Jana Haas
Spunti di riflessioni
Sulla
donazione degli organi
Presentiamo questo estratto, non come rivelazione, ma solamente come intuizione,
di Jana Haas dal suo libro “Mondi nell’aldilà” su un argomento
attuale, al fine di farci riflettere su questa pratica, attuata dalla medicina
moderna, quale soluzione per allungare la vita di pazienti considerati più come
robot che come esseri con una propria individualità spirituale. Perciò, anche
se ci è stato inculcato che basta togliere a un morente gli organi sani per
impiantarli a un altro tramite ingegnose soluzioni di microchirurgia, che poi
devono essere supportate da farmaci antigetto, qui viene presentata
dall’autrice una sua esperienza spirituale, e possiamo dare uno sguardo
nell’aldilà all’anima di chi viene praticato l’espianto, e quindi, cosa si
provoca nella personalità del ‘donatore’, quando non è completamente cosciente
della volontà del suo sacrificio verso il ‘prossimo’.
Sull’autrice:
Jana
Haas proviene da Kasachstan/Russia
e sin dal 1992 vive in Germania. Fin dall’infanzia ha avuto il dono della
chiaroveggenza, cioè in grado di vedere il mondo spirituale così chiaramente
come quello materiale. Con la conoscenza cui si rende partecipe in questo
mondo, Jana ci spiega i collegamenti del mondo spirituale, tramite numerose
conferenze, seminari e insegnamenti. È tramite questi mezzi di informazione,
con libri, conferenze, TV e stampa che è diventata nota a un grande pubblico.
Jana Haas vive oggi nei pressi del Lago di Costanza.
Tratto
dall’edizione tascabile del febbraio 2015
dalla Casa Editrice “Knaur”
che della stessa autrice ha pubblicato:
‘Angeli custodi’ / ‘Arcangeli
e la nuova era’ / ‘Guarigione con la forza degli angeli’ / ‘Attraverso l’anno
con gli angeli’.
«Dio e gli
angeli vedono nell’uomo
solo il
positivo e amorevole
e non
valutano o giudicano mai il negativo.
Nessuno viene
incolpato dal mondo spirituale.
“L’ultimo
Giudizio” è esclusivamente
il proprio
confronto con il passato
e la sua
elaborazione».
(capitolo estratto dal libro “Mondi nell’aldilà”)
Sul
trapianto di organi si deve considerare la faccenda da due lati. Da un lato c’è
il ricevente per il quale la donazione di organi rappresenta sovente un
notevole miglioramento di qualità della sua vita, e dall’altro per il progresso
medico che in questo campo rappresenta un grande arricchimento. Inoltre, se si
considera la faccenda da parte del donatore, la donazione di un organo sano del
donatore è un meraviglioso servizio d’amore, e precisamente così stanno le cose
nel trasferimento della cornea dell’occhio di un morto.
Nel prelievo di altri organi vanno considerati
tuttavia dei limiti etici. Il problema è il fatto che con l’entrata della morte
gli organi da prelevare diventano inutili, poiché ora, per poter prelevare
degli organi ‘vivi’, da parte della medicina, è stato definito il momento della
morte. Se come segno della morte subentrata, un tempo valeva l’arresto cardiaco
e la respirazione, in tempi moderni è stata stabilita una nuova definizione del
momento della morte, cioè la morte cerebrale.
Questo significa che adesso si designa una persona
come morta quando ancora il suo cuore batte, e quindi è ancora viva. I medici,
con lo stabilire il blocco cerebrale, considerano solo il fatto che il paziente
morirà nel giro dei successivi giorni, ma in questo spazio temporale si tratta
effettivamente e chiaramente di una persona vivente, la cui anima forma ancora
un‘unità con il corpo, e che in questa fase avrebbe bisogno di un amorevole
accompagnamento del ’passaggio’, per poi poter lasciar andare pacificamente il
corpo ed iniziare la salita verso la Luce, nel Cielo.
Se però in tal caso si lasciasse raggiungere
a questo morente un tale ‘passaggio’ naturale con una morte pacifica, allora
dopo la morte subentrata la maggior parte degli organi sarebbe inutilizzabile
per il trapianto. Per questo, per poter
conservare gli organi necessariamente ‘ancora viventi’, la classe medica, senza
esitare, ha preposto il momento della morte, e con ciò, ha equiparato
l’irreversibile mancanza di certi segni cerebrali con la morte del corpo umano.
Questo significa che si tratta di persone i cui organi vengono prelevati a persone
ancora viventi a cui è stato modificato artificialmente il processo della
morte, in persone ancora viventi, e la cui morte (del donatore) inizia effettivamente ed immediatamente con il
prelievo di organi.
Se un uomo gravemente ferito viene
destinato a diventare donatore di organi, cambia anche automaticamente il suo
status, cioè da ‘paziente’, anche se ‘morente’, diventa una salma vivente. Ora non si tratta più del bene di questa
persona, ma della conservazione dei suoi organi utilizzabili, quindi
esclusivamente della conservazione di questi allo scopo della funzione vitale.
Quindi è la definizione di morte cerebrale che stabilisce la morte della
persona esclusivamente nel cervello. Nel prelievo degli organi, l’uomo, il
“morto cerebrale”, viene subito narcotizzato, dato che altrimenti accadrebbero
ancora dei movimenti spontanei, come aumenti della pressione sanguigna ed anche
reazioni di sudorazione. Il personale dell’operazione si prepara all’espianto,
poiché per questo paziente ancora vivente – che però non può più manifestare
autonomamente la decisione di farlo – devono predisporsi velocemente al
prelievo degli organi del ‘donatore’, non appena sono espletate le operazioni
burocratiche di consenso come prescrive la legge.
Bernhard Jakoby nel suo
libro “La vita dopo”, descrive alcuni esempi impressionanti, tra l’altro il
caso di ‘Sven’ diciannovenne, che era stato ferito in un incidente ed era in
pericolo di vita.
«Il medico dell’incidente aveva deciso di trasferirlo
per il prelievo degli organi in una clinica di Hannover. Là fu constatata la
sua morte cerebrale. L’incidente era successo nel primo pomeriggio e verso le
ore 19,30 arrivarono i genitori ad Hannover. Quando si chiese loro
l’accettazione per la donazione degli organi, la madre rifiutò, dato che aveva
l’impressione che suo figlio non avesse affatto un aspetto di ‘morto’. Invece
il padre, infine, accettò. Quando la madre vide ancora una volta suo figlio
poco prima del funerale, rimase scandalizzata: la salma aveva l’aspetto di molti anni
più vecchio, i suoi capelli erano diventati bianchi. Disse: «Mi è sembrato come
se avesse subito una gravissima lotta mortale tormentosa. Mi sono sempre
chiesta che cosa è potuto succedere».
Dopo aver saputo di questo racconto, io (Bernhard Jakoby) ho
cercato nei mondi spirituali di mettermi in contatto con l’anima di Sven, e
l’ho trovata catturata in un totale shock ed irrigidita. Attraverso questa
pesantezza emozionale, l’anima era continuamente attratta sempre più profondamente
nei mondi astrali inferiori. Dalla sua indole, che in origine era un essere di
Luce, la cui anima con un processo di morte ‘normale’ avrebbe trovato in modo
relativamente veloce la via della Luce nei mondi astrali superiori, ora
attraverso quell’immenso shock la sua anima si era completamente bloccata,
trascinandosi in una terribile pesantezza. Il prelievo degli organi aveva
danneggiato fortemente sia il suo pacifico trapasso, come anche il suo
ulteriore sviluppo nell’aldilà, cosa che, secondo ogni probabilità, sarebbe
rimasto anche nelle successive incarnazioni. Invece di un processo di distacco
che normalmente dura alcuni giorni, in tal modo, con il sezionamento del corpo
per il prelievo degli organi ancora viventi, si era procurata l’immediata
morte. L’anima, comunque già irritata per l’incidente, dovette assistere come
il proprio corpo, con il quale era ancora legata, veniva tagliato e aperto con
quegli strumenti da macellai, e un tale inafferrabile shock l’aveva fatta
invecchiare spontaneamente, tanto da far diventare bianchi i capelli del corpo.
Nell’aldilà ho potuto parlargli. Dopo
avergli spiegato la sua situazione, l’anima ha potuto risvegliarsi
dall’irrigidimento di quello shock e cominciare la sua salita dall’oscurità del
regno dei morti verso la Luce; e oggi, a distanza di circa sei mesi, lo
percepisco già nella quinta dimensione dei mondi astrali superiori. Attraverso
la forza della sua personalità, nonostante l’esperienza estremamente emozionale
di shock alla fine della sua vita terrena, quest’anima ha potuto ritrovare la
sua fede nel bene e nella Luce di Dio. Oggi capisco come man mano riesca a
lasciare dietro di sé la sua vita precedente, insieme all’evento di quello
shock per sperimentarsi come essere spirituale nella Grazia di Dio. Ora, non
appena prendo nuovamente contatto con lui, mi riconosce subito e mi ringrazia
per l’aiuto. Non riesce ancora a comprendere che dei familiari abbiano commesso
su di lui una tale azione disumana. Secondo le sue dichiarazioni, questa cosa
era la più spaventosa che gli si poteva fare. Sven mi confermò che la sua anima
nel momento dell’espianto degli organi si trovava ancora nel corpo e
quell’intervento di sezionamento per il prelievo degli organi gli avrebbe
causato indescrivibili dolori e lo avrebbe scioccato. Mi pregò di comunicare la
sua esperienza all’umanità, affinché ad altre persone cui potrebbe accadere lo
stesso trattamento con il prelievo degli organi fosse comunicato il suo chiaro
disappunto sull’attuale tecnica di trapianto.
Dopo questo colloquio trovò ancora più pace e poté
dedicarsi ancora di più alla sua elevazione verso la Luce, lasciando sempre più
alle spalle la sua vita passata».
Quando ad un morente, ad un cosiddetto
‘morto cerebrale’, vengono prelevati gli organi, allora questo dovrebbe
avvenire solo con il consenso coscientemente espresso nel tempo della vita del
donatore. Se qualcuno si occupa della
donazione di organi e poi decide coscientemente di stare a disposizione come
donatore di organi, allora questa è un’altra situazione di partenza. In casi
simili, quando ci si trova realmente davanti al prelievo degli organi, si
dovrebbe poter spiegare al morente, prima, tramite la presa di contatto
spirituale e preghiere, la sua situazione, ed esortare l’anima ad abbandonare
il corpo morente per andare verso la Luce.
La scienza, nel procurare gli organi, è esortata
urgentemente a trovare un'altra via per la preparazione di organi, che un
dichiarare morta una persona i cui organi, eccetto certi segni cerebrali,
funzionano ancora, e il cui cuore batte ancora, e la cui anima dimora ancora
nel corpo!
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