Medium
A. Farnese
Londra
1896
Un ponte tra
due mondi
Franchezzo nell’aldilà
Un viandante nelle
terre dello spirito
«Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la
ricchezza disonesta,
perché
quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne». [Luca 16,9]
Franchezzo, un nobile
italiano del diciannovesimo secolo, muore improvvisamente. Si risveglia nel
Mondo spirituale, che credeva non esistesse, dove si trova confinato in un
livello molto basso. Decide però di risalire la china, e alcuni anni dopo la
sua morte detta ad un medium il racconto del cammino di crescita lungo,
difficile e doloroso che ha percorso. Il racconto ci dà una sorprendente
descrizione del Mondo spirituale e delle sue leggi. Secondo l’autore, la dannazione eterna non esiste,
e la speranza non muore mai: non importa quali siano gli errori commessi in
questa vita, c’è sempre la possibilità di progredire, perché l’amore e la
misericordia di Dio non possono condannare nessuno alla sofferenza eterna;
fermo restando, naturalmente, l’impegno a progredire. Questo libro può essere
letto a vari livelli: come un avvincente romanzo, o come una guida alla
crescita interiore; o ancora, come ciò che dichiara di essere, e che riassume
gli altri due livelli: il resoconto autentico del cammino interiore di un uomo
nel mondo spirituale. In ogni caso è un libro straordinario che commuove e
coinvolge fino in fondo il lettore. Un libro che non ci si stanca di rileggere.
Prima pagina x la presentazione dell’autore A.Farnese
Copyright ©
2010-2011 Steber Edizioni di Ciacciarelli
Antonio
Via Carducci
3 24127 Bergamo BG
Titolo
originale: A Wanderer
in the Spirit Land
Prima
Edizione: Lampi di Stampa 2007
Seconda
Edizione: Steber Edizioni 2010
ISBN:
978-88-904582-2-4
Tutti i
diritti riservati. La riproduzione anche parziale senza
il consenso
dell’Editore è vietata.
Personaggi citati
Ahrinziman Lo spirito-guida di Franchezzo
Benedetto un pittore veneziano, amico di Franchezzo
Bianca nome di fantasia di un amore nella
vita di Franchezzo
Fedele (Faithful Friend) il compagno di Franchezzo
nel viaggio all’inferno
Franchezzo uno spirito racconta la sua vita nell’aldilà
Hassein l’allievo di Ahrinziman
AI LETTORI
Ai lettori pellegrini che già conoscono le opere dei mistici, questo libro potrà porre nuove tappe di riflessione, al fine di comprendere l’infinito piano spirituale dell’aldilà. In questo trattato in cui uno spirito racconta il suo piano spirituale nell’aldilà, fa riflettere il fatto che ciò che viene presentato del suo mondo, in un certo senso non assomiglia al contenuto degli insegnamenti nelle altre rivelazioni del mondo spirituale presentato dal Signore stesso. Perciò ci premuniamo di fare alcune brevi osservazioni, al fine di indirizzare il lettore ad una più ampia autonoma meditazione su ciò che viene presentato tramite gli altri mistici, mentre qui si tratta di un mistico (Farnese) di cui non sappiamo nulla di lui, né di come abbia ricevuto questo messaggio trascendentale.
Innanzitutto, Franchezzo è uno spirito, come egli stesso dichiara nell’ultimo capitolo (cap. 31) – che nulla ha avuto a che fare nella sua vita, men che meno nei suoi primi passi nell’aldilà – con una qualche fede in un Dio. Ciò che si evidenzia è solo una conoscenza dell’idea che esiste un Dio, ma la sua unica aspirazione, il suo unico amore è verso una donna, addirittura, verso una donna ancora vivente sulla Terra, nemmeno verso i suoi familiari che incontrerà per loro volere. Inoltre, per quanto i suoi amici spirituali, tramite cui si hanno comunque insegnamenti per la conoscenza del mondo dell’aldilà abbastanza ampi riguardo le varie sfere di vita nelle quali operano, tuttavia qui non esiste alcun insegnamento evangelico, se non quello di stimolare l’amore verso il prossimo e riconoscere i propri errori, anche valutando la condizione delle altre anime in rapporto ai loro errori.
In effetti, si tratta di quella sfera di vita che circonda il nostro pianeta, simile – viene detto – anche all’essenza spirituale presente negli altri pianeti: i tre cieli o tre regioni atmosferiche spirituali, spiegate tramite Jakob Lorber nell’opera “La Terra”, nella seconda parte “La Terra spirituale”. Se qualcuno, ai tempi di Lorber si fosse chiesto come avrebbe dovuto essere intesa la vita di tali spiriti in quella regione, ora con questo libro “Franchezzo nell’aldilà” ne ha una visione più chiara, sia per ciò che riguarda l’essenza esteriore dell’ambiente a cui va incontro uno spirito come lui, sia dell’essenza dei suoi personaggi. Così come viene spiegato in un'altra rivelazione, “Nosso Lar”, in cui in quella città spirituale il desiderio delle anime lì viventi è quello di ritornare sulla Terra, trattandosi di anime ancora immature e materiali che desiderano rifare il percorso terreno in quanto non aspirano ad altri piani dello spirito, anche qui nei pochi personaggi con cui si ha a che fare, si denota questa tendenza.
In effetti, si potrebbe pensare che non si tratta di ‘anime dall’alto’, ma questo potrebbe trattarsi in massima parte di ‘anime dal basso’, le quali, proprio per la loro caratteristica provenienza, non hanno ancora i requisiti per ascendere al ‘regno dei Cieli’ vero e proprio. Quindi, per quanto essi abbiano attraversato l’esperienza terrena, possono appartenere certamente alla condizione di ‘figli’, ma in questo caso si tratta ancora di ‘figli in divenire’, poiché non sono anime che avevano scelto di incarnarsi dopo aver accettato, compreso e desiderato, di ricalcare le orme di Gesù, ma sono ancora ‘anime in formazione’ nel loro ancora lungo iter per il perfezionamento.
Qui, infatti, è molto presente il concetto della reincarnazione, mentre nelle altre rivelazioni in cui il Padre-Gesù parla ai ‘figli’, Egli raramente indica un tale concetto della reincarnazione come una cosa ripetitiva, ma piuttosto solo come un evento riservato a un percorso di aiuto-missione sulla Terra, o solo in casi rarissimi per accelerare il proprio procedere nell’evoluzione spirituale, proprio per il fatto che i ‘già figli’, ovvero i ‘non caduti’, non necessitano di reincarnarsi continuamente per smaltire la loro condizione di ‘ex caduti’, non essendo mai caduti.
In sostanza, tutto ciò che viene dallo spirituale, ha una sua funzione, e per ciascuno, dopo la morte del corpo, ha un suo specifico percorso da prendere. Rivelazioni quindi, anche queste utili per la conoscenza dell’origine ella ‘vita’, ma con le quali occorre avere anche il discernimento, per conservare il meglio e lasciar perdere ciò che non è utile.
Un’ultima indicazione è riguardo al senso dei diversi piani che già in questo trattato sull’aldilà sono presentati come senza fine. – Se già nella sfera terreste di un piccolissimo pianeta come la Terra, essi sono così diversificati, con grandezze infinite già per delle anime che si spostano alla velocità del pensiero (cap. 18), tali da non riuscire a comprendere l’immensità delle situazioni a cui vanno incontro miliardi e miliardi di esseri animici, come si potrebbe comprendere la vastità di piani esistenti in quelle altre zone della Creazione che ci viene accennato esistenti con grandezze sempre più enormi, dal sistema-solare all’Ammasso-planetario, poi da questo all’Ammasso-stellare, da quest’ultimo all’Ammasso-galattico, fino all’immenso Sole-centrale che regge un intero Globo-involucro, grandezze che solo gli angeli più puri sono appena in grado di percepire?
Amici della Nuova
Luce
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Nota introduttiva |
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Premessa di A. Farnese |
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Ringraziamenti |
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Presentazione |
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La mia morte |
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La disperazione di essere vivo |
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La speranza – Errando sul piano terrestre – La visione spirituale |
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La Confraternita della speranza |
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Gli spiriti del piano terrestre |
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Il Paese del crepuscolo con la valle dell’egoismo e della cupidigia – Il Paese degli avari e il Paese dei senza riposo |
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La storia del giovane Raoul |
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Una terribile tentazione di vendetta |
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Il Paese di ghiaccio dei senza amore – Le caverne del sonno dei drogati |
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La mia casa nel Paese del crepuscolo |
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Il mio angelo custode: Ahrinziman |
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La mia seconda morte, …per salire in alto |
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Il benvenuto nel Paese dell’alba |
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L’amore di un padre |
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Il programma di una nuova spedizione verso gli inferi |
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Il viaggio ha inizio |
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Il piano astrale |
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Verso la profondità dell’inferno |
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Il muro di fuoco – La città della crudeltà |
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L’infernale città imperiale – Uno viene aiutato |
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Il fuoco dell’inferno – L’origine dell’inquisizione - Uno spirito vendicativo – Un brigante – La palude degli uomini di corte – I crepacci degli ingannatori – La foresta della desolazione |
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La città della tirannia e dell’oppressione – Una donna ha bisogno di aiuto |
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Il palazzo dei miei antenati – Ancora due prove da superare |
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La città nell’acqua - La storia di un grande pittore di Venezia – Ancora una piccola prova |
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Una battaglia nell’inferno |
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Il mio addio al Paese delle tenebre – Gli insegnamenti della nostra guida |
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Ritorno nel Paese dell’alba per l’onorificenza - Il lavoro nelle città terrene – Il Paese del pentimento – Una donna, un giovane, un vecchio – La valle dei fantasmi – La casa del riposo |
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La mia casa e le mie opere nel Paese del mattino – Un’inattesa riconciliazione |
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Attraverso il cancello d’oro – La mia casa nel Paese del giorno – Un vecchio amico per compagno |
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La visione delle sfere, di quel tempo e del futuro |
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Conclusione |
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Appendice |
Insegnamenti
della guida Hassein |
La formazione dei pianeti |
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La materializzazione degli spiriti |
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Perché le Sfere spirituali sono invisibili? – Sulle fotografie di elementi spirituali |
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1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) |
Considerazioni finali del curatore Perché penso che questo libro sia autentico Il bene e il male L’amore per Bianca L’influenza degli spiriti La responsabilità umana L’inferno non è eterno Le religioni |
Questo straordinario libro è stato scritto nel 1896 da un medium
italiano, A. Farnese, a Londra, sotto dettatura di un abitante del mondo
spirituale, Franchezzo. Costui è rimasto pressoché sconosciuto
per circa cento anni, fino a quando è stato riscoperto e riedito negli Stati
Uniti e poi in Europa. La sua pubblicazione è un avvenimento importante per
tutti i ricercatori dello spirito dei nostri tempi. Il titolo originale è: «A Wanderer in the Spirit Land».
Nell’edizione che presentiamo i capitoli che originariamente corrispondevano
al 29 (La formazione dei pianeti), 30 (La materializzazione degli spiriti) e 31
(Perché le sfere spirituali sono invisibili) sono stati riportati in appendice.
Abbiamo compiuto questa scelta per non interrompere il flusso della
narrazione poiché quei capitoli sono avulsi dallo sviluppo del racconto. Per
quanto riguarda l’autenticità o meno del testo, trattiamo l’argomento nelle
Considerazioni conclusive in fondo al volume.
di A. FARNESE (il
ricevente)
Questo libro è
stato scritto più di un anno fa, e dandolo alle stampe non ne rivendico la
qualifica di autore, perché non ho svolto che il ruolo dell’amanuense,
sforzandomi di scrivere il più fedelmente possibile le parole trasmesse
dall’autore spirituale in persona, che è uno dei vari spiriti che hanno
desiderato che trascrivessi le loro esperienze nel mondo spirituale.
Ho dovuto
scrivere queste parole nel modo più veloce possibile che la penna mi permetteva,
e molte delle esperienze descritte e delle opinioni espresse sono contrarie a
quanto personalmente credevo a proposito delle condizioni di vita nel mondo spirituale.
Ho potuto spesso
vedere l’autore, Franchezzo, materializzarsi davanti
a me, e in quelle occasioni egli è stato riconosciuto da persone che lo avevano
conosciuto sulla Terra.
Avendo pubblicato
il libro così come l’ho ricevuto, devo lasciare al suo autore spirituale tutta
la responsabilità delle opinioni che egli esprime e delle scene che descrive.
A.
Farnese, Londra, 1896
[indice]
Ecco un’opera che
appassiona e coinvolge anche dopo numerose letture; questo è ovviamente un
fatto estremamente positivo, ma per il traduttore questa caratteristica può costituire
un handicap. Infatti, una volta terminata la traduzione, non riuscivo a
rivedere nel modo migliore la forma italiana, perché continuavo ad essere
condizionato dal contenuto coinvolgente del testo originale. Il libro è rimasto
quindi in forma di bozza nel disco rigido del mio computer, in attesa di un
revisore adatto che, infine, si è presentato «per caso» sotto il nome di
Daniela Braghieri Granata.
La dottoressa
Granata da bravo medico ha osservato il malato con occhio ad un tempo
compassionevole e professionale, lo ha curato e lo ha messo in condizioni di
tenersi in piedi per fare il suo lavoro: contribuire a riportare la speranza in
coloro che si interrogano sui grandi quesiti della vita e dell’aldilà. È lei
quindi che occorre ringraziare chi legge ed apprezza questo volume.
Il
curatore
_______________
(*) Nota della
Dottoressa Daniela Braghieri Granata:
Vi sono alcune
considerazioni che vorrei fare su ciò che la lettura di questo libro ha
suscitato in me. Desidero condividerle non tanto come medico, quanto come
donna, anche se devo proprio al mio lavoro il bagaglio di conoscenze accumulato
in trent’anni.
Ciò che più mi ha
colpito è la testimonianza che in tutto il libro Franchezzo
dà del suo amore per Bianca e dell’amore che Bianca nutre per lui, un amore che
travalica la dimensione fisica.
Già dal loro primo
incontro Franchezzo si rende conto che lei gli
suscita nel cuore e nella mente un sentimento tale da fargli mettere in
discussione le modalità con cui si era sempre rapportato con le donne e con la
vita in genere. Bianca diverrà in tal modo un punto di riferimento a cui
aggrapparsi, a cui potersi rivolgere ogni volta che il richiamo alla dimensione
fisica lo riconduce a vivere sentimenti come gelosia, rabbia, odio; per usare
parole sue «lo fa cadere in uno stato infernale».
La volontà che
Bianca esprime di amarlo al di là di quello che lui è, di amarlo e basta, senza
chiedergli in cambio nulla, mi fa pensare a quanto noi donne siamo state
educate ad un simile amore, a quanto siamo in grado di amare
incondizionatamente. È proprio il dono di questo tipo di amore che Franchezzo sente, riceve e conosce che gli dà lo stimolo e
la forza di cambiare, crescere e modellare il suo essere.
Vi è però un aspetto
a mio avviso importante. Franchezzo dà a Bianca
l’opportunità di vivere questo amore e fa di tutto perché lei possa arrivare a
percepire anche quello che lui sente per lei. Un amore che le aveva
testimoniato quando era in vita e che era di una qualità particolare tale da
indurre Franchezzo a non trascinare Bianca «sul suo
piano».
Quindi non è
attraverso i loro corpi fisici che si incontrano e si amano e, forse proprio
grazie all’ineluttabilità della situazione, scelgono di amarsi al di là della
materia, come esseri eterni vivono e continuano a crescere, si aiutano, si
sostengono e diventano sempre più certi di essere un’unità indissolubile.
Credo fermamente che
se le donne riuscissero ad amare i loro compagni con un tale amore e se gli
uomini fossero in grado di rispettare le donne e amarle come esseri unici ed
irrepetibili, avremmo qualche certezza per il futuro. L’uomo e la donna,
consapevoli del proprio amore, si unirebbero in un rapporto in cui l’atto
sessuale non è punto di partenza, ma di arrivo, entusiasmante, meraviglioso, e
non unico e indispensabile nutrimento per la sua sopravvivenza e continuità.
La sessualità
riacquisterebbe una dimensione sacra, sarebbe il dono reciproco di sé, e
l’indissolubilità della coppia non sarebbe una costrizione formale, figlia di
un moralismo insufficiente e inutile. Infine, la tenerezza che Franchezzo prova per un bimbo non voluto e non amato dalla
madre, ma che, lo dà per certo, proverebbe anche Bianca, è una splendida
testimonianza che i figli sono il frutto dell’Amore, quello che proviene da un
padre e una madre celesti, da quel Creatore che ci ha fatti a Sua immagine e
somiglianza.
[indice]
Se pensiamo che con
la morte fisica finisca tutto, allora non ci poniamo il problema dell’aldilà,
ma se sentiamo che la nostra vita non cesserà con la morte del corpo,
sicuramente ci siamo chiesti cosa ci attende oltre questa dimensione.
Normalmente, le risposte che ci fornisce la nostra cultura cristiana sono
piuttosto vaghe, e sono ben note le battute correnti sulla noia mortale che deve
esistere nel «paradiso» rispetto alla vita più movimentata ed alla gente più
interessante che potremmo incontrare all’«inferno». Tali battute e tali
pensieri servono tuttavia solo a mascherare la nostra ignoranza della futura
dimensione, e ad allontanare l’angoscia dell’ignoto.
Quando pensiamo alla
vita dopo la morte, immaginiamo sempre qualcosa di vago, di etereo. Nella
futura dimensione supponiamo che non avremo bisogno di mangiare o di dormire, e
che non esisterà distinzione di sesso. «Deve» essere così, pensiamo, perché ce
lo indica la nostra cultura, una cultura talmente profonda e radicata che
sembra quasi far parte del nostro patrimonio genetico.
Questo libro è una
sfida radicale ad una tale concezione: secondo l’autore, nel mondo spirituale i bisogni fisici - passatemi la
parola - del cibo e del sonno, non vengono meno. E nelle dimensioni più elevate
si formano delle coppie, di marito e moglie, perché questo è l’ordine dell’universo.
Il mondo che lì troveremo e la casa (sì, la casa) nella quale vivremo, non sono
casuali, ma sono quelli che prepariamo e contribuiamo a creare, con le azioni
che compiamo durante la nostra vita sulla Terra.
Secondo questo
spirito, Franchezzo, sono le nostre parole e le
nostre azioni, e i nostri stessi pensieri qui sulla Terra che creano e
determinano le caratteristiche del mondo che ci attende. Considerando le cose
sotto questo aspetto, avremo forse una motivazione in più per comportarci
secondo i princìpi morali che sono alla base di ogni religione e di ogni etica.
Chi ha una mentalità pratica e cerca di capire il perché delle cose, è aiutato
dalla visione dell’aldilà che ci porta Franchezzo, lo spirito che ha dettato il
libro, a comportarsi in un modo più giusto; una visione delle cose e un modo di
vita il cui punto centrale è: amare gli
altri!
Il suo messaggio
fondamentale, oltre alle mille altre riflessioni che il libro suggerisce, è: l’egoismo porta alla morte dello spirito;
l’altruismo, l’amore, lo fanno fiorire. Il prossimo mondo, poi, lungi
dall’essere un luogo di sola contemplazione, è un mondo d'azione e di crescita,
e soprattutto di speranza. Infatti, un altro messaggio importante è questo: l’inferno
non esiste; o meglio, esiste, ma non è eterno. È il «luogo» nel quale finisce
chi ha sbagliato, ma la speranza continua ad essere viva per tutti, sulla base
del pentimento prima e delle azioni poi. Franchezzo si scaglia duramente contro
coloro che su questa Terra predicano l’eternità dell’inferno, sia perché
uccidono la speranza negli uomini, sia perché offendono Dio che è immensamente
amorevole, ergendo se stessi a giudici inappellabili degli esseri umani.
Il mondo dello
spirito, comunque, è incredibilmente vasto. L’autore ne è consapevole e ci mette in guardia nei confronti di chi
tende a spacciare le proprie esperienze spirituali per la visione assoluta e
completa di quella dimensione. È un libro onesto quindi, e nel leggerlo
percepiamo che contiene profonde verità che risuonano nel cuore e nella mente;
è un libro che induce alla riflessione. Dopo averlo letto, per noi potrebbe
diventare più facile meditare sulle conseguenze di qualunque azione moralmente
dubbia che stiamo per compiere, perché potremmo essere più consapevoli delle
sue conseguenze, per gli altri e per noi stessi.
L’editore
- A. Ciacciarelli
[indice]
Ho viaggiato in un lontano paese, in quelle regioni che
presso di voi sulla Terra non hanno un nome e che nessuno di voi ha mai
visitato. Vorrei brevemente narrarvi di questi viaggi affinché chi intraprende,
laggiù, il mio stesso cammino, sappia cosa lo attende.
Nel corso della mia
esistenza terrena ho vissuto alla maniera di chi non cerca che una cosa:
procurarsi le più grandi gioie del mondo. Quando ero gentile con qualcuno, o
indulgente con qualcun altro, lo ero sempre con l’idea che ciò mi sarebbe
servito in un modo o in un altro, e che, grazie alle mie ricchezze e al mio
affetto, avrei potuto conquistare la loro riconoscenza e i loro omaggi, cose
alle quali tenevo tantissimo.
Il Cielo mi aveva
largamente elargito doni intellettuali e fisici e, fin dalla più tenera età non
mi erano mancati gli elogi; questi erano per me il dolce profumo della vita.
Mai nel mio animo era penetrata la nozione di amore sacrificale, quell’amore
che si dona in modo incondizionato, e che ha come fine solo la felicità di un
altro. Tra tutte le donne che avevo amato (così dicono gli uomini che
confondono le loro passioni egoistiche con l’amore) o tra quelle che, di volta
in volta, catturavano la mia immaginazione, non ne avevo incontrato una sola
che avesse risvegliato la mia natura superiore e mi avesse ispirato un amore
vero, ideale, verso il quale segretamente aspiravo. In tutte trovavo sempre
qualcosa che mi deludeva. Mi amavano come io le amavo, né più e né meno. La
passione che a loro dedicavo faceva sì che ricevessi in cambio un sentimento
simile. Così vivevo, insoddisfatto di un desiderio che anch’io ignoravo.
Feci molti errori –
oh, quanti! Commisi molti peccati. Eppure, la gente si accalcava ai miei piedi
per lodarmi, per dirmi che ero buono, nobile e pieno di talento. Fui
festeggiato, corteggiato, coccolato da tutte le dame della società. Era sufficiente
che esprimessi un desiderio, per vederlo realizzato. Eppure, non appena
ottenevo qualcosa, tutto prendeva un gusto amaro. Poi accadde che commisi un
errore fatale, su cui non mi dilungherò, che costò la vita a due persone. Non
mi fecero più indossare una ghirlanda di rose, ma pesanti ceppi di ferro che mi
stringevano e mi scorticarono la pelle. Un giorno riuscii a spezzarli e fuggii
dalla prigione; ero libero. Libero? Povero me! Non sarei mai più stato libero,
perché gli errori che abbiamo commesso non cessano mai di inseguirci e
frapporsi al nostro destino, sia in questa vita come nella prossima, finché non
sono espiati, uno ad uno.
Un giorno – quando
ormai pensavo di aver capito tutto dell’amore delle donne – incontrai Bianca[1].
Per me era molto più di una donna mortale, la chiamai «il buon angelo della mia
vita». Dal momento in cui la conobbi, mi prostrai ai suoi piedi e le consacrai
tutto l’amore di cui la mia anima – la mia anima superiore – era capace; un
amore povero ed egoista, se paragonato a quello che avrebbe dovuto essere, ma
era tutto ciò che avevo e glielo donai senza riserve. Per la prima volta nella
mia vita pensai ad un’altra persona più che a me stesso. E sebbene fossi
incapace di innalzarmi al livello dei pensieri puri e delle visioni luminose
che riempivano la sua anima, ringrazio Dio di avermi preservato dalla
tentazione di abbassarla fino a me.
Il tempo passava. Mi
riscaldai alla dolce presenza di Bianca. Ritrovai in me i nobili pensieri che
albergavano nella mia mente ai tempi della mia gioventù e che, fino a quel
momento, credevo mi avessero abbandonato per sempre. Ora aspiravo ad una vita
migliore e, nei miei sogni più belli, m’immaginavo libero dalle catene del
passato. Queste però mi trattenevano sempre in modo crudele, e mi svegliavo
spesso dai miei sogni con la paura che qualcun altro potesse conquistare il
cuore di Bianca e che lei potesse negarmi il suo amore. Sapevo, ahimè, che non
avrei avuto alcun diritto di trattenerla. – Quali sofferenze riempivano allora
la mia anima, poiché sapevo che ero io, e solo io, ad aver costruito un muro
tra di noi. Sentivo che, dopo essermi sporcato in una vita mondana, non ero
degno di toccarla. Come avrei potuto legare quella vita candida e pura alla
mia? A volte si risvegliava in me la speranza che ciò potesse avverarsi, ma la
coscienza mi diceva sempre: No! E nonostante la sua profonda tenerezza che mi
lasciava intuire l’innocente segreto del suo amore, lo percepivo, sapevo che su
questa Terra lei non sarebbe mai stata mia. La sua purezza e la sua rettitudine
innalzavano tra noi una barriera insormontabile. Invano avevo cercato di
lasciarla. Ero attirato verso di lei come da una calamita, e tornavo sempre da
lei. Un giorno smisi di resistere e, senza riserve, mi abbandonai alla felicità
della sua presenza.
*
Fu allora che,
improvvisamente, come un ladro nella notte, arrivò il giorno spaventoso in cui
fui strappato alla vita e gettato in quel baratro che ci attende tutti: la
morte del corpo.
Non capii però di
essere morto. Dopo alcune ore di sofferenza e di agonia, sprofondai in un sonno
profondo, senza sogni. Quando mi svegliai ero solo, immerso in un’oscurità
totale. Potevo alzarmi, potevo muovermi; sicuramente mi sentivo meglio, ma dove
ero? Perché quella oscurità? Perché non mi avevano lasciato un lume? Mi alzai,
avanzai a tentoni, ma non trovai alcuna lampada e non sentii alcun suono.
Attorno a me non c’era che la calma oscurità della morte.
Mi mossi alla
ricerca della porta. Potevo spostarmi, anche se lentamente e faticosamente, e
avanzai alla cieca. Per quanto tempo abbia continuato a cercare, non lo so.
Preso dall’angoscia, volevo ad ogni costo trovare qualcuno o qualche mezzo per
uscire da quel luogo. Ero disperato, non avevo trovato nessuna porta, nemmeno
un muro. Nemmeno il più piccolo oggetto. Attorno a me non c’erano che vuoto e
tenebre.
Infine, preso dal
panico, cominciai ad urlare; urlai, ma nessuno mi rispose. Chiamai di nuovo, ma
non c’era altro che silenzio.
Nemmeno l’eco della
mia voce tornava verso di me per incoraggiarmi. Mi ricordai di colei che amavo,
ma qualcosa mi impediva di pronunciare il suo nome. Pensai a tutti gli amici
che avevo conosciuto e li chiamai. Nessuna voce mi rispose.
Ero in prigione? No!
Una prigione ha dei muri, e quel luogo non ne aveva. Ero forse impazzito?
Potevo percepire il mio corpo, era lo stesso che conoscevo. Veramente lo
stesso? No! Aveva subito dei cambiamenti. Non potevo sapere quali, ma era come
se si fosse rattrappito e deformato. Quando passai le mani sul mio viso, i
tratti mi parvero più grossolani, più rudi, certamente sfigurati.
Cosa non avrei dato
per un lume, per qualunque cosa potesse darmi una spiegazione del mio stato!
Sarebbe mai venuto qualcuno? Ero veramente solo? E Bianca, il mio angelo di
luce, dov’era? Prima del mio sonno si trovava vicino a me. Dov’era ora?
Qualcosa esplose nella mia testa. Con tutte le mie forze la chiamai per nome,
chiedendole di venire almeno un’ultima volta! Provai la spaventosa sensazione
di averla persa, e la chiamai come un pazzo. Allora, per la prima volta, udii
la mia voce risuonare nell’oscurità.
Distinsi davanti a
me, molto lontano, un debole chiarore che, avvicinandosi, aumentò fino a
divenire una grande luce a forma di stella. In essa vidi la mia amata. I suoi
occhi erano chiusi, come se stesse dormendo, ma le sue braccia erano tese verso
di me e la sua dolce voce mi parlò col tono che conoscevo così bene. «Ah, amore mio, dove sei ora? Non ti vedo e
sento solo la tua voce. Mi chiami e la mia anima risponde alla tua».
Mi sforzai di
innalzarmi fino a lei ma non ci riuscii. Una forza invisibile mi tratteneva. Mi
sembrava che lei si trovasse all’interno di un cerchio per me insuperabile. In
preda al più grande sconforto, mi gettai al suolo supplicandola di non
lasciarmi più. Allora sembrò che lei cadesse nell’incoscienza. La sua testa si
chinò sul petto, poi scomparve come se fosse stata portata via da braccia
robuste. Cercai di alzarmi per seguirla, ma non ci riuscii. Mi sentivo come
incatenato. Dopo alcuni sforzi vani, caddi svenuto al suolo.
Quando ripresi i
sensi, provai la gioia di rivedere Bianca vicino a me. Questa volta mi appariva
come l’avevo sempre conosciuta, ma era triste, pallida e vestita di nero. La
stella era scomparsa, e tutto era scuro. Tuttavia l’oscurità non era totale,
poiché lei era attorniata da un debole chiarore che mi consentiva di vedere che
portava dei fiori, dei fiori bianchi. Si chinò su un monticello di terra
fresca. Avvicinandomi a lei, vidi che piangeva piano mentre posava i fiori.
Mormorò sottovoce: «Amore mio, non
tornerai mai da me? È possibile che tu sia veramente morto, e che tu sia andato
dove il mio amore non può più seguirti? Dove tu non puoi più sentire la mia
voce? Amore mio, caro amore mio!».
Si inginocchiò; mi
avvicinai a lei, ma non potevo toccarla. Mi inginocchiai anch’io, e guardai
verso il lungo monticello di terra. Un brivido di terrore mi percorse, …perché
scoprii che quella era la mia tomba.
[indice]
Capitolo
2
La disperazione
di essere vivo
«Morto!
Morto!», urlai terrorizzato. «Ah, No! Non può essere! I morti non sentono più
niente, diventano polvere. Imputridiscono e per loro tutto è finito. Non hanno
più nessuna coscienza. È possibile che tutta la mia filosofia sia falsa? Che
l’anima dei morti continui a vivere, anche quando i corpi si dissolvono?».
È vero che i preti
della mia chiesa mi avevano insegnato queste cose, ma li avevo derisi,
definendoli pazzi, ciechi, furfanti che, per un vantaggio personale,
affermavano che gli esseri umani continuano a vivere, ma che possono entrare in
cielo da una porta di cui solo loro possiedono la chiave. E questa chiave,
dicevano, sarebbe stata utilizzata solo per chi prima avesse ben pagato. Solo
per denaro i preti dicevano le messe per le anime dei defunti. Trasformavano le
donne impressionabili e gli uomini deboli di spirito in sciocchi impauriti da
quelle spaventose descrizioni dell'inferno e del purgatorio, che sacrificavano
tutto per acquistare nell’aldilà un illusorio privilegio. Io non volevo avere
niente a che fare con quella gente!
Conoscevo troppo
bene quei preti e la loro vita privata, per dar fede alle vane promesse di un
perdono che non potevano concedere. ‘Quando
la morte sarebbe arrivata’, dicevo, ‘l’avrei
guardata in faccia, col coraggio di chi sa che è l’annullamento totale’.
Perché, a chi si sarebbe dovuto credere, se non si doveva prestar fede a quei
preti? Chi poteva dire se dopo la morte vi fosse un futuro, o anche un Dio? Non
di certo i vivi, perché essi non possono che elaborare delle teorie o fare una
scommessa. Non di certo i morti, perché nessuno era tornato per darci delle
notizie sull’aldilà. Ed io ora mi trovavo proprio vicino alla mia tomba,
guardavo la mia amata mentre vi deponeva dei fiori e sentivo che mi piangeva
come si piange un morto. Mentre mi avvicinavo a quel monticello di terra,
questo divenne trasparente ai miei occhi e, più in basso, vidi una bara con il
mio nome e la data della mia morte. Attraverso la bara vidi un viso pallido e
immobile che riconobbi come il mio. Notai con orrore che quel corpo aveva già
cominciato a decomporsi, ed offriva uno spettacolo ripugnante. La sua bellezza
era svanita. Presto, nessuno sarebbe più stato in grado di riconoscerne i tratti.
Ed io ero là, ad osservarlo pienamente cosciente, e poi ad osservare me!
Palpavo tutte le mie membra, seguivo con le dita i tratti familiari del mio
viso, e sapevo che ero, allo stesso tempo, morto e… vivo.
Se quella era la
morte, allora i preti, dopotutto, avevano ragione. I morti vivevano! Ma dove? E,
in quale stato? Quelle tenebre, erano l’inferno? Per me, i preti non avevano
previsto nessun altro luogo! Io mi ero talmente allontanato dal loro grembo, tanto
che nemmeno in purgatorio mi avevano trovato un posto. Avevo rotto ogni legame
con la loro istituzione che disprezzavo. Dal momento che quell’istituzione
tollerava la vita indegna e vanitosa dei suoi più alti dignitari, non aveva ai
miei occhi alcun diritto di ergersi a direttrice delle coscienze. C’erano
sicuramente delle persone buone nella Chiesa, ma vi era anche una folla di
persone spregevoli, la cui vita vergognosa era oggetto di pettegolezzo. E la
Chiesa, che pretendeva di dare l’esempio e di detenere la Verità, non espelleva
quegli uomini impuri? No! Li promuoveva anche ai posti onorifici più elevati.
Chi ha vissuto nel
mio paese ed ha potuto osservare lo spaventoso abuso che la Chiesa fa della
propria potenza, non si stupirà del fatto che il popolo desideri finalmente
scuotersi da un tale giogo. Ricordate le condizioni sociali e politiche
dell’Italia della prima metà di questo secolo [il diciannovesimo, N.d.T.] e il
sostegno della Chiesa di Roma agli oppressori di questa nazione? Vi era in Italia
una tale infiltrazione di spie – preti e laici – che si aveva paura di
mormorare alle persone più vicine ciò che si pensava veramente, per paura che
lo riferissero al prete, e il prete al governo. Le prigioni erano gremite, e
molti prigionieri avevano commesso il solo crimine di amare il loro paese e di
odiare l’oppressore.
Chi conosce questa
parte della storia non si stupirà dell’indignazione appassionata che covava nel
cuore dei figli d’Italia, che distruggeva perfino la loro fede in Dio e nel suo
preteso vicario sulla Terra, nonché le loro speranze di immortalità, dal
momento che quest’ultima non poteva essere raggiunta se non attraverso la
sottomissione ai decreti della Chiesa. Era questo il mio atteggiamento di
rivolta e disprezzo verso la Chiesa in cui ero stato battezzato, e se i suoi
anatemi avevano il potere di spedire qualcuno all’inferno, certamente mi ci
trovavo anch’io.
Meditando su queste
cose, guardai di nuovo Bianca e mi dissi che non sarebbe mai potuta venire all’inferno,
nemmeno al solo scopo di incontrarmi. Sembrava sicuramente mortale, e se si
inginocchiava sulla mia tomba voleva dire che era ancora sulla Terra. I morti
non lasciavano la Terra? Continuavano semplicemente a volteggiare sul teatro
della loro esistenza terrena?
Mentre mi venivano
alla mente questi pensieri, tentai di avvicinarmi ancora di più a colei che
amavo tanto, ma non ci riuscii. Un’invisibile barriera sembrava circondarla e
mi impediva di toccarla; inoltre, mi sentivo come trattenuto da qualcosa. Tutti
i miei sforzi di avvicinarmi a lei erano vani. Allora le parlai, la chiamai per
nome, le dissi che ero là, conscio della sua presenza, che ero sempre io, ma
morto. Sembrava che lei non mi sentisse e non mi vedesse. Piangeva dolcemente,
e sistemava delicatamente i fiori, dicendo a se stessa che dal momento che
avevo amato tanto i fiori, avrei saputo sicuramente che ne aveva deposti alcuni
per me. Le parlai di nuovo più forte che potei, ma restò sorda alla mia voce.
Si passò semplicemente la mano sulla fronte, con l’aria sognante. Poi, lentamente,
si allontanò.
Cercai di seguirla
con tutte le mie forze. Invano! Potevo allontanarmi dalla mia tomba e dal mio
corpo solo di pochi passi. Presto capii il perché: una catena, simile a un filo
di seta nera, poco più spesso di un filo di ragnatela, mi legava al corpo. Mi
era impossibile rompere quel filo. Se mi spostavo il filo si allungava come un
elastico, …e poi mi trascinava indietro. La cosa peggiore era che la corruzione
di quel corpo cominciava a farsi sentire nel mio spirito, così come, sulla Terra,
un membro sofferente fa soffrire tutto il corpo. – L’orrore invase la mia
anima.
Allora la voce di un essere sublime mi parlò nella notte:
«Tu hai amato il tuo corpo più della tua
anima. Adesso vedi come torna alla polvere, e riconosci com’è ciò che tu
idolatravi, ciò che adoravi, ciò a cui eri tanto attaccato. Riconosci quanto
era effimero, com’è divenuto senza valore. Guarda ora il tuo corpo spirituale e
vedi quanto lo hai affamato, incatenato e trascurato a vantaggio delle gioie del
corpo fisico. Vedi come la vita terrena ha reso la tua anima – che è immortale
e divina – miserabile, disgustosa e sfigurata».
Poi, come se davanti
a me ci fosse uno specchio, …mi vidi. Quale terrore! Non c’era dubbio, ero
proprio io. Ma ero spaventosamente cambiato, così repellente, volgare,
ripugnante in tutti i miei tratti. Anche la mia figura era deforme. Arretrai,
sconvolto dalle mie sembianze. Implorai che la terra si aprisse sotto i miei
piedi e mi nascondesse agli occhi di tutti per sempre. Mai più avrei potuto
chiamare la mia amata e desiderare che potesse vedermi. Sarebbe stato meglio,
molto meglio, che pensasse a me come ad una persona morta, scomparsa per
sempre, che mi serbasse nella sua memoria come ero stato sulla Terra, piuttosto
che conoscere la mia orribile trasformazione e quale abominevole cosa fosse il
mio vero essere interiore.
Ahimè! Ahimè! La mia
disperazione e il mio tormento erano indescrivibili. Travolto dal furore, urlai
come un pazzo, mi colpivo, mi tiravo i capelli. Poi, esaurita la rabbia, persi
conoscenza.
Quando mi svegliai
di nuovo, fu a causa della presenza di Bianca. Aveva portato altri fiori, e mi
rivolgeva dolci e tenere parole mentre li sistemava sulla tomba. Ma non cercai
più di rendermi visibile a lei. No, restai dietro di lei per nascondermi. Il
mio cuore si era indurito, anche verso di lei. Mi dissi: ‘Meglio che rimpianga colui che l’ha lasciata, piuttosto che sappia che
vive ancora’, e la lasciai andare. Ma si era appena allontanata che la
chiamai con tutte le mie forze implorandola di ritornare, piuttosto che
lasciarmi lì senza la speranza di rivederla, anche se, così facendo, avrebbe
conosciuto il mio orribile stato. Non mi sentì, ma intuì il mio richiamo; la
vidi arrestarsi ad una certa distanza e fare un mezzo giro su se stessa, come
per tornare indietro. Poi si allontanò e scomparve.
*
Tornò a trovarmi
ancora due o tre volte. Ogni volta sentivo la stessa reticenza ad avvicinarla;
poi, al momento della sua partenza, sentivo lo stesso terribile sentimento di
abbandono ed il desiderio intenso di tenerla vicino a me. Ma non la chiamai
più. Ormai sapevo che i morti chiamano invano, perché i vivi non li sentono.
Per tutti ero morto, salvo che per me stesso, solamente, con un destino
insopportabile. Adesso sapevo che la morte non è un sonno senza fine, ma un
oblio tranquillo. Avevo preferito mille volte che fosse così. Nella mia
disperazione, pregai perché un tale completo oblio mi fosse accordato, pur
sapendo che così non sarebbe stato. L’essere umano è un’anima immortale e, nel
bene e nel male, nella salvezza o nella dannazione, vive eternamente. La sua
forma terrena si decompone e torna alla polvere, ma lo spirito, che è il vero
individuo, non conosce dissoluzione né oblio.
Giorno dopo giorno –
perché sentivo il passare del tempo – il mio spirito si risvegliava. Rivedevo
gli avvenimenti della mia vita sfilare davanti a me sempre più chiaramente.
All’inizio erano appena distinguibili, poi diventarono sempre più distinti e
più chiari. E piegavo il capo pieno di vergogna e di angoscia, sentendo che era
troppo tardi per cancellare anche uno solo di quegli atti.
[indice]
La speranza
Errando sul piano terrestre
La visione spirituale
Non so per quanto tempo durò quello stato; mi parve durare
molto, molto a lungo. Disperato, restai lì seduto, quando intesi la dolce voce
di Bianca che mi chiamava. Non riuscii a resistere al desiderio di alzarmi e
seguire quella voce, nella speranza che mi conducesse da lei. – Mentre mi
allontanavo, il filo, che mi aveva così rigidamente trattenuto, parve
allungarsi tanto che ne sentivo appena la resistenza. Attirato sempre più
lontano, mi ritrovai infine in una stanza che riconobbi, nonostante l’oscurità
che sempre mi circondava, essere quella di Bianca. In un tempo che sembrava essere
ormai così lontano, avendo trascorso ore felici in quel luogo, Bianca era seduta ad un tavolo, con un foglio di
carta davanti a sé e una matita in mano.
Chiamandomi per
nome, disse: «Carissimo amico, se mai ai morti è dato tornare, allora vieni da
me e cerca, se puoi, di farmi scrivere qualche parola tua, anche un semplice sì
o no in risposta alle mie domande».
Era la prima volta che
dalla mia morte le vedevo quel leggero sorriso sulle labbra e quella luce di
speranza negli occhi, quegli stessi occhi che tanto avevano pianto per me.
Perché, dopo la mia morte, le preoccupazioni avevano reso il suo viso triste e
malinconico, a testimoniare l’amore che aveva per me e, del quale, ora più che
mai mi sapevo indegno.
Vidi poi vicino a
lei altri tre personaggi che riconobbi come spiriti, ma molto diversi da me.
Apparivano così splendenti e raggianti che riuscivo appena a guardarli; la loro
vista mi bruciava gli occhi. Uno era un uomo alto, tranquillo, con un aspetto
di grande dignità. Era chino su di lei con un atteggiamento di protezione come
se fosse il suo angelo custode. Due bei giovani stavano accanto a lui. Riconobbi
i due fratelli di cui spesso Bianca mi aveva parlato, morti quando erano molto
giovani. Il loro ricordo era sempre rimasto nel suo cuore, e lei pensava spesso
a loro come a degli angeli. Mi vergognai sentendo che mi guardavano.
Cercai di coprire il
mio viso e il mio corpo deforme con il mantello scuro che portavo. Poi,
riprendendo coraggio, esclamai: «Non è stata Bianca a chiamarmi? Non deve
essere allora lei il giudice del mio destino? È possibile che nessuna pena,
nessun pentimento, nessuna opera, possa servire ad espiare il mio debito? Non
c’è proprio nessuna speranza dopo la morte?».
Una
voce, …che avevo già sentito vicino alla
mia tomba, mi rispose: «Figlio del
dolore! Non c’è forse sempre una speranza di perdono per il peccatore sulla Terra?
L’uomo non perdona chi gli ha fatto un torto, quando si pente e chiede perdono?
E Dio, dovrebbe mostrarsi meno clemente e meno giusto? Ma tu provi veramente
rimorso? Cerca nel tuo cuore, e vedi se lo provi per te stesso o per chi hai
offeso e fatto soffrire».
In quel momento
compresi che non provavo veramente rimorso. Soffrivo solamente; amavo e
desideravo, nient'altro. Poi Bianca parlò nuovamente e mi pregò di provare a
scrivere qualche parola tramite la sua mano, se fossi stato lì e in grado di
sentirla, per sapere se ero vivo e se pensavo ancora a lei. Con l’emozione che
mi soffocava, mi avvicinai per cercare di muovere la sua mano o almeno per
toccarla, ma lo spirito imponente si mise tra noi e fui obbligato ad indietreggiare.
Poi quello spirito mi rivolse la parola: «Dimmi cosa vuoi dirle, ed io muoverò la sua
mano. Faccio questo nel suo interesse e per l’amore che ha per te».
A quelle parole,
un’onda di gioia mi sommerse, e desiderai prendere la mano di quel nobile
spirito per baciarla. Ma la mia si bruciò a contatto con il suo fuoco. Non
potei far altro che inchinarmi davanti a lui, pensando che dovesse essere un
angelo.
Bianca
parlò nuovamente: «Sei qui caro amico
mio?»
«Sì», risposi;
allora vidi lo spirito mettere la propria mano sulla sua, e lei scrisse la
parola «Sì».
La sua mano si
muoveva lenta ed incerta come quella di un bambino che impara a scrivere. Ah!
il suo sorriso... come era felice!
Mi fece altre
domande e, come prima, la sua mano scrisse le mie risposte. Mi chiese se vi
fosse qualcosa che avrebbe potuto fare per me e se io avessi un desiderio che
lei avrebbe potuto soddisfare.
Risposi: «No, non
ora». Le feci sapere che mi sarei allontanato, e che non l’avrei più
infastidita con la mia presenza. Doveva cercare di dimenticarmi.
Mentre parlavo, il
mio cuore ferito era pieno di amarezza, ma la sua dolce risposta toccò la mia
anima: «Non parlarmi così, perché io vorrò essere sempre, come in passato, la
tua amica più fedele e più cara. Dal momento della tua scomparsa, il mio solo
desiderio è stato ritrovarti e parlarti di nuovo».
Ed io risposi, in
lacrime: «È stato anche per me il più profondo desiderio».
Mi chiese se sarei
tornato, ed io promisi di farlo. Dove non sarei andato per lei, e cosa non
avrei fatto! Allora lo spirito luminoso disse che la nostra comunicazione era
durata abbastanza. Glielo fece scrivere e le consigliò di andare a riposarsi.
Mi sentii, ancora
una volta, attratto verso il corpo fisico, verso l’oscuro cimitero; tuttavia la
mia desolazione era scomparsa e nel mio cuore si era accesa una scintilla di
speranza: sapevo che sarei tornato dalla mia amata e le avrei parlato
nuovamente.
Ma qui scoprii che
non ero più solo. I due spiriti, i suoi fratelli, mi avevano seguito. Mi
parlarono. Non scriverò tutto quello che mi dissero. Mi esposero chiaramente quella
che era la distanza spirituale tra me e la loro sorella, e mi chiesero se
veramente desiderassi tormentare la sua giovane vita con la mia oscura
presenza. Se l’avessi abbandonata, col tempo mi avrebbe dimenticato, ed avrebbe
pensato a me come ad un caro amico. Se l’amavo veramente, certamente non avrei
voluto rendere tutta la sua vita solitaria e malinconica a causa mia. Risposi
che l’amavo, non avrei mai potuto lasciarla, e mi era insopportabile pensare
che un altro avrebbe potuto amarla quanto l’amavo io.
Mi ricordarono
allora il mio passato, e mi chiesero come potevo immaginare di unirmi alla sua
vita così pura, anche se in modo esclusivamente spirituale. Come potevo sperare
di ritrovarla, una volta che anche lei fosse morta? Bianca apparteneva ad una
sfera radiosa che mi sarebbe rimasta a lungo inaccessibile. Non sarebbe stato
meglio per lei, e più nobile da parte mia, lasciarla perché potesse
dimenticarmi, piuttosto che cercare di preservare un amore che le avrebbe
causato sofferenza? Esitando, risposi che lei mi amava ancora.
«Sì» - risposero - «lei
ama la tua immagine che porta nel cuore e che, nella sua innocenza, ha
idealizzato. Ma credi veramente che ti amerebbe ancora se conoscesse tutto il
tuo passato? Non fuggirebbe lontano da te, spaventata? Dille la verità.
Permettile di scegliere di liberarsi di te. Così mostrerai di amarla di un amore
vero. Non cercare di ingannarla incatenandola ad un essere come te. Se la ami
davvero, pensa a lei e alla sua felicità, …non solo a te stesso».
Allora la speranza in
me si spense. Provai una vergogna e un dolore estremi, e mi chinai, con la
testa che toccava terra, riconoscendo di essere vile e indegno di lei. Come in
uno specchio, vidi come sarebbe diventata la sua vita se l’avessi liberata
della mia presenza: avrebbe conosciuto la felicità con un uomo degno di lei,
mentre con me sarebbe stata immersa nella tristezza. Per la prima volta nella
mia vita detti più importanza alla felicità di qualcun altro, che alla mia.
L’amavo e desideravo
la sua felicità, e dissi loro: «Che sia così! Ditele la verità, ma permettetele
di dirmi una parola d’addio. Poi mi allontanerò da lei e non oscurerò più la
sua vita con l’ombra della mia».
Ritornammo da lei e
vedemmo che dormiva, sfinita dal dolore della mia perdita. Li pregai di permettermi
di darle un bacio, il primo e l’ultimo che le avrei mai dato. Rifiutarono,
dicendo che era impossibile, il contatto con me sarebbe stato sufficiente a
rompere per sempre il filo che ancora la manteneva in vita.
Dopo averla
svegliata, guidarono la sua mano come la volta precedente. Ero vicino a loro e
ascoltavo ogni parola cadere come un chiodo sulla bara nella quale sotterravano
per sempre la mia speranza di rivederla. Bianca continuò a scrivere come in
sogno, fino a che non le fu raccontata tutta la storia della mia vita
ignominiosa, e fino al momento in cui dovetti dirle personalmente che tra noi
tutto era finito, che lei era libera dalla mia presenza peccatrice e dal mio
amore egoista. Le dissi addio. Quelle parole che mi uscivano dal cuore furono
come gocce di sangue. Caddero come ghiaccio sul suo cuore e lo annientarono.
Poi mi voltai e la lasciai. Andandomene, sentii, non so come, che si rompeva la
corda che mi legava alla mia tomba e al mio corpo terreno. Ero libero, libero
di andare dove volevo, solo con la mia disperazione.
*
Cosa avvenne allora?
Lacrime di riconoscenza mi vengono ancora agli occhi ricordandolo, e riesco
appena a scriverlo. Lei, che pensavamo così debole a tal punto da credere che
avremmo dovuto decidere noi per lei, mi richiamò con la forza di un amore al
quale nessuno può opporsi. ‘Non avrebbe
mai potuto abbandonarmi’, disse, ‘fino
a quando l’avessi amata’:
«Non m’importa del
tuo passato, anche se sei nel profondo dell’inferno non cesserò di amarti e
cercherò di seguirti. Pretenderò di avere, in nome del mio amore per te, il
diritto di assisterti e consolarti, finché nella Sua Grazia, Dio potrà
perdonare il tuo passato e liberartene».
Scoppiai in lacrime,
come un uomo dal cuore indurito toccato da una mano amorevole. Tornai vicino a
Bianca e mi inginocchiai vicino a lei. Non mi permisero di toccarla. Ma lo
spirito raggiante di pace e bellezza che la proteggeva come suo angelo le
mormorò che la sua preghiera era stata ascoltata, e lei avrebbe dovuto guidarmi
verso la Luce. Poi la lasciai. Allontanandomi, vidi la forma di un angelo che
scendeva dal Cielo per confortare lei, che per me era già un angelo di luce. La
lasciai in compagnia di quegli spiriti e me ne andai, in attesa che la sua voce
mi richiamasse vicino a lei.
Bianca si svegliò il
mattino seguente dopo un breve sonno che quegli spiriti benevoli fecero scendere
su di lei. Andò da un uomo che aveva conosciuto durante la ricerca che aveva
intrapreso per trovare un mezzo di comunicazione con me. Se ciò che le avevano
raccontato di quelle persone che chiamano spiritualisti o medium era vero, lei
sperava, tramite il loro aiuto, di potermi parlare di nuovo. Spinta da coloro
che vegliavano su di lei, era andata a trovare quell’uomo, conosciuto come medium
e guaritore. Da lui aveva appreso che poteva scrivere dei messaggi che
provenivano dall’aldilà, se si sforzava di farlo con costanza. Ma ciò io lo
seppi solo molto più tardi. All’epoca mi sentivo semplicemente richiamato da
lei, il cui potere su di me era veramente grande. Mi ritrovai allora in una
piccola camera, così mi parve per quello che potevo vedere debolmente. Dico ‘debolmente’
perché per me tutto era ancora oscuro, ad eccezione di ciò che era intorno alla
mia amata per via della luce che lei emanava.
Bianca si era recata
da quella brava persona ed era la sua voce che mi aveva attirato. Gli raccontò
ciò che era successo la notte precedente, gli spiegò che mi amava e desiderava
dedicare a me la sua vita, se questo fosse stato il modo in cui avrebbe potuto
aiutarmi. Quell’uomo le disse delle parole così confortanti, che ancora oggi lo
ringrazio per la speranza che mi trasmisero. Le spiegò che il legame con il
corpo terreno si rompe alla morte, e che io ero libero di amarla, come lei era
libera di amarmi. Mi disse che nessuno più di lei poteva aiutarmi a crescere,
perché il suo amore mi avrebbe dato più consolazione e speranza di chiunque
altro, ed avrebbe illuminato il mio cammino di pentimento.
Lei aveva il diritto
di dedicarmi il suo cuore, perché il mio amore per lei era stato puro e vero, e
il suo amore per me era più forte della morte stessa, dal momento che aveva
superato la barriera del trapasso. Quell’uomo era profondamente buono. Mi aiutò
a dire a Bianca delle cose che il mio cuore ferito e ancora pieno di orgoglio
non aveva osato dirle la notte precedente. Tramite lui mi fu possibile
spiegarle ciò che il mio passato aveva di scusabile, anche se sapevo che nulla avrebbe
potuto giustificare i miei peccati. Mi permise di dirle che, nonostante il male
che avevo commesso, lei per me era stata un essere sacro, amato con un amore
che non avevo provato per nessun’altra persona. Lui la tranquillizzò e la
confortò con una gentilezza per la quale ancora lo benedico. Lo lasciammo con
il cuore gioioso e pieno di speranza, ed accompagnai Bianca fino a casa sua.
Giunto alla sua
abitazione, vidi che i suoi fratelli e lo spirito che la proteggeva avevano
innalzato una nuova barriera. La circondava una muraglia invisibile che non
riuscivo ad attraversare. Non ero in grado di seguirla o di avvicinarmi a lei.
Decisi allora di tornare da quella brava persona per vedere sé poteva aiutarmi.
Il mio desiderio parve riportarmi indietro, perché ben presto mi ritrovai a
casa sua. Anch’egli divenne consapevole della mia presenza. Vidi che capiva in
parte ciò che gli dicevo. Afferrava semplicemente il senso di ciò che
desideravo dirgli. Mi raccontò molte cose che mi riguardavano, e che non
scriverò.
Mi assicurò che
tutto sarebbe andato per il meglio, se avessi avuto pazienza. Le barriere
spirituali, che i fratelli della mia amata proiettavano intorno a lei,
avrebbero potuto essere da lei eliminate in qualsiasi momento e nessuna
barriera avrebbe potuto estinguere il suo amore per me. Dovevo semplicemente
cercare di comprendere le realtà spirituali e lavorare per progredire. Il
dislivello esistente tra la mia amata e me sarebbe diminuito e infine sarebbe
scomparso. Consolato, lo lasciai e mi allontanai... verso dove? Lo ignoravo.
*
Cominciai a prendere
vagamente coscienza del fatto che altri esseri, che percepivo appena, vagavano
attorno a me. Mi sentivo così solitario e abbandonato che desiderai tornare
alla mia tomba, il luogo che fino a quel momento mi era più familiare. Quel
pensiero bastò a ricondurmici. I fiori che Bianca aveva portato erano
appassiti. Lei era rimasta due giorni senza venire alla mia tomba. Da quando mi
aveva parlato, aveva dimenticato quel corpo che riposava sotto terra. Era
meglio, per me e per lei, non pensare ad altri che allo spirito vivente. Anche
quei fiori appassiti mi parlavano del suo amore. Cercai di prendere una rosa
bianca per tenerla con me, ma non riuscii a toccarla: la mia mano scorreva su
di essa come se fosse un semplice riflesso.
All’estremità della
mia tomba si alzava una croce di marmo bianco. Su di essa notai i nomi dei due
fratelli di Bianca. Scoprii allora ciò che nel suo amore aveva fatto per me: aveva
voluto che il mio corpo riposasse vicino ai corpi di coloro che le erano più
cari! Ne fui così commosso, che lacrime di gratitudine colarono come rugiada
sul mio cuore, dissipando qualsiasi amarezza.
Sentendomi solo, mi
alzai e mi spostai tra le ombre nere che circolavano. La maggior parte di loro
non guardava verso di me, come se non potessero vedermi. Tuttavia, tre di
quelle ombre, che sembravano di un uomo e di due donne, mi superarono; poi,
improvvisamente, si voltarono per seguirmi.
L’uomo
mi disse: «Dove vai così spedito?
Sicuramente sei arrivato da poco in questo mondo, altrimenti non avresti tutta
questa fretta. Qui non c’è nulla di urgente da fare! Qui sappiamo tutti che
abbiamo tutta l’eternità per errare». Poi si mise a ridere, di un riso così
freddo e sarcastico che mi fece rabbrividire.
Una delle donne mi prese per il braccio destro e l’altra per il sinistro e mi dissero: «Vieni con
noi, ti mostreremo come godere ancora della vita anche se sei morto. Dal
momento che non abbiamo più il corpo per divertirci, possiamo chiederne uno in
prestito ad un mortale qualunque per un po’ di tempo. Vieni con noi, ti
proveremo che le gioie non sono ancora finite».
Nella mia solitudine
fui felice di aver trovato qualcuno con cui parlare. Anche se tutti e tre, in
particolare le donne, mi sembravano estremamente repellenti, ma ero tentato di
accettare la loro compagnia e di vedere cosa sarebbe successo. Mi ero voltato
per unirmi a loro, quando in lontananza vidi, simile ad un’immagine luminosa in
un cielo scuro, il corpo spirituale della mia dolce Bianca.
I suoi occhi erano chiusi come li avevo visti nella mia prima visione, ma le
sue mani erano tese verso di me, e la sua voce risuonava alle mie orecchie come
un appello del Cielo: «Fa attenzione! Non andare con loro, non sono buoni. La
loro strada ti porterà alla rovina!». Poi la visione scomparve. Come se mi
svegliassi da un sogno, mi liberai di quelle tre persone per perdermi di nuovo
nelle tenebre. Ignoro quale distanza abbia percorso e quanto tempo abbia camminato.
Avevo tutto lo spazio che volevo per errare e fuggire lontano dai miei ricordi.
Infine, per
riprendere fiato, mi sedetti a terra. Il suolo mi sembrava abbastanza solido
per sostenermi. Vidi allora un chiarore che riluceva attraverso le tenebre, e mi
avvicinai. Da una camera usciva un’intensa luce. I miei occhi abbacinati mi
facevano male come se avessi guardato direttamente il Sole. Non potendo
sopportarla, pensai di andar via, ma una voce si
levò: «Fermati, viaggiatore affaticato! Qui troverai dei cuori amorevoli e
delle mani che desiderano aiutarti, che si tenderanno verso di te. Entra se
vuoi vedere la tua amata, perché lei è qui e puoi parlarle».
Poi sentii – perché
non riuscivo a vedere niente – come una mano mi tirava il mantello sulla testa
per attenuare la luce accecante e guidarmi verso la camera, dove mi sedetti in
una grande poltrona. Ero così stanco e così felice di riposarmi! Una pace
profonda regnava in quella stanza e credetti di aver trovato la strada del
paradiso.
Poco dopo guardai e vidi
delle dolci e nobili signore che mi sembravano degli angeli. Mi dissi:
«Sicuramente ora sono in Cielo». La mia vista era tornata normale e vidi con
gioia, tra quelle donne, Bianca in persona. Sembrava sorridere tristemente e
teneramente, ma sapevo che non mi vedeva veramente. Una delle donne mi vide e
con una voce calma mi descrisse a Bianca. Ella parve soddisfatta, perché le
confermò ciò che le aveva detto il medium. Raccontò l’esperienza che aveva
avuto con lui. Avrei voluto gridare che ero là, vivo, che l’amavo e credevo nel
suo amore, ma una forza sconosciuta sembrava tenermi immobile.
Allora quelle
signore cominciarono a parlare a lungo della speranza che esiste per un
peccatore come me. Poi la voce che mi aveva condotto in quel luogo mi chiese se
desiderassi che una di quelle donne trasmettesse un messaggio da parte mia. «Sì»,
risposi, «mille volte sì!».
Parlai, e lo spirito
mosse la mano della donna. Dissi alla mia amata che ero vivo e l’amavo ancora.
La pregai di non dimenticarmi mai, di non smettere mai di pensare a me perché
avevo bisogno di tutto il suo amore e di tutto il suo aiuto per mantenermi
sulla strada giusta. Ero sempre lo stesso, ma molto indebolito e deforme.
Rispose a ciò che avevo detto, con delle parole così dolci che non posso trascrivere;
per me sono troppo sacre, e resteranno per sempre sigillate nel mio cuore.
Il periodo che seguì
quella esperienza fu per me un periodo di profondo sonno. Dopo aver lasciato
quella camera e aver vagato per un po’, mi sentii talmente spossato che mi
gettai al suolo in uno stato di incoscienza senza sogni. Che importanza poteva
avere il luogo in cui riposavo, se attorno a me tutto era oscuro?
Quanto tempo sia
durato quel sonno non so dirlo. A quell’epoca non avevo alcun mezzo per
valutare il tempo, se non tramite la somma delle sofferenze e delle afflizioni
che dovevo affrontare. Mi risvegliai da quel sonno più riposato e i miei sensi
mi sembrarono più acuti di prima. Potevo muovermi più rapidamente. Le mie membra
sembravano più forti, più libere. Sentivo adesso il desiderio di mangiare,
desiderio che conoscevo per la prima volta da quando ero in quel luogo. Il
bisogno divenne così forte che mi misi alla ricerca di un nutrimento qualunque,
ma che per lungo tempo non riuscii a trovare. Scoprii infine qualcosa che
somigliava a del pane secco. Non erano che poche croste, ma le mangiai con
appetito e alla fine mi sentii sfamato. Apro qui una parentesi per dire che gli
spiriti sentono fame e sete con la stessa intensità provata sulla terra. Anche
se il nostro nutrimento non può essere visto da voi, come del resto i nostri
corpi spirituali, per noi è ben reale. Se sulla Terra fossi stato un ubriacone
e un amante dei piaceri della tavola, avrei provato subito lo stesso tipo di
appetito. Io, però, mi ero sempre accontentato di poco, riguardo al cibo. Se
all’inizio ero addirittura disgustato da quelle croste secche, dopo una breve
riflessione capii che non avevo alcun mezzo per procurarmi qualcos’altro. Ero
come un mendicante e dovevo accontentarmi di un cibo da mendicante.
I miei pensieri
tornarono di nuovo a Bianca, portando verso di lei il mio spirito, tornai
perciò nella stanza dove l’avevo lasciata con le due donne. Questa volta fui in
grado di entrare immediatamente e fui ricevuto da due spiriti maschili che
vedevo debolmente. Sembrava fosse stata tesa una tenda, attraverso la quale
distinguevo questi due spiriti, le donne e Bianca. Fui invitato ad inviarle un
messaggio. Ero profondamente desideroso di vedere se avrei potuto io stesso
farle scrivere le mie parole come aveva fatto il suo spirito protettore. Mi
autorizzarono a provare, ma con grande delusione non riuscii. Bianca non
sentiva nulla di ciò che dicevo. Dovetti allora trasmettere i miei pensieri
alle due donne che erano con lei e farle scrivere per mio conto, come la volta
precedente. Trasmesso il mio messaggio, mi riposai per un po’, osservando il
volto raggiante della mia amata, simile a quello dei giorni felici del passato.
La mia
contemplazione fu interrotta da uno dei due spiriti maschili, un giovane
dall’aria seria, per quello che mi era dato di vedere. Mi parlò con una voce
tranquilla e amichevole, dicendomi che se desideravo dettare io stesso le mie
parole a Bianca, avrei fatto bene ad aggregarmi ad una confraternita di
penitenti che, come me, desideravano seguire il cammino del Bene. Con loro
avrei potuto apprendere molte cose che ancora ignoravo, avrei acquisito la
capacità di comunicare spiritualmente con Bianca, e avrei avuto anche il
privilegio di poterle rendere visita sulla Terra. Quella via di espiazione
sarebbe stata molto dura, mi disse. Avrebbe comportato molte tappe, disseminate
di grandi sofferenze, ma mi avrebbe infine condotto in un luogo pieno di
felicità che ancora non potevo nemmeno immaginare.
Affermò, come aveva
fatto il medium, che il corpo deforme che nascondevo ancora ansiosamente quando
mi trovavo di fronte a Bianca, si sarebbe modificato in conseguenza delle
trasformazioni del mio spirito. Se invece fossi rimasto ancora sul piano
terrestre dove ero in quel momento, probabilmente, presto sarei stato attirato
verso i luoghi dei miei antichi piaceri e, in quell’atmosfera di decadimento
spirituale, avrei presto perso la forza di restare vicino alla mia amata.
Inoltre, coloro che vegliavano su di lei si sarebbero visti costretti, per
proteggerla, a impedirmi di avvicinarla. Al contrario, se fossi entrato a far
parte di quella confraternita, mi sarei istruito e fortificato, tanto che dopo
un certo tempo avrei potuto far ritorno sul piano terrestre senza alcun
pericolo. Avrei infatti acquisito la forza di carattere necessaria per
resistere alle tentazioni proprie di questo piano.
Con un crescente
desiderio di sapere di più su questa confraternita, ascoltai le parole di
quello spirito e lo pregai di condurmici. Mi
promise di farlo, ma mi spiegò che, affinché ciò accadesse, sarebbe bastata la
mia volontà:
«Se tu desideri
andarci, puoi farlo immediatamente. Nel mondo dello spirito sono tutti liberi.
Tutti vanno verso il luogo dove li conduce il loro desiderio. Se tu desideri
coltivare le più alte aspirazioni, riceverai i mezzi per poterlo fare.
Riceverai l’assistenza e la forza di cui avrai bisogno. Se sei uno di coloro
che non hanno mai capito la forza della preghiera, ora imparerai che tutto
deriva dalla preghiera sincera, che sia cosciente o meno. Tutti i desideri
verso il Bene o verso il Male sono come delle preghiere che richiamano, verso
di te, forze buone o cattive».
Poiché mi sentivo di
nuovo spossato, mi consigliò di dire addio a Bianca per un po’ di tempo. Dovevo
rimettermi in forza e permettere a lei di fare altrettanto, recandomi nel luogo
di cui mi aveva parlato. Sarebbe anche stato bene che lei non avesse cercato di
scrivere per tre mesi, perché i suoi poteri medianici erano stati messi a dura
prova, e se non si fosse riposata si sarebbe indebolita presto molto. Quanto a
me, avrei avuto bisogno di tutto questo tempo per studiare le cose più
elementari indispensabili per usare i suoi poteri medianici.
Quanto fu difficile
per tutti e due mantenere questa promessa! Ma Bianca mi dette l’esempio, ed io
non potei far altro che seguirlo. Come lei, volli essere molto paziente e
forte. Formulai la promessa che se il Dio che avevo dimenticato per così tanto
tempo si fosse ricordato di me e mi avesse perdonato, avrei consacrato la mia
vita e le mie forze a riparare le ingiustizie che avevo commesso in passato...
Così lasciai per qualche tempo il piano terrestre del mondo spirituale, che
avevo esplorato così poco, ma nel quale in futuro avrei dovuto ancora
affrontare molte prove.
Appena lasciai la
camera in compagnia della mia nuova guida, mi voltai ancora una volta verso
Bianca. Chiesi a tutti i buoni angeli e al Dio che non osavo pregare per me
stesso, che la benedicessero e la serbassero per sempre sotto la loro
protezione. L’ultima cosa che vidi, furono i suoi occhi che mi seguivano con
una espressione d’amore e di speranza. Da allora, il ricordo di quello sguardo
mi ha mantenuto sulla strada giusta in numerose occasioni difficili e dolorose.
[indice]
La Confraternita della speranza
Nel mondo dello spirito esistono numerose associazioni
per l’assistenza degli spiriti penitenti, ma non ho mai visto nulla di più
stupefacente di quella Casa del soccorso,
mantenuta dalla Confraternita della Speranza alla quale mi avevano indirizzato.
In quel momento, la debolezza delle facoltà spirituali m’impediva di vedere
come fosse quel luogo. Ero quasi completamente sordo, cieco e muto. Quando mi
trovavo in compagnia di altre persone, potevo appena vederle, sentirle e farmi
sentire da loro. Arrivavo appena a distinguere le persone che mi circondavano,
ma era come se mi trovassi in una stanza scura con solo un vago chiarore che mi
permetteva di vedere dove andare.
Quando ero sulla
Terra non avevo mai provato nulla di simile, perché lì potevo almeno vedere e
sentire quel tanto che mi consentiva di essere cosciente di chi mi circondava.
In effetti, sul piano terrestre uno spirito approfitta un po’ della luce del
mondo fisico. Invece, quando mi elevai in questa sfera del mondo spirituale
poco distante dalla Terra, sentii quanto il mio spirito fosse sprovvisto di
qualsiasi facoltà spirituale autonoma.
Quel periodo di
tenebre fu per me così terribile, che ancora oggi provo dolore a ricordarlo.
Nella mia vita avevo tanto amato il Sole e la luce. Venivo da un paese inondato
dal Sole; i suoi colori erano così carichi, il cielo talmente chiaro, il
paesaggio e i fiori così belli, ed io amavo talmente la luce, il calore e la
musica! Però dappertutto, dopo la morte, non avevo incontrato che tenebre e
freddo. La terribile oscurità che mi avvolgeva opprimeva il mio spirito più di
qualunque altra cosa.
Sulla Terra mi ero
mostrato orgoglioso ed altero. Appartenevo a una stirpe che non si era mai
prostrata di fronte a nessuno. Nelle mie vene scorreva il sangue della fiera
nobiltà della mia famiglia. Da parte della madre ero imparentato con grandi
personaggi della Terra, la cui ambizione personale era sufficiente a scuotere
interi regni. Ora il più umile e povero dei mendicanti della mia città natale
era più grande e felice di me, perché almeno poteva godere della freschezza
dell’aria e della luce del Sole, mentre io ero simile ad un prigioniero che era
stato gettato nelle celle più profonde di una prigione.
Se non avessi
mantenuto il mio pensiero concentrato su Bianca, la mia buona stella, il mio
angelo di luce, e sulla speranza che il suo amore mi portava, sarei caduto
nella disperazione più profonda. Tuttavia, quando pensavo a lei che aveva
promesso di aspettarmi per tutta la vita, quando ricordavo il suo dolce sorriso
e le sue parole d’amore, riprendevo coraggio, sforzandomi di sopportare con
pazienza ogni cosa. Avevo bisogno di tutto il suo aiuto, perché in quel momento
iniziava per me un periodo di combattimento e sofferenza estremi, che mi sarà
difficilissimo rendere comprensibile con le parole.
Nonostante fossi
incapace di discernere nei dettagli l’ambiente in cui mi trovavo, lo percepivo
come un’enorme e oscura prigione. In seguito capii che era un grande edificio
di pietra grigia (che i miei sensi percepivano di consistenza simile a quella
della pietra terrestre) con numerosi e lunghi corridoi che conducevano ad
innumerevoli piccole celle, quasi buie e ammobiliate in modo rudimentale. In
questo luogo ogni spirito disponeva di ciò che aveva guadagnato nel corso della
sua vita terrena. Alcuni avevano solo un piccolo letto sul quale si stendevano
e soffrivano. Perché tutti qui soffrivano! Era la Casa del dolore; ma era anche la Casa della speranza, perché tutti aspiravano ad elevarsi verso la
Luce. Avevano posto il loro piede sul primo gradino della scala della speranza,
che avrebbero dovuto percorrere per salire progressivamente fino al Cielo.
Nella mia cella
disponevo solo di un letto, di una sedia e di un tavolo. Passai molto tempo a
riposarmi e a meditare. A volte, con chi, come me, aveva ripreso abbastanza le
forze, andavo ad assistere alle conferenze che si tenevano per noi in una
grande sala. Quelle conferenze erano molto commoventi. Tramite esempi e
racconti, gli insegnanti inducevano ognuno di noi a prendere coscienza del male
che avevamo fatto. Si sforzavano di farci capire, da un punto di vista
imparziale, la gravità delle nostre azioni, mostrandoci esattamente come
avevamo portato altre anime alla perdizione per soddisfare i nostri interessi.
Ciò che avevamo
fatto, con il pretesto che tutti lo facevano, oppure perché sentivamo che era
un nostro diritto, ci veniva esposto dal punto di vista di chi l’aveva subito.
Oppure, se non eravamo stati direttamente responsabili delle sofferenze degli
altri, ci veniva mostrato come altri avevano sofferto a causa di un sistema
inventato e mantenuto per soddisfare le nostre passioni egoistiche. Non posso
qui dilungarmi sul contenuto di quelle conferenze, ma chi tra voi conosce la
corruzione delle grandi città sulla Terra, può immaginare le situazioni che vi
erano trattate. Dopo una tale descrizione di noi stessi, spogliati dei
travestimenti mondani della vita terrena, non potevamo far altro che ritornare
pieni di vergogna nelle nostre celle, a meditare sul nostro passato e sul modo
in cui avremmo potuto espiare in avvenire i nostri errori.
Queste conferenze ci
aiutavano molto, perché, mentre descrivevano i nostri errori e le loro
conseguenze, ci indicavano il modo di correggere e superare i nostri desideri
malvagi. Ci veniva mostrato come avremmo potuto purificarci sforzandoci di
salvare altre persone dal male nel quale noi stessi eravamo caduti. Tutto ciò
doveva prepararci alla tappa successiva del nostro sviluppo, quando saremmo
stati rimandati sulla Terra, invisibili e in incognito, per aiutare i mortali
nella loro lotta contro le tentazioni terrene.
Quando non
assistevamo alle conferenze, era permesso, a chi tra noi si sentiva abbastanza
forte da muoversi, di andare dove preferiva. Coloro che avevano lasciato sulla
Terra dei buoni amici, tornavano a trovarli; anche se erano invisibili,
potevano almeno vedere coloro che amavano, ma ci veniva raccomandato sempre di
non cedere alle tentazioni del piano terrestre, perché sarebbe stato poi
difficile per molti di noi resistervi.
I più forti, se ne
avevano la capacità e desideravano utilizzarla, erano impiegati nel
«magnetizzare» i più deboli tra noi; chi aveva fatto uno spreco eccessivo della
forza vitale nel corso della vita terrena, si trovava in un tale stato di
sfinimento, da poter essere solo lasciato steso nella cella, mentre altri
spiriti gli portavano un po’ di sollievo magnetizzandolo.
Ora vorrei
descrivervi uno stupefacente metodo di guarigione praticato nella Casa della speranza. Alcuni spiriti elevati,
con la vocazione e le capacità di dottori e guaritori, curavano quanti
soffrivano di più – e tutti qui soffrivano – tramite l’uso del loro magnetismo
o di quello di altri spiriti che potevano controllare[2].
In questo modo riuscivano a far dimenticare temporaneamente a quei poveri
esseri le loro sofferenze. Quando i dolori ritornavano, quegli spiriti avevano,
nel frattempo, trovato la forza per sopportarli. Così, man mano che procedeva
la riparazione dei loro corpi spirituali, i loro dolori diminuivano
progressivamente fino al momento in cui loro stessi erano in grado di magnetizzare
chi ancora stesse soffrendo.
Non mi è possibile
qui dare una descrizione precisa di questo luogo e dei suoi ospiti. Anche se vi
era una grande somiglianza con un ospedale terreno, in molti particolari era
profondamente diverso (tuttavia, man mano che la conoscenza sulla Terra
progredirà, i vostri ospedali potranno somigliare a quelli del mondo
spirituale). Se qui tutto era scuro, è perché i disgraziati che vi vivevano non
possedevano in sé nulla della luce con cui gli spiriti più avanzati illuminavano
la loro atmosfera. Nel mondo spirituale, in effetti, è lo spirito stesso che
crea la luce o le tenebre attorno a sé. L’impressione di oscurità derivava
anche dalla cecità quasi completa di questi spiriti, i cui sensi spirituali
atrofizzati, non essendosi mai sviluppati sulla Terra, li rendevano insensibili
a tutto ciò che li circondava, esattamente come chi sulla Terra nasce cieco o
sordo e ignora completamente ciò che gli altri percepiscono. Quando questi
sfortunati spiriti discendono nell’atmosfera del piano terrestre, più adatta al
loro grado di evoluzione, si trovano sempre in una certa oscurità, anche se
minore. Possono allora percepire gli spiriti simili a loro ed entrare in
contatto diretto con essi. Possono anche vedere i mortali che si trovano a un
grado di sviluppo sufficientemente basso. Per contro, i mortali e gli esseri
disincarnati spiritualmente più avanzati, sono a loro appena percettibili o del
tutto invisibili.
I ‘Fratelli della speranza’,
così vengono chiamati quelli che lavorano per aiutare i pazienti di
quest’ospedale, sono tutti muniti di una piccola luce a forma di stella, che
illumina le oscure celle che visitano. In questo modo portano la luce della
speranza ovunque vadano. All’inizio io stesso, che in uno stato di estrema
sofferenza giacevo quasi costantemente in una miserabile apatia, aspettavo che
quella luce brillasse nel corridoio e raggiungesse la mia cella. Quando si
allontanava, mi chiedevo quanto tempo sarebbe passato prima di poterla vedere
di nuovo. Ma per quanto mi riguarda, quello stato di abbattimento totale fu
piuttosto breve. Il mio spirito era già più chiaro di quello dei numerosi e
sfortunati spiriti che avevano aggiunto alle altre passioni terrestri il vizio
del bere. Inoltre, il mio desiderio di progresso era troppo forte perché
potessi restare troppo tempo inattivo.
Dal momento in cui
fui in grado di muovermi, chiesi l’autorizzazione a rendermi utile in un
qualche modo. Poiché ero dotato di un forte potere magnetico, fui invitato a
prestare aiuto a un povero giovane incapace di muoversi, che si lamentava e
sospirava in continuazione. Povero ragazzo! Aveva trent'anni quando aveva
lasciato la Terra, ma nella sua breve vita era riuscito a logorare talmente le
sue forze, che si era distrutto prematuramente. Ora il suo spirito agonizzava
per le conseguenze degli abusi che aveva inferto al suo corpo, al punto che io
stesso potevo appena sopportare la vista delle sue sofferenze.
Il mio compito consisteva
nel praticare su di lui dei passaggi magnetici calmanti, aspettando, ad
intervalli regolari, che uno spirito più avanzato venisse a porlo in stato di
incoscienza. Durante tutto questo periodo, soffrivo anch’io molto, sia nel
corpo spirituale che nella psiche, perché nelle sfere più basse lo spirito
risente delle sofferenze del fisico, mentre in seguito, con la crescita
spirituale, la sofferenza assume una forma più mentale. Gli spiriti più
elevati, il cui corpo spirituale è divenuto meno ‘materiale’, sono insensibili
a qualunque forma di sofferenza fisica.
Mentre riprendevo le
forze, i miei desideri egoistici si risvegliavano. Spesso mi causavano dei
tormenti così grandi, che ero tentato di imitare molti poveri spiriti che
ritornavano sulla Terra alla ricerca dei mezzi per soddisfare le loro passioni
attraverso il corpo fisico dei viventi. I miei dolori fisici erano tanto grandi
perché proporzionati alla forza fisica di cui ero stato sempre fiero sulla Terra
e che avevo utilizzato per scopi così bassi. Per questo motivo soffrivo più di
chi era stato debole.
Come i muscoli
dell’atleta che, dopo essere stati sottoposti ad un duro allenamento, si
contraggono causando terribili dolori, la forza e il vigore di cui avevo
abusato sulla Terra cominciavano, per reazione sul mio corpo spirituale, a
farmi soffrire profondamente. Inoltre, man mano che mi rafforzavo e ritrovavo
la capacità di godere di ciò che sulla Terra mi era sembrato così desiderabile,
l’attrazione di quei piaceri diventava così forte che con grande difficoltà
resistevo alla tentazione di tornare sul piano terrestre, con altri spiriti,
per godervi dei piaceri sensuali utilizzando il corpo degli esseri viventi. Gli
spiriti che, a causa di una vita depravata, non potevano o non volevano resistere
a quella tentazione, si ritrovavano di nuovo al livello del piano terrestre, e
rischiavano di non poterlo più lasciare.
Molti abitanti della
Casa della speranza soccombevano a
quella tentazione. Discendevano sulla Terra per un certo tempo e, dopo un
periodo più o meno lungo, ne ritornavano in uno stato di sfinimento e di
degradazione peggiore di quello in cui si trovavano al momento della loro
partenza. Ognuno era libero di andare e venire a suo piacimento. Ognuno poteva
tornare quando lo desiderava, perché le porte della Casa della speranza erano aperte a tutti, anche ai più ingrati. Mi
sono stupito a lungo della pazienza infinita e dell’indiligenza testimoniate
verso le nostre debolezze e i nostri peccati. È anche vero che non si poteva
che provare pena per quegli sfortunati, divenuti schiavi delle loro basse
passioni, al punto di non potervi più resistere e lasciarsi continuamente
attrarre verso la Terra, fino al momento in cui sarebbero tornati, sazi e
sfiniti, nello stesso stato di paralisi del giovane di cui mi stavo occupando.
Anch’io avrei potuto
cedere alla tentazione, se il pensiero di Bianca e la speranza che lei mi aveva
dato, non avessero fatto nascere in me un’aspirazione più elevata. Perciò non
potevo condannare le povere anime che sbagliavano perché mancavano di un tale
sostegno. Spesso andavo sulla Terra, ma solo là dove si trovava la mia amata.
Il suo amore mi attirava sempre a sé, verso la pura atmosfera del suo essere, e
mi teneva lontano da ogni tentazione. La barriera invisibile che ho descritto
prima mi impediva di avvicinarmi a lei e di toccarla, quindi ne restavo fuori e
la guardavo lavorare, leggere o dormire. Quando ero là, lei ne aveva una certa
consapevolezza. Mormorava allora il mio nome o si girava verso di me con quel
dolce e triste sorriso che ricordavo sempre, e che era la consolazione delle
mie ore di solitudine.
Come sembrava
triste, povera cara! Era così pallida e delicata che mi si spezzava il cuore,
nonostante la consolazione che mi dava il vederla. A dispetto di tutti i suoi
sforzi per mantenere il coraggio e la speranza, questa lotta era troppo dura
per lei, ed ogni giorno la sua fibra diventava sempre più debole. Doveva subire
prove di ogni genere. La sua famiglia, in particolare, le causava molti
problemi.
La stranezza del suo
rapporto con il mondo degli spiriti la gettava nel dubbio e nella
preoccupazione. A volte si chiedeva se ciò che stava vivendo non fosse altro
che un’enorme mistificazione o un sogno dal quale si sarebbe svegliata
scoprendo che non esisteva alcun legame tra i morti e i vivi, né alcun mezzo
per raggiungermi. Allora la disperazione che l’assaliva prendeva anche me,
quando le stavo vicino e leggevo i suoi sentimenti e non avevo la possibilità
di dissipare i suoi dubbi. In quei momenti pregavo che mi fosse concesso di
farle sapere che ero là.
Una notte, in cui
l’avevo vista addormentarsi dopo aver molto pianto, sentii che qualcuno mi
toccava la spalla. Alzando gli occhi, vidi il suo spirito protettore che mi
aveva aiutato a comunicare con lei. Mi disse che se acconsentivo a restare
calmo e a dominarmi, mi avrebbe permesso di baciare Bianca mentre dormiva;
entusiasta, promisi immediatamente di fare quel che mi chiedeva. Con la mia
mano nella sua, attraversammo il muro gelido e trasparente che per me era sempre
stato impenetrabile. La mia guida si chinò su di lei e fece qualche strano
segno. Mi teneva sempre per mano, e mi chiese di toccarla leggermente.
Stava dormendo, con
gli occhi ancora bagnati dalle lacrime e le labbra semiaperte come se parlasse
nel sogno, con una mano posata sulla guancia. Con delicatezza, per non
svegliarla, presi teneramente la sua mano che si chiuse a metà sulla mia,
mentre appariva sul suo volto un’espressione di gioia così viva che temetti di
averla svegliata. Ma non fu così. Lo spirito luminoso sorrise e disse: «Adesso
baciala!». Mi chinai fino a toccarla e le detti un bacio, mi sembrò il primo
della mia vita. La baciai una dozzina di volte, in modo così appassionato che
si svegliò, e fui allora rapidamente tirato indietro dallo spirito luminoso.
Bianca guardò attorno a sé e chiese dolcemente: «Ho sognato o eri tu, amore
mio?»;
«Ero io», risposi.
Sembrò sentirmi, perché sorrise e ripeté più volte il mio nome.
Per molto tempo non
fui più autorizzato a toccarla, ma mi recai spesso vicino a lei e il ricordo di
quel momento restò sempre tra noi, perché sapevo quanto il mio bacio fosse
stato ben reale per lei. Per me, quel bacio era stato come un’ancora di
speranza, e mi sentii incoraggiato a credere che, col tempo, avrei potuto
renderla più consapevole della mia presenza e mi sarebbe stato possibile
dialogare con lei.
[indice]
Gli spiriti del piano terrestre
Venne infine il momento di lasciare la Casa della speranza per andare,
rafforzato da ciò che avevo imparato, ad espiare i miei peccati sul piano
terrestre e nelle basse sfere in cui mi aveva condotto la vita fisica. Erano
passati otto o nove mesi dalla mia morte, e avevo ritrovato la forza per
muovermi liberamente nella vasta sfera del piano terrestre. La mia vista e i
miei sensi si erano sviluppati al punto che potevo vedere e sentire
chiaramente, e anche parlare in modo comprensibile. Ora ero circondato da una
pallida luminosità. Per i miei occhi, abituati all’oscurità, quella luce era la
benvenuta (anche se alla lunga cominciai a trovare quell’alone monotono e ad
aspirare a vedere la vera luce).
Le regioni situate
sul terzo livello del piano terrestre sono chiamate il ‘Paese del crepuscolo’. È qui che vengono gli spiriti egoisti e
sensuali le cui anime non sono riuscite a raggiungere un grado superiore di
sviluppo. Tuttavia, questi abitanti del Paese
del crepuscolo si situano a uno stadio superiore rispetto a quello degli
spiriti ‘fantasmi’ del piano terrestre, che sono letteralmente attaccati ai
luoghi fisici della loro abitazione.
Il mio lavoro doveva
cominciare proprio sulla Terra in quei luoghi che la gente chiama ‘case del piacere’, benché nessun
piacere sia più fugace, nessuna degradazione più sicura, di quelli che tali
luoghi offrono anche durante la vita fisica. Potevo finalmente apprezzare il
valore dell’insegnamento e dell’esperienza acquisiti durante il soggiorno nella
Casa della speranza. Ciò che una
volta per me era una tentazione, ora non lo era più. Conoscevo troppo bene il
prezzo da pagare per quel tipo di soddisfazione. È per questo che, controllando
i mortali, come ebbi spesso l’occasione di fare, ero in grado di resistere alla
tentazione di utilizzare i loro corpi per mia propria gratificazione.
Pochissime persone
ancora in vita sulla Terra capiscono che gli spiriti possono (e molto spesso lo
fanno) prendere completo controllo del corpo di un essere umano a tal punto che
in quel momento egli non ha consapevolezza delle proprie azioni, come se il
corpo non appartenesse più allo spirito incarnato, bensì allo spirito
disincarnato. Molti casi di follia passeggera sono da imputare all’influenza di
spiriti bassi dai vili desideri che, approfittando della debole volontà di una
persona sulla Terra, arrivano a dominare lo spirito di questa persona e ad
utilizzarne il corpo.
Questi fenomeni
erano conosciuti da molti popoli antichi che ne facevano oggetto di studio
insieme alle altre branche delle scienze occulte; ma nel diciannovesimo secolo,
nella nostra arroganza materialista, ci consideriamo troppo istruiti per
prenderli sul serio. Eppure, queste verità meritano di essere analizzate
minuziosamente, eliminando la polvere con cui sono state ricoperte dalle
generazioni successive.
Il compito che
dovevo affrontare non sembrerà meno strano al lettore di quanto apparve a me
all’inizio. La grande Confraternita della speranza non è che una delle
innumerevoli associazioni esistenti nel mondo spirituale per l’aiuto alle anime
in difficoltà. Le loro attività si svolgono ovunque e in tutte le sfere, e i
loro membri sono in azione dalla sfera più bassa alla più alta che circondano
non solo la Terra, ma l’intero sistema solare. Costituiscono lunghissime catene
di spiriti in cui il fratello più piccolo è sempre assistito e protetto da chi
si trova al di sopra di lui.
Quando l’assistenza
della Confraternita era richiesta, al fine di sostenere un mortale o uno
spirito in lotta contro il male, immediatamente uno dei fratelli, quello
considerato più adatto, era inviato in suo soccorso. Veniva scelto un confratello
che, nella sua vita terrena, aveva ceduto ad una tentazione simile e ne aveva
sofferto per le amare conseguenze e per i rimorsi. Generalmente, era la stessa
persona a cui andavamo in aiuto ad aver espresso, a volte inconsciamente, il
desiderio di superare la tentazione. Questa costituiva già di per sé una
preghiera che veniva percepita dal mondo spirituale. Accadeva anche che uno
spirito, particolarmente affezionato ad un mortale in difficoltà, facesse
direttamente appello alla nostra assistenza perché lo aiutassimo.
Il nostro compito
consisteva nel rispondere alla chiamata controllando il mortale che dovevamo
aiutare, fino al momento in cui sarebbe stato in grado di superare da solo la
tentazione di fronte alla quale si trovava. In molti casi, dovevamo
identificarci in modo così totale con il mortale, che per un certo tempo condividevamo
veramente la sua vita e i suoi pensieri. In queste situazioni, in cui
conducevamo per così dire una doppia esistenza, sentivamo una sofferenza profonda
che proveniva sia dalla nostra preoccupazione per la persona i cui pensieri
diventavano i nostri, sia perché rivivevamo, in qualche modo, un capitolo della
nostra esistenza passata, e ne provavamo di nuovo le pene, i rimorsi e le
angosce.
Quanto al mortale
posto sotto la nostra influenza, anch’egli provava nella sua coscienza, ma in
grado minore, i sentimenti del nostro cuore, e riceveva in questo modo, per
così dire, l’intuizione delle conseguenze future degli atti malvagi che era
tentato di compiere. Nei casi in cui il controllo era completo, il mortale, se
era sufficientemente sensibile, poteva avere l’impressione di aver già
commesso, in una vita precedente o in un sogno dimenticato, ciò che noi stessi
avevamo fatto nella nostra vita sulla Terra.
Questa presa di
controllo di un mortale da parte di uno spirito può essere effettuato in vari
modi, sia in senso benefico che malefico. Coloro che si espongono
sconsideratamente a una tale influenza, sia in conseguenza di una vita malvagia,
sia per una curiosità frivola verso dei misteri troppo profondi per i loro
spiriti superficiali, si accorgono a loro spese del fatto che gli spiriti bassi
del piano terrestre – ed anche quelli delle sfere ancora più basse – possono a
volte impadronirsi di un mortale e controllarlo, al punto che quest’ultimo
diventa una marionetta nelle loro mani, e possono utilizzarne il corpo a loro
piacimento.
Molti uomini e donne
di carattere debole che condurrebbero una vita pura e buona se vivessero in un
ambiente sano, si trovano, per l’influenza di un ambiente cattivo, attirati nel
peccato, di cui sono solo in parte responsabili, dal momento che il loro corpo
è controllato da spiriti; questi ultimi dovranno rendere conto dei peccati che
hanno contribuito a far commettere. Dovranno pagarne il prezzo terribile
perché, manipolando in questo modo il corpo di un altro, si rendono doppiamente
colpevoli: peccando contro se stessi e trascinando un’altra anima nel loro
peccato, precipitano in profondità dalle quali potranno riemergere solo dopo
decine, se non centinaia, d’anni di sofferenza.
Nel mio lavoro, ho
spesso avuto il modo di controllare dei mortali, ma sempre allo scopo di
imprimere in loro il sentimento delle terribili conseguenze del peccato.
Oppure, quando non controllavo il mortale che avevo in affidamento, ero a volte
per lui come una guardia del corpo, e lo proteggevo contro l’influenza degli
spiriti del piano terrestre che si aggiravano attorno a lui. A questi ultimi
dovevo opporre tutta la forza della mia volontà respingendoli perché non entrassero
in contatto con il mio protetto e non riuscissero ad influenzarlo. Tuttavia, se
aveva permesso a questi spiriti bassi di controllarlo, questi arrivavano a
proiettargli i loro pensieri e i loro suggerimenti, ma grazie alla mia presenza
potevano farlo solo con difficoltà.
Anche se all’epoca
lo ignoravo, ed immaginavo di essere il solo responsabile della protezione di
coloro che mi venivano affidati, in realtà ero solo l’ultimo anello di una lunga
catena di spiriti che si aiutavano tra loro contemporaneamente. In questa
catena, ogni spirito si situa ad un livello più avanzato di quello che si trova
sotto di lui, e ciascuno deve rafforzare ed aiutare l’anello inferiore quando
quest’ultimo si indebolisce o non è all’altezza del suo compito. La mia
attività serviva anche ad insegnarmi il valore del sacrificio di se stessi.
Essendo anch’io sul piano terrestre, potevo rendermi utile opponendo la mia
volontà agli spiriti malvagi di quello stesso piano, nel quale degli spiriti
più elevati non sarebbero stati in grado di penetrare. Inoltre, nel piano
terrestre, potevo ‘associarmi’ ad un mortale più facilmente di quanto avrebbe
potuto farlo uno spirito più avanzato.
La mia missione
consisteva nel trasmettere la mia esperienza all’uomo che proteggevo, sia
tramite visioni durante il suo sonno, sia tramite pensieri ripetuti durante la
sua veglia. Gli facevo sentire i tormenti del pentimento, il disgusto che avevo
provato e che provavo una seconda volta quando glielo trasmettevo.
Questi sentimenti
venivano trasferiti da me alla sua coscienza e alla sua anima, finché questa
persona si sentiva quasi ossessionata dalle possibili terribili conseguenze dei
peccati che desiderava commettere. Tornavo dalle mie missioni con la
consapevolezza di aver impedito a molti mortali di cadere nelle trappole in cui
io stesso ero caduto in passato. In questo modo, espiavo una parte dei miei peccati.
Spesso sono stato inviato a svolgere queste missioni, e sempre ne tornai
vittorioso.
Se, con meraviglia
di coloro che hanno conosciuto il mio stato al momento dell’ingresso nel mondo
spirituale, ho compiuto degli stupefacenti progressi e sono sempre riuscito a
resistere alle tentazioni, questo successo deve essere attribuito non tanto
alle mie qualità, quanto alla meravigliosa assistenza e al conforto che
ricevevo dall’inalterabile amore di colei che era il mio buon angelo e la cui
immagine veniva sempre a proteggermi dai pericoli. Quando nessun altro avrebbe
potuto salvarmi, la voce di Bianca bastava ad allontanarmi da qualunque
tentazione.
Quando non ero
occupato ad aiutare qualche mortale, venivo inviato a lavorare sul piano
terrestre in mezzo a degli spiriti infelici che, proprio come me dopo la morte,
vagavano ancora tra le tenebre. Mi presentavo a loro come membro della grande
Confraternita della speranza, munito della piccola luce stellata che
costituisce il simbolo di quell’ordine. I suoi raggi dissipavano l’oscurità
attorno a me, permettendomi di vedere gli sfortunati spiriti rannicchiati al
suolo in gruppi di due o di tre, o accovacciati in un angolo, nella miseria più
nera, e troppo disperati per interessarsi minimamente a chi li circondasse.
Dovevo attrarre la
loro attenzione sulla possibilità di entrare in una Casa della speranza simile a quella in cui ero stato, oppure indicavo
loro il modo per darsi da fare aiutando coloro che li circondavano, ricevendo
così la riconoscenza di spiriti ancora più disperati di loro. Ad ognuno di
questi poveri spiriti sofferenti bisognava offrire un rimedio diverso, perché
ognuno aveva, in funzione della propria esperienza, motivi personali per
peccare.
[indice]
Il Paese del crepuscolo con la valle dell'egoismo
e della cupidigia
Il Paese degli avari e il Paese dei senza
riposo
Quando il mio lavoro in un certo posto era terminato,
tornavo a riposarmi nel Paese del crepuscolo,
in un altro grande edificio appartenente alla nostra Confraternita. Anche se
somigliava al mio precedente luogo di soggiorno, era meno oscuro e meno
monotono. Nella piccola stanza assegnata a ciascuno si trovavano gli oggetti
ricevuti come ricompensa del nostro lavoro. Ad esempio, nella mia stanza, che
appariva proprio vuota, avevo un grande tesoro: un ritratto di Bianca. Sembrava
più il suo riflesso in uno specchio che un quadro dipinto, perché ogni volta
che lo guardavo intenzionalmente, lei mi rispondeva con un sorriso, come se il
suo spirito fosse stato consapevole del mio sguardo.
Ogniqualvolta
desideravo intensamente sapere cosa stesse facendo in quel momento, l’immagine
si trasformava e mi mostrava la sua occupazione. I miei compagni consideravano
questo ritratto come un grande privilegio. Mi dicevano che era dovuto tanto
all’amore di Bianca e ai suoi pensieri per me, quanto ai miei sforzi per
migliorarmi. Più tardi mi fu spiegato in quale modo questa immagine, inviata
dalla luce del piano astrale, fosse proiettata nella mia camera, tramite un
procedimento che non posso descrivere in dettaglio in questo libro. Possedevo
anche un altro regalo della mia amata: una rosa bianca in un vaso. Sembrava che
non appassisse mai; al contrario, restava sempre fresca e profumata, come se
fosse il segno tangibile del suo amore.
Avevo tanto
desiderato avere un fiore. Io, che avevo tanto amato i fiori sulla Terra, non
ne avevo più visti da quando Bianca li aveva usati per decorare la mia tomba.
Nella regione del mondo spirituale nella quale mi trovavo, non c’erano fiori, e
nemmeno il più piccolo filo d’erba, nessuna pianta, ancor meno alberi o
cespugli. In effetti, il suolo secco e arido del nostro egoismo non lasciava spuntare
niente, né piante né fiori. Durante una delle mie visite sulla Terra, avevo
parlato di ciò a Bianca, dicendole che, ad eccezione del suo ritratto, non
avevo nulla che rallegrasse il mio sguardo. Fu allora che lei pregò perché mi
fosse donato un fiore.
La sua preghiera fu
esaudita, e uno spirito amico depose quella rosa bianca e il suo vaso nella mia
cella, perché la trovassi al mio ritorno dal piano terrestre. Ah! Voi che avete
tanti fiori e li lasciate appassire senza goderne, non potete immaginare
l’immensa gioia che mi dette quella rosa. Mi è tanto cara quanto il ritratto di
Bianca, e altrettanto come le parole d’amore che un giorno mi aveva scritto. Ho
sempre portato questi tesori con me, nella progressione di sfera in sfera, e
spero di non separarmene mai.
Nel corso delle mie
numerose esplorazioni del Paese del crepuscolo,
ho attraversato regioni stupefacenti, ma tutte avevano la stessa atmosfera
fredda e desolata. Una di esse era una grande vallata formata da rocce grigie,
con colline austere, fredde e brumose che la rinserravano da ogni parte, e un
cielo crepuscolare. Nemmeno qui si vedeva il minimo filo d’erba, la minima
foglia, un qualsiasi cespuglio. Si vedeva solo una tonalità di colore, solo
quella monotona desolazione di pietre grigie. Chi viveva lì aveva accentrato
tutta la vita e l’attenzione su di sé, chiudendo il cuore alla bellezza e alla
dolcezza dell’amore disinteressato. Non aveva vissuto che per se stesso, per le
soddisfazioni e ambizioni personali. Ora, non vedeva tutt’intorno che la rovina
di una vita sterile, dura come quelle rocce grigie.
Quella valle era
popolata da tanti spiriti che, per quanto possa sembrare strano, erano così
assorbiti da se stessi da aver completamente perso la capacità di percepire gli
altri. Restavano invisibili gli uni agli altri, fino al momento in cui non
affiorava in loro il pensiero e il desiderio di fare qualcosa per qualcuno.
Allora diventavano coscienti di chi li circondava e, facendo degli sforzi per
aiutarli, miglioravano la loro situazione. In questo modo, la loro affettività
rachitica cominciava a sbocciare, finché quella brumosa vallata d’egoismo non
poteva più tenerli prigionieri.
Al di là di questa
valle raggiunsi un grande deserto, secco e sabbioso, nel quale però spuntava
una pur rada vegetazione. I suoi abitanti avevano cercato di preparare dei
piccoli giardini attorno alle case che, in alcuni luoghi, erano così vicine da
formare villaggi e piccole città. Ma avevano tutte lo stesso aspetto avvilente
e di abbandono causato dalla povertà spirituale dei loro abitanti.
Anche quello era un Paese dell’egoismo e della cupidigia, ma
non di totale indifferenza verso gli altri, presente nella valle grigia descritta in precedenza. Gli abitanti di questo luogo
ricercavano un minimo contatto con i loro vicini; molti provenivano dalla valle
grigia, mentre altri arrivavano direttamente dalla terra fisica. Lottavano ora,
povere anime, per elevarsi un po’ più in alto; ed ogni volta che facevano uno
sforzo per trionfare sull’egoismo, il suolo arido attorno alla loro casa
cominciava a lasciar spuntare delicati fili d’erba e radi cespugli.
Le case di questo
paese erano nello stesso stato pietoso così come i loro abitanti erano
cenciosi, avviliti e miserabili, simili a mendicanti e a vagabondi! Eppure, molti
di loro erano stati sulla Terra tra le personalità più ricche ed importanti, e
vi avevano goduto di tutto il lusso possibile, ma avevano utilizzato la loro
ricchezza solo per il benessere e il divertimento personali, lasciando agli
altri le briciole della propria fortuna, senza prestar loro la minima
attenzione. Ora si trovavano nel Paese
del crepuscolo, poveri come mendicanti, perché non avevano acquisito la
minima ricchezza d’animo. Le ricchezze spirituali, del resto, possono essere
guadagnate nella vita terrena sia dai ricchi monarchi che dai più poveri
mendicanti, e coloro che ne sono sprovvisti – che siano i più grandi o i più
piccoli della Terra – debbono soggiornare in questo luogo quando arrivano nel
mondo spirituale.
Qui, alcuni
litigavano e si lamentavano di non essere trattati come meritavano,
appellandosi alla posizione che avevano avuto nella vita terrena. Incolpavano
gli altri come fossero i responsabili del loro decadimento, piuttosto che se
stessi. Si giustificavano con mille scuse e falsi pretesti quando incontravano
qualcuno che volesse ascoltare le loro lamentele. Altri cercavano di
ricostituire la propria vita passata, tentando di convincere eventuali complici
del fatto che avevano trovato il metodo per metter fine alla loro vita scomoda
complottando contro altre persone. Tramavano piani e cercavano di realizzarli,
dandosi da fare per far fallire i piani degli altri. Così scorreva la vita in
quel Paese dei senza riposo. A chi era disposto ad ascoltarmi, offrivo delle
parole di speranza, qualche pensiero di incoraggiamento, o consigli utili per
trovare la via del bene e uscire da quel luogo.
Passai poi nel Paese degli avari, concepito solo per
loro, perché poche persone hanno in simpatia gli avari, tranne chi condivide lo
stesso irresistibile desiderio di accumulare ricchezze. Qui, si trovavano degli
esseri tenebrosi e curvi, con le dita adunche. Simili a rapaci, passavano il
loro tempo a grattare il suolo nero alla ricerca di granelli d’oro che, in
effetti, talvolta trovavano. Quando accadeva, facevano scivolare il granello
d’oro in una borsetta che nascondevano poi nel petto, affinché ciò che
consideravano la cosa più preziosa restasse il più vicino possibile al loro
cuore. In genere restavano soli, come creature selvagge, e si allontanavano
istintivamente dagli altri nel timore di vedersi derubati del loro tesoro.
Non trovai nulla da
fare in questo paese. Solo un uomo prestò orecchio per qualche istante alle mie
parole, prima di dedicarsi nuovamente al suo vizio, osservandomi con sospetto
fin quando non mi fui allontanato, temendo che scoprissi quanto oro aveva
accumulato. Gli altri erano così assorti nella loro avida ricerca che non erano
nemmeno coscienti della mia presenza. Mi affrettai a lasciare il loro triste
paese.
Lasciando il Paese degli avari, discesi in una sfera tenebrosa
che si trovava sotto terra, nel senso che i suoi abitanti si trovavano ad un
livello spirituale inferiore a quello degli abitanti del piano terrestre. Vi
erano condizioni di vita molto simili a quelle del Paese dei senza riposo, ma gli spiriti che lo abitavano avevano un
aspetto ancora più degradato. Anche qui, al suolo non si scorgeva la minima
traccia di vegetazione, e il cielo era nero quasi come la notte. La luce di
quel luogo permetteva agli abitanti di vedere solamente se stessi e coloro che
avevano attorno.
Il Paese dei senza riposo era un luogo di
litigi, di insoddisfazione, di gelosia; ma qui si litigava in un modo ancora
più violento, e i combattimenti erano senza pietà. Era il luogo di residenza
dei giocatori e degli ubriaconi, degli scommettitori, degli imbroglioni, dei
ladri e delle canaglie di ogni tipo. Vi si trovava sia il volgare malvivente
dei bassifondi che il suo equivalente delle più alte sfere della società. In
questo ambiente risiedevano tutti coloro che un’inclinazione criminale e
licenziosa aveva spinto verso l’egoismo e la perversione dei sentimenti.
Vidi anche molti
individui che avrebbero potuto vivere una vita spiritualmente più elevata, se
le relazioni che avevano intrattenuto con questo tipo di persone sulla Terra
non fossero state loro fatali, poiché dopo la morte erano stati attirati in
questa sinistra sfera dai legami che avevano intessuto sulla Terra. È per
questa categoria di persone che ero stato inviato, perché per loro esisteva una
qualche speranza che il senso del Bene e del Vero non si fosse completamente
spento e che una voce che gridava nel
deserto della loro caduta potesse essere intesa e potesse condurli verso
meravigliose contrade.
Alcune abitazioni di
questo tenebroso Paese della miseria
erano spaziose, ma tutte avevano lo stesso aspetto lurido, nauseabondo e cadente.
Sembravano quelle costruzioni che si vedono a volte in certi quartieri, e che
una volta erano residenze eleganti e lussuose, prima di divenire il rifugio del
vizio e del crimine.
Vedevo anche immense
estensioni di terreni incolti, con alcune case sparse, o forse dovrei dire
piuttosto, delle miserabili catapecchie. Altrove, vi erano gruppi di case
ammassate le une alle altre, copie degradate e sinistre delle vostre città
sulla Terra. Dappertutto regnavano sporcizia e miseria. Non vi era la minima
traccia di purezza, di bellezza o di grazia su cui lo sguardo avrebbe potuto
indugiare, in quel paesaggio urbano avvilente, prodotto dalle emanazioni
spirituali degli esseri che vi vivevano.
Mi muovevo tra quei
miserabili con la mia piccola luce stellata che spandeva attorno a me una
piacevole luminosità, e portava una luce di speranza a chi non fosse completamente
accecato da passioni egoistiche. Qui e là trovavo dei disgraziati, rannicchiati
in un angolo di stanze miserabili, o addossati al muro. Alzavano la testa verso
la luce e ascoltavano le mie parole. Alcuni allora cominciavano a ricercare il
cammino del ritorno verso le sfere più alte dalle quali erano caduti a causa
dei loro peccati. Giunsi anche ad incitare qualcuno ad unirsi al mio lavoro e
ad aiutare gli altri. In genere però erano in grado di pensare solo alla loro
miseria e sperare in un ambiente migliore. Per quanto debole ciò potesse sembrare,
questo era un primo passo che avrebbe potuto condurli forse al secondo: il desiderio di aiutare il prossimo.
Una volta, durante
uno dei miei spostamenti attraverso questo paese, mi trovai nel territorio di
una grande città situata in mezzo a una vasta piana desolata. Il suolo era nero
e secco, simile ai depositi di ceneri e di scorie che si trovano vicino alle
fonderie. Ero in mezzo a delle rovine, ai margini della città, quando sentii
provenire da una casa i rumori di un litigio. La curiosità mi spinse ad andare
a vedere all’interno, pensando che forse avrei potuto trovare l’occasione di
proteggere qualcuno.
La costruzione nella
quale entrai sembrava più un granaio che una casa. Un grande e rozzo tavolo
occupava tutta la lunghezza della stanza, e attorno ad esso una dozzina di uomini
erano seduti su piccole sedie di legno. Ma che uomini! È quasi un insulto per
il genere umano definirli in questo modo. Sembravano più degli scimmioni: i
tratti grossolani, gonfi e deformi del loro viso, davano loro l’aspetto di
maiali, lupi, o uccelli da preda. È impossibile descrivere quelle facce, quei
corpi deformi, quelle membra contorte. Con i loro vestiti sgualciti e
consumati, simili a quelli della loro vita terrena, offrivano uno spettacolo
grottesco.
Alcuni indossavano
abiti dei secoli passati, altri avevano vestiti più recenti, ma tutti quegli
indumenti erano ridotti a cenci disgustosi. I capelli spettinati cadevano in
disordine attorno alla testa, i loro occhi bruciavano di passione, cattiveria e
crudeltà. Credevo di trovarmi veramente negli abissi più profondi dell’inferno,
ma devo dire che in seguito ho visto una regione ancora più tenebrosa e
orribile, abitata da esseri in confronto ai quali questi sarebbero considerati persone
distinte. Più avanti, quando parlerò di quella parte del mio viaggio nei luoghi
più bassi dell’inferno, descriverò meglio quelle vili creature.
Gli spiriti che
vedevo riuniti in quella casa si disputavano un sacchetto di monete che si
trovava sul tavolo. Il sacchetto era stato trovato da uno di loro, che l’aveva
offerto alla compagnia come posta per delle scommesse. Il litigio aveva avuto
origine dal fatto che ognuno voleva il sacchetto solo per sé. Se ne sarebbe
impossessato il più forte, e si minacciavano a vicenda in modo violento. Colui
che aveva trovato il denaro, che non era altro che la controparte spirituale
del denaro terreno, era un giovane di meno di trent’anni, il quale non aveva un
aspetto orribile come gli altri. Se le passioni basse non avessero tanto
scavato il suo viso, si sarebbe potuto credere che quella compagnia di
depravati non fosse il suo ambiente. Sosteneva che il denaro fosse di sua
proprietà, e dal momento che lo aveva regalato perché lo si potesse giocare
onestamente, non sopportava che glielo prendessero con la forza.
Pensavo che non ci fosse
niente da fare per me in quella stanza e mi stavo allontanando, quando esplose
un coro di grida indignate. Ero appena arrivato vicino ad un’altra casa
abbandonata che vidi tutta quella masnada di selvaggi correre a precipizio
battendosi. Erano alla rincorsa del giovane che aveva ripreso il sacchetto con
il denaro. Lo colpivano e lo inseguivano, cercando di strappargli il sacchetto.
Uno di loro ci riuscì, e tutti gli altri si gettarono su di lui, ma il giovane riuscì
a svincolarsi e a correre verso di me. In quel momento si udirono delle urla
selvagge. Si erano di nuovo messi all’inseguimento del fuggiasco per picchiarlo,
perché il sacchetto non conteneva ora che delle pietre. Simile all’oro dei
racconti delle fate, il contenuto del sacco si era mutato non in foglie secche,
ma in ciottoli.
Il povero ragazzo si
aggrappava a me, supplicandomi di proteggerlo da quei demoni, mentre tutta la
banda infuriata si precipitava verso di noi. Afferrai il giovane, mi diressi
verso un edificio vuoto e chiusi la porta dietro di me. Mi ci addossai per
tenerla ferma. Dio mio, come gridavano, picchiavano sul legno, bestemmiavano,
cercando di forzarla! Per fermarli, raccolsi tutte le mie forze, sia del mio spirito
che del mio corpo spirituale. Allora non sapevo che delle forze invisibili mi stavano
aiutando a tenere la porta chiusa. Infine, capendo che non sarebbero riusciti
ad abbatterla, gli assalitori si allontanarono, delusi e furiosi, per andare a
litigare da qualche altra parte.
[indice]
La storia del giovane Raoul
Dopo che si furono allontanati, mi voltai verso il mio
compagno. Aveva un’aria penosa, rincantucciato in un angolo della stanza.
Tentai di sollevarlo e gli spiegai che doveva abbandonare quel luogo
immediatamente, perché quegli uomini sarebbero probabilmente tornati presto. Lo
aiutai con fatica ad alzarsi, e lo portai verso la pianura. In quel luogo, pur
essendo senza riparo, avremmo potuto evitare di farci accerchiare. Feci allora
del mio meglio per alleviare le sue sofferenze con i metodi appresi nella Casa della speranza. Dopo qualche
momento il giovane fu in grado di parlare e raccontarmi come era arrivato in
quel triste e oscuro paese. Sembrava avesse abbandonato la Terra da poco, dopo
essere stato ucciso con un’arma da fuoco da un marito geloso - e non senza
motivo - delle attenzioni che aveva verso la moglie. La sola circostanza
attenuante di questo disgraziato è che non provava alcun sentimento di odio o
di vendetta verso l’uomo che gli aveva tolto la vita, ma provava solo rimorso e
vergogna.
Ciò che gli aveva
aperto gli occhi sulla propria depravazione era l’aver scoperto che colei che
aveva causato tutto l’accaduto era in realtà profondamente egoista, e incapace
del minimo sentimento di vero amore. Dopo l’assassinio del suo amante, si era
preoccupata solo del modo in cui quella storia avrebbe potuto influenzare la
sua immagine e la sua posizione nella società. La donna provava collera e
contrarietà, ma non sentiva la minima compassione verso il suo povero marito o verso
la vittima di quest’ultimo.
Il
giovane, che chiamerò Raoul, mi raccontò
queste cose: «Quando seppi di essere veramente morto, ma che, nonostante tutto,
avevo il potere di tornare sulla Terra, il mio primo pensiero fu di andare da
lei per consolarla per quanto possibile, per farle sentire che il suo amante,
pur se morto, era ancora vivo e pensava a lei. Ma in che stato d’animo la
trovai? Nel suo cuore non c’era il minimo dolore per me, né la minima
preoccupazione per suo marito! Niente di tutto ciò! Pensava solo a se stessa e
non desiderava rivedere nessuno di noi due. Avrebbe voluto eliminarci dalla sua
memoria per poter ricominciare una nuova vita con un altro, dotato, se
possibile, di una posizione più elevata nella scala sociale.
Allora gli occhi mi
si aprirono, e capii che lei non mi aveva mai donato nemmeno la più piccola
briciola d’amore. Le interessavano solo la mia nobiltà e la mia fortuna, che avrebbero
potuto permetterle di avere una posizione più influente nella società. Aveva
commesso adulterio per freddo calcolo; non per amor mio, ma per il meschino
piacere di pavoneggiarsi davanti alle sue rivali. Io non ero altro che un
povero insensato, e avevo pagato quella follia con la vita. Per lei ero solo lo
sgradevole ricordo dello scandalo che l’aveva colpita. Dopo aver scoperto ciò,
fuggii dalla Terra pieno d’amarezza, e mi misi ad errare senza meta. Giurai che
non avrei mai più creduto alla bontà, né ad alcuna verità, e i miei cattivi pensieri
mi hanno attratto verso questo luogo tenebroso e i suoi abitanti degradati. Tra
loro ho trovato degli spiriti simili a quelli che mi avevano adulato
servilmente e con i quali avevo dilapidato le mie forze e perso la mia anima».
«E ora, povero amico
mio» - gli dissi - «non vuoi prendere la via del pentimento che ti ricondurrà
nelle regioni più luminose, al fine di riguadagnare la tua dignità umana
perduta e ritrovare il tuo essere interiore?»
«È troppo tardi nell’inferno»,
rispose Raoul; «perché questo è sicuramente
l'inferno, qui non c’è più speranza per nessuno».
«Non c’è più
speranza? Non parlare così, amico mio. Sento troppo spesso queste parole sulla
bocca di anime sfortunate come te, ma posso assicurarti che la speranza esiste
ancora, anche nella situazione più disperata. Anch’io ho provato un dolore profondo
come il tuo. Ma non ho mai perso la speranza, perché colei che amavo, pura come
un angelo, era sempre pronta a dimostrarmi il suo amore e a incoraggiarmi. Per
gratitudine verso di lei mi sforzo di trasmettere agli altri la speranza che mi
ha dato. Vieni, lasciati guidare e ti condurrò in un posto migliore».
«E chi sei tu, amico
mio, che con le tue belle parole e la tua benevolenza mi hai salvato la vita...
Ma che dico? Purtroppo ho capito che qui è impossibile morire! Qui si soffrono
tutti i tormenti della morte, ma la morte non ci colpisce perché l'abbiamo già
affrontata, e ora dobbiamo soffrire per l’eternità! Dimmi chi sei. Come sei venuto
qui? E come puoi tu, con tanta sicurezza, parlarmi di speranza? Tu mi somigli
troppo perché io possa credere che sei un angelo inviato in mio aiuto».
Gli spiegai allora
la storia della mia vita, come avevo lavorato per progredire spiritualmente e
come fosse possibile per lui fare la stessa cosa. Gli parlai della mia speranza
di poter un giorno vivere con Bianca in un luogo in cui non ci saremmo mai più
separati, e gli spiegai che quella speranza mi aiutava costantemente ad
avanzare.
«E tu credi
veramente» - mi disse - «che lei vivrà solitaria tutta la sua vita sulla Terra
per unirsi un giorno in Cielo con te, dopo che tu l’avrai raggiunto? Ti illudi!
Tu insegui un miraggio! Nessuna donna, se non vecchia e brutta, accetterà di
vivere sola per amor tuo. Ti concedo che aspetterà un certo tempo, se è una
donna romantica o se nessun altro la corteggia. Ma credimi, a meno che non sia
un angelo, col tempo si consolerà. Se le tue speranze non sono meglio fondate,
ti compiango».
Devo confessare che
le sue parole mi irritarono. Quelle parole riecheggiavano il dubbio che a volte
mi assaliva, ed agirono come una doccia fredda sul mio entusiasmo. Sia per
scrollarmi di dosso il mio dubbio, che per smontare il suo.
Gli dissi
bruscamente: «Se ti porto subito sulla Terra, e lì troviamo la mia donna in
lacrime preoccupata solo per me, crederai che non mi sto facendo illusioni?
Ammetterai che la tua esperienza di vita non si applica a tutti i casi, e che
c’è qualcosa che tu puoi ancora imparare sulle donne, come in altri campi?».
«Caro amico» -
rispose Raoul - «con tutto il cuore ti prego di scusarmi se ti ho fatto
soffrire. Ammiro la tua fede e vorrei averne anch’io almeno un granello.
Andiamo subito a trovarla».
*
Lo presi per mano.
Col potere della mia volontà, ci alzammo, attraversammo lo spazio a una
velocità vicina a quella del pensiero, e arrivammo in qualche istante nella
stanza di Bianca. Vidi il suo angelo custode vegliare su di lei e il vago
contorno della stanza e dei mobili, ma il mio amico Raoul non percepiva
null’altro che il profilo di Bianca seduta su una poltrona. A causa della luce
emessa dal suo corpo spirituale, e della dolce aureola che la circondava,
sembrava una santa. Quella luce spirituale non è percepibile agli uomini della Terra,
ma a quelli del mondo spirituale appaiono così tutti coloro la cui vita è buona
e pura, mentre i cattivi sono circondati da una nuvola scura.
«Dio mio!» - esclamò
Raoul, cadendo in ginocchio davanti a lei - «È un angelo! Tu mi hai portato da
una santa, non da una donna. Lei non può essere una donna della Terra!».
Chiamai Bianca, che
percepì il suono della mia voce. La tristezza scomparve dal suo volto e lasciò
posto alla gioia.
Lei disse dolcemente: «Sei veramente tu, caro amico mio?
Desideravo tanto che tornassi! Tutto il mio spirito e tutti i miei pensieri non
sono che per te. Puoi toccarmi adesso?»
Lei tese la mano, e
la mia vi si posò sopra. Anche se breve, il contatto la fece fremere, come se
fosse stata sfiorata da un vento gelido.
«Cara, ho portato
con me un amico infelice che ha bisogno delle tue preghiere. Volevo fargli
sapere che sulla Terra esistono delle donne fedeli e che, se ce ne rendiamo
degni, possiamo essere toccati dalla benedizione del vero amore».
Lei non capì bene ciò che dicevo, ma il suo spirito ne aveva
colto il senso. Con un sorriso mi disse: «Oh, sì, io ti sono sempre fedele,
amore mio, come tu lo sei a me, e un giorno saremo veramente felici».
Poi Raoul, che era
rimasto in ginocchio, alzò la mano per tentare di toccare la sua. Ma
l’invisibile muro glielo impedì, proprio come aveva fatto con me fino a questo momento.
Il mio
amico la supplicò: «Se il tuo cuore è così
pieno d’amore e di compassione, allora danne un po’ a me, che sono così
infelice ed ho bisogno delle tue preghiere. Io so che le tue preghiere saranno
esaudite; le mie non sono ascoltate e si perdono nel nulla. Prega affinché
anch’io sia aiutato. Solo così potrò sperare di essere perdonato».
Bianca sentì le
parole del povero infelice e, dopo essersi inginocchiata vicino alla sedia,
offrì una breve e semplice preghiera, chiedendo aiuto e consolazione per tutti
noi. Raoul ne fu talmente toccato che scoppiò in lacrime. Dovetti prendergli la
mano e riportarlo nel mondo spirituale, ma ora in una regione non priva di
speranza.
A partire da quel
momento, Raoul ed io lavorammo insieme per un breve periodo, nell’oscura
regione nella quale prima risiedeva. Di giorno in giorno riprendeva la
speranza.
Per natura, era
piuttosto gaio e ottimista, da vero francese. Il suo terribile soggiorno nelle
regioni oscure non aveva velato troppo il suo cuore gioioso e leggero.
Divenimmo grandi amici, e il nostro lavoro era diventato molto più piacevole da
quando lo condividevamo. Tuttavia, questa attività comune non durò a lungo e
dovemmo separarci. Ci siamo spesso rivisti in seguito e abbiamo lavorato insieme,
come dei compagni di reggimento che le vicende della guerra riuniscono un
giorno e separano il successivo.
[indice]
Una terribile tentazione di vendetta
Un giorno mi fu chiesto di nuovo di interrompere i miei
spostamenti nelle sfere spirituali per compiere una missione sulla Terra. Allora
dovetti affrontare la più grande e la più spaventosa tentazione della mia
esistenza.
Durante il mio
intervento di soccorso contattai una vecchia conoscenza della mia vita terrena;
si trattava di un uomo ancora in vita sulla Terra, la cui influenza sul mio
destino era stata particolarmente nefasta. Era in parte a causa sua che la mia
vita sulla Terra era stata distrutta. Nonostante non fossi senza peccato, ogni
volta che pensavo a quell’individuo e a tutti i torti che mi aveva fatto, non
potevo impedirmi di provare una intensa sete di vendetta. Quel sentimento mi
dominava a volte in modo così forte, che temevo di esplodere in una terribile
collera.
Nel corso dei miei
viaggi sul piano terrestre, avevo imparato le modalità con cui uno spirito può
far del male a chi odia e che è ancora in vita sulla Terra. Noi, abitanti del
mondo spirituale, possediamo molta più potenza di quella che possiate
immaginare, ma reputo saggio non rivelare tutte le possibilità che si offrono
alle persone vendicative, anche dopo la loro morte, per soddisfare i loro
sinistri disegni.
Potrei enumerare
diversi fatti che si sono svolti realmente in questo mondo: crimini e omicidi
misteriosi commessi senza un possibile movente da mortali la cui mente era
talmente danneggiata, da renderli irresponsabili, poiché in realtà erano solo
gli strumenti di spiriti che li possedevano. Questi fenomeni e altri analoghi
sono ben conosciuti nelle sfere spirituali, laddove le cose si rivelano molto
diverse da quelle visibili sulla Terra. Dopo tutto, le vecchie credenze nella
possessione demoniaca non erano poi così false, a condizione di sapere che
demoni e diavoli sono in realtà spiriti umani che una volta hanno abitato la Terra.
Quando, dopo molti
anni, incontrai di nuovo quella persona che odiavo, i sentimenti di sofferenza
e rabbia che avevo provato in vita si risvegliarono, ma con una forza dieci
volte superiore a quella sperimentata sulla Terra. Uno spirito possiede,
infatti, capacità immensamente maggiori di provare sofferenza o gioia, piacere
o dolore, di voi esseri mortali, i cui sensi sono velati e assopiti
dall’involucro terreno. I sensi di uno spirito disincarnato sono perciò dieci
volte più acuti. Quando mi trovai di nuovo vicino a quella persona, il mio
desiderio di vendetta, per troppo tempo represso, si risvegliò e, allo stesso
tempo, prese forma nel mio spirito un piano diabolico. In questo modo il mio
risentimento attirò verso di me, dagli abissi più profondi dell’inferno, degli
spiriti così neri e orribili, come non ne avevo mai visti.
Non avrei nemmeno
potuto immaginare che simili esseri potessero esistere, nemmeno nei peggiori
incubi. Quelle creature non possono vivere sul piano terrestre, né nelle sfere
più basse che lo circondano, tranne nel caso in cui un mortale o uno spirito
del piano terrestre si trovi in armonia vibratoria ed emetta una forte
attrazione magnetica che permetta loro di trattenervisi per un qualche tempo.
Ma anche se sono attirati sul piano terrestre da un potente desiderio malvagio,
non possono soggiornarvi a lungo; come se fossero sospesi a un filo che
rapidamente si sfilaccia, appena questa forza attrattiva perde potenza,
precipitano di nuovo nella loro tenebrosa dimora.
Nelle epoche di
grandi movimenti popolari di indignazione e collera, o quando un popolo
oppresso non prova altro che sofferenza e odio e si ribella, la sete di
vendetta che gli oppressi sentono attira presso di loro una moltitudine di
individui tenebrosi. È così che si scatenano orrori come la Rivoluzione francese
o altre rivolte simili. La moltitudine, colpita dalla follia, passa per un
certo tempo sotto il controllo totale di questi spiriti malefici che sono dei
veri diavoli[3].
Nel mio caso, quegli
esseri abominevoli corsero verso di me godendo della situazione. Mi mormorarono
all’orecchio come attuare la mia vendetta in modo così semplice ed efficace,
così spaventoso nella sua stravaganza che non oso descriverlo per paura di
fornire strane idee a qualche disperato e possa generare così i suoi frutti
malvagi. In qualunque altro momento mi sarei allontanato disgustato e
terrorizzato da quegli esseri e dai loro spaventosi suggerimenti, ma quel
giorno, nella mia folle passione, li accolsi.
Ero sul punto di
accettare la loro cooperazione demoniaca per attuare la mia vendetta, allorquando,
simile al suono di una campana d’argento, risuonò alle mie orecchie la voce di
Bianca, quella voce ai cui avvertimenti non ero mai rimasto sordo, e il cui
suono mi toccava più profondamente di qualsiasi altra cosa. In nome di quanto
ci era più sacro, in nome del giuramento che ci eravamo scambiati, Bianca mi
scongiurava di tornare da lei. Anche se esitavo ancora ad abbandonare la mia
vendetta, fui trascinato come da una corda verso colei che amavo, e lontano da
colui che odiavo.
Tutta la banda
selvaggia di sinistre creature si aggrappò a me cercando di trattenermi.
Nonostante ciò, la loro forza diminuiva man mano che penetrava nel mio cuore la
voce dell’amore, della purezza e della verità. Trovai la mia dolce amica nella
sua stanza che mi chiamava, con le braccia tese verso di me. Ai suoi lati vidi
due spiriti protettori raggianti. Attorno a lei si alzava un cerchio
fiammeggiante di luce argentea e sembrava circondata da un muro di luce. Al suo
richiamo lo superai e mi trovai vicino a lei.
La torma nera cercò
di seguirmi, ma fu fermata dal cerchio fiammeggiante. Il più temerario si gettò
verso di me proprio nel momento in cui lo superavo e tentò di afferrarmi, ma il
suo braccio e la sua mano furono presi dalle fiamme e si bruciarono in modo
istantaneo, come se fossero stati introdotti in una fornace. Gettando un grido
di dolore, la creatura si ritirò con delle urla selvagge, tra la derisione
degli altri.
Con tutta la forza
del suo amore, Bianca mi esortò a rinunciare al mio orribile piano e a
prometterle di non dare più spazio a tali pensieri. Mi chiese se tenevo di più
al soddisfacimento della mia vendetta che a lei, e se davvero desiderassi,
compiendo deliberatamente un crimine, elevare tra lei e me una barriera
insuperabile. Il suo amore non aveva per me più importanza del soddisfacimento
della vendetta?
All’inizio non
volevo darle ascolto, ma il mio cuore cedette quando si mise a piangere, come
se le sue lacrime fossero gocce di sangue sul mio cuore gelato. Preso
dall’angoscia al pensiero di essere stato la causa delle sue lacrime, caddi ai
suoi piedi, e la supplicai di perdonarmi e di continuare a darmi consolazione e
aiuto. La implorai che mi fosse permesso di continuare a vivere presso di lei,
che era il mio unico pensiero, la mia sola speranza. Mentre pregavo, la torma
di spiriti delle tenebre che, con l’inganno e la perfidia aveva tentato di
attirarmi lontano da lei, si disperse come una nube nera spazzata via dal
vento. Ritornò alla sua dimora, mentre io crollai sfinito ai piedi della mia
amata.
Mi capitò ancora di
vedere quelle sinistre creature avvicinarsi a me, ma non poterono mai arrivarmi
troppo vicino, perché ero protetto dai loro attacchi dall’armatura dell’amore
di Bianca e dalla promessa che le avevo fatto.
[indice]
Il Paese di ghiaccio dei senza amore
Le caverne del sonno dei drogati
Un giorno ricevetti la missione di visitare un paese la
cui esistenza nel mondo spirituale può sembrare strana. È il Paese di ghiaccio in cui vive chi, sulla
Terra, ha condotto un’esistenza freddamente ed egoisticamente calcolatrice, e nella
propria vita e in quella degli altri ha annichilito tutti gli slanci del cuore
e i delicati sentimenti che costituiscono la vita dell'anima. In questi
individui il sentimento dell’amore era spento a tal punto, da impedire al Sole
di brillare in loro presenza, e ogni vita pareva soffocata.
Tra gli abitanti di
quella regione vidi grandi uomini di stato che non avevano amato la loro
nazione né si erano preoccupati del suo benessere. Avevano ricercato solo la soddisfazione
delle proprie ambizioni e la gloria personale. Ora abitavano grandi palazzi di
ghiaccio, sulle altezze orgogliose e gelide della loro cupidigia. Ne vidi altri,
più umili, che avevano scelto dei percorsi diversi nella loro vita, ma tutti
erano irrigiditi e congelati dal rigore e dalla sterilità del loro carattere,
dal quale era escluso qualunque sentimento e qualunque calore. In precedenza
avevo constatato i disastri derivanti dall’eccesso di emozioni e di passioni,
ora vedevo le conseguenze della loro totale assenza.
Grazie a Dio, quella
regione aveva molti meno abitanti dell’altra. Perché, per quanto possano essere
spaventose le conseguenze di un amore corrotto e sviato dalla vocazione
originale, tali conseguenze non sono tanto difficili da superare quanto quelle
che derivano dall’assenza di un qualunque slancio d’amore.
Si trovavano in quel
luogo anche uomini che sulla Terra erano stati eminenti membri di tutte le
confessioni religiose e di tutte le nazionalità. Cardinali e preti cattolici
dalla vita austera e pia, ma fredda ed egoista; predicatori puritani, pastori
metodisti o presbiteriani, vescovi e sacerdoti anglicani, missionari, bramini,
parsi, copti, musulmani; in breve, tutte le religioni erano rappresentate nel Paese di ghiaccio. Nessuno dei suoi
abitanti aveva abbastanza calore per far fondere almeno un po’ del ghiaccio che
lo circondava. Ma non appena compariva una traccia di calore umano oppure
colava una lacrima di dolore, il ghiaccio cominciava a fondere, e per quella
povera anima nasceva la speranza.
Incontrai un uomo
chiuso in una gabbia di ghiaccio, con sbarre di una durezza tale da sembrare di
acciaio lucido. Quell’uomo sulla Terra aveva avuto la carica di grande inquisitore nell’inquisizione di
Venezia. Il suo solo nome bastava a incutere terrore in tutti quei poveri
sfortunati che cadevano nelle sue mani. Il suo nome era famoso, ma cercando
nella sua vita non era possibile trovare un solo episodio in cui dal suo cuore
fosse emersa un’ombra di pietà per le sue vittime. Mai aveva vacillato nella
sua determinazione di torturare e uccidere chi l’inquisizione gli consegnava.
Era conosciuto per
la sua vita rigida e austera, e non era per nulla più indulgente verso di sé
che verso gli altri. Freddo e senza pietà, il suo cuore non aveva mai avuto il
minimo fremito per le sofferenze altrui. Il viso rifletteva la sua impassibile
e fredda crudeltà: un naso stretto e lungo, un mento prominente ed appuntito,
una mascella forte e larga, labbra sottili e strette come un semplice tratto
sul suo viso, un cranio appiattito, e due occhi profondamente affossati il cui
sguardo di rapace riluceva con il gelido riflesso dell’acciaio.
Dietro di lui vedevo
i fantasmi delle sue numerose vittime che lo seguivano. Quegli spettri pallidi,
storpi, laceri e sanguinanti, non erano che gusci astrali: le anime che in
passato li avevano abitati li avevano abbandonati per sempre, portando con sé i
loro elementi superiori. Ma quelle forme astrali ondeggianti erano ancora
attratte verso quell’essere, incapaci di dissolversi e scomparire fin quando il
suo magnetismo le avrebbe costrette, come una catena, a restargli vicino. La
loro vitalità proveniva non dalle anime che una volta avevano contenuto, ma da
quell’uomo stesso, il loro carnefice.
Si trattava dello
stesso fenomeno degli spettri che infestano i luoghi in cui delle persone sono
state assassinate. Nel caso in cui la vittima è troppo buona e innocente per
restare attaccata alla terra per via del proprio risentimento, il fantasma non
è che un involucro astrale. All’assassino o ad altre persone sembra vivo, ma in
realtà non è che un riflesso, e scompare nel momento in cui un rimorso o un
pentimento sufficiente rompe il legame che lo lega alle sue vittime.
C’erano però anche
degli spiriti di altro tipo che si agitavano intorno a quest’individuo,
deridendolo per la sua impotenza e tormentandolo per fargli pagare le crudeltà
che aveva commesso. Questi, di apparenza più solida, erano dotati di una forza,
un vigore, un’intelligenza, che le altre ombre nebulose non possedevano, e imprigionavano
ancora delle anime eterne.
Quelle stesse anime
che avevano talmente sofferto a causa della tortura, da non avere che un solo
desiderio: quello della vendetta! Spiriti vendicatori, cercavano senza sosta di
avvicinarsi al loro oppressore per farlo a pezzi, e quindi la gabbia di
ghiaccio in cui si trovava gli serviva non solo da prigione, ma anche da
protezione contro i suoi nemici. Più abile degli altri, uno degli spiriti che
si affannava attorno a lui si era fabbricato una lunga pertica affilata che
introduceva tra le sbarre per trafiggere il suo antico carnefice, e il modo in
cui questi la evitava aveva dello straordinario. Alcuni gli gettavano addosso
acqua sporca e fangosa, e talvolta gli assalitori si univano per cercare di
rompere le sbarre di protezione, ma invano. Conoscendo da tempo l’invulnerabilità
della propria gabbia, si beffava con freddezza di loro e dei loro inutili
sforzi.
Mi stavo chiedendo
se quest’uomo sarebbe mai potuto divenire libero, quando ricevetti una risposta
dallo spirito superiore che mi aveva parlato per la prima volta vicino alla mia
tomba, e del quale avevo sentito la voce quando avevo avuto bisogno d’aiuto o
di consiglio. La sua voce sembrava provenire da lontano, come, forse, quella
che avevano sentito i profeti dell’antico testamento. Risuonò con forza nelle
mie orecchie, ma né il prigioniero né coloro che lo tormentavano erano in grado
di sentirla.:
La
voce disse «Figlio mio, guarda per un momento i pensieri di quest’uomo, e considera
cosa farebbe della sua libertà se la ricevesse!».
Allora, come delle
immagini riflesse in uno specchio, vidi i suoi pensieri. Pensava che se fosse
riuscito a liberarsi sarebbe potuto tornare sul piano terrestre, dove sperava
di trovare dei mortali con le sue stesse inclinazioni e, attraverso di loro,
forgiare un giogo d’acciaio da imporre agli uomini; sognava di far regnare un’inquisizione
ancora più implacabile e più crudele di quella che aveva diretto da vivo, che
avrebbe estirpato l’ultimo residuo di libertà dalle sue vittime.
Sapeva che avrebbe
potuto disporre di una potenza ancora maggiore di quella che aveva avuto quando
era sulla Terra, poiché, libero da qualsiasi vincolo terreno, avrebbe potuto
raccogliere sotto il suo diretto controllo dei collaboratori, spiriti o mortali,
dall’anima fredda quanto la sua. Egli non pensava che ad opprimere, ed era
orgoglioso di essere sempre rimasto insensibile ai lamenti e alle preghiere
delle vittime che aveva torturato a morte. Divorato dall’ambizione e dal gusto
insaziabile del potere, aveva operato per ingrandire il suo ordine al solo fine
di soddisfare le sue brame. Quell’anima dura non mostrava il minimo segno di
pietà o pentimento.
Liberare un tale
uomo e lasciarlo agire sulla Terra, avrebbe rappresentato un pericolo ben più
grave che lasciar libera la bestia più feroce, perché i suoi poteri sarebbero
stati quasi senza limite. Ignorava che l’inquisizione, il cui potere mortifero
sognava di aumentare, era stata spazzata via dalla Terra da una forza più
grande della sua. Ignorava che era scomparsa come una pianta velenosa con
l’orribile secolo che gli aveva dato i natali, per non disonorare mai più
l’umanità con i crimini perpetrati in nome di Colui che venne sulla Terra a
predicare l’amore e la pace.
L’inquisizione era
completamente scomparsa, ma non senza lasciare profonde ferite tra gli uomini,
la cui fede in Dio e nella sua giustizia era stata scossa. E molti anni
passeranno ancora, prima che la bontà, la verità e la purezza possano ritornare
al potere per riportare gli esseri umani verso la fede nel Dio dell’amore, e
non nel Dio dell’orrore descritto da quegli oppressori. Abbandonai il Paese di ghiaccio, sconvolto e
congelato. Non provavo nessun desiderio di conoscere altri suoi segreti, anche
se non escludevo che in futuro avrei potuto farvi ritorno. Pensavo però che per
il momento non c'era in quel paese nessuno che potessi comprendere e aiutare. I
suoi abitanti mi spaventavano e mi ripugnavano, e la mia presenza non era di
alcun beneficio.
Sulla via del
ritorno che mi portava dal Paese di ghiaccio
al Paese del crepuscolo, passai
vicino a numerose cavità chiamate le ‘caverne
del sonno’, nelle quali riposava una moltitudine di spiriti completamente
intorpiditi e assolutamente inconsapevoli di ciò che succedeva accanto a loro.
Seppi che erano individui che avevano abbreviato la loro vita terrena col
consumo di oppio, e che così si erano privati di qualsiasi possibilità di
sviluppo. Invece di progredire, erano regrediti. Mentalmente alienati, erano
più deboli e debilitati dei bambini prima della loro nascita, totalmente
incapaci di vita cosciente.
Per molti di loro il
sonno sarebbe durato secoli; in altri casi, se il consumo di quel veleno era
stato minimo, sarebbe durato venti, cinquanta o cento anni. Quegli spiriti vegetavano
letteralmente, poiché i loro sensi erano sviluppati quanto quelli dei funghi;
tuttavia in loro dimorava ancora l’anima immortale simile a un piccolo seme
imprigionato tra le bende di una mummia egiziana, seme che, contrariamente
all’apparenza, è sempre vivo; e quando sarebbe venuto il giorno giusto, in un
suolo favorevole, avrebbe infine potuto germogliare.
Le caverne in cui
gli spiriti soccorritori avevano sistemato quegli infelici contenevano delle
fonti di magnetismo dispensatore di vita. Alcuni spiriti che avevano già
attraversato un simile stato per via dell’uso di oppio durante la loro vita
terrena, si davano da fare per trasmettere forza vitale a quei corpi spirituali
storditi che giacevano al suolo simili a file di cadaveri.
Con una progressione
lentissima che varia a seconda della gravità del male di cui sono stati vittime,
quegli esseri sfortunati si svegliano attraversando tutte le sofferenze del
drogato privato del suo veleno e, progressivamente, tornano in sé, finché ad un
certo punto, come piccoli bambini sofferenti, sono in grado di ricevere
istruzioni. Allora vengono trasportati in edifici simili alle cliniche per i
malati mentali della Terra. In quei luoghi la loro intelligenza allo stato
nascente viene educata, e vengono aiutati a recuperare le facoltà naturali che
essi hanno distrutto durante la loro vita fisica.
Tali anime
disgraziate non progrediscono che molto lentamente. In effetti, bisogna
insegnar loro, al di fuori della vita terrena, le cose che proprio la vita
sulla Terra aveva il fine di insegnar loro. Come gli ubriachi, ma ad un livello
più grave, l’intelligenza e i sensi di questi tossicomani sono paralizzati, ma
privi anche dell’apprendistato per cui è concepita la vita terrena. In quel
luogo possono fare quell’apprendistato, ma in condizioni molto meno favorevoli.
La visita delle caverne del sonno mi sconvolse in modo
inesprimibile. Non tanto per l’incoscienza totale di questi sfortunati, ma a
causa del tempo prezioso che perdevano così in un sonno di morte, senza sogni e
senza speranza. Come la lepre della favola, mentre essi dormivano, altri meno
capaci di loro li superavano, ed avrebbero avuto bisogno di secoli per
recuperare il tempo perduto.
Che destino dovranno
affrontare quegli spiriti quando si risveglieranno? Quale doloroso percorso
dovranno seguire per ritornare semplicemente allo stato dal quale sono
scivolati durante la loro vita terrena? Le nostre anime non dovrebbero essere
colte dal terrore al pensiero che sulla Terra esistono esseri umani che vivono
e fanno fortuna con il traffico di oppio, un commercio che distrugge non solo
il corpo, ma ancor più l’anima, al tal punto da chiederci se esista la minima
speranza per quelle vittime?
Non possiamo
immaginare un destino più crudele di quello di questi spiriti completamente
intossicati. Si risvegliano con l’intelligenza di un idiota; acquisiscono, con
centinaia d’anni di sforzi, i poteri mentali di un bambino; e dopo di ciò, il
loro sviluppo prosegue ancora in modo estremamente lento, perché,
contrariamente ai bambini normali, hanno quasi perso il potere di crescere, ed
hanno bisogno di un tempo corrispondente a diverse generazioni per acquisire
ciò che una sola vita terrestre avrebbe potuto insegnar loro. Ho sentito dire
che appena raggiungono il livello di sviluppo di un bambino, molti di questi
poveri esseri sono inviati di nuovo sulla Terra per reincarnarsi in un corpo,
al fine di poter beneficiare ancora dei vantaggi di cui avevano fatto un uso
così cattivo. Di questo fenomeno però ne ho conoscenza solo per sentito dire, e
non potrei pronunciarmi sulla sua veridicità. Ma sarei felice di sapere che per
loro esiste la possibilità di abbreviare la durata del loro sviluppo e
riguadagnare ciò che avevano perso in precedenza sulla Terra.
[indice]
La mia casa nel Paese del crepuscolo
Ritornato nel Paese
del crepuscolo mi riposai per qualche tempo, sforzandomi di comprendere
meglio le forze che possedevo, mettendo in pratica le lezioni che avevo appreso
nel corso dei miei viaggi. Il mio istruttore principale a quel tempo mi
somigliava sotto parecchi punti di vista. Aveva condotto sulla Terra una vita
simile alla mia e aveva dovuto passare periodi di tempo nelle sfere inferiori,
cosa che anch’io stavo facendo in quel momento. Ora però egli risiedeva in uno
splendido paese inondato dal Sole, dal quale discendeva di frequente per
istruire ed aiutare chi, tra i membri della nostra confraternita, era suo
allievo.
Avevo inoltre
un’altra guida che mi insegnò cose stupefacenti. Nonostante lo vedessi raramente,
esercitava su di me una grande influenza. Apparteneva ad una sfera più elevata
dell’altro mio istruttore, e per questo motivo potevo percepirlo come una
personalità distinta solo in circostanze eccezionali. La maggior parte del
tempo ricevevo le sue comunicazioni sotto forma di suggerimenti mentali o
ispirazioni, che mi pervenivano in risposta alle domande che mi ponevo. Anche
se quello spirito non mi era visibile, ero spesso consapevole della sua
presenza e del suo aiuto.
Quando più tardi
appresi che era stato il mio spirito protettore durante la mia vita sulla Terra,
mi resi conto che un gran numero dei miei pensieri e delle mie intuizioni,
nonché delle mie aspirazioni più alte, erano stati suscitati dalla sua
influenza; era stata la sua voce che mi aveva parlato per mettermi in guardia e
per incoraggiarmi, durante i miei primi passi nel mondo spirituale. Avevo avuto
una scarsa consapevolezza della sua saltuaria presenza nella mia celletta, dove
veniva a lenire le mie terribili sofferenze con il suo magnetismo, con la sua
meravigliosa conoscenza e il suo potere.
Quando tornando
dalle mie visite nelle sfere oscure, rientravo nel Paese del crepuscolo, avevo l’impressione di rientrare a casa.
Infatti, per quanto spartana e piccola fosse la mia stanza, conteneva i miei
tesori più cari: il ritratto-specchio su cui potevo contemplare la mia amata,
la rosa che mi aveva donato e la lettera che mi aveva inviato. Inoltre, là
avevo i miei amici, i miei compagni di dolore. Anche se in genere restavamo da
soli a meditare sui nostri antichi errori e sulle loro conseguenze, a volte
avevamo la gioia di ricevere la visita di un amico.
Poiché tutti noi
avevamo seguito lo stesso percorso del disonore, conseguenza della nostra
condotta sulla Terra e tutti cercavamo ora la via del bene, eravamo uniti da un
legame di simpatia. Se potessi descrivervi esattamente la nostra vita, vi
sembrerebbe ben strana. Era allo stesso tempo simile e diversa dall’esistenza
sulla Terra. Ad esempio, ogni volta che avevamo fame, consumavamo un semplice
pasto preparato per noi in un modo che si direbbe magico. Ma spesso, a volte
anche per una settimana, non pensavamo nemmeno al cibo. Non era così per coloro
che sulla Terra erano stati buongustai; per loro l’appetito era più frequente e
più difficile da soddisfare. In questo campo i miei bisogni erano sempre stati
parchi: né cibo né bevande avevano mai esercitato su di me un’attrazione
particolare. Eravamo sempre circondati dalla stessa penombra, a metà strada tra
giorno e notte. Quest’uniformità era difficile da sopportare per me, poiché ero
nato in un paese pieno di Sole e di fiori, ed amavo tanto la luce del Sole,
vero bagno di vita.
Proprio come voi
sulla Terra, lasciavamo spesso la nostra casa per girovagare nei dintorni. Se
volevamo, potevamo anche levitare un po’, ma non così bene come gli spiriti più
avanzati. Se avevamo fretta di andare da qualche parte, sembrava che la nostra
volontà ci trasportasse in quel luogo alla velocità del pensiero.
Per quel che
riguarda il sonno, potevamo restare lunghi periodi senza sentirne il bisogno.
Oppure, al contrario, a volte dormivamo per settimane intere, sia in uno stato
di dormiveglia, coscienti in parte di ciò che avveniva intorno a noi, sia
nell’incoscienza più totale. Un’altra cosa strana erano i nostri vestiti.
Sembrava non si consumassero mai, e si rinnovavano da soli in modo misterioso.
In quel periodo, il mio abito era di colore blu molto scuro ed aveva una
cintura gialla annodata attorno alla vita. Sulla manica sinistra era ricamata
un’ancora con la scritta: «La speranza è eterna».
Indossavamo anche
della biancheria dello stesso colore scuro. Il nostro abito era lungo, come
quello dei penitenti o dei monaci della Terra, con un cappuccio che
eventualmente potevamo utilizzare per proteggere il nostro volto dallo sguardo
altrui. Ne avevamo spesso il desiderio, poiché i danni che avevamo inferto alla
nostra coscienza avevano mutato il nostro aspetto, ed eravamo felici di poterci
velare il viso di fronte a coloro che amavamo. Gli occhi infossati, le guance
scavate, le carni flosce e rugose, tutti i segni che la sofferenza e la
vergogna avevano tracciato sul nostro viso, le forme contorte tradivano la
nostra storia. È per questi motivi che spesso nascondevamo il corpo e il viso
deformi ai nostri amici della Terra o del mondo spirituale che desideravano
vederci.
La vita era monotona
per via della puntigliosa regolarità con la quale si succedevano gli studi e le
conferenze. Dopo una certa tappa – poiché il tempo non era computato in giorni
ma in base al progresso di ognuno – quando uno spirito aveva assimilato una
lezione, passava allo studio di cose più elevate in un tempo più o meno lungo a
seconda del suo sviluppo spirituale e intellettuale. Alcuni hanno bisogno di
molto tempo per comprendere le lezioni che gli vengono insegnate. In questi
casi gli spiriti non sono sottoposti a pressioni né vengono incitati, come invece
spesso succede sulla Terra, dove sembra ci sia sempre troppo poco tempo per
imparare. In quanto spirito, l’essere umano ha tutta l’eternità davanti a sé.
Può sospendere o proseguire la sua crescita come più gli aggrada. Può restare
al livello nel quale si trova per tutto il tempo di cui ha bisogno per
comprendere ciò che gli si vuole insegnare, finché non è pronto per la tappa
successiva. Nessuno lo spingerà ad avanzare se non è lui stesso a desiderarlo, come
nessuno si opporrà al fatto che desidera vivere in uno stato stazionario, a
patto che si conformi alle regole della confraternita: il rispetto dell’altrui
libertà e la compassione per tutti.
Nessuno di noi era
obbligato ad imparare, e a nessuno di noi veniva vietato. Tutto avveniva in
base al desiderio di ciascuno, e se, come spesso si verificava, qualcuno aveva
il desiderio di lasciare quel luogo, era libero di andare dove voleva e tornare
quando meglio credesse. Le porte non erano chiuse per nessuno, né per chi
entrava né per chi usciva. E nessuno rimproverava agli altri i loro errori o i
difetti, perché ciascuno sentiva dolorosamente il peso del proprio fardello.
Come appresi, alcuni
erano là da anni, poiché non assimilavano queste lezioni che con difficoltà;
altri erano attratti così spesso verso il piano terrestre, che avevano finito
col discendere nelle sfere più basse, e dovevano riattraversare un periodo di
purificazione nella Casa della speranza.
Questi spiriti
sembravano arretrare, piuttosto che avanzare; in realtà non era una vera e
propria regressione, era solo una prova necessaria affinché potessero guarire
definitivamente dal desiderio di gustare i velenosi piaceri del piano terrestre.
Alcuni, come me, avevano una potente motivazione che li spingeva ad elevarsi, e
facevano rapidi progressi di livello in livello. Purtroppo ve ne erano ancora
troppi che avevano bisogno dell’aiuto di chi, dotato di un’immensa pazienza, li
sostenesse nelle loro prove e li consolasse. Venne il momento di condividere
con i meno fortunati di me un po’ della mia abbondante speranza. Io ero,
infatti, benedetto da un torrente di amore ed affetto che dalla Terra sgorgava
in continuazione dalla mia amica, la quale mi esortava a compiere nuovi sforzi
con la promessa della felicità e della pace futura.
In quel periodo mi
venne offerta una nuova gioia: fui autorizzato a passare più tempo sulla terra
con Bianca, e contemporaneamente lei diveniva sempre più consapevole della mia
presenza. Prima, durante i miei spostamenti, ero andato spesso a trovarla senza
che lei se ne accorgesse, ma ormai, nonostante per lei fossi quasi invisibile,
Bianca poteva sentire la mia presenza e il contatto della mia mano quando la
ponevo nella sua. Metteva una sedia vicino alla sua e ci sedevamo fianco a
fianco come facevamo quando ero sulla Terra. Mi parlava e poteva capire
abbastanza bene le mie risposte. A volte arrivava a discernere vagamente il mio
contorno. Ah! Che strano era, e quanto triste, ma allo stesso tempo quanta
felicità in quegli incontri tra una vivente e un morto!
Arrivavo spesso da
Bianca con il cuore appesantito dai rimorsi del passato. La vergogna per ciò
che avevo fatto della mia vita continuava ad ossessionarmi, al punto che a
volte mi sembrava impossibile elevarmi. Ma la vista del dolce viso di Bianca e
la consapevolezza che, nonostante tutto, mi amasse, calmava la mia anima e
rinnovava il desiderio di lottare. Nella dura prova della nostra separazione,
quegli incontri così piacevoli facevano crescere in noi la speranza e la
fiducia nell’avvenire più di quanto lo si possa esprimere. Constatai che Bianca
stava sviluppando i propri poteri psichici, studiando assiduamente il modo in
cui utilizzare i doni meravigliosi che possedeva e che aveva lasciato per così
tanto tempo inattivi; lei stessa gioiva nel constatare che il velo che ci
separava si dissipava giorno dopo giorno.
Poi ci fu data
un’ulteriore gioia: Bianca aveva trovato un altro medium la cui costituzione
psichica rendeva possibile a uno spirito il rivestirsi dell’apparenza di un
corpo terrestre, simile a quello che aveva avuto sulla Terra, e quindi
riconoscibile dagli amici che aveva lasciato[4].
Tramite questo procedimento fui in grado di materializzare, come si dice, una
mano solida per toccarla. Ciò fu fonte per noi di grande gioia, ma non mi autorizzarono
a mostrarmi completamente a lei. Infatti, mi spiegarono che non avrei potuto
farlo senza rivelare le tracce della mia sofferenza spirituale, cosa che le
avrebbe causato dolore. Mi dissero che più avanti avrei potuto mostrarmi
chiaramente.
Una moltitudine di
spiriti infelici si presentava a queste riunioni[5]
nella speranza di avere la possibilità di mostrarsi a qualcuno che sarebbe
stato felice di sapere che vivevano e potevano ritornare. La maggior parte di
loro si allontanava poi, triste e delusa, perché erano troppo numerosi per la
quantità limitata di potere disponibile. Chi era più fortemente desiderato
sulla terra, ne aveva la priorità. Nel mondo dello spirito esistono molte anime
sole, tutte desiderose di venire sulla Terra ad annunciare a parenti ed amici
che sono ancora vive, che continuano a pensare a loro, che partecipano alle
loro lotte e che, senza la barriera della carne, potrebbero ora consigliarli ed
aiutarli meglio di quanto avrebbero potuto fare durante la loro vita terrena.
Ho visto veramente
tanti spiriti restare aggrappati al piano terrestre, mentre sarebbero potuti andare
in sfere più elevate, semplicemente per l’affetto provato per le persone care lasciate
in preda alle difficoltà della vita terrena e nel lutto della loro morte.
Questi spiriti vagavano attorno ai propri cari in vita con la speranza che
prima o poi avrebbero avuto un’occasione per renderli coscienti della loro
presenza e del loro fedele affetto.
Se si potesse
comunicare tramite l’intermediazione di un messaggero, come fanno gli amici
sulla Terra quando uno di loro parte per un paese lontano, potrebbero essere
evitate molte pene e stati di disperazione. Anche se gli anni e gli angeli consolatori
alleviano i dolori dei mortali e degli spiriti, non sarebbe meglio se potessero
mantenere una comunicazione tra loro?
Ho conosciuto una
madre morta il cui figlio aveva preso una cattiva strada. Lui pensava a lei
come ad un angelo che si era allontanato per sempre. Ho visto questa madre
seguire il figlio per anni, sforzandosi invano di imprimere nel suo spirito la
sensazione della sua presenza, al fine di impedire che si perdesse
definitivamente e perché alla fine abbandonasse la strada del peccato. Ho
conosciuto una coppia di innamorati che si erano separati per un malinteso, e
tra i quali la morte aveva posto una barriera insormontabile. Quello che era
andato nel mondo spirituale inseguiva l’altra che era rimasta sulla Terra e con
tutti i mezzi cercava di farle capire la verità: che i loro cuori erano sempre
stati fedeli l’uno all’altro, malgrado quello che era accaduto potesse far
credere il contrario. Ho visto spiriti talmente preoccupati e disperati, alla
ricerca di un minimo indizio negli sguardi e nei pensieri dei loro cari, affinché
potessero rassicurarli sul fatto che la loro presenza fosse stata percepita.
Nella loro disperazione si gettavano ai piedi delle persone in vita, cercavano
le loro mani, i loro vestiti, o qualunque cosa da afferrare. Ma la mano
spirituale non riusciva nemmeno a toccare quella della persona in vita, e
l’orecchio terreno era sordo alla voce dello spirito. La sola cosa che poteva
essere percepita da chi era in vita era il sentimento di dolore che lo spirito
comunicava, e che gli suscitava lo stesso intenso desiderio di rivedere il
trapassato, ma non la consapevolezza che questi fosse vicino a lui.
Non esiste sulla Terra
alcun sentimento di disperazione comparabile a quello provato da uno spirito
che si rende conto per la prima volta della barriera che la morte ha elevato
tra lui e il mondo dei vivi. Non è meraviglioso vedere come gli spiriti
cerchino di riconfortare gli afflitti, sia sulla Terra che nel mondo spirituale,
e mettono in opera ogni cosa possibile per eliminare questa barriera e aprire
delle porte attraverso cui gli esseri umani e gli angeli possano passare e
comunicare, come succedeva all’inizio dell’umanità?
Se è vero che, nelle
esibizioni di alcuni medium o associazioni spiritistiche, molti fenomeni che
avvengono possono sembrare sciocchi, volgari o terrificanti; se è vero che
esistono tra loro anche medium falsi ed imbroglioni, pazzi creduloni e
pretenziosi egoisti, non è forse anche vero che queste cose succedono
ogniqualvolta una nuova verità cerca di farsi riconoscere? Non si dovrebbero
scusare queste deviazioni, tenendo conto che sono tentativi, anche maldestri,
di aprire delle porte e lasciar brillare la luce del mondo spirituale sulla Terra?
Se volete, rimproverate gli sforzi mal diretti, ma cercate soprattutto di
guidarli meglio, così aiuterete coloro che si sforzano di elevarsi. Non tentate
di bloccarli o soffocarli. Riconosceteli piuttosto per quello che sono: sforzi
del mondo invisibile per sollevare il velo che cela i nostri cari scomparsi.
[indice]
Il mio angelo custode: Ahrinziman
Andavo sempre a queste riunioni di materializzazione in
compagnia di quello spirito sublime di cui ho parlato in precedenza, e il cui
nome mi era stato comunicato in seguito: Ahrinziman,
la ‘guida orientale’. Dal momento che
ora posso vederlo chiaramente, ve lo descrivo. È un uomo di aspetto maestoso,
vestito con un abito fluttuante, lungo e bianco, bordato di giallo, con alla
vita una cintura dello stesso colore. Il suo colorito, leggermente scuro, è
quello di un orientale. I suoi tratti sono decisi e belli, come quelli di certe
statue di Apollo, anche se la sua espressione orientale lo differenzia dal tipo
greco perfetto. I suoi occhi scuri sono grandi, dolci e teneri come quelli di
una donna. Ma nella loro profondità si intuisce un fuoco latente e un ardore
passionale che, anche se ben dominato dalla sua forte volontà, danno al suo
sguardo e ai suoi modi un calore e una forza straordinari.
Da questa
espressione appassionata, deduco che ha conosciuto nella sua vita terrena la
dolcezza e l’intensità di un amore e di un odio profondi. Le sue passioni sono
ora purificate da qualunque impurità terrena e gli permettono di stabilire dei
legami di simpatia con chi, come me, lotta ancora con la propria natura
inferiore e cerca di dominare le proprie passioni. Una corta barba nera gli
copre le guance e il mento, e i lunghi capelli ondulati gli ricadono sulle
spalle. La sua statura, pur essendo imponente, possiede tutta la grazia e la
dolcezza della razza orientale. In effetti, le particolarità di ogni etnia sono
così pronunciate, che ogni spirito porta ancora con sé, per lungo tempo, le
tracce della propria nazionalità terrena. Anche se erano passati dei secoli dal
momento in cui Ahrinziman aveva lasciato il suo corpo terreno, i segni che
differenziano i popoli orientali da quelli occidentali erano ancora evidenti in
lui.
Il suo aspetto, in
fondo, non sarebbe molto diverso da quello di un uomo sulla Terra, se non fosse
per la luminosità abbagliante del suo corpo e del suo viso. Nessuna parola
potrà mai descrivere questa strana e meravigliosa visione, eterea eppure
distinta e tangibile, che caratterizza gli spiriti delle sfere superiori.
Durante la sua vita
terrena, Ahrinziman aveva già studiato profondamente le scienze occulte, e dopo
il suo arrivo nel mondo spirituale aveva esteso le sue conoscenze ad un punto
tale che i suoi poteri sembravano senza limiti. Di temperamento ardente e
passionale come me, aveva imparato a dominare le sue passioni durante i lunghi
anni della vita spirituale. Oggi egli è in una sfera molto elevata, dalla quale
discende per aiutare gli spiriti caduti che lottano con sincerità per la
propria crescita. La sua simpatia e la sua comprensione nei confronti delle
loro debolezze li predispone ad accettare il suo aiuto, mentre quello
proveniente da uno spirito che non fosse mai caduto, sarebbe accolto più
difficilmente.
Nonostante la sua
grande bontà e compassione, possiede una volontà alla quale non ci si può
opporre, quando pensa sia necessario utilizzarla. Ho avuto più volte io stesso
l’occasione di osservare il modo in cui frena certi spiriti indisciplinati e
facilmente irascibili, sui quali agisce con la sua volontà, quando sono sul
punto di fare qualcosa di nocivo per se stessi o per altri. Questi spiriti
vengono praticamente paralizzati, eppure egli non li tocca nemmeno. È grazie
alla sua volontà, ben più forte della loro, che riesce ad immobilizzarli.
Dopo di ciò dimostra
loro, con la sua benevola e notevole saggezza, le conseguenze che la loro
azione avrebbe causato su loro stessi e sugli altri. Dopo averli istruiti, li
libera dal sortilegio temporaneo che aveva gettato su di loro con la forza
della sua volontà e li lascia liberi di agire come loro aggrada, e cioè di commettere
o meno il peccato di cui ora conoscono la portata e il prezzo. Raramente ho visto
spiriti che persistono nel loro comportamento dopo un tale avvertimento.
Nonostante io sia stato considerato una persona dalle decisioni immutabili e
dotato di una forte volontà, mi sono sentito spesso debole come un bambino
vicino a lui, e più di una volta mi sono inchinato alla giustezza delle sue
decisioni.
Vorrei insistere sul
fatto che nel mondo spirituale l’essere umano è completamente libero di
obbedire alle proprie inclinazioni e, se così decide, è libero di rifiutare i
consigli che gli vengono dati. I limiti entro i quali uno spirito può
realizzare i propri desideri, e la misura nella quale può violare i diritti
degli altri, sono regolati dal grado di legge e di ordine che regna nella sfera
alla quale appartiene. Ad esempio, nelle sfere più basse, là dove non esiste
che la legge del più forte, potete fare ciò che vi piace. Potete oltraggiare
uno spirito ed asservirlo al limite della sopportazione. Ed un altro, più forte
di voi, agirà su di voi allo stesso modo. Gli schiavi più oppressi della Terra
sono meno sfortunati di quelli che ho visto nelle sfere più basse, dove non
vige nessuna legge, e dove non vivono che gli spiriti che per tutta la loro
vita hanno ignorato le leggi divine ed umane, dandosi la legge che permette
loro di opprimere il loro prossimo.
In quelle sfere
sembra che, per quanto forte e crudele possa essere uno spirito, se ne trovi
sempre uno più forte di lui, più crudele, più malvagio, più tirannico, che a
sua volta lo opprime, fino ad arrivare a quelli che si può dire regnano sull’inferno
come re o imperatori del male. Questo processo continua finché il male diventa
un rimedio a se stesso. Ad un certo punto anche lo spirito più cattivo e
dispotico aspirerà alla fine a un’altra vita, e desidererà una legge che limiti
questo disordine, una forza superiore alla sua. Questo sentimento sarà la prima
tappa, il primo slancio verso una vita migliore, il che, per i Fratelli della speranza
inviati in quelle oscure sfere, costituirà la fessura attraverso cui potersi
introdurre per stimolare quel desiderio di miglioramento e far capire loro che
vi è ancora speranza.
In funzione del suo
livello, lo spirito trova a ogni tappa del suo progresso un grado di legge e di
ordine superiori, al quale deve essere pronto a conformarsi, proprio come si
aspetta che altri vi si conformino. Un’obbedienza perfetta alle leggi morali
supreme non si trova che nelle sfere superiori, ma esistono vari gradi di
osservanza nelle sfere intermedie. Colui che rispetta i diritti degli altri
vedrà rispettati i propri, mentre colui che calpesta i diritti del proprio
prossimo subirà a sua volta lo stesso trattamento da chi è più forte di lui.
Nel mondo
spirituale, l’essere umano è libero sotto tutti i punti di vista. Può essere
studioso o pigro, fare il bene o il male, può attirare su di sé la benedizione
o la maledizione. Come è lui, così saranno coloro che lo circondano. La sfera
per la quale è pronto sarà sempre per lui quella più elevata che può
raggiungere, fino al momento in cui, grazie ai suoi sforzi, diverrà degno di
abitare in una sfera più alta. Perciò nel mondo spirituale i buoni non hanno
bisogno di nessuna protezione contro i cattivi.
La loro differenza
di elevazione spirituale erige tra loro una barriera insormontabile. Quelli che
sono in alto possono sempre, se lo desiderano, discendere ed assistere coloro
che sono più in basso. Ma tra i primi e i secondi esiste un abisso che i
secondi non possono superare. È solo sulla Terra (e sugli altri pianeti in cui
esiste la vita fisica) che può esserci una commistione (mescolanza) di buone e
cattive influenze di forza pressoché simile. Dico a ragione, ‘pressoché
simile’, perché anche sulla Terra il bene è più forte. È l’essere umano stesso
che abbandona questo potere a causa del suo attaccamento alla sua natura più
bassa.
Molto tempo fa il
cuore dell’uomo era semplice e puro come quello di un bambino, e il mondo
spirituale era molto vicino a lui, anche se non lo sapeva. Tuttavia oggi gli
esseri umani si sono allontanati dal mondo spirituale, e lo ricercano proprio
come dei marinai su un battello ricercano il porto nella nebbia. Dei conducenti
benevolenti del mondo spirituale si tengono vicini a loro, pronti a sostenerli
per dirigerli verso il paese luminoso dal quale possono portare un tesoro di
luce e di speranza ai combattenti affaticati della Terra.
[indice]
La mia seconda morte, …per salire in alto
Le riunioni di materializzazione si tenevano ogni due
settimane e tre mesi dopo la prima riunione. Io fui invitato da Ahrinziman a prepararmi a un grande mutamento, sia
interiore che del mio ambiente. Si trattava del mio passaggio ad una sfera più
elevata.
Secondo gli
insegnamenti che ho ricevuto, le varie sfere del mondo spirituale vengono
contate in modi diversi. Del resto, non è importante che siano classificate in
base a uno standard unico, perché le loro divisioni sono un po’ come le
frontiere tra le nazioni, che si fondono le une nelle altre in modo
impercettibile. Quando passate da un paese ad un altro, i cambiamenti nel
paesaggio e negli abitanti diventano evidenti in modo graduale.
Alcuni vi diranno
che esistono sette sfere, e che la settima rappresenta il Cielo di cui parla la
Bibbia. Alcuni dicono che il mondo spirituale comprende dodici sfere, mentre
altri ne aumentano ulteriormente il numero. Ogni sfera, comunque, è suddivisa
in livelli, in genere, dodici per sfera, ma anche in questo caso vi sono modi
diversi di contarli. Avviene come per le unità di misura sulla Terra: variano
da un paese all’altro, anche se la cosa misurata è sempre la stessa. Per quanto
mi riguarda, sono abituato a pensare che vi siano sette sfere al di sopra della
Terra e sette al di sotto.
Utilizzo i termini ‘al
di sopra’ e ‘al di sotto’ per indicare rispettivamente la vicinanza e la
lontananza dal grande Sole-centrale del nostro sistema solare. La sfera che
rasenta più da vicino il Sole, e che resta nella zona terrestre, è la più elevata
che possiamo raggiungere; al contrario, la sfera più lontana dal Sole è la più
bassa e la più decaduta.
Ogni sfera è
suddivisa a sua volta in dodici livelli, che si fondono l’uno nell’altro, e si
passa quindi dall’una all’altra in modo impercettibile. Finora avevo vissuto in
quello che viene chiamato il Piano terrestre, che è simile ad una grande
cintura che circonda molto da vicino la Terra e penetra nella sua atmosfera. Il
piano terrestre comprende la prima delle sette sfere superiori e la prima delle
sette sfere inferiori. L’espressione ‘Piano terrestre’ è in genere utilizzata
per descrivere la residenza di quegli spiriti che vengono detti ‘legati alla Terra’ con maggiore o minore intensità, perché per loro non
è possibile liberarsi completamente dall’attrazione terrestre, né per precipitare
nelle sfere più basse né per elevarsi.
Mi fu detto quindi
che avevo superato il mio attaccamento alle cose terrene, e quindi mi ero
liberato dall’attrazione della Terra al punto da poter passare nella seconda
sfera. Il passaggio da una sfera più bassa a una più elevata viene compiuto
generalmente, ma non sempre, durante un profondo sonno, che somiglia molto alla
morte di un essere umano quando abbandona il suo corpo terreno. Più uno spirito
è elevato ed etereo, più questa trasformazione avviene con un certo grado di
coscienza, fino al momento in cui il passaggio da una sfera a un’altra è come
togliersi un abito e indossarne uno più fine o, più esattamente, come lasciare
un involucro spirituale per un altro più sottile. In questo modo l’anima si
eleva, il suo involucro diviene sempre meno terreno e meno materiale, fino al
momento in cui supera i limiti della sfera terrestre per raggiungere quelli dei
sistemi solari.
Al ritorno da una
delle mie visite sulla Terra mi sentii cogliere da una strana sonnolenza che
somigliava più a un blocco mentale che al sonno. Mi ritirai nella mia piccola
cella del Paese del crepuscolo e,
gettatomi sul letto, caddi subito in un sonno profondo, simile a quello senza
sogni della morte. Secondo i tempi terreni, restai in quello stato per circa
due settimane. In quel periodo la mia anima abbandonò il corpo astrale deforme,
per apparire, come un neonato, in un involucro spirituale più bello e più puro,
che era il prodotto degli sforzi compiuti per superare il male che albergava in
me. Tuttavia non rinacqui come un bambino, ma come un adulto, perché le mie
esperienze e la mia conoscenza erano quelle di uno spirito maturo.
Esistono dei mortali
le cui esperienze sono state così limitate e le cui facoltà spirituali sono
state così poco coltivate, da farlo rimanere in uno stato talmente infantile
che rinasceranno nel mondo spirituale sotto forma di bambino, indipendentemente
dal numero di anni vissuti sulla terra. Ma questo non fu il mio caso; entrando
nel mondo spirituale, avevo l’età da me raggiunta sulla Terra.
In uno stato di
totale incoscienza, la mia anima rinacque nella seconda sfera sotto la
protezione di assistenti spirituali, e in quella sfera continuai il mio sonno
senza sogni fino al momento del mio risveglio. L’involucro astrale che abbandonai
fu dissolto negli elementi del piano terrestre da parte di quegli assistenti
spirituali, proprio come il mio corpo terreno si era decomposto, dopo la mia
morte, negli elementi materiali di cui era costituito; la polvere ritorna alla
polvere, mentre l’anima immortale passa ad uno stadio superiore. Così avvenne
la mia seconda morte. Mi risvegliai alla resurrezione del mio io più elevato.
[indice]
Il benvenuto nel Paese dell’alba
Quando ripresi conoscenza per la seconda volta nel
mondo spirituale dopo un sonno simile alla morte, mi trovai in un ambiente
molto più gradevole. Almeno qui c'era la luce, e anche se fioca come quella di
uno scialbo giorno senza Sole, era pur sempre un piacevole cambiamento, dopo la
notte e la penombra deprimenti in cui avevo vissuto.
Giacevo su un letto
con il materasso di piume in una piccola e graziosa stanza. Una grande finestra
davanti al letto si apriva su un vasto paesaggio di colline e montagne. Non si
vedevano né alberi, né cespugli, né tantomeno fiori, salvo alcuni molto
semplici, come delle erbe fiorite che spuntavano qua e là. Purtuttavia, questa
misera vegetazione mi sollevava l’animo. Invece del nudo suolo del Paese del crepuscolo, vedevo un tappeto
di erba e di felci.
Questa regione si
chiama il ‘Paese dell’alba’. La luce
sembra proprio quella del levar del Sole prima che l’astro riscaldi la Terra
con i suoi raggi. Il colore del cielo è grigio bluastro, con piccole nubi bianche
che si rincorrono all’orizzonte. È un errore immaginare che nel mondo
spirituale non esistano le nuvole e il Sole. Sarebbe, per tutti gli esseri
umani, un’immensa perdita l’essere privati, dopo la loro morte, di elementi
così belli. Io, che ne ero stato privato per un lungo periodo, so di cosa
parlo.
Anche se la stanza
nella quale mi trovavo non era affatto lussuosa, trasmetteva una piacevole
sensazione di accoglienza e mi ricordava l’interno di una casa di campagna sulla
Terra. Non vi era nulla di particolarmente bello, ma conteneva tutto il necessario,
e non dava l’impressione della nuda prigione che era stata il mio precedente alloggio.
Vi erano alcune immagini che rappresentavano degli episodi piacevoli della mia
vita terrena e delle scene della mia vita spirituale, e con somma gioia scoprii
che vi erano anche i miei tesori: il ritratto-specchio di Bianca, la sua
lettera e la rosa. Interruppi la mia esplorazione e gettai lo sguardo verso lo
specchio per vedere cosa facesse la mia amata. Dormiva; il suo viso sorrideva,
come se durante il sonno qualcuno le avesse detto cosa mi era accaduto. Poi
guardai fuori della finestra verso la lunga fila di colline che si dispiegava
davanti a me, senza alberi, ma ricoperte d’erbe e di felci. Guardai a lungo
quel paesaggio, così simile e allo stesso tempo così diverso da un paesaggio
terrestre, così spoglio eppure così piacevole! I miei occhi affaticati dalle
sfere basse nelle quali avevo soggiornato, riposavano con gioia su quello
spettacolo. Il pensiero di essere nato a una nuova vita mi riempiva di una riconoscenza
profonda ed inesprimibile.
Voltandomi scoprii
uno specchio vicino alla finestra, e guardai per vedere se in me fosse
sopravvenuto qualche mutamento. Feci un salto indietro con un grido di gioiosa
sorpresa. Era possibile? Era proprio il mio viso quello che vedevo? Guardai
ancora. Ero veramente io? Ero giovane! Sembrava avessi al massimo trentacinque
anni, con i tratti che avevo sulla Terra nel fiore dei miei anni. Nel Paese del crepuscolo il mio aspetto era
così vecchio e miserabile che evitavo sempre di guardarmi. Ero infinitamente
più brutto di quanto mai avrei potuto esserlo sulla Terra anche se avessi
vissuto cento anni. Adesso ero giovane; guardai la mia mano, era fresca come il
mio viso. Ero felice di vedermi di nuovo giovane, nel fiore dell’età, anche se
non proprio identico a come ero stato sulla Terra: c’era nel mio sguardo una
certa tristezza, qualcosa nei miei occhi che indicava la sofferenza che avevo
attraversato. Sapevo che non avrei più potuto provare la gioia sfrenata e
spensierata della gioventù, perché non potevo ritornare ad essere come ero
stato.
Il ricordo amaro
della mia vita passata riemerse in me, smorzando il mio entusiasmo. Provavo di
nuovo rimorso per i miei peccati, un rimorso che gettava la sua ombra sulla
gioia di quel risveglio.
Mai! Mai la vita
passata avrebbe potuto essere cancellata in modo che non ne restasse alcuna
traccia. Ho saputo che anche spiriti molto più avanzati di quanto non fossi io
a quel tempo, portano ancora le cicatrici dei loro peccati e delle loro sofferenze
passate. Queste stigmate scompariranno lentamente man mano che lo spirito
avanza nell’eternità. A me era stata accordata una grande gioia: la realizzazione
delle mie speranze; nonostante ciò, l’ombra del passato, col suo mantello nero,
pesava sulla felicità di quest’ora.
Mentre riflettevo
sulla mia trasformazione, si aprì la porta ed entrò uno spirito. Come me in
quel momento, era vestito con un lungo abito blu scuro con i bordi dorati e
sulla manica portava il simbolo del nostro ordine. Era venuto per invitarmi a
un banchetto celebrato in onore di chi, come me, era appena arrivato dalle
basse sfere.
«Tutto è semplice
qui» disse, «anche le nostre feste. Ma il sale dell’amicizia darà sapore alla
nostra gioia, e il vino dell’amore ci darà vigore. Oggi siete nostri ospiti, e
vi aspettiamo tutti per dare il benvenuto a voi che avete sostenuto una dura
battaglia e avete raggiunto un’importante vittoria».
Mi prese per mano e
mi condusse in una grande sala munita di grandi finestre che guardava verso le
montagne e verso un lago tranquillo. Grandi tavoli, intorno ai quali vi erano
delle sedie per noi, erano apparecchiati per un pranzo di festa. Vi erano
cinque o seicento fratelli appena arrivati come me, e circa mille altri che si
trovavano in quella sfera da qualche tempo. Questi passavano dall’uno all’altro
per presentarsi e per salutare i nuovi venuti. A volte qualcuno riconosceva un
vecchio amico, un compagno, o una persona a cui aveva prestato aiuto o da cui
lo aveva ricevuto nelle sfere inferiori. Tutti aspettavano l’arrivo del
presidente della Confraternita, colui che veniva chiamato il Gran Maestro.
Improvvisamente si
aprirono le grandi porte a una delle estremità della sala ed entrò una
processione. Avanzava alla sua testa uno spirito magnifico e maestoso, che indossava
un abito dello stesso colore blu che si vede nei dipinti della Vergine Maria.
Il vestito e il cappuccio che gli ricadeva sulle spalle erano foderati di
bianco e bordati di giallo. Sulla manica era ricamato il simbolo della
Confraternita della speranza. Un centinaio di giovani vestiti di blu e bianco,
con in mano dei rami d’alloro, seguivano il Gran Maestro.
All’estremità
sopraelevata della stanza si trovava una magnifica poltrona con un baldacchino
bianco, blu e giallo, sulla quale prese posto il Gran Maestro dopo averci
salutato. I giovani si misero a semicerchio dietro di lui. Dopo aver offerto a
nome di tutti noi una preghiera di gratitudine a Dio Onnipotente, il Maestro ci
parlò:
«Tutti noi porgiamo
il nostro benvenuto ai pellegrini che per un certo tempo devono trovare riposo,
amicizia e pace nella nostra Casa della speranza.
Cari fratelli appena arrivati, vi onoriamo in quanto vincitori nella lotta
contro l’egoismo e il peccato. Ricevete quindi, quali membri della nostra
confraternita, le nostre felicitazioni per la vostra vittoria. Possa la grande
felicità che ora provate, esservi di sprone nel nome dell’amore fraterno, a
tendere la mano agli sfortunati che avete lasciato nelle tenebre della vita
terrena e sul Piano terrestre. In futuro festeggerete delle vittorie ancora più
importanti, se cercherete di trasmettere sempre più l’amore perfetto della
nostra grande confraternita, i cui Maestri più gloriosi sono in Cielo, e i cui
membri più umili lottano ancora con il peccato nelle sfere più basse. La nostra
grande Confraternita deve dispiegarsi come una catena senza interruzioni dai
Cieli fino alla Terra, fin quando quel pianeta ospiterà la vita fisica. Dovete
ricordarvi sempre che siete gli anelli di quella grande catena, collaboratori
degli angeli e fratelli di coloro che sono i più oppressi. Vi invito ora a
ricevere e a conservare questo ramo d’alloro che mai si seccherà, e che dovrà
ornare le vostre fronti vittoriose. A nome del Signore supremo dell’Universo, a
nome di tutti gli angeli e a nome della nostra Confraternita, incorono ora
ognuno di voi e vi consacro alla Luce, alla Speranza e alla Verità».
Al suo segnale,
commossi dall’onore che ci veniva fatto e da queste parole piene d’amore, i
nuovi venuti gli si avvicinarono. Tutti ci inginocchiammo davanti al Gran
Maestro per ricevere l’alloro che i discepoli gli passavano e che lui stesso
poneva sul nostro capo.
Quando l’ultimo tra
noi ebbe ricevuto la corona, fragorose grida di gioia si alzarono dai fratelli.
Cantammo un magnifico inno di lode le cui parole e la cui melodia erano così
belle che vorrei tanto farvele sentire. Quando tutto finì, ognuno di noi fu
condotto al proprio posto da un fratello e il banchetto ebbe inizio.
Vi chiederete come
un tale banchetto possa essersi svolto nel mondo spirituale. Ma sulla Terra, il
vostro piacere durante una festa, si riduce forse al cibo che mangiate e al
vino che bevete? Ogni festa, non porta forse anche delle gioie di natura
spirituale? Inoltre, se credete che gli spiriti non abbiano bisogno di mangiare
e bere, siete in errore! Noi abbiamo bisogno di cibo e mangiamo, anche se il
nostro nutrimento non è formato da sostanze materiali come le vostre. Da noi
non ci sono carni o cose simili, tranne che nelle sfere più basse, in cui gli
spiriti legati alla Terra soddisfano attraverso le persone in vita i loro rudi
appetiti.
In questa seconda
sfera, invece, si trovano i frutti più deliziosi. Sono translucidi e fondono in
bocca quando li si consuma. C’è anche un vino simile ad un nettare frizzante,
ma che non rende ubriachi e non spinge all’abuso. Non vi è nulla qui che possa
soddisfare un appetito rozzo, ma solo cibi squisiti e pane leggero, e devo
confessare che non ho mai apprezzato nulla quanto quei frutti magnifici che
erano anche i primi che vedevo nel mondo spirituale. Mi spiegarono che erano
proprio i frutti del nostro lavoro, cresciuti nel mondo spirituale grazie ai
nostri sforzi al servizio degli altri.
Dopo che quel
banchetto ebbe fine, ci intrattenemmo ancora, poi ci fu un altro discorso e un
canto di ringraziamento al quale tutti partecipammo, e questo pose fine alla
festa. Poi ci separammo; alcuni andarono sulla Terra a visitare degli amici e
ad annunciare loro, per quanto possibile, il gioioso avvenimento che stavamo
vivendo. Molti di noi erano ancora, purtroppo, pianti come anime perse, private
della salvezza perché morti nel peccato. Soffrivamo del fatto di non riuscire a
far pervenire a questi amici della Terra il messaggio che ormai vivevamo in una
felice speranza.
Altri fratelli
andarono a parlare con nuovi spiriti amici. In quanto a me, mi affrettai a
tornare sulla Terra per portare a Bianca la buona notizia della mia crescita.
La trovai sul punto di uscire per andare a una di quelle riunioni di
materializzazione. Tremando di gioia e di impazienza, la seguii perché ora
sapevo che non avevo più alcun motivo per non mostrare il mio volto a colei che
era stata così fedele nell'aspettarmi. Vedermi, non sarebbe più stato un dolore
per lei.
Che serata
meravigliosa fu quella! Restai sempre vicino a lei. Continuavo a toccarla; non
ero più l’oscura sagoma velata che nascondeva il viso, ma ero lì orgoglioso del
mio corpo resuscitato e del mio nuovo abito. I ricordi del passato non erano
più lì a causarmi la vergogna e il dolore che avevo conosciuto. Mostrai il mio
viso ai suoi occhi meravigliati, ma lei non mi riconobbe subito: mi ricordava
come mi aveva conosciuto sulla Terra, con il volto preoccupato e la fronte
rugosa; il mio viso ringiovanito le era estraneo. Mi guardò, stupita, ma sono
sicuro che, se avessi potuto mantenere le particelle materiali della mia forma
ancora per qualche momento, mi avrebbe riconosciuto, e il suo stupore avrebbe
lasciato posto alla gioia. Purtroppo, ben presto sentii la mia forma
materializzata sciogliersi come la cera, e dovetti ritirarmi. Al momento di
andarsene, sentii che diceva: «Aveva l’aspetto che il mio amico avrebbe potuto
avere da giovane. Era proprio simile a lui, e allo stesso tempo molto diverso.
Non so cosa pensare».
Passando dietro di
lei, le mormorai all’orecchio che ero proprio io e non un altro. Lei sentì il
mio sussurro, sorrise e mi rispose che aveva sentito. Provai una gioia
incontenibile, e questo fu il coronamento di quella giornata memorabile.
[indice]
L’amore di un padre
Iniziò così per me un periodo di felicità, una stagione
di riposo e gioia sulla quale non mi dilungherò. Il suo ricordo è per me troppo
prezioso, perché furono giorni che passai vicino a colei che amavo. Ero felice
di vedere che capiva quasi tutto ciò che le dicevo, e le mie visite presso di
lei mi assorbivano talmente tanto tempo che me ne restava poco per esplorare le
meraviglie del Paese dell’alba del
quale ero divenuto un abitante.
Presto ricevetti
un’altra sorpresa. Durante i miei spostamenti, dopo la morte, non avevo mai
avuto occasione di incontrare nessuno dei miei parenti o dei miei amici che
erano arrivati prima di me nel mondo spirituale. Un giorno, però, resi visita a
Bianca e la trovai eccitata per un misterioso messaggio che aveva ricevuto.
Proveniva da uno spirito che era andato a trovarla, le aveva detto di essere
mio padre e le aveva chiesto di comunicarmi il messaggio. A quelle parole fui
preso da una tale agitazione, che potevo appena parlare. Sulla Terra avevo
amato molto mio padre perché mia madre era morta così presto che me ne
ricordavo appena. Mio padre era stato tutto per me. Aveva provato tanta gioia
ed orgoglio per tutti i miei successi, e aveva grandi speranze per il mio
avvenire. Sapevo però di avergli spezzato il cuore quando presi una cattiva
strada. Non sopravvisse a lungo al crollo delle sue speranze, e dopo la sua
morte non potei pensare a lui che con il più profondo dolore e la più profonda
vergogna.
Di conseguenza,
quando sentii che dall’altra parte della soglia della morte mio padre aveva
parlato con Bianca, temetti che si fosse lamentato della mia caduta, che aveva
distrutto tutte le sue speranze. Non avevo il coraggio di incontrarlo, ma ero
impaziente di sapere se in ciò che aveva detto vi erano state anche parole di
perdono per il figlio che aveva peccato tanto.
Come potrei
riprodurre le sue parole? Come potrei descrivere quel che sentii? Le sue parole
caddero sul mio cuore come rugiada su una terra arida, e sono troppo preziose
perché possa comunicarle pubblicamente. Il padre della parabola biblica del
figliuol prodigo ha avuto simili parole d’amore e di benvenuto per suo figlio.
Singhiozzavo, mentre ascoltavo la mia amata che mi ripeteva il messaggio. Come ho
desiderato ora rivedere mio padre, e appoggiare di nuovo la testa sul suo
cuore, come quando ero bambino!
Voltandomi, vidi il
suo spirito vicino a noi. Era esattamente come lo ricordavo negli ultimi tempi
della sua vita terrena, ma con un aspetto glorioso che nessuna persona in vita
ha mai visto. Fummo in grado di dire solamente: «Padre!» e «Figlio mio!» per
salutarci, e ci abbracciammo con una gioia indicibile.
Quando le nostre
emozioni si furono calmate, parlammo di tante cose, in particolare di colei il
cui amore mi aveva accompagnato sulla via della crescita. Appresi allora che
mio padre aveva vegliato su di noi, ci aveva aiutati e protetti. Mi aveva
seguito negli spostamenti, sia sulla Terra che nel mondo spirituale, e durante
le ore difficili mi aveva protetto e consolato. Nascosto alla mia vista, era
però rimasto sempre vicino a me, con amore immutabile, mentre, paventavo di
incontrarlo, era lì, in attesa di un’occasione per manifestarsi. Era venuto
infine a me tramite colei che amavo, e i nostri legami si strinsero ancora di
più nella gioia di questa riunione.
[indice]
Il programma di una nuova spedizione verso
gli inferi
Quando, dopo quel memorabile incontro tornai nel Mondo
spirituale, mio padre mi accompagnò e restammo a lungo insieme. Mi disse che
una spedizione si apprestava a lasciare quella sfera per andare, in qualità di
‘salvatori’, nella sfera più bassa, una regione inferiore a tutte quelle che
avevo visto fino a quel momento, e che era veramente l’inferno descritto dalla
Chiesa. Non si sapeva quanto tempo sarebbe durata questa spedizione. Sapevamo
solo che vi era un compito da svolgere e, proprio come un esercito di
invasione, era necessario perseverare fino al momento in cui il compito
affidatoci fosse stato realizzato.
La mia guida
orientale mi consigliò di unirmi a quella spedizione. Anche mio padre, che in
passato aveva inviato i suoi figli a combattere per il suo amato paese,
desiderava vedermi partire con quell’esercito di guerrieri della luce, della
verità e della speranza. Per lottare con successo contro le potenze del male
era necessario essersi staccati completamente dalle tentazioni del piano
terrestre e delle sfere ancora più basse. D’altra parte, però, per poter essere
visti dagli sfortunati abitanti di quella regione e per dar loro un aiuto
efficace, non si doveva appartenere alle sfere elevate. Gli spiriti più
avanzati dei fratelli della speranza del primo livello della seconda sfera non
possono essere visti né sentiti in quella sfera così bassa. Quanto a noi, per
renderci visibili in quelle regioni, dovevamo coprirci di una certa quantità della
loro sostanza, cosa che uno spirito troppo elevato non avrebbe potuto fare.
Tuttavia, assistenti appartenenti alle sfere più elevate ci avrebbero
accompagnato per proteggerci e aiutarci. Sarebbero stati invisibili sia per noi
che per chi avremmo dovuto aiutare.
I partecipanti alla
spedizione avevano tutti il mio stesso stato d’animo. Ognuno di noi sapeva che
avremmo appreso molte cose tramite l’osservazione personale degli stati di
avvilimento in cui le nostre passioni avrebbero potuto condurci se avessero
preso il sopravvento su di noi. Allo stesso tempo, avremmo potuto salvare da
quelle oscure sfere molte anime che si erano pentite. Chi avessimo salvato
sarebbe stato condotto là dove anch’io avevo soggiornato al momento del mio
primo distacco dalla vita terrena, dove esistono innumerevoli istituzioni che
accolgono questi spiriti (istituzioni dirette da individui che a loro volta
sono stati, in passato, salvati dagli inferi, e che sono, per questa ragione, i
più adatti ad aiutare quei poveri esseri).
Spedizioni simili
venivano inviate nelle zone tenebrose non solo dalla Confraternita della speranza
del Paese dell’alba, ma anche da
altre Confraternite. Tutte quelle imprese si integravano in una immensa opera
di salvataggio, continuamente praticata in favore dei peccatori, in nome del
Padre eterno di tutti noi, il Quale non condanna nessuno dei suoi figli ad una infelicità
eterna. Un certo numero di amici ci avrebbe accompagnato in quel viaggio, e la spedizione
sarebbe stata guidata da un capo, che a sua volta era stato salvato dalle sfere
oscure e ne conosceva i pericoli specifici.
Attraversando il Piano
terrestre e le basse sfere, le vedemmo in modo completamente nuovo. La mia
guida orientale promise di inviarmi uno dei suoi allievi perché mi
accompagnasse. Questi avrebbe così potuto, strada facendo, mostrarmi e spiegarmi
alcuni dei misteri del Piano astrale[6].
Hassein (così si chiamava l’allievo) studiava i
misteri della natura definiti ‘magia’, che in genere sono condannati, anche se,
in realtà, solo il loro abuso è condannabile. Una migliore conoscenza di questi
fenomeni occulti permetterebbe di prevenire numerosi misfatti, e di combattere
alcune di quelle potenze malefiche che si attaccano all’essere umano, che nella
sua terribile ignoranza, si trova senza difesa nei loro confronti. Come
Ahrinziman, il suo allievo nella vita terrena era stato di nazionalità persiana
e di religione zoroastriana, ed entrambi appartenevano ancora a quella scuola
filosofica il cui grande fondatore fu Zoroastro.
«Nel mondo degli
spiriti», diceva Ahrinziman, «esiste un gran numero
di scuole di pensiero di orientamento diverso. Tutte insegnano le grandi verità
fondamentali della natura, ma si differenziano l’una dall’altra per diversi
dettagli minori. In particolare, hanno punti di vista diversi sul modo in cui
le verità si applicano alla crescita dello spirito. Si distinguono anche per le
conclusioni che traggono dalle verità assolute che applicano a ciò di cui non
hanno ancora alcuna conoscenza certa, e che è oggetto di speculazione. È un
errore credere che nel Mondo spirituale del nostro pianeta esista un sapere
assoluto in grado di spiegare tutti i grandi segreti della Creazione, ad
esempio il come e il perché della nostra esistenza, il perché del male, misto
al bene, o ancora, la natura dell’anima e il modo in cui è stata creata da Dio.
Le onde della Verità
eterna emanano costantemente dai grandi centri di pensiero dell’Universo e sono
trasmesse alla Terra dalla catena di intelligenze spirituali, ma in ogni caso,
ogni spirito trasmette la parte di verità che il proprio sviluppo spirituale
gli permette di comprendere. E ogni mortale assimila la sola conoscenza che le
sue facoltà intellettuali gli permettono di accettare e comprendere.
Né gli spiriti né i
mortali possono sapere tutto. Gli spiriti possono solo trasmettere le
spiegazioni che le rispettive scuole di pensiero e i maestri qualificati di
queste scuole insegnano loro. Non possono andare oltre, perché neppure loro conoscono
di più. Nel Mondo spirituale non vi sono più certezze assolute di quelle che si
hanno sulla Terra.
Chi pretende di
possedere la vera e unica spiegazione dei grandi misteri, non trasmette altro
che ciò che gli è stato insegnato da spiriti più sviluppati di loro. E questi,
con tutto il rispetto loro dovuto, non sono qualificati a parlare in modo
assoluto più di quanto lo siano i maestri di un’altra scuola. Io affermo, non
per mia autorità, ma per quella di un altro che nel Mondo spirituale è
riconosciuto come un maestro molto progredito, che è assolutamente impossibile
dare una spiegazione definitiva sugli argomenti che superano le capacità di uno
spirito del nostro sistema solare. Le risposte a queste domande presumono la
conoscenza dei limiti dell’Universo, che in effetti è illimitato, nonché la
conoscenza della natura precisa dell’Essere supremo, che non può essere inteso
se non come Spirito infinito, senza alcun limite, l’Inconosciuto e
l’Inconoscibile.
I mortali e gli
spiriti possono insegnare solo entro i limiti delle loro conoscenze. Oltre quei
limiti, ve ne sono altri che nessuno può raggiungere. Come si può pretendere di
mostrare la fine ultima di ciò che non ha fine? O ancora: com’è possibile a
qualcuno sondare la profondità di un pensiero infinito? Il pensiero è eterno e
impenetrabile quanto la vita. Lo Spirito è infinito e compenetra tutto. Dio è
in tutto e al di sopra di tutto. Nessuno conosce la Sua natura o la Sua
essenza.
Noi sappiamo solo
che Egli è presente in tutto e dovunque. La parte mentale dell’essere umano
deve arrestarsi sulla soglia delle proprie domande con la chiara consapevolezza
della propria piccolezza. La sola cosa che può fare è apprendere, prudentemente
e umilmente, assicurandosi di consolidare ogni passo prima di compiere quello
successivo. Anche gli spiriti più sublimi e più arditi non possono apprendere
tutto insieme. Con la sua visione limitata, come può l’essere umano della Terra
sperare che tutto gli sia spiegato, quando le intelligenze più avanzate del Mondo
spirituale si sentono continuamente bloccate dalla loro impotenza nel corso della
loro ricerca della verità?»
[indice]
Il viaggio ha inizio
Hassein, l’allievo
che Ahrinziman mi aveva inviato per accompagnarmi ed
istruirmi, appariva, secondo i criteri terrestri, come un giovane di
venticinque o trenta anni. Mi disse di aver vissuto sulla Terra per oltre
sessant’anni. Le sue sembianze attuali corrispondevano al suo sviluppo
spirituale, che è l’unico fattore determinante l’età che uno spirito mostra nel
mondo spirituale. Più un abitante dell’aldilà sviluppa le proprie capacità
spirituali e intellettuali, più la sua figura appare rivestita di dignità, fino
ad assumere l’aspetto di un saggio, aspetto che esprime la sua dignità, la sua
potenza e la sua esperienza, senza tuttavia mostrare le rughe e le imperfezioni
della vecchiaia.
Inoltre, quando uno
spirito nelle sfere che circondano la terra ha raggiunto (o un qualunque altro
pianeta) il più alto livello di sviluppo possibile, assume l’aspetto di un
patriarca. In seguito passa alle regioni più elevate e più estese del sistema
solare di quel pianeta. Lì inizia una nuova esistenza sotto un’apparenza più
giovane, perché il suo grado di sviluppo non è che quello di un giovane, paragonato
a quello degli spiriti avanzati di quella sfera più elevata.
Hassein mi raccontò
che al momento stava studiando le varie forze e forme della natura nei regni
che si trovano al di sotto dello stadio della vita dell’anima. Mi disse che
sarebbe stato in grado di farmi vedere molte cose curiose durante il nostro
viaggio.
«Molti spiriti - mi
disse - attraversano la sfera del Piano Astrale senza essere consapevoli dei
fantasmi che lo abitano. Il motivo di ciò è che non sono sufficientemente
sviluppati per percepire in tutti i dettagli ciò che li circonda. La stessa
cosa avviene sulla Terra, dove la maggior parte delle persone non è in grado di
vedere gli spiriti che li circonda, mentre altri li vedono perfettamente.
Inoltre, sulla Terra vi sono persone in grado di percepire non solo gli spiriti
degli esseri umani deceduti, ma anche le entità astrali elementari che, a
rigore, non sono propriamente spiriti, poiché non possiedono il germe immortale
dell’anima. Molti esseri che incontreremo non hanno mai posseduto un’anima,
mentre altri ancora non sono che gusci vuoti abbandonati dalle anime umane che
una volta contenevano.
Per poter capire la
differenza tra uno spirito dotato di un’anima, e un’entità astrale senz’anima,
bisogna possedere un potere di visione spirituale, o chiaroveggenza, come viene
comunemente chiamato. Chi ha solo un livello imperfetto di chiaroveggenza è in
grado di percepire gli elementali e i gusci astrali[7],
ma non è in grado di distinguerli chiaramente dalle forme spirituali che
contengono un’anima. Questo è il motivo per cui, tra questi chiaroveggenti
imperfetti, regna una grande confusione sulla natura e sulla qualità di tali
entità.
Presso gli umani
sulla terra si osservano sette livelli diversi di chiaroveggenza. E, nella
tappa successiva alla vita sulla terra lo spirito, essendosi liberato degli
elementi più grossolani della materia fisica, incontra altre sette estensioni
del dono della chiaroveggenza; e così di seguito, man mano che lo spirito
lascia uno per uno i propri gusci materiali; prima il più grossolano, fatto di
materia terrestre, poi altri gusci di materia sempre più sottile. Non è mai
possibile separare completamente e definitivamente lo spirito da ogni forma
materiale perché, in qualsiasi sistema solare, non può avere un’esistenza
cosciente se non possiede una forma. Al di là di tali limiti, non abbiamo
nessuna conoscenza, e tutto è oggetto di supposizioni.
Il grado di sviluppo
dell’anima è in rapporto preciso con la qualità e la densità della materia in
cui risiede. Ciò che ti dirò ora sulla chiaroveggenza, riguarderà solo il primo
stadio della vita cosciente, quello terreno, lasciando ad un’altra occasione la
descrizione delle teorie e delle credenze sugli stadi antecedenti la presa di
coscienza dello spirito della propria esistenza, e delle teorie sui livelli che
superano le nostre conoscenze attuali.
Noi troviamo, nello
stadio terreno della vita, certe persone, nella maggior parte dei casi donne o
giovani, che sono dotati di uno o più livelli di chiaroveggenza. I tre primi livelli
si incontrano frequentemente, il quarto ed il quinto più raramente, mentre il
sesto e il settimo non si manifestano praticamente mai, tranne che nelle
persone dotate di una costituzione molto particolare dovuta alle influenze
astrologiche sotto le quali sono nate (in particolare al momento preciso in cui
sono nati). Il sesto e il settimo livello sono così rari che pochissimi li
posseggono, ma si incontrano a volte alcuni che possiedono il sesto livello sia
pure ad un grado imperfetto, e per nulla il settimo.
Questi non potranno
mai raggiungere un livello di chiaroveggenza completo. Come se portassero degli
occhiali imperfetti, la loro vista difettosa non permetterà loro che una
visione parziale delle cose celesti e, anche se sono in grado di vedere nella
sesta sfera, i loro poteri imperfetti diminuiscono considerevolmente il valore
di ciò che vedono.
In compenso, chi
possiede il sesto e il settimo livello di chiaroveggenza in grado perfetto, può
viaggiare in spirito fino alla settima sfera, la più elevata delle sfere
terrestri, chiamata Cielo. Come San Giovanni nel Nuovo Testamento, vedrà cose
ineffabili. Perché ciò avvenga, l’anima deve essere liberata da tutti i legami
con il corpo fisico, tranne che da un filo estremamente sottile, senza il quale
la connessione tra corpo e spirito sarebbe troncata per sempre. Si può dire che
in un tale momento i veggenti si trovino fuori dal corpo.
È però difficile e
pericoloso far passare l’anima nella settima sfera. Anche quando è disponibile
una potenza sufficiente, ciò può esser fatto solo da persone eccezionali e in
circostanze altrettanto eccezionali. Si può evidentemente dire altrettanto dei
veggenti dei livelli inferiori, con la differenza tuttavia che le facoltà
potranno essere utilizzate in modo più facile e sicuro quando sono ad un
livello meno celeste.
Ogni veggente può
vedere solo nella sfera corrispondente al livello della propria facoltà. Ma
curiosamente molti chiaroveggenti possiedono perfettamente uno o più livelli di
visione spirituale e, allo stesso tempo, un altro livello più elevato, ma in
modo imperfetto. Quando ciò avviene, il medium può confondere le visioni, e non
è interamente affidabile. Il livello imperfetto agisce come un occhio difettoso
che altera la visione dell’occhio sano. È perciò preferibile non possedere in
alcuna misura un certo livello di chiaroveggenza piuttosto che possederlo in
modo incompleto, perché ciò comporterebbe un’alterazione dei risultati ottenuti
(a meno di poter chiudere, come si farebbe con un occhio difettoso, il livello
imperfetto in modo che la visione dei livelli inferiori sia corretta).
Quando, tra i loro
allievi, gli Antichi scoprivano dei chiaroveggenti perfetti in uno o più
livelli, frenavano in loro la ricerca dello sviluppo fino a quando la visione
imperfetta di un livello più elevato avrebbe potuto inficiare l’affidabilità
della chiaroveggenza nei livelli dei quali era già esperto. In questo modo
arrivavano a formare dei chiaroveggenti affidabili con facoltà moderate,
mentre, se questi ultimi avessero fatto sforzi ulteriori per sviluppare la loro
capacità di veggenti, avrebbero perso in qualità più di quanto avrebbero
guadagnato.
Nell’antichità, i
chiaroveggenti erano ripartiti in varie classi, come ancora avviene in certe
scuole profetiche dell’Oriente. Tuttavia, quest’arte non è più studiata in modo
perfetto come lo era una volta, quando i popoli orientali della Terra erano al
culmine della loro potenza. Ogni classe necessitava di un’educazione speciale,
in funzione del livello e del tipo di dono spirituale. A quel tempo quindi non
si constatava, come invece avviene oggi, questa curiosa combinazione, in una
stessa persona, di doni potenti e di una totale ignoranza in relazione al loro
uso ragionevole.
Questa situazione
causa dei gravi errori e molti problemi, tanto ai medium quanto a coloro che li
consultano. Colui che utilizza e sviluppa senza misura e discernimento i propri
poteri medianici, è simile a un allenatore che pensa di poter sottoporre ad
allenamento intensivo dei giovani ginnasti senza deteriorare il loro apparato
muscolare. Un uccellino che viene spinto fuori del nido troppo presto cade al
suolo, ma se lo si lascia sviluppare in modo naturale fino al momento in cui le
sue ali siano sufficientemente forti per sostenerlo, volerà fino al cielo.
Quando la conoscenza
spirituale sulla Terra sarà più sviluppata, alcuni sensitivi dotati dei poteri
medianici necessari riceveranno delle direttive da parte delle intelligenze
superiori che guidano il vasto movimento spiritualista. Potranno allora
discernere gli spiriti bassi e gli spiriti elevati. In questo modo, una gran
parte della confusione e del pericolo sarà gradualmente eliminata.
Nel mondo
spirituale, molti maestri si sono dedicati, durante i secoli, allo studio dei
poteri medianici delle persone sulla Terra. Oggi, essi ricercano delle porte
aperte attraverso le quali trasmettere la conoscenza utile agli uomini. Fino ad
oggi, non è stato possibile comunicare gran parte di ciò che conoscono, mentre
altre scoperte sono state comunicate da molto tempo. In questo campo come in
altri, le intelligenze si apriranno e si svilupperanno nella misura in cui la
conoscenza verrà divulgata».
Ringraziai il mio
nuovo amico per le sue informazioni, e per l’aiuto che mi prometteva. Poi, dal
momento che la spedizione era sul piede di partenza, andai sulla Terra a
salutare Bianca. Non mi dilungherò su questa visita. Sentivamo tutti e due
quanto ci sarebbero mancati i nostri brevi ma frequenti incontri perché,
nonostante la barriera che ci separava, davano ad entrambi una grande gioia.
Al mio ritorno, vidi
che i preparativi per il viaggio erano stati fatti. Fui invitato a salutare mio
padre e i miei amici, e a unirmi ai miei compagni di viaggio nella grande sala,
al fine di ricevere la benedizione del nostro Gran Maestro. Dopo di ciò, la
nostra spedizione si mise in viaggio, accompagnata dagli auguri di tutta la
Confraternita riunita.
[indice]
Il piano astrale
Il modo migliore per immaginare la strada intrapresa
per il nostro viaggio è visualizzare un’enorme spirale[8],
come quella di un cavatappi, che sviluppa verso l’alto e verso il basso i suoi
cerchi. Un puntino non più grande di una testa di spillo al centro di una
grande ruota potrebbe rappresentare bene la Terra al centro di questi cerchi.
Un numero uguale di cerchi si trova al di sopra ed al disotto della Terra;
tutti questi cerchi sono connessi tra loro come in una enorme spirale, dal più
basso al più alto attorno a questo punto, e la testa della spirale è diretta
verso il nostro Sole-centrale, considerato come la punta più elevata della
sfera più progredita. Questa descrizione vi fornirà una pallida idea della Terra
e delle sfere spirituali che sono ad essa collegate, e vi permetterà di
comprendere che durante il nostro viaggio, quando siamo passati dalla seconda
sfera alla sfera più bassa, abbiamo dovuto attraversare il piano terrestre.
Attraversandolo,
vidi molti spiriti di mortali che si affrettavano qua e là, come spesso li
avevo visti fare. Ma ora, per la prima volta, vidi molte forme fantasmatiche
che galleggiavano e si mescolavano a loro, simili a quegli spettri che avevo
visto tormentare lo spirito nella gabbia, nel Paese di ghiaccio. Quelle entità fluttuanti sembravano ondeggiare,
come alghe in riva all’oceano, portate qui e là dalle varie correnti astrali
che circolano attorno alla Terra. Alcuni di questi spettri erano ben distinti e
sembravano vivi, ma esaminandoli da vicino, vidi che i loro occhi mancavano
della luce dell’intelligenza. Il loro aspetto di abbandono e di decadenza
ricordava quello di bambole di cera che avevano perso l’imbottitura.
Durante i miei
precedenti viaggi, non ero mai stato consapevole dell’esistenza di questi
esseri. Quando ne chiesi il motivo ad Hassein, questi mi rispose: «Il motivo
principale è che il tuo lavoro ti assorbiva troppo. Inoltre, il tuo potere
visivo non era abbastanza sviluppato. Guarda là, per esempio!» continuò,
attirando la mia attenzione verso un piccolo gruppo di esseri bizzarri che
somigliavano a degli elfi e si avvicinavano a noi danzando come bambini,
tenendosi per mano.
«Osservali. Sono le
emanazioni spirituali, mentali e fisiche di anime e corpi di bambini. Si condensano
in queste buffe ed innocue immagini quando giungono in contatto con una delle
grandi correnti di vita che circolano attorno alla Terra, che portano sulle
loro onde le emanazioni viventi di uomini, donne e bambini. Questi piccoli
esseri bizzarri non hanno vita personale cosciente, cosa che è resa possibile
solo dall’anima, e sono così effimere ed eteree che la loro forma si modifica
come quella delle nuvole nel cielo. Guarda come si dissolvono e si riformano».
Mentre guardavo,
vidi la nube formata da quelle piccole figure trasformarsi in una nuova forma
grottesca. Non sembravano più delle piccole fate, con vestito e cappello a
fiori, ma avevano ali, ed erano diventate esseri metà farfalla e metà
diavoletto, con corpo umano, testa animale e ali di lepidottero. Poi, mentre
una nuova corrente magnetica le portava via, si sparpagliarono, prima di
raggrupparsi più avanti per comporre altre forme con altre particelle.
Ero così
impressionato dall’apparenza di vitalità e dall’improvvisa metamorfosi di
questi esseri, che Hassein dovette indovinare il mio stupore, perché mi disse:
«Ciò che hai appena visto non è che una forma eterea di vita elementare, non abbastanza materiale per esistere a lungo sul
Piano terrestre. È come schiuma del mare, generata dal moto delle onde di vite
e pensieri terreni. Guarda adesso come la consistenza di ciò che è impuro può
essere molto più densa nel Piano Astrale».
Vidi allora
fluttuare verso di noi una gran massa di forme aeree scure, deformi, di aspetto
a un tempo umano e inumano. «Questi, disse Hassein, sono gli esseri che tormentano
il delirio dell’alcoolista. Attirati dal suo magnetismo corrotto, si aggregano
attorno a lui. Poiché egli ha perso la forza di volontà necessaria per
proteggersi, non può respingerli. Quelle creature, con un tipo di «intelligenza
vorace», gli si attaccano, aspirando la sua forza vitale come delle sanguisughe
o come piante parassite. La sola speranza di un ubriacone è trovare sulla Terra
qualcuno che possegga una potente volontà e una forza magnetica sufficiente per
prenderlo sotto la protezione della sua volontà e sottoporlo all'influenza del
proprio magnetismo, fino a quando anche l’ultimo di tali fantasmi si distacca
da lui, non potendo resistere al magnetismo sano che viene riversato su di essi
e sullo sfortunato al quale si erano legati.
Il magnetismo di una
persona sana e forte agisce come un veleno su queste creature parassite e le
uccide. Si distaccano e le loro forme, perdendo la loro coesione, si disgregano
in polvere immateriale. Però se queste creature non sono venute a contatto con
una dose di magnetismo sano sufficiente a distruggerle, continuano a fluttuare
e a girovagare per anni, drenando la vitalità animale da un essere umano
all’altro. Col tempo, arrivano ad acquisire un certo grado di vita animale
indipendente. Possono così essere utilizzate da esseri di intelligenza
superiore. Sono queste creature senz’anima, create e nutrite dagli uomini della
Terra, che una certa classe di maghi, che praticano la magia nera, utilizza per
i propri esperimenti e per portare a termine i propri oscuri piani contro chi
li ostacola. Ma, simili ad alghe mortali sul fondo di uno stagno oscuro, queste
entità astrali afferrano come tentacoli e distruggono chi osa interferire con
esse senza la protezione di potenze superiori».
«Spiegami allora,
amico Hassein, se queste entità astrali possono spingere a bere di più un ubriacone
quando gli si aggrappano, come nel caso dello spirito di un bevitore che
controlla lo spirito di un uomo in vita».
«No! Queste creature
non ricavano alcun piacere dalle bevande che un uomo ingurgita, ma il fatto che
questi beva indebolisce il suo magnetismo a tal punto da permettere loro di
nutrirsi più facilmente di lui. È la sua forza animale, o forza vitale, che
ricercano. Tale forza è la sostanza della loro vita, come l’acqua lo è per la
pianta. Non influiscono quindi sul suo desiderio di bere ma, poiché depredano
la vitalità della loro vittima, ingenerano in essa una tale sensazione di
sfinimento che il bevitore sente il bisogno di bere per tirarsi su. Queste
entità sono solo parassiti e la loro intelligenza è di una specie così
rudimentale che la si può appena definire tale. Per generare un pensiero e
trasmetterlo a un altro individuo, occorre avere un’anima, cioè una scintilla
dell’essenza divina. Un essere che ha ricevuto questa scintilla possiede
un’individualità indipendente che non può mai più perdere. Può sbarazzarsi dei
suoi involucri l’uno dopo l’altro, o può al contrario sprofondare nelle forme
sempre più grossolane della materia, ma una volta che è un’anima vivente non
può mai cessare di esistere, e esistendo conserva sempre la sua individualità,
così come la responsabilità delle sue azioni.
Non è possibile per
un parassita senz’anima influenzare la mente di un mortale. Ciò significa che
gli spiriti che vagano sulla Terra e spingono gli uomini in vita a darsi al
bere o ad altri vizi sono anime di esseri umani che una volta vivevano sulla Terra,
e questi erano talmente immersi nelle loro passioni volgari, da non riuscire
più a liberarsi del loro guscio astrale, da infestare la Terra e spingere gli
umani ad indulgere nel bere e in altri vizi simili. Come sai, sono in grado di
dominare il tessere umano in molti modi, sia parzialmente che completamente. Il
modo più frequente nel quale uno spirito controlla un uomo in vita consiste
nell’avvilupparlo parzialmente con il proprio corpo spirituale, fino a quando
si forma tra loro un legame: un po’ come il legame che unisce due fratelli
gemelli, talmente vicini che i sentimenti dell’uno sono percepiti dall’altro.
In questo modo, lo spirito che controlla un uomo in vita approfitta di tutto
ciò che quest’uomo ingerisce, e lo spinge a bere il più possibile. Quando
l’uomo in vita non è più in condizioni di bere, lo spirito si distacca da lui e
va a cercare un’altra persona di debole volontà e dai gusti depravati.
Tuttavia, lo spirito
terreno – ovvero l’uomo in vita – non sempre arriva a liberarsi dello strano
legame che è stato costruito tra loro grazie alla comune pulsione al bere.
Quando il rapporto tra loro si protrae a lungo, può diventare difficile per i
due arrivare a separarsi. Entrambi possono provare reciprocamente repulsione
dopo tanti anni di vicinanza, ma possono non essere in grado, senza l’aiuto di
potenze superiori, di troncare i legami che li uniscono; queste però si
mostrano sempre pronte ad assistere chi richiede il loro aiuto. Se uno spirito
continua a controllare degli esseri umani allo scopo di ricavarne
soddisfazione, sprofonda sempre più in basso, trascinando con sé la sua vittima
negli abissi dell’inferno, abissi dai quali entrambi dovranno risalire con
grande sofferenza, quando giungeranno a provare aspirazioni più elevate. Solo
l’anima ha la facoltà di pensare e volere. Le creature senz’anima non
obbediscono che alla legge dell’attrazione e della repulsione che governa gli
atomi fisici di cui è costituito l’universo. I parassiti astrali non possiedono
l’intelligenza necessaria per dirigere il proprio movimento né quello degli altri,
anche quando hanno acquisito, a forza di nutrirsi della forza vitale di uomini
e donne, un certo grado di vita indipendente. Fluttuano indifferenti come germi
di febbre emanati da un’atmosfera fetida, e sono attirati da certe persone più
che da altre. Come per i germi delle malattie, si può dire che posseggano una
forma di vita molto primitiva.
Un’altra classe di
astrali dementali è quella delle entità della terra, del fuoco e dell’acqua, i
cui corpi sono formati dai germi di vita materiale di ogni elemento. Alcuni
assomigliano agli gnomi o agli elfi che si dice abitino le caverne e le miniere
che non sono mai state esposte alla luce del Sole. Ci sono anche le fate, che
si potevano vedere nei luoghi solitari e nascosti, tra le razze primitive. Tali
sono ancora i folletti e le sirene di cui parlano le favole antiche, nonché gli
spiriti del fuoco e dell’aria, con le variazioni legate alle diverse nature
degli elementi di cui sono formati. Tutti questi esseri possiedono una vita, ma
non hanno un’anima, dal momento che la loro vitalità è attinta dalla vita degli
uomini sulla Terra; sono infatti un riflesso degli esseri umani tra i quali vivono.
Alcuni tra questi esseri appartengono a un ordine di esistenza estremamente
basso, un po’ come le specie superiori delle piante, ma con in più una capacità
di movimento indipendente. Altri sono molto vitali, sempre occupati nella
pantomima di farse insignificanti e grottesche, e possono spostarsi ad alte
velocità. Alcuni sono assolutamente inoffensivi, mentre altri hanno istinti
malvagi perché attingono la loro vitalità da razze umane più selvagge.
Questi curiosi
dementali non possono sopravvivere a lungo tra i popoli che hanno raggiunto un
grado di sviluppo intellettuale superiore, dal momento che gli atomi di vita
emessi dagli esseri umani contengono, in questo caso, una componente animale
troppo bassa per alimentarli. Di conseguenza muoiono, e le loro forme si dissolvono
nell’atmosfera astrale. Così, man mano che le nazioni progrediscono e diventano
più spirituali, queste forme di vita inferiore scompaiono dal Piano astrale
della Terra. Le generazioni successive cominciano allora a dubitare che siano
mai esistite, e infine giungono a negarle completamente. Solo nelle antiche
religioni orientali che hanno conservato informazioni su questi esseri, si
trovano dei racconti relativi ad altre razze di esseri e ai motivi della loro
esistenza. Ecco quindi, uomo occidentale, la scienza che i vostri scienziati e
i vostri filosofi hanno bandito e relegato nel regno delle favole e della
superstizione. È per questo che l’uomo, imprigionato negli angusti limiti dei
suoi sensi fisici, ha cominciato a dubitare di possedere un’anima, un io più elevato,
più puro e più nobile di quello che alimenta la triste materia fisica. Vedendo
adesso la moltitudine di esseri che circondano l’umanità da ogni parte, non ti
sembra preferibile che l’uomo conosca queste cose, per proteggersi dalle numerose
trappole che incontra continuamente, nella più totale ignoranza del loro
pericolo?
All’inizio dei
tempi, l’uomo, come un bambino, si contentava di volgere lo sguardo verso il
Padre celeste per implorare il Suo aiuto e il Suo soccorso. Dio inviava allora
i Suoi angeli e i Suoi buoni spiriti per proteggere i suoi figli terrestri. Ai
nostri giorni, proprio come un adolescente rigido ma immaturo, l’essere umano,
nella sua presunzione, non cerca altro aiuto che il proprio, e si getta nel
pericolo, con gli occhi velati dall’orgoglio e dall’ignoranza. Si allontana sia
dagli elementi che la sua intelligenza limitata non può comprendere, sia dalle
persone che potrebbero istruirlo. E poiché non può vedere, pesare e analizzare
la propria anima, afferma che non esiste e che non vi è nulla di meglio da fare
che gioire senza riserve della vita terrena, dal momento che un giorno morrà e
tornerà polvere perdendo così ogni traccia di coscienza e di individualità.
Oppure, terrorizzato dal destino sconosciuto che lo attende, si rifugia nelle
superstizioni confuse o nei dogmi oscuri di chi pretende di essere guida che mostra
il cammino verso il Paese sconosciuto, mentre, in realtà, non conosce quel
cammino più di quanto lo conosca un qualunque altro individuo. Questo è il
motivo per cui, nella Sua compassione verso i Suoi figli che si sono
allontanati da Lui, Dio ha aperto di nuovo, e più ampiamente di quanto abbia
fatto in passato, le porte della comunicazione tra i due mondi. Ancora una
volta Egli sta inviando i Suoi messaggeri per mettere in guardia gli uomini,
per indicare loro il cammino della vera felicità e per mostrare loro la potenza
e la conoscenza che possono ereditare. Proprio come i profeti dell’antichità,
oggi vi sono dei messaggeri che parlano, e se lo fanno in modo meno velato che
in passato, è perché l’essere umano è uscito dall’infanzia, ed è necessario
mostrargli in modo ragionevole e scientifico ciò su cui deve fondare le proprie
speranze e credenze».
E infine Hassein esclamò alzando la mano verso una piccola palla
scura che sembrava galleggiasse in lontananza, e che riconoscemmo come il
pianeta Terra: «Ascoltate la voce che vi chiama, o uomini laboriosi della Terra!
Ascoltate le voci che vi chiamano, e non distogliete la vostra attenzione! Prima
che sia troppo tardi, riconoscete che Dio non è il Dio dei morti, ma dei
viventi, perché tutto vive per l’eternità. La vita è ovunque e in tutto! Anche
la Terra e le rocce sono composte da germi di vita, e ogni cosa vive al proprio
livello. Anche l’aria che respiriamo e l’etere illimitato dello spazio universale
sono pieni di vita. E tutti i pensieri che emettiamo sono dotati di vita, nel
bene e nel male; non vi è alcun atto la cui immagine non continui a vivere per
portare alla fine, tormento o felicità all’anima, nel giorno della liberazione
dall’incarnazione terrestre. La vita è in ogni cosa, e Dio è la Vita centrale
di tutto!»
Hassein
tacque, e poi proseguì su un tono più
calmo: «Guarda laggiù! Cosa sono quelle cose secondo te?», indicandomi una
massa di forme spirituali che planavano nella nostra direzione, come spinte da
un vento violento. Quando furono più vicine a noi, in effetti vidi che si
trattava di involucri astrali senz’anima, ma completamente diversi da quei
fantasmi che avevo visto perseguitare l’uomo nella gabbia di ghiaccio. Questi
erano più solidi, e sembrava fossero pieni di energia animale, eppure facevano
pensare a degli automi che non possedevano nessuna forma di intelligenza.
Andavano alla deriva, e danzavano come le boe sul mare a cui vengono legate le
barche.
Quando ci furono
vicini, il mio amico concentrò la sua
volontà su uno di essi, per immobilizzarlo nell’aria e mi disse: «Adesso
guarda! Non lo prenderesti per un grande pupazzo animato? Queste cose sono il
prodotto di innumerevoli piccoli germi viventi emessi dai corpi fisici degli esseri
umani. In altre parole, sono emanazioni della loro vita inferiore o animale,
sufficientemente materiali per trasformarsi in queste imitazioni di uomini
terrestri quando entrano in contatto con la forza magnetica del Piano astrale.
Ma non lo sono abbastanza da poter essere visibili all’occhio fisico. Per
percepirli è sufficiente un basso livello di chiaroveggenza, ma un livello più
elevato permette di vedere che non si tratta di veri involucri spirituali,
poiché manca loro il principio dell’anima. Un livello ancora più elevato di
chiaroveggenza permette di capire che nessuna anima ha mai abitato queste
forme, e che non sono mai state gli involucri astrali di esistenze coscienti.
Tra i chiaroveggenti di quest’epoca, la questione degli spiriti astrali non è
sufficientemente approfondita per sviluppare questi livelli superiori di visione.
Pochi chiaroveggenti sulla Terra sarebbero in grado di dirti se si tratta di
forme astrali contenenti un’anima, di forme astrali dalle quali l’anima si è
separata, o ancora, di forme astrali che non hanno mai ospitato un’anima.
Ora ti mostro subito
un esperimento con questa forma astrale. Ma prima osservala attentamente: è
fresca e piena della vita animale del piano terrestre; non ha l’aspetto inerte
e come svuotato che avevano gli esseri che hai visto in precedenza, che in
passato avevano contenuto un’anima e che erano in uno stato di rapido
disfacimento. Ma ricorda quanto ti dico: questo essere astrale, apparentemente
vigoroso, cadrà in disfacimento molto più rapidamente degli altri, perché in
lui non c’è alcun principio di vita superiore. A differenza di questo, un
essere astrale che in passato ha contenuto un’anima, può, in virtù di ciò,
conservare una certa coesione, anche per molto tempo dopo che l’anima lo ha
lasciato. Le forme astrali devono ricevere la loro vita da una fonte più
elevata (e cioè da un’anima immortale) altrimenti cessano ben presto di
esistere e si dissolvono».
«Ma come fanno ad
avere queste forme umane?» gli chiesi.
«Grazie alla forza
delle correnti magnetiche spirituali che attraversano continuamente tutto lo
spazio eterico, simili a quelle degli oceani, queste correnti di vita magnetica
sono di un tipo più sottile di quelle conosciute dalla scienza terrestre; ne
sono la controparte spirituale. Agiscono su questa massa confusa di atomi[9]
umani nello stesso modo in cui l’elettricità agisce sullo strato di brina su un
vetro, generando su di esso delle forme di piante, foglie, ecc. È un fatto noto
che nel regno vegetale, l’elettricità gioca un ruolo attivo nella realizzazione
delle forme delle foglie, degli alberi, ecc., ma pochi sanno che questa forma
sottile di magnetismo gioca un ruolo anche nella formazione delle forme umane e
animali. E dico ‘vita animale’ per indicare la vita di questi esseri inferiori
all’uomo».
«Allora ci sono
anche delle forme astrali di animali?».
«Certamente. Alcune
sono delle combinazioni strane e grottesche. Non posso mostrartele al momento
perché la tua facoltà visiva non è ancora abbastanza sviluppata, e perché
stiamo viaggiando troppo rapidamente. Ma un giorno te le farò vedere assieme a
molte altre cose curiose del Piano astrale. Posso tuttavia dirti che gli atomi
sono divisi in classi, e che ogni classe possiede un tipo di attrazione
particolare verso un’altra classe; di conseguenza, gli atomi vegetali si
attirano reciprocamente per formare piante e alberi astrali, mentre gli atomi
animali si costituiscono in forme simili ad animali. Gli atomi umani, d’altra
parte, si raggruppano in forme umane.
Nel caso di esseri
umani molto primitivi, il cui sviluppo è vicino a quello degli animali, gli
atomi che emettono si mescolano con quelli delle forme di vita animale. Si
generano allora creature spaventose, dalla forma intermedia tra quella
dell’uomo e dell’animale, e che, se vengono viste da un chiaroveggente, vengono
descritte come visioni da incubo. Nelle sfere terrestri, un numero considerevole
di questi atomi viventi è continuamente emesso dalla vita inferiore e animale
degli esseri umani e quindi riparano e rinnovano le forme astrali. Se trasportassimo
uno di questi gusci astrali su un pianeta spiritualizzato al di là della vita
materiale, diverrebbe come una nuvola vaporosa tossica e si dissolverebbe.
Come ti ho già
detto, questi esseri astrali, creati dalle masse di atomi umani, e che non sono
mai serviti da forma a un’anima, sono poco più durevoli delle figure formate
dalla brina sui vetri, a meno che la forza di una intelligenza più elevata non
agisca su di essi per rinforzare la loro vitalità e prolungare la loro
esistenza. Sono senza espressione propria, e sono simili a pupazzi di cera; quindi
si prestano a ricevere l’impronta di una qualsiasi individualità che venga
impressa su di essi. Ciò spiega il fatto che in passato fossero utilizzati da
maghi e stregoni.
Gli atomi astrali
generati dagli alberi, dalle piante, dagli animali e dagli esseri umani non
devono essere confusi con gli atomi spirituali che avvolgono le anime e
costituiscono il mondo spirituale propriamente detto ed i suoi abitanti[10].
Gli esseri astrali sono di un grado di ‘materialità’ intermedia tra la materia
grossolana e densa della Terra e la materia più sottile del Mondo spirituale. Quando
parliamo di un’anima rivestita dal suo guscio astrale, indichiamo unanimi […]
legata alla Terra, troppo sottile e immateriale per 1’esistenza terrena, ma
troppo grossolana per passare nelle sfere più elevate del Mondo spirituale, o
per discendere nelle sfere più basse».
«Quindi, tu affermi
che, per quanto riguarda il corpo spirituale, uno spirito delle sfere più basse
è più spiritualizzato di uno spirito legato alla Terra?».
«Certamente. Il
Piano astrale forma come una cintura attorno ad ogni pianeta. È composto da una
materia troppo fine per essere riassimilata dal
pianeta, e troppo grossolana per sfuggire alla sua attrazione ed elevarsi nelle
sfere del Mondo spirituale, in cui si decomporrebbe o cambierebbe forma. In
generale, è solo grazie al potere vitale del suo magnetismo spirituale che è in
grado di mantenersi in una forma qualsiasi.
Per quanto riguarda
le forme astrali che hanno posseduto una vita individuale, in quanto gusci
spirituali di spiriti umani, gli atomi astrali hanno assorbito una certa quantità
del magnetismo dell’anima, che varia a seconda che l’esistenza terrena sia stata
buona e elevata, o cattiva e degradata. Il magnetismo proprio dell’anima rende
quindi vivo il guscio astrale per un tempo più o meno lungo, e costituisce un
legame tra il guscio astrale e l’anima che gli conferisce la vita. Se l’anima
ha solo desideri elevati, il legame si dissolve rapidamente, e il guscio
astrale si decompone. In caso contrario, il legame può durare anche secoli, e
può incatenare l’anima alla terra.
La materia astrale
costituisce una parte talmente importante della vitalità dell’anima che il
guscio vuoto plana ancora al di sopra della Terra, simile all’immagine sbiadita
del suo occupante deceduto, anche molto tempo dopo che l’anima malvagia è
sprofondata nelle sfere più basse. Questi gusci plananti sono talvolta
percepiti dai chiaroveggenti sul luogo in cui quelle persone hanno vissuto.
Sono appunto gli ‘spettri’. Non hanno intelligenza propria, perché l’anima li
ha lasciati. E non possono nemmeno influire sui medium, né far muovere i
tavolini. Non possono far nulla oltre che servire da agente meccanico a
un’intelligenza più elevata, buona o cattiva.
L’involucro astrale
che è davanti a noi non possiede alcun magnetismo dell'anima e non lo ha mai
posseduto. Ben presto quindi si dissolverà e i suoi atomi saranno attirati da
altri astrali. Ma guarda a cosa può servire, se faccio agire su di lui la mia
forza di volontà e lo animo per un po’ di tempo con la mia personalità».
Mentre parlava,
osservavo l’entità astrale e constatavo che prendeva vita e intelligenza. Poi
si mosse verso un membro della Confraternita scelto da Hassein,
gli toccò la spalla e gli disse: «Amico! Hassein Bey ti saluta!», si inchinò
davanti al confratello stupito e divertito, poi scivolò di nuovo verso di noi
come una scimmia ammaestrata, come se Hassein la
tenesse con una corda.
Mi disse: «Hai visto
come posso usare a mio piacimento questo astrale se desidero agire a distanza?
Ora tu conosci uno dei mezzi impiegati un tempo dai maghi per fare delle cose
in luoghi molto lontani da loro, senza che apparentemente fossero coinvolti in
quelle azioni. Tuttavia, queste entità astrali non possono essere utilizzate
che sul Piano astrale. Non possono in alcun modo mettere in movimento oggetti
fisici; possono tuttavia essere rese visibili all’occhio fisico se così decide
chi le utilizza sulla Terra. D’altra parte, vi sono altre entità astrali di
materia più grossolana che possono agire sulla materia fisica. Si potrebbe
anche farli penetrare nella terra per dissotterrare tesori nascosti, metalli
rari, pietre preziose. Ma non è né saggio né giusto consigliarti di far ciò, o
spiegarti la forza con la quale tutto ciò potrebbe essere realizzato. I maghi
che hanno scoperto tali poteri e li hanno impiegati, presto o tardi sono
diventati vittime di questi stessi poteri, che non possono continuare a
controllare a lungo».
«Se questa entità
astrale fosse animata da una intelligenza malefica, rappresenterebbe un vero
pericolo per gli esseri umani?».
«Sì, senza dubbio!
Personalmente non mi arrischierei a rivestirmi con questa forma astrale. Ma uno
spirito più ignorante di me potrebbe farlo, allo scopo ad esempio di rendersi
percepibile sulla Terra, in un modo ancora più concreto di quello che possa
normalmente fare uno spirito che ha lasciato il Piano terrestre, ma così
correrebbe il rischio di stabilire tra sé e il guscio astrale un legame che in
seguito non sarebbe facile distruggere, e che lo incatenerebbe a lungo sul
Piano astrale. Comprendi quindi come gli esseri umani sulla Terra che cercano
di rivedere i loro amici morti, possano attirarli nella condizione terrena e,
in questo modo, nuocere loro gravemente.
Più di uno spirito
buono e puro che non era a conoscenza di ciò ha commesso l’errore di rivestire
una di queste forme astrali lasciata da un altro spirito, mentre avrebbe dovuto
rifuggirla, ed ha compreso troppo tardi di essersi imprigionato da solo sul
Piano terrestre, dove è rimasto fino al momento in cui un’intelligenza più
elevata è giunta in suo aiuto e lo ha liberato.
Anche gli spiriti di
una sfera bassa possono rivestirsi di un involucro astrale vuoto; in questo
caso però la densità del loro corpo spirituale impedisce di conservarne a lungo
il controllo. In effetti il magnetismo che emana da uno spirito inferiore,
agisce sulla forma astrale come un prodotto tossico su di un rivestimento
delicato e la disgrega in mille pezzi. A uno spirito che è più in alto del
Piano astrale, un guscio astrale sembra duro come il ferro, ma per uno spirito
situato al di sotto del Piano astrale, questi gusci astrali sono fragili come
nuvole. Più un’anima è bassa, più il suo guscio è solido e aderisce saldamente
all’anima, così limita i suoi poteri e le impedisce di elevarsi in una sfera
più elevata».
«Vuoi dire dunque
che degli spiriti utilizzano a volte questi gusci astrali come utilizzano i
medium terrestri, e li controllano con la loro volontà o penetrano direttamente
nella loro forma?».
«Esattamente. Uno
spirito al di sopra del Piano terrestre che vuole mostrarsi a un chiaroveggente
del livello più basso (il primo livello di cui ti ho parlato in precedenza, che
corrisponde al Piano terrestre) a volte si rivestirà di un tal guscio che
impregnerà della propria identità. In questo modo il chiaroveggente può vederlo
e descriverlo. In queste circostanze, il pericolo consiste nel fatto che lo
spirito, ben intenzionato ma di limitate conoscenze, non riesce a liberarsi del
guscio astrale nel momento in cui lo desidera. L’ha animato e si è fatto
imprigionare dalla sua forza vitale. A volte è anche difficile liberarlo. Allo
stesso modo, abbiamo constatato che un controllo troppo a lungo e troppo forte
da parte di uno spirito su di un medium, stabilisce tra i due un legame che
alla fine diventa una catena.
Per uno spirito
delle sfere più basse, un guscio astrale non è che un mantello pratico e
confortevole per ricoprire il proprio corpo spirituale decaduto, ed inganna il
chiaroveggente impedendogli di distinguere la sua anima bassa. Al contrario,
per uno spirito buono e puro, un guscio astrale somiglia a una corazza di ferro
che può imprigionarlo».
«Uno spirito si
serve di questi gusci astrali nel corso delle sedute di spiritismo sulla Terra?».
«Ciò avviene spesso
nel caso di spiriti maligni di tipo troppo basso per poter entrare in contatto
diretto con il medium. Non dobbiamo dimenticare che i pensieri degli uomini e
delle donne si riflettono sul Piano astrale come delle immagini, e possono
essere letti dagli spiriti che sanno come farlo. Non tutti gli spiriti ne sono
capaci, proprio come non tutti gli uomini sanno leggere. È una cosa che
richiede intelligenza e preparazione.
Gli uomini hanno
poco da temere dagli spiriti deboli, ignoranti e sottosviluppati del Piano
terrestre e delle sfere meno elevate: questi accettano volentieri l’aiuto che è
offerto loro per progredire, ma bisogna temere gli spiriti malvagi e
intelligenti, i quali spesso possiedono grandi poteri spirituali e materiali
che utilizzano solo a fini sbagliati. Questi spiriti rappresentano un vero
pericolo per gli esseri umani, e bisogna evitarli con cura. Ciò non può esser
fatto che istruendo preventivamente i medium viventi sulla Terra. In questo
modo, gli uomini sulla Terra e gli spiriti collaboreranno per proteggere il movimento
spiritualista dalle menzogne degli spiriti malvagi e, allo stesso tempo, dagli
errori di coloro che, pur dirigendo l’attenzione dell’umanità verso l’aldilà,
creano problemi a se stessi e agli altri a causa della loro ignoranza. Sono
come chimici ignoranti che, con i loro esperimenti e la loro ricerca del
sapere, possono causare dei danni notevoli».
«Non credi che la
purezza delle loro motivazioni sia sufficiente a proteggerli?».
«Forse che la
purezza delle motivazioni impedisce a un bambino di bruciarsi quando mette la
mano sul fuoco? – No! Il solo mezzo per evitarlo consiste nel tenere il bambino
il più lontano possibile dal pericolo, ed è ciò che fanno, in gran parte, i
loro buoni e saggi spiriti protettori. Ma se i bambini vanno costantemente alla
ricerca di situazioni pericolose e in tutti i modi cercano di giocare con
oggetti pericolosi, non è possibile evitare che talvolta qualcuno di loro si bruci».
«Di conseguenza, tu
non raccomandi lo sviluppo indiscriminato delle facoltà medianiche in tutti i
mortali?».
«Certamente no!
Sarebbe meglio che potessero servirsi dei loro poteri gli uomini che sono stati
formati a tale scopo da saggi istruttori, e che venissero istruiti solo coloro
che desiderano veramente utilizzare i loro poteri per fare il bene. Se tu
sapessi a che punto le motivazioni che animano coloro che sono dotati di
capacità medianiche sono diverse e talvolta egoiste, comprenderesti perché è
così difficile proteggerli! Forse, io sono condizionato dalla mia origine
razziale e dalla mia educazione terrena, ma ti confesso che preferirei di gran
lunga limitare la pratica dei doni medianici a chi ha dato prova di saper
rinunciare ai relativi vantaggi materiali. Sarebbe meglio, penso, che fossero
come un corpo separato, senza alcuna partecipazione alle ambizioni mondane.
Ma ho parlato
abbastanza di quest’argomento! Lasciamo allontanare questo guscio astrale,
perché vorrei attirare la tua attenzione su un altro tipo appartenente alla
stessa categoria».
*
Parlando, fece un
rapido gesto della mano al di sopra del guscio astrale e pronunciò qualche
parola in una lingua sconosciuta. L’astrale, che volteggiava presso di noi, si
arrestò, ondeggiò per qualche secondo, e poi fu trasportato via da una corrente
magnetica, come un pezzo di legno che galleggia sulle onde. Lo seguii per un
momento con lo sguardo. Poi, voltandomi, notai una piccola nube di forme
oscure, strane e disgustose che si avvicinavano a noi. Anche queste erano gusci
astrali che non avevano mai contenuto un’anima, ma contrariamente ai divertenti
pupazzi che avevamo appena lasciato, erano repellenti da tutti i punti di
vista.
«Questi sono
costituiti dalle emanazioni che provengono da uomini e donne di tipo
intellettualmente inferiore e dai costumi malvagi e sensuali. Provengono dai
bassifondi dell’esistenza umana; non solo dai bassifondi sociali, ma anche dai
bassifondi morali e spirituali che si trovano anche negli strati elevati della
società. Astrali come questi, se cadono nelle mani di un’intelligenza malvagia,
possono essere utilizzati ai fini peggiori.
Essendo molto
materiali, li si può utilizzare anche per agire sulla materia fisica della Terra,
come si faceva nelle pratiche che vengono definite magia nera o stregoneria. Sono
utilizzati, benché raramente, anche da intelligenze più elevate per produrre
effetti fisici durante una seduta spiritica.
Quando vengono
utilizzati da intelligenze buone e sagge, non ne deriva alcun male, ma sotto la
guida di spiriti malvagi o ignoranti, diventano più pericolosi di qualsiasi
cosa. Questi gusci astrali, come altri della stessa categoria che trattengono
un’anima prigioniera, producono manifestazioni brutali e pericolose che vengono
osservate durante le sedute spiritiche tenute per semplice curiosità o divertimento
da persone malvagie o troppo ignoranti per proteggersi».
«Ma in quale
categoria classificheresti i demoni e i vampiri ai quali si crede in molte
regioni della Terra?».
«Un vampiro è uno
spirito che ha avuto un’esistenza terrena di cui ha fatto un uso talmente
sbagliato che la sua anima è ancora imprigionata nel suo guscio astrale.
Succhia la vitalità animale degli uomini e delle donne al fine di mantenere la
sua influenza sul Piano terrestre, e salvarsi così dalla caduta nelle sfere più
basse. Tali esseri si aggrappano con tutte le loro forze al loro guscio astrale
e cercano di prolungarne l’esistenza, proprio come fanno gli esseri umani che
conducono una vita sbagliata e si aggrappano alla vita fisica per paura di
sprofondare nelle profondità infernali delle tenebre e degli orrori. Il
continuo rinnovamento della loro vita animale e astrale permette spesso a
questi vampiri di mantenersi attorno alla Terra per secoli».
«È possibile che un
vampiro acquisisca abbastanza materialità per apparire come una persona in vita
sulla Terra, e mescolarsi agli altri esseri umani, come narrano le storie che
trattano di tali creature?».
«Mi stai chiedendo
se un vampiro è in grado di formarsi da solo un corpo materiale? Se è così, ti
rispondo di no! Ma uno tale, arriva a volte a prendere possesso del corpo di un
essere in vita sulla Terra, come d’altra parte possono fare altri spiriti. Può
allora manipolare a propria immagine il corpo di cui si è impadronito. In questo
caso, è possibilissimo che uno spirito-vampiro rivestito del corpo mortale di
un’altra persona, trasformi l’aspetto di questo corpo al punto da farlo
somigliare all’apparenza fisica che il vampiro stesso aveva sulla Terra. Con la
forza che egli (o ella, perché ci sono i vampiri dei due sessi) acquisisce
grazie al possesso di un corpo fisico, è veramente in grado di condurre la
strana doppia vita descritta nelle storie di vampiri alle quali si crede in
molti paesi. Tuttavia, pochi vampiri sono in possesso di un corpo terreno. La
maggior parte vaga sulla Terra nel proprio guscio astrale, succhiando la forza
vitale delle persone rese vulnerabili dalla loro costituzione medianica. Senza
avere la minima idea dell’esistenza di tali entità astrali, questi poveri
esseri terreni soffrono di depressione e di una continua sensazione di
sfinimento di cui sono incapaci di trovarne la causa».
«Ma gli spiriti
protettori non possono proteggere da questi esseri gli uomini in vita?»
«Non sempre. In
grande misura proteggono sì gli esseri umani, ma solo nel modo in cui si può
proteggere una persona contro le malattie contagiose, avvertendole del pericolo
e raccomandando loro di evitare i luoghi in cui i vampiri sono attirati, per
simpatia con la loro passata vita terrena. Uno spirito protettore agisce in
modo da ispirare, alla coscienza dell’essere sulla Terra, un timore istintivo
verso i luoghi in cui sono stati commessi dei crimini e dove delle persone
hanno condotto una vita depravata. Ma non è possibile fare di più, perché
l’essere umano deve essere libero nelle sue scelte.
Non lo si può dirigere
sempre come una marionetta. E deve soprattutto fare le sue esperienze,
qualunque sia l’amarezza dei loro frutti. La conoscenza, i consigli e l’aiuto
sono disponibili, ma sempre in modo tale che non si oppongano al libero
arbitrio dell’essere umano. Inoltre, non si può dare a qualcuno più conoscenza
di quanta ne chieda. Nulla è mai imposto a forza nel Mondo spirituale»[11].
[indice]
Verso la profondità dell'inferno
Mi sarebbe piaciuto porre tante altre domande ad Hassein riguardo alle numerose e strane forme di vita del
Piano astrale, ma stavamo per lasciare rapidamente questo piano, e la nostra
strada ci avrebbe condotto attraverso quelle sfere inferiori che in precedenza avevo
già parzialmente esplorato. Attraversavamo lo spazio a una velocità folle. La
velocità alla quale ci spostavamo, prossima alla velocità del pensiero, è
difficilmente immaginabile dall’intelletto umano. Volavamo sempre più verso il
basso, allontanandoci sempre più dalle sfere luminose. Una sorda inquietudine
si impadronì delle nostre anime e pose fine alle nostre conversazioni. Era come
se presentissimo l’orrore di quel paese e le sofferenze dei suoi abitanti.
Cominciai a percepire
in lontananza grandi masse di fumo nero come l’inchiostro che, simili ad uno
scuro mantello, gravavano sopra il paese dove ci stavamo recando.
Avvicinandoci, vedemmo che quelle mostruose nuvole nere erano pervase da livide
fiamme sulfuree, come se fossero emanate da miriadi di giganteschi vulcani.
L’aria era così opprimente che potevamo appena respirare, mentre una sensazione
di sfinimento, quale non avevo mai provato, paralizzava le mie membra. Infine,
la nostra guida dette l’ordine di fermarci, e lo facemmo sulla sommità di una
grande montagna nera che sembrava levarsi da un mare d’inchiostro. Da lì
vedevamo estendersi all’orizzonte un paese terrificante e orribile.
Lì ci fermammo per
un po’ di tempo, prima di separarci dagli amici che ci avevano accompagnati.
Dopo un semplice pasto di frutti spirituali nutrienti che avevamo portato con
noi, la nostra guida, a nome della Confraternita, offrì una breve preghiera per
la nostra protezione e la nostra forza, poi ci stendemmo per riposarci sulla
cima di quella montagna nera.
Quando mi svegliai
dopo un piacevole sonno, trovai tutti già in piedi. Fummo suddivisi in piccoli
gruppi di due o tre, al fine di poter entrare nel paese nemico senza destare
sospetti. Dovevamo disperderci nelle tenebre come dei missionari che portavano
aiuto e salvezza a chi avrebbe accettato la nostra assistenza.
Constatai con
stupore che in me, mentre dormivo, si era verificata una trasformazione che mi
rendeva più adatto all’atmosfera e all’ambiente in cui ormai mi trovavo. Era come
se mi fossi ricoperto di uno strato di materia particolarmente densa
appartenente a quella sfera. Percepivo il corpo più pesante e, cercando di
sollevarmi e di planare come in precedenza, mi accorsi che potevo farlo solo
con grande difficoltà. L’atmosfera non mi opprimeva più come prima, e la
sensazione di paralisi che si era impadronita delle mie membra si era
attenuata. Ognuno di noi ricevette una provvista di una sostanza fortificante
sufficiente per la durata della nostra permanenza in quella regione, poi la
nostra guida ci dette le ultime raccomandazioni e gli ultimi inviti alla
cautela.
Hassein
venne dunque verso di me per congedarsi e
per comunicarmi le ultime direttive che Ahrinziman mi aveva inviato: «Tornerò
di tanto in tanto per portarti notizie di Bianca e dei tuoi amici. Tu potrai
anche, in quelle occasioni, inviare loro un messaggio per il mio tramite. Non
dimenticare mai che qui sei completamente circondato dalla menzogna e dalla
perfidia. Non credere a nessuno di coloro che potrebbero affermare di venire a
te come nostro messaggero, a meno che non possa darti la nostra parola
d’ordine. Gli abitanti di questa sfera possono percepire anche i tuoi pensieri,
ma non sono in grado di leggerli in modo chiaro, perché tu sei più avanti di
loro come sviluppo spirituale. Il fatto che, in una certa misura, tu abbia
rivestito la loro condizione penetrando nella loro sfera, permetterà loro di
percepire parte dei tuoi pensieri, ma in modo imperfetto e solo nella misura in
cui le tue emozioni formano una base comune con le loro.
Con la messa in
opera di tutte le loro forze intellettuali ordiranno con grande maestria piani
e intrallazzi per tentarti e intrappolarti. In questa regione vi sono esseri
umani che durante la vita terrena erano tra gli uomini più intelligenti del
loro tempo, ma che, nonostante ciò, avendo condotto una vita malvagia sono
sprofondati in questa bassa sfera in cui dominano tutto il loro seguito; qui
sono divenuti tiranni ancora più malvagi e dispotici di quanto lo siano stati
sulla Terra. Stai dunque in guardia e ricordati tutti i consigli che ti abbiamo
dato. Riceverai di tanto in tanto, aiuto e incoraggiamento dai tuoi amici fino
alla fine della tua missione, dalla quale, come speriamo, tornerai vincitore.
Addio, caro amico. Possa la benedizione di Dio Padre essere con te!».
Con mio grande
dispiacere mi separai da Hassein per mettermi in marcia con i miei compagni. L’ultima
visione che avemmo durante la nostra discesa fu quella delle figure bianche dei
nostri amici, stagliate sul cielo nero, che ci facevano dei cenni d’addio.
[indice]
Il muro di fuoco – La Città della crudeltà
Lo spirito che mi accompagnava nella spedizione aveva
viaggiato in passato in quella sfera, ed era perciò qualificato come guida in
quel Paese dell’orrore. Mi disse che
entro breve tempo avremmo dovuto separarci, perché ognuno di noi aveva la
propria strada da percorrere. Tuttavia, in caso di necessità, ciascuno avrebbe
potuto chiamare l’altro in aiuto.
Man mano che ci
avvicinavamo alla barriera di fumo e fiamme, feci notare al mio compagno la sua
stupefacente densità. Ero ormai abituato alla consistenza e alla solidità di
tutto ciò che mi circondava nel mondo spirituale (che i mortali immaginano, a
torto, come etereo e immateriale, invisibile all’occhio umano), ma quelle
spesse nuvole di fumo, quelle lingue di fiamma ardente che si slanciavano verso
l’alto, non corrispondevano per niente a come mi ero immaginato l'inferno. Nel
corso dei miei viaggi avevo potuto vedere delle regioni oscure e desertiche, ma
non avevo ancora visto del fuoco, e non pensavo di vedere delle fiamme reali.
Per me, il fuoco dell’inferno non era che una metafora che tentava di
descrivere uno stato spirituale. Molti hanno insegnato questa teoria, che i tormenti
dell'inferno sono mentali e soggettivi, assolutamente non oggettivi. Esposi
questi miei pensieri al mio compagno, il quale mi
rispose:
«In un certo senso,
entrambe le spiegazioni sono giuste. Il fumo e le fiamme sono provocati dalle
emanazioni spirituali degli esseri che vivono dall’altra parte di quel muro.
Mentre ai tuoi occhi, che percepiscono la realtà spirituale, appaiono come
materiali e concreti, agli occhi di un mortale, che per miracolo visitasse in
carne ed ossa questi luoghi, sarebbero invisibili. Quella combustione non
contiene alcun elemento terrestre, ma non per questo è meno materiale, nel
senso che qualunque cosa, terrestre o spirituale, è rivestita di una sorta di
materia. La diversità dei livelli di densità materiale è illimitata. Se gli
edifici e i corpi spirituali non fossero rivestiti di materia spirituale, non
potrebbero esserti visibili. In effetti, queste fiamme, quali emanazioni grezze
degli spiriti decaduti di questa regione, ai tuoi occhi hanno un’apparenza
ancor più solida che agli occhi degli stessi abitanti del luogo, per via della
tua appartenenza ad una sfera più sottile».
Il nome spirituale
del mio compagno era Fedele[12],
e gli era stato dato per la sua lealtà nei confronti di chi aveva abusato della
sua amicizia e infine lo aveva tradito. Fedele lo aveva non solo perdonato, ma
lo aveva anche aiutato quando il traditore era stato colpito dall’obbrobrio e
disonorato, e il biasimo e il disprezzo, per non dire la vendetta, sarebbero
stati giustificati anche agli occhi del mondo. Tuttavia, lungi dall’essere
moralmente irreprensibile, Fedele era caduto, dopo la morte, nella sfera
inferiore più vicina al piano terrestre, ma si era rapidamente elevato. Al
tempo del nostro incontro faceva parte della Confraternita, nella seconda sfera,
quella nella quale ero arrivato da poco. Aveva già partecipato ad una
spedizione nell’inferno.
Ci avvicinammo a un
luogo simile al cratere di un mostruoso vulcano, più terribile di diecimila
Vesuvi. Sopra di noi il cielo era nero come fuliggine, e se non fosse stato per
la pallida luce delle fiamme, ci saremmo trovati nell’oscurità totale. Quando
raggiungemmo il fuoco, notai che era una specie di baluardo di fiamme che
circondava il paese, e chi avesse voluto entrarne o uscirne avrebbe dovuto
attraversarlo.
«Vedi, Franchezzo» – disse Fedele – «ora dovremo passare al di là
della barriera di fiamme. Ma non preoccuparti: finché il tuo coraggio e la tua
volontà non verranno meno, e finché con la tua volontà manterrai lontane le
particelle di fuoco, queste non potranno toccarti. Si separeranno come le acque
del Mar Rosso di fronte agli israeliti, e potremo passare senza danni.
Uno spirito debole e
pauroso non riuscirebbe ad attraversarle. Sarebbe respinto dalla forza delle
fiamme che sono proiettate da una corrente di forte volontà emessa dai potenti spiriti
che regnano su questo luogo. Pensano di potersi proteggere così dall’intrusione
di spiriti che provengono dalle alte sfere. Ma per noi che abbiamo un corpo più
sottile, il fuoco, i muri, le rocce che troveremo in questa regione, non sono
più impenetrabili della materia di cui sono fatti i muri della Terra; e come
attraversiamo quelli, possiamo attraversare questi.
Più uno spirito è
sottile, meno è legato alla materia; e nel contempo può influire meno direttamente
su di essa, a meno di prendere in prestito della materia dall’aura di un
medium. Qui come sulla Terra, se non ci fossimo rivestiti di una certa quantità
di materia di questa sfera, non potremmo spostare gli oggetti senza utilizzare
l’aura degli spiriti medium di questa sfera. Allo stesso tempo, poiché abbiamo
dovuto far ciò per penetrare in questa sfera e renderci visibili ai suoi
abitanti, vedremo che le nostre capacità spirituali superiori sono per così
dire, soffocate. Siamo quindi divenuti più vulnerabili alle loro tentazioni; la
nostra natura inferiore sarà stimolata in molti modi ed avremo bisogno di molta
concentrazione perché non prenda il sopravvento e non se ne divenga succubi».
Il mio amico mi
prese saldamente per mano e, desiderandolo
intensamente, attraversammo indenni il baluardo di fiamme. In un primo momento
confesso di aver provato paura, ma istantaneamente, una volta nel fuoco,
concentrai tutta la mia volontà e mi accorsi che fluttuavamo in un tunnel nel
mezzo delle fiamme. Stimai che lo spessore del baluardo variasse tra i 400 e
gli 800 metri, anche se il mio ricordo non è preciso, poiché tutta la mia
energia era concentrata nell’allontanare da me le particelle di fuoco.
Emergemmo dalle
fiamme dall’altra parte, nella notte più totale. Ci saremmo creduti nell’abisso
senza fondo della desolazione, se non ci fossimo trovati su un suolo solido. Il
cielo sopra di noi era coperto da uno strato opaco di fumi neri. Era
impossibile farsi un’idea dell’estensione di questo paese, perché una nebbia
grigia ce ne impediva la vista da tutti i lati; venni a sapere poi che la
nebbia copriva tutta quella sfera. Vi erano, in alcune parti del paese, alte
montagne dalla cresta dentellata, formate da rocce nere, e in altre parti ampie
e tristi distese desertiche senza vita. Altrove vi erano delle immense paludi
dalle acque nere e fangose, popolate da ripugnanti creature striscianti, da
mostri viscidi e da enormi pipistrelli. Vi erano anche immense foreste scure
dagli alberi giganteschi e spaventosi, che catturavano ed imprigionavano coloro
che vi si avventuravano. Vidi, in questa sfera spaventosa, un gran numero di
paesaggi di cui è impossibile descrivere l’orrore.
Mentre cercavamo di
orientarci, i miei occhi si abituavano progressivamente all’oscurità. Riuscivo
a vedere vagamente gli oggetti che mi circondavano. Di fronte a noi vidi un
sentiero che sembrava molto frequentato, a giudicare dalle orme che erano
impresse nel suolo. Ci trovavamo in una pianura ricoperta di polvere e cenere
che, secondo me, rappresentavano la rovina e le speranze distrutte delle vite
terrene degli abitanti di questa regione.
Seguimmo quella
strada, e ben presto arrivammo a una porta monumentale costruita in pietre
nere, sovrapposte senza grazia l’una sull’altra. L’entrata era chiusa da un’immensa
tenda, fatta con una stoffa che all’inizio scambiai per cotone. Avvicinandomi,
notai con orrore che era intessuta di capelli, ed era stata decorata con degli
occhi. La cosa più spaventosa era che gli occhi sembravano vivi. Ci guardavano
con un’aria supplichevole e seguivano i nostri movimenti come se cercassero di
indovinare lo scopo della nostra visita.
«Ma questi occhi
sono vivi?», chiesi a Fedele.
«Non hanno un’anima
propria, ma hanno una vita astrale. Continueranno a vivere finché le anime alle
quali appartengono vivranno nei corpi spirituali di coloro ai quali sono stati
strappati. Questa è una delle porte dell’inferno. Il suo guardiano ha la mania
di decorarla così con gli occhi delle sue vittime. Tutti coloro che abitano
questo luogo, nella vita terrena si sono resi colpevoli delle peggiori crudeltà
e del disprezzo più profondo della legge, della carità e della giustizia. E
quando giungono qui, non fanno altro che cercare nuovi modi per soddisfare la
loro sete di crudeltà. Qui però diventano a loro volta vittime di altri spiriti
che, se non sono ancora più crudeli, li superano per intelligenza e volontà.
Questa è la ‘Città della crudeltà’, e
quelli che vi abitano ne eccellono. Gli spiriti miserabili ai quali
appartengono questi occhi e che errano in questa regione desolata, sono fatti
schiavi, e la loro anima decaduta è sempre imprigionata nei loro corpi,
mutilata e accecata. Tra gli occhi e i loro proprietari esiste un legame
magnetico che anima i primi, e sarà così finché l’anima lascerà le proprie
spoglie attuali e si innalzerà verso una sfera più elevata».
Mentre osservavamo
quell’orrida porta, la sua tenda punteggiata di occhi vivi fu tirata da un lato
da due esseri dall’aspetto bizzarro, metà uomini e metà bestie, che ne
uscirono. Approfittammo dell’occasione per entrare, senza farci notare dal
custode, una creatura gigantesca ed orribile dalle membra storte e deformi, che
avrebbe fatto impallidire di paura il più cattivo orco delle nostre favole. Con
risa e imprecazioni terribili si precipitò su due poveri spiriti che, tremanti
di paura, uscirono rapidamente dalla porta e fuggirono. Né il portinaio né i
due spiriti ci videro.
«Ma quelle creature
hanno un’anima? Hanno vissuto sulla Terra?» chiesi, indicando i due spiriti
spaventati.
«Certo!» - rispose
Fedele -. «Ma appartengono ad una categoria molto arretrata di selvaggi, di
livello appena superiore a quello degli animali ed altrettanto crudele. È per
questo che sono qui. È probabile che la loro unica possibilità di progredire
sia quella di reincarnarsi in una forma appena superiore di vita terrestre. La
loro esperienza qui, di breve durata, lascerà in loro tuttavia la sensazione
che esiste da qualche parte una giustizia retributiva. Purtroppo, però,
potranno formarsi un’immagine di Dio elaborata solo sul modello dei potenti che
regnano su questi luoghi infernali, e di cui manterranno una vaga
reminiscenza».
«Quindi, tu credi
alla dottrina della reincarnazione?»
«Penso che per certi
spiriti la reincarnazione corrisponda a una necessità, senza la quale non
potrebbero progredire. Ma non credo che la reincarnazione corrisponda a una
legge immutabile cui tutti gli spiriti siano sottoposti. Ogni anima che nasce
sulla Terra possiede delle guide spirituali che, dalle sfere celesti, vegliano
sul suo benessere e la educano con i mezzi che, in base alla loro saggezza,
sembrano i migliori. Questi spiriti protettori (o angeli, come alcuni li
definiscono) usano diversi metodi, in base alla scuola o alla tradizione alla
quale appartengono. In effetti, mi hanno insegnato che non esiste un percorso
unico per tutti gli esseri, né un solo modo di percorrerlo. Ogni scuola di
pensiero (di cui si trova il riflesso imperfetto sulla Terra), ha la sua
espressione perfetta e i suoi maestri più elevati nelle sfere celesti. Da lì le
varie dottrine vengono trasmesse sulla Terra tramite gli spiriti delle sfere
intermedie. Lo scopo di ogni scuola è identico, ma ciascuna di esse traccia una
strada diversa per raggiungerlo. Gli angeli custodi vegliano sull'amina che è loro
affidata, durante il periodo che può essere definito della giovinezza; questo
periodo va dal momento in cui l’anima vede la luce della coscienza individuale,
fino a quando raggiunge, attraverso molteplici esperienze, lo stesso livello
intellettuale e morale della propria guida spirituale, e può quindi a sua volta
divenire essa stessa lo spirito protettore di un’anima appena nata.
Mi è anche stato
insegnato che allo stadio iniziale l’anima umana non è che un germe, piccolo e
fragile come un comune seme terrestre. In realtà è una scintilla dell’Essenza
divina che contiene, in potenza, tutto ciò che l’anima completa sarà in futuro.
Per propria natura è immortale e indistruttibile, poiché proviene dall’Immortale
e dall’Indistruttibile. Ma proprio come il seme che deve essere deposto
nell’oscurità della terra per crescere, così l’anima in germe deve essere
seminata nella materia corruttibile, dapprima nella sua forma inferiore (la
materia terrestre), e poi nelle sue forme più elevate.
Alcune scuole di
pensiero insegnano che l’anima progredisce più rapidamente se si reincarna più
volte nella vita materiale, rinascendo ogni volta in una nuova forma per
sperimentare ciò che non ha sperimentato o per espiare il male commesso in una
incarnazione precedente. Quindi i seguaci di questa scuola vengono riportati
nella vita terrena, e per loro ogni lezione deve essere appresa nel corso della
vita terrena.
Non bisogna però
concludere che tutti gli spiriti siano sottoposti ad un tale percorso. Esistono
altre scuole che insegnano che le sfere spirituali offrono dei mezzi di
educazione dell’anima assolutamente utili ed efficaci quanto la sfera
terrestre. Gli allievi di queste scuole non vengono quindi indirizzati verso
nuove reincarnazioni. Piuttosto, per la loro crescita ricevono delle missioni
da compiere nelle sfere basse, dove possono esaminare la loro vita terrena ed
espiare gli errori commessi.
Dato che tutte le
anime si differenziano per il loro carattere e la loro individualità, ognuna
viene educata con il metodo ad essa più adatto, altrimenti ne risulterebbe una
monotona uniformità. Sono la molteplicità e i contrasti a rendere interessante
ed attraente la vita terrena e quella nelle sfere celesti.
In definitiva, mi è sempre
stato consigliato di evitare di dedurre una regola generale applicabile a tutti
gli spiriti partendo dall’esperienza di una sola delle varie comunità di
spiriti incontrati qui. Anche durante questa nostra visita, non potremo
ispezionare che una minima parte di questa vasta sfera di spiriti malvagi;
eppure, percorreremo una distanza superiore a quella corrispondente alla
circonferenza del piccolo pianeta Terra dal quale proveniamo. Nel Mondo spirituale
esiste una legge secondo la quale i simili ricercano e vivono con i loro
simili. Gli spiriti della natura completamente opposti si respingono in modo
talmente potente, da non potersi mai frequentare, né tanto meno possono
penetrare nelle rispettive sfere. È per questo motivo che nel corso del nostro
viaggio incontreremo solo spiriti con cui abbiamo caratteristiche comuni, sia
per nazionalità che per temperamento».
[indice]
L’infernale città imperiale
Uno viene aiutato
Camminammo lungo una strada lastricata di marmo nero ai
lati della quale vi erano precipizi di cui non si vedeva il fondo per la
presenza di spesse nuvole di vapori che vi fluttuavano. Lungo il percorso
vedemmo passare un gran numero di spiriti dell’ombra, alcuni dei quali
portavano dei pesanti carichi sulle spalle, mentre altri camminavano a quattro
zampe come bestie. Intravedemmo dei gruppi di schiavi che indossavano intorno
al collo un collare di ferro ed erano incatenati gli uni agli altri.
Provenivano dalla seconda porta, o porta interna che, evidentemente, costituiva
l’entrata di una grande città fortificata i cui scuri edifici emergevano dalla
spessa nebbia di fronte a noi.
La strada, lo stile
della costruzione e l’aspetto dei numerosi abitanti mi diedero l’impressione di
entrare in una città dell’antico impero romano, ma qui era tutto sporco e
orribile, nonostante la bella architettura dei superbi edifici di cui
percepivamo vagamente i contorni. La seconda porta, lavorata in modo più
accurato della prima, aveva i battenti aperti, e mescolandoci alla folla di
spiriti che circolavano, entrammo senza essere notati.
Disse Fedele: «Vedrai
che né la vita né le attività differiscono da quelle che si svolgevano nella
città terrestre, della quale questa è il riflesso spirituale nel periodo in cui
era al culmine della sua potenza. È stato in quel momento che le particelle
spirituali di cui è composto questo luogo sono state emesse sulla Terra attirate
da forze magnetiche per formare questa città. Dall’aspetto più moderno di
alcuni edifici, puoi constatare che si è ingrandita con il passare del tempo,
grazie allo stesso procedimento che agisce continuamente. Vedrai che la maggior
parte degli spiriti sono convinti di trovarsi ancora nella loro città terrena,
e si stupiscono del fatto che tutto appaia così sporco, miserabile e
scuro.
Questa città ha un
riflesso spirituale anche nelle sfere più elevate. Tutto ciò che è stato buono,
bello e nobile in questa città terrena è stato attirato nel suo riflesso
celeste; in essa abitano quelli tra i suoi abitanti che sono stati buoni e
onesti. Le emanazioni spirituali della città, proprio come quelle di ciascuno
dei suoi abitanti, vanno verso l’alto o verso il basso, a seconda del grado di bene
o di male che contengono, e poiché i misfatti commessi in passato in questa
città superano di molto le buone azioni, il suo riflesso spirituale in questa
sfera è più grande e popolato del suo riflesso nelle sfere più elevate. In un
lontano futuro, quando gli spiriti che risiedono attualmente in questo luogo
saranno progrediti spiritualmente, la replica celeste di questa città sarà
completamente popolata, mentre la città che vediamo oggi diverrà polvere e
scomparirà da questa sfera».
Stavamo percorrendo
una stretta strada che era forse la replica del suo modello terrestre di una
volta e, nel giro di poco tempo, arrivammo in una grande piazza circondata da
superbi palazzi. Di fronte a noi si alzava un edificio imponente, che dominava
su tutti gli altri. Un ampio scalone di marmo conduceva al suo massiccio
portale. Attraverso la nebbia densa e sporca, intravedevamo le numerose ali e
dépendance di questo elegante palazzo. Tuttavia, ogni cosa era cosparsa di
spruzzi di sangue e coperta di mucosità e muffe che sfiguravano l’edificio. Una
specie di disgustosa schiuma pendeva dalle colonne e dai capitelli, in forma di
serpenti arrotolati.
Un fango nerastro
trasudava dagli interstizi tra le lastre di marmo del pavimento, come se la
città fosse costruita su una palude. Vapori maleodoranti aleggiavano attorno a
noi, creando delle gigantesche forme fantasmatiche che evocavano i crimini del
passato. Degli spiriti tenebrosi entravano e uscivano senza sosta dalle porte
del palazzo, spinti da altri spiriti a colpi di scudiscio o di picca. Che grida
e che bestemmie si sentivano! Era veramente la capitale delle anime dannate del
regno degli inferi. E dappertutto aleggiavano quelle grosse nubi nere di
angoscia, di sofferenza e di crimine.
I miei pensieri
andarono verso il passato, al tempo dell’Impero romano. In una visione, come
riflessa in uno specchio, quella città mi apparve nello splendore della sua
grandezza di una volta. Vidi la corruzione, la dissolutezza, la tirannia, che
tessevano sul telaio del destino questa sua copia sfigurata, pronta ad
accogliere tutti coloro che avevano disonorato la bellezza di questa città con
i loro peccati e i loro vizi; vidi questa grande città dell’inferno che veniva
edificata sotto i miei occhi, atomo dopo atomo, divenendo così la prigione
degli spiriti decaduti di quell’epoca malvagia. Salimmo i gradini della grande
scalinata di marmo, ed entrammo dall’entrata principale nel cortile esterno del
palazzo imperiale. Nessuno ci parlava o sembrava accorgersi della nostra
presenza. Avanzammo ancora attraversando più sale, fino alla porta della Sala
delle udienze.
Qui il mio compagno si arrestò e mi disse: «Amico mio,
non posso continuare con te, perché ho già incontrato lo spirito tenebroso che
regna su questi luoghi. La mia presenza lo insospettirebbe e metterebbe in pericolo
la missione. Questa consiste nel liberare uno spirito la cui preghiera di
pentimento è giunta fino alle sfere elevate. L’aiuto che tu gli darai è la
risposta alla sua preghiera. Lo troverai facilmente: è il suo desiderio di
essere aiutato che ci ha attirati presso di lui e ti permetterà di
raggiungerlo. Devo separarmi da te per qualche tempo, perché ho il mio lavoro
da svolgere, ma ci rivedremo presto. Se darai prova di coraggio e volontà, ed
osserverai le regole di condotta che ti sono state comunicate, non potrà
succederti nulla di male. Arrivederci amico mio, e sappi che anch’io avrò
bisogno di tutte le mie forze».
Mi separai da Fedele
ed entrai da solo nella Sala delle udienze, che trovai piena di spiriti
maschili e femminili. L’arredamento rifletteva lo splendore barbaro dei tempi
imperiali. Ai miei occhi però tutto portava il marchio di quel luridume
ripugnante che già mi aveva colpito all’entrata del palazzo. Gli uomini e le
donne, che nella vita passata erano stati senza dubbio dei fieri patrizi,
sembravano colpiti da una malattia più orribile della lebbra. Il suolo e i muri
erano ricoperti di macchie e pozze di sangue vischioso; pensieri abominevoli
erano affissi sui muri in guisa di decorazioni. Gli abiti sontuosi dei presenti
erano rosi dai vermi e impregnati dei germi di tutte le loro malattie.
L’imperatore era
seduto su un trono sopraelevato: tra tutti gli spiriti corrotti presenti era il
più ripugnante e spaventoso. La crudeltà e il vizio erano così profondamente
scolpiti nei suoi tratti che, al confronto, gli altri sembravano
insignificanti. Anche se provavo un senso di repulsione, non potevo impedirmi di
ammirare la maestosa potenza di quell’uomo. La consapevolezza che aveva di
regnare con pieno diritto su quell’inferno sembrava soddisfare la sua arroganza
e il suo carattere tirannico, anche in un ambiente così orribile.
Nonostante i secoli
trascorsi dalla sua morte, quell’uomo non aveva ancora preso coscienza della propria
reale situazione. Osservandolo, ebbi la visione di ciò che immaginava di
essere: vidi un uomo di Stato dai tratti duri e crudeli e dagli occhi di
rapace, ma di una eleganza e di uno charme innegabili. Tutto ciò che in lui vi
era di repellente e volgare, che il suo involucro terrestre aveva dissimulato,
si rivelava ora completamente, sebbene egli stesso non ne avesse ancora preso
coscienza. In compenso, percepiva perfettamente l’aspetto ripugnante di chi lo
circondava.
Vidi anche la sua
corte e i suoi compagni così come erano durante la loro vita terrena, e scoprii
che ognuno di essi si vedeva ancora così com’era una volta. Tutti ignoravano la
spaventosa trasformazione che era avvenuta in loro, mentre erano perfettamente
consapevoli di quella degli altri.
Tutti si trovavano
in questo stato, ad eccezione di un unico uomo accovacciato in un angolo, che
copriva con il suo mantello il proprio viso deforme. Percepii che era
pienamente consapevole della decadenza morale propria e di chi lo circondava.
Nel cuore di quella persona era nato il desiderio di una condizione migliore,
di un percorso, anche se duro e cosparso di difficoltà, per sfuggire agli
orrori di quell’inferno e dei suoi abitanti. Capii, guardandolo, che ero lì per
lui, anche se ignoravo ancora in che modo avrei potuto aiutarlo. Sapevo solo
che la forza che mi aveva condotto fino a quel luogo avrebbe continuato a
mostrarmi il cammino.
Mentre mi guardavo
attorno, gli spiriti e il loro despota scoprirono la mia presenza. La collera
apparve sul volto di quest’ultimo che, con voce roca, mi chiese chi fossi e
come avevo osato avvicinarmi a lui.
Gli risposi: «Sono
uno straniero giunto da poco in questa sfera tenebrosa, e sono molto sorpreso
di trovare un simile luogo nel Mondo spirituale».
Lo
spirito esplose in una risata feroce, e
disse che presto mi avrebbe fornito delle informazioni sul Mondo dello spirito.
«Ma» – proseguì – «dal momento che sei uno straniero e che qui accogliamo
sempre in modo regale gli stranieri, ti prego di sederti e di prendere parte al
nostro banchetto».
Mi indicò un posto
libero davanti a lui alla tavola alla quale erano seduti altri spiriti.
Considerato ciò che si trovava sulla tavola, si sarebbe potuto credere che si
trattasse di uno di quei grandi banchetti in uso ai tempi dello splendore
terreno di quel palazzo. Tutto appariva molto reale, ma mi avevano preavvertito
che in quella sfera il cibo era più o meno illusorio, e non appagava la
terribile fame che tormentava gli antichi convitati, e che il vino, simile ad
una bevanda infuocata, disseccava la gola e aumentava mille volte la sete degli
ubriaconi.
Mi avevano raccomandato
fermamente a non mangiare né bere nulla di ciò che mi sarebbe stato offerto, e
a non accettare mai un eventuale invito a riposarmi. Ciò avrebbe posto le mie
forze superiori sotto il dominio dei miei sensi inferiori, e mi avrebbe immediatamente
posto al livello di quegli spiriti tenebrosi, rendendomi vulnerabile al loro
potere. Risposi perciò al mio ospite: «Anche se apprezzo il vostro invito e la
vostra ospitalità, devo rifiutare, perché non desidero né bere né mangiare».
Al mio rifiuto, vidi
la collera sul suo volto e nel suo sguardo di fuoco. Egli mantenne però un’apparente
benevolenza nei miei confronti e mi fece segno di avvicinarmi. Nel frattempo,
l’uomo che ero venuto ad aiutare era stato distolto dalla sua meditazione dal
mio arrivo e dalla voce dell’imperatore. Stupito dalla mia audacia e
preoccupato per la mia sicurezza, mi si era avvicinato. Mi aveva scambiato per
uno di quei sfortunati nuovi arrivati che non avevano ancora conosciuto i
pericoli di quel terribile luogo. Il suo timore per me e la sua compassione
crearono tra di noi un legame che mi avrebbe dato la possibilità di portarlo
con me nella fuga.
Mentre facevo
qualche passo verso il trono dell’imperatore, quello spirito
penitente mi seguì. Avvicinandosi mi disse a bassa voce: «Non lasciarti
abbindolare. Voltati e fuggi da questo luogo finché sei ancora in tempo. Lo
distrarrò io per qualche istante».
Ringraziai quello
spirito e gli risposi: «Io non fuggo davanti a nessuno. Tuttavia farò
attenzione a non cadere in qualche tranello».
Il nostro breve
dialogo non era sfuggito all'imperatore.
Percosse con impazienza il suolo con la sua spada. «Avvicinati straniero. Non
conosci le buone maniere? Non sai che non si fa aspettare un imperatore? Guarda
il mio trono; siediti per un momento, e scopri come ci si sente al posto di un
monarca».
Il trono era simile
ad una grande sedia sormontata da un baldacchino. Due immense forme alate in
bronzo si elevavano dietro al trono; ognuna di esse aveva sei lunghe braccia
che formavano lo schienale e i lati, e la loro testa sosteneva il baldacchino.
Non avevo nessun desiderio di sedermi su quel trono: il suo proprietario mi
ripugnava troppo perché desiderassi avvicinarmi a lui. Ma anche se la curiosità
mi avesse spinto ad esaminare il trono più da vicino, ne sarei stato
allontanato dalla visione che avevo appena avuto. In effetti, il seggio parve
improvvisamente prendere vita, e vidi uno sfortunato spirito tenuto prigioniero
dai braccioli del trono, e compresso in una massa informe dalla terribile
stretta. Compresi allora che quello era il destino di chi avrebbe accettato
l’invito a sedervisi.
Dopo la breve
visione mi volsi verso l'imperatore e m’inchinai: «Non ho alcun desiderio di
prendere il vostro posto, e devo di nuovo rifiutare l’onore che mi fate».
Fuori di sé, ordinò
alle guardie di catturarmi, di farmi sedere a forza e farmi ingoiare cibo e
bevande, fino a farmi soffocare. Qualcuno si precipitò verso di me. L’uomo che
ero venuto a salvare si gettò davanti a me per proteggermi. In un istante fummo
circondati da spiriti che schiumavano rabbia. Devo riconoscere che in quel
momento il mio cuore cedette e il mio coraggio vacillò. Erano così orribili,
così malvagi, come una muta di bestie selvagge e affamate sguinzagliate contro
di me. Ma mi ripresi, poiché il pericolo risvegliò le mie forze. Proiettai la
mia volontà per respingere gli spiriti e chiamai in mio soccorso le forze del
bene, afferrando nel contempo saldamente lo spirito che aveva voluto aiutarmi.
Arretrai lentamente verso la porta. Tutta quella banda di spiriti delle tenebre
ci seguiva con grida selvagge e gesti minacciosi, ma finché avessi mantenuto
ferma la mia volontà di respingerli, non avrebbero potuto toccarci.
Raggiungemmo infine la porta e la superammo; dopodiché la porta si richiuse
separandoci dai nostri inseguitori. Ci sentimmo immediatamente afferrare
entrambi come da braccia robuste, e fummo trasportati in un luogo sicuro nella
pianura.
Nel frattempo, l’uomo
che avevo salvato era caduto in uno stato di incoscienza. Ai suoi lati vidi
quattro spiriti maestosi delle sfere elevate che effettuavano dei movimenti
magnetici sul suo corpo steso a terra. Vidi allora la cosa più bella che mi sia
capitato di vedere: da quel corpo deforme e tenebroso, che giaceva come morto,
si levò un vapore nebbioso che si ispessì fino a prendere la forma dello stesso
spirito. Era l’anima purificata, libera del suo involucro tenebroso. I quattro
spiriti celesti la presero, ancora in stato di incoscienza, tra le braccia,
come si porta un bambino, poi si alzarono e scomparvero.
Vicino a me vi era un angelo raggiante: «Che sia di buon augurio» –
mi disse – «Figlio del Paese della speranza,
perché devi aiutare ancora molte persone in questo regno delle tenebre, e la
gioia degli angeli in Cielo è grande per i peccatori che si pentono».
Poi disparve, e
rimasi solo nella piana deserta dell’inferno.
[indice]
Il fuoco dell'inferno – L’origine
dell’inquisizione – Uno spirito vendicativo
Un brigante – La palude degli uomini di
corte – I crepacci degli ingannatori
La foresta della desolazione
Seguivo uno stretto sentiero, certo che mi avrebbe
condotto là dove il mio aiuto era atteso. Dopo una breve marcia arrivai ai piedi
di una montagna nera, e vidi l’entrata di un’immensa caverna. Spaventosi
rettili si attorcigliavano sulle pareti e strisciavano fino ai miei piedi.
Grappoli vischiosi di vegetali parassiti pendevano dal soffitto a guisa di
ghirlande. Un pantano di acqua nera e stagnante copriva il suolo. Volevo
tornare indietro, ma una voce mi pregò di proseguire. Entrai, e dopo aver
costeggiato il pantano, mi trovai di fronte all’ingresso di uno stretto passaggio
nella roccia. Lo oltrepassai, e subito dopo una svolta vidi la luce rossa di un
fuoco che illuminava la parete.
Delle ombre, come
fantasmi, attraversavano in un senso e nell’altro la caverna. Poco dopo giunsi
alla fine del tunnel. Vidi di fronte a me una specie di antro a volta con un
grande fuoco al centro. Il soffitto era in parte illuminato dalle fiamme, ma
era anche ricoperto a tratti da un denso fumo. Un gruppo di creature
diaboliche, che sembravano incarnare i demoni dell’inferno, danzavano attorno
al fuoco. Ridendo e levando stridule grida, lo attizzavano servendosi di lunghe
picche, e danzavano come selvaggi. Più lontano, una dozzina di miseri spiriti
scuri erano accovacciati in un angolo. I demoni si lanciavano a tratti verso
quegli esseri spaventati, minacciavano di afferrarli e gettarli nelle fiamme,
ma dopo aver emesso delle grida rabbiose si ritiravano.
Ben presto mi
accorsi di essere invisibile a quegli esseri, e tale scoperta mi indusse ad
avvicinarmi a loro. Con orrore vidi che il fuoco era composto da corpi di
uomini e donne vivi. Si torcevano tra le fiamme, e i demoni li gettavano in
aria a colpi di picche.
Sconvolto da questa
scoperta, gridai che volevo sapere se era o meno un’illusione. La stessa voce misteriosa che mi aveva parlato spesso
durante le mie peregrinazioni mi disse: «Figlio mio, quelle che vedi sono anime
viventi che durante la loro vita terrena hanno condannato centinaia di loro
simili a questa stessa terribile morte, senza provare pietà e senza pentirsi
del loro gesto. Le stesse crudeltà che hanno compiuto, hanno acceso nel cuore
delle loro innumerevoli vittime un fuoco di odio senza quartiere. Quest’odio,
nel Mondo spirituale, ha formato le fiamme infuocate che ora consumano quei
carnefici, e questi fuochi sono mantenuti vivi dalle atrocità inaudite commesse
da coloro che le fiamme divorano. Non vi è qui nessuna sofferenza che non sia
stata sopportata in forma cento volte più profonda dalle numerose ed impotenti
vittime di questi spiriti. Usciranno dal fuoco quando la sofferenza risveglierà
in loro per la prima volta una qualche pietà per le loro vittime. Allora,
qualcuno tenderà loro la mano per aiutarli a progredire, e verrà data loro la
possibilità di praticare quella carità di cui hanno mancato nella vita sulla
Terra.
Non ti addolorare
per una tale retribuzione! I cuori di questi spiriti sono così duri e crudeli
che solo la sofferenza che subiscono personalmente può suscitare in loro la
pietà verso gli altri. Dal momento stesso in cui la loro esistenza terrena è
terminata, non hanno pensato ad altro che a far soffrire coloro che erano più
deboli di loro. E ciò fino a quando tutto l’odio che hanno provocato si è
concentrato in un torrente che li ha infine inghiottiti. In realtà, queste fiamme
non sono materiali, anche se così appaiono ai tuoi occhi come ai loro. Nel
Mondo spirituale ciò che è mentale è anche oggettivo: l’odio furioso o la
passione bruciante si manifestano come un fuoco reale. Adesso prova a seguire
uno di questi spiriti, e vedrai con i tuoi occhi che quella che sembra una
crudele ingiustizia non è in realtà che un atto di carità mascherato. Guarda
ora: i loro vizi si consumano in quel fuoco, e infine, ciò permetterà loro di
lasciare questa caverna per andare verso la pianura».
Nello stesso istante
in cui la voce tacque, le fiamme si spensero. Non rimase che un pallido chiarore
fosforescente e bluastro, lasciando la caverna nell'oscurità quasi completa.
Vidi in quel momento le forme degli spiriti sollevarsi dalle ceneri ed allontanarsi
da quel luogo. Li seguii, e uno di essi si separò dagli altri, dirigendosi
verso un abitato vicino che somigliava ad una antica città spagnola delle Indie
Occidentali o dell’America del Sud. Nelle strade vagavano degli indi, degli
spagnoli e degli uomini di diverse nazionalità.
Seguii lo spirito
per varie stradine, finché non arrivò a un grande palazzo che mi parve un
monastero della compagnia dei Gesuiti, proprio coloro che avevano contribuito a
colonizzare il paese imponendo ai poveri indigeni la religione cattolica
romana, in un’epoca in cui la persecuzione religiosa era ritenuta una prova di
fervore da parte della maggior parte delle confessioni. Mi fermai per osservare
lo spirito, e in quel momento ebbi la visione del modo in cui si era svolta la
sua vita terrena.
Lo vidi come un dirigente
del suo ordine religioso che giudicava i poveri indi e gli eretici che gli
venivano condotti. Vidi che ne condannava centinaia alla tortura e al rogo, con
la motivazione che rigettavano il suo insegnamento. Lui opprimeva tutti coloro
che non erano abbastanza potenti da potergli resistere, ed estorceva loro delle
quantità enormi di gioielli e oro per se stesso e per il suo ordine. Se
qualcuno si opponeva alle sue pretese, lo faceva arrestare e gettare in prigione
senza processo, poi lo faceva torturare e bruciare. Vidi in lui una insaziabile
sete di ricchezza e di potere, accompagnata da un vero e proprio desiderio di
nutrirsi della sofferenza delle sue vittime. Seppi, come se leggessi nel suo
animo, che la sua religione non era per lui altro che una maschera, un comodo
mezzo per poter estorcere ricchezze e soddisfare il suo desiderio di potere.
Poi vidi la piazza
principale di quella città fiammeggiare di cento fuochi come fosse un’immensa fornace.
Una moltitudine di indigeni indifesi e terrorizzati fu gettata nel fuoco, con i
piedi e le mani legate. Le loro grida di agonia salivano verso il Cielo, mentre
quel tiranno e i suoi vili complici recitavano le loro ipocrite preghiere ed
elevavano la santa Croce, profanandola con le loro mani empie, con le loro vite
piene di odio e di crudeltà, e con la loro avidità. Vidi che questi orrori
venivano perpetrati nel nome della Chiesa
di Cristo, di Colui che, predicando la carità, era venuto ad annunciare che
Dio è Amore! Ma l’uomo, che si faceva chiamare ministro del Cristo, non aveva un’oncia di pietà per le sue
sfortunate vittime; pensava che solo quello spettacolo avrebbe infuso il
terrore nelle altre tribù indie, e le avrebbe convinte a dargli più oro per
soddisfare la sua avidità.
La visione mi mostrò
in seguito quell’uomo dopo il suo ritorno in Spagna, il suo paese d’origine; il
modo in cui, come prelato della Chiesa, godeva della fortuna accumulata in modo
così disonesto. Il popolo ignorante lo onorava come un santo che aveva attraversato
il mare ed era giunto nel Nuovo Mondo per piantarvi il vessillo della Chiesa e
predicarvi il Vangelo dell’Amore e della Pace, mentre in realtà la sua strada
era intrisa di sangue e cosparsa di fuoco.
Dopo quella visione,
la mia simpatia nei suoi confronti scomparve. Poi, mentre quell’uomo era sul
suo letto di morte, vidi i monaci e i preti celebrare una profusione di messe affinché
la sua anima potesse salire al Cielo! Ma invece del Cielo, furono gli abissi
dell’inferno ad inghiottirlo, a causa delle catene spirituali che si era forgiato
da solo durante la sua vita infame. Vidi che era atteso dalla moltitudine delle
sue vittime, attirate anch’esse verso il basso dalla loro sete di vendetta e
dall’ardente desiderio di fargli pagare il peso delle sofferenze inferte a loro
e ai loro cari.
Vidi quell’uomo
inseguito dagli spiriti che aveva fatto soffrire, o – come avevo visto nel Paese di ghiaccio con l’uomo nella
gabbia – dagli spettri vuoti lasciati da coloro che erano troppo buoni e troppo
puri per discendere a reclamare vendetta in quelle terribili tenebre. Al suo
arrivo all’inferno, l’unico sentimento che quell’uomo aveva provato era stato
il furore per essere stato privato del potere di cui aveva potuto disporre
sulla Terra, e la sua unica preoccupazione era stata quella di trovare il modo
di unirsi ad altri spiriti dell'inferno per continuare ad opprimere e torturare.
Se avesse potuto condannare a morte le proprie vittime per una seconda volta,
lo avrebbe fatto. Nel suo cuore non vi era né pietà né rimorso, solo la collera
dovuta alla propria impotenza. Se solo avesse avuto un pensiero di benevolenza
nei confronti di qualcuno, ciò lo avrebbe aiutato a creare una difesa tra lui e
gli spiriti vendicativi. In questo caso le sofferenze non gli sarebbero state
risparmiate, ma non avrebbero assunto la forma ‘fisica’ che avevo visto.
Invece la sua
passione per la crudeltà era così intensa che attizzava sempre più le fiamme
spirituali che lo consumavano, fino a quando queste si consumarono a seguito
della propria stessa violenza. I demoni che avevo visto erano le sue vittime
più feroci, quelle nelle quali il desiderio di vendetta non si era ancora
assopito. Gli altri spiriti che avevo notato raccolti in un angolo non avevano
più il desiderio di infliggergli dei tormenti, ma non potevano impedirsi di
contemplare le sue sofferenze e quelle dei suoi complici.
In seguito, vidi che
il pentimento cominciava a risvegliarsi in lui. Si era diretto verso la città
per mettere in guardia i propri confratelli gesuiti perché ponessero fine alla
loro condotta sbagliata. Non era consapevole del tempo che era passato dalla
sua morte, e non capiva che la città che vedeva non era altro che il riflesso
spirituale del luogo in cui aveva vissuto sulla Terra. Mi venne poi detto che
più avanti sarebbe stato rimandato sulla Terra per potervi operare come spirito
protettore, e per insegnare ai viventi la compassione e la misericordia, le
virtù che non aveva praticato nel corso della propria vita. Ma prima di tutto
avrebbe dovuto restare in quel luogo tenebroso per tentare di liberare le anime
di coloro che vi erano stati attirati dai suoi crimini. Lasciai quello
sfortunato alla porta dell’edificio che era la replica spirituale della sua
casa terrena e mi allontanai da solo.
Come la città romana
che avevo visitato in precedenza, anche questa era deformata, e la sua bellezza
era oscurata dai crimini di cui era stata silenziosa testimone. L’aria sembrava
piena di fantasmi che gemevano e piangevano, trascinando dietro di sé le loro
pesanti catene. L’intero luogo sembrava costruito su tombe viventi, ed avvolto
in una nebbia rossa di sangue e lacrime. La città somigliava ad una mostruosa
prigione le cui mura erano state costruite con atti di violenza, rapina e
oppressione.
Mentre camminavo
feci un sogno ad occhi aperti. Vidi la città così com’era stata in passato,
prima che gli uomini bianchi vi giungessero. Vidi un popolo primitivo pacifico
e semplice che si nutriva di frutti e di granaglie, che viveva in uno stato di
innocenza simile a quello dell’infanzia. Quel popolo onorava l’Altissimo con il
nome con il quale lo conosceva. La sua fede semplice e le sue virtù erano
ispirate dal Grande Spirito che è universale e non appartiene a nessuna
dottrina e a nessuna chiesa. Vidi poi in Spagna delle persone sincere, la cui
anima era pura. Questi credevano di possedere la vera fede, la sola che
permetteva di salvare gli esseri umani. Credevano sinceramente che Dio avesse
donato quella luce ad una piccola parte della Terra, condannando il resto dell’umanità
alle tenebre e alla perdizione. Quegli uomini buoni desideravano talmente tanto
la salvezza di tutti coloro che credevano fossero nell’errore, da attraversare l’Oceano
per questo. Volevano condividere la loro fede con quel popolo semplice, la cui
vita, pur se guidata da una fede diversa, non era meno buona, amabile e
spirituale. Vidi quei preti buoni ma ignoranti approdare a quelle rive
straniere, e lavorare dappertutto per diffondere il loro credo, estirpando nel
contempo quello del popolo indigeno, degno di rispetto quanto il loro. Quei
preti, uomini sinceri, cercavano non solo la salvezza spirituale di quelle
persone, ma anche il loro benessere terreno. Perciò costruirono dappertutto
missioni, chiese e scuole.
Vidi poi una
moltitudine di uomini giungere dalla Spagna, non per diffondere le verità della
loro religione, ma per avidità dell’oro di quei nuovi paesi e di tutto ciò che
poteva soddisfare il loro egoismo. Alcuni tra essi avevano lasciato il loro
paese per sfuggire alle condanne per i crimini che avevano commesso. Li vidi
sbarcare come fossero delle orde barbariche. Si unirono a quelli le cui
motivazioni erano pure, li superarono in numero e distrussero tutto il bene che
quelli avevano fatto. Usando il nome della santa Chiesa cristiana, si
costituirono padroni e tiranni degli indigeni.
All’inizio, gli
indigeni li accolsero ingenuamente come fratelli, e mostrarono loro i tesori
che avevano estratto dal suolo: oro, argento e pietre preziose. Poi, resi pazzi
dalla cupidigia, i bianchi uccisero e saccheggiarono, obbligando gli indigeni a
lavorare come schiavi nelle miniere nelle quali morivano a centinaia. L’uomo
bianco ruppe tutte le promesse che aveva fatto, lasciando alla fine in questo
paese prima pacifico e felice, solo torrenti di sangue e di lacrime.
Vidi in seguito l’inquisizione
giungere in quel luogo e sottoporre il popolo ad una oppressione spietata, fino
a farlo quasi scomparire dalla faccia della Terra. Vidi che la brama dell’oro
animava, come passione bruciante, la maggior parte di coloro che giungevano in
quel paese. Ciechi a tutte le bellezze che li circondavano, non vedevano che il
fulgore dell’oro. Non avevano altra idea che quella di arricchirsi. Durante
quel periodo di follia omicida, venne costruita nell’inferno una replica spirituale
di quella città terrena, atomo per atomo, pietra per pietra, mentre il legame
magnetico che univa la replica infernale all’originale terreno tesseva il
destino postumo di ciascuno degli abitanti indigeni. Ciò perché, gli esseri
umani, con la loro vita sulla Terra, costruiscono nel vero senso della parola
la loro residenza nel Mondo spirituale. Quindi, tutti quei monaci e quei preti,
quelle dame raffinate, quei soldati e quei mercanti furono attratti verso l'inferno
a motivo dei loro atti, delle loro passioni egoiste e della loro cupidigia,
mentre gli sfortunati indigeni vi furono attirati dal loro odio e dalla loro
sete di vendetta.
*
Giunsi alla porta di
un grande edificio che somigliava ad una prigione per via delle sue strette
finestre chiuse con delle sbarre di ferro, tuttavia mi arrestai sentendo delle
urla provenire da quel luogo. Condotto dalla voce misteriosa della mia guida
invisibile, vi entrai e raggiunsi in breve una cella sotterranea. Numerosi
spiriti circondavano un uomo bloccato contro il muro da un cerchio di ferro che
gli girava attorno alla vita. Gli occhi pieni di spavento e di furore, i
capelli arruffati, gli abiti a brandelli, mi fecero ritenere che fosse in quel
luogo da molti anni. Aveva le gote scavate, le ossa sporgenti, e sembrava che
stesse per morire di fame; ma sapevo che nel Mondo spirituale non esiste nessuna
morte in grado di abbreviare la sofferenza. Un altro uomo, con le braccia
incrociate sul petto, gli stava vicino con lo sguardo rivolto verso il basso.
Il suo viso magro e devastato, il corpo scheletrico, erano coperti di ferite.
Il suo aspetto era ancora più penoso di quello dell’altro spirito, anche se era
libero e non portava catene.
Attorno a quei due
uomini una banda di esseri selvaggi e degenerati danzava ed urlava. Alcuni di
loro erano indiani, altri spagnoli, e uno o due erano forse inglesi. Tutti
erano impegnati a lanciare dei coltelli taglienti contro l’uomo incatenato, ma
sembrava che questi oggetti non lo colpissero mai. Mentre lo insultavano e lo
maledicevano, tentavano di colpirlo al viso, ma stranamente non vi riuscivano
mai. L’uomo restava incatenato al muro, incapace di muoversi, mentre l’altro lo
osservava in silenzio.
Mi fermai a guardare
quella scena, ed ebbi la rivelazione del passato di quei due uomini. Vidi che
quello incatenato viveva una volta in una bella residenza, simile a un palazzo.
Riconobbi in lui uno dei giudici inviati dalla Spagna per presiedere tribunali
che altro non erano che un mezzo per opprimere gli indigeni e tutti coloro che
si opponevano ai ricchi e ai potenti. L’altro era un commerciante che abitava
in una graziosa villa con la bella moglie e il figlioletto. La sua donna aveva
attirato l’attenzione del giudice che si era invaghito di lei. Dal momento che
la donna respingeva la sua corte, egli fece arrestare il marito dall'inquisizione
e lo fece gettare in prigione. Fece poi prelevare la donna e l’oltraggiò a tal
punto che ella ne morì. Quanto al bambino, fu strangolato su suo ordine.
Il povero marito, intanto,
soffriva in prigione, senza poter conoscere il destino della moglie e del
figlio, e nemmeno le motivazioni dell’arresto. Le privazioni del cibo e gli
orrori della prigione gli distrussero lentamente le forze. Infine fu condotto
davanti al Tribunale dell’inquisizione, che lo accusò di stregoneria e
cospirazione contro la Corona. Dal momento che egli negava, fu torturato per
costringerlo a confessare e a fornire i nomi dei suoi complici, e poiché lo
sfortunato continuava a protestarsi innocente, fu ricondotto in prigione, dove
morì lentamente di fame, perché il giudice rifiutò di liberarlo per timore che
scoprisse il vero motivo del suo arresto.
Così quel poveretto
morì. Dopo la sua morte non poté riunirsi con la sua famiglia, perché l’anima
innocente della moglie e del bambino erano ormai nelle sfere elevate. La donna
era così pura, buona e dolce, da aver perdonato il suo assassino (anche se il
giudice non ne aveva desiderato la morte, ma ne era responsabile). Ma tra lei e
suo marito, che lei amava teneramente, si era creato un abisso a motivo del
profondo desiderio di vendetta che quest’ultimo provava nei confronti dell’uomo
che li aveva distrutti. In effetti, quando il povero sposo morì, la sua anima
non poté lasciare la Terra: vi restò incatenata dalla sua amarezza e dal suo
odio. Egli avrebbe forse potuto perdonare ciò che aveva subito personalmente,
ma il destino di sua moglie e di suo figlio erano per lui imperdonabili. Il
perdono era al di sopra delle sue forze. Il suo odio era divenuto più forte
dell’amore per sua moglie. Giorno e notte pensava al giudice, aspettando l’occasione
per vendicarsi. Questa alla fine si presentò. Attratti dalla sua ossessione di
vendetta, dei diavoli dell’inferno, come quelli che avevano una volta tentato
me, gli insegnarono il modo per uccidere il giudice controllando la mano di un
mortale, al fine di attirare il suo assassino all’inferno con lui.
La sua ossessione
era divenuta così profonda dopo anni di mortificazione nella solitudine della
sua prigione prima terrestre e poi spirituale, che era stato impossibile per la
sua povera moglie avvicinarlo per addolcirne il cuore. La sua buona anima
veniva respinta dalla schiera degli spiriti malvagi che si accalcavano attorno
a lui, ed egli aveva perso qualunque speranza di mai più rivederla. Credeva
fosse salita al Cielo e che sarebbe rimasta separata da lui per l’eternità. Le
sue convinzioni cattoliche, apprese sulla Terra due secoli fa [nel 1600, n.d.t.], mentre era in vita, gli facevano credere di essere
dannato per l’eternità, poiché era stato messo al bando dalla Chiesa e non
aveva ricevuto l’assoluzione prima della morte, mentre pensava che sua moglie e
suo figlio dovessero essere in Cielo con gli angeli.
Avendo queste
convinzioni, è forse strano che quel povero spirito si abbandonasse alla vendetta
e che concentrasse quindi tutta la propria volontà nell’infliggere al suo
nemico le sofferenze che egli stesso aveva sopportato? Egli, dunque, riuscì con
fatale precisione a spingere un mortale ad uccidere il giudice. Il corpo fisico
di quest’ultimo morì, ma la sua anima si risvegliò all’inferno, incatenata al
muro di una prigione, come lo era stato una volta la sua vittima, faccia a faccia
con essa.
Durante la sua vita,
il giudice aveva condannato a morte molte persone al fine di soddisfare la propria
ambizione e la propria cupidigia. Alla sua morte, le sue vittime si radunarono
attorno a lui, e resero il suo risveglio un vero inferno. Eppure, la volontà di
quell’uomo era così forte che nessuno dei colpi che cercavano di infliggerli lo
raggiungeva. Da anni i due acerrimi nemici si fronteggiavano, esprimendo odio e
disprezzo reciproci. Quanto agli altri spiriti, cercavano continuamente nuovi
mezzi per far soffrire l’uomo incatenato, la cui volontà, più potente della
loro, li teneva lontani.
In un luogo molto
distante da quello, nelle sfere luminose, la povera moglie era disperata per il
marito, ma sperava che un giorno il proprio amore e le proprie preghiere
avrebbero raggiunto la sua anima e l’avrebbero addolcita, spingendolo ad
abbandonare le sue intenzioni malvagie e a rinunciare alla vendetta. Erano
state le sue preghiere ad attirarmi in quei luoghi, ed era lei che mi aveva trasmesso
la visione di quella squallida storia, pregandomi di informare suo marito che
lei non smetteva mai di pensare a lui; la sua sola speranza era di vederlo
elevarsi verso le sfere più alte, per poterlo incontrare nella pace e nella
felicità. Con questa visione impressa nel mio cuore mi avvicinai all’uomo;
questi era stanco della sua vendetta, e il suo cuore desiderava profondamente
ritrovare l’amata moglie.
Lo toccai sulla
spalla e gli dissi: «Amico mio, io so perché sei qui e conosco la terribile
storia delle tue sofferenze. La donna che ami mi ha inviato qui perché ti
dicessi che ti aspetta in alto, in un paese magnifico. Lei si lamenta perché
non la raggiungi, e si rattrista che tu trovi la vendetta più dolce delle sue
carezze. Ti manda a dire che sei tu stesso che ti leghi a questi luoghi di
orrore, mentre potresti essere libero».
Lo spirito sussultò
e, afferrandomi il braccio, mi guardò intensamente negli occhi, come per vedere
se dicevo il vero. Poi arretrò, e sospirando disse: «Chi sei? E perché sei
venuto qui? Tu non appartieni a questo paese dell’orrore, e pronunci parole di
speranza. Ma come può esserci speranza per un’anima dell’inferno?».
«C’è speranza anche
all’inferno, perché la speranza è eterna, e Dio, nella Sua compassione, non
esclude nessuno dalla Sua Grazia, anche quando agiamo contro di Lui. Io vengo
inviato a portare la speranza a coloro che, come te, soffrono a causa del
passato. Se accetti di seguirmi, ti mostrerò come potrai entrare in un mondo migliore».
Esitò. Dentro il suo
cuore si svolgeva una lotta terribile, perché sapeva che era solo la sua
presenza a mantenere prigioniero il suo nemico. Nel momento in cui se ne
sarebbe allontanato, l’altro sarebbe stato libero di vagare per quel paese
delle tenebre. Dovetti parlargli di nuovo di sua moglie e di suo figlio e
chiedergli se non preferiva ritrovarli. Pensando a coloro che amava, crollò, e
nascondendo il viso tra le mani si sciolse in lacrime. Lo presi sottobraccio e
lo guidai, docile, fuori dalla prigione, e poi fuori dalla città. Lì trovammo
degli amici che lo attendevano. Lo avrebbero condotto, mi dissero, in un bel
luogo nel quale sua moglie e suo figlio avrebbero potuto incontrarlo ogni
tanto, in attesa che egli si elevasse fino alla loro sfera e si unisse a lei
per sempre in una felicità più completa di quella che avrebbe potuto conoscere
sulla Terra.
*
Terminata la mia
missione in quella città, cominciai ad errare alla ricerca di un’altra
opportunità di essere utile quando, nel mezzo di una pianura tenebrosa e
desolata, mi imbattei in una capanna isolata in cui si trovava un uomo steso su
della paglia sporca. Sembrava incapace di muoversi, quasi fosse moribondo.
Durante la sua vita
terrena – mi raccontò – aveva abbandonato un amico malato e lo aveva lasciato
morire dopo avergli rubato un tesoro per il quale avevano rischiato la vita
insieme. Ora che anche lui era morto, si trovava nella stessa situazione,
abbandonato ed indifeso. Gli chiesi se non voleva per caso alzarsi e tentare di
espiare la morte del suo amico cercando di aiutare altre persone. Speravo di
aiutarlo in questo modo; mi disse che effettivamente voleva alzarsi, ma non
capiva perché avrebbe dovuto tormentarsi per qualcun altro. Preferiva piuttosto
andare alla ricerca del denaro che aveva sepolto da qualche parte e spenderlo.
Nel dirmi ciò, i suoi occhi mi guardavano furtivamente per cercare di scoprire
cosa pensassi in merito a quel denaro, e se non fossi per caso interessato a
trovarlo io stesso.
Gli spiegai che
sarebbe stato bene per lui ritrovare l’amico che aveva assassinato, per
esprimergli il proprio pentimento, ma non voleva ascoltarmi e si alterò. Non si
pentiva di aver ucciso l’amico; gli dispiaceva solo di ritrovarsi in quella
situazione penosa. Desiderava solo che lo aiutassi ad uscirne. Le mie spiegazioni
sulla possibilità di migliorare la sua situazione espiando il suo errore non
sortirono alcun effetto. Il suo unico desiderio era di uscire di nuovo per
derubare o uccidere qualcun altro. Lo lasciai, e mentre uscivo raccolse una
pietra e me la tirò.
«Cosa ne sarà di
lui?» mi chiesi.
La
risposta mi giunse subito: «È giunto
dalla Terra solo da poco tempo, a seguito di una morte violenta. Il suo spirito
è debole, ma presto si fortificherà. A quel punto si unirà ad altri briganti
del suo stampo, aggiungendo altri orrori a questo luogo. Dopo molti anni, forse
secoli, si sveglierà in lui il desiderio di un destino migliore e comincerà a
progredire, ma molto lentamente, perché un’anima così primitiva e depravata
come la sua ha bisogno di numerosi cicli temporali per sviluppare le proprie
facoltà latenti».
*
Dopo aver errato per
un certo tempo per quella pianura sterile e desolata, mi sentii stanco. Avevo
il cuore così pesante che mi sedetti per terra e mi misi a meditare sulle
esperienze che avevo vissuto in quella sfera spaventosa. Mi sentivo schiacciato
alla vista di tanti mali e tante sofferenze. Io, che avevo tanto amato la luce
del Sole, ero oppresso dall’angosciante oscurità e dalle pesanti nuvole di quel
luogo. Ah, come mi sarebbe piaciuto avere notizie di colei che avevo lasciato
sulla Terra! I miei amici non mi avevano portato ancora nessun messaggio.
Ignoravo da quanto tempo mi trovavo in quel luogo, nel quale non vi sono il
giorno e la notte a segnarvi il trascorrere dei giorni, in cui non vi è altro
che una interminabile oscurità che opprime tutto silenziosamente. Pregai
ardentemente che tutto andasse bene per Bianca sulla Terra, perché potessimo
riunirci quando sarebbe finito il mio periodo di prova in quell’inferno.
Notai allora un
dolce chiarore che si stava diffondendo attorno a me. Sembrava emesso da una
stella brillante. La sua intensità aumentò fino a formare un’immagine gloriosa,
al centro della quale apparve la mia amata. I suoi occhi guardavano nei miei,
la sua bocca mi sorrideva e si apriva come a pronunciare il mio nome. Poi portò
la punta delle dita alle labbra e mi inviò un bacio. Lo fece in modo così
delicato e tenero che, rapito, mi alzai per restituirle il bacio, ma la visione
scomparve, e mi trovai di nuovo solo nella pianura. La visione aveva però
spazzato via la mia tristezza ed aveva rinvigorito il mio coraggio per poter
andare a portare la speranza ad altre anime.
Proseguii quindi
sulla mia strada. Poco dopo fui superato da un gruppo di spiriti dall’aspetto
ripugnante: portavano dei cenciosi mantelli scuri ed avevano il volto coperto
da una maschera nera come fossero briganti. Non mi notarono; già mi ero accorto
che, in generale, gli abitanti di quella sfera avevano un’intelligenza e una
vista spirituali troppo scarse per poter vedere qualcuno delle sfere spirituali
superiori, tranne che nel caso in cui questi fosse entrato direttamente in
rapporto con loro. Per curiosità li seguii da vicino. Improvvisamente, un altro
gruppo di spiriti si avvicinò a noi, portando dei sacchi che, in apparenza,
contenevano un tesoro; questi spiriti furono assaliti dai componenti del primo
gruppo, ma poiché non possedevano armi, gli spiriti si battevano come bestie
selvagge, utilizzando denti e unghie come belve o avvoltoi. Afferravano la gola
e sbranavano, mordevano e graffiavano come tigri o lupi. Infine, almeno la metà
fu annientata e giacque al suolo, mentre il resto fuggì con il tesoro (che, ai
miei occhi, era composto di ciottoli di nessun valore).
Quando gli scampati
si furono allontanati, mi avvicinai agli spiriti che giacevano al suolo gemendo
di dolore, per aiutarli. Ma loro cercarono di attaccarmi e sbranarmi.
Somigliavano più a bestie che ad esseri umani; anche i loro corpi erano curvi
in modo animalesco, le braccia lunghe come quelle delle scimmie, le mani dure,
le dita e le unghie erano simili ad artigli. Per muoversi, a volte camminavano,
a volte si trascinavano a quattro zampe. Il loro volto a malapena poteva dirsi
umano; i tratti erano bestiali, soffiavano e mostravano i denti come dei lupi.
Mi ricordavano le strane storie di uomini trasformati in animali che avevo
sentito quando ero sulla Terra, e mi chiesi se non fossero quel tipo di
creature. Nei loro occhi pieni di rabbia vi era un’espressione di calcolo e di
inganno che era certamente umana, e i movimenti delle loro mani erano simili a
quelli degli animali. Inoltre erano in grado di parlare, e mescolati alle urla
e ai versi animaleschi proferivano maledizioni e insulti.
Mentre mi stavo
chiedendo se queste creature avessero o meno un’anima, ricevetti la risposta: «Sì! Hanno un’anima così decaduta e
bassa che quasi non se ne trova traccia. Eppure il germe dell’anima è presente
in essi. Questi uomini erano pirati spagnoli, banditi di strada, filibustieri,
mercanti di schiavi e rapitori. Hanno vissuto in modo a tal punto brutale che
quasi tutta la loro umanità si è trasformata in bestialità. I loro istinti sono
quelli delle bestie selvagge. Vivono come queste e combattono nello stesso
modo».
«Ma c’è speranza per
loro, e li si può aiutare in qualche modo?» chiesi.
«La speranza esiste
sempre anche per loro, ma la maggior parte ne trarrà profitto fra alcuni
secoli. Eppure anche tra di loro ve n’è qualcuno che può essere aiutato».
Mi volsi e vidi ai
miei piedi un uomo che si era trascinato fino a me, completamente esausto. Il
suo aspetto era meno spaventoso di quello dei suoi compagni, e si vedevano
delle tracce di bontà sul suo volto deforme. Mi chinai su di lui, che mi
sussurrò debolmente: «Acqua! Acqua! Dammi dell’acqua, per pietà, perché un
fuoco vivo mi consuma!».
Non avevo acqua con
me, e non sapevo dove trovarne in quel luogo; gli diedi quindi alcune gocce
dell’essenza che avevo portato dal Paese
dell’alba. L’essenza produsse in lui un risultato miracoloso, come un vero
elisir di vita.
Si sollevò e mi
disse: «Tu devi essere un mago! Questa bevanda mi ha rigenerato, e il fuoco che
da anni bruciava in me si è spento. Dal mio arrivo in questo inferno sono
torturato da una sete inestinguibile».
Dopo averlo portato
lontano dagli altri, praticai su di lui dei movimenti magnetici per lenire le
sue sofferenze. Mentre vicino a lui riflettevo su ciò che avrei potuto fare
ulteriormente, se parlargli o lasciarlo solo, mi prese la mano e la baciò
appassionatamente: «O amico mio, come posso ringraziarti? Come devo chiamarti,
tu che sei venuto a portarmi la consolazione dopo tutti questi anni di
sofferenza?».
«Se mi sei davvero
riconoscente, non vorresti anche tu meritarti la riconoscenza degli altri,
aiutandoli? Posso mostrarti come riuscirci?».
«Sì! Sì! Lo voglio
davvero, a condizione che tu mi porti con te, amico mio!».
«Andiamo – gli dissi
– ora ti aiuto ad alzarti, e se ci riesci, allontaniamoci da questo posto il
più velocemente possibile, e vediamo cosa possiamo fare».
Così ci allontanammo
insieme. Il mio compagno mi raccontò di essere stato pirata e mercante di
schiavi. Era secondo ufficiale su un vascello, ed era stato ucciso durante un
combattimento. Al suo risveglio si trovò in quelle tenebre con altri membri del
suo equipaggio. Non sapeva da quanto tempo era in quella sfera infernale, ma
gli sembrava che fosse passata un’eternità. Errava con altri spiriti simili a
lui, con i quali formava una banda che passava il tempo a battersi. Quando non
combattevano contro altri, si combattevano tra loro. In quel paese senza gioia,
il combattimento era la loro unica fonte di stimolo. Non trovavano alcuna bevanda
che placasse la sete bruciante che li divorava. Tutto ciò che bevevano
aumentava di mille volte la loro sete, e bruciava in gola come fuoco.
Poi mi disse: «Qui
non puoi mai morire, qualunque siano le tue sofferenze. È la maledizione di
questo luogo. Siamo già morti, e non possiamo più né uccidere né farci uccidere
da altri. È impossibile sfuggire alla sofferenza con la morte. Sembriamo una
muta di lupi affamati. Quando nessuno ci attacca, ci aggrediamo tra noi, e ci combattiamo
fino allo sfinimento. Poi restiamo a terra, gemendo e soffrendo, aspettando di
riprenderci per cominciare di nuovo a batterci. Ho desiderato tanto trovare un
modo per uscire da questa zona maledetta. Mi sono quasi messo a pregare. Mi
dicevo che avrei fatto qualunque cosa, solo se Dio si fosse degnato di perdonarmi
e darmi un’altra possibilità. Vedendoti vicino a me, ho pensato che forse tu eri
un angelo inviato dall’Alto. Ma tu non hai ali, e non hai nulla che ti faccia
somigliare ad un angelo così come li dipingono. Ma dal momento che le immagini
che si trovano sulla Terra non ci danno alcuna idea di questi luoghi, perché
non potrebbero essere false anche per altre cose?».
Le sue parole mi
fecero ridere. Nel mezzo di quel luogo di sofferenza ero felice di sentirmi
così utile. Gli raccontai chi ero e cosa mi aveva condotto in quel posto. Mi
rispose che se desideravo aiutare altre anime, le avrei trovate: nei paraggi vi
erano delle orribili paludi che avevano inghiottito un gran numero di spiriti.
Avrebbe potuto condurmi da loro ed aiutarmi. Sembrava temesse che me ne sarei
andato senza di lui, abbandonandolo alla sua sorte, ma dal momento che
quell’uomo si mostrava così riconoscente, mi sentivo attratto verso di lui ed ero
contento della sua compagnia, sentendomi solo in quel lontano e triste paese, e
desiderando un po’ di compagnia, ma di certo, non quella degli esseri
repellenti che lo popolavano.
Era quasi
impossibile, nell’oscurità e nella nebbia che vi regnavano, riuscire a vedere
ad una qualche distanza. Arrivammo nei paraggi della palude senza che
riuscissimo a vederla, e solo una sensazione di freddo-umido e di aria malsana
ce ne annunciò la vicinanza. Una grande distesa di fango nero e maleodorante si
stendeva davanti a noi, coperta di uno spesso strato vischioso; dei rettili
giganti, con gli occhi sporgenti, vi sguazzavano dentro; grossi pipistrelli con
il volto simile a vampiri umani volavano sopra le acque. Colonne di fumo grigio
e di vapori nocivi si alzavano dalla superficie putrescente in strane forme
fantasmagoriche. Planavano sulla superficie con la forma di teste e braccia
minacciose, poi sparivano nella nebbia per mutarsi continuamente in nuove forme
orrende.
Sulla riva di quella
palude ripugnante si trovavano innumerevoli creature viscide, striscianti e
gigantesche, dalle forme orribili. Fremetti guardando quelle acque, chiedendomi
se in una simile cloaca ci fossero delle anime perse, allorquando dall’oscurità
mi giunse alle orecchie un coro di lamenti e di grida di disperazione che mi
toccarono il cuore per il loro scoramento. Quando i miei occhi si abituarono all’oscurità,
vidi qua e là delle forme umane che si muovevano, immerse nel liquido fino alle
spalle. Urlai loro che ero sulla riva, e che dovevano sforzarsi di
raggiungermi. Esse però non mi degnarono di attenzione e sembrò che non mi
sentissero e non mi vedessero. Il mio compagno mi disse che non vedevano e non
sentivano nulla, se non ciò che si trovava nelle loro immediate vicinanze.
Anch’egli si era
trovato nella palude per un certo tempo, ma era riuscito ad uscirne da solo;
pensava però che la maggior parte di coloro che vi si trovava non sarebbe
riuscita ad uscirne senza un aiuto. Molti cercavano da anni di uscirne. Si
sentirono di nuovo delle richieste di aiuto. Una di queste proveniva da uno
spirito vicino a noi e pensai di entrare nella palude per aiutarlo ad uscirne,
ma quel liquido era così repellente che al solo pensiero arretrai spaventato.
Il grido disperato si ripeté e sentii di dover provare. Perciò, sforzandomi di
superare il disgusto, entrai nella palude e ben presto raggiunsi quel disperato
in difficoltà. Mentre mi avvicinavo a lui, la massa nuvolosa in alto si agitò e
scese verso di me, ma senza toccarmi. L’uomo era immerso nella palude fino al
collo, e sembrò affondasse ancora di più quando lo raggiunsi. Pensavo fosse
impossibile estrarlo da solo da quel liquido, perciò chiamai il mio amico
pirata, ma era scomparso. Per un attimo pensai che mi avesse attirato in una
trappola, e decisi perciò di uscirne subito da solo. Ma quel povero spirito mi
supplicava così intensamente di non abbandonarlo, che feci un altro tentativo
radunando tutte le mie forze. Dovevo liberare i suoi piedi dalle alghe nelle
quali erano imprigionate. A tratti lo trascinavo, a tratti lo sostenevo,
raggiunsi così la riva, dove l’uomo cadde privo di conoscenza. Anch’io ero
molto stanco e mi sedetti vicino a lui.
Cercai attorno a me
il pirata e lo vidi ad una certa distanza mentre trascinava fuori della palude
un altro spirito. Riversava in questa sua azione talmente tanta energia che si
agitava e gridava con tutte le sue forze, così che il povero spirito che stava
aiutando lo pregava di farlo più dolcemente. Andai loro incontro, e quando
furono vicini alla riva li aiutai ad uscire e feci stendere quello spirito
vicino al precedente.
Il pirata era fiero
del suo successo. Era pronto a riprendere la sua opera, perciò lo inviai da un
altro sfortunato che chiedeva aiuto, mentre mi prendevo cura dei due già
salvati. Non lontano da me udii dei lamenti pieni di disperazione. All’inizio
non riuscivo a vedere nulla. Poi una minuscola scintilla luminosa, simile ad un
fuoco fatuo, si mise a brillare al disopra della palude. Alla sua luce vidi
qualcuno che si dibatteva e chiedeva aiuto. Entrai ancora una volta nella
palude infetta, anche se, lo confesso, senza entusiasmo. Quando raggiunsi
l’uomo, vidi che con lui c'era una donna che sosteneva ed incoraggiava. Riuscii
con grande difficoltà a trascinarli entrambi a riva, dove ritrovai il pirata e un
nuovo spirito salvato da lui.
Sul bordo di quel
mare vischioso dovevamo costituire senz’altro uno spettacolo bizzarro. Più
tardi, appresi che quel luogo era la creazione spirituale dei pensieri
disgustosi e dei desideri malsani che gli esseri umani emettono durante la loro
esistenza terrena, e che vengono attratti in quel luogo e riuniti a costituire
quella palude nauseabonda. Gli spiriti che vi si trovavano imprigionati, mentre
erano sulla Terra si erano crogiolati nei vizi più abominevoli, ed avevano
continuato dopo la loro morte a godere degli stessi piaceri, prendendo il
controllo di uomini e donne mortali, e ciò fino al momento in cui, a motivo del
loro estremo degrado, era loro divenuto impossibile restare sul Piano terrestre.
Erano allora stati attirati in quella cloaca nella quale solo il disgusto di se
stessi poteva alla fine spingerli a cambiare.
Uno degli spiriti
che avevo salvato aveva fatto parte della corte di Carlo II, dove era ammirato
come uomo di spirito. Dopo la sua morte era rimasto a lungo sul Piano terrestre.
Poi era sceso sempre più in basso fino a cadere nella palude, nella quale si
era trovato imprigionato dalle erbacce della vanità e della sua immoralità. Un
altro spirito era stato un celebre drammaturgo al tempo del regno di Giorgio I.
Quanto alla coppia, essa aveva fatto parte della corte di Luigi XV. Quelli salvati
dal pirata avevano delle storie simili.
Mi chiesi come avrei
potuto liberarmi della sporcizia di quella spaventosa palude. Allora
improvvisamente, come per miracolo, vidi sgorgare non lontano da noi una fonte
chiara, nella quale entrammo ed eliminammo così rapidamente ogni traccia di
fango.
Raccomandai agli
spiriti salvati di soccorrere altri sfortunati, come gesto di riconoscenza per
l’aiuto che essi stessi avevano ricevuto. Dopo aver dato loro qualche altro
consiglio, mi rimisi in marcia. Ma il pirata non desiderava separarsi da me, e
quindi proseguimmo il cammino insieme.
*
Se dovessi
raccontare tutto ciò che incontrammo durante i nostri spostamenti, il mio
racconto riempirebbe interi volumi. Tralascio perciò un periodo corrispondente
a parecchie settimane terrestri, per giungere al nostro arrivo non lontano da
una grande catena di montagne, le cui cime innevate si stagliavano nel cielo
notturno. Eravamo entrambi piuttosto delusi dai risultati degli sforzi che avevamo
fatto per aiutare gli abitanti di quella sfera. Avevamo certamente trovato, qua
e là, alcuni spiriti predisposti ad ascoltarci e a lasciarsi guidare. Ma in
generale la nostra offerta veniva accolta con derisione e disprezzo. Alcuni ci
avevano addirittura attaccati, ed avevamo rischiato di essere feriti.
Il nostro ultimo
tentativo lo avevamo fatto con un uomo e una donna dall’aspetto oltremodo ripugnante,
i quali litigavano sulla porta di una misera baracca. L’uomo picchiava la donna
in modo così violento che dovetti intervenire per farlo smettere. Entrambi
allora si unirono contro di me: la donna cercò di strapparmi gli occhi, e
dovetti la mia salvezza al mio compagno pirata, perché quell’attacco mi aveva
incollerito, e di conseguenza mi aveva posto, temporaneamente ma
pericolosamente, al loro livello, privandomi della protezione conferita dal mio
sviluppo spirituale più elevato.
I due spiriti si
erano resi colpevoli, sulla Terra, del brutale assassinio di un vecchio (il
marito della donna), al fine di impadronirsi del suo denaro, e per questo erano
stati impiccati. Adesso erano legati dalla loro comune colpa, nonostante l’odio
feroce che provavano reciprocamente. Ciascuno accusava l’altro di essere la
causa della propria presenza in quel luogo infernale, e ciascuno reputava
l’altro maggiormente colpevole. Tra l’altro, era stato possibile giudicarli ed
impiccarli perché si erano traditi vicendevolmente. Sembrava che ormai
esistessero solo per battersi a vicenda, e non potevo immaginare punizione più
terribile di quella che consiste nell’essere incatenati ad una persona che si
odia. Tenuto conto dello stato spirituale dei due, non potevamo far niente per
loro.
Poco dopo averli
lasciati, ci trovammo ai piedi di una montagna scura. Grazie ad una strana e
pallida luminosità fosforescente che la ricopriva a zone, fummo in grado di
esplorarla in parte. Non vi era alcun sentiero ed inciampammo spesso sulle sue
aspre pendici (devo ricordare a questo punto che, avendo in parte assimilato le
condizioni di vita di questa sfera bassa, avevo perso la facoltà di elevarmi e
di planare come potevo fare nel Paese
dell’alba). Dopo aver scalato con difficoltà uno dei picchi meno alti,
percorremmo una cresta illuminata da quel curioso chiarore fosforescente. Da entrambi
i lati vedevamo dei giganteschi crepacci che sprofondavano nell’oscurità. Da
alcune di quelle voragini salivano grida di dolore, dei lamenti e talvolta
delle richieste di aiuto. Tremavo al pensiero che degli spiriti fossero
prigionieri di quelle oscure profondità, ed era doloroso non poter far niente per
aiutarli. Il mio compagno, che mi aveva già aiutato in numerosi tentativi di
salvataggio, mi propose di tessere una corda con le lunghe erbe che crescevano
tra le rocce sparse. Con quella corda, mi disse, avrebbe potuto calarsi nei
crepacci, perché era abituato ad arrampicarsi in quel modo. Avremmo così potuto
salvare da quella orribile situazione qualcuno di quegli spiriti.
Ci mettemmo subito
all’opera e ben presto costruimmo una corda abbastanza solida da sostenere il
peso del mio amico. Dovete sapere che per quanto riguarda le cose spirituali,
come quelle materiali, il peso è una questione relativa. Ciò che in una sfera
ha un certo peso e una certa solidità, in una sfera inferiore sembra etereo e
leggero. Dopo aver solidamente legato un’estremità della corda ad una roccia,
il pirata scese con la sicurezza acquisita con la sua lunga esperienza di
marinaio. Giunto in basso, legò la corda attorno al corpo di uno degli spiriti
che gemevano, distesi al suolo. Sollevai così quello spirito, dopodiché gettai
la corda al mio amico che salì allo stesso modo. Fatto quanto potevamo per
alleviare le sue sofferenze, ripetemmo la procedura per salvarne altri. Dopo
averne salvati un buon numero, avvenne una cosa ben strana: la luminosità
fosforescente si spense, lasciandoci nell’oscurità totale, mentre una voce misteriosa, che sembrava provenire dal
nulla, disse:
«Ora continuate
altrove, perché il vostro lavoro qui è terminato. Quelli che avete salvato
erano caduti vittime del loro stesso inganno. Erano caduti nella fossa che
avevano scavato per altri, e vi sono rimasti fino a quando un inizio di
pentimento e di desiderio di espiare i loro peccati ha attirato dei salvatori –
voi – perché fossero liberati dalla prigione che si erano costruiti da soli. In
queste montagne sono prigionieri molti spiriti che non devono ancora essere
liberati perché, se lo fossero, diventerebbero un pericolo per gli altri. Il
male che provocherebbero rende necessaria per ora la loro prigionia. La loro
prigione è, in ogni caso, una loro creazione, e queste grandi montagne di
miseria sono il prodotto della loro esistenza sulla Terra. I precipizi sono il
riflesso spirituale degli abissi di disperazione nel quale sono precipitate le
loro vittime durante la loro vita terrena. La loro prigione si aprirà quando il
loro cuore si sarà addolcito e desidereranno essere liberi per fare il bene, e
non il male. Solo allora saranno risvegliati dalla morte vivente alla quale si
sono condannati da soli a motivo della loro crudeltà verso gli altri».
*
La voce tacque e,
soli nell’oscurità, ci incamminammo verso la pianura. Quelle orribili vallate
di notte eterna, quelle cime elevate di egoismo e di oppressione, avevano
talmente raffreddato il mio cuore che ero contento di non dover proseguire lì
la mia missione.
Lungo il cammino
costeggiammo un’immensa foresta i cui alberi fantastici sembravano essere usciti
da un incubo. I rami senza foglie sembravano braccia tese a catturare eventuali
passanti. Le radici tortuose uscivano dal suolo come dei serpenti pronti ad
arrotolarsi attorno ai loro piedi. I tronchi erano anneriti come se fossero
stati bruciati. Dalla scorza colava una resina spessa, di una forza adesiva
tale, che chi la toccava non poteva più ritirare la mano. Delle lunghe erbe
parassite pendevano dai rami e minacciavano di avviluppare chiunque avesse
cercato di penetrare in quella lugubre foresta. Ci giungevano deboli richiami
di aiuto che venivano da persone sfinite o quasi soffocate e, a tratti,
potevamo vedere delle anime prigioniere di quegli alberi mostruosi, le quali si
dibattevano invano per liberarsi.
Mi chiedevo come
avremmo potuto aiutarle. Alcuni di quegli spiriti erano imprigionati per i
piedi, con una radice che li bloccava come una morsa. Un altro aveva la mano
incollata al tronco di un albero. Più oltre, uno spirito era stato
completamente avviluppato dalla secrezione che pendeva dai rami. Un altro aveva
la testa bloccata da due rami che si erano avvicinati. Delle spaventose fiere
si avvicinavano ai prigionieri e degli avvoltoi planavano sulle loro teste,
senza riuscire a raggiungerli.
Chiesi: «Cos’hanno
fatto questi esseri durante la loro vita sulla Terra?».
«Hanno goduto delle
sofferenze altrui, hanno gettato i loro simili in pasto alle bestie selvatiche
e si sono nutriti della sofferenza delle loro vittime. Sono esseri crudeli che,
per puro piacere, hanno martirizzato ed ucciso in modo orribile degli uomini
più deboli di loro. Per questi spiriti, il giorno della liberazione giungerà
solo quando avranno appreso la lezione della grazia e della pietà verso gli
altri anche a prezzo della loro propria sofferenza. Solo allora i loro legami
verranno sciolti e potranno espiare i loro peccati con il loro lavoro. Fino a
quel momento nessuno potrà aiutarli né liberarli. La loro liberazione deriverà
dai loro sforzi e dal loro pentimento.
Ricorda la storia
dell’umanità. Quanti uomini, in ogni tempo e in ogni paese, hanno asservito,
oppresso e torturato i loro simili! Non stupirti perciò che questa mostruosa
foresta sia così popolata. È stato reputato utile per la tua formazione farti
vedere questo luogo spaventoso. Ma poiché nessuno degli esseri che compatisci
ha compiuto una trasformazione interiore sufficiente, non puoi aiutarli. Devi
perciò partire per altri luoghi dove sarai più utile».
*
Lasciammo quindi la Foresta della desolazione, e poco dopo,
con mia grande gioia, vidi arrivare il mio amico Hassein. Ricordando
l’insegnamento di Ahrinziman, feci il segno di riconoscimento, ed egli mi diede
il segnale di risposta. Mi portava notizie di mio padre e di Bianca che mi
mandavano il loro affetto e il loro incoraggiamento. Hassein mi disse che la
mia missione doveva svolgersi adesso tra gli spiriti la cui inclinazione verso
la malvagità era pari alla loro potenza intellettuale e alla loro ingegnosità
nel fare il male.
«In passato – mi
disse – sono stati dei capi potenti, oppure degli uomini la cui intelligenza
conferiva loro autorità, ma che hanno abusato dei loro doni e della loro forza
intellettuale, cosa che ha trasformato tali doni in maledizioni per loro stessi
e per gli altri. Dovrai stare in guardia dalle lusinghe e dai loro tradimenti, che
utilizzeranno per tentarti. Tra di loro vi sono però degli spiriti che dovrai
aiutare: la tua intuizione e le circostanze ti indicheranno chi sarà pronto ad
accoglierti. Probabilmente non potrò portarti altri messaggi, ma forse, per
questo ti verrà mandato un altro confratello. Ricordati sempre di richiedere il
segno di riconoscimento, e diffida di coloro che non potranno fornirtelo. Sei
sul punto di entrare nel territorio nemico; ti accorgerai che il tuo arrivo è
atteso, e ti saranno tese delle trappole. Diffida delle false promesse, e
diffida soprattutto di coloro che si presenteranno con un atteggiamento
amichevole».
Promisi ad Hassein
di tener conto dei suoi avvertimenti. Mi disse anche che avrei dovuto separarmi
dal mio compagno, il pirata, perché in quel luogo lui sarebbe stato in
pericolo. Mi promise di affidarlo ad un altro spirito al fine di permettergli
di lasciare presto quella sfera oscura. Dopo aver consegnato ad Hassein un
messaggio di amore e speranza per mio padre e per Bianca, ci separammo e
proseguii il mio cammino nella direzione indicata, rincuorato dalle buone
notizie e dai messaggi d’amore che avevo appena ricevuto.
[indice]
La città della tirannia e dell’oppressione
Una donna ha bisogno di aiuto
Poco dopo, vidi Fedele seduto a poca distanza, che
evidentemente mi stava aspettando. Ero felicissimo di rivederlo e affidarmi
alla sua guida. Ci salutammo con grande cordialità e mi disse che gli era stato
chiesto di accompagnarmi per un qualche tempo durante quel viaggio. Mi raccontò
varie esperienze istruttive che aveva vissuto, ma che non ripeterò perché non
riguardano la mia avventura.
Fedele mi condusse
sulla cima di un’alta torre, dalla quale ci era possibile vedere nella sua
totalità la città che ci apprestavamo a visitare. Riteneva che il vederla
dall’alto prima di entrarvi sarebbe stata un’esperienza utile e interessante
per me. Eravamo costantemente avvolti da una notte nera e da una nebbia scura,
ma non molto densa, attraverso la quale riuscivamo a vedere. L’oscurità era
interrotta qua e là da quella curiosa luminosità fosforescente che ho già
descritto, ma anche dalle orribili fiamme accese dalle passioni violente degli
abitanti spirituali di quel luogo.
Raggiunta la sommità
della torre, costruita in pietra nera, vedemmo un’ampia parte di quell’oscuro
paese. All’orizzonte apparivano nuvole gonfie e nere, e di fronte a noi si
stendeva questa grande città composta da un curioso miscuglio di fasto e
rovina, come tutte le città che avevo visitato in quella regione. Questa era
circondata da un immenso territorio vuoto, senza alberi. Spessi vapori colore
del sangue incombevano su quella città di sofferenza e crimine. Castelli imponenti,
palazzi lussuosi, edifici eleganti, tutto era segnato dalla rovina e dalla
decadenza, e tutto era macchiato dal marciume dei peccati che vi erano stati
commessi. Anche se quasi completamente intaccati dalla decomposizione, gli
edifici si mantenevano eretti grazie al magnetismo dei loro abitanti
spirituali. Questi edifici dureranno fino a quando li sosterranno i legami
intessuti durante le vite terrene dai loro abitanti, e cadranno in polvere nel
momento in cui il pentimento distruggerà quei legami e renderà la libertà a
quegli spiriti. Tuttavia, saranno sostituiti da altri, costruiti ad immagine
della vita terrena depravata di altre anime decadute. Qui si alza un palazzo,
là una capanna. Come le vite e le ambizioni degli spiriti che vi dimorano sono
state intrecciate e mescolate sulla Terra, così sono ora disposte le abitazioni
nel mondo spirituale.
Voi che oggi vivete
sulla Terra, avete mai preso seriamente in considerazione che le persone con le
quali vi associate durante la vostra vita terrena formano con voi dei legami
spirituali che trascendono la morte? Che i legami magnetici che formate sulla
Terra con altre persone per fini condannabili, incatenano i destini di quelle
persone al vostro nel Mondo spirituale, e che potrete distruggere quei legami
solo con grandi difficoltà? Ad esempio, ho visto con i miei occhi l’orgoglioso
palazzo patrizio di un aristocratico, costruito dalla sua ambizione e sfigurato
dai suoi crimini, circondato dalle dimore volgari dei suoi schiavi, parassiti e
cortigiani. I vincoli magnetici che il principe aveva formato con tutti coloro
che avevano realizzato i suoi perversi disegni avevano riunito, nel Mondo spirituale,
le dimore di questi ultimi attorno al suo palazzo. Ora non gli era più
possibile liberarsi del fastidio che gli arrecavano, proprio come loro non
erano più in grado di sottrarsi alla sua tirannia, e ciò fino a quando un desiderio
più elevato non fosse emerso nell'anima dell’uno o degli altri e non li avesse
elevati in una sfera superiore. Erano così costretti a rivivere incessantemente
la loro esistenza terrena, come se recitassero una ridicola parodia del loro
passato in un sogno interminabile, o come se rivivessero incessantemente lo
svolgersi dei loro atti passati con chi vi aveva preso parte. Non potevano
sfuggire all’assedio della loro coscienza e dei loro ricordi, e ciò fino a
quando l’ultima scintilla di lussuria e perversione non si fosse spenta nella
loro anima.
Come ho già detto,
quella grande città del Mondo spirituale era ricoperta a tratti da zone di luce
pallida che sembrava fosse dovuta ad un fumo fosforescente di color grigio
metallico. Mi fu detto che quella luce emanava dalla forza intellettuale di
alcuni abitanti che avevano votato la loro intelligenza superiore al male e la
cui anima, anche se decaduta, non era sottosviluppata. Pur privi della vera
luce del cuore, comunque, possedevano ancora la luce snaturata delle loro
facoltà intellettuali. In altre parti della città l’atmosfera sembrava
incendiata. Lingue di fiamma danzavano nell’aria, spostandosi da un luogo
all’altro come un fuoco fatuo trasportato da correnti d’aria. Vidi gruppi di
spiriti tenebrosi camminare nelle strade, incuranti o inconsapevoli di quelle
fiamme spettrali generate nell’atmosfera da loro stessi, create dalle loro forti
passioni che si manifestavano in forma di fiamme spirituali.
Mentre osservavo
quella città di anime morte e perdute, fui sommerso da un’ondata di emozioni,
perché mi resi conto che quei muri e quelle costruzioni cadenti somigliavano
stranamente a quella città terrena che conoscevo bene e mi era tanto cara:
quella dove avevo sempre vissuto. Chiesi al mio compagno che significato avesse
tutto ciò. Ero vittima di una allucinazione? Quanto vedevo davanti a me, era il
passato, il presente o il futuro della mia città natale?
«È tutto nello
stesso momento» – rispose. «Di fronte a te ci sono gli edifici e gli spiriti
del passato di questa città, o meglio, di tutto ciò che vi è di malvagio nel
suo passato. Ma puoi notare anche che vi sono case non finite: sono quelle che
stanno costruendo i loro abitanti terreni attuali, che stanno preparando, senza
saperlo, per la loro vita dopo la morte. Queste case ancora incompiute
diverranno nel futuro come le case che vedi ora già finite, quando coloro che
le costruiscono con le loro emanazioni spirituali avranno portato a termine
l’opera della loro vita di peccato e oppressione.
Osserva bene quanto
vedi, perché così potrai tornare sulla Terra come messaggero, e avvertire i
tuoi compatrioti del destino che attende molti di loro. Se la tua voce troverà
ascolto anche in uno solo dei cuori ai quali parlerai, e farà cessare la
costruzione anche di una sola di queste case incompiute, avrai fatto una buona
opera e la tua visita qui avrà portato buoni frutti. Non è comunque questo il
motivo principale della tua visita: anche qui c’è del lavoro da svolgere per
entrambi. In questa città infernale ci sono anime che possiamo sottrarre alle
tenebre, e verranno rimandate sulla Terra per annunciare agli esseri umani il
terribile contrappasso che hanno dovuto subire e che vorrebbero fosse
risparmiato agli altri.
Da quando esiste
l’umanità si è prodotta un’evoluzione straordinaria nella vita e nel pensiero
degli esseri umani, e possiamo supporre che tale sviluppo debba essere
attribuito soprattutto all’influenza di coloro che sono venuti sulla Terra a
mettere gli altri in guardia dall’abisso nel quale l’orgoglio e i sensi li
avevano precipitati. L’idea che Dio danni i malvagi in vista di una punizione
eterna è inammissibile. Al contrario, non bisognerebbe far sapere che Dio manda
sulla Terra i Suoi figli penitenti affinché assistano e fortifichino i mortali
nella loro lotta contro il male? Anche noi due siamo stati peccatori; agli
occhi di alcuni, per noi non c’era possibilità di redenzione. Eppure abbiamo
trovato grazia davanti a Dio, anche nell’ultima ora. Non dovrebbe esistere la
stessa speranza per quelli che sono qui? Se costoro sono caduti più in basso di
noi, dobbiamo forse per questo porre un limite all’elevazione che possono
raggiungere, se si pentono? No! Respingiamo quindi sempre l’esecrabile pensiero
che gli orrori dell’inferno durino eternamente. Dio è misericordioso e nessuno
può porre limiti alla Sua grazia».
Discendemmo dalla
torre ed attraversammo la città. In una grande piazza di cui ben conoscevo la
controparte terrena, trovammo riuniti un gran numero di spiriti tenebrosi che
ascoltavano un proclama pubblico. Questo suscitava in loro, in modo evidente,
derisione e collera, le cui espressioni risuonavano dappertutto. Avvicinandomi,
venni a sapere che si trattava di una dichiarazione che era stata fatta da poco
nella città terrena in favore del miglioramento delle condizioni di vita del
popolo. Là dove ci trovavamo, nella cittadella della tirannia e
dell’oppressione quella decisione non risvegliava che proteste e desiderio di
impedirne, con tutti i mezzi, la realizzazione sulla Terra; quegli spiriti tenebrosi
attorno a me avevano infatti deciso, per quanto fosse in loro potere, di
dedicarsi a far sì che i buoni fini di quella legge non si realizzassero.
Riguardo a ciò
bisogna sapere che quanto più i mortali oppressi e sfruttati rispondono alla
tirannia con la violenza, tanto più gli spiriti delle sfere infernali possono
influenzarli al fine di seminare discordia e confusione, e creare ancora più
ingiustizia e sofferenza. Più gli esseri umani diventano liberi, illuminati e
moralmente elevati, meno rischiano di attirare con le loro passioni spiriti
malvagi, e meno, questi ultimi possono manipolare i mortali. I cattivi spiriti
gioiscono dell’indigenza, delle guerre e del sangue che scorre, e tornano
sempre volentieri sulla Terra per ravvivare le passioni omicide e crudeli degli
esseri umani. Quando queste sono portate al culmine, nei momenti delle grandi
oppressioni nazionali e delle sollevazioni popolari, gli abitanti degli abissi
infernali vengono attirati sulla superficie della Terra, dove eccitano e
spingono a scatenare delle rivolte. Queste, iniziate con motivazioni alte, pure
e nobili, sotto l’influenza delle passioni e dell’istigazione di tali esseri
delle sfere inferiori, diventano alla fine solo il pretesto per massacri ed
eccessi di ogni sorta. A seguito di questi eccessi si produce inevitabilmente
una reazione. I demoni e coloro che dominano vengono spazzati via da forze più
potenti, e alla fine non restano che rovine e cadaveri. Allora negli inferi è
abbondante la raccolta, perché le sfortunate anime che avevano ceduto
all’influenza dei cattivi spiriti vengono trascinate assieme a loro.
Mentre osservavo la moltitudine,
Fedele diresse la mia attenzione verso un gruppo di spiriti che ci guardavano e
manifestavano la chiara intenzione di venire a parlarci.
«Mi allontano un
momento» – mi disse Fedele – «e ti lascio parlare da solo con loro. Sono già
venuto qui in passato, potrebbero riconoscermi. Desidero che tu ti faccia la tua
opinione su di loro. Ma resterò nei paraggi e tornerò da te più tardi, quando
lo reputerò utile. Per il momento qualcosa mi dice che è meglio che ti lasci».
Detto ciò si
allontanò, mentre gli spiriti tenebrosi si avvicinavano, facendo dei segni
amichevoli. Pensai bene di rispondere alle loro gentilezze, anche se mi
ispiravano il più profondo disgusto, essendo particolarmente sporchi e
repellenti. Uno di loro mi toccò la spalla, e guardandolo ebbi la vaga sensazione
di averlo già visto.
Lui scoppiò in una risata orribile, e mi disse: «Ti
saluto, amico mio. Mi sembra che tu non ti ricordi di me; io invece ti ricordo
bene! Ci siamo incontrati sul Piano terrestre assieme ad altri; volevo
aiutarti, ma tu non hai accettato la nostra offerta. Al contrario, ci hai
giocato un brutto scherzo. Ma ti abbiamo perdonato, perché siamo dei bravi
ragazzi, come potrai constatare se ci conoscerai meglio».
Anche un altro si avvicinò e mi disse con un ghigno
diabolico: «Guarda guarda chi si vede... Amico mio, adesso sei qui con noi, a
quel che sembra, in questo bel paese! Cos’hai fatto per meritare quest’onore?
Chi hai ucciso o fatto uccidere? Sai, nessuno è qui, se non ha almeno un
crimine sulla coscienza. Molti tra noi possono vantare tanti omicidi quanto
sono i fantasmi di Macbeth. I nostri concittadini più distinti li contano
addirittura a centinaia! Finalmente, allora hai ucciso quell’uomo! Ah! Ah!
Ah!».
Scoppiò in una
risata abominevole e mi voltai per allontanarmi, dal momento che li avevo
riconosciuti. Mi tornò infatti improvvisamente in mente il ricordo di quando
avevo rischiato di diventare un omicida (cap. 8); quegli esseri spaventosi
erano gli spiriti che mi avevano incitato, indicandomi il modo di soddisfare il
mio desiderio di vendetta, anche se ero privo del corpo terreno. Però mi
impedirono di fuggire. Pensavano che appartenessi al loro mondo e volevano
tenermi con loro per divertirsi e vendicarsi su di me della precedente sconfitta.
Potevo vedere le
loro vere intenzioni celate dietro modi falsamente amichevoli. Esitai un
istante su cosa fosse meglio fare. Infine decisi di seguirli e vedere cosa
avrebbero fatto, tenendomi però pronto a liberarmi di loro alla prima
occasione. Lasciai che mi prendessero sottobraccio, ed entrammo in una grande
casa prospiciente la piazza che – mi dissero – apparteneva a loro, dove
desideravano presentarmi dei loro amici.
Fedele
passò vicino a me, e mi comunicò
interiormente il seguente avvertimento: «Va’ con loro, ma guardati dal partecipare
ai loro divertimenti o dal lasciare che il tuo spirito si abbassi al loro
livello».
Entrammo nella casa
e salimmo lungo un’ampia scala in pietra grigia per metà crollata che recava
dappertutto i segni e le macchie della vergogna e del crimine. A tratti nei
gradini vi erano dei buchi nei quali un uomo sarebbe potuto facilmente cadere,
ritrovandosi così prigioniero dell’ambiente chiuso al disotto della scala.
Mentre passavamo al disopra di uno di quei buchi, qualcuno cercò di farmi
perdere l’equilibrio spingendomi. Se non fossi stato in guardia, sarei
inciampato e caduto. Saltai di lato, e poco mancò che anche il mio amabile
compagno cadesse. Gli altri scoppiarono a ridere, mentre quello che mi aveva
spinto mi lanciò uno sguardo pieno di odio. Allora lo riconobbi: era colui la
cui mano si era bruciata nel cerchio di fuoco color argento che circondava
Bianca (cap. 8), quando il suo amore mi aveva attirato presso di lei e mi aveva
salvato dalla seduzione di quegli spiriti malvagi. Teneva la mano accuratamente
nascosta sotto il mantello nero, ma potevo vedere attraverso di esso il suo
braccio avvizzito. Adesso sapevo che avrei dovuto diffidare di lui.
Dalla scala
raggiungemmo una superba sala illuminata da un fuoco, con alle finestre delle
tende scure, stracciate, spruzzate di sangue fresco come se quel luogo fosse
stato la scena di un massacro. Vedevo lungo i muri della sala dei mobili
antichi, sporchi e rovinati, ma che conservavano qualcosa del loro passato
splendore. La sala era piena di spiriti di uomini e donne. Ma che uomini e donne!
Avevano perso tutta la bellezza del loro sesso. Erano più sporchi dei peggiori
gaglioffi che si possano incontrare di notte nelle taverne della Terra. Solo
all'inferno le donne possono degradarsi fino a quel punto. Gli uomini, se possibile,
avevano un aspetto ancora più orribile, e se volessi descriverli mi
mancherebbero le parole. Mangiavano, bevevano, urlavano, danzavano, giocavano a
carte e litigavano. La scena era più orribile di tutto ciò che è possibile
vedere sulla Terra.
Potevo percepire un
debole riflesso della vita terrena di ciascuno e sapevo che tutti, senza
eccezione, avevano non solo condotto una vita licenziosa, ma si erano resi
colpevoli anche di omicidio. Alla mia sinistra si trovava una duchessa del
sedicesimo secolo che aveva avvelenato non meno di sei persone, per odio e per
gelosia. Accanto a lei si trovava un uomo che, nella stessa epoca, aveva fatto
assassinare dai suoi bravi, diverse persone che lo infastidivano, e ne aveva anche
uccisa una con le sue mani in modo sanguinario durante una disputa. Più oltre,
una seconda donna aveva ucciso il figlio illegittimo, perché rappresentava un
ostacolo alle sue ambizioni di fortuna e posizione sociale. Era in quel luogo
da qualche anno e, a differenza degli altri, sembrava provasse un qualche
rimorso. Decisi perciò di provare ad avvicinarla e a parlarle non appena
possibile.
Il mio ingresso era
stato salutato da risate e applausi isterici; mentre una mezza dozzina di mani
mi afferravano e mi trascinavano verso la tavola gridando: «Beviamo alla
dannazione di questo nuovo fratello! Battezziamolo con un bicchiere di vino
nuovo!». Prima che riuscissi a capire le loro intenzioni, tutti avevano alzato
in aria i loro bicchieri urlando e ridendo in modo terribile, e uno di loro gettò
verso di me un bicchiere pieno di una bevanda infiammata. Ebbi la presenza di
spirito di gettarmi di lato, così la maggior parte del liquido cadde a terra.
Solo una piccola quantità cadde sul mio mantello e lo bruciò come avrebbe fatto
del vetriolo. Il liquido cadde al suolo e si trasformò in una fiamma bluastra,
e infine scomparve con una detonazione.
Misero poi davanti a
me un piatto pieno a prima vista di pezzi di carne scelta. Guardando meglio,
scoprii che brulicava di ripugnanti larve. Non appena mi allontanai disgustato,
qualcuno mi mise un braccio attorno al collo: era una vecchia strega, i cui
occhi malvagi e la cui espressione mi fecero rabbrividire. Per invitarmi a
giocare a carte con lei, fece una smorfia terribile che, nelle sue intenzioni,
avrebbe dovuto essere un sorriso seduttore, dal momento che intuii che sulla Terra
era stata una donna di grande bellezza, mentre adesso sembrava più vecchia e
mostruosa di tutto ciò che si può immaginare. Com’è effimera la bellezza
fisica!
Lei disse: «Ogni
giocatore mette in gioco la propria libertà. Abbiamo inventato questo
passatempo per ricordarci dei bei tempi passati. Qui non c’è del denaro da
vincere, perché il denaro si trasforma subito in sporcizia nelle nostre mani;
per questo abbiamo scelto di giocare in questo modo. Ci impegniamo a diventare
schiavi di chi ci vince al gioco, e a fare nostri schiavi quelli che vinciamo.
Se vuoi farci compagnia per un po’, potrai convincerti di quanto sia interessante
questo gioco. Gli altri qui – proseguì con tono arrogante e ostile – sono solo
delle canaglie, feccia di strada, e fai bene ad allontanarti da loro e dai loro
divertimenti. Ma io sono una duchessa regale, e tutti i miei amici sono nobili.
Tu fai certamente parte dell’élite, perciò ti accetteremo volentieri tra noi».
Con movenze
grottescamente regali, mi invitò a prendere posto accanto a lei. Se fosse stata
un po’ meno orribile sarei stato tentato di obbedire, se non altro per curiosità,
per conoscere il gioco, ma la mia ripugnanza era più forte della curiosità e mi
scusai dicendo la verità, e cioè che le carte non avevano mai suscitato veramente
il mio interesse. In ogni caso volevo avvicinarmi alla donna alla quale
desideravo parlare. Rapidamente riuscii a raggiungerla facendomi largo tra la
folla.
Una volta accanto a
lei, le parlai a voce bassa, chiedendole se era pentita dell’uccisione del suo
bambino, se desiderasse lasciare quel luogo e se fosse pronta per questo ad
affrontare una vita difficile.
Il suo viso si
illuminò alle mie parole, e mi rispose incuriosita: «Cosa vuoi dire?».
«Stai tranquilla,
non voglio che il tuo bene. Se vuoi seguirmi, troverò il modo per lasciare
questo terribile luogo ».
Mi strinse la mano
in segno di assenso: non osava parlare, poiché altri spiriti si stavano
avvicinando a noi in modo preoccupante, con il loro falso atteggiamento
amichevole.
La duchessa e i suoi
compagni si erano messi a giocare a carte; stavano già litigando, accusandosi a
vicenda di barare, il che corrispondeva certamente al vero. Sembrava volessero
battersi per rompere la monotonia della loro esistenza. Vidi anche che degli
spiriti si erano raggruppati vicino alla porta con l’evidente intenzione di non
lasciarmi uscire. Vidi il mio nemico con la mano avvizzita mormorare degli
ordini ad un gruppo di spiriti, particolarmente primitivi, che nella loro vita
terrena dovevano essere stati degli schiavi. Una mezza dozzina di uomini e
donne mi invitarono a prender parte alle loro danze. Era una danza orrenda, del
tipo di quelle che si vedono nelle descrizioni delle messe nere delle streghe
del passato, e mi guardo bene dal descriverla.
Alla vista di quella
scena, mi dissi che, dopotutto, forse quelle antiche storie di stregoneria
contenevano un fondo di verità. ‘Può
darsi’, pensai, ‘che alcune donne
accusate di essere streghe, fossero possedute da spiriti infernali che a volte
attiravano delle anime per farle partecipare alle loro orge in questa sfera
infernale’. Non so se sia veramente così, ma scoprii in ogni caso una
notevole concordanza tra ciò di cui ero testimone e i racconti di streghe di
cui avevo sentito parlare.
Mentre quelle
creature si avvicinavano nella loro danza grottesca, notai che cercavano di
passare dietro di noi per accerchiarci. Il mio istinto mi avvertì di non
permettere che il cerchio si chiudesse. Mi addossai al muro, presi la mano
della donna e le sussurrai di non separarsi da me. Tutti gli spiriti ormai si
dirigevano verso l’angolo della stanza in cui ci eravamo ritirati. Il loro
aspetto selvaggio e la crudeltà dei loro occhi contrastavano con la loro finta
cordialità. Si avvicinavano e ci stringevano sempre di più, una massa in movimento
che sembrava la personificazione del male.
Avevano smesso i
loro litigi uniti nel comune desiderio di attaccarmi e farmi a pezzi. Proprio
come si sente il tuono all'avvicinarsi del temporale, si potevano sentire
minacciose parole di odio, mentre quei demoni danzavano davanti a noi e si
abbandonavano alle loro stramberie.
Improvvisamente si
levò un grido e la moltitudine urlò furiosa:
«Tra di noi c’è una spia, un traditore, un nemico! È uno dei fratelli maledetti
venuto dall’Alto per spiarci e toglierci delle vittime. A morte! Linciatelo!
Fatelo a pezzi! Gettatelo nelle segrete! Sbarazziamocene!».
Si gettarono su di
noi come una valanga. Per un istante pensai che tutto sarebbe finito, e mi
pentii improvvisamente di essere entrato in quella stanza. Ma proprio nel
momento in cui stavano per raggiungerci, Fedele, aiutato da un altro spirito,
ci tirò attraverso il muro che si era aperto dietro di noi. Il muro si richiuse
così in fretta, che la moltitudine urlante si chiese come avevamo fatto a
scomparire.
Fummo trasportati
poco lontano, in un luogo dal quale potevamo vedere, attraverso il muro
divenuto trasparente ai nostri occhi, la diabolica brigata di spiriti litigare
e battersi tra di loro, mentre ognuno accusava gli altri di averci permesso di
fuggire.
«Vedi» – disse
Fedele – «se ti fossi unito alle loro attività per un solo istante, ci sarebbe
stato impossibile aiutarti, perché anche tu saresti stato rivestito del loro
stesso magnetismo, e il muro ti avrebbe tenuto prigioniero. Saresti divenuto
troppo grossolano per attraversare la materia di cui è fatto il muro. Quegli
spiriti non hanno finito di darti la caccia, perciò, se li rivedrai dovrai fare
molta attenzione, perché quel breve momento in cui ti sei posto sotto la loro
influenza quando hai evitato di seguire sul piano terrestre il loro diabolico piano,
è stato sufficiente a creare, tra te e loro, un legame che sarà difficile da
rompere, fino a quando non avrai raggiunto un grado di sviluppo spirituale
molto più elevato, tale da costituire un abisso tra te e loro.
Mi avevano detto che
tu non eri ancora riuscito a dominare completamente le tue passioni. È vero che
hai imparato a controllarle, ma il tuo desiderio di vendetta nei confronti di
chi in passato ti ha offeso non è ancora spento. E finché quel sentimento
albergherà in te, non ti sarà possibile liberarti completamente di quegli
spiriti, soprattutto quando ti troverai nella loro sfera, nella quale sono veramente
potenti. Anch’io ho combattuto una battaglia simile a quella che stai
combattendo tu oggi. Nessuno meglio di me sa quanto sia difficile perdonare
quando siamo stati gravemente offesi. Ma so anche che un giorno tu sarai in
grado di farlo con tutto il cuore. In quel momento quei cattivi spiriti non
avranno più alcuna possibilità di intervenire nel tuo destino.
Ora le mie direttive
prevedono che ti conduca al palazzo di uno spirito che sarai sorpreso di
conoscere. Il suo nome ti è familiare, anche se ha vissuto sulla Terra prima di
te.
Hai potuto
constatare che gli spiriti di questa sfera non possono ingannarti facilmente
riguardo al loro vero stato spirituale e alle loro vere intenzioni. Sappi che
tu devi questa facoltà a Bianca, il cui puro amore affluisce costantemente
verso di te come un torrente continuo di acqua cristallina. Lei ti mette in grado
di percepire le cose da un livello più elevato e guardare dentro questi bassi
spiriti per vedere tutta la loro perversità. Tra te e lei esiste ora un legame
così forte, tale da renderti inconsapevolmente partecipe della grazia della sua
natura più elevata, e allo stesso modo lei è partecipe della forza che è in te.
Con il tuo attuale grado di sviluppo, sarebbe facile per questi spiriti infernali
dominarti e ingannarti, ma a causa della percezione più chiara e più pura di
cui tu benefici grazie alle preghiere di Bianca, puoi vedere le cose così come
sono veramente, proprio come le vedrebbe uno spirito puro. È inutile quindi che
cerchino di ingannarti. La forza dell’amore con cui Bianca ti protegge è
veramente grande. Lei è come uno scudo che ti protegge nel corso di qualunque
prova.
Prima di lasciare
questa sfera, devo mostrarti un’altra visione che temo ti rattristerà tanto
quanto ti istruirà. L’uomo che incontrerai è simile a quello che tu saresti
potuto diventare, se fossi stato solo nella battaglia con il peso scoraggiante
dei tuoi peccati e delle tue passioni, cioè se tu non beneficiassi dell’amore
che da Bianca affluisce costantemente a te. Crediamo che la vista di questo
personaggio ti renderà doppiamente indulgente verso quegli sfortunati che sei
in grado di aiutare (meglio di chiunque altro, proprio perché saresti caduto in
basso come loro senza l’aiuto di Bianca). Sappiamo che, nella pienezza della
tua riconoscenza, cercherai di rendere agli altri ciò che è stato fatto per
te».
Non appena ebbe
finito di parlare, lasciammo quel luogo in silenzio. Il mio cuore era troppo
commosso perché potessi rispondere. Avevamo lasciato quella donna sfortunata
sotto la protezione di un angelo raggiante delle sfere superiori, e ci era
stato assicurato che avrebbe ricevuto tutto l’aiuto possibile per la sua
crescita spirituale.
[indice]
Il palazzo dei miei antenati
Ancora due prove da superare
Subito fuori della città vedemmo un superbo palazzo. La
sua sagoma mi era familiare ed ugualmente estranea. Tutto ciò che vedevo
attraversando la città mi ricordava la sua replica terrestre, ma tutto mi
sembrava deformato e sporco, come in un incubo. Il palazzo che ora vedevo, e le
sue terre, li avevo contemplati spesso durante la mia gioventù, e mi ero
sentito fiero di appartenere alla discendenza di chi li aveva posseduti e
abitati. Rivederlo lì in quello stato mi turbava profondamente. Tutta la sua
bellezza era scomparsa, il suo marmo era sporco e coperto di muffe, le sue
terrazze e le sue statue erano in rovina. La bella facciata era come agghindata
da ragnatele nere e ripugnanti, segno dei crimini commessi tra le sue mura. I
suoi bei giardini erano incolti e vi spirava un vento pestilenziale. Con il
cuore pesante seguii il mio amico all'interno.
Salimmo l’ampia
gradinata esterna, e il portone a due battenti si aprì da solo per permetterci
di entrare. Incrociammo numerosi spiriti che entravano e uscivano da quella
porta. Tutti ci salutavano come se fossimo ospiti attesi. Fedele mi lasciò di
fronte a una porta chiusa e mi promise di tornare più tardi.
Mentre quella porta
si apriva, i miei occhi furono colpiti dalla violenta luce rossa che vi era
all’interno. L’atmosfera era rovente, soffocante come in una fornace, e
all’inizio pensai che vi fosse un incendio. Poi la luminosità calò
progressivamente e si trasformò in un rosso scuro. Un banco di nebbia, di un
grigio metallico, attraversò la stanza e portò con sé un soffio glaciale che mi
avviluppò completamente. Quelle strane ondate di calore e di gelo erano emesse
dalla duplice natura della persona che regnava su quel luogo. Alle sue passioni
brucianti e insaziabili si univano al più freddo egoismo e ad una eccezionale
intelligenza. Proprio come la sua vita terrena era stata costituita da un
alternarsi di passioni violente e freddi calcoli, così ora le variazioni nel
suo spirito si esprimevano negli stessi cambiamenti repentini tra il calore
intenso e il freddo estremo. Sulla Terra aveva asservito tutti gli esseri umani
che erano sotto il suo potere, così ora spadroneggiava sugli esseri spirituali
che formavano il suo entourage, e dominava su di loro nello stesso modo
assoluto a cui era abituato in passato con i suoi subordinati.
Lo vidi in fondo
alla sala, seduto su un trono attorno al quale erano disposte le insegne
regali. I muri erano rivestiti dalle repliche spirituali di antichi arazzi, ora
stracciati e scoloriti, che sembravano impregnati del putridume dei pensieri e
del magnetismo di quell’uomo. Invece che scene di caccia, ninfe e dèi del mare,
recavano ora scene della vita di quell’uomo in tutto il loro orrore.
Le grandi finestre,
attraverso le quali non entrava mai la luce del giorno, erano decorate con
tende di velluto, che ora sembravano dei sudari. Le loro pieghe lasciavano
intuire sagome scheletriche che sembravano spiare con un desiderio di vendetta.
Erano le forme spettrali di coloro che quell’uomo aveva sacrificato alla
propria voluttà e alla propria ambizione. La tavola era decorata con bicchieri
d’argento che scottavano al tatto, e vasi preziosi, grottesca parodia delle
gioie terrene.
Al mio ingresso
nella sala il signore di quel luogo si alzò e mi salutò amabilmente. Riconobbi
con terrore lo spirito di quell’antenato dal quale la nostra famiglia era stata
così orgogliosa di discendere, e mi ricordai del suo ritratto a cui, mi era
stato detto, somigliavo. Era senza dubbio lo stesso uomo, colui che, sul
ritratto di famiglia, aveva i tratti del volto così belli e nobili. Ma come era
divenuto orribile, a seguito della trasformazione che si era operata in lui
dopo la morte! I suoi lineamenti erano segnati dalla vergogna e dal disonore,
nonostante la maschera degli atteggiamenti regali dietro la quale cercava di
dissimulare la sua depravazione. Tutti gli esseri umani, qui nell’inferno,
appaiono come sono veramente. Non hanno alcuna possibilità di celare nemmeno un
atomo della loro bassezza, e quell’uomo era così basso spiritualmente! Anche se
era vissuto in un’epoca di sensualità e violenza, si era distinto per i suoi
peccati e per la sua crudeltà. Ora vedevo tutto ciò riflesso negli arazzi, e
fui sconvolto all’idea che i nostri due caratteri avessero qualcosa in comune.
Rabbrividii al falso e vuoto orgoglio di coloro che si gloriavano di discendere
da una tale persona solo perché aveva posseduto un potere quasi regale.
Mi rivolse la
parola, manifestando un interesse particolare poiché appartenevo alla sua
discendenza. Mi dette il benvenuto, e disse che avrebbe desiderato che restassi
con lui. Mi rivelò che grazie al misterioso legame della nostra parentela
terrestre, a volte era stato in grado di influire sulla mia vita sulla Terra.
Ogni volta che avevo provato il desiderio di essere, come lui e come i miei
antenati, tra i potenti della Terra, era stato attirato verso di me e aveva
nutrito la mia arroganza e la mia ambizione, che erano simili alle sue. Era
stato lui, mi disse, che mi aveva incitato a compiere certi atti, quelli dei
quali oggi più mi vergogno. Aveva cercato di innalzarmi nel mondo affinché vi
raggiungessi una qualche forma di potere e vi regnassi con l’intelligenza,
visto che non potevo regnarvi con il potere politico come aveva fatto lui.
Aveva sperato così di riacquistare attraverso di me la sua autorità sulla
Terra, quale forma di risarcimento per il suo esilio in quel luogo di tenebre.
«Puah!» – urlò – «Questa
è una casa piena di ossa e scheletri! Ma ora che sei arrivato per unirti a me,
faremo qualcosa insieme per farci temere dagli uomini della Terra e
costringerli all’obbedienza. Tu, nonostante sia figlio del nostro nobile
lignaggio, mi hai spesso deluso, e temevo che alla fine mi saresti sfuggito.
Sono anni che cerco di attirarti qui, ma le mie intenzioni sono sempre state sventate
da una potenza invisibile. Ogni volta che ti credevo in mio potere, ti
dibattevi fino a farmi perdere la presa. Ma io non mi lascio scoraggiare
facilmente, e quando non potevo essere con te di persona, inviavo qualcuno per
servirti... Ah ah ah! Servirti, è la parola giusta.
Tu non devi più lasciarmi. Guarda quali piaceri ho preparato per te!».
Mi prese la mano (la
sua sembrava resa bruciante dalla febbre) e mi condusse ad una sedia vicino al
suo trono. Dopo aver brevemente esitato, mi decisi a sedermi accanto a lui per
vedere cosa sarebbe successo, sempre pregando dal più profondo del mio cuore di
essere preservato dalla tentazione. Notai che non mi offriva né da bere né da
mangiare (intuiva, probabilmente, che avrei rifiutato le sue offerte). Mi fece
ascoltare però una dolce musica. Da quanto tempo ero privo della consolazione
di quell’arte celeste che aveva sempre esercitato su di me una così grande attrazione!
Era una melodia lenta, lancinante e sensuale, come quelle che dovevano cantare
le sirene per incantare le loro vittime. Nessuna musica terrena può essere allo
stesso tempo così bella e così terribile, e lasciò nella mia anima un
sentimento di paura e disgusto.
Poi comparve davanti
a noi un grande specchio nero nel quale si vedevano delle immagini di vita
terrena. Vidi me stesso controllare migliaia di anime con l’incanto magico di
quella musica, eccitando, grazie ad essa, le passioni più vili e le più
sofisticate, fino a che, affascinati, gli uomini avrebbero perso corpo e anima.
Allora il mio antenato
fece apparire nello specchio delle nazioni e degli eserciti, che dominava
spiritualmente, e su cui regnava come un tiranno grazie a un dittatore mortale.
Mi disse che anche in questo ambito avrei condiviso la sua potenza. Poi mi vidi
divenuto un grande pensatore, un genio della letteratura che avrebbe sedotto
gli uomini con il suo talento. Sotto la mia influenza, alcuni mortali avrebbero
scritto dei libri che sarebbero stati rivolti alla ragione e alla sensualità
delle persone che, come effetto, avrebbero avuto quello di rendere la società
più tollerante e addirittura piena di ammirazione verso le idee più rivoltanti
e gli insegnamenti più abominevoli.
Immagine dopo
immagine mi mostrò come, avendo abbastanza forza di volontà, l’essere umano
sulla Terra può essere utilizzato dagli spiriti infernali per soddisfare i loro
desideri di potenza e di godimento sensuale. Su questo punto ne sapevo già
abbastanza, ma non mi ero mai reso conto dell’ampiezza di un fenomeno così disastroso.
Vedevo adesso il potere immenso che un tale essere avrebbe potuto avere, senza
le barriere impostegli dagli spiriti delle sfere alte, dotati di una volontà
forte quanto la sua. Quegli spiriti elevati li conosceva solo sotto forma di
una forza invisibile che sventava continuamente i suoi piani, tranne nel caso
in cui riusciva a trovare un mortale sensitivo talmente in armonia con la sua
natura, da diventare completamente uno con lui. In generale, quando un tale
evento si verifica, l’abominio e la desolazione si abbattono sulla Terra per
mano di uno di quei mostri trionfanti che hanno spesso disonorato la storia
umana. Tali tiranni, grazie a Dio, diventano sempre più rari man mano che
l’umanità e il Mondo spirituale vengono purificati grazie all’insegnamento
degli angeli delle sfere celesti.
Mi mostrò infine una
figura femminile di una bellezza talmente perfetta, che mi alzai un momento per
guardarla più da vicino e convincermi della sua realtà. Ma in quel momento si
formò, tra me e lo specchio magico, una leggera bruma (nebbia, foschia) che si
trasformò nel volto di Bianca. L’altra donna, al confronto, mi sembrò
improvvisamente di una volgarità ripugnante, in modo tale che l’illusione
momentanea dei miei sensi scomparve, e mi apparve per quello che veramente era,
per ciò che sono tutte le donne di quel tipo: delle sirene che tradiscono gli
uomini, per distruggere la loro anima e precipitarli all'inferno, mentre loro
non sono che creature senz’anima.
Il senso di disgusto
che era nato in me turbò le onde dell’etere magnetico che serviva da supporto
alla musica e alle immagini dello specchio, e le fece scomparire. Mi ritrovai
di nuovo solo con il mio tentatore. Mi spiegò che avrei potuto godere di tutte
quelle delizie se fossi rimasto con lui e avessi accettato di divenire suo
allievo. Ma le sue parole e le sue promesse non mi toccavano. Nel mio cuore
provavo solo avversione nei confronti di tutto ciò, e desideravo profondamente
liberarmi della presenza di quello spirito.
Mi alzai per
andarmene, ma non riuscii a fare nemmeno un passo. Una forza invisibile mi
immobilizzava. Con una esplosione di riso sarcastico e trionfante, quello spirito mi gridò: «Vattene dunque, poiché
rifiuti i miei favori e le mie promesse!».
Io non potevo
muovere i piedi, ed ero sopraffatto da un senso di inquietudine, anche perché
il mio cervello e il mio corpo erano come presi da una sonnolenza improvvisa e
strana. Una nebbia sembrò avvilupparmi e stringermi in una morsa gelida, e dei
fantasmi, giganteschi e dall’aspetto spaventoso, mi si avvicinavano sempre di
più. Orrore! Erano i misfatti che avevo compiuto in vita, erano tutti i
desideri e i pensieri malvagi che mi erano stati ispirati in passato dall’uomo
che si trovava vicino a me, che formavano ora un legame tra noi e mi tenevano
legato a lui.
Alla vista della mia
disfatta scoppiò in un riso selvaggio e crudele. Mostrandomi quelle forme inquietanti,
mi invitò a considerare chi ero veramente io, che mi reputavo troppo puro per
la sua compagnia. L’oscurità s’impadroniva progressivamente della sala. I
fantasmi mi assalivano ad ondate da ogni parte, sempre più neri e più orribili.
Sotto i miei piedi si aprì una cripta profonda, simile a un pozzo, nella quale
mi sembrò di vedere una massa formicolante di uomini che vi si dibattevano. Il
mio terribile antenato non conteneva più la sua rabbia. Ordinò ai fantasmi che
mi tormentavano di gettarmi nella fossa. Ma improvvisamente, nell’oscurità
risplendette una stella, e un raggio di luce scese verso di me. Mi ci aggrappai
subito con entrambe le mani, come fosse una corda, e mentre la luce si
diffondeva attorno a me, fui attirato verso l’alto, al di fuori di quel luogo
terrificante.
Quando mi ripresi da
quell’emozione, mi ritrovai all’aperto con Fedele e la mia guida orientale. Quest’ultimo
faceva dei movimenti magnetici sul mio corpo, perché ero uscito da una
battaglia che mi aveva provato e mi aveva sfinito. Con voce dolce e benevola,
mi spiegò che aveva permesso che affrontassi quella prova perché la conoscenza
della vera natura di quell’uomo mi servisse in avvenire da lezione e da
protezione contro i suoi perfidi tentativi di asservirmi.
Mi disse: «Quando
pensavi a lui con orgoglio ed ammirazione, motivate dal tuo essere suo discendente,
il suo potere poteva continuare ad influenzarti. Però, il tuo sentimento di
avversione agirà d’ora in poi come una forza che lo respingerà, e devierà da te
la sua influenza. La tua volontà, che è forte quanto la sua, sarà sufficiente a
proteggerti da lui. Questa volta, però, poiché non eri consapevole a
sufficienza del pericolo, hai lasciato che seducesse i tuoi sensi e
paralizzasse la tua volontà. Se non ti avessi soccorso, avrebbe potuto
sottometterti al suo potere, anche se solo temporaneamente, e ciò ti avrebbe
causato un grave danno. Di conseguenza, in questa sfera fa’ attenzione a non perdere
ancora una volta la padronanza di te. Questa è la tua difesa più preziosa, e
non devi permettere che nessuno te la tolga per tua distrazione. Ora ti lascio
continuare il tuo pellegrinaggio che terminerà presto. Sii coraggioso, la tua
ricompensa verrà da colei che ami e che ti manda continuamente i suoi più
teneri pensieri».
*
Scomparve
misteriosamente così com’era comparso. Fedele ed io riprendemmo il cammino,
chiedendoci quale sarebbe stata la nostra prossima esperienza. Cercavo di
immaginarla, allorquando due spiriti, che si davano un’aria di importanza, si
avvicinarono a noi e ci chiesero se per caso fossimo membri della Confraternita
della speranza. Se lo eravamo, dissero, avevano un messaggio da trasmettere ad
uno di noi da parte di un amico della Terra. Affermavano di essere stati
delegati a quel compito da una delle nostre guide. All’inizio ne fui
piacevolmente sorpreso e pensai subito a Bianca, sperando che fossero stati
inviati da lei, perché non avevano l’aspetto degli altri abitanti di quel luogo.
Il loro abito era di un grigio bluastro che formava come un alone attorno a
loro, e faticavo a distinguere i loro visi. Ma quando ci riuscii, non potei
impedirmi di arretrare, con una reazione di diffidenza. Attraverso il velo
grigio bluastro che li copriva, potevo distinguere due spiriti dei più
ripugnanti. Per avvertirmi, Fedele mi strinse il braccio, mentre chiedevo con
prudenza quale fosse il messaggio.
«In nome del profeta»
– cominciò a dire uno dei due – «dobbiamo dirti che la tua amica è molto malata.
Ti prega di andare a incontrarla subito sulla Terra, altrimenti, prima del tuo
arrivo il suo spirito passerà in una sfera nella quale non ti sarà possibile
seguirla. Ora ti mostreremo il cammino più breve per raggiungerla».
Le loro parole mi
ispirarono dapprima un grande spavento.
«Quando l’avete
vista l’ultima volta?» chiesi con ansia.
«Nemmeno due giorni
fa» – risposero – «Dobbiamo condurti immediatamente da lei; anche la guida
orientale che ci ha inviato da te, è accanto alla tua amica».
La mia guida
orientale mi aveva appena lasciato, e non mi aveva detto nulla della malattia
di Bianca, quindi sapevo che mentivano; ma presi tempo e proseguii: «Datemi il
segno segreto della nostra Confraternita. In caso contrario non posso venire
con voi».
I loro abiti
vaporosi si dissipavano progressivamente, e potevo discernere sempre meglio i
loro corpi deformi.
Dal momento che non
mi rispondevano, ma sussurravano tra loro, continuai: «Se siete inviati dalla
nostra guida, potete certamente fornirci la parola d’ordine della nostra
Confraternita».
«Oh, certo, naturale
che posso. Eccolo: ‘la speranza è eterna’», e sorrise con aria ipocrita.
«Bene!» – dissi – «Continua,
voglio sentirlo fino alla fine».
Restò in silenzio,
sorpreso. L’altro lo spinse ed egli borbottò
qualcosa; poi proseguì: «La speranza è eterna e la verità è.... ehm... cos’è,
amico?».
«Inevitabile», disse
l’altro.
Li guardai entrambi
amichevolmente. «Siete così intelligenti amici. Certamente ora potete mostrarmi
il simbolo».
«Il simbolo?
Diavolo! …non ci hanno detto niente di un simbolo!»
«No? Allora devo
essere io a darvelo».
Entrambi tesero le
braccia verso di me. Vidi allora che uno di loro aveva un braccio avvizzito, e
capii immediatamente a chi dovevo quella trappola. Arretrai e feci il segno sacro
della Verità eterna e universale. Alla vista di quel segno, caddero al suolo
come addormentati. Li lasciammo a meditare sul loro fallimento, e mentre ci
allontanavamo, chiesi a Fedele cosa ne sarebbe stato di loro.
«Si rialzeranno tra
poco» rispose. «Hai provocato in loro uno shock che li ha gettati in uno stato
di incoscienza per breve tempo, ma si metteranno presto alla nostra ricerca con
una nuova macchinazione diabolica. Se li avessi seguiti, ti avrebbero condotto
probabilmente nella palude e ti avrebbero lasciato lì a soffocare, sempre che
non avessero previsto qualcosa di peggio. Devi sempre tener presente che sei
nella loro sfera, e che possono esercitare su di te un grande potere malefico
se lasci che ti guidino o ti dominino, tanto o poco che sia».
[indice]
La città nell’acqua – La storia di un grande
pittore di Venezia
Ancora una piccola prova
Subito Fedele mi propose di visitare un’altra città di
quello strano paese, per incontrare un uomo il cui destino avrebbe potuto
essere il mio se l’amore e la perseveranza di Bianca non mi avessero protetto.
Le nostre storie terrene differivano su vari punti, ma eravamo anche molto
simili, soprattutto per quel che riguardava i nostri doni naturali. Per questo
motivo l’incontro con quell’uomo avrebbe potuto essermi utile, ed io, comunque,
in futuro avrei potuto aiutarlo.
«Quell’uomo ha
lasciato la Terra da più di dieci anni» – disse Fedele – «ma solo recentemente
è nato in lui il desiderio di progredire. L’ho trovato qui nel corso della mia
visita precedente; ho potuto assisterlo e metterlo in comunicazione con la
nostra Confraternita. Mi hanno detto che tra poco passerà a una sfera più
elevata».
Dopo un rapido volo,
planammo al disopra di una vasta laguna sul fondo della quale era stata
costruita una grande città. Le sue torri e i suoi palazzi emergevano dall’acqua
e vi si riflettevano. La superficie dell’acqua, percorsa da colate di sangue,
sembrava una lastra di marmo nero venata di linee rosso scuro. Come sulla città
precedente, anche su questa gravava uno spesso strato di nuvole scure, e come
nell’altra gli edifici erano illuminati qua e là da vapori aleggianti grigio
metallico e rosso fiamma. Stavamo per entrare, con ogni probabilità, nella
Venezia di quella bassa sfera.
Quando ne chiesi conferma
a Fedele, questi mi rispose: «È proprio
così. Troverai qui molte persone celebri, il cui nome è scritto con lettere di
sangue e di fuoco nella storia del loro tempo».
Entrammo nella
città. Sì, erano proprio quei canali e quei palazzi superbi che gli artisti
hanno reso così familiari a tutti. I canali erano insanguinati come se
provenissero da giganteschi mattatoi. Lasciavano dappertutto delle tracce
ripugnanti. Il sangue sembrava filtrare anche tra le pietre degli edifici e
dalle lastre delle strade. Sul fondo delle acque arrossate vidi gli scheletri
di migliaia di esseri umani assassinati o uccisi in modo legale, i cui corpi
avevano trovato sepoltura in fondo ai canali. Nelle numerose prigioni della
città, vidi degli spiriti ammassati come bestie. Nei loro occhi brillava tutta
la cattiveria dei tiranni vinti. L’imprigionamento di quegli spiriti era
necessario, perché erano la crudeltà in persona. Vedevamo passare magistrati
con i loro servitori, l’altezzosa nobiltà con il suo seguito variopinto e i
suoi soldati, ma anche mercanti, preti, marinai, schiavi, semplici cittadini,
in breve, uomini e donne di tutte le classi. Avevano lo sguardo delle bestie
braccate, perché sembrava che mani e braccia spuntassero dappertutto per afferrarli.
Lontano, sulle acque
della laguna, navigavano alcune galee ai cui remi sedevano degli schiavi.
Questi, incatenati ai banchi dei rematori non erano le vittime innocenti di
intrighi politici o di vendette personali, bensì gli spiriti di padroni senza
cuore e intriganti, che avevano messo a morte centinaia di esseri umani.
Sulle vie d’acqua
della città, in gondola, molti spiriti vagavano inseguendo gli affari e i
piaceri della loro precedente vita terrena. Qui regnava un’animazione simile a
quella della Venezia terrena, con la differenza che era assente ogni forma di
bontà e ogni bellezza; in essa non vi erano cittadini altruisti né patrioti. Vi
erano solo i più indegni tra i suoi abitanti, ognuno impegnato in una perpetua
vendetta contro i propri simili.
Seduto sul parapetto
di un piccolo ponte trovammo un uomo che portava l’abito dei fratelli della speranza, di colore
grigio scuro simile a quello che indossavo io all’inizio del mio
pellegrinaggio. Aveva le braccia incrociate sul petto, e il suo viso era così
ricoperto dal cappuccio, da non poterne vedere i tratti. Intuii tuttavia subito
che era l’uomo che stavamo cercando. Presto riconobbi in lui un celebre pittore
veneziano con cui ero stato in rapporto nella mia giovinezza, anche se non in
modo particolarmente stretto. Non ci eravamo più rivisti, ed ignoravo che
avesse lasciato la Terra. Confesso che quell’incontro mi sconvolse; ripensai
alla sua giovinezza, quando anch’io ero uno studente di belle arti con le
prospettive più rosee che si potessero desiderare, e ora ero lì a chiedermi
cosa potesse essergli successo.
Dal momento che non
ci aveva ancora notati, Fedele mi propose di allontanarci un po’ da lui in modo
da potermi raccontare il destino di quell’uomo, prima di andare a parlargli.
Per proteggere la memoria di questo pittore ben conosciuto, non lo chiamerò con
il suo vero nome, ma con quello di Benedetto.
Egli aveva rapidamente raggiunto una certa notorietà, e i suoi quadri si
vendevano bene. Poiché l’Italia a quel tempo non era affatto prospera, i suoi
migliori clienti erano inglesi e americani che andavano a visitare Venezia.
Nella casa di uno di loro, Benedetto aveva incontrato una donna che avrebbe
esercitato un’influenza disastrosa sulla sua vita. Era giovane, affascinante,
raffinato, e di antica casata, anche se povero. Per questo era stato ben
accolto nella migliore società veneziana. La donna alla quale Benedetto aveva
offerto il suo cuore, era di rango elevato. Giovane e romantico, nella sua infatuazione
pensava che lei si sarebbe accontentata di divenire la donna di un pittore
ambizioso, che non possedeva null’altro che il proprio talento e una
reputazione in crescita.
Quando s’incontrarono,
lei aveva appena vent’anni. Era di una bellezza perfetta e dotata di tutte le attrattive
che possono far perdere la testa a un uomo. Incoraggiò Benedetto in tutti i
modi possibili, tanto che il poveretto, credendola sincera, pensava che
ricambiasse il suo amore. Ma lei era freddamente calcolatrice, ambiziosa, mondana,
e soprattutto incapace di ricevere o restituire un amore vero come quello di
Benedetto, il quale sapeva amare o odiare solo in modo assoluto. Lusingata dai
suoi omaggi appassionati, era fiera di aver conquistato un uomo così bello e
così dotato. Ma non era affatto nelle sue intenzioni sacrificare qualcosa per
lui. Perciò, mentre prodigava le proprie tenerezze a Benedetto, cercava di
contrarre matrimonio con un nobile veneziano di età matura, un conte, che
disprezzava, ma di cui bramava la posizione e la fortuna.
Benedetto vide ben
presto la fine del suo sogno. Le confessò il proprio amore, e depose il proprio
cuore ai piedi dell’amata. Lei accolse la sua dichiarazione con freddezza e gli
replicò che le era impossibile vivere senza denaro e senza posizione. Infine si
congedò da lui con un’indifferenza che lo rese quasi pazzo. Lui lasciò Venezia
per Parigi, e si gettò nei piaceri di quella città per dimenticare quella
passione sfortunata.
Non si rividero più
per molti anni, ma infine il destino condusse di nuovo Benedetto a Venezia. Nel
frattempo era diventato un pittore di grande fama, e poteva chiedere qualunque
prezzo per i suoi dipinti. La donna era riuscita a sposare il conte che
disprezzava, e regnava sull’alta società per la sua bellezza e la sua eleganza.
Era costantemente circondata da una folla di ammiratori che non sempre pensava
fosse utile presentare a suo marito. Benedetto, credendosi ormai guarito dalla
passione di una volta, era deciso a mostrarle solo indifferenza, ma non ne ebbe
la forza. Di nuovo la donna si ingegnò per conquistare il cuore di Benedetto
che, purtroppo, fu pronto a perdonarla, quando lei gli espresse, con tono
sincero, quanto fosse dispiaciuta di averlo respinto.
Così Benedetto
divenne in segreto il suo amante. I pochi giorni di felicità passarono in
fretta: la donna amava fare sempre nuove conquiste, e si offriva a continui
nuovi schiavi che le rendevano omaggio. Con la sua gelosia e la sua devozione
eterna, Benedetto divenne per lei presto noioso, e la sua presenza finì con lo
stancarla. Inoltre, vi era un altro spasimante, ricco, giovane e bello, che la
contessa gli preferiva. Non ne fece mistero con Benedetto, e per la seconda
volta lo liquidò. Lui minacciò, sospirò, e giurò di suicidarsi se lei lo avesse
tradito. Infine, dopo una violenta lite, si separarono, e Benedetto tornò a
casa. Il giorno dopo gli fu detto che la contessa rifiutava di vederlo.
L’insolenza del messaggio, la mancanza di cuore della donna, la vergogna per
essere stato usato e gettato via, fu troppo forte per la sua natura passionale.
Tornò nel suo studio e si sparò.
Quando il suo
spirito riprese coscienza, si ritrovò sepolto vivo nella bara. Aveva sì
distrutto il proprio corpo fisico, ma il suo spirito ne sarebbe rimasto
prigioniero fino alla sua decomposizione. Dal momento che il legame tra spirito
e corpo non era ancora interrotto, le particelle di carne imprigionavano ancora
lo spirito.
Quale spaventoso
destino è quello dell’anima che, per un gesto impulsivo di disgusto della vita,
si mette in una tale situazione! Se gli esseri umani della Terra volessero
veramente rendere un servizio ai suicidi, non dovrebbero sotterrare il loro
corpo, bensì cremarlo, perché l’anima possa in questo modo uscire dalla sua
prigione. L’anima di un suicida non è pronta a lasciare il corpo. È come un
frutto immaturo che non cade facilmente dall’albero terreno che lo nutre. Una
forte scossa lo agita, è vero, ma nonostante tutto resta attaccato finché quel
legame non scompare.
A volte Benedetto
perdeva conoscenza e per un certo tempo dimenticava la sua orribile situazione;
dopo ogni risveglio, notava che con il progredire della decomposizione il suo
corpo fisico perdeva il suo potere di attrazione sul suo spirito. Ma per tutta
la durata di quel processo, soffrì in tutto il suo corpo la lenta putrefazione
della carne. La rapida distruzione del corpo terreno tramite il fuoco gli
avrebbe provocato certamente una sofferenza più violenta, ma gli avrebbe almeno
risparmiato la sofferenza del decadimento progressivo.
Infine, il legame
tra corpo fisico e corpo spirituale si allentò, e quest’ultimo si elevò al
disopra della tomba. Per un certo periodo non fu più imprigionato nel corpo
terreno, ma gli restava comunque attaccato. Poi si ruppe anche l’ultimo legame,
e fu in grado di circolare liberamente sul Piano terrestre.
All’inizio, le sue
facoltà di intendere, vedere e sentire erano solo debolmente sviluppate. In
seguito i suoi sensi migliorarono e lo resero cosciente di ciò che lo
circondava. Ma, assieme alle forze, tornavano anche le passioni e i desideri
della vita terrena, e man mano acquistò la conoscenza per soddisfarli. Cercò di
nuovo, come nella sua vita precedente, di dimenticare il dolore e l’amarezza
nell’ubriacatura e nelle gioie sensuali, ossessionando degli esseri mortali.
Tuttavia la memoria del suo passato lo tormentava senza tregua. Provava una
grande sete di vendetta, un potente desiderio di far soffrire colei per cui lui
aveva tanto sofferto.
La forza dei suoi
pensieri lo portò infine da lei. La trovò circondata, come al solito, dalla sua
piccola corte di ammiratori. Era sempre la stessa persona senza cuore, per
nulla toccata dal destino di Benedetto. Reso quasi pazzo dal ricordo ossessivo
delle sofferenze subite a causa sua, Benedetto non pensò più che ad una cosa:
trovare il mezzo per sottrarle tutte le soddisfazioni mondane che aveva posto
prima dell’amore, dell’onore e della vita stessa di Benedetto.
Riuscì nel suo
intento, perché gli spiriti sono molto più potenti di quanto gli esseri mortali
possano immaginare. A poco a poco lei cadde dalla sua orgogliosa ed elevata
posizione. Perse prima la sua fortuna, poi il suo onore. Privata dei suoi
travestimenti, si rivelò agli occhi di tutti per ciò che era veramente: una
volgare seduttrice che giocava con le anime degli uomini, incurante dei cuori
che spezzava, incurante delle vite che rovinava, incurante dell’onore di suo
marito, dissimulando i propri intrighi per acquistare fortuna e potenza, e che
passava senza rimorso sul corpo di ogni nuova vittima.
Benedetto trovò
consolazione nel fatto di essere proprio lui a trascinarla verso la decadenza,
smascherandone così l’egoismo. Lei constatò con sgomento e impotenza che tutti
gli avvenimenti della sua vita conducevano verso la rovina. Com’era possibile
che i suoi piani più meticolosi venissero contrastati, e i segreti più
gelosamente custoditi venissero svelati? Finì col vivere nel continuo timore di
ogni nuovo giorno. Era come se una potenza invisibile fosse all’opera, una
potenza a cui non poteva sottrarsi.
Alla fine le tornò
in mente Benedetto, ricordò le ultime minacce che le aveva fatto, di andare lui
stesso all’inferno e poi di attirarla dov’era lui. All’epoca, per un attimo
aveva temuto che volesse assassinarla, ma quando aveva saputo del suo suicidio,
si era sentita sollevata e lo aveva dimenticato. Ma ora pensava a lui
continuamente, e non riusciva più a liberarsi dei pensieri ossessivi che le
ispirava. Era perseguitata dall’immagine di Benedetto che usciva dalla tomba
per punirla. Era Benedetto che, invisibile, le sussurrava quei pensieri
nell’orecchio. Le parlava del passato, del suo amore che si era tramutato in un
odio implacabile, che lo divorava come le fiamme dell’inferno, che ben presto
avrebbero consumato anche la sua anima ed avrebbero portato anche lei alla
disperazione.
Anche se i suoi
occhi mortali non potevano percepirlo, la contessa sentiva presso di sé quella
presenza. Per liberarsene, cominciò a frequentare luoghi affollati, ma lo
spettro non la lasciava mai. Divenne ogni giorno più presente, più reale. Non poteva
sfuggirgli. Una sera, infine, nella penombra, lo vide; aveva due occhi
minacciosi, e ogni tratto del suo viso esprimeva odio. L’emozione fu troppo
forte per i suoi nervi ormai deboli: cadde morta al suolo.
Benedetto aveva
finalmente raggiunto il suo scopo: l’aveva uccisa! Il segno di Caino era ormai
impresso per sempre sulla sua fronte. Fu improvvisamente assalito dall’orrore e
dal disgusto per ciò che aveva fatto. Aveva voluto attirarla con sé all’inferno,
fin quando il suo spirito avesse lasciato il corpo per farla soffrire
eternamente, in modo che nemmeno nell’oltretomba la sua anima potesse trovare
riposo. Ora però era assalito dai rimorsi. Il suo unico desiderio era fuggire
da se stesso e dimenticare l’orrore del suo successo, perché non tutta la bontà
era scomparsa dal suo cuore. Quando la contessa morì di spavento, si era
improvvisamente risvegliato dalla sua ossessione di vendetta e aveva preso
coscienza della natura diabolica dei suoi sentimenti. Fuggì dalla Terra: il suo
cammino lo condusse verso le profondità infernali, fino a questa città dell'inferno,
una residenza adatta agli assassini come lui.
Io l’ho trovato in
questo luogo. È qui che ho assistito quell’uomo pentito ed ho potuto mostrargli
come riparare ai suoi errori. Ora attende l’arrivo di quella donna che ha amato
e odiato, per chiederle perdono e per perdonarla a sua volta. Anche lei è stata
attirata in questa sfera, perché anche la sua vita è stata piena di errori. Si
rincontreranno qui, nel riflesso della città nella quale si svolse la storia
del loro amore terreno; egli l’attende ora su questo ponte sul quale così
spesso l’aveva raggiunta in passato».
«Arriverà presto?».
«Certamente, molto
presto. In quel momento il soggiorno di Benedetto in questa regione finirà, e lui
passerà in una sfera più elevata, nella quale riposerà per un certo tempo,
prima di percorrere lentamente e faticosamente il difficile cammino verso la
Luce».
«E quella donna
lascerà questa sfera con lui?».
«No. Anche lei a sua
volta verrà aiutata a crescere, ma le loro strade si separano qui. Non vi è stata
mai una vera affinità spirituale tra i due, solo cieca passione e orgoglio.
Dopo quest’ultimo incontro, penso che si separeranno per mai più rivedersi».
Ci avvicinammo a
Benedetto. Posai la mano sulla sua spalla, si alzò e si volse verso di me. Non
mi riconobbe subito. Gli portai però alla mente dei ricordi, gli dissi quanto
sarei stato felice di riannodare con lui la vecchia amicizia nella sfera più
elevata nella quale, come speravo, ci saremmo rivisti presto. Gli raccontai
brevemente come anch’io avevo peccato e ciò che avevo dovuto affrontare, e gli
spiegai che ora ero sul cammino della crescita. Parve felice di vedermi e mi
strinse la mano commosso.
Ci separammo dopo
poco tempo. Fedele ed io continuammo il cammino, lasciandolo su quel ponte ad
attendere l’ultimo appuntamento con quella donna una volta così tanto cara a
lui, ma che ormai non era altro che un doloroso ricordo.
*
Mentre camminavamo
lungo la strada che si allontanava da Venezia e ci portava verso la pianura che
sapevo essere la replica spirituale della pianura lombarda, la mia attenzione
fu attratta da una voce lamentosa che chiedeva aiuto. Mi voltai verso destra e
vidi due spiriti che giacevano al suolo. Pensando che qualcuno avesse bisogno
di essere soccorso, mi separai dal mio compagno e andai a vedere cosa stava
accadendo. Uno degli spiriti mi tese la mano e mi chiese di aiutarlo. Mentre mi
stavo abbassando, mi cinse le gambe con entrambe le braccia e cercò di
mordermi. Quanto all’altro, fece un balzo felino, e mi saltò alla gola.
Con una certa
difficoltà e, lo confesso, con una buona dose di collera, me ne sbarazzai.
Arretrando, inciampai; dietro di me si apriva una profonda fossa nella quale
sarei caduto, se avessi fatto un altro passo indietro. Ricordai immediatamente
le direttive che ci avevano dato di non dare mai spazio alle nostre passioni
basse, per non abbassarci al livello di quegli esseri. Mi pentii della mia
breve esplosione di collera e decisi di mantenere, in futuro, la calma e il
sangue freddo.
Mi voltai di nuovo
verso quei due spiriti. Uno strisciava al suolo, senza dubbio - pensai – ‘perché lo avevo ferito’; l’altro era
pronto a saltare su di me come una bestia selvaggia. Riconobbi nell’uno, l’uomo
dalla mano avvizzita, e nell’altro colui che poco tempo prima aveva cercato di
sviarmi con il falso messaggio. Li guardai con fermezza, ordinando loro con
tutta la forza della mia volontà di non avvicinarsi. Sembrarono sorpresi, e si
tennero a distanza. Cominciarono a rotolarsi al suolo, facendo delle strane
espressioni e digrignando i denti come dei lupi. Non erano però in grado di
fare un solo passo verso di me. Li lasciai in quello stato per raggiungere
Fedele e raccontargli la mia avventura.
Ma questi ridendo mi
disse: «Vedi Franchezzo, avrei potuto dirti chi erano
quei due. Ma ho percepito che era meglio che lo capissi da solo, e sperimentare
così il potere di protezione che è costituito dalla propria forza di carattere
e dalla determinazione. Tu hai per natura una forte volontà. Se non la usi per
dominare in modo sbagliato gli altri, questa è una qualità preziosa. Nel corso
del tuo lavoro nel mondo spirituale scoprirai che la forza di volontà è la leva
più potente per agire non solo sulle persone, ma anche sulla materia inanimata.
Quei due spiriti incroceranno probabilmente il tuo cammino di tanto in tanto.
Penso che quando ciò accadrà, saprai mostrare loro, come hai fatto ora, chi
comanda e chi ha la personalità più forte.D’ora in
poi avranno paura di affrontarti direttamente, ma per tutto il tempo in cui
lavorerai sul Piano terrestre, li troverai sempre pronti a far di tutto per
sabotare i tuoi piani».
[indice]
Una battaglia nell’inferno
Davanti a noi si apriva un’immensa pianura leggermente
ondulata sulla quale si muoveva una moltitudine di spiriti tenebrosi. Su
suggerimento di Fedele salimmo su una piccola altura per seguirne i movimenti.
Mi spiegò il perché eravamo lì:
«Vedremo ora una
delle battaglie scatenate dagli spiriti delle tenebre che in passato godevano
delle guerre, del saccheggio e degli spargimenti di sangue. Qui, in questo
ambiente che è la conseguenza della loro crudeltà e della loro ambizione sulla
Terra, continuano le loro attività belliche e si battono per la supremazia negli
inferi. Guarda come riuniscono le forze per attaccare, osserva l’abilità dei
loro movimenti di truppe. Gli spiriti degli uomini che sulla Terra guidavano
gli eserciti, guidano ora quegli sfortunati esseri che non resistono al loro
sortilegio. Con la potenza della loro volontà forzano quegli spiriti deboli a
combattere sotto le loro bandiere, proprio come facevano sulla Terra. Vedrai
questi potenti generali affrontarsi in una lotta più terribile di un
combattimento terreno, perché qui non vi è morte che possa porre fine alla
discordia. Dopo una battaglia, ricominciano a lottare senza sosta, in modo tale
che sembra durare eternamente. In effetti, la lotta continuerà fino a quando
uno o l’altro dei capi proveranno disgusto per una tale situazione ed
aspireranno a un altro tipo di vittoria, più elevata della vittoria delle armi,
che non conferisce altro diritto che quello di tormentare il vinto. Gli stessi
istinti e le stesse qualità che sono ora deviate verso l’amore del potere e
della crudeltà, una volta purificati, potranno rendere queste persone dei
protagonisti nel campo del Bene. La stessa forza di volontà accelererà allora
il loro progresso, nella stessa misura in cui in questo momento lo rallenta. Il
momento in cui questo progresso avverrà dipende dalla bontà latente dell’anima,
dalla presenza in essa di un’aspirazione ancora assopita verso la giustizia e
la verità. Come il grano nel suolo, quel germe di bontà può restare a lungo
nascosto sotto la massa di malvagità che lo ricopre; ma alla fine arriva per
ciascuno il momento in cui la propria natura più elevata si sveglia, suscita il
pentimento ed infine apporta un raccolto di virtù e di buone opere».
Volgemmo lo sguardo
verso la vasta pianura e vedemmo spiegarsi i due potenti eserciti che si
disposero uno di fronte all’altro, in ordine di battaglia. Vedevamo qua e là
degli spiriti potenti che guidavano i loro reparti come dei generali in un
esercito terreno. Al comando delle forze presenti vi erano due esseri maestosi,
ognuno dei quali avrebbe potuto servire da modello per un ritratto di Lucifero,
talmente forte era la sensazione di potenza che emanavano. I tratti del volto e
la statura conferivano loro una maestà regale, pur nella degradazione
infernale. La loro espressione era scura, e negli occhi crudeli si leggeva
l’astuzia del serpente e la voracità dell’avvoltoio. Entrambi si spostavano sul
loro carro da combattimento, tirato non da cavalli ma da uomini degradati che,
come bestie da soma, lo trascinavano fino a quando venivano calpestati nella
mischia.
Dagli eserciti
riuniti saliva una specie di musica selvaggia, che evocava le grida delle anime
dannate mescolate al rumore dell’uragano. Le truppe avanzarono improvvisamente,
e urlando si gettarono l’una contro l’altra. Li vedevamo battersi, spingersi e
scalpitare come una mandria di bestie selvagge. I combattenti riempivano l’aria
delle loro grida furiose e delle loro bestemmie, che rendevano l’inferno ancora
più abominevole. Quegli eserciti spirituali della morte sferravano attacchi e
contrattacchi, manovre e contromanovre. I soldati combattevano come dei demoni
e non come degli uomini, poiché avevano come armi solo quelle degli animali:
denti e grinfie. Se una battaglia con armi terrene è già terribile, questa lo
era ancora di più.
I due spiriti regali
dominavano su tutti gli altri. Ossessionati dal desiderio della distruzione
reciproca, svettavano sulla massa e si fissavano con uno sguardo carico d’odio.
Spiegando i loro abiti come ali, si elevarono in aria, e si gettarono in una
lotta senza quartiere. Li si sarebbe potuti considerare due aquile che
combattevano in aria, mentre al di sotto di loro uno stormo di cornacchie
gracchianti si disputava dei vermi.
Si afferravano con
le loro grinfie micidiali e si sollevavano in aria. A volte prevaleva l’uno, a
volte l’altro; i loro sguardi si incrociavano come frecce di fuoco, e si
soffiavano in volto il loro odio selvaggio. Afferravano l’avversario alla gola
con le mani, e cercavano di raggiungerlo con i denti. A volte ripiegavano, per
affrontarsi poi in un combattimento atroce. Infine, uno dei due cominciò a dar
segni di cedimento. L’altro lo afferrò e lo trascinò verso un baratro per
precipitarlo in una fessura della roccia che costeggiava il campo di battaglia.
Era un terribile crepaccio scuro nel quale voleva spingere il vinto per
imprigionarvelo. Quest’ultimo non voleva capitolare. Si aggrappava al suo
avversario con tutte le forze cercando di trascinarlo con sé, ma invano, perché
alla fine gli mancarono le forze. Mentre raggiungevano il baratro oscuro, vidi
il vincitore fare un ultimo sforzo e gettare l’altro nella terribile voragine.
Il combattimento
nella pianura non era stato meno feroce. Gli eserciti avevano combattuto con
accanimento. L’armata del generale vincitore aveva respinto quella del vinto e
l’aveva costretta a disperdersi. I feriti restavano sul terreno, e i vincitori
portavano con loro i prigionieri. Che ne sarebbe stato di questi ultimi? Troppo
facile per me indovinarlo.
Pieno di disgusto e
di avversione per quella barbarie, avrei volentieri abbandonato quel luogo, ma Fedele mi toccò la spalla e disse: «Amico mio, è
venuto il momento della nostra opera. Scendiamo nella pianura e vediamo se c’è
qualcuno che possiamo aiutare. Tra i vinti troveremo alcuni che, come te, sono
disgustati da questa guerra e dai suoi orrori, e saranno felici di ricevere il
nostro aiuto».
La pianura sembrava
un campo di battaglia una volta caduta la notte, quando non vi restano che
feriti e morti. Tutti gli altri combattenti si erano allontanati, come uno
stormo di uccelli alla ricerca di nuove carogne. Ora mi trovavo tra una
moltitudine di esseri che si torcevano e si lamentavano, e non sapevo da dove
cominciare. Ve ne erano troppi da soccorrere! Era peggio, mille volte peggio di
un campo di battaglia terreno. Nella mia vita avevo già visto dei morenti e dei
morti ammassati come foglie morte nelle vie della mia città natale, e il mio
cuore aveva sanguinato per loro, e mi ero vergognato che fossero possibili cose
simili. Ma in quei casi vi era almeno la pace e il sonno della morte che
addolciva il tormento, e coloro che erano ancora vivi potevano sperare nel
soccorso. In questo inferno crudele, invece, non esisteva né speranza, né morte,
né soccorso per i feriti e nessun mattino dopo una notte di sofferenze. Una
volta ristabiliti, non avrebbero dovuto ricominciare quell’orribile vita?
Mi chinai e sollevai
la testa di uno sfortunato spirito che giaceva ai miei piedi e gemeva. Il suo
corpo spirituale era stato talmente brutalizzato che sembrava una massa
informe.
Mentre mi chinavo, la voce misteriosa mi parlò: «La speranza esiste
anche nell’inferno; altrimenti, perché saresti qui? L’ora più oscura è sempre
quella che precede l’alba! E per questi - i vinti e i feriti, …è suonata l’ora
del pentimento. Proprio ciò che li ha schiacciati li aiuterà a elevarsi. Disgustati
del male che li circonda, aspirano a cose più elevate, e la loro malvagità si è
affievolita. Hanno perso quindi ciò che nell’inferno costituisce la loro forza,
e si trovano così in uno stato di debolezza che apre per loro la possibilità di
redimersi. Ora comprendono l’inutilità di continuare ad assalire altri spiriti
e farsi assalire a loro volta da esseri senza pietà. In questo modo la
sconfitta e l’impotenza aprirà loro le porte verso uno stato migliore. Non
piangere per loro. Cerca di lenire le loro sofferenze in modo che possano
scivolare nel sonno della morte in questa sfera, e svegliarsi in una nuova vita
nella sfera superiore».
«E cosa succederà» -
chiesi - «al potente spirito che è stato gettato nel crepaccio?».
«Anche a lui verrà
data assistenza al momento giusto; ora la sua anima non è ancora pronta per
questo. Ogni tentativo al momento sarebbe vano».
La voce tacque.
Fedele, che era accanto a me, mi mostrò come far dormire quegli esseri
sfortunati. Poi mi fece notare una quantità innumerevole di punti luminosi che
si muovevano, come stelle, su quel campo di tortura. Quelle stelle luminose, mi
disse, erano portate dai membri della nostra Confraternita che, come noi, erano
stati attirati in quel luogo per svolgervi la loro missione di amore e
compassione.
Poco dopo che tutti
quei fratelli avevano iniziato la loro opera, gli spiriti che si lamentavano
caddero in uno stato di incoscienza. Allora vidi qualcosa di strano e
magnifico: al disopra di ognuno di quei corpi incoscienti si elevava un leggero
e nebbioso vapore, proprio come quello che avevo visto salire da uno spirito
che una volta avevamo salvato. Quel vapore diveniva progressivamente più denso,
e prendeva la forma dell’anima liberata. Questa veniva poi portata via da un
gruppo di spiriti che si erano riuniti al disopra di noi. Tutto ciò durò fino
al momento in cui l’ultima anima fu portata via. La nostra e la loro missione
erano compiute.
[indice]
Il mio addio al Paese delle tenebre
Gli insegnamenti della nostra guida
I confratelli
della speranza che come me avevano prestato assistenza agli spiriti feriti,
facevano tutti parte del nostro distaccamento. Le piccole stelle luminose che
portavamo dappertutto con noi, brillavano nelle tenebre come simboli della speranza
che eravamo venuti a portare. Io e Fedele ci unimmo agli altri per salutarli e
felicitarci a vicenda, come soldati che si preparano a rientrare dopo una
campagna vittoriosa.
Prima di superare la
cintura di fuoco che circondava quel regno, la guida del nostro gruppo ci condusse
su un alto pinnacolo roccioso. Da lì potevamo vedere tutte le città, le pianure
e le montagne di quel Paese delle tenebre,
che ognuno di noi aveva attraversato durante quella missione. Dall’alto
potevamo osservare, disteso sotto di noi, il terribile panorama dell'inferno.
Poi la nostra guida ci rivolse le seguenti parole in
tono solenne: «Ciò che oggi noi vediamo non è che una piccolissima parte della
grande sfera che gli esseri umani indicano con il nome di inferno. Al disopra
di questa vi sono altre sfere oscure che, per chi non abbia ancora visto questa
dimensione, pensa meritino lo stesso nome; ma solo nel momento in cui vedono
questo luogo scoprono quanto in basso possa cadere un’anima e quanto più
terribili in questa sfera siano i crimini e le sofferenze. La grande cintura di
materia scura di cui è costituita questa sfera più bassa, si estende per molti
milioni di chilometri attorno a noi. Fin dal momento in cui il nostro pianeta
ha cominciato a ospitare anime immortali, accoglie tutte le anime che sulla
Terra vivono solo per il peccato. Tutte le anime che sono passate di qui hanno
dovuto soffrire e lavorare per la loro salvezza, fino al momento in cui si sono
purificate della sozzura dei loro peccati. Il numero di queste anime fu, e
sarà, grande quanto quello delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia nel
mare. Ogni essere umano sulla Terra costruisce da sé la propria abitazione
nelle sfere alte o basse. E quindi ogni sfera è popolata di conseguenza.
Nel Mondo spirituale
esiste un numero incalcolabile di luoghi nei quali un essere umano può costruire
la propria casa, che supera l’immaginazione. Ciascuno di quei luoghi porta
l’impronta degli spiriti che lo hanno generato con la loro vita. Proprio come,
tra le innumerevoli creature della Terra, due volti, due anime, non sono mai
completamente identici, così è nel Mondo spirituale, in cui non vi sono due
luoghi identici. Ogni luogo, ogni sfera stessa, è una creazione particolare di
una diversa classe di spiriti. E poiché nel Mondo spirituale le anime simili si
sentono attratte le une verso le altre, le caratteristiche di ogni luogo
corrispondono a quelle dei suoi abitanti.
Di conseguenza,
quando vorrete descrivere questa sfera o un’altra a dei mortali, potrete raccontare
solo ciò che avete visto e descrivere i luoghi che avete visitato. Un altro
spirito che ha visto un’altra parte della stessa sfera la descriverà
probabilmente in tutt'altro modo, e gli uomini mortali che giudicano ogni cosa
secondo la loro valutazione, diranno forse che avete torto entrambi perché le
vostre descrizioni non combaciano. Ma dimenticano che Roma non è Genova, Milano
o Venezia, eppure tutte queste città sono in Italia. Lione non è Parigi, ma
entrambe sono in Francia. Ogni città possiede delle caratteristiche
particolari, ma anche dei tratti nazionali. Per fare un esempio ancora più
evidente: New York e Costantinopoli sono entrambe città del pianeta Terra, ma
tra le loro popolazioni esiste una tale differenza che non possiamo più trovare
caratteristiche nazionali comuni. Entrambe certamente sono abitate dalla specie
umana, ma questa si differenzia, e di molto, per l’aspetto, abitudini e
costumi.
Nel corso dei vostri
viaggi avete notato che in ciascuno degli esseri che avete visto annaspare
nella palude dei propri peccati, vi è il germe indistruttibile di un’anima
umana. Per quanto lungo sia il periodo di prova che un’anima deve affrontare,
ha sempre il diritto inalienabile alla speranza. Per ogni anima giungerà infine
l’ora del risveglio. Anche quelle che sono cadute più in basso si eleveranno di
nuovo al livello dal quale erano cadute.
Il debito che
un’anima peccatrice deve saldare in pagamento della propria depravazione è
terribilmente amaro, ma una volta pagato, lo è per sempre. Nessun creditore può
essere del tutto sordo alla preghiera del prodigo penitente, da dirgli: “Vattene! Il tuo destino è deciso e l’ora
della tua salvezza è passata”. Fratelli della speranza! Può forse l’essere
umano, nella sua limitatezza, limitare l’infinita bontà di Dio? Può egli
fissare un limite alla Grazia dell’Onnipotente e pretendere che sia rifiutata a
un peccatore preso dal rimorso, per quanto grandi siano i suoi peccati?
Dio solo può
condannare, e solo Lui può perdonare. La voce del Suo amore ci chiama da ogni
filo d’erba che spunta, da ogni raggio di luce che brilla. Quanto è grande la
Bontà, la Misericordia del nostro Dio! Tramite i Suoi angeli e i Suoi spiriti
di bene, la Sua voce raggiunge tutti coloro che si pentono ed implorano il
perdono. Annuncia che la Grazia e il Perdono vengono sempre concessi a chi li
ricerca con sincerità e si sforza lealmente di meritarli. Anche oltre la tomba,
anche oltre le porte dell'inferno, la compassione e il perdono, la speranza e
l’amore sono offerti a tutti. Ogni atomo dell’essenza immortale che è stata
instillata negli esseri umani per produrre l’individualità cosciente produrrà
infine i suoi frutti di bontà. Nessuno potrà essere perduto per sempre, né
condannato ad una distruzione o a un tormento eterni.
Coloro che insegnano
il contrario agli esseri umani, li inducono in errore, direi quasi che peccano!
In questo modo sbarrano agli uomini le porte della speranza, e sviano la loro
anima portandoli a una disperazione ancora più profonda, perché così l’anima
peccatrice finisce con il credere che la morte imprima sul suo destino il sigillo
definitivo della dannazione. Vi incarico di annunciare
su tutta la Terra la verità in merito a ciò che avete scoperto durate le vostre
peregrinazioni. Fate in modo che tutti ricevano la speranza, perché la speranza
è il miglior stimolo a prendere la strada giusta finché si è in tempo. È
molto più facile per gli esseri umani porre riparo ai loro errori sulla Terra
che nell'aldilà, quando la morte avrà messo una barriera tra loro e quelli con
i quali avrebbe più facilmente potuto riconciliarsi in vita.
Tutto ciò che avete
potuto vedere in questo inferno è il frutto delle azioni malvagie degli esseri
umani, il risultato del loro passato sulla Terra o nelle sfere spirituali.
Tutto ciò che lì esiste, corrisponde alla vera natura della loro anima. Per
quanto terribile possa sembrarvi quell’ambiente, per quanto profondamente siete
stati sconvolti dalla vista di quei poveri spiriti, non dovete mai dimenticare
che ciò che subiscono sono gli effetti degli errori che hanno commesso.
Dio non ha aggiunto
un grammo a quel peso, ed è altrettanto vero che ognuno ha il dovere di
riparare ciò che ha distrutto, di ripulire ciò che ha trascinato nel fango. E
allora quei corpi decaduti, e il terribile ambiente della loro indigenza,
verranno mutati in situazioni più felici, in corpi più puri e in ambienti più
piacevoli. E quando, infine, verrà il momento in cui il Bene avrà superato il male,
sulla Terra e nelle sfere spirituali quegli spazi miserabili verranno spazzati
via come la schiuma del mare dalle onde della marea che sale. L’Acqua pura
della Vita affluirà in questi luoghi e li purificherà, fino a che ogni montagna
oscura, la pesante atmosfera e le abitazioni maleodoranti verranno dissolti nel
fuoco purificatore del pentimento. Anche un blocco di granito può essere
disciolto nel crogiolo del chimico e disperdersi nell'atmosfera, per andare a
formare altre rocce in altri luoghi. Nulla si crea, nulla si distrugge.
Tutte le cose sono
eterne. Gli atomi che il vostro corpo oggi attira, verranno di nuovo respinti
domani, e andranno più lontano a costituire altri corpi. Avviene la stessa cosa
per le emanazioni della natura spirituale dell'uomo che si formano nelle sfere
che circondano il pianeta Terra. Quando non vi è più abbastanza magnetismo
pesante per assemblare le particelle grossolane di cui sono costituite le basse
sfere terrene, quegli atomi vengono allora liberati dall’attrazione materiale e
spirituale della Terra. Planano così, libere nell’etere, finché sono attirate
da un altro pianeta le cui sfere sono ad esse congeniali, e i cui abitanti
spirituali si trovano su un piano dello stesso peso. Quindi in passato le
stesse rocce di questa regione hanno formato le basse sfere di un altro
pianeta, sfere che sono ora divenute troppo sviluppate per poterle ancora
attirare. Quando la nostra Terra avrà cessato di trattenerle, saranno respinte
per andare a formare le sfere spirituali di altri pianeti.
Allo stesso modo,
anche le nostre sfere più elevate sono formate da materia più fine, che
proviene dalle sfere spirituali di altri pianeti, più avanzati dei nostri. I
loro atomi lasceranno un giorno la Terra per essere riassorbiti da un altro
pianeta. Nulla si perde, e nulla è veramente nuovo. Le cose non sono che altre
combinazioni di ciò che già esiste e che, nella sua essenza, è eterno. Quale
elevazione raggiungeremo? Nessuno lo sa, perché non vi è limite alla nostra
conoscenza e al nostro progresso. Ma io credo che se potessimo prevedere il
destino ultimo del nostro piccolo pianeta, vedremo che anche la più lunga e
difficile delle vite nelle sfere tenebrose non è che un percorso che giunge ai
troni degli angeli del cielo.
Ciò che vediamo è la
grande e onnipresente verità che la speranza è veramente eterna e il progresso
sempre possibile, anche per le anime più basse e decadute. Dovete predicare questa grande verità a tutti gli esseri
umani mortali quando, per altre missioni, tornerete sul Piano Terrestre.
Proprio come voi siete stati aiutati, per riconoscenza e per amore, dovrete
aiutare gli altri.
Diciamo ora addio a
questo triste Paese delle tenebre,
non con l’afflizione che subiamo a causa della sua desolazione e dei suoi peccati,
ma con la speranza fiduciosa e la preghiera sincera per l’avvenire di chi si
trova ancora nelle catene della sofferenza e del peccato».
Dopo che la nostra
guida ebbe terminato il suo discorso, gettammo un ultimo sguardo al Paese delle tenebre. Discendendo la montagna
attraversammo di nuovo il muro di fuoco, respingendo, come in precedenza, con
la nostra volontà, le particelle di fuoco.
Così terminarono le
mie avventure nel Regno dell'inferno.
[indice]
Ritorno nel Paese dell’alba per
l’onorificenza
Il lavoro nelle città terrene – Il Paese del
pentimento
Una donna, un giovane, un vecchio – La valle
dei fantasmi – La casa del riposo
Al ritorno nel Paese
dell’alba, dalla nostra Confraternita ci venne offerto un magnifico
ricevimento, e in nostro onore fu organizzata una festa. Ognuno trovò nella
propria cameretta, pronto per lui, un nuovo abito. Era di colore grigio chiaro,
quasi bianco, mentre i bordi, la cintura e l’insegna del nostro ordine
(un’ancora e una stella sul braccio sinistro) erano di un vivo giallo oro.
Quell’abito aveva un
grande valore per me, perché nell’aldilà il vestito simboleggia il grado di
sviluppo di uno spirito, ciò che egli ha conquistato come vittoria spirituale.
Per me, ancora più prezioso dell’abito, era una corona di rose di un colore
bianco puro che era comparsa nella mia camera e circondava l’immagine magica di
Bianca: una cornice che non appassiva mai, e di cui percepii il profumo quando
mi sdraiai sul letto di un bianco splendente, e mi misi a guardare le serene
colline dietro le quali si vedeva l’alba del giorno.
Un amico mi scosse
dal mio fantasticare chiamandomi per la festa. Nella grande sala ritrovai mio
padre, come anche alcuni amici conosciuti nel corso dei miei viaggi. Ci
salutammo con grande emozione, poi, dopo aver gustato insieme un banchetto
simile a quello del mio arrivo in quella sfera, ci riunimmo in fondo alla sala
di fronte a una tenda color oro e grigio che copriva completamente il muro.
Come portata dal
vento, giunse alle mie orecchie una dolce melodia. A poco a poco divenne più
distinta, finché si trasformò in una marcia solenne, piena di pathos[13].
Poi la tenda si aprì, rivelando un gigantesco specchio di lucido marmo nero.
Pur restando sublime e solenne, la musica in qualche misura cambiò, e vi si
mescolarono degli accordi dissonanti. Si fece più esitante, irregolare, e la
sua melodia divenne languida.
Lo spazio attorno a
noi si oscurò, al punto che non potevamo più distinguere i volti dei nostri
vicini. Poi la luce scomparve e restò visibile solo la superficie di marmo[14].
Su di essa vidi allora due membri della nostra spedizione che parlavano
camminando. La scena attorno a loro rappresentava la regione infernale dalla
quale eravamo tornati. La strana musica toccava profondamente il mio animo, e
alla vista del dramma che si svolgeva sotto i miei occhi, dimenticai tutto. Fu
come un tornare di nuovo nelle oscure profondità dell'inferno.
Le immagini si
susseguivano, finché non ci fecero vedere tutte le diverse esperienze di
ciascuno dei membri del nostro gruppo, dal più basso fino a quelle della nostra
stessa guida. L’ultima scena rappresentava tutto il nostro distaccamento
riunito sulla montagna, mentre ascoltavamo il discorso di addio della nostra
guida. Come il coro di una tragedia greca, la musica sembrava accompagnare e
dipingere il quadro. Essa dava a ogni atto del dramma l’espressione giusta:
triste e languida, o al contrario, calma o trionfale, poi di nuovo triste,
gemente; poi di nuovo calma come una ninna nanna quando una povera anima
liberata aveva finalmente trovato riposo. Infine riprese di nuovo tono in
accordi selvaggi, nelle urla e nei furiosi clamori della battaglia, in quelle
violente maledizioni e imprecazioni, esplodendo in onde ruggenti, per spegnersi
in note disarmoniche.
Quando apparve la
scena finale, la musica suonò un’aria dolcissima, e si spense poco a poco. Quando
tacque, la luce tornò e la tenda ricoprì di nuovo lo specchio nero. Ci voltammo
gli uni verso gli altri, con un sospiro di sollievo, pieno di gratitudine, per
congratularci a vicenda di aver superato quelle prove nel Paese delle tenebre.
Chiesi a mio padre in che modo fossero stati realizzati
quegli effetti, e se fossero o no un’illusione. Mi rispose: «Figlio mio, ciò
che hai visto è l’applicazione di una conoscenza scientifica molto elevata,
null’altro. Quello specchio ha la proprietà di ricevere e riflettere le
immagini che vi sono proiettate a partire da una serie di sottili fogli
metallici, o piuttosto, dell’equivalente del metallo terreno. Quei fogli
metallici sono stati preparati in modo da poter ricevere e trattenere quelle
immagini in una maniera simile a quella con cui il fonografo (che hai visto
durante la tua vita sulla Terra) riceve e memorizza le onde sonore[15].
Durante il tuo
viaggio in quella sfera oscura siete stati messi in comunicazione magnetica con
quello strumento, e le avventure di ognuno di voi sono state trasferite a uno
di quei fogli sensibili, mentre le emozioni che ognuno di voi provava hanno
fatto sì che le onde sonore nelle sfere della musica e della letteratura
vibrassero con un tono corrispondente. Tu che appartieni alla sfera dell’arte,
della musica e della letteratura, sei in grado di percepire e comprendere le
vibrazioni di quelle sfere. Nel Mondo spirituale tutte le emozioni, le parole e
gli avvenimenti vengono riprodotti in forma oggettiva, e per coloro che sono in
armonia con queste forme di vibrazione, divengono immagini, racconti o melodie.
Il Mondo spirituale è creato dai pensieri e dalle azioni dell’anima, e quindi
ogni atto o pensiero genera un riflesso spirituale tangibile. In questa sfera
scoprirai molte cose ancora sconosciute agli uomini della Terra. Verrai a
conoscenza di scoperte notevoli che con il trascorrere del tempo saranno
trasmesse ai mortali e rivestiranno la forma terrena[16].
Ma guarda ora! Stai per ricevere la palma offerta a ciascuno di voi quale premio
per la propria vittoria».
In quel momento le
ampie porte della sala si aprirono ed entrò il nostro gran maestro. Come la
volta precedente, era seguito da un corteo di bei giovani, ma questa volta
ognuno di loro portava un ramo di palma, invece che una corona di alloro. Dopo
che il gran maestro si fu seduto sotto il baldacchino, fummo invitati singolarmente
a presentarci davanti a lui per ricevere ognuno la propria palma. Una volta che
tutti l’avemmo ricevuta, tornammo ai nostri posti e intonammo un gioioso inno
di vittoria, ondeggiando le palme al tempo della musica.
*
In seguito mi
concessi un lungo periodo di riposo, in uno stato di sonnolenza in cui lo
spirito, troppo affaticato per pensare, è comunque conscio di ciò che succede
attorno a lui. Mi svegliai da quello stato dopo varie settimane, completamente
ristabilito dagli effetti del mio viaggio nelle sfere infernali.
La mia prima idea fu
di rendere visita a Bianca, nella speranza che potesse vedermi e constatare il
cambiamento del mio aspetto. Non mi dilungherò su questo incontro, la cui gioia
è solo nostra. Voglio solo riaffermare che la morte non mette necessariamente
fine all’affetto per coloro che abbiamo lasciato, e non ci impedisce forzatamente
di condividere con loro le nostre gioie e i nostri dolori.
Mi accorsi che
riuscivo a comunicare molto meglio con la mia amica tramite le sue forze medianiche,
e che non avevamo più bisogno di una terza persona che ci aiutasse in questo.
Fu ben consapevole della mia presenza e dei miei progressi, e la dolcezza del
suo amore fu per me come un confortante balsamo dopo il duro lavoro per la
restaurazione della mia anima.
Ben presto il mio luogo
di lavoro divenne il Piano terrestre. Dovevo operare nelle stesse città il cui
riflesso spirituale avevo visto nell'inferno. La mia missione consisteva
nell’influenzare le anime dei mortali e gli spiriti che li popolavano con il
sentimento che avevo provato nella controparte infernale di quelle città.
Sapevo che avrei potuto suscitare in loro solo in misura minima il timore delle
future conseguenze dei loro eventuali misfatti, ma ciò sarebbe forse servito a
farne esitare qualcuno di fronte alle tentazioni dell'egoismo e della
sensualità. Inoltre, trovai in quelle città molti spiriti legati alla Terra ai
quali fui in grado di prestare aiuto, grazie all’esperienza e alla forza che
avevo acquisito nel corso dei miei viaggi.
Vi è sempre una gran
quantità di lavoro da svolgere per chi tra di noi agisce sul Piano terrestre.
Per quanto numerosi siano coloro che vi lavorano, non ve ne sono mai abbastanza,
perché in ogni istante degli uomini lasciano la vita terrena, ed hanno bisogno
di tutto l’aiuto che possono ricevere sul Piano terrestre.
In questo modo
trascorsero alcuni mesi. Poi provai il desiderio ancora più grande di progredire,
di elevarmi sempre più vicino alla sfera nella quale Bianca avrebbe dovuto
vivere dopo la sua morte. Ero sempre tormentato dalla paura che la mia amata
potesse lasciare la Terra senza che io avessi potuto elevarmi al suo stesso
livello spirituale, trovandomi così, ancora una volta separato da lei. Ciò mi
spingeva a raggiungere continuamente sempre nuove vittorie su me stesso, ma mi
sentivo frustrato per la lentezza dei miei progressi. Sapevo di aver lavorato duramente
alla mia purificazione, e che ero arrivato a progredire molto velocemente. Nonostante
tutto, ero ancora tormentato dai sentimenti della gelosia e del sospetto che
provenivano dalla mia natura caduta e dalle mie esperienze sulla Terra.
A volte dubitavo
anche della costanza di Bianca. Nonostante le numerose prove del suo amore,
temevo sempre che un altro uomo potesse riuscire ad allontanarla da me. Ma se
l’avessi sorvegliata in continuazione, avrei finito con il restare legato alla Terra
a causa di questo basso aspetto del mio carattere.
Non crediate che al
momento della decomposizione del proprio corpo fisico uno spirito cambi tutti i
propri pensieri e i propri desideri. Con questa convinzione dimostrereste di
conoscere ben poco le condizioni di vita nell’oltretomba! Noi riusciamo a
cambiare la direzione dei pensieri che abbiamo nutrito nella vita terrena in
modo lento, estremamente lento. Pertanto, quei pensieri continuano ad esser
parte di noi nella loro forma spirituale! Il mio carattere era ancora molto
simile a quello che avevo sulla Terra, era solo leggermente migliorato. Avevo
imparato a discernere il vero dal falso, ma avevo ancora molto da apprendere su
questo punto, e le lezioni sarebbero proseguite nelle sfere più elevate.
Quando dubitavo di
Bianca, provavo vergogna, perché sapevo quanto i miei dubbi fossero infondati;
ma non riuscivo a liberarmene! La vita terrena mi aveva insegnato la
diffidenza, e quell'ombra non mi lasciava così facilmente.
Un giorno, mentre
provavo quel terribile tormento, Ahrinziman venne a trovarmi e mi mostrò come potevo
liberarmi da quelle ombre del passato: «Non lontano da qui si trova il ‘Paese del pentimento’. Ti sarebbe molto
utile visitarlo, perché quando avrai attraversato le sue montagne e le sue
valli, e superato le sue difficoltà, apparirà chiaramente ai tuoi occhi la vera
natura della tua vita terrena con tutti i suoi peccati; ciò costituirà per la
tua anima un buon mezzo per progredire. Ma un tale viaggio sarà pieno di amarezza
e dolore; vedrai così completamente messe a nudo le azioni del tuo passato, gli
atti che hai già in parte espiato, ma che non vedi ancora come li vede un’anima
delle sfere superiori.
Pochi tra gli
spiriti che giungono dalla vita terrena comprendono le vere ragioni che li
hanno spinti ad agire come hanno agito. Per alcuni, questa comprensione
richiede anni, per altri, secoli, perché hanno una forte tendenza a giustificarsi
ai propri occhi. Il paese di cui ti parlo è molto utile per accelerare questa
comprensione. Il viaggio deve essere intrapreso in modo assolutamente
volontario, e può abbreviare notevolmente la via della crescita. In quel paese
le vite degli esseri umani sono registrate in immagini che, quando vengono
riflesse nell’atmosfera spirituale del luogo, mostrano le cause di tutti i loro
errori passati. Esse chiariscono i motivi sottili che erano in atto nei loro
cuori e che hanno determinato la vita di ciascuno. In quel luogo sarà un
difficile esame di coscienza che dovrai affrontare, un’esperienza amara. Ma più
una medicina è amara, più sono potenti le sue virtù curative, e queste
libereranno la tua anima delle malattie della vita terrena che ancora
l’affliggono».
«Mostrami dove si
trova questo Paese e vi andrò», gli risposi.
Ahrinziman
mi portò sulla cima di una di quelle
scure colline che si intravedevano in lontananza dalla finestra della mia
camera, e giunti lì mi disse: «Dall’altro lato delle colline che vedi laggiù si
trova lo strano paese del quale ti ho parlato: un paese che devono attraversare
coloro che sono profondamente perseguitati dal loro passato. Coloro i cui
errori erano minimi perché si limitavano alle debolezze quotidiane, non hanno
bisogno di andarvi; per essi esiste un altro metodo per far comprendere loro la
fonte dei loro errori. Quel paese è riservato agli spiriti che, come te, sono
dotati di una grande volontà e di una grande sincerità nei confronti di se stessi.
L’attraversamento di quel paese agirebbe in modo troppo violento sugli spiriti
deboli e confusi, e soprattutto, questi sentirebbero un profondo scoramento per
via della presa di coscienza troppo violenta della loro natura peccatrice.
Quegli spiriti possono progredire solo passo dopo passo, un po’ per volta. Ma
tu che hai il cuore solido e pieno di coraggio, crescerai molto più rapidamente
quando avrai riconosciuto la natura dei legami che hanno imprigionato la tua
anima».
«Quanto durerà
questo viaggio?»
«Sarà di breve
durata, due o tre settimane del tempo terrestre. Già mentre te ne parlo ho la
visione del tuo prossimo ritorno; ciò significa che il tempo che passerà tra la
partenza e il ritorno sarà breve. Nel Mondo spirituale, dove il tempo non si
calcola in giorni o settimane, e dove non si conta in ore, stimiamo la durata
di un evento o quando qualcosa accadrà, in base alla distanza alla quale lo
vediamo. Più un’immagine appare lontana al nostro sguardo spirituale, più ciò
indica che la sua realizzazione richiederà del tempo. Oppure, la durata di un’impresa
può essere misurata dalla lunghezza dell’ombra che proietta: a seconda che
l'ombra proiettata da un evento futuro sia più o meno vicina al suolo, possiamo
valutare la durata che ci separa dalla sua realizzazione, e possiamo determinarla
in base alle convenzioni terrene. Nemmeno i più esperti, però, riescono a farlo
sempre con grande precisione. E d’altra parte è preferibile che uno spirito non
sia in grado di rivelare a un mortale l’ora esatta di un avvenimento, perché
molti fattori possono sempre rendere imprecisa quella previsione. A volte un
avvenimento può apparire molto vicino, ma può essere ritardato, o addirittura
completamente annullato da una forza più grande di quella che lo aveva messo in
movimento».
*
Ringraziai la mia
guida dei suoi consigli. Nulla era più importante per me del progredire
rapidamente, perciò, poco dopo quel colloquio iniziai il mio nuovo viaggio. Il
cammino per raggiungere il Paese del pentimento
fu più lungo e faticoso del solito, perché avevo preso su di me un fardello che
rappresentava tutti i miei peccati; questo fardello era così pesante, che
rendeva i miei movimenti lenti e faticosi. Simile a un pellegrino, portavo un
grezzo abito di colore grigio e camminavo a piedi nudi. Nel Mondo spirituale
l’abito e l’ambiente si formano in base allo stato d’animo, e mi sentivo come
se mi fossi vestito di un sacco ed avessi cosparso il capo di cenere.
Quando infine giunsi
alla collina e la superai, mi trovai di fronte ad una vasta pianura sabbiosa,
un grande deserto che sembrava simboleggiare il suolo sterile della mia vita
terrena. Non vi era alcun albero, alcun cespuglio, alcuna foglia. Nemmeno una
goccia d’acqua, né la minima ombra per riposare le mie membra affaticate. Attraversavano
quella piana coloro che nella vita terrena erano stati privi di affetti veri,
puri ed altruisti, e non avevano provato quell’oblio di sé, che è il solo mezzo
per far sbocciare le rose e far sgorgare acqua fresca nel deserto lungo il loro
percorso, …
Discesi in quel
triste deserto e seguii uno stretto sentiero che sembrava condurre verso un altro
monte lontano. Il carico che portavo era divenuto intollerabilmente pesante e
fui tentato di abbandonarlo; ma invano, non potei disfarmene nemmeno per un
momento. Avevo i piedi escoriati a forza di camminare sulla sabbia cocente, e
ognuno dei miei passi era una sofferenza. Mentre avanzavo lentamente, mi
comparivano le immagini dei miei compagni e degli avvenimenti passati della mia
vita, come i miraggi che si dice i viaggiatori vedano nei deserti terreni.
Le immagini della
mia vita sfilavano davanti a me a grande velocità. Ogni nuova scena si
sovrapponeva alla precedente. Vedevo amici e conoscenti; i pensieri, le parole
e le azioni negative che avevo pensato, detto o fatto nei loro confronti, mi
passavano davanti e mi accusavano. Le lacrime versate a causa mia, le ferite
causate dalle mie parole crudeli, più affilate di un rasoio, più dure di un
pugno... Mille pensieri sbagliati, mille azioni egoiste, a lungo accantonati,
dimenticati o scusati, si presentarono ai miei occhi, immagine dopo immagine,
fino al momento in cui mi sentii così schiacciato dalla loro visione che
crollai, e abbandonando il mio orgoglio, m’inchinai fino a terra nella polvere piangendo
amaramente per il rimorso e il dispiacere. E dove le mie lacrime scendevano
sulla sabbia arida, là sbocciavano fiori delicati; erano come stelle bianche,
ognuna delle quali racchiudeva una goccia di rugiada. Così, quel luogo dove ero
caduto nel pieno del mio pentimento, divenne una piccola oasi di bellezza in
quel triste deserto.
A ricordo di quel
luogo, colsi alcuni di quei fiori e me li misi in seno, quindi mi alzai e
continuai. Con mia grande sorpresa, le immagini del mio passato scomparvero, ma
di fronte a me vidi una donna che teneva un bambino per mano. Sembrava troppo
pesante per le forze della donna, e il piccolo si lamentava per la fatica e la
paura. Impietosito, li raggiunsi e mi offrii di portare il bambino. Dopo avermi
guardato in viso con attenzione, la donna mi mise il bambino in braccio. Coprii
la testa del piccolo con un lembo del mio abito, e il piccino si addormentò
tranquillamente.
La donna mi disse
che il bambino era suo, ma che non lo aveva mai amato troppo, e aggiunse: «A
dire il vero, non volevo proprio avere figli. Quando questo piccolo nacque,
provai un grande fastidio e lo trascurai. Quando divenne più grande, cominciò a
comportarsi in modo maleducato e capriccioso (o almeno così pensavo io), a
volte lo picchiavo e lo chiudevo in una camera buia. A cinque anni morì di
febbre, e poco dopo morii anch’io della stessa malattia. Da quando sono giunta
nel Mondo spirituale il bambino mi segue, e non riesco a liberarmene. Mi hanno
perciò consigliato di fare questo viaggio e portarlo con me».
«E nemmeno ora
riesci ad amare questo bambino?».
«No! Non posso dire
che lo amo. Sono una di quelle donne che non sono fatte per essere madri. Non
ho mai avuto istinto materno. Non amo questo bambino, ma mi dispiace di non
essere stata più gentile con lui, e posso ora vedere che quello che pensavo
essere il senso del dovere che mi spingeva a educarlo con severità e a correggere
i suoi errori, era solo una scusa per giustificare il mio carattere e il fastidio
che mi causava il dovermi prender cura di lui. Riconosco di aver agito male, ma
non posso dire di amarlo».
«Lo porterai con te
per tutto il viaggio?» le chiesi.
Provavo una grande
compassione per quel piccolo non amato, e lo abbracciai con tutto il mio
affetto. Mi commossi al pensare che Bianca avrebbe considerato un tesoro un
bambino simile e a quanto tenera sarebbe stata con lui. Egli mi mise allora le
sue piccole braccia attorno al collo e mi sorrise con riconoscenza nel
dormiveglia, cosa che avrebbe dovuto toccare il cuore della donna.
In effetti il suo
viso si addolcì e mi rispose: «Credo di doverlo portare ancora per un tratto di
strada. In seguito sarà portato in una sfera in cui si trovano dei bambini come
lui, che sono stati poco curati dai loro genitori, e che vengono presi sotto la
protezione di spiriti che amano i piccoli».
Dopo aver camminato
insieme ancora per un po’, raggiungemmo delle rocce presso le quali c’era uno
stagno. Ci sedemmo sulla riva per riposarci. Mi addormentai; al mio risveglio
la donna e il bambino erano scomparsi.
*
Ripresi il cammino e
ben presto raggiunsi i piedi della montagna, creata dall’orgoglio e dall’ambizione
degli uomini. Il sentiero, largo appena quanto un piede, era duro, sassoso e
ripido. A volte le erte rocce, fatte di vanità e di egoismo, erano quasi
impossibili da scalare. Superandole, riconoscevo di aver partecipato alla loro
formazione; la mia arroganza aveva inviato qui degli atomi per costruire quelle
rocce che ora dovevo superare.
Pochi uomini conoscono
i segreti del proprio cuore. Molto spesso crediamo di batterci per raggiungere
una posizione nel mondo perché animati da una nobile ambizione, quando invece
non è altro che orgoglio egocentrico. Guardai al mio passato con vergogna,
riconoscendo che ogni sperone di roccia era il simbolo spirituale di una pietra
d’inciampo che avevo posto sul cammino dei miei fratelli più deboli, i cui
poveri sforzi erano a mio parere da bloccare rapidamente, nell’interesse della
vera arte; ora provavo il profondo desiderio di rivivere la mia vita per far
meglio, e per incoraggiare coloro che invece avevo condannato, per aiutare
coloro che avevo schiacciato.
Ero stato così duro
anche nei miei confronti, da non essere mai soddisfatto delle mie
realizzazioni, nemmeno quando i miei compagni mi applaudivano, nemmeno quando
vincevo i premi più importanti nelle competizioni. A motivo di ciò, pensavo di
avere il diritto di esigere altrettanto da coloro che praticavano la mia stessa
arte. Non provavo alcuna simpatia per gli sforzi dei meno dotati e dei
debuttanti. Potevo ammirare il talento e il genio, ma la mediocrità mi ispirava
solo disprezzo e nessun desiderio di aiutare. Ignoravo che le deboli capacità
erano come dei germi che, anche se non danno grandi risultati sulla Terra, sarebbero
sbocciate come fiori perfetti nel Mondo dello spirito. Nella mia gioventù,
baciato dal successo, prima che la mia vita naufragasse, avevo tanti sogni e
grandissime ambizioni, e anche se più avanti nell’età, quando dolori e
delusioni mi insegnarono qualcosa sulla pietà nei confronti delle lotte altrui,
non fui mai in grado di sentire una sincera simpatia per la mediocrità e le sue
lotte, e ora riconoscevo che era stata proprio questa mancanza ad aver creato
quelle rocce così tipiche della mia arroganza.
Fui sopraffatto dal
rimorso e dal dolore a quella scoperta; mi guardai attorno per vedere se ci
fosse qualcuno più debole di me da aiutare. Vidi allora più in alto, sul
sentiero ripido, un giovane al limite dello sfinimento che cercava di scalare
la parete rocciosa. Era un giovane il cui orgoglio per la propria discendenza e
l’ambizione di stare alla pari con i nobili e i ricchi, si erano accumulati in
lui in un orgoglio al quale aveva sacrificato coloro che sarebbero dovute
essere le persone più care al suo cuore. Era sul punto di superare uno
strapiombo sulla parete rocciosa, ma sembrava così affaticato da essere vicino
a cedere e cadere. Gli gridai di restare aggrappato, e mi affrettai a
raggiungere il luogo nel quale si trovava; poi, con difficoltà, riuscii a
tirarlo sulla roccia. Il ricordo di tutti coloro che avevo schiacciato con la
mia arroganza mi aveva ispirato il sincero desiderio di aiutare quell’uomo in
difficoltà.
Mentre eravamo
seduti sulla roccia per riposarci, notai di essermi ferito in modo serio sulle
pietre taglienti. Ma notai anche che il mio fardello di orgoglio egoistico era
caduto durante la salita.
Meditando sulla
vita, decisi di tornare sulla Terra per aiutare qualcuna delle anime meno
dotate di me a raggiungere migliori capacità artistiche. Avrei cercato di
trasmettere loro la mia conoscenza e la mia ispirazione. Là dove in passato
avevo distrutto degli sforzi sinceri, avrei ora incoraggiato e guidato. Là dove
la mia lingua e la mia mordente ironia avevano ferito, avrei portato comprensione.
Cominciai a capire quanto fosse sbagliato disprezzare i fratelli meno dotati e
distruggere le loro speranze, con il pretesto che queste ultime sembrano così
insignificanti e triviali a una mente più avanzata. Seduto su quella montagna,
riflettei a lungo su queste cose, mentre il giovane che avevo aiutato
proseguiva il suo cammino senza di me.
*
Infine, ripresi la
mia strada in direzione di un profondo burrone sul quale era stato gettato un
ponte ora semidistrutto; l’accesso al ponte era chiuso da un alto portone.
Numerosi spiriti erano in attesa davanti ad esso e cercavano di aprirlo in vari
modi. Alcuni impiegavano la forza, altri cercavano di scavalcarlo, altri ancora
pensavano di doverne scoprire la serratura segreta. Al mio arrivo, alcuni spiriti
che si erano chinati sul portone se ne allontanarono, curiosi di vedere come
avrei affrontato io il problema. Era così alto e liscio che nessuno riusciva a
scalarlo, e così solido che nessuno pensava di poterlo scardinare. Sembrava non
ci fosse alcuna possibilità di aprirlo.
Mi chiesi cosa fare,
quando vidi accanto a me una donna che piangeva tristemente sulla sua sfortuna:
era lì da molto tempo, e vanamente aveva cercato di aprire la porta. Mentre
facevo del mio meglio per ridarle speranza, il portone scomparve ai nostri
occhi e passammo. Con la stessa rapidità con cui era scomparso, il portone
ricomparve, chiuso, dietro di noi. Anche la donna si era volatilizzata. Al suo
posto vidi un vecchio quasi piegato in due fermo sul ponte.
Mentre cercavo di capire
il senso di ciò che era successo, una voce mi
disse: «Questo è il portone dei pensieri e delle azioni generose. Tutti quegli
spiriti che sono dall’altro lato devono aspettare fino a quando i loro buoni
pensieri e le loro buone azioni verso gli altri siano abbastanza pesanti da
abbatterlo. Il portone si aprirà per chiunque cerchi di aiutare con impegno il
prossimo come hai fatto tu».
Avanzai lungo il
ponte e giunsi al punto nel quale si trovava il vecchio. Egli tastava il suolo
con il suo bastone, lamentandosi della propria impotenza. Avevo paura che
cadesse, perché il ponte era davvero in cattivo stato.
Feci un salto verso
di lui e mi offrii di aiutarlo ad attraversarlo, ma egli
rifiutò dicendo: «No, no, ragazzo mio! Il ponte è troppo marcio. Non
potrà sostenere il peso di entrambi. Continua e lasciami qui, farò del mio
meglio...».
«Assolutamente no!»
gli risposi. «Sei vecchio e debole, e se ti abbandonassi potresti cadere da un
punto danneggiato del ponte. Io sono forte e vigoroso, e troverò un buon punto
per passare».
Senza attendere la
sua risposta me lo caricai sulle spalle e gli dissi di aggrapparsi saldamente a
me. Mi apprestai a percorrere il ponte, ma quanto pesava quel vecchio! E il
ponte scricchiolava, gemeva, si piegava sotto il nostro peso. Temevo che
saremmo caduti entrambi nell’abisso.
Il vecchio mi
scongiurava di non lasciarlo cadere. Mi trascinai a quattro gambe fino alla
parte più pericolosa del ponte. Nel mezzo vi era un grande foro, e potevo
utilizzare solo le due travi principali per passare. Sapevo che se fossi stato
solo avrei potuto superare d’un balzo il foro senza alcun pericolo, ma con quel
vecchio sul dorso la cosa era molto diversa. Si era aggrappato a me
intralciandomi notevolmente i movimenti, e quasi mi soffocava; mi venne il
pensiero che avrei fatto meglio ad abbandonarlo, ma ciò mi sembrò così crudele
nei suoi confronti che decisi di provare a passare.
Il
vecchio, considerate le difficoltà,
sospirò e mi disse: «Sarebbe meglio se mi lasciassi qui. Io non riesco a
passare, e con me nemmeno tu ce la farai. Lasciami qui e continua da solo!».
Il suo tono era così
triste e deluso che non avrei potuto abbandonarlo. Gli raccomandai di
aggrapparsi bene e mi appoggiai con una mano ad una trave rotta. Con un gran
salto mi slanciai oltre l’abisso con una forza tale che mi sembrò di volare, e
arrivammo dall’altra parte sani e salvi.
Quando mi voltai per
vedere il pericolo che avevamo appena superato, mi sfuggì un grido di sorpresa:
sul ponte non vi era più alcun foro; anzi, era in buono stato, e accanto a me,
invece del vecchio, vidi Ahrinziman, che
rideva del mio stupore.
Mi mise la mano
sulla spalla e mi disse: «Franchezzo, figlio mio,
questa non era che una prova per vedere se saresti stato abbastanza generoso da
farti carico di un vecchio quando le tue stesse possibilità di salvezza erano
così poche. Ora ti lascio affrontare la tua ultima sfida, affinché tu possa
giudicare da solo la natura dei dubbi e dei sospetti che hai avuto. Addio, e
che tu possa essere vittorioso». Si voltò e scomparve.
*
Mi preparai ad
affrontare una profonda valle che si trovava davanti a me. Era situata tra due
montagne scoscese e si chiamava la ‘Valle
dei fantasmi di nebbia’. Grandi colonne di vapore grigio volteggiavano
nell’aria, salendo lungo i monti, trasformandosi in figure inquietanti e
misteriose che mi seguivano.
Più penetravo nella
valle, più quelle forme sembrava fossero esseri viventi. Ma sapevo che non
erano altro che la creazione dei miei pensieri durante la mia vita terrena: i
sospetti e i dubbi che avevo nutrito nei confronti di altri, i miei pensieri
cattivi e impuri. Ora tutte quelle forme mi tormentavano, minacciose e
terribili. Si accumulavano lungo il cammino e mi bloccavano la strada,
circondandomi da ogni lato. Non avevo alcun dubbio: quegli esseri pieni di odio
erano proprio i miei pensieri, quelli che avevo diretto contro altre persone.
Avevo dubitato molto della bontà del mio prossimo, e non gli avevo accordato
nessuna fiducia. Per il fatto che io stesso ero stato crudelmente ingannato, proclamavo
dappertutto che gli esseri umani sono creature menzognere. Vedendo tutte le
follie e le bassezze commesse attorno a me, pensavo che dappertutto succedesse
ciò, e che ogni cosa non fosse altro che tradimento e inganno.
Così quelle
forme-pensiero si erano create una dopo l’altra. Mentre cercavo di combatterle,
tentavano di sottomettermi e soffocarmi, e mi avviluppavano nelle pieghe brumose
delle loro forme fantasmagoriche. Tentai vanamente di liberarmene. Diventavano
sempre più aggressive e mi circondavano, mi isolavano, proprio come avevano
fatto i miei dubbi. Terrorizzato, mi dibattevo tra di esse come se fossero
esseri viventi che mi volevano morto. Improvvisamente vidi aprirsi di fronte a
me un profondo crepaccio, verso il quale quei fantasmi mi stavano spingendo: un
abisso nel quale sarei caduto, se non fossi riuscito a liberarmi di quegli
spettri. Lottai disperatamente, ma mi accerchiarono, spingendomi poco a poco
verso l’abisso senza fondo.
Allora, nella più
profonda angoscia implorai aiuto. Poi, tendendo le braccia, afferrai il
fantasma più tenace e lo scaraventai lontano. A quel punto la potente nuvola
dei dubbi si disperse come fosse stata spazzata via dal vento, e caddi a terra
sfinito. Persi conoscenza e feci un sogno, molto breve ma meraviglioso. In quel
sogno era stata Bianca a venire e a disperdere quelle forme ripugnanti. Si era
poi inginocchiata presso di me, mi aveva preso la testa tra le braccia e mi
aveva fatto riposare sul suo seno, come una madre fa con il suo bambino.
Sentivo le sue braccia che mi circondavano e mi stringevano, poi il sogno si
interruppe e caddi in un profondo sonno.
Quando ripresi
conoscenza, giacevo ancora nella valle, ma la nebbia si era dissipata, portando
via con sé il tempo della diffidenza e del dubbio amaro. Ora riposavo su un
prato di erbe verdi e soffici; di fronte a me si stendeva una prateria
attraversata da un ruscello di acqua chiara che scorreva placidamente. Dopo
aver seguito il suo corso per qualche tempo, raggiunsi un bel boschetto. Dietro
gli alberi intravidi uno stagno, sulla superficie del quale galleggiavano delle
ninfee. Al suo centro vi era una fontana che sembrava fatata, il cui getto era
come una cascata di diamanti che ricadevano nell’acqua trasparente. I rami
degli alberi formavano una volta, ed attraverso di essi potevo intravedere il
cielo blu.
Mi avvicinai per
riposarmi e dissetarmi alla fonte, e una bella ninfa, vestita con un abito
verde e con una corona di ninfee, mi si avvicinò per aiutarmi. Era la custode della fonte; il suo compito era curare
e ristorare i viaggiatori affaticati come me, e mi disse: «Nella vita terrena
vivevo in una foresta, e qui nel Mondo spirituale ho una casa circondata dai
boschi che amo così tanto».
Costei mi diede da
bere e da mangiare. Dopo essermi riposato per un po’, mi indicò un sentiero che
attraversava i boschi e conduceva verso una ‘Casa
del riposo’, nella quale avrei potuto riprendere
le forze per qualche tempo. Ringraziai con tutto il cuore quell’amabile e
luminoso spirito, mi congedai da lei e presto giunsi di fronte ad un grande
edificio interamente ricoperto di caprifoglio e di edera. Aveva numerose
finestre, e le sue porte spalancate sembravano invitare i viaggiatori ad
entrare. Di fronte all’edificio vidi un grande cancello in ferro battuto che aveva
come decorazioni delle forme di uccelli e di fiori, i quali sembravano
curiosamente vivi. Quando lo raggiunsi si aprì da solo, come per magia, e fui
in grado di entrare. Qui numerosi spiriti vestiti di bianco vennero verso di me
per darmi il benvenuto, mi condussero in una bella camera e mi invitarono a
riposare. Dalle finestre si poteva vedere una bella prateria e degli alberi
meravigliosi.
Al mio risveglio,
gli abiti da pellegrino erano scomparsi. Vicino a me vidi un nuovo vestito,
sempre di colore grigio chiaro; ora però aveva un triplice bordo di un bianco
purissimo. Mi rallegrai e mi vestii con grande gioia, perché sapevo che il
bianco era il segno del mio progresso: nel mondo spirituale, il bianco è segno
di purezza e felicità, il nero del contrario.
Fui condotto allora
in una bella stanza nella quale si trovavano degli spiriti vestiti come me. Riconobbi
tra di loro la donna e il bambino che avevo aiutato nella Pianura del pentimento e delle lacrime. Ora guardava suo figlio con
maggiore tenerezza; mi salutò amichevolmente e mi ringraziò dell’aiuto che le
avevo dato. Il piccolo salì sulle mie ginocchia e vi si sedette come avrebbe
fatto un bambino sulla Terra.
Ci fu servito un
abbondante pasto. Vi erano dei dolci e della frutta, e il vino puro del Mondo
spirituale. Ci ristorammo e ringraziammo Dio per le Sue Grazie, poi il fratello
che presiedeva augurò a tutti la benedizione di Dio. Con il cuore pieno di
gratitudine, ci salutammo e ci preparammo per tornare alle nostre case.
[indice]
La mia casa e le mie opere nel Paese del mattino
Un’inattesa riconciliazione
Il mio destino non era quello di restare nel Paese dell’alba, la mia nuova dimora si
trovava nel Paese del mattino, dove i
miei amici mi accompagnarono. Quel paese era situato oltre la montagna dietro
la quale avevo l’abitudine di osservare la luce nascente, che mai si alzava
completamente nel Paese dell’alba.
Nel Paese del Mattino scoprii che potevo
avere una piccola casa, qualcosa che avevo guadagnato con i miei sforzi. Ho
sempre amato avere un luogo tutto mio, e quel piccolo cottage mi era molto
caro. Il luogo era piacevole e tranquillo, circondato da colline che si aprivano
su praterie coperte di vegetazione verde e gialla. Vicino alla mia casa, comunque,
non vi era nessun albero, nessun cespuglio, nessun fiore sul quale l’occhio
potesse posarsi, perché i miei sforzi non erano ancora sbocciati come fiori. Ma
un magnifico caprifoglio si appoggiava al portico, e il suo profumo giungeva
fino alla mia camera. Era un regalo di Bianca, il risultato dei suoi pensieri
puri e amorevoli, la testimonianza della sua fedeltà.
La mia piccola casa
aveva solo due stanze: una per ricevere gli amici e per studiare, l’altra per
riposarmi quando rientravo dal Piano terrestre, stanco del mio lavoro. Al suo
interno vi erano anche l’immagine di Bianca, circondata di rose, e gli altri
miei piccoli tesori. All'esterno, il cielo blu risplendeva di una luce pura e i
miei occhi, che avevano tanto desiderato vederlo, vi si volgevano spesso; la
tenera erba verde, dopo i miei viaggi nelle tenebre, mi sembrava così bella che
provavo un profondo sentimento di riconoscenza.
Una voce amorevole
mi risvegliò dalle mie fantasticherie. Aprii gli occhi e vidi mio padre. Quale
gioia! La mia felicità raddoppiò quando mi chiese di andare con lui sulla Terra
per mostrare in visione a Bianca la mia casa.
Penso sempre con
gioia e fierezza a quella casa nel Mondo spirituale, la prima che avessi
davvero guadagnato. Quella dove risiedo ora è molto più elegante, la sfera
nella quale ora vivo è molto più bella in ogni aspetto, ma mai sono stato così
felice come quando ricevetti la mia prima casa.
*
Non cercherò di
descrivere tutte le mie attività sul Piano terrestre durante quel periodo;
basterà un esempio per tutti.
Per gli spiriti e
per i mortali, il tempo passa e porta dei cambiamenti. Mentre operavo per
aiutare gli altri, imparavo poco alla volta la lezione che per me era sempre
stata così difficile: perdonare i miei
nemici e rendere loro il bene per il male ricevuto. Era stata per me una
dura battaglia superare il mio desiderio di vendetta, oppure l’auspicare, verso
chi mi aveva fatto dei grandi torti, che fosse colpito da una qualche forma di
punizione; ed era ancora più difficile voler fare del bene, di mia spontanea
volontà, a quelle persone.
Quando lavoravo sul
Piano terrestre, andavo spesso dal mio peggior nemico. Lui percepiva
inconsciamente la mia presenza, che gli risvegliava il ricordo di me. Notavo
ogni volta che i suoi pensieri al mio riguardo erano tanto amari, quanto i miei
nei suoi confronti. Non sentivamo certo la mancanza l’uno dell’altro. In
visione, vedevo spesso gli avvenimenti passati delle nostre vite, oscurati
dalle nubi nere dell’odio reciproco. Vedevo, con la mia nuova conoscenza spirituale,
dove avevo sbagliato nei suoi confronti, con la stessa chiarezza con cui vedevo
gli errori del mio nemico. Dopo quelle visite ritornavo a casa mia, pieno di
dispiacere e rimpianto. Ma mi sentivo sempre incapace di provare null’altro che
amarezza verso colui la cui vita era stata legata alla mia solo per il peggio.
Un giorno in cui mi
trovavo vicino a quel mortale, mi accorsi che cominciavo a provare un nuovo
sentimento, simile alla compassione, perché anche quella persona sentiva
amarezza nel pensare al comune passato. Era nato in lui il rimpianto di non
essere stati legati da un destino diverso da quello che ci aveva uniti. Nacque
così tra noi un’opinione reciproca più favorevole che, per quanto fragile e
sottile, costituiva per me il primo frutto degli sforzi che facevo per superare
la mia ira. Il muro di odio che ci separava e ci rendeva prigionieri l’uno
dell’altro cominciò a crollare. Poi, proprio come in passato mi era stata
offerta l’occasione di fargli del male, mi fu data quella di fargli del bene. E
fu la mia mano – quella che in vita avevo puntato contro di lui per maledirlo –
che lo aiutò.
Il mio nemico non
era consapevole della mia presenza e del mio intervento in suo favore, ma sentì
vagamente che l’odio tra noi si era spento, e che ormai valeva la pena dimenticare
qualunque disaccordo. Venne così il momento in cui fummo in grado di perdonarci
reciprocamente, sciogliendo per sempre i legami che avevano per così tanto
tempo incatenato le nostre vite terrene, l’una all’altra.
Come nel caso del
mio amico Benedetto, i nostri spiriti si incontreranno ancora una volta quando
la morte avrà tagliato il filo della sua vita terrena, in modo tale che ognuno
possa ottenere il perdono completo dall’altro. Solo allora saremo liberati
definitivamente dall’odio e dal rimorso, e ognuno raggiungerà la rispettiva
sfera. Perché l’influenza dei nostri amori e dei nostri odi terreni sulla nostra
anima è molto forte e dura per molto, molto tempo dopo che la nostra vita sulla
Terra ha fine. Ho visto, infatti, un gran numero di spiriti legati l’uno
all’altro, non dall’amore condiviso, ma dall’odio reciproco.
[indice]
Attraverso il cancello d'oro
La mia casa nel Paese del giorno
Un vecchio amico per compagno
Sulla Terra amavo guardare le nuvole nel cielo che
formavano delle immagini alle quali la mia fantasia dava vita. Dopo aver raggiunto
la seconda sfera, potevo vedere continuamente in cielo delle incantevoli nuvole
luminose e morbide che si evolvevano in mille forme ed assumevano un’ampia
gamma di colori tenui e gradevoli. Altri spiriti mi hanno detto che nel loro
cielo non vedevano mai nessuna nuvola. Tutto era puro, di una bellezza serena.
È senza dubbio così nella loro regione. Nel Mondo spirituale, i nostri pensieri
e desideri formano il nostro ambiente. Nel mio cielo esistono le nuvole perché
io amo vederle, e ciò mi dà gioia.
Poco dopo il mio
arrivo nella piccola casa del Paese del mattino,
cominciò a comparirmi una visione che, come un miraggio, vedevo fluttuare all’orizzonte,
e che spariva quando cercavo di guardarla attentamente. Rappresentava un magnifico
cancello forgiato in oro che sembrava l’ingresso di una terra fatata. Tra me e
il cancello scorreva un fiume di acqua chiara, mentre alberi di un verde
straordinario, freschi e leggeri, formavano un arco su di esso e ne bordavano
le rive. Ebbi questa visione molte volte.
Durante una di
quelle visioni, mio padre mi raggiunse senza
che lo notassi e si fermò accanto a me, mi toccò la spalla e mi disse: «Franchezzo, quel cancello ti sta invitando ad avvicinarti e
ad esaminarlo. È l’ingresso al livello più elevato di questa seconda sfera, ed
è oltre quel cancello che la tua nuova casa ti aspetta. Saresti potuto entrare
già da tempo in quella dimensione, se il tuo amore per questa piccola casa non
ti avesse reso felice di restare in questo luogo. Ora comunque sarebbe bene per
te andare avanti e vedere se le meraviglie di quella nuova terra non ti
renderanno ancora più felice. Come sai, io sono nella terza sfera, che è pur
sempre più in alto della tua, ma più ti avvicini a me, e più facilmente potrò
venire a trovarti, e quindi nella tua nuova casa staremo insieme molto più
spesso».
Fui così sorpreso,
da non poter rispondere per qualche tempo. Mi sembrava incredibile poter oltrepassare
così presto quel cancello. Seguii però il consiglio di mio padre, dissi addio
con dispiacere alla mia piccola casa – perché provo sempre molta affezione per
i luoghi in cui vivo a lungo – ed iniziai il mio viaggio verso quel nuovo
paese. Il cancello brillava continuamente di fronte a me, e non svanì più come
era successo in passato.
Nel Mondo spirituale
dove la superficie del suolo non è curva come sui pianeti, gli oggetti non scompaiono
all’orizzonte allo stesso modo, e cielo e terra non si fondono in lontananza. Qui
invece si vede il cielo come un’ampia volta al di sopra di noi, e i livelli più
elevati di una sfera sembrano altopiani che sorgono sulla sommità delle
montagne che costituiscono il nostro orizzonte. Quando si raggiungono quelle
montagne, e si vede il nuovo paese che si apre di fronte, vi sono sempre al suo
orizzonte nuove montagne e nuove terre che sorgono più in alto di quelle che si
sono raggiunte in precedenza. Così si può guardare giù, verso i livelli che sono
stati superati, e vederle come una successione di terrazze, ognuna delle quali
porta a quella inferiore e meno bella, fino a raggiungere il piano terrestre
che circonda la Terra. Oltre quel piano, come lo possono vedere gli spiriti che
hanno una vista ben sviluppata, vi è un’altra successione di terre disposte a
terrazze, che portano all’inferno. Quindi, si passa di livello in livello e di
sfera in sfera, solo che tra ogni sfera esiste una barriera di onde magnetiche
che respinge coloro che cercano di penetrarvi provenendo da una sfera più
bassa, fin quando la loro condizione è in armonia con la sfera superiore.
Nel mio viaggio
verso il cancello d’oro superai vari livelli di questa seconda sfera, le cui
città e le cui residenze mi sarebbe piaciuto visitare e ammirare, se non fossi
stato così desideroso di vedere la bella terra che era l’obiettivo che avevo
sempre sognato. Sapevo inoltre, che nel mio percorso verso la Terra avrei potuto
esplorare in ogni momento quelle terre di mezzo, perché uno spirito può
all’occorrenza ritrovare sempre i luoghi che desidera rivedere, e visitare i
livelli inferiori al proprio.
Raggiunsi infine la
sommità dell’ultima catena di montagne che mi separava dal cancello d'oro, e
vidi aprirsi davanti ai miei occhi una terra di grande bellezza. Gli alberi
agitavano i loro rami come in segno di benvenuto, e i fiori sbocciavano
dappertutto, mentre ai miei piedi scorreva il fiume scintillante, e oltre il
fiume il cancello d'oro. Con un profondo senso di gioia nel cuore mi immersi
nel fiume e lo attraversai a nuoto, e le sue acque ristoratrici si chiudevano
sulla mia testa mentre mi immergevo e nuotavo. Non avevo badato al mio abito, e
quando salii sulla riva opposta mi accorsi che era intriso d’acqua e
sgocciolava, ma in pochi attimi divenne completamente asciutto; cosa ancora più
strana, il mio vestito grigio con le sue tre bordature bianche si era tramutato
in un altro, di un bianco accecante, con una bordatura e una cintura dorate. Al
collo e ai polsi era chiuso da piccoli fermagli d’oro e sembrava fatto di un
tessuto finissimo. Facevo fatica a credere ai miei sensi.
*
Continuavo a
guardare tremante; con il cuore che batteva forte mi avvicinai a quel cancello
meraviglioso. Lo toccai e si aprì da solo, ritrovandomi su un’ampia strada
bordata di alberi, di piante e arbusti fioriti dalle sfumature più delicate,
come i fiori della Terra, ma molto, molto più belli, e di una fragranza che le
parole non possono descrivere.
I rami degli alberi,
muovendosi, mi davano il benvenuto, i fiori sembrava si girassero come per
salutare qualcuno che li amava tanto, e ai miei piedi vi era un prato di
soffice erba verde; in alto, il cielo era così chiaro, terso e bello, e la luce
brillava tra gli alberi, come mai avevo visto sulla Terra. Di fronte a me si
elevavano delle colline di un bel colore blu e porpora, e vedevo lo scintillio
di un magnifico lago, dal quale si elevavano isolotti coronati dal verde di
boschetti alberati. Alcune barche percorrevano lo specchio d’acqua, condotte da
spiriti felici vestiti con abiti brillanti di molti colori diversi; proprio
come sulla Terra, nella mia amata Terra del Sud, ma così diversi, così gloriosi,
così liberi dalla sporcizia dell’errore e del peccato!
Mentre percorrevo la
strada bordata di fiori, un gruppo di spiriti si avvicinò per salutarmi, e tra
loro riconobbi mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella, assieme a
tanti cari amici della mia gioventù. Agitavano in segno di saluto delle leggere
stoffe color rosso, verde e bianco, e mentre mi avvicinavo cospargevano la
strada con fiori di splendidi colori cantando le belle canzoni della nostra
terra quale benvenuto; le loro voci risuonavano armoniche nella dolce brezza
perfettamente all’unisono. Mi sentii sopraffatto dall’emozione; era una gioia
troppo grande per uno come me.
Nel mezzo di quel
meraviglioso spettacolo i miei pensieri andarono verso colei che mi era così
cara, e pensai: ‘Peccato non possa essere
qui a condividere con me il trionfo di quest’ora; lei, al cui amore io debbo
tutto, più di chiunque altro’». Non appena ebbi quel pensiero, sentii il
suo spirito vicino a me, per metà addormentato e per metà cosciente, libero per
un breve istante del suo corpo terreno, e portata in braccio dal suo spirito
protettore. Il suo abito era quello del mondo spirituale, bianco come quello di
una sposa, e scintillante di pietre preziose. Mi volsi e la strinsi al mio
cuore; al mio tocco la sua anima si svegliò e mi sorrise. La presentai allora
ai miei amici come la mia promessa sposa, e mentre ci stava ancora sorridendo,
la sua guida si avvicinò e gettò su di lei un ampio e largo mantello. La prese
di nuovo sulle sue braccia, e come un bambino stanco sembrò cadere nel sonno,
mentre lui la riconduceva nel suo corpo terreno che aveva lasciato un momento
per condividere e coronare questo supremo momento della mia gioia. E anche se
ero nella gioia volevo che non se ne andasse, non riuscivo a pensare di non
poterla tenere con me; ma la sua vita terrena non era giunta a termine, e
sapevo che lei, come tutti, doveva percorrere il sentiero del suo cammino
terreno fino alla fine.
Dopo il saluto a
Bianca (alla sua anima), tutti i miei amici mi si affollarono intorno e mi
abbracciarono, e mia madre – che non vedevo da quando ero un piccolo bambino –
mi accarezzò i capelli e coprì il mio volto di baci, come se fossi ancora il
suo piccolino che aveva lasciato sulla Terra tanti, tanti anni prima.
Mi condussero poi in
una splendida villa, quasi nascosta dalle rose e dal gelsomino che ricoprivano
i muri e si attorcigliavano attorno ai bianchi pilastri del portico, formando
una cortina di fiori su un’intera facciata. Che casa meravigliosa! Era molto
più di quanto meritassi! Le sue stanze erano spaziose, e ve ne erano sette,
ciascuna adatta ad ogni fase del mio carattere o ai gusti che avevo coltivato.
La villa era sulla
cima di una collina e dava sul lago che si estendeva alcune centinaia di metri
più in basso, con le sue calme acque increspate da correnti magnetiche, e in
esso si specchiavano le colline circostanti; oltre il lago vedevo un’ampia
valle. Proprio come si guardano dall’alto di una montagna le colline poste più
in basso, e poi la scura valle posta a una quota ancora inferiore, così guardavo
giù dalla mia nuova residenza il susseguirsi delle sfere e dei livelli
inferiori che avevo attraversato, fino al piano terrestre e alla Terra stessa,
piccola come una stella, molto lontana da me e molto più in basso. Pensavo,
mentre la guardavo, che lì viveva la mia amata, e quello era anche il mio campo
d’azione.
Da allora mi sono
seduto molte volte a guardare verso quella stella solitaria, con le immagini
del mio passato che mi scorrevano davanti agli occhi durante le mie
fantasticherie, e tutti i miei pensieri contenevano l’immagine di colei che era
la mia stella polare.
L’ambiente dal quale
potevo godere della vista della lontana Terra era la mia sala da musica, nella
quale si trovavano strumenti di molti tipi. Le pareti erano ricoperte da
festoni di fiori, e le finestre, che non avevano bisogno di vetri che
bloccassero i dolci zefiri di quel meraviglioso paese, da morbide tende. Un
caprifoglio, che era senza dubbio la stessa pianta la cui vista mi aveva
allietato nel piccolo cottage del Paese
del Mattino, inquadrava la finestra; su uno dei muri era appesa l’immagine
di Bianca, incorniciata dalle sue rose di un bianco purissimo, che mi sono
sempre sembrate il suo emblema. Anche qui ritrovai i miei piccoli tesori che
avevo raccolto nei miei giorni oscuri, quando la speranza sembrava così lontana
e l’ombra della notte era sempre su di me. La sala era piena di morbidi bouquet
di fiori spirituali, e i mobili erano simili a quelli della Terra, avevano solo
un’apparenza più leggera, più bella. Vi era un letto che amavo molto. Era
sostenuto da quattro figure semi-inginocchiate di ninfe dei boschi che sembravano
scolpite nel marmo di un bianco purissimo e più trasparente dell’alabastro; le
loro teste erano coronate di foglie, e i loro abiti svolazzanti cadevano sulle
loro forme in un modo così pieno di grazia e naturalezza che era difficile
credere che non fossero vive. Era ricoperto di un tessuto morbido come piumino
di cigno, di un colore oro pallido, così soffice che sembrava invitare al
riposo; spesso mi sdraiavo su di esso e guardavo lo splendido panorama, lontano,
fino alla debole stella della Terra con tutti i suoi abitanti.
La stanza accanto
era piena di quadri magnifici, belle statue, fiori tropicali. Pareva più un
museo che una stanza; i quadri erano raccolti su uno dei muri di fondo, e le
statue e i fiori formavano un primo piano straordinario. Vi era anche una nicchia
con una fontana, con l’acqua cristallina che sgorgava e cadeva da una vasca
piccola ad una più grande, con un mormorio che alle mie orecchie era come una
melodia. Vicino a quella nicchia vi era una foto che subito mi attirò, perché
vi riconobbi una scena della mia vita terrena. Era la foto di una calma serata
di inizio estate, in cui Bianca ed io eravamo in barca sulle quiete acque di un
fiume della Terra.
Il Sole infuocato
del tramonto si stava posando oltre una cortina di alberi, e nei nostri cuori vi
era un senso di pace e riposo che aveva innalzato le nostre anime al Cielo.
Guardai attorno a me, e vidi altre scene familiari che ritraevano simili stati
d’animo pieni di felicità, e non rievocavano alcuna amarezza.
Vi erano anche molte
immagini dei miei amici, e scene del Mondo spirituale. Dalle finestre avevo una
vista diversa da quella della mia sala da musica. Vedevo altre terre ancora
lontane, elevate, le cui torri, minareti e montagne brillavano attraverso una
bruma trasparente, a volte dei colori dell’arcobaleno, a volte dorata, blu, o
bianca. Mi piaceva passare da una vista all’altra, dal passato che era così
chiaro, al futuro che era ancora velato ai miei occhi.
In questa sala dei
quadri vi era tutto ciò che potesse far gioire gli occhi o il resto del corpo,
perché i nostri corpi hanno bisogno di riposo proprio come i vostri sulla
Terra, e ci piace riposare su un letto di piume, guadagnato con il nostro
lavoro, proprio come a voi piace godere dei bei mobili che avete acquistato con
il guadagno del vostro lavoro terreno.
Un’altra sala era
destinata al ricevimento dei miei amici, e anche qui, come nella sfera
inferiore, vi erano tavoli apparecchiati con trionfi di semplici ma deliziosi e
dolci frutti, e altri tipi di cibo come da voi sulla Terra, ma meno grezzo, e
vi era anche il delizioso vino frizzante del Mondo spirituale di cui ho già
parlato. Un’altra sala era piena di libri che riportavano le vicende della mia
vita e delle vite di coloro che ammiravo o amavo. Vi erano anche libri su molti
argomenti, e la loro particolarità stava nel fatto che invece di essere
stampati sembravano pieni di immagini, e guardandole parevano riflettere i
pensieri di chi li aveva scritti in modo più eloquente delle parole. Qui,
inoltre, ci si poteva sedere e ricevere i pensieri ispirati dei grandi poeti e
letterati che abitavano la sfera superiore, ed io l’ho fatto, ed ho scritto
sulle pagine bianche di un libro aperto davanti a me, dei poemi per colei che
occupava gran parte dei miei pensieri.
Da quella sala
passammo nel giardino, e mio padre mi disse che più tardi, dopo che gli amici
se ne sarebbero andati, mi avrebbe mostrato la mia camera da letto. Qui, come
nella casa, i fiori erano dappertutto, perché ho sempre amato i fiori, che mi
ispirano pensieri puri; vi era un terrazzo attorno alla casa, e il giardino
sembrava quasi sporgersi sul lago, specialmente un angolo appartato circondato
di felci e arbusti fioriti, e protetto sul retro da uno schermo di alberi.
Quest’angolo divenne presto il mio preferito. Il suolo era ricoperto di un
muschio verde e soffice, come non ne esiste sulla Terra, e fiori spuntavano
dappertutto. Qui si trovava una panchina sulla quale amavo sedermi e guardare
lontano verso la Terra, fantasticando su dove potesse essere la casa di Bianca.
Attraverso quei milioni di miglia di spazio i miei pensieri potevano
raggiungerla, come i suoi erano in grado di raggiungermi, perché il legame
magnetico del nostro amore ci legava, e nessun potere avrebbe mai potuto
separarci l’uno dall’altra.
Quando ebbi visto e
ammirato tutto, i miei amici mi riaccompagnarono in casa e ci sedemmo per
gioire della festa che avevano preparato per amor mio. Che festa felice fu
quella! Brindammo alla salute e alla felicità di ognuno, bevendo di quel vino
che non altera né ubriaca. I frutti erano deliziosi, così come i dolci; ogni
cosa era stata creata dall’amore di qualcuno per me. Mi sembrava di provare
troppa felicità; credevo di vivere un bel sogno dal quale mi sarei sicuramente
risvegliato. Infine, tutti i miei amici ci lasciarono; restarono solo mio padre
e mia madre, e fui condotto da loro nelle stanze superiori della casa. Erano
tre; due per gli amici che sarebbero venuti a trovarmi, e la terza era la mia,
nella quale avrei potuto ritirarmi quando avessi desiderato riposare da solo in
compagnia dei miei pensieri.
Entrando, ciò che mi
colpì e stupì più di ogni altra cosa avessi visto, fu il letto. Il rivestimento
era di un puro bianco, con una bordatura di violetto pallido e oro, mentre ai
piedi vi erano due angeli, scolpiti nello stesso bianco alabastro delle ninfe
che ho cercato invano di descrivere. Erano molto più grandi di me o di
qualunque altro spirito abbia visto, e le loro teste e le ali aperte, sembrava
quasi toccassero il soffitto. La posa di quelle due figure era perfetta nella
sua grazia. I loro piedi sfioravano appena il pavimento, e con la loro
posizione china e le ali aperte, sembrava si librassero sul letto, come fossero
appena giunti dalle sfere celesti.
Avevano uno forma
maschile e l’altro femminile; l’uomo indossava un elmo e teneva in una mano una
spada e nell’altra una corona. La sua figura era la perfezione della bellezza e
della grazia maschile, e il volto aveva i tratti così ben tracciati da
esprimere, nel contempo, forza e gentilezza. Tutta la figura mi trasmetteva un
senso divino di calma maestà regale.
La figura femminile,
al suo lato, era più piccola e delicata. Il volto esprimeva pienamente la
purezza e la bellezza femminile. Gli occhi, grandi e dolci, anche se scolpiti
nel marmo, e le lunghe trecce che ricadevano sulla testa e sulle spalle. Una
mano reggeva un’arpa con sette stringhe, l’altra poggiava sulla spalla
dell’angelo maschile, come se si sostenesse con la forza di lui, mentre il bel
volto chino in avanti poggiava sul proprio braccio, e sulla testa portava una
corona di bianchi lillà. Il suo sguardo era di una tale squisita dolcezza, di
una tale materna tenerezza, che sarebbe potuto servire da modello per quello
della Vergine Maria. Gli atteggiamenti e le espressioni di entrambi erano la
più perfetta realizzazione della bellezza angelica che avessi mai visto.
Mi volsi infine
verso mio padre e gli chiesi come quelle statue fossero giunte nella mia
stanza, e perché erano rappresentate con le ali, dal momento che mi avevano
detto che gli angeli, in realtà, non avevano delle ali che spuntavano dalla
schiena.
«Figlio mio –
rispose – queste statue sono un dono mio e di tua madre; vorremmo che pensassi
a noi quando riposi sotto le loro ali, che rappresentano in forma materiale la
protezione che avremmo sempre voluto darti. Sono rappresentati con le ali
perché queste sono il simbolo delle sfere angeliche, ma se li guardi da vicino
vedrai che non sono attaccate al loro corpo, sono invece come parte del loro
abito; rappresentano il potere degli esseri angelici di elevarsi sulle ali del
loro spirito. L’elmo e la spada scintillanti rappresentano la guerra, l’elmo la
guerra dell’intelletto contro l’errore, l’oscurità e l’oppressione; la spada,
la guerra che l’uomo deve combattere contro le passioni della sua natura
inferiore. La corona simboleggia la virtù e la conquista del dominio su se
stessi.
L’arpa nella mano
della donna indica che è un angelo della sfera musicale, e la corona di lillà
esprime purezza e amore. La mano che poggia sulla spalla dell’uomo indica che
lei ricava la propria forza e il proprio potere da lui e dalla sua natura più
forte, mentre il suo atteggiamento e il suo sguardo, nel momento in cui si
china sul tuo letto, esprime il tenero amore e la protezione della natura
materna della donna. È più piccola dell’uomo, perché in te gli elementi
maschili sono più forti di quelli femminili. In alcune rappresentazioni gli
angeli di natura maschile sono della stessa dimensione, perché in loro i caratteri
degli elementi maschili e femminili sono bilanciati, ma con te non è così,
quindi sono rappresentati con il femminile che dipende dall’aspetto più forte.
L’angelo maschile
rappresenta il potere e la protezione; l’angelo femminile la purezza e l’amore.
Assieme mostrano la natura duale eterna dell’anima, e anche che una metà non è
completa senza l’altra. Sono anche la rappresentazione simbolica dei due angeli
custodi della tua anima, le cui ali, in senso spirituale, ti hanno sempre ricoperto
della loro protezione».
*
Posso confessare che
anche in quella bella casa a volte mi sono sentito solo? Avevo quella dimora,
guadagnata con i miei sforzi, ma non avevo nessuno con cui condividerla, ed ho
sempre trovato che il piacere raddoppia se c’è qualcuno con cui condividere la
propria gioia. La compagnia che più di ogni altra avrei desiderato, era sulla
Terra, e sapevo che avrebbe potuto unirsi a me solo dopo molti anni. In quel
periodo, Fedele era in un livello della sfera superiore alla mia, mentre
Hassein era molto più in alto di entrambi noi. Perciò, anche se a volte potevo
incontrarli, come pure i miei cari genitori, non vi era nessuno con cui potessi
condividere la mia vita, nessuno che attendesse il mio ritorno a casa, e
nessuno il cui ritorno io potessi attendere. Spesso ero sulla Terra, e spesso
con la mia amata, ma scoprii che per via della mia posizione avanzata nel Mondo
spirituale, non potevo restare laggiù tanto a lungo quanto desideravo. Il
soggiorno nel mondo fisico sortiva sul mio spirito lo stesso effetto che
avrebbe avuto il vivere in una atmosfera nebbiosa o in una miniera di carbone,
e dovevo tornare spesso nella terra dello
spirito per riprendermi.
Mi sedevo nelle mie
belle stanze e pensavo: ‘Ah, se ci fosse
qualcuno con cui parlare, qualche anima alla quale poter esprimere i pensieri
che si affollano nella mia mente...’. Fu così con grande piacere che
ricevetti una visita di Fedele, ed ascoltai
ciò che era venuto a propormi.
«Sono venuto» – mi
disse – «per conto di un mio amico che è appena arrivato in questo livello
della sfera, ma non ha ancora guadagnato una casa propria, perciò è alla
ricerca di qualche amico più ricco di doni di quanto non sia lui. Non ha
parenti qui, ed ho pensato che forse la sua compagnia ti farebbe piacere».
«Mi piacerebbe molto
condividere la mia casa con un tuo amico».
Fedele
scoppiò a ridere: «Può essere definito
anche tuo amico perché lo conosci. È Benedetto!»
«Benedetto?» – urlai
con stupore e gioia – «Ah! Allora è doppiamente il benvenuto! Portalo qui
appena puoi!».
«Ma è già qui. È
sulla porta; mi ha detto che non sarebbe entrato finché non fosse stato sicuro
che tu sei veramente felice del suo arrivo».
«Nessuno potrebbe
essere ricevuto meglio. Andiamo subito e facciamolo entrare!»
Andammo così alla
porta, dove lo vidi in attesa con un aspetto molto diverso da quello che aveva
l’ultima volta che ci eravamo incontrati nella terribile città della sfera
inferiore, dove era così triste, stanco ed oppresso. Ora era luminoso; i suoi
abiti, come i miei, erano del bianco più puro, e anche se sul suo volto c’era
ancora una espressione di tristezza, vi era anche pace, e vi era speranza negli
occhi che sollevò verso di me quando gli presi la mano e lo abbracciai, perché
nella mia Terra del Sud noi abbracciamo coloro che amiamo e onoriamo. Fu con
molto piacere che ci incontrammo – noi che avevamo molto peccato e sofferto – e
ci ritrovavamo ora come fratelli.
Nella mia casa non
fui quindi più solo, perché, quando uno tornava dalle proprie fatiche, l’altro
era pronto ad accoglierlo, a salutarlo, a condividere la gioia e la cura e a parlare
dei successi e dei fallimenti.
[indice]
La visione delle sfere, di quel tempo e del
futuro
Come posso narrarvi dei molti amici che vennero a
visitarmi in quella luminosa casa, delle città che vidi in quella splendida
Sfera, dei meravigliosi paesaggi che ho visto? Non posso. Avrei bisogno di
volumi e volumi, e già la mia narrazione ha raggiunto i suoi limiti. Vi dirò
ancora solo di un’ultima visione che ho avuto, perché in essa sarà mostrato un
nuovo lavoro che mi era stato affidato, un lavoro nel quale avrei potuto
utilizzare a vantaggio di altri l’esperienza fatta durante i miei viaggi.
Ero sdraiato nella
mia camera, e mi ero appena svegliato da un lungo sonno. Guardavo, come spesso
facevo, le splendide figure dei miei angeli custodi, perché ogni volta trovavo
nei loro volti e nei loro atteggiamenti nuovi significati, quando ad un certo
punto divenni cosciente del fatto che la mia guida orientale, Ahrinziman, nella
sua lontana Sfera, stava cercando di comunicare con me. Mi misi perciò in uno
stato ricettivo, e subito mi sentii circondato da una grande nuvola luminosa,
composta da una sostanza nebbiosa di un bianco accecante. I muri della stanza
scomparvero, la mia anima sembrò uscire dal corpo spirituale e prese a
volteggiare verso l’alto, lasciando l’involucro del mio spirito sul letto.
Mi sembrò di salire
sempre più in alto, come se la volontà della mia potente guida mi stesse
chiamando presso di lui, e mi elevavo con un senso di leggerezza che nemmeno
come spirito avevo mai provato. Giunsi infine in cima ad un alto monte, dal
quale vedevo la Terra e le sue Sfere alte e basse che giravano sotto di me.
Vidi anche la Sfera nella quale vivevo, ma sembrava molto, molto in basso,
rispetto al luogo nel quale in quel momento mi trovavo. Accanto a me c'era Ahrinziman, e come in sogno udii la sua voce che
mi diceva:
«Figlio mio, ecco la
strada sulla quale vorrei condurti per una nuova attività. Guarda la Terra e le
Sfere che le appartengono, e guarda quanto è importante per il suo bene il
lavoro al quale vorrei che tu partecipassi. Valuta anche il valore del potere
che hai ottenuto durante il tuo viaggio nel Regno dell'inferno, dal momento che
ti metterà in grado di far parte del grande esercito che ogni giorno, ogni ora,
protegge i mortali dall’assalto degli abitanti dell'inferno».
Guardai verso il
punto che mi indicava e vidi l’involucro del grande Piano terrestre, le
correnti magnetiche che lo percorrevano portando sulle loro onde milioni e
milioni di spiriti. Vidi delle curiose formazioni astrali, alcune orribili,
altre splendide. Vidi anche gli spiriti di uomini e donne legati alla Terra
ancora schiavi dei loro bassi piaceri o delle loro vite peccaminose, molti dei
quali usavano i corpi dei mortali per gratificare i loro desideri depravati.
Vidi questi e altri misteri del Piano terrestre, e anche delle orde di spiriti
oscuri e ripugnanti che affluivano a ondate immense dalle Sfere oscure verso il
Piano terrestre, dieci volte più nefasti per gli uomini degli spiriti negativi
di quel Piano.
Vidi quegli esseri
oscuri raggrupparsi attorno agli uomini e agglutinarsi a loro. Dovunque ciò
accadeva, la luce del Sole spirituale che illumina le anime si spegneva. Con la
massa nera dei loro malvagi e crudeli pensieri, spegnevano quella luce, e dove
quella massa giungeva, giungeva anche l’omicidio e la rapina, crudeltà e
lussuria, e ogni tipo di oppressione, morte e sofferenza li seguivano. Ovunque
gli uomini non ascoltavano più la propria coscienza e seguivano invece
l’egoismo e l’avidità, l’orgoglio e l’ambizione, lì si radunavano quegli esseri
tenebrosi, offuscando con i loro neri corpi la luce della verità.
E vidi ancora tanti
mortali che piangevano i loro cari che avevano amato e perduto, pensando di non
rivederli più. Vidi questi spiriti cercare continuamente con tutte le forze di
comunicare con quei mortali, cercando invano di far capire loro che erano
sempre vicini, e che la morte non aveva privato di un solo pensiero amorevole,
di un solo tenero desiderio, i vivi che piangevano coloro che credevano morti. –
Ma i loro sforzi sembravano vani. I vivi non potevano né vederli né sentirli, e
quei poveri spiriti non avrebbero potuto raggiungere le loro Sfere elevate,
perché, fino a quando coloro che avevano lasciato in Terra li avessero pianti,
sarebbero rimasti prigionieri delle catene del loro amore, e la luce della loro
lampada spirituale sarebbe diminuita fino a spegnersi. Restavano quindi legati
alla Terra, imprigionati in un dolore al quale nessuno poteva porre termine.
Allora Ahrinziman mi disse: «Non pensi che ci sia bisogno di un
mezzo di comunicazione tra i vivi e i cosiddetti morti, affinché tutti coloro
che sono in pena possano confortarsi a vicenda? E non pensi che sia utile
informare i peccatori sulla Terra degli oscuri spiriti che tendono loro degli
agguati al fine di trascinare all'inferno le loro anime?».
Vidi poi una luce
raggiante che splendeva come il Sole, come nessun occhio mortale aveva mai
visto splendere sulla Terra. I suoi raggi spazzarono via le nuvole dell’oscurità
e della tristezza, e sentii anche una musica celeste. Pensai che adesso, sicuramente,
qualunque uomo avrebbe sentito quella musica e visto quella luce, e ne avrebbe
ricevuto conforto. Invece i mortali non erano in grado di udire la musica e
vedere la luce: i loro orecchi erano chiusi a causa delle false idee che
avevano udito, la polvere e le scorie terrene soffocavano i loro spiriti e
rendevano i loro occhi ciechi alla gloriosa luce che invano li irradiava.
Vidi poi altri
mortali la cui vista spirituale si era parzialmente aperta, i cui orecchi non
erano completamente sordi, che parlavano del mondo spirituale e delle sue
meraviglie. Avevano pensieri elevati e li esprimevano nella lingua della Terra.
Sentivano quella meravigliosa musica e cercavano di esprimerla nella loro
dimensione. Avevano visioni magnifiche, e cercavano di dipingerle, sia pure con
i limiti permessi dal loro ambiente terreno. Venivano chiamati geni e le loro
parole, la loro musica, i loro dipinti, aiutavano l’elevazione delle anime a
Dio, che aveva dato l’anima ai mortali; infatti, tutto ciò che vi è di più
elevato e di più puro sulla Terra proviene dall’ispirazione del Mondo
spirituale.
Eppure, nonostante
la bellezza dell’arte, della musica e della letteratura, nonostante tutto il fervore
religioso, non vi era ancora nessuna via aperta che permettesse ai mortali di
comunicare con i loro cari scomparsi che li avevano preceduti in quel paese dal
quale, pensavano, nessun viaggiatore sarebbe mai potuto tornare, un paese che
definivano il ‘Paese delle Ombre’ e
che nei loro pensieri era indefinito e nebbioso. Non esisteva inoltre alcun
mezzo tramite il quale quegli spiriti che desideravano portare all’uomo una
conoscenza più elevata e più pura della verità, potessero comunicare
direttamente con lui. Le idee e gli errori delle antiche teorie formulate nei
giorni dell’infanzia dell’umanità, si mescolavano continuamente con le nuove
idee ispirate dal mondo spirituale, e in questo modo raggiungevano deformate e
imperfette le menti dei mortali.
Vidi allora che
nelle mura tra il Mondo Fisico e il Mondo spirituale venivano aperte numerose
porte, e su ognuna di esse veniva messo un angelo di guardia. Da ogni porta
sulla Terra vidi catene di spiriti che raggiungevano anche le Sfere più
elevate, e ogni anello di questa catena era costituito da uno spirito di un
livello superiore a quello sotto di lui, e ai mortali furono date le chiavi di
queste porte, in modo che potessero tenerle aperte e potesse esserci una vera
comunicazione tra i mortali e il Mondo spirituale.
Ahimè! Con il
trascorrere del tempo, vidi che molti di coloro che possedevano le chiavi
perdevano la fede. Si lasciavano irretire dalle gioie e dai doni della Terra,
si allontanavano e lasciavano che la loro porta si chiudesse. Altri la lasciavano
solo socchiusa, e là dove sarebbero dovute passare luce e verità, permettevano
che passassero errori e oscurità, e di nuovo la Luce dal Mondo spirituale
divenne sporca e imperfetta e, cosa ancora più triste, con il trascorrere del
tempo la Luce smise completamente di brillare, e al suo posto filtrarono i
grezzi e impuri raggi che provenivano dagli oscuri spiriti ingannatori delle
Sfere inferiori. Alla fine, gli angeli chiusero le porte perché non venissero
più aperte.
Finalmente quel
triste spettacolo scomparve, e vidi molte nuove porte che si aprivano, di
fronte alle quali si trovavano dei mortali i cui cuori erano puri e altruisti,
non contaminati dai desideri della Terra, e attraverso quelle porte inondava la
Terra una luce tale che i miei occhi ne erano accecati, e dovetti distogliere
lo sguardo. Quando fui in grado di guardare di nuovo, le porte erano affollate
da spiriti fulgidi e puri, e anche da altri dagli abiti scuri e dai cuori
tristi, perché le loro vite erano state piene di peccato, ma nei loro animi vi
era il desiderio del bene. Vi erano anche spiriti alti e luminosi, ma pieni di
tristezza perché non riuscivano a parlare con coloro che avevano lasciato sulla
Terra; vidi che sia gli spiriti tristi che gli spiriti peccatori erano
confortati e aiutati dai mezzi di comunicazione con la Terra, e il cuore di
molti mortali provava gioia, perché il velo oscuro della morte era stato
lacerato, e ricevevano notizie da coloro che si trovavano nell’aldilà.
Vidi allora passare
davanti a me una grande armata di spiriti delle alte Sfere, dall’abito del più
puro bianco e con elmi d’argento e d’oro, che scintillavano della loro gloriosa
Luce spirituale. Alcuni tra loro sembravano dei capi che dirigevano il lavoro
degli altri. E chiesi: «Chi sono questi? Anche loro sono stati dei mortali?».
Ed Ahrinziman mi rispose: «Non solo, questi sono stati uomini
sulla Terra, ma molti di loro vi avevano condotto una vita malvagia. Per questo
erano scesi nelle profondità di quel Regno dell’inferno che hai visto, ma
grazie al loro profondo pentimento, alle grandi opere di espiazione che hanno
compiuto e al perfetto dominio che hanno raggiunto sulla loro natura inferiore,
sono ora i capi di questa armata della Luce, sono i forti guerrieri che
proteggono gli uomini dal male compiuto da coloro che sono ancora nelle Sfere
inferiori».
Di tanto in tanto
vedevo oscure masse di spiriti, come onde che si frangevano sulla spiaggia, che
si riversavano su certe parti della Terra, attratte dai desideri malvagi,
dall’egoismo e dall’avidità degli uomini, ma vedevo anche che erano respinti
dalle armate degli spiriti di luce, perché tra la luce e le tenebre vi era un
costante conflitto, e il premio della loro contesa era l’anima dell’uomo; e
quelle due forze contrapposte non avevano altra arma che le loro volontà.
Combattevano con null’altro che con la forza di repulsione del loro magnetismo,
che era così radicalmente opposto da rendere loro impossibile il restare gli
uni vicini agli altri.
Ahrinziman mi indicò una porta
accanto alla quale si trovava una donna mortale, e mi disse: «Ecco, qui la
catena è ancora incompleta; c’è bisogno di un altro anello tra la donna e la
catena di spiriti. Scendi sulla Terra e diventa tu quell’anello; la tua forza
la proteggerà e la renderà forte. Così terrai lontani da lei i bassi spiriti
che le si stanno avvicinando, e l’aiuterai a mantenere aperta la sua porta. I
tuoi viaggi nelle Sfere oscure ti hanno dato la forza per respingere i suoi
abitanti, e se sarà necessaria una forza maggiore della tua, quella forza sarà
inviata per proteggere la donna; così, coloro che vorranno comunicare
attraverso di lei potranno farlo solo se tu lo reputi opportuno, e quando
desidererai riposare nel Mondo spirituale, un’altra guida prenderà il tuo
posto. E ora guarda di nuovo la Terra e il conflitto che vi si svolge».
A queste parole
guardai verso la Terra, e vidi nuvole scure come la notte che la avvolgevano, e
udii un rombo come di tempesta che saliva dalle oscure Sfere infernali, e come
ondate violente quelle orde di neri spiriti si scagliarono contro l’armata
degli spiriti di luce e la respinsero, come a voler spegnere sulla Terra la
Luce della verità. Assalirono tutte le porte della luce e cercarono di
controllarle; quella guerra, iniziata nel Mondo spirituale, divenne allora una
guerra tra gli uomini: nazioni combattevano contro altre nazioni per la
supremazia, e tutti i popoli erano coinvolti, talmente universale era quella
guerra. Guardai di nuovo per vedere se potevo aiutare qualcuno, o se qualcuno
scendesse dai regni della luce e lottasse contro gli spiriti oscuri per
osteggiare il loro potere sulla Terra. La massa scatenata di quegli spiriti
attaccò le porte di luce e lottò per spazzar via quei poveri fedeli mortali che
le presidiavano, in modo che gli uomini ripiombassero tutti nei giorni
dell’ignoranza.
Vidi poi una luce
come di stella che veniva dall’Oriente, una luce accecante e splendente, che
crebbe finché vidi che era composta da un’armata di angeli di luce delle Sfere
celesti, e con la loro venuta gli altri spiriti luminosi che avevo visto,
respinti dalle forze del male, si riunirono di nuovo e si affiancarono a quei
gloriosi guerrieri; questo oceano di luce, questa potente armata di spiriti
luminosi, avviluppò la Terra di una luce gloriosa. Dovunque vedevo raggi di luce,
come lance, penetrare nella massa oscura in migliaia di luoghi. Come spade di
fuoco quei raggi penetrarono nella massa dei neri spiriti in ogni luogo,
disperdendoli per ogni dove. Invano i loro capi cercarono di riunire le forze;
invano cercarono di incitarli. Ad essi si oppose una forza più grande, furono
respinti dalla luminosità dell’armata celeste, finché, come una nebbia oscura e
malvagia, sprofondarono nelle nere Sfere dalle quali erano risaliti.
«E chi sono quegli
angeli di luce» – chiesi di nuovo – «quei guerrieri che senza mai
indietreggiare hanno vinto non con la spada della distruzione, ma con la forza
della loro potente volontà, con l’eterno potere del bene sul male?».
E la risposta fu:
«Sono coloro che si sono redenti dalle Sfere più oscure, che molto, molto tempo
fa hanno lavato i loro abiti sporchi del peccato alla Fonte del pentimento, e
con il loro lavoro sono rinati dalle loro ceneri a un livello più alto, non
grazie alla fede in Chi si è sacrificato da Innocente per i loro peccati[17],
ma a tanti anni di duro lavoro, a tante azioni di espiazione, alle lacrime di
dolore e di pentimento e a tante ore di dura e sfibrante lotta per vincere
prima di tutto il male in loro stessi. È grazie alla vittoria su se stessi che
sono in grado di aiutare coloro che peccano, a seguire la loro stessa strada.
Questi sono gli angeli delle Sfere celesti della Terra, una volta uomini
mortali anch’essi e in grado di provare compassione per le lotte degli uomini
peccatori. Essi sono una forte armata, pronta a proteggere e a salvare».
La mia visione della
Terra scomparve, e al suo posto vidi una stella solitaria che brillava sopra di
me con una pura luce d’argento. Il suo raggio raggiunse la Terra come un ago
d’argento, proprio nel punto in cui la mia amata viveva. .
Ahrinziman mi disse: «Guarda la
stella del suo destino terreno, come brilla pura e chiara. Sappi che ogni anima
che nasce sulla Terra, nel Mondo spirituale possiede una stella simile, il cui
cammino è tracciato alla nascita; un cammino che deve percorrere fino alla
fine, tranne nel caso in cui il suicidio ponga fine alla vita terrena, e così,
trasgredendo alla legge della natura, cade in uno stato di grande dolore e
sofferenza».
«Vuoi dire che il
destino di ogni anima è già stabilito, e che siamo solo delle pagliuzze che
galleggiano sulla corrente immutabile del nostro destino?».
«Non proprio! I
grandi eventi della vita sono stabiliti; questi verranno inevitabilmente
affrontati in determinati periodi dell’esistenza terrena, e sono quegli eventi
che gli angeli custodi reputano opportuni per educare e far sviluppare
quell’anima; ma il modo in cui quegli eventi influiscono sulla vita di ogni
anima – se diventano un punto di svolta verso il bene o verso il male, verso la
felicità o verso il dolore – è una decisione di quella stessa anima, è la
prerogativa della nostra libera volontà, senza la quale non saremmo che
marionette, senza responsabilità alcuna per i nostri atti, che quindi non saremmo
meritori né di premio né di punizione.
Per tornare a quella
stella, osserva che finché l’essere mortale segue il sentiero che gli è
destinato con il più grande desiderio di fare il giusto, con l’animo puro e
disinteressato, quella stella brilla di una luce chiara e pulita ed illumina la
strada di quell’anima. In realtà, la luce della stella viene dall’anima stessa,
è un riflesso della sua purezza. Ma se l’anima cessa di essere pura, se
sviluppa le proprie caratteristiche inferiori invece di quelle superiori, la
stella del destino di quell’anima impallidisce e si indebolisce; la luce
saltella come quella dei fuochi fatui su un’oscura palude; infine, se l’anima
diviene davvero malvagia, la luce di quella stella si spegne e non illumina più
il suo sentiero terreno. È osservando quelle stelle spirituali e il loro
percorso nel Cielo spirituale, che i veggenti sono in grado di prevederne il
destino per ogni anima, e dalla luce che proviene da una stella sono in grado
di capire se la vita di quell’anima è buona o malvagia. Addio, e che la tua
nuova missione possa donarti i frutti migliori».
Smise di parlare e
mi parve di scendere fino a raggiungere il corpo spirituale che avevo lasciato
nel mio letto, e per un breve istante, mentre vi rientravo, persi coscienza;
quando mi risvegliai, mi trovavo di nuovo nella mia camera, con quegli angeli
chini su di me, simboli, come mio padre mi aveva detto, di protezione e amore
eterni.
[indice]
Conclusione
Ho portato a termine il mio compito, ho finito di
narrare la mia storia. Ora non mi resta da dire, a chi l’ha letta, che spero
comprenda l’autenticità di questa narrazione. È la storia di un’anima penitente
passata dalle tenebre alla luce. Vorrei che fossero valutate bene le prove a
favore e contro la possibilità che il mondo spirituale ha da interagire con gli
umani. In quanto a voi che pensate che il vangelo della speranza, dopo la morte,
sia troppo dolce e troppo comprensivo per i peccatori, sapete cosa significa
soffrire i tormenti di una coscienza che si è risvegliata? Avete la
consapevolezza di quanto sia duro e ripido il sentiero che l’anima deve
risalire se desidera ritornare a Dio e quanto sia cosparso di lacrime amare e
sforzi sovrumani? Riuscite a capire cosa significa dover porre rimedio, passo
dopo passo, con anni di oscurità, sofferenza e amara e profonda angoscia, a
tutti gli atti, le parole e i pensieri di una vita terrena? Poiché sappiatelo, il nostro debito deve essere pagato fino
all’ultimo centesimo; ognuno deve arrivare a bere anche la feccia sul fondo
della coppa che egli stesso ha riempito. Potete immaginare cosa significa per
noi vagare, sentendoci completamente impotenti e senza speranza, vedendo come
l’amara maledizione dei nostri stessi peccati si ripercuote sui nostri
discendenti, e quanto lo sporco del nostro passato insozza ed avvelena il loro
sangue?
Potete capire cosa
significa, sapere che ognuna di quelle vite è marchiata a causa dei nostri
errori, appesantita dalle inclinazioni sbagliate con le quali è nata? Capite che
questo fardello della nostra coscienza – nella misura in cui siamo stati noi a
contribuire a formare il carattere di ognuna di quelle vite – è un peso che
continua a trascinare verso il basso la nostra anima quando cerca di risalire,
fino al momento in cui tutto è stato debitamente espiato, fino a quando non
avremo aiutato quelle persone ad uscire dalla palude in cui le nostre scatenate
passioni hanno contribuito a gettarli? Capite ora come e perché vi sono spiriti
che ancora lavorano sulla Terra pur essendo morti centinaia di anni fa? Capite ora
cosa prova uno spirito quando chiama dall'oltretomba le persone in vita, e
specialmente quelle che ha portato alla rovina – sia la loro, oltre che la propria
– e scopre che tutti sono sordi ai suoi richiami, che tutti i cuori sono chiusi
ai suoi pianti di tormento e rimorso? Ora quello spirito non può annullare
nemmeno uno degli atti sbagliati o vendicativi che ha compiuto. Non può evitare
nemmeno una delle conseguenze delle sofferenze che ha causato agli altri o a se
stesso; tra lui e il mondo dei vivi sulla Terra è sorto un terribile muro, si è
generata una terribile distanza, e se nessun ponte lo aiuta a tornare e a
parlare a coloro che ha fatto soffrire, gli è negato anche confessare il
proprio pentimento, gli è negata anche questa pur tardiva riparazione che può
offrire.
Non è allora
meraviglioso che alcuni che hanno varcato la soglia della morte possano tornare
e mettere in guardia i propri fratelli verso ciò che li attende dopo la morte?
Perché è molto più facile per una persona pentirsi mentre è ancora in vita,
piuttosto che farlo dopo essere giunta nell’aldilà, dove non può più avere a
che fare con le cose della Terra, se non tramite l’intermediazione di altri.
Ho incontrato una
volta uno spirito che, durante il regno della regina Anna, aveva defraudato una
persona della sua proprietà falsificando dei documenti. Quello spirito restò a
lungo sul Piano terrestre, incatenato a quella casa e a quella terra, incapace
di rompere le proprie catene, fin quando un medium, al quale aveva confessato
il luogo in cui aveva nascosto i documenti autentici e al quale aveva svelato i
nomi dei veri proprietari, non fu in grado di aiutarlo. Quel povero spirito,
grazie alla sua confessione, fu liberato dalle catene che lo tenevano
imprigionato a quella casa, ma non dalla sua prigionia sul Piano terrestre.
Dovette lavorare su quel piano fino al momento in cui i suoi sforzi lo
elevarono più in alto, portando aiuto a coloro che con il suo crimine aveva
condotto sulle vie del peccato e della morte. Fino a quando non pose riparo ai
danni che aveva provocato sulla Terra, il suo spirito non fu in grado di
lasciare il Piano terrestre.
Qualcuno può forse
affermare che la sua punizione sia stata troppo lieve? Chi può giudicare il
proprio fratello, dire a che punto la misericordia di Dio deve giungere, e
permettere invece che quel peccatore sia dannato per l’eternità? Pochi hanno il
coraggio di ammettere che questo è il vero significato del loro credo, o di comprendere
realmente, anche solo con la mente, le vere conseguenze della fede nella
punizione eterna per qualunque figlio di Dio abbia sbagliato.
Con queste pagine ho
cercato di comunicare la vera esperienza di una persona che le Chiese avrebbero
potuto considerare come un’anima dannata, dal momento che era morta senza credere
in nessuna Chiesa e in nessuna religione, e aveva solo una vaga idea
dell’esistenza di Dio. Certo, la mia coscienza mi aveva sempre sussurrato che
doveva esistere un Essere supremo, un Essere Divino, ma io continuavo ad
allontanare da me quel pensiero. Mi nascondevo dietro un falso senso di
sicurezza e indifferenza, nascondendo la testa sotto la sabbia come uno
struzzo; ora che ho compreso che vi è un Essere onnipotente che regna
sull’Universo, non credo Lo si possa ridurre ad una personalità, a immagine
dell’uomo, né che se ne possano definire gli attributi. In tutto ciò che ho
appreso non ho trovato nulla che mi faccia propendere verso la fede in una
forma di religione piuttosto che verso un’altra. Ciò che ho imparato è che è
necessario liberare la mente, se possibile, dai vincoli di ogni dottrina.
L’infanzia della
razza umana, nella quale il suo stato mentale somiglia a quello di un bambino,
può essere chiamata l’Età della fede.
La Madre Chiesa gli fornisce il conforto e la speranza dell’immortalità, e
solleva la sua mente dalla responsabilità del riflettere in modo autonomo sulla
Causa Prima, spiegandogli il perché della sua esistenza e dell’esistenza del
mondo. Questa fede soddisfa ancora gli animi semplici che credono senza porsi
domande. Tra le prime tribù selvagge gli uomini più spirituali divennero
stregoni, poi preti, e in seguito, man mano che le ere si sono succedute, sono
nate le idee delle Chiese ufficiali.
Giunge poi l’Età della ragione, nella quale
lo sviluppo delle facoltà intellettuali dell'uomo fa sì che non sia più soddisfatto
dalla fede cieca nell’ignoto, e il latte materno delle Chiese non placa più la
sua fame mentale; ha bisogno di un cibo più consistente, e se questo gli è
negato, rompe con la Madre Chiesa che in passato l’ha nutrito, ma che ora
soffoca lo sviluppo della sua anima. La ragione dell’uomo richiede maggiore
libertà e il giusto nutrimento. Deve trovare queste cose in qualche luogo e,
nella lotta tra il figlio ribelle che sta crescendo e la Madre Chiesa che cerca
di mantenere il potere che aveva su di lui quando era bambino, la Fede, una
volta sufficiente come cibo, viene ora considerata qualcosa di nauseante e da
rifiutare a qualunque costo; per questo l’Età
della ragione diviene un tempo di sradicamento di tutti i credi del
passato.
Giunge poi un altro
stadio nel quale il bambino, divenuto un giovane che ha visto e gustato
personalmente le gioie, i dolori, le pene, i piaceri e i benefici della
ragione, che ha quindi imparato a dare il giusto valore ai poteri e ai limiti
delle proprie facoltà razionali, volge di nuovo lo sguardo verso la fede che ha
abbandonato e riconosce che anch’essa ha le sue bellezze e il suo valore. Vede
che anche se la sola fede non è sufficiente a nutrire la sua anima oltre l’età dell’infanzia, la ragione
da sola, priva della fede, è un nutrimento duro e freddo, che non riesce a
sostenere l’anima che sta diventando consapevole dell’universo incommensurabile
e infinito da cui è circondata e dei misteri che contiene, misteri che la
ragione non è in grado di spiegare. Si volge di nuovo verso la fede e cerca di
unirla alla ragione, in modo che le due possano assistersi a vicenda.
Ora, fede e ragione
sono i principi centrali di due diverse sfere di pensiero nel Mondo spirituale.
La fede è il principio della religione,
e la ragione è il principio della
filosofia. Queste due scuole di pensiero, che a prima vista appaiono luna
opposta all’altra, sono in grado però di fondersi nello sviluppo mentale della
stessa personalità, e la mente ben equilibrata è quella in cui entrambe sono
ben proporzionate. Se una predomina di gran lunga sull’altra, l’individuo –
mortale o spirito disincarnato – avrà una mentalità ristretta verso una
direzione o verso l’altra, e sarà incapace di inquadrare nel modo giusto
qualunque problema. La sua mente somiglierà ad un veicolo a due ruote, i cui
diametri sono diversi; di conseguenza, nessuna delle due ruote potrà progredire
finché non si porrà rimedio allo squilibrio.
Un uomo può essere
perfettamente coscienzioso nel suo desiderio di ricerca della verità, ma se le
sue facoltà intellettuali e morali non sono equamente sviluppate, la sua mente
sarà come una via bloccata da enormi massi; di conseguenza i raggi eterici
della stella della verità non potranno raggiungere per nulla il suo animo,
oppure riceverà immagini distorte della verità, che diverranno semplicemente
fonte di pregiudizio e di errore. L’intelletto può essere definito l’occhio
dell’anima, ma se la vista di quell’occhio è imperfetta, l’anima resta
nell’oscurità mentale, non importa quanto grande sia il suo desiderio di luce.
La vista mentale deve essere sviluppata e utilizzata in modo che possa
diventare chiara e forte.
La fede cieca e
ignorante non è una protezione contro l’errore: la storia delle persecuzioni
religiose in tutte le ere ne è la prova certa. Le grandi menti della Terra,
alle quali si devono le grandi scoperte, sono quelle in cui le facoltà morali e
intellettuali sono bilanciate, e l’uomo, o lo spirito perfetto, è quello in cui
tutte le caratteristiche dell’anima sono state sviluppate al loro punto più
elevato. Ogni attributo dell’anima, mentale o morale, ha un raggio colorato
corrispondente, e la fusione di questi forma la bellezza e i diversi colori
dell’arcobaleno e, come quest’ultimo, essi si fondono l’uno nell’altro a
formare il tutto perfetto.
In certe anime lo
sviluppo di alcune facoltà avviene più rapidamente che in altre. In altre ancora
certi semi di intelletto e di moralità non danno alcun segno di vita, ma
nonostante ciò esistono, di conseguenza cominceranno a svilupparsi sulla Terra o
nel Mondo spirituale, fino a raggiungere la perfezione.
Il male è causato
dalla mancanza di sviluppo degli attributi morali in certe anime, e dallo
sviluppo eccessivo di altre caratteristiche. Le anime che ora dimorano nelle
sfere più basse, stanno semplicemente attraversando un processo di educazione
grazie al quale vengono risvegliate le loro facoltà morali dormienti. Per
quanto terribili siano le sofferenze che devono sopportare in questo processo, queste
sono necessarie per raggiungere lo scopo finale.
Nella sfera in cui adesso
dimoro vi è un palazzo splendido che appartiene alla Confraternita della speranza.
Questo palazzo è un luogo di riunione per tutti i membri della nostra
Confraternita. In esso vi è una magnifica sala costruita, con la controparte
spirituale, di marmo bianco. Questa sala è chiamata la ‘Sala delle conferenze’; lì ci raduniamo per ascoltare le
conferenze date dagli spiriti avanzati della sfera più elevata.
Sul fondo della sala
c’è un quadro molto bello, dal titolo “L’uomo
perfetto”. Rappresenta, in forma angelica, uno spirito relativamente
perfetto. Dico ‘relativamente perfetto’ perché anche la massima perfezione
immaginabile o raggiunta, può essere solamente relativa in rapporto a quella
delle altezze sempre più elevate eternamente possibili all’anima. Diversamente
da Alessandro, che si lamentava di non avere altri mondi da conquistare,
l’anima non ha limiti di fronte alle possibilità delle sue conquiste
intellettuali e morali. L’universo della mente è infinito quanto quello della
materia, ed è altrettanto eterno. Di conseguenza, nessuno può utilizzare la
parola ‘perfetto’ con l’implicazione di un punto oltre il quale il progresso è
impossibile.
Nel dipinto, questo
angelo relativamente perfetto è rappresentato in piedi sulla sommità delle
sfere celesti. La Terra e le sue sfere sono molto al disotto di lui. Il suo
viso mostra meraviglia e venerazione per quelle lontane regioni che la mente
dei mortali non può concepire, regioni che stanno oltre il nostro sistema
solare; regioni che sono divenute per l’angelo la sua nuova Terra Promessa.
Sul suo capo porta
un elmo d’oro, che simboleggia la forza e la conquista spirituali. Ad un
braccio porta uno scudo d’argento, simbolo della protezione della fede. I suoi
abiti sono di un bianco abbagliante, simbolo della purezza della sua anima, e
le ali spiegate simboleggiano il potere dell’intelletto di elevare i propri
pensieri verso le regioni più elevate dell’universo. Dietro l’angelo vi è una
nuvola bianca, sormontata da un arcobaleno, i cui colori si fondono in perfetta
armonia, e simboleggia che l’angelo ha sviluppato al massimo grado tutti gli
attributi intellettuali e morali della sua anima.
Sarebbe impossibile
riprodurre con mezzi terreni i ricchi colori di questo quadro. Mi hanno detto
che, tuttavia, sono povera cosa rispetto all’originale che è nella sfera più
elevata di tutte, e rappresenta un ex gran maestro del nostro ordine passato
nelle sfere che sono oltre i limiti del nostro sistema solare. Copie di questo
quadro si vedono nei livelli superiori di ogni sfera della Terra, negli edifici
della Confraternita della Speranza. Simboleggiano il legame tra la nostra
Confraternita e le sfere più elevate del sistema solare, e anche le altezze
alle quali tutti possono aspirare nelle ere eterne che si aprono davanti a noi.
Nessuno, nemmeno il fratello più degradato che lavora nelle sfere inferiori
della Terra, nemmeno l’anima più bassa che lotta nelle tenebre più profonde del
peccato, ne è escluso, perché tutte le anime sono uguali di fronte a Dio, e non
vi è nulla che sia stato raggiunto da uno che non possa essere ottenuto da
tutti coloro che lottano duramente per raggiungerlo.
Questa è dunque la
conoscenza che ho ricevuto da quando sono giunto qui dalla Terra, ma non posso
dire di aver visto che una fede particolare aiuta o ritardi il progresso delle
anime, tranne per il fatto che certi credi hanno la tendenza a bloccare la
mente, ad oscurare la chiarezza della propria visione e a distorcere le idee
della giustizia e dell’errore, impedendo a coloro che professano tali credi di
possedere la perfetta libertà di pensiero e l’assenza di pregiudizio, le sole
cose di cui l’anima ha bisogno per crescere fino alle sfere più elevate.
*
Ho scritto questa
storia dei miei viaggi, nella speranza che tra coloro che la leggono ve ne siano
alcuni che ritengano utile approfondire l’argomento, anche se pensano che forse
potrebbe non essere una storia vera. Ve ne possono essere altri che hanno perso
i loro cari, le cui vite non sono considerate dalle Chiese come degne di vita
eterna. A queste persone vorrei indicare, se sono in pena per loro, di mantenere
la speranza, e credere che le persone a loro care, anche se hanno sbagliato,
non saranno mai perdute per sempre. Mai, mai saranno perdute in modo
irreparabile, anche se alcuni sono periti di propria mano e in circostanze che
sembrava escludere qualsiasi speranza. Vorrei chiedere a coloro che sono sulla
Terra, di meditare su ciò che ho riferito, e di pregare per aiutare e
soccorrere chi più ne ha bisogno.
Dalla mia dimora nella
Terra della Luce – così simile alla
Terra nella quale sono nato – tornerò ancora spesso a lavorare sul piano
terrestre tra coloro che sono infelici. Lavorerò ancora anche alla grande opera
di comunione tra i viventi sulla Terra e coloro che essi chiamano morti.
Passo spesso una
parte del giorno con Bianca, e posso aiutarla e proteggerla in molti modi. Sono
rallegrato anche – nella mia casa nel Mondo spirituale – dalla visita di molti
amici e compagni dei miei viaggi, e in quella terra luminosa, circondato da
tante memorie di amore e di amicizia, attendo con cuore grato il momento felice
nel quale il pellegrinaggio terreno della mia amata giungerà a termine, quando
la lampada della sua vita sarà esaurita, e verrà a raggiungermi in una casa
ancora più luminosa, dove per entrambi brilleranno per sempre le stelle gemelle
della Speranza e dell’Amore.
* * *
[indice]
Oltre
questa pagina si trovano tre capitoli che nel testo originale; sono numerati da
29 a 31. Questi capitoli sono piuttosto «tecnici», come si noterà leggendoli, e
sono avulsi dallo sviluppo del racconto. Ho così deciso, per non interrompere il
flusso avvincente della narrazione, di metterli in coda agli altri. Dopo questi
tre capitoli si troveranno le considerazioni finali del curatore.
- - - -
Insegnamenti della guida Hassein
A/1 - La
formazione dei pianeti
Dopo aver imparato la lezione dell’auto conquista, la
mia mente sembrò liberarsi da un peso enorme ed oppressivo. Mi volsi allora con
rinnovato interesse allo studio del mondo dello spirito e delle sue diverse
caratteristiche. In quel periodo dei miei viaggi, vedevo spesso il mio amico Hassein; questi mi diede un aiuto considerevole per
riuscire a comprendere molte delle cose che mi avevano lasciato perplesso
durante la mia vita sulla Terra.
Una volta, mentre sedevamo
nella mia piccola casa felicemente immersi in una delle nostre molte conversazioni,
gli chiesi di spiegarmi qualcosa di più in merito alle sfere e al loro rapporto
con la Terra.
«Il termine sfere» –
mi disse Hassein – «è applicato, come hai visto, a quelle grandi
cinture di materia spirituale che circondano la Terra ed altri pianeti. Questo
termine viene applicato nello stesso senso a quelle onde di pensiero, ancora
più ampie e più estese, che circolano in tutto l’universo. Possiamo perciò dire
che vi sono due classi di sfere: le prime sono in un certo senso materiali e
circondano ciascuna il proprio pianeta o il proprio sistema solare, e formano i
luoghi in cui dimorano gli abitanti spirituali di ognuno di quei pianeti.
Queste sfere sono divise in cerchi che indicano, come gradini di una scala,
l’avanzamento morale degli spiriti.
L’altra classe di
sfere, nei suoi componenti, è mentale, non materiale; tali sfere non
appartengono ad alcun sistema planetario o solare, ma sono illimitate come
l’universo, e circolano in correnti sempre più ampie di emanazioni di pensiero
da un punto centrale, attorno al quale tutto l’universo gira, e che si dice sia
nelle immediate vicinanze dell’Essere supremo, dal quale si pensa che queste
onde di pensiero vengano emanate. Forse sarò più chiaro se dico che vi è una
grande sfera delle facoltà o attributi intellettuali che appartengono
essenzialmente all’anima; sfera che viene poi suddivisa nei cerchi della filosofia,
dell’arte, della musica, della letteratura, ecc. Il chiamarle ‘sfere’ è
un’espressione comune, ma secondo me è più corretto definirle ‘cerchi’. Questi
Cerchi intellettuali, come grandi ruote, includono tutte quelle ruote più
piccole, quelle spirali, ognuna delle quali circonda il proprio sistema solare,
o pianeta genitore, ruota dentro ruota. Tutte girano continuamente attorno
all’unico grande centro.
Nel mondo dello
spirito solo coloro tra i quali c’è armonia restano assieme, ed anche se i
legami di parentela o i legami creati da ricordi comuni, possono a volte
portare ad incontrarsi persone che non hanno legami profondi che li uniscano,
tali incontri non saranno altro che rapide visite, ed ognuna di quelle persone
tornerà al proprio cerchio e alla propria sfera, attirato da quella forte attrazione
magnetica che mantiene uniti tutti i cerchi e tutte le sfere. Uno spirito che
appartiene alla sfera della musica o della filosofia, sarà attratto da spiriti
che hanno lo stesso tipo di disposizione e sono al suo stesso livello di
avanzamento morale, ma anche un suo sviluppo a livelli più elevati, ad esempio,
nel campo della musica o della filosofia, non gli permetterebbe di accedere a
piani più alti della sfera morale, o delle sfere planetarie, non oltre insomma
i limiti del suo sviluppo morale.
I soli-centrali di
ciascuno dei vasti circoli intellettuali della sfera mentale, brillano come
lucenti magneti bruniti. Sono come giganteschi prismi che irraggiano la purezza
e la verità dei fuochi celesti, irradiando dappertutto i raggi gloriosi della
conoscenza.
Lungo questi raggi
si aggregano quelle moltitudini di spiriti che cercano di accendere le loro
lampade con l’energia raggiante di queste sacre teche. In questi raggi che
giungono puri ed integri sul pianeta, troviamo quelle gemme di verità che hanno
illuminato le menti degli uomini in tutte le ere della storia del mondo, e che
hanno disperso in migliaia di piccoli frammenti i grandi massi di errore e di
tenebra, proprio come un lampo frantuma un masso di granito, permettendo così
all’abbagliante luce del Sole divino di raggiungere le profondità sottostanti.
Gli spiriti più avanzati sono quelli più vicini alla forza centrale, alla luce
abbagliante di questi centri, simili a stelle.
Queste grandi sfere
di facoltà intellettuali e morali possiamo allora definirle come ‘sfere universali’. Le ‘sfere planetarie’ sono invece quelle
che circondano ciascun pianeta; quelle che attorniano i centri solari sono ‘sfere solari’»; intendendo le prime
sfere come costituite di pensiero, cioè di essenza pura, mentre le altre, come
livelli diversi di materia spiritualizzata».
«Come descriveresti
allora la creazione di un pianeta e delle sue sfere?».
«Possiamo dire che
la creazione di un pianeta comincia nel momento in cui viene a staccarsi dal
sole che lo genera, in forma di un ammasso di vapore infuocato. In questo
stadio è un potentissimo magnete che attrae a sé minuscole particelle di
materia fluttuanti nello spazio eterico. Si è supposto che questo etere fosse
assolutamente privo di quegli atomi materiali che fluttuano invece nell’atmosfera
dei pianeti, ma questa ipotesi non è corretta. Il fatto è che questi atomi di
materia sono suddivisi in altre particelle ancora più minute che, se rapportate
alla grandezza di un granello di sabbia, manifestano la stessa proporzione che
esiste tra la Terra e la massa del Sole.
Questi atomi, così
suddivisi e dispersi nello spazio (invece che essere raggruppati nel pianeta,
in atomi, dalle forze dell’attrazione magnetica, delle dimensioni di quelli che
fluttuano come granelli di polvere nell’atmosfera terrestre), diventano non
solo invisibili alla vista umana, ma anche non rilevabili con i mezzi chimici
che l’uomo ha a disposizione. Essi sono, infatti, eterizzati, si trasformano nel
primo livello di materia spirituale, in grazia di quella quantità di essenza
animica che è venuta ad amalgamarsi con i loro elementi più grossolani.
Nel farsi attrarre
nella massa raggiante di un embrione vegetale, ad esempio, questi atomi si
raggruppano insieme così densamente, che gli elementi più eterei sono come
spremuti fuori nello spazio, permettendo così alla porzione solida più
grossolana di formare ad esempio un minerale roccioso, o altro, e questo,
attraverso l’attrazione continua di nuovi atomi e il conseguente necessario
aumento di pressione che viene così a prodursi. Questi atomi sono eterni e
indistruttibili, come lo sono tutti gli elementi che costituiscono l’universo.
Essi vengono assorbiti e poi espulsi di pianeta in pianeta, a seconda dei
diversi stadi in cui si manifestano e si sviluppano.
Possiamo
grossolanamente suddividere questi atomi di materia in tre gruppi; ciascuno di
questi tre gruppi può essere poi suddiviso in un numero infinito di gradi di
densità, se volessimo esprimere i loro vari stadi di sublimazione. Potremmo
tentare una definizione di queste tre classi principali in questo modo: c’è una
classe di elementi materiali, o di materia planetaria, c’è poi una classe che
potremmo definire come spirituale, o come anima che avvolge la materia, non più
visibile agli occhi fisici, ed infine un’essenza animica, così sublimata che è
per me ancora impossibile riuscire a descrivertene la natura.
La classe degli
elementi materiali, la più grossolana, è quella che forma le sostanze minerali,
le rocce, il terreno, eccetera. Questi elementi vengono emessi nell’atmosfera
sotto forma di polvere, e poi di nuovo riassorbiti, in un processo che ha luogo
continuamente in natura, dappertutto, nelle piante e così via. C’è poi un
livello intermedio tra minerali e vegetali, che potremmo definire fluidico. In
questo livello le particelle più solide sono mantenute in soluzione nei vari
gas o forma vaporizzata degli elementi chimici che li costituiscono. Il livello
materiale di secondo grado è quello delle piante, della vita vegetale, la quale,
appunto, si nutre di questo mescolarsi delle particelle più materiali con
questi elementi fluidici. Attraverso gradazioni infinite di materia terrestre
si arriva a quella più alta, cioè a quella carne, ossa e muscoli che, anche se
rivestono l’anima umana come quella degli animali inferiori, è pur sempre il
livello più alto di materia fisica, la quale, in questo grado elevatissimo di
sviluppo della materia terrena, contiene tutti quegli elementi di cui sono
composti i livelli più bassi.
Alla seconda classe
appartiene invece quella che è la forma spirituale della materia, che è
semplicemente, come ho detto prima, lo sviluppo eterizzato della prima forma
della materia, quella terrena, mentre l’essenza animica è il principio che le
anima entrambe, è il germe divino senza il quale queste due prime forme di
materia non potrebbero esistere. Fa parte delle leggi cosmiche questo fatto,
cioè che le due prime classi di materia rivestano il principio animico più
alto. Se così non fosse, esse perderebbero la loro forza coesiva, disperdendosi
di nuovo nei loro costituenti elementari. L’anima della materia è la sola che
possegga una qualche forma di identità permanente. È il vero ego, poiché non esiste alcuna forza in
grado di disintegrarlo, di fargli perdere la sua individualità. È la vera vita
che va ad animare qualsiasi forma materiale più bassa, e come tale cambia e
modella questa materia più bassa nella propria identità. L’essenza animica è
dentro ogni forma di vita, da quella minerale a quella vegetale a quella umana,
che è la forma di animalità più elevata, e ciascuno di questi livelli è in
grado di evolvere fino alle forme più alte o celestiali. Queste ultime forme le
ritroviamo nella Sfera celeste di
ciascun pianeta e di ogni sistema solare.
Poiché dunque
sosteniamo che ogni cosa ha la sua anima, più alta o più bassa che sia, non
dovresti essere sorpreso se ti si dice che nel mondo spirituale vi sono piante
e fiori, rocce e deserti, bestie e volatili. Esistono là nelle loro forme
spirituali, nel loro stato evoluto, e più avanzano nei livelli sottili, più
sono eterei, in accordo alla stessa legge che governa lo sviluppo dell’uomo: il
livello più alto e delle forme più basse di essenza animica.
Quando una pianta
muore, o una roccia diventa polvere o viene fusa o gassificata, la sua essenza
animica passa nel mondo spirituale assieme a quella materia spirituale di cui è
fatta, in quella sfera che è affine al grado di sviluppo raggiunto: la parte
più materiale viene assorbita dalla terra, mentre le parti più sottili si
allontanano invece fluttuando dal pianeta, essendo meno attratte da questo
livello. Pertanto nei primi stadi di vita di un pianeta, quando cioè la sua
porzione di essenza animica è molto piccola e possiede invece una grande
percentuale di materia grossolana, le sue sfere vengono proiettate lontano dal
loro sole, e sono molto materiali, così come molto basso è lo sviluppo dello
spirito degli abitanti di questo pianeta.
In questi primi
stadi l’anima vivente dei vegetali, e così pure quella degli animali e degli
uomini, è davvero rude, grossolana, ancora priva di quella raffinatezza e
bellezza che possiamo invece osservare con l’avanzare dell’evoluzione del
pianeta. Gradualmente la vegetazione cambia, gli animali cambiano, e le razze
umane, che appaiono così più alte, più perfette, come risultato di ciò,
diventano corrispondentemente più alte le radiazioni delle loro emanazioni
spirituali. In questi primi stadi di vita del pianeta le sfere sono poco
delineate.
Potremmo paragonarle
alla forma di un cono, di cui il pianeta stesso rappresenta l’estremità
sottile, essendo la sfera terrena quella che si è sviluppata nel più alto
grado; le sfere più basse invece, a causa dei gusti degradati e del basso
sviluppo spirituale degli abitanti del pianeta, formano come la parte bassa più
ampia di questo cono. Man mano che il pianeta si sviluppa, le sfere aumentano
di numero e di dimensioni, e si cominciano a formare quelle più alte, mentre la
punta del cono inizia a indietreggiare dal pianeta verso il sole man mano che
ciascuna delle sfere viene ad esistere.
Vengono pertanto a
formarsi le sfere alte e basse del pianeta grazie all’afflusso continuo degli
atomi emessi dalla matrice planetaria. Ad un certo stadio della loro formazione,
quando le tendenze intellettuali ed egoistiche dell’uomo sopravanzano di molto
quelle morali ed altruistiche, queste basse sfere hanno un’estensione molto più
grande di quelle alte. Potremmo definire questo periodo come l’era buia della
storia mondiale, quando cioè l’oppressione, la crudeltà, l’avidità aleggiano
sul genere umano con le loro ali oscure.
Dopo un certo tempo
la legge eterna che fa evolvere tutte le cose, farà sì che le sfere più alte e
quelle più basse si eguaglino, come estensione e come numero. Le potremmo
vedere quindi come un equilibrio tra le forze del bene e le forze del male.
Segue poi un periodo durante il quale, a causa del miglioramento graduale dell’umanità,
vediamo invertirsi gradualmente questa figura conica, con il piano terrestre
che diventa di nuovo la punta di questo cono, a causa del restringersi e dello
scomparire delle sfere più basse, mentre le sfere più alte si espandono verso
quelle altissime, finché alla fine rimangono solo queste ultime, mentre lo
stesso pianeta si restringe con gradualità fino a che tutte le particelle
grossolane vengono espulse lontano e il pianeta stesso scompare con tutti i
suoi atomi grossolani, volati via impercettibilmente per essere riassorbiti da
altri pianeti ancora in via di formazione.
Allora la sfera di
quel pianeta, con tutti i suoi abitanti, viene assorbita nelle grandi sfere del
sistema solare. I suoi abitanti esisteranno là dove già vivono molte comunità
di spiriti i cui pianeti non esistono più. Ciascuna comunità planetaria
conserverà le caratteristiche e la peculiarità del loro pianeta, proprio come
avviene sulla Terra per le nazionalità differenti, finché non si fondono
gradualmente nella nazionalità più estesa del loro sistema solare.
Questi processi di
sviluppo sono così graduali, così impercettibili, e così vasto l’arco temporale
in cui avvengono, che si può perdonare una mente mortale che non riesca ad
afferrare l’immensità di questi cambiamenti che avvengono. La vita di ciascun
pianeta non ha una durata simile a quella degli altri, poiché la dimensione e
la forma assunta nel sistema solare, come pure altre cause, contribuiscono a
modificare e ad alterare il suo sviluppo, sia pure in modo lieve. Comunque, le
caratteristiche generali sono in tutti i casi identiche, proprio come la
materia di cui ciascun pianeta è composto non presenta sostanze chimiche che
non si ritrovino, in percentuali più o meno diverse, anche in tutti gli altri
pianeti. Siamo pertanto in grado di capire, dallo stato dei pianeti che ci circondano,
quale è stata la storia passata della nostra Terra e quale sarà il suo destino
finale».
«Se, come dici, le
nostre sfere sono destinate ad essere riassorbite in quelle del nostro Sole centrale,
la nostra individualità, come spiriti, si fonderà anch’essa in quella del
nostro sistema solare?».
«No! Certissimamente
no! Il germe individuale di ogni anima è indistruttibile; non è che un’unità
minuta nel vasto oceano della vita spirituale, ma è ancora un’unità distinta
dalle altre. La personalità di ciascun essere è infatti il suo Ego. È questa
vera individualità, è questa reale impossibilità di disperdere o di distruggere
l’anima che la distingue da tutta l’altra materia e che rende la sua natura
così difficile da spiegare o da analizzare. Sei diventato un membro della
nostra Confraternita della speranza,
eppure hai conservato la tua individualità; e ciò avverrà eternamente per la
tua anima, non importa attraverso quali condizioni dovrai passare.
Cerca di immaginare
un corpo così leggero che persino il vapore più etereo sia pesante al
confronto. Nonostante ciò, questo corpo possiede un potere tale di coesione che
è completamente impossibile disintegrare le sue particelle; esso ha una
capacità di opporre, a tutte le forme di materia o di spirito, una resistenza
che potremmo paragonare a quella che può offrire una barra d’acciaio ad una
nube di vapore.
Questo esempio può
farti capire come fa uno spirito ad attraversare porte massicce e muri di
materia terrestre, e come avviene che uno spirito più alto di noi possa
attraversare con pari facilità questi muri di materia spirituale che qui ci
circondano. Più l’anima è libera dalla materia grossolana, meno può essere
impedita da altri elementi, e così i suoi poteri diventano più grandi, poiché
non è la sua essenza, ma solo il suo guscio denso che può essere imprigionato, sia
sulla Terra che in altre sfere. Per te adesso non esiste alcun impedimento se
vuoi entrare o uscire attraverso i muri delle case terrestri.
Li attraversi con la
stessa facilità con cui il tuo corpo fisico camminava attraverso la nebbia. La
densità della nebbia potrebbe esserti sgradita, ma non potrebbe certo arrestare
il tuo incedere. Inoltre, quando camminavi nella nebbia, non lasciavi certo una
scia vuota che indicasse per dove eri passato. E questo avveniva perché gli
elementi di cui è fatta la nebbia venivano attratti insieme di nuovo troppo
rapidamente perché potessi percepire dove erano stati dispersi. Questo è
esattamente ciò che accade quando noi spiriti passiamo attraverso una porta o
un muro fatto di materia. Gli atomi di cui son fatti si chiudono rapidamente
dopo il nostro passaggio, anche più velocemente degli atomi della nebbia».
«Capisco. Ora, se,
come tu affermi, ciascun tipo di essenza animica ha una propria distinta
individualità, non sarai certamente d’accordo con quelli che credono nella
trasmigrazione dell’anima animale, del tipo più basso, in un corpo umano e
viceversa».
«Certamente no! Noi
sosteniamo che l’anima di ciascuna specie è capace di raggiungere il più alto
grado di sviluppo nell’ambito della propria specie; tuttavia, l’anima umana,
essendo la specie più alta di tutte le altre, è in grado di raggiungere il più
alto livello di sviluppo, fino a quegli spiriti avanzati che noi chiamiamo
angeli. Gli angeli sono anime che sono passate dai livelli più bassi della vita
umana sul pianeta fino alle sfere planetarie e poi a quelle celesti del sistema
solare, il nostro Cielo dei Cieli, che è molto più evoluto del nostro Cielo
delle sfere planetarie, e naturalmente del pianeta stesso. Noi crediamo che
l’anima sarà in una continua ascesa, come se ampliasse sempre più i suoi
tragitti spiralici, fino a raggiungere quello che noi definiamo il centro
dell’universo. Ma anche nel momento in cui noi raggiungessimo questo culmine di
quelle che sono oggi le nostre aspirazioni, non posso dirvi se lo troveremo
davvero oppure se quel punto non è che un punto limitato che ruota attorno ad
un centro più grande. Secondo me raggiungeremo un centro dopo l’altro, senza
mai fermarci, magari per milioni di anni, finché le nostre aspirazioni ci
spingeranno verso nuove altezze, di nuovo molto lontane da noi.
Più contempliamo
questo soggetto, e più ci appare vasto e senza limiti. Come possiamo dunque
sperare di vedere un punto di arrivo del nostro viaggiare attraverso un
qualcosa che non ha fine, e che non ha avuto un inizio? E come potremmo
addirittura sperare di avere una qualche idea chiara della natura e degli
attributi dell’Essere supremo che noi riteniamo sia l’Onnipotente Sovrano
dell’universo, dal momento che non siamo in grado di afferrare pienamente e chiaramente
la grandezza della Sua creazione?».
A/2 - La materializzazione
degli spiriti
In un’altra conversazione con Hassein, gli chiesi di
spiegarmi il fenomeno del movimento spiritualistico[18]
che è stato recentemente inaugurato sulla Terra, e in cui io sono naturalmente
profondamente interessato; in particolare mi interessava ciò che riguardava la
materializzazione, su cui desideravo imparare quanto possibile.
Hassein rispose: «Perché
la mente possa afferrare il pieno significato della teoria atomica che è stata
recentemente avanzata[19]
dagli uomini sulla Terra, e che offre una delle più semplici e logiche
spiegazioni del passaggio della materia attraverso la materia, non è sbagliato
affermare – a beneficio di coloro che non hanno approfondito l’argomento e desidererebbero
delle spiegazioni semplici – che le particelle di materia sono, come abbiamo
detto, così minuscole che persino il granello di polvere che fluttua invisibile
all’occhio, a meno che un raggio di Sole lo illumini, è composto da un infinito
numero di più piccole particelle, attratte e tenute insieme dalla stessa legge
che governa l’attrazione e la repulsione di corpi più grandi. La conoscenza di
queste leggi dà agli spiriti il potere di adattare questi atomi al loro uso,
dando luogo alla cosiddetta 'materializzazione’, ben nota a coloro che studiano
lo spiritismo. Gli spiriti raccolgono dall’atmosfera, che ne è piena, gli atomi
adeguati alla materializzazione; questi atomi provengono però anche dalle
emanazioni delle persone presenti alla seduta. Questi atomi sono plasmati dalla
volontà degli spiriti secondo la forma dei loro corpi terreni, e sono mantenuti
in questa combinazione da una sostanza chimica che si trova, in misura maggiore
o minore, nei corpi di tutte le cose viventi. Se le conoscenze dei chimici
sulla Terra fossero più avanzate, si potrebbe estrarre questa sostanza chimica
da tutte le cose viventi, ed immagazzinarla per usarla liberamente.
Questa sostanza o
essenza è in effetti il misterioso Elisir
della Vita; il segreto per estrarre e mantenere questo elisir in forma
tangibile è stato ricercato dagli studiosi di tutti i tempi e paesi. Dal
momento però che tale sostanza è così delicata ed eterea, non esiste ancora un
procedimento noto ai chimici sulla Terra che permetta di tenerla in uno stato
che possa essere da loro analizzato; questa sostanza è spesso conosciuta come ‘Aura magnetica’; essa però è solo uno,
ed il più etereo, dei componenti. Lo contengono i vivificanti raggi del Sole. Ma
quale chimico è in grado di separare ed immagazzinare le diverse componenti dei
raggi solari? E di tutte le componenti, questa sostanza è la più delicata, la
più sottile. Eppure, questa conoscenza è posseduta dagli spiriti superiori; e
un giorno, quando la scienza e la chimica saranno sufficientemente progredite,
questo processo verrà rivelato agli uomini, proprio come lo sono state le
scoperte nel campo dell’elettricità e nelle scienze analoghe, – scoperte che in
tempi più lontani sarebbero state definite ‘miracolose’.
Vorrei sottolineare,
che per quanto riguarda le ‘auree’, gli elementi costitutivi delle auree di chi
prende parte alle sedute, influiscono sulla materializzazione quanto quelle del
medium. Talvolta gli elementi chimici dell’aura di uno dei partecipanti alla
seduta non si fondono, o si fondono solo parzialmente con quelle dei presenti,
e questa mancanza di armonia impedisce del tutto la materializzazione. In casi
estremi, questi elementi antagonistici sono così contrapposti gli uni agli
altri, e respingono con tanta forza gli atomi raccolti, da comportarsi come un
esplosivo spirituale da disperdere gli atomi, nello stesso modo in cui la
dinamite frantuma una parete solida.
Quest’antagonismo
non ha nulla a che fare che con le condizioni morali e mentali dei partecipanti
alla seduta: questi potrebbero essere le persone più stimabili e serie che
esistono, ma non dovrebbero mai partecipare alla stessa seduta, né essere
portate in contatto magnetico tra loro: le rispettive auree non potranno mai
fondersi, e il tentativo di armonizzarle fallirebbe di certo. Sebbene queste
persone possano singolarmente ottenere risultati sufficientemente
soddisfacenti, non potrebbero mai ottenerli in combinazione tra loro.
In quelli che sono
semplicemente noti come medium fisici, che sono i medium la cui presenza produce
solo fenomeni puramente fisici come il movimento dei tavoli o il fluttuare
nell’aria di oggetti o cose del genere, questa particolare essenza esiste, ma
in una forma troppo grossolana per essere adatta alla materializzazione, che invece
richiede un’essenza di un certo grado di raffinatezza. Facendo un paragone tra
lo spirito del medium e l’alcool, è come se il loro fosse un alcool grezzo, di
bassa qualità; proseguendo nel paragone, è come se il medium materializzante
possedesse lo stesso alcool, ma ridistillato e purificato; e più pura è questa
essenza, più precisa sarà la materializzazione.
In molti medium c’è
una combinazione di poteri fisici e materializzanti, ma se vengono coltivate le
manifestazioni materiali e grossolane, la più alta e sottile forma di
materializzazione verrà persa.
È errato immaginare
che nella vera materializzazione si ottenga meramente il doppio del medium
trasformato temporaneamente secondo le sembianze della persona evocata, o che
le emanazioni dei partecipanti alla seduta debbano sempre influenzare l’aspetto
delle forme spirituali risultanti. Lo possono fare solamente quando per qualche
motivo vi è una carenza dell’essenza speciale, o quando lo spirito è incapace
di usarla. In questo caso gli atomi mantengono la personalità di coloro da cui
provengono, poiché lo spirito non è in grado di imprimere su di essi la propria
identità, come un’immagine di cera che, fino quando non viene sciolta e colata
in un nuovo stampo, continua a mantenere la forma di quello vecchio. Il
possesso di una sufficiente quantità dell’essenza speciale, da un lato mette lo
spirito in grado di rivestirsi degli atomi che ha raccolto e di tenerli
abbastanza a lungo per scioglierli, in un certo senso, in uno stato in cui
assumeranno la sua identità o lo stampo della sua individualità. La mancanza
dell’essenza, d’altra parte, lo porta a perdere la sua presa su questi atomi
prima che il processo sia stato perfezionato, e quello spirito potrebbe
presentarsi nello stato di somiglianza imperfetta che ha ottenuto, o non
mostrarsi affatto.
Una similitudine
familiare potrebbe spiegare ciò che intendo dire. Quando gli esseri sulla Terra
mangiano, introducono nel corpo sia carne, sia vegetali, sia fluidi già formati
i quali contengono gli elementi che il corpo terreno richiede per il proprio
rinnovamento; con il procedimento della digestione il corpo fisico trasforma
quelle sostanze in componenti dell’involucro terreno dell’anima. Ecco che, allo
stesso modo, lo spirito prende gli atomi già preparati emessi dal medium e dai
partecipanti alla seduta di materializzazione, e attraverso un processo rapido
quanto un lampo, li ‘digerisce’ artificialmente, in altre parole li compone in
una copertura materiale, in un involucro per se stesso, imprimendo su questi
atomi la propria identità in modo più o meno completo a seconda del suo potere.
Ogni atomo del corpo
di un mortale è estratto, direttamente o indirettamente, dall’atmosfera che lo
circonda, ed è assorbito in una forma o in un’altra, e dopo essersene servito
come rivestimento del proprio spirito se ne libera, perché sia poi nuovamente
assorbito in un’altra forma da qualche altro essere vivente. Tutti sanno che la
materia del corpo umano cambia continuamente; eppure molti pensano che quando
uno spirito fa uso di questi atomi e li adatta a se stesso, deve aver preso,
insieme agli atomi materiali, le caratteristiche mentali dei partecipanti alla
seduta. Sostengono quindi che lo spirito che appare rivestito di questi atomi
materiali non è altro che emanazione di pensiero dai loro propri corpi e
cervelli, ignorando che è la materia più grossolana, e non gli atomi mentali,
ciò di cui lo spirito ha bisogno per rivestirsi e rendersi invisibile alla
vista materiale.
La miglior prova che
questa supposizione è errata, è la frequente apparizione, durante le sedute, di
spiriti a cui nessuno dei presenti stava pensando in quel momento; apparizione,
in certi casi, persino di persone la cui morte non era nota a nessuno dei
partecipanti alla seduta.
L’essenza o etere
fluido di cui ho parlato, è quella che principalmente mantiene il corpo
materiale in vita. Alla morte o, più correttamente, al momento del ritiro
dell’anima e della rottura del legame che la unisce agli atomi materiali del corpo,
essa si disperde nell’atmosfera circostante. Ciò ha come conseguenza che le
particelle che compongono il corpo decadono. Il freddo ritarda la dispersione
di questo etere fluido, mentre il caldo l’accelera; ciò spiega il motivo per
cui il corpo di qualunque animale o vegetale si disintegra o decade prima nei
climi caldi che in quelli freddi, e in questo modo diviene un nutrimento adatto
a quei minuscoli parassiti che sono stimolati e nutriti dal livello del
magnetismo vitale inferiore che è trattenuto nell’involucro scartato. Questa
essenza o etere fluido è simile al fluido elettrico noto agli scienziati, ma
poiché l’elettricità è il prodotto di sostanze minerali e vegetali, è di grado
inferiore ed è più grossolana, quanto a qualità, rispetto all’elettricità
umana, e richiederebbe la combinazione di altri elementi perché possa dirsi
assimilabile a quest'ultima.
Questa essenza più
elevata è un importante elemento in quello che è stato definito il ‘Principio superiore della vita animale’,
per distinguerlo dal ‘Principio della
vita dell’anima’ e dal ‘Principio
della vita astrale’. Ciascuno di questi è un principio elementare distinto.
Nella trance, sia in
quella indotta artificialmente che in quella che si verifica come parte dello
sviluppo spirituale di certi sensitivi o medium, questa essenza di vita rimane
nel corpo; il medium ha bisogno di questa essenza per restare in vita, anche
mentre è in trance. Di conseguenza, mentre è in questo stato, lo spirito
controllante ne preleva certamente una gran parte per rivestirsene, ma deve poi
restituirla al medium. Alcuni di questi medium emettono quest’essenza così
facilmente, che se non venisse continuamente integrata il loro corpo potrebbe
morire. Altri la emettono solo con grande difficoltà, mentre in alcuni ce n’è
una quantità così piccola che non sarebbe né saggio né utile prelevarla.
L’aura dei medium
che ne possiedono una grande quantità e di qualità elevata e pura, diffonde una
piacevole e chiara luce argentea, che può essere vista dai chiaroveggenti, e
che aiuta persino gli spiriti non materializzati a rendersi visibili. Questa
luce argentea può essere vista irradiarsi dal medium come i raggi di una
stella, e quando è presente ad un livello molto alto non è necessaria alcuna
altra luce affinché lo spirito materializzato si mostri; questo appare allora
come circondato da un’aureola argentea, e con questa splendida luce che
illumina i loro abiti, appare simile ai santi e agli angeli che compaiono in
certi dipinti, santi ed angeli di cui senza dubbio gli antichi veggenti avevano
contemplato l’aura attraverso il medium.
Sebbene l’ausilio di
medium materializzanti e di un buon cerchio di persone ancora nel corpo
materiale possa semplificare il processo di creazione di un corpo di cui uno
spirito potrebbe rivestirsi, è tuttavia possibile, per alcuni spiriti delle sfere
più elevate, crearsi direttamente un corpo materiale senza l’assistenza di
alcun medium o di qualsiasi altra persona in un corpo terreno. È sufficiente la
loro conoscenza delle leggi della chimica, e la loro forza di volontà è
adeguata alle difficoltà del procedimento; nell’atmosfera della Terra, così
come nelle piante, nei minerali, negli animali, si trovano tutte le sostanze di
cui ogni corpo è composto e da cui viene estratta l’essenza vitale. Il corpo
umano è una combinazione di tutti i materiali e di tutti i gas che si trovano
sulla e nella Terra e nella sua atmosfera, ed è necessaria la sola conoscenza delle
leggi che governano la combinazione e l’adesione delle varie sostanze, affinché
lo spirito sia in grado di plasmare un corpo simile, sotto ogni punto di vista
a quello di un uomo terreno e di rivestirsene, mantenendolo attivo per un
periodo lungo o breve, in base alla sua volontà.
Una tale conoscenza
è necessariamente ancora sconosciuta, tranne che nelle più alte sfere, poiché
richiede un alto livello di sviluppo nella condizione mentale dello spirito,
prima che egli possa debitamente valutare e comprendere tutti i più piccoli
aspetti e le numerose leggi della natura che questo procedimento richiede. Essi
possono creare questi corpi, e persino animarli fino ad un certo livello, con
il principio inferiore della vita o dell’astrale, ma non possono continuare a
sostenerne la vita per l’estrema difficoltà che si incontra nel raccogliere
questo principio inferiore della vita; e anche se animano in questo modo quel
corpo creato artificialmente, lo stesso è pur sempre privo di intelligenza e di
ragione: questi attributi appartengono esclusivamente all’anima, e né un uomo
né uno spirito può fornire un tale corpo ad un’anima, che è l’unica cosa che
può dare intelletto e immortalità. Allo stesso tempo, un corpo artificialmente
plasmato può servire come involucro ad uno spirito (o anima) e metterlo in
grado di conversare con gli uomini per un tempo più o meno lungo. Ciò in base
al potere dello spirito di mantenere integro quest’involucro materiale. Non c’è
quindi dubbio che gli antichi, che avevano acquisito la conoscenza di questi
fenomeni, potessero anche rinnovare a piacimento il rivestimento materiale dei
loro corpi, rendendosi praticamente immortali sulla Terra; questi spiriti
avrebbero anche potuto disperdere a volontà gli atomi materiali del loro corpo
e spostarsi nel mondo dello spirito liberi dagli impacci della carne,
ricostruendo in seguito il corpo terreno a volontà. Tali uomini-spirito sono i
Mahatma i quali, con la conoscenza di questi e altri segreti simili, possiedono
effettivamente molti degli straordinari poteri a loro attribuiti.
Noi però ci
distinguiamo da essi nell’applicazione della conoscenza che hanno così appreso,
e dalle dottrine che ne hanno dedotto, ed anche per quanto riguarda
l’inopportunità di impartirla liberamente agli uomini terreni, anzi, per il
dovere di allontanarla da essi, essendo per loro dannosa. Noi riteniamo che non
ci sia alcuna conoscenza offerta agli spiriti o ai mortali che non possa essere
posseduta senza danno da chiunque, a condizione che questi ultimi possiedano lo
sviluppo mentale necessario per comprendere ed applicare questa conoscenza. Il
nostro grande insegnante di queste materie, la guida Ahrinziman, era un nativo
dell’Oriente, ed è stato uno studioso dell’occulto, sia in questa vita terrena
che nei duemila e più anni che sono trascorsi da quando ha lasciato la Terra.
Quella che ti ho riportato è la sua netta opinione, ed egli ha visto sia
l’origine che la pratica di molte di queste idee per ora nuove alla mente
dell’Occidente.
Pur possedendo il
potere di creare un corpo materiale dai soli atomi elementari, gli spiriti con
conoscenze avanzate usano raramente questo potere: infatti, per la
materializzazione ordinaria non hanno bisogno di esercitarlo, perché le
emanazioni dei partecipanti alla seduta materializzante e l’aura del medium
sono già sature della necessaria essenza per la formazione di un corpo. Ciò
semplifica il processo di materializzazione, eliminando vari problemi e
diminuendo il tempo necessario al raggiungimento dell’obiettivo. È proprio come
acquistare un indumento già confezionato: si accelerano i tempi e si eliminano
vari problemi. Se invece si va dal sarto, questi deve prima provvedere alla
lana, deve poi filarla, tesserla per creare il tessuto, e solo alla fine può
iniziare a creare l’abito.
In alcuni casi, dal
corpo del medium viene prelevata così tanta materia, da alterare
percettibilmente il suo peso. In altri casi viene utilizzato quasi l’intero
involucro materiale, tanto che alla vista materiale, il medium svanisce,
sebbene il chiaroveggente possa percepire la forma astrale o spirituale ancora
seduta sulla sedia. In tali casi si fa uso semplicemente degli atomi di materia
grezza, mentre gli atomi mentali non vengono toccati. Di regola gli spiriti che
prendono parte ad una seduta di materializzazione, sia quelli che si materializzano
sia quelli che assistono lo spirito principalmente in controllo, ignorano i
mezzi con i quali tali risultati vengono ottenuti, proprio come molte persone
che si servono delle scoperte nella chimica e dei prodotti dei chimici ignorano
le modalità di ottenimento di quelle sostanze. In tutte le materializzazioni
esiste un capo o direttore invisibile da una sfera incredibilmente avanzata
rispetto alla Terra, che può essere definito come il chimico responsabile;
questi comunica le sue direttive ad uno spirito che ha una grande capacità di
controllo delle forze del piano astrale e ad altri al di sotto di lui che
giungono in contatto con il medium e dirigono l’ordine della materializzazione
di amici personali dei partecipanti alla seduta, oltre che materializzandosi e
mostrandosi essi stessi a volte al cerchio.
Esiste un potente
movimento che si sta sviluppando nel mondo dello spirito con l’obiettivo di
estendere la conoscenza di tutte queste tematiche, sia tra gli spiriti che tra
gli uomini terreni. Il fanatismo clericale, sia ad Oriente che ad Occidente,
vorrebbe ancora impedire la diffusione di tale conoscenza all’interno delle
chiese, e combatte contro di essa, ma è un combattimento vano: il potere di
questo movimento è troppo forte per loro. Gli uomini si stanno riversando da
tutti i lati nelle vie della conoscenza, e si stanno affollando attorno alle
porte che, prima o poi, dovranno essere loro aperte.
Non si può reprimere
la conoscenza. Questo è un inalienabile diritto per nascita di ciascuna anima,
e non può essere sottoposto alla proprietà di alcuna classe. La mente, non
appena inizia a pensare, si pone alla ricerca della conoscenza, nutrendosi
anche delle poche briciole che trova sul suo cammino. Di certo, sarebbe meglio
impartire la conoscenza che viene ricercata in modo prudente e giudizioso, così
che possa essere assimilata, piuttosto che tentare di reprimere il desiderio di
raggiungerla, o piuttosto, lasciare che l’anima affamata la ricerchi da sola
nei cumuli di rifiuti dell’errore[20].
La razza umana è
destinata ad avanzare eternamente, e la tutela imposta al bambino non è più
adatta al giovane che cresce. Questi chiede a gran voce la libertà, e spezzerà
le briglie se la loro stretta non viene allentata, ed è destinato a vagare per
le vie della conoscenza fino all’estremo delle sue facoltà. Non sarebbe giusto, allora, che coloro che vengono
definiti come i saggi della razza umana, rispondessero a questa sete di Luce e
conoscenza, donando, attraverso ogni possibile canale e via, la saggezza di
tutti i tempi in una forma il più possibile comprensibile? Questo pianeta
non è altro che una briciola della conoscenza universale adattata al suo stato,
e ogni ora richiede che l’espansione della mente umana possa corrispondere
all’espansione dei suoi credi e delle sue risorse, mediante lo scorrere di
freschi raggi di luce, e non mediante la repressione del vecchio per paura che
la sua vista possa essere troppo difficile da sostenere».
*
A/3 - Perché le Sfere spirituali
sono invisibili? - Le fotografie di elementi spirituali
Franchezzo chiede:
«E ora, Hassein, vorrei chiederti un’altra cosa.
Molti sulla Terra vogliono sapere come mai, se le Sfere spirituali si
sviluppano attorno alla Terra e tra la Terra e il Sole, perché non si possono
vedere? E perché non vedono nemmeno gli spiriti che sono accanto a loro, nella
stessa stanza? Naturalmente, alla gente non basta sentirsi dire che ciò accade
perché non sono chiaroveggenti e non hanno la vista spirituale. Vogliono una
spiegazione più chiara. Io stesso sono uno spirito e so di esistere, così come
esiste il luogo in cui vivo, ma non riesco a dare una risposta a questa
domanda. Puoi farlo tu?».
Hassein
sorrise e rispose: «Potrei darti una
dozzina di complesse spiegazioni, ma né tu né gli uomini sulla Terra che non
sono in grado di vedere gli spiriti, progredirebbero granché in sapienza. Devo
perciò cercare di risponderti senza scendere nei dettagli tecnici, per quanto
possibile. Avrai probabilmente visto le foto di spiriti non materializzati
scattate da medium sulla Terra. Avrai notato che agli occhi umani quegli
spiriti appaiono come semitrasparenti. Attraverso la silhouette degli spiriti si
vedono le porte, le finestre, i mobili della stanza.
Questo fatto può
darti una buona idea della ‘quantità di materialità’ posseduta da un corpo astrale (il primo grado della
materia spiritualizzata). Le particelle materiali sono diffuse in modo talmente
sottile, da costituire una leggerissima rete, unita da atomi invisibili di una
natura più eterea, talmente sublimata che, in effetti, non possono essere
ripresi dalle più sensibili lastre fotografiche ora in uso. Per essere ripresi,
quindi, gli spiriti devono o materializzare un corpo come quello terreno, oppure
utilizzare un altro metodo che è quello usato comunemente nel caso delle
fotografie degli spiriti nelle quali questi ultimi sono visibili alla vista del
chiaroveggente ed invisibili agli occhi materiali.
In questo caso gli
spiriti utilizzano alcuni dei gusci o
corpi astrali che ti ho già descritto
come formanti delle masse simili a nuvole di atomi semi-materiali, gusci astrali (cap. 9) che non sono mai
serviti da corpo per nessuna anima, e che sono così plastici che gli spiriti
possono plasmarli a propria immagine, come uno scultore plasma la creta. Queste
repliche possono essere fotografate, e quando lo sono mostrano una somiglianza
più o meno grande con lo spirito, in base alla volontà, al potere e alla capacità
di quello spirito di riflettere su di esse le proprie fattezze; ed anche se
queste foto non sono, propriamente parlando, immagini di quegli spiriti, sono
tuttavia la prova dei poteri spirituali e dell’esistenza dello spirito che ha
utilizzato quei gusci, perché ogni spirito deve personalmente imprimere su di
essi la propria identità, mentre degli spiriti con conoscenze scientifiche più
avanzate preparano quella forma perché possa ricevere quella impressione.
Nel caso delle foto
degli spiriti materializzati, gli spiriti costituiscono un corpo servendosi
degli atomi ‘più materiali’ e se ne rivestono. Un chiaroveggente che vede una di
queste forme astrali che viene fotografata, probabilmente non è in grado di
capire se è un guscio astrale o un vero spirito, poiché il potere di
distinguere tra i due non è ancora sviluppato nei medium, né, in genere, questi
ultimi sanno il perché uno spirito che essi percepiscono come solido, appaia sulla
lastra fotografica come un’entità semitrasparente.
Essi vedono sia la
materia più spiritualizzata, sia gli atomi astrali più grossolani, quindi esso
appare loro come un corpo solido con arti ben proporzionati, non come l’ombra
trasparente di uno spirito la cui apparenza può comprovare l’idea che gli
spiriti che discendono sulla Terra sono semplici ombre o gusci vuoti. Il vero
motivo della loro apparente vacuità sta, come ti ho detto, nel fatto che le apparecchiature
fotografiche attuali non sono in grado di trasferire la forma dell’intero
spirito, ma solo quella delle particelle più grossolane. Nel caso di uno
spirito completamente materializzato che viene fotografato, questa apparenza
trasparente non esiste. La forma è così perfetta, così viva e solida, che la
gente dice che non può essere uno spirito: deve essere senz’altro il medium!
Questi sono dei ricercatori superficiali che cercano di comprendere una materia
irta di difficoltà e di sottigliezze, e pensano di poter trarre delle
conclusioni in base alle loro scarse conoscenze.
Ma torniamo alla tua
domanda. Ti ho dimostrato come una foto può riprodurre uno spirito la cui
apparenza è simile a quella del ‘tradizionale’ fantasma. Ora ti dimostrerò come
i mortali possono anche vederlo in questo modo, ma per farti capire meglio ti
chiedo di immaginare di essere ancora nel corpo fisico, senza i poteri di
visione spirituale che possiedi ora. Supponiamo che con l’occhio sinistro tu
possa vedere solo le cose materiali, e con l’occhio destro solo le cose
spirituali.
Supponiamo che tu
volti la schiena alla luce, e poni il dito indice di fronte all’occhio destro,
dove può essere visto solo da quell’occhio, mentre l’occhio sinistro vede solo
il muro di fronte. Se chiudi l’occhio destro, quel dito è invisibile, eppure è
ancora lì, solo che non è nella linea di visione dell’occhio sinistro, che nel
nostro esempio vede solo le cose materiali. Se a questo punto apri entrambi gli
occhi e guardi al dito lo vedrai certamente, ma a motivo di una strana
illusione ottica, lo vedrai trasparente, come una semplice ombra del dito, e il
muro può essere visto attraverso di esso; puoi paragonarlo al fantasma di un
dito, anche se sai bene che in realtà è concreto e solido.
Puoi così immaginare
come una persona che ha aperta [funzionante, Ndt] la
sola vista fisica, non può discernere ciò che per essere percepito richiede la
vista spirituale e come, quando sono contemporaneamente aperte sia la vista
spirituale che la vista fisica di quella persona, uno spirito può diventarle
visibile, ma con la stessa apparenza di trasparenza che ha il dito di cui ho
parlato. Da qui è nata la concezione popolare dello spirito. Un chiaroveggente
che guarda un oggetto spirituale con la vista spirituale, lo fa tenendo chiusa
la vista fisica, tramite il potere dell’intelligenza di controllo che guida la
medianicità di quella persona. Di conseguenza, per questo medium l’oggetto
spirituale appare solido quanto un dito fisico che viene visto con la sola
vista fisica.
Pochi sanno che
anche la vista materiale dipende dagli atomi materiali che riempiono
l’atmosfera della Terra, e senza i quali non esisterebbe la luce e non
vedrebbero alcunché.
La notte, gli esseri
in fisico possono vedere i corpi celesti, per quanto siano distanti, poiché
sono oggetti materiali che riflettono la luce del Sole. Durante il giorno quei
corpi celesti sono sempre lì, ma l’immensa massa di particelle materiali
dell’atmosfera terrestre che vengono illuminate dalla luce del Sole che a loro
volta riflettono, causano un’intensità luminosa tale che vengono velati e non
sono più visibili agli occhi materiali. Ma se vai oltre questa atmosfera di
atomi illuminati, vedrai che le stelle sono di nuovo visibili a mezzogiorno,
mentre l’etere dello spazio, essendo libero di tali particelle materiali, è
oscuro: non vi è nulla che rifletta i raggi del Sole.
Quindi, anche se un
essere in fisico si avvicinasse al Sole, la luce di quest’ultimo non sarebbe
più visibile al suo occhio materiale, perché egli può vedere la luce del Sole
solo se c’è qualche oggetto materiale, per quanto piccolo, in grado di
riflettere quella luce[21].
Allora, come sa l’uomo che la luce del Sole viaggia fino alla Terra
attraversando lo spazio etereo? Solo tramite la ragione e l’analogia, non
tramite la vista, perché oltre l’atmosfera della Terra, la luce del Sole è a
lui invisibile. L’uomo sa che la luce della Luna non è altro che la luce del Sole
che viene riflessa dalla superficie della Luna. L’esperienza e gli esperimenti
lo hanno provato, ed è ormai qualcosa di universalmente riconosciuto. Allo
stesso modo, ogni piccolo atomo di materia che fluttua nell’atmosfera terrestre
è una luna di dimensioni infinitesimali che riflette la luce del Sole per
l’uomo, ed illumina la Terra con lo splendore del proprio riflesso.
Quindi, quelle
minute particelle che vengono continuamente proiettate nell’atmosfera dalla Terra
stessa, non sono altro che gli atomi di maggiori dimensioni e più grossolani
che includono, o meglio ruotano attorno, a minuti germi spirituali che formano
un’atmosfera spirituale attorno alla Terra e, per i chiaroveggenti, riflettono gli
elementi spirituali della luce del Sole. Questa atmosfera spirituale forma ciò
che è conosciuto come il piano astrale,
ed ha per i corpi astrali la stessa densità che l’atmosfera fisica ha per i
corpi fisici; e la luce che proviene dagli elementi spirituali del Sole che colpisce
queste particelle spirituali, è la luce del piano astrale che è percepita dallo
spirito, mentre alla vista fisica dei mortali è visibile l’atmosfera fisica
della Terra.
È quindi facile
immaginare che le Sfere spirituali possano esistere attorno alla Terra, e tra
l’uomo e l’involucro spirituale del Sole, senza che l’uomo sia in grado di
vederle, a motivo del fatto che la sua vista spirituale è chiusa, e può vedere
solo ciò che è fisico. Le Sfere spirituali e i loro abitanti sono certamente
più trasparenti ed intangibili per gli esseri sulla Terra di quanto appaiano le
dita di cui abbiamo parlato. Eppure essi esistono, e sono solidi quanto le
dita, e sono invisibili solo a motivo della vista imperfetta degli uomini,
vista che è limitata alle cose materiali di densità comparativamente maggiore».
[indice]
Considerazioni finali del
curatore
(della
stampa Lampi del 2009)
1) Perché
penso che questo libro sia autentico
Inevitabilmente, la
prima domanda che ci si pone prendendo in mano questo libro è: «Ma sarà tutto vero?». Ovviamente non
posso affermare scientificamente (qualunque cosa questa parola significhi) che
questo libro sia stato dettato da uno spirito ad un medium. L’unica cosa certa
è che questa narrazione s’inserisce in una tradizione florida e consolidata di
libri che, secondo i loro ‘trascrittori’, sono stati dettati da spiriti
disincarnati; gran parte di tali opere, poco note in Italia, sono coerenti tra
di loro per quanto riguarda il contenuto: in sostanza, per quanto riguarda la
descrizione di come sarà l’aldilà.
Alcuni potrebbero
pensare che non essendovi, appunto, nessuna prova scientifica della sua
autenticità, quest’opera sia un falso. Questo è un discorso da approfondire.
Pur se lo scientismo ha ormai mostrato i suoi gravi limiti e la sua incapacità
di spiegare la realtà nella sua complessità, in pratica, continua ad essere
applicato: in sostanza è considerato falso e illusorio ciò che non è
scientifico. Basta però una semplice considerazione per svelare la fallacia di
questo ragionamento: gli esseri umani
amano! L’amore è un sentimento, quindi non è misurabile; di conseguenza
non è scientifico; in conclusione, secondo un ragionamento scientista, non è
reale. Eppure milioni, miliardi di persone ogni giorno gioiscono e soffrono a
causa dell’amore, il quale è l’aspetto più profondo della vita, il sentimento
per cui a volte siamo disposti a rinunciare anche alla vita stessa.
Pensiamo poi
all’esistenza di Dio, l’Essere nella cui esistenza crede la stragrande
maggioranza della popolazione mondiale: se nell’amore tra uomo e donna esiste il
oggetto concreto del sentimento, nel caso di Dio manca anche questo? Eppure,
anche in questo caso il ‘percepire’ la Sua esistenza è ragione sufficiente, per
moltissimi, per credere in Lui.
È tempo, quindi, che
la scienza riconosca che vi sono degli ambiti che – almeno al momento – le sono
preclusi, ma che non per questo sono meno reali. L’assenza di prove
scientifiche del Mondo dello Spirito, non è quindi prova della sua inesistenza.
Naturalmente è vero anche il contrario: non basta credere in qualcosa perché
questo qualcosa sia vero, e ciò vale anche per il contenuto di questo libro.
La mia propensione
per la sua autenticità deriva da alcune prove indiziarie:
-
prima di tutto,
come ho già detto, la coerenza tra quest’opera e altre dello stesso
tipo;
-
secondo, la
testimonianza di numerosi racconti pubblicati sulle esperienze di pre-morte
che concordano sulla sostanziale somiglianza tra mondo fisico e mondo
spirituale;
-
terzo, la
logica: ammesso che dopo la morte esista un mondo, ha senso pensare che
abbia molti punti di contatto con quello nel quale abbiamo vissuto, gioito,
sofferto, amato, lavorato che, insomma, sia un mondo più complesso, con leggi
diverse, e così via, ma non del tutto diverso da quello nel quale abbiamo
vissuto nel fisico? Vi deve essere una continuità tra le due dimensioni, e
questo libro, assieme a tanti altri, sostiene questa tesi.
Vi sono poi due
ultime ragioni molto soggettive che mi fanno propendere per la sua autenticità:
la prima è la sua consonanza con la mia visione personale del Mondo spirituale;
e la seconda è il profondo senso di giustizia e di amore che pervade la
narrazione.
Personalmente non ho
mai accettato la visione tradizionale della salvezza e della dannazione intese come
premio e castigo; la concezione di Franchezzo mi soddisfa profondamente perché
trasmette una concezione equilibrata della giustizia e della misericordia divina.
La visione del mondo che lui ci dona, ci aiuta a dare un senso alla nostra vita
fisica, illuminando alcune zone che le religioni tradizionali hanno da sempre
lasciato in ombra.
*
2) Il bene e il male
Passiamo al
contenuto. Dico subito che non mi tratterrò su quanto trattato nei tre capitoli
pubblicati in fondo al libro; sono capitoli che parlano di aspetti certamente
interessanti del mondo dello spirito, ma sono delle semplici descrizioni;
forniscono solo una conoscenza ‘tecnica’ della struttura del Mondo dello spirito.
Il senso vero del libro risiede negli altri capitoli. Il messaggio essenziale
l’ho già evidenziato nella Presentazione: l’altruismo, il bene, promuovono la
crescita personale; l’egoismo, il male, non solo la bloccano, ma fanno
arretrare lo spirito verso uno stato in cui addirittura perde le sue caratteristiche
umane.
C’è da aggiungere
che, mentre lo stato spirituale dell’uomo sulla Terra può essere mascherato in
vari modi, ad esempio tramite l’esibizione della ricchezza, lo sfoggio della
cultura, la benevolenza interessata, le virtù pubbliche che nascondono vizi
segreti, secondo Franchezzo, nel Mondo spirituale
questo non può avvenire. Nel prossimo mondo appariremo come siamo in realtà,
senza la maschera che il mondo fisico ci permette di assumere.
La posizione per la
quale qui sulla Terra veniamo lodati, ammirati, adulati, e per raggiungere la
quale abbiamo forse fatto qualche sgambetto, nel Mondo spirituale non ha alcun
valore. Lì, infatti, non vi sono gerarchie, o meglio, vi è un’unica gerarchia,
ed è quella dell’amore. Chi più ha dato agli altri, più è in alto nel mondo
dello spirito. Da questo punto di vista assume pieno ed imprevisto valore la
massima dannunziana: «Io ho quel che ho donato», cosa che
potremmo anche trasformare in «Io sono quel che ho donato».
La differenza ‘operativa’ tra i due mondi sembra
consistere nella relativa facilità con cui possiamo trasformare – quasi
ricreare – il nostro carattere in questa dimensione, facilità contrapposta alla
grande difficoltà di fronte alla quale ci troveremo, per lo stesso fine, nel
mondo dello spirito. In base a questa visione, il corpo fisico assume
un’importanza, è il caso di dirlo, vitale. Esso diventa lo strumento
indispensabile del quale Dio ci ha dotati per permetterci di crescere in modo
potenzialmente rapido, ma sempre in subordine al nostro impegno e al nostro
libero desiderio.
Questa affermazione
genera numerose riflessioni, tutte molto impegnative: “Perché siamo su questa Terra? Qual è lo scopo della vita? Perché il
male?”. L’autore, con onestà e
umiltà, afferma che nemmeno nel mondo spirituale si conoscono le risposte a
queste domande. Personalmente, sono certo che prima o poi saremo in grado di
avere queste risposte, ma in ogni caso mi pare che la visione che Franchezzo ci
trasmette, distrugga – in parte – una concezione disgraziata: quella secondo la quale il male è
inevitabile, e che è indispensabile per la crescita dello spirito! Chi
sostiene questa tesi, afferma che la crescita può avvenire solo in proporzione,
per così dire, al superamento del male da parte di ognuno di noi.
Se leggiamo
attentamente, vediamo che non è così (o non è solo così), secondo l’autore. Lasciando inevitabilmente in
sospeso la questione dell’origine e del perché del male, traspare dalla
narrazione di Franchezzo l’idea che la crescita avvenga grazie al superamento
dei propri limiti. Ora, i limiti sono impliciti nella dimensione finita nella
quale viviamo, ma sono per così dire ‘passivi’: sono come dei gradini che, se li percorriamo, ci permettono di giungere
ai piani superiori di un palazzo. I gradini di per sé non sono un male o un
bene: esistono e basta; possiamo considerarli come un ostacolo, evitare quindi
di affrontarli e restare al livello al quale ci troviamo, oppure possiamo
percorrerli e trasformarli in questo modo in uno strumento di elevazione. Il
male invece non è così. Il male è ‘attivo’: pone continuamente ostacoli alla
crescita, spesso addirittura la impedisce, ed arriva anche ad uccidere per
farlo.
È evidente che il
male esiste, e se desideriamo crescere dobbiamo affrontarlo e superarlo; ma il
male non è la controparte inevitabile del bene. È qualcosa che, come le
principali religioni tentano di spiegare, non fa parte del piano originale di
Dio per la Creazione. Se esiste una logica, il male, non essendo creazione del
Dio assoluto, per definizione è limitato anche nel tempo. Prima o poi, quindi,
esso scomparirà da questa Terra. Se ciò non avvenisse, vorrebbe dire che Dio
non è un Dio assoluto, cosa che sarebbe un assurdo logico. A Franchezzo sfugge,
in parte, la diversità tra male e limite, e li confonde. Vede in sostanza il
male come un limite che nasce da uno squilibrio nelle facoltà umane; mentre in
realtà, come ho detto sopra, ritengo siano due cose molto diverse.
*
3) L’amore per Bianca
Un altro elemento
interessante del libro consiste nel motore del desiderio di crescita di Franchezzo: l’amore per la sua donna dallo pseudonimo
‘Bianca’. Credo che nella dimensione culturale-religiosa nella quale siamo
immersi, nella quale il sesso è considerato qualcosa di impuro in sé (somma
perfezione è infatti la castità sacerdotale, mentre la famiglia è quasi una
seconda scelta, ed è stata vista in passato come un tollerabile rimedio alla
lussuria), questa idea può essere considerata come paradossale, quasi
provocatoria. La nostalgia di Franchezzo per ‘Bianca’ è struggente, come la
nostalgia di ogni innamorato di questa Terra per la sua amata. Solo chi non ha
mai amato veramente può pensare che, perdendo il corpo, perderemo questo
aspetto della nostra natura, e che il prossimo mondo sarà un mondo puramente
etereo e contemplativo, staccato dai ‘desideri della carne’.
In sostanza,
Franchezzo non fa che affermare che la vita nel mondo dello spirito è la
prosecuzione della vita sulla Terra. Ad una riflessione più attenta, questa
affermazione ha il sapore della logica.
Come ho detto, possiamo non conoscere in modo chiaro ed esaustivo il motivo
della nostra vita su questo pianeta, ma se esiste un mondo dello spirito, e se
nel mondo dello spirito il desiderio di Franchezzo è quello di vivere con la
sua donna, in una casa, e di ritrovare suo padre e i suoi amici... beh, allora
la risposta, almeno parziale, alla domanda sullo scopo della vita, può essere
una sola: la vita terrena ha lo scopo di
prepararci a quella nel mondo dello spirito, un mondo nel quale si apriranno
davanti a noi possibilità inimmaginabili rispetto a quelle offerteci nella
piccola e limitata scuola della Terra! L’amore e la famiglia assumono da
questa prospettiva un valore non più solo biologico ed affettivo, e limitato a
questa dimensione, bensì un valore universale ed eterno.
L’amore di
Franchezzo per Bianca è uno degli aspetti più originali di quest’opera; ci
indica in modo chiaro che l’amore vero è veramente eterno. Attenzione però: il
suo concetto di amore contrasta fortemente con il concetto corrente. Quando
oggi diciamo «amore» in realtà spesso intendiamo «passione». Non può essere
definito in altro modo qualcosa che si brucia nel giro di pochi giorni o di
pochi mesi. Quanto è diverso l’amore di Franchezzo
per Bianca dall'amore, ad esempio,
tra personaggi del mondo dello spettacolo che durano davvero lo spazio di un
mattino. Il suo era un sentimento così potente e costante, che gli ha
letteralmente salvato la vita spirituale, che ha superato non solo le
difficoltà legate al diverso sviluppo spirituale dei due, ma anche quelle
legate alle dimensioni così diverse nelle quali hanno vissuto per tanto tempo.
Ecco, forse l’elemento della pazienza e dell’accettazione reciproca è uno di
quelli che più si è smarrito oggi nel rapporto tra due persone che si amano o
che dicono di amarsi. Il sentimento di Franchezzo, pensandoci bene, è un
elemento talmente originale, che fa propendere pesantemente la bilancia verso
l’autenticità del racconto.
*
4) L’influenza degli spiriti
Abbiamo letto che
gli spiriti disincarnati sono attorno a noi, ci proteggono o ci ostacolano, a
seconda della loro natura e del nostro comportamento. Tutto il libro è una testimonianza
di questa affermazione, quindi non mi dilungo in proposito. Vorrei solo
ricordare una delle frasi di Franchezzo che oggi, a
centodieci anni dalla sua dettatura (2007), suona come una profezia: «...Sotto la mia influenza, alcuni mortali
avrebbero scritto dei libri che sarebbero stati rivolti alla ragione e alla
sensualità delle persone, che avrebbero avuto come effetto quello di rendere la
società più tollerante e addirittura piena di ammirazione verso le idee più
rivoltanti e gli insegnamenti più abominevoli». Ma non è ciò che sta
succedendo oggi? Aggiungiamo ai libri certi film, certa televisione, certi
giornali, certi siti internet, ed avremo un quadro perfetto della situazione di
decadenza morale nella quale viviamo. Idee come quella dei matrimoni
omosessuali, o addirittura dell’adozione di bambini da parte di quelle coppie,
o dell’assoluta libertà in campo sessuale, cose fino ad alcuni anni fa nemmeno
immaginabili, oggi vengono accettate comunemente in nome della libertà dei
diritti umani, del ‘progresso’, dimenticando però che la libertà assoluta in un
mondo relativo non può esistere. La natura, inclusa quella umana, funziona
secondo delle regole, e quando tali regole vengono infrante, il risultato non è
maggiore libertà e maggiore creatività, ma il caos totale, quindi la
distruzione! Queste idee vengono oggi, come ha profetizzato Franchezzo,
ammirate, considerate un ritorno alla classicità, alla centralità dell'uomo, e
chissà cos’altro, in nome della libertà. Una libertà che ha alcuni aspetti
strani e contorti, perché considera coloro che non condividono quelle idee,
come persone intolleranti, fanatiche, antiquate, che non riescono ad adattarsi
al nuovo corso della vita umana e che, in definitiva, non hanno diritto di
parola.
*
5) La responsabilità umana
Un’altra profezia di Franchezzo
è quella legata alla visione delle guerre mondiali, un concetto assolutamente inimmaginabile
al tempo della redazione di quest’opera. Secondo lui quelle guerre sarebbero
state scatenate – come tutti gli altri orrori – dall’accoglienza da parte degli
uomini delle potenze oscure del male. Ci ha spiegato che gli orrori delle
rivoluzioni, ma anche gli atti di violenza individuale, vengono usati come
nutrimento da quelle forze. È una visione che non può essere presa alla
leggera, e che ci permette di capire il perché tante rivoluzioni, iniziate con
i migliori propositi, hanno poi finito con il trasformarsi in rulli compressori
dei principi che le avevano ispirate, e purtroppo anche dei popoli che le
avevano attuate. Un’osservazione importante: l’autore non scarica la responsabilità degli avvenimenti sugli
spiriti malvagi; è l’uomo ad essere
responsabile delle proprie azioni, è sempre l’uomo che invita quegli spiriti
malvagi dentro di sé e dà loro spazio nella propria vita! Quindi Franchezzo
non giustifica nessuno; non è un buonista, né scarica le responsabilità della
violenza, singola o collettiva, sul ‘sistema’, o sulla ‘società’. Tutto il
libro è un inno alla responsabilità personale, sia pure non abbandonando mai la
compassione e la misericordia.
È proprio il senso
di responsabilità personale uno degli elementi fondamentali per la vita sociale
che oggi si è perso e di cui si sente la mancanza. Qualcuno ha detto che «il desiderio di certe persone di cambiare il
mondo è una scusa per non cambiare se stessi». Ed è vero, perché se si
desidera cambiare il mondo e non si possiede il senso di responsabilità, il
motivo per cui «le cose vanno male» è
sempre degli altri: del governo, della società, dei vicini. Il senso di
responsabilità ci porta invece a capire che il cambiamento deve iniziare da
noi. Franchezzo ci dimostra che, se non prendiamo responsabilità per il nostro
cambiamento qui sulla Terra, dovremo farlo nel mondo spirituale con difficoltà
molto maggiori.
*
6) L’inferno non è eterno
Un altro sorprendente aspetto di questo libro, al quale
abbiamo già accennato, è l’affermazione che l’inferno esiste, ma non è eterno.
L’idea della dannazione eterna ha giocato un ruolo straordinariamente
importante nella storia del cristianesimo. Si è parlato e scritto all’infinito
di gratuità della salvezza, di dannazione eterna, di predestinazione, di
ininfluenza delle opere sulla salvezza... Alcuni, e tra questi Jean Guitton, sono giunti ad affermare che l’inferno esiste, sì,
ma è vuoto. È un ragionamento che ricorda quello di coloro che contestavano le
affermazioni di Galileo sulla geografia della Luna. Galileo chiedeva agli
aristotelici di guardare nel suo cannocchiale e di constatare che sul satellite
esistevano montagne e vallate; non era quindi perfettamente tondo e liscio come
Aristotele aveva affermato. Gli interlocutori declinavano gentilmente l’invito,
affermando che la Luna poteva anche essere coperta di monti e valli, ma questi
erano sicuramente ricoperti a loro volta da una sostanza perfettamente
trasparente, invisibile al cannocchiale, che rendeva il satellite tondo e
liscio come Aristotele decretava dovesse essere.
A che serve un
inferno vuoto? Se esiste, deve servire a qualcosa! L’affermazione di Guitton su un inferno in crisi di inquilini, dimostra
l’irresolubilità del conflitto tra misericordia divina e giustizia divina,
perlomeno per come è stato impostato fino ad oggi. I teologi cristiani sentono
che l’eternità della pena non può essere conciliata con la misericordia
infinita del Padre, ma sono bloccati nella risoluzione del dilemma dalla
tradizione teologica, dall’interpretazione di alcuni brani delle Scritture, da
alcune rivelazioni moderne.
Non è ovviamente
questa la sede per discutere di queste tesi; mi limito a dire che l’inferno di Franchezzo è un inferno che in gran parte risolve tutti
questi problemi: chi compie il male, finisce in quel luogo spirituale dove
soffre nel proprio corpo spirituale, tormenti che possono anche essere quelli del
fuoco, ma la pena non è eterna, perché ciò sarebbe contrario all’infinita
misericordia di Dio. Le sofferenze degli inferi non sono una punizione in senso
stretto; sono piuttosto la conseguenza degli atti sbagliati. E diventano uno
strumento di redenzione. Quando nel cuore dei dannati emerge il pentimento per
il male fatto, interviene la misericordia di Dio, il Quale dà la possibilità di
porre rimedio agli errori fatti tramite il compimento di azioni buone anche
nella dimensione spirituale. Ecco la vera giustizia: la sofferenza usata come forma di misericordia! Il provare sulla
propria pelle ciò che gli altri hanno subito a causa nostra, al fine di
maturare una nuova consapevolezza! Su questa base di consapevolezza e
pentimento, gli spiriti sono pronti a percorrere la strada dell’espiazione e
della crescita.
La sua visione dà
una grande speranza. Quante volte ci siamo soffermati a pensare cosa significa
nella realtà l’insegnamento corrente delle Chiese, secondo le quali esiste il
premio eterno e la dannazione eterna? In realtà, significa che se siamo bravi
andremo in paradiso a godere il meritato premio, ma dovremo farlo infischiandocene
di qualche nostro caro - marito, moglie, figlio, padre, madre - che per qualche
motivo andrà o è andato all’inferno per tutta l’eternità!? È questa la
contraddizione di base, e personalmente non posso accettare l’idea di un Dio
che condanni per l’eternità un essere da Lui stesso creato. Ciò che l’autore spiega è assolutamente coerente
con l’immagine del Dio al tempo stesso, giusto ed amorevole, che nel cuore
sentiamo che esiste.
Il meccanismo che
egli ci spiega ci dà qualche altra indicazione in merito allo scopo della vita
sulla Terra, e ancora: la vita dovrebbe
essere un processo di crescita, che inizia qui sulla Terra e prosegue poi, in
altre forme, nella successiva dimensione. Se ciò è vero, problemi teologici
immensi, quali la dannazione eterna e la predestinazione, si sciolgono come
neve al Sole. Dio è nostro Padre e desidera che diventiamo come Lui («Siate perfetti com’è
perfetto il Padre vostro che è nei Cieli»), così che riflettiamo la
Sua natura di amore e di misericordia. Quindi non è Dio che ci danna o ci
salva: siamo noi che ci danniamo o ci salviamo sulla base di quanto, nella vita
terrena, abbiamo sviluppato la nostra capacità di amare. E l’inferno eterno... –
Beh, se il male, che ne è la causa, non è eterno, come può esserlo la sua
conseguenza? Alla fine, anche l’inferno sparirà, come dice l’autore.
*
Un’altra annotazione:
ho usato e uso le parole dannazione e
salvezza per comodità, ma nel
contesto dell’opera perdono il loro significato. Se scopo della vita è la
crescita, non ha senso parlare né di salvezza né di dannazione. La dannazione,
che per definizione è eterna, non esiste; esistono – come già detto – bassi e
bassissimi livelli spirituali, nei quali però mai muore la speranza di potersi
redimere. Così come non esiste la salvezza in senso classico, che molti pensano
di meritare solo perché hanno rispettato pienamente le regole della loro
religione. Si possono, infatti, rispettare formalmente le regole, ma rimanere
aridi dentro, e ciò non corrisponde di certo ad una crescita, essendo il vero
progresso spirituale dato dallo sviluppo della capacità di amare.
In questo quadro è
straordinario l’episodio in cui Franchezzo non solo perdona, ma addirittura
aiuta colui che era stato il suo peggior nemico. E spiega, in sostanza, che il
perdono ci libera dalle catene che ci legano e ci legherebbero per lungo tempo
a chi ci ha fatto del male. Il perdono, quindi, serve più alla vittima che al
carnefice, il quale, per riceverne i benefici, deve comunque pentirsi del male
fatto.
Una conseguenza
immediata di questa visione è la constatazione del primato dell’amore sulla
religione, intesa nel senso di struttura, e non di spiritualità. Se la cosa
fondamentale nella vita è amare gli altri (tutti indistintamente: «Amate i vostri
nemici»), allora l’etichetta religiosa perde buona parte del suo
peso nella nostra salvezza. Intendiamoci: non intendo mettere tutte le
religioni sullo stesso piano, perché secondo me non lo sono. Ma se vivessimo
con intensità il messaggio d’amore che le principali fedi hanno portato, il
problema della superiorità dell’una sull’altra diverrebbe secondario: saremmo
così occupati a fare qualcosa per i nostri fratelli, da non avere il tempo per
scannarci in dispute teologiche, o peggio, per ammazzare gente al fine di dimostrare
che la nostra religione è superiore alla loro. Questa concezione implicita in
Franchezzo, relativa al primato dell’amore sulla religione di appartenenza, è
quindi oggi di estrema attualità. Se il meccanismo di crescita spirituale di
cui egli scrive è vero, automaticamente perde qualunque motivazione, sia pure
teorica, la lotta tra le religioni. Esse sarebbero viste per ciò che sono in
realtà: strade diverse per giungere, con
un numero maggiore o minore di tornanti, a Dio! I loro fondatori sarebbero
considerati tutti inviati da Dio alle varie culture e ai vari popoli della
Terra, per annunciare una nuova speranza: la possibilità di liberarsi dalla
barbarie spirituale!
*
7) Le religioni
Un interrogativo che mi sono posto durante la lettura
del libro è il seguente: perché l’autore
non parla delle religioni, se non per scagliarsi talvolta contro una in
particolare? La prima sensazione è che non attribuisca alcuna valenza positiva
al cristianesimo, all’ebraismo, al buddismo, all’islamismo. Si limita ad
accennare solo alle antiche scuole spirituali orientali, e a fare qualche vago
cenno, pur pieno di rispetto, a Maria, o al Cristo. In un brano afferma
addirittura che gli spiriti (in Terra e in Cielo) progrediscono grazie al loro
duro lavoro, e non grazie alla fede «in chi si è sacrificato da innocente per i
loro peccati» (evidentemente il Cristo). La risposta che mi sono dato è da un
lato quella che sto cercando di comunicare con queste righe: il messaggio di base di tutte le religioni è lo stesso e, come ho
scritto, conta più il proprio modo di vita che l’appartenenza religiosa che ci
si attribuisce (nel mondo dell’essenza le etichette non svolgono un grande
ruolo). Dall’altro, vi vedo il richiamo all’importanza del lavoro personale per
raggiungere la maturità spirituale, un richiamo alla dignità dell’uomo e al
dovere che ha verso se stesso e verso Dio, quello di crescere spiritualmente.
Affidarsi
esclusivamente alla fede in Gesù per ottenere la propria salvezza, come fanno
alcuni cristiani, è un concetto non solo errato, ma anche egoistico, che non
viene abbastanza combattuto dalle Chiese. A mio parere, chi pensa di poter
essere ‘salvato’ semplicemente perché
crede in Cristo, è come un ladro che
vuole appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene, perché non ha fatto
nulla per guadagnarlo. Il Cristo ha dato un esempio di vita, ha aperto la
strada, e il Suo livello spirituale appartiene a chi segue quella strada con
l’aiuto della Sua Grazia, ma non si è elevati in Cielo come dal raggio traente
dell’Enterprise solo perché si crede in Lui. Se lo scopo essenziale della vita
è crescere interiormente imparando ad amare, ci possono essere – passatemi il
termine commerciale – alcuni sconti in questo processo, ma non dei saldi al
novantanove percento. Ne va della nostra dignità di esseri umani!
Tornando al rapporto
tra Franchezzo e la religione, ricordo che nelle sue stesse parole il Mondo
spirituale è estremamente vasto e complesso, e che non può certo interpretarlo
e descriverlo tutto. Se pensiamo ad altre sue affermazioni, e cioè che nel Mondo
spirituale gli spiriti si aggregano per affinità, e alle affermazioni relative
al ruolo negativo svolto nella sua vita dalla Chiesa cattolica, allora cominciamo
ad avere qualche elemento per interpretare le sue scarse citazioni del Cristo e
delle religioni in generale. La sua visione della vita è prettamente
umanistica, e per certi aspetti tende verso le filosofie orientali; ricordiamo
tra l’altro che il suo maestro nell’aldilà è orientale. Quelle filosofie hanno
uno straordinario fondamento spirituale, ma mancano di alcuni aspetti
interiori, tra i quali in particolare quello del rapporto personale con Dio e –
inutile dirlo – con il Cristo. È evidente che in questa visione l’aspetto della
Grazia, sia pure nell’accezione che ho delineato sopra, viene completamente
trascurato a favore del percorso di crescita basato solo ed esclusivamente
sulla responsabilità umana. La prova dell’esattezza di questa interpretazione
sta nelle parole stesse di Franchezzo, riportate nell'ultimo capitolo. Egli
afferma di non aver mai creduto in una religione, e di aver solo vagamente
immaginato che Dio potesse esistere. Afferma anche che ora, dopo essere giunto
a comprendere pienamente che Dio esiste, pensa che non Lo si possa ridurre ad una personalità. Tralasciando
le implicazioni che questa visione ha sull’esistenza del bene e del male, la
sua potenziale visione di Dio lo ha portato, nel mondo spirituale, ad un
immediato contatto con le filosofie che più si confacevano al suo carattere:
quelle orientali, appunto, per le quali Dio è energia, ma ha personalità ed
attributi non definibili.
Una volta compreso
questo punto, possiamo capire meglio anche tutta l’opera di Franchezzo. Mi
viene da chiedermi in quale sfera sarà oggi, ad oltre cento anni di distanza
dalla dettatura di quest’opera, e se durante il suo processo di crescita ha
capito anche altri aspetti, come ad esempio il ruolo del Messia o dei fondatori
delle grandi religioni, o se – come il Cristo ha insegnato – con Dio possiamo
stabilire un rapporto personale. Chissà se riuscirà a dircelo, prima o poi. In
ogni caso, in un’epoca di uso della religione a fini personali o ideologici, il
suo profondo richiamo all’interiorità e alla responsabilità dell’individuo è
una vera benedizione. Questo libro spiega indirettamente che il conflitto
religioso trae origine da un equivoco, e cioè dal considerare la religione un
fine in sé, e non un mezzo, il lasciapassare per la salvezza, e non la strada
da percorrere per raggiungerla. La lettura di quest’opera potrebbe quindi
contribuire anche alla pace religiosa nei nostri tempi, e sappiamo tutti quanto
ciò sarebbe importante.
FINE
[indice]
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Farnese]
[1]
Nel testo originale il nome della donna non viene espresso; per motivi
letterari abbiamo pensato di chiamarla con uno pseudonimo.
[2]
Nel linguaggio esoterico, la parola
«controllare», che ritorna più volte in quest’opera, si riferisce alla
situazione di uno spirito che utilizza il corpo (in genere il corpo fisico, ma
in questo caso spirituale) di un’altra persona. Si dice ad esempio che uno
spirito «controlla» un medium per esprimersi attraverso di lui.
[3]
Naturalmente questa spiegazione può
essere applicata anche a tanti altri orrori più recenti.
[4]
Possiamo supporre che questo medium non
sia altro che Farnese stesso. Il seguito sembra confermarlo.
[5]
Il tempo del secolo scorso fu caratterizzato da uno sviluppo delle riunioni spiritistiche, segno del tempo e della
tendenza a capire il mondo dello spirito fino ad allora vietato
dall’oscurantismo del cattolicesimo. [n.d.r.]
[6]
Sembra, nel seguito di questo capitolo,
che il «Piano astrale» di cui parla Hassein non sia
altro che il «Piano terrestre», conformemente alla terminologia classica
dell’esoterismo
[7]
Nel linguaggio dell’esoterismo e dell’occultismo,
gli «elementali» e i «gusci astrali» sono delle entità molto primitive del
Mondo spirituale, senza intelligenza propria, anche se possono essere dotati di
grande potenza.
[8]
Questa descrizione è di difficile
interpretazione, probabilmente per la difficoltà di tradurre in termini
comprensibili una geometria che non è la nostra. In ogni caso, quest’argomento
è ripreso nei capitoli pubblicati nell’ultima parte del libro.
[9]
La parola «atomo» designa qui, come in
seguito, una particella astrale elementare.
[10]
Si ritrova qui la distinzione tra Piano
terrestre (o Piano astrale), e il vero Mondo spirituale; il primo può essere
considerato come una sfera intermedia tra Mondo fisico e Mondo spirituale.
[11]
Su questa affermazione si potrebbe
scrivere un intero trattato, per le implicazioni che ha non solo nel mondo
dello spirito, ma anche sulla Terra. Se Dio è libertà, ha creato l’uomo libero
di scegliere la propria strada; di conseguenza, una società non può mai essere
giusta se impone a forza i valori sui quali si basa: l’oppressione genera la
ribellione, ed è per questo motivo che i totalitarismi non hanno alcuna
possibilità di realizzare le utopie dalle quali derivano. Le regole in base
alle quali vivere sono state «impiantate» nella nostra coscienza da Dio al momento
della nostra creazione; dobbiamo solo «ricordarle», vivendo per uno scopo
sempre più elevato. Se ciò è vero, la società ideale è il contrario
dell’Utopia; nel senso che in ogni concezione utopica esistono delle regole più
o meno ferree, naturalmente elaborate per il bene comune... ma una società i
cui componenti vivono per uno scopo elevato non ha bisogno di alcuna legge
scritta, perché l’unica legge è vivere per Dio e per la società.
[12]
Nel testo originale è «Faithful Friend» (Amico fedele)
[13]
Pathos: purezza di sentimento.
[14]
L’immagine presentata al tempo di Franchezzo (1896) è
corrispondente alla moderna tecnologia della TV o comunque di uno schermo,
anche se i termini adoperati sono quelli dell’impressione dell’autore secondo le cose esistenti a quel
tempo. [n.d.r.]
[15]
Nell’originale si parla appunto di «sheets of thin metal». Il
fonografo fu inventato da Edison nel 1877, ed utilizzava quale supporto del
suono dei cilindri di cera. Nel 1892 - quattro anni prima della dettatura di
questo libro - Berliner inventò il classico disco, originariamente in
ceralacca, poi in altre materie plastiche. Anche se la forma non è specificata,
il «foglio di sottile metallo» fa pensare ad un cilindro o ad un disco per
grammofono, e lo «specchio di lucido marmo nero» ad un gigantesco schermo
televisivo di ultima (per noi) generazione. La spiegazione del padre di
Franchezzo, «...una conoscenza scientifica molto elevata, null’altro», è un
ulteriore accenno alla contiguità e alla similitudine tra Mondo fisico e Mondo spirituale,
e al fatto che il «progresso» nel Mondo spirituale è molto più avanzato che
nel nostro. Il quadro appare ancora più interessante se pensiamo che la prima
proiezione in assoluto di un film avvenne nel dicembre del 1895, e il sonoro
fu introdotto nel 1926.
[16]
È la conferma di quanto dicevamo nella
nota precedente. In effetti, ciò è comprensibile in quanto il mondo dello
spirito è il mondo di causa. Se è vero quanto affermato in quelle righe,
diventa più chiaro il motivo per cui molte invenzioni sono avvenute ed
avvengono più o meno contemporaneamente in luoghi distanti tra loro, e vengono
fatte da persone non in comunicazione tra di loro. Questo curioso fenomeno
viene in genere attribuito ad un cosiddetto «spirito dei tempi», la cui natura
però è ancora più indefinita e misteriosa di quella del Mondo spirituale, anche
se, con questa nota, più comprensibile.
[17]
Per quanto riguarda questa affermazione, per quello
che sembra un radicale rifiuto della Grazia salvifica del Cristo da parte della
guida di Franchezzo, riteniamo che gli spiriti di
queste prime sfere oltre il piano terreno, non hanno ancora la Grazia di Gesù,
in quanto sulla Terra, ma anche in quel piano animico non hanno ancora
conosciuto i Suoi insegnamenti (n.d r.).
[18]
Spiritualistico/spiritistico:
Lo spiritismo è una dottrina apparsa nel 1857 in Francia, esposta pubblicamente
attraverso i libri di Allan Kardec all'interno di
cinque libri: Il libro degli Spiriti, Il libro dei medium, Il Vangelo secondo
gli spiriti, Il Cielo e l'Inferno e La Genesi. Il termine
"spiritismo" fu adottato per evidenziare i nuovi postulati rispetto
alle altre visioni spiritualiste della vita. [n.d.r.]
[19]
La teoria dell’esistenza dell’atomo, nonostante sia stata pubblicata per la
prima volta nel 1904 da Thomsom, già nel 1894 era già
stata postulata da George Johnstone Stoney,
chiamandoli “atomi di elettricità”. [n.d.r.]
[20]
Infatti, è tristemente noto che negli anni successivi ai primi del ‘900, la
compagine del cosiddetto ‘terzo Reich’ usò esclusivamente per i propri fini delle
conoscenze ricevute dai piani astrali inferiori, tramite le sedute spiritiche,
per imporre all’umanità i piani di forze demoniache che da allora, usati per i
loro fini, imperversano tra gli uomini di tutto il pianeta, e che sta portando
alla realizzazione delle profezie presenti nelle varie rivelazioni. [n.d.r.]
[21]
Evidentemente non descrive una presunta
invisibilità del Sole in sé, ma la luce che da esso si diffonde riferendosi al
fatto che oltre l’atmosfera, tutto appare oscuro, tranne gli oggetti illuminati
direttamente dal Sole.