Commento
al libro
“Il
vescovo Martino”
Può un’opera umana, un prodotto
della mente umana, arrivare ad immaginare un viaggio
nell’aldilà, a contatto con la Divinità, e quindi supporre colloqui,
scenografie, personaggi e moniti che non sono mai stati espressi da alcuno?
Nella fantascienza
diversi autori arrivano ad ipotizzare a volte scenografie oltre ogni
immaginazione, ma legare ogni singola parola dei personaggi con una profondità
di senso attraverso cui ogni singola frase, o scena è sempre tendente a spiegare
e rappresentare un mondo sconosciuto, con insegnanti spirituali religiosi che
affrontano in così tali profondità, temi dei più scottanti, relativi alle
maggiori domande sull’essenza della vita e della caduta del mondo spirituale
originario, così come per anni l’abbiamo solo potuto
ipotizzare dalle Sacre Scritture, no! Ciò ancora non era mai accaduto!
Se con Emmanuel Swedenborg nel 1700 era stato possibile avere spiegazioni
da parte di esseri del mondo dell’aldilà, si è
trattato delle visioni di un uomo con il mondo trascendentale, in cui i veri
personaggi chiamati in causa da Swedenborg, esprimono
il loro punto di vista come risposte a domande poste loro da questo grande
mistico. Con J. Lorber, invece, ciò che non viene rivelato, e sempre nella Volontà della Divinità, che gli
si manifesta per concedere a lui – quale primo vero intermediario all’inizio
degli ultimi tempi – di conoscere la
volontà del Padre attraverso i Suoi diretti insegnamenti. Quindi,
non una volontà dell’uomo (Swedenborg) che pretende
risposte da figli-intermediari, ma è una volontà dall’Alto che dona ciò che è
necessario far conoscere a quanti desiderano imparare direttamente la sapienza
dai Cieli, così come aggrada alla stessa Divinità.
In quest’Opera viene presentato il
cammino spirituale iniziale dell’anima di un prelato, dal momento in cui varca
la soglia dell’aldilà. Quindi, non un semplice uomo della Terra, ma un vero
rappresentante della comunità religiosa cattolica più rappresentativa tra le quelle che professano una fede in Dio e nel Suo Figlio-Gesù. Già questo solo elemento deve fare riflettere
quanti di noi, ferrati nella propria fede, possono così mettere a confronto tutte le proprie opinioni, riflessioni, credenze,
approfondimenti biblici o studi tematici sulla nuova Parola, con ciò che man
mano il Signore Gesù porrà davanti al vescovo Martino, al fine di chiarificare
quanto più possibile le verità di fede che nel tempo sono state completamente
disattese e modificate dagli uomini di fede che avrebbero dovuto cercare quanto
più possibile di mantenerle pure, al fine di non coercizzare
troppo presto la volontà dei credenti e relegarli in pratiche religiose che
nulla hanno invece a che fare con l’essenza della fede.
Subito dopo il
passaggio, Martino si ritrova nel suo aldilà, un mondo che rappresenta il suo
interiore, derivato dalle sue opere d’amore che non hanno niente a che fare
vedere con le sue pratiche religiose svolte sulla Terra, e di cui egli stesso ne aveva nausea. Dalla Terra egli porta solo la tonaca da
prelato, che però egli, facilmente, rinnegando la sua
posizione di vescovo, scambierà con una casacca da contadino.
Seguire le
vicissitudini e capire il perché quest’anima verrà messa in contatto con i vari personaggi, è un continuo
crescendo, un lasciare senza fiato nel seguire i suoi continui ragionamenti e
aiuti, continue cadute e attività d’amore, personaggi che devono mettere a
confronto la sua fede cattolica e le sue tendenze umane tendenti al desiderio
carnale sensuale. Tra tutti i personaggi la figura del
Signore Gesù che lo accompagna in ogni sua crescita, sia sotto mentite spoglie,
sia dopo, quale Essenza rivelata della Divinità invisibile, ma anche le figure
di Pietro e Giovanni, rappresentano elementi attraverso cui la comprensione
della vera fede viene presentata al credente sotto tutte le possibili domande
che da sempre attanagliano gli uomini di fede.
Infatti, il
cattolicesimo viene messo di per sé a confronto con il
protestantesimo, e quest’ultimo con lo stesso
cattolicesimo, affinché nessuno possa gloriarsi di aver adempiuto bene i
comandamenti dell’amore, poiché è sempre e solo l’Amore, l’elemento originario
della Divinità che deve essere donato al prossimo in tutti i possibili modi. È
solo così che sarà possibile affrontare persino il peggior nemico – Satana –
per esortarlo più di una volta a rinunciare alla sua imperterrita opposizione a
Dio. Così, è proprio la personalità di Martino, l’elemento di coesione utile
per queste continue possibilità offerte all’oppositore. Perciò, tutto il suo
iniziale cammino nell’aldilà ci viene presentato
proprio per questa scena finale, in cui Satana, ancora una volta a colloquio
con Giovanni, grazie a Martino, verrà allontanato dal Sole e relegato sulla Terra,
per un ultimo suo tempo di prova, prima del suo ultimo giudizio.
La storia di Martino, oltre a farci dare un ampio sguardo nell’aldilà,
non è quindi solo la storia di un’anima, ma attraverso gli insegnamenti
a lui dati, tutti noi che apparteniamo alla fede in Cristo, siamo invitati a
comprendere errori e dogmi, comportamenti e vizi, e si possa tendere nel più
breve tempo possibile a cambiare, per diventare veri figli di un Padre che vuol
essere innanzitutto – sebbene spiritualmente – Padre, e inoltre, conoscendoLo, Lo si possa poi amare sopra ogni cosa.
Così anche la
Chiesa terrena tutta, nelle sue espressività esteriori-religiose,
viene invitata a riflettere sugli errori e conduzioni dei popoli, altrimenti, essa, nel giorno del Giudizio,
sarà costretta suo malgrado ad un giudizio immediato, così come ciascuno di noi
lo vivrà dopo il passaggio nell’aldilà.