Leopold Engel
Le confessioni di Lucifero
Titolo originale: Luzifers Bekenntnisse
Copyright 2011 by Edition Christof Uiberreiter
Castrop-Rauxel/Germany
Produzione e Casa editrice del testo originale:
BoD – Book on Demand, Norderstedt
ISBN 987-3—7357-3757-1
Indice
Cap. 1 Il venire all’esistenza di Lucifero, visto da lui
Cap. 2 La compresa colpa di Lucifero, in retrospettiva
Cap. 3 Lucifero continua l’analisi della sua caduta
Cap. 4 Il rifiuto di “tornare indietro” fu la vera caduta di Lucifero
Cap. 5 Il piano di Lucifero per l’asservimento delle anime
Cap. 6 Il regno delle tenebre creato sulla Terra
Cap. 7 Il secondo segnale di arresto al tempo di Gesù di Nazareth
Cap. 8 La semenza di Lucifero
Premessa
Non si turbi il lettore di ciò che troverà presentato in queste poche pagine, ma, tramite questa ulteriore rivelazione, possiamo entrare nel personaggio dell’oppositore, così da mettere alla prova gli insegnamenti ricevuti e verificare se anche in questa ulteriore rivelazione c’è un nesso di verità dall’Alto. Qui Lucifero presenta il suo essere con tutte le riflessioni che fece dalla sua creazione. Una discordanza che ci sembra utile far notare, è che, pur essendo egli il primo creato, non era solo, perché fu creato insieme ad altri due (G.F.D. vol.1 cap.5) e ad altri sette primi spiriti, direttamente da Dio, dei quali solo il primo cadde. Solo nelle fasi iniziali, che certamente non sappiamo quanto tempo durarono, lui poté percepire una certa solitudine, che però egli stesso dice che la Divinità gli parlava chiaramente (cap. 3,19), e gli bastava chiamare; così, Chi lo aveva generato gli rispondeva. La solitudine lui la riferisce alla mancanza della presenza della Divinità, che però si lasciava percepire con la voce e con la Luce, quantomeno, da un certo tempo in poi, per ‘la prova’. Quindi non fu mai solo! Tant’è che viene invitato al ritorno da ‘una Luce, uno spirito che si presenta come ‘suo fratello’, benché non conosciuto’ (cap. 4,3), che ben gli dice di essere uno spirito-figlio che era stato creato come lui. Anche il fatto che Lucifero accusa il Creatore di non essere stato cullato come da una madre, è pusillanime, poiché, tuttavia, anche per gli altri era stato così, e tutti erano stati guidati ed istruiti su tutto dalla stessa ‘Voce’. Nella Nuova Rivelazione ci viene detto che per eoni di tempo tutti gli angeli vissero nella perfetta beatitudine, e gioivano della vita ricevuta.
Una seconda discordanza è perciò il fatto che lui dichiara che tutti furono creati da lui, essendo egli il primo, ma ciò non è vero, poiché altri esseri erano stati creati dalla Divinità, o comunque, da tutti gli arcangeli e poi anche dagli angeli che rimasero fedeli e continuarono a creare non avendo mai perso la forza della Divinità. Esseri di luce che evidentemente lui o non vedeva, o che la Divinità non ritenne di farglieli vedere[1]. Infatti, egli ammette di vedere uno spirito che non conosceva, (cap. 4,3) quindi non creato da lui, e più avanti lo dichiara espressamente (cap. 5,3).
La conclusione è una vera rivelazione! Lucifero è pentito della sua errata condotta, non tanto perché ha imperato cercando di ritenersi la Divinità, ma quanto per aver dato l’impulso al male, in modo tale che autonomamente, i suoi seguaci sono diventati arbitrariamente peggiori di quanto lui stesso avesse mai potuto immaginare, supponendo all’inizio solo di avere il predominio per essere solo riconosciuto il primo ed asservirli tutti sotto la sua volontà, mentre essi hanno inteso imperare come demoni autonomi.
Perciò, anche l’ultimo capitolo, in cui egli dichiara la sua insensatezza e riconosce Dio-Gesù come Padre, diventa un ulteriore insegnamento per noi, qui esortati pure noi, uomini di questa Terra, a rivedere la nostra volontà votata al male, prima che lui – incredibile – possa riottenere un po’ di potere per debellare ciò che gli è sfuggito di mano.
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Il venire all’esistenza di Lucifero, visto da lui
1. Negli eterni spazi si libra un chiaro spirito e guarda con grandi occhi nella lontananza dell’Universo in profondissimo stupore.
(Lucifero racconta le sue percezioni e i suoi pensieri dalla sua creazione)
2. “Chi sono io? – Cos’è la mia essenza? – Non vedo nulla intorno a me se non la mia chiarezza. Conosco il mio stesso io, ma cosa sono? La mia veste è luce. Il mio percepire, il mio pensare non giunge oltre di quanto contempla il mio occhio! – Dove sono? Cosa mi ha fatto nascere? – Io sono e, …comunque, non ero, prima che io vivessi. – Qual è il mio essere? – Sento di essere, e in me si muove un ardente impulso di conoscere il perché sono e per quale ragione divenni”. – Nello spazio vuoto, che mi sembrava una dimora senza principio né fine, una patria e un luogo di rifugio, ecco che nacqui, e mi sentii solo. – “Devo rimaner solo in questo spazio? Devo attraversarlo sempre senza scopo e senza meta?
3. Fatemi riconoscere la Forza che mi chiamò all’esistenza, che mi diede la vita! Chi mi diede il discernimento che io sono? Chi me lo ha innestato nel cervello e mi ha dato questa consapevolezza: io sono! – Perché sono? – Lo voglio sapere! Lo devo sapere! Attendo risposta nell’ardentissima brama; e se sei Tu, o Forza creatrice, allora rivelatTi! MostraTi e dì qual è la Tua Volontà!”
4. Una volta, quando la Forza della Divinità, l’Onnipotenza, mi costrinse alla vita e giunsi al sapere del mio essere, …chiamai. E fui comunque solo!
5. Ero uno spirito di Luce che riconobbi il mio potere raggiante, e tuttavia non sapevo come impiegarlo.
6. Risvegliandomi alla consapevolezza, non nato nella perfezione, non saggio come Dio, non nel possesso dell’amore per l’Altissimo che non conoscevo, percependo solo in me stesso e da me stesso la Forza creativa, ho percorso l’eterno spazio dell’Universo, portando luce ovunque mi fermassi.
7. Io nacqui simile al bambino che cresce, che poi sente e pensa. Il figlio dell’uomo, ben protetto dalle mani materne, all’inizio non conosce sua madre, non sa che è venuto all’esistenza dal suo grembo, …e nondimeno la chiama piangendo. Così chiamai anch’io mia madre, …prima balbettando, poi ad alta voce, …ma non mi apparve il suo caro volto.
8. Simile alla farfalla che sguscia dal bozzolo e timidamente spiega prima le sue stupende ali, per poi provare, prima con colpi deboli, poi sempre più forti, la loro forza, finché la portano in alto nelle calde arie scaldate dal Sole, così anche il primogenito di Dio – che sono io – osava spiegare le ali del suo spirito e ardiva cercare sua madre.
9. Come si sente il figlioletto al caldo cuore materno, come si stringe affettuosamente al suo petto e beve con gusto il nutrimento che lei gli offre piena di gioia, …voi uomini non sapete quale Grazia vi è stata data, quando Dio, il Signore, ad ognuno ha dato sua madre.
10. Io non ho mai visto mia madre, non ho mai percepito il suo caldo soffio, il bacio dell’amore che preme sulla testa del figlioletto. – Nacqui senza questa felicità. Ero lì! Mai ho visto la Potenza che mi ha dato la vita e mi ha costretto alla crescita di un’esistenza nel vasto spazio etereo dell’Universo.
11. Io ho percepito chiaramente che esisteva una Forza che, generandomi, mi aveva partorito al divenire, che non io stesso mi son dato una vita, poiché essa dapprima giaceva latente nel profondo spazio mondiale, e poi, risvegliandosi, riconobbe come l’io. Anzi, io percepii la Forza del Creatore che mi pervadeva, che non veniva da me; essa penetrò dall’esterno nel mio io, mi afferrò, riempì d’ardore il mio intero essere, completamente, e come Spirito eterno parlò a me, alla prima creatura servente. Io percepii fortemente l’alito di quella Forza, ma non come amore materno, no, come lo splendore e il calore del Sole che circonda lo stanco viandante che s’immerge al bordo del bosco nel raggio del Sole.
12. Cos’è la felicità della percezione della Forza suprema che si era stabilita in me, al primogenito, solo per un giorno[2], al caldo cuore materno che io mai ho conosciuto?
13. Per me la Divinità era solo il Procreatore della mia essenza, sempre invisibile, non avendo un corpo materno, ma Forza e Potenza, luce raggiante verso di me e diffondendo luce che penetrava le tenebre; e un giorno mi ordinò: “Usa le forze prestate e crea ciò che Io ti ordino secondo il Mio piano!”
14. Lo feci volentieri, spinto dall’eterna Volontà, e sentii come in essa cresceva la mia stessa volontà!
15. In me sorse il volo del tempo, poiché la nascita del primogenito si chiama e significa, l’inizio di tutte le cose che sono nello spazio dell’eternità.
16. Il tempo iniziò a muovere il battito delle ali e ancora oggi porta lo scettro degli avvenimenti nell’Universo. Con il concetto di ‘tempo’, con il suo governo, presto mi venne la conoscenza dell’inizio di tutte le cose, e che il moto di un giorno della Creazione, per vero, nacque dall’eternità. Tuttavia un inizio fissa anche una fine. “Ero io l’inizio?”. – Non mi fu data nessuna risposta.
17. Io chiamai Colui che mi generò, ed ecco, – suonò in me di nuovo la Voce che già una volta mi aveva ordinato di usare le forze che mi erano state date, non per il mio gioco, no, ma secondo il Piano che si sarebbe sviluppato.
18. Io non sapevo nulla del Piano della Forza creatrice, sapevo unicamente che essere solo è un crudele destino. Io bramavo di non essere più solo. Desideravo ardentemente di creare entità formate come me ed animate, cosi da percepire e determinare con me il corso del tempo.
19. Mi sembrò come se mi fossi immerso nella luce e nello splendore. Una Parola simile al lampo attraversò il mio cuore, ne seguirono altre e chiaramente udibili che risuonavano in me: “Tu sei l’immagine della Forza primordiale che ti ha generato, adesso genera tu con la ferma volontà. Metti fuori le immagini che si rischiarano in te, dal tuo io. Infondi in loro la vita! Ti è dato il potere! Diventa padre di nuove creature spirituali che somigliano a te. Tu sei germogliato da Me come figlio Mio, Io ti sono Padre e Madre!”
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La compresa colpa di Lucifero, in retrospettiva
1. Con orgogliosa gioia si colmò il mio sentimento. ‘Io – il primogenito della Divinità, la Quale aveva messo il Suo Potere nelle mie mani e nella mia volontà e mi ordinava di creare, di destare, …non lo poteva fare Essa stessa? – Essa, che nell’Universo costringeva le vaste lontananze con la Sua Volontà, che anche Lo compenetrava, …aveva bisogno della creatura visibile (io). – Allora io stesso ero dio, perché la Sua magnificenza senza di me non poteva giungere alle azioni!‘– Così pensai! All’inizio con trepidazione, poi con sicurezza e calma esaminai tutte le forze che mi fluivano. Io ero appunto l’inizio. La fine non mi spaventava. Non mi venne mai in mente che potesse esserci una fine da potermi strappare il potere, spezzare la volontà, imporre un arresto alla mia volontà, al potere mal compreso. Io ero il primo, potevo diventare l’ultimo?
2. Creai ciò che mi comandò la Divinità e presto mi circondò una schiera che erano essenze come me. Esse riconobbero in me il re, il loro signore che, soltanto attraverso di me, erano colmate con vigorose forze. Popolarono lo spazio e ne generarono degli altri. Si piegarono anche alla mia volontà, eseguendo ciò che io comandavo loro, ma non mi accorsi che accanto a questa volontà si risvegliava in loro anche la propria, e quell’impulso dell’auto risveglio guidava le loro azioni a me estranee.
3. Io non ero onnipresente, nemmeno onnisapiente, nemmeno pieno di umiltà, la quale qui dice: “Solo ciò che vuole il Padre viene a sapere il figlio cosa Lui gli rivela”, e perciò pensai: “Mi doveva rimaner nascosto ciò che fermentava pieno di orgoglio nei miei figli, che avevo fatto nascere io, come un giorno la Divinità aveva fatto nascere me?”
4. Il Creatore, agli esseri che sorgono dalla Sua mano, dà ciò che c’è in Lui. Se è presente un solo germoglio, questo diventa un albero. Così, dal primo germoglio che non soffocò quando io riconobbi di più la Potenza della Divinità, crebbe anche la malerba nella mia-creazione, cosa che sarebbe stato dovere estirpare, mentre invece, io la coltivai, perché volevo dominare.
5. Ebbene, cosa significa ‘dominare’, nel senso di Dio e nel mio? – La distinzione è così semplice, e tuttavia essa non sta nel senso degli uomini, che spesso scambiano entrambi.
6. Se Dio, il Signore, governa l’Universo e i suoi esseri, allora il motivo principale è sempre solo la felicità, portata dal Suo Amore a ciò che vive lì. – (io pensai:) “L’uomo non dovrebbe languire nella schiavitù, non dovrebbe servire il tiranno del Cosmo che, punendo e giudicando, dimora nella lontananza, che è inavvicinabile ed irraggiungibile, dalla cui lontananza può tuttavia scagliare fulmini che saettano iracondi dalla Sua mano, non appena l’essere ignora il Suo severo comandamento.
7. No! Governare, per Lui, significa: preparare la via alla felicità e alla salvezza, affinché gli esseri si possano avvicinare in amore all’Altissimo, se si prendono le Sue Leggi come meta. Solo questo unirebbe entrambi”.
8. Non è bizzarra tale Legge dell’obbligo dell’Altissimo? Essa mostra solo un’unica via per la salvezza. Nessun’altra è percorribile, nessun’altra che conduca alla meta!
9. Vi sarebbe sete di potere, dove comandasse solo l’amore? – Ci sarebbe costrizione, dove comandasse il cuore e, per vero, ci si esercitasse all’obbedienza eseguendola attraverso la facoltà della conoscenza?
10. AmmirandoLo, l’essere starebbe vicino al Trono, al Quale si potrebbe avvicinare pieno di riverente umiltà, e davanti alla Sapienza di Dio, devotamente rabbrividendo, riconoscendo le vie della Sua salvezza, chinerebbe il suo capo in ardente riconoscente amore e pregherebbe la Santità del Padre, non colmo di timidezza e timore, ma solo pieno di gratitudine, ammirazione e amore.
11. Così governerebbe Dio nell’Universo. Non la Sua smania di onori, ma la felicità dei Suoi figli e la Sua gioia paterna guiderebbe la Sua Legge; non il sentimento di potere del dominatore!”. – Voglio io adesso lo stesso? – Lo voglio confessare!
12. Io ben presentivo, anzi sapevo ciò che il Signore pretendeva, e nonostante ciò Gli andai incontro nella sensazione di quel Potere che un giorno mi aveva dato.
13. Perché lo feci? – Anche questo lo voglio confessare!
14. Ditemi chi è il più potente: colui che possiede il potere nella parola, oppure colui che lo possiede attraverso l’opera?
15. Il re ha la parola, incita i suoi servitori. Ma se tali sono disubbidienti, (il re) sarà sconfitto attraverso altri. Perciò, se questi servitori (ubbidienti) non ci sono, cosa succederà poi? Non sorgerà una lotta per il potere? Non può il servitore ingannarsi nel suo credere, il fatto che (con un tale modo di agire da disubbidiente) gli rimarrà unicamente il potere a lui conferito, che ha potuto strapparlo a sé, anzi, ha dovuto? In tal modo, il datore, un giorno non diventerà uccisore. Se il servitore disconosce il suo signore, non saprà che l’amore dimora solo nel suo fondamento primordiale, che lui mai provò come amore dei genitori. Così il grave errore è sempre possibile.
16. Chi sbaglia, chi si ostina facilmente nel falso volere, chi crede di avere ragione anche quando ha torto ed è orgoglioso del suo rango e del suo potere, allora vorrà mantenere con violenza ciò che un giorno gli diede la Grazia. Presto la scelta dei mezzi è confusa, si presenta la cocciutaggine e l’orgoglio, e l’apprendista si crederà più grande del maestro.
17. Così è anche oggi presso gli uomini. – Anch’io pensavo umanamente, sbagliai e divenni ostinato.
18. Ciò che ora scorreva dal mio interiore, era un falso pensiero, false azioni, il che trovò eco nella mia schiera. – Essa accolse ciò che fermentava nella mia mente, e così divenni il generatore anche di ciò che nel corso del tempo si è riflettuto …come immagine del Satan.
19. Guai a voi, padri e madri, se non distruggete in voi le cupidigie! Esse germogliano e crescono nei figli! Esse soffocano facilmente i migliori sentimenti e, rabbrividendo, poi le vedete diventare azioni, che voi stessi mai avreste osato pensare. – Se l’uomo sfugge dalla pesante mano della costrizione, anche se questa è per il suo meglio, se ancora non si è conquistato la conoscenza che la Legge del Signore è il suo santuario, allora si precipita in tutte le passioni, nell’odio e nell’ira, nel cieco infuriare, e invece di salire alle altezze celesti, si autodistrugge, e si crea l’inferno.
20. Nei generati il generatore forma ciò che gli è stato insegnato, ma presto il figlio, nei suoi errori e nel suo falso operare, supera il miglior padre, se non lo illumina la Luce della verità.
21. Comprendete: – attraverso di me venne sparso il seme della discordia; tuttavia, la mia falsa volontà è stata superata da quella schiera che mi ha riconosciuto come padre (un terzo dei creati da lui).
22. Non voglio scusarmi, non voglio scaricare da me la pesante colpa, non voglio sottrarmi alle conseguenze, ma voglio dare al mondo quella verità che possa essere messa come scudo davanti ai miei peccati.
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Lucifero continua l’analisi della sua caduta
1. Devo essere io il principio del male, il polo opposto della Divinità, la Quale comprende in sé il Bene, anzi il supremo Amore e Sapienza, …e tuttavia è poi il Generatore del male?
2. Non lo direbbe (ciò) il semplice intelletto, non appena comprenderebbe che solo il generatore può dare il via unicamente a ciò che c’è in sé, cosicché poi, in Dio giacerebbe altrettanto il male? Altrimenti, come avrebbe potuto crearmi?
3. “Nell’Essere supremo dimora allora accanto a Dio, …il diavolo, e se essi si separano, io divento eterno come Dio, non sono suddito, sono il signore, come Dio!” – Chi lo vuol credere? – “Lo credi tu? Allora io non sarei più il primogenito, nessuno primo spirito creato, no, ma sarei un eterno principio che sussiste accanto a Dio, come Giove e Plutone”.
4. Chi lo vuol credere lo creda, ma io non voglio nascondere la verità.
5. Io non sono parte della Divinità! Non sono eterno! Io ho preso l’inizio come la Creazione. Per vero, sono il primo. Nulla più! Non sono nemmeno il male che Dio ha formato fuori da Sé come donna.
6. La Divinità non ha bisogno del principio femminile con il quale si congiunga in matrimonio. Essa è saldamente unita in Sé come il più duro diamante, inseparabile in Se stessa, una compagine salda dell’Essere supremo che non Si può separare!
7. Così Dio ha potuto mettere in me anche il germoglio (dell’esistenza), e perciò mi potrò avvicinare di nuovo a Colui che un giorno ho disconosciuto. – Sia detto questo, prima che ora riferisca ciò che è accaduto ulteriormente nel vasto spazio.
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8. Io guidavo una schiera per la quale ero re che, sottomessa a me, prestava continuamente attenzione al mio operare, essendo io l’esempio e il donatore della (loro) sapienza. Tuttavia, come notai, lì si muovevano degli impulsi che potevano volgersi contro di me, perché io ero bensì il signore dei loro corpi (spirituali), ma non delle (loro) anime, nelle quali i pensieri coltivavano la libertà della propria volontà.
9. Quando riconobbi questo, seppi presto che il mio potere sarebbe finito se la costrizione non avesse limitato l’operare dei figli che erano sorti da me. Ed io trovai il mezzo per metterli in catene.
10. Dio crea consolidando ciò che pensa. In questo solamente sta la Forza della Creazione. Anch’io ho ricevuto questo potere ed ho insufflato vita alle mie immagini. Così si consolidò in me ogni immagine che circondai con la forza di volontà, e catturai ciò che sorgeva fuori da me nell’Universo, fedele all’‘arbitrio’ che un giorno mi era stato dato.
11. Io ho premuto la mia creazione nel vincolo della mia volontà; essa, che doveva obbedire come quello schiavo che non può intraprendere nulla contro il suo signore a causa delle pesanti catene che porta.
12. Volevo essere e rimanere signore, governare il mio mondo secondo la mia volontà. Nessun altro doveva valere. La felicità, la gioia della vita, doveva prendere quelle vie che indicavo io, non secondo i desideri che nutrono gli schiavi.
13. “Non fa Dio lo stesso?”
14. No! La Sua sapienza riconosce soltanto il fine di tutte le cose! Ecco come si lascia raggiungere anche la meta; e quest’ultima sapienza a me mancava.
15. La meta divenne così il mio io, del tutto senza meta d’amore verso la destinazione divina.
16. Così divenni il più potente nel regno degli spiriti, rimasi re solo per le mie stesse grazie, non attraverso l’Amore e la Giustizia del Signore. – Le creature che vivevano sotto il mio scettro, sospiravano; la loro stessa volontà fu schiavizzata, non libera per la conoscenza di Dio.
17. Io ho creduto di far bene, ho evitato con cura di unirmi col Padre, e rifiutai il primo sommesso avvertimento che mi fu dato nel cuore.
18. “Io sono come Dio!”. Così pensavo nell’arroganza. E ancora: “Senza di me, Dio è un debole nulla!”
19. Non dite che tale errore è senza colpa, che anzi, doveva certamente sorgere. Non doveva sorgere, perché io non vedevo il Generatore, non Si è mai mostrato a me[3], e perciò potevo sentire me stesso come Forza primordiale! Come primo spirito, (in origine) io stavo nella Luce della verità. Crescendo nella Luce, potevo avvicinarmi anche alla Divinità che mi parlava chiaramente. Tuttavia mi potevo anche chiudere, perché la libertà della volontà (il libero arbitrio) che voi conoscete, è fin dal principio la meta dell’Altissimo. Se bramavo mia madre, se volevo imparare a conoscerla amando il Padre, allora dovevo solo afferrare quella Forza che mi parlava; dovevo consegnarmi ad essa con il tratto dell’amore, cosa che è propria ad ogni piccolissimo figlio dell’uomo: “Tu sei figlio Mio! Io sono per te, Padre e Madre!”
20. Se lo avessi fatto, allora sarei stato salvato per metà. – Ma non l’ho fatto! Volli essere come Dio, e da ciò divenni quel serpente che sussurrò: “Mangiate dall’albero della conoscenza! Afferrate la differenza del …bene e del male. Allora sarete anche voi come Dio!”
21. Conoscere il bene ma non sceglierlo, percorrere le proprie vie nel bagliore della luce ingannevole della mendace eccellenza, mostrare avidi la cocciutaggine e la superbia, …questo è il peccato contro Dio! Questo è il sentiero che porta alla perdizione!
22. Ed io percorsi questo sentiero! – Ho sperato di poter catturare io stesso la Divinità, fissarLa con la forza della volontà, che per l’appunto colmava la mia intera essenza, cosicché potessi assorbire non solo una parte della Forza di Dio, no, ma assorbire tutta la (Sua) Forza nel mio essere e poi renderLa sottomessa a me, come avevo sottomesso a me la schiera che era nata da me attraverso la potente chiamata della mia parola.
23. Così, del tutto accecato, andai incontro inarrestabilmente alla profonda caduta, …e dovetti sottostare alla pazienza dell’Altissimo e, così, vedermi sottratto ciò che una volta era mio.
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Il rifiuto di “tornare indietro” fu la vera caduta di Lucifero
1. Dominare da solo nel vasto Universo era il mio sogno, non credevo che al di fuori di me ci fosse ancora un secondo Potente. Nondimeno, me ne accorsi.
2. Con arroganza girai intorno a tutti i mondi, alla mia opera che avevo creato[4], e somma gioia divampò nel cuore. “Chi mi può resistere? Chi può sfuggire alla pienezza della mia forza? Sono io il signore, è rimarrò il dominatore. L’eternità stessa è sottomessa a me, e non v’è nessuno uguale a me!”. Così mi gloriai nell’arroganza, pieno di presunzione e tracotanza.
3. Allora dalla lontananza dello spazio divampò un improvviso lampo e mi guizzò intorno. Nell’accecante chiarore sibilò verso di me, ‒ e davanti mi stette uno spirito[5] che non conoscevo. – “Chi sei tu? Chi ti ha fatto nascere?”. Così, chiesi stupefatto e lo fissai.
4. Mi rispose: “La Divinità mi creò come creò te. Io sono stato inviato per ammonirti seriamente. Tu procedi sulla via della perdizione, vuoi essere come Dio e sei solo la Sua creatura. – La longanimità del Padre ha lasciato accadere che tu raggiungessi i limiti della tua baldanza. Hai raggiunto la porta del carcere che ti renderà prigioniero, se non torni indietro. Tu conosci lo scopo della Creazione! Gli spiriti devono essere liberi, non schiavizzati come vuoi tu. Perciò sciogli tutti i legami della tua volontà, unisciti di nuovo con Dio e rimani ciò che sei stato finora, ‘Suo figlio’ che adempie volentieri ininterrottamente la Volontà del Padre, perché la Sua Sapienza guida tutto amorevolmente. – Torna indietro! Non diventare antagonista! Ascolta la mia parola!”
5. “Osi tu minacciarmi? Ti metto in catene con il potere della mia volontà come ognuno che io comando. Chiunque tu sia, io sono il primo, qui domino solo io, devi ritirarti davanti al mio potere. Diventa mio schiavo!”
6. Gridai forte, e raccogliendo tutte le forze scagliai con violenza verso questo messaggero la rete della mia volontà che sempre aveva catturato ogni essere, se qualcosa pensava di sfuggirmi di mano.
7. Imponente e gigantesco, ora si drizzò il mio nemico. Una luce emanò da lui che, incutendomi terrore, mi penetrò profondamente nel cuore. Impotente, la mia forza scivolò dalla sua armatura, la quale lo proteggeva come inviato di Dio.
8. “Dio è Amore! Piegati dinanzi a Lui!”, così esclamò l’inviato di Dio. “Sii mio fratello! Io ti condurrò davanti al Suo trono, Egli toglierà la benda che ottenebra la tua vista che ti ha portato nell’oscurità. Basta una parola!”
9. Ah, se avessi pronunciato quest’unica parola, la preghiera per il perdono. Come avrei formato tutto diversamente di quanto è adesso.
10. Ma non la espressi, …e il mio mondo sprofondò, …si frantumò!
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11. Nessun uomo può afferrare ciò che allora accadde. Unicamente lo spirito libero lo vedrà e lo potrà vedere. Perciò taccio. Accontentatevi con ciò che vi dico io.
12. Divenne un caos dal quale il Creatore fece sorgere presto un nuovo mondo, che ora saldamente indurito attraversa al volo lo spazio. Esso serve a liberare gli spiriti dalla prigionia nella quale un giorno li rinchiuse la mia volontà. – Chi lo può comprendere lo comprenderà, ma agli altri sembrerà incredibile, inafferrabile oppure anche da ridere, ciò che da eoni è comunque accaduto, il che all’intelletto umano è spesso inafferrabile.
13. Ebbene, cosa avvenne di me?
14. Il mio regno esisteva in una forma nuova! Perfino Dio, il Signore, non lo poteva mandare in frantumi, se non voleva essere infedele a Se stesso. Ciò che è venuto dalla Sua mano, non può essere distrutto. L’Eterno crea anche solo opere eterne, ben mutevoli in sé, ma non distruttibili, tanto quanto la Sua Parola.
15. Io ero e rimango!
16. Anche se mi fu tolto ogni potere che domina su tutti i corpi che, in meravigliosa organizzazione, si formarono nuovamente secondo il piano di Dio fino a quando nell’uomo si produsse una forma che anima ancora in questo momento ogni mondo, il seme della forma rimase comunque sotto il mio influsso.
17. Il seme sorse dalla mia essenza e, attraverso la forza della mia volontà, si formò a entità che somigliavano a me. In questo seme, che voi chiamate anima, sono racchiuse tutte le caratteristiche che provengono da me, corrispondenti al mio io. In una ghianda giace ciò che più tardi sarà l’albero. Anche se ogni albero si sviluppa come lo permette il terreno dal quale per l’appunto cresce e come aria e luce lo circonda di modo che due alberi non potranno mai somigliarsi, l’albero della quercia ringrazia sommamente solo il seme che gli ha dato la particolarità e la sua vita, e poi l’ulteriore continuazione a questa specie. Una quercia non può diventare un faggio. Se lo si manda in frantumi nelle sue parti più piccole e lo si mette insieme di nuovo, ‒ è e rimane quercia!
19. Ebbene, un tale albero sono io! ‒ Ciò che germogliò da me doveva corrispondere solo alla mia particolarità, doveva portare in sé tutto ciò che il mio spirito e il mio creare portava in sé, poiché in me era stata tracciata l’impronta del primogenito, il che significa ‘uomo’, che pensa e brama umanamente.
20. Io stesso rimasi libero, nato dall’eterna Parola. Nondimeno, il mio mondo, spaccato nelle sue parti, doveva riformarsi come intero, doveva trovare la via verso Dio che io avevo barricato, affinché esso non vedesse in me l’Altissimo.
21. Neanche mi rimase estraneo che Dio, il Signore, volesse mostrarSi visibile ai Suoi esseri, che volesse sceglierSi una ‘Forma’ così da presentarSi uguale agli uomini come Uomo.
22. Ebbene, questa intenzione mi sembrò molto vantaggioso soffocarla sul nascere, per il fatto che avrei guadagnato l’umanità.
23. A cosa serve un Dio al Quale l’uomo non crede? Se io mi fossi sostituito all’Altissimo, avrei dato il via ad una fede come piaceva a me; allora provai a cercare di rivelarmi all’uomo.
24. Se l’uomo si fosse deciso nella libera scelta, allora avrebbe rifiutato di seguire Colui che mi aveva precipitato!
25. Così pensai, e meditai come l’umanità mi dovesse diventare obbligata a servirmi.
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Il piano di Lucifero per l’asservimento delle anime
1. Se Dio ha dato la libertà all’uomo, allora gli ha dato il supremo tesoro dell’esistenza. Dio è in Sé la quintessenza della libertà, la quale è guidata sicuramente dalla Sua Sapienza, e non si smarrisce nell’abisso di un’illusione.
2. Dio non può neanche far cattivo uso della libertà del proprio Io, che in Se stesso è immutabile; non può invertire una meta che ha creato nella Sua libertà, nel contrario. Egli può solo e la deve seguire costantemente, conoscendo tutte le vie, anche se (a volte) le cambia, cosicché porta quella meta, perseguita, sempre più vicino.
3. Del tutto differente è con gli esseri che Lui ha fatto sorgere e a cui è stato dato il dono della libertà.
4. Essi dovevano esercitare l’autodeterminazione; dovevano imparare a guadagnare in sé la vera libertà, la quale, libera da illusioni e inganni, portasse il premio della vittoria di ‘figlio di Dio’.
5. Qui mi si diede una via al fine di mantenere il dominio, dominio che quella Mano che un giorno mi aveva creato mi aveva tolto; ed io volevo lottare per questa corona.
6. Ancora mi stavano a fianco alcuni servitori, quelli che mi riconoscevano come ‘signore’ non annientato, e credevano che mi ostacolasse solo una conoscenza più profonda, e che mi amavano affinché la loro forza la potessero sviluppare meglio di prima. Essi credevano che la loro libertà fosse la mia volontà, non sapevano che la dava loro la costrizione. Mi seguirono. – Voi li chiamate demoni, e tuttavia sono solo i guidati nell’errore.
7. Io vidi come si sviluppava l’uomo. Prima come nello stato primordiale, poi come procedeva, e come dalla materia che io raccolsi e consolidai, si formava il suo corpo e le sue forze animiche[6]. – A queste rivolsi ora la volontà.
8. Pensai: “Se catturo l’anima, la posso separare da quel suo filo che la unisce a Dio e che, diventando sempre più forte, l’avvolge non appena l’uomo riconosce la sua vera essenza. Allora mi dovrà servire, dovrà consegnarsi a quel sogno che crea illusioni, cosicché poi riterrà inganno per verità.
9. L’uomo vuol credere. A lui si mostra visibilmente che è sottomesso a forze estranee, poiché il Signore, il Quale scorge la cosa più stolta, non è giammai nel regno della natura. Dopo questa origine di forze estranee (che io creerò) egli cercherà e potrà scegliere liberamente ciò che vuol credere, per quanto sarà anche del tutto confuso e stolto. Basterà rendere credibile solo ciò che gli uomini vogliono credere, ed io sarò il dominatore nella loro sfera.
10. Chi custodirà ora la fede? Chi darà notizia della Divinità, il Cui operare provvede che Essa si riveli al religioso ed annunci la Sua Volontà? È il ceto sacerdotale in tutti i paesi? Basterà conquistarlo, e allora dominerò nel popolo!” – Vedete, io presto riconobbi questo e seppi soggiogare, mettendo arrendevolmente al mio servizio quelle forze che si credevano vicine alla Divinità.
11. Sussurrai agli stolti delle favole, lasciai scrivere libri sacri pieni di farragine[7] che descrivevano la nascita, l’operare e il morire degli déi, …ed io stesso divenni il loro dio!
12. Da Giove, da Osiris e da Marbuk, diffusi ampiamente dall’Egitto, dalle sponde di Babilonia, le mitologie; scalzai in tutti i paesi la fede nel vero Unico (Dio), …e fui onorato come suprema divinità.
13. La mitologia era anche confusa, inumidita con molte storie libidinose, che imitare richiedeva devozione, ma abbisognava anche di sapienza. Perciò feci splendere la mia avvedutezza, diedi ‘sapienza’ come mi conveniva a coloro che si confermavano al mio servizio, alla mia mano.
14. Risposte degli oracoli, bassi insegnamenti dell’origine di questo mondo, arti magiche, come fare a sollevare il mantello del futuro, non appena l’uomo si consacra al falso dio. Questo insegnai, e i fedeli che si erano uniti strettamente a me così come agli dèi secondari, condussero con me i destini dell’umanità, sapendo essi esercitare l’astuzia del loro dominio e mi seguirono fedelmente con sollecitudine.
15. Così raggiunsi il mio obiettivo: …divenni la divinità pagana! – Così edificai il mio regno con entusiasmo ed ho potuto beffeggiare l’Iddio della Luce e della Verità.
16. Divenni Satan, il principe delle tenebre nelle quali immersi tutte le anime.
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Il regno delle tenebre creato sulla Terra
1. Se ero (nei panni di) un principe, allora possedevo anche un regno nel quale potevo dominare, come un principe della Terra che governa il suo regno dalla sua capitale.
2. La (loro) stoltezza ha trasformato (tutto) in inferno, nel luogo della dannazione e del fuoco, per il tormento del corpo e della tortura delle anime, ciò che per vero esisteva come regno nel quale dominavo io, ma che in sé non corrisponde a questo senso. Voglio spiegare come stanno le cose con questo, ma prima sia menzionato lo scopo della Terra.
3. La Terra ha significato nell’Universo, per vero non come stella (pianeta / corpo astrale) che, come satellite del Sole, con esso come corpo, percorre in lungo e in largo il Cosmo; il significato principale è il suo valore spirituale.
4. Immaginatevi l’alambicco del chimico per mezzo del quale dalla sporcizia (raffinata) crea qualcosa di puro. Nella boccia viene bollita la sostanza che sale torbida, si muove vorticosamente, vaporizza, si dissolve, per poi raddensarsi di nuovo in altre parti dell’utensile, chiaramente purificata. In tal modo la sostanza diventa l’elisir della vita, libera da tutte le scorie, salubre e pura. – Così anche nel Cosmo, dall’alambicco (spirituale) riscaldato col fuoco dell’Amore di Dio, deve formarsi in un’altra parte, in un raccoglitore, una nuova forma dal fango della materia, un prodotto pulito, che attraverso il Chimico si rigeneri nel grande Cosmo, secondo il più saggio Piano.
5. Laddove la strettoia del collo dell’alambicco si intercala nel raccoglitore, vi è la porta; attraverso il suo stretto spazio entrano i vapori per la purezza della sua essenza spirituale, …se un ostacolo non la costringe a scivolare verso un’altra direzione.
6. Guardate questa angusta piccola porta. Lì orbita la Terra, il cui ostacolo sono io! ‒ ‒ Dalla creazione della Terra tenni sempre la guardia davanti a quella porta e segnai un piccolo foro al collo dell’alambicco che, forato con fatica, conduce apparentemente alla libertà, e tuttavia solo nel mio regno delle tenebre. Io ho sempre catturato le anime, le ho guidate nel mio regno che è cresciuto potentemente, prosperando ed ampliando sempre di più i suoi confini. Il raccoglitore di Dio è rimasto vuoto[8], ma altamente riempito il mio, saldamente attaccato al punto aperto.
7. Io ho dato ciò che rende felici gli uomini. Essi hanno avuto potere, come anche ricchezza, e non chiusi le porte della loro libidine verso il peccaminoso godimento. Essi avrebbero dovuto disprezzare tutto questo, se si fosse aperta loro la porta per il Regno di Dio.
8. Non ho potuto impedire che alcuni mi sfuggissero comunque, cosicché alcuni evitarono la via verso il mio regno e cercarono quella per il Regno di Dio. Questi pochi, …mi erano odiosi; uccidere il loro corpo e le loro anime mi divenne ‘godimento’ (l’inquisizione).
9. Nel lontano Oriente, lontano dal movimento di quel mondo e di quel tempo che voi chiamate antico, visse un uomo che meditò a lungo da dove fosse venuto l’uomo e dove andasse la sua anima dopo la morte. Gli déi di Babilonia non bastavano alla sete della sua anima; egli sentiva profondamente nel suo cuore che altre forze, altro volere, come divina Sapienza, governava nel Cosmo. E quest’uomo trovò a metà la via che porta a Dio, il Quale gliela appianò e Dio lo prescelse per mostrare all’umanità quella via che conduce a Lui, tuttavia discosta dagli déi.
10. Io stavo a quella porta pieno di collera e cercai di sviare il sentimento di Abramo. Inutilmente! Egli disprezzò ciò che io gli offrivo, si confermò pieno di obbedienza nella fede[9] e divenne il capostipite di un popolo che, sulla Terra intera, fu l’unico in quel tempo al quale si dischiuse la Luce dell’unico-Dio. Popolo che io odiai e perseguitai, volendolo rovinare e distruggere, coprirlo con avversità, sia nel corpo che nella più profonda infamia. Ma nonostante tutto, non si corruppe, il che si può leggere in quel libro che voi chiamate ‘Bibbia’. Anzi, il popolo si era attaccato con tenacia e fervore alla sua Legge, perfino davanti alla morte non si allontanavano dalla fede dei loro padri; così era la fede dei giudei. Solo grazie a questo popolo anche il cristianesimo crede nell’unico-Dio. Quel cristianesimo che vorrebbe sostenere anche responsi degli eruditi e dei falsificatori tenebrosi che scavano nei monumenti antichi e si presume di riconoscere il senso e la fede di quei popoli una volta vissuti dalle pietre morte e dagli scritti che, come scienza, sostenevano il contrario . È un errore senza eguali, di colui che non comprende la conduzione di Dio, che non comprende la fine e la causa del Suo piano della Creazione.
11. Anche se non ho potuto arrestare la conduzione del popolo che si era stabilito in Oriente e si conquistò in Canaan un regno (con Giosuè), mi è stato comunque possibile conquistare i singoli membri, i principi. Anzi, Salomone stesso soggiacque al mio influsso. – Gli déi (che molti continuavano a seguire) che negavano Jehova, penetravano nel popolo, rovinavano le anime e la fede, …e l’errore stava accanto al timor di Dio.
12. Il mio regno guadagnava, il dominio di Dio diminuiva. Presto con trionfo mi potei sentire come vincitore su Dio, e volevo poi chiudere quella porta che conduceva alle altezze del Cielo.
13. Quale vittoria mi ero guadagnato! La vasta Terra, a quel tempo conosciuta con tutti i suoi popoli, serviva me! Il popolo eletto che aveva scelto per sé Jehova, nel più profondo del proprio essere era rovinato. La fede che i padri avevano conservato devotamente, era smussata, simile ad una spada arrugginita, inutilizzabile sia per la battaglia come anche per la protezione. Soffocati nel ciarpame delle formule, la porta una volta aperta (da me) dei piaceri mondani e dei peccati e, …per vero preparati ad ascoltare colui che grida nel deserto, ma non di seguirlo, …così si mostrò il popolo, quel popolo al quale Dio si era rivelato, al quale Egli una volta aveva promulgato la Sua eterna Legge sul Sinai con tuoni e fulmini.
14. In quella notte delle tenebre dello spirito, non cadde nemmeno un bagliore di quella Luce di Dio (Gesù), senza che il Cielo si chiudesse, che ad ogni anima d’uomo mostrasse la via alle Altezze, che le mostrasse come evitare l’abisso che si spalancava sulla via, …sfracellando il viandante nella profonda caduta. Quanto mi rallegrava la mia vittoria! E tuttavia, …già era vicino il mio fallimento!
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Il secondo segnale di arresto al tempo di Gesù di Nazareth
1. A Betlemme apparve una Stella nel Cielo che, raggiante, oscurava tutte le altre ed annunciava la nascita di un Fanciullo che era nato insignificante in una stalla.
3. Io non vi ho badato, poiché molti bambini vengono dal grembo delle loro madri, in parte crescendo, in parte scomparendo. – Perché avrebbe dovuto essere importante proprio questo Bambino, un figlio d’uomo come centinaia di migliaia? Nella piena sensazione di forza che raggiunsi, disprezzai quel Figlio. Ho anche creduto che fosse solo un caso che dei saggi venuti dall’Oriente rivelarono che questo Fanciullo sarebbe divenuto un Re, poiché, come si formano gli oracoli, nessuno lo sapeva meglio di me. – Io ho riso quando quel furfante di re Erode, nella paura per il suo trono, fece commettere l’uccisione degli innocenti figli per assassinare anche il re futuro, e mi rallegrai che non gli fosse riuscito. – Pensai: “Il nuovo Re servirà poi anche me, quando un giorno una corona cingerà il suo capo”, poiché tutti stavano in mio potere.
3. Tuttavia non accadde nulla. Il giovinetto non era un Re, maturando silenziosamente a Uomo in Nazareth ed imparando ad esercitare il mestiere del padre. – Pensai: “No! Quest’Uomo, sulla cui Anima non è visibile la minima macchia, non è mai nato per essere Sovrano”. perciò Gli concessi di fare come voleva.
4. Gli anni passavano e il mio regno si rafforzava. – Quando girovagando negli spazi mondiali, vidi ai miei piedi la vostra Terra, allora mi venne di nuovo incontro quello spirito che una volta mi aveva ammonito (cap. 4,3) e consigliato di fare ritorno. – Egli esclamò: “Abbandona il tuo procedere! L’ascia è già posta a quell’albero che è il simbolo del tuo regno. Il Signore mi manda ancora una volta a dirti: ‘Ritorna pentito, altrimenti la tua magnificenza sprofonderà una seconda volta in macerie!’. Il Potente è Dio, il Quale adesso cammina come Uomo sulla Terra, quella che tu hai avvelenato con il soffio del tuo spirito. Ancora è tempo. Ascolta la mia parola!”
5. Io gridai stupefatto: “Se ora l’Invisibile vuol diventare visibile, non lo crederò mai, L’Eterno pressato in una forma umana è una cosa impossibile! Una noce può abbracciare lo spazio? – Può umiliarSi Dio? Giammai così profondamente fino ad assumere la forma di un uomo terreno! È impensabile ed è del tutto impossibile!”
6. “Per Dio, nulla è impossibile! Quello che tu rinneghi, è da tempo l’Evento! Guarda sulla Terra. Là cammina Colui che esteriormente è Uomo, di più nel Suo interiore!”
7. Io guardai giù e presto riconobbi che quel Bambino, per via del Quale molti altri erano stati uccisi, che silenziosamente maturava in Nazareth a Uomo, era l’Eletto come involucro per Dio, affinché Si rivelasse di nuovo la Divinità, ‒ inafferrabile per me; un controsenso per l’Entità reale di Dio[10]! – Un Uomo, come involucro per l’Infinito? ‒ Creda chi vuole questa parola, ma io non lo potevo. E se mille angeli avessero proclamato che la Divinità stessa era scesa come Profeta sulla Terra, …avrei deriso questa parola. – ‘Il mio regno era più grande del Regno di Dio’, così pensavo, non essendo questo, mai stato visibile al mio occhio. Io tuttavia ero il dominatore di quelle anime che non trovavano la porta per il Regno di Dio. Il numero era grande, quanto piccolo era quello di coloro che finora mi erano sfuggiti.
8. “Allontanati da me”, gridai all’ammonitore. “La tua parola è inganno, e quell’Uomo sulla Terra che tu lodi come Involucro di Dio, è caduto a me, come tutti gli altri! Sta attento a come si chinerà davanti a me e riconoscerà la mia autorità, non appena gli mostrerò i beni della vita (Luca cap.4). Il Suo corpo è polvere, come il corpo di ogni uomo, e la Sua anima brama gli stessi tesori che seducono ancora i sensi di qualunque uomo, dato che si tratta di scegliere tra Dio e me”.
9. Lui rispose: “Ti sbagli! Il tuo animo, questo è sedotto! Tu lotti per il potere, il tuo cuore è pieno di brama di dominio! Invece di chinarti umilmente davanti alla Potenza di Dio, hai posto il tuo io su un trono e credi che davanti a questo, ogni essere si abbasserà pieno di adorazione come uno schiavo al tuo cenno. – In Dio vi è libertà, perciò questa era anche la tua. Te ne pentirai se ne abusi. Il tempo che ti era stato dato come termine è passato. Ritorna liberamente, prima che sia troppo tardi!”
10. Lo spirito scomparve. Non ho potuto seguirlo, ed avrei comunque saputo volentieri dove fosse andato.
11. Che nell’ampio Cosmo, nel più lontano etere, credevo che mi fosse sempre accessibile lo spazio immensamente sconfinato, e che oltre quello non vi fosse nessun’altra Creazione che quella nella quale gli uomini salgono sul loro ultimo gradino, lo sapevo anch’io. Dove era scomparso quello spirito? ‒ Allora nello spazio c’erano comunque dei misteri, nei quali non ero ancora penetrato?
*
12. Per la prima volta mi resi conto che la mia forza trovava adesso dei limiti, e che sarei stato vincitore solo quando l’avrei superata. – Allora si mosse la consapevolezza che Dio si era voluto davvero costruire un Involucro sviluppatosi nell’Uomo Gesù. – ‘Se conquisto questo Gesù, e Dio si stringe nel Suo stretto involucro, allora con un colpo catturo subito entrambi, e domino illimitatamente nell’ampio spazio’. Così ho pensato, e subito mi misi all’opera.
13. Mi avvicinai a Gesù, gli offrii tutto ciò che il mio potere era pronto a dare, …ma Lui mi respinse! – Presto mi resi conto che la Forza di Dio dimorava in quel Corpo, che resistergli non era cosa facile. Se non riuscivo a vincere il Maestro, che era comunque solo un Uomo, …a breve avrei dovuto soccombere.
14. ‘Distruggi questo Corpo. Esso scomparirà, marcirà nella polvere, non potrà più esserci nessun Involucro per l’Eterno!’, così pensavo. Ed attizzavo odio, diffamazione ed ira distruttiva nei suoi nemici, per rovinarLo. Il popolo giudaico aveva lapidato degli uomini cui piaceva trattenersi nel peccato, e ora questa sorte doveva colpire anche Gesù, farLo cadere nella distruzione, schiacciando il Suo capo, annientandoLo, essendoSi arrogato di togliere la corona spettante al primogenito (lui), anziché darla al Figlio dell’Uomo!
15. Se ora rifletto quale orrendo errore mi ha sedotto, non lo afferro io stesso come fu possibile che una tale cecità mi abbia offuscato il senno. L’umanità potrà riconoscere che non esiste nessun essere in Cielo né sulla Terra, che possa precipitarsi nella inaudita follia e poi non debba portarne le conseguenze. Ciò che comporta al colpevole (di questo atto) la maledizione creata da sé.
16. A me riuscì ciò cui aspiravo: il Signore del mondo fu appeso alla Croce!
17. ‘Il Suo corpo cadrà alla putrefazione come il corpo di altri uomini, e la Sua anima andrà là dove dimorano le altre che come Lui hanno anche gustato la morte’, così pensavo! – Tuttavia, quale spettacolo fu, quando la Sua anima, staccata dal Corpo morto, si formò come Involucro di Dio attraverso il Quale, l’Eterno da allora Si rende visibile agli spiriti che una volta la Sua Forza ha chiamato all’esistenza…
18. Risuonò la grande Parola: “E’ compiuto!”. Allora morì il ‘Figlio dell’Uomo’, per diventare il ‘Figlio di Dio’ e, provvisto con la suprema Forza, andò all’inferno che abbracciava il mio regno.
19. Le anime di tutti quei deceduti che non avevano trovato la porta nel Regno di Dio, perché io come guardiano stavo davanti all’ingresso, essendo tutte miei sudditi poiché i confini del mio regno le abbracciava con violenza ferrea. Non potevano fuggire. ‘Occhio per occhio, dente per dente’, era la legge che avevo fatto mia e la mantenevo continuamente in piedi con mano forte.
20. Quando una volta le mura di Gerico, sconvolte dallo squillo delle trombe, caddero in polvere, i suoi cittadini riconobbero spaventati fin nel più profondo del cuore che era inutile combattere contro il Signore. Io sentii la stessa cosa: così caddero anche le mura che circondavano il mio regno quando Gesù si è avvicinato e le ha divelte.
21. Con Lui andava Michael, il quale mi aveva ammonito spesso, e tutte le schiere angeliche che Lo servivano in amore. Quale immensa moltitudine di luminose figure di Luce entrò vittoriosa nel mio regno, annunciando lieti a tutte le anime che la via era diventata libera per andare al vero Signore dell’Universo che, diventato Carne, ora aveva vinto la morte e voleva entrare nella Sua santa Città[11].
22. Sì, ero colpito sempre da cecità per non vedere quale inafferrabile miracolo era sorto, qual magnifica Figura era sorta nell’ampio spazio. – Io ora vidi che i servitori di Dio avevano edificato una Città come luogo di raccolta per i Suoi fedeli, una Nuova Gerusalemme, ora bella e raggiante di Luce, il cui terreno aveva solo pallide ombre, e vidi entrarvi là il Figlio dell’Uomo di Dio.
23. Allora era comunque vero ciò che Michael aveva annunciato. L’Eterno aveva assunto l’Involucro di un Uomo, aveva posto il Suo Io in un cuore umano, aveva preso la Sua anima del tutto per propria per divenire così, visibile ad ogni creatura (anche per i caduti)!
*
24. Io vidi con oscura collera distruggersi il mio regno, riconobbi con rancore l’impotenza della mia volontà, e rimasi irrigidito nel più profondo dolore dell’anima.
25. Il Creatore aveva creato il Suo nuovo Regno solo dal mio e, senza di me, essendo stato il mezzo per lo scopo, questa Creazione non sarebbe mai sorta. Solo io sono l’unico, attraverso il quale Dio si mostra come Sovrano nell’Universo. Cosa sarebbe Dio senza di me? – Una forza che non trova resistenza, può mai creare qualcosa di utilizzabile?
26. No, giammai! Essa rimane inerte, dormiente!
27. Solo la resistenza la rende creativa, la stimola alla massima attività. E che io resistessi, che non mi sarei sottomesso al Sovrano, Dio che mi chiamò all’esistenza, lo sapeva.
28. Tu che vuoi essere Amore, perché, o Sovrano, non mi hai dato amore nel mio cuore, come l’hai dato abbondantemente a quegli esseri che ora popolano la Nuova Gerusalemme? – Essi cantano inni di giubilo, sono pieni di amore in modo esuberante, come dicono, e ciononostante non hanno trovato quella piccola porta che introduce nel Tuo Regno finché l’hai mostrata. La via più larga che porta a me è sempre stata trovata presto, ed hanno avuto anche sempre, amore per me, perché ottenevano ciò che io stesso possedevo. Credilo soltanto, Distruttore del mio regno: che io, pur se non per Te, sento comunque amore per i miei.
29. Se l’uomo strappa al leone i suoi piccoli, allora egli trema davanti alla sua forza con la quale può vendicare lo sfrontato furto. – Tu sei il più forte, lo so, perciò mi devo arrendere, poiché due volte mi hai vinto, e non ho voglia per la terza volta di soccombere a Te come leone.
30. EdificaTi un nuovo Regno. Attrai a Te le mie anime, non voglio contenderTele più a lungo. Ancora ce ne sono bilioni nel grembo del futuro che devono nascere, finché la sorgente della mia creazione si esaurisce.
31. Io sto a guardare, aspettando se le anime che si sono arrese a me e ai miei servitori, che hanno seguito i miei insegnamenti di sapienza, si arrendono a Te o a me!
32. Se quest’ultimo è il caso, allora esigo mi sia restituito il mio regno. Allora Tu distruggi il Tuo nuovo Regno di Luce!
33. Fino a quel tempo, fino ad allora, voglio dimorare al confine del Bene e del male, e valere come un guardiano di questa soglia! Il vessillo si chiama ‘indifferenza’, che io srotolo e metto contro di Te nel paniere dell’Amore!
34. Questo l’ho esclamato a voce alta, e una Voce di tuono suonò al mio orecchio: “Così sia!”
35. Allora ho liberato coloro che fino ad allora mi erano stati fedeli, e dissi loro, pieno di rancore nel cuore:
36. “Andate in tutto il mondo come gli apostoli che adesso il Nazareno si è scelto, ed insegnate ai popoli la vostra sapienza. Insegnate loro ad obbedire solo alla propria volontà, per preparare a se stessi il destino. Dite loro, affinché ognuno sia il suo proprio dio: ‘Ama il tuo prossimo come lui ama te. Ripagalo con la stessa misura che egli concede a te. Sii signore, se non vuoi essere schiavo, ed accetta il breve corso della vita come quella spanna che da sola ti dà felicità e potere, a cui dopo la morte ti seguirà poi il nulla’.
37. Andate, demoni, insegnate questa fede! Io rimango al mio posto per vedere quale insegnamento vincerà!”[12]
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La semenza di Lucifero
1. La semenza che ho seminato ha portato frutti che non avrei mai sospettato. Le deboli radici dell’albero della sapienza che è cresciuto sul terreno dell’amor proprio, attraverso la cui ombra non penetra il Sole dell’Amore, sono state ben concimate dall’acqua dell’intolleranza che scaturisce ancora abbondantemente dalla sorgente del cuore che l’umanità ha aperto da se stessa.
2. Certamente in me c’era l’ostinazione. Tuttavia il male, unicamente questo non l’ho voluto. Gli uomini di oggi si sono superati in infamia e in lussuria, nella voglia dei sensi, in cattiveria, brama di vendetta e odio, che nessun demone si sarebbe mai sognato. Hanno di certo seguito i miei insegnamenti e li hanno portati ad un’altezza alla quale ora guardo in alto rabbrividendo, ma non l’ho voluto io che le creature che hanno visto la Luce della vita solo con la mia volontà, cadessero così profondamente nella propria tenebra, che anche a me e ai miei infonde un orrore spaventoso.
3. Volontariamente, l’umanità ha accettato ciò che io non ho insegnato per la rovina delle anime, ben però per la conservazione di un potere che adesso le anime religiose chiamano ‘satanico’, e tuttavia scaturisce dal loro stesso senno.
4. Alla richiesta di Gesù: ‘Ama i tuoi nemici! Ama soprattutto Dio e il prossimo tuo come te stesso!’, una Legge suprema che fino alla morte è stata adempiuta da Lui, ancora oggi proclamata da più di un pulpito e avidamente compresa da molti uomini, sta diametralmente opposta la mia sapienza.
5. Esaminate la legge del diritto romano! Per molti paesi ancora oggi ha valore. A chi è soggetta? A Dio, o a me? Non proviene dai miei insegnamenti?
6. Se era mia aspirazione di distogliere l’umanità dall’adorazione di Dio e rivolgerla alla mia, allora, per questo, non credete che io sia fondamentalmente cattivo. Io non sono peggiore dei portatori di corone che hanno escogitato centinaia di leggi, attraverso le quali hanno consolidato il loro potere e posto come sacra la loro maestà. Chi ha potere vuol governare, perciò non disprezza coloro che ancora governa, anzi, li può amare e li desidera felici e contenti, affinché il potere a lui dato non precipiti, non gli scivoli di mano. Se i vostri capi di popolo sono cattivi nel più profondo del cuore, sono cattivi solo perché esigono incondizionata obbedienza per ciò che essi stabiliscono come legge. ‒ ‒ Così, sono anch’io. Questo volevo sperimentare! – Gigantesco, mi sono posto sulla soglia dell’indifferente senso, per attendere ciò che la saggia umanità si sceglie, a cui fu dato la libertà della loro volontà.
7. Io non sono il diavolo! – Il diavolo sono le anime che si sono del tutto allontanate dal polso più debole dell’amore, che sono in grado di sbranare gli uomini. Un diavolo supremo non può mai diventare il primogenito!
8. Io non accetto di essere il principe dell’inferno come se lo immaginavano gli antichi, come Plutone. Ancor meno ho l’intenzione di servire come modello alla frenesia della Chiesa, la quale mi ha provvisto con corna e artigli, che fa di me il mostro della follia religiosa. Cercate nell’Universo. Da nessuna parte si trova un essere che somiglia all’immagine che un insulso spirito di prete si è escogitato allo scopo di dominare sugli sciocchi uomini.
9. L’uomo stesso si è fatto ‘diavolo’, per questo ha formato con aria il suo cuore, ha usato il suo animo per allontanarsi da Dio, per uccidere nel fango dell’aria terrestre la scintilla spirituale che il Signore gli ha dato, per schernire Colui che gli ha dato la vita, per poi accostare a me, pieno di ipocrisia, quello che ha concepito la propria scelleratezza.
10. Io sono agghiacciato da tutto l’orrore con cui l’uomo copre la Terra imbevuta di sangue in tutti i paesi, quello stesso uomo che io volevo guidare su false vie, alla felicità e alla ricchezza.
11. Sono vinto! – Se lo avessi sospettato che la mia avidità di dominio e la mia tracotanza avrebbe portato tali frutti, che l’uomo si sarebbe coinvolto così del tutto nella menzogna e nell’inganno, che non avrebbe temuto di guadare attraverso fiumi di sangue, …non avrei mai usato la forza come l’ho usata.
12. Io volevo essere indifferente, non l’ho potuto rimanere!
13. L’affaccendarsi dell’umanità mi divenne ripugnante. Mi disgusto davanti alla creatura che potrebbe essere l’immagine di Dio e, …mostra solo una caricatura! Anche i miei servitori hanno paura davanti a tale basso operare.
14. E Dio, il Signore, lo lascia accadere, non ha distrutto questa razza infame. I popoli si sono sfogati in folli guerre e vogliono continuare a sbranarsi.
15. A questo punto mi avvinse il dolore, la spada della colpa mi è penetrata profondamente nell’anima, e ferito a morte gridai al Signore della Luce: “Ho sbagliato, o Signore, …ho peccato e non sono degno di chiamarmi Tuo primo figlio! Tu sai ciò che adesso accadrà. Questo non l’ho voluto io, che attraverso di me è venuta tutta l’arroganza nel mondo. Ora falla di nuovo distruggere attraverso di me. Restituiscimi la forza che mi hai tolto, la voglio usare secondo la Tua Volontà, voglio espiare ciò che una volta ho perpetrato!”
16. Dio è l’eterna Bontà, l’Amore e la Misericordia. Egli ha udito il mio grido e mi ha perdonato[13]. – Tuttavia, ora devo sciogliere i legami, devo sopprimere ciò che si mostra malvagio, ciò che nelle ore dell’esecrabile operare, bruciarlo in argilla ferrea. Tutto deve essere sgretolato, polverizzato e dissolto in atomi. Adesso la pula sarà da separare dal grano.
17. L’uomo non deve più attribuire al Satan, ciò di cui che egli stesso ha colpa costantemente. Non deve caricare a lui, pieno di ipocrisia, ciò che fermenta nel proprio cuore e lo costringe ad azioni che Lucifero respingerebbe da sé con ripugnanza.
18. Così ascolta umanità: “Trema davanti alle conseguenze che sorgono dalla tua stessa dragoneria! Luce deve diventare nella tenebra!”. Si avvicina il Portatore dell’eterna Luce che egli (Lucifero) ha oscurato in folle ostinazione. Nuovo deve risplendere su tutti gli uomini che lo riconosceranno come messaggero di Dio, che entrerà pieno di pentimento nella Casa del Padre e sarà accolto come il figlio, un giorno perduto.
Non ridete come se questa fosse una favoleggiante novella, non credete che io annunci vuota follia!
Presto si dirà su tutta la Terra: “La Luce risplende, – si avvicina il vendicatore!”
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[1] Solo in un'altra Rivelazione ad A.Wolf viene indicato che gli viene fatto vedere la magnificenza del ‘Regno della luce’ che lui non conosceva, e ciò avviene solo dopo il sacrificio di Gesù-Fratello-Amore da parte dei due fratelli-arcangeli Michael e Raphael. (vedi “Golgota” cap. 7,7)
[2] Qui è inteso un Giorno spirituale della Creazione che dura eoni di tempo.
[3] Mai mostrato a Me: egli però Lo percepiva, come Voce e come Luce. Solo dopo la caduta, e quindi dopo quella ‘prova’ superata dai due terzi, ai fedeli fu concesso di vedere il Padre, mentre ai caduti solo come Luce, e solo dopo un loro lungo peregrinare in incarnazioni che consentano loro un minimo di ‘ritorno al Padre’ spontaneo, e successivamente, da 2000 anni a questa parte, cercandoLo come Gesù.
[4] Che avevo creato: strano che qui Lucifero ribadisce ancora che la Creazione è stata fatta da lui, mentre invece sappiamo che egli fu relegato nella Creazione-materiale, in cui lui, quindi, ne è come un signore. Ma essa fu fatta su di un piano spirituale dalla Misericordia del Signore, e sussiste nella sua durezza solo per colpa della caduta. Ben diversa è l’immensità del Regno-spirituale in cui vivono e operano i Figli non caduti in una Creazione spirituale che è di una materia fine percepita dagli spiriti, ma che essendo spirituale è mutevole in rapporto alla loro crescita, cioè di ben diversa consistenza, un piano di dimensioni immense (vedi di J.Lorber “Le Dodici Ore” – cap.12), sul quale Lucifero resterà inebetito quando nella notte del Golgota, davanti al Padre-Gesù sanguinante per lui, sarà portato da Michael e da Raphael in giro per l’immenso Regno celeste che lui ancora non conosce (come l’ammette al cap.7,7), e tramite cui capirà quanto misera è la Creazione materiale che lui crede di possedere, pur nella sua grandezza, e crollerà nell’opposizione. (vedi la 3° Pietra miliare – Golgota cap. 7,7-8,1)
[5] Uno spirito: pur non espresso in questa Rivelazione, possiamo supporre che Egli sia il secondo Spirito creato (vedi di J. Lorber l’opera “Il Governo della Famiglia di Dio” cap. 5,12) ovvero Colui che viene chiamato “Amore”, cioè quel Figlio fedele che resterà fedele e deciderà di salvare il ‘fratello caduto’ tramite il Suo sacrificio, perciò Gesù sulla Terra. – Vedi anche in un'altra Rivelazione a A. Wolf (“Eternità-ur in Spazio e Tempo” dal cap. 6,320 in avanti, la comparsa e gli insegnamenti dello ‘Spirito-Amore’ a Sadana e agli arcangeli.
[6] Per ciò che riguarda la creazione dell’uomo, non è da intendersi l’Adamo, ma l’uomo in sé che fu creato e vive come essere vivente della e nella materia in ogni mondo, pianeti, satelliti o soli, che corrisponde a quella materia dipendente dal corpo planetario su cui deve vivere e dalle sostanze animiche di quel mondo che si sono evolute e che egli porta in sé animicamente. Perciò il riferimento è anche per l’uomo preadamitico sulla Terra.
[7] Farragine: mescolanza confusa di più cose.
[8] Questo è il pensiero dell’oppositore, che ancora disconosce la grandezza del Regno spirituale con l’immensa Città santa, la Nuova Gerusalemme, a cui accedono le anime salvate.
[9] Con la circoncisione, il popolo da lui guidato si distinse dagli altri.
[10] Per Lucifero, questa impossibilità nasce dal fatto che credendosi egli stesso un Dio, mai affronterebbe un simile percorso di costringersi, dalla sua grandezza, in un piccolo corpo. Rifiuto già avvenuto con Adamo (vedi “Governo della Familia” vol.3 - cap.24).
[11] Da ricordare che quell’atto della morte sulla Croce, consentì la liberazione di tutti i figli caduti e redenti che fino ad allora aspiravano ad un rapporto col Padre, in attesa di entrare nella Città santa. Invece per tutti coloro che hanno vissuto dopo la morte di Gesù, devono conquistarsi la redenzione attraverso la fede in Lui. (vedi di F.Schumi “La giustificazione” cap. 4,4)
[12] Per chi non conosce la Nuova Rivelazione, ricordiamo che all’entità Lucifero-Satana fu concesso di restare calmo per un tempo molto lungo (vedi “Il vescovo martino” cap. 200), mentre al tempo di Gesù, l’essenza spirituale di Lucifero-Sadhana resterà confinata su di un mondo solare per recuperare man mano la propria individualità originaria. (vedi “La 3° Pietra miliare – Golgota” cap. 19)
[13] Ciò accadde la notte della morte di Gesù. (vedi la rivelazione a A.Wolf “Golgota” – La 3° Pietra miliare)