Il mistico teosofo
Leopold Engel
(* 19 aprile 1858; † 8 Novembre 1931)
Prefazione biografica
Leopold Engel nacque a San Pietroburgo, Russia, (1858-1931). Figlio di Karl Dietrich Engel (1824-1913), un violinista che nel 1846 era divenuto direttore dell'orchestra del teatro imperiale russo. Quando Jakob Lorber morì nel 1864, la sua opera principale «Il grande Vangelo di Giovanni» rimase incompiuta. Solo 27 anni più tardi, nel 1891, fu portata a compimento dalla mano di un altro ispirato, Leopold Engel, il quale ricevette la chiamata a completare l'opera. Egli eseguì questo incarico tra varie interruzioni fino all'anno 1893.
Già parecchie volte è stato accennato al fatto che tutte le Comunicazioni ricevute mediante la Parola interiore si adattano sempre alla possibilità di essere impresse in colui che è stato designato quale intermediario e alla sua sfera di comprensione. Non è perciò da meravigliarsi se lo stile dell’undicesimo volume si differenzia notevolmente dagli altri di Lorber; infatti, non c’è un ritmo molto preciso e sempre ricorrente del modo espressivo nelle Comunicazioni dall'Alto, ma c'è né invece uno che si adatta sempre alle capacità dell'intermediario. Tutto ciò dipende dallo spirito di chi riceve le parole, non però dalla forma più o meno compiuta.
Già molto presto, da ragazzo undicenne, Engel fu portato a conoscenza dell’attività di Lorber per mezzo di suo padre Karl. A Dresda conobbe di sfuggita anche il primo editore degli scritti di Lorber, Johannes Busch, ma non gli venne mai il pensiero che un giorno anche lui sarebbe stato chiamato come scrivano. Di certo egli aveva delle predisposizioni religiose, ma da giovinetto nulla lo distingueva dagli altri ragazzi. A Dresda ricevette una buona preparazione scolastica e dimostrò un particolare interesse per le scienze naturali. Suo padre, un eccellente violinista che sotto l’imperatore Nicola fu primo violino nel teatro imperiale a Pietroburgo, dove maturò il suo diritto alla pensione, non esercitò alcuna costrizione o forte influenza sulle convinzioni di suo figlio, di conseguenza la vita interiore del giovane si sviluppò da se stessa nella crescita, a volte assai vacillante e anche mondana. Tuttavia, nell'intimo del cuore egli possedeva un Santuario che nascose e non si lasciò sfiorare dai rinnegatori di Dio e dagli schernitori, avendo egli la fede incondizionata nell’esistenza di Dio, in Cristo!
A ventidue anni Engel intraprese la via del palcoscenico e come attore teatrale raggiunse in vari teatri dei successi non certo insignificanti. A lungo andare, però, la carriera teatrale non gli era appagante. Cercò un'altra attività che non comportasse dei continui cambiamenti di luogo, ma in questo ebbe poca fortuna, e dopo vari e inutili tentativi ritornò nuovamente al teatro! Solo nel 1898 all’età di 40 anni prese la decisione di chiudere definitivamente con il teatro e fino al 1900 continuò a svolgere attività privata di terapeuta ipnotista, anni in cui ebbe l’occasione di frequentare Theodor Reuss che aveva conosciuto in teatro. Fu per tale motivo che gli amici lo accusarono di tendere ad attività massoniche di cui l’esoterista Reuss, ex cantante, ne aveva fatto parte dal 1877 al 1881, che però Leopold non seguì mai, essendo intenzionato a riportare in vita gli illuminati. Nel 1903 le strade di Reuss ed Engel si divisero e questi istituì a Dresda una "Federazione mondiale degli Illuminati", rimasta sulla carta e chiusa nel 1924 per mancanza di adesioni.
Quando ritornava un Russia a San Pietroburgo alla casa paterna, Engel faceva lo scrittore, attività questa derivata da alcune relazioni che gli permisero un discreto sostentamento.
Come egli ricevette nel 1891 la chiamata a scrivere il volume finale del Grande Vangelo di Giovanni (il volume 11°) ed in seguito altre opere minori non meno importanti. Egli stesso racconta la ‘chiamata’ nel modo seguente:
«Con un amico con cui ero in sintonia spirituale, giunsi ad un accordo per essergli d’aiuto nelle sue iniziative commerciali e consolidare e, se possibile, migliorare un’invenzione che lui aveva fatto, per cui mi recai a Lipsia e andai ad abitare presso questo mio amico. Dopo qualche tempo mi accompagnò costantemente il pensiero sempre più forte che sarei stato in grado di scrivere la conclusione del Grande Vangelo di Giovanni ricevuto da Lorber. Respinsi questo pensiero! Esso mi appariva irreale e falso! Come avrei potuto, proprio io, pervenire a questa Grazia? Non mi sentivo affatto degno! La pressione interiore però aumentò ogni giorno, così da diventare insopportabile, e allora comunicai al mio amico l’esperienza, come pure l’opinione del mio intelletto, secondo cui ne sarebbe uscito solo qualcosa di falso.
Il mio amico scosse il capo e disse senza esitare: “Al vostro posto io mi siederei tranquillo e procederei deciso con lo scrivere! Se quello che appare è insensato, noi di certo lo scopriremo e getteremo nel cestino quanto è stato scritto!”. Egli dunque mi incoraggiò ed io seguii il suo consiglio. Il risultato può leggerlo chiunque nel volume finale (l’11°). Ogni giorno venivo chiamato a portare a termine il compito preciso e breve, che mi affluiva in modo chiaro e distinto e al quale non ero in grado di aggiungervi una sola parola non appena scritta l'ultima frase. Né avevo bisogno di rileggere quanto avevo ricevuto prima. Inutile era anche qualsiasi congettura su cosa poteva seguire eventualmente poi, quando giornalmente il compito era terminato. Se tentavo di farlo, ciò non corrispondeva mai con quello che veniva effettivamente scritto il giorno successivo. Tentai di resistere all'impulso di scrivere che compariva sempre alle ore nove del mattino, ma mi era impossibile, e nonostante tutto, con grande piacere del mio amico che mi osservava, una forza estranea mi costringeva ad andare alla scrivania e a scrivere.
Alla domanda che spesso mi viene indirizzata su come si annuncia la Parola interiore, posso solo rispondere come segue: “Durante la mia scrittura distinguo con precisione tre fasi. Anzitutto ciò che ha origine letteraria dal mio stesso io, quale prodotto del mio sapere o della mia fantasia; nel rileggerlo più tardi, anche se passano degli anni, riconosco sempre ciò che è stato scritto come risultanza del mio lavoro, così che durante la lettura non mi appare come estraneo.
Il secondo modo è la semplice ispirazione, una trasmissione di pensieri da sfere lontane. Non sono parole, ma pensieri che fluiscono in me e che io stesso devo rivestire di parole. Il risultato è per metà mia proprietà, tuttavia non nella sua essenzialità, poiché senza questa trasmissione di pensieri non riesco a creare niente di utile. Sintonia, quiete e neutralità dell'interiore sono necessari per la riuscita. I disturbi interrompono immediatamente il lavoro, nel quale non è molto difficile che si possano insinuare anche dei pensieri propri, i quali sono addirittura in grado, in caso di vivace fantasia, di alterare del tutto l'ispirazione. Prudenza e autocritica sono in questa fase assolutamente necessarie, poiché in questo campo gli spiriti burloni disturbano volentieri con le loro stupidaggini, e l'insensatezza diventa facilmente metodo. Quanto è stato scritto, spesso più tardi nella rilettura, il senso cambia, diventando estraneo; ci si meraviglia allora di aver scritto ciò, tuttavia ci si ricorda dell'una e dell'altra cosa con più o meno chiarezza.
Il terzo e ultimo modo è spesso inesplicabile per la propria capacità di comprensione. Può sopraggiungere la già descritta costrizione, dopo però, su preghiera rivolta verso l'Alto, può subentrare anche la distinta percezione di un oratore interiore, all'incirca nel modo in cui ci si rammenta di un dialogo avuto con un amico che si crede di sentir parlare. Ha origine così uno scambio di domande e risposte, una chiara spiegazione di cose che prima non si sapevano e che - questo è un segno caratteristico - molto facilmente scompaiono dalla memoria quando non vengono fissate con la scrittura. Quest'ultima cosa è una prova dell’autenticità, poiché di certo, ciò che si è pensato da se stessi è conservato nella memoria”».
Engel riferiva che in questa fase e nella precedente, la mano guidata lo sosteneva spesso, come segno che una forza estranea era operante. Quanto veniva scritto, svaniva rapidamente dalla memoria, così che nel caso di comunicazioni più lunghe, innanzitutto doveva rileggere a fondo con attenzione quello che era stato scritto, per accogliere in sé il contenuto. Spesso, dopo un certo tempo, alcune autentiche comunicazioni gli sembravano come se non fossero state scritte da lui. Se questo non era il caso, allora supponeva che si trattasse almeno di un mescolamento con ciò che gli era proprio; quindi si trattava del secondo modo con maggiore chiarezza. Solo un’acuta autocritica e la più elevata neutralità possono portare all'annunciazione dell'autentica Parola interiore”».
La casa editrice tedesca
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- Mallona
(il pianeta del nostro sistema solare distrutto, orbitante tra Marte e Giove, di cui oggi resta la fascia degli asteroidi, e le cui vicissitudini fino alla sua esplosione furono conosciute perché rivissute attraverso lo studio e la capacità medianica della psicometria)
- Nell’Aldilà (1921)
(come si vive realmente nell’altro mondo. Una comunicazione dall’aldilà da Karl, il padre defunto di Leopold)
- “Grande Vangelo di Giovanni” - volume XI (1891-1893)
(il completamento dell’Opera del cammino di Gesù nei tre anni di insegnamento terreni, ricevuto 27 anni dopo i 10 volumi già dettati a J. Lorber)
(un’avventura fantastica vissuta nel cuore dell’Africa ai primi del ‘900 da un amico di Engel)
(Lucifero racconta la sua caduta dal suo punto di vista, riconoscendo i suoi errori, e addirittura esorta l’umanità a non perseverare nella caduta)
- Storia dell’ordine degli illuminati (da tradurre)
(un testo approfondito di oltre 400 pagine per indirizzare gli uomini alla vera illuminazione spirituale, per un nuovo modo di vivere nella verità)
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