Medium
Heigorina
Cunha
Una città
nell'Aldilà
Casa del Nazareno Edizioni
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INDICE |
Annotazioni intorno alla “Nostra Dimora”, André Luiz |
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Spiegazione necessaria |
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La città “Nostra Dimora” |
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Piano Pilota |
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Dettagli della città estratti dalle opere di André Luiz |
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Localizzazione di “Nostra Dimora” – Sfere Spirituali |
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ILLUSTRAZIONI |
Edificio del Governatorato |
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Padiglione del restringimento di riposo e magnetizzazione per gli Spiriti in fase di incarnazione |
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Tempio nel Ministero dell'Unione divina |
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Primo disegno (piantina) della “Nostra Dimora”, incompleto |
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Parchi educativi del Chiarimento |
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Planisfero con la localizzazione della città |
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Le sfere spirituali |
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La colonia |
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Piano Pilota della città “La Nostra Dimora” |
(note ricevute dal medium Francisco Càndido Xavier a Uberaba in Minas Gerais, dallo spirito Andrè Luiz)
Note su
“LA NOSTRA DIMORA”
Uberaba, 17 giugno 1983
Il fratello Lucius ha fatto quello che ha potuto per far conoscere agli amici che vivono nel Piano fisico alcuni aspetti della “Nostra Dimora”, la colonia di lavoro e di rieducazione alla quale sono vincolate determinate anime nella spiritualità, soprattutto il piano pilota che le riguarda. Per fare questo, ha trovato la dedizione della medium Heigorina Cunha, di Sacramento, città dello stato di Minas Gerais, in Brasile.
Sarà egli riuscito a trasmettere, dettagliatamente, tutta l'immagine del vasto ambiente residenziale cui fa riferimento'? – Di sicuro no; ma siamo di fronte a una valida realizzazione per ciò che riguarda le forme e le idee fondamentali che l'amico sopracitato ha tracciato, con cura, attraverso lo scambio spirituale.
È giusto ricordare qui le mappe che Cristoforo Colombo disegnò, influenzato da mentori e da amici spirituali, prima della scoperta dell'America. Tali abbozzi non rispecchiavano tutta la realtà, ma comunque dimostrano, ancora oggi, che il valoroso navigatore presentò la configurazione di questo nuovo Continente almeno nelle sue linee essenziali.
Conviene chiarire che la “Nostra Dimora” è una colonia-città, abitata da uomini e donne, giovani e adulti, non più legati al corpo fisico. Esistono però centinaia di altre colonie-città spirituali intorno alla Terra che obbediscono alle leggi che regolano i loro movimenti di rotazione e traslazione.
Ovunque, dopo la culla, l'uomo, al centro della natura, si confronta con i principi di sequenza. Anche dopo la morte. Come risposta alle regole della reincarnazione e della disincarnazione, nascono nell'esperienza fisica, e da questa si liberano migliaia di creature umane, nello stato mentale di cui si compiacciono.
Quelli che si avvicinano al mondo materiale attraverso la rinascita, si manifestano nella condizione in cui si trovavano nel Piano spirituale. Di conseguenza, coloro che dal mondo fisico ritornano al Piano spirituale, là si rivelano nella condizione in cui si trovano, sia in materia d'evoluzione, sia di fronte al resoconto della legge di causa ed effetto.
Nessuno è costretto a pensare in questo o in quel modo, per forza dei principi universali che ci governano. Ogni coscienza, incarnata o disincarnata, è libera, nel pensiero, di scegliere il cammino che più le si confà, anche nel caso in cui si trovi transitoriamente a fare i conti con le conseguenze infelici di scelte fatte in passato. In questo caso la creatura può alleviare oppure rendere più grave la propria situazione, secondo la condotta che decide di adottare.
È comprensibile che, una volta avvenuta la disincarnazione, gli esseri umani trasferiscano nella vita spirituale i loro nobili ideali o le passioni deprimenti, le tristezze e le gioie, la convinzione e l'incredulità, i valori del discernimento e l'indisciplina dell'intelligenza, la scarsa conoscenza e l'ansia d'elevazione che si sentono di possedere.
La personalità spirituale, quando rinasce sulla Terra, rimane all'interno del veicolo fisico, circondata dalle prove che danno conferma del valore che essa ha raggiunto, con le fondamenta nell'assimilazione di ciò che ha realizzato di meglio in se stessa. Al momento della disincarnazione questa stessa personalità dimostra chiaramente ciò che è, come sta e in quale grado evolutivo si trova, irradiando da se stessa il clima spirituale in cui ha piacere di vivere e convivere.
Nella culla terrena, la persona si riassume nella famiglia o nel gruppo sociale in cui è chiamata ad imparare di nuovo le lezioni e le conclusioni del passato, per riscattare i debiti che può aver contratto, oppure per portare avanti i compiti d'amore e cooperazione per i quali si è liberamente impegnata.
Nella disincarnazione questa stessa persona ritorna a vivere con il gruppo spirituale che le è affine. In questo modo può mantenere una posizione mentale stazionaria, se lo desidera, oppure può cogliere felici risultati dallo sforzo dell'auto sublimazione che ha svolto sul Piano fisico, sia attraverso il perfezionamento realizzato in se stessa, sia attraverso i compiti nobilitanti che ha iniziato a svolgere tra gli uomini, entrando naturalmente nel gruppo d'elevazione per il quale si è promossa.
Ogni Spirito è libero, nel pensiero, di migliorare se stesso, migliorando l'ambiente di vita nel quale si trova o di complicare la propria esistenza, complicando il campo delle esperienze cui è vincolato. Nelle colonie-città, o colonie-parchi, che gravitano intorno al Piano fisico, che sono residenza transitoria delle intelligenze disincarnate, è naturale che la lotta del bene contro il male, o contro la mancanza d'equilibrio della mente, continui ad avere le caratteristiche che abbiamo conosciuto esserle proprie sulla crosta terrestre.
La morte non opera miracoli. L'essere umano, oltre la morte, prosegue il lavoro di perfezionamento o rimane in una situazione stazionaria se non accetta l'obbligo di rinnovarsi ed evolvere. Le religioni, la filosofia e la scienza continuano, per una necessità delle creature disincarnate, a credere, a studiare e sperimentare per sostenere il progresso e il miglioramento dell'uomo. Esse offrono vasti campi d'azione, rendono nobili i propri interpreti, cultori ed esponenti.
Tenendo in considerazione i moltissimi spiriti disincarnati, disorientati, vittime di passioni provocate da loro stessi, analfabeti dell'anima, resi folli da sentimenti possessivi, portatori d'infermità e di conflitti che loro stessi attirano e alimentano, spiriti immaturi e disinformati che provengono da tutte le parti, è necessario che la casa delle affinità, il tempio della fede, la scuola e la predicazione, la preghiera e il conforto, il dialogo e l'istruzione, l'ospedale e l'assistenza, il soccorso e il trattamento di segregazione funzionino, nelle comunità dell'aldilà, con estrema comprensione verso quelli che sposano compiti salvifici.
Per un chiarimento graduale degli spiriti disincarnati che si rivelano bisognosi d'appoggio e d'istruzione (e se ne contano a milioni), la parola, orale o scritta trasmessa attraverso la radio o la televisione, è ancora il procedimento di comunicazione più veloce, benché la telepatia e la sublimazione siano presenti, oltre la morte, grazie ai circoli di iniziati sempre più numerosi, ad alti livelli di comprensione.
È giusto che la didattica, nell'aldilà, utilizzi la lezione, l'esame, l'esposizione pratica, i vari corsi d'introduzione per la conoscenza superiore, la disciplina, l'apologo, gli esempi della storia e tutte le altre risorse, delle arti e della letteratura, che possano essere d'aiuto ai compagni che necessitano conoscenza e motivazioni per il loro bene.
Nei piani più vicini all'esperienza fisica, le creature felici sono sempre disponibili a lavorare a favore degli infelici, i più forti a benefìcio dei più deboli, i buoni in soccorso di quelli che non trovano l'equilibrio, e i più saggi in appoggio degli esseri privi d'orientamento e degli ignoranti.
Nelle comunità delle creature disincarnate, l’affinità è il clima ideale per l'unione degli esseri, l'interesse per l'ascesa dello Spirito ai Piani superiori rappresenta il segno di tutti quelli che già si sono risvegliati nel rispetto di Dio e nell'amore verso il prossimo, il lavoro del bene è incessante, la religione non ha dogmatismi, la filosofia accoglie le più alte forme di pensiero ovunque si manifestino, la scienza è umanitaria e lo sforzo per il proprio perfezionamento intimo è un impulso instancabile in tutte le creature di buona volontà.
Oltre la morte, la vita continua, e si vede con maggiore chiarezza la realtà della teologia semplice che regge l'evoluzione, in tutto ciò che l'evoluzione possiede in comune con la natura: “A ognuno secondo le sue stesse opere”.
ANDRÉ LUIZ
PROLOGO
(a cura della ricevente Heigorina Cunha in Sacramento)
Una spiegazione necessaria
4 febbraio 1983
La grande famiglia spiritista e il pubblico in generale cui è destinato il messaggio di questo libro, non mi conoscono. Venuta dal Mondo superiore con la mia piccola dose di cooperazione, in questo prologo vorrei raccontare un po' della mia vita, affinché i cari lettori si rendano conto della precarietà di risorse di cui gli spiriti disponevano per manifestarsi attraverso la mia intermediazione.
Questo può anche spiegare gli errori tecnici, a volte elementari, riguardanti i disegni, se si tiene conto soprattutto della qualità della materia ritratta, che coinvolge aspetti, paesaggi e cose del Mondo spirituale.
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Sono nata il 16 aprile del 1923, una bambina normale e, per qualche tempo, ho potuto godere come qualsiasi altra bimba di ottima salute. Una mattina mi svegliai triste e abbattuta. Mamma si prodigò con tutte le cure, usando subito tutte le risorse necessarie per togliermi da quello stato inatteso di prostrazione.A ogni modo, rispondendo all'armonia delle Leggi dell'universo, quel giorno, il 23 aprile del 1924, ebbe inizio un processo di rinnovamento che avrebbe riguardato non soltanto me, ma tutta la comunità d'appoggio terreno che mi stava intorno, con uno sviluppo di lezioni indimenticabili da cui avremmo tratto tutti un enorme profitto.
Il fatto è che cominciò lì, in quei tranquilli giorni del passato, un processo di rigenerazione che giunse a noi tramite la paralisi infantile.
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Fin da piccola sono stata innamorata del cielo che su di me esercitava un’attrazione fuori dal comune. Durante il giorno, seguivo con lo sguardo il passaggio delle nuvole e la loro continua metamorfosi di forme, cercando di scoprire le figure di persone e di cose; nel pomeriggio avevo un appuntamento fisso con il tramonto, che mi portava in estasi con il suo spettacolo di colori, e di notte subivo il fascino delle stelle distanti, anche se mi era impossibile decifrare il loro significato e la loro grandezza.
Il fatto è che, immobilizzata dalla paralisi, inchiodata su una sedia o sul letto, chiedevo sempre alla mamma che mi mettesse alla finestra per poter ammirare il mondo di fuori. Attraverso quell’apertura illuminata, ancora oggi mi sento legata alla contemplazione del firmamento.
Durante queste contemplazioni sublimi, dentro di me nascevano inevitabilmente delle domande: “Come avrei potuto camminare? Dove avrei trovato forze e risorse per vincere gli impedimenti dovuti alla mia malattia? Come avrebbe potuto Dio, Padre Nostro, aiutarmi più da vicino?”
È stato quando, grazie alla volontà di vincere e alla fiducia in Dio, ho iniziato a sentire la presenza di benefattori spirituali vicino a me ed ho maturato la convinzione che, con il loro aiuto, avrei trovato la soluzione. Avevo acquisito la certezza che il pensiero è una forza creatrice e che questa forza, per volontà di Dio e con l'aiuto degli amici spirituali, avrebbe potuto dare vita alla mia gamba paralitica e avrei potuto camminare.
Dopo lunghi anni di sforzi tesi a mettere in pratica gli esercizi fisici e mentali raccomandati dagli spiriti che mi soccorrevano, ho raggiunto l'adolescenza camminando grazie a un bastone e ringraziando la benedizione della vita al fianco dei miei cari genitori, Ataliba José da Cunha ed Euridice Miltan Cunha (Sinhazinha)[1].
La dedizione e la sensibilità di mamma mi aiutarono a vincere i complessi psicologici che spesso accompagnano i processi di riabilitazione cui molte creature devono sottomettersi, com'era capitato a me nel corso delle lezioni della vita. lo mi sentivo una ragazza normale come qualsiasi altra, la vita mi sorrideva intorno ed ero felice di avere sconfitto la paralisi.
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Gli anni felici della giovinezza svaniscono però il 2 dicembre del 1961 quando la mamma, il mio più grande appoggio e il vero bastone che mi aveva fino allora sostenuto nella lotta, ritorna al Mondo superiore, lasciando alle mie cure, insieme a una sorella non sposata, mio padre, immobilizzato nel letto da sei anni a causa di un incidente. Orfano come noi, dopo la partenza fisica di quel cuore generoso che tutelava la nostra esistenza, papà incominciò ad appoggiarsi alle figlie, fino a quando, nel 1971, tornò anche lui al Mondo superiore.
Racconto questi particolari della mia vita non per esaltare i valori personali, ma per dimostrare ai cari lettori che la Dottrina spiritista è una fonte inesauribile di forza creatrice e vivificante, nella quale possiamo immergere la nostra anima per liberarla dalle ferite che possono aprirsi nei cuori scoraggiati di fronte ai fatti naturali della vita.
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Nel 1962, quasi un anno dopo la partenza di mamma, durante un ameno pomeriggio mentre contemplavo malinconica il tramonto, sentii per la prima volta la sua presenza, e da quel momento incominciai a penetrare con più frequenza i due piani della vita.
Fu però il 2 marzo del 1979 che vissi l'esperienza più affascinante di tutta la mia vita. Mi vidi uscire dal corpo, portata da uno spirito che non riuscii ad identificare, verso una città spirituale che molto dopo seppi essere la città “Nostra Dimora”[2], di cui André Luiz, in quel libro dove lui riporta lo stesso nome, è traccia di un profilo magnifico e molto chiaro.
Osservai la città in alcuni suoi particolari e, svegliandomi, mantenni il ricordo dell'esperienza di quella notte meravigliosa che si era interrotta quando, all'albeggiare, quello spirito che mi accompagnava mi invitò a ritornare sulla Terra.
Non volevo perdere la visione di un avvenimento così bello, e quindi decisi di disegnare ciò che mi era stato possibile conoscere nel tempo di una così breve visita. Premetto di non essere una disegnatrice, e per questo i disegni che ho elaborato non hanno pretese tecniche, né sono in grado di riportare del tutto la bellezza delle forme. Nonostante ciò, ho fatto il disegno e l'ho conservato senza rivelare niente a nessuno.
*
Dopo tre anni l'esperienza si è ripetuta, questa volta in modo più nitido, ed ho potuto vedere altre cose rispetto quelle che già avevo visto mentre volteggiavo sulla città, contemplando i particolari del suo paesaggio. L'amico spirituale che mi guidava mi lasciò in un Dipartimento della città e andò in un altro per svolgere i compiti che gli spettavano. Rimasi ad aspettarlo e, dopo un po' di tempo, fui chiamata attraverso un apparecchio di comunicazione interna, simile a un telefono. Mi dissero che sarei dovuta restare in quella sezione perché non mi conveniva raggiungere il mio amico nelle Camere, luogo di molte sofferenze, e che lui sarebbe venuto a prendermi per il ritorno sulla Terra.
Mi svegliai sentendomi incastrare bruscamente nel mio corpo. Ero ancora intontita dal volo, ma cosciente di tutto quello che avevo visto.
Da questo viaggio è nato il secondo disegno, o pianta bassa della città “Nostra Dimora”, che corrisponde al Piano Pilota (tavola n.8), come mi è poi stato chiarito da Francisco Càndido Xavier (il nostro caro Chico).
Devo aggiungere, però, che per quanto la forma sia vera, la città non si limita al numero di case e di isolati, indicati nel disegno soltanto a scopo illustrativo, poiché si tratta di una città di vaste dimensioni che ospita circa un milione di abitanti.
Piena d'entusiasmo per il secondo disegno, lo feci vedere alle persone con cui avevo più intimità e di cui mi fidavo.
Una di queste fu un mio cugino, che portò la notizia a Francisco Càndido Xavier. Il buon medium di Uberaba si interessò al caso e mi chiese che gli portassi i disegni, e quale fu la mia sorpresa quando affermò trattarsi della città “Nostra Dimora”, la cui forma corrispondeva perfettamente a quella tracciata nel disegno!
Stimolata dal suo affetto e dalla sua comprensione, cercai di disegnare altri dettagli della città, che vi offro in questo libro.
Li ho depositati nelle mani di Francisco Càndido Xavier, che si è occupato generosamente dei dettagli complementari e di portare il materiale all'Instituto de Dìfusào Espirita (Istituto di diffusione Spiritista) di Araras, che infine li ha pubblicati.
Colgo l'opportunità per ringraziare Dio e i buoni Spiriti per la partecipazione che ho avuto in questo lavoro, chiedendo scusa anche ai lettori per le naturali mancanze imposte dai miei limiti personali.
HEIGORINA CUNHA
[indice]
Cap. I
LA CITTÀ “NOSTRA DIMORA”
Nella vasta bibliografia medianica del medium Francisco Candido Xavier, la città spirituale conosciuta come “Nostra Dimora”, è stata la prima società urbana della Vita superiore ritratta in modo dettagliato. Nel libro che porta lo stesso nome, edito dalla Federazione Spiritista Brasiliana, lo spirito di André Luiz, raccontando la sua esperienza, ha fornito una descrizione minuziosa circa l'organizzazione della società comunitaria e degli edifici di cui si serve come appoggio logistico.
Il medium racconta che rimase sorpreso dalle particolari rivelazioni, e che André Luiz, affinché lui potesse dare libero corso ai suoi racconti, una notte lo portò, svincolato dal suo corpo fisico, a visitare la città “Nostra Dimora” affinché si rendesse conto della sua esistenza e conoscesse personalmente alcuni dei luoghi descritti nel libro.
In realtà il libro citato apriva nuovi e ampi campi per le indagini di quegli studiosi che incontrano difficoltà a capire come la vita possa proseguire dopo la morte del corpo materiale, in modo normale e senza sbalzi. Era difficile immaginare, di fronte all'apparente diversità di condizione fra incarnati e disincarnati, che lo Spirito potesse abitare città edificate e organizzate in modo simile a quelle terrene.
Gli spiriti dissero ad Allan Kardec che, nel Mondo spirituale vivevano in ‘specie di accampamenti’, di campi, per riposare dopo un lunghissimo errare, stato sempre un po' penoso”. Non era possibile, è vero, dare ali all'immaginazione per speculare su ciò che potevano essere realmente queste specie di accampamenti, perché mancavano riferimenti chiari che inducessero a idealizzare delle comunità di spiriti che potessero abitare delle città strutturate in edifici solidi, su un terreno fertile coperto di vegetazione, tutto strettamente simile a ciò che conosciamo sulla Terra.
A partire dalle informazioni fornite da André Luiz e superato il naturale stupore causato dalle rivelazioni dello Spirito, ci si rese conto che le cose non avrebbero potuto essere diversamente.
Abituati per molti secoli a idealizzare il Cielo e l'inferno in termini che non corrispondono alle espressioni umane, nonostante le rivelazioni contenute nelle opere di codificazione, ci rifiutavamo dì accettare ciò che è ovvio. Se lo Spirito sopravvive al corpo, e le prove di questa sopravvivenza erano state fornite in abbondanza a partire dalla nascita della Dottrina spiritista, e se, d'altra parte, gli spiriti ci assicurano che ci saremo riuniti in famiglie e in gruppi e che la vita continua senza grandi cambiamenti dopo la morte fisica, perché avrebbe dovuto essere così discrepante il rapporto con i modelli terreni?
A partire dai ricordi della vita spirituale organizziamo la vita terrena, e André Luiz ci dimostra che questa è una copia imperfetta di quella.
Dopo l'edizione del libro, la città “Nostra Dimora” si è installata nei cuori e nell'immaginazione di tutti i seguaci dello Spiritismo, che in essa identificano un modello incoraggiante delle organizzazioni e delle situazioni che attendono l'uomo dopo la disincarnazione e - perché non dirlo? - uno stimolo ad approfittare dell'esistenza fisica per convivere, dopo, in comunità identiche o migliori.
Se la rivelazione portata da André Luiz ha dovuto aspettare ottantasei anni, dopo l'edizione de II Libro degli Spiriti[3], adesso, quasi quarant’anni dopo la comparsa del libro Nostra Dimora, l'Alto ci concede” alcune informazioni in più, offrendoci la possibilità dì ricevere, attraverso il lavoro medianico della nostra sorella Heigorina Cunha, di Sacramento, il Piano pilota della città spirituale che è l'obiettivo di questo libro.
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La città “Nostra Dimora”, secondo le informazioni fornite da André Luiz, è stata fondata da illustri portoghesi, disincarnati in Brasile nel secolo XVI, a partire dal punto in cui è localizzato oggi il Governatorato.
Lo spirito racconta che, in quel tratto di terra in cui si vedono edifici finemente decorati e in cui si aggregano delicate e nobili vibrazioni, i fondatori trovarono “le note primitive degli indigeni del paese e le costruzioni infantili delle loro menti rudimentali”, e che dovettero, a costo del “servizio perseverante, della solidarietà fraterna e dell'amore spirituale”, conquistarli e integrarli per conseguire gli obiettivi che si erano prefissati.
Nel periodo in cui l'Amico spirituale si pronunciò, la città poteva contare su circa un milione di abitanti.
Tenendo conto del fatto che la città si divide a seconda delle necessità della sua organizzazione amministrativa, ci permettiamo di informare coloro che ancora non hanno letto il libro la Nostra Dimora, che il Governatorato, l'organo centrale, conta sul lavoro e l'organizzazione di sei Ministeri che sono: il Ministero della Rigenerazione, dell'Aiuto, della Comunicazione, del Chiarimento, dell'Elevazione e dell'Unione divina. Questi Ministeri operano nelle aree centrali, e gli stessi nomi definiscono e ognuno di loro è guidato da dodici Ministri.
Chiariti questi dettagli, passiamo a considerare il Piano Pilota della città.
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PIANO PILOTA
Diciamo fin d'ora che esistono due disegni: il primo, contiene solo la stella in cui si trovano il Governatorato e le abitazioni presenti al suo interno destinate a chi lavora nei Ministeri (tav. 4); il secondo, invece, comprende le aree residenziali (tav. 8) che, benché affidate ai lavoratori del Ministero, possono essere acquistate dagli stessi attraverso dei “buoni ore” e sono passibili di trasmissione ereditaria. Anche in questo disegno si vede la grande muraglia di protezione della città.
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La città ha la forma di una stella a sei punte, e il Governatorato si trova al centro del cerchio in cui s'inscrive la stella.
Dal Governatorato partono le coordinate che dividono la città in sei parti diverse, affidate, ognuna di esse, allo stesso numero di organizzazioni specializzate che si occupano dell'amministrazione pubblica, rappresentate, come si è già detto, dai Ministeri della Rigenerazione, dell'Aiuto, del Chiarimento, dell'Elevazione e dell'Unione Divina.
La città si divide quindi in sei moduli, ognuno dei quali parte dal Governatorato presso cui si eleva la torre di ogni Ministero che rappresenta il centro amministrativo.
Di fronte ai Ministeri si trova la grande piazza che li circonda. Per avere un'idea delle sue dimensioni diciamo che può contenere comodamente un milione di persone. La medium la descrive come bellissima, con una pavimentazione simile all'alabastro e molte panchine bianche tutto intorno, e negli spazi in cui si trovano i vertici delle basi dei triangoli, dietro le panchine, ci sono fonti luminose multicolori contornate da graziosi e delicati fiori.
Oltre alla piazza abbiamo i nuclei residenziali a forma di triangolo che sono destinati ai lavoratori di ogni Ministero. Quelli di più alto grado risiedono più vicino alla piazza e, quindi, al centro amministrativo. Queste case appartengono alla comunità, e se un lavoratore si trasferisce presso un altro Ministero, deve allo stesso tempo trasferirsi nelle vicinanze del posto di lavoro. I quadrati (quadratini), che si vedono disegnati all'interno del triangolo e vicino alla muraglia, rappresentano gli isolati in cui si trovano le abitazioni.
Negli spazi tra un nucleo abitativo e l'altro, sia in direzione della muraglia che in direzione del nucleo che corrisponde al Ministero vicino, si trovano grandi parchi alberati dove si ergono altre costruzioni, non esposte in dettaglio nella pianta del piano pilota, destinate al tempo libero o ai servizi per gli abitanti della città. Si può notare, per esempio, nel parco del Ministero della Rigenerazione, il suo Parco Ospedaliere: nel Ministero dell'Unione Divina, il Bosco dell'Acqua; nel Ministero dell'Elevazione, invece, il Campo della Musica. Tutte queste costruzioni, cui si fa riferimento, sono descritte nel libro Nostra Dimora.
Ogni nucleo residenziale è percorso al centro da un ampio viale alberato che parte dalla muraglia e lo collega alla piazza principale e da lì al Governatorato.
Tra i nuclei a forma di triangolo e la muraglia si trovano i nuclei residenziali destinati agli spiriti che, grazie ai loro meriti, possono acquistare le case attraverso il pagamento in “buoni ore”, che è l'unità monetaria standard, corrispondente a un'ora di prestazioni lavorative per la comunità. Queste case, appartenendo a coloro che le acquistano, possono costituire oggetto di eredità. Nella pianta compaiono soltanto pochi isolati ma, per la verità, ve ne sono molti di più, a perdita d'occhio, e si estendono fino alla muraglia.
La grande muraglia di protezione circonda la città e lì sono puntate le batterie di proiezione magnetica che hanno lo scopo di difenderla dagli attacchi degli spiriti inferiori, il che non deve meravigliare perché, come sappiamo, la città è situata in una Sfera spirituale di transizione ed accoglie gli spiriti che devono ancora reincarnarsi.
Fuori dalla muraglia si trovano i campi per la coltivazione dei vegetali destinati all'alimentazione pubblica.
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La pianta della città, in ogni caso, manca di misure che ci permettano di capire esattamente le sue dimensioni.
Possiamo tuttavia immaginare la sua grandezza dai riferimenti di André Luiz. Si tratta di una città che può accogliere un milione di abitanti. L'aerobus, correndo a una velocità che non ci permette di cogliere i dettagli del paesaggio e fermandosi a ogni tre chilometri, impiega quaranta minuti per andare dalla Piazza del Governatorato al Bosco delle Acque, che si trova nella pianta.
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In sintesi, questo è ciò che ci mostra il Piano pilota, configurato nella pianta di cui siamo venuti a conoscenza grazie all'intermediazione della nostra sorella Heigorina Cunha.
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DETTAGLI DELLA CITTÀ ESTRATTI DALLE OPERE DI ANDRÉ LUIZ
Il libro Nostra Dimora è soprattutto ricco di dettagli sulla città, dei suoi parchi e le sue edificazioni. Passeremo ora a riprodurle, nell'ordine in cui si presentano, citando alla fine il numero di pagina del libro[4].
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(Tutte le seguenti citazioni sono riportate nel libro “Nosso Lar”)
«Anche se trasportato come se fossi un comune ferito, ho potuto notare il quadro confortante che appariva ai miei occhi. Clarèncio, appoggiato a un bastone di sostanza luminosa, si fermò di fronte alla grande porta incassata negli alti muri coperti di graziose e fiorite piante rampicanti. Egli toccò un punto della muraglia e lì si formò un'ampia apertura attraverso la quale passammo silenziosi. Un fatuo chiarore inondava tutte le cose. In lontananza un grazioso punto di luce faceva pensare al tramonto di un pomeriggio di primavera. Man mano che avanzavamo, potevo identificare costruzioni preziose, situate in ampi giardini. Al segnale di Clarèncio i conducenti deposero lentamente l'improvvisata amaca. Di fronte ai miei occhi apparve allora la porta d'ingresso del bianchissimo edificio, il quale aveva un aspetto molto ospitale, una sorta di grande ospedale terreno. Due giovani, vestiti con tuniche di lino bianco, accorsero premurosi sentendo il richiamo del mio benefattore e, mentre mi sistemavano su un letto d'emergenza per essere trasportati all'interno, sentii le dolci parole di raccomandazione del generoso vecchio: “Sistemate il nostro protetto nel padiglione di destra. Ora mi attendono altrove. Domani mattina presto ritornerò a vederlo”. Indirizzai all'anziano uomo uno sguardo colmo di gratitudine mentre mi conducevano verso una camera confortevole di ampie proporzioni, arredata riccamente, nella quale mi offrirono un letto accogliente». (pp. 26-27).
*
«Quella melodia rinnovava le mie energie profonde. Mi alzai vincendo le difficoltà e mi aggrappai al braccio che fraternamente mi veniva offerto. Vacillando, arrivai ad un enorme salone nel quale una numerosa assemblea meditava in silenzio, profondamente raccolta. Dal soffitto, che brillava di chiara luce, pendevano delicate e fiorite ghirlande che scendevano fino alla base formando raggianti simboli di spiritualità superiore. Nessuno sembrava accorgersi della mia presenza, mentre io a malapena potevo dissimulare la mia incredibile meraviglia. Tutti erano attenti e sembravano aspettare qualcosa. Contenendo con difficoltà le numerose domande che mi passavano per la mente, notai che in fondo, su uno schermo gigantesco, si disegnava un prodigioso quadro di luce quasi magica. In virtù di sviluppati procedimenti televisivi, sullo schermo apparve la scena di un tempio meraviglioso. Seduto in un luogo in evidenza, un uomo anziano coronato di luce fissava verso l'alto in atteggiamento di preghiera, vestito con una candida tunica che emanava raggi risplendenti. Nel piano inferiore, settantadue figure sembravano accompagnarlo in rispettoso silenzio. Molto sorpreso, notai che Clarèncio partecipava all'assemblea che attorniava il vecchietto rifulgente. Strinsi il braccio dell'amico infermiere il quale, resosi conto che le mie domande non si sarebbero fatte attendere, si preoccupò di chiarire con voce bassa più simile a un soffio leggero: “Stai tranquillo. Tutte le abitazioni e le istituzioni della ‘Nostra Dimora’ stanno pregando con il Governatore attraverso l'udito e la visione a distanza. Lodiamo il Cuore invisibile del Cielo”».
*
«Ora mi dilettavo a contemplare i vasti orizzonti, affacciato alle finestre spaziose. Ero impressionato soprattutto dagli aspetti della natura. Quasi tutto era una copia migliore di ciò che esiste sulla Terra. I colori più armoniosi, le sostanze più delicate. Il terreno era tutto ricoperto di vegetazione. Grandi alberi, ricchi frutteti e deliziosi giardini. Montagne coronate di luce si stagliavano contro l'orizzonte proprio alla fine della pianura in cui la colonia riposava. Tutti i dipartimenti apparivano coltivati con grande cura. Poco lontano s'innalzavano grandi edifici di forme diverse, allineati a intervalli regolari. Ognuno di loro esibiva fiori all'entrata, spiccavano alcune casette incantevoli circondate da muri ricoperti di edera, qua e là sbocciavano rose di varietà diverse che macchiavano il verde di colori cangianti. Uccelli dai piumaggi variopinti incrociavano l’aria e, di quando in quando, si posavano a gruppi sulle bianchissime torri, innalzate dritte verso il cielo a guisa di giganteschi gigli. Dalle ampie finestre osservavo incuriosito il movimento del parco. Con grande sorpresa identificavo gli animali domestici tra gli alberi frondosi, incolonnati al fondo del parco». (pp. 45-46).
*
«Dopo alcune settimane di cure attive uscii per la prima volta, accompagnato da Lisias. Lo spettacolo che offrivano le strade mi lasciò impressionato. I vasti corsi abbelliti da alberi frondosi. L'aria pura, l'atmosfera di profonda tranquillità spirituale. Non si notava, però, alcun segno di inerzia o di oziosità perché le vie erano colme di creature. Numerose entità andavano e venivano. Alcune sembravano situare la mente in luoghi distanti, ma altre mi rivolgevano sguardi benevoli. Il mio compagno si preoccupava di darmi spiegazioni perché in ogni momento mi trovavo di fronte a nuove sorprese. Percependo anche i miei più intimi pensieri, spiegò con sollecitudine: “Ci troviamo nella zona del Ministero dell'Aiuto: tutto ciò che vediamo, gli edifici, le case residenziali, rappresenta le istituzioni e i rifugi adatti ai compiti della nostra giurisdizione. Consulenti, operai e altri impiegati della missione risiedono qui. In questa zona si ricevono i malati, si ascoltano le richieste e vengono selezionate le preghiere, qui vengono preparate le reincarnazioni terrene, si organizzano i gruppi di aiuto rivolti agli abitanti dell'Umbral o a coloro che piangono sulla Terra, oltre ad essere studiate le soluzioni cii tutti i problemi legati alla sofferenza”». (pp. 50-51).
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«Arrivammo, quindi, in una piazza dai contorni meravigliosi, che ostentava stupendi giardini. Al centro si ergeva un palazzo di stupefacente bellezza, su cui svettavano torri sovrane che si perdevano nel cielo».
«In questa piazza si trova il punto di convergenza dei sei Ministeri cui mi sono riferito. Partono tutti dal Governatorato e si estendono a triangolo».
«Quindi commentò con rispetto: “Lì vive il nostro abnegato Direttore. Per far fronte ai lavori di amministrazione si avvale delia collaborazione di oltre tremila funzionari; nonostante ciò è il lavoratore più instancabile e fedele di tutti noi...”. – Lisias tacque, commosso e riverente, mentre al suo fianco io, rispettoso ed estasiato, contemplavo le meravigliose torri che sembravano scindere il firmamento». (pp. 52-53)
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«Incantato alla vista dei prodigiosi giardini, chiesi al gentile infermiere che mi accompagnava, se potevamo riposare per qualche attimo su una panchina poco distante. Lisias annuì di buon grado. Una gradevole sensazione di pace riempì il mio spirito. Graziosi zampilli d’acqua colorata formavano nell’aria figure incantevoli». (p. 54)
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«Notando il mio interesse per i processi di alimentazione, Lisias disse: “Andiamo alla grande riserva della colonia. Là potrai notare molte cose interessanti. Capirai che l'acqua rappresenta quasi tutto nella nostra città cii transizione”. Incuriosito, accompagnai l'infermiere senza esitare. Quando arrivammo all'ampio angolo delia piazza, il mio amico aggiunse: “Aspettiamo l'aerobus”[5]. Mi ero ripreso a malapena dalla sorpresa, quando comparve un grande carro, sospeso a un'altezza di cinque metri dal suolo e colmo di passeggeri. Mentre scendeva verso di noi come una specie di ascensore terrestre, lo osservai attentamente. Non era un mezzo di trasporto conosciuto sulla Terra. Costituito di un materiale molto flessibile, era molto lungo e
sembrava legato a fili invisibili, ciò dovuto al grande numero di antenne sul tetto. Più tardi, quando fui portato a visitare le officine del Servizio di Transito e Trasporto, trovai la conferma alle mie supposizioni. Lisias non lasciò tempo alle mie domande. Ospitati del confortevole mezzo, proseguimmo la corsa in silenzio. Provavo la naturale timidezza dell'uomo a disagio tra sconosciuti. La velocità era tale che m'impediva di fissare i dettagli delle costruzioni scaglionate lungo il percorso. La distanza non era poca, visto che soltanto dopo quaranta minuti, tenendo conto delle fermate che l'aerobus faceva ogni tre chilometri, Lisias, calmo e sorridente, mi invitò a scendere. Ero estasiato dalla sublime bellezza del panorama. Il bosco, meravigliosamente fiorito, profumava il vento fresco di inebriante balsamo. Tutto in un prodigio di colori e luci carezzevoli. Tra i margini bordati di erba rigogliosa, tutta smaltata di fiori azzurrini, scorreva un fiume di grandi dimensioni. La corrente fluiva tranquilla, talmente cristallina da sembrare in tono con i colori del cielo. Ampie strade si stagliavano nel verde del paesaggio. Alberi frondosi erano stati piantati a intervalli regolari ed offrivano la loro ombra amichevole, a guisa di deliziose tettoie, sotto il confortante bagliore del Sole. Panchine dalle forme gradevoli invitavano al riposo. Notando la mia meraviglia, Lisias spiegò: “Ci troviamo nel Bosco delle Acque. Questa è una delle più belle regioni della 'Nostra Dimora'. Si tratta di uno dei luoghi prediletti per le escursioni degli amanti che vogliono tessere le più belle promesse di amore e fedeltà in vista delle esperienze sulla Terra”. L'osservazione di Lisias mi portava a fare delle considerazioni interessanti, ma lui non lasciò spazio alle mie domande. Indicando un edificio di enormi proporzioni, disse: “Quella è la grande riserva idrica della colonia. Tutto il volume d'acqua del Fiume azzurro che abbiamo di fronte agli occhi, viene convogliato in grandi casse di distribuzione. Le acque utilizzate per tutte le attività della colonia partono da qui. Quindi si riuniscono nei luoghi dei Servizi di rigenerazione e tornano a formare il fiume, che prosegue il suo corso normale verso il grande oceano di sostanze invisibili fino alla Terra”.» (pp. 59-61)
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«Alcuni minuti dopo arrivammo alla porta di una graziosa casa circondata da un giardino pieno di colori» (p. 96)
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«La nostra dimora dentro la “Nostra Dimora”. Al lieve suono del campanello, venne ad aprirci una simpatica matrona». (p. 96)
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«Entrammo. L'ambiente era semplice e accogliente. I mobili erano quasi identici a quelli terrestri; lo stesso era, in generale, per gli oggetti, con piccole differenze. Quadri dal sublime significato spirituale, un pianoforte di notevoli dimensioni su cui poggiava una grande arpa dalle linee nobili e delicate. Lisias, notando la mia curiosità, disse paziente: (...)» (p. 97)
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«In seguito, Lisias mi chiamò perché vedessi alcune dipendenze della casa. Ci fermammo a lungo nella sala da bagno le cui interessanti installazioni mi meravigliarono molto. Era tutto molto semplice, ma confortevole». (p. 98)
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«”Come viene affrontata la questione della proprietà nella colonia? Questa casa, per esempio, le appartiene?” – La donna sorrise e rispose: “Così come accade sulla Terra, anche qui il concetto di proprietà è relativo. I nostri acquisti sono fatti in base alle ore di lavoro. II buono-ora, in fondo, rappresenta la nostra moneta. Qualunque cosa viene acquistata attraverso tagliandi che otteniamo grazie ai nostri sforzi e alla nostra dedizione al lavoro. Le costruzioni in genere rappresentano un patrimonio comune sotto il controllo dei Governatorato; ogni famiglia spirituale, però, può acquistare una casa (mai più di una), presentando trentamila buoni-ore che si possono ottenere dopo un certo tempo lavorativo. La nostra casa è stata acquistata grazie al lavoro perseverante di mio marito, che è arrivato molto prima di me alla Sfera spirituale. Siamo rimasti separati dai vincoli materiali per ben diciott'anni, ma sempre uniti da quelli spirituali. Comunque, Riccardo non si concesse un momento di riposo. Accolto nella “Nostra Dimora” dopo un periodo di grandi tribolazioni, capì finalmente la necessità di sforzarsi attivamente per preparare il nostro nido futuro. Quando arrivai, inaugurammo la casa che egli aveva costruito con tanta cura e che ha dato risalto alla nostra ventura (...)”» (pp. 115-116)
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«“E il problema dell'eredità?”, chiesi improvvisamente. “Le cose qui non sono molto complicate” rispose la signora Laura sorridendo. “Vediamo, per esempio, il mio caso. Si avvicina ora il tempo del mio rientro sulla Terra. Nel mio quadro di economia personale ho con me tremila ‘buoni-ora aiuto’. Non posso lasciarli a mia figlia che sta per arrivare perché questi valori saranno riversati nel patrimonio comune, mentre in ogni caso alla mia famiglia resterà il diritto di eredità della casa. Il mio libretto di lavoro mi autorizza a intercedere per lei e a prepararle un lavoro e un concorso favorevole assicurandomi, allo stesso modo, l'importante aiuto delle organizzazioni della nostra colonia spirituale durante la mia permanenza nel mondo terreno. In questo calcolo, tralascio i riferimenti al meraviglioso guadagno che ho ottenuto nel campo dell'esperienza, negli anni in cui sono stata una collaboratrice del Ministero del1'aiuto. Ritornerò sulla Terra investita di più alti valori e potrò dimostrare delle qualità più nobili in vista del fine cui anelo”».
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«E mentre i giovani si salutavano, mi invitò sollecito: “Vieni in giardino, perché non hai ancora visto il chiaro di Luna di questi luoghi”. Mentre la padrona di casa rientrava, chiacchierando con le figlie, Lisias mi condusse verso i giardini in fiore. Lo spettacolo che si presentò ai miei occhi era superbo! Abituato alla reclusione in ospedale, tra i grandi alberi non avevo ancora visto il quadro meraviglioso che il chiarore della notte presentava nei vasti quartieri dei Ministero dell'aiuto. Glicini di prodigiosa bellezza abbellivano il paesaggio. Gigli del colore della neve, colorati di un azzurro leggero in fondo al calice, sembravano coppe che emanavano un carezzevole aroma. Inspirai a lungo, sentendo le onde di energia nuova che penetravano il mio essere. In lontananza, le torri del Governatorato creavano bellissimi effetti di luce. Emozionato, non riuscivo a esprimere le mie impressioni. Sforzandomi di dimostrare l’ammirazione che riempiva la mia anima, dissi commosso (...)» (pp. 126-127)
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«Seguii Tobias con decisione. Attraversammo ampi quartieri in cui i numerosi edifici mi sembrarono degli alveari nei momenti di più intensa operosità. Accorgendosi del fatto che io indagavo in silenzio, il mio nuovo amico spiegò: “Qui si trovano le grandi fabbriche della ‘Nostra Dimora’. La preparazione dei succhi, dei tessuti e dei manufatti in genere dà lavoro a più di centomila creature che si rigenerano ed illuminano allo stesso tempo”. Poco dopo, entrammo in un edificio dal nobile aspetto. Molta servitù andava e veniva. Dopo essere passati attraverso lunghi corridoi, ci trovammo di fronte a un'enorme scalinata che comunicava con I piani inferiori. “Scendiamo”, disse Tobias con tono grave. E notando la mia sorpresa, spiegò sollecito: “Le Camere di rarificazione sono situate nei pressi dell'Umbral. I bisognosi che si trovano lì, nei primi tempi in cui abitano nella 'Nostra Dimora', non possono tollerare la luce e neppure l'atmosfera del mondo sovrastante”.» (p. 145)
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«Non avrei mai potuto immaginare il quadro che si presentava ai miei occhi. Non era proprio l’ospedale del sangue e neppure un istituto per le normali cure della salute fisica. Si trattava, piuttosto, di una serie di ampie stanze collegate tra loro e colme di vere e proprie spoglie umane». (p. 146)
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«Subito dopo le ore 21, arrivò qualcuno dal fondo di un enorme parco. Era un ometto dall'aspetto singolare, la cui condizione di umile lavoratore era evidente. Narcisa lo accolse gentilmente, domandando: “Che cosa succede, Justino? Qual è il tuo messaggio?”. L'operaio, che faceva parte del corpo delle sentinelle delle Camere di ratificazione, rispose afflitto: “Vengo a dire che una donna infelice chiede aiuto davanti al grande portone che si affaccia sui campi di coltivazione. Credo che i vigilanti delle prime linee non l’abbiano vista passare...” – Incuriosito, seguii l'infermiera nei campi, sotto il chiaro di Luna. La distanza non era poca. Ai due lati si vedevano gli alberi tranquilli dell'ampio parco. Avevamo percorso più di un chilometro quando giungemmo al grande cancello di cui ci aveva parlato l'umile lavoratore». (pp. 168-169).
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«Ora che ero penetrato nel parco avvolto dalla luce lunare, provavo una fascinazione singolare. Quegli alberi accoglienti, i verdi terreni seminati, erano per me un richiamo. In modo indiretto, provocavo le spiegazioni di Narcisa, attraverso domande velate. “Nel grande parco” lei disse “non esistono soltanto i sentieri per l'Umbral o le coltivazioni di ortaggi destinate ai succhi alimentari. La Ministra veneranda ha creato eccellenti piani per i nostri processi educativi”. E, osservando la mia sana curiosità, continuava a chiarire: “Si tratta dei ‘saloni verdi’ per i servizi educativi. Tra i grandi filari degli alberi ci sono dei recinti dai contorni meravigliosi in cui vengono tenute le conferenze dei Ministri della rigenerazione; altri sono riservati ai Ministri in visita e agli studiosi in genere. Uno, però, di rinomata bellezza, è riservato alle conversazioni del Governatore quando questi si degna di venire fino a noi. Periodicamente gli alberi si coprono di fiori, come piccole torri colorate, piene di incanti naturali. Abbiamo così nel firmamento un tetto accogliente, benedetto dal Sole o dalle stelle distanti”. – “Credo siano prodigiosi, questi palazzi della natura” aggiunsi. – “Senza dubbio” proseguì l'infermiera entusiasta “il progetto della Ministra ha destato, secondo quanto mi è stato detto, gli applausi sinceri di tutta la colonia. Ho saputo che questo è avvenuto precisamente quarant'anni fa. Iniziò in quel periodo la campagna del ‘Salone naturale’. Tutti i Ministeri chiesero cooperazione, anche quello dell'Unione divina, che istituì il concorso di Veneranda per l'organizzazione dei recinti di questo tipo, nel Bosco delle acque. Ovunque furono creati luoghi deliziosi. I più interessanti sono però, a mio avviso, quelli istituiti nelle scuole. Sono vari nelle forme e nelle dimensioni. Nei parchi di Educazione del chiarimento, la Ministra decise di far costruire un vero e proprio castello di vegetazione, a forma di stella, che accoglie cinque classi numerose e cinque istruttori di discipline diverse. Al centro è in funzione un enorme apparecchio destinato alle dimostrazioni per immagine, proprio come se fosse un cinematografo terrestre, attraverso il quale è possibile effettuare simultaneamente cinque diverse proiezioni. Questa iniziativa ha portato dei grandi benefici alla città, permettendo di unire il lavoro all’utilità pratica e alla bellezza spirituale”. Avvalendomi della sua pausa naturale, domandai: “E l'arredamento dei saloni è uguale a quello dei recinti terreni?” – Narcisa sorrise e aggiunse: “C'è differenza. La Ministra ideò i quadri evangelici del tempo che ha segnato il passaggio di Cristo nel mondo, suggerendo di utilizzare le risorse della natura stessa. Ogni 'Salone naturale' possiede banchi e poltrone scolpiti con le sostanze del terreno e imbottiti di erba profumata e morbida. Questo dà grazia e rende caratteristica la disposizione dei recinti. L'organizzatrice disse che sarebbe stato giusto ricordare le lezioni del Maestro, sulla spiaggia, durante le Sue divine escursioni sul Tiberiade, e da questo ricordo nacque l'idea ‘dell’arredamento naturale’, La conservazione di queste strutture richiede delle cure costanti, ma la bellezza dei quadri ripaga enormemente gli sforzi” A questo punto la buona infermiera s'interruppe ma, notando il mio silenzioso interesse, proseguì: “Il più bel recinto del nostro Ministero è quello dedicato alle conferenze del Governatore, La Ministra veneranda scoprì che lui aveva sempre stimato i paesaggi di gusto ellenistico e decise quindi di arredare il salone utilizzando dei tratti speciali, formati da piccoli canali di acqua fresca, ponti graziosi, minuscoli laghi, portantine in legno e frondosa vegetazione. I colori cambiano a ogni mese dell'anno, a causa dei fiori che cambiano ogni trenta giorni. La Ministra riserva l'aspetto più bello per il mese di dicembre, in commemorazione del Natale di Gesù, quando la città riceve i pensieri più cari e le più vigorose promesse dai nostri compagni incarnati sulla Terra e invia, a sua volta, ardenti affermazioni di speranza e di lavoro alle Sfere superiori, in onore del Maestro dei Maestri. Questo salone rappresenta una nota di merito per i nostri Ministeri. Forse saprai già che il Governatore viene qui la Domenica, quasi ogni settimana. Resta nel salone per parecchie ore, conferisce con i Ministri della rigenerazione, parla con i lavoratori, offre a tutti importanti suggerimenti, esamina i nostri rapporti con l'Umbral, riceve i nostri voti e le nostre visite e porta conforto ai malati e ai convalescenti. Quando scende la notte, se può fermarsi, ascolta la musica e assiste esibizioni artistiche, eseguite dai giovani e dai bambini dei nostri Istituti. La maggior parte dei forestieri che trovano ospitalità nella ‘Nostra Dimora’, è solita recarsi qui, spinta dal solo desiderio di conoscere questo ‘palazzo naturale’, che può comodamente accogliere più di trentamila persone”. Ascoltando le interessanti informazioni che mi venivano date, provavo un misto di gioia e di curiosità. “Anche il salone della Ministra veneranda” continuò Narcisa piena di entusiasmo “è un recinto splendido, la cui conservazione merita da parte nostra attenzioni molto speciali (...)”» (pp. 175-178)
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«Mancavano pochi minuti alla mezzanotte quando Narcisa mi permise di raggiungere il grande portone delle Camere. I Samaritani dovevano essere nelle vicinanze. Era fondamentale aspettare il loro ritorno per prendere dei provvedimenti. Quale fu la mia emozione nel ritornare al sentiero circondato da alberi frondosi e accoglienti. Qui, i tronchi ricordavano le vetuste querce della Terra; inoltre, le foglie graziose mi riportavano alla mente l’acacia e il pino. Quell'aria intrisa di balsamo era per me una benedizione. Nelle Camere, nonostante la grande ampiezza delle finestre, non avevo provato una così forte sensazione di benessere. Camminavo pertanto, silenzioso, sotto le benevole fronde degli alberi. I venti freschi le agitavano leggermente e mi avvolgevano in una dolce sensazione di riposo» (p. 180)
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«Si fermarono all'improvviso i cani al nostro fianco, guidati dai lavoratori dal polso fermo. In pochi minuti ci trovammo tutti di fronte agli enormi corridoi del l'ingresso delle Camere di ratificazione (...)» (p. 185)
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«Giunto il momento della lezione della Ministra, che ebbe luogo dopo la preghiera del vespro, accompagnato da Narcisa e da Sahistio, mi diressi al grande salone, in piena natura. Era una vera meraviglia il recinto verde, in cui i grandi banchi d'erba ci accolsero confortevoli. Cerano fiori di tutte le varietà che, brillando alla luce di bei candelabri, esalavano delicati profumi. Calcolai che il pubblico fosse composto da più di mille persone. Nella disposizione tipica di una grande assemblea, notai che venti entità si sedevano in un luogo posto in evidenza tra noi e l'eminenza fiorita in cui si vedeva la poltrona de1'istruttrice». (p. 201)
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«La “Nostra Dimora”, come città spirituale di transizione, è una benedizione concessa a tutti noi “dall’ampliamento della misericordia”, con il proposito di portare tanto qualcuno all'ascensione, come la maggioranza, al ritorno sulla Terra per realizzare i propri compiti di redenzione. Dobbiamo capire la grandiosità delle leggi del pensiero e sottometterei ad esse». (p. 205).
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«Riuniti nell'armoniosa biblioteca di Tobias, consultammo dei libri meravigliosi sia per la rilegatura che per il loro contenuto spirituale. La signora Hilda mi invitò a visitare il giardino affinché potessi osservare da vicino alcuni pergolati dalla forma singolare. Ogni casa, nella “Nostra Dimora”, sembrava essere specializzata nella coltura di determinati fiori. A casa di Lisias, i glicini e i gigli si contavano a centinaia; in quella di Tobias, invece, innumerevoli ortensie sbocciavano tra verdi lenzuola di violette. Bei pergolati formati da delicati arbusti, che ricordano il bambù ancora giovane, presentavano in alto un'interessante pianta rampicante, la cui peculiarità è di unire le fronde di piante diverse, a guisa di enormi fiocchi fioriti che formano delle graziose tettoie». (pp. 205-206)
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«Mentre rientravo nelle Camere, fui attratto da rumori assordanti che provenivano dalle zone più alte della colonia in cui si trovavano le vie pubbliche».
«Quando arrivammo ai piani superiori, dai quali si poteva accedere alla piazza del Governatorato, notammo un intenso movimento in tutti i settori. Il mio compagno intuì il mio naturale sgomento e spiegò: (...)». (p. 227)
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«Restammo per lunghi minuti a osservare quella moltitudine di Spiriti. Una volta raggiunto il Ministero della comunicazione, ci soffermammo ad ammirare i grandi edifici consacrati al lavoro di informazione. Migliaia di entità si urtavano afflitte. Erano tutte alla ricerca di spiegazioni e chiarimenti, ma sembrava non riuscissero a mettersi d'accordo. Sorpreso da quel forte vociare, notai una creatura che, salita su un altissimo balcone, richiamava l'attenzione popolare, Era un vecchio dall'aspetto imponente e annunciava che entro dieci minuti si sarebbe sentito un appello del Governatore. – “È il ministro Esperidiào” informò Tobias, rispondendo alla mia curiosità». (pp. 229-230)
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«Nell'allegra atmosfera generale, riguadagnammo la via pubblica. Le giovani erano accompagnate da Polidoro e Esticio, con i quali conversavano animatamente. Lisias era al mio fianco e, appena scendemmo dall'aerobus in una delle piazze del Ministero dell'elevazione, disse teneramente: “Finalmente conoscerai la mia fidanzata. Le ho parlato molto spesso di te”. Eravamo giunti nelle vicinanze del Campo della musica. Luci di una bellezza indescrivibile illuminavano il grande parco, degno di un vero mondo di favole. Fonti luminose disegnavano quadri sorprendenti, uno spettacolo assolutamente nuovo per me. Risi sconcertato e nulla potei replicare. In quel momento arrivammo all'ingresso del parco e Lisias, cortesemente, pagò il biglietto. Notai un grande gruppo di passanti fermo intorno ad un grazioso coro. Un ridotto corpo d'orchestra eseguiva brani di musica leggera. Di fronte a noi si aprivano sentieri fioriti, che permettevano l'accesso all'interno del parco in varie direzioni. Lisias notò la mia ammirazione per le canzoni che ascoltavamo e spiegò: “Nelle estremità del campo avvengono alcune manifestazioni che rispondono ai gusti di quei gruppi che ancora non sono in grado di comprendere l'arte sublime ma, al centro, è possibile ascoltare la musica universale e divina, l'arte santificata per eccellenza”. Effettivamente, dopo avere attraversato delle graziose viuzze, in cui ogni varietà di fiore sembrava trovarsi nel suo regno particolare, cominciai a sentire una meravigliosa armonia che dominava il cielo. Sulla Terra piccoli gruppi apprezzano la musica colta, mentre la maggioranza segue la musica popolare. Lì, invece, accadeva il contrario. Il centro del campo era pieno di entità. Avevo assistito a numerosi momenti di aggregazione nella colonia; ero rimasto estasiato di fronte alla riunione che il nostro Ministero aveva dedicato al Governatore, ma quello che vedevo in quel momento andava oltre a tutto ciò che prima mi aveva stupito. Il fior fiore degli abitanti della “Nostra Dimora” si presentava in forma magnifica. Non era il lusso e neppure una qualche forma di eccesso ciò che donava così tanta luce a quel quadro meraviglioso. Era, piuttosto, la naturale espressione di tutto l'insieme, la semplicità che si confondeva con la bellezza, l'arte pura e la vita senza artifici. Il paesaggio, curato con estremo buon gusto, rivelava la presenza di un tocco femminile. Non c'era spreco di ornamenti e niente tradiva la semplicità divina. Grandi alberi, diversi da quelli che si conoscono sulla Terra, abbellivano i recinti illuminati e accoglienti. Le coppiette di innamorati non erano le sole ad attardarsi tra i sentieri fioriti (...)». (pp. 248-251)
*
Anche in altri libri André Luiz fa riferimento alle costruzioni della “Nostra Dimora”. Trascriviamo di seguito le sue parole:
«Alla vigilia della partenza, l'assistente Jeronimo mi portò al Santuario della benedizione che si trovava nella zona dedicata ai servizi di aiuto dove, come precisò l'assistente, avremmo ascoltato la parola di Mentori illuminati che abitavano regioni più pure e più felici della nostra. L'assistente non voleva partire senza prima recitare una preghiera nel Santuario, com'era abituato a fare prima di dedicarsi ai lavori di assistenza che sottostavano alla sua diretta responsabilità. Nel tardo pomeriggio, seguendo il programma stabilito, ci trovammo tutti in un salone molto ampio, dalla disposizione singolare. Al fondo spiccavano delle grandi apparecchiature elettriche che catturarono la nostra attenzione» (Obreiros da vida eterna, p.25)[6]
«Il giorno seguente, dopo avere ascoltato le lunghe considerazioni di Narcisa, mi diressi al centro dei messaggeri, nel Ministero della comunicazione. Ero accompagnato dal servizievole Tobias che mi era sempre vicino, nonostante l'immensa mole di lavoro che doveva svolgere. Stupito, raggiunsi la serie di maestosi edifici che componevano la sede dell'istituzione. Pensai di trovarmi di fronte a delle università riunite, data l'enorme estensione dei fabbricati. I cortili ampi, popolati da alberi e giardini, invitavano a sublimi meditazioni. Tobias mi svegliò dal sogno incantato, esclamando: “Il centro è molto ampio e in questo dipartimento della nostra colonia spirituale si svolgono attività molto complesse. Non credere che l'istituzione si riassuma negli edifici che abbiamo di fronte. Qui si trovano soltanto l'amministrazione centrale e alcuni padiglioni destinati all'insegnamento e alla preparazione in generale”» (Os mensageiros. p. 21)[7]
*
«Nel Tempio dell'aiuto[8] il ministro Clarèncio commentò la sublime orazione e noi lo ascoltammo attentamente».
[indice]
LOCALIZZAZIONE DI “NOSTRA
DIMORA”
SFERE SPIRITUALI
L'illustrazione di pagina 83 (tav. 6) ci mostra il campo magnetico della Terra diviso in sette sfere, che seguono la tradizionale concezione dei sette cieli di cui parlano gli antichi studiosi delle cose spirituali. In realtà, gli spiriti ci assicurano che ognuna di queste divisioni ne comprende altre.
La prima sfera rappresenta l'Umbral “spesso” più materializzato, in cui si trovano le dolorose regioni purgatoriali e delle cui organizzazioni comunitarie, benché prossime, abbiamo poche notizie.
La seconda sfera accoglie l'Umbral più ameno, in cui gli spiriti del Bene offrono la loro assistenza e in cui sono situate le dimore. Ogni disegno, semi-rettangolare, segnalato in questa regione, rappresenta una “Dimora”.
La terza sfera appartiene a rigore ancora all'Umbral che, essendo una zona di transizione, accoglie gli spiriti che hanno necessità di reincarnarsi. In questa terza sfera si trova la città “Nostra Dimora”, in un punto situato al di sopra della città di Rio de Janeiro, a un'altezza che non siamo in grado di definire, ma che si trova nella ionosfera.
I libri di André Luiz ci danno notizie di queste tre sfere, delle quali descrivono gli edifici e le organizzazioni mantenuti dagli spiriti del bene che si curano di aiutare ed assistere gli spiriti meno evoluti; così come raccontano le condizioni in cui vivono gli spiriti sofferenti non affidati all’aiuto di queste organizzazioni.
*
Dalle narrazioni del Messaggero si deduce che le Sfere spirituali si distinguono in virtù delle loro distinte vibrazioni, che diventano più pure nella misura in cui si allontanano dal nucleo.
Sappiamo che la Terra è un grande magnete che si proietta nello Spazio, mantenendo un campo magnetico attivo e differenziato che contiene le Sfere spirituali, di modo che, per esempio, quando i magnetismi della Terra e di Marte si controbilanciano, toccandosi, i due mondi si penetrano a vicenda all'estremità delle loro sfere.
Dalla Crosta fino a questo limite, però, si proiettano i continenti e i mari e, ovunque si trovi lo spirito in virtù della sua identità vibrazionale, in qualunque punto di questo vasto spazio magnetico, avrà sotto i suoi piedi la terraferma e il cielo aperto sopra la sua testa, poiché i suoi sensi non gli permetteranno di percepire le sfere sovrastanti. In questa posizione si troverà in un punto della geografia planetaria che corrisponde alla nostra e al nostro stesso fuso orario.
Leggendo le parole di André Luiz quando descrive la seconda e la terza sfera, ci rendiamo conto che in entrambe vi è terraferma, solida, e del terreno fertile che si ricopre di vegetazione. Se è vero che le cose stanno così, è facile capire che per i suoi abitanti noi viviamo all'interno della Terra.
I libri di André Luiz ci spiegano, inoltre, che gli spiriti delle sfere alte possono transitare in quelle più basse, ma gli spiriti che popolano le sfere inferiori non possono, da soli, passare alle sfere superiori. Il transito tra le sfere avviene in diversi modi. Attraverso “le strade di luce”, descritte dagli spiriti come vie speciali, destinate al trasporto più importante; tramite i cosiddetti “campi di uscita”, che sono i punti in cui le due sfere vicine si toccano; o ancora attraverso le acque, si suppone quelle che circondano i continenti.
Alla pagina 50 del libro Libenaçào (Liberazione)[9], è possibile trovare i riferimenti ai “campi di uscita”.
Quando André Luiz racconta il modo per il quale, in sogno, passò a una Sfera superiore[10], si riferisce a un'imbarcazione con un timoniere che si occupava del timone, che aveva un movimento ascensionale e che finì per arrivare davanti a un porto, indicando che il passaggio era avvenuto tramite le acque dell'oceano.
È chiaro che si tratta solo di alcuni aspetti rudimentali dell'importantissima questione delle Sfere spirituali della Terra. Sicuramente in futuro gli spiriti faranno più luce su questa e altre questioni, offrendoci la possibilità di comprendere ancora meglio il mondo che si trova al di sopra della nostra frontiera vibrazionale. Questo è ciò che si deduce dall'affermazione contenuta alla pagina 85 del libro Os Mensageiros, 14° ed, che trascriviamo come conclusione:
«(...) “Esistono, però, André, altri mondi sottili all'interno dei mondi grossolani, meravigliose sfere che si compenetrano. L'occhio umano ha molti limiti e neppure se si riunissero tutte le lenti fisiche sarebbe possibile svelare l'intero campo dell'anima che esige lo sviluppo delle facoltà spirituali per rendersi visibile e per essere percepito. L'elettricità e il magnetismo sono due correnti potenti che iniziano a svelare ai nostri fratelli incarnati qualche aspetto delle infinite potenzialità de1'invisibile, ma è ancora presto per pensare a un risultato complessivo. Solamente all'uomo che possiede sensi spirituali sviluppati è possibile rivelare alcuni particolari dei paesaggi che abbiamo di fronte agli occhi. La maggior parte delle creature legate alla Crosta non può comprendere queste verità, se non dopo essersi liberata dai legami materiali più grossolani. La legge dice che dobbiamo vedere solo ciò che possiamo osservare con profitto”».
[indice]
Edificio del Governatorato, "su cu i svettano torri sovrane che si perdono nel cielo" .
In alto l'aerobus. Disegno concluso 1'11 ottobre 1981
Padiglione del restringimento, nel Ministero della rigencrazione, in cui gli Spiriti vengono preparati per la reincarnazione.
Il corpo spirituale si restringe fino a raggiungere le dimensioni adatte al processo di reincarnazione.
Uno dei templi di iniziazione, nel Ministero dell'Unione divina, costruito in stile egiziano.
Primo disegno (piantina) della “Nostra Dimora”, incompleto
Nei parchi educativi del Chiarimento. “Un vero e proprio castello pieno di vegetazione, in forma di stella,
che ospita numerose classi di apprendimento.
Al centro funziona un enorme apparecchio destinato alle dimostrazioni per immagini,
come per un cinematografo terrestre, attraverso il quale è possibile effettuare simultaneamente, cinque proiezioni diverse”.
La città "Nostra Dimora” evidenziata da una stella, si trova nella terza sfera al di sopra della Crosta,
sopra la città di Rio de ]aneiro, nella fascia che può essere defin ita come la periferia dell'Umbral.
LE SFERE SPIRITUALI
1. Nucleo interno.
2. Nucleo esterno.
3. Crosta.
4. Manto.
5. Crosta terrestre.
6. Umbral spesso.
7. Umbral medio.
8. Umbral (in cui si localizza la città spirituale "Nostra Dimora").
9. Arte in generale o Cultura e Scienza.
10. Amore Fraterno Universale.
11. Direttrici del Pianeta.
12. Arco Celeste.
La colonia
PIANO PILOTA DELLA CITIÀ “NOSTRA DIMORA” DEL LIBRO CITTA' NELL'ALDILÀ
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[1] Sorella di Euripides Barsanulfo, lavorò con lui nella farmacia per molti anni, e dedicò tutta la sua vita alle persone bisognose. Nel Piano Spirituale, insieme al marito, continuò nel campo di lavoro di Gesù.
[2] Francisco Candido Xavier/André Luiz - Nosso Lar (Nostra Dimora). FE11, Rio de Janeiro. 1943.
[3] Questione 11. 234, Il Libro degli Spiriti.
[4] Francisco Càndido Xavier/André Luiz - Nosso Lar (Nostra Dimora), 25a ed., FEB. Rio de Janeiro, 1982.
[5] Veicolo aereo simile a una grande funicolare terrestre.
[6] Francisco Càndido Xavier/André Luiz - Obreiros da vida eterna (Lavoratori della vita eterna), 12a ed., FEB, Rio de Janeiro (la ed. 1946)
[7] Francisco Candido Xavier/André Luiz - Os mensageiros (I messaggeri), 14a ed., FEB, Rio de Janeiro (la ed., 1944).
[8] Istituizione della città spirituale in cui si trova l'autore, Nota dell'autore spirituale, da Francisco Candido Xavier/André Luiz - Entre a Terra e o Céll (Tra la Terra e il Cielo), 8a ed., FEB, Rio de Janeiro, p. 9, (la ed., 1954).
[9] Francisco Candido Xavier/And ré Luiz - Libenagào (Liberazione), 9" ed., FEB, Rio de Janeiro (l*1 ed., 1949).