Biografia completa
A
cura di Karl Gottfried Ritter
von Leitner
La
presente biografia di Jakob Lorber, quale quadro di
vita dopo lunghi anni di personale conoscenza, è illustrata attraverso il
manoscritto lasciatoci da Karl Gottfried Ritter von Leitner. Esso fu
redatto dal poeta attorno al suo 84° anno di vita e, secondo le disposizioni
testamentarie di Leitner, dopo la sua morte venne
affidato alla Biblioteca Provinciale del Joanneum di
Graz.
L'uomo
più notevole che io abbia mai conosciuto in tutta la mia lunga vita è Jakob Lorber, un teosofo che merita di venir collocato a fianco
degli uomini più famosi in questo campo.
Voglio
ora provare a tracciare qui di seguito un breve schizzo, fondato su basi sicure,
della sua vita esteriore e di aggiungere allo stesso, quale pluriennale
testimone oculare e auricolare, una rappresentazione fedele alla realtà dei
fenomeni straordinari verificatisi nell'ambito della sua vita animica.
Vocazione tramite la voce
interiore dello Spirito
Il ritorno a Graz alla
vocazione spirituale
Conclusione della vita
terrena
La persona esteriore di Lorber
Lo stile spirituale di scrivere di Lorber
Prove dell’ispirazione
spirituale
Appendice 1 – Comunicazioni
accreditate secondo annotazioni scritte di una contemporanea
Appendice 2 – Su Karl Gottfried v. Leitner
Appendice
3 – Casa editrice e diffusione
delle opere di Lorber. Breve storia della Casa
editrice
1.
Della famiglia di Lorber si trova traccia già nel 17°
secolo nelle regioni di Büheln nella Stiria
inferiore, e precisamente risulta che i due cugini Kaspar
e Paul Lorber risiedevano già nel 1631 sul colle Gradise, che nella zona della contea di Stubenberg
a Mureck viene denominato “Purgstallberg”.
Costoro cedettero la loro proprietà alla parrocchia di St. Leonhard
per la costruzione di una cappella che, poco dopo, venne poi trasformata in una
chiesa di pellegrinaggio dedicata alla Santa Trinità.
2.
Non molto lontano da lì, nel villaggio di Kanischa
della parrocchia di Jahring, sulla riva sinistra del
fiume Drava in mezzo ai vigneti, il padre di Lorber, Michael, sposato con Maria Tautscher,
una orba, possedeva i due fondi Bergholden n°4 e 5.
3.Michael
Lorber coltivava personalmente questi fondi e
ricavava i mezzi per sostenere la sua famiglia soprattutto dalle rendite. Egli
sapeva suonare la maggior parte degli strumenti musicali e suonava con
particolare maestria il cembalo, sicché varie volte gli fu riservata la
distinzione di far sentire le sue eccellenti doti musicali producendosi su
questo strumento alla presenza dell’illustre amico delle arie popolari,
l’onoratissimo arciduca Johann von Österreich, quando
costui si tratteneva nei suoi possedimenti di Pickern,
nel periodo della vendemmia. Questa sua versatile abilità musicale gli offriva
anche l’occasione di procurarsi un secondo guadagno molto gradito e in
particolare di associarsi alla compagnia di musicisti allora conosciuta e molto
apprezzata in tutta
4.
Nonostante la loro semplicità i coniugi Lorber non
disconobbero il valore di una cultura superiore e non si risparmiarono alcun
sacrificio, per quanto le loro forze glielo consentissero, per sostenere
fattivamente nelle loro aspirazioni i loro tre figli.
5.
Michael, il secondogenito, terminati i suoi studi, imboccò la carriera
giuridica, in un primo tempo come amministratore di beni e in seguito come
sostituto-notaio. Josef, il più giovane, si dedicò all’insegnamento. E Jakob,
il più anziano di loro, è appunto colui la cui memorabile apparizione le pagine
che seguono tenteranno di descrivere.
[Indice]
1.
Jakob Lorber nacque il 22 luglio 1800 nella residenza
dei suoi genitori, dove passò anche gli anni della sua infanzia partecipando ai
lavori della campagna. Era già un ragazzo di nove anni quando cominciò a
frequentare la scuola del paese di Jahring, dove
ottenne i primi insegnamenti nella lettura, scrittura ed aritmetica. Egli
manifestò vivo zelo e in generale una grande brama di istruirsi, nonché, anche
molto precocemente, una grande predilezione per la musica, nella quale agli
inizi lo istruì suo padre stesso.
2.
Un giorno manifestò sorprendentemente una rara attitudine per questo ramo
dell’arte, allorché il padre lo portò con sé nel vicino capoluogo di Marburg sulla Drava dove andò
nell’osteria “Zum Lamm”. Lì
incontrarono un cieco, parente dell’oste, il quale, per deliziare gli ospiti
ammirati, suonava l’arpa in maniera eccellente. Jakob rivolse immediatamente
tutta la sua attenzione a questo musicista, si sedette al suo fianco osservando
ogni tocco sull’arpa del cieco arpista e si concentrò completamente sulle sue
melodie. Da quel giorno non cessò più di chiedere al padre di comprargli
un’arpa. Quest’ultimo esaudì infine il desiderio del ragazzo pieno di talento.
E quantunque questi avesse avuto appena due volte ancora l’occasione di udire
il cieco virtuoso da lui ammirato per scoprire come maneggiava il suo
strumento, eppure riuscì in poco tempo, con tenace e diligente esercizio, ad
istruirsi da solo divenendo un abile suonatore di arpa.
3.
Il padre, che come maestro di cappella della sua itinerante compagnia di
musicisti era spesso assente da casa per lungo tempo, affidò in seguito
l’ulteriore istruzione musicale di Jakob al maestro della scuola locale, Anton Udl. Questi istruì da allora in poi il suo docile allievo
nei vari strumenti, ma di preferenza nel violino, nel pianoforte e nell’organo,
ed ottenne con lui non solo dei gradevoli risultati, ma si accorse ben presto
che, per il suo eccellente orecchio musicale, poteva impiegarlo utilmente anche
come aiutante nei suoi lavori marginali di accordatura e di riparazione di
organi, ed infatti per lungo tempo si servì di lui anche in questo modo.
[indice]
1.
Frattanto Lorber era diventato un giovinetto e
seguendo l'indefinito impulso verso una cultura spirituale superiore, lasciò
nell'estate 1817 il suo borgo natio per trasferirsi nella città di Marburg, distante solo due miglia circa, per frequentarvi
l'istituto preparatorio alla carriera di maestro elementare.
2.
Dopo che ebbe terminato questo corso con soddisfacenti risultati, egli iniziò
la sua carriera d'insegnante quale supplente a S. Egydi
e poco dopo si trasferì con la medesima mansione a St. Johann in Sabbathale.
3.
Qui, un cappellano di quella parrocchia, il quale frequentandolo giornalmente
aveva avuto occasione di osservare le sue non comuni capacità, gli dimostrò
grande benevolenza e gli impartì qualche nozione di latino e lo spronò a
dedicarsi alla carriera ecclesiastica e ad intraprendere a questo scopo gli
opportuni studi.
4.
Seguendo questo consiglio, nell'autunno 1819 Lorber
ritornò di nuovo a Marburg e si iscrisse come
studente a quel ginnasio. Dato che egli era già più avanti negli anni dei suoi
compagni di scuola e di comportamento più serio, venne ben presto nominato 'famulus' della sua classe e come tale doveva esercitare una
certa sorveglianza sugli altri studenti, nonché gli incombevano certe piccole
mansioni nella scuola per le quali percepiva un piccolo compenso mensile. Oltre
a ciò, durante la funzione religiosa giornaliera nella chiesa egli suonava
anche l'organo ricevendone un modesto onorario e si guadagnava anche già un
gradito introito impartendo lezioni di violino, nel suonare il quale egli nel
frattempo era già divenuto abile.
5.
Dopo che in questo modo, in condizioni abbastanza soddisfacenti, egli ebbe
completato con ottimi risultati le cinque classi ginnasiali, nell'autunno 1824
egli si recò nella capitale della provincia, a Graz, in parte per proseguire i
propri studi, in parte per perfezionarsi ulteriormente nel violino, e qui
proseguì i suoi studi ginnasiali come studente privato della sesta classe.
6.
Però, la difficoltà di trovare sufficiente sostentamento in una grande città
che gli era completamente estranea, unita a quella di mantenere la posizione di
rilievo di cui aveva fino allora goduto fra i suoi compagni di studi, gli
fecero perdere il gusto degli studi a tal punto che nel secondo semestre
abbandonò il ginnasio e cercò dapprima di campare come insegnante privato.
7.
Egli assunse un posto di maestro privato presso una famiglia molto rispettabile
di Graz, istruendone i figli per cinque anni, con ottimi risultati nelle
materie scolastiche tedesche, nella musica e nel disegno, nel quale pure aveva
acquisito una certa abilità come autodidatta.
8.
Tuttavia, malgrado tutta la stima che trovò presso questa famiglia, egli
sentiva il bisogno di assicurarsi una posizione stabile anche per l'avvenire.
Perciò nel 1829 egli frequentò il corso di pedagogia superiore per candidati al
magistero nelle scuole primarie e da questo istituto ottenne un certificato
scolastico che lo raccomandava come insegnante "perfettamente abile".
9.
Quando, però, nel 1830 la sua prima domanda per essere assunto come insegnante
non condusse subito alla meta desiderata, egli, facilmente scoraggiabile,
rinunciò di nuovo a questo suo piano e stavolta per sempre.
[indice]
1.
Egli si dedicò poi interamente alla musica, diede lezioni di canto, come pure
di piano e violino e compose anche qualche canzone e qualche brano da concerto.
In questo modo venne in contatto col rinomato musicista e compositore Anselm Hüttenbrenner, che viveva
da possidente a Graz e che fungeva in quel tempo da dirigente della Società
Filarmonica Stiriana. Costui gli procurò anche l'occasione di prodursi in
pubblico come violinista durante i concerti della Filarmonica stessa ed accolse
pure alcune composizioni di Lorber nella rivista
musicale "Pfennig", che egli redigeva.
2.
Allorché nel 1828, Paganini entusiasmò
3.
Gradatamente i meriti di Lorber quale violinista
trovarono sempre più riconoscimento anche nei giornali pubblici. Allorché
nell'ottobre 1839 egli ebbe dato un concerto nella Sala dei Cavalieri nella
Villa di campagna, producendosi nella prima parte di un concerto di Beriot e in una variazione da lui composta sul tema di una
nota canzone popolare, il supplemento d'allora "Der
Aufmerksame" del giornale "Grazer Zeitung" nel suo n° 129 così si espresse in merito alla sua natura
artistica: "Il signor Lorber non è un violinista
che si muove entro i limiti di una qualche scuola; egli è assolutamente un
autodidatta. Incontestabilmente egli è dotato di talento ben più che comune e
degna di ammirazione è l'abilità artistica alla quale il signor Lorber è giunto grazie all'instancabile diligenza e al
caratteristico impiego delle sue doti musicali naturali. Con stupore lo vediamo
superare difficoltà ed affrontare passi arrischiati, della cui possibilità di
esecuzione noi dubiteremmo se l'audacia, quasi sempre vittoriosa, di Lorber non ci insegnasse ben altro. Con una sola arcata
egli ha dominato da
4.
Lorber non si lasciò intimidire da questi benevoli
ammonimenti della critica, bensì essi gli furono piuttosto da sprone a
perseverare, con zelo raddoppiato, nelle sue aspirazioni artistiche. Quando,
dieci anni dopo, partecipando ad un concerto di beneficenza, egli suonò con
rara bravura un rondò ed una mazurca di sua composizione, il giornale locale
"Aurora" (maggio 1849, n°36) non potè fare
a meno, dopo aver reso il dovuto omaggio ai suoi picchettati e flautati, di
aggiungere l'osservazione che Lorber non solo aveva
fatto progressi enormi nella forma d'arte violinistica di Paganini, ma che si
era anche appropriato felicemente della bellezza e della pienezza del suono.
Dopo la relazione sul concerto redatta da Anselm Hüttenbrenner, Lorber venne
"acclamato entusiasticamente" dal pubblico per le sue esibizioni.
5.
Successivamente egli venne anche in più stretto contatto con i giornali locali
e fornì agli stessi, ma in particolare al "Telegraph"
che usciva allora a Graz, relazioni sulle prime rappresentazioni di opere e
concerti.
[indice]
1.
Anche se Lorber considerava in questo periodo le sue
aspirazioni musicali come suo compito principale, tuttavia queste non
soddisfacevano del tutto le esigenze del suo intimo.
2.
Egli nutriva particolare interesse anche per l'astronomia. A dire il vero gli
mancava una conoscenza approfondita della matematica per potersene occupare su
basi scientifiche, ma il suo marcato impulso verso cognizioni superiori lo
aveva da sempre attratto irresistibilmente verso la sublime profondità del
cielo stellato. Egli quindi cercava di penetrare, per così dire meccanimente, mediante un potenziamento artificiale della
sua facoltà visiva, nei segreti della struttura del mondo e si costruì lui
stesso a tale scopo un grande cannocchiale, certamente piuttosto primitivo,
però perfettamente utilizzabile. Più tardi fu anche ben felice di venire in
possesso di un buon telescopio di Steinheil.
3.
Nelle serene chiare sere d'estate, spesso anche a notte inoltrata, egli usciva
dalla città, in compagnia dell'uno o dell'altro amico, il suo cannocchiale a
tracolla penzolante da una cordicella, e piazzava il suo strumento sullo spazio
libero di Glacis oppure preferibilmente sullo Schloßberg, un'altura rocciosa che sorgeva nel mezzo della
città. Qui poi osservava egli stesso e mostrava anche ai suoi compagni, con
sempre rinnovato interesse, il globo lunare ricoperto di cicatrici, Giove con i
suoi satelliti, Saturno con i suo anelli luminosi, i restanti pianeti e il
cielo stellato cosparso di miriadi di corpi celesti che si offriva ai loro
sguardi, e davanti all'obiettivo del suo cannocchiale si estendevano
nell'infinito la via lattea e le macchie nebulose. Ben volentieri egli offriva
il godimento di questa visione sublime dell'incommensurabilità dell'universo ad
ogni passante che si avvicinava con curiosità al suo strumento. Ed egli provava
sempre una gioia di compiacimento, quando l'ammiratore estraneo si congedava
ringraziando con un viso o addirittura con una parola di pia ammirazione.
4.
Mentre la sua aspirazione a penetrare nel grandioso campo della creazione
materiale si manifestava vivamente, d'altra parte andava sviluppandosi in lui,
gradualmente, anche l'esigenza irresistibile di trovare la via verso i tesori
segreti del mondo spirituale, anche a costo di cercarla al di là dei confini
delle usuali, generali cognizioni.
5.
Fu così che egli si sentiva anche attratto dalla lettura di opere che
corrispondevano alla sua profonda interiorità. E così egli lesse, per quanto
glielo permetteva il lavoro necessario al proprio mantenimento, certe opere di Justinus Kerner, Jung-Stilling, Swedenborg, Jakob Böhme, Johann Tennhardt e J. Kerning e in particolare quest'ultimo egli lo definì come
colui i cui scritti gli diedero certe tracce importanti. Però di tali letture,
che si limitavano in generale a singoli scritti degli autori menzionati, egli
non fece un vero e proprio studio, ciò che non era affatto il caso suo, bensì
mise ogni volta da parte tali opere e tenne solamente
6.
Nonostante tutta questa inclinazione ad indagare i misteri più profondi e più
seri, Lorber rimase ben lontano da qualsiasi forma di
scoraggiamento, anzi egli era e restò sempre un compagno allegro nei suoi
rapporti giornalieri, solo che, come più tardi comunicò, in questo periodo
cominciarono a manifestarsi gradatamente in lui sogni significativi, di cui
egli cominciò da allora a metter per iscritto quelli che gli apparivano più
importanti.
[indice]
Vocazione tramite
1.
Lorber era ormai arrivato al quarantesimo anno d'età
senza essersi procurato una posizione stabile nella vita. Ora però gli giunse
inaspettatamente da Trieste l'invito ad assumere colà la posizione di secondo
dirigente d'orchestra, a condizioni più che accettabili. Egli accettò e prese
tutte le disposizioni per la partenza. Sennonché la sua vita, adesso
d'improvviso, doveva prendere tutt'altra direzione.
2.
Il 15 marzo 1840 alle 6 di mattino - così egli raccontò più tardi ai suoi amici
- aveva appena terminato la sua preghiera mattutina ed era in procinto di
lasciare il letto, quando sentì a sinistra nel suo petto, dalla parte del
cuore, chiaramente una voce risuonare che gli disse: "Alzati, prendi il tuo stilo e scrivi!". Egli ubbidì subito a questa
misteriosa chiamata, prese la penna in mano e trascrisse parola per parola
quanto gli veniva dettato interiormente. Questo era l'inizio dell'opera:
"Il Governo della Famiglia di Dio" ovvero "Storia della creazione
primordiale del mondo spirituale e materiale, nonché dei primi
patriarchi". E le prime frasi di questa dicevano:
"Così parla il Signore per ciascuno, e
questo è vero e fedele e certo: chi vuole parlare con Me, venga da Me ed Io gli
porrò la risposta nel suo cuore. Però soltanto i puri, il cui cuore è pieno di
umiltà, dovranno percepire il suono della Mia voce. E chi preferisce Me a tutto
il mondo, e Mi ama come una dolce sposa ama il suo sposo, con costui Io voglio
camminare a braccetto; egli Mi vedrà sempre come un fratello vede l'altro
fratello, e come Io lo vedevo già dall'eternità, prima ancora che egli
fosse".
3.
Dopo questo avvenimento, Lorber declinò senza indugio
l'offerta fattagli e da quella stessa ora in poi, nel corso di ventiquattro
anni, fino alla sua morte, egli servì da zelante scrivano a questo misterioso
suggerimento, definendosi umilmente un servitore del Signore.
[indice]
1.
Lorber iniziava quest'occupazione di scrittura, che
da allora in poi costituì il compito principale della sua esistenza, quasi ogni
giorno già di buon mattino, prima della colazione, che non di rado nel suo
entusiasmo lasciava perfettamente intatta. D'inverno egli sedeva, generalmente
con un berretto sulla testa, ad un piccolo tavolino proprio accanto alla stufa,
e, tutto concentrato in sé, conduceva ininterrottamente la penna con discreta
velocità, senza però fare una pausa per riflettere oppure per correggere un
passaggio dello scritto, come qualcuno al quale viene dettato qualcosa da
altri.
2.
Parlando di ciò, egli riferì anche varie volte che, durante l'audizione della
Voce che gli parlava interiormente, egli aveva anche la visione figurativa di
quanto udiva. A quanto asseriva, però, egli comunicava più facilmente quanto
percepiva interiormente se poteva esprimerlo verbalmente ad un'altra persona.
Ed infatti egli dettò ad alcuni dei suoi amici dei singoli saggi, anzi perfino
opere intere di varie centinaia di pagine. In tal caso egli sedeva accanto a
chi scriveva guardando tranquillamente davanti a sé e senza mai interrompere il
flusso della parola, oppure aggiungendo una qualche frase, oppure neanche
modificando una sola espressione. E quando la sua dettatura veniva per caso
interrotta per breve o lungo tempo, perfino per giornate e settimane, egli era
in grado di proseguire subito, nel giusto contesto, quanto dettato fino a quel
momento, senza aver riletto dello stesso che le ultime parole o righe.
[indice]
1.
Nell'anno 1858, Lorber scrisse ad un amico in merito
alla sorgente dello Spirito che parlava in lui, che egli percepiva come la voce
di Gesù Cristo, la parola vivente di Dio:
2.
"Quanto alla parola interiore, come la si percepisca, posso dire di me
stesso nient'altro se non che io percepisco la santissima parola del Signore
sempre nella regione del cuore come un pensiero chiarissimo, luminoso e puro,
come parole espresse. Nessuno, per quanto possa essermi vicino, può percepire
un qualcosa di una qualche voce. Per me, però, questa voce di grazia risuona
più limpida di qualsiasi altro suono materiale, per quanto forte esso sia.
Questo però è anche tutto ciò che io posso dirle per mia esperienza. Ma una donna
molto devota al Signore si è rivolta recentemente a Lui per mezzo mio, e le fu
data la seguente risposta che le comunico qui testualmente. Essa suonava:
3. «Quello che adesso fa il Mio servitore molto
povero nel senso terreno, in fondo dovrebbero poterlo fare tutti coloro che
veramente professano il Mio Nome. Poiché per tutti ha valore la parola del
Vangelo: “Voi tutti dovete venire istruiti da Dio! Chi non è attratto dal
Padre, non viene dal Figlio!”.
Questo però significa che - attraverso il vostro fattivo,
vivo amore per Me e perciò per ciascuno vostro prossimo bisognoso - voi dovete
giungere alla Sapienza interiore da Dio! Poiché il vero, fattivo amore di
ciascuno sono appunto Io stesso, quindi nel suo cuore, così come il raggio
vivente del sole che agisce in ogni goccia di rugiada, in ogni pianta e in
tutto ciò che porta
4.
Ecco, caro amico, così Lei ha avuto risposta il più esauriente possibile alla
sua domanda. E sarebbe presunzione da parte mia, povero peccatore, dirle ancora
di più in merito.
Jakob
Lorber
[indice]
1.
Dopo che Lorber ebbe trascorso quattro anni con
questa occupazione di scrittura e impartendo lezioni di musica, nel 1844
ricevette dai suoi due fratelli, dei quali uno era amministratore di una tenuta
e l'altro capoposta, ambedue domiciliati a Greifenburg nella Carinzia superiore, l'invito a recarsi da
loro per aiutarli a sbrigare alcuni affari privati. Dato che il guadagnarsi la
sua esistenza a Graz, dove il numero degli insegnanti di musica andava sempre
più aumentando, diventava di anno in anno sempre più difficile, si decise di
accettare questa proposta ed egli si congedò dalla città dove aveva fino allora
dimorato e dai suoi amici.
2.
Egli si dedicò quindi alla cura degli affari affidatigli dai fratelli che
consisteva nella sorveglianza di un commercio di legname da loro assunto e che
gli davano occasione, di tanto in tanto, di intraprendere lunghi o brevi
viaggi. Questi lo condussero allora a Innsbruck, Bolzano e perfino a Milano
dove egli diede al Teatro alla Scala un applaudito concerto per violino. In
quest'ultima città egli ebbe anche l'occasione di fare l'acquisto di un eccellente
violino che gli era stato decantato come uno Stradivari e che comunque risultò
essere uno strumento eccellente che in seguito gli rese ottimi servigi.
3.
Durante la sua permanenza nella Carinzia superiore egli salì anche su varie
montagne alte, tra cui anche il Grossglockner (Gran campanaro) e di questi
grandiosi panorami alpini egli si fece a matita degli schizzi che poi più tardi
a Graz realizzò con gessetto nero; e se non si aveva pretese rigorose di
prospettiva, si poteva senz'altro riconoscere che egli non era privo di talenti
naturali anche nell'arte del disegno, nella quale non aveva mai ricevuto alcuna
istruzione.
[indice]
Il
ritorno a Graz alla vocazione spirituale
1.
Nel 1846, dopo aver assolto il suo compito nella Carinzia superiore, Jakob Lorber ritornò di nuovo a Graz alle sue precedenti mansioni
che egli proseguì assiduamente per più di un decennio. Solo nel 1857 egli si
allontanò ancora una volta da quel luogo per alcuni mesi, associandosi a due
eccellenti eminenti maestri di arpa e chitarra e con loro fece una tournée nei
capoluoghi delle regioni austriache producendosi nei concerti sul suo strumento
prediletto, il violino.
2.
Al suo rientro a Graz egli riprese la sua attività come insegnante di musica,
rimase però ancora per qualche tempo in collegamento con quei suoi compagni di
viaggio e assieme a loro, in occasione di spettacoli pubblici, si esibì di
quando in quando in produzioni musicali accolte dal pubblico sempre con plauso.
3.
Presentandosi in tal modo, sia nella sua tournee in pubbliche sale da concerto,
sia anche più tardi in patria in vari luoghi di divertimento, come se fosse un
musicista di professione, egli perseguiva due scopi. Con ciò egli voleva
infatti ottenere da un lato un guadagno più remunerativo di quanto si potesse
ottenere dando lezioni di musica, lavoro faticoso e con guadagno piuttosto
scarso, d'altro lato egli intendeva anche distogliere gli sguardi di certe spie
dalle quali egli si credeva osservato con diffidenza e ostilità a motivo delle
sue misteriose scritture, attirandoli più sulla sua attività di musicista
professionale. Ciononostante, però, in questo nuovo mestiere, sebbene egli
suonasse con i suoi compagni sempre su un palco rialzato e ben illuminato, egli
si sentiva piuttosto un po' depresso. Ed è un tratto caratteristico della sua
mentalità il fatto che egli varie volte riferì che Dio l'avrebbe messo in
questa situazione per umiliare in tal modo il suo orgoglio artistico, che
talvolta faceva capolino in lui.
4.
Oltre a ciò, egli ben presto si accorse che, con quest'attività accessoria,
quantunque le ore antimeridiane egli le passasse per lo più alla scrivania,
egli veniva tuttavia troppo distratto e troppo distolto da ciò che egli era
solito considerare la vera e propria professione della sua vita. Egli dunque
ben presto rinunciò completamente a quest'occupazione e d'allora in poi si
accontentò di procurarsi il suo sostentamento unicamente impartendo lezioni di
musica e di tanto in tanto anche con l'accordatura di pianoforti. Quando fu più
avanti negli anni ed essendo divenuto già troppo malaticcio per reggere alla
fatica dei frequenti andirivieni, spesso anche in luoghi lontani, malgrado i
bisogni di Lorber fossero quanto mai modesti,
certamente questo guadagno non poteva più bastare, ed allora dei doni offerti
spontaneamente da amici vennero benignamente a sopperire a questo.
[indice]
1.
Negli anni che seguirono egli era nuovamente alacremente occupato a mettere per
iscritto quanto gli veniva dettato interiormente, particolarmente con la
scrittura della sua più importante opera, pubblicata più tardi in dieci volumi,
il "Grande Vangelo di Giovanni", nonché di alcune spiegazioni
ricevute marginalmente su difficili passi della Bibbia e di sogni significativi
e di singole comunicazioni riguardanti varie faccende dei suoi amici.
2.
Oltre al "Grande Vangelo di Giovanni" in dieci volumi (1851-64),
sorse sotto la penna di Lorber una serie
ragguardevole di opere, in parte in più volumi, che già, sotto l'aspetto
puramente esteriore del numero e della mole, rendono una testimonianza della
più sorprendente fertilità spirituale!
Siano qui
menzionate: Die Haushaltung Gottes (Il Governo della Famiglia di Dio -3
volumi- 1840/1844); Der Mond (La luna
-1841); Der Saturn (Saturno
-1841/42); Die Fliege (La
mosca), Der Grossglockner (Il gran Campanaro –
il più alto monte austriaco), Die natürliche Sonne (Il Sole
naturale -1842); Die geistige Sonne (Il Sole
spirituale -2 volumi -1842/43); Schrifttexterklärungen
(Spiegazione di testi Biblici- 1843); Die Jugend Jesu (L'infanzia di Gesù -1843/44); Der Briefwechsel Jesu mit Abgarus
(Lo scambio epistolare tra
Gesù e Abgaro), Der Laodizenerbrief
des Apostels Paulus (L'epistola dell'apostolo Paolo ai Laodicesi
-1844); Die Erde (
[indice]
Conclusione della vita terrena
1.
Dopo che Jakob Lorber in questo modo attivo ebbe
superato il sessantesimo anno di vita, le sue forze fisiche cominciarono
gradatamente a declinare, quantunque in maniera appena percettibile per coloro
che lo circondavano, mentre quelle spirituali proseguirono in un'attività non
indebolita. Negli ultimi due anni che precedettero la sua dipartita, egli
esprimeva sempre più frequentemente presentimenti della morte, però non dava
importanza a questa sensazione della sua caducità e proseguì invariato il suo
abituale modo di vita. I suoi amici, però, notarono in lui un'aumentata
eccitabilità, lo spegnersi graduale della sua spesso coinvolgente allegria d'un
tempo e il prevalere di uno stato d'animo molto serio.
2.
Dall'inizio del 1864, Lorber affermava con ferma
convinzione che non sarebbe sopravvissuto al 1865. Poco dopo egli si ammalò
veramente e da quel momento fu costretto a stare a letto per tre mesi.
3.
Se in precedenza a volte era di malumore e si sfogava anche talvolta con amare
parole sull'incertezza della sua situazione di vita, ora era invece un vero
modello di pazienza e di pia rassegnazione. E se qualche volta si lamentava
ancora, ciò ora non era un lamento tanto per i suoi travagli, quanto piuttosto
per il destino generale dell'umanità. In tali occasioni egli ripeteva
volentieri con umorismo alcuni versetti che egli una volta aveva trovati
scritti sul muro di un giardino e che si era impresso nella mente:
Il
sole sorge, il sole tramonta.
Ed
ogni animale lieto se ne sta.
L'uomo
soltanto, l'uomo egli solo
sente
della vita la fatica e il duolo.
4.
Ma anche quando era malato, steso sul suo letto, egli era pur sempre ancora in
grado di dettare, di tanto in tanto, certe cose profonde all'uno o all'altro
dei suoi giovani amici.
5.
Con l'inizio della primavera egli si riprese di nuovo gradatamente e si poteva
di nuovo sperare nella sua perfetta guarigione, tanto più che era in grado di
lasciare di nuovo la sua camera e di recarsi all'aperto. Egli cominciò anche a
riprendere di nuovo il suo abituale tenore di vita, ma non riacquistò più il
suo stato di salute precedente, restò invece debole e affermò sempre più
decisamente l'approssimarsi della fine della sua peregrinazione terrena.
[indice]
1.
Due giorni prima che questo veramente accadesse, egli si trovava ancora in
visita presso dei conoscenti che a volte andava a trovare. E la padrona di casa
gli aveva preparato una pietanza che era una delle sue preferite. Egli lo gustò
con comodo e poi disse: "E' stato molto buono, ma fra due giorni io non
vivrò più".
2.
Si cercò di levargli dal capo quell'idea, ma egli persistette nella sua
affermazione che in realtà si avverò.
3.
Già il giorno seguente quando, dopo il pasto, stava rientrando a casa, fu colto
per strada da un improvviso sbocco di sangue che però egli prese così poco sul
serio che alla sera ancora si recò a far visita alla sua solita compagnia.
4.
Ma già al rientro venne colto di nuovo da un violento sbocco di sangue che non
cessò più, tanto più che Lorber al suo arrivo a casa,
per non disturbare il riposo notturno dei propri vicini, non richiese alcun
aiuto.
5.
Il mattino dopo lo si trovò ancora vestito, coricato con la faccia rivolta alla
parete e con le lenzuola coperte di sangue. Un medico fatto venire dalle
vicinanze gli propinò un medicinale, ma dichiarò che ogni aiuto umano era già
inutile.
6.
Allora si mandò in fretta alla vicina parrocchia e di lì a poco un sacerdote si
presentò al letto del malato grave. Poiché questo giaceva, però, già privo di
conoscenza, il sacerdote chiese ad una parente, presente per assistere il
malato, se Lorber avesse frequentato la chiesa.
Costei replicò che la cosa doveva senz'altro essere ben nota, poiché Lorber nelle occasioni di grandi solennità ecclesiastiche
aveva perfino partecipato personalmente, senza alcun compenso, al coro
musicale. Al che il sacerdote chiese alla parente, in tono serio, se se la
sentiva di assumersi la responsabilità morale se egli avesse impartito al
morente i sacramenti. Dopo che essa rispose affermativamente senza esitare, il
sacerdote eseguì senza ulteriori obiezioni il suo compito clericale e poi si
allontanò di nuovo.
7.
Intanto erano stati avvisati gli amici più intimi di Lorber
del pericolo sopraggiunto all'improvviso circa il suo prossimo decesso, ma un
violento temporale che era appunto scoppiato con estrema violenza ritardò di un
poco l'arrivo delle persone chiamate. Lorber, che si
era di nuovo un poco ripreso, fece cambiare la propria posizione nel letto e
ora, mentre per dieci anni aveva dormito abitualmente con i piedi rivolti verso
occidente, si fece sistemare in modo che il suo capo fosse rivolto verso questa
direzione e il volto verso il sole nascente.
8.
Nel frattempo, erano sopraggiunti gli amici sotto la pioggia torrenziale e fra
questi anche il medico di casa, suo amico, ma Lorber
non era più in grado di assumere la medicina che questi gli aveva prescritta.
Egli giacque per qualche tempo immoto e dolorante, poi cominciò d'improvviso a
stendere il corpo energicamente come un soldato che si sta rizzando, assunse
una posizione orizzontale sulla schiena e il volto rivolto verso levante e,
mentre la natura era in tumulto fra lo scoppiare dei fulmini ed il rumoreggiar
dei tuoni, egli divenne perfettamente tranquillo. Ora subentrò l'agonia e, dopo
un quarto d'ora circa, il servitore di Dio si era addormentato dolcemente e il
suo spirito, già da lungo tempo appartenente ad un mondo superiore, era rientrato
nell'eterna patria (24 agosto 1864).
9.
La sua spoglia esanime venne deposta in pace nel cimitero di St. Leonhard presso Graz, accompagnata da numeroso corteo, che
di certo voleva rendere l'estremo omaggio più al ben noto virtuoso di violino
che al teosofo per esso quasi sconosciuto.
10.
Uno dei suoi amici segnò il luogo dove ora riposa la spoglia terrena di Lorber con una semplice lapide dove sono incisi sulla parte
anteriore il nome, il giorno della nascita e della morte del trapassato, nonché
le parole consolatrici che Paolo rivolse a suo tempo ai Romani nell'ottavo
versetto del 14° capitolo. In seguito, parecchi amici di Lorber
acquistarono questa tomba e fecero piantare ai due lati della lapide una tuia,
il cui nome tedesco "albero della vita" rammenta significativamente
la missione vivificatrice del raro spirito che in quel posto ha reso alla terra
il suo involucro mortale.
[indice]
La
persona esteriore di Lorber
2.
Lorber era molto modesto nei suoi rapporti con i suoi
simili, era perfino troppo umile per il nostro tempo in cui la gente è portata
piuttosto a mettere in mostra un'alta stima di sé; tuttavia, anche durante il
periodo nel quale si dedicava alla sua seria attività di scrittura, egli rimase
molto socievole. Quando aveva compiuto il suo lavoro giornaliero, egli amava
trascorrere la serata in compagnia di amici con un buon bicchiere di vino
nostrano.
3.
Se la conversazione si aggirava intorno a questioni mondane, egli raccontava
spesso esperienze ed aneddoti fra i più spassosi, cosicché gli allegri uditori
si divertivano molto. Se invece il discorso prendeva una piega più seria, in
presenza di persone dall'identico modo di pensare, subentrava rapidamente in
lui la serietà più profonda ed una calma veramente ultraterrena, e dalle sue
labbra eloquenti sgorgavano insegnamenti e concetti fra i più profondi e più
sublimi, di maniera che non di rado gli ascoltatori tesi ed attenti venivano
colti da una specie di sacro brivido. Ma se la compagnia non gli si confaceva
in alcun modo, egli era capace di starsene delle ore seduto non partecipe,
senza proferire una parola.
4.
Talvolta accadeva anche che dei non iniziati, i quali avevano solo sentito
superficialmente delle chiacchiere sulla sua misteriosa scrittura, si
associassero quali ospiti sgraditi alle riunioni serali dei suoi amici e
cercassero di farsi gioco di lui con ogni sorta di punzecchiature. In simili
casi egli per lo più lasciava cadere le canzonature ignorandole oppure
redarguiva lo schernitore - come nel caso di uno che gli chiese una volta:
"Cosa c'è di nuovo, Lorber? Giacché lei è il
cancelliere del nostro Signore Iddio!" - con una tale serietà nello
sguardo e nel tono che a quegli per il futuro passava del tutto la voglia di
schernirlo di nuovo per via del suo devoto lavoro di scrivano segreto.
[indice]
Lo
stile spirituale di scrivere di Lorber
1.
Ed ora che ho tentato di descrivere il corso della vita esteriore di Jakob Lorber, nelle sue linee principali, e di schizzare un
quadro il più somigliante possibile della sua personalità, per debito di
coscienza mi sento ancora in dovere di aggiungervi, ai sensi della pura verità,
quanto io stesso ho sperimentato delle condizioni spirituali straordinarie
nelle quali egli visse e lavorò per ventiquattro anni, e ciò che innegabilmente
lo caratterizza come uno dei più notevoli e altamente dotati medium - come
attualmente in generale si usa definire l'intermediario dei rapporti con
intelligenze ultraterrene - e cioè già quasi quarant'anni fa e perciò in
un'epoca in cui ancora nessuno credeva alla possibilità di simili rapporti e
ancor meno qualcuno aveva un'idea della reale, perfino frequente, esistenza di
individui aventi tali predisposizioni, ciò che ai giorni nostri si è già affermato
inoppugnabilmente tramite migliaia di testimoni degni di fede.
2.
Già in precedenza è stato narrato che Lorber al
mattino del 15 marzo 1840 fu chiamato da una voce percepibile interiormente a
fungere da allora in poi quale scrivano della stessa. Già il 19 o 20 marzo
successivo Lorber m'incontrò di sera sulla piazza
principale di Graz illuminata dalla luna e dopo un cordiale saluto mi disse:
"Senta! Io ricevo una rivelazione!"
3.
Allora, come ognuno troverà naturale, mi preoccupai per il senno del povero,
nuovo profeta. Ma per il solo fatto che io avevo da sempre grande rispetto di
lui a motivo della sua profonda interiorità, accettai molto volentieri la sua
offerta di volermi portare prossimamente le sue "fantasticherie"
quali ritenevo fossero i suoi scritti. E già uno dei giorni seguenti egli mi
portò un foglio in quarto e tre mezze pagine nei quali era contenuto tutto
quanto da lui trascritto fino alla chiusura del 12° paragrafo del quinto
capitolo della "Creazione primordiale del mondo spirituale e
materiale". Lo scritto era di suo pugno, anche se a volte scorretto
ortograficamente, ma del resto nitido e senza alcuna correzione di stile.
4.
Già mentre Lorber mi leggeva le prime pagine dello
scritto che contenevano insegnamenti ed ammonimenti, la semplicità, la portata
e in parte la sublimità di quelle frasi aforistiche mi fecero un'impressione
insolita e mi indussero a dedicare anche in futuro la mia piena attenzione a
questo singolare fenomeno.
5.
Già il 25 marzo 1840, seguendo il suo invito, andai personalmente da Lorber, che allora abitava in una piccola camera al primo
piano sul retro della locanda "Zum weißen Kreuz" (Alla bianca
Croce) nel cosiddetto "Neue Welt"
(nuovo mondo), per essere personalmente testimone della sua attività di
scrittura. Di lì a poco comparve anche il mio amico, il musicista compositore Anselm Hüttenbrenner, che per
primo era stato da Lorber iniziato nel suo segreto
mistero e che si era fatto per sé una copia di quanto fino allora era stato
scritto.
6.
Lorber, che trovammo già intento a scrivere, proseguì
tranquillo il suo lavoro in nostra presenza, con discreta rapidità, senza
interrompersi, senza avere alcun libro davanti a sé, solamente tutto
concentrato in se stesso.
7.
Quando ebbe terminato il 33° paragrafo del quinto capitolo dell'opera già
menzionata, egli depose la penna, si levò il berretto dal capo e disse a mezza
voce: "Deo gratias!",
dopo di che egli ci lesse quanto aveva scritto, all'inizio imperturbabile, ma
quando giunse al 22° periodo al punto: "Questa lacrima sgorgò dal cuore della Divinità e si chiamava, si
chiama e sempre si chiamerà:
8.
Io visitai Lorber allora per lungo tempo, quasi ogni
giorno quando scriveva, ed ogni volta ero testimone della sua misteriosa
occupazione per una o due ore ci furono ripetutamente scene della sua più
profonda commozione del genere appunto descritto e una volta, al termine del
nono capitolo, con le lacrime che gli scorrevano esclamò: "E non si
dovrebbe amare il Signore?".
[indice]
Prove
dell'ispirazione spirituale
1.
Durante questa singolare occupazione di scrittura avvenne anche che Lorber non afferrasse bene egli stesso ciò che aveva
scritto oppure non comprendesse una singola parola. Così accadde il 26 maggio
«Che
gli altri non abbiano compreso il Mio discorso non c'è da meravigliarsi, ma di
certo c'è da meravigliarsi che anche tu non l'abbia capito! Quella lente
d'ingrandimento è l'Umiltà, il cui concetto è ben più ampio di quanto voi
comunemente riteniate. E' questa che fa apparire il proprio “io” molto piccolo,
mentre fa apparire grande ciò che è al di fuori di esso».
"Würdet ihr dann wohl auch Meiner großen Liebe
nahen?
Nein, sag' Ich; in alle Zweifel würd't
ihr euch verjahen!".
3.
"Vi accostereste allora voi ancora al Mio grande amore?
4.
No, dico Io; in ogni dubbio voi verreste a precipitare!"
5.
Io mi ricordavo di certo di essermi già imbattuto in questa parola nei testi di
tedesco letterario antico o medioevale, però sul suo significato non sapevo
esprimermi in quel momento. Dopo aver consultato vari vocabolari nei giorni
seguenti, trovai infine nel vocabolario di Wolf-Ziemann,
Lipsia 1838, nel tedesco letterario medioevale le parole "jach", "jahen" e
poi ancora l'ulteriore forma: "gach",
"gahen" e infine a pagina 544 "vergahen" dal significato "sich
zum Schaden eilen, übereilen"
(affrettarsi, precipitarsi a proprio danno) che calzava a pennello al presente
caso, in quanto la frase finale avrebbe significato: "In alle Zweifel würdet ihr euch jäh
(gach) stürzen" oppure
nella forma popolare ancora in uso: "vergachen"
(voi precipitereste in ogni dubbio). Ad ogni modo, sia questa interpretazione
la giusta o meno, quanto detto fornisce senz'altro la miglior prova che Lorber nello scrivere non seguiva la propria, bensì
un'intelligenza estranea.
6.
Ma una prova ancora più convincente, anzi inoppugnabile fu fornita dal seguente
avvenimento: il 25 giugno 1844 Anselm Hüttenbrenner mi diede da leggere un saggio che Lorber aveva scritto due giorni prima. In esso veniva
comunicato che Schelling, Steffen
e Gustav A. erano stati chiamati o meglio eletti a preparare l'animo dei
protestanti alla comparsa di questi nuovi scritti teosofici. A conferma di ciò
vi erano letteralmente citati, con indicazione esatta delle relative pagine,
due passaggi dall'opera di Steffen "La falsa
teologia e la vera fede". Né Anselm Hüttenbrenner, né Lorber avevano
mai fino ad allora conosciuto Steffen, neanche di
nome. Lorber fu perciò lieto quanto mai quando
questi, che nel frattempo aveva consultato il lessico di conversazione Brockhaus, gli riferì che esisteva veramente uno scrittore
di tale nome e che effettivamente aveva fatto stampare un'opera dal titolo
menzionato.
7.
Dato che neppure io conoscevo quest'opera di quest'autore, tra l'altro a me ben
noto, provvidi subito a farne ordinazione presso la libreria dell'università
che me la consegnò il 24 luglio. Alla sera dello stesso giorno la consegnai ad Anselm Hüttenbrenner e il mattino
dopo decisi di recarmi da lui per sapere quali fossero stati i risultati del
confronto fra i testi dell'opera stampata e quelli manoscritti. Hüttenbrenner aveva già trovato nel libro il passo indicato
da Lorber con accenno alle pagine 5 e 6 ed io stesso
potei convincermi che esso concordava testualmente con quello enunciato nel
manoscritto di Lorber, solo che in quest'ultimo
alcune parole erano state spostate. Gli altri passi indicati da Lorber, che avrebbero dovuto trovarsi alle pagine 109, 129
e 136 del libro, Hüttenbrenner non li aveva trovati.
E nemmeno nel corso di una rinnovata ricerca fatta in comune tra lui e me non
riuscimmo a scoprire nulla che concordasse parola per parola con il testo del
manoscritto di Lorber, bensì incappammo colà in
passaggi che emanavano lo stesso spirito nel quale erano scritte le citazioni
di Lorber. C'è però la circostanza, che avendo noi a
disposizione soltanto la seconda edizione di quest'opera, non è da escludere la
possibilità che forse nella sua prima edizione si ritrovino testualmente anche
questi passi. Ad ogni modo la concordanza testuale dei passi effettivamente
ritrovati nell'opera stampata alle pagine 5 e 6 con quelli del manoscritto di Lorber dimostra che egli li scrisse sotto l'influsso di
un'intelligenza diversa dalla sua, cosa questa che certamente deve sembrare
incomprensibile, anzi una ciarlataneria a tutti coloro che chiudono
ostinatamente occhi ed orecchi dinanzi a questa prova della scienza
sperimentale umana.
[indice]
1.
Da principio Lorber aveva messo per iscritto in
silenzio ciò che la voce interiore gli dettava. Ben presto però egli cominciò a
ripetere direttamente ciò che sentiva dentro di sé. Il 25 luglio 1840 Anselm Hüttenbrenner mi comunicò
infatti che secondo l'istruzione della voce interiore di Lorber
avremmo dovuto a mezzo suo interrogare una rupe.
2.
Il mattino dopo, alle ore 8, ci ritrovammo noi due con alcuni altri iniziati e
con Lorber sullo Schloßberg
di Graz e allo scopo menzionato scegliemmo una rupe che si ergeva dietro alla Winzerhaus (casa del vignaiolo), alla cui altezza si trova
la facciata occidentale di ponente dell'edificio sul quale allora stavano i
cannoni di allarme per incendio. Lorber si collocò
dirimpetto alla rupe e a noi tutti, che eravamo pronti a scrivere, ci dettò per
un quarto d'ora circa, poi essendo stati indotti da un incidentale disturbo ad
abbandonare quel luogo, proseguimmo questo nostro lavoro nella mia abitazione.
Mentre eravamo sul monte, Lorber aveva tenuto lo
sguardo puntato sulla citata rupe, nella mia abitazione egli guardava invece
dinnanzi a sé, come trasognato, e dettava senza interrompersi e solo raramente
correggeva una parola, con rapidità alquanto moderata in modo che un abile
scrivano potesse seguirlo facilmente con la matita. Solamente qualche volta egli
accelerava un poco il suo discorso. Questo conteneva una breve narrazione della
creazione e dello sviluppo della Terra, dell'innalzamento delle montagne e in
particolare della rupe citata, nonché dei primi abitanti del paese. Quando
verso le ore 12 di mezzogiorno fummo giunti alla conclusione, Lorber ci confessò che all'inizio era piuttosto preoccupato
per la riuscita di questo esperimento, però la sua voce interiore lo aveva ogni
volta incoraggiato. Egli aggiunse anche che durante la dettatura non aveva
inteso la voce come al solito nel suo sogno, bensì gli era sembrato che tutto
ciò che aveva da comunicare lo leggesse sulla rupe stessa che, nella stanza,
egli aveva visto vivamente davanti a sé, dato che egli l'aveva accolta
completamente in sé spiritualmente.
3.
Quattro giorni dopo andammo all'origine dell’Andritz,
un limpido ruscello ricco di trote, le cui sorgenti sgorgano silenziose da un
anfratto roccioso in un'insenatura della valle, allora ancora avvolta in una
solitudine romantica, ai piedi del Schöckelgebirge,
in direzione nord-est di Graz, e che all'inizio forma un piccolo chiaro stagno,
racchiuso da un muro mezzo diroccato e allora ombreggiato ancora da tigli
antichissimi. In quel luogo, mentre guardava con serenità il tranquillo
specchio delle acque, Lorber ci dettò per due ore
rivelazioni profondissime sull'origine e la provenienza di questa pura sorgente
e sul suo cooperare ai fini del mondo fisico e del mondo spirituale. E durante
il viaggio di ritorno in città egli ci comunicò inoltre che le cose naturali,
con le quali egli si metteva in collegamento, gli si presentavano sempre
personificate. Così, nel caso recente, la rupe sullo Schloßberg
gli apparve nella figura di un vecchio cupo e serio e così pure in questa
giornata la sorgente gli apparve nell'aspetto di una calma e seria vergine
giovinetta.
[indice]
non medium scrivente
meccanicamente
1.
Da quanto detto finora consegue che Lorber, dal suo
quarantesimo anno di vita in poi, fu un medium auditivo assai notevole, più di
quanto senza dubbio lo si vorrebbe classificare nel tempo attuale in cui le
facoltà spiritistiche, seppure di grado alquanto inferiore, sono già comparse a
migliaia. Degno di nota deve apparire anche il fatto che Lorber
affermava di sentire sempre nel cuore quella voce interiore, che egli chiamava
la voce del Signore, mentre quella degli altri spiriti la percepiva nella
regione occipitale del capo.
2.
Benché Lorber abbia scritto medianicamente
migliaia di fogli, non lo si può tuttavia chiamare un vero e proprio medium
scrivente al quale viene guidata meccanicamente la mano da un'intelligenza
estranea. Egli scrisse invece sempre autonomamente ciò che egli sentiva
suggeritogli da un'intelligenza estranea, e che egli asseriva di percepire come
con l'orecchio.
3.
Lorber era però anche un medium veggente. Per questo
certamente si possono citare quasi solamente le sue proprie asserzioni. Dopo la
maggior parte dei casi di morte nella cerchia dei nostri conoscenti e
familiari, egli ci raccontava, infatti, di aver visto la persona recentemente
defunta, ne descriveva l'aspetto, illustrava le condizioni in cui il defunto si
trovava nell'aldilà e non di rado ci trasmetteva saluti e altre ambasciate.
4.
Particolarmente spesso lo visitava uno spirito femminile che in vita mi era
stato molto caro e che lo è tuttora (la moglie di Leitner,
trapassata quando era giovane ancora) e che mi faceva pervenire per mezzo
suo consigli e talora anche ammonimenti che in seguito si dimostrarono
effettivamente utili. Egli descrisse anche la figura di questo spirito in un
modo che dal suo aspetto esteriore, che man mano andava nobilitandosi, si
poteva anche dedurre il progressivo sviluppo spirituale dell'anima. Secondo la
descrizione di Lorber, questo spirito femminile gli
apparve circa mezzo anno dopo la sua dipartita dalla Terra, la prima volta con
la faccia amichevole e serena in una lunga veste grigio chiara a pieghe, che
più tardi era abbellita da un orlo color porpora e da una cintura di ugual
colore a metà corpo. Trascorso un certo tempo, la veste apparve di colore
azzurro chiaro, poi bianco puro e infine splendente come la neve. L'apparizione
portava poi i capelli sciolti che scendevano lungo il collo, quando si muoveva
si potevano scorgere nelle larghe maniche le braccia ben formate, mentre i
piedi nudi sporgevano di poco dalla lunga veste a pieghe.
5.
Durante una delle sue visioni, io da parte mia acquistai la piena convinzione
della realtà delle stesse. Un giorno egli mi raccontò di aver avuto nella notte
precedente, al chiaro di luna, nuovamente una visione che mi riguardava.
Infatti all'improvviso davanti al suo letto, ad una certa distanza, se ne stava
una vecchia signora di statura piuttosto piccola e tarchiata, che stranamente
teneva fermamente chiusi gli occhi e che lo pregò di salutarmi e di dirmi di
pensare ogni tanto a lei perché ciò le avrebbe fatto bene. Io ero tanto stupito
quanto lieto di questa comunicazione, poiché avevo immediatamente riconosciuto
in quell'apparizione una cara parente defunta poco tempo prima all'età di oltre
ottant'anni e che nelle ultime settimane della sua vita era divenuta così
debole nelle palpebre degli occhi che non fu più in grado di alzarle e perciò
era come se fosse cieca. Lorber, però, difficilmente
aveva mai visto questa vecchia signora e non di certo nelle sue ultime
condizioni di vita delle quali egli non aveva alcuna conoscenza. La sua
descrizione che concordava spiccatamente con il suo effettivo aspetto esteriore
e con il suo stato di cecità, fornì così una prova convincente dell'identità di
quello spirito con la mia congiunta.
[indice]
1.
Si verificarono anche casi in cui Lorber operò non
proprio come medium guaritore, ossia attraverso una forza guaritrice da lui
stesso emanata, bensì solo come cosiddetto medium medicinale, nel senso che comunicava
il procedimento curativo di guarigione prescritto dagli spiriti, la cui
applicazione poi era talvolta accompagnata da minimi risultati, ma talvolta
anche da risultati sorprendentemente efficaci.
2.
Così avvenne che il 19 maggio 1852, allorché io volevo mettermi in viaggio per Wildbad Gastein per fare una
cura, come ero solito fare già da una serie di anni, egli mi trasmise
un'istruzione da parte di quello spirito affettuoso che si dava pensiero per me
e del quale ho fatto menzione prima. Essa indicava che in quell'anno avrei
dovuto fare solamente sette bagni della durata massima di dodici minuti. I
primi bagni mi furono però così benefici e, in particolare, dopo il settimo io
mi sentivo così straordinariamente bene che, non tenendo conto dell'ammonimento
ricevuto, ritenni che sarebbe stato proprio un peccato interrompere
affrettatamente e senza motivo la cura balneare che quell'anno era per me così
eccellente, a prescindere da quell'ammonimento incerto. Io dunque continuai la
cura. L'ottavo bagno sembrò però avere effetti meno benefici e dopo il nono
venni colto da intontimento al capo e dolori ai denti, persi il sonno e
l'appetito e mi sentivo così male nel complesso che ritenni necessario
consultare il medico curante Dott. von Hönigsberg.
Questi mi visitò e mi prescrisse di interrompere i bagni per un paio di giorni
e di ritornare poi da lui. Io feci così come mi aveva consigliato e mi
ripresentai poi di nuovo da lui. Egli rifece la visita e disse poi: "Non
vada più nel bagno, lei per quest'anno ne ha abbastanza. La sua natura è
satura". Seguii il suo consiglio, respirai ancora per qualche giorno la
meravigliosa aria alpina, poi partii e per tutto l'anno seguente godetti della
miglior salute come se avessi, come al solito, puntualmente fatto la mia cura
balneare completa. Nelle successive due o tre estati feci di nuovo nelle note
fonti i miei soliti
3.
Un'altra volta, ero sofferente da lungo tempo per una debolezza nervosa, che
non solo intaccava la mia integrità fisica, ma opprimeva anche il mio animo e
debilitava perfino le mie funzioni spirituali provocando in me dubbi e angoscia
che mi impedivano e compromettevano penosamente la conduzione dei miei affari
privati e d'ufficio. Richiesto consiglio in merito, Lorber
ricevette tramite la sua voce interiore il seguente rimedio per me: "Prendi
del vino rosso puro e dell'olio di oliva che sia puro e frizionati con esso
mattina e sera il petto, la schiena e la nuca, la sera però anche il capo e in
particolar modo le tempie in piena fede e fiducia nel Signore; tuttavia in
questo periodo devi astenerti dal caffè e dal vino cattivo". Dopo aver
applicato questo rimedio per quattro o cinque giorni, mi sentivo di nuovo così
rinvigorito nel corpo e nell'anima che, recuperata di nuovo la mia serenità, la
mia risolutezza e dinamismo, potei adempiere di nuovo, con accresciuto
coraggio, alle mie incombenze come al solito. Lo stesso benefico effetto
produsse questo "unguento evangelico", come Lorber
da allora in poi lo definì, anche più tardi ripetute volte, quando io ne feci
uso a lunghi intervalli contro simili ricadute oppure al manifestarsi di stati
di debolezza esclusivamente fisica ad un piede che era stato offeso anni prima.
Per debito di verità a questo punto debbo aggiungere che un altro rimedio che
egli mi raccomandò per questo male al piede, o per via della dose troppo forte
del medicinale prescritto oppure per l'impiego troppo esagerato da me fatto,
produsse un effetto sfavorevole.
[indice]
1.
Finalmente si verificò anche un caso che fa presumere che Lorber
avesse anche la capacità di svilupparsi come medium materializzatore,
come lo si definirebbe nel linguaggio attuale. Egli abitava in quel tempo in
una camera a pianterreno nella Wickenburggasse, dove
la sua scrivania era posta direttamente vicino alla finestra, nella cui
vicinanza a destra c'era la porta d'ingresso. Un giorno, così egli mi raccontò,
mentre sedeva appunto al tavolo e scriveva, all'improvviso stava al suo fianco,
sulla destra tra il tavolo e la porta, una figura femminile nell'usuale costume
di allora che gli sorrise quando egli alzò gli occhi dalla penna, e aveva un
aspetto amichevole e allo stesso tempo lieto come qualcuno al quale sia
riuscita una sorpresa intenzionale. Egli riconobbe in quella figura la sua
scolara R. d'un tempo, una giovane ragazza che aveva preso lezioni di canto da
lui e che si era dedicata al palcoscenico come cantante, ma che era morta da un
certo tempo. Allorché essa si accorse della faccia stupita con la quale egli la
fissava, gli disse: "Sì, sì, sono proprio io! Toccami pure!". E
poiché egli indugiava, ripeté pressantemente la sua richiesta: "Ebbene,
toccami dunque!". E quando Lorber diede seguito
a questo, sentì effettivamente la resistenza elastica di un corpo umano, ma non
appena l'ebbe di nuovo lasciato, l'intera figura era anche improvvisamente
scomparsa.
2.
Ero completamente allibito da questo racconto, ma non mi azzardai di obiettare
qualcosa al narratore che, a sua volta aveva un aspetto misterioso per la
meraviglia, e lasciai correre in silenzio tutta la cosa che propendevo a
credere fosse più un'illusione dei sensi che non un fatto reale, ben sapendo
che Lorber si sentiva offeso da ogni dubbio che
metteva in forse le sue parole. Solo negli ultimissimi tempi, da quando da
tutte le parti, specialmente dall'Inghilterra e dall'America, affluirono di
frequente notizie sulle apparizioni tangibili e plastiche di spiriti, e
studiosi famosi, non solo dalle nostre regioni, bensì anche dalla Germania,
resero testimonianza della loro realtà, mi ricordai di nuovo di quel racconto
di Lorber e questo acquistò ora ai miei occhi tanto
maggior significato in quanto l'oggetto dello stesso veniva confermato
decisamente dagli attuali fenomeni dello stesso genere e nel contempo veniva
dimostrato che, per quanto riguarda Jakob Lorber,
anche in questo genere di medianità può essere avanzata la pretesa di priorità.
*
3.
Nel mentre io con ciò concludo la mia coscienziosa narrazione sulla vita di
Jakob Lorber e delle sue straordinarie doti. Sono
perfettamente cosciente che coloro che sono presi dall'ideologia materialistica
del presente considereranno il mio amico Lorber nonché
me, suo biografo, se non proprio come imbroglioni, almeno come ingannati da una
forte autoillusione e che come tali, secondo i tratti
del loro carattere, ci scherniranno oppure compiangeranno. I benevoli tra di
essi cercheranno forse di scusare me, quasi novantenne, con il dire che la mia
tarda età avrebbe indebolito talmente la mia facoltà di interpretazione e
giudizio da essermi voluto presentare come testimone dei fatti avventurosi qui
narrati. A questi miti giudici io faccio però osservare che quanto da me
narrato si svolse nel periodo tra il mio 40° e 64° anno di vita, quindi in
un'epoca in cui le energie spirituali dell'uomo di regola ancora non declinano
fino all'incapacità d'intendere e di volere. In quei decenni mi fu affidata
l'amministrazione di vari enti pubblici e in quel tempo ho anche pubblicato
alcuni miei scritti.
di Karl Gottfried
Ritter v. Leitner
-------------------------------
Comunicazioni accreditate
secondo annotazioni scritte di una contemporanea
1.
Ci sono relazioni notevoli in gran numero su Jakob Lorber,
la cui concordanza con la verità è stata più o meno constatata. Molte di queste
rientrano realmente nell'ambito del prodigioso e del soprannaturale. Qui voglio
narrare alcuni episodi dalla vita di Lorber affinché
gli uomini vedano come il buon Padre in cielo protegge, conduce e guida i Suoi.
2.
Non solitario e privo gioia trascorse Lorber la sua
vita, perché egli contava proseliti tra le migliori famiglie. Questi lo hanno
anche sorvegliato e rigorosamente controllato nella sua scrittura divina, e ciò
fu particolarmente bene per i posteri. Poiché ora nessuno può asserire che le
parole, divenute poi considerevoli volumi, non siano di origine divina. I suoi
migliori amici e fedeli proseliti erano il Dott. Justinus
Kerner; il Dott. Ch.F. Zimpel; il sindaco di Graz, Andreas
Hüttenbrenner; suo fratello, il compositore Anselm Hüttenbrenner; il poeta e
segretario civile della Stiria, Karl Gottfried Ritter von Leitner; il Dott.
Anton Kammerhuber; Leopold Cantily,
farmacista di Graz, nonché molti altri tra cui c'era anche una signora molto
stimata, la possidente signora Antonia Großheim, la
quale mi consegnò personalmente le brevi narrazioni che seguiranno.
3.
Generalmente le persone sopracitate si ritrovavano presso Lorber
quando questi scriveva e lo osservavano con la massima attenzione. In
particolare la signora Großheim non prestava
facilmente fede, ragion per cui andò a vedere lei stessa minuziosamente e
rigorosamente nel cassetto del tavolino e nell'armadio di Lorber
se non avesse a disposizione libri o scritti. Ma egli non aveva alcuna fonte
ausiliaria. L'unico libro che aveva costantemente tra le mani era
4.
Quando aveva completamente riempito un quaderno, il che succedeva spesso nel
mezzo di una frase, l'uno o l'altro degli amici prendeva con sé il quaderno per
leggerselo. Quando poi il giorno successivo lo scrivano utilizzava il
successivo quaderno, il testo riprendeva esattamente là dove era finito il
quaderno precedente, così che non c'era alcuna interruzione nella costruzione
della frase.
5.
Quando Lorber ebbe riempito già parecchi quaderni,
anche un certo Johannes Busch, in seguito editore e
fondatore dell'attuale Casa Editrice Lorberiana, ebbe
notizia delle opere scritte da Lorber. Busch venne a Graz per fare la conoscenza personale di Lorber. Secondo quanto aveva sentito e letto, egli credeva
già nella genuinità degli scritti. Quando arrivò a Graz e dopo aver chiesto
informazioni sulla dimora di Lorber, giunto davanti
alla porta di Lorber egli si gettò in ginocchio
pregando e sospirando. Lorber, che stava proprio
leggendo
6.
Lorber aveva una caratteristica: quando parlava o
chiedeva qualcosa in stato di eccitazione, balbettava in particolare la prima
parola, altrimenti però non balbettava. I due, Lorber
e Busch, in seguito si intrattennero a lungo e di
sovente. E Busch si offrì poi di far stampare gli
scritti, ciò che egli anche fece. Egli fu così il fondatore della Casa Editrice
delle opere di Lorber oggi esistente a Bietigheim (Württemberg), dove si
trovano ben conservati i manoscritti originali di Lorber
che vi vennero portati più tardi.
7.
Nonostante tutte le precauzioni, con l'andare del tempo, fra la gente si venne
a sapere che Lorber scriveva cose misteriose e lo si
minacciò di informarne la polizia. Allora fu nuovamente la signora Großheim ad intervenire e a portare aiuto. I quaderni
furono impacchettati in vari sacchi e vennero tenuti nascosti dietro alla legna
nella legnaia della signora Großheim finché le
chiacchiere cessarono. Dopo di che gli scritti ritornarono di nuovo dallo
scrivano.
8.
Lorber era un maestro di violino nella libera
composizione. Quando veniva sollecitato a suonare, accadeva spesso che egli
desse libero sfogo al suo amore per il Signore, il che si esprimeva nei suoni
del violino a tal punto che non solo a lui scorrevano le lacrime sulle guance e
il suo viso diveniva raggiante, bensì anche gli ascoltatori erano talmente
commossi da dover piangere di amore e felicità.
9.
Per parte di padre, Lorber non era proprio povero.
Egli aveva ereditato 12.000 fiorini che, a quei tempi, erano un grosso
patrimonio. Però ben presto fu privato di questo patrimonio ed era terrenamente così povero da non avere mai soldi, poiché la
sua eredità l'aveva prestata a suo fratello senza più rivederla. E quando si
guadagnava qualcosa, i suoi soldi trovavano un rapido smercio presso i poveri.
10.
Così avvenne che una volta aveva 30 Kreuzer in una
scatola che teneva in tasca propria mentre se ne stava andando, per la sua
professione, ad un concerto serale. Ed ecco che s'imbatté in un ragazzo
artigiano ambulante che gli chiese una piccola offerta; egli gli diede tutto il
suo denaro e, quando giunse a casa, ritrovò di nuovo nella scatola i 30 Kreuzer!
11.
Quante volte è successo che egli si presentasse dalla signora Großheim e le dicesse: "Cara Großheim,
oggi non ho ancora mangiato nulla!". Allora ella accendeva sollecitamente
il fuoco e gli faceva una zuppa affinché egli potesse avere almeno qualcosa di
caldo nello stomaco. E se ne aveva, gli offriva in aggiunta anche il pane.
12.
La signora Großheim era in corrispondenza epistolare
con un certo signor Krapohl che viveva in passato a
J. Per mezzo suo essa venne in corrispondenza anche con il parroco di J. e
questi, stimolato dalle sue cognizioni spirituali, volle conoscerla, venne a
Graz e si recò a farle visita e per mezzo suo conobbe anche Lorber,
nonché un israelita di Graz che veniva spesso a trovare la signora Großheim e al quale essa raccontava anche molte cose degli
scritti di Lorber. Un giorno, tutti e tre - cioè Lorber, il signor parroco e l'israelita – si incontrarono
di nuovo presso la sorella Großheim e durante la
conversazione il discorso cadde sugli scritti dettati e Lorber
raccontò molte cose degli stessi. D'un tratto il parroco disse: "Ma lei è
un eletto di Dio, lei è un profeta!" Anche l'israelita confermò tale
opinione. Allora tutti e tre caddero nelle braccia l'uno dell'altro, si
abbracciarono e divennero buoni amici. Quindi Lorber
dovette raccontare dall'inizio della sua chiamata fino a quel momento. Tutti
piansero lacrime di gioia e ringraziarono il Signore di essersi trovati.
L'israelita aveva il cuore così colmo da non poter tacere con i suoi
correligionari, ma questi lo odiarono perché era caduto in perdizione. Il
signor parroco invece divenne più tardi il confessore di un personaggio di
notorietà mondiale.
13.
Un giorno venne da Lorber un signore distinto e lo
rimproverò perché andava affermando di essere in rapporti con il Signore e
diede a Lorber uno o due schiaffi e poi se ne andò.
Dopo aver lasciato Lorber, egli andò a un mulino e là
ebbe la mano destra troncata. Un'altra volta venne anche un uomo da Lorber e disse in tono di scherno: "Lei dice di essere
un profeta? Adesso vado subito a denunciarla alla polizia!" L'uomo andò
nella Raübergasse (dove era prima la sede della
polizia), fu però colpito per strada da un colpo apoplettico e morì
immediatamente.
14.
Anche Lorber una volta si lamentò con il Signore. La
cosa fu così: l'inverno era alle porte e faceva già molto freddo, e Lorber, come spesso succedeva, non aveva soldi per comprare
la legna. Le dita erano completamente irrigidite. Allora disse: "Signore,
se Tu vuoi che io scriva, devi anche procurarmi la legna, poiché con questo
freddo non posso scrivere!". Mise da parte la penna e non scrisse. In quel
momento qualcuno bussò alla porta. Lorber andò ad
aprire per vedere chi fosse. Fuori stava un contadino che disse: "E' lei
il signor Lorber?". "Sì, sono io".
"Qui c'è la legna!". "Ma che legna?". "Quella che io
dovevo portare qui. Dove la debbo scaricare?". "Ma io non ne ho
ordinata!". "Ma se lei è il signor Lorber
che sta sul biglietto, allora la legna è destinata qui, e se lei non la vuole,
la riporto a casa". Lorber guardò il biglietto e
dato che l'indirizzo era esatto, disse: "Ebbene, nel nome di Dio, la
scarichi!". Lorber gli disse dove doveva
scaricarla ed ebbe la legna per l'inverno, sicché poté di nuovo scrivere. A
forza di domandare, egli venne a sapere che la legna gliel'aveva mandata il suo
amico e protettore Ritter von Leitner.
15.
Qui di seguito ancora una lettera di Lorber
indirizzata nel 1855 al già citato Johannes Busch la
quale dà un'eloquente spiegazione della vita animica
di Lorber.
16.
Dopo informazioni d'affari, il Signore prende la parola e detta tramite la mano
di Lorber:
«Mio
caro amico, tu Mi cerchi, perché Mi ami; ed è perciò facile per te seguire il
Mio comandamento d'Amore in maniera viva ed efficace.
17.
Vedi, gli uomini inventano ogni sorta di cose e credono anche ad ogni sorta di
cose. E gli uomini che hanno inventato tante cose, alla fine non credono più a
nulla - se non a quello che hanno inventato e pensano quale utile massimo possibile
possano ricavarne! Questi sono figli del mondo che in certe cose sono più furbi
dei figli della luce!
18.
Ma ai Miei veri figli del cuore Io, tuttavia, dono ben altre cose che mai
verranno nella corrotta mente dei furbi figli del mondo! Vedi! Il Mio servitore
(Lorber) è veramente povero per amor Mio, poiché egli
potrebbe essere molto ricco dato che possiede, anche per Mia grazia, le
migliori doti di musicista. Egli, però, ha rifiutato posizioni e offerte molto
vantaggiose - tutto per il grande amore per Me. E se ha 2 Gulden
(fiorini), si accontenta di 40 Kreuzer (centesimi), e
1 Gulden e 60 Kreuzer li
distribuisce fra i poveri.
19. Ma per questo Io gli ho aperto tutti i
tesori dei cieli. Ogni stella, per quanto lontana, è a lui nota come questa
Terra. Con l'occhio del suo spirito le può contemplare ed ammirare a suo
piacimento, ma queste cose lo interessano poco perché solo Io sono per lui
tutto nel tutto!
20.
Ora vedi, questa è l'unica giusta via che conduce al Mio cuore!
21.
Il giovane ricco citato nel Vangelo aveva osservato volentieri la legge fin
dalla fanciullezza e con ciò avrebbe dovuto anche avere la vita eterna. Però
gli sembrava di non averla ancora. Per questo venne da Me e domandò che cosa
avrebbe dovuto fare per raggiungere la vita eterna. Ed Io dissi: "Osserva
i comandamenti!". Egli però ribadì di aver fatto ciò già dalla
fanciullezza! Al che gli dissi: "Se vuoi di più, vendi i tuoi beni,
distribuisci il ricavato fra i poveri, poi vieni e seguiMi
e allora i tesori del cielo saranno a tua disposizione!". Vedi, questo Io
lo dico ora però a ciascuno: "Chi vuole avere molto da Me, deve sacrificarMi anche molto - chi però vuole tutto, vale a
dire Me stesso, costui deve anche sacrificarMi tutto,
affinché noi diveniamo una cosa sola".
22.
Tu, però, Mi hai già sacrificato molto e perciò riceverai anche molto!
24.
Post-scriptum di Lorber: "O amico! Dopo queste
parole io debbo ammutolire!
J. Lorber
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[indice]
Karl
Gottfried v. Leitner
2.
Dato che oggi il nome di Leitner è sconosciuto,
quantunque egli sia stato un tempo annoverato fra i più eminenti poeti tedeschi
dell'Austria, e il poeta è andato purtroppo dimenticato, trova posto qui una
breve esposizione della sua vita. Una tale descrizione appare ai lettori della
sua biografia di Lorber tanto più necessaria in
quanto essi allo stesso tempo hanno l'occasione di conoscere il nobile
carattere del poeta che, oltre alle sue creazioni ideali, ebbe come massima
auspicabile meta la verità.
3.
Karl Gottfried Ritter von Leitner, il discendente di una famiglia distinta, dal 17°
secolo legittimamente fra i ranghi della nobiltà, nacque il 18 novembre 1800,
nello stesso anno di Lorber, a Graz quale figlio di
un consigliere provinciale contabile che spiccò anche per la sua attività
letteraria. Il padre però morì già nel 1805 e la madre si sposò nel 1807 per la
seconda volta.
4.
Leitner compì gli studi ginnasiali a Graz e si dedicò
agli studi di diritto, mostrò però una particolare predilezione per la storia
della sua patria,
5.
Nel 1835 fu promosso secondo e nel 1837 primo segretario provinciale e nel 1854
andò in pensione a causa della sua salute compromessa.
6.
Soltanto nel 1846 egli si sposò, ma già nel 1854 fu colto dalla sventura di
perdere la sua amata consorte Karoline, con la quale
aveva intrapreso un viaggio in Italia nel corso del quale essa morì
improvvisamente a Pisa.
8.
Leitner da adulto intraprese vari viaggi tanto in
Austria quanto in paesi stranieri, mantenendo però sempre il proprio domicilio
a Graz. Egli era sempre in relazione con persone molto illustri nel campo
intellettuale, tanto più di Vienna che, non essendo molto lontana, egli spesso
frequentava. In particolare anche con i poeti J.G. Seidl, Anastasius Grün (conte Auersperg) e Grillparzer che aveva grande stima del poeta stiriano e che
venne alcune volte a fargli visita a Graz.
9.
Le poesie e le novelle di Leitner comparvero dal 1820
nelle riviste e nei tascabili allora in voga. Nel 1825 egli pubblicò a Vienna
una raccolta di poesie, alla quale seguì nel 1857 la seconda edizione quasi
triplicata. Egli pubblicò nel 1870 un volume di delicate poesie sotto il titolo
Herbstblumen
(Fiori d'autunno - Stoccarda) e nel
1880 il suo ultimo libro Novellen und Gedicte(Novelle e poesie - Vienna). Un dramma: Koning Tordo(Re Tordo) venne rappresentato a
Graz nel 1830 con successo; egli redasse anche altri poemi drammatici. Di lui
furono pubblicate anche opere storiche, topografiche e biografiche, soprattutto
un'eccellente biografia dell'arciduca Johann nel 1860.
10.
Maggior rilievo ebbe però Leitner quale poeta lirico
ed epico. Le sue soavi e sentite canzoni sono annoverate fra le più belle dei
poeti austriaci contemporanei, similmente le sue ballate e i suoi poemi
narrativi. Sensibilità e profondità di pensiero si fondono nelle poesie di Leitner in una forma squisita. Fino agli ultimi giorni
della sua lunga vita, il poeta ha proseguito la sua opera poetica.
11.
Un'ampia scelta delle sue poesie più belle, comprese quelle postume e un'ampia
introduzione biografica, fu pubblicata nel 1909 dalla Reclams
Universalbibliothek (n°
5092 - 5093). Una descrizione particolarmente dettagliata della vita del poeta,
la quale fa pure menzione dei suoi rapporti con Jakob Lorber,
è contenuta nel volume n° 51 della Allgemeine deutsche Biographie
(Lipsia 1907). Biografie di Leitner si ritrovano
anche nel Grundriß
der deutschen Dichtung di Goedeke, nelle Mitteilugnen des historischen Vereines für Steiermark
(redatto da Franz Ilwof) ed in altre opere di
carattere storico-letterario.
12.
Leitner morì nel 1890, nel 90° anno di vita.
14.
Leitner per lunghi anni si dedicò alla raccolta di
materiale biografico su poeti, artisti e letterati stiriani, elaborandone anche
una parte. Nessuno però di questi lavori fu da lui eseguito in modo così
preciso e ampio come il quadro della vita di Lorber. Leitner ha scritto il quadro della vita di Lorber verso il suo 84° anno di vita. Dato l'amore per la
verità dell'anziano autore, il suo contenuto rispecchia esattamente in ogni
riga le osservazioni chiare e prive di preconcetti dell'anziano autore.
15.
La convinzione religiosa di Karl Gottfried Rittner v.Leitner risulta in
particolare da una lettera che egli indirizzò ad un parente il 28 aprile 1889,
un estratto della quale viene riportato qui per la prima volta, dato che questa
lettera ricorda anche Lorber e la sua personalità,
senza farne il nome:
16.
«La religione è» così espone Leitner nella lettera,
«più una cosa del cuore che della testa, poiché a noi è stato infatti detto:
“Dio è Amore. La dottrina e i due comandamenti: 'Ama Dio sopra ogni cosa e il
tuo prossimo come te stesso!' sono le fondamenta di tutto il cristianesimo”.
L'ultimo comandamento viene osservato anche dall'umanità razionale della nuova
epoca, ma non vuole saperne di Colui che essa dovrebbe amare sopra ogni cosa,
per questo sulle sue creazioni non c'è una vera benedizione. Io mi professo da
40 anni fedele ad un indirizzo di tale essenza cristiana che corrisponde ai
principi fondamentali di cui sopra, rispetto ai quali ogni cerimonia esteriore
è insignificante.
17.
Io venni iniziato a questa ideologia, che risolve la maggior parte degli enigmi
della vita, 48 anni fa da un amico, un uomo semplice, amante e alla ricerca di
Dio, al quale fu concessa la grazia di ricevere dal Signore stesso delle
comunicazioni per ispirazione che egli sentiva nel suo cuore e che egli mise
testualmente per iscritto per 24 anni, fino a quando egli fu richiamato dalla
temporalità nell'anno 1864. Durante tutto questo tempo io ero testimone
osservatore di questo straordinario avvenimento. Da allora tutti questi
numerosi scritti furono dati alla stampa da editori stranieri dopo la morte del
veggente. Tutti questi scritti neo-teosofici hanno il solo scopo di rinnovare
di nuovo il cristianesimo originario e precisamente in conformità alla nostra
cultura progredita.
18.
Tu avrai fatto bene e a sufficienza, tanto per l'aldiqua
che per l'aldilà, se ti atterrai alla fede in Gesù Cristo, il Signore, amandoLo sopra tutto, e il tuo prossimo come te stesso.
Poiché in questi due comandamenti, come scrive l'evangelista, è deposto tutto e
sono contenuti tutti i profeti».
19.
Fino a qui la lettera di Leitner, le cui ulteriori
comunicazioni a questo punto non hanno d'altronde particolare significato. Il
pensiero religioso del poeta risulta chiaramente ed evidentemente dai passaggi
riportati testualmente.
[indice]
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Casa
editrice e diffusione delle opere di Lorber
Breve
storia della Casa editrice
1.
Il primo che preparò la via e che dischiuse la strada pubblica alla Nuova
Rivelazione fu il noto medico e scrittore Dott. Justinus
Kerner, Weinsberg. Questo
impavido precursore della dottrina dello Spirito e autore del libro ancora oggi
significativo "La veggente di Prevorst"
godeva già allora di importante fama. Alcuni amici degli scritti di Lorber richiamarono la sua attenzione su queste
comunicazioni del mondo spirituale e l'impressione che egli ebbe del loro
contenuto di alta verità, lo indusse a dare alla stampa nel 1851 i due piccoli
scritti di Jakob Lorber "Lo scambio epistolare
tra Gesù ed Abgarus" e "L'epistola di Paolo
ai Laodicesi", editore J. Landherr,
Heilbronn. Fu pure Justinus
Kerner che persuase il noto medico, teosofo e
scrittore, Dott. Zimpel ad interessarsi della cosa.
2.
Intorno al 1850, il Dott. Zimpel si recò a Graz
appositamente per fare visita a Lorber, lo stette ad
osservare personalmente per vari mesi e pubblicò delle sue prime opere
principali: Il governo della Famiglia di
Dio, L'infanzia e la giovinezza di Gesù e La luna, editore E. Schweizerbart,
Stoccarda. Nella conclusione dell'opera Il
governo della Famiglia di Dio, il Dott. Zimpel,
quale testimone oculare, onde caratterizzare fedelmente Jakob Lorber, dice: "Quest'uomo mansueto, quieto e pio,
senza una vera e propria cultura scientifica, ha un cuore eccellente e
condivide sempre con chi è ancora più bisognoso di lui quel poco che possiede
che è comunque costituito più che altro da elemosine che egli riceve da alcuni
amici, anzi egli si priva a tal punto che il buon senso del mondo lo
dichiarerebbe uno sconsiderato".
3.
Sennonché L'infanzia e la giovinezza di
Gesù pubblicata dal Dott. Zimpel venne ben presto
confiscata e distrutta dalla censura delle autorità che erano fortemente
dominate dall'influsso ecclesiastico e cioè, come si può rilevare dalla
conclusione della seconda edizione del presente libro (edito nel
5.
La speranza ed aspirazione di J. Busch era di poter
completare la stampa di tutta l'opera di Giovanni allo scopo di rendere
accessibile all'umanità questa massima opera. E nel marzo 1877, quasi 84.enne
vegliardo, egli riuscì a portare a termine questo grosso lavoro. Con un invio
successivo di 50 marchi da parte di Mayerhofer venne
pagato il tipografo "dopo di che però", così scrive Busch il 9 marzo 1877 al fedele amico di Trieste, "il
resto della mia cassa per la stampa ammonta a soli 1,80 marchi".
6.
Poco dopo questa conclusione e questo scambio epistolare avvenne la morte
improvvisa di G. Mayerhofer il venerdì santo, 30
marzo 1877. Due anni dopo, nel 1879, anche il fedele amministratore ed editore
J. Busch seguì nell'eterna Patria l'amico che l'aveva
preceduto.
7.
Dopo la morte di Busch, la sua eredità editoriale,
dopo serie e ripetute insistenze di numerosi amici, venne assunta da Christoph Friedrich Landbeck di Bietigheim, il quale era collegato da una pluriennale
amicizia spirituale a Gottfried Mayerhofer
e per mezzo suo aveva fatto la conoscenza di Lorber.
Egli raccolse a Bietigheim quanto rimaneva delle
edizioni di Busch, assieme agli scritti di Mayerhofer giunti da Trieste, e con l'imperturbabile
tenacia sveva e dinamismo a lui propri, dalla sua proprietà paterna a Bietigheim proseguì la pubblicazione degli scritti rivelati
ancora inediti.
9.
Nel
10.
Il giorno dell'Ascensione del
11.
Fino ai primi tempi di questo secolo, la diffusione della Nuova Rivelazione fu
estremamente resa difficile, in particolare a causa dell'atteggiamento di
rifiuto della chiesa. Soltanto quando lo spirito divenne gradualmente un po'
più libero e indipendente, crebbe anche la comprensione per l'opera di Lorber.
12.
Nel 1924 si poté guadagnare il Dott. Walter Lutz come
collaboratore fisso. Il Dott. Lutz si è acquisito un
merito particolare con il primo ampio commento all'opera di Jakob Lorber I problemi fondamentali
della vita.
13.
Negli anni 1935/36
15.
Landbeck aveva denominato l'azienda, da lui fondata
per la custodia e diffusione degli scritti della Nuova Rivelazione, "Neutheosophiser Verlag"
("Editoria neo-teosofica"). A partire dal 1907 egli aveva poi
introdotto il nome "Editoria della Nuova Salem" in considerazione del
fatto che il Signore stesso definisce ripetutamente come la "Nuova
Gerusalemme" la dottrina rivelata in maniera pura e perfetta nel nuovo
messaggio.
16.
Nel 1937, però, sotto le rappresaglie del Terzo Reich [1], Otto
Zluhan si vide indotto a provvedere ad una ulteriore
nuova denominazione in "Casa Editrice Lorber".
Attraverso questo passo coraggioso, Otto Zluhan riuscì
a rinviare ancora di alcuni anni il divieto della Gestapo che minacciava la
casa editrice, e perlomeno a portare all'estero gli scritti delle rivelazioni
che non potevano più essere distribuiti in Germania. Nel 1941 avvenne però la
definitiva "chiusura" della casa editrice. I locali vennero sigillati
dalla Gestapo, tutto il materiale contenente gli indirizzi fu confiscato. Gli
amici si sparpagliarono, Otto Zluhan fu arrestato e
portato nella prigione sovraffollata di Stoccarda. Da lì giunse nel campo di
concentramento di Welzheim. La sua famiglia fu tenuta
completamente all'oscuro del suo internamento nel campo di concentramento.
Quando si venne finalmente a conoscenza della sua prigionia, ci fu una
piccolissima cerchia di fedelissimi che, spesso col pericolo di essere
arrestati loro stessi, intervennero a suo favore, sicché dopo alcuni mesi egli
venne rilasciato dal campo di concentramento.
17.
Per la casa editrice ebbe ora inizio un lungo periodo di silenzio e alla fine
della guerra la dura ricostruzione. Per l'editore e la sua famiglia ciò
significò anni pieni di rinunce.
18.
Otto Zluhan, in merito a questo amaro periodo della
sua vita, scrisse: "Nei tempi di miseria si può però sperimentare come il
nostro Padre celeste sia in grado di guidare e proteggere i Suoi, spesso per
vie strane, cosicché l'esperienza di tempi duri conferisce forza e fiducia e
più tardi non si vorrebbe farne a meno... Quanto magnifica è pur stata la guida
divina: il male ha dovuto servire al bene, poiché gli onnipotenti sette sigilli
della Gestapo protessero i locali dell'editoria dalla confisca da parte di
altri ministeri, e così i nostri scritti non furono mandati al macero come
avvenne per altre case editrici".
19.
Due anni dopo la fine della guerra, Otto Zluhan
ottenne il permesso dal governo militare americano di riprendere la sua
attività editoriale. Da allora, la Casa Editrice Lorber
di Bietigheim poté di nuovo pubblicare tutta l'opera
della Nuova Rivelazione, inclusa la rivista "Das
Wort" (La parola) e servire alla divulgazione in
tutto il mondo di questo divino dono di grazia. Poiché anche all'estero - negli
Stati Uniti, in Olanda, in Francia, in Italia, in Spagna, in Australia, in
Brasile, in Russia, in Cecoslovacchia, in Ungheria, in Slovacchia e in altri
paesi - appaiono da alcuni anni le opere tradotte di Lorber,
incentivate e sostenute finanziariamente dalla Jakob-Lorber-Förderungswerk
e.V. (Opera per la diffusione di Jakob Lorber) fondata dalla Casa Editrice Lorber.
LE
OPERE PRINCIPALI DI Jakob Lorber
Come
apprendiamo dalla biografia di Leitner, l'attività di
scrittore spirituale di Jakob Lorber ebbe inizio il
15 marzo 1840 con l'opera
Il
Governo della Famiglia di Dio
(Die Haushaltung Gottes)
1.
Dopo alcuni capitoli d'introduzione, quest'opera fondamentale in tre volumi
tratta le questioni principali di qualsiasi pensiero religioso: l'Essenza di
Dio, la creazione primordiale del mondo spirituale, la formazione della creazione
dei mondi materiali, la creazione del genere umano e la storia delle origini
dell'umanità fino alla catastrofe terrestre dell'Asia anteriore - il diluvio
universale. La forma rappresentativa, già in questa come in quasi tutti gli
altri scritti di Lorber, non è la trattazione
scientifica, bensì invece ci vengono offerti i più profondi insegnamenti su
tutte le questioni dell'aldiqua e dell'aldilà sotto
forma di descrizioni di vita avvincenti e vive. In un modo incomparabilmente
penetrante ci viene così presentata, dinnanzi all'anima, l'Essenza di Dio e
della Sua Creazione spirituale e materiale e nella storia del primo genere
umano ci viene messo davanti lo specchio della nostra propria essenza umana e
allo stesso tempo ci viene mostrata la via sulla quale noi possiamo giungere
dall'imperfezione umana alla perfezione beata.
L'infanzia di Gesù
(Die Jugendgeschichte Jesu)
1.
Quest'opera è una Nuova Rivelazione circostanziata del cosiddetto Vangelo di
Giacomo, compilato da Giacomo, fratello del Signore, sull'infanzia di Gesù,
Vangelo che era in circolazione nel primo e nel secondo secolo dopo Cristo.
Questo Vangelo, nel corso di un accertamento delle scritture ad uso della
chiesa che venne fatto nel 4° secolo dopo Cristo dai patriarchi di Alessandria e
di Roma, per motivi oggi ignoti, venne definito "apocrifo", vale a
dire di origine incerta, e non fu perciò accolto nel numero delle sacre
Scritture - un giudizio questo che per molti secoli riguardò anche la
rivelazione (Apocalisse) di Giovanni, l'epistola di Giacomo e molte altre parti
della Bibbia. Il 22 luglio 1843, Jakob Lorber, che
nulla conosceva dell'esistenza e del contenuto di questo Vangelo, ebbe la
comunicazione interiore che gli sarebbe stato dato di nuovo lo scritto
scomparso di Giacomo "dall'epoca in cui Giuseppe prese con sé Maria".
Si disse che Giacomo, un figlio di Giuseppe, aveva annotato tutto questo, ma
col tempo era stato tutto così travisato che non aveva potuto essere accolto
come genuino nella Bibbia.
In
299[2]
capitoli l'opera descrive in un semplice e nobile linguaggio ed una
rappresentazione affascinante e plastica la nascita e l'infanzia di Gesù, in un
modo che ritempra il cuore e irradia luce a tal punto che nessun lettore libero
da pregiudizi può misconoscere la divina Verità. I misteri attorno alla persona
di Gesù vengono chiariti e in pari tempo l'opera offre una descrizione viva dei
tempi e delle condizioni di allora. Commovente è l'operato spirituale del
meraviglioso Bambino in mezzo a tanta gente di tutti i ceti e di tutti i popoli.
Il dettato di Lorber trova ampia concordanza con i
frammenti del Vangelo di Giacomo tramandati nella Bibbia di Berlenburg.
Il
Grande Vangelo di Giovanni
(Das große Evangelium Johannes)
1.
Quest'opera, forse perché emana lo spirito d'amore di Giovanni ed essendo anche
stata ispirata da questo alto principe degli angeli, come mediatore, viene
anche chiamata brevemente "L'opera di Giovanni". Quest'opera
imponente, che rappresenta un compendio e il coronamento della Nuova
Rivelazione, può certamente essere definita, accanto alla Bibbia, la più
considerevole fonte di conoscenza di tutta la letteratura del mondo. In essa
noi riceviamo, conforme alla promessa di Giovanni nel capitolo 14, 26 del Vangelo
biblico, una descrizione dettagliata e profonda di tutto ciò che Gesù ha detto
e fatto nei tre anni del Suo insegnamento terreno. Non vi può essere certamente
dubbio alcuno che la Divinità fattasi uomo in Gesù, come Maestro e Risvegliatore delle molte migliaia provenienti da tutti i
popoli e da tutti i ceti che si stringevano attorno a Lui alla ricerca della
luce, abbia insegnato e operato considerevolmente di più di quanto è stato
tramandato ai posteri nei Vangeli della Bibbia. Ciò viene espressamente
accennato nel Vangelo biblico di Giovanni nel capitolo 21, 25, dove si dice:
"Vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha detto e compiuto. Se tutte
queste venissero scritte una per una, il mondo stesso non basterebbe a
contenere i libri che si dovrebbero scrivere". Di ciò che Gesù rivelò alla
ristretta cerchia dei Suoi discepoli più maturi, in merito a Dio, alla
creazione e alla via della salvezza, a causa della mancante capacità di
comprensione del suo ambiente e dei posteri ancora immaturi, poté essere data
solo una parte comprensibile, d'importanza vitale, consistente in una
semplificata dottrina di fede e di vita. Soltanto dopo due millenni rientrò nel
piano educativo della Divinità, conforme alla promessa di Giovanni 14, 26, di
svelare nuovamente all'umanità odierna e futura in una rivelazione,
generalmente accessibile, tramite Jakob Lorber, tutto
ciò che era stato rivelato da Gesù alla cerchia più ristretta dei Suoi
discepoli, solo in modo più profondo e complesso. Il bisogno esistente a tal
fine deve certo essere percepito da ogni uomo pensante e che riconosce come
l'umanità, nonostante la grande diffusione nella nostra epoca degli antichi
scritti biblici, a causa della confusione delle ideologie di fede, sia
sprofondata nel più profondo ateismo e nella più grande miseria del
materialismo, da cui evidentemente senza l'intervento chiarificatore di Dio non
può esserci alcuna salvezza.
2.
Nel “Grande Vangelo di Giovanni” tutte le domande principali della vita vengono
chiarite dallo Spirito di Dio stesso che Si rivela.
3.
La verità, che nelle scritture della Bibbia è data in un certo qual modo come
un seme, è sviluppata nel Vangelo di Lorber come un
albero la cui chioma rivolta alla vita si espande e prospera. Con insistenza
energica e penetrante viene svelata la fede "che diviene attiva attraverso
l'amore" (Paolo Gal. 5,6) quale unica vera via di salvezza valida davanti
al Cristo. Questa "dottrina d'amore" viene fondata e spiegata
attraverso una dottrina di Dio e della creazione, altamente luminosa, unitaria
e sequenziale, nella quale noi riconosciamo il duplice comandamento dell'Amore
per Dio e per il fratello quale Legge fondamentale di tutta la vita nel Regno
della Creazione di Dio. In esposizioni dettagliate viene quindi fondata la
Legge dell'Amore quale norma determinante in tutti i rapporti della vita
terrena (matrimonio, educazione dei bambini, coltivazione della fede, cura
della salute, vita professionale e sociale). Ed infine la dottrina dell'aldilà
offerta nel “Grande Vangelo di Giovanni” ci illumina sull'evoluzione dopo la
morte sotto lo stesso aspetto della perfezione nel puro amore divino. Questo
eterno contenuto primordiale originario di ogni religione lo vediamo
incorporato nella dottrina e nell'esempio di Gesù Cristo, il Crocifisso, che si
svela a noi, in particolare anche in quest'opera principale della Nuova
Rivelazione, come l'onnisciente ed onnipotente Creatore dell'infinito, che
tutto ama, come la pienezza della Divinità, come Padre, Figlio e Spirito Santo
- rappresentando in questo modo per la cristianità un unico Dio trinitario.
Estratto dai capitoli iniziali
de Il Governo della Famiglia di Dio
Invito
ed esortazione
(GFD/1/1)
1. Così parlò il Signore a me ed in me (Jakob Lorber)
per ognuno e ciò è vero, fedele e certo:
2. Chi vuol parlare con Me, venga da Me ed Io gli
metterò la risposta nel suo cuore; tuttavia solo i puri, il cui cuore è pieno
d'umiltà, percepiranno il suono della Mia voce. E chi preferisce Me a tutto il
mondo e Mi ama come una tenera sposa ama il suo sposo, con costui Io voglio
camminare a braccetto. Egli in ogni tempo Mi vedrà come un fratello vede
l'altro fratello e come Io lo vidi già dall'eternità, prima ancora che egli
fosse.
3.
Agli ammalati dì però che essi non debbono affliggersi nella loro malattia,
bensì debbono rivolgersi seriamente a Me e confidare del tutto in Me. Io li
consolerò ed un flusso di delizioso balsamo si riverserà nel loro cuore e la
sorgente della vita eterna diverrà inesauribilmente manifesta in loro; essi
guariranno e verranno ristorati come l'erba dopo una pioggia temporalesca.
4.
A coloro che Mi cercano, dì che Io sono il vero "Ovunque" ed in
"Nessun Luogo". Io sono "ovunque" Mi si ami e si osservino
i Miei Comandamenti, "in nessun luogo" invece dove Mi si adora e Mi
si venera soltanto. Non è forse l'Amore ben di più della preghiera e
l'osservanza dei Comandamenti ben di più della venerazione? In verità, in
verità Io ti dico: "Chi Mi ama, quegli Mi adora in spirito, e chi osserva
i Miei Comandamenti, quegli è colui che Mi venera nella verità!". I Miei
Comandamenti però non può osservarli nessuno se non colui che Mi ama; chi Mi
ama però non ha altro Comandamento se non questo, di amarMi
ed amare la Mia viva Parola che è la vera, eterna Vita.
(GFD/1/2)
5. Se qualcuno ha fatto le opere della vera penitenza, venga da Me affinché
Io lo accolga come un figliol perduto e lo conservi nella Mia forza. Poiché il
servo può consigliare, Io invece posso fare; il servitore può istruire, ma la
redenzione è solo opera Mia; il servo può pregare, ma soltanto Io posso
benedire. Il Mio servitore deve giudicare equamente; ma il diritto di grazia lo
ha soltanto il Signore. Quindi essi, al di là dei servitori e dei servi, non
dovranno dimenticarsi del Signore!(...)
6.
Chi non Mi conosce, come Io sono e chi Io sono, sarebbe meglio per lui se non
sapesse affatto nulla di Me, giacché allora Io potrei ancora renderlo vivo nel
Regno spirituale; così, invece, essi rendono vano il Mio aiuto, poiché essi
uccidono così la vita in se stessi, distruggendo e così pure uccidendo Me in
loro, e sono come i tralci separati dalla vite.
7.
Io dico, però, ora che Io sono l'unico eterno Dio nella Mia natura trinitaria,
quale Padre riguardo alla Mia Divinità, quale Figlio riguardo alla Mia perfetta
umanità e quale Spirito riguardo a tutto il vivere, operare e discernere. Io
sono dall'eternità l'Amore e la Sapienza stessi. Mai Io ho ricevuto qualcosa da
qualcuno. Tutto ciò che esiste è proceduto da Me, e chi ha qualcosa, lo ha da
Me. Come potrei essere Io un tiranno ed un enunciatore di giudizi di condanna?
O voi stolti! Io vi amo; voi Mi disdegnate; Io sono vostro Padre, voi fate di
Me un giustiziere. Dove Io benedico, voi maledite; dove Io edifico, voi
distruggete; ciò che Io raddrizzo, voi lo piegate; dove Io semino, voi
incanalate flussi soffocanti ; voi siete in tutto contro di Me. Se Io fossi
come voi dite che Io sia, in verità Io vi dico, la Terra non esisterebbe più
già da lungo tempo, anzi essa non sarebbe neppure stata creata! Siccome però Io
sono come sono, tutto continua ad esistere ancora come era e come sarà in
eterno; ed anche voi sarete come vorrete essere, senza la Mia sentenza di
condanna, giacché voi sarete ciò che voi stessi vi sarete fatti. Coloro che
invece Mi prendono come Io sono e che Mi amano come Io li amo, di costoro Io
farò ciò che essi vorranno, affinché la loro libertà e gioia siano perfetti in
eterno.
8. Sappiate: come il lavoro, così la ricompensa!
L'amore non si può avere per danaro, bensì unicamente di nuovo per amore. Io
sono l'Amore stesso e posso essere acquisito continuamente a nessun altro
prezzo se non soltanto quello nuovamente dell'amore. Attraverso l'Amore Io vi
ho tutti acquistati; perciò Io pretendo da voi tutti di nuovo l'Amore. Chi
vuole perció servirMi, Mi
serva nell'Amore, per il quale Io sono morto per lui sulla croce e chi vuole
venire da Me, venga a Me nell'Amore Che sanguinava per lui sulla croce.
(GFD/1/3)
9. Io sono un buon albergatore; neppure una briciola di pane va persa. Chi
investe il suo capitale da Me, esso procurerà a costui alti interessi e rimarrà
nel Mio cuore e gli interessi cresceranno per tutte le eternità delle eternità.
Chi ha mai contato i soli il cui numero non ha fine e tutte le terre che Io ho
creato a migliaia attorno ad ognuno di essi? E Io ti dico che Io sono veritiero
e fedele in ciascuna Mia parola: per un centesimo Io do una terra e per un
sorso di acqua fresca un sole. In verità Io ti dico: il minimo servizio d'amore
verso il prossimo verrà ricompensato nel modo più immenso ed indicibile!
10.
Tu Mi domandi se vi siano ben ovunque anche uomini come qui sulla Terra che tu
abiti, ed Io ti dico: sì, vi sono ovunque uomini che provengono dalle Mie
viscere e che Mi riconoscono secondo la specie di viscere; e quelli che provengono
dalle Mie mani e che Mi riconoscono dalle Mie mani; e quelli che provengono dai
Miei piedi e che Mi riconoscono dai Miei piedi; e quelli che provengono dalla
Mia testa e che Mi riconoscono dalla Mia testa; e quelli che provengono dai
Miei capelli e che Mi riconoscono dai Miei capelli; e quelli che provengono dai
Miei lombi e che Mi riconoscono dai Miei lombi(...). La loro vita e la loro
beatitudine corrispondono a quella parte dalla quale essi sono provenuti ed
essi sono tutti quanti Mie creature che Mi sono care, poiché Io sono totalmente
l'Amore e sono ovunque l'Amore stesso.
11.
Ma gli uomini di questa Terra Io li suscitai dal centro del Mio Cuore e li
creai a Mia perfetta immagine, ed essi non dovrebbero essere solo le Mie
creature, bensì i Miei cari figli. Essi Mi dovrebbero riconoscere non come Dio
e Creatore, bensì solamente quale loro buon Padre che, dopo un breve periodo di
prova, li vuole nuovamente riprendere interamente con Sé, affinché essi abbiano
tutto quello che Egli Stesso ha e possano dimorare in eterno presso di Lui e
con Lui possano regnare e guidare l'universo. Ma vedi, tutte le Mie creature Mi
amano quale loro Creatore nella gioia riconoscente della loro esistenza; i Miei
figli invece non vogliono il loro Padre e disdegnano il Suo Amore!
12.
Io sono triste quando vedo come ora per ora mille e mille volte mille
appassiscono lentamente e muoiono. Se solo potessi aiutarli! Non è forse triste
quando l'Onnipotente non può aiutare?
13.
Tu domandi come ciò sia possibile. Vedi, tutte le Mie creature dipendono dal
Mio potere, ma i Miei figli dipendono dal Mio Amore! Il Mio potere dispone ed
accade, ma il Mio Amore desidera soltanto e dispone in tutta mitezza per i
liberi figli, ed i liberi figli otturano i loro orecchi e non vogliono vedere
il volto del Padre loro. Per il fatto che essi sono liberi, come lo sono Io, Io
non posso aiutarli se essi non lo vogliono. Poiché il Mio potere passa sopra
tutto, ma la Mia volontà è subordinata ai Miei figli! Questo però ciascuno deve
tenerselo ben in mente: Io sono vostro Padre, ma sono anche il vostro Dio e al
di fuori di Me non vi è nessun altro. Mi volete come Padre o come Dio? Le
vostre opere Mi daranno la risposta determinante.
14.
Così ricordatevelo: l'Amore dimora solo nel Padre e si chiama il Figlio. Chi lo
disdegna, sarà vittima della potente Divinità e verrà privato per sempre della
sua libertà e la morte sarà ciò che gli spetta, poiché la Divinità dimora anche
nell'Inferno, ma il Padre dimora soltanto in Cielo. Dio giudica tutto secondo il
Suo potere, ma la Grazia e l'eterna Vita è soltanto nel Padre e si chiama il
Figlio. La Divinità uccide tutto, ma il Figlio o l'Amore in Me ha vita, dà vita
e vivifica.
15.
Dì ai tuoi amici e fratelli in tutto amore, che Io ho allontanato dai Miei
occhi i loro peccati e li ho lavati così bianchi come la neve; ora non c'è più
alcun ostacolo. Con quale gioia Io voglio continuare a provvedere per loro!
Cosa sono tutte le gioie e beatitudini del Mio Cielo per Me, il Padre, rispetto
a quella di venire amato dai Miei cari figli quale unico, vero Padre!
16.
Vedi, Io do a voi tutte le beatitudini per questa unica beatitudine che Io ho
stabilito soltanto per Me e per questo i Miei figli non devono nemmeno chiamare
nessuno loro Padre se non unicamente Me; poiché Io infatti Lo sono e Lo sono a
pieno diritto e nessuno può toglierMi questo diritto,
poiché Io solo sono l'Unico e al di fuori di Me non c'è nessun altro.(...)
17. Dì a loro ancora in aggiunta che essi non
dovranno scandalizzarsi in chiesa e per via della chiesa, poiché un qualsiasi
cibo che Io raccomando, Io lo purifico per colui che vuole gustarlo nello
spirito e nella verità e poi egli dovrà gustarlo senza preoccupazione. Ciò che
Io do ai Miei figli è puro e non viene profanato dalla forma esteriore per coloro
per i quali Io l'ho benedetto. Io benedirò il tempio e sarà consacrato il luogo
ove essi si troveranno, poiché Io, il loro santo Padre, sarò in mezzo a loro
dovunque essi andranno e nessun capello dovrà essere loro torto.
18.
Dì a tutti coloro che Mi cercano che Io sono sempre a casa, che non esco mai e
che Io non ho stabilito solo certe ore o tempi nei quali si può venire da Me,
come dai re della terra e da tutti i grandi del mondo. Quindi non soltanto nei
giorni di sabbat o di festa, bensì ogni minuto Mi è
gradito un cuore amante e perfino nella notte Io non ho mai sprangato la porta
a qualcuno; dunque, sempre quando voi busserete, Io dirò "Entrate!".
La
vera chiesa
(GFD/1/4)
1. Così parlò il Signore a me ed in me per ciascuno, e ciò è vero, certo e
fedele:
2.
«La Mia Grazia è un ricco tesoro; chiunque diverrà partecipe non avrà mai
alcuna mancanza di nulla, nel tempo e in eterno. Perciò ciascuno deve sforzarsi
a renderseLa immediatamente propria, poiché Io La do
a ciascuno se soltanto La vuole avere.
3.
Giacché vedi, se volete il perdono dei vostri peccati, essi vi verranno
perdonati se farete penitenza attraverso Gesù, che è la Mia Parola vivente e
l'Amore in Me, e le porte del cielo staranno aperte davanti a voi e se voi
vorrete entrarvi, potrete entrarvi e contemplare il volto del vostro santo
Padre che sono Io, l'eterno Dio Jehova.
4.
Questo voi lo potete fare in virtù della Parola Vivente che è Gesù Cristo o
l'eterno Amore e Sapienza in Me, da cui fluisce tutto il buono e il vero.
L'Amore vi è stato dato da principio, poiché esso è la vera e propria vita in
voi, come il potere nelle Mie creature, che certamente scaturisce anche dal Mio
Amore, ma non è tuttavia l'Amore stesso, dato che in esso non c'è alcuna
libertà, ma soltanto l'effetto dell'Amore, il quale potere però in e per se
stesso è senza vita - per questo anche tutto ciò che scaturisce dal potere è in
sé e di per sé materia morta, la cui vita è solo apparente -; nella realtà essa
è però la morte.
5.
Perciò, se qualcuno è attaccato con il suo amore al mondo materiale, il suo
amore in sé verrà schiacciato dal potere della morte e la conseguenza è poi il
destino della materia ovvero la morte.
6.
Chi, però, indirizza il suo amore a Me e lo fissa a Me, costui unisce il suo
amore di nuovo con l'Amore e con la Vita di tutte le vite; costui diverrà poi
completamente vivente.
7.
Ora però vedi! L'Amore in sé e per sé è cieco e oscuro e appunto per questo
libero e indipendente - ma appunto a causa di ciò in grande pericolo di
perdersi e di andare in rovina. Per questo Io aggiungo a tutto l'amore per Me,
secondo il grado della sua grandezza, anche subito la giusta parte di luce e
questo è un dono e si chiama Grazia; con questa Io fluisco in ogni uomo, in
base al grado del suo amore. Quindi se qualcuno ha l'amore, dato che egli
vivifica in sé la Mia legge che è il sommo Amore, su costui verranno riversati
fiumi di luce e il suo occhio compenetrerà la Terra e contemplerà le profondità
dei Cieli.
8.
Dillo ai figli e dillo a tutti, siano essi pure della religione che vogliono -
siano romani, siano protestanti, siano ebrei, siano turchi, siano bramani,
siano tenebrosi pagani - in breve sia detto per tutti: sulla Terra vi è
soltanto una vera chiesa e questa è l'Amore per Me nel Mio Figlio che è lo
Spirito Santo in voi e che si manifesta a voi attraverso la Mia Parola Vivente
e questa Parola è il Figlio, e il Figlio è il Mio Amore ed è in Me ed Io Lo
compenetro completamente e Noi siamo Uno, e così Io sono in voi, e la vostra
anima, il cui cuore è la Mia dimora, è l'unica vera chiesa sulla Terra. Solo in
essa è vita eterna ed essa è l'unica beatificante.
9.
Poiché vedi, Io sono il Signore su tutte le cose che esistono! Io sono Dio,
l'Eterno e Potente, e come tale Io sono anche vostro Padre, il Santo e il più
colmo d'Amore. E tutto questo sono Io nella Parola, la Parola però è nel Figlio
e il Figlio è nell'Amore e l'Amore è nella Legge e la Legge vi è data. Se voi
la osserverete ed agirete in conformità, l'avrete accolta in voi, poi diverrà
viva in voi ed eleverà voi stessi e vi renderà liberi e non sarete più sotto la
Legge, bensì al di sopra della stessa nella Grazia e nella Luce che è la Mia
Sapienza. E questa è la beatitudine, ossia il Regno di Dio in voi ossia l'unica
chiesa beatificante sulla Terra e in nessun'altra è la vita eterna se non
unicamente in questa.
10.
Oppure pensate voi dunque che Io dimori nelle mura o nelle cerimonie o nella
preghiera o nella venerazione? O no, voi vi sbagliate assai, poiché li Io non
sono in nessuna parte - bensì soltanto dove è l'Amore, là sono anch'Io, poiché
Io sono l'Amore o la Vita stessa. Io vi do Amore e Vita e Mi unisco soltanto
all'Amore e alla Vita, ma mai alla materia ovvero alla morte. Poiché per questo
Io ho sconfitto la morte e ho subordinato a Me la Divinità, affinché Io abbia
tutti i poteri su tutto ciò che esiste e il Mio Amore regni in eterno e renda
vivo tutto ciò che è a Lui soggetto.
11.
E come potete pensare voi dunque che Io vi attenda nella morte, mentre Io
invece sono la Vita stessa? Perciò andate dapprima nella vera chiesa ove è
contenuta la Vita - poi soltanto in quella morta, affinché essa diventi viva
attraverso di voi!».
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[1] Il 10 maggio 1937 il Reichsführer delle SS e capo della polizia tedesca, Heinrich Himmler, emanò il
divieto di esercizio della Società della Nuova Salem, fondata dagli
appartenenti alla stessa, nonché del mensile "Das
Wort" (La parola) che allora era al 17° anno, e
confiscò tutti i valori patrimoniali della società.
[2] Dopo il 1969 fu scoperto il
capitolo 192. E da allora sono 300 capitoli.