Emanuel Swedenborg
1768
Amore coniugale
DELICIAE
SAPIENTIAE DE AMOR CONIUGALIS POST QUAS SEQUUNTUR VOLUPTATES INSANIAE
&
DE
AMOR SCORTATOR
LE
DELIZIE DELLA SAPIENZA
DELL’AMORE
CONIUGALE
E
I
PIACERI INSANI DELL’AMORE MERETRICIO
Emanuel
Swedenborg
Titolo in lingua originale
in latino: “Amor Coniugalis”
Traduzione da
una versione in lingua tedesca
a cura di
Antonino Izzo
La stampa di questa versione
italiana è a cura del gruppo
“Amici della nuova Luce” - www.legamedelcielo.it
Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione
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Titolo |
numeri |
Prima Parte Le delizie
della Sapienza appartenenti all’Amore Coniugale |
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Cap.1 |
1-26 |
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Cap.2 |
27-44 |
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Cap.3 |
45-56 |
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Cap.4 |
57-82 |
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Cap.5 |
L’origine dell’amore coniugale nel matrimonio del bene e
del vero |
83-115 |
Cap.6 |
116-137 |
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Cap.7 |
138-156e |
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Cap.8 |
156f-183 |
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Cap.9 |
Il cambiamento di stato della vita a seguito del
matrimonio tra uomo e donna |
184-208 |
Cap.10 |
209-233 |
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Cap.11 |
234-270 |
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Cap.12 |
Cause dell’apparente amore,
amicizia, e gentilezza nei matrimoni |
271-294 |
Cap.13 |
295-316 |
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Cap.14 |
317-331 |
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Cap.15 |
332-356 |
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Cap.16 |
357-384 |
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Cap.17 |
385-422 |
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Seconda Parte L’amore
meretricio e le sue insensate lu ssurie |
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Cap.18 |
423-444 |
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Cap.19 |
445-461 |
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Cap.20 |
462-477 |
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Cap.21 |
478-500 |
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Cap.22 |
501-505 |
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Cap.23 |
506-510 |
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Cap.24 |
511-512 |
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Cap.25 |
513-514 |
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Cap.26 |
515-522 |
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Cap.27 |
523-535 |
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Presentazione
di
Paola Giovetti
Non posso che rallegrarmi per
la pubblicazione di questo particolarissimo libro dello scienziato/veggente
svedese Emanuel Swedenborg, un personaggio unico nel suo genere, che ha
suscitato e continua a suscitare stupore e interesse. I suoi scritti e la sua
personalità hanno influenzato J.W. Goethe, Balzac e C.G. Jung e indotto
la poetessa Elizabeth Barret Browning ad affermare: “A mio giudizio, la
sola luce che possediamo sull’altra vita, si trova nella filosofia di
Swedenborg”.
Delle
vicende di vita e della missione di Swedenborg si troverà ampia notizia
nelle note biografiche curate dall’editore stesso. Quello che qui tengo a
sottolineare è come Swedenborg, divenuto celebre ben al di là dei
confini della Svezia come scienziato, si fosse poco per volta venuto
“spiritualizzando”, passando dallo studio della natura a quella
dell’uomo, e come poi, studiando l’uomo, fosse passato dal corpo
alla psiche e all’anima; a questo punto, in seguito a inattese esperienze
mistiche, a 56 anni, quindi in età ampiamente matura, Swedenborg divenne
veggente. Gli episodi narrati dall’editore nella biografia, controllati e
risultati sempre esattissimi, mostrano quanto attendibile Swedenborg fosse:
tanto attendibile da suscitare il rispettoso stupore addirittura di Immanuel
Kant, del quale è ben noto il rigore che, dopo essersi accuratamente
documentato su di lui (i due erano quasi contemporanei), gli dedicò un
libro dal titolo “Sogni di un visionario”, nel quale affermò che
tali fatti avevano “una forza dimostrativa in grado di eliminare ogni
dubbio”. Swedenborg fu quindi un veggente dalle doti eccezionali, uno di
quelli – rarissimi – su cui si può fare sicuro affidamento.
Data questa
affidabilità nei fatti controllabili, è corretto dedurne che,
anche ciò che Swedenborg dice a proposito della dimensione ultraterrena
e dei suoi abitanti, dell’aldilà e della vita dopo la morte,
è altrettanto esatto? Ovviamente non è possibile rispondere in
maniera definitiva a questa domanda. Si possono però considerare alcune
cose, per esempio la sua onestà, che non cercò mai onori e
guadagni per sé, pubblicò anonimi molti libri e non fece mai
alcun tentativo di trovare seguaci o di fondare associazioni. Pubblicò a
sue spese le sue opere e non si preoccupò mai di diffonderle. Si
conservò sempre sereno ed equilibrato, con una personalità
integra e perfettamente lucida. Della qualità delle sue opere fanno
testimonianza i numerosi personaggi – ed abbiamo visto che si tratta di
figure di grande rilievo – che ne avvertirono l’influsso positivo e
le apprezzarono profondamente. Tutto questo, se non è dimostrativo,
è quantomeno indicativo di serietà, equilibrio e
attendibilità.
Spetta poi
al singolo lettore aderire o meno a quanto Swedenborg scrive: ciò vale
per questo libro sull’amore coniugale come per tutti gli altri suoi
libri, in particolare per Cielo e Inferno, definito “il libro
cristiano dei morti”.
La patria
svedese ha riconosciuto i grandi meriti del suo illustre figlio, i cui resti mortali riposano, traslati, dal 1910 nella
cattedrale di Uppsala, insieme a quelli dei grandi cittadini svedesi. Per
riportare in patria le sue spoglie, re Gustavo V inviò appositamente un
brigantino in Inghilterra, dove Swedenborg era morto ed era stato sepolto: un
onore riservato a re, vescovi e generali.
[indice]
Emanuel
Swedberg nasce a Stoccolma, in Svezia, il 29 gennaio 1688, secondogenito di
Jesper Swedberg, pastore nella chiesa di stato luterana di Svezia.
All’età di undici anni Emanuel entra all’Università
di Uppsala, dove suo padre è professore. Anche se Jesper lascia
l’università per diventare vescovo di Skara pochi anni dopo,
Emanuel rimane a Uppsala, completa i suoi studi nel 1709, e poi, come era
consuetudine per i ricchi giovani svedesi del suo tempo, viaggia
all’estero per espandere le sue conoscenze accademiche. La sua prima
tappa è l’Inghilterra, grande potenza marittima e baricentro
dell’erudizione mondiale, dove studia le tecniche di osservazione
dell’astronomo reale John Flamsteed (1646-1719) e frequenta gli stessi
circoli intellettuali cui partecipano luminari del calibro di sir Isaac Newton
(1643-1727 ) e di Edmund Halley (1656-1742). Emanuel studia anche geologia,
botanica, zoologia e scienze meccaniche sotto un certo numero di studiosi e di
inventori, poi prosegue gli studi ad Amsterdam e a Parigi.
Tornato in Svezia, dopo oltre cinque
anni, lavora come assistente dell’inventore svedese Christopher Polhem
(1661-1751). Grazie a questo connubio con l’inventore, Emanuel è
introdotto alla corte del re di Svezia, Carlo XII (1682-1718), il quale resta
colpito dall’intelletto di Emanuel e gli riserva un incarico in seno al
‘Consiglio delle miniere’. L’opportunità è
significativa e prestigiosa, perché a quel tempo le miniere erano una
parte vitale dell’economia della Svezia. La posizione è congeniale
a Emanuel, non solo a causa dei legami familiari legati all’industria
mineraria, ma perché ciò gli consente ampie opportunità
per la ricerca scientifica. Dopo la morte di Carlo XII nel 1718, la sorella di
questi, Ulrika Eleonora (1688-1741), sale al trono. Nel 1719 lei conferisce il
titolo nobiliare alla famiglia Swedberg, cambiando il loro cognome in Swedenborg, con cui Emanuel sarà
conosciuto.
Durante questo primo periodo, la maggior
parte delle energie intellettuali di Swedenborg sono incanalate nel mondo del
lavoro scientifico e tecnico. Già negli anni immediatamente seguenti il
suo ritorno in Svezia, pubblica una rivista scientifica dal titolo “Dedalo hiperboreus”. Anche
se tale pubblicazione aveva il principale scopo di mettere in luce le realizzazioni
di Christopher Polhem, questa comprendeva anche una serie di idee e invenzioni
di Swedenborg, compresi i piani per una macchina volante. Alla rivista
seguiranno libri di chimica e fisica, così come il primo libro svedese
di algebra.
La prima pubblicazione
importante di Swedenborg è “Opera
Philosophica et Mineralia”, un insieme di tre volumi
stampati nel 1734, scritti in latino e pubblicati all’estero per la
diffusione presso un pubblico internazionale. Mentre il secondo e il terzo
volume sul ferro, sul rame e sull’ottone, attrassero l’attenzione
degli esperti per la mole di informazioni tecniche sulla metallurgia, è
il primo volume intitolato “Principia
Rerum Naturalium” (“Principi fondamentali della
natura”) che dimostra come egli aveva già posto le basi
filosofiche per le sue indagini successive sulla natura dell’anima.
Alla prima
importante pubblicazione seguiranno una
serie di libri di anatomia. Il primo di questi, i due volumi “Oeconomia Regni Animalis”
(Economia del regno animale), è pubblicato nel 1740 e 1741. Il primo
contiene studi sul cuore e sul sangue; il secondo sul cervello, sul sistema
nervoso e sull’anima. Anche in questo caso Swedenborg dimostrò di
essere alla ricerca di un collegamento tra il mondo spirituale e quello fisico.
Ricollegandosi alle opere di scienziati e filosofi suoi contemporanei, egli
descrive un fluido spirituale sottile che permea e sostiene tutte le creature
viventi, esistente in una complessa interazione con il sangue e con il liquido
cerebrospinale, sostenendo che l’origine della vita è
un’energia che sostiene e pervade tutta la Creazione, e tale Fonte
è Dio. Così la natura, sotto l’acuta osservazione di
Swedenborg, viene presentata al pubblico come ‘vita’ in tutte le
sue forme, resa vivente da quell’energia creativa divina che sarebbe
esanime senza l’influenza di questa.
Anche se “Oeconomia Regni Animalis” riscosse un buon successo editoriale e ricevette
recensioni favorevoli, Swedenborg non ne rimase soddisfatto e quasi subito
iniziò a lavorare su una serie di volumi di approfondimento di anatomia.
Pubblica tre volumi di questa serie dal titolo “Regnum Animale”, e scrive le bozze di molti
altri, ma questi lavori sono interrotti da una crisi spirituale che avrebbe
segnato l’inizio del suo periodo di visionario.
A partire dal 1743 e per tutto il 1744,
Swedenborg vive sogni vividi e visioni notturne che registra nel suo diario
personale. Molti di questi ruotavano intorno a un senso di indegnità
spirituale, una sensazione che egli aveva di purificarsi dal peccato. In un
sogno gli apparve un uomo che gli chiese se avesse un certificato sanitario.
Swedenborg interpretò quel sogno come ‘la chiamata di Cristo’
che gli domandava se fosse pronto a farsi carico di una vocazione spirituale.
In un altro caso, alcuni mesi più tardi, mentre stava pensando ai suoi
lavori, udì una voce che gli disse: “Tieni a freno la lingua, o ti
colpirò!”. Questa frase, percepita di domenica,
Swedenborg la intese come una dissuasione dall’immergersi nelle cose
mondane nel giorno festivo.
L’apertura quotidiana della sua
visione spirituale in uno stato di piena veglia iniziò nel mese di
aprile del 1745 (a 57 anni di età), anche se le circostanze esatte
rimangono misteriose e furono oggetto di dibattito. Da quel giorno in poi egli
cominciò a registrare le esperienze in contatto con il mondo spirituale.
Swedenborg, nello stesso tempo, inizia a
scrivere sul disvelamento del significato interiore della Bibbia, attingendo
alla percezione che acquisiva dalle sue visioni. In principio sembrò
essere difficile per lui; le bozze iniziali di questa esposizione sono rimaste
inedite. Nel 1747 rifiutò una promozione che gli era stata offerta e al
sovrano svedese chiese di essere dispensato dal suo servizio nel Consiglio
delle miniere, in modo da potersi dedicare a tempo pieno alla scrittura dei
testi a sfondo teologico.
Nel 1749 pubblica la sua prima opera
teologica, “Arcana Coelestia”
(Segreti del Cielo), il cui ottavo e ultimo volume della collana è
pubblicato nel 1756. Sceglie di pubblicare la collana a Londra, in parte per
evitare le severe leggi anti-eresia della Svezia, ma anche perché
percepiva che a Londra si respirava la migliore atmosfera intellettuale per un
modo completamente nuovo di guardare alle Sacre Scritture.
Arcana Coelestia è una dissertazione del significato profondo
della Bibbia, versetto per versetto, che inizia con la Genesi e poi si snoda
attraverso l’Esodo. Swedenborg sostenne che la Bibbia non doveva essere
considerata nel suo significato letterale, che anzi, parti di essa non hanno alcun
senso se prese alla lettera, ma in essa ogni termine ha un significato
spirituale interiore che egli chiama ‘rispondenza’.
Il commento ai capitoli è inframmezzato da spiegazioni di principi che
sarebbero diventati parti fondamentali della teologia di Swedenborg: la rispondenza tra il mondo fisico e il
mondo spirituale, la struttura del Cielo e dell’inferno e la vita degli
angeli e dei diavoli, l’interazione tra l’anima e il corpo, e
l’interconnessione tra fede e carità.
Anche se con tale estesa opera sembra
che Swedenborg sia destinato a passare attraverso tutta la Bibbia in questo
tipo di esegesi[1],
versetto per versetto, non è così, poiché torna a Londra
nel 1758 con cinque nuovi titoli da pubblicare: “Caelum et inferno”, una descrizione della vita
dopo la morte e della vita dei suoi abitanti; “Equus Albus”
(Cavallo bianco),
nel quale viene esposto il significato interiore della Bibbia; “De Telluribus in mundo nostro solari, et de
Telluribus in Caelum astrifero” (Terre nell’Universo), in cui descrive gli esseri che
vivono su altri pianeti, alcuni all’interno e altri al di fuori del
nostro sistema solare; “Ultimo
Iudicio” (Giudizio
Universale) e “Nova Hierosolyma”
(Nuova Gerusalemme). Questi ultimi due si riferiscono ad un aspetto unico della
teologia di Swedenborg. Egli sostenne che il Giudizio non è un evento
futuro che segnerà la fine del nostro mondo, ma un evento spirituale in
cui gli spiriti maligni che erano riusciti ad infiltrarsi nel Cielo saranno
sprofondati, permettendo agli esseri umani sulla Terra e nel Cielo di ricevere
la verità spirituale più chiaramente. Inoltre, affermò di
aver assistito a questo evento nel 1757, un anno che segnò
l’inizio di una nuova era spirituale per l’umanità. In ‘Nova Hierosolyma’
vengono anche stabiliti i principi generali per la nuova Chiesa che
dovrà seguire il Giudizio Universale.
Con l’eccezione di ‘Ultimo Iudicio’, il
contenuto dei cinque volumi da lui pubblicati nel 1758 fu tratto da ‘Arcana Coelestia’,
contenenti alcune revisioni. Quest’opera
fu pubblicata in forma anonima e le sue vendite iniziali furono minime.
Probabilmente, la decisione di pubblicare questo ‘magnum opus’
in volumi meno corposi dell’opera principale fu un tentativo di rendere il
contenuto più accessibile.
A partire dal 1759, tuttavia, una serie
di incidenti, che dimostrano le interazioni di Swedenborg con il mondo degli
spiriti, attrasse l’attenzione internazionale. Il primo, nel luglio 1759,
accadde mentre Swedenborg era invitato ad una cena nella città svedese
di Göteborg. Durante la festa divenne improvvisamente agitato e
cominciò a descrivere un incendio in Stoccolma, a più di 250
miglia di distanza, che minacciava la sua casa. Due ore più tardi
affermò che l’incendio era stato spento tre porte più
giù da casa sua. Due giorni dopo, dei messaggeri, giunti da Stoccolma a
Göteborg, confermarono nei dettagli ciò che egli aveva riferito.
Nel 1760, alla vedova
dell’ambasciatore francese appena scomparso in Svezia fu presentata la
nota spese per un servizio d’argento molto costoso che il marito aveva
comprato. Lei era sicura che il marito l’avesse pagato, ma non riusciva a
trovare la ricevuta. Chiese aiuto a Swedenborg, il quale durante un sogno, che
poi si rivelò accurato, interloquì con l’ambasciatore
defunto che gli rivelò l’esatta posizione della ricevuta.
In un'altra occasione, nel 1761, fu
presentato alla corte della regina di Svezia, Luisa Ulrika (1720-1782), la
quale gli chiese di inoltrare una domanda particolare al fratello defunto, il
principe Augusto Guglielmo di Prussia (1722-1758). Swedenborg tornato alla
corte tre settimane più tardi le diede la risposta in privato,
dopodiché si sentì la regina esclamare che solo il fratello
poteva sapere ciò che Swedenborg aveva appena riferito.
Questi tre casi ben documentati, ed
altri, fecero di Swedenborg l’argomento di conversazione non solo nel suo
paese, ma anche in tutto il continente europeo. L’attenzione suscitata
spinse il pubblico a riconoscere che egli era l’autore dei libri
pubblicati anonimi a Londra fino al 1768, fino a ‘Amor Coniugalis’ (Amore coniugale), il primo stampato con il suo nome.
Negli anni che seguirono, Swedenborg
pubblica numerose importanti opere teologiche: ‘De Divino Amore et de Divina Sapientia’ (1763),
‘Divina Providentia’
(1764), ‘Apocalypsis revelata’ (1766), e ‘Amor Coniugalis’ (1768). I due libri ‘De Divino Amore et de Divina
Sapientia’ e ‘Divina
Providentia’, anche se pubblicati separatamente, potrebbero
essere intesi come due parti di un tema similare: il primo, circa la natura di
Dio che nella Sua Essenza, è sia Amore che Sapienza, è
un’eco delle precedenti opere di Swedenborg sull’origine della
materia del mondo e sulla Fonte di tutta la vita. ‘Divina
Providentia’ tratta del libero arbitrio, della natura del male
e della sofferenza, e descrive le leggi spirituali che governano il mondo.
‘Apocalypsis
revelata’ è un ritorno al discorso iniziale di
Swedenborg sul significato interiore della Bibbia, nel cui libro
dell’Apocalisse utilizza più o meno lo stesso approccio, versetto
per versetto, spiegando i segreti del Cielo. Apocalypsis
revelata è il primo libro in cui Swedenborg include
ciò che definisce memorabilia,
cioè: descrizioni di incontri con angeli, con diavoli, oppure con
spiriti, di solito illustrando un soggetto teologico, quindi fatti memorabili
che, nel testo ‘amor coniugalis’,
sono generalmente aggiunti alla fine di quasi tutti i capitoli
Contrariamente al suo titolo, ‘Amor Coniugalis’
contiene una dissertazione sul matrimonio in tutti i suoi aspetti, comprese le
relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. Swedenborg presenta
l’amore coniugale come la più alta forma di unione tra un uomo e
una donna. Egli sostiene che i generi maschile e femminile degli esseri umani
sono complementari. Nel Cielo, in cui la nostra vera natura si rivela
pienamente, un uomo e una donna che sono accomunati da una piena
compatibilità, si riconoscono all'istante quando s’incontrano, e
alla fine diventano uniti nello spirito come se fossero un solo essere. Questo
essere non necessariamente sta con il coniuge terreno. Le persone che hanno
contratto un matrimonio infelice sulla Terra, o che non si sposano, possono
ancora trovare il vero amore una volta che contraggono matrimonio nel Cielo; un
insegnamento che può aver avuto un significato personale anche per
Swedenborg che non si sposò mai.
Tutti i libri di teologia di Swedenborg
sono stati scritti in latino e pubblicati al di fuori della Svezia, il
più delle volte a Londra o ad Amsterdam. Questa è stata senza
dubbio una strategia deliberata, per evitare di incorrere nelle rigorose leggi
svedesi sulla censura che, a quel tempo, vietavano la pubblicazione di tutto
ciò che fosse in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa di
stato luterana. Anche se Swedenborg non è mai stato l’obiettivo
diretto di un’indagine, due dei suoi seguaci furono accusati di eresia
nel 1769 dopo la pubblicazione di alcuni libri e articoli sulle idee di
Swedenborg in lingua svedese. Nel corso del processo, le opere teologiche
pubblicate da Swedenborg furono messe in discussione. Infine, nel 1770 fu presa
una decisione reale, allorquando fu decretato che i libri di Swedenborg
contenevano sì errori di dottrina, ma non dovevano essere considerati
eretici. I suoi libri furono vietati e i due seguaci furono costretti ad
abbandonare le loro cattedre.
In parte, in risposta alla notizia
iniziale di queste accuse, Swedenborg iniziò a lavorare all’opera ‘Vera Christiana religio’
(1771), presentando una sistematica discussione delle sue idee teologiche in
merito a molteplici aspetti della dottrina cristiana (e in particolare
luterana). Nell’opera fu predisposta una road map[2]
per la nuova Chiesa che egli sostenne sarebbe venuta.
La vita di Emanuel Swedenborg
(1688-1772) è permeata allo stesso tempo sia dal mondo razionale delle
scienze fisiche che da una profonda fede cristiana. Egli visse in un periodo in
cui gli intellettuali respingevano gli insegnamenti religiosi dogmatici a
favore della scienza e della ragione, e la sua teologia riflette una lunga
lotta finalizzata alla comprensione del mondo spirituale attraverso
l’indagine del mondo fisico. In ultima analisi la sua lotta interiore
è stata risolta quando (come egli ha descritto) i suoi sensi spirituali
gli sono stati aperti ed ha iniziato ad interagire direttamente con gli
abitanti del Cielo, dell’inferno e del mondo degli spiriti. Anche se i
suoi scritti teologici riferiti si basano su esperienze e visioni che ad un
pubblico poco avvezzo alla conoscenza del mondo spirituale possono sembrare
inverosimili, com’è accaduto con i suoi contemporanei, il mistico
scrive con la piena consapevolezza di quanto sarebbe stata difficile
l’accettazione delle sue esposizioni. In linea con la sua prima formazione
accademica egli presentò le sue idee in un ordine logico, attingendo
esempi dalla vita di tutti i giorni come prova della verità delle sue
parole, invitando i lettori a giudicare da se stessi.
‘Vera Christiana
religio’ è stato
l’ultimo libro pubblicato da Swedenborg. Anche se il testo principale
è stato stampato in Amsterdam, egli si diresse a Londra per pubblicarne
un supplemento; supplemento che non fu stampato durante la sua vita. Nel mese
di dicembre 1771, mentre era ancora a Londra, fu colpito da un ictus. Anche se
parzialmente ristabilito, sembrò avvertire di non dover soggiornare a
lungo in questo mondo. Nel mese di febbraio, in risposta a una lettera che
suggeriva un incontro per i successivi sei mesi, rispose che sarebbe stato
impossibile, perché sarebbe morto nel ventinovesimo giorno del mese
successivo. Fedele alla sua parola, Swedenborg è deceduto il 29 marzo
1772, all’età di ottantaquattro anni.
L’editore
[indice]
Le delizie della
sapienza
appartenenti
all’amore coniugale
۞
Avvertenze
preliminari di Swedenborg
1. Mi è chiaro che
molti lettori riterranno quanto segue, insieme ai fatti memorabili presentati
nei singoli capitoli, semplici prodotti della forza d’immaginazione.
Tuttavia, in nome della verità, assicuro che si tratta di cose veramente
accadute e viste, e non un prodotto della fantasia. Non è stato nemmeno
visto in uno stato di sonnolenza, ma in uno stato di coscienza completamente
chiaro, poiché è piaciuto al Signore rivelarsi a me stesso ed
inviarmi a insegnare le cose che sono in relazione con quella nuova Chiesa che
nell’Apocalisse viene intesa sotto la ‘Nuova Gerusalemme’. A questo scopo il
Signore ha aperto l’intimo della mia mente e mi ha concesso di essere
allo stesso tempo con gli angeli nel mondo dello spirito, e con gli uomini nel
mondo naturale, e questo da venticinque anni.
2. [1]
Una volta scorsi un angelo sospeso sotto il Cielo orientale. Nella mano aveva
una tromba, la portò alla bocca e la fece echeggiare verso nord, a ovest
e a sud. Era vestito con una tunica greca che scorreva all’indietro del
volto, cinto con una cintura che fiammeggiava e splendeva come rubini e
zaffiri. Volò verso il basso scendendo lentamente nelle mie vicinanze. Non
appena toccò terra stava ritto sui piedi e corse avanti e indietro.
Appena mi notò, venne da me. Io stesso ero nello spirito e stavo su una
collina nella regione meridionale. Quando venne vicino gli rivolsi la parola e
domandai: “Cosa succede qui? Ho sentito il suono della tua tromba e ti ho
visto scendere come attraverso l’aria”.
[2] L’angelo rispose: «Sono stato inviato per convocare i più celebri eruditi, i
più perspicaci geni e più eminenti saggi da tutti i paesi della
cristianità che si trovano qui in questo continente (il mondo degli
spiriti), e precisamente sulla collina
dove stai tu adesso. Essi devono dire apertamente che cosa avevano pensato,
compreso e capito nel mondo sulla gioia celeste ed eterna beatitudine. Lo scopo
della mia presenza è però questa: che alcuni nuovi arrivati dal
mondo, ammessi nella nostra società celeste in Oriente, ci hanno
riferito che nell’intera cristianità non c’è nemmeno
uno che sappia in cosa consiste la gioia celeste e l’eterna beatitudine;
quindi, in realtà, del Cielo. Questo ha talmente meravigliato i miei
fratelli e compagni, che mi hanno detto: ‘Scendi giù nel mondo
dello spirito (nel quale tutti i mortali giungono dapprima dal mondo
naturale), e chiama a raccolta i
più saggi, e radunali in modo
che possiamo verificare con varie dichiarazioni se è vero che presso i
cristiani domina una tale tenebrosa ignoranza sulla vita eterna’. Poi aggiunsero: ‘Aspetta ancora un
po’ e vedrai intere schiere di eruditi arrivare qui. Il Signore
provvederà per un edificio nel quale si possano radunare’».
[3] Io attesi, ed ecco,
dopo circa mezz’ora scorsi due schiere da Settentrione, due da Occidente
e due da Mezzogiorno; schiere che l’angelo con la tromba condusse
nell’edificio preparato per l’adunanza, secondo il loro arrivo.
Lì presero i posti per loro stabiliti secondo la regione del Cielo. Alle
sei schiere o gruppi si unì un settima schiera dall’Occidente, che
però nel loro splendore di luce rimase invisibile per gli altri. Dopo
che tutti ebbero preso i loro posti, l’angelo aprì
l’adunanza, nominò il motivo della sessione e chiese ai differenti
gruppi di esporre a turno quali concetti essi avevano in merito alla gioia
celeste e alla beatitudine eterna. Ogni gruppo ora sedeva in cerchio, i volti
erano rivolti l’uno verso l’altro in modo da richiamare e
riflettere più da vicino le idee di queste cose afferrate nel mondo
precedente, per esprimersi su questo e alla fine presentare il risultato.
3. [1]
Quando ebbero terminato il loro consulto, la prima schiera che veniva da
Settentrione spiegò quanto segue: “La
gioia celeste e la beatitudine eterna non sono altro che la vita celeste
stessa. Chiunque entri nel Cielo, entra secondo la sua vita nella
solennità celeste, proprio come uno che è invitato a un
matrimonio e partecipa anche al suo festeggiamento. Non abbiamo il Cielo sopra
di noi davanti agli occhi, quindi in un luogo? Qui e da nessun altra parte ci
sono beatitudini su beatitudini e delizie su delizie. In esse viene trasferito
l’uomo quando è nel Cielo, e precisamente con l’intera
sensibilità di mente e corpo. Questa è la conseguenza della
pienezza di gioia di quel luogo. La celestiale o eterna beatitudine è
perciò nient’altro che l’ammissione in Cielo, e precisamente
in base alla grazia divina”.
[2] Dopo si espresse la seconda schiera proveniente da
Settentrione e mise in campo il suo concetto come segue: “Le gioie celesti e le beatitudini eterne non sono altro che la
più gioiosa comunione con gli angeli; l’amorevole conversare con
loro produce su ogni volto un’espressione di letizia continua, e i
discorsi garbati e accorti su tutte le bocche producono un sorriso costante e
pieno di delizie. Le gioie celesti sono quindi nient’altro che variazioni
di queste cose perduranti nell’eternità”.
[3] La terza schiera, la prima dei saggi
dall’Occidentale, espresse i seguenti pensieri in base alle loro
inclinazioni: “Le gioie celesti e
le beatitudini eterne, cosa sarebbero se non stare seduti a tavola con Abramo,
Isacco e Giacobbe? Oltre a ciò, sono serviti i cibi più sontuosi e
deliziosi e i vini più nobili. Dopo il pasto, fanciulle e giovinetti
eseguono giochi e danze al ritmo di musica sinfonica e a suon di flauti,
alternandoli con il canto tra le più deliziose melodie. Alla sera invece
si svolgono rappresentazioni teatrali. Poi segue di nuovo il banchetto, e
così ogni giorno per l’eternità!”
[4] La quarta schiera, la seconda
proveniente da Occidente, espresse il seguente punto di vista: “Noi abbiamo nutrito differenti
rappresentazioni delle gioie e beatitudini celesti, le abbiamo esaminate e
paragonate tra loro. A questo siamo giunti alla conclusione che le gioie
celesti sono quelle del paradiso. Che altro è il Cielo se non il
paradiso che si estende da Oriente a Occidente e dal Meridione al Settentrione?
In questo crescono alberi da frutta e fiori deliziosi, nel mezzo invece si
trova il magnifico albero della vita, intorno ad esso siedono i beati, mangiano
frutti dal gusto delizioso e sono adornati con fiori della più dolce
fragranza. Al soffio di una primavera costante tutto questo si sviluppa
giornalmente nuovo e in una varietà infinita. Come conseguenza di questo
ininterrotto sorgere e fiorire, le anime sono continuamente ringiovanite
nell’eterna aria di primavera, respirano giornalmente nuove gioie dentro
e fuori e sono riportate al fiore della loro vita e infine allo stato
primordiale, come quello nel quale Adamo e sua moglie erano stati creati, ma in
tal modo anche nel loro paradiso, trasferito poi dalla Terra al Cielo”.
[5] La quinta schiera, la prima proveniente
da Mezzogiorno, disse quanto segue: “Le
gioie celesti e le beatitudini eterne consistono nel potere dominante e nei
tesori accumulati, derivati da una magnificenza più che regale e da uno
splendore supremo. Noi abbiamo visto questo chiaramente in coloro che nel mondo
precedente avevano ottenuto cose simili, ma anche nel fatto che i beati nel
Cielo regnano con il Signore, e saranno re e principi, poiché essi sono
figli di Colui che è Re dei re e Signore dei signori. Essi siederanno
sui troni e gli angeli li serviranno, ma lo splendore del Cielo secondo noi
deriva dal fatto che la Nuova Gerusalemme, che rappresenta la gloria dei Cieli,
deve avere porte, ognuna delle quali consiste di una perla, mentre le strade
sono di oro puro, e le mura della città giacciono su pietre preziose. In
conseguenza di ciò, ognuno che è venuto nel Cielo avrà un
possedimento di oro e oggetti preziosi, mentre la dominazione passerà
successivamente e nell’ordine, da uno all’altro. E poiché
noi sapevamo che queste cose contenevano gioie ed eterne beatitudini, le quali
sono promesse divine ma inviolabili, allora non potevamo dedurre la beata
condizione della vita celeste da nessun’altra fonte”.
[6] Subito dopo, la sesta schiera, la seconda da
Mezzogiorno levò la propria voce e disse: “Le gioie del Cielo e le sue eterne beatitudini non sono altro
che la continua glorificazione di Dio, una festa continua
nell’eternità e un beato servizio di Dio pieno di canto e giubilo,
quindi un’incessante elevazione del proprio cuore a Dio, unita alla piena
certezza e fiducia che l’esaltazione di Dio e le preghiere per le
concessioni, siano accettate nella loro pienezza per le beatitudini”.
– Alcuni di
loro aggiunsero che questa glorificazione sarebbe stata accompagnata da
splendide candele e nella fragranza dall’incenso e con solenni
processioni, alle quali il papa avrebbe marciato in testa con una grande
tromba, mentre i cardinali (i primi) e i detentori delle chiavi del potere (Clavigeris), sia i grandi che i piccoli,
lo avrebbero seguito, e dietro a questi, degli uomini con rami di palme, e
donne con immagini dorate nelle loro mani.
4. [1]
La settima
schiera, proveniente dall’Oriente del Cielo, invisibile alle altre
schiere a causa del loro splendore di luce, consisteva di angeli appartenenti
alla stessa società alla quale apparteneva l’angelo con la tromba.
Quando udirono nel loro Cielo che nell’intera cristianità nemmeno
uno sapeva in cosa consistevano veramente le gioie del Cielo e le beatitudini
eterne, dissero l’un verso l’altro: “È impossibile che questo possa essere vero. Così grande
tenebra e siffatta ottusità di mente non può certo dominare le
menti dei cristiani. Perciò vogliamo andare giù e sentire se
questo è vero. Ma se fosse vero, allora sarebbe una
mostruosità”.
[2] Essi dissero ora all’angelo con la tromba: “Come tu sai, ogni uomo che aveva bramato il Cielo e si era fatto una
certa idea delle sue gioie, dopo la morte sarà introdotto proprio in
queste gioie immaginate. Quando poi ha fatto l’esperienza che queste
gioie si comportano secondo le sue false immagini e secondo le illusioni della
propria forza d’immaginazione, allora viene emancipato e istruito. Questo
nel mondo degli spiriti succede per la maggior parte di coloro che nella vita
precedente hanno meditato sul Cielo ed hanno delle idee arretrate rispetto alle
sue gioie, fino al punto di desiderarle». – Dopo aver udito anche questo,
l’angelo con la tromba che aveva convocato le sei schiere di eruditi
della cristianità, disse: «Seguitemi,
e vi introdurrò nelle vostre gioie, quindi nel Cielo”.
5. [1]
Con queste parole l’angelo marciò in testa, seguito immediatamente
dalla schiera di coloro che si erano persuasi che le gioie celesti
consistessero unicamente nella più piacevole compagnia e nella
più gradevole conversazione. L’angelo li guidò alle
adunanze nella regione settentrionale, cioè presso coloro che nel mondo
precedente avevano pensato altrettanto alle gioie celesti. Lì giunti si
portarono nei pressi di una
spaziosa casa nella quale tali spiriti erano insieme. Vi erano più di
cinquanta stanze, divise in base alle loro differenti conversazioni. In alcune
stanze si parlava di cose che si erano viste e udite sulla piazza del mercato o
per strada; in altre sulle attrattive del gentil sesso, mescolate a battute di
spirito, finché alla fine si mostrava su tutti i volti una serena
risata. In altre stanze si parlava di novità di corte, dei ministeri,
delle condizioni politiche e molte altre cose che erano trapelate da segreti
del governo; si trasse da queste le conclusioni e si fecero congetture sulle
conseguenze. In altre si parlava ancora di commercio, di argomenti letterari,
di cose riguardanti i costumi dei cittadini e della vita morale, in altre degli
affari ecclesiastici e delle sette, e così via. Mi fu permesso di dare
uno sguardo in questa casa e vidi come si correva da una stanza all’altra
alla ricerca della compagnia che armonizzasse con la propria inclinazione e
quindi con la propria gioia. Io distinsi nelle compagnie tre specie di
partecipanti: alcuni parlavano come ansanti[3],
altri ponevano assidue domande, e altri stavano ad ascoltare con entusiasmo.
[2] La casa aveva
quattro porte, una in ogni direzione del Cielo. Notai che parecchi interruppero
la conversazione e corsero fuori, li seguii alla porta orientale e vidi alcuni
seduti lì con le facce tristi. Mi avvicinai e chiesi loro perché
erano così tristi. – La loro risposta fu questa: “Le porte di questa casa restano
chiuse per tutti coloro che vogliono uscire, e oggi è il terzo giorno da
quando siamo entrati, e abbiamo condotto una vita corrispondente al nostro
desiderio in compagnia e conversazione. Il discorso ininterrotto ci ha talmente
resi stanchi da non poter più sopportare il chiasso. Nel nostro disgusto
ci siamo perciò recati alla porta ed abbiamo bussato, ma la risposta
è stata questa: – ‘Le porte di questa casa sono aperte
solo per coloro che vogliono entrare. Per gli altri che vogliono uscire, sono
chiuse. Restate e godete le gioie del Cielo’.
– Da questa risposta abbiamo tratto la conclusione che rimarremo qui per
l’eternità. Perciò la tristezza ha assalito il nostro
animo, il nostro cuore è oppresso ed abbiamo paura”.
[3] L’angelo si
rivolse loro con tali parole: «Questa
condizione è la morte delle vostre gioie. Voi le avete considerate le
uniche gioie celesti, sebbene fossero solo aggiunte del celestiale».
– Allora essi
domandarono all’angelo: “Ma
in cosa consiste ora la gioia celeste?”. – Su questo,
l’angelo rispose con pochi fondamenti: «Essa consiste nella gioia di fare qualcosa che sia utile per noi e per
gli altri. Tale gioia dell’impiego trae la sua essenza dall’amore,
e la sua esistenza dalla sapienza. La gioia nell’impiego che scaturisce
dall’amore attraverso la sapienza è l’anima e la vita di
tutte le gioie celesti.
[4] Ci sono nei Cieli le più felici occasioni sociali che allietano
e dilettano la mente e l’anima degli angeli, riempiono il loro cuore di
gioia, e servono il loro corpo per la ricreazione, ma solo quando hanno
eseguito il loro servizio e con il loro lavoro hanno compiuto un effetto utile.
Solo da questo l’anima e la vita viene in tutte le sue letizie e
intrattenimenti. Senza questa animazione e questa vita le gioie un po’
alla volta perdono il carattere della gioia e si trasformano dapprima in
indifferenza, poi in vuoto, e infine in tristezza e paura». – Dopo queste parole la porta fu
aperta, e quelli che erano seduti davanti si precipitarono fuori e corsero a
casa, ciascuno al suo mestiere e al suo lavoro, e così si animarono di
nuovo.
6. [1]
Dopo
questo, l’angelo rivolse la parola a coloro che avevano pensato alle
gioie celesti e all’eterna beatitudine come ad un unico banchetto insieme
ad Abramo, Isacco e Giacobbe, interrotto solo da giochi e spettacoli teatrali.
L’angelo li invitò a seguirlo e disse: «Vi voglio introdurre nelle beatitudini delle vostre gioie».
– Allora li guidò attraverso un boschetto su un terreno piano
coperto di assi, dove c’erano dei tavoli, quindici da un lato e quindici
dall’altro. Alla domanda a cosa servissero i molti tavoli,
l’angelo rispose: «Il primo
tavolo è per Abramo, il secondo per Isacco e il terzo per Giacobbe.
Accanto si trovano, nell’ordine, i tavoli per gli apostoli.
Dall’altra parte ci sono altrettanti tavoli per le loro donne, e
precisamente i primi tre per Sara, moglie di Abramo, Rebecca, la moglie di
Isacco, così come per Lea e Rachele, le donne di Giacobbe. I dodici
restanti tavoli sono per le donne dei dodici apostoli».
[2] Dopo un po’ su
tutti i tavoli apparvero piatti con pietanze, e gli spazi tra questi erano
guarniti con piccole piramidi di dolci biscotti. I partecipanti al pasto
stavano in attesa intorno ai tavoli degli ospitanti. Dopo un po’ di
attesa si videro – da Abramo fino all’ultimo degli apostoli –
arrivare in ordinato corteo. Ognuno si diresse subito al proprio tavolo, per
prender posto a capo tavola sul cuscino. Poi invitarono gli astanti a prender
posto accanto a loro. Quindi gli uomini presero posto accanto ai patriarchi e
le donne accanto alle loro mogli. Poi mangiarono e bevvero in riverente
letizia. – Dopo
il banchetto i patriarchi e le loro donne se ne andarono, e apparvero dei
giovinetti e delle fanciulle per eseguire giochi e danze. Successivamente
furono allestiti degli spettacoli teatrali. Appena finirono furono invitati a
un nuovo banchetto, tuttavia alla condizione che il primo giorno si
accomodassero a tavola con Abramo, il secondo con Isacco, il terzo con
Giacobbe, il quarto con Pietro, il quinto con Giacomo, il sesto con Giovanni,
il settimo con Paolo, e così via a turno con tutti gli altri per
mangiare fino al quindicesimo giorno. Da quel momento in poi i pasti dovevano
essere tenuti in una simile successione, ma con cambi di posto a sedere, e
così via per l’eternità!
[3] Dopo di ciò,
l’angelo chiamò a raccolta gli uomini della schiera e disse loro:
«Tutti gli ospiti che avete visto
ai tavoli, avevano la stessa fantastica rappresentazione delle gioie del Cielo
e dell’eterna beatitudine come l’avete voi. Per convincerli della
nullità delle loro immagini e rimuoverle, questa commedia di un eterno
banchetto è stata ordinata e permessa dal Signore. Le nobili figure
operanti in testa ai tavoli erano barbuti vegliardi travestiti, la maggior
parte dei quali appartenenti al popolo contadino, e in base ad una certa
agiatezza erano più presuntuosi di altri. È bastato suggerir loro
l’illusione di essere gli antichi patriarchi. Adesso però
seguitemi all’uscita da questo posto».
[4] Quando
accondiscesero a quest’invito, essi videro da entrambi i lati, circa una
cinquantina per parte, che erano così rimpinzati di cibo, da averne
nausea, e desideravano tornare al solito ordine familiare, per poter occuparsi
di nuovo dei loro doveri professionali, faccende o mestieri. Molti di loro
invece furono trattenuti dai custodi del boschetto e interrogati sul tempo
trascorso a banchettare, e se avessero già mangiato con Pietro e Paolo;
cosicché, se fossero andati via prima di averlo fatto, sarebbe stato
sconveniente per loro, e motivo di vergogna. – Ma la maggior parte disse questo
per risposta: “Siamo sazi delle
nostre gioie; abbiamo perso il gusto nei cibi, essi sono ripugnanti allo
stomaco, non possiamo più goderli. Abbiamo trascorso ora alcuni giorni e
notti in questo gozzovigliare, e perciò supplichiamo urgentemente di
andar via”. – Non appena questo desiderio fu adempiuto, fuggirono
precipitosamente a casa.
[5] Dopo, l’angelo
chiamò gli uomini di questo gruppo e sulla via diede loro le seguenti
istruzioni: «In Cielo, altrettanto
come sulla Terra, ci sono cibi e bevande. Ci sono anche pasti e banchetti in
comune, e per i più nobili vengono serviti cibi deliziosi e squisite
prelibatezze che ricreano e ristorano gli animi. Altrettanto, ci sono giochi e
spettacoli, musica strumentale e vocale, e tutto nella suprema perfezione.
Tutto questo ridonda loro per gioia, ma non per beatitudine. Solo la
beatitudine rende gioie per gioie, le rende perfette e le conserva, non le fa
decadere a qualcosa di quotidiano, così da diventare stanchi di queste.
Tale beatitudine però scorre in ogni angelo come conseguenza di utile
attività nella propria funzione.
[6] Nell’inclinazione della volontà di ogni
angelo c’è una certa disposizione latente che spinge la mente
all’attività, per portarle quiete e soddisfazione. Questa
soddisfazione e quiete la rendono accessibile di ricevere dal Signore
l’amore per gli usi, dalla cui accoglienza scaturisce la beatitudine
celeste, che è la via a queste gioie di cui si è parlato sopra.
Il cibo celeste, secondo la sua essenza, è solo amore, è
sapienza, e nello stesso tempo è effetto utile; questo significa azione
utile attraverso la sapienza proveniente dall’amore. Perciò nel
Cielo il cibo per il corpo è dato a ciascuno secondo l’effetto
utile da lui compiuto. Il cibo delizioso lo riceve chi compie ragguardevole
utilità; lo riceve meno delizioso ma di eccellente gusto chi è
utile in grado medio, e il nutrimento è ordinario per coloro che
producono solo poca utilità. Gli oziosi vanno a mani vuote».
7. [1]
Ora l’angelo chiamò a sé la schiera di quei cosiddetti
saggi che avevano visto le gioie celesti, e quindi le beatitudini eterne, nel
potere superiore, nella ricchezza sconfinata, nello splendore e magnificenza
regale, poiché nella Parola si legge che essi sarebbero re e principi e
regnerebbero con Cristo eternamente, quindi sarebbero serviti dagli angeli e
cose simili (Ap. 20,4). L’angelo disse loro: «Seguitemi, voglio introdurvi nelle vostre gioie». – Con queste parole li
accompagnò in un vestibolo bordato di colonne e piramidi. Di fronte a
questo c’era un edificio più piccolo con accesso aperto al
colonnato. L’angelo li introdusse attraverso di questo. Ed ecco, ora
apparvero venti uomini da un lato e venti dall’altro, in attesa, e
improvvisamente apparve qualcuno che rappresentava un angelo e disse loro:
«Attraverso questo colonnato la via
porta per il Cielo; restate un po’ in attesa e preparatevi, poiché
chi di voi è maggiorenne dovrà diventare re, i minorenni saranno
principi».
[2] Dopo queste parole,
accanto ad ogni colonna apparve un trono sul quale stava poggiata una
sopravveste di seta, e sopra la veste uno scettro e una corona. Su ogni
piramide stava un seggio elevato di tre cubiti, e sul seggio una catena
d’oro e un nastro di un ordine antico, legato alle estremità con
fermagli di diamanti. Adesso risuonò il grido: «Andate, indossate le vesti, sedetevi e
aspettate». – A questo, gli anziani corsero ai troni e i più giovani ai seggi,
indossarono le vesti e si sedettero. Poi apparve qualcosa, tuttavia come un
vapore (nimbus) che saliva dal mondo
sotterraneo, e quando lo ispiravano, coloro che erano seduti sui troni e sui
seggi, un po’ alla volta si gonfiarono come si gonfiò loro il
petto, nella convinzione che ora, di fatto, sarebbero stati re e principi.
Questo vapore era però solo l’ombra della loro fantasia. Subito
dei giovinetti volarono qui come dal Cielo. Due di loro si disposero per il
servizio dietro ai troni e uno dietro ai seggi. – Di quando in quando, da
un araldo, ora veniva esclamato: “Voi,
re e principi, abbiate ancora un po’ di pazienza; le vostre corti si
stanno preparando nel Cielo, ugualmente verranno i cortigiani con il loro
seguito per introdurvi là”. – Essi però attesero
e attesero, finché cessò loro quasi il respiro, e si consumarono
di struggimento.
[3] Dopo trascorse tre
ore, alla fine si aprì il Cielo sulle loro teste. Degli angeli
guardarono giù, ebbero compassione di loro e dissero: «Perché sedete in maniera
così sciocca e recitate questa commedia? Ci si burla di voi e da uomini
vi siete fatti a idoli. Questo accade perché voi nutrite nel cuore
l’illusione che avreste regnato con Cristo come re e principi, e sareste
stati serviti dagli angeli. Avete dimenticato le parole del Signore secondo cui
chi vuole essere grande nel Cielo deve farsi servitore? Perciò imparate
a comprendere cosa s’intende per ‘re’ e cosa per ‘principi’,
e sotto il ‘regnare con Cristo’: vale a dire essere saggi e utili;
tuttavia, il regno di Cristo, vale a dire il Cielo, è un regno degli
impieghi. Infatti il Signore ama tutti, e perciò vuole fare a tutti del
bene. Tuttavia il bene consiste negli impieghi, e poiché il Signore fa del
bene e dell’utile indirettamente attraverso gli angeli, e nel mondo
invece attraverso gli uomini, allora a coloro che sono fedeli e utili dà
amore per il loro fare e la ricompensa con questo congiunta, vale a dire
l’interiore soddisfazione. Questa è l’eterna beatitudine!
[4] Nel Cielo, come sulla Terra, ci sono posizioni di potere superiore ed
enormi ricchezze, ci sono anche governi e forme di governo, quindi più
grandi e più piccoli poteri d’ufficio. I detentori del potere
supremo hanno palazzi e corti che, in magnificenza e splendore, superano
ampiamente gli imperatori e re terreni. Corrispondentemente il numero dei loro
cortigiani, servitori e attendenti con le loro magnifiche vesti, li circondano
con onore e gloria. Questi dominatori supremi sono eletti
tra coloro il cui cuore batte per il bene comune, mentre la loro mente tende
allo sfarzo soltanto per via dell'indispensabile obbedienza dei sottomessi. E poiché il benessere comune richiede
che ognuno debba essere membro utile della società come corpo comune,
ogni beneficio deriva dal Signore, ed è operato dagli angeli e dagli
uomini come da loro stessi. Così è chiaro che il regnare con il
Signore consiste in questo». – Quando sentirono questo dal Cielo, i re e i
principi teatrali scesero giù dai loro troni e dai seggi e gettarono via
scettri, corone e mantelli. Il vapore della fantasia li lasciò, e ora li
avvolse una splendente nuvola bianca nella quale si celava l’aura della
sapienza, che fece guarire di nuovo le loro menti.
8. [1]
Dopo di ciò, l’angelo ritornò nella casa in cui erano
radunati gli eruditi provenienti dalla cristianità, e chiamò a
sé coloro che si erano fissati nel credere che le gioie celesti e le
beatitudini eterne consistessero nelle delizie del paradiso. Egli li
invitò a seguirlo e disse: «Voglio introdurvi nel paradiso, nel vostro Cielo, affinché
possiate giungere alle delizie della vostra eterna beatitudine». – Con queste parole li condusse attraverso
una imponente porta ad arco formata dall’intreccio di rami e germogli di alberi
nobili, guidandoli per vie indirette di luogo in luogo. In effetti era un
paradiso, ma al primo ingresso per il Cielo, nel quale vengono fatti entrare
tutti coloro che nel mondo hanno creduto che tutto il Cielo sia un unico
paradiso, così come viene chiamato da tutti coloro che sono nella
convinzione che dopo la morte vi sia un completo riposo da ogni lavoro; il cui
riposo però, consiste solo nel godere di innumerevoli delizie, come il
camminare sulle rose, il ristorarsi al succo delle uve più dolci, e nel
festeggiare solenni banchetti, una vita esistente solo nel paradiso.
[2] Guidati
dall’angelo, essi scorsero ora innumerevoli vegliardi, giovinetti e
ragazzi, anche donne e fanciulle che sedevano in gruppi di tre e in gruppi di
dieci su cumuli di rose intrecciando ghirlande con le quali adornavano le teste
dei vegliardi e le braccia dei giovinetti. Ai ragazzi legavano i mazzi di rose
al petto. Altri raccoglievano frutti dagli alberi e in ceste di vimini li
portavano alle loro compagnie. Altri ancora spremevano succo dai grappoli
d’uva, facevano acquavite di ciliegie e da altre bacche che versavano in
calici che poi vuotavano allegramente. Alcuni si inebriavano al profumo dei
fiori, dei frutti e delle foglie profumate; altri cantavano canzoni briose e con
queste allietavano gli ascoltatori. Alcuni sedevano alle acque sorgenti e
deviavano l’acqua zampillante in svariati modi; altri camminavano
parlando e scherzando o correvano per scommessa, oppure giocavano e ballavano,
qui a tempo e lì in girotondo. Si videro anche alcuni che si ritiravano
sotto pergolati per riposare, senza parlare di molte altre gioie del paradiso.
[3] Dopo che ebbero
visto anche queste cose, l’angelo condusse la sua compagnia su ulteriori
vie, di qua e di là, e infine anche in un meraviglioso giardino di rose
circondato da alberi d’ulivo, di arancio e di cedro. Lì sedevano
alcuni che tenevano la testa tristemente bassa tra le mani, e piangevano.
Perciò i compagni al seguito dell’angelo si rivolsero loro chiedendo
perché sedevano lì così afflitti. – La risposta fu: “Oggi è il settimo giorno dal
nostro ingresso in questo paradiso. All’inizio il nostro animo sembrava
come innalzato al Cielo e trasferito nelle sue più intime gioie, ma
già dopo tre giorni questi godimenti ineffabili si sono affievoliti e
ora non significano più nulla per noi. Quando le nostre gioie
immaginarie sono venute meno, cominciammo a temere di perdere ogni gioia della
vita, e a dubitare se c’è veramente un’eterna beatitudine.
Così siamo andati in giro vagando per ogni dove e in tutti i luoghi per
cercare la porta attraverso la quale eravamo entrati. Solamente che siamo
andati vagando intorno solo in cerchio, chiedendo a tutti quelli che
incontravamo della porta, ma ci dicevano che la porta non può essere
trovata, poiché questo giardino paradisiaco è come un unico
grande labirinto, e chi volesse uscire vi s’introduce invece ancora
più profondamente. Per cui, ora dobbiamo rimanere qui per
l’eternità, essendo nel mezzo del paradiso dove tutte le gioie
sono nel suo centro”. Poi, si rivolsero ancora ai compagni
dell’angelo: “Adesso è
già un giorno e mezzo che siamo qui seduti, e poiché non abbiamo
nessuna speranza di trovar mai la via d’uscita, ci siamo stabiliti su
questa collina di rose circondata da piante d’ulivo, di uva e di alberi
di cedro in quantità, ma quanto più li guardiamo, tanto
più i nostri occhi si stancano di guardare, i nostri nasi si stancano
dell’odore del profumo e il nostro appetito è stufo del godimento
dei frutti. Questo è il motivo della nostra afflizione nella quale ci
vedete, e dei nostri gemiti e pianti”.
[4] Quando
l’angelo ebbe udito questo, rispose: «Questo labirinto paradisiaco è in realtà l’ingresso
per il Cielo. Io conosco l’uscita, e posso portarvi fuori».
– A queste
parole si alzarono, abbracciarono l’angelo e lo seguirono insieme alla
sua schiera, all’uscita. Strada facendo, l’angelo li istruì
sulle gioie celesti e sulle beatitudini eterne, e disse che non ci sono gioie
paradisiache esteriori senza quelle interiori. I piaceri paradisiaci esteriori sono solo piaceri dei sensi
corporei, mentre quelli interiori riguardano le sensazioni animiche. Se questi non sono compresi in quelli, allora non dimora in loro nessuna
vita celeste, essendo inanimati. Ogni gioia non animata alla fine diviene
corrispondentemente fiacca, anzi senza stimolo, e affatica lo spirito
più che il lavoro. Ovunque nei Cieli ci sono giardini paradisiaci, ed
essi sono una fonte di gioia anche per gli angeli; questo è inteso per
tali gioie, riempite di piaceri animici, poiché solo così esse
sono veramente gioie.
[5] Quando ebbero udito
questo, tutti loro domandarono: “Cos’è
il piacere animico, e da dove proviene?”. L’angelo rispose: «La gioia dell’anima proviene
dall’amore e dalla sapienza del Signore, e poiché l’amore
produce effetti, e precisamente attraverso la sapienza, allora entrambi, amore
e sapienza trovano la loro espressione nell’azione; questo quindi
è l’impiego. Tale piacere affluisce nell’anima dal Signore,
da lì giunge, attraverso le regioni superiori e inferiori dell’animo,
in tutti i sensi del corpo, e li ricolma di sé completamente.
Così la gioia con la sua provenienza dall’eterno, alla fine
diventa gioia eterna. Voi avete visto qualcosa del paradiso, e vi assicuro che
non c’è nulla in esso, nemmeno una fogliolina, la cui origine non
stia nel matrimonio dell’amore e della sapienza per le più utili
attività. Solo quando l’uomo è in questo matrimonio, egli
si troverà nel paradiso celeste, vale a dire nel Cielo».
9. [1] Dopo di che
l’angelo ritornò all’edificio presso coloro che erano
persuasi che le gioie celesti e l’eterna beatitudine consistessero
nell’incessante glorificazione di Dio, e questa fosse una festa eterna.
Essi nel mondo avevano creduto che avrebbero visto la Divinità, e oltre
a ciò, la vita celeste sarebbe un sabato costante a causa
dell’adorazione a Dio. – A loro parlò l’angelo: «Venite, voglio introdurvi nella vostra gioia!». E li condusse prima
in una piccola città nel cui centro c’era un tempio e dove tutte
le case erano chiamate ‘dimore consacrate’. – In questa
città vi affluì un gran numero di spiriti da tutte le parti. Essi
furono accolti da un sacerdote che li salutò e, prendendo loro le mani,
li condusse alle porte del tempio e in qualche dimora consacrata intorno al
tempio, per iniziarli al perpetuo servizio divino. Oltre a ciò, disse: “Questa città è
l’anticamera del Cielo, mentre il tempio è l’inizio per il
grandioso e magnifico tempio nel Cielo, dove Dio è glorificato dagli
angeli con preghiere e canti di lode per l’eternità. Qui, come
là, è prescritto che si vada prima nel tempio a dimorarvi tre
giorni e tre notti. Dopo questa ordinazione si deve entrare negli edifici della
città, i quali sono tutte chiese consacrate da noi. Da una chiesa
all’altra si prega, si canta e si recitano i sermoni insieme alla
comunità. Fate però attenzione: non dovete lasciar sorgere in voi
nessun altro pensiero e parlare con gli altri, se non di ciò che
è santo, devoto e compiacente a Dio!»
[2] Dopo di che
l’angelo condusse il suo gruppo nel tempio. Dentro c’era una grande
ressa. C’erano lì molti che sulla Terra erano grandi dignitari, ma
anche molto popolo semplice. Alle porte c’erano guardie per impedire che
nessuno potesse scappare prima di aver trascorso lì tre giorni.
L’angelo disse: «Questo
è il secondo giorno da quando questi sono entrati. Osservateli, e
riconoscerete la loro adorazione a Dio». – Così fecero, ed ecco, la
maggior parte di loro dormiva, gli altri erano per vero ancora svegli, ma
sbadigliavano in continuazione. Presso alcuni le loro espressioni, in seguito
alla continua elevazione dei loro pensieri a Dio, non potevano trovare la via
di ritorno nel corpo, sembravano come separati dal corpo. Così
apparivano in ogni caso a loro stessi e agli altri. Altri avevano gli occhi
stralunati in seguito al costante rivolgerli al Cielo. In una parola, tutti
sedevano lì col cuore oppresso e lo spirito infiacchito dalla noia.
– Allora questi voltarono le spalle al pulpito ed esclamarono: “I nostri orecchi sono storditi!
Smettetela con la predica! Non vogliamo sentire più nessuna parola, e il
suono comincia già a nausearci!”. Con ciò si alzarono e
corsero in massa alle porte, le sfondarono, si gettarono sulle guardie e queste
li respinsero.
[3] Quando i sacerdoti
videro questo, li inseguirono, li raggiunsero e continuarono a istruirli sotto
sospiri e preghiere, e a gridare: “Celebrate
la festa nel Nome di Dio! Santificatevi! In questa anticamera del Cielo noi
vogliamo iniziarvi all’eterna glorificazione di Dio in quel magnifico e
grandioso tempio che è nel Cielo, affinché veniate nel godimento
delle eterne beatitudini!”. – Ma essi non li compresero, anzi a
malapena li udirono in seguito all’ottusità di mente che li aveva
colpiti nei due giorni di tensione spirituale e astensione da tutte le
occupazioni domestiche e pubbliche. Essi cercarono di liberarsi dai sacerdoti,
ma questi li afferrarono per le braccia, anzi per le vesti, per spingerli nelle
chiese dove dovevano essere tenute le prediche – ma invano, e gridavano: “Lasciateci in pace! Ci sentiamo
vicini all’impotenza!”
[4] Appena ebbero espresso questo, apparvero quattro uomini
in splendenti vesti bianche, i quali portavano una tiara[4]
sulla testa. Uno di loro era stato arcivescovo nel mondo, gli altri erano stati
vescovi, e ora erano diventati angeli. Essi convocarono i sacerdoti e dissero
loro: “Vi abbiamo osservati dal
Cielo ed abbiamo visto come pascolate queste pecorelle, vale a dire, da pazzi.
Sembra che voi non sappiate cosa s’intende con ‘glorificazione di Dio’!
Ciò significa produrre frutti dell’amore, significa attendere ai
propri doveri fedelmente, onestamente e diligentemente. In questo consiste
l’amore di Dio e l’amore per il prossimo, la coesione della
società e il suo benessere. In questo modo viene glorificato Dio, e
anche attraverso il culto che si stabilisce periodicamente. Non avete letto le
parole del Signore: ‘In questo
è glorificato il Padre mio: che voi portiate molti frutti, e diventiate
miei discepoli!’ [Giovanni 15,8].
[5] Naturalmente, per voi sacerdoti la glorificazione consiste
nel culto perché questo è il vostro ministero, e per questo vi
toccherà onore, gloria e ricompensa. Tuttavia non potete più aver
parte in questi, in quanto, onore, gloria e ricompensa non concordano con il
vostro ministero!”. – Dopo
queste parole i vescovi diedero l’ordine alle guardie che presidiavano le
porte: “Lasciate entrare e uscire
tutti liberamente, poiché ci sono molti che sotto le gioie celesti si
rappresentavano solo un eterno servizio religioso, visto che non avevano
nessuna idea della natura del Cielo”.
10. [1]
Dopo di ciò, l’angelo
ritornò insieme ai suoi compagni al luogo del raduno, luogo che la
schiera dei dotti non aveva ancora lasciato. Egli chiamò tutti quelli
che avevano creduto che le gioie celesti e le eterne beatitudini dipendessero
solo da questo, che per grazia divina si fosse ammessi nel Cielo. In questo
modo avrebbero preso parte alla gioia, come se nel mondo, occasionalmente in
certi giorni di festa, si ricevesse un invito alla corte del re o anche ad un
matrimonio. –L’angelo
disse loro: «Rimanete ancora un
po’ qui, io suonerò la tromba per convocare qui alcuni eruditi
che, a motivo della loro sapienza in questioni spirituali della Chiesa, hanno
conseguito una grande celebrità». – Dopo alcune ore si
presentarono nove uomini, adornati con corone di alloro in segno della loro
rinomanza. L’angelo li guidò nella casa dell’adunanza, nella
quale tutti i convocati precedentemente aspettavano già. Alla loro
presenza, egli si rivolse ai nove dotti e disse: «Io so che si è adempiuto il vostro desiderio di ascendere al
Cielo secondo la vostra immaginazione. Voi ora, per quanto riguarda la
disposizione del Cielo, siete ritornati su questa Terra inferiore oppure sub
celeste pieni di conoscenza delle sue condizioni. Riferite dunque come vi
è apparso il Cielo».
[2] Quindi essi
risposero a turno. Il primo disse: “Dalla
prima fanciullezza fino alla fine della mia vita terrena ho avuto del Cielo
l’idea che fosse un luogo di ogni beatitudine, delizie, comodità,
godimenti e diletti, e l’aura di queste delizie mi avrebbe circondato da
tutte le parti, se solo vi fossi stato ammesso. Avrei quindi respirato queste
delizie a pieno petto, come uno sposo alla festa di matrimonio non appena entra
con la sposa nella camera nuziale. Con quest’idea sono salito al Cielo e
passai le prime due guardie. Quando venni alla terza, il comandante mi rivolse
la parola e disse: ‘Chi sei tu, amico?’. –
Io risposi: ‘Non è qui il Cielo? Seguendo il mio ardente
desiderio, sono asceso qui. Ti prego, lasciami entrare!’. Ed egli mi fece
entrare. – Ora scorsi angeli in vesti bianche; essi mi circondarono e mi
osservarono. Oltre a ciò, sussurrarono: ‘Ecco un nuovo ospite che
non ha l’abito celeste’. – Quando sentii questo, mi vennero
in mente le parole del Signore riguardanti l’uomo che era venuto a un
matrimonio senza l’abito nuziale. Perciò li pregai: ‘Datemi
una tale veste!’. – Essi però sorrisero solamente. Subito
venne qualcuno di corsa dal palazzo del governo e portò l’ordine:
‘Spogliatelo nudo! Cacciatelo via e gettategli dietro le sue
vesti!’. E così sono stato buttato fuori”.
[3] Ora fu il turno del secondo. Egli riferì: “Anch’io pensavo che se solo mi
fosse stato permesso di entrare nel Cielo sopra di me, le sue gioie mi
avrebbero inondato per goderle nell’eternità. Il mio desiderio mi
è stato anche esaudito, tuttavia gli angeli sono fuggiti da me quando mi
videro, e parlarono così tra loro: ‘Cos’è questa
stravagante apparizione? Com’è arrivato qui quest’uccello
notturno?’. – In effetti,
sentivo in me come se avvenisse un cambiamento, sebbene non fossi veramente
cambiato. Questo accadde in me perché io inspiravo dell’atmosfera
celeste, ma presto apparve qualcuno dal palazzo del governo con l’ordine
che due servitori dovevano condurmi fuori e guidarmi a casa sulla stessa via
sulla quale ero salito su. Solo qui apparsi a me stesso e agli altri di nuovo
come uomo”.
[4] Il terzo riferì: “Nella mia immaginazione il Cielo
è sempre stato un luogo che non aveva nulla a che fare con
l’amore. Quando venni in questo mondo, avevo perciò un gran
desiderio del Cielo, e quando vidi che degli uomini vi salivano, mi unii a
loro. Venni anche ammesso, in verità solo di qualche passo. Come
però mi volli rallegrare con tutta l’anima secondo la mia immagine
delle gioie e beatitudini celesti, il mio spirito fu come stordito della luce
del Cielo, la cui essenza deve essere sapienza; essa era di un bianco
così accecante, come la luce che viene riflessa dalla neve. I miei occhi
si oscurarono e cominciai a delirare, e il mio cuore cominciò a battere
violentemente dal grande calore del Cielo, che corrispondeva alla luce
abbagliante. L’ansia mi afferrò e un dolore interiore mi
tormentò, così che mi gettai all’indietro a terra. Quando
poi giacqui lì così, venne qualcuno delle guardie dal posto di
comando e ordinò che mi si dovesse portar via con precauzione nella mia
stessa luce e nel mio stesso calore. Non appena giunsi lì, spirito e
cuore vennero di nuovo in sé”.
[5] Il quarto raccontò: “Anch’io mi sono immaginato il
Cielo come un luogo, e non come stato dell’amore. Appena entrai nel mondo
spirituale mi informai presso i saggi se mi fosse permesso salire al Cielo. Mi
dissero che a ciascuno era permesso, solo che si doveva badare a non essere
buttati giù di nuovo. Io sorrisi appena a questa risposta, e salii,
ritenendo, tuttavia come gli altri, che tutti nel mondo fossero ricettivi per
la pienezza delle gioie celesti. Nondimeno, quando vi giunsi, il respiro quasi
mi si fermò, e dal dolore e dal tormento che provavo nella testa e nel
corpo, mi gettai a terra contorcendomi come un serpente quando sta nel fuoco.
Alla fine strisciai verso un ripido pendio e mi precipitai giù. Sotto mi
si sollevò e mi portarono in un ricovero, dove lentamente mi ripresi”.
[6] Anche gli altri
cinque riferirono cose sorprendenti sulla loro ascesa al Cielo, e paragonarono
i cambiamenti provati delle condizioni della loro vita con la condizione dei
pesci quando sono levati dall’acqua all’aria, e cosa provano gli
uccelli quando dall’aria capitano nell’etere. Essi dichiararono che
dopo quelle dure esperienze non avevano più alcuna voglia del Cielo, ma
solo una convivenza con i loro simili, ovunque questi si trovassero. Inoltre,
essi sapevano molto bene che nel mondo dello spirito dove appunto ci trovavamo,
tutti verrebbero prima preparati: i buoni per il Cielo e i malvagi per
l’inferno. Solo allora si sarebbero aperte delle vie davanti a loro,
sulle quali sarebbero giunti a compagnie più simili a loro, presso le
quali potevano rimanere per l’eternità. Queste vie le avrebbero
calcate volentieri perché erano le vie del loro amore. – Tutti i membri del gruppo
convocati dall’angelo, quando sentirono questo, dichiararono che anche
loro si erano rappresentati il Cielo solo come un luogo dove avrebbero goduto i
piaceri affluenti su di loro per l’eternità.
[7] Dopo di ciò,
l’angelo con la tromba disse: «Adesso
vedete che le gioie del Cielo e le
beatitudini eterne non hanno nulla a che fare con un luogo, ma dipendono dalle
condizioni di vita dell’uomo, e la condizione di vita celeste ha la sua
origine nell’amore e nella sapienza. E poiché l’uso forma
entrambi, con la loro unione in un’attività utile sorge la
condizione della vita celeste. Si potrebbe dire anche altrettanto bene che la
vita celeste è benevolenza, fede e opere buone, perché la
benevolenza è amore e la fede è verità, dalla quale
procede la sapienza, mentre le opere buone sono un effetto utile. Inoltre, nel
nostro mondo spirituale ci sono località come nel mondo naturale,
altrimenti non ci sarebbero case né differenti dimore. Si tratta
però di un altro tipo di località, perché appare
corrispondentemente come località solo di volta in volta allo stato
dell’amore e della sapienza, ovvero della benevolenza e della fede.
[8] Chiunque diventa angelo porta il suo Cielo in sé, il Cielo del
suo amore, poiché l’uomo, dalla creazione, è una
piccolissima riproduzione o un’immagine, rispettivamente una copia del
grande Cielo. Anche la forma umana è nient’altro. Perciò
ognuno viene nella società celeste, di cui imita individualmente la
forma. Se entra in questa società, allora trova nello stesso tempo la
sua forma corrispondente a lui. Egli entra in questa società come da
sé nella sua stessa forma, e in mezzo ad essa è di nuovo
nell’aspetto che rappresentava in sé, quindi vive di questa vita
come propria e la propria vita come quella della società. Ogni
società è come un collettivo[5], ma gli angeli in essa sono come parti
affini, da cui sorge unitamente il collettivo. Da tutto questo ne consegue che
coloro che sono nel male, e da ciò nella falsità, hanno
sviluppato in sé un’immagine dell’inferno. Questo, tuttavia,
è tormentato, perché nel Cielo l’influsso celeste si
scontra con la violenza del pieno contrasto. L’amore infernale è
opposto all’amore celeste, e quindi i piaceri di queste due specie di
amore si azzuffano come nemici, tanto che vogliono annientarsi l’un
l’altro».
11. Dopo questi
avvenimenti si udì una voce dal Cielo che esclamò
all’angelo con la tromba: «Scegli
dieci tra i radunati e portali da noi. Il Signore, come ci ha fatto sapere, li
preparerà in modo che calore e luce, quindi Amore e Sapienza del nostro
Cielo, non causerà loro nessun danno per tre giorni!». –
A questo invito, ne
furono scelti dieci che seguirono l’angelo. Dapprima salirono su una
ripida collina, e da lì su un monte sul quale si trovava il Cielo di
quegli angeli che, in precedenza (cap. 1,7,4), erano apparsi loro da lontano
come un ammasso di nuvole. Si aprirono loro le porte, una dopo l’altra, e
quando passarono la terza, l’angelo addetto all’accoglienza corse
dal principe di questa società celeste e annunciò il loro arrivo.
Il principe disse: “Prendi alcune
delle mie guardie e fa sapere che il loro arrivo mi è gradito, conducili
nel mio vestibolo e assegna a ciascuno il suo alloggio e la camera da letto.
Lascia inoltre ad alcuni dei miei cortigiani e servitori che provvedano loro e
che li servano a un solo cenno”. – E così anche accadde.
Dopo che l’angelo ebbe introdotto gli ospiti in questo modo, vollero
sapere se non potevano avvicinarsi anche al principe e vederlo. –
L’angelo però rispose: «Adesso
è ancora mattino, e non è permesso prima di mezzogiorno, fino ad
allora ognuno è occupato qui nel suo ufficio e professione. Voi tuttavia
siete invitati a pranzo, quindi siederete a tavola con il nostro principe. Nel
frattempo vi mostrerò il magnifico e splendido palazzo».
12. [1]
Guidati lì, essi l’osservarono prima dall’esterno. Era
imponente! La struttura superiore era di porfido[6],
quella inferiore di diaspro[7].
Davanti al portale vi erano sei alte colonne di lapislazzuli[8],
il tetto era di lamine d’oro, le alte finestre erano di cristallo del
più trasparente, e i piloni erano altrettanto d’oro. Quando poi
entrarono all’interno del palazzo furono guidati attraverso le stanze,
videro pezzi magnifici di indescrivibile bellezza e ai soffitti decorazioni a
rilievo di uno stile inimitabile. Lungo le pareti vi erano tavoli fusi insieme
con oro e argento, e su questi vi erano vari attrezzi adornati di pietre
preziose e intere pietre preziose dalle forme celestiali. E ancora molto si
mostrò loro, cose che nessun occhio sulla Terra ha mai veduto,
così che anche nessuno può sospettare che tali cose esistano nel
Cielo.
[2] Mentre dallo stupore
non riuscivano a concepire tutte queste meraviglie, l’angelo disse:
«Non vi meravigliate di ciò
che vedete qui, non è fatto o prodotto da mano angelica, ma è
opera dell’Artigiano dell’Universo, ed è stato fatto per
essere donato al nostro principe. Qui c’è perciò
l’architettura nella sua forma originale; da qui derivano tutte le regole
di quest’arte nel mondo. – Voi
forse pensate che queste cose incantano ed abbagliano i nostri occhi a tal
punto da ritenerle per le gioie del nostro Cielo. Nondimeno i nostri cuori non
sono in loro, e così queste cose sono solo aggiunte alle gioie dei
nostri cuori. Per quanto le consideriamo come aggiunte e come opere di Dio,
scorgiamo in esse l’onnipotenza e la benevolenza divina».
13. [1]
Poi l’angelo disse loro: «Non
è ancora mezzogiorno, quindi venite con me nel giardino del nostro
principe che confina con questo palazzo». – Con
l’ingresso nel giardino, egli osservò: “Qui vedete ora un giardino
che è il più splendido di tutti gli altri giardini che ci sono
nella nostra società celeste”. – I suoi compagni però
replicarono: “Cosa dici? Qui non
c’è nessun giardino! Si vede solo un albero, e ai suoi rami e in
cima, qualcosa come frutti d’oro, e le foglie come d’argento ai
bordi ornati di smeraldi, e sotto l’albero vediamo fanciulli con i loro
sorveglianti”. – A questo, l’angelo parlò con una
voce che risuonava ispirata: «Questo
albero forma solo il centro del nostro giardino, noi lo indichiamo come il
nostro albero celeste, alcuni lo chiamano anche ‘l’albero della
vita’. Ma andate avanti e avvicinatevi, allora i vostri occhi saranno
dischiusi, e scorgerete il giardino». – Essi obbedirono, e i
loro occhi furono veramente aperti, e ora videro gli alberi avvolti con
ghirlande di tralci d’uva e ricchi di frutti, e le loro cime con i frutti
erano inclinati verso l’albero della vita nel mezzo.
[2] Questi alberi erano
disposti in una fila ininterrotta che si estendeva e proseguiva in cerchi o
tornanti a perdita d’occhio, come una spirale senza fine. Sì, era
veramente una spirale perfetta di alberi, le cui specie si susseguivano secondo
l’eccellenza dei loro frutti. Il punto di partenza di questa serie di
cerchi era abbastanza lontano dall’albero nel mezzo, e gli spazi
intermedi erano illuminati da una luce raggiante che faceva risplendere gli
alberi dei viali a forma di cerchi in uno splendore che gradualmente penetrava
dai primi fino agli ultimi. I primi alberi erano i più nobili e
pendevano pieni di frutti tra i più meravigliosi. Erano alberi del
paradiso, come non si sono mai visti ancora da nessuna parte, perché non
esistono sui corpi terrestri del mondo naturale, e non possono neanche
esistere. Poi
venivano ulivi, tralci di viti sotto forma di alberi, alberi profumati, ed
infine alberi il cui legno serve per la lavorazione. In questa spirale formata
dagli alberi erano disposte qua e là delle sedie che sul loro retro
erano formate da propaggini[9]
degli stessi, tirate e intrecciate tra loro e riccamente guarnite e adornate
con i loro frutti. In questo ininterrotto circuito
senza fine c’erano delle vie laterali che conducevano a giardini fioriti
e, da lì, a verdi prati che erano divisi in spazi aperti ed aiuole[10].
[3] A questa vista i
compagni dell’angelo esclamarono: “Questo
è il Cielo nella sua forma! Ovunque volgiamo i nostri occhi, ci viene
incontro qualcosa di celestiale e di paradisiaco. Questo è
inesprimibile!”. – L’angelo si rallegrò quando udì
queste parole e disse: «Tutti i
giardini del nostro Cielo rappresentano forme o immagini delle beatitudini
celesti nella loro origine, e poiché l’influsso di queste
beatitudini ha sollevato le vostre menti, avete esclamato: ‘Questo
è il Cielo nella sua forma!’. Chi invece non riceve
quest’influsso, vede in queste piantagioni paradisiache solo semplici
foreste. Tuttavia l’influsso lo ricevono tutti coloro che hanno
l’amore per l’attività di interessi comuni; gli altri, che
amano solo la gloria senza avere dinanzi agli occhi il bene comune, non
ricevono quest’influsso celeste». Dopo di ciò,
insegnò loro cosa riguardava e qual era il significato dei particolari
di questo parco.
14. [1]
Erano ancora occupati con questo, quando un inviato del principe venne per
invitarli al pranzo. Allo stesso tempo apparvero due cortigiani, portarono
vesti di bisso[11]
e dissero: “Indossate queste,
perché nessuno è ammesso alla tavola del principe se non indossa
l’abito celeste”. – Si approntarono e seguirono il loro angelo. Questi li
introdusse ora a un piazzale all’aperto del palazzo, dove attesero il
principe. L’angelo li presentò ai dignitari e agli alti funzionari
che pure attendevano il principe. Ed ecco, dopo un’oretta furono aperte
le porte, e da un ingresso un po’ più grande verso Occidente lo
videro entrare nell’ordine e splendore di un solenne corteo. Davanti a
lui andavano i consiglieri privati, dopo di questi i ciambellani, ai quali
seguivano i più nobili della corte. In mezzo a loro procedeva il
principe, lo seguivano gli impiegati di corte di differente rango, e infine le
guardie. Tutti insieme ammontavano a circa 120 persone.
[2] L’angelo con i
dieci nuovi arrivati che con le loro vesti apparivano adesso come residenti, si
avvicinò al principe e glieli presentò, riverente. Senza
fermarsi, il principe disse loro: “Venite
con me al pasto (Panem)”.
– Ed essi lo seguirono nella sala da pranzo. Lì videro un tavola
magnificamente apparecchiata, nel cui mezzo si ergeva un’alta piramide
d’oro, intorno alla quale erano collocati in triplice fila dei sostegni
con cento vassoi, nei quali vi erano dei biscotti dolci con gelatina di mosto
di vino e altre prelibatezze fatte di pane e vino. Dal centro della piramide
sgorgava qualcosa come una fontana di dolce vino, il cui zampillo si divideva
alla cima e riempiva le coppe. Ai lati di questa alta piramide c’erano
molti oggetti celesti d’oro che reggevano piatti e vassoi ricolmi con
cibi di ogni genere. Gli oggetti celesti che reggevano piatti e vassoi erano
opere di un’arte che proveniva dalla sapienza, e non si possono
descrivere a parole, perché nessuna arte del mondo può imitarli.
Piatti e vassoi erano d’argento e portavano sulle loro superfici delle
opere simili a rilievi come i sostegni sui quali posavano. Invece le coppe
consistevano di pietre preziose trasparenti. Questo, su come era provvista la
tavola.
15. Il principe e i suoi
ministri erano vestiti nel seguente modo: il principe portava un talare[12]
purpureo, costellato di stelle d’argento ricamate; sotto il talare una
sottoveste di seta splendente color giacinto che lasciava aperta la parte
superiore del petto, così che si mostrava alla parte anteriore
l’insegna dell’ordine della sua compagnia. L’insegna
consisteva di un’aquila sulla cima di un albero covante i suoi piccoli;
era d’oro splendente ed aveva una incastonatura di diamanti. I
consiglieri erano vestiti quasi allo stesso modo, ma senza quell’insegna dell’ordine,
al posto della quale portavano intorno al collo una catena d’oro con
zaffiri levigati. I cortigiani apparivano in toghe di color marrone chiaro,
intessuti con disegni floreali che avvolgevano giovani aquile. La loro
sottoveste era di seta opalina, così come i pantaloni e le calze.
16. [1]
Ministri, ciambellani, e ufficiali del governo circondavano la tavola, e su un
ordine del principe congiunsero le mani e recitarono in silenzio una preghiera
di ringraziamento al Signore. A un cenno del principe presero posto sulle
panche imbottite attorno alla tavola. Invece, ai nuovi arrivati, il principe disse: “Prendete anche voi con me il vostro
luogo assegnato. Vedete, qui sono i vostri posti”. – A questo
punto essi si sedettero, mentre i cortigiani che già prima erano stati
destinati dal principe per servirli, si disposero dietro le loro spalle. Il
principe li invitò: “Ognuno
di voi prenda uno dei piatti dalle loro custodie, così come un vassoio
dalla piramide”. – E così fecero; ed ecco, apparvero
immediatamente nello stesso posto dei nuovi piatti e nuovi vassoi. Le coppe
invece furono riempite di un vino che sgorgava dalla grande piramide; e
così mangiarono e bevvero.
[2] Quando furono
metà saziati, il principe si rivolse ai dieci ospiti con queste parole:
“Ho sentito dire che voi, sui piani
al di sotto di questo Cielo, siete radunati per esprimere i vostri pensieri
sulle gioie del Cielo e sulle eterne beatitudini provenienti da queste. Vi
siete espressi in maniera differente, ognuno corrispondentemente a ciò
che è gradito ai suoi sensi corporei. Ma cosa sono i piaceri del corpo,
senza quelli dell’anima? È l’anima che rende dilettevole
ognuno. Le delizie dell’anima in sé e per sé non sono
percettibili, ma sono percepite sempre più chiaramente quanto più
calano giù nei pensieri del sentimento e da lì nelle sensazioni
corporee. Nei pensieri del sentimento sono percepiti come stati di
felicità; nelle sensazioni del corpo come piaceri, nel corpo stesso come
senso di benessere. Queste beatitudini prese insieme costituiscono
l’eterna beatitudine, mentre la beatitudine che proviene soltanto dal
corpo non è eterna, e talvolta diventa perfino infelicità. Ora
avete visto che tutte le vostre gioie sono allo stesso tempo anche gioie
celesti, e sono più meravigliose di quanto ve le possiate immaginare. E
tuttavia, interiormente, non pregiudicano le nostre menti.
[3] Dal Signore si riversano
nella nostra anima tre cose come una sola, e queste sono amore, sapienza e
opere utili. Amore e sapienza esistono però solo in modo ideale, fino a
che rimangono solo nell’inclinazione e nei pensieri del nostro animo.
Esse esistono realmente solo nell’effetto utile, perché sono al
contempo nell’azione e nell’opera del corpo, e laddove esistono
realmente, là hanno anche sussistenza. Ora, poiché amore e
sapienza hanno vita ed esistenza solo nell’effetto utile, allora ci
stimola proprio solo questo. Essi però esistono nel fatto di attendere
fedelmente, onestamente e diligentemente ai doveri delle proprie funzioni. L’amore
per l’azione utile produce quell’aspirare diligente alla sua
esecuzione, attraverso il quale l’animo è tenuto insieme,
affinché non si sciolga e vada vagando intorno per assorbire in
sé tutte le voglie che s’infiltrano attraverso i seducenti sensi
del corpo e del mondo, altrimenti, con ciò, le verità della
religione e della morale con i suoi beni sarebbero dispersi in tutti i venti.
Lo zelante aspirare dell’animo nell’esecuzione degli effetti utili,
tiene invece questi e quelli insieme, li unisce e rende l’animo ricettivo
per la sapienza proveniente da queste verità. In seguito può
scacciare falsità e ambizioni di illusioni e trastulli. Su questo
ascolterete ancora di più dai saggi della nostra compagnia che vi
manderò oggi pomeriggio”. – Dopo queste parole il principe si
alzò, e nello stesso tempo si alzarono con lui anche gli ospiti. Subito
espresse il saluto di pace e incaricò l’angelo, la loro guida, di
riportarli nelle loro camere e conceder loro tutte le onoranze
dell’ospitalità, anche di invitare uomini istruiti e affabili per
intrattenerli in conversazioni sulle molte gioie di questa società.
17. [1]
Anche questo accadde. Dopo che si furono ritirati, si presentarono gli uomini
istruiti e affabili che li intrattennero con conversazioni sulle molteplici
gioie di questa società, e con l’andar su e giù
intavolarono con loro una conversazione piena di spirito. Tuttavia,
l’angelo, loro guida, disse: «Questi
dieci uomini sono stati invitati qui per osservare le gioie di questo Cielo, e
in questo modo ottenere un nuovo concetto dell’eterna beatitudine.
Perciò, riferite loro qualcosa delle gioie che stimolano i sensi del
corpo. Più tardi verranno i saggi e vi diranno qualcosa sul
perché queste gioie sono così felicitanti e beatificanti».
[2] Pertanto, gli uomini
istruiti e affabili chiamati qui, riferirono quanto segue: “Qui ci sono giorni di festa che vengono
ordinati dal principe per rimettersi in forze di quando in quando dalla
stanchezza, che presso qualcuno viene causata dall’ardore
dell’emulazione[13]. In tali giorni ci sono concerti ed esibizione di canto,
giochi e spettacoli teatrali sulle piazze pubbliche e fuori della città,
dove i posti a sedere sono allestiti per l’occasione dietro barriere. Le
barriere portano tralci della vite pieni di uva. Entro le barriere, su tre podi[14], siedono i musicisti con i loro strumenti a corde e a fiato dal tono
alto e basso, forte e tenue. Ai lati stanno cantori, maschi e femmine, e
deliziano i cittadini con canti di giubilo dei più incantevoli, in parte
in coro e in parte come solisti. Delle pause interrompono questa produzione
musicale che dura dalla mattina fino a mezzogiorno, e poi di nuovo prosegue
fino a sera.
[3] Inoltre ogni mattina dalle case alle piazze
pubbliche risuonano i canti più graziosi di vergini e giovinette e si
propagano per l’intera città. Si tratta sempre di un sentimento
dell’amore spirituale che viene cantato ogni mattina, in altre parole
viene rappresentato attraverso i differenti cambiamenti melodici del canto.
Questo sentimento viene percepito come fosse nel canto stesso, penetra
nell’anima degli ascoltatori e li stimola a sentimenti corrispondenti. In
questo sta l’essenza del canto celestiale. I cantanti sostengono che il
tono del loro canto li ispira, per così dire, dall’interiore, li
anima e li eleva nel modo più gradevole, secondo la ricezione da parte
degli ascoltatori. Quando il canto finisce, le finestre e le porte delle case
che danno sulle piazze si chiudono, e poi regna il silenzio nell’intera
città. Non si sentono rumori da nessuna parte, né si vede alcun
fannullone andare in giro. Anzi, tutti attendono ora con zelo alle loro
faccende professionali.
[4] Intorno a mezzogiorno, però, le porte si
riaprono, e nel pomeriggio qui e là anche delle finestre, e si vedono
giocare per le strade sia i ragazzi che le fanciulle, sorvegliati da anziani e
insegnanti che siedono nei corridoi delle colonne delle case.
[5] Ai limiti più esterni della
città si trovano tutti i giochi possibili per ragazzi: gare di corsa,
pallone e tennis; anche gare tra i ragazzi su chi è il più eloquente
nel parlare, nell’operare, e chi ha la facoltà di comprendonio
più veloce. I migliori ricevono come premio alcune foglie di alloro. Ci
sono molti altri esercizi che risvegliano nei ragazzi le loro capacità
dormienti.
[6] Inoltre, fuori della città si svolgono
rappresentazioni teatrali, durante i quali vengono rappresentati le differenti
virtù morali e preferenze della vita, le cui qualità graduate
sono indicate da attori nelle giuste condizioni”. – Uno dei dieci ospiti
domandò: “Cosa significa
questo: essi indicano le qualità graduate?”. – Gli fu
risposto: “Nessuna virtù
può essere rappresentata in modo vivente nella sua piena dignità
e bellezza, se non attraverso un confronto tra il più alto e il
più infimo. Gli attori rappresentano il più infimo solo fino al
punto in cui diventa nullo. Tuttavia è stabilito per legge di
rappresentare qualcosa di completamente opposto, cioè di ignobile o
indecoroso, se non per metafora, per così dire, solo per remota allusione.
Questo divieto è stato emanato perché in qualunque virtù,
nulla di nobile e buono può sprofondare poco a poco nell’ignobile
e cattivo, ma solo abbassarsi fino al suo gradino più basso, dove si
disperde. Solo quando si è disperso, inizia il contrario. Perciò
il Cielo, dove tutto è nobile e buono, non ha nulla in comune con
l’inferno, dove tutto è ignobile e cattivo”.
18. [1] Nel
frattempo giunse un servitore e annunciò che, per ordine del principe,
c’erano qui otto savi che chiedevano il permesso di entrare. A questo,
l’angelo uscì fuori, li accolse e li introdusse in casa. Non
appena familiarizzarono l’un l’altro secondo decoro e buona
creanza, i savi parlarono con loro, inizialmente sulle origini e sulla crescita
della sapienza. Oltre a ciò menzionarono varie questioni relative al
loro corso e osservarono che la sapienza degli angeli non ha limiti, né
una fine, ma piuttosto cresce e si espande per l’eternità. –
Allora
l’angelo dei dieci disse ai saggi: “Il
nostro principe ha parlato a tavola con questi uomini sulla sede della sapienza
che dimora nell’effetto utile. Vi prego di parlare anche su questo
argomento con loro”. – Al che essi risposero: “Il primo uomo creato era dotato di
sapienza e di amore per la sapienza, non per amor di se stesso, ma per
condividerla da sé ancora con gli altri. La sapienza del savio
presuppone che nessuno deve essere savio e vivere solo per sé, ma
unitamente per gli altri. Così viene conservata la società, che
altrimenti non potrebbe sussistere. Vivere per gli altri significa produrre
utilità. Le utilità sono i legami della società, le quali
sono tante società quanti sono gli impieghi, ed essi sono in numero
infinito. Ci sono impieghi spirituali, vale a dire impieghi provenienti
dall’amore per Dio e per il prossimo; poi ci sono impieghi morali e
civili, che scaturiscono dall’amore per la società e per lo stato
al quale l’uomo appartiene. Ci sono impieghi naturali basati
sull’amore per il mondo e sulle sue necessità, e infine ci sono
anche impieghi fisici che servono a causa dell’amore per la conservazione
di se stessi in vista di maggiori impieghi.
[2] Essi sono tutti innati nell’uomo e si susseguono
nell’ordine, e seguono l’un l’altro la fila. Ma se sono
insieme, allora uno sta nascosto nell’altro. Chi vive nel primo, vale a
dire nell’impiego spirituale, questi è anche nel seguente e
appartiene ai savi. Chi non è predisposto alla prima, ma ben alla
seconda categoria di impieghi e di lì ai seguenti, non è un vero
e proprio savio, ma appare essere tale solo secondo la sua esteriore
moralità e cortesia. Chi invece non è incline né alla
prima né alla seconda categoria, ma solo alla terza e quarta, è
tutt’altro che un savio; egli appartiene piuttosto al satanico,
poiché ama solo il mondo e se stesso per amore del mondo. E chi
rappresenta soltanto la quarta categoria degli impieghi, è il meno
saggio di tutti, è un diavolo, perché vive solo per se stesso, e
vive per gli altri solo per amor di se stesso.
[3] Inoltre, ogni amore ha il
proprio piacere, attraverso il quale l’amore vive. Invece il piacere dell’amore
per l’attività utile è di natura celeste, e penetra nei
piaceri che seguono nell’ordine, esaltandoli secondo il loro grado e
concedendo loro valore eterno”. – Poi i saggi enumerarono tutte le
delizie celesti provenienti dall’amore per l’impiego, e dissero che
ve n’erano miriadi di miriadi, e chi entra nel Cielo entra anche in esse.
Con tali conversazioni piene di sapienza sull’amore per gli impieghi,
passarono il giorno fino alla sera.
19. Verso sera un
corriere, con indosso una veste di lino, apparve ai dieci forestieri sotto la
guida dell’angelo e li invitò ad un matrimonio che doveva essere
celebrato il giorno seguente. Essi furono molto felici di poter assistere ad un
matrimonio celeste. Poi furono condotti da uno dei consiglieri intimi per cenare
con lui. Dopo cena tornarono indietro, si accommiatarono l’uno
dall’altro e dormirono nelle loro stanze fino al mattino. Al risveglio
sentirono il canto delle vergini e delle fanciulle dalle case intorno alla
menzionata piazza pubblica. Oggetto del canto era l’amore coniugale. Profondamente commossi ed eccitati dalla
sua grazia, percepirono la beata estasi che si trova nelle delizie di questo
sentimento che le accresce e rinnova. Quando giunse il momento,
l’angelo disse: “Preparatevi
e indossate le vesti del Cielo che il nostro principe vi ha mandato”.
– Quando lo fecero, ecco che le vesti splendettero come di luce
fiammeggiante. Dopo aver domandato quale fosse la causa, l’angelo
rispose: «Perché state nell’idea di
andare a un matrimonio. Da noi le vesti splendono sempre e diventano nuziali».
20. [1]
Ora l’angelo li condusse alla casa nuziale; il custode aprì loro
le porte e alla soglia li accolse subito un angelo, salutandoli su incarico
dello sposo. Furono introdotti e guidati ai posti loro assegnati. Poco dopo
furono invitati nell’anticamera della stanza della sposa. Lì
scorsero nel mezzo un tavolo sul quale stava uno splendido candelabro con sette
candelieri d’oro. Alle pareti pendevano candelieri d’argento che,
in un certo qual modo, indoravano l’atmosfera. Ai due lati del candelabro
videro due vassoi con pani disposti su tre livelli, e negli angoli quattro
altri tavoli con coppe di cristallo.
[2] Mentre osservavano
ancora tutte queste cose, ecco che si aprì la porta accanto alla camera
della sposa ed uscirono sei vergini, e dietro di loro lo sposo e la sposa che
si tenevano per mano. Si diressero a un soglio[15]
di fronte al candelabro, e vi si sedettero, lo sposo a sinistra e la sposa alla
sua destra. Le sei vergini si disposero al lato del soglio accanto alla sposa.
Lo sposo indossava un mantello di porpora splendente e un sottabito di bisso
sfavillante con una corta marsina[16],
sulla quale si vedeva un efod[17]
(Ephodus) circondato da diamanti. Su
questo efod c’era incisa una giovane aquila, insegna nuziale di questa
società celeste. Lo sposo portava sul capo un turbante. La sposa invece
indossava una clamide[18]
color scarlatto[19],
e sotto aveva una veste guarnita di ricami che dal collo arrivava fino ai
piedi; sotto il petto una cintura d’oro, e sul capo una corona
d’oro tempestata di rubini.
[3] Una volta seduti, lo
sposo si rivolse alla sposa e le mise al dito un anello d’oro. Poi prese
dei braccialetti e una collana di perle, mise i braccialetti ai polsi e la collana
al collo, dicendo: “Accetta questi
pegni”, e non appena lei li indossò, lui la baciò e
disse: “Ora sei mia!”, e
la chiamò ‘sua sposa’. – Gli ospiti esclamarono, prima
ognuno singolarmente e poi tutti insieme: “Siate
benedetti!”. – Anche il rappresentante del principe dal suo
posto si unì alla manifestazione generale di affetto e commozione. In
quell’istante la sala nuziale fu piena di un profumo aromatico, quale
segno della benedizione celeste. Poi i servitori presero il pane dai due vassoi
accanto al candelabro e le coppe ricolme di vino dai tavoli disposti negli
angoli, e offrirono tutto agli invitati che mangiarono e bevvero. Poi lo sposo
e la sposa si alzarono, e le sei vergini che avevano acceso le loro lampade
d’argento, li seguirono fino alla soglia. Gli sposi invece entrarono
nella camera nuziale, e le porte furono chiuse.
21. [1]
Poco dopo l’angelo guida parlò con gli ospiti dei suoi dieci
compagni: «Li ho introdotti qui su
ordine, ed ho mostrato loro il palazzo principesco con le sue magnificenze e
meraviglie. Essi hanno anche mangiato con il principe e poi si sono
intrattenuti con i nostri saggi. La mia preghiera adesso è che voi
permettiate loro di iniziare anche con voi una conversazione».
– A questo
punto si avvicinarono maggiormente e cominciarono a parlare l’un
l’altro. E uno dei saggi invitati al matrimonio chiese: “Comprendete voi anche il significato
di tutto ciò che avete visto?”. – “Un poco”, dissero, e domandarono
il perché lo sposo fosse vestito in quel modo. – Egli rispose
loro: “Le nozze nel Cielo
rappresentano il matrimonio del Signore con la Chiesa; lo sposo, ora marito,
rappresenta il Signore, e la sposa, ora moglie, rappresenta la Chiesa. Per
questo lo sposo portava sul suo capo un turbante e, come Aronne, era vestito
con il mantello, e sotto l’abito con una corta marsina; la sposa invece
sul suo capo portava una corona, ed era vestita con un mantello come una
regina. Domani saranno vestiti diversamente, poiché questa
rappresentazione esiste solo per oggi”.
[2] Essi domandarono ancora:
“Se lui rappresenta il Signore, e
lei invece la Chiesa, perché la sposa si è seduta alla destra
dello sposo?”. – Il savio rispose: “Perché
il matrimonio del Signore con la Chiesa è duplice, vale a dire
l’amore e la sapienza. Il Signore è l’amore, e la Chiesa la
sapienza. La sapienza però sta alla destra dell’amore.
Poiché l’uomo della Chiesa è saggio come da sé, e
secondo la sua sapienza riceve l’amore del Signore. La destra significa
anche il potere, e il potere ha l’amore attraverso la sapienza. Tuttavia,
come detto, dopo il matrimonio la rappresentazione cambia, perché allora
l’uomo rappresenta la sapienza, e la donna l’amore della sua
sapienza. Otre a ciò, non si tratta tuttavia del primo amore,
bensì del secondo che la donna riceve dal Signore attraverso la sapienza
dell’uomo. L’amore del Signore, il primo amore, è presso
l’uomo l’amore per essere saggi. Perciò dopo il matrimonio,
entrambi insieme, uomo e donna, rappresentano la Chiesa”.
[3] La loro successiva
domanda fu: “Perché voi
uomini non stavate altrettanto al lato dello sposo, come le sei vergini al lato
della sposa?”. – Il savio rispose: “Perché
noi oggi siamo annoverati pure alle vergini, il numero sei invece significa
tanto quanto in numero completo o tutti”. – Quando vollero
sapere la ragione, egli rispose: “Le
vergini stanno a significare la Chiesa, ma questa consiste di entrambi i sessi,
e quindi, in riferimento alla Chiesa, anche noi siamo vergini. Questo si
evidenzia dai seguenti passi della Rivelazione[20]: ‘Questi sono coloro che non si sono
contaminati con donne, poiché sono vergini e seguono l’agnello
dovunque vada’. Infatti, le vergini rappresentano la Chiesa, il Signore
l’ha paragonata alle vergini che furono invitate al matrimonio [Mt
25,1-13]. E poiché Israele, Sion e
Gerusalemme formano la Chiesa, perciò si legge tanto spesso nella
Parola, delle vergini e delle figlie d’Israele, di Sion e di Gerusalemme.
Il Signore descrive anche il Suo matrimonio con la Chiesa nel Salmo di Davide
con le parole: ‘Alla tua destra la regina siede su un trono d’oro
di Ofir. Il suo abbigliamento è in oro battuto; ella sarà portata
al re in drappi ricamati. Le vergini che la seguono, sue compagne, verranno nel
palazzo del re’ [Sal. 45,10-16]”.
[4] Alla domanda se non
fosse usanza che un sacerdote fosse chiamato a svolgere il suo compito, il
saggio rispose: “Così
è sulla Terra, ma non nel Cielo, e precisamente a causa della presenza
del Signore Stesso e della Chiesa. Questo sulla Terra non lo si sa. Tuttavia da
noi un sacerdote è in funzione nella promessa di matrimonio (desponsationes). Egli ascolta, convalida e consacra la promessa solenne (consensus). La promessa solenne è l’essenziale del matrimonio, tutto
il resto sono formalità”.
22. Poco dopo
l’angelo guida andò dalle sei vergini, riferì anche a loro
dei suoi compagni, e pregò di degnarli della loro conversazione. Esse si
rivolsero a loro, ma quando si avvicinarono, indietreggiarono subito e si
unirono alle altre vergini loro compagne. Vedendo questo, l’angelo guida
le seguì e chiese il motivo della loro improvvisa fuga. – Esse risposero: “Non possiamo avvicinarci a loro”,
e alla domanda sul perché, risposero: “Non lo sappiamo, ma abbiamo percepito qualcosa che ci ha respinto e ci
ha fatto retrocedere. Chiediamo perdono!”. – L’angelo
tornò dai suoi compagni e portò loro la risposta, dove
osservò: “Suppongo che il
vostro amore per il sesso non è casto. Nel Cielo noi amiamo le vergini
per la loro bellezza ed eleganza morale, sì le amiamo perfino molto, ma
in modo assolutamente casto”. – A questo, i suoi compagni
sorrisero e dissero: “Il tuo
sospetto è fondato; infatti, chi può vedere da vicino tali
bellezze senza provare un certo desiderio?”
23. Dopo questo
banchetto tutti gli ospiti del matrimonio se ne andarono, anche i dieci uomini
con il loro angelo. Era sera tardi e si andò a riposare. Al crepuscolo
mattutino si sentì un richiamo: “Oggi
è Sabato!”. Si alzarono e chiesero all’angelo cosa
avesse da significare questo. – E l’angelo rispose: «È per il culto di Dio che ricorre in tempi stabiliti ed è
annunciato dai sacerdoti. Si celebra nei nostri templi e dura circa due ore. Se
volete, venite con me, ed io vi condurrò». – Si
prepararono ed accompagnarono l’angelo. Ed ecco, il tempio in cui
entrarono era così grande da contenere circa tremila persone. Era
disposto in forma semicircolare, le panche erano fissate ininterrottamente
nella rotondità del tempio, quelle posteriori invece s’innalzavano
oltre quelle anteriori. Il pulpito si trovava di fronte alla fila di panche, un
po’ più dietro al punto centrale, la porta a sinistra dietro il
pulpito. L’angelo assegnò i posti ai dieci estranei, e disse:
«Ognuno che entra in questo tempio
conosce il suo posto. Lo conosce da un sentimento impiantato in lui e non
può sedersi da nessun’altra parte. Se si sedesse altrove non
sentirebbe, né intenderebbe nulla, e allo stesso tempo ne turberebbe
l’ordine, e come conseguenza di questo disturbo il sacerdote non sarebbe
ispirato».
24. Dopo che la
comunità si era radunata, il sacerdote salì sul pulpito e
pronunciò una predica pieno di sapienza. La predica trattava della
santità della Sacra Scrittura e l’unione del Signore con entrambi
i mondi, quello spirituale e quello naturale per mezzo di essa. Nello stato di
ispirazione in cui era, egli dimostrò pienamente e in maniera
convincente che questo Libro sacro fu ispirato da Jehova, il Signore, per il
qual motivo Egli Stesso è presente lì come Sapienza. Questa
Sapienza, che è Lui Stesso nella Parola, è tuttavia nascosta
sotto il senso letterale, e viene dischiusa solo a coloro che sono nella
verità della Dottrina e, al tempo stesso, nel bene della vita; in altre
parole, che sono nel Signore e il Signore è in loro. Egli concluse la
predica con una devota preghiera, e poi scese. Quando gli ascoltatori se ne
andarono, l’angelo pregò il sacerdote di poter scambiare alcune
parole di pace con i suoi dieci compagni. Allora il sacerdote si
avvicinò a loro e conversarono per circa mezz’ora. Egli
parlò della Trinità Divina che è in Gesù Cristo,
nella quale dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità,
secondo le dichiarazioni dell’apostolo Paolo (Col. 2-9), poi parlò
dell’unità dell’amore e della fede operosa. Tuttavia egli
finì con queste parole “…l’unione
dell’amore e della verità operativa, perché la fede
è la Verità”.
25. Dopo averlo
ringraziato, ritornarono a casa. Qui l’angelo parlò loro: “Oggi è il terzo giorno da quando
siete ascesi nella società di questo Cielo, e siete stati preparati dal
Signore per poter rimanere qui per tre giorni. Quindi è giunto il tempo
di separarci. Deponete le vesti inviatevi dal principe e rivestitevi con le
vostre cose”. – Quando ebbero cambiato le vesti, sentirono il
desiderio di andarsene, e in compagnia dell’angelo scesero di nuovo al
luogo dell’adunanza. Qui resero grazie al Signore per aver concesso loro
di renderli felici, facendo conoscere e comprendere in cosa consistono le gioie
celesti e le beatitudini eterne.
26. Io, però, in
verità assicuro ancora una volta che queste cose qui sono accadute
veramente o sono state dette così come ho riferito, e precisamente le
prime descritte dal mondo degli spiriti che è nel mezzo tra Cielo e
inferno, e le seconde nella società del Cielo da cui proveniva
l’angelo con la tromba che aveva il comando. Chi, nella
cristianità, avrebbe potuto sapere qualcosa del Cielo, delle sue gioie e
delle sue beatitudini – la cui conoscenza è, allo stesso tempo, il
sapere della salvezza – se al Signore non fosse piaciuto di aprire a
qualcuno la vista spirituale per mostrarglielo e istruirlo? Da ciò che l’apostolo
Giovanni ha visto e udito e lo ha descritto nella Rivelazione, risulta chiaro
che nel mondo spirituale ci sono cose simili. Così per esempio egli vide
il Figlio dell’Uomo in mezzo a sette candelabri, vide il Tabernacolo, il
tempio, l’Arca dell’alleanza, l’altare nel Cielo, il libro
che era sigillato con sette sigilli che fu aperto, i cavalli risultanti da
questo, i quattro animali attorno al trono, i dodicimila scelti da ogni
tribù, le cavallette che salivano dall’abisso, il drago e la sua
lotta con Michael. Inoltre vide la donna che diede alla luce un figlio maschio
(filium masculum) e sfuggì dal
drago rifugiandosi nel deserto, le due bestie, di cui una saliva dal mare,
l’altra dalla terra. Vide anche quell’altra donna che sedeva su una
bestia scarlatta[21],
con il drago che fu gettato in un lago di fuoco e di zolfo, il cavallo bianco e
una grande cena, il nuovo Cielo e la nuova Terra. Poi gli apparve la santa
Gerusalemme discendere dal Cielo, che egli descrisse con le sue porte, le sue
mura e le sue fondamenta, poi il torrente dell’acqua della vita e gli
alberi della vita che portavano i loro frutti ogni mese – e molte altre
cose che egli scorse quando era nello spirito nel mondo spirituale e nel Cielo.
Per non parlare di ciò che hanno visto gli apostoli dopo la resurrezione
del Signore, e più tardi Pietro e Paolo [Atti 11]. A questo seguono i
profeti, ad esempio Ezechiele che vide quattro bestie o cherubini [Ez. 1,10], e
ancora un nuovo Cielo e una nuova Terra così come un angelo che prendeva
le misure [Ez. 40-48]. Ed egli fu portato anche in spirito a Gerusalemme dove
vide l’abominio, e anche nella Caldea, in cattività [Ez. 8,11].
Similmente accadde con Zaccaria che vide un uomo che procedeva tra gli alberi
di mirto [Zac. 1,08 ss.], così come quattro corni e poi un uomo che
portava nella mano una cordicella per misurare [Zac. 1,18-21 / 2,1 ss.],
inoltre un candelabro e due alberi di ulivo [Zac. 4,02 ss.], un rotolo che
volava e un’efa[22]
[Zac. 5,1-6], quattro carri e quattro cavalli che venivano fuori nel mezzo di
due montagne [Zac. 6,01 ss.]. Daniele vide quattro bestie che sorgevano dal
mare [Dan. 7], la lotta tra un ariete e un caprone [Dan. 8], e vide e
parlò a lungo con l’angelo Gabriel [Dan. 9:20]. Il discepolo di
Eliseo, quando i suoi occhi furono aperti, vide le schiere celesti sui loro
carri e cavalli di fuoco intorno a Eliseo.[2° Re 6,17]. Da tutti questi e
da altri passi della Parola è evidente che le cose che esistono nel
mondo spirituale sono apparse a molti, prima e dopo la venuta del Signore.
– Perché stupirsi che questo accada anche adesso, all’inizio
di una nuova Chiesa, ovvero alla discesa della Nuova Gerusalemme del Signore proveniente dal Cielo?
[indice]
۞
I matrimoni nel Cielo
27. Coloro che s’immaginano che l’uomo dopo la morte sia
un’anima o uno spirito, e che quest’anima o questo spirito non sia
che etere oppure un soffio leggero, non possono credere che ci siano dei
matrimoni nel Cielo. Altrettanto poco chi crede che l’uomo non
vivrà come tale fino al giorno del
giudizio e, in generale, chi non
sa nulla del mondo spirituale con i suoi spiriti e angeli, o dove sia il Cielo
e l’inferno. E poiché questo mondo è rimasto fino ad ora
sconosciuto ed è completamente ignorato il fatto che gli angeli del
Cielo sono altrettanto come gli spiriti dell’inferno – solo nella
forma più perfetta, gli ultimi invece nella forma più imperfetta
– per queste ragioni nulla poteva essere rivelato dei matrimoni lì
esistenti. Si sarebbe certamente obiettato: “Come
può un’anima essere congiunta con un’altra anima, o uno
spirito con un altro spirito, nella stessa maniera come i coniugi sulla terra?”,
e cose simili. Questo, anzi già con la sola menzione che la credenza in
tali matrimoni sarebbe cessata e distrutta. Adesso però, dal momento che
molte cose di quel mondo sono state rivelate e descritte nell’opera
‘Cielo e inferno’, così come nell’opera
‘L’Apocalisse rivelata’, anche la realtà dei
matrimoni celesti può essere dimostrata perfino alla ragione. E adesso,
ciò deve accadere nelle seguenti sezioni:
1) Dopo
la morte, l’uomo vive come uomo.
2) Anche
dopo, l’uomo rimane uomo, e la donna rimane donna.
3) Ad
ognuno, dopo la morte, rimane il suo amore.
4) Principalmente
l’amore per il sesso
rimane conservato ad ognuno dopo la morte; invece l’amore coniugale rimane presso coloro che vengono nel
Cielo, cioè presso coloro che già sulla Terra sono diventati
spirituali.
5) Questo
è stato perfettamente confermato dall’osservazione personale.
6) Di conseguenza,
nel Cielo esistono i matrimoni.
7) Si
tratta di quei matrimoni spirituali che devono essere intesi sotto
le parole del Signore, che dopo la resurrezione non ci si sposa.
*
Qui di seguito le spiegazioni dei singoli
punti.
28. (1) Dopo la morte, l’uomo vive come uomo.
Per le
ragioni appena citate, nel mondo finora nessuno sapeva che l’uomo anche
dopo la morte vivesse come uomo. Questo vale in maniera sorprendente anche per
il mondo cristiano che possiede ‘la Parola’, e con questa,
l’illuminazione sulla vita eterna, poiché il Signore Stesso
insegna che tutti i morti risorgono e che Dio non è un Dio della morte, ma dei
viventi [Mt
22,31-32 / Lc 20,37-38]. Inoltre, l’uomo è in mezzo agli angeli e
agli spiriti per ciò che riguarda le inclinazioni e i pensieri della sua mente; questi lo circondano in un modo
che, se fosse separato da loro, dovrebbe morire. Ancora più sorprendente
è che non si sa niente di questo, se si considera che ogni uomo che
è morto dal tempo della creazione, è andato e va verso i suoi,
oppure, come è detto nella Parola, è accolto dai suoi padri[23].
Inoltre, l’uomo possiede una generale percezione in unione con
l’influsso del Cielo nell’interiore del suo animo, in base al quale
egli percepisce il vero nel suo
interiore, anzi per così dire vede soprattutto la verità che
l’uomo vive dopo la morte: cioè nella beatitudine se ha vissuto
bene, nell’infelicità se ha vissuto male. – Chi penserebbe
diversamente, non appena eleva i suoi pensieri un po’ al di sopra del
corpo e lontano da quei pensieri suscitati dai suoi sensi? Questo accade quando
interiormente venera Dio o quando giace sul letto di morte ed attende la sua
fine; ma anche quando sente parlare dei morti e del loro destino. Io stesso ho
riferito cose di mille specie su di loro, per esempio, quale destino hanno dopo
che sono morti, ed ho parlato di ciò che è capitato di là
ad alcune persone, di fratelli, di coniugi, di amici e di altre persone. Ho
anche descritto sul destino ultraterreno di inglesi, di olandesi, di cattolici,
di ebrei e di pagani, ma anche di Lutero, di Calvino[24]
e di Melantone[25].
Nonostante ciò, non ho ancora mai sentito qualcuno obiettare: ‘Come possono avere una tale sorte,
dal momento che non sono stati ancora resuscitati dalle loro tombe,
perché il giudizio universale non è ancora venuto? Non sono forse
le loro anime nel frattempo come un soffio che fluttua da qualche parte
(et in quodam
pu seu ubi)?’. Come detto,
quest’obiezione non l’ho ancora mai sentita. – Da ciò sono
giunto alla conclusione che ognuno percepisce dentro di sé di continuare
a vivere come uomo dopo la morte. Qualunque uomo che ha amato moglie e figli,
non si dice forse, quando è sulla soglia della morte e i suoi pensieri
sono elevati al di sopra dei sensi del corpo, che essi sono nelle mani di Dio,
e che dopo la sua morte li rivedrà ed inizierà di nuovo con loro
una vita d’amore e di gioia?
29. Chi non potrebbe, se
solo vuole e pensa razionalmente, vedere che quell’uomo dopo la sua morte
non è in nessun modo uno spirito che può essere immaginato
unicamente come un alito di vento o qualcosa di aria oppure di etereo? In
questo deve esserci un’anima umana che attende impaziente la
ricongiunzione con il suo corpo, per pervenire di nuovo al godimento dei sensi
con le sue gioie come prima nel mondo! Se questo fosse il caso con l’uomo
dopo la morte, cioè di essere un alito di vento, ecc., allora la sua
condizione – chi non vorrebbe ammetterlo? – sarebbe peggio di
quanto avviene coi pesci, con gli uccelli e con gli animali della Terra, le cui
anime non continuano a vivere, e quindi non sono in tale angoscia, né
nell’ardente desiderio e in attesa. Se l’uomo dopo la sua morte
fosse un tale respiro, quindi solo un soffio, e fluttuasse nello spazio oppure,
secondo un’altra tradizione, fosse in un qualche luogo o anche insieme ai
padri, nel limbo, dove sarebbero custoditi fino all’ultimo giudizio, e da
questo si dovrebbe concludere che anche gli uomini dall’inizio della loro
creazione, quindi da seimila anni, devono attendere ancora nello stesso stato
d’ansia, anzi in uno stato d’ansia sempre maggiore, perché
ogni attesa aumenta il desiderio, e quindi i primi uomini dovrebbero o
fluttuare nello spazio, oppure essere racchiusi in un ‘da qualche
parte’, perciò si troverebbero tutti nella più estrema
miseria. Queste riflessioni varrebbero anche per Adamo e per la sua donna, come
per Abramo, per Isacco e per Giacobbe e per tutti gli altri da quei tempi. Da
questo ne conseguirebbe che nulla sarebbe più deplorevole che essere
nati come uomini! – Dal Signore, che è Jehova
dall’eternità ed è il Creatore dell’Universo,
è stato stabilito proprio il contrario: lo stato dell’uomo che si congiunge con Lui attraverso una vita
secondo i Suoi comandamenti, sarà, dopo la morte, più beato e
più felice che prima nel mondo, perché allora l’uomo
sarà spirituale, e l’uomo spirituale sentirà e
percepirà la gioia spirituale che supererà di gran lunga quella
naturale.
30. Gli angeli e gli
spiriti sono uomini! Questo si dimostra chiaramente nelle apparizioni ad
Abramo, a Gedeone, a Daniele e ai profeti, specialmente a Giovanni quando
scriveva l’Apocalisse. Apparizioni avvenute anche davanti alle donne
presso il sepolcro del Signore, e il Signore Stesso è apparso ai
discepoli dopo la Sua resurrezione. Essi però furono visti perché
gli occhi dello spirito furono dischiusi ai relativi uomini. Se questo è
il caso, allora gli angeli appaiono nella loro forma umana. Se invece gli occhi
dello spirito sono chiusi, cioè se sono velati dalla vista
dall’organo degli occhi materiale, allora gli angeli non appaiono.
31. Deve essere noto
tuttavia che l’uomo dopo la morte non è più un uomo
naturale, bensì spirituale, anche se appare a se stesso perfetto come
prima, come se vivesse ancora nel mondo naturale, egli ha un corpo simile, una
forma del volto simile, un linguaggio simile, e sensi simili, inclinazioni e
pensieri simili, ovvero una volontà e una capacità
d’intendere simili. Ma in realtà non è simile,
perché ora è un essere spirituale; in altre parole è un uomo
interiore. Egli però non vede la differenza, perché non
può confrontare il suo stato con il precedente stato naturale,
poiché lo ha dismesso, trovandosi ora in quel nuovo stato. Perciò
là ho spesso sentito dire che pensavano solo di vivere ancora nel mondo
precedente, veramente con la sola differenza che non vedevano più coloro
che avevano lasciato qui, mentre vedono quelli da cui si erano separati, ovvero
coloro che erano morti. Se essi lì possono vedere quelli e questi altri
no, è perché non sono più uomini naturali, bensì
spirituali ovvero sostanziali, e l’uomo spirituale o sostanziale vede gli
uomini spirituali e sostanziali, così come l’uomo naturale o
materiale vede l’uomo naturale o materiale, ma non viceversa. Ciò
è dovuto alla differenza tra il materiale e il sostanziale, una
differenza come tra la condizione precedente e la successiva, poiché la
precedente, dal momento che in sé non è ancora pura, non
può apparire alla successiva, che in sé è più pura. – Invece
all’opposto, anche la successiva, proprio perché è
più pura, non può apparire alla
precedente, perché questa è grossolana. Perciò in generale
né gli angeli possono apparire all’uomo terreno, né questi
agli angeli. L’uomo dopo la morte è perciò un uomo
spirituale o sostanziale, perché questo stava interiormente nascosto
nell’interiore dell’uomo naturale o materiale, il cui uomo naturale
lo serviva come veste o involucro. Dismesso il quale, vien fuori l’uomo
spirituale o sostanziale, vale a dire quello successivo più interiore e
più perfetto. Che l’uomo spirituale sia ancora un uomo perfetto,
sebbene all’uomo naturale questo non sembra essere così, si mostra
chiaramente nel Signore quando fu visto dagli apostoli dopo la Sua
resurrezione. Ora appariva, poi di nuovo scompariva, e tuttavia, che lo
vedessero o meno, era un uomo identico a Se Stesso. Essi dissero anche che i
loro occhi, quando Lo videro, furono aperti
[Lc 24,31].
32. (2) Anche dopo, l’uomo rimane uomo, e la
donna rimane donna.
Poiché
l’uomo dopo la morte continua a vivere come uomo ed è maschio o
femmina, l’uomo continua a vivere dopo la morte come uomo e la donna come
donna, entrambi come esseri spirituali. Ciò perché il maschile e
il femminile è tanto differente che uno non può essere cambiato
nell’altro. Ma poiché non si sa ancora in cosa il maschile e il
femminile consistano essenzialmente, deve essere spiegato qui brevemente.
– La differenza essenziale consiste nel fatto che il più intimo
nel maschio è l’amore, e l’involucro forma la sapienza; espresso
diversamente, che è l’amore rivestito con la sapienza. Il
più intimo della donna è invece la sapienza del maschile, e il
suo involucro è l’amore che ne deriva. Questo amore, però,
è l’amore femminile, e questo viene dato (datus) dal Signore alla moglie attraverso la sapienza del marito.
L’amore primiero è l’amore maschile, l’amore di essere
savi; esso viene dato dal Signore al marito secondo la sua capacità di
accogliere la sapienza. Perciò l’uomo è la sapienza
dell’amore, e la donna è l’amore di questa sapienza. Dalla
loro creazione è perciò radicato in entrambi l’amore per la
congiunzione. Tuttavia su questo sarà detto di più in seguito.
Quanto segue nel Libro della creazione (Genesi) conferma che il femminile fu
preso dal maschile, ovvero che la donna è stata presa dall’uomo:
«Allora il Signore Iddio fece
cadere un sonno profondo su Adamo, che si addormentò. Quindi prese una
costola di lui e al posto di essa riformò la carne. E il Signore Iddio
dalla costola tolta ad Adamo formò la donna e la condusse all’uomo.
E Adamo disse: “Questa è ossa delle mie ossa e carne della mia
carne, quindi sarà chiamata [ishah]
donna, perché è stata tratta dall’uomo [ish]”» [Gen. 2,21-23]. In un altro
punto sarà spiegato cosa significano costola e carne.
33. Su questa
raffigurazione primordiale si basa il fatto che l’uomo è nato con
intelletto predominante, la donna con volontà predominante, oppure
– che è lo stesso – l’uomo con l’inclinazione
alla conoscenza, al discernimento e alla sapienza, mentre la donna con
l’amore di congiungersi a tale inclinazione dell’uomo. E
poiché l’interiore forma similmente anche l’esteriore, la
forma maschile è la forma dell’intelletto, e il femminile è
la forma dell’amore per questo. Ne consegue che l’uomo ha un aspetto,
un suono di voce e un corpo diverso da quello femminile, la sua espressione del
volto è più dura, egli ha una voce più rauca e un corpo
più forte, ha un mento barbuto e in generale una forma meno bella di
quella femminile, come si differiscono anche nei movimenti e nella buona creanza
(gestibus et morigeror). In una parola: niente è uguale in loro, tuttavia
tutto fino alla minima cosa è adatta per la congiunzione.
Nell’uomo si trova il maschile in tutto, fin nelle parti più
piccole del corpo, in ogni idea del suo pensiero, come anche in ogni impulso
del suo sentimento. Altrettanto nella donna tutto è femminile.
L’uno non può essere trasformato nell’altro; ne consegue
che, dopo la morte, l’uomo rimane uomo e la donna rimane donna.
34. (3) Ad ognuno, dopo
la morte, rimane il suo amore.
L’uomo
sa che esiste l’amore, ma non sa cosa esso sia. Egli sa che esiste
l’amore in base al discorso generale. Si dice per esempio: “Questo
oppure quello, mi ama; il re ama i suoi sudditi e questi a loro volta amano il
re; il marito ama sua moglie; la madre i suoi figli e viceversa; un uomo ama la
sua patria, i suoi concittadini e il suo prossimo. Lo stesso si dice anche,
quando non si tratta di persone, ad esempio, che si ama questa o quella cosa.
Tuttavia, sebbene l’espressione ‘amore’ compare tanto spesso,
quasi nessuno sa cosa sia veramente l’amore. Infatti, non ci si
può fare nessuna giusta idea dell’amore, poiché si pensa
che sia niente di reale, oppure che sia solo qualcosa che sorge e stimola in
base alle impressioni sensoriali o alle relazioni umane. Non si comprende affatto
che l’amore è la vera e propria vita dell’uomo, non solo la
comune vita, quella dell’insieme del corpo e di tutti i pensieri, ma
anche la vita di tutti i particolari connessi a questa. L’avveduto
riconosce questo, non appena si domanda: “Se si perde l’inclinazione che viene dall’amore, cosa si
può ancora pensare o fare? Nella misura in cui l’influenza
dell’amore si raffredda, parimenti, non divengono freddi e si
affievoliscono il pensiero, la parola e le azioni?”. L’amore
è quindi il calore della vita dell’uomo; il calore e il rosso del
suo sangue si basano su di esso. Tutto questo è operato dal fuoco
dell’angelo-Sole che è il più puro amore.
35. Il fatto che ogni
uomo possieda la sua specie d’amore, differente dall’amore di ogni
altro, cioè che nessun uomo ha lo stesso amore di un altro, si
può riconoscere dall’infinita molteplicità dei volti. Il
volto è un’immagine corrispondente dell’amore, e in effetti
si sa che i tratti del volto cambiano e variano secondo le loro inclinazioni.
Anche i desideri derivano dall’amore, così come le sue gioie e le
sofferenze risplendono nel volto. Da ciò ne consegue che l’uomo
è il suo amore, anzi la forma del suo amore. Bisogna però sapere
che solo l’uomo interiore – che è identico al suo spirito e
continua a vivere dopo la morte – è la forma del suo amore. Nel
mondo l’uomo esteriore lo è non nella stessa misura, perché
fin dall’infanzia ha imparato a nascondere i desideri del suo amore, anzi
perfino a fingere e a manifestare desideri diversi da quelli che ha veramente.
36. Ad ognuno dopo la
morte rimane il proprio amore, poiché proprio l’amore è la
vita dell’uomo, com’è stato mostrato sopra al n. 34. Esso
è quindi l’uomo stesso. L’uomo è anche il suo pensiero,
e quindi il discernimento e la sapienza. Questi costituiscono
un’unità con il suo amore, perché l’uomo pensa dal
suo amore e in accordo con esso. Anzi, se si sente libero, parla e opera in
accordo col suo amore. Da questo si può vedere che l’amore
rappresenta l’essere o l’essenza della vita nell’uomo;
invece il pensiero rappresenta l’essenza o l’esistenza della
sua vita. Linguaggio ed azione che scaturiscono dal pensiero, discendono
perciò veramente non dal pensiero, bensì dall’amore con
l’aiuto del pensiero. Molteplici esperienze mi hanno fatto riconoscere che
dopo la morte, l’uomo non è identico al suo pensiero, bensì
alla propria inclinazione da cui proveniva il suo pensiero, ovvero che
l’uomo è identico al suo amore che deriva dal suo discernimento.
Inoltre ho potuto riconoscere che l’uomo dopo la morte depone tutto
ciò che non concorda col suo amore, ma in compenso a poco a poco assume
il volto, il tono della voce, il modo di parlare, le maniere e le buone creanze
della sua vita, secondo il proprio amore. Quindi, tutto il Cielo è
ordinato secondo tutte le diversità delle inclinazioni dell’amore
per il bene; invece tutto l’inferno è secondo tutte le
inclinazioni per il male.
37. (4) Principalmente l’amore per il sesso rimane
conservato ad ognuno dopo la morte;
invece l’amore coniugale rimane presso coloro che vanno in Cielo,
cioè presso coloro che già sulla Terra sono diventati spirituali.
L’amore
per il sesso rimane nell’uomo dopo la morte, perché anche allora
l’uomo è un uomo e la donna è una donna. Il maschile
nell’uomo nel suo complesso, come in tutte le parti, è maschile;
proprio come il femminile, nella donna, è femminile, e serve per
l’unione fin nelle cose più piccole. Ora poiché questa
predisposizione a congiungersi (coniungo)
è stata immessa in essi dalla loro creazione, quindi è qualcosa
di permanente, ne consegue che uno desidera e tende alla congiunzione con
l’altro. Considerato in sé, l’amore non è altro che
un desiderio e quindi uno sforzo finalizzato all’unione. L’amore
coniugale è l’impulso all’unione in una unità, poiché l’uomo e la donna sono stati creati
così che da due possono diventare un
essere solo, per così dire, una sola carne. Se diventano veramente uno, allora, sono insieme, una persona
(homo) nella sua
totalità. Senza questa unione, invece, sono due, ognuno di loro una
persona divisa o una metà. Ora, come detto, poiché questa
predisposizione alla congiunzione è nascosta intimamente in ogni cosa
del maschio e della femmina, e in tutto è contenuta la facoltà e
il desiderio all’unione per l’unità, ne consegue che dopo la
morte, presso gli uomini rimane conservato il mutuo e reciproco amore per il
sesso.
38. È stato
chiamato “amore per il sesso” e non “amore coniugale”,
perché l’amore per il sesso è qualcosa di diverso
dall’amore coniugale. Il primo si trova nell’uomo naturale, il
secondo nell’uomo spirituale. L’uomo naturale ama e desidera solo
unioni esteriori con i suoi piaceri del corpo; viceversa, l’uomo
spirituale ama e desidera un’unione interiore con le sue delizie
spirituali, ed egli sa (percipit) che
sono possibili con una sola moglie, con la quale può essere congiunto
continuamente sempre di più. E quanto più questo accade, tanto
più percepisce anche come le sue delizie aumentano nello stesso grado, e
precisamente per l’eternità. L’uomo naturale non ci pensa.
Perciò è stato detto che l’amore
coniugale rimane conservato dopo la morte presso coloro che vengono nel
Cielo, cioè presso coloro che già sulla Terra diventano
spirituali.
39. (5) Questo è
stato perfettamente confermato dall’osservazione personale.
Fin qui
ho costatato questo: cioè che l’uomo dopo la morte continua a
vivere come uomo. L’uomo, ancora come uomo, e la donna come donna;
inoltre, che presso ciascuno rimane conservato il proprio amore, specialmente
l’amore per il sesso e l’amore coniugale, che è stato
spiegato esaurientemente con l’intelletto, ovvero in maniera razionale.
Ora però fin dall’infanzia viene inculcato all’uomo dai
genitori e dagli insegnanti, e più tardi dagli eruditi e dai sacerdoti,
che egli dopo la morte non vivrà come uomo che a partire dal giorno del
giudizio universale (quindi i primi uomini resterebbero così
nell’attesa già da seimila anni), e poiché molti ritengono
che queste cose devono essere accettate per fede e non con l’intelletto,
allora era necessario confermare queste suddette constatazioni anche con prove
basate su proprie opinioni. Altrimenti, l’uomo che crede solo nei suoi
sensi secondo la fede inculcata in lui, direbbe: “Se gli uomini vivessero come uomini dopo la loro morte, allora li
vedrei o li sentirei”. Oppure
“Chi è disceso dal Cielo oppure è salito dall’inferno
e ci ha rivelato cose del genere?”. Ma poiché non è
possibile che un angelo scenda dal Cielo, o uno spirito infernale salga
dall’inferno per parlare con un qualche uomo, tranne che con lo spirito
degli uomini la cui regione animica sia stata dischiusa dal Signore – ma
questo può accadere completamente solo presso coloro che il Signore ha
preparato per ricevere delle verità spirituali – così
è piaciuto al Signore fare questo a me, affinché la condizione
del Cielo e dell’inferno e della vita degli uomini dopo la morte, non
rimanga ulteriormente sconosciuta e possa essere dimenticata attraverso
l’ignoranza o, alla fine, seppellita dalla negazione. Tuttavia le prove
della mia esperienza personale su questo argomento non possono essere riportate
tutte qui, in considerazione del loro gran numero, ma si possono rileggere
nell’opera ‘Cielo e inferno’, e nel libro ‘Continuazione
del mondo spirituale’ (‘Esperienze
spirituali’), quindi anche nel testo ‘L’Apocalisse
rivelata’, e innanzitutto
sui matrimoni nei ‘fatti
memorabili’ allegati alle singole sezioni o nei capitoli di
quest’opera.
40. (6) Di conseguenza, nel Cielo esistono i matrimoni.
Poiché
questo capoverso è già stato confermato attraverso la ragione e
al tempo stesso dall’esperienza, non ha bisogno di ulteriori prove.
41. (7) Si tratta di quei
matrimoni spirituali che devono essere intesi sotto le parole del Signore che
dopo la resurrezione non ci si sposa.
[1] Dagli evangelisti si leggono le
seguenti parole: «Alcuni dei
sadducei, i quali sostengono che non ci sia resurrezione, chiesero a
Gesù, dicendo: ‘Maestro, Mosè ha prescritto che se il
fratello di un uomo muore e lascia una moglie e senza figli, suo fratello la
prenderà in moglie e susciterà una posterità al fratello
defunto. C’erano dunque sette fratelli, i quali uno dopo l’altro
hanno preso la stessa moglie, ma sono morti senza figli. Alla fine anche la
donna è morta. Pertanto, nella resurrezione, a chi andrà in
moglie tra loro?’. Gesù, rispondendo, disse loro: ‘I figli
di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma coloro che sono
considerati degni di raggiungere l’altra vita e la resurrezione dai
morti, non prenderanno né moglie né marito; neppure potranno
più morire, perché sono simili agli angeli, e sono figli di Dio, essendo
figli della resurrezione. Ma che i morti risorgano ancora una volta è
stato mostrato anche a Mosè presso il roveto, quando chiamò il
Signore, il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Egli, infatti,
non è il Dio dei morti, ma dei viventi. Poiché tutti vivono in
lui”» [Luca 20,27-38 / Matt. 22,23-33 / Marco 12,18-27].
– Il Signore ha insegnato due cose con queste parole: primo, che
l’uomo risorge dopo la morte, e per secondo che non ci si sposa
nel Cielo; e lo fece con queste parole: «Dio non è un Dio dei morti, bensì dei viventi»,
e «Abramo, Isacco e Giacobbe vivono»,
cui segue ancora la parabola del ricco epulone nell’inferno e di Lazzaro
nel Cielo [Luca 16,22-31].
[2] In secondo luogo,
che in Cielo gli uomini non sono dati in matrimonio ce lo ha insegnato con
queste parole: «Ma coloro che sono
considerati degni di raggiungere l’altra vita, non prenderanno né
moglie né marito». Inoltre, dalle parole che nel Vangelo
seguono immediatamente dopo: «Essi
non possono neanche più morire perché sono uguali agli angeli e
ai figli di Dio, perché figli della resurrezione», è
evidente che qui non c’è da comprendere nient’altro che il
matrimonio spirituale. Per matrimonio spirituale viene designato l’unione
col Signore, e questa accade sulla Terra, e quando accade sulla Terra accade
anche nel Cielo. Perciò nel Cielo non prenderanno né moglie
né marito. Questo significa anche le parole: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma coloro
che sono considerati degni di raggiungere l’altra vita, non prendono
né moglie né marito». Questi in Mt 9,15 e Marco 2,19
sono designati dal Signore anche come “figli delle nozze”, qui
invece “Uguali agli angeli, quali
figli di Dio e figli della risurrezione”.
[3] I seguenti passi
rendono chiaro che ‘celebrare matrimonio’ significa ‘essere
congiunti col Signore’, e ‘contrarre matrimonio’ significa
‘essere accolti in Cielo dal Signore’: «Il regno dei cieli è simile a un re che preparò le nozze
del suo figliolo. Egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati
alle nozze»
[Mt. 22,1-14]. «Il regno dei cieli
è simile a dieci vergini che uscirono con le loro lampade ad incontrare
lo sposo; cinque tra loro erano stolte e cinque prudenti» [Mt. 25,1
ss.]. Che il Signore intenda Se Stesso come Sposo, è chiaramente mostrato
nel versetto 13, dove si dice: «Vigilate, perché non sapete né
il giorno né l’ora in cui il figlio dell’uomo verrà».
Inoltre nell’Apocalisse si legge: «Il tempo delle nozze dell’Agnello è venuto, e la sua sposa
è già preparata. Beati quelli che sono invitati al banchetto
nuziale dell’Agnello» [Ap. 19,07; 19,9]. Nell’opera
“La dottrina della Nuova Gerusalemme sulle Sacre Scritture”
(Amsterdam 1763) è stato ampiamente dimostrato che in tutto ciò
che il Signore ha pronunciato c’è un senso spirituale fin nel
singolo dettaglio.
*
42. Due fatti memorabili dal mondo spirituale siano qui aggiunti:
Il primo:
[1] Una mattina alzai lo sguardo al
Cielo, allora vidi sopra di me una volta celeste sopra l’altra. E notai
come la prima, che era la più vicina, si apriva, subito dopo si apriva
anche la seconda che era già più alta, e infine anche la terza,
quale più alta, si aprì. Da ciò mi venne
un’illuminazione, e percepii che sulla prima volta celeste c’erano
gli angeli, di cui consiste il primo o il più basso Cielo, sopra la
seconda volta c’erano gli angeli che formano il secondo o Cielo
intermedio, e sulla terza volta c’erano gli angeli che formano il terzo o
più alto Cielo. Dapprima mi meravigliai su cosa dovesse significare
questo. Ma presto si sentì una voce dal Cielo che risuonò come
una tromba, ed esclamò: «Abbiamo
sentito e ora vediamo che tu mediti sull’amore coniugale. Ci è
noto che finora nessuno sulla Terra sa cosa sia il vero amore coniugale nella
sua origine e nella sua essenza, e tuttavia è importante che questo si
sappia! Perciò è piaciuto al Signore di aprire a te i Cieli,
affinché la sua Luce possa illuminarti, e possa penetrare
nell’intimo della tua mente e darti un’idea di questo. Presso di
noi nei Cieli, specialmente nel terzo, le nostre gioie celesti provengono
soprattutto dall’amore coniugale. Abbiamo ricevuto il permesso di
mandarti già due coniugi, affinché tu possa vederli».
[2] Ed ecco, ora apparve un carro che scendeva giù
dal terzo o più alto Cielo e nel quale c’era un angelo, ma nel
venir vicino riconobbi che erano due angeli. Da lontano il carro splendeva come
un diamante davanti ai miei occhi; a questo erano attaccati giovani cavalli
bianchi come la neve. Gli occupanti tenevano nelle mani due tortore, e mi
esclamarono: «Vuoi che ci
avviciniamo? Fa’ però attenzione, affinché lo splendore
fiammeggiante proveniente dal nostro Cielo dal quale siamo discesi, non penetri
più profondamente in te! Il suo influsso, per vero, illuminerà le
più alte idee del tuo intelletto, che in se stesse sono celesti, ma nel
tuo mondo sono inesprimibili. Accogli dunque quello che ora sentirai in maniera
razionale, ed esponilo in una maniera comprensibile per l’intelletto
umano». – A questo, io risposi: “Starò attento.
Avvicinatevi!”. – Si avvicinarono, ed ecco, erano marito e moglie,
e dissero: «Siamo coniugi, e dalla
prima era, che voi denominate come età dell’oro, abbiamo vissuto
beati nel Cielo. Oltre a ciò, siamo sempre nella stessa fiorente
età nella quale ci vedi oggi».
[3] Contemplai i due, e
percepii che essi rappresentavano l’amore
coniugale nella loro vita e nel loro ornamento; nella loro vita dai loro
volti, e nel loro ornamento dalle loro vesti. Tutti gli angeli, infatti, sono
sentimenti dell’amore in forma umana. Il loro sentimento dominante si
manifesta dal loro volto, e corrispondente a questo sentimento ricevono le loro
vesti. Nel Cielo si dice quindi: “Ognuno veste il proprio sentimento”.
L’uomo appariva in un’età di mezzo tra la giovinezza e
l’età adulta. I suoi occhi risplendevano nella luce della sapienza
del suo amore, e da questa luce il suo volto irradiava fuori come dal
più interiore, e attraverso questa irradiazione la pelle del suo viso sembrava
splendere. Tutto il suo volto era di una fulgida bellezza. Indossava un talare[26],
e sotto questo una veste color giacinto circondata da una cintura d’oro,
su cui si scorgevano tre pietre preziose: due zaffiri ai lati, e nel mezzo un
rubino. I pantaloni splendevano come lino scintillante intrecciati con fili
d’argento. Le sue scarpe consistevano interamente di seta. Questa era la
forma rappresentativa dell’amore
coniugale presso l’uomo.
[4] Presso la donna notai
il seguente: Il suo viso ora appariva, ma poi non appariva! Prima mi sembrava
come la bellezza stessa, poi però neanche appariva; il perché,
questo è inesprimibile. C’era un bagliore di luce fiammeggiante
sul suo volto, come impera presso gli angeli del terzo Cielo, e mi
abbagliò così tanto che potei solo meravigliarmi. Quando osservai
questo, lei si rivolse a me con queste parole: “Cosa vedi?”. – Io risposi: “Vedo nient’altro che l’amore
coniugale nella sua forma, ma la vedo e anche non la vedo”. – Dopo
di ciò lei si voltò di lato dal suo uomo, e ora potei osservarla
più precisamente. I suoi occhi brillavano della luce del suo Cielo che,
come è stato detto, è fiammeggiante, e quindi proviene
dall’amore per la sapienza. Le donne in quel Cielo amano i loro uomini
rispettivamente per via della loro sapienza, mentre gli uomini amano le loro
mogli rispettivamente per via dell'amore per loro, e così vengono uniti.
Perciò anche la sua bellezza era di una specie che da nessun pittore
può essere imitata e raffigurata, perché il pittore non ha colori
talmente splendenti; in breve, tale bellezza non si può esprimere con
nessuna arte. I capelli della donna erano magnificamente acconciati e
provveduti con diademi di fiori intrecciati, e così stavano in
conformità alla sua bellezza. Portava una collana di rubini, una piccola
rosa di crisoliti[27]
pendeva da questa, e i suoi bracciali consistevano di perle. Era vestita con
una toga colore scarlatto, sotto la quale, davanti, portava una pettorina
purpurea tenuta insieme da rubini. Ciò che mi meravigliava particolarmente
era che i colori cambiavano secondo come guardava suo marito, ora raggiavano di
più, ora di meno. Erano più intensi quando si guardavano
reciprocamente e meno intensi quando distoglievano lo sguardo tra loro.
[5] Dopo che ebbi visto queste cose, parlarono di nuovo con
me. Quando il marito parlava, era come se allo stesso tempo parlasse come da
sua moglie; e quando parlava la moglie, era come se allo stesso tempo lei
parlasse da suo marito. Tale era l’unione delle loro menti da cui
scaturiva il discorso. Poi intesi anche il suono dell’amore coniugale, e constatai che era
interiormente simultaneo alle voci (quod
intus esset simultaneus) e procedeva dalle delizie della condizione di pace
e d’innocenza. Alla fine dichiararono: “Siamo stati richiamati, dobbiamo andare”. – Ora,
mi apparvero di nuovo come prima nel loro carro, col quale andarono su una
strada spianata tra campi di fiori, sulle cui aiuole sorgevano alberi
d’ulivo e alberi di aranci carichi di frutti. Quando giunsero nelle
vicinanze del loro Cielo, vennero loro incontro delle vergini, per riceverli e
condurli dentro.
43. Dopo questa
apparizione mi apparve un angelo di quel Cielo. Egli teneva nella mano una
pergamena, la srotolò e disse: «Ho visto che meditavi sull’amore coniugale. Questa pergamena
contiene arcani della sapienza che finora non sono stati ancora rivelati nel
mondo, ma adesso devono essere rivelati perché sono importanti. Ci sono
molti di questi arcani nel nostro Cielo, più che negli altri,
perché noi viviamo nel matrimonio dell’amore e della sapienza.
Tuttavia ti dico in anticipo che si approprierà di questo amore solo chi
viene accolto dal Signore nella Nuova Chiesa, che è la Nuova Gerusalemme».
– A queste parole, l’angelo lasciò cadere la pergamena srotolata.
Questa fu raccolta da uno spirito angelico[28]
e la pose su un tavolo in una stanza che chiuse immediatamente. Egli
però mi porse la chiave e disse: «Scrivi!»
*
44. Il secondo[29] fatto memorabile:
[1] Una volta vidi tre nuovi spiriti
giunti dal mondo, che giravano intorno scrutando
ed esplorando tutto. Erano meravigliati per il fatto che seguitassero a vivere
come uomini uguali a prima e che vedessero anche cose simili. Essi erano
consapevoli di essere separati dal mondo precedente o naturale, ed avevano
creduto che non avrebbero vissuto di nuovo come uomini prima del giorno del
giudizio universale, nel quale le loro ossa custodite nelle tombe sarebbero
state di nuovo rivestite di carne. Quindi per superare tutti i dubbi sul fatto
che fossero veramente uomini, di volta in volta osservavano e toccavano se
stessi e gli altri, tastando tutti gli oggetti, e si convincevano in mille modi
di essere uomini proprio come nel mondo precedente, solo che adesso si vedevano
in una luce più chiara, e gli oggetti in un più grande splendore,
quindi in una più grande perfezione.
[2] Accadde che due
spiriti angelici andarono loro incontro e li fermarono con queste parole:
«Da dove venite?».
– Essi risposero: “Abbiamo
lasciato il mondo, e ora viviamo di nuovo in un mondo, quindi siamo passati da
un mondo in un altro, per questo ci meravigliamo”. – Quindi i
tre nuovi arrivati interrogarono i due spiriti angelici sul Cielo, e
poiché due di loro erano giovani e nei loro occhi guizzava qualcosa come
una fiammella di desiderio sessuale, gli spiriti angelici chiesero: «Avete forse visto delle donne?»
– Essi risposero affermativamente. E poiché erano già stati
interrogati sul Cielo, proseguirono dicendo: «Nel Cielo tutto è meraviglioso e splendido, e ci son cose che
nessun occhio ha mai visto. Ci sono là anche giovani e fanciulle;
fanciulle di una bellezza tale che si possono qualificare addirittura come
bellezze personificate, e giovani di una moralità tale che si possono
definire moralità personificata. La bellezza delle fanciulle e la
moralità dei giovani corrispondono l’uno all’altra come
forme reciprocamente collegate e l’uno all’altra confacenti».
– I due giovani appena giunti continuarono a chiedere se la forma umana
nel Cielo fosse uguale a quella nel mondo naturale. – La risposta fu:
«Completamente identica. Nulla
è sottratto all’uomo, e nulla alla donna. In una parola:
l’uomo è uomo e la donna è donna in tutta la perfezione
della forma nella quale sono stati creati. Allontanatevi, se volete, ed
esaminatevi se vi sia qualcosa di mancante, se non siete uomini come prima».
[3] Domandarono ancora i
nuovi arrivati: “Abbiamo udito, nel
mondo dal quale siamo trapassati, che in Cielo non si contrae matrimonio, perché
si sarebbe come gli angeli. Perciò, può esserci in questo modo un
amore per il sesso?”. – A questo, gli spiriti angelici risposero: “Qui veramente non c’è il
vostro modo dell’amore per il sesso, ma ben un amore sessuale di tipo
angelico, e questo è casto e libero da ogni allettamento di voglie
lussuriose!”. – Qui i nuovi arrivati obiettarono: “Come può un amore per il sesso
senza voglia lussuriosa essere un amore sessuale?”. E mentre
riflettevano su questo amore, sospirarono e dissero: “Oh, quanto è arida la gioia celeste. Quale giovane
può allora desiderare il Cielo? Non è un tale amore, sterile e
privo di ogni vita?”. – Allora gli
spiriti angelici risposero sorridendo: “L’amore sessuale degli angeli, quindi
l’amore sessuale celeste, è tuttavia pieno delle più intime
delizie. Esso consiste nel più piacevole ampliamento di tutte le parti
della mente, e da lì di tutte le parti del petto. Nel petto si sente
come se il cuore giocasse con i polmoni, e da questo gioco procede respirazione,
voce e discorso, e rendono il rapporto tra i sessi, ovvero tra giovani e
vergini, come la leggiadria celeste stessa che è estremamente pura.
[4] Tutti i nuovi arrivati che salgono al Cielo sono esaminati su questo,
cioè come sono messi con la loro castità. Questo accade mettendoli
in relazione con delle vergini dalla bellezza celestiale. Queste riconoscono
dalla voce, dal discorso, volto e occhi, nei gesti e nella loro sgorgante
atmosfera, quale specie di amore sessuale hanno. Se non è casto, allora
fuggono, e dicono alle altre che hanno visto satiri[30] e lussuriosi uomini. Agli occhi degli
angeli tali nuovi arrivati si trasformano, appaiono arruffati e con i piedi di
vitello o di leopardo. Essi poi vengono gettati giù rapidamente,
affinché con le loro voglie lussuriose non appestino le gioie
celesti”. – Quando seppero ciò, i due giovani
nuovi arrivati parlarono ancora una volta disgustati: “Allora non c’è amore sessuale nel Cielo! Infatti,
cosa sarebbe un casto amore sessuale, se non un amore senza la sua essenza? In
questo modo il rapporto tra giovani e vergini non è uno sterile diletto?
Noi non siamo pietre o gaglioffi[31], ma esseri con percezioni e inclinazioni
viventi!”
[5] A questo, gli
spiriti angelici replicarono con risentimento: «Voi non avete nessuna idea del casto amore per il sesso, perché
non siete ancora casti. In realtà in questo amore esiste la vera e
propria delizia della mente, e perciò anche del cuore, non però
della carne al di sotto del cuore. La castità del cuore, che è
propria ai due sessi, impedisce al casto amore per il sesso di passare al di
là del valico angusto del cuore. Tuttavia nel cuore e al di sopra dello
stesso, la moralità del giovane si delizia della bellezza della
fanciulla nelle gioie del casto amore per il sesso, delizie che sono più
interiori e più ricche di quelle che possono essere descritte con le
parole. Questo tipo di amore per il sesso si trova però solo presso gli
angeli, perché sono nell’amore coniugale, e questo non può
essere possibile con l’amore per il sesso non casto. Il vero amore
coniugale è casto e non ha nulla in comune con l’amore non casto!
Esso è possibile solo con un singolo essere dell’altro sesso, ed
esclude tutti gli altri, poiché è un amore dello spirito e
fluisce dallo spirito nel corpo, e non un amore del corpo e, da questo, un
amore dello spirito. Questo vuol dire che tale amore non aggiunge nessun danno
allo spirito».
[6] Dopo aver udito
questo, i due giovani nuovi arrivati si rasserenarono e dissero: “Quindi c’è lì un
amore per il sesso; infatti, cos’altro è l’amore
coniugale?”. – Nondimeno, gli spiriti angelici
risposero: «Riflettete un po’
più profondamente su questo, allora vi renderete conto che il vostro
amore per il sesso è un amore superficiale, e l’amore coniugale
è di tutt’altra specie, anzi si differenzia come il frumento dalla
pula, o meglio, come l’umano dal bestiale. Se in Cielo chiedeste alle
donne sull’amore extraconiugale, noi vi assicuriamo che risponderebbero: ‘Cos’è
questo? Cosa state dicendo? Come può uscire dalla vostra bocca qualcosa
che offende talmente i nostri orecchi? Come può un amore non creato
essere impiantato nell’uomo?’.
Se invece poi chiedeste loro del vero amore coniugale, vi risponderebbero
certamente così: ‘Non è affatto un amore per il sesso,
ma un amore per un essere dell’altro sesso e sorge quando un giovane vede
la fanciulla a lui provveduta dal Signore, e questa il giovane. Allora entrambi
sentono nel loro cuore ardere il legame coniugale, e diventano consapevoli di
essere creati l’uno per l’altra. Infatti, l’amore incontra
l’amore, così che si riconoscono, e subito le loro anime si
congiungono, e presto anche le loro menti. Da lì questo amore fluisce
nel petto, e ulteriormente anche dopo il matrimonio! Alla fine questo amore
diventa così perfetto, che di giorno in giorno li unisce sempre
più, fino a quando non sono più due, ma come una cosa
sola’.
[7] Noi sappiamo anche che esse giurerebbero che non conoscono nessun altro
amore per il sesso e direbbero: ‘Come potrebbe esserci un amore per
il sesso che non fosse un venirsi incontro (obvius)
e questo reciprocamente, tale da aspirare all’eterna unione, unione che
consiste in questo: che essi sono una carne sola?’». – A questa spiegazione, gli spiriti angelici
aggiunsero ancora: «Nel Cielo non
si conosce affatto cosa sia l’impudicizia, né che esista,
né che lì sia possibile! L’intero corpo degli angeli
trabocca di un freddo da brivido al pensiero di un amore non casto o
extraconiugale; all’opposto, il puro amore coniugale riscalda il loro
intero corpo. La vista di una meretrice presso gli uomini nel Cielo lascia
affievolire tutti i nervi, mentre vanno in tensione alla vista della moglie».
[8] Quando ebbero
sentito questo, i tre nuovi arrivati domandarono se tra i coniugi nel Cielo
esistesse un amore simile come sulla Terra, al che i due spiriti angelici
risposero: «Uno molto simile».
E poiché notarono che questi volevano sapere se lì ci fossero
anche simili ultime gioie, continuarono: «Del tutto simili, ma molto più beate, perché la
percezione e la sensazione degli angeli è molto più fine di
quella degli uomini terreni. E in che cosa consiste la vita di questo amore
terreno, se non provassero la potenza dello stesso? Non si spegnerebbe
l’amore e diventerebbe freddo se mancasse? E questa potenza, non è
la misura, non è forse il vero e proprio gradimetro e la base stessa di
quell’amore? Non è il suo inizio, il suo fondamento e complemento?
Una legge universale dice che il primo ha esistenza e consistenza, e sussiste
sempre nell’ultimo. Lo stesso vale anche per questo amore. Perciò,
se non ci fossero le ultime gioie, allora non ci sarebbe nessuno
nell’amore coniugale».
[9] I nuovi arrivati
chiesero ancora se dalle ultime gioie di questo amore vengono generati anche
figli, e se no, quale utilità porterebbero. – La risposta degli
spiriti angelici fu questa: «Non
figli naturali, ma ben figli spirituali». E alla contro domanda su cosa sono i figli spirituali, gli angeli
risposero: «I due coniugi attraverso le ultime gioie sono sempre
più uniti per il matrimonio del bene e del vero, e in esso
c’è il matrimonio dell’amore e della sapienza. Amore e
sapienza sono i figli generati da quel matrimonio. E poiché l’uomo
nel Cielo è la sapienza, e la donna l’amore per la sapienza, ed
entrambi sono spirituali, allora da loro nessun altro figlio può essere
concepito e generato, se non spirituale. Perciò gli angeli non diventano
tristi dopo il godimento della gioia, come è il caso presso alcuni sulla
Terra, ma al contrario, sono gioiosi. In effetti il loro potere è
costantemente rinnovato, ed essi stessi sono allo stesso tempo ringiovaniti e
illuminati. Chiunque viene nel Cielo, ritorna nella primavera della sua
giovinezza e quindi nelle forze corrispondenti di questa età, e
così rimane per l’eternità».
[10] Quando i tre nuovi
arrivati udirono questo, domandarono: “Non
si legge forse nella Parola che nel Cielo non ci sono matrimoni perché
sono angeli?”[32].
– A questo, gli spiriti angelici risposero: «Levate gli occhi al Cielo e
vi sarà data la risposta». E alla domanda sul perché
dovrebbero levare gli occhi al Cielo, risposero: «Perché da
lì ci vengono tutte le spiegazioni della Parola. La Parola è
sacra fin nel più intimo (penitus), e gli angeli, poiché sono spirituali, v’insegneranno la
comprensione spirituale della stessa». – Dopo un po’ il
Cielo si aprì sulle loro teste, ed essi scorsero due angeli, che
così parlarono: «Ci sono
molti sposalizi nel Cielo come sulla Terra, ma solo tra coloro che sono nel
matrimonio del bene e del vero. Loro soltanto sono angeli. Nel passo citato si
devono comprendere perciò i matrimoni spirituali, le celebrazioni dei
matrimoni del bene e del vero. Questi hanno luogo nel mondo, e non dopo la
morte, quindi nemmeno nei Cieli. Perciò si dice anche delle cinque
vergini stolte che furono invitate alle nozze insieme alle sagge, ma che non
poterono entrare, perché esse non stavano nel matrimonio del bene e del
vero. Esse non avevano l’olio, ma solo le lampade. Per olio c’è da intendere il
bene, e per lampade il vero; ed
essere dati in matrimonio s’intende
entrare nel Cielo, dove c’è quel matrimonio». –
Quando i tre nuovi arrivati sentirono questo, si rallegrarono e furono colmi
del desiderio del Cielo e della speranza su quelle nozze celesti. Allora
dissero: “Vogliamo adoperarci per
una vita morale e costumata, affinché si possano realizzare i nostri
desideri”.
[indice]
۞
Lo stato degli sposi dopo la morte
45. Nel precedente
capitolo è stato mostrato che ci sono matrimoni nel Cielo. Ora bisogna
esaminare se l’unione coniugale contratta sulla Terra continuerà
ad essere durevole dopo la morte oppure no. Infatti, questo non si può
giudicare in base al buon senso dell’intelletto umano, ma solo in base
all’esperienza, come mi è toccata tramite la relazione con angeli
e spiriti, voglio riferire su questo punto, certamente così che soddisfi
anche la ragione. Dopo tutto, lo vogliono sapere i coniugi, poiché
ciò appartiene ai loro desideri più intimi. Uomini e donne che
amano veramente il loro coniuge deceduto, hanno il desiderio di sapere se
quelli stanno bene e se staranno di nuovo insieme. Molti coniugi vogliono
sapere già in anticipo se dopo la morte saranno separati oppure se
vivranno ancora insieme. Coloro che non son d’accordo nel sentimento,
vogliono sapere se saranno separati; gli altri che vivono in armonia, se
potranno vivere ancora insieme. E poiché questo desiderio esiste, voglio
riferirlo, e precisamente in quest’ordine:
(1) Dopo
la morte l’amore per il sesso rimane in ogni uomo così
com’era stato interiormente sulla Terra, vale a dire, nel suo interiore
volere e pensare.
(2) Lo
stesso vale per l’amore coniugale.
(3) Dopo
la morte, per lo più i due coniugi s’incontrano, si riconoscono, si
uniscono di nuovo, e per qualche tempo vivono insieme come nel mondo,
cioè fintanto che sono nel primo stato, quello dell’esteriore.
(4) A
seconda di come si levano di dosso l’esteriore ed entrano
nell’interiore, percepiscono sempre più quale amore e inclinazione
avevano veramente provato l’uno per l’altra, e se possono vivere
insieme oppure no.
(5) Se
possono vivere insieme, rimangono coniugi; se questo non è il caso, si
separano, a volte l’uomo dalla donna, a volte la donna dall’uomo,
talvolta entrambi di comune accordo.
(6) Allora
viene data all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
(7) I
coniugi si rallegrano l’uno con l’altro di un simile rapporto come
sulla Terra, nondimeno esso è più delizioso, più felice e
senza generazione di figli; al loro posto subentra una generazione spirituale
che è quella dell’amore e della sapienza.
(8) Questo
accade presso coloro che vanno nel Cielo, altro è il destino di coloro
che vanno nell’inferno.
*
Questi punti devono
essere ora illuminati e motivati singolarmente.
46. (1) Dopo la morte l’amore per il
sesso rimane in ogni uomo così com’era stato interiormente sulla
Terra, vale a dire, nel suo interiore volere e pensare.
Ogni
amore segue l’uomo anche dopo la morte, poiché esso è
l’essenza della sua vita. L’amore predominante come capo
degli altri tipi di amori subordinati rimane nell’eternità
preservato presso l’uomo. Questo si basa sul fatto che l’amore
è il vero e proprio spirito dell’uomo, e da lì anche del
corpo; l’uomo invece dopo la morte diventa uno spirito, e così
porta con sé il suo amore. Poiché l’amore è l’essenza
della vita umana, il destino dell’uomo dopo la morte sarà
chiaramente così com’è stata la sua vita sulla Terra. Per
quanto riguarda l’amore per il sesso, esso è universale,
poiché dalla creazione è innato nell’anima di ogni uomo, al
fine della riproduzione del genere umano, e rappresenta l’intera essenza
dell’uomo. Questo amore rimane per principio conservato, perché
l’uomo anche dopo la morte rimane ancora uomo, e la donna rimane donna, e
perché non c’è nulla nell’anima, nella mente e nel
corpo che non sia maschile nel maschio e femminile nella donna. L’uomo e
la donna sono stati creati così, affinché tendano
all’unione, in modo tale che da due si formi una unità. Questo stimolo è l’amore per il sesso
che precede l’amore coniugale.
Infatti, quest’impulso all’unione è scolpito in ogni singola
cosa del maschio e della femmina, e non può essere cancellato con il
corpo e morire.
47. Si dice inoltre che
l’amore per il sesso rimane così come era fatto interiormente
sulla Terra, perché in ogni uomo si trova un interiore e un esteriore.
Entrambi vengono designati anche come uomo esteriore e uomo interiore, quindi
c’è anche una volontà e un pensiero interiore ed esteriore.
Quando l’uomo muore, veramente lascia indietro il suo esteriore, tuttavia
mantiene il suo interiore, poiché questo appartiene al suo spirito,
mentre l’esteriore al suo corpo. Ebbene, poiché l’uomo
è identico al suo amore e questo amore appartiene al suo spirito,
l’amore per il sesso rimane presso di lui così come era nel suo
interiore. Se lì era coniugale e casto, allora rimane tale anche dopo la
morte. Se invece nell’interiore era lussurioso, allora questo non cambia
neanche dopo la morte. Si sappia, però, che l’amore per il sesso
non è mai di natura uguale in ogni uomo, piuttosto ci sono infinite
variazioni, ma la loro natura rimane com’era nello spirito di ciascuno.
48. (2) Lo stesso vale
per l’amore coniugale.
Esso
rimane così come era stato interiormente nell’uomo sulla Terra,
vale a dire nell’interiore volere e pensare; e poiché
l’amore per il sesso differisce dall’amore
coniugale, qui si parla di entrambi, e si dice che anche quest’ultimo
rimane dopo la morte, come era stato nel suo interiore presso l’uomo terreno.
Ma poiché solo a pochi è chiara la differenza tra l’amore
per il sesso e l’amore coniugale,
all’inizio di questo trattato voglio far precedere qualcosa al riguardo.
L’amore per il sesso è l’amore per parecchi, viceversa, il
coniugale è per un essere dell’altro sesso. L’amore per
parecchi e con molti è solo un amore naturale che l’uomo ha in
comune con animali e uccelli. L’amore
coniugale è d’altra parte un amore spirituale, ed è
proprio solo all’uomo. L’uomo, infatti, è creato ed è
nato per diventare spirituale, e quando l’uomo diventa spirituale, egli
depone l’amore sessuale e si riveste dell’amore coniugale. All’inizio del matrimonio l’amore per
il sesso sembra essere congiunto in un certo qual modo con l’amore coniugale, ma più tardi, quando il matrimonio
si evolve, questi due amori vengono separati. Allora presso le coppie
spirituali l’amore per il sesso viene espulso e l’amore coniugale prende il suo posto. Invece, presso le
coppie che sono naturali, accade il contrario. – Da tutto ciò
è chiaro che l’amore per il sesso, poiché viene praticato
con parecchi, è in sé di specie naturale, anzi bestiale, impuro e
non casto, ed essendo vagante e senza limiti è anche meretricio[33].
Con l’amore coniugale è
completamente diverso. Quindi risulterà chiaro da quanto segue che l’amore coniugale è
spirituale, e può essere considerato come il vero e proprio amore umano.
48a. (3) Dopo la morte
per lo più i due coniugi s’incontrano, si riconoscono, si uniscono
di nuovo, e per qualche tempo vivono insieme come nel mondo, cioè
fintanto che sono nel primo stato, quello dell’esteriore.
Dopo la morte ci sono due stati in cui l’uomo giunge:
l’esteriore e l’interiore. Per primo giunge nell’esteriore,
poi nell’interiore. Mentre è ancora nello stato esteriore, il
marito, se entrambi i coniugi sono morti, s’incontra ancora con sua
moglie. Essi si riconoscono, e se hanno vissuto insieme sulla Terra si uniscono
di nuovo e per un po’ vivono insieme. Finché sono in questo stato,
nessuno dei due conosce la vera inclinazione dell’altro nei suoi
confronti, perché questa si nasconde nell’interiore. Quando
più tardi giungono nel loro stato interiore, questa inclinazione diventa
evidente. Se l’una è in concordanza e in simpatia con quella
dell’altra, continua il loro matrimonio, se no, lo sciolgono. Se un uomo
aveva più mogli, egli si congiunge con loro secondo l’ordine,
finché è ancora nel suo stato esteriore; ma se entra nello stato
interiore, nel quale riconosce le inclinazioni dell’amore nella loro vera
natura, o accoglie una di loro, o le lascia tutte. Nel mondo spirituale,
infatti, come sulla Terra, a un cristiano non è permesso di avere
più donne, perché questo danneggia e profana la religione. Lo
stesso vale per le donne che avevano più uomini. Tuttavia esse non si
uniscono con gli uomini, ma solo si presentano a loro, invece gli uomini le
uniscono a sé. Si sa però che i mariti riconoscono le loro mogli
solo raramente, mentre le mogli riconoscono molto bene i loro mariti,
perché le donne percepiscono l’amore in maniera interiore, mentre
gli uomini in maniera esteriore.
48b. (4) A seconda di come si levano di dosso l’esteriore ed
entrano nell’interiore, percepiscono sempre più quale amore e
inclinazione avevano veramente provato l’uno per l’altra, e se
possono vivere insieme oppure no.
[1] Questo non deve
essere ulteriormente spiegato, perché segue quanto è stato detto
nella sezione precedente. Qui deve solo essere spiegato in quale modo
l’uomo dopo la morte depone l’esteriore ed in sua vece subentra
l’interiore. Dopo la morte sono tutti introdotti per primo in quel mondo
che si chiama il mondo degli spiriti che
si trova nel mezzo tra il Cielo e
l’inferno. Qui sono preparati così, i buoni per il Cielo e i
cattivi per l’inferno.
[2] Lo scopo di questa
preparazione consiste in questo: che l’interiore e l’esteriore
giungano alla concordanza e diventino una cosa sola, cosicché non siano
separati e rimangano due. Nel mondo naturale sono due, invece solo presso gli
uomini sinceri di cuore essi sono uno. La loro dualità si mostra negli
uomini fraudolenti[34]
e astuti, e specialmente negli ipocriti, negli adulatori, nei contraffattori e
nei bugiardi. Nel mondo spirituale invece non è permesso avere una tale
mente divisa; anzi, lì, chi era stato interiormente malvagio sarà
malvagio anche nel suo esteriore! Invece, per colui che era stato buono
interiormente dovrà essere buono in entrambe le vesti:
nell’esteriore e nell’interiore.
[3] Ogni uomo dopo la
sua morte diviene ciò che era interiormente, e non ciò che
sembrava esteriormente. Per questo scopo gli è quindi permesso di
entrare nella sua veste interiore. Cosicché, ognuno finché
è nella veste esteriore, perfino il cattivo, si presenta saggio,
cioè vuole apparire come saggio, anche se nel suo interiore è
pazzo. L’uomo, per vero, attraverso questo cambio di stato può
vedere la sua pazzia e pervenire di nuovo al giudizio, ma se non era rientrato
in sé già sulla Terra, non lo può più fare in
seguito, poiché poi egli amando la sua pazzia vuol rimanere in essa.
Perciò, là il suo esteriore lo porta a questa, per diventar pazzo
allo stesso modo. Così il suo interiore e il suo esteriore divengono una cosa sola, e una volta che questo
accade, egli è maturo per l’inferno.
[4] Per l’uomo
buono è il contrario, poiché egli nel mondo, avendo rivolto il
suo sguardo a Dio, si è auto giudicato. Egli fu saggio nel suo interiore
come nel suo esteriore, pur se talvolta il suo esteriore è stato anche
folle a causa delle seduzioni del mondo e delle sue nullità. Per questo
motivo anche presso di lui l’esteriore deve essere portato in accordo col
suo interiore che, come è stato detto, è savio. Quando ciò
è fatto, questi è maturo per il Cielo. Questo chiarisce come
l’uomo, dopo la morte, si spoglia dell’esteriore e si riveste
dell’interiore.
49. (5) Se possono
vivere insieme, rimangono coniugi; se questo non è il caso si separano,
a volte l’uomo dalla donna, a volte la donna dall’uomo, talvolta
entrambi di comune accordo.
Dopo la
morte le separazioni avvengono perché le unioni sulla Terra sono strette
raramente da un interiore sentimento d’amore, bensì spesso solo da
un sentimento esteriore che nasconde l’interiore. Il sentimento esteriore
dell’amore ha la sua causa e la sua origine nell’amore per il mondo
e per il corpo. Le ricchezze e i possedimenti appartengono all’amore del
mondo, l’amore per il corpo tende ai titoli e cariche onorifiche. A
questi seguono ancora molti stimoli seducenti, come la bellezza ed una
rispettabilità simulata, talvolta anche l’impudicizia. Inoltre i
matrimoni vengono conclusi all’interno del paese, della città, del
villaggio di nascita o di dimora (com’era consuetudine
nel diciottesimo secolo) dove è possibile solo una piccola scelta
limitata nella cerchia delle conoscenze, e anche qui solo tra coloro che corrispondono
al loro stato sociale (et ibi cum
correspondentibus sorti suae). Perciò i matrimoni contratti sulla
Terra sono per la maggior parte esteriori, e non al tempo stesso interiori.
Nonostante ciò, la congiunzione interiore delle anime costituisce il
vero e proprio matrimonio. Tuttavia questa congiunzione è percepibile
solo quando l’uomo dismette l’esteriore e indossa
l’interiore, e questo accade dopo la morte. Perciò poi avvengono
le separazioni, e dopo, ricongiunzioni tra coloro che sono simili e concordi,
se questo non fosse già previsto sulla Terra. Questo accade negli uomini
che già dalla giovinezza avevano amato, desiderato e ottenuto dal
Signore un’adatta e amabile compagna, ed avevano disprezzato e detestato
tutte le voglie immorali.
50. (6) Allora viene
data all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
Nel
Cielo possono essere accolte permanentemente solo coppie di coniugi che
interiormente sono una cosa sola, oppure lo possono diventare. Lì,
infatti, due coniugi non sono chiamati due
angeli, bensì un angelo.
Questo è da comprendere anche sotto le parole del Signore: «Non sono più due, ma una carne sola»
[Mt 19,6]. – Altre coppie di coniugi non possono essere accolte nel Cielo
perché lì non dimorano insieme, vale a dire in una casa, in uno
spazio, né possono essere insieme nello stesso letto. Infatti,
poiché nel Cielo sono tutti uniti l’un l’altro secondo le
loro affinità interiori e la vicinanza del loro amore, altrettanto si
trovano vicine le loro dimore. Nel mondo spirituale non ci sono spazi, ma solo
apparenze di spazio conformi alle condizioni di vita dei loro abitanti che
corrispondono ancora alle loro condizioni dell’amore. Per questo motivo
ognuno può dimorare là, solo nella casa che è provveduta e
destinata a lui secondo la natura del suo amore. Se egli dimorasse da qualche
altra parte, lo sentirebbe nel petto e farebbe fatica a respirare. Due, se non
sono simili tra loro, non possono neanche dimorare insieme nella stessa casa, e
questo vale in particolare per le coppie sposate, a meno che non stiano nella
reciproca inclinazione. Se le loro inclinazione è solo esteriore e al
tempo stesso non interiore, già solo il loro luogo di dimora li separa,
e si provvede per l’ulteriore allontanamento. Per questo motivo, per
tutti coloro che dopo la preparazione vengono introdotti nel Cielo, viene
previsto un matrimonio con un coniuge la cui anima è incline
all’unione con quella dell’altro, così che non vogliono
avere due vite, ma una sola. E
perciò dopo la separazione (nell’aldilà) viene data
all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
51. (7) I coniugi si
rallegrano l’uno con l’altro di un simile rapporto come sulla
Terra, nondimeno esso è più delizioso, più felice e senza
generazione di figli; al loro posto subentra una generazione spirituale che
è quella dell’amore e della sapienza.
I
coniugi godono una comunione simile l’un l’altro come sulla Terra,
perché l’uomo dopo la morte rimane uomo e la donna rimane donna, e
dalla creazione è suggellata in entrambi l’inclinazione alla
congiunzione. Questa inclinazione nell’uomo appartiene al suo spirito, e
solo da lì al suo corpo. Per questo all’uomo anche dopo la morte,
quando diventa uno spirito, questa inclinazione reciproca rimane conservata.
Essa però non è possibile senza una analoga comunione,
perché l’uomo rimane uomo come prima. Né all’uomo
né alla donna manca qualcosa, ma piuttosto sono del tutto simili come
prima secondo l’aspetto, le inclinazioni e i pensieri. Di conseguenza anche
la loro comunione è completamente simile in tutta la sua pienezza,
poiché l’amore coniugale, come è stato dimostrato, è
casto, puro e santo. Di più su questo si rilegga nel fatto memorabile n.
44. La comunione è quindi solo più piacevole e felicitante,
perché quell’amore, appena l’uomo diventa uno spirito,
diventa più interiore, più puro e più ricettivo. Ogni
piacere cresce però con la percezione, fino a quando viene percepita in
lui anche la più intima beatitudine.
52. Presso gli abitanti del mondo spirituale manca la terza parte,
cioè quella naturale che (nel mondo
naturale) forma il vaso dello spirituale, e lo spirituale non esiste senza un
tale vaso, com'è il caso in tutto ciò che viene generato nel
mondo naturale. Perciò nei matrimoni celesti non esiste una procreazione
di figli, ma al suo posto vi è una procreazione spirituale, cioè
una procreazione dell'amore e della sapienza. Lo spirituale, considerato in
sé, si riferisce all'amore e alla sapienza, e perciò questi figli
nascono da matrimoni spirituali. Si dice che 'nascono', perché l'amore
matrimoniale perfeziona gli angeli, dato che unisce appunto il marito con sua
moglie, per cui entrambi diventano sempre più ‘uomo’. Al n.
50 ho riferito che due coniugi nel Cielo non sono due angeli, ma uno. La loro
unione matrimoniale li colma perciò con l'umano, che consiste nel
desiderio di essere saggi e di amare ciò che appartiene alla sapienza.
53. (8) Questo accade
presso coloro che vanno nel Cielo, altro è il destino di coloro che
vanno nell’inferno.
Ciò che
è stato esposto si riferisce solo agli spiriti che vengono accolti in
Cielo e diventano angeli. Lì all’uomo trapassato veniente dalla
Terra viene data una moglie adatta a lui, e alla donna un marito adatto a lei,
e i due hanno l’un l’altro una comunione felicitante e
beatificante, tuttavia senz’altra generazione che quella spirituale.
Infatti, adesso sono spirituali e i matrimoni in sé sono anche
spirituali, e quindi santi. Quelli che invece vanno
all’inferno sono tutti naturali. I matrimoni puramente naturali non sono
matrimoni, bensì accoppiamenti che hanno la loro origine nel più
impuro piacere. Quale sia l’essenza di tali congiunzioni sarà
trattata in seguito nel titolo ‘Castità e impudicizia’, così come ‘Sull’amore meretricio’.
54. A quanto è
stato finora riferito sulle condizioni dei coniugi dopo la morte, si deve
aggiungere ancora quanto segue:
(a)
Tutti i coniugi solo naturali vengono separati dopo la morte perché in
loro l’amore per il matrimonio si è raffreddato e l’amore
per l’adulterio è divampato. Dopo la separazione si uniscono
talvolta con altri, che il loro coniuge, lasciandosi però di nuovo dopo
breve tempo; questo per innumerevoli volte. Alla fine l’uomo viene
abbandonato ad una qualche meretrice, e la donna ad un qualche adultero. Questo
accade in quel carcere infernale del quale si parla ne ‘L’Apocalisse rivelata’ al n.
153, dove però è proibita la promiscuità[35]
con diversi sotto minaccia di punizione (scortatio promiscua).
(b) I
coniugi, di cui l’uno è spirituale, l’altro invece naturale,
vengono pure separati dopo la morte. Allo spirituale viene dato un coniuge
adatto a lui, mentre l’altro viene indirizzato ai sui pari, nei luoghi dei
piaceri sfrenati.
(c) Chi
sulla Terra ha vissuto da celibe e il suo sentimento ha completamente
allontanato il matrimonio, rimane celibe, in quanto è spirituale; se
invece è naturale si dedica alla fornicazione. Diverso è il
destino di coloro che nel loro celibato avevano desiderato ardentemente il vero
matrimonio oppure avevano intrapreso passi in tal senso senza successo; essendo
essi spirituali, per loro sono previsti matrimoni felici, ma solo quando
entreranno nel Cielo.
(d) Chi
aveva vissuto come vergine o come uomo rinchiuso nei monasteri, al termine
della loro vita monastica che continua per qualche tempo anche dopo la morte,
viene dispensato e può poi decidersi liberamente per una vita
matrimoniale o una vita da celibe. Chi non vuol vivere nel matrimonio è
posto tra coloro che vivono nel celibato ai margini del Cielo, se tuttavia si
accende nel desiderio illecito, viene buttato giù.
(e) I
celibi hanno il loro posto ai margini del Cielo, perché la sfera del
celibato perpetuato infesta quella dell’amore coniugale. Perciò la
sfera dell’amore coniugale è la vera e propria sfera celeste,
perché discende dal matrimonio celeste del Signore con la Chiesa.
*
55. Faccio seguire qui due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Una volta si
udì dal Cielo una dolcissima melodia. Donne e fanciulle cantavano
insieme un canto che era tanto bello da somigliare all’armonioso
riversarsi del sentimento di un certo amore. I canti celesti non sono altro che
stati d’animo (affectiones),
ovvero emozioni espresse e modificate dai suoni. Infatti, come i pensieri sono
espressi attraverso il linguaggio, lo stato d’animo è espresso
attraverso il canto, per cui sono tenerezze provenienti dal canto. Gli angeli,
dall’armonia e dalla fluidità[36]
della melodia, percepiscono di quale stato d’animo si tratta. Quella
volta c’erano molti spiriti intorno a me, e da alcuni appresi che essi
sentivano questo canto dolcissimo, trattandosi di un canto che esprimeva un
amorevole stato d’animo, il cui contenuto però non era loro
chiaro. Perciò avevano formulato varie supposizioni, ma invano. Alcuni
supposero che il canto esprimesse i sentimenti che animano i promessi sposi
durante il fidanzamento[37],
altri pensavano si trattasse del sentimento dello sposo e della sposa al
matrimonio, altri ancora del sentimento del primo amore tra uomo e donna.
[2] All’improvviso
apparve in mezzo a loro un angelo dal Cielo e spiegò: “Essi cantano il casto amore per il sesso”.
– I presenti
però domandarono: “Cos’è
questo casto amore per il sesso?”. – L’angelo rispose:
«È l’amore di un uomo
per una vergine o una donna bella e decente, libero da ogni idea sensuale; e
viceversa è l’amore di una vergine o di una donna verso un uomo».
– Appena ebbe pronunciato questo, l’angelo scomparse. Il canto
però continuò, e poiché ora gli spiriti conoscevano il
contenuto dello stato d’animo che esso esprimeva, lo percepirono anche
diversamente, ognuno in accordo con lo stato del proprio amore. Coloro che
guardavano castamente le donne, udivano il canto armonioso e delizioso; invece
gli altri che lanciavano sguardi non casti alle donne, udivano un canto
disarmonico e triste, e quelli che guardavano le donne con ripugnanza lo
udivano come stonato e rauco.
[3] All’improvviso
la pianura su cui si trovavano gli spiriti si trasformò in un
anfiteatro, e risuonò un grido: “Esaminate questo amore”. – E subito apparvero alcuni
spiriti provenienti da differenti società e, in mezzo a loro, alcuni
angeli in vesti bianche. Questi, prendendo la parola, dissero: «In questa parte del mondo spirituale abbiamo
fatto delle ricerche su tutti i generi di amore, non solo sull’amore
dell’uomo verso l’uomo e della donna verso la donna, ma anche sul
reciproco amore tra uomo e donna, così come sull’amore del marito
per la moglie e della moglie per il marito. Ci è stato permesso di
percorrere in lungo e in largo le società ed esaminarle, ma non abbiamo
ancora trovato un amore casto per il sesso, all’infuori di coloro che
vivono nell’amore veramente coniugale in una inesauribile forza. Questi
però si trovano nei Cieli più alti. Ci è stato inoltre
permesso di percepire l’influsso di questo amore nelle sensazioni del
nostro cuore, ed abbiamo sentito profondamente che esso supera in
amabilità ogni altro amore, eccettuato l’amore di due coniugi i
cui cuori sono ‘uno’. Noi vorremo pregarvi di esaminare questo
amore più da vicino, perché per voi è nuovo e sconosciuto,
perché esso è la delizia stessa, che noi nel Cielo lo
qualifichiamo come l’amenità[38] stessa».
[4] Quando i presenti
cominciarono con le indagini, si annunciarono prima coloro che non riuscivano a
pensare al matrimonio insieme alla castità, e dissero: “Chi può, alla vista di una incantevole
e adorabile fanciulla o donna, reprimere le sue immaginazioni e tenerle libere
dal desiderio, amandone la sua bellezza, e tuttavia non provare il minimo
desiderio di goderla, se gli fosse permesso? Chi potrebbe trasformare in
castità l’innata brama in ogni uomo, a tal punto che essa, per
così dire, non sia più esistente, e nondimeno amare? Può
forse l’amore per il sesso, quando stimola i pensieri attraverso gli
occhi, arrestarsi alla vista della donna? Non scende all’istante
giù al petto e ancora oltre? Le asserzioni degli angeli, secondo cui
deve esserci un amore casto che è il più dolce, ed è
raggiungibile solo dai mariti che sono nel vero amore coniugale e in potenza
mai mancante con le loro mogli, ci appaiono come chiacchiere vuote. Possono
essi, più che noi altri, alla vista delle bellezze, mantenere le idee
dei loro pensieri che si librano in elevate altezze, affinché non
scendano a ciò che costituisce quell’amore?”
[5] Dopo di loro si
espressero quelli che di fronte alle loro mogli erano freddi,
ma si infervoravano per il sesso femminile di altre. Essi dissero: “Che significa il casto amore per il
sesso? Non è subito evidente una contraddizione nell’amore per il sesso, se si collega ad esso il
concetto della castità? Ed è peraltro una condizione contraddittoria
(contradicito in adjecto) qualcosa a cui si prende il suo carattere
per renderla nulla! Come può il casto amore per il sesso essere il
più dolce di tutti gli amori, se attraverso la castità viene privato
della sua dolcezza? Voi tutti, nondimeno, sapete dove risiede la
‘dolcezza’ di quell’amore; se l’idea della congiunzione
è bandita, dov’è e da dove viene poi la dolcezza?”.
– A questo punto, alcuni
sollevarono obiezioni e dissero: “Siamo
stati insieme alle donne più belle e tuttavia non abbiamo provato nessun
desiderio; perciò noi conosciamo cos’è il casto amore per
il sesso!”. – Invece i loro compagni che conoscevano la loro
lussuria, non approvarono questo, e risposero: “In quel tempo vi trovavate in uno stato di avversione sessuale, e
precisamente per impotenza, e questo non è nessun casto amore per il
sesso, ma solo l’ultimo stadio dell’amore non casto!”
[6] Gli angeli che
avevano ascoltato tutto questo con indignazione, pretesero ora che dovessero
parlare coloro che stavano al lato destro, ovvero verso mezzogiorno. Questi
dissero: “C’è un amore
dell’uomo per l’uomo, della donna per la donna[39],
ma c’è anche un amore dell’uomo per la donna e della donna
per l’uomo. Tutte queste coppie di amori sono completamente diverse tra
loro. L’amore dell’uomo per l’uomo è, in certo qual
modo, l’amore dell’intelletto per l’intelletto, poiché
l’uomo è stato creato ed è nato per questo, per diventare
assennato. L’amore della donna per la donna è, per così
dire, l’amore del sentimento per il sentimento, per l’intelletto
degli uomini, in fin dei conti la donna è stata creata ed è nata
per diventare l’amore dell’intelletto dell’uomo. Gli altri
due tipi di amori, quello dell’uomo per l’uomo e della donna per la
donna, non penetrano completamente nel petto, ma restano fuori e si toccano
soltanto, quindi i due non si congiungono intimamente. Perciò gli uomini
sogliono lottare tra loro come concorrenti, portando in campo l’uno verso
l’altro motivi razionali su motivi razionali, mentre le donne a causa dei
loro desideri, talvolta si lanciano l’una sopra l’altra adoperando
i pugni.
[7] L’amore dell’uomo per la donna è l’amore
dell‘intelletto e l’inclinazione per lo stesso, e questo penetra
completamente e congiunge i due. Dunque, questa congiunzione è
quest’amore. La congiunzione delle menti, ma non allo stesso tempo dei
corpi, ovvero il solo impulso alla congiunzione delle menti, è lo
spirituale, e quindi il casto amore. Questo amore si trova solo presso coloro
che sono nel vero amore coniugale, e di qua nella potenza superiore,
perché per amore della castità essi non ammettono
l’influsso dell’amore fisico di un altra donna, bensì solo
quello della propria moglie. E poiché si mostra presso di loro una
potenza superiore, non possono far altro che amare l’altro sesso e, al
tempo stesso, detestare ogni impudicizia. Perciò presso di loro si trova
il casto amore per il sesso, che in fondo è un’intima amicizia
spirituale che attinge la sua dolcezza dall’eminente ma casta potenza.
Essi possiedono questa potenza perché hanno rinunciato completamente a
qualsiasi tipo di fornicazione, e questa potenza è casta perché
spetta solo alla moglie che è la sola amata. Infatti, ora in questo
amore non partecipa la carne, ma solo lo spirito, esso è casto, e
poiché la bellezza della donna in seguito all’innata disposizione
penetra al tempo stesso nella mente, esso è dolce”.
[8] A queste parole,
molti dei presenti si tapparono gli orecchi e gridarono: “Queste parole offendono i nostri orecchi, e ciò che voi
dite non ha per noi nessun valore!”. Erano i non casti che parlavano così.
– Ora si udì nuovamente un canto celeste
ancora più bello di quello precedente, ma ai non casti quel suono
sembrò così orribile, che per sfuggire alle stridenti dissonanze
che sentivano si precipitarono fuori dall’anfiteatro e fuggirono. Solo
pochi, che erano abbastanza saggi da amare il casto amore coniugale, rimasero.
*
56. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Un giorno mentre
conversavo con gli angeli nel mondo spirituale, s’impadronì di me
il desiderio piacevole di rivedere il ‘Tempio della sapienza’ che
già in precedenza una volta avevo visitato. Chiesi loro la via per raggiungerlo
ed essi dissero: «Segui solo la
luce, allora lo troverai». – Alla mia domanda su cosa
significasse ‘segui la luce’
essi risposero: «La nostra luce
splende sempre di più, quanto più si viene vicini a quel tempio.
Segui perciò l’aumento della luce. La nostra luce procede dal Signore,
come il Sole del Cielo, ed è in sé e per sé sapienza».
– In compagnia dei due angeli procedetti incontro alla luce crescente. Un
ripido sentiero portava fino alla vetta di una collina nella regione
meridionale. Qui si trovava una magnifica porta. Quando il guardiano vide gli
angeli con me, aprì la porta. Ed ecco apparire un vestibolo formato da
palme e alberi di alloro lungo i quali proseguimmo. Il vestibolo di colonne
girava tutt’intorno e terminava in un giardino in mezzo al quale sorgeva
il tempio della sapienza. Quando mi guardai intorno, scorsi alcuni edifici
più piccoli, riproduzioni del tempio. In essi si trovavano i saggi. Ci
avvicinammo ad uno di loro e gli parlammo alla porta spiegandogli il motivo
della nostra venuta e come eravamo arrivati lì. Egli ci accolse
volentieri, ci pregò di entrare e disse: “Siate i benvenuti! Entrate, e uniamoci nelle conversazioni sulla
sapienza”.
[2] Notai che la piccola
dimora era come divisa in due sezioni, e tuttavia era una. Era divisa nel mezzo
da una parete trasparente, ma appariva come una, a causa della trasparenza
cristallina. Quando m’informai del motivo, mi fu risposto: “Io non sono solo, mia moglie è
con me. Noi quindi siamo due; tuttavia non due, ma una carne sola!”.
– “Ma”, replicai, “io so che tu sei un savio. Cosa
centra il savio o la sapienza, con una donna?”. – Un po’
indignato a questa mia osservazione, storse il viso, stese la mano, ed ecco,
subito altri savi si presentarono dalle case vicine, e a questi disse
scherzando: “Il nostro forestiero
mi ha domandato cosa c’entra il savio o la sapienza con una donna”.
– Al che, tutti sorrisero e dissero: “Cos’è
un savio, ovvero la sapienza, senza la donna, ovvero senza l’amore? Per
la sapienza del savio, la moglie è l’amore!”
[3] Il padrone di casa
disse: “Introduciamoci in una
conversazione sulla cause della sapienza, in primo luogo sull’origine
della bellezza del sesso femminile”. Ora in successione si espressero
così sull’argomento. – Il primo nominò questo
come causa: “Le donne sono state
create dal Signore come inclinazioni alla sapienza degli uomini, e
l’inclinazione alla sapienza è la bellezza stessa”.
– Il secondo espose la causa seguente: “La donna è stata creata dal Signore per intercessione
della sapienza dell’uomo; poiché è stata presa dall’uomo,
perciò è la forma della sapienza animata dal sentimento
dell’amore. Il sentimento dell’amore è tuttavia la vita
stessa, perciò la donna è la vita della sapienza e l’uomo
è la sapienza. Tuttavia, la vita della sapienza è la bellezza
stessa”. – Il terzo saggio menzionò questo come causa: “Alle donne è data la
percezione delle delizie dell’amore coniugale, e il loro intero corpo
è un organo di questa percezione; perciò la dimora delle delizie
dell’amore coniugale con le sue percezioni non poteva essere nient’altro
che la bellezza.
[4] Il quarto disse: “Il Signore ha preso all’uomo la
bellezza e l’avvenenza della vita e l’ha trasferita alla donna. Per
questa ragione l’uomo senza la riunificazione con la bellezza e
l’avvenenza di sua moglie è più tenebroso, è
taciturno, arido e spiacevole, e al massimo è savio per se stesso, e
questo significa che è un intontito! Se invece è unito con la
bellezza e la grazia vivente di sua moglie, egli diventa piacevole, gentile,
vivace e amabile, quindi savio”. – Il quinto dichiarò che
la causa risiedeva in questo: “Le
donne sono create come bellezze non a causa di loro stesse, ma a causa degli
uomini, affinché gli uomini, di per sé duri, siano ammorbiditi,
la loro mente da austera diventi mite, e il loro cuore da freddo diventi caldo.
E questo accade anche in quanto sono una carne sola con le loro mogli”.
[5] Il sesto saggio espose come
causa la seguente: “L’Universo
è stato creato dal Signore come l’opera più perfetta, ma in
esso nulla è più perfetto di una donna, bella di viso e
incantevole nei costumi, e precisamente per questo: affinché
l’uomo possa rendere grazie al Signore per la Sua grande
generosità, e ripagarLo con l’accoglienza della sapienza che
procede da lui”. – Tutto questo e molte altre cose del genere
furono espresse quando apparve la moglie al di là della parete
cristallina e disse a suo marito: “Parla
anche tu, se vuoi”. Egli lo fece anche, e nelle sue parole si
percepì la vita della sapienza che emanava dalla moglie e nel tono della
sua voce che vi giaceva il suo amore. Così si confermò la
verità espressa attraverso l’esperienza. – Dopo questo,
percorremmo in lungo e in largo il tempio della sapienza e il suo ambiente
paradisiaco. Poi ce ne andammo. Pieni di gioia procedemmo attraversando il
vestibolo di colonne fino alla porta, scendendo per la stessa via dalla quale
eravamo saliti.
[indice]
۞
Il vero amore coniugale
57. L’amore
coniugale ha infinite variazioni. In nessun uomo esso è uguale a un altro,
anche se appare simile presso molti, sebbene solo dal punto di vista fisico. In
base a un giudizio talmente rozzo e ottuso, l’uomo non può
differenziare abbastanza tali cose. Con un giudizio in base al punto di vista
fisico, la mente prende in considerazione solo le impressioni sensoriali
esteriori. Chi però giudica le cose spiritualmente, vede le differenze.
Le differenze diventano ancora più chiare per colui che è in
grado di innalzare la sua capacità di giudicare al punto che le separa
dai sensi e con ciò le eleva in una luce più limpida. Egli
può poi confermare attraverso il suo intelletto che l’amore coniugale non è completamente uguale in nessun
uomo come presso un altro. E tuttavia nessuno – per quanto possa elevare
il suo intelletto ‒ può riconoscere le infinite variazioni di
questo amore in una chiara luce, a meno che non sappia prima che
cos’è esso veramente nella sua essenza e purezza, vale a dire
com’era quando fu impiantato nell’uomo da Dio insieme alla vita.
Non conoscendo questo stato della sua massima perfezione, si cercherà
invano di sondare le sue differenze attraverso una qualsiasi indagine;
perché allora, non essendoci un punto fisso di partenza dal quale si
potrebbero dedurre le differenze alle quali si riferiscono e, per così
dire, mirano, allora non si lasceranno mostrare nella loro vera luce e prive di
inganni. Questa è la ragione per la quale noi vogliamo qui cominciare a
descrivere questo amore nella sua vera essenza, e poiché esso stesso era
così quando fu impiantato nell’uomo insieme alla vita, voglio
descrivere il suo stato originario. In questo stato esso era effettivamente il
vero amore coniugale. Ecco
perché questo capitolo è anche intitolato così. I singoli
punti di questa descrizione sono i seguenti:
(1) Esiste il vero amore coniugale, ma al giorno d’oggi
è diventato così raro che non si sa più in cosa esso
consiste veramente, anzi a malapena si sa che esiste.
(2) L’origine di questo amore è il matrimonio
del bene e del vero.
(3) Questo amore sta in rispondenza con il matrimonio del
Signore con la Chiesa.
(4) Dalla sua origine e dalla sua rispondenza, questo amore
è celeste, spirituale, santo, puro e immacolato, davanti ad ogni altro
amore che proviene dal Signore, esistendo presso gli angeli del Cielo e presso
gli uomini della Chiesa.
(5) Esso costituisce anche il fondamento di tutti gli amori
celesti e spirituali, quindi di tutti gli amori naturali.
(6) In questo amore sono contenute tutte le gioie e le
delizie, dalle prime fino alle ultime.
(7) Nessuno raggiunge questo amore e può rimanere in
esso, salvo quelli che si rivolgono al Signore, che amano le verità
della Chiesa e fanno il bene conseguente.
(8) Presso gli antichi che vivevano nell’età
dell’oro, dell’argento e del bronzo, esso era il sommo
dell’amore, poi a poco a poco andò scomparendo.
*
Qui di seguito la spiegazione di
questi temi.
58. (1) Esiste il vero
amore coniugale, ma al giorno d’oggi è diventato così raro che non
si sa più in cosa esso consiste veramente, anzi a malapena si sa che
esiste.
Si
può riconoscere veramente che esiste questo amore coniugale descritto
nelle pagine seguenti. Si pensi al suo primo stato quando inizia ad insinuarsi
nel cuore di un giovane e di una fanciulla, e lì mette radici. In questo
stato ognuno di loro comincia ad amare e a desiderare un solo essere
dell’altro sesso. Questo cresce ancora al tempo del fidanzamento, dove
è persistente, e progredisce fino al matrimonio stesso e nei primi tempi
successivi. – Chi non riconoscerebbe e non acconsentirebbe quando diciamo
che questo amore è il fondamentale di ogni tipo di amore e in esso sono
concentrate tutte le gioie e le delizie dalle prime alle ultime? Chi non sa che
dopo il primo tempo delizioso un po’ alla volta questa gioia
dell’amore cessa e scompare, finché alla fine viene appena ancora
percepita? Se poi dici loro, come prima, che questo amore è il
fondamentale di ogni amore, e che in esso sono racchiuse tutte le gioie e tutti
i diletti, allora non acconsentono più e non lo fanno valere. Essi
dicono poi perfino che sono buffonate o mistificazioni che vanno oltre la
ragione. Da ciò è quindi evidente che il primo amore nel
matrimonio emula il vero amore coniugale e, in un certo qual modo, si
può vedere come in un immagine. La ragione sta nel fatto che in questo
primo stato, l’amore non casto per il sesso è, per così
dire, ripudiato, e al suo posto subentra l’amore verso un singolo essere
dell’altro sesso; così il vero e casto amore coniugale prende il
suo posto. In questo stato, chi è che, tra tutti gli uomini, non guarda
indifferente che la propria beneamata?
59. [1]
Il motivo per cui il vero amore coniugale è così raro che non si
sa nemmeno come è fatto, anzi, che a malapena se ne conosce
l’esistenza, sta nel fatto che dopo il matrimonio le delizie
precedentemente provate si ritirano per mancanza di sensibilità, e
lasciano il posto all’indifferenza. Ci sono troppe cause per questo
cambiamento di stato per poterle riportare qui nel dettaglio, questo avverrà
solo nel seguito, quando saranno trattate le cause della crescente freddezza,
della separazione e del divorzio, secondo il loro ordine. Allora si
vedrà che nel tempo presente, presso la maggior parte degli uomini,
quell’immagine dell’amore
coniugale e, con questa, anche la conoscenza dello stesso è stata
tanto cancellata, che non sanno più come è fatto questo amore,
anzi sanno a malapena che esiste. È noto che ogni uomo quando nasce
è puramente corporeo, diventa in seguito naturale e si interiorizza sempre
di più, e così a poco a poco diventa razionale, e infine
spirituale. Il motivo per questo graduale sviluppo sta nel fatto che il
corporeo è come un terreno, in cui le cose naturali, razionali e
spirituali, sono seminate nel loro ordine. In questo modo l’uomo diventa
sempre più uomo.
[2] Qualcosa di simile
accade quando l’uomo entra nello stato di matrimonio. Allora,
poiché si unisce con una compagna, dovrà formare con questa un
solo uomo, un uomo più perfetto. Da questo, come è stato mostrato
sopra, il primo stato è in un certo qual modo un’immagine,
poiché inizia col corporale e avanza verso il naturale; tuttavia, per
quanto riguarda la vita coniugale, all’unione per l’unità. Chi ama il naturale corporeo e solo il
razionale che ne proviene, può essere unito con un coniuge solo in
maniera esteriore, per l’unità. Quando l’esteriore vien
meno, il freddo s’insinua nell’interiore. La conseguenza è
che le gioie di quell’amore vanno perdute. Dapprima vengono rimosse a
partire dalla mente, e in seguito anche dal corpo. Alla fine non rimane
più nulla, nemmeno il ricordo dello stato iniziale del matrimonio,
neppure la sua conoscenza. E poiché questo avviene presso la maggior
parte degli uomini nel tempo presente, non c’è da meravigliarsi
che non si sappia più nulla sulla vera natura dell’amore coniugale, tanto meno che possa
esistere veramente. – Diversamente si svolgono le cose presso gli uomini
spirituali. Per loro il primo stato del matrimonio è come
un’iniziazione alle beatitudini che non hanno mai fine, che aumentano
nella misura in cui lo spirituale razionale della mente, e da questo poi il
sensuale naturale del corpo dei due coniugi, si congiunge e si unisce
l’uno con l’altro. Questi casi sono tuttavia rari.
60. (2)
L’origine di questo amore è il
matrimonio del bene e del vero.
Ogni
uomo intelligente riconosce che tutto nell’Universo è in relazione
al bene e al vero, perché ciò rappresenta una verità
universale. Ma deve anche essere riconosciuto che questa verità
universale è congiunta strettamente con l’affermazione precedente,
poiché in tutto e in ogni cosa è unito il bene con il vero e il
vero con il bene, essendo anche questo (il matrimonio) una verità
universale, coerente con le altre. Il motivo per cui ogni cosa
nell’Universo si riferisce al bene e al vero, e viceversa il bene
è congiunto con il vero, sta nel fatto che entrambi procedono dal
Signore, e precisamente come una cosa
comune. In questo si tratta dell’amore
e della sapienza. E poiché
sono allo stesso tempo il Signore, sono anche da Lui. Tutto ciò che
appartiene all’amore, si chiama bene,
tutto ciò che appartiene alla sapienza si chiama vero, e poiché entrambi procedono dal Signore quale
Creatore, ne consegue che entrambi sono presenti in tutte le cose create.
Questo può essere spiegato con il calore e la luce che procedono dal
Sole. Tutte le cose sulla Terra devono il loro essere a lui, poiché
secondo la sua presenza e collegamento, tutto germoglia. Il calore naturale
corrisponde al calore spirituale, vale a dire all’amore, e la luce naturale corrisponde alla luce spirituale,
vale a dire alla sapienza.
61. Nel capitolo
seguente sarà dimostrato che l’amore
coniugale deriva dal matrimonio del bene e del vero. Qui viene solo
menzionato per mostrare che questo amore è celeste, spirituale e santo,
perché è di origine celestiale. Ma affinché si possa
riconoscere che l’amore coniugale trae origine dal matrimonio del bene e
del vero, deve essere detto del tutto brevemente quanto segue: in precedenza è stato
detto che in tutto e in ogni cosa creata vi è una unione del bene e del
vero, ma un’unione si forma solo quando è reciproca, perché
se rimane unilaterale[40],
presto si dissolve da sé. E poiché ora esiste un’unione
reciproca del bene e del vero, deve esserci un vero del bene oppure dal bene, e
un bene del vero rispettivamente dal vero. Nel prossimo capitolo si
vedrà che nell’uomo, il vero del bene oppure il vero dal bene
è il vero e proprio maschile, mentre il bene del vero, rispettivamente
il bene dal vero, è nella donna, ed è il vero e proprio
femminile; inoltre, esiste un’unione coniugale tra i due. Qui è
stato solo citato per fornire un’idea preliminare di questo.
62. (3) Questo amore sta in
rispondenza con il matrimonio del Signore e della Chiesa.
Questo deve
significare: come il Signore ama la Chiesa e vuole che la Chiesa Lo ami,
così devono anche il marito e la moglie amarsi l’un l’altro.
La rispondenza tra i due è nota nella cristianità[41].
Ma come essa è fatta ancora non si sa. Perciò questa rispondenza sarà
esposta pure in una sezione speciale. Qui viene solo menzionato,
affinché si possa riconoscere che l’amore
coniugale è perciò celeste, spirituale e santo, perché
corrisponde al celestiale, spirituale e santo matrimonio del Signore con la
Chiesa. Questa rispondenza deriva anche dall’origine dell’amore coniugale nel matrimonio del bene
e del vero, di cui si è trattato alla sezione precedente, e precisamente
perché il matrimonio del bene e del vero è la Chiesa
nell’uomo. Il matrimonio del bene e del vero è il medesimo come il
matrimonio dell’amore e della fede, perché il bene appartiene
all’amore e il vero alla fede. Bisogna riconoscere che questo
matrimonio costituisce la Chiesa, poiché è una verità
universalmente valida, e ogni simile verità viene riconosciuta non
appena la si ascolta. Questo si basa sull’influsso del Signore e, al
tempo stesso, sulla conferma da parte del Cielo. Poiché la Chiesa
è del Signore, in quanto procede da Lui, e poiché l’amore coniugale corrisponde al
matrimonio del Signore con la Chiesa, ne consegue che questo amore procede dal
Signore.
63. Sarà spiegato
in un’altra sezione come la Chiesa viene formata dal Signore e attraverso
di essa l’amore
coniugale tra due sposi. Qui espongo solo quel tanto per comprendere che la Chiesa è formata dal Signore presso il marito, e
attraverso di lui presso la moglie, e che essi, se questo è successo
presso i due, rappresenta una Chiesa perfetta. Infatti, allora vi è una
piena unione del bene e del vero, e questa unione è la Chiesa. Qui di seguito, con argomenti convincenti, sarà
dimostrato che l’inclinazione all’unione, quindi l’amore
coniugale, mantiene lo stesso passo con l’unione del bene e del vero, e
quindi, con la sorgente Chiesa nella coppia dei coniugi.
64. (4) Dalla sua
origine e dalla sua rispondenza, questo amore è celeste, spirituale,
santo, puro e immacolato, davanti ad ogni altro amore che proviene dal Signore,
esistendo presso gli angeli del Cielo e presso gli uomini della Chiesa.
[1] Sopra è stato
brevemente e provvisoriamente confermato che l’amore coniugale presenta
questa caratteristica a causa della sua origine nel matrimonio del bene e del
vero; altrettanto, anche a causa della sua rispondenza con il matrimonio del
Signore con la Sua Chiesa. Questi due matrimoni sono il Santo stesso, e l’amore coniugale è come
una propaggine di Questi. Perciò l’amore coniugale viene ammesso
dal Signore Stesso come una Sua creazione, così quindi anche la stessa
santità, e per questo esso viene costantemente purificato e raffinato.
Se poi l’uomo sviluppa volontariamente un desiderio e un tendere verso l’amore coniugale, questo diventa
in lui sempre più puro e più genuino di giorno in giorno fin
nell’eternità.
[2] L’amore coniugale è chiamato celeste e spirituale
perché si trova presso gli angeli nei Cieli. Presso gli angeli del Cielo
più alto, i cosiddetti angeli celesti, esso è celeste; presso gli
angeli del Cielo sottostante, i cosiddetti angeli spirituali, l’amore coniugale è
spirituale. Gli angeli sono così chiamati perché i celesti vivono
nell’amore e, da questo, nella sapienza; invece gli spirituali vivono
nella sapienza e, da questa, nell’amore. Così è anche per
il loro legame coniugale.
[3] Ebbene,
poiché l’amore coniugale si trova sia presso gli angeli del Cielo più
alto come del Cielo più basso come è stato dimostrato anche nel
primo capitolo sui ‘matrimoni nel Cielo’, allora è
chiaro che è santo e puro. Quando si dice che questo amore, nella sua
essenza, e in base alla sua origine, è santo e puro di fronte ad ogni
altro amore presso gli angeli e gli uomini, è perché esso forma,
per così dire, la testa di tutti gli altri tipi di amori. Su questa sua
elevazione dovrà essere detto di più nel seguente scritto.
65. (5) Esso costituisce
anche il fondamento di tutti gli amori celesti e spirituali, quindi di tutti
gli amori naturali.
L’amore
coniugale secondo la sua essenza è perciò il fondamento di tutti
gli amori del Cielo e della Chiesa, perché la sua origine sta nel
matrimonio del bene e del vero; da questo vengono fuori tutti i tipi di amori
che formano sia il Cielo che la Chiesa presso l’uomo. Il bene di questo matrimonio costituisce
l’amore, il vero la sapienza, e
quando la sapienza si associa all’amore o si congiunge anche con esso,
diventa autentico amore; e quando l’amore si associa alla sapienza e si
unisce con essa, diventa autentica sapienza. Il vero amore coniugale non
è altro che l’unione tra amore e sapienza. – Due coniugi,
nei quali c’è nello stesso tempo (in quibus simul est ille amor) questo amore, sono immagine e forma
dello stesso. Anche nei Cieli, dove i volti degli angeli sono una vera
riproduzione dei loro sentimenti d’amore, sono tutte somiglianze
dell’amore coniugale; questo
dimora in loro non solo in generale, ma in ogni particolarità interiore,
come è già stato mostrato sopra. Poiché ora i due coniugi
sono nell’immagine e nella forma di questo amore, ne consegue che ogni
amore che vien fuori dalla forma dell’amore stesso, come conseguenza
è un’immagine di questo. – Se dunque l’amore coniugale è celeste e spirituale, lo sono
anche i tipi di amori che ne derivano. Di conseguenza l’amore coniugale è come un padre, e tutti i restanti
tipi di amori sono come suoi figli. A questo è congiunto strettamente
che nei matrimoni degli angeli nei Cieli vengono generati dei figli spirituali,
figli dell’amore e della sapienza ovvero del bene e del vero. Su questo
si rilegga al n. 51.
66. Sembra emergere
chiaramente che, allo stesso modo, gli uomini sono stati creati in questo
amore, e in conseguenza di ciò presentano una forma corrispondente.
L’uomo è stato creato perché ami essere saggio e
così diventare sapienza; mentre la donna è stata creata per
diventare l’amore dell’uomo dalla sua sapienza. Questo dimostra che
due coniugi sono le autentiche forme e immagini del matrimonio dell’amore
e della sapienza, ovvero tra il bene e il vero. Si deve però sapere che
non esiste né un bene né un vero che, in sostanza, serva loro
come fondamento (quod non sit in
substantia ut in suo subiecto). Non esiste nessun bene e nessun vero
‘astratto’, perché non avrebbe nessun fondamento e non
sarebbe da nessuna parte, anzi non potrebbe apparire nemmeno come qualcosa di
fuggevole. L’astratto del bene e del vero sono perciò cose che la
ragione può immaginarsi veramente, ma in realtà può pensare
solo in collegamento con qualcosa di sostanziale. Infatti, ogni
rappresentazione dell’uomo, per quanto elevata possa essere, è
sostanziale, cioè legata alla sostanza. Inoltre, si deve sapere che non
c’è nessuna sostanza senza forma. Una sostanza senza forma
equivale a nulla, poiché di essa, nulla può essere dichiarato, Un
soggetto senza verbo è un’assurdità. Queste osservazioni
filosofiche sono state citate per mostrare che due coniugi che vivono nel vero amore coniugale sono di fatto forme del
matrimonio del bene e del vero, ossia dell’amore e della sapienza.
67. Poiché i tipi
di amori naturali provengono dall’amore spirituale, quello spirituale
proviene invece dall’amore celeste; per questo motivo si dice che l’amore coniugale è il
fondamento di tutti gli amori celesti e spirituali, e di conseguenza anche di
tutti i tipi di amori naturali. I tipi di amori naturali si riferiscono
all’amore di se stessi e all’amore per il mondo; quello spirituale
all’amore per il prossimo, e quello celeste all’amore per il
Signore. A causa di questi riferimenti dei differenti tipi di amori, si rileva
anche in quale ordine essi seguono l’uno dopo l’altro e in quale
ordine stanno presso l’uomo. Se seguono il nominato ordine, allora i tipi
di amori naturali dell’uomo vivono da quelli spirituali, questi ancora
dai celestiali, e tutti insieme dal Signore, dal quale hanno origine.
68. (6) In questo amore sono
contenute tutte le gioie e le delizie, dalle prime fino alle ultime.
[1] Tutto quello che l’uomo
percepisce come piacevole, dipende dal suo amore che vi si manifesta, anzi da
ciò, esiste e vive. È noto che le percezioni piacevoli aumentano
nella stessa misura in cui toccano l’amore, ovvero, quanto più le
impressioni (incidentes
affectiones) percepite
toccano l’amore dominante. Poiché l’amore coniugale è l’amore fondamentale di
tutti i buoni tipi d’amore impiantati in ogni particolare nell’uomo
com’è stato mostrato qui sopra, allora le sue impressioni
piacevoli superano quelle di tutti gli altri generi d’amore e le colmano
anche, e dove queste impressioni esistono, sono munite con sensazioni di
piacere, perché ampliano il più intimo dell’animo allo
stesso tempo con il più intimo del corpo, proprio come l’amabile
venatura di una sorgente che la sgorga e la schiude.
[2] Quando è
stato detto che in questo amore sono contenute tutte le delizie dalla prima
fino all’ultima, è perché la sua utilità supera
quella di tutti gli altri tipi di amori. Questo impiego è la
propagazione della specie umana e, di conseguenza, quella del Cielo angelico. E
poiché questo impiego è lo scopo finale di tutti gli scopi finali
della Creazione, in questo amore devono essere contenute tutte le beatitudini,
tutte le gioie, le dolcezze, le grazie e i godimenti che il Signore e Creatore
poteva dare all’uomo. Le sensazioni piacevoli sono conseguenze degli
impieghi e sono poste nell’uomo secondo l’amore dell’impiego.
Questo si mostra nelle gioie che ci vengono trasmesse dagli occhi e orecchi,
dall’olfatto, dal gusto e dal tatto. Ognuno di questi cinque sensi ha i
suoi piaceri con delle variazioni secondo i suoi impieghi particolari.
Perché, allora, non anche il senso dell’amore coniugale, il cui impiego è la totalità di
tutti gli altri impieghi?
69. Io so che pochi
riconosceranno che tutte le gioie e tutte le delizie, dalla prima fino
all’ultima, sono concentrate nell’amore coniugale. Oggigiorno, infatti, l’amore coniugale
è così raro che, come è stato esposto e mostrato prima al
n. 58, niente si sa sulla sua essenza, anzi nemmeno che esiste realmente.
All’infuori del vero amore coniugale le nominate gioie e delizie non si
trovano, e poiché ora questo amore è diventato così raro
sulla Terra, la sua suprema beatitudine può essere descritta solo dalla
bocca degli angeli, perché essi vivono in questo amore. Gli angeli mi
dissero che le gioie più intime di questo amore sono di natura animica,
nella quale dal Signore fluisce dapprima il matrimonio dell’amore e della
sapienza, ovvero del bene e del vero. Queste sono impercettibili e perciò
inesprimibili, perché sono al tempo stesso delizie della pace e
dell’innocenza. Solo nella discesa diventano percettibili sempre
più nelle regioni più elevate della mente come beatitudini, e
nelle parti sottostanti come stati di felicità, da lì nel petto
come delizie, e dal petto si riversano in ogni singola parte del corpo. Alla
fine si uniscono alla delizia delle delizie. – Gli angeli riferirono cose
meravigliose a questo riguardo. Tra le altre cose, dissero che la
varietà di queste delizie sono infinite e anche eterne nell’anima
dei coniugi, e da lì nella loro mente e infine nel loro petto. Queste
delizie sarebbero accresciute negli uomini secondo la sapienza, e precisamente
perché rimangono eternamente nel fiore dei loro anni, e per loro non
c’è beatitudine più grande che diventare sempre più
saggi. Di più, su queste delizie riferite dagli angeli, si trova nei
‘fatti memorabili’ in appendice ai capitoli seguenti.
70. (7) Nessuno
raggiunge questo amore e può rimanere in esso, salvo quelli che si rivolgono al
Signore, che amano le verità della Chiesa e fanno il bene conseguente.
Si dice
che nessuno raggiunge questo amore, se non ci si rivolge al Signore,
perché il matrimonio monogamo[42],
il matrimonio di un uomo con una donna, corrisponde al matrimonio del Signore
con la Chiesa, e perché la sua origine è il matrimonio del bene e
del vero, come è stato esposto sopra ai n. 60 e 62. Questo non
può essere ancora pienamente spiegato, perché questi due
arcani devono essere trattati separatamente, cosa che sarà fatta nelle
sezioni seguenti, di cui uno sull’origine dell’amore coniugale
secondo il matrimonio del bene e del vero, l’altro invece sul matrimonio
del Signore con la Chiesa insieme alla sua rispondenza. Ne consegue quindi che
nell’uomo l’amore coniugale dipende dallo stato della Chiesa in
lui.
71. [1] In effetti,
nessuno può essere nel vero amore
coniugale se non colui che lo riceve in sé dal Signore, quindi
nessuno, se non si rivolge direttamente a Lui e, attraverso di Lui, vive una
vita della Chiesa, poiché questo amore, nella sua origine e nella sua
rispondenza è celeste, spirituale, santo, puro e più genuino di
tutti gli altri tipi di amore che si trovano presso gli angeli nel Cielo e
presso gli uomini nella Chiesa. Questo è stato mostrato al n. 64.
Tuttavia queste caratteristiche si possono trovare solo presso qualcuno che
è stato unito dal Signore e da Lui associato agli angeli nel Cielo.
Uomini di questa specie fuggono tutti i tipi di amori al di fuori del
matrimonio, cioè qualunque unione con altre diverse dalla propria moglie
o dal proprio marito, come fuggirebbero la rovina dell’anima e le
seduzioni dell’inferno. A seconda di come i coniugi nella loro
volontà fuggono anche le voglie e le intenzioni che ne derivano, questo
amore presso di loro viene purificato e, un po’ alla volta, diventa
spirituale, dapprima già mentre vivono sulla Terra, e dopo nel Cielo.
[2] Inoltre, né
presso gli uomini né presso gli angeli un amore può diventare
completamente puro, quindi neanche questo tipo di amore. Ma poiché il Signore
guarda innanzitutto la disposizione della volontà, l’uomo, nella
misura in cui si sforza e persevera in questo, viene introdotto nella purezza e
nella santità del vero amore coniugale. Perciò, nessuno
può giungere nell’amore
coniugale spirituale, se non
quelli che sono guidati dal Signore, perché il Cielo è in questo
amore. L’uomo naturale che deduce il piacere dell’amore coniugale
soltanto dal sensuale, non può avvicinarsi né al Cielo, né
a un angelo, tanto meno a uomo nel quale c’è il vero amore coniugale.
Come è stato affermato ai numeri 65 e 67, questo è il
fondamentale amore di tutte le specie di amori celesti e spirituali.
[3] Attraverso molte
esperienze questo fatto è diventato una certezza per me. Nel mondo
spirituale io ho visto degli spiriti demoniaci, preparati per l’inferno,
che volevano avvicinarsi a un angelo che si dilettava con la sua sposa. Ma non
appena giungevano vicini, divenivano già da lontano come delle furie, e
cercavano spelonche e fosse per precipitarvi dentro a trovare rifugio.
Già da quanto è stato detto nelle avvertenze preliminari nel n.
10, si può concludere che gli spiriti maligni amano ciò che
è in accordo con le loro inclinazioni, per quanto impure possano essere.
Perciò provano avversione davanti a uno spirito celeste che incarna la
purezza e sta in contraddizione alla sua inclinazione.
72. Nessuno ottiene
questo amore e nessuno può essere in questo se non ama le verità
della Chiesa e compie il bene in esse contenute, perché nessun altro
viene accolto dal Signore. Solo questi è in unione con Lui e quindi
può essere conservato da Lui in questo amore. Due cose stabiliscono la
Chiesa e quindi il Cielo presso l’uomo: il vero della fede e il bene
della vita. Il vero della fede opera la presenza del Signore, e il bene della vita,
secondo le verità della fede, opera l’unione con Lui; il che
significa, erigere la Chiesa e il Cielo presso l’uomo. Il vero della fede opera la presenza del
Signore perché appartiene alla Luce, e la Luce spirituale non è
altro che il vero della fede stessa. Il bene
della vita opera l’unione col Signore perché appartiene al
calore, e il calore spirituale non è altro che amore e il bene della
vita appartiene all’amore. È noto che ogni luce, anche nella
stagione invernale, opera la presenza;
la luce insieme al calore opera invece l’unione.
Giardini e aiuole di fiori possono essere visti in qualsiasi luce, ma
fioriscono e portano frutti solo quando il calore si unisce alla luce. Da
queste cose si può concludere che il Signore dà in dono il vero
amore coniugale solo a coloro che conoscono e operano le verità della
Chiesa, ma non a coloro che solo sanno, ma non fanno.
73. (8) Presso gli antichi
che vivevano nell’età dell’oro, dell’argento e del
bronzo, esso era il sommo dell’amore, poi a poco a poco andò scomparendo.
[1] Storicamente non è
documentato che presso gli antichi l'amore coniugale nelle cosiddette epoche
sia stato il massimo di tutti i tipi di amore (Amor amorum), perché di loro non abbiamo testimonianze
scritte. Quello che è ancora esistente degli scritti antichi proviene da
autori di un’epoca successiva. Essi parlano degli antichi popoli e
descrivono la purezza e l’integrità della loro vita, come anche
della lenta decadenza di queste virtù. Similmente, descrivono come decaddero le ere,
da quella dell'oro a quella del ferro. Quest'ultima, quella del ferro, che
è iniziata con quegli autori, la si può riconoscere in certo qual
modo dalle storie della vita di alcuni re, giudici e saggi, i cosiddetti
sofisti[43]. Nel profeta Daniele si trova la profezia
che questa era non avrà la consistenza del ferro, ma sarà come
ferro mescolato con argilla, che non fanno presa tra loro.
[2] Poiché le
cosiddette età dell’oro, dell’argento e del bronzo si
trovano prima del tempo dell’introduzione della scrittura, così
che una conoscenza dei loro matrimoni fatti sulla Terra non ci poteva essere,
è piaciuto al Signore rivelare a me sulla via spirituale una tale
conoscenza. A questo scopo Egli mi ha introdotto nel Cielo dove si trovano le
loro dimore, affinché potessi sentire lì, dalle loro bocche,
qualcosa sulla natura dei matrimoni nelle loro epoche sulla Terra;
poiché tutti gli uomini che sono trapassati dal mondo naturale
dall’inizio della creazione, si trovano nel mondo spirituale, e sono,
riguardo al loro amore, tali e quali erano, e rimangono anche
nell’eternità. Ora, poiché queste cose sono meritevoli di
essere conosciute e raccontate, e poiché confermano la santità
del matrimonio, voglio farle conoscere al pubblico così come mi sono
state mostrate in spirito desto e successivamente richiamate alla memoria da un
angelo, e da me sono state messe giù per iscritto. E poiché gli
scritti come le altre aggiunte provengono dal mondo spirituale secondo i
singoli capitoli del trattato, ho voluto ordinarli secondo la progressione
delle epoche in sei fatti memorabili (secundum
Progressiones Aetatum).
74. Questi sei fatti
memorabili riguardano l’amore
coniugale proveniente dal mondo spirituale, e rivelano la sua natura nelle
prime e nelle successive epoche fino ai tempi odierni. Da questi fatti ne
consegue che quest’amore è gradualmente deviato dalla sua
santità e purezza, e alla fine prese un carattere perverso (usque dum factus est scortatorius), ma
anche che esiste ancora speranza per
il ripristino della sua primordiale o antica santità.
*
75. Il primo fatto
memorabile:
[1] Un giorno, mentre
meditavo sull’amore coniugale, fui
colto dal desiderio di conoscere quale carattere avesse questo amore presso gli
uomini dell’età dell’oro, ma anche, come esso era presso
coloro che vissero nelle epoche delle cosiddette età
dell’argento, del bronzo, e del ferro[44]. Poiché
sapevo che tutti coloro che avevano fatto un buon cammino di vita sono nel
Cielo, allora pregai il Signore affinché mi fosse concesso di parlare
con loro ed essere istruito al riguardo. Ed ecco, un angelo stava
presso di me e disse: “Sono stato
inviato dal Signore per essere tua guida e compagno. Per primo ti
condurrò e ti accompagnerò presso coloro che sono vissuti nella
prima epoca, la cosiddetta età dell’oro. La via che vi conduce non è semplice. Essa conduce attraverso
una foresta tenebrosa che nessuno può attraversare senza una guida
offerta dal Signore».
[2] Io ero nello spirito
e mi preparai per il viaggio. Rivolgemmo lo sguardo verso Oriente. Durante il
viaggio vidi una montagna la cui altezza si innalzava oltre le nuvole.
Attraversammo un grande deserto ed entrammo nella foresta di cui l’angelo
mi aveva accennato prima, che era formata da alberi di diverse specie il cui
ammassamento produceva una grande oscurità. Era attraversata da parecchi
angusti sentieri. L’angelo disse che erano tante vie tortuose che
conducevano fuori strada, e se gli occhi non fossero stati aperti dal Signore
affinché fossero visibili gli ulivi avvolti dai viticci della vite e non
avesse diretto i suoi passi da un ulivo all’altro, il viaggiatore si
sarebbe imbattuto nelle regioni dell’inferno che sono da queste parti,
essendo la foresta
disposta in modo tale da sbarrare il passaggio verso la montagna sulla quale
non dimorava nessun altro popolo che il primordiale.
[3] Quando entrammo
nella foresta, i nostri occhi furono aperti e vedemmo qui e là degli
alberi di ulivi circondati da vigneti, ai quali pendevano grappoli d’uva
di colore azzurro. Gli alberi di ulivo formavano cerchi ininterrotti, in modo
che era possibile percorrere il sentiero tracciato da questi, finché
alla fine scorgemmo un boschetto di alti cedri sui quali erano accovacciate
parecchie aquile. Quando l’angelo le vide, disse: «Ora non siamo più lontani dalla vetta».
‒ Proseguimmo, ed ecco, dietro il boschetto trovammo un campo a forma di
cerchio sul quale pascolavano pecore e agnelli, le forme rappresentative dello
stato d’innocenza e di pace degli abitanti della montagna. Una volta
oltrepassato il campo, ecco apparire a perdita d’occhio una miriade di
tende davanti e di lato. ‒ L’angelo disse: «Ora siamo nel campo, qui sono le legioni del
Signore Jehova. Così definiscono se stessi e le loro dimore. Queste
genti antichissime usavano dimorare nelle tende quando vivevano nel mondo, e
quindi lo fanno anche adesso. Ma prendiamo la via verso mezzogiorno dove
dimorano i più savi tra loro, in modo che si possa incontrare qualcuno
con cui intrattenerci».
[4] Per strada scorsi da
lontano tre giovinetti e tre fanciulle seduti all’ingresso di una tenda,
ma quando fummo più vicini ci apparvero come uomini e donne di mezza
età. L’angelo spiegò: «Tutti gli abitanti di questa montagna appaiono da lontano come
fanciulli, perché sono nello stato d’innocenza, poiché
l’infanzia è l’immagine dell’innocenza».
– Nel vederci, gli uomini corsero verso di noi e chiesero: “Di dove siete? Come siete giunti fin qui?
Secondo il vostro aspetto, voi non siete della nostra montagna”.
– L’angelo spiegò loro tutto e riferì del nostro
permesso di attraversare la foresta e il motivo della nostra venuta. Dopo che
ebbero sentito questo, uno dei tre uomini ci invitò e ci guidò
nella sua tenda. Egli indossava una sopravveste color giacinto e una sottoveste
di lana bianca. La sua donna indossava una veste color porpora, e sotto un
indumento di bisso ricamato.
[5] Poiché nei
miei pensieri c’era il desiderio di conoscere il matrimonio degli
antichi, guardai ora il marito ora sua moglie, percependo nei loro volti
l’unità delle loro anime. Perciò osservai: “Voi due
siete uno!”. – L’uomo rispose: “Noi lo siamo di fatto. La sua vita è in me e la mia in
lei. Siamo due corpi, ma una sola anima. Tra noi esiste un’armonia come
quella che esiste nel petto tra le due parti, denominati cuore e polmoni. Lei
è il mio cuore ed io sono i suoi polmoni, ma poiché sotto il
cuore noi comprendiamo l’amore e sotto i polmoni la sapienza, così
lei è l’amore della mia sapienza ed io sono la sapienza del suo
amore. Perciò il suo amore riveste dall’esteriore la mia sapienza,
e la mia sapienza riveste dall’interiore il suo amore. Da qui deriva
l’apparenza da te notata dell’unità animica nei nostri
volti”.
[6] Ora domandai di
nuovo: “Se una tale unità esiste, puoi tu guardare anche
un’altra donna che non è la tua?” ‒ A questo, egli
rispose: “Lo posso, ma
poiché mia moglie è unita alla mia anima, noi due la guardiamo
insieme, e quindi non può penetrare il più piccolo desiderio.
Quando guardo le mogli degli altri, le guardo attraverso mia moglie, la sola
che amo, e poiché lei può percepire tutte le mie inclinazioni,
lei guida i miei pensieri come una mediatrice, ne allontana ogni cosa separante
(abstrahit omne discors) ed infonde allo stesso tempo ribrezzo
davanti a ogni impudicizia. Perciò qui ci è impossibile guardare
con desiderio la moglie di qualcun altro, come è impossibile guardare
dalle tenebre del tartaro[45] la luce del nostro Cielo. Perciò
presso di noi non vi è nessuna idea nel pensiero, per non parlare di
alcuna parola esprimibile per le seduzioni dell’amore meretricio”.
– In effetti egli non poté pronunciare la parola ‘meretricio’, perché si
opponeva alla castità del loro Cielo. Il mio angelo guida prese di nuovo
la parola e disse: “Ora ascolta il
linguaggio degli angeli di questo Cielo, esso è il linguaggio della
sapienza, perché sorge dalle cause».
[7] Allora mi guardai
intorno e vidi come la loro tenda era, per così dire, ricoperta
d’oro, Dopo averne chiesto la causa, egli rispose: “Questo viene dalla luce fiammeggiante che splende, ed è
come l’oro, e cade sulla nostra tenda mentre ci intratteniamo
sull’amore coniugale. Ciò perché il calore del nostro sole,
che nella sua essenza è amore, con il suo splendore dorato si dispiega e
colora la luce che, nella sua essenza, è sapienza. Ciò accade
perché l’amore coniugale nella sua origine è come un gioco
tra sapienza e amore, poiché l’uomo è nato come incarnazione
della sapienza (ut sit sapientia), mentre la donna come incarnazione
dell’amore per la sapienza dell’uomo (ut sit amor sapientiae viri).
In questo sta l’origine delle delizie di questo gioco nell’amore
coniugale, e le delizie scorrenti da questo tra noi e le nostre mogli. Migliaia
di anni di esperienze ci hanno fatto vedere chiaramente che queste delizie, per
quanto riguarda la loro pienezza, intensità e vigore, sono più
splendide e meravigliose nella misura in cui adoriamo il Signore Jehova in noi,
perché da Lui fluisce questa unione celeste, ovvero il matrimonio
celeste dell’amore e della sapienza”.
[8] Non appena ebbe
pronunciato questo, vidi una grande luce sulla collina in mezzo alla tendopoli,
e quando chiesi da dove venisse, egli rispose: “Dal
Tabernacolo del nostro culto”. – Gli chiesi se potevo avvicinarmi, al che rispose di sì. Andai
quindi lì e osservai la tenda dall’esterno e dall’interno.
Era molto simile alla descrizione del Tabernacolo che fu eretto per i figli di
Israele nel deserto, e il suo modello era stato mostrato a Mosè sul
Monte Sinai [Es. 25,40 / 26:30]. – Alla mia domanda su cosa ci fosse
all’interno del tempio da cui procedeva una così grande luce, egli
rispose: “Una tavoletta su cui vi
è l’iscrizione ‘Il
patto tra Jehova e il Cielo’!”, e non aggiunse altro.
[9] Mentre ci
accingevamo ad andarcene, domandai ancora se qualcuno di loro nel mondo
naturale avesse vissuto con più di una donna. – La risposta, che riporto, fu che non
ne conoscevano nessuno. Dissero: “Poiché
noi non potevamo nemmeno pensarne diverse! Alcuni che avevano avuto tali
pensieri, ci riferirono che nell'istante in cui l’avevano fatto, gli
stati delle beatitudini celesti nelle loro anime si erano ritirati dal loro
intimo fino alle estremità dei loro corpi, fin giù alle unghie
dei piedi, e con ciò, allo stesso tempo, anche le proprietà
notevoli della loro virilità. Quando comprendemmo questo, essi furono
anche espulsi dalle nostre regioni”. – Dopo
queste parole, l’uomo corse nella sua tenda, ritornò con un
melograno pieno di semi d’oro, e me lo donò. Io lo presi come
segno che eravamo stati presso quelli uomini che erano vissuti
nell’età dell’oro. Con il saluto della pace ci allontanammo
e ritornammo a casa.
*
76. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Il giorno seguente
mi apparve di nuovo l’angelo e disse: «Vuoi che ti guidi e ti accompagni dai popoli che hanno vissuto
nell’età dell’argento, affinché sentiamo da loro
qualcosa sui matrimoni della loro epoca?». E nello stesso tempo
aggiunse che ci si poteva accostare a loro solo sotto la guida del Signore.
– Come prima, anche adesso ero nuovamente in spirito e fui accompagnato
dalla mia guida. Prima arrivammo a una collina al confine tra Oriente e
Mezzogiorno. Quando fummo sulla sua cima l’angelo mi mostrò un
vasto territorio. In lontananza vedemmo qualcosa come l’innalzarsi di una
montagna. Tra questa e la nostra collina si estendeva una valle, al di
là della quale c’era una pianura dalla quale si levava dolcemente
un’altura. Scendemmo la collina per attraversare la valle. Di lato
vedevamo statue di legno e di pietra. Esse rappresentavano tutti i tipi di
animali, uccelli e pesci. – Quando chiesi all’angelo se questi
fossero immagini di idoli, egli rispose: «No, assolutamente no! Essi
sono simboli che rappresentano in immagine tutte le possibili virtù e
verità spirituali. Presso i popoli di questa epoca era conosciuta la
scienza delle rispondenze, e poiché ogni uomo, ogni animale, ogni uccello e
pesce corrisponde ad una qualche caratteristica, ogni statua rappresenta una
particolare virtù o verità, mentre diverse insieme rappresentano
la virtù o la verità stessa nella loro forma generale e nella
loro ampiezza. Si tratta di ciò che s’indicava in Egitto come
geroglifici segreti».
[2] Dopo aver attraversato
la valle, giungemmo nella pianura, dove si scorgevano cavalli e carri. I
cavalli portavano differenti bordature al collo e avevano la cavezza, e i carri
avevano differenti forme, alcuni formati come aquile, altri come cervi con le
corna o con un solo corno, inoltre trascinavano anche carri da carico.
Tutt’intorno ai lati c’erano le stalle. Ma mentre ci avvicinavamo,
cavalli e carri scomparvero. Al loro posto scorgemmo degli uomini che
passeggiavano a due a due e parlavano e conversavano l’un l’altro.
– L’angelo mi spiegò: “Ciò che vedevamo da lontano come cavalli, carri e stalle, erano
apparizioni (apparentiae) del discernimento razionale degli uomini di
quest’epoca. Il cavallo, in base alla rispondenza, indica la comprensione
del vero, il carro la dottrina corrispondente, e le stalle s’intendono
gli insegnamenti. Tu sai che in questo mondo appare tutto in base alle sue
rispondenze”.
[3] Proseguimmo e
salimmo su per un lungo dolce pendio. Alla fine scorgemmo una città ed
entrammo in essa. Mentre attraversavamo strade e piazze osservammo le case.
Esse consistevano esclusivamente di palazzi, ai quali vi si adduceva tramite
gradini di alabastro, incorniciati da colonne di diaspro. Vedemmo anche un
tempio costruito in pietra preziosa di color zaffiro e lapislazzuli[46].
– L’angelo mi disse: «Essi hanno case di
pietra perché le pietre comuni significano le verità naturali,
quelle preziose le verità spirituali. Tutti gli uomini
nell’età dell’argento raggiunsero discernimento dalle
verità spirituale e anche da quelle naturali. Anche l’argento ha
un simile significato».
[4] Mentre andavamo in
giro per la città scorgemmo qui e là abitanti che andavano in
coppia, e poiché si trattava di coppie sposate, speravamo di essere invitati
da qualche parte; ma quando questo ci passò per la mente, fummo anche
chiamati da due nella loro casa. Salimmo ed entrammo. L’angelo, parlando
per conto mio, spiegò loro il motivo della nostra venuta in questo
Cielo; egli disse: «Siamo venuti
qui per ottenere chiarimenti sui matrimoni presso gli antichi ai quali voi
appartenete». – Essi risposero: “Noi appartenevamo ai popoli asiatici. L’aspirazione della
nostra epoca aveva di mira la ricerca della verità, da cui abbiamo
tratto il discernimento. Era davvero un’aspirazione che scaturiva
dall’anima e dalla mente, invece i nostri sensi corporei si adoperavano a
raffigurare le verità attraverso le forme, poiché con la nostra
conoscenza della scienza delle rispondenze erano unite con le percezioni della nostra
mente, e con ciò ottenevamo discernimento”.
[5] Quando udimmo
questo, l’angelo chiese di riferire qualcosa sui matrimoni presso di
loro. Su questo, parlò il marito: “Vi
è una rispondenza tra il matrimonio spirituale, che è un
matrimonio del vero con il bene, e il matrimonio naturale, che è il
matrimonio dell’uomo con una donna. E poiché ci eravamo applicati
sullo studio delle rispondenze, abbiamo riconosciuto che la Chiesa con la sue
verità e il suo bene può essere esclusivamente presso coloro che
vivono nel vero amore coniugale con una donna. Ciò perché il
matrimonio del bene e del vero è la Chiesa presso l’uomo.
Perciò tutti quelli che vivono qui con noi dicono che il marito è
il vero e la moglie il bene, e che il bene non può amare
nessun’altra verità, e il vero nessun’altro bene che quello
che gli appartiene. Se uno amasse il bene di un altro, il matrimonio interiore
che costituisce la Chiesa nell’uomo, perirebbe e regredirebbe a un puro
matrimonio esteriore, con il quale non starebbe in rispondenza con la Chiesa,
ma con l’idolatria. Per questo motivo noi definiamo il matrimonio con una
moglie, come ‘un santuario’. Se presso di noi ci fosse un
matrimonio con più di una donna, allora lo chiameremmo un sacrilegio, un
crimine religioso”.
[6] Dopo queste parole
fummo introdotti nell’anticamera dove alle pareti si scorgevano
differenti opere d’arte e piccole statue in argento fuso. – Alla
mia domanda su cosa significassero queste cose, mi fu risposto: “Sono dipinti e rappresentazioni
simboliche delle differenti qualità, caratteristiche e gioie che
appartengono all’amore coniugale. Alcune rappresentano
l’unità delle anime, altre l’unione delle menti o la
concordia dei cuori o le delizie che scaturiscono da ciò”.
– Mentre contemplavamo queste cose, apparve alla parete qualcosa come un
arcobaleno consistente di tre colori: porpora, violetto, e un bianco
splendente. Nello stesso tempo notammo come il color purpureo passava nel color
violetto, e il bianco si scoloriva in un blu fiordaliso che scorreva attraverso
il violetto al color purpureo, per elevarlo come ad uno splendore
fiammeggiante.
[7] Il marito ora mi
domandò: “Comprendi tu
questo?”. – Io risposi: “Spiegamelo!”.
– Allora egli disse: “Il color purpureo, in base alla sua rispondenza, indica
l’amore coniugale della donna; il bianco splendente il discernimento
dell’uomo; il color violetto l’inizio dell’amore coniugale
nella percezione dell’uomo e della donna; il colore blu fiordaliso nel
quale il bianco splendente si scolorisce, indica l’amore coniugale come
si rappresenta poi nell’uomo. Questo colore scorre dal violetto al color
porpora elevandolo allo splendore fiammeggiante, perché rappresenta
l’amore coniugale che fluisce dall’uomo alla donna”. Queste
cose erano rappresentate alle pareti presso di loro, ma noi guardavamo con
occhi fissi gli arcobaleni rappresentati lì e riflettevamo
sull’amore coniugale e sulla sua reciproca, consecutiva e simultanea
unione. – A questo punto, io dissi: “Queste cose sono oggigiorno
più che mistiche, poiché formano gli arcani dell’amore
coniugale tra un marito e una moglie”. – Egli lo confermò e
aggiunse: “Per noi certamente non
sono arcani, e quindi non sono mistici”.
[8] A quel punto apparve
in lontananza un carro trainato da due cavalli bianchi. Vedendo ciò,
l’angelo disse: “Questo carro
è un segno per noi che dobbiamo andar via”. Scendemmo i
gradini, e il nostro ospite ci diede un tralcio con l’uva bianca che con
le sue foglie pendeva dalla vite; ed ecco, le foglie diventarono
d’argento. Le portammo con noi come segno che avevamo parlato con i
popoli dell’età dell’argento.
*
77. Il terzo fatto
memorabile:
[1] Il giorno seguente, l’angelo
guida e compagno venne ancora e disse: «Tieniti pronto per il viaggio. Vogliamo andare dagli abitanti nel Cielo
occidentale; lì dimorano quegli uomini che sulla Terra hanno vissuto
nella terza epoca, ovvero nell’età del bronzo. Le loro abitazioni
si estendono da Mezzogiorno oltre l’Occidente fino al Nord, ma non nel
Settentrione». – Quando fui pronto per il
viaggio, lo accompagnai, e calcammo il cosiddetto
Cielo del Meridione. Qui c’era una magnifica foresta di alberi di palme e
di alloro, che noi attraversammo. Precisamente al limite occidentale scorgemmo
all’improvviso dei giganti, il doppio delle dimensioni degli uomini
normali. Essi ci chiesero chi ci avesse dato il permesso di entrare nella
foresta, e l’angelo rispose: «L’Iddio
del Cielo». – Ora i giganti risposero: “Noi siamo i guardiani dell’antico
Cielo occidentale, potete passare!”
[2] Col proseguire
avanti da un punto d’osservazione, vedemmo una montagna che giungeva fino
alle nuvole. Tra il nostro punto di osservazione e la montagna si estendevano
case contadine su case contadine, in mezzo a queste si estendevano giardini,
boschetti e campi. Oltrepassammo la regione dei poderi rurali fino ai piedi
della montagna, che noi salimmo. Ma ecco, la cima non era una cima, ma una
pianura sulla quale c’era un’estesa, grande città. Tutte le
sue case erano costruite in legno di alberi resinosi e i tetti di assi. Io
chiesi all’angelo perché qui le case fossero di legno. – Mi
rispose: «Perché il legno
significa il bene naturale nel quale vivevano gli uomini della terza epoca
della Terra; e siccome anche il bronzo indica il bene naturale, la loro epoca
fu chiamata dagli antichi ‘età del bronzo’. Qui ci sono
anche edifici sacri costruiti con legno d’ulivo. Nel mezzo di questi
edifici si trova il santuario con un’arca, nella quale c’è
la Parola data agli abitanti dell’Asia, prima di quella data agli
israeliti. I libri storici di questa Parola sono chiamati ‘Le guerre di Jehova’, e i libri
profetici ‘I proverbi’.
Entrambi citati da Mosè, e precisamente nel quarto libro [dei Numeri]
21,14-15 / 21,27-30. Questa Parola al giorno d’oggi è andata
perduta nei paesi dell’Asia e si conserva solo nella Gran Tartaria[47]».
– Poi l’angelo mi condusse in uno tempio. Guardammo dentro e
vedemmo nel suo centro il nominato santuario risplendere nella più
abbagliante luce. Ma l’angelo disse: «Questa luce proviene dall’antica Parola asiatica, poiché
tutto il vero divino risplende nei Cieli».
[3] Dopo aver lasciato il tempio udimmo che nella città si era diffusa la notizia
che erano venuti due stranieri e si doveva chieder loro da dove venissero e
cosa cercassero lì. Dalla casa comune apparve un usciere del tribunale
che ci invitò a comparire dinanzi al giudizio. Alla domanda circa la
nostra provenienza e cosa cercavamo lì, rispondemmo: “Abbiamo
attraversato la foresta di palme come sede dei giganti, i guardiani del vostro
Cielo, e infine la regione delle vostre case contadine. Da ciò potete
dedurre che non siamo venuti qui per potere proprio, bensì col permesso
dell’Iddio di tutti i Cieli. La domanda sui vostri matrimoni ci ha guidato
qui, vorremmo informarci su questi, se essi sono monogami o poligami”.
– Essi risposero: “Poligamia?
Non significa questa, prostituzione?”
[4] Ora i giudici
designarono un uomo savio per istruirci su questo argomento nella sua casa.
Lì, chiamò in primo luogo sua moglie, e poi disse: “Dai primi o più antichi uomini
noi abbiamo avuto delle regole sui matrimoni custodite presso di noi. Essi
vivevano nel vero amore coniugale, e quindi nel mondo anche più di altri
nella forza e nella capacità di questo amore. Adesso sono nel loro Cielo
che è ad Oriente, nelle condizioni più beate. Noi siamo i loro
discendenti e figli. Come nostri avi, essi ci hanno lasciato delle regole di
vita sul matrimonio, e tra queste, le seguenti: ‘Figlioli, se volete amare Dio e il prossimo ed essere savi e felici per
l’eternità, vi consigliamo di prendere in sposa una sola donna. Se vi
allontanate da questo comandamento, ogni amore celeste fuggirà da voi, e
con esso la sapienza interiore, e sarete ripudiati’. Questo comandamento dei nostri padri, noi come figli lo
abbiamo seguito, ed abbiamo sperimentato la sua verità. Nella misura in
cui uno ama solo sua moglie, diventa celeste e interiore; e nella misura in cui
non la ama, diventa naturale ed esteriore. Se poi ama solo se stesso e le sue
immagini fantasiose, egli è uno stolto e un folle. Per questo motivo in
questo Cielo noi viviamo con una sola donna, e per questo, tutti i confini del
nostro Cielo sono protetti da coloro che vivono di poligamia, quindi di
adulterio e depravazione.
[5] Se dovessero penetrare dei seguaci della
poligamia, verrebbero respinti nelle tenebre del Settentrione, gli adulteri
gettati nei fuochi dell’Occidente e i depravati nelle luci fatue del
Mezzogiorno”. – Alla mia
domanda su cosa ci fosse da comprendere sotto ‘tenebre del
Settentrione’, sotto ‘fuochi dell’Occidente’ e sotto
‘luci fatue del Mezzogiorno’ egli rispose: “Le tenebre del Settentrione sono le ottusità dello
spirito e l’ignoranza nelle cose della verità. I fuochi
dell’Occidente sono l’amore del male; e le luci fatue del
Mezzogiorno sono le falsificazioni della verità. Queste sono
prostituzioni spirituali”.
[6] Poi continuò:
“Seguitemi nella nostra stanza del
tesoro”. Lì ci mostrò gli scritti dei tempi più
antichi e ci spiegò che erano scritti su tavolette di legno o di pietra,
più tardi su corteccia di albero levigata, mentre gli scritti della
seconda epoca erano scritti su pelli di animali. Poi portò una pergamena
sulla quale dalle tavole di pietra erano state copiate le regole degli uomini
più antichi, tra cui anche il comandamento sui matrimoni.
[7] Dopo aver
contemplato queste e altre cose notevoli, risalenti all’antichità,
l’angelo disse: «È
tempo di andarcene». – Il nostro ospite uscì in giardino,
raccolse da un albero alcuni ramoscelli con frutti e foglie, li legò
insieme e ce li porse con le parole: “Questi
rametti sono di un albero che cresce solo qui ed è una specialità
del nostro Cielo. Il suo succo diffonde un profumo balsamico”.
– Accettammo il mazzetto e scendemmo giù per una via non
sorvegliata, parallela all’Occidente. Ed ecco, i ramoscelli si
trasformarono in bronzo splendente, mentre le estremità superiori in
oro. Un segno che eravamo stati presso il popolo della terza epoca che deve il
suo nome al rame, oppure al bronzo.
*
78. Il quarto fatto
memorabile:
[1] Dopo due giorni
l’angelo mi parlò di nuovo: «Percorriamo completamente il ciclo delle epoche; manca ancora
l’ultima che è chiamata età del ferro. Il popolo di questa
epoca vive nel Settentrione. Il suo territorio si estende fin nella regione
dell’Occidente. Questo popolo consiste di tutti gli antichi abitanti
dell’Asia cui era stata data l’antica Parola, e il suo culto
derivava da questa. In altre parole essi vissero ancor prima dell’arrivo
del nostro Signore sulla Terra. Ciò risulta anche dagli scritti degli
antichi in cui le epoche erano così chiamate. Queste epoche sono anche
indicate dalla statua apparsa a Nabucodonosor, la cui testa era d’oro, il
petto e le braccia erano d’argento, il ventre e i lombi di bronzo, le
gambe di ferro, e i piedi consistevano di un miscuglio di ferro e di argilla»
[Daniele 2,32-33].
[2] Queste spiegazioni
me le diede l’angelo l’ungo la via, ma questa era formata e
predisposta dai cambiamenti di stato che furono provocati nelle nostre menti
secondo il modo di pensare degli abitanti presso i quali passavamo. Gli spazi,
e quindi anche le distanze, nel mondo spirituale sono esistenti solo in
apparenza (sunt apparentiae) e
corrispondono ai differenti stati della mente. Quando alzammo gli occhi, ecco
che ci trovammo in una foresta di faggi, castagni e querce, e come ci guardammo
intorno scorgemmo alla nostra sinistra degli orsi e alla destra dei leopardi.
– Io mi meravigliai di questo, allora l’angelo disse: «Non sono orsi né leopardi,
bensì uomini che servono gli abitanti del Settentrione come loro
guardiani. Con gli orifizi nasali fiutano le sfere vitali dei passeggeri, e si
gettano addosso su tutti coloro il cui essere è spirituale; ciò
perché qui gli abitanti sono naturali. Chi legge la Parola senza
attingere da questa nessun insegnamento, appare da lontano come un orso, e chi
dalla Parola fonda il falso, appare come un leopardo». Quando essi ci
videro, si voltarono e ci fecero passare.
[3] Dietro la foresta apparvero in un primo momento dei cespugli e
degli arbusti, poi campi ricoperti di erba suddivisi
in aiuole e recintate con alberi di bosso[48].
Dopo di ciò, la regione si abbassava obliquamente in una valle, in cui
sorgevano numerose città. Ne attraversammo diverse ed entrammo poi in
una delle più grandi. Le strade, come anche le case, erano disposte in
modo irregolare; si trattava di edifici costruiti in mattoni intercalati con
travi e intonacati. Nelle piazze principali vi erano templi di pietra calcarea
squadrata, la sottostruttura stava sotto, la sovrastruttura sopra il terreno.
Scendemmo giù per tre gradini in uno di questi templi . Intorno alle
pareti scorgemmo opere di scultura di vario genere, così come una massa
di popolo che stava davanti sulle ginocchia e le adorava. Nel mezzo si trovava
qualcosa come un complesso corale, dal quale il nume tutelare di questa
città sporgeva fuori con la testa. Uscendo da lì l’angelo mi
spiegò che tali idoli presso gli antichi che vissero
nell’età dell’argento e di cui si è parlato sopra,
erano simboli di verità spirituali, ma quando poi la scienza delle
rispondenze scomparve e sbiadì dalla memoria degli uomini, queste opere
di scultura furono dapprima fatte oggetti di culto, e successivamente venerate
come divinità. Così nacque l’idolatria.
[4] Poi fuori dal tempio
osservammo gli uomini, e più precisamente il loro aspetto. Il colore del
loro volto era bluastro e somigliava all’acciaio. Erano vestiti come dei
commedianti con sciarpe che pendevano intorno ai lombi ad una stretta tunica
aderente al petto. Sul capo portavano cappelli da marinaio con larghe orlature.
L’angelo disse: «Questo
è abbastanza! Ora vogliamo farci istruire sui matrimoni dei popoli di
quest’epoca». – Entrammo nella casa di un dignitario, al
quale si vedeva sulla testa un cappello a forma di torre. Egli ci accolse
benevolo e disse: “Avvicinatevi,
così che ci possiamo intrattenere”. – Così
andammo nel vestibolo e ci sedemmo insieme. Io lo interrogai sui matrimoni di
questa città e della regione. Egli rispose: “Noi qui non viviamo con una sola moglie, ma alcuni di noi con
due o anche tre, altri perfino con un numero maggiore. L’alternanza,
l’obbedienza e l’onore, dimostrati a noi come segno di grandezza,
ci rallegra. Tutto questo ci viene mostrato dalle donne, presupposto che siano
più di una. Se fosse una sola, rimpiangeremmo la piacevolezza della
varietà, e dalla monotonia sorgerebbe disgusto, e invece dell’insinuante
obbedienza dominerebbe molesta parità, e invece di una dominazione
felicitante subentrerebbe all’onore il molesto litigio per la supremazia.
E del resto, cos’è la donna? Non è nata per essere
sottoposta alla volontà dell’uomo e per servirlo, ma non per dominarlo?
Quindi ogni marito è presso di noi qualcosa come una potestà
regale. E poiché questa appartiene al nostro amore, è anche la
beatitudine della nostra vita”.
[5] A questo punto io domandai: “Dov’è poi l’amore coniugale che
unisce due anime, unisce le menti e rende l’uomo felice? Questo amore non
può essere diviso, altrimenti diventa concupiscenza[49]
che alla fine si raffredda e cessa di esistere”. – A questo, egli
rispose: “Non capisco quello che
dici. Cos’altro potrebbe rendere felice l’uomo, se non la competizione
delle donne per l’onore di essere preferite da parte del loro
marito?”. – Quando ebbe espresso questo, l’uomo
andò nella stanza delle donne, vi aprì due porte e un puzzo
fluì fuori, come qualcosa di osceno, come quello degli escrementi,
perché l’amore poligamo è, al tempo stesso, coniugale e
meretricio[50].
Io perciò mi alzai, chiusi le porte e dissi: “Come potete esistere nel vostro territorio, dal momento che proprio non avete
nessun vero amore coniugale, e inoltre gli idoli sono soggetto della vostra
adorazione?”
[6] La sua risposta fu: “Per quanto riguarda l’amore coniugale, noi siamo
così infervorati delle nostre donne, che non permettiamo a nessuno di
entrare nelle nostre case che solo nel vestibolo. Dove c’è
gelosia, là c’è anche amore. Per quanto riguarda gli idoli,
assolutamente non li adoriamo, solo non possiamo pensare all’Iddio
dell’Universo senza avere davanti agli occhi delle forme, perché
non riusciamo a elevare i nostri pensieri oltre il sensuale del corpo, soprattutto
non i pensieri riguardanti Dio oltre le Sue immagini visibili”.
– A questo punto sollevai la domanda:
“Non hanno i vostri idoli, forme differenti? Come possono essi provocare
il concetto di un unico Dio?”. – La risposta fu: “Per noi questo è un po’
mistico. Qualcosa del culto di Dio è nascosto in ogni forma”.
– Continuai io: “Allora voi siete puramente corporei, sensuali, e
non avete né amore per Dio né amore coniugale nel quale ci
sarebbe qualcosa di spirituale, e tuttavia questo duplice amore, allo stesso
tempo, forma l’uomo e lo rende da sensuale a celestiale”.
[7] Appena ebbi
pronunciato questo, apparve al di là della porta qualcosa come un lampo.
Alla mia domanda cosa dovesse significare, egli rispose: “Questi lampi sono un segno che il vecchio verrà da
Oriente. Egli ci istruirà su Dio, lo stesso che è Uno ed è
l’Onnipotente, il Primo e l’Ultimo. Inoltre ci ammonirà di
non adorare gli idoli, ma considerarli solo come attributi dei poteri (virtutum) che allo stesso tempo portano alla Sua adorazione (quae simul conformant
cultum Ipsius). Questo vecchio
è il nostro angelo che noi veneriamo e ascoltiamo. Egli viene da noi e
ci rialza quando cadiamo in un tenebroso servizio religioso, in seguito alle
nostre fantasie connesse alle immagini”.
[8] Dopo aver ascoltato
queste cose, lasciammo la casa e la città. Durante il cammino traemmo le
nostre conclusioni di ciò che avevamo visto in questi Cieli in merito al
percorso (circulo) e allo sviluppo dell’amore coniugale. Secondo il
percorso, questo era passato da Oriente a Mezzogiorno, dal Mezzogiorno
all’Occidente, e dall’Occidente al Settentrione. Secondo lo
sviluppo questo amore coniugale degradò allo stesso modo
dell’amore e del culto di Dio. Per ciò che riguarda questo
sviluppo, abbiamo trovato che in Oriente era celeste, a Mezzogiorno spirituale,
a Occidente naturale e a Settentrione sensuale, mentre l’amore e
l’adorazione di Dio diminuiva rispettivamente nella stessa misura. Da
ciò si trasse la conclusione che nella prima epoca questo amore era come
l’oro, nella seconda come l’argento, nella terza come il bronzo e
nella quarta come il ferro, finché alla fine si estinse del tutto. A
questo punto, però, parlò l’angelo, la mia guida e
compagno: «Tuttavia nutro la
speranza che il Signore, l’Iddio del Cielo, risveglierà di nuovo
questo amore, che è certamente capace di resuscitare».
*
79. Il quinto fatto
memorabile:
[1] E di nuovo mi
apparve l’angelo, la mia guida. per accompagnami agli antichi delle quattro
epoche, quella dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro.
Questa volta disse: «Se vuoi vedere
quella che è stata, e ancora è l’epoca succeduta alle
quattro epoche antiche, allora seguimi e la vedrai! Essi saranno gli uomini dei
quali Daniele ha profetizzato: ‘Dopo quei quattro sorgerà un regno
nel quale il ferro sarà mescolato con l’argilla. Essi si
mischieranno attraverso il seme dell’uomo, ma non si uniranno l’un
l’altro, come il ferro non si mescola con l’argilla’
[Dan. 2,41-43]». Poi l’angelo continuò: «Sotto il seme dell’uomo per mezzo del
quale il ferro e l’argilla deve mescolarsi, e tuttavia non si connettono,
è da comprendere la verità della Parola falsificata».
[2] Detto questo, lo
seguii. Per strada mi riferì quanto segue: «Questi uomini dimorano ai confini tra il Mezzogiorno e
l’Occidente, ma a grande distanza dagli uomini che vissero nelle prime
quattro epoche, e anche a grande distanza sotto». – Andammo
attraverso il Mezzogiorno in una regione confinante a Occidente. Oltre a
ciò attraversammo una foresta terrificante. In essa vi erano laghi dai
quali sporgevano fuori delle teste di coccodrilli che spalancavano le loro
ampie fauci piene di denti contro di noi. Tra questi laghi si vedevano cani
terribili, tra cui alcuni con tre teste come cerbero[51],
altri anche con due teste. Tutti avevano dei gozzi terribili e ci fissavano con
occhi truci (et trucibus oculis ...).
Quando giungemmo nella parte occidentale di questa regione, scorgemmo draghi e
leopardi come sono descritti nell’Apocalisse 12,03 e 13,02.
[3] L’angelo
disse: «Tutte queste terribili
bestie che hai visto, non sono bestie feroci, bensì rispondenze, quindi
forme rappresentative delle passioni di quegli esseri che noi visiteremo. Le
vere e proprie brame sono rappresentate dai terribili cani, la loro malvagia
astuzia e malizia dai coccodrilli, le loro falsità e cattive
inclinazioni che riguardano il servizio religioso, dai draghi e dai leopardi.
Tuttavia gli abitanti così prefigurati non dimorano qui nella foresta,
bensì dietro un grande deserto che si interpone tra loro e gli abitanti
delle epoche precedenti, per tenerli indietro e separarli completamente da
loro. Essi sono anche del tutto estranei e fondamentalmente diversi. Ben hanno
anche loro come i primi uomini la testa sul petto, il petto al di sopra dei
lombi e questi sui piedi. Nelle loro teste però non c’è
niente dell’oro, non argento nel petto, né bronzo nei lombi e
neppure qualcosa di puro ferro ai piedi. Piuttosto, nelle loro teste c’è
ferro mescolato con argilla, entrambi al petto mescolati con bronzo, ai lombi
entrambi mischiati con l’argento, e ai piedi mischiati con l’oro. A
causa di questo rovesciamento sono stati trasformati da uomini in sculture di
uomini, in cui nulla è connesso interiormente. Infatti, ciò che
era il più alto è divenuto il più basso, la testa è
diventata il calcagno, e viceversa. Visti dal Cielo appaiono come giocolieri,
con il corpo a testa in giù sostenendosi sui gomiti per avanzare, oppure
come animali rivoltati sulla schiena che stendono i piedi in aria, oppure con
la testa nel terreno e i piedi che guardano al Cielo”.
[4] Dopo aver
attraversato la foresta entrammo nel deserto, il che non era meno spaventoso.
Esso consisteva di ammassi di rocce con fosse nel mezzo, dalle quali
strisciavano serpenti d’acqua e vipere, e draghi si levavano in volo.
Tutto il deserto era in continua discesa, Discendemmo un lungo pendio e alla
fine giungemmo in una valle dove dimoravano gli appartenenti di
quell’epoca. Si videro casupole ampiamente sparse unite alla rifusa, e
sembravano formare una specie di città. Vi entrammo, ed ecco, le case
consistevano da tutte le parti di rami d’albero bruciacchiati, tenuti
insieme con il fango. I tetti erano di lamine nere, le strade irregolari,
all’inizio tutte strette, ma poi si ampliavano e alla fine diventavano
larghe. Lì si trovavano anche le piazze pubbliche, da cui si diramavano
altrettanti vicoli. Appena entrati nella città, divenne più buio
perché non si vedeva nessun cielo. Perciò alzammo lo sguardo in
alto e ci fu data luce, così che potevamo vedere. Ora chiesi ai passanti
che incontravamo: “Ma voi, riuscite a vedere qualcosa, dal momento che il
cielo sopra di voi non appare?”. – Essi risposero meravigliati: “Cosa dici tu? Certo che vediamo, e
per vero, chiaramente, poiché camminiamo nella luce!”. –
Quando l’angelo udì questo, si rivolse a me dicendo: «La tenebra è per loro luce, e la luce
tenebra, come agli uccelli notturni; infatti, essi guardano verso il basso e
non verso l’alto».
[5] Entrammo qui e
là in una delle casupole, dove scorgemmo sempre un solo uomo
con una donna. Alla nostra domanda se tutti nella loro casa vivessero con una
sola moglie, la loro risposta giunse come un sibilo[52]:
“Cosa? Con una sola donna?
Perché non domandate se viviamo con una sola prostituta? È forse
la donna qualcosa d’altro che una prostituta? In seguito alle nostre
leggi, certamente non si può avere relazione con più di una
donna. Tuttavia non riteniamo indecente e sconveniente aver relazioni con
più di una, solamente che deve avvenire fuori della casa. Tra di noi ci
vantiamo di questo e ci rallegriamo della nostra libertà e della nostra
lussuria, perfino più di coloro che vivono nella poligamia,
poiché a noi si nega di avere più di una donna. In passato era
tuttavia permesso, e ancora oggi viene permesso su tutto il mondo intorno a
noi. Cos’è la vita con una sola donna, se non carcerazione e
imprigionamento? Noi invece qui rompiamo i catenacci di questo carcere e ci
strappiamo dalla schiavitù e ci liberiamo. Chi disapprova un prigioniero
che si libera, se può?”
[6] Noi replicammo:
“Amico, tu parli come uno che è senza religione. Quale uomo che ha
solo un po’ di ragione, non sa che è scellerato e infernale
rompere il matrimonio, e che i matrimoni sono santi e celesti? Non imperano gli
adulteri presso i diavoli nell’inferno, mentre i matrimoni presso gli
angeli nel Cielo? Non hai letto il sesto comandamento del decalogo e il passo
in Paolo [1° Cor. 6,9] secondo cui gli adulteri non possono entrare nel
Cielo?”. – Su questo, il nostro ospitante cominciò a ridere
di gusto e mi ritenne per ingenuo, anzi, quasi per pazzo. Subito però
venne un messo del superiore della città e disse: “Conduci i due nuovi arrivati nella piazza del giudizio, se
necessario con la forza. Noi li abbiamo visti nell’ombra della luce come
sono entrati di nascosto. Sono spioni!”. – L’angelo mi
spiegò: «Ci hanno visti
nell’ombra perché la luce del Cielo nella quale eravamo, è
ombra per loro, e l’ombra dell’inferno è luce. Questo
é così perché non considerano nulla come peccato, nemmeno
l’adulterio. Quindi ritengono il falso assolutamente per verità.
Esso splende nell’inferno davanti a Satana, mentre il vero oscura i loro
occhi come ombre notturne».
[7] Ora rispondemmo al
messaggero: “Non c’è
bisogno di costringerci o addirittura di portarci con la forza sulla piazza del
giudizio; verremo con te volontariamente”. – E andammo. Giunti
lì scorgemmo una moltitudine di gente, da cui alcuni pratici della legge
si fecero avanti e ci sussurrarono nell’orecchio: “Fate attenzione a non dire qualcosa contro la religione, lo
stato d’animo e i buoni costumi”. – Noi bisbigliammo:
“Non vogliamo dire niente contro queste cose, ma parleremo per queste e
secondo queste”. Poi domandammo: “Qual è il vostro credo
religioso in proposito ai matrimoni?”. – “I matrimoni sono matrimoni”.
Proseguimmo a
domandare: “Qual è il vostro credo religioso per quanto riguarda
la prostituzione?”. – A questo punto il popolo borbottò e
gridò: “Che cosa volete voi
qui con la prostituzione? Prostituzione è prostituzione. Chi è
senza peccati scagli la prima pietra!”. – Ora chiedemmo per la
terza volta: “La vostra religione non insegna che il matrimonio è
santo e celeste, e che l’adulterio è sacrilego e
infernale?”. – A questo, parecchi nella moltitudine cominciarono a
ridere forte, a beffeggiare e a schernire, ed esclamarono: “Sulle questioni religiose, rivolgetevi ai nostri sacerdoti, e non
a noi! Noi ci accontentiamo interamente delle loro decisioni, poiché
nulla di ciò che appartiene alla religione può essere giudicato
razionalmente. Non avete sentito che l’intelletto può solo
fantasticare sui misteri di cui consiste l’intera religione? E cosa hanno
a che fare le nostre azioni con la religione? Non sono i sospiri, ascendenti da
un cuore sincero, sulla riconciliazione, soddisfazione e imputazione in base
alle quali le anime diventano felici, e non le opere?”
[8] A questo punto
alcuni dei cosiddetti saggi della città si avvicinarono e dissero: “Fate in modo che possiate andar via
da qui! Il popolo diventa impaziente; tra non molto c’è da
aspettarsi una sommossa. Su questo argomento parleremo con voi in separata
sede. Proprio dietro la casa del Consiglio c’è un vialetto.
Ritiriamoci lì!”. – Seguimmo l’invito,
ed essi ora ci chiesero da dove venivamo e cosa volevamo lì. – Noi
rispondemmo: “Vorremmo informarci sui
vostri matrimoni e se per voi, come per gli antichi che sono vissuti nelle
età dell’oro, dell’argento e del bronzo, sono qualcosa di
sacro oppure no”. – La loro risposta fu: “Perché qualcosa di sacro? Non appartengono essi alle
opere della carne e della notte?”. – Noi replicammo: “Non sono essi piuttosto, anche opere
dello spirito? Ciò che la carne fa dallo Spirito, non è
spirituale? E lo spirito, non fa tutto ciò che dal matrimonio fa del
bene e del vero? Non è il matrimonio spirituale che subentra nel
matrimonio naturale, cioè nel matrimonio tra uomo e donna?”.
– I cosiddetti saggi risposero: “Voi
prendete la faccenda troppo precisamente e con troppa elevatezza. Andate verso
lo spirituale passando al di sopra del razionale. Chi può iniziare da
una tale altezza, e poi, scendere e formulare un qualche giudizio?”.
Ironicamente aggiunsero: “Forse voi
avete ali di aquila con le quali volare nelle regioni superiori del Cielo e
penetrare con lo sguardo tali cose? Noi purtroppo non lo possiamo!”
[9] Poi chiedemmo loro
di dirci, dalle altezze o dalle regioni nelle quali le loro idee alate si
potevano innalzare, se sapevano o potevano sapere che esiste un amore coniugale
tra un uomo e una donna, un amore coniugale nel quale fossero riunite tutte le
beatitudini, delizie, gioie, fascini e godimenti del Cielo; e se questo amore
proveniente dal Signore si comportava secondo l’accoglienza del bene e
del vero che procede da Lui, quindi secondo lo stato della Chiesa
nell’uomo. – Quando udirono questo, si voltarono e dissero: “Questi uomini sono pazzi, essi
penetrano con il loro giudizio nell’etere e distribuiscono con i loro
responsi fichi secchi.”.
[10] Con ciò, si
rivolsero di nuovo a noi con le parole: “Vogliamo
rispondere francamente ai vostri responsi e sogni vuoti! Cosa centra
l’amore coniugale con la religione e con l’ispirazione divina? Non
è questo amore, in ogni uomo, secondo lo stato della sua potenza? Non si
trova esso altrettanto presso coloro che sono all’interno come
all’esterno della Chiesa, presso i pagani come presso i cristiani, anzi
perfino presso gli empi come presso i pii? Non ha ognuno questa forza
dell’amore, come conseguenza della sua ereditarietà e salute,
della sua sobrietà dello stile di vita o del calore del clima? Non
può anche essere rafforzato, ovvero stimolato dai farmaci? E non si
trova rassomigliante presso gli animali, specialmente presso gli uccelli,
quando si accoppiano? Questo amore non è forse carnale? E cos’ha
da fare il carnale con lo stato spirituale della Chiesa? È dunque questo
amore, per quanto riguarda il suo effetto, in ultima analisi differente anche
solo minimamente, se viene fatto con la moglie o con una prostituta? Non è
la delizia e il diletto, in entrambi i casi, uguale? Perciò è
ingiurioso dedurre l’origine dell’amore coniugale dalle cose sante
della Chiesa!”. – Quando sentimmo questo, parlammo loro:
“La vostra opinione scaturisce dalla concupiscenza più lussuriosa,
non dall’amore coniugale. Voi non conoscete affatto cosa sia
l’amore coniugale, perché presso di voi si è raffreddato.
Il vostro discorso ci ha convinti che voi provenite da quell’era che
secondo Daniele 2,43[53]
viene designata come quella del ferro mischiato con l’argilla,
materie che non si congiungono strettamente insieme. Voi mettete sullo stesso
piano l’amore coniugale e quello meretricio. Possono questi due amori
avere più compattezza del ferro e dell’argilla? Voi vi ritenete
saggi e vi fate chiamare anche così, in realtà siete
tutt’altro che saggi!”. – Quando sentirono questo, gettarono
un grido di collera, convocarono la moltitudine e ci volevano cacciar via. Ma
noi, nel potere che ci era conferito dal Signore, allungammo le mani. Ed ecco,
in un attimo dal deserto apparvero dei serpenti velenosi, vipere, idre e draghi
volanti che si gettarono su di loro e riempirono l’intera città,
così che gli abitanti presero la fuga dallo spavento. –
L’angelo mi disse: “In questa
regione arrivano giornalmente dalla Terra nuovi trapassati, e quelli che sono
lì già da molto tempo, di volta in volta, vengono banditi e
gettati negli orridi che si trovano ad Occidente, i quali da lontano appaiono
come laghi di fuoco e di zolfo. Tutti quelli che si trovano lì sono
adulteri spirituali o naturali”.
*
80. Il sesto fatto
memorabile:
[1] Dopo che
l’angelo disse questo, guardai in direzione del confine occidentale, ed ecco
che mi apparvero questi laghi di fuoco e di zolfo. Alla mia domanda sul
perché gli inferni apparivano così in questi luoghi, egli
rispose: «Essi appaiono come laghi
per via delle falsificazioni del vero, poiché l’acqua, in senso
spirituale, è il vero. Il fuoco, che sembra essere intorno a loro e
dentro di loro, è l’espressione del loro amore per il male; invece
lo zolfo è a causa del loro amore per il falso. Tutti e tre, il lago, il
fuoco e lo zolfo, sono apparenze, perché corrispondono agli amori perversi,
nei quali si trovano lì gli abitanti. Tutti loro sono lì
rinchiusi in case di correzione, e lavorano per nutrimento, vestiario e
alloggio, e quando fanno qualcosa di male sono puniti pesantemente».
[2] Di nuovo mi rivolsi
all’angelo e dissi: “Tu hai detto che lì si trovano adulteri
spirituali e naturali ‒ perché non i malfattori e i senza
Dio?”. – Egli
rispose: «Perché tutti coloro che ritengono l’adulterio per non
grave, oppure meglio: tutti coloro che si sono confermati nella loro opinione
che l’adulterio non è peccato, e lo commettono deliberatamente,
sono malfattori e senza Dio. Il coniugale dell’uomo e la religione vanno
di pari passo. Ogni progresso e ogni passo fuori dalla religione e nella
religione è allo stesso tempo anche un progresso e un passo fuori dal
coniugale o nel coniugale, come qualcosa di speciale e peculiare per il
cristiano». – Alla mia domanda su che cosa consisterebbe questo
coniugale, l’angelo osservò: «È il desiderio di vivere con una sola moglie, e questo desiderio
il cristiano ce l’ha in base alla sua religione».
[3] Quando sentii
questo, nel mio spirito cominciai ad affliggermi dal fatto che i matrimoni, che
nelle epoche antiche erano ritenuti altamente sacri, erano stati così
completamente trasformati in adulteri. L’angelo continuò: «Altrettanto è
oggigiorno con la religione, quando il Signore dice in Matteo 24,15.-21 che nel
compimento del corso del tempo verrà l’orrore
della devastazione che fu profetizzato da Daniele, e ci sarà una grande
tribolazione come non è mai stata dal principio del mondo. L’orrore della devastazione
significa che ogni vero viene falsificato e portato via; mentre la tribolazione
significa lo stato della Chiesa quando viene oppressa dal male e dal falso, e
il compimento del corso del tempo, al quale tutto questo si riferisce,
significa l’ultimo tempo o la fine della Chiesa. Questa fine è
venuta adesso, perché non è rimasto più nulla di vero che
non sia stato falsificato. Invece la falsificazione del vero è l’adulterio
spirituale congiunto così strettamente insieme con quello naturale, che
sono la stessa cosa».
81. [1] Mentre
discutevamo ancora di queste cose e ne eravamo rattristati, apparve
all’improvviso un forte splendore di luce che toccò violentemente
i miei occhi. Come guardai in alto vidi che tutto il Cielo sopra di noi era
immerso nella luce, e dall’Oriente fino all’Occidente si udì
una lunga serie di glorificazione. L’angelo spiegò: «Qui si tratta della glorificazione del
Signore in memoria del suo avvento. Essa viene presentata dagli angeli del
Cielo orientale e occidentale».
‒ Dai Cieli del Mezzogiorno e del Settentrione si percepì solo
un grazioso sussurro, e poiché l’angelo comprese tutto ciò,
mi spiegò: “Queste
glorificazioni ed esaltazioni del Signore avvengono sulla base della Parola, poiché
sono fatte dal Signore, perché Egli è la Parola, cioè il
vero Divino che la contiene. Ora, in
particolare, stanno glorificando e celebrando il Signore attraverso ciò
che è stato detto dal profeta Daniele: ‘Il fatto d’aver
veduto il ferro mescolato con
l’argilla, vuol dire che le due parti si uniranno in matrimonio, ma non
potranno diventare una cosa sola, come il ferro che non si mischia con
l’argilla. Al tempo di questi re, l’Iddio dei Cieli farà
sorgere un regno che non sarà distrutto e non sarà trasmesso ad
altro popolo; distruggerà tutti gli altri regni, mentre esso
durerà in eterno’ [Daniele 2,43-44]”.
[2] Poi sentii qualcosa
come la voce di un coro, e vidi in fondo verso Oriente un bagliore di luce
ancora più luminoso. Allora domandai di nuovo all’angelo:
“Cosa stanno glorificando lì?”. – Egli rispose:
«Essi glorificano il Signore in
base alle parole di Daniele: ‘Guardavo ancora nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile
a un figliuolo dell’uomo, egli giunse fino all’Antico di giorni e
fu presentato a Lui che gli conferì potere, gloria e regno; tutti i
popoli, nazioni e lingue lo dovranno servire. Il suo potere è un potere
eterno che non tramonterà mai, e il suo regno è tale che non sarà
mai distrutto’ [Daniele 8,13-14]. Inoltre lodano
il Signore attraverso ciò che segue nell’Apocalisse di Giovanni:
‘A Gesù Cristo sia data gloria e potenza. Ecco, egli viene sulle
nuvole. Egli è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il
primo e l’ultimo; colui che è, che era e che verrà,
l’Onnipotente. Io, Giovanni, ho udito questo dal figliuolo
dell’uomo, in mezzo ai sette candelabri’ [Ap. 1,5-9 / 10-13 / 22,13
/ come anche in Matt.
24,30-31]».
[3] E di nuovo volsi il
mio sguardo al Cielo verso Oriente. Da destra divenne splendente di luce, e la
luminosità penetrava nella volta celeste meridionale, da dove percepii
leggiadri suoni. Quando chiesi all’angelo con che cosa glorificavano il
Signore, egli disse: «Con le
seguenti parole dell’Apocalisse: ‘Poi vidi un nuovo cielo e una
nuova terra, e vidi la città santa, la Nuova Gerusalemme che scendeva
dal Cielo, da presso Dio, pronta come una sposa abbigliata per il suo sposo. E
l’angelo mi parlò dicendo: ‘Vieni, ti mostrerò la
sposa, la sposa dell’Agnello’. E mi trasportò in spirito sopra
un monte grande ed eccelso, e mi mostrò la città, la santa
Gerusalemme’ [Ap. 21,1-2, 21,10]. Essi lodano il Signore anche con le seguenti
parole dell’Apocalisse: ‘Io, Gesù, sono la
fulgida stella del mattino’. E lo spirito e la sposa dicono:
‘Vieni’. E chi ascolta dica pure ‘Vieni!’. Sì,
vieni, Signore Gesù’ [Ap. 22,16-17 / 22,20]».
[4] Ancora molto di
più c’era da udire, finché una glorificazione generale
risuonò da Oriente fino all’Occidente, come anche da Mezzogiorno
fin nel Settentrione del Cielo. Quando chiesi all’angelo del contenuto,
egli rispose che tutto questo proveniva dai profeti. «Il primo: ‘Sappia ogni carne che io,
Jehova, sono il suo salvatore e redentore’ [Isaia 49,26]. E
poi: ‘Così
dice il Signore, il re d’Israele e tuo redentore, Dio degli eserciti: Io
sono il primo e l’ultimo, e fuori di me non c’è nessun
Dio’
[Is. 44,6]. E ancora: ‘In quel giorno si dirà:
ecco, questi è il nostro Dio, in Lui abbiamo sperato, ed Egli ci
salverà. Questi è l’Eterno che abbiamo atteso’ [Isaia 25,9]. Poi
ancora: ‘La voce di uno che grida nel
deserto: ‘Preparate le vie del Signore’. Ecco, il Signore
verrà con potenza; Egli pascerà il suo gregge come un
pastore’ [Isaia
40,3 / 40.5 / 40,10-11]. E altri: ‘Un fanciullo ci è nato, un figlio ci è
stato dato, il cui nome è Magnifico, Consigliere, Dio, Eroe, Padre
dell’Eternità, Principe della Pace’ [Isaia 9,6]. ‘Ecco giorni verranno che susciterò a Davide un
germoglio giusto, egli regnerà da re e prospererà, il suo nome
sarà Jehova, la nostra giustizia’ [Ger. 23,5-6 / 33,15-16]. ‘Jehova Zebaoth è il suo nome; ed egli
sarà chiamato il tuo Redentore, il Santo di Israele, il Dio della terra
intera’ [Isaia 54,5]. ‘In quel giorno il Signore sarà re su tutta la
terra, e non ci sarà che Lui soltanto, e il suo nome soltanto’ [Zaccaria 14,8-9]».
*
[5] Dopo aver sentito ed
inteso tutto questo, il mio cuore esultò, e con gioia andai a casa, dove
ritornai dal mio stato spirituale in quello del corpo, nel quale annotai il
visto e sentito. A questo, ora aggiungo solo che l’amore coniugale sarà suscitato di nuovo dal Signore
dopo la Sua venuta, come era presso gli antichi. Poiché solo questo
amore procede dal Signore, e si trova presso quegli uomini che davanti a Lui
diventano spirituali attraverso la Parola.
82. [1] In un’altra occasione, dalla regione
settentrionale venne correndo un uomo, mi guardò con aria minacciosa e
gridò: “Sei tu colui che
vuol sedurre il mondo con la fondazione di una nuova Chiesa che intendi sotto Nuova Gerusalemme e deve discendere dal Cielo da Dio, come anche che
attraverso l’insegnamento il Signore donerà a tutti coloro che
abbracciano la dottrina di questa Chiesa il vero amore coniugale, le cui
delizie s’innalzano fino al Cielo? Non è questa una invenzione che
tu usi come richiamo o esca, affinché si aderisca alle tue innovazioni?
Dimmi in forma concisa quali sono i dogmi della nuova Chiesa. Poi vedrò
se concordano oppure no!”. – A questo, io risposi:
“Ciò che segue, sono i dogmi della Chiesa che devono essere intesi
sotto la Nuova Gerusalemme: 1)
Esiste un solo Dio nel quale vi è la divina Trinità, e questo Dio
è il Signore Gesù Cristo. 2) La fede che rende beati consiste in
questa: che si creda in Lui. 3) Il male si deve evitare, perché è
del diavolo e procede dal diavolo. 4) Si deve fare il bene perché
è di Dio e procede da Lui. 5) L’uomo deve fare il bene come da se
stesso, ma nella fede che è fatto da e attraverso il Signore che
è presso di lui”.
[2] Quando ebbe udito
questo, per un momento la sua collera si placò, ma dopo che ebbe
riflettuto un po’, mi guardò di nuovo con un’espressione
tenebrosa e disse: “Sono questi
cinque precetti, i dogmi della fede e dell’amore della nuova
Chiesa?”. – Quando risposi di sì, egli domandò in
tono duro: “Come puoi dimostrare il
primo punto che esiste un solo Dio, nel quale c’è la divina
Trinità, e che il Signore Gesù Cristo è questo
Dio?”. – Io risposi: “Te lo dimostro nel seguente modo:
non è Dio uno e indivisibile, e non c’è una
sola Trinità? Ma se Dio
è uno e indivisibile, non è anche una sola Persona? Se è una
sola Persona, allora non deve esserci in questa la Trinità? Che Egli sia
il Signore Gesù Cristo, si dimostra da questi insegnamenti: Egli fu concepito da Dio Padre, e
quindi la Sua anima è secondo Dio, in Luca 1,34-36. È inoltre una
prova quando Lui stesso dice che il Padre e Lui sono
uno [Giovanni 10,30].
Che Egli è nel Padre e il Padre è in Lui [Giovanni 14,10, 11]. Chi vede Lui, questi vede e riconosce anche il Padre [Giovanni 14,07, 9]. Che nessuno vede e riconosce il Padre se non
colui che è nel grembo del Padre [Giovanni 1,18]. Che tutto ciò che è del Padre è Suo [Giovanni 3,35 / 16,15]. Che Egli è la via, la verità e
la vita, e nessun viene al Padre se non per mezzo di Lui, perché Egli
è nel Padre [Giovanni 14,6]. Secondo
l’insegnamento di Paolo, in Lui dimora l’intera pienezza
della Divinità, dimora in carne ed ossa [Col. 2,9], e secondo Giovanni 17,2 ha
potestà su ogni carne, e secondo Matteo 28,18 ha ogni potere in Cielo
come sulla Terra. Da tutto ciò ne consegue che
Egli è l’Iddio del Cielo e della Terra”.
[3] Ora egli chiese come
avrei voluto dimostrare il secondo punto, secondo cui la fede che rende beati
consiste nel credere in Lui. – Io risposi: “Dalle seguenti parole
del Signore Stesso: ‘Questa è la volontà del Padre, che ognuno che crede nel
Figlio abbia la vita eterna’ [Giovanni 6,40], ‘Iddio ha tanto amato
il mondo da dare l’unigenito Figlio Suo, affinché chiunque crede
in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’ [Giovanni 3:16],
‘Chi crede nel Figlio avrà la vita eterna, chi invece non crede
nel figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di
lui’ [Giovanni 3,36]”.
[4] Dopo di ciò
mi intimò di mostrargli anche il terzo e i successivi punti. La mia
risposta fu: “Che bisogno c’è di dimostrare che si deve
evitare il male perché è del diavolo e procede dal diavolo, e
fare il bene perché è di Dio e procede da Dio, e anche che
l’uomo deve fare il bene come da se stesso, ma nella consapevolezza che
è fatto da e attraverso il Signore che è presso di lui?
L’intera Sacra Scrittura, dall’inizio alla fine, conferma che la
sintesi del suo intero contenuto consiste nel fatto che si deve fuggire il
male, fare il bene e credere nel Signore, nostro Dio. Senza questi tre punti
non c’è nessuna religione. Non è forse la religione la
faccenda della vita? In cosa consisterebbe questa vita, se non fuggire dal male
e fare il bene? E come potrebbe l’uomo fare e credere tutto questo, se
non come da se stesso? Se separi questi tre punti della fede della Chiesa,
allora separi da essa le Sacre Scritture, anzi anche la religione. Se questi
sono rimossi, la Chiesa non è più Chiesa”. – Dopo
aver udito questo, l’uomo si allontanò, per vero, pensieroso, ma
nondimeno corrucciato.
[indice]
۞
L’origine dell’amore
coniugale
nel matrimonio del bene e del vero
83. Ci sono ragioni
interiori ed esteriori per l’origine dell’amore coniugale, e sono in gran numero. Ma l’origine
più intima o universale è però una sola, del quale
sarà dimostrato in ciò che segue: che è il matrimonio del bene e del vero. Finora nessuno ha
ancora dedotto che l’origine di questo amore proviene da ciò,
perché non si sapeva che ci fosse qualcosa come un’unione tra il
bene e il vero. Non si sapeva perciò niente, perché il bene non
appare come il vero nella luce dell’intelletto. Perciò la
conoscenza del bene è rimasta nascosta e si è sottratta alla
ricerca. Per conseguenza, il bene apparteneva alle cose sconosciute e nessuno
poteva giungere al pensiero di un matrimonio tra il bene e il vero. Anzi, agli
occhi della ragione naturale, il bene appare così lontano dal vero, come
se non potesse esistere nessuna unione tra loro. Che sia così lo si
può vedere dal linguaggio corrente quando si parla di entrambi. Quando
per esempio qualcuno dice ‘questo è bene’, allora
non si pensa minimamente a qualcosa di vero; e quando si dice ‘questo
è vero’, si
pensa altrettanto poco a qualcosa di bene. Perciò al giorno d’oggi
molti credono che il vero e il bene siano due cose completamente
diverse. Molti pensano anche che un uomo sia sensato e saggio, quindi uomo a
causa delle verità, che pensa, parla, scrive e crede, ma non anche a
causa del suo bene. Nel seguito dovrà essere spiegato che non esiste
nessun bene senza il vero e nessun vero senza il bene, quindi che esiste tra
loro un eterno matrimonio; inoltre, che questo matrimonio è la vera e
propria origine dell’amore
coniugale. Questo voglio sottoporlo nella seguente successione:
(1) Il
bene e il vero sono i principi universali della Creazione, e perciò si
trovano in tutte le cose create, ma essi negli esseri creati si comportano
secondo la loro forma particolare.
(2) Non
c’è nessun vero esistente solo per sé, e altrettanto,
nessun bene esistente solo per sé; piuttosto, essi sono collegati
dappertutto.
(3) Esiste
un vero del bene e, da questo, un bene del vero, ovvero un vero dal bene e un
bene da questo vero; dalla loro creazione, in entrambi è innata
l’inclinazione a congiungersi in uno.
(4) Negli
esseri del regno animale il vero del bene, ossia il vero dal bene, è il
maschile, e da questo risultante bene del vero, ossia il bene da questo vero,
è il femminile.
(5) Dall’influsso
del matrimonio del bene e del vero che procede dal Signore, proviene
l’amore per il sesso come anche l’amore coniugale.
(6) L’amore
per il sesso è proprio dell’uomo esteriore o naturale, e quindi
è proprio anche a tutti gli animali.
(7) L’amore
coniugale è invece proprio dell’uomo interiore o spirituale, e
perciò è una caratteristica dell’uomo.
(8) Presso
l’uomo, l’amore coniugale è celato nell’amore per il
sesso, come la pietra preziosa nel suo castone[54].
(9) Presso
l’uomo l’amore per il sesso non è l’origine, ma solo
l’inizio dell’amore coniugale; esso è perciò come il
naturale esteriore, al quale deve essere impiantato lo spirituale.
(10) Quando l’amore coniugale viene immesso,
l’amore per il sesso si trasforma e diventa casto.
(11) L’uomo e la
donna sono creati per essere la vera e propria forma del matrimonio del bene e
del vero.
(12) Nel loro intimo i
due coniugi sono questa forma, e di conseguenza anche nelle cose che ne
derivano, nella misura in cui gli interiori più profondi della loro
mente sono stati aperti.
*
Qui ora
seguono le spiegazioni di questi punti.
84. (1) Il bene e il
vero sono i principi universali della Creazione, e perciò si trovano in
tutte le cose create, ma essi negli esseri creati si comportano secondo la loro
forma particolare.
Il bene
e il vero sono gli universali della Creazione, perché questi due sono
nel Signore, l’Iddio e Creatore, anzi sono Lui Stesso, e nondimeno, Egli
è il divino Bene e il divino Vero. Se al posto del ‘bene’ si
dice amore, e al posto del
‘vero’ si dice sapienza,
l’intelletto lo percepisce più chiaramente, e quindi anche
l’idea del pensiero. Di conseguenza, se uno dice che nel Signore,
nell’Iddio e Creatore c’è il divino Amore e la divina
Sapienza, e che questi due sono Lui Stesso, ovvero che Egli è
l’Amore stesso e la Sapienza stessa, si dice che Egli è il Bene stesso e il Vero stesso. Infatti, amore e sapienza sono la stessa cosa come il
vero e il bene, dal momento che il bene appartiene all’amore e il vero
alla sapienza. E poiché ora questi due concetti sono la stessa cosa,
quando in seguito sarà nominato una volta l’uno, una volta
l’altro, sotto entrambi sarà intesa la stessa cosa. Questo sia annotato
in anticipo, affinché nel seguito, dove essi saranno nominati, non
sorgano fraintendimenti.
85. Poiché ora il
Signore, nostro Dio e Creatore, è l’Amore e la Sapienza stessa ed
ha creato l’Universo, e per così dire è un’opera
risultante da Lui, allora non può essere altrimenti che questo: in tutte
le cose create c’è qualcosa del bene e del vero proveniente
da Lui, poiché tutto ciò che è fatto e procede da
qualcuno, assume la sua somiglianza! Questo è riconoscibile anche per la
ragione, e precisamente dall’ordine in cui tutto e ogni cosa esistente
nell’Universo è creato. Quest’ordine, però, consiste
nel fatto che una cosa esiste a causa dell’altra, e quindi una dipende da
un’altra, come gli anelli di una catena. Infatti, tutto alla fin fine
è creato per amore del genere umano, perché da questo si deve
formare il Cielo angelico dal quale essa proviene, attraverso il quale la
Creazione ritorna al Creatore Stesso. Perciò tramite l’unione (conjunctio) dell’Universo creato
con il suo Creatore, e attraverso questa unione, proviene la sua continua
conservazione. È anche per questo che il bene e il vero sono chiamati gli universali della Creazione. Chiunque
rifletta razionalmente su questo, gli apparirà chiaro. Se lo
farà, allora in ogni cosa creata riconoscerà qualcosa che si
riferisce al bene e qualcosa che si riferisce al vero.
86. Il bene e il vero in
ogni essere creato si comporta secondo la forma di ciascuno. Questo si basa sul
fatto che ogni essere riceve un influsso corrispondente alla propria forma. La
conservazione del tutto avviene esclusivamente attraverso un ininterrotto
influsso del divino bene e del divino
vero nelle forme create da loro. In
questo modo la sussistenza o la conservazione è una perenne esistenza,
ovvero una perenne creazione. Molte cose chiariscono che ogni essere riceve
quest’influsso in base alla sua forma; si pensi ad esempio solo
all’influsso del calore e della luce del Sole nelle piante di ogni
genere. Ognuna di queste riceve l’influsso secondo la sua forma. Questo
vale per ogni albero, per ogni arbusto, per ogni pianta erbacea e per ogni filo
d’erba. L’influsso è uguale in tutte le piante, mentre
l’assimilazione, poiché corrisponde alla forma, è speciale
in ogni specie e opera affinché rimanga la stessa. La medesima legge
vale altrettanto per l’influsso nelle differenti specie di animali. In
altre parole: l’influsso viene accolto corrispondente alla forma di ogni
essere. Anche l’incolto può comprenderlo, se pensa solo ai molti
differenti strumenti musicali a fiato, come pifferi, flauti, cornette, trombe,
tromboni o organi, tutti emettono suoni per mezzo del fiato o afflusso
d’aria, ma in base alle loro forme producono suoni differenti.
87. (2) Non c’è nessun vero esistente solo per
sé, e altrettanto, nessun bene esistente solo per sé; piuttosto,
essi sono collegati dappertutto.
[1] Chi del bene vuol farsi
un’idea, in un certo qual modo appropriata, deve aggiungere qualcosa che
lo rappresenti e lo manifesti, altrimenti il bene è qualcosa che non ha
nome, e quello che lo rappresenta e lo manifesta si riferisce al vero. Se si
nomina in qualche modo soltanto qualcosa di ‘bene’ senza menzionare ciò che lo accompagna, oppure
lo si definisce in modo astratto senza un’aggiunta coerente, si
vedrà che il bene non esiste; ma se lo si descrive con ciò che
l’accompagna, diventa qualcosa di reale. E se
utilizzi tutta l’acutezza della tua ragione, noterai che il bene non dice
nulla se non vi si aggiunge qualcosa, e quindi rimane anche senza relazione,
senza determinatezza, senza stato, in breve, senza qualità. Lo
stesso vale per il vero, se lo si descrive senza alcuna relazione che si
riferisca al bene.
[2] Il bene, però, è senza numero, e ogni bene s’innalza
come ai pioli di una scala al suo massimo e cade al suo minimo, cambia anche il
nome secondo il suo spiegamento e secondo la sua qualità. Perciò
è difficile per gli incolti comprendere il rapporto tra il bene, il vero
e le cose, così come la loro unione in essi. Tuttavia, dalla percezione
generale risulta chiaro che non vi è alcun bene senza vero, se si
riconosce che ogni dettaglio nell’Universo si riferisce al bene e al
vero, come è stato mostrato nei precedenti capitoli (84 e 85).
[3] Il fatto che non
esiste né un bene né un vero per sé solamente, può
essere illuminato e confermato da molte cose, per esempio che non esiste
nessuna essenza senza forma, né una forma senza essenza. Il bene è l’essenza o
l’essere, il vero è
ciò che forma l’essenza e per mezzo di ciò sussiste
l’essere. Così nell’uomo vi è la volontà e
l’intelletto; il bene appartiene alla volontà, il vero
all’intelletto. Nondimeno, la semplice volontà agisce
esclusivamente attraverso l’intelletto, e il semplice intelletto non fa
nulla senza la volontà. Inoltre ci sono due sorgenti di vita fisica
nell’uomo, il cuore e i polmoni. Il cuore non è in grado di
produrre nessuna percezione e movimenti di vita senza la respirazione dei
polmoni, e altrettanto poco possono respirare i polmoni senza il cuore. Il
cuore si riferisce al bene, la respirazione dei polmoni al vero. Anche qui
esiste una rispondenza. Similmente accade nella mente e nel corpo
dell’uomo, e precisamente in generale come nel singolo.
[4] Qui non è il luogo di esporre dettagliatamente le nostre affermazioni.
In maniera più completa questo è avvenuto nell’opera ‘La sapienza degli angeli sulla Divina Provvidenza’, dove
è esposto dal n. 3 al 26 nella seguente successione:
(a) L’Universo con tutte le cose create procede dal divino Amore attraverso la divina Sapienza, ovvero, il che è
la stessa cosa, dal divino Bene
attraverso il divino Vero.
(b) Il divino Bene e il divino Vero procedono dal Signore come una cosa
sola.
(c) Questa ‘una cosa sola’ è come una certa copia in ogni
cosa creata.
(d) Il bene non è bene se non è congiunto al vero, e il vero
non è vero se non è congiunto al bene.
(e) Iddio non tollera che qualcosa venga divisa. Perciò l’uomo
deve essere nel bene e allo stesso tempo nel vero, oppure nel male e al tempo
stesso nel falso. Senza parlare di altri postulati[55].
88. (3) Esiste un vero del bene e, da questo, un bene del vero,
ovvero un vero dal bene e un bene da questo vero; dalla loro creazione, in
entrambi è innata l’inclinazione a congiungersi in uno.
[1] È necessario che lo si rappresenti
chiaramente, perché la conoscenza dell’origine dell’amore coniugale dipende essenzialmente
da questo. Infatti, come sarà esposto in seguito, cioè il vero
del bene o il vero dal bene, è il maschile; il bene del vero o il bene
dal vero, è il femminile. Questo può essere compreso più
chiaramente se, parlando del bene,
s’intende l’amore, e
parlando del vero s’intende la sapienza. Sopra al n. 84 è
stato mostrato che questi sono una e la stessa cosa. Ebbene, la sapienza presso
l’uomo può sorgere solo attraverso l’amore di essere savio.
Se questo amore viene tolto, allora l’uomo non può assolutamente
diventarlo. La sapienza che procede da questo amore è compresa sotto il
vero del bene, oppure il vero dal bene, ma quando l’uomo secondo questo
amore acquisisce sapienza, e ama questa in se stesso, ovvero ama se stesso a
causa di essa, forma allora un amore che è quello della sapienza,
ciò che deve essere inteso sotto il bene del vero o il bene dal vero.
[2] Si trova quindi un doppio amore
nell’uomo: dapprima l’amore di essere savio, e poi l’amore per
la sapienza. Questo amore, però, se rimane nell’uomo, è un
amore cattivo. Esso si caratterizza come orgoglio, oppure come amore per la
propria intelligenza. In seguito sarà mostrato che questo amore, per
preservarlo dalla rovina, fu preso all’uomo e trasferito alla donna,
affinché così potesse sorgere l’amore coniugale che lo
ripristinasse, e questo era previsto così dalla creazione. Qualcosa di
questo doppio amore e il trasferimento postumo alla donna, si può già
apprendere ai n. 32 e 33, altrettanto come nelle avvertenze preliminari al n.
20. Si metta ora al posto dell’amore il
bene, e al posto della sapienza il
vero, e allora le affermazioni fatte finora mostreranno che esiste un vero
del bene, oppure un vero dal bene, e da questo, di nuovo, un bene del vero,
oppure un bene da questo vero.
89. In questi due, dalla
loro creazione è innata un’inclinazione a congiungersi in una
unità. Questo perché l’uno è formato
dall’altro: la sapienza è formata dall’amore di diventar
savio, oppure, il vero formato dal
bene e l’amore per la sapienza formato da questa sapienza, ovvero il bene del vero formato da questo vero. Si
può vedere da questa formazione che vi è una reciproca tendenza a
unirsi di nuovo all’unità. Tuttavia, questo succede solo presso
quegli uomini che hanno l’autentica sapienza e presso quelle donne che
hanno l’amore per questa sapienza dell’uomo, essendo nel vero amore coniugale. Della sapienza che
deve essere presso l’uomo, e che deve essere amata dalla donna,
sarà detto ancora di più nelle pagine seguenti.
90. (4) Negli esseri del
regno animale il vero del bene, ossia il vero dal bene, è il maschile, e
da questo risultante bene del vero, ossia il bene da questo vero, è il
femminile.
[1] Sopra ai n. 84
– 85 – 86 è stato mostrato che dal Signore, il Creatore e
Conservatore dell’Universo, fluisce una continua unione dell’amore
e della sapienza, ovvero un matrimonio del bene e del vero che viene accolto
dagli esseri creati secondo la loro forma. L’uomo accoglie il vero della
sapienza da questo matrimonio fluente dal Signore, e con questo, il bene
dell’amore viene unito da Lui corrispondente alla sua ricettività.
Questa ricezione avviene nell’intelletto, e perciò l’uomo
è nato per divenire intellettuale. La ragione, nella sua luce, si
può riconoscere in alcune caratteristiche dell’uomo, in particolar
modo nella sua inclinazione, nei suoi obiettivi, nei suoi costumi e nel suo
contegno.
[2]
L’inclinazione, poiché è desiderosa di imparare, vuol
comprendere ed essere saggia. L’inclinazione alla conoscenza si mostra
specialmente nella fanciullezza; l’inclinazione a capire,
nell’adolescenza e nella prima età virile, e l’inclinazione
ad essere saggio, da lì fino alla vecchiaia. Da questo è chiaro
che la sua natura o attitudine, quindi, tende chiaramente alla formazione del
suo intelletto, e di conseguenza egli è nato per divenire intellettuale.
Tuttavia, questo non può essere realizzato se non attraverso
l’amore, e così il Signore glielo dona secondo la sua
ricettività, cioè secondo come si sforza a diventar savio.
[3] La sua meta si
può riconoscere perché è diretta a cose che sono questioni
intellettuali, ossia
questioni nelle quali predomina l’intelletto, e questi sono per lo
più faccende borghesi che riguardano il bene pubblico. Dai suoi costumi
si vede che tutti traggono origine dal predominio dell’intelletto.
Perciò egli agisce nella sua vita in modo razionale – e questo si
comprende dai costumi – e se le sue azioni non lo sono, li fa apparire
per lo meno come razionali. Il razionale maschile è perfino visibile in
ognuna delle sue virtù, e alla fine mostra la figura dell’uomo che
è assolutamente diversa da quella della donna. Su questo si trova
qualcosa anche al n. 33. Inoltre, che la facoltà della procreazione
appartiene all’uomo, ed ha la sua origine nell’intelletto, essa deriva dal vero
ivi esistente dal bene. Nel seguito,
si vedrà che il potere generativo deriva, di fatto, da questo.
91. D’altra parte,
la donna è nata per essere volontaria (ut sit voluntaria) ma volontaria in base all’intelletto
dell’uomo, oppure, il che è lo stesso, per essere l’amore
della sapienza dell’uomo, perché lei è stata formata
attraverso questa; in proposito si veda sopra ai n. 88-89. Questo può
essere visto altrettanto nella sua inclinazione, nelle sue applicazioni e nel
suo aspetto. Nella sua inclinazione ad amare scienza, intelligenza e sapienza, ma non in essa
stessa, ma nell’uomo, e quindi è finalizzata ad amare
l’uomo. In questo modo lei ama l’uomo;
poiché l’uomo non può essere amato unicamente per il suo
aspetto, perché appare come uomo, ma in virtù delle
facoltà a lui innate. Sono queste le cose che fanno di lui un uomo.
L’applicazione della donna mira a cose che appartengono ai lavori fatti a
mano, come cucito, ricamo e altro di tal fatta, cose quindi che servono da ornamento,
così, per aumentare la sua bellezza. Inoltre, lei è predisposta
alle differenti cosiddette faccende casalinghe, le quali si collegano a quelle degli uomini, ai cosiddetti
uomini che lavorano fuori casa. Tutto questo è proprio alle donne a
causa della loro propensione al matrimonio, per diventare mogli, e così
diventare una cosa sola con i loro mariti. Questo lo dimostrano anche i loro
modi e il loro aspetto, come è chiaro senza ulteriori spiegazioni.
92. (5) Dall’influsso
del matrimonio del bene e del vero che procede dal Signore, proviene
l’amore per il sesso come anche l’amore coniugale.
È
stato dimostrato ai n. 84-87, che il bene e il vero sono gli universali della
Creazione, e di conseguenza si trovano in tutti gli esseri creati; essi si
comportano secondo la loro forma, e il bene e il vero non procedono dal Signore
come due, ma come unità. Da ciò ne consegue che dal Signore
procede una sfera coniugale universale che pervade l’Universo dalle prime
fino alle ultime cose create, dunque dagli angeli giù fino alle ultime
creature. Questa sfera del matrimonio del bene e del vero che fluisce dal
Signore, è anche la sfera della riproduzione, cioè della
procreazione e fecondazione, perché essa è identica alla Divina Provvidenza
per conservare l’Universo alle generazioni successive. Poiché ora
questa sfera universale del matrimonio del bene e del vero fluisce negli esseri
secondo la forma di ciascuno (n. 86), ne consegue che l’uomo riceve la
sua forma corrispondente all’intelletto, e poiché egli è la
forma intellettuale, la donna riceve questa sfera nella volontà,
corrispondente alla sua forma, perché è lei la forma della
volontà dall’intellettuale forma dell’uomo. Poiché
ora questa sfera è anche la sfera della riproduzione, da ciò ne
deriva l’amore per il sesso.
93. L’amore
coniugale deriva tuttavia anche dal fatto che questa sfera fluisce nella forma
della sapienza presso gli uomini e anche presso gli angeli, l’uomo
può crescere in sapienza fino alla fine della sua vita terrena, e poi
nel Cielo per l’eternità. Quanto più cresce in sapienza,
tanto più perfetta diventa la sua forma, e questa forma non riceve in
sé l’amore generale per il sesso, ma l’amore per un essere
dell’altro sesso, poiché con questo essere può essere unito
fin nel più intimo, dove c’è il Cielo con le sue
beatitudini. E questa unione è propria dell’amore coniugale.
94.
(6) L’amore
per il sesso è proprio dell’uomo esteriore o naturale, e quindi
è proprio anche a tutti gli animali.
Ogni
uomo nasce come un essere corporeo, ma poi un po’ alla volta sviluppa un
essere sempre più interiore di naturalezza, e inoltre, nella misura in
cui ama l‘intelligenza (sicut
amat intelligentiam) accoglie il razionale (fit rationalis). Per quanto poi ami la
sapienza, alla fine diviene spirituale. In che cosa consista la sapienza, per
mezzo della quale l’uomo diviene spirituale, sarà precisato in
seguito (n. 130). Ora, così come l’uomo progredisce dalla
conoscenza all’intelligenza e dall’intelligenza alla sapienza,
anche la forma della sua mente si cambia, poiché si apre sempre di
più e si unisce strettamente con il Cielo, ma attraverso il Cielo con il
Signore. Perciò cresce il suo amore per il vero e il suo tendere al bene
della vita. Se però si accontenta di indugiare alla soglia della
sapienza, la forma della sua mente rimane naturale, e questa riceve
l’influsso dalla sfera universale del matrimonio del bene e del vero, ma
solo come gli esseri più inferiori del regno animale, come i mammiferi e
gli uccelli. Come questi, anche l’uomo diventa poi completamente naturale,
ed egli ama l’altro sesso nello stesso modo. La frase è da
comprendere così: che l’amore per il sesso appartiene all’uomo esteriore o naturale, e
quindi è proprio anche a tutti gli animali.
95. (7) L’amore coniugale è
invece proprio dell’uomo interiore o spirituale, e perciò è
una caratteristica dell’uomo.
L’amore
coniugale appartiene all’uomo interiore o spirituale, poiché,
quanto più l’uomo diventa spirituale e savio, tanto più
diviene interiore ovvero spirituale, e la forma della sua mente si perfeziona.
È questa forma a ricevere l’amore
coniugale, poiché essa percepisce ed avverte in questa una gioia
spirituale beatificante, dalla quale alla fine risulta la gioia naturale che
riveste l’anima, la vita e l’essenza.
96. L’amore coniugale è una peculiarità
dell’uomo, perché solo l’uomo può diventare
spirituale, solo lui può elevare il suo intelletto oltre gli impulsi
naturali e, per così dire, osservarli obiettivamente dall’alto e
giudicarli riguardo alla loro natura, in modo da poterli correggere, sferzarli
e rimuoverli (removere).
Questo, nessun animale lo può fare, perché i suoi istinti sono
completamente una cosa sola con la sua conoscenza innata. Perciò essi
non possono essere elevati all’intelligenza, e tanto meno alla sapienza.
Il loro istinto impiantato li guida, simile ad un cieco che viene guidato dal
suo cane per le strade. Questo è il motivo per cui l’amore coniugale è una peculiarità
dell’uomo. Si può anche dire che a lui esso è innato e
ancestrale[56],
perché all’uomo è insita la facoltà di giungere alla
sapienza, e con questo amore forma una unità.
97. (8) Presso
l’uomo, l’amore coniugale è celato nell’amore per il
sesso, come la pietra preziosa nel suo castone.
Questo,
ovviamente, è solo un paragone che sarà spiegato nella parte
seguente. Questo paragone mostra tuttavia che anche l’amore per il sesso
appartiene all’uomo esteriore o naturale, mentre l’amore coniugale
appartiene all’uomo interiore o spirituale, come è stato mostrato
al n. 95.
98. (9) Presso l’uomo
l’amore per il sesso non è l’origine, ma solo l’inizio
dell’amore coniugale; esso è perciò come il naturale
esteriore, al quale deve essere impiantato lo spirituale.
[1] L’amore per il sesso è comunque l’esteriore naturale
al quale viene impiantato lo spirituale. Si osservi questo: qui si parla del vero amore coniugale, non
dell’amore volgare che viene anche descritto come amore coniugale ed
è comunque in alcuni solo un limitato amore sessuale. Il vero amore
coniugale si trova solo nelle persone che tendono alla sapienza e perciò
giungono anche sempre di più alla stessa. Il Signore, che vede in
anticipo, li conduce provvidenzialmente nell’amore coniugale. Questo
comincia in loro ben anche con l’amore sessuale, detto meglio, attraverso
l’amore sessuale, ma non sorge da esso. Sorge piuttosto nella stessa
misura in cui cresce e si manifesta la loro sapienza, perché sapienza ed
amore coniugale sono compagni inseparabili.
[2] Tuttavia l’amore coniugale comincia con
l’amore sessuale, perché l’altro sesso è amato in
quanto tale, osservato con sguardo amorevole e trattato gentilmente e a modo,
ancor prima che la compagna venga trovata. Il giovane si trova davanti alla
scelta, e l’inclinazione a lui innata – nascosta nel più
santo del suo animo – al matrimonio con un essere dell’altro sesso,
riscalda poi dolcemente il suo esteriore. Un altro motivo di questo può
essere visto nel fatto che la decisione a contrarre un matrimonio viene spesso
rimandata per diverse cause fino all’età media dell’uomo, e
nel frattempo l’inizio di questo amore diventa uno struggimento. In
alcuni si trasforma, di fatto, in puro amore sessuale, anche se non si lasciano
andare le briglie oltre quanto lo permette la salute. Questo vale comunque solo
per il sesso maschile, perché è esposto a seduzioni che infiammano
davvero. Non vale per il sesso femminile.
[3] Quindi l’amore sessuale non è
l’origine del vero amore coniugale, ma solo il suo primo (amore)
nel tempo, non secondo lo scopo finale. Perché il primo (amore)
in riferimento allo scopo finale, forma nell’animo dell’uomo quello
primario (primarium),
e nella sua aspirazione forma il primo (amore). A questo
però giunge solo un po’ alla volta attraverso differenti mezzi.
Questi tuttavia non sono il primo (amore) in sé, ma conducono
solo a ciò che in sé è il primo.
99. (10) Quando
l’amore coniugale viene immesso, l’amore per il sesso si trasforma
e diventa casto.
Quando
l’amore coniugale giunge alla sua origine, l’amore per il sesso
s’inverte, stando nel più intimo della mente. Ciò
perché non si ha l’amore per il sesso davanti a sé, ma
dietro di sé, ovvero non al di sopra, ma al di sotto, e quindi come
qualcosa lasciata alle spalle. Qualcosa come un funzionario quando è
promosso da una carica all’altra fino a ricoprire quella più
prestigiosa, e poi ripensa alle posizioni attraversate. Oppure, come quando
s’intraprende un viaggio alla corte di un re e dopo il suo arrivo si
getta uno sguardo retrospettivo alle cose viste durante questo viaggio.
L’amore per il sesso rimane però, come detto, preservato, ma diventa
casto, e oltre a ciò, più dolce di prima, come mostrano le
relazioni desunte dal mondo spirituale. Si confrontino i due fatti memorabili
nel n. 44 e 45.
100.
(11) L’uomo
e la donna sono creati per essere la vera e propria forma del matrimonio del bene
e del vero.
Perché
l’uomo è stato creato per essere la comprensione del vero, quindi
una forma del vero, e la donna per essere la volontà del bene, quindi
una forma del bene? Perché in entrambi, dal più intimo è
innestata l’inclinazione a congiungersi in uno, come si può vedere
al n. 88. Di conseguenza, entrambi insieme formano un’unica forma che
emula la forma coniugale del bene e del vero. Si dice ‘emula’
perché non è veramente questa la forma, ma le è simile.
Poiché il bene che si congiunge con il vero nell’uomo viene
direttamente dal Signore, mentre il bene della donna che si congiunge con il
vero dell’uomo, per vero, proviene altrettanto dal Signore, ma appartiene
all’uomo mediato attraverso la donna. Perciò ci sono due specie di
beni, di cui l’uno è interiore e l’altro esteriore. Entrambi
si uniscono con il vero nel marito, e lo fanno essere costantemente nella
comprensione del vero, e da ciò attraverso il vero amore coniugale nella
sapienza. Di più su questo argomento, nel seguito.
101. (12)
Nel
loro intimo i due coniugi sono questa forma, e di conseguenza anche nelle cose
che ne derivano, nella misura in cui gli interiori più profondi della
loro mente sono stati aperti.
L’uomo
consiste di tre specie che seguono l’un dopo l’altro in lui secondo
l’ordine: anima, mente e corpo. Il suo intimo è l’anima,
il suo intermediario la mente, e il suo ultimo è il corpo. Tutto
ciò che fluisce nell’uomo dal Signore si riversa nel suo intimo
che è l’anima. Da lì scende prima nel suo intermedio, la
mente, e attraverso questa, alla fine, nel suo ultimo, il corpo. In questo modo
il matrimonio del bene e del vero fluisce nell’uomo dal Signore
direttamente nella sua anima, da lì nella mente e attraverso questa nel
più esteriore. E così costituiscono insieme l’amore coniugale. Dalla descrizione di quest’influsso
risulta chiaro che i due coniugi sono la forma del matrimonio del bene e del
vero nella loro intimità, e di conseguenza nelle cose che ne derivano.
102. I coniugi, tuttavia,
diventano questa forma nella misura in cui l’intimo della loro mente
viene dischiuso. La mente viene gradualmente aperta dall’infanzia fino
alla tarda età, poiché l’uomo nasce come essere corporeo, e
nella misura in cui la mente si apre di più immediatamente oltre il
corpo, diventa razionale. Non appena questo razionale è purificato e,
per così dire, svuotato dei falsi ragionamenti che fluiscono dai sensi
corporei e dalle passioni che provengono dalle lusinghe della carne, esso viene
aperto, ma questo è reso possibile solo attraverso la sapienza. Quindi,
quando le regioni più intime della mente razionale sono dischiuse,
l’uomo diviene una forma di sapienza, vale a dire un ricettacolo del vero amore coniugale. La sapienza che costituisce questa forma e riceve questo
amore, è razionale, e al tempo stesso morale. La sapienza razionale
riguarda il vero e il bene, i quali appaiono interiormente nell’uomo non
come suoi, ma come fluenti in lui dal Signore. La sapienza morale fugge tutti i
mali e i falsi come la lebbra, soprattutto ogni lussuria che macchia il suo amore coniugale.
*
103. A questo punto
vorrei aggiungere qui due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Un mattino, prima del
sorgere del Sole, stavo guardando verso Oriente nel mondo spirituale. Vidi
quattro cavalieri volare via, per così dire, come da una nube che
splendeva nello splendore dell’aurora. Sulla testa i cavalieri portavano
degli elmi con pennacchio (cassides crispate),
sulle braccia avevano una specie di ali, e intorno ai loro corpi delle vesti di
color arancione. Così vestiti come corrieri, si alzarono, posero le
redini sulle criniere dei cavalli e, per così dire, cominciarono a
correre come se avessero le ali ai piedi. Io seguii la loro corsa, o meglio, il
volo, con i miei occhi, per vedere dove corressero. Ed ecco, tre dei cavalieri
si diressero verso tre diverse direzioni, cioè a Mezzogiorno, a
Occidente, e a Settentrione, mentre il quarto, dopo una breve corsa in Oriente,
si fermò.
[2] Mi meravigliai,
guardai su al Cielo e chiesi dove volessero andare i cavalieri. Ottenni la
risposta: «Vanno dai savi negli
stati d’Europa, savi che penetrarono con lo sguardo cose con raffinato
giudizio e celebrati dai loro compatrioti come grandi pensatori. Essi devono
radunarsi per risolvere l’arcano dell’amore coniugale, la sua
origine, la sua potenza e forza. Aspetta un po’ e vedrai ventisette carri
occupati ognuno da tre, con spagnoli, francesi, italiani, tedeschi, olandesi,
inglesi, svedesi, danesi e polacchi”. – Dopo due ore, di fatto,
apparvero questi carri. Erano trainati da giovani cavalli finemente bardati e
si diressero a velocità della luce verso un grande edificio situato al
confine tra Oriente e Mezzogiorno. Lì tutti scesero ed entrarono con
animo vivace.
[3] Ora mi
fu intimato: “Entra anche tu,
allora sentirai!”. Entrai, e quando osservai l’interno
dell’edificio, vidi che era quadrato, con vista verso i quattro punti
cardinali. Su ogni lato c’erano tre alte finestre di cristallo, gli
infissi erano in legno d’ulivo. Ai lati degli infissi v’erano delle
sporgenze di muri che formavano delle specie di camere a volta. In esse
c’erano dei tavoli. Le pareti erano di cedro, il soffitto di pregiato
legno era altrettanto di cedro, il pavimento di tavole di legno di pioppo. Alla
parete vero Oriente, dove non c’erano finestre, c’era un tavolo
ricoperto d’oro. Su questo c’era una corona guarnita di pietre
preziose. Questa doveva riceverla come premio o ricompensa colui che avesse
risolto l’arcano che ora sarebbe stato presto presentato.
[4] Esaminando le
sporgenze che formavano delle specie di camere a volta, che erano come camere
speciali, vidi in ognuna cinque uomini di ognuno dei cosiddetti stati europei,
i quali erano in attesa di conoscere l’argomento sul quale avrebbero
dovuto pronunciarsi. – In quel momento stette all’improvviso un
angelo nel mezzo all’edificio, e disse: «L’argomento su cui
dovete pronunciarvi è l’amore coniugale: quale la sua origine, la
sua forza e la sua potenza. Discutete su questo, e poi decidetevi. Scrivete il
risultato su un foglio di carta e depositate gli scritti in questa coppa
d’argento che sta accanto al tavolo d’oro, come voi vedete.
Sottoscrivetelo con la lettera iniziale dello stato dal quale venite». Nell’andar via, l’angelo
disse ancora: «Ritornerò».
– Ora i compatrioti nelle camere speciali accanto alle finestre
intrapresero il compito a gruppi di cinque, rifletterono su questo e presero
una decisione comune che corrispondeva al loro giudizio, lo scrissero su di un
foglio di carta, lo sottoscrissero con la lettera iniziale del loro paese di
provenienza e lo posero nella coppa d’argento. Passarono circa tre ore
fin quando l’angelo ritornò, ed estrasse in successione gli scritti
dalla coppa e li lesse davanti all’adunanza.
104. Dal primo foglio che
egli estrasse a caso, lesse quanto segue: “Noi
cinque conterranei, nella nostra stanza siamo giunti alla conclusione che
l’origine dell’amore coniugale viene dal popolo più antico
vissuto nell’età dell’oro, e quindi dalla creazione di Adamo
e della sua donna. Lì sta l’origine dei matrimoni e quindi anche
dell’amore coniugale. Per quel che riguarda la potenza o la
facoltà dell’amore coniugale, deduciamo questo solo dal clima,
ovvero dalla posizione del Sole, cioè dal calore dei differenti paesi.
Non l’abbiamo considerato a fondo, ma lo deduciamo chiaramente
dall’esperienza, come per esempio si trova presso i popoli sotto
l’equatore, dove il calore del giorno è come una fornace, poi
presso i popoli che vivono più o meno lontani da questa linea. Inoltre,
si può vedere dal concorso del Sole con il calore vitale presso gli
animali e gli uccelli in primavera, quando si accoppiano. Cos’altro
è l’amore coniugale se non calore? Quando il calore del Sole si
unisce e coopera con questo amore, allora sorge la forza, ovvero la
potenza”. – Questo scritto era contrassegnato con le iniziali
‘Sp’ (Spagnoli), il
paese da cui provenivano i compilatori.
105. Dopo di ciò
l’angelo prese un secondo scritto e lesse quanto segue: “Noi abbiamo convenuto che
l’origine dell’amore coniugale coincide con l’origine dei
matrimoni che furono ratificati dalle leggi per frenare all’uomo
l’innata brama per l’adulterio, poiché l’adulterio
rovina l’anima, contamina le forze razionali della mente, macchia i buoni
sentimenti e consuma il corpo con le devastazioni delle malattie. Poiché
l’adultero non è umano, ma di natura bestiale, quindi
assolutamente non è cristiano, ma barbaro. La condanna dell’adulterio
ha portato all’origine del matrimonio e al tempo stesso dell’amore
coniugale. Altrettanto si comporta anche con la forza, ovvero la potenza di
questo amore. Essa dipende dalla castità, cioè l’astensione
dell’immorale prostituzione, perché la forza o la potenza presso
colui che ama solo sua moglie, ed è tenuta in serbo per una sola donna,
è raccolta e, per così dire, concentrata. Con ciò viene
nobilitata come un’essenza dopo la rimozione delle impurità,
altrimenti sarebbe dispersa e sprecata su tutti i fronti. Uno di noi cinque, un
sacerdote, aggiunge ancora la predestinazione come causa di questa forza o
potenza, dicendo: ‘Non sono i matrimoni predestinati? E se questo
è il caso, allora anche le generazioni che ne provengono lo sono e tutto
ciò che contribuisce a questo’. La persona in questione ha
insistito su questa causa, perché aveva giurato sulla stessa”.
– Questo foglio era sottoscritto con la lettera ‘NL’
(per Olanda). – Quando qualcuno udì questo, disse sorridendo, “Oh, oh, la predestinazione… Che
bella giustificazione di incapacità o di impotenza!”
106. Poi l’angelo
prese un terzo foglio in mano e lesse: “Noi
abbiamo considerato le cause dell’origine dell’amore coniugale, ed
abbiamo riconosciuto che la causa determinante è identica
all’origine del matrimonio, perché questo amore non esisteva
prima. Esso, tuttavia, sorse perché qualcuno che si è innamorato
perdutamente di una fanciulla, vuole possederla con il cuore e con
l’anima come sua proprietà degna di essere amata. Appena lei si
fidanza con lui, egli la considera sua proprietà. Questa è
l’origine dell’amore coniugale. Questo risulta chiaro dalla collera
della gelosia di ogni coniuge di fronte al suo rivale. Abbiamo poi anche
meditato sull’origine della forza o potenza di questo amore. Tre di noi
hanno battuto nella votazione due altri con la loro opinione, ossia che la
forza o potenza nei rapporti con il coniuge deriva da una certa libertà
di movimento nei confronti dell’altro sesso. Essi hanno affermato che
sapevano per esperienza che la potenza dell’amore per il sesso era
più forte di quello dell’amore coniugale”. Questo
scritto portava come sottoscrizione la lettera ‘I’ (per Italia). – Dopo la
lettura di questo foglio, si udì dai tavoli il grido: “Butta via questo foglio, e tirane
fuori un altro!”
107. Dopo questo,
l’angelo prese subito il quarto foglio in mano e lesse: “Noi conterranei abbiamo deciso alla
nostra camera che l’origine dell’amore coniugale e dell’amore
per il sesso sia una e la stessa cosa, perché quello proviene da questo.
La differenza consiste solo in questo: che l’amore per il sesso è
illimitato, senza confini, sfrenato, indistinto e vagante. Invece l’amore
coniugale è limitato, confinato, sobrio, stabile e costante, e
perciò questo amore è anche stato santificato e stabilito dalla
sapienza umana. Altrimenti nessun impero o regno, nessuna repubblica, anzi
soprattutto nessuna società potrebbe esistere. Gli uomini in gruppi e
bande vagherebbero in campi e boschi con prostitute e donne rapite. Dovrebbero
fuggire da una dimora all’altra per evitare conflitti sanguinosi,
oltraggi e rapine che porterebbe l’intero genere umano al suo sterminio.
Questo quindi è il nostro giudizio sull’origine dell’amore
coniugale. Per quanto riguarda la forza o la potenza di questo amore, noi la
attribuiamo alla salute fisica, per quanto continui ininterrotta dalla nascita
fino alla vecchiaia. Ad un uomo che sta bene e gode di una buona salute, non
manca nemmeno la forza vitale; le sue fibre, i suoi nervi e muscoli non
diventano flosci, fiacchi e appassiti, ma rimangono forti e vigorosi. Vive
bene!”. – Questo era sottoscritto con la lettera ‘E’ (England, Inghilterra).
108. Ora l’angelo
estrasse il quinto foglio e lesse quanto segue: “Al nostro tavolo, con la ragione del nostro spirito, abbiamo
esaminato l’origine dell’amore coniugale e l’origine della
sua forza o potenza. Dopo aver ponderato tutte le ragioni, vediamo solo
un’origine dell’amore coniugale, ed è questa: ogni uomo nel
più intimo della sua mente e del corpo ha nascosto impulsi che stimolano
in lui ogni genere di voglie, le quali vengono suscitate attraverso i suoi
occhi, e alla fine dirige e inclina la sua mente su una fanciulla,
finché non si riscalda completamente per lei. Da quel momento la sua
calda inclinazione si accende e s’infiamma sempre di più,
finché alla fine diventa brace. In questo stato non c’è
più nessun desiderio sessuale; al suo posto subentra l’amore
coniugale. Il giovane che si è innamorato, nello stato del suo ardore
pensa che la forza e potenza del suo amore non finirà mai. A lui manca
ancora l’esperienza, e quindi non conosce lo stato di rilassamento e
raffreddamento dell’amore che subentra dopo il piacere. Di conseguenza,
l’origine dell’amore coniugale, come anche la forza e potenza, sta
in quel primo fuoco del matrimonio. Tuttavia dopo il matrimonio la fiaccola
comincia a vacillare e la sua intensità diminuisce sempre di più,
ma con la trasformazione continua a sussistere, ovvero diminuisce e aumenta
fino alla vecchiaia. Moderazione e prudenza, contenimento delle passioni
prorompenti dagli antri della mente non ancora purificati, giocano un ruolo
importante in questo, poiché il piacere precede la sapienza. Questo
è il nostro giudizio sull’origine e la durata della forza o
potenza coniugale”.
– Questo foglio
era sottoscritto con la lettera ‘PL’ (Polonia).
109. Dopo di che,
l’angelo estrasse il sesto foglio e lesse quanto segue: “Nella nostra cerchia noi conterranei
abbiamo riflettuto con avvedutezza sulle cause dell’origine
dell’amore coniugale e siamo concordi su due cause. Una è la
giusta educazione dei bambini, l’altra la chiara regolamentazione del
possesso e dell’eredità. Abbiamo concordato su queste due cause
perché concordano e mirano ad uno scopo, il migliore in generale. Questo
viene raggiunto perché i bambini concepiti e nati dall’amore
coniugale sono riconosciuti come propri in base all’innestato amore dei
genitori. L’amore dei genitori è con questo ancora accresciuto,
perché questi figli sono legittimi e vengono educati ad ereditare tutti
i possedimenti spirituali e materiali dei loro genitori. È chiaro e
ragionevole che il benessere generale si basa sulla giusta educazione dei
bambini e sulla chiara regolamentazione del possesso e
dell’eredità. C’è un amore per il sesso e un amore
coniugale. Essi sembrano essere identici, ma in maniera assai determinante sono
differenti l’uno dall’altro. Non esistono neanche uno accanto
all’altro, ma uno è all’interno dell’altro, e
precisamente, ciò che è all’interno è più
nobile di quello che si trova all’esterno. Noi siamo giunti alla
conoscenza che, dalla creazione dell’uomo l’amore coniugale giace
nascosto dentro ed è nell’amore per il sesso, come una mandorla
nel suo guscio. Perciò l’amore coniugale vien fuori dal suo
guscio, dall’amore per il sesso; allora splende innanzi agli angeli come
il nobile berillo[57] e pietra stellare (astroites). Questo è così perché con l’amore coniugale
è registrato il benessere dell’intera umanità, cosa che noi
comprendiamo come bene pubblico. Questo per quanto riguarda il nostro giudizio
sull’origine di questo amore. Invece per quanto riguarda l’origine
della forza o potenza di questo amore, lo deduciamo dalle cause già
discusse, che sta nella dissoluzione o separazione dell’amore coniugale
dall’amore per il sesso. Questa separazione viene però operata
dalla sapienza da parte dell’uomo, e dall’amore per la sapienza
dell’uomo da parte della donna, poiché l’amore per il sesso,
l’uomo ce l’ha comune con gli animali. Per quanto l’amore
coniugale, esso è liberato e separato dall’amore per il sesso;
l’uomo è uomo e non animale. L’uomo tuttavia ottiene la
forza e la potenza dal proprio amore, e l’animale dal suo”.
Questo foglio
mostrava come sottoscrizione la letta ‘D’ (come Germania,
Deutschland).
110. Ora l’angelo
estrasse il settimo foglio e da questo lesse quanto segue: “Nella luce sotto la finestra della nostra camera, noi
compatrioti ci siamo rallegrati dei nostri pensieri e dei risultanti giudizi
con le riflessioni sull’amore coniugale. Infatti, chi non si rallegrerebbe
se quest’amore è nella mente e allo stesso tempo anche in tutto il
corpo? Noi giudichiamo questo amore secondo il suo diletto, poiché chi
sente, oppure, chi ha mai sentito una qualche traccia d’amore, se non dai
piaceri e dalle delizie associate a questo? Il fascino dell’amore
coniugale è sentito nella sua origine come beatitudine, felicità
e delizia, e perciò poi come dolcezza e godimento; in ultimo, come
delizia delle delizie. L’amore per il sesso nasce quindi quando le sfere
interiori della mente, e da lì anche le parti interiori del corpo, sono
aperte agli influssi di quegli stimoli. Invece l’amore coniugale sorse
quando la sfera originaria di quell’amore fu accresciuta ad un ideale con
l’introduzione del fidanzamento (per caeptas desponsationes).
La forza o potenza di questo amore deriva invece dal fatto che questa vena
d’amore può passare dalla mente al corpo. La mente sente e agisce
dalla testa al corpo, soprattutto quando si diletta da questo amore. Di
conseguenza, giudichiamo di volta in volta il grado della sua potenza e della
costanza delle sue alternanze. Inoltre desumiamo la forza o la potenza anche
dalla discendenza. Se il padre era nobile, allora attraverso la procreazione
diventa nobile anche la discendenza. La ragione e l’esperienza confermano
l’ereditarietà di questa nobiltà ai discendenti attraverso
la procreazione”. – Sotto questo foglio c’era la lettera ‘F’ (come Francia).
111.
Ora l’angelo prese l’ottavo foglio
e lesse: “Noi conterranei, nella
nostra riunione non abbiamo trovato l’origine vera e propria
dell’amore coniugale, perché è intimamente nascosto nel
più santo dell’animo. Neppure la più perfetta sapienza
può raggiungere questo amore nella sua origine con un singolo raggio
dell’intelletto. Abbiamo formulato molte ipotesi, ma dopo aver
considerato invano le cose più sottili, alla fine non sapevamo
più se avevamo prodotto pagliacciate o sentenze. Perciò chi vuol
far emergere l’origine di questo amore dai sacri meandri della mente, e
collocarla dinanzi agli occhi, si rivolga piuttosto all’oracolo di Delfi.
Abbiamo considerato questo amore al di sotto della sua origine, ed abbiamo
visto che nella mente è spirituale ed è come una fonte da cui
scaturisce un dolce flusso d’acqua e scorre giù nel petto, dove
viene percepito come piacere e viene indicato come amore del cuore (amor pectoralis). Esso in sé è considerato colmo di amicizia
dall’abbondanza dell’inclinazione al contraccambio d’amore.
Se riempie il petto, diventa amore generante. Quando un giovane nutre questi e
simili pensieri, e lo fa quando i suoi desideri scelgono uno dell’altro
sesso, allora si accende nel suo cuore il fuoco dell’amore coniugale.
Questo fuoco è il fuoco primordiale, e quindi anche l’origine
dell’amore coniugale. Come origine della forza o potenza noi riconosciamo
esclusivamente questo stesso amore. Entrambi sono compagni inseparabili, di cui
tuttavia ora l’uno ora l’altro ha la precedenza. Se l’amore
è il primo e la forza o la potenza lo seguono, entrambi sono nobili,
perché la potenza è allora la forza dell’amore coniugale.
Se invece la forza precede e l’amore segue, allora sono entrambi non
nobili, poiché allora l’amore diventa una faccenda della potenza
carnale. In altre parole: noi giudichiamo le sue due caratteristiche secondo la
successione in cui l’amore scende o sale e così procede dalla sua
origine alla fine”. – Questo era sottoscritto con la lettera ‘DK’ (come Danimarca).
112. Ora l’angelo
estrasse l’ultimo, il nono foglio, e lesse quanto segue: “Noi conterranei, nella nostra
riunione abbiamo indirizzato i nostri pensieri su due punti della questione,
l’origine dell’amore coniugale e l’origine della sua forza o
potenza. Nel considerare i sottili problemi riguardo all’origine
dell’amore coniugale, onde evitare ogni ombra (umbras) alle nostre motivazioni, abbiamo distinto
tra spirituale, naturale e carnale amore per il sesso. Per amore spirituale per
il sesso intendiamo il vero amore coniugale, perché questo è
spirituale; per amore naturale intendiamo l’amore per la poligamia, perché
questo è naturale; e per amore carnale quello meretricio, perché
questo è puramente carnale. Quando poi abbiamo cercato di giudicare
secondo la nostra capacità il vero amore coniugale, abbiamo riconosciuto
che questo amore ha luogo soltanto tra un uomo e una donna, ed è celeste
e intimo dalla creazione, è l’anima e il padre di tutti i buoni
amori. Questo amore è stato insufflato ai primi genitori, e può
essere insufflato anche ai cristiani. Esso è anche talmente unificante,
che attraverso di esso due menti possono diventare una sola, e due persone come
una sola persona. Nel libro
della Genesi il seguente passo mostra che questo
amore è stato insufflato dalla creazione: ‘E l’uomo lascerà il padre e la
madre e si unirà alla sua donna, e i due saranno una carne sola’
[Genesi 2,24]. E che possa essere insufflato ai cristiani,
risulta dal seguente passo: ‘Gesù
disse: «Non avete letto che il Creatore li creò dal principio come
maschio e femmina? Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre
e si unirà alla sua donna, e i due non saranno più due, ma una
carne sola» [Matteo 19,4-6]. Un tanto sull’origine
dell’amore coniugale. Per quanto riguarda l’origine della forza o
potenza del vero amore coniugale, noi riteniamo che esso provenga dalla
somiglianza delle menti e della loro unanimità. Poiché, quando
due menti sono unite coniugalmente, i loro pensieri si sfiorano spiritualmente,
e inspirano poi al corpo la loro forza o potenza”. – Questo era sottoscritto con le lettere ‘S’ (come Svezia).
113. Dietro una lunga
galleria davanti alle porte del palazzo, vi erano alcuni stranieri provenienti
dall’Africa, i quali, rivolgendosi agli europei, esclamarono: “Permettete che uno di noi possa
esporre le sue opinioni sull’origine dell’amore coniugale, sulla
sua forza e sulla sua potenza?”. – Da tutti i tavoli si
accennò con le mani l’approvazione, e ora, uno degli africani
acconsentì a questa richiesta facendo segno con le mani. Allora uno di
loro si fece avanti, si fermò presso il tavolo su cui stava la corona e
disse: “Voi cristiani deducete
l’origine dell’amore coniugale dall’amore stesso. Noi
africani invece, lo attribuiamo al Dio del Cielo e della Terra. Non è
l’amore coniugale casto, puro e santo? Non sono gli angeli del Cielo in
questo amore? E non è l’intero genere umano, e di conseguenza
l’intero Cielo angelico, un seme di questo amore? Può qualcosa di
tanto sublime avere un’altra origine diversa da Dio Stesso, il Creatore e
Sostenitore dell’Universo? Voi cristiani deducete la forza o potenza
coniugale da ogni genere di cause razionali e naturali. Noi africani invece la
deduciamo dallo stato di collegamento dell’uomo con l’Iddio
dell’Universo. Noi designiamo questo stato come religione, voi invece
parlate di uno stato della Chiesa. Poiché se l’amore che viene da
questo stato è stabile e permanente, allora non può essere
altrimenti che scaturisca anche una forza a Sua somiglianza, cioè
stabile e permanente. Il vero amore coniugale è noto solo ai pochi che
sono vicini a Dio, e quindi anche la sua potenza è nota solo a loro.
L’amore e la potenza insieme sono descritte dagli angeli nel Cielo come
le delizie di una perenne primavera”.
114. Dopo che ebbe detto
questo, tutti si alzarono; ed ecco, dietro al tavolo d’oro dov’era
posta la corona, comparve una finestra che non avevamo visto prima, e dietro di
questa si udì una voce: «La
corona toccherà all’africano!». L’angelo gli diede
la corona in mano, non sulla testa. Dopo di che l’africano andò a
casa, e gli abitanti degli stati europei salirono sui loro carri e tornarono
alle rispettive compagnie.
*
115. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Verso mezzanotte mi
destai dal sonno e vidi ad una certa altezza verso Oriente un angelo che teneva
nella mano destra un foglio di carta che, alla luce del Sole, appariva di un
bianco splendente. Nel mezzo del foglio stavano in lettere d’oro le
parole: “Matrimonio del bene e del
vero”. Dallo scritto fuoriusciva uno splendore che stava come un
ampio cerchio intorno al foglio di carta. Questo cerchio o aura appariva come
qualcosa simile all’aurora in primavera. Dopo questo, vidi come
l’angelo scendeva con il foglio nella mano che sembrava sempre meno
luminoso, mentre lo scritto con le parole ‘matrimonio del bene e del
vero’, si cambiava dall’oro in argento, poi in bronzo, dopo in
ferro e infine in ruggine, ovvero ossido di rame. Da ultimo sembrò come
se l’angelo entrasse in una nuvola scura per giungere attraverso di essa
finalmente sulla Terra. Qui il foglio, sebbene l’angelo lo tenesse ancora
nella mano, non era più visibile. Questo accadde nel mondo degli spiriti
dove tutti gli uomini si uniscono per la prima volta dopo la morte.
[2] Ora l’angelo
mi parlò con queste parole: «Chiedi
a tutti coloro che vengono qui, se mi vedono o se vedono qualcosa nella mia
mano». Molti arrivarono, una schiera da Oriente, una da Mezzogiorno,
una da Occidente e una da Settentrione. Io domandai a quelli che venivano da
Oriente e da Mezzogiorno, e che nel mondo erano stati degli eruditi, se
vedessero qualcuno qui con me che avesse qualcosa nella mano. Concordarono in
senso negativo e dissero che non vedevano proprio nulla. – Dopo, lo
chiesi a quelli che venivano da Occidente e da Settentrione che nel mondo
avevano creduto alle affermazioni degli eruditi nel mondo. Anche questi
assicurarono che non vedevano nulla. Invece gli ultimi che nel mondo nutrivano
una semplice fede nell’amore, quando gli altri si furono allontanati
dissero di aver visto un uomo in una stupenda veste con un foglio di carta in
mano, sul quale c’erano scritte delle lettere. Quando guardarono
più da vicino, riconobbero le parole: ‘Matrimonio del bene e del
vero’. Allora parlarono all’angelo e lo pregarono per una
spiegazione su cosa significasse.
[3] Ed egli rispose:
«In tutto il Cielo e nel mondo
intero, non c’è nulla che non sia un matrimonio del bene e del
vero, perché tutto, sia ciò che è animato e vivificato,
oppure inanimato e non vivificato, è creato dal matrimonio del bene e
del vero. Non c’è nulla che sia stato creato solo nel vero e nulla
solo nel bene. L’uno come l’altro non sarebbe nulla solo per
sé. Anzi solo attraverso questo matrimonio del bene e del vero esistono
e diventano qualcosa, il che ha la stessa caratteristica del matrimonio tra
uomo e donna. Nel Signore, nostro Creatore, c’è il divino Bene e
il divino Vero nella sua vera e propria sostanza. L’essenza di questa Sua
sostanza è il divino Bene, e la Sua esistenza (Existere) è il divino Vero. Inoltre il Signore è anche nella loro
stessa unione; perché in Lui essi costituiscono una sola cosa in modo
infinito. Come questi due sono nel Creatore stesso una unità,
così sono anche in ciascuna e in tutte le cose da Lui create. Con
ciò il Creatore è unito con tutte le cose da Lui create da
un’eterna unione somigliante al matrimonio».
[4] L’angelo
inoltre disse che le Sacre Scritture, essendo procedute direttamente dal
Signore, in generale come nel singolo sono un matrimonio del bene e del vero.
La Chiesa che è formata dal vero dell’insegnamento, e la religione
che è formata dal bene della vita, secondo il vero
dell’insegnamento è fondata presso i cristiani solo sulla parola.
Perciò è chiaro che la Chiesa in generale come nel particolare
rappresenta un matrimonio del bene e del vero. La motivazione più dettagliata
si trova in ‘L’Apocalisse rivelata’, ai n.
373 e 483. Ciò che è stato detto sopra sul matrimonio del bene e
del vero, vale anche per il matrimonio dell’amore e della fede,
poiché il bene appartiene all’amore e il vero alla fede. Alcuni
di coloro che non avevano visto l’angelo né lo scritto, ma erano
ancora presenti, dissero a bassa voce udendo queste parole: “Sì, sì, noi lo
comprendiamo”. – Allora l’angelo disse loro: «Allontanatevi un po’ da me e ripetete ciò che avete detto a bassa voce». – Si
voltarono e lo dissero ad alta voce.
[5] Ora l’angelo
parlò del matrimonio del bene e del vero presso i coniugi e disse:
«Se le menti dei coniugi fossero in
questo matrimonio ‒ il marito il vero e la moglie il suo bene –
allora entrambi godrebbero le delizie della beatitudine dell’innocenza, e
si troverebbero perciò nella beatitudine degli angeli del Cielo. Questo
stato, per la facoltà generativa del marito, sarebbe una costante
primavera, e quindi si sforzerebbe di propagare vigorosamente il suo vero. La
moglie tuttavia si troverebbe in una continua ricezione di questo vero
proveniente dall’amore. La sapienza, che proviene dal Signore presso i
mariti, non conosce nulla di più piacevole che propagare le sue
verità. Invece l’amore per la sapienza che è proprio delle
donne, non conosce nulla di più piacevole di riceverlo, per così
dire, nel grembo materno, per concepirlo, per portarlo e per darlo alla luce.
Le procreazioni spirituali presso gli angeli del Cielo sono di questa specie. E
se volete crederlo, anche le procreazioni naturali hanno quest’origine». – Dopo
il commiato, l’angelo si sollevò da terra, e dopo che ebbe
penetrato la densa nube, salì al Cielo. Oltre a ciò, il foglio
splendette secondo i differenti gradi della sua ascesa. Ed ecco, il cerchio che
prima era apparso come l’aurora, si abbassò e disperse la densa
nube che prima aveva oscurato la Terra, e ridivenne sereno.
[indice]
۞
Il matrimonio del Signore con la Chiesa,
e sua rispondenza
116. Anche qui viene trattato
del matrimonio del Signore con la Chiesa, così come della sua
rispondenza, perché senza la loro conoscenza e la comprensione, quasi
nessuno può capire che l’amore coniugale nella sua origine
è santo, spirituale e celeste, e procede dal Signore. Per vero, nella
Chiesa alcuni teologi hanno sostenuto che esiste una relazione tra il
matrimonio del Signore con la Chiesa [Ef. 5,31], ma in cosa consiste non
è noto. Perciò, affinché questa divenga in un certo qual
modo chiaramente riconoscibile, è necessario parlare in particolare di
quel santo matrimonio che si trova presso e in coloro che formano la Chiesa del
Signore; poiché solo presso di loro e in nessun altro si trova il vero amore coniugale. Per portar luce
in questo arcano, questa trattazione sarà suddivisa nelle seguenti
parti:
(1) Nella Parola, il Signore è chiamato
‘sposo’ e ‘marito’, la Chiesa invece,
‘sposa’ e ‘moglie’, e l’unione del Signore con la
Chiesa – così come all’inverso, la Chiesa con il Signore
è chiamata ‘matrimonio’.
(2) Inoltre, nella Parola il Signore è chiamato
‘Padre’ e la Chiesa ‘madre’.
(3) I figli del Signore, Lui come Marito e Padre, e anche
della Chiesa come moglie e madre,
sono tutti insieme spirituali. Nel senso spirituale della Parola, anche sotto
figli e figlie, sotto fratelli e sorelle, generi e nuore, come anche sotto
altri nomi di parentela che hanno a che fare con la procreazione.
(4) I figli spirituali che nascono dal matrimonio del Signore
con la Chiesa, sono verità sulle quali si basa l’intelletto, la
percezione e tutti i pensieri. Esse sono al tempo stesso beni da cui
scaturiscono amore, benevolenza e tutte le inclinazioni.
(5) Il matrimonio del bene e del vero che procede dal
Signore, abilita l’uomo a ricevere il vero, con il quale il Signore
unisce poi il bene e forma la Chiesa presso l’uomo.
(6) L’uomo non rappresenta il Signore, e la donna non
rappresenta la Chiesa, piuttosto entrambi insieme, l’uomo e la donna
formano la Chiesa.
(7) Perciò non esiste né nei matrimoni degli
angeli nel Cielo, né nei matrimoni degli uomini terreni, una rispondenza
dell’uomo con il Signore e della donna con la Chiesa.
(8) Esiste tuttavia una rispondenza con l’amore
coniugale, con la fecondazione, con la procreazione, con l’amore per i
figli e con altre cose simili che appartengono al matrimonio.
(9) Il mezzo per l’unione è la Parola,
perché viene dal Signore, e quindi è il Signore.
(10) La
Chiesa viene dal Signore ed è presso coloro che si rivolgono a Lui e
vivono secondo i Suoi Comandamenti.
(11) L’amore
coniugale è secondo lo stato della Chiesa, perché è in
base allo stato della sapienza nell’uomo.
(12) E
poiché la Chiesa viene dal Signore, allora anche l’amore coniugale
viene da Lui.
*
Qui di seguito le
spiegazioni di queste argomentazioni.
117. (1)
Nella Parola il Signore è chiamato
‘sposo’ e ‘marito’, la Chiesa invece
‘sposa’ e ‘moglie’, e l’unione del Signore con la
Chiesa – così come all’inverso, la Chiesa con il Signore
è chiamata ‘matrimonio’
I
seguenti passi nella Parola mostrano che il Signore si chiama Sposo e Marito;
invece la Chiesa, sposa e moglie: «Colui
che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo che gli sta
vicino e lo ascolta, si riempie di gioia all’udire la voce dello sposo»
[Gv. 3,29]. Così parlò Giovanni, il battezzatore del Signore.
«Gesù disse: ‘Fino a
quando lo sposo è con loro, gli amici dello sposo non possono far
cordoglio! Verranno poi giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, allora
digiuneranno’» [Mt. 9,15 / Mc. 2,19-20 / Lc. 5,34-35]. «Vidi anche la città santa, la Nuova
Gerusalemme, preparata come una sposa adorna per il suo Sposo» [Ap.
21,2]. Per Nuova Gerusalemme è da intendere la Nuova Chiesa del Signore,
come si può vedere nell’opera ‘L’Apocalisse rivelata’ n. 880-881. «L’angelo disse a Giovanni:
‘Vieni ti voglio mostrare la Sposa, la moglie dell’Agnello’.
E gli mostrò la città, la santa, Gerusalemme» [Ap.
21,9-10]. «È giunto il tempo
delle nozze dell’Agnello, e la sua sposa si
è preparata. Beati sono coloro che sono invitati al banchetto nuziale
dell’agnello»
[Ap. 19,7 / 19,9]. Con il termine ‘Sposo’ al Quale andarono
incontro le cinque vergini avvedute, per andare con Lui alla cerimonia nuziale,
è inteso il Signore [Matt. 25,1-10], come è da comprendere dal
versetto 13 dove si dice: «Vegliate
dunque perché non sapete né il giorno né l’ora in
cui il Figlio dell’Uomo verrà».
Su questo ci sono molti altri passi nei profeti.
118.
(2) Inoltre,
nella Parola il Signore è chiamato ‘Padre’ e la Chiesa
‘madre’.
I seguenti passi mostrano che il Signore è chiamato Padre:
«Un fanciullo ci è nato, un figliolo
ci è stato dato, e il dominio sarà sulle sue spalle e il suo nome
sarà Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre
dell’eternità, Principe della pace» [Is. 9,5]. «Tu, o Signore, sei nostro Padre, nostro
Redentore, tale è il tuo nome dall’eternità» [Is.
63,16]. «Gesù disse:
‘Colui che vede me, vede il Padre che mi ha mandato» [Gv.
12,44-45]. «Se aveste conosciuto
me, conoscereste anche il Padre mio; e d’ora in poi voi lo conoscete e
l’avete visto» [Gv. 14,7]. «Filippo disse: ‘Signore, mostraci il Padre’. Gesù
gli rispose: ‘Chi ha veduto me ha veduto il Padre. Perché allora
tu dici: mostraci il Padre?’» [Gv. 14,8-9]. «Gesù disse: ‘Io e il Padre
siamo una sola cosa’» [Gv. 10,30]. «Tutte le cose del Padre sono mie» [Gv. 16,15 / 17,10]. «Il Padre è in me, ed io sono nel Padre» [Gv. 10,38 /
14,10 / 14,20]. Nel testo ‘Apocalisse
rivelata’ è ampiamente
mostrato che il Signore e il Padre suo sono
una cosa sola, come l’anima e il corpo, e che Dio, il Padre, è
disceso dal Cielo ed ha preso l’umano per la redenzione e la salvezza
dell’uomo, e che il suo umano è chiamato ‘il figlio di Dio’ mandato nel mondo.
119. Dai
seguenti passi risulta che la Chiesa è chiamata ‘madre’:
«Il Signore disse:
‘Contendete con vostra madre, lei non è più mia moglie, ed
io non sono più suo marito!’» [Osea 2,1]. «Tu sei la degna figlia di tua madre che
abbandonò il marito e i suoi figlioli» [Ez. 16,45]. «Dov’è lo scritto di ripudio che io ho dato a vostra madre?» [Isaia 50,1]. «Tua madre era come una vite piantata vicino
alle acque. Era rigogliosa e frondosa per l’abbondanza dell’acqua»
[Ez. 19,10]. – Questo testo riguarda la Chiesa giudaica: «Gesù stese la mano verso i suoi
discepoli e disse: ‘Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano
la parola di Dio e la mettono in pratica’» [Lc. 8,21 / Mt.
12,48-49 / Mc. 3,33-35]. – Con ‘discepoli del Signore’
è da intendere la Chiesa: «Presso
la croce di Gesù stava sua madre, e Gesù vedendo la madre e
lì accanto il discepolo che egli amava, disse a sua madre: ‘Donna,
ecco tuo figlio’; e al discepolo: ‘Ecco tua madre’. E da quel
momento il discepolo la prese con sé» [Gv. 19,25-27]. Con
questo s’intende che il Signore non riconobbe Maria come madre, ma la
Chiesa. Perciò la chiama donna e madre del discepolo. Egli la chiama madre di questo discepolo, di
Giovanni, perché rappresentava la Chiesa in riferimento al bene
dell’amore attivo. Questa è la Chiesa nell’azione stessa.
Per questo si dice che la prese con sé. Nell’Apocalisse
rivelata, ai n. 5, 6, 790, 879, si può vedere che Pietro rappresentava
la verità e la fede, Giacomo l’amore e Giovanni le opere
dell’amore; i dodici apostoli invece, tutti insieme hanno rappresentato
la Chiesa con riferimento a tutto ciò che le appartiene, ai n. 233, 790,
903, 915.
120. (3) I figli del
Signore, Lui come Marito e Padre, e anche della Chiesa come moglie e madre, sono tutti insieme spirituali. Nel
senso spirituale della Parola, anche sotto figli e figlie, sotto fratelli e
sorelle, generi e nuore, come anche sotto altri nomi di parentela che hanno a
che fare con la procreazione.
Senza alcuna prova speciale, si può vedere
che solo dei figli spirituali nascono dal Signore attraverso la Chiesa,
poiché il bene e il vero provengono da Lui, mentre dalla Chiesa sono
accolti e portati all’azione. Tutte le cose spirituali del Cielo e della
Chiesa si riferiscono al bene e al vero. Perciò nella Parola sotto figli
e figlie nel senso spirituale sono intesi verità e beni; sotto figli
sono le verità concepite nell’uomo spirituale e nati nel naturale;
e sotto figlie, in ugual modo sono intesi i beni. Perciò gli
uomini che sono rinati dal Signore nella Parola si chiamano ‘figli di
Dio’, ‘figli del Regno’, oppure ‘nati da Lui’; e il Signore
chiamò figli i suoi discepoli.
Null’altro è il significato del ‘figlio maschio nato dalla
donna’ il quale fu rapito in Cielo, in Apocalisse 12,5. Poiché figlie
significa i beni della Chiesa, nella Parola si parla tanto spesso della figlia
di Sion, di Gerusalemme, d’Israele e di Giuda, con le quali non
s’intende la figlia, ma l’amore del bene che appartiene alla Chiesa
(Vedi ‘L’Apocalisse rivelata’, n.
612). Il Signore chiama gli uomini che appartengono alla sua Chiesa,
altrettanto, ‘fratelli’ e ‘sorelle’, in Matteo 12,49;
25,40; 28,10; Marco 3,5; Luca 8,21.
121. (4) I figli
spirituali che nascono dal matrimonio del Signore con la Chiesa, sono
verità sulle quali si basa l’intelletto, la percezione e tutti i
pensieri. Esse sono al tempo stesso beni da cui scaturiscono amore, benevolenza
e tutte le inclinazioni.
Le
verità e i beni sono
quindi i figli spirituali che nascono dal Signore attraverso la Chiesa,
perché il Signore è il bene e il vero stesso, e questi, in Lui,
non sono due, bensì uno. Inoltre può procedere dal Signore
soltanto ciò che è in Lui e ciò che è Lui Stesso.
Nel capitolo sul matrimonio del bene e del vero è stato mostrato che
questo matrimonio procede dal Signore e fluisce negli uomini, e viene accolto
secondo lo stato della mente e della vita degli uomini che appartengono alla
Chiesa. Ciò perché l’uomo attraverso la verità
possiede intelletto, percezione e ogni pensiero, e attraverso il bene possiede
invece amore, carità (charitas)
e ogni inclinazione, quindi tutto nell’uomo si riferisce al vero e al
bene, e perciò consiste di due facoltà: volere e intelletto. Il
volere, come ricettacolo del bene, e l’intelletto, come ricettacolo del
vero. Non è necessario dimostrare che amore, carità e
inclinazioni sono caratteristiche della volontà, mentre percezione e
pensiero sono dell’intelletto. Questo principio appare chiaro ad ogni
uomo ragionevole senza aggiungere altro.
122. (5) Il matrimonio
del bene e del vero che procede dal Signore, abilita l’uomo a ricevere il
vero, con il quale il Signore unisce poi il bene e forma la Chiesa presso
l’uomo.
L’uomo riceve
dal bene e dal vero che procedono dal Signore come unità, il vero, perché questo lo percepisce
come qualcosa di suo e se ne appropria, poiché egli pensa che provenga
da se stesso e può esprimerlo anche così,
perché questo, il vero, appare nella Luce dell’intelletto, e
quindi l’uomo lo vede. Di tutto ciò che egli percepisce in
sé o nella sua mente, non ne conosce l’origine. Questo influsso
non è manifesto come un oggetto, perciò egli pensa che tutto
questo sia in lui. Così è stato disposto dal Signore,
affinché l’uomo abbia questa sensazione, affinché sia uomo e da parte sua abbia qualcosa per
unirsi col Signore. A questo si aggiunge che l’uomo nasce con la
facoltà di conoscere, di comprendere e di essere savio (quod homo natus sit
facultas sciendi), cioè con la facoltà di ricevere le
verità, attraverso le quali ottiene conoscenze, discernimento e
sapienza. La donna è stata creata per mezzo del vero dell’uomo,
affinché nel corso del matrimonio essa venga formata con l’uomo
sempre più per l’amore per lui, e di conseguenza lei riceve in
sé anche il vero dell’uomo, e lo congiunge con il suo bene.
123. Il Signore aggiunge
il bene alle verità accolte dall’uomo, perché l’uomo
non può possedere il bene come da se stesso, perché a lui
è invisibile. E a lui è invisibile perché non appartiene
alla luce, bensì al calore, e il calore viene percepito, e non visto.
Perciò quando l’uomo riconosce il vero nei suoi pensieri, allora
raramente pensa al bene che fluisce dall’amore e lo rende vivente. Anche
la donna non riflette sul bene che è in lei, bensì
sull’inclinazione dell’uomo verso di lei, comportandosi esattamente
così come l’intelletto del marito si eleva alla sapienza. Il bene
che in lei è dal Signore, lo pratica, senza che il suo uomo ne sappia
qualcosa. Da tutto questo ne consegue che l’uomo accoglie dal Signore il
vero, e a questo vero il Signore aggiunge il bene, secondo come viene usato per
l’utilità dell’uomo, quindi come l’uomo vuol pensare
saggiamente, e di conseguenza vivere saggiamente.
124. In questo modo il
Signore forma la Chiesa nell’uomo, affinché poi possa essere in
contatto con lui, e precisamente con il suo bene e, come da se stesso, anche
con il suo vero. Allora l’uomo è nel Signore e il Signore in lui,
secondo le sue stesse parole in Giovanni 15,4-5[58].
Altrettanto si può parlare dell’amore
al posto del bene e della fede al
posto del vero, poiché il bene appartiene all’amore e il vero alla
fede.
125. (6) L’uomo non
rappresenta il Signore, e la donna non rappresenta la Chiesa, piuttosto
entrambi insieme, l’uomo e la donna, formano la Chiesa.
Nella
Chiesa un modo di dire indica che il Signore è il capo della Chiesa,
così anche l’uomo è il capo della donna. Da ciò ne
consegue che l’uomo rappresenta il Signore, e la donna la Chiesa. In
verità il Signore è il capo della Chiesa, e l’uomo,
cioè uomo e donna, più ancora marito e moglie, sono insieme la
Chiesa. In loro la Chiesa viene dapprima immessa nell’uomo, e attraverso
l’uomo nella donna; perché l’uomo accoglie con il suo
intelletto il vero della Chiesa, la donna invece l’accoglie attraverso
l’uomo. Se accade il contrario, cosa che talvolta accade, allora non
corrisponde all’ordine. Se accade è perché gli uomini non
amano la sapienza, e quindi neanche la Chiesa, oppure che dipendono come
schiavi dai cenni delle loro mogli. Si confronti cosa è stato accennato
su questo, nell’espressione preliminare del saggio al n. 21,1-4.
126. (7) Perciò
non esiste né nei matrimoni degli angeli nel Cielo, né nei
matrimoni degli uomini terreni, una rispondenza dell’uomo con il Signore e
della donna con la Chiesa.
Questo segue da
quanto è stato appena detto, a cui è ancora da aggiungere che
solo secondo l’apparenza il vero è la cosa primaria (primarium) della Chiesa, perché
si presenta prima in ordine di tempo. Quest’apparenza ha fatto sì
che le guide della Chiesa abbiano dato la preferenza alla fede che è in
relazione con la verità, proprio come gli eruditi danno la precedenza al
pensiero dell’intelletto davanti all’inclinazione della
volontà. Perciò l’essenza del bene dell’amore e
l’inclinazione della volontà giacciono profondamente nascoste. In
alcuni uomini sono perfino talmente nascoste che, per opera di alcuni, è
stata gettata su di loro anche della terra, come si fa con i morti, per evitare
che possano risorgere di nuovo. Chi invece nel suo intelletto non interrompe in
tal modo la via verso il Cielo, impuntandosi sul fatto che la sola fede
costituisca la ‘Chiesa’ e il pensiero che essa soltanto costituisca
l’uomo, può vedere ad occhi aperti che il bene forma la cosa
primaria della Chiesa. Ora il bene dell’amore proviene dal Signore, e il
vero della fede nell’uomo è per lui come qualcosa che egli stesso
ha acquisito. Entrambi provocano un collegamento del Signore con l’uomo e
dell’uomo con il Signore, come risulta dalle Sue parole in Giovanni 15,4:
«Voi in me ed io in voi». Con
ciò è chiaro che questo collegamento è la Chiesa.
127. (8) Esiste tuttavia
una rispondenza con l’amore coniugale, con la fecondazione, con la
procreazione, con l’amore per i figli e con altre cose simili che appartengono
al matrimonio.
Queste
cose sono però troppo misteriose perché la
comprensione possa essere chiarita, a meno che si abbia già fatta la
conoscenza più da vicino con la rispondenza. Se questo non è il
caso, allora si cercherà invano di capire tutto ciò che viene
sviluppato in questo scritto, sebbene sia stato fatto in maniera così
approfondita. Nelle opere ‘L’Apocalisse rivelata’, ‘Arcana Coelestia’ e in
particolare nella ‘Dottrina della Nuova Gerusalemme delle Sacre
Scritture’, è stato spiegato ampiamente
cos’è la rispondenza e che cosa significa la relazione tra il
naturale e lo spirituale; in dettaglio sarà mostrato ancora in un
ulteriore fatto memorabile che seguirà più avanti. Tuttavia,
prima di attingere qualche conoscenza su questo argomento, siano fatte
precedere queste note distintive:
-
l’amore coniugale deriva dall’inclinazione per
l’autentico vero, per la sua castità, purezza e santità;
-
la fecondazione corrisponde alla potenza del vero;
-
la procreazione alla propagazione del vero;
-
l’amore per i figli alla cura del bene e del vero (tutationi veri et boni).
Ora, poiché il vero appare
all’uomo come sua proprietà, e il bene gli è aggiunto dal
Signore, allora è evidente che queste rispondenze esistono tra
l’uomo naturale o esteriore, e tra quello spirituale o interiore. I
prossimi fatti memorabili presentati chiariranno ancora questo.
128. (9) Il mezzo per
l’unione è la Parola, perché viene dal Signore, e quindi
è il Signore.
Secondo
la sua essenza la Parola è il divino vero che è unito con il
divino bene, e il divino bene è unito a sua volta col divino vero. In ‘L’Apocalisse rivelata’ (n. 373, 483, 689, 881) si
può leggere che questa unione esiste in ogni particolarità della
Parola nel suo senso celeste e spirituale. Quindi, poiché la Parola
è il matrimonio perfetto del bene e del vero, e questa viene dal
Signore, quindi essa è anche Lui Stesso. Da ciò ne risulta che
quando l’uomo legge nella Parola e ne attinge le verità, il
Signore vi aggiunge il bene. L’uomo con la lettura della Parola non
riconosce il bene stimolante,
perché legge con l’intelletto, e l’intelletto attinge solo
ciò gli è conforme, e questo è il vero. Tuttavia l’intelletto può percepire ‘il
vero’ aggiunto dal Signore al ‘bene’, in conseguenza
dell’affluente sentimento di benessere, ma questo avviene solo
nell’interiore degli uomini che leggono la Parola con l’intenzione
di diventar saggi. Questa è l’intenzione di coloro che cercano le
autentiche verità nella Parola, e da queste vogliono formare la Chiesa
dentro di sé. Invece gli altri che leggono la Parola solo per acquisire
la rinomanza del sapere, o che sono dell’opinione che la semplice lettura
o l’ascolto della Parola ispiri già la fede e conduca alla
salvezza, non ricevono alcun bene dal
Signore, perché vogliono procacciarsi la beatitudine con le semplici
parole, nelle quali non vi è nulla del vero. Altri vorrebbero distinguersi per la loro erudizione, ma con
questa intenzione non si congiunge nessun bene spirituale, ma solo piacere
naturale che appartiene alla gloria mondana. Poiché la Parola è
un mezzo di collegamento, essa è chiamata alleanza, la
vecchia e la nuova, e alleanza significa ‘unione’.
129. (10) La Chiesa viene
dal Signore ed è presso coloro che si rivolgono a Lui e vivono secondo i
Suoi Comandamenti.
Nessuno
nega oggi che la Chiesa sia del Signore, e che proviene anche da Lui. La Chiesa
si trova perciò presso coloro che si rivolgono a Lui, perché nel
mondo cristiano essa si basa sulla Parola, e la Parola procede da Lui in modo
tale che Dio Stesso è la Parola. Nella Parola il divino Vero si unisce
col divino Bene ed è quindi anche il Signore. Nient’altro
c’è da intendere in Giovanni 1,1-14 dove dice ‘E la
Parola era presso Dio, e Dio era la Parola, dalla quale gli uomini ricevono
vita e luce. E la Parola si è fatta carne’. Dice inoltre che la Chiesa
è presso coloro che si rivolgono a Lui. Questo
si basa sul fatto che essi credono nel Signore, e perché Egli è
Dio, il Salvatore e redentore: “Jehova nostra giustizia” ‒
“la Porta attraverso cui si entra nell’ovile, cioè nella
Chiesa” – “la Via, la Verità e la Vita” , che
“nessuno viene al Padre se non attraverso di Lui”, e che “Lui
e il Padre sono Uno”, e molte altre cose che Lui stesso ha insegnato.
Come detto, nessuno lo può credere, a meno che si rivolga a Lui,
perché solo Lui è l’Iddio del Cielo e della Terra, come
Egli stesso insegna. E a chi altro potrebbe o dovrebbe rivolgersi l’uomo?
Se si dice che la Chiesa è presso gli uomini che vivono secondo i Suoi
Comandamenti, è perché solo con loro segue una congiunzione.
Infatti, Egli dice: «Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quegli mi
ama; e chi mi ama, sarà amato dal Padre mio, ed io l’amerò
e mi manifesterò a lui. Ma colui che non mi ama, non osserverà i
miei comandamenti» [Giov. 14,21-24]. L’amore è la
congiunzione, e la congiunzione con il Signore è la Chiesa.
130. (11) L’amore
coniugale è secondo lo stato della Chiesa, perché è in
base allo stato della sapienza nell’uomo.
[1] Già spesso è stato detto e lo
sarà ancora in seguito, che l’amore
coniugale s’indirizza secondo lo stato della sapienza esistente
presso l’uomo, ma prima deve essere chiarito cos’è la
sapienza che forma un tutt’uno con la Chiesa, possedendo l’uomo, scienza, discernimento e sapienza! La scienza
è questione di conoscenza; il discernimento appartiene alla ragione,
mentre la sapienza è congiunta strettamente alla vita. La sapienza
considerata nella sua pienezza ha da fare tanto con la conoscenza come anche
con la ragione e con la vita. Le conoscenze precedono, attraverso di esse si
costituisce la ragione, e attraverso entrambi la sapienza, e questo quando
l’uomo vive razionalmente secondo le verità, cioè secondo
le conoscenze acquisite. Di conseguenza la sapienza è, allo stesso
tempo, una faccenda della ragione e della vita. Diventa sapienza se la ragione
se ne appropria e diventa il contenuto della vita. E diventa sapienza non
appena, come contenuto della vita, è divenuta anche faccenda della
ragione. Gli uomini dell’era più antica (Antiquissimi) riconobbero come sapienza solo la sapienza della vita
che era quella dei saggi chiamati una volta sofisti[59].
Gli uomini dell’era successiva (Antiqui
post Antiquissimos) invece conoscevano la ragione
come sapienza, e chiamavano i suoi rappresentati filosofi[60].
Al giorno d’oggi si definisce spesso anche la conoscenza come sapienza e
si parla di eruditi, di colti, anzi perfino di uomini che hanno solo una grande
conoscenza, quindi si riconoscono come saggi. Con questo la sapienza è
sprofondata dalla sua cima alla valle.
[2] Tuttavia qualcosa
deve essere detto anche sull’origine, sullo sviluppo e sulla pienezza
della sapienza. Le cose cosiddette spirituali connesse con la Chiesa hanno il
loro posto nell’intimo dell’uomo, perché queste si
congiungono con il Cielo e, attraverso il Cielo, con il Signore; infatti,
nessuna cosa può entrare nell’uomo dal Signore se non attraverso
il Cielo. Le cose che riguardano lo stato e sono chiamate civiche, hanno un
posto al di sotto delle cose spirituali, perché si congiungono con il
mondo e veramente appartengono al mondo, perché sono statuti, leggi e
regolamenti che uniscono gli uomini, in modo che si possa formare una
società e uno stato stabile e ben ordinato. E perciò quello che
appartiene alla scienza, all’esperienza e all’abilità (artis), chiamati naturali (vocantur naturalia), costituiscono per
così dire il suo fondamento (faciunt
subsellium illorum). Invece la scienza, l’esperienza e
l’abilità, cioè gli affari naturali, sono la base
perché si congiungono strettamente con i cinque sensi corporei, e questi
sono le fondamenta su cui poggiano le cose interiori che sono della mente, e le
cose più intime che sono dell’anima.
[3] Le cose della
Chiesa, ovvero le ‘cose spirituali’, hanno il loro posto
nell’intimo, e ciò che risiede nell’intimo costituisce la
testa; mentre le cosiddette ‘faccende civiche’, che stanno al di
sotto, rappresentano il corpo, e in ultimo, le ultime cosiddette ‘cose
naturali’ rappresentano i piedi. Quindi è chiaro che quando queste
tre cose si susseguono nel loro ordine, l’uomo è perfetto,
perché allora l’influsso è lo stesso: per prima nella
testa, da lì nel corpo e, attraverso questo, nei piedi. Quindi, lo
spirituale in quelle civiche, e attraverso di queste in quelle naturali.
Infatti, le cose spirituali sono nella luce del Cielo che con la sua luce
illumina le cose, le quali seguono nell’ordine, e le anima con il suo
calore che è l’amore. È inoltre chiaro che l’uomo,
quando questo accade, ha raggiunto la sapienza.
[4] Sopra è stato
mostrato che la sapienza è una faccenda della vita e, da lì,
della ragione. Questo porta alla domanda: “Cos’è la sapienza
della vita?”. In breve, essa consiste nell’evitare il male,
perché questo è la rovina dell’anima, dello stato e del
corpo; meglio fare del bene perché serve all’esistenza
dell’anima, dello stato e del corpo. Con questa sapienza si unisce
l’amore coniugale, si unisce fuggendo il male dell’adulterio come
flagello dell’anima, dello stato e del corpo. E poiché questa
sapienza trae origine dallo spirituale ed appartiene alla Chiesa, ne consegue
che l’amore coniugale si comporta secondo lo stato della Chiesa,
perché è in base allo stato della sapienza nell’uomo.
Questo include anche – come spesso è stato detto sopra – che
l’uomo, per quanto sia nel vero amore coniugale, diventa tanto
spirituale, e lo diventa per mezzo delle cose spirituali della Chiesa. Ai n.
163-165 si troverà di più sulla sapienza con la quale si unisce
l’amore coniugale.
131. (12) E poiché
la Chiesa viene dal Signore, allora anche l’amore coniugale viene da Lui.
Siccome
questo segue da quanto è stato detto sopra, mi astengo da ulteriori
dimostrazioni. Inoltre, tutti gli angeli del Cielo testimoniano che il vero
amore coniugale proviene dal Signore e corrisponde allo stato della sapienza
presso di loro, mentre lo stato della sapienza si rileva dallo stato della
Chiesa. Che tale sia la testimonianza degli angeli del Cielo, è chiaro
da quanto è stato esposto, da cui si deduce che sono cose viste e udite
nel mondo spirituale.
*
132. A questo, desidero aggiungere qui due fatti
memorabili:
Il primo:
[1] Un giorno parlai con
due angeli, di cui uno proveniva dal Cielo a Oriente, l’altro dal Cielo
di Mezzogiorno. Quando percepirono che meditavo sugli arcani della sapienza
attinenti all’amore coniugale, dissero: «Sai qualcosa delle scuole della sapienza nel nostro mondo?».
– Quando io dissi di no, essi continuarono: «Ce ne sono molte, e tutti coloro che amano le verità secondo
un’inclinazione spirituale, cioè perché sono vere e si
acquisisce la sapienza per mezzo di esse, si radunano ad un segnale dato per
esplorare e indagare su cose profonde e prendere le decisioni appropriate».
Poi mi presero per mano dicendo: «Vieni
con noi, vedrai e sentirai tu stesso. Proprio oggi è stato dato il
segnale per un tale raduno». – Fui portato attraverso una
pianura fino a una collina; ed ecco, ai piedi della collina un viale di palme
conduceva fino alla vetta. Lo percorremmo, e sulla parte superiore della
collina apparve un boschetto i cui alberi si levavano da terra formando
qualcosa come un anfiteatro che circondava un’area coperta di lastrine di
pietra multicolore. Su questa erano poste in quadrato delle sedie sulle quali
sedevano gli amanti della sapienza. Nel centro di tutto c’era un tavolo.
Su questo stava un documento sigillato.
[2] Quelli che sedevano
ci invitarono a prendere posto sulle sedie ancora vuote. Allora io dissi:
“Sono stato portato qui da questi due angeli per vedere e ascoltare, non
per sedere”. Ora i due angeli andarono al tavolo nel mezzo, ruppero il
sigillo del documento e lessero gli arcani della sapienza che dovevano essere
discussi e approfonditi. Questi erano stati scritti e depositati sul tavolo
dagli angeli del terzo Cielo. Si trattava di tre arcani.
Il primo: «Che cosa
è l’immagine, e cosa la somiglianza di Dio, nella quale
l’uomo è stato creato?»
Il secondo: «Perché
l’uomo nasce con nessuna conoscenza dell’amore, mentre gli animali
e gli uccelli, nobili come non nobili, nascono nella conoscenze di tutti i loro
istinti?».
Il terzo: «Cosa
significa l’albero della vita? Cosa l’albero della conoscenza del
bene e del male? E cosa il mangiare dei due?».
Sotto questi stava
scritto: «Riunisci questi tre in un
responso, scrivilo su un nuovo foglio e posalo su questo tavolo, allora
vedrete. Se questo responso sul piatto della bilancia appare equilibrato e
corretto sarà dato a ciascuno di voi un premio in sapienza».
Dopo che i due angeli lessero questo, si ritirarono e furono elevati di nuovo
nel Cielo.
[3] I radunati
cominciarono ora a meditare e ad approfondire gli arcani loro proposti. Essi
parlarono secondo l’ordine: per primi quelli che sedevano verso
Settentrione, poi quelli verso Occidente, poi quelli verso il Meridione e
infine quelli verso Oriente. Il primo argomento che si proposero diceva: “Che cos’è l’immagine, e cosa la somiglianza di Dio, nella quale l’uomo
è stato creato?”. Ora per prima furono lette le parole
corrispondenti dal libro della Genesi: «E Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e
somiglianza’. E Dio li creò maschio e femmina» [Genesi
1,26-27]. «Nel giorno in cui Dio
creò l’uomo, lo fece a sua somiglianza» [Genesi 5,1].
– Coloro che sedevano verso Settentrione parlarono per primi: “L’immagine e la somiglianza di Dio
sono le due vite che furono alitate all’uomo da Dio, cioè la vita
della volontà e la vita dell’intelletto. Si legge ancora:
«Jehova Dio alitò nelle narici di Adamo il soffio vitale; e
l’uomo divenne un’anima vivente» [Genesi 2,7]. Nelle narici significa nella percezione
interiore che in lui doveva essere la volontà del bene e
l’intendimento del vero e, quindi, il soffio vitale. E poiché la
vita è stata alitata in lui da Dio, allora l’immagine e la
somiglianza di Dio significa l’integrità proveniente dalla
sapienza e dall’amore, così come dalla giustizia e dal giudizio in
lui”. – Coloro che sedevano verso Occidente sostennero questa
opinione: “Questo stato di
integrità alitato in lui da Dio è continuamente alitato in ogni
uomo anche dopo la creazione. Ma esso è nell’uomo come in un
ricettacolo, e nella misura in cui l’uomo è un ricettacolo, egli
è un’immagine e somiglianza di Dio”.
[4] Ora, coloro che
sedevano verso Mezzogiorno, che formavano la terza fila, annunciarono: “L’immagine e la somiglianza di
Dio sono due cose differenti, che tuttavia nell’uomo sono unite dalla
creazione. Noi vediamo come da una luce interiore che l’uomo può
smarrire l’immagine di Dio, ma non la somiglianza. Come attraverso un
velo è riconoscibile che Adamo ha mantenuto la somiglianza di Dio dopo
aver cessato di essere l’immagine di Dio. Infatti, dopo la sua
maledizione si legge ancora: «Ecco, l’uomo è diventato
come uno di noi, conoscendo il bene e il male» [Genesi 3,22]. E poco
dopo viene designato come somiglianza di Dio, ma non più come immagine
di Dio [Genesi 5,1]. Tuttavia
vogliamo lasciarlo ai nostri amici che siedono verso Oriente, i quali sono in
una Luce superiore, di dirci cosa c’è da pensare realmente con
l’immagine e la somiglianza di Dio”.
[5] Ora divenne silenzio
assoluto; gli interpellati si alzarono dai loro posti, guardarono su al
Signore, poi si risedettero e dissero: “L’immagine
di Dio è il ricettacolo di Dio, e poiché Dio è
l’Amore e la Sapienza stessa, forma il ricettacolo dell’amore e
della sapienza di Dio nell’uomo. Invece la somiglianza di Dio significa
la somiglianza perfetta e la perfetta apparenza, quando l’amore e la
sapienza sono nell’uomo come fossero proprie. Infatti, l’uomo non
avverte altro che ciò che ama da se stesso e ciò per cui ritiene
di avere sapienza da se stesso, vale a dire che vuole il bene e comprende il
vero come da se stesso, mentre invece questi non sono affatto da se stesso, ma
da Dio. Solo Dio ama ed è saggio da Se Stesso, perché Egli
è l’Amore e la Sapienza stessa. Questa somiglianza e questa
apparenza, cioè amore e sapienza, ovvero il bene e il vero, sono
proprietà dell’uomo, rendono l’uomo uomo e lo uniscono a
Dio, e quindi lui può vivere per l’eternità. L’uomo
è quindi uomo dal fatto che può volere il bene e comprendere il
vero come da se stesso, pur sapendo e credendo che questi procedono da Dio.
Infatti, se si sa questo e lo si crede, Dio mette la Sua immagine in lui. Se
l’uomo credesse che tutto ciò venga da lui stesso e non da Dio,
allora sarebbe diverso”.
[6] Dopo aver detto
questo, s’impadronì di loro uno zelo proveniente dall’amore
per la verità, tanto che aggiunsero a ciò che era stato detto
finora, pure il seguente: “Come
potrebbe l’uomo ricevere qualcosa dell’Amore e della Sapienza,
conservarlo nella memoria e poi esternarlo, se non avesse la sensazione che sia
proprio? Come potrebbe l’Amore e la Sapienza unire l’uomo a Dio, se
non fosse dato all’uomo qualcosa che lo rendesse capace di questo da
parte sua (nisi datum sit
homini aliquod reciprocum conjunctionis)?
Poiché senza reciprocità è impossibile una unione, e la
reciprocità dell’unione è che l’uomo deve amare Dio
ed essere savio nelle cose che sono di Dio come da se stesso, e tuttavia credere
che provengano da Dio. Inoltre, come potrebbe l’uomo vivere in eterno, se
non fosse in unione con l’eterno Iddio? Come potrebbe l’uomo,
essere altrimenti uomo, senza questa somiglianza di Dio in lui?”
[7] Quando udirono questo, tutti aderirono e presero la seguente
decisione: “L’uomo è
un ricettacolo di Dio, e questa è l’immagine di Dio in lui! E
poiché Dio è l’Amore e la Sapienza stessa, allora è
l’uomo il Suo ricettacolo. Nella misura in cui questo ricettacolo
accoglie, diventa l’immagine di Dio. L’uomo tuttavia
è una somiglianza di Dio dal fatto che dentro di sé sente che le
cose che sono di Dio sono in lui come proprie! Allo stesso modo è
un’immagine di Dio nella misura in cui riconosce che l’Amore e la
Sapienza, ovvero il bene e il vero in lui, non sono sua proprietà, ma
solo di Dio”.
133. [1]
Poi trattarono il secondo arcano: Perché l’uomo nasce
senza nessuna conoscenza dell’amore, mentre gli animali e gli uccelli,
nobili come non nobili, nascono con la conoscenza di tutti i loro istinti?
Inizialmente
confermarono la verità di questa affermazione da differenti
considerazioni; per esempio che l’uomo nasce senza alcuna conoscenza,
nemmeno nella conoscenza dell’amore coniugale. Essi indagarono e
conclusero che un neonato per istinto non trova nemmeno il seno della madre, ma
deve essere accostato ad esso da sua madre o dalla levatrice, e sa solo
succhiare da questo, perché lo pratica continuamente nel grembo materno.
Non può nemmeno camminare subito, né articolare il suono di una
voce umana o, perlomeno, come gli animali, dare espressione alle sue sensazioni
istintive attraverso differenti suoni. Né conosce, come gli animali, il
nutrimento a lui confacente, ma prende tutto ciò che incontra, pulito o
sporco e lo porta in bocca. I ricercatori spiegarono inoltre che l’uomo
senza istruzione non ha neppure la capacità di distinguere il sesso, per
non parlare di come bisogna amare l’altro sesso. Giovani uomini e giovani
donne, introdotti con l’educazione in molteplici conoscenze, non saprebbero
niente di questo senza l’insegnamento da parte di esperti. In una parola,
l’uomo nasce corporeo come il verme e lo rimane, a meno che non apprenda
dagli altri uomini il sapere, ed impari a comprendere e diventar savio.
[2] Dopo questo,
confermarono che gli animali, sia nobili che non nobili – animali di
terra, uccelli, rettili, pesci, insetti, ecc. – dalla nascita conoscono
tutti i loro istinti, ad esempio, tutto ciò che serve loro per
nutrimento, dimora, amore per il sesso e procreazione, così come per
l’allevamento dei loro piccoli. Essi confermarono questo con meravigliosi
esempi ricordandosi che lo avevano visto, udito e letto nel mondo naturale – è
così che chiamavano il nostro mondo in cui avevano vissuto
precedentemente – in cui gli animali non erano rappresentazioni di
animali, bensì animali veri. Quando in questo modo la correttezza
dell’enunciato fu confermata, si cercò di trovare i fini ultimi e
le cause per mezzo delle quali potessero possibilmente spiegare e rivelare
questo arcano. Tutti dichiararono che queste cose non potevano che scaturire
dalla Sapienza divina, in modo che l’uomo potesse essere uomo e
l’animale essere animale. Anzi l’imperfezione dell’uomo alla
nascita diventa la sua perfezione, la perfezione dell’animale alla nascita
diventa la sua imperfezione.
134. [1]
I seduti verso Settentrione espressero ora di nuovo come i primi le proprie
opinioni: “L’uomo nasce senza
conoscenze, affinché possa riceverle tutte. Se nascesse con la
conoscenza, riceverebbe unicamente quelle conoscenze nelle quali è nato,
e quindi non potrebbe acquisirne altre. Questo è chiarito dal seguente
paragone: l’uomo appena nato è come un terreno che, per vero, non
contiene semi, ma è in grado di accogliere ogni tipo di seme, può
farli germogliare e fecondare; l’animale invece è come un terreno
già piantato con erbe e piante erbacee, e non può più
ricevere altri semi, perché questi potrebbero soffocare quelli
esistenti. Quindi l’uomo cresce per un intero numero di anni, per
produrre, per così dire, ogni tipo di seme, di fiori e alberi. Viceversa
l’animale si sviluppa in pochi anni, nei quali solo la conoscenza a lui
innata viene ulteriormente sviluppata”.
[2] Dopo di loro si
annunciarono quelli che sedevano verso l’Occidente. Essi dichiararono: “L’uomo non nasce nella
conoscenza come l’animale, ma nasce con la capacità e
l’inclinazione per conoscere o per amare, tuttavia non solo la
capacità di conoscere, ma anche di comprendere e diventar savio,
nonché ‒ come inclinazione più perfetta ‒ non solo di
amare ciò che riguarda lui e il mondo, ma anche ciò che riguarda
Dio e il Cielo. Di conseguenza, l’uomo nasce dai genitori come un organo
che vive dapprima solo con i suoi sensi esteriori e dopo senza nessun senso
interiore, per diventare solo un po’alla volta uomo, inizialmente come un
uomo naturale, poi razionale, e infine spirituale. Questa progressione non
potrebbe aver luogo se nascesse con conoscenze e istinti, come avviene per gli
animali, poiché ciò sarebbe in contrasto alle facoltà e
agli impulsi innati, le cui conoscenze innate mettono confini al nominato
sviluppo. L’uomo può quindi essere perfezionato nella scienza, nel
discernimento e nella sapienza per l’eternità”.
[3] Ora venne il turno di quelli provenienti dal Meridione al fine di esprimere la
loro opinione: “È
impossibile per l’uomo acquisire conoscenza da se stesso, perché
nessuna conoscenza è innata in lui, ma può acquisirla solo da
altri. E poiché non può avere alcuna conoscenza da se stesso, non
possiede neppure l’amore da se stesso; poiché dove non
c’è conoscenza, lì non c’è neanche alcun
amore. Conoscenza e amore sono inseparabilmente legati, altrettanto
inseparabili come volontà e intelletto, inclinazione e pensiero, oppure
essenza e forma. Quindi nella misura in cui l’uomo acquisisce la
conoscenza da altri, allora l’amore corrispondente si unisce come
compagno. Questo, espresso in generale, è l’amore di conoscere, di
comprendere ed essere saggi. Questo amore non si trova in nessun animale, ma
solo presso l’uomo e affluisce da Dio nell’uomo.
[4] Concordiamo con i nostri compagni dell’Occidente nel fatto che
l’uomo nasce senza nessun amore, quindi senza una qualche conoscenza, ma
solo con l’inclinazione ad amare, e quindi con la capacità di
accogliere in sé la conoscenza da altri, cioè attraverso altri
uomini. Noi diciamo attraverso gli altri perché anche questi altri non
hanno nessuna conoscenza da se stessi, ma solo da Dio. Siamo d’accordo
con i nostri amici del Settentrione anche sul fatto che l’uomo quando
nasce è come un terreno che non contiene nessuna specie di seme, in cui
però può essere seminata ogni specie di seme, nobile come non
nobile. A queste considerazioni vorremmo aggiungere ancora che gli animali
nascono con degli impulsi naturali, e quindi anche con le conoscenze corrispondenti.
Tuttavia essi non conoscono, non pensano e non comprendono niente di queste
conoscenze, e non sono per niente saggi, ma per mezzo di esse sono guidati dai
loro istinti, quasi come i ciechi che vengono guidati dai cani lungo le strade.
Ciò perché essi, per quanto riguarda l’intelletto, sono
ciechi, o meglio, come quei sonnambuli che agiscono con l’intelletto
sospeso da una volontà cieca”.
[5] Alla fine si
pronunciarono quelli che sedevano verso Oriente: “Noi concordiamo con quanto hanno detto i nostri fratelli sul
fatto che l’uomo non ha alcuna conoscenza da se stesso, ma la acquisisce
dagli altri e attraverso gli altri, affinché possa capire e riconoscere
che tutto ciò che egli sa e in cui è saggio, proviene da Dio.
L’uomo non può ricevere nulla dal Signore in altro modo, né
essere concepito e poi nato, e diventare Sua immagine e somiglianza,
poiché egli diventa immagine di Dio quando riconosce e crede che ogni
bene dell’amore e della carità, così come ogni
verità della sapienza e della fede che ha ricevuto, vengono
esclusivamente dal Signore, e non da se stesso. Egli viene alla somiglianza di
Dio se ha la consapevolezza che proviene da Lui. Ed avverte questo sentimento perché
non nasce con le conoscenze, ma le riceve, e ciò che riceve gli appare
come fosse da se stesso. Questo sentimento è dato all’uomo
altrettanto dal Signore, affinché possa essere uomo, e non animale. Per
il fatto che egli vuole, pensa, ama, conosce ed è saggio come da se
stesso, eleva le conoscenze acquisite col discernimento e con la sua applicazione
alla sapienza. In questo modo il Signore si unisce con l’uomo, e
l’uomo col Signore. Questo è possibile solo perché il
Signore ha provveduto affinché l’uomo nasca nella totale
ignoranza”.
[6] Dopo questa
esposizione, sorse il desiderio generale di riassumere le discussioni in una
conclusione; e la conclusione fu questa: “L’uomo
nasce con nessun tipo di conoscenza, in modo che possa giungere in tutte le
conoscenze e discernimenti e, con ciò, sviluppare la sapienza. E nasce
anche senza amore, affinché attraverso l’applicazione giudiziosa
della sua conoscenza, possa giungere all’amore e attraverso l’amore
per il prossimo all’amore per Dio. In questo modo viene unito col
Signore, e con questo, l’uomo può vivere per
l’eternità”.
135. Dopo fu letto il terzo punto
dell’indagine: “Cosa s’intende per albero della vita,
l’albero della conoscenza del bene e del male, così come del
mangiare dei loro frutti?”
[1] Dai restanti, fu chiesto a quelli che sedevano verso
Oriente di sviluppare questo arcano, perché esso richiedeva una
comprensione più profonda, poiché quelli verso Oriente sono in
una luce fiammeggiante, cioè, nella sapienza dell’amore; infatti,
questa sapienza è rappresentata dal giardino dell’Eden, dove i due
alberi erano stati piantati. Essi risposero: “Sì, noi vogliamo rispondere a ciò, ma poiché
l’uomo non riceve niente da se stesso ma riceve tutto dal Signore, allora
parleremo da Lui, ciononostante sarà come se parleremo da noi stessi”.
Poi aggiunsero: “L’albero
della vita significa l’uomo; e il suo frutto significa il bene della
vita. Perciò con ‘albero della vita’ s’intende
l’uomo vivente da Dio, ovvero Dio, in quanto vive nell’uomo. Amore
e sapienza, carità e fede ‒ ovvero il bene e il vero ‒
formano la vita di Dio nell’uomo, perciò sono rappresentati
dall’albero della vita, e da questo l’uomo ha la vita eterna.
Qualcosa di simile [Apocalisse 2,7 - 22, 2 e 14] indica anche l’albero della vita di cui è dato da
mangiare.
[2] Per albero della conoscenza del bene e del male, invece,
s’intende l’uomo quando crede di vivere da se stesso, e non da Dio.
Egli crede che amore e sapienza, carità e fede, cioè il bene e il
vero in lui, siano suoi e non da Dio. Un tale uomo crede questo perché
gli sembra pensare, volere, parlare e agire come da se stesso. E poiché
s’immagina che Dio si è calato in lui, oppure ha impresso il suo
Divino dentro di lui, perciò il serpente disse: ‘Dio sa che nel
giorno in cui mangerete del frutto di quell’albero, i vostri occhi
saranno aperti, e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male’
[Genesi 3,5].
[3] Il ‘mangiare di quell’albero’ s’intende in
generale, accoglienza e appropriazione; il mangiare dell’albero della
vita significa l‘accoglienza della vita eterna, e il mangiare
dell’albero della conoscenza del bene e del male, significa
l’accoglienza della perdizione. Perciò anche i due, Adamo e sua
moglie, insieme al serpente, furono maledetti. Con ‘serpente’
è da intendere il diavolo, vale a dire ciò che riguarda
l’amor proprio e la presunzione del proprio discernimento; poiché
questo amore è, per così dire, il possessore di
quell’albero, e gli uomini che rendono omaggio a quell’amore
sgorgante presunzione, sono tali alberi. È quindi un grosso errore
pensare che Adamo fosse stato saggio da se stesso ed ha fatto il bene, e che in
ciò fosse il suo stato d’innocenza. Proprio quando credeva questo,
fu ‘maledetto’, perché questo è il significato del
‘mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del
male’. Egli cadde dallo stato d’innocenza in cui era stato, fino a
quando credette di essere savio e di fare il bene (concesso) da Dio, e non (come iniziativa) da se stesso. Questo è da intendere
sotto il mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male. Solo
il Signore fu saggio quando fu sulla Terra e fece del bene da Se Stesso,
poiché il Divino Stesso era in Lui, e così è stato dalla
Sua nascita. Perciò è diventato Redentore e Salvatore anche per
proprio potere”.
[4] Da tutto questo
giunsero alla seguente conclusione: “L’albero
della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male, come il
mangiare di loro, significa quanto segue: per l’uomo, la vita consiste in
questo: che Dio è in lui, e per mezzo di ciò a lui tocca la vita
eterna; invece la morte dell’uomo consiste nel fatto che l’uomo
pensa e crede che la vita che egli ha non sia da Dio, ma da se stesso. Infatti,
in tal modo all’uomo tocca l’inferno e la morte eterna, in altre
parole la dannazione”.
136. Poi guardarono il
documento lasciato dagli angeli sul tavolo e vi lessero in basso: «Riunite queste tre conclusioni in una
sola decisione». – Nel momento in cui si occuparono di questo,
si resero conto che in effetti esse erano congiunte strettamente, e diedero la
seguente decisione: “L’uomo
è stato creato per ricevere amore e sapienza da Dio, tuttavia
all’apparenza come accadesse da se stesso, e precisamente affinché
possa riceverli e unirsi con Dio. Perciò l’uomo nasce senza amore
e senza conoscenza, altrettanto senza la capacità di amare ed essere
saggio da se stesso. Se quindi attribuisce a Dio ogni bene dell’amore e
ogni vero della sapienza, diventa un ‘uomo vivente’, se invece li
attribuisce a se stesso, diventa un uomo senza vita”. Essi scrissero
questo su un nuovo documento e lo posarono sul tavolo. Ed ecco che
improvvisamente apparvero di nuovo gli angeli. Essi stavano in una abbagliante
luce bianca, e portarono il documento in Cielo. – Dopo che fu letto anche
là, i radunati sentirono da lì queste parole: «Bene! Bene! Bene!». E
all’istante apparve dal Cielo un angelo come se volasse. Egli aveva ai
piedi e alle tempie qualcosa come due ali, e portava nelle sue mani decorazioni
che consistevano di abiti, copricapo e corone di alloro. Si abbassò
verso quelli seduti a Settentrione dando loro delle vesti color opale; e a
quelli seduti a Occidente diede vesti color scarlatto. Quelli che sedevano
verso Mezzogiorno ottennero dei copricapo i cui bordi erano guarniti con fasce
d’oro e perle, e sul lato sinistro muniti con diamanti tagliati in forma
di fiori. Quelli che sedevano verso Oriente ricevettero corone di alloro con
rubini e zaffiri. Fregiati con queste onorificenze, tutti lasciarono la scuola
della sapienza e tornarono a casa. Quando si mostrarono alle loro mogli, queste
vennero loro incontro, e per lo stupore degli uomini esse erano altrettanto
fregiate con onorificenze donate loro dal Cielo.
*
137. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Mentre meditavo
sull’amore coniugale, ecco che apparvero
da lontano due fanciulli. Essi tenevano dei cesti nella mano ed erano
accompagnati da delle tortore che volavano intorno a loro. Visti da vicino
erano nudi, ma incantevolmente adornati con ghirlande di fiori. Corone di fiori
e ghirlande di gigli ornavano la loro testolina, e rose di color giacinto che
pendevano obliquamente dalla spalle fino ai lombi ornavano il loro petto. Li
avvolgeva insieme qualcosa come un cordone di tenero fogliame, in questo
c’erano attorcigliate dentro delle olive. Tuttavia, quando vennero
più vicini, apparvero non più come fanciulli, né erano
nudi, bensì si mostrarono come due persone cresciute nel fiore degli
anni. Indossavano vesti e tuniche di seta splendente disegnate con meravigliosi
motivi floreali. Quando furono completamente vicini a me, mi alitarono contro
dal Cielo qualcosa come un calore di primavera, e dell’amabile profumo
dei primi fiori nei campi e nei giardini: si trattava di due coniugi
provenienti dal Cielo. Essi mi rivolsero la parola, e poiché quanto avevo
visto era ancora fresco nella mia memoria, domandarono: Che cosa hai visto?”
[2] Non appena riferii
che prima mi erano apparsi come due fanciulli nudi adornati di ghirlande e poi
come adulti con indosso delle vesti con fiori ricamati, e poi
all’improvviso era stato alitato su di me il caldo e leggiadro soffio
della primavera, a questo punto si mostrò sul loro volto un leggiadro
sorriso e dichiararono che essi percepivano se stessi lungo la via, né
come bambini o come nudi, e neppure adornati con ghirlande, ma sempre proprio
così come adesso. Nondimeno, l’amore
coniugale è rappresentato proprio in questo modo da lontano; la cui
innocenza appare come bambini nudi, e le delizie di questo amore come ghirlande
di fiori; del resto, anche i fiori ricamati sulle loro vesti e sulle tuniche
rappresentavano queste delizie. E aggiunsero: “Hai detto che mentre ci stavamo approssimando, il calore della
primavera è stato alitato su di te con i suoi gradevoli profumi come di
un giardino. Noi vogliamo spiegarti da dove è venuto questo”.
[3] Poi proseguirono: “Noi siamo coniugi già da
secoli e continuamente nel fiore degli anni in cui ci vedi adesso. Il nostro
primo stato era uguale a quello di una vergine e di un giovinetto quando si
uniscono in matrimonio. In quel tempo credevamo che questa condizione fosse la
suprema beatitudine della nostra vita. Tuttavia, da altri abitanti nel nostro
Cielo udimmo, e lo abbiamo anche notato più tardi, che quello stato era
uguale a un amore il cui calore non era ancora temprato dalla luce, e che
questo temprare accade solo un po’ alla volta nella misura in cui il
marito si perfeziona nella sapienza e la donna ama questa sapienza nel suo
uomo. Ma ciò avviene attraverso le azioni utili e in quanto entrambi si
aiutano l’un l’altro per causare qualcosa di utile nella
società. Le delizie seguono solo dopo come calore e luce, ovvero come
sapienza e amore nella misura in cui saranno temprati.
[4] Tu quindi hai sentito come un calore di primavera sia stato alitato su
di te non appena ci siamo avvicinati; questo perché l’amore
coniugale e il calore primaverile nel nostro Cielo agiscono come un
tutt’uno. Presso di noi il calore è amore, e la luce unita al
calore è sapienza. L’effetto utile è come l’atmosfera
che li contiene. Cosa sarebbero calore e luce senza qualcosa che li contiene?
Cosa sarebbero amore e sapienza senza la loro utilità? Non ci sarebbe
nulla di coniugale in loro, perché nulla nel quale potrebbero esplicarsi
sarebbe esistente. Nel Cielo, dove domina il calore primaverile, fiorisce anche
il vero amore coniugale, perché primaverile può essere solo dove
calore e luce sono uniti in una condizione armoniosamente equilibrata o,
espresso diversamente: dove calore e luce sono equiparati. Noi pensiamo,
così come il calore si allieta nella luce e la luce nel calore, anche
l’amore ha gioia nella sapienza e la sapienza a sua volta
nell’amore”.
[5] E continuarono a parlare: “Presso di
noi nel Cielo impera luce costante, non vi è mai l’ombra della
sera, e giammai vi sono tenebre, perché il nostro Sole non tramonta e
non s’innalza come il vostro Sole, ma rimane sempre nel mezzo tra lo
Zenit e l’Orizzonte o, come voi direste, all’altezza di 45 gradi.
Calore e luce del nostro Sole causano perciò presso di noi una costante
primavera, e assicurano che tutti respirino una costante aria di questa
primavera, il cui amore e sapienza stanno l’uno verso l’altro in un
equilibrato rapporto. Il Signore, attraverso la costante unione del calore e
della luce, emana l’effetto utile. Qui sta anche la causa della crescita sulla
vostra Terra, sta l‘accoppiamento dei vostri uccelli e degli altri
animali in primavera. Il calore primaverile schiude il loro interiore fin nel
più intimo, il cosiddetto animico li stimola e li mantiene con la loro
sfera coniugale (et
eis indit conjugiale suum). Ciò accresce la loro forza generatrice verso le loro più alte
delizie, poiché si sforzano continuamente di propagare la loro specie e
quindi di eseguire l’utile effetto.
[6] Negli uomini invece vi è un influsso costante del calore
primaverile che procede dal Signore, perché essi, in qualsiasi momento
anche in pieno inverno, possono godere le delizie del matrimonio, poiché
gli uomini sono stati creati per l’accoglienza della luce, cioè la
sapienza del Signore; le donne per l’accoglienza del calore, cioè
l’amore per la sapienza che l’uomo riceve dal Signore.
Perciò con la nostra vicinanza un calore primaverile è stato
alitato su di te con il profumo dei primi fiori dei giardini e dei campi”.
[7] Dopo queste parole
l’uomo mi porse la sua mano destra e mi condusse nelle case dove
c’erano degli sposi nel fiore degli anni, come lui e la sua sposa, e
disse: “Queste donne che ora vedi
come vergini, nel mondo erano donne anziane; e gli uomini che ora appaiono così
giovani, là erano vecchi e infermi. Sono stati riportati dal Signore in
una fiorente età perché si amano reciprocamente, e per via della
religione hanno evitato gli adultèri come peccati ripugnanti. Nessuno conosce le beatitudini
dell’amore coniugale, salvo coloro che aborriscono gli esecrabili piaceri
dell’adulterio, nondimeno è in grado solo chi è saggio dal
Signore; ma saggio dal Signore è solo chi genera dall’amore un
vantaggio per l’efficacia del vantaggio”. –Io allora vidi
anche le loro suppellettili domestiche che, nell’insieme, si presentavano
in una forma celestiale e splendevano d’oro; oro in cui sembravano
inseriti dei rubini in certo qual modo fiammeggianti.
[indice]
۞
Castità e impudicizia
138. Siamo ancora all’inizio del nostro trattato sulla
particolarità dell’amore
coniugale. Questo può essere conosciuto solo vagamente se non viene
confrontato con il suo opposto: l’amore non casto. Quest’ultimo
viene alla luce in qualche misura quando ciò che è casto è
descritto insieme con ciò che non è casto, poiché la
castità è solo la purificazione dell’impudicizia.
Perciò l’impudicizia, che è del tutto opposta alla
castità, sarà trattata specificamente nella seconda parte di
questo lavoro, dove sarà descritta in tutte le sue varianti sotto il
titolo ‘L’amore meretricio e
le sue insensate lussurie’. La natura della castità e
dell’impudicizia, e presso chi si trova, deve essere illuminata nel
seguente ordine:
(1) La castità e l’impudicizia possono essere
discusse solo in relazione al matrimonio e a ciò che appartiene ad esso.
(2) La castità è praticata solo dai matrimoni
monogami, ovvero il matrimonio di un uomo con una donna.
(3) Solo il vero matrimonio cristiano può essere
casto.
(4) Il vero amore coniugale è la castità
stessa.
(5) Tutti i piaceri del vero amore coniugale, anche
l’ultimo, sono casti.
(6) Presso gli uomini che diventano spirituali dal Signore,
l’amore coniugale diviene sempre più purificato e casto.
(7) La castità coniugale sorge per mezzo di
ciò: che in forza della religione ci si astenga completamente da ogni
fornicazione.
(8). La castità non può esistere presso i bambini, né presso i ragazzi, né presso le
fanciulle, né presso i giovinetti né presso le vergini, prima di
percepire l’amore per il sesso.
(9) Anche gli eunuchi, che sono nati come tali o ci sono
diventati, non sono casti.
(10) Non si possono chiamare casti nemmeno quegli uomini che
considerano l’adulterio per niente cattivo e che è proibito dalla
religione, per non parlare poi di quelli che lo ritengono innocuo per la
società.
(11) Anche quegli uomini che si astengono dall’adulterio
per qualsiasi motivo esteriore, non sono casti.
(12) Non si possono chiamare casti neanche quegli uomini che
in sé ritengono il matrimonio non casto.
(13) Anche quegli uomini che hanno rinunciato al matrimonio ed
hanno elogiato continuamente il celibato, si possono chiamare casti solo se in
loro rimane conservato l’amore per una vita veramente coniugale.
(14) Lo stato matrimoniale è da preferire al celibato.
*
Ora seguirà lo
sviluppo dei singoli capoversi.
139. (1) La
castità e l’impudicizia possono essere discusse solo in relazione
al matrimonio e a ciò che appartiene ad esso.
Il
principale, cioè il vero amore, è la castità stessa, il che
deve essere spiegato. Quello opposto, cioè l’amore perverso,
è l’impudicizia stessa. Nella misura in cui il deleterio opposto
dell’amore coniugale viene rimosso, questo amore è purificato e
diventa casto. Dal che è evidente che la purezza dell’amore coniugale è quella che si
chiama ‘castità’.
Tuttavia c’è anche un amore coniugale non casto che, in
verità, in sé non è sinonimo di impudicizia; come tra quei
coniugi che per varie ragioni esteriori si astengono a causa delle conseguenze
della lussuria, al punto da non pensarci proprio, eppure, se lo spirito di
questo amore non viene purificato, esso non è ancora casto; lo è
ben secondo la forma, ma non nella sua essenza.
140. Casto o non casto
fanno riferimento ai matrimoni, perché il legame coniugale è impresso
in entrambi i sessi, dal più intimo fino al più esteriore della
loro essenza. Esso si mostra nel loro comportamento, nei loro pensieri, nella
loro volontà, nelle loro azioni e gesti. Ancora più chiaramente
si mostra negli uomini non casti. Il tono del loro discorso rivela il loro
animo non casto, e qualunque cosa dicono, anche ciò che sembra casto, si
riferisce alla voluttà. Il tono del discorso è determinato
dall’inclinazione della volontà e il discorso dal pensiero
dell’intelletto. Perciò volontà e intelletto, incluso tutto
ciò che appartiene a loro, quindi l’intero animo e di conseguenza
anche tutto il corporeo dal più intimo fin su all’ultimo, sono
pieni di impudicizia. Dagli angeli ho sentito dire che essi percepiscono l’impudicizia
perfino presso i peggiori ipocriti in base alla loro espressione, anche se
continuano a parlare in maniera tanto casta. Essi la percepiscono dalla sfera
che emana da loro. Questo è parimenti un segno per l’impudicizia
che risiede nell’intimo del loro animo, e di conseguenza anche nelle
parti più intime del loro corpo. Esteriormente essa è come
avvolta da una crosta dipinta a colori vivaci. Che una sfera di lussuria
scaturisca dall’impudicizia, lo mostrano gli ordinamenti dei figli di
Israele [Levitico cap. 18-19]. Tutte le cose immonde contaminano chiunque le
abbia anche soltanto sfiorate. Da queste considerazioni si può
concludere che è lo stesso per il casto, vale a dire che presso di loro
tutto è casto, dalle cose più intime alle più esteriori,
poiché è la castità dell’amore coniugale a produrre
questo effetto. Perciò si dice che al puro tutto è puro, e
all’impuro tutto è impuro’.
141. (2) La
castità è praticata solo dai matrimoni monogamici, ovvero il
matrimonio di un uomo con una donna.
Il
motivo di ciò è che presso di loro l’amore coniugale non
rimane nell’uomo naturale, bensì irrompe nello spirituale, e
così un po’ alla volta si apre la via per il vero e proprio
matrimonio, quello del bene e del vero, che è la sua origine e con esso
si congiunge. Ciò perché questo amore irrompe man mano che la
sapienza cresce, e questa a sua volta cresce man mano che la Chiesa viene
immessa da parte del Signore, come è stato dimostrato ampiamente sopra.
Questo non può accadere presso gli uomini che allo stesso tempo hanno
parecchie donne, perché essi separano l’amore coniugale,
così che diventa amore puramente naturale per il sesso. Su ciò un
approfondimento seguirà nel capitolo sulla poligamia.
142. (3) Solo il vero
matrimonio cristiano può essere casto.
Questo
perché il vero amore coniugale tiene nell’uomo lo stesso passo con
lo stato della Chiesa, la quale è presso di lui dal Signore, come
è stato dimostrato nel capitolo precedente (n. 130-131) e altrove.
Un’ulteriore motivo è che la Chiesa, con le sue genuine
verità, è nella Parola, dove il Signore Stesso dimora in quelle
verità. Pertanto ci può essere un vero, casto amore coniugale (coniugale castum), solo nel mondo
cristiano, e se anche non esiste realmente, allora potrebbe certamente esistere
lì. Sotto ‘legame cristiano’ è da intendere il vero matrimonio di un uomo con una
donna. Questo matrimonio può essere inculcato nei cristiani e si
trasmette in eredità ai figli, da genitori che vivono nel vero amore
coniugale. Perciò, sia la capacità come anche la predisposizione
a divenir savi riguardo alle cose concernenti la Chiesa e il Cielo, che possono
diventare innate, si tratteranno in seguito. Cosicché, se i cristiani
prendono più mogli, commettono adulterio non solo sotto l’aspetto
naturale, ma anche spirituale. Questo sarà mostrato nel capitolo sulla
poligamia.
143. (4) Il vero amore coniugale è la castità
stessa.
Per questo ci sono
diverse cause:
(a) perché questo amore proviene dal
Signore e corrisponde al Suo matrimonio con la Chiesa;
(b) perché viene fuori dal matrimonio del
vero e del bene;
(c) perché è spirituale come la
Chiesa presso l’uomo;
(d) perché rappresenta l’amore
fondamentale e la corona di tutti gli amori celesti e spirituali;
(e) perché è il vero e proprio
semenzaio della razza umana e perciò degli angeli del Cielo;
(f) perché si trova anche presso gli
angeli del Cielo e da questo loro amore vengono partoriti dei figli spirituali
che sono amore e sapienza;
(g) e infine, perché il suo beneficio
sorpassa tutti gli altri benefici della Creazione.
Da
tutto ciò ne consegue che il vero amore coniugale è puro e santo
a causa della sua origine e della sua essenza, e può essere denominato
come purezza e santità, quindi la castità stessa. Tuttavia non
è completamente puro né presso gli uomini né presso gli
angeli, come si potrà rileggere nella sezione 6 al 146.
144. (5) Tutte le delizie
del vero amore coniugale, anche le ultime, sono caste.
Ciò
è evidente da quanto è stato mostrato sopra, cioè che
l’amore coniugale è la castità stessa, e le delizie costituiscono
la sua vita. Le delizie di quest’amore s’innalzano al Cielo e vi
entrano, e in questo percorso attraversano tutte le gioie degli amori celesti
in cui vivono gli angeli del Cielo e si congiungono con le delizie del loro amore coniugale come è stato
menzionato sopra. Inoltre, ho sentito dagli angeli che essi percepiscono
chiaramente come le loro stesse delizie sarebbero accresciute ed esaudite,
quando i sentimenti beati dei casti sposi s’innalzano dalla Terra a loro.
Essi fecero cenno col capo quando i presenti, quelli che non erano casti,
domandarono se questo valesse anche per le ultime delizie dei sensi, e dissero:
«Che altro? Non sono queste le
delizie dell’amore coniugale nella loro pienezza?». Da dove
provengono queste delizie dell’amore coniugale e come sono fatte, si
può rileggere sopra nel 69 così come nei fatti memorabili,
specialmente quelli seguenti.
145. (6) Presso gli
uomini che diventano spirituali dal Signore, l’amore coniugale diviene
sempre più purificato e casto.
Ciò
è dovuto alle seguenti cause:
(a) il primo amore, cioè l’amore prima del
matrimonio e subito dopo, abbraccia ancora qualcosa dell’amore per il
sesso, quindi del proprio piacere puramente fisico, perché non ancora
attenuato dall’amore spirituale.
(b) L’uomo diventa un po’ alla volta da essere
naturale a spirituale. Egli diventa spirituale nella misura in cui la sua
ragione, che sta tra Cielo e mondo, comincia a respirare dall’influsso
celeste. Questo accade quando l’uomo viene stimolato dalla sapienza e
comincia a rallegrarsi in essa (confrontare sopra, al n.130). Nello stesso
tempo con questo il suo animo viene elevato in una sfera superiore, (in auram superiorem) che contiene luce e
calore del Cielo angelico. La luce celeste è identica alla sapienza, e
il calore celeste all’amore. Non appena presso i coniugi cresce la
sapienza e l’amore per la sapienza, il loro amore coniugale viene
purificato, e poiché accade un po’ alla volta, questo amore
diventa gradualmente anche sempre più casto. Questa purificazione spirituale
può essere paragonata al processo chimico mediante il quale vengono
purificate le bevande alcoliche. I chimici parlano di raffinazione, rettifica,
correzione, decantazione e sublimazione, e la sapienza purificata può
essere paragonata all’alcool prodotto dalla rettifica, cioè con la
doppia distillazione tramite cui ha raggiunto il più alto grado di
purezza.
(c) Ebbene, poiché la sapienza spirituale è in
sé fatta così che, attraverso l’amore per la sapienza,
diventa sempre più calda e con questo amore cresce in eterno,
così anche l’amore coniugale, la cui madre è la sapienza,
diventa sempre più puro, e di conseguenza sempre più casto.
Questa crescita della sapienza avviene secondo il suo perfezionamento in un
processo che somiglia leggermente alla purificazione delle bevande alcoliche,
quindi, purificando l’intelletto dalle illusioni dei sensi e dalla
volontà delle seduzioni corporee. Le memorie descritte nel 137 mostrano
che il calore nel primo stato dell’amore tra i coniugi non è
ancora moderato dalla luce spirituale. Ma a poco a poco questo accade non
appena la sapienza dell’uomo diventa più perfetta ed è
amata dalla moglie nel marito.
146. Nondimeno, si sa che
non vi è amore coniugale assolutamente casto o puro, né presso
gli uomini, né presso gli angeli. Sempre si mescola qualcosa di non
casto o di non puro al di sotto o attaccato ad esso. Tuttavia è di
natura diversa da ciò che deriva dall’impudicizia, perché
presso di loro la castità è preponderante e l’impudicizia
sta ai margini. Il Signore però ha messo in mezzo qualcosa come una
porta con una serratura che può essere aperta solo con intenzione, e si
provvede affinché la porta rimanga in generale chiusa, in modo che
l’uno non passi nell’altro e vengano a mischiarsi. Il naturale
dell’uomo è corrotto alla nascita ed è pieno di vizi;
viceversa, per il suo spirituale non è così, perché la sua
nascita viene dal Signore, perché è la rinascita che consiste in
una graduale separazione dal male, a cui egli è predisposto fin dalla
nascita. Al 71 si può rileggere che l’amore presso l’uomo e
presso l’angelo non è mai assolutamente puro, e anche non lo
può diventare. Tuttavia il Signore guarda innanzitutto lo scopo finale,
il piano o l’intenzione della volontà. Perciò l’uomo,
nella misura in cui è e persevera in questo, è iniziato anche
alla purezza e in essa progredisce.
147.
(7) La
castità coniugale sorge per mezzo di ciò: che in forza della
religione ci si astenga completamente da ogni fornicazione.
Il
motivo è che la castità nasce dalla rimozione dell’impudicizia.
È una regola universale che l’uomo, tanto quanto rimuove il male
da sé, concede spazio al bene; allora il bene subentra al posto del
male. E quanto più odia il male, egli ama il bene e viceversa. Di
conseguenza, quanto più nel matrimonio subentra la castità, tanto
più si rinuncia alla fornicazione. Ognuno può percepire che
questo è così, e che l’amore coniugale viene sempre
più purificato non appena la fornicazione otterrà un rifiuto.
Questo deve veramente essere esternato e ascoltato senza bisogno di ulteriori
motivazioni. Ma poiché non tutti gli uomini dispongono di questa
percezione, deve anche essere illuminata con delle dimostrazioni. L’amore
coniugale si raffredda non appena viene diviso e alla fine va in rovina,
poiché viene spento dall’ardore dell’amore non casto. Le
specie di calori opposti non possono esistere allo stesso tempo: l’uno
sottrae all’altro la sua forza e la disperde. Perciò, quando il
calore dell’amore coniugale espelle e rimuove quello dell’amore
meretricio, l’amore coniugale
si accresce nel suo calore, germoglia nel sentimento delle sue delizie e
comincia a fiorire come un frutto o un giardino di rose in primavera. La luce e
il calore del Sole provocano nella natura la temperatura primaverile, mentre
negli uomini la temperatura primaverile proviene dal Sole del mondo spirituale.
148. [1]
In ogni uomo fin dalla nascita il Creatore ha infuso un coniugale
interiore e uno esteriore; l’interiore è spirituale,
l’esteriore è naturale. L’uomo perviene prima
all’esteriore che è naturale, e a misura che diventa spirituale
giunge all’interiore che è spirituale. Se egli persevera nel
coniugale esteriore o naturale, il coniugale interiore o spirituale diventa a
lui così nascosto, che alla fine generalmente non è, né sa
nulla, anzi per ultimo lo ritiene un’idea cervellotica. Se però
l’uomo diviene spirituale, prima sospetta qualcosa di ciò, poi
percepisce alquanto della sua vera natura, e gradualmente sente quanto è
piacevole, leggiadro e pieno di delizie. E non appena ciò accade, il
velo tra l’esteriore e l’interiore, di cui è stato detto
sopra, comincia a ridursi, per dissolversi definitivamente ed essere
completamente disperso e annientato. Una volta che questo avviene, allora il
coniugale esteriore rimane per vero conservato, ma viene costantemente
raffinato e purificato dei suoi sedimenti dall’interiore, fino a quando
l’esteriore diventa, per così dire, l’immagine
dell’interiore, e trae da esso il suo piacere e la sua vita, anzi la
gioia della sua potenza proveniente dalla beatitudine dell’interiore.
Questa è la conseguenza del rifiuto di ogni fornicazione. In tal modo
sorge la castità del matrimonio.
[2] Si potrebbe pensare
che il coniugale esteriore che rimane dopo la separazione dell’interiore
e dell’esteriore, sia simile all’esteriore non separato
dall’interiore, ma ho sentito dagli angeli che sono completamente
differenti l’uno dall’altro. Essi mi spiegarono che
l’esteriore attraverso l’interiore – che essi chiamano
l’esteriore dell’interiore – è privo di ogni
dissolutezza, poiché l’interiore non è licenzioso, ma
può dilettarsi solo in modo casto ed imprime questo anche al suo
esteriore nel quale sente poi le sue delizie. «Completamente diverso», dissero, «è l’esteriore separato dall’interiore; questo
esteriore è impudico in ogni parte». Il coniugale esteriore,
che viene fuori dall’interiore, è paragonato ad un frutto nobile
il cui leggiadro gusto e profumo si diffonde sull’intera superficie. Lo
hanno paragonato anche ad un granaio, la cui provvista non diminuisce mai,
perché viene continuamente riempito. Per contro, l’esteriore
separato dall’interiore succede come al grano nella vagliatura che, con
lo scuotere di qua e di là, resta solo la pula che poi il vento
disperde. Proprio questo accade con l’amore
coniugale, se l’uomo non rinuncia alla fornicazione.
149. Nondimeno, la
castità coniugale non nasce solo dall’astensione della
fornicazione, ma solo quando l’astensione proviene dalla convinzione
religiosa. Senza religione l’uomo non diventa spirituale, ma resta
naturale, e anche se l’uomo naturale si astiene dalla fornicazione, il
suo spirito non vi ha ancora rinunciato. Egli, per vero, pensa di essere casto
con la sua astinenza, ma dentro di lui l’impudicizia è nascosta
come materia purulenta in una ferita guarita solo esternamente. Che
l’amore coniugale sia secondo lo stato della Chiesa presso l’uomo,
può essere visto al n. 130. Maggiori informazioni su questo argomento
saranno esposte al n. 153.
150. (8) La castità non può esistere presso i bambini, né presso i ragazzi, né presso le fanciulle,
né presso i giovinetti né presso le vergini, prima di percepire
l’amore per il sesso.
La
castità e l’impudicizia, com’è stato mostrato al 139,
si può affermare solo e unicamente per ciò che riguarda i
matrimoni e il coniugale. Presso coloro che non sanno nulla del coniugale non
si può parlare di castità, poiché per loro, non esistendo
il desiderio, per questo non possono avere né un’inclinazione,
né il pensiero. Tuttavia, quando si avvertono i primi presentimenti del
matrimonio, si comincia a prestare orecchio all’amore per il sesso.
Pertanto, si parla generalmente della castità delle giovani e dei
giovani fino a quando non sentono l’amore per il sesso, perché
nessuno sa cos’è veramente la castità.
151.
(9) Anche
gli eunuchi, che sono nati come tali o ci sono diventati, non sono casti.
Gli
eunuchi nati sono soprattutto degli uomini nei quali manca dalla nascita
l’ultima parte dell’amore che forma per loro una base per la prima
e media parte sulla quale si trovano. Per quanto riguarda questi, per loro
questo amore non esiste, e se ne sanno già qualcosa, per indifferenza
non se ne danno pensiero per distinguere tra castità e
non-castità. E ciononostante, in loro ci sono delle differenze. Con gli
eunuchi che sono dapprima stati fatti tali, le cose stanno quasi come con
quelli che sono nati così. I primi considerano l’amore coniugale
una pura fantasia e le sue gioie delle stupidaggini, perché non sono
né uomo né donna. Se in loro esiste comunque qualcosa di
un’inclinazione, allora questa diventa indifferenza (neutrale).
Ciò che è né casto né non-casto, può anche
non essere soprannominato così.
152.
(10) Non
si possono chiamare casti nemmeno quegli uomini che considerano
l’adulterio per niente cattivo e che è proibito dalla religione,
per non parlare poi di quelli che lo ritengono innocuo per la società.
Il
motivo per cui la castità non può esistere presso di questi,
è perché essi non sanno cos’è la castità,
perché la castità appartiene solo al matrimonio come è
stato mostrato nella prima sezione di questo capitolo. Gli uomini che non
credono che l’adulterio sia qualcosa di cattivo che è proibito
dalla religione, rendono anche il loro matrimonio qualcosa di impudico,
poiché solo la religione presso i coniugi cagiona castità. Perciò
per loro nulla è casto, così che a loro si parla invano di
castità. Essi sono adulteri per convinzione. Chi ritiene che
l’adulterio non sia dannoso per la società, sa ancor meno cosa sia
la castità oppure che in genere esista qualcosa come la castità.
Se tali uomini dicono che il matrimonio sia meno impudico dell’adulterio,
allora questa è una semplice espressione formale e non viene dal loro
cuore, perché di fronte al matrimonio sono freddi. Chi parla del calore
casto dell’amore coniugale da una tale freddezza, non ha, generalmente,
alcuna idea di questo. Come sono fatti nell’interiore questi uomini,
quali siano le idee e come, di conseguenza, è fatto il loro intimo
pensiero, si vedrà nella seconda parte di questo libro che tratta le
follie degli adulteri.
153.
(11) Anche
quegli uomini che si astengono dall’adulterio per qualsiasi motivo
esteriore non sono casti.
[1] Molti credono che
l’astinenza fisica dall’adulterio sia già castità.
Questa però lo è soltanto quando essa va mano nella mano con
l’astinenza spirituale. Dallo spirito dell’uomo, sotto il quale
intendiamo qui l’animo, le sue inclinazioni e i suoi pensieri, dipende la
castità e l’impudicizia, perché dalla parte dello spirito
vi è nel corpo sia l’una che l’altra cosa. Come il corpo
è il riflesso dell’animo, ne consegue che gli uomini che si
astengono bensì dall’adulterio fisico ma non da quello spirituale,
non sono casti. Nondimeno, non lo sono neanche quegli uomini che se ne
astengono ben spiritualmente, ma solo perché il corpo non lo permette.
Ci sono molte ragioni per cui l’uomo si astiene dall’adulterio del
corpo, o anche dall’adulterio spirituale che tenderebbe al rapporto
fisico. Tuttavia, chi non desiste corporalmente, è ugualmente impudico
spiritualmente, dato che il Signore dice appunto:
«Chiunque guarda una donna per appetirla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore» [Matt. 5,28]
[2] Le ragioni
dell’astinenza dall’adulterio – solo con il corpo – non
possono essere enumerate tutte, perché variano a seconda dello stato del
matrimonio e anche a seconda dello stato del corpo. Per esempio, ci sono quelli
che si astengono per paura della legge mondana e delle sue sanzioni; quelli per
paura della perdita della reputazione e, di lì, dell’onore; altri
per timore di contrarre malattie o per timore di litigi con la moglie a casa e
quindi di inquietudine della vita; oppure per paura della vendetta del marito
dell’adultera, o dei suoi parenti, e perciò per paura di pubbliche
fustigazioni. Poi ci sono coloro che si astengono a causa della povertà
o dell’avarizia, oppure di debolezza derivante da malattia, da abuso,
dall’età o dall’impotenza. Tra questi vi sono anche quelli
che, poiché non possono o non osano commettere adulterio con il corpo,
lo commettono ugualmente nello spirito, pur parlando con moralità contro
l’adulterio e in favore del matrimonio. Ma se non lo fanno e non
rigettano l’adulterio in forza della religione secondo lo spirito, sono
ancora adulteri; infatti, anche se non con il corpo, è con lo spirito
che commettono adulterio. E quindi dopo la morte, quando divengono spiriti,
parlano apertamente in favore degli adulteri. Da ciò è evidente
che anche l’empio può evitare l’adulterio in quanto lo
considera dannoso, ma solo un cristiano lo fugge come peccato. Così
appare chiara la verità di questo principio, cioè che la
castità non può esistere presso coloro che si astengono
dall’adulterio solo per differenti ragioni esteriori.
154.
(12) Non
si possono chiamare casti neanche quegli uomini che in sé ritengono il
matrimonio non casto.
Essi non sanno né cosa sia la
castità, né che esista. Questi sono simili a quelli menzionati al
152 e a
coloro che portano la castità solo in relazione al celibato. Di costoro
se ne parlerà in seguito.
155.
(13) Anche quegli uomini
che hanno rinunciato al matrimonio ed hanno elogiato continuamente il celibato,
si possono chiamare casti solo se in loro rimane conservato l’amore per
una vita veramente coniugale.
[1] La castità non
può esistere presso questi, per la ragione che dopo il voto perpetuo di
celibato, l’amore coniugale è stato rigettato, per cui senza
l’amore non vi è neppure la castità. E poiché una
propensione al sesso è sempre insita dalla creazione e quindi dalla
nascita, quando questa è frenata e repressa non può che riaccendersi,
e presso alcuni intensificarsi fino ad uno stato di eccitamento che sale dal
corpo e infesta lo spirito, e talvolta lo imbratta. Con ciò, può
succedere che dall’imbrattamento dello spirito risultino profanate le
cose che appartengono alla religione che, in tal caso, saranno precipitate
fuori dalla loro sede interiore, dove erano preservate nella santità,
verso l’esteriore dove diventano solo delle parole e dei gesti. Per tale
motivo il Signore provvede affinché il celibato sia solo presso coloro che
sono nel culto esteriore, perché essi non si rivolgono al Signore nella
preghiera né leggono la Sua parola. Presso di loro la vita eterna non
è messa in pericolo dal voto di celibato, né allo stesso tempo
dalla promessa solenne di castità come presso coloro che sono nel culto
interiore. Inoltre, molti non entrano in quello stato volontariamente, ma
generalmente lo fanno prima che possano decidere nella propria libertà
secondo la ragione, oppure perché vogliono sfuggire alle tentazioni del
mondo.
[2] Chi sceglie la condizione del celibato per ritirare il suo animo dal mondo
e servire meglio Dio, è casto solo se già prima di questo stato
aveva un amore per il vero amore coniugale, ovvero solo se sorge e rimane anche
in seguito, poiché solo l’amore per una simile vita è
casto. Perciò, dopo la loro morte, tutti i monaci e le monache vengono
esonerati dai loro voti e viene data loro la libertà di scegliere la
vita coniugale, oppure la vita al di fuori dal matrimonio secondo i loro
desideri interiori e la brama del loro amore. Se scelgono la vita coniugale ed
avevano amato le cose spirituali del culto, essi nel Cielo vengono coniugati.
Invece altri che decidono per la vita al di fuori del matrimonio, vengono
associati ai loro simili che dimorano ai margini del Cielo.
[3] Chiesi agli angeli
se monaci e monache che si erano sforzati per devozione dedicandosi
completamente al servizio di Dio, avendo rinunciato alle illusioni del mondo e
ai desideri della carne ed avendo lodato l’eterna verginità (virginitas), sarebbero giunti nel Cielo
e lì, secondo la loro fede, sarebbero i più nobili tra i beati.
Gli angeli risposero che, per vero, sono sì accolti, ma questi,
lì, diventano tristi, perché hanno a che fare con la paura quando
cominciano a percepire la sfera dell’amore coniugale. Alcuni, poi, se ne
vanno spontaneamente, altri chiedono il permesso, e altri ricevono
l’ordine di andarsene. E quando sono fuori da questo Cielo, viene aperta
loro una via verso quei compagni e compagne che erano in uno stato simile al loro
nella vita mondana terrena, e lì si rimettono in forze, si riorganizzano
e si rallegrano tra loro.
156.
(14) Lo
stato matrimoniale è da preferire al celibato.
[1] Questo è
evidente da quanto è stato finora detto in materia di matrimonio e di
celibato. Lo stato del matrimonio è però da preferire
perché esiste dalla creazione. La sua origine è il connubio del bene e del vero, essendo una rispondenza con il matrimonio del Signore e della
Chiesa. Inoltre, anche perché Chiesa
e amore coniugale sono strettamente
correlati, e poi, perché i benefici coniugali superano tutti gli altri
nella Creazione. Secondo l’ordine della Creazione la riproduzione
dell’umanità come del Cielo angelico si basa su questo: che esso
procede dalla razza umana! Per di più, si aggiunga che il matrimonio
conduce l’uomo alla sua pienezza, perché attraverso questo,
l’uomo diventa un uomo completo, come vedremo nel prossimo capitolo.
Tutto questo non si verifica per lo stato di celibato.
[2] Tuttavia, qualora si
affermasse che il celibato sia preferibile al matrimonio e lo si esaminasse in
modo da dimostrare questa asserzione con prove, da queste conclusioni si
sarebbe pure detto quanto segue: ‘Che i matrimoni non sono santi
né casti, anzi, che la castità nel sesso femminile è
possibile solo presso coloro che si astengono dal matrimonio e fanno voto di
verginità eterna! Inoltre, sotto coloro che fanno voto di celibato
perpetuo s’intenderebbero anche gli eunuchi che si sono fatti eunuchi per
il bene del regno di Dio [Mt. 19,12], tranne per altre affermazioni che sono altrettanto false in
quanto si basano su un falso presupposto! Con ‘eunuchi che si fanno
eunuchi per il regno di Dio’, s’intendono gli eunuchi
spirituali, perciò sono quelli che nel matrimonio si astengono dai mali
della fornicazione. È chiaro che tra loro non sono compresi gli eunuchi
italiani[61].
*
156a. [62] A questo, voglio aggiungere due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Mentre stavo
tornando a casa dalla scuola della sapienza, menzionata al 132, per via
scorsi un angelo in una veste color giacinto. Mi venne a fianco e disse:
«Da come vedo, vieni dalla scuola
della sapienza e ti sei rallegrato su quanto hai udito là. Vedo anche
che non sei del tutto di questo mondo, bensì al tempo stesso appartieni
al mondo naturale, perciò non conosci ancora le nostre accademie dove
gli antichi savi si radunano ed apprendono da quelli che provengono dal vostro
mondo quali cambiamenti e quali vicende la filosofia sta subendo. Se non ti
spiace, ti condurrò in un luogo dove dimorano molti degli antichi savi e
molti dei loro figli, cioè i loro discepoli». E mi
portò al confine tra Settentrione e Oriente. Da un luogo elevato vidi
una città, e su un lato di essa due colline, quella più vicina
alla città era più bassa rispetto all’altra. –
L’angelo disse: «Questa
è la città Athenäeum, la collina più bassa,
Parnassium, e la più alta, Heliconeum. Sono così chiamate
perché in quella città e nei suoi dintorni dimorano gli antichi
savi greci, come Pitagora, Socrate, Aristippo e Senofonte, insieme ai loro
discepoli e studenti». – Quando chiesi di Platone e di
Aristotele, l’angelo rispose: «Essi
e i loro seguaci dimorano in un’altra regione, perché insegnarono
le verità appartenenti all’intelletto, mentre gli altri la morale
che appartiene alla vita».
[2] Poi continuò
dicendo che da questa città, ‘Athenäeum’, spesso gli
studenti venivano inviati agli studiosi della cristianità, per indagare
cosa ne pensavano oggi innanzitutto su Dio, sulla Creazione,
sull’Universo, sull’immortalità dell’anima, sullo
stato dell’uomo rispetto a quello degli animali, così come su
altre domande di sapienza più profonda. E proseguì dicendo che
per quel giorno un araldo aveva annunciato un incontro. Questo era un segno che
gli emissari avevano incontrato nuovi venuti dalla Terra, e da loro avevano
ricevuto speciali notizie. Vedemmo molti di loro uscire dalla città e
dalle sue vicinanze, alcuni con corone d’alloro sulla testa, altri con
rami di palma nelle mani o con libri sotto le braccia, alcuni anche con penne
da scrivere tra i capelli della tempia sinistra. Ci mischiammo tra loro e
salimmo insieme la collina. Sulla collina si levava un palazzo in forma
ottagonale, chiamato Palladium. Vi entrammo, ed ecco vi erano otto nicchie
esagonali. In ognuna delle quali c’era una biblioteca e un tavolo,
attorno al quale sedevano quelli con la corona d’alloro. Nel Palladium
stesso si scorgevano dei seggi scolpiti nella roccia, su cui gli altri si erano
seduti.
[3] Dopo, sulla sinistra
si aprì una porta, e furono introdotti due nuovi arrivati dalla Terra.
Dopo il benvenuto, uno con la corona di alloro in testa chiese: “Cosa portate di nuovo dalla
Terra?”. – Essi risposero: “Il
nuovo è che nei boschi sono stati trovati uomini che sono come le
bestie, oppure bestie che sono come gli uomini. Ma si riconosceva dal loro
volto e dal corpo che erano nati come figli di uomini, ma nel secondo o nel
terzo anno di vita erano andati persi o abbandonati nei boschi. Si dice che non
erano in grado di esprimere il minimo pensiero e non hanno potuto imparare a
parlare. Non conoscevano neppure il nutrimento adatto a loro come fanno gli
animali, piuttosto mettevano in bocca tutto ciò che cresce nel bosco, se
puro o impuro, per non parlare di altre simili stranezze. Alcuni dei nostri eruditi hanno basato su
questo le più differenti supposizioni, altri hanno tratto da ciò
ancora conclusioni sulle differenti condizioni degli uomini in confronto a
quelle degli animali”
[4] All’udire questo, alcuni degli
antichi savi vollero sapere quali ipotesi e quali deduzioni fossero state
fatte. I due nuovi arrivati risposero: “Ne
sono state fatte diverse che si possono riassumere come segue:
(a) L’uomo a
causa della sua natura e nascita è più ottuso, quindi più
piccolo di qualsiasi animale, e diventa anche animale se non viene istruito.
(b) Egli può
essere istruito perché ha imparato a dare suoni articolati, quindi a
parlare. Questo è stato per lui l’inizio di esprimere pensieri e
produrli in sempre più grande pienezza, finché alla fine poteva
esprimere le leggi della convivenza umana, di cui tuttavia alcune sono impresse
negli animali già dalla nascita.
(c) Gli animali
avrebbero altrettanto raziocinio come gli uomini.
(d) Se gli animali
potessero parlare, avrebbero capacità di discernimento su ogni cosa, con
la stessa abilità degli uomini. Un segno di ciò è il fatto
che essi, al pari degli uomini, possono pensare razionalmente e saggiamente.
(e) La
capacità di intendere è soltanto una modificazione della luce
solare, con la quale il calore collabora per mezzo dell’etere, e quindi
è solo un’attività interiore della natura, e può
essere aumentata a tal punto da apparire come sapienza.
(f) Perciò
è sciocco credere, diversamente dall’animale, che l’uomo
continui a vivere dopo la morte, anche se può apparire forse alcuni
giorni dopo come spettro simile a nebbia che si forma dall’evaporazione
della vita corporea, prima di dissolversi nella natura quasi come un arbusto
bruciato a cenere, e possa avere ancora la somiglianza della sua forma
precedente.
(g) La religione che
insegna una vita dopo la morte, è quindi un’invenzione per legare
interiormente gli uomini semplici con le sue leggi, così come sono
tenuti nei limiti dalle leggi dello stato.
Essi aggiunsero a
questo, che solo gli uomini puramente ingegnosi (mere ingeniosi) ragionano così, ma non gli intelligenti.
Alla domanda su come ragionassero gli uomini intelligenti, essi risposero che
non li avevano sentiti, ma che in ogni caso avrebbero avuto questa opinione.
156b. [1] Dopo quanto esposto tutti coloro che
sedevano ai tavoli esclamarono: “Oh,
come sono cambiati i tempi sulla Terra! Che fine ha fatto la filosofia? Essa si
è addirittura cambiata in un’insulsa sofisticheria! Il Sole
è tramontato e ora sta sotto la Terra, diametralmente contrapposto al
suo meridiano! Chi può ignorare in base all’evidenza di quelli
abbandonati e trovati nei boschi, che l’uomo è tale senza
istruzione, conforme a quanto gli viene insegnato? Non è egli nato con
un’ignoranza maggiore degli animali? Non deve imparare a camminare e a
parlare? Se non imparasse a camminare sarebbe in grado di stare eretto sui suoi
piedi? Se non imparasse a parlare, sarebbe in grado di esternare un pensiero?
Non è ogni uomo così come viene istruito, stolto in conseguenza
della falsità a lui inculcata, dove s’immagina di essere
più intelligente di qualcuno che è davvero intelligente a causa
delle verità a lui inculcate? E quando un uomo è folle dalla
falsità, non è egli persuaso nel suo delirio di essere più
savio di colui che è savio dalle verità? Non vi sono uomini,
sciocchi o folli, che non sono più uomini di quelli trovati nel bosco? E
quelli che hanno perso la loro memoria, non sono forse come loro?
[2] Da tutto ciò, possiamo concludere che l’uomo senza
istruzione non è né uomo né animale, ma è solo una
forma che può ricevere in sé ciò che lo rende uomo. Quindi
egli non nasce come uomo, bensì lo diventa, e nasce nella forma umana
per essere un organo ricevente della vita di Dio, un portatore nel quale Dio
porta ogni bene, e mediante l’unione in Lui può rendersi beato in
eterno. Noi percepiamo, da ciò che avete detto, che oggigiorno la
sapienza è ormai svanita dalla Terra, oppure si è trasformata in
follia, non sapendo più neppure come la condizione dell’uomo si
differenzia da quella dell’animale, perciò anche niente più
della condizione dell’uomo dopo la morte. Invece gli uomini che
potrebbero sapere qualcosa di questo non lo vogliono accettare, e quindi negano
una vita dopo la morte; e coloro che potrebbero conoscere queste cose, non sono
disposti ad accettarle, e quindi le negano come fanno molti dei vostri
cristiani di oggi, i quali possono essere paragonati a quelli trovati nel
bosco. Non che essi siano diventati così ottusi per mancanza di
istruzione, ma che hanno reso se stessi ottusi da falsi ragionamenti indotti
dalle percezioni dei sensi che oscurano la verità!”
156c. [1] Poi, uno che stava nel mezzo del
Palladium e teneva una palma nella mano, disse: “Svelaci ti prego il seguente arcano: ‘Come può
l’uomo, creato a immagine di Dio, essere trasformato in un’immagine
del diavolo?’. Io so che gli angeli del Cielo sono immagini di Dio;
invece tutti gli angeli dell’inferno sono immagini del diavolo. Entrambe
le immagini sono contrapposte l’una all’altra, queste sono della
stoltezza, quelle altre della sapienza! Dimmi, dunque: ‘Come è
stato possibile che l’uomo, creato a immagine di Dio, abbia potuto
passare dalla luce in una tale oscurità, da negare Dio e la vita
eterna?’.”
[2] A turno gli antichi
savi risposero. Prima i pitagorici, poi i socratici, e poi gli altri, tra i
quali si trovava anche un seguace della dottrina di Platone. Egli parlò
per ultimo e la sua opinione fu la decisiva. Essa diceva: “Gli uomini di Saturno o dell’età dell’oro,
sapevano e riconoscevano di essere immagini ricettive della vita da Dio.
Perciò la sapienza era impressa nelle loro anime e nei loro cuori, e
videro il vero dalla luce del vero, e dalle verità hanno percepito il
bene secondo i piaceri dell’amore del bene. Ma nelle epoche successive la
razza umana cessò di riconoscere che tutto il vero della sapienza, e
quindi tutto il bene dell’amore che si trovava presso di loro, fluiva
continuamente da Dio. Così non poterono più essere dimore di Dio,
e nello stesso tempo cessò anche il dialogo con Dio e le relazioni con
gli angeli. Il campo più intimo del loro animo, che era stato elevato da
Dio verso l’alto fino a Sé, si è ripiegato su se stesso in
direzione opposta, cioè verso il basso, verso il mondo. Alla fine si
rivolsero perfino alla direzione opposta, in basso al proprio io. E
poiché l’interiore così trasformato e deviato da Dio, in un
tale uomo, non può guardare Dio, Egli si è separato da lui e lui
è diventato un’immagine dell’inferno, ovvero del diavolo.
[3] Da allora ne è conseguito che nella prima era gli uomini riconoscevano con il
cuore e con l’anima che ogni bene dell’amore, e di là ogni
verità della sapienza in loro, era da Dio, e anche che Dio era in loro,
e che quindi essi erano semplicemente ricettacoli della vita da Dio. E per
questa ragione furono chiamati ‘immagini di Dio’, ‘figli di
Dio’ e, ‘nati da Dio’, ma nelle epoche successive ciò
non è stato riconosciuto nel cuore e nell’anima, ma con una sorta
di fede persuasiva, e poi con una fede storica, e infine, unicamente con la
bocca. E riconoscere una simile verità solo con la bocca, non è
un riconoscere, ma è negare nel cuore! Da questi fatti si può
vedere quale sia la sapienza di questi tempi sulla Terra tra i cristiani,
quando, pur potendo essere ispirati da Dio per rivelazione scritta, essi non
conoscono la differenza tra uomo e animale, e quindi, molti credono che se
l’uomo vive dopo la morte, anche un animale può vivere, oppure,
poiché un animale non sopravvive alla morte, neppure l’uomo possa
sopravvivervi. La nostra luce spirituale che illumina la nostra visione
spirituale, non è oscurità presso di loro? E la loro luce
naturale che serve solo alla vista del corpo, non è diventata splendore
ai loro occhi?”
156d. Dopo un po’ si rivolsero tutti ai due
nuovi arrivati dalla Terra e li ringraziarono per la loro visita e per le loro
relazioni, pregandoli di comunicare ai loro fratelli ciò che avevano
sentito. I nuovi arrivati risposero che desideravano rafforzare i loro fratelli
nella verità che l’uomo è uomo solo nella misura in cui
diventa un angelo del Cielo, poiché attribuisce tutto il bene
dell’amore e tutto il vero della fede al Signore, e non a se stesso.
*
156e. Il secondo fatto memorabile:
[1] Una mattina mi
svegliò una dolcissima melodia ad una certa altezza sopra di me. Entrai
perciò nello stadio della prima veglia, la più interiore,
più pacifica e più dolce dello stato di veglia durante il giorno,
e fui trattenuto per un po’ sia nello spirito, come fuori dal corpo.
Nonostante ciò, prestai precisamente attenzione alla sensazione che
esprimeva la melodia. Il canto celeste è l’espressione di un
sentimento percepito nell’animo che scaturisce dalla bocca in forma di
melodia; poiché il suono trae origine da un sentimento d’amore, e
indipendentemente dalle parole di colui che parla, rende il discorso vivente.
In questo stato avvertii che si trattava di una percezione delle delizie dell’amore coniugale, che era cantato nel
modo più melodioso dalle donne nel Cielo. Riconobbi queste delizie nel
tono del canto che si esprimeva in meravigliose variazioni. Dopo di ciò
mi alzai e guardai nel mondo spirituale, ed ecco, a Oriente sotto il Sole apparve
qualcosa come una pioggia aurea. Era la rugiada del mattino che cadeva
giù in grande abbondanza, tale da essere irradiata dai raggi del Sole
presentandosi nella forma di una pioggia dorata. Ridestato ancor più da
questo, camminai a lungo nello spirito, e a un angelo che proprio allora
incontrai per caso, chiesi se avesse visto anche lui la pioggia dorata che
scendeva dal Sole.
[2] Egli rispose che la
vedeva sempre quando meditava sull’amore
coniugale, e quando distolse gli occhi da lì disse: «Questa pioggia cade su una sala, nel mezzo
di un paradiso orientale, in cui vivono tre mariti con le loro mogli,
perché presso di loro la sapienza sull’amore coniugale e le sue
delizie è a casa in tal modo: negli uomini la sapienza dell’amore
stesso, e nelle donne la sapienza concernente le loro delizie. Nondimeno, vedo
che anche tu pensi a queste delizie, perciò ti voglio guidare là
e presentarti». – Ora mi condusse attraverso campi paradisiaci
verso alcune case costruite in legno d’ulivo, le cui porte su entrambi i
lati erano fiancheggiate da due colonne di legno. Poi mi presentò ai
mariti, pregandoli di permettermi, in loro presenza, di parlare con le loro
mogli. Questo fu concesso e gli uomini chiamarono le loro donne. Queste mi
guardarono negli occhi esaminandoli intensamente e, quando io ne chiesi il
motivo, dissero: “Siamo in grado di
riconoscere esattamente la tua inclinazione, come anche i tuoi sentimenti, e da
questi qual è il tuo pensiero circa l’amore per il sesso, e
vediamo che mediti fervente, ma castamente su di esso”. Allora
chiesero: “Cosa vuoi sapere di
noi?”. – Io risposi: “Per favore, ditemi qualcosa sulle
delizie dell’amore coniugale”. – I mariti acconsentirono, e
accennando di sì col capo, dissero: “Se
ti fa piacere, parla con loro tranquillamente di questo, i loro orecchi sono
casti”.
[3] Ma le
donne chiesero per prime: “Chi ti
ha insegnato ad interrogare noi sulle delizie di questo amore, e non gli
uomini?”. – Io risposi: “L’angelo che mi ha guidato
qui mi ha sussurrato all’orecchio che la donna è il ricettacolo e
l’organo sensorio di quell’amore, perché essa è nata
come amore e tutte le delizie hanno a che fare con l’amore”.
– Sorridendo, esse replicarono: “Sii
prudente e non dire alcuna cosa al riguardo, se non in senso vago,
perché si tratta di una sapienza profondamente custodita nel cuore del
nostro sesso, e non è rivelata ad alcuno, a meno che il marito sia
nell’amore autenticamente coniugale. I motivi sono molteplici e profondamente
nascosti in noi”. – Qui s’inserirono i mariti: “Le donne conoscono tutti i nostri stati d’animo, a loro nulla
rimane nascosto. Esse vedono, si rendono conto e percepiscono tutto ciò
che muove la nostra volontà; noi invece non notiamo nulla in loro. Alle
donne questo è dato perché – colmati dell’amore
più tenero e del fervore più ardente – vorrebbe ottenere
amicizia e fiducia coniugale, il fondamento della nostra comune felicità
di vita. Esse cercano di procurare questo ai loro uomini e a loro stesse dalla
sapienza insita nel loro amore. E questa sapienza è nel contempo di una
tale intelligenza, che esse non vogliono e perciò non possono nemmeno
dire che questo amore proceda da loro, ma solamente che si sentono amate”.
– Quando io chiesi il perché non
volessero e quindi il perché non lo avrebbero detto, esse risposero:
“Se lasciassimo trapelare la
più piccola di queste cose, spaventerebbe i nostri mariti e li
separerebbe dal letto, dalla camera e dalla nostra vista. Questo accade presso
tutti coloro che non ritengono il matrimonio santo, e che non amano la loro moglie per amore
spirituale; certamente non presso coloro che amano in questo senso. Nel loro animo l’amore coniugale
è qualcosa di spirituale e, da questo, nel corpo qualcosa di naturale.
Qui da noi siamo in questo amore e possiamo perciò confidare ai nostri
uomini i segreti delle nostre delizie dell’amore coniugale”.
[4] Chiesi cortesemente
di rivelare anche a me qualcosa di questi segreti. Esse guardarono alla
finestra che dava a Mezzogiorno, ed ecco apparire una colomba bianca. Le ali
splendevano come d’argento, la testa era adornata con un coroncina
dorata. Si posò su un ramo con in bocca un rametto d’ulivo, e
quando la colomba cominciò a stendere le ali, le donne dissero: “Ti riveleremo qualcosa di questo,
poiché quando appare questa colomba, vediamo in essa un segno che
è permesso”. Poi dissero: “Ogni
uomo, com’è noto, ha cinque sensi: vista, udito, olfatto, gusto e
tatto. Noi invece ne abbiamo ancora un sesto, il senso di tutte le delizie
dell’amore coniugale del marito. Questo senso sta nelle mani quando
tocchiamo il petto, le braccia e le mani o le guance dei nostri uomini, ma
soprattutto il petto, e anche quando siamo toccate da loro. Tutte le letizie
dell’amore (laetitia), tutti i gioiosi pensieri e le gioiose
esaltate sensazioni dei loro petti, fluiscono da loro in noi, si presentano e
diventano percettibili, palpabili e tangibili. Noi le percepiamo perfettamente
e distintamente come l’orecchio percepisce il tono di una melodia, o come
la lingua il sapore di una squisitezza. In una parola, le sensazioni di piacere
spirituale dei mariti si vestono presso di noi, per così dire, con una
corporalità naturale. Per questo motivo siamo chiamate dai nostri mariti
‘gli organi sensoriali del casto amore coniugale e delle sue
delizie’. Ma questo particolare senso del nostro sesso sorge, sussiste,
dura e viene raffinato nello stesso grado in cui i mariti ci amano in
virtù della sapienza e del giudizio (ex iudicio), e noi a nostra
volta amiamo i mariti proprio a causa di queste caratteristiche. Questa
sensazione del nostro sesso è denominata nei Cieli come il gioco della
sapienza con il suo amore, e dell’amore con la sua sapienza”.
[5] Questo
risvegliò in me il desiderio di apprendere ancora di più, ad
esempio sulla molteplicità delle delizie. Esse dissero solamente: “È infinita! Non vogliamo dire
di più, perché la colomba con il ramo d’ulivo è
volata via dalla nostra finestra”. – Invano attesi un po’
di tempo il suo ritorno, e nel frattempo chiesi ai mariti: “Avete voi una
simile percezione dell’amore coniugale?”. – Essi risposero: “Noi l’abbiamo in generale, ma
non in particolare, e proviamo una generale beatitudine e agiatezza, anche una
generale delizia dalle sensazioni particolari delle nostre mogli. Queste
sensazioni generali che proviamo sono uguali alla serenità della
pace”. – Quando apprendemmo questo, ecco che dietro la finestra
apparve un cigno. Si posò sul ramo di un albero di fico, spiegò
le ali e volò via. Gli uomini lo videro e riferirono: “Questo è un segno che adesso
non dobbiamo dire più nulla sull’amore coniugale. Torna
però di tempo in tempo, allora forse ti potrà essere rivelato di
più”. Si ritirarono e noi ce ne andammo.
[indice]
۞
La congiunzione delle anime e dei cuori nel matrimonio
Cosa s’intende
con le parole del Signore:
«Essi non
saranno più due, ma una carne sola»
156f. [1] Dalla storia della Creazione, come dalle parole del Signore, diventa
chiaro che nell’uomo e nella donna, dalla loro creazione fino ad oggi,
è innata l’inclinazione all’unione per essere una
singolarità. Nella Genesi si legge: «E il Signore Iddio dalla costola tolta ad Adamo formò la donna e
la condusse ad Adamo. E Adamo disse: ‘Ora sì che questa è
ossa dalle mie ossa, e carne della mia carne. Il suo nome sarà donna [Ishah], perché è stata
tratta dall’uomo [Isch]’.
Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si
unirà alla sua donna, e due saranno una carne sola» [Gen.
2,22-24]. La stessa cosa disse anche il Signore secondo il Vangelo di Matteo:
«“Non avete letto come il Creatore
dal principio li creò maschio e femmina”, e disse: “A causa
di ciò, l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si
unirà alla sua donna, e i due saranno una carne sola?’. Perciò
essi non sono più due, ma una sola carne» [Mt. 19,4-6].
[2] Perciò, in un
certo modo, la donna fu creata dall’uomo, ed entrambi hanno inclinazione
e facoltà a ricongiungersi in uno. Ciò diventa chiaro anche dalla
storia della Creazione, dove vengono denominati come un solo uomo. Si legge:
«Nel giorno in cui Dio creò
l’uomo, li creò maschio e femmina, li benedisse e diede loro il
nome di uomo» [Gen. 5,2]. Nel testo originale si dice: «Egli diede loro il nome di Adamo»,
ma in ebraico Adamo e uomo sono la stessa parola. Si tenga conto inoltre che i
due sono chiamati insieme ‘uomo’ oppure Adamo (Confrontare anche
Gen. 1,27 e 3,22-24). Con la parola “Una sola carne” è
inteso altrettanto un unico uomo, poiché in molti passi nella Parola si
parla di “ogni carne”, e sotto questo viene inteso ogni uomo, per
esempio in Genesi 6,12 / 6,12/17/19 - Isaia 40,5-6 / 49,26 / 66,16/23-24 -
Geremia 25,31 / 32,27 / 45,5 - Ezechiele 20,48 / 21,4.5; così come in
ulteriori altri passi.
[3] In “Arcana
Coelestia” in cui i due libri della Genesi e dell’Esodo sono
spiegati nel loro senso spirituale, è stato dimostrato cosa significa la
‘costola dell’uomo’ dalla quale è stata
creata la donna, così come la carne che Dio introdusse al posto
della costola; anche cosa s’intende per ‘ossa delle mie ossa e
carne della mia carne’, e che l’uomo deve lasciare padre
e madre e ‘seguire sua moglie’. Accanto a ciò
è stato dimostrato che sotto tutto questo si deve comprendere qualcosa
di spirituale. Questo è ciò che rende spirituale il fatto che due
persone fanno un solo uomo, vale a dire: l’amore
coniugale che li unisce! E questo è qualcosa di spirituale. È
stato già più volte accennato che l’amore della sapienza
del marito è stato trasferito alla moglie. Nelle osservazioni seguenti
ciò sarà ancora più compiutamente documentato, ma nella
fase attuale non posso allontanarmi dalla questione qui presentata che tratta
della congiunzione di due coniugi in una sola carne attraverso l’unione
delle loro anime e sentimenti. Quest’unione è chiarita nel
seguente ordine:
(1) In entrambi i
sessi, dalla loro creazione è innata la propensione e
l’inclinazione di volere e poter essere congiunti in uno.
(2) L’amore
coniugale congiunge due anime e quindi anche due cuori in uno.
(3) La volontà
della donna si congiunge con l’intelletto dell’uomo e, in seguito,
l’intelletto dell’uomo con la volontà della donna.
(4) Nella donna
l’inclinazione ad unire se stessa all’uomo è immutabile e
costante, nell’uomo invece è incostante e mutevole.
(5) Con la misura
del suo amore la donna determina l’unione con l’uomo, e
l’uomo l’accoglie secondo la sua sapienza.
(6) Questa unione
si sviluppa un po’ alla volta fin dai primi giorni del matrimonio, e
diventa sempre più profonda nell’eternità presso i coniugi
che stanno l’un con l’altro nel vero amore coniugale.
(7) L’unione della donna con la
sapienza razionale dell’uomo avviene dall’interno, mentre con la
sua sapienza morale dall’esterno.
(8) Poiché
questa unione è il vero e proprio scopo del matrimonio, la donna possiede
il dono di percepire le emozioni del marito, come anche la più alta
saggezza di moderarle.
(9) Per forza
maggiore le donne nascondono questa percezione davanti ai loro mariti, per
consolidare l’amore coniugale, l’amicizia e la fiducia, e quindi la
felicità del vivere insieme.
(10) Su questa percezione si basa la sapienza della donna;
presso l’uomo questa non c’è, così come presso le
donne non può esserci la sapienza razionale dell’uomo.
(11) Animata dall’intenzione di unire l’uomo con
sé, la donna pensa incessantemente all’inclinazione
dell’uomo verso di lei; diversamente l’uomo.
(12) La donna si unisce all’uomo con quello che si
congiunge al desiderio della sua volontà.
(13) La donna è unita al suo uomo dalla sfera della
vita emanante dal suo amore.
(14) Essa è unita al suo sposo dall’acquisizione
delle forze della sua facoltà generatrice, secondo lo stato del loro
reciproco amore spirituale.
(15) Così la donna accoglie in sé
l’immagine del marito, e riconosce e sente perciò i suoi moti
dell’animo.
(16) L’uomo e la donna hanno doveri che sono per loro
caratteristici: né la donna può assumere i doveri caratteristici
del marito, né il marito quelli della moglie e adempierli come si deve.
(17) Anche questi doveri, poiché si possono adempiere
con l’aiuto reciproco, uniscono i due e, per così dire, costituiscono
una sola casa.
(18) I coniugi in seguito a queste unioni diventano sempre
più una sola persona.
(19) I coniugi che vivono nel vero amore coniugale si sentono
come un’unica persona e come una carne sola.
(20) Il vero amore coniugale è in sé
un’unione di anime, un’unione si sentimenti, come anche un tendere
al collegamento dei cuori (nisus ad
conjunctionem pectoribus) e da
lì anche nel corpo.
(21) Le condizioni di questo amore consistono in innocenza,
pace, quiete, amicizia intima, piena fiducia e nel reciproco desiderio di farsi
ogni bene l’un l’altro con tutta l’anima e con tutto il
cuore, da dove provengono beatitudine, felicità, benessere,
comodità, diletto e, con questo, la beatitudine celeste.
(22) Tutto questo può esistere solo nel matrimonio di
un uomo con una donna.
*
Ora seguirà lo
sviluppo delle singole frasi.
157. (1) In entrambi i
sessi dalla creazione è innata la propensione e l’inclinazione di
volere e poter essere congiunti in uno.
Dal
libro della Creazione è già stato mostrato che la donna è
stata tratta dall’uomo. Da ciò ne consegue che entrambi i sessi
hanno predisposizione e inclinazione a congiungersi l’un l’altro in
una unità, poiché ciò che viene preso da un altro, riveste
e trattiene di lui proprio ciò che ora diventa suo, e poiché gli
è simile, entrambi tendono al congiungimento. Pertanto, quando
c’è tale riunificazione, allora viene percepito presso
l’altro come fosse in se stesso, e viceversa. La predisposizione
all’unione di entrambi i sessi, o che entrambi possono essere uniti, non
è soggetto al minimo dubbio; ciò altrettanto poco come la
propensione all’unione, poiché l’esperienza personale ce lo
insegna.
158. (2) L’amore
coniugale congiunge due anime e quindi anche due cuori in uno.
[1] Ogni uomo consiste di
anima, mente e corpo. L’anima è la parte più intima, la
mente la parte intermedia, e il corpo la parte più esteriore.
L’anima come parte più intima dell’uomo è nella sua
origine celeste, la sua mente come parte intermedia è spirituale, e il
corpo come parte più esteriore è di origine naturale. Ciò
che ha un origine celeste e spirituale non è spaziale, ma ha solo
l’apparenza di spazialità. Questo si sa anche nel mondo, e
perciò si dice che né distensione né luogo sono attributi
dello spirituale. Ma se lo spaziale è solo apparenza, allora delle
distanze e del presente c’è anche solo l’apparenza. Nei miei
trattati sull’altro mondo è stato spesso mostrato e confermato che
l’apparenza della distanza e del presente deriva dalla vicinanza
spirituale, parentela e affinità dell’amore.
[2] Questo doveva essere
detto affinché sia chiaro che le anime e le menti degli uomini non sono
come i loro corpi di natura spaziale. E poiché è così, le
loro anime e le loro menti sono rispettivamente celesti e spirituali e possono
essere congiunte in una unità. Questo si realizza specialmente tra i
coniugi che si amano l’un l’altro intimamente, ma poiché la
donna è, per così dire, stata creata dall’uomo, e quindi
l’unione di entrambi è una specie di riunificazione, la
riflessione razionale dimostra che non si tratta veramente di una fusione in
uno, ma di una unione (adiunctio)
sempre più intima in una misura corrispondente all’amore, fino al
più intimo contatto presso coloro che sono uno verso l’altro nel vero
amore coniugale. Questa unione
può anche essere denominata come convivenza spirituale. Essa si trova
presso i coniugi che si amano teneramente, per quanto possano essere lontani
l’uno dall’altro secondo il corpo. Ci sono molte prove sperimentate
che confermano questo anche nel mondo naturale. Quindi è chiaro che cosa
c’è da intendere con questo: che l’amore coniugale congiunge
in uno due anime e due menti!
159. (3) La
volontà della donna si congiunge con l’intelletto dell’uomo
e, in seguito, l’intelletto dell’uomo con la volontà della
donna.
Questo
perché l’uomo è nato per essere intelletto e la donna per
diventare volontà amorevole per l’intelletto dell’uomo. Da
ciò ne consegue che esiste una congiunzione coniugale tra la
volontà della donna e l’intelletto dell’uomo, e un legame
retroattivo tra l’intelletto dell’uomo e la volontà della
donna. Ognuno può scorgere che tra intelletto e volontà esiste il
più stretto legame, così che uno può penetrare
nell’altra e può avere la sua gioia in questa congiunzione.
160.
(4) Nella
donna l’inclinazione ad unire se stessa all’uomo è
immutabile e costante, nell’uomo invece è incostante e mutevole.
Questo
è così perché le donne nascono come amore, invece gli
uomini con i quali si devono unire per essere riamate, sono nati per accogliere
il loro amore. L’amore, tuttavia, non può fare altrimenti; esso
deve amare e congiungersi per essere nuovamente amato. In questo consiste la
sua essenza e la sua vita. Inoltre l’amore opera ininterrottamente, esso è
come il calore, la fiamma o il fuoco che periscono quando viene impedito loro
di operare. Per questo motivo presso la donna la tendenza ad unire a sé
l’uomo è costante e immutabile. Invece presso l’uomo non
c’è una simile inclinazione per la donna, perché
l’uomo non è amore, ma solo il ricettacolo dell’amore da
parte della donna, e questo stato accogliente è presentato una volta
sì e un’altra volta no. Le preoccupazioni possono operare
un’interruzione, anche il suo animo può scaldarsi o raffreddarsi
per diversi motivi, e le forze fisiche possono aumentare o diminuire. Per
questo motivo l’inclinazione a quell’unione da parte degli uomini
è incostante e mutevole.
161. (5) Con la misura
del suo amore la donna determina l’unione con l’uomo, e
l’uomo l’accoglie secondo la sua sapienza.
[1] Oggigiorno
all’uomo è nascosto, e generalmente dai maschi è negato,
che l’amore e quindi l’unione sia ispirata loro da parte della
donna. Le donne fanno credere che solo gli uomini ricevono questo amore; oppure
che gli uomini sono gli attori principali nell’amore e alle donne spetti
l’obbedienza. Esse si rallegrano di cuore quando i loro uomini credono
questo. Ci sono molte ragioni per le quali vi è questa convinzione,
anzitutto per via della prudenza e della cautela delle donne di cui qualcosa
verrà detto nelle pagine seguenti, e in particolare nel capitolo sulle
cause della freddezza, della separazione e del divorzio tra coniugi.
L’amore viene instillato agli uomini dalle loro mogli perché
presso gli uomini non vi è nulla dell’amore coniugale, nemmeno dell’amore per il sesso, ma è
solo presso le spose e le donne. Questo fatto mi è stato mostrato in
modo vivente nel mondo spirituale.
[2] Una
volta in Cielo ci fu una conversazione su questo argomento, e gli uomini,
persuasi dalle mogli, asserivano che l’amore ha inizio da loro e non
dalle mogli, e che le mogli ricevono l’amore da loro. Per appianare la
disputa su questo arcano, tutte le donne comprese le mogli furono allontanate
dagli uomini e con questo allo stesso tempo si allontanò anche la sfera
dell’amore sessuale. Ora gli uomini furono sopraffatti da una strana
condizione mai sentita prima, di cui si lamentavano intensamente. Mentre erano
in questo stato furono portate loro le donne, e ai mariti le mogli. Quando
furono amorevolmente presi da loro, anzi perfino accarezzati, gli uomini
reagirono con freddezza, si voltarono e si dissero l’un l’altro: “Cosa deve significare questo? Cosa
vuole il popolo femminile?”. – E quando alcune di loro si
fecero riconoscere come loro mogli, essi risposero: “Quale moglie? Noi non vi conosciamo!”. – Quando
poi le mogli cominciarono a rattristarsi per questa indifferenza dei loro
uomini e in parte a piangere, la sfera dell’amore sessuale femminile e
dell’amore coniugale che era stata sottratta agli uomini, fu ripristinata,
e subito anche gli uomini ritornarono nel loro precedente stato, ognuno
corrispondente a ciascuno: gli amici del matrimonio altrettanto come gli amici
dell’amore sessuale. Gli uomini in questo modo furono persuasi che nulla
dell’amore coniugale né
qualcosa dell’amore sessuale risiedesse in loro, ma unicamente presso le
mogli e le donne. Tuttavia le mogli, in virtù della loro prudenza, son
riuscite a far credere di nuovo agli uomini che l’amore si diparte da
loro, e al massimo una piccola scintilla di questo amore può passare
anche sulle mogli.
[3] Questa esperienza
è stata qui citata affinché si sappia che le donne sono il vero e
proprio amore, e gli uomini sono solo i ricettacoli di questo amore. Di fatto,
gli uomini accolgono questo amore secondo la loro sapienza, soprattutto secondo
la sapienza basata sulla religione, la quale vuole che si debba amare solo il
coniuge, allora diventa evidente che questo amore è diretto verso un
solo centro, e così, nobilitato, rimane nella sua potenza, si sostiene e
persiste; diversamente è sprecato e perduto. Un tale atto somiglierebbe
al frumento che dal granaio, anziché consumarlo, viene gettato ai cani,
mentre in casa domina la mancanza.
162.
(6) Questa unione si
sviluppa un po’ alla volta fin dai primi giorni del matrimonio, e diventa
sempre più profonda nell’eternità presso i coniugi che
stanno l’un con l’altro nel vero amore coniugale.
Il
primo ardore matrimoniale non congiunge ancora i coniugi, perché ha in
sé ancora qualcosa del semplice amore sessuale, il che è una
questione del corpo e quindi al di là dello spirito. Tuttavia,
ciò che è del corpo non dura a lungo nello spirito. Solo
l’amore che passa dallo spirito nel corpo è permanente. Al tempo
stesso con amicizia e fiducia esso penetra nell’anima e nella mente dei
coniugi. Se questi si congiungono con il primo amore del matrimonio, allora
sorge il vero amore coniugale. Esso apre i cuori ed alita tutto il fascino
dell’amore più intimamente; l’amicizia e la fiducia sempre
più stretta seguono il primo amore e si compenetrano reciprocamente
163. (7) L’unione
della donna con la sapienza razionale dell’uomo avviene
dall’interno, mentre con la sua sapienza morale dall’esterno.
Già
una semplice osservazione e indagine lascia concludere che gli uomini hanno una
doppia sapienza: una razionale e una morale. La razionale riguarda solo
l’intelletto, invece la morale, allo stesso tempo, riguarda intelletto e
vita. Nondimeno, per poter distinguere più chiaramente questi due lati
della sapienza maschile, devono essere dette alcune cose al riguardo.
Ciò che si annovera per sapienza razionale, porta nomi differenti. In
genere si parla di scienza, discernimento e sapienza, in particolare di ragione,
giudizio, talento, istruzione e vivacità
d’ingegno. E poiché ogni professione si basa su una speciale
qualità di conoscenze, di queste ce ne sono molte. Si pensi alla
speciale conoscenza del clero, dei governanti e dei funzionari, prima di tutto,
dei giuristi, dei medici e dei chimici, dei soldati e dei marinai, degli artisti
e degli artigiani, dei contadini e così via. Alla sapienza razionale
appartengono anche tutte le scienze alle quali vengono avviati i giovani
studenti, e attraverso queste otterranno in seguito gli approfondimenti, come
la filosofia, la fisica, la geometria, la meccanica, la chimica,
l’astronomia, la giurisprudenza, la politica, l’etica, la storia e
molti altri. Attraverso di esse, come attraverso le porte, si entra nel
razionale, dal quale poi sorge la sapienza razionale.
164. Alla sapienza morale
degli uomini appartengono tutte le virtù morali che riguardano e
determinano la vita, anche quella spirituale che trae origine dall’amore
per Dio e per il prossimo, e si trovano insieme nelle virtù morali.
Anche le virtù che appartengono alla sapienza morale degli uomini
portano molti nomi, come la padronanza di
sé, la sobrietà, la rettitudine, la benevolenza,
l’amicizia, la modestia, la lealtà, la gentilezza, la cortesia,
l’operosità, la diligenza, l’abilità, la letizia, la
carità, la generosità, la fermezza, l’intrepidezza, la
sollecitudine e molti altri. Le virtù spirituali presso gli uomini
sono: amore per la religione, per la carità, per la verità, per
la fede, per la coscienziosità, per l’innocenza e così
via. Le une come le altre virtù possono in generale essere ricondotte
all’amore e allo zelo per la religione, per il bene comune, per la
patria, per i concittadini, per i genitori, per la moglie e i figli. Tutte
queste virtù sono stabilite dalla giustizia e dal giudizio. La prima
appartiene alla morale, e il secondo alla sapienza razionale.
165. L’unione della
moglie con la sapienza razionale dell’uomo avviene dall’interno,
perché questa sapienza è caratteristica dell’intelletto
maschile e procede in una luce nella quale non stanno le donne. Questo è
anche il motivo per cui le donne non si servono di questa sapienza, ma in
compagnia degli uomini, dove tali argomenti sono discussi, tacciono e ascoltano
soltanto. Che le mogli comprendano interiormente questi argomenti razionali, si
mostra dal loro ascolto, poiché ponderano le cose che ascoltano dai loro
mariti e sono d’accordo con loro. L’unione delle mogli con la
sapienza morale dei mariti ha luogo tuttavia dall’esterno, perché
le virtù di questa sapienza sono per la maggior parte congiunte alle
virtù molto simili a quelle delle donne, e derivano dalla volontà
intellettuale dell’uomo, con cui la volontà della moglie si unisce
e forma un matrimonio. Poiché le donne riconoscono queste virtù
presso gli uomini meglio di quanto le conosca l’uomo, è stato
detto che la congiunzione delle mogli con loro avviene dall’esterno.
166. (8) Poiché
questa unione è il vero e proprio scopo del matrimonio, la donna
possiede il dono di percepire le emozioni del marito, come anche la più
alta saggezza di moderarle.
La
caratteristica delle donne di riconoscere le emozioni dei loro mariti e
mitigarle con saggezza, appartiene altrettanto ai segreti dell’amore
coniugale che stanno nascosti nelle donne. Esse le riconoscono attraverso tre
sensi: vista, udito e tatto, e le mitigano senza che i loro uomini se ne
accorgano anche solo minimamente. Ma dal momento che questo appartiene ai
segreti delle donne, non spetta a me rivelarlo in maniera particolareggiata,
perché le donne hanno diritto a questo. Nei prossimi capitoli seguiranno
alcuni fatti memorabili nei quali esse stesse ne parleranno. Si tratterà
di tre donne che vivevano in un castello sul quale vidi cader giù una
pioggia dorata, e due donne dell’insieme di sette che sedevano in un
giardino di rose. Si legga questi fatti memorabili e il mistero si
svelerà (n. 208).
167. (9) Per forza
maggiore le donne nascondono questa percezione davanti ai loro mariti, per
consolidare l’amore coniugale, l’amicizia e la fiducia, e quindi la
felicità del vivere insieme.
Le
donne custodiscono e nascondono la loro percezione delle emozioni maschili
davanti ai loro mariti per motivi costringenti, perché se così
non fosse, i mariti si allontanerebbero dal letto comune, dalla stanza da letto
e dalla casa. La ragione risiede in una freddezza coniugale che è assopita
profondamente nascosta nella maggior parte degli uomini. Per questo le
molteplici cause dovranno essere trattate nel capitolo sulla freddezza coniugale (n.
270), separazioni e divorzi dei coniugi. Se le donne rivelassero le
emozioni e le inclinazioni dei mariti, questa freddezza provocherebbe e
ghiaccerebbe dapprima l’interiore del suo animo, poi del petto, e da
lì l’ultimo dell’amore che serve al concepimento. Allora l’amore coniugale sarebbe bandito
fino a che non vi sarebbe più nessuna speranza di amicizia, di fiducia e
di una felice convivenza. E tuttavia è di questa speranza che sono
costantemente nutrite le donne. Se avessero confessato di conoscere le emozioni
e le inclinazioni dell’amore presso i loro mariti, sarebbe al tempo stesso
un chiarimento e una comunicazione del proprio amore per loro. È ben
noto che più le donne parlano di questo amore, più gli uomini
diventano freddi e desiderano la separazione. Questo dimostra quanto sia
necessario per le donne mantenere segrete le loro percezioni.
168. (10) Su questa
percezione si basa la sapienza della donna; presso l’uomo questa non
c’è, così come presso le donne non può esserci la
sapienza razionale dell’uomo.
Questo
deriva dalla differenza che esiste tra il maschile e il femminile. La
percezione maschile si basa sull’intelletto, la femminile
sull’amore. L’intelletto percepisce anche ciò che oltrepassa
il corpo e il mondo, perché la vista razionale e spirituale giunge fin
là, mentre l’amore non va oltre quello che sente. Quando va oltre,
lo fa per mezzo della congiunzione, stabilita dalla creazione, con
l’intelletto dell’uomo. L‘intelletto ha a che fare con la
luce, con l’amore e con il calore. Le cose che appartengono alla luce
sono chiaramente visibili, mentre le cose che appartengono al calore sono
sentite. Questo, in generale, spiega la differenza tra maschile e femminile, e
perciò la sapienza della donna si trova tanto poco presso l’uomo,
come quella dell’uomo presso la donna. Anche la sapienza morale
dell’uomo, per quanto proviene dalla sua sapienza razionale, non è
adatta alla donna.
169. (11) Animata dall’intenzione di unire
l’uomo con sé, la donna pensa incessantemente
all’inclinazione dell’uomo verso di lei; diversamente l’uomo.
Ciò è collegato a quanto sopra, vale a dire
che nelle donne la propensione a congiungersi con l’uomo è stabile
e costante, mentre la corrispondente inclinazione dell’uomo, come si
può rileggere sopra, è instabile e mutevole. In altre parole: la
donna, guidata dall’intenzione di unirsi a suo marito, pensa costantemente
alla sua inclinazione per lei. Sebbene questi pensieri siano interrotti dai
doveri domestici che sono sotto la sua cura, rimangono comunque nel sentimento
del suo amore che non si separa da questo pensiero, come succede presso gli
uomini. Tuttavia riferisco queste cose come mi sono state comunicate. Si
confronti le due narrazioni delle sette donne sedute nel giardino di rose che
seguiranno più avanti[63].
170. (12) La donna si unisce all’uomo con quello che si
congiunge al desiderio della sua volontà.
Questo
non deve essere ulteriormente esposto dettagliatamente, perché è
attestato dalla vita familiare.
171. (13) La donna è unita al suo uomo dalla sfera della
vita emanante dal suo amore.
[1] Da ogni uomo si
diparte una sfera spirituale. Essa sorge dagli impulsi del suo amore, lo
circonda e penetra nella sfera del proprio corpo, in modo che queste due sfere
si uniscono l’una con l’altra. È in generale noto che da
ogni corpo fluisce un sfera naturale, non solo da quello dell’uomo, ma
anche da quello degli animali, anzi anche dagli alberi, dai frutti, dai fiori e
perfino dai metalli. Nel mondo spirituale non è diverso, sebbene le
sfere degli oggetti siano lì di natura spirituale. Le sfere emanate dagli
spiriti e dagli angeli sono assolutamente spirituali, perché le
percezioni e i pensieri scaturiscono dai loro intimi impulsi d’amore.
Ogni simpatia e antipatia hanno qui la loro origine, come pure tutte le unioni
e le separazioni, e quindi presenza e assenza nel mondo spirituale. In questo
mondo la presenza e la lontananza dipendono da questa sfera, poiché
l’omogeneo[64]
o concorde opera unione e presenza, l’eterogeneo[65]
e discordante opera separazione e lontananza. Perciò le sfere di cui
sopra producono là le distanze. Ci sono anche uomini che sanno cosa
provocano tali sfere nel mondo naturale. Anche la propensione dei coniugi
l’uno verso l’altra non ha nessun’altra origine. Sfere
concordi e intonate uniscono gli sposi; ostili e opposte li separano. Le sfere della
concordia sono piacevoli e gradevoli, quelle della discordia sono spiacevoli e
sgradevoli.
[2] Ho sentito dire
dagli angeli i quali hanno una chiara percezione di queste sfere, che negli
uomini non vi è alcuna particella né nell’interiore
né nell’esteriore che non si rinnovi costantemente. Ciò
accade dissolvendo e ripristinando, e perciò smuove tale sfera che
fluisce continuamente. Inoltre, gli angeli hanno detto che questa sfera avvolge
l’uomo dalla schiena al petto, ma è rarefatta nella parte
posteriore ed è più densa al petto; ciò perché dal
petto si congiunge con la respirazione. Su questo si basa anche il fatto che i
coniugi, i cui sentimenti e inclinazioni divergono, si coricano girandosi le
spalle; mentre gli altri i cui sentimenti e inclinazioni concordano, si rivolgono
l’uno verso l’altra.
[3] Inoltre, le sfere,
poiché sorgono da tutte le parti degli uomini e li circondano, non
uniscono oppure separano i coniugi solo esteriormente, ma anche interiormente.
Da tutto ciò provengono tutte le differenze e tutte le varietà
dell’amore coniugale. Alla fine
dissero che l’amore fluente da una moglie teneramente amata, viene
percepito nel Cielo come una dolce fragranza, molto più bella di quanto
non sia percepita nel mondo da un marito appena sposato nei primi giorni dopo
il matrimonio. Con questo ‒ come affermato ‒ è evidente la
verità che la moglie è unita con l’uomo dalla sfera della
vita emanante dal suo amore.
172. (14) Essa è unita
al suo sposo dall’acquisizione delle forze della sua facoltà
generatrice, secondo lo stato del loro reciproco amore spirituale.
Anche
questo fatto l’ho sentito dalla bocca degli angeli. Essi mi hanno detto
che il seme emesso dai mariti (prolifica
impensa) viene accolto dalle mogli in blocco e aggiunto alla loro vita.
Così le mogli conducono una vita armoniosa e sempre più concorde
con i loro mariti, per cui, di fatto, viene provocata un’unione delle
anime e un legame delle menti. Come
causa, gli angeli addussero che nel seme dell’uomo vi è la sua
anima che è connessa con l’interiore della sua mente. Essi
aggiunsero ancora che questo, dalla creazione, è un ordine
affinché la sapienza dell’uomo, che costituisce la sua anima,
dovesse essere appropriata alla donna, ed essi sarebbero diventati così
una sola carne, secondo la parola del Signore. Inoltre, questo dovrebbe
impedire all’uomo di lasciare sua moglie a causa di una qualche fantasia.
E infine, gli angeli aggiunsero ancora che l’incorporazione e
l’appropriazione della vita maschile da parte della donna, accade secondo
la natura dell’amore coniugale presso
di loro, perché questa è un’unione spirituale, e congiunge,
e questo è altrettanto previsto per differenti motivi.
173. (15) Così la
donna accoglie in sé l’immagine del marito, e riconosce e sente
perciò i suoi moti dell’animo.
Per le
ragioni sopra esposte è evidente che le mogli accolgono in sé
ciò che appartiene alla sapienza degli uomini, ciò che
rappresenta l’effettivo delle loro anime e delle loro menti, e per mezzo
di ciò si formano da vergini a mogli.
Le cause di questo
sono le seguenti:
(a) La donna è creata dall’uomo.
(b)In conseguenza di
ciò, in lei c’è una propensione ad unirsi con l’uomo,
anzi, per così dire, a riunirsi con l’uomo.
(c) Da questa unione ed a causa di questa
unione con suo marito, la donna nasce come amore per l’uomo, e lo diventa
sempre più attraverso il matrimonio, perché allora il suo amore
cerca costantemente di congiungersi all’uomo.
(d)Essa è
congiunta al suo unico sposo impegnandosi a realizzare i desideri della sua
vita.
(e) I due sono uniti dalle sfere che li
circondano, che in generale come nel particolare si uniscono secondo il modo
dell’amore coniugale della donna e, allo stesso tempo, secondo la
qualità della sapienza che lei riceve dal marito.
(f) Essi vengono anche congiunti
dall’appropriazione delle forze virili dei mariti da parte delle donne.
(g) Con questo è chiaro che qualcosa
del marito viene continuamente trasferito nella moglie, e lei lo incorpora come
sua proprietà.
Da
tutto ciò segue che l’immagine del marito viene formata nella
donna. E poiché è la sua immagine, la donna diventa consapevole
di ciò che accade nell’uomo, e vede e sente come se fosse in lui.
Lei percepisce in seguito alla comunicazione, riconosce in base all’apparenza
e sente secondo il tocco. Che lei avverta la ricezione del suo amore per il
marito con il tocco delle palme delle mani sulle guance, sulle braccia, sulle
mani e sul petto del marito, le tre donne nel castello e le sette nel giardino
di rose me lo hanno rivelato; ciò sarà riferito in alcuni fatti
memorabili successivi.
174. (16) L’uomo e
la donna hanno doveri che sono per loro caratteristici: né la donna
può assumere i doveri caratteristici del marito, né il marito
quelli della moglie e adempierli come si deve.
Questi
differenti doveri non devono essere enumerati nel particolare. Ciascuno li
conosce e può essere in grado di enumerarli se solo ci si riflette. I
doveri coi quali le mogli si congiungono principalmente con i loro mariti sono
l’educazione dei figli di entrambi i sessi, e delle ragazze fino
all’età del matrimonio.
175. [1] Né
può la donna addossarsi i doveri caratteristici dell’uomo,
né l’uomo quelli della donna, perché essi si differenziano,
come la sapienza e l’amore per la sapienza, o come il pensiero e
l’inclinazione a lui soggiacente, o come l’intelletto e la
volontà a lui sottostante. Nei doveri caratteristici dell’uomo
predomina l’intelletto, il pensiero e la sapienza; nei caratteristici
doveri della donna la volontà, l’inclinazione e l’amore. Da
queste differenti fonti, l’uomo e la donna compiono i loro compiti.
Pertanto questi sono di diversa natura, tuttavia collegabili l’un
l’altro in ordine susseguente.
[2] Molti sono
dell’opinione che le donne possano svolgere molto bene i compiti degli
uomini se solo dalla loro più tenera età fossero formate come i
ragazzi. È vero che possono essere introdotte nell’esercizio di
questi adempimenti, ma non in una comprensione approfondita dei doveri, da cui
dipende la giustezza dell’adempimento interiore. Pertanto le donne che
sono state iniziate nei doveri degli uomini, sono destinate al loro giudizio e
consiglio, dove poi, se libere di agire, scelgono quelli che si accordano con
il loro amore.
[3] Alcuni sostengono
che le donne, con l’acutezza del loro intelletto, potrebbero penetrare
anche nella sfera della luce [dell’intelletto] come gli uomini, e
penetrare con lo sguardo le cose dalla stessa altezza. Essi giunsero a questa
opinione in base agli scritti di alcuni autori eruditi (eruditis camenis). Nondimeno, esaminando questi scritti nel mondo
spirituale alla presenza di questi scrittori, si trovarono che non provenivano
dal giudizio né dalla sapienza, bensì dall’ingegno e dal
dono della parola. Gli scritti che provenivano da queste due fonti, apparivano
come elevati e dotti solo a coloro che confondevano vivacità
d’ingegno con sapienza, e precisamente in base all’eleganza e allo
stile artistico.
[4] Ma anche gli uomini
non possono assumere i doveri caratteristici delle donne e debitamente
soddisfarli, perché non hanno accesso alle loro inclinazioni, le quali
sono completamente differenti dalle loro. Ciò perché,
inclinazioni e percezioni del sesso maschile, dalla creazione e quindi di
natura, sono differenti. Tra le leggi vigenti presso i figli di Israele vi era
anche questa: «Le vesti di un uomo
non potranno essere indossate da una donna, né le vesti di una donna
potranno essere indossate da un uomo, perché questo è abominio
presso il Signore» [Dt. 22,5]. Questo comandamento si basa sul fatto
che nel mondo spirituale
sono tutti vestiti secondo le loro inclinazioni. Due inclinazioni differenti,
come quella della donna e dell’uomo, possono essere unite solo tra due
persone, ma mai in una sola.
176. (17) Anche questi
doveri, poiché si possono adempiere con l’aiuto reciproco,
uniscono i due e, per così dire, costituiscono una sola casa.
I
doveri del marito si congiungono, in un certo senso, a quelli della moglie,
mentre quelli della moglie si congiungono a quelli del marito. Questo nel mondo
fa parte delle cose conosciute, e si sa che l’aiuto reciproco consiste in
questo e si mira conforme a questo. Ma la cosa più importante che unisce
l’uno con l’altro, l’anima e la vita, di due coniugi,
è la comune preoccupazione per l’educazione dei figli. In
ciò si differenziano e si uniscono allo stesso tempo i doveri
dell’uomo e della donna. Si differenziano perché la preoccupazione
per il mantenimento (lactatio) e per
l’educazione dei bambini piccoli di entrambi i sessi, altrettanto come
l’istruzione delle ragazze fino all’età in cui sono promesse
ad un uomo tanto da legarsi con lui, è competenza della donna. La
preoccupazione dell’istruzione dei ragazzi, dall’infanzia fino
all’adolescenza e oltre, fino a quando diventano padroni di se stessi,
è uno dei doveri caratteristici dell’uomo. Tuttavia entrambi si
uniscono attraverso i reciproci consigli, con la preoccupazione per il
mantenimento dei figli e altri differenti aiuti reciproci. Come è noto,
questi doveri uniscono le loro menti in una unità, tanto quella
complementare come anche la differente, quindi la comune caratteristica per
l’uomo e per la donna. È altresì noto che tutti questi
doveri costituiscono una sola casa (faciant
unam domum).
177. (18) I coniugi in
seguito a queste unioni diventano sempre più una sola persona.
Questo
coincide con quanto riportato al punto (6), dov’è
dimostrato che l’unione dei coniugi avviene gradualmente dai primi giorni
del matrimonio, in cui, presso coloro che vivono nel vero amore coniugale,
l’unione diventa sempre più intima per l’eternità,
come si può rileggere lì. Essi diventeranno una sola persona
secondo la crescita dell’amore
coniugale presso di loro. E
poiché nei Cieli questo amore è puro in virtù della vita
celeste e spirituale degli angeli, là due coniugi sono indicati come due quando si parla di loro come marito
e moglie, ma come uno, non appena si
denominano come angeli.
178. (19) I coniugi che
vivono nel vero amore coniugale si sentono come un’unica persona e come
una carne sola.
[1] Questo
non può essere confermato dalla bocca di un qualunque uomo terreno, ma
solo da quella degli abitanti del Cielo, poiché attualmente presso gli
uomini della Terra non esiste più nessun vero amore coniugale. Inoltre essi sono avvolti in un corpo grossolano
che ottunde e assorbe la sensibilità dei due coniugi, per essere insieme
un uomo e una carne sola. Inoltre, gli uomini terreni che amano il loro coniuge
solo esteriormente e non interiormente, non vogliono sentir niente di questo
argomento; essi lo considerano solo carnale e impudico. Diversamente è
presso gli angeli del Cielo, perché questi sono nell’amore spirituale e celeste e non sono avvolti in un corpo grossolano come gli uomini
terreni. Da alcuni di questi angeli che hanno vissuto già da secoli con
i loro coniugi nel Cielo, ho sentito testimoniare (testatum) con piena certezza che si sentono uniti in questo modo:
il marito con sua moglie, e questa con suo marito, l’uno
nell’altro, reciprocamente e scambievolmente, e questo egualmente nella
carne materiale, sebbene abbiano il corpo separato.
[2] Come causa di questo fenomeno così raro sulla Terra, essi
dicevano che l’unione delle loro anime e delle menti è sentito
nella loro carne, perché l’anima non costituisce solo gli intimi
della testa, ma anche di tutto il corpo. Allo stesso modo la mente che occupa
il centro tra anima e corpo, anche se sembra essere nella testa, in
realtà lo è anche in tutto il corpo. Quindi, le azioni che
l’anima e la mente si propongono, fluiscono immediatamente nel corpo. Da
ciò ne deriva che le azioni che l’anima e la mente sono
intenzionate a fare, sono causate immediatamente dal corpo. Ne risulta anche
che dopo aver deposto i loro corpi nel mondo precedente, sono ancora uomini
perfetti, e poiché ora l’anima e la mente sono così
strettamente uniti alla carne del corpo per essere attivi e produrre effetti,
ne consegue che l’unione dell’anima e della mente con quelle del
coniuge sono percepite anche nel corpo come se fossero una carne sola.
– Quando mi furono dette queste cose dagli
angeli, alcuni spiriti che erano lì presenti dissero che queste erano
cose della sapienza angelica che andavano oltre la ragione. Si trattava
ovviamente di spiriti razionali-naturali e non razionali-spirituali.
179. (20) Il vero amore
coniugale è in sé un’unione di anime, un’unione si
sentimenti, come anche un tendere al collegamento dei cuori (nisus ad
conjunctionem pectoribus) e da
lì anche nel corpo.
Sull’unione
delle anime e sull’unione delle menti si veda al n. 158. L’impulso
verso l’unione sta nel petto, perché il petto rappresenta un luogo
di raccolta come un palazzo reale, mentre il corpo è accostato intorno
come una città densamente popolata. Il petto è quindi un luogo di
raccolta, perché tutto ciò che si sparge nel corpo
dall’anima e dalla mente penetra prima nel petto. Il petto somiglia alla
corte di un re, perché lì ha la sua sede il dominio di tutte le
parti del corpo, perché lì si trovano il cuore e i polmoni. Il
cuore però domina dappertutto nel corpo attraverso il sangue, e i
polmoni attraverso la respirazione. È chiaro che il corpo rappresenta
qualcosa come una città densamente popolata attorno al petto. Ora,
quando l’anima e la mente dei coniugi sono unite, perché il vero
amore coniugale li congiunge, allora questa affettuosa unione scorre prima nel
loro petto, e da lì nei loro corpi, e genera l’impulso
all’unione. E questo tanto più perché l’amore coniugale spinge l’impulso fino
all’ultimo, per portare a compimento la sua gioia e la sua delizia, e
poiché il petto forma il centro del corpo, l’amore coniugale
evidentemente ha lì la sede delle sue sensazioni di piacere
180. (21) Le condizioni di
questo amore consistono in innocenza, pace, quiete, amicizia intima, piena
fiducia e nel reciproco desiderio di farsi ogni bene l’un l’altro
con tutta l’anima e con tutto il cuore, dal quale provengono beatitudine,
felicità, benessere, comodità, diletto e, con questo, la
beatitudine celeste.
Tutto
ciò è contenuto nell’amore coniugale, e quindi deriva da
questo amore, poiché la sua origine è il matrimonio del bene e
del vero che proviene dal Signore. Perciò questo amore vuol comunicare
all’altro che ama di tutto cuore anche la sua gioia, anzi la trasferisce
a lui e ne attinge di nuovo la propria. Di conseguenza il Signore nel Suo
infinito amore vuol trasferire infinitamente di più nell’uomo, che
dopo tutto lo ha creato affinché lui sia il ricettacolo dell’amore
e della sapienza proveniente da Lui: l’uomo per l'accoglienza della
sapienza, e la donna per l’accoglienza dell’amore per la sapienza
dell’uomo. Perciò Egli, fin nelle parti più intime
dell’uomo, ha infuso l’amore
coniugale per trasferire tutto ciò che è beato, che rende
felice, piacevole e allietante, che procede e fluisce unicamente dal Suo divino
Amore per mezzo della Sua divina Sapienza. E per vero, questo accade presso
quegli uomini che vivono nel vero amore coniugale, dal momento che solo loro
sono gli accoglienti. L’innocenza, la pace, la quiete, l’intima
amicizia, la piena fiducia e il reciproco desiderio di anima e cuore di farsi
l’uno all’altro ogni bene, sono quindi chiamati qui perché
innocenza e pace appartengono all’anima, la quiete alla mente,
l’intima amicizia al petto, la piena fiducia al cuore, il desiderio
reciproco dell’anima e del cuore di farsi l’un l’altro ogni
bene appartengono invece al corpo.
181.
(22) Tutto questo
può esistere solo nel matrimonio di un uomo con una donna.
Questa
è la conclusione di tutto quanto è stato finora esposto e ne
costituisce anche la conclusione di quanto si dirà in seguito.
Perciò non c’è necessità di confermare tutto
ciò che deve seguire.
*
182. A questo vorrei
aggiungere due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Alcune
settimane più tardi sentii come una voce esclamare dal Cielo: «Ecco, si tiene di nuovo
un’adunanza sul Parnaso[66]. Vieni, ti vogliamo mostrare la via!».
Mi avviai, e quando giunsi vicino, scorsi sull’Helicon[67]
uno con una tromba con la quale annunciava e proclamava l’adunanza. Come
prima cosa vidi salire dalla città atenea e dai luoghi circostanti degli
esseri spirituali, e in mezzo a loro tre nuovi venuti dalla Terra. Essi
provenivano dalla cristianità; uno di loro era sacerdote, l’altro
un politico, e il terzo un filosofo. Strada facendo parlavano di tutto il
possibile, specialmente dei filosofi dell’antichità, che essi
anche nominavano. I tre poi domandarono se era permesso loro di vederli, e gli
fu detto che se volevano, potevano perfino salutarli e lasciarli volentieri parlare
con loro. Allora i tre chiesero di Demostene, di Diogene e di Epicuro. Fu
risposto loro: “Demostene[68] non è qui, ma si trattiene presso
Platone; Diogene[69] dimora con i suoi allievi ai piedi
dell’Helicon, perché non stima niente delle cose del mondo e si
occupa nella sua mente solo delle cose celesti. Epicuro[70] invece dimora al confine occidentale e non
viene in mezzo a noi, perché noi distinguiamo tra buone e cattive
inclinazioni, e riteniamo che solo le buone inclinazioni siano con la sapienza,
le cattive invece sono contrarie alla sapienza”.
[2] Mentre scalavamo il
colle del Parnaso, alcuni sorveglianti portarono acqua da una sorgente in coppe
di cristallo e dissero: “Questa
è acqua di quella sorgente di cui gli antichi dicevano nel mito che sia
stata aperta dallo zoccolo di Pegaso, e in seguito consacrata alle nove
vergini. Il cavallo alato Pegaso
indicava ai loro occhi la comprensione della verità che porta
alla sapienza; gli zoccoli del
cavallo significavano le esperienze attraverso le quali si viene alla visione
naturale, e le nove vergini
significavano le cognizioni e le conoscenze di ogni tipo. Al giorno
d’oggi in questo rapporto si parla di saghe (fabulae), ma erano rispondenze, dalla cui conoscenza
parlavano gli uomini primitivi”. – Gli spiriti accompagnatori
spiegarono ai tre nuovi arrivati: “Non
sorprendetevi di queste parole. I sorveglianti sono stati istruiti a parlare
così. Sotto il bere dell’acqua della sorgente noi comprendiamo
essere istruiti nelle verità, e attraverso queste nel bene, così
da diventare saggi”.
[3] Dopo questo, misero
il piede nel Palladio insieme ai tre nuovi arrivati: il sacerdote, il politico
e il filosofo. Qui gli incoronati di alloro seduti al tavolo, domandarono: “Cosa portate di nuovo dalla
Terra?”. – I nuovi arrivati risposero: “La novità è che un certo uomo sostiene di parlare
con gli angeli, e i suoi occhi sono aperti sia per il mondo spirituale come per
quello naturale. Perciò egli mette in campo molte cose nuove, tra le
quali che l’uomo vive dopo la morte altrettanto come uomo, come aveva
vissuto prima nel mondo; inoltre che può vedere, ascoltare e parlare, ci
si veste e ci si adorna; si sente fame e sete come nel mondo, si gode le gioie
coniugali, si dorme e si veglia. Inoltre nel mondo spirituale ci sono terre e
mari, montagne e colline, pianure e valli, sorgenti e fiumi, giardini e boschi
e, su questi, palazzi e case, città e villaggi, scritti e libri,
impieghi pubblici e incombenze, pietre preziose, oro e argento, in una parola:
tutto ciò che esiste sulla Terra esiste anche nei Cieli, solo che nei
Cieli è infinitamente più perfetto. La differenza si basa sul
fatto che tutto nel mondo spirituale ha un’origine spirituale, e quindi
è spirituale, perché discende dal Sole di lì, che è
puro Amore. Nel mondo naturale invece tutto ha un’origine naturale, e
perciò è naturale e materiale, perché discende dal Sole
materiale, che è puro fuoco. In una parola, l’uomo dopo la morte
è perfettamente ‘uomo’, anzi è un uomo perfino in
modo più perfetto, dal momento che il suo corpo in precedenza era solo
materiale, mentre in questo mondo è spirituale”.
[4] Ora però gli
antichi saggi domandarono cosa si pensava di questo sulla Terra, e i tre
risposero: “Noi sappiamo che
è vero poiché siamo qui ed abbiamo contemplato e osservato. Quindi
vogliamo dire cosa è stato detto e sofisticato al riguardo sulla
Terra”. – Per primo parlò il sacerdote: “Nel nostro ordine, quando si sentiva
parlare di queste cose, inizialmente si parlava di visioni, poi di bugie,
più tardi si diceva di aver visto fantasmi, e alla fine ci si dichiarava
perplessi. Credetelo chi può: Finora abbiamo insegnato che l’uomo
dopo la morte non ritornerà di nuovo in un corpo prima del giorno del
giudizio!”. – Allora i savi chiesero al sacerdote: “Ma tra di loro non vi sono uomini
intelligenti capaci di mostrare e persuaderli della verità che
l’uomo vive come uomo dopo la morte?”
[5] Il sacerdote
rispose: “Ci sono ben alcuni che lo
potrebbero dimostrare, ma non hanno la forza di convinzione. Questi affermano:
è contrario alla ragione sostenere che l’uomo non vive come uomo
prima del giorno del giudizio universale, e che nel frattempo l’anima
resta senza un corpo. Se dunque l’anima è lì senza corpo,
che cosa e dove dovrebbe essere ora? È forse solo un soffio oppure un
vento che vola intorno nell’aria, oppure la sua dimora è da
qualche parte nell’interno della Terra? Volano le anime di Adamo ed Eva e
dei loro discendenti già da seimila anni o da sessanta secoli in giro
nell’Universo, oppure sono tenuti all’interno della Terra in attesa
del giudizio universale? Cosa sarebbe di più spaventoso e di più
misero di una tale attesa? Non si dovrebbe paragonare un tale destino col
destino di quegli uomini tenuti imprigionati in carcere in ceppi e catene? Se
fosse vero che agli uomini dopo la morte spettasse un tale destino, non sarebbe
meglio per lui di essere nato asino invece che uomo? Non è contrario
alla ragione sostenere che l’anima sarà rivestita nuovamente con
un corpo? Non è stato il corpo, nel frattempo, mangiato dai vermi, dai
ratti o dai pesci? Oppure per quel nuovo corpo dovrebbe essere adoperato uno
scheletro bruciato dal Sole o ridotto in polvere? E come potrebbero queste
parti del corpo putrefatte e marce, essere di nuovo combinate e unite con
l’anima?’. Coloro che lo comprendevano non risposero nulla di
ragionevole a questi argomenti, ma basandosi sulla fede dichiarano: ‘Noi
sottomettiamo la nostra ragione all’obbedienza della fede’. Per
quanto riguarda l’adunata di tutti i corpi dalle tombe nel giorno del
giudizio, costoro dicono: ‘Questa sarà un’opera
dell’Onnipotenza!’. Ma una volta che onnipotenza e fede vengono
chiamate insieme, la ragione è bandita. Io posso affermare che la sana
ragione non ha alcuna importanza per loro, anzi per alcuni di loro è
addirittura un fantasma. Se qualcuno vuol sostenere il buon senso, allora
può perfino accusare me di parlare con nonsenso”.
[6] Quando ebbero udito
questo, i saggi greci dichiararono: “Paradossi
del genere non si dissolvono da se stessi dalla loro contraddizione, e tuttavia
al giorno d’oggi, nel mondo, non dovrebbero essere distrutti dalla sana
ragione? Si può credere qualcosa di più assurdo di ciò che
viene sostenuto del giudizio universale, cioè che poi l’Universo
perirà e le stelle del cielo cadranno sulla Terra, che certamente
è più piccola delle stelle? E dopo, i corpi degli uomini che
giaceranno come cadaveri nella terra o mummificati, e forse mangiati da altri
uomini (in quel tempo, cannibali?) o
per diventare puramente fibre, dovrebbero nuovamente unirsi con le loro anime?
Quando noi ancora vivevamo nel mondo, credevamo all’immortalità
dell’anima degli uomini secondo le conclusioni che la ragione ci
suggeriva. Abbiamo assegnato anche luoghi di dimora per i beati, che abbiamo
chiamato campi elisi. Inoltre credevamo che esse fossero apparenze o figure
umane, sebbene di natura più delicata, perché spirituale”.
[7] Ora si rivolsero al
secondo nuovo arrivato che nel mondo era stato un politico. Questi
confessò che non credeva in una vita dopo la morte. Ciò che aveva
sentito su questo argomento, per lui erano immaginazioni e invenzioni.
Riferì questo:“Quando
meditavo su queste cose, dicevo a me stesso: ‘Come possono le anime
essere corporee? Non è tutto ciò che apparteneva all’uomo,
morto nella tomba, i suoi occhi e orecchi, la sua bocca, ecc., con che cosa
potrà vedere, con che cosa udire o parlare? Se qualcosa nell’uomo
sopravvivesse alla morte, sarebbe diverso da un fantasma? Come potrebbe un tale
fantasma mangiare e bere o godere i piaceri coniugali? Da dove verrebbero a lui
dei vestiti, casa, cibo e così via? I fantasmi non sono che formazioni
eteree, e sebbene appaiono come se fossero qualcosa, non sono tuttavia
niente!’. Siffatti pensieri avevo nel mondo sulla vita dopo la morte. Ma
adesso, dopo che ho visto ed ho toccato con le mie stesse mani, sono stato
convinto dai miei stessi sensi che sono un uomo come nel mondo, tanto che son
conscio di nient’altro che io vivo altrettanto come prima, in
verità con la differenza che ora sono dotato di una ragione più
sana. A volte provo vergogna dei miei precedenti pensieri”.
[8] Il filosofo
raccontò qualcosa di simile, tuttavia con la differenza che aveva
inquadrato le notizie sulla vita dopo la morte tra le opinioni e le ipotesi
raccolte da fonti antiche e nuove. – Dopo che i saggi ebbero ascoltato
questo, si stupirono, e i membri della scuola socratica[71]
dichiararono: “Da queste notizie
dalla Terra apprendiamo che l’interiore delle menti degli uomini è
stato a poco a poco chiuso, e adesso nel mondo la credenza nel falso splende
come verità, e le sciocche sofisticherie come sapienza. Dal nostro tempo la luce della sapienza
degli interiori dal cervello si è quindi abbassata fino alla bocca sotto
il naso, laddove splende davanti agli occhi
e fa apparire il discorso della bocca come sapienza”. – Dopo
questa dichiarazione uno dei saggi delle nuove leve (quidam ex tironibus ibi) disse: “Come
sono stupidi ai nostri giorni gli abitanti della Terra. Se solo fossero qui
alcuni dei discepoli di Eraclito[72] e Democrito[73] che ridono o piangono su tutto, veramente
sentiremmo una grande risata e grandi pianti”. – Quando
l’adunanza ebbe fine, ai tre nuovi arrivati si consegnarono le insegne
della regione competente. Esse consistevano di foglioline di rame con incisi
alcuni geroglifici. Con ciò si allontanarono.
*
183. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Nella
regione orientale mi apparve un boschetto di palme e alberi di alloro che erano
ordinati a spirale. Vi entrai e camminai su sentieri curvi che mi condussero in
giro parecchie volte, finché alla fine del sentiero scorsi un giardino
che formava il centro del boschetto. Nel mezzo c’era un piccolo ponte,
come anche una porta sul lato del boschetto e una sul lato del giardino. Quando
vi giunsi, un guardiano aprì la porta, io domandai come si chiamava il
giardino ed egli rispose: “Adramandoni, che significa la gioia
dell’amore coniugale”. Entrai, ed ecco vi erano ulivi su ulivi,
uniti l’un con l’altro da viti piantate fra loro dalle quali
pendevano molti tralci. Sotto e in mezzo v’erano arbusti fioriti. Al
centro del giardino c’era un campo erboso rotondo sul quale uomini e
donne, giovinetti e giovinette, stavano in coppie. Nel mezzo della rotonda si
trovava un rialzo del terreno sul quale una piccola fontana faceva zampillare
la sua acqua potentemente in alto. Quando mi avvicinai alla rotonda scorsi due
angeli in porpora e scarlatto che conversavano con quelli che sedevano sul
prato; un discorso sull’origine dell’amore
coniugale e le sue delizie, e poiché il tema era questo, vi era
molta attenzione e non ci si lasciava sfuggire niente. C’era qualcosa di
sublime in quello che dicevano gli angeli, come animato dal fuoco
dell’amore.
[2] Dal loro discorso
riassumo brevemente: prima parlarono della difficoltà di esplorare e
percepire l’origine dell’amore coniugale, perché questa
origine è divina-celeste; essa si trova nel divino Amore, nella divina
Sapienza e nel divino Impiego. Questi tre procedono come un insieme dal Signore
e si versano da Lui come un tutto nelle anime umane. Da lì penetrano
ulteriormente nelle menti umane, prima nei loro impulsi interiori e nei
pensieri, poi, attraverso questi, nei desideri che appartengono al corpo, e da
questi attraverso il petto nella sfera della procreazione. Lì tutto
ciò che discende dalla prima origine è unito insieme, e allo
stesso tempo forma con il tutto il susseguente l’amore coniugale. – Su questo, gli angeli dissero:
«Procediamo l’un
l’altro a trattare il resto
come domande e risposte, perché qualcosa che si sente solo attraverso
l’orecchio, per vero, penetra, ma non rimane se l’ascoltatore non
riflette da se stesso e pone le sue domande».
[3] Dopo di ciò,
alcuni di quest’adunanza interessati all’amore coniugale si
rivolsero agli angeli dicendo: “Abbiamo
sentito ora che l’origine dell’amore coniugale è di natura
divina-celeste, perché questo amore si basa su un influsso del Signore
nelle anime umane. Ciò perché procedendo dal Signore, consiste di
amore, sapienza e impiego, i tre elementi essenziali che insieme stabiliscono
l’unica divina Essenza. Tuttavia dal Signore si diparte solo ciò
che appartiene alla Sua divina Essenza e può fluire nel più
intimo dell’uomo, cioè nella sua anima. Con lo scendere nel corpo
questi tre sono trasformati in ciò che è analogo e
corrispondente. Allora per primo noi domandiamo: cosa c’è da
intendere sotto il terzo divino elemento essenziale, il cosiddetto
impiego?”. – Gli angeli risposero: “Amore e sapienza, senza impiego, sono solo idee astratte che, dopo un
po’ di tempo, durante il quale sono conservate nella mente, passano come
il vento. Nell’impiego entrambi vengono stretti insieme e diventano
qualcosa che si può descrivere come reale, ma l’amore non
può arrivare alla quiete se non opera, perché l’amore
è il vero e proprio elemento attivo della vita. Tuttavia la sapienza
può solo sorgere e sussistere da e insieme all’amore operante. E
operare è creare profitto. Noi quindi definiamo l’impiego come il
compimento del bene dall’amore attraverso la sapienza, ma l’impiego
è il bene stesso.
[4] Dal momento che questi tre, amore, sapienza e impiego, fluiscono nelle
anime degli uomini, si può capire perché si dice che tutto il
bene viene da Dio. Cioè tutto ciò che è fatto per amore
attraverso la sapienza è chiamato bene, e l’impiego è
tuttavia una cosa compiuta. Cos’è l’amore senza sapienza, se
non qualcosa di sciocco? E l’amore insieme alla sapienza, ma senza
l’impiego, non sarebbe più che un orgoglio della mente? (flatum mentis). L’amore e la sapienza unitamente all’impiego non solo
costituiscono l’uomo, ma sono anche l’uomo stesso e, la qual cosa
forse vi sorprenderà, rendono possibile la riproduzione dell’uomo.
Nel seme dell’uomo, infatti, c’è la sua anima in perfetta
forma umana, avvolta in sostanze provenienti dalle parti più pure della
natura, da cui il corpo viene formato poi nel grembo materno. Questo è
il supremo e ultimo impiego del divino Amore attraverso la divina
Sapienza”.
[5] Alla fine, gli
angeli dissero: “Ricapitoliamo:
ogni procreazione, fecondazione e riproduzione ha la sua origine
nell’influsso dell’amore, della sapienza e dell’impiego
emanante dal Signore, nell’influsso diretto del Signore nelle anime degli
uomini, nell’influsso indiretto nelle anime degli animali, e
nell’influsso ancora più indiretto nel più intimo delle
piante. Tutto questo accade dal primo all’ultimo. È chiaro che
tutto ciò che ha a che fare con la procreazione, fecondazione e
riproduzione sono il perpetuarsi della Creazione. La Creazione tuttavia non
può avere nessun’altra origine che il divino Amore attraverso la
divina Sapienza nell’impiego. Perciò tutto nell’Universo
viene creato e formato dall’impiego, nell’impiego e per lo scopo
dell’impiego”.
[6] Ora, quelli seduti
sulle panche d’erba chiesero agli angeli: “Da dove provengono le innumerevoli e inesprimibili delizie
dell’amore coniugale?”. – Gli angeli risposero: “Esse provengono dagli impieghi
dell’amore e della sapienza. E questo si può vedere da quanto
segue: fino a qual punto uno vuol essere savio, per poter compiere
l’autentico bene dell’impiego, egli è anche nell’estro
e forza dell’amore coniugale, e fino a qual punto possiede entrambi, si
trova nello stesso tempo nelle delizie dell’amore coniugale. Questo
provoca l’impiego, perché amore e sapienza si rallegrano uno
accanto all’altro; giocano anche insieme, quasi come bambini. E quando
diventano grandi si uniscono assai felicemente, cosa che si presenta come
fidanzamenti, matrimoni e procreazioni, e prosegue eternamente in ogni molteplicità.
Questo, quindi, accade nell’esecuzione dell’impiego tra
l’amore e la sapienza. Queste delizie sono all’inizio
impercettibili, poi, quanto più discendono ed entrano nel corpo,
divengono sempre di più tangibili, per quanto gradualmente. Esse giungono
per gradi dall’anima dell’uomo nell’intimo della sua mente e
da lì al suo esteriore, in primo luogo nella cavità toracica, e
poi nella sfera della procreazione.
[7] In verità, questi celesti giochi nuziali
nell’anima non sono percepiti dall’uomo con nessuna fibra, ma da
lì discendono nell’intimo della mente come sentimenti di pace e
d’innocenza. Da lì salgono come sentimenti di beatitudine, di
felicità e di comodità fino all’esterno della mente, per
manifestarsi alla fine nel petto come un sentimento di delizia della più
intima amicizia, e nella sfera della procreazione – attraverso
l’influsso costante animico – come il vero e proprio sentimento
dell’amore coniugale, quale delizia delle delizie. I menzionati giochi
nuziali tra amore e sapienza che si svolgono con l’esecuzione
dell’impiego nell’anima, continuano quando s’inoltrano verso
la parte più interna del petto. Qui si manifestano tangibilmente come
infinita molteplicità di delizie, e grazie alla meravigliosa comunione
dell’interno del petto con la sfera della procreazione, queste delizie
diventano lì le delizie dell’amore coniugale che sorpassano tutte
le delizie nel Cielo e sulla Terra, perché l’impiego
dell’amore coniugale è il più eccellente di tutti gli
impieghi, poiché esso provoca la procreazione della razza umana e, da
questa, viene fuori il Cielo angelico”.
[8] Inoltre gli angeli aggiunsero ancora: “Coloro che dal Signore non amano essere savi per creare profitto,
ignorano la molteplicità delle innumerevoli delizie del vero amore
coniugale. Cioè presso gli uomini che non hanno nessuna voglia di
diventar savi dalle verità autentiche, ma al contrario vogliono essere
stolti dalle falsità, e nella loro stoltezza compiere azioni malvagie in
base a qualche passione, allora la via all’anima è sbarrata.
Perciò presso di loro i celesti giochi nuziali tra amore e sapienza,
rallentano sempre di più e soccombono, ma in tal modo soccombe anche
l’amore coniugale con il suo estro, con la sua forza e con le sue
delizie”. – Gli ascoltatori dissero di aver capito molto bene
che nell’uomo l’amore coniugale è modellato secondo il suo
amore di diventar savio per far degli usi secondo la volontà del
Signore. Gli angeli lo confermarono, e a questo punto sul capo di alcuni
apparvero ghirlande di fiori. Alla domanda sul motivo di questo, gli angeli
risposero che era perché essi erano penetrati con il loro intelletto
più profondamente in queste cose. Dopo, tutti insieme lasciarono il
giardino.
[indice]
۞
Il cambiamento di stato della vita a
seguito
del matrimonio tra uomo e donna
184. Agli eruditi e ai filosofi è noto cosa c’è da
intendere sotto gli stati di vita o i suoi cambiamenti, ma non agli incolti e
agli uomini comuni. Pertanto, qui deve essere premesso qualcosa a riguardo. Lo
stato di vita dell’uomo è la sua condizione, e la vita di ogni
uomo è determinata da due facoltà: cioè
dall’intelletto e dalla volontà. Quindi lo stato della vita
dell’uomo è fatto altrettanto come è fatto il suo
intelletto e la sua volontà. Con questo è chiaro che i
cambiamenti dello stato di vita significano al tempo stesso i cambiamenti nella
condizione dell’intelletto e della volontà. Ogni uomo cambia
continuamente in quanto a questi due, ma come questo capitolo mostrerà,
nelle differenti molteplicità, prima e dopo il matrimonio. Noi vogliamo
procedere secondo il seguente ordine:
(1) La condizione di vita dell’uomo cambia
costantemente dall’infanzia fino alla fine della vita, e poi
nell’eternità.
(2) Lo
stesso vale per la forma interiore, quindi la forma dello spirito.
(3) Negli
uomini questi cambiamenti sono diversi da quelli delle donne, poiché
questi fin dalla creazione sono forme della conoscenza, del discernimento e
della sapienza, mentre le donne sono forme dell’amore di queste
caratteristiche degli uomini.
(4) Negli
uomini la mente è elevata in una luce superiore, che nelle donne
è elevata in un calore superiore; la donna sente le delizie del suo
calore nella luce dell’uomo.
(5) Prima
del matrimonio le condizioni di vita negli uomini e nelle donne sono diverse, e
restano diverse anche dopo il matrimonio.
(6) Le
condizioni di vita dopo il matrimonio cambiano nei coniugi e si susseguono
l’una dopo l’altra in base alla congiunzione delle loro menti
attraverso l’amore coniugale.
(7) Il
matrimonio causa anche che le anime e le menti dei coniugi assumono altre
forme.
(8) La
donna, in effetti – come mostra la descrizione nella storia della
Creazione – è formata per essere sposa dell’uomo.
(9) Questa
formazione da parte della donna avviene in modo segreto, questo significa che
la donna è stata creata mentre l’uomo dormiva.
(10) Questa formazione
da parte della donna avviene attraverso l’unione della sua volontà
con la volontà interiore dell’uomo.
(11) Lo scopo finale
è che la volontà di entrambi possa diventare una, così che
tutti e due siano una sola persona.
(12) Questo da parte
della moglie avviene affinché si appropri delle inclinazioni del marito.
(13) Questa formazione
da parte della moglie avviene inoltre attraverso l’accoglienza del germe
riproduttivo dall’anima del marito (per receptionem propagationum animae mariti), unita con il sentimento di delizia che sta in questo:
essere l’amore della sapienza di suo marito.
(14) Come avviene che la
fanciulla viene formata in moglie, e il giovane in marito.
(15) Quando nel
matrimonio di un uomo con una donna esiste un vero amore coniugale, la moglie
diventa sempre più moglie, e il marito sempre più marito.
(16) In questo modo
anche le loro forme sono un po’ alla volta perfezionate e nobilitate
dall’interiore.
(17) Sui figli di due
persone, unite nel vero amore coniugale si riversa il coniugale del bene e del
vero dei loro genitori (conjugiale boni et veri), da questi
sopravviene loro l’inclinazione e le facoltà; se è un
figlio maschio a percepire le cose che appartengono alla sapienza, se femmina
ad amare le cose che la sapienza insegna.
(18) Ciò dipende
dal fatto che l’anima del figlio proviene dal padre, e l’involucro
corporeo dello stesso, dalla madre.
*
E ora
la spiegazione dei singoli punti.
185. (1) La condizione di
vita dell’uomo cambia costantemente dall’infanzia fino alla fine
della vita, e poi nell’eternità.
[1] Le
condizioni generali della vita che gli uomini attraversano, sono infanzia, adolescenza,
virilità e vecchiaia. Ogni uomo che vive abbastanza a lungo, passa
gradualmente da una all’altra, dalla prima all’ultima. I passaggi
tra queste differenti età si manifestano solo in seguito a spazi di
tempo che stanno in mezzo. La ragione fa scorgere che essi progrediscono da un
momento all’altro, quindi continuamente, poiché all’uomo
accade come ad un albero che cresce costantemente dal seme in ogni sua piccola
particella. Anche queste incessanti progressioni sono cambiamenti di stato,
perché di volta in volta il seguente aggiunge qualcosa al precedente che
ne perfeziona lo stato.
[2] I cambiamenti
nell’interiore dell’uomo sono congiunti strettamente di continuo in
maniera ancora più perfetta dei cambiamenti nel suo esteriore.
Ciò è dovuto al fatto che l’interiore dell’uomo
– quindi tutto ciò che appartiene alla sua mente o allo spirito
– è elevato oltre l’esteriore e sta su un gradino superiore.
Su questo gradino superiore accadono tuttavia nello stesso istante migliaia di
cose, dove nell’esteriore accade solo una singola cosa. I cambiamenti di
stato nell’interiore riguardano le inclinazioni della volontà e
dei pensieri dell’intelletto. Questi susseguenti cambiamenti di stato
dell’uno e dell’altro tipo sono ciò che il nostro lavoro
principale ha innanzitutto di mira.
[3] Tuttavia, i
cambiamenti delle condizioni di queste due vite o facoltà
dell’uomo, avvengono dall’infanzia fino alla fine della vita, poi
nell’eternità, perché non c’è nessuna fine
alla conoscenza, per non parlare del discernimento o addirittura della
sapienza; poiché la loro origine risiede nell’infinito ed eterno.
Da ciò deriva la dottrina filosofica degli antichi, secondo la quale
tutto è divisibile all’infinito. A questo c’è ancora
da aggiungere che tutto può essere moltiplicato all’infinito. Gli
angeli sostengono che essi saranno perfezionati in sapienza dal Signore per
l’eternità. Questo, però, allo stesso tempo significa
all’infinito, poiché l’eterno è l’infinito del tempo.
186. (2) Lo stesso vale per
la forma interiore, quindi la forma dello spirito.
Il
motivo per cui questa è in continuo cambiamento come la condizione della
vita dell’uomo, è che nulla esiste senza forma, ed è la
condizione che causa la forma. Perciò dire che la condizione di vita
dell’uomo è cambiata, è come dire che la sua forma è
cambiata. Tutte le inclinazioni e i pensieri dell’uomo consistono in
forme, e quindi procedono dalle forme, poiché le forme sono i loro
portatori. Se le inclinazioni e i pensieri non fossero nei portatori che
stabiliscono specifiche forme, esse potrebbero trovarsi altrettanto bene in
crani senza cervello. Questo sarebbe come vedere senza l’occhio, udire
senza l’orecchio e gustare senza lingua. Ma com’è noto,
questi sensi hanno i loro portatori o forme.
[2] C’è una
verità che fino ad oggi viene insegnata dagli antichi saggi, cioè
che non esistono due cose uguali, per non dire assolutamente identiche, ad
esempio due volti umani completamente uguali, e che perciò la condizione
di vita, e di conseguenza la forma dell’uomo, viene così
continuamente modificata. Non esiste una condizione di vita successiva che sia
identica a una passata. Da ciò ne consegue che vi è un continuo
cambiamento dello stato di vita presso l’uomo, e di conseguenza anche
della sua forma, e questo vale particolarmente per il suo interiore. Queste
riflessioni non dichiarano nulla sui matrimoni, ma preparano solo la via per
conoscenze corrispondenti. Inoltre si tratta di considerazioni filosofiche
dell’intelletto, che per alcuni sono di difficile comprensione.
Perciò vogliamo accontentarci con questo poco.
187. (3) Negli uomini questi cambiamenti sono
diversi da quelli delle donne, poiché questi fin dalla creazione sono
forme della conoscenza, del discernimento e della sapienza, mentre le donne
sono forme dell’amore di queste caratteristiche degli uomini.
Sopra,
al n. 90, è stato dimostrato che gli uomini sono stati creati come forme
dell’intelletto e le donne come forme dell’amore per
l’intelletto degli uomini. Perciò i cambiamenti di condizioni che
dall’infanzia seguono negli uomini e nelle donne fino
all’età matura, hanno lo scopo di perfezionare queste forme: la
forma intellettuale presso gli uomini e la forma di volontà presso le
donne. Quindi, i cambiamenti negli uomini e nelle donne devono essere
differenti, ma in entrambi, l’esterno, cioè la forma fisica, si
cambia, in accordo con la forma interna, la mente, e si perfeziona. Ciò
perché la mente agisce sul corpo, e non viceversa. Qui sta anche il
motivo per cui nel Cielo i bambini crescono in relazione al loro crescente
discernimento a uomini grandi e belli. Non è così per i bambini
terreni, perché essi sono coperti come gli animali con un corpo
materiale. Tuttavia essi concordano in questo con i celesti, crescendo dapprima
nell’inclinazione per ciò che stimola i loro sensi corporei,
più tardi a poco a poco anche in ciò che stimola i loro pensieri
interiori, e alla fine a poco a poco anche in ciò che riempiono con
affezioni la volontà (imbuunt
affectione). Quando poi è raggiunta l’età tra
immaturità e maturità, si aggiunge l’inclinazione
coniugale, quel sentimento di una vergine verso un giovane e di un giovane
verso una vergine. E poiché nel Cielo, proprio come sulla Terra, le
vergini per un’innata prudenza nascondono la loro inclinazione al matrimonio,
così anche i giovani sanno che sono loro stessi a provocare
l’amore nelle vergini. Questo appare loro così, in base
all’impulso maschile, invece esso dipende dall’influsso
dell’amore del gentil sesso. Di quest’impulso si tratterà
ancora dettagliatamente. Da tutto ciò si può riconoscere la
verità della supposizione, cioè che i cambiamenti di condizione
sono diversi presso gli uomini e presso le donne, perché gli uomini,
dalla creazione, sono forme di conoscenza, di discernimento e di sapienza,
mentre le donne sono forme dell’amore di queste caratteristiche degli
uomini.
188. (4) Negli uomini la
mente è elevata in una luce superiore, che nelle donne è elevata
in un calore superiore; la donna sente le delizie del suo calore nella luce
dell’uomo.
[1] La luce nella quale gli uomini sono elevati
è discernimento e sapienza, perché la luce spirituale proveniente
dal Sole del mondo spirituale, la cui essenza è amore, è identica
al discernimento e alla sapienza. Il calore nel quale le donne sono elevate,
è l’amore coniugale, perché il calore spirituale che
procede dal Sole di quel mondo, nella sua essenza è amore. Tuttavia
presso le donne questo amore si congiunge col discernimento e con la sapienza
degli uomini. Esso nella sua sostanza viene indicato come amore coniugale, e dalla determinazione del calore diventa questo
amore (et per
determinationem fit ille amor).
[2] Si dice che sia
un’elevazione nella luce più chiara e in un calore superiore,
perché si svolge nella luce e nel calore degli angeli nei Cieli
superiori. Essa è, di fatto, un’elevazione, come di nebbia
nell’aria chiara, e dai suoi strati inferiori si eleva in sempre
più alti strati e infine arriva all’etere. Presso gli uomini
l’elevazione consiste in una luce più chiara anzitutto in questo,
affinché raggiungano un discernimento superiore e quindi raggiungano la
sapienza, nella quale c’è ininterrottamente un ulteriore aumento.
Invece nelle donne l’elevazione nel calore superiore consiste in questo:
che esse ottengono un amore coniugale sempre più casto e più
puro, e ciò conduce perennemente al coniugale che, dalla creazione, sta
nascosto nel più intimo.
[3] Queste elevazioni
considerate in sé e per sé sono aperture della mente. La mente
umana è divisa in sfere, paragonabili al mondo con le sue differenti
atmosfere, di cui la più bassa è l’acqua, la più
alta è l’aria, e quella ancora più alta è
l’etere, oltre il quale c’è ancora un’atmosfera
più alta. In simili sfere la mente viene elevata alla sua apertura,
negli uomini attraverso la sapienza, e nelle donne attraverso il vero amore
coniugale.
189. Si dice che la donna
percepisca le delizie del suo calore (spirituale) nella luce (spirituale)
dell’uomo. Questo è da comprendere così: che lei percepisce
le delizie del suo amore attraverso la sapienza dell’uomo, perché
questa ne è il ricettacolo[74].
Ma ovunque dove l’amore incontra questa sapienza come corrispondente a
sé, è nelle sue gioie e nelle sue delizie. Tuttavia non si deve
intenderlo come se il calore con la sua luce deliziasse al di fuori delle
forme; piuttosto succede al suo interno. E il calore spirituale si rallegra alla Luce spirituale
in queste forme, tanto più che queste attraverso la loro intrinseca
sapienza e amore sono forme di vita e quindi pronte per la ricezione. Lo si
può spiegare approssimativamente nel cosiddetto gioco del calore e della
luce nelle piante. Al di fuori di esse esiste solo
una semplice unione di calore e luce, ma all’interno la loro unione
somiglia ad un gioco, perché qui si trovano in forme o ricettacoli che
passano in curve meravigliose e tortuose. Nel loro intimo esse respirano, per
così dire, il loro scopo, l’uso di produrre frutti, ed emanano la
loro odorante fragranza in lungo e in largo nell’aria. Ancora più
intensamente si dilettano il calore spirituale e la luce spirituale l’uno
con l’altro nelle forme umane, in cui il calore è l’amore coniugale, e la luce, la sapienza.
190. (5) Prima
del matrimonio le condizioni di vita negli uomini e nelle donne sono diverse, e
restano diverse anche dopo il matrimonio.
Prima
del matrimonio entrambi i generi si trovano in due differenti condizioni: una
prima dell’inizio dell’inclinazione al matrimonio, e un’altra
dopo il matrimonio. I cambiamenti di entrambe le condizioni e di conseguenza la
formazione delle menti, procedono secondo l’ordine, cioè
l’uno segue l’altro, secondo la loro crescita costante. Ma questo
non è il luogo per descrivere tali cambiamenti, perché sono
svariati e diversi nei differenti soggetti. Proprio queste inclinazioni al
matrimonio, prima che siano compiute, esistono solo nell’immaginazione,
ma diventano sempre più sensibili nel corpo. Dopo l’atto nuziale
le condizioni sono di unione e procreazione. È evidente che queste
condizioni differiscono dalle prime, come le realizzazioni differiscono dalle
intenzioni.
191. (6) Le condizioni di
vita dopo il matrimonio cambiano nei coniugi e si susseguono l’una dopo
l’altra in base alla congiunzione delle loro menti attraverso
l’amore coniugale.
[1] Il
cambiamento delle condizioni dopo il matrimonio e il loro spiegamento di forze
stimola entrambi i coniugi a seconda del loro amore coniugale, e quindi o
all’unione o alla separazione, perché l’amore coniugale non
è solo variabile, ma anche differente in entrambi i coniugi. Presso i
coniugi che si amano intimamente, l’amore è per vero anche
mutevole, anzi talvolta sperimenta perfino interruzioni, ma nonostante
ciò il loro calore rimane intimamente intatto. Differente è
invece l’amore presso i coniugi che si amano l’un l’altro
solo esteriormente. Talvolta presso di loro l’amore viene altrettanto
interrotto, ma per altri motivi, perché freddo e caldo si alternano da
loro.
[2] La ragione di questa
differenza consiste nel fatto che presso questi coniugi il corpo gioca il ruolo
principale, sparge la sua passione tutt’intorno e s’impossessa delle
sfere inferiori della mente. Per contro, nei coniugi che si amano intimamente,
alla mente spetta il primo ruolo e include il corpo. Per vero, sembra come se
l’amore ascenda dal corpo all’anima, ma solo perché non
appena il corpo avverte le lusinghe con gli occhi, queste passano come
attraverso delle porte. Perciò questo vedere, forma una specie di
vestibolo, attraverso il quale l’amore penetra nei pensieri e da
lì nell’anima. Tuttavia, scende da lì ed agisce sulle sfere
inferiori secondo la loro costituzione. Perciò una mente lussuriosa
agisce in maniera lussuriosa, e una casta in maniera casta. La mente casta
domina il corpo, mentre la lussuriosa viene dominata dal corpo.
192. (7) Il matrimonio
causa anche che le anime e le menti dei coniugi assumono altre forme.
Questo
non può essere percepito nel mondo naturale, perché qui le anime
e le menti sono avvolte dal corpo materiale, attraverso il quale la mente
traspare solo raramente. Inoltre, già dall’infanzia gli uomini di
quest’epoca imparano più degli uomini dell’antichità
a contraffare le loro sembianze del volto per nascondere profondamente le
inclinazioni della loro mente. Per questo motivo le forme delle anime e delle
menti, prima e dopo il matrimonio, non sono distinguibili. Nel mondo spirituale,
invece, si mostra chiaramente che esse sono differenti, poiché là
gli spiriti e gli angeli non sono altro che menti e anime in forma umana,
tuttavia spogliati dei loro involucri che erano formati dagli elementi
dell’acqua e della terra e dalle evaporazioni disperse nell’aria.
Non appena questi sono allontanati, mostrano la forma delle menti così
come erano fatte interiormente nei loro corpi. Allora si vede chiaramente che
sono di un tipo presso gli uomini che vivono nel matrimonio, e di un altro tipo
presso quelli che non sono coniugati. In generale il volto degli sposi ha una
bellezza più interiore, perché l’uomo prenderà dalla
donna l’incantevole rossore del suo amore, e la donna prenderà
dall’uomo il bagliore splendente della sua sapienza; poiché
entrambi i coniugi sono uniti secondo le loro anime, inoltre in loro due appare
l’umanità nella sua pienezza. Così è solo nel Cielo,
perché da nessun'altra parte ci sono matrimoni. Sotto il Cielo ci sono
solo unioni che servono all’accoppiamento (infra
coelum autum sunt modo connubia), unioni che vengono strette e
di nuovo sciolte.
193.
(8) La
donna, in effetti – come mostra la descrizione nella storia della
Creazione – è formata per essere sposa dell’uomo.
[1] Nella
Genesi si dice che la donna è stata creata dalla costola
dell’uomo, e quando gli fu portata, questi esclamò: «Ella è ossa dalle mie ossa e carne
della mia carne, e si chiamerà ishah
(donna), perché
è stata estratta da ish (uomo)»
[Gen. 2,22-23]. La costola del petto, nel senso spirituale della
parola non significa altro che ‘la verità naturale’; questo
vale anche per la costola che, secondo Daniele 7,5, portava un orso tra i
denti. Con ‘orsi’ sono intesi gli stessi uomini che leggono
la Parola solo secondo il suo senso naturale, senza comprendere le
verità in essa contenute. Il ‘petto dell’uomo’ denota quel sostanziale e peculiare[75]
attraverso il quale si differenzia dal petto della donna, e questo, come si
può leggere sopra al n. 187, è la sapienza. La verità
sostiene la sapienza come la costola sostiene il petto. Il petto
racchiude tutto ciò che costituisce l’uomo, perché sta nel
suo punto centrale.
[2] Quindi è
consolidato che la donna è stata creata dall’uomo (Adamo) con la
trasmissione della sapienza a lui propria, cioè dal vero naturale.
Inoltre l’amore di questa sapienza è stato trasferito
dall’uomo alla donna, in modo che possa sorgere da ciò l’amore coniugale. Il senso di questo
trasferimento risiede nel fatto che nell’uomo non deve esserci
l’amore per se stesso, ma l’amore per sua moglie. La moglie,
invece, in seguito alla sua innata disposizione, non può fare altrimenti
che trasformare l’amor proprio dell’uomo in amore per lei stessa.
Ho sentito che anche questo avviene secondo l’amore stesso della donna, e
all’insaputa dell’uomo come della donna. Perciò nessuno
può amare il coniuge, nel senso del vero amore coniugale, se rimane
nell’orgoglio della propria intelligenza.
[3] Una volta compreso
questo arcano della creazione della donna dall’uomo, si può vedere
che anche nel matrimonio la donna è stata creata o formata, per
così dire, dall’uomo, e tuttavia questo accade da parte della
donna, o meglio, da parte del Signore attraverso la donna, il Quale infonde
nelle donne la disposizione per indurle ad agire. Infatti, è il Signore
che versa nelle donne l’inclinazione a questo. La moglie accoglie in
sé l’immagine dell’uomo appropriandosi delle sue
inclinazioni (vedi. sopra, n. 183) e unisce la volontà interiore
dell’uomo con la propria, di cui sarà discusso in seguito. Con ciò
accade anche che lei si appropria dei germi riproduttivi della sua anima. Anche
su questo dirò di più in seguito. È quindi evidente che in una
descrizione intesa in un senso più profondo nel Libro della Creazione,
la donna viene formata a moglie da ciò che prende dal marito, e dalla
regione del suo petto per incorporarlo in sé.
194. (9) Questa formazione
da parte della donna avviene in modo segreto, questo significa che la donna
è stata creata mentre l’uomo dormiva.
[1] Si legge nella storia
della Creazione: «Allora il Signore
Iddio fece cadere un sonno profondo su Adamo, che si addormentò. Quindi
prese una delle sue costole e la trasformò in una donna» [Gen.
2,21-22]. Il ‘sonno
profondo’, in cui l’uomo sprofondò, denota la sua totale
ignoranza del fatto che qualcosa è avvenuto a lui, da cui la donna
è stata formata o, per così dire, creata. Questo risulta evidente
da ciò che è stato esposto nel capitolo precedente, come anche
nel presente, in riferimento alla prudenza e alla cautela innata delle donne,
le quali non rivelano nulla del loro amore; questo vale pure dalla loro
accettazione delle inclinazioni di vita dell’uomo, quindi del
trasferimento della sua sapienza in lei stessa. Da quanto esposto sopra ai n.
166-168, è chiaro che questo accade da parte della moglie senza la
conoscenza del marito, come per così dire, mentre lui dorme, quindi in
modo segreto. Nei passaggi esposti è stato anche mostrato che alle
donne, dalla creazione, quindi dalla nascita, la prudenza è inculcata, e
questo corrisponde ad una necessità, perché così
l’amore coniugale, l’amicizia e la fiducia tra i coniugi è
consolidata e, con questo, la beatitudine del loro vivere insieme, di
conseguenza anche la loro felicità. Ma affinché questo possa
accadere come si deve, l’uomo deve lasciare suo padre e sua madre e
unirsi alla sua donna [Genesi 2,24 / Matteo 19,4-5].
[2] Con il termine ‘padre e madre’ che l’uomo deve lasciare,
s’intendono in senso spirituale il proprio della sua
volontà e il proprio del suo
intelletto. Il proprio della volontà consiste nell’amare se
stesso, il suo stesso intelletto e la sua stessa sapienza. ‘Unirsi’
alla sua donna, significa dedicarsi all’amore di sua moglie. Sopra, al n.
193, come anche in altri passaggi, si può rileggere che questo duplice
‘proprio’ è letale per l’uomo se rimane presso
di lui, che però si trasforma in amore coniugale nella misura in cui
l’uomo si unisce a sua moglie, cioè accoglie il suo amore. ‘Dormire’, invece, significa essere nell’ignoranza
e noncuranza; ‘padre e madre’
s’intendono il doppio proprio dell’uomo, vale a dire la sua
volontà e la sua presunzione intellettuale, ‘unirsi’ a qualcuno significa donarsi all’amore per lui. Tutto ciò si può
documentare sufficientemente da alcuni passaggi della Parola; ma questo non
è il luogo per farlo.
195. (10) Questa
formazione da parte della donna avviene attraverso l’unione della sua
volontà con la volontà interiore dell’uomo.
Sopra,
nel n. 163-165, è stato mostrato che l’uomo possiede una sapienza razionale
e una morale, e la moglie si unisce a ciò che appartiene alla sapienza
morale dell’uomo. La sapienza razionale forma l’intelletto
dell’uomo, e ciò che appartiene alla sapienza morale forma la sua
volontà. Tuttavia la moglie si unisce con ciò che rappresenta la
volontà dell’uomo. Il risultato è lo stesso se si dicesse
che la moglie si unisce o congiunge la sua volontà con quella del
marito, perché la donna nasce come essere volitivo[76]
(quia uxor nata est voluntaria) e
perciò tutto ciò che fa, lo fa dalla volontà. Se si dice
che lei si unisce ‘con la volontà interiore
dell’uomo’, è perché la volontà
dell’uomo ha la sua sede nell’intelletto, e l’intelletto
dell’uomo è l’intimo della donna, come è stato
esposto nella sezione 32, e più tardi seguirà ancora parecchio
sulla formazione della donna dall’uomo. Gli uomini hanno anche una
volontà esteriore che spesso scaturisce però dall’ipocrisia
e dalla finzione. La moglie lo capisce e si comporta così come se si
unisse a questo tipo di volontà o lo facesse per scherzo.
196. (11) Lo scopo finale
è che la volontà di entrambi possa diventare una, così che
tutti e due siano una sola persona.
Quando
si congiunge a sé la volontà di un uomo, nello stesso tempo si
congiunge a sé anche il suo intelletto, poiché questo in
sé è solo il servitore e l’assistente della volontà.
Questo si mostra chiaramente nell’inclinazione dell’amore, che
guida l’intelletto a pensare secondo il suo suggerimento. Ogni
inclinazione dell’amore è una caratteristica della volontà,
perché ciò che l’uomo ama, lo vuole anche. Quindi è
chiaro che colei che congiunge a sé la volontà di un uomo,
congiunge a sé l’uomo intero. In questo sta il motivo per cui
l’amore della donna è innato nel congiungere la propria
volontà con quella del marito. In questo modo lei diventa moglie
dell’uomo e l’uomo il marito di lei, ed entrambi diventano una sola
persona.
197. (12) Questo da parte
della moglie avviene affinché si appropri delle inclinazioni del marito.
Questo
è lo stesso come nei due capitoli precedenti, perché le
inclinazioni appartengono alla volontà. Esse sono solo derivazioni
dell’amore, formano la volontà, la mettono insieme e la
rappresentano. Presso gli uomini le inclinazioni sono questioni
dell’intelletto; invece presso le donne sono questioni della
volontà.
198. (13) Questa formazione da parte della moglie avviene inoltre attraverso
l’accoglienza dei germi riproduttivi dall’anima del marito (per receptionem propagationum animae mariti), unita con il sentimento di delizia che sta
in questo: per essere l’amore della sapienza di suo marito.
Questo
concorda con ciò che è stato spiegato ai n. 172-173,
perciò non dobbiamo trattare oltre l’argomento. Le delizie
coniugali presso le donne hanno una sola origine: vogliono unirsi in uno con i loro mariti, come il bene nel
matrimonio spirituale è uno
con il vero. Sopra, al n. 83, è stato spiegato ampiamente che l’amore coniugale discende da
questo matrimonio spirituale. Questo dà un’immagine di come la
donna si congiunge con l’uomo, di come il bene si congiunge col vero, e
che l’uomo, con un’azione reciproca, da parte sua si riunisce alla
donna. Questo avviene secondo la ricezione in lui dell’amore della donna,
proprio come il vero si unisce in
maniera corrispondente al bene
secondo la ricezione del bene in sé. In questo modo si forma
l’amore della moglie attraverso la sapienza dell’uomo, proprio come
il bene si forma attraverso il vero, poiché il vero è la forma
del bene. Da tutto ciò risulta anche che le delizie coniugali della
moglie si basano principalmente sul fatto di voler essere una cosa sola col marito, quindi, che lei vuole essere
l’amore della sua sapienza. Allora lei sente le delizie del proprio
calore nella luce dell’uomo, come è stato spiegato sopra nella
quarta sezione nel n.188.
199. (14) Come avviene che la fanciulla viene formata in moglie, e il
giovane in marito.
[1] Questa è la conseguenza
di ciò che è stato detto in questo capitolo e nel capitolo
precedente sulla congiunzione dei due sposi in una sola ‘carne’. Tuttavia la fanciulla diventa, oppure è diventata
moglie, perché qualcosa le è stato aggiunto dal marito che lei
come fanciulla non possedeva. Il giovane diventa marito perché qualcosa
in lui è preso dalla moglie, cioè una maggiore ricettività
per l’amore e per la sapienza, che egli non aveva ancora da giovane.
Questo vale tuttavia solo per quegli sposi che vivono nel vero amore coniugale.
Nel capitolo precedente, al n. 178 si può rileggere che questo è
il caso presso tutti coloro che si sentono uniti come in un solo uomo e come una carne sola. Con questo diventa chiaro come il virgineo presso
le donne viene trasformato in elemento femminile, e ciò che ha del
giovanile presso gli uomini in mascolino coniugale.
[2] Questo mi è
stato confermato dalla seguente esperienza nel mondo dello spirito: alcuni
uomini affermarono che l’unione con una donna, prima e dopo l’atto
nuziale, fosse simile. Quando le donne sentirono questo, s’irritarono
molto e dissero: “In realtà
non esiste nessuna somiglianza, bensì una differenza come tra
l’irreale e il reale!”. – Al che gli uomini risposero: “Non siete voi, femmine come
prima?”. – Le donne risposero con tono elevato: “Noi non siamo femmine! Noi siamo
mogli! Il vostro amore non è un amore puro, ma folle; perciò
parlate così stupidamente!”. – A questo, gli uomini
osservarono: “Se non siete femmine,
allora, nondimeno, siete esseri femminili!” (si non feminae, attamen mulieres). – Su questo, le donne
osservarono: “Nei primi giorni del
matrimonio lo eravamo, adesso invece siamo mogli!”
200. (15) Quando nel
matrimonio di un uomo con una donna esiste un vero amore
coniugale, la moglie diventa sempre più moglie, e il marito sempre
più marito.
Al n.
178, si può rileggere che il vero amore coniugale unisce i due sempre di
più in una sola persona, e poiché la donna diventa moglie
attraverso l’unione col marito e l’uomo diventa marito attraverso
l’unione con sua moglie, e oltre a ciò il vero amore coniugale
dura per l’eternità, allora ne consegue che la donna diventa
sempre più moglie e l’uomo sempre più marito. La vera e
propria causa di questo, sta nel fatto che nel matrimonio, basato sul vero
amore coniugale, entrambi i coniugi diventano sempre più delle persone
interiori, perché questo amore schiude le intime sfere delle loro menti,
e nella misura che le dischiude, l’uomo diventa sempre più uomo.
Questo significa che la moglie diventa sempre più moglie e il marito
sempre più marito. – Dagli angeli ho sentito che la moglie diventa
sempre più moglie nella misura in cui il marito diventa sempre
più marito, ma non il contrario. Ciò perché raramente, se
non giammai, avviene che una moglie casta non ami suo marito, invece accade che
non c’è contraccambio d’amore da parte dell’uomo, e
precisamente quando lui manca della capacità nell’elevazione della
sapienza, che da sola accoglierebbe l’amore della moglie. In merito a
questa sapienza si legga ai n. 130, 163-165. Questo vale però solo per i
matrimoni terreni.
201 (16) In questo modo
anche le loro forme sono un po’ alla volta perfezionate e nobilitate
dall’interiore.
La
più perfetta e più nobile forma umana si ha quando due forme
divengono una attraverso il
matrimonio: quando, come si dice nella storia della Creazione, due specie di
carne diventano una sola. Al n. 188 è stato mostrato che la mente
dell’uomo viene elevata in una luce superiore, e quella della donna in un
più intenso calore, dopo di che cominciano a spingere, a fiorire e a
portare frutti, come in primavera. Nel capitolo seguente si vedrà che la
nobilitazione di questa forma fa sorgere nobili frutti, spirituali nel Cielo e
naturali sulla Terra.
202. (17) Sui figli di due
persone, unite nel vero amore coniugale, si riversa il coniugale del bene e del
vero dei loro genitori (conjugiale boni et veri), da questi
sopravviene loro l’inclinazione e le facoltà, se è un
figlio maschio a percepire le cose che appartengono alla sapienza, se femmina
ad amare le cose che la sapienza insegna.
[1] I
figli ereditano dai genitori le attitudini a ciò che appartiene al loro
amore e alla loro vita, com’è noto in generale dalla storia e
dall’esperienza personale. Non ricevono o ereditano però dai
genitori le inclinazioni stesse, quindi neanche i modi di vita legati a queste,
ma solo le attitudini e facoltà che le concernono. Questo è stato
mostrato dai savi nel mondo spirituale nelle due narrazioni su menzionate.
[2] I discendenti, tuttavia, in base alle loro innate attitudini – supposto che
queste non siano indebolite (si non franguntur) –
incorrono anche in somiglianti inclinazioni, pensieri, espressioni e modi di
vita simili ai loro genitori. Questo si mostra chiaramente nel popolo ebreo,
che dimostra una somiglianza con i suoi antenati in Egitto, nel deserto, nella
terra di Canaan e al tempo del Signore, così che essi oggi sono simili a
loro non solo animicamente, ma anche fisiognomicamente[77].
– Chi non conosce l’ebreo già dall’aspetto? Lo stesso
vale per altri discendenti, da cui non si può certamente dedurre a torto
che le attitudini siano innate alla somiglianza con i genitori. La Divina
Provvidenza però provvede che i pensieri e le azioni stesse non passino
in eredità (sed
ne ipsa cogitata et acta sequantur), in modo che le attitudine
malvagie possano essere migliorate. Del pari è impiantata la
facoltà che rende possibile un miglioramento dei costumi attraverso
genitori e insegnanti; quando poi l’uomo è diventato il suo stesso
signore questo miglioramento può anche essere causato da lui stesso.
203. I figli hanno in sé,
come è stato detto, dai genitori il coniugale del bene e del vero,
perché è messo nell’anima di ogni uomo dalla creazione.
Questo coniugale fluisce dal Signore nell’uomo e rende umana la sua vita.
Tuttavia questo coniugale scende dall’anima fino alle parti più
esteriori del corpo, e su questa via viene cambiato in differenti modi, a volte
perfino nel suo contrario, tanto che può essere chiamato matrimonio o
accoppiamento del male. Se questo avviene, la mente viene chiusa dal basso
verso l’alto, e talvolta contorta nella direzione opposta come in una
molla a spirale. In verità, presso alcuni uomini la mente non viene
completamente chiusa, ma rimane semi aperta sopra, e presso altri perfino
completamente aperta. L’uno come l’altro è quel coniuge
attraverso il quale le attitudini dei genitori passano in eredità ai
figli: al figlio in un modo, alla figlia in un altro. Questa
ereditarietà risulta dal legame coniugale, perché l’amore coniugale è il
più fondamentale di tutte le specie di amori, come è stato dimostrato
sopra al n. 65.
204. I figli, i cui
genitori vivono l’un l’altro nel vero amore coniugale, ereditano le
loro attitudini e capacità, e precisamente il figlio per percepire le
cose che appartengono alla sapienza, e se femmina, quella di amare le cose che
la sapienza insegna. Ciò perché il coniugale del bene e del vero
dalla creazione è impiantato nell’anima di ognuno, anche nelle
sfere che continuano ad accompagnarsi all’uomo verso il basso. Come
è stato mostrato in precedenza, questo coniugale riempie l’intero
Universo dal primo fino all’ultimo, dall’uomo fino al verme. E
altrettanto è già stato mostrato sopra che in ogni uomo dalla
creazione è congenita la capacità di aprire le sfere inferiori
della mente fino alla loro congiunzione con quelle superiori, le quali sono
nella luce e nel calore del Cielo. Con questo è evidente che la
capacità e la facilità di congiungere il bene con il vero e il
vero con il bene – quindi per divenire savi ‒ è innata nei
figli di tale matrimonio prima degli altri, e di conseguenza anche la
possibilità di accogliere in sé cose che sono del Cielo e della
Chiesa. È stato mostrato sopra già parecchie volte che con queste
cose è congiunto l’amore
coniugale. Da queste considerazioni appare evidente alla ragione lo scopo
finale per il quale il Signore e Creatore ha provvisto e provvede ancora i
matrimoni del vero amore coniugale.
205. Ho sentito dagli
angeli che gli uomini dei tempi antichi che ora sono nel Cielo, vivono anche
oggi ancora come ai loro tempi sulla Terra, casa per casa, famiglia per
famiglia, e parentado per parentado. Il motivo è che presso di loro
dominava il vero amore coniugale, e
da ciò i figli avevano ereditato la predisposizione al matrimonio del
bene e del vero. Dai genitori furono avviati senza sforzo attraverso
l’educazione, sempre più ampiamente, e da adulti – capaci
del proprio discernimento ‒ furono introdotti in esso dal Signore come da
se stessi.
206. (18) Ciò dipende dal fatto che
l’anima del figlio proviene dal padre, e l’involucro corporeo dello
stesso, dalla madre.
Da
nessun filosofo è messo in dubbio che l’anima provenga dal padre.
Lo si vede chiaramente in linea retta nei discendenti originari dei loro
progenitori, nella loro indole animica e nella fisionomia che è
l’immagine dell’anima. Il padre ritorna – se non nei figli,
certamente nei nipoti e pronipoti – in un certo qual modo di nuovo come
un’effigie[78].
Questo si basa sul fatto che l’anima è l’intimo
dell’uomo. Anche se può essere velato ai discendenti più
prossimi, nondimeno compare poi di nuovo e si rivela nella successiva
generazione. Il fatto che l’anima provenga dal padre e l’involucro
dalla madre, può essere dimostrato per analogia nel regno vegetale.
Nelle piante è la Terra o il terreno la madre comune. Essa accoglie in
sé il seme come nel grembo materno e lo copre, anzi essa lo concepisce,
lo porta, lo partorisce e lo educa, come la madre terrena con i suoi figli
concepiti insieme al padre.
*
207. A questo, desidero
aggiungere due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Dopo
qualche tempo (nello spirito) guardai di nuovo dentro la città di Atene,
di cui ho parlato nei precedenti fatti memorabili. Da lì sentii grida
insolite, mischiate a risate, irritazione e agitazione. Tuttavia le grida non
erano discordanti, bensì armoniose, perché non risonavano una
accanto all’altra, ma una nell’altra. Nel mondo spirituale la
varietà e la mescolanza dei moti dell’animo si possono percepire
chiaramente nel suono. – Io chiesi da lontano cosa succedesse, e mi si
rispose: “Da lì, dove i
principianti si presentano per primi dal mondo cristiano, è venuto un
messaggero. Egli ha portato la notizia di aver udito da tre persone apparse in
quel luogo, che nel mondo dal quale sono venuti, essi avevano creduto con tutti
gli altri che ai beati e felici dopo la morte sarebbe stato assegnato il
completo riposo dal lavoro. E questo vale anche per l’amministrazione,
impieghi ed attività fisiche, perché tutto questo è
lavoro. Poco fa, portati qui dal nostro inviato, questi tre sono giunti davanti
alla porta ed aspettano. A questo punto sono giunte delle grida, e con un
consulto si è deciso di non portarli al Palladio sul Parnaso come i
precedenti, ma nel grande auditorio, affinché possano presentare le loro
notizie dal mondo cristiano. Alcuni di noi, però, sono stati inviati ad
introdurli solennemente”.
[2] Poiché ero
nello spirito ‒ e presso gli esseri spirituali le distanze si comportano
secondo lo stato delle loro inclinazioni ‒ e provando io il desiderio di
vederli e udirli, apparvi io stesso presente presso di loro, e vidi come furono
introdotti, e ascoltai come parlavano. Gli anziani, ovvero i più savi,
erano seduti ai lati dell’auditorio, gli altri nel mezzo. Davanti a loro
vi era un podio, al quale i tre nuovi arrivati con il messaggero, accompagnati
solennemente dai più giovani, erano guidati attraverso
l’auditorium. Quando subentrò il silenzio, furono dapprima
salutati da uno dei più anziani, e dopo fu loro chiesto: “Cosa portate di nuovo dalla
Terra?”. – Essi risposero: “Ci sono molte novità, quindi diteci cosa vi interessa di
più”. – L’anziano rispose: “Cosa c’è di nuovo sulla Terra in riferimento al
nostro mondo e al Cielo?”. – La risposta suonò
così: “Quando poco fa siamo
arrivati in questo mondo abbiamo sentito che qui e nel Cielo ci sono
amministrazioni, uffici, prestazioni di servizi, commerci, occupazioni
scientifiche e meravigliosi mestieri di ogni tipo. Noi invece abbiamo creduto
che dopo il nostro viaggio o trasferimento dal mondo naturale in questo
spirituale avremmo riposato in eterno da ogni lavoro. Ma cosa sono i servizi,
se non lavoro?”
[3] A questo,
l’anziano disse: “Sotto
l’eterno riposo dal lavoro, vi siete immaginati un ozio eterno dove sedere
continuamente o sdraiarsi, per provare delizie nel petto e gustare leccornie
con la bocca?”. – I nuovi arrivati sorrisero amichevolmente e
dissero che, in effetti, avevano creduto a qualcosa del genere. – Quindi
fu risposto loro: “Cosa hanno a che
fare la gioia, le delizie e la conseguente felicità, con l’ozio?
Con l’ozio la mente va in rovina e resta inerte e l’uomo cade in
uno stato di stasi, come senza vita. Immaginati un uomo con le mani pendenti e
avvilito, oppure con lo sguardo assente, seduto completamente passivo. Inoltre,
immaginati allo stesso tempo che quest’uomo sia circondato da tutti i
lati da un alito di gioia. Non combatterebbe costui, con la mente e con il
corpo, contro l’intorpidimento? Mentre così, non sarebbe sopraffatto
dal sonno alla testa e alle membra, e non sarebbero indebolite le sue fattezze,
finché alla fine, non appena la spossatezza gli invade anche i muscoli,
si appisola e cade a terra? Cosa tiene l’intero corpo in tensione, se non
il potenziamento dell’anima? E in quale altro modo verrebbe a questo
potenziamento animico, se non attraverso la piacevole attività della
testa e della mano? Perciò voglio dirvi qualcosa dal Cielo che è
nuovo per gli abitanti della Terra: ci sono nel Cielo amministrazioni, uffici,
corti di giustizia superiori e inferiori, come pure, arti e mestieri”.
[4] Quando i tre nuovi
arrivati sentirono questo, chiesero con stupore: “Dunque, a che scopo nel Cielo ci sono corti di giustizia
superiori e inferiori? Non sono tutti ispirati e guidati lì da Dio, per
sapere ciò che è giusto e corretto? Che bisogno c’è
dei giudici, allora?”. – L’anziano rispose: “Nel nostro mondo, proprio come nel
mondo naturale, siamo istruiti e impariamo ciò che è bene e vero,
e ciò che è giusto ed equo, e non lo impariamo direttamente da
Dio, ma indirettamente attraverso altri angeli. Gli angeli, proprio come gli
uomini, pensano il vero e fanno il bene come da se stessi. Questo bene
però è di natura mischiato con lo stato dell’angelo, e in
ogni caso non completamente puro. Anche tra gli angeli ci sono i semplici e i
savi, e questi ultimi devono giudicare quando gli altri, nello loro
semplicità e ignoranza, versano nel dubbio in merito a ciò che
è giusto o a ciò che devia da esso. Ma poiché voi siete
ancora novelli in questo mondo, allora, se vi fa piacere, venite con me nella
nostra città, vi mostreremo ogni cosa”.
[5] Con queste parole
lasciarono l’auditorio e furono condotti da alcuni degli anziani,
dapprima alla grande biblioteca che, secondo le diverse scienze, era suddivisa
in raccolte più piccole. Quando i tre nuovi arrivati videro i molti
libri si stupirono e dissero: “Ci
sono libri anche in questo mondo? Da dove provengono pergamena e carta, penna e
inchiostro?”. – Gli anziani risposero: “Noi vediamo che nel mondo precedente voi credevate che questo
mondo, in quanto spirituale, fosse vuoto. Invece la vostra credenza si basava
su un concetto completamente astratto dello spirituale, come se non avesse
nulla in comune con la materia, e questo vi sembrava come uno spettro, quindi come
qualcosa di vuoto. Qui invece c’è veramente la pienezza di tutte
le cose, perché tutto è sostanziale e non materiale. La materia
ha la sua origine nel sostanziale. Noi qui nel nostro mondo siamo uomini
spirituali perché siamo sostanziali, e non materiali. Quindi, tutte le
cose che sono nel mondo naturale sono qui nella loro perfezione, così
anche i libri e gli scritti e molte altre cose”. – Quando i
nuovi arrivati udirono parlare di sostanziale, meditarono che doveva essere
così, perché avevano visto con i loro occhi i libri scritti, e si
disse loro che le cose materiali provenivano in origine dalle sostanziali. Ma
per convincerli ancora ulteriormente, furono condotti nelle abitazioni degli
scrivani che erano intenti a riprodurre copie dei manoscritti di opere composte
dai savi della città. Esaminarono gli scritti, e si stupirono di quanto
fossero belli e ben fatti quelli loro mostrati.
[6] In seguito furono
portati ancora in differenti musei, ginnasi e collegi, dove si svolgevano delle
competizioni letterarie. Queste gare portavano nomi differenti, derivati dal
monte dell’Elicona[79],
del Parnaso, di Atene e delle vergini alla sorgente. Quest’ultima
denominazione era basata sul fatto che le vergini significavano le inclinazioni
alle scienze, e ogni uomo possedeva discernimento secondo la sua inclinazione
alle stesse. Queste differenti competizioni erano esercizi e gare di
abilità di carattere spirituale. Successivamente furono portati in giro
per la città e presentati alle guide, ai funzionari amministrativi e
agli uscieri. Questi mostrarono loro meravigliose opere d’arte prodotte
da artisti in modo spirituale.
[7] Dopo un po’
l’anziano parlò di nuovo con loro sul cosiddetto riposo eterno da
ogni lavoro, che attenderebbe il beato e felice dopo la morte, e disse: “Questo riposo eterno non è
solo ozio, poiché da questo segue solo rilassamento,
insensibilità, ottusità di mente e sonnolenza di spirito e corpo.
Questa sarebbe morte, e non vita, per non parlare della vita eterna, di cui
godono gli angeli. Invece, questo cosiddetto ‘eterno riposo’
è uno stato pieno di pace che scaccia l’inattività, e fa
sì che l’uomo viva veramente. A questa pace appartiene tutto
ciò che eleva la mente, tutte le aspirazioni e le opere che stimolano,
ravvivano e allietano la mente. Questo segue secondo l’impiego, dal
quale, nel quale e per il quale la mente è attiva. Quindi l’intero
Cielo è agli occhi del Signore in un ininterrotto impiego, e ogni angelo
è un angelo secondo il modo dell’utilità che riesce a fare.
La gioia di rendersi utile guida l’angelo come la corrente marina
favorevole guida la nave, e fa sì che egli trovi la pace eterna e con
questa il riposo eterno. Questo è da intendere sotto il ‘riposo
eterno’ da ogni lavoro. Pertanto gli angeli sono viventi nella misura in
cui la loro mente è colma dell’impulso verso gli effetti utili,
come è chiaramente dimostrato dal fatto che ogni angelo dispone
dell’amore coniugale con la sua forza, potenza e delizie, tendendo verso
il più puro effetto utile”.
[8] Quando i tre nuovi
arrivati furono convinti che il riposo eterno non consiste in ozio, ma nella
gioia di fare cose utili, si avvicinarono a loro alcune vergini con lavori di
ricamo e di cucito fatti da loro stesse, e glieli donarono. I tre nuovi
arrivati si congedarono, e ora le vergini cantarono un’ode che, in modo
angelico, esprimeva l’inclinazione all’azione utile, e questa
esprimeva le gioie ad essa collegate.
*
208. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Mentre
riflettevo sugli arcani dell’amore
coniugale che presso le mogli sono nascosti, mi apparve di nuovo quella
pioggia d’oro di cui si è parlato sopra. Mi ricordai di questa
pioggia che cadeva su un luogo posto ad oriente dove vivevano tre coppie di
coniugi che si amavano teneramente – modelli dell’amore coniugale.
Alla vista della pioggia vissi di nuovo la dolcezza della riflessione su questo
amore, e così corsi lì come se fossi stato invitato.
Avvicinandomi, l’oro della pioggia si tramutò in un primo momento in
porpora, poi in rosso scarlatto e, per ultimo, quando fui molto vicino, la
pioggia apparve come rugiada, color opale. Bussai, e quando un servitore mi
aprì la porta, gli chiesi di annunciare ai mariti che qui era venuto di
nuovo colui che una volta si era presentato da loro insieme ad un angelo, e che
li pregasse di essere ammesso per conferire con loro. – Il servitore
ritornò presto con il permesso, ed io entrai. I tre mariti con le loro
mogli stavano insieme nel giardino all’aria aperta e restituirono il mio
saluto amichevolmente. In primo luogo chiesi alle donne se quella colomba
bianca si era già mostrata di nuovo alla finestra. – Esse
risposero: “È stato proprio
oggi il caso, ed ha anche spiegato le sue ali. Questo ci ha fatto sospettare
che tu saresti venuto e ci avresti chiesto di rivelarti un altro arcano
dell’amore coniugale”.
[2] Ora domandai:
“Perché dite di un arcano, dal momento che son venuto per
apprenderne parecchi?”. – Esse risposero: “Sono certamente parecchi, ma alcuni oltrepassano la vostra
sapienza maschile, tanto che il vostro intelletto non li può afferrare.
Voi uomini vi glorificate della vostra sapienza e la ponete al di sopra della
nostra. Noi non lo facciamo, e la nostra sapienza supera la vostra,
perché essa penetra nelle vostre inclinazioni e impulsi, li conosce, li
percepisce e li sente. Voi, all’opposto, in genere non sapete nulla delle
inclinazioni e impulsi del vostro amore, e tuttavia ci sono, e secondo di essi
voi siete saggi. Le donne, invece, li conoscono nei loro mariti così
bene che li leggono dai loro volti e li percepiscono nei toni della loro voce,
anzi li sentono perfino nel petto, nelle braccia e nelle guance. Tuttavia nello
zelo dell’amore per voi e, nel contempo, per la nostra stessa
felicità, fingiamo di non sapere nulla di queste inclinazioni. Nondimeno
le guidiamo così avvedute che ci conformiamo a tutto e tolleriamo tutto
ciò che piace ai nostri uomini, ma governiamo il più lontano
possibile, però senza forzare qualcosa”.
[3] Io domandai:
“Da dove vi viene questa sapienza?” ‒ Esse risposero: “È insita in noi dalla
creazione, quindi dalla nascita. I nostri uomini parlano d’istinto, noi
invece sosteniamo che la sua origine è la Divina Provvidenza,
affinché gli uomini siano felici attraverso le loro mogli. Dai nostri
mariti abbiamo sentito che il Signore vuole che l’uomo agisca in
libertà secondo la ragione, e il Signore Stesso guida perciò
dall’interno la sua libertà; libertà che si riferisce alle
inclinazioni e agli impulsi. Attraverso la moglie dell’uomo Egli lo guida
dall’esterno, e così lo forma con sua moglie in un angelo del
Cielo. Inoltre, se costretto, l’amore cambia la sua essenza e diventa poi
tutt’altro che amore coniugale. Tuttavia, per essere ancora più
aperte ti diciamo: noi siamo mosse alla prudenza di dirigere le inclinazioni e
gli impulsi dei nostri mariti così che appaia loro come agissero
liberamente secondo la loro stessa ragione, perché nel loro amore noi
abbiamo la nostra gioia e non desideriamo nient’altro che avere la loro
gioia nella nostra. Se queste gioie perdono valore in loro, allora anche per
noi diventano senza valore”.
[4] Poco dopo una delle
donne andò nella sua camera da letto e, quando fece ritorno, disse: “La mia colomba batte ancora con le
ali, un segno che dobbiamo rivelare ancora di più”. Inteso
questo, le donne dissero: “Abbiamo
osservato nelle inclinazioni e nelle emozioni dei nostri uomini diversi
cambiamenti. Per esempio, gli uomini sono freddi di fronte alle loro mogli
finché nutrono pensieri meschini su Dio e sulla Chiesa, altrettanto
quando si considerano un po’ sul proprio giudizio; sono freddi quando
avidi guardano donne estranee o quando sentono dalle proprie mogli rimproveri a
causa della mancanza d’amore, e altre cose simili. La loro freddezza
cambia anche secondo il grado e modo. Il freddo che s’impadronisce di
loro è di diverso genere, e noi lo osserviamo da una contrazione nella
percezione dei loro occhi, degli orecchi e del loro intero corpo alla presenza
delle nostre stesse percezioni. Da questi pochi accenni puoi dedurre che noi
sappiamo meglio degli uomini se stanno bene o male. Se sono freddi verso di
noi, allora si sentono male; se non lo sono, si sentono bene. L’anima
delle donne perciò medita continuamente su cosa fare affinché i
loro uomini siano caldi e non freddi verso di loro, e sviluppano un acume[80] che per gli uomini è
imperscrutabile”.
[5] Non appena ebbi
espresso questo, si udì qualcosa come la voce lamentevole di una
colomba. A questo punto le donne dichiararono: “Questo è per noi un segno che non dobbiamo rivelare cose
ancora più segrete di come vorremmo volentieri, perché tu forse
le riveleresti agli uomini”. – Io risposi: “Questo me lo
propongo, cosa vi potrebbe danneggiare?”. – Dopo che le donne si
furono consultate tra loro, dissero: “Allora
fallo, se vuoi. Noi siamo ben consapevoli di quanto grande sia il potere della
persuasione delle spose. Nondimeno, esse (le donne della Terra) diranno ai loro mariti:
‘Quest’uomo si prende gioco di voi. Ciò che dice sono solo
favole! Nient’altro che le solite arguzie degli uomini! Non credetegli,
credete a noi! Noi sappiamo che presso voi uomini c’è
l’amore, e presso noi donne c’è l’obbedienza’.
Perciò dillo loro tranquillamente, se vuoi. Tuttavia i mariti non
ascolteranno ciò che dice la tua bocca, bensì ascolteranno
ciò che dice la bocca delle loro donne, bocche che essi baciano”.
[indice]
۞
In generale sul matrimonio
209. Sui matrimoni si potrebbe dire moltissimo. Se si dovesse esporre ogni
dettaglio, questa piccola opera sarebbe ampliata in un grosso volume. Si
potrebbe trattare nel dettaglio la somiglianza e dissomiglianza degli sposi, la
sublimazione dell’amore coniugale naturale per lo spirituale e il loro
collegamento l’uno con l’altro, la crescita dell’uno e la
decrescita dell’altro, le molteplicità e la diversità di
entrambi, la perspicacia delle mogli, la sfera coniugale universale dal Cielo e
il suo opposto dall’inferno, l’influsso e l’accoglienza di
entrambe le sfere, e molto altro ancora. Tutto questo farebbe solo stancare il
lettore. Per questo motivo e per evitare inutili prolissità[81],
tutto questo deve essere concentrato in concetti generali sui matrimoni (contrahuntur illa in Universalia de Conjugiis).
Questi, come i capitoli precedenti, saranno divisi come segue:
(1) Il
senso del tatto (sensus tactus) è il senso
caratteristico dell’amore coniugale.
(2) Presso
gli uomini che vivono nel vero amore coniugale la capacità di conseguire
la sapienza cresce, invece presso gli altri diminuisce.
(3) Presso
gli uomini che vivono nel vero amore coniugale la beatitudine di dimorare
insieme cresce, presso gli altri diminuisce.
(4) Negli
uomini che sono nel vero amore coniugale le menti si uniscono, e quindi cresce
anche l’amicizia tra i coniugi, mentre presso gli altri diminuisce.
(5) I
coniugi che vivono nel vero amore coniugale hanno il costante desiderio di
essere una sola persona (continue velint
unus homo esse), invece gli altri
vogliono rimanere due persone.
(6) I
coniugi che vivono nel vero amore coniugale hanno davanti agli occhi la natura
eterna del matrimonio, non così gli altri.
(7) L’amore
coniugale prende il suo punto di partenza presso le mogli caste; tuttavia il
loro amore dipende dai loro mariti.
(8) Le
donne amano il vincolo coniugale, se questo è il caso, lo è anche
da parte dei loro uomini.
(9) L’intelletto
delle donne è caratterizzato da modestia, buon gusto, tranquillità,
cedevolezza, tenerezza e delicatezza; invece quello degli uomini è
dignitoso, rigido, duro, coraggioso e amante della libertà (gravis, aspera, dura, animosa, licentiae
amans).
(10) Le donne non
conoscono eccitazione come gli uomini, ma ben uno stato di preparazione per il
concepimento.
(11) Gli uomini dispongono della capacità,
a seconda del loro amore, di propagare le verità della loro sapienza e
di produrre al loro amore del corrispondente vantaggio.
(12) La decisione tocca
all’uomo.
(13) Vi è una sfera
coniugale che scorre dal Signore attraverso il Cielo fino all’ultimo
particolare dell’Universo.
(14) Il sesso femminile
accoglie questa sfera e la trasferisce al maschile, non viceversa.
(15) Dove regna il vero
amore coniugale questa sfera viene accolta dalla moglie, e solo attraverso di
lei anche dal marito.
(16) Dove non
c’è (vero) amore
coniugale, questa sfera viene accolta per vero dalla moglie, ma non dal marito
attraverso di lei.
(17) Il vero amore
coniugale si può trovare presso uno dei due coniugi, senza essere anche
presso l’altro.
(18) Ci sono molte
somiglianze tra i coniugi, ma anche differenze, sia interiori che esteriori.
(19) Somiglianze
differenti possono essere congiunte l’una con l’altra, ma non le
dissomiglianze.
(20) Per gli uomini che
desiderano ardentemente il vero amore, il Signore provvede con una somiglianza,
e se non si trova su questa Terra, allora Egli provvederà che accada nei
Cieli.
(21) Se all’uomo
manca l’amore coniugale o lo perde, si avvicina alla natura
dell’animale irragionevole.
*
E ora
il dettagliato sviluppo delle singole esposizioni.
210. (1) Il senso del tatto (sensus tactus)
è il senso caratteristico dell’amore coniugale.
Ogni
amore ha il suo particolare senso. L’amore per il vedere procede
dall’amore per la comprensione, e i suoi organi sono gli occhi. Questo
senso trova i suoi piaceri nella simmetria e nella bellezza. L’amore
dell’udire corrisponde all’amore per l’ascolto e per
l’ubbidienza, ed è connesso all’udito, al quale sono gradite
le armonie. L’amore per la percezione vuol conoscere tutte le cose che
fluttuano nell’aria, ed è connesso con il suo senso
dell’olfatto, al quale piacciono i buoni odori. L’amore di
nutrirsi, scaturisce dall’amore di provvedersi con il buono e il vero; ad
esso appartiene il senso del gusto che ama i cibi saporiti. L’amore per
il riconoscimento delle cose, derivante dall’inclinazione di provvedersi
e proteggersi, fa uso del senso del tatto; i suoi piaceri consistono nei
contatti (hujus amaenitates sunt titillationes).
L’amore di unirsi con un coniuge si basa sull’inclinazione di unire
il bene col vero; il suo senso è il senso del tatto, perché
è comune a tutti i sensi, e perciò si serve di questo. È
dichiarato che questo amore concentra tutti i sensi con le sue gioie. In ogni
loro gioco e nel loro costante raffinamento fino alla suprema perfezione (et ab exaltatione subtilitatum ejus
ad summe exquisitum) si mostra che il senso del tatto è
l’organo sensoriale che caratterizza l’amore coniugale. L’ulteriore esposizione di questo argomento
lo lasciamo volentieri agli innamorati.
211. (2) Presso gli uomini che vivono nel vero amore coniugale la
capacità di conseguire la sapienza cresce, invece presso gli altri
diminuisce.
La
facoltà di diventar savi cresce presso i coniugi che vivono nel vero
amore coniugale, perché questo amore procede dalla sapienza, come
è stato ampiamente dimostrato nelle sezioni precedenti. Inoltre il senso
del tatto forma l’organo sensoriale di questo amore; esso sta alla base di
tutti i sensi ed è anche colmo di delizie. Questo amore apre le sfere
interiori delle menti, così come, allo stesso tempo, apre gli interiori
dei sensi e, con questo, tutti gli organi del corpo. In conseguenza di
ciò, gli uomini che vivono nel vero amore coniugale non desiderano altro
che diventar savi. Poiché l’uomo è savio nella misura in
cui la sfera interiore della sua mente viene aperta. Con questa apertura i
pensieri dell’intelletto sono elevati in una Luce superiore, e le
inclinazioni della volontà sono elevate in un calore più intenso.
La Luce superiore è la sapienza, e il calore più intenso è
l’amore per la sapienza. Chi vive nel vero
amore coniugale diventa partecipe delle delizie spirituali in unione con
quelle naturali. Esse causano in lui affabilità e facoltà di essere
saggio. Per questa ragione gli angeli si trovano nel vero amore coniugale
secondo la loro sapienza, e crescono in questa e nel saggiare le sue delizie
secondo la crescita della loro sapienza. Inoltre i bambini spirituali che
nascono dal loro matrimonio vengono fuori dalla sapienza del padre e
dall’amore dalla madre, e sono qualcosa essendo amati da loro con un
amore genitoriale spirituale. Questo amore viene aggiunto al loro amore
coniugale, lo eleva costantemente e unisce entrambi l’uno con
l’altro.
212. Il contrario avviene
presso quegli uomini che non stanno nell’amore coniugale, mancando loro
l’amore per la sapienza. Essi non contraggono nessun matrimonio senza
avere davanti agli occhi anche la soddisfazione del loro lussurioso piacere. Tuttavia,
in questo, allo stesso tempo c’è amore per la stoltezza. Ogni
scopo rappresenta in sé un determinato amore, mentre il lussurioso
piacere è follia nella sua origine spirituale! Per follia noi intendiamo
l’illusione della mente che risulta dal falso. L’esordio della
follia risulta da una verità che è stata tanto falsificata,
così che la si ritiene per sapienza. Nel mondo spirituale ci si
può convincere di questo in un modo molto tangibile, perché tali
uomini sono di sentimento ostile verso l’amore
coniugale. Non appena sentono solo un qualche odore di questo, fuggono in
caverne e si chiudono dentro. Se si aprono queste caverne, essi strepitano come
nel mondo i furibondi.
213. (3) Presso gli uomini che vivono nel vero amore coniugale la
beatitudine di dimorare insieme cresce, presso gli altri diminuisce.
Questo
avviene perché essi si amano in tutti i sensi reciprocamente. La moglie
non conosce nulla di più adorabile che il suo uomo, e altrettanto
viceversa l’uomo verso la donna. Sì, essi si sentono, si odorano e
si toccano, e non c’è niente di più caro per l’uno e
per l’altro; perciò la beatitudine è il loro dimorare
insieme in casa e nella camera da letto. I mariti possono convincersi di questo
dalle prime delizie del matrimonio. Per questo hanno cura di vivere nella loro
intera pienezza, perché allora la moglie viene amata come l’unica
dell’intero sesso femminile. Com’è noto, è il caso
contrario quando non si vive nell’amore coniugale.
214. (4) Negli uomini che sono nel vero amore coniugale le menti si
uniscono, e quindi cresce anche l’amicizia tra i coniugi, mentre presso
gli altri diminuisce.
[1] Questo accrescimento
è stato dimostrato nel capitolo sull’unione delle anime e delle
menti. È anche inteso con le parole del Signore: «Essi non saranno più due, ma una
carne sola » [cfr. ai n. 156-181].
[2] Questa congiunzione
cresce come si congiunge l’amicizia con l’amore, perché
l’amicizia è come il volto o anche come la veste di questo amore.
Essa non solo si unisce all’amore come una veste, ma si congiunge anche
ad esso come il volto. L’amore che precede l’amicizia somiglia
all’amore sessuale che scompare dopo il matrimonio. Invece un amore
congiunto all’amicizia, rimane esistente e diventa solo più saldo,
penetrando anche più profondamente nel petto. L’amicizia lo
introduce e lo fa diventare un vero amore coniugale. E poi, di nuovo
quell’amore fa sì che la loro amicizia diventi coniugale, amicizia
che si differenzia con la sua perfezione da ogni altra amicizia che si basa su
un altro amore.
[3] Presso gli sposi che
non vivono nell’amore coniugale,
notoriamente è il caso contrario. La loro amicizia iniziale che si era
instaurata al tempo del fidanzamento e poi nei primi giorni dopo il matrimonio,
si ritira sempre di più dall’intimo della loro mente,
finché alla fine trabocca, per così dire, alla pelle. Al punto
tale che presso coloro che pensano alla separazione, svanisce del tutto. Se gli
sposi pensano alla separazione, si perdono completamente, mentre presso gli
altri, per vero, l’amore rimane esteriormente, ma si raffredda
interiormente.
215. (5) I coniugi che vivono nel vero amore coniugale hanno il
costante desiderio di essere una sola persona (continue velint unus homo esse), invece gli altri vogliono rimanere due persone.
L’essenza
dell’amore coniugale consiste solo nel fatto che due persone vogliono
essere una sola, e unire le loro due vite in una sola vita. Questa volontà
è un costante tendere a questo amore, da dove sorgono tutti i suoi
effetti. Questo tendere è la vera e propria essenza del movimento, e la
volontà è presso l’uomo un’aspirazione vivente.
Questo principio è dimostrato dalle ricerche filosofiche, ma è
evidente anche a chiunque pensi solo razionalmente. Di conseguenza, gli uomini
che vivono nel vero amore coniugale vogliono essere una sola persona, e tendere costantemente a questo. Presso coloro
che non vivono nel vero amore coniugale, è il caso contrario, come lo
sanno molto bene essi stessi, e poiché in base al disaccordo delle loro
anime e delle menti essi pensano come due differenti persone, non comprendono
neanche cosa devono significare le parole del Signore: «Essi non sono più due, ma una carne
sola» [Mt 19,6].
216a. (6) I coniugi che vivono nel vero amore coniugale hanno
davanti agli occhi la natura eterna del matrimonio, non così gli altri.
[1] Chi vive nel vero
amore coniugale, guarda all’eterno, perché in questo amore sta
l’eternità. Nella moglie questo amore cresce altrettanto
nell’eternità, come nel marito la sapienza, e nel processo di
crescita ed avanzamento i coniugi penetrano alla fine nel più interiore
e giungono sempre più nelle beatitudini del Cielo che, nella loro
sapienza e nell’amore per la sapienza, sono presenti già in modo
nascosto. Se l’idea dell’eterno
fosse sottratta alle loro menti o andasse perduta per una qualche circostanza,
sarebbe come se cadessero dal Cielo sulla Terra. Se ciò accadesse, e le
loro menti fossero penetrate dall’idea di temporalità, si
troverebbero in uno stato che mi sarebbe chiaramente visibile attraverso la
seguente esperienza.
[2] Una volta, dopo il
corrispondente permesso, due coniugi dal Cielo erano presso di me. Da un astuto
buono a nulla fu allontanata da loro l’idea dell’eternità del matrimonio. Essi
cominciarono a lamentarsi ad alta voce, non potendo più vivere a lungo
dopo questa perdita, e sentivano una disperazione mai provata prima. Quando gli
angeli a loro associati nel Cielo si accorsero di questo, il buono a nulla fu
allontanato e buttato giù, e nello stesso istante ritornò
l’idea del loro eterno
matrimonio. Di questo, i coniugi se ne rallegrarono dal profondo del cuore, e
si abbracciarono l’un l’altro teneramente.
[3] Oltre a questo
episodio, sentii di due coniugi che a volte collegavano il loro matrimonio
all’idea della loro eternità,
a volte della loro temporalità.
Questo perché erano diversi l’un l’altro interiormente. Se
vivevano nell’idea dell’eternità
del loro matrimonio, allora si
rallegravano insieme, ma non appena davano spazio all’idea della sua temporalità, dicevano che il loro
matrimonio non era più matrimonio. La donna diceva: “Io non sono più moglie, ma solo una concubina!”,
e l’uomo: “Io non sono
più marito, bensì un adultero!”. – Perciò,
quando la diversità interiore divenne loro evidente, si lasciarono. Tuttavia,
quando più tardi l’idea dell’eternità del matrimonio
presso i due fu di nuovo ravvivata, furono congiunti con un compagno o compagna
ad essi affine.
[4] Da questo, risulta
chiaramente evidente che le persone legate l’un l’altro nel vero
amore coniugale hanno davanti agli occhi l’eterno, ma quando quest’immagine
viene a mancare alla parte dei loro pensieri, si allontanano l’uno
dall’altro riguardo all’amore
coniugale. L’amicizia vigente tra loro può persistere, poiché questa ha la sua origine
nell’esteriore, invece l’amore ha la sua origine
nell’interiore. – Lo stesso è anche con i matrimoni terreni,
finché gli sposi si amano teneramente, finché credono
nell’eternità del loro legame e non alla sua fine, con la morte.
L’idea di una tale fine li rattrista, fino a quando il pensiero di una
continuazione di una ulteriore vita dopo la morte ravviva la loro speranza.
216b. (7) L’amore
coniugale prende il suo punto di partenza presso le mogli caste; tuttavia il
loro amore dipende dai loro mariti.
Le
donne nascono come forme dell’amore. Perciò è innata in
loro la volontà di essere una cosa
sola con i loro mariti, e con questo pensiero della loro volontà
alimentano continuamente il loro amore. Se si allontanano da
quest’impulso verso l’unione con i mariti, questo sarebbe sinonimo
di un auto rinuncia. Con i mariti è diverso, perché loro non sono
nati come amore coniugale, bensì come destinatari di questo amore
proveniente dalle donne. Perciò le donne irrompono con il loro amore,
nella misura in cui gli uomini accolgono questo amore. Se questo non è
il caso le donne stanno fuori con il loro amore ed aspettano. Questo vale per
le donne caste, non per quelle non caste. Quindi è chiaro che l’amore coniugale comincia presso
le donne, ma il loro amore è dipendente dai mariti.
217. (8) Le donne amano il vincolo coniugale, se questo è
il caso, lo è anche da parte dei loro uomini.
Questo
si deduce da quanto è stato dimostrato nel capitolo precedente.
Aggiungete ancora che le donne, per il loro innato amore, vogliono essere chiamate
mogli, e questo per loro è una distinzione e un onore, e perciò
esse amano i vincoli coniugali. Poiché le donne caste vogliono essere
mogli non solo secondo il nome, ma di fatto, e questo si realizza attraverso un
legame sempre più intimamente stretto con i loro mariti, esse amano il
vincolo matrimoniale, e per vero tanto più, quanto più vengono
amate dai loro mariti; questo significa, quanto più anche i mariti amano
questo legame.
218. (9) L’intelletto delle donne è caratterizzato da
modestia, buon gusto, tranquillità, cedevolezza, tenerezza e
delicatezza; invece quello degli uomini è dignitoso, rigido, duro,
coraggioso e amante della libertà (gravis,
aspera, dura, animosa, licentiae amans).
[1] I differenti tipi di
donne e di uomini sono completamente chiari dal loro corpo, dal volto, dal tono
della loro voce, dai loro gesti e dal loro comportamento. Il corpo degli uomini
è più duro sulla carne e sulla pelle, mentre quello delle donne
più delicato. Il volto degli uomini è altrettanto più
duro, più rigido, più rozzo, più scuro, più giallo
e anche barbuto, quindi meno bello; quello delle donne è più
delicato, più accondiscendente, più dolce, più bianco e
quindi più bello. La voce degli uomini è più rauca, quella
delle donne più soave, il linguaggio degli uomini è sciolto e
impetuoso, quello delle donne moderato e pacifico. I gesti negli uomini sono
più vigorosi e più determinati, nelle donne più deboli e
più delicati. Le maniere degli uomini sono più smodate, quelle
delle donne più costumate.
[2] Quanto
l’innato modo di agire degli uomini si differenzia da quello delle donne,
mi è stato chiaramente mostrato alla vista di ragazzi e ragazze nei loro
incontri di giochi che io, dalla finestra di una grande città, ho potuto
osservare per la strada più di una volta. Lì, più di una
ventina si riunivano giornalmente. I giochi dei ragazzi si svolgevano secondo
la loro innata natura con chiasso, grida, litigi e bastonate, anche lanciando
pietre l’uno contro l’altro. Le ragazze invece sedevano
tranquillamente alle porte delle case. Alcune giocavano con i bambini
più piccoli, altre giocavano con le loro bambole o cucivano insieme
piccoli pezzi di lino, alcune si scambiavano baci tra loro e, ciò che mi
stupiva, era che esse guardavano con occhi compiaciuti il comportamento dei
ragazzi. Così si mostrò a me chiaramente che l’uomo nasce
come intelletto, e la donna come amore, ma cominciano anche come intelletto e
amore, e quanto poco si svilupperebbe l’intelletto dell’uomo senza
l’unione con quello femminile e infine con l’amore coniugale.
219. (10) Le donne non
conoscono eccitazione come gli uomini, ma ben uno stato di preparazione per il
concepimento.
Spetta
agli uomini la fecondazione, e da qui viene la loro eccitazione. È
chiaro che questo è diverso nelle donne. Ciò che ho potuto
sentire, e lo riferisco, è che le donne conoscono uno stato di
preparazione per il concepimento. Come sia questo stato, io non lo posso
descrivere, perché è conosciuto solo a loro. Solo un tanto si sa:
che al marito non è permesso di dire a sua moglie che egli, per vero,
può, ma non vuole. Violerebbe lo stato del concepimento in lei, in modo
inaudito; poiché la preparazione deve stare in concordanza con lo stato
del marito, con riguardo alle sue capacità.
220. (11) Gli uomini dispongono della capacità,
a seconda del loro amore, di propagare le verità della loro sapienza e
di produrre al loro amore del corrispondente vantaggio.
[1] Questo contiene uno
di quei segreti che agli antichi era conosciuto, ma oggi è andato
perduto. Gli antichi sapevano che tutto ciò che accade nel corpo, fin
nella cosa più piccola, ha un’origine spirituale. Così, ad
esempio, le azioni provengono dalla connaturale volontà spirituale, e il
linguaggio trae origine altrettanto dal pensiero spirituale. Inoltre, essi
sapevano che la vista naturale procede da quella spirituale, quindi
dall’intelletto; l’udito naturale da quello spirituale, proprio
come il senso dell’olfatto naturale proviene da quello spirituale,
cioè dalla percezione, e così via. Allo stesso modo gli antichi
videro anche che la fecondazione maschile ha un’origine spirituale. Da
differenti ragioni e prove di esperienze, essi conclusero che tutto questo
proviene dalle verità che costituiscono l’intelletto. Essi
pensavano che dal matrimonio spirituale – quindi il matrimonio del bene e
del vero che fluisce in tutte le particolarità dell’Universo
– viene accolto dagli uomini solo il vero
e ciò che si riferisce al vero.
Questo nel corpo viene formato poi in semi[82],
e per questo i semi, intesi spiritualmente, sono le verità, per quel che
riguarda la loro forma. Pertanto, l’anima maschile, poiché
improntata razionalmente, è del vero.
Il razionale non è altro che questo. Perciò, nella misura in cui
l’anima si degrada, degrada anche il vero.
[2] Ciò è
dovuto al fatto che l’anima – quindi il più intimo, secondo
la sua essenza spirituale dell’uomo, come anche di ogni animale –
per un innato impulso alla riproduzione aspira ad abbassarsi e vuole riprodursi.
Quando questo accade, l’intera anima si forma, si avvolge e diventa seme.
Questo processo si può ripetere migliaia e migliaia di volte,
perché l’anima è una sostanza spirituale senza estensione,
e tuttavia di tale pienezza, che non subisce nessuna perdita con la cessazione
di una parte, bensì si riproduce piuttosto sempre completamente (quia anima est substantia spiritualis, cui non est extensio sed impletio,
et qua non est exsumptio partis, sed est productio totius, absque aliqua
jactura ejus). Questo si basa sul fatto che l’anima, nei
ricettacoli più piccoli, i semi, è perfettamente uguale come nel
corpo, il suo ricettacolo più grande.
[3] Se ora il vero
dell’anima è l’origine del seme, allora anche gli uomini
hanno la capacità, in base al loro amore, di propagare le verità
della loro sapienza. Essi dispongono anche di questa capacità, secondo
il loro amore, di generare il vantaggio, perché gli effetti utili sono
il bene che viene prodotto dalla verità. Nel mondo, alcuni sanno anche
che gli uomini operosi e non i fannulloni possiedono un potenziale superiore.
– Io domandai (nel mondo spirituale) “Come viene procreato il
femminile da un’anima maschile?”. – La risposta che ottenni,
fu: “Ciò avviene dal bene
intellettuale (ex bono intellectuali),
perché secondo la sua essenza
è il vero; infatti, l’intelletto può discernere che
quest’ultimo sia il bene, che in altre parole sia il vero dal bene.
Diversamente stanno le cose con la volontà; questa non pensa il bene e
il vero, ma lo ama e lo fa”. Al n. 120, si può rileggere,
nella Parola, che per figli è da intendere tutto ciò che è
il vero, per figlie il bene.
Nell’Apocalisse rivelata al n.
565 si legge che il seme nella Parola indica il vero.
221. (12) La decisione tocca all’uomo.
La
ragione di ciò sta nella facoltà degli uomini sopra menzionata;
questa presso di loro cambia secondo lo stato della mente come anche del corpo.
L’intelletto non è così costante nelle sue riflessioni come
la volontà nelle sue inclinazioni; esso viene ora tirato verso l’alto,
ora verso il basso, ora è in uno stato sereno e chiaro, poi di nuovo in
uno stato turbato e tenebroso. Ora si occupa di cose piacevoli, poi di nuovo
con cose spiacevoli. E poiché l’attività della mente nello
stesso tempo produce i suoi effetti anche sul corpo, allora ne consegue che questo
è in condizioni simili. Perciò ora il marito si allontana
dall’amore coniugale, ora si
avvicina di nuovo, e la sua potenza viene ritirata da lui in uno stato, e
restituita nell’altro. Per questi motivi la decisione (per
l’accoppiamento) è lasciata agli uomini. E per questo, anche le
donne, nella loro innata sapienza, non glielo ricordano mai.
222. (13) Vi è una sfera coniugale che scorre dal Signore
attraverso il Cielo fino all’ultimo particolare dell’Universo.
[1] Sopra, nel relativo
capitolo, è stato messo in evidenza che l’amore e la sapienza,
oppure, che è la stessa cosa, il bene e il vero, procedono dal Signore.
Nel matrimonio, amore e sapienza procedono costantemente dal Signore,
poiché essi sono Lui Stesso, e tutto proviene da Lui. Ciò che procede
da Lui riempie l’Universo, senza di Lui, di tutto ciò che è
esistente, nulla esisterebbe.
[2] Ci sono differenti
sfere che procedono da Lui, per esempio: la sfera della conservazione
dell’Universo creato, la sfera che protegge il bene e il vero dal male e
dal falso, la sfera del miglioramento e della rigenerazione (reformationis et regenerationis) e
dell’innocenza e della pace, la sfera della misericordia e della grazia,
e differenti altre cose. La sfera universale è quella dell’amore
coniugale, perché è anche quella della procreazione che serve
alla conservazione dell’intero Universo attraverso le generazioni
susseguenti.
[3] Questa sfera
coniugale riempie e penetra l’intero Universo dalle prime alle ultime
cose, come è stato mostrato sopra. Da questo ne consegue che ci sono
matrimoni nei Cieli, e precisamente i più perfetti nel terzo o supremo
Cielo. Similmente, esiste oltre che presso gli uomini, anche presso tutti i
membri del regno animale, giù fino ai vermi; inoltre, in tutti i
soggetti del regno vegetale, dagli alberi di ulivo e delle palme, giù
fino ad ogni filo d’erba.
[4] Questa sfera
è più estesa di quella del calore e della luce che proviene dal
Sole del nostro mondo. Questo è ragionevole e convincente, poiché
essa opera anche quando manca il calore del Sole in inverno e la sua luce nella
notte, soprattutto presso gli uomini. Questo effetto si basa sulla sua origine
proveniente dal Sole del Cielo angelico, il cui calore e luce come unione del
bene e del vero sono sempre equilibrati, poiché sono nello stato di
costante primavera. I cambiamenti del bene e del vero, ossia del calore e della
luce di questo Sole spirituale, non sono da paragonare con le oscillazioni
terrene che si basano sul cambiamento del calore e della luce del Sole terreno,
bensì quelli sorgono dai differenti stati dei soggetti che li ricevono.
223. (14) Il sesso femminile
accoglie questa sfera e la trasferisce al maschile, non viceversa.
[1] L’esperienza
riportata sopra al n. 161 mi ha confermato che non si trova nessun amore
coniugale nel sesso maschile, ma solo nel femminile, da cui viene trasmesso al
maschile. Ciò concorda con il fatto che la figura maschile è una
forma intellettuale, mentre la femminile è una forma di volontà.
La forma intellettuale non può accendersi da sé nell’amore
coniugale, ma solo nel calore collegante di un essere al quale è fissato
dalla creazione. Così la forma maschile può ricevere
quell’amore solo attraverso la forma della volontà della donna cui
si è collegati, poiché questa è la forma dell’amore.
[2] Agli occhi
dell’uomo naturale questo sarebbe confermato attraverso il matrimonio del
bene e del vero e il matrimonio del cuore e dei polmoni, perché il cuore
corrisponde all’amore e i polmoni all’intelletto, ma poiché
alla maggior parte degli uomini manca la conoscenza di queste cose, una tale
dimostrazione oscurerebbe la faccenda, piuttosto che illuminarla. Il passaggio
di questa sfera, dal sesso femminile al maschile, implica che la mente
già al solo pensiero s’infiammi nel sesso opposto. Da
ciò proviene anche l'azione mirata alla procreazione e con ciò
l'eccitazione connessa ad essa. Infatti, se sulla
Terra il calore non si unisse alla luce, nulla diventerebbe vivente o stimolato
a portar frutto.
224. (15) Dove regna il vero
amore coniugale questa sfera viene accolta dalla moglie, e solo attraverso di lei anche dal marito.
Presso
coloro che sono nel vero amore coniugale questa sfera viene accolta dal marito
esclusivamente attraverso la moglie. Questo, oggigiorno è un mistero, eppure non lo
dovrebbe essere, perché lo sposo e futuro marito lo dovrebbe sapere. Non
è forse vero che lo stimola tutto ciò che irradia dalla sua sposa
e futura moglie in modo legittimo, mentre le altre influenze del sesso
femminile lo lasciano freddo? Lo stesso vale anche
per gli uomini che vivono insieme nel vero amore coniugale. Ma poiché
ogni uomo, sia uomo che donna, è circondato dalla sua sfera di vita ‒
e precisamente essa è più densa al petto che alla schiena –
allora è chiaro perché gli uomini che amano intimamente le loro
mogli si rivolgono a loro e le guardano amichevolmente per tutto il giorno,
mentre quelli che non le amano, si allontanano da loro e dimostrano
riservatezza. Il vero amore coniugale si riconosce e può differenziarsi
dal non casto, dal falso e dal freddo che si trova in questo, dal fatto che il
marito riceve la sfera coniugale unicamente e solo da sua moglie.
225. (16) Dove non
c’è (vero) amore coniugale, questa
sfera viene accolta per vero dalla moglie, ma non dal marito attraverso di lei.
Questa
sfera coniugale che fluisce nell’Universo, nella sua origine è
divina. Nel suo ulteriore sviluppo, presso gli angeli del Cielo essa è
celeste e spirituale, presso gli uomini è naturale, e presso gli animali
e gli uccelli è animalesca; nei vermi è puramente corporea e
nelle piante è senza vita. Inoltre, si cambia in tutti gli esseri a
seconda della loro forma. Ebbene, poiché questa sfera viene ricevuta
direttamente dal sesso femminile, dal maschile invece indirettamente, e per
vero secondo la loro particolare forma, allora avviene che essa, sebbene sacra
nella sua origine, nei soggetti accoglienti può essere trasformata in
una cosa sconsacrata, anzi perfino in una sua sfera opposta. Presso le donne la
sfera opposta a quella dell’amore coniugale è denominata meretricio, e presso gli uomini, lussuria. E dal momento che queste donne
e questi uomini si trovano nell’inferno, anche questa sfera proviene da
lì. Nondimeno, anche questa sfera è di grande molteplicità
e di diversissime varietà. Solo una determinata sfera ‒ quella
adatta a lui, conveniente e corrispondente alla sua natura ‒ viene presa
dall’uomo. Quindi è accertato che un uomo che non ama sua moglie,
accoglie questa sfera altrove che da lei. E tuttavia essa viene versata a lui
anche da sua moglie, mentre s’infiamma. Il marito però non lo sa.
226. (17) Il vero amore coniugale si può trovare presso uno
dei due coniugi, senza essere anche presso l’altro.
Vale a
dire che uno dei due, di cuore, può bramare ardentemente un matrimonio
casto, l’altro invece, forse non sa affatto cosa sia la castità.
L’uno può amare ciò che appartiene alla Chiesa,
l’altro solo quello che appartiene al mondano. Uno dei due può
essere secondo la sua mente nel Cielo, l’altro nell’inferno. Di
conseguenza l’amore coniugale
può essere presso l’uno e non presso l’altro. Le menti di
tali coniugi sono orientate in direzioni opposte e si respingono interiormente
l’un l’altro. Ed anche se esteriormente non si vede, il coniuge che
non è nell’amore coniugale, considera la moglie a lui unita in
matrimonio, per lo meno come una vecchia donna ripugnante.
227. (18) Ci sono molte
somiglianze tra i coniugi, ma anche differenze, sia interiori che esteriori.
Questo
è un fatto ben noto che ci sono somiglianze e dissomiglianze tra i
coniugi; le esteriori sono visibili, le interiori invece no. Solo i coniugi
stessi le riconoscono in certe caratteristiche, quando hanno vissuto insieme un
lungo tempo. Sarebbe tuttavia senza scopo enumerarle e riconoscerle,
perché già la sola menzione e descrizione delle loro
diversità richiederebbe molte parti. Le somiglianze possono essere in
parte dedotte dalle dissomiglianze deviate, a causa delle quali l’amore coniugale si raffredda, e
di cui si tratterà nei capitoli seguenti. Le somiglianze o
dissomiglianze si basano sulle inclinazioni innate che si cambiano secondo
l’educazione, le relazioni sociali e le convinzioni accettate.
228. (19) Somiglianze differenti possono essere congiunte
l’una con l’altra, ma non le dissomiglianze.
Le somiglianze
variano in diversi modi, e sono più o meno distanti l’una
dall’altra, e nondimeno col tempo le distanze possono essere congiunte
insieme in vari modi, innanzi tutto con l’adattarsi ai desideri
dell’altra parte, con servizi reciproci, con gentilezze, con
l’astinenza da atti immorali, con il comune amore e con la cura dei
bambini, innanzi tutto però con l’essere d’accordo con tutto
ciò che riguarda la Chiesa. Le faccende ecclesiastiche provocano una
congiunzione delle somiglianze interiormente distanti, che delle altre cose
riescono a fare solo in maniera esteriore. Certamente, tra le reali
dissomiglianze non ci può essere invece nessun collegamento,
perché esse sono respingenti.
229. (20) Per gli uomini che
desiderano ardentemente il vero amore, il Signore provvede con una somiglianza,
e se non si trova su questa Terra, allora Egli provvederà che accada nei
Cieli.
Ciò
perché tutti i matrimoni che si basano sul vero amore coniugale vengono
combinati dal Signore Stesso. Si veda al n. 130. In che modo questo viene
provveduto nei Cieli, l’ho sentito descrivere dagli angeli nel modo
seguente: la Divina Provvidenza del Signore è molto singolare e molto
universale riguardo ai matrimoni e nei matrimoni, perché tutte le gioie
del Cielo scaturiscono dalle gioie dell’amore coniugale, come le dolci acque sgorganti da una sorgente.
Pertanto è provveduto che le coppie coniugali vengano
all’esistenza. Esse per il loro futuro matrimonio sarebbero costantemente
educate sotto la direzione del Signore, senza che il giovinetto e la relativa
fanciulla ne prendano coscienza. Quando il tempo è maturo e la fanciulla
è in età da marito, e il giovane è maturo per il
matrimonio, s’incontrano da qualche parte come per una fatale
coincidenza. Senza indugio, come per istinto, si riconoscono che sono simili,
ed è come se parlasse loro una voce interiore, così che il
giovane pensa in se stesso: “Lei
è mia!”; e la fanciulla: “Lui
è mio!”. Per un po’ essi smuovono questo nelle loro
menti, parlano poi l’un l’altro con decisione e si fidanzano. Si
dice che ciò avvenga fatalmente, per destino o ispirazione,
perché così sembra, finché non si sa che sotto questo deve
essere inteso una disposizione dalla Divina Provvidenza. Poiché, come
è stato detto, il Signore dischiude le loro somiglianze interiori, in
modo che possano riconoscersi l’un l’altro.
230. (21) Se all’uomo manca
l’amore coniugale o lo perde, si avvicina alla natura dell’animale
irragionevole.
Ciò
avviene precisamente per il seguente motivo: per quanto l’uomo viva
nell’amore coniugale, egli è spirituale, e solo in quanto tale,
è un uomo. L’uomo è nato per una vita dopo la morte, e
raggiunge questa vita perché vi è in lui un’anima
spirituale e può essere elevata a questa vita dalla facoltà del
suo intelletto. Se poi anche la sua volontà viene elevata attraverso la
capacità a lui data, allora dopo la morte lo attende una vita
celestiale. Invece è il caso contrario se vive in un amore opposto all’amore coniugale; infatti, fin quando egli vive in questo amore
(opposto), poiché resta naturale, e l’uomo puramente naturale
somiglia – per quanto riguarda le sue brame, e con queste il connesso
vantaggio – all’animale, con la sola differenza che è capace
di elevare l’intelletto nella Luce della sapienza, e la volontà
nel calore dell’amore celeste. Entrambe queste facoltà non vengono
ritirate a nessun uomo. Perciò, nonostante la sua somiglianza con
l’animale, l’uomo puramente naturale dopo la morte vive nei suoi
desideri, impulsi e gioie corrispondenti, sebbene in uno stato corrispondente
alla sua vita di fatto. È quindi evidente che l’uomo scende alla
natura dell’animale a seconda della mancanza dell’amore coniugale.
Questo sembra essere una contraddizione, perché la mancanza o la perdita
dell’amore coniugale riguarda quegli esseri che, nonostante tutto, sono
uomini. Io però parlo di uomini che dal loro amore impudico disprezzano l’amore coniugale, e così subiscono una vera mancanza o
perdita dello stesso.
*
231. Tre fatti memorabili devono esse aggiunti:
Il primo:
[1] Un giorno sentii
ripetute grida (nel mondo spirituale). Esse formavano vortici dal mondo
sotterraneo come attraverso l’acqua. Dalla parte sinistra risuonava: “Oh, che giustizia!”. Da
destra: “Oh, che erudizione!”.
E da dietro: “Oh, che
saggezza!”. Io, in me, pensavo che all’inferno c’è
comunque anche il giusto, il colto e il saggio, e mi venne il desiderio di
convincermi di questo. – Dal Cielo mi fu detto: “Tu già lo vedrai e lo sentirai”. Allora in
spirito uscii di casa e scorsi davanti a me un’apertura, mi avvicinai e
guardai giù, ed ecco, c’era una scala con la quale scesi in basso.
Quando raggiunsi il fondo vidi una pianura con arbusti, e in mezzo a questi,
spine e ortiche. Mi informai se questo fosse l’inferno. – La
risposta fu: “È la terra
inferiore, immediatamente sopra l’inferno”. Poi seguii le grida
percepite nello stesso ordine, e giunsi così al primo grido: ‘Oh, che giustizia!’, vidi
un’adunanza di spiriti che nel mondo erano stati giudici ed avevano
espresso i loro giudizi in base all’amicizia e ai favori. Quando giunsi
al secondo grido: ‘Oh, che
erudizione!’, vidi un’adunanza di spiriti che nel mondo avevano
giustificato tutto a piacimento. E al terzo grido: “Oh, che saggezza!”, vidi un’adunanza di coloro che nel
mondo erano stati capaci di dimostrare (incoerentemente) ogni cosa. Mi voltai
di nuovo e mi avvicinai a coloro che nel mondo avevano emesso i loro giudizi in
base all’amicizia e ai favori, e ora venivano proclamati come giusti.
[2] Mi diressi verso il
luogo dove avevo udito il primo grido, dove c’erano i giudici che avevano
giudicato in base all’amicizia e ai favori, e vidi da un lato qualcosa
come un anfiteatro costruito in mattoni e coperto con piastrelle nere. Mi fu
riferito che serviva loro come tribunale. Tre ingressi stavano aperti dal
Settentrione e tre dall’Occidente, ma nessuno dal Meridione e da Oriente,
un segno che i loro giudizi non avevano nulla a che fare con la giustizia, ma
solo con l’arbitrio. Nel mezzo dell’anfiteatro apparve un focolare
aperto, sul quale i guardiani del fuoco gettavano torce impregnate di zolfo e
bitume, la cui luce tremolante sulle pareti imbiancate produceva immagini di
farfalle e uccelli notturni. Il focolare aperto e le immagini proiettate alle
pareti dalla sua luce di fuoco erano solo rappresentazioni delle loro sentenze;
infatti, queste immagini si basavano sulla loro capacità di imbiancare
il contenuto di ogni sentenza come con un cosmetico colorato, conferendo loro
un’apparenza conveniente.
[3] Dopo circa
mezz’ora vidi uomini, vecchi e giovani, entrare in soprabiti e mantelli
abbelliti con fronzoli. Si tolsero i cappelli e presero posto sulle sedie
intorno ai tavoli per tenere giudizio. Ora sentii e notai quanto abilmente e
astutamente essi travisavano e storcevano i loro giudizi, per dar loro
l’apparenza della giustizia, così che alla fine consideravano
l’ingiusto come giusto e, viceversa, il giusto come ingiusto. Queste auto
persuasioni apparivano anche sui loro volti e si potevano dedurre dai loro
discorsi. In quel frangente mi venne un’illuminazione dal Cielo, e potei
distinguere in modo particolare ciò che era giusto e non giusto, e vidi
con quanta premura velavano l’ingiustizia e le davano l’apparenza
della giustizia, e con quale abilità sceglievano tra le leggi ciò
che per loro era più favorevole e tralasciavano tutte le altre con abili
ragionamenti. Dopo la seduta le sentenze furono consegnate agli amici
raccomandati e protettori, e questi ora, per mostrare il loro apprezzamento per
il favore, gridarono: “Oh, che
giustizia! Oh, che giustizia!”
[4] In seguito parlai
con gli angeli del Cielo su queste cose e riferii loro ciò che avevo
visto e udito. Gli angeli mi dissero che tali giudici apparivano agli altri
come se avessero il più acuto intelletto, mentre in realtà non
capivano la minima cosa di ciò che fosse giusto e corretto. Mi dissero:
«Se ti fossi distolto
dall’amicizia che essi nutrono per qualcuno, allora li avresti visti
sedere in giudizio muti come statue, e capaci di dire soltanto: ‘Io approvo! Io concordo con
questo!’. oppure: ‘Concordo con quello!’. In fondo, tutti i loro giudizi erano
semplicemente pregiudizi, ma il pregiudizio accompagna lo stato delle cose dal
principio alla fine con il suo favore. Perciò essi vedono solo
ciò che è utile all’amico. Tutto ciò che parla
contro di lui, viene messo da parte. Se devono riprendere l’argomento,
allora lo avvolgono con le loro sottigliezze, proprio come il ragno avvolge la
sua preda con i suoi fili, per poi liquidarla. Perciò essi vedono solo
il giusto che emerge dalla rete del loro pregiudizio. Li si è esaminati
per vedere fino a che punto possono davvero vedere oggettivamente, e per certo
si è riconosciuto che non ne sono capaci. Gli abitanti del tuo mondo saranno sorpresi di ciò, ma tu
dì loro solo che questa è una verità provata dagli angeli
del Cielo, e poiché costoro non sono in grado di riconoscere nessuna
giustizia, noi nel Cielo non li consideriamo come uomini, ma come mostri, in
cui le questioni della falsa amicizia rappresentano la testa, quelle
dell’ingiustizia il petto, quelle delle motivazioni i piedi, e le cose
della giustizia le piante dei piedi. La questione della giustizia viene invece
calpestata con i piedi non appena si parla contro un loro amico! Nondimeno, come
costoro ci appaiono dal Cielo, lo vedrai presto, perché la loro fine
è giunta».
[5] Ed ecco,
all’improvviso si aprì la terra, i tavoli caddero uno sopra
l’altro, ed essi stessi furono inghiottiti con l’intero anfiteatro,
gettati in spelonche e incarcerati. Allora gli angeli dissero: “Vuoi vederli lì?”.
– A questo punto essi apparvero con le facce come di acciaio brunito, i
corpi dalla nuca fino ai lombi come di pietra scolpita, con indosso una pelle
di leopardo e i piedi come serpenti. I libri della legge che avevano messo sui
tavoli, li vidi ora trasformati in carte da gioco, e invece di giudicare, fu
dato loro il compito di preparare il rossetto per cosmetico e, con questo,
dipingere i volti delle prostitute, per trasformarle in bellezze.
[6] Dopo questo, mi
volli recare anche dalle altre due adunanze, prima a quella che consisteva di
puri sofisti, e poi all’altra che consisteva di spiriti abili nel
dimostrare ogni cosa. Invece mi fu detto: «Prima riposati un po’, ti saranno assegnati degli angeli dalla società
più alta. Attraverso loro riceverai luce dal Signore, e vedrai cose
sorprendenti».
*
232. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Un po’ di tempo
dopo, dalla terra inferiore sentii di nuovo salire delle voci come prima: “Oh, che erudizione!”, e “Oh, che sapienza!”. Mi
guardai intorno alla ricerca degli angeli; ed ecco, essi c’erano, il loro
Cielo stava immediatamente sulla regione di coloro che avevano gridato ‘Oh, che erudizione!’. Parlai con
loro di queste grida, ed essi mi spiegarono che si trattava di eruditi che
sofisticavano sempre se qualcosa fosse o non fosse, ma raramente pensavano che
fosse reale. Essi perciò somigliavano ai venti che soffiano e passano, o
alla corteccia degli alberi senza midollo, o a gusci di mandorle senza semi, o
alle bucce di frutti senza polpa. Dissero: «Il loro spirito è congiunto senza criterio interiore, e solo con
i sensi del corpo, perciò possono giungere ad una sola conclusione, se
giudicano tramite i loro sensi. In una parola, essi sono solo sensuali. Noi li
chiamiamo sofisti, perché non pervengono mai ad alcuna conclusione, ma
accettano solo ciò che sentono, e poi discutono di tutto attraverso
continue contraddizioni. Niente amano di più che attaccare le
verità, le trascinano nelle loro contese e così le distruggono.
Essi si ritengono gli eruditi migliori del mondo».
[2] Udite queste cose,
pregai gli angeli di condurmi da loro, ed essi mi accompagnarono in una
spelonca dalla quale una scalinata portava alla terra inferiore, scalinata che
noi scendemmo seguendo delle grida “Oh,
che erudizione!’. Ed ecco, si trattava di alcune centinaia di spiriti
che, in un posto, pestavano il terreno con i piedi. All’inizio mi
meravigliai di questo e chiesi: “Perché stanno lì
così e pestano il terreno con i piedi? Se continuano a farlo, potrebbero
facilmente sfondare il terreno”. – A questo, gli angeli sorrisero e
dissero: «Sembra vederli
così, come sullo stesso posto, solo perché non accettano mai una
cosa come essa è, ma chiedono sempre solo se sia davvero così,
disputando su questa. Ma poiché non proseguono con nessun ulteriore
pensiero, sembra come vederli sullo stesso posto mentre lo calpestano senza mai
andare avanti». – Poi mi avvicinai, ed ecco, mi apparvero come
uomini con facce non brutte, con vestiti decenti. Tuttavia gli angeli dissero:
«Appaiono così solo nella
loro stessa luce, ma non appena affluisce luce dal Cielo, i loro volti e anche
le loro vesti cambiano». – E questo accadde anche, e ora mi
apparvero con i volti color fuliggine e le loro vesti come sacchi neri. Quando
la luce si ritirò di nuovo, li vidi come prima. Non durò a lungo
che venni in conversazione anche con alcuni di loro e dissi: “Ho sentito
come la moltitudine intorno a voi acclamasse ‘Oh, che erudizione!’. Permettetemi perciò di
intrattenermi con voi su alcune domande che io annovero tra gli argomenti della
più alta erudizione”.
[3] Essi risposero: “Domanda solo quello che vuoi, noi ti
soddisferemo”. – Io domandai: “Come deve essere fatta una
religione per mezzo della quale l’uomo viene salvato?”. –
Essi risposero: “In primo luogo,
lasciateci suddividere questa domanda in più parti; fino a quando non
abbiamo tratto delle conclusioni su ciascuna di esse, non possiamo dare
risposta. In primo luogo dobbiamo esaminare se la religione è
soprattutto qualcosa di oggettivo, in secondo luogo se esiste o no qualcosa
come una salvezza, in terzo luogo se una religione è più efficace
di un’altra, in quarto luogo se esiste un Cielo e un inferno e, in quinto
luogo, soprattutto se c’è un vita dopo la morte”.
– Riguardo al primo punto quando chiesi se la religione è
qualcosa, essi cominciarono ad enumerare innumerevoli motivi pro e contro. In
primo luogo se esiste qualcosa come religione e se, ciò che si chiama
così, sia anche qualcosa di oggettivo. Li pregai di presentare questa
domanda alla loro adunanza, cosa che anche fecero. La risposta comune fu che
questo tema necessitava di un’indagine approfondita e non poteva essere
affrontato in una serata. – Io domandai: “Potreste forse risolvere
il problema in un anno?”. – Qualcuno rispose: “Nemmeno in cento anni!”. – Alla mia domanda se fossero nel
frattempo senza religione, egli rispose: “Non
dovrebbe essere prima dimostrato che esiste la religione, e ciò che si
chiama così è anche veramente qualcosa di oggettivo? Se lo
è, lo sarà anche per i saggi; se no, lo sarà ben solo per
la plebe. La religione viene qualificata notoriamente come un vincolo (vinculum); si deve solo domandare, “Per chi?”. Se è solo per
il popolo comune, allora di per sé non è nulla; se invece
è anche per i saggi, allora è qualcosa di oggettivo”.
[4] Quando udii questo,
dissi: “Voi siete tutt’altro che eruditi! Voi non siete capaci di
immaginarvi nient’altro che, se mai c’è qualcosa, questo poi
lo rivoltate e lo girate in tutte le maniere! Chi può raggiungere
l’erudizione, senza partire da qualcosa di certo, poi proseguire da
lì passo dopo passo e acquisire un po’ alla volta la sapienza?
Altrimenti, voi non toccherete le verità nemmeno con la punta delle
dita, ma le perderete di vista sempre di più. Sofisticare solo se una
cosa è o non è, non è come sofisticare su un cappello che
non si è mai messo o su una scarpa che non si è mai calzata? Da
questo, non può che seguire solamente che voi, soprattutto, non sapete
nemmeno se c’è qualcosa, nemmeno se c’è una salvezza
o una vita dopo la morte, né se una religione opera più
dell’altra o se c’è un Cielo e un inferno. Voi, in effetti,
non vi potete fare nessuna idea su questo perché vi fermate al primo
passo. Non si può pensare nulla di queste cose finché mantenete i
piedi sullo stesso posto, senza mettere un piede davanti all’altro e
procedere. Voi badate a lasciare le vostre menti senza giudizio, irrigidendovi
dentro e diventando statue di sale, amici della moglie di Lot!”. –
Dopo queste parole andai via. Ma essi nella loro irritazione scagliarono alcuni
sassi contro di me, e loro mi apparvero come statue di pietra, senza una
scintilla di giudizio umano. Chiesi agli angeli della loro sorte; essi
risposero: “Saranno calati nelle
profondità e trasferiti in un deserto, dove si terranno a trascinare dei
carichi. E poiché sono incapaci di addurre qualcosa di razionale,
parleranno e discuteranno di pure inutili faccende. Da lontano essi appariranno
come animali da soma”.
*
233. Il terzo fatto
memorabile:
[1] Ora uno degli angeli
disse: “Seguimi verso il luogo dove
gridavano ‘Oh, che sapienza!’. Lì vedrai mostri di uomini.
Essi appaiono veramente con il volto e il corpo umano, ma in realtà non
sono veramente uomini”. – Io domandai: “Sì? Dunque
sono animali? – L’angelo rispose: “No, ma come uomini-animali. Essi cioè non riescono a
giudicare in alcun modo se qualcosa che viene data loro come vera è
veramente vera oppure no, e tuttavia sono capaci di presentare tutto ciò
che vogliono come vero. Noi perciò li chiamiamo sofisti”. Ora seguimmo le
grida e giungemmo sul posto. Ed ecco, c’era un’adunanza di uomini
intorno alla quale si radunò una moltitudine di popolo, tra questa
c’erano però anche alcuni di nobile discendenza. Quando questi
sentirono che quegli uomini potevano giustificare cosa essi sostenevano, e
attraverso il loro pubblico consenso potevano essere loro utili, si girarono
intorno ed esclamarono: “Oh, che
sapienza!”
[2] Gli
angeli mi dissero: «Non andiamo da
loro. Piuttosto chiamiamo uno dall’adunanza». Lo facemmo, ci recammo
con un essere scelto in disparte, e ci intrattenemmo con lui su vari argomenti.
Egli addusse un’affermazione dopo l’altra, finché alla fine
tutto sembrava come perfettamente vero. – Quando gli chiedemmo se poteva
dimostrare anche il contrario, egli rispose che poteva fare una cosa
così bene come l’altra, e disse ora del tutto deciso “Cos’è la verità?
Cosa c’è di vero nella natura delle cose, se non quello che un
uomo rende vero? Menzionami qualcosa, ed io ti mostrerò che è
vera”. – Io dissi: “Allora mostra questa verità:
che la fede è la cosa principale nella Chiesa!”. Egli lo fece
così abilmente e sapientemente, che gli eruditi che stavano intorno ne
furono ammirati ed applaudirono. – Dopo di ciò gli chiesi di
provare come verità che l’attività d’amore nella
Chiesa sia la cosa principale. Anche questo lo fece. In un ulteriore invito
dimostrò pure che l’attività d’amore in genere non ha
nulla a che fare con la Chiesa. Entrambe le rivestì e adornò
così abilmente, che gli astanti guardandosi l’un l’altro
dissero: “Non è questi un
saggio?”. – Io però gli dissi: “Non sai tu che,
vivere è certamente amore, e credere è certamente fede, e chi vive bene, crede anche bene, e che quindi la fede
appartiene all’amore e l’amore alla fede?”. – Egli
replicò: “Voglio dimostrare
che questo è vero, e poi vedremo!”. Questo lo fece anche e
dichiarò: “Sì, adesso
lo vedo anch’io!”. Subito dopo però dichiarò
anche il contrario come vero, dicendo: “Vedo
che anche questo è vero!”. – Su questo, noi sorridemmo
dicendo: “Non sono queste, contraddizioni? Come puoi allo stesso tempo,
ritener per vere due contraddizioni?”. – Irritata, venne la
risposta: “Ti sbagli! Entrambe le
cose sono vere, perché è vero solo ciò che l’uomo
rende vero!”
[3] Nelle vicinanze vi
era uno che nel mondo era stato un ambasciatore di primo grado. Questi si
stupì su quanto aveva sentito, e disse: “Voglio ammettere che nel mondo possano accadere cose del genere,
ma tu le spingi fino all’assurdità! Dimostra, se puoi farlo, che
la luce è oscurità e l’oscurità è luce!”.
– Egli rispose: “Niente di
più facile! Luce e oscurità dipendono solo dalle condizioni
dell’occhio. Non si cambia la luce in ombra quando l’occhio esce
all’improvviso dalla luce del Sole, e altrettanto quando guarda fisso
nello stesso? Chi non sa che lo stato degli occhi si cambia, e in conseguenza
di ciò la luce appare poi come ombra, e all’inverso, invece,
l’ombra riappare come luce quando lo stato dell’occhio si
ripristina? Non è per il gufo l’oscurità notturna come la
luce del giorno, e di notte questa oscurità notturna il Sole gli appare
come una sfera, nericcia e scura, e alla luce del giorno come
nell’oscurità della notte? Se l’uomo avesse gli occhi come
il gufo, cosa chiamerebbe luce? Cosa oscurità? Da che cosa dipende
quindi la luce, se non dallo stato dell’occhio? E allora, non è la
luce oscurità, e l’oscurità luce? Perciò l’uno
è altrettanto vero come l’altro!”
[4] Ora
l’ambasciatore gli chiese di poter dimostrare che il corvo è
bianco, e non nero. Egli rispose: “Anche
questo è per me una piccolezza! Prendete un ago o un temperino e usateli
per aprire le piume o le penne d’ala del corvo. Non sono esse bianche
all’interno? Rimuovi quindi le ali e le piume ed osserva la pelle del
corvo. Non è forse bianca? Cos’è il nero che circonda il
corvo tutt’intorno, se non qualcosa come un’ombra, secondo la quale
non si può giudicare il suo colore? Domanda agli intenditori di ottica;
essi ti diranno che il nero non è che ombra, Oppure prendi una pietra
nera o un vetro nero e riducili in polvere finissima; vedrai che la polvere
è bianca”. Tuttavia l’ambasciatore obiettò che il corvo appare agli occhi nero.
– Il sofista rispose: “Vuoi
tu, che tuttavia sei un uomo, giudicare secondo la semplice apparenza? Si
può ben dire dall’apparenza che il corvo è nero, ma non lo
si può pensare! Per esempio, si può dire, secondo
l’apparenza, che il Sole sorge, fa il suo corso e alla fine tramonta di
nuovo. Ma tu non pensi come un uomo erudito, perché sai che è il
Sole a restare immobile e solo la Terra si muove intorno ad esso e allo stesso
tempo continua a girare. Lo stesso vale anche per il corvo. Apparenza è
apparenza! Quindi puoi dire quello che vuoi, il corvo è assolutamente
bianco, e lo diventa anche, come ho visto io stesso, quando invecchia”.
[5] Poi gli chiedemmo di
dirci francamente se stava scherzando oppure se credeva veramente che è
vero solo ciò che l’uomo rende vero.
Egli rispose: “Giuro che io lo credo!”.
– A questo punto l’ambasciatore gli chiese se poteva anche
dimostrare che lui stesso fosse un folle. – La sua risposta fu: “Certamente che posso, ma non lo
voglio. E del resto, chi non è folle?”. – Dopo di
ciò si mandò questo sofista universale dagli angeli
affinché lo esaminassero sulle sue condizioni spirituali. Lo fecero, e
in relazione a ciò dichiararono che costui non possedeva un granello di
intelletto, perché tutto ciò che sta al di sopra del razionale,
in lui era chiuso, e stava aperto solo ciò che era al di sotto. Sopra il
razionale splende la Luce celeste, sotto di questa la luce naturale, e quest’ultima
è tale nell’uomo che riesce a confermare in essa tutto ciò
che vuole. Se però la Luce celeste non penetra nella luce naturale,
l’uomo non può riconoscere se qualcosa di vero è vero, e di
conseguenza neanche se qualcosa di falso è falso. Poter riconoscere
questa differenza è il risultato della Luce celeste nel naturale, ma la
Luce celeste procede dall’Iddio del Cielo, che è il Signore. Quel
sofista universale è perciò né uomo né animale,
bensì un uomo-animale.
[6] Domandai poi
all’angelo circa il destino di tali individui, se potevano stare insieme
con i viventi, dal momento che l’uomo possiede la sua vita dalla Luce
celeste, e da questa Luce anche il suo intelletto. L’angelo disse che
tali individui non potevano né pensare né parlare da soli, ma
restavano muti come macchine, e come sprofondati in sonno profondo, ma se
afferravano qualcosa con i loro orecchi, allora si risvegliavano. Aggiunse
inoltre che essi diventano tali poiché nel loro intimo sono malvagi. In
essi non può penetrare dall’alto nessuna Luce celeste, ma solo
qualcosa della luce spirituale del mondo, che li rende capaci di giustificare
tutto.
[7] Dopo questo, sentii
una voce dalla schiera degli angeli esaminatori, dicendomi: «Dalle cose che hai udito devi trarre una
conclusione generale!». – Io trassi la seguente conclusione:
“Il giudizio non consiste nel giustificare ciò che a uno viene in
mente, ma nel riconoscere la differenza tra il vero e il falso”. –
Io sentii invece la moltitudine che circondava il sofista, esclamare ancora: “Oh, che sapienza!”. Ed
ecco, una nube scura li avvolse; e nella nube volavano gufi e pipistrelli.
– Mi fu detto: «I gufi e i
pipistrelli che volano intorno in questa nube scura sono rispondenze, quindi
apparenze nelle quali si esprimono i loro pensieri. Ciò perché in
questo mondo le falsità che vengono così fondate da farle
apparire come verità, vengono rappresentate in forma di uccelli
notturni, i cui occhi illuminano dall’interiore un fuoco fatuo (quorum oculos fatua lux intus illuminat), dal quale essi vedono gli oggetti che
stanno nel buio come se fossero nella luce. Un tale fuoco fatuo illumina tutti
coloro che giustificano le falsità finché appaiono come
verità, e poi vengono così chiamate e ritenute per verità.
Tutti questi sono in uno stato tale da riuscire a vedere solo a posteriori e
non a priori».
[indice]
۞
Cause di freddezza, separazione e
divorzio nel matrimonio
234. Insieme alle cause della freddezza coniugale, qui, allo stesso tempo, sono
trattate anche le cause delle separazioni e dei divorzi, perché tutto
questo è strettamente correlato. Le separazioni si basano su
nient’altro che sulla freddezza che insorge man mano dopo il matrimonio,
oppure da altre cause che affiorano dopo e parimenti causano freddezza
coniugale. I divorzi sono causati per lo più da adultèri, essendo
questi contrari ai matrimoni, e tali opposti causano freddezza, se non in
entrambe le parti, almeno in uno dei coniugi. Ecco perché le cause della
freddezza, delle separazioni e dei divorzi sono riepilogati in un unico
capitolo. Come queste cause sono congiunte strettamente, diventa più
chiaro se si considerano secondo quest’ordine:
(1) Si
deve distinguere tra calore spirituale e freddezza spirituale. Il calore
spirituale è amore, la freddezza spirituale è disamore.
(2) La
freddezza spirituale nei matrimoni significa discordia e separazione delle
anime e delle menti, il cui risultato è indifferenza, disaccordo,
disprezzo, ripugnanza, ribrezzo e, in conseguenza di ciò, presso molti
anche la separazione del letto e della tavola.
(3) Ci
sono differenti cause della freddezza; alcune sono interiori, altre esteriori,
e ancora altre, più di natura casuale.
(4) Le cause
interiori della freddezza coniugale sono di natura religiosa.
(5) La
prima causa interiore di freddezza è il rifiuto della religione da parte
di entrambi i coniugi.
(6) La
seconda causa interiore di freddezza consiste nel fatto che un coniuge è
religioso, l’altro no.
(7) La
terza causa interiore di freddezza è che un coniuge appartiene ad una
religione e l’altro ad un'altra.
(8) La
quarta causa interiore della freddezza coniugale consiste
nell’interiorizzazione di una falsa religione.
(9) Queste
cause producono spesso una freddezza interiore, ma non allo stesso tempo anche
esteriore.
(10) Esistono anche
molte cause esteriori che innescano la freddezza coniugale, al primo posto sta
la diversità dei coniugi nelle loro vedute e nei loro costumi.
(11) La seconda causa
esteriore è la convinzione che l’amore coniugale non si distingue
dall’amore meretricio, proibito per legge, ma di fatto, permesso.
(12) La terza causa sta
nella competizione tra coniugi per il predominio familiare.
(13) La quarta causa
è conseguenza dell’ozio, quando non si vuole decidersi per nessuna
occupazione e nessun mestiere, il cui risultato è la lascivia[83].
(14) Come quinta causa
esteriore è da nominare la disuguaglianza di ceto e di posizione
sociale.
(15) Anche le cause
legittime delle separazioni sono molteplici.
(16) La prima causa
legittima di separazione è una malattia mentale esistente.
(17) La seconda causa
legittima è un grave difetto fisico.
(18) La terza causa di
separazione legittima è un’impotenza esistente già prima
del matrimonio.
(19) L’adulterio
è la causa principale del divorzio.
(20) Esistono
anche una serie di cause accidentali di freddezza coniugale: in primo luogo
l’indifferenza che risulta dal diritto di rapporti sessuali in ogni
momento.
(21) La seconda causa di
freddezza connessa alla prima, consiste nel fatto che, per legge, il rapporto
con il coniuge sia eseguito spontaneamente, e non forzato.
(22) La terza causa di
freddezza connessa alla prima, è l’invadenza da parte della moglie
con le sue troppe frequenti discussioni sull’amore.
(23) La quarta causa si
rileva quando l’uomo pensa giorno e notte che la moglie vuole il rapporto
sessuale, mentre lei, all’opposto, non pensa proprio che lui lo voglia.
(24) Come la freddezza
è nella mente, così è anche nel corpo, e come questa
aumenta, altrettanto è chiuso il corpo esteriormente.
*
E ora
le spiegazioni in dettaglio.
235. (1) Si deve distinguere
tra calore spirituale e freddezza spirituale. Il calore spirituale è
amore, la freddezza spirituale è disamore.
[1] Il calore spirituale
scaturisce dal Sole del mondo spirituale che procede dal Signore e nel cui
mezzo c’è Lui Stesso, e poiché questo Sole procede dal
Signore, è puro amore. Davanti agli angeli esso appare come un fuoco,
proprio come appare a noi uomini il Sole del nostro mondo. Appare così
perché l’amore è un fuoco spirituale. Questo Sole irradia
calore e luce, ma poiché è puro amore, allora anche il suo
calore, secondo l’essenza, è amore; e la luce è sapienza.
Con questo è chiaro da dove proviene il calore spirituale, e che esso
è amore.
[2] Ora in breve deve
anche essere spiegato da dove proviene la freddezza spirituale. Essa proviene
dal Sole del mondo naturale e dal suo calore e dalla luce. Il Sole del mondo
naturale è creato per accogliere nel suo calore e nella sua luce, il
calore e la luce spirituale, e trasportarli per mezzo dell’atmosfera fino
alle ultime cose sulla Terra. Così devono essere realizzati gli scopi
che il Signore persegue con il Suo Sole spirituale. In questo modo le cose
spirituali vengono provvedute con involucri corrispondenti, cioè
rivestite con sostanze materiali, per realizzare nella natura gli ultimi scopi.
Questo, di fatto, accade quando il calore spirituale si amalgama al calore
naturale. Tuttavia accade il contrario quando il calore naturale si separa dal
calore spirituale, come accade presso gli uomini che amano il naturale e
rigettano lo spirituale. Presso di loro il calore spirituale diventa freddo.
Questi due amori, sebbene dalla creazione sono in accordo, in questo modo
vengono in contrasto l’un con l’altro, perché il calore che
doveva dominare è reso servente, e viceversa. Per impedire questo, il
calore spirituale, al quale compete la sovranità, si ritira. Come
conseguenza di ciò, nelle persone in questione il calore spirituale
diventa l’opposto, diventa freddo. Da questo è chiaro che la
freddezza spirituale è dovuta alla perdita del calore spirituale.
[3] Da ciò che
è stato accennato ne consegue che per calore si intende l’amore, perché esso nei soggetti
viventi è percepito come amore. Dal mondo spirituale ho sentito che gli
spiriti essenzialmente naturali vengono afferrati da un senso di freddo
violento quando si avvicinano ad un angelo che si trova in uno stato
d’amore; e la stessa cosa vale anche per gli spiriti infernali quando
presso di loro si riversa del calore dal Cielo. In verità, sotto, essi
ardono dal grande calore, finché sono spenti dal calore celeste.
236. (2) La freddezza spirituale nei matrimoni significa discordia
e separazione delle anime e delle menti, il cui risultato è
indifferenza, disaccordo, disprezzo, ripugnanza, ribrezzo e, in conseguenza di
ciò, presso molti anche la separazione del letto e della tavola.
Questo
diventa fin troppo noto presso i coniugi non appena svanisce il loro primo
amore e al suo posto subentra la freddezza. Perciò qui non occorre
esporlo ulteriormente. La ragione di questo fenomeno è che la freddezza
coniugale ha la sua sede nella mente al di sopra di ogni altra forma di
freddezza; poiché il principio coniugale (ipsum conjugiale) dell’anima è iscritto in modo che
possa riprodursi in altre anime, vale a dire dal padre ai figli. Perciò
questa freddezza comincia anche lì e scende lentamente alle regioni
successive dell’anima, le corrompe e in questo modo trasforma le gioie e
i piaceri del primo amore in afflizione e disgusto.
237. (3) Ci sono differenti cause della freddezza; alcune sono
interiori, altre esteriori, e ancora altre, più di natura casuale.
È
noto che la freddezza coniugale ha molte cause, e si sa anche che esse si
basano su molte motivazioni esterne. Tuttavia, non si sa che le ragioni della
loro origine giacciono nascoste nell’intimo dell’uomo, e da
lì si estendono alle sfere subordinate, finché alla fine
diventano visibili anche all’esterno. Per dimostrare che le cause esterne
derivano solo dalle cause reali più intime, prefiggiamoci anzitutto una
classificazione generale in cause interne ed esterne, che poi esamineremo in
dettaglio.
238.
(4) Le cause
interiori della freddezza coniugale sono di natura religiosa.
[1] La vera e propria
origine dell’amore coniugale risiede nell’intimo dell’uomo,
questo significa nella sua anima. Di questo, ognuno può convincersi
già, in base al fatto che l’anima del figlio proviene dal padre.
Questo si riconosce dalla somiglianza delle inclinazioni e propensioni, come
anche dalla generale fisionomia che viene mantenuta dal padre fino alla
più tarda discendenza; inoltre, dalla capacità della procreazione
innata alle anime dalla creazione, e infine si riconosce nell’analogia
con i soggetti del regno vegetale, perché la capacità
riproduttiva, e quindi dell’intera pianta, sta nascosta nel più
interiore dei suoi germi, sia esso albero, arbusto o pianta.
[2] Questa forza di riproduzione
o forza di formazione nei semi del regno vegetale, ma anche nelle anime del
regno animale, ha la sua causa solo nella sfera coniugale, vale a dire nella
sfera del bene e del vero che scaturisce e fluisce dal Creatore e Sostenitore
del mondo (confrontare al 222-225), e nel tendere del bene e del vero ad unirsi
in una unità. L’amore
coniugale ha originariamente la sua esistenza da questo tendere insito nelle
anime. Nel capitolo sul matrimonio del bene e del vero e anche in seguito,
è stato ripetutamente mostrato che proprio questo matrimonio, quale
origine di questa sfera universale, forma la Chiesa presso l’uomo. Quindi appare perfettamente ragionevole
che Chiesa e amore coniugale abbiano in animo la stessa origine e si completino
continuamente l’un l’altro. Sopra, al n. 130, dove questo argomento
è stato trattato ampiamente, è stato dimostrato che l’amore
coniugale corrisponde allo stato della Chiesa nell’uomo, quindi si basa
sulla sua religione, perché essa causa questo stato.
[3] L’uomo
è anche creato per essere guidato o elevato sempre più
interiormente ed avvicinarlo al matrimonio, e quindi al vero amore coniugale,
nella misura in cui riesce a percepire effettivamente anche lo stato della sua
beatitudine. Da ciò risulta chiaro che la religione è
l’unico mezzo per questa iniziazione o esaltazione, perché Chiesa
e amore coniugale hanno la stessa origine e la stessa sede nell’uomo, e
sono in costante unione l’uno con l’altro, quindi non possono
essere altro che congiunti.
239. Da tutto ciò
ne consegue che l’amore coniugale esiste solo dove c’è la
religione, mentre dove essa manca, subentra freddezza. Sopra, al 235, si
è visto che la freddezza coniugale consiste nella mancanza di
quell’amore. Perciò la freddezza coniugale è la conseguenza
di quando l’uomo vive nella condizione di essere senza Chiesa o senza
religione. Questo si può dedurre dal fatto che oggigiorno domina una
generale ignoranza sul vero amore coniugale. Chi ha questa conoscenza, non
vorrà riconoscere o per lo meno meravigliarsi del fatto che
l’origine dell’amore
coniugale viene da questa? Per questo c’è una sola ragione:
pur avendo una religione, non si conoscono le sue verità! Ma
cos’è la religione senza le sue verità? Nell’opera “L’Apocalisse rivelata”
al n. 566 è stata dimostrata questa mancanza di verità nelle
confessioni ecclesiastiche.
240. (5) La prima causa
interiore di freddezza è il rifiuto della religione da parte di entrambi
i coniugi.
Presso
gli uomini che perdono di vista le cose sante della Chiesa o le bandiscono dal
petto, non vi è nessun amore buono. Se il loro amore fisico può
destare anche l’apparenza, esso è tuttavia non presente nello
spirito. Presso questi uomini il bene contorna dall’esterno il male e lo
vela, e lo copre come una veste splendente d’oro coprirebbe un corpo
marcente. Il male nell’interiore, che in tal modo viene velato, in
generale è un odio che lotta interiormente contro tutto ciò che
è spirituale. Le cose appartenenti alla Chiesa che essi rifiutano,
secondo la loro essenza, sono spirituali. Poiché ora, come è
stato mostrato sopra, il vero amore coniugale costituisce la base di ogni
spirituale inclinazione d’amore, questi uomini (lontani dalla religione)
devono di conseguenza odiare interiormente l’amore coniugale, e
poiché il loro stesso amore interiore mira all’opposto, esso
è quindi un amore per l’adulterio. Pertanto questa verità,
che l’amore coniugale nell’uomo sta in rapporto allo stato della
Chiesa in lui, costoro la derideranno più degli altri, anzi già
con la sua sola menzione rideranno forte. Questo è tutto! Tuttavia si
deve essere indulgenti con loro, perché è impossibile per costoro
distinguere tra gli abbracci nel matrimonio e quelli in un’unione
immorale, altrettanto impossibile come una gomena[84]
possa passare attraverso la cruna di un ago. Tali uomini si sentono più
fortemente freddi di altri. Se hanno ancora un certo attaccamento alle loro
mogli è solo per motivi esteriori, come è stato esposto al n. 153
in cui impongono loro dei limiti. Presso di loro i campi interiori
dell’anima e della mente vengono chiusi sempre più e ostruiti
verso il corpo. Anche l’amore sessuale assume tratti volgari, cioè
imperversa nell’intimo del corpo e da lì nelle più basse
sfere dei pensieri, e diventa lussuria irrazionale. Di loro viene riferito nel
fatto memorabile n. 79 che è da rileggere.
241. (6) La seconda causa
interiore di freddezza consiste nel fatto che un coniuge è religioso,
l’altro no.
In tal
caso le anime dei coniugi sono allora inevitabilmente in discordia,
poiché l’anima di uno è aperta per l’accoglienza
dell’amore coniugale, invece quella dell’altro è chiusa.
È chiusa presso quello che non ha religione, aperta presso quello che ha
la religione. In tal caso il loro vivere insieme diventa alla fine impossibile,
e una volta che l’amore coniugale
è bandito, al suo posto subentra freddezza,
a dire il vero solo presso il coniuge senza religione. Questa freddezza
può essere allontanata solo con l’accoglienza di una religione che
concordi con quella dell’altro, presupposto che questa sia autentica. In
caso contrario, presso il coniuge senza religione sorge una freddezza che
dall’anima penetra nel corpo fino alla pelle. Come conseguenza,
l’uno non può più guardare l’altro coniuge apertamente
in faccia, né parlare con lui in tono quieto, non oppresso, né
prenderlo per mano, per non parlare il toccargli la schiena, a parte tutte le
assurdità che da questa freddezza si insinuano nei pensieri e di cui
essi non parlano l’un l’altro. Per questa ragione tali matrimoni si
sciolgono da soli. Inoltre è noto che una persona malvagia verso il
proprio coniuge prova disprezzo, e malvagi sono tutti gli uomini senza
religione.
242.
(7) La
terza causa interiore di freddezza è che un coniuge appartiene ad una
religione e l’altro ad un'altra.
In tali
coniugi il bene non può essere
congiunto con il suo corrispondente vero.
Come mostrato sopra, la moglie è il bene del vero di suo marito, e
questi è il vero del bene di sua moglie. Pertanto, nel caso menzionato
le anime dei due non si possono unire in una sola, di conseguenza le fonti
dell’amore coniugale vengono ostruite. Una volta che questo è
accaduto, una relazione coniugale si pone su un gradino inferiore. Questa si
basa sull’unione del bene con
un vero ad esso estraneo, oppure del vero con un bene diverso da quello ad esso conforme. Tra di loro non è
possibile un amore concorde. Perciò presso il coniuge, la cui religione
si basa sulla falsità, si presenta la
freddezza, una freddezza che è
tanto più forte, quanto più la sua religione si differenzia da
quella dell’altro coniuge. – Una volta mentre andavo vagando (nel
mondo dello spirito) per le vie di una grande città per cercare una
dimora, entrai in una casa in cui i coniugi appartenevano a religioni
differenti. Poiché io non supponevo niente di questo, subito parlarono
gli angeli, dicendomi:
“In
questa casa non possiamo stare insieme a te, perché i coniugi
appartengono a religioni che si combattono”. Essi avevano riconosciuto questo nel dissidio interiore delle anime degli abitanti.
243. (8) La quarta causa
interiore della freddezza coniugale consiste nell’interiorizzazione di
una falsa religione.
La falsità
nelle cose spirituali annulla la religione oppure la contamina. Per quegli
uomini che hanno falsificato le autentiche verità, l’annulla; per
gli altri che, per vero, sono catturati nel falso, ma non conoscono ancora le autentiche verità e quindi non le
possono nemmeno falsificare, rende la religione contaminata. Per loro
può esistere del bene, al quale però il Signore può unire
del relativo falso con il bene attraverso adattamenti. Questo relativo falso
somiglia a quelle differenti dissonanze (come nella musica) che si lasciano
dissolvere nelle stesse armonie attraverso abili passaggi e collegamenti
(dell’esecutore), per cui diventano perfino piacevoli. In questi uomini
si può sviluppare un certo grado di amore coniugale, ma non lo possono
se sono state falsificate le autentiche verità della Chiesa in
sé. Da ciò proviene anche l'ignoranza dominante per quello che
riguarda il vero amore coniugale,
oppure il dubbio se esso esiste veramente. Su questo si basa anche l'insensata
opinione che, sotto l’aspetto religioso, gli adultèri non
sarebbero un male, come molti uomini pensano stoltamente.
244. (9) Queste cause producono
spesso una freddezza interiore, ma non allo stesso tempo anche esteriore.
[1] Se le cause della
freddezza nell’interiore fin qui citate e giustificate causassero la
stessa freddezza anche nell’esteriore, allora ci sarebbero altrettante
separazioni quante sono le cause della freddezza interiore (frigora interna), e vi sarebbero tante
freddezze quanti matrimoni ci sono tra gli uomini la cui religione si basa o
sul falso oppure è completamente diversa l’una dall’altra.
Ma è risaputo che generalmente tra coniugi che non hanno nessuna
religione com’è stato mostrato, molti vivono insieme come
innamorati e amici. Nel capitolo seguente saranno approfondite le cause
dell’apparente amore, amicizia e predilezione tra i coniugi, e fornirà
chiarimenti su ciò che può accadere presso gli uomini, sebbene il
loro amore è interiormente raffreddato.
[2] Per differenti ragioni si uniscono per vero gli animi (animos) l’un con l’altro, ma
non le anime (animas). Alcune
di queste sono state menzionate sopra al n. 183. Tuttavia in tali matrimoni la
freddezza si nasconde dentro, e di tanto in tanto si rende anche percettibile e
sensibile. Le inclinazioni dei coniugi si allontanano l’uno
dall’altra, mentre i loro pensieri, quando vengono all’espressione
nei loro discorsi e nel loro comportamento, si avvicinano l’un
l’altro per apparente amicizia e reciproca cortesia. Ma proprio per
questo gli interessati non si accorgono dell’amabilità e
dell’agiatezza, per non parlare delle delizie e beatitudini del vero
amore coniugale. Queste le considerano semplici favole. Essi appartengono a
coloro che pensano che le origini dell’amore coniugale derivino dalle
cause (effingunt)[85]
come hanno fatto i nove gruppi di saggi riuniti dai differenti regni di cui
è stato riferito nel fatto memorabile al n. 103-114.
245. Si potrebbe
obiettare contro l’esposizione sopra addotta, cioè che
l’anima si propaghi dal padre anche se non è unita con
l’anima della madre, nonostante la freddezza dominante tra loro che causa
una separazione delle loro anime. Se comunque le anime o i bambini vengono
procreati perché in linea di massima l’intelletto dell’uomo
non viene chiuso abbastanza da non poter essere elevato nella luce nella quale
è l’anima, certamente l’amore della sua volontà non
viene elevato nel calore corrispondente alla luce spettante, bensì solo
attraverso una vita che lo renda da uomo naturale a uomo spirituale.
Perciò in tal caso si perviene alla generazione di una nuova anima. Ma
quando questa scende e diventa seme, si riveste delle caratteristiche
provenienti dall’amore naturale del padre. Da ciò deriva
l’ereditarietà del male. A questo vorrei aggiungere un arcano del
Cielo: “Tra anime di due persone
intimamente separate, specialmente quelle dei coniugi, si realizza una unione
con un amore intermedio, altrimenti presso gli uomini (homines) il
concepimento non potrebbe aver luogo”. A queste considerazioni sulla
freddezza coniugale, la cui sede è nella parte più alta della
sfera mentale, si legga anche l’ultimo fatto memorabile di questo
capitolo al n. 270.
246. (10)
Esistono anche molte cause esteriori che
innescano la freddezza coniugale, al primo posto sta la diversità dei
coniugi nelle loro vedute e nei loro costumi.
[1] Ci sono uguaglianze e
disuguaglianze interiori come anche esteriori. L’origine di quelle
interiori risiede esclusivamente nella religione, poiché questa è
impiantata nelle anime e trasferita attraverso le anime come predisposizione
suprema dai genitori ai figli. L’anima di ogni uomo, infatti, riceve la
sua vita dal matrimonio del bene e del vero, e da questa proviene anche la
Chiesa. Poiché ora la religione nel mondo esibisce forme molteplici e
differenti, anche le anime di tutti gli uomini sono di specie molteplici e
differenti. Su questo si basano dunque le uguaglianze e disuguaglianze
interiori che, come dimostrato, influenzano le unioni coniugali.
[2] Le
somiglianze e le dissomiglianze esteriori, all’opposto, non hanno nulla a
che fare con l’anima, ma con la natura dell’animo (non sunt animarum, sed animorum). Per
natura dell’animo noi intendiamo gli impulsi esteriori e da ciò le
inclinazioni risultanti che, dopo la nascita, vengono impresse soprattutto con
l’educazione, con le relazioni sociali e le abitudini che ne derivano. Ad
esempio, uno dice: “Ho in mente
(est mihi animus) di fare questo o
quello”, e con ciò si pensa all’impulso o
all’inclinazione per esso. Le opinioni formatesi su questo o quel genere
di vita, formano le menti. Così può sorgere l’inclinazione
a contrarre un matrimonio con un compagno o una compagna di indole dissimile,
oppure a rifiutare il matrimonio con uno o una di indole simile. Tuttavia, dopo
qualche tempo di convivenza questi matrimoni assumono un aspetto differente, e
cioè secondo le dissomiglianze ereditate
o inculcate fin da piccoli. Tali dissonanze causano freddezza.
[3] Questo vale anche
per le dissomiglianze dei costumi (dissimilitudines
morum). Se ad esempio vivono insieme ignoranti e istruiti, puliti e
sporchi, litigiosi e pacifici, in breve: un uomo o una donna rozza con un uomo
o una donna educata. I matrimoni tra tali differenti coniugi somigliano
all’unione di differenti tipi di animali tra loro, come di pecore e
capre, cervi e muli, galline e oche, passeri e uccelli canori, anche cani e gatti
che non si accoppiano a causa della loro diversità. Negli uomini le
differenze non si mostrano tanto nelle sembianze, bensì nelle abitudini.
Queste sono tali da attirare la freddezza.
247. (11) La seconda causa
esteriore è la convinzione che l’amore coniugale non si distingue
dall’amore meretricio, proibito per legge, ma di fatto, permesso.
Se la
ragione considera che l’amore meretricio è l’esatto opposto dell’amore coniugale, essa
riconosce chiaramente che questa concezione deve provocare freddezza.
Perciò chi crede che l’amore coniugale e l’amore meretricio
sia uno e lo stesso, mette nella sua immaginazione entrambi sullo stesso
gradino. Egli considera la moglie come una prostituta, e il matrimonio come
relazione impura. Un tale uomo è un adultero, se non nel senso fisico,
allora di certo nel senso spirituale. Come inevitabile conseguenza tra
l’uomo e la donna si mette disprezzo, antipatia e ripugnanza, quindi
intensa freddezza. Niente causa più freddezza coniugale dell’amore
meretricio, e poiché si trasforma in freddezza, può essere
definito, meritatamente, come la vera freddezza.
248. (12) La terza causa
sta nella competizione tra coniugi per il predominio familiare.
[1] Questo perché
l’amore coniugale tende innanzitutto all’unione di entrambe le
volontà, e da ciò alla libertà di opinione (placiti libertatem). Tuttavia entrambi
vengono separati quando tendono a padroneggiare l’altro coniuge. La brama
di potere reprime, separa, anzi spezza la volontà di ambo le parti, e al
posto della libertà di opinione subentra la schiavitù.
Finché questo sforzo continua, lo spirito dell’uno si oppone alla
violenza dell’altro. Se si potesse guardare nelle loro menti ed
osservarli con occhi spirituali, sembrerebbero come combattenti che si
scagliano l’uno contro l’altro con coltelli, ora adirati con
ostilità, ora adirati con sguardo gentile quando la loro brama di
dominio li eccita fortemente, e affabilmente quando hanno la speranza di
raggiungere il loro scopo o quando li guida il loro impulso sessuale.
[2] Dopo la vittoria
dell’uno sull’altro, questa lotta si ritira dall’esteriore
all’intimo della mente, per continuare a covare di nascosto (ibi manet cum irrequie recondita).
Perciò, tanto presso l’uomo soggiogato o diventato schiavo, come
anche presso la moglie vincitrice o dominatrice, sorge la freddezza,
perché non è più esistente nessun amore coniugale, e la
perdita di questo amore, come è stato mostrato sopra al 235, è la
stessa freddezza. Al posto
dell’amore coniugale compare il
calore derivante dalla preponderanza (supereminentia) che però è
assolutamente opposto al calore coniugale, anche se può corrispondere
esteriormente all’impulso sessuale ancora esistente. Un tacito
compromesso tra loro lascia intendere che il loro amore coniugale è
diventato amicizia. Tuttavia la differenza tra amicizia coniugale e amicizia
servile è tanto grande, come la differenza tra luce e ombra, tra fuoco
vivente e fuoco fatuo, anzi come tra un uomo in forze e uno solo di pelle e
ossa.
249. (13) La quarta causa
è conseguenza dell’ozio, quando non si vuole decidersi per nessuna
occupazione e nessun mestiere, il cui risultato è la lascivia.
[1] L’uomo è
stato creato per rendersi utile, poiché l’utilità contiene
in sé il bene e il vero, dal cui matrimonio procede la Creazione, come anche
l’amore coniugale. Questo
è stato mostrato sopra nel corrispondente capitolo. Per occupazioni e
mestieri s’intende qualsiasi coinvolgimento a un lavoro utile. Se
l’uomo ha un’occupazione o un mestiere, quindi collabora a un
lavoro utile, la sua mente è limitata in questo ciclo di vita e
all’interno dello stesso un po’ alla volta si plasma in una forma
veramente umana. La mente poi, come fuori dalla sua casa, scorge le svariate
bramosie al di fuor di se stessa, e poiché in casa prevale il buon senso
della ragione, le tiene lontane da sé, perfino le turbolenti follie
delle voglie perverse. Perciò il calore coniugale si preserva più
a lungo presso questi uomini che in altri.
[2] Il contrario accade
quando gli uomini si abbandonano alla pigrizia e all’ozio. Il loro animo è illimitato
o indeterminato, pertanto lasciano che ogni vanità e follia che
influisce dal mondo e dal corpo, penetri così nel loro amore. Va da sé che
poi l’amore coniugale viene
scacciato, poiché l’inattività e l’ozio rendono la mente
ottusa e il corpo fiacco. L’intero uomo diventa insensibile per ogni tipo
di amore vivente, specialmente per l’amore coniugale che è la
sorgente di ogni entusiasmo e felice ottimismo. Perciò in questi uomini
la freddezza coniugale si differenzia da quella degli altri, che certamente
è anche la conseguenza di una perdita dell’amore coniugale, ma a
causa della loro incapacità.
250. (14) Come quinta causa
esteriore è da nominare la disuguaglianza di ceto e di posizione sociale.
Ci sono
molte di tali disuguaglianze che, quando convivono, distruggono l’amore
coniugale cominciato prima del matrimonio. Le si può far risalire a
grandi differenze di età, differenze di posizione sociale e di
patrimonio. Non è necessario dimostrare che un’età troppo
differente possa portare alla freddezza coniugale, ad esempio quando un giovane
uomo conclude il matrimonio con una donna anziana, o una giovane ragazza con un
uomo decrepito. Sarà anche senz’altro riconosciuto che lo stesso
vale per delle differenze nella posizione sociale, quando per esempio un
principe si sposa con una donna di servizio, o una nobildonna con un uomo di
servizio. È anche chiaro che lo stesso vale per le differenze
patrimoniali, a meno che la somiglianza dei sentimenti e dei costumi, così
come l’adattamento di un coniuge alle inclinazioni e ai desideri naturali
dell’altro, li congiunge. La subordinazione di uno dei coniugi allo stato
superiore o alla posizione sociale dell’altro, causa però solo
un’unione servile, e questa, secondo la sua natura, dà freddezza.
In queste persone l’essenza coniugale non appartiene allo spirito e al
cuore, bensì solo alla bocca e al nome, di cui il coniuge inferiore
può gloriarsi e quello superiore arrossire timidamente. – Nel
Cielo, invece, la differenza di età, di stato e di patrimonio, non gioca
nessun ruolo; lì tutti sono nel fiore della loro giovinezza, e vi
restano eternamente. Per quanto riguarda lo stato, uno rispetta l’altro
secondo il suo utile impiego, e chi è nella posizione superiore, considera
i suoi sottomessi come fratelli. Essi non mettono la loro dignità di
stato oltre l’eccellenza del loro utile impiego, ma viceversa. E anche
quando le vergini vengono date in matrimonio, non si sa da chi discendono,
poiché là nessuno conosce il padre suo terreno, ma è il Signore
il Padre di tutti. – Lo stesso vale per il patrimonio. Questo nel Cielo
consiste nella capacità di essere saggi. E i beni sono dati loro in
sufficiente misura secondo questa capacità. Sulle celebrazioni dei
matrimoni nel Cielo si veda il n. 229.
251. (15) Anche le cause
legittime delle separazioni sono molteplici.
Bisogna
distinguere tra la separazione dal letto e la separazione dalla casa. Per
entrambi ci sono differenti motivi. Qui saranno trattate solo le cause
legittime di separazione. Il concubinato[86]
è una causa per la separazione, ma per questo il lettore è
rimandato alla seconda parte di quest’opera, dove i motivi saranno dati
nell’ordine. Le cause legittime di separazione sono però le
seguenti:
252. (16) La prima causa
legittima di separazione è una malattia mentale esistente.
Poiché
l’amore coniugale è l’unione delle menti, allora, se la
mente di un coniuge è troppo diversa da quella dell’altro,
l’unione si scioglie e con essa anche il legame del loro amore. La natura
dei difetti che causano una separazione deriva dalla loro elencazione: frenesia, malattia mentale, follia, vera
stoltezza e scemenza, amnesia, grave isteria, estrema ingenuità che non
vuol subordinarsi a ciò che è giusto e ragionevole,
loquacità dissoluta, impulso a parlare sempre e solo di sciocchezze, lo
sfrenato desiderio di spifferare segreti domestici, di litigare, di bastonare,
di vendicarsi, di recar danno, di rubare, di ingannare e di calunniare; come
anche: l’incuria verso i figli,
l’intemperanza, la spavalderia, l’eccessivo spreco,
l’alcolismo, la sporcizia, la spudoratezza, l’uso delle arti
magiche e la stregoneria, l’irreligiosità, e così via.
Per motivi legittimi qui non sono intesi quelli giuridici, bensì quelli
legittimi per l’altro coniuge. Le separazioni dall’ambiente
domestico [anno 1768!] sono inflitte raramente anche dal giudice.
253. (17) La seconda causa
legittima è un grave difetto fisico.
[1] Con difetti fisici
non sono da intendere quelle malattie occasionali che avvengono all’uno o
all’altro coniuge durante il matrimonio e queste passano, ma quelle
malattie permanenti e inguaribili, come le dimostra la patologia, e queste sono
numerose, per esempio quelle malattie da cui l’intero corpo ne è
tanto infettato, da poter provocare la morte per contagio: febbri maligne e pestilenziali, lebbra, malattie veneree, cancrene,
cancro ed altre malattie simili. Inoltre, malattie che opprimono
l’intero corpo e dalle quali si sviluppano effluvi nocivi, vapori ed
esalazioni nocive sia dalla pelle oppure dalle parti interne, in particolare
dallo stomaco e dai polmoni, tanto che una coabitazione diventa impossibile. A
quelle della pelle appartengono il vaiolo maligno, verruche, pustole,
tubercolosi polmonare (phtysis scorbutica),
scabbia virulenta, soprattutto se deturpa il viso.
[2] Oltre a ciò,
se dallo stomaco vengono nauseanti,
maleodoranti, fetide pirosi[87];
oppure dai polmoni delle esalazioni marcescenti che si sviluppano in tubercolosi, ulcere, ascessi, in sangue
deteriorato o linfa corrotta. Oltre a queste vi sono anche altre malattie
di differenti specie, come ad esempio la
lipotimia[88],
una totale fiacchezza e mancanza di forze del corpo; la paralisi, che è uno scioglimento e rilassamento delle
membrane e dei muscoli motori; varie malattie
croniche derivanti basate sulla perdita della
tensione ed elasticità dei nervi, o dall’eccessivo spessore, viscosità o acidità degli
umori; poi l’epilessia, o la
debolezza persistente in seguito a colpi
apoplettici[89];
altre malattie degenerative a causa delle quali il corpo si consuma, come i disturbi intestinali e addominali, le
fratture, e malattie simili.
254. (18) La terza causa
di separazione legittima è un’impotenza esistente già prima
del matrimonio.
Questa
è un motivo di separazione perché lo scopo del matrimonio
è la generazione dei figli, che in questo modo diventa impossibile. Se
questa impossibilità gli uomini la sanno prima, allora deliberatamente
privano le loro mogli della speranza sulla discendenza, mentre questa speranza
nutrirebbe e rafforzerebbe il loro amore coniugale.
255. (19) L’adulterio è la causa principale del
divorzio.
[1] Ci sono parecchi
motivi che sembrano chiari e ragionevoli, ma che oggigiorno sono nascosti. La
ragione riconosce che il matrimonio è sacro e l’adulterio è
ignobile; matrimonio e adulterio sono quindi diametralmente opposti l’un
l’altro. Ma se gli opposti agiscono l’uno contro l’altro, si
distruggono reciprocamente, e per vero fino all’ultima scintilla di vita.
Questo vale per l’amore coniugale
quando un coniuge commette con determinazione e deliberatamente
l’adulterio. Chi sa qualcosa del Cielo e dell’inferno, a questi il
perché di ciò si presenta ancora più chiaramente nella
loro consapevolezza, perché sanno che il matrimonio è celeste e
proviene dal Cielo, mentre l’adulterio è infernale e proviene
dall’inferno; ed entrambi si possono unire altrettanto poco, proprio come
il Cielo con l’inferno, e piuttosto, il Cielo fa posto all’inferno
quando l’uomo unisce entrambi l’uno con l’altro.
[2] Pertanto, il principale motivo
per il divorzio è l'adulterio. Perciò il Signore disse: "Chiunque manda via sua moglie, quando non
sia per causa di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio”
[Matt. 19,9]. Il Signore dice che quando qualcuno manda via una e ne sposa
un'altra, eccetto che per fornicazione, commette adulterio, perché il
mandar via per questo motivo è una totale separazione degli animi,
descritta come divorzio. Gli altri ‘mandar via’ per i motivi
summenzionati (252-253-254), sono separazioni. Invece, se dopo una tale
separazione viene presa un'altra donna, è adulterio, non divorzio.
256. (20) Esistono anche
una serie di cause accidentali[90] di freddezza
coniugale: in primo luogo l’indifferenza che risulta dal diritto di
rapporti sessuali in ogni momento.
L’indifferenza
è una delle cause più accidentali di freddezza coniugale,
perché essa si presenta presso quegli uomini che del matrimonio la
pensano in maniera licenziosa, come della moglie, ma non presso coloro che
ritengono il matrimonio come sacro e nutrono alto rispetto per le loro donne (non autum sancte de conjugio et secure de
uxore). Il persistente diritto al rapporto coniugale può avere per
conseguenza l’indifferenza, così che anche i piaceri con questo
associati diventano indifferenti, anzi portano al disgusto. Questo è
anche il caso coi giochi, rappresentazioni teatrali, concerti, eventi danzanti,
banchetti e cose simili, che di per sé dovrebbero divertire e
rallegrare. Lo stesso vale per la convivenza e con il rapporto tra i coniugi,
soprattutto se non hanno allontanato dal loro amore, l’amore lussurioso
del sesso. Se non li tormenta direttamente l’impulso sessuale, i cattivi
pensieri vengono loro a causa della naturalezza del persistente diritto per
questo. Si comprende da sé che presso queste coppie tale naturalezza
diventa causa di freddezza. Questo tipo di freddezza viene definita come
accidentale, perché non fa che aumentare la freddezza interna e la
rafforza. Per impedire la freddezza derivante da ciò, le donne nella
loro innata saggezza si sottraggono ai loro uomini in differenti modi, e
così rendono il ‘permesso’ per un ‘non
permesso’. Completamente diverse stanno le cose presso quegli uomini che
pensano castamente alle loro mogli. Perciò presso gli angeli è
proprio la naturalezza del persistente diritto, la gioia vera e propria
dell’anima che conserva il loro amore
coniugale. Esse godono costantemente le gioie di questo amore anche
nell’ultima gioia, dal momento che le loro menti non sono disturbate da
nessuna preoccupazione; in altre parole, come piace al giudizio dei mariti.
257. (21) La seconda causa di
freddezza connessa alla prima, consiste nel fatto che, per legge, il rapporto
con il coniuge sia eseguito spontaneamente, e non forzato.
[1] Questo vale anche per
i matrimoni in cui l’amore coniugale si è raffreddato fin
nell’intimo, e poiché questa causa si aggiunge alla freddezza
interiore, essa appartiene al supplementare e accidentale. Presso tali coniugi
l’interiore di uno contiene amore extraconiugale, perché lo
approva e lo incoraggia, cosicché tale calore determina la freddezza
dell’altro. Questo calore, anche se non percepito come tale, tuttavia
permane perfino nel mezzo della freddezza. Se non fosse così, non ci
sarebbe nessun miglioramento o ripristino. Questo calore provoca un sentimento
di costrizione che si fa sempre più intenso quando un coniuge considera
il contratto di matrimonio concluso, e ritiene la sua legittima tutela come un
legame che non può essere sciolto. Qualcos’altro è quando
il legame viene sciolto da entrambe le parti.
[2] Il contrario accade
presso quei coniugi che aborriscono ogni amore extraconiugale, e considerano
l’amore coniugale per qualcosa di celestiale, anzi lo ritengono
addirittura come il loro Cielo, tanto più se lo sentono anche
interiormente. Il vincolo matrimoniale con le sue convenzioni e leggi e con i
suoi doveri è scritto nel loro cuore, e si scolpisce sempre più
profondamente in questo. Il loro legame d’amore non si sorregge
perché il loro vincolo è stato legittimamente confermato, ma perché
l’amore che è stato impiantato loro dalla creazione li vivifica.
Su questo si basano anche i legami mondani, e non viceversa, e perciò
anche tutto ciò che appartiene a questo amore è sentito come
qualcosa di libero, senza tuttavia esserci nessuna libertà che non sia
una faccenda dell’amore. Ho sentito dagli angeli che la libertà
del vero amore coniugale è la suprema forma di libertà,
perché è l’amore di ogni amore.
258. (22) La terza causa di
freddezza connessa alla prima è l’invadenza da parte della moglie
con le sue troppe frequenti discussioni sull’amore.
Presso
gli angeli nel Cielo non c’è alcun rifiuto e nessuna opposizione
da parte delle mogli, come presso alcune mogli terrene. Presso gli angeli anche
le donne parlano d’amore, e non c’è silenzio al riguardo,
come presso alcune donne terrene. Tuttavia non mi è permesso nominarne
le cause, perché non tocca a me[91].
Si confronti invece ciò che è stato riferito nei quattro fatti
memorabili nei differenti capitoli su quelle donne angeliche che si sono liberamente
espresse nei confronti dei loro mariti. Si tratta delle tre donne nel castello,
sulle quali comparve una pioggia dorata, e delle sette nel roseto. Questi fatti
memorabili dovrebbero svelare tutto ciò che appartiene all’amore
coniugale, di cui è discusso qui in generale come in particolare.
259. (23) La quarta causa
si rileva quando l’uomo pensa giorno e notte che la moglie voglia il
rapporto sessuale, mentre lei, all’opposto, non pensa proprio che lui lo
voglia.
Qui non
deve essere discusso ulteriormente che quest’ultima situazione fa
spegnere l’amore presso le mogli, ma presso gli uomini ciò
è la prima causa a provocare freddezza. I mariti (nel mondo dello
spirito) che volevano penetrare i segreti dell’amore, dichiararono che
l’uomo si raffredda quando alla vista di sua moglie al suo fianco giorno
e notte pensa che lei desideri e brami da lui il rapporto sessuale.
D’altra parte la donna perde il suo amore quando sa che il marito pensa
di voler soddisfare il suo desiderio, ma lei non vuole. Qui questo concetto
è stato menzionato solo per il completamento della presente opera, e
perfezionare le delizie della sapienza sull’amore coniugale.
260. (24) Come la
freddezza è nella mente, così è anche nel corpo, e come
questa aumenta, altrettanto è chiuso il corpo esteriormente.
Oggi si
crede che la mente dell’uomo abbia la sua sede nella testa, e nulla di
essa nel corpo, mentre in realtà l’anima e la mente dimorano sia
nella testa come anche nel corpo, poiché essi sono il vero e proprio
‘uomo’. Insieme formano il suo spirito che continua a vivere dopo
la morte. Nelle nostre trattazioni è stata fornita anche la completa
dimostrazione che questa ha la perfetta forma umana. Questo spiega anche il
perché l’uomo possa esprimere i suoi pensieri all’istante
con la bocca e manifestarli con i suoi gesti non appena vuole qualcosa,
può anche farlo senz’indugio con le membra del suo corpo. Questo
sarebbe impossibile se anima e mente non dimorassero allo stesso tempo anche
nel corpo e non formassero il loro uomo spirituale. Questo dato di fatto mostra che l'amore coniugale, per quanto sia
nell'animo, si trova anche nel corpo, il cui esteriore, perché è
appunto calore, lo apre dall'interiore, che però, viceversa, il freddo,
quindi l'assenza d'amore, ostacola l'esteriore del corpo dall'interno. Questo spiega il perché la capacità presso
gli angeli rimane preservata nell’eternità, ugualmente anche
ciò che è la causa dell’incapacità presso gli uomini
in cui domina la freddezza coniugale.
*
261. Qui devono essere
aggiunti tre fatti memorabili.
Il primo:
[1] Nella regione
settentrionale superiore del mondo spirituale, vicino all’Oriente, ci
sono luoghi per l’istruzione di ragazzi, di giovani, di adulti, ma anche
di anziani. Lì vengono mandati tutti coloro che sono morti
nell’infanzia e vengono istruiti nel Cielo, come anche tutti coloro che
sono venuti recentemente dal mondo e vogliono sapere di più sul Cielo e
sull’inferno. Questa regione si trova quindi vicino all’Oriente,
affinché tutti possano essere istruiti attraverso l’influsso del
Signore. Infatti, nel mondo spirituale il Signore è l’Oriente,
perché Egli è lì nel Sole, il quale consiste di puro Amore
che proviene da Lui. Perciò il calore emanante da questo Sole è Amore nella sua essenza, e la Luce da
esso emanante è Sapienza.
Entrambi sono inspirati loro dal Signore attraverso quel Sole, e cioè,
corrispondentemente alla loro assimilazione. Tuttavia questo si indirizza
secondo il loro amore a conseguire sapienza. Quando il tempo
dell’istruzione è terminato, chi viene rilasciato da lì
è giunto al discernimento. In seguito, questi vengono chiamati discepoli
del Signore e inizialmente sono inviati nella regione occidentale. Chi
però non vuol rimanere lì, viene mandato nel Mezzogiorno, alcuni
anche in Oriente, per essere introdotti nella società alla quale
appartengono.
[2] Un giorno, mentre
meditavo sul Cielo e sull’inferno, mi colse il desiderio di una conoscenza
completa riguardo alle loro condizioni; poiché mi era chiaro che certi
particolari si possono comprendere solo se si conosce l’insieme, visto
che nel loro insieme quelli sono contenuti nel tutto, come le singole parti.
Con questo desiderio nel cuore, cercai con gli occhi quel territorio nella
regione Nord orientale, dove sono i luoghi dell’istruzione, e su una via
che si era aperta davanti a me, mi recai lì. Entrai in un collegio nel
quale si insegnava a giovani uomini, e subito mi rivolsi agli insegnanti di
quel luogo che impartivano le lezioni. Chiesi loro se conoscevano gli
universali del Cielo e dell’inferno, ed essi risposero:
[3] “Solo un poco, ma se alziamo lo sguardo verso
Oriente, al Signore, saremo illuminati su questo”. Lo fecero, e
spiegarono: “L’universale
dell’inferno che forma il diametralmente opposto al Cielo, si compone di
tre cose, o di tre tipi d’amore: (a) l’amore esistente sull’egoismo per il dominio sugli altri; (b)
l’amore di possedere i beni degli altri per brama mondana; (c)
l’amore lussurioso. – Come anche, l’universale
del Cielo si basa su tre tipi di amori che sono contrari a quelli dell’inferno: (a) l’amore di
governare per compiere con ciò delle utili azioni; (b) l’amore per il possesso di beni
temporali per produrre con loro dell’utile;(c) il vero amore
coniugale”. – Quando ebbero detto questo, porsi
loro il saluto della pace e tornai a casa. Giunto lì, mi fu detto dal
Cielo: «Esamina questi tre principi
universali da tutti i lati, poi saremo in grado di riconoscerli nella tua mano». Essi dissero ‘nella mano’ perché tutto
ciò che l’uomo indaga con il suo intelletto, agli angeli appare
come scritto nelle mani.
262. [1] A questo punto esaminai la prima specie di amore universale
dell’inferno, quello che si basa sull’amore egoistico per il
dominio sugli altri, e dopo il corrispondente amore universale del Cielo che
cerca di dominare per amore dell’utile risultato. Non mi è stato permesso di prendere in considerazione
un amore senza l’altro, perché essi formano opposizioni e possono
essere compresi solo dall’opposto, così come un aspetto bello e
piacente attira davvero l’attenzione solo quando lo si confronta con uno
brutto e deforme. Mentre esaminavo l’amore per il dominio basato
sull’egoismo, mi fu dato di percepire che questo amore è nel
massimo grado infernale, e si trova quindi presso quegli uomini che sono nel
più profondo inferno. All’opposto, l’amore per le azioni
utili e l’amore per il dominio basato su questo, sono nel massimo grado
celeste, e perciò si trovano presso gli abitanti del Cielo più
alto; mentre l’amore per il dominio basato sull’egoismo proviene
dalla natura dell’uomo che dalla nascita è nient’altro che
male, ed è diametralmente opposto al Signore. Perciò, quanto
più negli uomini cresce la loro maligna brama di dominio, tanto
più negano Dio e le cose sacre della Chiesa, finché alla fine
adorano se stessi e la natura.
[2] Chi è
diventato schiavo di questo male, osservi se stesso, allora lo vedrà.
Questo amore non può essere fermato se gli si lascia abbandonar le redini, e ciò
accade se non c’è nessun ostacolo insormontabile sulla via,
accrescendosi all’infinito. Sì, perfino questo non basta ad un
uomo simile, anzi sarà piuttosto irritato e si lamenterà per il
fatto di non riuscire a salire ancora più in alto.
[3] Questo amore
è presente nei politici (apud
politicos), tanto che vorrebbero essere re e imperatori, e possibilmente
dominare su tutto il mondo. Presso gli ecclesiastici lo stesso amore si
accresce fino al desiderio di essere dèi, e per quanto possibile regnare
su tutto il Cielo ed essere chiamati dèi degli dèi. Nel seguito
si vedrà che né l’uno né l’altro riconoscono
Dio nel loro cuore. Il contrario avviene presso gli uomini che vogliono regnare
per amore di utili azioni: essi dominano non da sé, ma dal Signore,
perché il loro amore per le azioni utili deriva dal Signore, anzi il
Signore Stesso è presso di loro. Essi
considerano le dignità di dominio unicamente come mezzo per produrre
utilità, ponendole molto al di sopra delle dignità, mentre gli
altri pongono le dignità molto al di sopra dell’utilità.
263. [1] Mentre mi occupavo di questi pensieri, mi fu detto dal
Signore attraverso un angelo: «Lo
vedrai subito e potrai convincerti che aspetto ha quell’amore infernale». Nello stesso istante il terreno alla
mia sinistra si aprì, e scorsi un diavolo che saliva dall’inferno.
Portava sul capo un cappello quadrangolare premuto giù sulla fronte fino
agli occhi. Il viso era coperto di pustole come quello di un malato di febbre, gli
occhi guardavano tetri, il petto era gonfio, e dalla sua bocca emetteva fumo
come da una fornace. I suoi lombi erano del tutto incandescenti, e al posto dei
piedi aveva solo ossa senza carne. L’intero corpo emanava un calore
impuro e maleodorante.
[2] Mi spaventai alla
sua vista e gli esclamai: “Non avvicinarti! Dimmi
di dove sei!”. – Con voce gracidante rispose: “Io vengo dal mondo inferiore, dove insieme a duecento altri,
formiamo un’associazione che è la più pregiata di tutte le
associazioni. Noi siamo imperatori degli imperatori, re dei re, duchi dei
duchi e principi dei principi. Nessuno di noi
è semplicemente imperatore, re, duca o principe. Noi anzi sediamo
sui troni dei troni e da lì inviamo ordini in
tutto il mondo, anzi perfino ancora oltre”. – Io gli dissi: “Non vedi che nella tua
tenebrosa suprema elevatezza sei proprio un pazzo?”. – La sua
risposta fu: “Come osi parlare in
questa maniera, dal momento che ci presentiamo così e anche ci
riconosciamo?”. – Quando sentii questo, rinunciai a ripetere
che era pazzo, perché lo era in seguito alla sua immaginazione,
però potei apprendere che nel mondo era stato solo amministratore della
casa di qualcuno. Tuttavia già allora si diceva che era stato
così orgoglioso da disprezzare accanto a sé l’intera umanità,
e s’immaginava di essere più degno di un re, anzi come un
imperatore. Come conseguenza di questa arroganza aveva rinnegato Dio e
considerato tutte le sacre richieste della Chiesa, come un nulla per lui,
valide solo per la stupida plebe.
[3] Alla fine gli
chiesi: “Da quanto tempo voi duecento, vi gloriate l’un
l’altro in questo modo?”. – Egli rispose: “Da una eternità! Tuttavia, quelli di noi che molestano gli
altri contestando loro il primato, sprofondano, poiché per vero possiamo
gloriarci l’un l’altro, ma a nessuno cagioniamo un danno”. – Gli chiesi
ancora: “Sai tu quale sorte colpisce quelli che sprofondano?”.
– Egli replicò: “Essi
incorrono in una sorta di prigione, dove li si insulta, anzi vengono designati
come i più vili tra i vili, e lasciati lavorare duramente”.
– Allora gli dissi: “Sta attento, affinché anche a te non
accada di sprofondare lì!”
264. [1] Subito
dopo, la
terra si aprì di nuovo, ma questa volta alla mia destra, e da là
vidi salire un altro diavolo. Sulla testa portava una specie di tiara[92],
attorno alla quale si attorcigliava qualcosa come un serpente, la cui testa
sporgeva in avanti. Il suo viso era pieno di lebbra da cima a fondo,
altrettanto le mani;
i suoi lombi erano nudi e neri come fuliggine.
Qualcosa come un fuoco sembrava attraversarlo. I malleoli[93]
somigliavano a due vipere. Appena il primo
diavolo lo scorse si gettò in ginocchio davanti a lui e lo adorò.
Alla domanda sul motivo di questa adorazione egli rispose: “Questi è il Dio del Cielo e della Terra, ed è
onnipotente!”. – Quando domandai a quest’altro che cosa
rispondeva al riguardo, egli rispose: “Cosa
dovrei dire al riguardo? Io ho, di fatto, tutto il potere sul Cielo e
sull’inferno, e il destino di tutte le anime sta nelle mie mani!”. – Io chiesi ancora come mai quell’altro che
era un imperatore degli imperatori potesse umiliarsi in questo modo, e come
potesse accettare la sua adorazione. – Egli rispose: “Tuttavia lui è mio servitore! Che
cos’è un imperatore davanti a Dio? Nella
mia mano destra sta la scomunica!”.
[2] Allora io dissi:
“Come puoi essere così folle? Nel mondo tu eri solo un
canonico[94],
e poiché t’immaginavi di avere le chiavi e quindi il potere di
legare e sciogliere, hai elevato il tuo spirito ad un tale livello di follia,
che ora ti ritieni di essere Dio Stesso”. – Si irritò e
sostenne testardamente che era proprio così, e aggiunse: “Il Signore non ha più nessun potere
nel Cielo, perché lo ha trasferito tutto a noi. Abbiamo solo bisogno di
comandare, e subito Cielo e inferno ci obbediscono pieni di devozione. Se mandiamo
qualcuno all’inferno, i diavoli lo ricevono immediatamente, e lo stesso
fanno gli angeli con chiunque mandiamo nel Cielo”. – Allora chiesi quanti appartenevano alla
sua compagnia. – Egli rispose: “Siamo
in trecento! E siamo tutti dèi. Io invece sono il dio degli
dèi”.
[3] A queste parole si
aprì il terreno sotto i piedi dei due, e sprofondarono dentro nei loro
inferni. Con
l’occasione potei anche vedere che là sotto si trovavano case di
lavoro, nelle quali veniva fatto tutto ciò che recava danno agli altri.
Infatti, all’inferno a ciascuno viene lasciata la sua immaginazione come
anche la millanteria[95]
connessa a questa, ma non deve arrecare male agli
altri impunemente. Queste condizioni si chiariscono dal fatto che l’uomo
dopo la morte è uno spirito; lo spirito dopo la separazione dal corpo
raggiunge tuttavia la piena libertà di agire secondo le proprie
inclinazioni e pensieri corrispondenti.
[4] Mi fu permesso di
guardare un po’ più da vicino i loro inferni. L’inferno
dove soggiornavano gli imperatori degli imperatori e i re dei re era pieno di
sporcizia di ogni tipo, e gli abitanti stessi mi sembravano come animali
selvatici con gli occhi feroci. Simili a questi erano gli altri inferni dove si trovavano gli dèi e il dio degli
dèi. Mostruosi uccelli notturni
svolazzavano intorno a loro, chiamati ochim e ljim. Questi
erano proiezioni di immagini delle loro fantasie che
ebbi a vedere così dinanzi a me. Da
tutto ciò mi divenne chiaro di che tipo è l’amor proprio
dei politici e degli ecclesiastici. Questi ultimi vogliono essere dèi, i
primi imperatori. Inoltre essi vogliono e cercano di realizzare i loro desideri
nella misura in cui i loro impulsi non vengono repressi.
265. Poco dopo fu aperto
un inferno in cui vidi due diavoli. Uno sedeva su una panca e stendeva i piedi
in un cesto pieno di serpenti che gli salivano strisciando sul petto fino al
collo. L’altro sedeva su un asino di fuoco, seguito da entrambi i lati da
serpenti di color rosso che allungavano in alto i loro colli e le teste. Mi fu
detto che si trattava di papi che avevano deposto, oltraggiato e trattato male
gli imperatori, e precisamente in Roma, dove questi erano venuti come
postulanti[96]
e supplicanti la grazia. Il cesto con i serpenti, come anche l’asino di
fuoco con i serpenti rossi ad entrambi i lati, erano, come è stato
detto, simboli della loro brama di dominio per amor di se stessi. Siffatte
immagini potevano essere viste veramente solo da coloro che guardavano da
lontano. Io domandai ad alcuni dei canonici presenti se si trattava veramente
di quei papi.
– La risposta fu: “Noi li conosciamo e sappiamo che sono loro”.
266. [1] Dopo aver visto queste cose tristi e orribili, mi guardai
intorno e scorsi due angeli non lontano da me che conversavano l’un l’altro.
Uno era vestito con una toga di lana splendente di color porpora sfolgorante, e
con una sottoveste di bisso[97]
sfavillante. L’altro aveva delle vesti simili, ma di colore rosso
scarlatto. Portava inoltre un berretto con alcuni rubini incastonati sul lato
destro. Mi avvicinai, porsi loro il saluto di pace e chiesi rispettosamente:
“Perché v’intrattenete qui sotto?”. – Essi
risposero: “Siamo discesi dal Cielo
su incarico del Signore, per parlare con te sul destino beato di coloro che
cercano di raggiungere il dominio per amore del lavoro utile. Noi siamo
adoratori del Signore; io sono principe della nostra associazione, e questi
è il nostro capo spirituale”.
[2] Il principe
continuò dichiarando di essere, in base alle sue utili azioni, il
servitore (servus) della
sua associazione. L’altro disse di essere il ministro (minister) della
Chiesa di quel luogo e la serviva per il beneficio delle loro anime attraverso
il servizio divino che egli compiva. Entrambi si trovavano, in base
all’eterna beatitudine che è in loro dal Signore, in una gioia
ininterrotta. Infatti, disse: “Tutto
nella nostra associazione è splendido e magnifico, splendido di oro e
pietre preziose, magnifico attraverso i suoi palazzi e i suoi giardini. La
ragione è che il nostro amore nel governare non si basa
sull’egoismo, ma sull’amore che ci è stato conferito dal
Signore, per produrre benefici. Perciò tutti i buoni effetti utili
splendono anche nei Cieli. E poiché noi tutti nella nostra associazione
condividiamo questo amore, l’intera atmosfera splende in noi come
d’oro, splende della luce che deve il suo chiarore al fuoco del nostro
Sole, e il fuoco del Sole corrisponde a questo amore”.
[3] Mentre dicevano
questo, mi apparve una sorta di sfera intorno a loro, e nello stesso tempo
percepii un odore fragrante, come lo riferii loro. Alla fine li pregai di dirmi
ancora qualcosa di più sul loro amore per gli effetti utili. Allora
continuarono: “Noi abbiamo
certamente aspirato alla nostra dignità, ma solo nell’intenzione
di riuscire a produrre in tal modo dei benefici su una base più ampia. Veniamo anche colmati con onori e li
accettiamo, non per amor nostro, ma per il meglio della nostra società.
I nostri confratelli e compagni che discendono dal
popolo comune, credono che gli onori associati alla nostra dignità siano
appiccicati alla nostra persona e le azioni utili raggiunte da noi derivino da
noi stessi. Comunque, noi la pensiamo diversamente, vale a dire che gli onori congiunti alla nostra dignità non sono
in noi, ma al di fuori di noi, per così dire, come le nostre vesti,
mentre le buone azioni compiute da noi derivano dall’amore per le stesse
conferitoci dal Signore. Questo amore riceve la sua beatitudine dalle relazioni
che noi coltiviamo con gli altri. Per
esperienza sappiamo anche che questo amore aumenta nella stessa misura in cui
conseguiamo benefici per amore per loro, e nello stesso tempo con l’amore
cresce anche la sapienza, attraverso la quale la comunicazione diventa
possibile. Se invece tratteniamo in noi l’utile effetto senza condividerlo,
svanisce anche la beatitudine. L’effetto utile diventa poi qualcosa come
un cibo che rimane non digerito nello stomaco, e non torna a profitto per il
corpo con le sue differenti parti, ma causa malessere. In una parola, il Cielo intero è dal primo fino
all’ultimo una quintessenza[98] di azioni utili, e queste non sono altro che amore
realizzato per il prossimo. E cosa
tiene insieme il Cielo, se non questo amore?”.
[4] Quando appresi
questo, chiesi: “Come si può sapere se si opera per amor di se
stessi o per amore delle utili azioni? Ogni uomo, sia buono o
cattivo, produce azioni, e lo fa per un determinato amore. Mettiamo il caso che nel mondo ci sia una società di
puri angeli e un’altra di puri diavoli, allora io presumo che la
società dei diavoli, dal fuoco del loro egoismo e per amor della propria
lode, non possa produrre altrettanti utili risultati come la società
degli angeli. Dunque, chi può sapere da quale amore e da quale fonte
procedono di volta in volta le utili azioni?”.
[5] A questa riflessione,
i due angeli risposero: “I diavoli
compiono azioni utili per loro stessi e per amor della lode, in modo che
possano avanzare negli onori o arricchirsi. Gli angeli non lo fanno per questi motivi, bensì per
amore per gli altri e per amor dell’utilità. Per vero, l’uomo non può distinguere i differenti modi
del creare utilità, ma il Signore li distingue. Ognuno che crede nel Signore e fugge il male come peccato, adempie un
risultato utile dal Signore. Chi invece non crede nel Signore e non fugge il
male come peccato, lo fa da se stesso e per amor di se stesso. Questa è la distinzione tra le azioni utili dei
diavoli e quelli degli angeli”. Quando ebbero detto ciò, i
due angeli si allontanarono, e da lontano si vide che erano portati come Elia
in un carro di fuoco e sollevati al Cielo.
*
267. Il secondo fatto memorabile:
[1] Qualche tempo dopo
giunsi in un luogo che somigliava ad un boschetto, andai lì a
passeggiare e meditare sugli uomini che nella loro cupidigia s’immaginano
che il mondo intero debba appartenere a loro. A questo punto a una certa
distanza vidi due angeli che conversavano l’un l’altro, e di tanto
in tanto guardavano verso di me. – Mi avvicinai a loro, e
quando li raggiunsi mi rivolsero la parola: “Noi abbiamo la sensazione che anche tu stai meditando proprio su
ciò di cui noi stiamo parlando, o viceversa che noi stiamo parlando di
ciò che tu stai per l’appunto pensando. Questo proviene dalla
reciproca comunicazione delle inclinazioni”.
[2] Io chiesi quale
fosse l’argomento della loro conversazione. – Essi risposero:
“Stiamo parlando della fantasia,
della brama e della convinzione, e precisamente proprio di coloro che si
dilettano nella loro immaginazione e presunzione di possedere tutti i beni del
mondo”.
– Allora li pregai di esprimere la loro
opinione su questi tre concetti: brama, fantasia e convinzione. – Essi
cominciarono subito: “Ognuno alla
sua nascita, nell’interiore è avido, e con la sua educazione,
tuttavia solo esteriormente, è giudizioso. Nessuno possiede
interiormente, cioè in base al suo spirito, il discernimento, per non
parlare della sapienza, se non li ha ricevuti entrambi dal Signore. Ogni uomo
è trattenuto dai suoi desideri malvagi solo dal Signore, e viene anche,
in rapporto a quanto egli guardi in su a Lui e corrispondentemente alla sua
congiunzione con Lui, preservato nel discernimento. Prescindendo da questo,
l’uomo non è altro che avidità, sebbene possa essere
esteriormente, o secondo il corpo, giudizioso con l’educazione.
L’uomo desidera onori e ricchezze, ed entrambe se le procura solo se
suscita perlomeno l’apparenza di essere ineccepibilmente decoroso e
spirituale, cioè intelligente e saggio, imparandole entrambe
dall’infanzia. Questa è la ragione per la quale, non appena egli
è tra altri uomini o nella società, si conforma alle regole delle
belle maniere e della rispettabilità, e reprime i suoi desideri. Egli
parla e opera come ha imparato da bambino e conservandolo nella sua memoria
fisica. Inoltre, si prende la massima cura di non far venire alla luce qualcosa
della follia dei suoi desideri, follia che lo domina. Perciò ogni uomo che non è interiormente guidato dal
Signore è un ipocrita, è un impostore e un simulatore, quindi un
uomo solo apparente, non uno vero. Di un tale uomo si può dire che il
suo involucro, ovvero il suo corpo, è assennato, mentre il suo seme o
spirito è dissennato; ovvero il suo esteriore è umano, mentre il
suo interiore disumano. Uomini di questa specie guardano verso l’alto con
l’occipite[99] e verso il basso
con la fronte. Così corrono a testa in giù e con lo sguardo a
terra, come se portassero un pesante fardello (sicut gravidene
obsessi). Quando tali uomini
depongono il loro corpo e divengono spiriti, raggiungendo con questo la
libertà, diventano, per così dire, schiavi dei loro stessi
insensati desideri. Gli uomini dominati dal loro egoismo desiderano il dominio
sull’Universo, anzi vorrebbero estendere i suoi limiti per rendere più
grande il loro dominio. Essi stessi non conoscono nessun limite. Quelli che sono
nell’amore per il mondo, vorrebbero possedere tutto ciò che esiste
in esso. Fa loro male e li rende invidiosi quando devono vedere che alcuni
tesori, per loro irraggiungibili, si trovano custoditi presso altri. Nel mondo spirituale, al fine di evitare che tali uomini
possano diventare l’immagine della cupidigia, e quindi non uomini, è dato loro di
tenere in debita considerazione la perdita del buon nome, dell’onore e
del profitto, così come temere la legge con le sue punizioni.
Essi possono anche dedicarsi a qualche occupazione o
attività, per mezzo della quale sono tenuti esteriormente in uno stato
di discernimento, per quanto interiormente possano essere ancora così
folli e pazzi”.
[3] Dopo di ciò chiesi se tutti gli uomini ossessionati dai loro
desideri avessero corrispondenti fantasie. Essi risposero: “Chi si abbandona ai propri pensieri segreti e
alla sua immaginazione, questi vive nella bramosa fantasia e conversa in
soliloquio[100]. Il collegamento tra
spirito e corpo è quasi interrotto, e la sua immaginazione inonda
l’intelletto. Nella loro illusione si dilettano poi nel presunto possesso
del mondo intero. Dopo la morte, chi ha slegato il suo spirito dal corpo e non vuol
lasciare il piacere associato a questa illusione, viene trasferito nella stessa
illusione. Questi tali potrebbero lasciarla se riflettessero su qualcosa
proveniente dalla religione, oppure sul male e sul falso, perlomeno sul fatto
che l’egoismo dissoluto distrugge l’amore per il Signore e
l’amore sfrenato per il mondo distrugge l’amore per il prossimo”.
268. [1] Dopo
di ciò, nei due angeli e anche in me sorse il
desiderio di vedere tali spiriti che, a causa del loro amore per il mondo,
sguazzavano in stravaganti desideri o fantasie di possedere tutto.
Inoltre percepimmo che questo desiderio ci era stato
ispirato affinché potessimo guardare attraverso i diretti personaggi. Ci
guardammo l’un l’altro e decidemmo di andare. La loro dimora
era al di sotto della terra dove stavamo, ma al di sopra dell’inferno.
Dopo un raccoglimento, decidemmo di andarci. Subito
apparve un passaggio, in esso una scala che ci apprestammo a scendere. Si
diceva che dovevamo avvicinarci a loro da Oriente per non incappare
nell’esalazione delle loro fantasie, cosa che avrebbe offuscato il nostro
intelletto e allo stesso tempo la nostra forza visiva.
[2] Ed ecco, apparve una
casa costruita di canna palustre, così piena di fessure. Si trovava nel
mezzo di un fumo nebbioso formatesi dal vapore sprigionato continuamente
attraverso le fessure di tre pareti. Quando entrammo scorgemmo gruppi di circa
cinquanta persone che sedevano su delle panchine; gli uni guardavano verso
Occidente e voltavano le spalle all’Oriente, gli altri guardavano verso
Settentrione voltando le spalle al Meridione. Ognuno aveva davanti a sé
un tavolino e su questo delle borse gonfie di denaro, e intorno erano sparse
monete d’oro. Noi chiedemmo: “Sono questi forse i tesori
dell’intero mondo?”. – La risposta fu: “No, non del mondo intero, ma dell’intero regno!”.
– Il tono della loro voce era sibilato[101],
ed essi stessi avevano il volto rotondo con la pelle rossiccia e squamosa come
quella di una lumaca; le pupille dei loro occhi brillavano come su un fondo
verdeggiante, cosa che risaliva alla luce delle loro fantasie. – Stando
in mezzo a loro chiedemmo: “Credete veramente di possedere tutti i tesori
del regno?”, e quando risposero affermativamente, noi domandammo ancora:
“Chi di voi è il possessore?”. – Essi risposero “Ciascuno di noi!”. –
Chiedemmo ulteriormente: “Come, ognuno? Voi siete certamente
numerosi!”. – Essi replicarono: “Ognuno
di noi sa che tutto ciò che è, nello stesso tempo è anche
il mio. Nessuno può pensare, e ancor meno dire:
‘Ciò che è mio, non è tuo!’; egli però
può pensare e dire, ‘Ciò che è tuo, è
mio’!”. Le monete sul tavolo
sembravano anche ai nostri occhi come di oro puro, ma quando lasciammo entrare
la luce dall’Oriente, c’erano solo granelli d’oro. Con la
loro immaginazione combinata erano riusciti ad ingrandirli. Essi dichiararono che tutti quelli che entravano in quel
luogo dovevano portare un po’ d’oro con sé, che essi
dividevano poi in piccoli e piccolissimi pezzettini che, con la forza
dell’immaginazione combinata, s’ingrandivano in monete.
[3] A questo punto
chiedemmo: “Voi, dunque, come uomini, non siete nati con un giudizio? Come giungete
a questa sciocchezza stravagante?”. – Essi risposero: “Noi sappiamo molto bene che si tratta
solo d’immaginazione, ma poiché ci procura una gioia interiore, ci
raduniamo qui e ci divertiamo nel presunto possesso di tutto. Tuttavia qui ci tratteniamo solo poche ore, e quando siamo fuori, il buon senso ci ritorna
regolarmente. Nondimeno, di tanto in tanto ci coglie di nuovo la voglia del
nostro passatempo preferito che ci spinge ad entrare qui e poi a uscire.
Sappiamo anche che una dura sorte è riservata a coloro che astutamente
privano gli altri dei loro beni”.
– Noi chiedemmo quale sorte fosse riservata loro, ed essi risposero: “Sono inghiottiti e gettati nudi in
una prigione infernale dove sono costretti a lavorare per l’abbigliamento
e il nutrimento, e in seguito per qualche piccola moneta, il che costituisce
tutta la loro gioia. Ma se fanno del male ai loro compagni, come risarcimento
devono rinunciare ad una parte delle loro monete”.
269. [1] Dopo di ciò risalimmo da questo
territorio sotterraneo per tornare nella regione del Mezzogiorno, dove eravamo
precedentemente. Ora gli angeli mi riferirono alcune cose notevoli
sull’avidità nella quale ogni uomo si trova dalla nascita, e questo
non è eccessivo né fantasioso: «Finché presso questi uomini domina l’avidità, essi
sono come i matti, sebbene si presentino perfino come dei saggi in sommo grado.
Di tanto in tanto vengono trasferiti da questa follia in uno stato ragionevole,
il che di certo è puramente esteriore. In questo stato vedono,
riconoscono e ammettono la loro follia, ma allo stesso tempo bramano di
ritornare di nuovo in quello stato e vi si trasferiscono, cosa che essi
percepiscono in seguito come una liberazione dalla costrizione e avversione,
verso uno stato di libertà e diletto. Così si dilettano molto
interiormente nella loro avidità, e non nel discernimento.
[2] Ci sono tre tipi principali di amori, di cui, dalla
creazione, ogni uomo sussiste: l’amore per il prossimo, per il mondo e
per se stessi. Il primo è identico all’amore di operare benefici;
il secondo all’amore per il possesso e il terzo all’amore di
dominio sugli altri. L’amore per il prossimo, ovvero l’amore di
operare benefici, è di specie spirituale; l’amore per il mondo,
ovvero l’amore per il possesso è di natura materiale; infine
l’amor proprio, ovvero l’amore di dominio sugli altri, è un
amore corporeo (amor corporeus).
[3] L’uomo è vero uomo
quando l’amore per il prossimo, quindi l’amore di produrre benefici,
forma il capo, l’amore per il mondo forma il corpo, e l’amor
proprio i piedi. Se al
contrario, l’amore per il mondo forma la testa, l’uomo è
uguale a un gobbo; se invece è l’amor proprio a formare la testa,
egli è come un uomo che non sta ritto sui piedi, bensì sulle
mani, con la testa verso il basso e le natiche verso l’alto. Se
d’altra parte l’amore per il prossimo
forma la testa, e gli altri due tipi di amori secondo l’ordine, corpo e
piedi, allora l’uomo appare, visto dal Cielo, con il volto angelico e uno
stupendo alone colorato intorno al capo. Se invece è l’amore per
il mondo a formare la testa, egli appare, visto dal Cielo, con il volto pallido
di un morto e un alone giallo intorno al capo; se invece è l’amor
proprio a formare il capo, visto dal Cielo l’uomo appare con un volto
nero e un alone bianco intorno al capo”. – Io domandai
il significato degli aloni intorno al capo ed ottenni la risposta: «Essi denotano il loro discernimento. L’alone bianco in combinazione col
volto tetro significa che il discernimento della persona interessata arriva
solo all’esterno, ossia nei suoi immediati dintorni, mentre nel suo
interiore domina la follia. Questi uomini sono saggi mentre sono nel corpo, ma folli quando sono nello spirito.
Nessun uomo è saggio nello spirito da
sé, eccetto che dal Signore, e questo è il caso quando egli
è rinato ed è formato nuovamente da Lui».
[4] Dopo queste parole
il terreno si aprì alla parte sinistra, e vidi un diavolo venir su
attraverso l’apertura con intorno al suo capo un tale alone bianco. Alla
mia domanda chi egli fosse, mi rispose: “Io
sono Lucifero, il figlio dell’aurora, e poiché mi sono equiparato
al Supremo, sono stato buttato giù”. Ovviamente costui non era
quel Lucifero, ma se lo immaginava solamente. – Io domandai: “Se
sei stato buttato giù, come puoi salir su di nuovo
dall’inferno?”. – Egli rispose: “Io là sono un diavolo, ma qui sono un angelo di luce. Non
vedi dunque che una sfera di luce circonda il mio capo? Se vuoi, noterai anche che sono più
virtuoso dei virtuosi e più assennato degli assennati, anzi perfino
più spirituale degli spirituali. So anche
predicare, ed ho già predicato”. – Alla mia
domanda su che cosa avesse predicato, egli rispose: “Ho predicato contro gli ingannatori, contro gli adulteri e
contro tutti gli impulsi infernali. Sì, io stesso, Lucifero, mi chiamai poi ‘diavolo’
ed ho cospirato altamente e grandemente contro di lui. Pertanto sono anche
stato elevato con lodi fino al Cielo. Questo
è il motivo per il quale mi hanno chiamato ‘figlio dell’aurora’.
Mi sono perfino meravigliato che, non appena sono stato sul pulpito, non
pensavo diversamente da quello che dicevo correttamente e in modo convenevole.
Ma poi ho scoperto il motivo, vale a dire che allora
mi trovavo nel mio esteriore che, a quel tempo, era ancora separato dal mio
interiore. Tuttavia, nonostante questa scoperta, non ho potuto cambiarmi,
perché nel mio orgoglio non ho guardato a Dio”.
[5] Dopo di ciò
domandai: “Come hai potuto predicare in questo modo, dal momento che tu
stesso sei un ingannatore e un adultero, anzi sei un diavolo?”. –
La risposta fu: “Io sono un altro
quando sono nell’esteriore, ossia nel corpo, e un’altro quando sono
nel mio interiore, ossia nello spirito. Nel corpo sono un angelo, invece nello spirito sono un
diavolo. Se sono nel corpo, prevale in me
l’intelletto, se invece sono nello spirito prevale la volontà.
L’intelletto mi porta verso l’alto, la volontà mi trascina
verso il basso. Se l’intelletto prevale in me, un alone bianco circonda
il mio capo. Se invece l’intelletto si arrende completamente alla
volontà e viene preso completamente da questa – e questo è
il nostro destino finale ‒ allora l’alone diviene nero e svanisce.
Una volta che questo accade, non possiamo più innalzarci in questa
luce”. Poi parlò ancora del suo stato diviso,
dell’esteriore e dell’interiore e, per vero, molto più
ragionevolmente di qualsiasi altro. Tuttavia, quando vide gli angeli con me, il
suo viso e la sua voce s’infiammarono all’improvviso, e lui stesso,
come anche l’alone intorno al capo, divenne nero. A questo punto cadde di
nuovo giù nell’inferno dall’apertura attraverso la quale era
salito. Da ciò, i testimoni di questo avvenimento trassero la
conclusione che l’uomo così provveduto è come il suo amore,
e non come il suo intelletto, perché l’amore porta con
facilità l’intelletto dalla sua parte, e lo rende dipendente da
sé.
[6] Poi chiesi agli
angeli: “Da dove traggono i diavoli questo discernimento?”. –
Essi risposero: «Esso si basa sulla
grandezza del loro amor proprio, ma questo si circonda
tutt’intorno con una grandezza che eleva il
loro intelletto fino nella luce del Cielo. L’intelletto può essere
elevato in ogni uomo secondo le sue conoscenze, mentre la volontà solo
attraverso una vita condotta in armonia con le verità della Chiesa e
della ragione. Perciò gli atei stessi
che, in base all’amor proprio, sono provveduti con la gloria di
un’eccellente reputazione, e quindi orgogliosi del proprio discernimento,
si dilettano di una superiore ragione di molti altri, certamente solo
finché pensano dall’intelletto, e non se vengono trascinati
dall’inclinazione della volontà. Questa, infatti, domina
l’interiore dell’uomo, invece il pensiero dell’intelletto
domina solo il suo esteriore». Inoltre, l’angelo
menzionò anche il motivo per cui l’uomo consiste dei tre tipi di
amori sopra menzionati: l’amore per un azione utile, l’amore per il
mondo e l’amor proprio. Il motivo sta nel fatto che l’uomo deve
pensare da Dio, sebbene come da sé. Egli affermò che
nell’uomo le cose supreme sono rivolte verso l’alto, a Dio; le cose
intermedie verso l’esterno, al mondo, e quelle inferiori verso il basso,
a se stesso, e poiché queste cose sono rivolte verso il basso,
l’uomo pensa come da se stesso, sebbene avviene da Dio.
*
270. Il terzo fatto
memorabile:
[1] Una mattina, dopo il
risveglio, il mio pensiero s’immerse in alcuni arcani dell’amore coniugale, ma per ultimo nel
seguente: “In quale regione della
mente umana ha la sua sede il vero amore coniugale, e in quale la freddezza
coniugale?”. Io sapevo che ci sono tre zone nella mente umana,
situate una sopra l’altra, e che nella zona più bassa dimora
l’amore naturale, in quella posta più in alto c’è
l’amore spirituale, e in quella ultima, più alta, l’amore
celestiale, e che in ogni zona vi è un matrimonio del vero col bene. Io sapevo anche che in ognuna di queste zone c’è
il matrimonio dell’amore e della sapienza, poiché il bene
appartiene all’amore e il vero alla sapienza, e sapevo anche che questo
matrimonio è identico al matrimonio della volontà e
dell’intelletto, perché la volontà forma il ricettacolo
dell’amore e l’intelletto il ricettacolo della sapienza.
[2] Mentre ero immerso
in questi pensieri, ecco che mi apparvero due cigni che volavano verso
Settentrione, e subito dopo due uccelli del paradiso che volavano verso
Mezzogiorno, e due colombe che volavano verso Oriente. Mentre seguivo il loro
volo con i miei occhi, vidi come i due cigni dirigevano la loro direzione da Settentrione
verso Oriente, nello stesso modo i due uccelli del paradiso che prima volavano
verso Mezzogiorno. Entrambe le coppie si unirono con le colombe in Oriente,
dirigendo e volando ora insieme verso un palazzo imponente circondato da piante
di ulivi, palme e faggi. Nel palazzo si riconobbero tre file di finestre le une
sopra le altre, e quando guardai più precisamente, vidi i cigni volare
nel palazzo attraverso le finestre aperte del piano più basso, gli
uccelli del paradiso attraverso quelle del secondo piano, e le colombe
attraverso le finestre aperte dell’ultimo piano.
[3] Dopo aver guardato
questo, all’improvviso un angelo stette accanto a me e disse: «Comprendi tu anche ciò che hai visto?».
– Io risposi: “Un poco!”. – Allora egli disse: «Il palazzo rappresenta il luogo di dimora
dell’amore coniugale nella mente degli uomini. Il piano più alto
in cui sono entrate le colombe, rappresenta la regione più alta della
mente dove dimora l’amore coniugale nell’amore del bene con la sua
sapienza; il piano intermedio in cui sono entrati gli uccelli del paradiso,
rappresenta la regione centrale, dove l’amore coniugale dimora
nell’amore per la verità insieme al suo discernimento; e il piano
più basso in cui sono entrati i cigni, rappresenta la regione più
bassa della mente, dove l’amore coniugale dimora nell’amore di
ciò che è giusto e onesto, insieme alla relativa conoscenza.
[4] Analogo è il significato delle tre differenti specie di alberi
che circondano il palazzo, alberi di ulivi, palme, e faggi. Noi, in Cielo,
designiamo la regione più alta della mente come ‘la
celeste’, quella intermedia come ‘la spirituale’, e la
più bassa come ‘la naturale’, e le consideriamo come
abitazioni sovrapposte di una casa, collegate l’una all’altra con
delle scale, così che si può salire e scendere. In ogni dimora si
trovano due locali, uno per l’amore e l’altro per la sapienza; sul
davanti si trova una camera da letto, in cui l’amore si unisce con la sua
sapienza, ovvero il bene col suo vero, oppure, il che è lo stesso, la
volontà con il suo intelletto come sul letto coniugale. In quel palazzo
tutti gli arcani dell’amore coniugale si mostrano quindi come
nell’immagine”.
[5] Udendo questo, si
mosse in me il desiderio di esaminare il palazzo più da vicino, e
così chiesi se si potesse visitare, dal momento che era per
l’istruzione. L’angelo rispose: «Solo gli abitanti del terzo Cielo possono farlo, perché
presso di loro tutto ciò che rappresenta l’amore e la sapienza
diventa realtà. Da loro ho udito ciò che ti ho riferito. A
ciò ho udito anche quanto segue: il vero amore coniugale dimora nella
più alta regione, nel mezzo dell’amore reciproco, nella camera o
stanza della volontà, altrettanto come nelle stanza o camera
dell’intelletto in mezzo alle percezioni della sapienza; e nella camera
da letto, che sta nella parte anteriore a Oriente, si uniscono nel letto
coniugale». – Alla mia ulteriore domanda perché ci
fossero due stanze, egli rispose: «Il
marito dimora nella camera dell’intelletto, la moglie in quella della volontà».
[6] Allora Io chiesi:
“Se lì dimora l’amore coniugale, dove risiede allora la
freddezza coniugale?”. – L’angelo rispose: «Altrettanto nella regione più alta,
ma solo nella stanza dell’intelletto, mentre la stanza della
volontà è chiusa. L’intelletto con le sue verità
può salire tutte le volte che vuole mediante una scala a chiocciola
nella regione più alta per entrare nella sua stanza. Se però la
volontà con il bene del suo amore non sale allo stesso tempo nella corrispondente
stanza, quest’ultima rimane chiusa, e nell’altra sorge poi la
freddezza, e questa è la freddezza coniugale. Finché una siffatta
freddezza persiste verso la moglie, l’intelletto guarda giù dalla
regione più alta a quella più bassa, e se la paura non lo
trattiene, scende anche in giù, per riscaldarsi lì al fuoco
proibito». – Dopo di ciò egli voleva, in base
all’istruzione di quel palazzo, comunicare ancora di più
sull’amore coniugale, ma alla fine disse: «Per oggi basta! Prima rifletti se queste cose oltrepassano il tuo sano
intelletto umano, e se sì, a quale scopo ancora di più? Se invece
no, allora ti sarà rivelato ancora di più!»
[indice]
۞
Cause dell’apparente amore,
amicizia, e gentilezza nei matrimoni
271. Dopo aver trattato le cause della
freddezza e della separazione, adesso devono essere discusse nell’ordine
anche le cause dell’apparente amore, amicizia e gentilezza nei matrimoni.
È risaputo che oggigiorno i coniugi vivono spesso insieme e generano
figli, sebbene la freddezza separa i loro animi. Questo non sarebbe possibile
se non ci fossero anche forme di amore apparente che somigliano al vero
reciproco amore imitando il suo calore. Si vedrà di seguito che queste
forme di amore apparente sono necessarie e utili, perché senza di loro
molte famiglie ed anche le società non potrebbero esistere come tali.
Inoltre, esiste il pericolo che degli uomini coscienziosi si spaventino
all’idea che le discordie tra loro e il loro coniuge e, da ciò, il
derivante allontanamento interiore, possano essere messe loro in carico, e
messe in conto come colpe, cosa che li affliggerebbe nel cuore. Ma
poiché non è in loro potere rimediare a queste discordie
interiori dei loro animi, quietano la loro coscienza mostrando amore e gentilezza
apparente. Con ciò può essere ristabilita anche l’amicizia,
nella quale si può ancora celare, perlomeno dalla sua parte, l’amore coniugale, anche se
eventualmente non da parte dell’altro. Tuttavia anche questo trattato, a
causa delle diversità degli argomenti, deve essere di nuovo scomposto in
sezioni. Queste sezioni sono le seguenti:
(1) Nel mondo naturale, quasi tutti gli uomini possono essere
congiunti secondo le loro inclinazioni esteriori, ma non secondo quelle
interiori, se queste si differenziano e tali si manifestano.
(2) Nel mondo spirituale sono congiunti tutti l’un con
l’altro secondo le loro inclinazioni interiori, e non secondo quelle
esteriori, a meno che quelle esteriori non siano disposte in concordanza con
quelle interiori.
(3) Nel mondo, i matrimoni sono basati generalmente sulle
inclinazioni esteriori, perché raramente si prendono in considerazione
quelle interiori.
(4) Se in queste inclinazioni esteriori non sono contenute
delle inclinazioni interiori che uniscono gli animi, allora il matrimonio si
scioglie nella casa.
(5) Nondimeno, nel mondo i matrimoni devono essere sostenuti
fino alla fine.
(6) Nei matrimoni mantenuti senza nessuna inclinazione
interiore, si provocano delle inclinazioni esteriori che somigliano leggermente
a quelle interiori, associandosi.
(7) Su
queste inclinazioni esteriori si basa l’apparente amore, amicizia e
gentilezza tra i coniugi.
(8) Queste apparenze sono arti della simulazione coniugale (simulatio
coniugalis), che però sono
lodevoli, perché utili e necessarie.
(9) A queste arti della simulazione coniugale, l’uomo
spirituale che è congiunto col naturale, viene guidato dalla giustizia e
dal giudizio.
(10) Presso l’uomo naturale queste arti della
simulazione coniugale vengono determinate o dalla saggezza o da diversi altri
motivi.
(11) Esse, le simulazioni, servono al miglioramento delle
relazioni coniugali e all’adattamento reciproco.
(12) Il senso
dell’arte della simulazione coniugale è il mantenimento
dell’ordine domestico e la reciproca prontezza di soccorso.
(13) Il senso di tale
arte della simulazione coniugale è l’unanime cura dei figli piccoli e
grandi.
(14) Tutte le arti della
simulazione coniugale servono anche alla pace domestica.
(15) Queste arti delle
simulazioni mirano anche alla buona reputazione all’esterno della casa.
(16) Lo scopo di
queste arti delle simulazioni coniugali possono anche essere i differenti
benefici attesi dal coniuge o dai suoi parenti, ossia il timore di perderli.
(17) Un altro scopo
delle arti di simulazione coniugale può essere l’occultamento dei
propri difetti di nascita, e quindi l’elusione di una cattiva
reputazione.
(18) Un ulteriore scopo sta nella riconciliazione.
(19) Se presso la
moglie l’affetto persiste, ma non presso l’uomo la potenza, si
può formare un’amicizia che nella vecchiaia diventa simile
all’amicizia coniugale.
(20) Ci sono diversi
tipi di amore e amicizia apparente tra i coniugi, di cui uno è
sottomesso all’altro.
(21) Nel mondo ci sono matrimoni infernali tra i coniugi, i
quali interiormente sono i più acerrimi nemici, mentre esteriormente
appaiono come i più intimi amici.
*
E ora alla
spiegazione dei singoli punti.
272. (1) Nel mondo naturale, quasi tutti gli uomini possono essere
congiunti secondo le loro inclinazioni esteriori, ma non secondo quelle interiori, se queste si
differenziano e tali si manifestano.
Nel mondo,
l’uomo ha un corpo materiale pieno di cupidigie somigliante al sedimento
impuro che si forma quando il mosto del vino diventa chiaro. Simile a questo
sedimento impuro ci sono le sostanze che compongono il corpo degli uomini. Per
questa ragione le inclinazioni interiori dell’animo non appaiono, anzi
presso molti, di queste traspare appena un granello verso l’esterno. O il
corpo assorbe queste inclinazioni e le vela con le sue impurità, oppure
l’uomo le nasconde dagli altri con l’aiuto della simulazione
appresa dall’infanzia. Così uno dei coniugi si trasferisce nello
stato di quell’inclinazione che percepisce nell’altro,
l’attira a sé e in questo modo entrambi si congiungono. Essi si
uniscono perché ogni inclinazione ha il suo piacere, e il piacere unisce
gli animi. Diverso sarebbe se le inclinazioni interiori al pari di
quelle esteriori fossero visibili nel volto, nei gesti e nel tono della voce e
si presentassero udibilmente o si facessero fiutare con il naso, come è
il caso nel mondo spirituale. Allora i loro animi, non appena percepirebbero la
discordia, si separerebbero l’uno dall’altro, allontanandosi in
base al loro senso di repulsione. Questo dimostra il perché nel mondo
naturale quasi tutti gli uomini possono essere congiunti secondo le loro
inclinazioni esteriori, ma non secondo quelle interiori, se si differenziano, e
questo è anche ovvio.
273. (2) Nel
mondo spirituale sono congiunti tutti l’un con l’altro secondo le
loro inclinazioni interiori, e non secondo quelle esteriori, a meno che quelle
esteriori non siano disposte in concordanza con quelle interiori.
[1] In tal caso, il corpo materiale
che viene deposto, come è stato detto sopra, può accogliere e
rappresentare le forme di tutte le inclinazioni. Se però l’uomo si
spoglia di questo corpo, allora di là vivrà nelle proprie
inclinazioni interiori che il corpo aveva precedentemente nascosto. Così
avviene che di là le somiglianze e le dissomiglianze, ovvero le simpatie
e le antipatie, non solo si percepiscono, ma si manifestano anche sul volto,
nel linguaggio e nei gesti. Perciò lì l’affine viene unito,
mentre il differente viene separato. E questo è anche il motivo per cui
l’intero Cielo è ordinato dal Signore secondo tutte le
varietà delle inclinazioni dell’amore per il bene e per il vero;
al contrario, l’inferno lo è in base alle opposizioni secondo
tutte le varietà delle inclinazioni dell’amore per il male e per
il falso.
[2] Poiché gli angeli e gli
spiriti, al pari degli uomini terreni, hanno inclinazioni interiori ed
esteriori, e siccome presso di loro quelle interiori non possono essere
nascoste da quelle esteriori, allora le inclinazioni interiori traspaiono e si
manifestano. Pertanto, presso di loro, entrambi i tipi di inclinazioni sono
portate alla somiglianza e rispondenza. La conseguenza è che le
inclinazioni interiori si dimostrano attraverso quelle esteriori sui loro volti
e sono rese riconoscibili dal tono della loro voce come nel comportamento. Gli
angeli e gli spiriti hanno inclinazioni interiori ed esteriori perché
possiedono mente e corpo spirituale. Le inclinazioni e i pensieri che ne
derivano appartengono alla mente, mentre le percezioni dei sensi, e le sensazioni
dei piaceri emananti da questi, appartengono al corpo.
[3] Accade spesso che degli amici che dopo la morte si
radunino lì, si ricordino della loro amicizia nel mondo precedente e
credono di poter continuare il loro rapporto. Se però nel Cielo ci si
accorge che la loro relazione era basata solo sulle inclinazioni esteriori,
allora avviene una separazione conforme alle inclinazioni interiori. Allora
può accadere che gli uni vengano trasferiti da una cerchia di amici in
una regione occidentale, gli altri in una regione settentrionale, e poi sono
così distanti l’uno dall’altro che non si vedono più
e neanche si riconoscono più, perché nel luogo di dimora
assegnato il loro volto si è cambiato, essendo ora diventati immagini
delle loro inclinazioni interiori. Da questo risulta chiaro che nel mondo
spirituale sono tutti uniti l’un con l’altro in base alle
inclinazioni interiori, e non in base a quelle esteriori, a meno che queste non
siano in armonia con quelle interiori.
274. (3) Nel mondo, i matrimoni sono basati generalmente sulle
inclinazioni esteriori, perché raramente si prendono in considerazione
quelle interiori.
Ciò è
così perché le inclinazioni interiori sono raramente
consultabili, e se lo sono, tuttavia la loro possibile somiglianza non si nota
presso le donne, perché esse, per loro natura, custodiscono tali
inclinazioni interiori nel santuario del loro animo. Ci sono innumerevoli
inclinazioni esteriori che inducono gli uomini a contrarre matrimonio. In
questa generazione [1768!] sta in cima la tendenza a far avanzare tutto
ciò che concerne la casa mediante il patrimonio della donna, tanto per
l’arricchimento quanto per l’assicurazione del sostentamento. Al
secondo posto sta l’aspirazione alla reputazione, per raggiungere maggior
rispetto o maggior felicità. Oltre a ciò ci sono ancora altre
attrattive e desideri, ma anche questi non offrono nessun motivo per riuscire a
riscontrare accordo o disaccordo con le inclinazioni interiori. Da queste poche
considerazioni si mostra già che nel mondo ci si sposa generalmente in
base alle inclinazioni esteriori.
275. (4) Se in queste
inclinazioni esteriori non sono contenute delle inclinazioni interiori che
uniscono gli animi, allora il matrimonio si scioglie nella casa.
Si dice
“nella casa”, perché tra loro accade nella sfera privata.
Questo caso subentra quando la prima fiamma, accesa al tempo del fidanzamento e
divampante con l’avvicinarsi del matrimonio, si spegne a poco a poco in
seguito alla netta differenza delle inclinazioni interiori, e il calore si
trasforma in freddezza. È risaputo che in seguito, le inclinazioni
esteriori che mossero al matrimonio ed avevano allettato, si perdono, e i due
coniugi non si uniscono più l’un l’altro. Nel capitolo
precedente è stato dimostrato che la freddezza ha origine da differenti
cause, sia interiori, sia esteriori, e sia casuali, le quali tutte si basano
sulla diversità delle inclinazioni interiori. Quindi è chiaro
che, se nelle inclinazioni esteriori non sono contenute anche quelle interiori
che uniscono gli animi, il matrimonio nella casa si scioglie.
276. (5) Nondimeno,
nel mondo i matrimoni devono essere sostenuti fino alla fine.
[1] Questo viene menzionato qui,
affinché la ragione possa riconoscere più chiaramente la
necessità, l’utilità e la verità che l’amore
coniugale, anche laddove non è autentico, deve essere affermato,
affinché perlomeno abbia l’apparenza come se fosse esistente.
Sarebbe diverso se i matrimoni non dovessero durare fino alla fine della vita
ma potessero essere sciolti arbitrariamente, come presso il popolo
d’Israele. Gli Israeliti si presero la libertà di ripudiare le
mogli per qualsiasi motivo, come si legge chiaramente nel Vangelo secondo
Matteo: «Allora vennero i farisei a
Gesù, e dissero: ‘È permesso a un uomo ripudiare la propria
moglie per un motivo qualsiasi?’. E Gesù rispose loro: ‘Non
avete letto come il Creatore da principio li creò maschio e femmina? Per
questo, l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con
la donna, e i due saranno una carne sola. Dunque non divida l’uomo quello
che Dio ha congiunto’. ‘Ma perché allora, replicarono i
farisei, Mosè ha ordinato di dare alla donna l’atto del ripudio e
mandarla via?’. Gesù rispose loro: ‘Per la durezza del
vostro cuore, Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli; ma da
principio non era così. Io però vi dico: chi ripudia la propria
moglie, eccetto che per fornicazione e ne prende un'altra, commette adulterio;
e chi sposa la ripudiata, commette adulterio’. E i discepoli dissero:
‘Se tale è la condizione dell’uomo rispetto alla donna,
è meglio che non si sposi’» [Mt. 19,3-10].
[2] Se quindi il matrimonio è un vincolo per la vita,
allora tra i coniugi deve essere perlomeno mantenuta l’apparenza
dell’amore e dell’amicizia. Pertanto, i matrimoni una volta
conclusi devono durare fino alla fine della vita, perché, pur nel mondo,
essi si basano sulla Legge divina; quindi, ciò viene richiesto anche
dalla ragione e dalla legge civile. È un’esigenza della Legge
divina che un uomo non debba ripudiare sua moglie, tranne che per fornicazione,
e prenderne un’altra com’è stato appena mostrato. È
un’esigenza della legge razionale, perché questa si fonda sullo
spirituale, poiché la Legge divina e la legge razionale sono
fondamentalmente una sola legge. Di conseguenza è così anche
secondo la legge civile, la quale sorge dalle due leggi precedenti. Da questo
si può vedere chiaramente quanti terribili abusi e distruzioni delle
relazioni sociali potrebbero verificarsi se i matrimoni potessero essere
sciolti o le mogli fossero ripudiate a piacimento dei mariti già prima
della morte. Questi enormi inconvenienti e disfacimenti, possono essere dedotti
in una certa misura dal fatto memorabile descritto nel 103 fino al 115, dove i
radunati da nove regni trattarono l’origine dell’amore coniugale, per cui non è
necessario aggiungere ulteriori motivi. Tuttavia, tutte queste cause non sono
di ostacolo all’approvazione delle separazioni per determinati motivi
(vedi sopra ai n. 252-254), come neanche l’approvazione del concubinato[102],
come mostrato nella seconda parte di quest’opera.
277. (6) Nei
matrimoni mantenuti senza nessuna inclinazione interiore, si provocano delle
inclinazioni esteriori che somigliano leggermente a quelle interiori,
associandosi.
[1] Per inclinazioni interiori sono
da intendere i reciproci affetti che dal Cielo animano le menti dei due
coniugi. Per contro, sotto inclinazioni
esteriori s’intendono gli affetti che coltivano le loro menti per
motivi mondani. Queste inclinazioni o affetti appartengono certamente anche
alla mente, ma occupano la regione inferiore, mentre le altre quella superiore.
Ora, dal momento che entrambi hanno la loro sede nella mente, si potrebbe
pensare siano uguali e concordi. Invece, anche se non sono uguali, può
tuttavia risultare l’apparenza dell’armonia, e questo presso alcuni
è anche il caso, mentre presso altri non sono che finzioni ingannevoli.
[2] In entrambi i coniugi è disposta una certa comunanza fin
dall’inizio del loro patto matrimoniale, e questa rimane conservata anche
se non concorda nella mente, come in alcuni la comunione dei beni, presso molti, anche dei benefici comuni
come certi differenti bisogni domestici e anche scambi di pensieri e di certi
segreti. In più c’è la comunione del letto e
dell’amore per i figli piccoli, e parecchio altro che appartiene al patto
matrimoniale ed è impresso nelle loro menti. Da tutto ciò sorgono
innanzitutto quelle inclinazioni esteriori che uguagliano quelle interiori.
Invece, le inclinazioni che sono solo simulate dagli uomini, solo in parte
hanno la stessa origine, ma in parte provengono da un’altra fonte. Di
entrambi sarà trattato nei capitoli seguenti.
278. (7) Su queste inclinazioni
esteriori si basa l’apparente amore, amicizia e gentilezza tra i coniugi.
L’amore,
l’amicizia e la gentilezza apparenti tra i coniugi, sono la conseguenza
del patto concluso per il tempo della vita e dell’unione coniugale, che
in tal modo si sono così vincolati. Da ciò sorgono le
inclinazioni esteriori che, come già indicato sopra, somigliano a quelle
interiori, ma esse sorgono anche per ragioni di utilità e
necessità. Da ciò scaturiscono in parte delle unioni profittevoli
esteriori o inclinazioni dichiarate le quali conferiscono all’amore e
all’amicizia esteriore l’apparenza dell’amore e
dell’amicizia interiore.
279. (8) Queste
apparenze sono arti della simulazione coniugale (simulatio coniugalis), che però sono lodevoli,
perché utili e necessarie.
Il tema delle arti
della simulazione (similationes)
viene qui discusso perché si verifica tra i coniugi le cui menti non
armonizzano, e di conseguenza sono interiormente freddi l’uno verso
l’altro. Se nonostante ciò essi conducono una vita sociale come
deve essere e si addice, allora queste relazioni pur potendo essere indicate
come simulazioni, tuttavia in quanto coniugali si differiscono completamente
dalle ipocrite arti delle simulazioni, poiché queste sono lodevoli per
la loro utilità. Con queste coniugali arti delle simulazioni viene
causato tutto il bene che sarà annoverato più avanti nelle
prossime sezioni dall’11 al 20. Queste arti sono degne di lode, anche
perché altrimenti tutto quel bene non avverrebbe, il che tuttavia
corrisponde ad una necessità, poiché il vincolo coniugale e la
legge rendono la convivenza dei coniugi per dovere. Perciò con questa è
connesso anche il senso del dovere.
280. (9) A queste arti della simulazione coniugale l’uomo
spirituale, che è congiunto col naturale, viene guidato dalla giustizia
e dal giudizio.
L’uomo
spirituale agisce sempre per giustizia e giudizio. Egli perciò considera
queste simulazioni non come qualcosa che sta in opposizione con le sue
inclinazioni interiori, ma come in accordo con esse. Egli agisce
coscienziosamente ed è sempre intento al miglioramento della relazione
coniugale. E se anche non la raggiunge, allora mira all’adattamento
reciproco nell’interesse dell’ordine domestico e nella mutua
prontezza nel soccorrere, mira all’educazione dei figli, alla pace e alla
tranquillità. La sua giustizia lo spinge a questo, e conforme al suo
giudizio realizza questo obiettivo. In tal modo l’uomo spirituale vive
insieme all’uomo naturale, perché anche presso il naturale,
l’uomo spirituale agisce spiritualmente.
281. (10) Presso
l’uomo naturale queste arti della simulazione coniugale vengono
determinate o dalla saggezza o da diversi altri motivi.
[1] Succede che di due coniugi,
l’uno è spirituale, l’altro è naturale. Lo spirituale
ama le cose spirituali e così è saggio dal Signore; il naturale
ama solo le cose naturali ed è saggio solo da se stesso. Quando due di
queste persone si uniscono in matrimonio, allora l’amore coniugale presso il coniuge spirituale è
caldo, presso quello naturale è invece freddo. È chiaro che il
caldo e il freddo non possono coesistere allo stesso tempo, e il calore non
può accendere ciò che è interiormente freddo, a meno che
la sua freddezza non venga prima allontanata. È altrettanto chiaro che
la freddezza non può penetrare in qualcuno che è interiormente
caldo, a meno che il suo calore non venga prima rimosso. Perciò
l’amore affettuoso tra coniugi, di cui uno è spirituale e
l’altro naturale, è impossibile. Tuttavia da parte del coniuge
spirituale è possibile un amore simile all’amore affettuoso, come
è stato mostrato nella sezione precedente.
[2] Allo stesso modo, tra due coniugi naturali non
è possibile nessun tipo di amore affettuoso, perché entrambi sono
freddi. Essi si riscaldano l’un l’altro solo a causa delle voglie
più lussuriose. Nondimeno, le persone con gli animi separati possono
dimorare insieme nella stessa casa, anche comportarsi l’un l’altro
pieni d’amore e amichevolmente, pur nella divergenza delle loro menti.
Presso di loro le inclinazioni che di solito si riferiscono a patrimoni e
proprietà, oppure a onori e dignità, possono per così dire
infiammarsi, e poiché questo fuoco è legato al timore della
perdita di tutte queste cose, le arti delle simulazioni coniugali sono per loro
una necessità. Quanto a questo, saranno principalmente rapportate nelle
prossime sezioni dal 15 fino al 17. Altre cause possono avere qualcosa in comune
con le cause concernenti l’uomo spirituale già descritte sopra al
n. 280, tuttavia solo se la saggezza presso l’uomo naturale è
stabilita dal discernimento.
282. (11) Esse, le simulazioni, servono al miglioramento delle
relazioni coniugali e all’adattamento reciproco.
[1] Le arti delle simulazioni
coniugali che fingono l’amore e l’amicizia tra coniugi di opinioni
opposte, mirano al miglioramento della relazione coniugale, perché la
persona spirituale che è unita ad una naturale mediante il matrimonio,
ha di mira esclusivamente questo. Ciò accade da parte sua con
espressioni intelligenti e piene di gentilezza, così come con avvenenza
gradite al carattere dell’altro. Se questo non ha nessun effetto
sull’atteggiamento e sulle abitudini dell’altro, allora lui o lei
ha davanti agli occhi il mantenimento dell’ordine domestico, il benessere
dei figli grandi e piccoli, la reciproca prontezza nel soccorrere e cose
simili. Parole e opere dell’uomo spirituale, come è stato mostrato
sopra al n. 280, son determinate dal suo senso della giustizia e dal suo
giudizio.
[2] Diverso è nei coniugi dei quali nessuno è
spirituale perché entrambi sono naturali; quanto sopra può
certamente anche accadere, ma con obiettivi diversi. Se ci si propone
miglioramento e aggiustamento, allora presso di loro lo scopo è di
disporre l’altro all’uguale comportamento immorale e rendere docili
i suoi stessi desideri. Può anche essere che dall’altro ci si
aspetti determinate prestazioni o che si voglia mantenere la pace domestica e
la buona reputazione verso l’esterno. Lo scopo potrebbe anche essere
quello di ottenere speciali vantaggi da parte del marito o dei suoi parenti, e
altre cose simili. Presso alcuni queste intenzioni derivano dalla loro
avvedutezza razionale, presso altri dalla loro naturale cortesia, di nuovo
presso altri ancora dalle delizie dei loro innati desideri di cui si teme la
perdita. Oltre a ciò c’è ancora parecchio che testimonia
dei favori che si spacciano come amore
coniugale, il quale viene più o meno simulato. Ci sono anche prove
di benevolenza all’esterno della casa che sembrano scaturite
dall’amore coniugale e non si svolgono all’interno della stessa.
Queste mirano solo alla buona reputazione di entrambi i coniugi. Se questo non
è il caso, allora sono solo giochi inutili.
283. (12) Il
senso dell’arte della simulazione coniugale è il mantenimento dell’ordine domestico e la reciproca
prontezza di soccorso.
Ogni nucleo
familiare dove ci sono bambini con i loro insegnanti così come altri
inservienti, somiglia alla grande società umana che, nelle sue parti, si
compone di singoli nuclei familiari. Come il benessere dell’intera
collettività dipende dall’ordine, così lo è anche
quella di queste piccole società, e come è dovere dei funzionari
statali di badare a questo e mantenere l’ordine nella società nel
suo insieme, così è quello dei coniugi in riferimento alla loro
piccola organizzazione familiare. Tuttavia un tale ordine è impossibile
se l’uomo e la donna sono di atteggiamento del tutto differente,
perché in tal caso le considerazioni, come anche l’aiuto reciproco
prestato, corrono nella direzione opposta, e così le loro menti, per
così dire, vengono separate. Per questo la forma della piccola
società è ridotta in pezzi. Questo significa che se deve essere
mantenuto l’ordine e si vuol prendere cura di se stessi e così
anche della propria casa, affinché tutto non perisca e vada in rovina,
è indispensabile che i coniugi siano in accordo. Se questo sembra
impossibile a causa delle divergenze nelle loro menti, allora, se deve andar
bene, è necessario e anche appropriato realizzare questa unità
perlomeno con un’amicizia coniugale esteriore. Di solito in questo modo
l’unità nella famiglia viene ripristinata, perché viene
considerata come necessaria e utile.
284. (13) Il senso di tale arte
della simulazione coniugale è l’unanime cura dei figli piccoli e
grandi.
È
generalmente noto che le arti di simulazioni coniugali che destano la parvenze
dell’amore e dell’amicizia, somiglianti a quelli veramente
coniugali, sono a motivo dei figli piccoli e grandi. Il comune amore per loro
ha come risultato che i coniugi si guardino l’un l’altro in maniera
benevola e gentile. L’amore per i figli presso la madre e il padre si
congiunge come il cuore e i polmoni. Presso la madre questo amore è come
il cuore, presso il padre è invece come i polmoni. La ragione di questo
paragone sta nel fatto che il cuore corrisponde all’amore e i polmoni
all’intelletto. L’amore della madre proviene dalla volontà,
quello del padre dall’intelletto. Nei congiunti spirituali l’unione
coniugale per questo amore verso i figli si basa sulla giustizia e sul
giudizio, perché la madre li ha portati nel grembo e partoriti con
sofferenza, e poi li ha allattati, nutriti, puliti, vestiti e allevati con
instancabile cura.
285. (14) Tutte le arti della
simulazione coniugale servono anche alla pace domestica.
[1] I segni esteriori di amicizia
che servono alla pace e alla tranquillità domestica, si trovano
innanzitutto negli uomini. A causa della loro caratteristica naturale essi agiscono
secondo l’intelletto, e poiché c’è l’intelletto
che pensa, muove differenti cose che disturbano ed offuscano la mente. Quindi,
se in casa ci fosse inquietudine, alla fine i loro spiriti vitali
diventerebbero deboli e la loro vita interiore, per così dire, verrebbe
a soccombere, minando la salute della mente e del corpo. La paura di questo e
di altre difficoltà dominerebbe i loro animi, se non trovassero rifugio
a casa presso le loro mogli, per quietare il loro burrascoso eccitato
intelletto.
[2] Inoltre, pace e tranquillità domestica rasserenano
l’animo e lasciano accogliere con gratitudine la benevolenza offerta loro
dalle donne. Queste fanno ogni sforzo per dissipare le nuvole che percepiscono
con i loro occhi acuti presso i loro uomini, cosa che accresce ulteriormente il
fascino della loro presenza. Questo rende chiaro che una simulazione del vero
amore coniugale (simulatio amoris sicut
vere coniugalis) ha per scopo la pace e la tranquillità domestica,
la quale non solo è necessaria, ma è anche utile. Si aggiunga a
questo che nelle donne non si trova un’arte di simulazione come negli
uomini, e se sembra esserci una simulazione, questa è
un’espressione di vero amore, perché le donne sono nate per amare
l’intelletto degli uomini. Quindi, esse accolgono le dimostrazioni di
benevolenza degli uomini di cuore affabile, anche se non ne parlano.
286. (15) Queste
arti delle simulazioni mirano anche alla buona reputazione all’esterno
della casa.
La fortuna
dell’uomo dipende principalmente dalla reputazione di essere giusto,
onesto e sincero, egli però dipende anche dalla donna che conosce la sua
vita domestica. Se dunque le divergenze delle loro menti esplodessero in aperta
inimicizia, in litigi o minacce piene di odio, e queste fossero rese pubbliche
dalla moglie e dalle sue amiche o dai domestici, allora ciò potrebbe
facilmente dar luogo a maldicenze che tornerebbero a disonore e infamia al suo
nome. Perciò, per evitare tali conseguenze, non c’è altra
scelta che, o reagire a sua moglie con simulata premura, o dimorare separato da
lei.
287. (16) Lo scopo delle arti
delle simulazioni coniugali possono anche essere i differenti benefici attesi
dal coniuge o dai suoi parenti, ossia il timore di perderli.
Questo risulta vero
soprattutto per i coniugi la cui condizione e il patrimonio sono differenti
(vedi al n. 250). Se uno ad esempio sposa una donna ricca e questa nasconde i
suoi soldi, li investe in ipoteche oppure, del tutto ostinata, sostiene che sia
faccenda dell’uomo provvedere all’economia domestica con le sue
facoltà e il suo reddito, è generalmente noto che in questo modo
si viene all’imitazione forzata dell’amore coniugale. Lo stesso caso subentra quando uno ha sposato una
donna i cui genitori, parenti e amici sono alti dignitari e titolari di
cariche, oppure quando questi conducono speculazioni redditizie e
attività commerciali e perciò possono far avere anche a lui la
più grande prosperità. È evidente che per questo motivo si
cerca spesso di mantenere in piedi l’apparenza dell’amore
coniugale. È anche chiaro che, sia l’uno che l’altro, accade
solo perché si teme la perdita dei benefici.
288. (17) Un altro scopo delle
arti di simulazione coniugale può essere l’occultamento dei propri
difetti di nascita, e quindi l’elusione di una cattiva reputazione.
Ci sono differenti
difetti di nascita gravi e meno gravi, a cagion dei quali si teme per la
propria buona reputazione. Ci sono difetti di mente come anche di corpo, meno
gravi rispetto a quelli elencati in precedenza ai n. 252 e 253, che sono vere e
proprie cause di separazione. Qui perciò s’intendono i difetti
che, a causa della vergogna implicata, vengono nascosti davanti all’altro
coniuge. Inoltre, presso alcuni uomini ci sono anche difetti che li opprimono,
e se fossero conosciuti, questi comporterebbero la punizione dalla legge. Per
non parlare della diminuzione di quella potenza di cui gli uomini sono soliti
vantarsi. Da questo, senza ulteriori spiegazioni, risulta che
l’occultamento di queste cose per evitare la vergogna, è un motivo
per mantenere l’aspetto di un rapporto amorevole e amichevole con la
moglie.
289. (18) Un
ulteriore scopo sta nella riconciliazione.
È noto
nell’intero mondo che tra due coniugi le cui menti per differenti motivi
non armonizzano l’un l’altro, avvengono alternanti discordie e
successive intimità, allontanamenti e solidarietà, anzi perfino
litigi importanti, ma poi di nuovo accordi e riconciliazioni. Spesso anche
un’apparente amicizia provoca una riconciliazione. Certamente, se le
discordie non erano così mutevoli e passeggere, avvengono anche troppe
riconciliazioni.
290. (19) Se presso la moglie
l’affetto persiste, ma non presso l’uomo la potenza, si può
formare un’amicizia che nella vecchiaia diventa simile all’amicizia
coniugale.
Una causa
principale per la separazione dei sentimenti dei coniugi sta nel fatto che
l’affetto della moglie svanisce non appena cessa la potenza
nell’uomo, e quindi cessa l’amore. Infatti, proprio come il calore
si comunica reciprocamente, così si comunica anche la freddezza. Ragione
ed esperienza insegnano che l’amicizia cessa quando la capacità
d’amare (virilità) s’indebolisce in entrambi, e quando non
c’è motivo di temere che con ciò la prosperità
domestica sia messa in pericolo, di solito cessa anche l’affetto. Se poi
l’uomo attribuisce in silenzio a se stesso la causa, e la donna persevera
nel casto affetto per lui, si può formare con ciò
un’amicizia che, in quanto esistente tra coniugi, appare come un amore
simile all’amore coniugale. L’esperienza testimonia che
un’amicizia somigliante a questo amore è possibile tra vecchi
sposi, ed essi spesso si trattano l’un con l’altro in maniera
pacata, senza malizia, con amore e amicizia.
291. (20) Ci sono diversi tipi
di amore e amicizia apparente tra i coniugi, di cui uno è sottomesso
all’altro.
[1] Dopo il primo periodo di unione
coniugale, spesso tra i coniugi insorgono rivalità per decidere a chi
spetta diritto e potere. Per quanto riguarda il diritto, secondo le
disposizioni del patto matrimoniale deve esserci pari dignità, e
ciascuno deve assolvere in autonomia i doveri della propria funzione. Invece
per il potere è risaputo che gli uomini rivendicano in tutte le faccende
della casa la parte maggiore, semplicemente perché essi sono uomini, e
concedono alle donne il più limitato influsso solo perché sono
donne. Questo si sa molto bene nel mondo attuale[103],
ma queste rivalità, oggigiorno molto frequenti, derivano esclusivamente
dal fatto che non si conosce il vero amore coniugale e non si ha nessun senso
delle sue beatitudini; e poiché manca questo, al posto dell’amore
coniugale è subentrata la cupidigia, la quale assume l’aspetto
ingannevole dell’amore coniugale. Se il vero amore è andato
perduto, allora dalla cupidigia subentrata al suo posto scaturisce
l’impulso al potere. Alcuni uomini sono ossessionati dall’amore per
il dominio, in altri viene instillato da donne esperte prima del matrimonio,
invece in alcuni è anche sconosciuto.
[2] Gli uomini con quest’ambizione, che dopo le
alternanze di rivalità strappano a sé il dominio, alla fine
finiscono per rendere le loro mogli completamente dipendenti, così che
esse servono solo ai loro capricci e diventano loro schiave a seconda del grado
o dello stato particolare della loro ambizione come questa sta impiantata e
nascosta in ognuno di loro. Se invece sono le donne ad avere
quest’ambizione e strappano a sé il dominio dopo rivalità
piene di vicissitudini, esse fanno sì che gli uomini, alla fine, o
concedono loro uguali diritti, oppure servono i loro umori e diventano i loro
schiavi. Ma poiché presso le donne, non appena li dominano, la cupidigia
rimane, accettando l’apparenza ingannevole dell’amore coniugale,
pur frenato dalla legge e dal timore di una giustificata separazione, nel caso
il loro dominio dovesse espandersi eccessivamente, allora esse conducono una
vita sociale insieme ai loro mariti.
[3] Certamente non si può descrivere con poche parole
quale amore e amicizia possa esistere tra una donna dominante e un uomo
diventato schiavo, o tra un uomo dominante e una donna diventata schiava. Se si
volesse definire ed enumerare le divergenze esistenti, parecchie pagine non
sarebbero abbastanza, poiché sono molteplici e del tutto differenti a
causa della differente natura degli uomini e delle donne. Tali uomini non
conoscono una vera amicizia d’amore, ma solo un’amicizia fatua[104],
e tali donne solo l’amicizia di un amore contraffatto basato sul
desiderio lussurioso. Nella prossima sezione sarà mostrato di quale
artificio si servono tali donne per procurarsi il potere sui loro uomini.
292. (21) Nel mondo ci sono matrimoni infernali tra i coniugi, i
quali interiormente sono i più acerrimi nemici, mentre esteriormente
appaiono come i più intimi amici.
[1] Nel mondo spirituale, donne di questa specie mi volevano
impedire veramente di portare alla luce dell’opinione pubblica tali tipi
di matrimoni, poiché esse, temendo che la loro arte di procurarsi il
potere sugli uomini potesse essere conosciuta, facevano di tutto per mantenerla
segreta. Ma poiché nell’altro mondo gli uomini mi hanno chiesto di
mostrar le ragioni del loro odio e di una sorte di rancore nei loro cuori verso
le mogli, riporterò sulle loro arti segrete, perlomeno quanto segue:
– “Gli uomini dissero che, senza rendersene conto, avevano
avvertito una terribile paura delle loro mogli, e non avevano potuto fare altro
che obbedire ai loro umori nella maniera più sommessa e seguire le loro
disposizioni arbitrarie. Per di più, sottostare ai servizi più
bassi, così che alla fine erano diventati come strofinacci[105].
Ma non solo uomini di basso rango erano capitati in una tale condizione con le
loro donne, ma anche degli uomini che rivestivano un’alta dignità,
inclusi perfino i più valorosi e famosi condottieri. Inoltre, dopo che
questa paura li aveva sopraffatti, essi dissero che non avrebbero più
osato parlare con le loro donne in maniera scortese ed opporsi ai loro
desideri, sebbene avessero serbato in cuor loro un odio addirittura mortale
contro di esse. Inoltre, aggiunsero che le loro mogli li trattavano
affabilmente e prestavano anche un orecchio ben disposto a parecchi loro
desideri.
[2] Quegli stessi uomini non riuscivano a comprendere come
nel loro interiore avesse potuto formarsi una tale antipatia, mentre nel loro
esteriore, qualcosa come simpatia. Perciò essi avevano ricercato le
ragioni presso le donne che erano esperte in quell’arte segreta. Dalla
loro bocca avevano appreso – come essi stessi dissero – che le
mogli nascondono profondamente in sé la conoscenza di come sono in grado
di sottomettere gli uomini al loro dominio. Le donne incolte realizzano questo,
alcune attraverso un comportamento alternante di sgridate e premure, altre
attraverso espressioni disgustose costantemente ostili, e cose simili. Le donne
istruite, invece, raggiungono il loro scopo mediante persistenti richieste e
opposizione ostinata, e quando subiscono durezza dai loro mariti, si appellano
al loro diritto legale di uguaglianza opponendosi coraggiosamente. Perfino se
fossero cacciate da casa esse tornerebbero indietro, se volessero insistere
sulle loro richieste. Esse, ugualmente, sanno che gli uomini, per loro natura,
non possono resistere alle ostinate rimostranze delle loro mogli, ed essi, una
volta che si sono arresi, si sottomettono alla loro volontà. Queste,
all’opposto (dei mariti), non appena hanno raggiunto il dominio, si
mostrano amabili e carezzevoli verso di loro. Le donne possono perciò
giungere al dominio mediante tale astuzia perché l’uomo agisce
dall’intelletto, mentre la donna agisce dalla volontà, e la
volontà può agire saldamente determinata, mentre
l’intelletto no”. – Mi è stato detto che le peggiori
di queste donne che sono del tutto compenetrate dalla loro ambizione di
dominio, potrebbero persistere nelle loro ostinate pretese, fino
all’ultimo respiro.
[3] Nondimeno, ho ascoltato anche le giustificazioni addotte
da quelle donne, per sapere per quale ragione si erano servite di
quest’arte. Esse non l’avrebbero fatto se non avessero previsto
– nel caso in cui fossero state soggiogate dai mariti – che
sarebbero state trattate con grande disprezzo e il successivo abbandono, e di
conseguenza la loro perdita. Perciò avrebbero fatto ricorso per
necessità alle loro armi. Esse aggiunsero ancora un’ammonizione
per gli uomini: che i mariti lasciassero alle mogli anche i loro diritti e non
dovevano trattarle con disprezzo come loro serve, se occasionalmente provavano
freddezza verso di loro. Dissero inoltre che molte del loro sesso non erano in
condizione di praticare quest’arte, per innata timidezza. – Io
però aggiunsi: “Per innata umiltà!”. Da questa
esperienza è ora chiaro quali matrimoni nel mondo, i cui coniugi sono
interiormente i più acerrimi nemici, pur apparendo invece esteriormente
come i più intimi amici, sono da chiamare infernali.
*
293. Qui devono essere aggiunti due fatti
memorabili.
Il primo:
[1] Un giorno mentre guardavo dalla
finestra verso Oriente[106]
vidi sette donne sedute in un giardino di rose presso una sorgente che bevevano
della sua acqua. Guardai attentamente per vedere cosa stessero ancora facendo.
Esse mi notarono e una di loro mi fece cenno di avvicinarmi. Lasciai la casa e
mi avvicinai rapidamente. Quando arrivai, chiesi gentilmente da dove venissero.
– Esse risposero: “Noi siamo
spose e ci intratteniamo sulle delizie dell’amore coniugale, e per molte
ragioni veniamo alla conclusione che queste delizie sono allo stesso tempo
delizie e sapienza”. Questa risposta rallegrò talmente il mio
animo che mi sembrò di essere più interiormente e più
chiaramente nello spirito, e quindi anche di essere in una percezione mai
avvertita prima. – Perciò dissi: “Permettetemi di porvi
l’una o l’altra domanda su queste delizie”. Quando
acconsentirono, ripresi: “Come potete voi donne sapere che le delizie
dell’amore coniugale e le delizie della sapienza sono le stesse?”
[2] La loro risposta fu: “Lo
sappiamo dalla rispondenza della sapienza dei nostri uomini con le delizie
dell’amore coniugale in noi; infatti, le delizie di questo amore
aumentano o diminuiscono e si comportano presso di noi del tutto secondo la
sapienza dei nostri mariti”. – Quando sentii questo, dissi:
“Io so bene che le parole amabili dei vostri mariti e il loro sereno
stato d’animo vi stimolano e ne provate grandi delizie in tutto il vostro
petto, tuttavia mi stupisce che voi pensiate che la loro sapienza produca
questo effetto. Dunque, ditemi cosa intendete per sapienza e quale sapienza produce
questo effetto”.
[3] Le donne risposero risentite: “Tu pensi che non sappiamo come e cosa sia la sapienza? Noi
riflettiamo continuamente su questa sapienza presso i nostri mariti, e la
impariamo quotidianamente dalla loro bocca. Noi donne pensiamo dalla mattina
alla sera al loro stato. Difficilmente nel corso del giorno c’è un
istante nel quale il nostro pensiero intuitivo (cogitatio intuitiva) si
allontana completamente da loro. All’opposto, i nostri mariti pensano
durante il giorno solo poco al nostro stato. Perciò noi sappiamo di
quale specie è la loro sapienza che si mostra in noi come sentimento
delizioso. Gli uomini designano questa sapienza come spirituale razionale e
spirituale morale. Della spirituale razionale essi dicono che appartiene
all’intelletto; della spirituale morale che è faccenda della
volontà e della vita. E queste due sapienze si congiungono in una”.
Esse conclusero che le delizie di questa sapienza dalle menti dei mariti si
trasformava in delizie nei loro petti, e dai loro petti, nei petti dei mariti,
e così la sapienza ritornava alla sua origine.
[4] Di nuovo domandai: “Sapete ancora di più
sulla sapienza degli uomini, che voi percepite in maniera così
deliziosa?”. – Esse risposero: “Oh,
sì, vi è una sapienza spirituale e, da questa, una razionale e
una morale. La sapienza spirituale consiste nel riconoscere il Signore e
Salvatore come Dio del Cielo e della Terra, ed acquisire da Lui attraverso la
Parola e le prediche dalla Parola le verità della Chiesa, e con questa
la razionalità spirituale; per questo scopo si deve vivere da Lui e
quindi conseguire la moralità spirituale. Queste sapienze designano i
nostri mariti come coloro che in generale producono il vero amore coniugale.
Noi abbiamo imparato da loro anche la ragione di questo, cioè che
attraverso quella sapienza vengono aperte le regioni interiori della loro mente
e, nello stesso tempo, anche del loro corpo. Con ciò sorge un passaggio
libero (liber transitus) dal primo fino all’ultimo per quella
vena d’amore del cui afflusso, pienezza e forza, dipende e vive
l’amore coniugale. Scopo e meta dello spirituale razionale e sapienza
morale dei nostri mariti, specialmente per quanto riguarda il matrimonio,
consiste nell’amare solo la moglie, e abbandonare ogni desiderio verso le
altre donne. E come questo accade, il grado d’amore viene aumentato e
perfezionato. Nella stessa misura anche noi percepiamo più chiaramente e
più distintamente tutte le delizie che in noi corrispondono alle
piacevoli inclinazioni e alla gradevolezza dei pensieri dei nostri
uomini”.
[5] Ora io
chiesi se sapevano
in quale modo avveniva questa comunicazione. – Esse risposero: “In ogni unione attraverso
l’amore si deve distinguere azione, assimilazione e reazione. Lo stato
delizioso del nostro amore è l’agente (agens) o l’azione; lo
stato della sapienza degli uomini è l’assimilazione o accoglienza,
che allo stesso tempo reagisce oppure è una reazione conforme alla
percezione. Noi percepiamo questa nel petto come sentimento delizioso, e
cioè corrispondente allo stato che è costantemente teso e pronto
a ricevere ciò che sta, in un certo qual modo, in relazione con il
potere maschile e quindi anche con l’ultimo stato d’amore in noi
donne”. Inoltre dissero: “Guardati
inoltre di comprendere, sotto le menzionate delizie, forse le ultime delizie di
questo amore. Di queste non vogliamo parlare, noi ti riferiamo piuttosto delle
delizie che proviamo nel nostro petto, e queste stanno costantemente in
corrispondenza con lo stato di sapienza dei nostri uomini”.
[6] Ora apparve da lontano come qualcosa
che somigliava ad una colomba che si avvicinava con la foglia di un albero nel
becco. Quando però venne vicino, al posto della colomba si riconobbe un
fanciullo con un foglio di carta in mano. Arrivato, me lo consegnò con
queste parole: “Leggilo davanti
alle vergini della sorgente”. – Ed io lessi: «Comunica agli abitanti della Terra,
presso i quali tu sei, che c’è un vero amore coniugale con
migliaia di delizie, di cui l’umanità conosce finora solo pochissimo.
Ma imparerà a conoscere quando la Chiesa sarà promessa in
matrimonio al suo Signore e si sposerà». Allora domandai:
“Perché il fanciullo vi ha chiamato ‘vergini della
sorgente’?”. – Esse risposero: “Siamo chiamate così quando siamo sedute a questa
sorgente, perché siamo le inclinazioni alle verità dei nostri
uomini, l’inclinazione alla verità viene designata come
‘vergine’. La sorgente significa anche il vero della sapienza;
mentre il giardino di rose sul quale siamo sedute, le sue delizie”.
[7] Poi, una delle sette intrecciò una corona di rose,
la spruzzò con l’acqua della sorgente e la pose sul copricapo che
adornava la testa del fanciullo. Nello stesso tempo disse: “Accogli le delizie della comprensione, e sappi che il copricapo
indica il discernimento, e la corona di queste rose le sue delizie”.
Ora il fanciullo si allontanò col suo ornamento e da lontano apparve di
nuovo come una colomba in volo, ma adesso con una piccola ghirlanda sulla
testa.
*
294. Il secondo fatto memorabile:
[1] Un paio di giorni
più tardi vidi per la seconda volta le sette donne nel giardino di rose,
ma questo non era lo stesso di prima, bensì era un magnifico boschetto
di rose, ma di una tal fatta come non l’avevo ancora mai visto. Era
formato in cerchi, e le rose davano forma ad un arcobaleno. Il cerchio
più esterno consisteva di fiori color porpora, i successivi più
interni di fiori giallo oro, al suo interno c’erano rose di colore blu, e
in quello più interno dei fiori di colore verde vigoroso o verde
splendente. Nel punto centrale di questo boschetto di rose color arcobaleno si
trovava un piccolo lago con acqua limpida. Quando quelle sette donne, che prima
erano state denominate ‘vergini della sorgente’, mi videro alla
finestra, mi chiamarono di nuovo e dissero: “Hai mai visto qualcosa di più bello
sulla Terra?”. – Io diedi risposta negativa, ed esse
continuarono: “Cose simili sono
create dal Signore in un istante e rappresentano qualcosa di nuovo sulla Terra.
Ciò che il Signore crea, rappresenta (repraesentat) tutto quanto
qualcosa. Indovina, se puoi, cosa significa questo. Noi supponiamo che si
tratti delle delizie dell’amore coniugale”.
[2] Avendo appreso questo, dissi: “In cosa consistono le
delizie dell’amore coniugale di cui mi avete parlato l’altra volta
con tanta sapienza ed eloquenza? Dopo avervi lasciato ho riferito alle donne
del nostro paese le vostre argomentazioni. Ho detto loro che adesso, essendo
istruito, so che voi percepite il sentimento di delizie nel vostro petto,
delizie che scaturiscono dal vostro amore coniugale, e le potete condividere
con i vostri uomini secondo la loro sapienza. Perciò i vostri occhi
spirituali accompagnano i vostri uomini dalla mattina alla sera e vi adoperate
di muovere e dirigere la loro mente a cercare la sapienza, affinché voi
stesse raggiungiate dei sentimenti di delizie. Inoltre ho accennato che cosa
voi intendete per sapienza, cioè quella spirituale razionale e quella
morale; e per quanto riguarda il matrimonio ho detto che si deve amare solo la
propria moglie ed abbandonare ogni desiderio per le altre donne. Ma le donne
del nostro paese hanno risposto ridendo: ‘Che
significa questo? Queste parole non hanno nessun senso! Non ci è noto
cos’è l’amore coniugale. Forse si trova presso gli uomini,
ma presso di noi, in ogni caso, no! Da dove dovremmo conoscere le sue deliziose
sensazioni? Sì, talvolta noi rifiutiamo con tutte le forze le cosiddette
ultime delizie, essendoci sgradevoli, quasi come fossero violazioni. Se ci
osservi più da vicino, non scorgerai fissato nessun segno di tale amore
sui nostri volti. Quindi sono solo fanfaronate e burle quando, come quelle
sette donne, asserisci che dovremmo pensare ai nostri mariti dal mattino alla
sera e prestare costantemente attenzione a ciò che a loro è
gradito e caro, solo nell’intento di ottenere da loro tali deliziose
sensazioni’. Io mi sono annotato ciò che esse hanno detto, per
riferirlo a voi, perché contraddice, anzi sta in stridente contrasto con
le vostre esposizioni al laghetto, che io ho avidamente accettato e
creduto”.
[3] A questo mio discorso, le donne
nel giardino di rose risposero: “Amico,
tu non conosci la sapienza e la saggezza delle donne, perché esse le
nascondono completamente davanti a voi uomini. Dietro a questo c’è
solo l’intenzione di essere amate, poiché nell’intimo di
ogni uomo c’è nascosta la freddezza verso sua moglie, se lui
è solo sul gradino naturale, ma non su quello spirituale razionale e
morale. Una donna saggia e intelligente lo comprende molto bene e nasconde
perciò molto del suo amore coniugale, lo nasconde profondamente nel
petto, tanto che neppure la minima cosa diventa visibile sul suo volto, nel
tono della voce e nel comportamento. Infatti, nella stessa misura in cui
apparirebbe, anche la freddezza coniugale nascosta dell’uomo si
diffonderebbe dall’intimo della sua mente fin nell’ultima fibra del
suo esteriore, e nel corpo provocherebbe una totale freddezza e il desiderio di
separarsi da letto e mensa!”.
[4] Al che, io chiesi: “Da dove viene ora questa
freddezza che voi definite come freddezza coniugale?”. – Esse
risposero: “Essa viene dalla
demenza (insania) degli uomini nelle
questioni spirituali, e ogni uomo demente nelle cose spirituali è, nell’intimo,
freddo verso sua moglie, ma attratto dalle prostitute. E poiché
l’amore coniugale e l’amore meretricio sono opposti, ne consegue
che l’amore coniugale diventa freddo non appena l’amore meretricio
s’infiamma. Cosicché, una volta che presso l’uomo domina la
freddezza, allora egli non sopporta alcun sentimento d’amore, nemmeno un
alito di questo da parte di sua moglie. Per questo motivo lei, saggia e
intelligente, nasconde il suo amore, e lo nasconde sotto negazione e smentita,
finché l’uomo viene liberato e guarito dall’infiltrante
perverso amore. Così accade che la moglie di un tale uomo non prova
nessuna delizia nel suo petto come la proviamo noi, ma solo libidine (voluptates)[107], che da parte dell’uomo deve essere
denominata come divertimento della follia, quindi dell’amore meretricio.
[5] Ogni donna casta ama suo marito,
anche se non è casto. Ma poiché solo la sapienza accoglie il suo
amore, la donna si dà ogni premura di trasformare la follia di lui (insania) in sapienza; in
altre parole affinché l’uomo non desideri nessun'altra al di fuori
di lei. Lei cerca di farlo in mille modi, facendo attenzione a non lasciare che
l’uomo se ne accorga minimamente, perché lei sa bene che
l’amore non può essere forzato, ma questo prospera solo nella
libertà. Perciò è dato alle donne di conoscere con occhio,
orecchio e intuito ogni singolo stato d’animo dei loro mariti. Al
contrario, agli uomini non è dato di riconoscere lo stato d’animo
delle loro mogli.
[6] Una donna casta
può guardare suo marito con il volto severo, rivolgergli la parola
aspra, anzi essere anche adirata con lui e contendere, e oltre a ciò
nutrire nel cuore un amore affettuoso e tenero per lui. Il fatto che lei possa
riconciliarsi all’istante di nuovo con lui, dimostra che la sua ultima
esplosione di collera simulata aveva per scopo di promuovere la sapienza presso
l’uomo e quindi l’accettazione del suo amore da parte
dell’uomo. Inoltre, le mogli dispongono di mezzi per nascondere
l’amore insito nel loro cuore e nell’anima, affinché la
freddezza coniugale nell’uomo non irrompa e, se è possibile, porti
anche allo spegnimento il fuoco che fornisce il calore alla sua voglia
sessuale, per mezzo del quale da un legno verde si farebbe un palo secco”.
[7] Quando le sette donne ebbero espresso
questo e parecchio altro, vennero i loro mariti. Essi portavano grappoli
d’uva nelle loro mani, alcuni dei quali squisiti, altri invece
disgustosi. Allora le donne dissero: “Perché
avete portato anche questi grappoli d’uva cattivi o selvatici?”.
– A questa domanda, essi risposero: “Perché
nelle nostre anime, unite con le vostre, abbiamo percepito che stavate parlando
con quest’uomo sul vero amore coniugale, ed avete detto che le sue
delizie sono delizie della sapienza, tra l’altro, però, anche dell’amore
meretricio, le cui delizie sono piaceri insani (voluptates insaniae). Questi
ultimi sono i grappoli disgustosi o selvatici, mentre i primi sono le uve dal
sapore delizioso”. E subito confermarono le parole delle loro mogli,
aggiungendo: “Di certo, i piaceri
insani somigliano esteriormente alle delizie della sapienza, ma non
interiormente, proprio come i grappoli d’uva buoni e cattivi che abbiamo
portato. Il casto, come il non casto, dispongono di una sapienza simile
esteriormente, ma interiormente è del tutto differente”.
[8] Dopo di che apparve nuovamente
il fanciullo che teneva nella mano un foglio di pergamena. Egli me lo porse e
disse : “Leggi!”. –
Allora io lessi le seguenti parole: “Sappiate
che le delizie dell’amore coniugale salgono al Cielo supremo, là
si congiungono con le delizie di tutti i tipi di amori celesti, e in tal modo i
coniugi entrano in quella beatitudine che dura eternamente, poiché le
delizie di questo amore sono anche le delizie della sapienza. Dovete
però anche sapere che le delizie dell’amore meretricio scendono
fino al più profondo inferno e là si congiungono con le libidini
di tutti i tipi di amori infernali. Con ciò gli interessati
s’imbattono nello stato d’infelicità, il che consiste in un
impoverimento di tutti i deliziosi sentimenti del cuore. E ciò per il
motivo che le libidini di questo amore sono anche le libidini della
follia”. Dopo di ciò, gli uomini si allontanarono con le loro
donne ed accompagnarono il fanciullo fin lì, dove la sua via
s’innalzava al Cielo. Inoltre essi riconobbero che la comunità che
lo aveva inviato apparteneva al nuovo Cielo con il quale la nuova Chiesa
sarà congiunta sulla Terra.
[indice]
۞
Fidanzamenti e matrimoni
295. Fidanzamenti e matrimoni, e le cerimonie
connesse a questi, devono essere trattati qui soprattutto in considerazione
dell’intelletto, perché questo libro si pone come meta di rendere
chiaro all’intelletto del lettore le Verità contenute in esso. In
questo modo il suo spirito viene convinto, e tali convinzioni hanno
nell’uomo un posto di valore superiore, come qualcosa che è stato
accolto come fede senza la consultazione dell’intelletto, solo in base
all’autorità. Questo penetra solo nella memoria e rimane sapere
della memoria, si mischia con inganni e falsità e sta al di sotto di
quelle verità della ragione che appartengono all’intelletto. Ogni
uomo può parlare dalla memoria di qualcosa di apparentemente ragionevole
che comunque è sbagliato. Allora egli pensa alla maniera del gambero,
con gli occhi rivolti all’indietro e la coda in avanti. Se invece
l’uomo pensa dalla ragione, la sua opinione ragionevole sceglie qualcosa
di concorde proveniente dalla memoria, con cui motiva in sé la
Verità considerata. Perciò in questo capitolo sarà menzionato
qualcosa che è in genere usanza,
per esempio quella che agli uomini spetta la scelta, mentre ai genitori viene
chiesto il consiglio, il cui patto di matrimonio deve essere concluso prima
delle nozze e benedetto dallo spirituale; inoltre, che le nozze devono essere
celebrare solennemente. Qui sarà trattato questo ed altro,
affinché l’uomo possa, con la propria ragione, vedere che queste
cose fanno parte dell’amore
coniugale e servono come mezzi alla sua promozione e completamento. Le
singole suddivisioni di questo trattato vengono disposte come segue:
(1) La scelta spetta all’uomo, non alla donna.
(2) L’uomo deve corteggiare e chiedere alla donna di
contrarre con lui il matrimonio, e non viceversa.
(3) La donna deve consultare i suoi genitori o i suoi sostituti
prima di acconsentire, e solo dopo decidersi.
(4) Dopo la dichiarazione del consenso devono essere offerti
dei pegni.
(5) Il consenso deve essere convalidato e assicurato da un
solenne fidanzamento.
(6) Il fidanzamento serve per la preparazione dei due
promessi all’amore coniugale.
(7) Con il
fidanzamento si congiungono i sentimenti di entrambi, in modo che il matrimonio
dello spirito possa aver luogo prima di quello del corpo.
(8) Questo accade presso gli aspiranti che pensano castamente
al matrimonio, non presso gli altri che pensano impudicamente ad esso.
(9) Durante il tempo del fidanzamento non deve aver luogo
nessuna congiunzione carnale.
(10) Il matrimonio deve essere celebrato dopo il decorso del
tempo del fidanzamento.
(11) Il patto coniugale
deve essere stipulato prima della celebrazione del matrimonio, in presenza di
testimoni.
(12) Il matrimonio deve essere consacrato da un ecclesiastico.
(13) Il matrimonio deve essere festeggiato con
solennità.
(14) Dopo le nozze, il matrimonio spirituale deve diventare
anche fisico, e quindi un matrimonio completo.
(15) In questo modo l’amore coniugale, insieme ai suoi
differenti tipi, dovrebbe svilupparsi dal suo primo ardore fino alla sua prima
fiamma.
(16) L’amore coniugale senza misura e senza ordine
è precipitoso, brucia il midollo della vita e consuma se stesso.
(17) Gli stati
d’animo di entrambi i coniugi, procedenti secondo l’ordine di
successione, sfociano nello stato del matrimonio, tuttavia in un modo nello
spirituale e in un altro nel naturale.
(18) Questo è così perché esiste sia un
ordine progressivo come anche un ordine simultaneo, e questo si forma da quello
e gli è conforme.
*
E ora alla spiegazione dei
singoli punti.
296. (1) L’uomo deve corteggiare e chiedere alla donna di
contrarre con lui il matrimonio, e non viceversa.
[1] Questo perché l’uomo è nato per
essere intelletto, la donna invece
per essere amore. Un ulteriore motivo
consiste nel fatto che nell’uomo domina l’amore per il sesso (est amor sexus), invece nelle donne domina
l’amore per un singolo uomo. Inoltre, perché per gli uomini non
è sconveniente parlare d’amore e dichiararlo, mentre alle donne
non si addice. Esse però hanno la facoltà di scegliere uno dei
loro pretendenti, per tre motivi: a) Per quanto riguarda il primo motivo,
vale a dire che spetta agli uomini la scelta, si basa sul fatto che essi sono
nati per l’intelletto. Questo può intuire cosa concorda e cosa no,
e distingue entrambi, e poi, mediante il suo giudizio, è in grado di
scegliere il confacente. La situazione è diversa presso le donne,
perché esse sono nate per l’amore, e a loro manca la lungimiranza
di quella luce. Perciò si lascerebbero persuadere al matrimonio solo
mediante l’inclinazione del loro amore. Sebbene esse sappiano distinguere
gli uomini dagli uomini, nondimeno il loro amore viene spesso portato alle
apparenze (fero ad apparentias).
[2] b) Per quanto riguarda il
secondo motivo per il fatto che la scelta spetta agli uomini e non
alle donne, è perché in generale negli uomini predomina
l’amore per il sesso, mentre presso le donne l’amore per il sesso
è per un singolo uomo; ciò è perché gli uomini, in
base al loro amore per il sesso, hanno libera prospettiva e forza distintiva,
diversa dalle donne, le quali hanno un amore innato per un solo uomo. Per
convincersi di questo, si domandi agli uomini migliori a voi più
prossimi, come la pensano sulla monogamia e sulla poligamia.
S’incontrerà raramente uno che si esprimerà contro la
poligamia; questo è quindi anche l’amore per il sesso. Viceversa,
si chieda alle donne in merito a questi matrimoni, e quasi tutte, ad eccezione
delle meretrici, rifiuteranno i matrimoni poligami. Questo dimostra che presso
le donne predomina l’amore per un singolo uomo, quindi predomina l’amore coniugale.
[3] c) Per quanto riguarda il
terzo motivo, cioè che per gli uomini si addice parlare
dell’amore e lo dichiarano, mentre per le donne non s’addice,
questo è evidente. Di conseguenza spetta agli uomini anche la
dichiarazione del loro amore, e quindi nello stesso tempo la scelta. Come si
sa, le donne hanno la scelta tra i loro pretendenti, ma il loro modo di scelta
è ristretto, mentre quella degli uomini è libera e illimitata.
297. (2) L’uomo
deve corteggiare e chiedere alla donna di contrarre con lui il matrimonio, e non
viceversa.
Questo
passo segue dopo la scelta; inoltre la richiesta dell’uomo per una donna,
e la proposta corrispondente, è qualcosa di onorevole e dignitoso. Al
contrario, se fossero le donne a presentare la proposta, non solo sarebbero
rimproverate, ma anche disprezzate, e dopo il matrimonio sarebbero considerate
come esseri libidinosi (libidinosus),
con le quali non sarebbe possibile nessuna comunanza, tranne una fredda e
riluttante. In questo modo il matrimonio si trasformerebbe in tragedia. Anche le
donne lo considerano un onore se, per così dire, si sono dichiarate
sconfitte solo dopo un prolungato impeto degli uomini. È ipotizzabile
che se fossero le donne a corteggiare gli uomini, essi solo raramente
accetterebbero; piuttosto, nella maggior parte dei casi sarebbero rifiutate con
disprezzo o indotte all’impudicizia, e quindi perderebbero anche la loro
virtù. Inoltre,
come qui sopra è stato decisamente dimostrato[108],
agli uomini nessun vero amore per il sesso è innato, e senza questo
amore sessuale non esiste nessuna voglia interiore di vita, per cui gli
uomini, per arricchire la loro vita attraverso questo amore, si sforzano
di andare incontro alle donne con gentilezza, rivolgendosi a loro cordialmente,
con buone maniere e modestamente, per ottenere questa dolce
‘aggiunta’ per la loro vita. La bellezza
del viso, del corpo e della buona creanza conferiti al sesso femminile davanti
ai maschi, lascia emergere questo desiderio degli uomini ancora più
giustificato.
298. (3) La donna
deve consultare i suoi genitori o i suoi sostituti prima di acconsentire, e
solo dopo decidersi.
I genitori devono
essere consultati perché essi riflettono e consigliano in base al
giudizio, alla conoscenza e all’amore, e poiché nella loro
età avanzata hanno un giudizio più maturo e intuiscono più
facilmente cosa armonizza e cosa no. La loro conoscenza, tanto del pretendente,
sul quale essi devono prendere informazioni, quanto anche della figlia, li
abilita, quando uniscono il loro punto di vista, a giungere ad una conclusione
sui due; e infine, per amore, consigliano il benessere della propria figlia e,
badando alla sua felicità domestica, alla fine si prendono cura anche
della propria.
299. [1] Sarebbe alquanto differente
se fosse la figlia da se stessa a dare il consenso a un pretendente senza
consultare i suoi genitori o sostituti, perché lei non potrebbe certo
ponderare con giudizio e conoscenza questa faccenda, dalla quale
dipenderà il suo futuro benessere o la sua sfortuna. Ponderare
attentamente per propria valutazione, per propria conoscenza e amore, lei manca
nel giudizio, perché non conosce ancora la vita coniugale, e
perciò non è in grado di ponderare le ragioni e i comportamenti
degli uomini che risulta dal loro genere. Lei non ha cognizione perché
conosce poco, non conosce che l’arredamento e il governo della casa
presso i genitori e presso alcune amiche[109],
e non è in grado di sondare le abitudini e particolarità del suo
pretendente; neanche dall’amore, perché l’amore delle
figlie, tanto nella prima come nella seconda età da matrimonio, si
lascia guidare dai desideri dei sensi, e non ancora da una mente giudiziosa.
[2] Tuttavia, anche la figlia deve prendere in
considerazione la faccenda da sé, prima di dare il suo consenso,
perché non deve essere portata contro la sua volontà ad unirsi in
matrimonio con un uomo che lei non ama. Il consenso, infatti, è
necessario per il matrimonio ed introdurrà il suo spirito in questo
amore. Un consenso dato mal volentieri o estorto, non produce nessuna unione
spirituale ma solo corporea, e così lei trasforma la castità che
risiede nel suo spirito in lussuria, e con ciò il calore coniugale
dell’amore viene già corrotto nel suo primo inizio.
300. (4) Dopo la dichiarazione del consenso devono essere offerti
dei pegni.
[1] Questi pegni (pignero)
sono un primo segno di benevolenza e un’espressione di gioia. Essi sono
una conferma e un segno del consenso. Perciò si dice, quando entrambi
hanno acconsentito: “Dammi un segno!”. E quando due si sono
promessi l’un l’altro in matrimonio ed hanno confermato la promessa
solenne con doni del genere, allora essi sono, per così dire,
assicurati.
[2] I pegni sono una testimonianza; sono, per così
dire, testimoni oculari costanti dell’amore reciproco. Perciò sono
anche conferme, specialmente se sono anelli, boccette di profumo e medaglioni.
Queste cose sono, in un certo qual modo, immagini che rappresentano i
sentimenti (animorum) dello sposo e
della sposa. Questi pegni sono anche le prime dimostrazioni di affetti,
perché l’amore coniugale
è un affetto reciproco, e i doni sono il primo segno. I pegni sono noti
per essere innanzitutto anche per la gioia. Essi dilettano l’animo quando
li si contempla, perché l’amore si manifesta in questi, e se tali
doni sono dati dall’amore, allora sono più cari e più
preziosi di ogni altro, quasi come se i cuori stessi fossero in loro,
perché questi pegni sono garanzie dell’amore coniugale. I doni dati dopo il consenso erano comuni anche
tra gli uomini dell’antichità, e dopo il loro scambio i due
venivano dichiarati ‘marito’ e ‘moglie’. Va ancora
annotato che spetta alla persona interessata consegnare i doni prima o dopo il
fidanzamento. Se vengono dati prima, servono alla conferma e attestazione del
consenso per il fidanzamento, se dopo, allora serve anche per il matrimonio.
301. (5) Il consenso deve essere convalidato e assicurato da un
solenne fidanzamento.
I motivi per il fidanzamento sono i seguenti:
(a) Le anime
di entrambi si devono inclinare l’una verso l’altra.
(b) L’amore
per l’altro sesso, in generale, si deve concentrare sull’uno o
quell’uno dell’altro sesso.
(c) Le
inclinazioni interiori devono essere conosciute da entrambe le parti e per
mezzo di ciò si legano l’un l’altro per essere uniti
all’interiore gaiezza dell’amore (hilaritas interna amoris).
(d) Le anime
di entrambi (utriusque spiritus)
devono contrarre un matrimonio ed unirsi sempre più.
(e) Così
l’amore coniugale si deve sviluppare nel giusto modo e maniera dal suo
primo calore fino alla fiamma nuziale.
(f) L’amore
coniugale deve quindi procedere e crescere nel giusto ordine dalla sua origine
spirituale. ‒ Lo stato del fidanzamento può essere paragonato alla
primavera che precede all’estate, e le deliziose sensazioni interiori con
la fioritura degli alberi che precede i frutti. Inizi e accrescimenti dell’amore coniugale crescono secondo
l’ordine con il loro influsso sull’amore reale iniziando con le
nozze.
302. (6) Il
fidanzamento serve per la preparazione dei due promessi all’amore
coniugale.
[1] Gli argomenti esposti nella parte precedente mostrano
chiaramente che il fidanzamento prepara la mente o lo spirito di un promesso
all’unione con la mente o lo spirito dell’altro, ovvero, cosa che
è lo stesso, l’amore dell’uno con l’amore dell’altro.
Inoltre è ancora da menzionare che nel vero amore coniugale è
stato iscritto un ordine che prima sale e poi di nuovo scende. Dal suo primo
calore esso sale a poco a poco verso l’alto fino alle anime, e in esse
causa congiunzioni attraverso aperture sempre più interiori delle menti.
In effetti non vi è amore che effettui questa apertura con più
intensità o che apra gli interiori delle menti con più forza e
abilità che l’amore
coniugale, poiché l’anima dell’uno e dell’altro ha
questo scopo. Ma nello stesso istante nel quale questo amore sale
all’anima, scende anche giù nel corpo, con il quale essa si
riveste.
[2] Ma, nota bene: la natura dell’amore coniugale nella sua discesa rimane tale come era
all’altezza alla quale era asceso. Se era casto nelle altezze, allora
discende casto anche da lì; se invece non lo era, discende lussurioso.
Le sfere inferiori della mente sono in sé impudiche, poiché sono
connesse con il corpo, quelle superiori invece, poiché si separano da
loro, sono caste. Su questo argomento dirò di più al n. 305.
Questo poco fa riconoscere che le menti di entrambi i promessi attraverso il
fidanzamento vengono preparate all’amore
coniugale, anche se in modo diverso secondo le loro inclinazioni.
303. (7) Con
il fidanzamento si congiungono i sentimenti di entrambi, in modo che il
matrimonio dello spirito possa aver luogo prima di quello del corpo.
Questa è la
conclusione dalle esposizioni ai n. 301 e 302. Perciò viene tralasciato
senza ulteriori dimostrazioni.
304. (8) Questo
accade presso gli aspiranti che pensano castamente al matrimonio, non presso
gli altri che pensano impudicamente ad esso.
[1] Casti sono quegli uomini i cui pensieri sul matrimonio
provengono dalla religione. Presso di loro il matrimonio dello spirito precede,
e quello del corpo segue. Questi sono coloro presso i quali l’amore si
slancia in alto fino all’anima, per scendere giù di nuovo da
questa altezza, di cui sopra al n. 302. L’anima di questi uomini desiste
dallo sconfinato amore per il sesso ed essi si dedicano ad un’unica
persona, con la quale aspirano ad un’unione durevole ed eterna, insieme
alla beatitudine conseguente da questa, un traguardo che nutre la speranza di
ristorare continuamente le loro menti.
[2] Completamente diverso è presso i lussuriosi, vale
a dire presso coloro che sul matrimonio e alla sua santità non pensano
dalla religione. Presso di loro c’è solo il matrimonio del corpo,
non dello spirito. Finché vivono in uno stato di fidanzamento, talvolta
viene loro in mente qualcosa di un matrimonio dello spirito, ed elevano i loro
pensieri fino all’altezza della loro anima. Nondimeno, ricadono di nuovo
al livello di quei desideri che appartengono alla volontà secondo la
carne. Così, in seguito agli impulsi impuri, sprofondano giù a
capofitto nel corpo ed insozzano l’ultima cosa dell’amore coniugale
con il loro stimolante fuoco seducente. E come inizialmente si accendono in
questo ardore, allo stesso modo questo loro fuoco si spegne rapidamente e si
trasforma in freddo invernale, accelerando così anche
l’esaurimento. Presso questi uomini lo stato di fidanzamento favorisce
difficilmente qualcosa di diverso dall’aumento dei loro desideri per la
lussuria, per mezzo della quale viene profanata l’essenza coniugale
dell’amore.
305. (9) Durante il tempo del fidanzamento non deve aver luogo
nessuna congiunzione carnale.
[1] Con ciò, infatti, l’ordine iscritto
nell’amore coniugale andrebbe perduto. Nella mente umana ci sono tre
regioni, di cui la più alta viene chiamata ‘la celeste’, quella centrale ‘la spirituale’, e quella
più bassa ‘la
naturale’. In questa regione più bassa nasce l’uomo,
nella centrale, ossia la spirituale, egli si erge attraverso una vita secondo
le verità della religione, e nella più alta, la celeste, vi
accede attraverso il matrimonio dell’amore e della sapienza. Nella
regione più bassa, detta naturale, tutti i desideri del male,
così come le dissolutezze, hanno la loro sede; nella regione centrale,
denominata spirituale, non c’è niente di questo, perché il
Signore reintrodurrà l’uomo in questa regione, quando
rinascerà. Invece nella regione più alta denominata celeste,
dimora la castità coniugale nel suo amore! A questa regione ‒
attraverso il vero amore coniugale – l’uomo viene elevato tramite
l’amore per i fini utili, poiché i fini utili più
impareggiabili provengono dai matrimoni.
[2] Questo, nella forma più breve
possibile, mostra che l’amore coniugale,
dall’inizio, cioè quando s’infiamma, deve essere innalzato
dalla regione più bassa a quella più alta, per diventare casto, e
quindi, dopo scendere nel corpo attraverso la regione centrale e quella
inferiore. Se questo accade, questa regione viene purificata
dell’impudicizia ad opera della castità che discende, e
così anche l’ultima cosa di questo amore diventa casto. Se
però l’ordine consecutivo di questo amore viene stravolto da
unioni carnali premature, ne consegue che l’uomo opera dalla regione
più bassa, la quale è impura dalla nascita. Qui, come si sa, sta
la causa della freddezza verso il coniuge, sta la mancanza di rispetto verso
l’altro e il motivo del disgusto. Ci sono tuttavia svariate distinzioni
nelle conseguenze di unioni premature, come anche l’allungamento
esagerato oppure troppo limitato del fidanzamento. Nondimeno, queste differenze,
a causa del loro numero e varietà, non possono essere menzionate in
dettaglio.
306. (10) Il
matrimonio deve essere celebrato dopo il decorso del tempo del fidanzamento.
Ci sono feste da
considerare semplici formalità, ma anche feste di significato più
sostanziale, e a queste appartengono i matrimoni. Le seguenti considerazioni
mostreranno che questi appartengono agli avvenimenti essenziali nella vita e
dovrebbero essere solennemente annunciati e formalmente commemorati. Questi in
sintesi:
(a) Le nozze
chiudono lo stato precedente iniziato col fidanzamento, il quale era
principalmente un determinato stato d’animo. Tuttavia è
l’inizio dello stato seguente che riceverà la sua consacrazione
attraverso il matrimonio riguardante spirito e corpo, poiché allora lo
spirito entra nel corpo e in esso comincia a operare. I coniugati,
perciò, in questo giorno abbandonano lo stato come anche il nome di
fidanzata e fidanzato, e al posto di questo ottengono lo stato e il nome di coniugi, condividendo lo stesso letto.
(b) Allo stesso tempo,
il matrimonio è l’introduzione e l’entrata in un nuovo
stato. La fanciulla diventa moglie, e il giovane diventa marito, e così
i due diventano una carne sola. Questo accade quando l’amore li unisce
attraverso l’ultima cosa, e il matrimonio unisce i due in un’unica
forma umana, cosicché essi non sono più due, ma una carne sola.
È già stato mostrato che il matrimonio trasforma veramente la
vergine in moglie e il giovane in marito.
(c) Con le nozze
comincia la totale separazione dell'amore sessuale dall'amore coniugale, e
cioè, unendosi contemporaneamente nel modo più intimo, l'amore di
un coniuge con quello dell'altro, attraverso l'unione completa.
(d) Può
sembrare come se il matrimonio sia solo una specie di intermezzo tra questi due
stati, quindi una semplice formalità che potrebbe anche essere
tralasciata, e nonostante ciò, nell’atto, si trova comunque
qualcosa di completamente essenziale rispetto all’inizio del nuovo stato
sopra menzionato, in virtù di un patto regolare e del mutuo consenso che
deve essere spiegato davanti a dei testimoni e consacrato da un religioso, per
non parlare degli altri segni che lo confermano. Infatti, alle nozze spetta
un’importanza fondamentale e il matrimonio legittimo si forma solo dopo,
perciò i matrimoni sono celebrati anche nel Cielo. (vedi n. 21, e dal 27
al 44).
307. (11) Il
patto coniugale deve essere stipulato prima della celebrazione del matrimonio ,
in presenza di testimoni.
È necessario
stipulare il patto coniugale prima della celebrazione del matrimonio, affinché
si conoscano le regole e le leggi del vero amore coniugale e rammentarsele dopo
le nozze, ma anche al fine che possa esistere un legame che unisca le menti al
legittimo matrimonio. Dopo l’esordio dell’unione matrimoniale, a
volte si ripresenta uno stato come esisteva prima del fidanzamento, nel quale
il ricordo del patto coniugale cade nell’oblio. Anzi, quando un
lussurioso viene tentato dall’impudicizia, gli esce completamente dal
senno il pensiero del patto coniugale, e se lo dovesse ricordare, lo disprezza
pure. Per impedire simili aberrazioni, la società stessa ha preso in
carico la protezione di questo patto, ed ha posto la sua violazione sotto
punizione. In una parola: il patto concluso prima della celebrazione del
matrimonio rivela i sacri doveri del vero amore coniugale, li stabilisce ed
obbliga anche gli uomini dissoluti ad obbedire. Si aggiunga che, con questo
patto, viene assicurato legalmente il diritto alla procreazione della prole e
il diritto all’eredità dei genitori.
308. (12) Il matrimonio deve
essere consacrato da un ecclesiastico.
Ciò è
precisamente così, perché i matrimoni, considerati in se stessi,
sono qualcosa di spirituale e perciò sacri, perché discendono dal
matrimonio celeste del bene e del vero. Ciò che appartiene al matrimonio
corrisponde al matrimonio divino del Signore con la Chiesa, quindi proviene dal
Signore Stesso e si comporta secondo lo stato della Chiesa presso gli sposi.
Pertanto, poiché sulla Terra l’ordine ecclesiastico amministra le
cose che appartengono al sacerdozio del Signore, cioè le cose connesse
col Suo Amore, di conseguenza anche le cose che riguardano la benedizione,
quindi anche i matrimoni, devono essere consacrati dai Suoi servitori, e
poiché essi sono anche i principali testimoni, è opportuno che
anche il consenso al patto deve essere accettato, confermato e quindi
assicurato, da loro.
309. (13) Il matrimonio deve
essere festeggiato con solennità.
Siccome
l’amore che era esistito tra loro come fidanzata e fidanzato scende ora
completamente nei loro cuori, e da lì si diffonde nei loro corpi
così che vengono percepite le delizie del matrimonio e le loro menti
sono trasferite in uno stato d’animo festoso, essi, per quanto è
permesso e conveniente, si abbandonano alla gioia festosa. Per promuovere
questo stato d’animo è importante che questi sentimenti festosi
dei loro animi si possano esternare in compagnia, e così essi stessi
possano essere introdotti nelle gioie dell’amore coniugale.
310. (14) Dopo
le nozze, il matrimonio spirituale deve diventare anche fisico, e quindi un
matrimonio completo.
[1] Tutto ciò che avviene nel corpo dell’uomo,
fluisce dal suo spirito. Com’è noto, la bocca non parla da
sé, ma dal pensiero della mente, e le mani e i piedi non agiscono da
sé, ma dalla volontà della mente. Di conseguenza la mente parla
attraverso il suo organo ed agisce anche attraverso i suoi organi corporei.
Quindi è chiaro che discorso e azione della bocca e del corpo hanno
uguale caratteristica della mente, la quale si esprime attraverso di loro. Perciò
la mente dispone il corpo attraverso un continuo influsso ad azioni concordanti
e simultanee, e quindi i corpi degli uomini, in un senso più profondo,
altro non sono che forme delle loro menti, organizzate esteriormente per
eseguire i comandi dell’anima. Queste osservazioni sono state fatte
precedere affinché si possa capire meglio per quale ragione anzitutto le
menti, o gli spiriti dei promessi sposi, devono essere uniti, per così
dire, attraverso un matrimonio, prima che il matrimonio fisico sia consumato,
vale a dire, affinché poi possano essere anche dei matrimoni dello
spirito, al fine che i coniugi si amino dallo spirito e, da ciò, poi,
anche nel corpo. Da questo punto di vista vogliamo ora considerare il
matrimonio.
[2] Se l’amore coniugale unisce le menti di due persone per il
matrimonio, allora unisce e forma anche i loro corpi per questo. Come
già detto, la forma del corpo dall’interno è la forma della
mente, con la sola differenza che questo, esteriormente, è così
organizzato da riuscire a portare all’esecuzione quello che la forma
interiore del corpo ha determinato dalla mente. Invece una mente che viene
formata attraverso l’amore coniugale, non solo è presente
interiormente dappertutto nell’intero corpo, ma oltre a ciò,
nell’interno degli organi genitali, i quali hanno la loro regione al di
sotto delle altre regioni del corpo. In questi sfociano le forme della mente
presso coloro che sono uniti dall’amore coniugale. In conseguenza di
ciò, anche le inclinazioni e i pensieri delle loro menti prendono questa
direzione. In ciò si differiscono le attività delle menti dagli
altri tipi di amore, che non s’inoltrano fin lì. Da tutto
ciò risulta che l’amore
coniugale, interiormente nei suoi organi è fatto così come
nelle menti dei due promessi. È chiaro che dopo le nozze il matrimonio
dello spirito deve anche diventare un matrimonio fisico, e quindi completo. Di
conseguenza, se il matrimonio è casto nel suo spirito e da ciò
deriva la sua santità, anche se nel corpo è nella sua pienezza
esso rimane ugualmente casto. Invece avviene il contrario se il matrimonio
è lussurioso nello spirito.
311. (15) In
questo modo l’amore
coniugale, insieme ai suoi differenti tipi, dovrebbe svilupparsi dal suo primo
ardore fino alla sua prima fiamma.
[1] Si dice ‘dal
suo primo ardore fino alla sua prima fiamma’, perché il calore
della vita è l’amore, invece il calore coniugale, o l’amore
coniugale, aumenta gradualmente fino a diventare qualcosa come una fiamma o una
vampata. Si dice ‘fino alla sua
prima fiamma’, perché qui è inteso il primo stato dopo
il matrimonio, quando questo amore ancora brucia. Come però diventa
dopo, cioè nel matrimonio stesso, è stato descritto nei capitoli
precedenti. Nelle nostre attuali riflessioni viene solo dimostrata la sua successione, come si sviluppa
dal suo stato limitato fino alla sua prima meta.
[2] Ogni ordine procede dal primo
all’ultimo, per cui di volta in volta l’ultimo diventa il primo di
un ordine successivo. Inoltre il tutto dell’ordine intermedio è
l’ultimo dell’ordine precedente e il primo dell’ordine
successivo. Così gli scopi passano costantemente nei loro effetti
attraverso le cause. Questo può essere ragionevolmente e chiaramente
dimostrato dalle osservazioni delle cose conosciute e viste nel mondo, poiché
qui si tratta solo dell’ordine in cui l’amore procede dal suo primo
stato fino alla sua meta. Queste cose possiamo tralasciarle e parlare solo del
fatto che questo amore rimane così ordinato com’era dal suo primo
ardore fino alla sua prima fiamma, e di solito anche più tardi, quando
si sviluppa ulteriormente. Infatti, in questo sviluppo si procede solo per lo
spiegamento del primo ardore. Se questo era casto, allora la castità si
fortifica nella successione, se invece era impudico, allora l’impudicizia
si fortifica nella successione, fino a che ha perduto tutta la castità,
nella quale al tempo del fidanzamento era esteriore, ma non interiore.
312. (16) L’amore coniugale senza misura e senza ordine
è precipitoso, brucia il midollo della vita e consuma se stesso.
Questo lo affermano
alcuni dei celestiali. Sotto il midollo della vita essi intendono
l’interiore della mente e del corpo. Esso è bruciato dal
precipitoso amore coniugale, in altre parole, consumato, perché questo amore comincia con una fiamma che
distrugge e corrompe ciò che è più sacro, dove
l’amore coniugale è nei suoi inizi, e da cui deve iniziare.
Ciò accade quando l’uomo e la donna affrettano il matrimonio senza
ordine, senza guardare in su al Signore, senza neanche interpellare la loro
ragione e si rifiutano di osservare un periodo di fidanzamento, obbedendo solo
agli impulsi carnali. Ciò nondimeno, quando l’amore comincia in
questo modo, anziché un amore interiore diventa uno esteriore, e quindi
non è un amore coniugale. Un tale amore si può definire come un
guscio senza nocciolo, oppure anche come un amore carnale scarno e secco che
è spogliato della sua pura essenza. Di più su questo, si trova
sopra al n. 305.
313. (17) Gli stati
d’animo di entrambi i coniugi, procedenti secondo l’ordine di
successione, sfociano nello stato del matrimonio, tuttavia in un modo nello
spirituale e in un altro nel naturale.
[1] Una regola che nel mondo colto viene generalmente
accettata a causa della sua verità, dice che lo stato finale
s’indirizza secondo l’ordine consecutivo dal quale si forma ed ha
la sua esistenza. Infatti, solo così è reso manifesto che
cos’è l’influsso e cosa ha per risultato. Sotto influsso c’è da intendere
tutto ciò che precede e forma quel che segue, ed è da intendere
l’ultimo che segue nello sviluppo.
Si pensi per esempio a tutto
ciò che in un uomo deve precedere prima di giungere alla sapienza,
oppure in un politico affinché diventi saggio, o in un teologo
finché la sua erudizione sia formata. Altrettanto si pensi a tutto
ciò che deve precedere dall’infanzia, affinché l’uomo
diventi uomo, oppure cosa deve seguire nello sviluppo del seme e della piantina
per far sorgere un albero, e che cosa ancora avviene nel fiore prima che si
sviluppi il frutto. In modo del tutto simile stanno le cose con tutto
ciò che nella fidanzata e nel fidanzato precede e si deve sviluppare per
formare il loro matrimonio. Questo è dunque da intendere sotto influsso.
[2] Nel mondo, tuttavia, è ancora sconosciuto che
tutto ciò che accade nella mente ha delle conseguenze, e a loro volta le
conseguenze così risultanti si uniscono l’una accanto
all’altra e una dopo l’altra, e insieme compongono l’ultima.
Infatti, questa è una verità che io ho sentito dal Cielo e la
menziono qui. Attraverso questa viene svelato ciò che procura l’influsso
e di quale natura sia quest’ultimo, nel quale esistono insieme le
conseguenze formate un po’ alla volta. Da questo si può vedere che
gli stati d’animo dei due coniugi, man mano che procedono nei loro gradi
di sviluppo, hanno influsso sullo stato del loro matrimonio. Tuttavia i coniugi
dopo la celebrazione del matrimonio sono nella più completa ignoranza
riguardo alla successione di ciò che s’imprimeva nelle loro menti
dal precedente, e ora vi dimorano. E tuttavia è proprio questo che
dà la sua forma all’amore
coniugale e costituisce lo stato delle loro menti nel quale agiscono
l’uno verso l’altro.
[3] Negli spirituali si forma un diverso stato da un altro
ordine di sviluppo rispetto a quelli naturali, perché gli spirituali procedono
nel giusto ordine, invece i naturali nel falso. Gli spirituali nel loro
sviluppo guardano al Signore, e il Signore provvede e guida l’ordine
secondo il quale essi progrediscono. Invece i naturali guardano solo a se
stessi e perciò si sviluppano nell’ordine invertito. Lo stato del
loro matrimonio è interiormente pieno di lussuria, e quanto grande
è la loro lussuria, tanto grande è anche la loro freddezza
coniugale, e quanto grande è ancora questa, tanto grande è anche
la riservatezza della loro vita più intima. Con ciò viene
ostruita la vena e prosciugata la sorgente.
314. (18) Questo
è così perché esiste sia un ordine progressivo come anche
un ordine simultaneo, e questo si forma da quello e gli è conforme.
[1] Su questo si basa la frase presentata nella sezione
precedente. È noto che vi sia tanto un ordine progressivo quanto anche
uno simultaneo, non è noto invece che l’ordine simultaneo proceda
dal progressivo. Tuttavia può essere dimostrato solo con grande
difficoltà come il progressivo s’introduce nel simultaneo e il
tipo di ordine che ne risulta, perché presso gli eruditi non si trova
ancora alcuna immagine alla quale attingere per la spiegazione. Il concetto che
sta alla base di questo arcano non può essere descritto in poche parole.
D’altra parte una descrizione dettagliata svierebbe lo spirito del
lettore dall’immagine imparziale dell’amore coniugale. Perciò qui per la spiegazione deve essere
menzionato solo ciò che è stato esposto brevemente nel libro
“La Dottrina della Nuova
Gerusalemme delle Sacre Scritture” su questi due ordini: il
progressivo e il simultaneo, e sull’influsso del primo nel secondo.
Là si dice:
[2] “Nel Cielo come nel mondo c’è un
ordine progressivo e uno simultaneo. Nell’ordine progressivo una cosa
segue un’altra, dalla più elevata fino alla più bassa,
mentre nell’ordine simultaneo una cosa sta accanto all’altra, dalla
più interiore fino alla più esteriore. L’ordine progressivo
è come una colonna con risalti dal più alto fino al più
basso, mentre l’ordine simultaneo è come un’opera che
è congiunta dall’interno fino alla superficie. L’ordine
progressivo diviene simultaneo in ciò che è esteriore, e
precisamente nel modo seguente: il più elevato dell’ordine
progressivo diventa il più intimo dell’ordine simultaneo, e il
più basso per l’estremo dell’ordine simultaneo. Esso
può essere paragonato ad una colonna composta di sezioni che si
affloscia in sé e diventa in questo modo un corpo connesso al piano.
Così si forma il simultaneo dal progressivo. E questo è
così nell’insieme come in un singolo, sia nel mondo spirituale
come pure in quello naturale”. – Si vedano i n. 38 e 65 di quell’opera. Di più su
questo argomento si trova nell’opera ‘La sapienza degli angeli sul divino Amore e
divina Sapienza’ ai n. 205-229.
[3] Lo stesso vale per
l’ordine progressivo fino al matrimonio, e per l’ordine simultaneo
nel matrimonio. Il secondo procede dal primo e si dispone conforme ad esso. Chi
comprende l’influsso dell’ordine progressivo nell’ordine simultaneo,
può anche comprendere il perché gli angeli dalla mano
dell’uomo possono riconoscere tutti i pensieri e aspirazioni della sua
mente, e il perché le mogli sentono le inclinazioni dei loro uomini se
queste mettono loro le mani sul petto, il che è stato più volte
menzionato nei fatti memorabili. Le mani sono le ultime nell’uomo, in cui
le riflessioni e le conclusioni della sua mente defluiscono e formano una
simultaneità. Perciò anche nella Parola si dice che è
scritto nelle mani[110].
*
315. Qui devono essere aggiunti due fatti memorabili.
Il primo:
[1] Un giorno, non lontano da me,
vidi un fenomeno meteorologico: una nuvola si disperdeva in parecchie piccole parti,
di cui alcune erano blu ed altre erano scure. Mi sembrava come se urtassero tra
loro producendo strisce di folgore splendenti che talvolta apparivano taglienti
come pugnali, talvolta invece anche spuntate come spade spezzate. Queste
strisce ora si avvicinavano ora si ritiravano, proprio come comandate da
spadaccini. In altre parole sembrava come se queste nuvole di diverso colore
combattessero tra loro. Certamente era solo un gioco, e poiché questo
fenomeno non si mostrava lontano da me, guardai più attentamente. Allora
vidi dei ragazzi, dei giovani e dei vecchi che entravano in una casa fatta di
marmo ed edificata su una base di porfido[111].
Sopra questa casa si mostrava lo strano gioco di nuvole. Ora rivolsi la parola
ad uno dei partecipanti e chiesi cosa ci fosse lì. Egli rispose: “Questo è un ginnasio dove
vengono iniziati giovani uomini in differenti campi della sapienza”.
[2] Quando udii questo, mi unii a loro ed entrai. Io
però ero nello spirito, cioè in uno stato nel quale sono anche
gli uomini nel mondo spirituale ove sono chiamati spiriti e angeli. Ed ecco,
nel primo piano del ginnasio c’era una cattedra, nel mezzo c’erano
delle panche, e ai lati delle sedie tutt’intorno. Sopra l’ingresso
si trovava un locale per l’orchestra. La cattedra era per i giovani che
dovevano rispondere alle domande loro presentate, le panche erano per gli
uditori, le sedie ai lati per coloro che avevano risposto bene in precedenti
occasioni, e il locale per l’orchestra era per gli anziani che dovevano
fungere da arbitri ed esperti. Su una tribuna, che si ergeva nel mezzo del
locale per l’orchestra, sedeva un uomo saggio definito ‘maestro
dirigente’, e dava i quesiti a cui i giovani dovevano rispondere. Quando
tutti furono riuniti, si alzò e disse: “Il quesito di oggi suona così: ‘Che cos’è e
com’è fatta l’anima?’. Vi prego di rispondere a questa
domanda, se potete”.
[3] A queste parole tutti si spaventarono e cominciarono a
mormorare l’un con l’altro. Ma alcuni di quelli che sedevano sulle
panche esclamarono: “Chi di tutti
gli uomini che hanno vissuto dall’epoca di Saturno fino al presente,
avrebbe mai riconosciuto e compreso in maniera razionale cos’è
l’anima, senza parlare di che specie sia? Non oltrepassa questo
l’orizzonte di tutti gli uomini?”. – Dal locale
dell’orchestra nondimeno si udì rispondere: “In nessun modo riguarda l’intelletto, ma si trova dentro
il suo raggio. Ora si dia la risposta”. – A queste parole i
giovani destinati per questo giorno si resero pronti a salire sulla cattedra
per rispondere alla domanda. In cinque erano stati esaminati dagli anziani, ed
erano stati trovati particolarmente saggi. Essi presero posto a sinistra e a
destra della cattedra sulle sedie imbottite, ed ora salirono uno dopo
l’altro, secondo il loro ordine del posto a sedere. In un primo momento
ognuno indossava una tunica di color opale[112],
sopra questa una sopravveste di morbida lana con fiori intessuti, e alla fine
un cappello, la cui volta era decorata con una corona di rose intrecciata con
piccoli zaffiri.
[4] Io vidi come il primo, in questa veste, salì
sulla cattedra e lo sentii dire: “Che
cos’è e com’è fatta l’anima non è stato
rivelato ancora a nessuno fin dal giorno della Creazione. È un mistero
nascosto nella camera del tesoro di Dio. Tanto però si sa, cioè
che l’anima risiede nell’uomo come una regina. I veggenti istruiti
scientificamente hanno cercato di conoscere dove si sarebbe potuta trovare la
sua sede. Alcuni hanno pensato di riconoscerla in quel piccolo accrescimento
tra il cervello e il cervelletto che si definisce come ghiandola pineale[113]. In essa posero la sede dell’anima
poiché l’intero uomo è governato da questi due cervelli;
questo accrescimento li stimola e secondo il loro volere predispone tali
cervelli all’azione. Con questo, però, predispone l’uomo
intero dalla testa ai piedi. A ragione di ciò, questo nel mondo apparve
a molti come giusto, o perlomeno probabile. Tuttavia, un secolo più
tardi questa tesi fu respinta come una semplice congettura”.
[5] Detto questo, depose veste e cappello e li
consegnò al successivo dei prescelti che ora si coprì con questi
ed occupò la cattedra. La sua opinione sull’anima fu questa: “Nell’intero Cielo e in tutto il
mondo, non si sa cosa sia l’anima e com’è fatta. Certamente
si sa che esiste e dimora nell’uomo, ma dove abbia la sua sede si
può solo indovinare. Sicuramente mi sembra certo che la sede si trovi
nella testa, poiché lì l’intelletto pensa e la
volontà forma le sue intenzioni, anche perché nel viso, quindi in
una parte della testa, si trovano gli organi sensori dell’uomo. Tutto
questo è ravvivato solo dall’anima che ha la sua sede nella testa.
Dove però la sua sede è in essa, su questo non oso avanzare
nessuna affermazione. Piuttosto ho oscillato tra le diverse opinioni: a) ha
sede nei tre ventricoli[114] del cervello; b) ha sede nei corpi striati
del cervello; c) ha sede nella sostanza midollare di entrambi i cervelli; d) ha
sede nella sostanza corticale o nelle dure meningi.
[6] Non mancano, per così dire, suffragi[115] (calculi) che propendono per l’una o per
l’altra sede dell’anima. Un indizio della sua sede nelle tre
cavità del cervello è il fatto che questi interstizi sono quelli
degli spiriti della vita e di tutte le linfe del cervello; per la sede
dell’anima nei corpi striati si diceva che questi formano il midollo,
attraverso il quale emergono i nervi, ed entrambi i cervelli proseguono nel
midollo dorsale, da cui è intessuto insieme l’intero corpo. Indizi
per la sostanza midollare di entrambi i cervelli erano che essi sono il punto
nodale e punto di raccolta di tutte le fibre che formano gli inizi
dell’intero uomo. Le ragioni per ritenere la sostanza corticale quale
sede, consistono nel fatto che qui ci sono i primi e gli ultimi punti finali e
quindi i primi inizi di tutte le fibre, di conseguenza tutti i sensi e i
movimenti. E ancora si è parlato delle duri meningi che rappresentano la
copertura comune dei due cervelli che, in un certo qual modo, prosegue da
lì e si espande nel cuore e nelle interiora del corpo. Per quanto
riguarda me, non mi decido né per l’una né per l’altra
di queste ipotesi. Decidete voi e scegliete cosa è più
corretto”.
[7] Con queste parole lasciò
la cattedra e
consegnò le sue vesti al terzo. Questi ora posò il piede sulla
cattedra e disse: “Come devo io, giovane
uomo, cominciare con una domanda tanto sublime? Mi rivolgo agli eruditi che
siedono qui ai lati, e a voi saggi intorno, anzi mi rivolgo agli angeli del
Cielo supremo: può qualcuno, dalla luce del suo intelletto, ottenere
un’immagine dell’anima? Sulla sua sede, altrettanto come gli altri,
posso solo speculare, e presumo anche che si trovi nel cuore, e da lì
nel sangue. La mia supposizione si basa sul fatto che il cuore con il suo
sangue, anima il corpo e la testa, poiché quel grande canale, chiamato aorta[116], invia il sangue nell’intero corpo, e
attraverso i vasi delle cosiddette carotidi[117], nella testa. Perciò è
generalmente accettato che l’anima, dal cuore attraverso il sangue,
mantiene, nutre e vivifica l’intero sistema organico del corpo e della
testa. Questa supposizione viene inoltre supportata dal fatto che nelle Sacre
Scritture vengono nominati insieme tanto spesso il cuore e l’anima, per esempio «Amerai Dio con tutta
l’anima e con tutto il cuore!», oppure: «Dio creò
nell’uomo una nuova anima e un nuovo cuore». (Luca 10,27 e in
altri punti (Deut. 6,5.11; 11,14; 26,16; – Ger. 32,41; – Mt. 22,37;
Marco 12,30,33). Con chiare parole viene
anche detto che il sangue è l’anima della carne, in Levitico
17,11-14”. Su questo, alcuni canonici gridarono a gran voce: “Che erudizione!”.
[8] Dopo di ciò, il quarto indossò le vesti, si recò alla cattedra e
disse: “Anch’io sono
dell’opinione che nessuno disponga di una facoltà di pensare
così sottile e versata per dire cosa e com’è fatta
l’anima. Perciò sono del parere che chi vuole indagarlo, sforza
invano la sua arguzia. Tuttavia dalla mia infanzia sono rimasto fedele alla
convinzione che l’opinione degli antichi sia stata giusta, secondo la
quale l’anima dell’uomo ha la sua sede in tutto l’uomo,
così come in ogni parte dello stesso; di conseguenza, nella testa come
nel corpo con tutte le singole parti. E quindi io credo che il pensiero degli
innovatori di assegnare all’anima una determinata sede in qualche posto,
piuttosto che nel tutto, sia senza fondamento. Inoltre, l’anima è
una sostanza spirituale di cui né estensione né luogo può
essere affermato, ma solo dove dimora e in quanto a pienezza. Chi, quando parla
dell’anima, non intende la vita stessa, e non è la vita nel tutto
come in ogni singola parte?”. Queste parole trovarono molta
approvazione tra gli ascoltatori.
[9] Ora si alzò il quinto, adornato con le stesse
insegne, e pronunciò dalla cattedra: “Non
mi voglio perdere con la domanda dove l’anima ha la sua sede, se in
qualche parte o dappertutto nell’insieme. Piuttosto vorrei esprimere la
mia opinione su cosa e com’è fatta l’anima. Ognuno se
l’immagina come qualcosa di puro, di paragonabile all’etere,
all’aria o al vento. In essa, attraverso la ragione che l’uomo ha
davanti agli animali, si trova la forza vitale. Baso quest’opinione sul
fatto che alla morte dell’uomo si dice che egli esala la sua anima o
consegna il suo spirito. Perciò si crede anche che dopo la morte,
continuando a vivere, essa sia un tale soffio, e che in questo si trova la vita
pensante chiamata ‘anima’. Che altro potrebbe essere l’anima?
Ora però abbiamo sentito qui dal locale dell’orchestra, che la
soluzione della domanda su cosa sia e com’è fatta l’anima,
non la dà al di sopra dell’intelletto, ma nell’intelletto e
le sta davanti. Così ora vi chiedo e vi prego, di poter voi stessi
rivelare questo eterno arcano”.
[10] A questo punto gli anziani nel locale
dell’orchestra guardarono il maestro dirigente che aveva posto il
quesito, che subito scese dalla tribuna, attraversò l’auditorio e
andò alla cattedra. Stendendo la mano, disse: “Ascoltate bene! Chi di voi non crede che l’anima sia la
più interiore e la più sottile essenza dell’uomo? Ma
un’essenza senza forma non sarebbe un semplice pensiero? Quindi
l’anima è una forma. Ma quale? Lo voglio dire adesso: essa
è la forma di tutto ciò che appartiene all’amore e di tutto
ciò che appartiene alla sapienza. Tutto ciò che appartiene
all’amore si chiama inclinazione (affectiones), e tutto ciò che appartiene alla
sapienza, percezione (perceptiones). Le percezioni provengono dalle
inclinazioni e formano con essa una forma comune, nella quale si trovano
innumerevoli cose in tale ordine e successione, e sono in una tale coerenza da
poter essere definite come unità, e questo, tanto più che nessuno
può togliere né aggiungere qualcosa da questa forma.
Cos’altro potrebbe essere l’anima umana, se non una tale forma?
Tutto ciò che appartiene all’amore e tutto ciò che
appartiene alla sapienza, non sono gli essenziali di questa forma? E questi
essenziali dell’uomo, sono nell’anima e dall’anima nella
testa e nel corpo.
[11] Voi siete chiamati
spiriti e angeli, ma nel mondo avete creduto che gli spiriti e gli angeli
fossero esseri aerei, eterici, semplici menti e anime. Solo adesso vedete
chiaramente che siete realmente ed effettivamente uomini che nel mondo avete
vissuto e pensato in un corpo materiale, e tuttavia siete certamente
consapevoli che il corpo materiale non pensa da sé, ma è una
sostanza spirituale pensante in esso. Questa sostanza voi la chiamate anima, la
cui forma vi appariva sconosciuta. Ma ora l’avete riconosciuta e la
vedete: voi tutti siete ‘anime’, sulla cui immortalità avete
udito, pensato, detto e scritto tanto! E poiché siete forme
dell’amore e della sapienza da Dio, non potete morire per l’eternità!
L’anima è dunque la forma umana, da cui nulla si può
togliere e nulla si può aggiungere, ed è la forma più
interiore di tutte le forme dell’intero corpo. Ma poiché le forme
esteriori ricevono dal più interiore sia la sua essenza che anche il suo
aspetto, perciò voi siete anime, così come apparite a voi stessi
e davanti a noi. In una parola, l’anima è l’uomo stesso,
perché essa è l’uomo più interiore. Per questa
ragione la sua forma è pienamente e perfettamente la forma umana.
Nondimeno, essa non è la vita, ma è il più vicino
ricettacolo della vita proveniente da Dio, quindi è una dimora di
Dio!”.
[12] Molti applaudirono a queste parole, mentre alcuni
dissero: “Noi vogliamo rifletterci
sopra!”. Io ora mi avviai sulla via di casa; ed ecco, al posto del
precedente fenomeno atmosferico, apparve ora sul ginnasio una nuvola bianca
senza striature o raggi che lottavano l’uno contro l’altro. Questa
nuvola penetrava ora il tetto dell’edificio ed illuminava le pareti. Io
percepii che in questi si potevano vedere dei passi dalle Scritture, tra cui
anche il seguente: «E il Signore
Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra ed alitò nelle
sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente»
[Gen. 2,7].
*
316. Il secondo fatto memorabile:
[1] Quando un giorno, nella quiete dello
spirito e in un pacifico stato d’animo, andavo passeggiando, vidi in
lontananza un boschetto e nel mezzo di esso un’arcata che portava ad un
piccolo palazzo, dove entravano fanciulle e giovinetti, uomini e donne. In
spirito mi recai là. All’ingresso chiesi ad una delle guardie di
quel luogo se potevo entrare. Quando mi esaminò, gli chiesi:
“Perché mi guardi così?”. – Egli rispose: “Per vedere se nell’amabile e
pacifica disposizione d’animo che si riflette sul tuo viso è
contenuto qualcosa dell’amore coniugale ed il fascino legato ad esso.
Dietro questa arcata c’è un piccolo giardino e nel mezzo una casa
di due che si sono sposati di fresco, ai quali, amiche ed amici vengono oggi
per felicitarsi con loro. Quelli a cui permetto di entrare, non li conosco. Mi
è stato però detto che li riconoscerò dai loro volti. Se
in questo percepisco qualcosa del fascino dell’amore coniugale, li devo
lasciar entrare, altrimenti no!”. Tutti gli angeli possono
riconoscere sul volto degli altri quali gioie deliziose stanno loro nel cuore.
Il fascino della gioia dell’amore coniugale che egli lesse dal volto,
derivava dal fatto che io meditavo proprio sull’amore coniugale. Questa traspariva dai miei occhi, e perciò
animava le mie sembianze. Così mi permise di entrare.
[2] L’arcata attraverso la quale entrai,
consisteva di alberi da frutta i cui rami erano intrecciati l’uno
nell’altro e formavano da entrambi i lati una parete ininterrotta.
Attraversato questo passaggio entrai in un piccolo giardino, i cui cespugli e
fiori emanavano un delizioso profumo. Gli arbusti, come i fiori, erano a
coppie, e come io appresi, tali giardini intorno alle case apparivano dove si
svolgono o si erano svolti dei matrimoni. Perciò là si chiamano
anche giardini nuziali. Ora entrai in casa, dove incontrai i due sposi che si
tenevano per mano e conversavano tra loro del vero amore coniugale. Oltre a
ciò sui loro volti potei riconoscere l’immagine dell’amore coniugale, e dalle loro parole la
sua forza vitale (vitale ejus). Mi
congratulai con loro, come anche con gli altri presenti, ed augurai ogni bene.
Poi andai fuori nel giardino nuziale. Sul lato destro notai un gruppo di
giovani verso i quali accorrevano tutti coloro che venivano dalla casa. Il
motivo per cui tutti correvano verso quel luogo era che là si discorreva
dell’amore coniugale, e questo
argomento conferiva un fascino segreto su tutti gli animi. Io ascoltai
particolarmente uno dei saggi. Egli disse quanto segue, nell’essenziale:
[3] Il Governo della Divina Provvidenza c’è in
tutto ciò che riguarda i matrimoni sulla Terra come nel Cielo, fin nei
più piccoli dettagli, ed è quindi universale. Tutte le
beatitudini del Cielo provengono dai benefici dell’amore coniugale, come
le acque di una sorgente d’acqua fresca. Per questo motivo il Signore
provvede affinché si costituiscano le coppie coniugali e siano
continuamente educate per il matrimonio, senza che la fanciulla o il giovane
abbiano conoscenza del futuro coniuge. Quando i tempi sono maturi, la fanciulla
da marito e il giovane in età matura per il matrimonio
s’incontrano come per caso. Non appena si vedono, riconoscono la loro
affinità da una specie di istinto (quod
sint compares), e in base ad una voce interiore lui pensa: “Lei è mia!”. E la
fanciulla: “Egli è
mio!”. Quando entrambi si sono frequentati per un po’ con
questo pensiero, parlano liberamente l’un l’altro e si fidanzano.
Si dice: “…come per
caso”, oppure: “come per istinto”, ed è inteso,
dalla Divina Provvidenza, perché questo appare come per caso, finché essa non viene riconosciuta. Il
fatto che le coppie coniugali nascano e vengano educate al matrimonio senza la
conoscenza di entrambi, il saggio lo conferma dall’affinità
coniugale visibile sui loro volti e dalla più intima ed eterna unione
dei loro cuori e delle menti; unione che non potrebbe essere com’è
nel Cielo, se non fosse preordinata e provveduta dal Signore.
[4] Dopo che il savio ebbe parlato e l’assemblea
applaudito, continuò dicendo ulteriormente: “Nell’uomo, sia maschile che femminile, si trova del
coniugale nei più piccoli dettagli, ciò nondimeno, una cosa
è nel maschio, e un’altra è nella femmina! Nel coniugale
maschile c’è, nei più piccoli particolari, la propensione a
congiungersi con il coniugale femminile, come viceversa. Questo è
confermato dal matrimonio tra volontà e intelletto in ogni uomo.
Entrambi agiscono insieme sui più piccoli particolari della mente e del
corpo. Da qui si può vedere che il coniugale è presente in ogni
essenza, anche nella più piccola. Questo può essere riconosciuto
nelle essenze composte formate da essenze semplici, come avere due occhi, due
orecchi, due narici, due guance, due labbra, due braccia, due mani, due lombi,
due piedi, e nel nostro interiore, due lobi cerebrali, due ventricoli del
cuore, due lobi polmonari, due reni, due testicoli, e dove non compaiono due,
sono tuttavia divisi in due metà. Il motivo per cui ce ne sono due,
è perché l’uno appartiene alla volontà,
l’altro all’intelletto, i quali rappresentano una unità.
Perciò due occhi formano l’unico organo della vista, due orecchi
un udito, due narici un solo olfatto, due labbra un discorso, due mani un
lavoro, due piedi un camminare, due lobi cerebrali una sede della mente, due
ventricoli del cuore una vita del corpo per mezzo del sangue, due lobi
polmonari una respirazione, e così via. Il maschile e il femminile
insieme formano una perfetta vita umana, se sono uniti dal vero amore
coniugale”.
[5] A queste parole apparve a destra un lampo rosso e a
sinistra un lampo bianco. Entrambi non erano abbaglianti, penetrarono nella
mente attraverso gli occhi e la illuminarono. A questi lampi seguì un
tuono, più come un dolce rimbombo che scendeva dal Cielo angelico
amplificandosi. Il savio ora parlò: “Questi
segni mi esortano ad aggiungere ancora quanto segue al mio discorso: dalle
coppie sopra menzionate di volta in volta, la destra significa il suo bene, e
la sinistra il suo vero, il che è basato sul matrimonio del bene e del
vero, cosa che è innato all’uomo nel complesso e in ogni minima
parte. Il bene tuttavia si riferisce alla volontà, e il vero
all’intelletto, entrambi insieme però formano una cosa sola.
Perciò nel Cielo l’occhio destro è il bene della
facoltà visiva, e il sinistro il suo vero; l’orecchio destro il
bene dell’udito, e il sinistro il suo vero; come anche la mano destra
forma il bene del potere dell’uomo, e la sinistra il suo vero. Lo stesso
vale per le altre coppie. E poiché destra e sinistra hanno questi
significati, il Signore dice: «Se il tuo occhio destro ti è
occasione di caduta, cavalo e gettalo via da te. E se la tua mano destra
è causa di scandalo, tagliala!» [Matteo 5,29-30]. Con questo si voleva indicare che se il bene diventa male, deve essere
strappato. Egli consigliò ai suoi discepoli di gettare la loro rete
dalla parte destra della barca, e quando lo fecero, catturarono una grande
quantità di pesci. [Giovanni 21,6-7]. Questo significa che essi dovevano insegnare il bene dell’amore
attivo, poiché con ciò gli uomini sarebbero stati
attirati”.
[6] A queste parole seguirono nuovamente quei due lampi,
ancora più attenuati dei precedenti, e adesso si riconobbe che il lampo
sulla sinistra attingeva il suo bianco splendore dal rosso fuoco del lampo
sulla destra. Dopo quest’apparizione, il saggio riprese: “Questo segno dal Cielo è una
conferma del mio discorso. Infatti, il fuoco nel Cielo significa il bene, e il
bianco il vero. Come abbiamo visto, il lampo sulla sinistra riceveva il suo
bianco splendente dal rosso fuoco del lampo sulla destra, per dimostrare che lo
splendore della luce, o la luce stessa, è solo lo splendore del
fuoco!”. – Dopo aver udito questo, tutti andarono a casa,
illuminati dai lampi e dalle spiegazioni ricevute sul bene e sul vero della
gioia.
[indice]
۞
Matrimonio in seconde nozze
317. Si può riflettere sul fatto
se l'amore coniugale, cioè l'amore tra un uomo e una donna, dopo la
morte dell'uno che separa i due, possa essere trasferito ad un'altra persona, e
quindi contrarre un altro matrimonio. Inoltre ci si domanda se i matrimoni in
seconde nozze abbiano a che fare con la poligamia e quindi potrebbero essere
descritti in seguito come tali, per non parlare di altre questioni che,
normalmente, si presentano nelle persone scrupolose. Affinché questi
coscienziosi ricevano un po' di luce nella loro incertezza, ritengo sia utile
stabilire i seguenti criteri per giudicare queste domande:
(1) Il contrarre un nuovo matrimonio dopo la morte di uno dei
due coniugi è subordinato dal precedente amore coniugale.
(2) Contrarre un nuovo matrimonio, dipende anche dallo stato
del matrimonio nel quale i coniugi avevano vissuto.
(3) Ai coniugi che non avevano nessun vero amore coniugale
per il consorte deceduto, nulla impedisce loro né li ostacola a
contrarre un nuovo matrimonio.
(4) I coniugi che hanno vissuto insieme nel vero amore
coniugale non vogliono contrarre un secondo matrimonio, eccetto che per ragioni
che non hanno nulla a che fare con l’amore coniugale.
(5) Il matrimonio tra un giovane e una fanciulla è di
tipo diverso da quello tra un giovane e una vedova.
(6) Anche lo stato del matrimonio tra un vedovo e una
fanciulla è di tipo diverso da quello tra un vedovo e una vedova.
(7) Ci sono innumerevoli varietà e diversità in
questi matrimoni, per quanto riguarda l’amore e le sue caratteristiche.
(8) La condizione di una vedova è più difficile
di quella di un vedovo.
*
E ora alla spiegazione dei
singoli punti.
318. (1) Il contrarre
un nuovo matrimonio dopo la morte di uno dei due coniugi è subordinato
al precedente amore coniugale.
[1] Il vero amore coniugale somiglia ad una bilancia sulla
quale l’inclinazione a contrarre un nuovo matrimonio viene pesata. Se il
precedente amore coniugale si era avvicinato a questo vero amore,
l’inclinazione ad un nuovo matrimonio è limitata. Se invece il
precedente amore si era allontanato da questo amore coniugale, è
cresciuta anche l’inclinazione ad un secondo matrimonio. La ragione
è ovvia, perché l’amore
coniugale è una congiunzione delle menti che dopo il trapasso di un
coniuge rimane conservata presso l’altro e diventa l’ago della
bilancia. Quanto più il coniuge superstite si è appropriato del
vero amore coniugale, tanto più grande è diventato il suo
sovrappeso (a favore di una rinuncia ad un secondo matrimonio). Ma
poiché oggi per lo più ci si avvicina solo a questo amore, nella
migliore delle ipotesi la scala dell’inclinazione si eleva dal punto di
equilibrio, e da questo punto alla fine s’inclina verso il lato di un
secondo matrimonio.
[2] Diverso è il caso presso i
coniugi il cui amore, nel precedente matrimonio, si era allontanato dal vero
amore coniugale. Questo significa allo stesso tempo una separazione delle
menti, e nel sopravvissuto questa rimane anche dopo il decesso di uno dei due.
Essa, influenzando la sua volontà, separata da quella dell’altro,
causa l’inclinazione ad una nuova unione. Il pensiero di questa, cagiona
speranza per un’ulteriore vita insieme, più armoniosa della
precedente e quindi più piacevole.
[3] Si sa che l’inclinazione a contrarre nuovi
matrimoni ha la sua origine nello stato del precedente amore, cosa che è
anche molto ragionevole, poiché il vero amore coniugale teme la perdita
e la successiva sofferenza. Sofferenza e paura dominano il più interiore
della mente. Così l’anima, per quanto era in quell’amore,
(di là) è dominata dall’inclinazione di essere legata di
nuovo alla persona con la quale essa stava, e precisamente con tutta la sua
volontà e tutti i suoi pensieri. In altre parole, la mente viene tenuta
in bilico riguardo ad un nuovo matrimonio corrispondente all’amore che la
animava nel precedente matrimonio. Perciò tali coniugi dopo la morte
vengono riuniti e si amano reciprocamente altrettanto come nel mondo. Ma come
si è detto sopra, quest’amore è oggigiorno raro, e pochi ne
vengono anche solo sfiorati. I coniugi che non lo sentivano per niente, o
peggio ancora, erano molto lontani da questo amore e desideravano una
separazione dalla loro fredda unione, dopo la morte del loro coniuge desiderano
un’altra unione. Di più su questo, nel seguente.
319. (2) Contrarre un nuovo matrimonio, dipende anche dallo stato
del matrimonio nel quale i coniugi avevano vissuto.
Per “stato
del matrimonio” in questo contesto non s’intende lo stato
dell’amore, di cui è stato menzionato nella sezione precedente,
perché questo provoca un’inclinazione interiore per o contro il matrimonio. Piuttosto, qui parliamo di
uno stato che causa un’inclinazione esteriore
a favore o contro il matrimonio. Questo può essere di specie
molteplice, per esempio:
(a) Se sono
presenti dei bambini piccoli che devono essere provveduti con una nuova madre.
(b) Se si
desiderano ancora dei bambini.
(c) Se si tratta
di una grande economia domestica che è provveduta di personale di
servizio di entrambi i sessi.
(d) Se la
professione richiede una lontananza continua e svia la persona interessata
dalle faccende domestiche, quindi senza una nuova donna di casa
c’è il rischio di turbamento e decadenza.
(e) Se si ha
bisogno di reciproco aiuto e servizio, come è il caso in alcune
professioni e faccende.
(f) Inoltre,
dipende dalle disposizioni del coniuge sopravvissuto, se lui o lei può
vivere senza il coniuge oppure no.
(g) Dipende anche
dallo stato del precedente matrimonio, se si ha paura di un nuovo matrimonio
oppure se si è di sentimento positivo verso di esso.
(h) Ho anche
sentito che l’inclinazione alla poligamia e al puro amore sessuale, come
anche la propensione a rompere la verginità e al desiderio della
diversità, presso alcuni uomini ha suscitato il desiderio di matrimoni
ripetuti.
(i) Anche il
timore della legge e una cattiva reputazione può trattenere tali uomini
da un amore immorale e dirigere le loro tendenze esteriori al rinnovato
matrimonio.
320. (3) Ai
coniugi che non avevano nessun vero amore coniugale per il consorte deceduto,
nulla impedisce loro né li ostacola a contrarre un nuovo matrimonio.
[1] Persone senza amore coniugale non li unisce nessun legame
spirituale o interiore, ma solo un legame naturale o esteriore. Se però
nessun legame interiore tiene l’esteriore in ordine e stabilità,
è solo un legame liberamente annodato e si disfa non appena il caso o il
vento vuole, poiché il naturale trae la propria origine dallo spirituale
e la sua esistenza è puramente una compagine[118]
spirituale. Se il naturale viene separato dallo spirituale che lo ha prodotto
e, per così dire, generato, non è più tenuto insieme
interiormente, ma solo esteriormente dallo spirituale. Questo lo circonda e lo
lega per vero in generale, ma non lo unisce e lo mantiene nel particolare.
Perciò il naturale separato dallo spirituale, presso due coniugi non
causa nessuna congiunzione delle menti, e quindi neppure della volontà,
ma solo alcune inclinazioni esteriori che stanno in relazione con i sensi
corporei.
[2] A tali coniugi niente impedisce un
nuovo matrimonio, perché mancano loro i requisiti essenziali del
matrimonio, e anche dopo la separazione del coniuge attraverso la morte, non
hanno in sé nulla di questi requisiti. Quindi essi sono, sia che si
tratti di un vedovo o di una vedova, completamente liberi di unire le loro
inclinazioni sensuali con qualsiasi persona, purché non esistano
impedimenti. Essi hanno anche del matrimonio solo un concetto naturale, e
pensano solo ai vantaggi che la sostituzione del coniuge deceduto con
un’altra persona porta in termine di soddisfazione delle loro varie
necessità esteriori e considerazioni vantaggiose, tali che dopo la morte
di uno di loro possono essere di nuovo ripristinate da un’altra persona
al posto della precedente. Se si potesse guardare attraverso i loro più
intimi pensieri, com’è possibile nel mondo spirituale, si
scoprirebbe che essi non fanno alcuna distinzione tra i loro legami coniugali e
le relazioni extraconiugali. Queste persone possono sempre contrarre nuovi
matrimoni, com’è stato sopra mostrato, perché dopo la morte
le unioni puramente naturali si dissolvono da sé, e i coniugi si
disperdono, perché le inclinazioni esteriori, all’atto della
morte, seguono il corpo e sono sepolte insieme a quest’ultimo, mentre
restano le inclinazioni affini con quelle interiori. Si deve però sapere
che i matrimoni interiormente uniti sulla Terra non sono così facili da
realizzare, perché qui la scelta delle somiglianze interiori non
può essere provveduta dal Signore come nel Cielo. Piuttosto qui essa
è molto limitata, per esempio in riguardo allo stato e facoltà,
oppure in riguardo alla regione, la città o il villaggio, dove si dimora
e si cerca un coniuge adatto. Oltre a ciò, per lo più agiscono
ancora delle regole esteriori, ma non interiori; le interiori certamente si
manifestano solo quando si è vissuto insieme per qualche tempo dopo il
matrimonio e vengono anche riconosciute solo quando si mostrano nell’esteriore.
321. (4) I coniugi che hanno vissuto insieme nel vero amore
coniugale non vogliono contrarre un secondo matrimonio, eccetto che per ragioni
che non hanno nulla a che fare con l’amore coniugale.
Questo ha i
seguenti motivi:
(a) le loro anime e quindi anche le loro menti
sono unite. Ma questa unione, essendo di natura spirituale, consiste in
un’autentica unione dell’anima e della mente di uno con quella
dell’altro, le quali non possono in alcun modo essere separate. Questo
è già stato dimostrato più volte.
(b) Essi sono anche uniti fisicamente perché la donna
accoglie in sé ciò che l’anima dell’uomo trasmette
[vale a dire il suo seme], quindi con l’immersione della vita di lui
nella propria, per mezzo della quale la fanciulla diventa moglie. Viceversa,
attraverso l’accoglienza dell’amore coniugale della moglie che
abilita l’interiore della sua mente e, al tempo stesso, l’interiore
e l’esteriore del suo corpo, l’uomo accoglie questo amore e quindi
apprende la sapienza, una condizione che lo rende da giovane uomo a marito. Si
confronti inoltre sopra al n. 198.
(c) La sfera dell’amore fluisce
continuamente dalla moglie, e dall’uomo fluisce la sfera
dell’intelletto, il che perfeziona la loro unione, avvolgendoli nella sua
deliziosa fragranza e unendoli. Si veda sopra al 223.
(d) I coniugi uniti in tale matrimonio
pensano e respirano ciò che è eterno, su questo si basa la loro
felicità, come può essere riletto sopra al n. 216.
(e) Come conseguenza di tutto questo, essi
sono non più due, ma un solo uomo; in altre parole: una carne
sola.
(f) All’occhio spirituale
è evidente che una tale unità non può essere smembrata
dopo la morte di uno dei due coniugi.
(g) A questo deve essere aggiunto ancora
quanto segue: due coniugi simili non sono separati dopo la morte di uno dei
due, perché lo spirito della persona defunta circonda (cohabitat) costantemente lo spirito del
coniuge qui ancora vivente, e precisamente fino alla sua morte, quando si
uniranno di nuovo e si ameranno più teneramente di prima, perché
adesso sono nel mondo spirituale. Da tutto questo ne consegue inconfutabilmente
che i coniugi che hanno vissuto insieme nel vero amore coniugale, non vogliono
nessun secondo matrimonio. Tuttavia, se contraggono matrimonio in seguito,
allora il motivo non ha nulla a che fare con l’amore coniugale, e questi
motivi sono di specie esteriore, per esempio se ci sono in casa bambini piccoli
e si deve prendere cura di loro; oppure se il governo della casa è vasto
e questa è provveduta di servitori e cameriere, o se impegni esterni distoglierebbero
dalle faccende domestiche, essendo necessari aiuto e assistenza reciproca, e
altri motivi simili.
322. (5) Il matrimonio tra un giovane e una fanciulla è di
tipo diverso da quello tra un giovane e una vedova.
Con stati del matrimonio sono intesi gli stati
di vita di entrambi i coniugi dopo le nozze, di conseguenza nel matrimonio. La
domanda è: “Come si presenta
poi la loro convivenza? È una convivenza interiore delle loro anime e
delle menti, o semplicemente una convivenza esteriore degli impulsi, dei sensi
e del corpo?”. Il matrimonio di un giovane uomo con una fanciulla
dovrebbe iniziare veramente come uno stato di autentico matrimonio,
perché con loro l’amore coniugale può svolgersi nel suo
giusto ordine, dal primo calore fino alla prima fiamma, dal primo seme del
giovane diventato marito e dal primo fiore della fanciulla diventata moglie.
Così il loro matrimonio può germogliare, crescere e portare
frutti. In questo stato possono entrambi introdurre l’amore coniugale
l’uno con l’altro. Se ciò non accade in questo modo, allora
il giovane non sarebbe veramente giovane, ma lo sarebbe solo esteriormente, e
la fanciulla non sarebbe veramente fanciulla, ma solo esteriormente. –
Invece, nel matrimonio di un giovane con una vedova non c’è
l’uguale preliminare dal primo inizio, e neanche l’uguale sviluppo
nel proseguo del matrimonio, poiché una vedova è più
indipendente e padrona di sé di una fanciulla. Non c’è una
pari progressione, dal momento che una vedova si trova maggiormente nella
propria volontà e disposizione, a differenza di una vergine.
Perciò un giovane è premuroso in altro modo di fronte a una tale
moglie, se questa è una vedova anziché una fanciulla. Riguardo a
ciò, c’è tuttavia grande molteplicità e
diversità. Perciò qui viene accennato solo in base a luoghi
comuni.
323. (6) Anche
lo stato del matrimonio tra un vedovo e una fanciulla è di tipo diverso
da quello tra un vedovo e una vedova.
Un vedovo è
già iniziato nella vita coniugale, una fanciulla deve invece essere
prima iniziata. Nondimeno, l’amore coniugale percepisce ed avverte le sue
delizie e gioie nella reciproca iniziazione. Il giovane come marito e una
fanciulla come moglie, percepiscono ed avvertono, in tutto ciò che
accade, sempre qualcosa di nuovo, poiché essi si trovano, per
così dire, in una continua sorta d’iniziazione e sviluppo. –
Diverso è il caso del matrimonio di un vedovo con una vergine,
poiché la fanciulla, come moglie, ha un’inclinazione interiore che
presso l’uomo è già passata. Tuttavia, anche queste
situazioni sono molteplici e diverse, altrettanto quanto i matrimoni tra un
vedovo e una vedova. Perciò nessun dettaglio sarà aggiunto a
queste considerazioni generali.
324. (7) Ci
sono innumerevoli varietà e diversità in questi matrimoni, per
quanto riguarda l’amore e le sue caratteristiche.
[1] C’è una varietà ed anche una
diversità infinita in ogni cosa. Per varietà, qui sono intese le
varietà tra le cose di uno stesso genere e di una stessa specie, come
anche tra i generi e le stesse specie; per diversità sono intese le diversità
tra cose opposte. Come è
possibile distinguere varietà e diversità, può
essere spiegato come segue: il Cielo angelico che è unito come un tutto,
mostra un’infinita varietà, poiché là nessuno
somiglia perfettamente ad un altro. Questo vale altrettanto in riferimento
all’anima e alla mente, ai sentimenti, alle percezioni e, di conseguenza,
ai pensieri, alle inclinazioni e alle azioni che ne derivano, come per
ciò che riguarda il tono della voce, il volto, il corpo, i gesti e il
modo di camminare, e così via. E tuttavia, pur essendo le
varietà, miriadi di miriadi, esse sono o saranno ordinate dal Signore in
un’unica forma; una forma in cui domina la perfetta armonia e concordia.
Questo sarebbe impossibile se tutti, nonostante le loro varietà, non
fossero stati guidati dal Signore universalmente e singolarmente. Questo
è ciò che qui s’intende per varietà.
[2] Per diversità s’intendono invece gli
opposti di queste varietà, come si trovano nell’inferno. Là
i suoi abitanti sono tutti quanti l’esatto opposto di quelli celesti.
L’inferno consistente di loro, viene tenuto insieme come un tutto
attraverso le varietà, che sono tra di loro l’esatto opposto alle
varietà celesti, quindi attraverso le loro costanti diversità.
Con questo dovrebbe essere chiaro cosa s’intenda con varietà
infinita e cosa per diversità infinita. Lo stesso vale per i matrimoni.
Presso coloro che vivono nell’amore
coniugale si trovano infinite varietà; altrettanto però anche
presso coloro il cui amore è di specie lussurioso. Di conseguenza ci
sono infinite diversità tra queste due specie di matrimoni. Da
ciò si deduce come conclusione che nei matrimoni di ogni genere e
specie, che si tratti del matrimonio tra un giovane e una fanciulla, tra un
giovane e una vedova, tra un vedovo e una fanciulla, tra un vedovo e una
vedova, dominano innumerevoli varietà e diversità. E chi potrebbe
esprimere in numeri l’infinità?
325. (8) La
condizione di una vedova è più difficile di quella di un vedovo.
[1] Le ragioni di questo sono di specie esteriori ed interiori.
Le esteriori che ognuno riconosce, sono le seguenti:
(a) La vedova non
può assicurare il necessario della vita per sé e per la sua casa
così come in precedenza aveva fatto l’uomo con il suo aiuto.
(b) Lei non
può proteggere se stessa e la sua casa quando è necessario;
inoltre l’uomo, finché viveva, era la sua protezione e, per
così dire, il suo braccio, e sebbene lei stessa fosse capace di questo,
faceva affidamento su di lui.
(c) Nelle cose che
richiedono una più profonda sapienza e giudizio, lei è sola e
disorientata.
(d) Come vedova
non ha nessuno che accoglie il suo amore femminile, ed è perciò
in una condizione che non si armonizza con ciò che è insito in
lei ed aveva realizzato attraverso il matrimonio.
[2] Queste cause esteriori, ovvero cause naturali, come ogni
altra cosa nel mondo e nel corpo (vedi sopra al n. 220) hanno la loro origine
anche nelle cause interiori, e queste sono di natura spirituale. Le cosiddette
cause esteriori o naturali si notano dalle cause spirituali o interiori, le quali
provengono dal matrimonio del bene e del vero, soprattutto dal seguente che si
riferisce a questo matrimonio: il bene non si può proteggere senza il
vero che, per così dire, è la sua protezione e braccio. Il bene
è disorientato senza il vero, il quale gli fornisce solo consigli,
saggezza e sapienza.
[3] Pertanto, poiché
l’uomo dalla creazione è il
vero e la moglie il suo bene, ovvero ‒ il che è la
stessa cosa – poiché l’uomo dalla creazione rappresenta
l’intelletto e la moglie l’amore di questo, allora le cause
esteriori o naturali che provengono dalle cause interiori o spirituali,
aggravano la vedovanza di una donna. Queste cause spirituali, unite con quelle
naturali, sono ciò che s’intende nella parola di cui è
detto delle vedove in molti punti nell’opera ‘L’Apocalisse
rivelata’ al
n. 764.
*
326. Siano qui aggiunti due fatti
memorabili:
Il primo:
[1] Dopo che il quesito
‘sull’anima’ fu discusso e risolto nel ginnasio menzionato,
quando si uscì, io vidi innanzi a tutti il maestro capo, dopo di lui gli
anziani, in mezzo a loro i cinque giovani ai quali era stato posto il compito,
e in ultimo il restante. Si sparsero intorno all’edificio da entrambi i
lati, dove, tra i cespugli, c’erano tracciati dei vialetti per
passeggiare. Qui si divisero in piccoli gruppi o compagnie, e conversavano
insieme su questioni della sapienza. In ciascuno di questi gruppi si trovava
uno dei savi provenienti dal locale dell’orchestra. Quando vidi questo
dal mio punto di osservazione, fui trasferito del tutto in uno stato
spirituale, andai da loro e mi avvicinai al maestro capo che in precedenza
aveva posto il quesito riguardante l’anima. Quando mi vide, disse: “Chi sei? Quando ti sei avvicinato ti
ho visto ma anche non ti ho più visto, detto altrimenti: mi sei apparso
e all’improvviso non c’eri più. Tu certamente non sei nel
nostro stato di vita”. – Sorridendo, risposi: “Io non sono né un prestigiatore né un Vertumnus[119],
piuttosto sono alternante: ora nella vostra luce, ora nella vostra ombra; in
altre parole: sono un forestiero, come anche un nativo”.
[2] Dopo di ciò, il maestro
capo mi guardò e disse: “Tu
parli di cose strane e bizzarre. Dimmi chi sei!”. – Allora io
dissi: “Io vivo nel mondo in cui siete stati anche voi prima, che
però avete lasciato, che si chiama ‘mondo naturale’, ma allo
stesso tempo sono anche nel mondo nel quale siete venuti voi e nel quale ora
vivete, denominato mondo spirituale. Sono quindi sia nello stato naturale, ma
nello stesso tempo anche in uno stato spirituale; nello stato naturale sono con
gli uomini sulla Terra, nello stato spirituale con voi. Quando sono nello stato
naturale non sono visto da voi; quando invece sono nello spirituale allora mi
vedete. Questo mi è stato concesso dal Signore. A te che sei un
illuminato, ti è noto che del mondo naturale l’uomo non vede
l’uomo del mondo spirituale, come viceversa. Ecco perché non ti
sono apparso quando ho trasferito il mio spirito nel corpo, mentre quando
l’ho di nuovo trasferito fuori, ti sono tornato visibile. Tu nel ginnasio hai insegnato anche che voi
siete anime, e le anime si vedono reciprocamente perché sono forme
umane, e sai che finché eravate ancora nel mondo naturale nel vostro
corpo, non potevate vedere voi stessi o le vostre anime. Il motivo di questo
sta nella differenza tra il naturale e lo spirituale”.
[3] Quando egli sentì nominare questa differenza,
disse: “Qual è questa
differenza? Non si tratta più o meno di purezza? Non è dunque lo
spirituale un naturale più puro?”. – Io risposi:
“No! non si tratta di una tale differenza, ma di ciò che esiste
tra un precedente e un successivo, tra i quali non vi è alcun ruolo
determinato (ratio finita). Il
precedente è nel successivo, come l’azione proviene dalla sua
causa. E il posteriore deriva dall’anteriore come l’effetto dalla
sua causa. Per questo motivo l’uno non appare all’altro”.
[4] Allora il maestro capo disse: “Ho riflettuto su questa differenza, e mi sono battuto qui e
là, purtroppo finora invano. Quanto volentieri vorrei
comprenderla”. – Gli risposi: “Non solo comprenderai la
differenza tra lo spirituale e il naturale, ma anche la vedrai! Tu sei nello
stato spirituale quando sei presso i tuoi pari, ma con me sei nello stato
naturale. Con i tuoi pari tu parli nel linguaggio spirituale che è
comune a tutti gli spiriti e agli angeli, mentre con me parli nella mia lingua
materna. Ogni spirito e ogni angelo parla con un uomo terreno nella sua lingua
materna, in altre parole, con un francese in lingua francese, con un inglese in
lingua inglese, con un greco in lingua greca, con un arabo in lingua araba e
così via. Quindi, se vuoi conoscere la differenza tra lo spirituale e il
naturale in riferimento al linguaggio, allora fallo in questo modo: recati dai
tuoi simili, dì loro qualcosa e ricordati le parole, poi torna da me e
ripetile a memoria alla mia presenza”. – Egli fece così. Poi
ritornò da me ed espresse le stesse parole. Ma lui stesso non riusciva a
comprenderne una. Le parole erano del tutto sconosciute ed incomprensibili,
come non compaiono in nessun linguaggio terreno. – Da questa esperienza,
più volte ripetuta, si rese evidente che tutti nel mondo spirituale
hanno un linguaggio spirituale che non ha nulla in comune con qualsiasi
linguaggio del mondo naturale, e che ogni uomo dopo la sua separazione dal
mondo si procura da sé la capacità di parlare quella lingua. Allo
stesso tempo, però, appresi anche che il tono del linguaggio spirituale
si differenzia molto dal linguaggio naturale, e che il tono del linguaggio
spirituale, anche se così forte, non può essere sentito dal un
uomo naturale, e viceversa.
[5] Poi chiesi al maestro capo e agli astanti di andare dai
loro compagni, scrivere una qualche frase su un foglio di carta, poi tornare da
me con questa frase e leggerla. Essi lo fecero e ritornarono subito col foglio
di carta in mano. Quando però volevano leggerlo, si mostrò che
essi stessi non riuscivano a comprendere alcunché, poiché la scrittura
consisteva semplicemente di alcune lettere dell’alfabeto sulle quali si
trovavano degli svolazzi[120],
di cui ognuno significava il senso di una cosa. Poiché lì ogni
lettera dell’alfabeto designa un senso stabilito, diventa anche chiaro il
perché il Signore viene nominato come “l’Alfa e
l’Omega”. Essi provarono più volte, andarono dentro,
scrissero, uscirono di nuovo, e alla fine si dichiararono convinti che la loro
scrittura conteneva cose infinite e racchiudeva in sé ciò che uno
scritto naturale non può esprimere affatto. Il motivo era stato anche
indicato: i pensieri dell’uomo
spirituale sono in effetti completamente incomprensibili e inesprimibili per
l’uomo naturale, e quindi non possono essere copiati o annotati in nessun
altro scritto o linguaggio!
[6] Tuttavia gli astanti non riuscivano ancora a comprendere
che il pensiero spirituale fosse tanto superiore e ineffabile[121]
rispetto a quello naturale. Perciò proposi loro: “Facciamo
un’ulteriore prova: recatevi di nuovo dalla vostra compagnia spirituale,
pensate a qualcosa, tenetela a mente e poi ritornate qui per esprimerla alla
mia presenza”. – Essi lo fecero. Andarono dalla loro compagnia,
pensarono a qualcosa, la tennero a mente e tornarono da me. Quando però
si accinsero ad esprimere il pensiero, non poterono farlo, perché non trovarono
alcuna immagine del pensiero naturale che fosse adeguata a qualsiasi idea
spirituale, quindi anche nessuna parola adatta con la quale avrebbero potuto
esprimerlo, perché le idee del pensiero diventano parole del linguaggio.
[7] Adesso andarono di nuovo dentro e alla fine tornarono
indietro, e si convinsero che i concetti spirituali sono soprannaturali,
indescrivibili, inesprimibili e incomprensibili per l’uomo naturale.
Perciò essi ora pensarono che per la loro sublimità, le idee o i
pensieri spirituali, confrontati con quelli naturali, sono le idee e i pensieri
stessi. Attraverso di essi le caratteristiche e anche le inclinazioni sarebbero
espresse come tali, e di conseguenza i pensieri spirituali sono il principio e
l’origine dei pensieri naturali. Con questo era anche chiaro che la
sapienza spirituale è la sapienza di ogni sapienza. Di conseguenza,
è inconcepibile per qualsiasi saggio nel mondo naturale! – Dopo,
dal terzo Cielo fu detto loro che vi è una sapienza ancora più
interiore o superiore, cioè quella celeste. La sua relazione con la
sapienza spirituale è uguale alla relazione con la sapienza naturale.
Tutte queste sapienze, in ordine secondo i Cieli, si riversano dalla Sapienza
divina del Signore, che è infinita.
327. Dopo questo, dissi ai presenti:
“Queste tre prove sperimentali vi hanno dimostrato qual è la
differenza tra lo spirituale e il naturale, e perché l’uomo
naturale non appare a quello spirituale, e viceversa l’uomo spirituale al
naturale, sebbene, per quanto riguarda le loro inclinazioni e pensieri e quindi
anche per quanto riguarda la loro presenza, siano uniti l’uno con
l’altro”. E rivolto al maestro capo, dissi: “Questo è
il motivo del perché dinanzi a te sulla via, talvolta mi vedevi e talvolta
non mi vedevi”. – Ora dal cielo superiore si distinse una voce che
esortava il maestro capo ad andar su. Questi lo fece, e quando ritornò,
riferì che gli angeli, come lui stesso, prima di allora non avevano
conosciuto differenze tra lo spirituale e il naturale, e precisamente
perché non vi era mai stata alcuna possibilità di confronto con
un uomo che al tempo stesso fosse nei due mondi; e tali differenze, senza
possibilità di confronto, non sarebbero state riconoscibili.
328. [1] Dopo di ciò ci
ritirammo e conversammo ulteriormente sullo stesso argomento; allora continuai:
“Queste differenze menzionate derivano solo dal
fatto che voi vivete nel mondo spirituale, quindi siete spirituali e in tal
modo siete nel sostanziale, e non nel materiale. Tuttavia le cose sostanziali
costituiscono il principio delle cose materiali. Voi vi trovate nei principii,
e quindi anche nelle singole cose; noi invece siamo nelle cose derivate e
composte dai principii (principium).
Voi siete nel particolare, noi nel generale. E come il generale non può
entrare nel particolare, così anche nulla di naturale, quindi di
materiale, può entrare nello spirituale; perciò, del sostanziale,
proprio come una gomena non può passare attraverso la cruna di un ago,
né un nervo può essere introdotto in una delle fibre di cui
è composto, o una fibra in una delle fibrille[122]
che la compongono. Nel mondo, questo si sa anche, e per questa ragione anche
tra gli eruditi c’è un accordo che non vi è nessun influsso
del naturale nello spirituale, bensì solo uno dello spirituale nel
naturale. In ciò sta anche il motivo del perché l’uomo
naturale non può pensare ciò che pensa lo spirituale, e quindi
non può neanche esprimerlo. Per questo, Paolo dice che ciò che
lui ha udito dal terzo Cielo sono ‘cose ineffabili’ [2° Cor.
12,4].
[2] Inoltre, aggiungete ancora che il pensare
spiritualmente significa pensare senza tempo né spazio; mentre pensare
naturalmente è pensare nel tempo e nello spazio. Ogni concetto del
pensiero naturale dipende da spazio e tempo. Questo non è il caso per i
concetti spirituali, perché nel mondo spirituale non esiste né
spazio né tempo come nel mondo naturale, ma è solo
nell’apparenza di spazio e tempo. Con ciò anche i pensieri e le
percezioni (perceptiones)
differiscono. Per questa ragione voi potete anche meditare sull’essenza
di Dio e sulla Sua onnipotenza dall’eternità, cioè meditare
su Dio prima della creazione del mondo, perché voi pensate
all’essenza di Dio dall’eternità senza tempo, e alla Sua
onnipotenza senza spazio. Con questo, tuttavia, voi comprendete cose che vanno
oltre i concetti dell’uomo naturale”.
[3] E poi riferii loro che una volta ebbi a rimuginare[123]
sull’essenza e sull’onnipotenza di Dio dall’eternità.
Ma poiché non riuscivo ancora a rimuovere i miei concetti di spazio e tempo,
ero spaventato e inquieto, poiché ora al posto di Dio si era intrufolato
il concetto della natura. Tuttavia mi fu detto che dovevo rimuovere il concetto
di spazio e tempo, allora avrei capito. Da quel momento avrei potuto immaginare
Dio dall’eternità; all’opposto, in nessun modo la natura
dall’eternità, perché Dio è in ogni tempo senza
tempo, e in ogni spazio senza spazio. Invece la natura è sempre nel
tempo e nello spazio. Perciò la natura con il suo tempo e il suo spazio
doveva necessariamente avere il suo inizio e il suo germinare, non Dio, che
è senza spazio né tempo. Perciò la natura proviene da Dio,
non dall’eternità, bensì nel tempo, cioè non si
può separare né dal suo tempo né dal suo spazio.
329. [1] Dopo che il maestro capo e i
restanti mi ebbero lasciato, alcuni ragazzi che erano stati anche nel ginnasio,
mi accompagnarono a casa e stettero per un po’ con me, mentre mettevo
giù per iscritto l’appena vissuto. Ed ecco che
all’improvviso essi videro una tarma[124]
correre sul mio foglio di carta. Essi chiesero stupiti: “Cos’è questo animaletto che corre così
veloce?”. – Io risposi: “Questa è una cosiddetta
tarma. Voglio dirvi su questo del prodigioso. In questo minuscolo essere si
trovano altrettante membra e interiora come in un cammello, vale a dire
cervello, ventricoli del cuore, tubi polmonari, organi del senso, del movimento
e della riproduzione, stomaco, viscere e così via. E tutti questi sono
composti da fibre, nervi, vasi sanguigni, muscoli, tendini e membrane. Tutto
ciò, tuttavia, consiste di qualcosa ancora più puro che
oltrepassa ampiamente la facoltà visiva dell’occhio, ed è
perciò nascosto!”.
[2] Su
questo, essi
replicarono: “Eppure questo piccolo
essere vivente ci appare nondimeno solo come una semplice sostanza”.
– Io risposi: “Tuttavia esso contiene innumerevoli cose, ed io ve
lo dico affinché sappiate che questo vale per ogni soggetto che vi
sembra come una cosa semplice e minuscola. E questo vale anche per le
particolarità delle vostre azioni, inclinazioni e pensieri. Vi posso
assicurare che ogni particella del vostro pensiero, come anche le vostre
inclinazioni, sono divisibili fino all’infinito, e voi siete appunto
saggi nella misura in cui sono scindibili le vostre immaginazioni. Sappiate
bene: quanto più uno divide qualcosa, tanto più questa cosa
diventa molteplice, non più semplice. Poiché quello che è
continuamente diviso, si avvicina sempre di più all’infinito, in
cui però tutto è in modo infinito. Io vi dico questo come qualcosa
di nuovo, finora non ancora sentito”.
[3] Dopo queste parole i ragazzi mi lasciarono e andarono dal
loro capo insegnante chiedendogli di proporre nel ginnasio, come problema, una
volta o l’altra, qualcosa di nuovo non ancora conosciuto. Quando egli
chiese che cosa sarebbe questo qualcosa, i giovani risposero: “Quanto più uno divide
qualcosa, tanto più questa cosa diventa molteplice, non più
semplice, poiché si avvicina sempre più all’infinito, in
cui tutto è in modo ’infinito!”. – Il capo
insegnante promise di porre il problema come compito, e disse: “Lo comprendo; ho percepito che una
singola idea naturale contiene in sé innumerevoli idee spirituali, anzi
che una singola idea spirituale è il ricettacolo di innumerevoli idee
celesti. Su questo si basa la differenza tra la sapienza celeste degli angeli
del terzo Cielo, la sapienza spirituale degli angeli del secondo Cielo e la
sapienza naturale degli angeli dell’ultimo Cielo ed anche degli
uomini”.
*
330. Il secondo fatto memorabile:
[1] Una volta sentii come gli uomini
parlavano in maniera molto piacevole sul sesso femminile. La domanda era se una
donna, che è innamorata solo di se stessa, cioè della sua
bellezza e del suo aspetto, possa amare suo marito. In principio convennero sul
fatto che le donne hanno una duplice bellezza, vale a dire una naturale, che
è la bellezza del volto e del corpo, e un’altra spirituale, che
è una faccenda dell’amore e della buona creanza. Essi convennero
anche sul fatto che nel mondo naturale i due tipi di bellezza sono spesso
separati, mentre nel mondo spirituale esordiscono sempre uniti, poiché
lì la bellezza è una forma dell’amore e della buona
creanza. Perciò dopo la morte accade molto spesso che delle donne brutte
diventino bellezze, e delle donne belle diventino sconcezze.
[2] Mentre gli uomini stavano ancora discutendo
sull’argomento, si avvicinarono tre donne e dissero: “Permettete la nostra presenza, poiché ciò che voi
trattate ve lo insegna la vostra conoscenza, invece a noi ce lo insegna
l’esperienza. Inoltre, voi sapete così poco dell’amore delle
donne, tanto che non vale la pena menzionarlo. Ad esempio, sapete che
appartiene alla prudenza della sapienza femminile nascondere il loro amore per
i mariti nel più intimo del loro petto o del loro cuore?”.
– A questo punto cominciò la discussione, e la prima
argomentazione (primum conelusum) da
parte degli uomini fu questa: “Ogni
donna vuole apparire bella nel volto e nelle buone creanze perché
è nata come predisposizione dell’amore, e la forma di questa
predisposizione è la bellezza! Perciò, una donna che non desidera
essere bella, non è una donna che vuole amare ed essere amata, e in
verità non è nessuna donna”. – Dopo di
ciò, risposero le donne: “La
bellezza femminile è racchiusa nella sua tenera delicatezza, quindi in
una percezione estremamente raffinata. Da ciò discende l’amore
della donna per l’uomo e l’amore dell’uomo per la donna, ma
questo, probabilmente, voi non lo capite.”.
[3] La seconda argomentazione degli uomini fu: “Una donna prima del matrimonio
desidera essere bella per gli uomini, ma dopo il matrimonio ‒ presupposto
che sia casta – vuole appartenere solo al suo uomo, e non a tutti gli
uomini”. – A questo, le donne osservarono: “Dopo che l’uomo ha gustato la bellezza naturale della sua donna,
egli guarda più alla sua bellezza spirituale. Poi, per amor di questa,
ama di nuovo la sua bellezza naturale, anche se in modo diverso”.
[4] La terza argomentazione fu questa: “Una donna che dopo la celebrazione del matrimonio vuole apparire
altrettanto bella come prima, lei ama gli uomini, e non solo il suo uomo,
poiché una donna che è innamorata della propria bellezza desidera
che la si ammiri sempre. Dal momento che ora questa, come voi dite, al proprio
uomo non appare più così importante, lei vuole essere apprezzata
da parte di altri uomini. Ovviamente, una simile donna ha solo amore per il
sesso, ma nessun amore per un singolo uomo!”. – A questo punto
le donne tacquero, poi espressero le seguenti parole a bassa voce: “Quale donna è così
libera da ogni vanità, da non desiderare apparire come bella non solo al
proprio uomo, ma anche agli altri uomini?”. Questo lo ascoltarono
alcune donne dal Cielo che erano belle perché rappresentavano le
inclinazioni celesti. Esse confermarono le tre argomentazioni degli uomini.
Tuttavia aggiunsero: “Le donne
dovrebbero amare la loro visibile bellezza e il loro abbigliamento, solo per
amore dei loro mariti; e questo, dall’amore!”
331. Le tre donne, corrucciate per la
conferma delle dichiarazioni maschili dal Cielo, dissero agli uomini: “Avete esaminato se una donna che
è innamorata della propria bellezza, ama suo marito? Perciò,
all’opposto, lasciateci dire se un uomo, innamorato della propria
intelligenza, possa in genere amare sua moglie. Aspettate e ascoltate!”.
Ed esse ora avanzarono la loro prima affermazione: “Ogni donna ama suo marito non a causa del suo aspetto, ma a
causa del proprio giudizio che lo mostra nella professione e nel comportamento.
Dovete quindi sapere che la donna si unisce col giudizio dell’uomo, e
quindi con lui stesso. Perciò un uomo che ama il suo stesso intelletto
ritira il suo amore dalla moglie in se stesso. La conseguenza è rottura,
e non unione! Amare il proprio giudizio significa voler essere saggi da se
stessi, ma questo significa essere folli, e in definitiva significa amare la
propria follia!”. – A questo punto gli uomini risposero: “Nondimeno, forse la donna si unisce
anche con la forza dell’uomo”. – A questo, le donne
sorrisero dicendo: “Le forze non
mancano se l’amore dell’uomo pone come base il giudizio, ma se si
basa sulla follia, allora subentra mancanza. L’intelligenza sta
nell’amare unicamente la propria moglie, e questo amore non manca in
forze. Amore folle significa amare non la donna, ma il sesso, e questo amore
è senza forze! Lo comprendete?”
[2] La seconda argomentazione delle donne fu: “Noi donne siamo nate nell’amore
per l’intelletto degli uomini. Se quindi gli uomini sono innamorati del
proprio intelletto, il loro giudizio non si può unire con
l’autentico amore della propria donna. Allora il giudizio diventa follia
per effetto dell’orgoglio, e l’amore coniugale diventa freddezza.
Quale essere femminile potrebbe unire il suo amore con la freddezza? E quale
uomo potrebbe mettere insieme la sua folle arroganza con l’amore del
giudizio?”. – Gli uomini replicarono: “Ma come può l’uomo ottenere che venga stimato da
sua moglie, se non stima il suo stesso intelletto?”. – Le donne
risposero: “In base
all’amore, perché l’amore rende la stima. La stima non
può essere separata dall’amore, ma ben può l’amore
essere separato dalla stima!”.
[3] Infine le donne presentarono la loro terza argomentazione: “Voi pensate di amare le vostre donne,
ma non vi accorgete di essere amati da loro, cosicché voi le amate solo
di rimando; pertanto il vostro giudizio è il ricettacolo di questo amore
ricevuto. Quindi, se siete innamorati del vostro stesso intelletto, questo
diventa il ricettacolo dell’amore per voi stessi, ma questo amore per se
stessi, poiché non ne sopporta nessun altro, non diventerà mai un
amore coniugale. Fintanto che dura la sua forza, rimane quindi un amore
meretricio!”. – Ora gli uomini tacquero, ma poi mormorarono: “Che cos’è l’amore
coniugale?”. – Questa disputa fu udita da alcuni sposi nel
Cielo, e questi, da là confermarono le tre argomentazioni delle donne.
[indice]
۞
La poligamia
332. [1] Se si cerca di indagare le cause
per le quali i matrimoni poligamici sono proibiti nella cristianità,
allora nessuno, per quanto possa essere così perspicace, potrà
riconoscerle chiaramente e in maniera comprensiva. Questo è possibile
solo se gli è stato insegnato che esiste un vero amore coniugale possibile esclusivamente tra due persone, e anche,
che tra queste due persone l’amore coniugale proviene solo dal Signore.
Inoltre, che il Cielo è impiantato in questo amore con tutte le sue
beatitudini! Se queste conoscenze non precedono e, per così dire, non
mettono la prima pietra, allora lo spirito si sforzerà invano di trovare
dei motivi ragionevoli per approvare il divieto della poligamia nella
cristianità, tramite cui quietarsi e arroccarsi saldamente, come una
casa sulle proprie fondamenta. Com’è noto, la monogamia si basa
sulla parola del Signore: «Chi si
separa da sua moglie, salvo che per adulterio, e ne sposa un’altra,
commette adulterio!», così come: dal principio, cioè
dall’istituzione del matrimonio, è stabilito che «i due devono diventare una carne sola, e l’uomo non deve
separare ciò che Dio ha unito» [Mt. 19,3-11].
[2] Ora certamente, nelle parole del Signore si trova una
divina Legge iscritta quale base dei matrimoni; invece l'intelletto umano con
le sue abituali distorsioni e le sue false interpretazioni tende a raggirarla
con la sua logica, se non la può sostenere con le proprie ragioni provenienti
dal suo intelletto. Esso può trascinarla in un’oscura penombra ed
infine trasformarla in un’affermazione negativa, cioè in un
sì, perché coincide anche con la legge civile, e in un no,
perché contraddice i suoi concetti ragionevoli. La mente umana capita in
una tale situazione, se prima non è stata istruita sulle conoscenze
summenzionate che devono servire all'intelletto come motivazione. Perciò
occorre ripetere queste conoscenze: che
il vero amore coniugale esiste! Esso tuttavia è possibile solo tra
due persone, e anche che tra queste due persone l’amore coniugale
proviene solo dal Signore! Il Cielo è impiantato in questo amore con
tutte le sue beatitudini. Queste e differenti altre cose riguardanti il divieto
della poligamia nella cristianità, devono essere dimostrate secondo un
certo ordine nelle seguenti sezioni:
(1) Un vero amore coniugale è possibile solo con un
singolo coniuge. Lo stesso vale per l’amicizia, per la fiducia e la forza
naturale veramente coniugale e per una così stretta unione delle menti,
tale che i due coniugi possano essere una carne sola.
(2) Perciò solo con una sola moglie sono possibili
quelle delizie celesti, quei sentimenti di gioia spirituale e quei piaceri
naturali che, fin dal principio, sono previsti per gli sposi che vivono nel
vero amore coniugale.
(3) Tutto questo può essere elargito dal Signore, e
viene dato solo a coloro che si rivolgono a Lui e, allo stesso tempo, vivono
secondo i Suoi comandamenti.
(4) In conseguenza di ciò, non vi può essere un
vero amore coniugale con le sue beatitudini, se non presso i coniugi che
appartengono alla Chiesa cristiana.
(5) Per questa ragione al cristiano non è permesso
avere più di una donna.
(6) Se un cristiano prende più di una donna, commette
adulterio non solo nel senso naturale, ma anche nel senso spirituale.
(7) Al popolo d’Israele fu permesso di avere più
di una donna perché presso di loro non esisteva ancora la Chiesa
cristiana, e perciò non poteva neanche esserci un vero amore coniugale.
(8) Oggigiorno ai musulmani è permesso avere
più di una moglie perché essi non riconoscono il Signore
Gesù Cristo come una cosa sola con Jehova, il Padre; di conseguenza, non
riconoscendoLo come l’Iddio del Cielo e della Terra, non possono neanche
ricevere un vero amore coniugale.
(9) Il Cielo dei musulmani si trova al di fuori del Cielo
cristiano; esso è suddiviso in due Cieli, uno inferiore e uno superiore.
Nel loro Cielo superiore viene elevato solo chi rinuncia alle sue concubine per
vivere con una sola donna, e chi riconosce il Signore come Dio e Padre, al
Quale è dato il dominio su Cielo e Terra.
(10) La poligamia è prostituzione, perché il suo
amore è diviso tra molti e quindi è solo amore sessuale. Inoltre,
esso è un amore dell’uomo esteriore o naturale, di conseguenza non
è amore coniugale, il solo che può essere casto.
(11) Presso gli uomini che allo stesso tempo hanno più
donne, non ci può essere castità coniugale, né purezza
né santità.
(12) L’uomo che vive nella poligamia non può
diventare spirituale.
(13) La poligamia non
è peccato dove esiste secondo la religione.
(14) Anche presso gli uomini che non conoscono il Signore, la
poligamia non è peccato.
(15) Nonostante la loro poligamia, gli uomini vengono salvati
se riconoscono Dio e vivono secondo le leggi civili della giustizia.
(16) Ma né gli uni né gli altri possono essere
messi insieme agli angeli nel Cielo dei cristiani.
*
E ora alla
spiegazione dei singoli punti.
333. (1) Un
vero amore coniugale è possibile solo con un singolo coniuge. Lo stesso vale
per l’amicizia, per la fiducia e la forza naturale veramente coniugale, e
per una così stretta unione delle menti tale che i due coniugi possano
essere una carne sola.
[1] Più volte è stato detto in precedenza che
oggigiorno (1768!) il vero amore coniugale è così raro che
generalmente è sconosciuto. Che però un tale amore esiste ancora,
è stato mostrato nel capitolo che lo riguarda (cap. 4) e verrà
mostrato all’occasione anche in quelli seguenti. Del resto, chi non sa
che esiste un amore che sorpassa tutti gli altri tipi di amore in valore e
dolcezza che, in paragone, sono poco da apprezzare rispetto ad esso?
L’esperienza mostra che tale amore sorpassa l’amor proprio e
l’amore per il mondo, anzi perfino l’amore per la vita. Non ci sono
stati e ci sono ancora uomini che si prostrano davanti a una donna
desiderandola come sposa, adorandola come una dea e sottomettendosi come il
più basso servitore al suo beneplacito? Ciò a dimostrazione che
quest’amore oltrepassa l’amor proprio! Non ci sono sempre stati uomini
che per la donna chiesta in moglie hanno dato o sperperato tutti i loro averi e
beni, anzi perfino tesori, qualora li avessero posseduti? Ciò a
dimostrazione che questo amore supera l’amore per il mondo!
Tutt’oggi, non ci sono forse degli uomini che per una donna bramata,
stimano così poco perfino la loro vita desiderando la morte se lei
rifiuta il loro desiderio? Questo è dimostrato anche dai molti duelli
all’ultimo sangue tra rivali in amore! Ciò è una prova che
questo amore va oltre l’amore per la vita. Non sono sempre esistiti
uomini che per una donna prescelta hanno perso la ragione solo perché
lei non aveva acconsentito?
[2] Da questi esempi, chi di voi non può concludere
razionalmente che fin dall’inizio, questo amore, in virtù della
sua essenza, ha dominato tutti gli altri tipi di amore e colmato l’anima
dell’uomo interessato che si è ripromesso l’eterna
felicità con la prescelta e desiderata? Chi potrebbe, se desidera
indagare dove e come vuole, trovare un’altra causa diversa dal fatto che
l’uomo ha consacrato la sua anima e il suo cuore ad una donna sola? Se un
amante che si trova in un una tale condizione avesse la possibilità di
scegliere dall’intero universo femminile la donna più nobile,
più ricca e più bella, non la rifiuterebbe egli con sdegno,
tenendo invece fede alla sua precedente scelta alla quale solo appartiene il
suo cuore? Tutto ciò dovrebbe indurre il lettore al riconoscimento che
c’è un amore coniugale
che sovrasta tutto, ma solo se si limita ad un singolo dell’altro sesso.
Chi riflette ragionevolmente e con acume tutti i motivi nel loro contesto,
dovrà giungere alla conclusione che un amante, se rimanesse perseverante
e dal più intimo con l’amore della sua prescelta, raggiungerebbe
con lei anche quell’eterna felicità che si era ripromesso prima
del matrimonio. Più sopra è stato dimostrato che, di fatto, egli
anche può raggiungerla se si rivolge al Signore e, attraverso di Lui,
conduce una vita veramente religiosa. Chi altro, se non il Signore, entra nella
vita dell’uomo dall’Alto, per impiantarvi le gioie celesti
interiori per trasferirle poi su ciò che si sviluppa da queste? Tanto
più, che il potente Signore concede continuamente forza a tale amore. Se
qualcuno volesse sostenere che un tale amore non esiste, o che non sia
possibile perché non è presente presso di lui stesso o presso
altri, allora una tale deduzione non sarebbe valida!
334. Poiché il vero amore
coniugale unisce le menti e i cuori di due persone, va mano nella mano anche
l’amicizia e la fiducia. L’amicizia coniugale e la fiducia
coniugale sorpassa ogni altra amicizia e ogni altra fiducia, tanto che –
proprio come l’amore coniugale è l’amore di ogni amore ‒
oltrepassa tutte le altre amicizie e relazioni di fiducia. Per differenti cause
anche la potenza è legata a questo amore. Alcune di queste cause, da cui
deriva anche la stabilità dell’amore coniugale, saranno rivelate
nel secondo fatto memorabile dopo questo capitolo. Come è stato mostrato
in un capitolo specifico dal 156 fino al 183, due coniugi diventano una sola carne
attraverso il vero amore coniugale.
335. (2) Perciò
solo con una sola moglie sono possibili quelle delizie celesti, quei sentimenti
di gioia spirituale e quei piaceri naturali che, fin dal principio, sono
previsti per gli sposi che vivono nel vero amore coniugale.
[1] Si parla di ‘delizie
celesti’, di ‘sentimenti di gioie spirituali’ e di
‘piaceri naturali’, perché la mente umana è suddivisa
in tre sfere, di cui la suprema è denominata ‘celeste’, l’intermedia ‘spirituale’ e la terza ‘naturale’. Tutte e tre le sfere sono aperte per
l’influsso divino presso le persone che conducono un vero amore
coniugale, e quest’influsso segue secondo l’ordine in
conformità della loro apertura. Ora poiché le amenità (amaenitas) di questo amore nella sfera
suprema sono le più eminenti (eminentissimae),
esse sono percepite come beatitudini (beatitudines),
le meno eminenti della sfera intermedia come sensi di felicità (faustitates), e la sfera più
bassa alla fine come piacevolezze (iucunditates).
Le esposizioni nei fatti memorabili mostrano che tutte queste sensazioni e
sentimenti esistono veramente.
[2] Queste sensazioni e sentimenti sono stati provveduti dal
Signore fin dal principio per gli uomini che vivono nel vero amore coniugale,
poiché nel Signore, che è il divino Amore stesso, sta la pienezza
di ogni beatitudine. L’essenza dell’amore consiste nel fatto che
esso vorrebbe comunicare all’amato tutto il suo bene. Perciò Iddio
ha creato questo amore nello stesso tempo con l’uomo, ed ha impiantato in
lui la facoltà di accogliere e percepire il suo bene. Chi sarebbe
così ottuso e stupido da non poter riconoscere che deve esserci un amore
su cui il Signore ha versato tutte le beatitudini, tutti i sentimenti di gioia
e piacevolezze che solo Lui poteva collocare?
336. (3) Tutto
questo può essere elargito dal Signore, e viene dato solo a coloro che
si rivolgono a Lui e, allo stesso tempo, vivono secondo i Suoi comandamenti.
Questo è
già stato dimostrato in molti modi. C’è da aggiungere
ancora che tutte queste beatitudini, sentimenti di gioia e piacevolezze,
possono essere elargite solo dal Signore, e perciò non ci si deve
rivolgere a nessun altro. A chi ci si dovrebbe anche rivolgere dal momento che
Egli è Colui che ha creato tutto? [Giovanni 1,3], Egli, l’Iddio
del Cielo e della Terra [Matteo 28,18] che nessuno ha mai visto nella figura
del Padre né che ha ascoltato la Sua voce [Giovanni 1,18 / 5,37 /
14,6-11]? – Da questi e da innumerevoli altri passi nella Parola, risulta
che il matrimonio dell’amore e della sapienza, ovvero del bene e del
vero, in cui i matrimoni tra uomo e donna hanno la loro unica origine, proviene
da Dio solamente. Di conseguenza, questo amore con tutte le sue beatitudini
viene elargito solo agli uomini che si rivolgono a Dio. E quando si dice che
sia dato a coloro che vivono secondo i Suoi comandamenti, è
perché Egli è congiunto con loro attraverso l’amore
[Giovanni 14,21-24].
337. (4) In
conseguenza di ciò, non vi può essere un vero amore coniugale con
le sue beatitudini, se non presso i coniugi che appartengono alla Chiesa
cristiana.
Che un vero amore
coniugale la cui essenza è descritta nel capitolo che lo concerne (dal
57 fino al 73), esista solo presso gli appartenenti alla Chiesa cristiana, si
basa sul fatto che questo amore proviene dall’unico Signore. Il Signore
non è conosciuto da nessuna parte così che possa essere
avvicinato come Dio. Un ulteriore motivo consiste nel fatto che l’amore
coniugale corrisponde allo stato della Chiesa presso le persone in questione
(n. 130). Lo stato non adulterato della Chiesa non ha alcuna altra fonte se non
il Signore, e quindi si trova solo presso coloro che ricevono questo stato da
Lui. Finora in questo libro è stato accennato e dimostrato che i due
punti menzionati – cioè il riconoscimento del Signore e la vita
secondo i Suoi comandamenti ‒ costituiscono l’inizio,
l’avviamento e il consolidamento dell’amore coniugale. Questo
è stato dimostrato con tante ragioni chiare e inconfutabili che sarebbe
del tutto superfluo aggiungervi ancora qualcosa. Se però il vero amore
coniugale è comunque raro nella cristianità (n. 58-59) è
perché solo pochi cristiani si rivolgono al Signore, tra cui alcuni che,
per vero, credono in una Chiesa, ma non vivono secondo i suoi precetti. Inoltre
ci sono ancora altre cause che sono state mostrate nell’‘Apocalisse
rivelata’, dove lo stato attuale della Chiesa cristiana è
ampiamente descritto. Ciò nondimeno vale la verità che il vero
amore coniugale può esistere solo presso i coniugi che appartengono alla
Chiesa cristiana. Per questo motivo la poligamia è assolutamente
proibita in essa. Chi riflette giustamente sulla provvidenza, a costoro
è chiaro che anche questa è una disposizione della Divina
Provvidenza del Signore.
338. (5) Per questa ragione al cristiano non è permesso
avere più di una donna.
Ai motivi seguiti
finora c’è da aggiungere solo questo: il coniugale genuino
è radicato nell’animo dei cristiani più profondamente che
nei pagani, i quali stimano molto la poligamia. Perciò i cristiani, per
il vero amore coniugale nel loro animo, sono più ricettivi degli uomini
che vivono nella poligamia. Per questo il coniugale genuino presso i cristiani
è ancorato nell’intimo dell’animo, affinché essi
riconoscano il Signore e il suo Divino; ma che è ancorato anche
nell’esteriore del suo animo per mezzo delle leggi civili.
339. (6) Se un cristiano prende più di una donna, commette
adulterio non solo nel senso naturale, ma anche nel senso spirituale.
[1] Un cristiano che prende più di una moglie
commette adulterio nel senso naturale. Questo risulta dalle parole del Signore:
«Non è lecito ripudiare la
moglie, perché fin dall’inizio essi sono stati creati per essere
una sola carne; […] e chiunque ripudia la propria moglie senza
giustificato motivo e ne sposa un’altra commette adulterio!»
[Matteo 19,3-11]. Questo vale perciò ancora di più per colui che,
senza ripudiare la propria moglie, la mantiene e ne prende un’altra.
Questa legge data dal Signore ha il suo interiore fondamento nel matrimonio
spirituale; infatti, ciò che il Signore espresse era in sé tutto
di natura spirituale, come Egli Stesso dichiarò: «Le parole che vi dico sono spirito e sono
vita» [Giovanni 6,63]. Nell’insegnamento del Signore, lo
spirituale è che nella cristianità, tramite il matrimonio con
più donne, il matrimonio del Signore con la Chiesa viene profanato, ma
anche il matrimonio del bene e del vero, così come la Parola e, con
questa, la Chiesa. La profanazione di queste cose è l’adulterio
spirituale. La profanazione del bene
e del vero della Chiesa, riferendosi alla Parola, corrisponde
all’adulterio, e da questo risulta l’adulterio spirituale;
altrettanto la falsificazione del
bene e del vero corrisponde all’adulterio, anche se in grado inferiore.
La prova si trova nel testo ‘Apocalisse rivelata’ al n.
134. Presso i cristiani i matrimoni simultanei con più donne
dissacrerebbero il matrimonio del Signore con la Chiesa, perché tra quel
matrimonio divino e il matrimonio dei cristiani, esiste una rispondenza, come
si può rileggere sopra dal 53 fino al 192. Questa rispondenza andrebbe
completamente persa se all’unica donna ne viene aggiunta ancora
un’altra. Se questo accade, allora il marito non è più un
cristiano!
[2] Se i cristiani sposassero contemporaneamente più
donne, il matrimonio del bene e del vero sarebbe profanato, perché i
matrimoni terreni derivano dal matrimonio spirituale. I matrimoni dei cristiani
si differiscono dai matrimoni di altri popoli, in quanto la donna e
l’uomo si amano l’un l’altro, e sono una cosa sola, come il
bene e il vero. Perciò, se il cristiano dovesse prendere un’altra
donna, dividerebbe in sé il matrimonio spirituale, quindi profanerebbe
l’origine del suo matrimonio, e così commetterebbe adulterio
spirituale. Dal n. 116 fino al n. 131 è stato mostrato che i matrimoni
terreni derivano dal matrimonio del bene
e del vero. Il cristiano, con la
poligamia, profanerebbe la Parola e la Chiesa, perché in sé la
Parola è il matrimonio del bene e del vero, altrettanto come lo è
la Chiesa, in quanto essa deriva dalla Parola (vedi sopra ai n. 128-131).
[3] Siccome l’uomo
cristiano conosce il Signore, egli ha la Parola, e in base alla Parola, in lui
c’è la Sua Chiesa. Allora egli, dinanzi all’uomo non
cristiano, ha evidentemente la facoltà di rinascere, vale a dire:
diventare spirituale e conseguire il vero amore coniugale, dal momento che
tutto questo sta in relazione. I cristiani che prendono più di una
donna, commettono perciò non solo adulterio naturale, ma nel contempo
anche spirituale. Ne consegue che essi dopo la morte sperimenteranno una più
gravosa dannazione dei semplici adulteri naturali! Alla domanda circa il loro
stato dopo la morte, ho sentito che per loro il Cielo è completamente
chiuso. Nell’inferno appaiono da lontano come giacenti nell’acqua
calda di una vasca da bagno, sebbene stiano sui piedi e vadano in giro. Ho
sentito dire che questa è la conseguenza della loro follia interiore, e
alcuni di loro vengono gettati in abissi che si trovano ai confini tra i mondi[125].
340. (7) Al
popolo d’Israele fu permesso di avere più di una donna
perché presso di loro non esisteva ancora la Chiesa cristiana, e
perciò non poteva neanche esserci un vero amore coniugale.
[1] Oggigiorno ci sono uomini che nutrono dubbi sulla
monogamia e criticano questa istituzione con motivi razionali. Essi pensano: ‘Poiché la poligamia era
evidentemente permessa al popolo d’Israele e ai suoi re, innanzitutto a
Davide e a Salomone, allora doveva essere permessa anche ai cristiani’.
Tuttavia costoro non hanno nessuna esatta conoscenza del popolo israelita e dei
cristiani, così come dell’esteriore e dell’interiore della
Chiesa, e anche come il Signore trasformi la Chiesa esteriore in una interiore.
Di conseguenza essi non hanno nemmeno un giudizio più profondo dei
matrimoni. In generale è da osservare che l’uomo nasce come essere
naturale, per diventare poi spirituale. Finché rimane naturale vive come
nel buio e, in relazione alle cose spirituali, come nel sonno. Egli non conosce
nemmeno la differenza tra l’uomo esteriore naturale e quello interiore
spirituale.
[2] Dalla Parola è noto che
la Chiesa cristiana
presso gli israeliti non esisteva ancora, perché essi aspettavano il
Messia, e lo aspettano ancora oggi, affinché li elevasse oltre tutti i
popoli e tutte le nazioni. Perciò, se si fosse detto loro – o
glielo si dicesse adesso – che il regno del Messia o di Cristo è
sopra i Cieli e quindi su tutte le nazioni, ciò sarebbe apparso loro
come un’insensata diceria. Perciò, non solo non riconobbero
Cristo, quando venne nel mondo, ovvero il Messia, nostro Signore, ma Lo tolsero
dal mondo in maniera spaventosa. Questo dimostra che in quel tempo era tanto
poco possibile una Chiesa presso quel popolo, come è poco possibile
ancora oggi. Pertanto, gli uomini presso cui non c’è la Chiesa
cristiana, sono naturali, tanto esteriormente quanto interiormente. Essi non si
scandalizzano della poligamia, perché questa è radicata
nell’uomo naturale, il quale dell’amore nel matrimonio nutre solo
concetti libidinosi. Questo è da comprendere anche dalle parole del Signore:
«Per la durezza del vostro cuore
Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli, ma in principio non era
così» [Mt. 19,8]. Egli dice che Mosè lo aveva loro
permesso, per render chiaro che non era stato Dio a permetterlo.
[3] Nondimeno, dai Suoi comandamenti è noto che il
Signore ha istruito l’uomo spirituale interiore. Questo si vede anche,
sia dal fatto che Egli ha soppresso i riti esteriori che erano serviti solo
all’uomo naturale, sia con i Suoi insegnamenti sull’abluzione[126]
come purificazione dell’uomo interiore [Mt. 15,2 / 15,17-20 / 23,25-26
– Marco 7,14-23]; inoltre, anche da ciò che Egli dice sull’adulterio come desiderio della
volontà [Mt. 5,28], sul divorzio che
non è permesso, e sulla poligamia
che non è conforme alla Legge divina [Mt. 19,3-9]. Queste e molte altre
cose che si riferiscono all’uomo interiore o spirituale ha insegnato il
Signore. Lui solo apre l’interiore della mente umana, la rende spirituale
e pone questo spirituale anche nel naturale, in modo che Egli possa ottenere un
essere spirituale. Questo accade quando ci rivolgiamo a Lui e viviamo secondo i
Suoi comandamenti. Questi Comandamenti del Signore consistono innanzitutto che
noi dobbiamo credere in Lui e fuggire i mali, perché questi sono del
demonio e provengono dal demonio, e quindi fare il bene perché è
del Signore e procede dal Signore. Dobbiamo fare entrambe le cose come da noi
stessi, ma oltre a ciò, credere che accade dal Signore attraverso di
noi.
[4] Il vero e proprio motivo che solo il Signore apre
l’interiore spirituale dell’uomo e lo inserisce nell’esteriore
uomo naturale, consiste nel fatto che ogni uomo pensa ed agisce naturalmente, e
per questa ragione non potrebbe accogliere alcunché di spirituale e
riceverlo nella sua veste naturale, se il Signore non avesse preso la sua
natura umana ed avesse reso anche questa, divina. Da queste considerazioni si
dimostra la verità sul perché agli israeliti fu permesso di
prendere più di una moglie: perché presso di loro non c’era
nessuna Chiesa cristiana!
341. (8) Oggigiorno ai musulmani è permesso avere
più di una moglie perché essi non riconoscono il Signore
Gesù Cristo come una cosa sola con Jehova, il Padre; di conseguenza, non
riconoscendoLo come L’Iddio del Cielo e della Terra, non possono neanche
ricevere un vero amore coniugale.
[1] Siccome essi non riconoscono il Signore Gesù
Cristo come una cosa sola con Jehova il Padre, di conseguenza non come
l’Iddio del Cielo e della Terra, non possono neanche accettare un vero
amore coniugale. Certamente i musulmani riconoscono Gesù Cristo come Figlio
di Dio e come un grande profeta, e anche che fu mandato nel mondo da Dio Padre
per insegnare agli uomini, ma non riconoscono che Dio Padre e Lui sono una cosa sola, cioè che il Divino
e il Suo umano sono una sola Persona, uniti come sono uniti anima e corpo, come
tutti i cristiani credono, secondo il credo atanasiano[127].
Per questo motivo i seguaci di Maometto non hanno potuto riconoscere il Signore
nostro (Gesù) come Dio dall’eternità, ma hanno visto in Lui
solo un Uomo perfetto, ma naturale. E poiché Maometto era di questa opinione
e i suoi seguaci lo seguirono, pur sapendo che Dio è Colui che ha creato
l’Universo, non hanno potuto prendere in considerazione Gesù
Cristo nel loro servizio religioso, e da allora dichiararono Maometto il
più grande profeta, e in più non hanno più saputo,
né lo sanno ancora, ciò che il Signore ha insegnato.
Perciò anche le sfere interiori della loro mente, che in sé sono
spirituali, non possono essere aperte. Come si può rileggere al n. 340,
solo il Signore può aprire queste sfere, e solo allora, quando Lo si
riconosce come l’Iddio del Cielo e della Terra e ci si rivolge a Lui.
[2] Egli lo fa presso tutti coloro che vivono secondo i Suoi
comandamenti, e cioè per l’unica vera ragione, perché
altrimenti non vi sarebbe unione, e senza unione nessuna ricezione. Esiste
presso l’uomo una presenza del Signore e un’unione con Lui. Questo
rivolgersi a Lui ha come risultato la Sua presenza, e vivere secondo i Suoi
comandamenti realizza l’unione. La Sua sola presenza non implica nessuna
ricezione, poiché questa ha luogo solo quando alla presenza si associa
l’unione.
[3] Su questo voglio comunicare qualcosa di nuovo dal mondo
spirituale: là ognuno si trova presente solo quando si pensa a lui, ma
l’uomo spirituale viene unito con un altro soltanto tramite
l’impulso dell’amore, e l’impulso dell’amore penetra
quando questi fa ciò che l’altro dice e desidera. Questo fatto
è perfettamente conosciuto nel mondo spirituale. La sua origine è
nel Signore che, in questo modo, è presente ed unito.
[4] Queste cose sono state accennate per chiarire il
perché ai maomettani è stato permesso di prendersi più di
una moglie, poiché il vero amore
coniugale che si instaura tra un uomo e una sola donna, presso di loro non
era possibile. In base alla loro religione, come detto, essi non riconobbero il
Signore come l’Iddio Padre Stesso, quindi non Lo riconobbero come
l’Iddio del Cielo e della Terra. Sopra al 130, come anche in parecchi
altri passi, si può rileggere che l’amore coniugale in ogni uomo
esiste secondo lo stato della Chiesa.
342. (9) Il Cielo dei
musulmani si trova al di fuori del Cielo cristiano; esso è suddiviso in
due Cieli, uno inferiore e uno superiore. Nel loro Cielo superiore viene
elevato solo chi rinuncia alle sue concubine per vivere con una sola donna, e
chi riconosce il Signore come Dio e Padre, al Quale è dato il dominio su
Cielo e Terra.
[1] Prima di cominciare a trattare
l’argomento nei particolari, deve precedere qualcosa sulla Divina
Provvidenza in relazione all’origine della religione musulmana. Questa
religione è diffusa in più paesi rispetto alla religione
cristiana. Coloro che riflettono sulla Divina Provvidenza, partendo dal
presupposto che nessuno potrebbe diventar beato senza essere nato cristiano,
potrebbe urtarsene. Chi invece è convinto che
tutto è sottoposto alla Divina Provvidenza non si urta alla religione
musulmana, piuttosto indaga e trova anche in cosa potrebbe consistere
rispettivamente la Provvidenza; in tal caso scopre che essa consiste nel fatto
che i musulmani riconoscono il Signore nostro come il Figlio di Dio, come il
più saggio di tutti e il più grande profeta che sia venuto nel
mondo per istruire gli uomini, ma siccome questi hanno fatto del Corano il
libro determinante della loro religione e lo hanno prevalentemente nei
pensieri, attribuiscono l’importante adorazione al suo autore Maometto, e
considerano poco il Signore nostro. Per fornire una piena conoscenza che questa
religione è stata suscitata da un volere della Divina Provvidenza per
estirpare l’idolatria di parecchi popoli, essa deve essere esposta in un
certo ordine.
[2] Perciò, prima
dobbiamo parlare dell’origine dell’idolatria, perché prima
di quella religione, sulla Terra era diffusa dappertutto l’idolatria,
poiché prima della venuta del Signore le Chiese erano, tutte insieme,
Chiese rappresentative (ecclesiae
repraesentativae), alle quali apparteneva anche quella israelitica, dove il
Tabernacolo, le vesti di Aronne, i sacrifici, tutte le cose del tempio di
Gerusalemme, come anche gli ordinamenti spirituali, erano rappresentativi.
Presso gli uomini dell’antichità c’era tuttavia la
conoscenza delle rispondenze che, allo stesso tempo, era quella
dell’istruzione, la vera e propria sapienza dei saggi, soprattutto presso
gli egiziani, i cui geroglifici si fondavano su questa. In base a questa
conoscenza era loro noto il significato spirituale di ogni specie di animale,
di ogni albero, montagne, colline, fiumi e sorgenti, altrettanto del Sole,
della Luna e delle stelle. Perciò avevano anche una conoscenza dello
spirituale, perché le cose rappresentate erano di specie proprie della
sapienza spirituale degli angeli, perciò ne hanno rappresentato i
prototipi[128].
[3] Pertanto,
poiché il loro intero culto era di natura rappresentativo, essi tenevano
i loro servizi religiosi sulle montagne o sulle colline, nei boschetti e nei
giardini, santificavano anche le sorgenti, e nella preghiera del mattino
rivolgevano i loro volti al Sole sorgente. Inoltre realizzavano sculture di
cavalli, buoi, vitelli, agnelli, perfino di uccelli, pesci e serpenti. Questi
li mettevano in fila nelle loro case e in altri luoghi in un determinato
ordine, secondo le idee spirituali della Chiesa alla quale corrispondevano o
che li rappresentava. Le stesse immagini le collocavano anche nei loro templi,
in modo che questi, per il loro significato, potessero ricordare loro le cose
sacre del servizio divino. Nondimeno, dopo questo tempo, quando la scienza
delle rispondenze cadde nell’oblio, i loro discendenti cominciarono ad
adorare le immagini scolpite come qualcosa che in sé fosse sacra, non
sapendo che i loro antenati non avevano visto alcunché di sacro in loro,
ma solo rappresentazioni ed espressioni di cose sacre. Così sorse l’idolatria
che si diffuse sulla Terra intera, in Asia insieme alle isole circostanti, e in
Africa come in Europa.
[4] Per estirpare tutte
queste idolatrie, la Divina Provvidenza provvide il sorgere di una nuova
religione adeguata al carattere degli orientali, nella quale vi fosse qualcosa
della Parola proveniente dai due Testamenti e li istruisse sul fatto che il
Signore è venuto nel mondo come il più grande profeta, il
più saggio di tutti gli uomini, e quale figlio di Dio. Questo è
stato fatto attraverso Maometto, da cui prende il nome questa religione.
Così questa religione sorse in base alla Divina Provvidenza del Signore.
Essa, come detto, fu conforme al carattere e al gusto degli orientali, al fine
di cancellare le idolatrie di molte nazioni, e fornir loro una certa familiarità
col Signore, prima che, come tutti gli uomini, dopo la morte giungessero nel
mondo spirituale. Questa religione non sarebbe stata accolta in tanti paesi,
né avrebbe estirpato l’idolatria, se non fosse stata in armonia
con i loro concetti, specialmente per quanto riguarda l’ammissione della
poligamia. Essa è stata permessa anche per questa ragione; infatti gli
orientali, ancor più degli europei, si sarebbero fatti trascinare ai
più volgari adultèri, e sarebbero andati in rovina.
343. Anche i musulmani hanno un Cielo, perché tutti gli
uomini che sulla Terra riconoscono Dio, e in base alla loro religione fuggono
il male come peccato contro Dio, vengono salvati. Io stesso ho sentito dai
musulmani che il loro Cielo si distingue in due parti, uno inferiore e uno
superiore. Nel Cielo inferiore essi vivono con più mogli o concubine,
come nel mondo. Chi invece rinuncia alle concubine viene elevato al Cielo
superiore. Ho anche sentito dire che per loro è impossibile immaginare
che il Signore sia una cosa sola col Padre, ma ben possono immaginare che Egli
è come il Padre ed è dato a Lui il dominio su Cielo e Terra,
poiché è il Figlio di Dio. Questa fede si trova perciò
presso tutti coloro ai quali è concesso dal Signore di ascendere al
Cielo superiore.
344.
Una
volta mi è stato concesso di percepire quale specie di calore
dell’amore coniugale
c’è presso i viventi nella poligamia. Inoltre, là parlai
con uno che rappresentava la posizione di Maometto. Maometto stesso, tra loro
non è mai presente. Al suo posto si presenta un sostituto che coloro che
sono giunti dal mondo ritengono per Maometto. Dopo che ebbi parlato con lui per
qualche tempo da lontano, mi inviò, tra le altre cose, un cucchiaio di
legno di ebano come prova che provenivano da lui. Allo stesso tempo mi fu
comunicato il calore dell’amore coniugale di quel luogo; cosa che io
percepii come un distinto puzzo, e mi voltai altrove. Immediatamente la
comunicazione cessò.
345.
(10) La
poligamia è prostituzione, perché il suo amore è diviso
tra molti e quindi è solo amore sessuale. Inoltre, esso è un
amore dell’uomo esteriore o naturale, di conseguenza non è amore
coniugale, il solo che può essere casto.
Quando
l’amore è diviso con parecchi, come nella poligamia, non vi
è amore coniugale, perché questo non può essere diviso che
verso uno, ovvero con uno dell’altro sesso. Perciò l’amore
poligamo è immorale, e la poligamia è prostituzione. Esso si
differenzia dal semplice amore sessuale solo per il fatto che è limitato
ad un determinato numero di conviventi autorizzati, ed è vincolato a
determinate leggi che prendono in considerazione il bene pubblico. Dal momento
che è permesso prendersi oltre alle mogli, anche delle concubine, esso
diventa semplice amore sessuale, ed è quindi amore per la fornicazione.
L’amore poligamo è un amore dell’uomo esteriore o naturale,
perché tale amore è radicato in un tale uomo. Tutto ciò
che fa l’uomo naturale da se stesso, è male, e da questo male egli
ne diventerà libero solo attraverso l’elevazione dell’uomo
spirituale interiore; ciò che viene fatto solo dal Signore! Pertanto, il
male che si riferisce al sesso e sta nell’uomo naturale, è
prostituzione! Questo distruggerebbe la società, perciò al posto
della fornicazione è stato introdotto qualcosa di simile [ma meno
pericoloso]: la poligamia! Tutto il male con cui l’uomo nasce ereditato
dai suoi genitori, è innestato nel suo naturale, non nell’uomo
spirituale, poiché in questo egli è nato dal Signore. Dalle
ragioni addotte, come anche da differenti altre, diventa evidente che la
poligamia è immorale!
346.
(11) Presso
gli uomini che allo stesso tempo hanno più donne, non ci può
essere castità coniugale, né purezza né santità.
Questo
risulta dalle argomentazioni esposte sopra, particolarmente chiaro dalle frasi
riportate nel capitolo sulla castità e sull’impudicizia,
soprattutto anche dalle argomentazioni seguenti: castità, purezza e
santità possono essere confermate solo dai matrimoni monogami, ovvero
dal matrimonio tra un uomo e una donna (n. 141). Il vero amore coniugale
è la castità stessa, e quindi anche le delizie di questo amore
sono caste fino all’ultima (n. 143-144). In questa situazione si deve far
riferimento a quanto riportato nel capitolo sul vero amore coniugale, ad
esempio: il vero amore coniugale, quindi l’amore tra un uomo e una donna,
in virtù della sua origine e della sua rispondenza, è celeste,
spirituale, santo e puro, più di ogni altro amore (n. 64). Pertanto,
poiché castità, purezza e santità sono possibili solo in un
vero amore coniugale, allora ne consegue che tutto ciò manca in un
matrimonio poligamo.
347. (12) L’uomo che
vive nella poligamia non può diventare spirituale.
Diventare
spirituali significa essere elevati dallo stato naturale, cioè dalla
luce e dal calore del mondo, alla luce e al calore del Cielo. Nessuno conosce
questa elevazione, se non chi ha elevato se stesso. L’uomo naturale non
elevato pensa erroneamente che questo valga anche per lui, perché lui,
come uomo spirituale, può elevare il suo intelletto fin nella luce del Cielo,
e pensare e parlare spiritualmente. Quando però la sua volontà
non segue l’intelletto in quell’altezza, egli non viene elevato,
perché non potrebbe rimanere in quell’elevazione, ritornando dopo
qualche tempo di nuovo nella sua volontà e riaprendo qui la sua dimora.
Si parla di ‘volontà’, ma s’intende amore,
perché la volontà è il ricettacolo dell’amore, e
l’uomo vuole tuttavia ciò che ama. Queste poche considerazioni
possono mostrare che un uomo, finché rimane nella poligamia, oppure ‒
che è la stessa cosa – finché rimane nel naturale, non
può diventare spirituale!
348.
(13) La
poligamia non è peccato dove esiste secondo la religione.
Si
ritiene che tutto ciò che contravviene la religione, sia tutto quanto
peccato perché va contro Dio; e viceversa, tutto ciò che è
conciliabile con la religione, non sia peccato, perché conciliabile con
Dio. Ebbene, poiché presso i figli d’Israele la poligamia era
conciliabile con la religione, come lo è ancora oggi presso i musulmani,
allora non la consideravano come peccato. Inoltre, poiché per loro non
viene considerata peccato, essi rimangono sul gradino naturale e non divengono
spirituali. L’uomo naturale non riesce a riconoscere che in ciò
che appartiene alla religione tradizionale potrebbe esserci qualcosa di
peccaminoso, questo lo può fare solo l’uomo spirituale. È
anche in relazione a questo che essi non si rivolgono al Signore, ma a
Maometto, sebbene in base al Corano riconoscano il Signore come Figlio di Dio.
Finché è questo il caso, essi rimangono anche uomini naturali, e
non sanno che nella poligamia c’è qualcosa di male, anzi nemmeno
che c’è qualcosa di immorale. Tuttavia il Signore dice: «Se foste ciechi, non avreste peccato; ma ora
dite che vedete, e allora il vostro peccato rimane!» [Giovanni 9,41].
Dal momento che essi non possono essere riconosciuti colpevoli di peccato con
la loro poligamia, dopo la morte hanno anche il loro Cielo (n. 342), dove
provano le gioie conformi alla loro vita.
349. (14) Anche presso gli
uomini che non conoscono il Signore, la poligamia non è peccato.
La
ragione di ciò è perché il vero amore coniugale procede
unicamente dal Signore e può essere conferito solo a coloro che Lo
conoscono, che Lo riconoscono, che credono in Lui e conducono una vita basata
su di Lui. Simili uomini, ai quali quell’amore non può essere
dato, non sanno altro se non che l’amore per il sesso sia identico
all’amore coniugale, di conseguenza anche la poligamia! Si aggiunga a
ciò che chi vive nella poligamia non sa nulla del Signore, quindi
rimangono naturali; infatti, l’uomo diventa spirituale solo per mezzo del
Signore. All’uomo naturale non viene messo in conto come peccato
ciò che è conforme alle leggi della sua religione e, al tempo
stesso, con la società in cui vive. Un uomo simile agisce anche secondo
il suo giudizio, ma il giudizio dell’uomo naturale brancola nel buio per
quanto riguarda il vero amore coniugale, poiché questo
amore è in sommo grado spirituale. Tuttavia, l’esperienza insegna
che, nell’interesse della quiete pubblica e familiare, è
necessario limitare la libidine disseminata in tutte le direzioni, e questa
è da permettere a ciascuno solo all’interno della propria casa. Da
qui proviene la poligamia!
350. [1] Com’e noto,
l’uomo viene sulla Terra più misero dell’animale. Invece,
tutti gli animali nascono nella conoscenza corrispondente al loro amore per la
vita. Essi, subito dopo aver lasciato il grembo materno oppure non appena sono
usciti dall’uovo, possono già vedere, sentire e camminare,
conoscono il loro cibo, la loro madre, i loro amici e i loro nemici. Presto
conoscono anche il sesso, e sanno amare e allevare i propri cuccioli. Solo
l’uomo alla sua nascita non sa nulla di tutto questo, poiché a lui
non è innata nessuna conoscenza. Egli però ha la capacità
e l’inclinazione ad apprendere il sapere e la conoscenza appartenente
all’amore. Se queste non le apprende dagli altri, rimane più
misero dell’animale. L’uomo nasce così affinché non
debba attribuire niente a se stesso, ma agli altri, e alla fine possa
attribuire tutto solo alla sapienza e all’amore di Dio, e in tal modo
possa diventare un’immagine di Dio. Quanto a questo si legga nel fatto
memorabile 132 fino al 136.
[2] Da queste
considerazioni ne consegue che un uomo che non abbia appreso da altri che il
Signore è venuto nel mondo e che Egli è Dio, ma ha solo compreso
alcune conoscenze della Sua religione e delle Sue leggi, è senza colpa
se dell’amore coniugale non ha
un pensiero superiore all’amore per il sesso, ed immagina che
l’amore poligamo sia l’unico amore coniugale che esista. Il Signore
(comunque) li guida nella loro ignoranza, così come la Sua divina
Volontà guida quegli uomini che, a motivo della loro religione evitano
il male come peccato, attraverso le vie della Sua provvidenza, lontano
dall’attribuzione della loro colpevolezza, affinché possano essere
salvati. Ogni uomo, infatti, nasce per il Cielo, nessuno per l’inferno, e
nel Cielo ognuno perviene attraverso il Signore, mentre nell’inferno si
viene da se stessi.
351. (15) Nonostante la loro poligamia, gli uomini vengono salvati
se riconoscono Dio e vivono secondo le leggi civili della giustizia.
Tutti
gli uomini sulla Terra vengono salvati se riconoscono Dio e vivono dalla
religione secondo le leggi civili della giustizia! Per leggi civili della
giustizia sono intesi i Comandamenti contenuti nel Decalogo, secondo i quali
non si deve uccidere, non si deve commettere adulterio, né rubare o
portare false testimonianze. Queste leggi valgono in tutti i paesi della Terra,
poiché senza di queste nessun paese potrebbe esistere.
[2] Tuttavia alcuni
osservano questi Comandamenti per paura delle pene associate, altri per
obbedienza civica, altri ancora per via della religione; e solo questi ultimi
raggiungono la salvezza, perché Dio è in loro ed essi sono in
Dio. Ognuno può riconoscere per quale ragione anche presso i figli
d’Israele, dopo il loro esodo dall’Egitto, alle leggi apparteneva
il divieto di uccidere, di non commettere adulterio, di non rubare né
dire false testimonianze, poiché senza queste leggi la loro
comunità non avrebbe potuto affatto esistere. Tuttavia queste stesse
leggi sono state promulgate da Jehova Dio sul monte Sinai sotto fenomeni
sorprendenti. La ragione di questo speciale modo di promulgazione fu che queste
leggi dovevano diventare anche le leggi della religione, e dovevano essere
mantenute non solo per il bene della società, ma anche per amore verso
Dio, e per amore della salvezza.
[3] Per questo motivo
anche i pagani che riconoscono Dio e vivono secondo le leggi civili della
giustizia, possono conseguire la salvezza! Non è colpa loro se non sanno
nulla del Signore e, di conseguenza, neanche nulla della castità e della
monogamia. In effetti, è contro la Giustizia divina che quegli uomini
che riconoscono Dio e in base alla religione vivono secondo le leggi civili
della giustizia, consistenti nel fuggire il male perché è
contrario a Dio ed operano il bene perché è voluto da Dio, siano
condannati.
352. (16) Ma né gli uni né gli altri
possono essere messi insieme agli angeli nel Cielo dei cristiani.
Nei
Cieli cristiani la luce e il calore sono di natura celeste. La luce è la
divina Verità, e il calore è il divino Amore. Questi rivelano il
carattere del bene e del vero, come anche del male e del falso. Perciò
ogni relazione tra i Cieli cristiani e quelli musulmani è annullata,
altrettanto tra i Cieli dei pagani. Se ci fosse una relazione tra questi Cieli
potrebbero essere salvati solo coloro che vivono dal Signore nella luce celeste e, nello stesso tempo, nel calore celeste. Anzi, nemmeno loro
sarebbero salvati se vi fosse una connessione tra i diversi Cieli. La
conseguenza sarebbe che tutti i Cieli vacillerebbero e gli angeli non
potrebbero esistere. Dai musulmani s’infiltrerebbe una sorta
d’impudicizia e di lussuria nel Cielo cristiano, cosa che lì non
sarebbe tollerata. E viceversa, dai cristiani si infiltrerebbe una
castità e purezza nel Cielo musulmano, cosa che da loro sarebbe
percepita altrettanto come insopportabile. Inoltre, una relazione tra i Cieli e
una conseguente unione (dei differenti angeli) potrebbe rendere gli angeli
cristiani in naturali, e quindi in adulteri, oppure, se restassero spirituali,
continuerebbero a sentire intorno a loro un’essenza immorale che
priverebbe la loro vita di ogni beatitudine. Qualcosa del genere accadrebbe con
il Cielo dei musulmani, poiché sarebbero circondati dalle cose
spirituali del Cielo cristiano, e quindi li priverebbe di ogni gioia di vivere.
Inoltre giungerebbero alla consapevolezza che la poligamia è peccato,
così che dovrebbero vivere in un costante senso di colpa. Questa
è la ragione per la quale tutti i Cieli sono completamente separati
l’uno dall’altro, e tra loro non esiste nessun collegamento, se non
attraverso l’influsso della luce e del calore provenienti da quel Sole in
mezzo al quale si trova il Signore. Quest’influsso illumina e ravviva
ogni uomo mentre l’accoglie. Tuttavia, l’accoglienza di questo
s’indirizza secondo la propria religione. Quindi esiste una relazione, ma
non una relazione dei Cieli tra loro.
*
353. Voglio qui
aggiungere due fatti memorabili.
Il primo:
Un
giorno mi trovavo nel bel mezzo degli angeli e udii la loro conversazione.
Questa riguardava l’intelligenza e la sapienza: «L’uomo percepisce solo che entrambe
sono in lui, perciò anche tutti i pensieri del suo intelletto e tutti
gli impulsi della sua volontà provengono da lui stesso. In realtà
nulla proviene dall’uomo, eccetto la facoltà di ricevere da Dio
ciò che appartiene all‘intelletto e alla volontà. Ora
però ogni uomo dalla nascita tende all’amor proprio, allora per
evitare che attraverso l’amor proprio e l’orgoglio del proprio
discernimento possa perire, è stato provveduto fin dalla creazione, di
trasferire questo amore dell’uomo alla donna, e che dalla nascita sia
installato in lei, così da amare il discernimento e la sapienza del suo
compagno, e quindi il marito. Perciò la donna attira continuamente a
sé l’orgoglio dell’intelligenza del suo uomo, lo spegne in
lui e lo rende vivente in se stessa, affinché lei lo trasformi in amore
coniugale e lo ricolmi con dolci sentimenti senza misura. Questo il Signore lo
ha così provveduto, in modo che l’uomo non possa essere molto
abbagliato dall’orgoglio del proprio discernimento, al punto da fargli credere
di essere giudizioso e saggio da se stesso e non dal Signore. Allora,
poiché mangiò dell’albero della conoscenza del bene e del
male, si ritenne uguale a Dio, ovvero pensò di essere addirittura Dio,
come il serpente volle fargli credere. Il serpente rappresentava l’amore
per il proprio discernimento, perciò dopo aver mangiato il frutto,
l’uomo fu cacciato dal paradiso, e la via all’albero della vita fu
sorvegliata da un cherubino. Con paradiso, nel senso spirituale, è
inteso il discernimento; mangiare dell’albero della vita significa
comprendere spiritualmente ed essere saggi dal Signore; invece, mangiare
dell’albero della conoscenza del bene e del male, nel senso spirituale,
significa comprendere ed essere saggi da se stessi».
354. Dopo aver concluso
la loro conversazione, gli angeli scomparvero. Ora apparvero due sacerdoti
insieme ad un uomo che nel mondo era stato ambasciatore. Io raccontai loro
ciò che avevo sentito dagli angeli. Su questo essi cominciarono a
disputare tra loro sul discernimento e sulla sapienza, così come
sull’intelligenza da ciò risultante, e se queste provenivano da
Dio o dall’uomo. Ci fu un’accesa discussione, anche se del resto i
tre, nel cuore, erano della stessa opinione, e precisamente che queste
provenivano dall’uomo in quanto sono in lui, e anche il sentimento lo
confermava. Tuttavia i sacerdoti s’inalberarono nel loro zelo teologico e
dichiararono che nulla dell’intelligenza e della sapienza, e quindi anche
della saggezza, proveniva dall’uomo. Quando l’ambasciatore obiettò:
“Quindi, neanche il pensiero?”.
– Essi risposero: “Assolutamente
niente del pensiero!”. – Ciò nondimeno, nel Cielo si
avvertì che i tre erano in fondo della stessa opinione. Perciò
ora fu ordinato all’ambasciatore: “Indossa la veste sacerdotale, considera te stesso un sacerdote, e poi
parla!”. – Egli allora lo fece, e di fatto pensò di
essere un sacerdote, e ora annunciò ad alta voce che discernimento e
sapienza, quindi anche la saggezza, può venire solo da Dio! E sostenne
questa tesi con la solita eloquenza ben fondata molto razionalmente. È
un fenomeno caratteristico nel mondo spirituale che uno spirito pensi in modo
corrispondente alla veste che indossa; infatti, lì ognuno veste la sua
intelligenza.
[2] Poco dopo dal cielo
fu detto ai due sacerdoti: “Levatevi
le vostre vesti e indossate le vesti dei funzionari di stato, e ritenetevi
anche tali!”. Dopo che l’ebbero fatto, pensarono dal loro io
interiore che il discernimento, la sapienza e, di conseguenza, la saggezza,
venissero dall’uomo. Nello stesso istante apparve un albero lungo la via,
e fu detto loro: “Questo è
l’albero della conoscenza del bene e del male. Abbiate cura di non
mangiarne!”. – Invece i tre, sedotti dal proprio discernimento,
s’infiammarono dal desiderio di mangiarne e discussero l’un
l’altro: “Perché non dovremmo?
I frutti sono certamente buoni!”. Andarono sotto l’albero e ne
mangiarono. Dopo aver fatto questo, i tre, in base alla loro comune fede,
diventarono amici intimi e si mossero insieme sulla via del proprio
discernimento, via che conduce giù all’inferno. Nondimeno, li vidi
tornare indietro da lì, perché non erano ancora preparati.
*
355. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Un giorno, mentre
scrutavo nel mondo degli spiriti, scorsi su un prato degli uomini vestiti come
gli uomini nel mondo. Questo mi fece capire che erano arrivati di recente da
lì. Mi avvicinai per sentire quello che dicevano. Essi parlavano del
Cielo, e tra loro, uno che ne sapeva qualcosa, disse: “Vi sono lì cose meravigliose, tali che nessuno se le
può immaginare, se non chi le ha viste da se stesso. Vi sono giardini
paradisiaci, palazzi sontuosi, costruiti secondo tutte le regole
dell’arte architettonica e splendenti d’oro. Davanti vi sono colonne
d’argento con figure celesti fatte di pietre preziose. Ci sono anche case
di diaspro e zaffiro con portici che si ergono maestosi in cui gli angeli
avanzano a passi maestosi. Le case all’interno sono decorate in un modo
che non può essere riprodotto né con l’arte né descritto
a parole.
[2] Per quanto riguarda gli stessi angeli, essi sono di entrambi i sessi.
Ci sono tra loro giovinetti e uomini, vergini e donne. Le vergini sono di una
bellezza che nel mondo è sconosciuta, le donne invece sono ancora
più belle. Esse appaiono come vere immagini dell’amore celeste. I
loro uomini sono l’immagine della sapienza celeste, e tutti sono nel
fiore della giovinezza. Sì, ancora di più: lì non si
conosce nessun altro amore sessuale che quello coniugale. E vi meraviglierete
particolarmente se vi dico che gli uomini hanno lì la capacità
del godimento costante!”. – Quando tali spiriti nuovi arrivati
udirono che lì, oltre all’amore coniugale non esisteva nessun
altro amore sessuale e che gli uomini avrebbero la costante capacità del
godimento, sorrisero e dissero: “Tu
ci racconti cose incredibili, una tale capacità non può esistere.
Tu dici frottole!”.
[3] In
quell’istante sopraggiunse all’improvviso un angelo tra loro dal
Cielo, e disse: «Ascoltatemi! Io
sono un angelo del Cielo e vivo già da mille anni con mia moglie.
Durante tutto questo tempo, gioisco di essere nel fiore della giovinezza in cui
mi vedete davanti a voi. Questo lo devo all’amore coniugale che esiste
tra mia moglie e me; e vi posso assicurare che ho sempre posseduto quella certa
facoltà e la possiedo ancora. Ma poiché noto che voi lo
considerate impossibile, voglio
elencarvi i motivi che sono adatti al vostro intelletto. Voi non sapete nulla
dello stato primordiale dell’uomo che da voi si descrive come stato
dell’innocenza. In questo stato tutti i campi interiori della mente erano
aperti verso il Signore, e perciò l’uomo si trovava appunto nel
matrimonio che esiste tra l’amore e la sapienza, ovvero tra il bene e il
vero. Dal momento che il bene dell’amore e il vero della sapienza
continuano sempre ad amarsi, allora tendono anche alla costante unione. Se ora
i campi interiori della mente sono aperti, allora quell’amore coniugale
spirituale può defluire liberamente all’unione con questo suo
costante tendere, e portare con sé questa certa facoltà.
[4] E poiché l’anima dell’uomo stesso è nel
matrimonio del bene e del vero, è suo non soltanto il continuo tendere a
quest’unione, ma anche il continuo tendere a portare frutto e a generare
la sua immagine. Di conseguenza i campi interiori dell’uomo sono
già aperti dalla parte dell’anima. Questi campi interiori –
per via della loro esistenza – tendono di continuo a procurare un effetto
negli ultimi, cosa che considerano il loro scopo finale. Da ciò quel
costante tendere di portare frutto e generare la loro immagine – di per
sé una faccenda dell’anima – diventa una questione corporea.
E poiché l’effetto più esteriore dell’anima sfocia
nel corpo in entrambi i coniugi nelle ultime manifestazioni dell’amore
che dipendono dallo stato animico, dovrebbe essere chiaro da dove hanno quella
continua facoltà. La fecondità invece proviene da una sfera
universale procedente dal Signore, la quale colma tutto il Cielo e tutto il
mondo, come anche le anime di tutti gli uomini, essa (la fecondità) scende attraverso i loro animi fin nelle
ultime parti del corpo e conferisce loro la forza di procreare.
[5] Questa sfera vuole generare e procreare del celeste e dello spirituale
– quindi ciò che è associato all’amore e alla
sapienza – e da ciò anche del naturale che ha a che fare con la
discendenza. Questa perfetta
forza di procreazione può essere data solo a quegli uomini nei quali il
deflusso passa dall’anima attraverso i campi della mente superiori ed
inferiori aperti, fin giù nelle ultime parti del corpo, cosa che
naturalmente è il caso solo in coloro che si lasciano ricondurre dal
Signore nello stato primordiale della Creazione.
Vi posso assicurare ancora una volta che non mi è mai mancata la
facoltà o la potenza, vale a dire il vigore. Non conosco nemmeno una
riduzione delle forze, dal momento che vengono sempre rinnovate attraverso il
costante influsso delle sfere universali menzionate che abbracciano tutto e,
con ciò, generano una lieta atmosfera, mentre coloro che soffrono la
perdita di questa facoltà, si vedono trasportati in una triste atmosfera.
[6] Inoltre, l’amore coniugale somiglia del tutto al calore della
primavera la cui influenza stimola tutto alla crescita e alla fertilità.
Nemmeno nel nostro Cielo esiste un altro calore, e nelle coppie sposate regna
la primavera con il suo costante tendere e procura quel vigore. Tuttavia da noi
nel Cielo le fecondazioni sono di genere diverso da quelle della Terra. Si
tratta di fecondazioni spirituali che hanno a che fare con l’amore e con
la sapienza, cioè col bene e col vero. La donna assimila in sé ‒
dalla sapienza dell’uomo – l’amore per la sapienza, mentre
l’uomo assimila in sé la sapienza dall’amore per la sapienza
che la donna ha assimilato. Sì, la donna viene formata, in effetti, in
amore per la sapienza dell'uomo, e questo avviene attraverso
l’accoglienza del germe della procreazione della sua anima, ed è
unito con una sensazione di delizia che si basa sul fatto che lei vuole essere
l’amore per la sapienza di suo marito. In questo modo si sviluppa da una
vergine una sposa, e lei diventa l’immagine della sapienza. Perciò
nella donna aumentano costantemente l’amore e la sua più intima
amicizia, e nell’uomo la sapienza insieme alla sua beatitudine, e questo
nell’eternità. Tale è lo stato degli angeli del Cielo».
[7] L’angelo
guardò ora i venuti recentemente dal mondo e disse: «Voi siete consapevoli del fatto che amavate
le vostre spose non appena eravate nel vigore del vostro amore, ma ve ne
allontanavate dopo il godimento. Tuttavia voi non sapete che nel Cielo noi non
amiamo le nostre spose da quel vigore, ma che la nostra forza è una
conseguenza dell’amore, e perciò, poiché amiamo
costantemente le nostre mogli, disponiamo anche continuamente di quella forza.
Se riusciste a capovolgere il vostro stato, sareste in grado di comprendere
questo. Non è forse vero che chi ama sua moglie costantemente, la ama
con tutto il suo sentimento e con tutto il suo corpo? Tale amore trasforma
tutto, animo e corpo dell’amato. E poiché questo accade da ambo le
parti, ciò unisce i coniugi così che, per così dire, sono
una cosa sola».
[8] Alla fine l’angelo disse ancora: «Non
vi voglio parlare dell’amore coniugale che è stato impiantato
dalla creazione negli uomini e nelle donne; nemmeno della loro inclinazione ad
una congiunzione legittima e della capacità procreativa data agli
uomini, che era uguale alla capacità di accrescere la sapienza
dall’amore per la verità. Non parlo neanche del fatto che nella
misura in cui l’uomo ama la sapienza dall’amore per la sapienza, ovvero
ama il vero dal bene, nello stesso modo resta nel godimento del vero amore
coniugale e della capacità che lo accompagna».
356. Ora l’angelo tacque. Tuttavia i nuovi arrivati
dalla Terra compresero dallo spirito del suo discorso che è possibile
una permanente capacità di godimento. E poiché disposero
l’animo lietamente, esclamarono: “Oh,
quanto è felice lo stato degli angeli. Noi comprendiamo bene che voi nei
Cieli siete in uno stato di eterna giovinezza, e perciò preservate la
forza di questa età. Ma dicci, come possiamo anche noi ottenere quella
forza?”. – L’angelo rispose: «Sfuggite l’adulterio come qualcosa d’infernale, e
rivolgetevi al Signore. Allora la raggiungerete!» – Essi
replicarono: “Lo faremo e ci
rivolgeremo al Signore!”. – L’angelo rispose: «Non potete sfuggire l’adulterio come
qualcosa d’infernale, se non sfuggite anche i restanti mali.
L’adulterio racchiude in sé tutti i mali, e se non li evitate, non
vi potrete rivolgere al Signore, poiché il Signore non ascolta tali
uomini!”. Con queste parole l’angelo si ritirò, mentre i
nuovi venuti se ne andarono tristemente.
[indice]
۞
Sulla gelosia
357. Nel capitolo seguente si parla della gelosia, perché anche questo
tema appartiene all’amore coniugale. C’è da distinguere tra
gelosia giusta e gelosia ingiusta. La prima esiste presso i coniugi innamorati
che sono animati da un giusto e saggio zelo per mantenere inviolato il loro
amore coniugale, e il dolore è giustificato se il loro amore viene
violato. All’opposto, la gelosia ingiusta si trova negli uomini che di
natura sono sospettosi, uomini con sangue duro, bilioso[129]
e di mente psicopatica[130].
Del resto, alcuni dichiarano ogni gelosia un vizio, soprattutto gli immorali
che definiscono perfino la giusta gelosia un vizio. La parola ‘gelosia’ in latino
originale è ‘zelotypus’ derivata da zelus typus, e quindi significa effettivamente ‘espressione di zelo’. Ma, come detto, c’è
un’espressione del giusto zelo come dell’ingiusto. Le differenze
devono essere sviluppate in questa successione:
(1) Lo
zelo, considerato in sé, è un fuoco divampante dell’amore.
(2) La
vampa o fiamma di questo amore, che è lo zelo, è di specie
spirituale, e la sua origine è una minaccia rivolta contro
l’amore.
(3) Lo
zelo di un uomo è tale e quale al suo amore, ed è differente per
colui il cui amore è buono, ed è differente per colui il cui
amore è cattivo.
(4) Lo
zelo dell’amore buono e lo zelo dell’amore cattivo, considerati
esteriormente, sono simili, ma nel loro interiore sono completamente
differenti.
(5) Lo
zelo dell’amore buono nasconde interiormente amore e amicizia; viceversa,
lo zelo dell’amore cattivo nasconde interiormente odio e vendetta.
(6) Lo
zelo dell’amore coniugale viene chiamato gelosia.
(7) Questa
gelosia è come un fuoco divampante al cospetto di tutti coloro che
minacciano il patto d’amore con il coniuge, e si accentua in una paura
terribile di perdere quell’amore.
(8) Negli
uomini che sono sposati con un’unica donna, la gelosia è
spirituale; presso coloro che hanno più donne è naturale.
(9) La
gelosia presso i coniugi che si amano teneramente è giusta e nasce dalla
ragionevole preoccupazione che l’amore coniugale possa essere separato, e
così andare a fondo.
(10) Nei coniugi che non
si amano l’un l’altro, la gelosia discende da diverse cause; in
alcuni si basa su differenti malattie mentali.
(11) In alcuni uomini
che non provano affatto gelosia, ciò è altrettanto per ragioni
differenti.
(12) C’è
anche una gelosia per le amanti, ma questa si differenzia da quella della
moglie.
(13) Anche tra i
mammiferi e gli uccelli c’è gelosia.
(14) La gelosia degli
uomini e dei mariti si differenzia da quella delle donne e delle mogli.
*
E ora la spiegazione
delle singole esposizioni.
358. (1) Lo zelo, considerato in sé, è un fuoco
divampante dell’amore.
Se non
ci si fa un’idea di cosa sia lo zelo, non si può sapere
cos’è la gelosia. La gelosia è lo zelo dell’amore
coniugale; questo è simile a un fuoco divampante dell’amore,
perché appartiene all’amore che, nella sua origine, è come
il fuoco. Questa prima cosa è generalmente nota, cioè che lo zelo
appartiene all’amore; infatti, essere zelanti ed agire per zelo,
significa agire in forza di un amore! Siccome però lo zelo, quando si
manifesta, spesso non appare come amore, ma piuttosto come un nemico e
oppositore infuriato che lotta contro colui che danneggia l’amore,
perciò si può chiamare anche difensore e protettore
dell’amore. Ogni amore ha in sé il fatto che esplode in risentimento
e indignazione, anzi in furore, quando viene cacciato dalle sue gioie.
Perciò se un amore viene aggredito, specialmente quello dominante,
allora giunge un’alterazione psichica che diventa collera quando la
relazione è danneggiata. Quindi lo zelo non è il sommo grado
dell’amore, ma un accendersi dell’amore. L’amore
dell’uno e il corrispondente amore dell’altro sono come due
alleati. Se invece l’amore dell’uno si rivolta contro quello
dell’altro, sorge inimicizia, perché l’amore è
l’essenza della vita umana. Perciò chi minaccia l’amore, minaccia
la vita stessa, e poi giunge a quell’ira incandescente contro
l’aggressore, cosa che si presenta presso ognuno il cui amore è
minacciato da un altro. A tale collera può giungere qualsiasi uomo,
perfino se il suo amore è assolutamente pacifico. Questo si mostra
chiaramente perfino negli uccelli di ogni genere, i quali senza timore si
levano in volo combattendo contro chi minaccia i loro piccoli o sottraggono
loro il cibo. È ben noto che alcuni animali vanno in collera e furore se
si minaccia i loro cuccioli o si vuol sottrarre loro la preda. Dell’amore
si dice che divampa come il fuoco perché scaturisce come calore dal
fuoco del Sole angelico, e questo consiste solo di amore. Che l’amore sia
un calore come quello del fuoco, lo si vede chiaramente dal calore dei corpi
viventi, calore che non viene da nessun’altra parte che dal loro amore; e
poi, anche dal fatto che gli uomini si scaldano e s’infiammano secondo
l’esaltazione del loro amore. Quindi è chiaro che lo zelo è
come un fuoco avvampante dell’amore.
359. (2) La vampa o
fiamma di questo amore, che è lo zelo, è di specie spirituale, e
la sua origine è una minaccia rivolta contro l’amore.
[1] Da quanto sopra
detto è chiaro che lo zelo è una vampa o fiamma spirituale,
perché nel mondo spirituale l’amore è il calore uscente dal
Sole di quel luogo, e lì da lontano, l’amore appare come una
fiamma. Questo vale tanto per l’amore celeste presso gli angeli del
Cielo, quanto anche per l’amore infernale presso gli spiriti dell’inferno.
Si deve però sapere che quella fiamma non brucia come la fiamma nel
mondo naturale.
[2] Lo zelo sorge dalla
minaccia dell’amore, perché questo è il calore della vita
di ogni uomo. Se viene attaccato l’amore della vita, il suo calore
s’infiamma, si oppone, resiste, si scatena contro l’aggressore e
l’osteggia, impiegando tutta la sua forza e potenza. Questo somiglia poi
ad una fiamma che irrompe dal fuoco contro chi ha appiccato il fuoco. Che lo
zelo sia come un fuoco, si può vedere negli occhi furenti di un tale uomo
nel suo volto fiammeggiante, nel tono della sua voce e dai suoi gesti, e in
effetti si tratta veramente di un fuoco. Questo causa l’amore,
perché esso è il calore della vita che non vuole essere
cancellato, insieme a tutto l’ottimismo e a tutta la gioia della vita e
alla sua innata sensazione di piacere.
360. Deve anche essere
detto come questo amore si accende e s’infiamma di zelo quando viene
attaccato, simile ad un fuoco che si accende quanto più si cerca di
spegnerlo. L’amore risiede nella volontà dell’uomo, che però
non viene acceso lì, ma nell’intelletto. Nella
volontà è come un fuoco; nell’intelletto è come una
fiamma. L’amore nella volontà non è consapevole di se
stesso, perché lì non percepisce nulla di sé e anche non
opera nulla da sé. Questo accade piuttosto nell’intelletto e nei
suoi pensieri. Perciò, quando l’amore viene attaccato,
l’intelletto si inasprisce e da ciò ne trae differenti conclusioni
che sono come pezzi di legno che sono accesi dal fuoco e poi divampano! Queste
conclusioni dell’intelletto sono come materiale infiammabile o
combustibile, dal quale proviene quella fiamma spirituale che può
assumere molte differenti forme.
361. [1] Il
perché l’uomo s’infiamma veramente se il suo amore è
attaccato, deve essere altrettanto spiegato. La forma umana, dalla creazione,
è in fondo una forma dell’amore e della sapienza. Nell’uomo
tutte le inclinazioni dell’amore e quindi tutte le percezioni della
sapienza sono congiunte nell’ordine più perfetto. Esse
rappresentano insieme qualcosa di concorde, cioè una unità. Queste inclinazioni sono
formate da sostanze che sono i loro portatori. Ebbene, poiché la forma
umana è composta da queste, in un attacco all’amore anche
l’intera forma si sente attaccata all’istante con tutto ciò
che le appartiene. Fin dalla creazione è innato in tutti gli esseri
viventi di voler rimanere nella propria forma – ciò vale sia per
la formazione generale come per le sue singole parti – perciò
l’amore, quando viene aggredito, si difende con l’aiuto del suo
intelletto.
[2] Quest’ultimo
si serve di motivi ragionevoli, e tali immaginazioni (imaginatio) gli fanno presente
l’avvenimento, soprattutto attraverso cose che collaborano con
l’amore aggredito. Se questo non avvenisse, in seguito alla perdita
dell’amore si dissolverebbe l’intera forma. Perciò
l’amore, al fine di poter resistere agli attacchi, deve inasprire le
sostanze della sua forma e, per così dire, armarsi con pungiglioni
rivolti verso l’esterno (ac erigat quasi in cristas, totidem aculeos, hoc est, crispet se).
Questo è quindi l’inasprimento dell’amore che viene
descritto come zelo. Se perciò non vi è nessuna
possibilità di resistenza, la conseguenza è paura e dolore,
perché è stato minacciato lo spegnimento della vita interiore con
tutte le sue gioie. Se invece l’amore viene incoraggiato e curato, la sua
corrispondente forma si addolcisce, diventa morbida e si dilata, e le sue
sostanze diventano morbide, miti, delicate e affascinanti.
362. (3) Lo zelo di un uomo
è tale e quale al suo amore, ed è differente per colui il cui
amore è buono, ed è differente per colui il cui amore è
cattivo.
Come
detto, lo zelo appartiene all’amore, e nella sua natura è come
l’amore. Ma poiché ci sono due tipi di amori, l’amore del
bene e quindi anche del vero, e l’amore del male e quindi verso
ciò che è falso, c’è anche uno zelo del bene e
quindi corrispondente al vero, e uno zelo del male corrispondente alle sue
falsità! Tuttavia si deve sapere che in entrambi i tipi di amori
predomina una grande diversità. Questo diventa chiaro negli angeli del
Cielo e negli spiriti dell’inferno. Entrambi, nel mondo spirituale, sono
forme del loro amore, per cui nel Cielo non c’è un solo angelo che
sia perfettamente uguale ad un altro nel volto, sia nel parlare, sia nel
camminare, come nei gesti e nelle maniere. Lo stesso vale anche per gli spiriti
dell’inferno. In tutta l’eternità non ci possono essere due
uguali, anche se si moltiplicassero a milioni. Perciò i tipi di amore
mostrano una varietà infinita nella natura della loro forma. Lo stesso
vale per lo zelo, perché questo, come detto, appartiene all’amore.
Ciò significa che lo zelo dell’uno è impossibile che possa
essere perfettamente identico con quello di un altro. In generale
c’è uno zelo dell’amore buono e uno zelo dell’amore
cattivo.
363. (4) Lo zelo dell’amore buono e lo zelo dell’amore
cattivo, considerati esteriormente, sono simili, ma nel loro interiore sono
completamente differenti.
Esteriormente
in ogni uomo lo zelo si manifesta come collera e furore, poiché sussiste
dall’amore che è infiammato ed eccitato, e vuole opporsi a chi gli
fa violenza per allontanarlo. Lo zelo dell’amore buono e lo zelo
dell’amore cattivo appaiono simili esteriormente, perché
l’uno come l’altro si accendono quando s’imbattono nello
zelo. Presso gli uomini buoni questo accade tuttavia solo esteriormente, mentre
presso i cattivi accade tanto esteriormente che interiormente. Dal momento che
l’interiore non si vede, entrambi i tipi di zelo sembrano essere uguali
esteriormente. Nella prossima sezione si vedrà che interiormente sono
completamente differenti. Esteriormente lo zelo appare come collera e furore,
come può essere visto e sentito presso tutti coloro che parlano ed
agiscono nello zelo. Questo si può vedere a mo’ d’esempio in
un predicatore quando s’imbatte nello zelo. Lì il tono del suo
discorso diventa forte, impetuoso, pungente e severo; il suo volto comincia ad
essere rosso ed a sudare; si allunga, batte sul pulpito e minaccia col fuoco
dell’inferno tutti coloro che fanno il male.
364. Se
ci si vuol fare un’idea chiara sulla differenza che esiste tra lo zelo
del buono e lo zelo del cattivo, ci si deve prima formare una certa idea
dell’interiore e dell’esteriore dell’uomo. Per far
ciò, può essere utile un’immagine popolare, affinché
il concetto sia accessibile anche alla gente comune: – s’immagini
una noce o una mandorla insieme al loro frutto. Presso l’uomo buono,
l’interiore è simile ad un frutto sano e buono, frutto che
è circondato dal suo guscio ordinario e naturale. Presso gli uomini
cattivi è diverso, il loro interiore è come un frutto amaro,
marcio o tarlato e quindi immangiabile. Tuttavia il loro aspetto esteriore
somiglia ai gusci o alle croste ordinarie, talvolta di colore rossiccio come
nelle conchiglie o di colore dell’arcobaleno come nella madreperla.
Così appare il loro esteriore, nel quale il loro interiore sopra
descritto viene nascosto. Lo stesso vale per il loro zelo.
365. (5) Lo zelo dell’amore buono nasconde interiormente
amore e amicizia; viceversa, lo zelo dell’amore cattivo nasconde
interiormente odio e vendetta.
È
stato già detto che lo zelo appare esteriormente come collera e furore,
sia presso coloro il cui amore è buono, come anche presso coloro il cui
amore è cattivo. Nondimeno, poiché il loro interiore è
differente, anche la loro collera e il furore in loro sono differenti, e
precisamente nei modi seguenti:
(a) Lo
zelo dell’amore buono è come una fiamma celeste che mai si scatena
contro un altro, ma è intento all’autodifesa. Esso si difende
contro il male così da far sembrare come se fosse immerso nel fuoco e
bruciasse. Lo zelo dell’amore cattivo, all’opposto, è come
una fiamma infernale che esce con impeto da sé e si precipita
sull’altro per distruggerlo.
(b) Lo
zelo dell’amore buono è presto sbollito e va affievolendosi quando
l’altro cede dalla sua aggressione. Lo zelo dell’amore cattivo,
invece, perdura e non si estingue.
(c)
L’interiore dell’uomo che sta nell’amore del bene, in
sé è mite, gentile, amabile e clemente. Anche se la sua apparenza
per proteggersi sembra severa, vibrando, montando in collera e mostrando
durezza nelle sue azioni, è tuttavia mitigato dal bene nel quale
è interiormente. Diverso è presso il malvagio: il suo interiore
è ostile, brusco, duro, pieno di odio e vendetta, e solo in questo ha il
suo diletto. Anche se si rappacifica, esso rimane nascosto come la brace sotto
la cenere. E pur se non in questo mondo, tale fuoco erompe di nuovo dopo la
morte.
366. Dal momento che
esteriormente lo zelo appare uguale sia presso i buoni come presso i cattivi, e
il senso più esteriore della Parola divina consiste di rispondenze e
apparenze (apparentiis), in
tal senso viene spesso detto di Jehova che è in collera, pieno di ira,
vendicativo, che punisce e getta all’inferno, e molto altro che
appartiene all’espressione dello zelo. Per questo motivo Egli è
anche designato come “Zelatore”[131]
oppure “Dio zelante”, sebbene non esista in Lui niente
dell’ira, della collera e della vendetta, ma solo misericordia, grazia e
indulgenza, perché Egli è il bene assoluto, e perciò in
Lui non si può trovare nulla di tutto questo. Nell’opera ‘Cielo
e inferno’, (n.545-550) e in ‘Apocalisse rivelata’
(n. 494, 498, 525, 714, 806), si può leggere di più su questo
argomento.
367. (6) Lo
zelo dell’amore coniugale viene chiamato gelosia.
Lo zelo
per il vero amore coniugale è la forma più forte dello zelo,
perché si tratta della più alta forma dell’amore e delle
sue delizie, per le quali esiste anche lo zelo, e sono le delizie delle
delizie. Sopra è stato mostrato che questo amore è a capo di
tutti gli amori, e precisamente perché introduce la sposa nella forma
dell’amore e lo sposo nella forma della sapienza. Tuttavia, da queste
forme, se sono giunte all’unità, può uscire solo ciò
che porta in sé i segni della sapienza e al tempo stesso
dell’amore. E poiché lo zelo dell’amore coniugale è insuperabile, perciò viene chiamato
gelosia, dal latino zelotypia, il che significa archetipo[132]
o tipo di zelo.
368.
(7) Questa
gelosia è come un fuoco divampante al cospetto di tutti coloro che
minacciano il patto d’amore con il coniuge, e si accentua in una paura
terribile di perdere quell’amore.
[1] Qui si parla della
gelosia di quegli uomini che vivono con il loro coniuge nell’amore spirituale. Le sezioni seguenti
descriveranno anzitutto la gelosia dei coniugi il cui amore è
semplicemente naturale, e poi la gelosia di coloro che sono legati l’un
l’altro nel vero amore coniugale. La gelosia dei coniugi che vivono
insieme nell’amore spirituale è molteplice, e lo è anche il
loro amore, poiché non c’è nessun amore, sia spirituale che
naturale, perfettamente uguale tra due persone, per non parlare di quello tra
molti.
[2] La gelosia
spirituale, cioè quella che si trova in coloro che sono uniti
nell’amore spirituale, somiglia ad un fuoco che divampa nei confronti di
quelle persone che rendono inquieto il loro amore
coniugale, poiché il principio dell’amore si trova in entrambi
nel loro interiore, e da lì l’amore si spinge avanti attraverso
gradini intermedi fino al suo ultimo gradino. Attraverso quest’ultimo da
un lato ed attraverso il primo dall’altro, viene tenuto in amabile
collegamento anche il gradino mediano che appartiene alla mente e al corpo.
Coppie di questa specie sono spirituali e considerano la loro unione sia come
scopo del loro matrimonio, come anche la tranquillità spirituale che ha
a che fare con tutte le sue delizie. Essi hanno bandito dalla loro mente ogni
disunione, e perciò la loro gelosia è come un fuoco che
s’infiamma e si scatena contro tutti coloro che la minacciano.
[3] Nello stesso tempo
questa gelosia è collegata anche con una terribile angoscia,
poiché lo scopo del loro amore spirituale è l’unità,
e perciò, se subentra il caso di una separazione o si verifica una
minaccia, la conseguenza è una paura raccapricciante che le due parti
unite saldamente possano essere strappate. Questa descrizione della gelosia mi
è stata data dal Cielo degli angeli che vivono nell’amore coniugale spirituale. Infatti, ci
sono tre tipi di amori coniugali: uno naturale, uno spirituale, e uno celeste.
Di quello naturale, del celeste e della loro gelosia, si tratterà nelle
due sezioni seguenti.
369. (8) Negli uomini che
sono sposati con un’unica donna, la gelosia è spirituale; presso
coloro che hanno più donne è naturale.
[1] La gelosia è
solo presso quegli uomini che sono di natura spirituale viventi nella
monogamia. Solo loro possono, com’è stato ampiamente mostrato
sopra, ricevere il vero amore coniugale. Allo stesso modo è stato
mostrato che solo molto raramente esiste questa gelosia nella cristianità
monogama, ma esiste la possibilità. L’amore coniugale degli uomini
che vivono nella poligamia, rimane sul gradino naturale, come si può
rileggere nel capitolo che parla di questa ai n. 345 e 347. Lo stesso vale
anche per la gelosia di questi uomini, la cui natura corrisponde al loro amore
che sta alla base.
[2] Sull’essenza
della gelosia presso coloro che vivono nella poligamia, si viene a sapere
qualcosa dai viaggiatori che conoscono i costumi degli orientali dal proprio
punto di vista. In seguito alle loro narrazioni, le donne e le concubine
vengono custodite come in carcere e precluse da qualsiasi comunicazione con gli
uomini. A nessun uomo è permesso di entrare nelle stanze delle donne
nelle quali sono tenute prigioniere, e vi è una stretta sorveglianza se una
di queste guarda un passante con occhi licenziosi. Se qualcosa di questo viene
notato, allora per punizione sono frustate. E se una entra in relazione con un
uomo, introdottosi nel vestibolo con astuzia o lo fa fuori casa, è
punita con la morte.
370. Queste descrizioni
mostrano in tutta chiarezza di quale specie sia il fuoco della gelosia, al
quale arde l’amore coniugale poligamico, in altre parole questo esplode
in collera e vendetta: in collera presso i miti, in vendetta presso i duri.
Ciò perché il loro amore rimane sul gradino naturale, e non ha
parte allo spirituale. Questa è la conseguenza della poligamia, come si
può rileggere nel capitolo che la riguarda (n. 345), dove è stato
anche mostrato (al n.347) che ognuno rimane sul gradino naturale e non
può diventare spirituale finché vive nella poligamia. –
Diversamente è il fuoco della gelosia che avvampa presso quegli uomini
che si trovano sul gradino naturale e vivono nella monogamia. Il loro amore non
s’infiamma così verso la propria moglie, però si trasforma
in freddezza, mentre l’avversario sperimenta la loro collera. –
Diverso è pure presso quegli uomini che vivono nella poligamia, la loro
gelosia divampa nel fuoco della vendetta. Questo è anche uno dei motivi
per cui (in tali paesi) le concubine o le mogli presso di loro, dopo la morte
degli uomini presso cui vivevano, vengono per lo più liberate e
trasferite in appartamenti non custoditi, adibiti per le donne, dove esse
svolgono differenti lavori femminili.
371. (9) La gelosia
presso i coniugi che si amano teneramente è giusta e nasce dalla
ragionevole preoccupazione che l’amore coniugale possa essere separato e
così andare a fondo.
In ogni
amore si trova qualcosa della paura e del dolore, paura della sua distruzione,
e dolore se questo accade. La stessa cosa vale per l’amore coniugale, la
sua paura e il dolore sono designati come zelo e gelosia. Questo zelo presso i
coniugi che si amano teneramente è giusto e deriva dal buon senso. Esso
al tempo stesso si basa sulla paura della perdita della beatitudine eterna, non
solo la propria, ma anche quella del coniuge, ed è nel contempo anche
una protezione contro l’adulterio. Per quanto riguarda il primo –
la paura della perdita della beatitudine eterna, la propria come quella del
coniuge – è il risultato di tutto quanto è stato finora
riportato sul vero amore coniugale, come anche sul fatto che su questo amore
sono da ricondurre sia la felicità delle loro anime, sia le delizie dei
loro sentimenti e le gioie provate nel petto e nel corpo. E poiché questi
stati devono essere preservati per l’eternità, si giunge alla
paura di perdere tutto questo insieme alla loro eterna beatitudine. Sarà
evidente che lo zelo connesso rappresenta una giusta protezione
dall’adulterio. Esso è perciò come un fuoco che si accende
contro la profanazione e cerca di proteggersi. Quindi è chiaro che un
uomo che ama teneramente sua moglie è anche geloso, e certamente in un
modo giusto e ragionevole, corrispondente alla sua sapienza.
372. [1] Si è
detto che nell’amore coniugale
è installata la paura e la preoccupazione dolorosa che esso possa essere
distrutto e andare a fondo, inoltre il suo zelo è come un fuoco che
avvampa contro la profanazione. Meditando un giorno su questo, chiesi agli
angeli quale fosse la sede della gelosia. Essi dissero che questa si trovava
nell’intelletto dell’uomo, col quale egli accoglie l’amore di
sua moglie contraccambiandone il suo amore. Nondimeno, la specie del suo zelo
dipende dalla sua sapienza. Inoltre la gelosia ha qualcosa in comune anche con
l’onore, il quale appartiene altrettanto all’amore coniugale, poiché chi ama la propria moglie, la onora
anche.
[2] «La
ragione per cui lo zelo ha le radici nell’intelletto dell’uomo», essi
dissero, «è perché
l’amore coniugale si protegge per mezzo dell’intelletto, come il
bene per mezzo del vero. In tal modo la donna protegge ciò che ha in
comune con l’uomo, attraverso l’uomo. Proprio per questo lo zelo
è installato negli uomini e per mezzo degli uomini, e a causa degli
uomini è installato anche nelle donne». Quando io chiesi in quale regione della mente risiede lo zelo presso gli
uomini, essi risposero: «Nella loro
anima, perché in questo modo è anche una protezione
dall’adulterio, il quale distrugge soprattutto l’amore coniugale.
Inoltre l’intelletto dell’uomo, col pericolo della profanazione,
diventa duro come un corno e respinge l’adultero».
373. (10) Nei coniugi che non
si amano l’un l’altro, la gelosia discende da diverse cause; in
alcuni si basa su differenti malattie mentali.
I motivi
per cui anche i coniugi che non si amano sono gelosi, sono principalmente
questi: l’offesa al loro onore nel rimprovero della mancanza di potere,
la paura della diffamazione del proprio nome e di quello della donna,
così come la preoccupazione della rovina della famiglia. Notoriamente,
per gli uomini il loro potere è un punto d’onore e vogliono essere
stimati per questo. Finché sono sicuri di questo rispetto, si trovano in
uno stato d’animo elevato e si muovono a testa alta tra i loro simili.
Con questo rispetto anche la reputazione di ‘coraggioso’ va a passi
misurati, perciò esso si trova presso gli ufficiali militari, più
che presso gli altri.
La paura della diffamazione del proprio nome e quello
della moglie, sta in relazione con questo. Inoltre si aggiunga che per la
reputazione è altamente disonorevole vivere insieme a una donna
depravata ed avere in casa una spelonca del vizio. Presso alcuni la causa della
gelosia è il timore del crollo della famiglia; se questo avviene, il
marito è disprezzato, e gli obblighi e l’assistenza reciproci sono
terminati. Presso alcuni uomini questa gelosia si volatilizza con il tempo,
presso altri si trasforma in una semplice simulazione dell’amore.
374. Al mondo non
è sconosciuto che la gelosia talvolta si manifesti in seguito a
differenti malattie mentali, ci sono tuttavia uomini gelosi che sospettano
costantemente le loro mogli di infedeltà e le considerano depravate.
Basta solo che le sentono o le vedono parlare affabilmente con altri uomini o a
proposito di altri uomini. Differenti difetti mentali possono innescare questa
disposizione patologica; al primo posto sta una fantasia sospettosa. Se questa
viene nutrita a lungo, trasferisce la mente di tale persona nella comunanza di
spiriti affini, dai quali non è così facile liberarsi. Essa si
ripercuote anche nel corpo rendendo il siero sanguigno viscido, viscoso, denso,
fiacco e acre. Un tale stato aumenta la riduzione delle forze e opprime la
mente, e alla fine la consegna ai pensieri sospettosi, poiché dipende da
queste forze se la mente viene elevata oppure oppressa e, per così dire,
afflosciata e infiacchita in sé. Se questo accade, allora il geloso si
perde sempre più nelle sue fantasie e precipita in un desiderio
addirittura folle di costante rimprovero e – per quanto gli è
permesso – tratta la compagna in modo vergognoso.
375. [1] In alcuni
paesi vi sono certe famiglie afflitte dalla malattia della gelosia più
di altre. Lì le donne vengono rinchiuse ed è severamente vietato
loro la conversazione con gli uomini. Perfino lo sguardo viene loro impedito,
munendo le loro finestre con graticolati sporgenti verso il basso. Le si
minaccia anche di morte nel caso in cui il presunto sospetto dovesse essere
confermato, oltre ad altre durezze che esse devono sopportare dai loro uomini
gelosi. Questa gelosia ha due cause: da un lato i pensieri degli uomini in
merito alle cose spirituali della Chiesa, poiché questi pensieri sono
oppressi e non liberi; dall’altro lato è la vendetta interiore.
[2] Per quanto riguarda
la prima causa, si può concludere, da quanto detto sopra, che l’amore coniugale in ogni uomo
dipende interamente dallo stato della Chiesa presso di lui, e poiché la
Chiesa procede dal Signore, anche questo amore procede unicamente dal Signore
(vedi n. 130). Se ora al posto del Signore vengono consultate e chiamate
persone viventi o defunte, questo logicamente non è uno stato secondo la
Chiesa con cui l’amore coniugale può cooperare, tanto meno quando
le loro menti sono costrette a questa varietà di servizio religioso con
crudeli minacce di pene detentive. Di conseguenza i loro pensieri e le loro
dichiarazioni vengono catturate e represse con la forza. Se dunque questo
è il caso, allora in tali uomini si riversano dei pensieri in contrasto
con la Chiesa, oppure in caso contrario essi si pronunciano fanaticamente a
favore. Da ciò emerge solo un ardente desiderio di fornicazione con
contemporanea freddezza di fronte alla moglie. Se queste due cause si
manifestano contemporaneamente in un uomo, ne sorge un indomabile fuoco di
gelosia.
[3] La seconda causa,
cioè la vendetta interiore, ostacola completamente l’influsso
dell’amore coniugale, per così dire lo assorbe e lo divora, e
trasforma il piacere che in sé è celeste, in un piacere di
vendetta, il che è infernale, il cui più vicino obiettivo della
sua determinazione è la moglie. Inoltre, la malignità
dell’atmosfera di questa regione che è piena di esalazioni
velenose, sembra essere una causa secondaria.
376. (11) In alcuni uomini che non provano affatto gelosia,
ciò è altrettanto per ragioni differenti.
Ci sono
differenti ragioni che determinano la mancanza di gelosia, come anche la sua
fine, soprattutto per quegli uomini ai quali l’amore coniugale non vale più di quello immorale, e inoltre
lo ritengono di poco conto per il loro onore, essendo per loro indifferente la
buona reputazione, e costoro non provano nessuna gelosia. Essi, sebbene
sposati, non sono diversi dagli sfruttatori di prostitute. Non vi è
gelosia nemmeno in quegli uomini che la rifiutano essendo convinti che questa
ruberebbe loro solo la tranquillità d’animo, poiché sarebbe
inutile sorvegliare la moglie, e anzi, il fatto di esser sorvegliata le sarebbe
di stimolo all’infedeltà. Perciò essi ritengono che sia
meglio chiudere gli occhi e non dare uno sguardo attraverso il buco della
serratura, per non scoprire nulla. Alcuni rifiutano la gelosia a causa del
disonore col quale si rivestirebbe il concetto, e pensano che un vero uomo non
debba temere nulla. Altri rifiutano la gelosia per paura di rovinare la propria
famiglia, incorrendo nella pubblica disgrazia nel caso la propria moglie fosse
condannata ed accusata di infedeltà. La gelosia si perde anche presso
quegli uomini che concedono alle loro mogli tutte le libertà perché
sono impotenti, e sperano in questo modo in un erede. Talvolta vi sono anche
certi vantaggi auspicati, o altri motivi per rinunciare alla gelosia. Vi sono
anche matrimoni immorali nei quali i coniugi si concedono di comune accordo la
piena libertà di soddisfare le loro voglie impure con altri amanti, e
ciò nondimeno vivono amichevolmente l’uno verso l’altro.
377. (12) C’è
anche una gelosia per le amanti, ma questa si differenzia da quella della
moglie.
[1] La gelosia per la
moglie scaturisce dal più profondo dell’uomo, mentre la gelosia
per le amanti scaturisce dell’esteriore, perciò sono entrambe
differenti. La gelosia per la moglie viene dal più interiore,
perché lì ha le radici l’amore
coniugale; e perché esso, attraverso un patto convalidato, ha durata
eterna, ma anche perché esiste tra loro un’uguaglianza legale,
secondo la quale l’uno appartiene all’altro, per cui le anime dei
coniugi si uniscono e le loro menti vengono sempre più intimamente
legate insieme dall’Alto. Questo legame o unione, una volta realizzato,
rimane inseparabile, indifferente se l’amore che ne consegue è
caldo oppure freddo.
[2] Se capita un invito troppo esplicito all’amore da parte della moglie, questo
fa raffreddare completamente l’uomo, dal suo più intimo fino alle
sue estremità. Un simile invito da parte di un’amante, non ha lo
stesso effetto sull’amatore. Alla gelosia per la moglie si aggiunge anche
il desiderio di preservare il buon nome a causa del suo onore, un movente che
non si spiega nell’amante. Entrambi i tipi di gelosia sono quindi
differenti, a seconda di quale posto prende l’amore, per la moglie o per
l’amante, ma allo stesso tempo anche corrispondente allo stato di
criterio dell’uomo che riceve quell’amore.
378. (13) Anche tra i mammiferi e gli uccelli c’è
gelosia.
È
noto che gli animali selvaggi, ad esempio leoni, tigri, orsi, ecc. sono gelosi,
specialmente se hanno cuccioli. Lo stesso vale per i tori, anche se non hanno
piccoli. Più sorprendente però è la gelosia tra i galli, i
quali combattono con i rivali all’ultimo sangue per le loro galline. Essi
sono gelosi perché sono amanti boriosi, e quest’impulso proibisce
di tollerare altri accanto a sé che sono uguali a loro. I loro
comportamenti, i loro movimenti, il loro incedere impettito[133]
e il suono della voce, dimostrano che sono amanti boriosi più di tutti
gli altri generi e specie di uccelli. È già stato accennato sopra
che negli uomini, siano essi amorevoli o meno, l’ambizione porta alla
gelosia, la rafforza e l’accentua.
379. (14) La gelosia degli uomini e dei mariti si differenzia da
quella delle donne e delle mogli.
[1] Tuttavia le
differenze non possono essere specificate precisamente, perché la
gelosia presso i coniugi spiritualmente innamorati si differenzia dalla gelosia
di coloro che vivono l’un l’altro solo sul piano naturale. Diversa
è la gelosia presso i coniugi di sentimenti differenti, e ancora una
volta è diversa presso un coniuge che soggioga l’altro in maniera
che gli debba obbedire. La gelosia degli uomini e delle donne è
differente già da sé, perché è di diversa origine.
La gelosia presso gli uomini sta nell’intelletto, mentre presso le donne
è nella volontà, la quale si è unita con
l’intelletto dell’uomo. Perciò la gelosia maschile è
come una fiamma violenta e incollerita, mentre quella femminile è come
un fuoco tenuto sotto controllo da differenti timori, sia dalle sue diverse
considerazioni verso suo marito, sia da certe considerazioni sul proprio amore
e da ogni sorta di intelligenti valutazioni di non mostrare questo amore a suo
marito attraverso la propria gelosia. La gelosia di entrambi si differenzia per
il fatto che le donne nell’essenziale sono amore, mentre gli uomini sono
i riceventi di questo amore. Inoltre, le donne si danneggiano se disperdono[134]
il proprio amore davanti ai mariti, ma non è così per gli uomini
a prodigarlo[135]
davanti alle spose.
[2] Negli spirituali
è diverso. Presso di loro la gelosia dell’uomo si trasferisce alla
donna – così come l’amore della donna viene trasferito
all’uomo – perché la gelosia appare allo stesso modo nei due
congiunti opponendosi agli sforzi del seduttore. La gelosia della moglie viene
istillata nell’uomo contro l’amante introdottosi con forza e contro
le sue intenzioni, ed agisce su di lui come un pianto doloroso che agita la sua
coscienza.
*
380. [1] A questo devono essere aggiunti
due
fatti memorabili:
Il primo:
Un
giorno riflettevo con meraviglia sul fatto che molti uomini attribuiscono la
Creazione, e quindi tutto ciò che è sotto e sopra il Sole, alla
natura, e nella contemplazione di queste cose essi esclamano con la più
intima convinzione: “Non è
questa un’opera della natura?”. – Se poi si domanda loro
perché pensano che sia un’opera della natura e non un’opera
di Dio, dal momento che in generale si dice che Dio abbia creato la natura,
allora potrebbero dire altrettanto bene che le cose che vediamo sono
un’opera di Dio. Su questo, usano dichiarare con tono soffocato, appena
percettibile: “Che
cos’è Dio, se non la natura?”. – Tutti loro,
poiché pensano e si sono persuasi che l’Universo sia stato creato
dalla natura, esordiscono con orgoglio e arroganza, considerando tutti coloro
che ritengono la Creazione un’opera di Dio, come una specie di formiche
che corrono intorno sul terreno e sulle strade o anche come una specie di
farfalle che volano nell’aria, e stabiliscono le opinioni di questi come
sogni, sostenendo di vedere qualcosa che non vedono. Essi dicono: ‘Chi ha mai visto Dio? Chi, invece, non ha
visto la natura?’
[2] Mentre ero stupito
sul gran numero di uomini che la pensavano così, un angelo stette al mio
fianco e disse: «A cosa stai
pensando?». – Io risposi: “Al gran numero di coloro che
sono dell’opinione che la natura abbia creato l’Universo!”.
– Allora l’angelo mi disse: «Di loro consiste l’inferno intero. Lì si chiamano demoni e
diavoli! Demoni, se si son decisi per la natura, e quindi hanno rinnegato Dio;
diavoli, se avevano vissuto in maniera perversa e in questo modo avevano
scacciato ogni riconoscimento di Dio dal loro cuore. Io però ti
condurrò negli atenei[136] che sono nella regione sud-occidentale,
dove si trattengono coloro che la pensano così, ma non sono ancora
nell’inferno». Mi prese per mano e mi ci condusse. –
Lì scorsi parecchie casette che erano delle scuole, e nel mezzo si
trovava la più importante. Era fatta di pietra nera come la pece,
cosparsa di frammenti di vetro che scintillavano come se fossero di oro e di
argento, simile alla mica[137].
Qui e là erano inserite anche delle conchiglie che scintillavano allo
stesso modo.
[3] Ci avvicinammo e
bussammo. Qualcuno aprì e ci diede il benvenuto. Poi corse ad un tavolo,
prese quattro libri e disse: “In
questi libri voi trovate la sapienza che oggi in molti regni viene accolta con plauso.
Questo qui trova grande consenso in Francia, questo altro in Germania, questo
qui presso alcuni in Olanda, e quest’ultimo in Inghilterra. Se lo desiderate, farò splendere
questi quattro libri davanti i vostri occhi”. A queste parole egli
esaltò la gloria della sua reputazione che si spandeva
tutt’intorno, e in effetti ora i libri brillarono come da una luce, ma
questa luce svanì subito davanti ai nostri occhi. Poi, vedendolo piegato
su un foglio di carta, gli chiedemmo: “E
cosa scrivi adesso?”. –
Egli rispose: “In questo momento
traggo fuori i miei tesori e porto alla luce le cose dalla sapienza interiore.
Detto in breve, si tratta dei seguenti
problemi: a) La natura proviene dalla vita, oppure, al contrario, la vita
proviene dalla natura? – b) Il centro appartiene al cerchio, oppure il
cerchio appartiene al centro? – c) Centro e cerchio appartengono alla
natura e alla vita?”
[4] Dopo queste parole
prese posto al tavolo sulla sedia, mentre noi ci guardammo intorno nel vasto
ateneo. Sul suo tavolo risplendeva una candela, perché la luce diurna
del Sole mancava, e dominava il chiaro di Luna notturno. Mi sorprese che la
luce della candela si diffondesse tutt’intorno e sembrava illuminare
l’ambiente circostante, nonostante la candela non fosse smoccolata[138]
e dava solo poca luce. Mentre scriveva, noi vedevamo immagini di ogni sorta di
forme che svolazzavano dal tavolo alle pareti della stanza. Esse nella luce
lunare apparivano come splendidi uccelli dell’India. Quando poi aprimmo
la porta, alla luce del giorno ci apparvero come uccelli notturni, con ali a
forma di rete. In realtà essi indicavano le pseudo verità che
egli aveva fatto attraverso argomentazioni e ragionamenti fallaci e abilmente
collegati da lui l’uno accanto all’altro.
[5] Poco dopo ci recammo
da lui al tavolo per chiedergli cosa stesse continuando a scrivere. Egli
rispose che stava trattando il primo punto, se la natura proveniva dalla vita,
o al contrario la vita proveniva dalla natura. In quanto a ciò, si
espresse nel modo seguente: ‘Egli poteva dimostrare entrambi e chiarire
la verità’. Ma poiché nel profondo della domanda stava
nascosto qualcosa che egli temeva, aveva osato confermare solo che la natura proviene dalla vita,
cioè che discende dalla vita, e non viceversa che la vita discende dalla
natura. Gli si chiese gentilmente che cosa ci fosse nascosto nel fondo
della domanda che gli faceva paura, ed egli rispose che lui poteva essere
considerato materialista ed essere segnalato come ateo dai clericali e dai
laici, e considerarlo un uomo sprovvisto di una sana ragione, poiché gli
uni come gli altri avevano questa credenza della fede cieca, oppure credevano a
coloro che affermano questa fede.
[6] Spinti dallo zelo per la verità, ci
rivolgemmo a lui con una certa indignazione: “Amico, t’inganni
di grosso! La tua sapienza, che alla fine consiste solo nell’arte di
scrivere in maniera ingegnosa, ti ha sedotto, e la tua reputazione ti spinge a
confermare qualcosa in cui tu stesso non credi affatto! Non sei consapevole che
la mente umana può essere elevata oltre il sensuale, che è nei
pensieri, dal corpo, e tutto ciò che appartiene alla vita lo si vede in
alto, mentre tutto ciò che appartiene alla natura lo si vede in basso?
Cos’è la vita, se non amore e sapienza? Cosa la natura, se non il
ricettacolo di questi, per mezzo della quale essi producono le loro azioni o
effetti utili (effectus seu usus)?
Come possono essere una cosa sola, se non come l’originario e lo
strumentale? Può forse la luce essere una cosa sola con l’occhio,
oppure il suono essere una cosa sola con l’orecchio? Da dove altrimenti
derivavano questi sensi, se non dalla vita, e le loro forme se non dalla
natura? Cos’è il corpo umano, se non un organo della vita? In esso
non è tutto formato fin nell’ultimo organo per produrre ciò
che l’amore vuole e l’intelletto pensa? Non derivano gli organi del
corpo dalla natura, mentre l’amore e il pensiero dalla vita? Non sono
entrambi, natura e vita, completamente differenti l’una dall’altra?
Tendi ancora un po’ di più la tua perspicacia, e vedrai che
è con la vita che noi siamo connessi e stimolati a pensare. Lo stimolo
proviene dall’amore, il pensiero dalla sapienza. Entrambi discendono
dalla vita, poiché, come detto, amore e sapienza sono la vita stessa! E
se poi elevi la tua capacità di intendere ancora un po’ più
in alto, riconoscerai che amore e sapienza non possono esistere senza un
Origine, e quest’Origine deve giacere nell’amore e nella sapienza
stessa, quindi nella vita stessa, cioè in Dio, da cui proviene la
natura”.
[7] Dopo di ciò
parlammo con lui sul secondo punto: ‘Il centro appartiene al cerchio, o
il cerchio appartiene al centro?’. Quando gli chiedemmo perché
avesse fatto di questo tema l’oggetto della sua ricerca, disse: “Per venire in chiaro sul centro e sul
cerchio della natura e della vita, e per conseguenza sulla loro origine”.
Dopo aver chiesto la sua opinione, rispose allo stesso modo di prima, che
avrebbe potuto dimostrare entrambi, ma poiché era preoccupato per la sua
buona reputazione, avrebbe dimostrato che il cerchio appartiene al punto
centrale: “…sebbene io fossi
consapevole che c’era qualcosa già prima del Sole, e per vero
questo qualcosa era dappertutto nell’Universo, e che questo qualcosa
confluisse da se stesso in un ordine, quindi verso il centro”.
[8] Di nuovo ci avvinse
lo zelo, e indignati gli dicemmo: “Amico, tu sei insensato!”.
Quando egli udì questo, si scostò con la sedia dal tavolo, ci
guardò timidamente e ci ascoltò con un sorriso. Noi continuammo:
“C’è qualcosa di più assurdo dell’affermazione
che il centro derivi dal cerchio? Se ti comprendiamo giustamente, con il punto
centrale tu intendi il Sole, e con cerchio intendi l’Universo. Allora
l’Universo si sarebbe formato senza il Sole? Non è il Sole che
crea la natura con tutte le sue caratteristiche che dipendono esclusivamente
dal calore e dalla luce che vi procede attraverso l’atmosfera?
Dov’erano questi, prima? Da dove provengono vogliamo spiegartelo nella
seguente esposizione: ‘Non sono le
atmosfere, insieme a tutto sulla Terra, degli spazi, il cui comune centro
è il Sole? Possono esistere anche solo un istante senza il Sole? Quindi,
cos’era tutto questo prima del Sole?’. E soprattutto: ‘Poteva tale tutto, esistere? E
l’esistenza, non è un costante sorgere?’. Quindi, se
tutto nella natura esiste dal Sole, ne consegue anche che tutto il particolare
della natura sorge dal Sole.
[9] Ognuno vede e
riconosce questo, anche in base alla propria intuizione. Non sorge ed esiste il
seguente dal precedente? E non è anche vero che il posteriore sussiste a
causa dell’anteriore? Se il cerchio fosse il precedente e il centro il
seguente, allora il precedente non esisterebbe attraverso il seguente, cosa che
certo contraddice le leggi dell’ordine! Come può il seguente,
produrre il precedente, oppure l’esteriore produrre l’interiore,
oppure il più grossolano produrre il più fine; in altre parole
come possono le cose che appartengono alla superficie e formano il cerchio,
produrre i centri? Chi non riesce a vedere che questo contraddice le leggi
della natura? Questi argomenti dalla ragione analitica mostrano che il cerchio
ha la sua esistenza dal centro, e non il contrario, sebbene ogni vero pensatore
lo comprende anche senza argomentazioni. Tu hai detto che il cerchio confluisce
verso il centro di se stesso. Allora puramente per caso provoca
quell’ordine meraviglioso e sorprendente che una cosa esiste a causa
dell’altra, e tutto esiste a causa dell’uomo e della sua vita
eterna? Può la natura, in base ad un qualche amore e attraverso una
qualche sapienza, provvedere tali cose? Può formare angeli dagli uomini,
e dagli angeli un Cielo? Prendi questo per buono e riflettici, e la tua
rappresentazione della formazione della natura dalla natura crollerà poi
da sé!”
[10] In seguito gli
chiedemmo che cosa aveva pensato e ciò che pensava adesso sulla terza
questione, vale a dire sul centro e sul cerchio della natura e della vita. Se
credeva che centro e cerchio della vita fossero identici con il centro e il
cerchio della natura. Egli disse che era indeciso. All’inizio aveva
pensato che l’attività interiore della natura fosse la vita, e
quindi l’amore e la sapienza che, nell’essenziale, formano la vita
dell’uomo, perché provengono da lì; e che il fuoco del Sole
con il suo calore e la sua luce lo producesse per mezzo dell’atmosfera.
Adesso però, da quanto aveva udito sulla vita eterna dell’uomo,
era nell’incertezza, e questo faceva sì che la sua mente saliva
una volta verso l’altro, e una volta sprofondava verso il basso. Quando
saliva verso l’alto, riconosceva quel centro di cui prima non aveva
alcuna cognizione; quando sprofondava in basso, vedeva di nuovo quel centro che
fino a quel momento aveva ritenuto per l’unico. Se la mente saliva verso
l’alto, allora riconosceva anche che la vita proveniva dal centro, di cui
non aveva avuto cognizione prima, se sprofondava verso il basso pensava di
nuovo che la natura proveniva dal centro, di cui prima aveva ritenuto per
l’unico, e che ognuno di questi centri aveva un cerchio.
[11] Dopo di questo,
aggiungemmo che ciò sarebbe stato corretto a condizione che guardasse
dal centro e dal cerchio della vita al centro e al cerchio della natura, e non
viceversa. Poi lo istruimmo sul fatto che nel Cielo degli angeli appare un sole
che è puro Amore, il quale secondo l’aspetto esteriore brucia come
il Sole del mondo. Da quel calore gli angeli, così come gli uomini,
traggono volontà e amore, e da quella luce, intelletto e sapienza.
Ciò che appartiene alla vita, si chiama spirituale, ciò che
proviene dal Sole del mondo e accoglie vita, si chiama naturale. Inoltre, il cerchio
del centro della vita si chiama ‘mondo
spirituale’ che esiste in virtù del suo Sole, mentre il
cerchio della natura è chiamato ‘mondo
naturale’, il quale altrettanto esiste in virtù del suo Sole.
Ora siccome né spazio né tempo possono dirsi dell’amore e
della sapienza, e sono sostituiti dalle condizioni, allora l’estensione
intorno al Sole del Cielo angelico non è un’estensione, e
nondimeno negli esseri viventi è corrispondente alla loro ricezione, che
dipende dalle loro rispettive forme.
[12] A quel punto egli
chiese da dove venisse il fuoco del Sole terreno o della natura. – Noi
gli rispondemmo: “Dal Sole del Cielo angelico, il quale non consiste di
fuoco, ma di Amore divino che procede direttamente da Dio, che è
l’Amore Stesso!”. Dal momento che si meravigliò di questo,
glielo mostrammo nel modo seguente: “L’amore nella sua essenza
è un fuoco spirituale. Questo si basa anche sul fatto che il fuoco, nel
senso spirituale della parola, significa amore,
ed è per questo motivo che i sacerdoti nel tempio pregano
affinché il fuoco celeste possa colmare i cuori, dove con esso
s’intende l’amore. Presso gli israeliti il fuoco dell’altare
e del candelabro nel tabernacolo rappresentava l’Amore divino. Anche il
calore del sangue, o il calore vitale presso gli uomini e presso gli animali,
non ha nessun’altra origine che l’amore; amore che forma la loro
vita. Anche su questo si basa il fatto che l’uomo brucia, si scalda e
s’infiamma non appena il suo amore si accresce nello zelo, nell’ira
e nell’eccesso di collera. Per il fatto che il calore spirituale, quindi
l’amore, produce calore naturale presso gli uomini, accende ed infiamma
volti e membra, si può apprendere che il fuoco del Sole naturale trae la
sua origine nel fuoco del Sole spirituale, che è l’Amore divino.
[13] Abbiamo già
detto che il cerchio sorge dal centro e non viceversa, e il centro della vita
è invece il Sole del Cielo angelico che procede vicinissimo (proxime) da Dio che è nel mezzo
di quel Sole. Il cerchio di quel punto centrale è il mondo spirituale, e
poiché dal suo Sole è esistente anche il Sole terreno insieme al
suo cerchio che è il mondo naturale, così è chiaro che
l’Universo è stato creato dall’unico Dio”. – Dopo
queste parole ci allontanammo. Egli però ci accompagnò oltre il
vestibolo del suo ateneo e parlò con noi sia del Cielo e
dell’inferno, così come della suprema conduzione di Dio, facendo
la qual cosa egli rivelò una nuova acutezza spirituale.
*
381. Il secondo fatto memorabile:
Un
giorno guardavo nel mondo degli spiriti che mi circondava. Vidi in lontananza
un palazzo circondato da una moltitudine disordinata e sembrava quasi fosse
assediato. Stupito di ciò, uscii velocemente da casa e chiesi a uno di
quelli che incontrai lungo la strada cosa ci fosse lì. Mi disse che tre
nuovi venuti dal mondo erano stati innalzati al Cielo ed avevano visto
lì cose grandiose, anche fanciulle e donne di una bellezza sbalorditiva.
Adesso erano ritornati e si erano recati nel palazzo per riferire ciò
che avevano visto, soprattutto riguardo a quelle, avendo visto meravigliose
bellezze che oltrepassavano tutto ciò che si era presentato finora
davanti agli occhi, ed anche si potrebbe vedere solo se a qualcuno fossero illuminati
gli occhi con la luce di un mondo celeste superiore. Di se stessi dissero che
venivano dalla Francia, che nel mondo erano stati oratori ed avevano coltivato
il dono della retorica[139].
Adesso era venuto loro il desiderio di parlare sull’origine della bellezza,
e poiché questo era diventato noto nel vicinato, si è radunata
questa moltitudine per ascoltare. Quando lo appresi, corsi anch’io
lì ed entrai, e vidi nel mezzo quei tre uomini. Essi indossavano una
toga colore zaffiro intessuta con fili d’oro che splendevano ad ogni
movimento del corpo. Stavano, pronti a parlare, in piedi dietro la tribuna del
relatore. Presto il primo salì sul podio per parlare sull’origine
della bellezza del sesso femminile. Egli cominciò:
382. “L’origine della bellezza, potrebbe essere altro se non
l’amore? Quando l’amore s’introduce e s’infiamma
attraverso gli occhi dei giovani uomini, diventa bellezza. Perciò amore
e bellezza sono la stessa cosa. Dall’intimo l’amore infiamma il volto
di una fanciulla in età da marito, lo rende trasparente, anzi forma
l’aurora e lo splendore purpureo della sua vita. Chi non sa che questa
fiamma fa brillare i suoi occhi, e quindi si riversa sul suo volto come due
punti centrali, inoltre scende già nel petto, dove il cuore s’infiamma
ed eccita chi le sta accanto, come accade col calore e con la luce di un fuoco?
Il calore è amore, e la luce è la bellezza dell’amore.
Tutto il mondo è d’accordo sul fatto che ogni persona è
amabile e bella quando ama. Tuttavia l’amore del sesso maschile è
diverso da quello del sesso femminile. L’amore maschile vuole essere
sapiente, quello femminile vuole invece amare l’amore della sapienza
nell’uomo. Per quanto un giovane impersoni questo amore per la sapienza,
egli è amabile e bello agli occhi di una fanciulla, e di contro, una
fanciulla appare ad un giovane amabile e bella, per quanto lei è
l’amore della sua sapienza. Perciò, come un amore va incontro
all’altro e lo bacia, così accade anche per le bellezze.
Perciò vengo alla conclusione: l’amore plasma la bellezza alla sua
somiglianza”.
383. Ora apparve il
secondo oratore, per svelare con un piacevole discorso l’origine della
bellezza: “Abbiamo appena sentito
che l’amore è l’origine della bellezza. Io invece non sono
di questa opinione. Quale uomo potrebbe sapere cos’è
l’amore? Chi di voi potrebbe farsi un concetto intellettivo con la sua
contemplazione? Chi l’ha visto con i propri occhi? Ditemi: dove si trova?
Io invece vi assicuro che la sapienza è l’origine della bellezza:
nelle donne la sapienza è intimamente nascosta, negli uomini è
ovvia e manifesta. Quindi l’uomo è uomo solo in base alla sua
sapienza. Se da ciò non fosse uomo, allora sarebbe simile ad
un’immagine scolpita o dipinta. La fanciulla, non presta attenzione in un
giovane uomo innanzitutto di quale specie è la sua sapienza? E il
giovane, non vuol sapere innanzitutto di quale specie è
l’inclinazione alla sapienza nella fanciulla? Con sapienza però io
intendo l’autentica moralità, perché essa forma la sapienza
della vita. Perciò, quando la sapienza nascosta si accosta ed abbraccia
la sapienza manifesta, cosa che avviene interiormente nello spirito di
entrambi, allora si baciano e si uniscono. Questo si chiama amore, e poi essi
appaiono reciprocamente come belli. In una parola: la sapienza è come una
luce o uno splendore ardente che eccita gli occhi e – fin dove questo
accade – provoca la bellezza”.
384. Dopo di ciò
parlò il terzo oratore: “Né
l’amore né la sapienza da soli sono l’origine della
bellezza, piuttosto l’unione dell’amore e della sapienza:
l’unione della sapienza con l’amore nel giovane, e l’unione
dell’amore con la sapienza di lui nella fanciulla. La fanciulla non ama
la sapienza in se stessa, ma nel giovane, e perciò lui le appare come
una bellezza. E quando il giovane percepisce questo nella fanciulla, allora lui
vede lei di nuovo come una bellezza. L’amore, quindi, forma la bellezza
per mezzo della sapienza, e la sapienza la riceve dall’amore. Questo si
mostra chiaramente nel Cielo. Là io ho visto fanciulle e donne ed ho badato
alla loro bellezza. Oltre a ciò vidi che la bellezza delle fanciulle si
differenziava da quella delle donne. La bellezza delle fanciulle splendeva
solamente, invece quella delle donne fiammeggiava. La differenza mi sembrava
come quella che esiste tra un diamante che splende di luce, e un rubino
sfavillante di fuoco. Che cos’è la bellezza, se non una delizia
per gli occhi? E quale altra origine avrebbe questa delizia, se non nel gioco
dell’amore e della sapienza? Da questo gioco il viso splende in un bagliore
rossiccio e fa brillare gli occhi. Così si dimostra la bellezza. Cosa
rende la bellezza di un volto, se non l’armoniosa combinazione del rosso
e del bianco? E il rosso, non viene dall’amore, e il bianco dalla
sapienza? L’amore, infatti, è rosso dal proprio fuoco, e la sapienza
è bianca dalla propria luce. Entrambi li ho potuti vedere chiaramente
nei volti di due coniugi nel Cielo, il bianco rossiccio nella moglie e il rosso
bianchiccio nel marito. Ed ho osservato come splendevano quando si guardavano
l’un l’altro”. – Quando il terzo ebbe concluso, la
moltitudine applaudì ed esclamò: “Questi ha vinto!”. E subito la luce fiammeggiante
dell’amore coniugale
riempì la casa con il suo splendore, e i loro cuori con il suo
sentimento gioioso.
[indice]
۞
Relazione tra amore coniugale e amore
dei figli
385. Molti indizi mostrano chiaramente che esiste una relazione tra
l’amore coniugale e l’amore dei figli, ovvero l’amore dei
genitori. Altri indizi possono portare a credere che non lo sono. Infatti,
c’è un amore dei figli nei genitori che si amano l’un
l’altro teneramente, ma anche nei genitori che sono in disaccordo, anzi
perfino in coloro che vivono separati l’uno dall’altro, ed esso, in
loro, a volte è perfino più forte che in altri. Ciò
nondimeno la sua origine rende evidente che l’amore dei figli è
connesso senza eccezione con l’amore coniugale, poiché esso
fluisce da lì. E sebbene questo influsso varia nelle persone che lo
ricevono, tuttavia entrambi i tipi d’amore rimangono inseparabili,
proprio come il primo fine (finis primus)
nell’ultimo (fine ultimo), vale
a dire nell’effetto. Il primo fine dell’amore coniugale è la procreazione dei figli, e i figli sono
l’ultimo fine, cioè l’effetto. Il primo fine penetra
nell’effetto, ed è in esso come nel suo inizio e vi rimane. Si
può riconoscere questo dall’osservazione razionale della
progressione dei fini e delle cause nel loro ordine verso gli effetti.
Tuttavia, poiché la maggior parte degli uomini basa le proprie considerazioni
solo dagli effetti e traggono le loro conclusioni da queste, ma non dalle cause
per inoltrarsi agli effetti su una via analitica e così via, – i
pensieri chiari e razionali diventano necessariamente nuvole scure. La
conseguenza di ciò sono poi le deviazioni delle verità basate
sulle apparenze e inganni. Ma per rendere chiaro che l’amore coniugale e
l’amore dei figli, sebbene esteriormente separati, sono tuttavia
interiormente congiunti, anche se apparentemente disgiunti, deve essere
dimostrato nel seguente ordine:
(1) Dal
Signore procedono due sfere universali che causano la conservazione
dell’Universo nella sua condizione creata: una è la sfera della
procreazione, l’altra quella della conservazione delle cose create.
(2) Queste
due sfere universali formano una totalità con la sfera dell’amore
coniugale e con la sfera dell’amore per i figli.
(3) Entrambe
le sfere si riversano nel generale come nel particolare in tutto ciò che
è nel Cielo e nel mondo, e precisamente dal primo fino all’ultimo.
(4) La
sfera dell’amore dei figli ha per scopo di proteggere e sostenere coloro
che non possono proteggere né sostenere se stessi.
(5) Questa
sfera stimola sia i cattivi che i buoni, e dispone ognuno ad amare, proteggere
e sostenere i propri figli per proprio amore.
(6) Questa
sfera tocca soprattutto il sesso femminile, quindi le madri, e attraverso
queste, tocca anche il sesso maschile, ossia i padri.
(7) Questa
sfera è allo stesso tempo la sfera dell’innocenza e della pace
procedente dal Signore.
(8) La
sfera dell’innocenza si riversa nei figli, e attraverso i figli nei
genitori, e questa sfera tocca poi gli stessi genitori.
(9) La
sfera dell’innocenza si riversa anche nelle anime dei genitori, e si
congiunge a quella dei figli. Essa viene trasferita soprattutto attraverso il
senso del tatto.
(10) Nella misura in cui
si affievolisce l’innocenza nei figli, si affievolisce anche
l’inclinazione e la congiunzione dei genitori. Questo accade gradualmente
e continua fino alla separazione.
(11) Lo stato razionale
di innocenza e di pace dei genitori nei confronti dei loro figli si basa sul
fatto che questi non sanno e non possono nulla da se stessi, ma possono
imparare solo dagli altri, soprattutto dal padre e dalla madre. Ma anche questo
stato si perde gradualmente quando i figli stessi sanno e possono agire da
soli.
(12) La sfera
della propagazione dell’amore si sviluppa nell’ordine secondo lo
scopo finale, dalle cause agli effetti e segna i periodi di tempo attraverso i
quali la Creazione viene conservata nello stato stabilito e previsto.
(13) L’amore dei
figli discende e non ascende.
(14) Lo stato
d’amore nelle donne prima del concepimento è differente da quello
che hanno dopo il concepimento e fino al parto.
(15) Nei genitori
l’amore coniugale è congiunto con l’amore dei figli da cause
spirituali e naturali.
(16) L’amore dei
figli, sia dei più piccoli che dei più grandi, è di un
tipo presso i coniugi spirituali, e di un altro presso quelli naturali.
(17) Nei genitori
spirituali questo amore proviene dall’interiore, in quelli che sono solo
naturali proviene invece dall’esteriore.
(18) Per questo motivo
l’amore dei figli si trova sia nei coniugi che si amano l’un
l’altro, come in coloro che non si amano affatto, quindi nei coniugi
naturali come in quelli spirituali.
(19) L’amore per i
bambini sopravvive dopo la morte, soprattutto nelle donne.
(20) I bambini vengono
allevati nel Cielo sotto la sorveglianza del Signore attraverso questi angeli
femminili, e crescono in statura e discernimento come nel mondo.
(21) Nel Cielo il
Signore provvede affinché l’innocenza dell’infanzia presso
di loro diventi innocenza della sapienza, e così questi bambini
diventino angeli.
*
Ora
segue la spiegazione dei singoli punti.
386. (1) Dal Signore procedono due sfere universali che causano la
conservazione dell’Universo nella sua condizione creata: una è la
sfera della procreazione, l’altra quella della conservazione delle cose
create.
Ciò
che procede dal Signore è chiamato ‘sfera’, perché
procede da Lui, Lo circonda e riempie entrambi i mondi, lo spirituale come il
naturale, e produce gli effetti di quegli scopi finali che il Signore ha
prestabilito nella Creazione e provvede secondo questa. Tutto ciò che
viene da un soggetto, lo racchiude e lo circonda, è chiamato sfera. Un
esempio sono le sfere di luce e di calore che circondano il Sole; la sfera di
vita che emana dall’uomo e lo circonda; la sfera del profumo che proviene
da una pianta e la circonda; la sfera di attrazione che emana da un magnete e
lo circonda, e così di seguito. Ma le sfere universali, di cui viene
trattato qui, provengono dal Signore e sono intorno a Lui. Esse procedono dal
Sole del mondo spirituale, nel mezzo del quale c’è Lui Stesso. Dal
Signore attraverso questo Sole procede la sfera del calore e della luce, in
altre parole la sfera dell’amore e della sapienza. Essa produce gli scopi
finali o gli effetti utili. Questa sfera viene però designata con
differenti nomi a seconda degli effetti utili. La sfera divina, che attraverso
generazioni successive provvede alla conservazione dell’Universo nello
stato in cui è stato creato, è chiamata sfera della procreazione
(sphaera procreandi). La sfera divina
che provvede alla conservazione delle generazioni nei suoi inizi, e poi nei
suoi sviluppi, è chiamata sfera della conservazione o della protezione
delle cose create. Oltre a queste due sfere ci sono ancora altre sfere divine
che portano altri nomi secondo i loro effetti utili. Si veda sopra al n. 222.
Le attuazioni degli effetti utili da queste sfere costituiscono la Divina
Provvidenza.
387. (2) Queste due sfere
universali formano una totalità con la sfera dell’amore coniugale
e con la sfera dell’amore per i figli.
È
evidente che la sfera dell’amore coniugale e quella della procreazione
costituisce una totalità, poiché la procreazione è lo
scopo finale, e l’amore coniugale è la causa mediante la quale
deve essere raggiunto questo scopo. Ora il fine e la causa nelle cose da
effettuare e negli effetti costituiscono una cosa sola, perché agiscono
insieme. È ancora evidente che la sfera dell’amore per i figli
costituisce una cosa sola con la sfera della protezione delle cose create,
perché è un fine procedente dalla causa principale, che è
stata la procreazione, e l’amore per i figli è la causa mediante
la quale questo fine si realizza. Gli scopi si susseguono l’uno dopo
l’altro, e l’uno segue l’altro, e in questo spiegamento
l’ultimo scopo diventa il primo, e così via, fino alla fine, dove
lo spiegamento viene all’interruzione o alla cessazione. Di più su
questo si troverà sotto alla spiegazione della 12° sezione.
388.
(3) Entrambe
le sfere si riversano nel generale come nel particolare in tutto ciò che
è nel Cielo e nel mondo, e precisamente dal primo fino all’ultimo.
Si dice
“nel generale e nel particolare” perché non appena viene
menzionato il generale, allo stesso tempo viene inteso anche il particolare,
dal quale si compone il generale. Da questo, sorge ed esiste, perciò il
generale ottiene dal particolare la sua definizione, come l’insieme dalle
sue parti. Quindi il generale, se si toglie il particolare, diventa una
semplice parola e somiglia ad una superficie all’interno della quale non
si trova nulla. Per questo motivo è solo un’assurda diceria se si
concede a Dio il dominio generale, ma si nega la Sua preoccupazione per le cose
singole. Un paragone con i governi dei re sulla Terra è fuori luogo,
perciò qui è stato detto che queste due sfere si riversano nel
generale come nel particolare.
389. [1] Le sfere
della procreazione e della protezione del generato, ovvero le sfere
dell’amore coniugale e dell’amore per i figli, si riversano in
tutte le cose del Cielo come in tutte le cose della Terra, dalle prime fino
alle ultime; poiché tutto ciò che procede dal Signore, o dal
Sole, proviene da Lui, nel quale Egli è, e penetra fin nelle ultime
parti dell’Universo creato. Il motivo sta nel fatto che le cose divine,
che nella loro manifestazione sono chiamate celesti e spirituali, sono senza
spazio e senza tempo. Com’è noto, alle cose spirituali non si
può attribuire nessuna estensione, perché per loro, spazio e
tempo non contano. Perciò tutto quello che procede dal Signore giunge
all’istante dalle prime alle ultime cose; così anche la sfera
dell’amore coniugale, come si può rileggere sopra ai n. 222 fino
al 225, è universale.
[2] Lo stesso vale per
la sfera dell’amore per i figli, come questo amore si mostra nei Cieli,
dove si trovano i bambini venuti da molti corpi terrestri. Il medesimo amore si
mostra però anche tra gli uomini sulla Terra, come nei mammiferi e negli
uccelli, nei serpenti e negli insetti. Qualcosa di simile a questo amore esiste
nel regno vegetale e nel minerale: nel regno vegetale i semi sono custoditi in
baccelli come avvolti in cuscini, e nel frutto come in una custodia e nutriti
con la linfa come fosse latte. Anche i minerali, come mostrano le matrici o
gusci, all’interno nascondono e custodiscono pietre preziose e nobili
metalli.
390. La sfera della procreazione e la sfera della protezione delle cose procreate costituiscono una fila
uniforme e continua, perché l’amore di procreare prosegue
nell’amore del procreato. Quale sia la natura dell’amore di
procreare si mostra nel piacere ad esso associato, piacere che è
altamente straordinario ed esuberante, come l’atto
dell’accoppiamento presso gli uomini, e in modo notevole (insigniter) anche lo stato del
concepimento presso le donne. Questo piacere supremo, insieme all’amore
ad esso corrispondente, prosegue fino al parto, in cui trova il suo
adempimento.
391. (4) La sfera dell’amore dei figli ha per scopo di
proteggere e sostenere coloro che non possono proteggere né sostenere se
stessi.
[1] Al n. 386 è
stato mostrato che gli effetti utili che il Signore produce, attraverso le
sfere da Lui uscenti, costituiscono la Divina Provvidenza. Essa è quindi
ciò che s’intende per sfera di protezione e conservazione di
coloro che non possono prendersi cura di se stessi e mantenersi. Dalla
creazione è disposto così che le creature devono essere
conservate, custodite, protette e provvedute, altrimenti l’Universo
andrebbe in rovina. Ma poiché il Signore non può far questo
direttamente con gli esseri viventi, esseri che Egli ha dotato di libero
arbitrio, lo fa indirettamente attraverso l’amore innestato da Lui nei
padri, nelle madri e nelle persone putative. Certamente essi non sanno che il
loro amore proviene dal Signore, perché non ne percepiscono
l’influsso, né tanto meno percepiscono la Sua onnipresenza. Chi
può non vedere che questa non è faccenda della natura, ma della
Divina Provvidenza che agisce con la natura e attraverso la natura? Un tale
amore universale può esistere solo perché Dio, attraverso il Sole
spirituale che si trova nel centro dell’Universo ed agisce senza spazio
né tempo, è presente (instans)
ed è presente dalle prime alle ultime cose.
[2] Nel seguito
dovrà essere mostrato come questa azione divina, cioè la Divina
Provvidenza, viene accolta dagli esseri animati. Quindi la causa di questo
amore non si trova nel fatto che le madri e i padri custodiscono e si prendono
cura dei propri figli, perché questi non lo possono fare da se stessi.
Questa è piuttosto solo la causa razionale che scende
nell’intelletto da questo amore fluente da Dio. Solo per questo motivo,
senza l’amore a lui infuso e incitante, oppure senza una legge
corrispondente che lo costringa a questo sotto minaccia di punizione,
l’uomo provvederebbe ai suoi figli altrettanto poco di come provvederebbe
a una statua.
392. (5) Questa sfera stimola sia i cattivi che i buoni, e dispone
ognuno ad amare, proteggere e sostenere i propri figli per proprio amore.
[1] L’esperienza
mostra che l’amore per i figli, quindi l’amore dei genitori, si
trova tanto negli uomini cattivi che nei buoni, altrettanto negli animali
mansueti che nei selvaggi, anzi talvolta negli uomini cattivi e negli animali
selvaggi è perfino ancora più forte e più appassionato.
Questo avviene perché ogni amore che procede e fluisce dal Signore nel
soggetto ricevente, si trasforma in amore per la sua vita. Ciò
perché ogni essere vivente sente solo di amare se stesso, perché
non percepisce l’influsso. E poiché ama se stesso, si attribuisce
anche l’amore per i suoi figli. Egli si vede, per così dire, nei
figli, e i figli li vede in lui, e si sente un tutt’uno con loro.
[2] Pertanto, questo
amore si mostra anche negli animali feroci, per esempio nei leoni e nelle
leonesse, negli orsi, nei leopardi, nei lupi e in animali simili, e con maggior
fierezza si vede tra i cavalli, i cervi, le capre e tra le pecore. La ragione
è che gli animali feroci esercitano il dominio su quelli mansueti, e
predomina in loro l’amor proprio, amore che poi si trasferisce nella
progenie. Così l’influsso dell’amore di Dio si trasforma in
quello proprio. La trasformazione dell’amore che si riversa nel proprio,
e per mezzo di ciò causa la protezione e il mantenimento dei giovani da
parte dei loro genitori cattivi, si basa su una Divina Provvidenza del Signore,
perché altrimenti solo pochi rimarrebbero del genere umano, altrettanto
degli animali feroci, i quali tuttavia hanno anche la loro utilità. Da
tutto ciò risulta che ognuno, attraverso il suo amor proprio, è
destinato ad amare, a proteggere e a sostenere la sua discendenza.
393. (6) Questa sfera tocca soprattutto il sesso femminile, quindi
le madri, e attraverso queste, tocca anche il sesso maschile, ossia i padri.
[1] Questo è
dovuto alla stessa ragione di cui si è parlato sopra, cioè che la
sfera dell’amore coniugale viene raccolta prima dalle donne e poi
trasferita agli uomini, perché le donne nascono come esseri che amano
l’intelletto degli uomini, e l’intelletto ne è il
ricettacolo. Lo stesso vale per l’amore dei figli, poiché la sua
origine è l’amore coniugale. È anche noto che l’amore
per i figli nelle madri è molto più tenero di quello dei padri.
All’amore coniugale, per il quale le donne nascono, è installato
l’amore per i figli, come già si può vedere dal tenero
amore e dall’inclinazione interiore delle fanciulle per i bambini
piccoli, e le loro imitazioni con le bambole quando le portano con sé,
quando le vestono, le baciano e le stringono al cuore. In generale, una tale
inclinazione manca nei ragazzi.
[2] Può sembrare
che l’amore delle madri per i loro figli provenga dal fatto che li
abbiano nutriti nel grembo con il proprio sangue, oppure perché hanno
dato loro la vita, e quindi, dipenda da una naturale concordanza con cui sono
stati uniti con loro. Tuttavia, questa non è la vera e propria origine
di tale amore, poiché, se ad una madre, a sua insaputa, dopo la nascita
un altro bambino fosse sostituito al proprio, essa lo amerebbe con la stessa
tenerezza come fosse il suo vero e proprio figlio. Inoltre, i bambini sono
spesso amati più dalle loro balie[140]
che dalle madri. Questo dimostra che l’amore per i figli ha la stessa
origine dell’amore coniugale
insito in ogni donna, al quale è associato l’amore di concepire, e
attraverso il suo piacere la moglie viene preparata alla ricezione. Questo
principio di tale amore, insieme alla sua gioia, dopo il parto passa
completamente al frutto del corpo.
394. (7) Questa sfera
è allo stesso tempo la sfera dell’innocenza e della pace
procedente dal Signore.
Innocenza
e pace sono le due condizioni più interiori del Cielo, e per vero sono
le più interiori perché procedono direttamente dal Signore;
infatti, il Signore è l’innocenza e la pace stessa. A causa della
Sua innocenza, il Signore è chiamato anche “Agnello di Dio”. E in forza della Sua pace Egli dice: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» [Giovanni 14,27]. Questo
s’intende anche per ‘la pace’
con la quale i suoi discepoli dovevano salutare una città o una casa
quando vi entravano. «E se la casa
è degna, il vostro saluto di pace dovrà venire sulla stessa; se
invece non è degna, allora il vostro saluto di pace dovrà
retrocedere da voi [Matteo 10,11-15]». Per questo motivo il Signore
viene chiamato anche «il Principe della pace» [Isaia
9,5]. Innocenza e pace sono perciò anche le cose più interiori
del Cielo, perché l’innocenza è la condizione fondamentale
di ogni bene, e la pace è la beatitudine insita in ogni delizia che
proviene dal bene. Si veda su questo ciò che è stato
esposto nell’opera‘Cielo e inferno’ sullo stato d’innocenza degli angeli nel Cielo ai n.
276-283, e sullo stato di pace nello stesso ai n. 284-290.
395. (8) La sfera
dell’innocenza si riversa nei figli, e attraverso i figli nei genitori, e
questa sfera tocca poi gli stessi genitori.
È
noto che i bambini sono esseri innocenti, ma non è noto che tale
innocenza si riversa in loro dal Signore. Egli Stesso è
l’innocenza stessa, come è stato appena detto. Ma qualcosa
può fluire solo dal suo principio (principium),
cioè da ciò che è la sua vera e propria Essenza. In poche
parole, sia reso evidente di quale genere è l’innocenza
dell’infanzia, attraverso la quale i genitori vengono toccati. Essa
risplende dal volto e dai gesti dei figli, come dalle loro prime parole, ed
agisce sui genitori. Essi sono nell’innocenza perché non pensano
ancora dall’interiore, non sanno ancora cos’è bene e
cos’è male, il vero e il falso, e quindi non possono nemmeno
pensare da tale conoscenza. Perciò non sono assennati di proprio e
neanche afferrano quei propositi basati sulle proprie decisioni, quindi non
mirano a niente di male. Manca loro anche un proprio acquisito
attraverso di sé, e manca l’amore per il mondo. Non attribuiscono
nulla a se stessi, ma accolgono tutto con gratitudine dai loro genitori. Essi
sono contenti con le piccole cose date loro in dono, non hanno preoccupazione
né per il cibo né per le vesti, né per il loro futuro. Il
loro sguardo non lo rivolgono desiderosi al mondo; essi amano i loro genitori e
le nutrici, come anche gli altri bambini con i quali stanno insieme e giocano
innocentemente, lasciandosi guidare e seguire. Questa è
l’innocenza dell’infanzia, la causa del cosiddetto amore parentale.
396. (9) La sfera dell’innocenza si riversa anche nelle anime
dei genitori, e si congiunge a quella dei figli. Essa viene trasferita
soprattutto attraverso il senso del tatto.
[1] L’innocenza
del Signore si riversa anzitutto negli angeli del terzo Cielo, i quali tutti
vivono nell’innocenza della sapienza. Da loro penetra nei Cieli
sottostanti, ma solo attraverso l’innocenza degli angeli che si trovano
lì, e si riversa sia direttamente come indirettamente nei bambini.
Questi bambini si comportano come vasi plasmabili, ma sono nondimeno ricettivi
per la vita del Signore che si riversa in loro attraverso i Cieli. Tuttavia, se
i genitori non ricevono anch’essi quest’influsso nelle loro anime e
nella più intima sfera delle loro menti, l’innocenza dei bambini
li avrà toccati inutilmente. Se qualcosa deve essere toccato, deve
essere esistente alcunché di corrispondente ed affine, affinché
una comunione possa svilupparsi e possa causare l’accoglienza,
l’affetto e quindi l’unione. Altrimenti sarebbe come se un fragile
seme cadesse su un ciottolo, oppure come se un agnello fosse gettato davanti al
lupo. Per questo motivo l’innocenza che si riversa nelle anime dei
genitori, si congiunge con l’innocenza dei bambini.
[2] L’esperienza
insegna che questa congiunzione viene offerta attraverso i sensi corporei,
soprattutto attraverso il senso del tatto dei genitori, ma anche per esempio
sul fatto che l’occhio si delizia intimamente alla vista dei bambini,
l’udito si delizia al loro vocio, e l’olfatto al loro odore. La
comunione e quindi la congiunzione dell’innocenza genitoriale e filiale
viene però cagionata soprattutto attraverso il senso del tatto, come si
nota dall’evidente piacere con cui i bambini sono portati in braccio,
nell’abbracciarli e baciarli, soprattutto quando vengono portati dalle
madri, le quali si dilettano quando i bambini giacciono con la bocca e il viso
al loro cuore e toccano le loro manine. Si nota ulteriormente nel fatto che
esse allattano e nutrono i bambini al loro petto e accarezzano il corpo nudo
del piccino, come nell’instancabile cura con cui li puliscono e li
fasciano tenendoli sul loro grembo.
[3] Vi è
già stato mostrato più volte che l’amore e le sue delizie
tra i coniugi si trasmette attraverso il senso del tatto. Le comunicazioni dei
sentimenti, che seguono altrettanto attraverso questo senso, si basano sul
fatto che le mani rappresentano le ultime parti più esterne
dell’uomo, in cui il primo s’incontra con l’ultimo. Per
questa ragione tutto ciò che appartiene al corpo e al sentimento e sta
frammezzo, è tenuto insieme da un legame indissolubile. Per questa
ragione anche Gesù toccava i piccoli fanciulli, come viene riportato in
Matteo 17,16 e Marco 10,13-16 e guariva i malati con il tocco, oppure guariva i
malati che Lo toccavano. Perciò fino al giorno d’oggi
l’ordinazione sacerdotale avviene attraverso l’imposizione delle
mani. Tutto questo dimostra che l’innocenza dei genitori e
l’innocenza dei figli s’incontra attraverso il tatto, soprattutto
attraverso le mani, congiungendosi l’un l’altro, per così
dire, attraverso il bacio.
397. Notoriamente, nei mammiferi
e negli uccelli l’innocenza provoca effetti simili, come negli uomini.
Questo avviene perché tutto ciò che proviene dal Signore pervade
all’istante l’Universo, come si può rileggere sopra dal 388
fino al 390. Ciò perché esso procede per gradi e continui
aggiustamenti, e s’inoltra non solo fino agli animali, ma anche oltre,
fino alle piante e ai minerali (vedi n. 389), anzi penetra perfino nella Terra,
la quale è la madre comune di tutte le piante e i minerali. Al tempo
della primavera la Terra è pronta all’accoglienza dei semi come un
corpo materno. Con l’accoglienza, per così dire, lo riceve, lo
cura, lo porta, lo cova, lo allatta, lo nutre, lo veste, lo protegge e quasi
ama ciò che producono i semi, e così via. Pertanto, poiché
la sfera della procreazione si spinge fin là, perché non dovrebbe
arrivare agli animali di ogni genere, fino ai vermi? È noto che, come la
Terra è la madre comune di tutte le piante, similmente ogni sciame
d’api ha una comune madre regina.
398.
(10) Nella
misura in cui si affievolisce l’innocenza nei figli, si affievolisce
anche l’inclinazione e la congiunzione dei genitori. Questo accade
gradualmente e continua fino alla separazione.
Come si
sa, l’amore dei genitori per i figli va affievolendosi nella misura in
cui si affievolisce la loro innocenza. Negli uomini, questo porta alla
separazione dei figli dai genitori; negli animali terrestri e negli uccelli
porta all’espulsione dei giovani dalla compagnia dei genitori e alla
dimenticanza della loro discendenza. In base a questi fatti generalmente
accettati, si può ritener dimostrato che è l’innocenza, che
si riversa da entrambe le parti, a generare l’amore dei genitori.
399.
(11) Lo
stato razionale di innocenza e di pace dei genitori nei confronti dei loro
figli si basa sul fatto che questi non sanno e non possono nulla da se stessi,
ma possono imparare solo dagli altri, soprattutto dal padre e dalla madre. Ma
anche questo stato si perde gradualmente quando i figli stessi sanno e possono
agire da soli.
Al 391
è stato mostrato che la sfera d’amore per i figli è la
sfera di protezione e sostentamento di coloro che non possono proteggersi da
sé e provvedere al loro sostentamento. Inoltre è stato anche
detto che questa è solo la causa razionale, ma non la causa vera e
propria dell’amore dei genitori nell’uomo. La causa vera e propria,
cioè quella originaria di questo amore, è l’innocenza, la
quale si riversa in lui dal Signore senza che l’uomo ne abbia conoscenza,
e produce questa causa razionale. Se quindi la prima causa spinge ad allontanarsi
da questo amore, allora anche la seconda causa (quella razionale) lo fa allo
stesso tempo, ovvero, ciò che è la stessa cosa, a misura del
fatto che, mentre la comunicazione dell’innocenza si affievolisce, anche
la ragione, altrimenti così convincente e razionale, perde il suo
effetto. Questo però accade solo presso l’uomo, affinché
egli possa fare ciò che fa in virtù della libertà, ed
anche, seguendo una legge razionale e allo stesso tempo morale, provvedere alla
sua progenie adulta secondo necessità e utilità. Questa seconda
causa non si applica agli animali, i quali sono privi di ragione. In loro
c’è solo la prima causa, che presso di loro è
l’istinto.
400. (12) La sfera della propagazione dell’amore si sviluppa
nell’ordine secondo lo scopo finale, dalle cause agli effetti e segna i
periodi di tempo attraverso i quali la Creazione viene conservata nello stato
stabilito e previsto.
[1] Tutti i processi
nell’Universo si svolgono dagli scopi finali attraverso le cause ai loro
effetti. Questi tre passaggi – scopi finali, cause ed effetti ‒ di
per sé sono inscindibili, sebbene nell’immaginazione appaiono
divisi. Tuttavia anche nell’immaginazione lo scopo finale non è
nulla di reale, se non si vede subito l’effetto desiderato. Ed
entrambi, scopo finale ed effetto, a loro volta non diventano reali, se la
causa non li sostiene, li provvede e li unisce.
[2] Una tale
progressione (progressio) è
iscritta in ogni uomo in generale e in tutti i particolari, proprio come
volontà, intelletto e azione. Nell’uomo ogni scopo è
questione di volontà, ogni causa una questione dell’intelletto, e
ogni effetto è questione dell’azione. Altrettanto ogni scopo
è radicato nell’amore, ogni causa con la quale viene raggiunto lo
scopo è radicato nella sapienza, e ogni effetto scaturito da questa
sapienza è una questione di utilizzo (usus). Il motivo è che la volontà è il
ricettacolo dell’amore, l’intelletto quello dell’utilizzo. Se
quindi nell’uomo si sviluppano le attività nel generale come nel
particolare, e dalla volontà tramite l’intelletto
nell’agire, allora anche dall’amore si sviluppa l’utilizzo
attraverso la sapienza. Nondimeno, in questo contesto, con sapienza intendiamo
tutto ciò che appartiene al giudizio e al pensiero. È evidente
che tutti e tre sono un tutt’uno nell’effetto. Perciò anche
nell’immaginazione determinano già un tutt’uno prima che
subentri l’effetto. In ciò si vede che tra questi si trova ancora
solo la determinazione (determinatio),
poiché nella mente lo scopo procede dalla volontà,
nell’intelletto si crea un movente e il necessario tendere
all’esecuzione. Tuttavia questo è in un certo qual modo già
nell’atto, prima che giunga all’esecuzione. Perciò dai
saggi, ed anche dal Signore, il tendere viene già considerato come
azione.
[3] Quale uomo razionale
non è in grado di vedere, o di riconoscere, quando percepisce che queste
tre cose devono derivare da qualche comune causa prima, e che da questa causa
procedente dal Signore quale Creatore e Conservatore dell’Universo, procedono
continuamente Amore, Sapienza ed Effetto utile, e questi tre sono come un insieme?
401. [1] Anche nella sfera della procreazione e della
protezione del generato esiste un simile
sviluppo, dallo scopo passando all'effetto oltre la causa. La volontà o
l'amore di procreare è qui lo scopo, la causa centrale, attraverso la
quale e nella quale si riversa lo scopo. Questo è l'amore coniugale e la serie delle cause di effetto comincia nelle
effusioni d'amore, conduce al concepimento, alla formazione dell'embrione, e termina
nell'effetto, al frutto fisico. Sebbene ora lo scopo, la causa e l'effetto si
manifestano un po’ alla volta come tre, sono comunque un tutto nell'amore
per la procreazione e nell'interno delle singole cause ‒ in particolare
però nell'effetto. Soltanto le cause operanti si devono sviluppare nel
tempo, perché si sviluppano nella natura, mentre lo scopo a cui si
tende, cioè la volontà o l'amore, rimane costante, perché
gli scopi si sviluppano nella natura attraverso i tempi, senza essere essi
stessi nel tempo.
[2] Non si possono tuttavia mostrare o manifestare prima che
il loro effetto o l'utilizzo esista, oppure che diventino oggettivi. Il
rispettivo amore può prima amare solo lo sviluppo verso la sua meta, ma
non può ancora stabilirsi o fissare. Come si sa, ogni sviluppo ha
bisogno del tempo, ed attraverso questo tempo lo sviluppo della Creazione
è conservato nello stato stabilito e previsto. Il corso dello sviluppo
dell'amore per i figli è però regressivo e conduce dal suo grado
più alto fino a quello più basso, dove si ferma o cessa del
tutto, poiché questo amore si dispone secondo la diminuzione
dell'innocenza nei figli ed è anche sottoposto al tempo.
402.
(13) L’amore dei
figli discende, ma non ascende.
Com’è
noto, esso non ascende dai figli ai padri e alle madri di famiglia. La causa
del suo aumento nel corso della discendenza di produrre frutti o fornire
effetti utili – oppure in relazione al genere umano – è
l’amore a moltiplicarsi. Tutto questo si fonda nel Signore, poiché
con la propagazione del genere umano Egli ha per scopo la conservazione della
Creazione, il cui scopo ultimo è il Cielo angelico, Cielo che è
composto unicamente dal genere umano. E poiché il Cielo angelico è
lo scopo di tutti gli scopi, e quindi è l’amore di tutti gli amori del Signore, allora alle
anime degli uomini non è impiantato solo l'amore procreante (amor procreandi), ma anche
l’impulso ad amare il generato nel suo sviluppo successivo. Questo
è anche il motivo per il quale tale amore si trova solo tra gli uomini e
non nei mammiferi o negli uccelli. Questo amore cresce nell’uomo –
se discende in lui – quando si ampliano di
più le condizioni della famiglia, allora aumenta anche la reputazione e l’onore. Più in basso, nella
sezione 16 si vedrà che l’amore per la reputazione e per
l’onore accoglie in sé l’amore per i figli che si riversa
dal Signore e se ne appropria.
403. (14) Lo stato
d’amore nelle donne prima del concepimento è differente da quello
che hanno dopo il concepimento e fino al parto.
Questo
viene menzionato per rendere chiaro che l’amore per la procreazione, e
quindi il conseguente amore per il generato, nell’amore coniugale
è innato nelle donne; ma questi due tipi di amori sono distinti in loro,
non appena lo scopo, cioè l’amore per procreare, comincia a
realizzarsi. Si può vedere secondo più indizi che allora
l’amore tenero dei figli è trasferito dalla moglie nel marito, e
anche che l’amore per la procreazione nella donna costituisce una cosa
sola con l’amore coniugale.
404. (15) Nei genitori l’amore coniugale è congiunto
con l’amore dei figli da cause spirituali e naturali.
Le
cause spirituali sono la propagazione del genere umano e quindi
l’ampliamento del Cielo angelico, affinché nascano esseri che
dovranno diventare angeli, per servire il Signore attraverso effetti utili nel
Cielo ed anche attraverso l’unione con gli uomini terreni. Dal Signore,
ad ogni uomo è associato un angelo. L’unione con loro è
tale che, se fosse rimossa, l’uomo precipiterebbe all’istante. Le
cause naturali della congiunzione dei due tipi di amori sopra menzionati, sono
che devono nascere esseri che produrranno utilità nelle società
umane, e di essere incorporati nelle stesse società come membri. In
queste sono da vedere le cause naturali e spirituali dell’amore dei figli e dell’amore coniugale, come occasionalmente i
coniugi stessi dichiarano quando dicono che avrebbero donato al Cielo tanti
angeli o provveduto la società con servitori nati come loro rampolli.
405. (16) L’amore dei
figli, sia dei più piccoli che dei più grandi, è di un
tipo presso i coniugi spirituali, e di un altro presso quelli naturali.
[1] Esteriormente
l’amore dei figli presso i coniugi spirituali e in quelli naturali sembra
essere lo stesso, ma presso gli spirituali è più intimo e
più tenero, perché presso di loro nasce dall’assorbimento
costante e quindi dalla percezione più forte della sfera
dell’innocenza, poiché gli spirituali sono spirituali solo secondo
la loro innocenza. Ora se padri e madri (spirituali) hanno gustato la dolcezza
dell’innocenza nei loro piccoli, li amano anche in modo completamente
diverso dai padri e madri solo naturali. Gli uomini spirituali amano i figli a
causa della loro assennatezza e costumatezza, quindi a causa del loro timore di
Dio e devozione attiva o vivente, ma allo stesso tempo anche per la loro
inclinazione e prontezza agli effetti utili che servono al meglio della
società; in una parola, li amano a causa della loro virtù e
moralità. Principalmente per amore di queste caratteristiche soddisfano
i bisogni dei figli. Ma se non si trovano queste in loro, i propri figli
saranno per loro estranei, e faranno per questi solo qualcosa per un senso del
dovere.
[2] Anche presso i padri
e le madri solo naturali l’amore dei figli si basa per vero
sull’innocenza, ma appena hanno accolto la sfera corrispondente la velano
completamente con il loro amor proprio. Perciò essi amano i loro figli
per questo e, allo stesso tempo, per quel motivo, quando li baciano, li
abbracciano, li portano in grembo, li stringono al petto e li accarezzano
esageratamente. Essi considerano i loro figli come un cuore e un’anima
facente parte di se stessi. Più tardi però, quando questi hanno
superato l’infanzia e l’età giovanile, e l’innocenza
non funziona più, essi non li amano a causa del loro timore di Dio e
devozione attiva o vivente, neanche a causa della loro razionalità o
buonsenso morale; essi prendono poco o addirittura nessuna considerazione delle
loro inclinazioni interiori, e quindi delle loro virtù e costumi.
Piuttosto, essi badano solo all’esteriorità che favoriscono. A
questa annodano, legano e appendono il proprio amore; chiudono gli occhi
davanti agli errori, anzi li scusano e giustificano perfino. Il motivo sta nel
fatto che presso di loro l’amore per la discendenza è allo stesso
tempo l’amore di se stessi. Quest’amore però si fissa al
soggetto solo esteriormente senza penetrarlo, come anche non penetra in se
stessi.
406. La natura
dell’amore dei figli piccoli e di quelli grandi, negli uomini spirituali
e in quelli naturali, si può chiaramente riconoscere in loro quando sono
morti. La maggior parte dei padri, quando giungono nell’aldilà, si
ricordano dei loro figli che sono trapassati da questa vita prima di loro. Essi
si presentano all’uno e all’altro e si riconoscono. I padri che
sono spirituali non appena li vedono s’informano del loro stato; se
stanno bene si rallegrano, se no si rammaricano. Dopo che si sono intrattenuti
per un po’ con loro e li hanno istruiti e consigliati in riferimento alla
vita morale celeste, si separano da loro, non senza invitare questi a
ricordarli non più come padri, poiché il Signore soltanto, come
emerge dalle Sue parole [Matteo 23,09], è il Padre di tutti, come anche
loro stessi non avrebbero pensato più a loro come figli.
All’opposto, non appena i padri che sono naturali riconoscono che dopo la
morte continuano a vivere e richiamano alla memoria i loro figli che hanno
lasciato il mondo prima di loro, e questi appaiono loro, a causa di un intenso
desiderio si uniscono subito con loro e si stringono l’un l’altro
come le lappole[141].
Allora il padre si diletta incessantemente alla loro vista e nel conversare
insieme. Se poi si dice al padre che alcuni dei suoi figli sono demoni ed
avevano fatto del male ai buoni, egli nonostante ciò li tiene nella
cerchia che raccoglie intorno a sé, oppure nel mucchio che ha posto
davanti a sé. Perfino se vede che questi arrecano altri danni e fanno
del male, non si cura di ciò, e non respinge nessuno dei suoi figli.
Affinché una masnada così dannosa non continui ad esistere,
devono essere esiliati insieme all’inferno. Lì poi il padre
davanti agli occhi dei figli viene rinchiuso in una prigione. I figli sono
separati da lui ed ognuno è portato in un luogo adatto alla sua vita.
407. A questo, desidero aggiungere la seguente straordinaria esperienza: Nel mondo spirituale ho visto
padri che guardavano con odio i figli piccoli presentatisi alla loro vista,
direi quasi con furia, anzi con una rabbia tale, che li avrebbero massacrati se
solo avessero potuto. Ma non appena fu detto loro per finta che si trattava dei
propri figli, ad un tratto, furia e rabbia si placò, e si
trasformò in amore appassionato. Tale amore, e allo stesso tempo tale
odio, si trova negli uomini che nel mondo erano interiormente malvagi e
disposti in maniera ostile perfino di fronte al Signore.
408. (17) Nei genitori spirituali questo amore proviene
dall’interiore, in quelli che sono solo naturali proviene invece
dall’esteriore.
Chi pensa
dall’interiore (ex interiori et
priori) e ne trae conclusioni, pensa dagli scopi e cause, e da ciò
termina agli effetti. Chi invece pensa dall’esteriore, dagli effetti
termina alle cause e agli scopi. Questo ultimo modo di procedere è
contro l’ordine; quell’altro, il primo, è secondo
l’ordine. Pensare e dedurre dagli scopi e dalle cause, significa pensare
partendo dal bene e dal vero che viene riconosciuto nella regione superiore
della mente, e da qui (si può) finire agli effetti. La ragione umana
è disposta così dalla Creazione. Chi invece pensa partendo dagli
effetti e ne trae le sue conclusioni, parte dalla regione inferiore della
mente, dove risiedono le percezioni sensoriali del corpo con le sue
appariscenze ed inganni. Questo non significa altro che giustificare
falsità e brame e poi ritenerle per verità della sapienza e per
il bene dell’amore per questa ʻsapienza’, e anche di crederci.
Lo stesso vale per l’amore per figli piccoli e grandi presso i genitori
spirituali e per quelli naturali. L’amore dei primi proviene
dall’interiore ed è quindi secondo l’ordine, quello dei
naturali dall’esteriore, quindi contravviene all’ordine. Questo
è stato menzionato semplicemente a conferma di quanto è
preceduto.
409.
(18) Per
questo motivo l’amore dei figli si trova sia nei coniugi che si amano
l’un l’altro, come in coloro che non si amano affatto, quindi nei
coniugi naturali come in quelli spirituali.
Questi
ultimi, cioè i coniugi spirituali, vivono nell’amore coniugale,
mentre gli altri, i coniugi naturali, vivono solo in uno apparente e simulato[142].
Tuttavia l’amore per i figli e l’amore coniugale agiscono in
armonia l’un con l’altro, perché l’amore coniugale è innato in ogni donna dalla
creazione, e allo stesso tempo, con questo, l’amore per la procreazione
che si riversa nella discendenza generata e viene trasmessa dalle donne anche
agli uomini, come è stato mostrato sopra. Così accade che nelle
famiglie in cui non esiste nessun amore coniugale tra marito e moglie, la donna
ama comunque i suoi figli e, per mezzo di ciò, esiste anche una certa
congiunzione esteriore con l’uomo. Per questa stessa ragione anche le
donne impudiche amano i loro figli, poiché ciò che è
impiantato nelle anime dalla creazione e si riferisce alla procreazione,
è inestinguibile e inestirpabile.
410. (19) L’amore
per i bambini sopravvive dopo la morte, soprattutto nelle donne.
Non
appena i bambini piccoli sono morti (qui) e resuscitati (di là), vengono
accolti nel Cielo ed affidati alle cure degli angeli di sesso femminile, quelli
che nella loro vita terrena erano amanti dei bambini e timorati di Dio. Essi,
infatti, nella loro tenera maternità, avendo avuto amore per tutti i
bambini, nel Cielo accolgono questi loro assegnati come fossero propri, e li
amano da un impulso innato, come fossero le loro madri terrene. Essi accolgono
tanti bambini quanti ne desiderano nel loro materno amore spirituale. Il Cielo
dei bambini appare in primo piano nella regione frontale del grande uomo[143],
e precisamente nella linea o direzione in cui gli angeli guardano direttamente
al Signore. Questo Cielo è qui perché tutti i bambini sono
educati sotto la sorveglianza diretta del Signore. Nei bambini influisce anche
il Cielo dell’innocenza, vale a dire il terzo Cielo. Quando però
hanno compiuto la prima età di vita, sono trasferiti in un altro Cielo,
dove vengono istruiti.
411.
(20) I
bambini vengono allevati nel Cielo sotto la sorveglianza del Signore attraverso
questi angeli femminili, e crescono in statura e discernimento come nel mondo.
L’educazione dei bambini nel Cielo si
svolge nel modo seguente: in primo luogo dalla loro madre adottiva imparano a
parlare. All’inizio si tratta solo di suoni che esprimono i loro
sentimenti, tuttavia già con un barlume di pensiero, per mezzo del quale
i suoni umani si differenziano da quelli degli animali. Il loro modo di
esprimersi diventa più chiaro quando i concetti che provengono dallo
stimolo entrano nel pensiero. Tutte le loro inclinazioni, che sono altrettanto
in aumento, sono radicate nell’innocenza. In primo luogo viene insegnato
ciò che sta loro davanti agli occhi ed è dilettevole. E
poiché tutto ha un’origine spirituale, scorre in ciò che
appartiene al Cielo ed apre le regioni interiori della loro mente. Quando il
loro intendimento si perfeziona, i bambini crescono anche fisicamente, e poi
appaiono anche adulti, perché intendimento e sapienza sono il vero e
proprio nutrimento spirituale. Quindi, tutto ciò che nutre la mente,
allo stesso tempo nutre anche il loro corpo. Tuttavia nel Cielo i bambini non
crescono oltre la prima giovinezza. Qui cessa la loro crescita, e rimangono
così per l’eternità. A questa età sono dati in
matrimonio, come è previsto dal Signore. La celebrazione del matrimonio
ha luogo nel Cielo al quale appartiene il giovane. Subito segue la moglie nel
suo Cielo, ovvero nella sua casa, se appartengono alla stessa società.
Per convincermi che i bambini nel Cielo crescono in ugual misura in
discernimento e in statura, ho potuto parlare con alcuni quando erano ancora
bambini e più tardi quando erano cresciuti, e mi apparvero come giovani,
di uguale grandezza come i giovani nel mondo.
412. Nel Cielo i bambini
sono istruiti soprattutto con dimostrazioni adatte e conformi alla loro indole.
Sulla Terra ci si può difficilmente fare un concetto della bellezza e
profonda sapienza di queste dimostrazioni. Io posso qui citare due esempi, da
cui si può trarre una valida conclusione: – “Un giorno i bambini raffigurarono nel Cielo la resurrezione del
Signore dal sepolcro, e allo stesso tempo anche l’unione del Suo umano
con il Divino. Dapprima rappresentarono qualcosa come l’idea (ideam) di
un sepolcro, ma senza il Signore, o almeno solo rimosso, così che si
poteva appena percepire che doveva essere il Signore, perché
nell’idea del sepolcro vi è qualcosa di una sepoltura che essi
rimossero in questo modo. Poi di proposito aggiunsero al sepolcro qualcosa di
atmosferico, che però mi apparve come liquido sottile, con cui essi
– di nuovo in modo molto discreto e riservato – alludevano alla
vita spirituale nel battesimo. Dopo di che vidi come rappresentavano la discesa
del Signore ai relegati e la Sua ascensione con loro nel Cielo. Allora fecero
scendere in modo assai infantile piccole funi sottili, quasi invisibili,
estremamente morbide e delicate, per sollevare con queste il Signore nella Sua
ascesa, sempre nella santa apprensione che questa rappresentazione potesse
toccare qualcosa nella quale non ci fosse niente di celestiale”. Non
vi presento altre rappresentazioni con le quali i bambini vengono introdotti
là nelle conoscenze del vero e
nelle inclinazioni per il bene, in un
modo giocoso corrispondente al loro animo infantile. A questi e a simili
giochi, i bambini sono guidati dal Signore attraverso l’innocenza che
pervade il terzo Cielo. In questo modo vengono immesse in loro le inclinazioni
per lo spirituale, e quindi nei loro teneri pensieri, così che possono
pensare che facciano e pensino questo da se stessi. Quindi con questo mezzo
viene formato il loro intelletto.
413. (21) Nel Cielo il Signore provvede affinché l’innocenza
dell’infanzia presso di loro diventi innocenza della sapienza, e
così questi bambini diventino angeli.
Molti
sono dell’opinione che i bambini dopo la morte rimangono bambini e
diventano subito angeli. Nondimeno, solo intendimento e sapienza formano
l’angelo. Perciò finché i bambini non posseggono queste
caratteristiche, sono per vero presso gli angeli, ma non sono ancora angeli.
Essi lo diventano quando sono diventati giudiziosi e saggi. Per questa ragione
i bambini nel corso della loro educazione sono guidati dall’innocenza
dell’infanzia all’innocenza della sapienza, vale a dire
dall’innocenza esteriore a quella interiore. Questo è lo scopo di
tutta la loro formazione e sviluppo. Perciò appena hanno conseguito
l’innocenza della sapienza, viene aggiunta anche l’innocenza
dell’infanzia che era servita come sostegno durante la loro formazione.
Io ho visto l’innocenza dell’infanzia rappresentata da qualcosa di
legnoso, quasi privo di vita, che però diventava animata nella misura in
cui i bambini apprendono le conoscenze del vero e le inclinazioni per il bene.
In seguito a ciò attraverso un bambino vivace e nudo mi fu mostrata la
natura dell’innocenza della sapienza. Gli angeli del terzo Cielo, che
più degli altri sono nello stato d’innocenza dal Signore, appaiono
agli spiriti al di sotto dei Cieli come bambini nudi, e poiché sono
più saggi degli altri, sono anche di maggiore vivacità.
L’innocenza corrisponde all’infanzia e alla nudità.
Perciò di Adamo e sua moglie, finché erano nello stato
d’innocenza, si dice che fossero nudi, in seguito però si
vergognarono della loro nudità e si nascosero [Genesi 2,25 / 3,7 /
3,10-11]. In una parola: gli angeli, quanto più sono saggi, tanto
più sono innocenti. Come questa sapienza dell’innocenza è
fatta, può essere vista in una certa misura dall’innocenza
dell’infanzia sopra descritta (n. 395). Solo che invece dei genitori si
deve pensare al Signore come Padre, dal Quale essi sono guidati, e al Quale
attribuiscono con gratitudine tutto quello che ricevono.
414. Con gli angeli ho
parlato in diversi modi sull’innocenza. Essi hanno detto che
l’innocenza è l’essenza di ogni bene, e il bene
è tale nella misura in cui racchiude l’innocenza. E poiché
la sapienza è faccenda della vita e quindi del bene, è autentica
sapienza solo fin dove sta in essa l’innocenza. Altrettanto sta con
l’amore, l’amore per il prossimo e la fede. Questo è anche
il motivo per cui nessuno può venire nel Cielo senza innocenza. Bisogna
comprendere questo anche sotto le seguenti parole del Signore: «Lasciate che i bambini vengano a me e non
glielo impedite, perché di essi è il regno dei cieli. In
verità io vi dico: chi non riceverà il regno dei cieli come un
bambino, non vi entrerà» [Marco 10,14-15 – Luca
18,16-17]. Con bambini piccoli, come anche in altri passi della Parola, qui
sono intesi quegli uomini che possiedono l’innocenza. Tuttavia il bene
è tale nella misura in cui è unito con l’innocenza,
poiché tutto il bene viene dal Signore, e l’innocenza sta nel
fatto di lasciarsi guidare dal Signore.
*
415. A questo punto deve essere aggiunto il seguente fatto memorabile:
[1] Una mattina, quando
mi svegliai dal sonno ma non ero ancora perfettamente sveglio, e cominciai a
riflettere nella piacevole luce mattutina, vidi attraverso la finestra il
balenare di un lampo, e subito dopo sentii qualcosa che somigliava ad un tuono.
E mentre mi domandavo stupito da dove potesse venire, percepii queste parole
dal Cielo: «Non lontano da te
alcuni spiriti sono coinvolti in una disputa accanita su Dio e sulla natura!
La vibrazione della luce come nel lampo e
lo scoppio dell’aria come nel tuono, sono rispondenze della disputa e
dello scontro sugli argomenti, da una parte a favore di Dio e dell’altra a
favore della natura». L’origine di questa disputa spirituale
era perché alcuni demoni nell’inferno avevano discusso tra loro su
questo: “Se ci fosse permesso di
parlare con gli angeli del Cielo, dimostreremmo loro chiaramente e
innegabilmente che la natura è ciò che essi chiamano
‘Dio’, dalla quale provengono tutte le cose, e che Dio è
solo una parola sotto la quale non s’intende che la natura”. E
poiché questi demoni credevano ciò con tutto il cuore e con tutta
l’anima, e desideravano veramente parlare con gli angeli del Cielo, fu
permesso loro di salire dal pantano e dalle tenebre del loro inferno e parlare
con due angeli che discesero dal Cielo per questo scopo. L’incontro ebbe
luogo nel mondo degli spiriti che è interposto tra il Cielo e
l’inferno.
[2] Non appena i demoni
videro lì gli angeli, si precipitarono e gridarono furibondi: “Siete voi gli angeli del Cielo con i
quali possiamo ragionevolmente contendere su Dio e sulla natura? Vi si chiama
saggi perché riconoscete Dio. Quanto siete ingenui! Chi vede, chi
comprende cos’è Dio? Chi sostiene che Dio governi e può
governare l’Universo nel complesso come in ogni particolare? Chi, al di
fuori della plebe e della grande massa, riconosce qualcosa che non vede
né comprende? Niente è più evidente di ciò: che la
natura è tutto in tutto! Chi ha mai visto con i suoi occhi qualcosa
d’altro che la natura? Chi può udire con i suoi orecchi qualcosa
d’altro? Chi può percepire con l’olfatto qualcosa
d’altro? Chi può assaporare qualcosa di diverso con la lingua? Chi
può toccare con la sua mano qualcosa d’altro che la natura? Non
sono i sensi del nostro corpo gli unici testimoni della verità? Chi non
può giurare su di essa che ciò che ci mostra è vero? Non
sono anche le vostre teste nella natura? E da dove verrebbe un influsso nei
pensieri che meditano le vostre teste, se non dalla natura? Se la eliminate,
potete pensare ancora qualcosa?”. E addussero ancora altro di questo
genere.
[3] Quando gli angeli
sentirono questo, risposero: «Voi
parlate così perché siete perfettamente sensuali. Come tutti,
nell’inferno, i vostri pensieri sono interamente legati al sensuale del
corpo, e così non potete elevare la mente al di sopra di questo.
Perciò vi perdoniamo. Una vita nel male, e da ciò la credenza nel
falso, ha chiuso le regioni interiori della vostra mente a tal punto, che vi
è impossibile un’elevazione al di sopra del sensuale, a meno che
non vi allontaniate dai mali della vita e dalle falsità della fede.
Poiché un demone può comprendere il vero altrettanto bene come un
angelo non appena lo sente, solo non lo può ritenere perché il
male cancella sempre il vero, e di nuovo introduce il falso. Tuttavia noi
percepiamo che adesso voi siete in uno stato di allontanamento dal male, e
quindi vi è possibile comprendere la verità di cui stiamo
parlando. Perciò prestate attenzione a ciò che noi diciamo. Voi
un giorno eravate nel mondo naturale e lì siete morti. Adesso
però siete nel mondo spirituale. Prima di venire qui avete mai sentito
qualcosa della vita dopo la morte? Non l’avete finora negato, e vi siete
posti al par degli animali? Avete prima d’ora saputo qualcosa del Cielo e
dell’inferno, oppure della luce e del calore di questo mondo? Oppure, che
in questo mondo non siete più dentro, ma al di sopra della natura,
poiché questo mondo con tutto ciò che gli appartiene è
spirituale? Lo spirituale sta al di sopra del naturale, perciò neanche
la più piccola cosa della natura può introdursi in questo mondo.
Ma poiché avete creduto che la natura fosse Dio o una Dea, ora credete
anche che la luce e il calore di questo mondo siano identici alla luce e al
calore del mondo naturale. In questo, però, non c’è una
sola scintilla di verità, perché la luce naturale, qui è
oscurità, e il calore naturale, freddo. Avete mai saputo qualcosa del
Sole di questo mondo, dal quale proviene la nostra luce e il nostro calore? Lo
sapevate che il nostro Sole è puro amore, mentre il Sole del mondo
naturale è puro fuoco e che proprio per questo, da voi la natura ha
origine ed esiste, mentre dal Sole celeste, che è puro amore, la Vita
stessa – essendo amore unito alla sapienza – ha origine ed esiste?
In altre parole: quella natura, di cui voi ne fate un Dio o una Dea, è
in sé completamente morta!
[4] Se vi viene assegnato un salvaguardia, potete salire con noi nel Cielo,
e con una scorta possiamo scendere con voi nell’inferno; allora nel Cielo
vedrete le cose più grandiose, mentre nell’inferno solo sudiciume
e immondizie. Questa differenza deriva dal fatto che tutti gli abitanti del
Cielo adorano Dio, mentre tutti gli abitanti dell’inferno adorano la
natura. Le cose magnifiche e splendide nei Cieli sono rispondenze delle
inclinazioni del bene e del vero; le cose sudice e impure negli inferni,
all’opposto, corrispondono ai desideri del male e del falso. Ora traete
da tutto questo la conclusione se è Dio, Tutto in tutto, oppure la
natura». – Dopo di ciò, i demoni risposero: “Nello stato attuale, da ciò
che abbiamo sentito, possiamo riconoscere che è Dio; ma quando il
fascino piacevole del male domina i nostri sentimenti vediamo solo la
natura».
[5] Dal momento che quei
due angeli e i due demoni stavano sul lato destro non lontano da me, potevo
vederli e sentirli. Ed ecco, intorno a loro mi apparvero molti spiriti, i quali
nel mondo naturale erano stati famosi grazie alla loro erudizione e formazione.
Con mia sorpresa li vidi stare una volta con gli angeli, una volta con i
demoni, e sempre dispensavano approvazioni verso quelli che concordavano con
loro. Mi fu detto che i cambiamenti della loro posizione erano cambiamenti di
stato del loro sentimento, una volta favorevole ad una parte, un’altra
volta favorevole all’altra parte. Essi erano, dissero gli angeli, come‘Vertumnus’[144],
quelle divinità romane del
mutamento. E continuarono: «Noi però ti
confidiamo un segreto: abbiamo guardato giù alla Terra ai famosi
eruditi, i quali, grazie alla loro facoltà di giudizio, avevano
riflettuto su Dio e sulla la natura, ed abbiamo scoperto che seicento di loro
su mille si erano decisi per la natura, i restanti per Dio. Questi ultimi
però non si decisero in favore di Dio dall’intelletto, ma spesso
semplicemente in base a ciò che avevano appena udito. I frequenti
discorsi dalla memoria e non nello stesso tempo dal pensiero e del
discernimento, generano appunto anche qualcosa di simile alla fede».
[6] Ora fu assegnata ai
demoni una scorta, e con i due angeli salirono in Cielo, dove videro cose assai
magnifiche. Essi, illuminati dalla Luce celeste del luogo, riconobbero Dio, e
riconobbero anche che la natura fu creata per servire alla vita che è in
e da Dio. Altrettanto riconobbero che la natura in se stessa è morta, di
conseguenza nulla produce da se stessa, ma è messa in azione dalla vita. Dopo aver visto e osservato queste
cose, scesero di nuovo giù, e con ciò li assalì nuovamente
l’amore per il male, amore che chiuse il loro intelletto verso
l’Alto e lo aprì verso il basso. Sopra di loro apparve ora
qualcosa che sembrava una coperta sfavillante di fuoco infernale, e non appena
i loro piedi toccarono di nuovo la terra del mondo dello spirito, sotto di loro
il suolo si aprì e ricaddero nella loro dimora.
416. [1] Dopo di
ciò, i due angeli che mi videro nelle vicinanze, dissero agli astanti:
«Noi sappiamo che quest’uomo
ha scritto qualcosa sul rapporto tra Dio e la natura, ascoltiamo ciò che
ha da dirci!». Mi si avvicinarono ed espressero il desiderio di
leggere ad alta voce ciò che avevo scritto su questo argomento. Io lessi
quanto segue[145]:
(351) “Chi crede
nell’attività divina nei singoli oggetti della natura, può
rafforzarsi ancora di più nel credere in questa (attività
divina), tramite molte cose di ciò che vede, rispetto a coloro che
basano la loro fede nell’unica attività della natura. Chi si
decide per l’attività divina nella natura, può concentrare
la sua attenzione su tutte le meraviglie che si possono osservare sia nel regno
vegetale come anche nel regno animale. Nel regno vegetale egli vede come da un
piccolo seme messo nel terreno sboccia una piccola radice, e poi, per mezzo
della radice, fuoriesce prima uno stelo, e un po’ alla volta si sviluppano
rami, foglie, fiori e frutti, fino al nuovo seme, come se il seme sapesse
l’esatta successione o il corso nel quale si deve rinnovare. Quale uomo
razionale potrebbe pensare che il Sole, che tuttavia è solo una palla di
fuoco, possa fare una cosa del genere con la sua luce o col suo calore, o che
possa mettere il suo calore e la sua luce per realizzare tutto questo, e possa
formare cose così in loro e, con questo, collegare un scopo utile? Un
uomo il cui giudizio è elevato, nel contemplare questo può solo
pensare che procedano da Colui che ha una sapienza infinita, quindi da Dio. Chi
riconosce il Divino, vede e pensa anche questo. Gli altri uomini che non
riconoscono il Divino, non lo vedono e non lo credono semplicemente
perché non vogliono. Per questa ragione lasciano che la loro ragione
sprofondi nel sensuale, il cui sensuale trae tutti i suoi concetti dalla luce
naturale, nella quale vi sono i sensi fisici, e giustificano le loro
mistificazioni dicendo: ‘Non vedi
che tutto questo viene provocato dal Sole con il suo calore e con la sua luce?
E ciò che non vedi cos’è, è qualcosa?’
[2] Chi si è deciso per l’attività divina nella
natura presta anche attenzione alle meraviglie che si possono osservare nel
regno animale. Qui vorrei solo menzionare le uova degli uccelli. Nel suo guscio
si trova nascosto, nel seme o germe, il piccolo con tutto il necessario –
anche per la sua crescita dopo il suo sgusciare ‒ fino a quando diventa
uccello o animale alato come il suo genitore. E se si presta speciale attenzione
alla forma in quanto tale, allora la persona profondamente pensante se ne
può solo stupire, per esempio sul fatto che nel più piccolo come
nel più grande, nell’invisibile come nel visibile, negli insetti
più piccoli come negli uccelli e nei mammiferi, si trovino gli organi
sensoriali della vista, dell’olfatto, del gusto e del tatto, come anche
gli organi del movimento, vale a dire i muscoli per il volo, rispettivamente
per camminare, le interiora intorno al cuore e ai polmoni che sono stimolati all’attività
dal cervello. Sezionandoli, come hanno fatto alcuni ricercatori, questi li
possiedono tutti, perfino gli insetti più infimi. Qui è da
menzionare Swammerdam[146]
con la sua ‘Biblia Naturae’.
[3] All’opposto,
gli uomini che attribuiscono tutto alla natura, certamente vedono anche queste
cose, ma si accontentano con l’asserzione che sono esistenti dichiarando
che è la natura a produrle, e questo perché il loro sentimento ha
allontanato il pensiero di Dio. Una volta che questo è il caso, non
possono pensare razionalmente, né tanto meno spiritualmente sulle
meraviglie della natura, ma solo sensualmente e materialmente. I loro pensieri
si muovono poi entro i confini della natura, a partire dalla stessa, e non
vanno oltre, precisamente come gli abitanti dell’inferno. Essi si
differenziano dagli animali in quanto hanno la ragione, cioè potrebbero
capire e quindi anche pensare diversamente, se solo volessero.
[4] Uomini, i cui
pensieri si sono allontanati dal Divino, e quindi sono diventati sensuali, con
l’osservazione delle meraviglie nella natura non considerano che la forza
visiva dell’occhio è in questo modo opaca, e quindi molti di
questi piccolissimi insetti riescono a vederli insieme come un solo punto
indistinto, sebbene ognuno di loro è così organizzato da poter
percepire e muoversi, e per conseguenza è dotato di fibre e vasi,
necessariamente con un minuscolo cuore, una trachea, visceri e cervello, e
tutti questi organi sono messi insieme dalla più pura sostanza della
natura. E questi tessuti corrispondono a un tipo di vita che pone le loro
più piccole particelle differentemente in azione. Se ora la forza visiva
dell’occhio umano è in tal modo opaca, tanto che molti di questi
animaletti insieme gli appaiono come un singolo punto indistinto, e gli uomini
sensuali pensano e giudicano secondo questa vista, allora è chiaro come
sia opaco anche il loro sentimento, e in quale oscurità si trovino in
relazione alle cose spirituali.
417. (352) Chiunque, soltanto che lo
voglia, può trovare nelle cose visibili della natura le prove del
Divino; e chi pensa al Dio della vita troverà anche queste prove; per
esempio se pensa agli uccelli sotto il cielo, a come ogni specie conosce il
proprio cibo e sa dove trovarlo, a come essi riconoscono i propri simili nel
pigolio[147]
e nell’aspetto, e tra le differenti specie riconoscono i propri simili e
le specie nemiche. Inoltre, se si riflette sul fatto che gli uccelli stringono
unioni, sul come conoscono la natura del loro accoppiamento, come costruiscono
nidi ingegnosi, come depongono le uova e le covano, come conoscono il tempo di
incubazione al termine del quale sgusciano i piccoli che amano assai
teneramente, li scaldano sotto le ali e li nutrono finché diventano
indipendenti, e sono in grado perfino di formare una famiglia per l’ulteriore
propagazione della loro specie. Chiunque vuol riflettere su ciò
potrà riconoscere in queste cose l’influsso divino dal mondo
spirituale nel mondo materiale e, quando lo avrà fatto, dirà nel
suo cuore: ‘Tali conoscenze
è impossibile possano versarsi negli uccelli attraverso i raggi del
Sole, poiché il Sole, come origine ed essenza della natura, è
solo un fuoco i cui raggi, perciò in sé, sono completamente senza
vita!’. Allora ognuno potrà giungere alla conclusione che tali
conoscenze possono basarsi solo sull’influsso della divina Sapienza nella
natura.
418.
(353) Chiunque può
rafforzarsi dalle cose visibili della natura nella sua fede nel Divino, se ad
esempio esamina i bruchi che, attraverso lo stimolo di un particolare impulso,
tendono alla metamorfosi del loro stato legato alla terra, il quale somiglia
allo stato celeste. Per far questo si appiattiscono come in un grembo materno,
per rinascere in questo e diventare crisalidi, ninfe e infine farfalle. E
quando questa metamorfosi è compiuta, secondo la loro specie sono dotate
di bellissime ali, lanciandosi in su nell’aria come nel loro cielo, e
là compiono giochi deliziosi, si accoppiano, depongono le uova e si
assicurano così la loro discendenza, nutrendosi dai fiori con cibo dolce
e piacevole. Chi tra coloro che, rafforzati dalle cose visibili della natura,
nutrendo l’idea dell’azione divina nella stessa, non vede nei
bruchi un’immagine dell’uomo nel suo stato mondano, e nelle
farfalle un’immagine del suo stato celeste? Chi invece si è deciso
per la natura come causa di tutti i processi simili, riconosce per vero queste
cose, ma poiché non vuol sapere niente di uno stato celeste
dell’uomo, chiama tutto questo ‘effetto della natura’.
419. (354) Ciascuno, tramite certe
manifestazioni visibili della natura, può rafforzarsi nel credere
nell’azione divina, se volge la sua attenzione su ciò che è
conosciuto, ad esempio sulle api. Esse, infatti, sanno come raccogliere la cera
dalle erbe[148]
e il nettare dai fiori, costruire favi[149]
come piccole casette, disporle in forma di una città con viuzze,
attraverso le quali entrano ed escono. Già da lontano fiutano fiori ed
erbe da cui possono raccogliere la cera per la loro casa e il miele per il
nutrimento. Con questo carico volano direttamente indietro di nuovo al loro
alveare. Così si provvedono di cibo e ricovero per l’inverno in
arrivo, come se sapessero di questo e lo vedessero in anticipo. Stabiliscono
anche una regina come sovrana su se stesse, dalla quale deve provenire la loro
discendenza. Per sé stabiliscono, per così dire, un area di
protezione che circondano con guardie. Quando viene il tempo di deporre le
uova, la regina in compagnia delle sue guardie del corpo va di cella in cella e
depone le sue uova, che la successiva schiera copre con la cera, affinché
non vengano danneggiate dall’aria. Da queste uova ha origine una nuova
generazione, e non appena essa ha raggiunto l’anzianità necessaria
per fare la stessa cosa, viene cacciata dall’alveare. Lo sciame cacciato
fuori, nondimeno, si raccoglie e forma qualcosa come una palla, affinché
la compagnia delle giovani api non si disperda. Allora sciama fuori per cercare
un posto dove possa stabilirsi. Verso l’autunno vengono messi fuori i
fuchi[150]
divenuti inutili e privati delle loro ali[151]
affinché non possano ritornare e consumare la riserva di cibo sulla cui
raccolta non hanno fatto nessuno sforzo. E così ci sono ancora molte
altre cose nelle api dalle quali diventa evidente che esse esistono per
l’utilità che rendono al genere umano. Esse, come conseguenza di
un influsso dal mondo spirituale, hanno una forma di governo come quella degli
uomini terreni, anzi come quella degli angeli nel Cielo. Chi dispone anche solo
di un po’ di buon senso, non dovrebbe riconoscere che tali fenomeni nelle
api non possono derivare dal mondo naturale? Cos’ha da fare il Sole, da
cui proviene la natura, con un governo che è modellato ed è
simile a quello celeste? Queste e simili meraviglie negli animali rafforzano il
seguace e ammiratore della natura per l’esclusiva efficacia della stessa;
invece il seguace e adoratore di Dio conferma se stesso in favore del Divino,
perché l’uomo spirituale vede in esse dello spirituale, mentre
l’uomo naturale vede del naturale, ognuno secondo il suo modo di essere.
Per quanto mi riguarda, queste meraviglie sono sempre state testimonianze
dell’influsso spirituale nel naturale, ovvero del mondo spirituale nel
naturale, quindi testimonianze della Sapienza divina operante in esso. Si
consideri inoltre: si può pensare giustamente a una qualche forma di governo
o ad una qualche legge civile, o a qualsiasi virtù morale o
verità spirituale, senza l’influsso del Divino, o senza la Sua
sapienza attraverso il mondo spirituale? Non ho mai potuto e mai potrò
farlo da parte mia, poiché ho percepito continuamente quest’influsso
in modo cosciente e chiaramente già da venticinque anni. E così
lo testimonio per propria esperienza.
420. (355) Può
la natura aver per scopo gli effetti utili e disporli in ordine e forme? Solo
un savio può farlo! Ma organizzare e formare l’intero Universo lo
può fare solo Dio. Chi, all’infuori di Lui, poteva prevedere e
provvedere a tutto ciò che agli uomini serve per nutrimento? Chi, il
cibo dai frutti della terra e dagli animali, così come le vesti dai
medesimi? Alle meraviglie appartiene anche il fatto che i modesti vermi, i
bachi da seta, servono per abbigliare e adornare magnificamente con la seta,
sia le donne che gli uomini, dalle regine ai re, fin già alle donne di
servizio e ai servitori. Inoltre, che siffatti, poco appariscenti insetti come
le api, forniscano cera per le candele che splendono nei templi e nei palazzi.
Tutto questo e molto altro sono prove corrispondenti al fatto che il Signore,
da Se Stesso, attraverso il mondo spirituale, opera tutto ciò che si
manifesta nella natura!
421. (356) A questo c’è
ancora da aggiungere che nel mondo spirituale mi sono apparsi degli esseri che,
dalle manifestazioni visibili nel mondo, si erano così convinti
dell’unica attività della natura, che divennero negatori di Dio.
Nella luce spirituale il loro intelletto apparve aperto verso il basso, mentre
verso l’alto mi apparve chiuso. I loro pensieri guardavano solo in basso
alla Terra, e non in alto al Cielo. Al di sopra del sensuale, che è il
più basso dell’intelletto, presso di loro sembrava trovarsi
qualcosa come una copertura. In alcuni lampeggiava come di fuoco infernale, in
altri era nera come fuliggine, in altri ancora di nuovo livida (lividus) come il viso di un cadavere.
Perciò ognuno si guardi dalle manifestazioni dell’attività
della natura, ma si consolidi per il Divino. I mezzi per credere questo stanno
riccamente a disposizione.
422. (357) Certamente alcuni uomini
devono giustificarsi per aver attribuito alcune manifestazioni alla natura, per
la ragione che non sapevano nulla del Sole del mondo spirituale dove
c’è il Signore e dell’influsso emanante da esso, altrettanto
nulla di quel mondo e della sua natura, anzi neppure sospettavano qualcosa
della sua presenza presso gli uomini. Essi han potuto perciò pensare
solamente che lo spirituale sia solo qualcosa di più puro del naturale,
e quindi gli angeli si troverebbero o nell’etere o nelle stelle, e il
diavolo, o è il male dell’uomo, oppure, nel caso esista davvero,
che si trattiene nell’aria oppure nelle profondità della Terra.
Dopo la morte, alcune anime degli uomini si poterono perciò solo
immaginare che esse sarebbero custodite nel centro della Terra o in qualche
altro luogo fino al giorno del giudizio e altre cose del genere, cose che
s’immagina la fantasia in seguito all’ignoranza del mondo
spirituale e del suo Sole. Questi motivi scusano gli uomini che han creduto che
la natura producesse le cose visibili in seguito ad una forza messa in essa
dalla creazione, ma non possono essere giustificati quegli uomini che, in
seguito alle loro argomentazioni in favore della natura, sono diventati atei,
poiché essi hanno avuto certamente la possibilità di decidersi
per il Divino. Certamente è l’ignoranza che si assume liberamente
della colpa, ma non annulla il falso nel quale ci si è fondati, poiché
il falso sta in relazione col male, e il male con l’inferno”.
[indice]
L’amore meretricio e
le sue insensate lussurie
۞
Contrasto tra l’amore
meretricio e l’amore coniugale
423. [1]
(Premessa del primo editore): «Subito dall’inizio deve essere
spiegato dapprima che cosa c’è da intendere in questo capitolo
sotto l’amore meretricio[152]. La traduzione
letterale non può pienamente soddisfare. Come risulta dal contesto, non
è inteso un qualunque amore immorale, ma proprio l’esatto
contrario dell’amore coniugale. Mentre quest’ultimo può
svilupparsi tra due persone di diverso sesso che sono unite nel matrimonio
duraturo, “l’amore”
trattato in questo capitolo non tende ad un tale legame, ma alla
promiscuità, cioè al godimento sessuale indistintamente con una
qualunque persona, sia sposata oppure no, la quale si rende disponibile a
ciò. In questo contesto Swedenborg parla addirittura di “amore per l’adulterio”.
Con ciò lo distingue anche dall’“amore immorale”. Non è inteso l’amore
immorale prima del matrimonio, nemmeno quello che segue alla morte della
moglie. Tanto meno il concubinato che viene contratto per motivi legali, giusti
e spesso gravi. Non sono neanche intesi i modi più attenuati, anzi
nemmeno quelli più gravi dell’adulterio, se l’uomo poi se ne
pente veramente. Questi ultimi modi, poi, non diventano il contrario
dell’amore coniugale, ma neanche i primi lo sono. Questo lo si
vedrà in seguito, dove tutto sarà trattato singolarmente. Tra
l’amore meretricio come contrario all’amore coniugale, qui viene
inteso piuttosto l’amore per
l’adulterio, quando è tale da non essere considerato come
peccato, nemmeno come qualcosa di male e disonorevole che è contro la
ragione, ma come qualcosa di permesso e ragionevole. Questo amore meretricio si
pone non solo sullo stesso gradino con l’amore coniugale, ma lo rovina e
lo distrugge anche, anzi, alla fine prova perfino un’avversione dinanzi
ad esso».
*
[2] Il
presente capitolo tratta quindi questo tipo di amore come contrario
all’amore coniugale. Quello che in seguito viene menzionato sulla
fornicazione, sul concubinato e sulle differenti specie di adulterio, rende
chiaro che qui non è tenuto in considerazione nessun altro amore. Per
mettere però nella chiara luce della ragione l’accennato
contrario, deve essere presentato nella seguente disposizione:
(1) Si conosce l’essenza dell'amore meretricio solo se
si conosce anche l’amore coniugale.
(2) L'amore meretricio è l’opposto dell'amore
coniugale.
(3) L'amore meretricio è
altrettanto contrapposto all'amore coniugale, così come l'uomo naturale,
considerato in se stesso, è contrapposto all'uomo spirituale.
(4) Tra l'amore meretricio e l'amore coniugale esiste lo
stesso contrasto che esiste tra il connubio (connubium)
del male e del falso e l’unione del
bene e del vero.
(5) Quindi il contrasto tra l'amore meretricio e l'amore
coniugale somiglia al contrasto che c’è tra l'inferno e il Cielo.
(6) Il lerciume dell'inferno proviene dall'amore meretricio,
mentre la purezza del Cielo proviene dall'amore coniugale.
(7) Lo stesso vale per l'impurità e la purezza nella
Chiesa.
(8) Attraverso l'amore meretricio l'uomo diventa sempre meno
umano e sempre meno uomo, mentre al contrario l'amore coniugale rende l'uomo
sempre più umano e quindi sempre più uomo.
(9) C’è una sfera dell'amore meretricio e una
sfera dell'amore coniugale.
(10 La sfera dell'amore meretricio sale dall'inferno, quella dell'amore
coniugale discende dal Cielo.
(11) Queste
due sfere s’incontrano l’un l’altra in entrambi i mondi, ma
non si congiungono.
(12) Tra
le due sfere esiste un equilibrio, e in esso si trova l’uomo.
(13) L'uomo
può rivolgersi a piacere a una di queste due sfere, quanto più si
rivolge ad una, tanto più si allontana dall’altra.
(14) Entrambe
le sfere hanno le loro delizie.
(15) Il
punto di partenza delle delizie dell'amore meretricio è la carne, ed
esse sono carnali anche nello spirito; le delizie dell'amore coniugale iniziano
invece nello spirito e sono spirituali anche nella carne.
(16) Le
delizie dell'amore meretricio sono le libidini dell’insensata cupidigia,
le delizie dell'amore coniugale sono invece delizie della sapienza.
*
Ora la spiegazione dei singoli punti.
424. (1) Si conosce
l’essenza dell'amore meretricio solo se si conosce anche l’amore
coniugale.
Come mostrato al n. 423, per amore meretricio è
da intendere l'amore per l'adulterio che cerca di distruggere l'amore coniugale.
Non c’è bisogno di dimostrare che si può riconosce
l’essenza dell’amore
meretricio solo se si conosce in
cosa consiste l’essenza dell'amore coniugale; per questo bastano delle
spiegazioni sulla scorta di confronti. Chi può sapere, ad esempio,
cos’è il male e il falso, se non sa ciò che è il
bene e il vero? E chi può sapere cos’è impudico, disonesto,
indecente e non bello, se non sa prima cos’è casto, onesto,
decente e bello? E chi può riconoscere la follia, se non colui che
è savio da se stesso e sa cos’è la sapienza? Oltre a
ciò, chi può correttamente percepire dei suoni disarmonici e
stonati, se non chi, attraverso l’insegnamento e lo studio, ha imparato
come suonano gli accordi armonici? Altrettanto poco si può comprendere
veramente l’essenza dell’adulterio, se prima non si è
compreso l’essenza del matrimonio! E chi può veramente giudicare
le turpe delizie dell’amore meretricio, se prima non ha ottenuto un
giudizio sulla purezza dell'amore coniugale? Ma dal momento che io ho esposto
per intero le delizie della sapienza che appartengono all'amore coniugale, ora,
sulla scorta dalla comprensione così acquisita, posso descrivere anche
le lussurie dell'amore meretricio.
425. (2) L'amore
meretricio è l’opposto dell'amore coniugale.
[1] Non vi è nulla
nell'Universo intero che non abbia il suo opposto. Certamente non
c’è nessuna relazione tra gli opposti, piuttosto stanno ostili
l’uno di fronte all’altro. Esistono relazioni tra il più
grande e il più piccolo della stessa cosa, ma gli opposti sono l’esatto
contrario delle cose e sono relativi[153] l’un con
l’altro, come quelli tra loro. Ogni cosa ha quindi il suo opposto. Questo
si vede nella luce, nel calore, nei tempi, nel mondo, nei sentimenti, nelle
percezioni (perceptionibus),
nelle sensazioni (sensationibus) e così via. I
corrispondenti opposti sono: luce-fitta oscurità, calore-freddo,
giorno-notte, estate-inverno, gioia-dolore, felicità-tristezza,
bene-male, vero-falso, piacevole-sgradevole. Da questo si può dedurre
con sicurezza che anche l'amore coniugale
ha il suo opposto, ed ognuno può scorgere da ciò, se vuole, cosa
che glielo insegna il buon senso, che si tratta dell'adulterio. Cos'altro
potrebbe essere il suo opposto? A questo si aggiunga ancora qualcosa:
poiché questo è chiaro al buon senso, esso provvede per legge
– le cosiddette leggi civili – a proteggere i matrimoni e bandire[154]
l’adulterio.
[2] Per rendere ancora più
chiaro il fatto che noi qui abbiamo a che fare con gli opposti, posso riferire
ciò che ho osservato spesse volte nel mondo dello spirito. Non appena
gli uomini, che nel mondo naturale erano per principio adulteri, percepiscono
la sfera dell'amore coniugale che scorre giù dal Cielo, fuggono dal
posto e si nascondono nelle caverne. Se però si sollevano contro, li
assale una collera folle e si comportano come furie. Lì, infatti, tutte
le cose gradevoli e sgradevoli delle inclinazioni sono percepite chiaramente e,
per vero, talvolta in maniera così intensa, come il senso
dell’olfatto percepisce gli odori, perché lì non si ha un
corpo materiale che assorbe tali cose.
[3] Il vero e proprio opposto tra
l’amore meretricio e l’amore coniugale è spesso sconosciuto
nel mondo naturale, perché i piaceri carnali apparentemente somigliano a
quelli dell'amore coniugale. Chi conosce solo queste gioie, non conosce niente
di quelle opposte. Anche se io dovessi sostenere: si dica agli adulteri che
ogni cosa ha il suo opposto, e questo vale quindi anche per l'amore coniugale, essi risponderebbero
che non è vero, poiché l'amore
meretricio nel modo sensuale percettibile non è affatto diverso.
Anche qui si vede di nuovo che chi non sa nulla dell’essenza dell'amore
coniugale, neanche può sapere nulla dell’essenza dell'amore
meretricio. Inoltre dall’esperienza dell'amore meretricio non si
può riconoscere nulla dell’essenza dell'amore coniugale, ma solo
viceversa. Nessuno riconosce il bene dal male, ma solo il male dal bene,
perché il male è nell’oscurità, il bene invece nella
luce.
426. (3) L'amore
meretricio è altrettanto contrapposto all'amore coniugale, così
come l'uomo naturale, considerato in se stesso, è contrapposto all'uomo
spirituale.
L'uomo naturale e quello spirituale sono talmente
contrapposti l’un l’altro che l'uno non vuole essere come l'altro,
e sono in reciproco conflitto. Questo per vero è noto nella Chiesa, ma
non è stato ancora spiegato. Perciò adesso deve essere rivelato
cosa distingue lo spirituale e il naturale e agita l'uno contro l'altro. Ogni
uomo, quando diventa maggiorenne, in primo luogo viene introdotto nella vita
caratterizzante l’uomo naturale. L'introduzione ha luogo attraverso il
sapere, le conoscenze e concetti ragionevoli. Per l'uomo spirituale si viene
introdotti attraverso l'amore di rendersi utile, espresso diversamente,
attraverso l’amore per il prossimo. Per quanto uno ha sviluppato questo
amore, è spirituale, se non lo fa, rimane naturale, quand'anche il suo
spirito fosse cosi perspicace e il suo giudizio così assennato. Se
questo cosiddetto uomo naturale è separato dallo spirituale, per quanto
possa ancora elevarsi nella luce della ragione, egli cade comunque nelle sue
concupiscenze. Questo deriva dalla sua disposizione d’animo, dal momento
che non ha nessuna parte nell’amore attivo, e una persona simile degrada
ad ogni dissolutezza dell’amore
meretricio. Se uno gli dice che il suo amore meretricio è contrario
al casto amore coniugale e lo esorta ad esaminare la faccenda con chiaro
giudizio, egli lo fa solo in associazione con le delizie del male. Questo
è innato nell'uomo naturale dalla nascita, e così giungerà
alla conclusione che la sua ragione non riesce e scoprire nulla che contraddica
i dolci stimoli voluttuosi del suo corpo. Se si è confermato in questo,
non può più adottare nessuna specie di apprezzamento per tutto
ciò che viene detto sulle delizie dell'amore coniugale. Anzi, come
già menzionato sopra, lotta contro e si mostra come vincitore in questa
disputa, distruggendo tutto ciò che parla in lui ancora in favore
dell'amore coniugale. Così agisce l'uomo naturale in base alla sua
inclinazione per l’amore meretricio. Questo per indicare da dove proviene
il contrasto dei due tipi di amori. Come già dimostrato più
volte, l'amore coniugale considerato in se stesso è un amore spirituale,
l'amore meretricio è invece un amore naturale.
427. (4) Tra l'amore
meretricio e l'amore coniugale esiste lo stesso contrasto che esiste tra il
connubio (connubium) del
male e del falso e l’unione del bene e del vero.
L’amore coniugale, come è stato dimostrato
dal n. 83 al 102, proviene dall’unione del bene e del vero. Ne consegue
che l'origine dell'amore meretricio sta nella connessione del male e del falso;
quindi, entrambi i tipi di amori sono contrapposti, come il male è
contrapposto al bene e la falsità del male è contrapposta alla
verità del bene. Le delizie dei due tipi di amore sono rispettivamente
contrapposte, poiché non esiste amore senza le sue delizie. Tuttavia, il
loro contrasto non appare, perché esteriormente le delizie dell'amore
cattivo imitano quelle dell’amore buono; invece nell’interiore le
delizie dell'amore cattivo consistono esclusivamente in concupiscenze del male.
Il male stesso è una concentrazione, ovvero un groviglio di tali
concupiscenze. – All’opposto, le delizie dell'amore buono
consistono in innumerevoli inclinazioni per il bene. Il bene è come un
covone[155]
che raccoglie tutte queste inclinazioni. L’uomo sente questo covone
altrettanto come sente quel groviglio che porta le stesse delizie. Come detto,
le delizie del male, esteriormente, imitano ingannevolmente quelle del bene,
quindi il piacere dell'adulterio somiglia anche a quello del matrimonio.
Tuttavia, dopo la morte, quando ognuno dismette l’esteriore e il suo
interiore viene alla luce, risulta evidente che il male dell’adulterio
è un groviglio di cattive concupiscenze, il bene del matrimonio invece
è un covone di buone inclinazioni, quindi entrambi sono del tutto
contrapposti l’uno all’altro.
428. Per
quanto riguarda la relazione del male con il falso, allora si deve sapere che
il male ama il falso, aspira all’unità con esso, ed entrambi
vogliono l’un con l’altro quasi unirsi in matrimonio. Da questo si
può vedere che proprio come il connubio del bene col vero è
l’origine spirituale del matrimonio, così l’unione del male
e del falso è l'origine spirituale dell’adulterio. Perciò
nel senso spirituale della parola, sotto adulterio, impudicizia e
prostituzione, sono intesi una unione quasi coniugale (si veda ‘Apocalisse rivelata’, n.
134). Da questo principio segue che chi si è sottomesso al male e si
sposa con il falso, ovvero chi si è sottomesso al falso e conduce il
male nella propria camera da letto, in forza di questa alleanza pone la base
per l'adulterio. E per quanto osa e può, lo commette anche. Egli lo
giustifica dal male attraverso il falso, e lo commette dal falso attraverso il
male. Risulta vero anche l’opposto: chi si è sottomesso al bene e
si sposa con il vero, ovvero chi si è sottomesso al vero e porta il bene
nella propria camera da letto, si conferma contro l’adulterio e in favore
del matrimonio; cosicché conduce una felice vita coniugale.
429. (5) Quindi il
contrasto tra l'amore meretricio e l'amore coniugale somiglia al contrasto che
c’è tra l'inferno e il Cielo.
Nell’inferno vivono tutti in un’unione
quasi coniugale del male e del falso; invece nel Cielo vivono tutti
nell’unione del bene e del vero. Com’è stato appena mostrato
nel 427 e 428, l’unione quasi coniugale del male e del falso è
sinonimo di adulterio. Perciò l’inferno è un unico
adulterio. Per questo motivo tutti i suoi abitanti vivono nella cupidigia,
nella libidine e nella spudoratezza dell’amore meretricio, mentre
sfuggono la castità e la pudicizia dell’amore coniugale, anzi ne
provano ribrezzo al solo pensiero. Da tutto questo si deduce che l’amore
meretricio e l’amore coniugale sono contrapposti com’è
contrapposto il Cielo e l'inferno.
430. (6) Il lerciume
dell'inferno proviene dall'amore meretricio, mentre la purezza del Cielo
proviene dall'amore coniugale.
Tutto l’inferno è pieno zeppo di lerciume
che si basa in generale del tutto sullo spudorato e mostruoso amore meretricio, dove le sue
concupiscenze si trasformano in sporcizia. È difficile da credere, ma
nel mondo spirituale ogni delizia di un amore si presenta in ogni sorta di
configurazioni, odori e forme di animali terrestri e uccelli. I piaceri
libidinosi dell'amore meretricio si mostrano nell'inferno come escrementi e
sterco, come fetore di putrescenza, come esalazioni nauseanti e forme di
maiali, come serpenti e uccelli notturni, chiamati ochim e tzijim. –
L’opposto vale per i casti piaceri dell'amore coniugale nel Cielo. Essi si presentano visibili sotto forma
di giardini e prati fioriti, come profumo di frutti e fiori, come animali,
quali agnelli di pecore e capre, tortore e uccelli del paradiso. Le delizie dei
differenti tipi d’amore si trasformano in tali o in cose simili
perché nel mondo spirituale tutti gli oggetti sono rispondenze. In queste rispondenze l’interiore del sentimento
degli esseri spirituali si trasforma, quando emergono e diventano percettibili
ai sensi. Si deve però sapere che esistono innumerevoli varietà
di lerciumi infernali, nei quali si trasformano le libidini delle loro
fornicazioni quando si presentano come rispondenza. Nel seguito saranno
presentati gli adulteri nei loro differenti gradi, così si vedrà
che i differenti tipi di lerciume sono secondo i differenti gradi di adulterio.
Le delizie dell’amore degli
uomini che sono venuti di nuovo alla ragione, non diffondono tuttavia tale
lerciume, perché l’hanno lavata nel mondo.
431. (7) Lo stesso vale
per l'impurità e la purezza nella Chiesa.
E precisamente: poiché la Chiesa terrena
corrisponde al regno del Signore nel Cielo, e il Signore congiunge i suoi
membri, così che debbano formare una unità, Egli distingue anche
i singoli membri della Chiesa in base al loro amore, proprio come distingue il
Cielo e l'inferno. Gli uomini che si prestano alle delizie spudorate e sconce
dell'amore meretricio attirano i
consimili dall’inferno. Invece gli uomini che si dedicano alle delizie
pudiche e caste dell’amore
coniugale, sono assegnati dal Signore agli angeli consimili del Cielo. Se
questi uomini stanno nelle vicinanze degli adulteri che sono diventati tali per
principio e di proposito, gli angeli loro associati quando sentono il loro
fetore di cui si è parlato al 430, si allontanano. A causa della rispondenza
dei tipi di amori sporchi con l’escremento e lo sterco, fu ordinato ai
figli d'Israele «…tra i tuoi
arnesi devi portare anche un piolo, con il quale scavare una buca per poi
coprire i tuoi escrementi, dopo esserti sollevato, poiché il Signore, l’Iddio
tuo, cammina in mezzo al tuo campo per liberarti e per darti in potere i tuoi
nemici; il tuo campo sia dunque santo, e fa sì che Egli non debba vedere
nessuna bruttura in mezzo a te, a causa della quale se ne debba
allontanare». [Deut. 23,13-15]. – Il senso di questo
ordinamento, oltre all’urgenza dell’igiene, era: il campo dei figli
di Israele rappresentava la Chiesa, mentre quelle cose immonde corrispondevano
alla concupiscenza della fornicazione. Con Jehova-Dio che camminava nel mezzo
del loro campo, s’intende la Sua presenza per mezzo degli angeli. Essi
dovevano coprire la loro sporcizia, perché tutti i luoghi
nell’inferno, dove si trattengono schiere di tali spiriti, sono coperti e
chiusi. Perciò è anche detto: «Affinché Egli non debba vedere nessuna bruttura». Io
stesso ho potuto vedere che tutti i siffatti luoghi nell'inferno erano chiusi,
ma quando furono aperti, forse perché fu fatto entrare un nuovo demone,
da lì esalò un fetore così infernale che mi si
rivoltò lo stomaco. Stranamente però quel fetore è per
loro altrettanto piacevole, come sono piacevoli gli escrementi ai maiali. Da
tutto ciò è chiaro come deve essere compreso, cioè, che
tutto l’impuro nella Chiesa proviene dall'amore
meretricio, mentre tutto il puro in essa proviene dall’amore coniugale.
432. (8) Attraverso
l'amore meretricio l'uomo diventa sempre meno umano e sempre meno uomo, mentre
al contrario, l'amore coniugale rende l'uomo sempre più umano, e quindi
sempre più uomo.
[1] Tutto quello che nella prima
parte è stato dimostrato fin nei dettagli sull’amore e sulle
delizie della sua sapienza, nella luce della ragione, dimostra che
l’amore coniugale rende l’uomo per uomo. Infatti:
(a) Chi vive nel vero amore coniugale diventa sempre
più spirituale, e quindi sempre più uomo.
(b) Chi vive nel vero amore coniugale è sempre
più savio, e quindi sempre più ‘uomo’.
(c) Presso di lui la sfera più intima del
sentimento si apre sempre più, finché vede o riconosce
intuitivamente il Signore, e quanto più è questo il caso, tanto
più egli è ‘uomo’.
(d) Egli diviene sempre più morale e più
affabile, poiché la sua moralità, come anche la sua
affabilità, sono animati spiritualmente; e quanto più questo
è il caso, tanto più egli è ‘uomo’.
(e) Dopo la morte egli diventa un angelo del Cielo; tuttavia,
un angelo secondo la sua essenza e la sua forma è un ‘uomo’,
come anche lo è dal suo volto, dalla sua parola e dal suo comportamento,
da cui traspare l’autentico umano.
Tutto questo mostra chiaramente che l’amore
coniugale rende l'uomo sempre più ‘uomo’.
[2] Per gli adulteri vale il
contrario. Questo risulta già dal contrasto tra adulterio e matrimonio,
di cui tratta il qui presente. Pertanto:
(a) Gli adulteri non sono spirituali, ma naturali al
massimo grado. L'uomo separato dallo spirituale è uomo solo per quanto
concerne il suo intelletto, non la sua volontà. Questa è
piuttosto una prigioniera del corpo con le sue concupiscenze carnali, e poi
viene anche accompagnata dall’intelletto. Che egli sia uomo solo per
metà, lo può comprendere se impiega la sua facoltà di
pensare.
(b) Dal contrasto dell’adulterio e del matrimonio
deriva che gli adulteri sono altamente savi nelle loro parole e nei loro
atteggiamenti solo se hanno a che fare con alti dignitari, con famosi eruditi o
con persone di alto rango morale. Invece per se stessi sono completamente
insensati. Allora si mostra che essi disprezzano le cose divine e il sacro
della Chiesa, e la loro vita morale è imbrattata da spudoratezza e
libidine di ogni tipo. Nel capitolo sull’adulterio sarà fornita la
prova di questo. Chi non sarà in grado di riconoscere che questi uomini,
la cui moralità è solo gestuale, sono uomini solo secondo le loro
forme esteriori, ma non secondo quelle interiori?
(c) Dal contrasto dell’adulterio e del matrimonio
risulta che gli adulteri diventano sempre più non-uomini. Questa mi è diventata certezza attraverso tutte
le mie osservazioni che ho potuto fare all’inferno con i suoi demoni.
Quando questi appaiono nella luce del Cielo, i loro volti sono cosparsi, per
così dire, con ascessi[156], i loro corpi
pieni di gobbe, i loro gesti da commedianti, e il loro linguaggio è
rauco.
[3] Qui c’è tuttavia da
annotare che questo si applica solo per gli adulteri intenzionali e per
principio, ma non per coloro che non hanno commesso nessun adulterio
intenzionale. Esistono, infatti, quattro tipi di adulteri, come si vedrà
nel capitolo sui gradi di questi: adulteri intenzionali che agiscono dalla
concupiscenza della loro volontà; adulteri per principio, indotti
dal loro intelletto; adulteri che per vero agiscono con intenzione (adulteri ex consulto) ma spinti dalla seduzione sensuale; e infine ci
sono adulteri che agiscono avventati senza averne la facoltà
ovvero senza la libertà di consultare il loro intelletto. I primi due
gruppi di colpevoli diventano sempre più disumani, mentre i due ultimi
diventano uomini non appena si allontanano dalle loro aberrazioni, e poi
diventano saggi.
433.
Attraverso l’amore coniugale l’uomo diventa sempre più uomo,
come è già stato chiarito nella parte precedente sull'amore
coniugale e le sue delizie, vale a dire:
(a) La cosiddetta virilità è accompagnata
dalla sapienza, presupposto che questa sia animata dalle cose spirituali della
Chiesa. Proprio per questo essa è impiantata nell'amore coniugale. La
sapienza di questo amore, nell’anima, apre la vena alla sua sorgente e in
tal modo rinvigorisce la vita intellettuale (vitam intellectualem), che è la vera e propria vita virile
conferendole durata eterna.
(b) Questo è anche il motivo per cui gli angeli
del Cielo godono di questa forza per l’eternità, come risulta
dalle loro dichiarazioni nei fatti memorabili citati sopra ai n. 355-356.
Dalla bocca degli antichi dell’età dell’oro e
dell’argento ho anche sentito che essi erano continuamente nella pienezza
della loro virilità, perché avevano gioia solo nelle carezze
delle loro donne, non in quelle delle meretrici. Si veda i fatti memorabili nei
n. 75-76. Dal Cielo ho sentito che questo pieno vigore spirituale agisce
anche nel naturale, e anche ai giorni nostri non mancheranno gli uomini che si
rivolgono al Signore detestando l’adulterio come qualcosa di infernale.
L’opposto veniamo a saperlo da coloro di cui si è parlato al n.
432, che intenzionalmente o per principio infrangono il matrimonio. Presso
questi la cosiddetta virilità, cioè la capacità
all’atto, viene indebolita fino a scomparire. Man mano subentra poi
anzitutto la freddezza e, in ultimo, l’avversione verso l’altro
sesso che si accresce fino al disgusto. Per vero, questo è noto, ma se
ne parla poco. Da lontano ho sentito affermare dalle sirene, cioè da
prostitute comuni e dai loro sfruttatori, che questa specie di adulteri
nell'inferno sono provveduti così. Da ciò ne consegue che l'amore meretricio deruba l’uomo
della sua umanità e virilità, mentre l'amore coniugale rende l'uomo sempre più umano e sempre
più uomo.
434. (9) C’è
una sfera dell'amore meretricio e una sfera dell'amore coniugale.
Sopra ai n. 222-226 e 386-397 è stato esposto
cosa si deve intendere con sfere, e
che ce ne sono molte. Le sfere che appartengono all'amore e alla sapienza
provengono dal Signore; esse scendono attraverso i Cieli angelici nel mondo,
penetrandolo fin nelle sue parti più remote. Come si può leggere
al n. 425, non c’è nulla nell'Universo che non abbia il suo
opposto. Se esiste una sfera coniugale, allora esiste anche una sfera ad essa
opposta che si chiama sfera dell'amore
meretricio. Entrambe le sfere sono, nei fatti, avverse l’una
all’altra, altrettanto come l'amore per l'adulterio si contrappone
all'amore per il matrimonio. Contrapposizione questa che è stata
trattata nella sezione precedente a questo capitolo.
435. (10) La sfera
dell'amore meretricio sale dall'inferno, quella dell'amore coniugale discende
dal Cielo.
I passi appena citati sopra, al n. 434, dimostrano che
la sfera dell'amore coniugale discende dal Cielo, mentre la sfera dell'amore
meretricio sale dall'inferno, perché lì è la sua origine
(si veda il n. 429). Questa sfera sorge dal sudiciume in cui lì si
convertono le concupiscenze dell’adulterio nelle persone di ambo i sessi,
al riguardo si veda sopra ai n. 430 e 431.
436. (11) Queste due
sfere s’incontrano l’un l’altra in entrambi i mondi, ma non
si congiungono.
Con ‘in entrambi i mondi’ noi intendiamo il
mondo spirituale e quello naturale. Nel mondo spirituale queste sfere
s’incontrano reciprocamente nel cosiddetto mondo degli spiriti,
poiché questo sta nel mezzo tra Cielo e inferno. Nel mondo naturale esse
s’incontrano sul piano della ragione dell’uomo, che sta altrettanto
nel mezzo tra Cielo e inferno. Ciò perché nella zona della
ragione, dall’alto, si versa la sfera dell’unione del bene e del
vero, mentre dal basso si versa l’unione del male e del falso.
Quest'ultimo fluisce attraverso il mondo, mentre il primo attraverso il Cielo.
Perciò la ragione umana può volgersi ad entrambe le parti e
raccogliere l’influsso corrispondente. Se si volge al bene, accoglie
l'influsso dall'alto, il che ha per conseguenza che la ragione dell'uomo
è sempre più formata all’accoglienza del Cielo; se invece
si rivolge al male, accoglie l'influsso che viene dal basso, e si rende
così sempre più disposto all’accoglienza
dell’inferno. Entrambe le sfere non si congiungono, perché sono
opposte l’una all’altra, e gli opposti operano l’un contro
l’altro proprio come due nemici, di cui uno nel suo odio mortale si
scaglia sull’altro pieno di rancore, l'altro invece è senza odio e
con ardore si difende solamente. Questo dimostra che le due sfere s’incontrano
soltanto ma non si congiungono. Per vero, entrambe si toccano l’un
l’altra, ma non possono congiungersi.
437. (12) Tra le due
sfere esiste un equilibrio, e in esso si trova l’uomo.
Si tratta di un equilibrio spirituale; esso esiste tra
il bene e il male. L'uomo in base a questo ha una libera volontà che gli
rende possibile pensare e volere, e quindi parlare e operare, come se
ciò avvenisse da lui stesso. La sua ragione è nell’opzione
e nella scelta (Rationale ejus in optione
et electione est), cioè se l’uomo accoglie il bene o il male
o, di conseguenza, se egli si vuol decidere con ragione e libertà per
l'amore coniugale, oppure per l'amore meretricio. Se si decide per
quest’ultimo, ciò significa che volta al Signore, occipite[157]
e schiena; nel primo caso volta a Lui la fronte e il petto. Se si volge al
Signore, la sua ragione e la libertà vengono sotto la conduzione di Dio;
ma se Gli volta le spalle, l’inferno padroneggia la sua ragione e la sua
libertà.
438. (13) L'uomo
può rivolgersi a piacere a una di queste due sfere, ma quanto più
si rivolge ad una, tanto più si allontana dall’altra.
L'uomo è creato in modo tale, che è del
tutto come da se stesso, dovendo operare in libertà secondo la ragione.
Senza di ciò non sarebbe uomo, ma sarebbe uguale all’animale. Non
potrebbe accogliere nulla per appropriarsi di ciò che si versa dal Cielo
in lui. Perciò nulla della vita eterna gli potrebbe essere assegnato.
Questo gli deve essere dato, se deve essere proprio, come appartenesse a lui
stesso. Inoltre non c'è libertà unilaterale, ma la libertà
deve esistere su entrambi i lati. Non ci sarebbe nemmeno equilibrio se i piatti
della bilancia non potessero bilanciarsi su entrambi i lati. Questo non sarebbe
il caso se l’uomo non avesse la libertà di volgersi dalla sua
ragione anche al male e voltarsi, per così dire, da destra a sinistra e
da sinistra a destra, quindi voltarsi alla sfera infernale, quella
dell’adulterio, altrettanto come alla sfera celeste, quella matrimoniale.
439. (14) Entrambe le
sfere hanno le loro delizie.
È ovvio che la sfera dell'amore meretricio che
sale dall'inferno, come la sfera dell'amore coniugale che scende dal Cielo,
colmano l'uomo che le riceve con delle sensazioni piacevoli. È su
quest’ultimo, cioè sulla base fisica, che le sensazioni sfociano
da questi due tipi di amori e su cui si adempiono e si soddisfano sensualmente.
Per questo motivo le tenerezze libidinose e coniugali sono percepite
esteriormente come simili, sebbene interiormente sono assolutamente differenti.
Per lo stesso motivo, per vero, sono differenti anche esteriormente, ma
ciò non risulta da una semplice percezione sensoriale. Le disuguaglianze
che risultano da queste differenze sono percepite solo da coloro che vivono nel
vero amore coniugale. Il male si riconosce solo dal bene, mentre il bene non si
riconosce dal male, proprio come il naso non può percepire un profumo
quando è coperto dal fetore. Dagli angeli ho sentito dire che essi
distinguono anche nell’esteriore le gioie dell’amore meretricio dal
non meretricio, proprio come si distingue il fetore dello sterco bruciato,
dalla fragranza di un fuoco di spezie o dal legno di cannella. Queste
differenze si basano sulle delizie interiori che stanno alla base e poi si
uniscono con l’esteriore e le danno forma.
440. (15) Il punto di partenza
delle delizie dell'amore meretricio è la carne, ed esse sono carnali
anche nello spirito; le delizie dell'amore coniugale iniziano invece nello
spirito e sono spirituali anche nella carne.
Le sensazioni piacevoli dell'amore meretricio
provengono dalla carne; ciò perché nelle persone interessate esse
si originano nelle brame carnali. Esse hanno un effetto contagioso sullo
spirito e sono carnali anche in esso, perché non il corpo di carne, bensì
lo spirito, percepisce ciò che accade nella carne. Lo stesso vale anche
per gli altri sensi. Così non è l'occhio che vede e distingue le
molteplicità nel generale, bensì lo spirito. Non è neanche
l'orecchio che sente e distingue le armonie dei toni nel canto o il suono
melodico di un discorso, bensì lo spirito, ma questo percepisce tutto
secondo l’elevazione della sua sapienza. Lo spirito che non si eleva al
di sopra dei sensi del corpo, e quindi gli rimane appiccicato, percepisce solo
i vantaggi che gli si versano dalla carne e, attraverso i sensi corporali, dal
mondo. Egli cerca di carpirli, si diletta e si identifica con loro, ma
poiché gli inizi dell'amore meretricio si basano solo sugli stimoli
sensoriali e sulle sensazioni piacevoli della carne, è ovvio che questi
si annidano nello spirito come seduzioni impure che – come si alzano e si
abbassano, e s’incontrano l’un l’altro – eccitano ed
infiammano le persone in questione. In genere le concupiscenze carnali,
considerate in se stesse, consistono solo di cupidigie accumulate del male e
del falso. Da ciò questa verità è conosciuta nella Chiesa,
ossia che la carne ha desideri opposti allo spirito, cioè, opposti
all'uomo spirituale! Di conseguenza le concupiscenze della carne, per quanto
provengano dalle delizie dell'amore meretricio, sono solo effervescenze di
desideri voluttuosi che, nello spirito, diventano fonti zampillanti di
lussuria.
441. Al
contrario, le piacevoli sensazioni dell'amore coniugale non hanno nulla a che
fare con gli sconci diletti dell'amore
meretricio. Essi, per vero, sono presenti nella carne di ogni uomo, ma
quando lo spirito dell’uomo si eleva al di sopra dei sensi del corpo e da
lì riconosce sotto di sé le apparenze e le illusioni dei sensi,
questi diletti vengono separati e rimossi. Dapprima egli percepisce i piaceri
puramente carnali come apparenti ed illusori, e solo poi come lussuria
immorale; perciò questi piaceri devono essere evitati, piaceri che, se
gradualmente egli riconosce come rovinosi e vergognosi per la sua anima, alla
fine gli diventeranno disgustosi, ripugnanti e nauseanti. Nella misura in cui
percepisce e sente questi piaceri negativamente, riconosce anche le delizie
dell'amore coniugale come innocenti e caste, e alla fine gli diventano veri
piaceri e beatitudini. Le delizie dell'amore coniugale si trasformano da
carnali in qualcosa di spirituale, perché lo spirito dopo aver rimosso i
piaceri dell’amore meretricio, come è stato detto sopra, si libera
di loro, penetra casto nel corpo e, con le sue delizie e un senso di
felicità, riempie il petto, e da lì anche l’ultima cosa di
quell'amore nel corpo. In questo modo agiscono poi spirito e corpo in perfetta
comunione.
442. (16) Le delizie
dell'amore meretricio sono le libidini dell’insensata cupidigia, le
delizie dell'amore coniugale sono invece delizie della sapienza.
Le delizie dell’amore meretricio sono le libidini
dell’insensata cupidigia, perché solo gli uomini naturali sono
coinvolti in questo amore. Solo l'uomo naturale è un insensato nelle
cose spirituali. Egli non si cura delle cose spirituali e perciò
attribuisce valore solo ai piaceri puramente naturali, sensuali e corporei. Il
termine ‘piaceri puramente naturali, sensuali e corporei’, viene
qui usato perché il naturale si distingue in tre gradi: nel grado più alto naturale vi
appartengono gli uomini la cui ragione riconosce l’assurdità dei
loro piaceri, ma si lasciano trascinare proprio come una barca senza timone si
lascia trascinare dal flusso del fiume. Al grado
minore appartengono gli uomini naturali che guardano tutto solo con i sensi
del corpo, e da lì giudicano, perciò respingono come secondari i
motivi razionali addotti contro le apparenze e gli inganni dei sensi. Al grado più basso appartengono gli
uomini naturali che, senza darsi pensiero, si lasciano trascinare dalla focosa
esuberanza del loro corpo. Questi ultimi sono designati come corporei naturali; i precedenti sono
menzionati come sensuali naturali; e
i primi vengono menzionati come naturali.
L’amore meretricio, con le sue assurdità e libidini, presso di
loro occupa la stessa posizione.
443. Le
attrattive dell'amore coniugale, all’opposto, consistono in delizie della
sapienza, perché solo gli uomini spirituali hanno questo amore. L'uomo
spirituale è pieno di sapienza e quindi si concede solo delizie che
armonizzano con la sapienza spirituale. La differenza tra l’amore
meretricio e l’amore coniugale può essere illustrata con il
paragone di differenti edifici. I piaceri dell'amore meretricio somigliano ad
una casa le cui pareti esterne splendono come conchiglie rossicce o come gesso
sfogliato che riflette il colore del finto oro, mentre le stanze
all’interno sono insudiciate di sporcizia e sudiciume di ogni genere.
Invece le delizie dell'amore coniugale si possono paragonare ad una casa le cui
pareti esterne splendono come oro puro, e le sue stanze interne splendono a
causa degli oggetti preziosi lì custoditi.
*
444. [1] Qui voglio aggiungere il seguente
fatto memorabile:
Quando ebbi terminato le riflessioni sull'amore
coniugale e cominciai a meditare sull'amore meretricio, due angeli stavano
all’improvviso accanto a me e dissero: «Abbiamo percepito e compreso ciò di cui il tuo spirito si
è occupato finora. Ma quello che stai per intraprendere adesso supera la
nostra comprensione e facoltà percettiva. Lascialo da parte; è
completamente senza importanza!». – La mia risposta fu:
“Il tipo di amore sul quale rifletto adesso non è affatto senza importanza,
perché esso esiste veramente!”. – Su questo, essi risposero:
«Come potrebbe esserci un amore che
non esiste dalla creazione? E non proviene l'amore coniugale dalla Creazione?
Non è l'amore tra due persone che può diventare una cosa sola?
Come potrebbe esistere un amore che opera separazione e divisione? Quale
giovane potrebbe amare veramente una fanciulla che non ricambia il suo amore?
Non deve l'amore dell'uno, riconoscere e accettare quello dell'altro,
così che appena s‘incontrano si uniscono come da se stessi? Chi
può amare ciò che è l’opposto dell’amore? Non
si basa l'amore coniugale solo sulla reciprocità, e quindi è un
amore contraccambiato? Se questo non accade, non indietreggia poi e si dissolve?»
[2] Quando udii questo, chiesi ai due
angeli da quale Cielo provenivano. Rispose uno di loro: «Noi proveniamo dal Cielo dell’innocenza.
Siamo già giunti come piccoli fanciulli in questo mondo celeste e siamo
stati educati sotto la conduzione del Signore. Quando poi io divenni un
giovinetto, e mia moglie che è qui con me raggiunse l’età
da marito, ci innamorammo, poi ci fidanzammo e ci unimmo in matrimonio. Noi non
sapevamo nulla di un altro amore diverso da quello coniugale, e quindi le tue
idee su uno strano amore contrapposto al nostro non l’abbiamo compreso.
Allora siamo venuti giù per informarci presso di te, per sapere per
quale ragione ti occupi di cose del tutto incomprensibili. Dicci per favore,
come può essere possibile un amore che non solo non esiste dalla
creazione, ma è perfino contrapposto ad essa. Ai nostri occhi, qualcosa
che contraddice la Creazione è una mostruosità!”
[3] A queste parole, io mi rallegrai
di cuore per il fatto che mi era stato concesso di parlare con due angeli di
una tale innocenza, da non sapere nemmeno cosa fosse la fornicazione. Quindi li
misi in chiaro, e dissi: “Non sapete dunque che esiste il bene e il male,
e che il bene esiste dalla creazione, ma non il male? E tuttavia, il male non
è nulla, perché non è nulla di buono. Il bene è
dalla creazione. Il bene è nel massimo grado come anche nel minimo
grado. Se ora questo minimo bene viene distrutto, allora dall'altra parte sorge
il male. Perciò non esiste nessuna relazione tra il bene e il male,
altrettanto poco come un graduale sviluppo dal bene al male, ma solo una
relazione tra il bene più grande o più piccolo e un
corrispondente sviluppo. Lo stesso vale per lo sviluppo del male, dal
più grande fino al più piccolo. Nell’insieme, male e bene
sono in contrasto, come nel singolo. E poiché lo sono, c’è
anche un mediatore tra loro, e in questo c’è un equilibrio, nel
quale il male agisce contro il bene. Ma poiché il male non ottiene il
sopravvento, rimane con la tendenza. Ogni uomo viene allevato in questo
equilibrio. E poiché si tratta di un equilibrio tra il bene e il male,
oppure – che è la stessa cosa ‒ tra Cielo e inferno, esso
è di natura spirituale e, negli uomini che si trovano in questo stato,
genera la libertà. In base a questo equilibrio il Signore attrae tutti a
sé, e chi Lo segue volontariamente viene guidato fuori dal male verso il
bene, quindi al Cielo. Lo stesso vale per l'amore, soprattutto per l'amore coniugale e per l'amore meretricio, di cui l'ultimo
è il male, mentre il primo è il bene. Ogni uomo che ascolta la
voce del Signore, quando Lo segue spontaneamente, viene introdotto da Lui nell'amore coniugale con tutte le sue delizie
e benefici. Chi non Lo ascolta e non Lo segue, precipita se stesso nell'amore meretricio, inizialmente nelle
sue delizie, ma poi anche nei suoi dispiaceri, e infine nella sua sventura”.
[4] Quando riferii questo, i due
angeli mi chiesero: «Come potrebbe
sorgere il male, se dalla creazione non è esistito null’altro che
del bene? Perché se qualcosa esiste, deve nondimeno avere
un’origine! Il bene non poteva essere l'origine del male, perché
il male è tutt’altro che bene, ma è il contrario e la
distruzione del bene. Tuttavia è esistente ed è percepito, quindi
non può essere niente, ma è un qualcosa. Dicci allora: da dove
viene, se all’inizio al di fuori del bene non c’era
nient’altro?». – La mia risposta fu: “Questo arcano
si lascia comprendere solo se si sa che nessuno è buono se non Dio
soltanto, e che non c'è niente di bene all’infuori di Dio che in
Se Stesso è buono. Perciò, chi guarda a Dio, e vuole essere
guidato da Lui, questi è riempito di bene. Chi invece si allontana da
Dio per guidare se stesso, non è nel bene, poiché fa il bene o
per amor di se stesso o per il mondo o per profitto, oppure inganna il bene
solo ipocritamente! Di conseguenza è l'uomo stesso l'origine del male!
Non come se questa origine fosse stata posta nell'uomo dalla creazione,
piuttosto l'ha procurata egli stesso con il suo allontanamento da Dio. Infatti,
l'origine del male non era posto in Adamo e nella sua donna, ma stava in
relazione con ciò che disse il serpente: ‘Nel giorno in cui mangerete dell'albero della conoscenza del
bene e del male, voi sarete come Dio’ [Genesi 3,5]. Quando poi si
voltarono da Dio e si rivolsero a se stessi come se fossero Dio, essi crearono
in sé l'origine del male. Il ‘mangiare
di quell'albero’ significò che essi credettero che
l’uomo fosse in grado di conoscere il bene e il male, e che fosse saggio
da se stesso, e non da Dio”.
[5] Ora però i due angeli
chiesero: «Come poteva, l'uomo,
allontanarsi da Dio e volgersi a se stesso, quando non poteva volere, né
pensare, né fare, se non da Dio? Perché Dio lo ha permesso?».
– La mia risposta fu: “L'uomo è creato in modo tale che a
lui sembra di poter fare tutto ciò che vuole e pensare come proveniente
da lui stesso, e sia perciò anche causato da lui stesso. Senza questa
apparenza, l'uomo non sarebbe uomo, non potrebbe ricevere, conservare e, per
così dire, appropriarsi alcunché del bene e del vero, vale a dire
di nessun amore e nessuna sapienza. Senza questa apparenza, per così
dire, vivente, l'uomo non avrebbe nessun collegamento con Dio, e quindi anche
nessuna vita eterna. Ma se in base a quest’apparenza incorre a credere
che è lui a volere e pensare, e di conseguenza fa il bene da se stesso e
non dal Signore – sebbene sia un’apparenza il volere, il pensare ed
agire solo come da se stesso, allora trasforma il bene in male, e pone in
sé le fondamenta per il male. Questo fu il vero e proprio peccato di
Adamo.
[6] Voglio però spiegarlo
ancora un po’ più chiaramente: il Signore guarda ogni uomo dal
lato anteriore, ma penetra fin nella sua occipite. Sotto la fronte si trova il
cervello, sotto l’occipite il cervelletto. Quest'ultimo, il cervelletto,
è la sede dell'amore e dei beni ad esso connessi; quell’altro, il
cervello, è la sede della sapienza con le sue verità. Chi
perciò guarda al Signore con il viso, riceve da Lui la sapienza, e
attraverso la sapienza anche l'amore. Chi invece volge al Signore le spalle,
riceve per vero l'amore ma non la sapienza. L'amore senza la sapienza è
amore umano, e non amore del Signore, e poiché questo amore si congiunge
con il falso, non riconosce Dio, ma se stesso come Dio. Questo è
confermato tacitamente con la facoltà che è posta nell’uomo
dalla creazione, di intendere e di essere savio come da se stesso. Questo amore
è perciò l’origine del male. Una tale cosa può anche
essere dimostrata attraverso l’indagine. Chiamerò da laggiù
uno spirito maligno che si è allontanato da Dio e gli parlerò dal
suo occipite. Voi vedrete che ciò che abbiamo detto si trasformerà
nell’opposto”.
[7] Lo feci, e quando apparve un tale
spirito, gli parlai da dietro: “Sai tu qualcosa dell'inferno, della
dannazione e della sofferenza infernale?”. – Quando si girò
verso di me, gli chiesi cosa gli avevo detto. Egli rispose: “Sai tu qualcosa del Cielo, della
redenzione e della beatitudine celeste?”. – Quando queste
parole gli furono ripetute dietro la sua schiena, egli ripeté le stesse
parole che aveva sentito precedentemente. – Dopo di ciò furono
pronunciate dietro la schiena ancora le parole: “Non sai tu che tutti
nell'inferno sono folli a causa delle menzogne?”. – Quando gli
domandai di nuovo cosa avesse sentito, egli rispose: “Ho sentito questo: non sai tu che tutti nel Cielo sono savi in
base alle verità?". E quando queste parole furono poi ripetute
di nuovo dietro la schiena, egli disse di aver udito questo: “Non sai tu che tutti nell'inferno
sono folli in base alle menzogne?”. E così si andò
avanti per un po’. – Questo dimostra in tutta chiarezza che la
mente percepisce il contrario quando si allontana dal Signore rivolgendosi a se
stessa. Dissi io agli angeli: “Questo è il motivo per cui nel
mondo spirituale, come voi sapete, nessuno può stare dietro la schiena
di un altro e parlare con lui. In questo modo sarebbe riversato in lui un amore
che favorirebbe il piacere nel proprio discernimento e lo indurrebbe a
seguirlo. Ma poiché questo amore proviene dall'uomo, e non da Dio,
è un amore del male o della falsità”.
[8] Voglio ancora comunicarvi
qualcosa d’altro che è completamente simile: ho sentito parecchie
volte che del bene e del vero sono stati calati giù dal Cielo
all'inferno, ma nella discesa si trasformarono man mano nell’opposto: il
bene nel male, e il vero nel falso! Il motivo è lo stesso, cioè
che gli abitanti dell’inferno si allontanano tutti dal Signore! –
Quando ebbero udito questo, i due angeli espressero la loro gratitudine e
dissero: «Siccome tu adesso mediti
e scrivi su un amore che è opposto al nostro amore coniugale, e ci mette
malinconia, vogliamo andarcene». Quando mi porsero il saluto della
pace, io li pregai di non dire nulla di tutto ciò ai loro fratelli e
sorelle nel Cielo, poiché avrebbe potuto danneggiare la loro innocenza.
Posso affermare con certezza che coloro che muoiono in tenera età,
crescono nel Cielo. E quando hanno raggiunto la maturità degli adulti,
come nel mondo lo sono i giovani di diciotto anni e le fanciulle di quindici
anni[158],
restano in quell'età, e il Signore provvede per la loro unione
coniugale, altrettanto come provvede che non sappiano né prima né
dopo la celebrazione del loro matrimonio cosa sia la fornicazione oppure che
esista qualcosa del genere.
[indice]
۞
Sulla
fornicazione
445. Con fornicazione noi intendiamo la libido[159]
di un giovane o di un uomo con una prostituta prima del matrimonio. La
dissolutezza con una donna che non è una prostituta, cioè con una
vergine o con la donna di un altro, non è fornicazione, bensì
disonore oppure adulterio. Come queste due gradazioni si differiscono dalla
fornicazione, non può essere riconosciuto dalla ragione finché
l’uomo non ha una precisa conoscenza dell’amore sessuale nei suoi
vari gradi e differenze. Questo vale ugualmente per tutto ciò che in
questo amore è casto o impudico. Castità e impudicizia sono
entrambi da scomporre e da distinguere. Se questo non accade, non ci si
può fare nessun concetto sulla differenza tra il più o meno casto
o il più o meno impudico. Senza queste distinzioni si perdono di vista
le relazioni e quindi le necessarie finezze nelle valutazioni.
L’intelletto poi si ottenebra tanto da non vedere nessuna differenza tra
fornicazione e adulterio, per non parlare della differenza tra i gradi leggeri e quelli più
gravi della fornicazione o anche dell’adulterio. Esso,
l’intelletto, in questo modo mescola il male e getta tutto in un vaso, e
dal bene eterogeneo[160] fa una poltiglia.
Ebbene, per conoscere più precisamente l’amore sessuale nelle sue
differenze, specialmente cosa concerne la sua inclinazione e sviluppo
all’amore meretricio, cosa che è diametralmente opposto all'amore
coniugale, sarà opportuno prima di tutto illuminare con che cosa tutto
inizia, e tutto inizia con la fornicazione:
(1) La fornicazione
è collegata con l'amore per il sesso.
(2) Questo amore per
il sesso comincia con la mutazione della voce non appena il giovane inizia a
pensare e ad agire dal proprio intelletto.
(3) La fornicazione è congiunta con
l’uomo naturale.
(4) La fornicazione
è concupiscenza (libido), ma non voglia di adulterio.
(5) In certi uomini
non può essere completamente impedito, senza danno, che l'amore per il
sesso degeneri in fornicazione.
(6) Per questo
motivo nelle grandi città i bordelli sono tollerati.
(7) Il desiderio per
la fornicazione è lieve (levis) quando la persona in questione tende al matrimonio e dà a
questo la precedenza.
(8) Quanto
più il desiderio per la fornicazione è grave, tanto più si
mira all’adulterio.
(9) Il desiderio per
la fornicazione è ancora più grave quando tende a diventare brama
di un diversivo o di deflorazione[161].
(10) Inizialmente la
sfera del desiderio per la fornicazione mantiene la via di mezzo tra la sfera
dell'amore meretricio e quella dell'amore coniugale; essa costituisce
l'equilibrio.
(11) Bisogna aver
cura che l’amore coniugale non venga distrutto dalla fornicazione
disordinata e smodata.
(12) Lo stato
matrimoniale di un uomo con una donna è il gioiello della vita umana, ed
è la cosa più sacra del cristianesimo.
(13) L’amore
coniugale può essere conservato pure presso coloro che per differenti
motivi, non potendo contrarre matrimonio, ma non riuscendo ad astenersi a
motivo della loro libidine (et propter salaciam non possunt inhibire
libidines), limitano comunque la loro
dissolutezza a una sola concubina (Pellex)[162].
(14) La relazione con
una concubina è da preferire alla dissolutezza vagabondante, solo che
non deve essere consumata con differenti concubine, né con una
giovinetta o una vergine, né con una donna sposata, e deve rimaner
separato dall’amore coniugale.
*
E ora la spiegazione dei singoli punti.
445/a. (1) La fornicazione
è collegata con l'amore per il sesso.
Questo non è detto perché la fornicazione e l'amore per il
sesso siano identici, ma perché la fornicazione proviene
dall’amore per il sesso. L'amore per il sesso somiglia ad una sorgente
dalla quale può derivare sia l'amore coniugale come anche l’amore meretricio, e questo attraverso la
fornicazione, ma anche senza di essa. L'amore per il sesso appartiene a ogni
uomo e può manifestarsi o anche no. Se questo accade con una prostituta
prima del matrimonio, si parla di fornicazione, se accade prima con la futura
moglie, è l’esecuzione del matrimonio. Se invece il rapporto con
un’altra donna avviene dopo la celebrazione del matrimonio è
adulterio. Quindi, come si è detto, l'amore per il sesso è una
sorgente dalla quale può scaturire sia l’amore casto come il non
casto. Come un casto amore coniugale può svilupparsi, con precauzione e
circospezione anche dalla fornicazione, dovrà essere spiegato nelle
pagine seguenti, altrettanto come l’amore impuro o meretricio può svilupparsi con una condotta sconsiderata.
Chi può, da ciò, non giungere alla conclusione che chi ha
praticato la fornicazione non potrà più essere, nel matrimonio,
casto?
446. (2) Questo amore per
il sesso comincia con la mutazione della voce non appena il giovane inizia a
pensare e ad agire dal proprio intelletto.
Questo viene menzionato per mostrare come nasce l'amore per il sesso e,
con questo, anche la fornicazione. L’amore per il sesso inizia quando
l’intelletto diventa ragionevole da se stesso, ovvero quando l’uomo
comincia a riconoscere e a disporre dalla propria ragione ciò che per
lui è vantaggioso e utile. Inoltre il sapere trasmesso alla memoria dai
genitori e dagli insegnanti serve come base. Nella mente del giovane uomo
subentra ora una svolta. Prima egli pensava solo dal sapere della memoria,
rifletteva su questo ed agiva di conseguenza, poi interpellava la sua ragione.
Ora all’opposto egli porta le cose poste nella sua memoria in un nuovo
ordine, e facendo ciò sarà guidato dal suo istinto. In
conformità a quest’ordine inizia una propria vita e, a poco a
poco, pensa sempre più secondo la propria ragione e vuole per propria
indipendenza. – È noto che l'amore per il sesso segue il risveglio
dell’intelletto e si sviluppa come questo si fortifica. È un
indizio che questo amore si elevi nella stessa misura in cui si eleva
l’intelletto, che però si abbassa anche nella stessa misura come
si abbassa l’intelletto. Sotto ‘elevazione’ si deve intendere
l’elevazione alla sapienza, sotto ‘abbassamento’ il declinare
alla follia; e sapienza è quella di reprimere l’amore per il
sesso, follia di lasciarlo a briglie sciolte. Se questo amore sprofonda nella
fornicazione, che è il suo inizio, deve essere contenuto da principi di
decenza e moralità. Questi principi sono impressi nella memoria, e da
lì alla ragione, ma devono anche essere impiantati nella ragione e da
lì di nuovo nella memoria. Il motivo per cui allo stesso tempo, con l’inizio
della propria attività intellettuale, anche la voce diventa maschile;
ciò si basa sul fatto che l’intelletto pensa e parla dal pensiero,
un indizio questo che l’intelletto costituisce l’uomo, come anche
la sua mascolinità. Di conseguenza, nella misura in cui il suo intelletto
viene elevato, l’uomo diventa uomo e giunge al godimento della sua
mascolinità. Si veda ai n. 433 e 434.
447. (3) La fornicazione
è congiunta con l’uomo naturale.
[1] Lo stesso vale per l’amore
per il sesso che, messo in atto prima del matrimonio, è chiamato
fornicazione. Ogni uomo nasce come corporeo, poi sviluppa i suoi sensi e
diventa naturale. A poco a poco diventa anche razionale, e se non smette di
evolversi, alla fine diventa spirituale. In questo modo egli progredisce e
così si formano le basi come sostegni per livelli più elevati,
proprio come un palazzo che poggia sulle sue fondamenta. Quest’ultimo
basamento insieme a ciò che è stato eretto sopra, può
essere paragonato anche ad un terreno sul quale, dopo un’appropriata
preparazione, può essere piantato un seme nobile.
[2] In particolare l'amore per il
sesso è inizialmente anche puramente corporale, poiché comincia
nella carne, ma poi diventa sensuale perché tutti i cinque sensi si
dilettano in esso; ed infine diventa naturale, proprio come negli animali,
essendo tuttavia ancora un amore indefinito per l’altro sesso. Ma
poiché l'uomo è stato creato per diventare spirituale, questo
amore diventa in primo luogo un amore naturale razionale, poi si sviluppa in
amore spirituale ed infine in spirituale naturale. Questo amore diventato
spirituale si versa ed agisce poi nell’amore razionale, e attraverso
questo, di nuovo, nell'amore sensuale e, da lì, alla fine, nell'amore
corporeo carnale. In questo, come suo ultimo fondamento, l’amore
diventato spirituale agisce allo stesso tempo sia spiritualmente, che
razionalmente e sensualmente. Del resto, quando l’uomo riflette su di
esso, si versa ed agisce anche in questa successione, ma allo stesso tempo
anche quando è nell’esteriorità.
[3] La fornicazione appartiene
all'uomo naturale, perché questa proviene dall'impulso sessuale
naturale. Per vero può esistere anche una fornicazione naturale
razionale, ma non una spirituale, poiché l’amore per il sesso
può diventare spirituale solo quando diventa amore coniugale. Tuttavia
l'amore per il sesso diviene spirituale quando l'uomo retrocede dalla sua
lussuria lasciata libera e si consacra ad un singolo essere del sesso opposto,
ed unisce la sua propria anima con l’altra.
448. (4) La fornicazione
è concupiscenza (libido), ma non voglia di adulterio.
(a) La fornicazione appartiene alla concupiscenza[163]
perché proviene dall’uomo naturale. Tutto ciò che proviene
dall'uomo è associato ad un intenso desiderio e lussuria, poiché
l'uomo naturale è solo il loro ricettacolo e contenitore. Tutte le
caratteristiche deplorevoli (reatus)
ereditate dai genitori si sono accumulate in esso.
(b) La fornicazione appartiene alle concupiscenze perché colui
che vi è caduto guarda all’altro sesso in modo indefinito e senza
eccezione. Non riconosce nessuna persona in particolare davanti a sé.
Egli è in questo stato perché la libido è il suo movente,
e finché è in tale condizione la lussuria lo incita a fare
ciò che fa. Tuttavia, non appena volge la sua attenzione ad una
determinata persona dell’altro sesso e desidera unire la sua vita con la
vita dell’altro, la sua lussuria diventa casto affetto e la sua
concupiscenza (libido) diventa amore
umano.
449. Il buon
senso mostra che il desiderio per la fornicazione non è da paragonare
alla voglia di adulterio. Quale legge e quale giudice darebbe
all’impudico la stessa colpa che darebbe all’adultero? Questo
è evidente al buon senso già per il motivo che la fornicazione
non sta in opposizione all’amore coniugale, come sta l'adulterio. Nella
fornicazione l’amore coniugale potrebbe trovarsi nascosto interiormente,
altrettanto come l’amore spirituale potrebbe trovarsi all'interno
dell’amore naturale. Anzi lo spirituale si sviluppa anche dal naturale, e
quando questo è accaduto, il naturale avvolge lo spirituale come la
corteccia avvolge il legno o come il fodero avvolge la spada. Allo spirituale
serve anche come protezione dalle ferite. L’amore naturale che si unisce
all’altro sesso precede quindi l'amore spirituale che si unisce ad una
persona dell’altro sesso. Se però la fornicazione proviene dal
naturale amore per il sesso, esso può anche essere dismesso se
l’amore coniugale è il solo considerato, desiderato e cercato come
il bene determinato. – Molto diverso è il caso con l'amore
voluttuoso e spudorato per l'adulterio. Come è stato dimostrato nel
capitolo precedente sulla differenza tra l’amore coniugale e
l’amore meretricio, quest’ultimo è l’opposto
dell’amore coniugale e lo distrugge. Se dunque un adultèro che ha
agito deliberatamente ed ha giustificato le sue azioni si decide per vari
motivi di conquistare il letto nuziale, ma subentra il caso contrario, allora
nel suo interiore è nascosto il naturale con tutte le dissolutezze ed
oscenità, anche se forse è velato esteriormente con la parvenza
dello spirituale. Il sano intelletto umano può essere visto dal fatto
che un limitato desiderio impudico si comporta col desiderio
dell’adulterio come si comporta la prima frescura autunnale col freddo
invernale nell’alto Nord.
450. (5) In certi uomini
non può essere completamente impedito, senza danno, che l'amore per il
sesso degeneri in fornicazione.
Non c'è bisogno di elencare tutti gli inconvenienti che una
limitazione troppo severa dell'amore per il sesso possa causare e provocare
presso coloro che, in seguito alla loro sovrabbondanza, sentono uno stimolo
troppo forte. In loro si pongono le basi per certe malattie fisiche e
psichiche, per non parlare di altri mali sconosciuti che qui non possono essere
esposti nominalmente. Diverso è il caso presso quegli uomini che hanno
un così poco spiccato amore per il sesso, tanto da poter resistere al
suo impulso. Lo stesso vale quando qualcuno già nell’esordiente
età virile ha la libertà, quindi senza preoccupazioni economiche,
di iniziare una legittima relazione di letto sotto le migliori condizioni,
proprio come accade nel Cielo quando i bambini sono cresciuti fino
all'età del matrimonio. Per questo là non si sa nulla della
fornicazione. Invece le condizioni terrene sono generalmente differenti,
perché la maggior parte può pensare al matrimonio solo dopo il
compimento dell’età giovanile, e solo allora si può cercare
una donna adatta, cioè quando si sono acquisiti i mezzi per metter su
casa e formare una famiglia.
451. (6) Per questo motivo
nelle grandi città i bordelli sono tollerati.
Questo è menzionato come giustificazione per l’articolo
precedente. I bordelli sono notoriamente tollerati da principi e magistrati,
quindi anche da giudici, da agenti di polizia e dal popolo, come ad esempio a
Londra, ad Amsterdam, a Parigi, a Vienna, a Venezia, a Napoli, perfino a Roma e
in molti altri luoghi. I fatti sopra menzionati spiegano il perché
questo accade.
452. (7) Il desiderio per la fornicazione è lieve (levis) quando la persona in
questione tende al matrimonio e dà a questo la precedenza.
[1] Ci sono diversi gradi nella
proprietà del male, come anche nella proprietà del bene. Ogni
male è perciò più o meno lieve o grave, e ogni bene
è più o meno buono e nobile. – Lo stesso vale per la fornicazione
che è qualcosa di male perché, come passione, appartiene all'uomo
naturale non ancora purificato. Ma poiché ogni uomo può essere
purificato, questo male diventa molto più lieve man mano che ci si
avvicina allo stato purificato; infatti, quel male diventerà un male
sempre più lieve, fino a quel grado in cui sarà spazzato via,
precisamente nella stessa misura in cui si avvicina all'amore coniugale, che
è l'amore per il sesso nello stato purificato. – Nella sezione
seguente si vedrà che il male della fornicazione è tanto
più grave nella misura in cui si avvicina all'amore per l'adulterio.
[2] La fornicazione è quindi
più lieve nella misura in cui l’uomo ha davanti agli occhi l'amore
coniugale, perché poi, dallo stato impudico in cui si trova,
passerà alla prospettiva di uno stato di purezza. Nella misura in cui
predilige quest’ultimo, egli è già in esso quanto al suo
intelletto, e nella misura in cui non solo lo predilige ma ne custodisce
perfino una propensione; in quel grado è in esso quanto alla sua
volontà, cioè con il suo uomo interiore. Allora
l’appagamento extraconiugale dell’impulso, non riuscendo a
desistere da questo, è per lui una necessità, le cui cause egli
stesso le conosce al meglio.
[3] Ci sono due motivi del
perché la fornicazione degli uomini che prediligono lo stato coniugale e
lo amano maggiormente, è solo lieve. Il primo è che presso di
loro la vita coniugale è il vero e proprio fine, il loro scopo e
intenzione, l'altro è che essi sanno fare una distinzione tra il bene e
il male presso se stessi. Per il primo punto c’è da dire che
l’uomo è così come sono le sue intenzioni, obiettivi e
scopi. Così egli è anche davanti al Signore e agli angeli, e
così lo vedono perfino i saggi nel mondo, poiché l'intenzione
è l'anima di tutte le azioni, e nel mondo causa incolpazione o
giustificazione, mentre dopo la morte causa imputazione (imputatio).
[4] Riguardo al secondo punto, gli
uomini che prediligono l'amore coniugale all’impudico piacere e
distinguono il male dal bene, l'impudicizia dalla castità, anzi
distinguono i due nel sentimento ovvero nell'intenzione, vengono di fatto
liberati e purificati dal male di questa concupiscenza non appena entrano nello
stato del matrimonio, ancor prima di essere completamente buoni o casti. Ma per
coloro la cui fornicazione volge lo sguardo all’adulterio, non è
questo il caso, come si vedrà immediatamente.
453. (8) Quanto
più il desiderio per la fornicazione è grave, tanto più si mira
all’adulterio.
Nel loro piacere impudico, tutti mirano all'adulterio perché non
lo ritengono per peccato, e non vedono nessuna differenza tra matrimonio e
adulterio, all’infuori che l’uno è permesso e l’altro
no. Essi fanno il male davvero male e lo mescolano come ripugnante e
commestibile in una e la stessa scodella, ovvero come lo sputo e il vino nella
stessa coppa, cosa che essi mangiano e bevono. Altrettanto fanno con l'amore
per il sesso, con la fornicazione, con la prostituzione, con l'adulterio
più lievemente grave e con quello più grave, anzi, pure con
profanazione e deturpamento dell’innocenza. Oltre a ciò,
c’è ancora che essi mescolano tutto questo non solo l’un con
l’altro, ma li mescolano anche col matrimonio che essi allo stesso tempo
profanano. Chi invece non sa neanche distinguere matrimonio e adulterio, dopo
aver intrattenuto relazioni sessuali dissolute, prova freddezza, avversione e
disgusto, prima verso la moglie, poi anche verso le altre donne, e infine
soprattutto verso l’altro sesso. Si comprende da sé che queste
persone nelle loro azioni non hanno di mira il bene o il casto, cosa che
potrebbe scusarli, e che tanto meno fanno una distinzione tra il bene e il
male, ovvero tra il casto e il non casto. Essi perciò non possono essere
purificati com’è il caso presso coloro che dalla fornicazione
hanno davanti agli occhi l'amore coniugale e le danno veramente la preferenza.
Di questi è stato trattato al n. 452.
Questo può essere confermato dalle seguenti notizie dal Cielo.
Nel Cielo m’incontrai con parecchi spiriti che, come tanti altri, nel
mondo avevano vissuto del tutto esteriormente. Essi attribuivano grande valore
a vesti sontuose e a banchetti sfarzosi; come altre faccende redditizie
frequentavano spettacoli teatrali, scherzavano con una certa cupidigia su
avventure amorose e su altre cose simili. Ciò nondimeno gli angeli
addossavano questo atteggiamento come qualcosa di peccaminoso solo ad alcuni di
loro, mentre ad altri no. Gli uni li dichiaravano innocenti, gli altri no.
Quando m’informai per quale ragione essi giudicavano lo stesso
atteggiamento in maniera così differente, essi risposero che loro
osservavano ognuno secondo i suoi intenti, mete e scopi, e in base a questi li
distinguevano. Proprio per questa ragione essi avrebbero giustificato o
condannato, il che scusava o condannava la loro intenzione, perché nel
Cielo tutti hanno di mira il bene, mentre nell'inferno hanno tutti di mira il
male. Questo e nient’altro s’intende con le parole del Signore:
«Non giudicate affinché non
siate giudicati» [Matteo 7,1].
454. (9) Il desiderio
per la fornicazione è ancora più grave quando tende a diventare
brama di un diversivo o di deflorazione.
Se queste tendenze si aggiungono ancora
all’adulterio, esso è ancora più grave. Ci sono forme
dell’adulterio più lievi, gravi e più gravi. La
scelleratezza si giudica da quanto essi formano un’opposizione all'amore
coniugale, e per questa ragione lo distruggono. Nel seguente trattato si
vedrà che le voglie del diversivo e quello della deflorazione, appena
sono diventati consuetudine con la pratica, devastano l'amore coniugale e in un
certo qual modo lo sommergono nell’abisso.
455. (10) Inizialmente la
sfera del desiderio per la fornicazione mantiene la via di mezzo tra la sfera
dell'amore meretricio e quella dell'amore coniugale; essa costituisce
l'equilibrio.
Nel capitolo precedente che tratta delle due differenti
sfere dell'amore meretricio e dell'amore coniugale, è stato mostrato che
la sfera dell'amore meretricio sale dall'inferno, mentre quella dell'amore
coniugale scende dal Cielo (n. 435). Queste due sfere s’incontrano in
entrambi i mondi, ma non si congiungono (n. 436). Tra loro esiste un
equilibrio, in cui si trova l'uomo (n. 437), il quale può volgersi alla
sfera che è di suo gusto, ma per quanto lo faccia verso una, si
allontana dall'altra (n. 438). Cosa si deve intendere con ‘sfere’
è mostrato nel n. 434 e nei passi lì menzionati. La sfera del
desiderio impudico mantiene la via di mezzo tra le due sfere e forma
l'equilibrio, perché ogni uomo, mentre s’intrattiene in questa
sfera, può rivolgersi tanto alla sfera dell'amore coniugale, come anche
a quella dell'amore per l'adulterio, quindi all’uno come all’altro
tipo d’amore. Rivolgersi all'amore coniugale significa allo stesso tempo
rivolgersi al Cielo; mentre rivolgersi all'amore per l'adulterio, significa
rivolgersi all'inferno. Entrambi stanno nella libera scelta, cioè nel
piacere e nella volontà dell’uomo, affinché possa agire
liberamente secondo il proprio giudizio e non solo secondo l’istinto. In
altre parole egli deve agire come uomo, appropriandosi dell'influsso della sua
sfera, e non come un animale che non può appropriarsi di questa! Questo
significa: avere il desiderio per la fornicazione nella sua ‘condizione
iniziale’, poiché in tal caso l’uomo si trova ancora in uno
stato intermedio. – Chi non sa che tutto ciò che l'uomo fa
inizialmente ha la sua origine in un desiderio, cioè in quello che viene
chiamato ‘il suo uomo
naturale’? E chi non sa che anche questo desiderio non gli
verrà attribuito non appena passerà da uomo solo naturale ad uno
spirituale? Questo risulta esatto anche per ciò che riguarda il
desiderio di fornicazione, quando l’amore dell'uomo diventa amore
coniugale.
456. (11) Bisogna aver
cura che l’amore coniugale non venga distrutto dalla fornicazione
disordinata e smodata.
Con ‘fornicazione disordinata e smodata’,
che distrugge l'amore coniugale, sono intese le dissolutezze dell’impulso
sessuale, impulso che non indebolisce solo le forze, ma annulla anche tutte le
delizie dell'amore coniugale. Infatti, l’adempimento dissoluto
dell’impulso sessuale non provoca solo debolezze e impotenza del corpo,
ma anche impurità e spudoratezza. Come conseguenza di ciò l'amore coniugale non può
più essere sentito né percepito nella sua purezza e
castità, quindi anche non più nella sua dolcezza e culmine delle
sue delizie. Vogliamo tacere delle conseguenze dannose per animo e corpo,
così come dei piaceri proibiti, i quali non solo derubano l'amore
coniugale delle sue incantevoli delizie, ma lo annullano e lo trasformano in
freddezza e disgusto. Tali dissolutezze sono follie, attraverso le quali le
relazioni coniugali si trasformano in scene tragiche. I soddisfacimenti smodati
e dissoluti dell’impulso sessuale sono come incendi che irrompono nelle
regioni più basse, bruciano il corpo, prosciugano le fibre, contaminano
il sangue e pregiudicano il giudizio della mente. Essi irrompono come un fuoco
che sale dalla cantina di una casa e la distrugge completamente. I genitori
devono usare la massima cura affinché ciò non accada,
poiché un giovane, eccitato dal suo impulso sessuale, non è in
grado di contenersi con la propria ragione.
457. (12) Lo stato
matrimoniale di un uomo con una donna è il gioiello della vita umana, ed
è la cosa più sacra del cristianesimo.
In tutta la prima parte del libro si è trattato
dell’amore coniugale e delle delizie della sua sapienza, e questi due
punti sono stati dimostrati nel generale come nel particolare. Lo stato
matrimoniale è perciò il gioiello della vita umana, perché
la vita dell’uomo è costituita così come il suo amore
coniugale, costituendo questo il suo più interiore. È la vita
della sapienza che vive insieme al suo amore, e per questo motivo ravviva le
delizie della sapienza e dell’amore. In una parola, l'uomo è un’anima vivente attraverso questo amore;
perciò lo stato matrimoniale di un uomo con una donna viene definito
come il ‘gioiello della vita
umana’. Ciò è confermato anche dalla seguente
considerazione già esposta precedentemente:
che solo
con una donna è possibile una vera amicizia coniugale, una
familiarità e una forza, perché solo tra loro può
verificarsi una unione delle menti (n. 333-334). Solo nell’amore
coniugale esistono le beatitudini celesti, le gioie spirituali, e da queste
risultano anche i vantaggi naturali; di questi, fin dal principio ne sono stati
provveduti tutti coloro che vivono nel vero amore coniugale (n. 335). Esso
è l'amore fondamentale di
tutte le specie di amori celesti, spirituali e, da ciò, naturali, e in
questo amore sono contenute tutte le
specie di gioie e tutte le felicità, dalla prima all'ultima (n. 65 fino
al 69). Nella sua origine esso è il gioco tra sapienza e amore, come
è stato pienamente dimostrato nella prima parte di quest’opera
sulle delizie della sapienza concernenti l'amore coniugale.
458. L'amore
coniugale è la cosa più sacra del cristianesimo, perché
esso con questa religione rappresenta una unità, appartenendo allo
stesso genere. È stato dimostrato che solo chi si rivolge al Signore
può giungere a questo amore e rimanervi, amando le verità della
sua Chiesa e operando di conseguenza (n. 70-71). Inoltre è stato
dimostrato che questo amore viene solo dal Signore, ed è quindi
possibile solo presso coloro che appartengono alla religione cristiana (n. 131,
335-336); e ancora, che questo amore si comporta secondo lo stato della
Chiesa, vale a dire secondo lo stato della sapienza presso l'uomo (n. 130).
L’intero capitolo sull’analogia dell’amore coniugale con il
matrimonio tra il Signore e la Chiesa (n. 116-131) ne fornisce la
motivazione, come anche il capitolo sull’origine dell’amore
coniugale dall’unione del bene col vero (n. 83 fino al 102).
459. (13) L’amore
coniugale può essere conservato pure presso coloro che per differenti
motivi, non potendo contrarre matrimonio, ma non riuscendo ad astenersi a
motivo della loro libidine (et propter salaciam non possunt
inhibire libidines), limitano
comunque la loro dissolutezza a una sola concubina (Pellex).
Ragione ed esperienza insegnano che uomini esuberanti
non riescono a reprime le loro brame smodate e disordinate. Per uscire
dall’intemperanza e dal disordine di coloro che, spinti dalla passione,
per differenti motivi non possono contrarre un matrimonio abbastanza
rapidamente, fino a raggiungere un certo grado di misura e ordine,
c’è un solo modo: prendersi una concubina, denominata ‘l’amante francese’.
Come si sa, in alcuni regni ci sono ordinamenti dove i matrimoni possono essere
conclusi spesso solo dopo il termine dell’età giovanile,
perché gli uomini devono prima prestare servizio pubblico ed acquisire i
mezzi necessari per la formazione di una famiglia, prima di guardarsi intorno
per cercare una donna adatta. Tuttavia solo pochi uomini sono in grado di
reprimere e preservare la sorgente del vigore maschile per una sposa, sebbene
questo sarebbe meglio. Ma se ciò è impossibile a causa di un impulso
che non può essere represso, allora si dovrebbe cercare un mezzo adatto
per impedire che, nel frattempo, l'amore coniugale possa andare in rovina. Il
tenere un'amante è un tale mezzo, come lo dimostreranno le seguenti
considerazioni.
(a) In questo modo le confuse e disordinate
dissolutezze sessuali vengono frenate e contenute, raggiungendo così uno
stato più vicino alla vita coniugale.
(b) Il desiderio sessuale, che all’inizio
è impetuoso e, per così dire, bruciante, viene quietato e mitigato;
e così pure l’impudica libidine, che è qualcosa di
mostruoso, viene moderata da qualcosa in un certo qual modo simile al
matrimonio.
(c) Inoltre, le forze non sono sprecate fino alla
debolezza, come lo sarebbe tramite dissolutezze disordinate e senza
moderazione.
(d) Con ciò vengono anche evitate malattie
sessuali e malattie mentali.
(e) L’amante
francese aiuta altrettanto ad impedire gli adultèri o
l’impudica relazione con donne sposate, così come le profanazioni
e le violazioni di vergini, per non parlare di altre cose ignobili che non
possono essere nominate. Un giovane che giunge all’adolescenza pensa che
gli adultèri e le profanazioni non siano altro che semplici
fornicazioni; non fa nessuna differenza. Inoltre, egli non può resistere
alle seduzioni di certe donne che hanno studiato le arti del mestiere
meretricio. Se però ha una relazione con una sola amante, vive quindi in
uno stato di fornicazione più ordinata e più ragionevole, e allora
può imparare e comprenderne le differenze.
(f) Il rapporto con una concubina impedisce anche
l’accesso ai quattro tipi di fornicazione che sono distruttivi al massimo
grado per l’amore coniugale, cioè: piacere della deflorazione,
desiderio di varietà, di violentare e sedurre innocenti! Di più
su questo argomento, nel seguito, ma tutto questo non vale assolutamente per
quei giovani che sanno frenare l’ardore dei loro desideri, o per coloro
che possono contrarre matrimonio non appena hanno raggiunto l’età
adulta, potendo così offrire e consacrare le primizie della
virilità alla propria moglie.
460. (14) La relazione
con una concubina è da preferire alla dissolutezza vagabondante, solo
che non deve essere consumata con differenti concubine, né con una
giovinetta o una vergine, né con una donna sposata, e deve rimaner
separato dall’amore coniugale.
I casi in cui le relazioni con una concubina sono da
preferire al piacere licenzioso sono stati accennati sopra.
(a) Le relazioni devono essere limitate ad una sola
concubina, perché le relazioni con diverse hanno in sé qualcosa
della poligamia, il che trasferisce l’uomo in uno stato puramente
naturale, e preme fino al piano puramente sensuale. Alla fine poi non
potrà più essere elevato allo stato spirituale nel quale deve
essere l’amore coniugale. Si legga ai n. 338-339.
(b) La relazione non deve neanche essere praticata con
una vergine o con una inviolata, perché l'amore coniugale nelle donne
coincide con la loro verginità. Su questo si basa la castità, la
purezza e la santità di questo amore. Quando una donna simile si affida
a un uomo ed accetta di fidanzarsi con lui, lei gli offre con questo il pegno
dell’eterno amore. Per questo motivo una vergine non può
acconsentire ragionevolmente al dono della sua verginità, a meno che le
venga promesso il regolare matrimonio. Questa verginità è anche
la sua palma dell’onore. Se gliela si prende senza contrarre con lei il
patto del matrimonio, e la si lascia poi di nuovo, questo significa far di lei
una prostituta, lei che sarebbe potuta diventare una casta sposa e moglie,
dovrà ingannare l’altro che poi la sposerà. Circostanze
queste entrambe detestabili. Per questo motivo, uno che si prende una fanciulla
per amante, può per vero abitare insieme con lei ed introdurla in una
amicizia d’amore, ma se non vuol diventare un adultero, deve sempre
perseguire l’intenzione di far di lei la sua sposa.
(c) Che non si debba far diventare per propria amante
una donna sposata perché questo sarebbe adulterio, è evidente.
(d) L'amore per il concubinato, pertanto, è da
tener separato dall’amore coniugale, perché entrambi i tipi di
amori sono completamente differenti, e quindi non possono essere mescolati;
ciò perché l’amore per il concubinato è impudico,
puramente naturale ed esteriore, mentre l’amore coniugale è puro,
spirituale e interiore. L'amore per il concubinato separa le anime degli
interessati, ed unisce solo i loro sensi corporali. Viceversa, l'amore
coniugale unisce le anime e, in conseguenza di ciò, anche i sensi
corporali, finché alla fine due persone diventano una sola, e una carne
sola.
(e) L'amore per il concubinato penetra solo
nell'intelletto e nelle sfere da esso dipendenti, mentre l'amore per il
matrimonio penetra anche nella volontà e nelle sfere annesse; di
conseguenza, nel tutto e in ogni singolarità dell'uomo. Ma se dall'amore
per il concubinato nasce un amore per il matrimonio, l'uomo non può
retrocedere riferendosi a qualche diritto, senza infrangere l’unione
coniugale. Se tuttavia lo fa e ne sposa un’altra, con questa frattura
l'amore coniugale va a fondo. Tuttavia c’è da osservare che
l'amore per il concubinato è del tutto separato dall'amore coniugale,
perché in tal caso il matrimonio non viene promesso, e neanche lascia
che su questo sorga nessun tipo di speranza. È meglio, ovviamente, che la
fiamma dell'amore per il sesso sia accesa prima con il coniuge!
*
461. A questo
deve essere aggiunto il seguente fatto memorabile:
[1] Un giorno (nello spirito) parlai
con uno spirito novizio giunto nell’altro mondo. Finché viveva
sulla Terra aveva riflettuto molto sul Cielo e sull’inferno. Per spiriti
novizi s’intendono gli spiriti di uomini scomparsi di recente che sono
diventati uomini spirituali e perciò sono chiamati ‘spiriti’.
Non appena entrò nel mondo spirituale, egli iniziò a rifletterci
allo stesso modo. Quando pensava al Cielo percepiva gioia; quando invece
pensava all'inferno percepiva tristezza. Non appena si rese conto di essere nel
mondo spirituale, iniziò a chiedere dove fosse il Cielo e dove
l'inferno, e quale fosse la loro natura. Allora gli fu risposto: “Il Cielo è sopra la tua testa,
l'inferno sotto i suoi piedi. Tu sei adesso nel mondo degli spiriti, questo
significa nel mezzo tra il Cielo e l'inferno. Ma cosa e come sono fatti il
Cielo e l'inferno, non lo possiamo descrivere con poche parole”.
– Infiammato dal desiderio di conoscenza, si gettò ora sulle
ginocchia e implorò Iddio insistentemente affinché potesse essere
istruito. Ed ecco, gli apparve un angelo alla sua destra che lo rialzò e
disse: «Hai supplicato per ricevere
istruzione sul Cielo e sull’inferno. Indaga ed impara in cosa consiste il
piacere, e saprai cosa e come sono fatti il Cielo e l’inferno!».
Dopo queste parole, l’angelo si sollevò verso l’alto.
[2] Allora lo spirito novizio disse
tra sé: “Chissà cosa significa questo ‘indaga ed
impara in cosa consiste il piacere’, per sapere cosa sono e come sono
fatti il Cielo e l'inferno”. – Ora lasciò il suo posto e
vagò intorno dappertutto. Se qualcuno lo incontrava, lui gli rivolgeva
la parola e diceva: “Ti prego, sii
così buono e dimmi che cos’è il piacere”. –
Alcuni rispondevano: “Che razza di
domanda è questa? Chi non sa che cos’è un piacere? Non
consiste di gioia e di felicità? Un piacere è proprio un piacere!
Qui noi non facciamo nessuna differenza”. – Altri ancora
dicevano: “Il piacere è una
specie di sorriso dell’animo, poiché se l’animo sorride, il
volto è giulivo, il discorso piacevole, gli atteggiamenti giocosi e
l'intero uomo è colmo di gioia”. – Alcuni altri invece
dicevano: “Il piacere consiste nel
mangiare lautamente, come anche nel consumo di leccornie, nel gozzovigliare con
il nobile vino accompagnato da conversazioni piacevoli, soprattutto sui giochi
di Venere e Cupido[164]”.
[3] Quando ebbe sentito queste cose,
lo spirito nuovo arrivato s’indignò e disse tra sé: “Queste risposte sono grossolane e indecenti.
Piaceri del genere non sono né nel Cielo né nell'inferno. Oh,
vorrei tanto incontrarmi con degli esseri sapienti”. Egli andò
via e cominciò a domandare dei sapienti. – A quel punto si accorse
di lui uno spirito angelico che gli disse: «Da come io noto, un desiderio ardente ti spinge alla conoscenza di
sapere qual è l’essenza del Cielo e dell'inferno, e poiché
questo, nei fatti, è il piacere, allora ti condurrò su una
collina dove giornalmente s’incontrano degli spiriti, di cui alcuni
esaminano gli effetti, altri le cause, e altri ancora gli scopi finali. Si
tratta di tre differenti adunanze. Laddove ci si interroga sugli effetti, ci
sono i cosiddetti spiriti scientifici, astrattamente[165] chiamati ‘scienziati’. Laddove
si cercano le cause, vi sono i cosiddetti ‘spiriti del
discernimento’ oppure, detto astrattamente, ‘gli
intelligenti’; invece dove s’indagano gli scopi finali, vi sono i
cosiddetti ‘spiriti della sapienza’, ovvero ‘i
sapienti’. Proprio sopra di
noi, nel Cielo, ci sono gli angeli che vedono dagli scopi finali le cause e
dalle cause gli effetti. Da questi angeli perviene l’illuminazione alle
tre adunanze».
[4] A queste parole egli prese per
mano lo spirito nuovo arrivato e lo condusse sulla collina alla compagnia di
coloro che indagavano gli scopi finali e sono chiamati ‘le
sapienze’. A loro si rivolse il novizio: “Perdonate se sono venuto a voi, ma io già da ragazzo ho meditato
sul Cielo e sull’inferno, e quando recentemente son venuto in questo
mondo, alcuni che erano con me mi dichiararono che il Cielo era sopra la mia
testa e l'inferno sotto i miei piedi. Essi però non mi dissero che cosa
e di quale specie fossero entrambi. Con la costante riflessione su questi due
soggetti divenni alla fine ansioso, e mi rivolsi in preghiera a Dio. Allora un
angelo all’improvviso stette vicino a me e disse: ‘Indaga ed impara
in che cosa consiste il piacere, e lo riconoscerai!’. Questo lo feci
anche, ma finora invano. Perciò vorrei pregarvi di spiegarmi che cosa
c’è da intendere con il piacere”.
[5] Allora il savio rispose: “Il piacere è il tutto della
vita presso ciascuno, sia nel Cielo come nell'inferno. Presso coloro che sono
nel Cielo, è il piacere del vero e del bene, mentre presso coloro che
sono nell'inferno, è il piacere del male e del falso. Ogni piacere ha
tuttavia le sue radici nell’amore, e questo è l'essenza della vita
umana. Proprio come l'uomo è ‘uomo’ secondo la specie del
suo amore, così egli lo è anche secondo la specie del suo
piacere. Essere attivi per amore costituisce la percezione del piacere. Nel
Cielo gli angeli agiscono in unione con la sapienza, nell'inferno invece in
unione con l’avidità insensata (insania)[166]. Entrambi rappresentano negli interessati il
loro piacere. Cielo e inferno si rallegrano delle gioie opposte, perché
le loro specie di amori sono contrapposti. Pertanto l’amore celeste tende
a fare del bene agli altri, mentre l’infernale vuol causare danni agli
altri. Se dunque riconosci che cos’è il piacere, nello stesso
tempo riconoscerai anche cosa e di che natura sono Cielo e inferno. Ma
informati ulteriormente, ed impara di più sul piacere presso coloro che
indagano le cause e sono chiamati ‘intelligenze’; costoro sono alla
nostra destra”.
[6] Dopo di ciò egli si
avvicinò a questi (del secondo gruppo), spiegò la ragione della
sua venuta e pregò di spiegargli ciò che doveva essere inteso con
piacere. Soddisfatti della domanda, risposero: “Esatto! Se si sa che cos’è il piacere, si sa anche
cosa e di che natura sono il Cielo e l'inferno! La volontà, in
virtù della quale l'uomo è ‘uomo’, non si muove
minimamente se non viene stimolata da un piacere. La volontà,
considerata in se stessa, è solo l’impulso e l’attività
di un amore, quindi di uno stimolo al piacere. C’è sempre qualcosa
che a qualcuno piace, che si desidera, nel quale si pensa con diletto e rende
questo un volere. E siccome è la volontà che prima induce
l'intelletto a pensare, non vi può essere la benché minima idea
del pensiero che non abbia la sua origine in un piacere sgorgante dalla
volontà! Questo perché il Signore, per mezzo del Suo influsso,
mette in azione tutto ciò che appartiene all’anima e alla mente,
sia negli angeli, che negli spiriti e negli uomini. E si opera precisamene per
l’influsso dell’amore e della sapienza. Questa è la vera e
propria attività che sta alla base di tutto il fascino del piacere che,
in seguito alla sua origine, viene denominato come beatitudine, soddisfazione e
felicità, nella sua etimologia[167] come: piacevole, amabile e gradevole e, nel
senso universale, come il bene. Invece gli spiriti dell’inferno invertono
tutto nel loro opposto, quindi trasformano anche il bene in male e il vero nel
falso. Il fascino del piacere rimane tuttavia conservato. Senza di questo essi
non avrebbero nessuna volontà, nessuna sensazione, quindi nessuna vita.
Con questo dovrebbe essere chiaro cos’è il piacere, come è
nell’inferno e come nel Cielo, e da dove viene”.
[7] Quando ebbe udito questo, lo
spirito appena giunto fu condotto al raduno del primo gruppo, i cui membri
indagavano gli effetti ed erano chiamati ‘scienziati’. Questi gli
dissero: “Scendi nella Terra
inferiore e sali nella Terra superiore [nel mondo degli spiriti]. In
quest'ultima apprenderai e percepirai i piaceri degli angeli del Cielo,
nell’altra i piaceri degli spiriti dell’inferno”. –
Ed ecco, a una certa distanza da loro la terra si aprì e vennero fuori
tre diavoli. A causa del piacere del loro amore, essi apparvero ardenti. Gli
angeli che erano in compagnia del nuovo arrivato appresero che questi tre
diavoli erano saliti dall’inferno in seguito ad un volere della
Provvidenza. Essi esclamarono loro: «Voi
non potete avvicinarvi! Riferite da lì, da dove vi trovate, qualcosa dei
vostri piaceri!». –
Su questo, essi dichiararono: “Dovete
sapere che ognuno, sia buono o cattivo, è nel proprio piacere! Il buono
nel suo bene, il cattivo nel suo male”. – Quando si
domandò loro in cosa consistesse il loro piacere, essi risposero: “I nostri piaceri sono prostituzione,
furto, truffa e blasfemia!”. – Alla domanda sulla natura dei
loro piaceri, essi risposero: “Dagli
altri sono percepiti come puzzo di escrementi, di cadaveri in decomposizione e
come l'odore dell’urina marcia!”. – Alla stupefatta
domanda, se questo per loro fosse veramente gradito, essi risposero: “Sì, perfino sommamente
piacevole!”. – A questo punto si disse loro: “Allora voi siete come gli animali immondi
che si rotolano nel fango”. Essi risposero: “Or bene, se dobbiamo essere così, allora lo siamo! Ma
queste cose sono solo fragranze per i nostri nasi!”.
[8] Quando gli si chiese se avessero
ancora qualcosa da aggiungere, essi dissero “Ognuno
si può deliziare dei propri piaceri, anche i più impuri, come voi
li chiamate, solo non devono disturbare gli spiriti buoni e gli angeli. Ma
poiché in base al nostro piacere non possiamo evitarlo, siamo stati
rinchiusi in case di correzione dove dovevamo sopportare cose brutte.
Limitazione e privazione dei nostri piaceri sono ciò che si definisce
come sofferenza infernale. Questo è, di fatto, anche un dolore
interiore”. – All’ulteriore domanda sul perché
avrebbero disturbato i buoni, essi risposero: “Non possiamo fare altrimenti. Quando solo vediamo un angelo e
percepiamo la sfera divina intorno a lui, ci coglie semplicemente una furia
indomabile!”. – Poi fu detto loro: “Quindi, voi siete come bestie feroci?”. – Subito
dopo, non appena scorsero lo spirito nuovo venuto con gli angeli, i diavoli
furono colti da una furia che si presentò come un fuoco dell'odio.
Quindi, per evitare che questi demoni recassero danni, furono rigettati
nell’inferno. Ora però apparvero gli angeli che dagli scopi finali
potevano vedere le cause e dalle cause gli effetti, e quelli che si erano
trattenuti nel Cielo sopra le tre adunanze menzionate. Intorno a loro brillava
una luce sfavillante che si abbassava in forma di spirale, e portavano con
sé una corona di fiori che fu posta sul capo dello spirito novizio.
– Poi risuonò una voce dal Cielo che, rivolgendosi a lui, disse:
«Questa corona della vittoria ti
è conferita perché fin dalla giovinezza hai meditato sul Cielo e
sull'inferno!»
[indice]
۞
Sul concubinato[168]
462. Nel capitolo precedente si è
parlato della fornicazione. In relazione a ciò è stato trattato
anche il “Pellicat” (paelicatus)[169],
cioè l’unione concordata di un uomo celibe con una donna (femina). Con il concubinato (concubinatus) invece noi intendiamo una
simile unione tra un uomo sposato e una donna. Chi non distingue queste due
specie di unioni, usa le espressioni indifferentemente come se avessero lo
stesso significato. Invece si tratta di differenti specie di unioni, e quindi
l’espressione “Pellicat” va bene per la prima unione, perché
una tale donna è un’adultera (quia
pellex est moecha), mentre l’espressione “concubinato”
è appropriato per il secondo tipo di unione, perché una concubina
è una compagna di letto (succuba
lecti) al posto della moglie. Per amore dell’ordine qui viene trattato
il concubinato. Facendo ciò, diventa chiaro da una parte che cosa
è il matrimonio, e dall’altra parte che cos’è
l’adulterio. Il contrasto tra i due è già stato discusso
nel capitolo corrispondente, ma fino a che punto e in che modo, matrimonio e adulterio
sono opposti l’uno all’altro, può essere visto solo dagli
stati intermedi, e a questi appartiene anche il concubinato. Ma poiché
ve ne sono due tipi, per principio devono essere tenuti distinti, e anche
questa trattazione, come le precedenti, deve essere scomposta in sezioni, e
precisamente con le seguenti:
(1) Esistono
due tipi di concubinato che sono molto differenti: l’uno nel rapporto
continuativo con la moglie, l'altro dopo la separazione da lei.
(2) Il
concubinato nel rapporto continuativo con la moglie, per i cristiani è
completamente proibito e detestabile.
(3) In
questo caso si tratta di una forma di poligamia che dal mondo cristiano
è bandita, e tale deve rimanere.
(4) Questa
forma di fornicazione poligamica distrugge lo stato del matrimonio, quale
gioiello della vita cristiana.
(5) All’opposto,
il concubinato dopo la separazione dalla moglie, se è intrapreso per
motivi legittimi, giustificati e realmente gravi, non è proibito.
(6) I
legittimi motivi di un tale concubinato sono identici ai legittimi motivi per
la separazione, mentre la moglie può comunque rimanere nella casa.
(7) Le
giuste cause di questo concubinato sono le giuste ragioni di separazione dal
letto coniugale.
(8) Le
cause valide di questo concubinato sono in parte reali, in parte no.
(9) Ci
sono delle ragioni veramente valide che si basano sulla giustizia.
(10) Ci
sono delle ragioni non veramente valide che non si basano sulla giustizia,
bensì sulle sue semplici apparenze.
(11) Gli
uomini che, per motivi legittimi, giustificati e realmente validi, vivono nel
concubinato, possono, nello stesso tempo, essere nell’amore coniugale.
(12) Durante
questo concubinato il rapporto sessuale con la moglie non è permesso.
*
E ora segue la spiegazione dei singoli punti.
463. (1) Esistono due
tipi di concubinato che sono molto differenti: l’uno nel rapporto
continuativo con la moglie, l'altro dopo la separazione da lei.
[1] La grande differenza consiste nel
fatto che gli uni si tengono una compagna di letto ma allo stesso tempo hanno
ancora relazioni con la moglie, mentre gli altri si prendono una compagna di
letto solo dopo una legittima e giustificata separazione dalla moglie. Entrambe
le specie di concubinato sono altrettanto differenti com’è
differente la biancheria sporca da quella pulita.
[2] Gli uomini che hanno cura di
guardare le cose esattamente e precisamente possono comprendere questo molto
bene, ma non gli uomini che giudicano su ciò non chiaramente e in
maniera imprecisa. Possono comprenderlo perfino coloro che vivono
nell’amore coniugale, ma non gli uomini che amano l’adulterio.
Questi brancolano nel buio per quanto riguarda tutte le varietà
dell'amore per il sesso, mentre i primi possono giudicare chiaramente. Tuttavia
gli uomini che amano l’adulterio possono altrettanto vedere quelle
varietà e le loro differenze, certamente non da se stessi, ma solo in
base a ciò che sentono da altri. L’adultero ha la stessa capacità
di razionale conoscenza come il coniuge casto. Tuttavia l'adultero dopo aver
riconosciuto le differenze udite dagli altri, le cancella non appena immerge il
suo intelletto di nuovo nella sua immonda lussuria. Castità e
impudicizia, come ragione e insensatezza, non possono dimorare insieme, ma ben
li distingue l’intelletto separato dalla volontà.
[3] Una volta, nel mondo spirituale
domandai a degli spiriti che non consideravano l’adulterio come peccato,
se conoscevano la differenza tra fornicazione e concubinato (Paelicatus), e le due specie del
concubinato e i gradi dell’adulterio. – La loro risposta fu che per
loro, l’uno era come l’altro, e quando domandai ancora se questo
valeva anche per il matrimonio, prima si guardarono intorno per vedere se nelle
vicinanze non ci fosse un prete, e quando videro che questo non era il caso,
risposero di sì e dissero che anche il matrimonio non era
nient’altro. Diversamente si espressero gli spiriti che nei pensieri
ritenevano l’adulterio come peccato. Questi dissero che nei loro pensieri
più intimi – nella loro percezione – avevano per vero notato
delle differenze, ma non avevano ancora cercato di riconoscerle per
distinguerle più precisamente. – Io invece posso affermare che le
differenze menzionate sono percepite dagli angeli del Cielo anche nei più
piccoli particolari, e per rendere completamente chiaro che, di fatto, ci sono
due tipi di concubinato opposti l’uno all’altro, di cui uno
distrugge l’amore coniugale e l’altro presso il quale questo non
è il caso, deve prima essere descritta la specie condannabile, e dopo,
l’altra.
464. (2) Il concubinato
nel rapporto continuativo con la moglie, per i cristiani è completamente
proibito e detestabile.
Proibito perché rappresenta una violazione
contro il patto coniugale, e detestabile perché è contro la religione,
quindi contravviene al Signore. Pertanto, non appena qualcuno senza una valida
e reale ragione tiene una concubina accanto a sua moglie, il Cielo gli è
precluso, e dagli angeli lui stesso non viene più considerato come
cristiano. Da quel momento in poi, infatti, egli rifiuta anche tutto ciò
che è in relazione con la Chiesa e la religione, e non alza più i
suoi occhi sulla natura. Piuttosto considera la natura come un essere divino
che favoreggia i suoi desideri, e il cui influsso anima il suo spirito. La
causa più profonda di questa defezione sarà svelata nel seguente:
il detestabile di questa specie di concubinato l'uomo stesso non lo riconosce,
perché da quando il Cielo gli è stato precluso, egli viene
catturato nella sua follia spirituale. Invece una moglie casta lo riconosce
molto bene, perché lei personifica l’amore coniugale, e di queste
cose ne ha avversione. Questo è anche il motivo per la cui ragione molte
di loro, in seguito, rifiutano un congiungimento corporeo con i loro mariti,
perché esse hanno la sensazione che la loro castità è
stata macchiata con ciò, essendo state contagiate dal desiderio impuro
rimasto attaccato ai loro uomini dalle prostitute.
465. (3) In questo caso
si tratta di una forma di poligamia che dal mondo cristiano è bandita, e
tale deve rimanere.
Anche chi non è particolarmente intelligente
capisce che un concubinato, accanto all’unione con una moglie, è
poligamia, anche se questa non è regolata da nessuna legge e non
è riconosciuta come tale, ma così è denominata. Un tale
essere femminile, infatti, è come una moglie e compagna di letto per
l’uso transitorio. Nel capitolo sulla poligamia è stato dimostrato
il perché la poligamia è bandita e deve essere bandita dal mondo
cristiano, specialmente nei seguenti capoversi: “Un cristiano può prendere solo una moglie” [n. 338].
– “Se un cristiano prende
più mogli, commette adulterio, non solo naturale, ma anche
spirituale” [n. 339]. – “Al popolo d’Israele fu
permessa la poligamia perché presso di loro non esisteva la Chiesa cristiana”
[n. 340]. – Da ciò risulta che è un’abominevole
poligamia se, accanto alla moglie, si tiene una concubina e si condivide il
letto con entrambe!
466. (4) Questa forma di
fornicazione poligamica distrugge lo stato del matrimonio, quale gioiello della
vita cristiana.
[1] Con ragioni convincenti si
può dimostrare a questo punto che si tratta di una forma di fornicazione
che sta in grande opposizione all'amore coniugale rispetto al cosiddetto semplice adulterio. Altrettanto, che questa forma di fornicazione priva gli
uomini di tutte le facoltà e inclinazioni all’amore coniugale che
è insito nei cristiani dalla nascita. Quanto al primo punto, vale a dire
che un concubinato contratto mentre continua a sussistere la relazione con la
moglie, è una forma di fornicazione che rappresenta una grandissima
opposizione all'amore coniugale, e a differenza della fornicazione semplice,
questo può essere visto da quanto segue: la semplice fornicazione,
cioè il semplice adulterio, non è alcun amore affine all'amore
coniugale; esso è solo un ardore bruciante della carne che presto si
raffredda e spesso non lascia dietro nessuna traccia d’amore per la donna
in questione! Perciò questa fornicazione ribollente, per quanto non sia
intenzionale e per principio, danneggia solo poco l’amore coniugale. E
quindi, questo ribollire della lussuria, se non viene tradotto in fatto e non
diviene abituale, qualora l'adultero si penta, ha come conseguenza un degrado
minimo dell'amore coniugale. – Diversamente sta con la fornicazione poligamica. In essa sta
qualcosa che somiglia leggermente all'amore coniugale; esso non si raffredda e
non svanisce, non si dissolve in nulla dopo il ribollimento, come il precedente
tipo di fornicazione, ma rimane, si rinnova e si consolida. Fino a qual punto
questo accade, ciò pregiudica l’amore per la moglie e fa sì
che l’uomo si raffreddi verso di lei. Un tale uomo considera la sua
concubina garantita di meretricio, già come dignitosa amante,
perché egli la potrebbe licenziare in qualsiasi momento, se lo desidera;
una libertà che è innata nell'uomo puramente naturale. E
poiché questa libertà gli è gradita, viene rafforzato nel
suo amore impudico. Inoltre il rapporto con la concubina è più
stretto e più seducente che con la moglie. D’altra parte, sua
moglie già non gli pare così amabile, perché si sente
obbligato a vivere con lei, obbligo impostogli dal patto coniugale per tutta la
durata della vita; quindi si sente costretto, in confronto alla libertà
che ha nel rapporto con la concubina. Come si sa, l'amore per la moglie
diminuisce nella stessa misura in cui aumenta l'amore per la concubina, e
quest’ultima sale in gradimento.
[2] Riguardo al secondo punto, un
concubinato parallelo al matrimonio priva un uomo di ogni facoltà e di
ogni inclinazione alla vita coniugale; vita che è innata ai cristiani
fin dalla nascita. Questo si può osservare da quanto segue: nella misura
in cui l'amore per la moglie viene trasferito alla concubina, l’amore per
la moglie diminuisce, si esaurisce e, come è stato detto sopra, viene
svuotato. Questo accade perché le sfere più interiori del
sentimento dell’uomo naturale sono chiuse, mentre quelle esteriori o
inferiori sono aperte. Lo si può vedere dal fatto che
l’inclinazione ad amare un solo singolo dell’altro sesso, presso i
cristiani ha la sua sede nel più intimo dell’animo. Questa sede
può, per vero, essere chiusa, ma non può essere sradicata.
L'inclinazione ad amare un singolo essere del sesso opposto, così come
la facoltà di ricevere questo amore, è impiantata nei cristiani
dalla nascita, perché questo amore viene solo dal Signore ed appartiene
alla religione, e perché nella cristianità la divinità del
Signore è riconosciuta e adorata. La religione discende dalla Parola di
Dio. Da ciò deriva anche il suo innesto e propagazione di generazione in
generazione. Come è stato detto, la fornicazione poligama distrugge il
matrimonio nel senso cristiano. Nondimeno, questo deve solo voler dire che, in
un cristiano, vivente in questo modo da poligamo, il matrimonio viene chiuso ed
interrotto, ma nei suoi discendenti può di nuovo essere risvegliato,
nello stesso modo come la somiglianza del nonno e del bisnonno ritorna nel
nipote. Perciò il matrimonio sopra indicato è stato denominato
come ‘gioiello della vita cristiana
e umana’, e come ‘culla
del cristianesimo’ (confrontare n. 457-458).
[3] In un cristiano che vive nella
fornicazione poligama, questo matrimonio è rovinato, come già
mostra la riflessione che egli non può amare ugualmente la sua concubina
e sua moglie, come può fare invece un maomettano vivente nella
poligamia. Piuttosto, il suo amore per la moglie diminuisce e si raffredda,
mentre si riscalda per la sua concubina. Ma ancor più da detestare
è questo: nella misura in cui nel suo cuore considererà il
Signore solo come uomo naturale e quale figlio di Maria e al tempo stesso non
riconoscendoLo come Figlio di Dio, nella stessa misura apprezzerà poco
anche la religione. Si consideri però che questo si verifica solo negli
uomini che aggiungono una concubina alla loro moglie e, di fatto, si
congiungono fisicamente con entrambe, ma non in coloro che si separano dalle
loro mogli per cause legittime, giustificate e veramente gravi, rinunciando ai
rapporti coniugali con la moglie e, in luogo di questi, tenendo una femmina per
il loro piacere (ac usurariam feminam
collocant). Di questo genere di concubinato se ne parlerà nel
seguito.
467. (5) All’opposto,
il concubinato dopo la separazione dalla moglie, se è intrapreso per
motivi legittimi, giustificati e realmente gravi, non è proibito.
Quali siano le cause di separazione che vengono
designate come legittime, e quali come giuste e come veramente valide,
dovrà essere spiegato conformemente all’ordine. Qui vien fatto
precedere solo un accenno delle cause, affinché il concubinato che
sarà trattato in seguito si possa distinguere da quello prima descritto.
468. (6) I legittimi
motivi di un tale concubinato sono identici ai legittimi motivi per la
separazione, mentre la moglie può comunque rimanere nella casa.
Per divorzio s’intende lo scioglimento del
matrimonio, quindi la totale separazione e, di conseguenza, l’illimitata
libertà di portare a casa un'altra donna. Secondo il comandamento del
Signore in Matteo 19:9, l’unico motivo pienamente valido per una tale separazione
o divorzio, è la fornicazione[170]. Oltre a
ciò contano anche le ovvie oscenità che fanno sentire la mancanza
di ogni vergogna, e anche quando si riempie la casa di intrighi vergognosi che
disturbano la pace domestica. La conseguenza è l’immorale
spudoratezza che afferra l’intero sentimento. Per di più si
sviluppa un abbandono malintenzionato dell’uomo che va mano nella mano
con la fornicazione, significando adulterio della moglie e suo successivo
ripudio [Matteo 5,32][171]. Ciò
perché sono queste tre cause a giustificare legittimamente il divorzio:
il primo e l’ultimo davanti al giudice popolare, l’intermedio
dinanzi all'uomo come giudice,
essendo queste allo stesso tempo anche identiche alle legittime cause
del concubinato, presupposto naturalmente che la moglie adultera sia tenuta in
casa. Sopra (al n. 255) è stato mostrato che la fornicazione è
l'unica ragione legittima di divorzio, perché è diametralmente
opposta all'amore coniugale, e lo distrugge fino all’annientamento.
469. Le
ragioni per cui alcuni uomini tengono la loro moglie impudica in casa, sono le
seguenti:
1° La paura di far causa alla moglie ed accusarla
di adulterio, perché con ciò sarebbe pubblicamente conosciuto il
suo misfatto. Inoltre egli dovrebbe esibire testimoni o prove di uguale
importanza, altrimenti dal lato della società maschile sarebbe
sopraffatto dalla disapprovazione, e dal lato della società femminile da
evidenti rimproveri.
2° L’uomo teme le astute giustificazioni
della moglie infedele, come anche di un eventuale trattamento di preferenza da
parte dei giudici verso di lei, per mezzo del quale sarebbe rovinata la sua
reputazione.
3° Egli pensa ai vantaggi dell’economia
domestica che ha tramite la donna, e questi parlano contro una sua separazione
dalla casa, specialmente se vi sono figli in comune per i quali anche una madre
impudica nutre ancora amore. Inoltre, possono unirli ancora degli obblighi
reciproci che non possono essere revocati, oppure la moglie trova aiuto e
protezione presso i suoi parenti e amici giurati ed ha prospettive di fortuna.
Può anche essere che lui stesso inizialmente abbia favorito rapporti
intimi di altri uomini con lei, e lei, dopo che è diventata a lui
infedele, sa tranquillizzarlo con maniere suadenti e velata gentilezza,
così che lui non la incolpi.
4° Ci sono ancora altri motivi simili che di per
sé sono legittimi motivi per un divorzio, e allo stesso tempo con
ciò anche per un concubinato. Tuttavia le considerazioni che parlano a
favore di tenere la donna in casa, non annullano i motivi del divorzio,
presupposto che lei abbia rotto il matrimonio con la sua infedeltà. Chi
può, se non è privo d’onore, in tali casi, sostenere il
diritto al coito coniugale e, allo stesso tempo, dividere il letto con una
prostituta? Se tuttavia qui e là accade, allora questo non giustifica
nessuna argomentazione.
470. (7) Le giuste cause
di questo concubinato sono le giuste ragioni di separazione dal letto coniugale.
Ci sono cause legittime e giuste per una separazione. Le
legittime sono determinate dalle sentenze giudiziarie, quelle giuste solo dal
giudizio dell'uomo. Sia le cause legittime come anche le cause giuste di una
separazione del letto e della casa, sono state brevemente esposte ai n. 252 e
253. In queste cause sono annoverate anche le condizioni fisiche difettose,
vale a dire malattie che hanno colpito tutto il corpo, il cui contagio potrebbe
causare la morte. A tali specie di malattie appartengono le febbri maligne
epidemiche, lebbra, sifilide e cancro, inoltre malattie che colpiscono l'intero
corpo e rendono impossibile una coabitazione; malattie a seguito delle quali si
formano effluvi e vapori nocivi che sorgono o dalla superficie del corpo o
dalle sue parti interne, specialmente dallo stomaco e dai polmoni. A quelle che
si mostrano sulla superficie del corpo appartengono i vaioli maligni,
foruncoli, pustole, tisi scorbutica, scabbia virulenta, soprattutto se con
ciò il viso viene sfigurato. Ad altre specie appartengono le esalazioni
sorgenti dallo stomaco che continuamente esalano ripugnanti e maleodoranti
acidità, oppure quando dai polmoni si annovera un alito nauseante e
marcio che ha la sua causa in escrescenze, ulcere o ascessi, sangue infetto o
siero del sangue. Oltre a ciò ci sono le più differenti malattie,
per esempio la lipotimia, cioè la totale paralisi ed esaurimento del
corpo; paralisi significa fiaccamento e rilassamento di quelle membrane e
legamenti preposti al movimento; epilessia o morbo comiziale; debolezza fisica
persistente in seguito ad un colpo apoplettico; differenti malattie croniche,
come malattie intestinali, ernia inguinale e altre malattie che la patologia sa
riferire. Ai giusti motivi di una separazione di letto e casa appartengono
anche le malattie mentali, come smania, frenesia (phrenitis), delirio (vesania), vera stupidità e follia, amnesia e ulteriori cose
simili. Anche senza giudice, la ragione riconosce che queste sono giuste cause
per una separazione, e nello stesso tempo, giuste cause per un concubinato[172].
471. (8) Le cause valide
di questo concubinato sono in parte reali, in parte no.
Alle valide ragioni di separazione, e di conseguenza
anche del concubinato, ci sono ancora quelle che dipendono dal solo giudizio e
giustizia dell'uomo. Perciò devono essere menzionate anche queste; ma
poiché i giudizi giusti possono essere rovesciati, ed attraverso
argomentazioni possono essere convertiti in una parvenza di giustizia, per
questo motivo queste ragioni le distingueremo in gravi, in reali e in fittizie,
e saranno descritte separatamente.
472. (9) Ci sono delle
ragioni veramente valide che si basano sulla giustizia.
Per conoscere queste ragioni è sufficiente
elencarne alcune che sono veramente valide: manifesta mancanza d’amore
per i bambini, e di conseguenza la loro trascuratezza, l’intemperanza, il
vizio del bere, impurità, spudoratezza, smania di spifferare segreti
domestici, smania di litigare, infliggere percosse, brama di vendetta, reati di
malvagità, furto, frode, diversità interiore che porta all’antipatia,
pretese spudorate dei doveri coniugali che fa diventar l’uomo freddo come
una pietra, occupazione con magia e stregoneria; totale empietà e altre
simili depravazioni.
473. Ci sono
anche ragioni più lievi che tuttavia sono valide per giustificare una
separazione dal letto, se non anche dalla casa. Ad esempio: quando la donna per
motivi di età non può più avere figli e respinge
l’uomo negandogli i rapporti coniugali, sebbene egli sia ancora nel suo
pieno vigore, e altre cause simili che riconoscono un giudizio razionale come
giusta ragione senza lederne la coscienza.
474. (10) Ci sono delle
ragioni non veramente valide che non si basano sulla giustizia, bensì
sulle sue semplici apparenze.
Queste possono essere riconosciute sulla base di
ragioni veramente valide, come sopra esposte. Se non vengono esaminate a fondo
possono apparire come giuste, sebbene non lo sono. Per esempio i tempi di
astinenza che sono necessari dopo il parto, come le indisposizioni passeggere
delle donne. Come conseguenza, anche per ragioni indipendenti, si può
verificare nell’uomo la perdita del seme. Altrettanto può essere
citata la poligamia permessa presso gli Israeliti, per non parlare di altre
presunte cause simili che non valgono davanti alla vera giustizia. Queste
ragioni sono inventate dagli uomini che provano freddezza al cospetto della
loro moglie; desideri impudichi che li hanno privati dell'amore coniugale e li
hanno indotti a pensare che l’amore coniugale e l’amore meretricio
siano la stessa cosa. Quando questi uomini contraggono una concubina, rielaborano
tali cause ingiuste e menzognere per autentiche e reali. Per lo più
diffondono poi anche bugie sulle loro mogli, e a seconda della loro
reputazione, trovano plauso e approvazione presso i concittadini amici.
475. (11) Gli uomini che, per
motivi legittimi, giustificati e realmente validi, vivono nel concubinato,
possono, nello stesso tempo, essere nell’amore coniugale.
Se si afferma che essi potrebbero essere allo stesso
tempo nell'amore coniugale, significa che possono portare questo amore nascosto
in sé. Questo amore non va perso da quell’uomo che lo porta
veramente dentro, ma esso resta soltanto in uno stato di quiete. Le ragioni per
cui l'amore coniugale viene preservato presso coloro che preferiscono il
matrimonio al concubinato, e ciò nondimeno intraprendono una simile
relazione sia pure in forza delle cause sopra menzionate, sono queste:
(a) un tale
concubinato non contraddice l'amore coniugale perché non è nessun
allontanamento, ma solo il suo rivestimento. Questo rivestimento viene portato
via dopo la morte. Un tale concubinato non contraddice l'amore coniugale. Per primo, questo segue da quanto è
stato mostrato sopra, secondo cui un concubinato che viene contratto per cause
legittime, giuste e veramente valide, non è proibito (si veda ai n. 467
fino al 473).
(b) Per secondo, un tale concubinato non significa
nessun allontanamento dall'amore coniugale, perché se esistono ragioni
legittime, giuste e veramente valide che consigliano e spingono a questo,
allora l'amore coniugale non è allo stesso tempo separato con il
matrimonio, ma solo interrotto. Un tale amore si conserva nell'uomo in
questione. Si comporta in modo simile a qualcuno che ha un’occupazione
preferita, ma viene trattenuto da impegni sociali, partecipazioni a spettacoli
teatrali, viaggi o cose simili, e tuttavia non perde l’amore per questa
occupazione. Una persona simile somiglia anche ad un uomo che ama i vini
nobili, ma non perde il senso e il gusto se deve berne uno poco nobile.
(c) Per terzo, questo concubinato è solo
una copertura dell'amore coniugale perché l'amore nel concubinato
è naturale, mentre l'amore nel matrimonio è spirituale. L'amore
naturale copre lo spirituale finché questo viene sospeso. L'amante non
lo nota perché l'amore spirituale non viene sentito come tale,
bensì attraverso il naturale. Esso però viene percepito come una
gioia nella quale risiede la beatitudine celeste. Al contrario, l'amore
naturale in quanto tale viene percepito solo come piacere.
(d) Per quarto, questa copertura dopo la morte
viene rimossa, perché allora l'uomo da naturale diventa spirituale, e
invece di un corpo naturale possiede un corpo spirituale, in cui i piaceri
naturali, per quanto derivino dallo spirituale, sono percepiti nella loro
completa pienezza. Questo mi è stato confermato da alcuni con cui ho
parlato nel mondo dello spirito, tra cui perfino un ex re che nel mondo
naturale per motivi veramente validi avevano vissuto nel concubinato.
476. (12) Durante questo
concubinato il rapporto sessuale con la moglie non è permesso.
Ciò perché l'amore coniugale, che in
sé è spirituale, casto, puro e santo, si trasformerebbe in
naturale, ne verrebbe contaminato e indebolito e così perirebbe.
Perciò, affinché questo amore possa essere conservato, è
utile che il concubinato sia contratto solo per ragioni veramente valide (n.
472-473), ed anche solo con una donna, e non con due allo stesso tempo.
*
477. A questo
deve essere aggiunto il seguente fatto memorabile:
[1] Un giorno, mentre ero di
là, sentii come un giovane, appena giunto da questo mondo, si
pavoneggiava delle sue fornicazioni e si adoperava di far riconoscere la sua
impetuosa forza virile. Tra le altre asserzioni, spudorate e boriose,
traboccavano da lui le seguenti parole: “Cosa
c’è di più triste che imprigionare il proprio amore e
vivere con un sola donna? E cosa c’è di più piacevole che
lasciar libero corso al proprio amore? Chi non si annoia con una sola donna? E
chi non viene stimolato se pratica con parecchie donne? Cosa c’è
di più dolce della libertà e varietà illimitata, che il
violare il fiore delle vergini, ingannare i mariti e compiere intrighi galanti?
Non ci si diletta in ciò che si ottiene con l’astuzia, inganno e
furto, il piacere più intimo del sentimento?”
[2] Quando udirono questo, i presenti
dissero: “Non parlare così.
Evidentemente non sai dove e con chi sei, dal momento che sei venuto qui solo
da poco. Sotto i tuoi piedi c’è l'inferno, e sopra di te il Cielo.
Tu ti trovi adesso nel mondo che sta nel mezzo. Qui si riuniscono tutti coloro
che giungono dal mondo e vengono esaminati sulla loro natura; qui i malvagi
sono preparati per l'inferno e i buoni per il Cielo. Forse ti ricorderai ancora
ciò che i sacerdoti hanno detto su questo, cioè che fornicatori e
prostitute sono buttati all'inferno, mentre i coniugi casti sono innalzati al
Cielo!”. – A questo, ora il nuovo arrivato sorrise, e rispose: “Cos’è questo Cielo? E
cosa l’inferno? Non è il Cielo dove esiste la libertà? E
non è libero chi può amare quanto e come vuole? E l'inferno, non
è lì dove esiste la schiavitù? E non è uno schiavo
chi è legato ad una singola donna?”
[3] Quando un angelo dal Cielo
udì questo, interruppe il discorso affinché non potesse
svilupparsi ulteriormente fino alla profanazione del matrimonio. Egli disse:
«Vieni su, voglio mostrarti
chiaramente cos’è il Cielo e cosa l'inferno, e come sarà
questo per gli uomini che si sono votati alla fornicazione». E gli
mostrò la via; e così il giovane salì. – Quando
giunse su, lo si portò prima in un giardino paradisiaco con alberi da
frutta e fiori, la cui bellezza, dolcezza e fragranza colmavano le anime con le
delizie della vita. Quando il giovane vide questo, ne fu sbalordito. Egli
però in quel momento si trovava nella stessa vista esteriore come nel
mondo quando aveva scorso cose simili, e in questo stato era completamente
razionale. Ma nella condizione della sua vista interiore, dove la fornicazione
giocava il ruolo principale ed occupava tutti i suoi pensieri, egli era completamente
irrazionale. Pertanto ora venne chiuso il suo senso della vista esteriore e gli
fu aperto quello interiore. Dopo questo, disse: “Cosa vedo adesso? Non è tutto questo, paglia e legno
secco? E ora, non percepisco altro che cose puramente maleodoranti. Dove sono
adesso le cose paradisiache che ho visto prima?”. – L'angelo
gli disse: «Esse sono completamente
vicine e presenti, ma non appaiono davanti alla tua facoltà visiva
interiore perché è completamente occupata da immagini meretrici,
e queste trasformano le cose celesti in cose infernali; per tale ragione tu
adesso vedi solo il contrario. Ogni uomo ha un sentimento interiore ed uno
esteriore, e di conseguenza una facoltà visiva interiore e una
esteriore. Presso gli uomini malvagi il sentimento interiore è insensato
e l’esteriore assennato; invece presso gli uomini buoni il sentimento
interiore è saggio, e da ciò anche l’esteriore.
Com’è il suo sentimento, così l’uomo vede gli oggetti
nel mondo spirituale».
[4] Dopo queste parole, l'angelo, in
base al potere a lui dato, gli chiuse di nuovo la facoltà visiva
interiore, ed aprì quella esteriore. Poi lo condusse attraverso le porte
nel mezzo dei quartieri residenziali. Lì il giovane scorse palazzi
magnifici fatti di alabastro, di marmo, e di ogni sorta di pietre preziose, e
accanto vide vestiboli circondati tutt’intorno da colonne che portavano
splendide decorazioni. Quando vide tutto questo ne fu profondamente
meravigliato e disse: “Cosa vedo?
Queste sono cose grandiose nella suprema perfezione, e opere di architettura
nell’arte eccelsa”. – Ora l'angelo chiuse di nuovo la sua
facoltà visiva esteriore, per aprire l’interiore che era colma di
cupidigie e pensieri meretrici, quindi malvagia. Allora egli esclamò: “Cosa vedo? Dove sono? Dove sono
adesso i palazzi e le cose splendide? Vedo solo cumuli di macerie, rovine e
spelonche!”. – Subito dopo fu di nuovo trasferito nella
facoltà visiva esteriore e portato in uno dei palazzi, dove ora scorse
delle decorazioni alle porte, alle finestre, alle pareti e ai soffitti, ma
soprattutto anche gli arredi che sopra e tutt’intorno mostravano
addirittura forme celesti d’oro e pietre preziose che, con parole, non
possono essere descritte né paragonate con nessuna arte terrena
perché trascendono tutti i concetti descrivibili di quest’arte.
Quando vide questo esclamò di nuovo: “Queste
cose sono autentiche meraviglie, perché nessun occhio le ha mai
viste!”. Dopo questo la sua facoltà visiva interiore fu di
nuovo aperta, e quella esteriore chiusa, e gli fu chiesto di nuovo cosa vedesse
ora, ed egli rispose: “Nient'altro
che muri di argilla, qui mescolati con giunchi, lì con paglia o con rami
secchi!”
[5] Poi fu trasferito ancora una
volta nella disposizione d’animo esteriore, e ora furono portate delle
vergini, vere bellezze, perché esse sono immagini delle inclinazioni
celesti. Queste gli rivolsero la parola con un’incantevole voce delle
loro inclinazioni. La sua espressione si cambiò radicalmente in base a
ciò che vide e udì, e ritornò da solo nello stato della
sua lussuria interiore. Ciò perché un simile uomo non sopporta
l'amore celeste, come anche, viceversa, non è sopportato da questo,
allora scomparvero l’uno e l’altro: le vergini alla vista
dell'uomo, e l'uomo dalla vista delle vergini. Dopo di ciò l'angelo lo
istruì sull'origine degli improvvisi cambiamenti di stato della sua
facoltà visiva, e disse: «Da
come noto, nel mondo da dove vieni eri un uomo doppio, interiormente uno, ed
esteriormente un altro. Esteriormente eri una persona civile, morale e
razionale; invece interiormente eri un incivile, un immorale e un irrazionale,
un fornicatore e adultero. Uomini come te, se si fanno entrare nel Cielo
mantenendosi nello stato della loro esteriorità, possono vedere
lì le cose celesti. Ma se si apre loro l’interiore, al posto delle
cose celesti vedono le cose puramente infernali. Tu però devi sapere che
qui, in tutti, gradualmente viene chiuso l’esteriore e aperto
l’interiore. In questo modo sono preparati per il Cielo oppure per
l'inferno, e poiché il male della fornicazione, più di ogni altro
male, deturpa l’interiore dell’animo, il tuo animo sarà
inevitabilmente attratto dalle nefandezze del tuo tipo di amore, come da quelle
che si trovano negli inferni, nelle cui spelonche c’è puzzo di
sudiciume. Chi non può riconoscere, in base alla sua ragione, che nel
mondo spirituale la lussuria e la fornicazione sono impure e sudice, e nulla
contamina e profana l’uomo così tanto come queste, e sono esse ad
imprimergli un carattere infernale? Guardati dunque dal gloriarti ancora di
più della tua fornicazione, sostenendo che in essa tu avresti compiuto
più che altri uomini. Io ti dico in anticipo che diverrai così
debole, che a malapena conoscerai dove è rimasta la tua precedente
virilità! Tale è la sorte che attende tutti coloro che si
gloriano della loro forza nella fornicazione!». – Quando ebbe
udito questo, il giovane scese giù e ritornò nel mondo degli
spiriti e dai suoi precedenti compagni. Con loro parlò ora del tutto
modesto e casto, ma non per molto.
[indice]
۞
Specie e gradi
dell’adulterio
478. [1] Nessuno
può sapere che con l'adulterio è collegato qualcosa di brutto, se
lo si giudica solo da punti di vista esteriori, perché in questo
c’è qualcosa di simile al matrimonio. Se si menziona loro l’interiore
e si dice che l’esteriore possiede il suo bene o il male
dall’interiore, essi dicono a se stessi: “Cos’è l'interiore? Chi lo vede? Non oltrepassa
questo l’orizzonte della comprensione?”. – Essi
somigliano agli uomini che ritengono per genuino e spontaneo tutto il bene che
qualcuno ha fatto solo per ingannare i propri simili; questi sono ai loro occhi
adulatori saggi, poiché in breve giudicano gli uomini secondo i loro bei
discorsi, i loro bei vestiti e la stupenda carrozza sulla quale vanno qui e là,
ma non secondo le loro convinzioni interiori che si basano sul discernimento, e
quindi sull’inclinazione al bene. Sarebbe come giudicare la bontà
di un frutto dell’albero o di un cibo solo in base alla loro apparenza,
oppure, come li si tocca senza averli assaggiati. Così agiscono tutti
coloro che non vogliono saper nulla dell’interiore dell’uomo. Su
questo si basa la folle visione di molti del tempo presente (1768!) che
nell’adulterio non vedono niente di male, anzi lo mettono sullo stesso
piano del matrimonio, e questo solo a causa dell'apparente somiglianza
esteriore.
[2] Di questo mi ha convinto la
seguente esperienza: un giorno gli angeli convocarono una riunione di parecchie
centinaia dei più geniali, più eruditi e più saggi spiriti
dell’Europa, per esaminare la differenza tra il matrimonio e
l’adulterio. Gli angeli li invitarono a considerare tutte le ragioni
razionali nel loro intelletto. Dopo che si ebbero consultati, ad eccezione di
dieci, tutti risposero che solo la legge forense[173] fa per l'appunto
una differenza, e precisamente a causa di un certo beneficio del matrimonio
che, per vero, si poteva riconoscere, ma compensato dall’avvedutezza
civica. Inoltre fu chiesto loro se vedessero nel matrimonio qualcosa di buono e
nell'adulterio qualcosa di male, essi risposero: “Niente che fosse male o bene davanti alla ragione!”.
– Alla domanda se ritenessero l’adulterio per qualcosa di
peccaminoso, essi risposero con la contro domanda: “In che cosa dovrebbe consistere questo peccaminoso, non si
tratta, di fatto, in entrambi della stessa cosa?”. – Gli angeli s’inorridirono di queste risposte, ed esclamarono:
«Oh, quanto grande è la
stupidità di quest’epoca!». – Quando udirono
ciò, centinaia di questi cosiddetti saggi, si voltarono e dissero
ridendo tra loro: “Questa dovrebbe
essere stupidità? Dove esiste una prova ragionevole che l’amore
per la donna di un altro meriti la dannazione eterna?”. –
Nella prima parte del presente capitolo
sull’opposizione tra l’amore meretricio e l’amore coniugale,
è stato tuttavia dimostrato che l’adulterio rappresenta qualcosa
del male spirituale e, con ciò, nello stesso tempo, anche morale e
civile, e sta in drastico contrasto con la sapienza della ragione; inoltre che
l'amore per l'adulterio ha la sua origine nell'inferno, e ritorna anche
all'inferno, mentre l'amore del matrimonio viene dal Cielo e ritorna al Cielo.
Tutto il male, come tutto il bene, ha la sua estensione; in larghezza,
cioè in differenti specie, e in altezza in differenti gradi.
Perciò gli adulteri, per riconoscerli in entrambi i sensi, devono prima
essere scomposti nelle loro specie, e poi nei loro gradi, e precisamente in
quest’ordine:
(1) Ci sono tre tipi
di adultèri: il semplice, il doppio e il triplo.
(2) L'adulterio
semplice è quello di un uomo non sposato con la moglie di un altro,
oppure di una donna non sposata con il marito di un'altra.
(3) L'adulterio
doppio è quello di un marito con la moglie di un altro, e viceversa.
(4) L'adulterio
triplo è quello tra consanguinei.
(5) Ci sono quattro
gradi di adultèri, secondo i quali sono annunciati pubblicamente,
bollati ed imputati dopo la morte.
(6) Adultèri
di primo grado accadono per ignoranza, e precisamente commessi da uomini che
non hanno ancora consultato il loro intelletto o che non possono affidarsi ad esso,
così da astenersi da questo misfatto.
(7) Gli
adultèri commessi da questi sono lievi.
(8) Gli
adultèri di secondo grado accadono per lussuria e sono commessi da
uomini che, sebbene possono consultare assolutamente il proprio intelletto, per
cause fortuite in tali momenti non ne sono capaci.
(9) Tali
adultèri sono imputati nella misura in cui, in seguito,
l’intelletto acconsente con loro oppure no.
(10) Gli adultèri di terzo grado sono commessi da
quegli uomini che il loro intelletto giustifica, nell’opinione che
facendo ciò, non fanno niente di peccaminoso.
(11) Gli adultèri giustificati dall’intelletto
pesano di più e sono imputati secondo la specie della loro
giustificazione.
(12) Adultèri di
quarto grado sono commessi del tutto consapevoli e coscientemente da quegli
uomini che li considerano permessi e piacevoli, i quali non ritengono valga la
pena rifletterci sopra razionalmente.
(13) Tali
adultèri gravano pesantemente, essendo imputati agli uomini in questione
come mali intenzionali, e quindi aderiscono a tali persone come reato (reatus).
(14) L’adulterio del terzo e quarto grado è
peccaminosamente malvagio nella misura in cui intelletto e volontà
derivano da questo, indifferentemente se è giunto all’attuazione o
meno.
(15) L’adulterio
che si basa sulla consapevole premeditazione o convinzione, rende gli uomini
naturali in sensuali e carnali.
(16) Questo accade in
una tal misura che alla fine rigettano tutto ciò che sta in relazione con
Chiesa e religione.
(17) Tuttavia questi
adulteri sono altrettanto dotati di ragione, come gli altri uomini.
(18) Essi però
usano la loro ragione solo finché sono nello stato esteriore,
poiché non appena sono nel loro stato interiore, praticano uso improprio
con essa.
*
E ora segue la spiegazione dei singoli punti.
479. (1) Ci sono tre
tipi di adultèri: il semplice, il doppio e il triplo.
Il Creatore dell'Universo ha suddiviso ogni cosa creata
in classi, e ogni classe di nuovo in specie, ed ha suddiviso ogni specie, come
anche ogni sottospecie, e così via. Lo scopo di ciò era quello di
mostrare un'immagine dell'infinito nella sequenza ininterrotta della
molteplicità. Così il Creatore dell'Universo ha distinto il bene
e le sue verità; come il male e le sue falsità, dopo che questi
erano emersi. – Nell’opera ‘Cielo e inferno’ (Londra 1758) è stato dimostrato che
Dio ha separato tutte le cose nel mondo spirituale fino all’ultima in
classi, specie e sottospecie, facendo la qual cosa ha riunito tutto il bene e il vero nel Cielo, tutto il
male e il falso nell'inferno, il
quale è diametralmente opposto al bene e al vero. Nel destino degli
uomini dopo la morte si può riconoscere che il Signore ha distinto e
distingue il bene e il vero altrettanto come il male e il falso anche
nell’uomo, e con ciò l’uomo stesso, quindi il bene
toccherà al Cielo, il male invece all’inferno. Perché tutto
è distinto dal bene come dal vero appartenenti in classi, specie e
così via, così anche i matrimoni e i suoi opposti, gli
adultèri.
480. (2) L'adulterio
semplice è quello di un uomo non sposato con la moglie di un altro,
oppure di una donna non sposata con il marito di un'altra.
Qui, come nel seguito, sotto adulterio noi intendiamo
una fornicazione opposta al matrimonio. Esso è opposto perché
infrange il patto della vita
contratto tra i coniugi, distrugge e disonora il loro amore, ed arresta
l'unione iniziata col fidanzamento e confermata all’inizio del
matrimonio. L'amore coniugale tra un uomo e una donna dopo il fidanzamento,
concluso con il patto coniugale, unisce le loro anime. L’adulterio non
demolisce questa unione, perché questo non è affatto possibile,
ma la blocca. Con
ciò le cose stanno così: è come se qualcuno otturasse una
sorgente alla sua venatura, cioè alla sua origine, e al suo posto
riempisse una cisterna con acqua fangosa e nauseante. In questo modo l'amore coniugale, la cui origine è l’unione
delle anime, viene infangato e occultato. Ma una volta che questo accade, si
erge dal basso l'amore per l'adulterio, e nella misura in cui questo amore
cresce, l'uomo in questione diventa carnale (carneus). Infine questo amore
si innalza contro l'amore coniugale e lo distrugge. Perciò il contrasto
tra adulterio e matrimonio.
481. Per
mostrare ancora una volta quale ottusità domina nel nostro tempo, dove
perfino gli eruditi non riescono a scoprire nulla di peccaminoso
nell’adulterio, come è stato rivelato dagli angeli al n. 478,
voglio aggiungere ancora il seguente fatto memorabile:
Alcuni spiriti con la loro particolare disinvoltura
esercitata nella vita fisica, e precisamente attraverso un influsso alquanto
morbido, per così dire ondulato, mi tormentavano com’è
abituale negli spiriti mansueti. Tuttavia mi resi conto che vi era dell'astuzia
e cose simili in loro, per catturarmi e ingannarmi. Alla fine parlai con uno di
loro, di cui mi fu detto che sulla Terra era stato un comandante
dell’esercito. Io notavo dell’immorale nelle idee del suo pensiero,
e così parlai con lui con le rappresentazioni del linguaggio spirituale,
nelle quali si possono esprimere nello stesso tempo totalmente parecchie
sensazioni. Egli disse che nel mondo passato non aveva disprezzato per niente
gli adulteri. – Io nondimeno potei replicargli che essi sono nefandezze,
anche se gli adultèri, a causa del piacere che procurano, sono convinti
che siano permessi. Egli avrebbe potuto anche riconoscerlo dal fatto che i
matrimoni sono vivai dell’umanità, e quindi anche vivai del regno
celeste, di conseguenza non devono essere danneggiati, ma sono da ritenere
sacri. Ora egli è nel mondo spirituale in uno stato di apprendimento, ma
deve anche sapere che l'amore coniugale
discende dal Signore attraverso il Cielo, e per così dire è il
Padre dell'amore reciproco, quindi quell’amore che rappresenta il
fondamento del Cielo. Inoltre egli potrebbe apprendere da ciò, che gli
adulteri, non appena si avvicinano alle società celesti, percepiscono il
loro stesso fetore e si precipitano subito all'inferno. Perlomeno avrebbero
dovuto sapere che la violazione del matrimonio è contrario alle leggi
divine, poiché è contrario alle leggi civili di tutti gli stati,
altrettanto come all’autentica luce della ragione; in altre parole:
è un contravvenire al diritto internazionale, perché contravviene
sia all’Ordine divino, come a quello umano, oltre ad altre
considerazioni. – Egli rispose che non aveva ponderato tutto questo nella
vita precedente. Ora voleva cominciare a riflettere razionalmente se fosse
veramente così. Ma a lui fu dato ad intendere che la verità non
ammette sottigliezze, poiché queste sostengono solo i piaceri della
carne contro le delizie spirituali, della cui natura non aveva affatto
conoscenza. Egli avrebbe dovuto prima riflettere su ciò che aveva appena
sentito, supponendo fosse vero, oppure doveva partire dalla massima conosciuta
in tutto il mondo, in cui nessuno dovrebbe fare agli altri ciò che non
vorrebbe che gli altri facessero a lui! Se quindi fosse il caso che qualcuno
avesse sedotto in tal modo la propria moglie che egli amava –
com’è solito il caso all'inizio del matrimonio ‒ non sarebbe
andato su tutte le furie ed avrebbe maledetto l’adulterio lui stesso,
anzi, perfino se stesso, e davanti agli altri non avrebbe maledetto lo stesso
adultero e mandato all’inferno? E
lui, quale valoroso comandante dell’esercito con uomini valorosi al suo
fianco, non avrebbe ucciso egli stesso l'adultero, non potendo sostenere il
disonore, e ripudiato l'adultera dalla sua casa?
482. (3) L'adulterio
doppio è quello di un marito con la moglie di un altro, e viceversa.
Si parla di adulterio doppio quando è commesso
da due persone che entrambe hanno rotto il loro matrimonio. Perciò
è anche doppiamente più grave di come è stato discusso in
precedenza. Al n. 480 è stato detto che dopo il fidanzamento e la
celebrazione del matrimonio tra un uomo e una donna, l'amore coniugale unisce
le loro anime, e questa unione è l'amore stesso nella sua origine;
l'adulterio invece la blocca e la chiude come la venatura o l’origine di
una sorgente. Le anime di due persone si uniscono quando l'amore per il sesso
è circoscritto ad uno solo dell’altro sesso. Questo accade quando
una fanciulla si è unita pienamente con un giovane, e costui si è
unito con lei, perché poi si uniscono le loro due vite e, con questo,
anche le loro anime, perché questi sono i primordi della vita. Questa
unione delle anime è possibile solo nella monogamia, ovvero nel
matrimonio di un uomo con una donna, ma non nel matrimonio di un uomo con più
donne, perché in quest'ultimo l'amore è diviso, mentre nel primo
è unito. Questo amore nel suo posto supremo è spirituale, santo e
puro, perché l'anima di ogni uomo è di origine celeste e
perciò riceve l’influsso direttamente dal Signore; essa riceve da
Lui il matrimonio dell’amore e della sapienza, ovvero del bene e del
vero. Quest’influsso rende l’uomo per uomo, e lo distingue dagli
animali. Da questa unione delle anime l’amore coniugale, che in
ciò ha la sua santità e purezza spirituale, scorre verso il basso
nella vita dell’intero corpo e lo riempie, finché questa sorgente
rimane aperta con le più beate sensazioni. Questo è il caso delle
coppie sposate che sono spiritualizzate dal Signore. Dalle parole del Signore
in Matteo 19,4-9 si rileva che solo l’adulterio blocca e ottura il
luogo, l’origine, la sorgente o la vena di questo amore: «Non è lecito ad un uomo ripudiare la
propria moglie e sposarne un’altra, tranne che per adulterio»,
e da queste parole nello stesso capitolo: «Chi sposa colei che è stata ripudiata, commette adulterio».
Come è stato mostrato sopra al n. 480, la pura e sacra sorgente di
questo amore, quando è otturata, viene coperta con cose abominevoli che
contraddicono completamente la loro purezza e santità, come se si
imbrattasse una pietra preziosa con escrementi o si sputasse sul pane. In
questa contraddizione sta l’origine della freddezza coniugale insieme al
conseguente piacere lussurioso nell’amore meretricio che si consuma per
proprio impulso. Questo è qualcosa di peccaminosamente malvagio,
perché occulta il sacro e quindi impedisce che possa riversarsi nel
corpo. Al posto del sacro, entra poi il profano, ed apre il suo influsso nel
corpo. Così l’uomo, da un essere celeste diventa un essere
infernale.
*
483. A questo,
desidero aggiungere alcune cose del mondo spirituale che val la pena
menzionare:
Lì
mi venne all’orecchio che alcuni uomini sposati sarebbero stati spinti
dal desiderio per la fornicazione, sia con donne incorrotte o vergini, sia con
donne corrotte o prostitute, oppure anche con donne sposate, alcuni con quelle
di nobile stirpe, altri con donne della classe media. Questo mi fu confermato
da parecchi (spiriti) da differenti
regioni dell’altro mondo. Mentre riflettevo sulla molteplicità di
questi desideri, posi loro la domanda se vi fossero alcuni che cercavano di
realizzare il loro piacere esclusivamente con le mogli degli altri uomini. Per
mostrarmi che questo è veramente il caso, mi furono portati diversi
uomini provenienti da un certo regno. Essi furono costretti a riferire delle loro
cupidigie. Quindi dichiararono che il loro unico piacere e diletto era stato, e
lo è ancora adesso, di esercitare adulterio con le mogli degli altri.
Essi sceglievano sempre le più belle e se le procuravano a caro prezzo,
a seconda delle loro facoltà. La maggior parte di loro avrebbero
raggiunto un accordo solo con la donna in questione. – Alla domanda sul
perché non si procuravano donne non sposate, essi dichiararono che ai
loro occhi questo era qualcosa di ordinario e banale, e di per sé
sprezzante, così che per loro non vi era nessun tipo di piacere. –
All’ulteriore domanda se quelle donne in seguito siano ritornate dai loro
mariti per vivere con loro, essi risposero: “A volte sì a volte no, e se tornavano, tornavano con
frigidità, perché nel frattempo erano diventate prostitute”.
Ora chiesi in tono molto serio, se non avessero mai pensato o se adesso
avessero considerato che un tale adulterio priva l’uomo di tutto il suo
bene spirituale. Su questo la maggior parte dei presenti sorrise e disse:
“Che cos’è il bene
spirituale?”. – Io però insistetti su questo e dissi:
“Cosa potrebbe esserci di più abominevole che mescolare la propria
anima con quella del marito in sua moglie? Non sapete dunque che nel seme
c’è l’anima dell’uomo?”. – A questo punto
si voltarono e mormorarono: “Che
cosa c’è in questo di abominevole?”. – Alla fine
io dissi: “Se già non temevate le leggi divine, non temevate
perlomeno le leggi civili?”. – Essi risposero di no, ma dissero che
avevano temuto alcuni sacerdoti: “Dinanzi
a loro noi lo abbiamo tenuto celato, e quando questo non era possibile, ci
siamo messi d’accordo con loro in modo amichevole”. – In
seguito osservai come venivano suddivisi in gruppi, e alcuni di loro gettati
all’inferno.
484. (4) L'adulterio
triplo è quello tra consanguinei.
Si chiama triplo perché è tre volte
più grave dei due precedenti tipi di adultéri. Quali sono le
consanguineità ovvero ‘spoglie
della carne’, con le quali non ci si dovrebbe mescolare, è
specificato in Levitico 18,6-17. Le ragioni per le quali questi
adultèri sono tre volte più gravi, rispetto a quelli menzionati
finora, si distinguono in interiore ed esteriori. Le ragioni interiori si
basano sulla loro rispondenza con la violazione del matrimonio spirituale che
è una questione del Signore e della Chiesa, di conseguenza del bene e
del vero. Mentre le ragioni esteriori devono impedire che l’uomo diventi
un animale. Tuttavia qui non è il luogo di svelare queste ragioni.
485. (5) Ci sono quattro
gradi di adultèri, secondo i quali sono resi noti pubblicamente, bollati
e imputati dopo la morte.
Questi
gradi non sono da confondere con le specie di adultèri, ma vengono presi
in considerazione in ogni adulterio. Su di loro si basano le differenze tra il
più o il meno cattivo o bene dello stesso, e se l’adulterio, a
qualunque specie possa appartenere, in rapporto alle circostanze è da
giudicare più lieve o più grave. E in relazione
all’adulterio, per ogni genere, in forza delle rispettive circostanze e
contingenze, deve essere considerato più lieve o più grave. Come
si sa, le circostanze e le casualità esistenti rendono ogni caso
diverso. Tuttavia esse sono giudicate in un modo dal discernimento razionale
dell’uomo (ab homine
ex rationali ejus lumine), in altro modo dal giudice secondo la legge, e
ancora in un altro modo dal Signore in base alla Sua conoscenza dello stato
animico dell’uomo in questione. Perciò si dice che essi sarebbero
resi noti, bollati e imputati dopo la morte; poiché le affermazioni sono
rese note dagli uomini in base al giudizio della loro ragione; il giudice le
bolla in base alla legge, e il Signore le imputa secondo lo stato d’animo
dell’uomo in questione. Si può vedere senza ulteriori spiegazioni
quanto differenti siano queste tre categorie l’una dall’altra. Un
uomo, secondo la sua ragionevole convinzione e in base alle circostanze e
casualità esistenti, può giustificare qualcuno che il giudice
durante il dibattimento penale non può assolvere secondo la legge, e
anche il giudice non può assolvere qualcuno già morto dopo la sua
condanna a morte. Infatti, il giudice pronuncia la sua sentenza perlopiù
in base ai fattori esteriori, mentre dopo la morte ciascuno viene giudicato
secondo le intenzioni della sua volontà e del suo intelletto connesso,
quindi secondo le argomentazioni che l’intelletto gli ha fornito per
l’intenzione della sua volontà. Il giudice non vede né le
intenzioni né le argomentazioni razionali, e tuttavia entrambe le specie
di giudizio sono giuste, uno in vista del bene della società civile,
l’altra in vista del bene della società celeste.
486. (6) Adultèri
di primo grado accadono per ignoranza, e precisamente commessi da uomini che
non hanno ancora consultato il loro intelletto o che non possono affidarsi ad
esso, così da astenersi da questo misfatto.
Tutti i
mali, di conseguenza anche l’adulterio, attaccano in sé sia
l’uomo interiore che quello esteriore; l’interiore lo progetta e
l’esteriore lo mette in atto. Così la natura delle azioni che
accadono attraverso l’uomo esteriore è in accordo con la natura
dell’uomo interiore. Ma poiché quest’uomo interiore con le
sue intenzioni rimane nascosto davanti agli altri uomini, ognuno deve essere
giudicato in tribunale secondo le leggi corrispondenti in base alle proprie
azioni e alle proprie parole, per cui il giudice deve anche osservare
scrupolosamente il senso interiore della legge (interior sensus legis). Degli esempi possono chiarire questo:
(a) se l’adultero è un uomo giovane che
ancora non sa che con questo commette qualcosa di brutto, più che con la
sola fornicazione;
(b) se l’adultero è un uomo estremamente
semplice;
(c) se forse è stato privato del proprio
giudizio a causa di una precedente malattia;
(d) se egli è – come accade in alcune
persone – per un certo tempo malato di mente e poi nelle stesse condizioni
di una persona costantemente malata;
(e) e se è ubriaco.
In
tali casi, è evidente che l’uomo interiore, ovvero l’uomo
animico, non è presente esteriormente in una persona priva di ragione, e
i loro adultèri dovrebbero essere giudicati da un uomo razionale in base
anche a tali circostanze. E invece, dall’uomo stesso, in quanto giudice,
a tali imputati viene attribuita la colpa e sono puniti secondo la legge.
Invece dopo la morte le loro azioni saranno attribuite agli interessati in base
alla presenza, alla natura e alla facoltà del loro intelletto
nell’esecuzione della loro volontà.
487. (7) Gli
adultèri commessi da questi sono lievi.
Questo risulta chiaro da quanto è stato detto al
n. 486 senza ulteriori argomentazioni, poiché è noto che la natura
di ogni azione, e in genere di ogni cosa, dipende dalle circostanze che la
rendono più pesante o più leggera. Adultèri di questo
grado sono invece da giudicare leggeri solo all’inizio, e nella misura in
cui le persone in questione, nel corso della vita, vi si astengono
(successivamente) per i seguenti motivi: perché hanno riconosciuto che
l’adulterio è qualcosa di brutto, qualcosa che si muove contro
Dio, contro il prossimo, o contro la società civile, e quindi anche
contro la ragione. All’inverso però, anche un adulterio di questo
grado sarà giudicato tra le mancanze gravi, se le persone interessate
non vi si astengono da esso per uno dei motivi menzionati. Questo corrisponde
anche alla Legge divina in Ezechiele 18,21-22 e 24[174],
e in altre parti. Tuttavia da parte dell’uomo tali mali non possono
essere classificati e giudicati come leggeri o gravi in virtù di quelle
circostanze, perché queste circostanze di solito a lui non sono
comprensibili e non gli compete nessun giudizio. Quindi si comprende che saranno
considerati, o imputati in questo modo, solo dopo la morte.
488. (8) Gli
adultèri di secondo grado accadono per lussuria e sono commessi da
uomini che, sebbene possono consultare assolutamente il proprio intelletto, per
cause fortuite in tali momenti non ne sono capaci.
Inizialmente sono due potenze che combattono in un uomo
che si sta sviluppando da uomo solo naturale in uno spirituale; generalmente
queste sono chiamate ‘lo
spirito’ e ‘la
carne’. Dal momento che l’amore per il matrimonio deve essere
assegnato allo spirito, mentre l’amore per l’adulterio alla carne,
allora ha luogo anche una lotta tra questi due. Se l’amore per il
matrimonio riporta la vittoria, allora l’amore per l’adulterio
è represso e soggiogato, e viene rimosso. Se invece subentra il caso che
l’appetito carnale arde tanto che lo spirito, attraverso la ragione, non
riesce a dominare, allora la situazione s’inverte, vale a dire che il
desiderio impetuoso inonda lo spirito con una tale potenza che egli, privato
della sua ragione, non può agire in modo indipendente. Questo è
da intendere per adultèri di secondo grado, adultèri commessi da
uomini che, sebbene possono giudicare razionalmente in se stessi, in certi
momenti non sono in grado di farlo per cause accidentali. – Degli esempi
lo dovranno chiarire: se una donna impudica conquista un uomo per sé con
ogni possibile artificio, attirandolo nella sua camera da letto e lui ne
è infiammato in modo tale che non può essere più libero
del suo giudizio, ancor più se lei lo insulta e lo disonora nel caso lui
non aderisse ai suoi desideri; oppure anche quando lei lo infiamma con trucchi
e ogni sorta di arti segrete, tanto che il desiderio carnale lo priva di ogni
ragione; allora si tratta di adulterio di secondo grado. Lo stesso tipo di
adulterio si verifica quando un uomo con avvenenti adescamenti raggira la
moglie di un altro fino a quando la volontà di lei non è
più sotto il suo controllo, e così via. La ragione deve
concordare sul fatto che queste e altre simili circostanze alleggeriscono la
gravità dell’adulterio ed implicano un responso più mite
nell’attribuzione della colpa che va addebitata nei confronti del
seduttore. Sull’attribuzione di questo grado di adulterio, si veda nel
seguente.
489. (9) Tali
adultèri sono imputati nella misura in cui l’intelletto, in
seguito, acconsente con loro oppure no.
Nella misura in cui l’intelletto dà la sua
approvazione al male, l’uomo si appropria e lo rende suo. Approvazione
è equivalente ad assenso, e nella mente l’assenso affonda
l’amore per il male. Questo vale anche per gli adultèri che, per
vero, all’inizio sono commessi senza il consenso dell’intelletto,
ma in un secondo tempo sono approvati. L’opposto è il caso se
questo consenso manca; allora il male o gli adultèri, presso i quali
l’intelletto è accecato, vengono commessi dai desideri del corpo,
i quali somigliano agli istinti degli animali. Negli uomini c’è
per vero l’intelletto, quando accade una cosa così, ma spesse
volte solo in modo passivo o privo di vita, non in modo attivo e vivente. Da
queste considerazioni ne consegue ovviamente che tali atti non vengono
imputati, ossia che l’imputazione dipende dal fatto se sono stati
successivamente approvati oppure no. Sotto imputazione noi intendiamo
l’accusa del giudizio con il quale l’uomo deve fare i conti dopo la
morte, e questo avviene in base allo stato del suo spirito, ma non con un
accusa da parte di un giudice umano, perché costui non prende in
considerazione lo stato dello spirito dell’uomo durante l’atto, ma
solo l’atto fisico. Se non esistesse questa differenza, le stesse persone
dopo la morte sarebbero assolte o condannate come nel mondo, e non esisterebbe
per questi nessuna speranza di salvezza!
490. (10) Gli
adultèri di terzo grado sono commessi da quegli uomini che il loro intelletto
giustifica, nell’opinione che facendo ciò, non fanno niente di
peccaminoso.
[1] Ogni uomo sa di avere
volontà e comprensione, perché quando parla afferma: “Voglio questo!”, oppure:”Voglio quello!”, oppure:
“Io lo comprendo!”.
Tuttavia di solito non fa distinzione tra loro, e pone entrambi sullo stesso
piano; infatti, egli riflette solo su ciò che sta in relazione con il
pensiero razionale, ma non su ciò che ha a che fare con l’amore
proveniente dalla volontà, poiché questo non cade nella coscienza.
Perciò chi non sa distinguere tra volontà e intelletto, non sa
distinguere il bene e il male, e quindi non può essere consapevole di
nessun peccato. Ma chi non sa che il bene
e il vero sono altrettanto differenti
come l’amore e la sapienza? E quale uomo deliziandosi della ragione, non
potrebbe concludere da questo che l’uomo dispone di due facoltà
che si assorbono e si adattano in diversi modi, vale a dire volontà e
intelletto? Ciò che la volontà assorbe e di nuovo produce, si
chiama ‘bene’, ciò
che l’intelletto assorbe si chiama ‘vero’.
[2] Nella prima parte della presente
opera, è stato trattato del matrimonio del bene e del vero e sono state
specificate alcune cose sulla volontà e sull’intelletto,
così come delle loro differenti proprietà e appellativi. Io credo
che ciò sarà compreso anche dagli uomini che fino a questo
momento non hanno avuto nessun chiaro concetto della volontà e
dell’intelletto; infatti, la ragione umana è così fatta,
che essa comprende la verità dalla sua luce, così da distinguerla
prima. Perciò ora, affinché ci si possa fare un chiaro concetto
delle differenze tra intelletto e volontà, voglio qui comunicare ancora
alcune cose su questo. Allora si riconoscerà la differenza che esiste
tra ragione e intelletto, e dopo di ciò si comprenderà la
caratteristica della volontà degli adulteri.
[3] Le seguenti massime possono
servire a questo scopo:
(a) La
volontà non fa nulla da sé, ma qualunque cosa faccia, lo fa
attraverso l’intelletto.
(b) Al contrario,
però, anche l’intelletto non fa nulla da solo, ma sempre dalla
volontà.
(c) La
volontà penetra nell’intelletto, ma non l’intelletto nella
volontà. Piuttosto, l’intelletto insegna ciò che è
bene e ciò che è male, e consiglia la volontà, ma lascia
ad essa scegliere da entrambi ciò che le piace.
(d) Dopo questa
premessa si può giungere a una duplice congiunzione: in una, la
volontà agisce dall’interno e l’intelletto
dall’esterno; nell’altra, l’intelletto agisce
dall’interno e la volontà dall’esterno. In questo modo si
differiscono gli adulteri, nei quali conduce la ragione e di cui qui è
il discorso, davanti agli adulteri presso i quali la direzione si basa sulla
volontà. Su questo sarà discusso ancora in seguito. La differenza
sta nel fatto che l’adulterio guidato dalla ragione è meno grave
da quello determinato dalla volontà. Poiché nel primo,
l’intelletto agisce dall’interno e la volontà
dall’esterno, mentre nel secondo è la volontà ad agire
dall’interno e l’intelletto dall’esterno. La volontà
è tuttavia il vero e proprio uomo, mentre l’intelletto è
l’uomo dalla volontà. Ciò che agisce dall’interno
domina su ciò che agisce dall’esterno.
491. (11) Gli
adultèri giustificati dall’intelletto pesano di più e sono
imputati secondo la specie della loro giustificazione.
Solo l’intelletto genera un’azione, e
quando gli riesce, attira a sé la volontà e, per così
dire, la pone intorno a sé, per spingerla all’obbedienza. Le
giustificazioni si servono dei concetti razionali che la mente attinge o dalla
sua sfera più alta o da quella sua più bassa. Se l’attinge
da quella più alta che sta in comunione con il Cielo, l’uomo si
consolida per il matrimonio e condanna l’adulterio. Diversamente, se
invece attinge le giustificazioni dalla sfera della mente inferiore che sta in
comunione con il mondo, allora consolida l’adulterio e pensa sprezzante
al matrimonio. Ogni uomo può giustificare il male altrettanto come il
bene, e così anche il falso come il vero. Tuttavia la giustificazione
per il male viene percepita come più piacevole che quella per il bene, e
le prove per il falso appaiono più plausibili che quelle per il vero, e
questo perché la giustificazione deduce le sue argomentazioni dai
piaceri, dai divertimenti, dalle apparenze e dalle illusioni dei sensi del
corpo, mentre le prove per il bene e per il vero prendono le mosse dalla sfera
che sta al di sopra dei sensi del corpo. Dunque, dal momento che il male e il
falso si possono dimostrare altrettanto come il bene e il vero e
l’intelletto argomentante attira la volontà dalla sua parte, si
deduce che volontà e intelletto formano insieme la mente, allora
è chiaro che la forma della mente umana s’indirizza secondo le
giustificazioni, rivolgendosi al Cielo se le sue conferme sono per il
matrimonio, o all’inferno se queste favoriscono l’adulterio. La
forma della mente è, allo stesso tempo, la forma dello spirito umano.
Essa è quindi l’uomo stesso! Da tutto ciò risulta che gli
adulteri di questo grado dopo la morte sono imputati secondo le loro
giustificazioni.
492. (12) Adultèri
di quarto grado sono commessi del tutto consapevoli e coscientemente da quegli
uomini che li considerano permessi e piacevoli, i quali non ritengono valga la
pena rifletterci sopra razionalmente.
La differenza rispetto alla categoria precedente
risiede nelle origini. Adultèri di questo tipo hanno la loro origine
nella volontà corrotta innata nell’uomo, oppure nel male
ereditato, al quale l’uomo, se è diventato in sé capace di
proprio giudizio, segue ciecamente, senza formarsi un giudizio se è un
male oppure no. Per questo motivo si dice che egli consideri non necessario
rifletterci razionalmente. Viceversa, i cosiddetti adultèri provenienti
dalla ‘ragione’, hanno la loro origine nell’intelletto
perverso. Essi sono commessi da uomini persuasi che questi non sono mali
peccaminosi. In questi, il ruolo principale lo gioca l’intelletto, in
quegli altri, la volontà. Nel mondo naturale queste due distinzioni non
sono visibili a nessuno. Agli angeli nel mondo spirituale sono invece
completamente chiare. Là tutti sono distinti in base all’origine
del male, il quale sta o nella volontà o nell’intelletto, e viene
accettato e assimilato. Anche nell’inferno essi vengono separati
l’uno dall’altro in conformità a questo. Là, se ci si
trova davanti coloro che sono cattivi dall’intelletto, essi vengono
chiamati ‘satani’. Invece coloro che sono coscientemente cattivi,
si trovano ampiamente dietro. Questi sono definiti come ‘diavoli’.
Nei malvagi, come anche negli adulteri che sono definiti come satani,
l’intelletto gioca il ruolo principale; invece presso coloro che si
chiamano diavoli, il ruolo principale lo gioca la volontà. Tuttavia
è impossibile esporre la differenza così che la si possa
comprendere chiaramente prima di conoscere la differenza tra volontà e
intelletto, e prima che sia descritta la formazione della mente, sia della
volontà attraverso l’intelletto, che dell’intelletto
attraverso la volontà. La conoscenza di questo concetto deve precedere,
prima che le suddette differenze diventino distinguibili per la ragione. Ma
questo è un compito per un trattato speciale.
493. (13) Tali
adultèri (di quarto grado) gravano pesantemente, essendo imputati agli
uomini in questione come mali intenzionali, e quindi aderiscono a tali persone
come reato (reatus).
Questi (di quarto grado) sono i più gravi;
più gravi dei precedenti (di terzo grado) perché a questi la
volontà gioca il ruolo principale, mentre nel precedente il ruolo
principale lo gioca l’intelletto. Tuttavia, la vita dell’uomo
è nell’essenziale stabilita dalla volontà, e solo
formalmente dall’intelletto. Questo è così perché la
volontà forma una unità con l’amore, e questo rappresenta
l’essenza della vita dell’uomo. L’amore si sviluppa
nell’intelletto attraverso ciò che concorda con esso.
L’intelletto è quindi, in sé, nient’altro che la forma
della volontà. E poiché l’amore appartiene alla
volontà e la sapienza all’intelletto, così la sapienza non
è altro che la forma dell’amore, e altrettanto il vero è
soltanto la forma del bene. Dunque, ciò che proviene dalla vera e
propria essenza della vita di un uomo, vale a dire dalla sua volontà
ovvero dal suo amore, si designa come proposito (propositum)[175]; invece
ciò che proviene dalla forma della sua vita, vale a dire
dall’intelletto e dai pensieri, si chiama intenzione (intentio). Da ciò si attribuisce
la colpa di preferenza anche alla volontà. Perciò si dice che la
colpa del male si fonda in ogni uomo sull’ereditarietà, e tuttavia
il male viene dall’uomo stesso. Perciò gli adultèri del
quarto grado sono considerati come qualcosa di intenzionalmente malvagio, e si
attribuiscono alle persone in questione come reato.
494. (14) L’adulterio
del terzo e quarto grado è peccaminosamente malvagio nella misura in cui
intelletto e volontà derivano da questo, indifferentemente se è
giunto all’attuazione o meno.
[1] Da ciò che è stato
detto dal 490 fino al 493, diventa evidente che l’adulterio di terzo
grado – in cui prevale la ragione o l’intelletto, così come
l’adulterio di quarto grado in cui la volontà dà il tratto
alla bilancia – è grave, e di conseguenza è cattivo in
maniera peccaminosa, e precisamente secondo la natura dell’intelletto e
della volontà. Infatti, l’uomo è ‘uomo’ solo
perché possiede volontà e intelletto. Su queste due facoltà
non si basa solo tutto ciò che procede nella mente, ma anche tutto
ciò che accade nel corpo. A chi non sarebbe chiaro che il corpo non
agisce da sé, ma è la volontà che agisce attraverso il
corpo? E che la bocca non parla da sé, ma è il pensiero che parla
attraverso la bocca? Se quindi si dovesse rimuovere la volontà,
l’azione cesserebbe nello stesso istante, e se si dovessero togliere i
pensieri, l’uomo sarebbe immediatamente messo a tacere. Quindi è
ovvio che la gravità degli adultèri che vengono messi in atto,
dipende interamente in quale misura e in quale modo si esprime il loro
intelletto e la loro volontà giacente alla base. Le seguenti parole del
Signore mostrano che essi sono altrettanto gravi, anche se non vengono
all’attuazione: «Voi avete
udito che agli antichi è stato detto: non devi commettere adulterio. Io
però vi dico, che chiunque guarda la donna di un altro per appetirla,
questi ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore»
[Matteo 5,2728]. Commettere un adulterio nel cuore, significa commetterlo
nella volontà.
[2] Vi sono molte ragioni sul perché gli adulteri
non sempre procedono al fatto, anche se lo vorrebbero e lo pensano. Alcuni di
loro si astengono per timore della legge civile e delle punizioni ad essa
associate, altri per paura della perdita della loro buona reputazione e dell’onore,
altri ancora per paura di possibili contagi. Altri temono anche i rimproveri da
parte della loro famiglia o della moglie, e quindi i turbamenti con questo
associati, o anche la vendetta da parte del marito della donna o di un parente
interessato; in ultimo, anche le bastonate da parte dei domestici. Anche la
povertà o l’avarizia, la debolezza corporea basata sulla malattia,
sull’uso improprio, sull’età o sull’impotenza, di cui
ci si vergogna, possono giocare un ruolo in questo. Chi per queste e simili
cause rifugge dalla pratica dell’adulterio, sebbene volere e pensiero lo
spingerebbero a questo, è nondimeno un adultero. Anzi, egli crede che
l’adulterio che non osa commettere, non sia peccato. Nel suo animo non lo
considera un illecito al cospetto di Dio, e lo commette così nello
spirito, anche se non nel corpo di fronte al mondo. Perciò dopo la
morte, quando diventerà uno spirito, egli parlerà apertamente in
favore dell’adulterio.
495. (15) L’adulterio
che si basa sulla consapevole premeditazione o convinzione, rende gli uomini
naturali in sensuali e carnali.
[1] L’uomo è ‘uomo’ e si distingue dagli
animali per la divisione del suo intelletto in tre regioni, tante quante
regioni ha il Cielo. Altrettanto, egli può essere elevato dalla regione
più bassa in quella superiore, e da lì di nuovo alla suprema, e
può diventare un angelo, anzi perfino un angelo del terzo Cielo.
All’uomo è data perciò la facoltà di elevare
l’intelletto fin lì. Ma se l’amore della sua volontà
non è altrettanto elevato, non diventerà spirituale, ma
rimarrà naturale. La facoltà di elevare l’intelletto egli
la conserva, e per vero affinché possa essere trasformato. L’uomo
viene trasformato mediante l’intelletto, e questo accade attraverso la
conoscenza del bene e del vero, e attraverso l’intuizione razionale che
ottiene in questo modo. Se egli guarda a questa conoscenza e vive in
conformità, allora nello stesso tempo l’amore della volontà
viene altrettanto elevato, e il suo umano viene perfezionato allo stesso grado,
e l’uomo diviene sempre più ‘uomo’.
[2] Diverso è se non vive
secondo la conoscenza del bene e del vero, poiché allora l’amore
della sua volontà rimane ancora naturale, e il suo intelletto si innalza
solo per un certo tempo allo spirituale, e si slancia in su come un’aquila
per guardare dall’alto sopra ciò che gli sta sotto, che è
l’oggetto del suo amore. Quando lo vede si precipita giù e si
congiunge con questo. Se dunque i desideri della carne sono l’oggetto del
suo amore, egli si precipita giù dalle sue altezze, si unisce con loro,
dilettandosi (oblectatio) ai suoi
piaceri. Poi, a causa del suo buon nome e per essere considerato saggio, sale
di nuovo, e così va, come detto, ora verso l’alto, poi di nuovo
verso il basso.
[3] Gli adulteri del terzo e del quarto
grado, quindi uomini che divennero adulteri con consapevole premeditazione o convinzione, sono completamente
naturali, e alla fine, con il tempo, diventano sensuali e carnali. Essi,
infatti, hanno immerso l’amore della loro volontà, e al tempo stesso l’intelletto, nel
fango dell’amore meretricio, e si dilettano in questo. Somigliano agli
uccelli e agli animali impuri, ai quali le cose marce e sudice sono cibi
deliziosi e prelibatezze. Le esalazioni che salgono dalla carne di tali uomini
riempiono la dimora del loro spirito con il denso fumo, così che la
volontà non possa sentire nulla di ciò che sarebbe pulito e
desiderabile. Questi uomini dopo la morte diventano spiriti carnali. Da loro
proviene tutto l’impuro nell’inferno e nella Chiesa, com’è
stato mostrato ai n. 430 e 431.
496.
Nell’uomo naturale si distinguono tre gradi: al primo grado appartengono tutti coloro che
amano solo il mondo e appendono il loro cuore ai beni terreni, nel senso vero e
proprio sono intesi sotto il ‘naturale’.
Al secondo grado appartengono coloro
che amano solo gli impulsi carnali e appendono il loro cuore a ogni tipo di
lusso e godimento voluttuoso, questo viene indicato come il vero e proprio
‘sensuale’. Al terzo grado sono da annoverare coloro che amano
esclusivamente se stessi e tendono il loro cuore al favore e all’onore
presso gli uomini. Questo s’intende nel senso vero e proprio sotto il
‘corporeo’, e
precisamente perché immergono nel corpo l’insieme della loro
volontà, e da ciò anche quello dell’intelletto, e pensano
solo a se stessi e non agli altri. Essi amano esattamente solo quello che
è proprio. D’altra parte, il
voluttuoso immerge l’insieme della sua volontà e, da
ciò, anche quello dell’intelletto, nei sensuali allettamenti e
illusioni ai quali si abbandona. Invece il
naturale rivolge l’insieme della sua volontà, e quindi
dell’intelletto, al mondo, arraffando, nella sua avidità,
fraudolenti[176]
ricchezze, senza vedere in queste nessun altro uso che il possederle. Gli
adultèri sopra citati hanno come risultato che i relativi uomini
decadono al livello dei tre gradi degenerati, corrispondenti ai loro
convenienti piaceri che costituiscono il proprio carattere.
497. (16) Questo accade
in una tal misura che alla fine rigettano tutto ciò che sta in relazione
con Chiesa e religione.
Gli adulteri intenzionali e per convinzione rigettano
tutto ciò che sta in relazione con Chiesa e religione, perché
l’amore per il matrimonio e l’amore per l’adulterio sono
l’un l’altro opposti (n. 425), e l’amore per il matrimonio
è identico a Chiesa e religione (n. 130 e ripetuto nell’intera
prima parte). In seguito alla loro opposizione a questo amore, l’amore
per l’adulterio è identico a tutto ciò che è contro
la Chiesa. I cosiddetti adulteri rigettano quindi tutto ciò che sta in
relazione con Chiesa e religione, perché l’amore per il matrimonio
e quello per l’adulterio sono contrapposti altrettanto come il matrimonio
del bene e del vero è contrapposto al connubio meretricio del male e del
falso (n. 427). Ora però il matrimonio del vero e del bene è
‘la Chiesa’, il connubio meretricio del male e del falso
è, all’opposto, l’anti Chiesa (anti-Ecclesia)!
Le ragioni per cui i cosiddetti adulteri rifiutano tutto ciò che sta in
relazione con Chiesa e religione, è semplicemente perché
l’amore per il matrimonio e quello per l’adulterio sono
contrapposti l’un l’altro come è contrapposto il Cielo e
l’inferno (n. 429). Nel Cielo regna l’amore per tutto ciò
che sta in relazione con la Chiesa, mentre nell’inferno regna
l’odio verso tutto questo. Questi adulteri rigettano tutto ciò che
sta in relazione con la Chiesa, perché solo il carnale li affascina e,
di conseguenza, sono carnali anche nello spirito (n. 440). La carne però
è contro lo spirito, cioè contro le cose spirituali della Chiesa.
Per questo motivo anche il piacere dell’amore meretricio viene denominato
come stoltezza. Chi pretende dimostrazioni per questa dichiarazione, interroghi
coloro che sanno di essere tali adulteri, e chieda loro a quattr’occhi
cosa pensano di Dio, della Chiesa e della vita eterna. La ragione determinante
sta in ciò che segue: proprio come l’amore coniugale apre le
interiori sfere della mente e le eleva oltre i sensi del corpo fino alla luce e
al calore del Cielo, all’opposto, l’amore per l’adulterio
chiude queste sfere interiori della mente, e per quanto concerne la sua
volontà, la spinge in basso nel corpo fin nei suoi desideri carnali; e
quanto più la spinge in profondità, tanto più sarà
la lontananza dal Cielo.
498. (17) Tuttavia questi
adulteri sono altrettanto dotati di ragione, come gli altri uomini.
Mi divenne chiaro, dagli spiriti satanici e diabolici,
che l’uomo naturale, sensuale e carnale, rispetto al suo giudizio
è altrettanto assennato come l’uomo spirituale. Questi spiriti
erano venuti su dall’inferno nel mondo degli spiriti con uno speciale
permesso, e parlavano lì con gli spiriti angelici. Quanto a questo
è stato riferito qui e là nei “fatti memorabili”. Ma
poiché l’amore della volontà forma l’uomo e questo
induce l’intelletto alla determinazione, siffatti spiriti sono assennati
finché si trovano in uno stato distaccato dall’amore della loro
volontà. Essi, non appena ritornano a questo amore, imperversano
più dissennati degli animali feroci! Infatti, l’uomo senza la
facoltà di elevare il suo intelletto oltre l’amore della sua
volontà, non sarebbe uomo, ma animale. Gli animali non dispongono di
questa facoltà. La conseguenza sarebbe che egli non potrebbe scegliere
nulla, né portare a compimento ciò che è buono e
conveniente. Perciò non potrebbe essere trasformato né portato al
Cielo per vivere eternamente. Per questo gli adulteri intenzionali e per
principio, sebbene del tutto naturali, sensuali e carnali, sono in grado di
essere ragionevoli e assennati come gli altri uomini. Ma se la brama per l’adulterio
li assale, e pensano e parlano da questa brama, manca loro ogni ragionevolezza,
semplicemente perché allora la carne agisce sullo spirito, e non
viceversa, lo spirito sulla carne. Tuttavia si sa che dopo la morte essi alla
fine diventano ottusi, non come se fossero privi della facoltà di essere
assennati (facultas
sapienti), ma perché non lo vogliono essere, dal momento che per
loro la sapienza è rivoltante.
499. (18) Essi
però usano la loro ragione solo finché sono nello stato
esteriore, poiché non appena sono nel loro stato interiore, praticano
uso improprio con essa.
Questi adulteri sono nel loro stato esteriore quando si
muovono in pubblico e lì parlano, sono invece nello stato interiore
quando sono a casa o con se stessi. Si faccia una prova e si porti uno di loro,
per esempio un cosiddetto gesuita, a parlare in pubblico o nella Chiesa su Dio,
sulle cose sacre della Chiesa e sul Cielo e l’inferno, e si
troverà che egli impiega più giudizio e s’infervora
più di ogni altro. Forse commuoverà i suoi ascoltatori fino a
sospirare e piangere per la salvezza delle loro anime. Ma lo si inviti a casa,
lo si elogi e si faccia capire che lui è più saggio degli altri
fratelli dell’ordine, chiamandolo padre della sapienza e lo si faccia
diventare amico, finché non aprirà il suo cuore, allora si
udirà ciò che pensa realmente su Dio, sulle cose sacre della
Chiesa e sul Cielo e sull’inferno. Forse spiegherà che si tratta
solo di fantasie e illusioni che sono catene dell’anima, inventate allo
scopo di catturare e imbavagliare grandi e piccoli, ricchi e poveri, per
tenerli sotto il giogo del proprio dominio. Questo può essere
sufficiente per mostrare cosa s’intende col fatto che gli uomini
naturali, fin giù agli uomini carnali, altrettanto come tutti gli altri,
dispongono della ragione umana, ma la usano solo finché sono nel loro
stato esteriore, ma praticano con lei un uso improprio non appena sono nel loro
stato interiore. Da qui si dimostra anche questa conclusione: che non si deve
giudicare nessuno solo secondo le sue sagge parole, ma solo secondo la sapienza
da lui vissuta.
*
500. [1] Vorrei ora aggiungere qui il seguente
fatto memorabile:
Un giorno nel mondo degli spiriti sentii un gran
baccano. Si erano radunate alcune migliaia e gridavano: “Devono essere puniti! Devono essere puniti!”. –
Mentre mi avvicinavo chiesi cosa succedesse, e uno di loro che si teneva un
po’ in disparte mi disse che la loro ira era contro tre sacerdoti che
girovagavano e predicavano dappertutto contro gli adulteri, sostenendo che essi
non riconoscevano Dio, e che per costoro il Cielo era precluso e solo
l’inferno poteva essere loro aperto. E nell’inferno questi sono
diavoli impuri; lì da lontano essi appaiono come porci che si rotolano
nel loro escremento. Gli angeli del Cielo avrebbero una ripugnanza dinanzi a
loro. – Quando chiesi dove s’intrattenessero i tre sacerdoti e
perché fosse sorto in loro un tale grido, egli rispose che erano in mezzo
a loro, sorvegliati da guardie del corpo, ma si erano radunati tutti coloro che
non volevano credere che l’adulterio fosse considerato un peccato,
sostenendo che gli adulteri riconoscevano Dio altrettanto come coloro che
vivevano insieme alle loro mogli. Essi sarebbero tutti cristiani.
Cosicché gli angeli stavano ora esaminando molti di loro che ritenevano
l’adulterio per un peccato, ma tra mille non ce n’erano cento.
[2] Poi mi disse: “I novecento parlano
dell’adulterio nel modo seguente: ‘Chi non sa che il piacere
dell’adulterio supera di gran lunga quello del matrimonio, e che gli
adultèri sono in costante bollore e, da ciò, svegli, energici e
capaci, rispetto agli uomini che vivono con una sola donna? Chi non sa,
all’opposto, che l’amore per il coniuge talvolta con il tempo si
raffredda a tal punto, che alla lunga a malapena viene scambiata una
conversazione, e ancor meno riesce a svolgersi un rapporto confidenziale con
lei, del tutto diverso dalle prostitute? Attraverso di esso
(l’adulterio) viene ristabilita la
vita con la moglie, altrimenti a poco a poco morente per mancanza di potenza
sessuale, e così viene di nuovo ravvivata. Non è questa
vivificante relazione, più preziosa di quella mortificante? E infine,
non è il matrimonio qualcosa di diverso dalla fornicazione permessa? Chi
vede in ciò una differenza? Può l’amore essere costretto? E
tuttavia, l’amore per la moglie è costretto dal patto coniugale e
dalle leggi. E anche l’amore per la moglie, non è forse amore per
il sesso, e non è diffuso in generale così che si trova anche
negli uccelli e negli animali? È l’amore coniugale, qualcosa di
diverso dall’amore per il sesso? Questo però è libero con
ogni donna. Le leggi civili sono contro gli adultèri perché i
legislatori credevano che fossero necessarie per il pubblico bene, e tuttavia i
legislatori e i giudici stessi praticano a volte l’adulterio, e
l’un l’altro dichiarano: ‘Chi è senza peccato scagli
la prima pietra’. Perciò, solo i sempliciotti e i timorati di Dio
ritengono l’adulterio per peccato, ma non le persone intelligenti, quelli
che, come noi, lo guardano dalla luce della natura.
[3] Non sono i
figli nati dagli adultèri, uguali a quelli nati dai matrimoni? Non
discendono dagli adultèri altrettanti figli come ne discendono dai
matrimoni? E non sono gli illegittimi, altrettanto abili e utili nelle
professioni e occupazioni, al pari di quelli nati legittimi? Inoltre, in questo
modo nascono dei bambini che altrimenti alcuni matrimoni sarebbero sterili! Non
è questo perfino un vantaggio? Quale danno avrebbe da questo la donna,
se permette diversi rivali? E quale danno ad un uomo? Che per lui sia un danno,
è puramente un’opinione sciocca corrispondente alla fantasia! E
che l’adulterio sia contrario alle leggi e agli ordinamenti della Chiesa,
è confermato dalla posizione ecclesiastica solo per il sostegno del suo
potere. Ma cosa hanno a che fare teologia e spirito, con un piacere puramente
fisico e carnale? Non ci sono tra loro (tra gli adulteri) anche sacerdoti e monaci? Non possono essi
riconoscere e adorare altrettanto bene, Dio? Come vengono allora questi tre a
predicarci che presso gli adulteri non c’è nessun riconoscimento
di Dio? Noi non tolleriamo tali maldicenze! Perciò questi tre devono
essere giudicati e puniti!”
[4] Poi vidi che si rivolsero a dei
giudici e li pregarono di punire i tre sacerdoti. – I giudici però
dichiararono: “Questo non è
di nostra competenza; qui si tratta del riconoscimento di Dio, del peccato,
della salvezza o della dannazione. Questa materia deve essere giudicata dal
Cielo. Noi vi diamo tuttavia un consiglio in modo che possiate riconoscere se
qui i tre sacerdoti hanno predicato la verità. Ci sono tre luoghi noti
solo a noi giudici dove tali questioni sono esaminate e rivelate in un modo
speciale. Il primo si trova lì dove a tutti sta aperta la via per il
Cielo. Ma chi viene lì, percepisce da se stesso come sta in lui il
riconoscimento di Dio. Nel secondo, per vero, la via per il Cielo sta
altrettanto aperta, ma può essere battuta solo da coloro che portano il
Cielo in sé, e al terzo luogo si apre la via per l’inferno che
tutti battono per proprio impulso, perché le cose infernali danno forma
al loro piacere! Noi giudici rimandiamo in questi tre luoghi tutti coloro che
desiderano da noi un giudizio su Cielo e inferno!”
[5] Quando ebbero udito questo, i
radunati dissero: “Fateci andare ai
luoghi menzionati!”. Quando giunsero al primo luogo dove la via per
il Cielo sta aperta a tutti, sorse all’improvviso una grande
oscurità. Alcuni di loro accesero delle torce e le portarono avanti.
– I giudici che andavano con loro dissero: “Questo accade a tutti coloro che si recano in questo primo
luogo; tuttavia, non appena si avvicinano, la luce delle loro torce diventa
offuscata, e quando sono giunti si estingue per il riversarsi della luce del
Cielo. Questo è il segno che essi sono nel posto giusto. Il motivo di
questo fenomeno è che a loro il Cielo viene prima chiuso e poi
aperto”. – Quando vi giunsero e le loro torce si spensero da
sé, scorsero un sentiero che portava obliquamente il alto al Cielo, sentiero
che batterono gli adirati contro i sacerdoti, tra i primi gli adulteri
intenzionali, poi seguirono gli adulteri per principio. Mentre salivano, i
primi gridarono: “Venite!”, e
gli altri: “Presto”, e irruppero avanti.
[6] Ma dopo un’oretta, quando
tutti si ritrovarono in una compagnia celeste, si aprì un crepaccio tra
loro e gli angeli, e la luce celeste, che nei loro occhi fluiva dalle Altezze
sul crepaccio, aprì l’interiore del loro sentimento. Allora furono
costretti a parlare come pensavano nell’interiore. Ora gli angeli
domandarono loro se credevano in un Dio. – Il primo, un adultero
intenzionale, rispose: “Cos’è
Dio?”. – Si guardarono l’un l’altro e dissero: “Chi di voi l’ha visto?”.
– Gli altri, adulteri per principio, dichiararono: “Non ha tutto un’origine puramente naturale? Cosa
c’è oltre la natura, all’infuori del Sole?”.
– Allora dissero gli angeli: «Levativi
di torno! Ora voi stessi avete visto che non riconoscete Dio! Quando andrete
giù, l’interiore del vostro sentimento sarà chiuso e
sarà aperto il suo esteriore. Allora potrete nuovamente confessare Dio
in contrasto con la vostra intima convinzione. Credeteci: non appena un uomo
diventa adultero, il Cielo gli è precluso, e una volta che questo
accade, non riconosce Dio! Ma apprendetene anche il motivo: – dagli
adultèri viene tutto l’immondo dell’inferno, immondo che per
il Cielo puzza come escremento di strada!». – Quando li
udirono, tornarono indietro e scesero su tre sentieri. Giunti in basso, gli
adulteri intenzionali e per principio parlarono l’un l’altro: “I sacerdoti lì hanno per vero
vinto, ma sappiamo che noi possiamo parlare di Dio ugualmente bene come loro. E
se diciamo che Dio c’è, non Lo riconosciamo altrettanto?
Ciò che ci hanno detto gli angeli sull’interiore e
sull’esteriore del nostro sentimento, sono pure invenzioni. Ora andiamo
al secondo luogo indicato dai giudici, dove la via del Cielo sta aperta a
coloro che il Cielo lo portano dentro di sé, quindi da tutti coloro che
devono venire nel Cielo!”
[7] Quando però vennero
lì, una voce gridò da quel Cielo: «Chiudete le porte! Ci sono adulteri nelle vicinanze!».
– E subito le porte furono chiuse, e dei guardiani con dei bastoni nelle
mani li cacciarono via da lì, mentre i tre sacerdoti, contro i quali la
moltitudine aveva strepitato, li liberarono dal loro arresto e li introdussero
nel Cielo. Non appena la porta si aprì per i sacerdoti, i ribelli
respirarono le delizie del matrimonio proveniente dal Cielo, il che li rese,
poiché era casto e puro, quasi impotenti. Per paura che potessero
soffocare, si precipitarono al terzo luogo di cui i giudici avevano accennato
loro, da dove menava una via diretta per l’inferno. Dall’inferno
esalava ora la delizia dell’adulterio, il che rinvigorì tutti
coloro che erano adulteri di proposito e anche gli altri che lo erano per
principio, tanto che scesero, per così dire, danzando, e si grufolarono
come porci nelle cose immonde.
[indice]
۞
Il desiderio per la deflorazione[177]
501. Nei seguenti quattro capitoli si
parlerà di vizi ancora più gravi del desiderio per
l’adulterio, perché questi si sviluppano solo quando
l’adulterio è venuto a noia. A questo appartiene il desiderio per
la deflorazione, argomento che qui viene trattato per primo e può
iniziare in ogni uomo altrettanto come il desiderio per la varietà, lo
stupro e la seduzione di innocenti. Su questo, nei prossimi capitoli. Il
desiderio per la deflorazione, per rendere in modo chiaro quale crimine
vergognoso sia, sarà dimostrato nel seguente ordine:
(1) La condizione di
una vergine o di una donna inviolata, prima e dopo il matrimonio.
(2) La
verginità è la corona della castità e il pegno dell'amore
coniugale.
(3 )
La deflorazione senza lo scopo del matrimonio è un
infame atto brigantesco.
(4) Il
destino nell’aldilà degli uomini che qui sostenevano che il
desiderio per la deflorazione non era niente di peccaminosamente brutto.
*
Ora segue la spiegazione dei singoli punti.
502 (1) La condizione di
una vergine o di una donna inviolata, prima e dopo il matrimonio.
[1] Nel mondo spirituale, delle donne
che erano decedute dal mondo naturale già nella fanciullezza, mi
mostrarono le condizioni in cui sono le vergini prima di essere istruite sulle
differenti cose connesse all’amore coniugale. Queste mi dissero che
quando erano giunte all'età matura, in vista del marito avevano iniziato
ad amare la vita coniugale, ma solo nell’intenzione di diventare spose e
di avere un amichevole ed intima relazione con un uomo, ma anche per sfuggire
all'obbedienza domestica e diventare indipendenti.
[2] Esse aggiunsero inoltre che nel
matrimonio avevano pensato solo alla gioia dell’amicizia e
dell’intima relazione con l’uomo a loro legato, e in nessun modo
alla soddisfazione di un qualche desiderio. Nondimeno, dopo il matrimonio la
loro condizione di verginità si era trasformata in una condizione
completamente nuova senza precedenti, nella quale tutta la loro forza fisica
vitale era in uno stato di espansione dalla prima all’ultima, per poter
accogliere i doni di suo marito, per l’unione di questi con la propria
vita, così che potessero diventare sempre più l’amore del
marito e la propria moglie. Questa condizione è iniziata nel momento in
cui il suo fiore è stato rotto e la fiamma dell’amore per il suo
unico sposo si è completamente accesa. Esse avrebbero percepito le
delizie di questa espansione delle loro sensazioni della vita come celesti, ma
poiché la donna era stata introdotta in questa condizione da suo marito,
quindi proveniva da lui e perciò era anche, per così dire, sua
proprietà, neanche poteva fare altrimenti che amare lui soltanto.
[3] Con questa dichiarazione mi
divenne chiaro come è nel Cielo la condizione di una vergine prima e
dopo il matrimonio. Non è un segreto che lo stesso valga sia per le
vergini che per le donne che sulla Terra vengono unite con il compagno solo
attraverso la cerimonia nuziale. Quale vergine potrebbe conoscere la nuova
condizione, prima che si ritrovi in essa? Ognuno può venirlo a sapere!
Diverso è nelle vergini che già prima del matrimonio tramite
l’insegnamento ricevono un presentimento su questo (ex eruditio illecebram captant).
503. (2) La
verginità è la corona della castità e il pegno dell'amore
coniugale.
Noi definiamo la verginità come corona della castità,
perché essa incorona la castità coniugale essendo il simbolo
della stessa. Per questo motivo al matrimonio la sposa porta sul capo una
corona. Essa è anche il distintivo della santità del matrimonio,
poiché la sposa, dopo l’abbandono della sua verginità, si
consacra e si dedica completamente allo sposo, che adesso è suo marito.
D'altra parte anche il marito si dona completamente alla sposa, che ora
è diventata sua moglie. La verginità è anche chiamata il
pegno dell'amore coniugale, perché appartiene al patto coniugale. Questo
però consiste nel fatto che l'amore deve unire i due in una cosa sola,
ed essere una carne sola. Anche gli uomini considerano la verginità
della loro sposa come corona della castità e come pegno dell'amore coniugale,
ugualmente come scopo del loro desiderio, con il quale le delizie cominciano e
devono durare. Da tutto ciò risulta che la vergine, non appena la
cintura della sua castità le viene tolta, diventa sposa, altrimenti
può diventare una commerciabile prostituta. Il nuovo stato, infatti, in
cui essa viene poi introdotta, è quello dell'amore per suo marito, e se
non fosse solo per lui, si tratterebbe di uno stato di concupiscenza impura.
504. (3) La
deflorazione senza lo scopo del matrimonio è un infame atto brigantesco.
[1] Alcuni adulteri hanno il
desiderio di deflorare le vergini, quindi anche le fanciulle in età
dell’innocenza. Queste fanciulle sono indotte a questo, oppure dal
suggerimento delle mezzane[178], tramite doni da
parte degli uomini in questione, o anche dalla promessa di matrimonio. Uomini
di questo tipo, però, dopo aver compiuto la profanazione, le abbandonano
e si cercano sempre nuove vittime. Questa brama si fa sempre più intensa
presso di loro, fino al più alto grado di godimento carnale. A questo si
unisce la speciale infame azione che essi stessi, ancora allora, quando sono in
procinto di sposarsi o anche dopo il matrimonio, tentano le vergini a
sacrificar loro le loro primizie contaminandole poi in modo vergognoso. Ho
anche sentito dire che tali uomini, quando la loro concupiscenza vien meno,
perché la loro forza si affievolisce, si vantavano del numero delle loro
vittime altrettanto come con il vello d'oro di Giasone[179].
[2] Questo crimine di profanazione
rimane loro come radicato o impiantato anche dopo la morte, perché,
cominciato nell’età del vigore virile, in seguito si conferma
ancora con la millanteria. Di quale specie sia questo misfatto si dimostra da
quanto detto sopra: la verginità
è la corona della castità e il pegno dell’amore coniugale!
La vergine con la sua dedizione consacra all’uomo, nello stesso tempo,
anche la sua anima e la sua vita. L'amicizia coniugale e la fiducia si fondano
altrettanto su questa. La donna profanata da un tale uomo, dopo che questo
ingresso dell'amore coniugale è stato rovinato, perde il suo pudore e
può diventare venale prostituta. Anche in questo il rapinatore porta la
colpa della sua perduta innocenza.
[3] Se però questi rapaci,
dopo aver dietro di sé questa fase della loro spudoratezza e
profanazioni della castità, si decidono per il matrimonio, la loro unica
preoccupazione sarà solo la verginità della loro futura moglie.
Quando l’hanno assaporata e dopo averla consumata, hanno
un’avversione verso il letto coniugale e verso l’intero sesso
femminile, con l’eccezione di giovani fanciulle. Questi uomini sono
distruttori del matrimonio, spregiatori del sesso femminile e quindi pirati
spirituali; è chiaro che essi dovranno incontrare la giustizia divina (nemesis divina).
505. (4) Il destino
nell’aldilà degli uomini che qui sostenevano che il desiderio per
la deflorazione non era niente di peccaminosamente brutto.
[1] Il loro destino nel mondo degli
spiriti è il seguente: dopo aver passato il primo tempo in cui in
seguito alle relazioni con gli spiriti angelici prevalgono modestia e
costumanza, essi vengono trasferiti dallo stato esteriore in quello interiore,
e quindi nei desideri che li avevano dominati nel mondo, e precisamente nella
loro intera personalità, affinché venga alla luce in quale grado
erano stati ossessionati da questo. Se dopo che vi si sono trasferiti ed hanno
lasciato uscire i loro desideri scoprono che questi erano di grado assai basso,
allora se ne vergognano.
[2] Degli altri
che erano posseduti da questo maligno desiderio in un grado tale da percepire
in esso la loro somma delizia, e si vantavano dei loro ‘ladrocini’
come se avessero fatto il bottino più splendido, invece, non si lasciano
distogliere da questo, perciò sono lasciati alla loro libertà.
Essi allora vagano intorno e vanno in cerca di bordelli, e non appena vengono
loro mostrati, vi s’infilano dentro. Questi bordelli si trovano ai
margini dell'inferno. Non appena si rendono conto che lì ci sono solo
comuni prostitute, si allontanano e s’informano dove si possono trovare
delle vergini. Facendo ciò s’imbattono in altre prostitute, le
quali, con la fantasia, sanno come ottenere una bellezza straordinaria e
qualcosa come una virginea decorazione floreale, per farsi passare come
vergini. Per loro essi poi bruciano dal desiderio come quando erano nel mondo.
Presto ci si accorda, ma nel momento in cui vogliono eseguire l’atto
concordato, la fantasia che li aveva indotti dal Cielo si dissolve, e le
presunte vergini appaiono nella loro intera mostruosa deformità e
oscurità. Nondimeno devono passare un’ora con loro. Tali
prostitute sono definite come ‘sirene’.
[3] Gli uomini in questione che
neanche attraverso quest’esperienza di tali arti magiche si lasciano
rimuovere dai loro assurdi desideri, vengono gettati in un inferno che si trova
al confine tra le regioni meridionali e occidentali, tra l'inferno delle
prostitute ancora più astute, e qui vengono associati ai loro compagni.
– Io ho potuto guardare anche in quest’inferno. Mi si disse che
molti dei dimoranti sono stati sulla Terra uomini di origini aristocratiche e
di grandi ricchezze, ma ogni reminiscenza della loro discendenza e della
dignità associata alla loro ricchezza è stata loro presa, e al
posto di questa viene prodotta l’opinione che essi sono schiavi abbietti
che non meritano nessun tipo di attenzione.
[4] Tra di loro, per vero, essi
appaiono come uomini; ma visti da altri che possono guardare in
quest’inferno, appaiono come scimmie. Il loro viso non è attraente,
ma feroce; i loro gesti sono sgarbati e ripugnanti. Essi appaiono perciò
come fossero storpiati nella regione lombare, e la parte superiore del loro
corpo si piega contorta in avanti, come se stessero per cadere. Inoltre
puzzano, hanno un’avversione verso l’altro sesso e si allontanano
da tutti gli esseri femminili che li incontrano. Essi non hanno più
nessun tipo di desideri. Così appaiono da vicino, mentre da lontano
appaiono come cagnolini prediletti o preferiti, e il tono del loro discorso
è simile al latrare dei cani.
[indice]
۞
Il desiderio per la varietà
506. Il
desiderio per la varietà di cui qui si tratterà, non deve essere
confuso con il desiderio per la fornicazione che è stato trattato prima.
Sebbene questa sia di solito promiscua e vagabonda, tuttavia non è causa
del desiderio di varietà, a meno che non oltrepassi ogni misura, e il
lussurioso in questione calcola il numero delle sue vittime per vantarsi della
dimensione del suo desiderio. Siffatte idee favoriscono sicuramente il
desiderio menzionato. Come però si dispone questo successivamente,
può diventar chiaro solo se viene rispettata un certa successione di
riflessioni, e precisamente nel seguente ordine:
(1) Con desiderio
per la varietà noi intendiamo un desiderio completamente dissoluto per
la fornicazione.
(2) Questo desiderio
è un amore del sesso che è alla pari con un’avversione
verso l’altro sesso.
(3) Questo desiderio
distrugge l'amore coniugale negli interessati.
(4) Il destino di
questi uomini dopo la morte è straziante, perché hanno perso il
più intimo della vita.
*
Ora segue la spiegazione
dei singoli punti.
507. (1) Con desiderio
per la varietà noi intendiamo un desiderio completamente dissoluto per
la fornicazione.
Questo desiderio si presenta in quegli uomini che
già nella loro giovinezza hanno perso ogni vergogna, in coloro che
avevano prostitute in abbondanza e anche i mezzi per pagarle. Costoro hanno
incorporato in sé questo desiderio, e con fornicazioni disordinate e
sconfinate, con pensieri spudorati sull'amore per il sesso femminile e
confermandosi nella convinzione che l’adulterio non sia niente di male e
nessun peccato, permettono che questo desiderio s’insinui in loro. Questo
nel corso del tempo aumenta in modo tale, da desiderare le donne del mondo
intero, e vorrebbero averne una nuova ogni giorno. Questo amore va oltre lo
scopo del comune amore per il sesso impiantato in ogni uomo, poiché
innanzitutto scavalca completamente l'amore di ogni singolo essere dell’altro
sesso, e quindi scavalca l’amore coniugale. All’esterno del cuore
esso provoca poi un godimento d’amore completamente di altra specie che,
comunque, ha la sua vera e propria origine nell’amore per il sesso e nell’amore
coniugale. Questo diverso tipo di godimento dell’amore è
così profondamente radicato nelle delicate membrane degli organi
genitali che, anche dopo il rilassamento delle forze, rimane nel senso del
tatto. Questi uomini non hanno nessuno scrupolo per gli adultèri da loro
commessi. Nei loro pensieri tutto il sesso femminile consiste di volgari
prostitute, e i matrimoni sono per loro grossolane prostituzioni. Così
mescolano impudicizia e castità. In seguito a questa confusione, alla
fine diventano pazzi. Da tutto ciò ne consegue che qui, con desiderio
per la varietà, s’intende un’inclinazione completamente
dissoluta per la fornicazione.
508. (2) Questo
desiderio (per la varietà) è un amore del sesso che è
alla pari con un’avversione verso l’altro sesso.
Da una parte, per vero, essi amano l’altro sesso
perché questo procura loro varietà, ma allo stesso tempo nutrono
un’avversione verso lo stesso, perché dopo il godimento rigettano
la donna e ne desiderano di nuovo un’altra. Si può render la cosa
chiara nel modo seguente: perché il loro desiderio contiene allo stesso
tempo amore e avversione. S’immagini un gruppo di donne alla loro
sinistra, con le quali essi hanno già avuto il loro sollazzo, e alla
loro destra un altro gruppo, con le quali non hanno ancora avuto il loro sollazzo.
Non guarderanno alle seconde con amore, e alle prime con avversione? E
tuttavia, entrambi i gruppi appartengono all’altro sesso.
509. (3)
Questo
desiderio (per la varietà) distrugge l'amore coniugale negli
interessati.
Ciò per la semplice ragione che esso è
completamente opposto all’amore coniugale, tanto che non solo lo
distrugge, ma addirittura lo sgretola in polvere e lo cancella. L’amore
coniugale, infatti, è amore verso uno solo dell’altro sesso,
mentre quel desiderio (per la varietà) non si sofferma su uno solo, ma già dopo un’ora o un
giorno si trasforma in freddezza verso quell’ultimo con cui ci si
è dilettati, come prima si era intensificato in ardore. Ora, dal momento
che la freddezza è accoppiata con l’avversione, questa si accresce
fino al disgusto a causa della convivenza e dell’unione costretta, e in
tal modo l'amore coniugale viene alla
fine distrutto, finché non ne rimane più nulla. Con ciò
che è stato detto è chiaro che questo desiderio (per la
varietà) è senz’altro mortale per l’amore coniugale,
e perciò è altrettanto mortale per la vita dell’uomo,
perché l’amore coniugale rappresenta la cosa più intima
della vita umana. Alla fine, in seguito a susseguenti interruzioni e
impedimenti dell’interiore sfera animica, il desiderio si limita alla
pelle e quindi a semplici stimoli. In tutto ciò la capacità di
comprendere, quindi la ragione, rimane.
510. (4) Il destino di questi
uomini dopo la morte è straziante, perché hanno perso il
più intimo della vita.
[1] L'eccellenza della vita in ogni
uomo s’indirizza secondo il suo amore coniugale, essa si congiunge con la
vita della moglie, e questa congiunzione accresce la vita. Ma poiché ora
presso gli uomini menzionati non rimane più nulla dell’amore
coniugale, e quindi anche nulla di più intimo della loro vita, il loro
destino dopo la morte diventa davvero straziante. Dopo il deflusso del tempo,
poiché sono ancora nella loro esteriorità, parlano in maniera
ragionevole e si comportano decentemente, essi vengono, come indicato sopra,
trasferiti nel loro interiore e nel corrispondente grado di cupidigie e nei
piaceri che li avevano dominati nel mondo. Dopo la morte ogni uomo viene
trasferito, per l’appunto, nello stato di vita di cui si è
appropriato. Il proposito è di distoglierlo da questo; nessuno, infatti,
può essere rimosso dal suo male se prima non è stato di nuovo
immedesimato proprio in questo male. In caso contrario, il male resterebbe
nascosto, imbratterebbe le sfere interiori del sentimento e si diffonderebbe in
maniera pestilenziale, sfonderebbe tutte le barriere e rovinerebbe
l’esteriore che appartiene al corpo. A tale scopo a questi uomini sono
aperti i bordelli che si trovano ai lati all’inferno, dove hanno
l’occasione di soddisfare le loro brame secondo le variazioni con le
prostitute. Ovviamente, viene concessa loro una sola prostituta al giorno,
poiché di occuparsi con diverse di loro nello stesso giorno è
proibito severamente.
[2] Se poi si mostra che la loro
cupidigia è diventata una seconda natura, tanto che non può
essere rimossa, vengono portati in un luogo che sta direttamente sopra
l'inferno loro destinato. Allora essi cadono – così sembra loro
– come in svenimento, mentre degli osservatori avrebbero
l’impressione che essi affondino all’ingiù con la faccia rivolta
verso l’alto. E di fatto il terreno si apre dietro le loro spalle per
inghiottirli, ed essi sprofondano all'inferno ove sono i loro simili. Io ho
potuto vederli lì e anche parlare con loro. Reciprocamente essi si
vedono come uomini. Questa apparenza viene loro mantenuta affinché non
incutino spavento ai loro compagni, ma ad una certa distanza appaiono con un
faccia bianca calcarea che sembra consistere di sola pelle, perché in
sé non hanno più nessuna vita spirituale; vita che ogni uomo ha
nella misura in cui un concetto coniugale è radicato in lui. Il tono del
loro linguaggio è asciutto, arido e triste.
[3] Se hanno fame si lamentano, e
questo lamento si presta all’orecchio come un caratteristico borbottare.
Indossano vesti cenciose, e le loro brache le tirano su oltre il ventre fino al
petto, perché non hanno più fianchi. I malleoli dei loro piedi
cominciano già dal basso ventre. La ragione di ciò presso gli
uomini sta nella rispondenza dei lombi con l’amore coniugale che a loro
manca. Essi dichiaravano di provare un’avversione di fronte all’altro
sesso perché a loro mancava la potenza, tuttavia tra loro possono
discutere di ogni genere di argomenti come se fossero ragionevoli. Ma
poiché essi consistono, per così dire, solo di pelle (quia cutanei sunt), ragionano solo in
base alle illusioni dei sensi. Quest’inferno si trova nella regione
occidentale verso settentrione. Da lontano i suoi abitanti non appaiono come
uomini, ma come forme mostruose e irrigidite. Tuttavia si sa che diventano
così solo gli uomini che hanno assorbito le menzionate cupidigie a tal
punto da distruggere ed annientare in sé il coniugale appartenente
all’uomo.
[indice]
۞
Il desiderio di stupro
511. Il desiderio di violentare le donne
non è da confondere con quello di deflorarle. In quest’ultimo si
tratta di violare la verginità, ma non le vergini stesse finché
ciò accade con il loro consenso. Diversamente è con il desiderio
di stupro, il quale diminuisce se la donna in questione aderisce, mentre si
rinforza se non aderisce. Di questo tratta il presente capitolo. Si tratta di
un desiderio impellente di stuprare tutte le donne che si rifiutano e vi si
oppongono con violenza, siano esse vergini, vedove o mogli. Tali uomini
somigliano ai briganti o ai pirati che si dilettano solo nella rapina e nel
saccheggio, piuttosto che nei doni e nelle cose legittimamente acquisite. Essi
somigliano ai criminali avidi di cose illecite e proibite, che disprezzano
ciò che viene loro permesso o consentito! Siffatti stupratori hanno
un’avversione per la docilità, essendo appassionati per la
resistenza. Se avvertono che la resistenza non è spontanea, è
come il fuoco spento dall’acqua. È noto che le mogli talvolta non
si sottomettono spontaneamente ai desideri dei loro mariti riguardo
all’atto dell’amore, e per prudenza oppongono resistenza come se si
dovessero difendere da una costrizione. Esse lo fanno per preservare i mariti
dalla freddezza che sorge dall’abitudine. Questa potrebbe verificarsi come
conseguenza del continuo consenso, o anche in base al concetto che le donne
provino piacere sensuale. Sebbene questi tentativi di resistenza eccitino, essi
non sono tuttavia la causa, ma solo l'inizio di quel desiderio spregevole. La
vera e propria causa sta nel fatto che gli uomini in questione, nei quali sia
l’amore coniugale come anche quello meretricio è logorato,
vogliono essere infiammati dal serio tentativo di rifiuto per ripristinare la
loro potenza. In tal modo, successivamente, il desiderio si fa sempre
più intenso, disdegna e distrugge tutte quelle barriere che sono poste
all’amore sessuale! Alla fine esso stesso si spegne, e da un amore
voluttuoso, corporeo e fisico, diventa un amore cartilagineo e osseo. In tale
stato, come dai periostei[180], tramite cui si
ha una percezione acuta, essi traggono della sensibilità, e tale amore
lussurioso diventa esso stesso acuto. Questo desiderio è certamente
raro; esso si trova solo presso quegli uomini che hanno contratto un matrimonio
ma poi perseverano con le prostitute finché ne diventano sazi. Oltre a
questa spiegazione naturale ce n’è ancora una spirituale. Ma
quanto a questo, di più nelle righe successive.
512. [1] Il loro destino dopo la morte si
dispone come segue: questi violentatori per proprio impulso si separano da tutti
coloro il cui amore per il sesso si tiene nei limiti, ma lo fanno innanzitutto
da coloro che vivono nell’amore coniugale, separandosi quindi dal Cielo.
Se questo accade, s’indirizzano alle prostitute più astute le
quali non solo dispongono della facoltà della discussione, ma possono
anche fingersi come eccellenti attrici, come se fossero la castità
stessa. Esse sanno bene come comportarsi con gli uomini che sono in balia di
questo desiderio. In loro presenza esse parlano di castità e del suo
alto valore. Se a loro si avvicina colui che le vuole violentare, vanno in
collera, fuggono come terrorizzate in una camera dove c'è un divano e un
letto, chiudono leggermente la porta dietro di sé e si siedono. Poi con
la loro arte scatenano nell’uomo in questione un desiderio così
sfrenato, che egli sfonda la porta, si precipita dentro e l’afferra.
Quando la prostituta si rialza e comincia con lui a lottare, graffiandogli il
volto con le unghie delle dita, gli strappa i vestiti, e con voce rabbiosa chiama
le sue compagne prostitute, come se fossero le sue donne di servizio, quindi
spalanca la finestra e grida: “Ladro!
Brigante! Assassino!”. Quando l’uomo commette il suo atto
violento, lei scoppia in forti lamenti, come se si sciogliesse in lacrime. Dopo
l’atto si butta giù, piagnucola, grida all’assassino a
squarciagola e, con tono molto serio lo minaccia che se non riparerà per
il suo atto violento con un’alta somma di espiazione, lei porterà
la rovina su di lui. Durante questa commedia meretrice, visti da lontano essi
appaiono come gatti che, prima dell’accoppiamento quasi si combattono, e
producono un gemito simile (a questi animali) nel loro correre avanti e
indietro.
[2] Dopo che
queste libere lotte si sono svolte alcune volte, tali uomini vengono portati
via, rinchiusi in una caverna e trattenuti per qualche lavoro, poiché
hanno distrutto in sé il coniugale, il gioiello della vita umana.
Lì essi diffondono un fetore, e perciò sono esiliati ai confini
della regione occidentale. In tale luogo appaiono poi, visti da poca distanza,
come se fossero solo pelle e ossa, mentre da lontano appaiono come pantere.
Quando mi fu permesso di vederli da vicino, mi accorsi, con mio grande stupore,
che alcuni di loro tenevano dei libri in mano e li leggevano. Mi fu detto che
questo era perché nel mondo avevano parlato molto delle cose spirituali
della Chiesa, ma le avevano estremamente profanate con gli adulteri. Anche il
loro desiderio di violenza sta in corrispondenza alla violenta ferita del
matrimonio spirituale. Tuttavia è noto che solo pochi uomini sono
diventati schiavi di questo desiderio. Certo è che le donne,
poiché per loro non conviene sacrificare il loro amore, solo di quando
in quando oppongono resistenza, e in tal modo irritano gli uomini, ma questo
non ha nulla a che fare con il vero e proprio desiderio di stupro.
[indice]
۞
Il desiderio di sedurre donne
innocenti
513. Il desiderio di sedurre donne
innocenti non è da paragonare al desiderio della deflorazione o dello
stupro. Esso è una specie a se stante e si trova innanzitutto negli
uomini malvagi. Le donne che appaiono loro come l’incarnazione
dell’innocenza e che considerano il vizio della fornicazione un peccato
mostruoso, e perciò si dedicano alla castità e allo stesso tempo alla
religiosità, sono quelle particolarmente atte al bersaglio della loro
cupidigia. Nei paesi di religione cattolica, essendoci soprattutto monache
vergini, essi considerandole particolarmente devote e innocenti, da uomini di
questa specie sono considerate come particolari leccornie e ghiottonerie per i
loro desideri. Per sedurre l’una o l’altra di loro, dapprima
escogitano, da maliziosi ingannatori, ogni genere di artifizi. Se giungono ad
impressionarle, portano lo stratagemma all’applicazione senza darsi
troppi pensieri, senza farsi scoraggiare dalla vergogna o dal naturale
sentimento. I loro artifizi consistono principalmente di dare alle suore
l’illusione di innocenza, di amore, di castità e
religiosità. Con queste e altre astuzie entrano di soppiatto, in primo
luogo nella loro intima amicizia, poi nel loro amore. Attraverso varie
persuasioni e alla fine per mezzo di eccitamenti, entrano in un amore carnale
corporeo, il che permette loro di impadronirsene a piacimento. Se è loro
riuscito, si rallegrano di cuore, e deridono le loro vittime.
514. [1] Triste è il destino di questi
seduttori dopo la morte, perché questo modo di seduzione non è
solo una malvagità, ma anche una manifestata malignità. Dopo aver
attraversato il primo periodo in cui sono ancora nello stato del loro
esteriore, e con le proprie maniere e seducenti modi di parlare si lasciano
distinguere dagli altri, vengono trasferiti in un altro stato di vita, nel
quale emerge il loro interiore tale da lasciar correre sfrenatamente il loro
desiderio, e ora comincia il loro gioco. In primo luogo vengono condotti al
cospetto di donne che hanno fatto il voto di castità. Da queste donne il
loro comportamento viene esaminato per vedere fin dove arriva il loro perfido
desiderio. Questo accade affinché non siano giudicati senza esserne
convinti. Non appena essi percepiscono la castità di queste donne,
mettono già in atto anche la loro astuzia e cominciano ad eseguire i
loro stratagemmi, ma esse, dopo averli fatti affaticare invano, si ritirano.
[2] In seguito
a ciò vengono introdotti da esseri femminili autenticamente innocenti.
Essi ci riprovano come prima, ma queste donne, in virtù della potenza
loro conferita, li puniscono pesantemente. Esse procurano loro alle mani e ai
piedi, come anche alla nuca, un alto grado di insensibilità e alla fine
fanno sentir loro qualcosa come uno sfinimento, e mentre questi patiscono tali
pene, si allontanano con la massima rapidità. Dopo di questo viene loro
aperta una via che porta a venali prostitute le quali hanno
l’intelligente abilità di simulare l’innocenza. Queste
inizialmente li coprono di ridicolo, ma dopo ogni sorta di promesse si
concedono a loro.
[3] Dopo alcune di queste messinscene,
viene alla fine il tempo del giudizio, allorquando vengono trasferiti e poi
affondano nelle profondità, riuniti ai loro simili nell’inferno di
mezzanotte. Lì appaiono da lontano come donnole, ma se erano
particolarmente perfidi, vengono condotti da questo inferno all'inferno degli
impostori, che sta profondamente indietro nella regione della sera. Lì
appaiono poi da lontano come serpenti di differenti specie, i peggiori di loro
come vipere. Nell’inferno stesso, nel quale io ho potuto dare uno sguardo,
essi mi sembravano scialbi, con i visi color della calce. Ma poiché
consistevano solo di desideri, non desideravano affatto parlare. Se tuttavia lo
facevano, allora borbottavano a bassa voce, non compresi da nessuno, tranne che
dai compagni che stavano loro immediatamente accanto. Sia che fossero in piedi,
sia seduti, si eclissavano e svolazzavano intorno nella caverna come spettri (larvae). Essi quindi nella
loro immaginazione credevano di volare. Dopo il loro volo si riposavano da
qualche parte, ma stranamente nessuno conosceva l’altro. Questo sta nel
fatto che sono perfidi, e un impostore non si fida dell’altro,
perciò si sottrae alla sua vista. Se essi percepiscono un refolo[181]
di amore coniugale, fuggono nelle volte sotterranee e vi si nascondono. Costoro
non hanno più nessun tipo di amore per il sesso e, per così dire,
consistono di pura impotenza. Là vengono chiamati ‘geni
infernali’.
[indice]
۞
Rispondenza della fornicazione
con la violazione del matrimonio
spirituale
515. Qui in primo luogo dovrei veramente
far precedere qualcosa sulla rispondenza e cosa c’è da intendere
sotto questa, tuttavia tale argomento non appartiene al tema di
quest’opera. Ai n. 76 e 342 si può ottenere tuttavia un piccolo concetto.
Nell’opera ‘L’Apocalisse rivelata’ è
stato pienamente dimostrato dall'inizio alla fine che esiste una rispondenza
tra il senso naturale e il senso spirituale della Parola divina. E
nell’opera ‘La dottrina della
Nuova Gerusalemme sulle Sacre Scritture’ è stata altrettanto
fornita la dimostrazione che nella Parola
si trova un senso naturale e uno spirituale; in particolare ai n. 5 e 26.
516. Con il
matrimonio spirituale s’intende il matrimonio del Signore con la Chiesa,
di cui ai n. 116-131, quindi anche il matrimonio del bene e del vero, ai
n. 83 e 102. Poiché l’unione spirituale è il matrimonio del
Signore con la Chiesa, così come del bene e del vero, perciò essa
viene posta quale base sia del tutto come anche della singola cosa della Parola
divina, e la violazione di questa Parola viene qui intesa come violazione del
matrimonio spirituale. La Chiesa
proviene dalla Parola, perché
in essa c’è il bene e il vero divino. Nell’opera ‘La dottrina della Nuova Gerusalemme
sulle Sacre Scritture’è stata fornita, dal n. 80 al 90, la
dimostrazione completa che la Parola è questo matrimonio.
517. Dal
momento che la violazione del matrimonio spirituale significa una violazione
della Parola divina, è chiaro che si tratta di una profanazione del bene
e una falsificazione del vero, poiché il matrimonio spirituale è
il matrimonio del bene e del vero. Perciò una profanazione del
bene e una falsificazione del vero nella Parola significa, nello stesso tempo,
anche una violazione di quel matrimonio. Come e da chi è commessa,
risulta in un certo qual modo da quanto segue.
518. Al n. 116
è stato trattato il matrimonio del Signore con la Chiesa, e al n. 86 il
matrimonio del bene e del vero. Inoltre è stato dimostrato che quel
matrimonio corrisponde ai matrimoni terreni. Da ciò si dimostra che la
violazione di quel matrimonio corrisponde alla fornicazione e agli
adultèri. Questo risulta dalla Parola stessa, poiché là
viene mostrata la falsificazione del vero e la profanazione del bene con questi
due atteggiamenti. Tale fatto può essere osservato dai passi biblici
citati in abbondanza nell’opera ‘L’Apocalisse
rivelata’.
519. La
violazione della Parola di Dio avviene nella Chiesa cristiana attraverso la
profanazione del bene e la falsificazione del vero, e precisamente attraverso
gli uomini che separano il bene dal vero e il vero dal bene, quindi anche
attraverso coloro che tengono l’apparenza del vero (apparentias veri) e gli inganni (fallacia) per le autentiche verità, consolidate con
argomenti. Accade comunque anche attraverso coloro che conoscono le
verità dalla Parola ma conducono una vita malvagia, e presso altri dello
stesso genere. Queste violazioni della Parola e della Chiesa corrispondono alle
relazioni sessuali proibite con i differenti gradi di consanguinei che sono
enumerati in Levitico 18.
520. Dal
momento che ogni uomo naturale e spirituale è congiunto come corpo e
anima – poiché l'uomo senza lo spirituale che fluisce nel suo
naturale e lo vivifica non sarebbe uomo – allora ne consegue che chi ha
parte nel matrimonio spirituale, vive anche in un felice matrimonio naturale, e
all’opposto, chi commette adulterio spirituale, rompe il matrimonio anche
nella sfera naturale. Ebbene, poiché presso tutti, nell'inferno, il male
e il falso sono accoppiati l’un l’altro, quindi vi domina
l’adulterio spirituale, mentre nel Cielo vivono tutti nel matrimonio del
bene e del vero, il che è il vero e proprio matrimonio, allora l'intero
inferno viene designato come ‘adulterio’,
e l’intero Cielo come ‘matrimonio’.
*
A questo, deve essere aggiunto il
seguente fatto memorabile:
521. [1] Mentre il mio occhio spirituale era
stato aperto, scorsi una schiera di satiri[182] in una tenebrosa
selva. I satiri avevano un petto irsuto[183], e alcuni avevano
i piedi come quelli dei vitelli, altri come quelli delle pantere e altri come
quelle del lupo. Alle mani e ai piedi invece delle dita avevano degli artigli
come gli animali feroci. Essi correvano avanti e indietro urlando: “Dove sono le donne?”. In
quel momento apparvero delle prostitute come se li aspettassero.
Anch’esse erano deformate in differenti modi. I satiri corsero lì,
le afferrarono e le trascinarono in una caverna che si trovava nel mezzo della
selva e stava profondamente nascosta sotto terra. Intorno alla caverna si
contorceva sul terreno un serpente, avvolto nelle sue spire, intento a
iniettare il suo veleno nella caverna. Appollaiati sui rami degli alberi sopra
il serpente, alcuni uccelli notturni selvaggi gracchiavano e strepitavano. I
satiri e le prostitute non vedevano tutto questo, perché era la normale
rispondenza della loro libidine quando venivano osservati da lontano.
[2] Poco dopo uscirono dalla caverna
ed entrarono in una volgare casupola che serviva da bordello. Qui essi,
separati dalle prostitute, parlarono l’un l’altro; ma io li
sentivo, perché nel mondo spirituale le conversazioni si possono
ascoltare da lontano come se si fosse presenti, poiché lì
l'estensione dello spazio è solo un'apparenza. Essi parlavano sui
matrimoni, sulla natura e sulla religione. Sui matrimoni, coloro che sembrava
avessero i piedi come quelli dei vitelli, si espressero come segue: “Che altro sono i matrimoni, se non
adultèri autorizzati? E cosa c’è di più piacevole
delle simulazioni e delle tattiche meretrici per ingannare i mariti?”.
Questi commenti furono ricambiati e applauditi dagli altri con una risata. I
satiri, che sembravano avessero i piedi come quelli della pantera, sulla natura
dissero: “Che altro c'è
oltre la natura? E l’uomo, non si differenzia dall’animale solo per
il fatto che egli articola, mentre l’animale può emettere da
sé solo puri suoni? Non hanno entrambi la loro vita dal calore e il loro
intelletto dalla luce, essendo entrambe causate dalla natura?”. I restanti
esclamarono: “Olà! Avete
parlato saggiamente!”. Ora, quelli che avevano i piedi simili a
quelli del lupo, si espressero sulla religione nel modo seguente: “Cos’altro è Dio, ovvero
il Divino, se non l’intimo della natura creativa? E la religione, non
è solo un'invenzione per l’oppressione e la sottomissione del
popolo?”. Gli altri gridarono: “Bravi!”
[3] Subito dopo se ne andarono di
corsa, ma nonostante ciò mi scoprirono mentre li osservavo da lontano
con sguardo attento. Perciò, irritati, uscirono dalla selva, si
scagliarono con espressione minacciosa su di me e gridarono: “Perché stai lì ed
ascolti di nascosto i nostri sussurri?”. – Io risposi:
“Perché non posso? Chi dovrebbe impedirmelo? Erano solo
parole!”. Poi ripetei quello che avevo sentito da loro. Allora si
quietarono, avendo avuto paura di essere traditi. Quindi cominciarono a parlare
con moderazione e a comportarsi in maniera ben educata. A questo punto mi
divenne chiaro che non appartenevano alla gente comune, ma erano di rango
aristocratico. Dopo di ciò riferii loro che li avevo visti nella selva
come satiri, una ventina di loro come se avessero i piedi di vitello, sei con i
piedi di pantera, e quattro con i piedi di lupo, quindi nell’insieme
circa trenta.
[4] Su questo fatto furono molto meravigliati,
perché tra di loro si vedevano solo come uomini, proprio come si
vedevano in quel momento. Allora spiegai loro che da lontano mi apparivano
così, in rapporto ai loro desideri meretrici, poiché
l’aspetto di satiro non è la forma di una persona, bensì la
forma dell’adultero dissoluto. Come causa dichiarai che ogni desiderio
malvagio rappresenta un tipo di immagine di sé, che per vero non viene
notato dalle persone interessate, ma ben da coloro che si trovano a una certa
distanza”. Inoltre aggiunsi: “Se non volete crederci, allora
mandate qualcuno di voi in quella selva, mentre gli altri restano qui a
guardarli”. – Questo avvenne, e mandarono due della loro schiera
nella selva. Questi, osservandoli dalla casupola del bordello, li videro
realmente come satiri, e non appena quei due ritornarono da lì, furono
salutati dagli altri come satiri con queste parole: “Oh, che inganno!”. – Quando finirono di burlarsi
di quelli, io li incoraggiai con ogni tipo di scherzo, e narrai che in altre
occasioni avevo visto adulteri come porci, pensando alla favola di Ulisse e di
Circe nella quale si dice che questa abbia cosparso i compagni e i servitori di
Ulisse con delle erbe magiche, e toccandoli con la bacchetta magica si erano
trasformati in porci. Oppure, forse, in effetti erano solo adulteri,
perché Circe con nessuna arte avrebbe potuto trasformare un uomo in un
maiale. Quando su questo e su simili discorsi reagirono con risate scroscianti,
chiesi loro se si ricordavano in quali paesi avevano vissuto sulla Terra. Essi
risposero: “Nei paesi più
disparati”; e menzionarono l’Italia, la Polonia, la Germania,
l’Inghilterra e la Svezia. – Alla mia domanda se avessero visto
qualcuno anche dall'Olanda, mi risposero: “Nessuno!”
[5] Dopo di ciò, portai la
conversazione su cose serie, e chiesi se avessero mai pensato al fatto che
l'adulterio fosse un peccato! La loro risposta fu: “Cos'è il peccato? Non sappiamo cosa sia!”.
– Alla domanda se avessero mai pensato al fatto che l'adulterio fosse una
violazione verso il sesto comandamento, essi risposero: “I Dieci Comandamenti? Non è questo il catechismo? Cosa
riguarda a noi uomini questo libretto per ragazzi?”. – Alla mia
ulteriore domanda se avessero mai pensato all’inferno, risposero: “Chi mai è venuto da lì
ed ha fatto un rapporto dello stesso?”. – Quando domandai
ulteriormente cosa pensavano della vita dopo la morte quando stavano nel mondo,
risposero: “La stessa cosa come del
destino degli animali, ugualmente come del destino degli spettri (larvis), i quali dopo la morte escono dalle spoglie e si dissolvono”.
– Alla fine chiesi se non avessero sentito parlare di queste cose da
parte dei sacerdoti. – La loro risposta fu che avevano prestato
attenzione solo al loro tono di voce, ma non al contenuto, e poi, a quale scopo?
[6] Stupefatto
da queste dichiarazioni, io dissi: “Volgete lo sguardo verso la selva ed
osservate la caverna nella quale siete stati”. – Quando lo fecero,
essi videro il grosso serpente che, avvolto a spirale intorno
all’ingresso, iniettava il suo veleno, come anche gli inquietanti uccelli
che stavano appollaiati sui rami degli alberi. Chiesi loro cosa vedessero, ma
erano così terrorizzati che non poterono dare nessuna risposta. Io
insistetti e dissi: “Non avete visto lì il raccapricciante? Sappiate
però che è un’immagine dell'adulterio in tutta la
scelleratezza della sua voglia sfrenata!”. Ora all’improvviso
apparve un angelo nelle vesti di un sacerdote. Egli aprì un inferno
nella regione della sera, nel quale alla fine vengono raccolti spiriti di
questa specie, ed io li invitai a guardare lì attentamente. – Qui
essi scorsero uno stagno (stagnum)
incandescente come il fuoco, e vi riconobbero alcuni vecchi amici terreni che
li invitavano ad associarsi a loro. Quando li ebbero visti e uditi, si
voltarono altrove e rapidamente si sottrassero al mio sguardo. Inizialmente si
allontanarono dalla selva, ma poiché io osservai i loro passi, mi resi
anche conto che facevano solo finta di allontanarsi. In realtà
ritornarono nella selva per una strada più lunga.
522. Io invece
tornai a casa, e quando il giorno dopo, in ricordo di quei tristi avvenimenti,
guardai verso quella selva, vidi che era scomparsa. Nel punto in cui essa era,
ora si trovava una pianura sabbiosa, e nel mezzo uno stagno nel quale nuotavano
alcuni serpenti rossi. Quando poi alcune settimane più tardi guardai
lì ancora una volta, vidi sul lato destro dello stagno un campo arabile (arvum) e su di esso
c’erano alcuni contadini. E ancora dopo alcune settimane, vidi come da
questo sorsero nuovi terreni arabili, circondati da boscaglia. Allora udii una
voce dal cielo: «Entra nella tua
stanza, chiudi la porta dietro di te e dedicati all’opera iniziata
sull’Apocalisse, e portala a termine entro due anni!»
[indice]
۞
Come i due tipi di amori, il
meretricio e il coniugale,
vengono messi in conto
all’uomo
523. Il Signore dice: «Non giudicate, affinché non siate
giudicati!» [Matteo 7,1]. Con questa massima in nessun modo si deve
intendere il giudizio della vita morale e civica di un cittadino nel mondo, ma
solo un giudizio sulla sua vita spirituale e celeste. Ognuno tuttavia
può riconoscere che la società perirebbe se non si potesse
permettere un giudizio sulla vita morale del suo prossimo nel mondo. Che cosa
sarebbe della società se non ci fossero tribunali pubblici e se nessuno
potesse dare un giudizio sull’altro? Ma noi non dobbiamo giudicare come
il prossimo è fatto nell’interiore del suo sentimento o della sua
anima, né come sarà il suo stato spirituale e quindi il suo
destino dopo la morte. Non lo possiamo perché questa è solo una
faccenda del Signore. Egli lo fa diventare manifesto solo dopo la morte
dell’uomo, in modo che ognuno sia libero in ciò che fa, e
così, proprio attraverso il bene o il male che fa, questo sia da lui
stesso, e perciò in lui, e quindi può vivere per sé come
il suo stesso io nell’eternità. L’interiore del sentimento
che nel mondo rimane nascosto, viene perciò rivelato dopo la morte,
perché richiede l’interesse e il bene della collettività in
cui l'uomo poi entra, poiché lì, tutti sono spirituali. Le
seguenti parole del Signore mostrano che tutto è rivelato: «Non vi è nulla di nascosto che non
debba essere rivelato, e nulla di segreto che non debba essere conosciuto.
Perciò tutto quello che voi avrete detto nelle tenebre, sarà
udito nella luce, e quello che avrete sussurrato all'orecchio
nell’interno della casa, sarà divulgato sopra i tetti»
[Luca 12,2-3]. – Quindi, ci è permesso formulare solo un
giudizio generale. Esso è qualcosa così: "Se nel tuo interiore sei così come
appari nell’esteriore, sarai beato, oppure condannato!”. Ma un
giudizio preciso come ad esempio: “Tu
nel tuo interiore, avendo fatto così e così, perciò sarai
beato, oppure condannato!", non è permesso farlo. Un giudizio
sulla vita spirituale dell'uomo, ovvero sulla vita interiore dell’anima,
noi qui l’intendiamo con il mettere in conto, il che è
l’argomento di questo capitolo. Quale uomo saprebbe già, chi del
suo prossimo è un fornicatore nel proprio cuore, e chi un fedele marito?
E tuttavia ogni uomo sarà giudicato dai pensieri del suo cuore,
cioè dalle intenzioni della sua volontà. Nondimeno, questi
argomenti dovranno essere sviluppati nel seguente ordine:
(1) Ad ognuno dopo
la morte viene messo in conto il male in cui è radicato, come anche il
bene.
(2) Un trasferimento
del bene di un uomo a un altro non è possibile.
(3) Se con
“mettere in conto” viene inteso un tale trasferimento, rimane una
parola priva di significato.
(4) Ad ogni uomo il
male viene messo in conto come sono la sua volontà e il suo intelletto,
e lo stesso vale per il bene.
(5) Allo stesso modo
ad ogni uomo viene messo in conto anche l’amore meretricio.
(6) Lo stesso vale
per l’amore coniugale.
*
E ora la spiegazione
dei singoli punti.
524. (1) Ad ognuno dopo la
morte viene messo in conto il male in cui è radicato, come anche il
bene.
Per rendere questa frase in un certo qual modo
comprensibile, è necessario suddividerla nelle seguenti sezioni:
(a) Ogni uomo ha la sua stessa vita.
(b) Ognuno si aspetta la propria vita dopo la
morte.
(c) Al malvagio viene messo in conto il male
della sua vita, all’uomo buono il suo bene.
*
(a) Ogni uomo ha
la sua stessa vita. –
Come è generalmente noto, la vita di ognuno è differente da ogni altra.
In tutto esiste una varietà interminabile, e non c’è nulla
che sia completamente uguale all’altro. Ognuno ha quindi la sua
individualità, come si può vedere anche nei volti, di cui nessuno
e perfettamente uguale all’altro. Questa uniformità non può
neanche essere possibile nell’eternità. Il motivo di questo fatto
è che non esiste nessun sentimento uguale, e i volti si modellano
secondo il sentimento dei loro portatori. Il volto è anzi, come detto,
l’espressione del sentimento, e questo trae la sua origine ed ottiene la
sua forma dalla vita. Se l’uomo non avesse una propria vita, esattamente
come ha un proprio sentimento e un proprio volto, per lui non ci sarebbe
nessuna vita dopo la morte differenziata da quella di un altro. Anzi, non ci
sarebbe il Cielo, poiché questo consiste continuamente di altri angeli.
La forma del Cielo è formata unicamente e solo dalla varietà
delle anime e dai sentimenti che sono disposti in modo tale da formare un
tutto. Ma questi formano un tutto in base all’uno, la cui vita dimora
lì in tutti e in ogni singolo, come l'anima nel corpo. Se non fosse
così, il Cielo sarebbe disperso nel nulla, perché la sua forma
sarebbe dissolta. L'Uno però,
dal quale tutti insieme e ogni singolo ha la vita, e attraverso il quale la
forma è congiunta, è il Signore. Ogni forma in generale deriva
dalle più differenti cose, la cui caratteristica dipende
dall’ordinamento e disposizione armoniosa delle parti in un tutto.
Così è fatta la forma umana ed avviene che l’uomo –
sebbene composto di tante membra, viscere e organi, di cui normalmente non
sente niente – si sente come un tutto.
(b) Nella Chiesa
si sa dalla Parola che ogni uomo dopo la morte si aspetta la propria vita.
– E precisamente dai seguenti passi: «Il figlio dell'uomo verrà nella gloria dal Padre, e allora
renderà a ciascuno secondo le sue opere» [Matteo 16,27].
– «… Poi i libri furono aperti, e ogni uomo fu
giudicato da ciò che stava scritto nei libri, secondo le sue opere»
[Apocalisse 20,12-13]. – «Nel
giorno del giudizio, Dio ricompenserà ciascuno secondo le sue opere»
[Romani 2,5-6 / 2° Corinzi 5,10]. Le opere secondo cui ciascuno
sarà ricompensato, sono la sua vita, perché le opere provengono
dalla vita, ed esse sono conformi alla vita che riguarda quella persona.
Infatti, io sono stato insieme agli angeli per molti anni ed ho potuto parlare
anche con coloro che erano appena giunti dal mondo. Posso testimoniare con ogni
certezza, che lì ognuno viene esaminato per vedere com’era la sua
vita che egli aveva vissuto nel mondo, e che questa vita lo attende anche
nell’eternità. Ho parlato con uomini che vissero sulla Terra
secoli fa, e la loro vita mi era nota dai resoconti storici. Inoltre ho
riconosciuto che la loro vita attuale somiglia a quei resoconti. Dagli angeli
ho sentito che la vita di un uomo dopo la morte non può cambiarsi
radicalmente, perché questa è organizzata secondo il suo amore e
secondo le opere che ne derivano. Se cambiasse, questa organizzazione sarebbe
smembrata, il che sarebbe completamente impossibile! Inoltre, dissero che un
cambiamento dell'organizzazione può essere possibile solo ed unicamente
quando si è nel corpo materiale, mentre nel corpo spirituale, dopo la
deposizione del corpo materiale, è completamente impossibile.
(c) Al malvagio
viene messo in conto il male della sua vita, all’uomo buono il suo bene.
– Il mettere in conto il male non ha nulla a che vedere con imputazione,
con incolpazione, e con prova della colpa e condanna, come nel mondo. Il male
stesso opera in modo tale che in base alla loro libertà i cattivi si
separino dai buoni, perché non possono stare insieme a loro. Le delizie
dell'amore malvagio hanno un’avversione per le delizie dell'amore del
bene, e tali delizie esalano da ogni spirito come gli odori da ogni pianta
sulla Terra. Essi lì non vengono assorbiti oppure restano nascosti dal
corpo materiale, ma nell’animico fluiscono liberamente dalle loro
inclinazioni dell’amore evidenti nell'aura spirituale. E siccome il male
lì è riconosciuto nel suo odore, allora imputazione,
incolpazione, prova della colpa e condanna non sono inflitte da un qualche
giudice, ma da chiunque che è radicato nel bene. In questo consiste
ciò che dobbiamo intendere sotto ‘mettere
in conto’. Inoltre l’uomo malvagio si sceglie i suoi compagni
per godere appieno insieme a loro le sue delizie; e poiché disprezza le
delizie che procedono di pari passo con il bene, di sua spontanea
volontà si reca al proprio inferno. La messa in conto del bene avviene
altrettanto presso gli uomini che nel mondo avevano riconosciuto che tutto il
bene in sé lo devono al Signore, e niente da se stessi. Dopo che sono
stati preparati convenientemente, vengono trasferiti nelle delizie interiori
del loro bene, e per loro si apre la via del Cielo verso quelle società
le cui delizie sono simili alle loro. Questo però viene causato
attraverso il Signore!
525. (2) Un trasferimento del
bene di un uomo a un altro non è possibile.
L'evidenza
di questa frase si può scorgere da quanto segue:
(a) Ogni uomo nasce nel male.
(b) Egli viene introdotto nel bene dal Signore
attraverso la rinascita.
(c) Questo accade attraverso una vita secondo i
comandamenti.
(d) Perciò il bene che è
impiantato in questo modo non può essere trasferito.
*
(a) Nella Chiesa è noto che ogni uomo nasce nel male. – Si dice che questo male sia
ereditato da Adamo, invece discende dai genitori. Da loro chi nasce riceve la
predisposizione, il che è la sua inclinazione. Ragione ed esperienza
insegnano che è così. Infatti, la somiglianza dei genitori con i
loro figli e con i figli dei figli, per quanto riguarda fisionomia, carattere e
usanze, sono manifeste. In questo le famiglie sono riconosciute da molti, e
vengono giudicati i loro atteggiamenti. Quindi gli uomini nascono nel male che
i genitori stessi hanno contratto e lo trasmettono ai figli con la
procreazione. Si crede che la colpa di Adamo sia stata suggellata
all’intera umanità, perché solo pochi uomini riflettono che
il male sia qualcosa presso di sé, e di conseguenza possano
riconoscerlo. Perciò essi stanno nell’illusione che questo sia
profondamente nascosto in loro, tale da apparire solo dinanzi a Dio!
(b) L’uomo viene introdotto nel bene dal
Signore attraverso la rinascita. – Dalle parole del Signore in
Giovanni 3,3-5 risulta chiaro che c’è una rinascita, e nessuno
può entrare nel Cielo se non è rinato. La rinascita è una
purificazione dai mali e quindi il rinnovamento della vita. Non può
essere nascosto alla cristianità il fatto che ogni uomo nasce nel male,
e che il male non può essere lavato e tolto con acqua e sapone, ma solo
attraverso il cambiamento di pensiero.
(c) L'uomo viene
introdotto nel bene dal Signore attraverso una vita secondo i comandamenti.
– Ci sono, come si può leggere al n. 82, cinque comandamenti che
riguardano la rinascita. Ne fanno parte i seguenti:
- si deve evitare il male, perché è del
diavolo e proviene dal diavolo;
- si deve piuttosto fare il bene perché è
di Dio e proviene da Dio;
- ci si deve rivolgere al Signore affinché Egli
possa guidare l’uomo a questo.
Ognuno si
esamini e si domandi se l’uomo può conseguire il bene in altro
modo. Se non lo consegue, per lui non v’è salvezza.
(d) Se il bene viene impiantato in questo modo,
è impossibile possa essere trasferito da un uomo all’altro.
– Da quanto è stato esposto sopra, ne consegue che lo spirito
dell’uomo viene completamente rinnovato attraverso la rinascita, e
precisamente attraverso una vita secondo i comandamenti del Signore. Chi non
vede che un tale rinnovamento può avvenire solo a poco a poco, in
maniera non dissimile dalla crescita di un albero che deve anzitutto radicarsi
dal seme nel terreno, e poi un po’ alla volta raggiungere la sua piena
grandezza? Chi comprende diversamente la rinascita, non sa nulla dello stato
dell’uomo e neanche nulla del male e del bene che sono completamente
opposti l’uno dall’altro, così che il bene può essere
impiantato solo nella misura in cui il male viene rimosso. Egli non sa neanche
che l’uomo disprezza il vero bene finché rimane ancora attaccato
al male. Perciò se si dovesse trasferire il bene di un uomo a qualcuno
che è ancora pieno di male, sarebbe come se si gettasse un agnello
davanti al lupo, oppure come il legare una perla al grugno del maiale. Con
questo dovrebbe essere chiaro che un trasferimento è impossibile.
526. (3) Se con il
“mettere in conto” viene inteso un tale trasferimento, rimane una
parola priva di significato.
È stato dimostrato al n. 524 che ad ogni uomo
viene messo in conto il male al quale è legato, altrettanto però
anche il bene. Quindi è chiaro cosa c’è da intendere con il
‘mettere in conto’. Ma se con questo viene inteso il trasferimento
del bene a qualcuno che è legato al male, allora è una parola
completamente priva di significato, perché un tale trasferimento, come
è stato detto sopra, al n. 525, è impossibile! Nel mondo, gli
uomini possono, in un certo qual modo, trasferire i meriti; li si può
per esempio tributare ai figli per amore dei loro genitori, come altrettanto
agli amici di un favorito. Tuttavia, il bene di un qualche merito non
può essere impresso nelle loro anime, ma può solo essere fissato
loro dall’esterno. Altrettanto è impossibile questo in riferimento
alla vita spirituale degli uomini. Questo, come è stato indicato sopra,
deve essere piantato. Se ciò non accade, e precisamente attraverso una
vita secondo i comandamenti del Signore, l'uomo rimane attaccato al male nel
quale è nato. Prima di ciò, l’uomo non raggiunge nulla di
buono. Se il bene lo tocca, subito rimbalza e salta indietro, come una palla
elastica che cade su una pietra; oppure viene inghiottito come un diamante
gettato in una palude. Un uomo non trasformato, per quanto riguarda il suo
spirito, somiglia a una pantera, o anche a un gufo. Lo si può anche
paragonare ad una sterpaglia di spine o ad una ortica. D’altra parte l'uomo
rinato è come un agnello o una colomba e lo si può paragonare ad
un ulivo e a una vite. Se si vuole, allora ci si domandi: ‘Come può un uomo simile alla pantera, essere trasformato
in un uomo mansueto come un agnello?’. Oppure: ‘Come si può trasformare un gufo in una colomba, o una
sterpaglia di spine in un albero di ulivo, o un'ortica in una vite,
semplicemente in base ad un qualche mettere in conto, nel senso sopra
espresso?’. Affinché la conversione possa aver luogo, non
dovrebbe prima essere rimossa la natura selvaggia della pantera e del gufo, la
sconcezza della sterpaglia di spine e dell'ortica, e al loro posto possa essere
impiantato l’autentico ed innocuo senso umano? Come questo può
accadere, lo insegna il Signore anche in Giovanni 15,17.
527. (4) Ad ogni uomo il male
viene messo in conto come sono la sua volontà e il suo intelletto, e lo
stesso vale per il bene.
[1] Com’è noto, due
facoltà formano la vita dell'uomo, vale a dire: volontà e
intelletto. Tutto ciò che l’uomo fa è causato dalla sua
volontà e dal suo intelletto. Senza queste due forze, egli nel suo
operare e conversare sarebbe solo una macchina. Con ciò è chiaro
che l’uomo è uomo come sono la sua volontà e il suo
intelletto. Inoltre la qualità delle sue azioni e conversazioni dipende
dalla sua volontà e dall’intelletto che producono entrambi.
Perciò può essere che parecchi uomini possono agire e parlare
allo stesso modo, e tuttavia essere completamente differenti, perché il
volere e il pensiero, dal quale proviene, presso l’uno è cattivo,
presso l’altro è buono.
[2] Da ciò si dimostra che con
le azioni o con le opere, secondo le quali ognuno deve essere giudicato, si
deve intendere la sua volontà e il suo intelletto. Opere malvagie sono
quindi opere di una cattiva volontà, indifferentemente da come possono
apparire esteriormente; e le buone opere sono opere di una buona
volontà, anche se esteriormente non si distinguono da quelle di un uomo
malvagio. Tutto ciò che viene prodotto dalla volontà interiore
dell’uomo, accade di proposito, perché questa volontà si
prefigge ciò che proviene dalla sua intenzione. Tutto ciò che
viene prodotto dall’intelletto, avviene per principio, perché
l’intelletto lo conferma. Con questo è chiaro che ad ognuno viene
messo in conto il male o il bene in base alla sua volontà che si
è manifestata dentro, e in base al modo in cui il suo intelletto ci ha
riflettuto. Io posso confermare questo con quanto segue:
[3] Nel mondo dello spirito ho
incontrato parecchi spiriti il cui comportamento nel mondo naturale si era a
mala pena differenziato dagli altri uomini. Essi indossavano eleganti vestiti,
mangiavano bene, praticavano affari lucrosi come gli altri, andavano a teatro,
scherzavano con diletto su cose galanti, e altre cose simili; tuttavia gli
angeli addossavano all’uno questo modo di agire come qualcosa di
peccaminosamente malvagio, all’altro no. Gli uni li dichiaravano senza
colpa, gli altri colpevoli. – Alla mia domanda sul perché di
questo differente giudizio, dal momento che tutti avevano agito allo stesso modo,
essi risposero che consideravano tutto in base all’intenzione, al
proposito e allo scopo del loro modo di agire, e così li distinguevano.
Perciò essi potevano scusare o condannare coloro che relativamente
scusavano o condannavano l’intenzione da loro perseguita, perché
nel Cielo tutti hanno di mira il bene, mentre nell’inferno tutti hanno di
mira il male.
528. A questo
deve essere aggiunto ancora quanto segue: nella Chiesa protestante si dice che
nessun uomo può adempiere la legge, per la ragione che se un tale
trasgredisce solo uno dei dieci comandamenti, trasgredisce tutti gli altri.
– Questo modo di dire, però, non deve essere preso alla lettera.
Esso deve essere compreso così: chiunque
agisce con intenzione o per principio contro un comandamento, trasgredisce
anche gli altri! – Trasgredire un comandamento con intenzione o per
principio, significa negare che sia peccato. Ma chi nega il peccato, non esita
a trasgredire i restanti comandamenti. Naturalmente, ognuno sa che un adultero,
per questa ragione, non è ancora anche un assassino, un ladro o un falso
testimone. Tuttavia, chi rompe il matrimonio con intenzione e per principio,
disprezza tutto ciò che appartiene alla religione, quindi anche
l’omicidio, il furto e la falsa testimonianza, e si astiene da questi non
perché sarebbe peccato, ma solo perché teme la legge e le cattive
dicerie. Ai numeri 490-493, così come nei due fatti memorabili 500 e
521, è stato dimostrato che gli uomini che rompono il matrimonio con
intenzione e per principio disprezzano il sacro della Chiesa e della religione.
Lo stesso vale per tutti coloro che operano con intenzione e per principio
contro qualsiasi altro dei dieci comandamenti. Essi agirebbero anche contro gli
altri perché questo ai loro occhi non sarebbe peccato!
529. Lo stesso vale per gli uomini che sono radicati
nel bene proveniente dal Signore. Se vi si astengono anche solo da un male,
perché è peccato, a norma della loro volontà e intelletto,
quindi di proposito e per principio, allo stesso tempo si astengono da tutti i
mali, tanto più se ne tralasciano solo uno. Non appena una persona si
astiene di proposito e per principio da qualsiasi male, perché è
un peccato, egli otterrà dal Signore, a tal proposito, la protezione
anche dagli altri mali. Se poi fa qualcosa di male per ignoranza o in base a un
desiderio predominante del corpo, ciò nondimeno non gli verrà
messo in conto, perché non lo ha fatto deliberatamente, ed anche
perché non lo aveva razionalmente fondato in sé. L’uomo
giunge a questo proponimento positivo, se una o due volte in un anno si esamina
e si allontana dal male che poi trova in se stesso. La situazione è
diversa per colui che non si esamina. Con questo diverrà chiaro a chi il
peccato non viene messo in conto e a chi è messo in conto.
530. (5) Allo stesso modo ad
ogni uomo viene messo in conto anche l’amore meretricio.
[1] Vale a dire, non in base alle
opere esteriori come appaiono davanti agli uomini o anche davanti al giudice,
ma corrispondentemente alla loro condizione interiore come appaiono davanti al
Signore e, tramite Lui, anche davanti agli angeli, cioè in base allo
stato della volontà e intelletto dell'uomo nelle sue azioni. Differenti
circostanze mondane attenuano e giustificano i misfatti, oppure li aggravano e
li rendono colpevoli. Infatti, dopo la morte l’addebito non li indirizza
secondo le circostanze esteriori dell’azione, ma secondo le disposizioni
d’animo interiori, e queste sono giudicate in base allo stato della
Chiesa presso ognuno. Come per esempio, di un uomo (empio) che non avendo avuto
alcun timore di Dio né amore per il prossimo, e perciò neanche
alcun tipo di timore per un qualcosa di santo della Chiesa, dopo la sua morte
sarà ritenuto colpevole di tutti i misfatti che ha commesso nel corpo,
mentre le sue buone azioni non saranno prese in considerazione, visto che il
suo cuore da cui esse provenivano, si era allontanato dal Cielo e si era
voltato all'inferno. – Le azioni di un uomo, presso ognuno, provengono
dalla ragione del cuore. Per una migliore comprensione voglio rivelarvi un
segreto:
[2] Il Cielo è suddiviso in
innumerevoli società, altrettanto come – a motivo
dell’opposto ‒ l'inferno. Ebbene, anche il sentimento di ogni uomo,
secondo la sua volontà, e quindi anche secondo il suo intelletto, dimora
di fatto in una tale società, ed ha uguali intenzioni e pensieri come i
suoi componenti. Quindi, se il sentimento si trova in una qualche
società celeste, nutre anche le stesse intenzioni e pensieri come i suoi
componenti. Lo stesso vale se il sentimento si trova in una qualche società
infernale. Tuttavia, finché l’uomo vive nel mondo, girovaga da una
società all’altra, conformemente ai cambiamenti dei desideri della
sua volontà e perciò anche dei pensieri del suo sentimento, ma dopo
la morte le sue peregrinazioni vengono raccolte (colliguntur peregrinationes) e gli viene assegnato un luogo
conforme al risultato: se è malvagio nell’inferno, se è
buono nel Cielo.
[3] Poiché nell'inferno
è comune a tutti la volontà per il male, e nel Cielo hanno tutti
la volontà per il bene, tutti sono considerati di conseguenza.
Perciò gli addebiti dopo la morte seguono così come erano fatte
la volontà e l’intelletto di ogni uomo. La stessa cosa vale per la
fornicazione, sia che si tratti di atti lussuriosi, di concubinato o di
adulterio. Essi vengono messi in conto agli interessati non secondo le azioni
esteriori, ma secondo lo stato d'animo, la cui espressione erano le azioni. Le azioni dell’uomo scendono nella
tomba con il suo corpo, invece l’anima risorge con le sue condizioni
interiori.
531. (6) Lo stesso vale per
l’amore coniugale.
Ci sono matrimoni in cui l'amore coniugale non appare
esteriormente, ma è comunque presente. Altrettanto ci sono matrimoni in
cui l'amore coniugale sembra essere presente, e tuttavia non lo è!
Entrambi i casi hanno una serie di cause differenti; esse possono essere
riconosciute in parte come è stato mostrato nei trattati del vero amore
coniugale ai n. 57 e 73; e in merito alle cause di freddezza e di separazioni
ai n. 234 e 260; e alle cause dell’amore e dell’amicizia apparenti
nel matrimonio ai n. 271 e 292. Tuttavia le apparenze esteriori non permettono
nessuna conclusione sul mettere in conto. L'unica cosa che permette tali
conclusioni è il sentimento coniugale nella misura in cui questo
è ancorato nella volontà di un uomo, ed esso viene preservato in
qualunque stato coniugale si possa trovare. Ogni sentimento coniugale è,
per così dire, la bilancia sulla quale viene pesato l'amore coniugale. Lo stato matrimoniale di un uomo e di una donna,
come è stato mostrato al n. 457, è il gioiello della vita umana e
il ricettacolo del cristianesimo. E poiché è così,
può essere addirittura che questo amore sia presente in un coniuge e non
nell’altro. Può anche essere che questo amore sia così
profondamente nascosto, che l'uomo stesso non lo percepisce. Esso può,
del resto, essere anche impresso nel corso della vita, e precisamente
perché questo amore accompagna passo dopo passo la religione, ma questa,
poiché è il matrimonio del Signore con la Chiesa, nello stesso
tempo rappresenta il mezzo attraverso il quale l’amore coniugale viene
introdotto e impiantato. Così avviene che l'amore coniugale viene messo
in conto ad ogni uomo dopo la morte, e precisamente secondo la propria vita
razionale spirituale. Inoltre, per tutti coloro ai quali questo amore è
messo in conto, dopo il loro passato di vita viene previsto un matrimonio nel
Cielo, di qualsiasi specie possa essere stato il suo nel mondo. – Da
tutto questo, è stato dimostrato che
non si può stabilire nulla in base alle apparenze esteriori dei
matrimoni, ma neanche in base all’apparenze esteriori delle fornicazioni
che taluno si trovi o meno nell’amore coniugale! Perciò:
«Non giudicate, affinché non
siate giudicati!» [Matteo 7,1].
*
532. A questo
voglio aggiungere il seguente fatto memorabile:
Un giorno, nello spirito, fui elevato in una
società degli angeli celesti. Alcuni dei saggi di quel luogo si unirono
a me e dissero: “Cosa
c’è di nuovo sulla Terra?”. – Io risposi: “La novità è che il
Signore ci ha rivelato dei segreti che sorpassano tutto ciò che è
stato rivelato dall’inizio della Chiesa fino ad oggi!”[184]
(1) Quando
vollero sapere di quali segreti si trattava, io risposi: “La Parola,
nell’insieme come nel dettaglio, racchiude un significato spirituale
corrispondente al naturale. Questo significato congiunge gli uomini della
Chiesa con il Signore ed è associato agli angeli. Su questo significato
spirituale si basa anche la santità della Parola. Queste rispondenze, di
cui consiste il significato spirituale della Parola, sono state ora
rivelate”.
(2) Quando
gli angeli domandarono se gli uomini sulla Terra non avessero saputo prima
qualcosa delle rispondenze, io risposi: “Assolutamente nulla! Queste sono
rimaste nascoste per la durata di parecchie migliaia di anni, più
precisamente dai tempi di Giobbe. Tra i suoi contemporanei e tra coloro che
vissero prima di lui, la conoscenza delle rispondenze era la più alta di
tutte le scienze, e su queste si basava la loro sapienza, in quanto conoscenza
delle cose spirituali del Cielo e, con ciò, anche di ciò che
riguardava la Chiesa. Ma poiché più tardi questa conoscenza
degenerò in idolatria, cadde nell’oblio per un volere della Divina
Provvidenza, e andò perduta, così che nessuno più ne
percepì un segno. Invece proprio adesso è stata di nuovo rivelata
dal Signore, così da rendere possibile un collegamento dell’uomo
di Chiesa con Lui e una associazione con gli angeli. Questo avviene attraverso
la Parola che, nell’insieme come
in ogni dettaglio, consiste di rispondenze”. – Gli angeli si
rallegrarono molto che al Signore fosse piaciuto rivelare questo grande
mistero, dopo che era rimasto nascosto per migliaia di anni così
profondamente, e pensarono che lo scopo di questa rivelazione consistesse nel
fatto che la Chiesa cristiana, che si fonda sulla Parola, poiché adesso
è giunta alla sua fine, potrà risorgere a nuova vita e ricevere
nuovo respiro dal Signore attraverso il Cielo. Alla loro ulteriore domanda se
ora attraverso questa scienza fosse stato rivelato anche ciò che
significa ‘battesimo’ e ‘ultima cena’, su cui finora
si erano avuti così differenti pensieri, io risposi con un sì.
Poi aggiunsi: “Proprio adesso è stata comunicata anche una
rivelazione del Signore sulla vita dopo la morte”.
(3) Stupiti,
gli angeli domandarono: «Come,
sulla vita dopo la morte? Chi non sa che l'uomo vive dopo la morte?».
– La mia risposta fu: “Gli uomini lo sanno e non lo sanno! Essi non
dicono che l'uomo sopravvive, ma che è la sua anima a vivere, e questa,
come un semplice spirito. Dello spirito però hanno l’immagine come
di un vento o di un soffio d’aria. Essi pensano anche che l'uomo rivive
veramente solo dopo il giorno del Giudizio universale. Inoltre, che le parti
del corpo che gli uomini lasciano nel mondo – anche se mangiate dai
vermi, topi o pesci ‒ saranno radunate e rimesse di nuovo insieme e in
questo modo risorgeranno”. – Gli angeli dissero: «Che significa questo? Chi non sa che l'uomo
continua a vivere come uomo dopo la morte, con la sola differenza che dopo
vivrà come uomo spirituale, e che vedrà gli altri uomini
spirituali altrettanto come l'uomo materiale vede gli altri uomini materiali, e
che non si noterà nessuna differenza, eccetto che stare in uno stato
più perfetto?».
(4) Ora gli
angeli mi domandarono: «Cosa sanno
gli uomini del nostro mondo, del Cielo e dell'inferno?». – La
mia risposta fu: “Finora non hanno saputo veramente nulla di queste cose,
ma proprio adesso è stato rivelato dal Signore come è fatto il
mondo degli angeli e degli spiriti e dell’inferno; inoltre, che angeli e
spiriti stanno in collegamento con gli uomini sulla Terra, oltre a molte altre
cose meravigliose che stanno in relazione con questo”. – Gli angeli
si rallegrarono che al Signore fosse piaciuto rivelare queste cose,
affinché l’uomo non dovesse dubitare più a lungo della sua
immortalità per pura ignoranza.
(5) Di nuovo
parlai agli angeli: “Proprio adesso il Signore ha anche rivelato che nel vostro
mondo splende un Sole differente dal nostro, e che il vostro Sole consiste di
puro amore, mentre il nostro è puro fuoco. Perciò tutto quello
che procede dal vostro Sole, proprio perché è puro amore, porta
in se stesso ‘vita’, ma non ciò che proviene dal nostro Sole
che consiste solo di puro fuoco. Su questo si fonda anche la differenza tra lo
spirituale e il naturale. Finora questo era sconosciuto, ma ora è stato
altrettanto rivelato. Di ciò, allo stesso tempo, adesso si sa anche qualcosa
sull’origine della luce che illumina l’intelletto umano con la
sapienza, e da dove proviene il calore che accende la volontà umana per
l'amore”.
(6) Inoltre,
agli angeli fu rivelato che ci sono tre gradi della vita, e quindi anche tre
Cieli, e che il sentimento umano è altrettanto diviso in questi tre
gradi, e perciò l’uomo corrisponde ai tre Cieli. – Quando
gli angeli domandarono se gli uomini, questo non lo avessero saputo prima, io
risposi: “Essi sanno solo dei gradi tra il maggiore e il minore, ma non
tra l’anteriore e il posteriore”.
(7) Gli
angeli vollero pure sapere se fosse stato rivelato ancora di più.
– Io dissi: “Ancora molte cose. Per esempio, sul Giudizio
universale, sul Signore Gesù
Cristo quale Dio del Cielo e della Terra, sull’unità di Dio
secondo la Sua figura e la Sua essenza, nella quale dimora la Divina
Trinità, e che questa Trinità è il Signore. Infine anche
sulla nuova Chiesa che dovrà essere fondata da Lui e sulla Sua Dottrina,
sulle Sacre Scritture, dove è stata rivelata anche l’Apocalisse,
di cui prima non un singolo versetto poteva essere rivelato se non dal Signore.
Inoltre ci sono ancora rivelazioni sugli abitanti dei pianeti e dei corpi
celesti nell'Universo, oltre a molte cose memorabili e meravigliose dal mondo
spirituale, attraverso il quale è stato rivelato dal Cielo ciò
che appartiene alla sapienza”.
533. Gli angeli
si rallegrarono molto nel sentire queste cose, ma notarono che io ero triste, e
mi chiesero il motivo. Io risposi: “Questi segreti ora rivelati dal Signore,
sulla Terra sono considerati senza valore, sebbene in grandiosità ed
importanza superino tutte le conoscenze finora rivelate”. – Gli
angeli si meravigliarono molto di questo, e chiesero al Signore il permesso di
poter guardare giù nel mondo. Quando lo fecero, ecco, da lì
c’era pura tenebra! Fu detto loro di scrivere questi nominati segreti su
un foglio di carta e di lasciarlo cadere sulla Terra; essi poi avrebbero visto
un prodigio. E così fecero. Quando il foglio di carta con quei segreti
fu lasciato cadere giù dal Cielo, finché era ancora nel mondo
spirituale splendeva come una stella, ma non appena arrivò nel mondo
naturale la luce si disperse, e quanto più scendeva giù, tanto
più si ottenebrava. Quando finalmente gli angeli lo lasciarono entrare
nei congressi degli eruditi e dei sapienti di condizione spirituale e mondana,
tra i molti ci fu un mormorio, e si udirono queste parole: “Che roba è questa? È propriamente qualcosa di
serio? Cosa c’è in questo, se lo sappiamo o no? Queste sono solo
fantasticherie!”. – Ora sembrò come se qualcuno avesse
preso il foglio di carta, lo piegasse e, con le dita lo arrotolasse e
srotolasse, come se volesse cancellare la scritta, mentre altri volevano
strapparlo o calpestarlo con i piedi. Ma il Signore non concesse questa
scelleratezza e, proteggendolo, ordinò agli angeli di riprendere il
foglio di carta e tenerlo al sicuro. Ma poiché ora gli angeli divennero
tristi ed in sé si chiesero per quanto tempo sarebbe durata ancora
questa condizione, fu detto loro: «Per
un tempo, per dei tempi e per la metà di un tempo» [Ap.
12,14].
534. Dopo di
ciò dissi agli angeli che nel mondo sarebbe stato rivelato ancora
qualcos’altro dal Signore, e alla loro domanda su cosa si trattasse, io
risposi: “Il vero amore coniugale
e le sue delizie celesti!”. – Gli angeli dissero: «Ma chi non sa che le delizie dell'amore
coniugale sorpassano tutti gli altri amori? E chi non può vedere che in
questo tipo di amore sono riunite tutte le beatitudini, felicitazioni e
vantaggi che possono essere concessi dal Signore, e che il vero amore coniugale
è il ricettacolo di questi poiché solo esso può afferrare
e percepire tutto questo con piena percezione?». – Io risposi:
“Gli uomini non lo sanno perché non si rivolgono al Signore e non
vivono secondo i Suoi comandamenti per evitare il male e fare il bene. Il vero amore coniugale con le sue delizie
viene solo dal Signore e viene dato solo a coloro che sono accolti nella Sua
nuova Chiesa che, nell’Apocalisse, viene indicata come la Nuova Gerusalemme”. A questo,
aggiunsi ancora: “Dubito che nel tempo presente siano disposti a credere
che questo in sé sia di natura spirituale, quindi un frutto della
religione, e precisamente perché si ha di esso solo un concetto
sensuale”. – Allora gli angeli mi dissero: «Scrivi su di esso un libro ed obbedisci alla
rivelazione. Dopo che l'avrai scritto, sarà lasciato cadere dal Cielo, e
vedremo se il suo contenuto sarà accolto e gli uomini vorranno
riconoscere che questo amore corrisponde alla religione che si trova presso di loro,
vale a dire, spirituale presso gli spirituali, e naturale presso i naturali, e
assolutamente carnale presso gli adulteri!»
535. Dopo di
ciò udii un mormorio ostile dal mondo inferiore, e al tempo stesso le
seguenti parole: “Fa' dei prodigi,
allora ti crederemo!”. Allora io chiesi: “Non sono questi,
prodigi?”. – Su ciò venne la risposta: “No! Non lo sono”. – E quando domandai quali
prodigi dovessi fare, essi risposero: “Rivela
e mostra il futuro, allora ti crederemo!”. – Io risposi:
“Questo non è concesso dal Cielo, poiché nella misura in
cui l’uomo conosce il futuro, in lui ragione e intelletto, insieme alla
saggezza e alla sapienza, cadono nell’inerzia e vanno a fondo”.
– Quando chiesi ancora una volta quali altri prodigi avrei dovuto fare,
essi gridarono: “Allora fa il
prodigio uguale a quello che fece Mosè in Egitto!”. – A
questo grido io risposi: “Forse con questo i vostri cuori
s’indurirebbero, altrettanto come quello del faraone e degli
egiziani!”. Quando essi lo negarono, io dissi: "Allora promettetemi
che non ballerete intorno al vitello d'oro e non lo adorerete come i
discendenti di Giacobbe, che lo fecero già dopo un mese, sebbene
avessero visto l’intero monte Sinai in fiamme ed avessero udito Jehova
Stesso parlare dal fuoco, e questo fu il prodigio più grande di tutti!
Il vitello d’oro, nel senso spirituale, è la concupiscenza della
carne”. – A questo punto dal mondo inferiore sentii le parole: “Noi non saremo come i discendenti di
Giacobbe!”. – Ma allora sentii le seguenti parole dal Cielo indirizzate
a loro: «Se non credete a
Mosè e ai profeti, cioè alla Parola del Signore, allora non
crederete ai miracoli più di quanto abbiano fatto i discendenti di
Giacobbe nel deserto, oppure come quegli uomini che videro con i propri occhi i
miracoli che il Signore fece quando era sulla Terra!»
Fine
[indice]
[indice]
Bibliografia
Citiamo in ordine di stampa le opere in nostro possesso[185]
“Della Nuova Gerusalemme e della sua Dottrina celeste” – 1758 (Nova Hierosolyma), secondo quel che è stato udito
dal Cielo con una introduzione sul nuovo Cielo e sulla nuova Terra. [64 pag. - ed. 1869]
“La sapienza angelica sulla Divina Provvidenza” – 1764 (Divina Providentìa) tratta del
libero arbitrio, del male, della sofferenza e delle leggi spirituali che governano
la Creazione. [294
pag. - ed. 1874]
“La sapienza angelica sul Divino Amore e sulla Divina
Sapienza” – 1763 (De Divino Amore et de Divina Sapientia) sulla natura di Dio che,
nella Sua Essenza, è nel contempo Amore e Sapienza, sull’origine
della materia e sulla Fonte della vita [227 pag. - ed. 1877]
“Esposizione sommaria della Dottrina della Nuova Chiesa” la
quale è intesa nell’Apocalisse per la Nuova Gerusalemme. [94 pag. - 1879]
“La vera religione cristiana” [vol. I] contenente tutta la teologia della Nuova Chiesa (annunciata dal Signore in
Daniele 7,13-14).
[567 pag. - ed.
1880]
“La vera religione cristiana” [vol. II] – 1771 (Vera
Christiana religio), quale ultimo libro, esso contiene tutta la
teologia della Nuova Chiesa (annunciata dal Signore in Apocalisse 21, 1-2) [447 pag. - ed. 1884]
“Sul commercio dell’anima e del corpo” che credesi
esistere o per influsso fisico, o per influsso spirituale, o per armonia
prestabilita. [33
pag. - ed. 1885]
“Le terre nel cielo stellato” 1758 (De Telluribus in mundo nostro solari, et de
Telluribus in Coelo astrifero),
i loro abitanti, i loro spiriti e angeli - Ex auditis et visis. [112 pag. - ed. 1886]
“La Dottrina di vita” per la Nuova Gerusalemme, secondo i
precetti del Decalogo. [ed. 1890]
“Del cielo e delle sue meraviglie, e dell’inferno secondo quel che
è stato udito e veduto” – 1750 (Coelo
et inferno) la descrizione della vita degli uomini dopo la morte
[416 pag. –
ed. 1870]
“La religione del buon senso” [207 pag.]
“Il decalogo spiegato quanto al suo senso esteriore e al suo senso
interiore” [40 pag. – ed 1880]
Solo
recentemente è stata effettuata una ristampa di alcune opere e messe in
commercio a cura della libreria mediovalista “L’ultimo dei
templari” di Torino in via S. Massimo n. 44 (www.lultimodeitemplari.com): “Le terre nel cielo stellato” - “La Sapienza angelica sul divino
Amore” - “La vera religione cristiana”.
Inoltre
esistono alcuni libri editi da altri editori di cui però non è
possibile confermare l’autenticità delle traduzioni, poiché
trattasi di estrapolazioni di pezzi di testo anche intervallati da commenti
personalizzati, cosa che comunque non consentono al lettore di estendersi nella
particolareggiata e razionale esposizione del mistico svedese:
“La dottrina celeste”
“Conversazioni con gli angeli”
“Cielo e inferno”
“La dottrina sulla Sacra Scrittura”
“La Nuova Gerusalemme e la sua Dottrina celeste”
“Conversazioni con gli angeli”
“L’uomo come maschio e femmina”
“Interazione Corpo e
Anima”
“La Vera Religione
Cristiana”
“Decalogo”
“La zona grigia di
Minerva”
Qui di seguito altre opere non ancora
tradotte integralmente nella lingua italiana (da Wikipedia):
Apocalisse rivelata – Breve esposizione – Conferma delle
Scritture – Credo atanasiano – Canoni – Carità –
Consumazione dei tempi – Conversazione con Calvino – Coronis
– De Coniugio – De Domino – De Verbo – Doc. del Signore
– Doc. delle Sacre Scritture – Doc. della Vita – Doc. della
Fede – Esperienze spirituali – La Terra nell'Universo –
Cinque memorabili relazioni – Formula concordia (indice) – Gad e
Asher – Dio il Salvatore – Flusso – Invito alla Nuova Chiesa
– Giustificazione – Ultimo Judicio (Giudizio finale) – Lettere
– Matrimonio (indice 1) – Matrimonio (indice
2) – Miracoli e segni – Nove domande – Pentateuco
– Profeti e Salmi – Schemi ed esempi – Storia della Chiesa
– Spiegazione della Parola
- - - - - - -
Le opere più voluminose:
“Arcana
Coelestia” [otto volumi]
1749-1756 (Segreti del Cielo)
comprendente una serie di esposizioni
particolareggiate di tematiche specifiche, cinque delle quali ripubblicate a
parte nel 1758 con delle piccole revisioni;
“Coelo
et inferno” (Cielo e inferno)
“Equus Albus” (Cavallo bianco)
“Equus Albus” (Cavallo bianco – Appendice)
“De Telluribus in mundo nostro solari, et de
Telluribus in Coelo astrifero” (Terre nell’Universo)
“Nova Hierosolyma” (Nuova
Gerusalemme)
“Opera
Philosophica et Mineralia”
1734 – [tre volumi]
Il primo volume
“Principia Rerum Naturalium”
(“Principi fondamentali della natura”) in cui si comprende come egli avesse
già posto le basi filosofiche sulla natura dell’anima. Il secondo e terzo volume con informazioni
tecniche sulle caratteristiche del ferro, del rame e dell’ottone.
“Oeconomia
Regni Animalis”
1740-1741 (dinamica del regno animale) – [due
volumi].
Il primo volume contenente
studi sul cuore e sul sangue; il secondo contenente studi sul cervello, sul
sistema nervoso e sull’anima.
“Regnum
Animale” 1742 tre volumi, in cui sono descritti studi di approfondimento
sull’anatomia.
- - - - -
- -
Nota
La quattro età, periodi in cui gli antichi, sull’esempio di Esiodo e secondo una concezione pessimistica dell’evolversi dell’umanità, dividevano la storia del mondo:
1
L’età
dell’oro, è
stato il tempo dell’innocenza, della felicità e
dell’abbondanza senza necessità di lavorare.
2
L’età
dell’argento, è stato il tempo che segnò, con la
necessità del lavoro umano, un regresso rispetto al periodo precedente.
3
L’età
del bronzo, è stato il tempo in cui l’ingiustizia, la
rapina e le guerre, invasero il mondo.
4
L’età
del ferro, è stato il tempo in cui la natura divenne avara dei
suoi doni e l’uomo scatenò sempre più i suoi istinti
scellerati.
[1] Esegesi:
analisi critica di un testo, specialmente sacro o giuridico.
[2] Road map:
carta stradale.
[3] Ansante: che
respira affannosamente.
[4] Tiara:
cappello alto, rigido, a forma di cono, portato anticamente da sacerdoti e
principi orientali.
[5] Collettivo: gruppo
di persone che si riunisce per svolgere insieme un’attività.
[6] Porfido:
roccia durissima, di colore rosso o roseo, usata per pavimentazioni stradali e
come pietra ornamentale.
[7] Diaspro:
pietra silicea argillosa contenente ossido di ferro.
[8] Lapislazzuli:
pietra di colore azzurro intenso.
[9] Propaggine:
ramo di pianta che viene interrato perché metta radici.
[10] Aiuole:
piccole zone di terreno coltivate a scopo ornamentale nei giardini.
[11] Bisso: tela
finissima di lino, di origine orientale, tenuta in gran pregio presso gli
antichi.
[12] Talare:
tunica che scende fino ai talloni.
[13] Emulazione:
il competere con qualcuno per superarlo o per non essergli inferiore, per lo
più in cose degne di lode.
[14] Podio:
predella o palco per direttori d’orchestra o per oratori che parlano ad
un pubblico numeroso.
[15] Soglio:
seggio regale, trono.
[16] Marsina:
abito a coda di rondine detto comunemente frac.
[17] Efod: ricco
paramento, tessuto e ricamato d’oro, usato dal sommo sacerdote degli
ebrei.
[18] Clamide: nell’abbigliamento
degli antichi greci e romani, corto mantello fermato con una fibbia sul petto o
sulla spalla destra.
[19] Scarlatto: di
colore rosso vivo splendente.
[20] Rivelazione =
Apocalisse 14,4.
[21] Scarlatto:
color rosso vivo splendente.
[22] Efa:
misura per aridi, e anche il recipiente usato per misurare i cereali.
Corrispondeva al bat, una misura per liquidi, e quindi era pari a 22 litri.
[23] Giudici
2,10 - II° Re 22,20, ecc.
[24] Calvino: nome
italianizzato di Jean Cauvin 1509-1564. Teologo francese fondatore dell’indirizzo
storicamente più importante delle Chiese riformate.
[25] Filippo
Melantone: (1497-1560) nome italianizzato nato come Philipp Schwarzerdt, fu un
umanista, teologo e astrologo tedesco, amico di Martin Lutero e uno dei
maggiori protagonisti della riforma protestante.
[26] Talare: detto
di veste, di tunica che scende fino ai talloni.
[27] Crisolito:
varietà di olivina di colore verde, con ombreggiature gialle, limpida e
trasparente, usata come gemma. – Olivina: minerale di color verde scuro
presente in varie rocce basiliche, caratteristico per la lucentezza vitrea;
alcune varietà trasparenti sono usate come gemme.
[28] Gli spiriti
angelici nel mondo degli spiriti sono spiriti retti, non ancora pronti per il
Cielo. (vedi “La vera Religione cristiana”, n. 387)
[29] A questo punto del testo è inserito un fatto
memorabile ma senza la consueta piccola presentazione dell’autore,
nominandolo come ‘secondo’. Forse perché, dopo averne
inizialmente inseriti due, decise poi di spostare il primo più avanti o
in un’altra sua opera, ma dimenticandosi di correggere questa
intestazione. (N.d.t.)
[30] Satiri:
uomini dagli appetiti sessuali sfrenati e aggressivi, sensuali ed anche vili.
Anticamente raffigurati come creature maschili dei boschi, per metà
animali, con la barbetta e le gambe da capra.
[31] Gaglioffo:
persona buona a nulla, goffa e ridicola in tutto ciò che fa.
[32]
letteralmente: quia sunt angeli; il
testo biblico originale può essere tradotto: poiché sono uguali
agli angeli.
[33] Meretricio:
da meretrice, prostituzione.
[34] Fraudolento:
che mira ad ingannare, a frodare.
[35] Promiscuo:
costituito da mescolanza di cose o di persone diverse, senza distinzione.
[36] Fluido: detto
di tutto ciò che scorre e si spande con relativa facilità.
[37] Il termine
‘fidanzamento’, usato da Swedenborg relativo al suo tempo e citato
più volte, si intende ‘il vero fidanzamento’, cioè il
tempo della conoscenza tra i due giovani, che lo vivono nella castità
(vedi spiegazioni al n. 305).
[38]
Amenità: complesso di quelle caratteristiche che rendono gradita e
piacevole una cosa o una persona.
[39] Qui non si
tratta assolutamente dell’amore omosessuale, che oggi lotta per la sua
equiparazione dei diritti, mentre a quel tempo era tabù. Il lettore
noterà dalle successive osservazioni che quest’amore così
considerato, vale solo sotto l’aspetto della rispondenza spirituale,
poiché a parlare è un casto.
[40] Unilaterale:
che riguarda una sola persona.
[41] Paolo,
Lettera agli efesini, cap. 5,22-33.
[42] Monogamo:
detto di chi ha una sola moglie.
[43] Sofista: nome
con cui veniva indicato, nell’antica Grecia, ciascuno di quei filosofi
pre-socratici o contemporanei di Socrate, famosi per la loro abilità
retorica e dialettica, e per la sottigliezza delle loro argomentazioni.
[44] Vedi nota a fine libro pag. 442.
[45]Tartaro: la
sede ultraterrena dei malvagi.
[46] Lapislazzuli:
pietra di colore azzurro intenso.
[47] Tartaria: la
regione abitata dai tartari nel medioevo; si pensava che andasse dal Mar Nero
all’Oceano Pacifico.
[48] Bosso:
arboscello sempre verde delle buxacee, con foglie piccole e ovali.
[49]
Concupiscenza: ardente brama di piaceri sessuali.
[50] Meretricio:
da meretrice, prostituta.
[51] Cerbero:
mitico cane trifauce, custode implacabile dell’ingresso infernale.
[52] Sibilo: suono
acuto e sottile, simile ad un fischio.
[53] “Il
fatto d’aver veduto il ferro mescolato all’argilla, vuol dire che
le due parti si uniranno in matrimonio, ma non potranno diventare una cosa
sola, come il ferro che non s’immedesima con l’argilla”.
[54] Castone: parte
di un anello o di uno spillo in cui è posta una gemma.
[55] Postulato:
verità fondamentale, di natura assiomatica e quindi ammessa senza
bisogno di essere dimostrata.
[56] Ancestrale:
atavico, primordiale.
[57] Berillo:
minerale di rocce granitiche, sono in commercio come pietre preziose.
[58] «Dimorate in me, e io dimorerò in voi.
Come il tralcio non può da sé portar frutto se non rimane unito
alla vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi
i tralci. Colui che rimane in me ed Io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla».
[59] Sofisti: (filosofia)
movimento filosofico che si prefiggeva, tramite l'insegnamento dell'arte di
persuadere, di preparare, a pagamento, gli uomini a raggiungere il proprio
tornaconto personale prescindendo da ciò che è bene e ciò
che è male
[60]. Il filosofo, nella definizione più
generica è colui che professa e/o mette in atto una filosofia,
cioè, una dottrina, elaborata attraverso un'autonoma indagine razionale.
[61]
L’autore fa riferimento alla pratica allora ricorrente nell’Italia
del XVIII sec. ove per allevare cantanti con qualità straordinarie si
ricorreva alla castrazione.
[62] La
numerazione dei successivi capitoli dopo il 156 e fino al 157, essendo doppia,
(probabilmente per errore), è stata numerata come 156a, 156b, 156c,
156d, 156e, 156f.
[63] Vedi ai n.
293 – 294.
[64] Omogeneo: che
è dello stesso genere.
[65] Eterogeneo:
che differisce per genere, qualità o altro.
[66] Parnassus in
lingua latina: in italiano Parnaso, rilievo montuoso della Grecia.
[67] Helicon:
catena montuosa calcarea della Grecia.
[68] Demostene:
oratore e uomo politico ateniese; difensore della libertà di Atene e
della Grecia.
[69] Diogene:
filosofo greco, partì dal concetto che l’unico bene è la
virtù, visse secondo il principio che il saggio deve saper fare a meno
di ogni agio, riducendo al minimo i bisogni.
[70] Epicuro:
filosofo greco; il suo insegnamento morale aveva come scopo il raggiungimento
della felicità, consistente in uno stato di atarassia, cioè di
tranquillità e di libertà interiore.
[71] Scuola
socratica: della scuola del filosofo greco Socrate.
[72] Eraclito:
filosofo greco della scuola ionica, soprannominato l’Oscuro; sostenne che
il principio di tutto è il fuoco, simbolo dell’eterno divenire.
[73] Democrito:
filosofo greco; discepolo di Leucippo, ne sviluppò la dottrina;
atomista, dà della realtà una concezione meccanicista e
materialista, risolvendo in atomi anche la realtà spirituale e la
conoscenza.
[74] Ricettacolo:
luogo, spazio atto a ricevere o a contenere qualcosa.
[75] Peculiare:
proprio, particolare, speciale.
[76] Volitivo:
dotato di forza di volontà.
[77]
Fisiognomonia: termine usato per indicare la capacità di desumere le
peculiarità morali e psichiche di un individuo dall’osservazione
dei tratti somatici, particolarmente del viso.
[78] Effigie:
aspetto, sembianze.
[79] Dell'Elicona:
gruppo di monti della Beozia, dagli antichi greci ritenuti sede delle muse e di
Apollo.
[80] Acume:
perspicacia; vivezza, acutezza d’ingegno.
[81] Prolisso: che
protrae troppo a lungo discorsi o scritti.
[82] Seme: qui
è chiaro che s’intende il seme generativo dell’uomo.
[83] Lascivia:
inclinazione alla sensualità o alla licenziosità;
[84] Gomena: nella
S. Scrittura ‘camel’, termine antico usato per indicare una grossa
fune per ormeggiare le navi.
[85] Effingunt:
dal latino effingo; letteralmente sarebbe: ritraggono.
[86] Concubinato:
la condizione, diversamente interpretata dalla consuetudine, di un uomo che
convive con una donna, pur non essendone (e per lo più non potendone o volendone
essere) il legittimo sposo.
[87] Pirosi:
bruciore di stomaco causato da un’eccessiva produzione di acidi gastrici.
[88] Lipotimia:
perdita della conoscenza accompagnata da sudorazione ed alterazione del polso.
[89] Apoplessia:
paralisi di una parte o di tutte le funzioni del cervello, prodotta da
emorragia.
[90] Accidentale:
di cosa avvenuta per caso, fortuita.
[91] Swedenborg
non si sposò mai.
[92] Tiara:
cappello alto, rigido, a forma di cono, portato anticamente da sacerdoti e dai
principi orientali.
[93] Malleolo:
estremità inferiore della tibia, in forma di sporgenza tondeggiante,
detta comunemente “noce del piede”.
[94] Canonico:
ecclesiastico che appartiene al capitolo di una cattedrale o di una collegiata.
[95] Millanteria:
ostentazione eccessiva, vanagloria.
[96] Postulante:
persona che chiede favori con insistenza lamentosa e larvata umiltà,
oppure in diritto canonico la persona che aspira ad entrare in un ordine
religioso.
[97] Il bisso è una fibra tessile di
origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti
secreti da una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del
Mediterraneo e volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione
è stata sviluppata esclusivamente nell'area mediterranea.
[98] Quintessenza:
eccellenza, grado massimo nel possesso di una qualità.
[99] Occipite: la
parte posteriore del cranio, detta comunemente “nuca”.
[100] Soliloquio:
discorso di chi parla da solo.
[101] Sibilare:
emettere un suono acuto, simile ad un fischio.
[102] Concubinato:
la convivenza tra un uomo e una donna non legati dal vincolo matrimoniale.
[103] Qui
s’intende al tempo di Swedenborg 1688-1772.
[104] Swedenborg
nel testo latino ha usato proprio
il vocabolo “fatua” che in italiano significa: leggera,
vana, priva di serietà.
[105] In latino
è stato adoperato il vocabolo ‘vappa’ che significa
letteralmente ‘uomo da nulla’.
[106] Tutte queste
scene avvenivano nello spirito.
[107] Voluptas:
voluttà, piacere, divertimenti.
[108] Vedi il n.
161
[109] Ricordo al lettore
che siamo nel 1700, ed oggi credo che le donne siano un po’ diverse.
[110] Is. 49,16 / Ap. 13,16 e 20,4.
[111] Porfido:
roccia durissima, di color rosso o roseo, usata per pavimentazioni stradali e
come pietra ornamentale.
[112] Opale: color
latteo azzurrino.
[113] Ghiandola
pineale: in anatomia è una piccola ghiandola del cervello detta anche
“epifisi”, a forma di piccolissima pina, un tempo creduta quale
sede dell’anima.
[114] Ventricoli
celebrali: le cavità della massa cerebrale, ripiene di liquido
cefalorachidiano.
[115] Suffragi:
voti favorevoli.
[116] Aorta:
l’arteria principale che dal ventricolo sinistro del cuore si dirama in
tutte le parti del corpo umano, distribuendo ai vari organi il sangue
ossigenato.
[117] Carotide:
ciascuna delle due grandi arterie che, diramandosi la sinistra dall’aorta
e la destra dalla succlavia, portano il sangue al collo e alla testa.
[118] Compagine: la
stretta congiunzione delle varie parti di un corpo e anche l’insieme
così ottenuto.
[119] Vertumnus:
presso i romani, tra gli dèi, il dio d’ogni mutazione e
cambiamento.
[120] Svolazzo:
abbellimento calligrafico fatto con tratti di penna sfumati, a mano libera.
[121] Ineffabile:
che non si può esprimere con parole, indicibile (detto per lo più
in senso buono).
[122] Fibrilla:
sottilissimo filamento di cellula; se riunito in un fascio con altri, forma la
fibra.
[123] Rimuginare:
agitare nella propria mente; pensare e ripensare a lungo a qualcosa.
[124] Tarma o
tignola: denominazione di vari insetti lepidotteri, le più piccole
farfalle esistenti, le cui larve si sviluppano in ambienti diversi secondo la
specie ma sono tutte nocive e combattute dall’uomo.
[125] Vedi “Arcana
Coelestia”, n. 9582; Terre nell’Universo, n. 123.
[126] Abluzione:
lavanda del corpo o di una sua parte. Purificazione rituale e simbolica diffusa
in molte religioni.
[127] Atanasiano:
da Atanasio di Alessandria, (293-373) patriarca di Alessandria e dottore della
Chiesa, fu strenuo difensore dell’ortodossia contro l’arianesimo,
che invece predicava la non divinità di Cristo, e contribuì a far
condannare quell’errata dottrina, nel concilio di Nicea del 325.
[128] Prototipo: il
modello, l’esemplare, l’originale in conformità del quale si
fanno altri oggetti.
[129] Bilioso: di
temperamento acre, irritabile e collerico.
[130] Psicopatia:
anomalia patologica della personalità di un individuo con carattere di
pericolosità per sé e per gli altri.
[131] Zelatore: chi
sostiene con zelo una causa, un’idea. Da zelator, zelo
[132] Archetipo:
prima forma, primo esemplare.
[133] Impettito:
chi va col petto sporgente e il collo e la testa alti per darsi tono.
[134] Disperdono:
nel testo latino è proprio “disperdere”
che letteralmente significa dissipare, mandare a male, rovinare.
[135] Prodigare:
spendere, donare con generosità a volte eccessiva.
[136] Ateneo:
istituto di studi superiori, università.
[137] Mica: denominazione
generica di vari minerali silicati, sfaldabili in lamine sottilissime, di
lucentezza perlacea, talora vitrea.
[138] Smoccolare:
tagliare il pezzetto carbonizzato del lucignolo o dello stoppino di una
candela.
[139] Retorica:
nell’antichità classica e durante tutto il medioevo, l’arte
del comporre e del parlare con eleganza rispettando certe regole formali
codificate.
[140] Balia: donna
che per compenso allatta i bambini altrui.
[141] Lappola: denominazione
generica del frutto di certe piante erbacee campestri, avente forma di
pallottolina spinosa e provvista di uncini, per cui si attacca facilmente al
pelame degli animali, ai vestiti e cose simili.
[142] Simulato:
finto, non vero.
[143] Il grande
uomo: qui è inteso il grande uomo cosmico spirituale del quale ci
è stato rivelato attraverso Jakob Lorber nel libro “Le dodici
ore”.
[144] Vertumnus:
vedi nota a pag. 378.
[145]
Dall’opera: “Divino Amore e Divina Sapienza”, dal n.
351 al 357.
[146] Swammerdam Jan: (Amsterdam 1637-1680), naturalista
olandese. Fu
tra i primi assertori del preformismo in embriologia; famosi i suoi studi sugli
insetti, tanto da essere considerato uno dei fondatori dell’entomologia,
la scienza che studia gli insetti.
[147] Pigolio: il
pigolare, detto di pulcini, di uccelli e simili, mandar fuori la voce con
piccoli gridi acuti e frequenti.
[148]
Com’è risaputo dagli studi dei naturalisti e dai moderni
apicoltori, la cera è una secrezione prodotta da 8 ghiandole poste
nell’addome dall’ape operaia che si attivano dall’11° al
19° giorno della sua vita per costruire i favi, a differenza del miele che
viene metabolizzato nel gozzo dell’ape raccoglitrice di nettare nel suo
volo di ritorno all’alveare, come nel 1700 ancora non era stato studiato
a fondo.
[149] Favo:
l’insieme delle cellette di cera, ciascuna di forma esagonale, fabbricate
dalle api per deporvi il miele.
[150] Fuco: il
maschio dell’ape.
[151] Privati delle
ali: è un modo di dire che muoiono. Oggi si sa che durante l’unico
volo nuziale della regina, i fuchi che si accoppiano in volo, poi perdono
l’apparato genitale, divelto nell’accoppiamento, e moriranno subito
dopo.
[152] In latino:
Amor scortator, letteralmente donnaiolo, amore libertino, amore impudico.
[153] Relativo: che
ha relazione, che è in rapporto con un’altra cosa.
[154] Bandire:
allontanare, scacciare.
[155] Covone:
fascio di grano o di altro cereale.
[156] Ascesso:
raccolta localizzata di pus nella cute.
[157] Occipite: la
parte posteriore del cranio.
[158] Qui
l’età di 15 o 18 anni non deve essere intesa come spazio temporale
terrestre, poiché il tempo nella sfera spirituale è ben diverso,
e di ciò se ne può trarre le spiegazioni da altre rivelazioni di
altri mistici.
[159] Nel testo
latino è proprio “libido” che significa propriamente
piacere, libidine, termine usato da Freud per indicare il primo dei due istinti
fondamentali, volto al conseguimento del piacere a tutti i livelli. In
definitiva desiderio, attrazione sessuale.
[160] Eterogeneo:
che differisce per genere, qualità o altro.
[161] Deflorazione:
togliere la verginità ad una donna.
[162] Nel testo
latino è proprio “Pellex” che letteralmente vuol dire amante
o concubina.
[163]
Concupiscenza: ardente brama del piacere sensuale.
[164] Conversare su
Venere e Cupido: intrattenere discorsi sui desideri sessuali.
[165]
Astrattamente: in modo astratto, qui espresso semplicemente.
[166] In latino la
parola “insania” significa stato morboso e malattia della mente.
[167] Etimologia:
scienza che ha per oggetto lo studio dell’origine e della derivazione delle
parole di una lingua.
[168] Concubinato:
la convivenza tra un uomo e una donna non legati dal vincolo matrimoniale.
[169] Paelicatus:
in latino significa concubinato, il vivere da concubini. In sintesi,
”unione di fatto, cioè convivenza senza matrimonio”.
[170] [Mt. 19,9]:
«Perciò io vi dico: chiunque
ripudia la propria moglie, se non in caso di fornicazione, e ne sposa un'altra,
commette adulterio».
[171] [Mt. 5,32]: «…ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie,
eccetto in caso di fornicazione, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una
ripudiata, commette adulterio».
[172] Tali
considerazioni di Swedenborg sembrano apparentemente opporsi a quanto
dichiarato prima al n. 468, ma è da considerare che queste sono il
frutto della ragione, legata alla ideologia del tempo, che però non fu
confutata con eventuali spiegazioni dall’Alto.
[173] Forense:
relativo all’attività giudiziaria.
[174] Ezechiele 18 «21 Ma se il malvagio si ritrae da tutti i
peccati che ha commesso e osserva
tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà,
non morirà. 22Nessuna
delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha
praticata». – «24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette
l'iniquità ed agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette,
potrà egli vivere? Tutte le
opere giuste da lui fatte saranno dimenticate, e a causa della prevaricazione in cui è
caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà».
[175] Propositum:
letteralmente in latino significa proposito, piano, disegno, intenzione.
[176] Fraudolente:
che mira ad ingannare, a frodare; che si caratterizza come frode.
[177] Deflorazione:
dal latino ‘defloratio’, togliere il fiore, in questo caso togliere
la verginità a una donna.
[178] Mezzana: chi
tiene mano le pratiche amorose, dal latino “medianus” che sta in
mezzo. Intermediaria di amori clandestini.
[179] Giasone:
mitico figlio di Esone, re di Iolco e di Alcimede, è noto per essere
stato a capo della spedizione degli argonauti, finalizzata alla conquista del
vello d’oro.
[180] Periostio: in
anatomia, la membrana fibrosa, connettivale, riccamente vascolarizzata, che
riveste le ossa.
[181] Refolo:
leggero soffio di vento che si leva improvviso e a brevi intervalli, sempre
nella stessa direzione.
[182] Satiri: uomini
dagli appetiti sessuali sfrenati e aggressivi.
[183] Irsuto: che
ha peli folti ed ispidi.
[184] È
evidente che Swedenborg si riferiva a se stesso, essendo da diversi anni
entrato in relazione col mondo dello spirito, da cui aveva già ricevuto
tante rivelazioni.
[185] Alla fine del
1800 la società swedenborghiana di Londra, inglese-americana,
commissionò al prof. Loreto Scocia alcune traduzioni dal latino
all’italiano, le cui prime edizioni sono divenute rarissime.