nel 1842 al mistico e profeta
Un piccolo animaletto primordiale
da sempre esistito per degli importantissimi compiti sulla Terra ed al servizio del Creatore e per il mantenimento della vita
degli uomini sulla Terra. Se ad una tale piccola
creatura per noi nociva è stato riservato un così grande onore…figurarsi qual’è compito di ciascuno degli altri animali fino
all’uomo!
Traduzione dall’originale tedesco “Die Fliege”
Casa Editrice: Lorber-Verlag - Bietigheim - Germania
Copyright © by Lorber Verlag
Copyright © by Associazione Jakob Lorber
Casa editrice “GESÙ
la Nuova Rivelazione” (BG)
Parola enigmatica di conforto
dalla sublime Sapienza
Ecco una verità utile da serbare in sé,
ed applicabile
in ogni circostanza,
è una cosa che
torna a grande vantaggio,
il penetrare
nell’anello,
che compie
sempre il suo giro sapientemente,
là dove spira
il soffio di luminosa Verità.
Quale lo strumento, tale il suono,
quale il lavoro,
tale la ricompensa,
quale il monte,
tali i suoi pendii,
quale il cuore,
tale anche la sua voce!
Chi mai potrà concepire in sé tutto ciò?
Per chi maturerà questo ramo d’ulivo?
La Verità è una Luce per la Luce,
ed una Luce per
la Luce del Giudizio.
Puoi tu dunque aspirare a Soli,
e nella luce
profanare la Terra?
O scettico tenebroso, fuggi, fuggi,
quando Io faccio
scendere i Soli!
Guarda, i cervi
corrono in gara;
sei tu in grado
di sollevare questa catena?
Se non riesci a scoprire le tracce della
Verità,
chi potrà mai
liberarti dalle tenebre dell’oscurità?
[la parola
enigmatica è spiegata al cap.12, v. 32-46]
* *
*
Parola enigmatica
di conforto dalla sublime sapienza (poesia)
Introduzione e poesia 3.09.1840
Cap. 1 L’origine
della mosca 8.03.1842
Cap. 2 Le
zampe della mosca – Perché la mosca riesce a camminare su superfici lisce e verticali 11.03.1842
Cap. 3 La mosca quale compensatore di elettricità dell’aria 15.03.1842
Cap. 4 La
mosca quale salvavita dell’uomo 16.03.1842
Cap. 5 La mosca quale conservatrice di aria sana 17.03.1842
Cap. 6 La mosca quale commestibile chimico e smistatrice di elettricità 18.03.1842
Cap. 7 La mosca, un punto di raccolta della vita da Dio
Cap. 8 La mosca e l’origine delle comete
Cap. 9 Principio
ed essenza della luce 22.03.1842
Cap. 10 L’essenza dell’etere e della luce solare 23.03.1842
Cap. 11 La mosca quale
accumulatrice di luce e di vita 24.03.1842
Cap. 12 La mosca quale simbolo di umiltà 25.03.1842
(del Signore)
3 settembre
1840
1. È bene volgere di frequente su parecchie cose gli occhi del proprio
sentimento e scorgervi il Mio Amore e la Mia Sapienza, per quanto piccolo possa essere l'oggetto da osservare; poiché c’è pur
sempre in esso qualcosa d’infinito. E così esso è anche degno di uno sguardo
spirituale, poiché tutto ciò che racchiude l’Infinito, è un atomo proveniente
da Me, nel quale opera un’esistenza eterna.
2. Se Io ora in un
piccolo canto faccio dire qualcosa col suo ronzio ad
una trascurata mosca, pensate allora che anche quest’animaletto insignificante
non appartiene agli esseri non annoverati. Poiché se Mi è noto esattamente il
numero degli atomi della luce e il numero di monadi dell'etere attraverso tutte
le Infinità e le Eternità, come non dovrebbero [esserMi
nota] una mosca, alla cui formazione sono pur necessarie oltre un intero
miliardo di atomi!?
3. Perciò lasciamo una mosca un po’ ronzare:
Canta ronzando l’arzilla mosca in modo allegro
una garbata
canzoncina in lode a Me, al potente Creatore.
Ronza essa in gioia deliziosa di molto amor sensato
e volteggia nel mare dello
stesso per impulso interiore,
proferisce ben chiaramente
parole di Grazia intelligibili
e v’annuncia e mostra l’andar
per umili sentieri.
Ebbene guardate, come la bestiola gironzola vispa e gioconda,
e come, tutta spensierata, si
mostra all’impulso ubbidiente
della direzione che Io
le ho dato in portamento grato,
e mai tenderà, come voi, verso
il proibito.
Io vi dico: non vi è messa così vicina inutilmente,
e per quanto piccolo sia il
mezzo, da Me fu tuttavia prescelto!
Un paio d'ali delicate, simili all’etere le ho
dato,
affinché nell’aria assai leggera essa s’innalzi
e nei raggi del Sole in volo
vispa volteggiare
e qui con gli occhietti luce
assorbir dell’aurea corona,
per poi, la vita
delle forme morte questa luce portare,
e la tempra della Mia
vivificante clemenza testimoniare.
Così le ho anche dato saggiamente sei zampette delicate,
e perché sentisse la dolcezza
della vita, le ho dato,
per suggere il
nutrimento, una proboscide conveniente.
E vedete, ciò che Io vi ho detto ora, prendetelo quale ‘chiave’
e nel cuor pensate bene sulla
mosca!
Io dico: la mosca, la mosca – essa canta a
voi della vittoria!
4. Vedete, questo sia per voi intanto un piccolo compito [per meditare]! Questo lo dovete elaborare nel tempo libero a Me consacrato!
5. Questo piccolo, insignificante tema Io ve l’ho dato, affinché la vostra umiltà trovi un buon nutrimento. Più avanti però questo animaletto vi presenterà comunque radicalmente, da parte Mia, una testimonianza della natura dalle fondamenta. Amen! Io, Colui al Quale sono ben note tutte le cose, vi do questo!
[indice]
L’origine della mosca
(8 marzo 1842)
[scriventi Wilheim e Pauline, figlie di Anselm Huttembrenner, amico di Lorber]
1. La mosca, quel piccolo animaletto che non di rado
riesce fastidioso all’uomo, come pure a molti altri esseri creati che vivono
sulla Terra – particolarmente in quel periodo dell’anno in cui i raggi del Sole
colpiscono con maggior vigore il suolo terrestre – non è tanto insignificante
nell’ordine delle cose, e neppure tanto priva di scopo quanto essa può sembrare.
2. Per poter capire tutto ciò
perfettamente e in modo utile, facciamo dapprima oggetto di una piccola
considerazione preliminare la natura di quest’animaletto.
3. Sarebbe certamente superfluo descrivervi ora il
corpo della mosca secondo la sua forma, poiché voi ne avrete sicuramente già
viste parecchie; invece non si deve omettere in nessun caso di menzionare le
sue notevoli particolarità e la sua origine, che è opportuno
prendere in considerazione con la massima diligenza e con spirito osservatore.
4. Qual è dunque l’origine della mosca?
5. I naturalisti sanno molto bene che la mosca depone
un certo tipo di uova, che sono tanto piccole da
essere difficilmente percettibili all’occhio umano, e quindi hanno un peso
tanto insignificante che – come il pulviscolo visibile nei raggi solari –
possono mantenersi fluttuanti nell’aria con grande facilità.
6. Ma dove depone la mosca le
sue minuscole uova, se si considera che il numero di quelle deposte da una sola
supera non di rado il milione? E dove e come vengono
covate? Voi certamente non avete mai visto una mosca giovane, giacché non dovete mica prendere i moscerini per delle giovani
mosche!
7. Vedete, la mosca, quando
ha raggiunto il suo grado di maturità a ciò necessario, depone le sue uova
ovunque essa si posi, e non si cura più di ciò che succederà a loro. A milioni vengono trasportate e sparpagliate dai venti in tutte le
parti del mondo; milioni di esse cadono nell’acqua, tanto che voi non potete
immaginare quasi nessuna cosa, su questa Terra, che venga risparmiata dalle
uova della mosca; come d’altro canto per la mosca stessa non esiste niente per
così dire di troppo sacro da poter restare immune dal suo contatto e dal suo
fiuto. E così, dunque, all’infuori dei carboni ardenti e delle fiamme
divampanti, non vi è quasi niente che essa non imbratti con le sue minuscole
uova.
8. Dunque noi sappiamo già
ora dove la mosca deponga le sue uova e quale sia il loro aspetto; ma su come
ed in quali proporzioni riescono a svilupparsi in rapporto alla quantità
innumerevole delle uova deposte, di questo ne parliamo immediatamente.
9. Tutte quelle uova che vengono
deposte sui muri umidi delle case, di preferenza su quelli delle stalle oppure
sul legno fradicio o su qualsiasi altro oggetto umido ed ammuffito, giungono
quasi sempre al loro sviluppo completo; ma quelle, invece, che cadono preda dei
venti e delle acque, vanno quasi tutte perdute e certamente soltanto un numero
indescrivibilmente piccolo giunge a completo sviluppo e diviene mosca; quantunque,
malgrado ciò, si può dire che nulla va effettivamente perduto, al punto di
fallire qualche altra saggia destinazione; no, certo, neppure quelle uova che
non di rado in numero di milioni vengono ingoiate dall’uomo e dagli animali in
una sola aspirazione. Però lasciamo ora da parte le uova che vengono
avviate alle molte altre destinazioni, e passiamo invece a trattare di quelle
che giungono al loro sviluppo completo.
10. Quale decorso prende dunque questo processo?
11. Vedete, quando il Sole ha
cominciato a riscaldare sufficientemente la Terra, allora anche queste uova
cominciano a crescere fino a diventare così grandi che un occhio anche
mediocremente acuto è in grado di scoprirle, nonostante sembrino come il
polline dei fiori di color grigio biancastro; naturalmente soltanto in quei
luoghi dove esse furono deposte dalla mosca. Questo è dunque il periodo
dell’incubazione che procede nel seguente modo:
12. Le uova si schiudono per l’azione delle potenze
spirituali che si ridestano, che sono ammassate in ciascuna di esse e che sono state l’espressione vitale di quegli animaletti, i
quali, nell’Ordine stabilito, hanno preceduto la mosca. Queste parti spirituali
si riuniscono in una vita sola, sotto forma di un vermicino
di color biancastro, appena appena visibile. Questo vermicino
si nutre poi, per alcuni giorni, dell’umidità che si trova nel luogo dove esso
è apparso alla luce; però, la durata di tale nutrizione non è
affatto stabilita in modo preciso, ma dipende sempre dalla maggior o
minor quantità di sostanza nutritiva che si trova a disposizione.
13. Però, fino a questo punto, la procreazione della
mosca avviene in modo del tutto naturale.
14. Ma Io vi ho chiesto, già da principio, se voi non
avete mai visto una mosca giovane. Ecco, qui sta appunto nascosto quello che
propriamente vi è di meraviglioso in quest’animaletto: esso appare tutto ad un tratto perfettamente formato, ma nessuno sa dire da
dove venga e dove sia nato.
15. Come succede dunque questo miracolo?
16. Avrete forse udito
raccontare talvolta dai vostri vecchi che le mosche derivano in parte da una
specie di polvere ed in parte da frammenti polverizzati di vecchie mosche
morte. La cosa può sembrare tale apparentemente, ma in realtà non succede certo
così.
17. Quando il vermicino ha
raggiunto una conveniente grossezza, corrispondente cioè circa ad una piccola virgola in una scrittura di media grandezza,
esso scoppia, invertendo con tale operazione le parti interne del suo corpo in
quelle esterne e viceversa. Così la pelle, che era prima
involucro esteriore del vermicino, s’ingrossa
e diventa il corpo propriamente detto della mosca, provvisto in modo adeguato
nel suo interno di tutti gli organi digerenti; invece le parti del vermicino che prima erano interne, diventano poi le parti
esteriori e visibili della mosca, le quali, non appena ha luogo questo
rivolgimento e vengono a contatto con l’aria esterna, raggiungono il loro
completo sviluppo entro un periodo dai cinque ai sette secondi al massimo;
quindi la mosca è perfettamente formata.
18. Vedete, in questo modo
dunque avviene la nascita, o meglio ancora, questa è l’origine della mosca,
cosa certo non poco degna di nota, e che deve certo riuscire ben sorprendente
ad ogni osservatore. Eppure tutto ciò è assolutamente il meno meraviglioso fra quanto si può riscontrare in quest’animaletto. Quello che
seguirà ancora, esposto nella forma più concisa possibile, sarà per voi motivo
di grande sorpresa e di ammirazione; rimandiamo dunque queste cose meravigliose
ad una prossima giornata.
[indice]
Le zampe della mosca
Perché la mosca riesce a camminare su superfici lisce e verticali
(11 marzo 1842)
1. Non sarà sfuggito ai vostri occhi, ed avrete già osservato spesso, come la mosca proceda
zampettando sopra una superficie perpendicolare molto ben levigata, con le sue
sei zampine, altrettanto velocemente quanto sopra una tavola che si trovi in
posizione orizzontale.
2. Ma come, dunque, è ciò possibile a questa
bestiolina, se si prende in considerazione che le sue zampe – quantunque
ciascuna di esse finisca in due piccolissime branche appuntite – sono tuttavia
oltremodo lisce?
3. Vedete, questo è già
qualcosa di meraviglioso, qualora si rifletta che sopra una superficie
perpendicolare e liscia non rimane attaccata nemmeno la più leggera lanugine, a
meno che non si ricorra a qualche materia adesiva; come può dunque essere
possibile questo alla mosca, senza l’aiuto di un mezzo simile?
4. Alcuni naturalisti molto diligenti hanno bensì
trovato, tramite microscopi di potente ingrandimento, che la mosca e tutti gli
animali della sua specie hanno fra le due branche
terminali delle loro estremità una specie di campanellina vuota, molto
elastica, di cui essi dovrebbero far uso come di un vero recipiente per la
rarefazione dell’aria, e cioè nel seguente modo: se una mosca pone l’una o
l’altra delle zampette sopra una lastra di vetro perpendicolare, essa assorbe
dunque in sé l’aria che si trova nella campanellina: ecco perché la zampa
munita della campanellina, ormai vuota d’aria, rimane strettamente aderente
alla summenzionata superficie, costrettavi dalla pressione dell’aria esteriore
che circonda la campanellina.
5. Ma per compiere questo, ogni mosca dovrebbe essere provvista
allora di speciali pompe pneumatiche! E con quale rapidità quest’ultime dovrebbero venire attivate, da parte di qualche meccanico
incredibilmente abile, per poter corrispondere pienamente alle esigenze della
mosca durante il suo zampettio oltremodo rapido e
quanto mai indeciso e capriccioso?
6. Vedete, una tal cosa non è
tanto facile da concepirsi, quantunque la mosca sia effettivamente in possesso
di tali campanelline all’apparenza pneumatiche! Ma, se essa non può mantenersi
con le zampette sulla superficie in questione nella maniera supposta dai
naturalisti, in qual altro modo può dunque spiegarsi
la cosa? La risposta potrà essere ricavata molto facilmente dalla seguente
esposizione.
7. Se avete osservato una mosca con molta attenzione,
sia pure una volta soltanto, voi dovrete esservi accorti di certo che la mosca,
in ogni punto del suo corpicino, è provvista di piccolissimi peluzzi e di altri minuscoli aculei a foggia di corna;
anzi, perfino le sue due ali sono munite agli orli estremi d’innumerevoli pennucce appuntite a forma di raggi divergenti.
8. A cosa serve alla mosca tutto ciò? Vedete, noi ora avremo presto la desiderata risposta!
9. Questi peluzzi ed aculei non sono altro che dei veri assorbitori di
elettricità, e quest’elettricità assorbita in tal modo dalla mosca, nella sua
parte negativa – che è nello stesso tempo anche l’elemento d’attrazione o di
concentrazione – affluisce ininterrottamente attraverso le zampette nelle già
note campanelline; di conseguenza queste diventano avidissime di elettricità
positiva. Ma, considerando che quest’ultima si accumula dall’aria di preferenza
sulle superfici levigate, è naturalissimo che la mosca debba rimanere aderente ad ogni superficie levigata, qualunque ne sia la posizione,
approfittando, a vantaggio del suo camminare, della particolarità, da lungo
tempo ben nota, che polarità opposte si attraggono perpetuamente.
10. Vedete, questa è dunque
la risposta alla domanda di cui sopra.
11. Ma voi direte: “Tutto ciò avviene per cause ed
effetti del tutto naturali; dov’è dunque il miracolo?”. Va da sé per altro che
Io non posso darvi nessun’altra risposta se non questa: “Quanto più naturale vi
sembra una cosa, tanto maggiormente ha in sé del prodigio”, anche per il motivo
che a colui il quale vuol considerarla nel Nome Mio, non deve apparire come un
prodigio passeggero e perciò di poca utilità, bensì come un prodigio permanente
e quindi utilissimo sempre ed in ogni tempo; giacché,
basta che ci riflettiate un po’ soltanto e dovrà poi risultarvi evidente quale dei
miracoli abbia maggior importanza: il passaggio
degli Israeliti attraverso il Mar Rosso, oppure la continuità nel tipo di
albero fruttifero che produce oggi ancora la medesima frutta che produceva ai
tempi di Adamo, oppure anche la nostra mosca che oggi è ancora tale quale essa
era moltissimi milioni d’anni prima di Adamo! Giudicate ora da voi
stessi quale di questi prodigi sia dunque il maggiore ed
il più importante!
12. Ha dunque ben maggior diritto di chiamarsi un prodigio il camminare di una mosca su di una superficie
liscia – ciò di cui ognuno può sincerarsi giornalmente, per quanto poco egli
abbia mai valutato nel suo cuore un tale fenomeno che non il crollo delle mura
di Gerico all’echeggiare delle trombe al comando di Giosuè, dal momento che tanto
per la sua origine, quanto di più per la costanza nella sua riproduzione e per
l’assoluta idoneità di tutte le sue parti vitali agli scopi a lei assegnati
nonché, più particolarmente ancora, per la sua duplice utilità finora del tutto
ignorata, la nostra mosca merita già di venire qualificata come una Mia
meravigliosa, sì, anzi una Mia sublime manifestazione.
13. Infatti, il primo
prodigio accade tuttora ogni giorno in forme molteplici davanti ai vostri
occhi, mentre del secondo, all’infuori che nella Sacra Scrittura, non vi è più
traccia su tutta la Terra. Chi, per conseguenza, vuole trarre utilità dal
prodigioso crollo di Gerico, deve anzitutto credere a questo abbandonandosi
alla fede cieca, mentre in un giorno estivo egli viene
afflitto da più di mille di tali altri sorprendenti prodigi di primo ordine, i
quali tutti, e spesso anche in modo fin troppo molesto, lo ammoniscono:
“Guarda, o superbo ed orgoglioso uomo, quante meraviglie viventi ha creato il
Creatore grande e santo, profondendole con abbondanza intorno a te, e riconosci
in maniera viva in te quanto vicino ti sta il Signore della Vita!”.
14. Giudicate quindi una volta ancora da voi stessi
quale di questi prodigi sia il più grande ed
importante riguardo a voi stessi! Io sono dell’opinione che una mosca che ronzi
al vostro orecchio, un grillo che strida, un passero che cinguetti ed una modesta violetta di primavera cantino, ad un cuore
che comprende l’amore, un cantico non meno sublime e grandioso in lode Mia che
Salomone in tutta la sua sapienza e magnificenza reale!
15. La sapienza di Salomone rappresenta bensì un grado
elevato per coloro che si trovano pure nella stessa sapienza; ma nel cantico
della vivente, così pure in quello della natura silenziosa, vi è più sublimità
ed anche maggiori e sconfinate profondità che in tutta
la sapienza del figlio di Davide!
16. E così la mosca, nel suo rapido volo, vi rivela meravigliosamente qual è la santa Forza che genera le
vibrazioni delle sue ali leggere e che tramite loro porta l’animaletto
meraviglioso, facendolo vagare gaiamente in tutte le possibili direzioni, in
qua ed in là, in basso ed in alto, e sembra ripetervi in ogni momento: “Se già
in me, minuscolo e spregiato animaletto, il santissimo Padre si compiace di
operare in modo tanto infinitamente portentoso, cosa e quanto non farà Egli
dunque per voi, Suoi figli?”.
17. Non è questo sapienza maggiore
d’ogni sapienza, ed un prodigio dei prodigi?
18. Ma solo l’ultima parte di questa comunicazione
potrà svelarvi pienamente il miracolo; e così per oggi avete ricevuto del buono
e del vero a sufficienza.
[indice]
La mosca quale compensatore di elettricità dell’aria
(15 marzo 1842)
1. Quanto abbiamo potuto
conoscere finora della mosca è certo meraviglioso, anzi oltremodo meraviglioso;
ma una delle meraviglie molto maggiori di questo animaletto sta nella sua
destinazione ed anche nel modo in cui esso vi corrisponde.
2. Quanti e quali sono gli scopi a
cui è chiamato a servire questo animaletto? Potrebbe dunque essere uno
solo lo scopo? E se fosse così, come sarebbe poco! O potrebbe forse essere
molteplice?
3. Non vi è nell’intero creato nessuna cosa che abbia
più di due polarità, vale a dire una positiva e una negativa. E così pure vi è soltanto un sommo ed un inferiore, che stanno di fronte
l’uno all’altro, perché il medio non rappresenta altro che un collegamento fra
questi due estremi; e così pure vi è un esteriore ed un interiore, un materiale
ed uno spirituale, un bene ed un male, un vero ed un falso.
4. Trattandosi dunque dello scopo dell’esistenza di un
essere, questo non si può estendere ad altro che ad
una o all’altra di queste due polarità soltanto. Vediamo dunque ora a quali e
quanti scopi serva la mosca.
5. Proviamo a cominciare dal
polo esteriore.
6. Vi deve certamente colpire il
fatto che nel periodo invernale è assolutamente rarissimo il caso di
vedere uno di questi animaletti, mentre nella stagione estiva vi è un continuo
brulicare ed un frullare di tali piccoli abitanti alati dell’aria.
7. Ecco, Miei cari figli, adesso noi tireremo fuori
subito un altro prodigio del nostro animaletto!
8. Che la mosca sia dunque piena di peluzzi e di piccole punte acuminate, l’abbiamo già visto
in occasione della scoperta della prima meraviglia, quando Io vi spiegai il
perché ed il come del suo camminare. Questo non è però
l’unico motivo per cui questo animaletto è così
cosparso di peli e di punte acuminate. Ora, però, apprenderete subito per quale
ragione ciascuno di questi piccoli insetti sia provvisto anche di un paio d’ali
per volare.
9. Vedete, in seguito
all’assorbimento del fluido elettrico (nel modo a voi già noto) la mosca
diviene così leggera che il rapporto di peso in relazione alla forza
d’attrazione della Terra è ridotto ad un minimissimo,
e per conseguenza essa può venire trasportata molto facilmente in alto
nell’aria dal suo piccolo paio d’ali in tutte le direzioni.
10. Ma perché viene
trasportata in questo modo, ovvero perché quanto più caldo fa, tanto più rapida
deve volare di qua e di là in tutte le direzioni? Prestate ora bene attenzione;
giungeremo ben presto a scoprire anche questo.
11. Vedete, questi milioni e
milioni di mosche hanno dappertutto la missione di consumare la parte
sovrabbondante del cosiddetto fuoco elettrico che affluisce dal Sole, e di
renderlo in questo modo più debole nel suo complesso, affinché, in seguito alla
propria eccessiva propria saturazione, non si sprigioni in se stesso, e non
mandi con ciò un intero mondo a soqquadro! Poiché, vedete, questo fluido elettrico
è un fuoco oltremodo potente, si comprende naturalmente da sé, sempre
nell’ambito della sua sfera positiva!
Finché l’elettricità negativa di un corpo terrestre
equilibra in potenza quella positiva che si sviluppa dai raggi del Sole, è
impossibile un qualsiasi sprigionamento dell’elettricità positiva. Se, però,
quella positiva supera di soltanto un millesimo la
negativa, allora non vi è assolutamente alcun mezzo per impedire un libero
sprigionamento della positiva. E come si può dunque evitare una tale rovina
generale?
12. Guardate ora un po’ i nostri animaletti, come essi si sospingono con la massima diligenza di qua e di là
in tutte le possibili direzioni, ed assorbono nel loro rapido volo l’eccesso
dell’elettricità positiva. Con ciò la polarità del fluido si inverte
dunque, poiché questi piccoli insetti consumano in sé il positivo, che qui
corrisponde all’ossigeno, per poi esalare nuovamente la parte negativa,
precisamente come fa l’uomo con l’azoto dell’aria atmosferica inspirata, dopo
che il polmone vi ha sottratto l’ossigeno per l’alimentazione del sangue.
13. Ma voi potreste domandarMi:
“Ma è proprio possibile che questi piccoli animaletti siano capaci di tanto?”.
14. E Io vi dico in risposta:
“Oh sì, Miei cari figli!”. Poiché,
vedete: una sola mosca inverte in una calda giornata estiva tanta elettricità
positiva in sé che, se quest’ultima potesse venire
accumulata in un recipiente, avrebbe abbastanza forza da ridurre in un attimo
in polvere un monte dieci volte più grande del vostro Schlossberg.
Così del pari vi dirò che, se quel certo quantitativo d’aria che un uomo
inspira ed espira in un giorno dovesse accendersi, tutta l’Europa potrebbe
andare talmente distrutta da venirne mutata
assolutamente la sua attuale configurazione, tanto che nessuno sarebbe più in
grado di riconoscere che un tempo era stata una zona ben popolata e fertile,
come lo è attualmente.
15. Affinché questa cosa non debba sembrarvi troppo
favolosa, vi farò notare come una meschinissima causa
(considerata dal punto di vista naturale) abbia potuto originare un grande
terremoto, che venne percepito da metà della Terra e qualche cosa di più
ancora. Vedete, tale causa era da ricercarsi in mille piedi cubi di aria
rinchiusa, la quale, a causa della pressione esercitata delle note influenze
esterne, si accese!
16. Dunque, ammettendo che un uomo in quattro
inspirazioni consumi un piede cubo d’aria, o detto
meglio, che lo inverta e lo scambi, e riflettendo quante volte l’uomo respira
in un giorno, voi vi stupirete del volume d’aria che viene consumato, o meglio,
invertito da un uomo soltanto nel corso di una giornata, ovvero più
precisamente nel corso di ventiquattro ore. Se dunque, dopo queste premesse,
vorrete anche per poco ponderare la cosa, non dovrà apparirvi certo troppo
stravagante quello che Io vi esposi prima, e cioè che con l’aria inspirata ed
espirata in una giornata da un uomo potrebbe venire
distrutta l’Europa intera.
17. E così non deve meravigliarvi neppure quello che
Io vi ho detto dell’elettricità che una mosca inverte in un giorno. E se una
mosca può fare già tanto, cosa non potranno fare poi
milioni e milioni?
18. DiteMi dunque ora, Miei
cari figli, non è forse un prodigio che Io preservi tutta la Terra
dall’improvviso sterminio, avvalendoMi di ausilii così piccoli e insignificanti?
19. Eppure tutto ciò non è che un piccolo scopo
secondario di questo animaletto, vale a dire che
nemmeno questo è il prodigio maggiore. Ma ora
pazientate ancora un po’, poiché le cose principali devono ancora venire, e
così per oggi fermiamoci qui.
[indice]
La mosca quale salvavita dell’uomo
(16 marzo 1842)
1. Dunque noi abbiamo appena visto in quale modo questo animaletto corrisponda alla sua missione riguardo al polo negativo. Però è da notare che
quanto dettovi finora non costituisce l’unico scopo negativo [elettrico] di questo animaletto,
bensì c’è ancora una moltitudine di scopi secondari costituiti nello stesso
modo come fa un saggio padrone, il quale non assegna ai suoi operai soltanto un
lavoro da eseguire, ma incarica ogni operaio di sbrigare oltre al lavoro
principale ancora parecchi lavori secondari di svariatissimo genere, affinché
nessuna mossa dei lavoratori resti infruttuosa. E così, prima di passare alla
descrizione di un’altra delle funzioni principali di questo
animaletto, è bene che impariate a conoscere ancora qualcuna delle funzioni
secondarie.
2. Vedete, Miei cari figli,
durante l’estate vi da spesso fastidio, quando in una stanza molte mosche
ronzano intorno e vi molestano, particolarmente quando esse diventano troppo
invadenti. Però, non per questo motivo si deve inveire
contro questi piccoli insetti, poiché appunto durante tali giornate essi
compiono un lavoro secondario, piccolo sì, ma molto importante, e precisamente
nella maggior parte dei casi di utilità all’uomo, come pure agli animali
domestici che l’uomo tiene in casa sua. Voi, dunque, desiderereste ora sapere
in che cosa consista questo utile lavoro secondario.
Abbiate un po’ di pazienza ancora, poiché voglio prima richiamarvi qualche cosa
alla memoria, e poi entreremo in argomento.
3. Vedete, Miei cari figli, in una simile caldissima
giornata estiva, particolarmente nei periodi in cui osservate che il mercurio
del barometro si trova molto basso, dagli strati più bassi dell’etere vengono generati nell’aria atmosferica innumerevoli miliardi
e miliardi di organismi atomici (animaletti eterei); è per questo che l’aria vi
appare non di rado tanto densamente bluastra da rendere difficile scorgere
località che si trovino distanti anche di sole poche ore.
4. In queste condizioni, ad
ogni vostra inspirazione ne introducete in voi sempre parecchi trilioni. Ma
sebbene questi animaletti siano cosi piccoli da non
essere possibile per voi lo scorgerli, anche se ve ne fossero mille milioni in
un mucchio solo, tuttavia, la somma di parecchi decilioni,
che un uomo inspira talvolta in una simile giornata, forma sicuramente una
cifra già abbastanza importante, e poiché questi organismi sono molto
pericolosi alla vita corporale, questa quantità sarebbe senza alcun dubbio
sufficiente per togliere immediatamente la vita materiale all’uomo, e ciò per
il motivo che l’intolleranza di questi animaletti verso la vita naturale è
all’incirca quella del più puro acido cianidrico.
5. Dunque, questo ci è ormai
noto; ma cosa c’entri al riguardo la mosca noi non lo sappiamo ancora, solo che
qui si tratta appunto del servizio secondario di questi animaletti, cui è stato
accennato prima e che ora vi renderò palese.
6. Vedete, quella parte di
questi ‘animaletti eterei atomici’ che l’uomo
assorbe con il respiro, non è precisamente la più pericolosa alla sua salute,
perché la stessa viene subito attratta avidamente ed opportunamente dal sangue,
che in questo periodo dell’anno è particolarmente scarso dell’ossigeno
necessario; ma ben diversamente succede con quella parte che si depone sulla
cute, e di preferenza nei punti dove i pori sono per la maggior parte aperti.
7. Dopo che questi animaletti vi penetrano, assumono, rispetto a quelli attratti dal sangue, un
carattere positivo. Finché questo polo esterno non sovrasta quello interno,
l’uomo non corre nessun pericolo, come è per esempio
il caso quando c’è una temperatura moderata; ma, se questo polo esterno
sopraffà di un solo milionesimo l’interno, allora si affaccia immediatamente il
più grande pericolo per la vita naturale, poiché in tali condizioni potrebbe
verificarsi nell’uomo, nel migliore dei casi, un’inversione delle polarità, le
cui conseguenze equivarrebbero a quelle derivanti dalla puntura di un ago che
fosse stato prima intinto nell’acido cianidrico più puro.
8. Che se poi la polarità positiva esterna dovesse
sopraffare improvvisamente fino a una centesima parte quella negativa interna,
ne verrebbe provocata visibilmente una immediata
scarica elettrica, in seguito alla quale l’uomo, nello spazio di pochi istanti,
andrebbe talmente distrutto che di tutto il suo corpo non rimarrebbe che una
mezza manciata di cenere puzzolente.
9. Per quanto riguarda il primo di questi casi, ne
avete la prova nelle malattie di peste; queste non sono altro che le
conseguenze di cause di simile specie; per quanto poi concerne il secondo caso,
questo si riscontra certamente ben più di rado, ma
tanto eccessivamente straordinarie non sono neppure le cosiddette ‘autocombustioni’, in particolare nei paesi
meridionali.
10. Ed ora che conosciamo
anche questo, diamo un’occhiata ai nostri piccoli lavoratori domestici, ed
osserviamo cosa fanno.
11. Vedete, la nostra mosca
ha anche un paio d’occhi, i quali sono tanto grandi da formare quasi la settima
parte dell’intero suo corpo. Ognuno di questi occhi, di per
se stesso, non è però, come voi forse potreste credere, un singolo occhio, ma
invece a sua volta è composto di mille e più occhietti. Questi occhi sono così
ordinatamente disposti l’uno accanto all’altro, come le celle di un alveare;
ognuno è appuntito alla maniera di cono, e tutti convergono infine verso un
centro visuale comune; così disposti essi fungono nel
nostro animaletto da microscopio di una potenza d’ingrandimento per voi
indescrivibile, con il cui aiuto quest’insetto può scorgere perfino ognuno dei
summenzionati organismi atomici.
12. Ma oltre a ciò anche lo
stomaco della mosca è conformato in modo che questi animaletti eterei le
servono da principale nutrimento; quindi, non appena l’una o l’altra mosca
scorge sulla cute dell’uomo un ammasso di tal animaletti atomici, essa vi si
precipita subito volando e non se ne va tanto facilmente prima di non averli
consumati tutti.
13. Oltre agli occhi, quest’animaletto ha però anche
un paio di piccole antenne, che fungono in esso da naso, e, siccome
non può adoperare gli occhi che per brevi distanze soltanto, così queste
antenne gli servono per rintracciare il nutrimento spesso anche a grandissime
distanze. Sì, arrivo perfino a dirvi che vi sono alcune mosche capaci di
individuare, mediante queste antennucce, qualcosa di
appetitoso anche ad ore di distanza.
14. Ecco dunque, Miei cari figli, ora abbiamo di nuovo scoperto una meraviglia in questo piccolo
insetto, ovvero uno degli scopi secondari della sua esistenza menzionati prima.
15. Non è questo un utilissimo servizio che rende tale
piccolo animale? Certo, e potete anzi tenervi bene a mente quanto Io vi dico ora: “Quando
in una località qualsiasi, particolarmente durante l’estate, questo animaletto
scompare improvvisamente, potete senza altro considerare questo fatto come un
segno sicuro che Io Mi avvicino armato di un tremendo
flagello”.
16. Ma, come questa mansione secondaria del nostro
animaletto ci sta dinanzi ormai ben chiarita, nello stesso modo esso ne ha
diverse altre ancora, e tutte quanto mai utili.
17. Se noi volessimo imparare a conoscerle tutte da
cima a fondo, Io dovrei continuare a dettarvi per parecchi anni. Voi potete
però ammettere certamente che tutto ciò che è creato, dunque senza dubbio anche
la mosca, non esiste ad un solo ed unico scopo, bensì
a mille scopi buoni e svariatissimi.
18. Per non andare, quindi, tanto per le lunghe con il
nostro soggetto, prima di passare al polo positivo dell’insetto in questione, voglio esporvi ancora soltanto due delle utili funzioni
accessorie che sono state menzionate, a conferma di queste Mie dichiarazioni; e
per oggi dunque terminiamo.
[indice]
La mosca quale conservatrice di aria sana
(17 marzo 1842)
1. Durante una calda giornata estiva, voi avrete già
più d’una volta fatto l’esperienza che,
particolarmente in certi pomeriggi dominati da un’afa opprimente, l’uomo stanco
si sente non di rado portato a lasciarsi vincere da una dolce sonnolenza. Chi
si trova ancora nel pieno della gioventù, può sbarazzarsene facilmente con vari
mezzi, come sarebbe ad esempio in special modo il moto, od
altre occupazioni e distrazioni, le quali tengono la persona giovane sveglia in
modo che il sonno non può sopraffarla tanto facilmente.
2. Ma ben diversa è la cosa con persone di età già
molto avanzata, le cui membra hanno già lavorato molto, e che per conseguenza
sono divenute più rigide, più stanche e sonnolente. Se in una tale giornata
l’aria che le circonda manca dell’elemento vitale di cui esse hanno bisogno,
allora subentra ben presto lo stato di sonnolenza, e tali persone non sono più
in grado di reggersi in piedi. Ma, affinché possiate
rilevare pienamente ciò che c’è di nocivo in questo sonno, è opportuno
soffermarsi prima sul sonno naturale dell’uomo.
3. Perché dunque la tendenza al sonno si manifesta
nell’uomo in modo naturale nelle ore della notte e non durante il giorno? La
causa è del tutto naturale, ma siccome ben pochi hanno finora riconosciuto quale è l’ambito della sfera naturale, così anche il perché
del sonno naturale è sconosciuto alla maggior parte degli uomini.
4. Ed ora fate attenzione:
quando la luce del Sole, quale parte polare positiva della vita naturale, non
diffonde più i suoi raggi sull’una o l’altra metà della Terra, allora anche la
polarità sulla Terra s’inverte, e precisamente in modo che, non appena da una
parte qualsiasi della Terra il Sole è tramontato, questa parte comincia subito
ad assumere un carattere polare negativo, e così avanti alternativamente.
5. Ma il polo negativo della vita corrisponde
perfettamente a quello negativo della Terra, e come quest’ultimo in sé e per se
stesso contrasta con la naturale attività vitale, così del pari agisce il polo
corrispondente nell’uomo, distruggendo sempre più in lui l’elettricità
positiva, e spegnendo sempre più in lui l’attività vitale esteriore. In tali
condizioni sono appunto le parti tenui e mobili del corpo, ad esempio le
palpebre, che sono le prime a provare questa rilassatezza, ed
a rifiutare perciò di mantenersi aperte; ma ben presto, dopo di queste, si
abbandonano al medesimo stato di rilassatezza anche tutte le altre parti del
corpo; questo stato costituisce infine il sonno naturale notturno nell’uomo.
Quando poi si avvicina nuovamente il mattino e il Sole sta sorgendo, allora si
accresce, ovvero si rafforza, sempre più la polarità
positiva, tanto che l’uomo si risveglia sempre più o, in altre parole, il suo
sonno va indebolendosi; ed il graduale decrescimento della polarità negativa
cui fa riscontro il proporzionale accrescimento di quella positiva durano
finché l’uomo si risveglia completamente.
6. Ora si tratta di vedere soltanto in quale rapporto
stia il sonno naturale notturno con il sonno diurno di
cui abbiamo parlato prima. Una volta chiarito questo, potremo dire di essere
quasi arrivati al punto che ci eravamo proposti.
7. Questo sonno diurno si trova in perfetta
opposizione al sonno naturale (notturno), perché esso non deriva da una
deficienza graduale dell’elettricità positiva, bensì soltanto dalla sovrabbondanza
della medesima, che è causata dal fatto che un corpo meno attivo non è più in
grado di consumare tutta l’elettricità assorbita, o detto meglio, di
compensarla con la corrispondente quantità di elettricità negativa.
8. Se, quindi, il positivo comincia a diventare
preponderante, anche il negativo comincia a decrescere nella stessa
proporzione. Ma qual è la conseguenza? Questa è cosa
molto facile da capire.
9. Osservate come due uomini di forza differente
lottano fra di loro;
quanto più si affievoliscono le forze del più debole, tanto
più prende il sopravvento il più robusto sul primo. Ma
quando il debole è completamente vinto, allora è finita anche la forza del più
robusto, poiché non vi è più nulla su cui egli possa esercitare le sue forze
preponderanti, e così dunque ogni forza cessa di essere una forza, se essa non
trova più nessuna controforza che le dia occasione di manifestarsi.
10. E vedete, Miei cari figli, proprio così succede
anche con l’uomo, quando viene colto dal sonno nelle
ore diurne, beninteso in una giornata d’estate afosa e satura di elettricità. Ma che cosa dunque c’entrano qui di nuovo le nostre mosche?
11. Ed ecco che qui verrà ben presto alla luce un
importantissimo scopo secondario di questo piccolo insetto, che è di grande utilità,
e precisamente uno scopo dei due che sono stati già menzionati ieri!
12. Vedete, questi insettucci ronzano, volteggiano e zampettano con
sollecitudine intorno e sopra a un tale dormiente diurno, ed assorbono mediante
le loro zampette e gli altri loro peluzzi ed aculei
l’elettricità positiva in eccesso. Con ciò viene
evitato l’accumularsi di quest’ultima, nonché il conseguente pericolo che
l’elettricità negativa ne possa venire interamente sopraffatta; in tal modo
dunque all’uomo dormiente può venire conservata la sua vita naturale.
13. Ma se, invece, accadesse che tali ignorati
regolatori non mantenessero con la loro attività il maggior equilibrio
possibile in questa sostanza vitale naturale, allora anche la vita naturale sarebbe bell’è spacciata nel medesimo istante in
cui l’elettricità positiva avesse vinto completamente la negativa.
14. L’uomo assonnato scaccia veramente da sé, con
tutta diligenza e quanto più a lungo può, questi tediosi risvegliatori, ma
questo fatto non c’entra per niente con quanto abbiamo detto, perché, finché
l’uomo è ancora in grado di scacciare da sé questi piccoli seccatori, la sua
vita non corre pericolo di sorta. Ma quando il sonno gli ha pienamente
paralizzato i movimenti, allora questi seccatori hanno libero gioco, ed impediscono in modo infallibile che la vita del dormiente
possa correre qualche pericolo. Quando poi con il tempo – e talvolta soltanto
grazie all’attiva cooperazione di questi importuni – le polarità opposte si
sono nuovamente equilibrate sempre più, allora il dormiente si risveglia, e
comincia a scacciare con tutto zelo da sé questi piccoli esseri che con questa
loro funzione assumono in un certo modo la parte di spiriti protettori della
vita naturale. Ma ormai egli può scacciarli pure
quanto vuole, giacché, una volta risvegliato, ogni pericolo per lui è del tutto
scomparso.
15. Ebbene, Miei cari figli, vi piace questa funzione
secondaria del nostro animaletto? Voi dovete convenire che
tutto ciò è stato disposto da Me in modo quanto mai benefico e saggio, ed Io vi
dico ancora in aggiunta: “Quando un giorno sarete in
grado di penetrare in spirito il mistero della missione di un tale animaletto
nella sua totalità, solo allora potrete apprezzare il prodigio e direte
meravigliati: «Quanto grande e
buono sei Tu, o Padre santissimo, che hai affidato a creature dall’apparenza
tanto insignificante dei compiti tanto imperscrutabili e profondamente saggi! Chi mai può lodarTi
e glorificarTi convenientemente anche per una mosca
soltanto? E come e dove mai troveremo noi le parole, pensieri e sentimenti per
glorificare, percepire e riconoscere con grato animo la Tua Magnificenza e il
Tuo Amore e la Tua Sapienza infiniti che si manifestano in una delle Tue
creature ancora più perfette?»
16. Sì, Miei cari figli,
in un Sole vi è certo maggior grandiosità che non in
una mosca. Chi, però, Mi vuol riconoscere, deve dapprima frequentare la scuola
piccola per iniziare a conoscere in questa il Padre amoroso. E, quando ne avrà
tratto sufficiente profitto, potrà certamente frequentare poi anche quella di
grado superiore con buon risultato, e si rallegrerà oltre misura quando anche
qui egli riconoscerà che quel medesimo Padre santissimo traboccante d’Amore,
che regge e guida perfino la piccola mosca nella sua cerchia d’azione, guida anche
e dirige i Soli lungo le loro orbite smisurate, e prescrive agli spiriti più
elevati, più potenti e più perfetti le Sue Leggi dell’eterno Amore.
17. Vedete, Miei cari,
tutto questo lo potrete riconoscere perfettamente un
giorno; dunque per il momento facciamo di nuovo ritorno in questa ristretta
cerchia d’azione, rimasta fino ad oggi ancora del tutto ignorata, vale a dire
ritorniamo alla nostra piccola mosca, per studiarvi ancora un altro fine
secondario di grande utilità!”
[indice]
La mosca quale commestibile chimico e
smistatrice di elettricità
(18 marzo 1842)
1. Non sarà certo sfuggito alla vostra attenzione che le
mosche preferiscano posarsi su quei luoghi dove c’è la possibilità di
spiluccare qualcosa. Esse ben volentieri, perciò, fanno la loro comparsa in
gran numero durante i pasti, ospiti sgraditi, e si precipitano con grande
avidità sulle vivande e sui loro avanzi. Avete anche osservato che questi
ospiti si ritrovano in numero maggiore alla mensa quanto più afose sono le
giornate, e specialmente se le stanze in cui si mangia sono basse e odorano
d’ammuffito.
2. Ma qui sorgerebbe nuovamente e ben a proposito una
domanda, e molti potrebbero dire: “Ebbene,
dunque, dobbiamo proprio lodare questi parassiti anche quando essi ci insozzano
le vivande, importunandoci non di rado in maniera insopportabile ad ogni boccone che avviciniamo alla bocca?”.
3. Ma allora Io dovrei
osservare: “In
questo modo domanda, giudica e si stizzisce soltanto l’uomo dalla vista assai
corta”. Poiché, se egli potesse vedere e concepire pienamente il
grande beneficio che la mosca gli rende con ciò, anche quando essa si posa per
due istanti soltanto su quel boccone o su quel cucchiaio che egli sta per
avvicinare alla bocca, in verità, egli non si
dimostrerebbe per niente troppo prodigo se facesse coprire d’oro la mosca!
4. Perché vedete, tutti i cibi, con pochissime
eccezioni, a causa della sostanza zuccherina che contengono, hanno la proprietà
di attrarre a sé tutto l’azoto dell’aria corrotta, specialmente in una giornata
soffocante, tanto che, se le vivande rimangono esposte anche per un breve tempo,
ci si può ben presto accorgere di quest’aria cattiva penetrata nelle stesse, per il fatto che in primo luogo le vivande inacidiscono
facilmente, oppure su talune si osserva spesso uno strato di muffa, altre
cambiano di colore, altre invece nel posto dove sono meno compatte assumono una
tinta di un azzurrognolo opaco. Ecco tutti questi sono effetti dell’aria
corrotta!
5. Ma, quale è in questo caso
il compito della mosca? Vedete, considerato che la
mosca, come noi già sappiamo in virtù della sua costituzione, è come un piccolo
contenitore elettrico volante, essa si dimostra per tale motivo anche
avidissima di tutto ciò che sta in intimo rapporto con la sua sfera d’azione
naturale.
6. Quest’aria corrotta è, per natura,
elettrico-negativa, ed elimina per conseguenza tutta l’elettricità positiva
spesso fino ad un grado tale che non di rado in un
simile ambiente, o meglio ancora in quei cibi che vengono presi nel medesimo,
non si trova più la minima traccia di elettricità positiva.
7. Ora, ognuno può immaginarsi che, se in una stanza
così non dovessero darsi ritrovo di frequente questi
nostri serbatoi di elettricità, le cose assumerebbero un ben cattivo aspetto
riguardo alla salute corporale dell’uomo! Ma ciò
sarebbe ancora il meno, poiché finché l’aria corrotta rimane raccolta
nell’intero spazio della stanza, essa conserva ancora tanta forza d’espansione
da permettere per lo meno ai polmoni di dilatarsi nella respirazione. Ma,
quando quest’aria ha perso tutta la sua forza di espansione, essa cade come una
rugiada umidiccia ed imbrattante su quanto le è in
qualche modo affine, come nel nostro caso sarebbero appunto i cibi. Quando,
dunque, un boccone che l’uomo vuole gustare, è già irrorato a dovere d’aria
umidiccia, allora vi si posano volentieri una o più mosche, e si scaricano
della loro elettricità positiva in eccesso riversandola sull’oggetto sul quale
esse zampettano.
8. Quale è ora la conseguenza
di questo fatto? Io vi dico: “Né più né meno che, in seguito a ciò, questa
aria cattiva e depressa ritorna a ravvivarsi in certo qual modo, ed a divenire
più fluida; essa risale poi dal boccone che si è in procinto di gustare, oppure
dalla vivanda che si trova ancora sul piatto, e così, grazie a tale processo di
scomposizione, i cibi diventano nuovamente innocui e adatti a venire gustati,
mentre, nel caso contrario, cioè in mancanza dei nostri piccoli chimici
molesti, non rari in una simile giornata afosa e specialmente in una stanza
come quella sopra descritta, raramente l’uomo potrebbe vivere oltre il pasto”.
9. Vi piace dunque questo servizio secondario? Non è
anche questo un miracolo altrettanto efficace tuttora, come lo era nell’epoca
più remota dell’esistenza umana sulla Terra?
10. Ma voi forse penserete tra di
voi e direte: “No, questa cosa ha un po’
troppo dello straordinario! Possibile che una mosca abbia una sfera d’azione tanto vasta?”.
11. Ed Io in risposta vi
dico: “Non
soltanto questa di cui voi finora conoscete appena una parte insignificantissima, bensì questo minuscolo insetto ha una
sfera d’azione tale che secondo i vostri concetti può essere considerata
infinita, giacché, se Io volessi rendervi noto tutto quello che concerne questo
animaletto, non basterebbe il lavoro di centomila scrivani in un milione
d’anni, anche se potessero scrivere giorno e notte senza interruzione”.
12. Non sorprendetevi quindi troppo per i molti
argomenti che Io vi ho fatto conoscere finora. A chi però vuole percorrere una
retta via, basti il pensiero che al Mio cospetto, qualunque cosa – per quanto
poco appariscente – ha un valore infinito.
13. Queste considerazioni torneranno di molto
vantaggio a ciascun uomo, poiché, in primo luogo, esse lo mantengono in stato
di permanente umiltà, e d’altra parte questo serve anche a dimostrargli in modo
ben chiaro quale sia di fronte a Me la posizione di un vero uomo, il quale deve
certo avere un significato un po’ maggiore di tutto un trilione di mosche.
14. Però, trovandoci attualmente
a parlare di mosche, non è questo il momento opportuno per giudicare il valore
dell’uomo, bensì dedichiamo ancora un po’ d’attenzione al compito secondario
della mosca già discusso da noi.
15. Avrete anche osservato
che la mosca, saziatasi in tale maniera, vola poi molto volentieri su oggetti
lucenti, e che non di rado li imbratta senza alcun ritegno. E qui voi, Miei
cari piccini, vi domanderete l’un l’altro: “Che
ci sia qualcosa di utile anche in questa cosa?”.
16. Oh sì, ve lo dico Io: “Questa è cosa utilissima; anzi,
l’operazione chimica, illustratavi più sopra, che questi animaletti compiono,
perderebbe la metà del suo valore se non fosse stata seguita da questo secondo
atto dall’apparenza insignificante”.
17. Noi sappiamo già da quanto esposto in precedenza
che la mosca assorbe nella maggior parte dei casi un nutrimento elettriconegativo, ed è quindi un vero accumulatore di
veleni, che essa trae tanto dall’aria quanto dall’uomo e dagli animali, nonché da tutti i cibi dei quali si nutre l’uomo.
18. Per conseguenza, le sue lordure, benché non più
tanto velenose da essere nocive, non possono avere che
un carattere prettamente elettrico-negativo. Ma noi
sappiamo che l’elettricità positiva si accumula per lo più sugli oggetti lisci.
Vedete, ora noi arriveremo ben presto al perché di tutto questo! Affinché la
poca elettricità positiva che si mantiene ancora sugli oggetti lisci, in un
ambiente che sia povero di tale elettricità, possa
venire convenientemente distribuita, questi nostri chimici li impiastricciano
accuratamente, ed in seguito a ciò, non avete da far altro che porre in una
tale stanza degli oggetti dorati e potete esser sicuri che questi verranno
entro breve tempo talmente impiastricciati dai suddetti chimici che dell’oro ne
vedrete luccicare ben poco attraverso le lordure.
19. Ma perché questi piccoli insetti ci mettono tanto
zelo ad imbrattare proprio l’oro?
20. A questo riguardo non vi rispondo che con un’altra
domanda: “Perché
voi dorate le punte dei vostri parafulmini?”.
21. E voi dovete rispondere: “Precisamente perché l’oro attrae a sé con forza straordinaria
specialmente l’elettricità positiva”. Ma voi direte che le mosche
imbrattano anche i vetri delle finestre, mentre il vetro, come
è noto, non attrae l’elettricità!
22. Questo è vero, ma invece
Io vi domando: “Perché
dunque si adoperano dischi o cilindri di vetro quali mezzi adatti per rendere manifesta
l’elettricità, che si trova libera nell’aria, mediante un leggero sfregamento?”.
23. Vedete, adesso vi ho di
nuovo messo in difficoltà, e vi rispondo. Perché l’elettricità si accumula di
preferenza appunto sulle lastre di vetro, e basta che queste ultime vengano
soltanto un po’ sfregate per far sì che essa manifesti ben presto la sua
presenza!
24. Dato dunque che noi sappiamo ora tutto ciò,
possiamo anche permettere ai nostri piccoli chimici d’imbrattare le lastre a
loro agio, affinché queste detentrici d’elettricità divengano sempre più
ruvide, e per conseguenza maggiormente disadatte a
mantenere accumulata su di loro l’elettricità, costringendo con ciò
quest’ultima a mescolarsi più equamente con l’aria che si trova nella stanza.
25. E così, che ne dite voi ora, dopo aver considerato
anche per poco quello che Io vi ho detto finora?
Vedete, dunque, che nemmeno la vecchia, insignificante immondizia di una mosca
non è stata deposta nel luogo dove si trova senza l’intervento della Mia
Sapienza e della Mia Provvidenza, benché altro non sia che
il mero escremento di questo insignificante animaletto.
26. Qual è dunque la risposta che si meriterebbe
colui, il quale dalle eccelse vette della sua umana ragione rinnega lo scopo
dell’uomo stesso? Oh! La spaventosa stoltezza!
27. Se Io Mi prendo tanta cura affinché già al
minutissimo siano affidati compiti di tanta utilità, e prescrivo con tale senso
di opportunità ad una insignificantissima
mosca tutte le sue mansioni, anche le meno appariscenti, quanta maggior cura
non Mi prenderò Io dell’uomo, che non è soltanto una Mia creatura, ma è un vero
figlio del Mio Amore, o che per lo meno può diventare tale purché egli giunga a
riconoscere che Io gli sono Padre, e non soltanto Creatore, come lo sono per le
pietre e per le zolle della terra!
28. Ma un cuore, per quanto sia poco animato dall’amor
filiale, deve ammettere che Io Mi prendo cura
paternamente perfino della muta erba dei prati, e ciò è vero, anzi più che
perfettamente vero, poiché non vi è che il Padre solo che porga cibo e bevande
a tutto ciò che in un modo o nell’altro è in grado di esser nutrito. Ora, se Io
dedico cure tanto paterne già alle cose mute, certamente in misura tanto
maggiore provvederò, quale Padre, a quegli esseri che Io suscitai veramente dal
Mio Amore e a Mia Immagine quali figli!
29. Ponderate bene tutto ciò! Vale certo la pena di
considerare le Mie cure paterne anche riguardo alle cose più piccole, affinché
chi è pervaso dal dubbio possa una buona volta
persuadersi chiaramente che Io non sono un Nume distruttore, un’inconcepibile
Deità dispotica, ma invece unicamente e soltanto un vero Padre per tutti i Miei
amati figli, e che non sono un Padre prodigo e dissipatore, ma anzi sommamente
economo, e so mettere a profitto perfino le lordure di una mosca per il bene
dei Miei figli.
30. Sì, Io ve lo dico: “Vi sono ancora infinite cose e molto più
insignificanti, eppure Io non permetto che nemmeno l’infinitesimale vada
perduto!”; dunque, se logicamente Io non sono certo un Dio egoista e
distruttore, bensì un Padre che mantiene e sostenta anche l’atomo
infinitesimale, e che tutto dirige ed amministra
fedelmente per i Suoi figli, come deve essere grande la cecità degli uomini che
vogliono contestare le Mie incessanti, scrupolosissime ed affettuose cure
paterne per i Miei figli?
31. O Miei cari figli! CredeteMi,
Io sorveglio giorno e notte perfino il crescere di ogni peluzzo
del vostro corpo, quantunque debbano ben presto andare l’uno e l’altro in
dissoluzione; quante e quali maggiori cure e premure non Mi darò Io senza alcun dubbio per la vostra anima immortale, e per il
vostro spirito eterno che da Me deriva?
32. Sì, certo, Miei cari, non disdegnate di osservare
questa piccola mosca, essa v’intona veramente un inno di vittoria, che voi
sarete però in grado d’intendere sempre più chiaramente solo nell’esposizione
della sua caratteristica polare-positiva che seguirà.
33. E così per oggi fermiamoci!
[indice]
La mosca, un punto di raccolta della vita da Dio
(…)
1. Ed ora che abbiamo già
imparato a conoscere la parte polare negativa di questo animaletto, la quale
rappresenta veramente la sua parte materiale, dedichiamoci un po’ alla sua
polarità positiva, per poter scoprire qui con qualche accurata osservazione
quello che c’è di principalmente meraviglioso in esso.
2. Per chi ha mai osservato una mosca, è impossibile
negare che essa viva, anzi dovrà affermare che quest’animaletto non soltanto
vive, ma per quanto riguarda la costituzione naturale, esso ha una vita più
perfetta di parecchi altri animali, che si trovano già su di un gradino di gran lunga più elevato della scala degli esseri; certo,
egli dovrà infine esclamare perfino: “In
verità, se io potessi conservare le mie altre prerogative come uomo, sarei il
primo a scambiare la mia vita con quella di una mosca, tanto comoda e tanto
magistralmente costituita”.
3. Se dunque l’uomo è costretto a dare una simile
testimonianza di un animaletto, non saranno certo necessarie ulteriori
prove per dimostrare che la mosca è un animaletto perfettamente vivo.
4. Dunque, che la mosca viva, noi lo sappiamo già; ma
come vive? E perché vive essa? Vedete, Miei cari figli, questa è una questione
del tutto differente; ma, affinché voi possiate comprendere questa cosa il più
radicalmente possibile, si renderà necessario gettare
dapprima uno sguardo sulla vita stessa in generale.
5. Dunque udite: “Tutta la vera e propria Vita
liberissima è solo in Me; la quale Vita però è così
costituita e si trova in una perfezione talmente grande da non poter venire in
eterno mai abbracciata né compresa nella sua sfera da un essere creato; perciò
Essa è una Vita santa, ed essendo una Vita santa allora essa è anche una Vita
eterna e infinita”.
6. Immaginatevi
l’intera Infinità, ovvero uno spazio nel quale si
trova un punto centrale dal quale fuoriescono infiniti raggi in tutte le
direzioni, il cui inizio risieda sì nel punto centrale, ma la cui fine non
possa mai venir trovata in eterno.
7. In questo
Centro si trova riunita tutta la Forza vivente dell’intera Infinità, ed è
proprio da questo Centro che Essa fuoriesce nell’intera Infinità. Ma affinché
questa Forza vivente non si disperda troppo nell’immensità sconfinata, e per
conseguenza non diventi più debole in se stessa, Essa si è creata, attraverso
tutta l’immensità dello spazio eterno, anche un numero infinito di punti di
raccolta della Vita, nei quali, in un certo qual modo,
la Vita si afferra da Se stessa, per poi far nuovamente ritorno alla Sua Sede
centrale, primordiale ed eterna.
8. Vedete, Miei cari figli,
Io vi ho svelato ora un mistero straordinariamente grande; sì, posso dirvelo,
un mistero il quale, da quando la Terra è abitata da uomini, non fu concesso
d’intravedere che a pochi soltanto, ed anche a questi molto oscuramente!
9. Ma per poco che voi abbiate
compreso questo mistero, sorgerà senza dubbio spontanea in voi l’importante
domanda: “Va bene, ma perché dunque deve
avvenire questo? È possibile che Dio diventi più debole nella
Sua Vita?”.
10. E Io vi rispondo: “Ciò è
naturalmente impossibile finché Dio vuole rimanere solo in Se stesso, e non
vuole assolutamente creare e formare in Sé e fuori da Sé nessuna creatura.
11. Ma poiché, per le necessità del Suo infinito Amore, Egli –
sempre secondo i vostri concetti – ha già creato da moltissime eternità fino ad
oggi degli esseri delle più svariate specie, dallo spirito più perfetto in giù
fino al più insignificante animaletto atomico, ed a
tutti questi esseri in numero senza fine Egli ha dato la vita, a ciascuno
secondo la propria specie, allora diteMi un po’
attraverso quale vita il Creatore ha animato questi innumerevoli esseri, come
continua ad animarli tuttora ed in eterno li animerà!?”.
12. Ha Egli forse in un luogo qualunque, all’infuori
di Sé, una vita privata con la quale Egli anima tutti questi esseri, senza
perciò avere la necessità di animarli dalla Sua propria Vita?
Io ritengo che una tale supposizione non possa sorgere
nemmeno ad una pietra.
Dunque, siccome il Creatore non ha tale vita privata,
allora dovrà evidentemente risultare chiaro che Egli
deve animare da Sé tutti questi esseri creati.
13. Per conseguenza, se tutti questi esseri dovessero
dipartirsi incessantemente dal Centro, allontanandosene in eterno con la vita
loro attribuita, è evidente e del tutto naturale che, in seguito a ciò, la
Forza centrale andrebbe man mano affievolendosi, quantunque la Vita stessa,
come tale, non potrebbe mai estinguersi in eterno,
poiché Essa è una Vita infinita; ma tuttavia potrebbe ben succedere che, invece
di rafforzarsi sempre di più, si affievolisca gradatamente, nell’uguale misura,
per la ragione che con ciò Essa si esporrebbe da Se stessa ad una divisione
senza fine.
14. E perché voi possiate comprendere ancora meglio un
tale affievolimento, basta che Io richiami la vostra attenzione sulla infinita divisibilità della materia stessa, poiché,
ammessa questa possibilità, vi sarà facile pensare che perfino il singolo atomo
può essere diviso in infinite parti. Ma se voi
suddividete l’atomo all’infinito, diverrà esso più forte, oppure accadrà il
contrario? Certo, voi non potete annientare l’atomo anche se continuate a
dividerlo all’infinito, ma dovete d’altro canto ben comprendere che l’atomo,
diviso in tal modo all’infinito, non avrà più la forza che aveva prima della suddivisione.
15. Ma ora, per poco che vi riesca chiaro quanto
dettovi fin qui, dovete domandarvi nuovamente e dire:
“Ma se la cosa sta in questi termini, allora il Creatore avrebbe fatto meglio a
non creare nulla fino dalle più remote eternità!”.
16. Soltanto che questa volta, invece di darvi
un’adeguata risposta, vi interrogherò Io stesso
riguardo a qualcosa che è nota ad un discreto numero di persone. Incominciamo
con le domande.
17. Numero uno: “Perché diventano comunemente più robusti – almeno nel
senso materiale – quegli uomini che fin dalla loro giovinezza hanno fatto ogni
genere di lavori pesanti e faticosi?”.
18. Numero due: “Perché è possibile appendere dei pesi gradatamente sempre
più elevati ad una calamita a ferro di cavallo?”.
19. Numero tre: “Con quali
mezzi può l’uomo diventare un artista o un virtuoso nell’una o nell’altra
arte?”.
20. Non sorge in voi ancora nessuna luce, dopo queste
importantissime domande che Io vi ho fatto?
21. Perché il metallo acquista più resistenza e quindi
anche maggior elasticità quando è lavorato al martello rispetto a quello che
non lo è stato?
22. Perché di due alberi della stessa specie, quello
che più è stato esposto alla furia degli uragani e dei venti ha il legno più
compatto e resistente?
23. Vedete e considerate il perché sono stati
collocati nella vasta Infinità tanti infiniti punti di trattenimento della
Vita! Vedete dunque, udite e comprendete: “Ciò è avvenuto ed avviene affinché la Vita stessa primordiale, eterna, si
eserciti sempre più e quindi, così facendo, aumenti in eterno e all’infinito
nella Forza infinita, e tutto ciò appunto per il motivo che in questo modo la
Vita, che fuoriesce dal Punto centrale, vi fa ritorno sempre più perfetta e più
intensa!”.
24. E quando noi sappiamo e comprendiamo ciò, abbiamo
anche bell’è pronta la risposta alla prima e alla seconda domanda, relative al
come e al perché la mosca vive, poiché il come essa viva
trova già la sua risposta nel fatto che essa è ugualmente uno dei punti
collocati per la raccolta della vita fuoriuscente dal Centro,
e come tale accoglie in sé, per così dire
accumulandola, la vita di un infinito numero di animaletti che la precedono
nella serie degli esseri.
25. Dunque, per quanto concerne la prima domanda, la
cosa deve risultare chiara ormai perfino ad un cieco.
26. Ma ora, in conseguenza a quanto esposto, non deve
più essere difficile a nessuno determinare ben chiaramente già in precedenza
perché essa viva, vale a dire: affinché la totalità della sua vita faccia
passaggio e con ciò ritorno ad una vita più perfetta e
già più intensa, e così via sempre più ascendendo, fino all’anima dell’uomo, la
quale nello stesso tempo viene resa atta ad accogliere in sé la Vita emanante
da Me nella potenzialità maggiore, Vita che poi, come voi sapete, può infine
ricongiungersi a Me per mezzo dell’Amore, fondendosi perfettamente in una Forza
sola.
27. Se, dunque, considerando ora il nostro animaletto
da questo punto di vista, non esclamate: “Sì, la mosca, la mosca
è quella che ci canta l’inno della vittoria!”, voi dovete essere tre volte
ciechi e tre volte sordi!
28. Però, quanto detto finora sulla polarità positiva
di quest’animaletto, vi serva soltanto quale una buona introduzione, affinché
vi sia reso possibile comprendere tanto più a fondo quello che ancora seguirà.
Ponderate bene su ciò; e sarà solo la prossima continuazione che vi permetterà
di addentrarvi un po’ di più nell’essenza di quest’animaletto, frattanto
fermiamoci qui per quest’oggi!
[indice]
۞
La mosca e l’origine delle comete
(…)
1. Ma affinché
comprendiate a fondo il seguente ancor più rilevante, allora sarà anche
necessario dare un breve sguardo retrospettivo a quanto già detto, cioè solo
alla parte polare positiva della nostra mosca, come essa
è un punto di raccolta della vita.
2. Date un attento sguardo al Sole! Chi di voi può
calcolare quanto lontano da esso giungono gli ultimi raggi? Sicuramente non
faranno una distanza insignificante. Se fissate l’età del Sole a più di centomila
decilioni di anni, nel cui spazio di tempo per voi
inconcepibilmente lungo, il Sole ha continuamente inviato i suoi raggi nello
spazio infinito, è talmente ovvio che quei raggi che per primi sono usciti da
lui, ancora adesso sono sulla via veloce nella vasta immensità, ma in cambio
anche un numero sterminato di raggi sono ritornati a lui da quei punti da dove
essi sono stati afferrati; allora comprenderete il precedente detto sui punti
di accumulo della vita in modo tanto più sicuro e approfondito, considerato che il Sole che vi splende ogni giorno, vi dice
ad altissima voce: “Vedete, già da tanto tempo invio i miei raggi nella vasta
infinità, e tuttavia la mia luce non è divenuta più debole di quanto lo era per
voi lunghissimi tempi fa!”
3. Ma voi chiederete qui facilmente: “Come potrà il Sole riavere indietro quei
raggi che, dal suo primo periodo di formazione, sono stati occupati ad andar
continuamente fuori nell'infinita lontananza degli spazi?”
4. Ed Io tuttavia vi dico che
tale cosa non è affatto a svantaggio, poiché anche se i raggi possono
allontanarsi ancora altri decilioni di volte più
lontani di quanto si sono già allontanati, un giorno troveranno sicuramente un
punto che sbarrerà loro la via e li costringerà a ripiegare.
5. Voi però vorreste forse dire: “Come si risarcisce allora la luce del Sole, dopo che, grazie al lungo
viaggio e in seguito ai pochi visibili punti d’arresto, essa, fuoriuscita sicuramente, torna
indietro solo molto scarsamente?”
6. Solamente, che anche questo non è
affatto a svantaggio della nostra faccenda per il fatto che il Sole
riceve di ritorno i propri raggi emanati solo scarsamente; d’altra parte però,
esso stesso è un punto di raccolta, e come tale raccoglie i raggi da più di un
miliardo di Soli, li fa diventare intensi in sé e li distribuisce poi
nuovamente in massa più densa.
7. Ebbene vedete, se considerate un po' questo, allora
troverete pure facilmente già con le dita, come l’economia della luce viene regolata da Me da un'infinità all’altra, e che in
questo modo nemmeno il più piccolo atomo galleggia inutilmente nell’infinito
etere dell'infinità!
8. Tali cose sono forse un po’ difficili da
comprendere per uno spirito non abituato a pensare alle cose grandi; ma un
esempio tratto dalla Creazione, che Io voglio ancora aggiungere per la
comprensione del vostro spirito, vi renderà certamente un servizio estremamente buono del ritorno e dello scambio conveniente
dei raggi.
9. E così, allora osservate: “Là nello spazio, spazio certamente ben molto ampio per i vostri concetti,
s’incontrano i raggi di due Soli; lì anche tutti questi raggi uscenti diventano
perfino a poco a poco dei punti di accoglienza reciproci”.
10. Voi già adesso domandate: “Come e in che modo?”
11. A questa domanda è facile rispondere e ben
comprensibile, se dovete sicuramente ritenere che il raggio uscente, essendo
contenuto nel tempo e nello spazio, è sicuramente qualcosa ancora così
imponderabilmente sottile, ma ciononostante materiale.
12. Quando poi tali raggi di due Soli s’incontrano,
allora essi, come raggi di un Sole, sono naturalmente
anche della stessa polarità. Voi però sapete che polarità uguali non si
attraggono, ma si respingono sempre. Ebbene, se possedete un po’ di buon
intelletto nel cuore, allora in seguito a quanto già detto dovete afferrare con
le mani che, se i raggi s’incontrano, si respingono reciprocamente,
servendosene quindi, perfino in una certa misura, come voi usate dire, per
tornare a casa.
13. Ma cosa succede se i
raggi di parecchi Soli s’incontrano in modo del tutto naturale, necessariamente
in uno spazio tale che, vicino e ugualmente distante tra tutti questi Soli, i
raggi s’incontrano da tutti i lati possibili e immaginabili?
14. Questa adesso è certo una domanda un poco
differente. Ma per non trattenervi troppo a lungo dalla questione principale,
allora vi dico subito apertamente ciò che voi avreste trovato anche solamente
con una qualche riflessione un po’ più approfondita: che in questo luogo si
forma un conflitto di raggi, e precisamente per la ragione
che anche una parte dei raggi interseca la linea completamente diritta
dell’altra parte, e lì s’incontrano, – il cui incrocio di raggi ve lo dovete
rappresentare come se aveste posto parecchie di tali croci l’una sopra l’altra,
cosicché là si rende evidente una quantità di raggi in uscita da un punto
centrale.
15. Questi raggi che attraversano lo spazio
neutralizzano necessariamente la polarità, e perciò diventano intralcio, così
che gli altri raggi che corrono dritti in diagonale vorrebbero ricominciare
subito la loro ritirata[1].
Di conseguenza, con la lungaggine del tempo, in tal punto si forma un groviglio
di raggi, oppure, per voi ancora più comprensibile, uno splendente accumulo di
luce che, a lungo andare, riceve una specie di densità
sottile vaporosa e quindi diventa sempre, anche più pesante.
16. Ora, dal momento che i
Soli si muovono altrettanto come i pianeti intorno ad un altro corpo centrale,
ne consegue che quel Sole che sulla sua ampia orbita si avvicina a questo
groviglio di luce, attira in modo del tutto naturale proprio questo groviglio
nel suo campo, e di conseguenza lo consuma.
17. Dal momento che ora
sapete questo, allora vi dico che questo è il modo più autentico con cui si
formano le comete!
18. Ma Io sento formarsi in voi già un'ulteriore domanda, che suona così: “Sì, ma come avviene poi che tali comete continuano a sussistere e
quindi non vengono completamente consumate dal Sole che le ha attratte?”
19. La risposta potreste
certamente tirarla fuori da quanto già detto; solo che per risparmiarvi la
fatica del molto riflettere, preferisco dirvi subito che il motivo risiede
nella precedente menzionata neutralizzazione dei raggi. Infatti, osservate:
attraverso questa neutralizzazione, oppure – per parlarvi ancora più
comprensibile – mediante questa tensione, i raggi che si sono accumulati
assumono così un carattere negativo e quindi formano già un punto polare in
opposizione al Sole, il quale poi, secondo l’eterna
Legge del Mio Ordine, è già in grado di accogliere continuamente i raggi solari
di polarità positiva che gli vengono incontro e di fissarli, e quindi usarli
per il proprio nutrimento.
20. Che una tale cometa faccia questo, ve lo
testimonia sufficientemente per primo quella massa nebulosa spesso molto estesa
che la circonda, che di solito si raccoglie sul lato opposto al Sole
estendendosi in un’ampia cosiddetta coda. Ma cos’è
veramente questa coda?
21. Vedete, questa coda in sé
e per sé è nient’altro che un prolungamento dei raggi fuoriusciti dal Sole, i
quali vengono frenati attraverso la polarità negativa nel loro originario
slancio uscenti dal Sole, e con il ritirarsi del loro percorso verso il corpo
che li attrae, si rendono visibili come una massa vaporosa oltremodo lieve.
22. Ebbene vedete, in tal modo il Sole ha certamente
sviluppato un nuovo convittore, ed esso consumerà moltissimi raggi, finché
raggiungerà una densità planetaria. Tuttavia, una volta che l'avrà raggiunta,
costretto dalla propria gravità centrale, restituirà poi al Sole i suoi raggi
in quantità innumerevoli senza danno alla sua natura, dopodiché, nella sua
posizione planetaria, non solo assorbirà i raggi di quel Sole nella regione in
cui si trova, bensì i raggi degli innumerevoli corpi solari che lo circondano
da tutte le parti, assorbendoli in massa e conducendoli poi, in un certo qual
modo, al proprio padre.
23. Ebbene, adesso lo sappiamo; ma già in voi si agita
di nuovo una domanda, e dite: “Sì, ma che
cosa ha a che fare la nostra piccola mosca con questa formazione di comete e
con i raggi solari restituiti indietro?”
24. Io però vi dico: “Solo ancora un po’ di pazienza, e poi la
faremo subito ronzare dietro il poderoso rombare di un novello corpo celeste
originatosi!”
25. Ma prima di poter fare ciò convenientemente, dobbiamo necessariamente dare un rapido sguardo a quei raggi
che sgorgono copiosi da un Sole, e lì vedere cosa
sono veramente in sé e per sé queste imponderabili particelle di luce sgorganti
da un Sole.
26. Qualcosa già la sapete certamente comunque in
parte, ma nonostante ciò non porterà nessun danno alla questione se qui accadrà
una piccola ripetizione, e così ascoltate: – questi atomi di luce fuoriuscenti
sono anche, allo stesso tempo, come già sapete, il primo gradino e la base
della formazione degli animaletti di luce che già una
volta vi sono stati presentati.
27. Dunque, vedete, questi accumuli di tali atomi di
luce, per formare più tardi un futuro groviglio planetario, sono
anche allo stesso tempo, accumuli di vita animale, ossia in un tale groviglio
planetario.
28. Ma come si manifesta innanzitutto questa vita
animale su un tale novello pianeta?
29. La vita animale si manifesta necessariamente
duplice, e precisamente, all’inizio in una vita negativa, che qui è la vita vegetale. Una volta che questa vita ha ricevuto il
necessario satollamento e non è più in grado di assorbire in sé tutta la vita
polare disponibile, allora si forma naturalmente e necessariamente una vita
polare positiva, e in seguito alla sovrasaturazione della vita negativa, trova
poi un sufficiente nutrimento per sé.
30. Ma come si manifesta questa prima vita
polare-positiva?
31. Prendete solo un microscopio ed esaminate o una
goccia d’acqua putrefatta mescolata con particelle vegetali, oppure osservate
la stessa linfa pressata della pianta, e scorgerete con vostro non poco
stupore, intere legioni di animaletti, per cui dopo questa spiegazione vi
diventerà subito chiaro senza grossa fatica, come il polo di vita negativo si inverte e poi passa nella vita polare positiva.
32. Dunque, vedete, Miei cari figli, così là tutto
inizia a formarsi per la vita animale, poi non può neanche più passare in
un'interruzione, bensì ricomincia a poco a poco il suo ritirarsi, – verso il
Centro originario di ogni Vita.
33. Ma considerato che in
seguito all’Ordine eterno, viene osservato dappertutto un procedere graduale,
che in sé e per sé non è altro che una sempre, più perfetta e maggiore
concentrazione di vita, il che si svolge del tutto naturalmente come con i
raggi ritornanti che, in modo naturale, diventano sempre più intensi quanto più
si avvicinano al loro punto di partenza originario, così è dunque anche
naturale che la vita in questa dispersione non possa accorrere di nuovo alla
sua origine, ma si raccoglie in forme sempre più dense, e quindi si rivolge
nuovamente alla sua eterna Origine.
34. Ma qual è dunque il prossimo gradino nel quale si
consolida questa prima vita polare-positiva?
35. Ebbene, Miei cari, ora facciamo
entrare in scena la nostra mosca! Vedete, questo è il primo animaletto con cui
un pianeta appena formato viene popolato, poiché, come
sapete, ancora oggi questo animaletto assorbe in sé un tale nutrimento,
attraverso il quale un trilione di vite si raccolgono in esso per formare una
sola vita! E ora comprenderete certamente il perché vi ho detto prima: “Ancora un po’ di pazienza e sentiremo
presto ronzare la nostra mosca dietro il poderoso frusciare del nostro nuovo
ammasso planetario!”
36. Inoltre, comprenderete il più alto: come la mosca,
secondo ciò, diventa ed è, un punto di
raccolta della vita!
37. Tuttavia vi dirò ancora in aggiunta, che in questa
considerazione come punto di raccolta della vita, una singola mosca conta più
di tutta la nostra massa planetaria formatasi in precedenza! E se considerate
questo, ammetterete anche quanto altamente elevata è
la vita stessa solo in una prima piccola scintilla oltre la materia esteriore,
e quindi riconoscerete anche, quanto la vita di un singolo uomo sta più in alto
di tutti i Soli e i pianeti di un intero Globo involucro a voi conosciuto.
38. E se comprendete questo, non vi sarà nemmeno
difficile comprendere perché Io, quale Vita originaria di ogni vita, sia venuto
sulla Terra come Padre e Redentore e là Mi son fatto l’uomo per figlio e gli ho preparato una via
che conduce al Mio Cuore. E infine, da tutto questo potrete
comprendere molto di più, perché Io vi dissi: “La mosca! La mosca vi canta della vittoria!”
39. La vittoria non è certamente ancora completa, ma il
seguito e le ulteriori comunicazioni vi faranno vedere
chiaramente quanta della vittoria è presente qui, e quindi per oggi va bene
così!
[indice]
Principio ed essenza della luce
(22 marzo 1842)
[scrive Anselm Hüttembrenner,
amico di Lorber]
1. Nella precedente comunicazione noi abbiamo udito
dunque ronzare la nostra mosca quale primo animale di un neo-formato pianeta.
2. Non sarà necessario ora
chiarire più dettagliatamente questa figura retorica, ma si può aggiungere per
qualcuno più debole d’intelletto che questa cosa è da prendersi soltanto nei
rapporti di tempo, non però in quelli di spazio, poiché in quest’ultimo caso a
qualcuno potrebbe venire l’idea che uno sciame gigantesco di mosche dovesse
tenere dietro ad un simile pianeta al pari di una coda di cometa. Questo è
dunque da comprendersi soltanto nei riguardi del tempo, cioè come ad un dato periodo di formazione segua un altro più
sviluppato e più perfetto.
3. Ecco che tutto ciò ci è
ormai noto, però voi ora penserete: “Ma
che cos’altro di più maestoso e propriamente di più vittorioso ancora si potrà
ricavare dalla misera mosca? Noi infatti, grazie a
questa rivelazione, l’abbiamo seguita fino dalla sua origine e, malgrado tutte
le menzionate proprietà meravigliose e straordinarie, abbiamo riscontrato che,
pur corrispondendo pienamente agli Ordinamenti divini, alla fine non è né più
né meno che una mosca “comune”, come abbiamo modo di vederne a sufficienza
durante la stagione estiva a grandi sciami”.
4. Vedete, questa è una ben
ponderata osservazione, e si presta molto bene ad erigere sulle sue fondamenta
un nuovo solido edificio.
5. Ma prima d’intraprendere la costruzione
dell’edificio stesso, dobbiamo procedere a quella di
un riparo atto a preservarci convenientemente da qualche attacco, poiché
altrimenti il nostro povero piccolo insetto non riuscirebbe tanto bene ad avere
salva la vita, particolarmente in questi tempi in cui abbondano gli scienziati
acchiappatori di zanzare ed i pigliamosche profondamente eruditi.
6. E dove ci accingeremo noi a costruire le nostre
trincee? Vedrete, rintracciare un luogo adatto a questo non sarà difficile!
7. Siccome la maggior parte delle opinioni più
disparate, oppure delle ipotesi in generale, sorgono laddove la miope ragione
umana può meno che altrove penetrare nella chiara sfera della realtà, appunto
là vengono sviluppate le teorie più svariate, delle
quali l’ultima arrivata ottiene sempre il sopravvento come succede nella moda
francese del vestire.
8. Ma qual è la cosa su cui in quest’epoca colta
esistono nell’insieme quasi altrettante teorie quanti sono gli scienziati
stessi?
9. Vedete, questa è la luce!
10. Per conseguenza dobbiamo dare ora qualche attenta
occhiata alla luce stessa, e questo sarà il riparo che ci è
necessario; e soltanto dopo passeremo alla nostra mosca!
11. Adesso dunque poniamo la questione principale: “Che cos’è la luce
in sé e per se stessa, e come si propaga?”.
12. Per dimostrare ciò, non sarà per nulla necessario
citare una qualsiasi esistente teoria erronea, ma noi invece esponiamo la
nostra spiegazione, e questa serva – tanto a voi quanto a qualsiasi altro – da pietra
di paragone per sperimentare sulla stessa quale e quanta proporzione di metallo
nobile o vile si trovi in tutte le altre teorie menzionate.
13. Che cos’è dunque la luce?
14. Se voi volete comprendere bene e a fondo che cosa
sia la luce quale essa appare nel tempo e nello spazio, non dovete considerarla
né una cosa del tutto materiale e neppure del tutto spirituale, bensì
contemporaneamente materiale e spirituale che si presenta come una polarità
costituita in modo che la parte spirituale rappresenta il
polo positivo e la materiale quello negativo.
15. Non si deve pensare che questa polarità sia
paragonabile al rapporto fra l’anteriore ed il
posteriore, bensì al rapporto fra l’interiore e l’esteriore, in modo che
l’interiore rappresenta il polo positivo e l’esteriore quello negativo.
16. Ma in quale modo avviene che queste due polarità
si manifestino come luce?
17. Vedete, questa difficoltà
sarà ben presto superata! Se voi prendete una cosiddetta pietra focaia e la
sfregate con un ferro temperato, vedrete ben presto sfuggire una
quantità di scintille da quei punti dove il ferro temperato è passato sulla
pietra. Queste scintille sono luce; ma da dove hanno esse attinto la
luminosità: dalla pietra oppure dal ferro? Oppure contemporaneamente da
entrambi?
18. Qui non è necessario scendere in particolari per poter asserire che, durante un simile atto, le scintille
si sono originate puramente dal ferro, dal quale, per l’azione della pietra
dura, si staccano delle parti estremamente piccole che si accendono perché le
particelle d’aria, rinchiuse nei pori del ferro, non hanno potuto sfuggire alla
pressione esercitata con lo sfregamento e perciò si sono accese, provocando il
passaggio delle particelle di ferro, staccatesi, allo stato d’incandescenza.
19. Ora noi dunque sappiamo anche questo; ma come si
accende poi l’aria schiacciata in tal modo, e che cos’è la luminosità che si
manifesta all’atto dell’accensione dell’aria?
20. Però, è impossibile spiegare questa cosa
altrimenti se non così come vi è stato ripetuto tante volte, e cioè che l’aria
non è altro che il corpo materiale degli spiriti (intellettivi) contenuti in
essa. Certo, la cosa suonerebbe meglio
agli orecchi dei fisici se Io avessi sostituito la parola ‘spiriti’ con quella di ‘forze libere,
sciolte’; ma siccome noi vogliamo andare a fondo della cosa,
preferiamo prendere, invece della proprietà, l’entità che ha questa proprietà
in sé, la quale nel nostro caso è lo spirito stesso, ovvero,
non avendo noi qui a che fare soltanto con uno, bensì con moltissimi spiriti,
diremo dunque “gli spiriti stessi”.
21. Ed ora che abbiamo
stabilito ciò, noi possiamo inoltrarci sicuri, e senza paura di errare, sul
retto sentiero. Udite dunque: “Poiché lo spirito è una forza polare positiva, esso tende
costantemente alla libertà più assoluta ed illimitata,
e nel suo stato di prigionia rimane tranquillo finché da parte della polarità
negativa che lo circonda e, per dirla in forma più comprensibile da parte del
suo involucro, non gli deriva un qualche insolito turbamento. Ma non appena lo
spirito subisce dall’esterno una pressione od urto
qualsiasi, esso si sveglia subito nella sua abituale sfera ristretta e
manifesta la sua esistenza con il suo movimento d’estensione, e tale
manifestazione si traduce sempre nel fenomeno a voi ben noto della luminosità”.
22. Ecco che ci siamo inoltrati fino a questo punto,
ma nonostante ciò ognuno potrà aggiungere: “Tutto
questo sarà giusto e vero, ma che cosa sia veramente questa luminosità presa in
sé e per se stessa, noi non lo sappiamo ancora!”.
23. Ma Io vi rispondo: “Ancora un po’ di pazienza, perché a voi
tutti è noto che una quercia vecchia e grossa non può
venire abbattuta con un colpo solo.
24. Così giungeremo pure a conoscere
un po’ alla volta anche la natura della luminosità”.
25. Che cos’è dunque questo chiarore in sé e per se
stesso?
26. Un esempio vi renderà la cosa palpabile. Cosa osservate voi in un uomo, il cui cuore sia ancora pieno
d’orgoglio, quando riceve da parte di qualcuno un colpo ben forte ed umiliante?
Non si accenderà egli immediatamente d’ira furiosa, cosicché tutto il suo corpo
sarà invaso da un fremito di rabbia, i suoi occhi si accenderanno come se
avessero delle fucine dentro di loro, e gli si rizzeranno i capelli in tutte le
direzioni? E se egli si trova in compagnia di altri che abbiano lo stesso
carattere, non si assoceranno anch’essi alla sua ira, mettiamo pure non in un
grado così intenso ma tuttavia più o meno a seconda
del maggiore o minore grado di affinità con lui?
27. Io sono dell’opinione che questo fenomeno non
abbia bisogno di nessuna spiegazione ulteriore; basta
che facciate attenzione ad un esercito sul punto di dar battaglia, e non sarà
possibile che vi sfugga come questa irradiazione di collera ovvero questo
“furore febbrile” invada i combattenti a migliaia e migliaia, e li trascini con
sé nella mischia sanguinosa.
28. Ora, se voi considerate la cosa
un po’ intimamente, deve essere per voi ben risolta la questione della
luminosità, in sé e per se stessa, poiché lo spirito polare-positivo, racchiuso
nella polarità negativa, è trascinato anch’esso all’ira in seguito ad un urto,
ira che equivale in lui ad una consapevolezza della propria prigionia. Questa
consapevolezza suscita poi in lui anche la grande bramosia di espandersi, ovvero di rendersi libero.
29. Ma siccome la sua polarità esteriore negativa che
lo circonda è costituita in modo che essa si può bensì dilatare fino ad un certo grado, ma d’altro canto è tuttavia
indistruttibile o meglio ancora non è lacerabile, lo spirito che aspira a
divenire libero si estende in essa tanto quanto gli è possibile; considerando
però che, malgrado tutto ciò, non può svincolarsi, esso si contrae di nuovo
velocemente, e ripete poi i suoi tentativi con forza rinnovata, nell’erronea
supposizione di poter spezzare il proprio involucro. Ora, quest’atto più di uno
spirito è in grado di replicarlo molte migliaia di volte in un secondo; questo atto viene denominato il “furore”, ed è accompagnato
dall’ira sempre crescente.
30. Ma qual è la conseguenza visibile di quest’atto,
il quale in e per se stesso può venire chiamato
veramente un ‘furore
febbrile’?
31 Null’altro che gli altri spiriti ancora tranquilli,
che si trovano vicini ad un tale spirito preso
dall’ira, vengono a percepire questo stato febbrile e, per mezzo della loro polarità
esteriore, si accendono della stessa febbre. Questa propagazione dello stato
co-febbrile può naturalmente avvenire in modo tanto più rapido in quanto gli involucri polari-negativi degli spiriti, dei
quali veramente è composta l’aria, si trovano in stretto contatto l’uno con
l’altro.
32. Ed ora noi abbiamo
veramente tutto quello che ci occorre, perché appunto questo parossismo
febbrile di un tale spirito venga percepito tanto dall’occhio degli animali,
quanto, anzi di preferenza, da quello dell’uomo, e questa percezione è davvero
quello che voi chiamate ‘luminosità’, giacché l’occhio è formato in
modo da poter percepire queste oscillazioni, per quanto leggere siano, e ciò
per la ragione che ciascun occhio è pure, più o meno in e per se stesso, per
metà spirituale e per metà materiale; ha quindi una polarità perfettamente
uguale con quello che viene chiamato ‘luce’ e può anche raccogliere e percepire
tutto ciò che gli è affine.
33. Quando dunque una simile polarità si accende in sé
nel modo sopra detto, ha sempre luogo contemporaneamente anche il fenomeno
della luminosità. La luminosità poi in sé e per se stessa non è altro, a sua
volta, che la conseguenza del coinvolgimento nello stato febbrile di quelle
polarità spirituali che si trovano vicine ad una simile
polarità spirituale accesasi in se stessa. Questo coinvolgimento o propagazione
si manifesta a distanze minori o maggiori, a seconda del
grado di grandezza e di violenza della polarità spirituale che si è così
accesa, e che suscita nelle altre polarità uno stato febbrile, se anche non
troppo violento, pure per lo meno sempre percettibile. Naturalmente questa
commozione febbrile diventa sempre più debole quanto più lontane si trovano
(per quanto concerne lo spazio) le altre polarità spirituali da quella tale polarità principale che si è accesa in se stessa.
34. Ora però voi direte: “Ci è ormai chiaro quello che riguarda la
luminosità, ma non lo è altrettanto il perché noi scorgiamo gli oggetti
illuminati secondo la loro forma, e non lo è neppure la natura e la
costituzione delle diverse luci, specialmente della luce solare”.
35. Ma qui Io vi dirò soltanto che, per arrivare anche
a questo, non vi sarà bisogno di fatiche speciali, poiché a questo riguardo
abbiamo già superato di gran lunga la maggiore difficoltà.
36. Per quanto dunque concerne
il modo di vedere gli oggetti, ciò non è altro in sé e per se stesso che il
risultato di un impedimento alla propagazione a noi già nota, causato dalla
forma materiale compatta di un oggetto, e perfettamente corrispondente alla
forma stessa, oppure, altrimenti, si può definire tale maniera di vedere un
qualunque oggetto come l’effetto di una doppia retrocessione dei raggi
dall’oggetto stesso, dal quale essi ricevono una spinta successiva, ovvero, se
per voi è più comprensibile, un contraccolpo.
37. Riguardo poi alla luce del Sole, la sua luminosità
è di genere uguale a quello della scintilla a noi ben nota. La differenza sta
solamente nel fatto che la luce bianca del Sole deriva da una vibrazione d’amore,
quasi nello stesso modo come la luce rossastra della combustione, che voi
conoscete, deriva da una vibrazione d’ira; e, siccome
la luce del Sole ha la sua origine in un palpito d’amore, così anche la sua
propagazione differisce da quella della luce che è causata da un fremito d’ira.
38. In che cosa consiste questa diversità, e in quale
modo noi potremo per conseguenza giungere alla nostra vittoria riguardo al
nostro animaletto, tutto ciò vi sarà chiarito ben
presto.
39. E così fermiamoci nuovamente per quest’oggi.
[indice]
L’essenza dell’etere e della luce solare
(23 marzo 1842)
[scrive Anselm Hüttembrenner,
amico di Lorber]
1. Voi avrete forse già udito affermare talvolta che quanto
più bassa è una regione della Terra, tanto più densa è anche l’aria. Questa è
una conseguenza del tutto naturale, poiché non solo l’aria, bensì tutte le
cose, quanto più convergono verso il loro punto
centrale comune, tanto più dense diventano, mentre, invece, quanto più si
allontanano da questo punto centrale, tanto più si diradano e si scostano l’una
dall’altra.
2. Che cosa sia poi veramente l’aria stessa che
circonda un corpo celeste, noi lo sapremmo già in parte per averlo sentito nel
corso della presente comunicazione, più ancora però da altri chiarimenti sulle
cose del mondo naturale, già datovi molto tempo addietro.
3. Ma per dispensarvi, o Miei cari, dal fare ricerche
troppo lunghe, vi ripeto ora un’altra volta che l’aria
– al pari di tutto il complesso della materia – non è altro che la risultante
di un conflitto spiritualemateriale e
materiale-spirituale, e che tutte queste potenze spirituali, quanto più
giacciono verso il basso, tanto più sono maligne, mentre, quanto più in alto
esse si trovano al di sopra dei pianeti, tanto più sono amorevoli, pacifiche e
costanti.
4. Ed ora che sappiamo tutto
questo, non dovrà certo riuscirci difficile riconoscere, almeno nelle sue linee
generali, il contenuto della Terra assieme all’aria che la circonda, e per
conseguenza potremo dire con animo tranquillo che il complesso del corpo
terrestre insieme alla sua atmosfera – fino a dove quest’ultima possa mai
estendersi – non è altro che una gradazione degli spiriti che si sono
agglomerati in un tale pianeta allo scopo d’iniziare il viaggio di ritorno che
noi già conosciamo.
5. Ma a questo punto voi domanderete che cosa poi
riempie lo spazio immenso fra il Sole ed un pianeta.
6. I naturalisti, quando si tratta di questo, fanno entrare in scena un etere estremamente leggero e
cedevole. Ma cosa direbbero i fisici se essi dovessero
spiegare in un modo evidente che cosa è propriamente questo etere?
7. In verità, una simile domanda difficilmente
potrebbe far guadagnare a qualcuno di loro il premio di cinquanta ducati! Infatti,
in primo luogo, l’etere non si può osservarlo con nessun microscopio, dal momento che già l’aria, che è molto più densa, non può
venire percepita nelle sue singole parti da nessun microscopio. Certo i fisici
potrebbero analizzare l’etere dal punto di vista chimico, purché
però essi fossero in grado di rinchiuderne un po’ nei loro alambicchi Ma
considerato che la regione in cui si trova l’etere propriamente detto
incomincia appena ad un’altezza di due, tre, quattro e, verso il polo nord,
perfino di ben dieci miglia tedesche sopra la Terra, riuscirà alquanto
difficile a tutti i naturalisti, durante la loro vita terrena, procurarsi
dell’etere da quella regione agli scopi delle loro investigazioni.
8. Noi però vogliamo percorrere una via ben più comoda
e sicura, e cioè quella tracciata dall’intima fede, fiducia e dal vero amore.
Seguendo queste vie, un pastorello di buoi e di pecore troverà
che Sirio gli è ben più vicino e che può venire contemplato meglio di quanto lo
possa essere una gocciolina di pioggia caduta sul naso ad un qualche
naturalista estremamente matematico, che segua la via oscura della miope
indagine affidata all’intelletto umano.
9. Dunque noi diciamo: “L’etere è del pari un’entità spirituale, il quale sta in rapporto positivo
con tutti i pianeti, ma invece negativo con i Soli”.
10. L’etere è quindi costituito da spiriti oltremodo
puri, pacifici e pazienti, poiché, se essi non fossero così, quanto difficile
sarebbe il moto intorno al Sole per i corpi celesti lungo l’orbita estesissima
che devono percorrere con straordinaria velocità!
11. Visto però che tali spiriti eterei sono estremamente puri, pacifici ed arrendevoli, così la loro
presenza non costituisce per nessuno il benché minimo impedimento al moto, per
quanto meschino ed insignificante sia l’essere o la cosa che vuole muoversi o
che è costretta a muoversi.
12. Ecco dunque, Miei cari, che sapendo ora ciò, non
ci sarà più difficile capire il perché dello splendore di un Sole e della
propagazione di questo suo splendore. Tuttavia, prima di poter toccare tale
argomento, dobbiamo, al cospetto dei pianeti, dedicare qualche attenzione anche
al Sole splendente e domandarci quale ne è l’aspetto e che cosa succede là.
13. Anche questo è necessario sapere, poiché
altrimenti dovreste finire con il porvi prima o poi la
domanda: “Come è possibile spiegare a
qualcuno l’effetto, lasciandolo nell’ignoranza sulla causa che lo produce?”.
14. Nessuno ha bisogno che
gli si spieghi come il Sole sia un corpo celeste, dotato di potenza luminosa
straordinariamente grande, perché ognuno se lo può spiegare con i propri occhi
sani.
15. Ma che cos’è che conferisce al Sole questa
straordinaria luminosità? E che aspetto ha la sua superficie, nonché il suo interno fino al punto centrale?
16. Vedete, questo è un altro
paio di maniche, ed è cosa che deve venire chiarita prima con estrema
concisione, per poter poi ritornare con profitto al nostro tema principale!
17. In primo luogo, trattandosi di Soli, vi deve già
colpire la loro straordinaria grandezza, essendo un Sole non di rado uno e
perfino parecchi milioni di volte più grande di uno o dell’altro dei suoi
pianeti.
18. Che cos’è dunque il Sole per se stesso?
19. Il Sole per se
stesso è ‘un pianeta perfetto’, e tutti i pianeti
non sono che ‘satelliti’ di questo
grande pianeta perfetto.
20. Da che cosa deriva dunque allora quell’abbagliante
splendore che circonda un simile pianeta perfetto?
21. La luce deriva dalla gioia spirituale d’amore di
quegli spiriti che lo circondano.
22. Sono questi spiriti forse già spiriti
perfetti?
23. Questa domanda deve nuovamente venire scissa, e
precisamente in sette differenti punti (o settori) i quali però non dovrebbero
comunque essere difficili da comprendere a fondo, giacché si trovano
l’uno accanto all’altro nel più bell’ordine.
24. Questi sette punti sono quindi sette diverse classi di
spiriti nel Sole, la cui attività in comune condiziona la gran luce del Sole.
25. Se volete imparare a conoscere più da vicino la
natura interna di questi spiriti, basta che gettiate uno sguardo ai sette
comandamenti dell’amore del prossimo e – tenendo come fondamento questi sette
comandamenti – i tre con i quali l’essere umano dovrebbe riconoscere il suo
rapporto con Dio, suo Creatore; così avete già, in breve, il ciclo completo di unione
degli spiriti su un corpo solare. Anche i colori dell’arcobaleno vi fanno
riconoscere questo ordine.
26. Ma da questi preamboli che cosa risulterà?
27. Nient’altro che il Sole nella sua sfera interiore
è un luogo di adunata di sette diverse gradazioni di
spiriti. Fra questi ve ne sono alcuni che vengono
fatti passare dal Sole ai pianeti a scopo di prova, ed altri invece, i quali,
già perfezionatisi, hanno fatto ritorno, in modo che la prima classe, ancora in
corso di perfezionamento, forma il contenuto interiore del corpo solare, mentre
la seconda, già perfezionata, ne costituisce l’involucro luminoso esteriore.
28. Vedete, se voi aveste un po’ di vista acuta, la
pietra dello scandalo potrebbe dirsi già ben che levata; ma, siccome
siete ancora di vista debole e contemporaneamente anche un po’ duri d’udito,
devo per forza aggiungere esplicitamente che sono appunto questi gli spiriti
che con il loro tremito di amore e di gioia costituiscono propriamente lo
splendore del Sole.
29. Per quanto concerne poi la propagazione di questa
luce, basta soltanto che Io vi faccia notare quanto è stato detto degli spiriti
che si trovano ancora in via di perfezionamento, e che devono allontanarsi
continuamente dal Sole; quindi avete ora spiegata per
filo e per segno la propagazione della luce, di cui si è già parlato
precedentemente, quando si trattò della formazione del nodo planetario, e così
vi è ormai spiegata anche l’essenza degli animaletti atomici emanati dal Sole,
già più volte menzionati, per i quali le vibrazioni degli spiriti già
perfezionati sono come un corredo di forza durante il viaggio verso la loro
perfezione.
[indice]
La mosca quale accumulatrice di luce e di vita
(24 marzo 1842)
[scrive Anselm Hüttembrenner,
amico di Lorber]
1. Vi domanderete certo fra
di voi ancora: “È tutto bello e buono; ma
cosa è poi che spinge gli spiriti della prima specie, che sono ancora
imperfetti, fuori dal Sole negli spazi immensi ed infiniti?”.
2. Ed Io do la seguente risposta: “Nient’altro che il Mio Ordine eterno, a
causa del quale questi spiriti, che vanno a peregrinare fuori dal Sole, hanno una saturazione polare-positiva, mentre, se
considerati nel loro intimo e presi in sé e per se stessi, sono di polarità
prettamente negativa”.
3. “Ma cosa
succede quando due poli uguali vengono a trovarsi vicini l’uno all’altro?”.
– “Nient’altro
che essi si respingono continuamente, finché il polo,
saturo solamente di energia positiva ma in sé e per se stesso sempre negativo,
non si sia disfatto di tutto ciò che ha in sé di positivo”.
4. Vedete, dunque, questi
esseri atomici sono, veramente, degli esseri negativi, e possono rimanere nel
Sole finché mantengono esclusivamente questo carattere. Ma se poi si saturano di
luce con troppa avidità, attingendola alla regione polare-positiva degli
spiriti solari in modo da essere solo pochissimo diversi
– per quanto riguarda l’essenza della luce – dagli spiriti polari-positivi
propriamente detti, i quali sono già perfezionati, allora essi vengono ben
presto spinti fuori dagli esseri polari-positivi, e ciò con quella velocità che
è veramente propria agli spiriti.
5. Questi spiriti, spinti fuori in tal modo,
costituiscono la vera luce irradiante del Sole, la quale, quando cade sopra un
corpo celeste, si comunica al medesimo in quanto vi è
in essa di positivo – cioè in quanto vi è in essa di luce trasportata o meglio
del fremito d’amore e di gioia, che perdura ancora, degli spiriti perfetti.
6. Per quanto concerne poi la parte negativa, tali
esseri atomici, irradianti, si spogliano ben presto
della loro parte positiva, particolarmente nell’avvicinarsi ad un corpo
celeste, fanno poi ritorno nuovamente al Sole quali esseri antipolari, e questa
è la retrocessione della luce proveniente dal Sole. Se si considera ora che
questi esseri, grazie alla loro grande velocità, si muovono
sempre in linea retta, è ben comprensibile il perché oggetti illuminati
dalla luce solare si possono scorgere in modo chiarissimo, particolarmente
quando non vi è nessuna perturbazione nell’aria atmosferica.
7. La ragione, poi, per la quale una forma così
illuminata la si può vedere perfettamente in tutte le
sue parti, dipende nuovamente dal fatto che ogni materia, che plasma una forma
qualsiasi, non è altro, come voi già sapete, che un conflitto di potenze
spirituali.
8. Quando, dunque, questi veloci portatori di luce del
Sole urtano contro una forma, questa forma stessa, a seconda
della sua costituzione interiore, si appropria ben presto delle parti
che le si confanno; nel frattempo respinge da sé, lanciandole con la massima
velocità ed in tutte le possibili direzioni, le parti che ad essa non servono.
9. Per conseguenza, l’occhio non è che un organo atto
ad accogliere ed a percepire le molteplici varietà
della luce diretta oppure di quella riflessa, e queste molteplici differenze
della luce sono quindi anche naturalmente i plasmatori di tutti i differenti
oggetti nell’occhio atto alla percezione di queste diversità di luci.
10. Se ora dunque sapete ciò e se lo comprendete nel
massimo limite concessovi dai vostri sensi corporali e animici,
deve pure risultarvi infine chiaro ed evidente che
ogni e qualsiasi cosa che si presenta ai vostri occhi come materiale, non è in
fondo per nulla materiale, bensì puramente spirituale; soltanto che non vi è
possibile discernere lo spirituale perché non vi trovate ancora nella polarità
spirituale. Ma quando un giorno vi troverete in questa polarità, si produrrà
ben presto il fenomeno opposto, che cioè voi scorgerete soltanto lo spirituale,
e, come ora dovete immaginarvi il rapporto fra lo spirituale ed
il materiale, nella stessa maniera dovrete immaginarvi ogni cosa materiale
desumendola dallo spirituale; non vi causi quindi troppa meraviglia adesso se
nel corso di questi dettati v’imbattete qua e là in punti che non vi sembrano
troppo chiari. Perché, se tutti questi rapporti dovessero venirvi resi già ora perfettamente chiari ed intelligibili, si renderebbe
necessario farvi uscire completamente dalla materia e trasportarvi nello spirituale
puro, per la qual cosa non è ancor giunto il momento.
11. Ma, per quanto mai sia possibile comprendere lo
spirituale celato nel materiale, nel corso di queste comunicazioni vi è stato
dimostrato a sufficienza quanto superficiale sia la via battuta da coloro i
quali non trovano dinanzi a sé altro che materia, e quanto si rendano
incomprensibili invece coloro che nelle loro ricerche vogliono fare dappertutto
dei salti di sapienza ben oltre la materia.
12. Ed ora che noi abbiamo
esposto concisamente la differenza che corre fra luce e luce, fra splendore e
splendore, rendendovela comprensibile nel modo più profondo possibile, abbiamo
costruito così facendo anche il già discusso avancorpo al nostro edificio
trionfale, ed ora vogliamo rivolgere nuovamente lo sguardo al nostro animaletto
che è stato già completamente dimenticato.
13. Ma Io Mi accorgo già di
una nuova domanda che sorge in voi e che suona come segue: “Sta bene, ma che cosa avrà adesso da fare tutto d’un tratto la nostra
povera mosca fra Soli e Terre, e fra tutti gli spiriti ora citati, produttori e
portatori di luce?”.
14. Tale domanda avrà immediata risposta. Voi
chiedete: “Cosa può
trovar da fare la mosca fra gli spiriti produttori e gli spiriti portatori di
luce?”.
15. Ed Io vi dico: che la mosca ha da fare qui la parte dell’intermediario e
che deve divenire uno spirito raccoglitore della luce!
16. Qui, vedete, sta il
grande nodo della questione!
17. Dato il caso che diceste anche: “Noi comprendiamo ora questo essere!”, e
contemporaneamente foste voi stessi convinti di non sapere quale sia il suo
rapporto di posizione fra gli esseri, a che cosa si ridurrebbe allora tutta la
vostra comprensione?
18. Sì, in verità Io vi dico che vi sarebbe poca
differenza fra il modo in cui voi vedete la mosca, oppure un altro essere, e
quello in cui questo animaletto viene visto da un
altro animale, eccezion fatta per il nome che sapete dargli giustamente, e ad
eccezione del fatto che sapete dire che ha sei zampe, due ali, un corpo, una
testa, e che appartiene al regno degli insetti volanti; e poi forse ancora due
o tre ipotesi in aggiunta.
19. Dunque è il punto di osservazione di una cosa che
costituisce la base fondamentale da cui la cosa stessa va osservata affinché
appaia nella sua piena verità.
20. Ma che cos’è
la verità di una cosa?
21. Fate attenzione ed udite:
lo spirituale di una cosa è la verità!
Finché questo spirituale non sia stato individuato, tutto si può paragonare ad una noce vuota, nell’interno della quale non c’è
assolutamente nulla.
22. La posizione è dunque la base; questo è quanto
abbiamo enunciato e che deve ottenere qui la sua conferma. Esaminate ora dunque
la nostra mosca da un punto di vista che la consideri una via di mezzo!
23. È essa soltanto spirituale, oppure soltanto
materiale?
24. “No!”, voi dovete rispondere, “essa
è materiale in una parte, ma, poiché essa vive, è pure spirituale nell’altra
sua parte. Essa si trova, al pari d’innumerevoli altri esseri,
fra le due polarità principali, cioè fra la polarità
viva e positiva del Sole e quella negativa del pianeta, che si trova in
opposizione al Sole. Questo significa che, per conseguenza,
essa è neutrale, cioè né del tutto positiva e nemmeno per intero negativa”.
25. E così anche è giusto, buono e vero; quindi né
esclusivamente generatrice, né esclusivamente portatrice, bensì accumulatrice
di luce.
26. Ma che cos’è
la luce?
27. Noi sappiamo questo: la luce manifesta se stessa a partire dalla motilità della vita! Dunque,
luce e vita sono la stessa cosa, e la luce non è che una manifestazione della
vita.
28. Considerato però che la nostra mosca è un
accumulatore della luce, che cosa accumula ancora? O meglio ancora: “Non è essa forse
anche un raccoglitore della vita?”.
29. E come si manifesta ora questa vita nella mosca?
Si estrinseca essa forse ancora in una luce
abbagliante?
30. Voi dovreste essere ciechi od
avere degli occhi fantastici, se voleste asserire di avere visto volare una
mosca che fosse lucente da per se stessa come una lucciola. Infatti, la mosca
conserva in sé la vita in modo esemplare, essa non la lascia più irradiare, e
si è vestita di un abito scuro, affinché la vita possa appunto tanto più
aumentare in essa.
31. Vedete ora, Miei cari,
chi non scorge l’essenza dell’umiltà nella mosca, quegli deve essere più di tre
volte cieco!
32. Voi conoscete la sua molteplice utilità, ma la
luce del mondo non la riconosce. E così la mosca diligente, attiva e che con
ogni suo movimento si rende utilissima, deve venire
abbandonata al disprezzo generale. Ma, perché questo?
Perché la mosca è un raccoglitore della vita, e preferisce moltiplicarla in sé
piuttosto che farne pompa, distruggendo se stessa.
33. Ravvisate voi adesso il punto di vista, e come dal
medesimo si dipartono ora dei raggi in tutte le direzioni, affinché voi, bene
illuminati, possiate scorgere la vittoria che quest’animaletto riporta
combattendo sempre coraggiosamente?
34. Ma che cosa
è veramente questa vittoria?
35. Basta che facciamo ritorno al nostro rapporto di
posizione e che passiamo attentamente in rassegna tutti quei punti che abbiamo
imparato a conoscere finora! Sì, partendo dal fondamento primo di derivazione
della luce, e prendendo bene in considerazione tutto ciò che ci è stato
manifestato in merito alla luce, dobbiamo pur comprendere ed
afferrare con le mani e con i piedi contemporaneamente che, fra tutti i compiti
possibili ed immaginabili, il più difficile da risolvere è appunto il compito:
36. “Come si fa a
legare la vita libera?
E come, prima di ciò, si fa a raccogliere la vita vagante
liberamente dappertutto?”.
37. Noi abbiamo appreso, quando si parlò della
formazione di un pianeta, che la mosca è la prima creatura visibile che lo
abita. Noi vediamo dunque la mosca accogliere dapprima ed
accumulare in sé la vita dispersa; ora, dopo che si è parlato della luce, vediamo
di nuovo la mosca fra Soli e pianeti, quale raccoglitore della potenza vitale.
38. Però, quale differenza esiste fra l’epoca attuale
e quella primordiale, in cui la mosca era ancora l’unico abitante di un corpo
terrestre?
39. Da un lato, assolutamente nessuna, poiché essa
corrisponde ancora oggi, come nel passato, perfettamente alla sua natura ed all’ordine fissatole, ma dall’altro c’è invece una
differenza infinitamente grande, poiché noi la vediamo stare ora all’estremità
polare più bassa, non soltanto del raccoglimento della vita, ma anche della
conversione e del ritorno della medesima a potenze sempre più grandi e più
interiori, ed infine fino alla più eccelsa e sublime potenza della stessa Vita
primordiale.
40. Allora esisteva ancora fra essa e la Potenza infinita un abisso senza fondo; ora questo è colmato
dall’essere umano, come pure da quella serie quasi infinita di altri esseri che
precedono l’uomo. Non è questo da considerarsi un divario infinito tra la condizione
d’allora e quella attuale?
41. È stato già dimostrato che cosa era una volta
quest’animaletto; oggi vi viene dimostrato veramente
la stessa cosa, ma in questa vi si indica anche la vittoria, e da ciò consegue
appunto la differenza infinita fra allora ed oggi. Poiché allora nessuna mosca
avrebbe ancora potuto intonarvi l’inno della vittoria: ora però essa lo può, ed
è quindi per questo motivo che fra il suo canto di allora e quello d’oggi
esiste uno sconfinato divario.
42. E che cos’è
questa sconfinata diversità in se stessa?
43. Questa è appunto la vittoria!
44. E che cosa è
dunque la vittoria?
45. Ed ora aprite la vostra
mano ed afferrate la vittoria che vi sta sotto il naso. Ma
se non potete scorgerla ancora, allora vi devo dire esplicitamente che: il mantenere la
vita ricevuta rappresenta la vittoria!
46. Ed in qual modo poté
mai la mosca conservare tale vita?
47. Essa poté conservarla mediante la sua grande attività,
poiché la vita vuole venire esercitata! Essa poté
conservarla, inoltre, grazie alla sua grande umiltà, poiché la vita vuole
essere riunita! Essa la mantenne con la più cieca sottomissione alla Mia
Volontà giudicante, poiché ogni vita deve venire
giudicata se essa vuole un giorno ritrovare in certo qual modo se stessa, e
riconoscersi consapevolmente!
48. Se voi considerate questi punti, e ponderate sulle Leggi che da Me vi sono state date per la
perpetua conservazione della vita, e confrontate bene tutte queste cose fra di
loro, tenendo sempre dinanzi agli occhi che cosa sia la vittoria, allora
perverrete finalmente anche a riconoscere che cosa significhino le strofe
iniziali della mosca, che suonano come segue: “La mosca! La mosca! –
essa vi canta la canzone della vittoria!”.
49. Poiché, vedete, questa canzoncina, che consiste di
poche strofe, dettatavi da abbastanza lungo tempo [3.09.1840], può venire considerata dal
principio fino alla fine soltanto quale strofa iniziale di questo grande
cantico intonatovi ora. Poiché è solo in questo grande cantico che voi
riconoscete il vero inno della vittoria della mosca e, avendo ora imparato a
conoscere questa vittoria, accingiamoci a scoprirla in
noi stessi e a prestare bene attenzione affinché possiamo diventare con ciò
sempre più capaci di avvicinarci reciprocamente sempre di più, e così ottenere
in noi stessi il massimo trionfo finale, il quale è appunto il ricongiungimento
di ogni singola vita con la Mia Vita primordiale ed eterna.
50. La mosca però nella prossima ed
ultima comunicazione avrà ancora da farci conoscere in una piccola canzoncina
come accadrà che – senza il minimo danno – ogni vita potrà rimanere eternamente
indipendente, pur restando intimamente congiunta con la Vita primordiale!
[indice]
La mosca quale simbolo di umiltà
(25 marzo 1842)
1. Quello che va inteso con la parola danno, lo avete certo già appreso a sufficienza nel corso di
questa comunicazione; anzi, non soltanto nel corso di questa comunicazione,
bensì avete ricevuto anche ripetutamente, nel corso di parecchie altre
comunicazioni, come si possa comunque esistere di per sé soli, anche se ci si
unisce nel proprio cuore nel modo più intimo con il proprio Creatore. Ma,
nonostante tutto ciò, è ancora buio [nella zona] del vostro sentimento e la
fede ha ancora un campo duro [da dissodare in voi], e riesce difficile
all’anima accettare come mai l’uomo possa avere in spirito
una vita perfettamente libera, autonoma, la quale sia tuttavia così legata alla
Vita primordiale del Creatore, da formare con questa, perfettamente, una Vita
sola.
2. Sì certamente, comprendere ciò nella limitatezza
terrena è straordinariamente difficile, ed Io vi dico che chi non l’apprende dalla modesta canzoncina della mosca o, per esprimerMi più chiaramente, chi non l’apprende dalla vera e
più intima umiltà, seguendo la via della croce, od infine per parlare in
termini ancora più chiari e netti, chi non l’apprende da Me, il Padre, che sono
la più sublime e la più intima Umiltà stessa, costui non comprenderà, nemmeno
accingendosi a meditarvi ripetutissime volte, mai e poi mai in eterno, in quale
modo Padre e figli possano essere perfettamente Una cosa sola.
3. Ma, affinché voi possiate farvene un’idea ben
fondata, vogliamo ora considerare ancora due grandi cose, la prima delle quali
è un grande Uomo che si chiama ‘mondo’, e l’altra è pure un grande Uomo
che si chiama ‘Cielo’ [vedere la comunicazione sulle 12 Ore].
4. Rispetto al primo Uomo considerato nel suo aspetto
formale-materiale, interi Globi cosmici pieni di Soli e di Pianeti possono chiamarsi appena papille nervee del suo essere, e se
questo Uomo si considera anche in tale sua grandiosità quale una vita perfettamente
unica, a sé, come voi pure vi considerate un’unica vita, – consiste egli perciò
veramente di una vita sola?
5. Io sono dell’opinione che, per rendersi conto di
come questo grande Uomo-Universo viva di una vita quanto mai molteplice, non vi
sia bisogno d’altro che di osservare soltanto uno sciame di mosche, ed esse vi
annunceranno con il loro ronzio che perfino loro, quali primi animaletti, hanno
una vita separata a sé [dalle altre]. Quanto maggiormente deve l’uomo
riconoscere ciò in se stesso, e quanto più lo deve fare un intero mondo pieno
di popoli e di altri esseri viventi di specie infinite, e quanto più ancora un
Sole con i suoi esseri perfetti, e quanto di gran lunga
di più un Sole centrale intorno all’altro con i loro spiriti perfettissimi e
potentissimi, ed infine quanto di più un Globo cosmico separato a sé [dagli
altri] il cui contenuto è quasi infinito già per la quantità innumerevole di
corpi celesti, senza contare poi gli esseri [presenti]
sugli stessi.
6. Eppure tutti questi Globi cosmici, tutti questi
Soli centrali, tutti i Soli centrali di ordine inferiore, tutti i Soli
planetari e tutti gli altri Soli secondari con i loro pianeti e tutti gli
esseri che vi dimorano – considerati da un punto di vista più appropriato – non
sono altro che parti del corpo di questo grande
Uomo-Universo, che ha di per sé una vita altrettanto separata [dalle sue parti
corporee] quanto ce l’ha ciascun uomo fra voi sulla Terra e, insieme alla
Terra, in questo grande Uomo-Universo.
7. Vedete, questa è la considerazione
dal lato materiale.
8. Ora volgiamo il nostro
sguardo all’Uomo-Cielo, rispetto alla cui grandezza il grande Uomo-Universo, a
cui si è fatto cenno qui sopra, sta nello stesso rapporto come la trilionesima
parte di un atomo sta alla grandezza del summenzionato Uomo-Universo
9. Sì, il Cielo, nel suo aspetto umano, è così grande
che tutti gli innumerevoli miliardi di Globi cosmici, dai
quali è costituito quel grande Uomo-Universo di cui abbiamo detto prima,
potrebbero trovare molto comodamente posto nel piccolo canale interno di un
pelo del suo corpo, al punto che essi potrebbero compiere i loro movimenti
nello stesso, senza mai urtare le pareti di questo piccolo canale interno di un
pelo.
10. Ed ora pensate, quanta
vita ha dunque questo Uomo-Cielo già in un piccolo canale interno di un pelo o
almeno in un’altra parte del suo corpo corrispondente al piccolo canale interno
di un pelo, e quanta vita deve egli avere poi in un membro, quanta nel suo
cuore, e quanta nel suo intero essere corporeo, – e tuttavia questo intero
Uomo-Cielo pensa di per sé solo come un semplice uomo che esiste di per sé
solo, mentre innumerevoli miliardi e miliardi dei più perfetti angeli e spiriti
in lui, tutti così separati a sé [tra loro], pensano e vivono come il grande
Uomo-Cielo!
11. Anzi, in questo
Uomo-Cielo esistono ancora altri rapporti, tramite i quali degli esseri, che
hanno pensieri ed affetti assolutamente identici, formano un’unione che, presa
in se stessa, trova corrispondenza in un corpo mondiale terrestre o per lo meno
in una parte di esso e rappresenta perfettamente un uomo, il quale a sua volta
può pensare e percepire di per sé in modo del tutto perfetto come se fosse un
singolo uomo esistente di per sé.
12. Sì, Io vi dico ancora in aggiunta: nella Mia Infinità vi sono addirittura parecchi di tali
Cieli, ed ogni Cielo è di per sé di nuovo un perfetto
Uomo, e tutti i Cieli presi assieme vengono a formare poi ancora un Uomo
infinito, il quale però non può venire pensato e sentito da nessun altro
all’infuori che da Me soltanto, perché Egli è propriamente il Mio Corpo stesso,
ovvero Dio nella Sua Infinità, il Quale certamente pensa e sente la Sua
Individualità ed Unicità nel modo più determinato e più chiaro, – e tuttavia
quale Molteplicità di Vita in Lui!
13. Per poco che voi confrontiate ora queste due
immagini e che poi le consideriate in spirito, non vi potrà più allora di certo
sfuggire come, in una Vita eterna ed infinita,
innumerevoli vite possano muoversi liberamente e possano godere in modo
perfetto le più elevate delizie della vita, mentre esse tuttavia sono solo
parti di una sola Vita principale in Dio.
13. Per poco che voi confrontiate ora queste due
immagini, e che poi le consideriate in spirito, non vi potrà più allora di
certo sfuggire come in una Vita eterna ed infinita
innumerevoli vite possano muoversi liberamente e possano godere in modo
perfettissimo le più elevate delizie della vita, pur non essendo che parti
soltanto di quella sola Vita principale in Dio.
14. Vedete, a questo inneggia
dunque la mosca nella sua umiltà; e l’umiltà è la vera propria mosca principale
nell’uomo! Poiché come la mosca nel mondo inizia a conseguire in sé il trionfo
nel campo della vita, così nella stessa maniera anche l’umiltà nell’uomo inizia
ad accogliere e racchiudere in sé la più libera vita da Dio e poi, grazie alla
sua costanza e al suo coraggio, inizia a coltivare in sé, con sempre maggior
vigore, quell’eterno Santuario che è ‘il Cristo vivente’ in ogni vero
uomo. E quando questa Vita si è trasfusa in ciascuna parte dell’anima, e per
mezzo dell’anima anche nel corpo materiale, allora una tale trasformazione
costituisce già una vittoria; sì, in verità, la vittoria più grande che l’uomo
possa mai riportare, poiché con questa vittoria egli ha costretto in sé la più
eccelsa Vita di Dio, se n’è appropriato con l’amore, ed è divenuto ormai Una cosa sola con il Dio eterno, il Padre di ogni Amore.
15. DiteMi un po’: non è una vittoria questa di cui vi canta la mosca?
16. Ma se voi volete comprendere bene la mosca, che vi
canta di questa sua vittoria, interpellate la vostra propria,
la vera mosca che è in voi, la quale è la vera umiltà, e questa vi darà la
grande risposta dicendovi che è per mezzo suo che vi sarà reso evidente che
cosa sia propriamente una vera vittoria!
17. Ma come l’Amore è un frutto dell’Umiltà, così
l’eterna Verità, ovvero la Luce di ogni luce, è un
frutto dell’Amore; e quando l’Amore germoglia dall’Umiltà e la Verità
dall’Amore, questo sì che è perfetto germoglio, e diventa un vero albero della
vita, un vero albero d’ogni più santa conoscenza della vita e di tutto ciò che
ha rapporto con essa, nel tempo e nell’eternità.
18. Ma chi vorrà accingersi a penetrare i misteri
della Vita mediante il proprio intelletto mondano, costui davvero non giungerà
mai a scoprirli; anzi, questo intelletto non riuscirà ad altro che a fargli
perdere ancora quel po’ di vita che egli si sarà acquistata precedentemente
nella sua fanciullezza. Poiché in verità Io vi dico: “Occorre credere con mente infantile,
semplice e pia a questa Parola interiore, sia quando essa si manifesta o nel
cuore di ciascun uomo di sentimenti migliori tramite l’esortazione della
propria coscienza, oppure come Parola udibile per
bocca di un destato. E poi, però, occorre non rimanere solamente un semplice
uditore di tale Parola, il quale si limita a meravigliarsi in sommo grado ora
di questo ed ora di quello che incontra in essa, ma
occorre diventare un praticante della Parola. Chi non fa così, per costui Io vi
dico qua, ancora una volta: ‘In verità, in verità, non
l’udire e neppure il vedere, bensì unicamente il fare conduce l’uomo in
Cielo!’”.
19. Però nel corso di questa Comunicazione voi avete
appreso che la vita non può iniziare il suo ritorno prima di essere stata
giudicata; ed in pari tempo voi dovete anche sapere
dal Vangelo, là dove è scritto, che: «Non Io, bensì la
Parola che Io vi ho data, vi giudicherà».
20. Ecco, la Parola è dunque un giudice di vita eterna
per chi mette in opera la Parola stessa, e di eterna morte per chi non fa così;
perché nessuno può giungere alla certezza per altra via che non sia quella
operosa della croce, secondo la Parola, la Quale non predica che l’umiltà e
l’amore. Ora, chi si limita a fare da semplice uditore e non agisce
conformemente alla vivificante Parola che deve indirizzarlo alla Vita, costui
non potrà nemmeno ricongiungersi alla Potenza vitale-positiva della stessa, ma
rimarrà nella sua polarità negativa della morte, dalla quale ben difficilmente
in eterno potrà nuovamente svilupparsi una vita polare positiva.
21. Ma quali
sono i primi indizi di un tale giudizio per la morte, in chi non è attivo
conformemente alla Parola?
22. I primi indizi sono i
dubbi sulla genuinità dell’una o dell’altra parte della Rivelazione divina!
23. Ma che cosa
è in sé e per se stesso un simile dubbio?
24. Un dubbio non è altro
che un’impotenza della vita interiore, in seguito alla quale
lo spirito si ripiega in sé, mentre nell’anima non risplende altro che un
fievole barlume naturale! Questo barlume deriva in parte dai raggi dello
spirito che diventano sempre più opachi, mentre una parte ingannevole e
crescente di luce trae la sua origine dal mondo che inganna tutti i sensi.
25. Non sarà certamente più necessaria alcuna grande spiegazione
per illustrare dove debbano finire col condurre queste impotenze dello spirito,
qualora lo spirito stesso non venga poi nuovamente
destato da un’energica volontà di operare secondo la Parola.
26. Ma chi nel corso di questa vita non passerà alla
vera polarità positiva della vita eterna, costui si giudicherà da se stesso
idoneo per la polarità negativa, alla quale egli non potrà mai sottrarsi in
eterno.
27. Ora, queste due polarità stanno
in rapporto fra di loro come lo spirituale sta al materiale, ovvero come il
vivificante frutto interiore sta al morto guscio esteriore.
28. Chi passerà al frutto,
costui passerà alla Vita; chi invece passerà al
guscio, costui passerà alla morte!
29. Voi però sapete già che in ogni cosa, e così anche
certamente tanto più in Dio, si trovano due polarità; e, come l’Essere divino è
eterno, così pure queste due polarità devono essere eterne.
30. Chi viene giudicato dalla
Parola o, per meglio dire, chi da se stesso si giudica secondo la Parola,
costui accoglie in sé la Vita, e corrisponde alla Polarità positiva divina, che
è l’Esistenza più libera e più illimitata che vi sia.
31. Ma chi non accoglie la Parola realmente in sé,
bensì la lascia passare semplicemente attraverso il proprio intelletto
negativo, costui verrà allora giudicato dalla Parola
stessa idoneo per la polarità negativa, che è il principio fondamentale di
tutto ciò che è materiale e, per conseguenza, di tutto ciò che è morto e di
quanto più limitato e ristretto vi è di esistente. Ne consegue, quindi, che il
mondo naturale non avrà mai in eterno una fine, come non l’avrà il mondo
spirituale, e resterà anzi eternamente come un appoggio polare negativo di
tutto ciò che è spirituale e di tutto ciò che è libero; sta quindi pienamente a
voi decidere ora quale sorte sia la più felice per tutte le eternità delle eternità: se l’essere ricongiunti alla polarità negativa o a
quella positiva di Dio; se diventare uno spirito angelico che vive una vita
ricolma di supreme delizie e di libertà, o ridursi a spirito satanico avvinto e
costretto in un duro e morto macigno.
[leggere prima la
Parola enigmatica all’inizio del testo]
32. La
luce della verità risplende certo dovunque per il vivente, ma per tutta
l’eternità in nessun luogo brilla una luce per colui che
è morto.
33. Bisogna dunque custodire sempre questa
cosa in sé, poiché è sempre conforme alla verità; e questa
è appunto una cosa eccellentissima, anzi essa è l’eterno anello della vita nel quale voi dovete penetrare, che però non ruota soltanto per un
diletto intellettuale, bensì seriamente solo per una ferma volontà d’azione; e
solo per grazia di questa, la verità – quale vera luce della vita – può
risorgere nell’anello e può attraversarlo e penetrarlo
con il suo alito.
34. Se dunque vi riesce chiaro quanto detto
finora, potrete altresì ben comprendere che, quale è lo strumento, tale è il suono, ovvero quale la luce, tale la vita; – quale il lavoro tale il compenso: ovvero quali le opere secondo la Parola,
tale il riconoscimento o la coscienza della vita eterna in sé; – e così pure: quale il monte, tali i suoi pendii; – oppure: quale l’organizzazione della
vita, tale il rispettivo polo; – ed infine anche: quale il cuore, tale la sua voce, e quale l’umiltà del cuore, tale la
Parola vivificante in esso.
35. E ora, credo che non
domanderete più: “Chi mai
può concepire in sé tutto ciò? Per chi maturerà questo ramo d’ulivo?”. Poiché voi nel corso di questa
comunicazione avete appreso cosa sia la Verità e cosa la Luce e, per
conseguenza, saprete e comprenderete anche facilmente come la Verità sia una Luce, ed una Luce per la Luce del giudizio e precisamente: o per il giudizio che
determina il ritorno della vita alla Vita, oppure viceversa come vi è già noto.
36. Se ora voi ponderate bene su quanto vi
è stato enunciato finora, sarà mai possibile che non comprendiate ancora la
domanda: “Puoi tu dunque
aspirare a Soli e contemporaneamente profanare la terra, essendo nella luce?”. Ovvero più volgarmente: “Puoi servire due
padroni?”.
37. Poiché, chi aspira ai Soli, ovvero alla perfezione vivente, come può rivolgersi – con
questa luce – al mondo esteriore, per ingannare se stesso tramite esso? Ovvero,
affinché voi comprendiate ancor più chiaramente: “Un uomo tendente alle verità
divine per forza del proprio intelletto, come può voler giungere in questo modo
alla vita eterna, se contemporaneamente non vuole che la Parola divenga attiva
in lui?”.
38. Costui è appunto colui
che, in possesso della luce rubata, profana con la sua pigrizia la Terra
sulla quale egli dovrebbe invece essere attivo per la vita; o non lo sanno già
forse perfino i fisici che polarità uguali non si attraggono mai, ma invece si
respingono sempre? Se dunque la Terra è per se stessa pigra ed
inattiva, potrà essa mai venire ravvivata dalla inattività?
39. È chiaro dunque che non si può servire
due padroni, vale a dire l’intelletto inoperoso e l’azione viva
contemporaneamente.
40. Ma colui che
può aspirare a Soli non deve profanare la Terra con la luce, anzi deve
benedirla tanto più attraverso la sua opera, affinché per lui anche la Terra
stessa possa diventare un Sole.
41. E così ha pieno valore il monito, che
Io faccio allo scettico tenebroso, che egli debba fuggire quando Io faccio discendere dei
Soli. Ma
dove può egli fuggire?
42. Può interrogare la mosca, ed essa gli
dirà quale via prenda la Vita, e come essa debba far
ritorno aumentata da enormi interessi usurai; ma la mosca gli dirà pure dove
egli può ancora fuggire, anzi dove deve fuggire, qualora egli non voglia far
ritorno all’eterna Vita di ogni Vita, traducendo in azione la Parola.
43. Per quanto poco abbia acuto lo sguardo,
non avrà bisogno di cercare tanto a lungo per poter
scorgere l’intero Infinito pieno di cervi, che in verità corrono tutti a gara
verso la meta originale, là dove la vita si diresse già nella nostra mosca,
poiché ‘cervo’ e ‘vita’ che diventa sempre più libera, significano la stessa cosa.
44. E se sapete questo, dovete sapere anche
da chi e come possa venire sollevata l’infinita catena
della serie degli esseri sempre ascendente verso la Fonte prima di ogni luce e
di ogni vita.
45. Qui, però, viene
fatta al freddo ragionatore la domanda, se anch’egli, l’inoperoso e l’inerte,
si senta il potere di
sollevare questa catena. E
nello stesso modo gli viene sottoposta anche la
seconda ed ultima domanda: “Se tu non riesci a scoprire la traccia
della Verità mediante l’opera, chi dunque potrà mai liberarti dalle tenebre
della morte eterna?”.
46. Io penso che
quest’ultima domanda non abbia bisogno di nessun’altra spiegazione, poiché nel
corso di queste comunicazioni avrete appreso a sufficienza che, per sottrarsi
alle tenebre della morte eterna, è necessario esplicare un’attività intensa e
viva secondo la Parola, e non essere un semplice ascoltatore e perfino un
critico o, peggio ancora, addirittura un dispregiatore e quindi un rinnegatore
della Mia Parola.
47. Chi vuole invece conformare
veramente le proprie azioni alla Parola, deve prenderLa
del tutto seriamente, per poter poi esclamare con il Mio amato Davide: “Dio è
la Mia giusta Serietà; io canterò e salmodierò, e questa è anche la mia gloria. Destatevi voi, o salteri e arpe! Io mi risveglierò
all’alba. Io Ti celebrerò fra i popoli, o Signore, e Ti salmodierò fra le
nazioni. Poiché la Tua Benevolenza è grande, sopra il Cielo; e la Tua Verità
giunge fino alle nuvole. InnalzaTi, o Dio, sopra i cieli; e innalza la Tua Gloria su tutta la Terra,
affinché i Tuoi diletti siano liberati; salvami con la Tua Destra, e
rispondimi!”. [Salmo 108]
48. Non canta qui Davide, nel suo salmo, che Dio è per
lui tutta la sua sapienza e la sua serietà?
49. Ma come può Dio essere nell’uomo se non nella
Parola? La Parola deve dunque essere per l’uomo una
cosa seria, affinché egli abbia da ‘cantarla’, vale a dire da ‘ascoltarla’, e dopo da ‘salmodiarla’, vale a dire da ‘metterla in opera’; e questa è
la gloria
ovvero la luce
dell’uomo stesso.
50. Bene desta qui Davide salteri e arpe, e vuole «risvegliarsi
all’alba», e per fare cosa?
51. Null’altro che la Parola, poiché colui
che accoglie la Parola nel suo cuore ed opera secondo essa, costui Mi
ringrazia ed esalta i suoi migliori salteri e arpe, ed egli fa ciò in mezzo a
popoli ed a nazioni; ovvero egli si trova nel mezzo delle due polarità a
voi già note, e fra queste egli anela ad ascendere a Dio, e non si lascia
fuorviare né da popoli, né da nazioni, o con altre parole, né dal proprio
intelletto, né dalla propria pigrizia.
52. Sì, in verità, chi così agisce e
ricerca Dio veramente con tutta serietà come Davide, costui sa molto bene fin
dove giunge la Mia Grazia, ovvero fin dove si diffonde la Vita che da Me emana
e s’irradia in tutti gli spazi eterni che corrispondono ai Cieli, dei quali
quest’oggi vi fu detto abbastanza; egli sa anche che cosa siano le “nuvole
della Verità”, e cioè che esse sono gli spiriti dell’eterna Vita.
53. Sì, colui che ricerca Dio
con tutta serietà, riconosce in sé la vittoria e, come ha fatto Davide,
esclama: “Innalzati
o Dio sopra i cieli – ovvero sopra questa mia vita di prima, – e la Tua Gloria,
– ovvero la Tua Luce vivificante, – si espanda sopra tutte le regioni del mio essere,
affinché con ciò tutti i diletti, – ovvero tutti coloro che hanno
fatto ritorno alla vita, qualunque sia il grado al quale possano essere giunti, – vengano ben
presto liberati, – da tutto ciò che è della morte!”.
54. Sì, chi ricerca veramente Dio con perfetta
serietà come ha fatto Davide, esclamerà infine come lui: “Signore, Dio mio e Padre mio, vedi, il mio cuore trabocca
d’amore per Te; vedi, dal profondo della mia umiltà, io Ti supplico e scongiuro che Tu mi voglia soccorrere con la Tua destra,
ossia che Tu voglia concedermi la vera Luce della Vita, affinché io possa poi
divenire con Te una Vita unica, perfetta; dunque esaudiscimi e rispondi, o mio
Dio!”.
55. Vedete, questa è una
giusta preghiera per colui che può dire in spirito e verità: “Dio è la mia giusta Serietà!”.
56. Poiché colui, per il quale Dio è qualcosa di
veramente serio, ritornerà completamente a Dio e non guarderà indietro con un
occhio il mondo, limitandosi a volgere l’altro soltanto in alto verso Dio. Egli
non eleverà solamente i suoi occhi, bensì tutto il suo intero essere a Dio! Ma
per come stanno le cose attualmente, credeteMi, c’è ben poca serietà nei riguardi di Dio, e
l’umanità è passata in tutto e per tutto allo stato della più grande
tiepidezza, e l’ultima goccia di forza vitale che essa conserva ancora in sé,
l’impiega esclusivamente per cose mondane.
57. Premesso questo, quanto di vita farà a Me ritorno,
potrete calcolarlo sulle dita, senza bisogno di lambiccarvi troppo il cervello,
e siate certi che non ci sarà bisogno d’impiegare qui le parole ‘innumerevoli’ ed
‘infinito’.
58. Ma dobbiamo noi forse lasciarci sopraffare
dall’angoscia per questo? Per nulla, figli Miei! Poiché ciononostante
ogni cosa procede per la via che la Mia Parola giudicante prescrive, o verso
l’Alto oppure verso il basso; ovvero per dirla anzi con tutta franchezza: “Quantunque la
Terra sia stata riscattata a prezzo ben caro, e sia stata collocata nel Centro
fra le Mie due infinite Polarità, nonostante ciò si trovano nell’infinita
immensità moltissime altre Terre ancora, sulle quali peregrinano figli ben più
fedeli che non su questa Terra – unica nella sua ingratitudine; eppure, per
nessuna feci Io mai tanto quanto per questa!”.
59. Tuttavia l’eternità non è ancora finita; la sua
durata non ha limiti; guai però a questa Terra, se Io dovessi distogliere da
lei il Mio Cuore, per donarlo ad un’altra!
60. Riflettete bene su tutto
quanto vi è stato detto con questa mosca, ed
operate in conformità! Tenete lontano il vostro intelletto, ma tanto più vicino
il vostro cuore, allora potrete riconoscere in voi il vero trionfo della vita,
e potrete innalzarvi verso la settupla luce, e verso la triplice luce sfolgoreggiante al disopra della settupla luce!
61. Ma ancora questo aggiungo
quale conclusione: “Se qualcuno avesse dei dubbi e non potesse prestare
pienamente fede a queste comunicazioni, così da non sentirsi incitato
all’attività nel suo cuore, costui farà molto meglio a non prenderle neppure in
mano, perché, quando ne ha preso contatto, non ha fatto che rafforzare in sé il
proprio giudizio per la morte. Invece, se non le tocca, anche
il giudizio nei suoi confronti sarà più mite e la via verso il polo negativo
gli sarà più sopportabile, e forse, dopo qualche eternità, gli si renderà
possibile cambiare direzione!”.
62. Chi invece legge queste comunicazioni e,
prendendole per poderosa guida alla vita, vi conforma le
proprie opere, in verità, costui ha già in sé anche la vittoria, cosa questa
che è l’unica santa Volontà d’Amore del Padre vostro, per tutte le
eternità. Amen!
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[1]
Ritirata/ritirarsi: cioè ritiro o ritorno dall'allontanamento
spirituale, passando dalla condizione spirituale di Luce quale carcere spirituale
delle particelle originarie degli esseri caduti, alla vita animica
più libera, benché coercizzata, ma per rendersi
definitivamente libera un giorno dopo infinite trasmutazioni animiche fino a quella dell'anima di un essere umano.