Dal Nuovo
Testamento non risulta che Gesù Cristo abbia predicato nulla circa il modo di
dare sepoltura ai corpi. Non ci sono quindi argomenti di fede che contrastino
col rito della cremazione.
Tra il '700 e l'800, il fatto che tale pratica
fosse sostenuta da logge massoniche anticlericali, posero però la Chiesa in una
posizione "difensiva", invitando i fedeli a conservare la "pia
consuetudine di seppellire i defunti".
Coi 'Codex Iuris Canonici' del 1917, la
cremazione viene vietata in quanto espressione antireligiosa, atto di negazione
dell'immortalità dell'anima e della resurrezione dei corpi. In seguito, col
Concilio Vaticano II°, si aprirà un ampio dibattito sull'argomento in seno alla
stessa Chiesa: di fatto continuano a non emergere argomenti teologici contrari
alla cremazione, piuttosto si ripropone il problema dell'inumazione come
“tradizione” della comunità dei cristiani e della cremazione come pratica
tipica di massoni e anticlericali.
Nel 1963 Papa Paolo VI°, con apposita bolla, dichiarò
la libertà della pratica cremazionista, perché “non tocca
l'anima, non impedisce all'onnipotenza divina di ricostruire il corpo”.
Nel 1968, con il decreto "Ordo
Exsequiarum", la S. Congregazione per il Culto Divino stabilì
definitivamente la concessione del rito e delle esequie cristiane a coloro che
avessero scelto la cremazione, pur riconfermando il rispetto per il patrimonio
del passato a proposito della sepoltura dei cadaveri. Come espresso da un
discorso di Papa Paolo VI°, pronunciato il 14 ottobre 1968: “Dovrà dirsi saggia riforma
quella che sarà in grado di armonizzare convenientemente il vecchio col nuovo”.
Dopo secoli di dibattiti teologi, oggigiorno non vi
sono più pregiudizi religiosi sulla cremazione ed è stato da più parti
evidenziato come non contrasti con il convincimento dell’immortalità
dell'anima, né con la concezione della sacralità del corpo umano, né con la
dottrina cristiana della resurrezione. La celebrazione dei riti funebri può
ormai avvenire anche all'interno dello stesso tempio crematorio. Anche la
Chiesa Valdese, come pure le altre Chiese cristiane evangeliche, sono sempre
state favorevoli alla cremazione.
Rito di antichissime tradizione, quella della
cremazione appare oggi anche come una pratica di concezione moderna o come un
efficace soluzione ai problemi territoriali, igienici e urbanistici. Ogni
giorno un numero sempre maggiore di persone sceglie, nel pieno rispetto dei
sentimenti religiosi, questa pratica considerandola una scelta razionale,
ecologica, che rispetta la vita, non sottrae spazio o risorse ai vivi e non
inquina la terra, l'aria e l'acqua. Rispetto all'inumazione, la cremazione
evita infatti la possibilità dell'inquinamento delle acque che per effetto
dell'interramento possono venire alterate fino alla sorgente, ragion per cui
molti igienisti ritengono i cimiteri pericolosi. Un rito universale, uguale per
tutti, che, evitando ai corpi lo squallore del disfacimento, appare non come la
negazione, ma come affermazione della sacralità della persona umana.