Rivelazioni

dettate nel 1859/1860 al  mistico  e  profeta

JAKOB  LORBER

Cosa successe nei tre giorni in cui il giovane Gesù restò a discutere con i dottori del tempio di Gerusalemme? Perché i dottori della legge, i farisei e gli scribi non riconobbero in Gesù l’atteso Messia? Tutti i colloqui con gli scribi già denotavano l’essenza dell’Uomo-Dio che in qualunque occasione cercò di correggere gli uomini-figli per invitarli a percorrere la strada dell’ubbidienza. Il linguaggio delle “rispondenze” per scoprire  il  significato  della  Bibbia.

 

I tre giorni nel Tempio

 

 

 

Traduzione dall’originale tedesco "DIE DREI TAGE IM TEMPEL

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber


 

INDICE

 

Prefazione

Cap.1

L'usanza degli esami ai ragazzi nel tempio di Gerusalemme.

Cap.2

Il ragazzo di molto spirito Gesù nel tempio.  L'offerta del vecchio Simone.  La domanda preliminare.  Il discorso del giovane dottore della legge.

Cap.3

La domanda del ragazzo Gesù ai dottori della legge: "Chi è la «Vergine» e chi è suo «Figlio»?".  La buona risposta dei saggi dottori della legge.

Cap.4

La rinnovata richiesta del ragazzo Gesù di conoscere la risposta alla sua domanda preliminare su Isaia 9, 5-6.

Cap.5

Il discorso del capo della Sinagoga di Betlemme e la risposta del ragazzo Gesù. Il vano tentativo del vecchio fariseo orgoglioso di interrompere il discorso.

Cap.6

Il parere del giovane levita.  Il discorso sprezzante del gran sacerdote in merito al figlio del carpentiere di Nazaret.

Cap.7

La risposta del ragazzo Gesù al discorso del gran sacerdote.  Della missione del figlio di Zaccaria e del potere miracoloso del figlio del carpentiere.

Cap.8

La minaccia del gran sacerdote e la severa contraddizione del giudice romano.

Cap.9

La promessa del ragazzo Gesù al giudice romano e lo sdegno del gran sacerdote.  Come l'uomo stesso può divenire la parola vivente di Dio e così divenire Dio.  Il ragazzo Gesù smentisce il gran sacerdote servendosi del catechismo popolare.

Cap.10

 Il vano tentativo di uno scriba e di un anziano di giustificare il gran sacerdote e di volerlo valorizzare. Il giudice rinvia la seduta al giorno dopo. Il ragazzo Gesù e Simone ospiti del Romano nella locanda.

Fine primo giorno

Cap.11

 La consultazione notturna dei ministri del tempio.

Secondo giorno

Cap.12

 La riunione del collegio esaminatore nella sala delle udienze nel secondo giorno.  Il vano tentativo dei ministri del tempio di abolire la seduta.

Cap.13

 La prosecuzione della seduta.  La domanda del ragazzo Gesù ai ministri del tempio: "Che cosa fareste voi se Io fossi sul serio il promesso Messia?".  La prudente risposta di Gioram, il talmudista, riguardo al Messia.

Cap.14

 La testimonianza del ragazzo Gesù di Se Stesso come l'autentico "Egli si affretterà a spogliare, egli solleciterà di predare!".  Il parere di Gioram: attendere e stare a vedere cosa porterà il futuro! Il richiamo di Gesù all'Onnipotenza di Dio dentro di Sé.  La risposta malevola di Gioram.

Cap.15

 Ogni sorta di obiezione da parte di Gioram e del gran sacerdote contro la messianità del ragazzo Gesù e la loro contestazione.

Cap.16

 Domanda del sarcastico Barnaba. La risposta di disapprovazione del Signore e controdomanda.  Imbarazzo di Barnaba e scuse. Il miracolo delle orecchie d'asino e dell'asino vivente.

Cap.17

 La miracolosa sparizione dell'asino.  Il miracolo della pietra.  Lo stupore del giudice romano per la forza prodigiosa del ragazzo Gesù e le sue parole di chiarimento sulla venuta del Regno di Dio.

Cap.18

. La spiegazione del ragazzo Gesù dei miracoli dei ventisette maghi a Damasco.  L'imbarazzo e stupore di Barnaba.  Del segreto dell'Onniscienza del ragazzo Gesù.

Cap.19

 La spiegazione delle due parole "Gerusalemme" e "Melchisedec" data dal ragazzo Gesù.  La Sacra Scrittura quale parola divina.  Commento di Gioram sulla incomprensibilità dei testi di Isaia che si riferiscono al Messia.

Cap.20

 La seconda notte nella locanda. Gioram e Barnaba alla ricerca di testi adeguati di Isaia.

Cap.21

 L'inizio della discussione del terzo giorno.  Il vano tentativo di Gioram di chiudere il tema iniziato. L'obiezione del gran sacerdote divenuto offensivo e la confutazione del ragazzo Gesù.

Cap.22

 Le parole di riconoscimento del giudice romano nei confronti del ragazzo Gesù e il suo discorso sulle leggi riguardo all'ordine statale e sulla legge divina riguardo all'amore del prossimo.

Cap.23

 La lettura e la spiegazione di Isaia 9,5-6 fatta dal giudice romano.

Cap.24

 Il discorso di Gioram sull'Essere di Dio come risposta al giudice romano.

Cap.25

 Il discorso tagliente del ragazzo Gesù rivolto agli ipocriti ministri del tempio quali suoi accaniti avversari. I misfatti nel tempio.

Cap.26

 La replica adirata del gran sacerdote.  La profezia del ragazzo Gesù sulla vocazione dei Pagani a divenire figli di Dio al posto dei Giudei e sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme.  La verità sulla morte di Zaccaria.

Cap.27

 Gioram riconosce nel ragazzo Gesù il Messia, Gli chiede consiglio e la spiegazione di Isaia 52,14 e 53,3. La risposta particolareggiata del ragazzo Gesù.

Cap.28

 La dimostrazione del ragazzo Gesù che il tempio e tutto il paese non possono più essere purificati e salvati. La nuova arca dell'alleanza e "l'acqua maledetta".

Cap.29

 La domanda canzonatrice del gran sacerdote. La risposta secca del ragazzo Gesù.  La richiesta  Barnaba per avere spiegazione su Isaia 54,4-9 e risposta del Signore.

Cap.30

La domanda di Nicodemo sui poli della terra. La risposta del ragazzo Gesù. Il patto di amicizia tra Nicodemo e il ragazzo Gesù.

Cap.31

Il discorso conclusivo del giudice romano. La domanda del Romano riguardo alla permanenza dei genitori di Gesù e la spiegazione del ragazzo Gesù.

Cap.32

L'arrivo nel tempio di Giuseppe e Maria. La domanda dei genitori e la risposta del figlio. Il colloquio amichevole del Romano e di Simone con i genitori di Gesù. Nel palazzo del Romano. Il ritorno a Nazaret.

 

- Mio ringraziamento di servitore  (13 gennaio 1860 di Jakob Lorber)

 

- Osservazione su Cornelio

 

- Elenco delle località

 

- Elenco dei personaggi

 

- Persone citate

 

1° giorno

Cap.1 – L'usanza degli esami ai ragazzi nel tempio di Gerusalemme.

Era costume ed usanza prescritta in tutto il Regno dei Giudei che le famiglie dovessero condurre i loro figli, dopo aver compiuto il 12° anno di età, nel tempio di Gerusalemme, per venire esaminati dagli anziani, dai farisei e dagli scribi riguardo a quanto avevano appreso fino a quell'età, particolarmente riguardo alla dottrina di Dio e dei profeti.  Per tale esame si doveva versare una piccola tassa, e gli esaminati, dopo averla corrisposta, se lo desideravano e dietro pagamento di altra piccola tassa, ricevevano un attestato di idoneità.  Quei ragazzi che si fossero distinti sotto ogni riguardo potevano venire accolti poi anche nelle scuole del tempio, con la prospettiva di diventare un giorno ministri del tempio.

Quando i loro genitori erano in grado di dimostrare la loro discendenza dalla tribù di Levi, era facile che i figli venissero accettati nelle scuole del tempio, ma se non potevano dimostrare ciò, la cosa era allora più difficile ed in tal caso dovevano acquistare formalmente l'appartenenza alla tribù di Levi facendo una rilevante offerta al tempio. Le figlie erano esenti da questo esame, tranne nel caso in cui, spinte dai loro genitori, non volessero venire esaminate anche loro per rendersi maggiormente gradite a Dio; in questi casi venivano esaminate dalle matrone del tempio in un edificio appartato e ricevevano pure loro un certificato comprovante tutte le cognizioni e le capacità fino allora acquisite.  Tali ragazze potevano poi diventare mogli dei sacerdoti e dei Leviti.

Gli esami dei ragazzi e più ancora quelli delle fanciulle erano di breve durata; alcune domande principali erano già prestabilite una volta per tutte, ed ogni Ebreo le sapeva già da lungo tempo a memoria. Le risposte alle menzionate domande venivano inculcate ai figli in modo che questi le esponevano molto velocemente e con scioltezza, anzi l'esaminatore non era nemmeno giunto al termine della sua domanda che il ragazzo esaminato gli aveva già risposto. Non venivano mai rivolte agli esaminandi più di dieci domande, e da ciò si comprende facilmente come l'esame di ogni candidato non potesse durare che poco più di qualche minuto, particolarmente se avveniva che egli rispondesse alle prime domande molto bene e con molta franchezza, perché allora le rimanenti gli venivano per lo più condonate.

Terminato il breve esame, il ragazzo riceveva un piccolo bigliettino con il quale egli doveva poi presentarsi, insieme ai suoi genitori, al medesimo ufficio tasse, presso il quale egli aveva in precedenza versato la tassa d'esame, e dove, esibendo il polizzino d'esame, doveva pagare di nuovo una piccola tassa, se egli ci teneva ad ottenere sul polizzino un certificato del tempio.  Figli di genitori poveri dovevano portare con sé un "signum paupertatis" (attestato di povertà), altrimenti non venivano ammessi all'esame. L'epoca in cui gli esami venivano tenuti era la Pasqua, oppure la festa dei tabernacoli e durava di solito dai cinque ai sei giorni. Però già un paio di giorni prima che gli esami cominciassero, venivano inviati dei servitori del tempio negli alberghi, per informarsi su quale fosse all'incirca il numero dei candidati all'esame che si trovavano presenti. Chi dietro pagamento d'una piccola tassa voleva avere una prenotazione speciale, poteva farlo, poiché in tal caso veniva ammesso prima all'esame, mentre i non paganti dovevano di solito rimanere per ultimi; l'esame di questi non causava allora agli anziani ed agli scribi grande fatica, e gli attestati venivano abitualmente a mancare; non si mancava certo di promettere loro che li avrebbero ricevuti più tardi, ma di solito la cosa non aveva seguito.

Talvolta però accadeva che ragazzi di grande spirito e talento rivolgessero agli esaminatori delle contro-domande e chiedessero spiegazione di questo o quel testo dei profeti. In tale occasione si osservavano abitualmente fra gli esaminatori delle facce seccate e irritate, poiché costoro, riguardo alle scritture e ai profeti, sapevano solo raramente più di quanto oggigiorno ne sappiano dei mediocri maestri dell'abc. Essi conoscevano soltanto le cose che si riferivano alle domande che dovevano fare, mentre, oltre questo limite, regnavano di solito tenebre molto fitte. Agli esami presenziavano alcuni anziani e scribi che fungevano per così dire da commissari d'esame; essi però non facevano domande, ma si limitavano a seguire semplicemente il decorso dell'esame. Soltanto nei casi specialissimi summenzionati, se ne valeva la pena per un motivo o per l'altro, cominciavano ad intromettersi e rimproveravano anzitutto al ragazzo interrogatore la sua stolta presunzione nell'essersi azzardato a mettere i suoi esaminatori in una situazione spiacevole e nell'aver causato loro una perdita di tempo.

Se un tale giovinetto non si lasciava troppo facilmente intimorire e se persisteva nel suo proponimento e nella sua pretesa, lo si faceva provvisoriamente ritirare, certo più per salvare le apparenze di fronte al popolo che non per scrutare più profondamente la verità, e doveva aspettare fino ad una certa ora della sera per essere finalmente e propriamente ammesso a ricevere la risposta illustrativa a simili domande critiche. Giunta l'ora destinata, tali fanciulli venivano, sempre però piuttosto di malavoglia, tratti dal loro nascondiglio e poi dovevano ripetere le domande già fatte prima; allora uno degli anziani o degli scribi dava di solito al richiedente una risposta molto mistica ed il più possibile confusa, dalla quale evidentemente il ragazzo non riusciva a venirne a capo, mentre il popolo lì presente si batteva il petto, ed ammirava profondamente attonito, muto, sordo e cieco gli imperscrutabili abissi dello spirito di Dio dalla bocca di un anziano o scriba che fosse, e biasimava infine il ragazzo stesso per il suo insensato ardire.

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Cap.2 - Il ragazzo di molto spirito Gesù nel tempio.  L'offerta del vecchio Simone.  La domanda preliminare.  Il discorso del giovane dottore della legge.

Ma uno di questi ragazzi, che era veramente di molto spirito, non si lasciò impressionare così presto ed avendo ottenuto libertà di parola, cominciò ad interrogare gli anziani con una domanda tratta da Isaia, capitolo 7, versetti 14-15 e 16:

Gesù dodicenne: "Perciò, il Signore stesso vi darà un segno: ecco, una Vergine concepirà e partorirà un Figlio che essa chiamerà Emmanuele.  Egli mangerà burro e miele, finché Egli saprà rigettare il male ed eleggere il bene.  Però, prima che questo ragazzo sappia rigettare il male ed eleggere il bene, la terra che tu abomini sarà abbandonata dai suoi due re".

La prima parte della domanda preliminare consisteva nel sapere chi era la Vergine e chi il Figlio di lei Emmanuele, e quando sarebbe avvenuto che un tale Figlio nascesse nel mondo. L'epoca avrebbe dovuto già esser giunta, poiché il paese di Giacobbe, già da parecchi anni, era stato abbandonato dai suoi due re, ed ora vi regnavano i pagani. E non era forse quel Fanciullo nato in una stalla, dodici anni prima, a Betlemme dalla vergine Maria, che era stata affidata al carpentiere Giuseppe non già quale moglie, bensì, conformemente all'antica usanza del tempio, come pupilla, a causa del Quale erano venuti i sapienti dall'Oriente allo scopo di salutarLo quale il promesso gran Re dei Giudei e di Cui Anna e Simeone avevano dato la grande testimonianza nel tempio all'atto della circoncisione; non era forse Questi, appunto, quell'Emmanuele di cui aveva profetizzato Isaia?

Da qui si passa al discorso diretto dei vari personaggi:

1° anziano – (tirchio orgoglioso con voce in lontananza che parla, parla, ma in modo confuso): Ma guarda che impertinente! E che maleducato questo ragazzo! Ma che ne sai tu così giovane, di come nascono i bambini?

1° dottore della legge (dall’aspetto un po’ più umano):  Ciò non denota ancora in nessun modo una cattiva educazione, perché, specialmente nella Galilea, i ragazzi giungono prima a maturità che non nella degenerata Gerusalemme, dove non regna altro che lusso ed una grande maleducazione fra la gioventù. Mi rendo garante io per lui, affinché si dia una risposta migliore, poiché io credo che questo ragazzo è già perfettamente aggiornato su tutte le circostanze dalla vita umana.  Soltanto, si dovrebbe far allontanare gli altri ragazzi e parlare poi con me, lui come con un adulto.

L'anziano borbotta qualcosa fra i denti

Gesù (rivolto al dottore della legge): “Saprai dirmi allora tu qualcosa di quella prodigiosa nascita a Betlemme?”

1° dottore della legge: "Sì, carissimo ragazzo mio, di quella storiella, per fortuna totalmente dimenticata e che in quell'epoca fece molto parlare di sé, non resta ormai quasi più nulla, particolarmente poi per quanto si riferisce all'oscura predizione del profeta Isaia, che profetizzò solo per i suoi tempi in immagini continuamente oscure!  Infatti, ritengo che i genitori, da quanto mi venne riferito, dovrebbero aver abbandonato del tutto la Giudea, fuggendo chissà dove dopo la nota strage da parte di Erode dei bambini di Betlemme - nella cui occasione sarà stato certo ucciso anche il loro re dei Giudei decantato dall'Oriente - e forse non vivono nemmeno più, giacché da allora non si è udito più parlare della loro esistenza. Qualcosa di vero ci può anche esser stato in questa faccenda, che ha fatto molto scalpore in quel tempo; però è cosa strana che siano bastati pochi anni per far sì che tutto svanisse completamente nel mare dell'oblio, tanto che ora non vi è più persona che ne faccia neppure il minimo cenno, né vale nemmeno la pena di perdere una parola in merito.  Riguardo poi a Simeone ed Anna, erano due vecchi fanatici del tempio ben noti, i quali già a non pochi ragazzi hanno fatto le loro osservazioni messianiche in tono mistico e hanno fatto completamente impazzire più d'un debole genitore. Allorché Dio diede a Mosè le leggi sul Sinai, tremò quasi tutta la terra, e gli avvenimenti nel deserto durarono quasi quarant'anni, e quella volta quasi tutto il mondo dovette riconoscere l'onnipotenza di Jehova.  Tanto più dunque Si mostrerà il Messia che deve venire a questo mondo, facendolo tremare, del Quale Davide ha cantato (Salmi 24, 7-10): «Spalancate le porte e alzate le porte del mondo ed entri il Re della gloria!  Chi è il Re della gloria?  Egli è il Signore forte e possente, il Signore poderoso in battaglia!  Spalancate le porte e alzate le porte del mondo ed entri il Re della gloria!  Chi è il Re della gloria?  Egli è il Signore degli eserciti Zebaoth, Egli è il Re della gloria!». E tu, caro il mio ragazzo, comprenderai quindi bene che la nascita a Betlemme, ora già interamente caduta nel dimenticatoio, per quanto riguarda l'atteso Messia, debba certamente avere le sue vie prefissate.  Rifletti un po' in qual modo Davide L'ha annunciato e che cosa si dovrebbe fare prima che il gran Re della gloria scenda ai Giudei dai cieli, e pensa inoltre che tutti gli Ebrei verranno certo esortati, parecchi anni prima, da grandi profeti - come ad esempio da Elia, che precederà in quei tempi il Signore della gloria - a porre in opera ciò che il gran re Davide ha ordinato allo scopo di prepararsi degnamente a tale grandiosa venuta del sommo Dio! Per poco che tu, o amabile giovinetto, ci rifletta, dovrà risultarti ben chiaro che un Jehovah Zebaoth non verrà così facilmente e semplicemente nel mondo!  Vattene perciò adesso e non fare più simili domande!".

Gesù: "Ogni opera nel vasto mondo di Dio è rischiarata di giorno dalla più chiara luce del Sole e perfino la notte non è mai tanto oscura da non poterci vedere proprio per niente; perché dunque, precisamente quella importantissima dottrina, che deve indicare all'uomo nel modo più limpido e chiaro la via che conduce alla vera salvezza, dovrebbe venir esposta in maniera così confusa ed incomprensibile ad ogni anima umana?".

Tutti gli anziani restano in grande imbarazzo, e tutto il popolo lì presente comincia a dare piena ragione al ragazzo.

Voci fra il popolo:

"Per il Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe”.

“Questo ragazzo stupisce per la sua intelligenza”.

“Bisogna che egli discuta ancora con gli anziani e gli scribi!”. 

“Noi vogliamo mettere per lui una vistosa offerta nel bossolo delle elemosine".

Un israelita da Betania, molto ricco: avanza e depone per il ragazzo un'offerta di 30 libbre d'argento e alcune monete d'oro, in un grande cesto per le offerte al tempio e gli anziani e i dottori della legge fanno cenno che ora Gesù avrebbe potuto parlare e domandare ciò che voleva ed essi gli avrebbero debitamente risposto.

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Cap.3 - La domanda del ragazzo Gesù ai dottori della legge: "Chi è la «Vergine» e chi è suo «Figlio»?".  La buona risposta dei saggi dottori della legge.

Gesù:  "Le vostre parole, per quanto apparentemente persuasive, non possono acquietare il mare, né comandare silenzio alla furia dei venti!  Soltanto un cieco non scorge niente dei segni di questi tempi e soltanto chi è completamente sordo non può percepire il possente rombar di tuono della storia di quest'epoca memorabilissima per tutta la Terra.  Mentre il Carmelo e Sion hanno già chinato il loro capo dinanzi all'arrivato Re della gloria e mentre Horeb fa scaturire dai suoi alti dirupi latte e miele, voi, che prima di ogni altro dovreste esserne informati e darne annuncio al popolo che attende, voi non ne sapete nemmeno una sillaba!".

A queste parole tutti rimangono attoniti, guardano prima Gesù e poi si guardarono fra loro, senza rispondere e dopo almeno 10 secondi di tempo….

2° anziano: "Ebbene, continua a parlare tu di quello che è a tua conoscenza!".

Gesù:  "Certo che io so quello che so, ma io non vi faccio delle domande per farmi spiegare da voi quello che so già, bensì affinché siate voi a dimostrarmi chi sia la vergine incinta di cui fa menzione il profeta Isaia, dalla quale dovrebbe nascere appunto il Figlio dell'Altissimo!  Perché lei gli darà il nome di «Emmanuele»?  Perché gusterà Egli latte e miele allo scopo di poter rigettare il male ed eleggere il bene? Quali dottori della legge, voi dovrete pur conoscere ciò che il profeta ha voluto intendere con la vergine divenuta incinta che dovrebbe partorire il Figlio di cui si è detto prima! Tuttavia, io sono dell'opinione che nella storia di quella nascita a Betlemme ci sia qualcosa di più importante di quanto voi riteniate, e che quella coppia di genitori, il noto carpentiere Giuseppe di Nazaret e la vergine unitasi poi a lui in matrimonio, vivano ancora in buonissima salute assieme al Figlio nato a Betlemme, poiché, in seguito all'intervento molto saggio del comandante romano Cornelio, allora in carica, essi sono sfuggiti alla crudeltà del vecchio Erode manifestatasi più tardi e vivono ora sani e salvi a Nazaret in Galilea. Ciò è noto a me che sono un ragazzo di dodici anni, ed a voi, che pur sapete ogni cosa, dovrebbe essere ignoto?  E tanto più che Giuseppe - uno dei più abili maestri carpentieri - ha avuto sempre, ogni anno, dei lavori da eseguire qui a Gerusalemme, e voi lo conoscete benissimo, come pure sua moglie che è nativa di Gerusalemme e che, fino al suo quattordicesimo anno, è stata educata nel tempio!  Non è figlia di Gioacchino e di Anna, che, secondo le annotazioni delle vostre cronache, venne al mondo in modo prodigioso?  Anna era già in età avanzata, e, tranne per miracolo, non sarebbe stato assolutamente possibile pensare ad un concepimento! Ebbene, questa coppia di genitori assieme al neonato Bambino, visse, subito dopo la fuga da Betlemme, per quasi tre anni in Egitto, e precisamente nelle vicinanze della piccola città d'Ostracina, ovvero in egiziano antico Austrazhina; ciò che significa in altre parole «un'opera del terrore», cioè una fortezza che ai tempi dei Faraoni riusciva micidiale a tutti i nemici.  Più tardi i nemici più potenti dell'antico Egitto conquistarono questa terribile fortezza, come molte altre ancora, ed ai tempi nostri null'altro è rimasto del baluardo del terrore d'allora che il suo vecchio nome alterato, al quale certamente i Romani hanno attribuito un significato differente da quello degli antichi egizi. Ma ciò poco importa, ed io ho fatto menzione di queste circostanze a me note al solo scopo di precisarvi il luogo dove, per lo spazio di tre anni, soggiornarono i genitori in questione.  Da lì, in seguito ad una misteriosa istruzione superiore, sarebbero di nuovo ritornati a Nazaret, dove essi vivono attualmente, pienamente sottomessi a Dio, nella maggior riservatezza possibile, anche se si va raccontando un'infinità di cose prodigiose del ragazzo che anch'io ho l'onore di conoscere molto bene.  Infatti, perfino gli elementi Gli obbediscono e gli animali più  feroci dei boschi e dei deserti fuggono dinanzi al Suo sguardo più che non da mille cacciatori, poiché a questo riguardo si dice che Egli superi mille volte un Nimrod!  E di tutto ciò voi sul serio non dovreste sapere proprio nulla?  Ditemi dunque, sinceramente ed in tutta verità, se voi non avete proprio sul serio appreso niente di queste cose!".

3° anziano (animato da sentimenti un po’ migliori): "A dire il vero è appunto di ciò che noi abbiamo udito qualcosa, come pure che il carpentiere a noi ben noto dovrebbe abitare stabilmente a Nazaret con la sua giovane moglie Maria!  Se però il ragazzo prodigioso sia proprio quello stesso che nacque dodici anni or sono a Betlemme in una stalla, questo non lo sappiamo e dubitiamo anzi molto che sia lo stesso!  E come mai dovrebbe esser quel ragazzo proprio l'Emmanuele del profeta?".

Gesù:  "Benissimo, ma se Egli non lo è, da dove Gli viene allora la potenza che Egli esercita su tutti gli elementi?  E chi è la «Vergine» del profeta e chi «l'Emmanuele»?".

Il ricco di Betania: "Udite, questo ragazzo è dotato di un'intelligenza colossale!  A me viene in mente che egli possa esser forse addirittura un giovane Elia che quel ragazzo prodigioso di Nazaret invia qui quale Suo precursore, al fine di prepararci tutti alla comparsa dell'Emanuele del profeta che dovrebbe trovarsi su questa Terra!  Poiché, a chi di noi è mai accaduto di vedere un ragazzo di dodici anni che, ad eccezione di Samuele, abbia parlato così saggiamente? Perciò è necessario che voi cominciate ad usare con questo ragazzo un linguaggio ben più mirato, altrimenti non ci sbarazzeremo di lui!  Bisognerà dunque che voi cominciate a spiegargli i testi del profeta con maggior chiarezza e si dovrà esaminare anche come stia veramente la questione della vergine Maria, la figlia prodigiosa di Gioachino ed Anna, i quali alla fin fine lasciarono, alla loro morte, in eredità al tempio tutti i loro considerevoli beni, od anzi, per meglio dire, il tempio se ne appropriò quale compenso per l'educazione della figlia Maria, confiscandoli con la forza come fossero beni vacanti. Cosa pensate voi sinceramente e veramente di quella vergine?  Se si può prestar fede a quanto dice un profeta, il tempo da lui indicato con precisione sarebbe ora giunto, e ciò che vi è di meraviglioso nella vergine di cui si tratta adesso, non può più venire negato!  Ma se in queste cose vi fosse qualcosa di vero, sarebbe da parte nostra un sacrilegio di sommo grado se non ce ne informassimo più a fondo e più dettagliatamente!".

3° anziano: "Tu non comprendi niente di tutto ciò e per tenere il sacco al ragazzo ne parli come un cieco che vuole parlare della magnificenza dei colori!".

Gesù:  "Eppure è cosa strana davvero che un affamato ritenga siano affamati pure tutti quelli che gli cadono sott'occhio!  Uno stupido reputa sempre il suo prossimo ancora più stupido di lui; per il cieco son ciechi anche gli altri, per quanto dotati di vista eccellente, e così per il sordo, chiunque altro è sordo!  Credi tu, vecchio bilioso, che all'infuori di te non vi sia nessun altro che sappia qualcosa?  Oh, tu t'inganni e di molto!  Vedi, io non sono che un ragazzo e tuttavia potrei raccontarti e rivelarti cose che sono perfettamente vere e giuste, e di cui la tua bisbetica sapienza non si è certo mai neppure sognata! Perché dunque il mio ricco Simone da Betania, il quale ha viaggiato in India, Persia, Arabia, Egitto, Spagna e Roma ed Atene, non potrebbe conoscere cose che a te non sono mai apparse nemmeno in sogno?  Ma se è così, con quale diritto puoi tacciarlo d'ignoranza?  Io ti dico invece che egli giudica in modo più che corretto, e voi dovrete per conseguenza fare quanto egli esige da voi per i molti soldi da lui versati! Quando qualcuno assume in servizio un lavorante per eseguire un determinato lavoro, questi deve fare ciò per cui il padrone l'ha assunto.  Se il lavorante non vuole o non può farlo, allora il padrone avrà bene il diritto di pretendere dal lavorante pigro o inabile la restituzione del compenso pattuito!  Ora voi vi siete fatti pagare a dovere e in cambio però non volete far nulla, oppure non lo potete fare!  Non ha dunque Simone il diritto di reclamare da voi la restituzione del compenso che egli vi ha sborsato?".

Un Romano (commissario e giudice presente fra il popolo): "Guardate un po' questo ragazzo!  Egli è già un giurista perfetto e potrebbe senz'altro fungere da giudice in qualunque controversia! La sua enunciazione di diritto è perfettamente fondata sulle nostre leggi, e qualora Simone da Betania me lo chiedesse, io dovrei evidentemente concedergli l'Exequatur!". Si avvicina a Gesù e lo accarezza ed abbraccia e dice: "Ascolta, o carissimo e ricciuto piccolo amico mio!  Io sono proprio innamorato di te!  Vorrei provvedere a te con tutti i miei beni per educarti a qualche cosa di grande!".

Gesù: "Che tu mi ami lo so benissimo, poiché nel tuo petto batte un cuore buono e fedele.  Puoi anche esser certo che io pure ti amo assai!  In quanto al mio avvenire non c'è bisogno che tu ti preoccupi, perché vi è già Uno che ha cura di ciò!".

Il ricco di Betania (si avvicina a Gesù e domanda tutto stupito): "Ma dimmi un po', o mio bellissimo e carissimo ragazzo, come mai conosci il mio nome, nonché tutti i luoghi dove sono stato?".

Gesù: "Oh, ciò non ti faccia meraviglia, poiché qualunque cosa io voglia sapere, la so, così, per mia natura!  Il come però non ti sarebbe possibile comprenderlo ancora!  Ma adesso ritorniamo all'argomento di prima ed alla nostra vergine! Volete o non volete, voi, sacerdoti e scribi, chiarire questa faccenda più da vicino?".

4° anziano (fra i più illuminati): "Ebbene sia; non resterà altro da fare che parlare del tutto chiaramente con questo ragazzo; spiegategli perciò il suo Isaia secondo la dottrina delle rispondenze della cabala, ed egli non avrà poi nessun altro pretesto per fare ulteriori domande!".

Uno scriba (dall’aria di gran sapiente): "Dunque, giovinetto, poiché sei tanto avido di sapere, concentrati, ascolta bene e procura di comprendere: parlando di una «Vergine», il profeta non voleva intendere una vergine di carne ed ossa, bensì solo la dottrina che Dio rivelò mediante Mosè ai figli di questo mondo. Nel senso più stretto, siamo noi sacerdoti gli attuali rappresentanti viventi di questa dottrina e della legge. Noi, però, quali la vivente parola di Dio, siamo ora ricolmi della migliore speranza che questa dottrina possa venire diffusa da noi nel mondo intero e destare i pagani.  E questa vivente e verace speranza in noi è raffigurata dalla gravidanza della vergine menzionata dal profeta; il Figlio, però, che essa deve partorire, e partorirà, significa appunto tutti quei pagani che accoglieranno la nostra dottrina, per la qual cosa questi diranno e verranno chiamati: «Emmanuele», vale a dire, «Dio è ora anche con noi!».  E tale cosa succedeva già prima di noi, e succede ora in modo tanto più vivo e con tanto maggior zelo! Ma questo Figlio dovrà cibarsi di miele e di latte per rigettare con ciò il male ed eleggere il bene.  Per «miele» il profeta intendeva il puro Amore ed il vero bene da questo derivante, e per «latte» intendeva la Sapienza da Dio, di cui si rendono partecipi gli uomini con l'osservanza della dottrina e della legge.  Quando l'uomo ha fatto propri in maniera viva l'amore e la sapienza da Dio, allora egli ripudia anche liberamente ogni male, ed elegge il bene! Ecco, mio caro giovinetto, tale era, secondo l'intima sapienza e verità, il significato delle parole, delle sentenze e dei discorsi spirituali dei profeti!  Essi non hanno che un senso interiore e spirituale, il quale però solo il vero sapiente della legge riesce a trarre dai simboli e dalle immagini materiali, mediante la fedele e vera dottrina delle rispondenze.  Un profano non lo sa fare, e se lo potesse, allora tutte le scuole superiori sarebbero completamente superflue e Mosè non avrebbe avuto, in tal caso, affatto bisogno di stabilire appositi sacerdoti e dottori della legge per sovrintendere alle dottrine ed alle leggi di Dio!  Capisci ora quest'unica vera e giusta interpretazione del profeta da te non compreso?".

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Cap.4 - La rinnovata richiesta del ragazzo Gesù di conoscere la risposta alla sua domanda preliminare su Isaia 9, 5-6.

Gesù: “Oh, certo, quello che tu hai ora esposto molto per bene Io lo sapevo già da lungo tempo, ed avresti potuto tranquillamente risparmiarti la grave fatica di darMi questa spiegazione. Io però resto fermo sul Mio punto e non intendo perdere di vista la vergine Maria! Perché disse dunque il profeta (Isaia 9, 5-6): «Poiché un bambino è nato per noi; ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Magnifico, Consiglio, Forza, Eroe, Eterno Padre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre!  Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti Zebaoth». Che Fanciullo è dunque e che Figlio è questo che ci è dato?  Non può darsi forse che Egli sia tuttavia quel Fanciullo nato a Betlemme in una stalla?  Giacché sta scritto ancora: «A Betlemme in una stalla nascerà un Re ai Giudei; Egli fonderà un nuovo Regno che non avrà mai fine in eterno!».  Come intendi tu, cabalista, tutto ciò?".

Dicono alcuni (mentre si guardano l'un l'altro disorientati):

“Ma come ha potuto il ragazzo venire così esattamente a conoscenza della Scrittura?”

“Eppure non esistono in tutto che pochissime copie soltanto e di complete poi appena dieci, e solo noi sappiamo dove queste si trovano, mentre nessun altro profano può avervi accesso”.

“Vero è che i Samaritani ne posseggono ancora un'undicesima, ma questa è però errata e contiene una quantità di aggiunte che sono pure fantasie orientali"

5° anziano (più mordace): "Ed ora rispondi tu alla domanda che io ti farò: «Come e da quando sei giunto ad una conoscenza così perfetta delle Scritture ed in particolare dei profeti?»"

Gesù: "Tu hai altrettanto poco il diritto di domandarmi una cosa simile quanto ne ho io di chiederti come mai avviene che tu, quale sacerdote, non hai ancora assolutamente assimilato le Scritture, né in parola e molto meno ancora in azione!  Rispondi tu invece alle domande che faccio io, al quale scopo tu fosti pagato!  Di tutto il resto, poco o nulla affatto hai da curarti, perché a te non è costato né fatica, né tempo, né il benché minimo affanno, né qualsiasi altro sacrificio. Del resto non fa proprio assolutamente particolare onore alla vostra cattedra qui in Gerusalemme, se la evidente cultura di un fanciullo della Galilea vi strappa una così grande ammirazione, poiché con ciò voi dimostrate che qui, i vostri fanciulli, per quanto riguarda l'istruzione, sorpassano di poco il livello del regno animale!"

Il commissario romano prorompe in una sonora risata, mentre anche Simone non può trattenersi del tutto dal ridere. Il mordace interlocutore però si ritira e si siede tutto corrucciato su una panca in fondo alla sala.

Il capo della Sinagoga di Betlemme (rivolto ai membri del consiglio): "Vedo già che in questa faccenda dovrò intervenire io, altrimenti non la finiremo più con questo ragazzo!  Egli ha ormai un diritto acquisito d'interrogarci per una settimana, e noi dobbiamo stare a sua disposizione, volere o non volere! Se egli ci procura già tanti grattacapi con la sua domanda preliminare, figuriamoci cosa ci aspetta poi alle sue domande conseguenti e principali! Intelligenza egli ne ha abbastanza ed anche spirito innato in quantità, e con lui non la spunteremo se non facciamo come egli vuole.  Egli vuole infine un'esposizione genuina dei fatti che concernono la nascita di un bambino avvenuta appunto dodici anni fa in una stalla presso Betlemme, e questa posso fargliela io, perché io ero già allora, come lo sono ancora oggi, il capo di quella Sinagoga". Rivolto a Gesù: "Non è vero che tu vuoi sapere da noi, con la massima esattezza, tutti i dati e gli avvenimenti che accompagnarono quella memorabile nascita a Betlemme?"

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Cap.5 - Il discorso del capo della Sinagoga di Betlemme e la risposta del ragazzo Gesù. Il vano tentativo del vecchio fariseo orgoglioso di interrompere il discorso.

Gesù: "Oh, in quanto a questo, tu puoi benissimo risparmiarti tempo e fatica, poiché tutto ciò mi è noto in modo tanto fedele e vero come non lo è a nessuno di voi!  Io voglio soltanto sapere da voi, dopo tutto quello che è accaduto allora a Betlemme, se e quale relazione trovate che sussista fra quegli avvenimenti e le predizioni di tutti i profeti, particolarmente di Isaia.  Di questo soltanto si tratta, e non d'altro, anziani miei!"

Il capo della Sinagoga:  "Ma, caro ed amabile ragazzo mio, tu esigi da noi cose che ci è assai difficile o addirittura impossibile darti! E' bensì vero che tra le predizioni del profeta Isaia e quella nascita avvenuta dodici anni fa a Betlemme in una stalla - luogo che è stato pure indicato da un profeta - si possa senza dubbio cercare e trovare, anche senza troppe difficoltà, un certo nesso, ma, mio caro, quanti (casi simili) possono essersi già verificati dai tempi del profeta Isaia, mentre non si è ancora avuta traccia corporea di un Emmanuele! La Giudea era per così dire già più volte rimasta senza re e più di una ragazza avrà partorito un bambino presso Betlemme in qualche stalla, talvolta forse - per quanto soltanto casualmente - perfino tra grandi cerimonie, ciò che però è rimasto sempre come un fenomeno naturale a sé stante. Persone deboli e superstiziose, sotto l'influenza di scaltri ed avidi maghi indiani e persiani, nonché di astrologi, dei quali presso di noi non ci fu mai mancanza, hanno saputo trar profitto da simili avvenimenti. Costoro, conoscendo le predizioni dei profeti, hanno sempre utilizzato tali particolari circostanze per annunciare agli ebrei ciechi, con atteggiamento serio e profetico, che il loro sospirato Messia era già venuto infallibilmente al mondo. Ma il tempo, questo inesorabile distruttore di ogni opera, di ogni favola e di ogni leggenda umana, ha avuto sempre il potere di insegnare ben altre e migliori cose ai posteri: tutto s'inabissò nella profondità senza fine di un oblio sempre crescente, ed a noi altro non è rimasto che una vana leggenda, confusa il più possibile.  Le predizioni dei profeti sono immagini mistiche, le quali ancora per secoli daranno agli uomini del filo da torcere, ma sarà ben difficile che un popolo su questa terra possa trovare il bandolo della matassa. Ed ecco, mio caro fanciullo, che appunto l'identico caso deve essersi verificato anche riguardo a quella prodigiosa nascita a Betlemme, avvenuta dodici anni fa nel luogo che io conosco fin troppo bene, il quale, appunto perché tanto strombazzato dai profeti, è sempre assediato da ogni specie di magi, veggenti ed astrologi, che lì convengono allo scopo di fiutare se non vi succeda forse qualche avvenimento da poter sfruttare ai loro fini.  La nascita di dodici anni fa è stata un'acqua importante per i loro campi aridi. A quanto mi consta da buona fonte, i tre magi della Persia, in cambio dei doni da loro offerti alla vergine, ricevettero in regalo dai pastori una quantità di pecore, vitelli, vacche e buoi, cosicché essi non fecero certo invano il loro viaggio.  Ad ogni modo, da allora non sono trascorsi che dodici anni appena e tuttavia non c'è nessuno che pensi più a quella storia. Che tu, oriundo dalla fantasiosa Galilea, ce l'abbia nuovamente esposta, non mi sorprende affatto, perché la Galilea è sempre stata il paese delle fantasticherie, per cui anche gli antichi l'hanno già designata come un paese dal quale un vero profeta non potrà mai sorgere. E con ciò, amabile giovinetto, ritengo di avere risposto esaurientemente anche alla tua cosiddetta domanda preliminare!  Può benissimo darsi che Jehova susciti finalmente un giorno ai Giudei, ora quanto mai oppressi, qualche eroe che li faccia nuovamente risorgere e diventare un libero popolo; ma, a giudicare dallo stato naturale delle cose, non c'è neanche la benché minima prospettiva. Quale aspetto dovrebbe mai avere un eroe, e da dove dovrebbe essere venuto per poter far fronte alla sterminata potenza dei Romani?  Una cosa simile potrebbe forse accadere da qui a mille anni, qualora tutte le altre grandi potenze di questo mondo, e quindi anche Roma, fossero indebolite e logorate, ma per ora non c'è certamente la più piccola probabilità, e la tua famosa domanda preliminare si disperde evidentemente come la nebbia al sole, il che equivale a dire che essa tratta il nulla e si disperde nel nulla.  Ti è dunque finalmente chiara questa prima domanda?"

Gesù: "Eh, sì, se consideri tutto secondo la misura di questo mondo, potresti anche aver ragione.  Ma qui occorre solo una misura prettamente spirituale, della quale però tu sembri non avere assolutamente la minima idea, e così, nonostante tutto il tuo discorso che dovrebbe essere fondato su esperienze, tu, in fondo, hai dato alla mia domanda preliminare una risposta che equivale ad un bel nulla! Poiché quando il Messia verrà, non fonderà su questa Terra un regno materiale, bensì un Regno spirituale, e questo Regno non avrà più fine in eterno, come è anche stato predetto dal profeta Isaia, in merito al Messia da venire. Ma che cosa è un Regno spirituale sulla Terra?  Esso non è un Regno che si presenta con pompe esteriori, ma deve invece manifestarsi interiormente nell'uomo, e colui che giungerà in questo vero Regno di Dio sulla Terra fra gli uomini, sarà veramente un uomo vivo e non vedrà, né sentirà, né assaporerà la morte in eterno, come l'hanno profetizzato Davide, Daniele e Isaia. Dunque, se riguardo al promesso Messia le cose possono stare soltanto in questi ed assolutamente non in altri termini, come e per qual ragione dovrebbe presentarsi così del tutto priva di significato quella nascita tanto prodigiosa a Betlemme? Dio ha protetto miracolosamente quel Bambino dalle mani assassine di Erode; Egli vive ora certo nella massima riservatezza e si trova dove deve essere, dotato di un potere che domina tutti gli elementi in modo possibile soltanto ad un Dio. Nessuno può nascondersi dinanzi a Lui, ma se Egli si nasconde agli altri uomini, allora a nessuno è possibile trovarlo fino a che Egli non si lasci trovare del tutto spontaneamente. Egli non ha mai imparato né a leggere né a scrivere, eppure non c'è scrittura al mondo che Egli non sappia leggere; Egli scrive in tutte le lingue, è versato in tutte le arti che mai possono esistere al mondo ed ha una potenza che fa tre Un gran sacerdote: mare i monti, dinanzi alla quale i più maestosi cedri chinano il capo fino a terra, e perfino sole e luna e stelle sembrano obbedire al Suo volere!  Ciò che io ora dico non è esagerazione, bensì letteralmente verità! Ora, se le cose stanno precisamente così e non altrimenti, io ritengo che da parte vostra varrebbe pure la pena d'informarsi più da vicino, di studiare in merito i libri dei profeti, se forse la predizione d'Isaia non corrisponda nei suoi particolari ai fatti che concernono i noti genitori del Fanciullo, il Fanciullo stesso, la Sua nascita, il luogo di nascita, l'epoca, la Sua dimora attuale e i vari segni con i quali Egli si è già manifestato finora! Questa cosa, certo non priva d'importanza, non dovrebbe passare per voi sacerdoti, dottori, scribi ed anziani del popolo così del tutto inosservata, poiché voi occupate fra il popolo appunto quelle cariche dalle quali soltanto esso può a buon diritto attendersi la pubblica proclamazione della venuta del Messia promessogli.

Un vecchio e orgoglioso fariseo:  “Queste sono cose che un impertinente porcaro della Galilea non è assolutamente chiamato a giudicare!

Gesù:  Io parlo grazie al Mio diritto acquisito a caro prezzo e non compete a nessuno farmi tacere!  Qui presente è il giudice romano al quale soltanto spetta un simile diritto!"

Il giudice romano: “In mia presenza non ti permetterò più di adoperare un simile linguaggio! Ciò che dice il ragazzo riguardo quella prodigiosa nascita è per noi romani molto più importante della vostra sciocca cianfrusaglia giudaica già troppo sdrucita e logora. La vostra dottrina, più di qualsiasi altra sulla vasta Terra, ha bisogno di una radicale riforma; altrimenti a mala pena essa resisterà per cinquant'anni ancora!  Poiché la vostra dottrina religiosa ed il vostro servizio divino sono ridotti oggigiorno ad un tal livello che i baccanali di Roma sono a loro confronto un vero sole di luce, quantunque, considerati nel loro scopo di venerare un supremo Ente divino, questi ci sembrino un vero aborto dell'umano intelletto!  -  E tu, mio caro fanciullo, continua pure a parlare senza alcun timore!  Io non permetterò che ti venga fatto nulla di male, poiché in te sembra esservi più intelligenza che non in tutto questo tempio!  Continua dunque di buon animo il tuo discorso, o mio diletto fanciullo!"

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Cap.6 - Il parere del giovane levita.  Il discorso sprezzante del gran sacerdote in merito al figlio del carpentiere di Nazaret.

Un giovane fariseo ancora levita viene avanti e chiede il permesso di dire anch'egli qualche parola sull'argomento.

Il giudice: “Parla però con moderazione e sensatamente!”

Il giovane levita: "Io sono nativo della Galilea, e precisamente dalle vicinanze di Nazaret, e mi rammento ora di aver udito diverse cose sul conto di quel prodigioso fanciullo, di cui questo ragazzo ci ha fatto una relazione affatto insignificante.  Io veramente non posso asserire di averlo conosciuto personalmente, però ho sentito spesso raccontare molte cose su di lui. Io stesso mi informai, per quanto mi fu possibile, sul conto dei suoi genitori, e seppi che suo padre era un carpentiere di nome Giuseppe, che la sua seconda moglie si chiamava Maria, e che entrambi discendevano in linea diretta da Davide. E per conseguenza ciò concorderebbe con le predizioni dei profeti. Io sono quindi dell'opinione che varrebbe pure la pena sottoporre ad un esame più minuzioso questa faccenda che interessa specialmente noi Ebrei. Tuttavia non spetta a me prendere disposizione in proposito e mi permetto semplicemente di manifestare soltanto la mia opinione con tutta umiltà, giacché considero che tale sia il mio dovere; tutto il resto riguarda puramente il gran consiglio del tempio.  E con ciò in tutta umiltà ho finito di parlare".

Il gran sacerdote:  "Cosa può farne il tempio delle asserzioni di un fanciullo pazzo?  Ben più alti indizi devono venire forniti al tempio!  Già spesso sono emerse questioni simili tra gli Ebrei, sono avvenuti perfino dei miracoli manifesti, e tuttavia più tardi non fu dato di riscontrare alcuna traccia di un Messia. Quanto tempo è trascorso da quando Zaccaria presiedeva alle cose del tempio?  Sua moglie Elisabetta gli partorì, in età già molto avanzata, un figlio che gli era stato annunciato da un angelo mentre egli sacrificava nel tempio.  Zaccaria non riuscì a prestar fede a tale annuncio, poiché sua moglie era troppo vecchia.  Ed allora egli fu colpito da mutismo fino a che sua moglie partorì.  Ma quando un giorno gli pervenne nel tempio la notizia che sua moglie gli aveva partorito un figlio e che gli fu domandato qual nome si avrebbe dovuto dargli, allora la lingua gli fu sciolta ed egli disse: «Giovanni!». Ed ecco, questo era appunto il nome che dieci lune prima gli aveva indicato l'angelo del Signore. Ma Zaccaria domandò all'angelo: «Che cosa ne sarà del fanciullo?  Fammi conoscere la volontà del Signore!». E l'angelo rispose: «Questi è colui, di cui Isaia così parlò: 'Vi sarà una voce d'uno che grida nel deserto': 'Preparate la via del Signore e appianate la strada al Dio nostro.  Ogni valle sia alzata ed ogni monte e colle abbassato; e ciò che è storto sia raddrizzato ed i luoghi eretti ridotti in pianura.  Ed ogni carne vedrà il Salvatore di Dio!'».   Si fecero allora più minute indagini e ben presto si scoprì che l'ambizioso Zaccaria, con questo mezzo e con il segreto aiuto degli Esseni, aveva mirato soltanto a fondare per sé una dinastia spirituale ereditaria.  Per tale motivo però egli cadde in mano della giustizia e fu punito per il suo crimine con la morte. Dove se ne è andata dunque quella grande speranza nel Messia?  Nessuno vi pensa più ed al cospetto del tempio, il quale è stato santificato da Jehova per tutti i tempi dei tempi, ogni cosa si è dileguata come debole nebbia di palude dinanzi alla potenza del sole!   Eppure quella storia era uscita dallo stesso sommo sacerdote, ma siccome essa era impura e minacciava di profanare il santuario di Dio, così anche il Signore non ha indugiato a punire a tempo debito il sacrilegio. Ma se già quella storia che appariva tanto memorabile finì in questo modo, come potrebbe mai sostenersi dinanzi al tempio la storiella messianica del carpentiere Giuseppe, dietro alla quale null'altro si nasconde se non qualche impostura inscenata dagli Esseni o da maghi indiani?   Venga pure il fanciullo a fare i suoi prodigi qui, davanti ai nostri occhi onnivedenti, e poi noi sapremo ben spiegarli al popolo ignorante, come pure sapremo smascherare il suo supposto Messia! Quando questi avrà da venire, si manifesteranno prima, dinanzi agli occhi di tutto il mondo, dei grandi segni nel firmamento.  Solo allora giungerà il grande Atteso, dotato di tutta la potenza dei Cieli, per redimere il Suo popolo dal giogo dei pagani e da allora in poi Egli sarà Signore e Re sopra tutti i paesi della terra, ed i figli di Abramo saranno e rimarranno in eterno il Suo popolo! Per chi come noi conosce questo, per averlo appreso dai libri delle antiche predizioni sulla venuta del Messia, è impossibile credere che Dio, Che ha in ogni tempo confermato la Sua venuta con fatti imponenti dinanzi agli occhi degli uomini e di tutti gli esseri creati, possa venire in questo mondo in modo così poco appariscente, anzi addirittura come un fanciullo illegittimo e come un debole essere umano soggetto alla morte al par di noi!  Poiché noi sappiamo che Maria, la figlia di Gioacchino, aveva concepito prima ancora di venire unita in matrimonio a Giuseppe nel tempio.  Come si sa, la fanciulla era stata affidata da principio alla tutela del noto discendente dalla stirpe di Davide, e soltanto per non rovinarlo gli si consigliò amichevolmente di prendere la fanciulla in moglie, prima che la cosa fosse palese al popolo e per cancellare così la macchia.  Ma quel fanciullo è e rimane tuttavia illegittimo, e con ciò svanisce tanto più la possibilità che egli possa mai diventare un promesso Messia, e fosse egli pure in grado di smuovere anche tutte le montagne, grazie alle arti magiche da lui apprese.   C'è da sperare dunque che ognuno, per quanto debole di spirito, possa rilevare da quanto ho detto quali siano le cose possibili e quali altre invece sono e devono essere assolutamente impossibili, visto come si presenta la questione!".

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Cap.7 - La risposta del ragazzo Gesù al discorso del gran sacerdote.  Della missione del figlio di Zaccaria e del potere miracoloso del figlio del carpentiere.

Il giudice: "Ebbene, che ne dici tu, mio caro fanciullo, di queste parole, certo estremamente plausibili, del gran sacerdote?".

Gesù: "Che altro Mi resta da dire in proposito, se non che egli ha ragione ed il profeta è un mentitore e si trova quindi dalla parte del torto, oppure il torto ricade sul gran sacerdote ed il profeta ha tuttavia ragione!  E' però impossibile che abbiano ragione entrambi, giacché il gran sacerdote sostiene precisamente il contrario di quanto il profeta ha predetto intorno alla venuta del Messia!  Se il profeta dice: «Ecco, una vergine - dunque non una donna - è gravida e partorirà un figlio che essa chiamerà Emmanuele, vale a dire "Dio con noi"», come può sostenere allora il gran sacerdote che il Messia verrà su questa terra, agli uomini, discendendo letteralmente dal cielo, in tutta la più grandiosa pompa della gloria celeste, e non altrimenti che accompagnato dai più straordinari segni nel firmamento, quale potentissimo eroe di guerra, e quale re già incoronato su tutti i popoli della terra?  Se così fosse, qual profitto ne potrebbe mai trarre la povera e debole gente, la quale, piena del massimo terrore per l'attesa delle cose da venire, dovrebbe più che per metà perire miseramente?  Io anzi sono decisamente indotto a sostenere in proposito che una simile venuta del Messia riuscirebbe molto inopportuna anche ai signori del tempio e che, in fondo, essi preferirebbero tuttavia che la venuta del Messia si effettuasse modestamente, senza pretesa di sorta, come appunto il profeta Isaia l'ha descritta!  Il gran sacerdote era però poco fa dell'opinione che la storia alquanto meravigliosa del figlio di Zaccaria - quest'ultimo, a dire il vero, è stato strangolato per mano dei sacerdoti fra il grande altare dei sacrifici ed il Santissimo - sia del tutto finita e che nessuno ci pensi più.  Ma Io invece dico che essa è ben lontana dall'esser finita, come pensano questi signori e che verrà ben presto il tempo in cui lo stesso Giovanni piomberà tra di loro come una folgore tremenda e vi terrà un grande giudizio, e le sue parole saranno per voi più acute delle frecce più appuntite!  Ma un giudizio simile, anzi ancora più tremendo, verrà su di voi sotto forma di quel Giovinetto prodigioso da Nazaret, ed Egli vi darà le prove della Sua piena divina gloria, ma non già per la vostra risurrezione, bensì per la vostra caduta!".

Il gran sacerdote (sprizzando ira dagli occhi): "Cosa ne sai tu di ciò, ragazzo in preda al delirio?  Chi ti ha fatto dar di volta al cervello con tali storie e chi sei tu dunque che ardisci di dirci con tanta sfacciataggine simili cose?"

Gesù:  "Io sono Colui che è, e da dove Io sia venuto voi l'avete registrato.  Perché dunque domandate di nuovo chi Io sia e da dove Io venga?  Inoltre, vi ho già detto che sono venuto dalla Galilea, e precisamente da Nazaret; per conseguenza conosco molto bene il Fanciullo di cui si parla, e non sono così sciocco da non distinguere le opere di un mago - fosse egli anche dall'India - da quelle del Fanciullo portentoso.  Mi formi qualcuno di voi dodici passeri dall'argilla e li animi, avvalendosi della sola parola, in modo che prendano poi il volo, comincino poi a cercarsi il cibo come gli altri uccelli e continuino a vivere!  Chi di voi è capace di ridonare all'istante la vita, in virtù della sola parola, ad un fanciullo che, precipitando da una casa, sia rimasto schiacciato e morto sul colpo e chi di voi può risanarlo del tutto corporalmente?  Chi di voi è in grado di comandare alla folgore di colpire qua e là e di uccidere una iena che ha rapito ad una madre  il suo unico bambino e che si accinge a fuggire nel bosco con la sua preda?  Chi di voi può, come quel Fanciullo, in una notte di calma perfetta, comandare all'uragano di scatenarsi e di disperdere una numerosa orda di briganti, forte di duecento uomini, armati fino ai denti, i quali di notte stavano avvicinandosi a Cafarnao su una grossa nave minacciando di depredare alcune città e villaggi?  Il Fanciullo in questione, che si trovava precisamente in quel tempo a Cafarnao con Suo padre, salvò in tal modo tutto il paese!  Poiché ad un Suo cenno si scatenò ad un tratto una delle più spaventose tempeste che spinse la nave con grandissima velocità molto lontano in alto mare, dove essa fu distrutta completamente dalla forza prepotente delle onde ed affondò insieme a tutti i duecento assassini.  Questi e molti altri fatti simili ha già compiuto quel Fanciullo, sempre per il bene dell'umanità in un modo o nell'altro angustiata, e nessuno può dire che Egli abbia mai chiesto a qualcuno la benché minima ricompensa.  Per accertarvi, però, che queste non sono Mie invenzioni, potete chiamare a testimonianza della piena verità tutta Nazaret e tutta Cafarnao.  Ma se le cose stanno in questi termini, vi sembra ancora che quel Fanciullo sia semplicemente uno dei soliti maghi di professione, oppure che Egli operi tutto ciò unicamente in virtù della Potenza divina che in Lui risiede in tutta la sua pienezza?  Oppure spiegateMi voi, secondo le vostre cognizioni e la vostra sapienza, come e con quali mezzi il Fanciullo compia simili cose!   Alla Mia domanda preliminare avete malamente risposto. Ora vedremo quale risposta saprete dare a questa domanda principale; ritorneremo poi a quella preliminare e faremo di essa una questione capitale!  Non dilungatevi però, perché il giorno declina e noi dovremo poi occuparci di provvedere alla cena!".

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Cap.8 - La minaccia del gran sacerdote e la severa contraddizione del giudice romano.

Il gran sacerdote: "Se quel fanciullo a nostra insaputa e senza il consenso del tempio, dunque del tutto arbitrariamente, compie sul serio tali opere, è cosa ben chiara ed evidente che egli è posseduto da Belzebù, il capo di tutti i demoni!  Fuori del tempio tali cose non succedono mai di certo per virtù divina!  Quale purezza morale occorre per esser resi partecipi della potenza divina, e questa, secondo la dottrina di Mosè e di tutti i profeti, non la si può ottenere in nessun altro luogo se non unicamente e soltanto nel Santissimo del tempio!   Chi conosce ciò dalla Scrittura, sa anche cosa si debba pensare di tutti i miracoli di tal genere che vengono operati fuor del tempio!  Ed in tal caso è perfino dovere imprescindibile del tempio estirpare ad ogni costo tali fanciulli ed uomini dalla faccia della terra!  Se, dunque, in seguito alle nostre ulteriori indagini, dovesse risultar vero quello che tu hai detto di quel fanciullo, allora verrà anch'egli, quale alleato di Belzebù, estirpato da questa terra!".

Il giudice: "Questo era bensì il costume da voi seguito in altri tempi e da voi stessi creato, ma da quando siamo qui noi Romani, quali vostri signori e dominatori, difficilmente succederà una cosa simile, poiché adesso la spada della giustizia è assolutamente ed in tutti i casi interamente nelle nostre mani, e chiunque osasse impugnarla arbitrariamente a nostra insaputa e contro il nostro volere, verrà trattato da ribelle o assassino, senza alcuna distinzione di rango o condizione!   Io però ho appreso poco fa, appunto da questo fanciullo, come pure da te stesso, che voi, nella vostra follia di ministri del tempio, avete assassinato nel tempio stesso perfino un sommo sacerdote, perché egli aveva asserito di aver avuto una visione celeste.  Con ciò egli destò indubbiamente la vostra prepotente invidia e non occorse altro per indurvi a farlo sparire da questo mondo.  La cosa è avvenuta dodici anni or sono, quindi sotto il nostro dominio!  Questo fatto verrà investigato più minutamente e chissà che non tocchi a voi di assaggiare la spada della giustizia romana, prima che quel fanciullo prodigio venga colpito dalla vostra vendetta templaria!  Ed io dico qui a voi, sacerdoti del tempio, grazie alla mia autorità d'ufficio, che se qualcuno osasse far anche lontanamente qualcosa di male a quel fanciullo, lo punirò con la spada!  Altro non occorre che io vi dica!".

Il gran sacerdote: "Noi però abbiamo la parola dell'imperatore che ci assicura la giurisdizione nel tempio, la quale non può venire intaccata da nessun giudice temporale!"

Il giudice:  "A me risulta benissimo fino a qual punto essa si estenda!  Voi potete certo esercitare una saggia disciplina, ma da questa fino ad arrivare alla «jus gladii» vi è ancora un abisso molto grande e profondo!  Guai dunque a colui tra voi che volesse oltrepassarlo!"

Il gran sacerdote: "Ma cosa ne è allora del potere di un Erode, il quale è nello stesso tempo tetrarca di Galilea; non ha egli la facoltà di applicare anche la «jus gladii»?".

Il giudice:  "Erode e tutti gli altri prìncipi nei paesi dei Giudei non sono altro che semplici prìncipi feudatari, e la loro «jus gladii» è limitata soltanto ai loro servi, famiglia e schiavi.  Se li trattano brutalmente - ciò che possono certo fare in base al diritto da essi acquisito a pagamento di dieci in dieci anni - rimarranno allora ben presto senza servitori, poiché da parte nostra nessuno viene costretto a prendere servizio presso di loro; sta quindi nel loro proprio interesse non andar troppo oltre con l'uso del diritto acquisito a caro prezzo, tanto più che ciascuno dei loro servi, ad eccezione di pochi schiavi, può abbandonare il loro servizio quando vuole, ed una volta uscitone, non si trova più soggetto alla giurisdizione di un tale principe, bensì alla nostra.   Inoltre, essi hanno il diritto di esigere le imposte loro spettanti usando nel caso di bisogno anche la forza, però senza «jus gladii»!  Il diritto di esecuzione devono invece chiederlo a noi, pagando per esso.   Questi sono i diritti del tuo Erode, come anche di ogni altro principe feudatario; ciò che va oltre è delitto punibile con tutto rigore, e già alla prima trasgressione viene punito con la perdita del diritto feudale.  Se tu credi forse di dare la caccia a quel fanciullo prodigioso avvalendoti del potere di Erode, t'inganni di molto, giacché Erode saggiamente se ne guarderà bene dal non trasgredire ai suoi diritti!   Per quanto concerne poi questo fanciullo, egli si trova ora pure sotto la mia protezione, e da questo momento io gli accordo anzi il pieno diritto di tormentarvi con ogni sorta di domande, ed io non mi staccherò dal suo fianco, giacché nel suo cervello e nel suo animo vi è della sana e genuina sapienza più che non in tutti voi e nell'intero vostro santuario.  Ed ora, mio dilettissimo fanciullo, puoi ricominciare a parlare, dato che io ho ripulito per te l'ambiente".

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Cap.9 - La promessa del ragazzo Gesù al giudice romano e lo sdegno del gran sacerdote.  Come l'uomo stesso può divenire la parola vivente di Dio e così divenire Dio.  Il ragazzo Gesù smentisce il gran sacerdote servendosi del catechismo popolare.

 Gesù (guardando il giudice in modo amorevole): "Tu sei a dir vero un pagano, ma sei giusto e di buon cuore, ed in verità, quando il vero Regno di Dio scenderà agli uomini su questa terra, tu, insieme a tutta la tua casa, non sarai certo uno degli ultimi ad esservi accolto!  Chi però verrà accolto in esso, sarà beato e non vedrà la morte in eterno!"

Il giudice:   "Ma come puoi farmi una simile promessa?"

Gesù:  "Nulla di più facile!  Dissi pure che Io conosco molto bene quel Fanciullo prodigioso e che sono Suo intimissimo amico.  Dunque, quando andrò da Lui non Mi dimenticherò di te, ed Egli ti benedirà e la Sua benedizione non rimarrà senza effetto!"

Il gran sacerdote (si alza pieno di sdegno):: "Ma è forse un Dio quel fanciullo, da poter benedire come fosse un Dio in persona?  Non sai tu dunque che Dio soltanto può benedire, e il Suo sommo sacerdote tre volte all'anno, per Suo comando?  Cosa dici di quel fanciullo, che anch'egli avrebbe la facoltà di benedire un uomo e perfino tutta una casa?  Che razza di maestri devono esserci da voi, se gli allievi possono blaterare tali assurdità!".

Gesù:   "In primo luogo foste voi stessi a darci simili istruttori e se gli allievi blaterano delle assurdità, la cosa ricade per conseguenza su voi stessi, e per questa ragione una sciocchezza genera l'altra!  Se però è sciocchezza quanto Io ho affermato di quel Fanciullo prodigioso, e cioè che Egli benedice coloro che Gli sono veri amici, perché insegnate voi allora che i genitori debbano sempre benedire i loro figli e i figli i loro genitori?   Noè non era certo un Dio, eppure egli benedì molto fruttuosamente ambedue i suoi figli che avevano ricoperto la sua vergogna!  Così pure il vecchio e cieco Isacco non era un Dio, allorché egli benedì Giacobbe e gli diede il soprannome di «Israele», che vuol dire: «Da te sorga il popolo di Dio»!  E' rimasta forse sterile una tale benedizione?  Se tu, nel tuo grande orgoglio templare, vai dicendo e domandando se quel Fanciullo sia un Dio, cosa puoi risponderMi se Io ti dico: «Sì, Egli lo è, e ciò con diritto evidentemente tanto maggiore di quanto da parte vostra scritto: 'Il Signore Jehova Zebaoth parlò ai Suoi dei!'».  Ora, se voi nella vostra presunzione siete degli dei, perché mai non dovrebbe essere un Dio quel Fanciullo dotato e ricolmo di tali e tante qualità veramente divine, Egli, che discende perfino in prima linea da Davide?   Chi però ascolta la Parola di Dio e agisce conformemente ad essa, costui ha vivente in sé la Parola di Dio, ed egli stesso, in tutto l'esser suo, è divenuto una vivente Parola di Dio, ed è quindi, in spirito, da Dio!  Ma quando questo è il caso, chi può mai sostenere che l'uomo intero non sia da Dio?  Ora, se un uomo, per il fatto che egli è diventato in tutto il suo essere una vivente Parola di Dio, è ricolmo dello Spirito di Dio, non è egli allora un Dio, poiché il Divino vero assoluto deve venir considerato quale Dio ovunque, quindi tanto più nell'uomo?".

Il gran sacerdote:  "Quale altra sciocchezza colpevole, che suona bestemmia a Dio, hai di nuovo blaterato?  Solo un pazzo insensato può esprimersi così!  Queste sono vuote ciance di cui un profondo pensatore non può che ridere di tutto cuore!".     -  E si diede ridendo sgangheratamente.

Gesù:   "Perché chiami questa una sciocchezza?  Se tutto questo è una sciocchezza, allora ne siete voi stessi, gran sacerdoti, anziani e scribi, gli autori e propagatori, ciò che Io posso subito comprovare nel modo più evidente!".

Il gran sacerdote:   "E come vuoi tu, insolente pastore di porci galileo, comprovare tal cosa?".

Gesù:    "PortateMi qui il catechismo popolare!".

Il gran sacerdote:   "E che ne vuoi fare?".

Gesù:    "Questo lo vedrai bene poi!  Frattanto Mi venga portato il libro!".

Viene presentato il libro

Il gran sacerdote:   "Eccolo!  Che ne farai ora?".

Gesù:   "Lo vedrai subito!".

 Gesù apre il libro e prega il giudice romano di leggere ad alta voce il punto da Me indicato.

 Il giudice accetta con visibile gioia, e legge: "Chi ascolta la Parola di Dio e agisce conformemente ad essa, costui ha vivente in sé la Parola di Dio ed è divenuto egli stesso in tutto il suo essere una vivente Parola di Dio, ed è quindi, in spirito, da Dio.  Ma quando questo è il caso, chi può mai sostenere che l'uomo intero non sia da Dio?  Ora, se un uomo, per il fatto che egli è diventato in tutto l'esser suo una vivente Parola di Dio, è ricolmo dello Spirito di Dio, non è egli allora un Dio, poiché il Divino vero assoluto deve venire considerato quale Dio ovunque, quindi tanto più nell'uomo?".

Prosegue il giudice: "Ebbene, queste sono proprio le testuali parole da te pronunciate poc'anzi e che il rispettabile gran sacerdote ebbe a qualificare altrettante sciocchezze da guardiano di porci!  Questa storia, da quanto m'accorgo, comincia a diventare sempre più allegra!  Son proprio io stesso molto curioso di vedere come andrà a finire!".

Il gran sacerdote, a questa lettura, assume un'aria quanto mai indispettita.

Gesù:  "Ebbene, o gran sapiente delle cose divine, o luminare del tempio, non ho fornito con ciò la prova assolutamente più evidente che, se le cose da Me dette poco fa sono delle assurdità - ciò che però non è il caso -, ne siete appunto voi stessi i creatori e propagatori?  Se io però così dicendo ho mentito, tu puoi darmi all'istante uno schiaffo per la mia insolenza!  Ma ben difficilmente lo potrai fare, dal momento che tu non puoi ormai più dichiarare assurdità quello che sta scritto nel vostro catechismo popolare!  Io, tuttavia, vorrei ora apprendere da te il motivo per cui tu l'hai fatto poc'anzi!  Io ho finito, parla tu adesso!".

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Cap.10 - Il vano tentativo di uno scriba e di un anziano di giustificare il gran sacerdote e di volerlo valorizzare. Il giudice rinvia la seduta al giorno dopo. Il ragazzo Gesù e Simone ospiti del Romano nella locanda.

Il gran sacerdote fa una smorfia ridicola, visibilmente imbarazzato al massimo grado nel cercare una risposta.

2° dottore della legge (mentre si alza): "Sua venerabilissima magnificenza ha voluto solamente sottoporti con ciò ad una prova molto ardua, e precisamente per vedere se sei versato a fondo nel catechismo popolare, al quale tu stesso ti sei richiamato a favore della tua tesi!  Ma lasciamo ora questo da parte e parliamo piuttosto noi due di qualche cosa di ben differente!  Giacché con queste dispute continue non si giunge infine ad alcun risultato!".

Gesù:  "Guarda un po', come ti piacerebbe fare l'astuto, se tu lo potessi! Adesso tu vorresti aiutare volentieri il gran sacerdote a trarsi fuori dalla melma in cui egli stesso si è tuffato fino alle orecchie e agli occhi, ma è oramai troppo tardi!   Io so bene che egli non mi dirà ora il motivo per cui ha tacciato me d'insensatezza per quello che egli, quale gran sacerdote, avrebbe ben dovuto essere il primo a sapere che era scritto nel catechismo popolare, alla portata di tutti, ma appunto perché non lo sapeva, egli lo ha qualificato per insensatezza; eppure egli è un gran sacerdote, un dottore della legge ed un anziano nello stesso tempo!   Il lato più rimarchevole della questione è, però, come in questi tempi si possa diventare ed essere gran sacerdote e presumere di essere ricolmi dello Spirito di Dio, senza conoscere nemmeno esteriormente la Parola divina!  Non è dunque legge e costume che ogni gran sacerdote, che occupa il seggio di Mosè e di Aronne, debba essere perfettissimo conoscitore della Scrittura in tutte le sue parti e possa dare, a chiunque abbia un dubbio qualsiasi, un'esatta ed esauriente spiegazione?   Ora, quale spiegazione può mai dare colui che non conosce nemmeno il testo molto conciso del catechismo popolare e che quindi, esponendosi alle risa ed a scandalo giustificato di ogni vero e zelante Ebreo, chiama, a causa della sua ignoranza, un'assurdità quello che tuttavia ogni fanciullo ebreo è tenuto a conoscere dal catechismo popolare, senza di che nessun onesto padrone lo accetterebbe come apprendista?"

6° anziano:    “Ragazzo! Pondera bene chi è un gran sacerdote”.

Gesù:   "Se dico la pura verità, posso Io con ciò offendere un vero uomo? Ditelo voi stessi, se forse quanto Io vado dicendo non sta scritto nei libri di Mosè e se la cosa non sta nei termini come la cosa stessa lo dimostra chiaramente!   Purtroppo non è più secondo le loro facoltà spirituali, bensì soltanto secondo le loro ricchezze materiali che uomini di alti natali vengono ora promossi alle più elevate cariche dove essi comunemente diventano poi ancora più poveri di spirito, ma tanto più ricchi invece materialmente!  Ma ditelo dunque voi stessi, se tale cosa possa dirsi giusta anche dinanzi a Dio?   Si può quindi ben comprendere che deve riuscire molto difficile ottenere un'informazione sulla venuta del promesso Messia, dal momento che quelli dai quali a buon diritto si può pretendere che prima di ogni altro ne sappiano qualcosa, sono tanto poco versati nella Scrittura quanto coloro che non hanno il minimo sentore dell'esistenza di una Scrittura che ha origine nello Spirito di Dio per mezzo di Mosè e di altri profeti, ma tuttavia siedono ben comodi sul seggio di Mosè e dei profeti!   Essi stessi sanno poco o nulla di Dio e della Sua Parola e meno ancora della vivente Parola di Jehova nell'uomo, grazie alla quale possono diventare un Dio essi stessi, secondo le loro proprie massime fondamentali stabilite per l'istruzione popolare!  Che ne dici dunque tu, o giudice romano, che sei un pagano, di tali cose e circostanze?".

Il giudice:   "Non posso che darti ragione in tutto e per tutto!  Poiché qui fra quattro mura ed in questa sala chiusa, tu puoi parlare come ti pare e piace; pubblicamente invece, dinanzi al popolo, ciò sarebbe non confacente e perfino dannoso - ma tu questo non lo farai di certo, giacché sei un giovinetto troppo ragionevole e puoi misurare molto bene da te stesso le funeste conseguenze che ne deriverebbero in questi tempi!  Ora però rechiamoci a cena; tu e Simone siete oggi e domani miei ospiti!".

fine primo giorno

Il giudice leva la seduta e ne rimanda la continuazione all'indomani e insieme a Gesù e Simone va in una grande locanda vicinissima al tempio, dove consumano una buona cena e poi si recano subito a riposare.

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Cap.11 - La consultazione notturna dei ministri del tempio.

I signori del tempio invece non godono una notte tanto tranquilla:

Il gran sacerdote non può prendere sonno. Egli da incarico ai suoi fidi di andare continuamente ad origliare alla locanda, affinché gli riportassero gli eventuali discorsi dei tre.

 

I sacerdoti del tempio confabulano fra di loro e vanno consigliandosi come avrebbero potuto confonderMi e stordirMi il giorno appresso con ogni sorta di domande.

Il giovane levita:  "Con questo fanciullo voi tutti non verrete a capo di nulla!  A Nazaret io ho udito raccontare veri prodigi della sua eloquenza, e non c'è dottore della legge che abbia potuto tenergli testa!  Io vi dico francamente che la lingua di questo fanciullo e l'inconcepibile forza di volontà del suo amico sono abbastanza potenti da soggiogare il mondo intero!  E con questo fanciullo noi ci siamo tirati addosso una grossa pulce, di cui non sarà facile sbarazzarsi senza danni.   Perciò il mio modesto ed umile parere sarebbe di lasciarlo nella sua opinione, cioè di non escludere la possibilità che quel fanciullo prodigioso sia, o che con il tempo possa diventare, il promesso Messia, visto che le predizioni dei profeti fanno accenno tanto a lui quanto all'epoca nostra.  Contraddicendolo in una forma qualsiasi, noi non avremmo affatto da guadagnare con lui ed irritarlo con una qualche minaccia sarebbe, secondo il mio modo di vedere, perfino pericoloso, poiché egli è aggiornato su tutto con la massima precisione e sembra che anche i nostri più intimi segreti del tempio non gli siano sconosciuti!   Sarebbe proprio da venire a patti con Belzebù se egli cominciasse a spifferare appunto i nostri misteri particolarissimi apertamente dinanzi a Simone, che gli è molto favorevole, ed al giudice romano!  Conviene dunque essere assai prudenti, lasciarlo al suo tema, e rafforzarlo piuttosto nella sua idea anziché distoglierlo!   Cosa importa infine a noi, che abbiamo già da lungo tempo gettato nel mare dell'oblio tutti i vecchi articoli di fede della Scrittura, che vi sia o meno un Messia?  Dobbiamo dunque essere prudenti per assicurarci il dominio, e con ciò spassarcela bene alle spalle della moltitudine cieca e stolta, il che vale meglio che arrogarci un'autorità che alla fin fine noi non abbiamo, e procurarci così ogni genere di affanni superflui e paure!   Già ieri noi non ci siamo accattivati le simpatie del Romano con il nostro mal calcolato sistema di rigida autorità, e la faccenda di Zaccaria può causarci ancora grande imbarazzo! Poiché con i pagani non c'è proprio affatto da scherzare! Dunque, se noi ci comportiamo domani sgarbatamente con il fanciullo, corriamo il rischio di venire conciati per le feste secondo l'autentico uso romano!   Siamo quindi delle vecchie volpi, molto caute ed astute.  Facciamo in modo di rimediare per quanto possibile ai nostri errori di ieri ed io scommetto che il Romano lascerà cadere del tutto la faccenda di Zaccaria, altrimenti egli non mancherebbe di utilizzarla subito quale arma affilata contro di noi!  Che ne pensate voi del mio consiglio?".

Il gran sacerdote (ancora sveglio): "Sì, sì, io sono perfettamente d'accordo con te; questa dovrebbe essere la miglior soluzione!  Noi siamo tenuti ad ascoltare il fanciullo ed a rispondergli, dato che egli ne ha acquistato il diritto a caro prezzo; da ciò noi non possiamo esimerci!  Soltanto io sarei dell'opinione che si debba delegare domani un altro collegio fra di noi, più favorevole a lui del nostro di ieri!  Che ve ne pare?".

Il giovane levita:   "Io non sarei di questa opinione! Un collegio nuovo dovrebbe venire informato per potersene fare una chiara idea di chi gli stia dinanzi nella persona del fanciullo.  Noi invece lo conosciamo ormai e sappiamo ciò che veramente egli voglia.  Possiamo quindi anche trattare con maggior facilità con lui.  Un collegio estraneo si troverebbe domani dinanzi al fanciullo come un paio di giovani buoi da tiro dinanzi ad una montagna, e nonostante le più precise informazioni non sarebbe in grado di dargli la risposta richiesta.  Inoltre noi dobbiamo considerare un'altra cosa di grande importanza.  Possiamo sapere se il fanciullo non si ostinerebbe a voler trattare proprio con noi?  In tal caso, a richiesta di Simone e del giudice romano, noi dovremmo comparire e discutere con quel ragazzo terribilmente astuto, nella qual occasione non faremmo certo la miglior figura davanti al Romano, perché in tal modo noi ci saremmo traditi pubblicamente di aver avuto evidentemente la peggio nella disputa con il fanciullo!    Con l'esporre questa mia opinione, non voglio però, né posso, prescrivere definitivamente il da farsi; certo che dobbiamo aspettarci con la massima certezza ciò che ho detto, il che non dovrebbe appunto essere gradito a nessuno di noi!".

Il gran sacerdote:  "Sono pienamente d'accordo con te e noi ci atterremo anche al tuo buon consiglio; ma dimmi un po' che ne pensi tu, figlio mio, in generale di questo fanciullo disperatamente sagace?    Sono davvero cose da indurre uno a far lega con il demonio!  Noi, i dignitari più alti di tutta la Giudea, dobbiamo farci intimidire da un vero porcaro galileo!  Dover tremare al cospetto di questo infimo verme della polvere e dover ricorrere ad ogni mezzo possibile pur di sbarazzarci di lui alla meno peggio.  No, no, dacché esiste mondo non è mai capitato niente di simile!   Ma dimmi, cosa ne pensi tu di questo fanciullo?  Come e quando ha egli, a soli dodici anni, potuto acquistarsi tali cognizioni enciclopediche?".

Il giovane levita:   "Oh caro altissimo signore e protettore!  In Galilea casi simili non sono proprio nulla di nuovo.  Là tutti esercitano il commercio, vengono in contatto con tutte le nazioni del mondo ed hanno occasione di fare molteplici esperienze di ogni genere; imparano diverse lingue, sono in relazione con Greci, con Armeni, Egizi e con un'infinità di altri popoli ancora.  Quindi è anche comprensibile che non di rado s'incontrino nelle città, nelle borgate e nei villaggi della Galilea dei fanciulli la cui mente acuta deve suscitare il massimo stupore in chiunque di noi vada da Gerusalemme in quei luoghi.   Io stesso, come è noto, sono nativo dei dintorni di Nazaret, e già all'età di dodici anni tutta l'intera Scrittura mi era più familiare d'oggi, dato che ormai ne ho dimenticato parecchio, e conoscevo inoltre una quantità di altri scritti e cose.  E perché non dovrebbe esser successo altrettanto col nostro biondo e ricciuto ragazzo?  A me non desta gran meraviglia la sua prontezza d'ingegno, quantunque sia veramente molto accentuata".

Il gran sacerdote:   "Sta bene, tutto ciò non sarebbe certo niente di specialmente straordinario nel caso di istruzione precoce di un fanciullo di talento, ma in qual maniera giungono costoro in possesso della Scrittura, che nella sua autenticità viene conservata soltanto nel santuario del tempio e che a nessuno è permesso di leggere all'infuori del sommo sacerdote, dei gran sacerdoti e dei dottori della legge?".

Il giovane levita:   "Altissimo signore!  Ciò non corrisponde più al vero già dal tempo in cui i Romani hanno conquistato il nostro regno!  Al conquistatore dovettero venire sottoposti per l'esame tutti gli ordinamenti, nonché tutti i libri del tempio.  In tale occasione, nel corso di tre anni, furono fatte copie fedelissime di ogni e qualsiasi cosa.   Ed attualmente esiste, presso i Romani ed i Greci, già una tale quantità di copie fedeli, perfino tradotte in tutte le lingue, che per pochi denari d'argento si può acquistarne una in qualunque lingua che si desideri.  Ora, se così stanno le cose, come dovrebbe mai esser tanto difficile trovare in un fanciullo della Galilea, pieno di talento, un vero dottor della legge non plus ultra?".

Il gran sacerdote:   "Ecco che tu mi vieni fuori ancora con degli intermezzi romani, mentre sai pure che io sono nemico mortale di tutto quanto sa di romano!  Cosa significa mai l'espressione «non plus ultra»?".

Il giovane levita:   "Altissimo signore, io, come galileo, parlo oltre alla lingua ebraica anche la greca, nonché la romana; comprendo inoltre il siriaco, il caldeo, l'armeno, il persiano e l'arabo antico, tutte lingue queste che un ambasciatore come io sono deve comprendere.  Avviene spesso e facilmente quindi che nella foga del discorso mi venga in bocca, quasi spontanea, qualche frase straniera!   L'espressione «non plus ultra», per la sua brevità e concisione, è ormai fra noi Ebrei tanto in uso che riesce ordinariamente difficile ad ognuno adoperare la frase ebraica equivalente, lunga e noiosa.  In fondo, non vuol dire altro che un tal fanciullo è versato in ogni Scrittura tanto che «nessuno lo supera»!".

Il gran sacerdote:   "Bene, bene, non importa, soltanto per motivi facili a comprendersi io non sono amico dei Romani e per conseguenza nemmeno della loro lingua; ma lasciamo star ciò e tu dimmi quello che eventualmente sai di quel fanciullo meraviglioso di Nazaret, di cui conosco tanto il padre quanto la madre!".

Il giovane levita:  "Sì, altissimo signore, questo è un argomento assai scabroso!  Io credo di averlo visto un paio di anni fa, e precisamente in compagnia di parecchi altri fanciulli, i quali però si somigliavano fra loro come fossero tanti gemelli.  Mi si disse bensì che egli era questo e quello, ma siccome i fanciulli giocando si muovevano vivacemente, confondendosi fra di loro, mi fu impossibile fermare l'occhio su quello giusto! Io quindi posso dire di averlo visto e d'altro canto anche di non averlo visto!   Però il nostro giovinetto, quello che attualmente ci procura tanti grattacapi, faceva allora certamente parte di quella compagnia e si trovava assieme ad un altro fanciullo che gli somigliava molto e che - come ora credo di ricordarmi - aveva una faccia ancora più seria e non saltava allegramente come gli altri.  Da tutto l'insieme appariva abbastanza marcatamente come se entrambi questi fanciulli dominassero, per così dire, gli altri, perché gli altri sembravano muoversi soltanto secondo la loro volontà.   Per altro, di che gioco si trattasse in tutto quel gaio tramestio dei fanciulli, io non lo compresi, non avendo visto mai prima qualcosa di simile.  La cosa però non mi sembrava procedere proprio senza un piano, poiché osservando più a lungo non si sarebbe potuto negare assolutamente che vi fosse un certo ordine.  Ma cosa veramente quel gioco significasse, nessuno dei presenti seppe dirmelo.  Mi si raccontò che i fanciulli usavano sempre trastullarsi a quel modo, come prima d'allora non era mai stato visto a Nazaret, ma non c'era nessuno che comprendesse il significato di quello strano divertimento.  Questo però sarebbe anche tutto quello che io so di mia esperienza personale sul conto del famoso fanciullo.  Ma mi sono state invece raccontate di lui delle cose tanto straordinarie che rasentano davvero l'inverosimile!  Per ripetere tutto sarebbero necessari per lo meno dieci giorni di tempo, perciò io le riferisco soltanto in generale.  A quel fanciullo prodigio obbediscono letteralmente tutti gli elementi, perfino il sole, la luna e tutte le stelle pare siano visibilmente soggette al suo volere, perché basta che egli lo voglia, e sole e luna cessano di splendere!  Se poi egli dice in tono serio al sole od alla luna: «Continua a splendere!», ecco subito ricomparire la luce.  Con una parola soltanto egli ridona la vista ai ciechi fin dalla nascita, in modo che essi ci vedono poi bene quanto un gatto che anche nella notte più fitta può distinguere perfettamente la sua preda.   Un fanciullo, fra i suoi compagni di gioco, salì un giorno temerariamente sull'armatura di un tetto e precipitò a terra sfracellandosi e restando morto sul colpo; ebbene, si dice che egli, in presenza di molti spettatori, gli abbia ridonato la vita per mezzo della sua sola parola, cosicché il fanciullo, risuscitato e guarito da tutte le ferite, si levò perfettamente sano ed allegro come se non gli fosse accaduto mai qualcosa di male.  Al che però il ragazzo prodigioso avrebbe dato al ragazzo risuscitato una severissima ammonizione a non esser più in avvenire così temerario e disobbediente, perché altrimenti non lo avrebbe più aiutato.   Si raccontano, in generale, miracoli di moralità e di poderosa e sapiente eloquenza da parte del fanciullo prodigioso. Una cosa soltanto sembra alquanto strana; si dice che il fanciullo prodigioso non preghi mai nessuno di un qualche favore, e se qualcuno gli dona qualcosa, egli non ringrazia mai!  Ha sempre un aspetto molto serio; spesso lo si vede pregare, anche piangere di nascosto; non ride però mai!   Questo è dunque in poche parole tutto quanto di memorabile mi fu dato di rilevare sul conto di quel giovinetto meraviglioso.  Di più non so.  Il giudicare però come e con quali mezzi quel fanciullo compia tali prodigi, è cosa che va troppo oltre la portata della mia intelligenza e della mia limitata sapienza.  Questo non potete farlo che voi, anziani e sapientissimi preposti al tempio, e con ciò ho finito!".

Il gran sacerdote:   "E con quale altro potere, se non con quello di Belzebù in persona?  Poiché Dio non fa mai miracoli di questo genere avvalendosi di fanciulli e di ragazzacci, sebbene rarissime volte soltanto per mezzo di uomini pii, maturi d'età, ed a Lui interamente devoti, come lo siamo noi!  Se invece a Nazaret un fanciullo di dodici anni compie simili cose, è ben chiaro che ciò non può accadere se non con l'aiuto di Belzebù!  Questa è la mia opinione; chi ne ha un'altra e migliore, si alzi e parli!".

7° anziano (Gioram)  (si alza in piedi):  "Secondo il mio modo di vedere, tu attribuisci a Belzebù un potere veramente un po' troppo grande!  Detto proprio fra noi, Belzebù, come si sa, non è che una personalità allegorica, nella quale viene raffigurato il concetto complessivo di tutto il male e di tutta la perfidia che risiedono unicamente nella perversità dell'umano volere.  Che poi, per mezzo della completa cooperazione di un'associazione di molti uomini, che si fanno beffa di ogni buona legge, venga prodotto un cosiddetto Belzebù che non permette più che in loro germogli qualcosa di bene, è una faccenda questa nota già da lungo tempo!  Perché un tale spirito maligno equivale ad un alito di pestilenza morale ed avvelena continuamente il cuore dei componenti di una simile società, in modo che essi, da loro stessi e con le loro proprie forze, non possono mai migliorarsi.   Però non ne ha colpa un certo maligno spirito, personificato spiritualmente in Belzebù, bensì l'educazione dei fanciulli del tutto pervertita e quindi pessima fin dalla culla. Tali uomini non hanno nessun concetto di un Dio onnipotente ed onnisciente, ed anche in ogni altro ramo dello scibile stanno infinitamente al di sotto dei popoli civilizzati e questi li possono quindi soggiogare presto e facilmente.  Se noi ora consideriamo la straordinaria intelligenza del fanciullo in questione, del quale conosciamo benissimo i genitori oltremodo pii e colti, e se teniamo conto del suo sentimento di carità quanto mai sviluppato, allora,  per lo meno a me, non può neanche nel peggiore dei sogni venire in mente di sostenere che un simile fanciullo sia in rapporto di strettissima alleanza con il capo di tutti i demoni, che non sarebbero mai in grado di far sorgere in sé la benché minima idea luminosa!   Oppure, è forse possibile, secondo il nostro modo di vedere, che per mezzo del male assoluto venga raggiunto uno scopo, sia pure anche soltanto apparentemente, buono?  Almeno per me una cosa simile risulta completamente nuova!  O forse qualcuno di voi sa che della gente perversa fin nel fondo dell'anima abbia mai fatto azioni buone e lodevoli?  Ovvero, si può forse con i mezzi più malvagi e riprovevoli ottenere qualcosa che venga riconosciuto come veramente buono?   Se dunque il nostro fanciullo-prodigio, con la sua forza di volontà, per noi certamente incomprensibile, esegue soltanto azioni che sono assolutamente fra le migliori, nobili e grandiose, con risultati ottimi e duraturi, come può essere possibile che egli si serva a tale scopo dei mezzi più malvagi?  A questo riguardo desidererei avere da voi una spiegazione attendibile!".

Parecchi anziani e scribi si dichiarano d'accordo con l'oratore; non così per il gran sacerdote con i suoi aderenti, non troppo numerosi.

 Il gran sacerdote (rivolto a Gioram):    "Vedi, io scorgo dalle tue parole che tu, con ingegnoso discorso, neghi la personalità di Belzebù e così pure quella dei demoni a lui soggetti!  Se tu con il tuo discorso intendi sostenere il vero, spiegami allora a modo tuo chi fu a lottare sul Monte Horeb con l'arcangelo Michele per tre giorni allo scopo di contendergli il corpo di Mosè, ed a riuscire infine vittorioso nella lotta!  Chi fu quella figura luminosa che osò presentarsi davanti al trono di Dio per ottenere di poter tentare il padre Giobbe?  E chi fu dunque il serpente di Eva?  E chi il maligno spirito di Saulo che Davide fanciullo cacciava con l'armonioso suono della sua arpa?  E non vi è ancora una quantità di passi nella Scrittura, particolarmente nel libro di Daniele, dove è fatta ripetute volte menzione del gran drago e della grande meretrice di Babele!  Come dunque potrai tu, da vero filosofo, spiegare tutto ciò alla tua maniera?"

7° anziano (Gioram):  "Questo sarebbe per me un compito facilissimo, qualora il tuo intelletto possedesse il grado di cultura necessario a comprendere simili cose, ma la notte completa del tuo intelletto non giunge ad afferrare questi sprazzi di luce, e così io terrei un sermone inutile ad un sordo e cieco, senza ottenere alcun risultato, per cui tralascio di farlo!  Coloro che volevano e potevano comprendermi, mi hanno compreso già prima, ma predicare ad una volontà caparbia, equivale a mettere una pietra nell'acqua perché si rammollisca.  Non hai dunque mai letto la grande cabala, che è pure opera di un grande spirito?  In essa è contenuta un'estesa spiegazione delle rispondenze esistenti fra il linguaggio figurato, parlato e scritto e la realtà che esso rappresenta!"

Il gran sacerdote:    "Ho letto bensì la piccola cabala, non però la grande!"

7° anziano (Gioram):  "In questo caso non posso parlare con te, poiché la piccola è opera di altro autore e non merita di venire chiamata nemmeno un pessimo compendio dell'antica grande cabala!   Dinanzi a Dio non esistono né Satana né demoni, e per conseguenza neppure un qualche male assoluto in nessun luogo, poiché a Lui tutte le potenze e forze devono obbedire e nessuna può agire al di là della propria sfera.  Non è il fuoco una forza elementare che comprende in sé, più che in abbondanza, il principio del male e della distruzione?  Ma lo si può chiamare un prodotto di Satana se esso distrugge intere città e le tramuta in cenere morta quando viene scatenato dalla mala volontà degli uomini, dico, oppure dalla loro trascuratezza, ad ogni modo sempre deprecabile?   Oppure si nasconde forse Satana nell'acqua, la quale pure uccide uomini ed animali se vi cadono dentro?  Oppure è celato forse Satana nella pietra, nella vetta dei monti, negli animali e nelle piante venefiche o, per esser brevi, in tutto ciò che può arrecare morte a noi uomini qualora ne facciamo un uso stolto?  Vedi, tutto quanto esiste sulla Terra e in essa può esser fonte di benedizione, ma in pari tempo anche di maledizione, a seconda dell'impiego saggio o stolto che ne fa l'uomo!   Che cosa era dunque la famosa lotta di Satana con l'arcangelo Michele per il corpo di Mosè?   Quella parte pia degli Ebrei che venerava Mosè come un Dio, pensava che Mosè, anche per quanto riguardava il corpo, non sarebbe morto, poiché era detto: «Coloro che osservano scrupolosamente le leggi di Dio, non morranno, ma continueranno a vivere in eterno, e la loro carne non sarà rosa dai vermi!».  Malgrado ciò anche Mosè andò infine indebolendosi e morì come ogni altro uomo.   Ora, fra gli Ebrei c'era un sapiente ed un medico. Ed il sapiente disse: «Si porti il cadavere sulla cima di un alto monte, dove spirano le brezze vitali più pure, e Mosè rivivrà e condurrà il suo popolo nella Terra Promessa!».   Invece il medico più giudizioso disse: «Nessun corpo che sia del tutto esanime può ritornare in vita!».  Ed il sapiente obiettò: «Qualora Mosè sulla cima del monte non rivivesse pienamente nel giro di tre giorni, ma rimanesse morto, allora tu avrai trionfato su di me e sulla mia fede ed io sarò tuo schiavo per tutta la vita!».  Il medico però disse: «Che io vincerò, lo so già adesso, ma non per ciò tu ti devi fare mio schiavo; io invece rimarrò quello che sono e tu quello che sei, e ti ravvederai che il principe o la potenza della morte trattiene la sua vittima e non la lascia più».   Ed il corpo di Mosè fu trasportato con gran solennità sulla cima del monte Horeb, e molte migliaia di ragguardevoli Israeliti accompagnarono la salma.  Quando la cima del monte fu raggiunta a gran fatica, Mosè venne esposto alle libere brezze vitali e, nel corso di tre giorni, fu sperimentato su di lui ogni immaginabile tentativo spirituale e materiale per richiamarlo in vita, ma tutto riuscì vano: l'occhio del grande profeta non si aprì più alla luce di questo mondo.   Ed il quarto giorno, il sapiente tutto indignato esclamò davanti al popolo: «Vedi, o popolo di Dio, la potenza di Satana! Per ben tre giorni ha lottato Michele (la potenza dei cieli) con Satana (la potenza della morte) per il corpo del profeta, e Satana ha vinto; perciò Michele disse: 'Dio perciò ti giudicherà'!».   Questo fu un discorso tenuto davanti al popolo, in forma simbolica certamente, ma tuttavia era necessario e, in senso vero e proprio, perfettamente vero.   Quando poi il medico parlò con il sapiente, s'intende a quattr'occhi soltanto, per ricordargli di aver avuto ragione, il sapiente gli disse:   «Purtroppo hai ragione, ma è pur sempre cosa triste per noi uomini che Jehova non faccia eccezione nemmeno per il Suo più grande profeta e che alla fine lo strangoli e lo uccida come un qualsiasi comune animale!  Egli avrebbe ben potuto conservare in vita Mosè e mostrare al popolo che Satana non ha più nessun potere su colui che Egli aveva interamente santificato!».  Ma il medico osservò: «La tua disputa con Jehova non è giusta!  Vedi, Egli ha tracciato a tutto ciò che è carne la propria via e a ciò che è spirito la propria; però la via della carne deve essere completamente giudicata, affinché la via dello spirito rimanga libera per l'eternità!».   E mentre i due stavano ancora così discutendo, ecco apparire d'un tratto fra loro lo spirito di Mosè, che così parlò: «La pace sia con voi!  L'Ordine di Dio è immutabile e tutto ciò che Egli fa, è buono!  Se anche il corpo muore, non per questo muore anche lo spirito! Osservate le leggi e non litigate per il mio corpo, giacché io, Mosè, continuo a vivere eternamente, fosse pur morto mille volte il corpo che io portai!».  Dopo di che lo spirito sparì e i due si rappacificarono.  Ebbene, mio caro fratello in Abramo, Isacco e Giacobbe, che ne dici?  Dove è la tua personalità di Satana?  Perché quello che adesso ti ho raccontato è pura verità storica e quello che è scritto nei libri è soltanto un'immagine, esposta come tutte le altre simili in forma poetica, e che possono venire comprese nel senso naturale soltanto mediante la scienza delle rispondenze.  Cosa ne dici dunque tu, che sei dottore della legge tu stesso?".

Il gran sacerdote:     "Sì, sì, può essere che tutto ciò sia così ed ha tutta l'apparenza del verosimile, ma esso si basa pur sempre sulla sola fede e all'infuori di questa non offre alcuna prova convincente.  Ma può darsi che vi sia pure qualcosa di vero, giacché se si basa unicamente sulla fede, è infine la stessa cosa che io creda a questo oppure a quello ed è sempre più facile credere ad una cosa naturale che non ad una soprannaturale.  Tronchiamo dunque quest'argomento.  La notte è ormai trascorsa, e saremo già attesi nella sala delle udienze!".

Il giovane levita:   "Sono davvero molto curioso di vedere quale piega prenderà oggi la cosa!  Ma di una cosa soltanto vorrei pregarvi per la nostra salvezza, e cioè che il consiglio dato da me, quale misura di estrema prudenza a causa dei Romani, venisse preso in qualche considerazione, poiché non è in fondo cosa di tanto particolare importanza che noi, fra quattro pareti, si accolga per buono, forse in parte od almeno apparentemente, quello che il fanciullo vuole avere, perché, in caso diverso, rischieremmo di renderci i Romani nemici di certo ancora più accaniti di quanto siano già ora!".

Il gran sacerdote:    "Sta tranquillo, figlio mio!  Nulla di quanto si potrà fare sarà trascurato, poiché è evidente che oggi conosciamo la nostra situazione meglio di ieri".

Dopo queste parole, ecco presentarsi un servitore del tempio, il quale annuncia - con il consueto massimo rispetto - che il commissario romano assieme al fanciullo, a Simone da Betania e ad alcuni altri signori ancora, si trova già nella sala.

 

 

2° giorno

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Cap.12 - La riunione del collegio esaminatore nella sala delle udienze nel secondo giorno.  Il vano tentativo dei ministri del tempio di abolire la seduta.

«A questa notizia, tutto il collegio si affrettò a recarsi nella sala delle udienze, dove, secondo l'usanza, tutti i presenti si affrettarono a salutarli in modo conveniente, cosa questa alla quale i farisei ci tenevano molto, tanto che alcuni non mancarono di commentare il fatto che dal ragazzo non era partito il benché minimo cenno che somigliasse lontanamente ad un saluto. Per questa ragione un anziano (8° anziano) si avvicinò a Gesù e gli chiese con una certa modestia perché egli, con il suo fare alquanto altezzoso, non avesse salutato nessuno».

Gesù:   "Questo si addice a voi e tra i vostri pari, ma cosa c'entra invece un ragazzo di dodici anni?  Del resto, nessuno di voi si è sognato di salutare me; per qual motivo dovrei dunque restituire cosa che non ho mai ricevuto da voi?  Oltre ciò questo costume non vige da noi in Galilea, e per Me poi niente affatto!  Voi d'altronde vi fate sempre riverire ed ossequiare oltre misura perché il mondo vi ha fatti signori.  Io però, a modo mio, sono pure un Signore del tutto speciale, perché dunque non mi avete salutato garbatamente?  Oh, credetemi, Io, sebbene ragazzo, so molto bene chi devo salutare, ma a voi non sono davvero debitore di saluti!  La ragione più precisa ve la potrà spiegare il mio amico Romano, se proprio vi preme saperla.  Del resto, oggi è la giornata che segue il sabato, nella quale, come nel sabato stesso, secondo i vostri precetti, è severamente proibito ogni saluto ed onoranza, perché anche questi profanerebbero il sabato e contaminerebbero l'uomo per tutta la giornata.  Perché pretendete dunque da me cosa contraria ai vostri precetti?".

I ministri del tempio si guardano l'un l'altro con tanto d'occhi.

Il giovane levita: "Miei reverendissimi superiori, questo ragazzo, del resto amabilissimo, diventa oramai assolutamente insopportabile!  Il più bello di tutto è che egli conosce perfettamente ogni cosa e per conseguenza è sempre dalla parte della ragione!".

Il gran sacerdote:  "Oh, illustre giudice, con tutti i titoli e diritti che a te competono!  Questo ragazzo ci ha indirizzati a te, allo scopo di conoscere l'ulteriore motivo per il quale egli non ci ha salutati.  Vorresti aver la compiacenza di farcelo conoscere?".

Il giudice:   "Perché no?  Anzi assai di buon grado!  Che questo però possa procurarvi una soddisfazione speciale, stento a crederlo".

Molte voci tra il gran consiglio: "Ebbene, sentiamo pure, oggi noi siamo di buon umore e sopportiamo certe cose che altrimenti difficilmente tollereremmo!".

Il giudice:   "Ebbene, ascoltate dunque!  Questo ragazzo qui è appunto quello stesso ragazzo-prodigio di Nazaret che ieri egli sembrava voler soltanto rappresentare! E così, vi piace questa storiella?  Avverto che chi gli torcesse un solo capello, avrebbe da attendersi tutta la mia ira!".

All'udire queste parole, il collegio arretra con gesti di spavento e tutti tremanti!

Il gran sacerdote:  "E perché non ci hai detto questo già ieri?  Se lo avessimo saputo già ieri, certamente avremmo parlato con te ben diversamente e tu avresti anche ricevuto da noi risposte ben differenti, che evidentemente ti avrebbero soddisfatto meglio di quelle di ieri!".

Gesù:   "Oh, lo so benissimo!  Ma siccome non ci tengo all'ipocrisia, bensì soltanto alla pura verità, io agii appunto come ho agito!  E se oggi fossi ancora quello di ieri, non avrei di nuovo avuto da voi una parola vera, perché durante la notte, per timore del giudice romano, vi siete consultati con molta astuzia su come e cosa avreste potuto fare per non contrariarmi riguardo alla questione del Messia che dovrebbe già trovarsi su questo mondo, allo scopo di rabbonirmi e di rabbonire così, indirettamente, anche il giudice per la faccenda di Zaccaria. Ma siccome ora non sono più il difensore del ragazzo-prodigio bensì addirittura il ragazzo-prodigio in persona, così, questa improvvisa ed imprevista svolta delle cose vi ha fatto perdere la tramontana ed ha sventato il vostro malizioso piano, e adesso siete qui pieni di timore e di angoscia, senza sapere a qual partito appigliarvi.  Dite pure: “Come vi garba questa storia?".

Il gran sacerdote:  "Ebbene, caro il mio ragazzo-prodigio, poiché tu sembri conoscere ogni cosa, bramerei ora  sentire da te anche chi di noi avrebbe ideato un tale consiglio!".

Gesù:   "Appunto colui al quale fui io stesso a suggerire il consiglio!  Egli è fra voi il più giovane ed è pure nativo della Galilea, il suo nome è Barnaba!"

Questa risposta fa di nuovo l'effetto di un fulmine fra i farisei ed una grande paura comincia a pervaderli, poiché la coscienza di molti era assai impura, e temevano che più d'uno dei loro vizi segreti potesse venire così a conoscenza del severo Romano.

Il gran sacerdote all’orecchio di un fariseo:  "Restituiamo a Simone il denaro versato! E che sia finita la conferenza con questo ragazzo-Jehova-assistici, il quale potrà metterci chi sa ancora in quali più gravi imbarazzi!  Oppure cessiamo del tutto di interrogarlo!  Se poi egli vuole interrogare noi, allora diamogli sì una risposta, ma tale che neanche Satana ci si possa raccapezzare!  Oh, no, non sarà mai detto che quel ragazzo abbia da sopraffarci!  Ma guarda un po' che razza di clientela ci capita!  Ieri egli era uno, ed oggi è un altro!".

2° fariseo (rivolto al gran sacerdote):  "Sai cosa!  Noi non siamo più debitori né di parole né di risposte a quel mostriciattolo d'un ragazzo-prodigio!  Colui per il quale è stata pagata la tassa ieri non è quello di oggi, ma per quello di oggi nessuno ha pagato ancora niente, e così noi non siamo neppure tenuti a sentire domande e tantomeno a dare risposte!  Che te ne pare?"

Il gran sacerdote:  "Amico, questo pensiero non può esser stato che un Dio ad ispirartelo!  Quando il bisogno è estremo, anche l'aiuto dall'alto è vicino!  La conferenza e la concessione di parlare venga quindi dichiarata abolita, perché il ragazzo odierno non è quello di ieri, per il quale veramente è stata pagata la tassa!".

L'araldo del tempio (con grande enfasi): "Con piena autorizzazione da parte dell'eccelso gran sacerdozio del tempio di Jehova, in seguito alla circostanza emersa che il ragazzo di oggi non è più quello di ieri per il quale fu pagata la grossa tassa, dichiaro chiusa ogni ulteriore discussione, per cui non si darà più nessun'altra udienza, né a questo ragazzo-prodigio del tutto estraneo, per il quale non è stata pagata la tassa, né ad alcun altro!".

Il giudice:   "La seduta continua e voi parlerete!  Il ragazzo d'oggi è perfettamente lo stesso per il quale è stata pagata la grossa tassa, soltanto la personalità caratteristica-morale è, inaspettatamente per voi, divenuta un'altra.  Ora, secondo le nostre leggi, questa trovata abile non porta nessun cambiamento nei diritti del ragazzo, e quindi la mia sentenza sempre valida suona così: «La conferenza continuerà invariabilmente oggi e domani, qualunque cosa possa accadere!».  Domandate o rispondete, ciò fa lo stesso!  Dixi!".

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Cap.13 - La prosecuzione della seduta.  La domanda del ragazzo Gesù ai ministri del tempio: "Che cosa fareste voi se Io fossi sul serio il promesso Messia?".  La prudente risposta di Gioram, il talmudista, riguardo al Messia.

 Tutti ritornano a visibile malincuore ai loro posti e se ne stanno qualche tempo lì completamente muti.

Gesù:   "Udite, poiché non volete più degnarmi di una qualche domanda, Mi prenderò io la libertà di farvene una piccola. Ditemi - ma con tutta sincerità - che cosa fareste voi, se nonostante tutto io fossi sul serio il promesso Messia, riguardo al Quale si è principalmente discusso ieri?".

Un bisbetico vecchio zelota: "Ragazzo, ragazzo, bada bene a come parli e a come argomenti nel tempio di Jehova, in questo luogo sacro!  Guardati dal commettere un sacrilegio troppo grande!".

Gesù:   "Guardati piuttosto tu! Guardatevi anzi voi tutti, dal ridurre la casa del Signore ad una spelonca di assassini!  Con l'aver domandato cosa voi fareste se io alla fine fossi, nonostante tutto, il promesso Messia, non ho profanato affatto il tempio, poiché una simile domanda può farvela chiunque senza timore di peccare e senza vergogna!  E voi potete darmi una risposta ipotetica, appunto come ipotetica fu la domanda da me rivolta a voi!".

7° anziano (Gioram):  "A Dio ogni cosa è possibile; però noi uomini dobbiamo essere molto cauti e possiamo accettare per vero l'adempimento di una promessa di così alta importanza soltanto quando tutte le circostanze, dalle quali l'adempimento stesso deve venir accompagnato, risultino chiarissime ed evidenti all'occhio stupito di ognuno. Ora tu, mio caro giovinetto, hai bensì, per quanto concerne la tua nascita, un paio di versetti del profeta Isaia che parlano in tuo favore, ma quante cose ancora non ha predetto questo profeta circa il promesso Messia e la Sua venuta, le quali si attagliano altrettanto poco a te quanto a me, nonostante io pure sia un discendente di Davide, nonché lontano parente di tuo padre Giuseppe, e più d'ogni altro abbia contribuito perché Maria, l'allieva del tempio, divenisse sua moglie.  Son già più di undici anni che io ho perso di vista questa coppia, del resto molto rispettabile, ed in quanto a te, che evidentemente sei il primogenito di Giuseppe dalle sue seconde nozze, non ti ho mai visto.  Dunque, sul conto tuo io non so nulla di più di quanto ho appreso ieri dalla tua bocca e da quella del nostro levita Barnaba, il quale è pure un Nazareno. Veramente, le tue particolari facoltà che, secondo notizie degne di fede, sorpasserebbero infinitamente tutto quello che una potenza di volontà e di fede, per quanto perfetta, abbia mai finora potuto mandare a compimento pubblicamente quale un miracolo, sarebbero certo di natura tale da indurre a rivolgere un'attenzione del tutto particolare anche al possessore delle facoltà stesse, ma di una qualche enunciazione positiva, in merito a quanto esse dovrebbero documentare, è ben naturale che si sia ancora lontani dal poterne parlare, quantunque - come già detto - un uomo illuminato e sacerdote non possa lasciarle passare inosservate. Ad ogni modo, anche il Messia sarà un uomo come tutti noi; soltanto le Sue proprietà e le Sue facoltà saranno di natura divina.  Ora, per quanto concerne le tue facoltà già manifestatesi nei tuoi anni giovanili, esse sarebbero già adesso tali da giustificare ogni speranza in cose straordinarie per la tua futura età virile.  Ma, vedi, io sono già molto vecchio ed ho fatto molte esperienze e non di rado ebbi a scoprire in fanciulli, spesso ancora in tenerissima età, facoltà e qualità che mi inducevano a dire: «In questo o quel ragazzo Jehova ci ha evidentemente suscitato di nuovo un gran profeta!».  Però, man mano che questi fanciulli avanzavano di età, tutte le loro brillanti qualità si dileguavano completamente come se non fossero mai esistite e l'uomo diventava un essere comunissimo come noi, ad esempio come me, che oggi so quello che, con tutta diligenza, ho imparato e sperimentato con molta fatica in molti anni!  E così si è confermata in me, come in un infinito numero di altri uomini, la sentenza biblica: «Ti guadagnerai il tuo pane con il sudore della tua fronte!». Ed anche a te, mio carissimo cuginetto, succederà forse un giorno la stessa cosa - ma forse anche no, la qual cosa noi uomini non possiamo, né potremo naturalmente mai stabilire in precedenza. L'uomo propone, è vero, questa e quella cosa, ma è Dio che dispone!  Ed ora, caro cuginetto, puoi continuare con le tue osservazioni ed io ti risponderò ben volentieri!".

Gesù:   "Fra tutti dell'intero vostro collegio, tu mi sei veramente il più caro, e già la notte passata hai detto al gran sacerdote una buona e vera parola in Mio favore, con la qual cosa gli furono aperti un pochino gli occhi riguardo alla personalità di Satana, e così egli almeno - e per la prima volta in tutta la sua vita - ha potuto avere un leggero sentore dell'importantissima scienza delle rispondenze ed ha cominciato in tal modo a comprendere che è escluso che opere, quali sono le mie, possano venire compiute con l'aiuto di una forza o di una potenza del male! Da questo puoi rilevare che a me non è celato neppure ciò che tu hai trattato con il gran sacerdote, per quanto svoltosi nel massimo silenzio ed in tutta segretezza, e quindi puoi anche immaginarti che in questo momento mi è perfettamente noto quello che l'impacciatissimo gran sacerdote sta pensando ora, preso com'è da grande timore che io possa fare sul conto suo qualche rivelazione per lui sgradevole.  Va però da sé che questo suo timore è vano. Oh, certo, se Io mandassi a compimento le mie opere con l'aiuto di Belzebù, allora egli sarebbe stato già da lungo tempo tradito ed anche già giudicato, ma siccome io le compio invece unicamente per la forza e la potenza di Dio in me, mirano in eterno soltanto al bene e mai al male, così anche il gran sacerdote non ha nulla da temere da me, poiché da parte mia non gli verrà torto un capello!  Noi però abbiamo finora sprecato il tempo parlando di moltissime cose inutili e lasciato interamente da parte l'argomento principale!".

7° anziano (Gioram):  "Parla pure liberamente, noi saremo equi nel nostro giudizio, avendo trovato anche molta equità in te!".

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Cap.14 - La testimonianza del ragazzo Gesù di Se stesso come l'autentico "Egli si affretterà a spogliare, egli solleciterà di predare!".  Il parere di Gioram: attendere e stare a vedere cosa porterà il futuro! Il richiamo di Gesù all'Onnipotenza di Dio dentro di Sé.  La risposta malevola di Gioram.

Gesù:   "Qui dinanzi a voi sta in me l'autentico «Egli si affretterà di spogliare» ed «Egli solleciterà di predare», nome questo del figlio di una profetessa in Isaia (Cap.8, 1-3).  Ieri noi abbiamo parlato del Messia che ha da venire; Io stesso vi fui presentato come tale, e precisamente in base ai testi del profeta Isaia che si attagliano esattamente a me. E la cosa venne però da voi negata. Ieri Io vi parlai di me come di una seconda persona; oggi invece sono io stesso dinanzi a voi, senza il minimo timore di voi, né di nessun'altra cosa al mondo, poiché io sono perfettamente conscio della forza e potenza eternamente invincibili che sono in me, le quali però non sono cose estranee in me, bensì assolutamente proprie a me, e riprendo lo stesso tema chiedendo ora particolarmente a te, Gioram: «Che ne pensi a tale riguardo?»  Parla però tu pure liberamente senza timore!  In verità, neanche a te verrà per ciò torto un solo capello!".

7° anziano (Gioram):  "Oh, mio carissimo ed amabilissimo cugino, non te ne avrai già a male se io così ti chiamo, poiché sono davvero parente molto prossimo di tuo padre, questa è e resta ancor sempre una cosa quanto mai ardua dire: «Tu sei Colui che è stato promesso!».  Per di più, sotto certi punti di vista, essa sarebbe ancora molto arrischiata, poiché ci sono già stati parecchi esempi di fanciulli, i quali pure in tenera età avevano dimostrato di possedere talenti e facoltà tanto straordinarie da fare spesso addirittura strabiliare una gran moltitudine di gente, ma con l'avanzare degli anni divennero uomini comunissimi, senza che si potesse scoprire in loro alcuna traccia dei talenti e delle capacità manifestate in giovinezza!  Dunque, un simile caso, sebbene non probabile, deve pur venir ritenuto da noi uomini come possibile anche riguardo alla tua persona, e quindi voler presupporre con piena certezza che in te si celi il promesso Messia, sarebbe un po' troppo prematuro, ciò che tu stesso, che sei un ragazzo dotato di sapienza davvero sorprendente per la tua età, non vorrai negarmi! D'altronde, considerata la tua nascita, la tua discendenza e le tue facoltà che non si videro mai finora, negare in modo inconfutabile che tu sia il promesso Messia, sarebbe a mio parere cosa altrettanto insensata, poiché tu puoi esserlo, quanto non esserlo!  Per conseguenza, secondo me, ciò che conta tanto per te quanto per noi è attendere e stare a vedere cosa ci porterà il futuro!  E adesso dimmi se ho ragione o no!".

Gesù:   "Secondo i concetti di questo mondo e secondo l'umano intelletto, hai evidentemente ragione!  Ma nel cuore umano risiede un criterio più profondo e più luminoso; questo potrebbe già dirti se io appartengo a quella specie di fanciulli che con l'avanzare degli anni possano perdere le loro facoltà.  Se io ho il potere di creare e distruggere secondo un arbitrio assolutamente a me proprio, come è possibile che voglia distruggere me stesso?  Io ti dico: «Unicamente dal mio Spirito interiore dipende l'esistenza di tutte le cose. Perciò io posso volere ciò che voglio e anche deve accadere ciò che voglio, come ti è già stato detto da me per bocca di altri testimoni, oltre che per bocca mia.  Se dunque la cosa sta in questi termini, come si fa ad immaginare che io possa con l'andar del tempo perdere le capacità e le mie facoltà che tu conosci?  Ma se non posso perderle, cosa sono io dunque?".

7° anziano (Gioram):  "Si, però, si tratta ancor sempre di una supposizione soltanto, ma non è di gran lunga una prova!  La stessa cosa che tu dici di te, potrei altrettanto dire io di me, ma siccome questo sarebbe un po' troppo azzardato e sarebbe qualcosa che non avrebbe mai a che fare con me, si finirebbe col deridermi, oppure col mettermi al sicuro, come si fa con i pazzi!  Ora tu sei un ragazzo sveglio in un'età in cui manca ancora il discernimento, e sembri essere stato già nelle viscere materne dotato di belle facoltà poetiche; perciò si sorride anche di buon grado alle tue geniali sortite! Guarda, guarda un po', ragazzo carissimo!  Come può un uomo dire di se stesso: «Dal mio spirito interiore è stato creato tutto ciò che esiste?».  Cosa simile non lo può dire che l'eterno ed infinito Spirito di Dio, che nella Sua Essenza è presente dappertutto!  Tu, con le tue idee messianiche, sei voluto salire un po' troppo in alto!  Restiamo dunque piuttosto modestamente sempre sul terreno di questa terra e coltiviamolo con la debita diligenza, affinché ci dia sufficiente nutrimento, allora ci troveremo di certo a miglior partito piuttosto che fare di noi qualcuno che non saremo mai e che mai potremo essere!  Se pure un giorno il Messia verrà, Egli verrà a noi soltanto come un uomo perfetto, mai però come un Dio!  Ma è usanza di voi Ebrei semi-greci, e quindi anche semi-pagani, di mettere gli uomini dotati di qualche talento subito nel rango degli dei, oppure di vedervi o considerarvi tali. Questo però non dovrebbe essere, e contravviene gravemente al comandamento di Dio che dice: «Io solo sono il vostro Dio e vostro Signore, non dovete avere altri dei accanto a Me!».  Però in Galilea, a quanto sembra, non si va troppo per il sottile quando si tratta di questo comandamento, altrimenti non avrebbe mai potuto venirti in mente di considerarti un Dio! Vedi dunque di tralasciare tale cosa per l'avvenire e, nonostante tutti i tuoi straordinari talenti e capacità, rimani fedele all'antico ed unico Dio, lasciando invece che i pagani restino pagani, e tu vivrai felice sulla Terra!  Che cosa è mai l'enorme forza, mettiamo anche di un gigante, in confronto alle forze riunite di parecchie migliaia di uomini, e che cosa poi la forza di un ragazzo?  Se già Davide esclamò: «Oh, come son tutti gli uomini un puro nulla assoluto in Tuo confronto, o Signore!», come può mai venire in mente ad un ragazzo di dire che egli è un Dio nel suo spirito, mediante il quale tutte le cose sono state create?  Comprendi ora come con le tue parole hai sorpassato di gran lunga ogni limite?".

Il gran sacerdote:  "Ecco, questo è stato finalmente un insegnamento sano, accoppiato ad un'insolita grande moderazione!  E la cosa è perfettamente giusta e vera, poiché dei Galilei sta scritto che nel loro paese non può sorgere alcun profeta, così elevano addirittura se stessi alla dignità di dei, quei semi-pagani!  E questo ragazzo sembra avere la migliore disposizione a tale riguardo!  Sì, caro il mio ragazzo-messia, a noi non si fa prendere tanto facilmente un Alfa per un Omega!  Ammetto che la cosa possa andare a Nazaret, ma qui da noi a Gerusalemme non va!".

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Cap.15 - Ogni sorta di obiezione da parte di Gioram e del gran sacerdote contro la messianità del ragazzo Gesù e la loro contestazione.

Gesù:   "Voi, a modo vostro e secondo le vostre nozioni, avete parlato molto bene, perché i vostri pensieri e le vostre idee non giungono più in là del vostro alito.  Ma se foste in grado di pensare in modo più ampio ed elevato, allora considerereste anche me con occhi ben differenti e mi giudichereste in modo del tutto diverso. Ora, siccome voi trovate tanto scandalosa la mia asserzione concernente il mio Spirito interiore, spiegatemi un po' qual era lo Spirito che parlava per bocca dei profeti!".

7° anziano (Gioram):  "Quello era lo Spirito di Dio, lo Spirito precisamente dal Quale traggono origine tutte le cose!".

Gesù:   "Bene, se quello Spirito che parlava per bocca dei profeti era lo Spirito di Dio, perché mai non dovrebbe il mio Spirito interiore essere lo Spirito di Dio, considerato che in virtù di Esso io posso operare cose di gran lunga più grandiose di quelle compiute da tutti i profeti, cominciando da Enoch?  Poiché essi erano limitati ad operare solo entro una certa sfera, io invece sono illimitato e faccio quello che voglio e deve accadere ciò che io voglio!  Dunque, stando così le cose, perché mai dovrebbe essere il mio Spirito interiore un altro rispetto a Quello che ha parlato per bocca dei profeti?".

7° anziano (Gioram):  "Va bene, va tutto bene, potrebbe anche essere come tu dici, purché però tu non fossi Galileo!  Ma sta pur chiaramente scritto nei libri che dalla Galilea non viene alcun profeta; è quindi anche doveroso che tu ti lasci dire che noi non possiamo, né dobbiamo mettere il tuo spirito interiore alla pari con quello dei profeti!".

Gesù:   "E sono io forse nato in Galilea?  Non è Betlemme, l'antica città di Davide, il Mio luogo natio?  Esaminate i vostri registri e vedrete se non è così!  O non era forse nemmeno Isaia un vero profeta per il motivo che anch'egli era venuto in Galilea, e lì aveva profetizzato nelle vicinanze dell'odierna città di Cesarea-Filippi?  Vedete, quanto siete ciechi e quanto inconsistente è il vostro giudizio! Nella Scrittura sta scritto, è vero, che nessun nato in Galilea può diventare profeta.  Ma poiché né Mio padre putativo Giuseppe, né la madre del Mio corpo, Maria, né tanto meno io stesso siamo nativi dalla Galilea, bensì dimoriamo a Nazaret solo da nove anni, quali stranieri immigrati, perché non dovrebbe risiedere anche in me il vero Spirito di Dio, come in qualunque altro profeta?".

Il gran sacerdote:  "Ma non sta scritto anche: «Ecco, Io mando il Mio angelo innanzi a te, affinché apparecchi le vie al Signore ed appiani le Sue orme!», e non deve prima venire Elia a preparare gli uomini alla grande venuta del Messia?  E' forse anche questo il caso tuo?  Dov'è l'angelo del Signore e dov'è Elia?".

Gesù:   "Per uomini della vostra risma, i quali per le troppe cose che stanno loro sott'occhio non vedono niente, certamente né l'angelo del Signore, né il Suo profeta Elia sono stati sulla Terra, ma per coloro invece che vedono, tutto ciò è accaduto già dodici anni fa!  Voi certo non avete visto, né riconosciuto l'angelo che parlò con Zaccaria e neppure suo figlio miracolosamente generato, poiché quello che non succede dinanzi a voi tra il fuoco, fulmini e rombare del tuono vi passa inosservato! Allorché Elia, nella sua caverna, fu avvertito di badare a come Jehova sarebbe passato davanti ad essa, passò dapprima un fuoco davanti alla sua caverna aperta, ma in esso non c'era Jehova.  Poi passò una bufera possente, ma neanche in quella era Jehova.  Infine passò dinanzi alla caverna uno zefiro soave, appena percettibile; ed ecco, là dentro era Jehova!  Vedete, è appunto così che l'accennato grande profeta annunciò la presente venuta del Messia!  Voi aspettate bensì il fuoco e la bufera, che già più volte vi passarono dinanzi, ma là Jehova non c'era.  Ora invece passa dinanzi a voi lo zefiro soave in cui è realmente Jehova, ma di ciò non si accorgono i vostri orecchi sordi, né i vostri occhi ciechi, e neanche se ne accorgeranno, se non allorché sarete giunti al termine della vostra vita, quando cioè tale percepire tardivo non vi gioverà più gran cosa!  Io ritengo di aver parlato a tale riguardo abbastanza chiaramente; datemi ora voi una risposta secondo la vostra sapienza del tempio!".

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Cap.16 - Domanda del sarcastico Barnaba. La risposta di disapprovazione del Signore e controdomanda.  Imbarazzo di Barnaba e scuse. Il miracolo delle orecchie d'asino e dell'asino vivente.

Il giovane levita Barnaba (chiede ai farisei il permesso di rivolgerMi la parola, poiché gli era venuta una buona idea): "Ascolta, caro il mio piccolo divino Messia di Nazaret in Galilea, ciò che naturalmente non significa gran cosa!  Avendoci tu ora fornito alcune piccole prove, grazie alle quali noi cominciamo ad udire, malgrado i nostri orecchi otturati, ed a vedere, malgrado i nostri occhi bendati, che in fin dei conti tu sei il promesso Messia, noi appunto, a seguito di questo riconoscimento, ci troviamo a non saper cosa pensare e decidere!  Che cosa faremo ora noi?  O meglio, cosa dovremmo fare?  Questa giornata volge già al suo termine e malgrado tu sia il Messia, il diritto di parlare che la tassa pagata ti conferisce si estende soltanto ancora al giorno di domani!  Perciò credo che sarebbe ormai tempo per te di prendere le tue disposizioni e di decidere quello che per l'avvenire dovrà avvenire di noi che ti abbiamo riconosciuto e del tempio!  Rimane tutto come è, oppure verrà ora tutto trasformato?  Tu sei dunque il promesso Messia venuto a noi con lo zefiro, e noi non te lo possiamo contestare, ma, e poi?  Parla ed agisci tu, o giovane Messia divino-umano, disceso naturalmente dall'alto!".

Gesù:   "Avresti fatto realmente molto meglio a non spalancare tanto la bocca solamente per questa arguzia di pessimo gusto, la quale, prova che tu ben volentieri vorresti essere qualcosa, ma che a ciò ti mancano i mezzi materiali e quelli spirituali!  Hai capito, portatore di Balaam?  Però, dal momento che mi hai rivolto la domanda su cosa dovrà d'ora in poi accadere di voi e del tempio, devo pur darti anche un'adeguata risposta!  Vedi, così sta scritto: «Ma quando il Messia verrà, non abolirà la legge - neanche una virgola di essa - anzi Egli stesso del tutto l'adempirà!». Egli non abolirà il tempio, né i suoi ministri, bensì punirà la loro perversità che è contro la legge ed a questi boriosi leviti, che si atteggiano a saggi, Egli imporrà un segno, a gradito riconoscimento delle loro perverse arguzie poco opportune!  E' forse per te una follia la discussione da me sollevata a mio riguardo su quei testi della Scrittura che si riferiscono inconfutabilmente appunto a me?  Oppure provami tu che io non sono per filo e per segno precisamente Quello stesso di Cui tutti i profeti hanno predetto!  Ma se tu sul serio non sei in grado di provarMelo, perché ardisci di farmi oggetto delle tue beffe?  Ebbene, aspetta un po'!  Anch'Io ti farò ora una domanda alla quale tu risponderai! Se non risponderai con mia soddisfazione, io farò di te un vero Mida dei pagani!  Dimmi tu, burlone da strapazzo, che cosa significa il nome «Gerusalemme»?  Che cosa è celato in esso?  Tu che sei levita ed aspirante Varisar (fariseo), dovresti saperlo dai libri di Mosè ed anche dal libro di Enoch che Noè salvò dal diluvio e che si intitola ‘Le Guerre di Jehova’;  io ho ora il pieno diritto di pretendere da te la spiegazione, tanto più poi che la giusta comprensione di questo nome è quanto mai importante!  Parla dunque!".

A questa ingiunzione il giovane levita comincia a grattarsi energicamente il capo, perché della lingua ebraica antica egli non aveva mai avuto il minimo sentore.  Egli mi prega perciò di pazientare e di accordargli un po' di tempo. Allora va da un vecchio scriba per chiedergli se fosse in grado di dirglielo.  Lo scriba però a sua volta non ne sa niente e lo consiglia di rivolgersi al cabalista Gioram.  Ma anche quest'ultimo si stringe esitante nelle spalle e, dopo averci alquanto pensato, gli dice sottovoce:

7° anziano (Gioram) sottovoce:  "Veramente, nei libri antichissimi esiste una specie di spiegazione etimologica di questa parola ed anche nella Cabala ne è fatto qualche cenno illustrativo, ma in una forma tanto mistica che il Cantico dei Cantici di Salomone è in confronto un vero gioco da bambini!  Io stesso non ho capito mai né l'uno né l'altra, e mi è quindi impossibile levarti ora d'imbarazzo!  Del resto, devo farti osservare che avresti dovuto parlare con il ragazzo con molto maggior riguardo, già in considerazione dell'acutezza quanto mai straordinaria del suo spirito, e poi per riguardo al suo alto protettore romano, tanto più che sei stato proprio tu a darci le informazioni più attendibili sul suo essere prodigioso!  Non hai osservato prima come egli abbia dimostrato di sapere parola per parola tutto ciò che venne deliberato e detto fra noi sul suo conto durante la notte ed in tutta segretezza? Io non dissi nulla, però per conto mio, questa è stata una prova evidentissima che nel ragazzo dimora uno spirito cui sembra non sia affatto difficile esaminare a fondo gli uomini. Ti consiglio per conseguenza di chiedere perdono al ragazzo straordinario per l'offesa fattagli in pubblico, altrimenti non garantisco davvero che egli non ti giochi qualche brutto tiro!  Va da lui e segui il mio consiglio!".

Il giovane levita Barnaba (rivolto a Gioram):  "Eh, si, il diritto di parlare egli lo ha effettivamente e gli scherzi non li  capisce; dunque bisognerà comunque chiedergli scusa!  Però che nessuno di noi del tempio sia in grado di scomporre nei suoi elementi il nome della città, è davvero una cosa proprio strana!".

Il giovane levita Barnaba (rivolto a Gesù in tono amichevole):  "Mio caro ed amabilissimo giovinetto!  Io ho riconosciuto l'errore grossolano da me commesso verso di te col mio scherzo, pessimo davvero e fuori luogo, e perciò chiedo perdono proprio di tutto cuore, ed aggiungo contemporaneamente la calda preghiera che tu ci voglia gentilmente spiegare il nome di «Gerusalemme», poiché tutti noi assieme non ne possiamo ricavare un bel nulla!  Lo si traduce bensì con l'espressione: «città santa» o «città di Dio»; però come questi concetti siano da rintracciarsi nella parola Gerusalemme, nessuno di noi lo sa!  Si racconta bensì che sia esistito qui da queste parti un luogo di nome «Salem», ove dimorava il grande e potentissimo Re, al quale tutti i principi della Terra dovevano allora pagare la decima, perché questo Re, di nome Melchisedec, era nello stesso tempo assolutamente l'unico e vero sommo-sacerdote di Jehova per tutti gli uomini della Terra; però poco o niente si sa di questo sommo-sacerdote, delle sue dottrine e delle sue opere, come pure della sua personalità.  Ora, se tu, come non dubito, sai a tale proposito qualcosa di più preciso di noi tutti, abbi la cortesia di dirlo anche a noi!".

Gesù:   "Fortuna per te che tu sia venuto a me in questo modo; in caso contrario saresti stato segnato in un modo davvero tutt'altro che piacevole per te!  I segni che avrebbero però ornato il tuo capo, giacciono ora ai tuoi piedi; alzali da terra ed impara da ciò che in primo luogo io punisco in tutti gli uomini l'arbitraria mania dello scherno e che, in secondo luogo, laddove è in gioco la questione quanto mai seria della vita di tutti gli uomini della Terra per l'eternità, non vi è posto per uno scherzo miserabile e frivolo!  Guarda prima lo scherzo che io avevo preparato per te in premio della tua pessima arguzia, e poi esaudirò anche la tua seconda preghiera!".

A queste parole Barnaba si china e solleva due naturalissime orecchie d'asino, perfettamente formate, che giacciono ai suoi piedi e ne rimane tanto maggiormente sbigottito in quanto non vi era traccia alcuna che fossero state mozzate per l'occasione a qualche asino autentico. Alcuni fra i presenti - particolarmente il nostro Simone ed il giudice romano - scoppiano in una sonora risata, mentre tutti i ministri del tempio vennero assaliti da timore e cominciarono a chiedersi l'un l'altro come ciò fosse stato possibile in una maniera naturale. Ed essi si lambiccano il cervello, ma non riescono a giungere ad una conclusione nemmeno lontanamente plausibile.

Il giovane levita Barnaba:  "A che serve tutto questo nostro giocare ad indovinelli, la cosa è un vero miracolo e null'altro!  Poiché se il ragazzo si fosse provvisto delle orecchie già prima, allora egli avrebbe anche dovuto già prima sapere che io gli avrei fatto uno scherzo di cattivo genere!  E non sarebbe questo un prodigio ancor maggiore! Il ragazzo ci ha però già dato una prova molto memorabile di questa sua facoltà col riportarmi parola per parola la segreta discussione svoltasi fra noi questa notte e con lo svelare pubblicamente ad alta voce al gran sacerdote i suoi più intimi pensieri!  A chi è possibile questa cosa, devono essere possibili nello stesso modo, certo per noi incomprensibile, anche altre!  E' innegabile che in questo ragazzo si cela qualcosa di veramente straordinario!  Io, per mio conto, sono quasi già dell'opinione che egli col tempo potrà diventare un Messia perfetto!".

Il gran sacerdote:  "Tu parli a questo riguardo precisamente come un cieco che vuol ragionare della magnificenza dei colori!  Quante volte i maghi persiani ci hanno fatto strabiliare con le loro magie; e in quanto al leggere i pensieri, questo non è neppure una novità per noi!  Chi non conosce gli oracoli greci?  Essi praticavano la lettura del pensiero in modo tanto esperto che alla fine quasi nessuno si arrischiava più di andar loro vicino!  Vedi, mio caro, cose di tanta importanza devono venire osservate con occhio ben differente, ed è bene sottoporre fenomeni di questo genere ad un esame molto più profondo! Solo dopo aver esaminato ogni cosa nel modo più preciso, si può, però sempre con la massima prudenza, cominciare ad accogliere un'opinione un po' migliore in proposito!  Ma in quanto a prestare piena fede, non se ne può nemmeno parlare fino a quando tutte le circostanze e tutti i segni non siano stati talmente vagliati da non lasciare più nulla a desiderare.  Questo per tua norma, mio caro Barnaba, poiché è sempre stato un tuo vecchio difetto quello di esser molto credulo, malgrado le tue cognizioni davvero altamente apprezzabili!".

Il giovane levita Barnaba:  "Non è vero, credulo non lo sono mai stato!  Perché se lo fossi stato, non sarei mai arrivato ad avere le molteplici cognizioni profonde che ho e che non si possono in nessun modo acquistare con la credulità.  Io so esaminare le cose ed i fenomeni, e distinguo molto bene l'Alfa dall'Omega; in questo caso però il mio intelletto non ci arriva, e tutte le mie molte varie esperienze sono finite nel Giordano!  Conosco l'arte magica dei Persiani e quella di una quantità di altre genti ancora, ma nessuna rende possibile creare dalla sola aria un paio d'orecchie d'asino intatte. Inoltre i responsi e le divinazioni del pensiero, tanto dell'antichissimo oracolo di Dodona quanto quello di Delfo, mi sono più che note.  Ma fra queste non ho mai trovato nulla che potesse aver nemmeno la più piccola somiglianza con quanto questo ragazzo ebbe ad esporre tanto a me quanto a Gioram, e cioè parola per parola tutto quello che abbiamo discusso fra noi nella massima segretezza!  Mantengo per conseguenza l'opinione da me espressa e ripeto una volta ancora francamente: «In questo ragazzo si cela più di quanto noi tutti saremo mai in grado di comprendere!».  Io non voglio proprio sostenere che egli, date tali sue straordinarie facoltà, sia già indubbiamente il promesso Messia, ma è cosa evidente che può esserlo piuttosto lui, in primo luogo, che non uno di noi tutti che ci troviamo qui radunati!

Barnaba Rivolto a Gesù:  Ora, però, mio caro e gentile giovane compatriota, desidererei, prima che faccia sera, che tu mi spiegassi ancora, secondo la tua promessa, il significato di «Gerusalemme» e di «Melchisedec»!".

Gesù:   "Poiché hai parlato tanto bene in Mio favore, la spiegazione ti sarà data.  Ma anzitutto prendi in mano le due orecchie d'asino e tienile alquanto in alto stringendone fra le dita le due cime, e noi vedremo se quello che seguirà lo sanno fare anche i maghi persiani!".  -  "Sia fatto in aggiunta a queste orecchie un corpo d'asino intero, vivente e perfettamente sano!".

Ed all'istante appare in mezzo all'assemblea un asino perfettamente formato, in carne ed ossa! A quella vista tutti sono colti da terrore per un tale potere miracoloso e vorrebbero prendere la fuga. Ma il giudice romano e Simone vi si oppongono.

Il giudice:   "Il tempo stabilito deve venire mantenuto ed il ragazzo prodigioso spiegherà ancora le due parole!".

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Cap.17 - La miracolosa sparizione dell'asino.  Il miracolo della pietra.  Lo stupore del giudice romano per la forza prodigiosa del ragazzo Gesù e le sue parole di chiarimento sulla venuta del Regno di Dio.

Gesù:   "Per dimostrarvi quale potenza mi è propria e per togliervi ogni timore che v'incute quest'animale innaturale, comando che esso svanisca così come è comparso!".

Nello stesso istante l'animale sparisce completamente e questa scomparsa fa strabiliare tutti ancora di più.

Il giudice:   "Davvero, o carissimo ragazzo mio, in te deve dimorare o Giove, o qualche altra divinità suprema!  Se tu volessi, potresti anche annientare un animale naturale e perfino l'esistenza di un uomo?".

Gesù:   "Oh, sì, e non soltanto ciò, bensì anche tutta la Terra!  La Mia intenzione, però, che finora nessuno ha mai riconosciuto, è di conservare tutto e di non distruggere niente.  Affinché tu stesso possa convincerti che io non sono un vano millantatore e che quello che dico sono anche in grado di farlo, mi si porti qui una pietra grande e pesante quanto si voglia e la si ponga su questa tavola!".

Subito viene fatta portare e deporre sulla tavola, con molta fatica, una pietra durissima, del peso di oltre cento libbre,

 Gesù:   "Sciogliti e ridivieni etere, l'elemento che eri in origine!".

E la pietra scompare.

Il giudice:   "Una cosa simile, stimati amici miei, non la può fare che un Dio soltanto, mai però un uomo, sia egli pur dotato dei più grandi talenti!  Ed ora, carissimo ragazzo mio, io ho attinto da questo fatto la convinzione che è cosa ben migliore vivere con te in ottima amicizia che non esserti nemico. Contro di te cosa gioverebbero a noi Romani tutte le nostre molte legioni dei più valorosi guerrieri?  Infatti, basterebbe che tu lo volessi e sarebbe loro riservata la stessa sorte toccata alla pietra che era qui, vale a dire sparirebbero al momento dell'espressione della tua volontà, sciolti in aria ed etere!  E per conseguenza io dichiaro che tu sei infallibilmente un vero Messia del tuo popolo e che nessuna potenza potrà mai scendere in lotta con te, perché ogni sforzo riuscirebbe vano del tutto!".

Gesù:   "Tu però, quale Romano, non darti assolutamente pensiero di ciò! Poiché io non sono venuto su questo mondo per innalzarmi a principe della Terra e per fondare un regno terreno per gli Ebrei, ma unicamente per portare a tutti gli uomini che sono di buona volontà il Regno di Dio di ogni cosa vivente e per distruggere il regno di Satana, che è la morte sulla Terra!  Quindi ogni regno terreno potrà sussistere bene, anzi nel migliore dei modi, quando si sarà rivestito anche del Regno di Dio che io fonderò sulla Terra!  Sia dunque lungi da voi ogni timore a causa della mia potenza divina, poiché io rimarrò a voi soggetto fino alla trasformazione del mio corpo, quando ritornerò là da dove sono venuto.  Ora però, a chiusura dell'odierna giornata, chiariremo ancora le due parole!".

Il giovane levita Barnaba (tutto lieto): "Sia dunque lodato il Signore! Vengano pure parole soltanto e non più miracoli, poiché questi producono un effetto molto inquietante!".

Gesù:   "E perché poi inquietante?  Sei pure rimasto tante volte a bocca aperta davanti ai prodigi persiani, indiani ed egiziani, e non te ne sentisti mai oppresso; perché proprio adesso?".

Il giovane levita Barnaba: "Perché quelli, senza eccezione, vengono ottenuti in modo per me comprensibile, mentre i tuoi non sono fondati su altro che sulla potenza della tua volontà!  E questa è una differenza immensa!".

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Cap.18 - La spiegazione del ragazzo Gesù dei miracoli dei ventisette maghi a Damasco.  L'imbarazzo e stupore di Barnaba.  Del segreto dell'Onniscienza del ragazzo Gesù.

Gesù:   "Oh, oh, allora devo farti ancora un'osservazione prima di passare alla spiegazione delle due parole!  Non sono ora precisamente due anni da che tu ti aggiravi per le strade di Damasco?  In quel tempo erano arrivati in città circa 27 maghi dalle Indie. Questi andavano annunciando dappertutto con gran chiasso che nel terzo giorno dopo il novilunio essi avrebbero offerto lo spettacolo dei più grandiosi miracoli nel grande boschetto fuori dalla città. Fra le molte rappresentazioni annunciate c'erano anche le seguenti: cinque dei maghi principali avrebbero estratto, avvalendosi soltanto del loro dito mignolo e senza alcun impiego di forza fisica, un palo del peso di oltre 1000 libbre conficcato nel suolo per una profondità di più di sette piedi - quindi per oltre metà della sua lunghezza - facendolo poi librare nell'aria per alcuni istanti, senza alcun sostegno.  La stessa cosa avrebbero fatto poi con un masso di roccia di oltre 10.000 libbre, peso questo che 300 uomini dei più robusti non avrebbero potuto smuovere con la sola forza riunita delle loro mani.  Infine un cammello morto sarebbe stato da loro del tutto rianimato per qualche istante e, per concludere, perfino una statua sarebbe stata rianimata per parecchi attimi. In seguito a quest'annuncio, il giorno stabilito si ritrovò pressoché tutta Damasco radunata nel gran boschetto per assistere alle meraviglie promesse.  Tu eri uno dei primi, proprio vicino ai maghi, vedesti molto bene ogni cosa e ne rimanesti stupefatto oltre ogni dire. I molti numeri precedenti ti erano già noti, ma quando con la più sorprendente precisione furono eseguiti anche gli ultimi, tu spalancasti tanto di bocca e d'occhi e ti mettesti le mani nei capelli esclamando ad alta voce: «E' inaudito, una cosa simile non si è mai vista finora!  Costoro non possono essere degli uomini, ma solamente degli dei che si dovrebbero adorare!». Tu veramente uscisti in tale esclamazione più per riguardo ai molti pagani assai illustri che si trovavano in gran numero presenti a quella rappresentazione; ma fra te e te, in segreto, pensasti  a Belzebù, e perciò anche il tuo animo fu preso da grande turbamento!  Ora però dici che anche di fronte ai Miei miracoli ti senti a disagio!  Quale differenza trovi dunque fra i Miei miracoli e quelli da te visti a Damasco due anni fa?".

Il giovane levita Barnaba, (visibilmente impressionato):  "Ma dimmi, carissimo ed incomprensibile ragazzo mio, come puoi tu sapere tutto ciò?  Allora tu non ti trovavi personalmente in quella città ed a quanto mi consta non c'era nemmeno nessun altro della tua regione!  Ora, all'infuori di alcuni pochi colleghi del tempio, io non ho raccontato finora a nessuno quei prodigi strani.  Come hai potuto dunque scoprire il segreto di queste mie esperienze che io tenevo profondamente celato?".

Gesù:   "Sta pur tranquillo: Io vengo a sapere perfino tutto, ma ciononostante da parte mia non viene posto a nessuno alcun ostacolo, bensì ognuno è e resta libero di agire secondo la legge o contro di essa.  Le conseguenze non dipendono mai dalla potenza della mia Volontà, bensì dall'ordine e dalla santificazione delle leggi stabilite, tanto nella sfera naturale, quanto in quella morale degli uomini fra di loro. Ma come e da dove io possa sapere tutto ciò, è pure un mistero, il quale, come pure quello degli altri miei miracoli, verrà chiarito al mondo solo fra qualche ventina d'anni.  Se voi credeste che in me dimora lo Spirito del Messia in tutta la Sua pienezza, potreste allora comprendere ben presto come e da dove possano essermi proprie tali facoltà mai ancora constatate sulla Terra.  Ma se non lo potete ammettere e credere, dovete allora attendere il tempo prestabilito!  Allora lo comprenderete certamente, ma mai potrete imitarmi!".

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Cap.19 - La spiegazione delle due parole "Gerusalemme" e "Melchisedec" data dal ragazzo Gesù.  La Sacra Scrittura quale parola divina.  Commento di Gioram sulla incomprensibilità dei testi di Isaia che si riferiscono al Messia.

Barnaba: "Mio carissimo e meraviglioso ragazzo!  Ma cosa ne è delle due parole «Gerusalemme» e «Melchisedec»?  Noi vorremmo volentieri sentire ancor oggi da te qualcosa a questo riguardo!".

Gesù:   "Or bene, basta che tu ponga attenzione alle singole radici della lingua ebraica antica: Je (questa è), Ruh o Ruha (la dimora), sa (per il), lem o lehem (gran Re); Me o mei (della mia); l'chi o lichi - leggi «litzi» - (faccia o luce); sedek (la sede).  Voi sapete che gli antichi, nella formazione delle parole, pronunciavano le vocali fra le consonanti, ma per un certo senso di devozione non le scrivevano. (Per devozione o timore di Dio, il cui nome è "Jehova" è formato dalle 5 vocali  i e o u a).  Nel caso dunque di parole simili, vecchie più di mille anni, si deve per conseguenza saper ben collocare le vocali fra le consonanti, ed allora il vero senso di un nome tanto antico si spiega da sé, dalle sue radici.  Ecco, sei soddisfatto adesso di questa spiegazione?".

Barnaba: "Oh, sì, davvero, perfettamente del tutto!  Ma come mai giungesti a scoprire anche questi misteri?".

Gesù:   "Una cosa è come l'altra e tutto si fonda sulla potenza dello Spirito di Dio che dall'alto mi glorifica!  Ma come ciò sia possibile, tu ora non lo puoi comprendere, né lo comprenderai per molto tempo ancora! Vedi, tu pure leggi la Scrittura, ma secondo te non vi trovi nulla di divino, poiché tu la consideri una pura opera umana che vari uomini avrebbero scritto allo scopo di signoreggiare con maggior facilità sul proprio prossimo.  Gli Egizi si sarebbero serviti a tale scopo delle loro mistiche gigantesche figure simboliche e gli Ebrei dei loro mistici scritti, ma per la vera cultura dell'uomo di questi tempi né le une né gli altri avrebbero più valore, la qual cosa tutti i veri filosofi avrebbero compreso e dimostrato chiaramente già da lungo tempo!  Ecco, vedi questo è il tuo intimo credo propriamente tuo e quindi, secondo te, vero!  Però, io ti dico: «Colui che considera la Scrittura con i tuoi occhi, non troverà certo mai in essa qualcosa di divino e continuerà a rimanere uno zotico mondano e materiale, che tra l'altro potrà forse anche non essere insensibile a cose e manifestazioni straordinarie, qualora queste dovessero verificarsi proprio sotto i suoi occhi.  Ma per il suo spirito egli non ne trarrà mai un vantaggio, poiché per lui un miracolo, per quanto grande, non rappresenta niente altro che un puro divertimento atto a recare diletto ai suoi sensi!  In verità, simili uomini hanno una grande analogia con i porci, i quali divorano pure ogni specie di roba, ma tuttavia restano i vecchi porci incorreggibili per i quali tutto è ugualmente saporito, sia sterco, sia finissimo pane di frumento.  Ed è perciò che tali uomini, mancanti di una fede spirituale più elevata, non dovrebbero nemmeno leggere e profanare così le Scritture che sono state date agli uomini dallo Spirito di Dio e che si devono considerare come parole divine, poiché sta scritto: «Non nominare il nome di Jehova invano!».. Io però aggiungo e dico: «Ogni parola dello Spirito di Dio è pari al nome di Jehova!».  Chi la legge come fosse opera d'uomo, costui è un vano proferitore del nome di Jehova, degno di castigo.  Ma chi legge la Parola con grande venerazione nel suo animo e crede che la Scrittura sia di origine divina, costui troverà anche presto e facilmente il Divino che ridesterà e vivificherà il suo spirito!   Se tu e voi pure riterreste dentro di voi che la Scrittura è di origine divina, allora mi avreste già riconosciuto da lungo tempo per quello che veramente sono ed avreste altresì riconosciuto in qual modo io operi i miei miracoli.  Ma siccome voi considerate la Scrittura soltanto una serie di frasi vuote, opera degli uomini ed affatto inservibile in questi tempi, così vi riesce anche impossibile riconoscermi per quello che veramente sono e, dal momento che non mi potete riconoscere per tale, per conseguenza anche le mie opere devono riuscirvi in sommo grado incomprensibili!".

7° anziano (Gioram): "Mio carissimo ragazzo, a questo riguardo tu mi sembri tuttavia eccedere un pochino con la tua asserzione!  Poiché, vedi, se anche fra di noi vi sono alcuni che non credono alla pura divinità della Scrittura, ce ne sono tuttavia degli altri che ci tengono ancora molto e che credono fermamente e quindi sperano anche nella venuta del promesso Messia e del Suo Regno, e costoro, quando ti avranno conosciuto più da vicino, non avranno nulla in contrario qualora tu fossi appunto quel promesso Messia del Quale il profeta Isaia, più di ogni altro, ha predetto.  Certamente, la predizione in Isaia ha un'impronta quanto mai mistica, e se si vuole dedurre dalle sue parole la personalità del Messia, non è facile venirne a capo; però nel suo complesso essa ha realmente molte cose che calzano su di te!  D'altro canto ve ne sono delle altre che non si possono riferire né a te, né infine meno ancora ad un vero Messia, anche se dovesse discendere direttamente dai cieli!  Per cui, o mio sapientissimo giovinetto, devi convenire tu stesso che, perfino per i più fervidi credenti, per quanto riguarda il buon Messia - per dirla apertamente -  la cosa è ancor sempre tale da far riflettere seriamente e che è davvero molto difficile potervisi orientare chiaramente e con ordine!  La questione si presenta sempre piuttosto come una leggenda popolare sorta dal desiderio da lungo tempo nutrito dal popolo, e sembra davvero che i Romani non abbiano un gran torto quando dicono: «Ubinam vanis invectis superlativum tradis gens, nihil quam aquam haurire!». (Non appena il popolo da dicerie vaghe tramanda esagerazioni, questo non vuol dire altro che andare per acqua col vaglio!).  E così stanno parzialmente le cose anche qui riguardo al Messia!  Qualche cosa certamente può esserci, ma è possibile anche di no; è chiaro dunque che all'antico pozzo di Giacobbe si potrebbe attingere a mala pena una goccia d'acqua sana! Che ne dici, mio carissimo ragazzo?"

Gesù:   "Quali sono dunque i passi nelle profezie d'Isaia che non potrebbero assolutamente riferirsi al Messia e specialmente a Me?"

7° anziano (Gioram): "Eh, carissimo il mio giovane amico, per dirti ciò bisogna che prima vada a prendere il libro, perché quei passaggi proprio non li conosco a memoria; queste cose raramente si rileggono e così ci si dimentica parecchio, particolarmente nel campo dei profeti!  Ma aspetta un pochino soltanto e sistemeremo subito la cosa!".

Gesù:   "Sai cosa?  Essendosi già fatto sera, rimandiamo a domani, e dal momento che oggi, da stamani fino ad ora, nessuno ha preso qualcosa a ristoro del corpo, leviamo la nostra seduta e andiamo a cena, e domani poi continueremo la nostra discussione!"

Tutti sono subito d'accordo con la tale proposta, e tutti abbandonano la sala delle udienze per recarsi alla già nota locanda dall’omonimo nome «Nazaret». I ministri del tempio, terminata la cena, si recano anch'essi quasi tutti a riposare; soltanto Gioram e Barnaba prendono in mano il libro d'Isaia e cercano quei testi che meno avrebbero potuto riferirsi a Gesù o ad un qualsiasi altro Messia.  Più tardi però anche questi due vengono sopraffatti dal sonno e se ne vanno a dormire senza aver trovato alcun versetto utile.

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Cap.20 - La seconda notte nella locanda. Gioram e Barnaba alla ricerca di testi adeguati di Isaia.

Io, il giudice ed il vecchio Simone ce ne andammo nella locanda dove avevamo già passato una notte e dove erano soliti prendere alloggio i Nazareni quando venivano a Gerusalemme. Poiché a Gerusalemme era già antica usanza che ogni città del regno giudaico avesse un albergo che portava il nome uguale, e ciò per  la  ragione che quando un abitante di Gerusalemme, o anche di un'altra  regione,  aveva qualche  affare da  trattare  con qualcuno, o voleva ottenere qualche notizia od informazione da un'altra determinata città, non aveva che da recarsi all'omonimo albergo ed era certo di  trovarvi ogni giorno una od  anche più persone di quella  città, venute a Gerusalemme per i loro affari. Questa usanza  si diffuse  con  il  tempo  anche  in Europa,  ed  in origine  le  insegne degli  alberghi  avevano pure uno  scopo  simile; oggigiorno certamente non esiste quasi più traccia di ciò. Io ho  fatto questa piccola aggiunta  soltanto perché più  tardi  si possa  comprendere  con maggiore  facilità per quale  ragione  i Miei genitori putativi  avessero potuto  trovarMi  senza nessuna  fatica  il terzo giorno,  il giorno  cioè del  loro  ritorno,  e precisamente verso sera;  essi,  infatti,  si  erano  informati  su di Me  anzitutto presso  la locanda denominata “Nazaret”, per  sapere dove Mi  fossi  trattenuto durante la giornata.  I ministri del Tempio, terminata la cena, si erano recati anch'essi quasi  tutti a  riposare;  soltanto Gioram e Barnaba avevano preso  in mano il libro d'Isaia e stavano cercandovi quei testi che meno avrebbero potuto  riferirsi  a Me o  ad un qualsiasi  altro Messia. Più  tardi però anche questi due vennero sopraffatti dal sonno e se ne andarono a dormire.

La notte trascorre in un volo per gli spossati, e tale fu anche qui il caso. I ministri del Tempio avrebbero voluto schiacciare ancora un sonnellino, ma il giorno che s'era già fatto molto chiaro, li costrinse a tenersi desti e pronti ad accudire ai compiti di loro competenza, la qual cosa,  in quel giorno, non garbava  loro per niente, nemmeno a Gioram ed a Barnaba, poiché  in  tutto  il  libro d'Isaia non erano  riusciti a  trovare un solo versetto così schiacciante da poterMi  ridurre al silenzio.

Gioram rivolto a Barnaba:  "E' strano, neanche fossimo stregati!  Di solito io ho avuto sempre pronti sott'occhio un paio di dozzine di passi adatti a questo scopo; adesso invece sto cercando già da un'ora, come un corvo stanco cerca il suo nido, e non riesco a trovare niente, ma proprio niente affatto!".

Barnaba: "Ma non importa!  Del resto, se il ragazzo in seguito alle sue straordinarie facoltà, qualora gli rimanessero anche nell'età virile, volesse proprio restare Messia, ebbene che resti pure!  La cosa infine non è poi così straordinaria!  Se poi più tardi queste capacità dovessero cessare, allora egli stesso abbandonerà la sua idea!  Ad ogni modo prendi pure con te il libro, poiché può darsi che possa eventualmente ancora occorrerci nel corso dell'odierna giornata!  Ora però andiamocene noi pure nella sala delle udienze, poiché la maggior parte si sarà già radunata!".

 

3° giorno

 

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Cap.21 - L'inizio della discussione del terzo giorno.  Il vano tentativo di Gioram di chiudere il tema iniziato. L'obiezione del gran sacerdote divenuto offensivo e la confutazione del ragazzo Gesù.

Soltanto quando anche i due, Barnaba e Gioram occupano il loro posto, comincia la discussione del terzo giorno.

Gesù:  "Ecco ormai oggi è il terzo giorno che ci troviamo qui riuniti in questa sala!  Ed ora si tratta che tu, come già ieri Mi proponesti, mi faccia vedere dal libro del profeta Isaia quali testi non dovrebbero riferirsi né a Me, né secondo la tua opinione, a nessun altro eventuale Messia che deve venire!".

7° anziano (Gioram):  "Ecco, mio carissimo giovinetto, sarebbe tutto bello e buono, ma i versetti in questione, nella loro espressione letterale, mi sono sfuggiti dalla memoria già da lungo tempo ed ora appunto di fronte a te, che grazie alla tua gigantesca memoria sembri aver scolpita in mente l'intera Scrittura parola per parola, mi riuscirebbe di grave imbarazzo andare a rintracciare quei certi testi!  Perciò è meglio che lasciamo stare la cosa ed io concludo che in seguito a quanto noi abbiamo visto ed udito da te, ammettiamo che tu sia il promesso, rispettivamente il Messia già arrivato!  Ma rintracciare ora tutti quei numerosi testi nella Scrittura, ci costerebbe troppa perdita di tempo e troppa fatica!".

Gesù:  "Oh, no, amico Mio, la cosa non va!  Voi vorreste sbarazzarvi di Me con delle buone parole, poiché per voi che vi sia un Messia o che non vi sia, fa lo stesso, purché possiate vivere agiati ed accumulare in abbondanza oro, argento ed ogni sorta di pietre preziose!  Qui si tratta invece di decidere con la massima serietà se sono io il Messia, oppure se dovete attenderne un altro. Se io lo sono, allora il Regno di Dio è già venuto a voi, e se siete di buona volontà, dovrete sapere dalla Scrittura ciò che vi resta da fare!  Se io però, secondo la vostra opinione, e secondo il profeta, non lo sono, allora potete liberamente persistere nei vostri vecchi peccati finché la morte venga a suggellare la vostra sorte finale!  Ma poiché la ricerca dei testi adatti vi ruba tanto tempo e vi procura tanta fatica, date pure a Me il libro ed io vi risparmierò tempo e fatica!".

Il gran sacerdote:  "Già, perché tu possa scegliere tutti quei testi che meglio convengono a te?".

Gesù:  "Ebbene, trovamene tu allora alcuni che eventualmente mi convengano meno!".

Il gran sacerdote:  "Oh, si, tu sarai presto servito!  Datemi il libro!".

Viene dato il libro al gran sacerdote ed egli con aria d'importanza comincia a sfogliarlo, cercando e ricercando, ma per parecchio tempo non trova nulla di conveniente. Finalmente gli sembra di aver trovato qualcosa, poiché sul volto gli si dipinge una specie di soddisfazione tutta propria, dietro alla quale però comincia ben presto ad alzarsi la cresta dell'orgoglio gran-sacerdotale peggio che in un tacchino arrabbiato.  Con un certo fare padronale egli depone il libro aperto davanti a sé sul tavolo e, premendo energicamente l'indice sul testo, esclama tutto trionfante:

Il gran sacerdote:  "Ecco qui!  Avvicinati, dunque, o giovane Messia dalla Galilea, leggi questo testo e dimmi se anch'esso si attaglia alla tua persona!".

Gesù:  "E perché mi chiami a leggere quel testo dal tuo libro?  Lo Spirito che dimora in me lo conosceva assai prima che il profeta Isaia lo avesse scritto!  Tu d'altronde hai scelto precisamente quello che più di altri contribuisce alla mia vittoria contro di te, ed io stesso non avrei potuto davvero trovarne uno migliore!".

Il gran sacerdote:  (tutto adirato esclama furibondo): "Cosa vai dicendo?  Tu avresti conosciuto questo testo prima che il profeta l'avesse scritto? Io ti ammonisco, o ragazzo galileo, di guardarti bene dall'eccessiva temerarietà!  Tu conti appena dodici anni e pretendi di aver conosciuto questo testo ancor prima del profeta?  Sei dunque impazzito?  Se anche tu intendi parlare dell'anima tua o del tuo spirito - ciò che è pur sempre una e la stessa cosa - non sarà mai possibile che questa sia più vecchia del suo corpo, il quale, già secondo l'attestazione di Mosè, deve essere esistito prima che l'anima potesse prendervi dimora!  Non dice Mosè: «Iddio formò il primo uomo dall'argilla e gli alitò nelle narici un'anima vivente!»?  Non emerge quindi chiaramente da ciò che il corpo d'ogni uomo, quale dimora compiuta dell'anima, deve esistere prima dell'anima stessa?  Poiché cosa e dove potrebbe altrimenti essere l'anima senza il corpo?  Pensaci dunque bene, o giovane Galileo, dove ed al cospetto di chi ti trovi!".

Gesù:  "Lasciando da parte il fatto che tu ti trovi qui al tuo posto di gran sacerdote per raccomandazione del mondo e non per superiore vocazione spirituale, e così pure che noi ci troviamo qui radunati nell'antica sala delle udienze del tempio, io nondimeno ti dico seccamente in faccia che tu giudichi le cose spirituali assai peggio di quanto un cieco possa giudicare i colori!  Dal momento che Dio alitò un'anima vivente nelle narici al corpo già pronto di Adamo, è cosa evidente che l'anima doveva pur essere preesistita in Dio e certo non poteva esistere in nessun altro luogo, perché Dio nella Sua Essenza è infinito, e a stretto rigore nulla può trovarsi all'infuori di Lui!   Ma poiché Dio è Egli stesso eterno, non può comprendere in Sé nulla di limitato nel tempo e di perituro, né di nascituro, bensì ciò che è in Lui è eterno, come lo è Egli stesso.  Egli può emettere i Suoi eterni, immensi Pensieri e Idee soltanto fuori di Sé, per quanto concerne la loro manifestazione per il conseguimento di una individualità indipendente. E quando Egli fa ciò, questo è un momento creativo che procede da Lui, e per l'essere-pensiero divino da Lui sprigionato, al di fuori di Lui, tramite la Sua Potenza e Sapienza, comincia solo allora il tempo, o meglio ancora lo stato di attività individuale-indipendente concessa allo scopo di conseguire un'esistenza duratura e libera, come fosse fuori di Dio, ma tuttavia alla fin fine sempre in Lui.  Ora, se le cose stanno così, come mai non sarei potuto io esistere in Spirito e in Dio, prima che il profeta ispirato da Dio scrivesse i suoi testi?  Inoltre, tu sei ancora in grave errore se ritieni che spirito ed anima siano la stessa cosa!  L'anima umana è un prodotto spirituale nato dalla materia, poiché nella materia giace appunto l'aspetto spirituale giudicato, in attesa della redenzione; lo Spirito puro invece non è mai stato giudicato, e ciascun uomo possiede il proprio spirito assegnatogli da Dio, il quale tutto cura, tutto fa e tutto dirige nell'uomo in formazione, ma che diviene tutt'uno con l'anima propriamente detta soltanto quando questa sia completamente rientrata di propria volontà nell'Ordine divino che ha riconosciuto, e sia in tal modo diventata del tutto puramente spirituale.  Che però in te questo passaggio sia ancora ben lontano dall'essere avvenuto, è stato dimostrato appunto or ora, poiché hai dimostrato di non aver mai ancora avuto un'idea del tuo proprio spirito, senza il quale non potresti vivere neppure un istante!  Io, invece, conosco il mio Spirito e già da lungo tempo sono una cosa sola con Lui, e posso perciò comandare a tutta la natura perché lo Spirito è veramente uno Spirito di Dio e non potrà mai essercene un altro per la ragione che, all'infuori da Dio, non può esserci Spirito che non sia Spirito di Dio.  Pensaci ora tu un pochino, come pure pensateci voi tutti, e quando vi sarete raccapezzati, solo allora passeremo al testo che non dovrebbe riferirsi a Me!   A te però, o gran sacerdote, io do il consiglio di comportarti a mio riguardo nei limiti di una giusta moderazione; altrimenti potresti ben presto accorgerti di aver aizzato troppo contro di te la forza del mio Spirito divino!  Ciò che io posso fare, l'hai sperimentato già ieri; perciò sai già fin d'ora cosa ti aspetterebbe, qualora tu sorpassassi i dovuti limiti!  Poiché io ho un diritto, acquistato a caro prezzo, di parlare delle cose che si riferiscono a Jehova, come pattuito da principio.  Ora è già abbastanza negativo che qui da voi, sedicenti servitori di Jehova, si debba acquistare il diritto di parlare misurandolo in ore, ma ancor peggio sarebbe se per di più non si potesse fare l'uso convenuto del diritto acquistato!".

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Cap.22 - Le parole di riconoscimento del giudice romano nei confronti del ragazzo Gesù e il suo discorso sulle leggi riguardo all'ordine statale e sulla legge divina riguardo all'amore del prossimo.

Il giudice:   "Ma, o mio carissimo Ragazzo sceso veramente dai Cieli!  Tu sei già adesso più sapiente di tutti i sapienti che siano mai vissuti sulla Terra!  Cosa diventerai mai un giorno?  Sì, certo, tu sei senz'altro un vero Messia (mediatore fra Dio e gli uomini), poiché nessun sapiente ha mai saputo esporre con tanta chiarezza e concisione la differenza che esiste tra materia, anima e spirito, come hai fatto tu!  Davvero, questo insegnamento merita perfino una ricompensa particolare, poiché una cosa simile non fu mai udita finora!".

Gesù:   "Lascia perdere, o nobile amico mio!  Quale ricompensa potresti darmi che io non fossi in grado di restituirti immediatamente mille volte?  In verità ti dico che colui che per vero, puro amore per Dio e per il prossimo farà qualcosa di bene ad uno dei suoi simili bisognosi, costui lo farà a me e ne verrà mille volte ricompensato!  Ma altrettanto verrà ricompensato il male che qualcuno farà al suo prossimo!".

Il giudice:   "Come definiresti più precisamente questo male che non si deve fare al prossimo?  Io bramerei bene di saperlo, perché nella mia qualità di giudice mi trovo molto spesso nella situazione di arrecare danno e di fare molto male al mio prossimo, quantunque, naturalmente, il più delle volte contro la mia volontà.  Ma la nostra legge è inflessibile, e non conosce riguardi di sorta nemmeno verso i propri figli!  Dimmi dunque qualcosa di valido in proposito!".

Gesù:   "Se avessi  fatto tu le leggi, potresti anche mutarle, ma esse corrispondono invece ad un'antica e ben ponderata volontà del popolo, e tu sei chiamato a punire secondo giustizia i trasgressori di questa volontà popolare.  Se dunque tu procedi scrupolosamente secondo coscienza e giustizia, come la legge prescrive, non fai con ciò del male, ma solo del bene! Poiché ognuno che vive e fa parte di una grande società umana, deve assoggettarsi alle leggi dell'ordine e deve farsene norma per la propria vita.  Se egli non vuole fare ciò, allora, quale singolo individuo e perciò evidentemente più debole, deve sopportare le conseguenze necessariamente amare riservate ai renitenti all'ordinamento popolare generale.  E il giudice insediato dal popolo o dal suo rappresentante, sia questi un re o addirittura un imperatore, il quale applichi con severità e giustizia la legge da lui conosciuta a fondo, non può far altro che bene, poiché egli monda il campo della semina umana dalla zizzania.  Se così fai, tu adempi il tuo dovere e sei un benefattore degli uomini diligenti e amanti dell'ordine. Ma che tu quale giudice rivolga soprattutto ogni cura affinché un povero tanto traviato non venga punito dal tribunale, quanto piuttosto corretto, questa è una virtù dai Cieli nel tuo cuore, poiché, così facendo, tu resti fedele al principio fondamentale eternamente vero dell'amore del prossimo, che dice: «Quello che ragionevolmente non vuoi che venga fatto a te, non farlo nemmeno tu al tuo prossimo!».  Con ciò tu sei quindi già in perfetto ordine di fronte a Dio, come pure di fronte agli uomini, e non hai affatto bisogno di affannarti per scrutare ciò che sia veramente bene e ciò che sia male!  Se coloro che siedono sul seggio di Mosè e di Aronne agissero ed avessero agito così, non sarebbero mai stati soggiogati da voi Romani, ma non essendo più rimasti fedeli all'antica legge, che era stata data uguale per tutti gli uomini, ed essendosi essi invece creati dei precetti secondo il loro capriccio, Dio ha distolto da loro il Suo volto e li ha posti sotto l'acerba disciplina dei pagani, ed essi vi rimarranno a causa della loro grande e rozza cocciutaggine.  Tu sei un pagano e mi riconosci; costoro sono Ebrei e dovrebbero essere figli di Jehova e non mi riconoscono, e difficilmente anche mi riconosceranno!  Come avviene ciò?  Qui vanno ricordate le parole dette da un profeta, naturalmente già allora ad orecchi sordi: «Egli venne ai Suoi nella Sua proprietà ed i Suoi non L'hanno riconosciuto e non L'hanno accolto!».  Ma sia come sia, io ti ho fatto vedere come stanno in realtà le cose, ed ora è giunto il momento di esaminare più da vicino quei testi rintracciati dal gran sacerdote che non dovrebbero riferirsi a me!".

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Cap.23 - La lettura e la spiegazione di Isaia 9,5-6 fatta dal giudice romano.

Il gran sacerdote  (spingendo il libro verso Gesù): "Ecco, leggi tu stesso e dimostra a te stesso il tuo errore!".

Gesù prende il libro e lo dà al giudice indicandogli i punti da leggere.

Gesù:   Leggili tu ad alta voce, affinché nessuno possa dire che io leggo i testi a Mio vantaggio

Il giudice:   (Isaia cap. 9, 5-6) "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio e la sovranità è stata posta sopra le sue spalle e si chiama Magnifico, Consiglio, Forza, Eroe, Eterno Padre, Principe della pace, grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul Regno che Egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e in eterno!  Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti Zebaoth! – (rivolto al gran sacerdote): Ho letto bene?". 

Il Gran Sacerdote risponde affermando con un profondo inchino.

Il giudice:   "Ma qui, secondo il mio parere, avete proprio scelto un passaggio che evidentemente si adatta quant'altri mai esattamente a questo giovane e sapiente ragazzo!  Come una vergine partorirà un Figlio e lo chiamerà Emmanuele, questo, secondo la mia impressione soggettiva, l'abbiamo discusso e vagliato in modo tale da non lasciar in me il minimo dubbio che questo Ragazzo sia appunto quello stesso designato dal profeta quale Figlio della vergine, credo di nome Maria, che voi, secondo la vostra propria affermazione, conoscete molto bene.  E se non m'inganno, non molto tempo fa, il centurione Cornelio ebbe occasione di raccontarmi dei particolari riguardo alla prodigiosa nascita di un bambino a Betlemme, avvenuta in una stalla di pecore vuota, in mancanza di un ricovero migliore, e la cosa mi fu anzi narrata con grande entusiasmo e con parole molto sentite di partecipazione alla sorte, tanto incresciosa in quei giorni, di quella memorabile famiglia, sulla quale egli aveva voluto ripetutamente prendere informazioni, ma dal tempo della partenza della medesima dall'Egitto non era stato in grado di saperne più nulla!  Purtroppo, egli ha dovuto recarsi a Tiro per affari di stato, altrimenti egli si troverebbe di certo qui!  Dunque, per quanto concerne la profetizzata nascita di questo Ragazzo, noi ci saremmo così perfettamente chiariti le idee, e dinanzi al foro della pura e sana ragione non vi può essere assolutamente più nulla da obiettare in proposito!   Ora, che Egli mangerà burro e miele, per poi conoscere ed eleggere il bene e rigettare il male, io posso spiegarmelo secondo l'antica maniera egiziana come una rispondenza soltanto, la quale, secondo il mio parere, vuol significare che: «Egli sarà colmo di tutto l'Amore e di tutta la Sapienza e saprà ben riconoscere il bene vero e puro ed il male assoluto!».  Che Egli, più di ogni altro sapiente e scienziato del mondo intero, sia capace di ciò, ne ha dato poco fa dinanzi a voi tutti la prova più evidente, e per conseguenza Egli ha di certo in Sé in misura sovrabbondante miele e burro, come l'ha già ampiamente dimostrato anche a voi, sapientissimi del tempio, e come voi potreste ancora imparare molto da Lui, mentre Egli da voi e presso di voi non può imparare nulla di certo!  E questo credo che dovrebbe dimostrare a sufficienza quanto miele e burro Egli debba aver già mangiato finora!  Quindi tutto ciò dimostra ancor più chiaramente che Egli è appunto quell'Emmanuele predetto dall'antico profeta e nato da una vergine ed in futuro nessuna vergine partorirà più su questa terra un simile Figlio!. In tutto il grande impero romano io non ho mai finora conosciuto un figlio di dodici anni, il quale, a prescindere dalle sue incomprensibili facoltà miracolose, potesse neanche il più lontanamente venire paragonato a Lui; perciò io credo che il secondo testo del profeta, da voi stessi presentatoci, si attagli a Lui in maniera altrettanto esatta quanto il primo che Egli vi aveva sottoposto già da principio come una cosiddetta «domanda preliminare».  Sì, in Lui è nato davvero un Fanciullo di tutti i fanciulli ed un Figlio dal grembo degli déi - come usiamo dire noi Romani - è stato dato a noi mortali, la cui incomprensibile «sovranità» Egli porta realmente sulle Sue proprie spalle soltanto, né ha bisogno dell'aiuto di alcuno!  Il profeta, usando i nomi sopra menzionati, intende nel modo più evidente di enumerare soltanto le Sue qualità; e ora, ditelo voi stessi, se vi pare che manchi a Lui una sola di queste!  Non è Egli «Magnifico» nel Suo intelletto, nelle Sue parole e nelle Sue opere?  Quale sapiente della Terra saprebbe mai darmi un consiglio più saggio di quanto possa darlo questo vero e purissimo Figlio degli déi?  Che Egli possegga una vera «Onnipotenza» sotto ogni aspetto - tanto spirituale che materiale-  anche di ciò non dubiterà sperabilmente nessuno che l'abbia udito parlare o visto agire!  Con il Suo coraggio intrepido di fronte a voi, sacerdoti notoriamente quanto mai orgogliosi, che vi fate esaltare ed adorare ben al di sopra di tutti gli déi, Egli ha dato pure prove lampanti ed abbondanti del Suo impavido «eroismo»!  Che lo Spirito Suo sia necessariamente «eterno» e tutt'Uno con lo Spirito di Dio, Egli lo ha dimostrato dinanzi a voi, con poche parole, e in modo tanto comprensibile che si dovrebbe veramente essere colpiti dalla cecità di tutte le notti che abbiano mai regnato sulla Terra, per non accorgersi fin dal primo istante da che parte cominci a spirare questo vento!  Inoltre, che Egli soltanto possa dare agli uomini la vera, viva ed intima «pace», che quindi sia Egli soltanto anche un verissimo «Principe di tutti i principi» della Terra, e che come nessun altro principe Egli possa recare la pace agli uomini di questa Terra, questo l'ho già percepito!  Egli solo può richiamare a nuova vita l'antico regno davidico di veggenza e di sapienza, già da lungo tempo da voi distrutto, e fondare una «sovranità» alla quale tutti i principi della Terra, nonostante i loro scettri e le loro corone, saranno soggetti per l'eternità, poiché il Regno della conoscenza più chiara è e resta sempre il più potente del mondo e non potrà mai venir soggiogato completamente da nessuna potenza tenebrosa.  Ma dove c'è la luce e il suo effetto che tutto pervade, là vi è pure un giusto tribunale e la più perfetta e manifesta «giustizia»!  E alla fine è detto ancora: «Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti Zebaoth». E chi altro se non lo Spirito di Dio, il Quale compenetra in ogni Sua fibra questo Ragazzo, è appunto il Signore degli eserciti Zebaoth stesso, cosa questa che io avevo capito sin dal primo istante!  Come mai non ve ne siete accorti voi, voi cui tale cosa dovrebbe evidentemente interessare più che a me che sono pagano?  O déi, o voi oracoli del mondo intero!  Quanto orribilmente ciechi, ottusi e malvagi nel vostro cuore dovete essere voi per non scorgere e percepire a prima vista da che parte il vento abbia cominciato a spirare!  Io, un pagano, devo dire a voi che la cosa sta in questi termini!  Ma che cosa dovrebbe poi dire della vostra tenebrosa ostinazione quel profeta che ha fatto tale predizione, se egli potesse risorgere e comparire davanti a voi?  Non vi assale dunque nessun senso di vergogna nel trovarvi tanto ottusi e ciechi al cospetto di Colui la Cui Volontà soltanto vi lascia la vita corrotta e perversa di cui vi siete incolpati e il suo tenebroso dominio?  Non potrebbe Egli procedere con voi nello stesso modo come procedette ieri con l'asino improvvisato e con la grossa pietra?  E costoro vanno ancora a perdersi in infinite riflessioni, per stabilire ciò che sarebbe conveniente fare, o al cospetto di un Dio che non conoscono e nel Quale non hanno nemmeno mai creduto, oppure al cospetto del mondo, alle cui spalle essi si sono tutti ben ingrassati e pensano di ingrassarsi ancor di più in avvenire, e tutto ciò mentre un Dio, vero in tutta l'estensione del termine, sta loro dinanzi dotato di tutti quegli attributi che l'umana fantasia abbia mai potuto immaginarsi in un Dio, e ciò naturalmente nella maniera e nella forma più sublimi!  Ora, io vorrei pur sapere da voi, vecchi imbecilli, come veramente vi raffigurate voi un Dio?  Un concetto di Lui dovete pur farvelo!  Parlate, poiché adesso v'impongo io che mi rispondiate!".

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Cap.24 - Il discorso di Gioram sull'Essere di Dio come risposta al giudice romano.

Questo tagliente discorso del giudice scombussola del tutto i nostri ministri del tempio e li intimorisce a tal punto da non permettere loro altro che di balbettare qualche frase sconnessa.  Il più calmo di tutti rimane ancora Gioram, ed egli è anche l'unico ad alzarsi dal suo seggio.  S'inchina profondamente dinanzi al giudice, e disse parla.

7° anziano (Gioram):  "Illustrissimo signore e giudice integerrimo su tutta Gerusalemme e molto più oltre ancora!  Da noi il formarsi un criterio vero dell'Essere di Dio è una questione quanto mai difficile, poiché nel Libro di Mosè è espressamente proibito di farsi un concetto afferrabile o una idea anche approssimativamente raffigurativa di Lui!  Ed è perciò che tu non troverai nel nostro tempio nessuna immagine, per mezzo della quale sia reso possibile ai sensi umani esteriori di farsi un concetto raffigurativo della Divinità!  Malgrado ciò i patriarchi, come ad esempio Abramo, Isacco e Giacobbe, ebbero frequentemente delle visioni, nelle quali essi videro Dio sempre in perfette sembianze umane e Gli parlarono, quantunque più tardi si ritrovi in Mosè: «Nessuno può vedere Dio ed in pari tempo vivere, poiché Dio è un fuoco divoratore e dimora nella Luce inaccessibile!».  Tuttavia Mosè bramò un giorno di vedere una volta Dio, anche se ciò avesse dovuto causargli la morte istantanea.  Dio allora così parlò a Mosè sul Sinai: «Nasconditi in quella grotta; Io vi passerò dinanzi!  Quando Io ti chiamerò, esci dalla grotta e tu vedrai il Mio dorso!».  Ma qui una volta si tratta di una forma di Dio, ed un'altra invece, a stretto rigor di legge, non si tratta assolutamente più di nessuna, anzi non può nemmeno trattarsi, sotto minaccia di punizione, farsi un concetto di un Dio è in verità cosa alquanto difficile, e con l'andar del tempo anzi impossibile, anche se l'animo umano aspiri pur sempre ad un Dio formale e, parlando seriamente, non si possa biasimare tanto i pagani quando essi si rappresentano il loro Giove sotto forma di un uomo perfettissimo!  Noi non abbiamo che la sola parola «Jehova» e all'infuori di questa non c'è gran cosa!  Per quanto concerne semplicemente me, come persona, questo ragazzo appare a me, come a te, buono e potente a sufficienza per essere un Dio; ma ora considera un po' il popolo il quale si tiene attaccato alla dottrina di Mosè e dei profeti!  Il tempio è l'antico punto centrale della sua beatitudine, là esso fa convergere i suoi desideri, ripone le sue speranze e nel tempio si crede vicino al suo Dio, perché è il luogo dove Egli lo ascolta con l'orecchio del sommo sacerdote e l'esaudisce grazie alle preghiere di quest'ultimo e a quelle dei suoi aiutanti!  Togli d'un tratto tale cosa al popolo, metti questo divino ragazzo al posto dell'arca santa, ed in brevissimo tempo avrai una rivoluzione generale in tutto il paese!  Noi siamo pazzi perché siamo costretti ad esserlo; se questo non fosse il caso e se da ciò non dovesse dipendere la nostra esistenza e la prosperità e la pace del popolo, noi allora già da lungo tempo non saremmo più dei pazzi!  Oh, credi forse che sia cosa tanto facile presentare al popolo come esistente una cosa che non esiste e della quale, perfino con la miglior buona volontà del mondo, non si può assolutamente formare un concetto?  Io, per conto mio, sono perfettamente del tuo parere per quanto riguarda questo ragazzo; ma dinanzi al popolo devo, ciononostante, continuare nell'antica follia e non devo lasciar trapelare neanche lontanamente che in cuor mio ho tutta un'altra fede di quella che esteriormente dimostro di avere!  Se in grazia alla sua potenza col tempo il ragazzo dovesse riuscire ad attirare su di sé l'attenzione del popolo, come è successo ora con noi e questo lo riconoscesse ed accettasse per quello che egli è, gli sarà allora facile sbarazzarsi di tutto il tempio.  Ma un'antica abitudine, alla quale sono collegati tanti e tali interessi, non si può rimuovere come un vecchio armadio che senza il minimo ostacolo si può gettar via e distruggere, sostituendolo con uno nuovo. Questa è la mia opinione che viene indubbiamente condivisa da tutto il tempio, e credo che difficilmente qualcuno possa obiettare qualcosa in proposito!".

Il giudice:   "Sta bene, contro quest'opinione è naturale che per ora vi sia poco o certo non gran che da obiettare, ma una cosa si può tuttavia osservare a tale riguardo, ed è questa: «Voi, se credete nella missione di questo ragazzo, potete ad ogni modo attirare l'attenzione del popolo su di lui in modo adeguato e far vedere chi è venuto ora al mondo!»".

7° anziano (Gioram):  "Questa richiesta appartiene evidentemente al novero di quelle che si possono dir ragionevoli, e forse qualcosa in questo senso si potrà fare!  Ma resterà pur sempre un'impresa molto azzardata che potrebbe procurare tanto a noi quanto al buon ragazzo molti imbarazzi!  Poiché, in primo luogo, il ragazzo non si ferma di certo nel tempio, perché se non oggi, sicuramente domani, egli verrà ricondotto dai suoi genitori a Nazaret e questo luogo è da qui un po' troppo distante per indirizzarvi tutti coloro che chiedessero di lui.  In secondo luogo, centinaia di migliaia di persone comincerebbero a domandarci seriamente per qual motivo egli, come colui che viene annunciato dai profeti, non prenda dimora nella casa che a lui soltanto spetta, vale a dire appunto nel tempio!  Ora quale ragione potremmo noi addurre al popolo per giustificare il fatto che egli preferirebbe la Galilea e Nazaret alla città di Dio?  Ben presto il popolo direbbe: «La città ed il tempio devono essersi resi colpevoli di qualche grave misfatto; questa faccenda deve venir indagata e se c'è colpa, deve venire espiata!». In breve, in qualunque modo noi volessimo procedere, susciteremmo in ogni caso nel popolo una grande agitazione che ci darebbe un bel da fare.  Ritengo quindi che, data la situazione, sia senz'altro consigliabile non farne per ora quasi menzione di sorta al popolo, e rimettere piuttosto la cosa, fino a maturazione, esclusivamente al ragazzo ed al tempo!  Qualunque cosa possa accadere in seguito, almeno noi saremo già preparati dagli avvenimenti verificatisi in questi tre giorni, e noi stessi potremo prepararci ancor meglio e più profondamente!  Del resto, che parli ora il ragazzo stesso e decida ciò che vuole, perché sarà difficile opporsi alla sua volontà!".

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Cap.25 - Il discorso tagliente del ragazzo Gesù rivolto agli ipocriti ministri del tempio quali suoi accaniti avversari.  I misfatti nel tempio.

Gesù:   "Io sono ora qui per annunciarvi che qui mi trovo per compiere le opere di Colui che mi ha mandato, il Quale, voi per vostra confessione, non conoscete, ma che io invece ben conosco, giacché Egli dimora in me nella Sua pienezza!  Mosè desiderò vederLo e non gli fu dato di scorgere che le Sue spalle, ma questo bastò perché Mosè ne rimanesse accecato per tre giorni e la sua faccia era così radiosa che egli dovette velarla quando si presentò al popolo, poiché gli occhi della gente non avrebbero mai potuto sopportarne lo splendore.  Voi però potete ora ben guardarMi in faccia, e nessun insopportabile splendore abbaglia i vostri occhi!  E perché?  Per la ragione che questa carne nasconde Colui che in me dimora!  Ma ciononostante qui c'è ben di più di quanto c'era là!  Voi però non lo scorgete, poiché dinanzi ai vostri occhi pende ora il triplice velo di Mosè e penderà per molto tempo ancora, affinché non possiate riconoscere Colui il Quale è sceso a voi dal più alto dei Cieli. Con il giudice avete certamente facile gioco nel parlare, perché egli non può che servirsi del suo orecchio per intendere le vostre ben forbite parole, ma parlare con Me è cosa un pochino più difficile, perché io percepisco anche i reconditi pensieri dei vostri cuori, i quali sono ben differenti dalle parole che escono dalla vostra bocca!  Questo è anche il motivo per il quale mi siete ripugnanti in sommo grado, perché fuori sapete mostrarvi puri, ma internamente nell'anima vostra siete pieni di sozzura!  Quando il giudice, nel cui cuore non dimora falsità, vi esortò ad attirare l'attenzione del popolo su di me ed a confortarlo con la realizzazione delle sue speranze, perché avete cercato ogni sorta di banali circostanze per dimostrare che tale cosa non sarebbe attuabile?  Io però ve lo dico ora francamente in faccia: «Siete voi, e non il popolo, a non volere tal cosa, e voi stessi siete i miei più accaniti avversari!  Ma tutto ciò non conta affatto, poiché, in primo luogo, il mio tempo non è ancora venuto, ed in secondo luogo, appunto, questo tempio è stato troppo profanato da voi perché io possa mai prendervi dimora!  In verità, mai sarà che la vostra autorità venga accresciuta per mezzo mio!  Voi siete arrabbiati perché Mosè vi ha proibito di farvi un'immagine scolpita di Dio; ma ciò non vi importa, dal momento che voi stessi vi atteggiate a déi davanti al popolo e gli insegnate che Dio senza di voi non fa nulla, e che non esaudisce nessun'altra preghiera se non quella che esce dalla vostra bocca. Dite: fu Mosè ad ordinarvi di fare anche questo?  Sì, certo, voi dovreste appunto guidare il popolo sui sentieri che conducono al Cielo, poiché tale è la volontà di Dio e tale fu anche il comandamento di Mosè e di Aronne suo fratello; voi però fate precisamente il contrario e non considerate il vostro rango, Dio, il popolo ed il tempio niente altro che una vacca ben ingrassata che voi soli pretendete di aver da Dio il diritto di mungere!  Io però vi dico francamente che Dio, il Quale voi rinnegate ad ogni respiro e ad ogni battito del polso, non vi ha mai dato questo diritto e non ha mai prestato ascolto alle vostre preghiere morte borbottate macchinalmente e non le ascolta ora, né mai le ascolterà!  Poiché se Dio esaudisse il vostro selvaggio vocio ed il vostro gracidar da corvi, in verità, dovrei saperne anch'io qualcosa!  Poiché quello che il Padre sa, lo sa anche il Figlio, ovvero ciò che sa il mio Amore, lo sa anche il mio intelletto!  Ma che una vostra preghiera sia mai stata esaudita, davvero non ne sa nulla né il mio amore, né il mio intelletto!   Eppure voi dite: «Se tu, uomo, implori da Dio una grazia, ciò non ti giova nulla, ma se invece tu porti a noi un'offerta e noi preghiamo per te, in tal caso la nostra preghiera ti servirà!  A noi sacerdoti soltanto è dato di pregare con efficacia, mentre il popolo può portare solo offerte e partecipare così alla preghiera grazie alle abbondanti offerte!».   In tal modo voi mungete doppiamente il popolo: in primo luogo vi pigliate la decima di tutti i frutti e tutti i primogeniti degli animali domestici, mentre per i primogeniti degli uomini vi fate pagare un sostanzioso riscatto; ed in secondo luogo arringate senza posa il popolo per avere nuove offerte e gli promettete in compenso lunghe ed assidue preghiere, che però poi non recitate mai!  Poiché fra di voi dite: «Che noi preghiamo o che non preghiamo, tanto non giova in nessun caso all'oblatore; se gli giova qualcosa, ciò è dovuto soltanto all'offerta che egli ci ha portato con buona intenzione!».  E così vi risparmiate di fare perfino anche quello per cui vi siete fatti pagare!  Ma a chi mai devo paragonarvi?  Voi siete sempre contro Dio, e siete perfettamente simili ai lupi rapaci che vagano avvolti nella pelle di agnello, affinché le pecore non fuggano da essi ed essi possano raggiungerle senza alcuna fatica, per sbranarle con i loro denti aguzzi!  Però, come è ora l'opera vostra, tale sarà anche un giorno la vostra ricompensa nel regno delle anime nell'aldilà!  Io ve lo dico, e voi potete anche fare affidamento che, per quanto concerne voi, la Mia promessa non rimarrà a mezza strada!".

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Cap.26 - La replica adirata del gran sacerdote.  La profezia del ragazzo Gesù sulla vocazione dei Pagani a divenire figli di Dio al posto dei Giudei e sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme.  La verità sulla morte di Zaccaria.

Il gran sacerdote  (pieno d’ira):  "Ragazzo, chi ti ha dato il diritto di minacciare noi ed il tempio?  Siamo stati noi forse a stabilire le massime secondo le quali siamo chiamati ad agire?  Come erano savie alcune delle tue parole di prima, altrettanto insensate sono quelle di adesso!  Non sai dunque che con un colpo solo non si abbatte un albero e che è assurdo voler cambiare ciò che non può venire assolutamente cambiato?  Cambia tu il popolo, se lo puoi!  Il popolo ebreo è un albero già molto vecchio, che non si lascia più piegare come un giovane arbusto di nocciolo!  Noi non vogliamo dubitare minimamente che a te sia stata affidata da Dio un'alta missione, ma non per questo devi calpestare le antiche istituzioni derivanti da Mosè, se anche forse posteriormente completate da qualche aggiunta richiesta dalle circostanze dei tempi, e non devi paragonare noi, che siamo preposti alle stesse, a lupi rapaci travestiti d'agnelli! Poiché noi non abbiamo ancora sbranato nessuno, e se abbiamo punito qualche bestemmiatore di Dio e del tempio, nonché gli adulteri, non abbiamo fatto altro che eseguire quello che Mosè aveva ordinato.  Puoi sostenere che noi abbiamo agito ingiustamente contro i comandamenti di Dio?  Quando parli con noi, pesa prima meglio le tue parole, poiché, se trovi qualcosa di male in noi e nel tempio, dillo a noi con buone e gentili parole e noi vedremo ciò che sarà possibile fare!  Ma con minacce tu non otterrai nulla da noi!".

Gesù:   "Con i vostri pari nessuno ha mai ancora potuto ottenere qualcosa, né con dolci né con severe parole, e perciò rimarrete anche tali quali siete, fino alla fine del mondo! Ma per tale ragione la Grazia verrà tolta a voi e data ai pagani! Guardate al di là del gran mare, verso quella parte del mondo che si chiama Europa! Essa è abitata soltanto da pagani e assai di rado vi giunge un Ebreo.  Là sarà trapiantata la Grazia dai Cieli!  Ma da qui a circa settant'anni si cercherà Gerusalemme ed il tempio e non si troverà più il luogo dove saranno esistiti e tempio e città; e poi si dirà: «Ebbene, cosa importa l'antico luogo dove si trovava il tempio?  Prendiamo qui un posto qualsiasi, edifichiamovi un tempio di Salomone e addobbiamolo come era prima!».  Sì, così essi diranno e così anche faranno!  Ma come porranno mano alla costruzione del tempio, un fuoco potente sorgerà dalla terra, che concerà assai malamente sia i costruttori che il materiale.  E dopo parecchi di tali mal riusciti tentativi, delle potenti tribù pagane penetreranno da Levante e da Mezzogiorno in questo paese e lo devasteranno, e voi Ebrei sarete dispersi su tutta la Terra e verrete perseguitati da un capo all'altro del mondo!  Così accadrà di voi, per esservi arbitrariamente allontanati dagli antichi precetti divini, per averli sostituiti con i vostri precetti umani, mondani ed egoistici e per esservi impinguiti con i lauti guadagni derivati dall'uso pratico di questi vostri umani precetti.  Leggete voi stessi la cronaca del tempio e delle sue segrete vicende e, già dai tempi dei profeti, vi troverete scritte cose, dinanzi alle quali ad ogni uomo, che pensi anche per poco umanamente e secondo giustizia, devono rizzarsi i capelli sul capo fino alla cima del Libano!  Non è stato lapidato ciascun sacerdote e profeta che si era proposto seriamente di espellere dalla casa di Jehova gli esecrabili precetti umani e di ripristinare i puri precetti divini?  E quanto tempo è trascorso dal giorno in cui il gran sacerdote Zaccaria, mentre con puri intendimenti stava sacrificando nel tempio, fu strangolato per vostra, dico, vostra mano?  Il popolo che stimava altamente ed amava Zaccaria, allorché vide installato al suo posto un nuovo gran sacerdote, pretese imperiosamente notizie da voi per sapere ciò che fosse avvenuto dell'uomo di Dio.  Voi allora ingannaste il popolo nel modo più sfacciato e, con simulata venerazione, diceste che Zaccaria stava pregando nel Santissimo per tutto il popolo, quando gli apparve di nuovo l'angelo del Signore, la cui faccia splendeva più del Sole a mezzogiorno.  E l'angelo avrebbe così parlato al meravigliato uomo di Dio: «O servitore fedele del Signore!  Il tuo compito terreno è terminato e tu fosti trovato giusto al cospetto di Dio!  Perciò tu abbandonerai ora questa Terra e mi seguirai tale quale sei, in corpo ed anima, come Enoc ed Elia, dinanzi al trono dell'onnipotente Dio del Cielo, dove un gran premio ti attende!».  Dopo di ciò Zaccaria avrebbe rivolto verso il Cielo gli occhi già celestialmente trasfigurati e tra le braccia dell'angelo sarebbe d'un tratto scomparso dal tempio e da questa Terra!   Voi avete poi posto una lapide bianca sul luogo dove fingeste fosse successo il fatto, con l'iscrizione seguente: «Trasfigurazione di Zaccaria, uomo di Dio!».  E con ciò vi siete mostrati ancora una volta puri come colombe dinanzi al popolo e veneraste poi insieme a questo, con ogni sorta di salmi, l'uomo di Dio, mentre voi, che in realtà eravate i suoi più accaniti nemici, lo avete assalito e strozzato come degli assassini, mentre egli ginocchioni stava pregando fra l'altare e il Santissimo!  Ma come questa fu la sorte di Zaccaria, non diversa fu quella di molti altri profeti e veri sommi sacerdoti nell'ordine di Aronne!  Più tardi però, per riguardo del popolo, avete eretto loro dei magnifici monumenti e tributate loro tuttora ogni onoranza!  Dite, se la cosa non è forse così!  Voi tacete e siete ora muti per la paura, dato che io vi svelo tali cose dinanzi a voi!  Certo, grazie alla vostra posizione voi vi ritenete al sicuro dal braccio della giustizia del mondo; sì, è ben vero che questa non può purtroppo colpirvi, perché all'infuori di me non c'è alcun altro testimonio contro di voi!  Però, per voi io non ho nemmeno bisogno del braccio della giustizia del mondo, né leverò io stesso la mia mano sopra di voi per punirvi, ma, se voi persistete nella vostra iniquità, allora vi succederà ciò che vi ho annunciato poco fa!  Io ho parlato, parlate voi ora!".

Il giudice:   (con un aspetto minaccioso):  "Se Tu lo vuoi, io taglio corto con queste larve di ministri di Dio!  Poiché la Tua testimonianza mi è più che sufficiente!".

Gesù:   "Lascia perdere!  Poiché, vedi, nella mia volontà io ho potere in abbondanza e potrei annientarli in un attimo, ma né tu, né il popolo e tanto meno io ne avremmo guadagnato qualcosa!  Per ora è sufficiente che noi abbiamo un po' diradato la loro fitta notte; l'improvvisa luce del giorno non potrebbe che renderli ciechi del tutto e con loro tutto il popolo ebreo.  Tale cosa succederebbe se tu, a causa dei loro innumerevoli orribili peccati, infliggessi loro un rigorosissimo castigo.  Essi si avvilupperanno nella rete da loro stessi tesa e vi sprofonderanno!  All'uomo però è stata fissata dappertutto una misura su questa Terra, tanto per il bene quanto per il male; e del pari è stata stabilita una misura ad ogni istituzione e ad ogni popolo. Quando essa è ricolma del divino e del buono, allora il popolo ed il suo paese cominciano a traboccare di benedizioni, ma, quando un popolo ed il suo paese sono colmi di malvagità, allora scende anche inesorabilmente su di essi un rigoroso giudizio; il popolo ha finito di mettere in opera tutta la sua perversità ed il paese viene tramutato in un deserto, come tra non molto sarà il caso anche di questo paese!  Chi può e vuole intendere, intenda!  Ormai si è avvicinato il tempo in cui verrà annunciato dai tetti agli uomini malvagi di quale spirito essi siano figli, ed in cui le loro opere si potranno leggere sulla loro fronte!  Poiché da quella scuola alla quale ho attinto io quello che so, da quella stessa scuola attingeranno un giorno molti discepoli del mio amore, e sapranno poi anch'essi quello che io so, e faranno tutto quello che faccio io!  Ma il tempo non è ancora del tutto giunto; quando però lo sarà, voi lo apprenderete e saprete regolarvi.  Ed ora, io ho finito!  Chi ha ancora qualcosa da dire, lo dica, poiché soltanto per brevissimo tempo ancora io mi tratterrò fra voi, poiché coloro che ritengono di avermi smarrito raggiungeranno presto Gerusalemme e mi troveranno qui!".

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Cap.27 - Gioram riconosce nel ragazzo Gesù il Messia, Gli chiede consiglio e la spiegazione di Isaia 52,14 e 53,3. La risposta particolareggiata del ragazzo Gesù.

7° anziano (Gioram):  "Mio caro Ragazzo, ci dispiace davvero molto se ti abbiamo offeso in qualche modo e ci rincresce che tu voglia abbandonarci così presto!  Ascoltami, caro e divino Ragazzo!  Poiché ora io vorrei scambiare con te ancora alcune parole con tutta franchezza e credo che tu non me ne vorrai a male; e se io ti pregassi di darmi un consiglio, la tua bocca non rimarrà chiusa dinanzi a noi ed a me?".

Gesù:   "Parla pure, anche se io so ciò che dirai e di qual consiglio tu hai bisogno; tuttavia esprimilo pure ad alta voce per via degli altri, poiché per loro c'è più necessità di sentirlo ad alta voce che non per noi due!".

7° anziano (Gioram)  (avvicindosi a Gesù):  "Che Tu sia infallibilmente Colui che ci fu promesso e la cui venuta tutti i Giudei e con loro anche gli altri popoli attendono, su ciò è oramai svanito in me ogni dubbio, e quello che più di ogni altra cosa mi ha aperto gli occhi fu la tua più che perfetta ed esatta conoscenza delle pessime condizioni interne del tempio, già da epoche remote!  Poiché le cose stanno precisamente così, già da lungo tempo anzi, ed appunto queste deplorevoli condizioni furono la sola causa per cui l'importante paese di Samaria si è separato completamente da noi, ed oggigiorno noi non ci troviamo con la Galilea in rapporti migliori di quanto sia il caso con la Samaria.  Da noi non si sa ormai più nemmeno alla lontana cosa voglia dire spirito, e soltanto per una politica di necessità riusciamo a conservare il poco prestigio che ancora gode il tempio.  Io veramente partecipai finora, perché costrettovi, alla tenebrosa disciplina delle mura di Salomone, e quantunque riconoscessi il male, non potei da solo far nulla contro di essa, poiché da noi ogni effettiva deliberazione dipende dal gran consiglio, dove la maggioranza dei voti dà sempre l'increscioso colpo decisivo.  Io, con il mio singolo voto, non fui mai favorevole, anzi sempre contrario in quelle date occasioni, come da te rivelato dinanzi a noi, ma ciò non è stato di nessun giovamento ai condannati.  Io vedo anche troppo chiaramente che il tempio non può sostenersi per più di sette decenni in queste condizioni, ma d'altro canto è proprio peccato che quest'antica e venerabile istituzione debba evidentemente crollare, ciò che succederà tanto più sicuramente, in quanto molti dei vostri vicini, tra cui gli Esseni ed i Sadducei, cominciano a superarci di molto. Quello però che ora con tutta serietà s'impone è di prendere consiglio su cosa sarebbe ancora possibile fare, per mantenere il tempio ai secoli futuri!  In te, o divino ragazzo, sembra essere rappresentata, in tutta la sua pienezza, quella sapienza che, secondo la mia opinione, potrebbe dare da sola un consiglio autorevole in questa contingenza!  Ed ora infine, dato che tu dovresti essere proprio il Promesso, - ciò di cui io, come detto, per mio conto non dubito più minimamente - avrei ancora da rilevare qualcosa di assolutamente strano nei riguardi del Messia, appunto in base alle profezie d'Isaia!  Ecco qui il Cap.53.  In esso il maestoso Messia, il Quale è perfettamente l'una e stessa Essenza con Jehova, viene raffigurato in modo particolarmente strano!  Vi è fatta menzione della Sua essenza umana, dove è detto che molti si scandalizzeranno di Lui perché il Suo aspetto sarà più brutto di quello di altra gente e la Sua reputazione peggiore di quella di altri figli umani. (Is.52,14)  Ed ecco, vedi, più avanti è detto ancora: «Era il più disprezzato e reietto, pieno di dolori e malattie.  Era disprezzato a tal punto che ci si copriva la faccia davanti a Lui, per questo non abbiamo avuto alcuna stima!» (Isaia 53,3).. In verità, se io considero la Tua persona perfettamente florida e sana, che è per di più di una grazia ammirabile, nonché la stima da cui sei circondato, non trovo proprio che ciò si accordi minimamente con quanto ha detto il profeta!  Oppure cos'altro ha voluto significare il profeta con queste parole?".

Gesù:   "Anzi, questo sarà il verissimo segno finale che sono appunto io il Promesso! Poiché su di me si compirà quasi letteralmente tutto quanto è detto lì.  Però, per quanto riguarda l'aspetto del mio corpo, le espressioni del profeta non hanno alcun rapporto con esso, bensì il profeta esprime soltanto simbolicamente lo stato d'animo interamente corrotto ed il modo di pensare perverso degli uomini di oggi, di fronte ai quali il mio animo e il mio modo di pensare appariranno come una figura ripugnante, rattrappita da ogni genere di malattie e sconvolta da grandi dolori.  Per questa ragione io sarò anche molto sprezzato dai notabili e dai ricchi di questo mondo, e si fuggirà da me come davanti ad una carogna e, se dall'Alto verrà concesso, mi si perseguiterà come il peggiore dei delinquenti, la qual cosa si è già verificata ora in modo evidente con il vostro contegno verso di me.  Poiché se io, quale un figlio d'uomini davanti a voi, non mi trovassi sotto la protezione romana, e qualora fosse già venuto il tempo in cui verrà concesso di mettere le mani sulla mia persona esteriore, non sarei mai uscito vivo dalle vostre mani.  Ma quali voi siete ora per la maggior parte, tali rimarrete anche in avvenire, finché un giorno scenderà su di voi il gran giudizio che predisse il profeta Daniele, quando si trovava nel luogo santo!  Ma tutte queste cose potrebbero anche prendere una piega diversa se voi riconosceste il vostro grave errore, se faceste penitenza e vi convertiste interamente!  Ma ciò sarà ben difficile che accada mai in voi e perciò anche il consiglio richiesto, e che oramai vi ho già dato, è infruttuoso!  Poiché voi siete troppo tenacemente attaccati alla vostra autorità mondana ed ai vostri tesori terreni, e questi vi faranno precipitare nel giudizio!  Non sarò io a giudicarvi, quantunque potrei farlo in virtù della mia potenza, bensì voi stessi ed il vostro senso mondano lo faranno!  Ma ora tu sei del parere che basterebbe che io vi dessi ora una buona direttiva, e voi vi sedereste a consiglio e decidereste sul modo più opportuno di comunicarla al popolo senza dar troppo nell'occhio?  Oh, sicuro, voi terreste bensì consiglio su questo argomento, ma il vostro denaro e la vostra autorità mondana vi si presenterebbero e direbbero: «Noi restiamo quello che siamo e vogliamo stare a vedere se quel giudizio piomberà mai su di noi, poiché non sarà mai vero che un'istituzione tanto antica e forte come la nostra si lasci intimidire da un ragazzo galileo!».  Il mio consiglio verrebbe poi rigettato a maggioranza di voti e voi sareste poi quelli che siete adesso, anzi veramente molto peggio! Separatevi dal vostro molto oro ed argento e dalle tante vostre preziosissime gemme e perle; distribuite il molto fra i poveri e il molto di più datelo all'imperatore, che solo ha il diritto di accumulare i tesori della Terra per farne uso nel tempo del bisogno.  Vivete soltanto di quello che Mosè vi ha destinato, pentitevi dei vostri molti misfatti ed espiate i vostri gravi peccati con opere di vero amore del prossimo.  Non abbiate segreti davanti al popolo, ma siate veritieri, giusti e fedeli in tutte le vostre parole e in tutte le vostre opere e perseverate in questo, e non siate mai ostinati con gli uomini illuminati dallo Spirito di Dio; in questo modo allora il giudizio si arresterà ed il tempio sussisterà fino alla fine del mondo!  Poiché Dio, il Signore, non vuol che gli uomini divengano macchine della Sua Onnipotenza, bensì Egli li vuole figli interamente liberi, indipendenti e spontaneamente operosi!  Egli non ha bisogno in eterno né dei vostri sacrifici, né delle vostre preghiere, ma invece vuole che voi Lo riconosciate nel vostro cuore, che Lo amiate sopra ogni cosa e che amiate i vostri poveri fratelli come voi stessi.  Fate loro tutto ciò che ragionevolmente potete desiderare che essi facciano a voi, allora ritroverete presso Dio ogni grazia e gli sarete graditi come sono graditi ad una madre i suoi carissimi pargoletti, ed Egli vi proteggerà come una leonessa protegge i suoi leoncini ed avrà cura di voi come ne ha una gallina dei suoi pulcini!  Potete voi far ciò?  Oh, sì, voi lo potreste, purché ne abbiate la buona volontà, ma è questa appunto che fa e che ha sempre fatto difetto in voi. E con ciò io ora ho parlato, come tutti i profeti e veggenti che furono prima di me, ad orecchi sordi ed a cuori induriti!".

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Cap.28 - La dimostrazione del ragazzo Gesù che il tempio e tutto il paese non possono più essere purificati e salvati. La nuova arca dell'alleanza e "l'acqua maledetta".

7° anziano (Gioram):  "Io non vorrei proprio considerare ancora questa cosa come definitiva! Poiché il tempo porta consiglio e se Salomone ha ragione, in quanto egli asserisce che nel mondo tutto è vano, potrebbe ben succedere che anche la profezia fatta da te potrebbe finire nel novero delle cose vane e che noi tuttavia mettessimo in opera il tuo consiglio, degno veramente della più alta considerazione!  Poiché, vedi, la maggioranza di noi è ormai molto d'accordo con te!  Certo, noi qui formiamo soltanto la minima parte del complesso dei ministri del tempio, ma d'altro lato dovremmo essere fra i più elevati di rango e quindi indubbiamente anche i più influenti!  Cosa ne dici Tu?".

Gesù:   "Tale è stata già spesso la situazione in questo tempio, anzi talvolta essa era perfino molto, ma molto migliore, e tuttavia la parte più assennata non riuscì mai a spuntarla, bensì fu sempre la gran massa che in ogni occasione ha saputo fare il maggior chiasso, quella che poté far prevalere la propria idea!  Io però dico a te e ad ognuno che la pensa come te, ma che anche nel suo intimo agisce conformemente, perché anche fra la preponderanza dei malvagi il singolo giusto non resterà certo inosservato al cospetto di Dio:  «Voi, in generale, vi siete fatti costruire una nuova arca dell'alleanza e vi siete procurati una nuova urna per conservarvi 'l'acqua maledetta', la quale nessun profeta ha mai consigliato e che è una pessima invenzione ed istituzione dei nuovi tempi!  In verità, tanto l'arca quanto l'urna erano superflue!  Perché non avete piuttosto rinnovato i vostri cuori mediante una vera penitenza in Dio e non avete trasformato il vostro antico senso mondano in quello del vero amore e della misericordia?».  In verità, Io vi dico: «L'antica arca dell'alleanza ripiena dello Spirito di Dio si trova ora in me dinanzi a voi, e vi dice francamente in faccia, che nella vostra nuova arca non si trova nemmeno un pulviscolo di sole dello Spirito di Dio, ma che invece vi si trova in abbondanza l'antico spirito di tradizione più scellerato che si è generato nei vostri cuori; l'acqua maledetta rappresenta le male lacrime sparse per più di una perdita di cose mondane, dalle quali voi speravate di trarre il più gran lucro, e coloro che svelarono ai Romani i vostri segreti, quando vi riuscì di averli tra le vostre grinfie, sono periti in gran parte miseramente per effetto dell'acqua maledetta!  Ma d'ora in poi, quell'acqua, fosse pure mille volte maledetta, non vi gioverà più a nulla!  In origine fu infatti stabilito che coloro i quali avessero tradito il tempio nelle cose divine a vantaggio di nemici di Jehova, come erano per esempio i Filistei ed altri simili pagani d'un tempo, assolutamente malvagi e tenebrosi, sarebbero stati condannati a bere l'acqua micidiale del Mar Morto, e se l'acqua non avesse nuociuto loro, essi sarebbero stati considerati innocenti; se invece il loro ventre si fosse gonfiato, allora, quali colpevoli, si sarebbero dovuti abbandonare al loro aspro destino, lasciandoli perire per gli effetti dell'acqua pestifera.  Ma quanto tempo è già trascorso da che questo decreto è stato sostituito da un altro del tutto differente!  Quante migliaia di persone non sono già perite a causa dei micidiali effetti della vostra nuova acqua venefica, senza che essi avessero minimamente svelato il puro Divino del tempio ad un qualche empio pagano!  E perché dunque non beveste voi stessi l'acqua morta, voi, che già ripetute volte avete aperto segretamente il Santissimo per permetterne l'ispezione ai pagani, naturalmente però dietro compenso di molto oro? Vedi, queste e molte altre cose ancora avvengono qui nel tempio; sì, questa che dovrebbe essere la casa di Dio sulla Terra, è divenuta un vero covo di assassini.  Non c'è misfatto che in questo tempio non sia stato ripetutamente perpetrato!  Credete voi forse che un simile luogo potrebbe essere sempre ancora abbastanza adatto a servire da dimora a Dio al Signore?  In verità, con la spada ancora lorda del sangue di tuo fratello non devi scendere in campo, poiché su di essa grava già un'antica maledizione, e con essa non riporterai mai più vittoria! Sì, voi, se lo vorreste proprio seriamente, potreste ancora purificare i vostri cuori, ma queste mura mai più!  Avete pur voi stessi una legge, in virtù della quale un intero paese, una casa, un campo, un animale domestico od un uomo possono venire contaminati per sempre da un peccato gravissimo contro lo Spirito di Dio, perché no questo tempio, nel quale pure furono commessi ripetutamente i più abominevoli misfatti che gridano vendetta al Cielo?  Io però vi dico: «Non soltanto questo tempio, ma tutto il paese è già da lungo tempo irreparabilmente macchiato e contaminato oltre ogni misura, e perciò in brevissimo volgere di tempo verrà calpestato dai pagani e servirà da dimora ai briganti ed agli animali feroci».  E con ciò, dunque, io vi ho detto con tutta schiettezza la mia opinione, e voi potete farne ora quello che volete!  Io fra breve vi lascerò, e quello che ho detto, l'ho detto soltanto davanti a voi, ed all'infuori di voi a nessun altro, anche se io sapevo da sempre quali fossero le vostre condizioni, e tantomeno ne parlerò a nessun altro in avvenire, perché ciò sarebbe infruttuoso!  Voi però, se lo vorreste, potreste ancora far cambiare la situazione, ma in ogni caso queste mura non servirebbero più a nulla!  Comprendete voi questo?".

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Cap.29 - La domanda canzonatrice del gran sacerdote. La risposta secca del ragazzo Gesù.  La richiesta  Barnaba per avere spiegazione su Isaia 54,4-9 e risposta del Signore.

Il gran sacerdote:  "Dimmi un po', mezzo Dio e mezzo uomo d'un ragazzo della Galilea, dove te ne andrai tu, che per lungo tempo non ci sarà più possibile vederti?  Io ritengo però che, essendo tu Nazareno e precisamente figlio del carpentiere Giuseppe, che io conosco benissimo e di sua moglie Maria e visto che io o qualcun altro di noi ci recheremo di certo una, due o forse anche tre volte all'anno a visitare quelle località della Galilea, non dovrà poi esserci tanto difficile incontrarti là, dato che tu sei sicuramente una personalità molto conosciuta, e di continuare a parlare con te su una riorganizzazione del tempio?  Cosa ne pensi, o giovane profeta della Galilea, a questo proposito?".

Gesù:   "Se il tuo cuore si fosse associato al tuo linguaggio tendente soltanto a canzonarmi, tu avresti certamente ricevuto da me una risposta, ma, poiché le cose stanno così, non ne meriti altra all'infuori di quella che ti ho dato or ora!  Tu puoi venire una o anche mille volte a Nazaret, ma non ti sarà mai dato di rivedermi, né meno ancora di parlarmi.  Poiché quando tu verrai, Io lo saprò già lungo tempo prima, ed il luogo dove io frattanto me ne andrò non sarà noto né a te né a nessun altro dei tuoi colleghi del tempio!  Io ti dico che è molto difficile cercare e trovare Colui che è onnisciente!  Quando però sarà giunto il tempo in cui lo Spirito che in me risiede lo acconsentirà, allora certo mi ritroverete!  Oppure voi tutti seguite il mio consiglio ed io non Mi farò attendere a lungo, anzi verrò io stesso da voi; altrimenti mi vedrete soltanto allora, come vi ho già detto prima!".

Il gran sacerdote non replica più nulla, ma rimane molto irritato dal fatto che Gesù non gli tributa rispetto nella sua qualità di sostituto del sommo sacerdote. 

Barnaba: "Dimmi, o sapientissimo ragazzo!  Come interpreti i seguenti versetti del capitolo 54 del profeta Isaia?  Essi annunciano la consolazione a Sion e suonano così:  «Non temere, perché non sarai più disonorata; non essere confusa, perché non sarai più oggetto di scherno, bensì dimenticherai la vergogna della tua verginità e non ti ricorderai più il disonore della tua vedovanza! Poiché colui che ti ha creato è il tuo sposo; Signore degli eserciti, Zebaoth è il Suo Nome, e il tuo Redentore, il Santo in Israele, che è chiamato Dio di tutto il mondo! Perché il Signore ti ha lasciata nelle doglie, come una donna abbandonata e con l'animo afflitto e come una giovane donna che viene ripudiata, dice il tuo Dio. Io ti ho abbandonata per un breve istante, ma ti raccoglierò con grande misericordia. Nell'impeto della collera ti ho nascosto per un poco il Mio volto, ma con eterna grazia voglio aver pietà di te, dice il Signore tuo Redentore. Poiché questo Mi sarà come le acque di Noè, poiché giurai che le acque di Noè non si sarebbero più riversate sulla Terra.  Così ho giurato che non Mi sarei più adirato con te e di non rimproverarti più». (Isaia 54, 4-9) -  Vedi, questi importantissimi versetti d'Isaia mi sembrano suonare a loro volta molto favorevoli e confortanti per Gerusalemme e per il tempio, nonostante le tue minacce!  Se tu puoi provare che anche questi versetti si riferiscono a te, allora noi crederemo pienamente che sei davvero il promesso Messia, e il tempio intero verrà abbattuto e sul Libano incontaminato ne sorgerà uno nuovo per tutti i tempi dei tempi!".

Gesù:  "Era possibile farvi comprendere quello che finora stava scritto di me, ma quello che riguarda me e le opere mie d'ora in poi sarà assai difficile o piuttosto addirittura del tutto impossibile farvelo comprendere!  Poiché quella «vergine» che non deve temere di venire disonorata, di non venire confusa per non diventare oggetto di scherno, bensì di non pensare più alla vergogna della verginità e di dimenticare il disonore della vedovanza, non è certo Gerusalemme ed il suo tempio, perché davvero in questo caso le corrispondenti definizioni simboliche di «vergine» e tanto meno di «vedova», non sarebbero mai più in eterno appropriate! Invece la «vergine» di cui si parla, dovrà prima venir fatta da me; questa sarà la mia nuova Dottrina dai Cieli per gli uomini, e verrà chiamata una «vergine» per il motivo che prima di allora nessuna egoista e lussuriosa casta sacerdotale avrà mai abusato di lei per i propri infami scopi mondani! Questa mia futura Dottrina sarà però chiamata anche per breve tempo «vedova», perché io le verrò tolto a causa della vostra ira e della vostra vendetta, ma ciò soltanto per concessione di Colui che è in me, ed in nessun altro luogo fuori di me.  Ed il marito di questa vergine e vedova sarò anche appunto io stesso, poiché essa viene fatta da me!  Ma chi sia il marito che crea la vergine e la vedova, potete leggerlo nel profeta, come pure le promesse ad essa fatte, poiché io sono il marito e le promesse riguardano soltanto la misteriosa vergine. Molto più tardi verranno anche dei tempi, come li ha descritti Daniele, in cui saranno commessi gravi abusi anche con questa purissima Dottrina, mai però con la vergine stessa, bensì con le figlie e le nipoti della vergine pura e della vedova di corte vedute.  Ed è naturale che costoro non saranno compartecipi delle mie promesse, bensì soltanto quella certa «vergine» scaturita dalla mia bocca, ed i suoi molti puri figli!  Vedi, così sarà e così si svolgerà la questione e non altrimenti, in eterno!  Poiché con voi e con il vostro tempio io non avrò d'ora in poi più nulla in comune per l'eternità.  Io sì sono venuto a voi per salvarvi; voi però non mi avete né riconosciuto né accolto.  In avvenire sarete voi che verrete a me, quando la vostra perversa coscienza comincerà ad opprimervi, ma allora io non vi riconoscerò e non vi accoglierò più!  Mi avete ben compreso?".

Barnaba: "In verità, per sopportarti con animo tranquillo, si richiede ben molta pazienza, poiché tu diventi sempre più calzante e anzi sempre più rozzo!  Però, comunque sia, noi staremo a vedere ancora un poco a questo riguardo!  In questa faccenda tu mi fai sempre l'effetto di una folgore, che al suo improvviso apparire produce un bagliore micidiale e fa perfino tremare la Terra con il tuono che sempre l'accompagna; ma svanisce poi subito, dopo di che le tenebre si fanno ancor più fitte di prima!  Sai tu cosa: nella tua specie tu sei evidentemente un fenomeno di cui non esiste l'uguale e, nonostante la tua grande baldanza, ci hai procurato tuttavia molto divertimento!  I tuoi talenti, o giovinetto, potrebbero venire impiegati con vantaggio, ma tu dovresti ricevere un'educazione del tutto differente e più libera, e dovresti accoppiare alle tue doti veramente grandiose ed inaudite un po' più d'umanità; così potresti diventare più tardi un uomo nel mondo, come non ce n'è mai stato un secondo!  Ma con questa tua costante ruvidezza ti acquisterai fra gli uomini del mondo assai pochi amici!  Se in te dovesse ancora aumentare la tua straordinaria potenza naturale, ed ammesso che tu non abbia nemici da temere, sarai sì temuto da ognuno, mai però amato né stimato.  Io, invece, per conto mio, preferisco essere piuttosto amato che non temuto da tutti gli uomini!  Di quale opinione sei tu stesso, o cosa ne pensa qualcun altro dei presenti?".

Gesù:  "Oh, sì, tu avresti perfettamente ragione se tutti gli uomini fossero puri e buoni!  Ma siccome sulla Terra esistono uomini di specie molto diversa, dei quali alcuni sono buoni e molti altri cattivi, spergiuri e malvagi, sarebbe davvero compito quanto mai difficile per una persona giusta e vera comportarsi in modo tale da venire amata da tutti in modo uguale!  Si dovrebbe essere cattivi per essere ben voluti dai cattivi e, d'altro canto, buoni per essere amati dai buoni; ma, vedi, ciò è tanto poco possibile, come non è possibile essere una specie di luce che espanda nello stesso punto il maggior chiarore e, contemporaneamente, anche le tenebre più fitte! Io ti dico: «I veri amici della verità eternamente immutabile di Dio mi ameranno, anzi oltre ogni misura, ma gli uomini che calpestano le leggi e le verità divine e che vivono come se Dio non esistesse del tutto, quelli mi temano pure!».  Infatti, tale specie di uomini e negatori di Dio, attaccati alle cose del mondo, impareranno a conoscerMi più tardi, e si convinceranno che io non tollero assolutamente scherzi di qualsiasi genere e che compenso ciascuno secondo le proprie opere, poiché io soltanto detengo il più perfetto eterno potere per questo scopo".

Barnaba (sorridendo):  "Ma, ragazzo, cosa parli di eternità tu che hai appena dodici anni?  A che punto ti spinge il tuo zelo di Messia?  Resta piuttosto nei limiti del naturale e noi ti presteremo ascolto ben volentieri!".

Gesù:  "Andiamo, via, tu cominci a diventarmi proprio ripugnante!  Intendo forse parlare di questo corpo, il quale certamente esiste appena da dodici anni su questa Terra? Non ho dato già ieri a voi tutti un'esauriente spiegazione dell'eternità di quello Spirito che è in me e che opera in me?  Come puoi rinfacciarmi di eccedere nel mio zelo di Messia?  Procura prima di comprendere qualcosa e poi vedi se puoi discutere con me, specialmente quando si tratta, com'è ora evidente il caso, di argomenti che ti sono ancor più lontani ed ignoti del più remoto polo della Terra!".

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Cap.30 - La domanda di Nicodemo sui poli della terra. La risposta del ragazzo Gesù. Il patto di amicizia tra Nicodemo e il ragazzo Gesù.

9° anziano (però giovane di età):  "Ebbene, che ne sai tu di un remotissimo polo della Terra?  Suvvia, raccontamene qualcosa, poiché già una volta ne udii dire qualcosa da un greco che aveva viaggiato molto".

Gesù:  "Non soltanto i poli di questa Terra, bensì conosco anche in modo molto preciso tutti gli eterni e vasti poli dei Cieli di Dio!  Ma per dartene un'idea, dovrei farti da maestro almeno per la durata di mille anni!  Ciò dunque non è possibile; invece ti dirò tutt'altra cosa: «A coloro che un giorno vivranno nella Mia Dottrina, io donerò il mio Spirito, che farà di loro dei verissimi figli di Dio e li guiderà in ogni verità e sapienza, e l'Infinito non avrà in sé nulla di naturale e spirituale che sia loro celato!».  Se tu volessi diventare un discepolo della mia Dottrina, verresti tu pure reso compartecipe dei doni dello Spirito di Dio, ed impareresti a conoscere i poli della Terra meglio di quanto tu abbia potuto impararlo finora!".

9° anziano (si alza dal suo seggio, va vicino a Gesù e gli stringe le mani nel modo più amichevole, dicendogli di nascosto): "Mio carissimo e prodigioso Ragazzo!  Se Tu un giorno dovessi ritornare a Gerusalemme, vieni pure qui in visita, però da me solo, noi ce la intenderemo molto facilmente!  E se i tuoi genitori avessero bisogno di qualcosa, si rivolgano liberamente a me soltanto!  Io mi chiamo Nicodemo".

Gesù (stringendogli con altrettanta affabilità la mano): "Se tu verrai una volta a Nazaret, sarai anche l'unico dell'intero vostro collegio che mi troverà.  E se ti occorresse qualche cosa, vieni tu da me, ed io ti aiuterò in tutto ciò di cui potrai aver bisogno!  Del resto io accetto la tua buona volontà già come cosa compiuta. Ora, poiché tu sei contemporaneamente un preposto stabile di tutti i cittadini di Gerusalemme, vedi di fare anche attenzione affinché da parte del gran sacerdote, oltremodo ambizioso e che non ha voluto rendermi onore, non vengano fatti  eccessivi soprusi, tanto nel tempio quanto fuori di esso e che io non mi trovi nella necessità di far precipitare su questa città il giudizio anzitempo. Ricordati di me!  Il mio nome è «Gesù Emmanuele», e il mio Spirito si chiama «Jehova Zebaoth»!  Ed ora sai a cosa attenerti!  Confida e fa capitale su di me, e tu non vedrai la morte!".

Nicodemo ritorna al suo posto senza lasciare trapelare nulla ai suoi colleghi.

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Cap.31 - Il discorso conclusivo del giudice romano. La domanda del Romano riguardo alla permanenza dei genitori di Gesù e la spiegazione del ragazzo Gesù.

Il giudice (si passa una mano sulla fronte, ed esclama a voce molto alta): "Udite infine anche me ancora una volta!  Dopo tutto quello che io, da tre giorni ormai, ho potuto attentamente osservare in questo Ragazzo, e dopo quanto ho udito da Lui e visto, risulta con la massima evidenza e chiarezza che Egli è un Essere del tutto diverso da noi meschini, debolissimi e mortali uomini di questa Terra!  Egli, per quanto concerne la Sua nascita terrena, appartiene certamente alla stirpe giudaica ed è quindi soggetto in parte alle leggi del tempio, ma in parte anche, come ogni altro Ebreo, alle nostre.  Io però ho ben inteso che lo Spirito di questo Ragazzo è effettivamente il fondamento di tutte le Leggi, tanto di quelle di ogni Stato, come di quelle di ogni ordinamento sociale, ed inoltre anche di tutte le Leggi vigenti nella grande natura materiale e spirituale che non potranno venirci mai rivelate!  Egli è in pari tempo un giudice profondamente saggio e giusto, e nel Suo Essere non c'è nemmeno all'apparenza il benché minimo atomo di male!  Cosa dunque hanno più da fare con Lui le nostre leggi, dato che Egli è in modo evidentissimo un Signore di tutte le leggi?  Io lo dichiaro quindi libero ed infinitamente superiore a tutte le nostre leggi romane, e del pari anche altrettanto libero e superiore a tutte le vostre leggi del tempio, che, a dire il vero, non dicono gran cosa, e dichiaro ancora nel modo più solenne che questo tempio è troppo indegno di accogliere la Sua santa Persona e che ogni qualvolta Gli piacesse di visitare la perversa Gerusalemme, Egli troverà nel mio palazzo, indubbiamente più puro di questo tempio, la più cordiale accoglienza, con i massimi onori che mortali possano tributare ad un Dio immortale ed onnipotente.  E quando Ti piacerà di venire da me, io proclamerò ad alta voce: «Udite o popoli!  Alla mia casa ed al sovrano di Roma è venuta la massima e suprema salvezza!». Egli toglierà la salvezza a voi Ebrei e la darà a noi Pagani, ed a suo tempo voi verrete ancora calpestati dai nostri pesanti talloni, e sopra questi luoghi dove voi ora vi fate glorificare e formalmente adorare quali déi dal popolo illuso, noi spargeremo polvere e cenere!  Io adesso ho parlato con il più intimo convincimento e sono perfino del parere determinante che questa seduta venga ormai levata, vista l'impossibilità di indurre voi, ministri veramente tenebrosi del tempio, a migliori intendimenti!  Perché, a quale scopo sprecare parole così sante dinanzi ad orecchi totalmente sordi ed a cuori induriti?".

Gesù:   "Alcuni istanti ancora, finché giungano qui coloro che mi vanno cercando da tre giorni!  Nell'albergo ‘Nazaret’, che comunque appartiene al tempio, essi apprenderanno dove io mi trovo, e verranno anche a cercarmi qui.  Con loro io farò poi ritorno a Nazaret, poiché, per quanto concerne il corpo, devo rimanere presso coloro i quali io stesso in fede e verità ho eletti a tale scopo!".

Il giudice:   "Ma come è dunque avvenuto che i Tuoi genitori corporali abbiano potuto smarrirTi?  Perché secondo il mio parere essi devono pur averTi accompagnato qui, e adesso mi rammento perfino di aver osservato al Tuo fianco, all'ingresso della grande aula pubblica per gli esami del tempio, un vecchio venerabile ed una donna giovanissima, ma dall'aspetto molto modesto e pio!  Sborsata la piccola tassa, uscirono naturalmente poi dal tempio assieme a molte altre persone e d'allora non li rividi più, ma essi avrebbero dovuto pur sapere che non potevi trovarTi in nessun altro luogo che qui?".

Gesù:   "Mio carissimo amico!  Vedi, la cosa è molto semplice: così ho voluto io, perché ciò era fondato nella mia volontà e nel mio eterno ordine!  Ed io ti dico che questa scena era già prevista in me fin dall'Eternità.  Perciò questo è avvenuto naturalmente così!  I Miei genitori corporali mi attendevano come gli altri nella nota locanda, ben sapendo che io non avrei potuto smarrirli, ma siccome il mio padre putativo Giuseppe si era fatto fare da un fabbroferraio di Damasco alcuni nuovi utensili e, prevedendo che non si sarebbe sbrigato così presto e visto che per aiutarlo a portarli, anche mia madre, che è robusta, lo avrebbe dovuto accompagnare, egli diede l'incarico ad alcuni parenti, e a qualche conoscente di Nazaret di prendermi con loro fino alla prossima tappa, qualora egli fosse arrivato con Maria troppo tardi, poiché se essi avessero dovuto intrattenersi più a lungo presso il fabbro in questione, non avrebbero in questo modo avuto più la necessità di far ritorno a Gerusalemme, che era fuori mano per loro. Così fu convenuto, e così anche fu fatto. Entrambi dovettero fermarsi abbastanza a lungo a Damasco e, giunti alla summenzionata tappa, vi trovarono sì una moltitudine di parenti e di conoscenti nazareni, ma io non ero fra loro.  E questi ritennero che io forse me ne fossi andato con qualche comitiva partita prima di loro fino alla prossima locanda, ciò che i miei genitori non ebbero anche alcuna difficoltà a credere, e così s'incamminarono assieme agli altri tranquillamente verso quella seconda locanda, dove giunsero però solo dopo la mezzanotte.  Ebbene, neanche là mi trovarono!  Di buon mattino si rimisero in cammino per portarsi ad una terza locanda, situata ancora molto più lontano, ma anche lì non poterono apprendere nulla sul mio conto.  Allora essi rifecero la strada e ritornarono qui nuovamente, e sono ormai già arrivati alla nostra locanda, dove, con loro grande consolazione, hanno chiesto ed ottenuto notizie di me, e ben presto mi ritroveranno qui, nella qual occasione non mi mancherà qualche piccolo rimprovero!".

Il giudice:   "Ah, questo poi no, rimproveri non dovranno fartene, ci sarò ben io a protestare!".

Gesù:   "Ah, lascia pure che tutto avvenga come i profeti hanno predetto; Io già farò poi loro anche da parte mia qualche osservazione che riuscirà loro, quali uomini, molto salutare!".

Il gran sacerdote vorrebbe dire ancora qualcosa, ma tanto il Giudice quanto il nostro Simone non lo permisero più, e dichiararono di nuovo levata la seduta.

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Cap.32 - L'arrivo nel tempio di Giuseppe e Maria. La domanda dei genitori e la risposta del figlio. Il colloquio amichevole del Romano e di Simone con i genitori di Gesù. Nel palazzo del Romano. Il ritorno a Nazaret.

In quello stesso istante, condotti da un servo del tempio, entrano i genitori di Gesù in questa sala riservata, e in segreto si meravigliano non poco d'incontrarlo in una società tanto dotta e grandiosa.

Il giudice:   “E’ vostro figlio questo ragazzo?”

I genitori lo affermano con visibile grande gioia.

 Maria (nel tono più dolce possibile): "Ma, carissimo Figlio, perché ci hai fatto questo?  Non sai che da quasi tre giorni ti andiamo cercando fra grandi angosce!".

Gesù:   "E come potevate far ciò?  Vi ho pur già detto in precedenza, quando eravamo ancora a casa, che qui avrei dovuto fare la Volontà del Padre Mio, che è nel Cielo!".

 “Il Romano spiegò loro in modo molto esauriente la natura dell'essere del loro figlio Gesù, e narrò quello che Egli avevo detto e fatto nel tempio, accentuando inoltre come tutti si fossero meravigliati dell'alta sapienza e potenza delle Sue parole, nonché dell'inconcepibile forza della Sua volontà, e perciò come egli, quale una delle prime autorità di Roma in Gerusalemme, avesse per queste ragioni preso ad amarLo molto, e perciò si dichiarava pronto ad usare loro, che erano i Suoi genitori, ogni immaginabile favore. Di ciò gli fu riconoscentissimo particolarmente Giuseppe, il quale lo ringraziò in modo molto cordiale e gli si raccomandò come carpentiere ed architetto per quanto potesse occorrergli, e difatti non tardò molto che dal Romano gli furono affidate importanti costruzioni a Gerusalemme come pure nei dintorni.  Giuseppe fu perfino incaricato di fabbricare un nuovo seggio giudiziario in stile romano, lavoro questo che gli fruttò molto denaro. Nello stesso modo anche il ricchissimo Simone da Betania assicurò a Giuseppe, ancora prima di abbandonare il tempio, la sua piena amicizia”.

I ministri del tempio si alzano, fanno al Giudice un profondo inchino e si ritirano tutti, ad eccezione di Nicodemo, il quale invece accompagna Gesù, i suoi genitori e il Giudice con la massima cortesia fino al grande palazzo del Giudice, il quale volle ad ogni costo ospitarci per quella notte in casa sua, e riservarci il più squisito trattamento.  Se possibile si potrebbe far vedere qualche scena in tale suo castello/casa nel quale si nota il discorrere del Giudice con i Genitori di Gesù che gli raccontano qualcosa della sua fanciullezza.

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(Parole di chiusura di Jakob Lorber)

 

Mio ringraziamento di servitore

O Signore, io, misero peccatore, Ti porgo anzitutto grazie per questa splendida ed eccelsa rivelazione di grazia, quale finora mai si ebbe l'uguale, della quale io soprattutto e tanto meno il mondo intero ne siamo degni!  Ma giacché Tu, o Signore, con ciò ci hai già elargito una Grazia tanto grande ed immeritata, benedicici anche con essa, affinché noi, ricolmi di vera fede, possiamo amarTi di tutto cuore!  Perdonaci con ciò le nostre molteplici debolezze, rendici forti nel pieno amore per Te e per i nostri poveri fratelli, e fa che nel Tuo Nome Santissimo possiamo sempre ristorare i cuori dei fratelli oppressi e sofferenti!  Ed inoltre, o Signore, nel Tuo grande Amore ricordaTi anche in avvenire del Tuo povero servitore sulla Terra, ed accogli i miei più sentiti ringraziamenti per tutti i benefici da Te sempre benignamente elargitimi e che io non ho mai meritati!  Oh, e fa pure che la mia benedizione nel santissimo Tuo Nome, congiunta alla Tua, riesca efficace ai molti poveri e bisognosi ed oppressi e a tutti i Tuoi veri amici e miei benefattori!

A Te soltanto spetta ogni onore e tutto il nostro amore in eterno, e sia fatta soltanto la Tua santa Volontà!

Così t'invoca, profondamente contrito il Tuo più indegno servitore della Tua Grazia.

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Osservazione. Per quanto concerne Cornelio, che in quei tempi era governatore del paese, egli si trovava di fatto segretamente a Gerusalemme, quantunque sembrava trovarsi per affari a Tiro.  E ciò per la ragione che i dignitari romani erano persone furbe e mettevano spesso alla prova i funzionari subalterni, facendo credere loro di doversi mettere in viaggio ed affidando il loro ufficio, per il tempo della loro supposta assenza, ad un altro.  E questo fu anche il caso in occasione dell'esame dei fanciulli a Gerusalemme.  Il commissario romano, che presenziava agli esami, non sapeva nulla della segreta presenza di Cornelio, ma Giuseppe, per ispirazione interiore, lo sapeva benissimo e perciò si era silenziosamente avvicinato a lui ed aveva anche ottenuto da lui ciò che aveva chiesto.  E così avvenne che Cornelio ben travestito assistesse di persona alle discussioni nel tempio, mentre il commissario lo supponeva a Tiro, e per conseguenza non poteva parlare di lui in pubblico altro che come di persona assente.

Jakob Lorber.

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[inizio]

 

ELENCO  DELLE  LOCALITA'

(I numeri indicano i capitoli)


Atene: 3.

Betania: 2, 3.

Betlemme: 2, 3, 4, 5, 15, 23.

Cafarnao: 7.

Carmelo: 3.

Cesarea Filippi: 15.

Damasco: 17, 31.

Dodona: 16.

Galilea: 2, 3, 5, 6, 7, 9, 11, 12, 15, 16, 21, 24, 27, 29, 32.

Horeb: 3, 11.

Gerusalemme: 1-4, 14, 16, 20, 24, 26, 29, 30, 31, 32.

Giordano: 16.

Giudea: 2, 5.

Libano: 29.

Mar Morto: 28.

Nazaret: 3, 5-7, 11, 12, 14-16, 24, 29, 30-32.

Ostracina: 3.

Roma: 3, 5, 32.

Salem: 16.

Samaria: 27.

Sinai: 2, 24.

Sion: 3, 29.

Tiro: 23.

Zion: 29.


[indice]

ELENCO  DEI  PERSONAGGI

(I numeri indicano i capitoli)

Persone attive:

Il ragazzo Gesù: 1-32

Barnaba (il levita): 6, 11, 12, 13, 16, 17, 18, 19, 20, 29

Giuseppe, padre nutrizio di Gesù: 32

Maria, madre del Signore: 32

Simone da Betania: 2, 3, 10, 11, 12, 16, 20, 31, 32

Un anziano: 2

2° anziano: 3, 10

3° anziano: 3

4° anziano: 3

5° anziano: 4

6° anziano: 10

7° anziano (Gioram): 11, 13, 14, 16, 19, 20, 21, 24, 27, 28

8° anziano: 12

9° anziano (Nicodemo da giovane): 30

Un vecchio orgoglioso fariseo: 5

Un giovane scriba: 2

Un altro scriba: 10

I° dottore della Legge: 2

II° dottore della Legge: 10

Un giudice romano: 3, 5, 7-11, 16, 17, 20, 21, 31, 32

Un capo di Betlemme: 4, 5

Un alto sacerdote: 6-11, 16, 21, 22, 29

                                                                                                        [indice]

PERSONE  CITATE

(I numeri indicano i capitoli)

Abramo: 2, 6, 11, 24.

Adamo: 21.

Anna: 2, 3.

Aronne: 10, 22, 25, 26.

Belzebù: 8, 11, 18.

Bileam: 16.

Cornelio: 3, 23, 33.

Daniele: 5, 11, 27, 29.

Davide: 2, 4, 5, 6, 9, 11, 13, 14, 23.

Elia: 2, 3, 15, 26.

Elisabetta, moglie di Zaccaria: 6.

Emmanuele: 2, 3, 5, 7, 23.

Enoc: 14, 16, 26.

Erode: 3, 5, 8.

Eva: 11.

Jehova: 2, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 19, 22, 24, 26, 27, 28.

Jehova Zebaot: 2, 9, 30.

Gesù Emmanuele: 30.

Giacobbe: 2, 9, 11, 24.

Gioacchino: 3, 6.

Giobbe: 11.

Giovanni il Battista: 7.

Giove: 17, 24.

Giuseppe, padre nutrizio di Gesù: 2, 3, 6, 13, 15, 29, 31.

Isacco: 2, 9, 11, 24.

Isaia: 2, 3, 5, 6, 7, 13, 14, 15, 19, 20, 21, 27.

Lazzaro: 2.

Maria, madre del Signore: 2, 3, 4, 6, 13, 15, 23, 29, 31.

Maria e Marta - sorelle di Lazzaro: 2.

Melchisedec: 16.

Messia: 2, 5, 6, 7, 10-19, 21, 22, 27, 29.

Michele (arcangelo): 11.

Mida: 16.

Mosè: 2, 3, 8, 10, 11, 21, 22, 24, 25, 26.

Nimrod: 3.

Noè: 9, 16, 29.

Salomone: 16, 26, 28.

Samuele: 3.

Saulo: 11.

Simeone: 2.

Zaccaria: 6, 7, 11, 12, 15, 26.

Zebaot (Signore degli eserciti): 2, 4, 23, 29.

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