Il vescovo di Trento sconfessa la linea della
Chiesa: meglio la sepoltura
(di
Carlo Brambilla)
MILANO — «La cremazione
non appartiene alla tradizione cristiana. Così come la dispersione delle ceneri
o la loro conservazione in casa. I cristiani, fin dalle origini, preferirono
l'inumazione nei cimiteri». L'arcivescovo
di Trento, Luigi Bressan, tuona contro il nuovo fenomeno sociale (consentito
ufficialmente dalla Chiesa) che si sta diffondendo in Italia sul modello
europeo. Lo fa nel giorno dedicato ai defunti. Con affermazioni forti,
destinate ad accendere le polemiche. «I cristiani
fin dagli inizi hanno decisamente scelto, tra le due forme di seppellire i
morti, usate dai romani, non la cremazione, ma l'inumazione, per fare come il
Signore che era stato sepolto nella terra e con la sua presenza l'ha
santificata».
L'Italia, in realtà, è
ancora fanalino di coda in Europa nel numero di cremazioni. Appena il 7% contro
medie europee che superano il 70% in paesi come Svezia, Gran Bretagna,
Danimarca, Svizzera, il 49% dell'Olanda, il 23,5% della Francia. «Ma a Milano sì è già arrivati
al sorpasso delle cremazioni rispetto alle inumazioni» - assicura Alcide Cerato responsabile
della San Siro, una delle più importanti imprese italiane di pompe funebri - «In città siamo al 51 %. Le cose non vanno nello stesso modo nel
resto d'Italia. Le cremazioni sono intorno al 6% a Roma e precipitano al 2-3%
al sud. Si tratta di scelte culturali diverse. Ma i comportamenti delle
famiglie stanno cambiando radicalmente».
Basti pensare che
un'impresa di La Spezia è arrivata a progettare un'urna cineraria in vetro, a
forma di clessidra, da tenere in salotto, con le polveri del defunto che
scandiscono il tempo che passa.
Sempre più spesso le
Amministrazioni Comunali vedono di buon occhio il ricorso alla cremazione. Lo
spazio nei cimiteri delle grandi città scarseggia enormemente. I costi per gli
ampliamenti sono enormi, e le famiglie trovano più pratico ed economico
ricorrere alla cremazione. A Venezia un nuovo Forno crematorio sarà inaugurato
il 10 novembre nello splendido cimitero dell'isola di San Michele. «Diversamente non sapremmo come fare» confessa il sindaco Massimo Cacciari. «Per un problema di vera e propria convenienza ed economicità».
D.): «Banali
problemi di spazio?».
R.): «Certo. Inumare i cadaveri è una tradizione cattolica, ma non esiste
nessun fondamento teologico che vieti la cremazione. Allargare i cimiteri,
trovare nuovi spazi costa l'ira di Dio. E forse i soldi possono essere usati in
modo più caritatevole».
"Ma così si nega la
resurrezione":
ENZO Bianchi, priore della
comunità di Bose, è decisamente contrario alla cremazione, anche se la Chiesa
la permette. «Ridurre il corpo in cenere è come negare che avrà
parte alla vita eterna».
D.): «La cremazione come negazione della resurrezione?»