Rivelazioni

nel 1848 - 1851 al mistico e profeta

Jakob Lorber

Dall’Inferno  al  Cielo

 

 [ Parte III ]

[Capitoli 151 - 225]

 

 

La guida nell’aldilà di

ROBERT  BLUM

[indice cap. 151 - 225]

 

Cap. 1-80:          [Blum - parte I]

Cap. 81-150:     [Blum - parte II]

Cap. 226-303: [Blum - parte IV]

 

 

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Cap. 151

Ingresso nel museo in casa di Robert

Una specie di cimitero di anime

                    1.             Dico Io: “Sì, amico Mio carissimo, se già consideri questo per un perfetto Cielo – cosa che in fondo è soltanto un mondo dello spirito un po’ migliore, nel quale il vero e proprio Cielo comincia a confluire nello spirito dell’uomo affinché egli da questo venga solo trasformato – cosa dirai quando farai da te stesso l’ingresso in quello vero?

                    2.             Io ti assicuro che tutto questo è solo una preparazione per l’ingresso nel vero Regno dei Cieli. Guarda, questi patriarchi, profeti, apostoli e la Madre Maria con Giuseppe, non potresti guardarli e conservare la vita se si mostrassero a te nella loro vera forma celeste. Ma non ti preoccupare, poiché per questo sono qua Io stesso per guidarvi tutti a poco a poco nel vero Cielo. E Io penso di conoscere la giusta via meglio di tutti!”.

                    3.             Risponde il francescano “Sì, Signore, allora anche Robert Blum non è nel vero e proprio Cielo!”. – Rispondo Io: “Naturalmente non ancora! Questa casa è certamente già germogliata dal suo cuore ed é, per quanto adesso possiamo vedere e conoscere, già abbastanza perfetta. Ci sono però ancora innumerevoli scomparti e camere che sono ancora sconosciuti tanto a Robert quanto a te. Ma con la giusta pazienza verrete a conoscenza di tutto.

                    4.             Ora però rechiamoci nel museo attraverso la grande porta, là verranno aperti un po’ di più gli occhi a tutti”.

                    5.             Dice il francescano: “Signore, che cosa avremo da vedere là?”. Rispondo Io: “Presto lo vedrai! Guarda, alcuni dei nostri ospiti sono già là dentro, senti il loro stupore senza fine? Anche noi ci troveremo subito là. Guarda precisamente solo attraverso la porta, la quale è abbastanza alta e larga e potrai vedere parecchie cose. Ma dimMi, che cosa eventualmente intravedi già?”.

                    6.             Il francescano guarda solerte ancor da lontano attraverso la grande porta e dice dopo un po’: “Signore, questo è molto strano! Non vedo altro che un cimitero quasi infinito con innumerevoli tombe. In verità è un insolito museo! Quanto più ci avviciniamo alla porta, tanto più chiaramente si presenta ai miei occhi un cimitero senza fine. – Ora vedo già anche tanti componenti della nostra compagnia che ci ha preceduto aggirarsi intorno ai monumenti sepolcrali. I miei orecchi però non odono nessuna lieta sorpresa, ma qua e là grida come di gran terrore. Signore, in questo museo troveremo sicuramente ben poco di divertente!”.

                    7.             Dico Io: “Oh, non ti preoccupare per questo! Ti dico che troverai molte cose inesprimibili e prodigiosamente dilettevoli. E poiché stiamo entrando in questo museo attraverso la grande porta, dimMi nuovamente ciò che vedi adesso!”.

                    8.             Dice il francescano: “Signore, ciò che ho visto prima diventa ora più chiaro e più marcato davanti agli occhi miei. – Ma i nostri ospiti, quanto sono affaccendati! Mi sembra un gregge di agnelli che in primavera viene condotto al pascolo per la prima volta. Interminabile è il loro belare e senza fine il loro saltellare. Voglio proprio osservare più da vicino uno di questi magnifici monumenti sepolcrali”.

                    9.             Il francescano ora si avvicina ad uno di questi monumenti sepolcrali e scorge presto un’eminente iscrizione su una lastra nera ovale. Egli si sforza di leggere questa scrittura, ma non riesce a cavarne nessun senso, poiché si trovano alcune lettere che a lui sono completamente sconosciute. Perciò si rivolge umilmente a Me chiedendoMi che fossi Io a spiegargli il senso di questa iscrizione.

                  10.            Io però gli dico: “Amico Mio, se in questo museo leggessimo ogni iscrizione commemorativa e volessimo decifrarla, avremmo da fare per un’intera eternità. Questo sarebbe poi proprio un lavoro come se tu volessi calcolare quanti granelli si trovano già in una futura riproduzione che procede all’infinito. Per comprendere cose senza fine, non si deve mai cominciare dal singolo, nemmeno dal soggetto che si vorrebbe approfondire, ma semplicemente sempre da se stesso. Comprendi la tua stessa essenza, allora potrai comprendere ed approfondire anche tutto il resto. Ma finché non sarai giunto alla perfettissima chiarezza riguardo a te stesso, anche tutto il resto in te non potrà giungere a nessuna comprensione. Se l’occhio è cieco, da dove l’uomo può ottenere la luce per sapere dove si trova e cosa lo circonda? Quando però l’occhio è chiaro, allora tutto è chiaro nell’uomo ed intorno a lui. Ed è così anche con l’uomo spirituale.

                  11.            L’anima, quale forma sostanziale esteriore dell’uomo, in effetti, non ha in sé nessuna luce all’infuori di quella che penetra in lei dall’esterno da altri esseri che già da tempo hanno in sé una propria luce interiore; perciò il suo riconoscere è anche solo un riconoscere frammentario. Poiché quelle parti dell’immagine che l’anima ha del mondo, che in lei vengono a trovarsi nel punto focale di un raggio che penetra dall’esterno, proprio quelle parti vengono anche riconosciute dall’anima in tutti i suoi dettagli e giudicate così come queste si presentano davanti ad essa. Ma se la luce cade da una parte qualsiasi ad un’altra, allora si manifesta una totale dimenticanza di quanto ha visto prima. Così nell’anima emerge, come una meteora, qualcosa di completamente diverso e viene riconosciuto e giudicato da lei solo per il tempo in cui si trova sotto la luce. Se in seguito ad un ulteriore cambiamento, la luce che penetra dall’esterno si sposta allontanandosi anche dalla parte che era stata illuminata nel secondo caso, allora finisce anche la comprensione dell’anima relativa alla seconda parte illuminata. E così l’anima potrebbe farsi illuminare un’eternità dopo l’altra dall’esterno, ma rimarrebbe sempre allo stesso punto di conoscenza in cui si trovava prima.

                  12.           È tutt’altra cosa e per te ancora incomprensibile però, quando nell’anima emerge perfettamente il vero Spirito vivente e la illumina dall’interno in maniera limpidissima. Questa è poi un’eterna luce che non si spegne mai più ed illumina completamente ogni parte dell’anima, nutrendola e facendola schiudere perfettamente. Quando questo viene operato nell’anima, allora non ha più bisogno di conoscere singole parti, ma tutto è maturato alla piena chiarezza in lei. E l’uomo spirituale rinato completamente non deve poi più domandare: ‘Signore, che cos’è questo e quello?’. Il rinato, infatti, penetra poi da se stesso in tutte le profondità della Mia divina Sapienza.

                  13.            Ma affinché tu possa comprendere più a fondo tale verità, ti leggerò quest’iscrizione e tu vedrai sorgere in te subito mille domande. E così presta attenzione! Questo scritto suona così:

                  14.            ‘Il riposo è uguale alla morte inattiva. Questo riposo non è tuttavia riposo, bensì un impedimento del movimento. Eliminate i punti d’impedimento e il riposo diventa di nuovo movimento! Il movimento stesso però non è tale, ma è la ricerca di un punto di riposo. E quando è stato trovato questo punto e il movimento è diventato riposo, allora il riposo è di nuovo non tale, bensì un continuo sforzo verso il movimento. Questo segue anche subito di nuovo quando sono stati tolti i punti d’impedimento, tramite i quali il movimento è diventato riposo. E così c’è un riposo senza riposo e un movimento senza movimento, Il riposo è un movimento e il movimento è un riposo. Anzi, in fondo non esiste né un riposo né un movimento. Poiché entrambi si compensano continuamente come un’uguale grandezza positiva e una negativa. – O mondo, che giaci sotto questa pietra, tu non riposi, bensì ti muovi nei tuoi sforzi che qui sono il peso dei tuoi peccati. Ora maturi verso la vita. Cerchi incessantemente di lacerare i lacci ostacolanti. E quando essi saranno lacerati, allora precipiterai fuori nell’infinito e nell’infinito cercherai nuovamente ciò che hai adesso. Una vita si trattiene, una vita fugge; ma ciò che si trattiene vuole fuggire, e ciò che fugge vuole trattenersi. – Dio, Tu fonte primordiale della vera Vita, dà al riposo il vero riposo ed al movimento il vero movimento!’

                  15.           DimMi ora, hai tu compreso quest’epigrafe?”. Risponde il francescano: “Signore, questo è stato per me autentico giapponese, di più non posso dire! Spiegaci però questo un po’ di più!”.

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Cap. 152

Prigionieri della materia. Come devono essere liberati?

Proposta del francescano

                    1.             Rispondo Io “Vedi, questo te lo spiega la sensazione della tua stessa vita, alla quale sono date nella stessa misura, riposo e movimento! Tu puoi in modo naturale camminare e star fermo, star seduto e coricato. Quando vai in giro per un po’ e ti sei stancato, quale bisogno sente poi la tua vita? Tu dirai: di riposo! – Bene, dico Io, dopo di che cerchi riposo e te lo concedi. Ma quando sei di nuovo completamente riposato e vedi intorno a te del lieto movimento – forse un gregge di arzilli agnellini, il saltellare degli uccelletti di ramo in ramo, lo scorrere veloce di un ruscello ed altre cose ancora – dimMi, quale bisogno comincia a sentire la tua vita rinfrancata dal riposo? Tu risponderai: oh, di movimento, di molto movimento!

                    2.             Nuovamente bene! Allora diventerà chiaro anche a te, da quest’epigrafe che, sia il riposo che il movimento in sé e per sé non sono altro che bisogni alternati di ogni essere e vita. Le cose, che sono necessariamente giudicate, devono trovarsi naturalmente o in stato di riposo ininterrotto o in continuo movimento. Ma gli esseri che racchiudono in sé una vita libera, possono liberamente scegliere di usare riposo e movimento. Perciò la preghiera: ‘Signore, da’ al riposo un vero riposo e al movimento un vero movimento’ non significa altro che: ‘Signore, dacci liberamente il riposo e il movimento e non tenerci più nel giudizio!’. Oppure ancora più chiaramente: ‘Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male del giudizio!’. – DimMi, ora hai tu questo ben compreso?”.

                    3.             Risponde il francescano: “Sì, Signore e Padre, questo mi è ora del tutto chiaro! Ma chi sono coloro che giacciono là sotto e che bisogno c’è di una simile iscrizione come questa che è qui sotto i nostri occhi? Chi sono costoro che qui sono assetati di liberazione?”.

                    4.             Dico Io: “Ascolta! Tutti quelli che sono prigionieri della materia, giacciono sotto questi monumenti che il giudizio sulla materia ha eretto loro per l’eterno ricordo della Mia divina Sapienza, Forza e Potenza originarie.

                    5.             Anche la tua anima è uscita fuori da un sepolcro simile ed è stata posta in un altro sepolcro, preparato da sangue e carne. In questo si è avvolta di nuovo come un baco da seta in una materia più leggera e capace di vivere una vita naturale, che essa modellava secondo la sua stessa forma. Quando questo le riuscì, ebbe una grandissima gioia nella forma che non in se stessa e si legò completamente alla forma morta della carne.

                    6.             La carne però, come tutta la materia, è in se stessa morta. Se ora l’anima diventa una cosa sola con la materia, come può rimanere poi non giudicata se ogni materia in se stessa deve essere sottoposta all’inevitabile giudizio? Certo, nell’anima è stato messo un nuovo spirito, essa deve mettercela veramente tutta per unirsi con questo. Ma poiché l’anima fa di tutto per unirsi con la sua materia – come può poi lo spirito dell’anima diventare un padrone della sua casa?

                    7.             Io ti dico: allora lo spirito stesso viene sepolto nella materia! E qui vedi tali spiriti sepolti in numero incalcolabile! Ogni sepolcro racchiude il proprio. E le parole di questi sono quelle che tu hai letto qui sulla lastra nera e puoi ancora leggere su innumerevoli altre. Lo spirito però ancora vivente geme e sospira la salvezza dalla sua pesante tomba. – Ed allora dimMi, che cosa dobbiamo fare?”.

                    8.             Risponde il francescano: “Signore, nessuno che abbia anche solo una scintilla d’amore nel suo cuore resterà senza una giusta risposta. Li si aiuti, se si vuole e se si può aiutarli! E li si aiuti subito, se è possibile! Devono uscire dai loro sepolcri. La materia la lasciamo volatilizzare come per mezzo di un apparecchio chimico e il puramente spirituale dovrà allora diventare libero!

                    9.             Che ora gli uomini sulla Terra diventino per lo più malvagi e grossolanamente materiali, il mio cuore non lo può mettere a loro in conto come peccato. Si consideri, infatti, soltanto la loro posizione fisica-terrena, la loro miseria non meritata! Poi sotto l’aspetto morale, la loro totale mancanza di educazione, per lo più una conseguenza del generale impoverimento economico, che ancora una volta dipende dai cuori inflessibili dei ricchi avari – e poi si giudichi un uomo povero esposto ad ogni miseria e disperazione! Di una morale e di una formazione spirituale non è neanche il caso di parlarne. Per la formazione dello spirito per i poveri non si fa niente, all’infuori del fatto che vengono costretti ad andare di domenica e nei giorni festivi in una cosiddetta chiesa dal culto latino dove d’inverno, non raramente, si gelano mani e piedi.

                  10.            Se ora la maggior parte degli uomini di questo tipo diventano malvagi sotto ogni aspetto, se si ribellano contro ogni legge, anzi, rinnegano perfino Dio – chi può, in tutta serietà, prendersela con loro se pondera precisamente queste e molte altre condizioni! Io no, davvero, no per il Tuo santissimo Nome! Perciò aiutiamo davvero, prima fisicamente e solo dopo moralmente – allora con la Terra andrà presto meglio che adesso!

                  11.           La Terra è ora un evidentissimo Inferno per l’umanità. La si trasformi almeno per un quarto in un paradiso, e gli uomini riconosceranno nuovamente Dio! All’Inferno, infatti, non è più possibile uno studio della morale superiore in nessun caso, di questo sono completamente convinto. Dunque aiutiamo dove si può e poi fuori tutti coloro che languono nelle tombe! Questa è in eterno la mia vivissima massima”.

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Cap. 153

Importanti cenni di vita

Satana – capostipite della materia e di tutte le anime umane

Piano di salvezza di Dio

                    1.             Dico Io: “Caro amico, il tuo cuore è buono, perché hai una compassione come si deve per i tuoi fratelli – una caratteristica che manca proprio molto ai tuoi compagni terreni di fede. Il tuo riconoscimento però è ancora molto limitato.

                    2.             Credi tu dunque che Io non mi occupo più dell’umanità sulla Terra? O credi che il tuo cuore abbia più amore del Mio? Oppure che Io non possa più riconoscere che cosa potrebbe giovare all’umanità vivente sulla Terra? Vedi, il tuo cuore è proprio buono. Buono però come un cieco, il quale accarezza un avvoltoio credendo di accarezzare una mite colomba! Sai forse da dove provengono originariamente la maggior parte degli uomini della Terra e come essi di volta in volta devono essere guidati, per essere educati, attraverso ogni mezzo di redenzione, a veri, liberi spiriti umani? Vedi, questo non lo hai mai saputo ed esaminato. E tuttavia tu vuoi accusarMi, in fondo in fondo, come se fosse Mia la colpa se ora l’umanità è così misera e malvagia. Questo è molto vanitoso da parte della sapienza del tuo cuore!

                    3.             Non hai mai visto sulla Terra come viene preparato il vetro ed ogni specie di metallo? Quando in un altoforno vedevi arroventare il bronzo e poi il colare di questo in uno stampo sibilando furiosamente – che cosa percepiva il tuo sentimento se pensava alla possibilità che tale materia potesse avere una qualche sensazione muta-intelligente? Quale dolore doveva provare quando veniva completamente distrutto dall’onnipotenza del fuoco nella sua forma primiera e costretto a trasformarsi in una nuova! E quando poi guardavi il metallo raffreddato, solido, lucido ed utile, eri ancora di disposizione d’animo triste? Vedi allora provavi una gioia e lodavi l’intelligenza dell’uomo, il quale con la forza del fuoco riesce a fare utili utensili e così meravigliosi vasellami di vetro scintillante.

                    4.             E così è anche con la formazione dell’uomo. Se è ammalato o paralitico, cieco, sordo muto e talvolta pieno di lebbra, un saggio medico farà di tutto per risanare l’ammalato. Ma se la malattia richiede medicine forti e dolorose, il medico sarebbe forse saggio ed amorevole se, mosso da un’inopportuna compassione, non prescrivesse all’ammalato quelle medicine che sarebbero le uniche a poterlo guarire?

                    5.             Se tu hai orecchi per intendere, allora intendi: Satana originariamente è stato creato come un uomo spirito. Quando però egli, in seguito ad una legge, avrebbe dovuto riconoscere e accettare la sua completa libertà, divenne ribelle e cadde per il disprezzo della legge e di conseguenza anche per il disprezzo di Dio. Ma poiché egli sarebbe dovuto diventare come Adamo, un padre primordiale dei futuri uomini per l’eternità, così portava anche, uguale ad un seme, eoni di futuri uomini in sé e in questo modo li strappò da Me, dal suo Creatore. La conseguenza di questo fu la creazione materiale di tutti i mondi, la quale è un necessario giudizio. – Egli solo per se stesso può rimanere ancora a lungo ciò che è; ma gl’innumerevoli germi degli uomini gli saranno tolti, lungo la via certamente dura attraverso la materia. Questi germi però provengono dalla sua totale essenza: a volte dai suoi capelli, dal suo capo, a volte dal suo collo, dalla sua lingua, dai suoi denti, dal suo petto, dalle sue viscere, dalla sua pelle, dalle sue mani e piedi. e vedi, a secondo da quale parte procede l’umanità del momento del Satana caduto, deve essa anche essere trattata e guidata in maniera corrispondente per raggiungere il gradino del vero perfezionamento.

                    6.             Quando si sa questo, si può allora con ragione venirMi incontro e domandare: ‘Signore, perché non aiuti i miserabili invece di lasciarli languire e andare in rovina?’. Vedi, Io non lascio andare in rovina nessuno, nemmeno i peggiori demoni e lo stesso Satana. Non posso però lasciarli così, come essi vogliono nella loro egoistica cecità – contro ogni Mio Ordine, dal quale dipende la conservazione di tutte le cose. Devo però provvedere in ogni modo possibile secondo l’Ordine, affinché alla fine tutti raggiungano quella meta destinata loro dal Mio Ordine dall’eternità.

                    7.             Pensi tu forse che in queste tombe sia prigioniero tutto il povero proletariato che, in un certo senso, è costretto a peccare a causa della sua povertà? Oh, ti sbagli di grosso! Guarda, quelli là sotto sono puri grandi benestanti, tutti esseri che erano ben istruiti nelle diverse cose. Ma poiché hanno usato tutto ciò che conoscevano ed avevano ad esclusivo vantaggio della loro superbia, della loro dura inconciliabilità, del loro piacere carnale, della loro invidia e avarizia, e quindi hanno materializzato troppo la loro anima, così si trovano anche nelle tombe del loro stesso giudizio che si sono preparati da se stessi!

                    8.             Là dietro al monumento funebre troverai un’apertura. Va lì, guarda dentro e dimMi ciò che vedi! Soltanto dopo continueremo a discutere insieme questa cosa”.

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Cap. 154

I segreti delle tombe e cure nell’aldilà

Il grande punto di raccolta della Grazia Divina

                    1.             Il francescano si reca subito all’apertura indicata. Quando la trova ci guarda dentro con attenzione. All’inizio tutto è un profondo buio. Ma dopo un po’ si fa abbastanza chiaro da poter scorgere a malapena ciò che si trova all’interno della cavità e quali apparizioni sono lì osservabili.

                    2.             Dopo un po’ di tempo di osservazione comincia a parlare: “O Signore, per volontà del Tuo santissimo Nome, ma che storia è questa? Scorgo la stanza di un sapiente. In un angolo una grande libreria piena di ogni genere di libri impolverati, e nell’altro angolo uno scrittoio con una moltitudine di scritti posti l’uno sopra l’altro. Verso la parete in fondo si trova un grande licenzioso letto, sul quale giace una femmina nuda dall’aspetto molto antiestetico, e precisamente in nessuna posizione morale troppo qualificante. E ora si avvicina anche il sapiente dall’aspetto orrendo al licenzioso letto e dice: ‘Coiba, lascia che godiamo la delizia più grande della vita! La vita, infatti, è solamente vita quando si gozzoviglia nel godimento del sesso!’. Adesso si spoglia anche lui e – o tu bestia principale! No, questa è troppo grossa! Signore, non abbiamo dell’acqua a portata di mano affinché io possa calmare un po’ l’ardore di questo tipo di maiale? Io credevo di trovare qui sotto un cadavere senza vita. No, questo sarebbe davvero un bel cadavere! Un luogo simile è sicuramente un bel museo di porcelli!”.

                    3.             Dico Io: “Lascia perdere! Perché lo faresti soltanto arrabbiare e gli faresti più male che bene! Bestie umane simili sono molto irritabili, e non è bene disturbarle nella loro concupiscenza. Quando però avrà finito col suo proposito, la sua natura stessa gli mostrerà quali meriti dolorosi si è guadagnato con questo. Aspetta solo un po’, presto avrà finito il suo atto di piacere e poi ne vedrai subito un altro. Ora fa attenzione!”. – Il francescano a questo punto dice subito: “O tu disperata messa! La sensazione di godimento voluttuoso del sapiente e della sua grassa Coiba ha preso una piega finale molto brutta. Lamenti terribili, spaventose maledizioni per questo atto ora diventano chiaramente percettibili, ed entrambi si contorcono come vermi calpestati, strisciando dolorosamente sul pavimento. Ah, questa è una visione ripugnante! In verità, se i due non fossero porci proprio tanto vergognosi, implorerei a Te, o Signore, pietà per loro. Adesso però proprio non lo faccio! Questa gentaglia deve percepire dal fondamento quale refrigerio infernale è la lussuria!”.

                    4.             S’intromette Miklosch: “Amico, lascia guardare un po’ anche me!”. – Risponde il francescano: “Vieni pure qui e guarda!”. – Miklosch guarda attraverso l’apertura e dice: “Ah, per la miseria! Questa è veramente troppo grossa! O Signore, questi due devono sentire un grandissimo dolore. Non sarebbe forse il caso dar loro sollievo?”.

                    5.             Rispondo Io: “Lascia pure stare! Se simili libidinosi devono essere migliorati, devono essere afferrati molto seriamente, piccoli pizzicotti, infatti, non hanno nessun effetto su tali anime materiali. Questa specie di esseri umani Io li conosco già da lungo tempo. Ma poiché ammonimenti e pizzicotti più miti non servono a nulla, allora essi vengono ripresi in mano con tutta la Mia completa severità. E soltanto attraverso la pienezza del dolore cominciano ad entrare un poco in sé, diventando così ricettivi per qualcosa di più elevato. Perciò lasciamoli pure godere completamente in pace il doloroso e cocente frutto della loro allegra attività!”.

                    6.             Dice Miklosch: “Però Signore, questo è davvero insopportabile da vedere! Gridano terribilmente, e per la disperazione cominciano quasi a sbranarsi. Quali orribili maledizioni scagliano contro l’atto! Ah, questo è veramente terribile! Signore, è dunque così sotto tutti questi innumerevoli monumenti e pietre tombali?”.

                    7.             Rispondo Io: “In alcuni e ancora molto peggio, in altri un po’ meglio. Tutti questi, infatti, non hanno avuto da lamentarsi sulla Terra di non aver ricevuto nessuna luce sulla vita spirituale. Ma poiché accolsero la luce non nel loro cuore, ma solo nel loro intelletto dissoluto, restando così nel cuore i vecchi caproni pieni di sozza sensualità ed anche pieni di superbia e collera occulta, allora in questo museo devono dapprima essere nuovamente trasformati. Se non servono tutte le operazioni morbide, allora si deve passare a quelle più aspre, altrimenti sarebbe impossibile salvarli. Ora però lasciamo questa tomba e passiamo ad un’altra!”.

                    8.             Dice per una volta il conte Bathianyi: “Signore, Tu migliore dei padri, proprio qui vicino si trova una lapide sepolcrale dorata, e precisamente, se leggo bene, con un’epigrafe molto mistica:

                    9.             ‘Dio, beatitudine, libertà! Uomo, cane da guinzaglio, miseria, morte! L’uomo, un animale parassita sull’ampia veste della Santità divina, vorrebbe amare Dio come un pidocchio può amare il corpo dell’uomo. Questo però infastidisce la Divinità, perciò Lei uccide continuamente i parassiti umani. Quale uomo conosce che tipo d’amore hanno i pidocchi per lui? Più pidocchi l’uomo porta sul suo capo, più sarà circondato da amore pidocchioso; però in un simile amore pidocchioso il grande uomo saggio non trova alcun piacere, perciò fa di tutto per liberarsi di questi amori pidocchiosi. E così fa anche la grande Divinità! Lei si adopera continuamente per liberarsi dell’amore pidocchioso dell’uomo. – Però la Divinità non doveva creare pidocchi e dar loro una coscienza, se per Lei è un abominio l’amore di questo parassita! Poiché anche se il pidocchio è infinitamente piccolo rispetto alla Divinità infinitamente grande, ha comunque una sensibilità molto delicata e sente la pressione del rifiuto divino tanto più dolorosamente quanto più è la preponderanza della Potenza divina nei confronti del miserrimo essere di un pidocchio d’uomo volgare. Perciò Tu, grande Divinità, sii misericordiosa verso i tuoi pidocchi e distruggili del tutto per l’eternità’.

                  10.           In verità, un’epigrafe stranamente sudicia ed insolita! Vorrei veder più da vicino di che razza è l’inquilino di questa tomba”.

                  11.           Rispondo Io: “Mio caro Ludwig, ti posso accordare molto volentieri questo piacere! Va dietro il monumento sepolcrale, là troverai un’apertura rotonda, guarda dentro e sarai subito in chiaro!”. – Il conte Ludwig Bathianyi si reca subito dietro il sepolcro e scopre l’apertura. Si china e guarda dentro con decisione. Dopo breve tempo parla pieno di stupore su ciò che vede: “Oh, ma questo è stupefacente al massimo grado! Un sudicio scimmione della specie più grossa, addobbato completamente con piume di pavone scompigliate, sta andando su e giù per una sala, si mette spesso un dito sul naso e poi sulla fronte molto bassa, stropicciandosela un po’ filosoficamente. E là su un divano sono rannicchiate sei o sette scimmie un po’ più piccole, probabilmente femmine, e si sussurrano reciprocamente qualcosa all’orecchio. Ora però parla il grosso scimmione con voce stridula: ‘Sì, sì, russi e turchi non sono adatti l’uno per l’altro! Il boemo li ha già in scacco. Poi arrivano gli inglesi e i francesi e mostreranno ai russi quanto è lontana l’Europa dalla Siberia! E la cara Austria diventa uno strofinaccio ed alla fine dovrà ballare come lo vogliono gli altri. Ahahahahaha, ora va proprio come ho sempre sperato! O voi poveri tedeschi, voi stupidi slavi, voi asini di italiani e voi buoi ungheresi! Vi sta proprio bene che voi tutti quanti diventate inglesi, francesi e turchi! Voi, infatti, avete operato così e l’avete voluto così! O voi bestie principali! Al parlamento non vi siete messi d’accordo, ma al patibolo della miseria e disperazione generale vi potrete poi riconciliare! Ora vi sta proprio bene, voi bestie di italiani, tedeschi, ungheresi e slavi! Ahahahah! A me non importa più nulla, io, infatti, sono sistemato. Però impazzisco completamente di gioia che adesso succede proprio come me lo sono spesso immaginato sulla Terra!’”.

                  12.           Dice ancora il conte: “Ahimè, Signore, Tu Padre buono e santo, ciò che entusiasma questo scimmione, è certo indifferente al mondo! Dicci però se ci può essere qualcosa di vero in questo”. – Dico Io: “Tutto è possibile sulla Terra a seconda che gli uomini camminano ancora da qualche parte con Me oppure si affidano al potere che si sono modellati da soli. Ora però continua ad ascoltare questo scimmione!”.

                  13.           Il conte sta nuovamente occhio ed orecchio all’apertura e lo scimmione continua a parlare dopo alcuni schiarimenti di gola: “Dov’è la mia Malla che ancora non arriva? Ah, ecco viene già, certamente con tante novità dal mondo!”. – Malla entra nella sala. – “Ti saluto! Ebbene, che novità porti dal pidocchioso mondo?”.

                  14.           Risponde Malla che pure ha un aspetto molto scimmiesco: “Impossibile a dirsi, Mallwit mio, tutto è confuso e nessuno sa più chi è il cuoco e chi il cameriere! I ministri in Austria lavorano su una porta da dove potranno facilmente passare quando avranno rovinata la zuppa con troppo sale. I piccoli si fanno grandi, i grandi si fanno piccoli. È vero, mio caro Mallwit, le cose vanno proprio secondo il tuo desiderio!”. – A questo punto Mallwit se la ride spassosamente.

                  15.           Malla continua a parlare: “I ricchi avranno da pagare molte tasse e per questo già adesso imprecano come i carrettieri. Gli ecclesiastici non riescono a maledire abbastanza il governo. I contadini non vogliono saperne di pagare. Gli artisti e professionisti si abbandonano lentamente alla disperazione. L’esercito spera sempre sulle monete d’oro e d’argento; ma non arriva nulla. No, è proprio uno spasso! Il papa soffre sempre del ‘mal francese’[1] e per questo si è assicurato dei medici da Napoli, Spagna ed Austria; ma è tutto inutile, non riesce a guarire dalla malattia, e questo darà il colpo di grazia al caro papa. Ahahah!”.

                  16.           Risponde lo scimmione Mallwit: “Tutto secondo il mio desiderio! Come ho sempre detto sulla Terra, così è adesso! – Però lo scherzo giocato al papa è sul serio non male, e non potrà essere diversamente! Come sarebbe stato facile nell’anno 1848, quando eravamo ancora al mondo, se gli stupidi uomini avessero voluto solo in qualche modo comprendere. Adesso devono pulire gli escrementi. Ma sta perfettamente bene a tutti! – Ora però cerca di darmi qualcosa da mangiare! Ho una fame maledetta e anche le nostre figlie là, sul divano”.

                  17.           Dice ancora il conte: “Ora la scimmia Malla esce dalla porta! Sono curioso di vedere il pasto! – Aha, è già di ritorno con un’intera cesta piena. Ma che cibo sia, questo lo può stabilire qualcun altro! Mi pare veramente che si tratti come se fossero parti mezze lessate di corpi femminili ed anche qualche parte di corpi maschili. Lui si precipita sul cesto con fame da lupo ed afferra per se subito i pezzi più grossi. I pezzi piccoli e magri li lascia nel cesto. Malla e le sue figlie però arraffano le parti dall’aspetto maschile! Ah, ma qui c’è proprio da diventare matti! E con quale invidiosa ingordigia viene ingoiato tutto questo! Ora riprende a parlare Mallwit: ‘Grazie a Dio, adesso sarei nuovamente sazio! Queste erano ostriche eccellenti! Anche le lumache marinate devono essere state molto buone, ma il mio stomaco non le digerisce. Ora potete nuovamente andar fuori se volete divertirvi un po’!’.

                  18.           Risponde Malla ‘Caro Mallwit! Non è consigliabile ora, poiché fuori si aggirano molti animali selvaggi, come se tutto l’Inferno si fosse scatenato. E se riescono ad afferrare qualcosa, o Dio, abbi pietà! Perciò penso che sia meglio rimanere in casa. Quando l’Inferno va a caccia, allora non è consigliabile andare all’aperto!’. – Dice Mallwit: ‘Ahimè, ahimè! Mondo buono, puoi essere contento quand’è così! Presto avrai di nuovo il tuo viso insanguinato! Però mi accorgo che dal foro di sfiato penetra ancora una corrente d’aria fastidiosa. Va un po’ a vedere che cosa succede!’. – Risponde Malla: ‘Ah, che cosa potrà mai essere? Tira solo un vento un po’ infernale! Dobbiamo semplicemente turare lo sfiato, così non ci sarà più corrente!’. Malla porta da un angolo una quantità di sudici stracci e si sforza di tappare lo sfiato, ma non le riesce”.

                  19.           Continua il conte rivolgendosi a Me: “Signore che succederebbe se si parlasse a loro attraverso questo buco?”.

                  20.           Rispondo Io: “Non è ancora il momento per molto tempo! Lasciamoli, il timore, a causa della presunta caccia infernale, farà loro molto bene. Non ti devi fare nessun concetto troppo grande della sua apparente virtù a causa dell’invocazione a Dio, nemmeno per la sua apparente sobrietà politica, poiché tutto ciò che dice è il suo desiderio e il suo amore. Dal suo pasto però avresti dovuto capire a sufficienza di che spirito è figlio, lui e la sua famiglia. Dal suo aspetto hai potuto scorgere il molto disumano presente ancora nella sua essenza. Perciò qui per il momento non c’è altro da fare che lasciarlo stare come un frutto acerbo ed attendere che maturi.

                  21.           Perciò questo è un museo del tutto speciale, perché qui spiriti completamente rovinati vengono ricondotti, per mezzo di un Atto speciale della Mia Grazia, alla luce ed alla vita come in una serra le pianticelle. Questo luogo di collezione di opere d’arte della Mia Grazia e Misericordia particolare ha i sui custodi e guardiani, i quali, come veri giardinieri, sono provvisti nel modo migliore di tutta la sapienza necessaria, e puoi essere certo che tutto ciò che è affidato alle loro cure, viene portato alla sicura maturazione.

                  22.           E ora lasciamo questo posto e rechiamoci là, dove presso un monumento grande e molto artistico vedrai raccolti quasi tutti i nostri ospiti. Lì tu e tutti i Miei nuovi amici arrivati di recente vedrete ancor più chiaramente perché questo luogo, che veramente si trova ancor sempre sotto il tetto della casa di Robert, si chiami il museo di questa casa.

                  23.           Una volta Io dissi ai Miei fratelli sulla Terra: ‘Avrei ancora molte cose da dirvi, solo che adesso non le potete sopportare. Ma quando lo Spirito della verità verrà da voi, v’introdurrà in tutti i segreti della Sapienza di Dio e che sono nascosti agli occhi del mondo!’. Così è anche qui ora. Non posso mostrarvi e spiegarvi tutto in una volta. Ma in base alle circostanze lo spirito dell’eterna verità si sveglierà da se stesso in voi. Questo vi renderà poi chiaro tutto ciò che adesso vi è ancora oscuro ed inspiegabile. Andiamo ora velocemente dove sono tutti radunati, là vi verrà accesa una potente luce! Poiché dove c’è una carogna, là si radunano le aquile possenti!”.

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Cap. 155

Il grande monumento piramidale

Luce e parole di vita del Signore

Sullo spirito anima e corpo

La vera resurrezione della carne

                    1.             In pochi attimi siamo già sul posto. I molti altri ospiti, guidati dagli Apostoli, come anche i patriarchi, ci fanno spazio con la più grande riverenza. Ci avviciniamo al grande monumento che somiglia ad una delle più grandi piramidi d’Egitto.

                    2.             Sulla punta della piramide è fissata una grande sfera d’oro. Ogni gradino della stessa è avvolto da un ampio anello d’oro, sul quale sono incise ogni genere d’iscrizioni. Solo una porta dal lato nord conduce nella piramide, attraverso la quale si può giungere regolarmente all’interno. Ad alcune braccia dopo l’ingresso, sia a destra sia a sinistra, ci sono due corridoi laterali, ed ancora più in fondo si trova una scala che conduce in basso ed un’altra che conduce in alto. Sebbene la piramide esternamente sembri costruita da pesanti pietre opache, attraverso le quali non può penetrare nessuna luce all’interno del gigantesco monumento, nonostante ciò i molti vani all’interno sono tanto illuminati che si può scorgere dentro tutto chiaramente.

                    3.             Il francescano Cyprian già oltremodo curioso Mi domanda: “O Signore, Tu Padre migliore in assoluto, che cosa significa questo? Una piramide così immensa deve avere anche un significato immenso!”. – Rispondo Io: “Mio caro amico, abbi solo pazienza, poiché un albero così nessun taglialegna lo può abbattere con un colpo solo! Sulla Terra c’è stato un re pagano di nome Alessandro, il quale sciolse il famoso nodo gordiano con un solo potente colpo di spada. Ma qui, nel regno degli spiriti puri, i nodi non vengono sciolti in questo modo, ma soltanto con il giusto tempo e la giusta pazienza! Perciò un po’ più di pazienza, Mio caro amico Cyprian!”.

                    4.             Il francescano si dichiara soddisfatto e dice: “O Signore, Tu Padre migliore, hai perfettamente ragione! Qui c’è l’eternità imperitura ed in essa dovremmo avere tempo in gran pienezza per procurarci ogni comprensione. Cos’altro ci rimarrebbe alla fine se in un colpo cascassimo in ogni sapienza celeste? Nient’altro che una noia perpetua!”. – Interviene il conte: “Amico, tu cominci già di nuovo ad essere un po’ satirico! Io ti dico, sta attento! Poiché il luogo, dove tu stai, è santo! Perciò smettila con simili sciocchezze!”.

                    5.             Dico Io: “Solo niente dispute qui! Tu, fratello Ludwig, hai certamente ragione, ma anche l’osservazione di Cyprian ha qualcosa in sé. Noi qui abbiamo cose molto più importanti dinanzi a noi. Piuttosto, amico Cyprian, va lì da Robert e digli di venire da Me insieme alla sua consorte! In quest’occasione, infatti, deve assumere lui il ruolo principale”.

                    6.             Cyprian s’inchina profondamente dinanzi a Me e veloce porta l’ordine a Robert. – Anche Robert con Helena viene subito da Me, e Mi prega di rivelare la Mia volontà.

                    7.             Dico Io a lui: “Carissimo Amico, fratello e figlio Robert! Vedi, anche questo museo è una parte essenziale della tua casa, ed Io la voglio affidare particolarmente al tuo cuore. Finora hai già fatto molto ed hai compiuto grandi cose, tanto che sono molto soddisfatto di te. Il tuo spirito è nell’ordine più bello. La tua anima però qui e là ha ancora troppo poca solidità, cosa che non può essere altrimenti, poiché la decomposizione non ha ancora dissolto del tutto il tuo corpo. – Qui però è il luogo dove potrai ed anche giungerai alla completa solidità della tua anima. A questo punto però c’è ancora parecchio da considerare!

                    8.             Vedi, il corpo di ogni uomo è una vera mescolanza di milioni di tutte le possibili passioni dell’Inferno, le quali sono raccolte in una forma giudicata. Una volta tu hai certamente sentito parlare della resurrezione dei morti come dei vivi, come anche della resurrezione della carne. Non meno di un cosiddetto giudizio universale, in cui tutti coloro che sono nelle tombe vengono risvegliati da Me, secondo le loro opere, o per la vita o per la morte eterna.

                    9.             Vedi, questo è il luogo dove Io devo svelarti tali misteri, e questo secondo la tua stessa natura e stato naturale. E per mezzo tuo poi a tutti coloro che sono venuti qua con te nel mondo degli spiriti per la stessa causa, e nella tua casa devono trovare accoglienza, poiché già sulla Terra vissero più o meno nel tuo spirito attraverso pensieri, sentimenti, parole, desideri e talvolta anche opere.

                  10.            Tu sei stato il primo di tutti coloro che Io ho accolto qui e per il cui progresso ulteriore ho qui provveduto. Quindi devi essere qui, dove si opera per il perfezionamento finale, anche il primo che attua questo su di sé, affinché esso possa poi passare a tutti gli altri.

                  11.            Ho già accennato al fatto che la tua anima non ha ancora una vera e propria solidità. Ma come deve essere raggiunta questa? Lo dico a te e di conseguenza anche a tutti gli altri:

                  12.            Come Io da Signore vi ho preceduto per ogni dove secondo il Mio elemento umano, ed ho tracciato un buon sentiero indistruttibile, così dovete voi tutti seguirMi sullo stesso se veramente desiderate giungere alla vita eterna!

                  13.            Io non sono risorto solo secondo l’anima e lo spirito, ma principalmente secondo il corpo. La Mia Anima, infatti, ed il Mio Spirito divino primordiale ed eternissimo non avevano bisogno di nessuna resurrezione, perché sarebbe stata la più grande impossibilità essere ucciso come Dio. Come Io stesso però sono risorto secondo il corpo da eterno Vincitore su ogni morte, così anche voi tutti dovete risorgere secondo i vostri corpi[2]. Voi, infatti, potete vedere Me come Dio perfetto solo nella vostra carne risorta, purificata e trasfigurata. La carne però è sotto giudizio e questo deve essere rimosso dalla stessa, altrimenti non potrà mai servire per il rafforzamento dell’anima.

                  14.            Guarda queste tombe – tutte loro nascondono perfettamente la tua stessa carne, suddivisa secondo i suoi milioni di particelle giudicate, di cui era composta. Gli esseri che hai scoperto sotto i monumenti funebri, sono in fondo soltanto delle apparizioni dei differenti desideri, brame e passioni che nella tua carne hai ospitato come particelle giudicate del tuo intero essere naturale. Queste devono ora essere purificate con ogni specie di mezzi, per poi divenire per la tua anima una veste vivente e stabile.

                  15.            Ma come Io ho risvegliato la Mia carne per mezzo della Mia stessa forza e potenza, così dovete compiere anche voi quest’opera importante con la Forza del Mio Spirito in voi e portarla al perfezionamento vero. Chi, infatti, vuole veramente essere figlio Mio, deve somigliare a Me in tutto e fare tutto quello che ho fatto Io e ancora faccio e farò!

                  16.           Ora però tu, Robert, sgrani tanto gli occhi e Mi domandi nel tuo cuore: ‘Signore, che cos’è, come potrò essere io in grado di compiere questo?’. – Pazienza e presto lo saprai!”.

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Cap. 156

Spiegazione del monumento piramidale

Viaggio negli Inferi

Purgatorio, Cielo e Paradiso

                    1.             Continuo a parlare Io: “Vedi tu qui davanti a noi questa piramide? Essa è il cuore del tuo corpo. Ma come il cuore è il portatore di innumerevoli germi per il bene e per il male, così anche questo monumento in forma di piramide è il compendio di tutto quello che sosta lì ed ha agito come forza sensuale nella carne del tuo essere naturale. Entra ora con la tua consorte in questa piramide, ed osserva molto bene tutto ciò che si trova in alto come in basso e su tutte le pareti.

                    2.             Quando avrai visto tutto, torna nuovamente indietro ed esponi davanti a tutti quello che hai trovato. E Ti darò ulteriori indicazioni su cosa ti resta da fare ancora. Ma non devi fermarti davanti a nulla. Se però osservando l’una o l’altra cosa ti dovesse venire una qualche voglia, allora guarda Helena e lei ti porterà fuori!

                    3.             Ed ora dà inizio al tuo viaggio agli Inferi, accompagnato dalla Mia Grazia e dal Mio Amore, con coraggio e colmo del miglior conforto! Anche la Mia Anima, infatti, dovette scendere agl’Inferi prima della resurrezione della Mia Carne e là liberare tutti quelli che ancora attendevano nella carne la liberazione della Mia Carne”.

                    4.             Dopo queste Mie parole, Robert s’inchina profondamente e si mette subito in viaggio.

                    5.             Il francescano però Mi domanda se non potrebbe andare insieme anche lui. Ma Io gli rispondo: “Mio caro, quando sarai maturo, anche su di te ci sarà da fare una cosa simile, se già per la tua natura in un’altra forma. Perché non a tutti corrisponde la stessa forma; questa dipende per lo più dalla più spiccata inclinazione principale che un’anima ha impresso alla sua carne. Aspetta dunque quali cose Robert proferirà! Da questo comprenderai, più o meno, in che modo tu stesso scenderai agli Inferi”.

                    6.             Dice il francescano: “Signore, allora questo mondo degl’Inferi è una specie di anticamera dell’Inferno, per così dire, quel certo purgatorio?”. – Rispondo Io: “Sì, qualcosa di simile! Tuttavia completamente diverso da come lo diffondi nel tuo cuore ancora abbastanza prigioniero del pensiero romano”.

                    7.             Continua il francescano: “Allora nessuno arriva subito in Cielo, come si dice, dalla porta principale?”. – Rispondo Io: “Non così facilmente, Mio caro! Io stesso dovetti scendere agl’Inferi, Io che sono il Signore stesso – così lo dovrà fare ognuno dei Miei figli! Ogni frutto, infatti, deve essere maturo, prima che lo si possa mangiare. Veramente dei figli miei, sciocchi ed inesperti, credono che una ciliegia sia già matura quando è appena un po' arrossata. Il giardiniere esperto però sa bene quanto deve essere rossa una ciliegia per essere matura completamente. – Quindi non c’è niente da fare con quel detto: ‘Dalla porta principale si accede subito in Cielo!’. Si accede invece nel Paradiso spirituale, dove ora vi trovate al fianco Mio. È già tanto quando dico ad un peccatore: ‘Oggi stesso tu sarai con Me in Paradiso!’. Ora però silenzio, poiché Robert sarà presto di ritorno”.

                    8.             Il francescano vorrebbe aggiungere volentieri ancora qualcosa a queste Mie parole. Ma il generale, che con Dismas ed il monaco trasfigurato Thomas si trova più vicino di tutti al francescano, gli mette subito la mano sulla bocca e non dice altro che: “Il Signore Iddio Padre ha comandato ora di stare zitto, e questo significa obbedire! Capito?”.

                    9.             Intervengo Io: “Va bene, amico Mattia! Qui non c’è da parte Mia effettivamente una legge. Se Cyprian vuole parlare, non deve essergli proibito!”. – Dice il francescano “No, no non voglio parlare, anche se avevo un po’ di voglia. Ora ritorna Robert dalla piramide ed aspetto con gioia infantile il suo racconto. È già dinanzi a noi e non ha una faccia molto soddisfatta, nemmeno la sua compagna! La cosa non deve essere andata molto bene: ora però silenzio!”.

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Cap. 157

Rapporto di Robert dal suo mondo degli Inferi

Le sacre iscrizioni sui gradini della piramide

Dottrina della salvezza e suo effetto su Robert

                    1.             Nello stesso istante giungono Robert e la sua compagna dinanzi a Me e lui comincia a parlare come segue: “O Signore, Tu, buon Padre santo di tutti gli uomini e angeli! Qui sembra brutto, molto brutto! Se l’interno di questa piramide fosse una stalla di Augia[3], quand’anche dieci volte peggiore, allora sarebbe stata cosa facile pulirla, ma in queste condizioni lo sterco peccaminoso all’interno e soprattutto la parte inferiore di questa piramide, supera milioni di volte la stalla di Augia! E qui, in verità, non c’è più verso di pensare a una pulizia, anche se si potesse farvi convogliare tutti i fiumi della Terra. Nelle parti più alte di questa piramide si presentano un’infinità di immagini mille volte più sconsiderate di tutta la mia vita terrena. Le camere nella parte bassa sono piene di ogni specie di indescrivibile sporcizia, dall’odore nauseabondo. Ahimè! Ahimè! Chi aiuterà me, povero, a pulire questa stalla?”

                    2.             Dico Io: “Caro amico Mio Robert, nessun lavoro è così grande da non poter essere portato nell’ordine migliore con i mezzi più adatti, ma per questo ci vuole il giusto discernimento e la pazienza. Guarda all’incommensurabile Creazione dal suo inizio fino alla sua necessaria fine che un giorno avverrà, e delle sue piccolissime particelle organiche e inorganiche fino alla loro grandezza per te incommensurabile, com’è tutto ordinato, e tu sicuramente scorgerai in essa l’ordine, la conservazione e la direzione verso il giusto scopo finale che, secondo la tua attuale comprensione, non è quasi mai possibile. Eppure questo grande edificio della Creazione sta lì ordinato al meglio, e nessun atomo può sfuggire alla sua destinazione! Quindi, tanto più è ancora più possibile ripulire la tua stalla di Augia terrena! Per questo, comunque, ci vogliono il giusto discernimento, la pazienza e una ferma volontà che non deve distogliersi da nulla!

                    3.             Ma affinché tu possa innanzi tutto giungere alla giusta conoscenza, va lì sui gradini esterni della piramide che sono circondati da un cerchio d’oro inciso. Leggi cosa vi sta scritto! Questo ti dirà tutto ciò che dovrai fare qui”.

                    4.             Robert va e legge come prima cosa l’iscrizione del cerchio più basso. Questa dice: «Venite tutti a Me voi che siete stanchi e aggravati, ed Io vi ristorerò!». – E continua a leggere: «Attenetevi solo all’Amore! In verità se i vostri peccati fossero numerosi come i granelli di sabbia del mare o come i fili d’erba della Terra, l’amore li cancellerà completamente. E se la vostra vergogna davanti a Dio fosse come il sangue dei capri espiatori, essa sarà lavata dall’amore fino a diventar bianca come lana e il bisso più fine!

                    5.             E continua sul secondo gradino: «L’Amore è la vita, la legge, l’ordine, la forza, la potenza, la dolcezza, l’umiltà, la pazienza e, quindi, il nocciolo di tutta la Sapienza! Alla Sapienza non tutte le cose sono possibili, perché essa fa solo un certo cammino e non può occuparsi di ciò che è impuro. All’Amore sono possibili tutte le cose. Esso, infatti, afferra anche ciò che è rigettato con la stessa intimità di ciò che, in se stesso, è già la cosa più pura. L’Amore può usare tutto, ma la Sapienza unicamente ciò che l’Amore ha già purificato».

                    6.             E continua con la lettura sul terzo gradino: «Domanda al tuo cuore se può amare molto, se può amare Dio sopra ogni cosa senza interesse, se non quello dell’Amore stesso. – Chiedi al tuo cuore se può, per amore a Dio, amare il fratello più di se stesso. – Chiedi al tuo cuore se può amare veramente e in modo assolutamente puro. – Può amare Dio, proprio perché Dio è Dio? E può amare il fratello a causa di Dio e per puro amore per Dio, come un dio? – Se il tuo cuore può questo, allora la tua decomposizione è alla fine, e tu stesso stai già perfetto davanti a Dio, Tuo Signore, Padre e Fratello».

                    7.             E sul quarto gradino legge ancora: «Dio stesso è l’eterno primordiale Amore purissimo, e il Suo fuoco è la Vita e la Sapienza di Dio. L’Amore, quindi, proviene da Dio come in Dio c’è la vita e la luce di tutti gli esseri. Le scintille dal camino dell’Amore purissimo di Dio sono i Suoi figli, e loro hanno la stessa origine dall’unico cuore di Dio! Anche tu sei una scintilla simile! Soffia in te per diventare un incendio vivente, e nel tuo cuore contemplerai Dio!»

                    8.             E ancora, Robert legge sul quinto gradino: «La parola proveniente dal cuore di Dio è l’Onnipotenza dell’Amore. Perciò la parola e l’eterno Figlio proveniente da Dio è una cosa sola. Dio stesso è la Parola completa, e questa viene generata nel fuoco dell’Amore. – Anche tu sei una parola di Dio che è stata generata nel fuoco dell’Amore. Anche tu sei una parola di Dio generata nel cuore di Dio! Perciò, diventa nuovamente una piena parola di Dio! Diventa tutto amore, pieno d’amore in Dio; allora giungerai al Figlio-Dio e sarai una cosa sola con Lui! Tu, però, non giungerai a Lui se non attraverso il Padre, il quale è l’Amore e la Parola stessa in Sé, da eternità in eternità sempre la stessa!»

                    9.             E ancora legge sul sesto gradino: «Unicamente Cristo è il mediatore tra Dio e la natura umana. Con la morte della Sua carne e col Suo sangue versato, Egli ha spianato la via a ogni carne, che è il vecchio peccato di Satana, per la resurrezione e il ritorno a Dio! Nondimeno, Cristo è l’Amore fondamentale in Dio, Egli è la Parola principale di ogni parola, che si è fatta carne, e così Egli è diventato Carne di ogni carne e Sangue di ogni sangue. Questa Sua carne ha preso volontariamente su di Sé ogni peccato del mondo e lo ha purificato davanti a Dio con il Suo santo sangue. Renditi partecipe di quest’immensa opera di redenzione di Dio per mezzo della Sua carne e il Suo sangue, così diventerai puro davanti a Dio! Infatti, nessun essere e nessuna cosa può diventare pura da se stessa, ma solo attraverso i meriti di Cristo, i quali sono la Grazia e la Misericordia suprema di Dio. Tu da solo non puoi nulla, …ma (con) Cristo, tutto!»

                  10.            E continua a leggere sul settimo gradino: «La tua dimora terrena è piena di sudiciume. Chi la purificherà? Chi ne avrà la forza e il potere? Ecco, è Cristo, l’eterno Sommo Sacerdote davanti a Dio, al Suo eterno Padre! Cristo e il Padre, infatti, sono una cosa sola dall’eternità. Solo in Cristo dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità. E questa pienezza è il Padre quale il più puro Amore di Dio. Afferralo con il tuo amore, ed esso purificherà e risveglierà la tua carne come ha risvegliato la carne di Cristo, la Cui carne racchiudeva la pienezza della Divinità».

                  11.            E sull’ottavo gradino continua a leggere: «Ti spaventi per il gran numero dei tuoi spiriti malvagi che hanno dominato nel mondo la tua carne e il tuo sangue, e chiedi con Paolo: ‘Chi mi redimerà dalla mia carne? Chi mi libererà dai lacci della morte?’. Sappi: Cristo, che è stato ucciso, è risorto e vive quale Signore dall’eternità! Se fosse rimasto nella morte, se ciò fosse stato possibile, allora anche a te la morte sarebbe stata assicurata. Ma poiché Cristo è risorto come tu stesso Lo puoi ora vedere, è impossibile che possa lasciare qualcuno nella tomba. Infatti, come la morte è venuta su ogni carne per mezzo dell’unico serpente, così è venuta anche la Vita per mezzo di quell’unico Uomo-divino su tutta la carne degli uomini della Terra. Nello stesso tempo, però, è venuto anche un nuovo giudizio, sebbene l’antico giudizio che racchiudeva in sé la morte, fu in eterno annientato attraverso quell’unica Resurrezione. Questo nuovo giudizio significa anche ‘morte’; ma non una morte per la morte, bensì, una morte per la vita! - Mettiti in quest’Amore mediante il tuo amore, affinché questo nuovo giudizio della tua carne diventi una vera vita attraverso le opere dell’Unico. Ora stai alla Sorgente; bevi in tutta pienezza l’acqua vivente!»

                  12.           E sul nono gradino legge ulteriormente: «Il puro amore per la donna è l’amor proprio! Infatti, chi si lascia trascinare dall’amore per la donna al punto che gli diventi gravoso l’amore per il prossimo e l’amore per Dio, costui ama se stesso nell’essere femminile! Perciò non lasciarti prendere dall’incantevole aspetto di una donna oltre la giusta misura, altrimenti sprofondi nella sua debolezza, mentre la donna deve sorgere nella tua forza fino a diventare un essere con e in te! Come però tu ami l’uno o l’altro organo dell’essere tuo, così ama anche la donna, affinché lei diventi una cosa sola con te! Ama, però, Dio sopra ogni cosa, affinché tu possa rinascere in un tale potentissimo amore, quale un vero cittadino liberissimo dei Cieli più puri di Dio in eterno, e la tua donna come un unico essere insieme a te!»

                  13.           E sul decimo gradino Robert legge ancora: “Cerca! Cerca! Cerca! Affinché non ti affatichi troppo quando diventerai grande! – Guarda l’Umiltà, la Mitezza e la Bontà del Signore! Egli è il Signore dall’eternità! Tutto ciò che racchiude l’infinito, è interamente opera Sua. La Sua forza è così grande che tutte le opere dell’incommensurabilità potrebbero sprofondare nell’eterno nulla davanti a un lieve soffio della Sua bocca, e tuttavia, Egli rimane semplice e completamente senza pretendere alcunché presso i Suoi figli, come se Egli fosse quasi il più piccolo tra di loro. Egli li ama e s’intrattiene con loro come se fossero i soli in tutto l’intero infinito, il quale di certo trabocca di miriadi di esseri purissimi, stupendamente magnifici e colmi d’amore e di sapienza! Perciò cerca! Cerca! Cerca di diventare il più piccolo, …e di rimanere così per sempre!»

                  14.           Su quest’ultimo gradino, Robert è così commosso dall’amore per Me, che comincia a piangere a dirotto. Egli guarda prima la suprema iscrizione, poi Me, e talvolta anche la sua nuova donna e, dopo un momento pieno di stupore, dice: “O Tu, santa iscrizione! Sei così semplice senza grandiose parole scritte qui sull’oro più puro, e tuttavia così eternamente vere come Colui stesso il cui Dito onnipotente ti ha scolpito in quest’oro! – O Dio! Adesso! Adesso soltanto comincia a penetrare in me un immenso amore solamente per Te, e solo adesso mi accorgo che non ti ho mai amato in modo pienamente vero! Ma da adesso sarà diverso! Ora, solo Tu sei il Signore del cuore mio, della mia vita! – Tu, eterno, invincibile Amore! A Te, nient’altro che Amore! Amore! Amore! Tu, mio Dio e Padre-Gesù!

                    1.             Quando mi hai dato la bellissima Helena per compagna, il mio cuore ha provato per Te più gratitudine interiore che vero amore. E con la più rigorosa obbedienza ai Tuoi comandamenti ho creduto di possedere già sicuramente la perfezione. Invece, quanto ero lontano dalla vera meta! Sì, non sapevo nemmeno bene come si potesse amare Te più di Helena, che è vicina. Ora però in me tutto è cambiato! Amo solamente Te sopra tutti, e in quest’amore vedo risvegliarsi una vita completamente nuova! O Signore e Padre, o Gesù, Tu, mio unico amore!”

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Cap. 158

L’ardente amore per Dio di Robert. Buon discorso di Helena

Suo timore davanti all’Onnisantissimo

Risposta tonificante del Signore

                    1.             Con queste parole Robert balza letteralmente giù dall’altura della piramide e corre precipitoso da Me, dimenticando perfino la sua bellissima donna. Giunto da Me, vuole subito caderMi ai piedi e svuotare completamente il suo cuore davanti a Me. Io però gli faccio presente che questa volta ha dimenticato Helena, la sua donna.

                    2.             A questo punto Robert risponde beatamente commosso: “O Signore, Padre Gesù, chi può a Te vicino avere in mente qualcos’altro all’infuori di Te! Amo la pia e bellissima Helena come un sano membro del mio essere o del mio corpo spirituale, ma il mio tutto sei ora in eterno solamente Tu, il mio Dio, mio Signore e Padre! Che cosa varrebbe senza di Te un mondo intero pieno di Helene? Nulla! Ma se ho Te, posso essere completamente felice anche senza un’Helena. Tuttavia la voglio andare a prendere, perché è un dono dalla Tua Mano e perciò mi è anche infinitamente preziosa, gradevole e cara”.

                    3.             Rispondo Io “Sì, va’ a prenderla! Perché ci sta guardando tutta malinconica e, dal modo in cui l’hai lasciata, crede di averti offeso!”.

                    4.             Robert si affretta da Helena e le dice: “Vieni, vieni, amatissima donna mia! Solo a causa dell’immenso amore per il Signore ti ho dimenticata per alcuni istanti. Ora però tutto è già nuovamente in ordine! Vieni dunque con me dal Signore e non essere più triste!”.

                    5.             Dice Helena: “Il mio cuore pieno d’amore ringrazia il Signore e te, poiché mi guardi nuovamente! Mi è venuta veramente una fitta al cuore, credendo nella mia anima di aver peccato in qualche modo nei tuoi confronti. Ora però va tutto più che bene, perché soltanto l’amore giusto e vero per Dio, il Padre santo, ti ha distolto da Me! Ora però conduci anche me davanti a Lui, il quale è l’unico Proprietario del Mio cuore e sempre Lo sarà. Lascia che i nostri cuori diventino una cosa sola davanti a Lui, dato che per primo li ha colmati con il Suo Amore, affinché – ora che la tua carne viene purificata attraverso la resurrezione nel fuoco dell’Amore di Dio – anche la mia possa essere purificata insieme, così da poter gioire di una vita beatissima come un solo cuore, un solo sentimento, un solo amore, una sola vita ed un solo essere davanti a Lui!”.

                    6.             Robert quasi si scioglie d’amore e conduce Helena da Me. Appena Mi è vicina, anche lei vuol cadere ai Miei piedi. Ma Io glielo impedisco dicendo: “Sì, Mia carissima Helena, non osi più amarMi così, come Mi amavi prima? Guarda, Io sono sempre lo Stesso!”. – Dice Helena piagnucolosa: “Per l’occhio sì!, ma per il cuore sei diventato tutt’altro, molto più grande e più santo! Il cuore ora trema davanti alla Tua Grandezza e Santità, poiché Tu sei veramente l’unico Dio!”.

                    7.             Rispondo Io: “Sì, carissima Helena, questo lo sapevi già prima e comunque non avevi un così forte timore santo di Me. Anzi, Mi hai perfino baciato con tutto l’ardore del tuo cuore! Riflettici e rimani te stessa, come rimango Io immutabilmente Me stesso, così non avrai più una simile paura inutile davanti alla Mia divina Maestà!”.

                    8.             Dice Helena: “O Signore, Tu ultrabuono, santo Padre! Questo non succederà mai più! Quando, infatti, si inizia a riconoscerTi, la Tua Divinità ha ancora più un’apparenza umana e per il cuore di un povero peccatore sei sopportabile. Ma quando gli avvenimenti sempre più grandi e meravigliosi evidenziano anche troppo chiaramente l’infinita differenza tra Te, o Signore, e una creatura che si deve formare da sé liberamente secondo le leggi del Tuo Ordine, allora è finita con quest’apparenza umana. Come del resto è qui manifesta la Tua Divinità davanti agli occhi nostri in tutta la Sua Santità! Che tutto questo ci debba procurare più o meno un certo timore santo davanti alla Tua Divinità, questo è certamente chiaro.

                    9.             Ho già avuto modo di vedere prima nelle due sale precedenti, in questa casa di Robert, magnificenze più che sufficienti per meravigliarmi per un’eternità e per lodare Te per la Tua Bontà, Amore e Sapienza. Allora però il Tuo Amore ci guidò in questo museo, nel quale l’essere carnale di Robert deve essere manifestato in immagini corrispondenti e là il miracolo non ha fine. Ed in particolare con il senso solenne di quelle singolari iscrizioni sui gradini della grande piramide ci si potrebbe sciogliere fino all’ultima goccia per adorazione e timore riverenziale con le quali il povero cuore viene preso per Te, o Signore! – Perciò non si può più parlare della mia posizione di prima senza provar timore!”.

                  10.           Dico Io “Le tue scuse per Me non valgono proprio molto! Ciò che provi ora, lo so benissimo. Ma so anche che sta scritto: ‘Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli!’. Come può essere possibile che un figlio possa raggiungere questa perfezione se davanti al Padre ha un timore reverenziale più grande di quello che una lepre prova davanti al ruggito di un leone?”.

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Cap. 159

Parabola del pittore e dei suoi allievi

L’istruzione amorevole del Signore porta Helena di nuovo all’amore di sposa celeste

                    1.             Continuo a parlare Io: “Vedi, ora ti narrerò una parabola, e vedremo come si presenterà la cosa che desidero da te:

                    2.             C’era una volta sulla Terra un grande maestro della pittura, i cui quadri non avevano altro tema che la vita, affinché il soggetto rappresentato diventasse anche la pienissima verità. Le opere di questo maestro attiravano, da tutte le regioni della Terra, una gran folla di ammiratori e tra questi anche qualche talento, il quale desiderava volentieri farsi istruire. Il maestro si rallegrava e faceva di tutto per fare qualcosa per i giovani talenti.

                    3.             Tra i molti aspiranti artisti di questo maestro ce n’erano alcuni dotati delle migliori qualità. Essi avevano però un rispetto così immenso davanti all’insuperabile grandezza artistica del loro maestro che quasi non osavano prendere in mano un pennello. Poiché essi pensavano che i loro sforzi fossero inutili per raggiungere anche un solo atomo della grandezza del maestro. Però gli altri, i meno dotati, pensavano: ‘Sappiamo bene che il nostro maestro è irraggiungibile nella sua arte e che noi mai saremo alla sua altezza. Ma non vogliamo eccedere, nel rispetto per la sua arte, tanto da non osare dipingere. Anzi, vogliamo essergli molto affezionati e apprendere da lui quel tanto che siamo in grado. Egli sarà di certo molto più contento se facciamo così invece di rimanere muti ammiratori delle sue opere. Anche questo, infatti, deve essere un elogio per il grande maestro, quando migliaia di persone che sono entusiaste delle sue grandi opere d’arte si sforzano, secondo le possibilità delle loro forze, di avvicinarsi a lui in una o nell’altra cosa’. – E vedi, Mia cara Helena: quelli che si lasciano sopraffare dall’eccessivo timore reverenziale imparano poco o niente dal grande maestro, mentre gli altri, con il loro zelo e la loro diligenza, si formano a bravi artisti sotto la sua guida.

                    4.             Esprimi ora la tua opinione, a quale delle due specie di discepoli il maestro darà la preferenza, a quelli con troppo timore reverenziale, oppure a quelli con minor timore reverenziale ma che in compenso sono tanto più imitatori ferventi della sua arte per la quale arde il loro cuore?

                    5.             Oppure chi ti piacerebbe di più – uno che si lascia opprimere talmente dalla tua bellezza che a nessun costo osa aver l’audacia di confessarti il suo amore, oppure uno che è così infiammato d’amore per la tua bellezza tanto d’avere il coraggio di confessarti quanto indescrivibilmente ti ama! DimMi allora la tua opinione!”.

                    6.             Risponde Helena: “O Signore, il secondo! Mi arrendo già completamente, ora, infatti, riconosco il mio errore!”.

                    7.             Dico Io “Ora va bene, che cosa farai tu dunque di fronte a Me? Sarai nuovamente fiduciosa, come prima, dopo la tua redenzione dal giogo della tua morte spirituale?”.

                    8.             Risponde Helena un po’ balbettando: “Ehm, certamente, m-a ehm, se solo Tu non fossi così Santo! Se penso che Tu sei Dio, l’eterno Onnipotente, Santo ed Onnisapiente, ed io nient’altro che una piccolissima scintilla dei pensieri provenienti da Te, allora vengo oppressa da un così immenso timore reverenziale davanti a Te ed ai Tuoi santissimi occhi, tanto da voler sprofondare nella profondità più intima al Tuo cospetto!

                    9.             Certamente Tu hai l’aspetto mansueto di un agnello assai mite e di buon cuore come una madre quando i suoi bimbi amatissimi le baciano le mani. Ma dai Tuoi dolci occhi scaturiscono a volte anche tempesta, fulmini, grandine e tuoni sull’intero pianeta per lo spavento di tutti gli uomini. Allora mi dico intimamente: l’Onnipotente ha certo l’aspetto di un uomo, ma Egli è tuttavia tutt’altra cosa. E non scherza per nulla. Egli è infinitamente buono con chi Lo ama, ma con quelli che non vogliono sopportare il Suo Ordine, Egli discute in tutt’altro modo!

                  10.           Tali pensieri si affollano senza volerlo nel mio cuore e nulla posso fare se s’impadronisce di me un sempre maggior timore reverenziale dinanzi a Te. Anzi, vorrei quasi sostenere che Tu stesso, come Dio, non possa comprendere del tutto come deve sentirsi una fragile creatura quando Ti si trova dinanzi. Per Te è certamente normale stare davanti a trilioni di Tue creature ed amarle liberamente secondo il Tuo desiderio divino. Noi esseri umani però possiamo fare questo solamente con un intimo fremito di timore riverenziale.

                  11.           Se osassi come vorrei, potrei, come si suol dire, amarTi proprio da morire. C’è però un immenso ma in mezzo!”.

                  12.           Dico Io: “Ora sì che sei diventato un essere profondamente intelligente! Dovrò venire a prendere lezioni da te. Ma vedi, timido coniglietto, se Io non fossi in grado di provare ciò che sei in grado di provare tu come creatura, chi altro potrebbe infondere in te un sentimento? Ti ho creato intera e non a metà! Ora hai nuovamente rievocato alcuni residui della tua sapienza viennese!

                  13.           Vedi, a che cosa servirebbe un Signore Dio debole? Il Signore Dio deve essere onnipotente e sapiente sopra ogni cosa, altrimenti alla fine Egli dovrebbe andare a fondo insieme a te! – Ebbene, che cosa pensi tu adesso, sono ancora così terribile o forse non più?”.

                  14.           A questo punto Helena comincia nuovamente a sorridere e dice dopo un po’: “Carissimo Padre Celeste! Tu sei così bravo a persuadere che alla fine si deve per forza perdere tutto l’esagerato timore di Te! Ora però devi essere amato anche da me senza limite e misura!”.

                  15.           Dico Io: “Allora vieni qua al Mio petto e da’ sfogo al tuo cuore!”. – Helena non ci pensa due volte, Mi si getta al petto e Mi copre con lacrime di gioia, di baci e di amorevoli singhiozzi in gran quantità.

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Cap. 160

Il monaco Cyprian si scandalizza dell’impetuoso amore di Helena

Possenti parole tonanti contro la presunzione dei preti

                    1.             Quando Helena si delizia un po’ di tempo al Mio petto in sublime estasi d’amore, si avvicina il monaco Cyprian e dice: “Io credo che questa donna Ti voglia già completamente possedere! Che cosa ci dovrà ancora capitare? La donna di Robert, o Signore, è terribilmente innamorata di Te, e questo mi sembra un po’ troppo! Guarda, la beatissima Vergine e una moltitudine di altre donne qui presenti anche Ti amano sicuramente al di sopra di ogni cosa, ma non fanno tanto baccano. Tu sei certamente il Signore e non T’imporrò mai nulla in eterno; però questa storia mi sembra alquanto strana. Costei, infatti, s’incapriccia letteralmente di Te! No, una innamorata così non l’ho mai vista in tutta la mia vita! E non la smette ancora!”.

                    2.             Rispondo Io: “Va bene, questo ti meraviglia! E nello stesso tempo ti procura anche un piccolo risentimento. Io però ti dico: non è bene per colui che si scandalizza di Me! Chi non Mi ama come mi ama questa Helena, in verità, costui avrà una parte piccola nel Mio Regno!

                    3.             Se anche tu mi amassi come Mi ama lei, il suo amore non ti scandalizzerebbe e non ti sembrerebbe esagerato. Ma poiché di vero amore sei molto povero rispetto a lei, la sua grande ricchezza è una spina nei tuoi occhi. Ma per quanto riguarda Me stesso, Io ti assicuro che il suo grande amore non M’infastidisce per nulla. Le tue osservazioni però Mi hanno veramente un po’ cominciato a dar fastidio!

                    4.             Che la Madre Maria e ancora una moltitudine di altre donne non manifestino, qui in paradiso, il loro ardente amore interiore per Me in maniera così appariscente, sta nel fatto che loro, come esseri già da tempo celestialmente puri, racchiudono in sé interiormente lo stesso amore che Helena ora manifesta esteriormente. Adesso ne sai abbastanza! Ed ora mettiti un po’ da parte, altrimenti lei non potrebbe dar libero sfogo al suo cuore a Me gradito!

                    5.             Dice il francescano trattenendosi ancora un po’: “Signore, se anche il mio cuore si volesse infiammare per Te d’amore così impetuoso, dovrò poi ancora mettermi da parte?”.

                    6.             Dico Io: “Il vero amore qui è l’unica misura valida, secondo la quale viene misurato quanto uno può rimanere vicino a Me! Se hai un amore giusto e libero da ogni egoismo, allora sei più vicino a Me. Quanto più scintille di egoismo però salgono dal tuo cuore, tanto più ti trovi lontano da Me

                    7.             Vedi, i vescovi romani ora tengono riunioni sulla Terra sulle loro faccende ecclesiastiche, faccende che sono soldi, autorità e concessioni per aumentare l’oscurantismo degli uomini. A questo li spinge l’interesse personale. Perciò sono immensamente lontani da Me e le loro riunioni rimarranno senza frutto e il loro consiglio inutile. E poiché pretendono da Me di essere dei privilegiati, Io ti dico: questi sono gli ultimissimi!

                    8.             Chi asserisce di amarMi, ma nello stesso tempo è geloso dell’amore che gli altri hanno per Me – costui non è amico Mio e non è degno del Mio Amore! E chi dice: ‘Solo con questa penitenza o con quell’altra puoi assicurarti l’Amore di Dio e la vita eterna in Cielo’ – costui è un bugiardo e deve stare con i suoi simili all’Inferno! Poiché Io sono un Signore ed amo chi voglio, e sono misericordioso con chi voglio, e rendo beato chi voglio! Non Mi unisco mai ad una categoria inventata da profeti egoisti ben ingrassati avidi di potere e di onori e tengono la debole umanità in pesantissima schiavitù. Guai a tutti coloro che hanno avuto la sfacciataggine di elargire il Mio Amore all’umanità, come se solo loro ne avessero il diritto! Il loro diritto presto dovrà essere enormemente accorciato!

                    9.             Vedi, amico Mio Cyprian, proprio come ora i vescovi romani tengono sulla Terra i loro consigli, con cui vogliono solo mantenere la loro vecchia posizione di potere e splendore, mentre s’interessano molto meno della vera salvezza dei Miei popoli – così anche in te c’è ancora qualcosa di autenticamente cattolico-romano che invidia il Mio Amore per questa Mia figliola, e perciò riempie il tuo cuore di segreta indignazione. Perciò ti ho detto che devi ritirarti, perché la tua indignazione e la tua invidia confondono la Mia cara figlia nel suo Amore per Me. Tuttavia non te lo voglio imporre, perché hai già sostenuto dinanzi a Me alcune prove d’un amore un po’ più purificato. Se puoi rimanere, rimani! Ma se la tua invidia e indignazione segreta non te lo permettono, allora va’!”.

                  10.           Il francescano a queste parole assume un’espressione turbata e dice fra sé: “No, non Lo avrei mai immaginato così severo! Mio Dio e mio Signore, che sarà di me se Lui mi indica la porta? Sì, Egli ha eternamente ragione, non esiste un capello buono in noi preti. Ma che sarà di noi se ci ordina di andar via? Io però posso anche rimanere, Egli lo ha detto! Sono però pronto anche a rimanere libero da invidia e dall’indignazione? Purtroppo no, ma cambierà, deve cambiare! Sì, prima il Signore ha detto che gli uomini, secondo la loro anima e i loro corpi, sono usciti dal caduto e giudicato Satana, e questo in corrispondenza dell’una o dell’altra parte che costituiscono il principe della menzogna. Io sarò sicuramente uscito dalle sue corna, perché nel mio cuore non scaturisce che robaccia riluttante. Ed ancora altre cose usciranno dal cattivissimo cuore di Satana, perché esse non sono altro che invidia, avarizia, brama di potere, orgoglio ed una moltitudine di diavolerie simili. O Signore, scaccia via Satana anche da me!”.

                  11.           Dico Io: “Ora puoi già rimanere nuovamente qui presso Ludwig ed il suo amico! Nel frattempo però discuti con il tuo collega Thomas ed il suo amico Dismas, i quali espelleranno da te il rimanente diabolico”.

                  12.           Cyprian si accinge ora a farlo con un viso molto più sereno, ed Io chiamo a Me Robert.

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Cap. 161

Meravigliosa trasformazione dei sepolcri

Robert riceve il suo nome celeste

L’angelo Sahariel come guida

                    1.             Come Robert viene velocemente da Me con grandissimo amore ed ha quasi una gioia senza limiti che la sua Helena ha trovato tanta Grazia davanti a Me, scompaiono all’improvviso tutti i sepolcri, ed al posto di questi sorgono luci potenti simili a soli nascenti. Queste si sollevano in bellissimo ordine verso l’alto, finché occupano posto nell’alta volta celeste come stelle luminose di prima grandezza in gruppi meravigliosi.

                    2.             Dopo un momento colmo di stupore da parte di tutti i presenti, scende giù dolcemente dall’alto uno spirito luminoso. Egli si posa nello stesso posto dove prima stava la nota piramide e tiene nella sua destra una veste celeste pieghettata, tempestata con molte stelle splendenti.

                    3.             Tutti rimangono talmente sorpresi che, per venerazione, osano appena respirare. Lo stesso Robert resta sorpreso dinanzi a Me ed osa appena muovere la lingua. Soltanto Helena, anche se piena di stupore, s’infonde coraggio e Mi domanda che cosa significhi tutto questo:

                    4.             A ciò Io dico: “Vedi, figlia Mia, tutto questo procede dalla carne di Robert. Ecco, da questa l’angelo ha messo insieme una veste e, su Mio ordine, l’ha portata a Robert come proveniente dai Cieli. Per il raggiungimento di questo scopo principale hai contribuito moltissimo anche tu. Il grande potere dell’amore del tuo cuore, infatti, ha aiutato molto a dissolvere la carne e a purificarla. Perciò va’ dall’angelo e conducilo qui, affinché egli consegni e faccia indossare a Robert, dinanzi ai Miei occhi, la veste celeste! Questa, infatti, è già un’autentica veste per la vita eterna!”.

                    5.             Helena, completamente entusiasta della Mia richiesta, corre velocemente dall’angelo splendente e lo prega di volersi recare da Me, e l’angelo avanza anche subito con lei. Giunto presso di Me, fa un profondo inchino e consegna la veste con viso amorevolissimo a Robert, il quale si sta quasi sciogliendo d’amore e timore riverenziale quando vede che, appena l’angelo gli porge la veste, nello stesso istante si vede già con questa addosso.

                    6.             Quando Robert si trova dinanzi a Me con indosso la veste dell’immortalità, Io gli domando: “Ebbene, amico e fratello Robert-Uraniel, ti piace questa veste e cosa ti pare questo cambiamento?”. – Risponde Robert-Uraniel: “Signore, Tu unico Padre di sublime Amore pienissimamente santo! Di quando in quando sulla Terra ho già provato vagamente che, nel corso della vita più genuina, ci siano a volte dei momenti che fanno ammutolire la lingua dell’uomo e perfino i pensieri stanno in silenzio. Se nel frattempo si voleva dire qualcosa, non si trovava nessuna parola. Quanto più deve essere qui il caso nel regno degli spiriti, dove un miracolo straordinario ne soppianta un altro! Perciò mi perdonerai, o Signore, se io qui sono quasi incapace di parlare per la gioia troppo grande e per l’amore per Te. Questa sublimissima cosa è venuta troppo all’improvviso per potermi riavere subito. Ma se Tu, santissimo Padre, mi concedessi una piccola pausa, allora troverei una parolina su tutto questo”.

                    7.             Dico Io. “Va bene, ma ora segui quest’angelo! Egli ti mostrerà quest’intero museo come vero effettivo museo. Alla fine però ritorna qui e di’ a tutti che cosa hai visto e sentito. Ma affinché tu possa farcela prima con questa fatica, devi muoverti accanto al mio angelo con un movimento veramente spirituale. Questo movimento però è quella velocità di cui tu hai parlato spesso nel mondo. Tu chiamavi essa il volo del pensiero”. – (RivolgendoMi all’angelo:) “Sahariel, bada al tuo fratello Uraniel! Guidalo attraverso questo prodigio della sua anima e mostragli anche il suo primo mondo, dal quale sei anche tu proceduto! Così sia e avvenga!”.

                    8.             E Sahariel dice a Robert-Uraniel: “Vieni, fratello, e guarda, apprendi e ammira l’infinita Sapienza del Padre!”. E subito entrambi s’innalzano scomparendo agli occhi di tutti coloro che sono giunti qua con Robert-Uraniel nel mondo degli spiriti.

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Cap. 162

Helena in dialogo col Signore

Esseri ed abitanti dell’Inferno

                    1.             Anche Helena si guarda intorno cercando Robert-Uraniel. Non vedendolo da nessuna parte, Mi chiede dolcemente dove sia finito insieme al suo angelo!

                    2.             Io però gli domando ancora più dolcemente se è in ansia per Robert-Uraniel. Ed Helena risponde: “O Tu santissimo Padre! Come potrei esserlo vicino al Tuo petto pieno di sublime Amore? Ovunque Robert possa essere andato, potrebbe forse diventare agli occhi Tuoi invisibile? Ma chi cammina nella Luce dei Tuoi occhi, non si smarrirà mai in eterno e farà ritorno, salutato dal suo amore che giace al Tuo Cuore! Oh, egli contemplerà ora molte e grandi meraviglie della Tua Onnipotenza, Sapienza e Bontà. Quante cose meravigliose avrà poi da raccontarci!”.

                    3.             Dico Io: “Sì, sarà proprio così. Anch’Io però potrei parlarti, nel frattempo, di alcune straordinarie cose meravigliose che forse potranno essere ancora più straordinarie di quelle che ora stai aspettando da Robert-Uraniel. Che cosa ne pensi?”.

                    4.             Risponde Helena: “O Padre amatissimo, questo lo puoi fare naturalmente meglio di tutti gli angeli dei Tuoi Cieli! Ma se Tu volessi raccontarmi qualcosa dalla storia della Tua stessa Divinità, ci vorrebbero trilioni di anni prima che possa afferrare in profondità una parola dalla Tua bocca – anche se sarei molto curiosa di apprendere così alcuni avvenimenti dal Creatore di tutte le cose.

                    5.             Per il mio cuore sarebbe di particolare interesse sapere da Te, di che cosa Tu, o Signore, hai parlato con i Tuoi apostoli dopo la Tua santissima Resurrezione. E su cui l’Evangelista Giovanni disse che Tu hai parlato ancora di molte cose con loro, cose che egli non ha messo giù per iscritto; perché anche se le avesse annotate in molti libri, il mondo non le avrebbe mai afferrate né comprese! Niente ha lasciato tanto insoddisfatta la mia curiosità proprio come quest’asserzione finale dell’apostolo Giovanni. Là certamente devi aver rivelato cose meravigliose ai Tuoi cari apostoli!”.

                    6.             Rispondo Io: “Sì, Mia carissima Helena! Queste esperienze però erano così straordinarie e profonde che nemmeno nel mondo spirituale potresti comprenderle. Ma tra non molto verrà il momento in cui potrai vedere e capire tutto questo, poiché nella Mia grande biblioteca celeste queste cose sono assai fedelmente custodite. Quando un giorno vi entrerai, riceverai da leggere un evangelo completissimo! Perciò ora desidera da Me un’altra storia!”.

                    7.             Riprende Helena: “O Tu dolcissimo Padre, raccontami qualcosa della caduta di Lucifero! Anche tale argomento, infatti, nel mondo mi è sempre rimasto oscuro”. – Dico Io: “Mia carissima, anche per questo sarebbe ancora troppo presto per il tuo cuore, perché questa storia ti sconvolgerebbe troppo. Perciò scegli piuttosto dell’altro!”.

                    8.             Continua Helena: “O Santissimo Padre, allora dimMi che cosa significa l’Inferno, di cui sulla Terra dai religiosi viene predicato di gran lunga più che dei Cieli? Chi va veramente all’Inferno? Ne esiste uno oppure no? Poiché vedi, carissimo Signore e Dio Gesù: nel mondo sono stata di certo abbastanza cattiva, un vero frutto viennese, come se ne può trovare solo uno. Il papa insieme a tutti i preti mi avrebbero condannata senza grazie e misericordia all’Inferno. E nonostante tutta la mia cattiveria, mi trovo beatissima presso di Te! E così qui, in Tua santissima compagnia potrebbero rallegrarsi della vita eterna ancora degli altri di cui sulla Terra qualche arcipapista avrebbe detto: ‘No, questi tipi sono troppo malvagi perfino per l’Inferno!’. E vedi, essi sono qui nel Tuo Santuario e lodano nel loro cuore la Tua infinita Bontà, Sapienza, Potenza e Forza! Quindi quanto devono essere malvagi per andare all’Inferno, se ne esiste veramente uno!?”.

                    9.             Rispondo Io: “Mia carissima Helena, la tua domanda non è senza interesse, e la risposta non sarà senza profitto. Invece di parlartene in lungo e in largo, farò condurre davanti a te un individuo infernale che è proprio sul punto di andare all’Inferno e certamente anche in quello più basso e peggiore. In questo essere maligno comprenderai nel modo più chiaro possibile chi, in verità, va all’Inferno. Esiste, infatti, un Inferno che è suddiviso in tre gradi, di cui il più basso è il peggiore. E poi Mi loderai quando comprenderai chi, quando e perché uno va all’Inferno. Non ti spaventare però, il maligno sarà subito qui!”.

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Cap. 163

Incarico a Pietro e Paolo di condurre davanti, l’ex capo dei beduini, Cado

L’inutile sforzo amorevole di Pietro per la conquista dello spirito insolente

                    1.             Dopo chiamo presso di Me Pietro e Paolo e dico: “Andate e portateMi Cado, il quale è venuto in questo mondo quindici giorni terreni fa! In primo luogo è suo desiderio. In secondo luogo, affinché a questi nuovi fratelli possa essere dissipata la minima traccia di convinzione che dietro di Me, nonostante tutto il Mio Amore, vi sia qualcosa di dispoticamente tirannico. Andate dunque e portatelo qui!”.

                    2.             I due scompaiono subito e nello stesso istante sono già dal famigerato Cado. Quando si trovano davanti a lui in maniera così improvvisa, costui indietreggia e grida: “Per tutti i diavoli! Che cosa sono queste due bestie con sembianze umane? O tu maledetto popolo bestiale, questo mi getterà ancora sul lastrico!”.

                    3.             Dice Paolo: “Amico, non siamo venuti da te per chiederti qualche elemosina. Non ne abbiamo bisogno, poiché tutti i tesori dei Cieli e della Terra sono a nostra disposizione. Con te però abbiamo qualcos’altro che ti sarebbe molto più salutare di tutti i tesori della Terra. E ciò consiste nel salvare te, per quanto possibile, dall’eterna morte nell’Inferno. Tu, infatti, sei stato sulla Terra un perfetto diavolo in forma umana e quindi sei già un essere completamente infernale. Ora, nel mondo dello spirito, tu sei sul punto di andare all’Inferno più basso, anzi, secondo il tuo interiore, vi sei già da tempo. Ma se lo vuoi, noi abbiamo il potere di salvarti da questo. Ci devi però seguire e fare volontariamente tutto quanto ti consiglieremo”.

                    4.             Risponde Cado: “Cosa?! Che cosa vaneggiate voi due manigoldi! Sono io dunque morto? Non sono forse più sulla Terra in possesso di tutti i miei beni, del mio oro e del mio argento? O voi canaglie! In che modo sottile vorreste sottrarmi alcuni pezzi d’oro per un Cielo che non esiste da nessuna parte, e salvarmi da un Inferno che non è altro che un’invenzione degli sfaticati preti! Vedete di andar via, altrimenti chiamo tutti i miei diavoli di casa e insieme ai cani vi faccio sbatter fuori! Ma guarda questi straccioni! Vorrebbero salvarmi dall’Infermo procurandomi un Cielo per denaro! Toglietevi da qui, altrimenti vi caccerò fuori subito col vostro Cielo ed Inferno!”.

                    5.             Dice Paolo: “Amico, non farci discorsi simili, noi non abbiamo paura di te. Questo però ti sia detto: se non ci segui con le buone, potrai assaggiare il nostro potere! Poiché è già provveduto che alla tua chiamata nessun diavolo ti verrà in aiuto. Oltretutto sappiamo molto bene come ti sei arricchito sulla Terra. C’erano certamente una moltitudine di poveri diavoli affamati al tuo servizio, ed un esercito di grossi cani feroci stavano intorno al tuo castello, questi assalivano i viaggiatori e li immobilizzavano, finché arrivavano i tuoi diavoli domestici a chiedere un considerevole riscatto per la liberazione dalle bestie. Sei stato accusato diverse volte, ma gli accusatori non hanno potuto concludere nulla, perché i giudici stavano al soldo tuo. Noi potremmo raccontarti molte cose del tuo brigantaggio, ma nel posto giusto vedrai le tue orrende azioni disumane scorrerti davanti. E si vedrà se proverai orrore e vero pentimento davanti a queste. Se questo sarà il caso, allora è ancora possibile salvarti, altrimenti l’Inferno più basso è ciò che ti spetta! E ora vieni con noi di buon grado, altrimenti useremo la forza!”.

                    6.             Grida Cado: “Voi cani, volete farmi violenza? Tutti i diavoli a me! Vedremo che cosa potrete ottenere con la vostra violenza!”. Egli attende un po’ con orribile digrignare dei denti i suoi diavoli domestici, ma non arriva nessuno e non si sente nessun cane abbaiare. Anche il suo castello che fino a poco prima vedeva ancora quale sua proprietà come era sulla Terra, comincia a dissolversi in nebbia, simile ad un arabesco di ghiaccio su una lastra di vetro che viene raggiunto dall’aria calda.

                    7.             Non appena Cado comincia ad accorgersene, grida: “Tradimento! Tradimento! Voi cani miserabili, mi avete fatto qualcosa! Allontanatevi da me, voi cani! Per tutti i diavoli, io non voglio seguirvi! Voi siete una coppia d’incantatori, avete stregato i miei sensi! Via da me, voi cani infernali!”.

                    8.             Con queste ultime esclamazioni però, Cado si trova già davanti a Me ed Helena come anche davanti a tutti gli ospiti, ma senza veder nessuno di noi all’infuori di Pietro e Paolo. Helena si spaventa a vederlo, perché esala vapori ed è acceso letteralmente d’ira, ma Io le faccio forza, affinché possa guardarlo più tranquillamente. – Ora faccio un cenno a Pietro affinché faccia con Cado un tentativo di conversione e gli permetta di vedere per alcuni istanti paesaggi paradisiaci.

                    9.             Pietro comincia subito a rivolgere a Cado parole oltremodo savie e dolci e dice: “Amico Cado, sii ragionevole! Vedi, l’esperienza deve averti insegnato che sulla Terra, tutti i beni sono passeggeri e presto svaniscono, e alla fine il più ricco, come il più povero, hanno in comune la stessa sorte del morire. Tutta la carne deve morire, tutta la materia deve passare, soltanto lo spirito interiore rimane indistruttibile! Vedi, tu secondo il corpo sei morto e adesso continui a vivere in modo indistruttibile nella tua anima colma di spirito. Non rimanere più attaccato a ciò che è passato per l’eternità. Riconosci invece i tuoi grandi debiti mondani, e noi vogliamo essere per te i pagatori ed accoglierti nel nostro mondo vero e stabile per l’eternità, nel quale mai ti mancherà qualcosa. Guarda là verso oriente! Quelle magnifiche terre e palazzi sono nostri, e li avrai tu! Tu però devi confessarci i tuoi debiti, affinché possiamo prenderli su di noi!”.

                  10.           Cado guarda fugacemente e sbircia i magnifici territori. Dopo un po’ dice beffardo: “Sapete, il modo più semplice per catturare topi e ratti è quello di usare un’esca. Certi stolti pagano doppio il prezzo d’ingresso per il teatro se un prestigiatore mostra loro delle immagini nebbiose. Io però non sono uno stupido simile che abbocca subito l’amo! Tu credi, stupido perditempo, che io applaudirò il tuo miraggio? Io so cosa e chi sei tu, e conosco anche me perfettamente. Fuori del corpo sono ancora più libero e farò quello che mi fa piacere. Ma uno sciocco ebreo non mi farà mai da guida! Lo capisci, asino stupidissimo? Che domandi dei miei debiti sulla Terra? Se sei così potente e onnisapiente, dovresti sapere già da lungo tempo in cosa consistono! Allora sistemali anche, se hai già tanta voglia di pagare i debiti degli altri! – Che cosa interessano a te i miei delitti? Ho mai chiesto io dei tuoi? Badate di andar via presto, altrimenti troverete in me il vero diavolo! Vi ho forse chiamato come fa una vecchia bigotta? No, questo Cado non lo fa, Cado, il terrore del deserto dell’Armenia, mai! Cado è un signore e la Terra trema davanti al suo nome! Ma il vostro Jehova è un mendicante ed un principale ciarlatano in tutte le cose! Credi forse che Cado non conosca Jehova e il suo ciarlatano Gesù inchiodato alla croce? Oh, Cado conosce tutto, conosce perfino il Suo Insegnamento meglio di te, tu che avresti dovuto essere la Sua roccia per tutti i tempi. La roccia invece è stata fatta con una massa pietrosa di burro pecorino e perciò si è anche sciolta. E così di questa roccia non è rimasto altro che il suo nome, nome che non dice nulla e una quantità di goffe statuette di legno, immagini e false reliquie! Tu sei Pietro ed il tuo compagno è Paolo o Saul (l’ultimo nome dovrebbe essere quello giusto!) che è un po’ più intelligente. Dimmi piuttosto: che fine ha fatto il vostro maestro in questo mondo degli spiriti? Giudica ancora accuratamente i vivi e i morti? È anch’Egli stupido come voi due?”.

                  11.           Risponde Pietro: “È proprio Lui che ci ha inviato a te, affinché ti salvassimo dall’eterna rovina!”. – Dice Cado: “E perché non è venuto Lui stesso? Forse ha preso freddo mentre giudicava ed ha preso un raffreddore ed ora non può uscire? Probabilmente ha mandato voi da me affinché mi riscaldiate con il vostro forte alito! Ma Cado non è una pecora, come lo era il Messia dei giudei nato a Betlemme, per questo i suoi compatrioti gli hanno testimoniato il loro onore sulla croce. O voi stupidi ignoranti! Credete forse che un Cado si lasci prendere per il naso come un qualunque ebreo affamato? Oh, vi sbagliate di grosso, mie care pecorelle di Dio! Cado è un leone e mai una pecora di Dio! Lo comprendete? – Quando andate dal vostro Maestro portateGli un caro saluto da parte mia e diteGli che mi dispiace molto che sulla Terra non sia stato un Cado, bensì una pecora come ce ne sono tante!”.

                  12.           Dice Pietro: “Amico, su questa via non andrai molto lontano. La tua strada conduce all’Inferno e all’eterna sofferenza procurata da te stesso, tu, infatti, sei guasto fin nelle fibre più interne della tua vita! Ma affinché tu sappia ora chi è Gesù il Crocifisso, chi era e sarà in eterno, ti dico, quale uno dei Suoi più fedeli testimoni: Egli è Dio, l’unico ed il solo, l’Eterno, un Signore e Maestro, Santo nell’eterna Infinità! Soltanto Lui può conservarti, ma anche lasciarti cadere per sempre. – Guarda ancora una volta il Cielo aperto verso Oriente, ma guarda anche verso Occidente le fauci spalancate dell’Inferno: dove vuoi andare? Nessun Dio ti giudicherà e nessun angelo, tanto meno noi due. Il tuo giudice però sia la tua volontà!”.

                  13.           Continua Cado: “Dunque là il cosiddetto Cielo e là verso mezzanotte il romantico Inferno! Così, così, questo è molto bello. Quanto costa evocare questo spettacolo magico? Siete proprio una coppia di maghi di prima qualità! Ditemi, l’Inferno è alla foggia giudaica antica o cattolica-romana, greca, turca o indiana? Il Cielo forse è persiano?”.

                  14.           Risponde Pietro: “Cado! Cado! Tu sei uno spirito insolente e stai facendo un vile abuso dell’infinita Bontà e Misericordia di Dio! Vedi, noi siamo benevoli nei tuoi confronti e disposti a renderti ogni servizio secondo l’Ordine di Dio. Non ti abbiamo ancora offeso con nessuna parola dura, all’infuori che ti dimostriamo come stanno le cose con te nei confronti della giustizia originaria di Dio. E tu ti sei scagliato contro di noi come una tigre furiosa! Perché questo, amico? Comportati nella tua impotenza così come facciamo noi verso di te, che pure siamo in possesso di tutto il potere proveniente da Dio. Dunque sii più ragionevole, allora ci comprenderemo meglio di quanto sia stato finora il caso. Credimi, io ti conosco da parte a parte, e le cose con te stanno veramente molto male a causa del cattivissimo amore del tuo cuore! Tu non potrai mai aiutare te stesso in eterno. Ma se confessi dinanzi a noi i tuoi misfatti e ci apri il tuo cuore, allora ci dai la possibilità di poterlo spazzare di tutta l’immondizia! Se però lo chiudi sempre più davanti a noi, allora la maligna sozzura s’indurirà nel tuo cuore e non sarà mai possibile salvarti dalla morte eterna! Cado, rifletti su queste parole amorevolissime ed assai salutari!”.

                  15.           Risponde Cado: “Vi prego, risparmiatevi ogni fatica e non fatemi arrabbiare inutilmente! Non avete mai sentito che quelli che sono abituati a governare fin da fanciulli, non vogliono e non possono mai obbedire? Voi potete ottenere qualcosa da me soltanto per mia grazia e magnanimità, ma giammai in eterno per consiglio vostro! Un vero re non deve mai farsi consigliare se vuole mantenere la sua autorità dominatrice. Egli deve sempre dominare!”.

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Cap. 164

Essenza fondamentalmente maligna di Cado

Il Signore sul castigo divino

                    1.             A questo, risponde nuovamente Pietro: “Durante tutta la tua vita terrena però non sei stato sempre re! Come puoi sostenere che saresti stato destinato fin dalla culla a dominare? Non sei stato altro che un capo beduino, e questo soltanto negli ultimi anni della tua vita. Prima eri un pastore di pecore ed oltre a ciò un complice dei tuoi lodevoli predecessori. Soltanto col vergognoso matrimonio con la figlia maggiore del capo beduino sei stato innalzato a capo. Così sulla Terra hai dovuto a lungo obbedire ciecamente, e soltanto negli ultimi anni hai esercitato uno sprezzante dominio sul tuo assai meschino popolo ladrone e sui tuoi cani feroci. E così io penso che governare non dovrebbe essere innato in te nel grado che ci hai detto!”.

                    2.             Risponde Cado: “Non ha importanza! Ciò che io non voglio, assolutamente non lo voglio! Anche se foste voi stessi dei, non mi farete cambiare idea, finché non mi instillerete un altro cuore ed un’altra volontà. Credete forse che io abbia paura dell’Inferno? Oh, vi sbagliate di grosso! Ogni asino codardo può obbedire ad un Dio onnipotente; ma affrontare Dio ostinatamente e mandare a monte tutta la Sua Sapienza, lo può fare solo uno spirito forte che non teme nemmeno l’Inferno peggiore. Gettatemi nel bronzo fuso, e nel dolore più acuto vi darò la stessa risposta. Grande è, infatti, lo spirito che può disprezzare il suo Creatore anche nel massimo dolore! – Per che cosa dovrei essere grato al Creatore? Devo essere grato a qualcuno soltanto quando fa ciò che gli ho chiesto. Io non ho mai chiesto al Creatore di crearmi. Egli lo ha fatto arbitrariamente! Allora è già abbastanza vergognoso per la Sua decantata sublime Sapienza e Potenza aver prodotto in me una purissima abborracciata creazione. Oppure devo essere proprio così come sono per la conservazione del Creato? Perciò non concluderete nulla con me né in un modo né nell’altro. Perciò vedete di andarvene!”.

                    3.             A questo punto Cado diventa completamente nero ed il suo aspetto orribilmente brutto, tanto che Helena comincia ad avere molta paura. I suoi occhi diventano roventi come quelli di un cane rabbioso ed è sul punto di aggredire i due apostoli. Pietro però gli dice: “Nel nome di Gesù io ti ordino di stare calmo, altrimenti dovrai gustare l’asprezza dell’ira di Dio appena oserai alzare solo un dito contro di noi!”.

                    4.             Ora Cado freme di rabbia e nel suo interiore diventa completamente incandescente, mentre nell’esteriore viene a trovarsi sprovvisto di ogni veste. Così egli sta dinanzi a noi in bruttissimo aspetto, senza tuttavia poterci vedere.

                    5.             A questo punto Io domando a Helena: “Ebbene, amata figlia, che ne dici di quest’anima? Trovi che da parte Mia non sia stata tentata anche la pur minima cosa per poter contribuire alla sua salvezza? Nel tuo nobile cuore dici no! Ed è anche così. Con questo spirito è stato tentato tutto ciò che può essere fatto come mezzo docile corrispondente al Mio Amore, ma senza il minimo successo. Questo spirito è stato, per così dire, portato sul palmo della mano. Sono stati convocati angeli forti per la sua preservazione. Ma la sua volontà, che deve rimanere libera, è sempre stata più forte del potere dei Miei legami d’Amore. Egli li ha lacerati tutti e se n’è sempre fatto beffe tremende. Non gli manca nessuna conoscenza, conosce ogni lettera della Scrittura e aveva perfino la facoltà di essere in comunicazione con tutto il mondo spirituale. Conosce Me e la Mia Divinità, e nonostante ciò può pure beffarsi di Me. Per lui ogni seggio del potere è una maledizione se non può chiamarlo suo. Per lui ogni legge è un abominio se ad emanarla non è lui. Egli conosce soltanto la sua volontà, e quella di un altro è per lui un delitto. DimMi, che cosa può fare ancora il Mio Amore con un essere simile?”.

                    6.             Risponde Helena: “Ahimè, Tu grande, caro, Padre santo! Un essere simile non merita proprio più un’altra Grazia da parte Tua; ma solo una lunga e giusta punizione, fino a che in tutta umiltà si trascinerà alla croce”.

                    7.             Dico Io: “Sarebbe tutto giusto se la punizione proveniente da Me non fosse già anche un giudizio! Se punisco gli uomini per la loro grande cattiveria, la punizione dovrà sembrare una conseguenza naturale della malvagità. Come qualcuno che si dà da solo una percossa e il dolore che ne segue è una conseguenza del tutto naturale e necessaria della sua azione. E così deve essere impostata ogni punizione proveniente da Me, se attraverso di essa la libertà dello spirito e dell’anima non deve essere minata.

                    8.             Così anche con questo spirito maligno non deve essere applicata altra punizione se non quella che s’impone da sé con la sua stessa volontà malvagia, cosa che è il prodotto del suo amore. Se poi si stancherà del dolore proveniente da tale propria creazione, ed in qualche modo si soffocherà nella sua ira, soltanto allora sarà nuovamente possibile avvicinarsi a lui per vie più miti. In questo modo sprofonda a poco a poco nel più basso e profondo Inferno, – ma non condannato da Me, ma dalla sua stessa volontà. Egli, infatti, si crea quest’Inferno da sé proveniente dal suo amore! Ma com’è l’amore di qualcuno così è anche la sua vita, e questa non dovrà mai essergli tolta!”.

                    9.             Dice Helena: “Ma Signore,Tu solo verissimo e perfettissimo Amore e Misericordia! Se persevera in un simile amore malvagissimo e, per ostinazione verso di Te, preferisce soffrire in eterno nel modo più atroce piuttosto che piegare la sua irrigidita volontà sotto la Tua dolcissima – che sarà poi di uno spirito simile? Con questi spiriti completamente maligni, infatti, non si potrebbe applicare un delicato giudizio in vantaggioso impiego? Con questo forse lo spirito col tempo si abituerà e alla fine da questo ne farà una virtù, come fu il caso a suo tempo anche sulla Terra.

                  10.           Faccio un esempio: una prostituta trova sistemazione in una casa ritirata con la direttiva di comportarsi d’ora in poi come se si trovasse in un severo monastero. Per una vera passeggiatrice notturna questo è sicuramente un piccolo giudizio. Certamente lei considera la cosa per un po’ di tempo. Ma poiché il vantaggio di una vita buona e regolata è molto invitante, allora sopporta volentieri questo giudizio, e alla fine si abitua all’ordine, diventa poi una persona di sani costumi, rimane e poi muore anche come tale! E così credo che anche con Cado potrebbe forse succedere una cosa simile”.

                  11.           Dico Io: “Si, mia amata Helena, questo è già stato tentato in diversi modi e maniere con questo spirito, purtroppo sempre senza il minimo successo. Così adesso non ci rimane altro che lasciarlo a se stesso. Egli a tutti i costi vuole l’Inferno, allora se lo goda in tutta pienezza. A chi vuole da se stesso il male, non gli viene fatta nessun’ingiustizia in eterno. Chi vuol perseverare nell’Inferno, costui perseveri! Non prenderò nessuno per i capelli contro la sua volontà. Se poi la storia gli diventa troppo dura, si aprirà già da se stesso una via d’uscita. Se però l’Inferno è di suo gradimento e preferisce la notte eterna alla luce che beatifica tutto, allora scelga quello che gli fa piacere! Non sei d’accordo?”.

                  12.           Risponde Helena: “Signore, Tu Padre sublime! Adesso perfettamente! Ora proprio non ho più nessuna compassione per un simile stupidissimo asino. Ma che cosa succederà adesso con questo diavolo?”. – Dico Io: “Questo lo vedrai da te stessa. Ora farò cenno ai due apostoli di lasciarlo completamente libero, ma soltanto nella sua sfera, e di lasciargli fare ciò che vuole. Allora tu vedrai già quale seguito prenderà questo spirito”.

                  13.           Ora do ai due il segnale convenuto, e Pietro dice a Cado: “Visto che noi due abbiamo costatato a sufficienza che non vuoi lasciarti istruire da noi per i Cieli di Dio, allora va via da qui, e fa quello che ti pare e piace! Questo, infatti, lo vuole anche il tuo Dio e nostro Dio Gesù Zebaoth! D’ora in poi Iddio da te non invierà più alcun messaggero. Noi due siamo stati gli ultimi!”. – Dopo queste parole i due diventano invisibili per lui, mentre egli stesso rimane visibile a tutti i presenti e rimangono percettibili anche tutte le sue parole e i suoi pensieri.

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Cap. 165

Cado nell’infernale bagno di vapore

Inviolabile conseguenza dell’Ordine del Signore

                    1.             Come Cado si trova da solo, dice tra sé: “Grazie all’Inferno che alla fine mi sono liberato da questi due balordi! Ah ecco, vedo delle facce note, parecchi dei miei compagni, anzi, perfino il mio vecchio capo! Sarà un giubilo quando c’incontreremo e ci riconosceremo con facilità! Tutti hanno ancora l’aspetto di quando erano sulla stupida Terra!”.

                    2.             La schiera si avvicina a lui sempre più e il suo ex capo gli si precipita addosso con furia grande, lo afferra alla gola e grida terribilmente: “Ah! Delinquente! Cane miserabile! Finalmente sei arrivato qua per farti scontare quanto hai fatto alla mia regale figlia, prendendola come moglie, con un inganno vergognoso! Aspetta miserabile briccone, quest’affronto dovrai espiarlo in un bagno di vapore che non potrai più né vedere né sentire! Qui mi sono stati inferti dolori indescrivibili con fuoco e fiamme. Qui però, nel luogo della sofferenza e della paura, non ho dovuto sopportare un dolore più grande di quando ho saputo che un cane rognoso ha sposato la mia nobile e regale figlia. Ma per questo, cane, dovrai essere castigato in un modo che in tutto l’Inferno non se n’è mai sognato uno uguale!”.

                    3.             A queste parole Ludwig Bathianyi fa la seguente osservazione a Dismas, al monaco Thomas e al generale: “Ebbene, questa è una lodevole accoglienza! Anche il re-capo sembra essere un tipo forte, Cado, infatti, non riesce a svincolarsi dagli artigli del capo, nonostante tutti i suoi sforzi. Ora arrivano anche i suoi complici, e – o maledizione! – no, questo veramente manca all’orecchio e alla vista dello spirito più intrepido! Ora lo avvolgono con corde roventi come il ragno avvolge con la sua bava filante una mosca. Cado emette fumo da tutte le parti e invoca con le sue grida miserabilmente aiuto. O Signore, questo è orribile! Ecco, guardate come lo trascinano davanti a loro e lo colpiscono! E là, nelle tenebre più profonde, vedo un trono come di rovente metallo bianco. Verso questo trono trascinano sempre più violentemente il commiserevole Cado. Che cosa accadrà? È forse questo il promesso bagno di vapore? O Signore, Ti prego, perdona i miei peccati! Questo però è troppo! Lo mettono di filato sul trono, dal quale si alzano da tutte le parti fiamme altissime. E per di più viene legato con catene roventi. – Oh, queste raccapriccianti grida di dolore dell’incatenato Cado! Signore, vuoi concedermi tanto potere affinché io possa andare e liberarlo? – E da lì ne arrivano ancora altri con lance roventi e cominciano a trafiggerlo da tutte le parti! Da ogni ferita fuoriesce un’orribile rovente massa fumante! Signore, Ti prego, dammi potere e lasciami andare a liberare questo vero diavolo poverissimo!”.

                    4.             Rispondo Io: “Non ti preoccupare e ringrazia che tra noi e loro sia posto un abisso invalicabile, altrimenti anche gli eletti avrebbero da soffrire. Aspetta però solo un po’! Presto questa faccenda prenderà una piega completamente diversa. Il troppo grande e insopportabile dolore, infatti, renderà presto Cado padrone delle sue catene. Allora vedrai il secondo atto di un dramma infernale”.

                    5.             Continua Bathianyi: “Signore con questo sono già soddisfatto in massima misura e anche tutti gli altri qui. Anche la carissima Helena sembra averne già abbastanza!”. – Risponde Helena sconvolta: “Più che abbastanza! Questo, infatti, è orribile, troppo orribile!”.

                    6.             Dico Io: “Miei cari figlioletti, dovete assistere a tutto questo, affinché diventiate completamente puri. Ogni angelo, infatti, deve conoscere anche l’Inferno, com’è fatto e quali frutti crescono dal suo amore maligno. Non pensate che Io permetta questo per una specie d’ira e di vendetta. Oh, questo è lontano dal Mio Cuore paterno! Voi però sapete che ogni singolo seme porta il suo determinato frutto e ogni azione deve avere anche la sua determinata conseguenza, come ad ogni causa il suo preciso effetto. E tutto questo a causa dell’eterno Ordine proveniente da Me stesso, senza il quale non si sarebbe potuto creare nemmeno un atomo e senza il quale si potrebbe pensare ancora meno alla conservazione del Creato. Ebbene, questo spirito ha operato talmente in contrasto con quest’Ordine postogli liberamente, che a causa di azioni simili si è preparato da solo le necessarie conseguenze. Noi dunque, a causa della conservazione dell’eterno Ordine, non possiamo modificare niente, finché questo essere veramente infelice, attraverso le dolorose conseguenze delle sue precedenti azioni, sarà indotto da se stesso ad azioni diverse, alle quali potranno seguire altre conseguenze, migliori oppure ancora peggiori!

                    7.             Quando qualcuno posa un buon seme nella terra, crescerà anche un buon frutto. Ma se al posto del seme di frumento si posa nel terreno il seme di una belladonna[4], allora si raccoglierà di nuovo una belladonna e nessun frumento.

                    8.             Qualcuno però Mi potrebbe facilmente obiettare: ‘Tutto andrebbe bene, o Signore; ma non avresti dovuto spingere il Tuo Ordine ad estremi così terribilmente acuti!’. – Bene, dico Io, e aggiungo però la domanda: la luce estrema di un sole è da considerarsi un errore del Mio Ordine per il fatto che, dalla straordinaria forza della sua luce viene accecato l’occhio di chiunque sarebbe così pazzo da fissare ininterrottamente il sole per delle ore? Oppure il fuoco che consuma tutto è dotato di un grado troppo elevato di calore? Il carico di un monte è forse troppo pesante? La velocità di un lampo è forse troppo grande? Il freddo del ghiaccio è forse troppo pungente e la massa d’acqua marina troppo immensa? Ma come sarebbe un mondo nel quale l’ordine degli elementi non fosse composto così? Se il calore del fuoco fosse soltanto tiepido, potrebbe forse sciogliere i duri metalli? E se i metalli fossero morbidi, a cosa potrebbero essere utili? Se l’intera Terra fosse morbida come il burro, quale creatura appena un po’ pesante potrebbe esistere su un mondo simile? E se il Sole non avesse una luce così intensa, sarebbe forse in grado di offrire l’abbondante calore e la luce necessaria alla distanza di molti milioni di miglia?

                    9.             Forse qualcuno vorrebbe dire: ‘D’accordo, tutti gli estremi devono essere ed esistere, ma a che cosa serve nell’uomo la straordinaria grande capacità di soffrire?’. La risposta a questa domanda è facile: immaginatevi l’umanità insensibile al dolore; datele poi una libera facoltà di riconoscimento e una libertà completa. Sanzionate poi le leggi come voi volete e nessuno ne osserverà una! Chi, infatti, non ha nessuna sensibilità al dolore, costui non ha anche nessun tipo di piacere. E se gli uomini libidinosi fossero dotati solo di una pura e semplice sensibilità al piacere, non si storpierebbero in poco tempo se, amputandosi un membro, sentissero, invece del dolore che protegge, solo piacere e benessere?

                  10.           Questo Cado dalle grandissime urla strazianti, sarebbe certamente perduto per l’eternità se fosse insensibile al dolore. Così invece egli, a causa del suo orgoglio, reagirà con ostinazione forse ancora per un po’ di tempo. Ma alla fine, quando il dolore lo afferrerà con violenza, si potrà trattare con lui e si porterà su vie migliori.

                  11.           Voi ora vedete dalle Mie Parole che ogni capacità e costituzione di un uomo, come anche di ogni altro essere, è calcolata nel modo migliore dal Mio Ordine eterno. In esso non deve mancare nemmeno una virgola se l’uomo deve diventare perfetto, cosa che lui potrà diventare. Ma se tutto deve essere così, allora qui accanto a Me voi dovete sempre pensare: ‘Ciò che qualcuno vuole da se stesso, nonostante i grandi svantaggi che ne seguono e che gli sono ben noti, non subisce nessuna ingiustizia in eterno, anche se gli dovesse andare migliaia di volte peggio!’. Ora però prestate attenzione alla scena seguente! E tu, Mia carissima Helena, raccontaci ciò che vedi!”.

                  12.           Dice Helena: “O Signore, questo è terribilmente brutto! Beato te, Robert-Uraniel che non sei qui con noi a vedere queste scene, saresti paralizzato dall’orrore!”. – Rispondo Io: “Non ti preoccupare per Robert! Egli vede bene queste scene quanto te, se non ancora meglio! Nel regno degli spiriti, infatti, non esiste distanza dalla quale si potrebbe vedere meno chiaramente un qualunque avvenimento. In questo mondo esistono altri tipi di vicinanze e di lontananze, e queste si trovano solamente nel cuore di ogni spirito. Quanto più interiormente gli spiriti si amano, tanto più sono vicini. Quanto più debole però è l’amore reciproco, tanto più essi sono anche lontani. Comprendi questo? Adesso osserva la scena con coraggio!”.

                  13.           Ora Helena segue con lo sguardo la scena con più coraggio e rassegnazione, poiché comprende che la cosa non può essere diversa da come deve essere per via della stabilità complessiva dell’Ordine eterno.

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Cap. 166

Cado si libera e trama vendetta

Il capo si mostra conciliante

Piano satanico infernale

                    1.             Anche il francescano Cyprian con il conte Bathianyi e il suo amico Miklosch si avvicina di più a Me e volgono i loro occhi in modo penetrante sul luogo del terrore. Dopo un po’ comincia a parlare senza essere invitato: “O tu terribile accidente! Cado, spinto da inconcepibile dolore, strappa ora tutte le catene come fossero fragile ragnatela. Si precipita sui suoi carnefici come una tigre furibonda e riduce in pezzettini tutti coloro che riesce ad afferrare! Sul pavimento, che sembra incandescente, i pezzi si contorcono e saltellano intorno come pezzi di un serpente troncato! Egli frantuma in polvere il trono ardente! Le lance vengono distrutte e ora si precipita sul suo capo terreno, il quale si mette in difesa e grida, con orribile voce, al furente Cado:

                    2.             ‘Non mi toccare, cane, altrimenti conoscerai la mia vendetta inconcepibilmente aspra! Non credere che io resti qui davanti a te inerme e impotente. Se soltanto mi tocchi con un dito, sarai accerchiato da milioni di potentissimi spiriti e gettato in un tormento rispetto al quale ciò che hai sofferto finora era soltanto un balsamo rinfrescante! Ma se vuoi, poiché ora ho scorto in te una certa forza, puoi fare un’alleanza con me per combattere contro un altro principe, così ti sarà perdonato completamente l’oltraggio perpetrato sulla Terra nei miei confronti. Tu sarai mio intimo amico e condividerai la mia autorità regale come mio genero a tutti gli effetti!’.

                    3.             Cado diventa ora un po’ esitante e grida dopo un po’ ancora furibondo: ‘Diavolo miserabilissimo! Così ora, dopo aver visto un piccolo saggio della mia invincibile potenza e forza, mi fai queste proposte pacifiche, perché non le hai fatte prima, quando ti sono venuto incontro in modo amichevole ed inoffensivo? In verità, avresti trovato in me un amico, con l’aiuto del quale avreste potuto sollevare tutto il Creato dalle sue fondamenta. Così facendo però hai trovato in me un nemico come l’Inferno intero non ne ha mai visto un secondo. Tu credi di potermi annientare, ma sei stato orribilmente deluso e, come vinto, mi fai ora brillanti proposte pacifiche. Ma Cado non presterà un dannato ascolto alle tue parole e ti renderà mille volte ciò che hai fatto a lui!’.

                    4.             A questo punto Cado allunga le mani verso il capo. Ma costui fa un salto indietro e grida: ‘Asino cieco! Ho dovuto farti questo, altrimenti non avresti mai ottenuto questa forza! Qui, infatti, gli spiriti vengono purificati soltanto attraverso grandi sofferenze e trasformati in eroi possenti. E così ti ho reso soltanto un enorme servizio amichevole attraverso quel trattamento apparentemente crudele e non per saziare la mia presunta sete di vendetta. Questo te l’ho fatto per via della stretta parentela, affinché tu ottenga rapidamente quella forza senza la quale in questo regno nessun essere si può affermare. Ma poiché non vuoi riconoscere questo, prova pure a compiere su di me il tuo progetto insensato e ti convincerai che in questo mondo non sei ancora di gran lunga il più potente!’.

                    5.             A questo punto Cado esita ancor di più e dice dopo essersi guardato intorno: ‘Stupida carogna di un capo beduino, se le cose stanno così, perché non me l’hai detto subito? Come mio suocero però voglio accettarlo in nome di tutti i diavoli e pensare che sia così. Ma guai a te se scopro che in questo modo mi hai soltanto persuaso! Allora me la pagherai milioni di volte! Ora però dimmi, come si chiama il posto in cui ci troviamo e se ci sono delle fortezze e ricche carovane che si potrebbero alleggerire un po’. Qui, infatti, non dovremo certo abbandonare il nostro mestiere terreno!’.”

                    6.             Prosegue Cyprian: “Che bei progetti! Due tipi come possono essere scovati soltanto nell’Inferno più basso! Il capo riflette un po’ e poi dice con misteriosa dignità: ‘Amico, sulla Terra eravamo semplici predatori di zanzare, ma qui siamo diventati possenti leoni, ai quali vengono dati da compiere dei piani completamente diversi. Tu sai che fino ad oggi la vecchia Divinità ha sempre esercitato l’opprimente tirannico potere supremo e, incarnandoSi, l’ha ancora più consolidato. Noi però, primi spiriti di questo regno della libertà illimitata, abbiamo scoperto, con la nostra perspicacia, le nascoste debolezze della vecchia Divinità. Presto La rovesceremo dal Suo vecchio trono e faremo con Lei la stessa cosa che hai fatto tu prima con i tuoi aguzzini. Allora distruggeremo tutta la vecchia Creazione e ne metteremo al suo posto una nuova e del tutto libera! Ti piace questo piano?’.

                    7.             Cado scuote le spalle e dice: ‘Il piano sarebbe degno di noi, ma dubito molto che ci riuscirà. La vecchia e crudele Divinità, infatti, è sempre supremamente astuta e vede meglio proprio là dove noi crediamo vi sia in Lei cecità. Perciò io penso che non sarà assolutamente possibile l’attuazione di questo piano grandioso’.

                    8.             Parla nuovamente il capo. ‘Qui sei un principiante e parli secondo la tua conoscenza ancora molto limitata. Tu hai ancora troppo terrene-oscure opinioni della Divinità e supponi che abbia ancora onnisapienza e potenza illimitata. Tu La vedi ancor sempre come un Essere indiviso, onnipotente, che deve soltanto volere per chiamare all’esistenza da sé miriadi di mondi nuovi. Certamente lo può fare e lo fa anche sempre, perché questo è il Suo massimo diletto. Noi però sappiamo dove col tempo un tale piacere dovrà portarLa. Vedi amico, la vecchia Divinità ormai debole è diventata miseramente infantile! Il suo scopo è creare e sempre creare, vada come vada. Non ti sei mai accorto sulla Terra come il Suo filo si stia esaurendo? Copre gli alberi con fiori innumerevoli e alla fine ha troppo poco materiale per nutrire tutti questi fiori per poi averne dei frutti. Così mette al mondo anche uomini su uomini. Alla fine si esaurisce il filo della conservazione, allora deve lasciar morire i suoi beniamini come muoiono le mosche. E in tutto noterai un simile imbarazzo divino, purtroppo però non ti accorgi veramente per quale motivo. Noi però sappiamo anche troppo bene come la Divinità diventi sempre più debole e alla fine dovrà ridursi sul lastrico con tutta l’amministrazione della Sua grande casa. E in quest’occasione ci è possibile anche escogitare dei piani che dovranno necessariamente favorire la Sua fine’.”

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Cap. 167

Folle ostinazione infernale di Cado

Temerario piano sovversivo del capo

Si spalanca l’abisso dell’Inferno

                    1.             Cyprian riferisce oltre: “Cado scuote nuovamente la testa e dice: ‘Amico, i tuoi piani sono inutili! È vero che io sono nemico dichiarato della Divinità, ma non per la Sua debolezza, ma per la Sua immensa potenza. È mia volontà perfettamente libera, o restare qui nel luogo della sofferenza o ritornare e prendere possesso di tutte le possibili gioie di una vita celeste. Io però preferisco rimanere ancora qui, perché conosco troppo bene la Sua potenza infinitamente grande. Se la Divinità fosse solo un grado più debole, mi metterei subito al Suo fianco e La difenderei da ogni attacco. Ma proprio perché è invincibile e potente all’infinito, sono il Suo più acerrimo nemico. So bene che la mia inimicizia è la massima follia e Lei può distruggermi in un momento. Ma finché ho una libera volontà, voglio rimanere il Suo deciso oppositore solamente per farLe vedere che non può ottenere nulla da me con la Sua sapienza e onnipotenza, finché mi lascia in quest’attuale libera volontà. Per un eroe è veramente la più grande soddisfazione opporsi, come un atomo, all’infinita grandezza di Dio in modo che essa non potrà opporre proprio nulla contro! Anche perciò non mi sforzerò mai di esaminare a fondo le Sue immaginarie debolezze, semmai mi sforzerò di cercare soprattutto la Sua infinita forza. E quanto più potenza e forza scoprirò in Lei, tanto meno mi piegherò. Vedi, questo è il mio sentimento come si conviene ad un eroe! Il tuo piano però, di detronizzare la Divinità, è una delle più grandi assurdità. La Divinità è l’Essenza infinita in ogni caso! Perciò rinuncia al tuo piano e fa ciò che faccio io. Avrai la massima soddisfazione, perché potrai dare a te stesso l’attestato di resistenza alla suprema potenza di Dio con la tua forza assolutamente nulla!’.

                    2.             Risponde il capo: ‘O stupido asino! Credi forse che sei da te stesso ciò che sei? Vedi, tu sei giudicato e non potrai mai voler altro. Come puoi pensare di ribellarti alla Divinità visto che sei come Lei vuole, e non come vuoi tu! Finché leggi e catene legano un essere, egli non è libero, bensì è schiavo di un potere supremo. E finché la Divinità mette limiti insormontabili al nostro agire, noi siamo gli schiavi più miserabili. Per noi non si potrà parlare di libertà finché non saremo in grado di scrollarci di dosso, da noi stessi, il Suo duro giogo. Noi però possiamo opporci alla Divinità, e se Lei sopporta tale affronto, allora è certamente un segno che si è indebolita. Se è debole in una cosa, allora sarà probabilmente ancora più debole in molte altre cose. Perciò dipende da noi scoprire accuratamente tutti i suoi lati deboli e poi saltarLe addosso con la nostra superiorità e rovinarLa completamente’.”

                    3.             Il francescano Cyprian dice a se stesso: “O mascalzone disperato! Che belle idee ha costui! Guarda, guarda! Ho sempre pensato che gli spiriti infernali dovessero provare in eterno, nella loro terribile sofferenza, un bruciante pentimento per i loro grandi peccati, senza aver mai la pur minima speranza di redenzione. Ma da come vedo, le cose stanno assai diversamente. Essi vogliono tutto questo solo per mostrare a Te, o Signore, la più ostinata ribellione! Questi individui gioiscono soltanto della loro sconfinata ostinazione, questo veramente non è male! Però, Signore, a mascalzoni simili io vorrei, al posto Tuo, guastargli un pochino il piacere. O voi ultradelinquenti, aspettate, questo calice festoso vi verrà riempito con un fiele che per l’eternità ne avrete abbastanza da leccarvi!”.

                    4.             Dico Io: “Mio caro Cyprian! A queste visioni devi assistere con indifferenza, altrimenti colmi il tuo cuore della stessa sostanza con la quale è colmo il cuore di questi due spiriti infernali. Minaccia, vendetta e guerra, infatti, come si presentano or ora al tuo sguardo, sono caratteristiche dell’Inferno. Adesso guarda lì, come or ora arriva un’orda di draghi incandescenti da una caverna dal denso fumo e circonda i nostri due capi ladroni, li saluta e fa ad essi i complimenti per il loro buon sentimento infernale. E anche questi due si trasformano in sembianze di draghi ben formati, il che vuol dire che ora stanno passando interamente al vero elemento infernale, cosa che in loro si è ora completamente formato.

                    5.             Io ti dico che a questi spiriti non viene condonato nulla. Ogni imprecazione diventa una pietra rovente sul loro capo. E con un tale peso un po’ alla volta si accorgeranno se sono più forti della Divinità e se sono capaci di portare a termine i loro piani maligni contro di Me! Dio è da cima a fondo il più puro Amore, e da tale Amore la suprema Sapienza, Ordine e Potenza. Tutto questo, per quanto ti sembri terribile, è il Mio Amore, Ordine e Sapienza. Tutto deve avvenire così, affinché tutto possa esistere e nulla perdersi!

                    6.             Il vero e proprio tormento infernale comincerà soltanto adesso per questi spiriti. Tu vedi ora come anche gli spiriti tormentatori, che prima Cado aveva fatto a pezzi, si ricompongono di nuovo – solo non sotto forma umana, ma sotto forma di serpenti. Sta bene attento, e presto scorgerai la vera sobillazione. Ma tu, Helena, ora non dovrai più guardare, perché questo sarebbe troppo brutale per te! Voi altri però guardate, e tu, Cyprian, potrai anche raccontare ciò che scorgi!”.

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Cap. 168

Potenze delle tenebre

Perfidia infernale e vigilanza celeste

                    1.             Il francescano Cyprian ora si avvicina di alcuni passi per poter osservare liberamente la scena. Io però gli dico: “Cyprian, non devi avvicinarti troppo all’orribile luogo, perché potrebbe fare su di te una brutta impressione! Fa perciò alcuni passi indietro, potrai osservare bene la scena anche dal tuo precedente punto d’osservazione.

                    2.             A queste parole Cyprian torna subito indietro e dice: “O Signore, Io Ti ringrazio per il Tuo Paterno richiamo! Senza di esso alla fine sarei stato completamente attirato, cosa che per me sarebbe stato molto dannoso. – Ma ora anche là l’infernale storia comincia a prendere una piega completamente disperata! O croce, tuoni e fulmini, questa regione nordica ha ora un aspetto che fa rabbrividire! Si sta aprendo una sinistra caverna nella parete ripida di una montagna, dalla cui gola e dalla gigantesca fessura si sta sviluppando un fumo sempre più denso e tenebroso. Sento anche un sinistro strepitio simile a quello di una lontana tempesta marina. Oh, questo comincia a diventare molto pericoloso! Ora intravedo, in cima alla montagna dell’orrenda caverna, due angeli dall’aspetto molto austero e cupo! Chi mai saranno questi due angeli?”.

                    3.             Dico Io: “Guarda meglio, li riconoscerai facilmente!”. – Cyprian ora aguzza la vista e presto riconosce Sahariel e Robert-Uraniel. Egli Me li vuole nominare; ma Io glielo impedisco a causa di Helena, il cui cuore è troppo sensibile per poter guardare con la giusta calma, senza esserne preparata, la mansione che deve espletare il suo consorte su un posto che, per i suoi concetti, appare così pericoloso. – Cyprian comprende quest’accenno e tace. – Helena però, sebbene stia riposando col viso appoggiato al Mio petto, chiede tuttavia a Cyprian se non ha ancora riconosciuto i due angeli. – Cyprian però si scusa con giusta prudenza: “Certamente! Ma del tutto preso a guardare come sono, non ho tempo di dirti i loro nomi. Abbi pazienza, presto saranno qui loro stessi”. – Helena si dichiara soddisfatta con questo e nasconde il suo viso al Mio petto per non assistere alle annunciate orribili scene infernali. Uno strepitio e fracasso sempre crescente annuncia ora che l’Inferno progetta di compiere nuovamente qualcosa di molto grave.

                    4.             Cyprian però, al quale questo minaccioso assordante fracasso non piace, Mi domanda: “Ma Signore, santissimo e sublime Padre! Che cosa dovrà diventare questo frastuono in continuo aumento? Perfino questo suolo, sul quale ci troviamo adesso, comincia a tremare e a sollevarsi! E là, la raccapricciante caverna, dalla quale ora divampano delle fiamme con una grande quantità di fumo denso, dove sembra che si stia aprendo sempre più, scendono dalla montagna orribili nubi temporalesche, simili ad enormi blocchi di roccia. La faccenda assume una piega abbietta, sebbene il gruppo infernale stia tranquillamente davanti alla terribile caverna, senza sospettare ancora nulla di male e non fa ancora cenno di intraprendere qualcosa. – Ti prego, Signore, dimmi, che cosa ne uscirà, alla fine, da questo strano preparativo? Non scopro altro che fiamme e sempre fiamme che escono dalla caverna; da essa, come da altre fessure della montagna, esce anche del fumo sempre più intenso e un continuo aumentare di nubi temporalesche. I due angeli, che si trovano sulla cima più alta della montagna, sono molto calmi e sembra che non si accorgano di questi orribili preparativi. L’insopportabile frastuono tempestoso sembra non arrivi fin su ai loro orecchi”.

                    5.             Rispondo Io: “Mio caro amico! L’Inferno non è mai più pericoloso e più nefasto come quando esteriormente si mantiene del tutto calmo, ma in compenso comincia ad infuriare interiormente con furia più grande, come ora è proprio questo il caso. Al contrario però, anche il Cielo non è mai più vigile contro l’Inferno come quando questo sembra si comporti in modo calmo e indifferente con tali manovre infernali. Finché l’Inferno fermenta e infuria solo interiormente, il Cielo non interviene. Quando però, incoraggiato per un certo tempo, lascia uscire la sua furiosa attività all’esterno, allora anche il Cielo fa agire i suoi mezzi contrari con estrema energia. – Fa ora ben attenzione come l’Inferno rinnoverà il suo vecchio tentativo di rovesciarMi e catturarMi, sotto il maligno manto della calma esteriore. Ma se adesso puoi dare uno sguardo alla Terra, che puoi vedere sbirciando alla tua spalla sinistra – ti accorgerai con esattezza come nella stessa misura l’Inferno si adoperi per influire attivamente anche sulle corti imperiali, per far esplodere una guerra devastante su tutta la Terra. Qua e là riuscirà anche nel suo progetto; ma poi fa bene attenzione in quale maniera viene ostacolata la sua opera! – Considera perciò solamente quest’esplosione infernale e la sua conseguenza, allora potrai dedurre facilmente come si produrrà, in maniera corrispondente, anche sulla Terra tutto ciò che sta succedendo qui. Vedi, il rumore sta già aumentando, le fiamme nella caverna s’intensificano e il fumo stesso è incandescente! La schiera davanti alla caverna si sta ingrossando e comincia a muoversi verso di noi. Presto si metterà in cammino!”.

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Cap. 169

Si scatena l’infernale tempesta celeste

Spiriti della pace nelle altezze - Terribile piega per le schiere delle tenebre

                    1.             Cyprian non distoglie l’occhio dalla scena. Io però faccio ai Miei servitori un cenno e questi comprendono ciò che devono fare.

                    2.             Dopo un po’ Cyprian spaventato dice: “Signore, alla fine ci dovremo rassegnare per una ritirata. Sembra, infatti, che l’Inferno metta in libertà tutti i suoi vecchi prigionieri in carcere da molte migliaia di anni, affinché essi, con tutte le forze unite, sequestrino Te con tutto il Cielo. Ora si dirigono sfacciatamente verso di noi! E queste figure, a dire il vero, talvolta sono orribilmente ridicole! Come si gonfiano alcune e poi si sgonfiano fino alla grandezza di una piccola scimmia! Comincio a scoprire anche diverse armi! Giavellotti, lance, spade e armi da fuoco d’ogni genere. Tutto ciò va a finire in una guerra vera e propria! Ma contro chi? Non certo contro di noi! Essi, infatti, ci vedono anche, perché si stanno dirigendo proprio qui verso di noi!”.

                    3.             Dico Io: “Di certo la guerra da parte dell’Inferno è sempre contro di noi! Essi non possono vederci; ma presumono che siamo qui, perché al posto in cui ci troviamo, che è veramente lo zenit spirituale, scorgono una specie di chiarore. Si sforzano inutilmente di avvicinarsi a noi. Credono di avanzare, ma il loro apparente avanzamento è una retrocessione ed è sempre più un allontanarsi da noi. Lasciamoli perciò trottare, poiché noi sappiamo dove e quanto lontano arriveranno con questo movimento.

                    4.             Col tempo però si accorgeranno che non procedono per niente nonostante i loro sforzi. E questo sarà il motivo dell’esplosione della loro furia interiore, nella quale si aggrediranno reciprocamente senza riguardi e si sbraneranno come bestie feroci. Fa ora molta attenzione, in particolare alle loro mosse!”.

                    5.             Cyprian sta molto attento a tutto ciò che deriva dalle mosse delle schiere infernali. – Miklosch e il conte Bathianyi però dicono all’unisono: “Signore, troppo grande è la Tua Longanimità e Pazienza, visto che riesci a guardare tale movimento con la Tua mansuetissima serenità! Se dipendesse da noi, tratteremmo questa plebaglia con una severità tutta diversa. No, una simile sfacciataggine, volersi opporre a Te, anzi, se fosse possibile, distruggerTi completamente! No, questa è una cattiveria troppo infernale! Già un pensiero simile meriterebbe un castigo eterno!”

                    6.             Rispondo Io: “Miei cari figlioletti, lasciate da parte qualsiasi cosa che abbia per nome risentimento! Poiché vedete, il minimo risentimento ha le sue origini all’Inferno e non è mai compatibile con la limpida natura dei Miei celestiali, ancor piccoli figlioletti, quali lo siete ancor voi adesso. Voi non dovete minimamente irritarvi per nessuna cosa che vedete, per quanto possa essere cattiva. Il risentimento dei figli del Cielo, infatti, consente all’Inferno un appoggio e dà ad esso sostanza per un nuovo risentimento che l’Inferno ingigantisce troppo facilmente e troppo spesso, e lo mette in grado di agire di nuovo. – Pensate invece nel vostro cuore che tutto questo deve avvenire così, se in questa caverna deve penetrare una buona volta una luce più mite. Riflettete sul fatto che tutto l’Inferno consiste di esseri che sono diventati tali diavoli in parte per colpa loro, in parte per gli affari dei grandi del mondo ed hanno completamente perso la loro vita spirituale. Ora sono infinitamente infelici e lo diventeranno ancor sempre di più. Dipende però da noi, che abbiamo tutto il potere, aiutarli ora per quanto ci sia possibile e precisamente con ogni mezzo, per quanto un aiuto appaia ancora fattibile.

                    7.             Ora quest’imminente lotta contro di noi metterà la loro sbiadita vita apparente in una più grande attività, attraverso la quale vengono protetti dal completo dissolvimento. Attraverso il fallito tentativo sono messi nuovamente a conoscenza del fatto che non possono niente contro Dio. Allora molti delle schiere diventeranno più umili e in futuro non parteciperanno più ad una simile impresa. E questo poi è un vero progresso per queste pecorelle smarrite. Per esse abbiamo a disposizione una quantità di mezzi efficacissimi per guidarle in un’animazione più luminosa, senza interferire direttamente nella loro libera volontà che è la loro stessa vita. Che alberi simili non possono essere abbattuti con un colpo solo, spero vorrete comprenderlo!”.

                    8.             Dice Miklosch: “O sì, Signore e Padre! Adesso è per noi nuovamente tutto chiaro, ed è tutto bene ciò che Tu disponi, o Signore! – Ma ora scopro che in cima alle montagne più alte si stanno radunando sempre più degli spiriti di luce. Anche sulla cima più elevata stanno, accanto ai due primi, una moltitudine di altri angeli potentissimi a noi del tutto sconosciuti. E là, guardate in aria! Enormi legioni sono sospese in file ben ordinate ed hanno l’occhio attento sui movimenti delle schiere infernali. E queste schiere infernali sembra che se ne accorgano, perché ora contemporaneamente alzano in aria le loro facce assai furibonde e cominciano a puntare verso l’alto le loro bocche da fuoco”.

                    9.             Dice Cyprian: “Si, fratello Miklosch, hai ragione! Là vicino alla caverna, veramente diabolica, ho già visto una specie di razzo salire verso l’alto, che però non arriva se non ad un ottavo dell’altezza della montagna. Ora vedo anche come intere masse si stanno arrampicando sulle pareti rocciose grigio-nere, ma fanno disperatamente cattivi progressi. Da sotto vengono minacciati terribilmente, e per l’ulteriore arrampicarsi in su sembra anche che non abbiano nessuna voglia. La storia comincia ad assumere un tragico aspetto! Ora un’intera schiera è precipitata da una parete irta e molto alta e viene lo stesso nuovamente incitata a continuare ad arrampicasi. Essa si rifiuta, indicando l’impossibilità; ma si comincia a cercare di convincerla con lance incandescenti. Ah, questo è raccapricciante!”.

                  10.           Dico Io: “Adesso fate bene attenzione, poiché ora comincia il vero inseguimento! Adesso però spetta a Miklosch, il quale è di spirito più calmo, descrivere di nuovo come procede la scena, e precisamente senza tutte le interruzioni di stupore! Così sia!”.

                  11.           Risponde Miklosch: “Signore e Padre! Io, povero peccatore, Ti ringrazio da ogni profondità del mio cuore per quest’incarico grande e meraviglioso, sostituire il fratello Cyprian in questa faccenda cui davvero è difficile al massimo assistere per ogni osservatore, per quanto imperturbabile egli sia. Tuttavia devo subito anche confessare apertamente che non mi andrà certamente meglio. Gl’insuccessi di quegli sforzi infernali, infatti, sono troppo sgradevoli e raccapriccianti per lo stesso Inferno e per i suoi belligeranti, tanto che perfino l’animo più coraggioso non potrebbe assistervi senza scossone. Perciò Ti prego di darmi, per questo scopo, una forza tutta speciale, affinché io non mi blocchi nel descrivere la scena già alla terza frase. Nel Tuo santissimo Nome onnipotentissimo voglio comunque provare come mi andrà col riprodurre la scena con parole adatte.

                  12.           In quest’istante precipita un’intera grande parete rocciosa su una moltitudine che veniva costretta ad arrampicarsi e che abbatte e seppellisce una grande massa dei belligeranti infernali. E dietro la parete crollata si riversa un orribile flusso di lava incandescente e sibilante con rumori tremendi, seppellendo, nel suo rapido avanzare, molti di più di quanti ne aveva sepolto la parete crollata. – Ora scorgo di nuovo anche il già molto deturpato Cado e il suo capo. Essi in primo piano sembrano di tener consiglio su cos’altro ci sarebbe da fare e da intraprendere, poiché, a quanto pare, nessun diavolo mostra più voglia di arrampicarsi sulle ripide pareti rocciose. I diavoli più forti spingono ancora con energie infernali quelli più deboli. Ma di obbedienza non è più il caso di parlare, e ognuno, fuggente davanti al flusso di lava, sembra ora obbedire unicamente alla propria volontà. Che orribili grida lamentose, quale inconcepibile rovina! Parecchi crepacci della montagna vomitano ora flussi di lava incandescente e precipitano giù in profondità come potenti cascate d’acqua. Là, su un’alta parete rocciosa, precipita in basso con terribile fragore, come le cascate del Niagara, un’enorme massa simile a metallo fuso. E le schiere, grandi e piccole, fuggendo davanti ai flussi di fuoco, urlano e bestemmiano terribilmente.

                  13.            Anche Cado e il suo capo fanno un veloce movimento verso di noi, arrampicandosi su un colle abbastanza alto che si trova alla nostra sinistra. Cado rivolge violenti rimproveri al suo capo a causa del suo piano pazzesco e inattuabile di voler sconfiggere l’onnipotente Divinità. Adesso ha egli la vittoria davanti ai suoi stupidissimi occhi da coccodrillo! Ora deve tappare i buchi dai quali la Divinità ha fatto scaturire così abbondantemente un diluvio di fuoco su di lui e il suo maltrattato esercito, e deve anche tirar fuori i sepolti da sotto le macerie. Ma il capo fa notare che tutto questo sarebbe soltanto finto chiasso e il flusso di fuoco presto si sarebbe esaurito.

                  14.           Cado a questo punto ride beffardo e dice: ‘O tu stupidissimo diavolo! Guarda un po’ in su e guarda come continuano ad aprirsi sempre nuove enormi sorgenti, e il diluvio incandescente circonderà in pochi minuti anche la nostra collina. Ti accorgerai facilmente quanto presto, secondo la tua idea, si esauriranno le sorgenti della collera divina! Guarda lì verso la caverna, il cui interno è certamente il tuo palazzo reale: essa è già piena di metallo fuso, sul cui specchio fumante galleggiano orribilmente intere schiere dei tuoi più forti guerrieri, e verranno certamente trascinati giù in un abisso senza fondo dal rapido flusso della massa fusa. Questo sarebbe un successo! Magari intraprenderai presto una nuova campagna contro la Divinità? Gesummaria, il flusso ha già raggiunto anche la nostra collina! Questo vuol dire continuare a fuggire, altrimenti saremo anche noi accolti in questa scuola di nuoto della Divinità!’. – Il capo ora comprende il supremo pericolo e grida: ‘Là verso occidente, dove stanno fuggendo alcuni dei miei più valorosi guerrieri, fuggiamo anche noi! Ma veloci, altrimenti siamo perduti!’.

                  15.           Risponde Cado: ‘Bel valore con questo darsela a gambe! Oh, che diavolo ultrastupido sono stato! La Divinità aveva inviato a me, elemento pessimo, due messaggeri così fondamentalmente onesti, ed io li ho respinti! Ora vedo la mia orribilissima rovina e nessun salvatore s’avvicinerà più a me!’. – Urla il capo: ‘Fuggi! altrimenti sei perduto! Questo flusso, infatti, è maligno e chi seppellisce, costui è seppellito in eterno! Ora io fuggo!’. Con queste parole il capo si precipita repentinamente giù dalla collina.

                  16.           Cado però rimane e gli urla dietro: ‘Fuggi ora, Satana! Tanto non sfuggirai alla Divinità onnipotente, tanto meno io! Noi due abbiamo ben meritato questo destino e perciò anche non Le sfuggiremo, poiché il dito punitivo della Divinità riempie tutto l’infinito!’ ”.

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Cap. 170

Crollo del potere infernale

Cado quale superstite mostra sentimenti migliori

Lo spirito è di buona volontà, ma la carne è debole

                    1.             Continua a parlare Miklosch: “Cado guarda ora tremante verso il capo fuggente e vede come un fuoco insopportabile gli arriva già vicino alle calcagna. Il fuggente urla terribilmente, e qualche guizzante scintilla già lambisce la sua pelle. Questo atterrisce Cado e sembra che ogni scintilla rovente che raggiunge la pelle del capo, bruci terribilmente anche la sua.

                    2.             Ma ora il flusso ha raggiunto il capo fuggente e Cado grida: ‘O Divinità onnipotente – è inghiottito! E nessuno gli viene in aiuto! I suoi potenti guerrieri sono già tutti sepolti. Io sono su questa collina – la quale già per metà è circondata dalla terribile lava e dove solo un’angusta striscia verso Oriente è ancora praticabile – e mi trovo sul punto di condividere, tra pochi istanti, il suo stesso destino. Anche se volessi correre là in quel posto infelice, ora non gli servirebbe più a nulla. Rimango dove sono e la Divinità faccia di Me ciò che vuole, perché a Lei non si potrà mai fuggire. Questo mare di fuoco dovrà anche avere un immenso calore, perché già da qui mi brucia in maniera insopportabile.

                    3.             Grande Iddio, quali dolori di acutezza enorme presto saranno la mia sorte eterna! È dunque questo il terribile Inferno, il cui tarlo non muore mai e il cui fuoco orribile non si spegne mai?! O Divinità, abbi pietà di un figlio dell’Inferno che è immensamente cattivo, ma perlomeno riconosce le sue atrocità e ora si pente, disgraziatamente troppo tardi! – È vero che ho già attraversato un terribile e doloroso percorso infernale, ma alla vista di questa potenza punitrice puramente divina, tutta la forza mi ha abbandonato. E ora sento la forza di un insetto in me e di conseguenza dovrò lasciarmi catturare dal giusto flusso d’ira del fuoco della vendetta Divina’.”

                    4.             Continua a parlare Miklosch: “Ora Cado si accascia sulla sua collina e aspetta il flusso divorante che ancora ondeggia poderoso da una parte e dall’altra, che però non cresce più. All’infuori di Cado, tutti quelli che volevano scendere in campo contro di noi, sono stati inghiottiti. Solo che a me sembra ancora inspiegabile che i potenti principi del Cielo non vogliono ancora allontanarsi. Anche la spaventosa caverna, piena più della metà di lava incandescente, non ha ancora perduto il suo aspetto minaccioso”.

                    5.             Rispondo Io: “La lotta non è ancora finita, e Cado non è perduto del tutto. Fate attenzione a cosa succederà ancora! Solo dopo vi sarà data una spiegazione soddisfacente”.

                    6.             Miklosch osserva adesso principalmente la collina sulla quale Cado sta accovacciato come morto, e continua a descrivere la scena: “Ma poiché il terribile flusso non vuole raggiungere la sua pelle, Cado comincia di nuovo a sollevarsi per vedere come procede l’ira tempestosa della Divinità. Vede che il mare di fuoco non sale più di quanto, all’inizio, si era esteso su una superficie sterminata ed era salito ad un’altezza considerevole.

                    7.             Questa situazione infonde più coraggio in Cado e dice tra sé: ‘Che cosa hanno ottenuto ora tutti questi asini, facendo a se stessi ancora una volta il brutto scherzo di osare ad entrare in lotta con la Divinità onnipotente! Anch’io stesso però sono veramente un bue, perché non ho accettato la proposta di quei due messaggeri, con la quale mi sarei salvato da quest’orribile rovina! Dove sono ora questi magnifici? Qui intorno a me è notte, solo il rovente mare di fuoco emana una debole e iraconda luce sul mio essere maledetto. Là verso Oriente, in lontanissima distanza, scopro un bagliore più benevolo di questo. Che cosa succederebbe se andassi lì? Non può certamente essere più pericoloso che qui, nel centro dell’Inferno più basso!’.

                    8.             Ora Cado comincia a camminare dirigendosi nella nostra direzione. Con tutto il suo movimento però sembra come se egli volesse prendere in giro se stesso con la sua velocità di cammino, egli, infatti, sgambetta quasi sempre sullo stesso punto. – Quale può essere il motivo che non procede, nonostante la sua ferma volontà?”.

                    9.             Rispondo Io: “Il motivo sta nel fatto che certi spiriti, nonostante i migliori propositi e buon riconoscimento, hanno sempre un cuore pieno d’immondizie, dal quale salgono continuamente esalazioni maligne nelle camere della volontà, e queste esalazioni producono sempre l’effetto di un freno, dove la migliore, ma più debole parte della volontà voleva fare un passo in avanti. Anche sulla Terra succede così a molti: conoscono il bene e il vero e si ripromettono sempre anche di metterli in pratica. Ma di solito succede che proprio nei momenti in cui vogliono accogliere nella loro volontà il bene e il vero, anche la loro carne esala maggiormente; essi diventano deboli e nonostante il loro sforzo non riescono a muoversi dal posto in cui si trovano. E così lo spirito è sempre di buona volontà, ma la carne è debole! Con Cado avete ora un esempio vivente di come un uomo o spirito non può nulla con la propria forza senza di Me! Con Me invece può egli tutto!”.

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Cap. 171

Mutamento di scena

Spiriti infernali pieni di tentazioni

Cado invoca la Grazia e l’Aiuto divino

                    1.             Continuo a parlare Io: “Ma continuate a prestare attenzione, e tu Miklosch, fa da portavoce. Qui nella nostra compagnia, infatti, non è dato ad ognuno di vedere il seguito, ma nessuno deve essere lasciato nell’ignoranza”.

                    2.             Miklosch dopo un po’ comincia nuovamente a descrivere. “Ah, questo è veramente tragicomico al massimo! Dal mare di fuoco, che ancor sempre ondeggia orrendamente con scoppi fragorosi, diffondendo fulmini innumerevoli, si levano ora un’infinità di forme assai vivaci. Davanti hanno un aspetto molto grazioso, ma di spalle sembrano scheletri di morti mezzi decomposti. L’ondeggio del flusso rovente non sembra dar loro minimamente fastidio, e l’enorme divampante calore sembra causi loro soltanto una sensazione molto gradevole. I fulmini le attraversano come l’acqua passa attraverso il colino, senza infastidire per niente le vivaci figure. Veramente stranissimo! Ah, esse aumentano sempre di più e fanno un girotondo vero e proprio. Una del gruppo, dall’aspetto frontale molto elegante, si muove con passi aggraziati verso Cado, il quale osserva con grande attenzione quest’apparizione, senza trovarvi, pare, nulla di piacevole. Osserva tuttavia del tutto strabiliato questi molti gruppi danzanti. Un gruppo fa ora movimenti aggraziati vicinissimo alla collina e sembra che diverta Cado, poiché già più volte egli ha loro sorriso molto compiaciuto. Le spalle però non gli capitano sotto gli occhi.

                    3.             Ora un paio di danzatrici si affrettano verso di lui sulla collina con fiocchi rosa e gli fan cenno di seguirle sulla rovente pista da ballo. – Ma Cado si scusa e dice: ‘I miei piedi non resisterebbero su una simile pista da ballo, perciò rimango dove sono. Voi però rimanete, dove sembra che stiate bene! Io davvero non ho bisogno di un simile cocente divertimento!’. Ma due di esse si avvicinano e si danno da fare per trascinarlo sul ghiaccio bollente. Cado però intima loro di non avvicinarsi di più, altrimenti dovrà usare la forza contro di loro. Ma più le minaccia, più gli mostrano le loro grazie anteriori sforzandosi di sedurlo del tutto. Veramente, uno spettacolo strano! È curioso che le grazie infernali, nonostante tutti i movimenti seducenti non perdano la loro posizione così che Cado possa vedere la loro parte posteriore. Ora una cerca di mettergli il fiocco come un cappio attorno al collo.

                    4.             Cado però retrocede di alcuni passi. Prende un sasso e lo getta sul petto della graziosa danzatrice, gridando con voce davvero tonante: ‘Indietro bestia infernale! Se Satana, il tuo padrone, non ha mezzi migliori per sedurre e trascinare un povero diavolo ancora più profondamente all’Inferno, allora che lasci perdere! Crede dunque questa bestia, riluttante alla Divinità, che uccelli del mio genere si lascino invischiare sulla sua vecchia trappola idiota e si lascino catturare come stupidi fringuelli e allocchi terreni? Qui si sbaglia, un’aquila non si lascia mai catturare su una trappola vischiosa! Ditelo al vostro bue d’un padrone!’.

                    5.             Ora parla la seconda compagna: ‘Ma, caro amico, ti sbagli di grosso sulla nostra grande principessa Minerva! Vedi, lei conosce il tuo grande spirito e ti farà avere, per mezzo di noi geni, una piccola speciale attenzione. Poi lei stessa ti verrà incontro con amore, nel massimo splendore della sua potenza e forza, per condurti ai massimi onori! Questo perché sei stato l’unico che ha fatto resistenza perseverante ai flutti di fuoco inviati dalla vecchia Divinità contro alcuni vigliacchi al servizio della grande principessa. Riconosci dunque la grazia che la sublime principessa dell’infinito ti ha accordato a causa della tua invincibile forza!’.

                    6.             Dice Cado: ‘La vostra grande principessa è forse ancora più stupida di voi, volgarissimi brandelli infernali?’. – Risponde tutta pomposa quella che non ha ricevuto il sasso: ‘Che orribile domanda! La grande Minerva, la dea della sapienza, nella cui scuola dovettero andare perfino Giove e Apollo!’. – Dice Cado ‘Oh, non sapevo che qui esistesse ancora la vecchia plebaglia degli dèi! Anche voi siete una specie di dee?’. – Risponde lei: ‘Certamente, io sono la famosa Terpsichore, la dea della danza! E lei, alla quale tu hai gettato crudelmente un sasso, è la magnifica Euphrosyne, la dea della gaiezza. La poveretta soffre ora di un dolore acuto, ma lo sopporta pazientemente per il grande amore per te!’.

                    7.             Risponde Cado: ‘Ebbene, ora so abbastanza perché vi possa dire, in tutta serietà, che disprezzo al massimo Minerva e che in eterno non accetterò mai un onore da lei. Ditele che è vero  che io sono un nemico dichiarato di un certo ebreo Ges…sì, Gesù, Egli si chiama giusto Gesù. E più o meno in alcuni punti sono anche nemico del Suo Insegnamento. Se dovessi però prestar servizio come un somaro a questo disprezzato profeta giudeo, sono disposto a farlo piuttosto che accettare dalla vostra Minerva il massimo onore! E ora andatevene, graziose geniette! Ma badate che la vostra pista da ballo non si scaldi troppo!’. – Risponde lei: ‘Ebbene aspetta solamente, visto che non possiamo ammansirti noi, dovrai vedertela con Minerva stessa, ma da lei non sarai degnato nemmeno d’uno sguardo!’. – Risponde Cade: ‘Oh, questo mi farà molto piacere, soprattutto l’ultima cosa, capito?’.”

                    8.             Miklosch continua: “Ora esse si allontanano e saltellano danzando tra gli altri gruppi. Adesso si allontanano così che io non riesco più a vederle. Ora però il mare rovente diventa nuovamente inquieto. Le onde cominciano ad ingrossarsi e la superficie diventa più incandescente e sfolgorante. Le innumerevoli danzatrici, ora sferzate da estrema paura, fuggono in disordine sfrenato sulla superficie verso la caverna e si precipitano, con terribili gemiti di dolore, in un abisso spaventoso.

                    9.             A questo punto Cado assume un’espressione abbattuta e dice fra sé: ‘La divinità sia clemente per tutte le creature! E se l’aiuto del profeta Gesù, il quale deve essere un prediletto della Divinità, è qualcosa di vero, allora venga anche Lui in aiuto! Perché questi tormenti sono inconcepibilmente duri per ogni essere vivente, sia esso corpo, anima o spirito! Del resto la sapientissima Minerva non deve aver ricevuto le sue ancelle in modo troppo gentile, perché si sentono lamentarsi terribilmente. – O Tu grande onnipotente Divinità, anche se ho meritato un castigo, concedimi solo un po’ di grazia al posto della giustizia! Perché questa punizione per crimini temporali, di qualunque natura possano essere stati, in quanto eterna, è sproporzionatamente troppo crudele. Annientaci, e noi saremo eternamente soddisfatti, perché a chi non esiste, a costui è sicuramente tutto giusto. – Onnipotente Iddio, io volevo oppormi a Te, quando ancora non avevo assaggiato la forza del tremendissimo dolore. Ma poiché ho gustato una piccola introduzione dello stato dell’eterna sofferenza infernale, mi è davvero passata per sempre la voglia di ribellarmi a Te. Di certo non sono un vigliacco, ma quando è troppo è troppo! Ma nello stesso tempo ti ringrazio, grande onnipotente Divinità, come povero diavolo, per così tanta grazia che finora non mi hai ancora gettato nel fango. Oh, quale vista straziante è questo spaventoso mare ardente! Quale inconcepibile dolore devono provare tutti quelli che sono seppelliti sotto le sue onde incandescenti!’.

                  10.           A questo punto Cado tace e sembra piangere. Singhiozza amaramente e grida con tono lamentoso: ‘O miserabile creatura! Palla da gioco nelle mani di un Potere imperscrutabile! Qual è il tuo destino se non un’eterna, terribile disperazione nella consapevolezza della tua impotenza! La Terra è stata destinata a te, affinché attraverso le sue mille tentazioni diventassi un diavolo. Poi ti è stato tolto il miserabile corpo e ora ti trovi, davanti alle porte del tormento eterno, come un diavolo poverissimo, quale maledizione dell’inesorabile Divinità! E poiché sei un diavolo, nessun potere può recarti aiuto con un barlume di speranza per la salvezza! – Dove siete ora voi due, amici miei, che volevate portarmi in paradiso? Allora ero cieco, ma ora ci vedo. Perché non venite a salvarmi adesso che ci vedo, come quando volevate salvarmi quale cieco dall’abisso? Ora però grido inutilmente, perché il lamento proveniente dalla condanna di un povero diavolo non giunge mai ad un orecchio celeste. Chi è maledetto, a costui l’eterna più dolorosa disperazione è il suo terribile destino. Guai a me! Questo è l’inizio, al quale però non seguirà nessuna fine!’.”

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Cap. 172

Storia della vita terrena di Cado - Ulteriore prova del cuore

L’infernale Minerva nella carrozza di gala

Benedette pietre difensive di Cado

                    1.             Miklosch continua: “Ora di nuovo fissa cupo dinanzi a sé e lancia uno sguardo alla terribile caverna, dalle cui profondità salgono fiamme sempre più violenti, accompagnate da fragori e voci inquietanti, come soltanto un estremo dolore può estorcere ad un torturato.

                    2.             A Cado si drizzano i capelli. Sulla sua faccia si dipingono paura e disperazione, e il suo interiore diviene ardente d’ira. Afferra un sasso e dice con voce tremante: ‘Oh, vieni pure, annunciata Minerva, tu origine di tutti i mali! Questa pietra misurerà quanta sapienza crudelissima contiene ancora il tuo cervello. Dio o un diavolo mi dia una risposta: chi sono i torturati, chi li tortura e qual è la loro colpa? – Nessuna risposta? Anche dall’Inferno nessuna! Questo è già il sistema dei potenti, i quali considerano la voce di un povero diavolo come niente. – Cuore mio, tu chiedi invano, qui non c’è più conforto! Sei perduto, perduto per sempre! Abituati alla durezza diamantifera dell’Inferno, alla lontananza di Dio e all’insufficienza di ognuna delle tue preghiere! Ma quale orrendissima abitudine sarà poi questa?! Sulla Terra era possibile che io potessi abituarmi agli orrori ai quali ero costretto a commettere dal mio capo. Ma allora ero una bestia feroce, privo di ogni formazione umana, e non avevo di nessuna religione i più lievi concetti. Solo quando io stesso divenni governatore, imparai a leggere e a scrivere e rubai una Bibbia greca, così venni per la prima volta a conoscenza dell’esistenza di un Dio onnipotente.

                    3.             Lessi il Nuovo Testamento e feci la conoscenza del famoso ebreo Gesù, i cui Insegnamenti, a parte qualche contraddizione, avevano molto valore. Feci condurre a corte un cosiddetto ecclesiastico, ma quale fu la sua spiegazione? Una qualunque vecchia donna avrebbe potuto darmene una migliore. Il prete pretendeva solamente sacrifici per la remissione dei miei peccati e mi proibì ulteriori indagini in tali libri, attraverso i quali lo spirito dell’uomo sarebbe stato ucciso. Mi accorsi che era un mascalzone peggiore di me, perciò lo lasciai andare e misi da parte le Scritture. Se per questo divenni un diavolo, allora mi domando se di questo porto io tutta la colpa!

                    4.             Se un soldato deve uccidere degli uomini sul campo di battaglia, può una Divinità supremamente sapiente annotare questo nel Suo libro dei peccati? No, ed eternamente no! Ma se la Sapienza della Divinità è annebbiata dal fumo dell’Onnipotenza, allora veramente per un povero diavolo nella sua nullità dovrà essere giusto tutto quanto dispone l’Onnipotenza per lui. – Ma per che cosa mi lamento! Non vanno le cose così per i poveri diavoli già sulla Terra? L’onnipotente Divinità li chiama all’esistenza su un suolo sul quale non crescono nemmeno dei piccoli fili d’erba per loro. E se li raccolgono senza la volontà del proprietario, hanno già, quali ladri, infranto la legge. O tu, bella Sapienza e Giustizia, che doni al ricco in abbondanza e il povero lo lasci morir di fame!’.”

                    5.             Miklosch continua: “Ora molto attive diventano le fiamme e innumerevoli fulmini cadono sulla superficie dell’ondeggiante mare di fuoco. Scorgo un grosso movimento nella profondità di questa caverna dal fuoco più divorante. Essa fa un’orribile impressione sul mio animo. Figurarsi quale impressione dovrà fare a Cado, il quale si trova nella presunta attesa di caderci dentro! Perbacco, ora nella caverna comincia ad infuriare orribilmente! Fiamme e interi fasci di fulmini potentissimi salgono verso le schiere celesti che attendono ancora in ordine invariato, le quali stanno imperterrite a guardare.

                    6.             Ora sale un angoscioso lamento dalla caverna. Si avvicina sempre di più. Cado si tappa gli orecchi. Questo è diabolicamente strano! Adesso dall’interno di questa caverna esce un magnifico esemplare di carrozza imperiale di gala, tirata da sei draghi fiammeggianti. E nella carrozza, che sembra anch’essa incandescente, è seduta una specie di Minerva, nella sua destra tiene uno scettro e nella sinistra una lancia arroventata.

                    7.             Lei comanda al mare ardente di quietarsi, ma questo rimane sempre ugualmente inquieto. Punta lo scettro verso il basso e subito si precipitano fuori dalle fiamme, con orribili urla, un’infinità di spiriti dall’aspetto diabolico. Lei ordina loro di domare le onde dell’ardente mare. I diavoli, sotto tutte le immaginabili forme di gentaglia, vi si precipitano sopra e ottengono giusto un po’ di calma. Questo però sembra che alla dea non basti, perciò chiama ancora una gran quantità di spiriti simili. Questi si precipitano fuori con grande furia e coprono, con la loro mostruosità, quasi l’intera superficie visibile del mare di fuoco. Ed esso ora diventa completamente quieto fin dove è coperto dagli esseri mostruosi

                    8.             Solo adesso Minerva comincia ad avanzare e si dirige proprio verso Cado, il quale si è quasi irrigidito dal terrore. Costui però si procura dei sassi e, a quanto vedo, li segna, in parte col nome di ‘Jehova’, in parte col Tuo Nome ‘Gesù di Nazareth’. Egli ha un aspetto disperatamente infuriato e già da lontano minaccia Minerva che si avvicina.

                    9.             Costei però gli intima: ‘Osa soltanto offendere la mia maestà, se vuoi essere lacerato in mille pezzi! Vedi, vengo a te per farti felice, e tu vuoi lapidarmi. O cieco, cos’è la tua potenza contro la mia? L’intera Creazione, tutte le stelle e mondi senza fine provengono da me! Un soffio dalla mia bocca li disperde in eterno, e tu vuoi entrare in lotta con me? O tu, stupido folle! Guarda e ascoltami prima, e poi mettiti alla prova contro di me!’. – Dice Cado: ‘Se più forte o più debole di un moscerino non m’importa. Io ti avverto, non ti avvicinare a me, altrimenti sarai servita maledettamente male, perché ti disprezzo fin nel più profondo abisso dell’Inferno! O bellissima Satana di una Minerva, credi forse di allettarmi col tuo attraente aspetto e mi arrenda a te? Vattene con tutto il tuo fascino! In verità, nemmeno con i miei escrementi vorrei imbrattare la tua pelle! Va via, altrimenti dovrai provare la forza delle mie mani. Vedi questa pietra: ‘Jehova’ è il Suo Nome!’ ”.

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Cap. 173

Cado e Minerva in dialogo

Spaventose prove della principessa dell’Inferno

La vera pietra filosofale di Cado

Iddio Gesù è vincitore! Il Suo nome è un abominio dell’Inferno

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Risponde Minerva: ‘Cado, veramente non ti ritenevo così sfacciatamente grossolano. È vero che alcune favorite della mia corte mi hanno riferito quale rozzo villano tu sia, certo non ho preso per moneta vera la loro asserzione. Ma poiché ora io stessa mi sono convinta del tuo altamente rozzo modo di trattare con spiriti superiori – sono costretta a parlare con te in un tono tutto diverso. – Prima di tutto devi assistere ad una piccola esecuzione della pena, e da ciò comprendere come di solito io tratti spiriti del tuo genere. Se questo spettacolo non dovesse piegarti ancora, allora sperimenterai anche tu il mio rigore, perché non ti vuol piacere la mia condiscendenza!’.

                    2.             Minerva fa un cenno, e in un attimo sono fatti venire una quantità di strumenti di tortura da diavoli dall’aspetto spaventoso e installati in ampio cerchio intorno a lei. Poi vengono trascinati fuori dalla terribile caverna, da demoni orribili, dei poverissimi diavoli delinquenti ancora dall’aspetto umano. Costoro urlano orrendamente e molti si contorcono dalla più profonda disperazione, implorando Minerva di risparmiarli. Lei però fa cenno, senza parlare, agl’impazienti diavoli torturatori, e questi afferrano con furia selvaggia le loro vittime e cominciano a torturarli nel modo più indescrivibile.

                    3.             Ah, questo è certo il più spaventoso spettacolo! Se questi diavoli sono così capaci di sentire dolore come lo siamo noi, allora questo è qualcosa su cui anche il più sapiente cherubino deve rimaner senza parole. La tortura procede metodica e lentamente. O Signore, eterno Amore, abbi pietà di questi infelicissimi diavoli e non permettere che il povero Cado sprofondi nella più completa disperazione! Da lui non sento dire altro che: ‘O Dio, o Dio, o Dio! Dove sei? Ma è mai possibile che tu possa assistere a queste cose così tranquillamente? Sono perduto, perduto!’. E crolla come svenuto.

                    4.             Ora Minerva grida a Cado in modo beffardo: ‘Ebbene, tu eroe valorosissimo, dov’è dunque adesso il tuo coraggio e la tua ostinazione? Vuoi resistermi ancora a lungo? Provaci, ed io ti mostrerò subito il mio potere. Ti piacciono questi piccoli preliminari che faccio eseguire davanti ai tuoi occhi? Che bella roba, vero?’.

                    5.             Cado però balza su improvvisamente come rafforzato di nuovo e urla a Minerva: ‘Satana! Causa di tutto il male! Che cosa hanno fatto costoro perché tu li faccia torturare così? Se soltanto hai una scintilla di sapienza, cerca in te la causa e poi dimmela! Se mi soddisfa, allora ti voglio adorare! Parla, oppure ti riduco in atomi!’. – A questo punto Minerva scoppia in una risata stridula e grida: ‘O verme miserabilissimo, con tutto quello che succede osi ancora pretendere una giustificazione da me, da me che sono in piena regola la signora dell’Infinità! Aspetta, ti dovrà pervenire subito la punizione promessa! Questa ti farà capire per quale ragione l’onnipotenza è solita fare determinate cose secondo i suoi capricci, senza prima chiedere l’approvazione ad un essere creato!’.

                    6.             Ora Minerva fa cenno ai suoi aguzzini di afferrare Cado. Subito una moltitudine di diavoli inferociti si gettano su di lui per trascinarlo agli strumenti di tortura. Ma qui si osservi Cado! No, una forza simile non l’avrei mai immaginata in lui! Egli lancia subito in mezzo ad essi un sasso con immensa violenza, tanto che questi, come per magia, si disperdono come se fosse caduto tra loro un fulmine potente. E nessuno sembra più aver voglia di tentare un altro attacco.

                    7.             Quando Cado vede che la pietra segnata col Tuo Nome, o Signore, gli ha reso un servizio così efficace, porta le mani al petto e dice: ‘Non più Gesù, profeta dei giudei, bensì Tu, Dio Gesù! Tu mi hai aiutato. A Te tutta la mia gratitudine e tutto il mio rispetto anche dall’Inferno, nel quale io mi trovo!’.”

                    8.             Miklosch continua: “È molto strano che col nominare il Tuo onnisantissimo Nome, tutti i diavoli, insieme a Minerva, siano stati scaraventati a terra come colpiti da milioni di fulmini e sembra non abbiano più nessuna voglia di rialzarsi.

                    9.             Cado però domanda ora all’accovacciata Minerva: ‘Ebbene tu, dominatrice dell’infinità assai incantevole, come stai adesso? Mi sembra che tu sia un po’ indebolita! Non vuoi avvicinarti un po’ a me? Forse potrei aiutarti con un’altra pietra filosofale!’.

                  10.           Minerva ora si rialza, ma con suo gran dispiacere trova la sua lancia spezzata e lo scettro rotto. Osserva per un po’ i suoi simboli del potere e dice: ‘Questo è molto grave per il mio dominio! Una volta, infatti, il potente fato mi disse: Minerva, regina potentissima e sapientissima su tutte le stelle! Se mai dovesse accadere che ti fossero rotti la lancia e lo scettro, allora presto sarà la fine del tuo potere, e sarai aborrita peggio di una carogna!’. Sì, l’inesorabile fato ha detto il vero! Nessun angelo del Cielo ha mai potuto piegare il mio potere. Ma ad un infimo demone, che con tutta la sua cattiveria fu un diavolo stupidissimo, è stato concesso che mi buttasse giù!’.

                  11.           Dopo questo soliloquio si rivolge a Cado: ‘Stupidissimo di tutti i diavoli, come ti senti ora che mi hai raggirata così oltraggiosamente? Guiderai ora tu, quale simbolo della stupidità più rozza, i mondi, i soli e tutti gli elementi? Li fermerai se essi, poiché non posso più trattenerli, precipiteranno presto su di te? Tu credi che un intero mondo col suo peso possa essere trattenuto dal crollo dalle tue pietre sudicissime?’. – Risponde Cado: ‘Se tu come onnipotente signora dominatrice dell’Infinità non puoi proteggerti dalle mie pietre, come si proteggeranno da esse le tue opere miserabili? Chi sconfigge una divinità perbene come sei tu, per costui non saranno invincibili anche le sue opere. Non ti preoccupare per questo! Poiché un’altra Divinità sa già che fare di queste. Dimmi piuttosto, quanti poveri diavoli si trovano ancora in quella caverna che vuoi far torturare in modo così orribile per il tuo semplice piacere? E quanti sono stati torturati da tempo immemorabile forse ancora peggio? Dimmi esattamente la verità, altrimenti sarai da me servita male!’.

                  12.           Risponde Minerva: ‘Guarda, tu folle cieco! Tutto quello che vedi qui non era che una fugace creazione della mia fantasia per mettere alla prova il tuo coraggio. Io soltanto sono una realtà, tutto il resto è soltanto apparenza e nessuna sostanza. Perciò hai potuto sostenere anche una facile lotta con l’apparenza. Se qui ti fosse venuto incontro una realtà, le tue pietre sicuramente non ti avrebbero conferito nessuna vittoria. Hai vinto soltanto un’apparenza e non una realtà!’. A questo punto Minerva riflette e dice dopo un po’: ‘Perciò alla tua domanda neanche posso darti risposta, tanto più che anche il mio legittimo orgoglio non potrebbe mai ammettere che mi lasci coinvolgere in una disputa sapiente con uno stupidissimo diavolo. Comprendi questo?’.

                  13.           Risponde Cado beffardo: ‘Guarda, guarda, quale bestia astuta sei! Dunque, avrei vinto soltanto un’apparenza per mezzo del nome del Dio Gesù? Eppure appena adesso hai detto di te stessa che sei un’onnipotente realtà! Se io con le mie pietre, avessi vinto soltanto le tue crudelissime immagini fantasiose, come mai nella realtà ti trovi davanti a me quasi paralizzata? Ora parla e spiegami questa cosa!’.

                  14.           Dice Minerva: ‘Anche questa è soltanto una vittoria apparente, poiché io da sola assumo l’atteggiamento come se fossi vinta. Come vinta, infatti, non ti starei davanti con tutta la mia audacia e non sarei disposta a rinnovare la lotta infinite volte ancora! Contro di te in sostanza non ho usato nulla in questo combattimento apparente, solo per riguardo al tuo essere che purtroppo mi piace molto, il quale riempie il cuore mio di un amore che tu non meriti. Se non avessi questo tenero riguardo, avrei mandato su di te un paio di debolissimi spiriti d’insetti, i quali avrebbero ridotto il tuo potere in nulla. Ma se mi crei altre difficoltà, sarò costretta ad affrontarti con la realtà’.

                  15.           Risponde Cado: ‘Ehm, strano! No, sei veramente un essere incantevole. Guarda, così tanta bontà di cuore non l’avrei mai sospettata in te! Che tu debba essere oltremodo buona, me lo hanno dimostrato sufficientemente le tue immagini fantasiose. Come pure le tue belle idee sulla detronizzazione di Dio che prima volevi attuare con la tua forza maggiore, la quale giace ora sepolta sotto il mare incandescente. Anche questa era vuota finzione? – La prima accoglienza da parte dei tuoi apostoli è stata per me, a dir poco, maledettamente reale, cosa che ho sentito per mio ammaestramento fin troppo chiaramente. Gli stessi apostoli si sono mossi poi contro la vera onnipotente Divinità in quantità enorme, probabilmente per eseguire il tuo piano primordiale. Ma l’onnipotente Divinità è stata subito così pronta da aprire le cateratte di fuoco di questa montagna e seppellire la tua forza maggiore sotto le onde del mare incandescente. Dimmi per bontà tua, se anche tutto questo è stato solo apparenza senza nessuna realtà!’.

                  16.           Minerva risponde morsicandosi le labbra per l’ira repressa: ‘Questo purtroppo non è stata apparenza! Che abbia avuto un esito così sfavorevole per me, e colpa del tuo stupidissimo capo. Io, infatti, gli ho detto mille volte che adesso non è ancora tempo. Egli però ha voluto agire di volontà sua e ora ha la ricompensa per la sua folle imprudenza! Quando si presenterà di nuovo un’occasione simile?’.

                  17.           Risponde Cado: ‘Credo mai più in tutta l’eternità! Perciò finiscila con il tuo piano stupidissimo. Dio è e rimane in eterno Dio! E tu, un ultra stupidissimo essere, maligno abbastanza e miserabile se non rinunci a questo piano. Che essere indicibilmente bello saresti se non volessi essere così stupidamente cattivo! Rinuncia una volta tanto al tuo antichissimo mestiere sempre infruttuoso, e accetta la Volontà dell’Onnipotenza, alla quale mai sarai in grado di opporti in eterno! Arrenditi, tu indescrivibilmente magnifica nella tua sembianza, e io stesso voglio abbracciarti con un amore tale di cui l’intera Infinità non ha visto nessun esempio tra gli spiriti creati. Altrimenti devo disprezzarti profondamente, nonostante la tua suprema bellezza’.

                  18.           Risponde Minerva, un po’ meno passionale: ‘Se tu sapessi ciò che so io, parleresti diversamente della tua Divinità. Comunque hai ragione a parlarmi in questo modo, perché è veramente così! Ma io non posso in eterno cambiarmi. Poiché, se cambiassi, nell’istante seguente non ci sarebbe più essere creato all’infuori di Dio e me nell’intera Infinità, nessun sole e nessun mondo! Perciò devo rimanere nell’eterno tormento, affinché tutte le creature provenienti da me possano godere di tutta la beatitudine loro. Ora però ne ho abbastanza, e deve cambiare una volta per tutte!’.

                  19.           Riprende Cado: ‘O tu povera madre dell’Infinità, vieni qui da me, io ti condurrò dal nostro caro Signore Dio Gesù, e dopo, tutto andrà nuovamente bene!’.

                  20.           Urla Minerva: ‘Non pronunciar mai questo nome, altrimenti tra noi due è subito finita! Questo nome, infatti, è per me un abominio!’.”

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Cap. 174

La sapienza di Cado contro l’accecamento di Minerva

Riconosci l’Uomo Dio Gesù!

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Dice Cado: ‘Ma, cara madre dell’Infinità, leggiadrissima e bellissima Minerva! Perché un’avversione simile proprio per questo nome che suona così amichevole per l’umanità? Che cosa ti ha fatto? Io proprio in questo Nome trovo molto conforto e tranquillità! Dunque parla, cosa c’è sotto?’.

                    2.             Risponde Minerva tutta incollerita: ‘Amico, c’è sotto qualcosa di infinitamente storto che nemmeno tutta l’eternità potrà raddrizzare! In questo Nome, infatti, la Divinità è impazzita, ha abbandonato la Sua Altezza e Profondità primordiale e si è rinchiusa in una veste stretta per uno stoltissimo amore per le Sue fantasiose creature, dal quale ora non è più possibile tirarLa fuori. Immaginati una Divinità che, per puro scimunito amore per le Sue creature, viene maltrattata da queste luridissime e appesa alla croce! Una Divinità che scende alla dignità di una carogna, invece di rimanere nella Sua Altezza e Gloria e, con la mia luminosissima compagnia, governare su tutti gli esseri, i quali prendono da me la loro indistruttibile esistenza! Che cosa, chiedo io, che cosa posso pensare io, quale sublime sapienza, di una tale Divinità impazzita? Potrei morire per affronto e vergogna se considero una terribile umiliazione simile! Se anch’io dovessi impazzire insieme alla Divinità, l’intero infinito andrebbe in frantumi e tutti gli esseri avrebbero finito di esistere. Vedi, questo è il guaio disperato!’.

                    3.             Risponde Cado: ‘Strano! – Ma cosa c’è qui di tanto strano? Oh, non certo l’umiliazione della Divinità per le sue creature! Questo non è tanto strano ai miei occhi, quanto lo è invece il fatto che la sapientissima dea Minerva sia così orribilmente limitata di spirito, da farsi una tal sciocchissima immagine della grande Divinità! Permettimi: come può la Divinità, quale Spirito originario più puro, quale Forza originaria più potente, dalla quale scaturiscono tutte le forze, diventare debole? Lei, che circonda tutta l’Infinità ed è l’eterno punto centrale, potrebbe mai diventare debole, e alla fine perfino impazzire? No, Minerva, potrai essere molto sapiente, anzi, tanto sapiente quanto seducente e bella; ma la burla con la debolezza e follia divina non ti è ben riuscita! Inoltre vedo che sei straordinariamente avida di potere e ti piace prendermi in giro. E così non mi irrito nemmeno più per la tua stupidità che mi hai mostrato.

                    4.             Ma poiché trovo un gran piacere nella tua bellezza e ti amo seriamente, ti do un consiglio. Questo consiste in ciò: che tu debba fare amicizia con l’Uomo divino Gesù! Lascia almeno menzionare più spesso il Suo Nome nel tuo regno per convincerti che cosa potrebbe succedere con questo. Sono convinto che così in breve giungerai ad un’idea completamente diversa sulla Divinità. – Vedi, io sono forse un diavolo peggiore di te. Conosco Gesù solamente di Nome e per alcuni precetti del Suo Insegnamento, i quali sono davvero divinamente saggi e perfino possono indurre alla massima ammirazione ogni onesto diavolo pensante, sia spirituale che carnale. Non mi è davvero difficile tributarGli il più profondo rispetto. Perché allora deve essere proprio a te così difficile e inattuabile?

                    5.             Va e sii una volta tanto giudiziosa! Sei stata, infatti, sciocca abbastanza a lungo. Guarda, noi due staremmo proprio bene insieme. Ci sarà ancora abbastanza male anche se non procederà più da noi. Il buon Signore Iddio avrà sicuramente da fare per un po’ per recuperare tutta la nostra discendenza, anche se noi rinunciamo per sempre alle nostre attività diaboliche. Perciò a te veramente giammai potrà essere spiacevole, poiché hai già ricevuto da tempi immemorabili una terribile ricompensa. E alla fine alla Divinità potrebbe venire in mente, nel momento adatto, di inchiodarti per l’eternità. E cosa ne avresti poi di tutti i tuoi sforzi e lavoro amarissimo? Perciò, segui il mio consiglio ancora di più, visto, da come tu stessa mi hai fatto capire, che la tua esistenza, proprio come quella della Divinità, è indistruttibile per sempre!’.

                    6.             Dopo di ciò Minerva rimane senza parole, sul suo carro sta come una donna indescrivibilmente bella, vicino alla collina, e pare rifletta sulle parole di Cado”.

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Cap. 175

Condizioni per la resa di Minerva

Risposta di Cado

                    1.             Miklosch continua a riferire; “Dopo un po’ Minerva volge nuovamente il suo viso verso Cado e dice: ‘Amico, devo confessarti apertamente che m’interessi molto. Nel tuo bell’aspetto come anche nelle tue parole, stanno più spirito e verità di quanto tu stesso possa immaginare. Ma non posso prestar orecchio al tuo discorso finché non è crollata completamente l’arci-prostituta della nuova babele da me creata. L’ho edificata per una prova del fuoco per tutti quelli che sono stati battezzati nel Nome per me ripugnante, volendo soltanto dimostrare alla Divinità, che anche il Suo Insegnamento può essere trasformato in uno scaltro paganesimo assai pazzo. Apparentemente la mia opera è riuscita, e i nuovi babilonesi non sanno più che fare a causa della notte e della paura. Hanno perso ogni spirito. Non c’è più traccia di cristianesimo. Hanno ancora soltanto una carcassa marcia e si uccidono per via della pelle morta, nella quale già da un intero millennio non si trova più alcun corpo e tanto meno un’anima insieme al suo spirito. Questo però deve procedere così: i miei orrori devono essere estirpati attraverso la generazione di nuovi orrori e l’umanità deve essere trasferita in un nuovo semenzaio. Quando questo sarà compiuto, allora tu dovrai prendermi sotto braccio e sarò con te in eterno d’un unico sentimento!’.

                    2.             Risponde Cado: ‘Leggiadrissima e bellissima donna dell’intera creazione di Dio, non mettermi condizioni così pesanti, il cui adempimento non è prevedibile! Lascia questa miserabile nuova Babele! Lascia agire soltanto la Divinità, alla quale sarà facilissimo appianare tutte le vie da te distorte! Tu però seguimi e d’ora in poi sii felice! Non pensare più a ciò che sei stata, ma piuttosto a quanto puoi essere nuovamente felice! E quanto sarò felice io al fianco tuo e con noi miriadi senza numero in contemplazione della tua infinita bellezza! Immagina il mio dolore se dovessi disprezzarti per la tua pazza ostinazione. Ti prego, tu bellissima inconcepibilmente, segui il mio consiglio! Per l’onnipotenza della Divinità ti giuro che non sarai ingannata da me! Tu, sole centrale di ogni luce, abbandona il tuo carro, getta via da te lo scettro e la lancia e indossa la magnifica insegna dell’amore! Viene al mio petto e troverai la più ricca ricompensa per tutte le avversità che hai incontrato! Con il tuo illusorio potere non mi vincerai mai, ma con l’amore farai di me lo schiavo del tuo cuore!’.

                    3.             Dice Minerva: ‘Cado, Cado! Tu fai un gioco pericoloso con me! Che farai, se il geloso Cielo ti perseguiterà assai duramente a causa mia? Guarda verso l’alto e vedrai come vengo spiata da innumerevoli miliardi di esseri nella mia discussione con te! Proprio la mia bellezza, a nulla paragonabile, è la mia eterna sventura. Dovevo amare soltanto Uno, per il quale però nel mio cuore non impera amore. Ma se rivolgo il mio amore a qualcun altro, allora tutto il Cielo è colmo d’ira e vendetta contro di me e contro colui al quale dono il cuore mio. È possibile che tu ci riesca. Ma guai a te e a me, se non ti dovesse riuscire!’.

                    4.             Risponde Cado: ‘Per quanto riguarda i miliardi di osservatori celesti, hai ragione. Ora li vedo anch’io, ma riconosco in loro amici e non nemici. Guarda, tutti fanno cenno di approvazione! Ma se la loro affabile amicizia dovesse essere un’astuzia bellica, allora avranno a che fare con me. In breve, ti assicuro che non mi allontanerò da te! Tu sei mia, e nessun potere maligno ti dovrà portar via da me. Anch’io, infatti, sono indistruttibile e sono potente grazie a Dio – e non grazie a nessun diavolo, quale io stesso ne sono uno!’.

                    5.             Dice Minerva: ‘Cado, Cado! Non provocare gli dei, poiché tu sei soltanto un debole uomo! Vedi, quelli lassù presto mi daranno una brutta veste da indossare, che cosa dirai poi?’.

                    6.             Riprende Cado: ‘No, no, guarda in su! Tutti mi danno testimonianza che sono incapaci di un’azione simile! Tutti provano gioia per il fatto che rimani tanto a lungo nella tua forma primitiva ed hanno l’occasione di ammirare la prima bellezza primordiale, il primo pensiero di base di ogni essere proveniente da Dio. O portatrice di luce di tutto ciò che lo spirito creato può chiamare bello, non mettere più condizioni e vieni! Il mio interiore mi dice che tutti i Cieli invano hanno atteso già da eoni di tempo il tuo ritorno ed avevano nostalgia di poter chiamare te quale loro corona del finale perfezionamento di tutti gli esseri e cose. Lascia ammorbidire il tuo cuore e godi al mio fianco le beatitudini sublimi! Assaggia anche soltanto una volta la gioia per la quale tu, la prima, più grande e perfettissima Idea proveniente da Dio – eri destinata ed ancor lo sei!’.

                    7.             Minerva guarda ora Cado assai amichevolmente, ma certo ancora con occhi da padrona e dice: ‘Cado, hai davvero intenzione di rendermi debole? Oh, non sperare troppo affrettatamente! Poiché più potenti, più grandi spiriti si sono cimentati con me, e alla fine hanno dovuto arrendersi coprendosi di vergogna e scherno. Come ti può venir in mente di conquistarmi per il tuo cuore e alla fine perfino per il Cielo, cosa che odio sopra ogni cosa, Cielo che conosco meglio di te che sei un povero diavolo cieco! Ogni essere deve rimanere fedele a se stesso! Deve essere o un forte perfetto diavolo, oppure, all’opposto, uno stupido messaggero celeste. Ma quando un diavolo, quale sei tu, vuole essere nello stesso tempo anche una specie di angelo, questo mi diventa disgustoso, anche se possiede delle qualità per la quale io ho una giusta attenzione. Mio caro Cado, se vuoi conquistare il mio cuore, devi cominciare in tutt’altro modo! In verità, io non ti sono contraria. Ma se vuoi conquistarmi, tu devi seguirmi e venire da me, perciò non ti aspettare che lo faccia io!’.

                    8.             Risponde Cado: ‘Ma, incantevolissima, io voglio conquistarti per me stesso! Se per questo i Cieli si rallegrano o si adirano, è indifferente per me. Voglio soltanto te e non i Cieli a te odiosi, e insisto in eterno con questo desiderio! Ma non affronterò per causa tua i Cieli potentissimi, sebbene ti ami più di tutti i tesori dell’Infinità!

                    9.             Vedi, io sono dell’avviso che sia sommamente stupido quell’essere, te non escluso, che vuol fare più di quello che può fare. Un essere però è ancora più stupido, quando, nonostante le infinite amarissime esperienze, non è in grado di rendersi più avveduto. Che cosa hai guadagnato con la tua inflessibile ostinazione? Sei forse con questo diventata più potente, più ricca o più bella? Oppure sono stati un godimento per te i decilioni di castighi che hai avuto? Allora sei simile a quei somari di dominatori che mandano in rovina il loro intero regno piuttosto che lasciarsi consigliare nella loro stupidità da qualche sapiente subordinato.

                  10.           Certo, sei la donna più bella, ma anche la più stupida; se volessi vincerti, non avrei bisogno di sciupare una parola con te, in quel caso, infatti, sarebbero bastate queste pietre! E guarda qui una nuova arma! È un cappio con il quale so ben avvolgerti. Ho solo bisogno di lanciarlo verso di te, e nessun diavolo e qualsivoglia dio del tuo calibro ti potrà più liberare dal mio potere! Io stesso però non voglio farti prigioniera e costringerti, bensì lasciare tutto a te stessa, affinché la vittoria non sia la mia, ma unicamente libera opera tua!

                  11.           Credi forse che avrei piacere a farti mia col mio stesso potere su di te? Ma se rifletti sulle mie parole ben intenzionate, vincerai te stessa e ti donerai a me come eterna, fedele compagna, e mi darai un’infinità di ogni beatitudine! Che cosa farai adesso? Portatrice di luce, ti prego per la tua infinita bellezza: fatti animo, e rinuncia alla tua ostinazione! Non ti perderò in eterno. Poiché se non riuscirò col mio amore, userò la forza incatenandoti così a me!’.

                  12.           Risponde Minerva: ‘Ma caro amico, perché dovrei essere io a farmi conquistare e arrendermi a te? Non puoi fare tu la stessa cosa? Perché dovrei io avere più attrazione per te che tu per me? Inoltre sarebbe più secondo l’ordine che lo sposo vada verso la sposa e non la sposa verso di lui!’.

                  13.           Continua Cado: ‘Ma certo! Già da tempo sarei da te, se il terreno sul quale ti trovi fosse diverso. Io però non so camminare su un terreno simile. Tu invece vieni sorretta da ogni suolo ed è più facile per te venire da me che non io da te!’.

                  14.           Dice Minerva: ‘Ma che cosa farai se vengo da te?’. – Risponde Cado: ‘Stupida domanda! Ti amerò e ti farò felice facendo di questa collina un nuovo paradiso in onore alla Divinità, la quale mi provvede con potenza!’.

                  15.           Continua Minerva. ‘In un paradiso sono già stata una volta vergognosamente ingannata! Il mio Adamo, il primo nato della tua Terra, mi ha defraudata in una maniera che me la ricorderò per tutta l’eternità! Alla Divinità non è ancora riuscito su nessun corpo mondiale d’ingannarmi così, quanto proprio su questa Terra. E questo per colpa dell’ignobile paradiso. Là sono stata ingannata per la prima volta dalla Divinità ed è da più di 6000 anni che mi godo i frutti più miserabili di quell’evento! Perciò non mi venire con alcun paradiso, se sul serio vuoi conquistarmi per te! Io però ti faccio una proposta, se l’accetti sarò tua in eterno!

                  16.           La proposta però è questa: promettimi che non pronuncerai mai più il Nome Gesù, nome che quasi mi soffoca! E getta via da te tutti i sassi ed anche il cappio, e per premio avrai il mio cuore. Se farai questo, sarò tua in eterno e vivrò solamente per te!’.

                  17.           Risponde Cado: ‘Mia incantevolissima Minerva! Gesù o non Gesù, sarebbe per me la stessa cosa. Per quanto riguarda i sassi e questo cappio divino, potrei essere il tuo padrone anche senza il loro aiuto. Ma poiché tu sei da sempre la più grande artista nel mentire e nell’abbandonare, e certamente lo sei ancora, non posso accettare nessuna tua proposta finché non accetti quella da me fatta. Decidi presto però, perché io noto che i testimoni celesti sopra di noi diventano inquieti! Deciditi presto, perché anche la mia pazienza si sta esaurendo!’.”

                  18.           Continua Miklosch: “Il viso di Minerva diventa ora più scuro e più avido di potere. Lei medita per la ribellione, ma sembra che non gli venga in mente niente. Per rabbia repressa vorrebbe mordersi le proprie labbra, se non temesse Cado. È veramente comico da vedere, come l’inventrice della superbia e dell’inganno stia facendo ogni immaginario sforzo pur di non mostrare debolezza verso Cado. Ma costui non la perde d’occhio un attimo e tiene già pronto il cappio. No, a questo punto sono veramente curioso di sapere quale manovra escogiterà ora Satana!”.

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Cap. 176

Cado ottiene maggiore protezione angelica

Controproposte di Minerva

L’Inferno rivela nuovi volti spaventosi

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Ora però anche il nostro amico Robert-Uraniel e il suo compagno Sahariel si recano sulla collina da Cado senza che lui li scorga.

                    2.             Anche la finta Minerva sembra non accorgersi del cambiamento di posto dei due. Lei scruta a destra e a manca, ma Cado sta all’erta come una rocca. Questo non sembra piaccia a Minerva, perché ha lo sguardo fisso a terra e riflette su cosa deve fare ora. Fa ogni tipo di smorfie, ora severa, ora amichevole, ora saggia, ora nuovamente imperiosa; ma dappertutto salta fuori il vecchio peccatore occulto.

                    3.             La storia comincia ad annoiare Cado. Egli si schiarisce vigorosamente la voce e domanda a Minerva: ‘Ebbene, soavissima creatura, ho già aspettato abbastanza, ma da parte tua non arriva alcuna decisione, tanto meno qualche segno secondo il mio desiderio! Ti do ancora un breve tempo per riflettere. Se non conduce a nulla, allora dovrai ammirare la mia agilità nell’uso del cappio! Da quando esisti non hai ancora trovato, tra le miriadi di spiriti da te sedotti, nessuno che ti facesse da maestro. Tutti loro non erano all’altezza della tua astuzia, ma con me ti sbagli maledettamente! Ti ripeto: tu non mi prendi! Un Cado non ha paura di Dio, né di alcun diavolo, né della morte, e Cielo e Inferno gli sono indifferenti. Cado non è sottoposto al comando di nessuno! Ciò che vuol fare, anche lo farà, perché egli lo può! Perciò deciditi subito, altrimenti il cappio vola all’istante sul tuo magnifico collo!’.

                    4.             Dice Minerva: ‘Ma, caro Cado, sii un po’ più garbato! Non posso certo venir fuori così all’improvviso dalle mie vecchie e consuete abitudini. Io credo che se tu aggiungessi un po’ più di pazienza al tuo eroismo, non ti farebbe male. Che io all’apparenza non abbia accondisceso subito al tuo desiderio, ha la sua ragione! Anche a me, infatti, deve essere concesso di mettere alla prova colui con il quale io, la più grande bellezza dell’intera infinità, mi dovrò unire. Se non avessi in te nessun piacere, mi sarei già da tempo allontanata da te. Ma il tuo essere estremamente straordinario mi avvince a te con magica violenza. E mi lascio dire da te cose che non ho ancora mai permesso di dirmi nemmeno alla Divinità. Non sei con questo ancora soddisfatto?’.

                    5.             Risponde Cado: ‘Suprema magnificenza delle creazioni di Dio, io ti amo infinitamente. Per non essere scortese di fronte a te, voglio attendere ancora alcuni istanti. Ma ancor di più non provar la mia pazienza!’.

                    6.             Minerva ora sorride e getta la sua lancia spezzata nell’acquietato mare di fuoco, sul quale stanno ancor sempre stesi innumerevoli spiriti, i quali in questo modo ne mantengono basse le onde.

                    7.             Appena la lancia è inghiottita dal mare – cosa che Cado considera un segno favorevole – si levano ad un tratto dalla pozza incandescente una massa di figure dall’aspetto assai spaventoso e circondano Minerva. Una, che racchiude in sé l’aspetto di tutti i draghi e delle bestie più terribili, tuona a Minerva col ruggito della tigre:

                    8.             ‘Miserabilissima! È questo il ringraziamento per i trilioni di servizi che ti abbiamo prestato attraverso le eternità? Per amor tuo non abbiamo evitato nessun sacrificio, nessuna fatica e perfino nemmeno i dolori e i tormenti più immani per assicurarci alla fine il tuo amore così spesso promesso. Ci ringrazi così, abbandonandoci in modo così infame per amor di un novello diavolo che ha appena messo naso all’Inferno? – No, questo non ce lo farai mai! Piuttosto distruggeremo te, l’Inferno e tutti i Cieli prima che tu faccia un passo da questo posto! Guarda, i nostri servitori domano questo mare e patiscono terribili tormenti, affinché tu, da signora, possa camminarci sopra tranquillamente! E tu vorresti abbandonarci e non accordarci più quella gioia che tanto spesso ci hai promesso? Osa soltanto, miserabilissima prostituta, e avrai una ricompensa che nemmeno la fantasia della stessa Divinità ha mai concepito! Parla ora, che intendi fare? Guarda verso l’alto, guarda come il tuo eroe si perde d’animo e si guarda intorno da tutti i lati per vedere se in qualche luogo non ci sia un buco per fuggire! Chiamalo in aiuto, chiamalo!Perché non chiami il tuo prescelto?’.

                    9.             Minerva sembra voler svanire per l’infamia, collera e furore. Freme in tutto il corpo e non sembra capace di proferir parola per la gran furia febbrile. Ma Cado è ancor più infuriato e pare cerchi in sé cosa deve fare adesso. Questi orribilissimi giganti gli incutono un certo rispetto, e nello stesso tempo viene ad avere una testimonianza su Minerva che gli fa temere molto sulla sua fedeltà e amore. Per questo anche è indeciso sul da farsi. Minerva però gli volge uno sguardo così pieno di ardente desiderio che Cado non riesce a staccarsi da lei. Perciò comincia ad esaminare e mettere in ordine le sue pietre.

                  10.           Dopo un po' Cado si rialza e dice a quegli orribili spiriti maligni: ‘Conosco il vostro potere e la vostra arte mentitrice, essa non è opera vostra! Voi, per voi stessi, siete solamente delle vuote ombre e pure immagini fantasiose di quest’una, alla quale fate una assai vana apparente minaccia. Se foste degli esseri veri, vorrei perfino ricompensarvi per il servizio che ora mi avete reso. Con il vostro comportamento e le vostre parole, infatti, conosco meglio il suo carattere e questo è per me della massima importanza. Sbranatela se potete! Io potrei farlo, ma non voglio, perché non è degna di una fatica simile da parte mia.

                  11.           Satana, se ti è ancora possibile eseguire una piccola prova in modo simile, fallo adesso! Così avrò ancora più occasione di conoscerti da cima a fondo. Ma con voi ombre, nel nome di Dio, Gesù il Crocifisso, la facciamo subito finita! Guardate questa pietra, è contrassegnata col nome del Dio Gesù insieme a tre croci! Questa pietra dimostrerà di quale spirito voi siete!’.

                  12.           A questo punto Cado solleva la pietra da terra e comincia a brandirla per un potente lancio. Minerva però gli urla angosciata: ‘Cado, per tutto ciò che ti è sacro, non farlo! Nello stesso istante in cui la pietra lascerà il tuo pugno sarai perduto per sempre. La potenza di questi spiriti, che erroneamente tu ritieni prodotti della mia fantasia, è indomabile. Ciò che afferrano, nessun potere divino potrà più strappar loro. Trattieniti! Forse riuscirò a calmarli e poi a mettere in atto con te la mia liberazione!’.

                  13.           Cado, che ora è sempre più sotto l’azione dell’occulta influenza dei due spiriti protettivi che stanno dietro di lui, dice in tono grave: ‘Le tue parole sono come bolle di sapone, non vi è nessuna verità in esse. Sei stata una bugiarda da tempi immemorabili, ma con questo non hai danneggiato nessuno più di quanto hai danneggiato proprio a te stessa. Perciò sii sicura che farò soltanto ciò che tu più mi sconsigli di fare! Quindi lo faccio nel Nome del mio Dio, del mio Salvatore Gesù!’.

                  14.           A questo punto Cado lancia il sasso al primo grande demonio sulla sua testa di drago. Quando la pietra colpisce il capo di costui, esplode un terribile colpo come di mille cannoni. Tutto scompare, eccetto Minerva, la quale si trova ora tremante e tutta nuda su un mucchio di sabbia e cerca di nascondersi davanti a Cado, cosa che però non le riesce.

                  15.           Le domanda Cado: ‘Ebbene, soave creatura, che faccia hai ora! Dov’è il pericolo minacciato? E dove sono i minacciosi potenti spiriti che volevano distruggere Cieli, Inferno, Dio e tutta la Terra e volevano castigarti per la tua infedeltà? Dove sono ora? Vedi, con la tua arte non si fa niente! Non hai più scampo! Un altro ti punirebbe secondo quanto meriteresti, ma io ti perdono tutto. Devi soltanto seguirmi, altrimenti userò una forza tale che non potrai opporre resistenza. Guarda, sei abbandonata da tutto ciò che ti ha dato un qualche fittizio potere. Non hai niente all’infuori di me e la tua indescrivibile bellezza di forme. Appoggiati perciò strettamente a me e ti condurrò su una retta via, una via del vero amore per te. Ma devi seguirmi liberamente!’.

                  16.           Dice l’apparente Minerva profondamente svergognata: ‘Sì, sì lo voglio, devo seguirti! – Però fa solo un passo più vicino a me, se veramente nutri amore nel tuo cuore. Poiché io mi sono avvicinata a te già più di mille passi, potresti farne certamente uno tu verso di me!’.

                  17.           Risponde Cado: ‘Tu sai che io sono uno con cui non si può trattare nemmeno per un pelo e non seguirà mai il tuo desiderio, finché non ti troverai sul punto di trasformare completamente i tuoi sentimenti originalmente cattivi e assai infedeli. Perciò in seguito fa a meno di rivolgermi qualsiasi richiesta. Io sono più maligno di te, sebbene la tua malignità primordiale potrebbe riempire l’infinità col durissimo giudizio. Ma poiché gli sforzi di tutti gli angeli per il tuo recupero sono stati vani per la tua inflessibile caparbietà, un diavolo dei diavoli dovrà portarti di nuovo là, da dove sei venuta. Questo diavolo, però, non è un diavolo della tua specie, ma di una specie del tutto diversa! Il suo potere lo riceve dall’Alto, ma il suo essere appartiene all’Inferno. Tu soltanto sei la sua ricompensa, che però egli rifiuterà se non gli sarà data liberamente e non per costrizione. Perciò seguimi!’.”

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Cap. 177

Minerva intuisce un’astuzia della Divinità

Cado le spiega il motivo

Una veste cade dal Cielo

Curiosità di Minerva

                    1.             Continua a riferire Miklosch: “Dice Minerva: ‘Amico Cado, io ti amo veramente! È il primo vero amore con il quale il mio cuore sia mai stato mosso. Ma per favore fammi il piacere di chiarire il motivo della tua ostinazione! Ci deve essere alla base un grande e più che sottile piano. Si vuol fare qualcosa con me da parte delle somme altezze, e tu sei di queste lo strumento occulto. Mi deve essere svelato il piano, in caso contrario spontaneamente non mi muoverò da questo luogo nemmeno della misura di un pelo. Inoltre, a cosa ti servirà usarmi violenza? Tu sai quale ostinatissima resistenza posso opporre alla Divinità stessa, quanto più lo posso a te! La Divinità è infinitamente potente e può far di me ciò che vuole, tuttavia soltanto attraverso l’eterna costrizione. Il cuore e la volontà però sono miei e sanno affrontare ogni potere! Anche il tuo, sebbene tu sia l’unico che dai primordi è venuto tanto vicino al cuore mio. Se così non fosse, avresti davanti a te già da tempo un bruttissimo mostro invece della mia vera figura primordiale. Ora tu sai come sono e come devo essere. Perciò spiegami perché sei così inflessibile di fronte a me!’.

                    2.             Risponde Cado: ‘Perché pretendi da me ciò che ti ho già spiegato in modo chiaro come il Sole? Non posso assolutamente cedere, altrimenti non potrei mai liberarti. Per prima cosa devi arrenderti spontaneamente alla mia volontà e farla tua. Allora anch’io farò tutto quello che tu stessa vorrai!’.

                    3.             Dice Minerva: “Certo, se io voglio soltanto quello che vuoi tu, di sicuro seguirai facilmente la mia volontà! Ma dov’è poi la mia stessa libertà di volere?’. – Incalza Cado: ‘In quello che tu vuoi liberamente ciò che voglio io, e di conseguenza farai la tua volontà in unione con la mia! Senza di questo, infatti, non si potrà pensare in eterno ad un vero effetto superiore!’.

                    4.             Risponde Minerva: ‘Questo è troppo oscuro per me! Non ti capisco, spiega la cosa precisamente!’. – Dice Cado: ‘O strana portatrice di ogni luce e splendore che è stata elargita per tutti gli spazi infiniti! Se non comprendi tali cose che sono così chiare, come sarai in grado di afferrare cose più profonde dalla fonte inesauribile della pura Sapienza divina.

                    5.             Vedi, tu devi nuovamente diventare libera ed entrare in un giusto Ordine! Per cui devi prima entrare nell’ordine della mia volontà, così che diventi poi libera anche la tua. Fa’ almeno un tentativo! Se non ti è di tuo gradimento, puoi sempre ritornare nel tuo antico giudizio!’.

                    6.             Risponde Minerva con viso lieto: ‘D’accordo, voglio acconsentire a questa proposta! Se non mi è impedito il ritorno nel caso in cui non mi dovesse piacere la nuova condizione, allora sia come vuoi tu! Io però sono nuda e mi vergogno di comparire davanti a te. Procurami una veste e ti sarò subito vicina!’. – Dice Cado: ‘Anche questo non posso promettertelo, prima che non sia esaudito il mio desiderio iniziale. Or ora è caduta come dal Cielo una magnifica veste ai miei piedi! Essa è per te ed è di un genere che in Cielo non ne hanno mai vista una simile! Dunque vieni e prendila quale un degno abito da sposa dalle mie mani!’.”

                    7.             Continua Miklosch proseguendo nella sua relazione: “Minerva resta un po’ sorpresa e punta i suoi grandi occhi appassionati verso il punto dove, ai piedi di Cado, si trova una veste avvolta in un panno rosso. Lei vorrebbe probabilmente ispezionarla da vicino per constatare se è degna che lei l’accetti e sforza i suoi occhi per scorgere qualcosa del vestito vero e proprio. Esso però è avvolto talmente bene nel panno rosso che non se ne intravede nessuna parte. La curiosità di Minerva cresce enormemente. Io stesso veramente sono molto curioso di sapere che cosa farà adesso quell’essere satanico unto con gli unguenti più maligni! Signore, nostro amatissimo, santissimo Padre Gesù! Si convertirà una volta per sempre questa vecchia menzognera? E poi miglioreranno le condizioni sui corpi mondiali, specialmente sulla nostra Terra?”.

                    8.             Gli rispondo Io: “Mio carissimo amico Miklosch, questo lo dimostrerà il seguito. Osserva l’ulteriore svolgersi della scena e fa da portavoce, come hai fatto finora a questa compagnia, e tutto ti sarà chiaro insieme a tutti i fratelli e sorelle!”.

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Cap. 178

Minerva si mostra conciliante e si avvicina

Gli ultimi passi prima del traguardo

                    1.             Miklosch rivolge nuovamente lo sguardo alla scena e dice: “Ecco, Minerva ora diventa inquieta, da ogni movimento si vede quanto volentieri vorrebbe sciogliere l’involucro rosso dinanzi a sé.

                    2.             Cado lo nota bene e le domanda: ‘Sei dunque incollata al suolo? Vieni qui, sarà più facile per te penetrare il segreto dell’involucro. Ma se sei inchiodata al suolo, allora dimmelo. Voglio liberare i tuoi piedi anche da qui!’. – Risponde Minerva: ‘Non ce n’è bisogno, io, infatti, sono libera e posso andare dove voglio! Com’è la veste? Dai, dimmela, caro Cado!’.

                    3.             Risponde Cado: ‘Vieni tu stessa e la vedrai, stupendoti molto!’. – Dice Minerva: ‘Oh, ma tu sei duro! E io dovrei anche andar pazza di te! No, tutta l’eternità non ha mai visto una cosa simile! Comunque, voglio tentare! Ma se mi fai qualche scherzo, arretrerò subito e non tornerò mai più indietro da te!’.”

                    4.             Miklosc continua: “Ora finalmente Minerva lascia la sua postazione, una specie di collina di sabbia rovente, e si reca con passo circospetto verso Cado, dietro al quale ancor sempre s’intrattengono i due conosciuti amici. Nell’istante stesso in cui Minerva mette il suo stupendo e incantevole piede sulla collina libera dal mare incandescente, scompare ogni calore. Anche della bruttissima caverna non si vede più nulla e il terribile fragore e tuoni continui sono cessati. Altrettanto l’alta montagna sembra diventata più bassa ed ha quasi perduto il suo carattere dirupato; soltanto qui e là si scoprono ancora alcune rocce nude. In breve, l’intera regione assume un aspetto più gradevole ed è, a dir il vero non molto, ma sufficientemente illuminata.

                    5.             In verità, Cado è un artista nel suo settore! Per riuscire, infatti, a far innamorare di sé questa principessa dell’eternità, un essere al quale l’amore deve essere più estraneo che a me il limite dell’infinità, ci vogliono più che orecchi, occhi, bocca e mani! Finora Cado è certo ancora un cosiddetto diavolo, ma di una diavoleria simile ho veramente ogni rispetto! Egli ha carattere, inflessibilità e un coraggio che fa rabbrividire. Se uno non l’avesse visto con i propri occhi, un tale racconto sarebbe incredibile! Non possiamo fare altro che stupirci e lodare Te, o Signore, che alla fine hai permesso che accadesse una cosa simile. Ora però c’è anche da attendersi che tutta la Terra, forse dopo poche tempeste, passerà in uno stadio che sarà molto desiderato da tutti i Cieli.

                    6.             Minerva però non si affretta troppo ad avvicinarsi a Cado, i suoi passi, infatti, sono passi piccoli e misurati. In ogni momento trova qualcosa per terra, la raccoglie, l’osserva un po’ e poi la getta bruscamente via da sé. Mi sembra come se per terra ci fossero sparsi appositamente ogni genere di evidenti gioielli, i quali attirano l’astuta sempre più vicino a Cado. In verità, il trucco non è proprio male! Mi ricordo di aver letto sulla Terra in una profezia sibillina: ‘Ma se Satana dovesse convertirsi, camminerebbe su perle e diamanti e li rifiuterà. Poi l’Inferno sarà chiuso e le catene della follia si scioglieranno coma cera al Sole’.

                    7.             In verità, la storia sembra proprio così! Lei si avvicina e non è lontana da Cado più di quaranta passi. Adesso deve aver trovato qualcosa di molto importante. Con grande furia si china a terra e raccoglie un gioiello che sembra un diadema, lo osserva compiaciuta e non mostra nessuna voglia di gettarlo via da sé come con le cose precedenti.

                    8.             Ora Minerva domanda a Cado: ‘Amico, chi ha sparso qui tutti questi oggetti preziosi? Sono per me, oppure sono stati messi per una nuova caduta di qualcun altro? Qui c’è un meraviglioso diadema, degno della mia testa! Devo tenerlo oppure gettarlo da me?’. – Risponde Cado: ‘Trattieni il bene e rigetta da te ciò che è male! Troppe di queste cose ti graverebbero talmente che poi potresti difficilmente fare un passo avanti. Tieni il diadema, ma non raccogliere nient’altro! Comprendi questo e sii docile e ubbidiente!’.

                    9.             Risponde Minerva: ‘Sì, sì, sto arrivando. Ma lì, davanti a me, c’è un magnifico bracciale! Cado, permettimi che lo raccolga, poiché è degno del mio braccio!’. – Risponde Cado un po’ spazientito: ‘Ah, essere avido di gioielli, lascia quell’allettante bracciale! Il tuo braccio è comunque tanto bello che può essere considerato già di per se stesso come un gioiello. Ma qui ai miei piedi ti attende un gioiello come non ne trovi uno simile in tutta l’Infinità. Perciò non indugiare sull’immondizia, bensì vieni e prendi subito possesso di ciò che è stato preparato per te!’.

                  10.           Minerva ora va rapida vicino a Cado, gettando via da sé il bracciale. Soltanto tre passi li separano ancora. – Ora lei si rivolge a Cado: ‘Amico, ti sono venuta incontro fino a questo punto, mancano soltanto tre passi. Potrai certo fare tu questi per venirmi incontro! Ora vedo troppo bene come le mie grazie, davvero immense, fanno fremere l’intero essere tuo. In maniera inconcepibile tu mi ami, me lo dicono i tuoi occhi! Fammi perciò questo piccolo favore e fa questi tre piccoli passi verso di me!’.

                  11.           Ribatte Cado: ‘Bellissima all’infinito! Ancor verranno celesti condizioni nelle quali farò, correndo, milioni di passi per venirti incontro. Qui però si esige un ordine fermissimo, calcolato per il tuo esclusivo bene, così che non posso dar retta prima del tempo a nessuno dei tuoi desideri, finché tu non avrai adempiuto tutto ciò che devo pretendere da te. Perciò fa ancora quei tre piccoli passi, poiché hai già potuto farne tremila!’.

                  12.           Incalza Minerva: ‘Ma chi ti obbliga a pretendere tutto questo da me? Chi è il tuo legislatore?’. – Replica Cado: ‘Nessuno che io sappia può prescrivere a me ciò che pretendo da te. Io sono il mio stesso legislatore e non mi lascio prescrivere nulla né da una Divinità né da qualsiasi diavolo. Già ebbi da Dio due dei Suoi più grandi spiriti. Essi furono buoni e saggi e mi mostrarono Cielo e Inferno, affinché mi decidessi. E io non ho voluto il Cielo ed ho risposto con giusto scherno al giudizio dell’Inferno! Ho visto un’impresa folle, alla quale in eterno mai potrà seguire un buon esito. Poi mi hai fatto circuire, ma tutti i tuoi ingannevoli trucchi sono naufragati per la durezza della mia volontà e nella fermezza della mia intenzione di liberarti dal giogo della tua stessa cecità! Dimmi, chi potrebbe prescrivermi una cosa così?

                  13.           Vedi, nell’intera Infinità non c’è essere cui obbedirei, perché io sono un signore di me stesso e non m’importa di nessuno se non di te, perché tu mi piaci infinitamente. E poiché esisti, dopo Iddio, quale primo, grande e più potente essere, che ora deve divenire, nel senso pieno, ciò che sarebbe dovuto divenire secondo la suprema Sapienza di Dio. Questo però non va su una via diversa se non su quella che io ti mostro. Perciò non indugiare oltre con i tre passi, altrimenti non giungerai alla tua bellezza e dignità primordiale!’.

                  14.           Risponde Minerva: ‘Mio Cado, amato in pienissima serietà, è tutto bello ed eccellente ciò che ora mi hai detto. Non posso obiettare nulla. Ma se in futuro ci deve guidare l’amore, io non capisco da dove lo attingerai, dal momento che per amore non vuoi muoverti di un pelo dal tuo posto. Guarda, voglio fare ancora due passi. Ma l’uno, l’ultimo, dovrai farlo tu, anche se dovessi aspettarlo un’eternità! Per me, infatti, non c’è da pensare più a nessun ritorno, visto che mi sono già fatta così ampiamente prendere da te! Fammi perciò questo piccolo favore!’.”

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Cap. 179

Lotta e svolta finale

Ritorna l’orgoglio della primordiale essenza di Satana

Cado rimane saldo

Paragone della guida salvatrice

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Dice Cado: ‘Ma, soavissima, perché pretendi qualcosa da me che non posso fare, proprio perché lo pretendi? O tu incorreggibile corona dell’Infinità! Ora dovrai fare anche l’ultimo passo senza commiserazione, passo che farei io in altre condizioni! – Ti prego per il tuo stesso e sommo vantaggio, in seguito non pretendere più niente da me. Guarda, solo un passo ancora e l’intera Infinità è salva e libera dal durissimo giogo di un giudizio eterno! E tu dovrai splendere come l’essere più felice con la luce di tutti i soli che abbraccia l’intero spazio senza fine!’.

                    2.             Risponde Minerva: ‘Sì, sì, questo potrebbe anche essere – se soltanto fossi così sciocca da fare ciò che ti fa piacere! Questa stupidità però mi manca e ciò è molto triste per le tue splendide speranze per me. Manca, è vero, solo un unico, piccolo passo. Ma non voglio farlo dalla mia liberissima volontà, e ad ogni tuo tentativo ti riderò con scherno in faccia – con quale mezzo dunque mi costringerai? Esteriormente sì, ma interiormente mai!!

                    3.             Poiché sappi, io sono un essere dal quale l’Infinità ha tutti i suoi esseri. Io sono l’essere degli esseri – la stessa potente polarità negativa, come la Divinità originaria è la positiva! Io sono l’infinito, grande fondamento sul quale la Divinità originaria edifica le Sue opere! – E, comprendilo bene, tu, infinito nulla di fronte a me – vorresti sottomettere, con alcune miserabili parole di polvere del nulla, e sedurre con le tue infinitamente stupide moine, me, l’essere più perfetto dell’intera Infinità? O tu miserabile babbeo! Ti vedo ben fremere dalla libidine e riconosco la tua grande voglia di gustare il godimento di un mio abbraccio. Ma non far pensieri sporchi, se non vuoi osare l’ultimo passo in mio favore! Io non faccio più nessun passo – è la mia più ferma volontà!!’.

                    4.             Risponde Cado: ‘Oh, guarda, guarda, quanto sei improvvisamente abile! Vuoi lasciarmi attendere un’eternità quest’ultimo passo? Ti auguro molta pazienza per questo, poiché della mia pazienza tu non diventerai mai maestra! Che m’importa? Quest’unico passo non ha importanza! Fuori della mia volontà posso fare con te sempre ciò che ho voglia. Quindi veramente non ho più bisogno di nulla per quanto concerne il mio profitto. Perciò aspetta pure se ti fa piacere; io per questo non perderò proprio nulla. Ti ho già nelle mie mani. Non puoi più nemmeno trasformarti in un drago, e perciò preferisco davvero che tu rimanga così come sei. Bene, questa sarà una vita veramente divertente! Minerva, l’hai fatta bella!’.

                    5.             Incalza Minerva interamente sorpresa per tale cambiamento di Cado: ‘Non l’avrei mai creduto che tu fossi un mascalzone così raffinato! Non fidarti però troppo! Se soltanto potessi liberarmi del dannato amore che ho per te, le cose starebbero subito diversamente. Ma proprio tu dovevi penetrare la mia debolezza. No, questo non lo sopporto! Maledetto chi ti ha creato! Aspetta però, presto dovrai riconoscere in me il vero Satana!!’.

                    6.             Dice Cado tutto flemmatico: ‘Oh, non ha importanza! Ormai ti ho in pugno e con ciò ho in pugno la più incantevole bellezza che non può più imbruttirsi; e tutto questo è perfettamente sufficiente ad un Cado! Del resto non ti viene comunque impedito di fare l’ultimo passo preteso. Quindi, quando ti sarai annoiata a sufficienza, soddisferai la mia richiesta di tua volontà. Fino a quel momento io avrò solo felicità, poiché ti ho, mia soavissima Minerva!’.”

                    7.             Miklosch proseguendo nella sua relazione: “Minerva vorrebbe ora esplodere dall’ira. Vorrebbe oltremodo volentieri trasformarsi in un essere orribile, ma non funziona. Cerca di fuggire, ma i suoi piedi sono come incollati al suolo; può sollevare il piede soltanto in direzione di Cado. Però che forma bella hanno questi piedi! Veramente tutto il rispetto per Cado! Come può seguire un tale contenimento di fronte ad una tale seducente, esuberante bellezza, che ora ha completamente in suo potere! Ci vuole molto di più di quanto riesco finora a comprendere. Mostrarsi freddo dinanzi a questa bellezza – tutto il rispetto!

                    8.             Come va in collera ora Minerva e fissa sprezzante il povero Cado! Si sforza di contorcere il suo bel viso. Ma più lo fa, tanto più diventa interessante. E anche Cado le dice: ‘Graziosissima! Non darti tanta pena! Perché più contrai il tuo viso, più attraente divieni! Sei veramente una dea!’.

                    9.             Risponde Minerva, quasi piangendo dalla rabbia: ‘O vita maledetta, se comincia a prendere una piega così! Non sono più nessuna signora, nessuna principessa di tutte le principesse? Devo farmi prendere in giro da un simile stupidissimo asino? Non posso più tornare indietro, non posso lasciarti più in eterno? Non mi hai tu promesso prima che posso tornare indietro come e quando voglio!?’.

                  10.           Risponde Cado. ‘Con questa promessa non se ne fa nulla se non entrerai completamente nella mia volontà. Perché tu sei e rimani nel giudizio, finché resti schiava della tua stessa ostinazione. Vedi, se qualcuno si trova in un grave pericolo e una guida esperta gli offre aiuto, – ma costui non l’accetta nonostante egli da se stesso non possa aiutarsi – costui rimane anche schiavo del pericolo nel quale si trova finché non si è servito dell’aiuto offerto dalla guida.

                  11.           Così è anche con te il caso! Io ti porgo la mia mano soccorritrice per portarti via da un orribile pericolo e poi metterti nella libertà più completa. Tu però rifiuti il mio aiuto. La tua orgogliosa follia priva di ogni scopo, ti spinge ad intraprendere tutto ciò che dovrà condurti, inevitabilmente presto o tardi, alla tua rovina. Perciò adesso non puoi più tornare indietro, ma devi rimanere qui su questo scoglio. E se io non ti preservassi dalla rovina e non trattenessi le onde, che altrimenti già da tempo ti avrebbero portata via, dove saresti tu ora?

                  12.           Di me, come già detto, non ti libererai più, e non puoi allontanarti di un pelo! Che cosa vuoi fare in futuro, quale vera schiava della mia volontà?! Sarai in grado di opporti in eterno a me?’.”

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Cap. 180

Cado si ristora con pane e vino

Collera di Minerva

Schietti ammaestramenti di Cado sul suo disvalore

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Risponde Minerva: ‘Si, lo posso, se voglio. Anche se qui non ho più nessun potere reale, nel mio interiore più profondo posso perseverare eternamente nella più ostinata riluttanza! Forse non lo farò per via del mio stupido amore per te, ma rifletterò bene su questa situazione e, se trovo un tornaconto per il mio cuore, mi sottometterò al tuo consiglio. Ma attenzione, rifletterò a lungo!’. – Cado ribatte completamente indifferente: ‘Tutto bene! Amore mio! Ma quanto più a lungo lascerai attendere il tuo completo ritorno, tanto più rimarrai anche infelice e tanto più difficilmente farai quest’unico ultimo passo! Rifletti anche su questo!’.

                    2.             Ora Cado si siede per terra. Poiché ha fame e sete, prende un po’ di pane e vino e consuma entrambi. E poiché fa un viso soddisfatto, deve essere il suo ristoro di un gran diletto. – Minerva osserva malcontenta colui che mangia e dice come a se stessa. ‘Ma guarda un po’, costui ha un’educazione che deve aver appreso proprio nella scuola degli orsi e dei lupi! Questo tipo divora come un lupo e beve come una balena. Ancora ha una coppa di vino e un buon pezzo di pane, ma il suo modo rozzo gl’impedisce di offrirmeli. Io comunque non accetterei lo stesso nulla da un asino simile! Sarebbe però certamente appropriato fare un’offerta a me, quale prima grandezza dell’Infinità! Come mangia questo brutto ceffo! Sarebbe capace di divorare il creato intero!

                    3.             Ora però che fare? Devo certo intraprendere qualcosa anch’io! Se solo potessi attirare più vicino quel fagotto nel quale si dovrà trovare una magnifica veste per me! Ma che fare? Stare qui a guardare finché si è abbuffato? Oh, questa è una maledetta stupida situazione! Aspetta però, tu asino grossolano, con il seguito cambieranno completamente le cose!’.

                    4.             Cado mangia e beve ancor sempre soddisfatto e dice ora come a se stesso: ‘O Dio, che meraviglioso pane e vino; deve essere cresciuto su di un sole! Ora sarei devoto come un agnello e buono come un asinello! E Satana, la donna più bella, ora ribattezzata Minerva, si trova presso di me e soggetta a me! Hurrà, come sto bene! No, no! Ma cosa fai, mia soavissima Minervetta, perché quella faccia? Sii di buon animo e siediti qui intimamente vicino a me! Se farai questo ti sarà scontato anche l’ultimo passo. Su, Minervetta, fammi finalmente un vero piacere! Guarda, tutti gli esseri celesti gioiscono con noi. Guarda in su, e tu stessa potrai vederlo. E noi due, infinitamente nobili e più perfetti di tutta questa marmaglia celeste, siamo accovacciati qui insieme come una coppia di asini malati con facce acide e lunghe! Suvvia, non lasciamoci svergognare e sii tu, con me, dieci volte più allegra di tutti quelli sopra di noi! Via, siediti subito vicino a me!’.

                    5.             Risponde Minerva con faccia tutta offesa: ‘Chiudi il tuo becco, grezzo ubriacone maleducato! Che cosa non vorrebbe costui! Dovrei sedermi subito vicino a lui! Per lui una compagnia simile non sarebbe proprio male. Ma niente da fare! Frutti come sono io non maturano mai in eterno per simili somari! Comprende egli questo?’.

                    6.             ‘No Minervetta’, prosegue Cado, ‘perché non dovresti poter diventar matura per me?! Oh, tu sei molto matura, poiché sei anche diventata già vecchia! Però un solo bacetto da queste verissime labbra rosee, oh, sarebbe già il massimo! Dunque vieni e dà una vera gioia al mio cuore!’.

                    7.             Risponde Minerva: ‘Oh, subito, subito, mio signor padrone! Voi sapete bene quanto volentieri seguo tali esseri, quando desiderano questo o quello. Voi non potete proprio credere quanto io li ami! State tranquillo ancora alcune eternità, poi seguirò i vostri ebbri desideri!’.

                    8.             Continua Cado: ‘Come vuoi! Per me è tutto uno e lo stesso diavolo, se prima o dopo un paio di eternità! Tanto sei nel mio potere indissolubile e non ho bisogno di altro per il mio diletto. Ma poiché mi preoccupo più del tuo benessere che del mio, vorrei soltanto per questo toglierti dalla tua terribile follia e renderti di nuovo libera e felice. Ma se preferisci rimanere schiava della tua più cieca stupidità – bene, allora rimani ciò che sei, vale a dire l’essere più stupido e più maligno dell’intera Infinità! Questo mi affliggerà estremamente poco.

                    9.             Alza i tuoi certamente bellissimi, ma stupidissimi occhi in alto, e guarda come gioiscono lassù trilioni di esseri della loro divina esistenza, benché essi sappiano bene che sei l’essere più infelice nell’intera Infinità. E così posso anch’io magnificamente bearmi a modo mio anche senza di te. Devo anche confessarti che d’ora in poi non insisterò più per conquistarti per la tua stessa libertà in Dio, tuo Creatore. Poiché so bene che tu sei un’ostinatissima carogna e finora nessun Dio né un qualunque diavolo è riuscito a fare qualcosa con te. Ma tutto questo non mi disturba. Sei mia e sei stata resa innocua come una vipera alla quale è stato tolto il veleno. Se vuoi essere libera e felice per te stessa, sai sufficientemente cosa devi fare! D’ora in poi non riceverai più nessun invito da parte mia. Sta bene nella tua follia e sappi solo che tutto questo non m’interessa!’.

                  10.           Dopo queste parole Minerva riflette molto profondamente e dice: ‘Che ne sarà allora della mia altissima considerazione che io ho goduto finora nell’intera infinità?’.

                  11.           Risponde Cado: ‘Per l’amor di Dio, non farti deridere per via della tua immaginaria considerazione! Ogni asino ti supera per quanto riguarda la pura sapienza! Ma quando un essere, per quanto possa essere bello esteriormente, è così stupido come nessun altro in tutto l’infinito, avrà ben poca familiarità con la vera considerazione! Per cui non parlarmi mai più di una presunta considerazione che ti sei data da te stessa. Risparmiami perciò con simili stupidaggini!’.

                  12.           Dice Minerva: ‘Ebbene, ora non essere così incollerito! Avrò ancora qualche valore, giacché ti dai da fare con me e m’insegni dove manco!’. – Risponde Cado: “O amatissima ti manca proprio molto, anzi, ti manca tutto! Avrò ancora molto da parlare con te, benché io non sia amante dei discorsi’.

                  13.           ‘Dice nuovamente Minerva: ‘Ebbene, abbi solo pazienza con la mia stupidaggine e debolezza! Visto che io stessa sarò la tua ricompensa, allora dovresti essere sufficientemente ricompensato per la tua fatica!’. – Continua Cado: ‘Per quanto tu sia istruibile! Ma se non accetti nessun insegnamento come finora, allora preferisco a te la mia parte posteriore, nonostante tutta la tua infinita bellezza! Fa tesoro di questo, perché sono un diavolo per niente sensuale!’.”

                  14.            Miklosch prosegue nella sua relazione: “Minerva si gratta la fronte e sembra di essere in conflitto con se stessa. Ora però Cado volge il suo viso proprio verso di noi e sembra percepire che siamo qui. Ma ciò che mi meraviglia molto è il fatto che lui, il quale dovrebbe scorgere tutti gli spiriti celesti su di sé, non sembra accorgersi dei due che gli sono vicini, vale a dire di Robert-Uraniel e il suo compagno Sahariel. Perché non fa cenno di scorgere nessuno dietro di sé”.

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Cap. 181

Bathianyi e Miklosch su questa scena

Minerva fa l’ultimo passo

La veste celeste quale ricompensa

Possibili conseguenze alla completa liberazione di Satana

                    1.             Ora parla il conte Bathianyi, al quale questa scena comincia ad annoiare: “Amico Miklosch, tu sei veramente un magnifico relatore di quanto vedi, ed è oltremodo interessante ascoltarti. Ma questa storia tra Cado e la cosiddetta Minerva, che sarebbe meglio chiamarla Lucifera o Satana, diventa un po’ noiosa. Ammiro soltanto l’immensa pazienza del Signore, come anche quella dei patriarchi, profeti e apostoli! Essi osservano la scena, diventata molto uniforme, come se si trattasse di qualcosa di immensamente importante! Per me tutta questa storia comincia sempre più ad assumere l’aspetto di un assai insipido romanzetto, che può continuare un’intera eternità. – Cado merita veramente ogni rispetto! Minerva però è una bella carogna che può trasformarsi in ogni figura, forma ed elemento e con ciò sempre inafferrabile. Qui e là, è vero, dà l’impressione di essere timida, ma non fa trasparire nulla del suo piano più intimo, più nascosto. Oh, questa è una canaglia! – Fa’ bene attenzione, amico Miklosch! Vedrai se non ho ragione!”.

                    2.             Dice Miklosch: “Lasciamo ora tutto al Signore! Io penso che alla fine tutto andrà bene”. – Ribatte Bathianyi: “Sì, lo penso anch’io. Alla fine tutto andrà bene! Ma quando verrà questa fine?! Noi sicuramente la vedremo, perché vivremo in eterno. A noi altri però è da perdonare se in quest’evidente mascalzonata della bella Minerva s’incappa per forza nell’idea che questa storia tra Cado e lei difficilmente possa giungere a una fine”.

                    3.             Dice Miklosch “Sai fratello, per quanto mi riguarda, in fondo questo m’interessa poco. Del resto questa faccenda m’interessa in maniera straordinaria perché sicuramente non è una storia di tutti i giorni! Due spiriti ultra scaltrissimi dell’Inferno si prendono per i capelli, e presto si vedrà chi di loro avrà la meglio. Io in ogni caso sto sempre dalla parte di Cado”. – Risponde Bathianyi: “Anch’io! Poiché se pur ci sarà una fine, speriamo che vinca il buon risultato. Ora la storia è ancora disperatamente in bilico! Adesso però guarda nuovamente e raccontaci ancora che cosa succede”.

                    4.             Miklosch osserva e dice: “Guarda anche tu, così potrai vedere da te stesso come Minerva tende amichevolmente la mano a Cado, ma costui le dice: ‘È inutile. Tutto ciò che mi proponi dalla tua volontà, non posso accoglierlo, finché non avrai fatto l’ultimo passo! Alza il piede verso il mio, allora avrai risolto il tuo compito e avrai ottenuto di nuovo la tua libertà. Poi potrò fare molto di più di quanto mi chiederai!’.

                    5.             Risponde Minerva: ‘Ebbene, per provare come manterrai la tua parola, alzo il mio piede destro dal suolo e lo metto vicino al tuo! Tutti i Cieli e tutti gl’Inferni mi dovranno dar testimonianza se mai ho esaudito la volontà di qualcuno come alla tua! Ma guai a te,Cado, se mi hai minimamente ingannata perché ti amo! Dovrei prendermi una vendetta come mai se n’è vista una!’.

                    6.             Minerva alza ora seriamente il suo piede destro da terra, lo posa vicino a quello di Cado e dice: ‘Ora ho adempiuto ciò che tu hai preteso da me! Che cosa farai adesso?’.

                    7.             Dice ora Cado: ‘Alza anche l’altro! Soltanto allora avrai sciolto del tutto la condizione, e poi saprai che cosa farò! In fondo ti ho già detto che cosa succederà dopo. Ma poiché sembri avere una memoria molto corta, te lo ripeterò ancora una volta. Prima però deve essere fatto il passo intero e non a metà! Perciò anche con l’altro piede fuori dalla prigionia e tutto il resto sarà nell’ordine migliore!’.

                    8.             Dice Minerva: “Ebbene, mi sembra che le tue pretese da me non prendono mai una fine. Ma poiché ho già fatto tanto, voglio fare anche questo! Guardati però che dopo non ti lasci! Tu sai, infatti, che mi è permesso il liberissimo ritorno al mio stato precedente, come condizione principale per quest’azione che faccio secondo la tua volontà per me umiliante’.

                    9.             Ora Minerva alza anche il secondo piede e dice: ‘È compiuto! Ho soddisfatto completamente la tua volontà! Ebbene, che cosa succederà adesso?’ – Dice Cado: ‘Creatura soavissima senza fine! Sciogli qui il fagotto! Prendi la veste e copri le tue grazie che sconvolgono potentemente tutto l’essere mio!’.

                  10.           Minerva si china per terra e apre il fagotto. Non appena vi scorge una veste rosso-carminio splendente più del Sole, tempestata con una fitta quantità di sfolgoranti rubini e diamanti, si spaventa tanto davanti a quest’enorme massa di luce che si lascia andare a terra giacendo in una specie di stordimento, quasi immobile davanti a Cado.

                  11.           Le domanda Cado: ‘Ebbene, Minerva, che cosa ti succede? Ti piace la primordiale veste regale? Ti ho mentito, oppure ti ho detto la verità? Che cosa pensi ora di me?’.

                  12.           Minerva quasi incapace di parlare per pura meraviglia, dice con voce tremante: ‘Cado, questo è troppo, troppo grande, troppo magnifico! Io conosco tutti i Cieli e i suoi abitanti – ma non ho mai visto nessuno vestito con una veste simile, nemmeno la Divinità nella Sua Luce inaccessibile! Come posso ora – emergendo appena un po’ dalla mia malignissima e più profonda abiezione – essere in grado di accettare una simile veste di fuoco e alla fine indossarla! Io provo, a dir il vero, una gioia indescrivibile, ma così presto veramente non oso indossarla! Poiché il più profondo dell’Inferno non può concludere alleanza troppo rapidamente col Supremo dei Cieli! Per questo ci vuole ancora un tempo molto lungo, durante il quale devo riflettere sul mio operare profondamente maligno e infernale, per potermi elevare sempre più al di sopra di esso. Rifletti che io sono, infatti, il primordiale fondamento di ogni male e di ogni giudizio! Ma come e quando potrò innalzarmi al di sopra della mia originaria posizione maligna – o Cado, quanto è ancora lontano l’avvicinarsi di un tale spazio di tempo!’.

                  13.           Dice Cado: ‘Sciocca, conta i soli nello spazio infinito! Conta tutti i pianeti che orbitano, non raramente a trilioni, intorno ad un unico e ultimo sole centrale come atomi nell’etere, e questo sole è ancora lontano da un sole centrale principale! Conta soltanto la sabbia giudicata di un piccolissimo pianeta! Somma tutte le particelle materiali che giacciono giudicate nel mare etereo dello spazio eterno e devono portare sulle loro piccole spalle la luce da un’infinità all’altra! Vedi, tutto questo è gravemente giudicato dal tuo personale giudizio! Per quanto tempo dovresti contare e pensare per riuscire a penetrare con la meditazione il fondo di ogni atomo giudicato dell’intera infinità? Guarda, questo sarebbe folle al massimo grado! Perciò fa quello che ti ho consigliato per la tua vera liberazione e non avrai bisogno di tutto questo grande calcolo per diventare veramente libera e con questo compiacente anche all’onnipotente Divinità nella Sua umanità di Gesù!’.

                  14.           Continua Minerva: ‘Amato Cado, hai ragione! Ora però non proferire più questo Nome, perché per me è insopportabile al massimo. Non so dirti perché, ma è così: il Nome mi brucia più che tutto il fuoco dell’Inferno!’.

                  15.           Dice Cado: ‘Vedi, questo è già di nuovo folle al massimo da parte tua! Proprio in questo Nome, come in nessun altro, sia tu che io dobbiamo conquistare una salvezza eternamente vera. Perciò loda e glorifica in futuro piuttosto questo Nome, così vincerai completamente ogni male nel tuo cuore! Allora celebrerai un vero trionfo su tutto ciò che ti ha indotto ad una così grande progressiva caduta dall’eterna Divinità!’.

                  16.           Continua Minerva: ‘Buon Cado, per te è più facile parlare che per me. Rifletti, quanti eoni di poverissimi esseri languono ancora nel più grande tormento, tormento che io ho preparato loro. Come devo poter diventare soprattutto libera e veramente felice, mentre gl’innumerevoli infelici per causa mia devono soffrire ogni tormento? Io devo splendere in questa veste, e innumerevoli figli che provengono da me devono soffrire in eterno per causa mia! No, questo non va, non può essere!’

                  17.           Continua Cado: ‘Affliggiti per qualcosa d’altro! Da quando la Divinità è diventata un uomo nel corpo, ha preso su di Sé nel Nome Suo anche tutta la Creazione materiale e con questo ogni uomo è stato reso indipendente da te e soggetto alla propria coscienza! Tutto il mondo ora poggia sulle spalle di Dio e su quella degli uomini liberi. E tu già da lungo tempo non hai più conti in sospeso con la Divinità. Fa dunque ciò che ti ho detto e sarai libera del tutto!’.”

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Cap. 182

Nuovi sotterfugi di Minerva – Obiezione di Cado

Del pentimento e conversione

Importanti dati di fatto della redenzione

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Dice Minerva: ‘Ma la Divinità ha disposto una specie di penitenza per la remissione dei peccati, senza di questa, nessun uomo e tanto meno ancora un diavolo può raggiungere la beatitudine. Guarda, io ero e sono ancora il fondamento di tutti i peccati e un pilastro del giudizio e della morte. Come posso dunque diventar libera senza penitenza ed infine addirittura beata? Su di me non dovrebbe perciò venire la più grande penitenza se dovessi diventare in tutta serietà libera e beata? Ma come potrei far penitenza in tale veste di luce? Per questo ho bisogno di una veste fatta di peli da penitente e cenere e sacco! Procurami una veste simile e voglio iniziare a fare la più seria penitenza!’.

                    2.             Risponde Cado: ‘Sì certo, tu e fare penitenza – questo va proprio bene insieme! Ma capisci ciò che vuol dire fare vera penitenza? Credi che una veste di peli, cenere e sacco possa stabilire la penitenza? Oppure credi di poter fare qualcosa secondo il rito romano per giungere alla vera remissione dei peccati? Io, sebbene come te sia un diavolo nei confronti della Divinità, penso che la vera penitenza sia quella di abbandonare volontariamente il male, contrario all’Ordine di Dio, e mettere la propria volontà fermamente e incrollabilmente sotto il vessillo del Suo eterno Ordine. Poi voler da se stessi, senza remore e con fermezza, ciò che si riconosce come Ordine Divino. Se procederai in questo modo dalla tua nuova volontà così regolata, allora farai vera penitenza. Ma una veste fatta di peli, cenere, sacco, confessione generale, comunione e, per conto mio, un milione di messe, appartengono alla più grande stoltezza umana, perché rendono l’uomo ancora più cattivo. Soltanto attraverso la mia volontà posso diventar migliore. Tutto il resto non ha nessun valore, né davanti a spiriti migliori né davanti a Dio!

                    3.             Tu sai anche ciò che ogni spirito è in grado di vedere con la sua sapienza più alta. Quindi non voler nulla per te stessa, ma soltanto ciò che voglio io, allora presto ti sbarazzerai del tuo stesso carceriere. Ma finché ti opporrai ancora a me con il tuo stesso frammento di volontà, allora sarà ancor lontano il tuo miglioramento! Vedi, mai ti sono mancate la sapienza e solida conoscenza. Bensì ti è mancata una buona volontà, per questo sei diventata il fondamento di tutto il guasto e il maligno! Ma se un essere vuole diventare buono e nobile, con la sua prima, selvaggia volontà deve fare lo stesso esperimento che un giardiniere sulla Terra fa con una pianta selvatica: recide ad essa la chioma, incide poi il tronco e v’innesta un ramo nobile. Allora diventa un albero da frutto nuovo, nobile e buono. – Così devi fare volontariamente anche tu con la tua vecchia pianta selvatica della volontà! Anche se ti affligge un po’ il fatto che devi farti togliere la vecchia corona, non ti preoccupare! Perché otterrai in compenso, una corona più splendida, migliore e più nobile’.

                    4.             Dice Minerva: ‘Cado, tu sei ostinato proprio come un diavolo, ma sapiente come un Dio!’. – Dice nuovamente Cado: ‘A cosa mi serve la mia sapienza, se all’infuori di me nessuno la vuol seguire! Predico ad orecchi sordi, e faccio spettacolo davanti ad occhi ciechi. Ho parlato, per Dio l’Onnipotente, fino adesso in abbondanza, ma a cosa serve tutto questo? Ti ho mostrato perché devi sottometterti completamente alla mia volontà. Ma hai mille sotterfugi, e quando fai qualcosa, non la fai subito e mai del tutto come io voglio che sia e deve essere! Se ora mi trovi sapiente come un Dio, perché non fai dunque subito ciò che pretendo da te? La veste più sontuosa è davanti a te ed emana i suoi poderosi raggi luminosi come un sole centrale nella vasta infinità. La sua potente luce però, che è destinata a penetrare con i suoi raggi l’interiore del tuo essere, deve ancor sempre consumarsi inutilmente. Perché? Dammi una ragione per questo!’.

                    5.             Risponde Minerva: ‘Ti ho già detto per quale ragione, ma tu l’hai confutata con la l’acutezza della tua sapienza. Nonostante ciò resto del parere che mi sento troppo indegna per questa veste divina per poterla indossare come uno straccio qualunque. Non mi è possibile darti un’altra ragione, per quanto tu possa irritarti di più. Indossala tu se possiedi tanto coraggio, ed io seguirò poi il tuo esempio. – Tra l’altro c’è ancora una cosa: come andrebbe poi sulla Terra e su tutti gli altri mondi se io indossassi questa veste? Gli spiriti che devono essere li formati di nuovo, ancora avvolti nella materia più grossolana, si troverebbero meglio o peggio? Dammi una spiegazione comprensibile, ed io farò subito quello che desideri e come lo desideri’.

                    6.             Dice Cado ‘Lo sapevo che avresti trovato ancora un sotterfugio per ritardare la cosa! O essere disperatissimo! Che cosa c’importa ora della Terra e tutti gli altri mondi innumerevoli? La Divinità saprà certamente che cosa fare con questi. Come poi vivranno d’ora in poi gli uomini sulla Terra o sul Sole tra loro, non ha con noi il minimo rapporto. Viviamo e agiamo solo per noi. Ti ho già detto prima chiaramente che tu stessa sei stata estromessa da ogni influenza sui corpi mondiali. Questo è accaduto dall’incarnazione della Divinità, nella quale un secondo Adamo proveniente da Dio ha preso sulle proprie spalle tutto il creato, insieme a tutti i suoi mali, e ora guida tutto come lo richiede il Suo eterno Ordine. Perciò d’ora in poi non devi occuparti d’altro se non di te stessa! Indossa la veste, allora si vedrà cos’altro dovrà succedere!’.

                    7.             Risponde Minerva: ‘O libro vivente, parli come se tu fossi un discepolo di Salomone! Ora però riconosco che da una parte hai ragione. E così voglio trasformarmi davanti a te in una servetta vestita alla moda e recitare il ruolo di una persona stupidamente orgogliosa e vanitosa, poiché tu ne hai un piacere così grande! Starai poi meglio se non potrai più nemmeno guardarmi per tanto splendore? Ora la indosso. Poi però non venire a me con un’altra richiesta!’.”

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Cap.183

La magnificenza di Minerva nella veste celeste

Robert e Sahariel si fanno riconoscere

Educazione per la vera libertà e indipendenza

                    1.             Miklosch continua nella sua relazione: “Ora Minerva indossa veramente la veste. O perbacco, questo è troppo! No, è insostenibile quest’inconcepibile bellezza! Signore e Padre Gesù, abbi pietà di me, povero peccatore! Signore, o muoio o divento matto se dovrò guardare anche solo per alcuni secondi ancora questa bellezza troppo grande! Come possono sostenere Cado e gli altri due, Robert-Uraniel e Sahariel, una tale vicinanza senza perdere la loro vita, è per me un mistero! Ai due appena menzionati in ogni modo gli occhi traboccano di lacrime per tanto splendore e bellezza. Ma come Cado possa resistere così a lungo nelle sue vicinanze, questo lo comprenda chi può! Fratello Bathianyi! Vieni e sostituiscimi per un po’, poiché veramente io non riesco a sopportarlo!”.

                    2.             Risponde Bathianyi: “Amico Miklosch, questo non è possibile! Ho soltanto dato un paio di fugaci occhiate e sono già stremato. Che sarebbe di me se guardassi ancora di più? Ti ringrazio, amico carissimo, per questa tua proposta! Provvedi soltanto tu a questo gradevole servizio, io mi accontenterò delle tue parole”.

                    3.             Dice Miklosch: “Va bene, ma allora divento io un puro matto! – Ebbene, una cosa così! Ora i due angeli si fanno riconoscere da Minerva e Cado, ed entrambi sembrano essere veramente sorpresi di scorgere, così all’improvviso, i due compagni sconosciuti. Cado li osserva con sguardo indagatore e sembra che voglia domandare da dove vengono, se dall’alto o dal basso. Io sono ora curioso di sapere che cosa ne verrà fuori!

                    4.             Ora Cado sposta i capelli dal suo viso, assume una posizione eroica nei confronti dei due e dice: ‘Da dove venite? Che cosa volete e chi siete? Date una risposta precisissima, puntuale e verissima! Comprendete bene – il diavolo Cado pretende questo da voi!’.

                    5.             Si fa avanti Robert e dice: ‘Noi due siamo i tuoi più intimi amici, siamo dall’alto come nello stesso tempo dal basso. Noi ti abbiamo protetto di nascosto, altrimenti non avresti portato così lontano questa regina primordiale di tutta la materia. Ora però, alla fine della tua grande opera, veniamo per congratularci con te perché sei così magnificamente riuscito là dove lo sforzo di molti potenti fratelli è naufragato. Se vuoi servirti dei nostri favori per ciò che è bene dinanzi a Dio, siamo a tua disposizione!’.

                    6.             Risponde Cado: ‘Vi ringrazio per la vostra eventuale protezione e anche per la vostra vigilanza su di me! Confesso però ad entrambi che avrei preferito che non mi aveste né protetto né preservato. Poiché mi basta il Nome e la Forza del grande Uno; tutto il resto non conta niente per me! Per questo motivo vi prego di allontanarvi subito, altrimenti sarei costretto ad usare la forza. La mia diletta Minerva, infatti, non è più disposta a sopportare ancora degli ospiti stranieri i quali hanno parecchio l’aspetto di parassiti. Una volta che lei sarà completamente perfetta, allora potete ritornare e rallegrarvi del suo ristabilimento. Ora però non serve più altro aiuto, perché questo tarderebbe solo la mia fatica e non l’accorcerebbe. Dunque Dio vi assista, amici miei!’.

                    7.             Interviene Minerva: ‘Amico Cado, poiché ora ho indosso la veste regale primordiale, penso di poter dire qui anch’io una parolina e desiderare qualcosa. Io pretendo dunque che questi due saggi da ‹sopra o da sotto› rimangano qui e così possono rendermi qualche servizio, se lo vogliono!’.

                    8.             Risponde Cado: ‘Deve accadere soltanto quello che dispongo io! Se cedo, sei di nuovo perduta per almeno una mezza eternità insieme a me. Non dimenticare che noi siamo due diavoli e abbiamo da seguire una strada diversa dagli angeli di Dio per giungere alla perfezione. Amici, fatemi quindi questo purissimo gesto di amicizia e andatevene, poiché in vostra presenza non posso guidare oltre Minerva!’.

                    9.             Dice Robert: ‘Amico Cado! Ci conosci ancora troppo poco se credi che noi ti potremmo essere d’impedimento per l’attuazione del tuo buon piano con Minerva. Vedi, ciò che finora hai detto e fatto, è avvenuto per mezzo nostro. Poiché Dio, il Signore, il cui Nome è supremamente magnifico, ce ne ha conferito il potere e la giusta forza. Se fossi rimasto da solo davanti a questa cosiddetta Minerva, saresti già da tempo caduto come sua sprezzante vittima. Siamo stati noi a metterti in bocca ogni parola. Noi abbiamo benedetto e rinvigorito le pietre che hai usato come arma e abbiamo frenato il flusso di fuoco, affinché tu trovassi un sicuro rifugio su queste colline. Ma poiché le cose stanno così e non diversamente, come potremmo esserti d’impedimento? Utili sì, lo vogliamo e possiamo esserlo per te in quest’opera lodevole e gradita a tutti i Cieli. Sii perciò tranquillo nei nostri confronti!

                  10.           Rimaniamo perciò ancora un po’ presso di te, affinché tu possa fare ora, libero da te stesso, ulteriormente ciò che è necessario per il compimento di questa grande opera. Il nostro consiglio d’ora in poi non sarà più celato, ma sarà palese, e un fatto accadrà soltanto a tua richiesta, in modo che tu insieme a Minerva possiate diventare veramente liberi. Potrai accogliere o rifiutare in modo completamente libero il nostro consiglio. Se ti guidassimo di nascosto come finora, tu non potresti mai diventare libero e in seguito beato. In questo caso, infatti, rimarresti solo uno strumento nelle nostre mani. Ora però noi liberiamo lo strumento dalle catene del giudizio, affinché diventi qualcosa da se stesso davanti al Signore. Questo però il debole strumento lo deve riconoscere e poi in seguito si deve determinare da solo. Allora giungerà in breve al vero e libero perfezionamento e in avvenire non rimarrà più nella forzata schiavitù. Così sia nel Nome di Gesù il Signore, l’unico Dio del Cielo e di tutti i mondi!’.

                  11.           Dice Cado: ‘Se è così, allora rimanete qui liberamente! Perché io devo e voglio agire indipendentemente da me stesso, per diventare libero da ogni giogo. Ma se anche Minerva rimarrà ancora, questa è un’altra questione’.

                  12.           Interviene Minerva: ‘I passi che ora ho fatto in avanti, rimangono; di sicuro non farò più nessun passo indietro. Ma questi due truffatori celesti devono ora sparire davanti agli occhi miei, poiché hanno agito di nascosto e con inganno contro di me! Se rimangono qui, io non farò più nessun passo avanti!’.

                  13.           Dice Robert: ‘Non così, soavissima Minerva! Se ti abbiamo fatto qualcosa di male, ce ne andiamo subito. Tu stessa però devi riconoscere che ti abbiamo dimostrato soltanto qualcosa di estremamente buono con la forza di Dio, forza che è operante in noi. Dovresti riconoscere con gratitudine che ti abbiamo così ampiamente liberata dalle catene dell’Inferno e le abbiamo fatte tacere sempre di più nel tuo cuore, nel quale alberga il seme-base di tutti i mali. Pensa all’orribile lungo tempo nel quale hai sofferto i tormenti più terribili – veramente causati dal tuo stesso inflessibile volere – e la nostra presenza, preoccupata per il tuo benessere futuro, di sicuro non potrà esserti incresciosa!’.

                  14.           Cado si rivolge a Minerva: ‘Tutto giusto! Dunque ripensaci, e tutto andrà bene! I due adesso devono rimanere, perché glielo ordino io. Hai tu qualcosa da obiettare anche contro il mio ordine?’. – Risponde Minerva: ‘O sì, tu decidi perché i due ti costringono a questo!’.

                  15.           Risponde Cado: ‘Ti sbagli, io non mi lascio costringere da nessuno nella mia libera volontà. Se però fossi giudicato al punto da dover far questo, allora tu potresti ancor meno opporti a ciò che decide la mia giudicata volontà, poiché non è più mia, ma è l’onnipotente Volontà di Dio. E così rimanga come hanno deciso i due e come io ho ordinato!’.

                  16.           Dice Minerva ‘Sì, tu sei grande nella cocciutaggine e sai rigirare la situazione così che non perdi nulla della tua considerazione. Soltanto io, la prima di ogni creatura, devo mendicare presso di te una considerazione! Ma io mi piegherò, è vero, esteriormente al tuo volere, come finora, perché sono troppo debole perché ti opponga un’efficace lotta. L’interiore però appartiene a me e d’ora in poi non ha che una maledizione per te come anche per il tuo legame d’amicizia, amen! comprendi questo amen?’.

                  17.           Risponde Cado: ‘O sì, possiedo tanta intelligenza e grazie a Dio anche qualcosa ancora. Se ora il tuo esteriore una buona volta sarà sistemato a dovere, allora anche il tuo interiore si piegherà a ciò che io voglio ottenere con te secondo l’Ordine immutabile di Dio. E per questo dico anch’io un’immutabile amen!! Comprendi anche tu che cosa ho detto con quest’immutabile amen?’.”

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Cap. 184

Sahariel sull’amen – Proposta d’amore di Minerva

Saggia risposta del messaggero celeste

Parabola dei due pozzi

Cado scopre lo stato delle cose

                    1.             Continua a riferire Miklosch: “Ma ora interviene Sahariel e dice: ‘Ascolta! Anche a me spetta il diritto di proferire un amen assolutamente forte. Tuttavia non lo faccio, perché dietro ogni Amen sta un giudizio. Perciò vi consiglio di ritirare i vostri amen. A nessuno, infatti, spetta un diritto di pronunciare un amen su qualcosa che non sta in armonia con l’Ordine divino. – Ad ogni spirito però è concesso portare in sé un eterno amen in ciò che concerne la Volontà di Dio. Questo amen è la vita primordiale di tutti gli esseri e la loro massima libertà se rendono questo amen completamente proprio da se stessi. Ogni altro amen invece genera superbia, orgoglio e disprezzo di tutto il vero, buono e divino. Esso edifica prigioni, forgia catene e alimenta il fuoco di tutta la distruzione. Perciò ritirate il vostro amen e mettetevi in un eterno Amen di Dio! Allora voi due quanto prima diventerete liberi dall’Inferno, il quale infuria ancor con forza nei vostri cuori. Seguite questo consiglio e in verità non vi troverete male!’.

                    2.             Dice Minerva rivolto a Cado: ‘Hai sentito, presuntuoso sapiente balordo!?’. Queste sono parole colme di autentica unzione celeste, sulle quali si può costruire! Guarda, io ho seguito le tue parole, ma quanto più le prendo in considerazione, tanto più mi diventa chiaro che sei soltanto un cieco avventuriero. Un diavolo che possiede certo del potere, ma lo usa soltanto per giungere a un trionfo da ciarlatano! Finiscila ora con le tue massime di sapienza, e anche le tue pietre di Davide puoi tenerle per ricordo. Non le tue pietre, infatti, ma questi due messaggeri hanno rotto la mia lancia e distrutto il mio eterno scettro. Spetta perciò solo a loro, e non a te, la gloria e il premio. – Sahariel, prendimi! Voglio essere un premio per te, perché tu mi hai meritato!’.

                    3.             Risponde Sahariel ‘Tu corona di ogni bellezza esteriore! A me come anche al mio amico Uraniel spetta tanto poco un premio come all’amico Cado, perché noi siamo soltanto servitori secondo il sapiente piano del Signore; noi siamo strumenti nelle Sue mani! Anche se facciamo qualcosa che sembra siamo noi a farla, è tuttavia solamente un’apparenza, poiché certo è solamente Lui che compie tutto! Perciò quello di cui il Signore si compiace, questo anche sia! – Noi tutti siamo del Signore, e siamo, secondo il grado della nostra umiltà dinanzi a Lui, come del nostro amore per Lui, un premio che appartiene a Lui solamente! A noi non spetta nulla, soltanto ciò che ci dona il Suo grande Amore, Misericordia e Grazia. – Ma questo non deve rattristarti: se Egli stesso, fuor dal Suo infinito Amore, dovesse legarti al mio cuore, allora ti accoglierei con graditissimo apprezzamento per l’eternità! Questo, o tu immagine bellissima di portatrice di luce, ti è giusto e gradito?’.

                    4.             Dice Minerva: ‘Bellissimo Sahariel, la tua modestia quasi illimitata mi strappa ammirazione. Le tue parole celesti scorrono come latte e miele nel petto mio commosso, e ora respiro soltanto amore su amore per te, per te mio divino e bellissimo Sahariel! Quale amichevole serietà traspare dal tuo adolescente viso di delicata giovinezza! Quale nobiltà celeste aleggia da tutto l’essere tuo! E quale armonia celeste splende come una stella mattutina da tutte le membra tue! – Devo confessarti che ti amo al di là d’ogni misura. E se non contraccambi il mio amore, sarò io l’essere più infelice dell’intera Infinità! Guarda, anch’io sono bella! Purtroppo non sono buona. Ma chi sa poi se io, proprio attraverso di te, non potrò diventare anche buona, tanto quanto sono bella? Vorrei volentieri donarti il cuore più puro se lo avessi. Ma accettalo così com’è, forse al fianco tuo diventerà anche nobile e puro. Non rifiutare la mia offerta, perché essa ha origine dal primo amore della mia lunga esistenza eterna!’.

                    5.             Risponde Sahariel: ‘Minerva, mia soavissima creatura! Tu esisti già da lungo tempo, ma non dall’eternità. Non esisti dal principio. Dio solamente è eterno. Tutto il resto ha avuto un principio fuor da Lui. Anche se qualcuno di noi esiste da alcuni decilioni di anni terreni, allora egli per questo non è ancora a lungo eterno. Nel tuo fervore ti sei un po’ smarrita, ma questo non ha importanza. Se ora senti nel tuo cuore un vero amore per me – di cui in verità dubito ancora un po’ – posso tranquillamente passar sopra su una simile esagerazione poetica. – Tu mi hai proposto il tuo cuore, e io accetto quest’offerta. Aggiungo a questa soltanto un’unica e piccola condizione: che tu mi segua volontariamente e in letizia dal Signore e porti con te l’amico Cado! Se puoi far questo, allora siamo pari’.

                    6.             Dice Minerva: ‘Amico, questa è una condizione infinitamente grande, per me semplicemente irrealizzabile! Io andare con te dal Signore dell’Infinità e portare con me anche Cado che ora odio al di sopra di ogni cosa? Tutto il resto, solo non questo, poiché per me è tanto bello quanto impossibile! Prima devi purificare il mio cuore, soltanto dopo puoi venire da me con tali condizioni! L’immediato adempimento anche per te non sarebbe di nessun onore dinanzi a Dio, perché sarebbe una testimonianza di troppo poco rispetto verso la Sua Potenza divina. Io ti dico, prendimi in ogni caso, e con questo non farai un cattivo affare!’.

                    7.             Risponde Sahariel: ‘Questo sarà difficile da fare, perché c’è ancora troppo giudizio nel cuore tuo. Tale giudizio può essere ridotto solamente se ti sottometti sempre più, senza esserne costretta, alla nostra volontà ordinata in Dio. Se facessimo quello che vuoi tu, ci metteremmo noi stessi nel tuo giudizio e lo renderemmo ancora più rigido, mentre lo vogliamo ridurre e mitigare.

                    8.             La cosa sarebbe, per usare una similitudine, così come se ci fossero due pozzi di cui uno è pieno d’acqua purissima, mentre l’altro pieno di sudicia brodaglia. Se si fa scorrere l’abbondante acqua del pozzo puro nel secondo dall’acqua impura, allora il contenuto fangoso del pozzo sarà purificato e alla fine diventerà acqua buona esso stesso. Se però si versa la sudicia brodaglia del secondo pozzo nel primo che è puro, entrambi i pozzi diventerebbero inservibili e guasti!

                    9.             Vedi, tu hai ora un esempio evidente dal quale puoi vedere facilmente perché non possiamo accogliere l’acqua della tua volontà nella nostra. Ma ti deve anche essere chiaro, per il tuo stesso bene, il motivo per cui dovresti far traboccare l’acqua della nostra volontà in quella tua. Fa quindi ciò che vogliamo, e sarai completamente purificata dall’acqua nobile! Tu stessa hai manifestato il desiderio di voler diventare, per mezzo mio, nobile e pura! Sì, lo puoi, se lo vuoi. Ma allora devi fare ciò che ti ho proposto nel Nome del Signore!’.

                  10.           Minerva guarda innanzi a sé dopo questo saggio e semplice insegnamento, e sembra meditare su come potrebbe sbarazzarsi di tale compagnia che le sta diventando così fastidiosa.

                  11.           Anche Cado ora sembra che se n’accorga e dice a Sahariel e Robert-Uraniel: ‘Amici cari! Sebbene io stesso sia un diavolo, vorrei farvi notare che con questa serpe non concluderemo nulla. La sua ostinata, malignissima furbizia supera ogni confine della mia comprensione. Mai seriamente pensa di convertirsi ad un’esistenza migliore, perché questo essere serpentino è strapieno di veleno. Quante validissime proposte le sono già state fatte, la cui perfettissima sapienza la comprende tanto bene quanto la comprendiamo noi. La sua antica volontà satanica però rimane sempre la stessa. Lei certo agisce come se volesse sottomettersi alla nostra volontà. Ma lo fa solamente in apparenza e usa ogni trucco per metterci alla fine nel suo sacco. Io però dico: niente da fare, Satana! Non ci prenderai in giro più a lungo, perché noi ti conosciamo!’.”

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Cap. 185

Minerva vuole giustificarsi

Confutazione di Cado

Smascheramento della sua malignità

Sahariel s’incammina

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Dice Minerva: ‘Sta zitto, stupidissimo somaro! Che ne sai tu cosa devo fare io? Credi forse che l’Ordine divino si occupi soltanto della polarità positiva degli esseri e delle cose? La polarità negativa non deve essere perfezionata nella stessa misura? Ogni vita non è una lotta continua di entrambe le polarità? Stupido somaro, togli ad un albero le sue radici e domandagli poi per quanto tempo potrà ancora portar dei frutti! Taglia agli animali le zampe e guarda come potranno avanzare! Se attraverso una cosiddetta forza buona, o positiva, il sangue viene spinto al cuore e poi per una cosiddetta forza cattiva, che io indico come negativa, deve essere di nuovo spinto fuori se si vuole che la vita fisica continui – dimmi, quale forza è da preferire, la forza di attrazione o quella di repulsione? Vedi, grossolano villanzone, che cosa stai blaterando nella tua stupidaggine? Si capisce bene de sé che la forza negativa deve rimanere sottoposta alla positiva, perché procede da essa – l’acqua pura deve purificare la torbida e non viceversa! Tutto questo però è anche l’Ordine di Dio. Se Roma non fosse buia come la notte, l’umanità non chiederebbe la luce. Quindi anch’io sono, come sono, da Dio e rimarrò anche così – come rimarrai anche tu sicuramente un somaro per l’eternità!’

                    2.             Risponde laconico Cado: ‘Sì, sì, applicato l’ultimo appellativo a te, le cose si possono mettere senz’altro così! O principessa delle stupidità di tutte le stelle fisse! Mi vuoi forse suggerire qualcosa di una forza positiva e negativa e della loro reciproca necessità! Dimmi, bellissima somara, Dio è una Potenza e Forza intera o a metà senza di te? Sei necessaria affinché Egli sia? Oppure potrebbe Egli esistere forse anche senza di te, così com’è esistito per delle eternità senza di te? – O tu creatura completamente senza scopo, vuoi convincermi della necessità del maligno, senza il quale sarebbe impossibile possa esistere qualcosa di buono? Tu essere femminile completamente cieco, su che cosa si fonda il purissimo Amore, Bontà e Potenza di Dio? Deve la Divinità, che sicuramente è perfettissima in tutta la Sua Essenza, essere prima anche cattiva per poter poi essere buona? Oh, tutti i Cieli ridono di una simile sapienza! Si narra che la meravigliosa Minerva sia proceduta dalla testa di Giove. Sicuramente però non sarai tu quella Minerva. Certo, la tua veste splende come un sole, ma a cosa serve se in essa dimora un essere dalla stupidità lampante! – Il celeste amico Sahariel non ti ha mostrato a sufficienza come la cosa deve procedere per il tuo esclusivo bene? Perché non segui dunque il suo consiglio? O fondamento di ogni malignità, ora ti conosco bene! Non mi sfuggirai più eternamente. E non ti è possibile nemmeno indossare la vecchia pelle del drago, per questo si è già provveduto con questa veste splendente. Che cosa farai adesso?’.

                    3.             Risponde Minerva: ‘Taci, stupidissimo somaro! Mi fa schifo parlare con te! Ricordati: ora vi farò ben vedere di cosa sono capace! Ho ancora i miei reggimenti, specialmente quelli sotto la gerarchia romana, e li farò procedere! Dovranno di nuovo sorgere inquisizioni, roghi, patiboli e forche, e la loro essenza eccedere cento volte più maligna! I governanti dovranno percuotere i loro sudditi con verghe roventi e li lasceranno uccidere a migliaia! Da questo vedrai presto di che cosa sono in grado di fare anche senza assumere la pelle del drago!’.

                    4.             Continua Cado: ‘Ma io a questo dico: fin qui e non oltre nemmeno di un pelo! – Ora nella tua stupidità ci hai svelato perfino i tuoi piani umanitari. Brava, hai fatto bene! Non ho bisogno di dire altro. Sapremo poi già che cosa bisogna fare’.

                    5.             A questo punto dice Robert. ‘Le disposizioni segrete sono già state prese. Questa volta Satana si preparerà da sola la rovina completa. La sua ricompensa sarà terribile!’.

                    6.             Dice Sahariel: ‘Cari amici, non irritatevi a causa di quest’incorreggibile! Il potere maggiore le è stato tolto, e il suo potere fittizio le sarà di poco aiuto. Questa vecchia serpe avvelenerà e morderà ancora molti, ma poi il Signore stesso verrà presso i mortali e porrà fine al maneggio del serpente! Ora deve fare essa ciò che vuole. Quanto più maligna comincerà, tanto prima finirà il suo infame lavoro. – E ora basta operare con e nell’Inferno! Adesso faremo ritorno al Signore e dai nostri cari fratelli. Costei però, completamente abbandonata, dovrà fare qui sempre quel che vuole! – Alzati, fratello Cado! Tu, infatti, hai trovato grazia dinanzi a Dio, perché hai trasformato il male in te nel vero e nel buono. Anche tu verrai con noi dal Signore ed Egli ti darà un grande potere, il potere di vigilare sull’Inferno. Questa Minerva rimarrà soggetta a te, perché hai trionfato su di lei con l’arma della Giustizia divina. Apprestati dunque e cammina in mezzo a noi lì dinanzi al Signore!’.

                    7.             Dice Minerva: ‘Ecco! Ora volete abbandonare me, la perla dell’Infinità, e cacciarmi via dalla scena come una venale prostituta! Ah, questo è lodevole e bello da parte vostra! Prima, con dei veri e propri adescamenti, mi avete portato al punto da indurmi a cedere e a venire con voi. E ora mi volete abbandonare perché siete dell’opinione che io sia incorreggibile! Ma non è così: io sono forse capace di un miglioramento come nessun altro essere. Soltanto colui che mi mostrerà la necessaria pazienza e il necessario amore dovrà trionfare su di me! Sono diventata povera, in ogni dove si parla di me con il più profondo disprezzo. Non devo quindi essere piena di sfiducia verso ogni creatura che si avvicina a me? In ogni tempo mi furono fatte promesse affinché tornassi a Dio! Quando però vi ero vicino, coloro che mi volevano convertire, dapprima molto coraggiosi, mi abbandonavano lasciandomi al mio destino. Ora però fate pure quello che volete, anch’io saprò bene cosa fare. – Cado! Se vuoi rimanere tu, rimani, e allora ti seguirò. Ma con questi due non mi sposto!’.”

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Cap. 186

Minerva continua a questionare

Longanimità di Sahariel

Sdegno di Bathianyi sull’incorreggibile

                    1.             Miklosch continua a riferire: “Dice Cado: ‘Ciò che ho fatto finora con te, non è stata opera mia, ma di questi potenti amici di Dio. Se avessi avuto a che fare con te da solo, chissà dove sarei andato a finire, perché in ogni caso saresti troppo potente per me solo. Hai ricevuto tante indicazioni e insegnamenti quanti sono i mondi nello spazio senza fine. Ma è stato tutto inutile, perché hai sempre preferito la tua superba pazzia alla sfolgorante sapienza di tanti divini messaggeri a te inviati. La tua questione è: potere assoluto su tutti i Cieli, su tutta la materia e su tutti gl’Inferni! Vuoi tre corone da sovrano, tre scettri e tre spade! Questo è ed è sempre stato, come detto, il tuo scopo. – E ora io, il più povero, il più debole diavolo, dovrei rimanere da solo con te e ripetere, ancora una volta, tutti i tentativi di conversione già esauriti? A questo Cado non si presterà mai! Perciò io vado con questi due cari amici di Dio! Volevi essere libera? Guarda, ora questa libertà ti è concessa, e puoi fare ciò che vuoi! Siamo convinti che questa volta ti preparerai una fossa per l’eterna morte, perché non hai voluto seguirci. Fa’ ora quello che vuoi dal tuo stesso potere, ma non aspettarti mai una concessione di un qualunque potere da parte di Dio!’.

                    2.             Dice Minerva ‘Allora chiedo a voi tre che rimaniate ancora un po’ di tempo con me e che facciate un altro tentativo per il mio miglioramento ancor sempre possibile! La volontà certamente non mi manca!’.

                    3.             Risponde Sahariel: ‘Oh, sì, questa sicuramente non ti manca, poiché tu ne hai davvero troppa di volontà! Ma che tipo di volontà sia, questa è un’altra questione. Certo, noi vogliamo esaudire il tuo desiderio ed avere con te ancora per alcuni istanti la massima pazienza. Se questa non dovesse cambiare niente in te, verrai per sempre abbandonata!’.

                    4.             Continua Minerva: ‘Ebbene dunque, io vi prego che mi spiegate brevemente che cosa dovrei fare per diventare libera davanti a Dio e a tutta la Creazione’. – Risponde Sahariel: ‘Benissimo, allora basta che tu rimanga così come sei! Tu, infatti, eri libera davanti a Dio e tutte le Sue creature fin dall’inizio. Si domanda ora, se tu in Dio, tuo Creatore e Signore, vuoi diventare veramente libera! Quel che devi fare, lo sai bene quanto noi. Perciò agisci volontariamente! Devi volere e far ciò che noi vogliamo e facciamo, allora otterrai anche ciò che ti abbiamo promesso nel Nome del Signore!’.

                    5.             Risponde Minerva: ‘Dovrei quindi diventare prima una schiava per poi passare in una libertà certamente molto sottomessa! Questo mi sarà molto difficile, perché in me si manifesta un fermissimo sentimento contro ogni sottomissione! Non c’è dunque un’altra via che questa, dal momento che non sono assolutamente in grado di percorrerla?’.

                    6.             Continua Sahariel: ‘Come esiste solamente un Dio, un solo Ordine divino e una sola Verità, così esiste anche una sola via che conduce a Dio e alla vera eterna libertà. Chi non la vuole percorrere, rimane eternamente lontano da Dio, dal Suo Ordine e dalla Sua Verità e Libertà. Chi però non diventa libero nell’unica Verità in Dio, rimane al par di te un misero schiavo per l’eternità! Ma ora rispondi in breve e decisa, che farai adesso! Vuoi o non vuoi venir con noi da Gesù il Signore?’.

                    7.             Risponde Minerva: ‘Vorrei, se potessi! Ma non lo posso, perché per il momento non mi è ancora possibile. Certo, ora voglio fare ogni sforzo immaginabile per potervi seguire. Quindi vi comunicherò tra breve se è possibile oppure no, allora potrete fare ciò che il vostro Ordine vi prescrive!’. – Dice ancora Sahariel: ‘Bene, bene! Anche questo beneficio vogliamo concederti. Inizia dunque subito a combattere il tuo maligno orgoglio!’.”

                    8.             Miklosch continuando nella sua osservazione dice: “Ecco, guardate un po’ lì come ora la dissoluta Minerva si spreme le meningi , deglutisce e storce gli occhi, come se volesse veramente migliorarsi! Costei deve essere una scaltrissima canaglia!”.

                    9.             Interviene il conte Bathianyi: “Amici, da questa vecchia prostituta non c’è da aspettarsi più nessun miglioramento! Una triplice corona nel cuore e nella testa, e in più un miglioramento attraverso l’umiltà! Ho sentito tutto ciò che prima Cado e ora tutti e tre hanno discusso con questa primadonna infernale. Che cosa hanno ottenuto con lei?! Certo, ha indossato la sfolgorante veste, questo perché accresce il suo orgoglio e la sua ambiziosa vanità. Ma a qualcosa che ha in qualche modo un debolissimo odore di umiliazione, i tre non la indurranno mai! Io penso che si dovrebbe cacciare per sempre questa carogna chi sa dove e non occuparsene più ulteriormente, perché costei non migliorerà mai più in eterno”.

                  10.           Dice Miklosch: “Caro amico, lasciamo questo al Signore! Egli saprà meglio di tutti che cosa fare con questo essere particolare. – A me interessa per prima cosa l’immensa Pazienza del nostro Padre Santissimo infinitamente buono. E per seconda cosa il più che strano modo, come l’apparente Minerva si divincoli dappertutto e per lo più in un modo apparentemente modesto, quando si tratta che si deve convertire. Solo non capisco come possa essere esteriormente così inconcepibilmente bella col suo bruttissimo carattere primordiale! Ma anche nel mondo esistono cose simili! Gli animali più belli sono generalmente anche i più cattivi, i fiori più belli sono velenosi e le donne più belle sono di solito di un carattere molto viscido. Tra tutte le istituzioni ecclesiastiche sulla Terra, quella romana di sicuro sta largamente in testa nel fasto esteriore e nella bellezza, ma interiormente è senza dubbio la peggiore. E così a me sembra come minimo che proprio nella sola, perfetta forma della bellezza esteriore sia da ricercarsi il vero carattere originario dell’essere infernale”.

                  11.           Dice il conte Bathianyi “Si, hai proprio ragione! I paesi più belli della Terra sono abitati di solito da uomini cattivissimi e dagli animali più feroci e la malerba vi cresce immensamente. Nei palazzi dimorano di solito gli uomini esteriormente più belli; ma di quali spiriti sono essi la maggior parte figli? Ciò che esteriormente splende troppo, è per lo più parte del diavolo!”.

                  12.           Dice anche il generale al fianco: “È certamente vero! Quanto più decorazioni sull’uniforme, tanto più uomini assassinati e mille sono stati fatti schiavi! Le decorazioni sono molto belle, ma la coscienza che c’è sotto è cattiva, ammesso che ce ne sia ancora una! E anche questo è Satana nella forma più chiara, non è vero, cari fratelli nel Signore?”.

                  13.           Dice Bathianyi: “Sì, certe volte vi è qualcosa di vero, ma veramente non sempre. Poiché esistono anche certi uomini che si sono meritate le loro decorazioni nel modo più onorevole. Decorazioni al merito, i cui possessori sono uomini onesti e quindi hanno ricevuto anche per via assai onesta le decorazioni onorifiche. E così non è da supporre che sotto ogni petto fregiato con medaglie sia di casa una cattiva coscienza o addirittura nessuna!”.

                  14.           Risponde il generale: “A modo tuo hai perfettamente ragione, ma anch’io a modo mio. Anch’io non condanno ogni petto insignito. Ma il primo ornamento di ogni petto rimane il puro e vero amore per Dio e il prossimo. Dove manca questo in un petto, per quanto decorato, per me tutti gli altri ciondoli d’onore non hanno valore. Ma se il Signore stesso dice: ‘Quando avete fatto tutto, riconoscete che siete stati servitori inutili e indolenti!’. Come può allora un vero seguace di Cristo lasciarsi appendere al suo petto una decorazione al merito? Io penso che nessuno avrà qualcosa da obiettare, perché questa è parola di Dio!”.

                  15.           Risponde Bathianyi un po’ irritato: “Sì, e ancora una volta sì! Hai ragione, ma non per questo ho torto io. S’intende da sé che senza amore non ci può essere giustizia e senza giustizia non ci può neanche essere vero amore!”.

                  16.           Interviene Miklosch: “Fratelli, a quanto pare dinanzi al Signore, quale l’unico Giudice eternamente vero, state ingaggiando una specie di lotta giuridica per nulla e ancora per nulla! Ecco, alcuni passi alla vostra destra sta il Signore pieno d’Amore, Bontà e Dolcezza! Chiedete a Lui, e saprete chi di voi è dalla parte del diritto in questa disputa! Chi però qui, dinanzi al Signore stesso, vorrà iniziare una discussione mondana sulle onorificenze, ha scelto di certo il posto meno adatto con quest’apparizione lì a nord, forse più importante per l’intera eternità!”.

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Cap. 187

Uscita teatrale di Minerva verso la sua ultima battaglia

Sahariel, Robert e Cado si dirigono verso casa

Il Signore accoglie Cado

                    1.             Intervengo Io: “Basta! Basta! E ora nessun rumore, perché la partoriente ha le doglie e non deve essere disturbata durante il parto! – Miklosch, va ora di nuovo al tuo posto e fa il portavoce! – Io vi dico che la messe è matura, ma anche i mietitori sono pronti per il lavoro. Sento sulla Terra un gran lamento: Satana vorrebbe colpirla con tenebre dieci volte maggiore. Ma questa volta non troverà il suo tornaconto, dunque: maledetta sia la sua fatica! D’ora in poi ogni passo di Satana, per pochissimo tempo, sarà di grande importanza per la Terra, il banco di prova per i figli Miei! – Guarda di nuovo e parla!”.

                    2.             Miklosch guarda nuovamente e dice: “Ah, perdinci! Minerva salta su all’improvviso e pretende una spada per combattere sulla Terra l’ateismo e ogni eresia!

                    3.             Sahariel però accenna alla lingua e dice: ‘Se questa spada vivente non serve, anche ogni altra è inutile! La spada vivente in connubio col cuore opera in eterno – come dice anche il Signore: Questo cielo visibile e questa Terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno mai in eterno!›. – Dunque, se tu pensi sinceramente, opera attraverso la parola, ma lascia stare la spada! Se, infatti, predicherai con la spada, allora sarà la spada la tua fine sicura. Perché chi brandisce la spada, costui anche perirà di spada. Va’ in pace, altrimenti il tuo tempo sarà gravemente accorciato!’.

                    4.             Risponde Minerva: ‘Voglio una spada, succeda quello che vuole! Una spada, datemi una spada! Ora, infatti, voglio finalmente una volta per tutte spazzar via la Terra con violenza dall’oggi al domani!’.

                    5.             A queste sue parole risponde Robert: ‘Va bene, tu vuoi una spada. Qui ce n’è una. Prendila ed usala secondo la tua sapienza e coscienza! La ricompensa ti seguirà questa volta alle calcagna!’.

                    6.             Robert le porge una spada. – Minerva gliela strappa dalle mani e scoppia in un’autentica risata satanica: ‘Ahahah! Che spada è questa, di piombo o di cartone? È forse l’immagine della vostra forza e potenza celeste?’. – Risponde Robert: ‘Oh no, soavissima creatura! Essa è il simbolo del tuo potere attuale! Va e lotta con questa, tu misera, e riporta la tua vittoria! – Ma se vuoi venire con noi, anche questa via ti rimane aperta! Ora dichiara che cosa farai!’.

                    7.             Dice Minerva: ‘Lotterò anche con questa spada!’. – Continua Robert: ‘Avanti con quest’arma! Sta attenta però che domani sulla Terra essa non ti diventi troppo corta! Questa volta ti viene concessa l’ultima battaglia, ma soltanto per conto tuo. E ora basta parlare con Satana. Andiamo per la nostra strada! Il Signore ti giudichi secondo il Suo compiacimento!’.”

                    8.             Miklosch prosegue: “Ora Satana scompare all’improvviso e i tre si affrettano a venire qui, preceduti da Sahariel. Adesso sono curioso su che cosa racconteranno dei loro altri viaggi celesti! Arrivano, stanno arrivando velocemente!”.

                    9.             Nello stesso istante i tre sono già qui. Sahariel si mette davanti a Me, s’inchina profondamente e dice “O Signore, Tu che ami tutto, onniamante, onnipotente, santissimo Iddio e Padre di tutti noi! Nel Nome Tuo sono uscito col fratello Robert-Uraniel per mostrargli una piccola scintilla della Tua magnificenza senza fine. Ha visto la sua patria d’origine e ne ha avuto una gioia straordinaria, perché là tutto glorifica il Tuo Nome. – Pure sulla via del ritorno il Tuo santo Spirito ci condusse ad una grande scena, scena che sarà di grande importanza per tutti i Tuoi Cieli e per la piccola Terra, quale luogo di nascita dei Tuoi figli. Questa scena però è stata un’opera assai cocente! Tutto l’Inferno si è ribellato a Te e ai Tuoi Cieli! Satana si è immensamente ingioiellata per attirare a sé tutti Cieli per mezzo della sua bellezza.

                  10.           Qui però c’e uno spirito forte, in sé duro e giusto, cattivo e buono – un essere di specie rara! Questo spirito ha dapprima gettato dalla sua stessa volontà il guanto di sfida alla principessa dell’Inferno, e ha lottato con lei come un giorno Davide con il gigante Golia. Egli come un maestro ha dominato il suo esteriore, ma l’interiore di questa principessa rimane come finora ancor sempre lo stesso. Questo spirito coraggioso sta qui, il suo nome è Cado. E così Robert-Uraniel ed io siamo ritornati qui da Te, santissimo Padre, più ricchi di un fratello. Noi non vogliamo pregarTi di accoglierlo nel Tuo Regno, perché la Tua infinita Bontà e Amore ci hanno già da tempo preceduti. Ma secondo la brama del nostro cuore desideriamo manifestare qui la nostra grande gioia per il fatto che il Tuo Amore e la Tua Potenza ci hanno fatto guadagnare un così magnifico fratello! Amore, lode e ogni onore vada per questo solamente a Te!”.

                  11.           Rispondo Io: “Il Mio Amore, la Mia Grazia e la Mia Benedizione a voi e a lui! Egli era già come perduto. Una piccola scintilla che era ancora in lui però diventò vivente nel tormento, tormento che gli fu preparato dal suo ex capo terreno. Questo salvò il suo cuore e gli conferì una grande forza, con la quale mi ha reso, senza essere stato richiesto, un grande servizio. Per questo egli riceverà anche una grande ricompensa e diventerà un maestro nel conflitto contro l’Inferno.

                  12.           Mio amato Cado, vieni più vicino a Me, perché ho da darti qualcosa di grande e di importante!”. – Cado s’inchina profondamente e dice: “Signore, io avevo un’immagine completamente diversa di Te. Ma poiché Ti vedo nella più schietta semplicità, Tu sei per me sotto quest'aspetto ancora più gradito. Esulto profondamente che Tu sia così modesto e semplice quale supremo Essere Divino! Così nel mio cuore desideravo spesso la Divinità, anche se dovevo pensarmeLa sempre irraggiungibile, perché i miei concetti non mi rendevano possibile nessun’altra immaginazione. Ma poiché trovo qui così il Mio Dio ed onnipotente Creatore, sono felice oltre ogni misura e rimetto subito a Te, o Signore, la mia piccolissima, modesta forza per un sollecito servizio. Non lasciarmi però nell’ozio, perché la mia gioia è di fare qualcosa di buono. Che cosa accadrà ora con la cosiddetta Minerva? Deve rimanere così, oppure dobbiamo fare ulteriori tentativi per il suo miglioramento? Così com’è, causerà molti guai sulla Terra, cosa che è sicuramente nelle sue intenzioni”.

                  13.           Rispondo io: “Sta tranquillo per questo, caro Cado! Questa volta è stata messa una trappola a lei come a tutti i suoi simili, nella quale cadrà sicuramente! Noi però ora daremo inizio a qualcos’altro!”.

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Cap. 188

Il Signore con Robert ed Helena

 Il rivedersi dei due sposi

Una vera coppia di coniugi del Cielo

                    1.             Continuo a parlare Io: “Robert, guarda qui! Colei che tu hai cara è rimasta tutto il tempo al Mio petto. Tu hai visto molte cose e hai fatto grandi esperienze. Chiedi però anche a lei che cosa ha visto e udito durante il tempo della tua importante uscita! Tu sei penetrato nei Miei Cieli e la tua Helena è penetrata profondamente nei grandi misteri del Mio Amore. Che cosa pensi ora, chi di voi due ha fatto i più grandi progressi nelle profonde e importanti esperienze della vita?”.

                    2.             Risponde Robert-Uraniel: “O Signore, sicuramente la carissima Helena restando qui! Chi, infatti, attinge alla fonte primordiale stessa, accoglie sicuramente la più pura Luce della Vita. Ma chi viene costretto dal Tuo santo Ordine a guardare negli estesi efflussi del Tuo Amore, Sapienza e Potenza le meraviglie della Tua Misericordia, costui sorseggia solo a gocce la Tua Grazia, – mentre Helena accoglie nel suo cuore veri torrenti della Tua Luce primordiale e con questa viene guidata nell’immenso orizzonte delle Tue sconfinate Misericordie e opere prodigiose. Un attimo fugace di uno sguardo sereno nel Tuo Cuore le deve svelare più che a me un millennio intero lontano da Te! Come potrò ora esistere dinanzi a lei? Io, uno spirito satollato con minuscole gocce di luce! E lei, che racchiude in sé mari di Luce di tutta la Sapienza!”.

                    3.             Rispondo Io: “Non ti preoccupare per questo! Quando qualcuno sulla Terra si prende una donna, allora gli sarà tanto più cara quanto più è ricca di buone qualità. E così non ti darà fastidio se qui la tua donna ha ricevuto da Me un tesoro tale che entrambi ne avrete abbastanza per tutta l’eternità. Il suo tesoro consiste in una pienezza inestimabile d’amore, e il tuo in sapienza non è proprio più piccolo.

                    4.             Va bene che sei stato nutrito soltanto con delle gocce, mentre lei ha sorbito dei torrenti. Ma se tu immergi una goccia simile nell’abbondanza del suo amore, si creeranno un’infinità di meraviglie e nuove creature e opere, che tu non potrai saziarti mai abbastanza di vedere. Soltanto in ciò comincerai sempre più a scorgere e a venerare la Mia Potenza, Grandezza, Amore e Sapienza in tutta pienezza. Poiché tutto ciò che è accaduto finora con te, è stata soltanto una necessaria preparazione a ciò che d’ora in poi comincerai a fare.

                    5.             Prima vedesti la tua casa dall’esterno, essa ti piacque in modo straordinario. Ma non appena giungesti nella prima sala di questa, ti piacque ancora di più, allora giungesti presto ad una compagnia che in verità sembrava ancora molto grezza – corrispondente in tutto al tuo interiore. Presto però essa diventò più mite, quando il tuo interiore stesso diventò più mite e più luminoso. Dopo fu aperta una seconda sala, la grande sala da pranzo, dove avevi da riordinare i tavoli, i quali ti procurarono molta paura. Dopo entrammo in una terza sala molto grande, soprannominata museo. Lì prendesti coscienza di tutte le tue mancanze e conoscesti in te il seme della morte e scacciasti tutto fuori da te, mentre ti addentravi al fondo dell’Inferno (dal tuo sorgere originario in poi) e avevi da purificarti da esso. E ora stai ancora nella stessa sala-museo dinanzi a Me.

                    6.             Qui però non è ancora il luogo dove si rimane! Perciò noi ci recheremo nella grande sala del tesoro, nella quale ti saranno visibili i tesori che tu con Helena ricevi da Me quale dono in dote. Chiama perciò l’intera grande compagnia. Ci recheremo subito nella quarta sala, che è la grande sala del tesoro di casa tua. Prima di tutto però saluta la tua Helena, la tua donna celeste!”

                    7.             Robert saluta ora Helena con vera delicatezza angelica, e lei risponde beatissima al saluto. Robert quasi si scioglie dalla delizia e grida: “O mia celestiale Helena, quanto sei grande ora, e quanto sono piccolo io dinanzi a te!”.

                    8.             Risponde Helena: “Carissimo Robert-Uraniel, davanti a Dio, il Signore, Padre nostro traboccante d’Amore purissimo, non c’è né qualcosa di grande né qualcosa di piccolo! Egli dà ad un’opera questo scopo, ad un’altra opera un’altro scopo. Ma quando lo scopo è divino, allora anche il mezzo è buono. Io sono un mezzo e lo sei anche tu nella mano del divino Amore. Tu sei come me, né grande né piccolo, bensì uguale a me nell’amore davanti a Dio. Perciò non facciamoci più reciproci elogi, ma raccogliamoci giustamente nell’intimo in Dio, il nostro Padre santo! La tua sapienza si congiunga con il mio amore divenuto maturo in Dio! E così diventeremo una cosa sola dinanzi a Dio; in questo modo saremo veramente una coppia di sposi nel Cielo e agiremo come tale secondo l’Ordine di Dio!”.

                    9.             Continua Robert-Uraniel: “Soavissima sorella nel Signore e Padre, e donna del mio cuore! Hai perfettamente ragione! Quanto beato mi hanno reso le tue parole, perché vi ho visto traboccare nel mio cuore lo Spirito del purissimo Amore divino. Quale amabile armonia ha dischiuso tutto questo nel mio beatissimo petto! O Dio, a quali beatitudini vado ora incontro! Che cosa vedranno i miei occhi nella misteriosa sala del tesoro del Signore! Beatitudini senza misura, accompagnate ognuna da nuove meraviglie dell’Amore, Sapienza e Potenza divina mai immaginate!”. – A questo punto Robert-Uraniel abbraccia Helena e la bacia sulla fronte.

                  10.           Io li benedico nuovamente e faccio cenno a Robert di chiamare ora tutti a raccolta per proseguire ulteriormente.

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Cap. 189

Cyprian presso il Signore - Il migliore ringraziamento

Modo di guidare del Signore

Vie giudicate di Roma

                    1.             Robert fa sapere ai molti amici che cosa deve avvenire adesso secondo la mia volontà.

                    2.             Nel frattempo si avvicina a Me il monaco Cyprian e dice: “Signore, Tu eccellente Padre degli uomini e degli angeli! L’intermezzo infernale è durato un bel po’. La cosa migliore è che, con la scomparsa di quel reale Satana primordiale ora è scomparsa completamente anche l’incresciosa immagine dal mio petto. I due fratelli Dismas e Thomas, infatti, hanno messo in opera insieme a me pressappoco lo stesso esorcismo come lo straordinario Cado con l’apparente Minerva. Io sono ora, per quanto mi possa scrutare, almeno purificato da tutto quello che era romano. Avarizia, invidia, avidità, sete di potere e prepotenza sono ora lontane da me. Ora sto dinanzi a Te con l’animo libero e leggero e Ti chiedo anche una piccola benedizione. Poiché hai benedetto così abbondantemente il buon fratello Robert, tanto che non sa quasi più come contenersi per la beatitudine, non metterai in conto anche a me come presunzione la mia preghiera!”.

                    3.             Rispondo Io: “No, questo eternamente no! Soltanto che arrivi troppo tardi con la tua preghiera, Io, infatti, ti ho già benedetto!”. – “Dice il monaco Cyprian: allora spetta a me ringraziarTi, o Signore e Padre convenientemente per questo!”.

                    4.             Rispondo Io: “Anche questo è già stato fatto! Io lo leggo, infatti, nel tuo cuore, e questo è per Me il ringraziamento più valido. E se Mi hai fatto questo, che senso ha aggiungerne uno peggiore?”. Riprende Cyprian: “Ma di questo io stesso non so quasi nulla! Come può aver valore dinanzi a Te un’azione a me completamente inconsapevole?”. – Rispondo Io: “Perché questo è secondo il Mio insegnamento nell’Evangelo, in base al quale la mano sinistra non dove sapere cosa fa di buono la destra nel Mio Nome! Credi tu ancor sempre che un ringraziamento a Me gradito possa essere fatto alla romana con sonori rintocchi di campane, con potenti intonazioni d’organo, di tamburi, trombe e tromboni e con insensati piagnistei di inni latini? O amico, tutto questo dinanzi a Me è un vero e proprio abominio! Chi Mi vuole ringraziare veramente, costui Mi ringrazi nel cuore e precisamente così che il suo sapientissimo intelletto abbia con tutto questo tanto poco a che fare, quanto ha poco a che fare un normale manovale in un qualunque capolavoro. Tu Mi hai offerto un ringraziamento simile. Così Io sono oltremodo soddisfatto di questo, cosa vuoi ancora?”.

                    5.             Continua Cyprian: “Mio Dio e Signore! Tu sei troppo clemente e misericordioso che puoi riconoscere i puri pensieri del cuore come qualcosa a Te compiacente! Tu disponi giustamente ogni cosa e guidi i Tuoi figli per la giusta via, affinché non abbiano mai a smarrirsi. Il mio cuore fece i suoi battiti vitali in grande afflizione, ma Tu non lasciasti che s’irrigidisse nella sua notte e non divenisse più capace di un impulso d’amore per Te. Perciò a Te solo in eterno tutta l’adorazione e tutto il nostro amore!

                    6.             Sulla Terra, a dir il vero, ora succedono cose molto tristi e tenebrose, ma è giusto così come Tu lo permetti. Anche la malerba deve giungere a maturazione e le sue radici diventare secche, affinché poi la malerba possa essere distrutta dalla base. Come il bene proveniente da Te, così anche il male deve fattivamente esprimersi, affinché possa essere realmente riconosciuto quale male ed essere rigettato.

                    7.             La cosa più maligna sulla Terra è ora la pretaglia romana. Essa s’innalza sotto la maschera della religiosità e sale sempre di più. Adesso però presto batterà con le sue ali orgogliose il tetto dei Tuoi Cieli, e le ali le saranno distrutte con il fuoco celeste. Poi farà un’ultima, spaventosa caduta, dopo la quale non le sarà più possibile risorgere. Proprio una via triste, ma buona e giusta e non manca mai il centro del bersaglio!

                    8.             Io ero falso, maligno e cattivo dinanzi a Te, o Signore, e salivo sempre più in alto, per poi cadere sempre più in basso. Quando però caddi completamente, arrivasti Tu, mi aiutasti a sollevarmi di nuovo e così facesti di un diavolo un uomo secondo la Tua misura. E così, o Signore, fai continuamente! Le Tue Misericordie, infatti, sono sconfinate, e il Tuo Amore e Grazia riempiono tutti gli spazi dell’Infinità. Il piccolo lo abbassi ancor di più, affinché diventi perfetto e si avvicini al Tuo Cuore. Ma i grandi li elevi e prepari a loro la completa caduta, affinché essi, quali caduti, possano vedere quanto erano vani i loro sforzi e quanto sono nulla dinanzi a Te, o Signore! Beati però coloro i quali si accorgono della loro sicura caduta e si umiliano dinanzi a Te! Ma coloro che vogliono perseverare in essa, a costoro un triplice ahimè! Poiché la loro sarà una via che scotta e il ritorno sarà pressoché impossibile.

                    9.             O Roma, Roma! Bussi invano alla porta di bronzo della tua antica potenza! Vedi, i chiavistelli, con i quali tu stessa hai chiusa la porta del Regno di Dio a tutti coloro che volevano entrarvi, sono arrugginiti! Sto dinanzi a Dio l’Onnipotente, e il Suo occhio mi dice: ‘Il tuo ultimo sforzo ti renderà una vergognosa ricompensa!’. Ma guai a te! Il Signore ti ha preparato una notte che t’inghiottirà come un serpente affamato inghiotte un passero!”.

                  10.           Dico Io a questo: “Amen! Tu hai parlato bene, con verità e sapienza al Mio cospetto. E così, sia come hai parlato dinanzi a Me!”.

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Cap. 190

Preghiera di salvezza dei patriarchi

Risposta del Signore

Preparativi per il Suo ritorno

                    1.             Tutti i Profeti ed apostoli vengono dinanzi a Me e dicono: “Sì, Amen! Il Tuo Nome sia santificato, come qui nei Tuoi Cieli così anche sulla Tua Terra, quale vero luogo di prove per le generazioni che germogliano all’eterna esistenza sotto il Tuo Cuore! Ora però, Padre Santo, Ti chiediamo da un cuore e da una bocca sola: togli a Satana finalmente una volta per tutte, il suo infame mestiere! Porta via dalla Tua Terra la porpora e fa dissolvere l’oro, l’argento e le pietre preziose, affinché gli uomini non siano più avidi di questo luccicante sterco, ma tendano solamente al puro amore e verità! Questi tesori dello spirito [di Satana] devono essere sepolti, perché la caccia a tali cose futili, impedisce all’umanità di risvegliare lo spirito secondo l’Ordine Tuo e di attingere tesori eterni per il tempo e l’eternità!

                    2.             Priva per sempre Satana del suo infame mestiere! Con la sua scomparsa dalla sfera d’azione, l’umanità diverrà incline per tutto il Bene ed il Vero, in caso contrario sprofonderà sempre più nella rovina. Certamente i Tuoi decreti sono inesplorabili e inspiegabile le Tue vie. Nessuno sa come procedi per condurre alla fine tutto alla mèta migliore. Con alcuni esseri occorrerà certo un periodo più esteso, affinché giungano alla loro mèta predestinata. Dunque, una riduzione del lungo cammino e della durata di tempo come Tu, o Signore, l’hai promesso ai Tuoi popoli, sarebbe per noi, di sentimento divino, certamente il più ardente desiderio!

                    3.             È davvero un peccato per la Tua bella Terra, la quale non riuscirò mai a guarire dalle ferite sempre nuove che le vengono inferte se non le togli dal corpo il tormentatore che è sempre lo stesso. Ciò che Tu farai, Signore e Padre, fallo presto! Altrimenti gli uomini periranno per l’attesa troppo angosciosa delle cose che devono accadere sulla Terra. Per noi facile è l’attesa, perché ci troviamo nella grande beatitudine presso di Te, Padre Santo; anche per noi mille anni terreni sono uguali ad un fugace giorno di primavera. Per i fratelli però che vivono ancora negli involucri mortali sulla Terra, minuti angosciosi diventano anni e gli anni diventano eternità. Perciò apri, o Padre, la ricca Fonte del Tuo Amore e della Grazia Tua; fa clemente tornare a casa i poveri della Terra e accorcia questo pessimo tempo! La Tua Santissima Volontà sia fatta in ogni tempo!”.

                    4.             Dico Io: “Fate bene a pregare così. Con la vostra preghiera però vi succede come a quelli che dappertutto arrivano troppo tardi e perciò anche dinanzi a Me devono venire sempre troppo tardi, perché Io sono ovunque e in tutto il Primo. Voi siete come le membra del Mio corpo, che non possono agire prima che il Mio Spirito le inciti all’azione. Ma se in voi ci vuole dappertutto il Mio Spirito, come potete pensare che Io possa essere mosso dalla vostra preghiera a fare qualcosa, della cui necessità ho già compreso ancor prima che un qualsiasi spirito proveniente da Me si rallegrasse di una libera consapevolezza! Quando voi cominciate solo a riflettere su una faccenda, ho Io già provveduto da mille anni e messo tutto in moto, affinché l’effetto che ne scaturisce venga fuori proprio così. Altrimenti il generale scopo principale alla fine non potrebbe essere raggiunto, il quale scopo è la vostra vita eterna, liberamente creativa nei confronti della Mia presenza divina.

                    5.             Devo dunque con un colpo solo estirpare tutte le gerarchie con un fuoco dal Cielo? Questo non è più possibile dopo la grande Opera di Redenzione! Nessun diluvio universale e nessuna distruzione di Sodoma e Gomorra!

                    6.             Ogni male della Terra però è ora il suo stesso giudice, e il castigo al peccato segue a ruota. Le gerarchie hanno preteso la loro vecchia spietata libertà sacerdotale. E vedete, essa sia data loro, ma senza potere materiale! Ma se le gerarchie anche in seguito faranno cattivo uso della loro spietata libertà, muoveranno con ciò migliaia a passare dalla loro cattiva comunità in una migliore. Mentre voi qui pregate, già migliaia si sono distaccati da Roma! Potrà allora il tempo essere abbreviato ancor di più? Non è fatto tutto per il suo dissolvimento che presto diventerà necessario?

                    7.             Come potrei mai ritornare sulla Terra se alla maligna gerarchia non viene tolto, in modo efficace, il suo antico mestiere? Ma se venissi come Dio – ora lo comprenderete certamente, l’intera Terra verrebbe giudicata e nessun essere su di essa sarebbe capace di un libero respiro.

                    8.             Me se vengo nel mondo, posso venire solamente dai poveri. Soltanto così sulla Terra è possibile una giusta compensazione di ogni aspirazione ambiziosa e, oltre a ciò, il Mio correre incontro agli smarriti.

                    9.             La vostra preghiera è stata comunque giusta, perché vi è stata data così; ma la Mia Azione l’ha di molto preceduta! Ora però arriva Robert-Uraniel con le sue schiere. Perciò siate tutti pronti per il necessario proseguimento!”.

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Cap. 191

Partenza verso la sala del perfezionamento

Robert ed Helena seguiti da Cado davanti alla porta chiusa del Cielo

Compare nuovamente Minerva

                    1.             Tutti si affrettano ad eseguire la Mia Volontà. Robert-Uraniel viene e dice: “Signore e Padre, tutto è ordinato secondo la Tua Volontà e il Tuo santo Ordine!”.

                    2.             Dico Io: “Allora andiamo dunque verso oriente, dove vedi, in apparente grande lontananza, due immense colonne! Là si trova la quarta grande sala del perfezionamento, dove ha inizio il vero e proprio Cielo. Prendi qui la tua donna, affinché tu, per il Mio particolare Amore in te, possa entrare perfettamente nel regno del tuo amore e riconoscimento!”.

                    3.             Alle Mie parole Robert-Uraniel abbraccia la sua Helena con tutto l’amore e Mi prega che Io entri al fianco suo, e precisamente tra lui ed Helena, nella grande sala. – Io però dico: “Devi cominciare una buona volta a camminare libero, altrimenti avrai sempre bisogno di una danda[5]. Io comunque sarò lo stesso presente nella grande sala quando tu vi entrerai. Dovunque ti recherai nell’amore per Me, Io sarò con te, poiché il tuo amore per Me sono Io stesso! Io, infatti, sono presente in ogni luogo dove è presente in un cuore un vero e puro amore per Me nella più vera pienezza. – E così va avanti e apri la porta nel regno del perfezionamento del tuo cuore!”.

                    4.             A questo punto Robert fa un profondo inchino dinanzi a Me e comincia subito il suo viaggio. Cammina di buon umore con la sua Helena, la quale strada facendo domanda cosa gli sembra qui nel Regno di Dio e se si sente già veramente a casa sua. – A ciò risponde Robert-Uraniel: “A volte mi sembra di essere molto forestiero, specialmente quando il Signore non si trova accanto a me. Quando Egli mi è visibilmente vicino però, io sono di nuovo completamente a casa. Soltanto che tutte le manifestazioni, nonostante io le comprenda già bene, ancor sempre mi sorprendono, perché il loro comparire molto spesso vengono alla luce così all’improvviso. Ma a questo mi sono anche già abituato. Ecco, ora la porta è già qui, però chiusa! – Che cosa facciamo adesso?”.

                    5.             Dice Helena: “Ebbene, nel Nome del Signore cercheremo di aprirla. Guarda, là c’è una chiave d’oro!”. – Robert l’afferra subito e comincia a girarla a destra e a sinistra, ma la porta non vuole aprirsi. Gira di nuovo e, più di prima, spinge con forza ai due battenti, ma inutilmente!”.

                    6.             Intanto Robert diventa un po’ preoccupato e dice ad Helena: “Guarda, mia amata donna, devo confessarti apertamente che questa volta mi sento di nuovo molto forestiero, come uno che è completamente abbandonato nel bisogno dai suoi precedenti aiutanti. Guardati intorno, se tu stessa puoi scorgere qualcuno in lontananza! All’infuori dell’amico Cado che ci ha seguito silenziosamente, non scopro né anima né spirito!”. – Dice Helena: “Veramente strano, anch’io non vedo nessuno all’infuori di Cado, e la porta non si lascia aprire! E dopo tutto il Signore stesso ci ha comandato di venire qua. Prova ancora ad aprirla, ti aiuterò io, forse così riusciremo!”.

                    7.             Robert prova nuovamente a girare la chiave d’oro da tutte le parti, mentre Helena spinge con forza i due battenti. Lo sforzo continua per un po’, ma senza successo. Quando i due sono già abbastanza affaticati, dice Helena: “Sai, mio amato Robert-Uraniel, nessuno può sentirsi obbligato ad un’azione che va oltre le sue possibilità. Abbiamo già impegnato tutte le nostre forze, ma questa porta celeste non si lascia aprire per nulla, cosa di cui non abbiamo nessuna colpa. Allora rimanga pure chiusa nel Nome del Signore! Potremmo però chiedere aiuto all’amico Cado, forse se ne intende meglio di noi due”. – Risponde Robert-Uraniel: “Hai ragione lo farò subito!”.

                    8.             Continua Robert-Uraniel: “Amico carissimo, soltanto tu ci hai amichevolmente accompagnato. Hai inteso anche tu l’ordine che il Signore mi ha dato, ossia di venire qua con la mia donna e di aprire questa porta. Tutti i nostri vigorosi tentativi però sono naufragati! Perciò vorrei chiederti di fare ancora un terzo tentativo con me. Forse noi tre riusciremo ad aprire questa gigantesca porta celeste. Ma se non si riesce, allora il Signore faccia pure con noi ciò che vuole!”.

                    9.             Dice Cado: “Caro amico, la mia opera ti porterà poca fortuna. Ciò che spetta ad un Dio, non conviene ad uno stupido! Tu sei stato chiamato ed eletto, io nemmeno chiamato. Tuttavia ti presterò l’aiuto richiesto. Tu sai bene che possiederanno il Regno dei Cieli solo coloro che con violenza lo attireranno a sé! Così or dunque nel Nome di Dio cominciamo!”.

                  10.           Robert prende nuovamente la chiave e la gira sette volte a sinistra. E poiché la porta, nonostante tutti gli sforzi non si apre, gira la chiave a destra finché la si può girare. Mentre avviene la rotazione, nello stesso tempo si spinge con forza alla porta, ma questa insiste a rimaner chiusa.

                  11.           Robert-Uraniel si gratta dietro l’orecchio. E Cado dice: “Ti avevo detto che non sarebbe andata! So bene che queste cose spirituali sono più ostinate di quelle terrene. È più facile rimuovere una montagna sulla Terra che aprire una simile porta spirituale! Il mio consiglio sarebbe di aspettare con questa faccenda! Il nostro destino non può essere di stare sempre alle costole del Signore Iddio Gesù. A noi è stato perciò assegnato un posto, dove abbiamo da aspettare finché questa porta celeste ci sarà aperta da potenze superiori. Ciò che potremmo fare però è di attenerci al consiglio evangelico: ‘Cercate e troverete! Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto!’. – Chissà, se questa porta non è già sbloccata dinanzi a noi. – Che cosa pensi tu, amico mio, in questa faccenda?”.

                  12.           Risponde Robert-Uraniel: “Sì, hai proprio ragione. Ma perché il Signore mi ha forzato a recarmi proprio qui al più presto e di aprire questa porta, perché qui ci attendono cose grandiose? Ora sono qui e non riesco a fare nulla con la porta. Questo è proprio strano. Seguirò comunque il tuo consiglio!”.

                  13.           A questo punto dice Helena: “Amico, veramente ci vuole molto per entrare nel Regno dei Cieli di Dio! Niente qui m’imbarazza tanto che questa magnifica veste splendente. Se ne avessi una semplice da contadina, quest’ingresso negato nel vero Regno celeste non mi darebbe tanto fastidio. Veramente con questa faccenda uno si potrebbe indignare col Signore! Prima latte e miele della migliore qualità, ed ora sopra di queste una giusta spruzzata d’amaro! E al posto del pane celeste che si è già gustato in vera abbondanza, viene ora una pappa d’avena! Buon appetito, verrà fuori uno strano ‘dolce’ celeste! Ma se io, pazza, potessi solo disfarmi di questa stupida veste, poiché già m’imbarazza assai terribilmente! A te piace ancora, mio amato Robert, la tua veste stellare uraniana?”.

                  14.           Risponde Robert: “Detto sinceramente, anch’io preferirei milioni di volte averne un’altra! Ora in questa divina veste stellare mi sembra di essere come un asino celeste preso in giro. Per Dio, preferirei un paio di pantaloni di pelle e una giacca del tessuto più ruvido! Non mi sono mai vergognato tanto nella mia intera vita terrena e spirituale come questa volta in questa spiacevole veste celeste! Se soltanto potessi scambiarla con un’altra!”. – Dice Helena: “Darei la mia per dei sudicissimi stracci da cucina, perché non c’è nulla di più pietoso che portare una veste regale su un pascolo di porci”.

                  15.           Interviene Cado: “Miei carissimi amici, voi mi parlate dal cuore! Anche Cristo, quale Signore dell’infinità, deve aver provato profondamente questa sensazione, poiché Egli si è scagliato spesso contro il fastoso abbigliamento. Anche qui, nel Regno di ogni Luce, Egli indossa la più semplice delle vesti! Io stesso sono il più grande nemico di ogni lusso, sia che si tratti del mondo materiale che qui nel Regno spirituale. Per questo vi do perfettamente ragione di aborrire la vostra magnifica veste celeste del tutto sconveniente per questo luogo. Se ora ai vostri occhi non ha valore, allora tutto è bene e tutto è giusto. Ai miei occhi questo stesso splendore celeste non ha mai avuto valore! Ma che cosa faremo adesso nell’attesa di aprire la porta? Cominceremo a pregare, a cercare e a bussare?”.

                  16.           Risponde Helena: “Io penso di lasciar stare tutto! Se il Signore non vuole aprirla, che rimanga chiusa per l’eternità, Amen!”. – Dice Robert: “Non hai proprio torto, mia amatissima Helena! Sai però, se si è arrivati fino alla porta del Cielo, ci si dovrebbe sforzare ancora un po’ per passare anche questa! – Pregare non è disonorevole, cercare ancora meno, e per quanto riguarda bussare, allora voglio fare subito un chiasso tale ai due battenti, che mi dovranno ben sentire! No, questo mi piace: prima, quale io stesso un angelo, ho fatto con Sahariel delle vastissime escursioni celesti, e ora sto in vostra compagnia come un bue al monte! Ci manca soltanto la famosa Minerva! Sarebbe veramente divertente sentirla inveire davanti alla porta!”.

                  17.           Dice Cado: “Non nominare troppo spesso il lupo, altrimenti arriva correndo! – In verità, se non mi sbaglio, sta già arrivando per farci una visitina! Ora vediamo come riusciremo a sbarazzarci di lei!”. – Dice Helena molto perplessa per quest’apparizione: “Costei però deve avere un bell’udito! Ebbene, Robert-Uraniel, questa diventerà una bella storia! Ma dovevi proprio nominarla in questa nostra difficile situazione? Sarà un bel quartetto! Alla fine ci trascinerà tutti e tre all’Inferno più basso!”.

                  18.           Risponde Cado: “Ah, di questo non se ne parli! L’unica cosa spiacevole è che non si potrà disfarsi di lei così presto una volta che è qui!”. – Dice Robert: “Allora cerchiamo di impedirle di avvicinarsi; perché saremo certamente ancora forniti di tanta forza e potenza celeste!”. – Dice Cado: “Provaci! Penso però che questo non servirà. Dirà subito che anche lei ha il pienissimo diritto di venire davanti alla porta della Casa di Dio e di chiederne l’ingresso. Se la lasceranno entrare, è veramente un’altra questione. Lasciamola ora camminare liberamente e fingiamo di non vederla. Se poi si farà avanti, gli racconteremo qualcosa che sicuramente non vorrà ascoltare volentieri. Non dobbiamo però comportarci nei suoi confronti né in modo amichevole né ancor meno da giudici-imperiosi, ma completamente indifferenti, cosa che lei sopporta meno di tutto. Così ce ne sbarazzeremo quanto prima. Io credo di conoscerla abbastanza da cima a fondo”.

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Cap. 192

Minerva davanti alla porta

Rozzo incontro con Helena

                    1.             Dice Robert: “Il tuo consiglio è veramente buono! Ora però silenzio, viene già rapidamente nella nostra vicinanza! Ha indosso ancora la splendida veste e la pseudo spada di latta e cartone. Non sembra aver perso nulla della sua straordinaria bellezza. È davvero infinitamente bella, e si potrebbe asserire che alla cara Divinità non sarebbe possibile chiamare all’esistenza una bellezza ancora più grande! Io però penso anche che non si dovrebbe elogiare troppo il suo aspetto; lei potrebbe diventare ancora più superba e più orgogliosa di quanto lo è già”. – Dice Cado: “Sì, sì, soprattutto non parlare di lei e con lei, altrimenti non ce la toglieremo facilmente dai piedi!”.

                    2.             Dice Minerva già dietro le spalle di Cado: “Giusto, riesci sempre a colpire nel segno! Vuoi insegnare agli altri come liberarsi di me al più presto – come se mi fossi mai imposta a qualcuno! Per questo ho troppo onore in me e sono troppo fiera. E tu, Cado, amico mio, non devi avere assolutamente paura, perché ci conosciamo per benino già da un bel po’ di tempo. Posso chiamarti col tuo vero nome?”.

                    3.             Risponde Cado: “Taci! Altrimenti dovrai subito saggiare una nuova piccola prova della mia gentilezza a te conosciuta! Là c’è la porta chiusa. Prova se qualcuno ti lascerà passare. Vuoi per caso entrare anche qui dentro?”. – Risponde Minerva: “Va al diavolo! Io faccio quello che voglio, e mai cosa vuoi tu! Capisci questo?”.

                    4.             Dice Cado: “Oh, questo lo capisco perfettamente! Tu sei, infatti, vanitosa e superba e quindi anche notevolmente stupida! Come potresti dunque fare e volere quello che ti potrebbe davvero giovare per l’eternità? Ma se hai ancora qualcosa da dire, ti prego di usare un linguaggio più consono e con espressioni migliori! Poiché se già non vuoi rispettare me, allora considera la qui presente delicatissima dama celeste!”.

                    5.             Dice Minerva: “Costei sarebbe una rara dama celeste! Questa volgarissima strega proletaria – davanti a costei alla fine dovrei ancora aver rispetto? Io, il primo essere nell’intera Infinità! E lei – l’ultima proveniente dal miserabilissimo famoso Lerchenfeld![6] Hai un bel concetto di una dama celeste se reputi quest’autentica bracciante di sterco viennese come tale! Congratulazioni, sei andato veramente lontano nel Cielo con la tua sapienza!”.

                    6.             A questo punto la interrompe Helena, la quale dal risentimento è diventata quasi incandescente: “Ebbene, tu arrogante carogna! Sai forse qualcosa ancora peggiore su di me, scrofa bastonata dall’intera Infinità! No, questo mi piace! Questa carogna principale di tutte le stelle fisse vuole infierire su di me! Ebbene aspetta, colpirò la tua levigata pelle asinina per farla diventare un po' più increspata, perché ti prude veramente troppo! Credi forse, somma bellezza dell’infernale zuppa di manzo, che non ti conosca? Oh, sta tranquilla, sporchissimo fazzoletto gesuitico! Costei vuole definirmi una strega proletaria! Guarda bene di andartene subito, altrimenti ti farò vedere dove gli eterni carpentieri di Dio hanno fatto una fossa per te!”.

                    7.             S’intromette Robert: “Ti prego, Helena, soavissima creatura, tu, donna mia, donata a me da Dio stesso, non irritarti! Guarda, Dio stesso non la spunta con quest’apparente Minerva; come potremmo farcela noi con lei! Sai bene che sui cardi non crescono datteri, né fichi sui rovi di spine! Lasciala dunque dire ciò che vuole, poiché la sua voce non arriva certo ai nostri orecchi e ancor meno al nostro cuore!”.

                    8.             Risponde Helena: “Sì, sì, questo lo so bene! Ma so anche che si deve chiudere la bocca al diavolo, come onesto cristiano! Guarda, adesso si è già calmata, perché vede che non può mai diventare più rozza di noi altri. Si muova costei ancora solo un po’ e le intonerò un canto di Lerchenfeld che dovrà averne abbastanza per tutte le eternità! No, quest’arrosto avvelenato del sant’arcangelo Michele deve imparare a conoscermi! In verità, potrei perfino dire una villania in faccia al nostro caro Signor Iddio, se solo Egli volesse dimostrare una grazia a quest’escremento del corpo di Pietro. Costei già da tempo è troppo maligna per l’Inferno, perciò gli altri diavoli non la sopportano più tra loro! Ma dovevi proprio chiamarla qui?”.

                    9.             Risponde Cado a Minerva fremente d’ira: “Ebbene, sei già alla fine col tuo lessico grossolano, visto che non trovi una risposta a questi dignitosi complimenti? Mi sembra che tu abbia trovato una maestra e ora ammetti, col tuo silenzio, che l’abitante di Lerchenfeld ha ragione!”. – Risponde Minerva: “Ti prego non parlarmi più di questa corda da forca, poiché l’ho assaporata!”.

                  10.           La interrompe Helena: “Bada di andar via adesso, altrimenti ti faccio vedere i sorci verdi! Conosci quest’insalata di Lerchenfeld? (Mostrando a Minerva i due pugni). Ti avverto, se non vai via subito, ti suono una piccola sveglia sul tuo muso sfacciato!”. – Dice Robert: “Ti prego, Helena, per l’amor di Dio! Invece di giungere al Cielo di Dio arriviamo al Lerchenfeld! Rammenti certo quando giacevi al santo Petto del Signore quale Sua vera prediletta, e attingevi da Lui ogni Grazia, e ora sei di nuovo una perfetta abitante del Lerchenfeld! Vedi, devi smetterla, altrimenti la porta rimarrà chiusa ancora a lungo!”.

                  11.           Dice Helena: “Ebbene, credo che ti dispiace un po’ che io abbia detto un paio di verità in faccia a questa sporca bestia eterna!”. – Dice Robert: “No, amatissima Helena, questo sicuramente no! Mi spiace però per la tua bocca ormai celestiale, la quale ha perfino parlato con Dio e mi ha dato qualche magnifico insegnamento nell’amore!”.

                  12.           Continua Helena: “Bocca qui, bocca lì! La verità deve venir fuori una volta per tutte! Che la verità non si accetti nemmeno dalla bocca più bella, questa è una cosa vecchia. Come mai fai notare che proprio la verità uscita dalla mia bocca suoni male, mentre non sembri aver trovato tanto brutta la bugia uscita dalla bocca altrettanto bella di questa diabolica bastarda? Se già sei dispiaciuto per la mia bocca quando dà una lezione a questa profanatrice di Dio, quanto più dovrebbe spiacerti per quella bocca incantevole, dalle cui labbra non è certamente mai passata una parola vera! Dille piuttosto in faccia qualche buon rimprovero e lasciami parlare, già che sono in vena!”.

                  13.           S’intromette Minerva: “Hai finito, tu grossolana e legnosa abitante di Lerchen? Certamente non hai imparato la gentilezza in una scuola superiore, perché i miei orecchi non hanno ancora mai udito qualcosa di più grossolano”. –La interrompe Helena: “Ebbene, prova a vedere subito se per caso tu non abbia qualche ulcera dell’orecchio! Devo forse mandar giù umilmente e di tutto cuore le sue villanie, come un infante penitente gesuita, quando viene nutrito con l’Inferno e il Purgatorio dal suo padrone rappresentante di Dio! Aspetta un pochino! Se non sparisci dai miei occhi, ci sarà ancora uno spettacolo omicida tra noi due! Perciò ti dico, una volta per tutte: sparisci immediatamente, altrimenti la tua bella faccia avrà presto un altro aspetto!”.

                  14.           Interviene Cado: “Sta tranquilla Helena, e anche tu amico Robert! Ora parlerò da solo con Minerva e cercherò di accordarmi con lei su qualcosa di molto importante. Forse riuscirò ad avvicinarla nuovamente di un passo verso il Signore. Nel frattempo però dovete star tranquilli”. – Dice Robert: “Si, fratello, fa così! Sarei veramente molto contento se potessimo liberarci di lei. In lei c’è veramente il seme della discordia che aggredisce coloro che le vengono vicino! Penso che sarebbe capace di confondere, in brevissimo tempo, tutti gli angeli. – Ti auguro molta fortuna per il tuo lodevole progetto! Soltanto che io dubito anche del più piccolo successo della tua fatica; perché questo essere agirà bene solamente se vi è costretto, ma se è completamente libero, mai in eterno! Su questo oso scommettere quasi tutta la mia beatitudine”.

                  15.           Riprende Cado: “Forse non hai tutti i torti. Non scommetterei tuttavia la mia beatitudine. L’eternità è infinitamente lunga. E in tali infiniti tempi e condizioni potrebbero succedere cose di cui a nessuno spirito è passato per la mente. Perciò prendiamo per possibile tutto ciò che non sta in evidentissima contraddizione con l’Ordine divino. Ma dubitare se questo o quello sia possibile o no, è come dubitare della divina Sapienza stessa. Con Dio ogni cosa è possibile, perché anche non il completo ritorno di Satana?”.

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Cap. 193

Sapienza indiana su Satana

Esortazione alla pazienza

È più facile spazzare un piccolo posticino che l’intera Creazione

                    1.             Continua Cado: “Vedi, una volta trovai in un libro di antica sapienza indiana, un passo memorabile che pressappoco suona così:

                    2.             ‘Nell’Essere originario eterno c’era solamente Dio. E l’Infinità e l’Eternità era Lui stesso nella visione chiarissima di Se stesso. I Suoi pensieri e le Sue Idee non avevano fine. Ma come in un’afosa serata s’incrociano innumerevoli sciami di ogni genere di mosche effimere in sregolata libertà senza ordine visibile, così i Pensieri e le Idee della Divinità salivano e scendevano movendosi a destra e a sinistra. Lo spazio senza fine però era ancora vacante di esseri. La Divinità infinita vedeva solo i Suoi grandi Pensieri in Se stessa fare grandi movimenti in spontanea libertà. Poi separò le Idee dai Pensieri, e questo era un primo Ordine nella Divinità stessa. Le grandi Idee si fissavano un po’ alla volta, solo i Pensieri venivano lasciati correre liberamente.

                    3.             Ma quando le Idee furono fissate sempre di più, si vide che non erano completamente pure. Allora la Divinità decise di purificare le Sue Idee stesse e separò il puro dall’impuro. Quando questo fu compiuto, pose come fuor di Sé tutto l’impuro, lo fissò con la Sua Volontà onnipotente e lo vivificò con lo spirito dei Suoi liberissimi Pensieri.

                    4.             E da questo venne fuori un grande spirito pieno d’impurità – destinato alla purificazione attraverso altri sette spiriti che la Divinità chiamò all’esistenza dalle Sue pure Idee tramite lo Spirito liberissimo dei Suoi Pensieri’.

                    5.             E Vedi, fratello Robert, qui davanti a noi si trova questo primo grande spirito impuro, alla cui purificazione si sta ancora lavorando. Perciò non dobbiamo subito dubitare se per questo ci vuole più lungo tempo che per qualcun altro. – Questo spirito è certo la cosa più impura che tu possa immaginare, ma non sarà incapace, a suo tempo, di una completa purificazione. Non dobbiamo perciò essere impazienti, considerando che noi siamo stati più facili da purificare che questo spirito. Un piccolo posticino, infatti, può essere spazzato prima e più facilmente che il suolo di un mondo intero. Questo spirito è, in sé, l’espressione globale dell’intera Creazione, mentre la Terra con tutti i suoi esseri è da considerare appena come un atomo del suo essere vero e proprio. Comprenderai quanto me che uno spirito piccolino è più facile da purificare che quest’immenso spirito primordiale che è il concetto globale di tutta la Creazione. Ma poiché per la purificazione di una grandezza simile ci vuole molto di più, allora si deve ponderare questa faccenda di Dio molto accuratamente e adattarsi alle Sue disposizioni in tutta pazienza! Caro amico, se consideri un po’ questo, allora comprenderai più facilmente i miei sforzi. – E adesso a Minerva!”.

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Cap. 194

Satanica lezione tentatrice di Minerva

Convincente rettifica di Cado

                    1.             A questo punto Cado si rivolge a Minerva e dice: “Per quanto tempo ancora, Satana, abuserai della nostra pazienza? Non vuoi proprio fare altro che male e danni? – Vedi, se la Divinità avesse creato un diamante così grosso che un fulmine impiegasse un milione di anni terreni per passare da un polo all’altro – e insieme a questo avesse creato un piccolissimo uccellino-colibrì destinato a volare verso la sfera di diamante una volta ogni mille anni e battere contro di essa ogni volta con il suo becco – allora l’uccellino avrebbe già distrutto la sfera da tanto tempo. Per te sono già stati usati mille di questi corsi di tempo, e nonostante ciò sei ancora la stessa che eri fin dall’inizio di tutti i tempi! Nessuno spirito può comprendere quale pazienza la Divinità ti ha sempre mostrato e quali vie sono state intraprese per la tua purificazione. Ma è veramente terribile pensare: finora invano! Io penso che sarebbe tempo di portare tutto l’essere tuo in quell’ordine che ti è assegnato da Dio già da eternità!”.

                    2.             Risponde Minerva: “Che cosa ho fatto che sarebbe stato contro il tuo Ordine di Dio? Tu parli continuamente di un certo Ordine divino e in fondo sembra che nemmeno tu stesso immagini che cosa esso effettivamente sia e in che cosa consista. Se io, quale parte impura separata, rappresento il perenne opposto alla parte pura della Divinità, e questo inflessibilmente quanto inflessibile la Divinità stessa rimane nella Sua Purezza – è questo forse diverso dall’Ordine di Dio stesso in tutto ciò che esso racchiude? E che cosa faccio io che si possa qualificare dinanzi a Dio come ingiusto, cattivo e guasto? È vero, tentai sempre l’umanità per vedere se nella sua virtù per Dio e per il Suo Amore fosse a prova di fuoco o no! Se lo fu, la mia tentazione ebbe in ogni caso una fine per tutte le eternità. Se non lo fu, la mia tentazione non fu altro che una nuova opportunità per consolidarsi nella vera virtù.

                    3.             Io rendo l’orgoglioso ancora più orgoglioso, affinché attraverso questo vizio alla fine venga umiliato in se stesso. Poiché nulla guarisce questo vizio meglio che la sua esagerazione, se non già nel mondo materiale delle prove, certo poi più tardi qui, cosa che un certo Cado ha dovuto sperimentarlo su se stesso! Così io rendo i caproni sensuali ancora più lussuriosi di quanto lo siano dall’inizio, e questo finché non si saranno avvolti nel loro vizio fin nell’ultima fibra vitale stessa e la loro inclinazione divenga per loro la più grande pena e sofferenza, tanto che poi per proprio impulso girano le spalle a questo vizio cominciando a camminare sulle vie della castità. Già nel mondo materiale io ho posto dei limiti, tramite certe malattie fisiche, alla brama sensuale. Se queste non aiutano, ho qui nel mondo spirituale mezzi molto più forti ancora per rendere infine spregevole questo vizio alle anime.

                    4.             Faccio così con ogni vizio. Io ne sono apparentemente una sostenitrice, questo è vero. Tasto ad ogni Giobbe il dente. Ancor mai però un vizio è stato ricompensato da me, all’infuori del caso in cui il vizioso fosse ancor troppo poco vizioso per aborrire il vizio. In questo caso dovevo veramente rendere il vizioso ancora più vizioso per mezzo di ogni genere di tentazioni e portarlo così al punto culminante, dove poi doveva riconoscere il vizio come tale, per prendere da esso congedo per sempre. Io e la Divinità perseguiamo sempre la stessa mèta, vale a dire la purificazione delle anime create, affinché possano divenire idonee a portare l’increato purissimo e onnipotente Spirito di Dio.

                    5.             Dio è il vasaio, io sono il fuoco! Ma come nessun vaso è da utilizzare per la cottura se prima non viene consolidato esso stesso per mezzo del fuoco, così nemmeno un’anima è capace di sopportare il fuoco dell’Amore Divino finché non viene resa resistente al fuoco per mezzo mio. Se però faccio ciò che devo fare, come puoi tu permetterti di sostenere che non vivo e opero secondo l’Ordine di Dio, al quale sto sotto eternamente come tutte le cose? Certo, se tu mi puoi dimostrare che ho premiato il vizio, allora hai ragione! Ma io sono, al contrario, la punitrice più inesorabile del vizio, e così il tuo discorso è cieco e raschia solo la corteccia dove esso mai potrà scorgere il nocciolo.

                    6.             Oppure puoi immaginare un’attività di solo movimento positivo? Non deve un piede riposare in modo che, nel frattempo, l’altro possa fare il movimento positivo? Un piede deve quindi sempre commettere un peccato contro il movimento, affinché dall’opposizione contro il movimento e dal movimento dell’altro piede possa scaturire un passo completo. Non deve esistere una notte, affinché il vedente possa apprezzare la luce? Non deve esistere almeno una morte apparente, affinché per mezzo di essa la vita venga glorificata? E che cosa sarebbe la beatitudine per lo spirito, se non ci fosse in esso la sensazione della possibile non-beatitudine! Se non ci fosse il dolore, che senso avrebbe il benessere della salute? E se non ci fosse almeno un male apparente, che sarebbe del bene? – Vedi, tutto deve avere il suo contrario, affinché possa esistere! E così, se io sono la base di ogni contrario, come posso allora essere contro l’Ordine di Dio?”.

                    7.             Risponde Cado: “Mia cara Minerva! Se tu avessi tenuto su una cattedra universitaria della Terra un simile viscido discorso sull’Ordine di Dio riguardo al tuo essere satanico, in verità, avresti sollevato presso queste corporazioni, un’impressione non da poco. Se però credi di riuscire a convincermi sulla bontà del tuo essere, hai fatto un ridicolo tiro a vuoto. Tu, infatti, con questo dimostri che tu stessa non hai mai riconosciuto e non puoi sapere come sei fatta e quale direzione devi dare a te stessa secondo l’Ordine di Dio. E per secondo, non mi conosci per niente, nemmeno secondo il nome, visto che osi esprimere davanti a me simili sciocchezze!”

                    8.             Lo interrompe Minerva: “Tu ti chiami Cado!”. – Continua a parlare Cado: “Così si chiama la mia veste che ora indosso. Io stesso però mi chiamo diversamente! – Dimmi, come ti può venir in mente che Dio voglia migliorare un’anima per mezzo del vizio o che, per mezzo dell’accumulo di vizi, permetta che diventi pura, forte e vigorosa per portare il Suo Spirito? Per mostrarti la tua pazzia ti domando solamente: diventa una veste perfetta se giorno per giorno si fa un nuovo strappo? Oppure un’arpa scordata vibra in modo più puro se invece di accordarla la si scorda sempre di più? Da una scuola, nella quale si insegna nient’altro che prostituzione, bestemmie, ruberie, rapine, saccheggio e assassinio, usciranno forse uomini puri, gentili, buoni, onesti e di sana morale? E un ammalato migliorerà se lo si aiuta con medicine velenose e violenti castighi?

                    9.             Oh, guarda, stoltissima e ultracieca, potrei portarti diecimila esempi, dove ne basta uno per rappresentare chiaramente l’incredibile non senso del tuo discorso! Che cosa volevi dimostrare con questo? Forse la tua innocenza, per il fatto di non aver mai premiato un vizio? O assurdità su assurdità! Dimmi, come sarebbe possibile dare un premio al morto? Come puoi ricompensare un sasso per un servizio che ti ha prestato per la sua pesantezza naturale, duramente giudicata in esso? Oppure, quale premio puoi dare ad un uccello arrostito perché si è lasciato catturare, arrostire e mangiare da te?

                  10.           In quale modo vuoi dunque sostenere di agire completamente secondo l’Ordine divino? E di te stessa puoi dire che tu e Dio perseguiate lo stesso scopo? – O tu miserabilissima! Vuoi uguagliarti a Dio, anzi, perfino anteporti a Lui, come se tu fossi ancora più eccellente di Lui? Mia cara, questo è un po’ troppo brutto! In avvenire non lo si potrà più tollerare! Perciò d’ora in poi la tua apparente libertà verrà di nuovo notevolmente limitata. Poiché hai abusato molto dei diritti di Dio e ne abusi ciecamente sulla Terra con i tuoi servitori di Baal, i quali pretendono di servire Dio con oro e argento! E hai abusato dei diritti dei re e dei loro popoli, e per questo la faranno presto finita con te! Non ti resterà altro che mangiare le note vinacce con alcuni pochi maiali! Ora però vattene da qui, perché la tua presenza mi è diventata nauseante!”.

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Cap. 195

Minerva ed Helena – Una scarica salutare

Cado sulla regalità come sferza

Minerva se ne va

                    1.             Dice Minerva allontanandosi da Cado: “Me n’andrò quando lo voglio io! Ma non me lo farò comandare da nessuno, né da Dio né da qualcun altro che s’illude di aver potere su di me! Capito, signor Cado? Io sono la prima maestà dell’intera Infinità, e tutti gli esseri devono tremare quando alzo il mio braccio e la mia testa. Ora parlerò con voi in un altro tono, perché la mia forza mai vincibile me ne conferisce l’incontestabile diritto! E dov’è colui che me lo potrebbe togliere? Io sola sono un signore! Tutto il resto, da eternità, è sotto la mia servitù!!”.

                    2.             La interrompe Helena: “Miei cari amici e fratelli, ora non ce la faccio più! No, ciò che si crede di essere questa scrofa dell’eternità è inconcepibile all’intera infinità! Adesso vuole essere perfino più di Dio, il Signore! O carogna d’una scrofa infernale! Adesso vedi di sparire, altrimenti i miei mandorli cominceranno a fiorire per te!!”. – Ribatte Minerva: “Taci, rospo marcio di Lerchenfeld, altrimenti ti distruggo!”.

                    3.             Helena, in un crescendo d’ira, grida forte: “Che cosa dici, fiammifero del più basso Inferno? Tu scatola di profumo da tutti gli angoli puzzolenti del mondo! Tu ramo disseccato all’albero della conoscenza, orrenda scrofa, tu vuoi distruggermi? Non le basta che vuole essere più di tutti gli uomini e angeli di Dio, non le basta che vuole essere più di Dio stesso! No! Questo è ancora troppo poco al Satana di tutti i satana! Lui o lei, è sempre uno e lo stesso Satana, oltre a ciò vuole anche distruggere tutto! Ma certo, che cosa non sarebbe possibile ad una scrofa onnipotente?”.

                    4.             Dice Minerva, fremente di collera: “No! Questo è troppo! Dio, come puoi permettere che la tua perfettissima creatura primordiale venga così orribilmente dissacrata da un sudicio verme? Chiudi il becco a questo verme schifoso, altrimenti gli metto le mani addosso!”.

                    5.             Helena fa notare a Robert: “Ah, vedo che si può già trattare un po’ con lei! Adesso invoca già il caro Signor Iddio! Ma Lui la striglierà per bene!”. – A questo punto Minerva, furibonda, si avvicina a Helena e dice con stridula strillante voce: “Se dici ancora una parola, quanto è vero che vive un Dio, ti metto le mani addosso!”.

                    6.             Helena però esplode dalla collera e rifila a Minerva un ceffone talmente ben assestato che costei cade e fa un capitombolo distante alcuni passi da Helena, rimanendo a terra un po' stordita. Helena però, soddisfatta per la sua ben riuscita azione punitiva, dice dopo l’assestato ceffone: “Qui, orgoglioso cimice puzzolente dell’Inferno, hai un piccolo esempio! Ma se hai voglia, può seguire lo spettacolo principale!”.

                    7.             Risponde Minerva alzandosi da terra e pulendosi il viso: “Ne ho abbastanza per farmi una giusta idea dell’umanità e della gentilezza dei cari figlioletti del Signore del Cielo e di tutti i mondi! Particolarmente gentile però è da parte tua, Cado, che sulla famosa collina mi avresti quasi mangiata per puro amore, e ora mi fai schiaffeggiare come se fossi una delle ultime di tutte le oche sulla Terra! Questa me la lego al dito, stanne certo!”.

                    8.             Dice Cado: “Ti sta proprio bene! Perché non te ne sei andata via quando te l’ho detto?”. – Risponde Minerva: “Ho forse ricevuto da Dio stesso la liberissima volontà per reprimerla eternamente nella più stretta camicia di forza dell’obbedienza? Se il Creatore avesse voluto che io obbedissi, mi avrebbe di certo dotato, come te, della volontà di obbedire. Ma poiché sicuramente non lo voleva, io sono proprio come sono, vale a dire obbediente alla mia stessa liberissima volontà e mai a quella di un altro! Se Dio avesse dotato tutti gli esseri di una volontà sottomessa, chi mai potrebbe essere, per i popoli ciechi della Terra, imperatore, re oppure principe regnante? Tu, infatti, saprai che questi non sono soliti obbedire a nessuno, eccetto ad un buon consiglio a loro favore!”.

                    9.             Dice Cado: “Oh, sì, lo so! Per questo Jehova parlò per bocca di Samuele ai figli d’Israele: ‘Oltre a tutti i peccati che questo popolo ha già commesso davanti ai Miei Occhi, ne aggiunge uno più grande, quello di pretendere un re da Me, come ce l’hanno i pagani. Sì, deve averne uno, affinché lo castighi e lo riduca in prigionia!’. – Vedi, così suona la testimonianza di Dio sui re. Da ciò puoi sostenere che i reggenti siano proceduti dalla Volontà di Dio? Io ti dico che i reggenti di tutti i tempi, anche i migliori, sono proceduti unicamente dalla volontà dei popoli della Terra! Se un popolo giungesse alla conoscenza tanto da mettere Dio, in tutta verità, quale eterno Reggente su di sé, allora Egli renderebbe subito libero un popolo da questa sferza e lo guiderebbe Egli stesso per mezzo dei Suoi angeli in forma umana. Ma poiché i popoli implorano Iddio per la conservazione di queste sferze, devono anche sopportare tutte le percosse che saranno loro inferte senza clemenza.

                  10.           Tutti i reggenti, siano essi buoni o cattivi, non procedono dalla Volontà di Dio, ma dalla superbia degli uomini, i quali vogliono essere grandi e potenti tramite lo splendore del loro re. Ma poiché i popoli stolti preferiscono metter sopra di loro un uomo piuttosto che Dio, il Signore di tutte le eterne Magnificenze, allora Egli concede a quest’uomo anche quel potere imperioso con il quale può castigare i propri sottoposti secondo la sua volontà se essi non osservano le leggi da lui emanate. E questo potere è poi dall’alto, e il re lo deve usare, perché egli viene così giudicato dall’alto! Non credere che lì un re possa volere ciò che vuole liberamente – ma un re deve volere ciò che gli viene imposto dall’ira di Dio. Anche se un re non deve obbedire a nessun uomo, deve lo stesso obbedire a Dio, consapevolmente o no! Ma se egli esercita amore prima della legge, Iddio mitigherà la Sua ira nel re investito di potere e la trasformerà in amore. Lo comprendi?

                  11.           Se mi comprendi, diventa mite ed esercita amore – allora Dio ti guarderà e attirerà più dolcemente il tuo cuore! E un cuore mite ti preserverà in futuro da ogni maltrattamento. Va e diventa così, allora avrai pace e sarai rispettata! Il vero rispetto come anche la vera libertà nasce solo dall’amore. Chi però vuole imporre il rispetto, a costui toccherà soltanto in apparenza per paura. E tale rispetto è una maledizione, e precisamente la stessa maledizione che ti è toccata dal principio! – Comprendilo e cambiati!”.

                  12.           Risponde Minerva: “Sì, sì, me ne andrò e cercherò di cambiare per quanto è possibile!”. A questo punto lei gira le spalle ai tre, se ne va e presto scompare alla vista di Helena e Robert, ma non a quella di Cado.

                  13.           Quando Helena non vede più niente di Minerva, dice: “A Dio il Signore vada ogni lode per avermi dato il coraggio, in mezzo a voi, d’aver potuto ottenere vittoria sull’ardimento di questa prima nemica di ogni vita! Penso che d’ora in poi potremo avere finalmente quiete senza di lei!”. – Dice Cado: “Noi sì! Ma sulla Terra causerà ancora molti guai. Dopo si raccoglierà sempre più nel suo interiore grazie ad umiliazioni e violenti castighi! Ora però si domanda, che cosa faremo noi? Poiché guardate, la porta non si è ancora aperta!”.

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Cap. 196

Dispiacere di Robert ed Helena davanti alla porta del Cielo

Saggio consiglio di Cado

                    1.             Dice Robert: “Sì, amato amico mio, qui la mia ragione sta ancor sempre silenziosa! Chi ci capisce qualcosa, costui deve essere più avanti di me. Se il Signore avesse detto: ‘AspettateMi là davanti a quella porta, finché vengo Io e vi apra la porta della vita!’ – allora quest’attesa sarebbe sopportabile e ci si potrebbe rassegnare ad attendere ulteriormente. Il Signore però ha parlato espressamente di una porta aperta, e che io con Helena avrei dovuto affrettarmi avanti e poter essere presente per accogliere, per così dire, i venienti dopo! Egli ha parlato precisamente di una necessaria fretta a causa delle cose grandiose che ci aspettano.

                    2.             Noi ci siamo affrettati qui il più presto possibile, ma abbiamo trovato la porta inapribile e siamo già davanti all’ingresso chiuso da un bel po’ di tempo. Che cosa significa e perché tutto questo? È veramente un po’ troppo forte! Accetto volentieri uno scherzo d’aprile dagli sciocchi uomini della Terra; ma qui dal Signore stesso questa burla ha certo qualcosa di strano!

                    3.             Finora abbiamo sicuramente compiuto, secondo le nostre forze, del tutto la volontà del Signore. Ora non si può andare avanti, e così ci fermiamo qui. D’ora in poi però della quarta sala non mi occuperò più! Certamente si dice che il Regno dei Cieli subisce violenza, ma si può fargli violenza maggiore di quella che abbiamo a disposizione? Abbiamo fatto il possibile, ora qualcun altro deve provare e tentare la sua fortuna!”.

                    4.             Dice Helena: “Anch’io sono di questo parere! Ciò che proprio non vuole andare, ci si volti indietro e lo si lasci stare”.

                    5.             Interviene Cado: “Miei cari, voi certo giudicate ragionevolmente; nonostante ciò non posso unirmi alla vostra opinione, poiché io non dubito della possibilità che questa porta possa essere aperta. Le abbiamo provate già tutte? No, non l’abbiamo proprio! – E se la porta fosse ora aperta e voi non l’aveste potuto aprire solo perché avete cercato di aprirla al contrario?

                    6.             Voi avete cercato di aprirla spingendo con tutte le vostre forze verso l’interno. Io ho capito bene quest’errore, ma non potevo svelarvelo prima, finché non riuscivate a scoprirlo da voi stessi, cercando, pregando e bussando continuamente. Vi ho ben fatto notare questo passo evangelico, ma non lo avete seguito. Così non vi siete potuti accorgere che la porta non si può aprire verso l’interno, ma verso l’esterno. E questo per il fatto che la porta, in proporzione più piccola, rappresenta il Regno dei Cieli, il quale si attira a sé con forza, e non spingendolo via da sé! Anche nel senso naturale è così; se si vuole avere qualcosa, la si deve attirare in un certo modo a sé.

                    7.             Nei Cieli vige in tutto lo stesso invariabile Ordine, al quale non si potrà mai contravvenire. Così è anche con l’apertura della porta, ed è per questo che non ci siete riusciti. Provate adesso, nel Nome del Signore, ad aprirla secondo l’Ordine, e certamente vi riuscirete.

                    8.             Risponde Robert: “Carissimo amico, adesso capisco il mio errore. Ma c’è qualcos’altro che non capisco, e questo sei tu stesso! Da dove attingi tu simile sapienza, della quale il più saggio cherubino dovrebbe aver rispetto? In verità, questo è per me un mistero! Se il Signore fosse qui, non potrebbe insegnarmi più sapientemente”.

                    9.             Aggiunge Helena: “Si, questo è vero! È davvero inconcepibile per tutti i Cieli quanto sia sapiente l’amico Cado. Ma deve anche esserlo, altrimenti il diavolo su quella collina non avrebbe avuto tanto rispetto per lui! Per questo anch’io ho una speciale stima per Cado!”.

                  10.           Risponde Cado: “Ma, amica cara, non sai tu che Cado stesso era propriamente un diavolo e che per questo sulla nota collina del nord fu un diavolo a lottare con un altro?”. – Continua Helena: “Se mai Cado è stato un diavolo, io lo sono stata certamente dieci volte di più. Cado però non lo è stato mai sul serio! Forse soltanto in apparenza, per poter meglio affrontare i diavoli veri! E anche questa è una grande sapienza, sapienza che è impossibile per un autentico diavolo, perché in lui non dimora nessun amore!”.

                  11.           Risponde Cado: “Brava, questo ti è ben riuscito! Finché in Cado non c’era amore, non c’era neanche sapienza in lui. Ma nel grado in cui Cado accolse in sé l’amore, ridestò anche la sapienza e lottò con questa contro il diavolo, – la sapienza è un’arma di cui ogni demone ha il massimo rispetto.

                  12.           Ora però provate ad aprire la porta! Poiché vedo avvicinarsi, ancora in grande lontananza, l’intera compagnia. Che cosa dirà se ci troverà qui davanti alla porta ancora chiusa?”.

                  13.           Dice Robert: “Ho da fare ancora soltanto un’osservazione inerente alla porta stessa: Sta scritto esplicitamente nella parola del Signore: ‘La porta però che conduce in Cielo, è stretta. Voi dovete passare attraverso la porta stretta se volete venire nel Cielo!’. – E continua pressappoco così nel libro della vita. Osserva però questa porta, quanto è alta e com’è larga! Pensi che questo sia un giusto ingresso per il cielo?”.

                  14.           Risponde Cado: “Amico, tu hai ancora qualche immagine materiale della Parola di Dio. Nel vangelo la porta stretta non significa dunque l’umiltà del cuore e non realmente una porta? Apri solamente questa grande porta, essa ti diventerà ben ancora un po’ stretta!”.

                  15.           Dice Robert: “Strano, come a volte si diventa stupidi! Un bue si ferma davanti ad una porta, ma noi altri volevamo addirittura attraversare il muro con la testa. Io volevo sempre aprir questa porta spingendola via da me. E quando non si apriva nemmeno con la forza, ero indispettito, non volevo più le mie vesti e desideravo qui Minerva. Ma se invece di queste sciocchezze mi fosse venuto in mente di aprire la porta tirandola a me, di questo non mi è venuto in mente niente! No, Helena, avrai tu una vera gioia con me, giacché sono già così stupido!”.

                  16.           Risponde Helena ora nuovamente molto allegra: “Non fa niente, io sono altrettanto stupida! Sarebbe potuto venire in mente anche a me ciò che l’amico Cado ci ha suggerito. Non sappiamo ancora bene se la porta si apre veramente spingendola verso di noi. Ma è già abbastanza stupido che noi due non l’abbiamo mai tentato. – Ora però prova questa faccenda ancora verso l’interno e dopo soltanto, come ti ha consigliato l’amico Cado!”. – Risponde Robert: “No! Non proverò più verso l’interno, ma deve essere fatta una prova subito verso l’esterno, verso di me!”.

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Cap. 197

La porta si apre e mostra la città di Vienna

L’essenza delle apparizioni nell’aldilà

Robert si stupisce della sapienza di Cado

                    1.             E così Robert si avvicina subito alla porta e fa un tentativo con un piccolo sforzo. Ed ecco che i pesanti e larghi battenti della grande porta si aprono senza resistenza!

                    2.             Appena la porta è aperta, Robert scoppia in una gran risata e dice: “Ecco, ora abbiamo davanti a noi il Cielo in modo veramente straordinario! – No, questo è veramente ultra comico! Helena, vieni qua e guarda!”.

                    3.             Helena si avvicina e guarda con grande attenzione attraverso la porta aperta e dice: “Sì, questa è Vienna in carne e ossa! E noi ci troviamo qui in collina presso ‘La filatrice alla croce!’. O dolcezza celestiale: Vienna e nient’altro che Vienna! Dunque, questa è la gloriosa quarta sala celestiale di casa tua? Ah, ora possiamo cercarci nuovamente un’occupazione a Vienna! No, questo è veramente comico, aspettarsi il Cielo e giungere invece a Vienna sulla Terra! Che cosa ne dici?”.

                    4.             Risponde Robert “Te l’ho già detto quando ti sei scontrata così violentemente con Minerva – che invece di entrare nei puri Cielo di Dio, saremmo venuti ancora al Lerchenfeld. E guarda, la mia profezia sì è avverata! Ora però devo anche condurre qui il nostro amico Cado, affinché contempli la cara città di Vienna!”.

                    5.             Robert chiama Cado e gli dice: “Ebbene, amico, ti piace il cielo della casa terrena austriaca? Una bella Gerusalemme celeste questa! Vedi le palizzate, le feritoie e i bravi cannoni, i mortai e le casse delle bombe? Riesci a scorgere le sentinelle e le loro magnifiche casematte? Ah, questo è veramente bello: la città celestiale in stato d’assedio!”.

                    6.             Interviene Helena: “Amico Cado, dimmi, non potremmo renderci visibili per breve tempo ai mortali e poi di nuovo invisibili? Vorrei divertirmi un pochino a stuzzicare un po’ gli allegri viennesi! E se tu, Robert ed io, dovessimo prendere perfino alloggio in questa città, toglieremmo di certo prima lo stato d’assedio!”. – Risponde Cado: “Ma, carissima Helena, credi sul serio che questa sia la vera Vienna terrena? Questa è soltanto una visione e nulla più! Prima Robert ha parlato di una porta stretta attraverso cui si deve passare per giungere nel Regno dei Cieli. E guarda, essa è già davanti a noi! Durante il percorso incontrerete ancora parecchi passaggi stretti che vi saranno molto difficili; ma riuscirete a passare lo stesso”.

                    7.             Dice Robert “Lo credo anch’io, ma come – questa è un’altra questione! Almeno questa Vienna apparente deve essere certo una copia di quella terrena, altrimenti non potrebbe somigliarle tanto nei minimi particolari. Del resto permettimi ancora una domanda: tu prima hai sostenuto che questa Vienna sarebbe solo un’apparizione; eppure essa sta dinanzi a noi così reale come reale lo siamo noi stessi. Di conseguenza anche noi siamo a vicenda soltanto pure apparenze! O siamo realmente ciò che sembriamo di essere? Anche questa porta è solamente un’apparenza? – Io non riesco ancor sempre a trovarmi nel concetto ‘apparizione’. Secondo il mio giudizio, infatti, un’apparizione è nient’altro che il riflesso di una cosa o essere realmente esistente – oppure essa viene creata solo per un momento quale spiegazione di un concetto per mettere alla prova uno spirito, e quando ha esaurito il suo compito, esce nuovamente dalla sfera di ogni esistenza. Questo è il mio pensiero sul concetto ‘apparizione’. Si deve però fare completa chiarezza in me su questo concetto, altrimenti sono costretto a considerare una semplice apparizione tutto ciò che mi è venuto sotto gli occhi dal mio ultraterreno essere qui”.

                    8.             Risponde Cado: “Hai un’idea completamente giusta sull’apparizione. Solo questo è un po’ ingiusto: ritenere che un’apparizione debba essere qualcosa di completamente vuota, perché essa è solo apparizione temporanea. Vedi, un’apparizione nel mondo spirituale è davvero o un’immagine di una cosa esistente già in realtà, oppure è un piano di prova per una nuova Creazione, dapprima contemplata solamente dal Signore, ma poi anche da ogni spirito che, nel suo interiore, si trova in un qualche legame d’amore con la nuova idea del Signore. Ma che una tale idea stia continuamente in corrispondente rapporto con la sfera dell’osservatore come un’immagine, questo viene disposto dalla Sapienza del Signore, finché lo spirito sviluppa quella forza con la quale riconoscere il reale e l’imperituro nell’apparizione stessa.

                    9.             Uno spirito che giunge qua, sulle prime è ancora troppo delicato e debole per sopportare subito le fortissime realtà spirituali. Egli si urterebbe talmente forte contro di esse che alla fine si scorticherebbe, come se sulla Terra si mettesse un bambino appena nato invece che in morbidi pannolini, su legno e pietre dure. Ma non tutto ciò che un spirito vede appena arrivato qui è pura apparizione, ma il più delle volte, secondo la forza dello spirito, è per la maggior parte realtà!

                  10.           La porta qui è una realtà spirituale, e anche noi l’uno di fronte all’altro. Ma quella Vienna lì è soltanto un’apparizione, un’immagine della vera, terrena città di Vienna che voi due racchiudete in modo contemplativo nella vostra stessa anima. Quest’immagina però ancora opprime la vostra anima e talvolta genera in voi ancora delle impurità le quali, facendosi strada in qualche situazione irritante della vita, entrano nell’eloquente ‘apparizione’. Questo però non può trovare accesso nella luce dell’Amore divino che è il Cielo più puro, perché nel Cielo di Dio non può entrare qualcosa d’impuro. E così ora, davanti all’ingresso dei purissimi Cieli di Dio, dalla vostra anima viene fuori l’ultima immagine impura della città di Vienna, affinché la possiate contemplare e poi bandire per sempre da voi.

                  11.           Vi costerà ancora qualche sforzo e fatica, ma con l’aiuto del Signore anche questo si farà. Perciò siate coraggiosi nel Signore, così tutto andrà avanti in maniera facile e perfetta!”.

                  12.           Dice Robert: “Ma, carissimo amico, dimmi solamente, da dove attingi ora la tua sapienza? Questo, infatti, è detto già di nuovo come se provenisse dalla santissima bocca del Signore stesso! Prima ero sempre dell’opinione che tu fossi con noi affinché potessi essere preparato per i Cieli attraverso me ed Helena. Ora però accade proprio il contrario: tu sei il nostro perfettissimo maestro e noi due abbiamo appena il potere intellettivo di comprenderti per quanto necessario. Dimmi, sei tu sul serio lo stesso Cado che là sulla collina batteva Minerva con parole e fatti? Oppure sei solamente travestito da Cado e sei un qualche primo arcangelo di Dio? Soltanto in questo modo, infatti, si può concepire la tua sapienza, altrimenti per me rimane un mistero. Dunque, carissimo amico, dimmi da dove attingi la tua sapienza?”.

                  13.           Risponde Cado sorridendo: “Quando sarà il momento giusto verrai a sapere tutto. Per ora non preoccuparti di questo, poiché dinanzi a te ci sono cose molto più importanti. Guarda, la grande compagnia sta arrivando! Perciò posa il piede oltre la porta!”

                  14.           Dice Robert: “Tutto bene! Tu però devi venire insieme a noi, perché per i purissimi Cieli di Dio sei diecimila volte più maturo di me!”. – Continua Cado: “Certo, si comprende da sé che non ti lascerò andare da solo, altrettanto poco Helena, che io amo altrettanto molto”. – Continua Robert: “Ma come riceverò questa grande compagnia qui sulla porta? Che cosa dirò al Signore? Come mi scuserò presso di Lui per via della mia stupidità, come presso i profeti, gli apostoli e con i molti altri saggi che si trovano in questa vera santa compagnia? O amico, aiutami un po’ ad uscire dal mio grave disagio!”.

                  15.           Risponde Cado “Ma io prego te a non essere sciocco! Potrai essere infantile, ma non puerile! Puerile, infatti, è soltanto l’intelletto dei fanciulli, ma infantile è la loro indole, e questo è di grande valore dinanzi a Dio. Ti suggerirò segretamente che cosa dovrai dire – non molto, ma il poco deve essere buono!”.

                  16.           Dice Robert: “Sì, ma come potrai suggerirmelo segretamente? Dovresti essere proprio Dio, oppure il Signore dovrebbe averti dato la forza per questo!”. Dice Cado: “Oh, ma tu sei un fastidioso almanaccone! Si deve dunque sempre esaminare tutto fino all’estremo fondo? L’eternità è lunga, e si vedrà in essa di certo ancora molto. Ora fa’ attenzione, arrivano gli apostoli: davanti ci sono Pietro, Giovanni e Paolo, che sono i primi! Avrai da fare dapprima con loro!”.

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Cap. 198

Strano comportamento della compagnia verso l’apparente Cado

Robert con Helena riconosce il supremo, divino Amico

                    1.             I tre apostoli giungono ora dinanzi alla porta, salutano molto cordialmente Robert e la sua donna Helena, e manifestano grande gioia per essere nuovamente presso di lui. Gli altri dell’ultragrande compagnia però s’inchinano dinanzi alla porta e innalzano un armonioso, celestiale Osanna al Signore.

                    2.             Robert si volta a guardare da tutte le parti per vedere da dove arriverà il Signore, ma Egli non si fa scorgere in nessun luogo. In fondo alla compagnia però nota qualcuno che somiglia al pelo a Cado. Le esclamazioni di esultanza non cessano e Robert se ne accorge proprio dai tre apostoli, i quali riescono a malapena a pronunciar parola per l’ultragrande profondo rispetto di puro amore e santo sentimento.

                    3.             Allora Robert chiede frettolosamente a Cado: “Caro amico e fratello celeste! Tutti questi sono estasiati da una santa soggezione a me incomprensibile. Tutti sono chini sui loro visi. Perfino la gloriosa Vergine Maria, al fianco del suo degnissimo Giuseppe, non fa eccezione. Con Helena mi sto quasi consumando gli occhi e vedo tutti pervasi da una tale commozione – tanto che perfino là in fondo uno spirito in ginocchio, somigliante a te notevolmente, non sa più cosa fare da quanto si sente edificato! Dimmi: davanti a chi tutti costoro sono così estasiati, dato che il Signore non si vede da nessuna parte! Oppure loro Lo vedono già in grande vicinanza, e solo il mio occhio non è ancora capace di vedere? O carissimo amico, non lasciarmi proprio adesso!”.

                    4.             Dice Cado: “Mio caro amico, che cosa devo dire? Guarda, qui non esistono occhiali e cannocchiali! Che cosa devo dunque fare per te!”. – Risponde Robert: “Mostraci per quanto possibile il Signore, non chiedo altro! Poiché devo andare da Lui e salutarLo con tutte le forze della mia vita. Dove, dov’è Egli dunque? Quando viene Lui, il Santissimo di tutti i Cieli?”.

                    5.             Risponde Cado “Se anche adesso non vedi ancora il Signore, allora sei effettivamente da te stesso un po’ cieco! Allora domanda ai tre, non Lo vedono forse neanche loro?”.

                    6.             Dice Robert: “Strano da parte tua che proprio adesso tu mi dia delle mezze risposte, quando invece ne avrei bisogno di una intera. Tu non ti stupisci nemmeno del fatto che tutta questa compagnia stia qui estasiata e non osi quasi alzare gli occhi per tanta venerazione! In verità nulla ti distoglie dalla calma tua, né il Cielo aperto, né l’Inferno tenebroso!”.

                    7.             Continua Cado: “Oh, no, caro amico e fratello! Io ti do sì delle risposte intere, che purtroppo tu comprendi solo a metà. Perché non hai chiesto ai tre di risolvere la tua così urgente questione, come ti ho consigliato? Essi ti avrebbero detto già da tempo dove si trova il Signore. Ti manca però il coraggio, cosa che è veramente un po’ sciocco da parte tua. Essi, infatti, non saranno certo cittadini dei Cielo più di noi altri. Nel Cielo tutti sono uguali. Il minimo è il migliore, e questi è il Signore stesso! Guardati dunque intorno, secondo quanto ho detto e Lo vedrai presto! Ma Egli è troppo umile per te, e così non puoi nemmeno riconoscerLo, sebbene tu Lo veda già da un pezzo. Comprendi questo?”.

                    8.             Risponde Robert: “Ah, questo sarebbe veramente buffo, vederLo e non riconoscerLo! Io, che dal mio ingresso in questo mondo dello spirito, sono già stato con Lui parecchio tempo, ora all’improvviso non dovrei più poterLo riconoscere? Amico Cado, tu sei certo molto saggio, ma sembra che quest’affermazione non ti sia riuscita. Secondo quanto dici, infatti, il Signore dovrebbe essere o tu stesso o magari Helena! Io non lo sono di certo e neanche i tre apostoli vicini a noi. Helena è una donna e per questo non può esserlo. Tu sei in mezzo a noi il più semplice, perché i frammenti della tua veste troppo poco appariscenti sono privi di ogni ornamento; in verità non adornano per niente, ma coprono appena la nudità del tuo corpo. Devi perciò essere tu stesso il Signore secondo la tua stessa asserzione – sebbene continui a somigliare sempre a Cado come un uovo somiglia all’altro! Hm, saresti dunque veramente Tu il Signore stesso!?

                    9.             Se questo fosse così sul serio, allora che mi venga un colpo per la vergogna, nonostante io sia uno spirito!! Perché quante cose sciocche e perfino cattive ho detto confusamente dinanzi a Te! Sì, adesso si fa un’altra luce in me! In ogni cosa mi hai rimandato al Vangelo, e questo non lo avrebbe potuto fare Cado, perché è impossibile che lui possa essere così versato nelle Scritture! Adesso comprendo la Tua Sapienza eternamente irraggiungibile! Sì, Tu lo sei, nessun altro può esserlo!!

                  10.           Ma poiché sei Tu, o Signore, cosa che lo testimonia anche questa grande compagnia con la sua sconfinata riverenza, lascia cadere me ed Helena ai Tuoi santi piedi e permettici di offrirTi il nostro dovuto ringraziamento in tutta la contrizione del cuore! – Helena, guarda qui! Il nostro compagno, quest’ultrasapiente celestiale Cado, non è il vero Cado! Soltanto la veste è come quella del Cado a te conosciuto! Ma in essa si nasconde in modo irriconoscibile il Signore stesso! Comprendi: il Signore stesso!!”.

                  11.           Helena, sentendo appena un tale richiamo cade precipitosa ai piedi del Signore e grida: “O Signore, non mi condannare perché sono stata terribilmente rozza e grossolana davanti agli Occhi Tuoi! O Dio, che cosa ho fatto!!”. – Rispondo Io, ancora nei panni di Cado: “Alzati figlia Mia carissima! Io, infatti, ti amo proprio per questa ragione, perché tu sei e sei stata così come devi essere secondo la Mia Volontà! Alzati dunque, perché noi ora dobbiamo andare – a Vienna!”.

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Cap. 199

Ingresso della compagnia nella Vienna apparente

Scene popolaresche al posto di blocco

                    1.             Dice Robert: “O Signore, non potresti dirmi un po’ che cosa faremo veramente in questa Vienna apparente e che cosa noi tutti v’incontreremo? Perché se entro in questa città al fianco Tuo così impreparato e questa intera grande compagnia con noi – io in verità non so come verremo accolti qui o come mi dovrò comportare per non trovarmi impacciato dinanzi a Te”.

                    2.             Dico Io: “Per questo non ti devi preoccupare, se sono con te Io! Intanto non tutta la compagnia verrà con noi, ma soltanto Io, i tre apostoli, Helena e tu. Tutti gli altri rimarranno qui fino al nostro ritorno.

                    3.             Ora però guarda verso Vienna, la quale non è vuota, ma è abitata proprio come sulla Terra. E precisamente dalle stesse persone che l’hanno popolata dall’anno terreno 1848 fino all’attuale anno 1850 e ancora vi abitano, o come spiriti o ancora come uomini materiali. Andiamo perciò ora lì, affinché tu possa passare presto la tua ‘stretta porticina’! Là ai vostri piedi ci sono delle vesti con mantelli scuri, indossatele sopra le vostre vesti celestiali!”.

                    4.             Robert ed Helena fanno subito come ordinato ed hanno ora l’aspetto di pellegrini. Così pure gli apostoli, i quali somigliano in tutto a tre pellegrini di Gerusalemme. La Mia veste però è simile a quella di un semplice giudeo. Così abbigliati affrontiamo il nostro breve viaggio nella Vienna che sta dinanzi a noi.

                    5.             Giunti alla dogana e posto di blocco, che si trova prima di ogni altro presso la cosiddetta ‘Filatrice alla croce’, Robert, che cammina accanto a Me domanda: “Signore, solo noi vediamo i drappelli delle guardie, oppure anche loro vedono noi? In questo caso ci andrebbe male, perché non abbiamo nessun lasciapassare!”. – Rispondo Io – “Sì, esse ci vedono; ma non tutte, solo quelle che si trovano già nel mondo degli spiriti. Queste però, attraverso un certo influsso, richiameranno  su di noi l’attenzione di quelli ancora terreni, ed allora ci sarà veramente una piccola sobillazione. Adesso lascia andare avanti Pietro, il quale sa meglio di tutti come si tratta con simili doganieri ed esattori”.

                    6.             Pietro va subito dal doganiere e dice: “Amico, siamo viaggiatori e veniamo da molto lontano, ma non abbiamo lasciapassare, perché nel nostro celeste regno esiste piena libertà di transito per tempi eterni. Perciò non abbiamo niente da mostrarti. Noi siamo in tutti i sensi onesti, non abbiamo mai commesso qualche mancanza e siamo sempre passati ovunque senza difficoltà. Perciò io credo che anche qui non ci si farà nessun’obiezione”.

                    7.             Risponde il doganiere: “Amico mio, probabilmente proveniente dalla Cina! Se non avete con voi niente soggetto a dazio, da me potete passare subito. Lì avanti c’è ancora un dazio, là vengono presi e controllati i lasciapassare. Siete voi sul serio cinesi?”.

                    8.             Risponde Pietro: “Bene, bene! Dunque lì avanti c’è l’ufficio lasciapassare? Vi siamo molto grati per quest’informazione!”. – Aggiunge il doganiere: “Ebbene, credo proprio che questa cenciosa gentaglia accattona voglia ancora darsi un po’ di arie!”.

                    9.             Dice Pietro: “Amico, non giudicare mai gli uomini secondo la loro veste! Non puoi mai sapere chi potrebbe di tanto in tanto nascondersi sotto una semplice veste”. – Ribatte il doganiere: “Di certo raramente qualcosa d’altro che straccioni e vagabondi che si devono afferrare e sbatterli a calci dov’è il loro posto e spedirli al foro competente! Capito, signore mio?”.

                  10.           Risponde Pietro: “Sì certo, questo linguaggio è oggi molto in uso, fatto in maniera che la classe povera del popolo non lo capisca. Con coloro che passano da qui in una carrozza lussuosa con servitù ornata di galloni, tu parli sicuramente in tutt’altro modo. Ma con noi che andiamo a piedi scalzi, parli come se fossimo una specie di animali. Vedi, questo non è lodevole da parte tua! Ora lasciaci proseguire, forse al prossimo controllo le guardie non saranno severe come sei tu”. – Risponde il doganiere: “Là certamente non faranno tanti complimenti con voi! Ora vedete di andare avanti, altrimenti vi faccio arrestare!”.

                  11.           Dice Robert a Me: “Essi sono così! E questo è ancora uno dei migliori! Quando si ha a che fare con un uomo così, si potrebbe addirittura esplodere dall’ira e dalla collera! O uomini! O Terra!”. – Anche Helena dice: “Se costui ci avesse infastidito ancora un po’ con le sue parole disprezzanti, gli avrei detto qualcosa! Io, infatti, conosco questo tipo. Meno male che andiamo avanti, altrimenti gliel’avrei fatta vedere io. Ah, costui si sarebbe meravigliato!”.

                  12.           Dico Io: “Solo non troppo forte, figlioletta Mia, perché questo doganiere ha l’orecchio lungo! Se ti sentisse, avresti un bel da fare con lui”. – Risponde Helena: “Ma non sarà, o Signore, peggiore di Satana stesso?”. – Continuo Io: “Questo dipende! I cani da guardia a modo loro sono spesso molto più cattivi dei loro padroni. Questi parlano soltanto, ma i cani mordono! Adesso però siamo già al secondo posto di blocco! Pietro comincia già a parlare con la polizia. Vediamo che cosa ne verrà fuori!”.

                  13.           Risponde Helena: “Oh, saremo imprigionati, se tu, o Signore, non farai uso del Tuo potere!”. – rispondo Io: “Mia cara figliola, non preoccuparti! Un leggerissimo soffio della Mia bocca e tutta la Terra con le sue prigioni, non saranno più! E così non abbiamo nessun carcere da temere. Ma adesso ascoltiamo Pietro, al quale viene or ora chiesto: ‘Da dove venite? Dove sono i lasciapassare? Qui sulla mano!’.”

                  14.           Risponde Pietro: “Abbi pazienza, permetti soltanto una breve domanda: Dimmi, non può entrare nessuno, nemmeno un nativo del luogo, senza lasciapassare?”. Risponde il sergente di polizia: “Quelli che conosciamo, sì, ma i forestieri mai! Se non siete di questa città, dovete avere un lasciapassare, altrimenti non potete entrare! Ma se lo siete, dovete lasciarvi esaminare, affinché io possa vedere di quale spirito siete voi figli”.

                  15.           Risponde Pietro: “Avanti, ti dichiarerò tutto precisamente!”. A ciò il sergente domanda: “Come ti chiami?”. – Dice Pietro: “Simon Giuda, figlio di Giona, detto Pietro”. – Continua il sergente: “Questo suona strano! Ma chi sei, che mestiere fai?”. – continua Pietro: “Io sono di nascita un pescatore, ma ora esercito la pesca di uomini già da quasi 2000 anni”.

                  16.           Dice il sergente ad un aiutante: “Sorveglia questo, perché dovrebbe essere messo in manicomio! Si crede di essere Pietro, il famoso apostolo! No, cosa si vede ad un controllo!”.

                  17.           Poi il sergente si rivolge a Paolo: “Chi sei tu e come ti chiami!”. – risponde Paolo: “Io sono un tessitore di tappeti, poi apostolo dei pagani. Il mio primo nome era Saul e quello dopo era ed è ancora Paolo”. – Dice il sergente ad un secondo aiutante: “Sorveglia anche questo, anche lui, infatti, è maturo per il manicomio!”. Dopo, rivolgendosi a Giovanni, domanda anche a questo apostolo: “Chi sei? Forse anche tu un apostolo di Cristo?”.

                  18.           Risponde l’apostolo: “Io sono l’evangelista Giovanni, e nello stesso tempo anche apostolo del Signore Gesù Cristo!”. – Dice il sergente ad un terzo aiutante: “Anche questo in manicomio! Sorvegliateli bene! Lì ce ne sono ancora tre che saranno sicuramente dello stesso spirito!”.

                  19.           A questo punto avanza Helena furibonda e dice al sergente in autentico linguaggio degli abitanti di Lerchenfeld: “Testone numero uno di un maresciallo boemo, sta attento che questi tre non ti scappino!”. Risponde il sergente inviperito a queste parole: “Che cosa hai detto? Aspetta, t’insegneremo noi a parlare diversamente dal tuo linguaggio villano!”. A questo punto Helena salta verso il sergente e dice: “No, no, tu, recipiente sulfureo della farmacia infernale! Sta invece attento che la tua sensibilità boema non subisca alcun danno! Guarda, guarda, è anche ambizioso! Il signore si faccia passare la rabbia, altrimenti gli dirò qualcosa che non gli piacerà troppo!”

                  20.           Dice il sergente: “Di che paese sei nativa? Tu essere grossolano”. – Risponde Helena: “Pensaci un po'! Ti ricordi ancora della locanda dalla quale sei stato buttato fuori per tre volte per atti di libidine e per aver piantato grane? Ecco, sono nata lì!”. –Risponde il sergente: “Che cosa vai dicendo? Quindi tu sei un piccolo frutto di Lerchenfel?”. – Risponde Helena: “Sì, sono Lena di Schwarzmax! Non mi riconosci dunque?”.

                  21.           Continua il sergente: “Si, mi ricordo, ma dimmi, come sei capitata in questa banda di pazzi? Questa è buona! Lena di Schwarzmax! Dimmi un po’, dove sei andata a finire dai tempi della rivoluzione? Di te non si è più visto né sentito niente!”. – Dice Helena: “Ebbene, sono morta! E ora sono qui nuovamente viva e vengo a visitare la patria con i miei amici – se non hai nulla in contrario! Che questi non siano matti, lo garantisco io”. Dice il sergente un po’ più rabbonito: “Ah, mia carissima, questi tre sono matti da legare e perciò devono andare in manicomio! Con gli ultimi due si vedrà dopo aver esaminato di quale spirito sono figli. Perciò comincio subito ad interrogarli!”.

                  22.           A questo punto Robert avanza da solo e dice: “Amico, vuoi esaminare me e il mio grande santo Amico per vedere se siamo pazzi o meno? O tu cieco sbirro! Questo lo avresti dovuto fare già da tempo con te stesso, affinché tu potessi giungere alla comprensione che già da lungo tempo non vivi più secondo il corpo nella vera Vienna, ma soltanto sull’apparente Terra spirituale! Credi tu dunque di essere il vero sorvegliante del posto di blocco? Lo sei nella tua immaginazione e nient’altro. Tu credi di avere qui qualche potere o diritto di esaminarci? Io ti dico che non hai nessun altro diritto che quello di un pazzo, che nello stesso tempo è ancora cieco e sordo!

                  23.           Tu, infatti, sei morto già da lungo tempo, e precisamente di colera nell’anno 1849, secondo il calcolo terreno! Spiriti inviati dai Cieli ti hanno già affermato che sei morto secondo il corpo. Ma tu li hai derisi dicendo: ‘Voi che avete perso il senno, non vedete che sono ancora un sergente scelto di polizia molto robusto? Se non volete crederci, vi sbatto dentro, allora vedrete subito se sono morto o ancora vivo!’. – Con un simile discorso ostile, i messaggeri celesti ti hanno abbandonato lasciandoti nella tua follia, nella quale tu perseveri già da più di un anno terreno, e proclami pazzi gli altri spiriti pronti ad aiutarti. – Tu ancora pensi sul serio di essere un sergente di polizia in carne e ossa della città di Vienna? Allora osserva la barriera! Non vedi come diventa sempre più trasparente e scompare dinanzi a noi?”.

                  24.           Risponde il sergente: “Tutte queste sono vuote chiacchiere che un pubblico ufficiale non ascolta, ma esercita il suo alto compito come lo impone la sua rigorosa istruzione! – Come ti chiami dunque? Hai un lasciapassare o un qualche altro documento di riconoscimento?”. – “No!” gli tuona Robert nell’orecchio, tanto che al sergente viene il capogiro e comincia a chiamare aiuto. Nuovamente Robert gli tuona nell’orecchio: “Che cosa vuoi che ti faccia? Vuoi vivere o morire per l’eternità? Qui, infatti, una morte temporale non esiste. Chi muore qui, muore eternamente!”.

                  25.           A questo punto il sergente terrorizzato chiede aiuto. Al suo richiamo compaiono tre servitori semplici da un corpo di guardia e tentano di prendere in consegna Robert. Questi però tuona su di loro un potente ‘Alt’, tanto che tutti si accasciano al suolo come se fossero stati colpiti da un fulmine. E quando giacciono come privi di sensi per terra, Robert dice: “Signore, se è la Volontà Tua, possiamo proseguire imperturbati. Gli altri tre che sorvegliano Pietro, Paolo e Giovanni, li cacciamo via con un soffio, e poi abbiamo libero accesso da questo posto di blocco”.

                  26.           Dico Io: “Sarebbe giusto, ma questo sergente deve prima esaminare anche Me stesso! Questo deve essere fatto, poi potremo proseguire, senza che costoro ci potranno mettere anche i più piccoli impedimenti sulla via”. – Dice Robert: “Bene, o Signore! Solamente la Tua Volontà è santa!”.

                  27.           A questo punto il sergente si leva nuovamente e dice pieno di stizza: “Chi è qui un signore e di chi è santa la volontà? Qui regna unicamente l’imperatore! Ciò che vi è sopra o sotto, non è altro che cenere! – Squadra, at-tenti! Arrestate quest’intera plebaglia, portatela davanti al tribunale e dite là, come si è comportata questa gentaglia socialista! Ma quest’urlatore qui dovrà prima venire al corpo di guardia e ricevere un premio extra di venticinque bastonate per le sue urla! Prendetelo e sbattetelo dentro!”.

                  28.           In tre circondano Robert e vogliono legarlo. Qui però salta su Helena e dice: “Chi osa toccare Robert è un uomo morto!”. – Quando uno afferra Robert per il collo, in quello stesso istante si prende da Helena un tale ceffone che cade a terra tramortito. Ora gli altri due cercano di immobilizzare Helena, ma vengono talmente serviti da lei che i due prendono immediatamente la fuga. Anche i tre che sorvegliano gli apostoli fuggono a gambe levate. Il sergente grida tuoni e fulmini dietro di loro, ma nessuno si volta più. Costoro, infatti, cominciano a sospettare che con la nostra compagnia potrebbe essere una faccenda speciale.

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Cap. 200

Il sergente doganiere esamina il Signore

Egli da’ via libera alla compagnia

Un esattore del dazio segue il Signore

                    1.             Il sergente però è ancora completamente in Vienna e perciò vede e sente solo cose che fanno parte della sua carica presunta. Diventa solo un po' più moderato, perché tutti i suoi aiutanti lo hanno piantato in asso. Viene da Me e domanda chi Io fossi, come Mi chiamo e se non possiedo un lasciapassare.

                    2.             E Io gli dico: “Noi veniamo direttamente dai Cieli più alti. Io sono Cristo, il Signore, e ora sono venuto qua per risvegliare i morti, per cercare gli smarriti e guarire gli ammalati. A tutti coloro che sono di buona volontà, dovrà giungere una grande salvezza!”.

                    3.             Dice il sergente, al quale si uniscono ancora alcuni individui della dogana: “Ben detto! Tu sei il pazzo più intelligente di tutti i precedenti, i quali hanno avvolto la loro pazzia in un mantello per nascondere così le loro segrete intenzioni e trarmi in inganno. Ora però capisco molto bene e so che cosa sta succedendo. Così vi devo far passare per volontà superiore. Se alla chiesa cattolica è stata lasciata mano libera nelle sue sfere clericali, neanche un sergente in prima linea dovrà più meravigliarsi se incontra certi gesuiti e liguoriani camuffati con ogni specie di travestimenti. Presto cominceranno a fioccare nuovamente indulgenze e miracoli. La scala di Giacobbe sarà eretta ancora tra la Terra ed il Cielo, sulla quale andranno su e giù angeli, apostoli, la Vergine beatissima, altri santi e non di meno Cristo stesso, naturalmente per soldi e altre costose penitenze. Voi siete già la prima prova! Sì, sì, di queste cose ce ne intendiamo già!

                    4.             Potete andate! Se avessi saputo prima da quale spirito siete spinti, non vi sarei stato di nessun impedimento sulla vostra strada, per la qual cosa ho anche segrete istruzioni. L’insieme è da considerare veramente ben riuscito, compreso Robert Blum e Lena di Schwarzmarx, che certamente ogni allegro viennese conosce sotto molteplici aspetti. Il vero Blum non sarà più tanto tormentato dal dolore. Ma la vostra trovata di un pseudo-Blum è buona, e questo nome ha ancora molto peso in Vienna! Anche un’eroina delle barricate travestita non è male per i vostri scopi, per la cattura degli allocchi, infatti, ci vuole un grazioso uccello da richiamo con un nome dal suono eroico. Lo scopo santifica certo ogni mezzo! – E tu sei Cristo, il Signore stesso? Oh, questo è molto bello! Ora se Cristi simili della chiesa cattolica-romana non si mettono di nuovo sulle gambe d’oro, addio papa e Roma e pretaglia!”.

                    5.             Dico Io: “Amico! So che sei un protestante. Tu non sbagli sul cristianesimo romano, esso, infatti, è totalmente un abominio dinanzi a Dio in tutti i suoi sforzi avidi di potere, di cui però nessuno più gli riuscirà. Tu però disconosci enormemente Me e la Mia piccola compagnia! Non ti voglio addossare più nulla, poiché tu sei libero e puoi credere e fare ciò che vuoi. Ancora una volta però ti sia detto che tu non ti trovi più nel mondo della materia, ma in tutta serietà, nel mondo degli spiriti. E che tutto ciò che vedi oltre di Me e i Miei accompagnatori, non è che vuota apparenza, che però potrebbe diventare per te realtà spirituale se tu volessi unirti a Me. Ma nel tuo cuore sei ancora troppo lontano dal Mio Regno e così non puoi riconoscerMi nella tua cecità. Rimani perciò dove e ciò che sei; forse più avanti ci vedremo ancora una volta”.

                    6.             Dice il sergente: “Ne sarò molto lieto, se non in questo, allora forse davvero in un altro mondo! – Tra l’altro auguro un buon disbrigo dei vostri affari nella città! Lo stato d’assedio che persiste ancora, potrebbe essere favorevole alla vostra impresa, perciò ancora una volta: tanti auguri e un bel saluto a Maria-Zell![7] Adieu!”.

                    7.             Ora noi ci rechiamo senza altro impedimento all’interno della città, ed il sergente con tutti i suoi ci segue con lo sguardo. Quando anche l’esattore del dazio si avvicina per sapere come stiano le cose con questi strani viaggiatori, il sergente dice: “Questi sono gesuiti camuffati da devoti missionari! Sai, da quando la chiesa è nuovamente libera nella nostra cara Austria, i suoi preti hanno di nuovo tirato fuori la vecchia scala di Giacobbe e l’hanno appoggiata direttamente al Cielo. Perlomeno non è così veloce con le vecchie punizioni imposte dalla chiesa e nemmeno con le penitenze d’oro dei crociati. Noi però otterremo presto le più commoventi notizie dei più straordinari miracoli da tutte le parti!

                    8.             Così quei sei per esempio, secondo la propria dichiarazione, erano niente di meno che Cristo stesso, il quale ora guarirà tutti gli ammalati ecc.! Forse aiuterà anche a tirar su le finanze di Roma. I primi tre erano Pietro, Paolo e Giovanni l’evangelista. Hanno portato con sé anche una persona dall’immagine pulita, sotto il nome di Lena di Schwarzmax, l’eroina delle barricate! E ora morirai di stupore: anche Robert Blum! Ebbene, ti piace questo scherzo? I miei uomini, che sono di debole spirito romano se la sono data a gambe e mi hanno lasciato solo! Ora, amico, che ne dici di questa conquista dell’anno 1848?”.

                    9.             Risponde l’esattore del dazio: “Mio caro amico, questa storia sulle prime sembra un po’ comica, ma in fondo, come mi dice il mio più intimo sentimento, in essa c’è qualcosa di molto serio! Voglio in ogni caso ammettere che i preti cercheranno di scoprire, con la loro ritrovata libertà ecclesiastica, in che modo possa di nuovo essere risvegliata una superstizione popolare per loro auspicabile! Ma in questa maniera, amico, essi la lasceranno stare. Non sono certo amico dei preti. Io però credo che nessuno si presterebbe ad una faccenda simile, perfino se da questo avesse da aspettarsi ragguardevoli vantaggi.

                  10.           Di questa storia io ritengo qualcosa di molto diverso: o questi sei sono delle persone altolocate travestite, oppure sono sul serio ciò che hanno dichiarato di essere. Sinceramente detto, tutta la storia della mia vita qui a ‘Vienna’ mi pare molto strana. E questo mi fa sempre più supporre di trovarmi o in una vita da sogno oppure di essere tormentato da qualche strano giramento di testa. Così, per esempio, da circa due anni non ho visto un carro e tanto meno una carrozza padronale, il che è veramente molto strano. Inoltre qui passano pochissime persone. E di un ingresso di generi alimentari non se ne parla proprio. Di solito vengono introdotte delle radici ed erbe a me completamente sconosciute, anche lupi affumicati, volpi e piccoli orsi e una quantità di altre cose stupide, tanto che se ne deve francamente ridere. Perciò io per queste cose non posso riscuotere da nessuno delle tasse doganali, perché cose del genere non sono presenti nel tariffario daziale. Se fermo qualcuno per questo, egli non mi risponde nemmeno e prosegue indisturbato il suo cammino. A me però non passa nemmeno per la mente di fermare qualcuno.

                  11.           Ultimamente guardavo dinanzi a me, immerso nei miei pensieri, quando vidi una grossa moneta d’oro a terra ad alcuni passi dinanzi a me. Mi affrettai a raccoglierla. Quando sopraggiunsi, la moneta d’oro era scomparsa e al posto suo c’era una velenosa vipera calpestata, nera come il carbone. Volevo gettarla via col mio bastone. Non appena la toccai, si trasformò in un brutto uccello rapace, il quale involò non appena tentai di buttarlo via. – Negli ultimi tempi allo stesso modo sono stato colto in modo straordinario da un’apparizione: guardavo fuori dalla finestra, pioveva forte. Solo allora mi resi conto che da due anni non vedevo né piovere né nevicare. Corsi fuori velocemente per bagnarmi un po’. Ma della pioggia non v’era più traccia! Cominciai a riflettere sulle stranezze del tempo. Allora mi parve veramente strano che qui non avessi mai visto un sole e nemmeno so da dove ci venga la luce. Oppure a te è capitato di vedere una volta una vera notte? Oppure hai visto un inverno, una primavera, un’estate o un autunno? Qui tutto persiste nella stessa condizione, e non ci accorgiamo proprio che le cose sono così strane!

                  12.           Da questi avvenimenti sono costretto a credere che, in effetti, non ci troviamo sulla vera Terra e secondo il corpo siamo già morti. E inoltre questi sei uomini possono essere facilmente ciò che hanno dichiarato di essere. Sai una cosa, io li seguirò! Su di loro devo venire in chiaro!”.

                  13.           Risponde il sergente: “Allora aspetta, vengo anch’io con te!”. I due si mettono subito in cammino e ci seguono velocemente.

                  14.           Appena ci raggiungono presso una casa nella quale Pietro ci aveva prima preceduto per guarire gli ammalati, dice l’esattore: “Miei sublimissimi amici, e particolarmente Tu, Sapiente originario di Nazareth! Il vostro discorso mi ha colpito e destato al punto che poi ho cominciato ad accorgermi di altre cose ancora. Nello stesso tempo mi è passata una sensazione così benefica alla presenza vostra che quasi non potevo trattenermi dal seguirvi subito. Io ho lottato per un po’ contro questa sensazione, adducendo a pretesto il mio dovere di pubblico ufficiale. Ma il mio sentimento mi diceva potentemente: ‘Quale imperatore, quale re! Se Iddio ti chiama, l’imperatore e il re cessano di esistere per l’eternità!’. – E a tale voce del mio sentimento ho voltato subito le spalle alla dogana, ho seguito il mio impulso interiorissimo e ora sono qui con voi, cari amici! Permettetemi di poter rimanere con voi, almeno per un po’, finché io possa ottenere, dalla vostra bontà e sapienza, tanta conoscenza e sapere dove sono e che cosa sono effettivamente qui. Questa è realtà o soltanto un sogno eterno? Vivo ancora sulla Terra? Sempre più ne dubito. Se vi è possibile, accendete una piccola luce nella mia zucca!”.

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Cap201

L’esattore del dazio è accolto dal Signore, il sergente mandato indietro

Missione di Paolo nella casa del ‘Al buon Pastore’

                    1.             Dico Io: “Ho, sì, questo lo facciamo ben volentieri! Soltanto che anche tu non devi tralasciare di fare la tua parte. Rimani dunque con noi e presta attenzione a tutto ciò che diremo e faremo. E fa ciò che ti pare giusto, allora verrai presto e rapidamente in chiaro!”,

                    2.             A questo punto si fa avanti il sergente e dice: “Amico, posso rimanere anch’io? Anch’io, infatti, ho bisogno di una luce migliore!”. – Gli rispondo Io: “Tu sei come una volpe e presumi troppo di te. Ma non sarà accolto ognuno che viene e dice: ‘Amico, anch’io voglio restare presso di te!’. – Chi vuole restare presso di Me, costui deve essere di un cuore più puro del tuo. Tu non hai mai creduto in Cristo, come potresti ora seguire Colui che ritieni per uno scaltro gesuita? Noi certamente ci vedremo una volta ancora, ma per adesso sarebbe troppo presto per il tuo riconoscimento. Perciò torna pure indietro al tuo posto. Dà prima al tuo imperatore il suo, e vedi poi come potrai dare a Dio il Suo! Tu sei stato invitato e non hai creduto che valesse la pena seguire l’invito. Perciò quelli sulle strade e staccionate verranno da Me e terranno un banchetto con Me prima che i primi invitati”.

                    3.             Dice il sergente: “Con questo linguaggio un uomo onesto si sente comunque già male. Perciò addio!”. A questo punto il sergente ritorna al suo posto imprecando.

                    4.             L’esattore del dazio però dice: “Da quest’uomo non l’avrei mai creduto! È difficile accettare Cristo quale Dio onnipotente, poiché sotto il concetto di Dio ci s’immagina qualcosa di infinitamente grande e santissimamente sublime, mentre Cristo era certo solo perfettamente un uomo come ogni altro uomo – con la sola differenza che Egli era più colmo dello Spirito di Dio che un Mosè, un Samuele, un Elia e altri profeti ancora. Ma respingere Cristo completamente senza riconoscerGli almeno la dignità di un sapiente, questo è qualcosa di troppo grosso!”.

                    5.             Dico Io: “Bene, ma tu, cosa pensi di Cristo?”. – Risponde l’esattore del dazio: “Oh, io Lo ritengo per la somma Essenza Divina, quale non si può trovarne una più grande, migliore e completa. Mi serve poco un Dio se, quale Essere infinitamente grande, non potrà mai essere visto da un limitato essere creato. Cristo a me sta bene! Ma un qualunque Dio-Padre infinitamente grande oppure uno Spirito Santo ancora più incomprensibile, possono essere per me ciò che vogliono, mai mi daranno fastidio. Io mi attengo solo a Cristo, al resto ci penserà Lui!”.

                    6.             Dico Io: “Giusto così! Attieniti solo a Lui quanto più strettamente puoi! Tutto il resto verrà da sé. – Ora però viene fuori Pietro dalla casa. Vogliamo ascoltare quale risultato è riuscito ad ottenere”. – Dice Pietro: “Signore qui la situazione è molto grave! Senza giudizio si otterrà poco. Perché c’è un’ostinazione, una cecità e una follia che difficilmente si sarebbe potuto trovare perfino a Sodoma e Gomorra. Se fosse stato possibile, in verità, queste canaglie mi avrebbero fatto a pezzi! Signore, questi malati hanno bisogno di un medico insolito così come di una medicina insolita!”.

                    7.             Rispondo Io: “E va bene, allora lasciamoli! Non c’imporremo a nessuno, dunque andiamo avanti!”. – Interviene Robert: “O Vienna, o Vienna! Anche tu hai giudicato coloro che sono stati inviati a te! Il Signore ti perdoni! Non mi vendicherò di te, ma poiché tu vuoi dimenticare il Signore, sarai visitata potentemente. Tu non vuoi accettare il Signore, sebbene Egli voglia guarirti. Per questo verrà su di te una grande tribolazione, una grande pena e calamità! Allora griderai: ‘Signore aiutami!’. Ma il Signore proseguirà oltre, e l’aiuto per te arriverà troppo tardi!”. – Dico Io: “Sì, hai ragione! Qui su questo cammino non voglio profetizzare, ma lo prenderemo come lo troveremo. Se però dappertutto riceveremo un’accoglienza simile, allora, Robert, dovrai tu aver pienamente ragione!”.

                    8.             Ora andiamo oltre e presto giungiamo ad una casa sul cui muro esterno è raffigurato un ‘Buon Pastore’. – Interviene Helena: “Signore, qui dice ‘al Buon Pastore!’. Dietro un’insegna simile dovrebbero dimorare degli spiriti un po’ migliori!”. – Dico Io: “Non voglio pronunciarMi, ma entrate dentro e indagate!”. – Dice l’esattore delle tasse: “Per quanto ne so io, questa casa non ha mai ospitato qualcosa di particolare. Penso che sarà ancor peggio della precedente”. – Risponde Robert: “Possiamo sempre tentare, che cosa ci può succedere?”.

                    9.             Dice Giovanni: “Se volete, vorrei entrare io in questa casa”. – Dice Paolo: “Fratello nel Signore, posso trattare più efficacemente io con i pagani, perciò lascia a me fare qui il tentativo! Poiché tu, fratello amato, sei troppo dolce per questi esseri e concluderesti anche poco. Io però sono un po’ brusco e severo e pretendo dove tu sei solito chiedere. Ma se non concludo nulla io, anche voi, tu e Pietro, otterrete la stessa cosa”. – Risponde Giovanni: “Caro fratello, ti concedo volentieri quest’incombenza in casa di Robert. Penso però che qui anche i tuoi passi saranno vani. Poiché dove manca l’amore, la severità resta a mani vuote!”.

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Cap. 202

Paolo nell’associazione proletaria ‘Al buon Pastore’

L’apostolo come produttore d’oro

Teoria dell’inflazione e vacillamento della vita

Parabola della gara di corsa

                    1.             Paolo ora entra nella casa e dice ad un mucchio di uomini che proprio in quel momento tengono un consiglio segreto su come mettere in atto una dimostrazione contro il ministero: “La pace sia con voi! Io sono l’apostolo Paolo, un servitore di Cristo Gesù, inviato a voi dal Signore stesso. Vi esorto, con tutto l’amore, pazienza e dolcezza cristiana, a rinunciare al vostro infruttuoso consiglio, alle vostre brame impure e alle opere che ne scaturiscono! Volgete i vostri cuori al Signore, portate dinanzi a Lui le vostre pene, ed Egli vi aiuterà veramente! Davanti a voi non chiuderà il Suo Orecchio e il Suo Cuore se nella vostra afflizione pregate nel vostro: ‘Signore, Tu amorevolissimo Padre santo, aiutaci nella nostra grande miseria, poiché anche noi siamo figli Tuoi!’. Se pregherete così, il Signore sarà in mezzo a voi e darà ad ognuno il suo. – Pensate che ogni aiuto umano non è un vero aiuto. Cercate dunque il soccorso presso Dio, il Signore di tutte le Meraviglie, e sarete veramente aiutati per l’eternità!”.

                    2.             Avanza uno dal mucchio e dice: “Che cosa vuoi tu, prete camuffato? Vedi di andar via, altrimenti conoscerai Gesù Cristo nel migliore dei modi!”. – Risponde Paolo: “Caro amico, io ti dico che tu e tutta la tua compagnia da tempo non vi trovate più nel mondo, bensì nel regno degli spiriti. Voi però continuate a comportarvi come se foste nella vostra carne sulla tenebrosa Terra. Lasciatevi perciò esortare e rendetevi conto di questo stato interiore!”.

                    3.             Grida quello che s’era fatto avanti: “Fuori con questi arcipreti! Adesso questo tipo ci vuol far credere che noi saremmo già morti! Ah, qui lo scherzo va troppo oltre! Che si spacci per Paolo è sicuramente una finzione fanatica della nuova associazione paolina, quindi va rinchiuso in manicomio! Ma che noi saremmo già spiriti, questo è troppo! Perciò fuori con un Paolo simile!”.

                    4.             Risponde Paolo: “Ascoltate, voglio dirvi ancora una parola, e dopo potete cacciarmi fuori o trattenermi, come vi pare. Quando io stesso a Damasco in Asia, circa 2000 anni or sono, fui scelto quale inviato di Cristo, allora mi accadeva non raramente, come qui adesso, di essere a volte attaccato ancor peggio a causa dell’insegnamento di salvezza di Gesù, divenuto odioso presso gli arcigiudei e altre popolazioni ancora. Quando però dicevo a qualcuno: ‘Amico, esamina l’insegnamento e trattieni ciò che ti sembra buono! Non ti costa nulla, se non la tua volontà e, per esaminarlo, solo un po’ di intelligenza!’. Allora qualcuno si calmava, mentre di primo acchito mi avrebbe sbranato dalla collera. E alla fine qualcuno divenne egli stesso un seguace zelante dell’insegnamento di salvezza e di vita di Gesù. E così io dico ora anche a voi: esaminate prima ciò che vi ho detto! Se avete trovato qualcosa che si potrebbe realizzare in voi, che cosa vi può impedire di accettarla e regolare di conseguenza la vostra vita? In verità, dovreste essere proprio dissennati se scacciaste da voi il meglio e tratterreste il meno buono! Perciò esaminate, esaminate, e soltanto dopo giudicate!

                    5.             Che cosa ho io a che fare con la nuova associazione paolina? Io vi dico: nell’insegnamento e nello scopo pratico essa è da me più distante del mondo più materiale dal Cielo più spirituale! Più di così io, quale vivente Paolo in carne e d’ossa, non posso dire. Potete desumere sufficientemente dalla mia dichiarazione che non sono un oscuro prete e tanto meno ancora un socio paolino!”.

                    6.             Ora parlano parecchi in modo assai proletario: “Si, il discorso non è proprio così stupido. Ma ci sono comunque due cosette troppo sciocche! E queste sono che tu affermi di essere il vero Paolo e che noi saremmo già morti! Se così fosse, non avremmo corpi e saremmo puri spiriti, oppure non saremmo proprio più, che è la cosa più certa. Oppure gli spiriti da te citati hanno anche corpi?! Se questo fosse il caso, potresti aver ragione, altrimenti no in eterno!”.

                    7.             Continua Paolo: “Io vi dico: esaminate e si dimostrerà se io ho detto una non verità!”. – Rispondono i parecchi: “Esaminare, esaminare, è facile a dirsi! Ma come, questa è un’altra questione. Come dovremmo esaminare questo? Dobbiamo forse sottoporlo ad un ministro?!”.

                    8.             Dice Paolo: “Non avete denaro con Voi?”. – Rispondono gli altri: “Denaro? Che stupida domanda! Come andremmo d’accordo noi e il denaro! E in più a Vienna, dove già da molto non esiste più denaro! Denaro cartaceo sì, ma denaro vero non ce n’è più da tempo! Se ti basta uno di questi stracci, possiamo offrirtelo”. – Risponde Paolo: “Fate vedere, e vedremo cosa si può fare!”.

                    9.             Parla il portavoce dell’associazione: “Guarda, tu che vuoi a tutti i costi essere il famoso Paolo, prendi dunque il nostro guadagno, un vero straccio da dieci scudi! Convertilo, se ti è possibile, in dieci ducati, e conta poi sulla nostra gratitudine generale!”.

                  10.           Paolo prende la banconota da dieci scudi e la converte subito in dieci veri pesanti ducati. – I soci dell’associazione si stupiscono al sommo grado e dicono: “No, amico, tu puoi di più che arrostire pere! Ah, questo è veramente più che troppo! Così questo sarebbe un artista secondo il cuore di Rotschild e ancora molti milioni di cuori! Ascolta Paolo, ti teniamo con noi! Tu sei ben accetto di tutto cuore!”.

                  11.           Risponde Paolo: “Non è per questa ragione che faremo amicizia, ma che con questo possiate rendervi conto della forza di Dio in me e vedere che non sono un bugiardo e ingannatore!! Vi ho chiesto una moneta, e voi tutti non eravate in possesso nemmeno di un vero scudo. Questo dimostra la vostra vita qui, che voi supponete ancor sempre per una vita terrena materiale.

                  12.           Con la banconota da dieci scudi però mi avete dato una vera testimonianza sul contenuto della vostra vita! La vostra vita attuale somiglia proprio a questa pessima cartamoneta, il cui valore interiore equivale a niente. Voi vorreste fare della vostra falsa vita, completamente senza valore, una vita vera, ma il vostro sforzo è vano. È impossibile rivalutare tutto ciò che è senza valore con qualcosa di altrettanto senza valore: se scambiate o riscuotete carta per altra carta ancora, quale valore ha questa allora? Io vi dico: nessuno! Più carta nuova viene emessa per quella vecchia, tanto più senza valore diventano entrambi.

                  13.           Proprio così è anche con la vita! La vita terrena è di per se stessa completamente senza valore. Il suo valore consiste solo in questo: con una giusta speculazione si può ottenere, in cambio dell’apparente vita terrena, una vita vera al cambio della Banca divina. Ma se valorizzo la vita terrena solo per entrare nel mondo spirituale in una vita ancora più vuota, allora accetto della pessima carta come migliore della precedente e sono perciò uno sciocco e uno speculatore insensato!

                  14.           Non avete mai visto una corsa in cui dei bravi corridori gareggiano entro certi limiti per raggiungere per primi l’agognata meta stabilita? Il premio vale per tutti! Ma coloro che non si sforzano di correre meglio, devono imputare a se stessi se restano a mani vuote. Io però vi dico: correte tutti, perché il premio è grande e ce n’è per tutti! Ma se volete correre bene, dovete abbandonare tutte le cose vane e sciocche, affinché nulla v’impedisca la corsa e i piedi non si stanchino prima del tempo! La corsa è una lotta con regole stabilite. Chi lotta però, lotti seriamente, perché il premio è una cosa buona. Chi però non lo desidera seriamente con ogni sforzo, rimane un povero diavolo in eterno!

                  15.           Su vostra richiesta ho fatto della banconota da dieci scudi, dieci buoni pezzi d’oro, e voi ne avete una grande gioia! Io l’ho fatto con la mia forza segreta, per mostrarvi che cosa si può fare della vostra vita cartacea, se ne avete ancora desiderio. La vostra attuale apparente vita materiale, infatti, somiglia del tutto alla banconota da dieci scudi, la quale non ha un reale valore, perché non possiede nulla di reale per coprire il suo valore nominale. Ma se qualcuno riesce a mettere, come ho fatto io, dieci ducati reali dietro a questa banconota, certamente essa otterrà un’alta rivalutazione. Dunque lasciatevi anche voi trasformare così! Gettate lontano da voi tutto ciò che è sciocco, vuoto e senza valore! Rendete leggeri i vostri piedi e cominciate la corsa verso la meta della vera vita. E al mio fianco riceverete un giusto premio!”.

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Cap. 203

I sette recuperati

Apostolato di Paolo per i rimanenti

Discordo sul tempo della Grazia particolare

Le accecanti voglie carnali

                    1.             Dice il primo dell’associazione che si fa avanti per gli altri: “Parla proprio come un libro stampato! E s’intende anche un po’ di magia nera! E inoltre ha un magnifico sentimento! E per quanto suoni sciocco il fatto che lui ritenga noi degli spiriti e se stesso per apostolo – la sua affermazione non sembra di essere così vuota! A me è già capitato qualcosa che non ho voluto dirvi. La cosa però è proprio così e perciò penso che dovremmo seguire questo Paolo! Egli non ci vorrà certamente male!”.

                    2.             Dice un altro: “Possiamo sempre tentare! Se c’è qualcosa di vero, non può essere nulla di male. E se non vi è nulla, non abbiamo perso nulla. Va bene, noi cinque siamo d’accordo con te! Quello che fanno gli altri, non ci riguarda. Noi però ci stiamo!”. – Riprende il primo: “Se ce ne fosse ancora uno, faremmo proprio il sacro numero sette! Ebbene, non c’è nessuno che ne abbia voglia?”.

                    3.             Dalla moltitudine si fa avanti uno e dice: “Orbene, poiché tra tutti voi sono il più stupido, voglio entrare nel vostro numero sacro. E così ora sarebbero riuniti ‘I sette svevi’! Dovete però permettermi che possa seguirvi quale ultimo e che vi dica ‘Jockele, va tu avanti, tu hai gli stivali!’. Finché andrà bene, sarò con voi ovunque. Ma se comincerà ad andare storto, io, quale ultimo, sarò il primo a tornare indietro. Del resto anche nel vangelo sta scritto da qualche parte: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi – vale a dire a darsela a gambe!

                    4.             Voi sapete che sono sempre stato, e lo sono, un tipo allegro. Il fatto però che noi dovremmo essere già morti, non mi va, perché dovremmo certo saperne qualcosa! Il morire non è poi una cosa così senza importanza, tanto che l’interessato possa dimenticarsene totalmente. Ma sia come vuole, per dieci ducati si può collaborare: io stesso avrei ancora una mezza dozzina di stracci da dieci scudi. Forse il buon Paolo mi convertirà anche questi in pezzi d’oro!”.

                    5.             Così il settimo si rivolge a Paolo e dice: “Ascolta, caro e buon amico, ho qui ancora giusto sei di tali stracci. Non potresti trasformare anche questi in oro?”. – Risponde Paolo: “Perché no, se può servirti nella tua cieca opinione! Dove li hai?”.

                    6.             Risponde il settimo: “Eccoli qua – quasi tutti appiccicati tra loro!”. – Paolo li tocca appena e nello stesso istante diventano sessanta ducati. – Il settimo quasi si lascia andare per lo stupore e dice dopo un po’: “Adesso è chiaro, questo è un miracolo della migliore specie! Prima pensavo che fosse soltanto illusione. Ora però io credo anche a tutte le opere miracolose di Cristo e a tutto ciò che prima non avrei mai potuto credere. Guarda, buon uomo Paolo, ora penso anche che sei veramente il vero Paolo, come anche credo che siamo già morti”.

                    7.             Dice quello che si è fatto avanti per primo: “Sì, anch’io ora ci credo fermamente! Ma non tanto per l’opera miracolosa, quanto per il suo precedente discorso. Lì, infatti, c’era veramente il vecchio Paolo nello splendore come un tempo ha vissuto in carne e ossa! E più rifletto in me sul discorso, tanto più trovo Paolo e tanto più verità! La creazione dei ducati è certo molto abbagliante, ma che sia anche buona e vera, questa è un’altra questione. Nel mondo degli spiriti possono certamente comparire molte cose meravigliose. Il buon Paolo può solo fermamente immaginarsi cento o mille ducati, e poiché gli spiriti riescono a vedere i pensieri, così anche noi, quali spiriti, possiamo ammirare i pensieri di Paolo trasformati in ducati!”.

                    8.             Dice il settimo: “Sì, ma com’è che anche noi, quali spiriti che ci occupiamo già da molto tempo di puri e risonanti pensieri, al posto di ricevere carta straccia, non è comparso nemmeno un pessimo centesimo di rame. Dunque dietro la trasformazione dei ducati paolini deve celarsi qualcos’altro che solo pensieri fissati!”

                    9.             Continua il primo: “Non posso negarlo! Ma con tutto ciò rimango lo stesso dell’idea che il suo discorso è stato meglio dei suoi ducati trasformati!”. – Incalza il settimo: È vero, ma egli nel suo discorso ha dimostrato anche cosa significhi veramente per noi i suoi ducati convertiti. Noi possiamo quindi metterli sullo stesso piano del suo discorso”.

                  10.           Dice Paolo: “Tutta la vostra compagnia è costituita da 120 persone. Sette di voi si sono adeguati alle parole e alle mie azioni. Quindi ne rimangono ancora 113 che non si sono adeguati! Che sarà di loro?”. – Risponde uno di questi: “Noi rimaniamo e non abbiamo più bisogno dell’insegnamento e del tuo oro!”.

                  11.           Dice Paolo: “Ora la porta per il Regno di Dio è aperta! Chi vi vuole entrare, anche vi entrerà. Ma chi non vuole entrarvi ora, difficilmente entrerà quando la grande porta della Grazia particolare sarà nuovamente chiusa! Poiché anche se il Signore è immutabile nel Suo Amore e nella Sua grande Misericordia per tutte le creature e figli Suoi, ciononostante Egli non è sempre uguale nel donare la Sua Grazia particolare. Non tutti la ricevono, ma soltanto quei pochi che sono già stati eletti sin dall’inizio e per questo sono già preparati per poter afferrare e sopportare in sé la Grazia particolare senza danno per il proprio essere. Anche i profeti non ci sono in ogni tempo. Non ogni anno terrestre fa comparire i suoi. Poiché appena di cento in cento anni, secondo il conteggio del tempo terreno, vengono risvegliati profeti secondo la Volontà del Signore dalla Sua Grazia particolare. Essi contemplano le cose dello spirito e ascoltano la Parola dalla Bocca di Dio, annunciando poi entrambi ai deboli e ai ciechi della Terra, affinché anche questi diventino beati e possono entrare nei Cieli della Grazia divina.

                  12.           E così ascoltate voi sordi, e guardate voi ciechi! Ora è di nuovo una tale epoca della particolare Grazia del Signore! Messaggeri dai più alti Cieli attraversano in tutte le direzioni le basse e bassissime sfere del tenebroso mondo degli spiriti! Sì, il Signore stesso fa la stessa cosa per far felici gli infelici! Sulla Terra e su tutti i corpi mondiali vengono ora risvegliati profeti speciali e servitori del Signore e danno agli altri uomini la Luce e la Parola dai Cieli!

                  13.           Purtroppo solo pochi se ne curano. Molti fanno quello che fate voi: essi ridono in faccia ai profeti e si fanno beffe di loro o li minacciano perfino! Questo tempo però passerà presto e la porta della Grazia particolare di Dio sarà nuovamente chiusa ai figli del mondo per molto tempo. Quando poi griderete nella grande miseria, non riceverete nessuna risposta. E così anche cercherete, ma non troverete. Adesso però che ancora è il tempo della Grazia particolare, basta semplicemente che lo vogliate e sarete accettati! Ora, infatti, siete voi ad essere chiamati e noi a bussare alla porta del vostro cuore. Basta dire seriamente ‘avanti’, e l’accoglienza nel Regno di Dio è cosa fatta! Ora il Signore fa tutto ciò che volete per la vostra beatitudine eterna. Ma trascorso questo breve tempo della Grazia particolare, potrete fare tutto il possibile e tuttavia non otterrete nulla!

                  14.           Io però vedo i vostri sentimenti! In seguito a ciò non volete ascoltare lo Spirito, e non volete seguire la Sua soave Voce proveniente dai Cieli, perché voi ascoltate la voce morta della vostra presunta carne e volete donne per trascorrere con loro il resto della vostra vita! Il vostro aspetto da caprone però non piace più alle donne. E quelle che trovano in voi ancor piacere, non piacciono ai vostri sensi, perché voi lussuriosi caproni carnali, volete solo carne giovane e fresca.

                  15.           Aspettate però ancora un po’! Questo tempo della Grazia particolare non durerà più a lungo, e poi verranno donne da voi alle quali servirete oltre ogni misura! Allora urlerete, vi lamenterete e vorreste allontanarvi dalla loro carne, ma tutti i vostri sforzi saranno vani. Le donne getteranno intorno ai fianchi vostri delle funi roventi fatte di serpenti e vi faranno sprofondare nella fossa della perdizione in eterno, da dove nessun futuro tempo di Grazia potrà più liberarvi! – Guai ad ognuno in questo mondo degli spiriti, come anche ad ogni lussurioso nel mondo, se si distoglie dalla Grazia e rivolge i suoi occhi alla carne femminile! Quanto è vero che vive un Dio e quanto è vero che la Sua Parola passa ora dalla mia bocca a voi, tanto è vero che tutto quello che la vostra brama ora mostra come un cielo pieno di piacere e alletta il vostro cuore, in breve diventerà per tutti voi un Inferno della specie più orribile!

                  16.           Voi vi lamentate sui governi dei principi mondani, perché avete troppo bisogno di lusso e con ciò ci rimettete. Questo però vi da fastidio principalmente a causa della vostra carne insoddisfatta! Perché le vostre finanze non bastano e, in un certo modo, dovete mangiare le bucce insieme ai maiali, e questo solo raramente; così siete pieni di rabbia verso i principi, i quali possono avere le donne più belle, tante quante ne vogliono.

                  17.           Voi però non volete rendervi conto che Dio, il Signore, fa succedere questo affinché riconosciate che Egli vi ha destinato a qualcosa di meglio che soltanto per le opere della carne. L’uomo, finché vive in un mondo, nella vera carne della morte, deve compiere anche le opere della carne, secondo un saggio scopo e misura – ma non quale fine del suo essere, bensì come un’oggettiva funzione materiale, come ce ne sono parecchie per il servizio della transitoria carne morta.

                  18.           Chi su un mondo lo fa secondo misura e scopo, costui fa bene. Ma chi se ne astiene del tutto, costui fa meglio. Il Signore, infatti, non ha dato alla carne questo senso come una necessità, ma come una qualità per un equilibrato e saggio uso. Chi invece ne fa un’esigenza, è un misero peccatore. La grazia di Dio abbandona il suo cuore, poiché egli obbedisce alla muta legge della carne e così si edifica un cielo di caproni e di cani secondo la giustizia della morte e del giudizio!

                  19.           Lo comprenda, chi può comprenderlo: chi trova un piacere in una legge su cui grava un giudizio e osserva così la legge per amor della lussuria, ha già in sé il giudizio. Chi però porta in sé il giudizio, costui è uno schiavo ed in tutta verità è maledetto per la libertà in Dio.

                  20.           Perciò dovete stare al di sopra della legge carnale mediante il libero potere dell’abnegazione, mediante l’amore e la fede vivente in Dio, il Signore, affinché diventiate liberi da ogni legge e da ogni giudizio! Uno schiavo della legge, naturale o morale che sia, non potrà entrare nel Regno di Dio se prima non è diventato libero da ogni legge. Nessuno è giudicato nel Regno di Dio secondo la legge, ma la legge stessa è già il giudizio. Solo colui che s’innalza liberamente su ogni legge nell’amore per Dio, costui diventerà anche libero in Dio e in tutta la verità! L’amore in Dio, infatti, è l’unica verità!

                  21.           Ora avete ascoltato tutto, e nessuno può giustificarsi dicendo di non averlo mai sentito! Fate perciò cosa vi sembra meglio!”.

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Cap. 204

Buona risposta di uno dalla schiera

Ultimo discorso di Paolo agli ostinati

L’allegro viennese ed i grossolani tirolesI

Tutti vanno oltre

                    1.             Dice uno dal mezzo dei centotredici: “Questo discorso è stato importante e mi svela alcuni misteri della vita. Chi è attaccato alla legge, costui pende come alla forca dello spirito della legge. Il peccato e la punizione che ne consegue non sono altro che figli della legge. Più ci sono leggi, tanto più ci sono disubbidienze e punizioni. La legge è certamente necessaria per gli uomini terreni, ma oltre a ciò in ogni caso sempre un male e una maledizione nella società.

                    2.             Se gli uomini fossero veramente uomini così come dovrebbero essere, non avrebbero certo bisogno di nessuna legge e starebbero molto al di sopra di ogni legge. Ma poiché gli uomini come uomini sono spesso più bestie della specie peggiore, ci vogliono così anche leggi adeguate, attraverso le quali le selvagge passioni dell’umanità vengono domate. Che cosa sarebbe una grande comunità umana senza ordine della legge? Perciò ci devono essere leggi come un male contro un altro male. Ciò nonostante si può certo sempre immaginare una saggia società di uomini che non ha bisogno di nessuna legge e in questo modo dovrà essere anche completamente libera e felice. Tutto ciò lo comprendiamo proprio bene e possiamo dare solamente ragione a questo Paolo.

                    3.             Ma come può un uomo di così dichiarata sapienza elevarsi al di sopra della legge, sia che questa possa essere naturale, morale o politica? Se la si osserva, si è evidentemente uno schiavo della legge. Se ci si mette al di sopra, si viene portati davanti al tribunale, dove toccherà la maledizione della legge. Ma se si fa della legge una certa seconda natura di vita e si prova un vero e proprio piacere nel suo adempimento, simile a quello che prova un boia nell’esecuzione del povero peccatore, allora alla fine si è diventati una legge vivente. E poiché la legge stessa è una maledizione per l’uomo, così dunque un uomo, che è arrivato a diventare la legge di se stesso, deve essere la più ostinata maledizione. In verità, questo significa: Signore, chi mai potrà salvarsi dalla legge!

                    4.             Noi siamo costituiti di solo dovere e necessità. La necessità è puramente dal diavolo, e il dovere non è molto meglio. Ciò che una volta deve accadere secondo la Volontà di un’onnipotente Divinità, questo è già giudicato. Ciò che però dovrebbe accadere in base alla libera volontà umana, non è ancora giudicato, ma è nella costante attesa di giudizio.

                    5.             Ora vi domando, quale vostro amico: che cosa dobbiamo fare? – Quest’uomo col nome dell’apostolo, oppure, per conto mio, l’apostolo stesso, ci ha spiegato chiaro e tondo questa storia. Lo seguiamo? All’Inferno, che certamente non esiste, non ci condurrà e nemmeno davanti ad un tribunale! E così possiamo seguirlo fuori in strada. Là si vedrà che cosa vuol fare propriamente di noi”.

                    6.             Dicono gli altri: “Sì, sì, se dovessimo veramente già essere nella cara eternità, sarebbe stupido da parte nostra se non dovessimo seguire un Paolo! E se quello che troviamo fuori non ci dovesse piacere, possiamo sempre tornare indietro, poiché fuori possiamo essere costretti a fare qualcosa altrettanto poco quanto qui dentro”.

                    7.             Parla ora nuovamente Paolo che nel frattempo è rimasto silenzioso: “Come siete liberi qui, altrettanto dovete esserlo nel seguire il mio insegnamento e il mio buon consiglio! Miei cari fratelli in Dio, il Signore, che cosa perdete veramente se lasciate questa stanza? Niente che una vana attesa di una lussuriosa prostituta, la quale inganna la vostra cieca eccitata immaginazione, ma che per voi comunque, in una tale condizione di natura limitata, in verità non si trova da nessuna parte. Che cosa è una vuota immagine fantasiosa rispetto alla verità? Io però voglio darvi la pienissima verità per tutto questo vuoto ripugnante! Che cosa vi può ancora impedire di seguirmi nelle sante sfere della luce, della verità e della vita, che è l’Amore in Dio, il quale è Cristo, l’Eterno, il Veritiero?

                    8.             Già da qualche tempo vi trovate qui senza corpo nella vostra attesa immaginaria. Ma quali successi avete ottenuto? Vedete, proprio nessuno, all’infuori del fatto che di tanto in tanto si è fatto vedere, per alcuni istanti, una nebbiosa immagine di un essere femminile e poi è nuovamente scomparsa. Questo è tutto ciò che avete da dimostrare quale vostra beatitudine! Nemmeno un pessimo vino e non un boccone di pane; in breve, non avete gustato proprio niente! E tuttavia all’inizio non volevate sentir ragione di lasciare questo vacuo luogo che non serve a nulla.

                    9.             Ben per voi che ora avete preso la decisione di seguirmi! Poiché solamente adesso giungerete là dove sono di casa la verità e la realtà primordiale di ogni essere ed esistenza. Nel mondo tutto è menzogna ed inganno. La vostra possidenza, la vostra scienza, le vostre arti e i vostri tesori, la vostra vita stessa – non è stata nient’altro che menzogna e inganno! E se il mondo materiale fosse qualcosa di meglio, allora dovrebbe essere stabile, come la verità stessa rimane stabile in eterno! Ma che cosa rimane stabile nel mondo? Io vi dico, nemmeno la Parola di Dio! Anche questa, infatti, è offuscata dalla menzogna del mondo e trasformata poi in ogni genere di stupidità, falsità e cattiveria. Perciò è data all’uomo celata, affinché non sia contaminata nella sua santità. Il mondo non è altro che una menzogna per un determinato periodo di prova. Cessato questo tempo nell’uomo, comincia, infatti, il Regno di Dio dell’eterna verità! Allora ponete anche in voi fine al mondo, affinché il Regno di Dio possa prender posto in voi! E così dunque, seguitemi tutti!”.

                  10.           Dice uno, che per sua natura è di buon umore: “Allora addio, dimora silenziosa, noi andiamo via da te con piacere! O caro fabbricato, quanta fame e sete abbiamo già sofferto in te e nessun’abbondanza di denaro! Quante volte ci siamo commossi fino alle lacrime tra le tue quattro mura, con le sue finestre basse che lasciavano passare solo poca luce attraverso le sue piccole e sudice superfici. Amici, che noi guadagniamo immensamente con la perdita di questa casa, sarà chiaro spero ad ognuno di voi!

                  11.           La cosa più comica in questa faccenda però è che noi tutti abbiamo interamente deposto i nostri sacchi di vermi e siamo solamente anime con pelle, capelli e ossa. Anche come anime però dobbiamo sentir fame e molta sete, ma abbiamo poco per calmarle! Da ciò proviene forse il detto del mondo: questa è una povera anima affamata e assetata. Sì, sì, non c’è che una misera vita a Vienna! Siamo contenti che non viviamo più sulla Terra! O Vienna, dove arriva la tua stupidaggine!

                  12.           Guarda, guarda, mentre chiacchieravo siamo arrivati tutti in strada! Com’è stato possibile? Non riesco proprio a ricordarmi di aver sollevato anche un solo piede!”.

                  13.           Dice il suo vicino, un individuo davvero grossolano: “Come puoi essere così scemo? Non vedi che questa è magia? Dio sia con noi!”. – Risponde l’umorista: “Se un tirolese non aprisse mai la bocca! Quando comincia a parlare un tirolese, la Terra intera trema di stupidità!”. – Dice il Tirolese: “Lascia perdere e non insultare, altrimenti ti arriva un pugno sui denti che vedrai i sorci rossi!”.

                  14.           Dice l’umorista: “O stupido tipo di un tirolese! Non vedi che adesso siamo spiriti che hanno solamente volontà e intelligenza, ma nessun corpo? Pietro! Deponi la tua spada, non serve a nulla! Chi di spada colpisce, di spada perisce! Questo sta scritto nelle Sacre Scritture! Le hai mai lette?”. – Risponde il tirolese: “Come posso averle lette se non sono mai andato a scuola! Ma so bene che le conosco meglio di te!”.

                  15.           Dice l’umorista: “Ora non diventare pesante come i monti del tuo paese! Guarda piuttosto là dove il nostro Paolo sta parlando con un caro e modesto uomo, e come costui gli stringe la mano per pura gioia! E poi guarda più a destra, una donna, come non ne esiste una seconda! Di’, questa è proprio una fuori del comune! Andiamo lì un po’ più vicino! Anima mia, questa mi sarebbe più cara del debito dello Stato austriaco! Che cosa ne pensi, tirolese butterato?”. – Risponde il tirolese: “Allora sei ancor sempre un povero stupido! Non vedi proprio che per noi su quell’albero non crescono fichi? Rimaniamo dove siamo, questo è molto meglio per noi!”.

                  16.           Riprende l’umorista: “Nevvero, non hai il coraggio, altrimenti ci andresti! Sì, sì, ti manca molto il coraggio! Io però ci andrò e presenterò al buon Paolo i miei ringraziamenti perché ci ha portato all’aperto per il nostro bene! Noi veramente siamo ancora nella nostra cara Vienna, ma almeno siamo in una delle sue strade più animate, dove c’è sempre molto movimento! E questo è già un enorme vantaggio”. – Dice il tirolese: “Vedi quanto sei mascalzone? Credi forse che non ti conosca? Questa femmina ti punge l’occhio, e per questo vorresti andarci, ma non per ringraziare Paolo! Bada solo di andare avanti, altrimenti vedrai presto se i tirolesi hanno coraggio o no! Mi capisci?”.

                  17.           Dice l’umorista ad un altro vicino: “Amico, vuoi venire con me a ringraziare Paolo per averci liberato da questa stanza piombata? Con questo tarchiato tirolese, infatti, non c’è nulla da fare. Dunque, se non ti dà fastidio, vieni con me!”. – Risponde il vicino: “Non vengo nemmeno io, perché mi hai offeso, vedi, anch’io sono tirolese, certamente più intelligente dell’altro. Voi viennesi non siete che volgarissimi scarabei stercorari, e per un uomo onesto non è certamente un onore vivere in famiglia con voi!”.

                  18.           Dice l’umorista: “Ahi, ahi, adesso l’ho combinata bella! Tra due fuochi del massimo calibro! È ora di darmela a gambe, altrimenti si scatena sul mio capo un finimondo tirolese!”.

                  19.           A questo punto l’umorista abbandona il suo gruppo d’alta montagna e si reca rapidamente da Paolo e dice: “Carissimo amico, tu hai reso un gran beneficio a tutti noi. Ma a nessuno è venuto in mente di ringraziarti qui all’aperto, perché attraverso il tuo discorso veritiero ci hai liberato dalla nostra stanza di piombo. Perciò per primo mi sono preso la libertà di presentare a te, quale nostro stimatissimo amico, il mio più profondo e calorosissimo ringraziamento!”.

                  20.           Risponde Paolo sorridendo un po’: “Bello da parte tua! Ma avresti dovuto dire qui anche il motivo principale. Vedi, il grossolano tirolese aveva ragione quando ti ha detto: ‘Non Paolo, ma la ‹femmina› ti punge nell’occhio!’. Allora in futuro esponi soltanto ciò che è vero! Perché qui, davanti a noi, a nessun’anima è possibile mascherarsi! Ora però va anche dalla ‹femmina›, e falle i tuoi complimenti! Ma non dimenticare che è già la donna di un altro uomo, e precisamente di colui che le sta in fianco!”.

                  21.           Dice l’umorista: “Caro amico, ti ringrazio per questa lezione, è proprio vero! Ma che ora io faccia a questa soavissima signora un complimento, mentre sta assorta in colloquio con suo marito, dovrebbe certo essere un po’ sconveniente! Più la contemplo però, più mi pare di conoscere la sua faccia, come anche quella di lui. Egli ha una straordinaria somiglianza con quel famigerato – ehm, adesso non mi viene in mente il nome! In breve, somiglia ad un capo democratico che vedevo spesso un paio d’anni fa a Vienna”.

                  22.           Dice Paolo: “Per ora non ha importanza. Adesso abbiamo da fare cose più importanti che occuparci di un paio di nomi. Adesso però ti do un altro consiglio. Eseguilo e non ti sarà di danno! Ora cadi in ginocchio dinanzi al mio supremo e migliore amico ed esprimi: ‘O Signore, abbi pietà e misericordia di me, povero peccatore! Accoglimi come una pecora assai smarrita nella Tua grande Grazia e lasciami godere le emanazioni del Tuo Amore e della Tua Misericordia!’. Esprimilo però con tutto il calore del tuo cuore e otterrai la salvezza per questo!”.

                  23.           Dice l’umorista: “Amico, pretendi molto da me! Pensa come tutti i miei conoscenti mi riterrebbero per un purissimo cretino! E se qualcuno mi domanderà: chi è costui, dinanzi al quale sei caduto in ginocchio come all’elevazione sul santissimo altare dei sacramenti, quale fosse il nostro Signore Iddio? Che cosa dovrei dare come risposta?”. – Continua Paolo: “Nient’altro che: fa’ anche tu altrettanto, sarà meglio per te che fare vuote domande! Colui dinanzi al quale sono caduto in ginocchio, infatti, è Gesù Cristo, il Signore dei Cieli e di tutti i mondi!”.

                  24.           A questo punto il nostro umorista cade per terra e dice ridendo vivacemente: “No, quando è troppo è troppo! O tu certe volte sei matto, oppure ci ritieni tutti tali e ti diverti della nostra debolezza! È sufficiente che ti veneriamo sotto il nome di un vecchio e famoso apostolo, poiché con il tuo insegnamento sei sul serio diventato un vero apostolo per noi. Ma che ora quest’amico, che all’apparenza è ancora più semplice di te, sia niente meno che Cristo il Signore, e gli altri due molto probabilmente un paio di apostoli e quella donna forse la Vergine santissima con San Giuseppe, questo passa dall’azzurro del cielo già al rosso ciliegio!

                  25.           Io ti dico, amico, ora del tutto seriamente: con scherzi simili levati di torno, perché potrebbero costarti caro! Devi sapere, amico mio stimabilissimo, anche se non sono un fariseo della specie cattolico-romano, tuttavia sono un vero adoratore di Cristo e riconosco perfettamente la Sua Divinità incontestabile. Per questo motivo Egli è per me troppo nobile e santo, per tirarlo quaggiù nelle volgarissime e sozze strade di Vienna! Credimi, benché in alcuni punti, specialmente nel punto del delizioso sesso, io non sia un monaco, né Platone e né Socrate, ciononostante io sono un grande amico, ammiratore e adoratore di Cristo! Perciò ti prego di trattare con un po’ di cautela questo Nome di tutti i Nomi!”.

                  26.           Ora parlano anche i sette che per primi hanno seguito Paolo: “Sì, il Pepi ha ragione! Cristo, il Signore, deve essere rispettato di più! E non è bello, da parte del nostro rispettabile amico, abbassare il Figlio di Dio ad un normalissimo uomo!”. – Risponde Paolo: “State tranquilli, presto si vedrà se ho ragione oppure no! Ora procediamo oltre, qui, infatti, abbiamo terminato completamente! Il Signore va, e così andiamo anche noi!”.

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Cap. 205

Supposizioni fantasiose dei simpatizzanti

Nuovi strani incontri

Gli avi da lungo tempo deceduti del casato Asburgo-Lorena

                    1.             Dice l’umorista in cammino: “Che cosa vuol dire nuovamente questo: il Signore va, quindi andiamo anche noi! Chi è il Signore, perché Egli è un Signore? Costui non vorrà certo sostenere seriamente che quest’autentico trafficante polacco alla fine debba essere proprio Cristo il Signore!”. – Dice un altro accanto all’umorista: “Tu, Pepi, ora mi viene in chiaro come stanno le cose con questa compagnia!”.– Dice Pepi: “Ebbene, cosa pensi dunque? Parla! Sono curioso di conoscere il tuo parere!”.

                    2.             Continua a parlare l’altro: “Ascolta dunque! Costoro sono spie russe sotto la copertura di un certo pietismo trascendentale, con il quale accecano l’umanità! È vero, il cosiddetto Paolo parla come un libro, e le sue due storie del cambio monete sono di una specie dietro alla quale non si dovrebbe sospettare nessun inganno. Ma una maschera goffa è peggio che non averne nessuna, perciò questi brutti russi hanno scelto una maschera raffinata. Cristo, Paolo, sicuramente anche Pietro, Giacomo o Giovanni, e magari anche Giuseppe e Maria! Proprio un raro sestetto! – Il Cristo sarà così un capo mago e userà un linguaggio molto incomprensibile, ammesso che dirà qualcosa, normalmente simili maghi superiori sono silenziosi. Il cosiddetto Paolo dovrà essere l’assistente complice più stretto, anche se non versato in magia ma capace della massima eloquenza. Gli altri due mi sembrano di essere piuttosto dei complici prestigiatori. E quello davanti a tutti, con la bella cassiera da circo, molto probabilmente è un bel furbacchione e si sa destreggiare dappertutto. E la sua soavissima creatura è, come dire, un uccello da richiamo, e qualche volta, naturalmente versando molti soldi, un gradevole unguento per una certa costipazione del basso ventre. A dir il vero è tutto molto umano, ma a modo suo un po’ singolare perfino per la nostra grande Vienna! Ebbene, Pepi, cominci a capirci qualcosa?”.

                    3.             Risponde l’umorista: “Sì, questa storia ha ben un aspetto che si dovrebbe credere ad un qualcosa così! Ma non vorrei comunque accettare subito questa conclusione. Paolo, infatti, è veramente un saggio come in tutta Vienna non ce n’è un altro, e il cosiddetto Cristo, un vero ebreo polacco, sembra di essere un uomo oltremodo senza la pur minima malizia commerciale. Gli altri quattro, compresa la cassiera da circo, hanno l’aspetto molto onesto e in loro non s’intravede nulla di male. Quindi andiamo anche noi insieme, come se fossimo pagati. La cosa per me comincia ad assumere un aspetto diverso da com’era il caso all’inizio. Guarda in alto al firmamento! Il cielo è completamente terso, senza nessun sole ed è ugualmente chiaro come di giorno! Guarda anche questa stradina a noi ben nota! Vedi tu, oltre a noi, andar anche una sola anima? Tutto è vuoto, le case sono come spopolate, e sulla strada cresce incredibilmente l’erba più bella! Dimmi, queste cose non ti colpiscono?”.

                    4.             Risponde l’altro: “Veramente! La cosa più strana, in verità, è il firmamento. Il cielo è proprio di un blu indaco chiaro, e tutto è irradiato come se ci fosse il Sole di mezzogiorno. Da nessuna parte però si vede qualcosa che possa somigliare al Sole, e nessun oggetto fa ombra! Ovunque la stessa luce, e da nessuna parte un corpo luminoso, né un sole, né una luna, né una stella! Sì, hai ragione, questo è già molto strano!”.

                    5.             Dice l’umorista: “Ebbene, anch’io penso che la cosa sia un po’ strana. La città, le case, le vie e le piazze sono completamente Vienna. Anche lo stato d’assedio con i suoi bastioni palizzati ed i cannoni continuano ad esistere nella stessa forma. Soltanto il soldato di guardia non è così severo con i visitatori ai bastioni e li lascia proseguire per la loro strada. Ma guarda una buona volta gli uomini, se ne incontri qualcuno. Essi sono per la maggior parte fuori del mondo, selvaggi e stupidi come i cinesi, e tristi e malinconici come se avessero il colera. Lì davanti ad un portone stanno alcuni zingari. Guarda che facce da rospi fanno, e come di tanto in tanto si annusano l’un l’altro, se non fiutano da loro argento oppure oro. Ha mai visto una cosa simile nella cara Vienna?”

                    6.             Risponde l’altro: “È vero, molto strano! Ma, ehi, ehi! Che cosa ci viene incontro lì, del tutto estraneo per Vienna? Diamine, questi sono grossi struzzi neri! Hanno colli immensamente lunghi e le gambe ancora di più! Sono una moltitudine e ci vengono vicini! In verità, con questi non vorrei proprio cominciare una battaglia di strada! – Amico Pepi, va dal signor Paolo, egli ti potrà dare qualche informazione!”. – Risponde l’umorista Pepi: “Perché devo farlo proprio io. Gli uccelli saranno usciti da un grande giardino zoologico! Il signor cugino non si spaventerà certo davanti a questi capponi africani!”.

                    7.             Risponde il cugino Holzbaumer: “No, non proprio. Ma vorrei sapere da dove vengono questi animali. Saranno forse degli spiriti maligni? Visto che siamo nel mondo degli spiriti, questo sarebbe possibile!”. – Risponde l’umorista Pepi: “Saranno probabilmente degli spiriti, ma non maligni! Tutto ciò che vive qui, infatti, deve avere uno spirito. Ma ora questi poveracci ci stanno addirittura di fronte e dal loro strano atteggiamento non è da disconoscere una certa brama battagliera. Il signor cugino alla fine potrebbe anche aver ragione con i suoi spiriti maligni. Certo ora devo seriamente attirare l’attenzione del buon Paolo!”.

                    8.             A questo punto l’umorista tira Paolo e dice: “Ascolta, nobile amico, che cosa significano quegli struzzi neri? Ci mangeranno o cos’altro?”. – Risponde Paolo: “Oh, no, non preoccupatevi, questi non ci faranno nulla. Ci vengono incontro in parata solo per chiederci di visitarli nel loro palazzo. Perciò state tranquilli, in breve verrete lo stesso a sapere che cosa significano questi roditori di ferro”.

                    9.             L’umorista Pepi è ora tranquillo e anche suo cugino. Essi tranquillizzano anche gli altri, i quali più o meno restano sorpresi per quest’apparizione. Non appena però arriviamo nelle vicinanze di questi uccelli, essi perdono l’aspetto dello struzzo e diventano apparentemente uomini molto magri. Un paio si fanno avanti e pregano Robert affinché conduca tutta la sua compagnia nel loro antico, altamente nobile palazzo.

                  10.           Robert replica che non è lui il Signore e indirizza i due a Me. Questi però dicono: “Se non sei il Signore, perché vai davanti?”. – E Robert risponde: “Perché questa è la Volontà del Signore. E così è anche Sua Volontà che vi rivolgiate a Lui affinché vi venga veramente dato aiuto in qualche modo. Tutti noi altri non possiamo aiutarvi se non con insegnamento e consiglio. L’azione però è unicamente del Signore! Perciò rivolgetevi a Lui, ciò che Egli disporrà, questo accadrà!”.

                  11.           A questa risposta di Robert i due si rivolgono a Me e dicono: “Se Tu sei il Signore, vieni con noi con tutta la Tua compagnia! Te ne preghiamo!”. – Dico Io: “Che cosa dobbiamo fare con voi? – Chi siete voi altolocati che Io non conosco? Quali sono state le vostre opere? Io conosco gli spiriti soltanto secondo le opere loro e mai secondo l’aspetto!”.

                  12.           Rispondono i due: “Noi non siamo ancora spiriti, noi siamo duca, arciduca, re ed ancor di più! E dimoriamo tutti in un palazzo dell’alta nobiltà. È là che devi venire con noi, là ci comprenderemo meglio”. – Dico Io a Robert: “Guidaci dunque là e vedremo che cosa si rivelerà!”.

                  13.           Allora Robert dice a quei due: “Se avete sentito ciò che il Signore ha detto, precedeteci e guidateci tutti nella vostra casa”. – Rispondono i due: “Noi non abbiamo una casa, noi dimoriamo in un palazzo dell’alta nobiltà, perché siamo della più alta aristocrazia!”.

                  14.           Risponde Helena che è diventata già un po’ nervosetta per il noioso modo di parlare di questi super nobili: “Ebbene, state attenti che il vostro palazzo dell’alta nobiltà alla fine non sia un sudicio porcile! Adesso costoro vogliono avere un palazzo! No, è proprio da ridere! Tipi così miseri e cenciosi e un palazzo dell’alta nobiltà!”. – Risponde uno dei super nobili: “Fanciulla mia, chiudi la bocca altrimenti gli metto un lucchetto! Devi essere grata se il nostro Signore Iddio ti lascia vivere! Hai capito?”.

                  15.           Risponde Helena: “Dimmi, quanto tempo è che sei morto? Dal tuo modo di parlare devi essere vissuto sulla Terra parecchio tempo prima di Adamo. No, questo è un linguaggio per il quale si potrebbe diventare pazzi! Ebbene, a quanto vedo la strada conduce ai cappuccini! È forse quello il palazzo dell’alta nobiltà?”. – Risponde quest’uno supernobile: “Chiudi il becco! Non ci capisci perché sei troppo giovane. Perciò falla finita! Siamo arrivati sì presso i cappuccini, però non sulla Terra, ma sottoterra; capito, fanciulla?”.

                  16.           Risponde Helena: “Sì, sì, pare anche a me che siete di casa sottoterra! Questa sarà perciò la prima volta che vi trovate sopra!”. – Risponde quest’uno adirato: “Ti ho già detto di chiudere il becco! Ma se non ascolti ciò che ti dico, dovrò darti uno scappellotto! Mi hai capito?”.

                  17.           Dice Robert a Helena: “Amatissima mia! Non devi parlare troppo con questi esseri, perché sono ancora molto grezzi e potrebbero veramente farti molto male! Vedo già dove ci vogliono condurre, e così non c’è bisogno di domandare altro. Vedi, questi sono dei reggenti, morti già da molto tempo, della casa degli Asburgo e Lorena! Ora riposano nella cripta dei regnanti presso i cappuccini[8] e in parte anche presso gli Agostiniani e alcuni anche nelle catacombe del duomo di San Stefano – questo è il loro palazzo dell’alta nobiltà! Presto ci troveremo presso i loro sarcofaghi. Sii perciò solo silenziosa”.

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Cap. 206

Nella cripta imperiale presso i cappuccini

Tanta morte nei sarcofaghi!

La domanda principale è: Gesù!

Differenti opinioni su Roma

                    1.             Nel frattempo arriviamo veramente nella cripta presso i cappuccini, cosa che ad alcuni dei nostri nuovi compagni non garba per niente. Il nostro umorista, infatti, fa subito l’osservazione: “Ora io domando ad ognuno di voi: che cosa abbiamo guadagnato con questa storia? Proprio niente! Il buon Paolo ci ha tirato fuori da un buco per essere messi in un buco ancora peggiore. O che bella vita! La vita è un’aggrovigliata instabilità, composta di fame, sete e ogni genere di miseria. Questo tipo di miserabile vita è sempre rimossa da una tomba all’altra, e in ciò sembra anche esserci la sua destinazione. – Con la procreazione ha inizio il viaggio che poi non si ferma più eternamente. Solo avanti così da un luogo di afflizione all’altro, per l’eternità amen!

                    2.             Qui nella vecchia cripta principesca possiamo far riapparire un po’ i vecchi Asburgo, poiché essi da soli non riusciranno a creare un fantasma. Un’apparizione del fantasma di un Karl o di un Rudolf e di un Leopold sarebbe sicuramente un ristoro per gli stomaci affamati di alcuni cappuccini, ai quali le messe, nonostante il chiasso dai loro pulpiti, non fruttano più nulla. Se un fantasma spirituale di questo tipo potesse essere osservato da molti nella cripta principesca, quale fede nelle messe e nelle perfette indulgenze porterebbe con sé! Dunque evviva! Amici, i cappuccini devono essere aiutati!”.

                    3.             Dice un altro: “Ma, amico, dove sta scritto che per questo noi dovremmo rimanere presso i sarcofaghi principeschi nelle cripte dei cappuccini, per il semplice fatto che siamo venuti fin qui con gli amici che ci hanno liberato dalla prima prigionia? Questo è stato nuovamente sciocco, caro amico Pepi! Io però penso che questi principi avranno ben anche il desiderio di essere risvegliati dal loro lungo sonno. Per questo si sono rivolti, per quanto fosse loro possibile, a questi meravigliosi e potenti amici di Dio. Che anche noi siamo venuti con loro, è un fatto nostro, poiché avremmo potuto anche rimaner fuori. Ma dal momento che siamo qui, stiamo zitti e ascoltiamo che cosa faranno i meravigliosi amici di Dio con tutti questi vecchi spiriti principeschi!”.

                    4.             Dice l’esattore del dazio: “Ebbene, ciò che tu hai detto non è adatto in un luogo così serio! Ognuno di questi sepolcri è una storia universale di popoli che hanno vissuto, camminato e agito sotto uno di questi reggenti. E dove Dio stesso visita personalmente un luogo simile, fanfaroni e guastamestieri come noi due devono tenere ben chiuso il becco, altrimenti alla fine le cose potrebbero non andare per il meglio per noi. Guarda lì come Paolo, il Signore Gesù e gli altri due, probabilmente anche loro apostoli, guardano malinconicamente i vecchi sepolcri! E ascolta ora come parla Paolo: ‘O Signore, il Tuo Amore, la Tua Grazia e Misericordia non hanno confini, ma c’è ancora tanta morte in questi sepolcri!’. Hai sentito Pepi? C’è ancora tanta morte in questi sepolcri!”.

                    5.             Risponde Pepi “Va bene, certo ogni uomo saprà che in un sepolcro così non si terranno feste da ballo. Ma che questi vecchi principi, con il loro dominio spesso tirannico sui poveri popoli, abbiano causato parecchie storie tristissime, lo so tanto bene quanto te! E so anche fino a che punto questi sepolcri siano venerabili o meno! Ma se quel modesto ebreo, con il quale il cosiddetto Paolo discute, sia o no Gesù, il noto Figlio di Dio, è un’altra questione! Tutto è possibile! Ma qui ci manca ancora molto la certezza di ciò che si dovrebbe ritenere per vero o no! Credi forse che io sia un nemico di Cristo o non creda in Lui? Oh, ti sbagli di grosso! Io Lo adoro infinitamente ed è per questo che porto ancor sempre delle riserve riguardo a questo ebreo. Sto attento a tutto! Ma se vedo che Egli lo è davvero, allora vedrai meraviglie nel mio comportamento verso di Lui! Devi sapere, infatti, che io Lo amo infinitamente!”

                    6.             Risponde l’esattore del dazio: “Questo è molto bello da parte tua, ma dai tuoi precedenti discorsi non si sarebbe potuto comprenderlo facilmente!”. – Continua Pepi “Sì, sì, per il fatto che non ho parlato con troppo rispetto dei preti romani, hai creduto che anch’io fossi un mezzo straccio di anticristo! Ma lasciamo stare amico! Si, mio caro, si può essere un vivente adoratore e veneratore di Cristo, soltanto quando nel cuore si è un nemico del papato; cristianesimo e papato, infatti, sono proprio come il sì e il no! Se non mi credi, allora va’ da Paolo, Egli te lo dirà in ebraico, se non lo dovessi comprendere in tedesco!”.

                    7.             Risponde l’esattore del dazio: “Io ho trovato la religione romana non proprio così cattiva e in essa si può anche diventar beati”. – Riprende Pepi: “Oh, sì, se ci si vuole accontentare del cielo del calendario agricolo. Ma costa molto denaro, tempo e pazienza! Ora Paolo c’invita a stare zitti, e noi gli obbediamo!”.

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Cap. 207

Desiderio degli spiriti dei reggenti

Il loro racconto del cavaliere di fuoco e sue profezie sulla fine del mondo e secondo avvento

I reggenti implorano aiuto terreno, Paolo promette aiuto spirituale

                    1.             Paolo si volge e dice agli abitanti della cripta: “Voi ci avete chiamato per seguirvi qui, per così dire, in modo urgente. Che cosa volete dunque che noi vi dobbiamo fare? Di quale facoltà operativa credete che noi siamo capaci? E in che modo siete stati costretti a venir da noi? Parlate, affinché vi possiamo aiutare secondo le vostre necessità e secondo l’operosità del vostro animo!”.

                    2.             Si fa innanzi quell’uno e dice: “Io sono un germanico-romano (Nota: la dignità, in persone terrene molto altolocate, nel regno dello spirito non viene indicata facilmente, talvolta neanche i nomi), sono qui per nome e per grado il primo, e mi chiamo Rudolf[9]. Ultimamente ho visto un gran movimento nell’aria e un cavaliere di fuoco è venuto da me dicendo: ‘Questa vostra casa vi sarà lasciata desolata e non rimarrà nessuna pietra sull’altra! La Terra sarà purificata con sangue e fuoco! Un gran lamento si leverà dalla bocca dei grandi, e fuoco e peste porteranno via i poveri a milioni! E deve arrivare la fine del mondo!’. Queste sono state le spaventose parole del cavaliere di fuoco. E quando ebbe terminato, su tutti noi è sopraggiunta una grande paura, tanto che abbiamo cominciato a gridare per l’angoscia troppo grande.

                    3.             Il cavaliere di fuoco però ha così proseguito: “Prima però Dio il Signore chiamerà ancora tutti, anche i più abbietti. Nel regno degli Spiriti verrà Egli stesso e si farà riconoscere da tutti quelli che sono prigionieri della loro notte. Coloro che si rivolgeranno a Lui, li conserverà. Lo precederanno però i Suoi servitori Pietro, Paolo e Giovanni e annunceranno ai prigionieri la luce che proviene dal Nome del Dio onnipotente. E coloro che accoglieranno il Nome nel loro cuore, riceveranno essi stessi un nome nuovo, e il Signore riedificherà le loro mura fatiscenti e le fortezze decadute.

                    4.             Così il Signore verrà anche sulla Terra, e precisamente dapprima solo attraverso la Parola proveniente dal cuore e dalla bocca dei sapienti che Egli ha destato e ne desterà parecchi ancora. Dopo però, quando la Terra sarà purificata, anch’Egli verrà nella Sua santissima Persona a tutti coloro che Lo amano e sono di cuore puro e compassionevole!’. A questo punto il cavaliere ci ha lasciato, se n’è andato via come un fulmine e non l’abbiamo più visto.

                    5.             Ora però abbiamo sentito dire che nella nostra vecchia capitale Vienna sono arrivati degli uomini dalla ‘filatrice alla croce’ che si dicono essere messaggeri di Dio e che fanno anche miracoli, per confermare ai ciechi la verità della loro missione. A questa notizia siamo corsi fuori, abbandonando in buon ordine subito il nostro palazzo dell’alta nobiltà, per incontrare, se possibile, questi stessi messaggeri. Noi li abbiamo incontrati davvero e li abbiamo condotti qui. Voi stessi siete indubbiamente tali messaggeri!

                    6.             Noi principi mettiamo perciò ai vostri piedi la nostra preghiera, affinché vogliate nuovamente riedificare le nostre antiche rocche e fortezze, e renderle talmente forti da non poter mai più essere conquistate né distrutte da nessun nemico. Anche questo nostro palazzo dell’alta nobiltà è da rinsaldare e rinforzare, affinché nessuno possa mai distruggerlo! Questa è tutta la nostra preghiera, per la quale vi siamo venuti incontro e vi abbiamo condotto fin qui. Poiché se si potesse fare qualcosa di male al nostro palazzo dell’alta nobiltà, questo avrebbe conseguenze retroattive e un futuro di grande sventura per l’alta dinastia degli Asburgo-Lorena, e molto presto sarebbe in gioco la sua continuità.

                    7.             Nell’anno terreno 1848 c’era una singola pietra un po’ malferma nel nostro palazzo dell’alta nobiltà, e vedete, la dinastia dovette faticare per mantenersi nella sua secolare autorità! Ora si è nuovamente rinsaldata ed ha l’onesto senso di guidare e governare al meglio i suoi sudditi, di premiare i buoni e di punire i malvagi senza riguardo, secondo la gravità della loro trasgressione. Di certo in modo perfettamente conforme alla Volontà di Dio, perché Egli stesso fa così e vuole così. Sarebbe perciò veramente un danno incalcolabile per tutti i popoli sottoposti se la dinastia venisse danneggiata solo in qualche modo oppure alla fine dovesse perdere addirittura il suo antico trono!”.

                    8.             Risponde Paolo: “Amici, la profezia del cavaliere di fuoco e senz’altro giusta, ma non si è ancora avverata. La vostra preghiera e la vostra preoccupazione che vi costringe a chiedere, sono invece vane e molto sciocche! A cosa vi possono servire più le vecchie rocche e le fortezze sulla Terra, molte migliaia delle quali, attraverso lo scorrere del tempo, sono già state ridotte in macerie! Il cavaliere di fuoco ha certo parlato della ricostruzione delle vostre rocche e fortezze. Ma con questo non s’intendono le vostre antiche rocche e fortezze della Terra, bensì la vostra fede e la vostra speranza attraverso il potere dell’amore per Gesù, Iddio, il Signore! Questa è la rocca e la fortezza! Questo vuole il Signore da voi, che già da tempo vi rialzate e vi ridestiate, voi che languite nella profonda notte spirituale secondo la vostra stessa volontà. Se lo volete, vi dico nel Nome del Signore, il quale è pure qui, ma che voi non conoscete e ancor non avete mai riconosciuto: il Signore anche lo farà per voi, se lo pregherete!

                    9.             Egli conserverà anche la dinastia terrena, finché la troverà buona e finché questa agirà così che i popoli non abbiano a soffrire troppa miseria per mezzo suo. Se però i popoli dovessero cominciare a gridare forte nel loro cuore, allora il Signore saprà porre fine completa alla dinastia. La dinastia, infatti, è nulla dinanzi a Dio e meno ancora il suo trono, ed essa non esiste a causa del trono, e il trono non esiste a causa della dinastia, ma essa è lì come saggio ed intelligente pastore dei figli di Dio! Se non può o non vuole proteggere questo gregge da ogni genere di male e non vuole dare a Dio ciò che è Suo, allora essa non è più necessaria. Il Signore saprà poi anche preparare una fine completa ad una dinastia troppo altisonante!”.

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Cap. 208

Continuazione dell’insegnamento alla dinastia

Parabola dei pastori impigriti

Le dinastie esistono solo a causa dei popoli

Esortazione all’umiltà e accenno al Signore

                    1.             Continua Paolo: “Io, Paolo, un vero servitore del Signore Gesù, dico a te ed a tutti voi: davanti a Dio, il Signore, tutti i troni e le dinastie sono un abominio. Ma se la dinastia rispetta la Volontà del Signore e agisce secondo questi principi che sono scaturiti dalle Parole di Dio e dal Suo Amore e Misericordia, allora la dinastia si eleva al di sopra del trono ed è così giusta e gradita al Signore. Con una dinastia simile c’e poi la Grazia, il Potere, la Forza e la Potenza del Signore. Guai al nemico che l’assale; in verità, sarà annientato come polvere e cenere! Tenete in mente questo, vecchie dinastie, incarnate profondamente nel vostro stesso spirito: nessuna dinastia è in e per sé qualcosa, e nessun trono ha valore e stabilità se non vi siede veramente qualcuno proveniente dalla Grazia divina!

                    2.             Ma una dinastia, che il Signore lascia così a lungo sul trono come gli Asburgo, deve essere certo in generale giusta di fronte al Signore, altrimenti non si troverebbe più, come molte altre dinastie, su nessun trono.Voi però siete qui nella vostra notte e cecità da tanto tempo perché nel vostro cuore ritenete la dinastia come qualcosa che, sulla Terra, e ancora anche nel mondo degli spiriti sia il massimo e il Signore dovrebbe usare la Sua Onnipotenza per il mantenimento della stessa. Oh, vedete, questo è un grosso errore nelle vostre viscere! Il Signore è veramente l’unica Forza e Potenza di ogni dinastia e di ogni trono. Non per amor della dinastia e del trono però, ma per amor dei popoli, gli unici che rappresentano qualcosa dinanzi a Lui!

                    3.             Iddio, il Signore, nei confronti di ogni dinastia fa ciò che fa un proprietario di casa o di terreno, il quale ha molti pascoli e molte greggi. Quando una o più pecore del suo gregge si sentono male, il proprietario le curerà con ogni accuratezza, finché non guariscono. Ma se il pastore diventa pigro e cattivo, allora costui avrà a che fare malamente con il padrone delle greggi. Se non si corregge, costui lo caccerà dal servizio e non gli affiderà mai più un gregge. Ma se il Signore dovesse togliere anche cento pastori dal servizio, perché essi erano cattivi pastori, non rigetta per questo nemmeno una pecora perché si è ammalata, ma la terrà e la curerà; mentre invece allontanerà dal servizio un cattivo pastore.

                    4.             Guardate sulla Terra intera! I popoli sono ancora gli stessi; ma dove sono tutte le dinastie che un tempo dominavano questi popoli? Esse sono diventati cattivi pastori ed hanno così perduto anche il loro servizio! Allontanate dunque dai vostri cuori ciò che è folle e oltremodo inutile dinanzi a Dio! Spogliatevi come di un abito lacerato del vostro orgoglio dinastico, e indossate una veste nuova dell’umiltà e del vero riconoscimento, affinché in questo modo possiate essere accolti nel numero degli agnelli di Dio che sono i veri figli Suoi!

                    5.             Avete sentito le parole che vi ha rivolto il cavaliere di fuoco. Lì si è detto pure che ben presto, dopo i messaggeri ai quali siete andati incontro, verrà il Signore stesso, distruggerà le vostre fortezze e riedificherà i castelli decaduti. – Io, Paolo, vi dico però ancor molto di più di questo profeta di fuoco a cavallo:

                    6.             Vedete, il Signore, che dovrebbe venire dopo di noi, è già qui! È Colui che sta dalla parte del cuore mio. Andate e portate dinanzi a Lui le richieste del vostro cuore! Egli soltanto possiede la Fonte originaria dell’Acqua vivente. Se la berrete, non avrete mai più sete in eterno! Perciò, poiché Egli stesso è presente qui personalmente, andate dinanzi a Lui: solo Lui può e vi aiuterà! Noi altri non abbiamo aiuto in nostro potere, ma abbiamo la capacità di preparare i nostri fratelli ciechi a ricevere l’aiuto di Dio”.

                    7.             A questo risponde Rudolf, il capostipite della dinastia: “All’inizio il tuo discorso è stato buono e ci hai mostrato bene la cosa! Ma che costui al lato del tuo cuore dovrebbe essere Cristo, il Signore, quindi Dio stesso dall’Eternità, questo è stolto da parte tua! Quando un sovrano sulla Terra non porta nessun’insegna, come per esempio un’onorificenza del casato e cose simile, e va in giro come il minimo stalliere di un comune borghese, allora è colpa sua se viene imbrattato con degli escrementi! Ma se anche un re terreno deve mostrare chi egli sia con splendore esteriore – quanto più ancora deve essere il caso con l’eterno Sovrano di tutti i sovrani! Inoltre si dice anche: ‘Dio dimora nella Luce inaccessibile!’.”

                    8.             Risponde Paolo: “Oh, sì, quest’ultima frase è giustissima, ma non per chiunque! Guarda qui! Proprio questa Luce, nella quale si trova ora il Signore, sarà inaccessibile per te e per i tuoi simili; poiché la luce dell’umiltà e del mortificare se stesso è, per esseri come voi, veramente inaccessibile. Io, Paolo, vi dico: se il Signore fosse venuto a voi sfolgorante come un sole, Lo avreste riconosciuto subito; ma in questa veste Egli per voi è inaccessibile! In futuro però vi sarà difficile venire nelle Sue vicinanze! Ora voi sapete tutto; perciò fate quello che volete! Io ho finito di parlare dinanzi a voi”.

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Cap. 209

Un vecchio membro della dinasta e il Signore

Il dinasta prega per un autentico segno miracoloso di Dio

                    1.             Poi avanza a Me dinanzi uno di questi membri della dinastia ancora morti spiritualmente e dice: “Tu hai sentito che cosa hanno detto quel Paolo ed il vecchio Rudolf di Te. La cosa sembra quasi incredibile, ma non mi voglio scandalizzare in tutto ciò. Vengo quindi da Te per sentire se in fondo c’è qualcosa di vero su di Te nella testimonianza di Paolo. Non voglio considerare quest’uomo buono come un bugiardo, poiché egli mi sembra troppo sincero. Potrebbe però facilmente essere troppo conquistato da Te e per questo divinizzarTi nel suo potente amore.

                    2.             Perciò non voglio né lodare né biasimare quest’uomo buono, ma voglio certo esaminare la faccenda, perché sta scritto che si deve esaminare tutto e trattenere il buono. Dimmi perciò Tu stesso che cosa dobbiamo pensare di Te! Può Iddio apparire alle Sue creature nella veste Tua? E può Iddio, l’Infinito, esser visto da queste e parlare con esse?”.

                    3.             Rispondo Io: “Amico, tu da Me non pretendi parole ma fatti. Se però opero dinanzi a te delle cose comuni come fa un uomo nella sua impotenza, tu dirai: ‘Questo lo può fare chiunque, senza essere necessariamente un Dio!’. Ma se faccio qualcosa di straordinario dinanzi a te, allora Mi riterrai o un mago oppure uno scienziato della natura e dirai: ‘Questo accade in modo del tutto naturale se si ha pratica e giusta conoscenza. Per questo si è ancora lontani dall’essere un Dio, anche se si producono miracoli apparenti alla luce del giorno! – Se però compissi davanti ai tuoi occhi un’opera di cui soltanto Dio può essere capace, essa tuttavia non ti sarebbe utile, anzi ti nuocerebbe terribilmente. Poiché allora tu saresti giudicato per la seconda volta, cioè facilmente per la morte eterna. Un incatenato, infatti, non può entrare nel Mio Regno, dice il Signore. Credi perciò alle parole di Paolo, allora vivrai! Anch’Io non posso dirti altro di Me, perché tu sei ancor ben lontano da essere maturo”.

                    4.             Risponde il dinasta: “Hai ragione. Io però, quale testimonianza della Tua Divinità, non vedo come un vero miracolo mi possa danneggiare o perfino mi possa essere mortale! Tutto quello che vedo è un miracolo dell’Onnipotenza e Sapienza di Dio, e io stesso sono, quale uomo, il più grande. E vedi, tutto questo non mi costa la vita! Se ora agli innumerevoli miracoli di Dio ne fosse aggiunto ancora uno, presso di Lui dovrebbe essere una e la stessa cosa. Non mi riguarda per nulla sotto quale aspetto la Divinità si mostra alle Sue creature, e quale opera straordinaria vuol operare davanti agli occhi loro. Nel mio spirito rimarrò tuttavia libero e penserò e agirò come adesso che non ho ancora una ferma convinzione della Tua divinità.

                    5.             Perciò puoi fare quello che vuoi. Io rimarrò sempre lo stesso, quale sono ed ero. Se Tu sei Dio, avrò una grande gioia nel conoscere personalmente il mio Creatore. Ma se non lo sei, non ti riterrò un cattivo uomo, ma solo un po’ esagerato, e questo spero non ti darà fastidio.

                    6.             Mostrami perciò qualcosa di portentoso! Crea un mondo davanti ai miei occhi ed io mi comporterò proprio come ho fatto finora, presso di me, infatti, non vi è miracolo grande o piccolo. Dio è e rimane Dio, sia che crei un moscerino, sia che crei un elefante, o che Si riveli alle Sue creature in una veste di infinita luce solare o in una veste da mendicante. Quale impressione fece Cristo con tutte le opere Sue davanti agli ebrei? Vedi, quasi nessuna, all’infuori di alcuni pescatori ritenuti ciechi e dei Suoi parenti. Tutti gli altri Lo ritenevano per un mago, medico e ogni altro, piuttosto che per un Dio. Eppure Egli era effettivamente Dio stesso!”.

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Cap. 210

Miracolo e i suoi effetti

Il dinasta riconosce la sapienza del Signore

Sua confessione di Cristo con riserve

 I dinasti si consigliano

                    1.             Dico Io: “Amico, quale impressione produrrebbe su di te un miracolo, lo so soltanto Io meglio di tutti; perciò a te non ne sarà mostrato nessuno. Che l’intera Creazione del mondo materiale sia veramente una grande opera miracolosa della Potenza e Sapienza divina, cosa che gli uomini possono guardare tutti i santi giorni, è vera e giusta. Ma appunto perché gli abitanti della Terra, come di ogni altro corpo celeste, vedono tali miracoli, che sono i più eloquenti testimoni di Dio, devono essi anche morire in questi miracoli secondo la carne, la quale è un miracolo essa stessa.

                    2.             Ogni miracolo è un giudizio per l’anima che lo contempla, dal quale può diventare nuovamente libera solo attraverso il massimo sacrificio di sé. Ora però questo può consistere solo nel fatto che all’anima viene preso tutto quello che ha il più lieve sentore di una costrizione. Questo sottrarre ogni forma di costrizione è proprio ciò che voi chiamate il morire o la morte del corpo o della materia.

                    3.             Tutto ciò che non è dello spirito deve morire fuori dall’anima. Finché una qualunque costrizione esteriore trattiene ancora l’anima in alcune fibre vitali, lo spirito libero di Dio non si può diffondere completamente in essa e non può renderla libera da ogni giudizio.

                    4.             La Divinità può certo operare miracoli per portare un’anima alla convinzione. Ma questi miracoli esteriori incatenano poi talmente l’anima che questa non si potrà più ricordare di un movimento libero, che è l’unica condizione di vita dinanzi a Dio. Perciò l’anima deve pervenire ad uno stato in cui viene liberata da ogni esteriorità, affinché lo spirito possa diffondersi in essa e possa consentirle eterna stabilità dinanzi a Dio. Poiché nulla può esistere dinanzi a Dio se non ciò che è ‘Dio’ stesso.

                    5.             Comprendi tu adesso perché non faccio miracoli davanti a te? Se Dio non avesse messo lo spirito nell’anima già dotata di ragione, essa non potrebbe esistere un attimo come essere libero; le capiterebbe come ad una goccia d’acqua su un ferro rovente. Proprio per questo gli animali devono andare in giro stupidi e quasi senza qualsiasi riconoscimento, perché altrimenti la loro esistenza sarebbe un’impossibilità. Comprendi tu questo?”.

                    6.             Risponde il dinasta: “Si, amico, mi sembra come se dovessi capirlo, eppure non lo capisco. Per comprendere cose simili, infatti, ci vuole più che aver portato sulla Terra corona e scettro per qualche anno. – Del resto però io ora comprendo per quale ragione tu sei veramente il primo della Tua piccola compagnia, poiché Tu sei notevolmente il più sapiente di tutti. Tu conosci a fondo la natura del mondo spirituale e del mondo materiale, e comprendi nel miglior modo possibile i reciproci rapporti. Se per questo però sei anche Cristo, il Signore stesso, questa è veramente un’altra questione!

                    7.             Non sai Tu che, come vero cristiano, si deve essere molto cauti con l’accettare che sia Cristo chiunque sia sapiente e riesca a fare anche qualcosa di miracoloso? Anche nelle scritture si dice ‘Nel tempo sorgeranno molti falsi profeti che faranno segni e prodigi, e diranno: vedi, il Cristo è qui oppure Egli è là! Ma voi non credete! Perché la venuta del Figlio dell’uomo sarà come un lampo che va dall’Oriente all’Occidente. La venuta del Signore sarà anche come quella di un ladro nella notte! – la quale potrebbe essere veramente qualcosa di fatale. Un ladro, infatti, non fa nulla di buono quando entra furtivamente in una casa!

                    8.             E così, amico mio, ci devi perdonare se esitiamo un po’ ad accettarTi quale Cristo. Del resto noi tutti non abbiamo nulla da obiettare sull’enorme sapienza del Tuo Spirito. Con i miracoli sarà così come hai già detto, così pure sarà con la materia del mondo esteriore. Ma che per ciò Tu possa essere il Cristo, per il fatto che puoi chiarirci tutto questo – accettarlo sarebbe un po’ pericoloso. Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo, tutto è possibile, ma Cristo? – Amico, qui finisce ogni scherzo!”.

                    9.             Dico Io: “Questo non lo pretendo per niente perché è sufficiente che riconosciate Cristo quale Dio e Signore di tutti i Cieli e di tutti i mondi. Su questo però dovete discutere tra voi e stabilire fermamente se tutti riconoscono Cristo quale Dio, Signore e Padre nel loro cuore, e se tutti in questa cripta vogliono seguirci per amor di Cristo il Signore! Tutti gli altri che vedete qui ci hanno seguito e troveranno per questo la loro salvezza. Fate altrettanto e anche voi troverete la vostra!”.

                  10.           Dice il dinasta: “Questo vogliamo subito eseguirlo! Se va, allora è bene, e se non va perfettamente, allora andrà certo imperfettamente!”.

                  11.           Dopo di ciò il dinasta si rivolge a tutti gli occupanti della cripta di famiglia e dice: “Voi tutti avete sentito che cosa ha detto quest’amico. Io però sono del parere che qui, nella nostra condizione, abbiamo poco da guadagnare e ancor meno da perdere se accettiamo in buona fede questa proposta. – Consultatevi perciò e rendetemi nota la vostra volontà e decisione. Poi, o lasceremo questo luogo per sempre, oppure, cosa molto triste, Dio sa quanto tempo ancora rimarremo in questo luogo davvero non piacevole.

                  12.           Io sono un cristiano convinto, e il mio motto è sempre stato: ‘Cristo oppure tutto è perduto!’. E così dico ancora adesso: noi dobbiamo aspirare, ad ogni costo della vita, a conquistarci Cristo. Poiché se, secondo l’opinione di alcuni, Egli dovesse essere solo una favola, allora noi saremmo gli esseri più infelici. Ma allora chi è Dio, e come, quando e dove? Ma se Cristo è Dio ed è un Signore del Cielo e di tutti i mondi, allora abbiamo in Lui un visibile Padre eterno, pieno d’Amore, Bontà e Misericordia! Egli non rinnega così facilmente i Suoi figli come invece farebbe un onnipotente Dio giustissimo, nel quale agirebbe la massima Sapienza ma nessun amore paterno e nessuna misericordia.

                  13.           Io, il capostipite degli Asburgo, la penso così: chi è pieno di superbia e orgoglio, vuole anche un Dio estremamente superbo, orgogliosissimo e inaccessibile – un peccato d’orgoglio che a volta ha tentato di insinuarsi anche nella mia anima. Ma questo amico sapientissimo mi ha fatto comprendere in che cosa consiste l’inaccessibilità della Luce in cui dimora Dio. Proprio l’umiltà e l’incredibile profonda indulgenza di Dio sono un abominio per i superbi. E perciò io dico: mea culpa, mea maxima culpa! – Anch’io un tempo, quale imperatore, ero così nell’operare, sebbene avessi avuto sempre il pensiero che soltanto il superbo e l’orgoglioso potesse immaginarsi Dio così. Ora però il pensiero è diventato realtà in me, e propongo a tutti voi, figli miei terreni, di seguire questo buon amico! Egli dice di Sé stesso di essere Cristo. Lasciamo stare questo per il momento. Tutto è possibile, ma questo fatto vogliamo esaminarlo ancor molto profondamente in seguito. Che cosa pensate, dunque, miei cari amici e figli terreni – che cosa volete fare?”.

                  14.           Dice uno dal mezzo: “Noi tutti sappiamo che tu, Rudolf d’Asburgo, sei il primo di nome e di rango. Il tuo nobilissimo palazzo però non è qui ma altrove. Tu sei qui solo un abitante e perciò in questo caso non hai voce in capitolo! A molti questo luogo piace, e anche loro sono cristiani! Perciò anche rimarremo finché ci chiamerà fuori la tromba del Giudizio Universale, in cui il caro Signor Iddio avrà di noi pietà e misericordia! – Secondo la nostra coscienza siamo stati giusti e severi con chiunque avesse peccato contro di noi, ma spesso abbiamo anche usato più grazia che giustizia. Così voglia anche il caro Signor Iddio, nel giorno del Giudizio, aver pietà di noi, e fino allora vogliamo rimanere qui in tutta pace!”.

                  15.           Risponde il dinasta Rudolf: “Perché allora siete usciti con noi per andare incontro a costoro?”. – Rispondono alcuni principali detentori del trono: “Lo abbiamo fatto solo per amor della parata e anche per un po’ di paura per la profezia del cavaliere di fuoco. Ora però che vediamo che non c’è niente nell’intera faccenda, rimaniamo di nuovo nel nostro nobilissimo palazzo! Intesi? Noi rimaniamo qui!”.

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Cap. 211

Maria Teresa e alcuni altri dinasti approvano il capostipite Rudolf

Preghiera al Signore di condurli fuori dalla cripta

Buona testimonianza su Rudolf

                    1.             A questo risponde il dinasta Rudolf: “Io spero che tra voi molti sciocchi ci saranno alcuni giudiziosi che mi seguiranno! Del resto è vero che a nessuno in questo palazzo dell’alta nobiltà manchi qualcosa, all’infuori di una certa libertà di vita e voglia di vivere. Io però ringrazio per una simile vita da cuccagna! Preferisco essere un pecoraio piuttosto che un muto abitante di un simile sciocco palazzo dell’alta nobiltà! Voi tre ultimi nobili dei Lorena e anche tu, figlia mia Teresa, che sarà di voi? Rimarrete qui anche voi fino al giorno del giudizio che probabilmente non arriverà mai?”.

                    2.             Risponde Teresa[10]: “Caro bisnonno, io ti seguirò e anche i miei figli! Anche noi siamo saturi di questa vita da talpe. Ben venga un cambiamento, altrimenti diventeremo delle statue!”. Interviene Joseph[11]: “Sono perfettamente di questa opinione! Si deve approfittare del momento. Chi perde un’occasione simile, costui ha gettato via da sé corona e scettro, e nessun tempo glieli porteranno indietro! E così non voglio essere l’ultimo ad accogliere questo momento favorevole!”. A questo dice Leopold[12]: “Anch’io sono d’accordo! Si dovrà pur cambiare una buona volta, perché questa seduta interminabile non porta a nulla. Sulla Terra un capro espiatorio, e qui in eterno un tronco senza camicia e senza giacca, questo diventa vuoto e desolante! Perciò anch’io sono libero e mi unisco all’emigrazione!”.

                    3.             A questo punto dice anche Franz[13]: “Anche noi vi seguiamo, gli altri ridano pure quanto vogliono. Sulla Terra me la sono vista brutta; la mia giovinezza consistette di guerre, persecuzioni, dispiaceri, paura e collera, e la mia vecchiaia consistette di fatiche di tutti i generi, di malattie e infine di una dura morte corporale. Qui nel mondo degli spiriti, in quest’elisio dell’alta nobiltà, ci si consuma di una mortalissima noia. Perciò fuori da questo buco, più presto è, meglio è!”.

                    4.             Dopo Rudolf dice a Me: “Amico, noi che vogliamo uscire con Te siamo al completo. Alcuni pochi parenti si uniranno ancora. E così possiamo, quando Ti pare, metterci in cammino”.

                    5.             Dico Io: “Subito, Mio stimatissimo amico! Tu sei sempre stato un uomo a Me caro, e non hai mai commesso un’ingiustizia. Hai avuto un grande amore per Dio, il Signore Gesù. Anche per questo fosti unto quale guida di popoli ottenendo dalla potenza di Dio il diritto di successione per i tuoi discendenti, tanto che ora, dopo alcune centinaia di anni, i tuoi discendenti, almeno da parte di madre, siedono ancora sul trono affidato a te da Dio e guidano i popoli nel bene e nel male, secondo l’agire di questi.

                    6.             Ma poiché sei sempre stato un uomo a Me caro ed hai guidato bene i popoli, dovrai anche ricevere per questo il premio che da tempo aspettavi. – Un’attesa così lunga sembra un’ingiustizia da parte di Dio, il Signore; ma non è così. A qualunque sovrano, per quanto giusto sulla Terra, è impossibile abbassare nella polvere dell’umiltà il suo alto stato. Egli deve farsi venerare come un Dio, altrimenti non sarebbe un vero sovrano. Il Regno di Dio però può essere posseduto soltanto da coloro i quali si sono umiliati fino all’ultima e più piccola fibra vitale.

                    7.             Chi sulla Terra ha occupato soltanto una posizione piccolissima, a costui è anche facile abbassarsi negli abissi dell’umiltà. Ma non è così per colui che sulla Terra ha raggiunto l’apice più alto di dignità e grandezza umana. Chi dimora al mare, costui deve fare pochi passi e si trova alla riva delle benedizioni del basso mare. Chi però si trova ancora sulla vetta più alta di un monte, impiegherà molto di più per raggiungere la sponda del mare.

                    8.             I regnanti si trovano spiritualmente ad altezze simili. Essi hanno bisogno di più tempo per giungere al mare rispetto a coloro che vi dimorano già. Vedi, Davide era un re proprio secondo il Cuore di Dio, perché era buono e giusto. E Tuttavia nel mondo dello spirito dovette attendere molte centinaia di anni prima che la completa redenzione lo raggiungesse. E così devi accettare questo anche tu, allora troverai la pienissima giustificazione della Giustizia divina, della Grazia e della Sapienza.

                    9.             Quello che ti ho detto ora, vale per tutti coloro che sulla Terra hanno portato la corona sui miei popoli. Chi di voi si vuol trovare in ciò, costui si trovi presto e Mi segua! Chi però non vuole, costui rimanga! – Purtroppo qui ci sono alcuni che per molto tempo ancora non vogliono ritrovarsi. Io però ancora una volta, prima di lasciare questo luogo, attraverso il Mio strumento Paolo, voglio far risuonare una voce ridestante questo sonno dei ciechi! La loro volontà è libera come il loro spirito, perciò Io stesso non posso ordinare e dire: ‘Questi e molti altri!’, qui, infatti, Io non voglio prevedere, ma soltanto provvedere ed essere mite e pieno di misericordia. Poiché a coloro i quali Io diedi molto da portare, devo anche usare una indulgenza grande, perché sono diventati molto stanchi e sonnolenti sotto il loro grande peso.

                  10.           Perciò, Paolo! Alzati e risveglia coloro che vogliono farsi risvegliare!”.

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Cap. 212

Ridestante discorso di Paolo ai dinasti

L’apostolo mostra i loro misfatti di governo e promette la Grazia del Signore

                    1.             A questo punto Paolo si alza e rivolge le seguenti parole all’alta nobiltà: “Miei amati amici e fratelli in Dio Gesù, il Signore!”.

                    2.             Qui viene subito interrotto dal padre[14] di Teresa il quale lo rimprovera beffardo: “Quando mai abbiamo sorvegliato insieme dei maiali, che voi, quale semplice figlio giudeo avete la sfacciataggine di rivolgermi fraterne parole! Non sapete voi dunque chi siamo noi? Perciò un po’ di buone maniere, abbietto ebreo arrogante, altrimenti vi sarà mostrato chi è un imperatore!”.

                    3.             Paolo però non vi bada e continua con il suo discorso: “Sta scritto: ‘Coloro ai quali è stato affidato poco, a poco dovranno render conto; ma a chi è stato affidato molto, a molto dovranno rispondere!’. E voi tutti siete coloro i quali Iddio, il Signore, ha costituito su molte cose. Così ora dovete anche presentare dinanzi a Lui un conto enorme! Poiché io, Paolo, vi dico che siete ancora pieni della vecchia, arrugginita cocciutaggine dell’alta nobiltà e che per tutti voi si è avvicinato proprio ora il giorno del giudizio, in cui si pretenderà da voi il più severo resoconto se non abbandonate la vecchia cocciutaggine. Iddio Gesù, Signore e Padre nostro, infatti, nonostante sia il sublime Amore, Mansuetudine e Pazienza, non si lascia prendere in giro, poiché Egli vuole sempre e solamente il meglio per i Suoi figli. E questo Gesù, che con la Sua morte sulla croce ci ha strappato dal potere di Satana, sta qui dinanzi a voi; è per vero sempre paziente come un agnello, ma la Sua Mansuetudine e Pazienza non sono senza limiti. Guai, se Egli una buona volta comincerà a fare i conti con voi! Non potreste rispondere a Lui su mille cose nemmeno una, poiché tutti siete grandi peccatori dinanzi a Lui!

                    4.             Quanti avete fatto giustiziare per la vostra eccessiva presunzione, non di rado in modo crudele! Con quanto accanimento avete sempre perseguitato uno spirito illuminato! Quali spietate crudeltà avete usato contro i vostri fratelli evangelici! Quali indicibili dolori avete causato non di rado in migliaia e migliaia di famiglie! Quanto avete infierito contro il puro insegnamento di Gesù durante la guerra religiosa dei trent’anni![15] E quante altre ingiustizie avete sulle vostre coscienze! Quanto avete aspirato ad aumentare il vostro splendore a spese della vita e del sangue di milioni di uomini, i quali sono figli di Dio tale e quale a voi! Quante migliaia hanno languito innocenti in prigione per la pigrizia dei vostri giudici, i quali, da voi protetti, ben se la spassavano! Tali gravi peccati e migliaia di altri voi li avete sulle vostre coscienze. Torrenti di sangue ingiustamente versato gridano vendetta a Dio contro di voi. Se il Signore volesse giudicare esclusivamente secondo giustizia, dovrebbe lasciarvi espiare nel modo più duro per un’eternità nel fuoco infernale per ogni vostra ingiustizia e crudeltà.

                    5.             Ora però Egli ha deciso di concedere a tutti la Grazia al posto della giustizia, perché non ha nessuna gioia nelle sofferenze dei peccatori. Egli vi reputa quali molto ammalati, vuole aiutarvi ed è venuto Egli stesso da voi come Salvatore. Che cosa vi trattiene dunque, voi ciechi, che non volete seguire la Sua Chiamata? Che cosa avete qui? Niente, all’infuori di quello che vi crea la vostra immaginazione da dominatori! E tuttavia non volete seguire l’esempio dei vostri fratelli veramente superiori, i quali – ben sapendo che davanti a Dio ogni grandezza terrena è puramente nulla – si sono subito uniti al Signore, sebbene non Lo riconoscano ancora completamente!

                    6.             Considerate un Rudolf, egli è stato un reggente secondo il Cuore di Dio, Teresa, l’onesto Joseph, l’amabile Leopold, l’affabile Franz ed ancora alcuni dei vostri fratelli e sorelle, anche loro, come un giorno Davide, hanno commesso qualcosa che non era nell’Ordine dell’Amore divino. Ma Dio, il Signore, ha pesato il carico che dovevano portare, ha condonato loro ogni colpa come a Davide e ora li ha già accolti nel Suo Regno. Il Signore però vuole essere clemente con tutti voi. Perché non volete accettare la Sua grande Grazia? Non è forse meglio seguire l’invito di Grazia del Signore che rendersi maturi per l’Inferno con quest’inflessibile ostinazione?”.

                    7.             Con questo discorso, tutti, all’infuori di uno, restano impressionati e cominciano a riflettere. Solo quell’uno dice: “Io resto un imperatore, anche davanti a Dio resto un imperatore in eterno!”.

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Cap. 213

Discorso di Paolo all’ostinato imperatore

Replica testarda di costui

                    1.             A costui Paolo risponde: “Amico mio, domanda a te stesso che cos’è un imperatore senza paese, popolo e potere! Te lo dico io, nient’altro che un folle! È mai divenuto qualcuno imperatore per grazia propria, o lo è diventato per Grazia divina? Chi concede all’uomo il potere di governare ed ai popoli la volontà di obbedire? Vedi, questo lo fa Dio, l’unico eterno Signore di ogni potenza e forza. E poiché Dio ti ha fatto imperatore, che cosa insisti sulla tua dignità imperiale, come se ti fossi fatto tale da te stesso!

                    2.             Se fosse così semplice diventare imperatore senza Forza e Potere divino, ce ne sarebbero una gran quantità sulla Terra; ma ciò sarebbe un orrore degli orrori dinanzi a Dio. Perciò Egli pone su molti paesi soltanto un imperatore provvedendolo di potenza, forza e autorità grande, ma soltanto per quanto dura la sua capacità di governare finché è in vita!

                    3.             Dopo la morte del corpo, l’imperatore finisce per sempre, e l’uomo che sulla Terra era imperatore, diventa uguale ad uno dei suoi più piccoli subordinati. Ma nel Regno di Dio può di nuovo diventare qualcuno con l’umiltà e con un grande amore, innanzi tutto per Dio il Signore, e poi per tutti i suoi fratelli e sorelle. Restare invece ancora così ostinatamente attaccato a ciò che si era sulla Terra, non porta la vita, ma la morte vera! Perciò io ti dico: rifletti bene su cosa farai! Poiché vedi, la porta della particolare Grazia e Misericordia del Signore non è sempre aperta, come anche sulla Terra non è sempre giorno e sempre estate. Qui nessuno può dire in anticipo: ‘Guarda, presto viene la primavera e poi la grazia dell’estate!’, ma questo giace nascosto nel Signore! Quando Egli vuole, allora accade. Unicamente Lui apre e chiude come e quando vuole.

                    4.             Ora la porta è aperta davanti a tutti voi! Perciò afferratela e approfittatene, prima che venga nuovamente chiusa! Credi dunque che il Signore venga giù tutti i giorni fisicamente dai Suoi Cieli più alti sulla Terra ed insegni, guarisca e mostri clemenza verso le Sue creature e faccia di loro i figli Suoi? Oh, guarda, questo il Signore non lo fa e soltanto Lui sa perché fa questo sì e quello no! Egli è comunque sempre l’Amore e la Misericordia stessa; ma la Sua particolare Grazia non la dà in ogni tempo uguale e non ugualmente a tutti!

                    5.             Vedi, io un giorno ero il più grande e il più furioso persecutore, e tuttavia Egli mi ha serbato lo stesso la massima grazia, e fortificandomi mi ha scelto quale apostolo del mondo; mentre ha scelto gli altri Suoi apostoli perlopiù soltanto tra i giudei. E altri uomini assai migliori e nobili non li ha degnati di una grazia particolare. Ai sapienti lo ha nascosto, mentre ai suoi più piccoli figlioletti ha rivelato il Suo Regno e la Sua Grazia particolare!

                    6.             Da questo si capisce nuovamente che il Signore fa quel che vuole secondo la Sua più intima Sapienza. Chi a torto, si crede al sicuro, è spesso circondato da migliaia di pericoli. Non di rado però il Signore protegge il timido a tal punto che non gli capiterà nulla, anche se tutta la Terra fosse ridotta in frantumi. Così il Signore fa ciò che vuole e non ha mai bisogno di un consiglio umano. Allora è dunque la più imperdonabile follia non accogliere i doni di Grazia dalla Sua stessa Mano, quando Egli li porge a qualcuno spontaneamente.

                    7.             Perciò lascia ora perdere il tuo titolo di imperatore e accogli la Grazia del Signore, allora vivrai, altrimenti morrai nella tua stessa illusione!”.

                    8.             Risponde l’ostinato: “Tu parli sapientemente proprio come un ministro, ma quale differenza esiste tra un ministro e un imperatore! Conduci davanti a me il Signore stesso; voglio ascoltarLo con grazia e concederGli in via eccezionale una lunga udienza”.

                    9.             Risponde Paolo: “Ah, questo va veramente al di là di tutto ciò che si può attendere dalla tua grazia! Vorresti perfino concedere udienza al Signore se te Lo conducessi davanti! Oh, folle insensatissimo! No, amico, questo è troppo! Io, Paolo, tremo davanti a questo pensiero, e tu puoi pensarlo e pretenderlo? Questo è impossibile possa essere opera tua, ma soltanto un’opera di Satana! Ripensaci e desisti dalla tua immensa follia! Ti prego, diventa un uomo dinanzi a Dio!”.

                  10.           Risponde l’ostinato: “Un reggente parla secondo il modo suo abituale e un apostolo secondo il proprio. Con quest’udienza non intendo qualcosa di immensamente celestiale come la intendete voi, e credo che non potrà essere tanto sbagliato se faccio chiamare il Signore davanti a me! Anche sulla Terra si chiama un religioso, affinché venga poi con Cristo il Signore, quando non ci si può recare da Lui perché si è ammalati. Perciò non fate tanto chiasso, come se a causa di questo fossero già crollati Cielo e Terra!

                  11.           Ricordatevi che tra un imperatore e un comune mortale esiste sempre una differenza alta come il cielo. Nella sfera in cui uno vive, si forma anche la sua vita nella sua vera natura. Se perciò parlo qui davanti a voi secondo la mia elevata natura dell’anima, non dovrebbe essere poi tanto sbagliato, come lo sarebbe se fosse un uomo comune ad aver l’audacia di parlare così!

                  12.           Io una volta ero un imperatore, questo nessun Dio me lo può togliere, finché me ne lascia il ricordo. E così rimango eternamente imperatore anche davanti a Dio nei miei ricordi. Ma che qui io non abbia più nulla da comandare, lo so bene quanto voi, chiassoso amico mio! Perciò non ho bisogno di nient’altro da voi. Mi porterò avanti da me stesso. Quindi non impormi niente, così accoglierò il bene e il vero da solo e farò e agirò di conseguenza. Altrimenti resto come sono, se buono o cattivo è la stessa cosa. Capito, individuo chiassoso?

                  13.           Risponde Paolo: “Oh, sì, molto bene! Ma oltre a ciò aggiungi semplicemente: finché il tuo io autorevole ti servirà da giudice, l’eterno Io del Signore non prenderà dimora nel tuo cuore! Tenendo conto delle condizioni vitali esteriori, hai ragione in tutto ciò che mi hai detto con il tuo discorso. Le condizioni di vita interiori però sono di un genere tutto diverso! Poiché esse ti sono completamente ignote, prima devi fartele imprimere, altrimenti qui, nel mondo degli spiriti, nel quale sei già un abitante da quasi 200 anni terreni, non arriverai mai ad un posticino verdeggiante. Se ti rivelo, secondo l’Ordine del Signore, la piena verità, perché mi tratti come se fossi tuo nemico?”.

                  14.           Risponde il duro: “Non ti tratto da nemico, ma tu non mi piaci! Perciò voglio ascoltare qualcun altro, affinché io sappia bene che cosa devo fare!”.

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Cap. 214

Calcolo del tempo di vita nell’aldilà

Una domanda di storia mondana

Parabola del prestigiatore

Il vero splendore di corte

                    1.             Dice Paolo: “Ne otterrai anche un altro, ma per adesso non ancora, se rimani materiale quasi come una pietra nei tuoi pensieri, aspirazioni e intenzioni. Io, Paolo, sono per questo un Paolo, un minuscolo apostolo – perché per primo raschio via dai figli il materiale grossolano ed elimino da loro i primi rifiuti. Finché non scambi i tuoi pensieri e desideri completamente materiali con lo spirituale, non ti toglierai Paolo di torno! Questo, infatti, è compito di Paolo che egli prima pulisca le piazze, affinché i veri costruttori possano edificare l’edificio, che poi riceverà dal grande Maestro costruttore in Persona, l’adeguato e magnifico arredamento interiore.

                    2.             Per ora perciò accontentati di me. Poiché chi accoglie Paolo, giunge poi anche a Pietro, a Giovanni e infine al Signore stesso. Chiunque comincia, cominci con Paolo, altrimenti non arriverà mai a Pietro e ancor meno a Giovanni. Ma chi non arriva a Giovanni, non arriva al Signore. Giovanni, infatti, equivale all’Amore del Signore per i figli Suoi”.

                    3.             Risponde il duro: “Va bene, ma non sei fedele del tutto nelle tue affermazioni, e così non posso fidarmi di te! Tu hai affermato che mi trovo qui nel mondo degli spiriti già da quasi 200 anni, secondo il calcolo terreno. Vedi, questo è completamento sbagliato, poiché sono qui da appena 110 anni, quindi ne mancano ancora 90 alla tua affermazione! Spiriti della tua specie non dovrebbero sapere esattamente da quanto tempo uno spirito dimora qui? Ora risolvi questo dilemma se puoi, ed io voglio crederti!”.

                    4.             Risponde Paolo: “Una disputa simile non ti deve riuscire molto difficile! Dimmi, tu inutile trivellatore della materia, quando hai imparato a contare nel mondo degli spiriti, visto che mi vuoi accusare di una bugia? Vedi, stolto, noi qui nel mondo degli spiriti calcoliamo così: dal momento in cui dal Signore fu messo lo spirito nella tua anima (ciò accade non appena l’anima di un bimbo è in grado di formulare il primo pensiero, il che in alcuni di essi accade già nel primo anno di vita), – da quel momento ogni uomo è già un abitante del mondo degli spiriti, cosa che glielo rivelano solo troppo chiaramente i suoi sogni. Egli è, con la maggior parte del suo essere, nella materia solo durante l’ora di veglia naturale, sebbene con pensieri spirituali, contemplazioni, preghiere, amore per Dio e nobili azioni, qualcuno si trovi nel puro mondo dello spirito anche in pieno giorno. E vedi, d’allora in poi comincia anche il calcolo che noi usiamo fare qui. E se tu aggiungi questo ai tuoi 110 anni, ti renderai sicuramente conto che i tuoi 200 anni circa non sono per nulla una menzogna da come me l’hai detto abbastanza villanamente in faccia”.

                    5.             Risponde il duro: “Non sapevo che qui si calcolasse così. Se tu me ne avessi dato prima un accenno, non ti avrei tacciato per bugiardo, e nemmeno tu mi avresti considerato un inutile trivellatore della materia, cosa che anche non è un complimento. E così io credo che siamo pari e non siamo più debitori l’uno dell’altro. Ora io sono tranquillo, lo sei anche tu?”.

                    6.             Risponde Paolo: “Completamente! Ora però devi ancora lasciarti dire da me alcune parole!”. – Dice ora il duro un po’ ammorbidito: “Parla pure finché vuoi e puoi, ti voglio ascoltare! Ora però dimmi anche come stanno le cose sulla Terra, che cosa fanno i miei discendenti e come stanno. Ho sentito dire che in Austria ci sono stati grandi movimenti”.

                    7.             Risponde Paolo: “Ora siamo apparentemente nella Vienna stessa, e in quest’occasione verremo a sapere anche parecchio su come stanno le cose nel mondo materiale esteriore. Intanto però vogliamo occuparci di ciò che ci è molto più vicino del mondo materiale. Tu sei ancora pervaso dalla grandezza di corte che è stata alimentata dallo stato sacerdotale spagnolo un tempo ricco e altolocato. E tu credi che tutto ciò che è elevato possa incutere rispetto in tutto il mondo solo attraverso un possibile maggior splendore che è costituito dall’oro e da vane cerimonie. Io però ti dico che in tutto il mondo non può esservi nulla di più falso di quest’opinione sciocca oltre ogni limite e misura!

                    8.             Vedi, un prestigiatore intrattiene i suoi spettatori abbagliati solo finché questi non capiscono la nullità della sua arte. Ma quando essi vengono illuminati da uno che se ne intende, allora è il caso che il falso mago cerchi di trovare una via di scampo dopo aver venduto loro una falsa magia spacciandola per vera. La cosa invece cambia quando un falso mago avverte il suo pubblico di come stanno le cose! Allora ogni spettatore viene a sapere che questa magia è del tutto naturale ed abbandonerà poi del tutto divertito il luogo dello spettacolo.

                    9.             Tale e quale sta in rapporto lo splendore di corte. Questo può essere vero o falso. Guai però al reggente che ha voluto ingannare i suoi sudditi con un falso splendore cortigiano! Quando questi lo scoprono, com’è già successo in Francia e in altri Stati, allora andrà male ad un simile ingannatore.

                  10.           Il vero splendore di corte invece consiste nella sapienza e bontà di cuore del reggente, in una buona ripartizione e opportuna prosperità dei sudditi e in ogni saggia istituzione dello Stato, dinanzi alle quali tutto il mondo deve nutrire un profondo rispetto. E solo dopo anche in quello splendore che il reggente appare nella dignità e nella sua residenza per quello che è realmente, e cioè un reggente saggio di un popolo veramente felice.

                  11.           Ma a che serve ad un reggente andare in giro in carrozze d’oro di Stato se il suo popolo soffre la fame e avvolto in poveri stracci? A che cosa serve caricare ai deboli tutti i fardelli dai quali vengono schiacciati, mentre egli stesso si diletta con la miseria della stridente povertà? Questa, nella sua lotta, si vendicherà terribilmente ad un reggente simile, il quale dovrebbe essere chiamato vampiro del popolo piuttosto che reggente del popolo.

                  12.           Osserva tali orgogliosi sovrani come Spagna, Francia e Inghilterra ne hanno già avuto alcuni! Essi alla fine sono caduti quali deplorevoli vittime di una furia popolare scatenata! Tu stesso sei ancora del tutto compenetrato da questa grandezza cortigiana che non ha valore né dinanzi agli uomini né, ancor meno, dinanzi a Dio. Lasciala andare, essa, infatti, non ti porterà eternamente nessuna benedizione! Vedi, se tua figlia Maria Teresa non fosse stata compenetrata da uno spirito completamente diverso dal tuo, già da tempo l’Austria non ci sarebbe più! L’avrebbero attaccata da tutte le parti e l’avrebbero divisa in tanti pezzettini, come si è già dimostrato in parte dopo, sotto il regno del figlio di tua figlia, come sotto quello di Leopold e di Franz. Tu hai posto il seme per tutti questi mali! E finché i successivi reggenti viaggeranno nelle tue carrozze d’oro, non saranno liberati dalle molte prove di questo triste genere!

                  13.           O Karl, sei stato un reggente duro! Diventa dunque tenero dinanzi a Dio, tuo Signore, affinché tu possa guarire quelle ferite che la tua esagerata superbia ha inferto ai popoli. Molti di loro languono ancora qui nel regno degli spiriti, i quali sono stati accecati sotto di te! Va’ dunque ora dinanzi al Signore, Dio tuo e Padre tuo, metti il grande peso dei tuoi peccati ai piedi di Gesù il Signore, affinché Egli ti fortifichi e ti risani in tutto, poiché tu sei dinanzi a Lui molto ammalato! Presso di Lui, infatti, sono possibili tutte le cose”.

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Cap. 215

Relazione di vita del superbo Karl

Paolo scuote l’altezzoso

Dialogo di Karl con Gesù

Alla fine, preghiera di grazia e liberazione

                    1.             Dice Karl: “Dov’è questo Ge… Ge… Ge…, – ebbene, ora non riesco a tirar fuori il nome. Che altro nome ha?”. – Risponde Paolo: “Gesù Cristo, così si chiama il Salvatore, l’Unto! Non riesci a pronunciarne il nome perché non vi è nulla di Lui nel tuo cuore. Tu però non hai bisogno di dire superbamente: ‘dove è Gesù, dal quale devo andare?’, poiché Egli è comunque qui presso di me, e mi è sempre il più vicino di tutti! Dì almeno nel tuo cuore: ‘Signore, abbi pietà di me grande peccatore e sii misericordioso! Io non sono degno di alzare i miei occhi verso di Te!’, e il Signore farà a te ciò che appartiene al giusto e alla mite giustizia”.

                    2.             Dice Karl: “Dunque questo giudeo del tutto ordinario dovrebbe essere il Signore?”. Risponde Paolo: “Sì, è Lui l’unico e solo!”.

                    3.             A questo punto Karl comincia a grattarsi dietro l’orecchio e dice tra sé: “Costui dovrebbe essere il Signore e Creatore del Cielo e della Terra! Niente male, proprio niente male! A costui avrei donato qualcosa come ad un volgare mendicante! E questo dovrebbe essere veramente Iddio il Signore? È vero che a volte anche alti regnanti della Terra viaggiano in rigorosissimo incognito. Perché non dovrebbe essere possibile a Dio? Lo voglio accettare su responsabilità di Paolo, sebbene una simile ipotesi mi appaia estremamente dubbiosa, come sulla Terra ogni semplice individuo mi pareva infinitamente insignificante. Per questa ragione ho potuto assistere anche ad una sola messa, in cui nessuna plebe era ammessa nella chiesa. Perciò concessi al popolo comune solamente una, fino al massimo quattro udienze l’anno, perché questa volgare plebaglia mi era oltre ogni cosa fastidiosa. Conferii alla corte anche il massimo splendore, per proteggermi dall’insopportabile insulsaggine. E ora devo nuovamente buttarmi dentro l’insulsaggine? Nel Nome di Dio, così sia dunque! – Questo semplice ebreo – soprattutto un giudeo – questo è per me già il più insopportabile! Io, quale imperatore, avrei potuto far giustiziare tutti gli ebrei, e ora devo riconoscere e adorare un volgare giudeo come Dio, il Signore? O tu terribilissima, tremendissima insulsaggine!”.

                    4.             Risponde Paolo: “Bada che alla fine non ti diventi insulso qualcos’altro! Credi forse che il Signore sia anch’Egli un simile arci aristocratico e trovi insulso tutto ciò che non può legittimarsi come altrettanto nobile? Io però ti dico: sta attento a non diventare tu insopportabile al Signore, perché allora saresti l’essere più infelice di tutti! Poiché chi trova insulse le disposizioni di Dio, è un figlio della superbia e dell’orgoglio e quindi un abominio dinanzi a Dio! Il Signore è sempre rivolto verso i piccoli. Chi non diventa come il fanciullo di un comunissimo mendicante, non avrà mai parte al Regno di Dio!

                    5.             Credi forse che il Signore ami i regnanti della Terra? Oh, ti sbagli di grosso! Vedi, il Signore li tollera come un male dei popoli, i quali sono essi stessi maligni e cattivi, ma essi non sono il Suo Amore! Non nell’amore, ma nell’ira Iddio diede agli stolti ebrei un re, questi volevano essere un grande popolo attraverso lo splendore di un re, il quale in seguito li sottomise e li rese schiavi. Da questo risulta che i re non sono tanto una benedizione per il popolo, ma piuttosto una punizione, perché gli uomini amano ancor sempre il mondo più che Dio.

                    6.             Che cosa pensi di essere per il fatto che sulla Terra sei stato un regnante? Soltanto Dio è Regnante! Tutti gli uomini invece sono fratelli e sorelle! Va’ e riconosci la tua colpa dinanzi a Dio, altrimenti ti andrà molto male!”.

                    7.             Risponde Karl: “Perché dovrebbe andarmi male? Da regnante ho agito in modo che tutta la storia mondiale debba rendermi una testimonianza con parole di elogio davanti a Dio e agli uomini. Non ho avuto l’amore dei miei popoli e precisamente nella misura che ho potuto letteralmente portarmelo nella tomba? E le mie disposizioni non sono state eseguite puntualmente? Che cosa ho dunque fatto di cattivo che devo aspettarmi un male!”.

                    8.             Dice Paolo: “Su questo non vogliamo fare ulteriori commenti. Qui non si tratta di che cosa sei stato per i tuoi sudditi, ma piuttosto che cosa sei stato per te e per la tua vita interiore! Se tu dici: ‘Ho governato per potere mio!’, allora tutto il tuo governo è stato cattivo. Ma se dici: ‘La Forza e il Potere di Dio mi hanno destinato a governare così e non diversamente!’, allora la cosa assume un altro aspetto. Il Signore, infatti, non bada solamente all’azione, ma soprattutto al motivo ed all’intenzione dell’azione.

                    9.             Un’azione può essere giusta finché vuoi, ma se chi la compie la fa solamente per il suo stesso onore, allora è male per lui. Il Signore, infatti, dice: ‘E quando avete fatto tutto, riconoscete: Noi siamo stati inutili e pigri servitori! Se invece tu dici: ‘Sono stato un regnante!’, allora agisci già contro Dio e dai a te stesso una pessima testimonianza. Ma se dici: ‘Sono stato solamente un pessimo strumento nella Mano di Dio, e il Signore è stato il Regnante attraverso la volontà mia!’, allora sei giustificato dinanzi a Lui.

                  10.           Hai avuto il favore del tuo popolo, specialmente di quello nobile, ma sarebbe stato meglio se tu avessi ottenuto il Favore e l’Amore del Signore! Dunque amico, non noi, ma solamente il Signore è Tutto in tutto! Afferra questo nel tuo cuore e rivolgiti a Lui, allora potrai progredire! Ora ho parlato, il Signore sia con te!”.

                  11.           Karl, indotto molto alla riflessione da queste parole, si rivolge dopo un po’ a Me e dice: “Secondo la dichiarazione di questo Paolo, Tu saresti dunque veramente Cristo il Signore; Colui che a suo tempo fu crocefisso dai maligni giudei, i quali mi sono tanto antipatici che mi dispiace ancora adesso di non aver sterminato questa razza infame almeno nel mio regno!”, – Rispondo Io: “Sì, questi sono Io! Ma se hai qualcosa da obiettare, dì quello che Mi manca ancora per essere degno di presentarMi, quale Cristo, dinanzi a te, grande signore!”.

                  12.           Dice Karl: “Questa è una strana domanda! Secondo il giudizio terreno, ti mancherebbe molto per essere riconosciuto degnamente come Cristo. Ma qui adesso non sono più tanto delicato e accetto subito un bastone per scettro e un berrettino da notte per corona, perché non dovrei accettare anche te per Cristo il Signore! Ma se ne arriva un altro e più capace, allora la cosa si modificherà facilmente. Il giusto viene accettato e il falso lasciato! Del resto sai recitare bene il ruolo di Cristo! La Tua affabile serietà e il tuo capo maestoso e bello con i grandi occhi azzurri, Ti rendono molto bene per il degno rappresentante di Colui che Tu qui rappresenti. Su responsabilità di colui che mi ha indicato Te quale il vero Cristo, voglio accettare anche questo e perciò, in qualità del più grande imperatore del regno romano-tedesco, cado ai Tuoi piedi e dico: Signore, abbi pietà di me peccatore e sii misericordioso!”.

                  13.           Dico Io: “Amico, sono contento che sei arrivato a questo punto e che possiamo uscire da questa cripta dei morti all’aperto. Qui, dove dimorano i morti, non si può parlare molto della vita. Fuori, dove una chiara luce penetra l’intero infinito mondo degli spiriti, si fa vedere e sentire più chiaramente chi è Colui che qui parla con te! E così lasciamo questo luogo e rechiamoci all’aperto!”.

                  14.           Ora tutti esclamano: “Salute a te, o Signore, che fai tali cose a noi! Soltanto ora, infatti, cominciamo a comprendere dove eravamo e come ce la siamo passata. Soltanto Tu sei il nostro Salvatore! – A te solamente tutto il nostro amore, onore e adorazione, perché Tu solo sei degno di ricevere tutto questo da noi e di accettarlo con somma clemenza!”. – Dice Karl rialzandosi da terra: “Signore, a questo saluto partecipo anch’io, ed ora veramente di tutto cuore! Ma dove ci condurrai adesso?”.

                  15.           Rispondo Io: “Fuori nelle vie di Vienna, e là si mostrerà dove prenderemo alloggio. Robert, tu con Helena vai avanti nuovamente!”.

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Cap. 216

Monaci questuanti avidi di danaro all’uscita della cripta

                    1.             Robert ora va avanti. All’entrata della cripta però stanno due monaci con un elemosiniere e chiedono a Robert un’offerta per le povere anime del Purgatorio. Robert però si scusa e dice di non aver danaro. I monaci allora bisbigliano: “Sì, sì, un altro cartoccio di sporcizia in più sulla Terra!”. – Ora vengono i dinasti all’uscita e anche a loro è fatta la stessa richiesta; e anche loro non danno niente ai monaci per il semplice fatto che non hanno nulla da dare. Ed i monaci dicono: “Sì, sì! Con questi si deve supplicare per iscritto e dopo si otterrà al massimo una risposta negativa piena di scuse con l’invito di ripassare un paio di annetti più tardi! Ebbene, già lo sappiamo! Ora però arrivano i quattro stranieri, forse questi lasciano qualche soldo!”.

                    2.             Ora arrivo Io con Paolo, Pietro e Giovanni. E anche a noi viene subito fatta la richiesta per le povere anime del Purgatorio. Paolo però domanda ai monaci dove fosse il Purgatorio per le povere anime. – E un monaco risponde tutto solenne: “A duecento miglia di profondità sotto la Terra! E Poi ancora cento miglia più in basso c’è l’Inferno con i dannati che vi bruciano eternamente, perché non vogliono mai fare qualcosa per le povere anime del Purgatorio!”.

                    3.             Dice perciò Paolo: “E voi nel frattempo ne avete ben una vera gioia?”. – Rispondono i due monaci: “Oh, sì, certamente! Anche se potessimo aiutarli, lo stesso non lo faremmo; quelle sporche e indurite carogne, infatti, devono solo bruciare eternamente! Noi non vogliamo recitare per loro nemmeno un Padrenostro”. Continua Paolo: “Voi però, a quanto vedo, non siete molto misericordiosi! Che come succederebbe se ci foste voi all’Inferno a quattrocento miglia di profondità sotto la Terra? Vi farebbe piacere se qualcuno si comportasse in maniera così spietata con voi? Vorreste vedervi bollire e friggere in eterno?”. – Risponde uno di loro: “Vi prego, vostra grazia, questa è una domanda sciocca! Come si può domandare una cosa che non potrà mai accadere? Un monaco non va all’Inferno così facilmente, come gli altri uomini – perché lo proteggono già le molte sante messe che egli ha letto per le povere anime! Capito, vostra grazia?”.

                    4.             Risponde Paolo un po’ scherzosamente: “Ah, questa è davvero tutta un’altra cosa! Giusto, alle sante messe proprio non ci avevo pensato! Sì, queste possono essere buone per molte cose! Voi due avete già letto molte sante messe? E lo avete fatto più per soldi o per senza soldi?”.

                    5.             Rispondono i monaci: “Anche questa è una domanda sciocca! Chi mai leggerà una messa gratuitamente a Vienna! Non sa il gentile signore che i ricchi devono comprarsi il Cielo e soltanto i poveri diavoli vi vengono ammessi gratuitamente!? Sì caro signore mio! Le ricche carogne devono solo pagar bene se vogliono entrare in Cielo. A chi ha il cielo sulla Terra, a costoro nell’altro mondo spetta l’Inferno. E se vuole avere il Cielo, allora se lo deve comprare al prezzo più caro possibile. Noi, ministri di Dio, abbiamo il diritto di aprire o di chiudere il Cielo. Che però non lo apriamo mai gratuitamente per i ricchi, lo comprenderanno certo i gentili signori! Le sporche carogne devono pagare, che trabocchino loro gli occhi prima di essere accolti in Cielo. Sì, lo facciamo e ne abbiamo il diritto!”.

                    6.             Incalza Paolo: “E chi vi ha dato questo diritto?”. – “Ebbene, anche questa è una strana domanda! Chi avrebbe dovuto darcelo? Il papa, quale rappresentante di Cristo sulla Terra, e Cristo ha il diritto da Dio! Questo dovreste saperlo, se non siete degli arci eretici”.

                    7.             Continua Paolo: “Va bene, ci siamo già capiti. Ditemi però ancora, lo sapete voi che non vi trovate più sulla Terra, ma nel mondo degli spiriti?”. – Rispondono i monaci ridendo: “Ci sembra che il gentil signore cominci a dare i numeri! Se fossimo nel mondo degli spiriti, saremmo o in Cielo oppure in Purgatorio, o magari all’Inferno! Ma il gentile signore vedrà bene che adesso siamo in una chiesa e non vi è nessun mondo degli spiriti!”.

                    8.             Risponde Paolo: “Mi sono reso conto del fatto che siete inguaribili per lungo tempo ancora! Perciò vi vogliamo lasciare così come vi abbiamo trovato. In verità io sono Paolo, il noto apostolo del Signore; i due dietro di me sono Pietro e Giovanni, e in mezzo a loro c’è Cristo, il Signore stesso, il quale voleva venirvi in aiuto. Ma voi siete ancora troppo ciechi per questo, vi guarirà solamente la gattabuia dell’estrema sera, dove saranno pianti e stridor di denti. State bene! Tra alcune centinaia di anni terreni ci rivedremo!”.

                    9.             Paolo ora se ne va’. E quando Io, con Pietro e Giovanni, arrivo presso i monaci, essi si rivolgono anche a Me per un’elemosina per le povere anime del Purgatorio. Io però non li degno di una risposta e nemmeno faccio un’elemosina, e anche i Miei compagni non danno loro niente. Allora i due monaci cominciano ad augurarci di andare all’Inferno e ci chiamano qua e là sporche carogne. Poi ci raggiungono tutti i viennesi che abbiamo già guadagnato prima, afferrano i due monaci e vogliono bastonarli per bene. – Io però dico loro: “Lasciateli, costoro sono bastonati a sufficienza! Tutte le loro fatiche sulla Terra, come qui nel mondo degli spiriti, saranno vane d’ora in poi. Si seccheranno lentamente come erba falciata e diventeranno foraggio ammassato per gli animali nell’estrema sera. Andiamo ora fuori! Vedo ancora qualche fertile giardino in cui possiamo fare ancora un raccolto!”.

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Cap. 217

Davanti al duomo di Stefano

Buona preghiera dei dinasti salvati

Difficile guarigione dell’orgoglio ecclesiastico

 

                    1.             Ora andiamo avanti e ci troviamo in breve tempo davanti al cosiddetto duomo di Stefano.

                    2.             Allora alcuni dinasti si avvicinano a Me e dicono: “Signore, a Te è piaciuto visitare la nostra città di residenza per ridestare, con il Tuo Amore, Grazia e Misericordia, molti spiriti ancora ciechi qui dimoranti e liberarli dalla notte della morte. Allora ricordaTi anche dei poveretti che giacciono sepolti fisicamente e spiritualmente nelle catacombe di questa casa di preghiera! Ora comprendiamo molto chiaramente che presso di Te tutto ciò che nel mondo ha avuto una bassa condizione, ha un lieve vantaggio. Perché gli errori di tali uomini sono dovuti per lo più alla mancanza di un’opportuna educazione. Presso gli altolocati invece i peccati non provengono certamente da una trascurata educazione, ma unicamente dalla loro superbia ed egoismo, e sono perciò sicuramente anche più ostinati di quelli commessi dagli uomini di bassa condizione. Quindi qui c’è necessariamente bisogno di un medico come Te, o Signore, affinché tali ammalati gravi siano aiutati. Visita perciò anche questi poveri sotto le catacombe, forse anche qui qualcuno si lascerà destare!”.

                    3.             Rispondo Io: “Cari amici Miei che sulla Terra avete vissuto e agito in modo molteplice secondo il Mio Cuore! Mi rallegra infinitamente che vi ricordiate di questi morti ed esaudirò subito il desiderio del vostro cuore. Vi dico però in anticipo che in questo giardino avremo un bel magro raccolto! Perché non c’è nulla di più difficile espellere da un’anima, senza danneggiarla o perfino distruggerla, che la cosiddetta superbia teologica.

                    4.              Un imperatore, re o principe reputano certamente di essere i più elevati tra gli uomini; ma questo è legato alla sua posizione sociale, cosa che è anche un dovere pretenderlo. Con questi là sotto però è tutt’altra cosa! Questi sono perlopiù vecchi, inveterati gerarchi dai tempi assai tenebrosi. Questi si ritengono degli esseri cui la Divinità stessa deve obbedire. A quest’idea pazza sono giunti, quasi sempre, dall’insegnamento erroneo di Roma, il quale mette ogni prete due volte al di sopra della Madre Maria, e lei, a sua volta, in quanto a potere, due volte al di sopra di Me stesso, e questo così che Io sia mosso a fare qualcosa soltanto attraverso di lei. A tutto ciò si aggiungono le loro messe nelle quali, in un certo senso, possono fare di Me quello che vogliono, e oltre a ciò esclamano come un papa Alessandro: ‘Chi può osare contendere con me? Tutta la Terra che io calpesto, trema sotto i miei piedi! E Dio Lo tengo nella mia destra!’.

                    5.             Perciò potete comprendere facilmente quanto sarà difficile ricondurre questi spiriti alla giusta umiltà, costoro ritengono se stessi non solo come dei, ma come verissimi dominatori su Dio. E proprio molti di costoro dimorano là sotto. Sarà dunque molto difficile ottenere qualcosa da loro. Forse un paio potranno essere un po’ più miti; ma gli altri… qui vedrete meraviglie di caparbietà! Non dovete però irritarvi, e nemmeno aver paura; essi, infatti, faranno anche dei segni attraverso le fissazioni della loro fantasia. Dovrete assistere a tutto questo come a un’opera dell’inganno, cosa che è completamente nulla e non ha nessuna realtà. E ora che lo sapete, scendiamo pure tranquillamente! Così sia!”.

                    6.             Ora scendiamo giù nelle catacombe assai buie, e lasciamo sorgere solamente tanta luce quanta è necessaria per i dinasti nuovi arrivati, affinché possano vedere gli abitanti di questo sotterraneo locale a volta.

                    7.             Quando tutti ci troviamo al centro del locale a volta, viene Robert con Helena da Me e dice: “Signore, Tu nostro affettuosissimo Padre! Adesso permettici di restarTi molto vicino, poiché io devo confessare: né sulla Terra, né nel mondo degli spiriti, ho avuto tanta paura come in questo locale a volta! Non vedo ancora nessuno; solo qui e là ci guarda digrignando un teschio semi marcio da una cassa da morto, e uno sgradevolissimo odore nauseante s’insinua nelle nostre narici. – E davvero una strana angoscia attraversa tutto l’essere mio. Questo è veramente molto strano! Quando, alcuni anni terreni fa, fui condannato a morte dal conte Windischgrätz, non provai tanta paura come quella che provo adesso. Tu, caro Padre, ci permetti che in quest’occasione ci possiamo trovare il più possibile vicino a Te?”.

                    8.             Dico Io: “Tutto è in ordine, Mio carissimo figlio Robert! Io voglio sempre che chiunque, in qualche modo oppresso, venga a Me, affinché presso di Me venga ristorato! Dunque rimani qui, poiché il bello deve ancora venire!”.

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Cap. 218

Esperienze dell’imperatore Joseph con il clero

Motivo della prematura morte di quest’imperatore che ora è ordinato angelo del giudizio contro Roma

                    1.             A questo punto viene dinanzi a Me l’imperatore Joseph[16] e dice: “Signore, abbi pietà di me peccatore! Non dovrei proprio dire nulla nei riguardi di qualcun altro, poiché sono io stesso ancora pieno di ogni genere di colpe. Ma poiché qui si tratta ora dell’alto clero romano, allora non posso tacere! Ho conosciuto questa razza come nessuno prima di me e facilmente nessuno dopo di me. Essa però è stata anche unta da me in una maniera che dovrebbe rimanere nel ricordo in eterno. O Signore, davanti a Te mi è quasi impossibile descrivere tutto ciò che, da imperatore, ho passato con questi esseri! La nefandezza e la mancanza di coscienza raggiungono un tale grado con questa casta che veramente non si possono trovar parole per descriverle.

                    2.             Come seguace del Tuo puro insegnamento, infatti, mi apparve solo troppo chiaro, quale differenza veniva fuori tra l’insegnamento di Roma e la Tua purissima Verità celeste – allora l’avrei fatta finita con la falsa romana per tutti i tempi. Se mi fosse stato concesso di vivere ancora solamente dieci anni sulla Terra, nel Tuo santissimo Nome, l’avrei anche fatto! Ma proprio queste carogne, per le quali sono stato la peggiore pietra d’inciampo, hanno saputo insinuarsi come un maligno verme cancerogeno nella mia linfa vitale terrena e troncarla prima del tempo. E così il mio progetto rimase incompiuto.

                    3.             Mi rallegro tuttavia che almeno ho tracciato la via della loro caduta e che quest’inizio ha avuto un buon seguito. In questo mondo, infatti, ricevo spesso notizie riguardo alla Terra, dove si dice sempre che la prostituta di Babele soffre di un deperimento inguaribile! E questo per me è una delizia, anzi il più completo cielo. O Signore, benedici il mio lavoro, affinché esso porti buoni frutti sulla Tua Terra! Sarebbe la mia gioia più grande se mi dicessi che su di essa non sono stato per Te un servitore completamente inutile!”.

                    4.             Dico Io: “Joseph, carissimo fratello Mio! Per il momento non posso dirti altro che: tu sei stato per Me un servitore come ce ne furono pochi, prima e dopo di te non c’è stato nessuno come te! Hai operato proprio secondo il Mio Cuore e sei stato fedele nell’amministrazione a te affidata. Che Io abbia permesso che tu avessi da servirMi solo per un breve tempo sulla Terra, il motivo è stato perché l’umanità non era degna di te. Perciò l’ho anche visitata con guerre e ogni genere di calamità e tribolazioni, per la qual ragione sono stati umiliati sia gli altolocati che gli infimi come quasi mai era successo prima. E queste umiliazioni dovranno continuare finché l’ultimo seme maligno sarà estirpato da questa Terra.

                    5.             Ora però a te affiderò per primo una vera spada, con la quale potrai incalzare la prostituta di Babele meglio di quanto l’avresti potuto fare sulla Terra; perché tu sei per Me un vero guerriero per questa causa importantissima! Per quanto riguarda le atrocità che hanno commesso Babele e questi servitori neri, scarlatti e purpurei non è necessario che Me le racconti, perché Io so ogni cosa meglio di tutti, perciò anche su di essi è venuto il tempo del giudizio.

                    6.             Ora però fa attenzione: là, da una tenebrosa volta, viene verso di noi un arcivescovo del tuo tempo. Lo riconoscerai subito, come anch’egli riconoscerà te. Dagli una risposta misurata, come Io te la metterò in bocca”.

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Cap. 219

Il vero essere dell’arcivescovo Migatzi

Dialogo tra costui e Joseph

Sguardo nella profondissima notte ecclesiastica

                    1.             Dice Joseph: “Sì lo riconosco dalla sua andatura, è lui. O Signore, che aspetto, è una vera immagine spaventosa! Su un vero e proprio scheletro penzola un vecchio mantello cosiddetto vespertino, e sul suo teschio dondola una mitra piena di fango e di sozzura. Questa figura cammina lentamente e si avvicina a noi vacillando in maniera visibile. Sono davvero curioso di sapere che cosa farà questo mostro!”.

                    2.             Rispondo Io: “Ti darà abbastanza da fare. Ora non devi irritarti per nessun motivo, tutti questi esseri, infatti, sono da considerare più o meno come pazzi”.

                    3.             Dice Joseph: “Ciò che mi meraviglia di quest’uomo è che sulla Terra era una delle teste più illuminate ed era d’accordo con me più di tutti gli altri vescovi del mio governo terreno. Gli arcivescovi di Salisburgo, Praga, Olmutz, Erlau, Agram, Trieste, Venezia, Trento e Milano mi hanno creato più problemi del mio arcivescovo viennese. Sì, devo confessare apertamente che, sotto molti aspetti, mi ha reso molti buoni servigi nel mio lavoro di epurazione. Proprio per questo non riesco a capire come quest’uomo possa essere capitato in una situazione così desolante”.

                    4.             Rispondo Io: “Mio caro fratello, quest’arcivescovo Migatzi era uno che sapeva meglio di tutti voltare il mantello a seconda di come tirava il vento. Egli esaminava bene i randelli e valutava acutamente se essi erano da rompere sulle ginocchia oppure no! Se uno per lui era troppo massiccio e forte, allora non lo metteva in ginocchio, ma lo faceva dorare completamente affinché alla vista di un simile dorato randello ognuno potesse riconoscere un nuovo potere nelle sue mani. Chi, infatti, sulla Terra va in giro mano nella mano con un potente imperatore, davanti a lui ognuno ha rispetto quasi quanto davanti all’imperatore stesso.

                    5.             L’arcivescovo Migatzi aveva compreso molto bene che sotto il tuo governo si sarebbe reso solamente ridicolo se fosse andato troppo a braccetto con il papa, che a quel tempo dipendeva molto dall’Austria. Perciò preferì seguire te e in segreto dettava legge al papa. Egli, infatti, diligente corrispondeva con la santa sede e le suggeriva che cosa dovesse fare per mantenersi in piedi di fronte al tuo potere e alla tua capacità di riconoscimento. Ma poiché il papa doveva stare al gioco, questo fu il più grande trionfo dell’arcivescovo Migatzi, il quale fu in qualche modo un papa sopra il papa.

                    6.             Vedi, questo fu il motivo perché l’arcivescovo di Vienna Migatzi era d’accordo con te! Ma se tu dovessi pensare che egli fosse stato interiormente di questo sentimento, saresti in un grosso errore. Egli era, infatti, più papa del papa stesso e più romano di tutti i sui colleghi. Io ti dico che egli in segreto ti odiava più della morte. Ma poiché a causa tua diventò in un certo modo un legislatore del papa, stava dalla tua parte sostenendoti nelle tue imprese. Ora conosci l’uomo che sulla Terra andava con te mano nella mano?”.

                    7.             Risponde Joseph: “O scaltro individuo! No, mi sarei aspettato di tutto da un uomo simile, ma non questo! Sì, sì, chi vuole apprendere la politica e diventare un maestro in questa, costui vada dai mantelli neri, rosso scarlatto e purpurei – lì verrà sicuramente istruito ad un grado che difficilmente potrebbe essere di casa nella testa di Satana. Aspetta ora, nero politicante, troverai in me un osso duro da rosicchiare!”.

                    8.             Dico Io: “Stai molto bene attento che non diventi lui più duro di te! Poiché Io ti dico che costui si è unto con tutti gli unguenti, e che per uno spirito, per quanto illuminato, è un compito difficile portare un tale impomatato su una retta via. Ora però riprenditi, egli è già molto vicino. Ti scorgerà subito e si accorgerà anche di noi”.

                    9.             L’arcivescovo Migatzi ora si accorge di lui, gli si avvicina in fretta e dice con voce fortemente stridula: “Salute, fratello Joseph! Ma come sei arrivato in questa misera gattabuia?”. – Risponde Joseph: “Per venire a trovarti, fratello!”. – Dice l’arcivescovo: “Questo è molto bello da parte tua. Ma se sei ancora un arci eretico come lo sei stato sulla Terra, qui sarai accolto dannatamente male!”.

                  10.           Risponde Joseph: “Questo non ha importanza, poiché tu sai bene che un Joseph è capace di procurarsi una bella accoglienza ovunque. Tu puoi dirmi ciò che vuoi ed io ti darò comunque sempre quella risposta che diedi al patriarca veneziano, quando mi mostrò un quadro in cui si vedeva il papa salire sul collo di un indebolito imperatore sopra il suo mulo e lo guardava con orgogliosi occhi sprezzanti”. – Domanda l’arcivescovo Migatzi: “E come suona questa risposta?”. – Risponde Joseph: “Gli dissi: ‘Tempi passati! Ciò vuol dire che questi sono altri tempi. Ora si discute diversamente!’. E una risposta simile otterrai anche tu da me se dovessi venire con qualcosa che non dovesse piacermi. Tu sai, infatti, che io non ho ancora smesso di essere imperatore nei tuoi confronti. Ma dimmi ora come ti va e che cosa ci fai qui”.

                  11.           Risponde l’arcivescovo Migatzi: “Una domanda sciocca! Osserva la mia faccia che è dimagrita fino all’osso, ed avrai la risposta da te stesso! Il mio lavoro lo vedi dalla mia veste! Il mondo vuole essere ingannato, dunque lo s’inganni! Questo è stato il nostro compito da tempi immemorabili e lo è ancora adesso. L’umanità non vuole fare nessun uso della più grande meraviglia in essa, che è il discernimento divino e l’intelligenza divina equivalente ad esso. Essa vuole una fede con miracoli misti a magia, affinché possa risparmiarsi il fastidio di pensare. Dunque è chiaro che vuole essere ingannata, dunque sia anche ingannata!

                  12.           Ogni frammento di miracolo è un inganno, ma allo stolto uomo non importa se solo può guardare a bocca aperta qualcosa che sembra un miracolo. Le vere opere di Dio invece non fanno su di lui proprio nessun’impressione. Il Sole, la Luna, le stelle, la meravigliosa Terra con le sue meraviglie senza numero né misura, tutto questo è per l’uomo goffo pura pomata. Mettere però una pallina in una coppa apparentemente vuota e dopo cavarne fuori tre con un abracadabra, questa è una meraviglia delle meraviglie! E così era l’umanità, così è anche ora e così sarà, finché esisteranno uomini sulla Terra. Per questo la massima dei gesuiti è il meglio che la ragione umana abbia inventato, perché proviene dalla più intima natura dell’umanità.

                  13.           I sapienti egizi fondarono una delle migliori religioni, la quale si basava esclusivamente su misteri e magie di ogni genere. Per questo si resse per più di duemila anni. Quando però sorsero certi amici del popolo e cominciarono a svelare ad essi l’inganno della loro religione ritenuta sacra, sorsero rapidamente una massa di nemici dei sacerdoti e del loro culto. I templi furono distrutti e i sacerdoti furono spesso uccisi o cacciati dal paese. Ma che cosa ne guadagnò con questo il popolo? Nient’altro che miseria, calamità, desolazione e alla fine la completa decadenza della sua nazionalità e della sua antichissima, quasi divina celebrità! Non sarebbe stato meglio se questi intempestivi benefattori popolari, con la loro perspicacia non fossero mai sorti tra il popolo egiziano? Il popolo sarebbe rimasto felice nella sua stupidità. E la classe sacerdotale, la sola a sapere che l’uomo non è nulla e non deve aspettarsi nulla in eterno, avrebbe potuto in compenso godersi le sue entrate – poiché era instancabilmente impegnata a conservare al popolo cieco la fede in un Dio e l’immortalità, e assicurargli con questo un’esistenza piena di speranze. In contraccambio essa prendeva dal popolo il peso maggiore sulle proprie spalle, e da sola attendeva ad ogni minuto l’annientamento eterno.

                  14.           Lasciate prosperare presso il popolo, in modo vivente, la conoscenza che dopo la morte non esiste più vita, e lo vedrete subito passare ad ogni immaginabile degenerazione! Il clero prende tutto questo sulle proprie spalle. Esso solo va incontro coraggiosamente all’eterna distruzione, perché è l’unico che riconosce il vantaggio del non essere piuttosto che quello dell’essere. E così c’è la più grande ingratitudine nei confronti di questi grandi benefattori dell’umanità, se davanti al popolo vengono tacciati come mentitori. Essi, a dir il vero, lo sono, ma non per il male, ma solo per il bene dei popoli!

                  15.           Perché i cinesi e i giapponesi sono i popoli quasi più felici della Terra? Perché non sono mai stati infastiditi nella loro stupidità? Perché i loro saggi reggenti si preoccupavano affinché i loro popoli non avessero mai un’illuminazione. Alcuni pochi che osarono accendere a questi popoli un cosiddetto bagliore, furono serviti duramente. E in tal modo non si presentarono così facilmente di nuovo altri a questo scopo.

                  16.           Tu stesso, amico mio, altrimenti stimabilissimo, da reggente, invece di andare col clero mano nella mano, gli hai inferto una ferita che difficilmente il tempo guarirà. Come ti deve giudicare dunque un vero arcivescovo? Sì, come ti deve giudicare l’intera ragionevole umanità? Le hai tolto una cosa senza dargli nulla di meglio in cambio!

                  17.           Quando una persona è felice nella sua stupidità, perché svegliarla per renderla infelice? Tutti gli uomini sono delinquenti esposti alla morte. Quando il delinquente dorme, è felice nel suo sonno. Che sarà quando si risveglierà? Allora lo assalirà il pensiero della morte, e diventerà indicibilmente infelice! Dimmi, colui che ha scosso il delinquente dal sonno gli ha fatto un piacere?

                  18.           Non per nulla la chiesa si chiama madre. Essa per i popoli è veramente ciò che una madre è per i suoi figli. Dà ai suoi popoli cibi e bevande che inducono a dormire, affinché non abbiano mai da gustare il terribile strazio del mondo. E chi è strettamente attaccato alla chiesa ed usa i suoi mezzi, veramente non sentirà mai il dolore della morte. Che cosa pensi ora? Potrai venire a me anche con la tua stolta obiezione?”.

                  19.           Risponde Joseph in breve e laconico: “Amico, con le tue insignificanti parole, in verità, non hai detto altro che il clero si trovi proprio nella più grande ignoranza e si adopera anche di venderla a caro prezzo a tutti i popoli. Io e migliaia di altri che la pensano come me, non abbiamo mai dubitato dell’immortalità delle nostre anime, quantunque, grazie a Dio, eravamo molto illuminati. La nostra fede però non era cieca, ma una chiara visione. Noi sentivamo che tutti gli uomini avrebbero potuto comprendere questo se non glielo avesse impedito il clero cieco. E questo, amico, è stato il motivo della nostra opposizione.

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Cap. 220

Joseph indirizza al Signore l’arcivescovo Migatzi

Migatzi spiega l’aldilà come inganno e Joseph come malato di mente

Joseph, sulla causa della sua morte

                    1.             Continua a parlare Joseph: “Guarda, amico, quanto sono stolti e senza contenuto i motivi con i quali vuoi scusare la tua chiesa, è già più che sufficiente il fatto che noi due siamo morti nel corpo già da sessant’anni terreni e ora continuiamo a vivere qui completamente freschi e sani! – Se il popolo fosse istruito nella vera fede, si lascerebbe guidare più facilmente e sarebbe più solerte in tutto il buono, il vero e il bello. Ma poiché, invece di vedere tutte le cose nella loro realtà, esso si limita a dormire e a ronfare passando da un sogno all’altro, per un popolo simile non è possibile pensare ad un progresso spirituale. Che cosa avevamo da vantare noi in Austria sotto il governo di mia madre? Nulla e mille volte nulla!

                    2.             Una volta venni a sapere che un cappuccino aveva inveito dal pulpito contro l’uso degli spilli con ardore e violenza infernali, perché li considerava pura magia. Sosteneva, infatti, che era andato da lui il diavolo in carne ed ossa ed avrebbe detto: ‘Dammi l’anima tua ed io t’insegnerò l’arte di fare in mille modi gli spilli!’. A ciò si sarebbe tanto spaventato che venne meno per la paura. E se non fosse venuta in suo aiuto la santissima ‘Maria alla scala’, che egli venerava più di tutto, sarebbe stato evidentemente perduto.

                    3.             Se ora il povero popolo è lasciato a simili asini di ecclesiastici, io domando: quali frutti ci si può attendere da un popolo simile? E vedi, diecimila avvenimenti simili giunsero ai miei orecchi e mi costrinsero a porre per sempre fine a tali incredibili stupidaggini. Grazie a Dio, il Signore ha benedetto i miei sforzi e non me li ha messi in conto come peccati! Il papa prende ora uno schiaffo dopo l’altro dal caro mondo ed ha già perso ogni autorità presso milioni di uomini. A questo io ho posto la prima pietra fondamentale che prima hanno già spianato Lutero, Calvino, Huss e Melanchthon. Io per questo certamente sono stato condannato da Roma all’Inferno più profondo, ma grazie a Dio non ho avuto nessun danno. Poiché vedi: qui vicino a me c’è Cristo stesso, il Signore del Cieli e della Terra! E io credo che chi è vicino a Lui come lo sono io, sarà certo un pochino beato!”.

                    4.             Risponde l’arcivescovo tutto eccitato: “Già nel ventre materno eri un eretico e come tale rimarrai anche all’Inferno per l’eternità! Tu pensi che siamo già morti? O sciocco! Per il mondo, politicamente siamo certamente morti, perché ci hanno messo a riposo; ma non così nella realtà, poiché tutti viviamo ancora nella Vienna visibile e andiamo in giro quando se ne presenta l’occasione. Questo non sarà certo nel mondo degli spiriti! Ma non farmi ridere! Io quale vescovo saprò bene e meglio come stanno le cose col mondo degli spiriti, se ce ne fosse uno! Ma poiché dopo la morte non può esservi alcuna vita, l’intero mondo degli spiriti finisce da sé. – E con la Divinità di Cristo ci sarà anche un’appropriata argomentazione! Quanto sei andato lontano nella tua pazzia se consideri un giudeo polacco per il Nazareno che morì in croce molto tempo fa, e non potrà mai più rivivere in eterno. È già molto che non ti ritieni tu stesso Cristo, perché saresti sufficientemente pazzo per questo.

                    5.             Il tuo stato sofferente ha turbato completamente la tua capacità di ricordare, così che non puoi rammentarti che sei stato ricoverato segretamente in manicomio? Questo evento ti ha fatto percepire la sensazione di essere morto! Ma non è così: tu sei solo diventato pazzo, e questo in te causa la sensazione di essere già morto. Ma se tu volessi, potrei guarirti rapidamente così da poter godere nuovamente la libertà dorata della vita. Tu sai che non sono mai stato uno zelota, meno di tutto nei tuoi confronti. Su, leale amico, vieni e lasciati curare!”.

                    6.             Risponde Joseph: “Amico mio, ho già sentito delle bugie su di me, ma questa non l’ho mai sentita. Che tu non creda e non hai mai creduto all’immortalità ed a Cristo, non mi dà fastidio. Non voglio neanche darmi la pena di iniziarti in questa fede. Ma che tu pretenda che io sia diventato pazzo nel mondo, questo mi dà fastidio, sapendo io solo troppo precisamente in che modo ho dovuto, di fatto, scambiare il transitorio con l’eterno.

                    7.             Vedi, a causa delle premure da parte della vostra chiesa, dopo aver annusato un mazzo di fiori, ho cominciato a percepire un male alla testa che si è manifestato all’esterno come un forte raffreddore. Non ci feci caso e pensavo che questo raffreddore sarebbe passato presto, ma non fu così. Quando però, invece di migliorare, peggiorava di giorno in giorno, feci venire il mio medico di corte, il quale non vide altro che un ostinato raffreddore. Io sentivo di giorno in giorno una certa pressione nella parte superiore del cervello, cui dapprincipio non diedi troppa importanza. Fino a che non cominciò a svilupparsi all’esterno dello stesso punto un tuberkulum malum[17], come lo chiamavano i miei medici di corte, che nonostante tutte le cure si aggravava sempre di più.

                    8.             Alla fine fu convocato un consulto medico. Questo consulto non riconobbe nel mio accesso nulla di pericoloso all’infuori di uno schietto medico di nome Quarin. A costui venne chiesto se il male fosse guaribile, e Quarin rispose francamente: no! Per questo gli venne da me conferito un titolo nobiliare e remunerato molto bene. Da allora il mio corpo andò peggiorando di ora in ora, e morii ben presto pienamente cosciente, senza la minima paura della morte. Quando morii, mi sembrò come se mi addormentassi dolcemente. Ben presto mi risvegliai, solo, grazie a Dio, non più nel mondo materiale, bensì nel mondo spirituale.

                    9.             Io penso che da questo ti dovrebbe esser chiaro che le mie capacità mnemoniche non sono spente del tutto come tu supponi. Che cosa pensi tu? Parla ora!”.

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Cap. 221

Migatzi fornisce un’altra spiegazione per la morte di Joseph

Egli pretende prove su Gesù

Discorso di Joseph sullo spirito dell’Amore come unico testimone di Dio

                    1.             Dice l’arcivescovo Migatzi: “Mio caro e buon amico! Puoi dire e fare ciò che vuoi, non m’importa! Tutto quello che mi hai detto non mi offende. Ma che tu in un certo senso mi accusi di un attentato alla tua persona, questo mi dà fastidio! Io, infatti, penso di essere stato il tuo più intimo amico e in incognito anche un massone come lo eri tu, e sapevo anche perché ero d’accordo con le tue innovazioni. Ti dichiaro perciò, quale uomo d’onore sempre dai chiarissimi pensieri, che con le tue supposizioni sei su una falsa strada!

                    2.             Vedi, l’intera natura del tuo male è stata, fin dall’inizio, un congenito errore organico, consistente in una specie di scrofola alla testa[18], che non ti ha dato particolare fastidio fino a che ti sei trattenuto riguardo a venere. Quando però hai cominciato a far molto la corte a questa e negli ultimi tempi fosti anche contagiato da una certa bellissima, allora il tuo mal di testa ha assimilato qualcosa di questo veleno. Facesti poca attenzione alla cosa e i medici, come il solito, non hanno riconosciuto il male e ti hanno curato con cure sbagliate. Così non c’è stata altra possibilità se non che alla fine sei diventato una vittima del tuo stesso male. Soltanto tu e nessun altro ha colpa della pazzia che è poi subentrata, oppure, se proprio vuoi considerarti morto, della tua morte fisica! D’ora in poi non attribuire più colpa alla chiesa, poiché essa non è colpevole del tuo male, male che, in un modo o nell’altro, ti avrebbe preparato la tua rovina.

                    3.             A me sarebbe piaciuto tantissimo se avessimo potuto guidare i popoli dell’Austria per molti anni ancora. Ma il destino ha voluto che tu ed io dovessimo lasciare lo scenario delle nostre azioni. E così noi due siamo, o morti, come sostieni tu, oppure – secondo il parer mio – pensionati e messi a riposo in un manicomio segreto, dal quale possiamo andare in libera uscita un paio di volte l’anno per una passeggiata e qui godercela un po’. – Joseph, sii ragionevole e non considerare questi ebrei più di quello che sono! Se questo dovesse essere veramente il mondo degli spiriti e ci dovesse essere qualcosa di vero anche in Cristo, Egli si sarebbe presentato diversamente da un comunissimo giudeo davanti ad un imperatore e ad un cardinale! Quali prove hai per la tua asserzione? – Cristo, sarebbe un briciolo di giudeo! Ma ti prego!”.

                    4.             Dice Joseph: “Anch’io però ti prego di volerti comportare un po’ diversamente di fronte all’eccelsa presenza personale di Gesù, il Signore, altrimenti sarà presto finito il tuo cardinalato! La Pazienza del Signore deve proprio essere imperscrutabilmente grande perché Egli possa ascoltare così serenamente sciocchezze simili. Ma che sia senza limiti, potrei dubitarne molto. Poiché così spesso uomini e spiriti peccano troppo a lungo e troppo ostinatamente e non vogliono mai allontanarsi dalle loro folli cattiverie, Egli non sopporterà troppo a lungo tale comportamento. Se io stesso, per esempio, sulla Terra non avessi, un paio di anni prima, dato tanto ascolto agli stimoli di Venere, come il buon Padre celeste mi aveva ammonito troppo spesso e chiaramente attraverso ogni genere di avvenimenti nella mia vita, forse avrei potuto sopravvivere per dieci o vent’anni ancora, malgrado tutte le insidie dei miei nemici, ed avrei potuto governare i popoli nel Nome di Dio. Ma poiché non ho badato ai benefici ammonimenti del Signore, Egli ha perso un po’ la pazienza ed ho dovuto mordere l’erba senza grazia né perdono, e questo è stato doloroso e abbastanza amaro. Dunque, amico, non mettere alla prova la Pazienza del Signore troppo a lungo!”.

                    5.             Risponde l’arcivescovo Migatzi: “Ma, caro amico, prima che possa convenientemente raccogliermi davanti a Cristo, il Signore, devo dapprima esaminare che Egli lo sia veramente! Dimostramelo prima, allora comincerò a pensare e a parlare diversamente. Non ti ho chiesto di sapere da te quanto sia lunga o meno la Pazienza del Signore. Dammi delle prove, e allora si vedrà se dico ancora cose tanto sciocche”.

                    6.             Dice Joseph: “Fino a quando il tuo stesso cuore, attraverso lo spirito dell’amore, non ti dirà: è Lui! – tutte le prove non ti serviranno a nulla. Quando però te lo dirà il tuo cuore, non te ne serviranno altre. Chi vuole riconoscere Gesù, Lo deve amare. Chi però ama Gesù, anche Lo ha in sé vivente. E questa è l’unica prova attraverso la quale ognuno può riconoscere con certezza Cristo. Ama Cristo con tutte le tue forze vitali in questo giudeo così poco appariscente, allora si vedrà se dietro di Lui si nasconde qualcosa di più”.

                    7.             Continua l’arcivescovo Migatzi: “Sei proprio un testone! Come posso amare Cristo in questo giudeo, prima di sapere se Lo è veramente! Non significherebbe diminuire profondamente la Sua Divinità se si cominciasse a venerarLo in ogni primo giudeo che capita, senza alcuna ulteriore indagine? Amare, adorare e venerare Cristo nelle sembianze del pane e del vino, questo sì, perché Egli stesso ha istituito quest’immagine quale Suo equivalente. VenerarLo però in una comunissima persona e per di più giudeo, questo, amico, significa veramente offendere l’amore per Cristo. Una cosa simile certamente non la farò! Se Cristo è soltanto una pia favola popolare, allora l’una e l’altra è una sciocchezza. Ma se Egli è sul serio ciò che ci tramanda il mito, allora seguire il tuo invito sarebbe un’orribile bestemmia, punibile col più basso Inferno”.

                    8.             Dice Joseph: “Non sarebbe male. Che cosa insegna dunque Cristo stesso? Vedi, tu autentico fariseo romano, Egli dice: ‘Ma se qualcuno accoglie un fratello povero nel Nome Mio, accoglie Me. E chi accoglie Me, accoglie anche Colui che mi ha mandato!’. Dal momento però che il Signore stesso si mette allo stesso livello di noi fratelli, come dovremmo essere noi di un altro sentimento? Io ti dico: non è altro che la nostra superbia ad immaginarsi un Dio sublime e assai raggiante, e lascia andare Cristo in un più umile abbigliamento, perché l’anima superba dell’uomo non può sopportare nulla di umile e modesto! Soltanto l’altezzoso desidera Dio con scettro e corona. L’umile però può osar sollevare gli occhi ad un Dio amorevole e più somigliante a lui e dire: ‘O Signore! Tu vieni nella veste dell’affettuosissima umiltà a me povero peccatore; tuttavia non sono degno di alzare i miei occhi a Te!’. Che cosa pensi, chi dei due potrebbe essere il più gradito a Cristo, il Signore?”.

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Cap. 222

Monologo di Migatzi

Egli vorrebbe dichiararsi per il Signore, ma teme i suoi colleghi

Joseph lo aiuta come si deve

                    1.             Risponde l’arcivescovo Migatzi: “Aspetta, devo riflettere un po’ per poterti dare una dignitosa risposta!”. – A questo punto l’arcivescovo si mette tre dita della mano destra sulla fronte e dice a se stesso: “Per la mia meschinissima vita, questo Joseph è più ortodosso di me che sono arcivescovo e cardinale al tempo stesso! Se non mi desse tanto fastidio, sarei quasi costretto ad accettare ciò che mi ha detto di questo giudeo. Se fossi da solo, allora sarebbe già successo. Ma i miei numerosi colleghi, che dimorano qui con me in questo Vaticano, evocherebbero tutti i diavoli dell’Inferno se lo facessi. Se solamente sapessi cosa sarebbe giusto fare! I miei colleghi mi osservano con occhi d’Argo[19] e mi ascoltano con orecchi di Mida[20]. Appena dovessi accennare di unirmi a questa compagnia, mi salterebbero subito addosso come cani affamati. O Joseph, hai ragione in tutto ciò che hai detto su Roma! È così e non diversamente, questo lo so bene. Ma che cosa può fare uno che appartiene alla sua corporazione?

                    2.             Si deve far vedere al popolo un densissimo fumo azzurro, compiere azioni che sono vuote e stupide, e far credere qualcosa cui uno non crederebbe mai per nulla al mondo. Ci si deve circondare di un’aureola simile a quella divina, mentre in fondo si è molto meno di un allevatore di maiali. Che cosa è un arcivescovo, che cos’è un cardinale? Niente, proprio niente! Non sa fare nulla e, al suo livello, al massimo s’impara a tenere in ordine le proprie finanze, a provvedere al suo alto regime ecclesiastico con un’alta dignità che tutto opprime e tenere aperto sempre più l’Inferno che il Cielo. Questo è l’alto compito di un arcivescovo! Bisogna ogni giorno sussurrarsi all’orecchio appena s’intravede una coscienza: ‘Ciò che tu t’immagini in sé e per sé non è niente!’. Difficilmente gli uomini potrebbero continuare senza sarto e senza calzolaio, ma senza un arcivescovo infinitamente con facilità! Questa è un’incontestabile verità; ma chi potrebbe manifestarla apertamente? Davvero un bell’affare per un uomo d’onore!

                    3.             O Joseph, tu hai ragione! Ma se ti do ragione, mi daranno addosso da tutte le parti e sapranno chiudermi la bocca. Se soltanto sapessi come potermi liberare dal cappio dei miei pidocchiosi colleghi! Lo farei con il piacere più grande, ma cosa mi succederebbe? So bene quanto te, caro amico Joseph, che secondo il corpo sono morto e che mi trovo qui nel mondo dello spirito già da sessant’anni circa, sebbene sulla Terra non vi abbia creduto. Ma guai a me se davanti ai miei colleghi faccio trapelare qualcosa del genere!

                    4.             O Joseph, aiutami a venir via dai miei colleghi, e scorgerai il tuo Migatzi subito in un’altra luce! Ti ho sempre dato, per quanto è stato possibile, la mano soccorritrice. Ma è triste dover parlare con te diversamente da come vorrei veramente parlarti. Tu conosci bene Roma, ma io la conosco meglio, perché conosco il motivo per il quale Roma esiste. Finché non viene un Ercole su Roma ad accorciare le sue teste, non sarà mai giorno sulla cara Terra!”.

                    5.             A questo monologo l’arcivescovo tira un sospiro e dice a Joesph: “Caro amico, hai atteso pazientemente una dignitosa risposta, ma nonostante tutti i miei pensieri non posso dartene una. Tra la Luna e il Sole, infatti, esistono cose di cui nessuna sapienza umana ha mai sognato. Spero che mi comprenderai!”.

                    6.             Risponde Joseph: “Sì, ti comprendo, e in questi posti ci sono ancora una massa di arcipreti di cui tu hai un’indicibile paura, ma questa paura è altrettanto vuota come lo è la tua alta dignità arcivescovile. Vedi, il Signore ha aperto l’orecchio del mio cuore ed ho percepito il discorso dei tuoi pensieri, ecco perché ho già la tua risposta. Da questo momento tu sei il mio più caro amico, e il Signore porrà rimedio a ciò in cui sei ancora manchevole. Lascia andare però la folle paura dei tuoi tenebrosi colleghi. Essi non ti faranno niente, te lo garantisco io! Non siamo venuti qui per causa loro, ma soltanto per causa tua, perché ti conosco. Tu sei dei nostri, per questo, qui abbiamo già finito. Ora però rivolgiti al Signore! Egli ti guarirà con una sola parola!”.

                    7.             Dice l’arcivescovo: “Caro amico Joseph! Tu sai che io sono completamente d’accordo con tutto ciò che tu riconosci come buono, giusto e vero. Soltanto non riesco ancora a concepire il fatto che questo figlio di Abramo, altrimenti così bonario, possa essere Gesù, il divin Maestro di Nazareth, Gesù, il Signore, dovrebbe certo lasciar trapelare qualcosa della Magnificenza del Padre Suo celeste. Ma da Lui appare tanto poco di divino quanto appare poco da qualsiasi altra persona comune!

                    8.             Ora però sia come vuole: Cristo, l’Unto di Dio, il vero Sommo Sacerdote per l’eternità, è l’Amore divino per gli uomini. Se vorrà dimostrare amore a me povero peccatore, allora Egli sarà eternamente il mio Cristo e Salvatore, anche se fosse nella veste di un garzone di calzolaio! Ma se non mi mostrerà nessun amore e mi tratterà come un prelato romano, allora non darò niente per Lui.

                    9.             Purtroppo io stesso sono stato un alto prelato romano e dovevo predicare dell’unica chiesa che rende beati, e condannare tutto ciò che non piegava le ginocchia dinanzi alla tiara. Per me però simili condanne erano poco serie. Per tutta la mia vita, infatti, non ho mai creduto in un Purgatorio e tanto meno in un Inferno, perché non riuscivo a collegare i due con l’Amore e la Sapienza divina. E in secondo luogo amavo troppo gli uomini, tanto da non poter mai considerare seriamente di condannare in eterno anche il più cattivo di loro.

                  10.           Anche il più maligno può essere tale solamente per un certo tempo e molto probabilmente all’inizio possedeva una natura tale da non poter agire diversamente. Se un simile scellerato – secondo un più preciso esame della sua natura, della sua educazione, dei motivi delle sue azioni, delle condizioni nella quali egli si trovava – o già sulla Terra oppure qui nel regno degli spiriti viene condannato solo finché migliori completamente, allora un castigo è buono e giusto. Ma un eterno castigo, per una temporanea mancanza, è impossibile possa essere ordinato dalla Sapienza sublime e dall’Amore di Dio! Questo, infatti, può essere concepito solo da un arcitiranno, ma giammai da un Dio dell’Amore!

                  11.           Tu vedi che interiormente non sono mai stato un prelato vero e proprio; da questo, infatti, mi hanno preservato i miei principi umanitari. Ora io trovo Cristo come Egli è e non come predica di Lui Roma, allora anche nella veste di un garzone di calzolaio Egli è per me il benvenuto. Ma se Egli è Cristo alla maniera romana, allora sia Iddio con noi pietoso e misericordioso! Allora il nostro destino è l’eterno fuoco dell’Inferno, dal quale non ci sarà più in eterno una via d’uscita!”.

                  12.           Risponde Joseph: “Io sono completamente della tua opinione! Ma presso questo Cristo troverai proprio ciò che vuoi trovare: un Signore che a te come a noi tutti è cresciuto completamente nel cuore. Non puoi immaginarti per l’eternità un Cristo più sapiente e migliore di questo esclusivamente vero e unico! Anch’io non ho mai potuto immaginare un Dio castigatore e vendicativo, ma soltanto un Padre sapiente e clemente, pieno del più serio Amore, e questo lo dimostra la mia mite legge penale che ha abolito completamente la terribile pena di morte, e perfino i più afferrati delitti sono puniti con pene tali da permettere di poter divenire ancora uomini. E so anche che con ciò non avevo nessuna cattiveria e volontà vendicativa. Da questo dunque tu vedi …”.

                  13.           A questo punto l’arcivescovo interrompe Joseph e dice: “Sì, vedo che sei stato un nobile monarca e un vero uomo secondo la Volontà di Dio! E così anch’io accetto il tuo amico quale Cristo, succeda quello che deve succedere. I miei colleghi presto mi salteranno addosso come diavoli, ma Migatzi resterà fedele a quello che ha appena accettato! Li sento già arrivare!”.

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Cap. 223

I colleghi di Migatzi

Il presidente asinesco

Dichiarazione di Migatzi per il Signore

Suo giudizio su Roma – Risposta dei vescovi

                    1.             Ora si precipitano fuori d’ogni angolo tutti in una volta circa cento esseri scheletrici in lacerati mantelli vespertini e con cappelli vescovili ammaccati, provocando un gran baccano col loro strepitare. Uno, con la faccia somigliante più a quella di un asino che a non a quella di un uomo, che è il loro presidente, si fa particolarmente avanti. Egli è, in verità, il più stupido di tutti, ma là questo non fa nulla. Essi, infatti, eleggono sempre il più stupido in modo da poter fare essi stessi ciò che vogliono illimitatamente. Tale personaggio balza precipitosamente da Migatzi con una faccia seria che però in tale situazione comincia ad apparire ancora più stupida, tanto che tutta la compagnia del Signore scoppia a ridere allegramente. Quando lo spiccante presidente vede questo, la sua faccia diventa ancora più seria e perciò ancora più ridicola e stupida.

                    2.             Ora spalanca la bocca e si sforza di emettere un’autentica e pesante bestemmia apostolica-romana. Io però faccio in modo che ciò non avvenga e il signor presidente riesce ad emettere fuori solo un rauco raglio “ih-ah, ih-ah, ih-ah”. Helena e Robert quasi soffocano dalle risate. Perfino Pietro, Paolo e Giovanni non possono trattenersi interamente dal ridere. Anche i monarchi ridono a squarciagola. E Joseph rileva che in tutta la sua vita non ha mai visto una faccia più ridicola di quanto lo è la faccia del presidente incollerito.

                    3.             Robert si rivolge a Me e dice: “Signore, non capisco come io abbia potuto avere tanta paura all’ingresso di questa cripta! E ora devo ridere quasi a crepapelle su questa infinitamente stupida fisionomia e su quest’autenticissimo piagnisteo asinesco! Ma questo nella rispondenza è estremamente significativo, tanto che non ci si può immaginare nulla di più adatto. Quanto fortemente ha sbraitato Roma di collera ed ira al tempo di Lutero, e quanto fortemente sbraita adesso nei confronti del neo cattolicesimo[21]! Le grida però sono invariabilmente sempre piagnistei asineschi, e questo presidente è un’immagine del papato ben riuscita e fedelissima!”.

                    4.             Dico Io: “Questo sarà anche il successo dell’attuale sforzo del papato. Gli uomini cominceranno a deridere per bene i suoi servitori. E quanto più questi s’irriteranno, tanto più saranno derisi, finché alla fine li consumerà la loro stessa rabbia. Ciò che tu vedi qui in piccolo, succederà sulla Terra in grande! I servitori di Balaam ce la metteranno tutta, produrranno magie miracolose, sbraiteranno e biascicheranno come questi qui. Ma il popolo si edificherà, come la nostra compagnia qui, alla presenza di questi sbraitanti ‘ih-ah’ asineschi. E quest’umiliazione sarà la medicina migliore per quei pazzi.

                    5.             Presto però vedrai anche perché tu prima hai avuto tanta paura. Presto verrà fuori l’interiore di questi preti, e ti stupirai notevolmente delle arti ingannevoli che questi esseri produrranno. Io però animerò la compagnia affinché si comporti come un pubblico baldanzoso in una commedia non riuscita. E questo sarà un buon successo”.

                    6.             Nello stesso istante Migatzi viene davanti a Me e dice: “Signore Gesù, Tu Lo sei veramente! Soltanto adesso Ti riconosco del tutto! Onore solo a Te in eterno!!”. – Io però lo prendo per mano e dico: “Fratello diventa perfetto!”. E l’arcivescovo ottiene subito un aspetto assai buono e sano.

                    7.             Migatzi si sente ora molto leggero e forte, e la sua vista diventa sempre più chiara. Solo il mantello rimane ancora lo stesso arcivescovile mantello cencioso, cosa che lo disturba palesemente. Si guarda e dopo un po’ dice a Me pieno di intimissimo amore e ferma fiducia: “Signore Gesù, Tu Dio verissimo e Figlio dell’eterno Padre Tuo! Poiché Tu sei così clemente senza un merito mio per il Tuo santissimo Nome e mi hai liberato da questa palude della perdizione, liberami anche dal resto che procura una vista ripugnante agli occhi miei e un odore stomachevole alle mie narici! Guarda questo mantello della superbia e dell’inganno a me nauseante e liberami da esso! Dammi al posto di questo un comunissimo mantello da mendicante, e in esso mi sentirò beato!”.

                    8.             Dico Io: “Mio caro fratello, questa veste è stata certo un mantello della superbia e dell’inganno per chi l’ha indossato con superbia e con piacere. Tu però l’hai indossato solamente per il rito prescritto, perché la regola della chiesa romana lo imponeva così. E così è stata per te una vera veste onorevole e quindi non ripugnante, come credi tu.

                    9.             Poiché non tutto è cattivo nella chiesa romana! Solo questo è un abominio, il fatto che per il mammona mondano adotta mezzi che sono di natura puramente infernale – i quali sono: falsi miracoli, false guarigioni, indulgenze, reliquie e culto delle immagini, amuleti, formule magiche dal devoto suono, cieche cerimonie, santuari miracolosi, ricchezze ecclesiastiche per un vuoto lusso clericale, solenni funzioni e posti d’onore, la massima brama di potere e l’ostinatissima totale prepotenza ad avere sempre ragione. Non voglio dire nulla dei suoi sacrifici della messa, nulla della confessione, dei suoi templi, organi e campane, nulla delle opere d’arte, nulla della santificazione delle sue case di preghiere e nulla delle cerimonie di sepoltura per i defunti. Tutto questo, infatti, se usato con dignità nel senso puro, non è inutile, questo eleva e nobilita il sentimento umano. – Ma che la chiesa romana usi queste cose, di per sé pure, per istupidire il cuore umano e fargli credere ciecamente che solamente con un accurato uso di tutto questo si possa giungere alla vita nei Cieli e con ciò alla Mia Grazia – questo è male! Con ciò, infatti, presso i Miei figli quale Padre divento un tiranno che la stupidità ben teme, ma mai ama. Mentre gli avveduti e uomini esperti cominciano a vergognarsi di Me. Essi spesso non vogliono più sentir parlare di un simile salvatore come lo descrive la chiesa romana e rigettano con ciò il bambino insieme a tutta l’acqua del bagno. E questo la chiesa romana lo provoca con i suoi arbitrari insegnamenti, ordinamenti, concessioni e privilegi che pretende di aver ricevuto da Me, e con ogni genere di superstizione tollerata e predicata. Questo però è ciò che manderà in rovina essa stessa e che, in effetti, l’ha già rovinata.

                  10.           Tutto questo dunque non sta nella veste, ma nel suo enorme abuso. Intanto perciò conserva pure il tuo mantello! Quando ci saremo allontanati da questa Vienna e strada facendo visiteremo ancora un posto, il tuo mantello si trasformerà già in un altro!”. – Con ciò Migatzi si accontenta e Mi ringrazia molto per questo confortante insegnamento.

                  11.           Nello stesso tempo però echeggia dagli angoli tetri un grido assordante: “Fuori con questi eretici, con questi diffamatori di Dio, con questi dannati per l’eternità!”. – Migatzi sviene nel vero senso della parola e dice tremando: “Ma, Signore, puoi Tu ascoltare questo senza sterminarli tutti con fuoco e zolfo? Per il Tuo Nome santissimo, che cosa succederà?”.

                  12.           Rispondo Io: “Proprio nulla! Poiché Io non sono come un uomo, il quale vorrebbe distruggere subito tutto con fuoco e zolfo! Vedi che tipi di uomini e spiriti porta la Terra! E tuttavia lascio sorgere e tramontare ogni giorno il Sole per illuminare e scaldare la Terra in tutti i punti nella misura della naturale necessità. Vedi, nella pazienza e nell’amore vi è la forza più grande! Chi non le perde mai di vista otterrà grandi cose! Così anche noi dobbiamo aver pazienza ed amore verso tutto ciò che è debole, allora i nostri sforzi avranno sempre il miglior successo. Lasciamoli gridare! La smetteranno quando avranno gridato abbastanza. Quindi nessuna paura e più nessuno sdegno!”.

                  13.           Nello stesso istante in fondo comincia e lampeggiare e tuonare potentemente. Enormi serpenti incandescenti cominciano a strisciar fuori dai differenti angoli incurvandosi furiosamente. Scheletri roventi crepitano e non mancano gufi e pipistrelli. E in fondo appaiono delle orribili e gigantesche fauci quasi roventi con terribili grossi canini. Dalle fauci si levano continuamente fumo e fiamme. E sulla fronte di questo drago infernale sta scritto con lettere di fuoco: ‘Io sono l’eterno drago infernale per divorare tutti gli eretici insolenti! Tutti coloro che non ritengono la chiesa romana l’unica che rende beati e deridono i suoi santi comandamenti, vengono divorati in eterno da me!”.

                  14.           Su tale iscrizione scoppia un’enorme risata. Perfino Helena, all’inizio molto impaurita dice: “Questa scena farebbe molta impressione nel teatro delle scimmie. Il duomo di Stefano però poggia davvero su un bel fondamento! Se nel mondo avessi avuto soltanto una pallida idea di questo, sarei stata la prima a ridurre in cenere un tempio simile! Guardate questi farabutti che cosa fanno per attirare nelle loro, avide e ambiziose reti, poveri e deboli spiriti! Ah, ecco che arrivano in massa nei loro paramenti arcivescovili e una quantità di servitori con loro. Che cosa faranno ora?”. – Rispondo Io: “Sta tranquilla, figlia Mia, guarda ed ascolta!”

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Cap. 224

Collera impotente dei partigiani del papa

Loro crudeltà, avidità e bugie

Parole tuonanti dell’imperatore “eretico”

                    1.             A questo punto anche il tanto deriso strillone ‘ih-ah’ indietreggia dinanzi a noi. – Tutti fanno dinanzi a lui una profonda riverenza e dicono: “Degnissimo nunzio apostolico del santo padre in Roma! Come puoi ancora esitare con questi eretici? Maledicili e sbattili tutti all’Inferno senza pietà e misericordia!”.

                    2.             Risponde quell’urlatore con voce orribilmente stridula: “L’ho già fatto, ma questi diavoli sono terribilmente ostinati e non vogliono fare ciò che comando loro, invece per giunta mi deridono ancora fortemente! Anche dei nostri tuoni e fulmini, come anche del nostro Inferno non hanno nessuna paura, ma guardano queste cose spaventose con indifferenza, come se niente fosse! Oh, questi sono diavoli ostinati e incorreggibili!

                    3.             E uno dei nostri ce lo hanno davvero soffiato via! O povero te, ora sei perduto per sempre! Anche se adesso per un po’ opporrai resistenza, col tempo dovrai tuttavia entrarci in eterno senza pietà insieme ai tuoi compagni. Sì, dentro devono andarci tutti, lì non vi è più pietà né misericordia!”.

                    4.             A questo punto si fa avanti l’imperatore Joseph e dice: “Ascoltate, reverendi miei! Non sarebbe sufficiente se ci buttaste solo in Purgatorio per alcuni giorni terreni? Poiché vedete, condannarci subito all’Inferno dal quale non c’è più in eterno alcuna via d’uscita, è troppo duro da parte vostra. Abbiate perciò pietà e misericordia di noi! Considerate che il fuoco infernale procura dolori indescrivibili ad un povero diavolo! Anche in Purgatorio ad una povera anima non va proprio bene, però da lì c’è da sperare in una salvezza, ma dall’Inferno eternamente mai. Perciò abbiate pietà di noi e salvateci dall’Inferno!”.

                    5.             A questo gridano tutti: “Niente da fare, maledetti! Dentro nel più profondo Inferno, dove si scioglie il diamante per il gran calore. Presso di noi non c’è misericordia per i diavoli. V’insegneremo cosa significa deridere la santa chiesa romana, l’unica che rende beati! Perciò ora dentro tutti!”. – Continua Joseph: “Ma se pagassimo per noi diecimila cosiddette potentissime messe da cento ducati, non funzionerebbe la faccenda anche con la liberazione dall’Inferno?”. – Gridano tutti: “Questo è troppo poco per essere liberati dall’Inferno! Dovete far leggere dieci volte tante messe pontificie e forse si potrebbe fare ancora qualcosa! Noi, infatti, sappiamo che cosa significa salvare un diavolo dall’Inferno!”.

                    6.             Continua Joseph: “Che cosa dovremmo fare nel frattempo fino a che tali messe possano essere lette? Forse rimanere in questo luogo?”. – Gridano nuovamente tutti: “Stolti diavoli! Se rimanete qui, come potremo salvarvi dall’Inferno? Se volete essere salvati dovete prima esserci dentro! Pagate dunque prima le centomila potentissime messe pontificie e poi andate velocemente all’Inferno, altrimenti non potrete essere liberati!”.

                    7.             Dice Joseph: “Ma per quanto tempo dovremo restarci prima che le centomila messe siano lette?”. – Gridano tutti i preti: “Di queste santissime messe possono esserne lette solamente tre in un anno, e proprio dal santo padre stesso. Soltanto lui ha il diritto e il potere per questo. Calcolate ora voi stessi quanto tempo ci vuole! Prima di trentamila anni non se ne parla nemmeno! L’Inferno è e rimane Inferno, e chi una volta vi è dentro, non ne esce fuori tanto facilmente!”.

                    8.             Dice Joseph: “Ebbene, ora ne so abbastanza di voi. Vorrei ancora solamente sapere perché proprio quelle tre messe pontificie hanno quest’immensa forza! Si dovrebbe credere che, per quanto riguarda la dignità e il valore di un sacrificio della messa, una messa valga l’altra”. – Risponde ora il primo prelato strillone: “La differenza è questa: nella lettura della messa da parte di un altro ecclesiastico s’immola solamente il Figlio di Dio a Suo Padre celeste per le povere anime del Purgatorio e per i peccatori penitenti sulla Terra. Nella messa pontificia invece tutta la santissima Trinità è presente nell’ostia! E in questo sta l’immensa forza di una messa pontificia, nella quale possono officiare solamente gli arcangeli, per questo servizio, infatti, essi vengono scelti dalla santissima vergine Maria! Questo è tutto. Mi ha capito il signor imperatore?”.

                    9.             Risponde Joseph: “Non del tutto! Vorrei perciò anche sapere perché un papa non può leggere più di tre messe, in cui non le legge proprio lui stesso, bensì vi assiste solamente, le quali vengono lette o da un cardinale oppure da un arcivescovo cardinalizio”. – Risponde il nunzio: “Questa è una maledetta domanda eretica! Prenda nota il signor imperatore: il papa non può leggere più di tre messe perché con questo viene simboleggiata la vivente santissima Trinità per tutti i tempi sulla Terra nell’unica chiesa che rende beati. Che il papa non legga direttamente egli stesso le messe della santissima Trinità, ma che vi pontifica e assiste, ciò dipende dal fatto che egli è il rappresentante di Gesù Cristo sulla Terra, il quale serve tutti ma egli stesso non deve farsi servire. Ora lo capisce?”.

                  10.           Risponde Joseph: “Sì, adesso sono in chiaro e so perfettamente che cosa devo pensare del papato!”. – Continua il nunzio. “Ebbene, e che cosa si pensa dunque del papa?”. – Incalza Joseph: “Nient’altro che è un perfetto anticristo, e voi tutti siete i suoi collaboratori fedelissimi! Poiché se voi foste cristiani veri, avreste riconosciuto sicuramente subito Cristo il Signore, il quale è qui vicino a me. Ma poiché siete in tutta pienezza perfetti anticristo, ci condannate, insieme a Cristo all’Inferno, mentre voi stessi vi ci trovate già da molto tempo con pelle e peli.

                  11.           O voi miseri farabutti! Il Cristo che voi onorate e desiderate si chiama oro e argento! Quello vero però, che allungò la Sue divine Braccia sanguinanti dalla Croce per tutti gli uomini, che perdonò tutti i Suoi nemici e chiese all’eterno Padre in Se stesso il perdono per loro – vi è diventato disgustoso. Talmente, che voi, che sfacciatamente vi considerate Suoi servitori, assassinate senza scrupoli tutti quelli che seguono Lui e non voi, e alla fine ancor li condannate al più profondo Inferno! O serpenti e razza di vipere; quale diavolo vi ha generato? In verità, se il Signore non avesse una Pazienza, Dolcezza e Amore infiniti, quale Inferno sarebbe abbastanza tormentoso per accogliervi tutti!

                  12.           Non voglio e non posso essere per voi giudice; il Signore vi ricompensi secondo i vostri meriti vergognosi! Ma se dovessi essere io a giudicarvi, in verità, lo dico ad alta voce qui, alla presenza di Dio: infliggerei sul vostro collo un castigo tale che l’intera infinità si dovrebbe meravigliare! Nel Tuo Nome Onnipotente, o Signore, Tu mi conosci, io ho sempre avuto tutta la pazienza ed indulgenza con le debolezze dei miei fratelli a me sottomesi. Presso questa nidiata infernale però inorridisco, e tutta la mia indulgenza e pazienza sono giunte alla fine!

                  13.           Già sulla Terra, dove questi lupi selvaggi si nascondevano in pelli d’agnello e segretamente perseguivano il loro malaffare, li ho conosciuti dal lato che somigliava completamente al più profondo Inferno. Sulla Terra però, dopo il rimprovero, certi preti mostravano ancora una particella dall’aspetto umano, e allora si aveva con loro anche una giusta pazienza. Qui però questa nidiata si mostra nel suo vero aspetto ed è terribile stare a vederla e ad ascoltarla. – Signore, la Tua Volontà sia fatta, la mia pazienza qui è alla fine!”.

                  14.           Dico Io: “Fratello Mio, sta tranquillo e non ti arrabbiare! Poiché vedi, tutto deve andare così, altrimenti Daniele e Isaia sarebbero bugiardi. Questi hanno profetizzato di loro e la loro profezia dovrà adempiersi! In seguito comprenderai perché tutto questo è andato così e così doveva andare! – Ma ora fa attenzione, perché verrà fuori subito un’altra scena, dalla quale imparerai molto! In futuro però non devi più perdere la pazienza!”.

                  15.           Dopo l’energico discorso di Joseph, i preti si sono ritirati tutti nel loro cantuccio per consultarsi su come vendicarsi di noi per il sacrilegio fatto loro, e su come poter effettivamente riuscire a farci entrare nel loro presunto Inferno.

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Cap. 225

Disposizioni dei capi della chiesa

Il Signore sul risveglio della fede

Insuccessi come medicina della superbia

                    1.             Dopo un po’ di tempo udiamo un suono d’organo, e precisamente la melodia del cosiddetto Tedeum laudamus. – Joseph Mi domanda: “Signore, Tu miglior Padre santissimo, che cosa significa questo? Quale Dio lodano i tuoi manifesti avversari, di Te, infatti, qui non può esserci eternamente nessun discorso!”.

                    2.             Rispondo Io: “Mio caro fratello, credi forse che costoro si siano mai curati di un qualsiasi Dio? Questo cantico di lode fa parte delle loro vuote cerimonie, e per loro stessi non ha alcun valore, all’infuori del fatto che rende denaro. Qui però deve servire soltanto come deterrente per mettere in fuga noi, presunti diavoli, poiché essi sono dell’opinione che diavoli estremamente stupidi si lascino subito cacciar via con cose apparentemente religiose. È vero che la maggior parte dei preti dentro di sé non ne attribuisce nessun valore, ma ne fanno lo stesso uso per aumentare ancor di più la stupidità. È questo il motivo per cui ora noi dovremmo fuggire immediatamente alle note di questi suoni sacri!”.

                    3.             Dice Joseph: “Niente male! Ma non esiste nulla per infliggere a questi brutti ceffi un tiro mancino da farli vomitare di paura? Forse qualcosa del genere potrebbe portare questi esseri a cambiare atteggiamento”.

                    4.             Rispondo Io: “Questo non deve accadere per due motivi fondamentali. Primo, per non turbarli nella loro libertà, perché nessuno spirito sottoposto a vincoli può fare più qualcosa per il suo miglioramento, ed è come se fosse morto. Secondo, non si potrebbe mai portare questi spiriti ad una qualche fede con un’opera puramente miracolosa, perché essi stessi non credono in nessun miracolo. Essi reputerebbero i più grandiosi miracoli proprio come ai Miei tempi sulla Terra gli scribi e sacerdoti accolsero tutte le Mie opere miracolose.

                    5.             Vedi, alla Mia morte la cortina del tempio si strappò in due da cima a fondo; l’Arca dell’Alleanza scomparve e non fu più ritrovata; il Sole e la Luna persero la loro luce; le tombe si aprirono e i morti uscirono dalle stesse e proclamarono la Mia Gloria. Molti pagani si batterono il petto e dissero: ‘Costui era veramente un Dio!’, e credettero fermamente nel Mio Nome. Gli scribi e i sacerdoti però divennero ancora più duri e perseguitarono con tutte le energie i Miei discepoli e la Mia Dottrina. Non si poteva certo fare di più che risvegliare un Lazzaro dalla morte fisica certa, il quale già da quattro giorni si decomponeva nella tomba, e renderlo ai sui cari fresco e sano. Ma quale effetto ottenne questo fatto presso i sacerdoti, scribi e farisei? Nient’altro che dopo cominciarono a consultarsi ancora di più su come togliermi dal mondo! Da questo puoi vedere quale effetto negativo avrebbe un miracolo simile su questi esseri, i quali sono dieci volte peggiori dei sacerdoti giudei a Gerusalemme. Un buon discorso, pieno di verità, è, e rimane sempre il mezzo migliore per condurli su una strada migliore, anche se per il momento con costoro non c’è molto da sperare”.

                    6.             Dice Joseph: “Sì, è vero, da costoro si potrà ottenere ben poco. Sono però curioso di sapere che faranno ora questi farabutti!”. – Dico Io: “Ora guarda dove si trovano ancora le fauci infernali con i finti carboni accesi! Da lì avrà inizio il secondo tempo, dopo l’improvviso cambiamento di questa spettacolare scena infernale. Non devi però irritarti! Poiché se ci dovessimo irritare veramente, per loro sarebbe proprio un trionfo. Noi però glielo risparmieremo, facendo rimbalzare su loro stessi l’irritazione, cosa che mostrerà la loro completa impotenza.

                    7.             Uno spirito orgoglioso si può portare prima all’umiltà se non gli si lascia raggiungere nemmeno uno di tutti i suoi piani. Così vogliamo fare anche noi con questi preti, come con tutti gli orgogliosi della Terra! Vedrai, questa sarà per loro la migliore delle cure. Perciò nessun’irritazione, caro amico e fratello!”.

                    8.             Dice Joseph: “Ora riconosco chiaramente che Tu solo hai ragione in tutti i punti! Ma per quanto riguarda l’irritazione, c’è ancora molta strada da fare. Se Tu, o Signore e Padre, non colmi completamente il cuore di qualcuno della Tua mitezza, costui potrà fare ciò che vuole, ma non potrà esimersi dall’irritarsi quando vede questi esseri compiere cose così vergognose. Sulla Terra ho avuto centinaia di volte l’occasione di vedere le istanze e le richieste a sfondo egoistico dei preti, ed è proprio per questo che mi sono diventati tanto fastidiosi che li avrei fucilati tutti. E quando scoprivo qualcosa, andavo sempre su tutte le furie e il viso mi s’ingialliva tutto! Qui in questo mondo però tutto viene fuori ancora più inquietante, perché si vede subito chiaramente quale bassissima intenzione abbiano questi mascalzoni religiosi con ogni loro azione.

                    9.             Essi si fingono religiosi per risvegliare la fiducia a pagamento delle loro pecorelle. Vanno in giro a piedi scalzi per convincere queste della loro umiltà. Pregano pubblicamente con aria pia per rendere mobili le monete d’oro dei credenti. Fanno riverenze terribilmente profonde, e durante le messe chinano il capo fino a terra per far vedere con quale illimitata venerazione sono compenetrati alla mensa di Dio. Ma essi stessi con ci credono e lo fanno solamente per adescare ancor di più i fedeli offerenti. Le pecorelle cieche, infatti, suppongono che una messa celebrata con un’evidente devozione simile, possa essere benefica per tutti i mali della Terra.

                  10.           O Signore, esiste un’innumerevole quantità di tali cose presso questa casta spettrale, con la quale si deve andare in collera in sommo grado! Che cosa si può fare qui? Nient’altro che stare a guardare per un po’, e quando alla fine diventa troppo brutto, menar le mani come un putiferio. È giusto che non dobbiamo irritarci per non conceder loro una vittoria. Ma quando vedo soltanto uno di questi mi si rivolta tutto! Signore e Padre, se non mi trattieni espressamente, non posso garantire niente.

                  11.           Aha! Adesso l’Inferno e svanito, e ci troviamo proprio nel bel mezzo del duomo di Stefano, il quale ha ancora lo stesso aspetto dei miei tempi. Ora arrivano i sacrestani nei mantelli rossi, accendono tutte le candele e scoprono l’altare maggiore. Alla fine vorranno proprio farci bruciare con una messa cantata. La storia diventa proprio buffa! Amico Migatzi, come ti sembra questa cosa?”.

                  12.           Risponde Migatzi: “Come mi potrebbe sembrare se non estremamente ridicola? Ma non posso più irritarmi oltre, solo ridere quanto vuoi! Nessun uomo, infatti, può perdere di più la pazienza se queste ottusissime teste stupide romane non si lasciano curare neanche dagli spiriti. Rimettiamo tutto al nostro caro, buon Signore e Padre e siamo di animo lieto! Lasciamo fare indisturbati a questi esseri ciò che vogliono; questo sarà per loro certamente la cura migliore. Perché noi due non potremmo cambiarli”.

                  13.           Dice Joseph: “Hai veramente ragione! In costoro, infatti, battesimo e cresima sono totalmente guasti e difficilmente ci sarà qualcosa da migliorare. Ma mi sentirò con l’animo più leggero se mi libero della mia irritazione, e questo lo faccio ora qui davanti al Signore, richiamando alla memoria la loro parte principale. Si dovrà adempiere anche per loro ciò che il Signore ha promesso nel mondo a simili grandi farabutti: ‘Dai tetti sarà annunciato ad alta voce quale malefatta avete segretamente commesso!’. Ora tengono una spettrale messa solenne. Prima che finiscano, posso liberarmi ancora di alcune cose che mi opprimono”.

 

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INDICE cap. 151 - 225

 

Cap. 151       Ingresso nel museo in casa di Robert - Una specie di cimitero di anime

Cap. 152       Prigionieri della materia. Come devono essere liberati? - Proposta del francescano

Cap. 153       Importanti cenni di vita - Satana – capostipite della materia e di tutte le anime umane - Piano di salvezza di Dio

Cap. 154       I segreti delle tombe e cure nell’aldilà - Il grande punto di raccolta della Grazia Divina

Cap. 155       Il grande monumento piramidale - Luce e parole di vita del Signore. Sullo spirito anima e corpo - La vera resurrezione della carne

Cap. 156       Spiegazione del monumento piramidale - Viaggio negl’Inferi - Purgatorio, Cielo e Paradiso

Cap. 157       Rapporto di Robert dal suo mondo degl’Inferi - Le sacre iscrizioni sui gradini della piramide - Dottrina della salvezza e suo effetto su Robert

Cap. 158       L’ardente amore per Dio di Robert. Buon discorso di Helena - Suo timore davanti all’Onnisantissimo. - Risposta tonificante del Signore

Cap. 159       Parabola del pittore e dei suoi allievi  - L’istruzione amorevole del Signore porta Helena di nuovo all’amore di sposa celeste

Cap. 160       Il monaco Cyprian si scandalizza dell’impetuoso amore di Helena - Possenti parole tonanti contro la presunzione dei preti

Cap. 161       Meravigliosa trasformazione dei sepolcri - Robert riceve il suo nome celeste - L’angelo Sahariel come guida

Cap. 162       Helena in dialogo col Signore - Esseri ed abitanti dell’Inferno

Cap. 163       Incarico a Pietro e Paolo di condurre davanti, l’ex capo dei beduini, Cado - L’inutile sforzo amorevole di Pietro - per la conquista dello spirito insolente

Cap. 164       Essenza fondamentalmente maligna di Cado  Il Signore sul castigo divino

Cap. 165       Cado nell’infernale bagno di vapore  Inviolabile conseguenza dell’Ordine del Signore

Cap. 166       Cado si libera e trama vendetta - Il capo si mostra conciliante - Piano satanico infernale

Cap. 167       Folle ostinazione infernale di Cado - Temerario piano sovversivo del capo - Si spalanca l’abisso dell’Inferno

Cap. 168       Potenze delle tenebre - Perfidia infernale e vigilanza celeste

Cap. 169       Si scatena l’infernale tempesta celeste - Spiriti della pace nelle altezze - Terribile piega per le schiere delle tenebre

Cap. 170       Crollo del potere infernale - Cado quale superstite mostra sentimenti migliori - Lo spirito è di buona volontà, ma la carne è debole

Cap. 171       Mutamento di scena - Spiriti infernali pieni di tentazioni - Cado invoca la Grazia e l’Aiuto divino

Cap. 172       Storia della vita terrena di Cado - Ulteriore prova del cuore - L’infernale Minerva nella carrozza di gala - Benedette pietre di difesa di Cado

Cap. 173       Cado e Minerva in dialogo - Spaventose prove della principessa degl’Inferno - La vera pietra filosofale di Cado - Iddio Gesù è vincitore! Il Suo nome è un abominio dell’Inferno

Cap. 174       La sapienza di Cado contro l’accecamento di Minerva - Riconosci l’Uomo Dio Gesù!

Cap. 175       Condizioni per la resa di Minerva - Risposta di Cado

Cap. 176       Cado ottiene maggiore protezione angelica - Controproposte di Minerva - L’Inferno rivela nuovi volti spaventosi

Cap. 177       Minerva intuisce un’astuzia della Divinità  –  Cado le spiega il motivo - Una veste cade dal Cielo  –  Curiosità di Minerva

Cap. 178       Minerva si mostra conciliante e si avvicina - Gli ultimi passi prima del traguardo

Cap. 179       Lotta e svolta finale - Ritorna l’orgoglio della primordiale essenza di Satana - Cado rimane saldo  –  Paragone della guida salvatrice

Cap. 180       Cado si ristora con pane e vino - Collera di Minerva - Schietti ammaestramenti di Cado sul suo disvalore

Cap. 181       Bathianyi e Miklosch su questa scena - Minerva fa l’ultimo passo  –  La veste celeste quale ricompensa - Possibili conseguenze alla completa liberazione di Satana

Cap. 182       Nuovi sotterfugi di Minerva – Obiezione di Cado - Del pentimento e conversione - Importanti dati di fatto della redenzione

Cap. 183       La magnificenza di Minerva nella veste celeste - Robert e Sahariel si fanno riconoscere - Educazione per la vera libertà ed indipendenza

Cap. 184       Sahariel sull’amen – Proposta d’amore di Minerva - Saggia risposta del messaggero celeste - Parabola dei due pozzi - Cado scopre lo stato delle cose

Cap. 185       Minerva vuole giustificarsi  - Confutazione di Cado -  Smascheramento della sua malignità - Sahariel s’incammina

Cap. 186       Minerva continua a questionare - Longanimità di Sahariel - Sdegno di Bathianyi sull’incorreggibile

Cap. 187       Uscita teatrale di Minerva verso la sua ultima battaglia - Sahariel, Robert e Cado si dirigono verso casa - Il Signore accoglie Cado

Cap. 188       Il Signore con Robert ed Helena -  Il rivedersi dei due sposi - Una vera coppia di coniugi del Cielo

Cap. 189       Cyprian presso il Signore - Il migliore ringraziamento - Modo di guidare del Signore -  Vie giudicate di Roma

Cap. 190       Preghiera di salvezza dei patriarchi - Risposta del Signore - Preparativi per il Suo ritorno

Cap. 191       Partenza verso la sala del perfezionamento - Robert ed Helena seguiti da Cado davanti alla porta chiusa del Cielo - Compare nuovamente Minerva

Cap. 192       Minerva davanti alla porta. Rozzo incontro con Helena

Cap. 193       Sapienza indiana su Satana. Esortazione alla pazienza - È più facile spazzare un piccolo posticino che l’intera Creazione

Cap. 194       Satanica lezione tentatrice di Minerva - Convincente rettifica di Cado

Cap. 195       Minerva ed Helena – Una scarica salutare - Cado sulla regalità come sferza - Minerva se ne va

Cap. 196       Dispiacere di Robert ed Helena davanti alla porta del Cielo - Saggio consiglio di Cado

Cap. 197       La porta si apre e mostra la città di Vienna - L’essenza delle apparizioni nell’aldilà - Robert si stupisce della sapienza di Cado

Cap. 198       Strano comportamento della compagnia verso l’apparente Cado - Robert con Helena riconosce il supremo, divino Amico

Cap. 199       Ingresso della compagnia nella Vienna apparente - Scene popolaresche al posto di blocco

Cap. 200       Il sergente doganiere esamina il Signore - Egli da’ via libera alla compagnia - Un esattore del dazio segue il Signore

Cap. 201       L’esattore del dazio viene accolto dal Signore, il sergente mandato indietro - Missione di Paolo nella casa del ‘Al buon Pastore’

Cap. 202       Paolo nell’associazione proletaria ‘Al buon Pastore’ - L’apostolo come produttore d’oro - Teoria dell’inflazione e vacillamento della vita - Parabola della gara di corsa

Cap. 203       I sette recuperati. Apostolato di Paolo per i rimanenti - Discordo sul tempo della Grazia particolare - Le accecanti voglie carnali

Cap. 204       Buona risposta di uno dalla schiera - Ultimo discorso di Paolo agli ostinati - L’allegro viennese ed i grossolani tiroles  –  Tutti vanno oltre

Cap. 205       Supposizioni fantasiose dei simpatizzanti - Nuovi strani incontri - Gli avi da lungo tempo deceduti del casato Asburgo-Lorena

Cap. 206       Nella cripta imperiale presso i cappuccini - Tanta morte nei sarcofaghi! - La domanda principale è Gesù! - Differenti opinioni su Roma

Cap. 207       Desiderio degli spiriti dei reggenti - Il loro racconto del cavaliere di fuoco e sue profezie sulla fine del mondo e secondo avvento - I reggenti implorano aiuto terreno, Paolo promette aiuto spirituale

Cap. 208       Continuazione dell’insegnamento alla dinastia - Parabola dei pastori impigriti - Le dinastie esistono soltanto a causa dei popoli - Esortazione all’umiltà ed accenno al Signore

Cap. 209       Un vecchio membro della dinasta ed il Signore - Il dinasta prega per un autentico segno miracoloso di Dio

Cap. 210       Miracolo ed i suoi effetti -  Il dinasta riconosce la sapienza del Signore - Sua confessione di Cristo con riserve - I dinasti si consigliano

Cap. 211       Maria Teresa ed alcuni altri dinasti approvano il capostipite Rudolf - Preghiera al Signore di condurli fuori della  - ripta - Buona testimonianza su Rudolf

Cap. 212       Ridestante discorso di Paolo ai dinasti - L’apostolo mostra i loro misfatti di governo e promette la Grazia del Signore

Cap. 213       Discorso di Paolo all’ostinato imperatore - Replica testarda di costui

Cap. 214       Calcolo del tempo di vita nell’aldilà – Una domanda di storia mondana - Parabola del prestigiatore – Il vero splendore di corte

Cap. 215       Relazione di vita del superbo Karl - Paolo scuote l’altezzoso - Dialogo di Karl con Gesù - Alla fine, preghiera di grazia e liberazione

Cap. 216       Monaci questuanti avidi di danaro all’uscita della cripta

Cap. 217       Davanti al duomo di Stefano. Buona preghiera dei dinasti salvati - Difficile guarigione dell’orgoglio ecclesiastico - Ora andiamo avanti e ci troviamo in breve tempo davanti al cosiddetto duomo di Stefano

Cap. 218       Esperienze dell’imperatore Joseph con il clero - Motivo della prematura morte di quest’imperatore che ora è ordinato angelo del giudizio contro Roma

Cap. 219       Il vero essere dell’arcivescovo Migatzi - Dialogo tra costui e Joseph - Sguardo nella profondissima notte ecclesiastica

Cap. 220       Joseph indirizza al Signore l’arcivescovo Migatzi - Migatzi spiega l’aldilà come inganno e Joseph come malato di mente - Joseph, sulla causa della sua morte

Cap. 221       Migatzi fornisce un’altra spiegazione per la morte di Joseph - Egli pretende prove su Gesù - Discorso di Joseph sullo spirito dell’Amore come unico testimone di Dio

Cap. 222       Monologo di Migatzi - Egli vorrebbe dichiararsi per il Signore, ma teme i suoi colleghi - Joseph lo aiuta come si deve

Cap. 223       I colleghi di Migatzi – Il presidente asinesco - Dichiarazione di Migatzi per il Signore - Suo giudizio su Roma – Risposta dei vescovi

Cap. 224       Collera impotente dei partigiani del papa - Loro crudeltà, avidità e bugie - Parole tuonanti dell’imperatore “eretico”

Cap. 225       Disposizioni dei capi della chiesa - Il Signore sul risveglio della fede - Insuccessi come medicina della superbia

 

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[1] Nome della sifilide con cui era indicata in passato.

[2] “Corpo” e “carne” qui naturalmente non è da prendere alla lettera, ma nel senso figurato.

[3] Augia era un re che possedeva mandrie e greggi immense, ma aveva lasciato accumulare tanto sterco da ostruire le stalle e ricoprire le valli circostanti.

[4] Pianta montana nelle cui foglie e radici si trova un succo velenoso.

[5] Due strisce o cinghie di forte tela usate un tempo per sorreggere da dietro i fanciulli quando imparano a camminare.

[6] Quartiere povero alla periferia di Vienna, probabilmente abitato da prostitute.

[7] Santuario austriaco dedicato alla Madonna.

[8] La cripta degli imperatori si trova sotto la chiesa dei cappuccini, nel cuore di Vienna, costruita nel 1622-1632, dove sono sepolti 146 nobili, tra cui 12 imperatori e 19 imperatrici.

[9] Rudolf I° d’Asburgo, imperatore dal 1273 al 1291.

[10] Maria Teresa d’Asburgo, imperatrice dal 1740 al 1780.

[11] Joseph II, figlio di Maria Teresa d’Asburgo, imperatore dal 1780 al 1790, salito al trono alla morte di sua madre.

[12] Leopold II, figlio di Maria Teresa d’Asburgo, imperatore dal 1790 al 1792, salito al trono alla morte del fratello Joseph.

[13] Franz II, figlio di Maria Teresa d’Asburgo, imperatore dal 1792 al 1806, salito al trono alla morte del fratello Leopold II.

[14] Karl VI, imperatore dal 1711 al 1740, emanò la “Prammatica sanzione” che includeva anche le principesse alla successione al trono, e così, alla sua morte, gli succedette sua figlia Maria Teresa.

[15] La guerra dei trent’anni (1618 – 1648) fu iniziata a causa delle discordie tra l’imperatore Mattia d’Asburgo e suo cugino Ferdinando di Stiria. Poi furono coinvolte molte potenze europee, tra cui la Francia, la Spagna, la Svezia ecc.

[16] Joseph II nato il 13 marzo 1741, morto il 20 febbraio 1790, imperatore romano-tedesco della casa Asburgo-Lorena, figlio di Maria Teresa di Asburgo e di Franz Stephan di Lorena, reggente dal 1780 al 1790, in quel tempo introdusse molte importanti innovazioni nel senso dell’illuminismo spirituale nei suoi paesi. (Le cosiddette riforme giuseppine).

[17] Ulcera maligna

[18] Ingrossamento delle linfoghiandole del collo, spesso di natura tubercolare. Somiglia ad una malattia dei maiali.

[19] Argo: essere mostruoso dotato di grande forza. Possedeva un grande numero di occhi. Era, infatti, nominato “Colui che vede tutto”.

[20] Mida: Apollo vinse una sfida musicale con Mida, re della Frigia. Mida però osteggiò il verdetto e così Apollo, per punirlo, gli fece crescere un paio di grandi orecchi d’asino.

[21] Il neo-cattolicesimo tedesco, 1843-1887, indipendente da Roma, fondato dal filosofo Ronge.