[estratto da “Doni del Cielo” di Jakob Lorber - vol.3 - cap.37]
[pubblicato anche in “Spiegazioni ai testi biblici” cap. 22]
۞
Tentazioni del Signore nel deserto
[Luca 4, 1 - 13]
20 febbraio 1842
mattino dalle 9 alle 10.15
(Scrivente: Ans. Huttembrenner)
1. Vedi, qui ci sono nuovamente dei passi molto facili delle Scritture, e voi non li comprendete. E perché non li comprendete? Perché continuate ripetutamente a non sapere usare il grande libro aperto delle Parole viventi, il quale non è altro che l’Amore? Se foste in grado di afferrare giustamente l’essenza dell’Amore, in verità, fin nel punto centrale della Terra non esisterebbe un posticino grande come un granello di sabbia che non potesse rappresentarsi a voi come un mondo perfettamente svelato. Solo che è più facile disperdere, che raccogliere; anche voi siete ancora molto immersi là dove i raggi sono dispersi, ma solo nel punto focale l’Essenza è perfettamente presente, mentre nella dispersione è solo sotto forma di atomi.
2. Così, anche la Parola mediante la lettera è data nella dispersione del mondo, nella cui dispersione nessuno può scorgere di certo il punto focale della Parola. Se però qualcuno comincia a raccogliere in se stesso questa Parola dispersa, allora dirige così tutti questi raggi spirituali dispersi in un unico punto comune, nel suo cuore, e questo punto è un punto focale, ed esso infiamma il cuore ricettivo nell’amore per Me, e poi, nell’uomo stesso, illumina con la fiamma dell’amore il grande Mistero di Dio. Ma che cos’è questo mistero di Dio? Null’altro che l’eterno Amore! – E che cos’è quest’Amore? Esso è lo Spirito di Dio nell’uomo, attraverso il quale soltanto proviene ogni vita, – e in particolare la vita eterna dell’uomo. Se ora sapete che lo Spirito di Dio non è altro e non può essere altro che l’eterno Amore in Dio, allora avete il vero punto focale già in voi, con il quale potete contemplare in modo illuminato le profondità della Divinità.
3. Che cosa sono dunque le profondità della Divinità? Questa è la Parola di Dio dispersa nel senso letterale dinanzi a voi. Eppure voi stessi dite già nelle cose mondane che l’amore è una chiave d’oro dalla quale nessuna serratura è al sicuro. – Vedete, questo antico detto, che nel vostro tempo è piuttosto, già andato perduto, è una vera vox populi, vox Dei. Infatti, l’amore è veramente quella chiave per mezzo della quale ognuno può penetrare perfino nel centro del Mio Cuore.
4. Poiché ora sappiamo questo, allora vogliamo provare se questa chiave principale non dischiude anche il presente mistero della Mia Parola espressa dalla bocca di Luca.
5. Prima, però, bisogna anticipare un passo, affinché con questo, tutto il resto sia illuminato. Questo passo suona così: «E lo Spirito di Dio venne visibilmente su di lui» [Lc. 3,22 – Mt. 3,16]. Queste poche parole sono la chiave per l’intero mistero dei presenti passi. Cosicché, questo è da intendere così:
6. Fino a questo tempo, Gesù era un uomo, che il Padre aveva educato del tutto perfettamente per Sé; e quest’uomo GESU’ era perciò il ‘Figlio di Dio’, in quanto Iddio Lo aveva fatto nascere da una vergine direttamente per la Sua somma accoglienza, e gli diede, dalla Sua stessa Parte più elevata, anche la necessaria educazione. Così questo Gesù, fino a quel primo punto della Sua entrata in scena, non era altro che una Parola di Dio ancora sconosciuta, fatta carne, e come qualunque Uomo, dovette, agendo liberamente come ogni altro uomo, attraverso le più estreme mortificazioni, prepararsi nel modo migliore per l’imminente totale accoglimento dello Spirito di Dio.
7. Dunque, proprio al fiume Giordano dove Giovanni predicava le più severe opere di penitenza, dovette recarsi anch’Egli, così come se Lui fosse uno tra i tanti peccatori. E così Gesù, quale l’eternamente purissimo Uomo di Dio, ha, per così dire, umiliato Se stesso fino al punto da rientrare tra le schiere dei peccatori e da lasciarsi impartire come loro, il battesimo di penitenza. Ma cosa accadde ora con questa Sua prima grandissima umiliazione?
8. «Lo Spirito di Dio scese visibilmente su di Lui»; questo significa che l’Amore di Dio, dell’eterno Padre, prese ora pienamente dimora nell’Uomo-Gesù, e proprio in quest’azione si esprime anche in modo percettibile a ciascuno, inviando dall’alto agli orecchi di ciascuno, le Parole: «Quest’Uomo-Gesù è il Mio amato Figlio nel quale Mi sono compiaciuto!» [Lc. 3,22], questo significa: “Con il quale Io ora Mi unisco eternamente in modo inseparabile in Uno, e d’ora in poi dovete seguire quest’Uomo-Gesù, e ascoltare la Sua Parola!”
9. Vedete, qui Gesù è Una sola cosa con il Padre, e così, precisamente, che tra Lui e il Padre non c’è più nessuna differenza, e questo perfetto ‘Uno’ è ora impossibile che possa essere qualcos’altro se non l’Amore, non però in qualche modo, una separazione, poiché l’Amore è un congiungimento che qui avviene in modo visibile per ciascuno, e non può mai essere una separazione, con la quale non è mai eternamente pensabile un’unificazione.
10. Dunque, quando ora si legge: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» [Lc. 4,1], allora questo equivarrà a dire: “Egli, per Sua propria iniziativa, spinto dal sommo Amore, fu condotto fuori nel desolato mondo, nel deserto dell’umanità”. E quando poi si legge: «Affinché fosse tentato da Satana (dal diavolo)» [Mt. 4,1], questo è estremamente facile da comprendere, con la premessa dell’Amore, e in altre parole significa null’altro che questo: che l’eterno, infinito Amore, non esclude da Sé perfino il più abietto, anzi, si presenta a lui, affinché anch’esso possa riconoscere che in Dio non dimora la suprema superbia, come è la sua errata idea di fondo, ma soltanto la suprema Umiltà!
11. E in che modo, proprio l’eterno Amore, poteva dimostrare a Satana che in Lui è di casa la suprema Umiltà? Questa domanda si risponde da sé, se con l’occhio spiritualmente attento esaminate solo in una certa misura le tre tentazioni concesse a Satana.
12. Per Amore, l’Uomo-Dio digiuna e lascia arrivare su Se stesso una grande fame, e mostra poi, nella prima tentazione, che il vero Amore può ancora benissimo rinnegarsi anche nel Proprio massimo bisogno, e per Lui ha più valore ogni Parola dell’Amore per la conservazione di tutti gli esseri creati, che la Propria sazietà. Perciò anche nella risposta è indicato: «Non di solo pane vive l’uomo, ma piuttosto, di ogni Parola che esce dalla bocca dell’Amore di Dio» [Mt. 4,4 - Lc 4,4].
13. Chi potrà, qui, non riconoscere ciò che lo Spirito di Dio mette davanti al Suo avversario e antagonista, nel modo più comprensibile, poiché gli mostra la via per il ritorno e gli dice nello Spirito: “Guarda, qui c’è anche il posto per te; accogli l’Amore proveniente da Me, e lascia andare il duro, pietroso pane del mondo! Allora anche tu vivrai!”
14. E di nuovo, in un’altra tentazione in cui l’avversario ancora una volta mette alla prova l’Umiltà nell’Uomo-Dio, gli viene replicato che anche lui è chiamato dall’Amore a non mettere alla prova l’Umiltà in Lui, ma piuttosto, anziché questo, deve servire l’Amore stesso.
15. E ancora in un’altra tentazione gli viene duramente rimproverata l’opera sua, e gli si mostra ancora una volta che deve convertirsi e servire Dio, e non tentarLo.
16. Chi sarà mai così cieco e non vorrà vedere quale effetto voleva ottenere qui lo Spirito di Dio, senza la più piccola costrizione della libera volontà del Suo avversario, avendogli qui mostrato che solo il più sublime Amore lo aveva condotto a Lui? E poi però, anche per mostrargli da parte del sublime Amore, che lo Spirito di Dio non voleva limitare la libertà dell’avversario, e quello stesso Amore disse che non è nell’Ordine e può essere impossibile che Dio si possa umiliare dinanzi a una delle Sue creature, bensì, che deve essere sempre il caso contrario.
17. Se ora riflettete solo un po’ più profondamente su questo, allora sarà assolutamente impossibile che possiate domandare nuovamente che cosa s’intende con ‘Spirito di Dio’, e come e perché questo Spirito ha condotto Gesù nel deserto.
18. Potreste invece ben domandare: “In che rapporto sta quest’avvenimento con noi?”. – A questa domanda è altrettanto facile rispondere, se considerate solo un poco il deserto della vostra vita: come Io Mi lascio condurre dal Mio Amore paterno in questo vostro deserto e qui devo digiunare spesso molto a lungo, e da voi, accaniti avversari, vengo tentato ben più spesso che tre volte, devo qui aspettare e attendere a lungo nella più grande miseria e nella più grande povertà, finché gli spiriti del vostro cuore diventino angeli, affinché essi comincino poi a servirMi.
19. Perciò ognuno osservi le parole che in queste tre tentazioni sono rivolte a Satana, poiché ogni uomo è dapprima un servitore della gleba[1] di Satana, prima di diventare proprietà del Mio Amore. E affinché lo diventi, Io vengo certamente a ciascuno nel suo stesso deserto mediante lo Spirito dell’Amore, e Mi lascio tentare a lungo da lui in ogni genere di cose, affinché egli possa riconoscere così il Mio infinito Amore e la Mia sconfinata Umiltà. Chi invece persevera come colui che Mi ha tentato nel deserto, allora non ci sarà da meravigliarsi se alla fine dovrà sentire dalla Mia bocca le parole: «Allontanati da Me, Satana!» [Mt. 4,10]. Osservatelo bene, e rifletteteci nella vostra vita, e allora avrete la Vita attraverso Uno e Lo stesso Spirito di Dio, eternamente! Amen!
* * *
[1] Servitù della gleba: istituto giudaico per il quale il lavoratore, pur restando terrenamente libero, si trovava di fatto legato alla terra da coltivare e nell’impossibilità di abbandonarla. N.d T.