[estratto da “Spiegazioni ai testi
biblici” cap. 6 - J. Lorber 18/03/1864]
Sull’evangelista
Matteo
(pseudo l’Rabbas)
(parla Gesù interiormente a Lorber in risposta ai suoi amici che ponevano domande sulle
Scritture)
1) …...
Perché voi possiate avere un'idea più chiara, vi dirò che l'Evangelista
Matteo venne reclutato da Me quando Io, nel Mio viaggio verso Kis, m'imbattei in una stazione doganale intermedia, fra Cafarnao e Kis, con un pubblicano
al servizio dei romani. Questo è anche
il motivo per cui Mi si accusò di bazzicare con pubblicani e peccatori.
2) Dato però che questo Matteo era
bravo con la penna e non voleva separarsi dal Mio fianco, venne assunto da Me
quale scrivano, ma più per prendere nota dei fatti oggettivi, mentre il Mio
Giovanni aveva il compito di prendere nota della Mia Parola, cioè di quello che
Io insegnavo, cosicché Matteo, da parte sua, scrisse molto meno della Mia
Dottrina e delle Prediche e, anche quando ne prese nota, si faceva aiutare da
Giovanni, poiché Matteo aveva una buona memoria per
i fatti ma una debole per la Dottrina.
3) Quando cominciò a scrivere il suo
Vangelo, delle condizioni della Mia famiglia egli ne sapeva ben poco, cioè
quello che gli era stato riferito all'occasione da Giacomo, Simone e Giovanni,
ma egli non ne prese nota per scritto al momento, bensì alcuni anni dopo la Mia
Risurrezione, quando venne scelto quale apostolo al
posto di Giuda Iscariota [Atti 1, 26].
4) Questo apostolo Matteo, quale
Evangelista, aveva compilato il suo Vangelo su una base giusta e bene ordinata,
e con i suoi scritti intraprese i suoi viaggi nelle regioni sud orientali
dell'Asia.
5) Più tardi però, tanto a Gerusalemme
che in Galilea ed in Samaria, poi a Tiro e a Sidone, sorsero altri cinque
Matteo, ed ognuno scrisse un Vangelo di Matteo, fra i quali quello
apparso a Sidone è indiscutibilmente il più
accettabile.
6) Gli altri quattro, in occasione del
grande Concilio di Nicea, con quello di Sidone e non
si accordavano nemmeno fra loro, mentre quello di Sidone
venne mantenuto quale più attendibile, in modo che anche questo è parzialmente
apocrifo, per quanto colui che lo scrisse si prese la massima pena di esporre
le cose il più possibile conformi alla Verità.
7) A dire il vero, questo scrittore
scrisse quattordici Vangeli, a seconda di come
le cose gli venivano esposte da sedicenti testimoni oculari. Attingendo da questi quattordici, egli ne
scrisse infine un quindicesimo che venne poi dichiarato il più importante e il
più genuino, a seconda del giudizio di parecchi esperti. E questo pseudo
Matteo, che in realtà si chiamava l'Rabbas, è il
creatore dell'attuale Vangelo di Matteo.
8) L'originale
invece si trova ancora attualmente in una grande raccolta di libri e di scritti
in una città fra i monti dell'Indocina: raccolta questa che su tutta la
Terra è la maggiore e la più ricca in quanto al numero ed all'importanza delle
opere conservate, dopo quella Alessandrina che è andata bruciata. Essa consiste
di parecchi milioni di esemplari di libri e di scritti di ogni specie, che però
possono venire consultati - purtroppo - soltanto dai gran sacerdoti, che stanno
sotto il sommo sacerdote di Brama. Soltanto i Birmani possiedono una copia
genuina di tale Vangelo, però molto accorciata.
9) Voi certamente vorreste sapere quale
fine ha fatto l'apostolo Matteo in quei paesi dell'India. Egli è stato trattato
molto bene, però non gli era permesso di comunicare la sua dottrina ad altri,
bensì soltanto ai sacerdoti. Tuttavia in età avanzata, guidato dal Mio Spirito,
gli venne offerta l'occasione di rifugiarsi presso i Birmani, che egli
ammaestrò su parecchi punti della Sapienza, scrivendo per loro anche il breve
Vangelo a cui si accenna qui sopra.
10) In alcune tradizioni più
attendibili, questo apostolo insieme ad un suo compagno vennero chiamati
"apostoli dell'India".
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