora tu avrai trionfato su di me e sulla mia fede ed io sarò
tuo schiavo per tutta la vita!». Il
medico però disse: «Che io vincerò, lo so già adesso, ma non per ciò tu ti
devi fare mio schiavo; io invece rimarrò quello che sono e tu quello che sei, e
ti ravvederai che il principe o la potenza della morte trattiene la sua vittima
e non la lascia più». Ed il corpo
di Mosè fu trasportato con gran solennità sulla cima del monte Horeb, e molte
migliaia di ragguardevoli Israeliti accompagnarono la salma. Quando la cima del monte fu raggiunta a gran
fatica, Mosè venne esposto alle libere brezze vitali e, nel corso di tre
giorni, fu sperimentato su di lui ogni immaginabile tentativo spirituale e
materiale per richiamarlo in vita, ma tutto riuscì vano: l'occhio del grande
profeta non si aprì più alla luce di questo mondo. Ed il quarto giorno, il sapiente tutto
indignato esclamò davanti al popolo: «Vedi, o popolo di Dio, la potenza di
Satana! Per ben tre giorni ha lottato Michele (la potenza dei cieli) con Satana
(la potenza della morte) per il corpo del profeta, e Satana ha vinto; perciò
Michele disse: 'Dio perciò ti giudicherà'!». Questo fu un discorso tenuto davanti al
popolo, in forma simbolica certamente, ma tuttavia era necessario e, in senso
vero e proprio, perfettamente vero.
Quando poi il medico parlò con il sapiente, s'intende a quattr'occhi
soltanto, per ricordargli di aver avuto ragione, il sapiente gli disse: «Purtroppo hai ragione, ma è pur sempre
cosa triste per noi uomini che Jehova non faccia eccezione nemmeno per il Suo
più grande profeta e che alla fine lo strangoli e lo uccida come un qualsiasi
comune animale! Egli avrebbe ben potuto
conservare in vita Mosè e mostrare al popolo che Satana non ha più nessun
potere su colui che Egli aveva interamente santificato!». Ma il medico osservò: «La tua disputa con Jehova
non è giusta! Vedi, Egli ha tracciato a
tutto ciò che è carne la propria via e a ciò che è spirito la propria; però la
via della carne deve essere completamente giudicata, affinché la via dello
spirito rimanga libera per l'eternità!».
E mentre i due stavano ancora così discutendo, ecco apparire d'un tratto
fra loro lo spirito di Mosè, che così parlò: «La pace sia con voi! L'Ordine di Dio è immutabile e tutto ciò che
Egli fa, è buono! Se anche il corpo muore,
non per questo muore anche lo spirito! Osservate le leggi e non litigate per il
mio corpo, giacché io, Mosè, continuo a vivere eternamente, fosse pur morto
mille volte il corpo che io portai!».
Dopo di che lo spirito sparì e i due si rappacificarono. Ebbene, mio caro fratello in Abramo, Isacco e
Giacobbe, che ne dici? Dove è la tua
personalità di Satana? Perché quello che
adesso ti ho raccontato è pura verità storica e quello che è scritto nei libri
è soltanto un'immagine, esposta come tutte le altre simili in forma poetica, e
che possono venire comprese nel senso naturale soltanto mediante la scienza
delle rispondenze. Cosa ne dici dunque
tu, che sei dottore della legge tu stesso?".
Il gran sacerdote: "Sì,
sì, può essere che tutto ciò sia così ed ha tutta l'apparenza del verosimile,
ma esso si basa pur sempre sulla sola fede e all'infuori di questa non
offre alcuna prova convincente. Ma può
darsi che vi sia pure qualcosa di vero, giacché se si basa unicamente sulla
fede, è infine la stessa cosa che io creda a questo oppure a quello ed è sempre
più facile credere ad una cosa naturale che non ad una soprannaturale. Tronchiamo dunque quest'argomento. La notte è ormai trascorsa, e saremo già
attesi nella sala delle udienze!".
Il giovane levita: "Sono
davvero molto curioso di vedere quale piega prenderà oggi la cosa! Ma di una cosa soltanto vorrei pregarvi per
la nostra salvezza, e cioè che il consiglio dato da me, quale misura di estrema
prudenza a causa dei Romani, venisse preso in qualche considerazione, poiché
non è in fondo cosa di tanto particolare importanza che noi, fra quattro
pareti, si accolga per buono, forse in parte od almeno apparentemente, quello
che il fanciullo vuole avere, perché, in caso diverso, rischieremmo di renderci
i Romani nemici di certo ancora più accaniti di quanto siano già ora!".
Il gran sacerdote: "Sta
tranquillo, figlio mio! Nulla di quanto
si potrà fare sarà trascurato, poiché è evidente che oggi conosciamo la nostra
situazione meglio di ieri".
Dopo
queste parole, ecco presentarsi un servitore del tempio, il quale annuncia -
con il consueto massimo rispetto - che il commissario romano assieme al
fanciullo, a Simone da Betania e ad alcuni altri signori ancora, si trova già
nella sala.
[indice]
Cap.12 - La riunione del collegio
esaminatore nella sala delle udienze nel secondo giorno. Il vano tentativo dei ministri del tempio di
abolire la seduta.
«A questa notizia, tutto il collegio si
affrettò a recarsi nella sala delle udienze, dove, secondo l'usanza, tutti i
presenti si affrettarono a salutarli in modo conveniente, cosa questa alla
quale i farisei ci tenevano molto, tanto che alcuni non mancarono di commentare
il fatto che dal ragazzo non era partito il benché minimo cenno che somigliasse
lontanamente ad un saluto. Per questa ragione un anziano (8° anziano) si
avvicinò a Gesù e gli chiese con una certa modestia perché egli, con il suo
fare alquanto altezzoso, non avesse salutato nessuno».
Gesù: "Questo si addice a voi e tra i vostri
pari, ma cosa c'entra invece un ragazzo di dodici anni? Del resto, nessuno di voi si è sognato di
salutare me; per qual motivo dovrei dunque restituire cosa che non ho mai
ricevuto da voi? Oltre ciò questo
costume non vige da noi in Galilea, e per Me poi niente affatto! Voi d'altronde vi fate sempre riverire ed
ossequiare oltre misura perché il mondo vi ha fatti signori. Io però, a modo mio, sono pure un Signore del
tutto speciale, perché dunque non mi avete salutato garbatamente? Oh, credetemi, Io, sebbene ragazzo, so molto
bene chi devo salutare, ma a voi non sono davvero debitore di saluti! La ragione più precisa ve la potrà spiegare
il mio amico Romano, se proprio vi preme saperla. Del resto, oggi è la giornata che segue il
sabato, nella quale, come nel sabato stesso, secondo i vostri precetti, è
severamente proibito ogni saluto ed onoranza, perché anche questi
profanerebbero il sabato e contaminerebbero l'uomo per tutta la giornata. Perché pretendete dunque da me cosa contraria
ai vostri precetti?".
I ministri del tempio si guardano l'un l'altro con tanto d'occhi.
Il giovane levita: "Miei reverendissimi superiori, questo
ragazzo, del resto amabilissimo, diventa oramai assolutamente
insopportabile! Il più bello di tutto è
che egli conosce perfettamente ogni cosa e per conseguenza è sempre dalla parte
della ragione!".
Il gran sacerdote: "Oh,
illustre giudice, con tutti i titoli e diritti che a te competono! Questo ragazzo ci ha indirizzati a te, allo
scopo di conoscere l'ulteriore motivo per il quale egli non ci ha
salutati. Vorresti aver la compiacenza
di farcelo conoscere?".
Il giudice: "Perché no? Anzi assai di buon grado! Che questo però possa procurarvi una
soddisfazione speciale, stento a crederlo".
Molte voci tra il gran consiglio: "Ebbene, sentiamo
pure, oggi noi siamo di buon umore e sopportiamo certe cose che altrimenti
difficilmente tollereremmo!".
Il giudice: "Ebbene, ascoltate
dunque! Questo ragazzo qui è appunto
quello stesso ragazzo-prodigio di Nazaret che ieri egli sembrava voler soltanto
rappresentare! E così, vi piace questa storiella? Avverto che chi gli torcesse un solo capello,
avrebbe da attendersi tutta la mia ira!".
All'udire queste parole, il collegio arretra
con gesti di spavento e tutti tremanti!
Il gran sacerdote: "E
perché non ci hai detto questo già ieri?
Se lo avessimo saputo già ieri, certamente avremmo parlato con te ben
diversamente e tu avresti anche ricevuto da noi risposte ben differenti, che
evidentemente ti avrebbero soddisfatto meglio di quelle di ieri!".
Gesù: "Oh, lo so benissimo! Ma siccome non ci tengo all'ipocrisia, bensì
soltanto alla pura verità, io agii appunto come ho agito! E se oggi fossi ancora quello di ieri, non
avrei di nuovo avuto da voi una parola vera, perché durante la notte, per
timore del giudice romano, vi siete consultati con molta astuzia su come e cosa
avreste potuto fare per non contrariarmi riguardo alla questione del Messia che
dovrebbe già trovarsi su questo mondo, allo scopo di rabbonirmi e di rabbonire
così, indirettamente, anche il giudice per la faccenda di Zaccaria. Ma siccome
ora non sono più il difensore del ragazzo-prodigio bensì addirittura il
ragazzo-prodigio in persona, così, questa improvvisa ed imprevista svolta delle
cose vi ha fatto perdere la tramontana ed ha sventato il vostro malizioso
piano, e adesso siete qui pieni di timore e di angoscia, senza sapere a qual
partito appigliarvi. Dite pure: “Come vi
garba questa storia?".
Il gran sacerdote:
"Ebbene, caro il mio ragazzo-prodigio, poiché tu sembri conoscere
ogni cosa, bramerei ora sentire da te
anche chi di noi avrebbe ideato un tale consiglio!".
Gesù: "Appunto colui al quale fui io stesso a
suggerire il consiglio! Egli è fra voi
il più giovane ed è pure nativo della Galilea, il suo nome è Barnaba!"
Questa risposta fa di nuovo l'effetto di un
fulmine fra i farisei ed una grande paura comincia a pervaderli, poiché la
coscienza di molti era assai impura, e temevano che più d'uno dei loro vizi
segreti potesse venire così a conoscenza del severo Romano.
Il gran sacerdote all’orecchio di un fariseo: "Restituiamo a Simone il denaro versato!
E che sia finita la conferenza con questo ragazzo-Jehova-assistici, il quale
potrà metterci chi sa ancora in quali più gravi imbarazzi! Oppure cessiamo del tutto di
interrogarlo! Se poi egli vuole
interrogare noi, allora diamogli sì una risposta, ma tale che neanche Satana ci
si possa raccapezzare! Oh, no, non sarà
mai detto che quel ragazzo abbia da sopraffarci! Ma guarda un po' che razza di clientela ci
capita! Ieri egli era uno, ed oggi è un
altro!".
2° fariseo (rivolto al gran sacerdote): "Sai cosa! Noi non siamo più debitori né di parole né di
risposte a quel mostriciattolo d'un ragazzo-prodigio! Colui per il quale è stata pagata la tassa
ieri non è quello di oggi, ma per quello di oggi nessuno ha pagato ancora
niente, e così noi non siamo neppure tenuti a sentire domande e tantomeno a
dare risposte! Che te ne pare?"
Il gran sacerdote: "Amico,
questo pensiero non può esser stato che un Dio ad ispirartelo! Quando il bisogno è estremo, anche l'aiuto
dall'alto è vicino! La conferenza e la
concessione di parlare venga quindi dichiarata abolita, perché il ragazzo
odierno non è quello di ieri, per il quale veramente è stata pagata la
tassa!".
L'araldo del tempio (con grande enfasi): "Con piena
autorizzazione da parte dell'eccelso gran sacerdozio del tempio di Jehova, in
seguito alla circostanza emersa che il ragazzo di oggi non è più quello di ieri
per il quale fu pagata la grossa tassa, dichiaro chiusa ogni ulteriore
discussione, per cui non si darà più nessun'altra udienza, né a questo
ragazzo-prodigio del tutto estraneo, per il quale non è stata pagata la tassa,
né ad alcun altro!".
Il giudice: "La seduta continua e voi
parlerete! Il ragazzo d'oggi è
perfettamente lo stesso per il quale è stata pagata la grossa tassa, soltanto
la personalità caratteristica-morale è, inaspettatamente per voi, divenuta
un'altra. Ora, secondo le nostre leggi,
questa trovata abile non porta nessun cambiamento nei diritti del ragazzo, e
quindi la mia sentenza sempre valida suona così: «La conferenza continuerà
invariabilmente oggi e domani, qualunque cosa possa accadere!». Domandate o rispondete, ciò fa lo
stesso! Dixi!".
[indice]
Cap.13 - La prosecuzione della
seduta. La domanda del ragazzo Gesù ai
ministri del tempio: "Che cosa fareste voi se Io fossi sul serio il
promesso Messia?". La prudente
risposta di Gioram, il talmudista, riguardo al Messia.
Tutti
ritornano a visibile malincuore ai loro posti e se ne stanno qualche tempo lì
completamente muti.
Gesù: "Udite, poiché non volete più degnarmi
di una qualche domanda, Mi prenderò io la libertà di farvene una piccola.
Ditemi - ma con tutta sincerità - che cosa fareste voi, se nonostante tutto io
fossi sul serio il promesso Messia, riguardo al Quale si è principalmente
discusso ieri?".
Un bisbetico vecchio zelota: "Ragazzo, ragazzo, bada bene a come
parli e a come argomenti nel tempio di Jehova, in questo luogo sacro! Guardati dal commettere un sacrilegio troppo
grande!".
Gesù: "Guardati piuttosto tu! Guardatevi anzi
voi tutti, dal ridurre la casa del Signore ad una spelonca di assassini! Con l'aver domandato cosa voi fareste se io
alla fine fossi, nonostante tutto, il promesso Messia, non ho profanato affatto
il tempio, poiché una simile domanda può farvela chiunque senza timore di
peccare e senza vergogna! E voi potete
darmi una risposta ipotetica, appunto come ipotetica fu la domanda da me
rivolta a voi!".
7° anziano (Gioram): "A Dio
ogni cosa è possibile; però noi uomini dobbiamo essere molto cauti e possiamo
accettare per vero l'adempimento di una promessa di così alta importanza
soltanto quando tutte le circostanze, dalle quali l'adempimento stesso deve
venir accompagnato, risultino chiarissime ed evidenti all'occhio stupito di
ognuno. Ora tu, mio caro giovinetto, hai bensì, per quanto concerne la tua
nascita, un paio di versetti del profeta Isaia che parlano in tuo favore, ma quante
cose ancora non ha predetto questo profeta circa il promesso Messia e
Gesù: "Fra tutti dell'intero vostro collegio,
tu mi sei veramente il più caro, e già la notte passata hai detto al gran
sacerdote una buona e vera parola in Mio favore, con la qual cosa gli furono
aperti un pochino gli occhi riguardo alla personalità di Satana, e così egli almeno
- e per la prima volta in tutta la sua vita - ha potuto avere un leggero
sentore dell'importantissima scienza delle rispondenze ed ha cominciato in tal
modo a comprendere che è escluso che opere, quali sono le mie, possano venire
compiute con l'aiuto di una forza o di una potenza del male! Da questo puoi
rilevare che a me non è celato neppure ciò che tu hai trattato con il gran
sacerdote, per quanto svoltosi nel massimo silenzio ed in tutta segretezza, e
quindi puoi anche immaginarti che in questo momento mi è perfettamente noto
quello che l'impacciatissimo gran sacerdote sta pensando ora, preso com'è da
grande timore che io possa fare sul conto suo qualche rivelazione per lui
sgradevole. Va però da sé che questo suo
timore è vano. Oh, certo, se Io mandassi a compimento le mie opere con l'aiuto
di Belzebù, allora egli sarebbe stato già da lungo tempo tradito ed anche già
giudicato, ma siccome io le compio invece unicamente per la forza e la potenza
di Dio in me, mirano in eterno soltanto al bene e mai al male, così anche il
gran sacerdote non ha nulla da temere da me, poiché da parte mia non gli verrà
torto un capello! Noi però abbiamo
finora sprecato il tempo parlando di moltissime cose inutili e lasciato interamente
da parte l'argomento principale!".
7° anziano (Gioram): "Parla
pure liberamente, noi saremo equi nel nostro giudizio, avendo trovato anche
molta equità in te!".
[indice]
Cap.14 - La testimonianza del ragazzo
Gesù di Se stesso come l'autentico "Egli si affretterà a spogliare, egli
solleciterà di predare!". Il parere
di Gioram: attendere e stare a vedere cosa porterà il futuro! Il richiamo di
Gesù all'Onnipotenza di Dio dentro di Sé.
La risposta malevola di Gioram.
Gesù: "Qui dinanzi a voi sta in me l'autentico
«Egli si affretterà di spogliare» ed «Egli solleciterà di predare»,
nome questo del figlio di una profetessa in Isaia (Cap.8, 1-3). Ieri noi
abbiamo parlato del Messia che ha da venire; Io stesso vi fui presentato come
tale, e precisamente in base ai testi del profeta Isaia che si attagliano
esattamente a me. E la cosa venne però da voi negata. Ieri Io vi parlai di me
come di una seconda persona; oggi invece sono io stesso dinanzi a voi, senza il
minimo timore di voi, né di nessun'altra cosa al mondo, poiché io sono
perfettamente conscio della forza e potenza eternamente invincibili che sono in
me, le quali però non sono cose estranee in me, bensì assolutamente proprie a
me, e riprendo lo stesso tema chiedendo ora particolarmente a te, Gioram: «Che
ne pensi a tale riguardo?» Parla però tu
pure liberamente senza timore! In
verità, neanche a te verrà per ciò torto un solo capello!".
7° anziano (Gioram): "Oh,
mio carissimo ed amabilissimo cugino, non te ne avrai già a male se io così ti
chiamo, poiché sono davvero parente molto prossimo di tuo padre, questa è e
resta ancor sempre una cosa quanto mai ardua dire: «Tu sei Colui che è stato
promesso!». Per di più, sotto certi
punti di vista, essa sarebbe ancora molto arrischiata, poiché ci sono già stati
parecchi esempi di fanciulli, i quali pure in tenera età avevano dimostrato di
possedere talenti e facoltà tanto straordinarie da fare spesso addirittura
strabiliare una gran moltitudine di gente, ma con l'avanzare degli anni
divennero uomini comunissimi, senza che si potesse scoprire in loro alcuna
traccia dei talenti e delle capacità manifestate in giovinezza! Dunque, un simile caso, sebbene non
probabile, deve pur venir ritenuto da noi uomini come possibile anche riguardo
alla tua persona, e quindi voler presupporre con piena certezza che in te si
celi il promesso Messia, sarebbe un po' troppo prematuro, ciò che tu stesso,
che sei un ragazzo dotato di sapienza davvero sorprendente per la tua età, non
vorrai negarmi! D'altronde, considerata la tua nascita, la tua discendenza e le
tue facoltà che non si videro mai finora, negare in modo inconfutabile che tu
sia il promesso Messia, sarebbe a mio parere cosa altrettanto insensata, poiché
tu puoi esserlo, quanto non esserlo! Per
conseguenza, secondo me, ciò che conta tanto per te quanto per noi è attendere
e stare a vedere cosa ci porterà il futuro!
E adesso dimmi se ho ragione o no!".
Gesù: "Secondo i concetti di questo mondo e
secondo l'umano intelletto, hai evidentemente ragione! Ma nel cuore umano risiede un criterio più
profondo e più luminoso; questo potrebbe già dirti se io appartengo a quella
specie di fanciulli che con l'avanzare degli anni possano perdere le loro
facoltà. Se io ho il potere di creare e
distruggere secondo un arbitrio assolutamente a me proprio, come è possibile
che voglia distruggere me stesso? Io ti
dico: «Unicamente dal mio Spirito interiore dipende l'esistenza di tutte le
cose. Perciò io posso volere ciò che voglio e anche deve accadere ciò che
voglio, come ti è già stato detto da me per bocca di altri testimoni, oltre che
per bocca mia. Se dunque la cosa sta in
questi termini, come si fa ad immaginare che io possa con l'andar del tempo
perdere le capacità e le mie facoltà che tu conosci? Ma se non posso perderle, cosa sono io dunque?".
7° anziano (Gioram): "Si,
però, si tratta ancor sempre di una supposizione soltanto, ma non è di gran
lunga una prova! La stessa cosa che tu
dici di te, potrei altrettanto dire io di me, ma siccome questo sarebbe un po'
troppo azzardato e sarebbe qualcosa che non avrebbe mai a che fare con me, si
finirebbe col deridermi, oppure col mettermi al sicuro, come si fa con i
pazzi! Ora tu sei un ragazzo sveglio in
un'età in cui manca ancora il discernimento, e sembri essere stato già nelle
viscere materne dotato di belle facoltà poetiche; perciò si sorride anche di
buon grado alle tue geniali sortite! Guarda, guarda un po', ragazzo
carissimo! Come può un uomo dire di se
stesso: «Dal mio spirito interiore è stato creato tutto ciò che esiste?». Cosa simile non lo può dire che l'eterno ed
infinito Spirito di Dio, che nella Sua Essenza è presente dappertutto! Tu, con le tue idee messianiche, sei voluto
salire un po' troppo in alto! Restiamo
dunque piuttosto modestamente sempre sul terreno di questa terra e coltiviamolo
con la debita diligenza, affinché ci dia sufficiente nutrimento, allora ci
troveremo di certo a miglior partito piuttosto che fare di noi qualcuno che non
saremo mai e che mai potremo essere! Se
pure un giorno il Messia verrà, Egli verrà a noi soltanto come un uomo
perfetto, mai però come un Dio! Ma è
usanza di voi Ebrei semi-greci, e quindi anche semi-pagani, di mettere gli
uomini dotati di qualche talento subito nel rango degli dei, oppure di vedervi
o considerarvi tali. Questo però non dovrebbe essere, e contravviene gravemente
al comandamento di Dio che dice: «Io solo sono il vostro Dio e vostro Signore,
non dovete avere altri dei accanto a Me!».
Però in Galilea, a quanto sembra, non si va troppo per il sottile quando
si tratta di questo comandamento, altrimenti non avrebbe mai potuto venirti in
mente di considerarti un Dio! Vedi dunque di tralasciare tale cosa per
l'avvenire e, nonostante tutti i tuoi straordinari talenti e capacità, rimani
fedele all'antico ed unico Dio, lasciando invece che i pagani restino pagani, e
tu vivrai felice sulla Terra! Che cosa è
mai l'enorme forza, mettiamo anche di un gigante, in confronto alle forze
riunite di parecchie migliaia di uomini, e che cosa poi la forza di un
ragazzo? Se già Davide esclamò: «Oh,
come son tutti gli uomini un puro nulla assoluto in Tuo confronto, o Signore!»,
come può mai venire in mente ad un ragazzo di dire che egli è un Dio nel suo
spirito, mediante il quale tutte le cose sono state create? Comprendi ora come con le tue parole hai
sorpassato di gran lunga ogni limite?".
Il gran sacerdote: "Ecco,
questo è stato finalmente un insegnamento sano, accoppiato ad un'insolita
grande moderazione! E la cosa è
perfettamente giusta e vera, poiché dei Galilei sta scritto che nel loro paese
non può sorgere alcun profeta, così elevano addirittura se stessi alla dignità
di dei, quei semi-pagani! E questo
ragazzo sembra avere la migliore disposizione a tale riguardo! Sì, caro il mio ragazzo-messia, a noi non si
fa prendere tanto facilmente un Alfa per un Omega! Ammetto che la cosa possa andare a Nazaret,
ma qui da noi a Gerusalemme non va!".
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Cap.15 - Ogni sorta di obiezione da parte
di Gioram e del gran sacerdote contro la messianità del ragazzo Gesù e la loro
contestazione.
Gesù: "Voi, a modo vostro e secondo le vostre
nozioni, avete parlato molto bene, perché i vostri pensieri e le vostre idee
non giungono più in là del vostro alito.
Ma se foste in grado di pensare in modo più ampio ed elevato, allora
considerereste anche me con occhi ben differenti e mi giudichereste in modo del
tutto diverso. Ora, siccome voi trovate tanto scandalosa la mia asserzione
concernente il mio Spirito interiore, spiegatemi un po' qual era lo Spirito che
parlava per bocca dei profeti!".
7° anziano (Gioram): "Quello
era lo Spirito di Dio, lo Spirito precisamente dal Quale traggono origine tutte
le cose!".
Gesù: "Bene, se quello Spirito che parlava per
bocca dei profeti era lo Spirito di Dio, perché mai non dovrebbe il mio Spirito
interiore essere lo Spirito di Dio, considerato che in virtù di Esso io posso
operare cose di gran lunga più grandiose di quelle compiute da tutti i profeti,
cominciando da Enoch? Poiché essi erano
limitati ad operare solo entro una certa sfera, io invece sono illimitato e
faccio quello che voglio e deve accadere ciò che io voglio! Dunque, stando così le cose, perché mai
dovrebbe essere il mio Spirito interiore un altro rispetto a Quello che ha
parlato per bocca dei profeti?".
7° anziano (Gioram): "Va
bene, va tutto bene, potrebbe anche essere come tu dici, purché però tu non
fossi Galileo! Ma sta pur chiaramente
scritto nei libri che dalla Galilea non viene alcun profeta; è quindi anche
doveroso che tu ti lasci dire che noi non possiamo, né dobbiamo mettere il tuo
spirito interiore alla pari con quello dei profeti!".
Gesù: "E sono io forse nato in Galilea? Non è Betlemme, l'antica città di Davide, il
Mio luogo natio? Esaminate i vostri
registri e vedrete se non è così! O non
era forse nemmeno Isaia un vero profeta per il motivo che anch'egli era venuto
in Galilea, e lì aveva profetizzato nelle vicinanze dell'odierna città di
Cesarea-Filippi? Vedete, quanto siete
ciechi e quanto inconsistente è il vostro giudizio! Nella Scrittura sta
scritto, è vero, che nessun nato in Galilea può diventare profeta. Ma poiché né Mio padre putativo Giuseppe, né
la madre del Mio corpo, Maria, né tanto meno io stesso siamo nativi dalla
Galilea, bensì dimoriamo a Nazaret solo da nove anni, quali stranieri
immigrati, perché non dovrebbe risiedere anche in me il vero Spirito di Dio,
come in qualunque altro profeta?".
Il gran sacerdote: "Ma non
sta scritto anche: «Ecco, Io mando il Mio angelo innanzi a te, affinché
apparecchi le vie al Signore ed appiani le Sue orme!», e non deve prima venire
Elia a preparare gli uomini alla grande venuta del Messia? E' forse anche questo il caso tuo? Dov'è l'angelo del Signore e dov'è
Elia?".
Gesù: "Per uomini della vostra risma, i quali
per le troppe cose che stanno loro sott'occhio non vedono niente, certamente né
l'angelo del Signore, né il Suo profeta Elia sono stati sulla Terra, ma per
coloro invece che vedono, tutto ciò è accaduto già dodici anni fa! Voi certo non avete visto, né riconosciuto
l'angelo che parlò con Zaccaria e neppure suo figlio miracolosamente generato,
poiché quello che non succede dinanzi a voi tra il fuoco, fulmini e rombare del
tuono vi passa inosservato! Allorché Elia, nella sua caverna, fu avvertito di
badare a come Jehova sarebbe passato davanti ad essa, passò dapprima un fuoco
davanti alla sua caverna aperta, ma in esso non c'era Jehova. Poi passò una bufera possente, ma neanche in
quella era Jehova. Infine passò dinanzi
alla caverna uno zefiro soave, appena percettibile; ed ecco, là dentro era Jehova! Vedete, è appunto così che l'accennato grande
profeta annunciò la presente venuta del Messia!
Voi aspettate bensì il fuoco e la bufera, che già più volte vi passarono
dinanzi, ma là Jehova non c'era. Ora
invece passa dinanzi a voi lo zefiro soave in cui è realmente Jehova, ma di ciò
non si accorgono i vostri orecchi sordi, né i vostri occhi ciechi, e neanche se
ne accorgeranno, se non allorché sarete giunti al termine della vostra vita,
quando cioè tale percepire tardivo non vi gioverà più gran cosa! Io ritengo di aver parlato a tale riguardo
abbastanza chiaramente; datemi ora voi una risposta secondo la vostra sapienza
del tempio!".
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Cap.16 - Domanda del sarcastico
Barnaba. La risposta di disapprovazione del Signore e controdomanda. Imbarazzo di Barnaba e scuse. Il miracolo
delle orecchie d'asino e dell'asino vivente.
Il giovane levita Barnaba (chiede ai farisei il
permesso di rivolgerMi la parola, poiché gli era venuta una buona idea): "Ascolta, caro il mio
piccolo divino Messia di Nazaret in Galilea, ciò che naturalmente non significa
gran cosa! Avendoci tu ora fornito
alcune piccole prove, grazie alle quali noi cominciamo ad udire, malgrado i
nostri orecchi otturati, ed a vedere, malgrado i nostri occhi bendati, che in
fin dei conti tu sei il promesso Messia, noi appunto, a seguito di questo
riconoscimento, ci troviamo a non saper cosa pensare e decidere! Che cosa faremo ora noi? O meglio, cosa dovremmo fare? Questa giornata volge già al suo termine e
malgrado tu sia il Messia, il diritto di parlare che la tassa pagata ti
conferisce si estende soltanto ancora al giorno di domani! Perciò credo che sarebbe ormai tempo per te
di prendere le tue disposizioni e di decidere quello che per l'avvenire dovrà
avvenire di noi che ti abbiamo riconosciuto e del tempio! Rimane tutto come è, oppure verrà ora tutto
trasformato? Tu sei dunque il promesso
Messia venuto a noi con lo zefiro, e noi non te lo possiamo contestare, ma, e
poi? Parla ed agisci tu, o giovane
Messia divino-umano, disceso naturalmente dall'alto!".
Gesù: "Avresti fatto realmente molto meglio a
non spalancare tanto la bocca solamente per questa arguzia di pessimo gusto, la
quale, prova che tu ben volentieri vorresti essere qualcosa, ma che a ciò ti
mancano i mezzi materiali e quelli spirituali!
Hai capito, portatore di Balaam?
Però, dal momento che mi hai rivolto la domanda su cosa dovrà d'ora in
poi accadere di voi e del tempio, devo pur darti anche un'adeguata
risposta! Vedi, così sta scritto: «Ma
quando il Messia verrà, non abolirà la legge - neanche una virgola di essa -
anzi Egli stesso del tutto l'adempirà!». Egli non abolirà il tempio, né i suoi
ministri, bensì punirà la loro perversità che è contro la legge ed a questi
boriosi leviti, che si atteggiano a saggi, Egli imporrà un segno, a gradito
riconoscimento delle loro perverse arguzie poco opportune! E' forse per te una follia la discussione da
me sollevata a mio riguardo su quei testi della Scrittura che si riferiscono
inconfutabilmente appunto a me? Oppure
provami tu che io non sono per filo e per segno precisamente Quello stesso di
Cui tutti i profeti hanno predetto! Ma
se tu sul serio non sei in grado di provarMelo, perché ardisci di farmi oggetto
delle tue beffe? Ebbene, aspetta un
po'! Anch'Io ti farò ora una domanda
alla quale tu risponderai! Se non risponderai con mia soddisfazione, io farò di
te un vero Mida dei pagani! Dimmi tu,
burlone da strapazzo, che cosa significa il nome «Gerusalemme»? Che cosa è celato in esso? Tu che sei levita ed aspirante Varisar
(fariseo), dovresti saperlo dai libri di Mosè ed anche dal libro di Enoch che
Noè salvò dal diluvio e che si intitola ‘Le
Guerre di Jehova’; io ho ora il pieno diritto di pretendere da
te la spiegazione, tanto più poi che la giusta comprensione di questo nome è
quanto mai importante! Parla
dunque!".
A questa ingiunzione il giovane levita
comincia a grattarsi energicamente il capo, perché della lingua ebraica antica
egli non aveva mai avuto il minimo sentore.
Egli mi prega perciò di pazientare e di accordargli un po' di tempo.
Allora va da un vecchio scriba per chiedergli se fosse in grado di
dirglielo. Lo scriba però a sua volta
non ne sa niente e lo consiglia di rivolgersi al cabalista Gioram. Ma anche quest'ultimo si stringe esitante
nelle spalle e, dopo averci alquanto pensato, gli dice sottovoce:
7° anziano (Gioram) sottovoce: "Veramente, nei libri antichissimi esiste
una specie di spiegazione etimologica di questa parola ed anche nella Cabala ne
è fatto qualche cenno illustrativo, ma in una forma tanto mistica che il
Cantico dei Cantici di Salomone è in confronto un vero gioco da bambini! Io stesso non ho capito mai né l'uno né
l'altra, e mi è quindi impossibile levarti ora d'imbarazzo! Del resto, devo farti osservare che avresti
dovuto parlare con il ragazzo con molto maggior riguardo, già in considerazione
dell'acutezza quanto mai straordinaria del suo spirito, e poi per riguardo al
suo alto protettore romano, tanto più che sei stato proprio tu a darci le
informazioni più attendibili sul suo essere prodigioso! Non hai osservato prima come egli abbia
dimostrato di sapere parola per parola tutto ciò che venne deliberato e detto
fra noi sul suo conto durante la notte ed in tutta segretezza? Io non dissi
nulla, però per conto mio, questa è stata una prova evidentissima che nel
ragazzo dimora uno spirito cui sembra non sia affatto difficile esaminare a
fondo gli uomini. Ti consiglio per conseguenza di chiedere perdono al ragazzo
straordinario per l'offesa fattagli in pubblico, altrimenti non garantisco
davvero che egli non ti giochi qualche brutto tiro! Va da lui e segui il mio consiglio!".
Il giovane levita Barnaba (rivolto a Gioram): "Eh, si, il diritto di parlare egli lo
ha effettivamente e gli scherzi non li
capisce; dunque bisognerà comunque chiedergli scusa! Però che nessuno di noi del tempio sia in
grado di scomporre nei suoi elementi il nome della città, è davvero una cosa
proprio strana!".
Il giovane levita Barnaba (rivolto a Gesù in tono
amichevole): "Mio caro ed amabilissimo
giovinetto! Io ho riconosciuto l'errore
grossolano da me commesso verso di te col mio scherzo, pessimo davvero e fuori
luogo, e perciò chiedo perdono proprio di tutto cuore, ed aggiungo
contemporaneamente la calda preghiera che tu ci voglia gentilmente spiegare il
nome di «Gerusalemme», poiché tutti noi assieme non ne possiamo ricavare un bel
nulla! Lo si traduce bensì con l'espressione:
«città santa» o «città di Dio»; però come questi concetti siano da
rintracciarsi nella parola Gerusalemme, nessuno di noi lo sa! Si racconta bensì che sia esistito qui da
queste parti un luogo di nome «Salem», ove dimorava il grande e potentissimo Re,
al quale tutti i principi della Terra dovevano allora pagare la decima, perché
questo Re, di nome Melchisedec, era nello stesso tempo assolutamente l'unico e
vero sommo-sacerdote di Jehova per tutti gli uomini della Terra; però poco o
niente si sa di questo sommo-sacerdote, delle sue dottrine e delle sue opere,
come pure della sua personalità. Ora, se
tu, come non dubito, sai a tale proposito qualcosa di più preciso di noi tutti,
abbi la cortesia di dirlo anche a noi!".
Gesù: "Fortuna per te che tu sia venuto a me
in questo modo; in caso contrario saresti stato segnato in un modo davvero
tutt'altro che piacevole per te! I segni
che avrebbero però ornato il tuo capo, giacciono ora ai tuoi piedi; alzali da
terra ed impara da ciò che in primo luogo io punisco in tutti gli uomini
l'arbitraria mania dello scherno e che, in secondo luogo, laddove è in gioco la
questione quanto mai seria della vita di tutti gli uomini della Terra per
l'eternità, non vi è posto per uno scherzo miserabile e frivolo! Guarda prima lo scherzo che io avevo
preparato per te in premio della tua pessima arguzia, e poi esaudirò anche la
tua seconda preghiera!".
A queste parole Barnaba si china e solleva
due naturalissime orecchie d'asino, perfettamente formate, che giacciono ai
suoi piedi e ne rimane tanto maggiormente sbigottito in quanto non vi era
traccia alcuna che fossero state mozzate per l'occasione a qualche asino
autentico. Alcuni fra i presenti - particolarmente il nostro Simone ed il
giudice romano - scoppiano in una sonora risata, mentre tutti i ministri del
tempio vennero assaliti da timore e cominciarono a chiedersi l'un l'altro come
ciò fosse stato possibile in una maniera naturale. Ed essi si lambiccano il
cervello, ma non riescono a giungere ad una conclusione nemmeno lontanamente
plausibile.
Il giovane levita Barnaba:
"A che serve tutto questo nostro giocare ad indovinelli, la cosa è
un vero miracolo e null'altro! Poiché se
il ragazzo si fosse provvisto delle orecchie già prima, allora egli avrebbe
anche dovuto già prima sapere che io gli avrei fatto uno scherzo di cattivo
genere! E non sarebbe questo un prodigio
ancor maggiore! Il ragazzo ci ha però già dato una prova molto memorabile di
questa sua facoltà col riportarmi parola per parola la segreta discussione
svoltasi fra noi questa notte e con lo svelare pubblicamente ad alta voce al
gran sacerdote i suoi più intimi pensieri!
A chi è possibile questa cosa, devono essere possibili nello stesso
modo, certo per noi incomprensibile, anche altre! E' innegabile che in questo ragazzo si cela
qualcosa di veramente straordinario! Io,
per mio conto, sono quasi già dell'opinione che egli col tempo potrà diventare
un Messia perfetto!".
Il gran sacerdote: "Tu
parli a questo riguardo precisamente come un cieco che vuol ragionare della
magnificenza dei colori! Quante volte i
maghi persiani ci hanno fatto strabiliare con le loro magie; e in quanto al
leggere i pensieri, questo non è neppure una novità per noi! Chi non conosce gli oracoli greci? Essi praticavano la lettura del pensiero in
modo tanto esperto che alla fine quasi nessuno si arrischiava più di andar loro
vicino! Vedi, mio caro, cose di tanta
importanza devono venire osservate con occhio ben differente, ed è bene
sottoporre fenomeni di questo genere ad un esame molto più profondo! Solo dopo
aver esaminato ogni cosa nel modo più preciso, si può, però sempre con la
massima prudenza, cominciare ad accogliere un'opinione un po' migliore in
proposito! Ma in quanto a prestare piena
fede, non se ne può nemmeno parlare fino a quando tutte le circostanze e tutti
i segni non siano stati talmente vagliati da non lasciare più nulla a
desiderare. Questo per tua norma, mio
caro Barnaba, poiché è sempre stato un tuo vecchio difetto quello di esser
molto credulo, malgrado le tue cognizioni davvero altamente
apprezzabili!".
Il giovane levita Barnaba:
"Non è vero, credulo non lo sono mai stato! Perché se lo fossi stato, non sarei mai
arrivato ad avere le molteplici cognizioni profonde che ho e che non si possono
in nessun modo acquistare con la credulità.
Io so esaminare le cose ed i fenomeni, e distinguo molto bene l'Alfa
dall'Omega; in questo caso però il mio intelletto non ci arriva, e tutte le mie
molte varie esperienze sono finite nel Giordano! Conosco l'arte magica dei Persiani e quella
di una quantità di altre genti ancora, ma nessuna rende possibile creare dalla
sola aria un paio d'orecchie d'asino intatte. Inoltre i responsi e le
divinazioni del pensiero, tanto dell'antichissimo oracolo di Dodona quanto quello
di Delfo, mi sono più che note. Ma fra
queste non ho mai trovato nulla che potesse aver nemmeno la più piccola
somiglianza con quanto questo ragazzo ebbe ad esporre tanto a me quanto a
Gioram, e cioè parola per parola tutto quello che abbiamo discusso fra noi
nella massima segretezza! Mantengo per
conseguenza l'opinione da me espressa e ripeto una volta ancora francamente:
«In questo ragazzo si cela più di quanto noi tutti saremo mai in grado di
comprendere!». Io non voglio proprio
sostenere che egli, date tali sue straordinarie facoltà, sia già indubbiamente
il promesso Messia, ma è cosa evidente che può esserlo piuttosto lui, in primo
luogo, che non uno di noi tutti che ci troviamo qui radunati!
Barnaba Rivolto a Gesù: Ora, però,
mio caro e gentile giovane compatriota, desidererei, prima che faccia sera, che
tu mi spiegassi ancora, secondo la tua promessa, il significato di
«Gerusalemme» e di «Melchisedec»!".
Gesù: "Poiché hai parlato tanto bene in Mio
favore, la spiegazione ti sarà data. Ma anzitutto
prendi in mano le due orecchie d'asino e tienile alquanto in alto stringendone
fra le dita le due cime, e noi vedremo se quello che seguirà lo sanno fare
anche i maghi persiani!". - "Sia fatto in aggiunta a queste orecchie
un corpo d'asino intero, vivente e perfettamente sano!".
Ed all'istante appare in mezzo all'assemblea
un asino perfettamente formato, in carne ed ossa! A quella vista tutti sono
colti da terrore per un tale potere miracoloso e vorrebbero prendere la fuga.
Ma il giudice romano e Simone vi si oppongono.
Il giudice: "Il tempo stabilito deve
venire mantenuto ed il ragazzo prodigioso spiegherà ancora le due
parole!".
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Cap.17 - La miracolosa sparizione
dell'asino. Il miracolo della pietra. Lo stupore del giudice romano per la forza
prodigiosa del ragazzo Gesù e le sue parole di chiarimento sulla venuta del
Regno di Dio.
Gesù: "Per dimostrarvi quale potenza mi è
propria e per togliervi ogni timore che v'incute quest'animale innaturale, comando
che esso svanisca così come è comparso!".
Nello stesso istante l'animale sparisce completamente e questa
scomparsa fa strabiliare tutti ancora di più.
Il giudice: "Davvero, o carissimo
ragazzo mio, in te deve dimorare o Giove, o qualche altra divinità
suprema! Se tu volessi, potresti anche
annientare un animale naturale e perfino l'esistenza di un uomo?".
Gesù: "Oh, sì, e non soltanto ciò, bensì anche
tutta
Subito viene fatta portare e deporre sulla
tavola, con molta fatica, una pietra durissima, del peso di oltre cento libbre,
Gesù: "Sciogliti e ridivieni etere, l'elemento
che eri in origine!".
E la pietra scompare.
Il giudice: "Una cosa simile, stimati
amici miei, non la può fare che un Dio soltanto, mai però un uomo, sia egli pur
dotato dei più grandi talenti! Ed ora,
carissimo ragazzo mio, io ho attinto da questo fatto la convinzione che è cosa
ben migliore vivere con te in ottima amicizia che non esserti nemico. Contro di
te cosa gioverebbero a noi Romani tutte le nostre molte legioni dei più
valorosi guerrieri? Infatti, basterebbe
che tu lo volessi e sarebbe loro riservata la stessa sorte toccata alla pietra
che era qui, vale a dire sparirebbero al momento dell'espressione della tua
volontà, sciolti in aria ed etere! E per
conseguenza io dichiaro che tu sei infallibilmente un vero Messia del tuo
popolo e che nessuna potenza potrà mai scendere in lotta con te, perché ogni
sforzo riuscirebbe vano del tutto!".
Gesù: "Tu però, quale Romano, non darti
assolutamente pensiero di ciò! Poiché io non sono venuto su questo mondo per
innalzarmi a principe della Terra e per fondare un regno terreno per gli Ebrei,
ma unicamente per portare a tutti gli uomini che sono di buona volontà il Regno
di Dio di ogni cosa vivente e per distruggere il regno di Satana, che è la
morte sulla Terra! Quindi ogni regno
terreno potrà sussistere bene, anzi nel migliore dei modi, quando si sarà
rivestito anche del Regno di Dio che io fonderò sulla Terra! Sia dunque lungi da voi ogni timore a causa
della mia potenza divina, poiché io rimarrò a voi soggetto fino alla
trasformazione del mio corpo, quando ritornerò là da dove sono venuto. Ora però, a chiusura dell'odierna giornata,
chiariremo ancora le due parole!".
Il giovane levita Barnaba (tutto lieto): "Sia
dunque lodato il Signore! Vengano pure parole soltanto e non più miracoli,
poiché questi producono un effetto molto inquietante!".
Gesù: "E perché poi inquietante? Sei pure rimasto tante volte a bocca aperta
davanti ai prodigi persiani, indiani ed egiziani, e non te ne sentisti mai
oppresso; perché proprio adesso?".
Il giovane levita Barnaba: "Perché quelli, senza eccezione, vengono
ottenuti in modo per me comprensibile, mentre i tuoi non sono fondati su altro
che sulla potenza della tua volontà! E
questa è una differenza immensa!".
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Cap.18 - La spiegazione del ragazzo
Gesù dei miracoli dei ventisette maghi a Damasco. L'imbarazzo e stupore di Barnaba. Del segreto dell'Onniscienza del ragazzo
Gesù.
Gesù: "Oh, oh, allora devo farti ancora
un'osservazione prima di passare alla spiegazione delle due parole! Non sono ora precisamente due anni da che tu
ti aggiravi per le strade di Damasco? In
quel tempo erano arrivati in città circa 27 maghi dalle Indie. Questi andavano
annunciando dappertutto con gran chiasso che nel terzo giorno dopo il novilunio
essi avrebbero offerto lo spettacolo dei più grandiosi miracoli nel grande
boschetto fuori dalla città. Fra le molte rappresentazioni annunciate c'erano
anche le seguenti: cinque dei maghi principali avrebbero estratto, avvalendosi
soltanto del loro dito mignolo e senza alcun impiego di forza fisica, un palo
del peso di oltre
Il giovane levita Barnaba, (visibilmente impressionato): "Ma dimmi, carissimo ed incomprensibile
ragazzo mio, come puoi tu sapere tutto ciò?
Allora tu non ti trovavi personalmente in quella città ed a quanto mi
consta non c'era nemmeno nessun altro della tua regione! Ora, all'infuori di alcuni pochi colleghi del
tempio, io non ho raccontato finora a nessuno quei prodigi strani. Come hai potuto dunque scoprire il segreto di
queste mie esperienze che io tenevo profondamente celato?".
Gesù: "Sta pur tranquillo: Io vengo a sapere
perfino tutto, ma ciononostante da parte mia non viene posto a nessuno alcun
ostacolo, bensì ognuno è e resta libero di agire secondo la legge o contro di
essa. Le conseguenze non dipendono mai
dalla potenza della mia Volontà, bensì dall'ordine e dalla santificazione delle
leggi stabilite, tanto nella sfera naturale, quanto in quella morale degli
uomini fra di loro. Ma come e da dove io possa sapere tutto ciò, è pure un
mistero, il quale, come pure quello degli altri miei miracoli, verrà chiarito
al mondo solo fra qualche ventina d'anni.
Se voi credeste che in me dimora lo Spirito del Messia in tutta
[indice]
Cap.19 - La spiegazione delle due
parole "Gerusalemme" e "Melchisedec" data dal ragazzo
Gesù.
Barnaba: "Mio carissimo e meraviglioso ragazzo! Ma cosa ne è delle due parole «Gerusalemme» e
«Melchisedec»? Noi vorremmo volentieri
sentire ancor oggi da te qualcosa a questo riguardo!".
Gesù: "Or bene, basta che tu ponga attenzione
alle singole radici della lingua ebraica antica: Je (questa è), Ruh o Ruha (la
dimora), sa (per il), lem o lehem (gran Re); Me o mei (della mia); l'chi o
lichi - leggi «litzi» - (faccia o luce); sedek (la sede). Voi sapete che gli antichi, nella formazione
delle parole, pronunciavano le vocali fra le consonanti, ma per un certo senso
di devozione non le scrivevano. (Per
devozione o timore di Dio, il cui nome è "Jehova" è formato dalle 5
vocali i e o u a). Nel caso dunque di parole simili, vecchie più
di mille anni, si deve per conseguenza saper ben collocare le vocali fra le
consonanti, ed allora il vero senso di un nome tanto antico si spiega da sé,
dalle sue radici. Ecco, sei soddisfatto
adesso di questa spiegazione?".
Barnaba: "Oh, sì, davvero, perfettamente del tutto! Ma come mai giungesti a scoprire anche questi
misteri?".
Gesù: "Una cosa è come l'altra e tutto si
fonda sulla potenza dello Spirito di Dio che dall'alto mi glorifica! Ma come ciò sia possibile, tu ora non lo puoi
comprendere, né lo comprenderai per molto tempo ancora! Vedi, tu pure leggi
7° anziano (Gioram): "Mio carissimo ragazzo,
a questo riguardo tu mi sembri tuttavia eccedere un pochino con la tua
asserzione! Poiché, vedi, se anche fra
di noi vi sono alcuni che non credono alla pura divinità della Scrittura, ce ne
sono tuttavia degli altri che ci tengono ancora molto e che credono fermamente
e quindi sperano anche nella venuta del promesso Messia e del Suo Regno, e
costoro, quando ti avranno conosciuto più da vicino, non avranno nulla in
contrario qualora tu fossi appunto quel promesso Messia del Quale il profeta
Isaia, più di ogni altro, ha predetto.
Certamente, la predizione in Isaia ha un'impronta quanto mai mistica, e
se si vuole dedurre dalle sue parole la personalità del Messia, non è facile
venirne a capo; però nel suo complesso essa ha realmente molte cose che calzano
su di te! D'altro canto ve ne sono delle
altre che non si possono riferire né a te, né infine meno ancora ad un vero
Messia, anche se dovesse discendere direttamente dai cieli! Per cui, o mio sapientissimo giovinetto, devi
convenire tu stesso che, perfino per i più fervidi credenti, per quanto
riguarda il buon Messia - per dirla apertamente - la cosa è ancor sempre tale da far riflettere
seriamente e che è davvero molto difficile potervisi orientare chiaramente e con
ordine! La questione si presenta sempre
piuttosto come una leggenda popolare sorta dal desiderio da lungo tempo nutrito
dal popolo, e sembra davvero che i Romani non abbiano un gran torto quando
dicono: «Ubinam vanis invectis superlativum tradis gens, nihil quam aquam
haurire!». (Non appena il popolo da
dicerie vaghe tramanda esagerazioni, questo non vuol dire altro che andare per
acqua col vaglio!). E così stanno
parzialmente le cose anche qui riguardo al Messia! Qualche cosa certamente può esserci, ma è
possibile anche di no; è chiaro dunque che all'antico pozzo di Giacobbe si
potrebbe attingere a mala pena una goccia d'acqua sana! Che ne dici, mio
carissimo ragazzo?"
Gesù: "Quali sono dunque i passi nelle
profezie d'Isaia che non potrebbero assolutamente riferirsi al Messia e
specialmente a Me?"
7° anziano (Gioram): "Eh, carissimo il mio
giovane amico, per dirti ciò bisogna che prima vada a prendere il libro, perché
quei passaggi proprio non li conosco a memoria; queste cose raramente si
rileggono e così ci si dimentica parecchio, particolarmente nel campo dei
profeti! Ma aspetta un pochino soltanto
e sistemeremo subito la cosa!".
Gesù: "Sai cosa? Essendosi già fatto sera, rimandiamo a
domani, e dal momento che oggi, da stamani fino ad ora, nessuno ha preso
qualcosa a ristoro del corpo, leviamo la nostra seduta e andiamo a cena, e
domani poi continueremo la nostra discussione!"
Tutti sono subito d'accordo con la tale
proposta, e tutti abbandonano la sala delle udienze per recarsi alla già nota
locanda dall’omonimo nome «Nazaret». I ministri del tempio, terminata la cena,
si recano anch'essi quasi tutti a riposare; soltanto Gioram e Barnaba prendono
in mano il libro d'Isaia e cercano quei testi che meno avrebbero potuto
riferirsi a Gesù o ad un qualsiasi altro Messia. Più tardi però anche questi due vengono
sopraffatti dal sonno e se ne vanno a dormire senza aver trovato alcun versetto
utile.
[indice]
Cap.20 - La seconda notte nella
locanda. Gioram e Barnaba alla ricerca di testi adeguati di Isaia.
Io, il giudice ed il vecchio Simone ce ne andammo nella locanda dove
avevamo già passato una notte e dove erano soliti prendere alloggio i Nazareni
quando venivano a Gerusalemme. Poiché a Gerusalemme era già antica usanza che
ogni città del regno giudaico avesse un albergo che portava il nome uguale, e
ciò per la ragione che quando un abitante di
Gerusalemme, o anche di un'altra
regione, aveva qualche affare da
trattare con qualcuno, o voleva
ottenere qualche notizia od informazione da un'altra determinata città, non
aveva che da recarsi all'omonimo albergo ed era certo di trovarvi ogni giorno una od anche più persone di quella città, venute a Gerusalemme per i loro
affari. Questa usanza si diffuse con
il tempo anche
in Europa, ed in origine
le insegne degli alberghi
avevano pure uno scopo simile; oggigiorno certamente non esiste
quasi più traccia di ciò. Io ho fatto
questa piccola aggiunta soltanto perché
più tardi si possa
comprendere con maggiore facilità per quale ragione
i Miei genitori putativi avessero
potuto trovarMi senza nessuna
fatica il terzo giorno, il giorno
cioè del loro ritorno,
e precisamente verso sera;
essi, infatti, si
erano informati su di Me
anzitutto presso la locanda
denominata “Nazaret”, per sapere dove
Mi fossi
trattenuto durante la giornata. I
ministri del Tempio, terminata la cena, si erano recati anch'essi quasi tutti a
riposare; soltanto Gioram e
Barnaba avevano preso in mano il libro
d'Isaia e stavano cercandovi quei testi che meno avrebbero potuto riferirsi
a Me o ad un qualsiasi altro Messia. Più tardi però anche questi due vennero
sopraffatti dal sonno e se ne andarono a dormire.
La notte trascorre in un volo per gli spossati, e tale fu anche qui il
caso. I ministri del Tempio avrebbero voluto schiacciare ancora un sonnellino,
ma il giorno che s'era già fatto molto chiaro, li costrinse a tenersi desti e
pronti ad accudire ai compiti di loro competenza, la qual cosa, in quel giorno, non garbava loro per niente, nemmeno a Gioram ed a
Barnaba, poiché in tutto
il libro d'Isaia non erano riusciti a
trovare un solo versetto così schiacciante da poterMi ridurre al silenzio.
Gioram rivolto a Barnaba:
"E' strano, neanche fossimo stregati! Di solito io ho avuto sempre pronti
sott'occhio un paio di dozzine di passi adatti a questo scopo; adesso invece
sto cercando già da un'ora, come un corvo stanco cerca il suo nido, e non
riesco a trovare niente, ma proprio niente affatto!".
Barnaba: "Ma non importa! Del
resto, se il ragazzo in seguito alle sue straordinarie facoltà, qualora gli
rimanessero anche nell'età virile, volesse proprio restare Messia, ebbene che
resti pure! La cosa infine non è poi
così straordinaria! Se poi più tardi
queste capacità dovessero cessare, allora egli stesso abbandonerà la sua
idea! Ad ogni modo prendi pure con te il
libro, poiché può darsi che possa eventualmente ancora occorrerci nel corso
dell'odierna giornata! Ora però
andiamocene noi pure nella sala delle udienze, poiché la maggior parte si sarà
già radunata!".
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Cap.21 - L'inizio della discussione
del terzo giorno. Il vano tentativo di
Gioram di chiudere il tema iniziato. L'obiezione del gran sacerdote divenuto offensivo
e la confutazione del ragazzo Gesù.
Soltanto quando anche i due, Barnaba e
Gioram occupano il loro posto, comincia la discussione del terzo giorno.
Gesù: "Ecco ormai oggi è il
terzo giorno che ci troviamo qui riuniti in questa sala! Ed ora si tratta che tu, come già ieri Mi
proponesti, mi faccia vedere dal libro del profeta Isaia quali testi non
dovrebbero riferirsi né a Me, né secondo la tua opinione, a nessun altro
eventuale Messia che deve venire!".
7° anziano (Gioram): "Ecco, mio carissimo giovinetto, sarebbe tutto
bello e buono, ma i versetti in questione, nella loro espressione letterale, mi
sono sfuggiti dalla memoria già da lungo tempo ed ora appunto di fronte a te,
che grazie alla tua gigantesca memoria sembri aver scolpita in mente l'intera
Scrittura parola per parola, mi riuscirebbe di grave imbarazzo andare a
rintracciare quei certi testi! Perciò è
meglio che lasciamo stare la cosa ed io concludo che in seguito a quanto noi
abbiamo visto ed udito da te, ammettiamo che tu sia il promesso,
rispettivamente il Messia già arrivato!
Ma rintracciare ora tutti quei numerosi testi nella Scrittura, ci
costerebbe troppa perdita di tempo e troppa fatica!".
Gesù: "Oh, no, amico Mio, la
cosa non va! Voi vorreste sbarazzarvi di
Me con delle buone parole, poiché per voi che vi sia un Messia o che non vi
sia, fa lo stesso, purché possiate vivere agiati ed accumulare in abbondanza
oro, argento ed ogni sorta di pietre preziose!
Qui si tratta invece di decidere con la massima serietà se sono io il
Messia, oppure se dovete attenderne un altro. Se io lo sono, allora il Regno di
Dio è già venuto a voi, e se siete di buona volontà, dovrete sapere dalla
Scrittura ciò che vi resta da fare! Se
io però, secondo la vostra opinione, e secondo il profeta, non lo sono, allora
potete liberamente persistere nei vostri vecchi peccati finché la morte venga a
suggellare la vostra sorte finale! Ma
poiché la ricerca dei testi adatti vi ruba tanto tempo e vi procura tanta
fatica, date pure a Me il libro ed io vi risparmierò tempo e fatica!".
Il gran sacerdote: "Già,
perché tu possa scegliere tutti quei testi che meglio convengono a te?".
Gesù: "Ebbene, trovamene tu
allora alcuni che eventualmente mi convengano meno!".
Il gran sacerdote: "Oh,
si, tu sarai presto servito! Datemi il
libro!".
Viene dato il libro al gran sacerdote ed
egli con aria d'importanza comincia a sfogliarlo, cercando e ricercando, ma per
parecchio tempo non trova nulla di conveniente. Finalmente gli sembra di aver
trovato qualcosa, poiché sul volto gli si dipinge una specie di soddisfazione
tutta propria, dietro alla quale però comincia ben presto ad alzarsi la cresta
dell'orgoglio gran-sacerdotale peggio che in un tacchino arrabbiato. Con un certo fare padronale egli depone il
libro aperto davanti a sé sul tavolo e, premendo energicamente l'indice sul
testo, esclama tutto trionfante:
Il gran sacerdote: "Ecco
qui! Avvicinati, dunque, o giovane
Messia dalla Galilea, leggi questo testo e dimmi se anch'esso si attaglia alla
tua persona!".
Gesù: "E perché mi chiami a
leggere quel testo dal tuo libro? Lo
Spirito che dimora in me lo conosceva assai prima che il profeta Isaia lo
avesse scritto! Tu d'altronde hai scelto
precisamente quello che più di altri contribuisce alla mia vittoria contro di
te, ed io stesso non avrei potuto davvero trovarne uno migliore!".
Il gran sacerdote: (tutto
adirato esclama furibondo): "Cosa vai dicendo? Tu avresti conosciuto questo testo prima che
il profeta l'avesse scritto? Io ti ammonisco, o ragazzo galileo, di guardarti
bene dall'eccessiva temerarietà! Tu
conti appena dodici anni e pretendi di aver conosciuto questo testo ancor prima
del profeta? Sei dunque impazzito? Se anche tu intendi parlare dell'anima tua o
del tuo spirito - ciò che è pur sempre una e la stessa cosa - non sarà mai
possibile che questa sia più vecchia del suo corpo, il quale, già secondo
l'attestazione di Mosè, deve essere esistito prima che l'anima potesse
prendervi dimora! Non dice Mosè: «Iddio
formò il primo uomo dall'argilla e gli alitò nelle narici un'anima
vivente!»? Non emerge quindi chiaramente
da ciò che il corpo d'ogni uomo, quale dimora compiuta dell'anima, deve
esistere prima dell'anima stessa? Poiché
cosa e dove potrebbe altrimenti essere l'anima senza il corpo? Pensaci dunque bene, o giovane Galileo, dove
ed al cospetto di chi ti trovi!".
Gesù: "Lasciando da parte il
fatto che tu ti trovi qui al tuo posto di gran sacerdote per raccomandazione
del mondo e non per superiore vocazione spirituale, e così pure che noi ci
troviamo qui radunati nell'antica sala delle udienze del tempio, io nondimeno
ti dico seccamente in faccia che tu giudichi le cose spirituali assai peggio di
quanto un cieco possa giudicare i colori!
Dal momento che Dio alitò un'anima vivente nelle narici al corpo già
pronto di Adamo, è cosa evidente che l'anima doveva pur essere preesistita in
Dio e certo non poteva esistere in nessun altro luogo, perché Dio nella Sua
Essenza è infinito, e a stretto rigore nulla può trovarsi all'infuori di
Lui! Ma poiché Dio è Egli stesso
eterno, non può comprendere in Sé nulla di limitato nel tempo e di perituro, né
di nascituro, bensì ciò che è in Lui è eterno, come lo è Egli stesso. Egli può emettere i Suoi eterni, immensi
Pensieri e Idee soltanto fuori di Sé, per quanto concerne la loro
manifestazione per il conseguimento di una individualità indipendente. E quando
Egli fa ciò, questo è un momento creativo che procede da Lui, e per
l'essere-pensiero divino da Lui sprigionato, al di fuori di Lui, tramite
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Cap.22 - Le parole di riconoscimento
del giudice romano nei confronti del ragazzo Gesù e il suo discorso sulle leggi
riguardo all'ordine statale e sulla legge divina riguardo all'amore del
prossimo.
Il giudice: "Ma, o mio carissimo Ragazzo
sceso veramente dai Cieli! Tu sei già
adesso più sapiente di tutti i sapienti che siano mai vissuti sulla Terra! Cosa diventerai mai un giorno? Sì, certo, tu sei senz'altro un vero Messia
(mediatore fra Dio e gli uomini), poiché nessun sapiente ha mai saputo esporre
con tanta chiarezza e concisione la differenza che esiste tra materia, anima e
spirito, come hai fatto tu! Davvero,
questo insegnamento merita perfino una ricompensa particolare, poiché una cosa
simile non fu mai udita finora!".
Gesù: "Lascia perdere, o nobile amico
mio! Quale ricompensa potresti darmi che
io non fossi in grado di restituirti immediatamente mille volte? In verità ti dico che colui che per vero,
puro amore per Dio e per il prossimo farà qualcosa di bene ad uno dei suoi
simili bisognosi, costui lo farà a me e ne verrà mille volte ricompensato! Ma altrettanto verrà ricompensato il male che
qualcuno farà al suo prossimo!".
Il giudice: "Come definiresti più
precisamente questo male che non si deve fare al prossimo? Io bramerei bene di saperlo, perché nella mia
qualità di giudice mi trovo molto spesso nella situazione di arrecare danno e
di fare molto male al mio prossimo, quantunque, naturalmente, il più delle
volte contro la mia volontà. Ma la
nostra legge è inflessibile, e non conosce riguardi di sorta nemmeno verso i
propri figli! Dimmi dunque qualcosa di
valido in proposito!".
Gesù: "Se avessi fatto tu le leggi, potresti anche mutarle, ma
esse corrispondono invece ad un'antica e ben ponderata volontà del popolo, e tu
sei chiamato a punire secondo giustizia i trasgressori di questa volontà
popolare. Se dunque tu procedi
scrupolosamente secondo coscienza e giustizia, come la legge prescrive, non fai
con ciò del male, ma solo del bene! Poiché ognuno che vive e fa parte di una
grande società umana, deve assoggettarsi alle leggi dell'ordine e deve farsene
norma per la propria vita. Se egli non
vuole fare ciò, allora, quale singolo individuo e perciò evidentemente più
debole, deve sopportare le conseguenze necessariamente amare riservate ai
renitenti all'ordinamento popolare generale.
E il giudice insediato dal popolo o dal suo rappresentante, sia questi
un re o addirittura un imperatore, il quale applichi con severità e giustizia
la legge da lui conosciuta a fondo, non può far altro che bene, poiché egli
monda il campo della semina umana dalla zizzania. Se così fai, tu adempi il tuo dovere e sei un
benefattore degli uomini diligenti e amanti dell'ordine. Ma che tu quale giudice
rivolga soprattutto ogni cura affinché un povero tanto traviato non venga
punito dal tribunale, quanto piuttosto corretto, questa è una virtù dai Cieli
nel tuo cuore, poiché, così facendo, tu resti fedele al principio fondamentale
eternamente vero dell'amore del prossimo, che dice: «Quello che ragionevolmente
non vuoi che venga fatto a te, non farlo nemmeno tu al tuo prossimo!». Con ciò tu sei quindi già in perfetto ordine
di fronte a Dio, come pure di fronte agli uomini, e non hai affatto bisogno di
affannarti per scrutare ciò che sia veramente bene e ciò che sia male! Se coloro che siedono sul seggio di Mosè e di
Aronne agissero ed avessero agito così, non sarebbero mai stati soggiogati da
voi Romani, ma non essendo più rimasti fedeli all'antica legge, che era stata
data uguale per tutti gli uomini, ed essendosi essi invece creati dei precetti
secondo il loro capriccio, Dio ha distolto da loro il Suo volto e li ha posti
sotto l'acerba disciplina dei pagani, ed essi vi rimarranno a causa della loro
grande e rozza cocciutaggine. Tu sei un
pagano e mi riconosci; costoro sono Ebrei e dovrebbero essere figli di Jehova e
non mi riconoscono, e difficilmente anche mi riconosceranno! Come avviene ciò? Qui vanno ricordate le parole dette da un
profeta, naturalmente già allora ad orecchi sordi: «Egli venne ai Suoi nella
Sua proprietà ed i Suoi non L'hanno riconosciuto e non L'hanno accolto!». Ma sia come sia, io ti ho fatto vedere come
stanno in realtà le cose, ed ora è giunto il momento di esaminare più da vicino
quei testi rintracciati dal gran sacerdote che non dovrebbero riferirsi a
me!".
[indice]
Cap.23 - La lettura e la spiegazione
di Isaia 9,5-6 fatta dal giudice romano.
Il gran sacerdote (spingendo il libro verso
Gesù): "Ecco, leggi tu stesso e dimostra a te stesso il
tuo errore!".
Gesù prende il libro e lo dà al giudice
indicandogli i punti da leggere.
Gesù: Leggili tu ad alta voce,
affinché nessuno possa dire che io leggo i testi a Mio vantaggio
Il giudice: (Isaia cap. 9, 5-6) "Poiché un bambino è nato per noi, ci è
stato dato un figlio e la sovranità è stata posta sopra le sue spalle e si
chiama Magnifico, Consiglio, Forza, Eroe, Eterno Padre, Principe della pace,
grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul
Regno che Egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia,
ora e in eterno! Questo farà lo zelo del
Signore degli eserciti Zebaoth! – (rivolto al gran sacerdote): Ho letto
bene?".
Il Gran Sacerdote risponde affermando con un
profondo inchino.
Il giudice: "Ma qui, secondo il mio
parere, avete proprio scelto un passaggio che evidentemente si adatta
quant'altri mai esattamente a questo giovane e sapiente ragazzo! Come una vergine partorirà un Figlio e lo
chiamerà Emmanuele, questo, secondo la mia impressione soggettiva, l'abbiamo
discusso e vagliato in modo tale da non lasciar in me il minimo dubbio che
questo Ragazzo sia appunto quello stesso designato dal profeta quale Figlio
della vergine, credo di nome Maria, che voi, secondo la vostra propria affermazione,
conoscete molto bene. E se non
m'inganno, non molto tempo fa, il centurione Cornelio ebbe occasione di
raccontarmi dei particolari riguardo alla prodigiosa nascita di un bambino a
Betlemme, avvenuta in una stalla di pecore vuota, in mancanza di un ricovero
migliore, e la cosa mi fu anzi narrata con grande entusiasmo e con parole molto
sentite di partecipazione alla sorte, tanto incresciosa in quei giorni, di
quella memorabile famiglia, sulla quale egli aveva voluto ripetutamente
prendere informazioni, ma dal tempo della partenza della medesima dall'Egitto
non era stato in grado di saperne più nulla!
Purtroppo, egli ha dovuto recarsi a Tiro per affari di stato, altrimenti
egli si troverebbe di certo qui! Dunque,
per quanto concerne la profetizzata nascita di questo Ragazzo, noi ci saremmo
così perfettamente chiariti le idee, e dinanzi al foro della pura e sana
ragione non vi può essere assolutamente più nulla da obiettare in
proposito! Ora, che Egli mangerà burro
e miele, per poi conoscere ed eleggere il bene e rigettare il male, io posso
spiegarmelo secondo l'antica maniera egiziana come una rispondenza soltanto, la
quale, secondo il mio parere, vuol significare che: «Egli sarà colmo di tutto
l'Amore e di tutta
[indice]
Cap.24 - Il discorso di Gioram
sull'Essere di Dio come risposta al giudice romano.
Questo tagliente discorso del giudice
scombussola del tutto i nostri ministri del tempio e li intimorisce a tal punto
da non permettere loro altro che di balbettare qualche frase sconnessa. Il più calmo di tutti rimane ancora Gioram,
ed egli è anche l'unico ad alzarsi dal suo seggio. S'inchina profondamente dinanzi al giudice, e
disse parla.
7° anziano (Gioram): "Illustrissimo signore e giudice integerrimo su
tutta Gerusalemme e molto più oltre ancora!
Da noi il formarsi un criterio vero dell'Essere di Dio è una questione
quanto mai difficile, poiché nel Libro di Mosè è espressamente proibito di
farsi un concetto afferrabile o una idea anche approssimativamente
raffigurativa di Lui! Ed è perciò che tu
non troverai nel nostro tempio nessuna immagine, per mezzo della quale sia reso
possibile ai sensi umani esteriori di farsi un concetto raffigurativo della
Divinità! Malgrado ciò i patriarchi,
come ad esempio Abramo, Isacco e Giacobbe, ebbero frequentemente delle visioni,
nelle quali essi videro Dio sempre in perfette sembianze umane e Gli parlarono,
quantunque più tardi si ritrovi in Mosè: «Nessuno può vedere Dio ed in pari
tempo vivere, poiché Dio è un fuoco divoratore e dimora nella Luce
inaccessibile!». Tuttavia Mosè bramò un
giorno di vedere una volta Dio, anche se ciò avesse dovuto causargli la morte
istantanea. Dio allora così parlò a Mosè
sul Sinai: «Nasconditi in quella grotta; Io vi passerò dinanzi! Quando Io ti chiamerò, esci dalla grotta e tu
vedrai il Mio dorso!». Ma qui una volta
si tratta di una forma di Dio, ed un'altra invece, a stretto rigor di legge,
non si tratta assolutamente più di nessuna, anzi non può nemmeno trattarsi,
sotto minaccia di punizione, farsi un concetto di un Dio è in verità cosa
alquanto difficile, e con l'andar del tempo anzi impossibile, anche se l'animo
umano aspiri pur sempre ad un Dio formale e, parlando seriamente, non si possa
biasimare tanto i pagani quando essi si rappresentano il loro Giove sotto forma
di un uomo perfettissimo! Noi non
abbiamo che la sola parola «Jehova» e all'infuori di questa non c'è gran
cosa! Per quanto concerne semplicemente
me, come persona, questo ragazzo appare a me, come a te, buono e potente a
sufficienza per essere un Dio; ma ora considera un po' il popolo il quale si tiene
attaccato alla dottrina di Mosè e dei profeti!
Il tempio è l'antico punto centrale della sua beatitudine, là esso fa
convergere i suoi desideri, ripone le sue speranze e nel tempio si crede vicino
al suo Dio, perché è il luogo dove Egli lo ascolta con l'orecchio del sommo
sacerdote e l'esaudisce grazie alle preghiere di quest'ultimo e a quelle dei
suoi aiutanti! Togli d'un tratto tale
cosa al popolo, metti questo divino ragazzo al posto dell'arca santa, ed in brevissimo
tempo avrai una rivoluzione generale in tutto il paese! Noi siamo pazzi perché siamo costretti ad
esserlo; se questo non fosse il caso e se da ciò non dovesse dipendere la
nostra esistenza e la prosperità e la pace del popolo, noi allora già da lungo
tempo non saremmo più dei pazzi! Oh,
credi forse che sia cosa tanto facile presentare al popolo come esistente una
cosa che non esiste e della quale, perfino con la miglior buona volontà del
mondo, non si può assolutamente formare un concetto? Io, per conto mio, sono perfettamente del tuo
parere per quanto riguarda questo ragazzo; ma dinanzi al popolo devo,
ciononostante, continuare nell'antica follia e non devo lasciar trapelare
neanche lontanamente che in cuor mio ho tutta un'altra fede di quella che
esteriormente dimostro di avere! Se in
grazia alla sua potenza col tempo il ragazzo dovesse riuscire ad attirare su di
sé l'attenzione del popolo, come è successo ora con noi e questo lo
riconoscesse ed accettasse per quello che egli è, gli sarà allora facile
sbarazzarsi di tutto il tempio. Ma
un'antica abitudine, alla quale sono collegati tanti e tali interessi, non si
può rimuovere come un vecchio armadio che senza il minimo ostacolo si può
gettar via e distruggere, sostituendolo con uno nuovo. Questa è la mia opinione
che viene indubbiamente condivisa da tutto il tempio, e credo che difficilmente
qualcuno possa obiettare qualcosa in proposito!".
Il giudice: "Sta bene, contro
quest'opinione è naturale che per ora vi sia poco o certo non gran che da
obiettare, ma una cosa si può tuttavia osservare a tale riguardo, ed è questa:
«Voi, se credete nella missione di questo ragazzo, potete ad ogni modo attirare
l'attenzione del popolo su di lui in modo adeguato e far vedere chi è venuto
ora al mondo!»".
7° anziano (Gioram): "Questa richiesta appartiene evidentemente al
novero di quelle che si possono dir ragionevoli, e forse qualcosa in questo
senso si potrà fare! Ma resterà pur
sempre un'impresa molto azzardata che potrebbe procurare tanto a noi quanto al
buon ragazzo molti imbarazzi! Poiché, in
primo luogo, il ragazzo non si ferma di certo nel tempio, perché se non oggi,
sicuramente domani, egli verrà ricondotto dai suoi genitori a Nazaret e questo
luogo è da qui un po' troppo distante per indirizzarvi tutti coloro che chiedessero
di lui. In secondo luogo, centinaia di
migliaia di persone comincerebbero a domandarci seriamente per qual motivo
egli, come colui che viene annunciato dai profeti, non prenda dimora nella casa
che a lui soltanto spetta, vale a dire appunto nel tempio! Ora quale ragione potremmo noi addurre al
popolo per giustificare il fatto che egli preferirebbe
[indice]
Cap.25 - Il discorso tagliente del
ragazzo Gesù rivolto agli ipocriti ministri del tempio quali suoi accaniti
avversari. I misfatti nel tempio.
Gesù: "Io sono ora qui per annunciarvi che qui
mi trovo per compiere le opere di Colui che mi ha mandato, il Quale, voi per
vostra confessione, non conoscete, ma che io invece ben conosco, giacché Egli
dimora in me nella Sua pienezza! Mosè
desiderò vederLo e non gli fu dato di scorgere che le Sue spalle, ma questo
bastò perché Mosè ne rimanesse accecato per tre giorni e la sua faccia era così
radiosa che egli dovette velarla quando si presentò al popolo, poiché gli occhi
della gente non avrebbero mai potuto sopportarne lo splendore. Voi però potete ora ben guardarMi in faccia,
e nessun insopportabile splendore abbaglia i vostri occhi! E perché?
Per la ragione che questa carne nasconde Colui che in me dimora! Ma ciononostante qui c'è ben di più di quanto
c'era là! Voi però non lo scorgete,
poiché dinanzi ai vostri occhi pende ora il triplice velo di Mosè e penderà per
molto tempo ancora, affinché non possiate riconoscere Colui il Quale è sceso a
voi dal più alto dei Cieli. Con il giudice avete certamente facile gioco nel
parlare, perché egli non può che servirsi del suo orecchio per intendere le vostre
ben forbite parole, ma parlare con Me è cosa un pochino più difficile, perché
io percepisco anche i reconditi pensieri dei vostri cuori, i quali sono ben
differenti dalle parole che escono dalla vostra bocca! Questo è anche il motivo per il quale mi siete
ripugnanti in sommo grado, perché fuori sapete mostrarvi puri, ma internamente
nell'anima vostra siete pieni di sozzura!
Quando il giudice, nel cui cuore non dimora falsità, vi esortò ad
attirare l'attenzione del popolo su di me ed a confortarlo con la realizzazione
delle sue speranze, perché avete cercato ogni sorta di banali circostanze per
dimostrare che tale cosa non sarebbe attuabile?
Io però ve lo dico ora francamente in faccia: «Siete voi, e non il popolo,
a non volere tal cosa, e voi stessi siete i miei più accaniti avversari! Ma tutto ciò non conta affatto, poiché, in
primo luogo, il mio tempo non è ancora venuto, ed in secondo luogo, appunto,
questo tempio è stato troppo profanato da voi perché io possa mai prendervi
dimora! In verità, mai sarà che la
vostra autorità venga accresciuta per mezzo mio! Voi siete arrabbiati perché Mosè vi ha
proibito di farvi un'immagine scolpita di Dio; ma ciò non vi importa, dal
momento che voi stessi vi atteggiate a déi davanti al popolo e gli insegnate che
Dio senza di voi non fa nulla, e che non esaudisce nessun'altra preghiera se
non quella che esce dalla vostra bocca. Dite: fu Mosè ad ordinarvi di fare
anche questo? Sì, certo, voi dovreste
appunto guidare il popolo sui sentieri che conducono al Cielo, poiché tale è la
volontà di Dio e tale fu anche il comandamento di Mosè e di Aronne suo
fratello; voi però fate precisamente il contrario e non considerate il vostro
rango, Dio, il popolo ed il tempio niente altro che una vacca ben ingrassata
che voi soli pretendete di aver da Dio il diritto di mungere! Io però vi dico francamente che Dio, il Quale
voi rinnegate ad ogni respiro e ad ogni battito del polso, non vi ha mai dato
questo diritto e non ha mai prestato ascolto alle vostre preghiere morte
borbottate macchinalmente e non le ascolta ora, né mai le ascolterà! Poiché se Dio esaudisse il vostro selvaggio
vocio ed il vostro gracidar da corvi, in verità, dovrei saperne anch'io
qualcosa! Poiché quello che il Padre sa,
lo sa anche il Figlio, ovvero ciò che sa il mio Amore, lo sa anche il mio
intelletto! Ma che una vostra preghiera
sia mai stata esaudita, davvero non ne sa nulla né il mio amore, né il mio
intelletto! Eppure voi dite: «Se tu,
uomo, implori da Dio una grazia, ciò non ti giova nulla, ma se invece tu porti
a noi un'offerta e noi preghiamo per te, in tal caso la nostra preghiera ti
servirà! A noi sacerdoti soltanto è dato
di pregare con efficacia, mentre il popolo può portare solo offerte e
partecipare così alla preghiera grazie alle abbondanti offerte!». In tal modo voi mungete doppiamente il
popolo: in primo luogo vi pigliate la decima di tutti i frutti e tutti i
primogeniti degli animali domestici, mentre per i primogeniti degli uomini vi
fate pagare un sostanzioso riscatto; ed in secondo luogo arringate senza posa
il popolo per avere nuove offerte e gli promettete in compenso lunghe ed
assidue preghiere, che però poi non recitate mai! Poiché fra di voi dite: «Che noi preghiamo o
che non preghiamo, tanto non giova in nessun caso all'oblatore; se gli giova
qualcosa, ciò è dovuto soltanto all'offerta che egli ci ha portato con buona
intenzione!». E così vi risparmiate di
fare perfino anche quello per cui vi siete fatti pagare! Ma a chi mai devo paragonarvi? Voi siete sempre contro Dio, e siete
perfettamente simili ai lupi rapaci che vagano avvolti nella pelle di agnello,
affinché le pecore non fuggano da essi ed essi possano raggiungerle senza
alcuna fatica, per sbranarle con i loro denti aguzzi! Però, come è ora l'opera vostra, tale sarà anche
un giorno la vostra ricompensa nel regno delle anime nell'aldilà! Io ve lo dico, e voi potete anche fare
affidamento che, per quanto concerne voi,
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Cap.26 - La replica adirata del gran
sacerdote. La profezia del ragazzo Gesù
sulla vocazione dei Pagani a divenire figli di Dio al posto dei Giudei e sulla
distruzione del tempio e di Gerusalemme.
La verità sulla morte di Zaccaria.
Il gran sacerdote (pieno d’ira): "Ragazzo, chi ti ha dato il diritto di
minacciare noi ed il tempio? Siamo stati
noi forse a stabilire le massime secondo le quali siamo chiamati ad agire? Come erano savie alcune delle tue parole di
prima, altrettanto insensate sono quelle di adesso! Non sai dunque che con un colpo solo non si
abbatte un albero e che è assurdo voler cambiare ciò che non può venire
assolutamente cambiato? Cambia tu il
popolo, se lo puoi! Il popolo ebreo è un
albero già molto vecchio, che non si lascia più piegare come un giovane arbusto
di nocciolo! Noi non vogliamo dubitare
minimamente che a te sia stata affidata da Dio un'alta missione, ma non per
questo devi calpestare le antiche istituzioni derivanti da Mosè, se anche forse
posteriormente completate da qualche aggiunta richiesta dalle circostanze dei
tempi, e non devi paragonare noi, che siamo preposti alle stesse, a lupi rapaci
travestiti d'agnelli! Poiché noi non abbiamo ancora sbranato nessuno, e se
abbiamo punito qualche bestemmiatore di Dio e del tempio, nonché gli adulteri,
non abbiamo fatto altro che eseguire quello che Mosè aveva ordinato. Puoi sostenere che noi abbiamo agito
ingiustamente contro i comandamenti di Dio?
Quando parli con noi, pesa prima meglio le tue parole, poiché, se trovi
qualcosa di male in noi e nel tempio, dillo a noi con buone e gentili parole e
noi vedremo ciò che sarà possibile fare!
Ma con minacce tu non otterrai nulla da noi!".
Gesù: "Con i vostri pari nessuno ha mai ancora
potuto ottenere qualcosa, né con dolci né con severe parole, e perciò rimarrete
anche tali quali siete, fino alla fine del mondo! Ma per tale ragione
Il giudice: (con un
aspetto minaccioso): "Se Tu lo vuoi, io taglio
corto con queste larve di ministri di Dio!
Poiché
Gesù: "Lascia perdere! Poiché, vedi, nella mia volontà io ho potere
in abbondanza e potrei annientarli in un attimo, ma né tu, né il popolo e tanto
meno io ne avremmo guadagnato qualcosa!
Per ora è sufficiente che noi abbiamo un po' diradato la loro fitta notte;
l'improvvisa luce del giorno non potrebbe che renderli ciechi del tutto e con
loro tutto il popolo ebreo. Tale cosa
succederebbe se tu, a causa dei loro innumerevoli orribili peccati, infliggessi
loro un rigorosissimo castigo. Essi si
avvilupperanno nella rete da loro stessi tesa e vi sprofonderanno! All'uomo però è stata fissata dappertutto una
misura su questa Terra, tanto per il bene quanto per il male; e del pari è
stata stabilita una misura ad ogni istituzione e ad ogni popolo. Quando essa è
ricolma del divino e del buono, allora il popolo ed il suo paese cominciano a
traboccare di benedizioni, ma, quando un popolo ed il suo paese sono colmi di
malvagità, allora scende anche inesorabilmente su di essi un rigoroso giudizio;
il popolo ha finito di mettere in opera tutta la sua perversità ed il paese
viene tramutato in un deserto, come tra non molto sarà il caso anche di questo
paese! Chi può e vuole intendere,
intenda! Ormai si è avvicinato il tempo
in cui verrà annunciato dai tetti agli uomini malvagi di quale spirito essi
siano figli, ed in cui le loro opere si potranno leggere sulla loro
fronte! Poiché da quella scuola alla
quale ho attinto io quello che so, da quella stessa scuola attingeranno un
giorno molti discepoli del mio amore, e sapranno poi anch'essi quello che io
so, e faranno tutto quello che faccio io!
Ma il tempo non è ancora del tutto giunto; quando però lo sarà, voi lo
apprenderete e saprete regolarvi. Ed
ora, io ho finito! Chi ha ancora
qualcosa da dire, lo dica, poiché soltanto per brevissimo tempo ancora io mi
tratterrò fra voi, poiché coloro che ritengono di avermi smarrito
raggiungeranno presto Gerusalemme e mi troveranno qui!".
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Cap.27 - Gioram riconosce nel ragazzo
Gesù il Messia, Gli chiede consiglio e la spiegazione di Isaia 52,14 e 53,3. La
risposta particolareggiata del ragazzo Gesù.
7° anziano (Gioram): "Mio caro Ragazzo, ci dispiace davvero molto se
ti abbiamo offeso in qualche modo e ci rincresce che tu voglia abbandonarci così
presto! Ascoltami, caro e divino
Ragazzo! Poiché ora io vorrei scambiare
con te ancora alcune parole con tutta franchezza e credo che tu non me ne
vorrai a male; e se io ti pregassi di darmi un consiglio, la tua bocca non
rimarrà chiusa dinanzi a noi ed a me?".
Gesù: "Parla pure, anche se io so ciò che
dirai e di qual consiglio tu hai bisogno; tuttavia esprimilo pure ad alta voce
per via degli altri, poiché per loro c'è più necessità di sentirlo ad alta voce
che non per noi due!".
7° anziano (Gioram) (avvicindosi a Gesù): "Che Tu sia infallibilmente Colui che ci
fu promesso e la cui venuta tutti i Giudei e con loro anche gli altri popoli
attendono, su ciò è oramai svanito in me ogni dubbio, e quello che più di ogni
altra cosa mi ha aperto gli occhi fu la tua più che perfetta ed esatta
conoscenza delle pessime condizioni interne del tempio, già da epoche
remote! Poiché le cose stanno
precisamente così, già da lungo tempo anzi, ed appunto queste deplorevoli condizioni
furono la sola causa per cui l'importante paese di Samaria si è separato
completamente da noi, ed oggigiorno noi non ci troviamo con
Gesù: "Anzi, questo sarà il verissimo segno
finale che sono appunto io il Promesso! Poiché su di me si compirà quasi
letteralmente tutto quanto è detto lì.
Però, per quanto riguarda l'aspetto del mio corpo, le espressioni del
profeta non hanno alcun rapporto con esso, bensì il profeta esprime soltanto
simbolicamente lo stato d'animo interamente corrotto ed il modo di pensare
perverso degli uomini di oggi, di fronte ai quali il mio animo e il mio modo di
pensare appariranno come una figura ripugnante, rattrappita da ogni genere di
malattie e sconvolta da grandi dolori.
Per questa ragione io sarò anche molto sprezzato dai notabili e dai
ricchi di questo mondo, e si fuggirà da me come davanti ad una carogna e, se
dall'Alto verrà concesso, mi si perseguiterà come il peggiore dei delinquenti,
la qual cosa si è già verificata ora in modo evidente con il vostro contegno
verso di me. Poiché se io, quale un
figlio d'uomini davanti a voi, non mi trovassi sotto la protezione romana, e
qualora fosse già venuto il tempo in cui verrà concesso di mettere le mani
sulla mia persona esteriore, non sarei mai uscito vivo dalle vostre mani. Ma quali voi siete ora per la maggior parte,
tali rimarrete anche in avvenire, finché un giorno scenderà su di voi il gran
giudizio che predisse il profeta Daniele, quando si trovava nel luogo
santo! Ma tutte queste cose potrebbero
anche prendere una piega diversa se voi riconosceste il vostro grave errore, se
faceste penitenza e vi convertiste interamente!
Ma ciò sarà ben difficile che accada mai in voi e perciò anche il
consiglio richiesto, e che oramai vi ho già dato, è infruttuoso! Poiché voi siete troppo tenacemente attaccati
alla vostra autorità mondana ed ai vostri tesori terreni, e questi vi faranno
precipitare nel giudizio! Non sarò io a
giudicarvi, quantunque potrei farlo in virtù della mia potenza, bensì voi
stessi ed il vostro senso mondano lo faranno!
Ma ora tu sei del parere che basterebbe che io vi dessi ora una buona
direttiva, e voi vi sedereste a consiglio e decidereste sul modo più opportuno
di comunicarla al popolo senza dar troppo nell'occhio? Oh, sicuro, voi terreste bensì consiglio su
questo argomento, ma il vostro denaro e la vostra autorità mondana vi si
presenterebbero e direbbero: «Noi restiamo quello che siamo e vogliamo stare a
vedere se quel giudizio piomberà mai su di noi, poiché non sarà mai vero che
un'istituzione tanto antica e forte come la nostra si lasci intimidire da un
ragazzo galileo!». Il mio consiglio
verrebbe poi rigettato a maggioranza di voti e voi sareste poi quelli che siete
adesso, anzi veramente molto peggio! Separatevi dal vostro molto oro ed argento
e dalle tante vostre preziosissime gemme e perle; distribuite il molto fra i
poveri e il molto di più datelo all'imperatore, che solo ha il diritto di
accumulare i tesori della Terra per farne uso nel tempo del bisogno. Vivete soltanto di quello che Mosè vi ha
destinato, pentitevi dei vostri molti misfatti ed espiate i vostri gravi
peccati con opere di vero amore del prossimo.
Non abbiate segreti davanti al popolo, ma siate veritieri, giusti e
fedeli in tutte le vostre parole e in tutte le vostre opere e perseverate in
questo, e non siate mai ostinati con gli uomini illuminati dallo Spirito di
Dio; in questo modo allora il giudizio si arresterà ed il tempio sussisterà
fino alla fine del mondo! Poiché Dio, il
Signore, non vuol che gli uomini divengano macchine della Sua Onnipotenza,
bensì Egli li vuole figli interamente liberi, indipendenti e spontaneamente
operosi! Egli non ha bisogno in eterno
né dei vostri sacrifici, né delle vostre preghiere, ma invece vuole che voi Lo
riconosciate nel vostro cuore, che Lo amiate sopra ogni cosa e che amiate i
vostri poveri fratelli come voi stessi.
Fate loro tutto ciò che ragionevolmente potete desiderare che essi
facciano a voi, allora ritroverete presso Dio ogni grazia e gli sarete graditi
come sono graditi ad una madre i suoi carissimi pargoletti, ed Egli vi
proteggerà come una leonessa protegge i suoi leoncini ed avrà cura di voi come
ne ha una gallina dei suoi pulcini!
Potete voi far ciò? Oh, sì, voi
lo potreste, purché ne abbiate la buona volontà, ma è questa appunto che fa e
che ha sempre fatto difetto in voi. E con ciò io ora ho parlato, come tutti i
profeti e veggenti che furono prima di me, ad orecchi sordi ed a cuori
induriti!".
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Cap.28 - La dimostrazione del ragazzo
Gesù che il tempio e tutto il paese non possono più essere purificati e
salvati. La nuova arca dell'alleanza e "l'acqua maledetta".
7° anziano (Gioram): "Io non vorrei proprio considerare ancora
questa cosa come definitiva! Poiché il tempo porta consiglio e se Salomone ha
ragione, in quanto egli asserisce che nel mondo tutto è vano, potrebbe ben
succedere che anche la profezia fatta da te potrebbe finire nel novero delle
cose vane e che noi tuttavia mettessimo in opera il tuo consiglio, degno
veramente della più alta considerazione!
Poiché, vedi, la maggioranza di noi è ormai molto d'accordo con te! Certo, noi qui formiamo soltanto la minima
parte del complesso dei ministri del tempio, ma d'altro lato dovremmo essere
fra i più elevati di rango e quindi indubbiamente anche i più influenti! Cosa ne dici Tu?".
Gesù: "Tale è stata già spesso la situazione
in questo tempio, anzi talvolta essa era perfino molto, ma molto migliore, e tuttavia
la parte più assennata non riuscì mai a spuntarla, bensì fu sempre la gran
massa che in ogni occasione ha saputo fare il maggior chiasso, quella che poté
far prevalere la propria idea! Io però
dico a te e ad ognuno che la pensa come te, ma che anche nel suo intimo agisce
conformemente, perché anche fra la preponderanza dei malvagi il singolo giusto
non resterà certo inosservato al cospetto di Dio: «Voi, in generale, vi siete fatti
costruire una nuova arca dell'alleanza e vi siete procurati una nuova urna per
conservarvi 'l'acqua maledetta', la quale nessun profeta ha mai consigliato e
che è una pessima invenzione ed istituzione dei nuovi tempi! In verità, tanto l'arca quanto l'urna erano
superflue! Perché non avete piuttosto
rinnovato i vostri cuori mediante una vera penitenza in Dio e non avete
trasformato il vostro antico senso mondano in quello del vero amore e della
misericordia?». In verità, Io vi
dico: «L'antica arca dell'alleanza ripiena dello Spirito di Dio si trova ora in
me dinanzi a voi, e vi dice francamente in faccia, che nella vostra nuova arca
non si trova nemmeno un pulviscolo di sole dello Spirito di Dio, ma che invece
vi si trova in abbondanza l'antico spirito di tradizione più scellerato che si
è generato nei vostri cuori; l'acqua maledetta rappresenta le male lacrime
sparse per più di una perdita di cose mondane, dalle quali voi speravate di
trarre il più gran lucro, e coloro che svelarono ai Romani i vostri segreti,
quando vi riuscì di averli tra le vostre grinfie, sono periti in gran parte
miseramente per effetto dell'acqua maledetta!
Ma d'ora in poi, quell'acqua, fosse pure mille volte maledetta, non vi
gioverà più a nulla! In origine fu
infatti stabilito che coloro i quali avessero tradito il tempio nelle cose
divine a vantaggio di nemici di Jehova, come erano per esempio i Filistei ed
altri simili pagani d'un tempo, assolutamente malvagi e tenebrosi, sarebbero
stati condannati a bere l'acqua micidiale del Mar Morto, e se l'acqua non
avesse nuociuto loro, essi sarebbero stati considerati innocenti; se invece il
loro ventre si fosse gonfiato, allora, quali colpevoli, si sarebbero dovuti
abbandonare al loro aspro destino, lasciandoli perire per gli effetti
dell'acqua pestifera. Ma quanto tempo è
già trascorso da che questo decreto è stato sostituito da un altro del tutto
differente! Quante migliaia di persone
non sono già perite a causa dei micidiali effetti della vostra nuova acqua
venefica, senza che essi avessero minimamente svelato il puro Divino del tempio
ad un qualche empio pagano! E perché
dunque non beveste voi stessi l'acqua morta, voi, che già ripetute volte avete
aperto segretamente il Santissimo per permetterne l'ispezione ai pagani,
naturalmente però dietro compenso di molto oro? Vedi, queste e molte altre cose
ancora avvengono qui nel tempio; sì, questa che dovrebbe essere la casa di Dio
sulla Terra, è divenuta un vero covo di assassini. Non c'è misfatto che in questo tempio non sia
stato ripetutamente perpetrato! Credete
voi forse che un simile luogo potrebbe essere sempre ancora abbastanza adatto a
servire da dimora a Dio al Signore? In
verità, con la spada ancora lorda del sangue di tuo fratello non devi scendere
in campo, poiché su di essa grava già un'antica maledizione, e con essa non
riporterai mai più vittoria! Sì, voi, se lo vorreste proprio seriamente,
potreste ancora purificare i vostri cuori, ma queste mura mai più! Avete pur voi stessi una legge, in virtù
della quale un intero paese, una casa, un campo, un animale domestico od un
uomo possono venire contaminati per sempre da un peccato gravissimo contro lo
Spirito di Dio, perché no questo tempio, nel quale pure furono commessi
ripetutamente i più abominevoli misfatti che gridano vendetta al Cielo? Io però vi dico: «Non soltanto questo tempio,
ma tutto il paese è già da lungo tempo irreparabilmente macchiato e contaminato
oltre ogni misura, e perciò in brevissimo volgere di tempo verrà calpestato dai
pagani e servirà da dimora ai briganti ed agli animali feroci». E con ciò, dunque, io vi ho detto con tutta
schiettezza la mia opinione, e voi potete farne ora quello che volete! Io fra breve vi lascerò, e quello che ho
detto, l'ho detto soltanto davanti a voi, ed all'infuori di voi a nessun altro,
anche se io sapevo da sempre quali fossero le vostre condizioni, e tantomeno ne
parlerò a nessun altro in avvenire, perché ciò sarebbe infruttuoso! Voi però, se lo vorreste, potreste ancora far
cambiare la situazione, ma in ogni caso queste mura non servirebbero più a nulla! Comprendete voi questo?".
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Cap.29 - La domanda canzonatrice del
gran sacerdote. La risposta secca del ragazzo Gesù. La richiesta
Barnaba per avere spiegazione su Isaia 54,4-9 e risposta del Signore.
Il gran sacerdote: "Dimmi un
po', mezzo Dio e mezzo uomo d'un ragazzo della Galilea, dove te ne andrai tu,
che per lungo tempo non ci sarà più possibile vederti? Io ritengo però che, essendo tu Nazareno e
precisamente figlio del carpentiere Giuseppe, che io conosco benissimo e di sua
moglie Maria e visto che io o qualcun altro di noi ci recheremo di certo una,
due o forse anche tre volte all'anno a visitare quelle località della Galilea,
non dovrà poi esserci tanto difficile incontrarti là, dato che tu sei
sicuramente una personalità molto conosciuta, e di continuare a parlare con te
su una riorganizzazione del tempio? Cosa
ne pensi, o giovane profeta della Galilea, a questo proposito?".
Gesù: "Se il tuo cuore si fosse associato al
tuo linguaggio tendente soltanto a canzonarmi, tu avresti certamente ricevuto
da me una risposta, ma, poiché le cose stanno così, non ne meriti altra
all'infuori di quella che ti ho dato or ora!
Tu puoi venire una o anche mille volte a Nazaret, ma non ti sarà mai
dato di rivedermi, né meno ancora di parlarmi.
Poiché quando tu verrai, Io lo saprò già lungo tempo prima, ed il luogo
dove io frattanto me ne andrò non sarà noto né a te né a nessun altro dei tuoi
colleghi del tempio! Io ti dico che è
molto difficile cercare e trovare Colui che è onnisciente! Quando però sarà giunto il tempo in cui lo
Spirito che in me risiede lo acconsentirà, allora certo mi ritroverete! Oppure voi tutti seguite il mio consiglio ed
io non Mi farò attendere a lungo, anzi verrò io stesso da voi; altrimenti mi
vedrete soltanto allora, come vi ho già detto prima!".
Il
gran sacerdote non replica più nulla, ma rimane molto irritato dal fatto che
Gesù non gli tributa rispetto nella sua qualità di sostituto del sommo
sacerdote.
Barnaba: "Dimmi, o sapientissimo ragazzo!
Come interpreti i seguenti versetti del capitolo 54 del profeta
Isaia? Essi annunciano la consolazione a
Sion e suonano così: «Non temere, perché
non sarai più disonorata; non essere confusa, perché non sarai più oggetto di
scherno, bensì dimenticherai la vergogna della tua verginità e non ti
ricorderai più il disonore della tua vedovanza! Poiché colui che ti ha creato è
il tuo sposo; Signore degli eserciti, Zebaoth è il Suo Nome, e il tuo
Redentore, il Santo in Israele, che è chiamato Dio di tutto il mondo! Perché il
Signore ti ha lasciata nelle doglie, come una donna abbandonata e con l'animo
afflitto e come una giovane donna che viene ripudiata, dice il tuo Dio. Io ti
ho abbandonata per un breve istante, ma ti raccoglierò con grande misericordia.
Nell'impeto della collera ti ho nascosto per un poco il Mio volto, ma con
eterna grazia voglio aver pietà di te, dice il Signore tuo Redentore. Poiché
questo Mi sarà come le acque di Noè, poiché giurai che le acque di Noè non si
sarebbero più riversate sulla Terra.
Così ho giurato che non Mi sarei più adirato con te e di non
rimproverarti più». (Isaia 54, 4-9) - Vedi, questi importantissimi versetti d'Isaia
mi sembrano suonare a loro volta molto favorevoli e confortanti per Gerusalemme
e per il tempio, nonostante le tue minacce!
Se tu puoi provare che anche questi versetti si riferiscono a te, allora
noi crederemo pienamente che sei davvero il promesso Messia, e il tempio intero
verrà abbattuto e sul Libano incontaminato ne sorgerà uno nuovo per tutti i
tempi dei tempi!".
Gesù: "Era possibile farvi
comprendere quello che finora stava scritto di me, ma quello che riguarda me e
le opere mie d'ora in poi sarà assai difficile o piuttosto addirittura del
tutto impossibile farvelo comprendere!
Poiché quella «vergine» che non deve temere di venire disonorata, di non
venire confusa per non diventare oggetto di scherno, bensì di non pensare più
alla vergogna della verginità e di dimenticare il disonore della vedovanza, non
è certo Gerusalemme ed il suo tempio, perché davvero in questo caso le
corrispondenti definizioni simboliche di «vergine» e tanto meno di «vedova»,
non sarebbero mai più in eterno appropriate! Invece la «vergine» di cui si
parla, dovrà prima venir fatta da me; questa sarà la mia nuova Dottrina dai
Cieli per gli uomini, e verrà chiamata una «vergine» per il motivo che prima di
allora nessuna egoista e lussuriosa casta sacerdotale avrà mai abusato di lei
per i propri infami scopi mondani! Questa mia futura Dottrina sarà però
chiamata anche per breve tempo «vedova», perché io le verrò tolto a causa della
vostra ira e della vostra vendetta, ma ciò soltanto per concessione di Colui
che è in me, ed in nessun altro luogo fuori di me. Ed il marito di questa vergine e vedova sarò
anche appunto io stesso, poiché essa viene fatta da me! Ma chi sia il marito che crea la vergine e la
vedova, potete leggerlo nel profeta, come pure le promesse ad essa fatte,
poiché io sono il marito e le promesse riguardano soltanto la misteriosa
vergine. Molto più tardi verranno anche dei tempi, come li ha descritti
Daniele, in cui saranno commessi gravi abusi anche con questa purissima
Dottrina, mai però con la vergine stessa, bensì con le figlie e le nipoti della
vergine pura e della vedova di corte vedute.
Ed è naturale che costoro non saranno compartecipi delle mie promesse,
bensì soltanto quella certa «vergine» scaturita dalla mia bocca, ed i suoi
molti puri figli! Vedi, così sarà e così
si svolgerà la questione e non altrimenti, in eterno! Poiché con voi e con il vostro tempio io non
avrò d'ora in poi più nulla in comune per l'eternità. Io sì sono venuto a voi per salvarvi; voi
però non mi avete né riconosciuto né accolto.
In avvenire sarete voi che verrete a me, quando la vostra perversa
coscienza comincerà ad opprimervi, ma allora io non vi riconoscerò e non vi
accoglierò più! Mi avete ben
compreso?".
Barnaba: "In verità, per sopportarti con animo tranquillo, si richiede ben
molta pazienza, poiché tu diventi sempre più calzante e anzi sempre più
rozzo! Però, comunque sia, noi staremo a
vedere ancora un poco a questo riguardo!
In questa faccenda tu mi fai sempre l'effetto di una folgore, che al suo
improvviso apparire produce un bagliore micidiale e fa perfino tremare
Gesù: "Oh, sì, tu avresti
perfettamente ragione se tutti gli uomini fossero puri e buoni! Ma siccome sulla Terra esistono uomini di
specie molto diversa, dei quali alcuni sono buoni e molti altri cattivi,
spergiuri e malvagi, sarebbe davvero compito quanto mai difficile per una
persona giusta e vera comportarsi in modo tale da venire amata da tutti in modo
uguale! Si dovrebbe essere cattivi per
essere ben voluti dai cattivi e, d'altro canto, buoni per essere amati dai buoni;
ma, vedi, ciò è tanto poco possibile, come non è possibile essere una specie di
luce che espanda nello stesso punto il maggior chiarore e, contemporaneamente,
anche le tenebre più fitte! Io ti dico: «I veri amici della verità eternamente
immutabile di Dio mi ameranno, anzi oltre ogni misura, ma gli uomini che
calpestano le leggi e le verità divine e che vivono come se Dio non esistesse
del tutto, quelli mi temano pure!».
Infatti, tale specie di uomini e negatori di Dio, attaccati alle cose
del mondo, impareranno a conoscerMi più tardi, e si convinceranno che io non
tollero assolutamente scherzi di qualsiasi genere e che compenso ciascuno
secondo le proprie opere, poiché io soltanto detengo il più perfetto eterno
potere per questo scopo".
Barnaba (sorridendo): "Ma,
ragazzo, cosa parli di eternità tu che hai appena dodici anni? A che punto ti spinge il tuo zelo di
Messia? Resta piuttosto nei limiti del
naturale e noi ti presteremo ascolto ben volentieri!".
Gesù: "Andiamo, via, tu cominci
a diventarmi proprio ripugnante! Intendo
forse parlare di questo corpo, il quale certamente esiste appena da dodici anni
su questa Terra? Non ho dato già ieri a voi tutti un'esauriente spiegazione
dell'eternità di quello Spirito che è in me e che opera in me? Come puoi rinfacciarmi di eccedere nel mio
zelo di Messia? Procura prima di
comprendere qualcosa e poi vedi se puoi discutere con me, specialmente quando
si tratta, com'è ora evidente il caso, di argomenti che ti sono ancor più
lontani ed ignoti del più remoto polo della Terra!".
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Cap.30 - La domanda di Nicodemo sui
poli della terra. La risposta del ragazzo Gesù. Il patto di amicizia tra
Nicodemo e il ragazzo Gesù.
9° anziano (però giovane di età): "Ebbene, che ne sai tu di un remotissimo polo della
Terra? Suvvia, raccontamene qualcosa,
poiché già una volta ne udii dire qualcosa da un greco che aveva viaggiato
molto".
Gesù: "Non soltanto i poli di
questa Terra, bensì conosco anche in modo molto preciso tutti gli eterni e
vasti poli dei Cieli di Dio! Ma per
dartene un'idea, dovrei farti da maestro almeno per la durata di mille
anni! Ciò dunque non è possibile; invece
ti dirò tutt'altra cosa: «A coloro che un giorno vivranno nella Mia Dottrina,
io donerò il mio Spirito, che farà di loro dei verissimi figli di Dio e li
guiderà in ogni verità e sapienza, e l'Infinito non avrà in sé nulla di
naturale e spirituale che sia loro celato!».
Se tu volessi diventare un discepolo della mia Dottrina, verresti tu
pure reso compartecipe dei doni dello Spirito di Dio, ed impareresti a
conoscere i poli della Terra meglio di quanto tu abbia potuto impararlo
finora!".
9° anziano (si alza dal suo seggio, va vicino a Gesù e gli
stringe le mani nel modo più amichevole, dicendogli di nascosto): "Mio carissimo e
prodigioso Ragazzo! Se Tu un giorno
dovessi ritornare a Gerusalemme, vieni pure qui in visita, però da me solo, noi
ce la intenderemo molto facilmente! E se
i tuoi genitori avessero bisogno di qualcosa, si rivolgano liberamente a me
soltanto! Io mi chiamo Nicodemo".
Gesù (stringendogli con altrettanta affabilità la mano): "Se tu verrai una
volta a Nazaret, sarai anche l'unico dell'intero vostro collegio che mi
troverà. E se ti occorresse qualche
cosa, vieni tu da me, ed io ti aiuterò in tutto ciò di cui potrai aver
bisogno! Del resto io accetto la tua
buona volontà già come cosa compiuta. Ora, poiché tu sei contemporaneamente un
preposto stabile di tutti i cittadini di Gerusalemme, vedi di fare anche
attenzione affinché da parte del gran sacerdote, oltremodo ambizioso e che non
ha voluto rendermi onore, non vengano fatti
eccessivi soprusi, tanto nel tempio quanto fuori di esso e che io non mi
trovi nella necessità di far precipitare su questa città il giudizio anzitempo.
Ricordati di me! Il mio nome è «Gesù Emmanuele»,
e il mio Spirito si chiama «Jehova Zebaoth»!
Ed ora sai a cosa attenerti!
Confida e fa capitale su di me, e tu non vedrai la morte!".
Nicodemo
ritorna al suo posto senza lasciare trapelare nulla ai suoi colleghi.
[indice]
Cap.31 - Il discorso conclusivo del
giudice romano. La domanda del Romano riguardo alla permanenza dei genitori di
Gesù e la spiegazione del ragazzo Gesù.
Il giudice (si passa una mano sulla fronte, ed esclama a voce
molto alta):
"Udite infine anche me ancora una volta!
Dopo tutto quello che io, da tre giorni ormai, ho potuto attentamente
osservare in questo Ragazzo, e dopo quanto ho udito da Lui e visto, risulta con
la massima evidenza e chiarezza che Egli è un Essere del tutto diverso da noi
meschini, debolissimi e mortali uomini di questa Terra! Egli, per quanto concerne
Gesù: "Alcuni istanti ancora, finché giungano
qui coloro che mi vanno cercando da tre giorni!
Nell'albergo ‘Nazaret’, che comunque appartiene al tempio, essi
apprenderanno dove io mi trovo, e verranno anche a cercarmi qui. Con loro io farò poi ritorno a Nazaret,
poiché, per quanto concerne il corpo, devo rimanere presso coloro i quali io
stesso in fede e verità ho eletti a tale scopo!".
Il giudice: "Ma come è dunque
avvenuto che i Tuoi genitori corporali abbiano potuto smarrirTi? Perché secondo il mio parere essi devono pur
averTi accompagnato qui, e adesso mi rammento perfino di aver osservato al Tuo
fianco, all'ingresso della grande aula pubblica per gli esami del tempio, un
vecchio venerabile ed una donna giovanissima, ma dall'aspetto molto modesto e
pio! Sborsata la piccola tassa, uscirono
naturalmente poi dal tempio assieme a molte altre persone e d'allora non li
rividi più, ma essi avrebbero dovuto pur sapere che non potevi trovarTi in
nessun altro luogo che qui?".
Gesù: "Mio carissimo amico! Vedi, la cosa è molto semplice: così ho
voluto io, perché ciò era fondato nella mia volontà e nel mio eterno ordine! Ed io ti dico che questa scena era già
prevista in me fin dall'Eternità. Perciò
questo è avvenuto naturalmente così! I
Miei genitori corporali mi attendevano come gli altri nella nota locanda, ben
sapendo che io non avrei potuto smarrirli, ma siccome il mio padre putativo
Giuseppe si era fatto fare da un fabbroferraio di Damasco alcuni nuovi utensili
e, prevedendo che non si sarebbe sbrigato così presto e visto che per aiutarlo
a portarli, anche mia madre, che è robusta, lo avrebbe dovuto accompagnare,
egli diede l'incarico ad alcuni parenti, e a qualche conoscente di Nazaret di
prendermi con loro fino alla prossima tappa, qualora egli fosse arrivato con
Maria troppo tardi, poiché se essi avessero dovuto intrattenersi più a lungo
presso il fabbro in questione, non avrebbero in questo modo avuto più la
necessità di far ritorno a Gerusalemme, che era fuori mano per loro. Così fu
convenuto, e così anche fu fatto. Entrambi dovettero fermarsi abbastanza a
lungo a Damasco e, giunti alla summenzionata tappa, vi trovarono sì una
moltitudine di parenti e di conoscenti nazareni, ma io non ero fra loro. E questi ritennero che io forse me ne fossi
andato con qualche comitiva partita prima di loro fino alla prossima locanda,
ciò che i miei genitori non ebbero anche alcuna difficoltà a credere, e così
s'incamminarono assieme agli altri tranquillamente verso quella seconda
locanda, dove giunsero però solo dopo la mezzanotte. Ebbene, neanche là mi trovarono! Di buon mattino si rimisero in cammino per
portarsi ad una terza locanda, situata ancora molto più lontano, ma anche lì
non poterono apprendere nulla sul mio conto.
Allora essi rifecero la strada e ritornarono qui nuovamente, e sono
ormai già arrivati alla nostra locanda, dove, con loro grande consolazione, hanno
chiesto ed ottenuto notizie di me, e ben presto mi ritroveranno qui, nella qual
occasione non mi mancherà qualche piccolo rimprovero!".
Il giudice: "Ah, questo poi no,
rimproveri non dovranno fartene, ci sarò ben io a protestare!".
Gesù: "Ah, lascia pure che tutto avvenga come
i profeti hanno predetto; Io già farò poi loro anche da parte mia qualche
osservazione che riuscirà loro, quali uomini, molto salutare!".
Il gran sacerdote vorrebbe dire ancora
qualcosa, ma tanto il Giudice quanto il nostro Simone non lo permisero più, e
dichiararono di nuovo levata la seduta.
[indice]
Cap.32 - L'arrivo nel tempio di
Giuseppe e Maria. La domanda dei genitori e la risposta del figlio. Il
colloquio amichevole del Romano e di Simone con i genitori di Gesù. Nel palazzo
del Romano. Il ritorno a Nazaret.
In quello stesso istante, condotti da un
servo del tempio, entrano i genitori di Gesù in questa sala riservata, e in
segreto si meravigliano non poco d'incontrarlo in una società tanto dotta e
grandiosa.
Il giudice: “E’ vostro figlio questo
ragazzo?”
I
genitori lo affermano con visibile grande gioia.
Maria (nel tono più dolce
possibile): "Ma, carissimo Figlio, perché ci hai fatto questo? Non sai che da quasi tre giorni ti andiamo
cercando fra grandi angosce!".
Gesù: "E come potevate far ciò? Vi ho pur già detto in precedenza, quando
eravamo ancora a casa, che qui avrei dovuto fare
“Il Romano spiegò loro in modo
molto esauriente la natura dell'essere del loro figlio Gesù, e narrò quello che
Egli avevo detto e fatto nel tempio, accentuando inoltre come tutti si fossero
meravigliati dell'alta sapienza e potenza delle Sue parole, nonché
dell'inconcepibile forza della Sua volontà, e perciò come egli, quale una delle
prime autorità di Roma in Gerusalemme, avesse per queste ragioni preso ad
amarLo molto, e perciò si dichiarava pronto ad usare loro, che erano i Suoi
genitori, ogni immaginabile favore. Di ciò gli fu riconoscentissimo particolarmente
Giuseppe, il quale lo ringraziò in modo molto cordiale e gli si raccomandò come
carpentiere ed architetto per quanto potesse occorrergli, e difatti non tardò
molto che dal Romano gli furono affidate importanti costruzioni a Gerusalemme
come pure nei dintorni. Giuseppe fu
perfino incaricato di fabbricare un nuovo seggio giudiziario in stile romano,
lavoro questo che gli fruttò molto denaro. Nello stesso modo anche il
ricchissimo Simone da Betania assicurò a Giuseppe, ancora prima di abbandonare il
tempio, la sua piena amicizia”.
I
ministri del tempio si alzano, fanno al Giudice un profondo inchino e si
ritirano tutti, ad eccezione di Nicodemo, il quale invece accompagna Gesù, i
suoi genitori e il Giudice con la massima cortesia fino al grande palazzo del
Giudice, il quale volle ad ogni costo ospitarci per quella notte in casa sua, e
riservarci il più squisito trattamento.
Se possibile si potrebbe far vedere qualche
scena in tale suo castello/casa nel quale si nota il discorrere del Giudice con
i Genitori di Gesù che gli raccontano qualcosa della sua fanciullezza.
***********************************.
(Parole di chiusura di Jakob
Lorber)
Mio ringraziamento di
servitore
O Signore, io, misero peccatore, Ti porgo anzitutto grazie per questa splendida
ed eccelsa rivelazione di grazia, quale finora mai si ebbe l'uguale, della
quale io soprattutto e tanto meno il mondo intero ne siamo degni! Ma giacché Tu, o Signore, con ciò ci hai già
elargito una Grazia tanto grande ed immeritata, benedicici anche con essa,
affinché noi, ricolmi di vera fede, possiamo amarTi di tutto cuore! Perdonaci con ciò le nostre molteplici
debolezze, rendici forti nel pieno amore per Te e per i nostri poveri fratelli,
e fa che nel Tuo Nome Santissimo possiamo sempre ristorare i cuori dei fratelli
oppressi e sofferenti! Ed inoltre, o
Signore, nel Tuo grande Amore ricordaTi anche in avvenire del Tuo povero
servitore sulla Terra, ed accogli i miei più sentiti ringraziamenti per tutti i
benefici da Te sempre benignamente elargitimi e che io non ho mai
meritati! Oh, e fa pure che la mia
benedizione nel santissimo Tuo Nome, congiunta alla Tua, riesca efficace ai
molti poveri e bisognosi ed oppressi e a tutti i Tuoi veri amici e miei benefattori!
A Te soltanto spetta ogni onore e tutto il nostro amore in eterno, e
sia fatta soltanto
Così t'invoca, profondamente contrito il Tuo più indegno servitore della Tua Grazia.
...............................................................
Osservazione. Per quanto concerne Cornelio, che in quei tempi
era governatore del paese, egli si trovava di fatto segretamente a Gerusalemme,
quantunque sembrava trovarsi per affari a Tiro.
E ciò per la ragione che i dignitari romani erano persone furbe e
mettevano spesso alla prova i funzionari subalterni, facendo credere loro di
doversi mettere in viaggio ed affidando il loro ufficio, per il tempo della
loro supposta assenza, ad un altro. E
questo fu anche il caso in occasione dell'esame dei fanciulli a
Gerusalemme. Il commissario romano, che
presenziava agli esami, non sapeva nulla della segreta presenza di Cornelio, ma
Giuseppe, per ispirazione interiore, lo sapeva benissimo e perciò si era
silenziosamente avvicinato a lui ed aveva anche ottenuto da lui ciò che aveva
chiesto. E così avvenne che Cornelio ben
travestito assistesse di persona alle discussioni nel tempio, mentre il
commissario lo supponeva a Tiro, e per conseguenza non poteva parlare di lui in
pubblico altro che come di persona assente.
Jakob Lorber.
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[inizio]
(I numeri indicano i
capitoli)
Atene: 3.
Betania: 2, 3.
Betlemme: 2, 3, 4, 5, 15, 23.
Cafarnao: 7.
Carmelo: 3.
Cesarea Filippi: 15.
Damasco: 17, 31.
Dodona: 16.
Galilea: 2, 3, 5, 6, 7, 9, 11, 12, 15, 16, 21, 24, 27, 29, 32.
Horeb: 3, 11.
Gerusalemme: 1-4, 14, 16, 20, 24, 26, 29, 30, 31, 32.
Giordano: 16.
Giudea: 2, 5.
Libano: 29.
Mar Morto: 28.
Nazaret: 3, 5-7, 11, 12, 14-16, 24, 29, 30-32.
Ostracina: 3.
Roma: 3, 5, 32.
Salem: 16.
Samaria: 27.
Sinai: 2, 24.
Sion: 3, 29.
Tiro: 23.
Zion: 29.
[indice]
(I numeri indicano i capitoli)
Persone attive:
Il ragazzo Gesù: 1-32
Barnaba (il levita): 6, 11, 12, 13, 16, 17, 18, 19, 20, 29
Giuseppe, padre nutrizio di Gesù: 32
Maria, madre del Signore: 32
Simone da Betania: 2, 3, 10, 11, 12, 16, 20, 31, 32
Un anziano: 2
2° anziano: 3, 10
3° anziano: 3
4° anziano: 3
5° anziano: 4
6° anziano: 10
7° anziano (Gioram): 11, 13, 14, 16, 19, 20, 21, 24, 27, 28
8° anziano: 12
9° anziano (Nicodemo da giovane): 30
Un vecchio orgoglioso fariseo: 5
Un giovane scriba: 2
Un altro scriba: 10
I° dottore della Legge: 2
II° dottore della Legge: 10
Un giudice romano: 3, 5, 7-11, 16, 17, 20, 21, 31, 32
Un capo di Betlemme: 4, 5
Un alto sacerdote: 6-11, 16, 21, 22, 29
[indice]
(I numeri indicano i capitoli)
Abramo: 2, 6, 11, 24.
Adamo: 21.
Anna: 2, 3.
Aronne: 10, 22, 25, 26.
Belzebù: 8, 11, 18.
Bileam: 16.
Cornelio: 3, 23, 33.
Daniele: 5, 11, 27, 29.
Davide: 2, 4, 5, 6, 9, 11, 13, 14, 23.
Elia: 2, 3, 15, 26.
Elisabetta, moglie di Zaccaria: 6.
Emmanuele: 2, 3, 5, 7, 23.
Enoc: 14, 16, 26.
Erode: 3, 5, 8.
Eva: 11.
Jehova: 2, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 19, 22, 24, 26, 27, 28.
Jehova Zebaot: 2, 9, 30.
Gesù Emmanuele: 30.
Giacobbe: 2, 9, 11, 24.
Gioacchino: 3, 6.
Giobbe: 11.
Giovanni il Battista: 7.
Giove: 17, 24.
Giuseppe, padre nutrizio di Gesù: 2, 3, 6, 13, 15, 29, 31.
Isacco: 2, 9, 11, 24.
Isaia: 2, 3, 5, 6, 7, 13, 14, 15, 19, 20, 21, 27.
Lazzaro: 2.
Maria, madre del Signore: 2, 3, 4, 6, 13, 15, 23, 29, 31.
Maria e Marta - sorelle di Lazzaro: 2.
Melchisedec: 16.
Messia: 2, 5, 6, 7, 10-19, 21, 22, 27, 29.
Michele (arcangelo): 11.
Mida: 16.
Mosè: 2, 3, 8, 10, 11, 21, 22, 24, 25, 26.
Nimrod: 3.
Noè: 9, 16, 29.
Salomone: 16, 26, 28.
Samuele: 3.
Saulo: 11.
Simeone: 2.
Zaccaria: 6, 7, 11, 12, 15, 26.
Zebaot (Signore degli eserciti): 2, 4, 23, 29.
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